IT2503

Page 1


Pag. 8

I vantaggi della coltivazione di piante di cannabis autofiorenti

Pag. 10

Semi vs. talee Vantaggi e svantaggi

Pag. 18

Diablo’s Delight XL Auto® di Sweet Seeds®

Pag. 26

Moby Dick Auto La potente balena della cannabis passa al pilota automatico

Pag. 30

Cold Cure Tech Come curare il fresh frozen water hash

Nutri il suolo per piante in salute

Scompone il materiale organico

Aumenta la naturale resistenza delle piante

Flash prodotti

GROW-SMART R-DWC

Le configurazioni GrowSmart R-DWC sono sistemi di coltivazione idroponica, di semplice montaggio e pronti all’ uso, altamente efficienti che utilizzano l'ossigenazione della soluzione nutritiva con una pompa ad aria e una pietra porosa. I sistemi garantiscono una salute ottimale delle radici mantenendo l a soluzione nutritiva ben ossigenata e in movimento, minimizzando la necessità di substrato e riducendo gli interventi necessari durante i cicli di coltivazione. La tecnica di coltivazione DWC (Deep Water Culture) è particolarmente apprezzata per la sua capacità di migliorare il vigore delle piante, la resistenza ai parassiti, la resa e la qualità complessiva del raccolto in maniera tale da ottenere risultati ottimali con semplici piccoli accorgimenti. www.growsmart.it/categoria-prodotto/dwc-rdwc/

ORGANIC DRYPART®

Organic DryPart® è un fertilizzante in polvere 100% solubile e vegano, progettato per tutti i metodi di coltivazione—terra, cocco e idroponia—e compatibile con tutti i sistemi di irrigazione, dal manuale al irrigazione a goccia. Adatto all'agricoltura biologica, questa formula in due parti include Grow per la crescita vegetativa e Bloom per la fioritura e la fruttificazione.

Vantaggi:

• Crescita vigorosa con una vegetazione rigogliosa.

• Fiori e frutti densi e saporiti, ricchi di zuccheri.

• Fragranze e aromi naturali intensificati.

• Qualità del raccolto migliorata e rese ottimizzate.

• Nutrizione completa, con benefici immediati per la pianta e un arricchimento del suolo a lungo termine.

www.terraaquatica.com/de/organischer-volldunger/organic-drypart/

LED CON EFFICIENZA

3,5 µmol/J

- DIMLUX

XTREME MKII ION

Dimlux Xtreme LED MKII ION è il sistema LED per coltivazioni indoor più evoluto ed efficiente del mercato. Disponibile nelle versioni da 550W, 800W e1050W, raggiunge un’efficienza eccezionale fino a 3,5 µmol/J, garantendo prestazioni superiori ai LED ora in commercio.

Grazie alla tecnologia ION integrata, purifica l’ambiente di coltivazione eliminando odori e agenti patogeni, favorendo piante più sane e raccolti abbondanti.

Resistente, affidabile e con spettro luminoso modificabile per ogni fase di crescita delle piante, è ideale per coltivatori professionali ed esigenti.

www.dimluxlighting.com

Marijuana in salotto: guida per la coltivazione domestica

Nel decennale della sua prima pubblicazione e con la prefazione di Marco Cappato, torna disponibile in una versione completamente rivista e aggiornata Marijuana in salotto, la guida per la coltivazione domestica della cannabis.

L’autore, Luca Marola, da oltre vent’anni gestore di uno dei più longevi grow shop d’Italia, ha osservato e vissuto i tanti cambiamenti e le tante rivoluzioni del growing ora condensate in questo volume.

Un manuale semplice e di facile consultazione, Marijuana in salotto è ideale per chi vuole conoscere le tecniche di coltivazione della pianta più perseguitata nella storia dell'umanità: la cannabis.

Disponibile su Amazon e nei migliori grow shop italiani.

Intervista

aLeda: Siamo ciò in cui crediamo!

Renato Volonghi e suo fratello Giorgio hanno lavorato in diversi settori e aziende prima di entrare nel mondo della cannabis e creare aLeda: il marchio leader brasiliano di cartine.

Renato proviene dal settore tecnologico, mentre Giorgio proviene dal settore commerciale. Oggi scopriamo la loro creazione: aLeda, un punto di riferimento nel mercato latinoamericano e non solo. Giorgio e Renato hanno fondato nel 2011 HBT [Handmade Brazilian Tobacco], la prima azienda brasiliana al 100% specializzata nel tabacco da arrotolare. Il portfolio di HBT comprende marchi di tabacco (Hi Tobacco, Acrema, Rainbow e Tabaquin), nonché cartine, blunt e accessori per fumatori (aLeda, KING e Budmaster). È con grande onore che accogliamo oggi sul nostro giornale le parole di Renato, pioniere brasiliano dell'industria della cannabis.

Vuoi raccontarci la storia di questo marchio brasiliano?

Tutto ebbe inizio nel 2005, quando scoprii per la prima volta una canna rollata con la cartina. L'anno successivo abbiamo deciso di trasformare questa innovazione in un'attività imprenditoriale. Siamo stati pionieri nel lancio della prima carta trasparente al mondo e, nel primo anno, eravamo presenti in oltre 50 Paesi.

Come sei diventato così importante nello stile di vita dei fumatori di cannabis in Brasile?

aLeda ha rivoluzionato il consumo di cannabis rendendo popolare la carta, che offre i vantaggi della combustione lenta e della resistenza all'acqua. Queste due proprietà lo rendono versatile e ideale da fumare in spiaggia o all'aperto. Più che un prodotto, abbiamo creato un'esperienza, ed è questo che ha attratto la community.

Con quali artisti hai collaborato nel corso della tua carriera?

Abbiamo avuto il privilegio di collaborare con grandi nomi della musica brasiliana, come Marcelo D2, Mr. Catra, BNegão e molti altri. aLeda porta un vento di gioia brasiliana in Europa.

Quali prodotti aLeda sono più popolari nei mercati brasiliano ed europeo?

Senza dubbio la nostra cellulosa, consegnata in Europa direttamente dal nostro stabilimento in Brasile. La cellulosa è senza dubbio il nostro prodotto di punta, sia in Brasile che in Europa. Ha conquistato i fumatori di tutto il mondo grazie alla sua trasparenza, qualità ed esperienza unica. La nostra carta in cellulosa è un'icona perché offre un'esperienza di fumo unica. Oltre alla combustione lenta e alla resistenza all'acqua, preserva meglio il sapore originale della pianta, interferendo meno con la classica carta. Per non parlare poi dell'aspetto visivo: la trasparenza esalta la bellezza dell'erba, un aspetto molto interessante, soprattutto per i coltivatori.

Ultimamente vediamo spesso il team di aLeda alle principali fiere del settore della cannabis in Europa. Cosa avete imparato in questi anni e come pensate di arricchire il mercato del Vecchio Continente?

La lezione più importante è che chi non è presente viene rapidamente dimenticato. Da bravi brasiliani, sempre alla ricerca dell'innovazione, possiamo trasformare il mercato con idee creative e rivoluzionarie. Questo è ciò che è accaduto con la carta trasparente, comunemente chiamata cellulosa, e con il King Herbal Wrap, ricavato dalle foglie di camomilla. Continuiamo a innovare sviluppando tabacchi RYO appositamente studiati per i consumatori di cannabis e hashish a scopo ricreativo.

Quali sono i nostri piani per il 2025?

Il nostro obiettivo per il 2025 è quello di essere presenti al maggior numero possibile di fiere ed eventi dedicati alla cannabis

in Europa e nel mondo, nonché di aprire un ufficio commerciale e logistico in Spagna per facilitare l'acquisto dei nostri prodotti ai clienti europei.

Vuoi inviare un messaggio ai lettori di Soft Secrets?

Ovunque ci siano persone dalla mente e dal cuore aperti, libere da pregiudizi e consapevoli delle proprie scelte, ci troverete alla ricerca di libertà e di momenti unici e stimolanti. Invitiamo tutti i lettori di Soft Secrets a scoprire l'universo HBT! Nel 2025 continueremo a sviluppare la nostra presenza globale e saremo nuovamente presenti a due importanti fiere europee: Mary Jane Berlin a giugno e Intertabac a settembre. Questi eventi sono ottime occasioni di incontro. Non vediamo l'ora di vederti!

www.aleda.com.br

Cannabis Taliban: da Microgenetica Seed Bank al Coffeshop Mr K and Co

Stefano è il fondatore di Microgenetica, seedbank nata nel 2015 con l'obiettivo di portare sul mercato genetiche autentiche, stabili e performanti. In questi anni Stefano è stato relatore all'Italian Cannabis Business School ed ha avuto l'onore di vincere diversi premi, tra cui una Cannabis Cup in Olanda.

Attualmente socio del coffeeshop Mr. K and Co di Amsterdam, questo ragazzo gentile e preparato, non ha mai smesso di gettare il cuore oltre l'ostacolo e, per questo, si è meritato un' intervista...

Cosa contraddistingue Microgenetica dalle altre banche del seme?

Microgenetica si distingue per un approccio artigianale ma estremamente tecnico.

Ogni varietà viene sviluppata con cura, partendo dalla selezione di genitori di alta qualità e passando attraverso anni di lavoro per garantire stabilità, vigore e unicità. Non inseguiamo le mode, ma puntiamo a creare

genetiche che lasciano il segno, adatte sia a coltivatori esperti, ma anche per chi si avvicina a questo mondo per la prima volta.

Quali delle tue genetiche ha più successo nel vostro coffeshop?

Il coffeeshop è un'esperienza incredibile perché permette feedback immediati. Tra le varietà che stanno riscuotendo più successo ci sono la Papaya Sunrise, genetica dal profilo tropicale e cremoso che conquista per il suo aroma fresco e l'effetto rilassante, e la Street Shark, una varietà potente, resinosa e dal gusto deciso che non passa inosservata.

Sono due esempi perfetti della filosofia Microgenetica: varietà originali, curate nei minimi dettagli.

Ci parli della tua ultima bambina, la Psychocandy OG?

La Psychocandy OG è il risultato di quattro anni di lavoro e incroci, principalmente tra una Lemon Caramel C e una Scott OG. È una varietà regolare che si adatta perfettamente

a diversi ambienti, molto resistente a muffe e umidità, quindi ideale anche per i coltivatori meno esperti. Ha una struttura robusta, una produzione abbondante di resina e un profilo aromatico unico, dove si mescolano note dolci e pungenti.

È una pianta che sa farsi notare, sia durante la coltivazione che al momento del consumo.

Progetti per il 2025?

Ho in cantiere almeno tre nuove genetiche, tutte in fase avanzata di sviluppo. Voglio continuare a sperimentare per offrire qualcosa di originale. Allo stesso tempo, il lavoro nel coffeeshop Mr. K and Co richiede tanto impegno, ma è anche una gran fonte d'ispirazione.

Amo quello che faccio, quindi non sento il peso del tempo investito: anzi, ogni giorno è un'opportunità per crescere e portare avanti la mia visione.

www.microgenetica.com

Approvato dall'Unione di Controllo per l'agricoltura biologica.

Nutrienti direttamente disponibili per le piante.

Ricco di micronutrienti.

Facilmente degradabile in natura.

Sostiene l'economia circolare.

SEMI VS. TALEE (PARTE 2)

QUALI SONO LE LEGGI NEI

PAESI DI LINGUA

TEDESCA?

Per quanto riguarda i semi e le talee, la legislazione tedesca è un mistero che richiede particolare attenzione. Ogni Paese, e forse anche ogni regione all’interno di ogni Paese, dev’essere preso in esame singolarmente.

AUSTRIA

Cominciamo dall’Austria: le talee e i semi sono legali in Austria, ma non possono essere utilizzati per coltivare marijuana (!). Secondo la legislazione UE, i rivenditori austriaci possono spedire all’interno dell’Unione Europea. Anni fa esistevano aziende che vendevano per corrispondenza e spedivano le loro talee in Germania. Tuttavia, i semi sono molto più discreti, motivo per cui un tempo ordinavamo quasi esclusivamente semi, soprattutto dai Paesi Bassi, dall’Austria o dalla Spagna.

Gli austriaci sono autorizzati al possesso di semi e talee, ma non possono raccoglierli. Questo è proprio ciò che è ora consentito fare in Germania. I CSC (Cannabis Social Club – ndr) dovrebbero rifornirci: possono distribuire fino a sette semi o cinque talee al mese ai soci e ai non soci. Qual è il trucco? Ogni CSC deve tenere registri accurati della propria attività e quindi riportare anche i dati personali. Altrimenti come potrebbero sapere se vi hanno già venduto la quantità richiesta?

Inoltre, deve prima esserci un CSC che distribuisca le talee e che abbia anche le varietà richieste. Che interesse avrebbero i CSC a distribuire talee ai non soci se non possono operare a scopo di lucro? Anche se volessero, i CSC non potrebbero comunque farsi pubblicità per far conoscere la propria offerta.

GERMANIA

Anche in Germania è espressamente consentito ordinare semi da altri Paesi dell’UE: Capitolo 1 Disposizioni generali Sezione 4 Trattamento dei semi di cannabis

(2) In deroga al paragrafo 1, l’importazione di semi di cannabis per la coltivazione domestica privata di cannabis ai sensi della Sezione 9 o per la coltivazione domestica collettiva di cannabis in associazioni di coltivatori ai sensi del Capitolo 4 è consentita solo dagli Stati membri dell’Unione Europea.

Non vi è alcun limite alle quantità ordinabili; si raccomanda di non acquistare un numero eccessivo di semi per ordine. Posso acquistare talee? Questo è proprio ciò che la KCanG (Legge tedesca sulla cannabis – ndr) non specifica in maniera definitiva. L’importazione e il commercio sembrano semplicemente non essere regolamentati. Secondo la KCanG, il materiale di propagazione non è considerato cannabis; si tratta quindi di una zona grigia.

Da aprile 2024, i rivenditori in Germania vendono talee. Molti le ordinano da altri Paesi dell’UE. Si presume, senza alcun obbligo, che ciò rientri nella tolleranza per i clienti che ordinano solo poche talee o le acquistano localmente. Questo avrebbe senso se fosse almeno consentito il possesso di un piccolo numero di talee per la coltivazione domestica. Un CSC può fornire fino a cinque talee

ogni mese, il che significa che anche più di tre piante devono essere legali. Tuttavia, possono fiorire solo tre piante alla volta. Chiunque scarti le piante ermafrodite e maschio non può più avere piante femmina.

Va notato che i cittadini tedeschi possono coltivare la propria cannabis solo nella loro residenza principale o nel loro luogo di residenza abituale. Inoltre, questa coltivazione privata dev’essere protetta da accessi non autorizzati. Secondo la

legge, non è quindi consentito far fiorire tre piante contemporaneamente in luoghi diversi. Una critica alla legge sulla cannabis è che anche con la cannabis coltivata in casa è possibile conservare un massimo di 50 grammi di materia secca. Pertanto, chiunque abbia una buona pianta non dovrebbe raccogliere ed essiccare più di 225 grammi di materiale fresco. Sarebbe consigliabile scaglionare la fioritura delle piante.

SVIZZERA

In Svizzera la situazione è ancora più complessa: le piante di cannabis contenenti fino all’1% di THC nei fiori essiccati sono sempre state legali. Ciò vale anche per le talee e i semi. Ma come si può determinare il contenuto finale di THC di queste talee e semi senza le rispettive etichette?

Un test del THC sarebbe possibile solo con un’adeguata fioritura. Nessuno si preoccuperà di lasciar maturare le varietà sotto fonti di luce artificiale. Tuttavia, gli svizzeri hanno un altro problema se si parla di semi e talee: non fanno parte dell’UE e i funzionari doganali non dovrebbero trovare nulla.

Mentre i media nazionali e internazionali continuano a celebrare il Cannabis Act (CanG) come legalizzazione tedesca, la conclusione è ancora la stessa: che sia in Austria, Svizzera o Germania, la legislazione sulla coltivazione domestica è assurda.

Non esistono varietà che rispettano il limite richiesto di 50 grammi. Ciononostante, questa normativa offre molta più sicurezza: tre piante in fioritura sono legali. Se la mia coltivazione viene notata, non significa automaticamente che sto violando la KCanG (Legge sulla cannabis convenzionale) – le autorità non hanno alcun obbligo d’intervenire. Tuttavia, c’è il rischio che il proprietario mi sfratti, se è ideologicamente cieco e continua a dare la caccia ai consumatori di cannabis. Pertanto, ciò che paga è ancora una volta la discrezione.

E infine: nessuno è davvero soddisfatto dei nostri legislatori. Ciononostante, dovremmo dirci felici di ogni piccola libertà e quindi anche della KcanG!

Una fabbrica di talee (chiamate anche ‘cloni’) che produce migliaia di cloni ogni settimana.
Le talee sono più veloci, pratiche e facili da coltivare, ma sono difficili da ottenere.

Report di coltivazione

Stoney Tark

È MEGLIO COLTIVARE

PIANTE DI CANNABIS PICCOLE O GRANDI INDOOR?

Da bravi coltivatori alle prime armi, potreste chiedervi cosa sia meglio: coltivare tante piante di dimensioni ridotte oppure coltivare un numero ridotto di piante di dimensioni mostruose? In questo articolo vi illustrerò i pro e i contro di ciascuna delle due opzioni a livello di tempo, spesa economica, consumo di elettricità e nutrienti e praticità generale.

I PRO E I CONTRO DELLA COLTIVAZIONE DI PIANTE DI CANNABIS DI PICCOLE DIMENSIONI IN UNA TENDA DA 1,2 METRI (VASI DA 6,5 LITRI)

Conteggio delle piante

All’interno di una tenda da coltivazione da 1,2 metri si possono inserire 9 o 12 vasi. Le piante cresceranno insieme in configurazione Sea of Green, il che significa che, una volta fiorite, la tenda sarà traboccante di cime da una parete all’altra.

Fase vegetativa in fotoperiodo 18/6

I semi di cannabis dovranno essere coltivati in fotoperiodo 18/6 per 2-3 settimane prima della fioritura, mentre i cloni avranno bisogno di 10-14 giorni prima di poter fiorire.

Tempo di fioritura in fotoperiodo 12/12

Le piante di cannabis di altezza medio-ridotta fioriscono più velocemente e maturano in modo più rapido rispetto alle piante di grandi dimensioni. La coltivazione di piante di piccole dimensioni consente di evitare, se si vuole, di prevedere 7-10 giorni aggiuntivi per la maturazione.

Utilizzo di energia elettrica

L’intera coltivazione, dall’inizio alla fine, durerà fra le 10 e le 12 settimane, a seconda della varietà e della fase vegetativa, il che significa che le bollette dell’elettricità saranno notevolmente più basse.

Utilizzo dei nutrienti

Quando si coltivano piante in vasi di piccole dimensioni in configurazione Sea of Green, si consumano molte meno sostanze nutritive rispetto a quanto non avvenga per le piante di cannabis di grandi dimensioni.

Questo significa che i vostri nutrienti andranno molto più lontano e vi faranno risparmiare denaro a ogni raccolto.

Frequenza d’irrigazione

Una buona regola di norma è quella di fornire il 10% della dimensione del vaso in litri, in questo caso dovrete quindi somministrare alle piante 650 ml di soluzione nutritiva una volta che le radici saranno asciutte.

Substrato di coltivazione

Vi serviranno solo 60 litri di substrato di coltivazione per iniziare a coltivare. Può sembrare una sciocchezza se siete abituati a coltivare in vasi di grandi dimensioni.

Manutenzione delle piante

Coltivando piante di dimensioni ridotte, il training delle stesse sarà un po’ limitato, come anche il possibile sviluppo della chioma. Le piante di piccole dimensioni richiedono una manutenzione minima.

Qualità dei fiori

A mio parere, le piante di grandi dimensioni che si concentrano principalmente sulla resa possono in realtà perdere parte dei caratteri più auspicabili, con un prodotto finale di qualità media rispetto a quanto non avvenga con cime di dimensioni più piccole.

Tempo fra un raccolto e l’altro

L’uso di piante più piccole vi consentirà di piantare nuovi semi o cloni ogni 70-84 giorni. Il coltivatore in fondo alla strada che predilige le piante di grandi dimensioni avrà appena iniziato la fioritura mentre voi starete già raccogliendo!

I PRO E I CONTRO DELLA COLTIVAZIONE DI PIANTE DI CANNABIS DI GRANDI DIMENSIONI IN UNA TENDA DA 1,2 METRI (VASI DA 25 LITRI)

Conteggio delle piante

All’interno di una tenda da 1,2 metri dovreste coltivare da 1 a 4 piante di grandi dimensioni, a seconda dei vostri obiettivi. In genere, 4 piante di grandi dimensioni sono l’ideale e consentono di ottenere il tempo di vegetazione più breve.

Fase vegetativa in fotoperiodo 18/6

Far crescere le piantine fino a raggiungere la piena maturazione e a diventare cespugliose in un vaso da 25 litri può richiedere dalle 7 alle 10 settimane. I cloni possono essere fatti fiorire prima e necessitano di 6-7 settimane in fotoperiodo 18/6.

Tempo di fioritura in fotoperiodo 12/12

Uno degli svantaggi della coltivazione di piante grosse è che possono richiedere una o due settimane in più per svilupparsi pienamente e raggiungere la piena maturazione, rispetto a quelle di dimensioni più piccole. Calcolate

quindi qualche settimana in più se volete raccogliere al momento giusto.

Utilizzo di energia elettrica

Se si coltiva in vasi da 25 litri o di dimensioni maggiori, la bolletta elettrica sarà, ahimè, salata. Considerate che avrete le luci accese 18 ore al giorno per 50-70 giorni durante la fase vegetativa e 8-10 in fotoperiodo 12/12.

Utilizzo dei nutrienti

Le piante di grandi dimensioni arrivano a bere molto di più di quanto preventivato inizialmente e, prima che ve ne rendiate conto, potreste trovarvi a corto di nutrienti e avere bisogno di più acqua del previsto. Non stupitevi se vi troverete a nutrire le piante mature di grandi dimensioni più di frequente rispetto a quanto non facciate con quelle più piccole.

Frequenza d’irrigazione

Se avete 4 vasi da 25 litri, dovreste somministrare a ogni pianta 2,5 litri. Complessivamente, si possono raggiungere velocemente i 10 litri d’acqua al giorno / 70 litri a settimana.

Substrato di coltivazione

Preparatevi a riempire i vasi con 100 litri di substrato di coltura! Per ogni raccolto è necessario mettervi sulle spalle e portare in casa due sacchi da 50 litri di terriccio o compost. Può diventare un vero e proprio incubo logistico, a seconda di dove vivete o se avete o meno un mezzo di trasporto.

Manutenzione delle piante

Le piante di grandi dimensioni su cui è stato fatto training per riempire la tenda richiedono tempo e molte visite regolari alla grow room. Soprattutto se l’obiettivo è quello di utilizzare uno schermo e una configurazione SCROG.

Qualità dei fiori

Come le piante enormi all’aperto possono non avere la qualità finale e l’essenza di quelle indoor, anche le cime di grandi dimensioni possono diventare ariose, meno resinose e non avere la stessa potenza o lo stesso profilo terpenico. Sacrificare la qualità per la resa non è la mossa più saggia, a mio parere.

Coltivazione

Mr. José info@mrjose.eu

L’illuminazione interchioma e sottochioma incrementerà la resa e la qualità dei fiori?

Negli ultimi anni, si è parlato sempre di più dell’utilizzo dell’illuminazione supplementare delle piante, posizionata direttamente interchioma o sottochioma. Alcuni coltivatori parlano di un aumento della resa che può arrivare fino al 50%, oltre a un notevole miglioramento della qualità. Diamo un’occhiata più da vicino e scopriamo cosa sta succedendo davvero.

Illuminare le parti inferiori della pianta non è propriamente una nuova idea, anche se per alcuni potrebbe sembrare così. Da quello che so, i potenziali effetti sono stati studiati già negli anni ‘70 e ‘80. Non credo di essere così vecchio stampo, ma io stesso ho usato questo tipo d’illuminazione supplementare alla fine degli anni ‘90. I tubi fluorescenti funzionavano alla perfezione per questo scopo. Ho usato due tubi Osram Fluora da 36W per metro quadrato, montati su una sottile striscia di legno per ridurre al minimo l’ombreggiatura.

Sì, si trattava di un allestimento punk piuttosto faida-te e l’impermeabilità non era certo il suo punto forte. Ma stava funzionando. Il mio obiettivo era quello di migliorare la qualità delle cime inferiori, il che, dopo tutto, è proprio ciò che si propongono molte delle sperimentazioni odierne. E ha perfettamente senso. L’illuminazione delle parti inferiori delle piante incrementa la resa di colture come i pomodori e i peperoni; nelle more, per esempio, si sono osservati incrementi nella resa di oltre il 100%.

Il mio modesto esperimento del 1998 potrebbe non aver rispettato gli standard di ricerca adeguati, dal momento che non ho utilizzato un gruppo di controllo senza illuminazione supplementare, ma senza dubbio la stessa ha avuto un effetto. Le cime inferiori erano più grandi e, soprattutto, più dense. L’aspetto negativo era che dovevo costantemente assicurarmi che le luci non venissero rovesciate e che non vi finissero degli schizzi d’acqua.

Tecnicamente parlando, ho aggiunto altri 72 watt di potenza di luce alla mia configurazione HPS da 600W. Si parla quindi di un incremento del 12%. Le piante hanno avuto a disposizione più luce per la fotosintesi e, logicamente, sono state in grado di produrre un raccolto leggermente più ricco e di qualità superiore. Ma questo ha senso solo se accettiamo la regola secondo cui maggiore sarà la luce fotosinteticamente attiva ricevuta dalla pianta, più elevata sarà la resa. Come nota a margine, la radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) si riferisce alla porzione dello spettro luminoso che le piante possono utilizzare per la fotosintesi. Copre lunghezze d’onda comprese all’incirca tra 400 e 700 nanometri, vale a dire la luce visibile dal violetto al rosso. Più PAR riceve una pianta (supponendo che le altre condizioni siano ottimali), maggiore sarà il suo potenziale di crescita e di produzione di biomassa.

Distribuzione dei fotoni

Con l’avvento dell’illuminazione a LED e la continua spinta all’ottimizzazione dei metodi di coltivazione, l’illuminazione interchioma si sta rivelando una promettente alternativa all’aumento infinito dell’intensità dell’illuminazione dall’alto. Nel tentativo di ottenere il massimo dalle loro piante, i coltivatori tendono a spingere i livelli di luce, oltre all’apporto di nutrienti e all’arricchimento di CO2 Tuttavia, anche con tecniche come l’LST, l’HST e un controllo ambientale preciso, sono ancora notevoli le differenze nella qualità delle cime esposte alla luce dall’alto rispetto a quella delle cime ombreggiate nella parte inferiore della chioma.

Diversi studi controllati condotti da team di ricerca di aziende come Osram, Sanlight, Innexo e numerose altre (tra cui Philips) dimostrano costantemente come l’aumento della quantità di radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) comporti rese più elevate, a condizione che le condizioni ambientali e nutrizionali siano quelle ideali. Tuttavia, una volta che l’intensità luminosa raggiunge all’incirca 1400-1500 μmol/m²/s, l’efficienza comincia a diminuire e cala il ritorno in termini d’incremento di resa. Nel frattempo, le parti inferiori della pianta mostrano ancora del potenziale inutilizzato.

Ecco perché i ricercatori continuano a cercare di capire se sia più efficace ridistribuire parte dell’illuminazione superiore alla parte inferiore della chioma, o addirittura introdurre l’illuminazione sottochioma, direzionando la luce dal basso verso l’alto. A questo punto, è importante ricordare che alcuni studi che sostengono i benefici di un’illuminazione supplementare nella parte inferiore della chioma sono stati condotti aggiungendo semplicemente un’illuminazione interchioma

senza ridurre l’illuminazione dall’alto. In questi casi, l’apporto luminoso totale è stato incrementato, il che ha reso i risultati meno conclusivi.

Questo tipo di studi non è del tutto affidabile. Quando l’emissione totale di luce non è coerente, i risultati possono essere fuorvianti e suggerire un miglioramento maggiore di quello effettivamente raggiunto grazie alla distribuzione dell’illuminazione stessa. Affinché gli studi siano realmente significativi, l’emissione luminosa totale dev’essere la stessa in tutti i gruppi, sia che le piante vengano illuminate solo dall’alto, sia che vengano illuminate anche dall’interno e dalla parte inferiore della chioma.

Tali studi controllati sono stati condotti in strutture di ricerca e in configurazioni commerciali gestite dalle aziende di cui sopra. I risultati variano, ma in genere mostrano aumenti nella resa del 7-20% utilizzando la stessa quantità di elettricità. In alcuni casi, si è registrato persino un incremento della produzione totale di cannabinoidi. Tutto questo fa pensare che la ridistribuzione della luce possa davvero incidere positivamente sia sulla qualità che sulla quantità dei raccolti di cannabis.

L’illuminazione interchioma e sottochioma

L’illuminazione interchioma riguarda in genere i dispositivi posizionati direttamente all’interno della chioma della pianta, più spesso a livello dei rami medio-bassi. Alcune foglie vengono quindi illuminate dall’alto, altre dal basso o dai lati. Il vantaggio principale di questa configurazione è che supporta la fotosintesi laddove la luce sarebbe altrimenti insufficiente. Tecnicamente parlando, si tratta di un sistema relativamente semplice da installare. Le opzioni più adatte a questo scopo

sono i moduli LED lineari stretti o, come già detto, i tubi fluorescenti impermeabili.

Questa configurazione funziona bene se la chioma non è eccessivamente densa, in quanto consente alla luce di penetrare in modo efficace attraverso la struttura. In questi casi, si può somministrare la luce con precisione alle zone in cui si sviluppano le cime, il che rende questa soluzione altamente efficiente. D’altro canto, nelle chiome più dense, l’installazione può rivelarsi più difficile a causa del numero e della disposizione dei rami.

Con l’illuminazione sottochioma, i dispositivi vengono posizionati sotto la chioma e illuminano dal basso verso l’alto; in sostanza, illuminano le piante in direzione opposta rispetto a quanto non avvenga con l’illuminazione convenzionale dall’alto al basso. Questo metodo consente di migliorare l’uniformità della distribuzione della luce nelle parti inferiori della pianta. Tuttavia, richiede spesso soluzioni tecniche più complesse, soprattutto a causa dei sistemi d’irrigazione e dello spazio limitato. L’illuminazione sottochioma è particolarmente adatta a chiome estremamente dense (come nelle configurazioni ScrOG), in cui può penetrare più in profondità nel fogliame.

Per entrambi i tipi d’illuminazione, si consiglia di utilizzare dispositivi con almeno un grado di protezione IP65, per garantire un funzionamento sicuro in ambienti umidi. Inoltre, l’illuminazione supplementare non deve provocare stress termico alle piante e deve offrire uno spettro luminoso adeguato. L’illuminazione a spettro completo si rivela generalmente la scelta più adatta. Al contrario, le sorgenti luminose con un’elevata percentuale di lunghezze d’onda rosse possono provocare lo sbiancamento dei fiori nei punti più prossimi alla sorgente.

Aumento della resa effettiva

È davvero possibile incrementare la resa di decine di punti percentuali semplicemente reindirizzando la PAR dalla parte superiore della chioma alle sezioni inferiori della pianta? Molto probabilmente no, almeno non se l’impianto di illuminazione e il controllo del clima sono già ben ottimizzati. Un aumento drastico del 50% o più della resa lo si può ottenere solamente in coltivazioni che presentano carenze significative in termini d’intensità e distribuzione dell’illuminazione dall’alto, spesso accompagnate da squilibri nutrizionali o ambientali. In questi casi, stiamo parlando di un’ottimizzazione complessiva del ciclo di coltivazione, e non di un miglioramento della resa dovuto esclusivamente alla ridistribuzione della luce.

Per i coltivatori domestici, investire in un’illuminazione interchioma o sottochioma comporta in genere una spesa modesta e un aumento accet-

Illuminazione supplementare collocata all’interno della chioma (illuminazione interchioma).

Tecniche di coltivazione

CANNA RESEARCH:

“I LED AUMENTANO IL THC CON UN CONSUMO ENERGETICO INFERIORE.”

“Poiché i risultati delle ricerche pregresse effettuate sulla cannabis in merito agli effetti fisiologici e morfologici dell’illuminazione a LED ed HPS si sono rivelati limitati, abbiamo condotto i nostri esperimenti in due stanze di coltivazione indoor identiche e in fitotroni da 20 m2.

Questo ci ha consentito di effettuare un confronto completo fra l’illuminazione a LED e quella HPS.”

CANNA Research, che fa parte di CANNA Group, è un centro di ricerca e sviluppo olandese con un team dedicato alla ricerca sulle piante, alle analisi di laboratorio e allo sviluppo di prodotti per il settore orticolo. Nel 2021, l’azienda ha ottenuto l’autorizzazione per condurre test e analisi di coltivazione con cannabis terapeutica. Alcuni risultati di ricerca piuttosto recenti hanno dimostrato come il LED incrementi i livelli di THC con un consumo energetico inferiore.

Sono state utilizzate lampade LED Fluence VYPR R4 e lampade HPS Philips Master Green Power.

Le varietà di cannabis Amnesia Sweep e Early Queen Haze sono state comparate durante la fase di giorno corto con un PPFD di 700 µmol/ m2s.

La coltura in lana di roccia è stata alimentata con fertilizzante CANNA a valori EC costanti di 2,0, 2,8 o 3,6 mS/cm (compresa l’acqua di rubinetto a 0,4 mS/cm). Durante la fase di giorno corto, è stata mantenuta una temperatura dell’aria di 1,6 °C in più per tutto la giornata sotto le fonti LED al fine di compensare il minore trasferimento di calore radiante dei LED rispetto alle fonti HPS. Ciononostante, il consumo energetico to-

tale è stato inferiore del 20% con i LED rispetto a quanto non sia avvenuto con le fonti HPS, grazie al minor consumo energetico della luce LED. Il valore EC nei blocchi di substrato/drenaggi è incrementato in modo costante durante la fase di giorno corto in tutti e tre i test EC, in particolare con applicazioni ad alto EC, fino a 8 mS/ cm. Sebbene la concimazione ad alto EC abbia ridotto l’altezza e il peso delle piante, nonché il peso dei fiori, il contenuto di THC non è stato modificato. L’analisi dei tessuti minerali delle foglie a ventaglio e dei fiori ha mostrato chiare differenze nella distribuzione degli elementi (come per esempio Ca relativamente elevato ed N e P relativamente bassi nelle foglie rispetto ai fiori di cannabis). Non sono stati riscontrati effetti significativi del livello di EC o della fonte di luce sulla concentrazione di nutrienti e non sono state evidenziate carenze evidenti a livello di nutrienti fogliari fino alle ultime 1-2 settimane prima del raccolto.

La lunghezza delle piante è stata notevolmente ridotta con l’illuminazione a LED nelle due varietà. In particolare, entrambe le varietà hanno mostrato un incremento simile nella concentrazione (assoluta) di THC di circa il 3% con il trattamento LED. Al contrario, è stata osservata una risposta nettamente diversa nelle varietà in termini di resa dei fiori: la Amnesia Sweep ha

prodotto il 30% in più di massa floreale con le fonti HPS e la Early Queen Haze il 13% in meno rispetto alle fonti LED. Pertanto, le varietà hanno risposto in modo diverso alla fonte di luce e alle condizioni climatiche.

La produzione del cannabinoide THC ha mostrato un incremento simile, del 2,9%, con l’illuminazione a LED in entrambe le varietà. Il consumo energetico totale per l’illuminazione, il trattamento dell’aria, il controllo dell’umidità e il pompaggio è stato inferiore del 20% con le fonti LED rispetto alle HPS. Utilizzando i dati sulla produzione dei fiori, sul consumo energetico e sui livelli di THC, i costi dell’elettricità per la produzione di 1 grammo di fiori sono risultati essere 0,73€ per le fonti HPS e 0,64€ per le fonti LED. La differenza si è rivelata ancora più ampia per ogni grammo di THC prodotto, con costi pari a 5,10€ per le fonti HPS e 3,70€ per le fonti LED.

Dato il consumo energetico inferiore del 20% con le fonti LED, si è dimostrato come i LED abbiano superato di una media del 30% le fonti HPS nella produzione di THC per unità di energia: 0,21 g di THC/kWh con le fonti LED rispetto a 0,16 g di THC/kW con le fonti HPS.

Ulteriori ricerche presso CANNA Research vertono sulla possibile ottimizzazione della resa e delle concentrazioni di THC con livelli di LED più elevati. È un lavoro davvero interessante!

Coltiva con Sweet Seeds

Diablo’s Delight XL Auto® di Sweet Seeds®: l’autofiorente perfetta

Quest’anno Sweet Seeds® festeggia il 20° anniversario dalla sua fondazione, avvenuta nel 2005. In quegli anni non esistevano molte banche di semi, a differenza di oggi, e lo scambio di genetiche era di gran lunga più limitato. Grazie alla dedizione dei suoi selezionatori, sono state gettate le fondamenta perché Sweet Seeds® si affermasse come una delle banche di semi leader a livello mondiale, rinomata per la qualità e il vigore straordinari dei suoi semi, oltre che per l’eccezionale selezione di aromi e sapori che hanno reso questa acclamata banca di semi così nota fra i coltivatori di cannabis.

Ad anni di distanza, Sweet Seeds® ha cominciato a sperimentare con le piante autofiorenti, che all’epoca non erano molto diffuse a causa della bassa qualità e resa. Il team è riuscito ciononostante a migliorare queste genetiche in modo significativo e le ha introdotte sul mercato con classici come Fast Bud Auto® (SWS16) e Speed Devil Auto® (SWS11), che costituivano già un chiaro balzo in avanti rispetto alle prime autofiorenti. Ma è stato solo in tempi più recenti che le varietà autofiorenti hanno davvero conquistato il mercato globale, grazie alle numerose caratteristiche benefiche. Oggigiorno non è raro vedere piante autofiorenti prosperare in tutto il mondo della cannabis. Sweet Seeds® offre ora autofiorenti di 4a, 5a, 6a, e persino di 9a generazione, nel suo ampio catalogo, posizionandosi come leader globale di semi autofiorenti di alta qualità.

Oggi voglio presentarvi una delle sei nuove ed entusiasmanti varietà del 2025, sviluppate dal team di ricerca e sviluppo di Sweet Seeds®: l’accattivante Diablo’s Delight XL Auto® (SWS113), una genetica sorprendente che senza dubbio farà parlare di sé. Partiamo dai dati tecnici relativi a questa varietà:

Indica: 53,4% | Sativa: 45% | Ruderalis: 1,6%

THC: 18-24% - CBD: 0,2%

Resa indoor: 450-550 g/m²

Resa outdoor: 50-175 g/pianta

Raccolta indoor/outdoor: 8 settimane dalla germinazione

Altezza: 60-130 cm

Questa varietà autofiorente di 4a generazione è il risultato dell’incrocio fra l’acclamata Watermelon OG, varietà di alto profilo proveniente dagli Stati Uniti e nota per il suo squisito profilo aromatico, e la vincitrice del premio Migliore varietà autofiorente del 2024, la spettacolare Diablo Rojo XL Auto® (SWS110). La fusione di queste due genetiche crea piante vigorose e altamente produttive, con aromi e sapori freschi e fruttati, con note di anguria e frutta matura, oltre a sottili sentori di agrumi e sfumature terrose.

SUGGERIMENTI PER LA COLTIVAZIONE

Per quanto riguarda la crescita, la Diablo’s Delight XL Auto® ha un’ottima performance. È una pianta veloce che presenta una notevole ramificazione e in genere triplica le sue dimensioni durante la prima metà della fase di fioritura. Tende a produrre cime molto dense e spesse, consiglio quindi vivamente di assicurare una buona ventilazione e circolazione dell’aria nello spazio di coltivazione, per evitare che funghi dannosi come la botrite rovinino il raccolto.

Nel mio caso, ho utilizzato vasi Airpot da 20 litri, effettuando un unico trapianto 12 giorni dopo la germinazione. Inizialmente, le piantine si trovavano in vasetti tipo yogurt riempiti con una miscela di cocco e perlite, con fertilizzanti “starter” leggeri. Non lesinate sulla luce durante le prime fasi per promuovere lo sviluppo di radici forti. Questo non significa che dovete bruciare le piante, ma piuttosto che conviene mantenere una buona distanza tra la piantina e la fonte di luce, con un fotoperiodo continuo di 24 ore.

Una volta trapiantate nel vaso definitivo, ho continuato a usare la fibra di cocco come substrato. Il cocco è un substrato eccezionale per le piante di cannabis, soprattutto per le autofiorenti, poiché hanno bisogno di ampio spazio per espandere le radici in modo veloce. La struttura ariosa e l’ottima ritenzione idrica lo rendono ideale per la crescita esplosiva della Diablo’s Delight XL Auto®. Dopo circa tre settimane, le piante prosperavano, con un’altezza di circa 25 cm e un’impressionante vista aerea. A questo punto, hanno iniziato a fare la loro comparsa i prefiori, il che ha confermato che si trattava di femmine, ho quindi cominciato ad aggiungere Cal-Mag al programma d’irrigazione. Fino a quel momento, avevo tenuto una EC non superiore a 1,2, utilizzando fertilizzanti completi per la crescita e uno stimolatore radicale.

È stato anche il momento in cui ho incrementato l’intensità luminosa al 75% e ho introdotto uno stimolatore per la fioritura assieme agli altri nutrienti. Dopo un’altra settimana, a 28 giorni, le piante hanno cominciato ad allungarsi, con una spaziatura internodale più ampia che ha segnato l’inizio della fioritura. Sono poi gradatamente passato dai fertilizzanti per la crescita a quelli per la fioritura, oltre a somministrare stimolatori ed enzimi biocatalizzatori per supportare l’assorbimento dei nutrienti. Alla settima settimana, le piante presentavano grandi cime ricoperte da uno spesso strato di tricomi sia sui calici che sulle foglie vicine. Le due piante che ho coltivato non hanno sviluppato sfumature viola a livello dei fiori, si tratta

Report di coltivazione

COSA SAPERE PRIMA DI COLTIVARE

ALL’APERTO IN PRIMAVERA NEL 2025

La primavera si avvicina e abbiamo quindi l’opportunità di coltivare all’aperto. Che sia il vostro primo esperimento di coltivazione outdoor o che lo facciate da decenni, coltivare piante di cannabis all’aperto può essere un’esperienza estremamente gratificante e al contempo una grande sfida. In questo articolo, andiamo ad analizzare gli aspetti più importanti da tenere in considerazione prima di piantare i semi, il che costituirà un vantaggio al momento di selezionare tutto il necessario e di ottenere il miglior risultato possibile nel 2025.

Varietà a fotoperiodo femminizzate

I fotoperiodi dipendono dalla stagione, pertanto possono consentire alle vostre piante di crescere raggiungendo grandi dimensioni e diventando cespugliose durante i mesi primaverili ed estivi. Lavorare con semi di cannabis femminizzati a fotoperiodo vi renderà la vita molto più facile e vi consentirà di produrre solo piante femmina, togliendovi ogni preoccupazione di sessare le piante maschio e massimizzando al contempo il vostro spazio di coltivazione all’aperto.

Varietà autofiorenti femminizzate

L’alternativa che potenzialmente vi consentirà di coltivare piante di cannabis dal seme al raccolto ogni 90-120 giorni è quella di utilizzare semi autofiorenti femminizzati. Le autofiorenti hanno fatto passi da gigante nell’ultimo decennio e sono

oggi la scelta prediletta di chi coltiva outdoor, per chi ama dunque la poca manutenzione richiesta nella produzione di un raccolto di cannabis di alta qualità, pur mantenendo un basso profilo.

Avviare le piantine in casa

Per chi teme che le piantine di cannabis soffrano a causa delle basse temperature e di un clima indesiderato, c’è sempre la possibilità d’iniziare a coltivare al chiuso.

I semi a fotoperiodo possono trarre grande beneficio se trascorrono le prime fasi della vita all’interno di vasi di piccole dimensioni, sotto una luce di coltivazione a bassa potenza, al riparo dal vento, dalla pioggia e da quei fastidiosi insetti e uccelli che non ci penserebbero due volte a mangiare le vostre preziose piantine per cena!

È importante che ci sia molto spazio tra una pianta e l’altra.

Il miglior substrato di coltivazione

Se dovete pianificare un lavoro di mesi, conviene dedicare del tempo a lavorare con il miglior substrato di coltura possibile. Un substrato di alto livello deve contenere molti nutrienti da somministrare alle vostre piantine perché inizino con il piede giusto, abbondanti aerazione e drenaggio, e una buona collaborazione di microrganismi, batteri e funghi benefici.

Spendete saggiamente i vostri soldi e scegliete il terriccio migliore oppure, se siete avventurosi, create una miscela organica personalizzata composta di terriccio, fibra di cocco, perlite, compost e humus di lombrico. Con questo tipo di miscela non potete sbagliare e le vostre piantine cresceranno in salute e con un vigore ottimale.

Dimensioni del vaso

Le dimensioni dei vasi con cui deciderete d’iniziare la stagione primaverile dipendono in molti casi dalla quantità di spazio a disposizione, dal vostro budget e dal fatto che rinvasare in vasi di dimensioni maggiori sia più o meno vantaggioso rispetto a piantare direttamente in un contenitore di grandi dimensioni.

Piantare i semi di cannabis direttamente nel terreno o in contenitori in tessuto o plastica da 50-100 litri può presentare i suoi vantaggi, ma lavorare con vasi di piccole dimensioni, tra i 3 e i 5 litri, può essere un ottimo punto di partenza per i coltivatori alle prime armi, perché consente di tenere sotto controllo lo sviluppo delle radici e la frequenza d’irrigazione.

Pianta di cannabis autofiorente che è partita con il piede giusto.

Esempio perfetto di piante di cannabis femminizzate sane e vigorose.

Quali nutrienti utilizzare

Il modo più semplice per mantenere le piante felici e dare loro accesso all’equilibrio perfetto di sostanze nutritive e minerali è quello di utilizzare una miscela di terriccio fertile e di somministrare loro acqua naturale. Quando le piantine cominciano a svilupparsi e a diventare più grandi e rigogliose con il passare dei mesi, dovreste prendere in considerazione la possibilità di somministrare qualche tipo di nutrimento liquido che favorisca l’attività microbica e produca una fiorente rete alimentare del terreno. L’utilizzo di concime liquido a base di melassa o di un’emulsione di pesce può essere un’ottima soluzione per raggiungere l’equilibrio nutritivo ideale e migliorare la qualità del terreno.

Insetti e parassiti

Non c’è sensazione peggiore se non arrivare nel vostro spazio di coltivazione outdoor e scoprire che di notte gli insetti hanno mangiato o massacrato le vostre piantine, provocando danni irreversibili. Spesse volte non si ha controllo sui danni causati dagli insetti e, se si lavora con un budget limitato, ci si può ritrovare catapultati indietro di mesi. Un ottimo modo per evitare che i parassiti distruggano le vostre piantine è quello di portare i vasi al chiuso durante la notte, mantenendoli il più possibile al sicuro e ben protetti.

Problemi di sicurezza

Anche se pensate che della terra coltivata con piante autofiorenti o a fotoperiodo non faccia male a nessuno, dovete essere prudenti e tenere in considerazione la possibilità di vicini ficcanaso, gatti e uccelli. Dovete fare il possibile per mantenere la vostra coltivazione di cannabis outdoor il più al sicuro e protetta possibile, effettuate quindi tutti i controlli del caso e assicuratevi che il vostro spazio di coltivazione all’aperto sia sicuro e ben nascosto.

Serre

Se avete il lusso di avviare le vostre piantine all’interno di una serra in vetro, potrete stare senza dubbio tranquilli, poiché sarete certi che si trovano al riparo da insetti, venti freddi e

piogge. Le serre di piccole dimensioni realizzate in plastica possono essere un’ottima soluzione per proteggere le vostre piantine e per di più non sono per nulla costose.

Errori comuni da evitare se si pianta all’aperto in primavera

Imparare dai propri errori è spesso il modo migliore per diventare coltivatori outdoor esperti, ma durante la fase di semina sono troppi gli errori che possono farvi retrocedere in modo significativo e porre fine alla vostra coltivazione all’aperto. Di seguito vi illustro 6 errori comuni da non compiere, che possono evitarvi di dover imparare nel modo più difficile.

1. ACQUISTARE IL TERRENO PIÙ ECONOMICO IN COMMERCIO

Per avviare il vostro progetto all’aperto il prima possibile, un errore comune è quello di acquistare il terriccio al centro di giardinaggio locale, per poter spendere il meno possibile. Di conseguenza, la qualità del terreno sarà inferiore alla media per quanto riguarda l’aerazione, il drenaggio e le sostanze nutritive.

2. PIANTARE TROPPO PRESTO DIRETTAMENTE NEL TERRENO

Se non avete mai coltivato all’aperto prima d’ora, è facile pensare che una volta che i vostri semi saranno nel terreno, diventeranno mostri di due metri in un attimo. Nulla di più lontano dalla verità. In realtà, questo può persino comportare grande stress per le vostre piantine, il che significa che le radici faranno fatica a stabilirsi completa-

mente, il che porterà a piantine di piccole dimensioni, con crescita stentata e carenza di sostanze nutritive.

3. INNAFFIARE ECCESSIVAMENTE LE PIANTINE

Se avviate le piantine in vaso, fate attenzione a non esagerare con l’irrigazione, perché un substrato di coltura eccessivamente saturo può portare le radici a inumidirsi troppo e soffrire per le basse temperature. Questo vale soprattutto se s’innaffia con una canna o un annaffiatoio.

4. COLTIVARE IN UNA ZONA OMBREGGIATA

Una posizione esposta a sud sarà sempre l’opzione migliore e darà alle vostre piante outdoor la maggior quantità di luce solare con il passare dei mesi. Le zone ombreggiate comportano un raffreddamento delle piantine, che non crescono al massimo del loro potenziale, e possono anche incidere sull’assorbimento dei nutrienti e sulla vitalità della pianta.

5. AUTOFIORENTI DI PICCOLE DIMENSIONI

Le autofiorenti hanno bisogno di partire in modo solido durante le prime 4 settimane dopo la germinazione. Le autofiorenti femminizzate che partono con il piede sbagliato diventeranno piante di piccole dimensioni poco desiderabili di circa 30 cm di altezza, che costituiranno quindi un totale spreco di tempo, soldi e sostanze nutritive. Le migliori dritte per piantare all’aperto durante la primavera

Nel corso degli anni, ho imparato in prima persona cosa funziona e cosa no se si coltiva outdoor.

Qui di seguito troverete i 5 insegnamenti che ho tratto lungo il mio percorso, che vi consentiranno di partire avvantaggiati e di garantire alla vostra coltivazione di cannabis all’aperto il miglior punto di partenza.

1. LAVORATE CON GENETICHE RESISTENTI E AFFIDABILI

Non tutti i semi di cannabis outdoor sono adatti alla vita all’aria aperta e se vi trovate in climi freddi e rigidi come quelli del Nord Europa, un ottimo consiglio è quello di lavorare con piante resistenti. Le piante di indica a fotoperiodo e le autofiorenti a predominanza indica avranno le migliori probabilità di resistere alle condizioni climatiche più difficili, rispetto a quanto non avverrebbe con delle smilze piante di sativa.

2. OTTENETE RACCOLTI PERPETUI CON LE AUTOFIORENTI FEMMINIZZATE

Il bello di piantare autofiorenti a fioritura rapida è che, nelle giuste circostanze, avrete la possibilità di ottenere raccolti perpetui e potrete raccogliere più volte tra la primavera e l’estate. Un consiglio è quello di utilizzare genetiche autofiorenti a fioritura rapida e di raccogliere sempre nel giro di 75-90 giorni.

3. TENETE SOTTO CONTROLLO I DANNI CAUSATI DAGLI INSETTI

È fondamentale che ispezioniate le vostre piantine di cannabis ogni giorno e che controlliate gli eventuali danni causati dagli insetti. I tripidi, le lumache e le limacce possono danneggiare gravemente il fogliame e catapultarvi indietro. Un consiglio è quello di controllare la parte superiore e inferiore delle foglie per cercare eventuali segni di morsi di insetti, uova e oidio.

4. PROTEGGETE LE PIANTINE DAL VENTO

I venti freddi e rigidi possono causare stress alle piantine e la traspirazione dell’umidità dal fogliame. Il modo più semplice per combattere questa minaccia è quello di costruire un frangivento intorno all’area di coltivazione e di portare i vasi in casa durante la notte, oppure collocarli in una serra sicura fino al mattino successivo.

5. SUPPORTATE LE VOSTRE PIANTINE CON CANNE DI BAMBÙ

Un modo semplice per contribuire a sostenere le vostre piantine e per consentire agli steli e ai rami laterali di svilupparsi diventando piante resistenti e forti è quello di utilizzare una sottile canna di bambù e di fissarla con del filo da giardinaggio. Sarà sufficiente inserire una canna sottile nei vasi o nel terreno.

Evitate di utilizzare semi di cannabis convenzionali sessati

Le piante maschio non fioriscono e non producono cime, occupano spazio eccessivo e possono correre il rischio d’impollinare l’intero raccolto. Un ottimo consiglio per i coltivatori alle prime armi è quello di scegliere solo semi femminizzati, perché in questo modo sarà possibile massimizzare lo spazio di coltivazione scelto ed evitare d’impollinare inavvertitamente tutto il raccolto alla fine dei mesi estivi.

Le mie considerazioni finali

Se seguite i consigli che vi ho dato, sarete sicuramente sulla buona strada verso il successo e saranno pochi i problemi che dovrete affrontare durante il vostro percorso.

Ricordate sempre che le piantine di cannabis sono delicate e vulnerabili alle basse temperature, ai venti forti, alla pioggia, agli insetti e agli animali!

Le piante

Coltiviamo

ACARI DEL RAGNO

Gli acari del ragno (alias acari a due macchie) sono i parassiti più diffusi a essere stati scoperti sulle piante da interni e provocano i danni maggiori. Questi acari, a differenza degli insetti, hanno otto zampe e sono classificati come ragni. Si possono trovare minuscoli acari del ragno che succhiano i fluidi vitali sulla parte inferiore delle foglie. Sono difficili da vedere per un occhio inesperto. Gli acari del ragno si presentano come piccoli puntini sul lato inferiore delle foglie, ma i segnali della loro attività di nutrimento - puntini bianco-giallastri che puntellano la parte superiore delle foglie - sono facilmente visibili. Se le infestazioni si diffondono, un’ispezione attenta individua piccole ragnatele presenti sugli steli e sotto le foglie, che possono essere facilmente visibili se annaffiate con acqua.

Una lente d’ingrandimento o un microscopio a bassa potenza (10-30X) possono essere d’aiuto per distinguere gli acari giallo-bianco, marroni a due macchie o rossi e le loro uova traslucide. L’acaro a due macchie è il più diffuso. Dopo un singolo accoppiamento, le femmine vengono fecondate a vita e producono circa il 75% di uova femmina e il 25% di uova maschio. Le femmine depongono circa 100 uova.

Gli acari succhiano la linfa vitale dalle piante, il che provoca una diminuzione del vigore e una crescita rallentata. I segnali di suzione sono visibili sulle foglie e l’assenza di clorofilla ne comporta l’ingiallimento. Perdono una funzione parziale o completa e le foglie ingialliscono e cadono. Quando una pianta è infestata dagli acari del ragno, l’infestazione cresce in modo rapido. I casi più gravi comportano la morte della pianta. La pulizia è il modo più semplice per controllare gli acari del ragno. Mantenete la stanza di coltivazione e gli strumenti puliti e disinfettati. Gli acari del ragno si trovano in genere sulle piante madri.

Nebulizzate con regolarità le piante madri con una soluzione di acaricidi, anche tre giorni prima di prelevare le talee. Al momento del trapianto, immergete l’intero clone in una soluzione acaricida. Se le infestazioni di acari vanno fuori controllo, l’intera stanza di coltivazione dovrà essere pulita e disinfettata con una soluzione di pesticida e candeggina al 5%. Anche la disinfezione a vapore è una possibilità, sebbene sia molto impegnativa.

Gli acari del ragno prosperano nei climi secchi con temperature comprese fra i 21 e i 27ºC e si riproducono ogni cinque giorni con temperature superiori ai 27ºC. Create un’atmosfera ostile abbassando la temperatura a 15,5 gradi centigradi e nebulizzando le foglie, in particolare nella parte inferiore, mediante un getto d’acqua fredda. L’irrorazione li elimina in modo efficace dal fogliame, aumentando al contempo l’umidità. Il loro ci -

clo riproduttivo verrà interrotto e avrete così la possibilità di eliminarli prima che causino danni importanti. L’eradicazione manuale è efficace in caso di piccole popolazioni. Schiacciate tutti gli acari che vedete tra il pollice e l’indice, oppure lavate ogni foglia separatamente usando due spugne. Per evitare la trasmissione della malattia, lavatevi le mani e le spugne infette usando del disinfettante.

Rimuovete le foglie danneggiate per oltre il 50% e scartatele, assicurandovi che gli insetti e le uova non rientrino nella coltivazione. Se gli acari hanno infestato solo una o due piante, isolatele e trattatele singolarmente. Quando rimuovete il fogliame, fate attenzione a non trasferire gli acari alle piante circostanti. Le piante gravemente danneggiate devono essere accuratamente rimosse dal giardino e distrutte. Applicate Tanglefoot™ sui bordi dei contenitori e alla base degli steli per impedire l’ingresso dei ragnetti. Questo contribuirà a isolare alcune piante in particolare.

Per prevenire l’arrivo degli acari del ragno, utilizzate Tanglefoot™ su entrambe le estre -

mità dei fili di essiccazione prima di appendervi le cime. Gli acari viaggiano lungo i fili di essiccazione alla ricerca di fogliame vivo con linfa fresca e corrente, dopo che il fogliame è morto.

I due predatori più diffusi ed efficaci sono Neoseiulus (Amblyseius) californicus e Mesoseiulus (Phytoseiulus) longipes. Fra i predatori che si trovano in commercio figurano Phytoseiulus persimilis, Neoseiulus (Amblyseius) fallacius, Galendromus (Metaseiulus) occidentalis e Galendromus (Typhlodromus) pyri. Il fungo Hirsutella thompsonii, talvolta noto come Mycar®, uccide gli acari del ragno.

Se utilizzati e manutenuti in modo corretto, i ragnetti predatori sono piuttosto efficaci. Per usare i predatori in modo efficace è necessario avere una certa conoscenza. I predatori possono mangiare un determinato numero di acari al giorno; un predatore medio può consumare 20 uova o 5 adulti. Quando la fonte di cibo dei predatori viene a mancare, alcuni muoiono di fame, mentre altri sopravvivono grazie ad altri insetti o al

polline. Leggete bene le istruzioni di rilascio riportate sulle confezioni per ogni singola specie. Un dosaggio di base di 20 predatori per pianta può essere un buon inizio.

Gli acari predatori hanno difficoltà a spostarsi da una pianta all’altra, devono essere quindi collocati su ogni pianta. Verificate sulle confezioni le linee guida per quanto riguarda la temperatura e l’umidità per la specie di acaro predatore che intendete rilasciare.

Quando gli acari del ragno infestano una coltivazione, gli acari predatori non riescono a consumarli in modo abbastanza rapido da eliminare il problema. Gli acari predatori prosperano se ci sono pochi acari del ragno. Introducete i predatori non appena gli acari del ragno sono visibili sulla crescita vegetativa, per poi liberarli una volta al mese. Questo consente ai predatori di tenere il passo con gli acari. Prima di liberare i predatori, sciacquate in modo adeguato le piante per eliminare tutti i residui pericolosi di pesticidi e fungicidi.

Gli spray fatti in casa sono spesso inefficaci per uccidere gli infestanti, ma fungono da

Ricerca di puntini bianchi/giallastri che “puntellano” le foglie di cannabis.

deterrente respingendo gli acari. Il Sapone del Dr. Bonner, l’aglio, il peperoncino, l’olio di agrumi e l’alga liquida sono combinazioni di spray fatti in casa estremamente diffusi. Se questi spray non prevengono gli acari del ragno dopo 4-5 applicazioni, provate uno spray più forte come l’olio di neem, le piretrine, l’olio orticolo, il solfato di nicotina o la cinnamaldeide. Il sapone insetticida svolge un discreto lavoro di controllo degli

acari. In genere, sono sufficienti da due a tre applicazioni a intervalli di 5-10 giorni. L’olio per orticoltura soffoca le uova e può essere unito a piretrine e spray fatti in casa per contribuire a eliminarle.

La piretrina (aerosol) è un eccellente acaricida naturale. Applicate 2-3 volte a intervalli di 5-10 giorni. Le piretrine sono l’agente di controllo più efficace degli acari del rag -

no. Gli acari del ragno dovrebbero essere eliminati dopo 2-3 applicazioni a distanza di 5-10 giorni l’una dall’altra, a condizione che vengano rispettate le misure sanitarie preventive. Le uova dell’acaro del ragno si schiudono in 5-10 giorni. La seconda nebulizzazione distruggerà sia le uova appena schiuse che gli adulti sopravvissuti. La terza e le successive nebulizzazioni elimineranno tutti i nuovi acari del ragno. Se i ragnetti sviluppano resistenza ai piretroidi sintetici, ricorrete all’olio di neem.

In commercio si trovano acaricidi chimici ad alta intensità, ma non devono essere utilizzati su piante destinate al consumo umano. Se utilizzate un acaricida chimico, assicuratevi che sia una tossina di contatto e non una tossina sistemica. Utilizzate StirrupM ® , come illustrato in seguito, per incrementare l’eliminazione degli acari del ragno. La cinnamaldeide derivata dal Cinnamonum zeylanicum uccide gli acari, mentre l’ormone sintetico attira i ragnetti ed è stato utilizzato con successo per migliorare l’efficacia degli acaricidi.

I coltivatori hanno utilizzato elevati livelli di CO 2 (12.000 ppm per un’ora) per uccidere i ragnetti riducendo la quantità di ossigeno e sostituendola con la CO 2. Gli acari vengono soffocati e non rimangono residui velenosi

sulle piante o sulle attrezzature. È necessario disporre di una stanza a tenuta stagna perché la CO 2 sostituisca l’ossigeno nell’atmosfera.

Attenzione! I livelli di CO 2 superiori a 5.000 ppm sono dannosi per l’essere umano. Non entrate nella stanza se il livello di CO 2 supera le 5.000 ppm!

Prima di entrare, arieggiate la stanza. Per evitare l’esposizione a quantità elevate di CO 2, dovete utilizzare ventilatori telecomandati o impostarli su un timer di un’ora. Ripetete l’operazione a cinque giorni di distanza per eliminare gli acari rimasti.

Non mi piace usare la CO 2 per uccidere gli acari e non la consiglio. Queste informazioni sono fornite a semplice scopo informativo.

Gli insetticidi e gli acaricidi chimici, fra cui l’Abamectina (Avid ®), sono prodotti a partire da funghi del suolo della specie Streptomyces, mentre il Dienoclor (Pentac ®) uccide gli acari con azione lenta ma selettiva.

NON UTILIZZATE insetticidi sistemici, come per esempio i seguenti nomi commerciali di sostanze chimiche: aldicarb (Temik ®), metomil (Subdue ®), dicofol (Kelthane®), acefato (Orthene ®) ed Eagle 20 ®

Qui vedete gli acari adulti a due macchie e le loro uova.
Le uova degli acari del ragno possono essere viste sul lato inferiore della foglia con l’ausilio di un microscopio portatile.

SEASON 2

CANNABIS EXPERT VS BEGINNER IN EIGHT EPISODES

Storia della varietà di Barney’s Farm

Testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

MOBY DICK AUTO

LA POTENTE BALENA DELLA CANNABIS PASSA AL PILOTA AUTOMATICO

La celebre varietà di cannabis Moby Dick è riuscita a guadagnarsi lo status di neoclassico – nonostante i suoi 18 anni di età, gode ancora di una popolarità mondiale senza precedenti. Ma cos’altro sarebbe potuto derivare dall’unione della White Widow con la Haze se non una mega-varietà? Barney’s Farm ha ricreato questa varietà, che in passato proveniva dalla Spagna, utilizzando la genetica originale della White Widow e la sua pluridecorata G13 Haze, arrivando così a un risultato pazzesco. I selezionatori di Barney’s hanno fatto in seguito un ulteriore passo in avanti e con la Moby Dick Auto hanno creato anche una versione autofiorente, incrociando la loro collaudata BF Super Auto #1. La Moby Dick Auto ha le stesse caratteristiche della varietà Moby Dick convenzionale: abbondante produzione di fiori, che può arrivare fino a 550 grammi al metro quadrato, robustezza e resistenza alle muffe, oltre a un potente effetto edificante tipico della sativa.

Le piante sono più compatte rispetto a quelle della Moby Dick convenzionale e ci mettono soltanto 65-70 giorni dalla semina alla maturazione. Nel ricco profilo terpenico della Moby Dick Auto spiccano terpinolene, β-mircene, β-cariofillene e limonene, che danno vita a un aroma sfaccettato con note predominanti di limone ed Haze, oltre a lievi sentori di pino, incenso e vaniglia.

Due balene autofiorenti che nuotano velocemente

È stato ancora una volta l’appassionato di autofiorenti (almeno per quanto riguarda la cannabis)

Ellis D. ad avviare una coltivazione di prova con la Moby Dick Auto. Due balene autofiorenti sono state collocate ai blocchi di partenza e si sono messe a nuotare velocemente, sollevando il capo dal terreno dopo soltanto meno di tre giorni. In poco tempo le due Moby Dick sono risultate ben nutrite e compatte, diventando cespugliose con foglie di colore verde scuro. La fioritura è arrivata tempestivamente per entrambe le piante - dopo circa 2,5 settimane, Ellis D. ha individuato una prefioritura femminile.

Una fucina di fiori resinosi con un bouquet complesso

Nelle settimane successive, in una delle Moby Dick, lo stelo più ampio si è allungato e il pattern di crescita è risultato più aperto rispetto all’altro esemplare. Nel corso della fioritura, una moltitudine di grappoli di fiori grassi e paffuti è proliferata dalle ascelle e dalle punte dei germogli, sviluppandosi fino a diventare cime dure come la roccia e confermando la reputazione che si è guadagnata la Moby Dick di essere una vera fucina di

fiori altamente produttiva. L’accumulo di tricomi è cominciato all’inizio della fioritura ed è aumentato in modo significativo di settimana in settimana, fino a quando i calici e le foglie resinose non sono risultati estremamente cristallini e, di conseguenza, scintillanti.

Mentre le cime delle due piante presentavano un aspetto un po’ diverso, non si avvertiva alcuna differenza a livello olfattivo: entrambe vantavano un bouquet complesso che, in linea con la descrizione di Barney, riuniva svariati aspetti aromatici in una fragranza dolce e speziata da far venire l’acquolina in bocca, come ha riferito Ellis D.: “La G13-Haze domina questo straordinario gusto che ricorda davvero l’incenso al limone, ma c’è dell’altro, componenti che non riesco ancora a

discernere - ma sono piuttosto sicuro che queste note sottili emergeranno in modo di gran lunga più netto durante l’essiccazione”.

Dopo 66 e 69 giorni, veloci e puntuali, le due grandiose balene autofiorenti della cannabis hanno nuotato fino al traguardo e hanno raggiunto un’altezza di 62 e 79 cm rispettivamente.

Come una vecchia panca in chiesa...

Come si addice a una varietà che porta il nome di Moby Dick, le due piante hanno dato i loro frutti qualche settimana più tardi: Ellis D. ha ottenuto 88 e 81 grammi, con i sette grammi in più prodotti dalla pianta più piccola e compatta. Come aveva correttamente ipotizzato in precedenza, è stato in grado d’individuare anche sfumature sottili nel-

l’aroma del fiore: “Mentre l’associazione olfattiva dell’incenso al limone è ancora forte, adesso mi sovvengono note di baccelli di vaniglia e di legno di cedro.

Anche la mia ragazza ha annusato le cime essiccate e ha detto giustamente che ‘hanno il profumo di una vecchia panca in chiesa’ - commento inteso in modo positivo, dato che le piace il tipico odore fortemente speziato-dolce delle vecchie panche o sedie che si trovano in chiesa”.

La Moby Dick Auto regala una forza energizzante

Dopo l’essiccazione e la concia, è finalmente giunto il giorno della degustazione ed Ellis D. ha messo mezzo grammo di Moby Dick Auto nel suo vaporizzatore Crafty+. Per quanto fosse stanco ed esausto dopo l’impegnativa giornata di lavoro con straordinari, sperava nell’effetto stimolante descritto, dato che aveva da risolvere alcune cose importanti al PC. E in effetti, dopo tre tiri, la Moby Dick Auto l’ha messo in movimento – ha percepito un lieve formicolio sia a livello della testa che del corpo, ha guadagnato agilità e si è sentito mentalmente vigile.

Come se con la sua coda la balena autofiorente lo avesse spinto delicatamente ma in modo deciso verso la scrivania, si è messo a lavorare: “L’erba mi ha regalato una forza energizzante per più

di un’ora e mezza. Non si trattava comunque di forza eccessiva, non avevo i battiti accelerati o cose simili, ma mi sentivo euforico ed estremamente concentrato - un tipo di effetto perfetto per passare da zoppo a vivace e lavorare a questa roba amministrativa”.

Tra un tiro e l’altro, ha fatto altri due tiri per mantenere alto il livello di stimolazione, e anche l’ottimo gusto della Moby Dick Auto ha contribuito alla sensazione di benessere: “In questa varietà autofiorente di prim’ordine il sapore eguaglia la fragranza: un concentrato di spezie dolciastre s’impossessa a lungo del palato, con note deliziose di liquirizia, legno di pino e vaniglia che persistono dopo l’espirazione”.

Barney’s Farm: sempre affidabile

“Anche in modalità pilota automatico, la Moby Dick ha superato magistralmente il ciclo di coltivazione; le due piante di Moby Dick Auto che ho coltivato hanno avuto una resa perfetta e hanno superato a pieni voti la mia ispezione di qualità. Ancora una volta una fantastica varietà autofiorente di Barney’s Farm, questa banca di semi è sempre affidabile!”, ha concluso Ellis D. con entusiasmo.

Dati sulla coltura:

Genetica Moby Dick Auto (Moby Dick x BF Super Auto #1)

Ciclo di vita 66 + 69 giorni, 65-70 giorni in generale

Substrato Bionova Bio Soilmix, vaso da 15 litri

pH 6.3-6.8

EC 1,2-1,7 mS

Luce Fase vegetativa: 1x SANlight S4W = 140 watt Fase di fioritura: 2x SANlight S4W = 280 watt

Temperatura 18-27°C

Umidità dell’aria 40-60%

Irrigazione A mano

Strumenti Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura

Altezza Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol e X-cel

Concimazione Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura

Additivi/stimolatori Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol e X-cel

Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione delle muffe

Altezza 62 + 79 cm

Resa 88 + 81 g

Green Born Identity – G.B.I.

Quindi la priorità è rimettere mano al Master File presentato all'AIFA?

Esattamente, come in teoria, c'è il rumor che entro la fine dell'anno dovrebbe uscire l'aggiornamento del Decreto 9 novembre del 2015 perché dieci anni per il mondo della cannabis terapeutica sono tantissimi e all'Ufficio Centrale Stupefacenti ne sono consapevoli. Poi bisognerà mettere d'accordo Ministero della Difesa e Ministero della Salute con la parte tecnica e con la parte normativa.

Secondo lei quali punti dovrebbero essere presi in considerazione nell'aggiornamento del Decreto?

Sicuramente l'aggiornamento delle forme farmaceutiche previste per questo medicamento che adesso sono inalatoria ed in decozione e che dovrebbero comprendere in maniera chiara la somministrazione della cannabis a 360 gradi e quindi prevedere anche colliri, creme, capsule etc. etc. Poi servirebbe che Fm2 che viene attualmente macinata, non venisse più distribuita sotto questa forma, utile solo all'estrazione, ma perlomeno sotto forma granulata o ancora meglio sotto forma d'infiorescenza integra perché com'è distribuito attualmente diminuisce stabilità e tempi di conservazione e, come raccontano i pazienti, non lo si può nemmeno usare per vaporizzare perché è talmente fina che casca dentro i fori del vaporizzatore.

Perché la Fm1 non viene commercializzata? Esiste un problema di variabilità del principio attivo? Ho visto le talee di questa genetica ed i suoi fiori, che stanno conservando nell'ottica della produzione dell'estratto, erano bellissimi. Parlo di fiori grossi, puliti, con i tricomi e con

come all'inizio, ma nelle nuove serre e con le nuove risorse umane? Le genetiche ad alto THC rappresentano l'80% del mercato, perché non si organizzano per andare in questa direzione? Dovrebbero impostare in parallelo la produzione di Fm1 ed Fm2, una parte di Fm1 la utilizzeranno per l'estratto e il resto dovrebbero immetterla sul mercato.

Ma perché non lo fanno visto che sembra la soluzione più logica?

Se non ricordo male l'ultimo lotto di Fm1 risale al 2021 e mi sembra di ricordare che il THC fosse attestato al 20-21%. Questa genetica che ora si chiama Fm1, all'epoca si chiamava Fm19 perché quella avrebbe dovuto essere quella la percentuale in THC. Quindi, morale della favola, questo strain a volte arrivava a 18% e ancora andava bene, ma a volte era al 17% , mentre le altre genetiche sono stabilmente sopra il 20% ed è chiaro che a livello di appeal questa instabilità possa rappresentare un problema.

Io credo che dopo anni di affinamento delle tecniche di produzione dovrebbero rimettersi all'opera in questo senso, fare opera di selezione dei fiori apicali più grandi dagli altri e ricordandoci che la trimmatura viene eseguita tutta a mano. Devono provare a riproporsi sul mercato, pianificare, e diventare indipendenti dai produttori olandesi.

Pensa che produrranno mai il loro estratto?

Cercando su Google i primi vagiti relativi a questo estratto risalgono al 2020. Per quanto riguarda il segmento di mercato che andrebbe a interessare e cioè quello degli estratti industriali titolati e pronti all'uso, andreb-

NON È CHE IL MERCATO TI ASPETTA PERCHÉ

SEI IL PRODUTTORE NAZIONALE

tutto quel che serve insomma. Però non viene commercializzata perché se si va a vedere, c'è una variazione importante di THC. Quindi bello il fiore, ma poi la stessa genetica manifesta magari un THC al 20% e un'altra pianta con il THC al 12%. Comunque rispetto alle foto che ricordo di sette, otto anni fa, hanno rifatto tutto bellissimo, il know how ce l'hanno...

E allora cosa manca?

C'è da lavorare su tutta la parte gestional-organizzativa per il fatto che, rispetto ad altri produttori, ci siamo voluti fare un GMP italiano con requisiti molto stringenti, requisiti che comportano costi importanti e che siamo obbligati a seguire essendo più lenti e meno competitivi degli altri attori.

Ci può fare un esempio?

Penso alla Linneo, ma l'esempio vale anche per le altre genetiche che arrivano a meno di 2 euro al grammo e con una disponibilità importante in termini di tempistiche e quantità. Quello che serve è programmaticità.

Nel senso di pianificazione?

Si ad esempio stanno anche coltivando la Fm1 perché stanno facendo prove per gli estratti, benissimo, ma una volta che questa genetica è stata coltivata perché non riprovano a rifare

bero ad aggredire una fetta di mercato che rappresenta, al rialzo, il 2% attuale. Dal punto di vista imprenditoriale, quindi, si potrebbe anche fare, ma consiglierei di farlo quando le spalle sono coperte perché il mercato richiede anche gli altri prodotti. Allo stesso tempo, ripeto i fiori di Fm1 andrebbero a interessare un segmento che è l'80% del market share, quindi da qui si dovrebbe cominciare, perché statisticamente le possibilità d'andare a incontrare la domanda sono maggiori. Sussiste anche un discorso di tempi, nel senso che non è che il mercato ti aspetta perché sei il produttore nazionale.

Tra l'altro anche per i prodotti tipo estratti industriali, oggi, a differenza di cinque anni, fa il mercato presenta almeno tre competitors sul mercato da tre anni e ti trovi a concorrere con l'estratto galenico e con quelli industriali della Tilray, dell'Avextra e di Farmalabor, che offre una pletora di sei estratti diversi. In più questa tipologia di prodotto manifesta il medesimo problema al momento della vendita e cioè che debbano essere prescritti in aggiunta ad una nuova terapia o in sostituzione di un oleolita galenico.

Per l'intervista completa appuntamento su softsecrets.com/it

COLD CURE TECH Come curare il fresh frozen water hash

L'arte del water hashish è un insieme di tecniche e conoscenze che includono anche la fase post raccolta della resina. Infatti la sua realizzazione non si conclude quando la resina viene tirata fuori dal freeze dryer e conservata in congelatore. Le tecniche di cura del water hash consentono di trasformare l'aspetto della resina e in alcuni casi di migliorare le sue qualità organolettiche.

Il processo di cura del water hash e più in generale dell'hashish compresi dry sift e rosin, comporta l'alterazione del profilo terpenico ed una mutazione della sua texture.

La mutazione dell'aspetto dipende dal tipo di resina e dalla tecnica utilizzata, in condizioni naturali la resina presenta una struttura cristallina con una consistenza densissima che in gergo viene detta vetrosa oppure sticky e può assumere differenti texture, da quelle più asciutte e morbide dette budder a quelle più simili ad una marmellata denominate wet.

Durante il processo di cura il profilo terpenico del water hash subisce un'alterazione, alcune resine quando vengono curate tirano fuori un profilo terpenico esplosivo in confronto ad altre che invece perdono l'essenza originale.

IL RUOLO DEI TERPENI

Per comprendere meglio da cosa dipendono queste trasformazioni è necessario approfondire alcuni aspetti sui terpeni. I terpeni sono dei composti organici volatili e nella cannabis sono sintetizzati all'interno dei tricomi ghiandolari attraverso delle reazioni enzimatiche.

Ogni tipologia di tricoma ghiandolare è specializzata nella sintesi di classi differenti di terpeni. I 5 monoterpeni più comuni nella cannabis sono il mircene, il limonene, il pinene, il linalolo e il terpinolene, sono i più volatili e si trovano soprattuto nei tricomi ghiandolari peduncolati. I sesquiterpeni come il cariofilene e l'umulene si concentrano soprattutto nei tricomi ghiandolari sessili e risultano essere meno volatili.

Alcuni terpeni possono essere convertiti in altri composti per mezzo di reazioni enzimatiche che continuano a verificarsi anche durante la fase di maturazione e cura della resina. L'alterazione del profilo terpenico può essere causata anche da processi di ossidazione e di riarrangiamento termico che danno vita a nuovi derivati terpenici.

Un chiaro esempio è quello dell'hashishene, un terpene tipico dell'hashish marocchino che deriva da un processo di degradazione del mircene, come hanno messo in evidenza alcune ricerche. In alcuni casi semplicemente si verifica un incre-

mento della concentrazione di alcuni terpeni che prendono il posto di altri più volatili alterandone il profilo. Una caratteristica molto importante di alcuni terpeni presenti nella cannabis è la capacità di agire come solventi naturali, conferendogli un ruolo di primo piano nella cura dell'hashish.

COLD CURE TECH

Il metodo Cold Cure consente di curare il fresh frozen water hash in maniera controllata. I processi di ossidazione e maturazione insieme al ruolo giocato dai terpeni sono i responsabili della mutazione dell'hashish. In determinate condizioni i tricomi ghiandolari essudano una sostanza oleoresina contenente anche terpeni che si accumula sulla superficie; in gergo lo strato liquido sulla superficie è detto layer. I terpeni agiscono come un solvente in grado di dissolvere la resina e modificarne aspetto e consistenza.

IL METODO

Il metodo cold cure come descritto dal nome è una tecnica di cura dell'hashish a freddo, il range di temperatura per la sua realizzazione va dai 4°C ai 21°C e viene eseguito all'interno di un contenitore di vetro ermetico, in condizioni di sottovuoto. Il tempo necessario per compiere il processo varia in base alla temperatura a cui è sottoposta la resina, più bassa è la temperatura e più la durata del processo si allunga, fino ad un periodo di due mesi.

Ad una temperatura ambiente di circa 18°C il tempo necessario si riduce approssimativamente a due settimane. Un processo di cura lento garantisce risultati nettamente migliori. Questo metodo è indicato soprattuto per la cura del fresh frozen water hash, per ottenere dei buoni risultati è consigliato impiegare resine di alta qualità, tipo 6-stars.

STRUMENTI

Per eseguire la tecnica cold cure sono necessari un barattolo di vetro, un dabber di acciaio ed una macchina del sottovuoto fornita di apposite buste. La jar di vetro deve avere una dimensione appropriata al quantitativo di resina che si vuole curare; la sua grandezza deve essere un ¼ superiore rispetto allo spazio occupato dall'hashish ancora in polvere. Ad esempio per curare 10 grammi di fresh frozen water hash è necessaria una jar da 30 millilitri di dimensione. Il tappo della jar deve avere una buona tenuta, i migliori sono quelli a due pezzi tipici delle barrel jars. Le buste del sottovuoto con un lato completamente trasparente sono ottime per osservare l'evoluzione del processo di cura.

FF Water Hash in polvere.

COME PROCEDERE

Innanzitutto riempiere la jar con il water hash ancora in polvere fino ad occupare ¾ dello spazio disponibile. Chiudere il tappo in maniera salda, riporre la jar all'interno della busta e sigillarla con la macchina del sottovuoto aspirandone completamente l'aria. È molto importante posizionare la jar all'interno della busta in modo tale da poter avere una chiara visione del contenuto una volta sigillata. Dopo circa 6 ore ad una temperatura

ambiente di 18°C lo spazio occupato dalla resina all'interno della jar si sarà ridotto notevolmente concentrandosi sul fondo. La resina si trasforma passando dallo stato in polvere tendente al bianco o giallo chiaro ad una massa compatta di colore scuro.

FORMAZIONE DEL LAYER

La jar sottovuoto va lasciata riposare a temperatura ambiente e al buio per preservare il contenuto

dalla degradazione esercitata dalla luce. Dopo circa una settimana la resina inizia a sudare un liquido che si accumula sulla sua superficie, il cosiddetto layer. La formazione del layer e il suo spessore dipendono innanzitutto dal tipo di resina che si sta curando, ogni strain di marijuana possiede caratteristiche differenti che variano anche a seconda del metodo di coltivazione impiegato.

Lo spessore del layer è determinato anche dalla quantità di fresh frozen water hash messo a curare, sono indispensabili un minimo di 10 grammi di resina in polvere per eseguire un buon lavoro. È importante monitorare lo stato del contenuto della jar almeno due volte al giorno per cogliere il momento di massimo accumulo del liquido in superficie, prima che venga di nuovo assorbito dallo strato inferiore. Questo è il momento perfetto per aprire la jar dal sottovuoto e passare alla terza fase.

WHIPPING

Il termine whipping tradotto dall'inglese significa montatura e si riferisce all'operazione di addensamento della resina eseguita con l'ausilio di un dabber. È un termine preso in prestito dal settore culinario. Con il dabber mescolare la resina contenuta all'interno della jar per alcuni minuti, eseguendo dei movimenti decisi. Quando la resina è ben amalgamata, raccoglierla in unico blocco prestando attenzione anche alle parti rimaste incollate sulle pareti della jar. Con il dabber, oppure indossando un guanto di lattice, applicare una leggera pressione per appiattire la massa e renderla omogenea. Il whipping di grandi quantità di fresh frozen water hash si può eseguire facilmente con un trapano elettrico ed un apposito dabber di acciaio. Al termine di questa operazione la jar va riposta nuovamente sottovuoto e lasciata riposare per alcuni giorni.

FASE FINALE: LA MATURAZIONE

Attraverso la jar è possibile osservare lo stato di mutazione della resina. Inizialmente la resina si presenterà con delle striature di varie tonalità di colore. Con il passare dei giorni le striature scompariranno e quando il colore del water hash sarà completamente uniforme il procedimento è concluso. Questa fase ha una durata di circa una settimana. Il fresh frozen water hash dopo essere stato curato assume un aspetto all'apparenza bagnato detto wet.

CONSERVAZIONE

Terminato il processo di cura è consigliato conservare il fresh frozen water hash all'interno di una nuova jar pulita oppure in appositi fogli tipo Piattella foils. Si può optare per conservarlo in frigo oppure a temperatura ambiente purché non faccia molto caldo. Un frigo per vini risulta essere la migliore soluzione. È molto importante che la jar sia chiusa ermeticamente per mantenere più a lungo la qualità del water hash.

PRO E CONTRO

La cura del fresh frozen water hash permette di esprimere al massimo il suo potenziale e migliorarne l'aspetto, oltre a risultare più maneggevole. D'altro canto il profilo terpenico subisce un'alterazione perdendo l'autentico sapore originale. Spesso l'hashish curato tira fuori un terpene comune a molti strains, anche quando si tratta di varietà totalmente differenti tra loro. Un'analisi del profilo terpenico del water hash, da eseguire pre e post cura, potrebbe aiutare a comprendere meglio che tipo di trasformazione avviene.

Non tutti gli strains di cannabis rispondono allo stesso modo, ad esempio la resina estratta dalla varietà Super Boof ha la tendenza a budderizzare, con una texture più secca che si sgretola sotto la pressione delle dita, al contrario degli strains Zap e CherryZ che appaiono più simili ad una marmellata e risultano ottime per il cold cure.

Whipping. Fresh Frozen Water Hash Cold Cure.
Formazione del layer.

STATIC MACHINE COS'È E COME FUNZIONA

Lo Static è una tipologia di estratto di cannabis solventless formato esclusivamente dalle teste dei tricomi ghiandolari più grandi. Questo metodo di estrazione della resina sfrutta la carica elettrostatica di alcuni materiali per separare i tricomi dalle particelle di materia vegetale e ottenere un concentrato con una purezza superiore al 90%.

La tecnica per realizzare lo Static è apparentemente semplice e si esegue con pochi passaggi, ma non è alla portata di tutti. È necessario un certo quantitativo di materiale di partenza poiché la percentuale di estrazione è molto bassa, si aggira intorno all'1% del peso totale della marijuana processata. Generalmente lo Static si realizza partendo dalla resina secca ancora in polvere, ad esempio il dry sift, ma è anche possibile utilizzare resina fresca come il fresh frozen water hash, sebbene in quest'ultimo caso sia necessario lavorare all'interno di una cella frigo.

Negli ultimi anni il mercato europeo è stato invaso da una tipologia di hashish di origine marocchina ottenuto con la tecnica dello Static. La resina estratta dalla battitura delle piante di marijuana come da tradizione marocchina, successivamente viene processata fino ad ottenere un estratto che in molti casi supera il 70% di purezza.

Il separatore tribostatico è una macchina che realizza in forma automatica un lavoro simile a quello tradizionalmente eseguito a mano, alcuni modelli sono in grado di processare fino a 2 chilogrammi di resina ogni ora e l'intero processo di estrazione è gestito da un solo operatore.

L'azienda Sambocreeck, con sede a Miami, è stata la prima a brevettare questa tecnologia applicata alla produzione di hashish. La macchina sfrutta l'energia elettrostatica per

Separatore tribostatico Plasmastatic.

LA MACCHINA SFRUTTA L'ENERGIA ELETTROSTATICA PER SEPARARE LE TESTE DEI TRICOMI GHIANDOLARI

separare le teste dei tricomi ghiandolari dal resto dei contaminati presenti nella resina; grazie alla loro composizione chimica, le teste dei tricomi vengono caricate negativamente mentre il resto della materia vegetale è caricata positivamente oppure non è affatto caricata. Due pannelli al plasma freddo si occupano di attrarre sulla loro superficie le particelle a seconda del tipo di carica elettro -

statica che possiedono. I panelli al plasma freddo sono in grado di generare una carica elettrostatica di gran lunga superiore in confronto a quella prodotta manualmente.

Il separatore tribostatico ha la forma di un armadio, non occupa molto spazio, è alto circa due metri e largo poco meno. Si divide in due zone, la parte inferiore è occupata dal

compressore d'aria che serve a far circolare la resina nel circuito, mentre la zona supe -

i due pannelli al plasma freddo posizionati uno di fronte all'altro ad una distanza di circa 30 centimetri. I pannelli si possono muovere per facilitare le operazioni di raccolta della resina filtrata e di pulizia della macchina. Al di sotto dei pannelli si trova un imbuto di grandi dimensioni collegato al sistema di ricircolo alimentato dall'aria compressa. La macchina è provvista di una centralina di comando da dove si possono gestire alcuni parametri .

La resina in polvere viene inserita nell'imbuto e successivamente a porte chiuse viene avviata la macchina, il compressore d'aria viene attivato e inizia a soffiare la resina attraverso un tubo scaricandola dalla parte superiore della camera attraverso i due pannelli all'interno.

Durante questo passaggio le teste dei tricomi vengono attirate ad uno dei pannelli al plasma freddo riempiendo l'intera superficie. La resina continua a circolare fino a quando il pannello non risulta completamente occupato dai tricomi. A questo punto il compressore d'aria viene stoppato per permettere di aprire la porta della camera superiore e raccogliere la resina accumulatasi sul pannello.

Dopo aver raccolto la resina con l'ausilio di un pennello, la macchina può essere avviata nuovamente per continuare a filtrare la resina rimasta nel circuito. A seconda del materiale di partenza utilizzato potrebbe essere necessario processare la resina più volte per ottenere un prodotto di qualità.

La macchina consuma poca elettricità e funziona con corrente monofasica. Un vantaggio offerto dal separatore tribostatico è la possibilità di poter lavorare anche in ambienti più umidi dove è difficile creare carica elettrostatica con le tecniche tradizionali.

D'altro canto per realizzare uno Static di elevata purezza è necessario processare la resina più volte limitando in questo modo la produzione diaria. Le estrazioni migliori

riore è costituita da una camera chiusa, con due porte in plexiglass trasparenti per avere accesso al sistema e tenere sotto controllo il processo di estrazione. All'interno si trovano

rimangono sicuramente quelle eseguite manualmente, l'hashish è una vera e propria arte che non si può replicare con una macchina.

Biologia

La sorprendente funzione dei nematodi Sotto la superficie

I nematodi sono vermi cilindrici microscopici appartenenti ai phylum

Nematoda. Sebbene semplici in apparenza, sono sorprendentemente diversi e svolgono un ruolo essenziale negli ecosistemi terrestri e acquatici. Riciclatori di nutrienti, ausiliari in agricoltura e persino parassiti distruttivi, il loro impatto è colossale ma invisibile. Presenti da oltre 400 milioni di anni, questi discreti signori del suolo incarnano un affascinante dualismo per le nostre coltivazioni, fra alleati insospettabili e nemici formidabili.

I nematodi dominano il mondo invisibile. Con 57 miliardi di nematodi per ogni essere umano, predominano in numero e peso. Rappresentano l’82% del peso complessivo di tutti gli animali terrestri. Si trovano in habitat diversi: prosperano nei ghiacciai dell’Antartide, colonizzano deserti aridi e popolano i terreni più profondi. Si trovano persino in ambienti estremi come il lago Mono. Questo lago salato della California, noto per l’elevata concentrazione di arsenico e le formazioni minerali uniche, ospita specie di nematodi in grado di sopravvivere in queste condizioni ostili, letali per la maggior parte degli organismi.

Tale predominio si accompagna a una notevole diversità. Si stima che esistano tra le 40.000 e le 500.000 specie di nematodi, gran

parte delle quali ancora ignote (Kiontke e Fitch, 2013). I nematodi si sono adattati a un’ampia varietà di ambienti, grazie anche alla loro dieta estremamente diversificata. A seconda della specie, si nutrono di batteri, funghi, protozoi, cellule vegetali, insetti, alghe, detriti organici, sostanze nutritive disciolte o persino altri nematodi. Alcuni sono anche parassiti di una serie di organismi, animali o insetti, compreso l’essere umano. Il nematode più grande, chiamato Placentonema gigantissima, che vive nella placenta dei capodogli, può misurare fino a 9 metri. Alcuni nematodi secernono azoto attraverso la pelle. Altri hanno uno strato di batteri “pelosi” che consente loro di vivere in ambienti ricchi di zolfo. La loro diversità e adattabilità rendono i nematodi protagonisti fondamentali della vita sulla Terra.

I nematodi svolgono un ruolo fondamentale nell’equilibrio ecologico. Sebbene microscopici, il loro contributo si estende a una serie di processi diversi, dalla purificazione ambientale alla regolazione delle catene alimentari e al riciclaggio dei nutrienti.

Nei sedimenti marini, i nematodi partecipano attivamente alla disintossicazione ambientale. Muovendosi, favoriscono l’aerazione e la miscelazione degli strati sedimentari, contribuendo al rilascio e alla decomposizione di composti tossici come solfuri e ammoniaca. Questi piccoli vermi non lavorano da soli: alcuni ospitano batteri simbiotici in grado di degradare sostanze nocive come gli idrocarburi o i metalli pesanti, contribuendo così a purificare il loro habitat.

I nematodi prendono inoltre parte al riciclaggio di nutrienti essenziali. Digerendo la materia organica e i microbi, rilasciano elementi come l’azoto e il fosforo, fondamentali per la crescita delle piante. Il loro contributo al ciclo globale del carbonio è notevole: promuovendo la decomposizione della materia organica, sono coinvolti in quasi il 2% di questo processo.

Alcuni nematodi sono validi aiutanti nei nostri sistemi agricoli. I nematodi entomopatogeni, come lo Steinernema spp., vengono usati per controllare i parassiti delle coltivazioni. Questi nematodi, applicati mediante irrorazione nei campi o iniettati localmente nel terreno, offrono un’alternativa ecologica ai pesticidi chimici. Infettano e uccidono insetti nocivi come larve

di coleotteri, bruchi e moscerini della frutta. Questi metodi sono particolarmente efficaci negli orti, nei frutteti e nelle serre.

Nonostante il loro ruolo ecologico, altri nematodi sono formidabili nemici delle colture. I nematodi fitopatogeni, come il Meloidogyne spp. (nematodi galligeni), provocano perdite che si stimano al 10% delle colture mondiali su base annua. Questi parassiti attaccano le radici, formando escrescenze tumorali che interferiscono con l’assorbimento di acqua e sostanze nutritive. Questo comporta un indebolimento generale delle piante e riduce la loro resistenza allo stress, in particolare durante i periodi di siccità. Altri nematodi, come lo Xiphinema index, aggravano i danni trasmettendo virus alle piante. Quest’ultimo è il vettore del virus del nodo corto, una grave malattia che colpisce i vigneti.

I cambiamenti climatici amplificano questi effetti distruttivi. Durante i periodi di siccità, le popolazioni di nematodi fitofagi aumentano, mentre quelle dei predatori diminuiscono. Questo crea uno squilibrio che aggrava i danni arrecati alle colture, in particolare nelle zone più esposte ai rischi climatici. Per limitare i nematodi nocivi, soluzioni come la rotazione delle colture, le piante nematocide o il controllo biologico con funghi o batteri simbiotici possono sembrare soluzioni promettenti. Tuttavia, l’uso di un ampio spettro di prodotti nematocidi può alterare il fragile equilibrio tra specie benefiche e nocive. Questa complessità rende fondamentale un approccio ragionato per proteggere sia le colture che gli ecosistemi.

Acrobeles Complexus, un nematode del suolo sabbioso riconoscibile per le caratteristiche escrescenze sulla testa, misura meno di 1 mm. Si nutre di batteri, probabilmente utilizzando le sue “probolae” per raschiarli o filtrare l’acqua (foto di Megen, H. van Hanny).
Il Camallanus cotti è un nematode parassita lungo 15 mm che infetta i pesci tropicali, in particolare quelli d’acquario. Il suo organo anteriore perfora la parete intestinale per ancorarsi e nutrirsi di sangue. A volte è visibile, sporgendo dall’ano del pesce (foto di Megen, H. van Hanny).

L’ESPERIMENTO OLANDESE SULL’ERBA LEGALE ARRIVA A UNA NUOVA FASE CRUCIALE

Il ‘Wiet Proef’ (‘Esperimento dell’erba’) nei Paesi Bassi sta entrando in una seconda fase cruciale. A partire dal 7 aprile 2025, tutti i coffee shop di dieci comuni olandesi venderanno solo erba coltivata legalmente. Queste città sono Almere, Arnhem, Breda, Groningen, Heerlen, Hellevoetsluis, Maastricht, Nijmegen, Tilburg e Zaanstad.

Questo significa che i coffee shop non potranno più acquistare da coltivatori illegali dalla ‘porta sul retro’, cosa che è stata tollerata per decenni. D’ora in poi, i quasi ottanta coffee shop potranno acquistare solo da un gruppo selezionato di coltivatori che partecipano all’esperimento ufficiale.

Un passo storico, secondo i proprietari di coffee shop e i coltivatori, perché ha posto fine alla famigerata ‘Gedoogbeleid’, la politica di tolleranza. In definitiva, sperano in una legalizzazione completa della cannabis, come è già avvenuto in numerosi altri Paesi.

Secondo i coffee shop, l’erba legale è ben accetta per i consumatori. Tuttavia, i partecipanti temono che la transizione avvenga non senza problemi. Le varietà di erba legale più diffuse non sono sempre disponibili. L’hashish non è disponibile quasi per nulla, anche se è ampiamente utilizzato. Di recente i coffee shop hanno lanciato l’allarme a questo proposito.

All’ultimo minuto, il governo olandese ha deciso di consentire la vendita di hashish illegale, per lo più marocchino, ancora per qualche mese, nella speranza che cresca anche l’offerta legale. Secondo il governo, c’è erba a sufficienza, ma non abbastanza hashish di qualità.

Il timore che l’erba legale sia troppo poca è dovuto al fatto che non tutti i coltivatori sono ancora operativi. Dei dieci coltivatori selezionati e approvati dallo Stato, solo la metà è pienamente operativa. Gli altri sono solo agli albori o non hanno ancora iniziato.

Non tutte le aziende sono riuscite a trovare una sede adatta in tempo, la ricerca e lo screening degli investitori hanno richiesto

più tempo del previsto e alcuni coltivatori hanno avuto difficoltà ad aprire un conto bancario. Di conseguenza, per il momento, la produzione di erba legale è ancora più bassa delle aspettative.

“L’intenzione era quella di far partire questa nuova fase con più coltivatori, quindi capisco le preoccupazioni dei coffee shop”, afferma Rick Bakker, direttore commerciale di Hollandse Hoogtes, uno dei dieci coltivatori legali. Sei mesi fa, l’azienda è partita con 15 persone, sono 140 i dipendenti che lavorano nelle aree di coltivazione a Bemmel.

Vengono spediti circa 200 chili di erba a settimana. “Non sono sufficienti per approvvigionare tutti i coffee shop, quindi a volte dobbiamo dire di no”, dice Bakker. Ma i coffee shop possono anche approvvigionarsi da altri fornitori. “Penso che se ne produca più che a sufficienza in totale”. Secondo lui, ce ne sarà sempre a sufficienza, una volta che tutti i coltivatori saranno operativi.

Hollandse Hoogtes preleva ogni settimana 3.000 talee da piante madri di 45 varietà diverse di cannabis, che in pochi mesi si trasformano in piante di cannabis pronte per il raccolto. L’idea è di avere sempre un raccolto pronto, in modo tale che le consegne possano essere effettuate in maniera continua.

I consumatori dovranno abituarsi a nuove varietà di cannabis, afferma il coltivatore Benjamin Selma. Negli ultimi anni ha coltivato cannabis negli Stati Uniti e ora lavora per Hollandse Hoogtes.

“Il mercato nero si è sviluppato in 40 anni, ecco perché si vendono ovunque varietà diverse di cannabis. Siamo in attività solo da sei mesi, pertanto non riusciamo a produrre tutto subito”. A detta di Selma, questo è compensato dal fatto che i consumatori riescono ora ad avere una cannabis più pulita e di migliore qualità. “Alla fine, anche l’offerta sarà di gran lunga più diversificata rispetto ad oggi”. La vendita completamente legale durerà almeno quattro anni. L’esperimento sarà poi valutato dal governo olandese per capire se può proseguire.

Con il ‘Wiet Proef’ (‘Esperimento dell’erba’), il governo olandese vuole testare la produzione e la vendita regolamentata di cannabis nei Paesi Bassi. Oltre alla qualità, si valuta anche l’effetto sulla criminalità e sulla salute pubblica.

Dieci aziende olandesi registrate sono autorizzate a fornire cannabis ai coffee shop in dieci comuni di prova. I preparativi sono iniziati nel 2017, ma solo alla fine del 2023 l’erba legale è stata disponibile per la prima volta.

L’anno scorso, i coffee shop dei dieci comuni potevano anche vendere erba coltivata illegalmente, ma d’ora in poi non sarà più così. Alcuni coffee shop sono già passati quasi completamente all’erba legale, altri non l’hanno ancora fatto.

Colloquio

Dott. Calvi: “Bisogna tornare alla pianta nella sua integralità”

Il Dottor Lorenzo Calvi, specialista in anestesia, terapia antalgica, etnofarmacologia e fitoterapia, ha prescritto cannabis per la prima volta nel 2007. Dal quel momento ha seguito migliaia di pazienti ed oggi ascoltiamo il suo punto di vista sulla situazione della cannabis terapeutica in Italia.

In passato i pazienti hanno spesso sofferto l'interruzione delle forniture, com'è andato il 2024?

Sarà che il posto di direttore dell'Ufficio Centrale Stupefacenti è vacante, ma la situazione è più stabile e non, come in precedenza, che arrivati al mese di ottobre non si trovava più cannabis. Adesso la cannabis c'è, credo anche in sovrabbondanza, nel senso che non ho più sentito una farmacia dirmi di non aver più magazzino.

Quali sono le genetiche dal lei più prescritte?

Bedrocan, Bedica, Bediol [Ndr. Olandesi] e Linneo [Ndr. canadese].

Nemmeno una genetica italiana insomma...come giudica il nostro sistema alla prova degli anni?

Se dovessi dare un giudizio sulla situazione italiana è di totale delusione. Quando ho cominciato ero da solo e mi sono dovuto inventare tutto: come fare il metodo, come fare l'estrazione, come somministrare al paziente. La fase clinica insomma. Grazie agli strumenti, quindi, che ho studiato apposta, ho creato la clinica che in quell'epoca mancava perché nessuno dava la cannabis ai pazienti, se non in condizioni sperimentali. Comunque, lo dico da venti anni, il problema è che la farmaceutica spezzetta la pianta in tutti suoi componenti.

Cosa vuole dire?

Si prende la pianta e si isolano le sostanze che la compongono, per vedere se hanno un significato medicinale dal punto di vista biologico e fisiologico. Corretto nel momento in cui eseguo una ricerca. Però ci si dimentica che l'applicazione clinica è differente dalla ricerca scientifica. Quello che importa nella fase clinica e, quindi alle persone che trattiamo, è il risultato. Devo lenire un sintomo, devo cambiare una situazione di sofferenza fisica. Con la cannabis, infatti, l'effetto clinico che da il risultato è dato dalla sinergia dei componenti e non dalla loro azione separata. Per questo bisogna tornare alla pianta nella sua integralità perché se la spezzettiamo, ne inficiamo l'efficacia e mi serviranno più gocce e più prodotto per avere, nella pratica, lo stesso effetto.

E invece che succede?

Al giorno d'oggi i miei colleghi fanno prescrizioni per il THC o per il CBD e non una prescrizione della pianta di canapa. Questa parcellizzazione dei componenti ne mortifica profondamente le potenzialità mediche. E' una stortura italiana.

Ma cosa intende con stortura?

Che oggi si acquista il THC o il CBD attraverso delle brodaglie universali già pronte. Si sta passando al non voler più il fiore per semplificare la vita al farmacista, al Ministero e tutti i burocrati che preferiscono avere dei prodotti già pronti ed eventualmente mescolarli poi fra loro, come se ci fosse un olio al THC o al CBD universali che possano abbracciare tutte le patologie.

Sta dicendo che i vari oleoliti in commercio non sono full spectrum, ma estratti di un singolo cannabinoide?

Senz'altro dovrebbero essere full spectrum, ma, nella pratica e gli ho provati tutti, il risultato clinico è che funzionano davvero poco e quindi devo aumentare talmente la dose che alla fine diventa poco conveniente. Allo stesso tempo si sta perdendo il senso di fare una medicina con la pianta di cannabis nella sua integralità. Da una parte c'è il mondo del CBD dove non si può usare assolutamente il THC e quindi si è creato una sorta di “mercato nel tempio”. Una sorta di commercializzazione totale di tutti i gusti possibili immaginabili, ma senza reale caratterizzazione. Tra l'altro. a volte i prodotti che trovo nei canapai sono anche validi, perché prodotti tramite estrazioni ben eseguite su piante di qualità. Ma se voglio sapere di quale pianta si tratta non è dato saperlo e quindi non è dato riprodurlo.

Che paradosso, non crede?

Certo, perché frequentemente presso i canapai trovo prodotti buoni perché hanno rispettato la pianta nella sua interezza, mentre quelli che acquisto in farmacia hanno un'efficacia relativa. Questi sono pasticci italiani perché manca una vera cultura della clinica medica. Al contrario, possiamo trovare i più svariati servizi collaterali a questo contesto.

Cosa intende?

C'è chi vende la ricetta con il THC, chi la spedisce a casa così puoi guidare il motorino, chi fotocopia la ricetta col THC, così puoi mostrarla alle forze dell'ordine in caso di controllo...tutte queste opportunità, dietro, non hanno nessuna logica clinica. Sono servizi che portano avanti il mercato, ma che hanno inquinato la volontà di fare medicina con la cannabis perché manca un punto di unione, una scuola condivisa. Ognuno si butta nel libero mercato, ma in maniera deleteria e questo ci allontana dal risultato clinico che è l'unica cosa che dovrebbe interessare al medico.

Ha mai prescritto le genetiche italiane?

La Fm1 non ho mai avuto l'onore di vederla. Ho visto una volta la Fm2 perché me l'aveva portata un paziente ed effettivamente, quando mancava il Bediol, ho provato a prescriverla. Ma per come si presenta, macinata, è un prodotto adatto solo per l'estrazione, quindi la colpa non è nemmeno di chi la coltiva. Credo che i militari non dovrebbero rovinarla dopo la raccolta.

Quando è stata l'ultima volta che ha prescritto Fm2?

Direi che quando è uscita l'avrò prescritta tre volte per vedere come funzionava, ma dopo averla provata non l'ho più prescritta.

Le sue parole confermano il perché a Firenze i magazzini sono pieni di Fm2 che nessuno

prescrive, che frustrazione... Il punto è che quando questa genetica mancava i farmacisti ed i medici si sono fatti la mano sul Bediol. Quindi adesso continuano a prescrivere un medicamento che conoscono meglio e che funziona. Credo anche che i militari, arrivati a un certo punto, debbano gettare quanto prodotto senza essere venduto e quindi in scadenza. A questo punto conviene non produrla direttamente più visto che possiamo contare su un prodotto che compriamo a 87 centesimi e che viene rivenduto a 12 euro.

Se la scadenza è annuale, come da Master File, se la tengo in magazzino per 12 mesi perché non ci sono prescrizioni, il prodotto scade. A quel punto le possibilità sono due o la bruciano, con tutti i costi connessi allo smaltimento di una sostanza stupefacente, oppure fanno le analisi e se i principi attivi sono ancora stabili, ne confermano la validità per un periodo successivo.

Cioè la rititolano?

Esatto.

In teoria il progetto era sostituire i produttori esteri, purtroppo dal 2017 ad oggi seppur il Ministero abbia autorizzato lo Stabilimento a produrre 2.550 kg di cannabis, i militari sono riusciti a produrne meno di 900 chili. Come giudica questi numeri?

Intanto, il punto è che le genetiche estere, penso al Bedrocan, non dovrebbero comunque mai essere eliminate dal mercato, perché sono piante che conosciamo e alle quali molti pazienti sono legati per i loro riscontri positivi. Poi, a fronte di questi dati, è evidente che se produco meno del previsto, ma quanto produco mi resta in magazzino, il Ministero può sempre affermare di aver fatto la sua parte. Quello che sarebbe interessante sarebbe sapere che percentuale di mercato ha l'unica genetica prodotta in Italia. Sarebbe una maniera concreta di capire in che misura il progetto made in Italy stia o non stia funzionando. Bisognerebbe anche fare un ragionamento da Corte dei Conti, facendo i conti in tasca allo Stato.

In che senso?

Nel senso, quanto spendono i militari per produrre la Fm2 che non vendono? Chi è responsabile di questo cortocircuito? Qualcuno deve pagare o solo i contribuenti? Ma soprattutto, questo progetto nasceva per fornire un'alternativa e

quindi per diminuire i costi d'importazione dei farmaci prodotti all'estero, adesso che l'alternativa prodotta, di fatto, non interessa al mercato, che conclusioni vogliamo trarre?

Come valuta la politica di prezzi delle genetiche italiane?

Il costo è tenuto alto dalle regole che abbiamo in Italia. Perché devo comprare il Bedrocan in Olanda a 4,5 euro e qui lo devo compare a 13 euro?

Perché è stato fissato il prezzo dal Ministero?

Perché il Linneo viene comprata a 87 centesimi al grammo e viene venduta 12 euro? Chi è il più furbo? Chi è lo spacciatore? Lo Stato che compra al minimo possibile e vende al massimo possibile? L'altra stortura folle e che se prendo una pianta e devo fare un'estrazione devo aggiungere 60 euro di analisi, per una decisione fuori da ogni logica imposta dal Decreto Ministeriale del 2015. Una tassa aggiuntiva che il paziente deve pagare per entrare nel sistema.

Perché fuori da ogni logica?

Non è importante sapere cosa contiene l'estratto?

Perché se io prescrivo l'olio già pronto di cui sopra, non ho necessità di questa tassa e quindi si ha solo l'illusione di risparmiare. Peccato che poi se ne debba usare una quantità talmente alta che il risparmio è inficiato. E chi ci guadagna? La casa farmaceutica.

Ma perché tutte queste criticità?

Quando prescrivono il THC o il CBD significa che i medici non capiscono nulla. Nella canapa bisogna proporre terapie personalizzate, ascoltare i pazienti, cosa che ormai non fa nessuno. Bisogna sentirli nel corso della terapia per comprendere i risultati ed, eventualmente, aggiustare il tiro fino a quando non si trova un equilibrio e si procede a richiedere un piano terapeutico a carico del SSN. In quel momento, come medico privato, perdo il paziente, ma l'importante e che questi abbia trovato un beneficio concreto e, tanto meglio se riusciamo a farli mutuare la terapia perché a me non interessa mungere i pazienti. Sai in quanto mi hanno proposto ti porto un X numero di pazienti e tu mi dai la percentuale sui pazienti che ti porto?

Cosa ha risposto a queste proposte?

Che i pazienti non sono figurine, ma persone in stato di necessità.

Coltiva con Stoney Tark

Stoney Tark

POTATURA E TRAINING

DELLE PIANTE DI CANNABIS INDOOR

Da coltivatori indoor, possiamo accedere alle nostre piante a tempo pieno e possiamo decidere quando cominciare a effettuare il training e la potatura. Nel corso degli anni ne ho provate di tutti i colori e so che il modo migliore di coltivare è quello di unire la potatura al training delle piante. In questo articolo vi illustrerò i

vantaggi e i motivi per cui dovreste iniziare a considerare il training e la potatura nella vostra coltivazione indoor.

Quando è il momento giusto per iniziare il training delle piante?

Non vale la pena iniziare troppo presto, quando le piantine si stanno ancora concentrando sullo sviluppo di un forte apparato radicale e non è nemmeno consigliabile farlo troppo tardi. Il momento giusto per cominciare a effettuare il training delle piante è quando queste sono forti, flessibili e grandi a sufficienza per reagire e riprendersi senza subire danni o stress permanente.

Le tecniche di training delle piante, come la legatura verso il basso, la cimatura, lo snapping degli steli e la potatura, possono essere effettuate sulle piante in modo sistematico a partire dalla terza settimana di coltivazione. I cloni saranno molto più ricettivi al training rispetto alle piantine più giovani, ma il fattore cruciale è che le piante siano ben sviluppate e in grado di sopportare qualsiasi tipo di stress.

Di quale attrezzatura c’è bisogno per iniziare a effettuare training e potatura?

Per quanto riguarda l’attrezzatura e la stru -

mentazione, non è necessaria una grossa spesa per acquistare gli articoli necessari.

Per il training/la legatura a basso stress, dovrete acquistare dello spago spesso o del filo da giardinaggio.

Per la potatura è sufficiente un bisturi affilato oppure un paio di forbici affilate, mentre per tutto il resto, come lo snapping dei gambi e la cimatura, basterà conoscere la tecnica e utilizzare le dita e il pollice. Assicuratevi sempre che l’attrezzatura sia pulita, sterile e affilata e che durante la potatura venga eseguito un taglio netto e preciso il più vicino possibile al ramo.

I benefici della potatura e del training delle piante di cannabis

• Il training delle piante può ridurre l’altezza finale della pianta, rendendola ideale per gli spazi ridotti.

• Quando i rami sono legati verso il basso, la parte interna della chioma riceve più luce.

La potatura consente alle piante d’incanalare tutta la loro energia nella crescita della parte superiore e di cime grandi.

Le talee di qualità possono essere potate e successivamente fatte radicare per la successiva rotazione delle colture.

• Un training prolungato sulla pianta può comportare dimensioni massicce, ideali per avere un numero ridotto di esemplari.

• Il flusso d’aria intorno alle piante potate

sarà maggiore, il che riduce il rischio di insetti e agenti patogeni.

• Il training delle piante di cannabis è un’operazione economica e quindi ideale per i coltivatori alle prime armi. Le diverse varietà reagiscono in modo differente alle tecniche di training e alcune si rivelano più adatte alla sativa.

Di quanto tempo di recupero hanno bisogno le piante di cannabis?

Questo dipende dalla maturità delle piante e dal fatto che si stia eseguendo una tecnica ad alto o basso stress. Per quanto riguarda la cimatura, una pianta ci mette in genere 3-5 giorni prima che i germogli ausiliari ricrescano dove la pianta è stata cimata.

I rami laterali che sono stati accuratamente legati ricresceranno e riprenderanno la loro normale struttura di crescita nel giro di 2-3 giorni.

L’unica tecnica ad alto stress per cui la pianta ha bisogno di circa 7-10 giorni per riprendersi completamente è lo snapping degli steli, ovvero ciò che alcuni chiamano super cropping. In base alla mia esperienza, spezzare sistematicamente gli steli e i rami laterali fa sì che le piante s’ispessiscano, diventino più dense e in grado di produrre rese maggiori.

Se non si lascia alle piante il tempo di riprendersi completamente, si corre il rischio di causare danni a lungo termine che possono

portare a ermafroditismo, crescita stentata e basse rese.

3 DRITTE PER LA POTATURA E IL TRAINING DELLE PIANTE DI CANNABIS

Prima di cominciare ad applicare il regime di training alle piante, è importante tenere in considerazione altri fattori.

Di seguito vi riporto le mie migliori dritte, che potrete applicare alla vostra coltivazione, risparmiando tempo e producendo raccolti più abbondanti.

Dritta n. 1 – Evitate di utilizzare del filo sottile

Una cosa che ho scoperto nel corso degli anni è che il filo sottile da giardinaggio può in realtà fare più danni che altro. Durante le prime fasi di sviluppo di una pianta di cannabis, il filo può sembrare una buona soluzione, tuttavia potrebbe effettivamente tagliare le piante e in alcuni casi recidere il legno quando le piante diventano più grandi. Il mio consiglio, per ovviare al problema, è quello di usare lo spago e non del filo sottile.

Dritta n. 2 – Tenete in considerazione lo stress della pianta

Non ha senso fare training e potare le piante se queste poi non hanno la possibilità di riprendersi e se è stato inflitto loro eccessivo stress. Il mio consiglio è quello di considerare l’entità dello stress che subiranno le piante e di aspettare 5-7 giorni prima d’intervenire su di esse.

Le piante stressate reagiranno crescendo lentamente, il che può comportare rese limitate e cime di cannabis potenzialmente seminate.

Dritta n. 3 – Fate radicare le talee

Il vantaggio principale della potatura di una pianta cespugliosa è la possibilità di produrre una manciata di cloni di buone dimensioni.

Non solo la parte rimossa sarà ideale per ottenere talee forti e sane, potrete anche far radicare i cloni e avere una nuova serie di piante pronte a fiorire una volta ottenuto il vostro raccolto attuale.

Il mio consiglio è quello di acquistare una piccola tenda e di usarla come stanza per la fase vegetativa dei cloni. In questo modo avrete sempre una stanza con piante in fioritura e non sarete mai più a corto di cime!

Coltiviamo

GUIDA PER PRINCIPIANTI

SULLE PIANTE MADRI E SULLE TALEE DI CANNABIS

Prima o poi arriva il momento in cui vi imbattete nella migliore pianta di sempre e vi prefiggete l’obiettivo di coltivare e fumare solo quella varietà. In questo caso, vorrete crearvi una pianta madre e garantirvi l’accesso a quella genetica per gli anni a venire. In questo articolo vi spiego tutto ciò che dovete sapere sulle piante madri di cannabis, sull’ambiente giusto in cui tenerle, sulle dimensioni del vaso, sul fotoperiodo corretto e molto altro.

Che cos’è una pianta madre?

Una pianta madre di cannabis è una pianta femmina in grado di offrire una replica genetica della varietà. Come suggerisce il nome, sarà la madre di tutti i cloni di cui avrete bisogno e potrà, in alcuni casi, essere tenuta in vita per decenni.

Potreste trovarvi nella condizione di aver coltivato diverse varietà e di averne una in particolare che ha tutte le carte in regola per quanto riguarda la struttura, la resa, il gusto, l’aroma e l’effetto. Questa sarà la pianta da tenere e il passo successivo consisterà nell’assicurarsi di farla ricrescere, mantenere la pianta in uno stato di vegetazione e non farla mai fiorire, consentendole di produrre talee per i raccolti futuri.

Di quale fotoperiodo hanno bisogno le piante madri?

L’obiettivo è quello di non consentire alla pianta di fiorire e di tenerla sospesa in fase vegetativa, in cui produce solo foglie, nodi e germogli. I timer dovranno essere settati costantemente su 18 ore di luce e 6 ore di buio e non verranno mai modificati a 12/12.

Quali sostanze nutritive devo somministrare alle piante madri?

Le piante madri hanno bisogno delle stesse sostanze nutritive che si somministrerebbero a una pianta di cannabis in fase vegetativa e servirà molto azoto per favorire la formazione di un fogliame abbondante. Le aziende produttrici di nutrienti offrono diversi prodotti

per la fase di crescita e di fioritura, ma nel caso di una pianta madre, attenetevi ai nutrienti per la fase vegetativa.

In genere, la maggior parte dei marchi produce nutrienti liquidi con un rapporto N-P-K di 5-3-3, che funzionerà alla grande. La concimazione con terriccio fresco, humus di lombrico e compost garantirà il corretto equilibrio di micro e macro elementi e manterrà la pianta ben nutrita.

Vasi delle giuste dimensioni e luce di coltivazione corretta

Nel corso degli anni ho coltivato piante madri in vasi da soli 10 litri, mentre per le piante madri di dimensioni maggiori, che devono essere mantenute in vita per mesi e anni, ho optato per l’utilizzo di un vaso da 25 litri. Per quanto riguarda l’illuminazione, potete scegliere di utilizzare una fonte fluorescente compatta, una luce LED a bassa potenza o, nel caso in cui vogliate coltivare una pianta di dimensioni enormi in grado di produrre un numero elevato di cloni ogni 8-10 settimane, andrà benissimo una luce da coltivazione HID da 400-600 watt.

Temperatura e umidità corrette per una pianta madre che deve vivere a lungo

Sarebbe opportuno che ricreaste le stesse condizioni ambientali che utilizzereste durante la fase vegetativa, quindi un ambiente caldo e umido. L’ideale è puntare a una temperatura costante compresa tra i 22 e i 25 gradi centigradi, mentre un’umidità compresa tra il 60% e l’80% sarà la soluzione ottimale.

Qual è il momento giusto per prelevare le talee?

L’arte di mantenere una pianta madre sana e vigorosa sta nell’aspettare che sia sufficientemente cespugliosa e resistente da poter sopportare lo stress provocatole per prelevare le talee. I coltivatori domestici che hanno bisogno solamente di 6-9 cloni per una piccola tenda da coltivazione possono prelevarli senza problemi nel giro di un mese, ma sarebbe meglio che aspettassero almeno 6 settimane prima di tentare di prelevarne degli altri per consentire la ricrescita con un numero ancora maggiore di siti di crescita e nodi.

I benefici delle piante madri di cannabis

Non dovrete investire denaro in semi di cannabis o procurarvi cloni altrove. Eviterete di utilizzare cloni potenzialmente infetti a causa di acari oppure oidio. Il numero di cloni da prelevare dipenderà dalla stanza di coltivazione e vi consentirà di pianificare in anticipo.

• La pianta che volete conservare potrà essere tenuta in vita in uno spazio ridotto o lasciata crescere fino a che non raggiungerà le dimensioni desiderate. Le piante madri possono essere tenute al l’aperto durante la primavera e i cloni utilizzati per la coltivazione indoor.

Le mie considerazioni finali

Una volta creato l’ambiente perfetto, lo scopo del gioco è quello di non modificare nulla e di consentire semplicemente alle piante madri di continuare a crescere e di non essere intaccate dagli insetti, vivendo una vita priva di stress.

Grazie alle piante madri, i coltivatori potranno evitare di acquistare nuovi semi e potranno avere il pieno controllo del numero di piante da coltivare, oltre a riuscire a pianificare in anticipo.

Questo coltivatore andrà a prelevare alcune talee da questa enorme pianta madre outdoor per utilizzarle indoor.
Esempio di pianta madre di piccole dimensioni che fornirà 6 cloni ad ogni raccolto.

Sea of Green - Trust in Nature

Lo storico Hemp & Grow shop dell'Alto Adige

Web: www.seaofgreen.it

B2B: b2b.seaofgreen.it

Instagram: sea_of_green_italy & Facebook: @SeaOfGreenShop E-Mail: info@seaofgreen.it

Via Goethe, 99/101, 39012 Merano BZ, Italia Tel: +39 0473 69 25 09

OFFICIAL ITALY SALES REPRESENTATIVE

City Jungle

Via Longarone, 34 33100 Udine Tel.: 347.2582098 cityjungle@email.it www.cityjungle.it

Orari:

Da Martedi' a Venerdi' 10.00/13.00 - 15.30/19.30

Sabato 10.00/17.00 continuato

Growerline, Pomezia

Sede: Viale Alessandro Manzoni 33-35 Pomezia (RM) 00071 Tel. 0691801148 Cel. 3403824505

Orario: Dal Lunedì al Sabato Dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30 Grow shop online www.growerline.com sta @growerline.com Semi di canapa da collezione su www.seedsline.com sta @seedsline.com

Hempoint CBD

Via T. Landol n.449 Frosinone 03100 (FR) Lu-Ve 9.00-13.00 e 16.00-20.00 Sabato 10.00-13.00 e 16.00-20.00 Domenica Chiuso Tel: +39 338 700 2714 hempointcbd@gmail.com Self-Service H24 www.hempoint.shop

Da 23 anni in prima linea per la cannabis PARMA, piazzale Picelli 11/e FB: Canapaio Ducale Parma IG: canapaioducale mail: canapaioparma@gmail.com

0.2

Volta di S. Piero, 2r, 50122 Firenze FI, Italia Per spedizioni cannabis scrivere su whatsapp: +39 371 441 1721 infosativa0.2@libero.it www.sativa02.it

RISULTATI CHAMPIONS CUP

Indica flowers:

1° Banana Cooler di Selva Club

2° ZxZ di Fantazy

3° Big Z di Selva Club

Sativa flowers:

1° Cherrymosa di Perfect Tree

2° Gelonade di Feliz

3° Fruit Stand di Club Marjara Garden Cannabis

Rosin:

1° Bask Triangle di DocHazed

2° Zkittlez Bx1 di We Flowers

3° Guava Zkittlez di Slite23

Hashish:

1° Danup di Powerpuff Farm

2° Gak Bx1 di Theroomkiller

3° Zkittlez Bx1 di We Flowers

CBD:

1° Legendary di Loud

2° Ferrari OG di Gemelli Forte

3° Grapefruit di Flowgardens

C-DAY by CANNABISHUB

È un evento organizzato dalla community di CannabisHub, durante il quale si svolgono conferenze, dibattiti e tavole rotonde tra esperti ed operatori del settore cannabis. Quest'anno tra gli ospiti vi erano due nomi illustrissimi, colonne portanti di Soft Secrets e tra i massimi divulgatori della cannabis al mondo, ovvero Ed Rosenthal e Jorge Cervantes.

SPANNABIS OFF WEEK

Già da alcuni anni la settimana di Spannabis è arricchita da una miriade di eventi, la maggior parte dei quali si svolgono all'interno dei club oppure in spazi privati. Drop di nuovi semi, Meet and Greet dove è possibile fare conoscenza con celebrità ed artisti famosi, esperienze gastronomiche fatte di cene e degustazioni a base di THC, esposizioni artistiche, workshop, concerti e competizioni di livello internazionale sono all'ordine del giorno. Una mostra molto interessante è stata quella organizzata da Tricomics con il fotografo Kandid Kush e il writer Nemo.

LE COMPETIZIONI

MASTER OF ROSIN

È una competizione dedicata esclusivamente all'arte del rosin, per gli hashmakers è la coppa più ambita dopo la Cannabis Champions Cup. In questa competizione 64 estrattori si scontrano fino all'ultima goccia di terpene per conquistare il trofeo, giudicati da un gruppo di giudici di fama internazionale tra i quali figura anche il vincitore della precedente edizione. La Master of Rosin si svolge anche negli Stati Uniti, con edizioni a New York e Los Angeles.

HIGH SECRET CUP

Organizzata da Green Maze, High Session e Canalbinoide è una competizione celebrata in un luogo segreto immerso nella natura a pochi chilometri da Barcellona. Lo svolgimento della gara è molto interessante, i competitori sono invitati a sedersi intorno ad un tavolo insieme ad un team di giudici di altissimo livello per conversare e testare i samples presentati. L'ambiente è stato molto festivo, corredato dalla presenza di numerosi brand e dal sound di Mapuxe. All'appuntamento erano presenti molte figure di spicco, tra i quali Kelly e Josh di Dragonfly Earth Medicine. High Secret Cup prossimamente sbarcherà a Berlino perciò stay tuned.

FULLMOON SESH

La FullMoon è una competizione con varie edizioni in tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Sud Africa, Thailandia e Repubblica Ceca. La sua fama ormai è alta, rendendola una delle coppe più prestigiose. La competizione prevedeva due categorie: hashish e rosin. Quest'anno si è svolta l'ultimo giorno di Spannabis, ospitata da un club nel quartiere di Gracia.

DAB-A-DOO

Mila Jansen, aka Mila Hash Queen, è l'organizzatrice di questa competizione che ormai conta tantissime edizioni in tutto il mondo. Quest'anno la regina dell'hashish per celebrare il suo 80° compleanno ha deciso di realizzare un evento diverso da quelli passati, ovvero una festa con tutti i suoi amici. Happy Birthday Mila!

ORGANIC CUP

Il nome di questa competizione già dice tutto, infatti sono ammessi solo samples prodotti seguendo le pratiche dell'agricoltura ecologica, è severamente vietato l'uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi.

In questa edizione hanno trionfato con due primi posti nelle categorie hashish e rosin la collaborazione tra Harbey's Club e Green Maze Farm, rispettivamente con Brandy Wine 2.0 e CherryZ. Organic Cup è un esempio per tutti, incoraggiando i growers di marijuana ad impiegare metodi di coltivazione sostenibili e rispettosi dell'ambiente.

EGO CLASH

La Ego Clash è una coppa che nasce in California e successivamente è stata esportata a Barcellona, è organizzata dal mitico Brandon di 3rd Generation Family e si può accedere solo su invito. Solo i migliori growers e hashmakers che si sono distinti durante l'anno possono sperare di ricevere la convocazione.

HASH CALABASH

Hash Calabash è un evento nato per ricordare Frenchy Cannoli, insegnante, attivista, divulgatore, hashmaker e pioniere della cannabis, venuto a mancare nel luglio del 2021. Non si tratta di una competizione ma di un appuntamento dove è possibile incontrare e conoscere i migliori hashmakers al mondo per celebrare la cultura dell'hashish, da quello tradizionale alla sua evoluzione attuale.

HASHTIMES CUP

Perfect Tree e Zmoothiez Geneticz sono gli organizzatori di questa competizione giunta alla quarta edizione. L'evento si è svolto all'interno di un club della città di Barcellona ed è dedicato esclusivamente a prodotti solventless, cioè prodotti senza l'impiego di solventi chimici.

MOTHER CUP

La Mother Cup si distingue dalle altre competizioni per essere la prima con una giuria composta da sole donne. Tutte figure di altissimo livello nel panorama della cannabis. La categoria flowers è stata quella più partecipata, seguita da rosin e water hash.

1° Posto vinto da Harbey's Club x Green Maze Farm.
HighSecret Cup.

LADY GAGA

“Voglio che sappiate che l’erba mi ha cambiato la vita e che grazie a questo bevo molto meno. È stata un’esperienza spirituale per me e per la mia musica”. Queste sono le parole pronunciate da Lady Gaga nel 2012 durante un concerto ad Amsterdam. La cannabis non solo è stata la sua fonte d’ispirazione, ha anche alleviato il dolore fisico che pativa da anni.

Stefani Joanne Angelina Germanotta è nata il 28 marzo 1986 a New York e ha firmato il suo primo contratto discografico all’età di diciannove anni. È una delle artiste pop più famose al mondo e un’attrice di successo. Un anno dopo il successo della hit Pokerface (2009), la Germanotta ha dichiarato alla rivista britannica Q che la cannabis l’ha ispirata e l’ha aiutata a riflettere sul tipo di arte che voleva fare:

“Alcune persone trovano ispirazione in angoli oscuri. Penso di essere una di queste persone. Ciò che mi ha sempre resa diversa è che quando facevo uso di droghe, facevo anche musica. Non mi limitavo solo alle droghe”.

Nel 2012 è stata ancora più esplicita nel programma televisivo americano 60 Minutes. “Fumo ancora molta erba quando scrivo musica. Non ho intenzione di abbellire la realtà per 60 Minutes e di fingere di essere sobria, perché non lo sono”.

Lo stesso anno, a settembre, durante un concerto allo Ziggo Dome di Amsterdam, la Germanotta si è accesa una canna lanciata da un fan sul palco. I due tiri che ha fatto sono diventati una notizia a livello globale; le foto e i video dell’accaduto sono diventati virali.

A cinque mesi circa di distanza, il destino ha fatto il suo corso. La Germanotta si è fratturata l’anca e ha dovuto interrompere il tour Born This Way Ball. L’incidente le ha provocato la fibromialgia, sindrome caratterizzata da dolori muscolari, disturbi del sonno, stanchezza e mal di testa. Una delle poche cose che aiutano a lottare contro la fibromialgia è la cannabis.

Ospite del programma televisivo americano Z100 Morning Show, nel novembre 2013 la Germanotta ha raccontato di essere stata “dipendente” dalla cannabis. Ma ha anche spiegato come la cannabis l’abbia aiutata ad alleviare il dolore cronico e ad affrontare la pressione derivante dal suo status di superstar:

“Ne sono stata dipendente. Alla fine, è tutta questione di gestire l’ansia e la tensione ed è una forma di automedicazione. Fumavo dalle quindici alle venti canne al giorno, per di più, senza tabacco. Guardandomi indietro, mi rendo conto che aveva anche a che fare con il dolore all’anca. Non sapevo da dove venisse, sentivo sempre molto dolore e mi sentivo male, ma non sapevo perché”.

Il dolore è andato avanti per anni, fino a quando Lady Gaga ha iniziato il suo sesto tour mondiale, The Chromatica Ball, nell’estate del 2022 a Düsseldorf. “È stata la prima volta che mi sono esibita senza dolore da non so quanto tempo a quella parte”, ha raccontato l’anno scorso in una lunga intervista per Vogue. Il suo nuovo amore e ora fidanzato Michael Polansky l’ha accompagnata in tour.

Polansky è un investitore tecnologico ed ex CEO di una società di consulenza finanziaria di San Francisco. “Michael e io abbiamo fatto il tour assieme”, ha detto Gaga a Vogue. “L’ho fatto senza dolori! Non fumo erba da anni. Sono, per così dire, cambiata. E molto.”

Grow con Roberto B.

QUAL È LA QUANTITÀ IDEALE DA COLTIVARE PER

L’AUTOSUFFICIENZA?

UNA PICCOLA TENDA DA COLTIVAZIONE

È GIÀ SUFFICIENTE

Se vivete la vostra vita da consumatori di cannabis, non potete semplicemente andare al supermercato più vicino, dove nessuno avrebbe da ridire se riempiste l’intero carrello della spesa di bevande alcoliche. Dovete chiedere aiuto ai vostri amici o rivolgervi a uno spacciatore. Gli amici e gli spacciatori possono darvi solo ciò che riescono a procurarsi. A volte può capitare che sia marijuana contaminata, che può anche contenere pesticidi, oppure potrebbe non essere neanche marijuana, ma qualsiasi altra sostanza disponibile. Inoltre, dato l’incremento dei consumi, questa abitudine segreta è anche onerosa: non tutti hanno un buon reddito.

D’altro canto, se montate la vostra tenda da coltivazione e coltivate le vostre varietà preferite, non dovrete far altro che aspettare il raccolto, raccoglierlo e conservarlo accuratamente. Avete molti amici? È proprio per questo che neanche i vostri “amici” dovrebbero essere a conoscenza della vostra coltivazione se è per pochi grammi. In questo caso, sarà sufficiente una tenda da coltivazione. Considerate che lo spaccio o il traffico sono reati peggiori della coltivazione domestica e del possesso di marijuana, il che dovrebbe costituire un motivo sufficiente per dissuadervi dal coltivare illegalmente su larga scala. In caso di “emergenza”, se coltivate per voi stessi o, al massimo, coinvolgete un amico fidato, con un po’ di fortuna non correrete rischi. Ma assicuratevi che questo amico non tenga in casa bilance digitali, sacchetti per sigilli, banconote di piccolo taglio o altra oggettistica tipica degli spacciatori. Dovrebbe anche conservare all’esterno i fiori di marijuana essiccati e messi sottovuoto e tenere nell’appartamento solo le quantità da consumare.

E anche in questo caso, ha senso coltivare il meno possibile, poiché per essere perseguiti è sufficiente che venga presunto che abbiate raccolto una quantità X e quindi anche che la possediate e non la usiate esclusivamente per il vostro fabbisogno, se tale quantità è piuttosto elevata. Anche se non coltivate piante, la vostra casa non deve sembrare un luogo in cui in passato si coltivavano quantità importanti, poiché sono sufficienti semplici insinuazioni perché il tribunale competente emetta una sentenza definitiva. Ecco perché una tenda da coltivazione di 80x80 cm sarebbe meglio di una di 120x120 cm. Le lampade HPS da 250 W sono meglio di quelle da 600 W. Usate controller semplici e nessun’altra tecnologia superflua per sembrare meno professionali. Quattro piante in uno spa-

zio di coltivazione di 80x80 cm possono essere irrigate a mano molto bene. Allo stesso modo, la coltivazione in terra piuttosto che in lana di roccia o in aeroponica desterà meno sospetti.

Ricordate che meno sono e più sono semplici, meglio è. Per esempio, dato che le talee non sono facilmente reperibili, poiché i produttori validi di talee sono per lo più fuori portata, dovreste evitare di conservare talee. È meglio acquistare semi di varietà di buona qualità. Le varietà più costose non sono necessariamente le migliori. Dopo alcuni anni di conservazione, il loro potere germinativo si esaurisce, per questo motivo non bisogna conservare troppi semi.

Il metodo più sicuro è quello di coltivare in un substrato non fertilizzato il doppio dei semi che vi serviranno. Non tutti i semi germoglieranno e non tutte le piante si svilupperanno bene. Inoltre, con le varietà regolari, le piante maschio ed ermafrodite devono ancora essere selezionate, per questo motivo sarebbe auspicabile piantare un numero di semi anche quattro volte superiore. A seconda della varietà e delle dimensioni della pianta desiderata, dalla semina al raccolto passano dai tre ai sei mesi. Alcune varietà crescono molto lentamente, producono poco, ma sviluppano un effetto haze molto particolare.

Si stima che uno spazio di 80x80 cm possa produrre due o tre raccolti l’anno, ognuno dei quali da 100 a 300 grammi. Con questa frequenza, la vostra tenda da coltivazione può essere usata non solo per coltivare i semi, ma anche per appendere le piante raccolte e farle essiccare delicatamente in due settimane con una ventilazione lenta, senza che sprigionino odori “infidi”.

Se non avete bisogno di 5 grammi al giorno e vi serve giusto una quantità adatta per uso personale, potrete soddisfare le vostre esigenze anche solo con uno spazio di dimensioni così esigue e che produce pochi raccolti l’anno. D’altro canto, se invitate gli amici, ne consumate un po’ di più o volete ottenere un solo raccolto l’anno, avrete ovviamente bisogno di uno spazio di coltivazione leggermente più grande.

Se i semi vengono coltivati in una tenda da coltivazione, è necessario utilizzare due fonti di luce diverse oppure ridurre l’intensità luminosa. Tuttavia, va considerato anche lo spettro luminoso. Con una lampada HPS, la fonte luminosa può essere semplicemente sostituita.

Con un moderno ballast elettronico è possibile ridurre l’intensità luminosa in modo notevole. È comunque necessario lasciare una certa distanza dai semi e dalle piantine, che sono particolarmente sensibili, in modo che la luce non sia troppo forte.

Per la fase di prefioritura, è indicata una luce blu da circa 6.500 kelvin; durante la fioritura, è meglio passare a una luce rossa da circa 2.700 kelvin. Con alcune fonti luminose o LED per l’illuminazione delle piante, anche spettri luminosi leggermente diversi possono assicurare

buoni risultati. Di volta in volta, anno dopo anno, servirà effettuare dei test e accumulare esperienza.

Le piante giovani sono comunque più sensibili alla luce forte rispetto a quelle già fiorite. Anche i LED più potenti possono essere talmente brillanti che, inizialmente, sarà necessario mantenere una distanza superiore ai 30 cm. La scelta della distanza non può quindi essere applicata a tutte le configurazioni. Quindi, per sicurezza, fate prima un piccolo test di germinazione con della canapa industriale e monitorate il tutto

Lampade HPS per stanze fredde.
Lampade a LED per ambienti caldi.

per quattro settimane. Di norma, la canapa industriale cresce in modo molto diverso dalla cannabis potente, per cui non vale la pena osservarla per più di quattro settimane.

Con le lampade HPS, si può calcolare un minimo di 200 W per m² per la fase vegetativa e un minimo di 350 W per m² per la fioritura. A seconda del riflettore, bisogna tenere conto anche della distanza dalle piante. Se si dispone di buoni LED, si può risparmiare un terzo dei watt per m². Non scegliete timer economici per azionare dispositivi che assorbono grandi quantità di elettricità, perché si guasterebbero in poco tempo e l’impianto di illuminazione rimarrebbe acceso. Se non ve ne accorgete e vi servono solo 12 ore di luce, il vostro raccolto verrà rovinato in modo devastante e, oltre a ciò, dovrete sostenere costi di gestione più elevati.

Dopo che i semi sono germogliati e si sono sviluppati diventando piantine in un vaso da 0,25 litri, questi dovranno ovviamente essere rinvasati. Metteteli in un vaso da quattro litri e usate del terriccio preconcimato. Per le varietà sensibili, non usate troppo concime. Se avete già del fertilizzante nel terreno, per le prime tre settimane non dovreste aggiungerne altro o al limite dovreste aggiungerne molto poco. Se coltivate in terra, usate il concime per regolare il valore del pH al livello ottimale. Tuttavia, con una buona irrigazione iniziale, è possibile utilizzare un altro fertilizzante senza dover regolare il valore del pH. Per la coltivazione in terra, va molto bene un valore di pH compreso tra 6 e 6,5. Se mettete solo quattro piante in una tenda di 80x80 cm, dovreste rinvasarle una seconda volta qualche giorno prima che inizino a fiorire (andrebbe bene un vaso da circa 7,5 litri). Se coltivate varietà autofiorenti, è meglio mettere le piante direttamente in vasi da 1 litro per poi rinvasarle in vasi da 7,5 litri, perché non fioriranno da sole a partire dalla terza settimana, anche con 18 ore di luce al giorno. Altrimenti, scegliete 18 ore di luce e 6 di buio per la prefioritura e 12 ore di luce e 12 di buio totale e ininterrotto per la fase fondamentale della fioritura.

È sempre molto importante che le piante dispongano di aria e di acqua nel terreno. Non

indica crescono più compatte e ci sono anche piante molto piccole che crescono da meno di 30 cm a 50 cm dopo l’inizio della fioritura. Ma con piante dense, questi 50 cm sono già sufficienti per ottenere una resa ottimale. La luce non raggiunge comunque il terreno attraverso

dopo un’infestazione e lasciarla vuota per alcune settimane. Tuttavia, è meglio se all’inizio non s’incorre in alcuna infestazione, perché si può lavorare in modo pulito e coscienzioso. Per crescere le piante non hanno bisogno solo di una tenda, di terriccio e di fertilizzante.

A SECONDA DELLA VARIETÀ E DELLE

DIMENSIONI DELLA PIANTA DESIDERATA, DALLA SEMINA AL RACCOLTO PASSANO DAI

TRE AI SEI MESI

lasciatele seccare, ma non arrivate neanche a inondarle. In un ambiente asciutto e caldo, utilizzate un terriccio senza o con una piccola quantità di perlite; in condizioni di freddo e umidità, è opportuno utilizzarne una quantità maggiore. È sempre possibile sollevare il vaso. Se è pesante, non irrigate. Fatelo solo quando diventa più leggero. Anche in questo caso, innaffiate in modo che la pianta non rimanga bagnata a lungo. Nel vaso non deve mai formarsi una pozzanghera dopo l’annaffiatura, per questo motivo va tenuto sollevato di almeno qualche cm dal suolo nella tenda di coltivazione.

Le piante di sativa forti crescono da 15 cm a oltre un metro, pertanto, hanno in genere bisogno di vasi più grandi e di più spazio. Le piante di

una fitta chioma di foglie, quindi una maggiore altezza non può aumentare la resa.

Se il fogliame superiore fa ombra alle foglie più basse, queste diventeranno pallide e appassiranno. Queste foglie possono essere rimosse insieme ai germogli laterali estremamente deboli. L’aria fluirà meglio sulle foglie vitali e i parassiti e le malattie avranno più difficoltà a svilupparsi su piante sane in una stanza di coltivazione pulita. Per prevenire malattie e parassiti, non introducete materiale vegetale o terriccio dall’esterno e prestate molta attenzione ai valori climatici adeguati. Ci sono sempre soluzioni per controllare malattie e parassiti senza usare prodotti chimici pesanti. È sempre consigliabile pulire accuratamente la stanza

Hanno assolutamente bisogno di aria fresca. Nella tenda da coltivazione è necessaria anche una ventola di estrazione dell’aria con un filtro al carbone attivo per fare in modo che l’aria

maleodorante venga convogliata all’esterno attraverso un tubo Aluflex. Prima di ordinare una tenda da coltivazione, dovreste anche analizzare come convogliare all’esterno della tenda questo tubo dell’aria. Dopotutto, bisogna fare in modo che nessuno veda qualcosa o senta rumori, per questo il ventilatore deve essere estremamente silenzioso e non deve essere montato sul soffitto o sulla parete, in quanto questi elementi strutturali sono conduttori di rumore. In questo caso, è necessario posizionare dei gommini spessi tra il soffitto e il ventilatore o semplicemente appenderlo nella stanza.

È preferibile collocare la tenda da coltivazione in una cantina con una piccola finestra o in una stanza con una finestra stretta coperta da alberi all’esterno. La finestra deve essere aperta a ribalta, la fessura bloccata con materiali che non ammuffiscono come la lana di canapa e il tubo dell’aria deve essere bloccato in alto. Non si deve vedere dall’esterno, pertanto le tende devono essere abbassate quasi del tutto, ma non fino al pavimento. Naturalmente, se è possibile, si può creare un’apertura a parete da una stanza all’altra, in modo che l’aria si disperda in modo migliore. In ogni caso, l’aria viziata non deve circolare nello spazio abitativo, ma essere convogliata fuori dalla stanza.

A causa dell’odore, è necessario far uscire continuamente un po’ d’aria dalla tenda di coltivazione, in modo che ci sia sempre almeno una piccola pressione negativa per evitare che l’aria maleodorante rientri. I neutralizzatori di odori ONA possono essere collocati in anticamera o in corridoio. Dopotutto, sarebbe controproducente se l’odore raggiungesse il corridoio, e gli amici e gli amici degli amici non invitati venissero a farvi visita.

Per assicurarvi che il ventilatore non arieggi troppo o troppo poco, dovrà essere collegato a una centralina e dovrà funzionare a una velocità maggiore se aumenta la temperatura o se l’umidità relativa è troppo elevata. Le centraline più adatte sono i riduttori di velocità o i trasformatori di regolazione. Tuttavia, se l’aria è troppo secca, può rivelarsi molto efficace un umidificatore a ultrasuoni con un serbatoio da quattro litri all’interno della tenda di coltivazione. Se la stanza è troppo piccola e c’è poca ventilazione, l’umidificatore a ultrasuoni e il serbatoio possono essere appesi in alto nella tenda da coltivazione e umidificare efficacemente l’aria per uno o due giorni. Naturalmen-

I filtri a carboni attivi e la ventilazione sono d’obbligo.
Settaggio di un ballast HPS per evitare passi falsi insidiosi.
I semi andrebbero ordinati on line?

Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV

Bruistensingel 400, 5232 AG ‘s Hertogenbosch, Paesi Bassi

Tel: +31 (0)6 13 00 65 33

E-mail: info@softsecrets.nl

Sito internet: www.softsecrets.com

Editore: Cliff Cremer

Collaboratori: Jorge Cervantes, Fabrizo Dentini, Sudestfam, Stoney Tark, Mr. Jose, G.B.I., Tricoma Team, Jaypp, Ed Rosenthal, Dott. Davide Calzolari, Derrick Bergman/Gonzo Media e tanti altri.

Traduzioni: Valefizz

Indirizzo redazione: Soft Secrets Italia

E-Mail: readers@softsecrets.nl

Pubblicità: Fabrizio

E-mail: fabrizio@softsecrets.nl

Tel: +31(0)39 - 36 65 44 66 94

Soft Secrets is printed by Coldset Printing Partners, Paal-Beringen, Belgium www.coldsetprintingpartners.be

La voce dell’editore:

Soft Secrets è una rivista bimestrale gratuita pubblicata nei Paesi Bassi (con il nome di Highlife), Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Cile. A livello mondiale è in corso un processo di

relativa liberalizzazione dell’uso della cannabis, che sia per scopi medici o ricreativi. Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis per separare le droghe leggere da quelle pesanti, come dimostrato in Olanda. Altri Paesi hanno legalizzato l’uso della cannabis per uso medico, ivi incluso il diritto di coltivare piante di cannabis per uso personale. L’editore si propone di mettere in luce il processo di normalizzazione dell’uso della cannabis. Questo presuppone che l’editore non sia necessariamente d’accordo su tutto ciò che figura negli articoli e nelle pubblicità che appaiono sulla rivista. L’editore si discosta quindi in modo esplicito da dichiarazioni o immagini pubblicate che potrebbero dare adito a pensare che siano stati approvati l’uso e/o la produzione di cannabis. Nulla della presente pubblicazione potrà essere copiato o riprodotto in qualsiasi formato senza previa autorizzazione dell’editore e di altri titolari del copyright. L’editore non assume alcuna responsabilità in merito al contenuto e/o al punto di vista degli annunci pubblicitari. L’editore non assume alcuna responsabilità per eventuali documenti presentati indesiderati. L’editore ha cercato di contattare tutti i titolari del copyright di fotografie e/o immagini. Coloro che ritengono ancora di avere diritto ai suddetti diritti sono pregati di contattare l’editore.

Il prossimo imperdibile numero esce il

Indice pubblicità

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.