2011 saggio per martiniello

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rivendicare a sé la prospettiva di “un sapere critico-radicale che si lega al soggetto e ai suoi bisogni, alla trasformazione sociale, a una cultura capace di sottrarsi, per scelta consapevole, al dominio (sociale) e di pensare e volere e prefigurare (sia pure in nuce) nuovi ordini soggettivi, culturali, sociali e anche politici” 7. La tensione verso l’ulteriorità La formazione, dialogando con la società qual è – nel nostro caso è quella del postmoderno – “tempo del pluralismo, della innovazione continua, della plasticità e del nomadismo, perfino dell’erranza e insieme dell’incontro, dello scambio, del dialogo, del métissage”8, si sforza di rendere più udibili certe voci, quelle compatibili con l’utopia di una società capace di soddisfare pienamente i bisogni comunicativi degli uomini, che sono essenzialmente bisogni di relazionalità e di comunità. Quell’utopia che Morin con la sua idea della terra-mondo ha saputo esprimere mirabilmente. Scrive ne Lo spirito del tempo9, che la svolta comunicativa intervenuta grazie a media personali, sembra avere dentro di sé la promessa di un soggetto che sa andare oltre il “buio dei miti dell’individuo privato. Sotto la determinazione individualistica, fusa, mescolata scorgiamo l’attesa e la ricerca millenaria di una maggiore bontà, pietà, amore e libertà nel mondo” 10. “[…] sotto i nostri occhi, e per frammenti, si profila l’abbozzo scimmiesco – il cosmopiteco – di un essere (dotato di maggiore coscienza e amore?) che potrebbe affrontare il divenire e assumere una funzione cosmica” 11. La pedagogia odierna accetta la sfida della postmodernità e rende la formazione disponibile a farsi funzione regolativa di una società che si vuole aperta e pluralista, policentrica e senza un ordine e un senso prestabiliti, ma impegnata continuamente a tentare un ordine ed un senso, collettivamente, attraverso lo strumento del dialogo e della democrazia. Così come pure parallelamente funzione regolativa di un soggetto che vive nell’inquietudine e nella ricerca di un’identità che è aperta nella sua tensione inconclusa alla forma. La formazione scopre la sua profonda vocazione ad orientare i soggetti impegnati a trovare il senso della relazione col mondo e con se stessi. Soggetto e società hanno statuto problematico e aperto, essi ricercano le loro regole di condotta e nel far questo si appellano alla formazione come relazione che aiuta le persone a trovare la loro specifica cifra per stare al mondo e dare il loro attivo contributo a renderlo più a misura dei loro ideali, dentro una cornice etica che fa appello alla reciprocità e al pari diritto che ogni uomo ha di tentare di abitare le cose a modo suo, dando senso pieno alla propria ricerca di senso. La formazione, oggi, che vuole confrontarsi con la società qual è per orientarla secondo le prospettive di una continuità con un ideale di uomo che aspira ad un rapporto attivo e creativo col mondo, che persegue una pienezza di essere, che è vitalità e capacità espansiva delle sue facoltà, non può che essere formazione mediale, cioè formazione ai media, con i media, attraverso i media, ecc. 7

Ibidem. Ibidem, p. 56. 9 Cfr. E. MORIN, Lo spirito del tempo, Meltemi, Roma 2005. 10 Ibidem, p. 224. 11 Ibidem, p. 225. 8


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