La coerenza di un impegno, la ricchezza di una vita di Salvatore Colazzo
Ogni anziano che muore è una biblioteca che brucia (Da un antico detto senegalese)
1. Il lavoro che presentiamo, un incipitario dei principali temi della musica salentina, costituisce il punto di arrivo di una lunga ricerca, i cui inizi sono da collocarsi sul finire degli anni Settanta del secolo passato, condotta sulla musica popolare salentina da un musicista che ha operato alcune opzioni metodologiche inizialmente affrontate istintivamente e, successivamente, diventate più consapevoli e scientificamente motivate. Ci troviamo di fronte ad un caso assai singolare, quello di un itinerario di studio personalissimo, dalle grandi valenze per l’etnomusicologia, ma ancor più per la pedagogia di comunità. In queste pagine cercheremo di spiegare con la massima accuratezza quest’avventura; ci riteniamo titolati a farlo per essere stati in qualche modo compagni di viaggio e qualche volta pure interlocutori dialoganti di chi di essa è stato artefice. Il caso è quello di Luigi Mengoli, che compie un’esplorazione profonda ed intensa sulla memoria musicale della sua comunità, riuscendo a pensare, a partire da essa, ad un Archivio sonoro che costituisce un giacimento prezioso per la ricchezza e l’unicità dei documenti contenuti. Luigi Mengoli è nato a Spongano, un paesino del Salento medio-basso, non lontano da Tricase, nel 1960, da una famiglia contadina. Spongano all’epoca viveva in prevalenza di agricoltura, le terre in gran parte appartenevano alla famiglia dei Bacile di Castiglione, che lì si erano stabiliti a metà del XVII secolo, provenendo dalle Marche, per coltivare l’olivo e la vite, dando i natali a personaggi dotati di spirito innovatore, come Filippo1, ingegnere che progettò la linea ferroviaria Maglie-Gagliano-Gallipoli2, e, cosa altrettanto importante, introdusse importanti miglioramenti nel processo di produzione dell’olio, indicando già allora – siamo negli ultimi decenni dell’Ottocento – la via della valorizzazione della olivicoltura salentina, che sarebbe dovuta passare dal produrre olio lampante al produrre olii da pasto fini atti ad essere consumati sulle tavole più ricche e sofisticate delle città europee3. Si sarebbe dovuta modificare la modalità di raccolta, di stoccaggio e di spremitura, cosa che egli fece nell’opificio di famiglia, ottenendo eccellenti risultati. Era significativa anche la produzione di tabacco, come peraltro in tutto il comprensorio; c’era, non a caso, un gran numero di “fabbriche” in mano a ricchi concessionari per la prima lavorazione delle foglie, e, accanto ad esse, cosa molto importante per l’economia del piccolo centro, la Su di lui ha scritto un prezioso libello Cosimo De Giorgi, il noto geografo suo coevo. Cfr. C. DE GIORGI, Il barone di Castiglione Filippo Bacile, Gaetano Martello, Lecce, 1911. Molte ottime note per conoscere il personaggio sono anche in: A. PEROTTI, Onoranze al barone di Castiglione don FIlippo Bacile in Spongano il 14 settembre 1913, discorso commemoriativo, Gaetano Martello, Lecce, 1913. 2 Cfr. F. BACILE DI CASTIGLIONE, A proposito della recente nota ministeriale per la ferrovia economica MaglieGagliano-Gallipoli, Tip.-lit. editrice Salentina, Lecce, 1883; F. BACILE DI CASTIGLIONE, Per la ferrovia economica Maglie-Gagliano-Gallipoli: relazione e documenti, Tipo-litografia editrice Salentina, Lecce, 1886. 3 Cfr. F. BACILE DI CASTIGLIONE, Intorno all'usanza di estrarre l'olio da olive riscaldate: poche considerazioni proposte ai signori proprietari della provincia di Lecce, Tip. editrice Salentina, Lecce, 1873. 1
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