Opuscolo Comune di Grammichele

del

LA CITTÀ PRINCIPE

Foto Mario Alparone

Carlo Maria Carafa

REGIONE SICILIANA

COMUNE DI GRAMMICHELE Assessorato alla Cultura

Foto Michele Buscema

Un ringraziamento va a tutti coloro i quali, con il loro contributo, hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto: L’Arch. Giovanna Cimino

per l’attività amministrativa svolta in questo progetto.

Il Prof. Giuseppe Palermo

per la sapienza con cui ha descritto eventi e luoghi della storia di Grammichele.

Massimo Inzirillo Mario Alparone Foto Astuto Francesco Belvedere Marilena Belvisi Giuseppe Buscema Michele Buscema Marco Costantini Samuele Cucuzza Loredana Fragapane Katy Giarrusso Denise Interriggi Claudio Lamonica Tiziana Russo Andrea Ventura Salvatore Garofalo

per la bellezza dei loro scatti fotografici che esaltano il patrimonio architettonico e culturale della nostra città.

per la professionalità con cui ha curato la parte grafica del progetto.

Un doveroso ringraziamento va, altresì alla Regione Siciliana per averlo patrocinato e finanziato.

Stampato Settembre 2021

La Città del Principe

Carlo Maria CARAFA

Foto Tiziana Russo

Foto di Mario Alparone

I

n ogni angolo della Sicilia vi è

un immenso Patrimonio

Culturale che tes monia la

storia e la memoria dei suoi luoghi e dei suoi popoli.

Una ines mabile ricchezza storicoculturale il cui valore estrinseco non può essere limitato solo alla esaltazione delle bellezze archite oniche delle sue ci à, delle sue piazze, dei suoi edifici e dei suoi monumen

ma a ciò che essi

raccontano, perché ciascuna di quelle pietre custodisce le radici, iden fica le comunità che vi hanno vissuto e descrive i cambiamen che definiscono la società.

Ed è proprio per queste ragioni che la tutela e la salvaguardia di questo ines mabile Patrimonio Culturale deve rappresentare, per ciascuna delle Comunità che lo possiede e lo vive, una priorità nell'azione e negli interven pos in essere perché, al contrario, il disinteresse e la noncuranza porterebbero alla perdita ed al deterioramento progressivo delle nostre radici e della nostra Storia.

Per far ciò serve instaurare un rapporto sinergico e mutuale tra “bene comune” “is tuzioni pubbliche” e “popolazione a va” a cui viene demandato il compito di essere parte integrante di un unico “ p ro g e o d i c o n s e r va z i o n e ,

Foto di Mario Alparone

valorizzazione e promozione del proprio patrimonio storico culturale” che sappia generare, in ciascuno di Noi, un forte senso di appartenenza, di integrazione e di Resilienza Sociale e Culturale.

Lo stesso senso di appartenenza, oggi più che mai ritrovato in Noi ci adini di Grammichele, lega con altre Comunità vicine grazie all'opera compiuta dal Principe di Butera, Carlo Maria Carafa Brancifor , che fondò nel 1693 la “Ci a di Grammichele” con la sua pianta urbanis ca esagonale inserita tra le ci à barocche del Carafa.

La nostra ci à vanta la conoscenza esa a della sua fondazione nonché il cerimoniale in s le barocco, voluto dallo stesso suo fondatore, per solennizzare un avvenimento che con nua a rimanere ancor vivo nella nostra memoria con la rievocazione storica della “posa della prima pietra.

Vorremmo che il rispe o e la cura dei nostri "luoghi comuni" e del "patrimonio storico culturale" diventasse legge non scri a per tu Noi.

Assessore alla Cultura Avv. Giuseppe Branciforte

Sindaco Avv. Giuseppe Maria Purpora

Occhiolà e il Terremoto dell’11 gennaio 1693

I

l terremoto dell'11 gennaio 1693 devastò gran

parte della Sicilia orientale, il cosidde o Val di

Noto. Molte furono le ci à distru e come

Catania, Siracusa, Ragusa, Scicli, Modica, Militello, Mineo, Caltagirone, Noto, per citare solo le più importan .

Il piccolo borgo medievale di Occhiolà sorgeva arroccato su un complesso sistema collinare dei Mon

Erei nel tra o della Piana di Catania

a raversata dal fiume Caltagirone-Margi.

L'abitato aveva una topografia che si ar colava in tre colline: il poggio di San Nicola, dove sorgevano il Castello, il Palazzo del feudatario, la Chiesa Matrice e lo Spirito Santo; un'ampia insellatura, dove era edificata la chiesa di San Leonardo, conduceva al poggio del Rullìo, ai piedi del quale c'era la chiesa di Santa Venera; il poggio di San Leonardo accoglieva il Convento degli Zoccolan e al margine nord la chiesa di San Rocco. La chiesa del Calvario si trovava su un'altura a sud, mentre a occidente c'era la piccola chiesa della Madonna di Valverde. Fuori dall'abitato occupava un'ampia e ridente spianata la chiesa della Madonna del Piano con annesso eremitorio.

I numerosi edifici sacri erano ricchi di tele, simulacri, arredi sacri. I cul e le devozioni ai san che la gente di Occhiolà pra cava erano an chissimi e risalivano ai primi secoli del cris anesimo sino al Medioevo e al periodo della Controriforma. La gente era laboriosa e dedita principalmente all'agricoltura.

Il borgo aveva una stru ura urbana cara erizzata da

Foto Marilena Belvisi

vie stre e e tortuose e i vari poggi erano intervalla da profondi e orridi valloni, quello delle Canne e quello dei Genzali o Chiusi.

L'abitato sorgeva, tu avia, su colline fragili, perché cos tuite da sabbie e argille. Al verificarsi del terremoto dell'11 gennaio 1693 la ci adella fu rasa al suolo.

Il Principe

Carlo Maria Carafa Branciforti

O

cchiolà era, al tempo della sua distruzione, feudo del principe Carlo Maria Carafa Brancifor .

Egli nacque a Castelvetere (oggi Caulonia, Reggio

Calabria) il 22 febbraio 1651 da don Fabrizio e da donna Agata Brancifor , sorella di Giuseppe, ricco e potente feudatario siciliano di Mazzarino.

Il Carafa trascorse la sua infanzia e gli anni della sua formazione a Napoli e a Roma, dove frequentò le scuole dei Gesui . Grazie a questo lungo periodo di istruzione fu un uomo do o nelle le ere, nella teologia e nelle scienze.

Col vò con passione la gnomonica e in par colare la costruzione di orologi solari civili.

Sposò la cugina Isabella d'Avalos, da cui non ebbe eredi maschi, e, successivamente, alla morte dello zio Giuseppe, si trasferì a Mazzarino, dove ereditò i vas possedimen

che lo resero il primo feudatario della

Sicilia.

Nel 1683 fu incaricato da Carlo II, Re di Spagna, di recarsi a Roma da papa Innocenzo XI, per l'omaggio della chinea, una mula bianca recante il tributo che il re di Napoli pagava allo Stato Pon ficio, per il privilegio che il pontefice disponeva, in quanto detentore dei diri feudali sul regno di Napoli.

Carlo Maria Carafa fu fecondo autore di numerosi libri che fece stampare a Mazzarino nelle sue

pografie

dire e da Ignazio Calatro, Giovanni van Berge e Giuseppe La Barbera. I suoi volumi sono tra i più pregevoli del secolo XVII, perché correda

e abbelli

da ritra

e

allegorie dell'incisore fiammingo Jacques Blondeau, uno Foto Giuseppe Buscema

dei più famosi dell'epoca. Dei suoi scri

ricordiamo

Istruzione cris ana per principi e regnan cavata dalla scri ura sacra

(1687), Horologium solarium civilium

(1689), L'ambasciatore poli co-cris ano (1690), Scru nio poli co contro la falsa ragion di Stato di N. Machiavelli (1692).

Il Carafa si spense a Mazzarino il 1° giugno 1695, all'età di 44 anni.

La fondazione di Grammichele

Città Esagonale

D

opo la distruzione di Occhiolà, il

S. R. I. erecta fuit haec urbs sub nomine

Carafa provvide tempes vamente

Grandis Michaelis ex ruinis oppidi Occhiolae

a soccorrere i supers

terremotu horrendo concussi die XI ianuarii

, inviando

cibo e beni di prima necessità.

eiusdem anni primae indic onis. Memoriam

Da Mazzarino mandò, in missione, don

tan

Vi orio de Uriarte, un suo cor giano, sui

nomismata effigie nempe cum s gmate intra

luoghi devasta dal sisma, e, a seguito della

mea viscera recondo.

sua relazione, dopo avere appreso la radicale

Su questo evento così scrisse un anonimo

distruzione del feudo e la fuga dei vassalli nei

cronachista dell'epoca: «Nel mese d'Aprile si

territori adiacen , decise subito di fondare

portò in GranMichele l'Eccellen ssimo don

una nuova ci à, non su quei colli franosi e

Carlo Carafa Principe Padrone, quale portò con

insicuri, bensì su un nuovo sito vicino e

esso li maestri archite

geologicamente più solido, chiamato Gran

pianura il disegno della nuova habita one, e

Miceli.

con giubilo universale si pose la prima pietra

Il Principe si mise subito a lavoro e ideò una

ad un angolo di essa essendo il disegno fa o

pianta esagonale, a ngendo ai tra a

fac

iam legis: fundatoris vero

e istruirno nella

di

seiangolare, con sei borghi che la circondano,

archite ura del mondo classico e del

nel primo delli quali ei situò il suo palazzo, e si

Rinascimento e me endo a fru o il suo vasto

principiò a fabricare; si pose con la

sapere.

Benedizione dell'Illustrissimo Prelato la prima

Il 10 aprile 1693 si recò personalmente nel

pietra della Chiesa Matrice situata nel mezzo

n u o v o s i t o e av v i ò i l c a n e r e d e l l a

di essa habita one, al capo della piazza e si

ricostruzione, portando da Mazzarino

diede licenza ad ognuno di eligersi il luogo

maestranze di costru ori, muratori, fabbri e

della sua casa» (Veridica rela one della

falegnami.

quondam Terra d'Occhiolà, 1699).

Il 18 aprile del 1693, alle ore 12:30, dopo che

La ci à di Grammichele, nata dalle ceneri di un

frate Michele da Ferla aveva delimitato la vasta

disastroso terremoto, è uno dei pochi esempi

piazza esagonale, si celebrò la solenne

di urbanis ca razionale in Italia. Il suo nucleo

funzione della posa delle prime sei pietre ai sei

centrale è cos tuito da sei esagoni concentrici.

angoli della piazza. Nel primo di essi il Principe

Ha una vasta piazza, anch'essa esagonale, di

ge ò la prima pietra della nuova ci à dove

8.164,80 mq. Sui sei la

sarebbe sorta la Chiesa Matrice con la

giacciono sei borghi re angolari di aurea

benedizione di don Francesco Micciardo,

proporzione con altre ante piazze quadrate al

arciprete supers te del terremoto. Essa recava

loro interno. I tre assi viari principali,

questa iscrizione: Deo Op mo Maximo Anno

intersecandosi, generano sei ses eri con

Domini 1693, die quarto decimo ante calendas

sessanta isole abita ve. Tu

maias, hora prima dimidia post meridiem

ses eri sono in tola a san : san Michele, san

primo lapide iacto ab Ecc.mo Dno D. Carolo

Carlo, santa Caterina, SS. Annunziata, san

Maria Carafa Principe Buterae et Roccellae ac

Rocco, Sant'Angelo Custode. Uno dei tre assi

dell'esagono

i borghi e i

Foto Claudio La Monica

viari principali, corso Roma, è perfe amente orientato in direzione est-ovest.

La pianta della ci à di Grammichele, ardita concezione matema ca e geometrica del do o Carafa, è tu a improntata da una fi a rete numerologica scaturente dal numero 6, cifra sacra per i teologi (Agos no) e perfe a per i filosofi (Aristotele) e gli archite (Vitruvio). La dimensione trasversale massima di m. 600 sta con il lato maggiore del borgo di m. 200 nel rapporto perfe o di 1:3, de o diapason diapente, e il lato massimo dell'esagono di m. 200 sta con la metà della dimensione massima m. 300 nel rapporto di 2:3, de o intervallo di quinta o diapente.

Ques

par colari presuppos

culturali,

unitamente alla razionalità del tessuto urbano, dotato di vie larghe e di numerose piazze, ampie e spaziose, che rivelano già a fine '600 nel principe Carlo Maria Carafa una forte sensibilità a favorire la fuga e la raccolta

Foto Marco Costantini

dei ci adini in spazi aper

in caso di

terremoto, rendono Grammichele un auten co e unico gioiello urbanis co nel panorama delle ci à ricostruite in Val di Noto dopo il terremoto del 1693.

Al centro del vasto esagono centrale il Principe fece costruire una meridiana su un piedistallo a sei facce di pietre intagliate, a forma di croce, con un foro nel mezzo delle due braccia della larghezza di uno scudo d'argento, a raverso il quale passava quand'era mezzogiorno un raggio di sole, indicante l'ora sesta, che nella tradizione cris ana ricordava il mistero dell'incarnazione di Cristo.

Questo importante monumento con l'andar del tempo andò in degrado e divenne luogo ove si raccoglievano le venditrici di erbe.

Perciò nel 1838 gli amministratori ritennero opportuno rimuoverla, per perme ere al re Ferdinando II, di passaggio da Grammichele, di ammirare meglio la simmetria della piazza.

Oggi la piazza è in tolata al principe fondatore.

In tempi recen è stato costruito un orologio solare orizzontale, che è uno dei più grandi del mondo e indica i sols zi, gli equinozi e lo zodiaco.

Nell'angolo nord-est della piazza esagonale, ossia nel ses ere del Sant'Angelo Custode, sorgono i due edifici più rappresenta vi della ci à: la Chiesa Matrice e il Palazzo Comunale.

La Chiesa Matrice, so o il tolo di San Michele Arcangelo, fu completata a metà del XVIII secolo, su proge o dell'archite o e scultore messinese Andrea Amato, mentre i lavori furono affida al capomastro Onofrio Grosso.

Nel 1798 venne costruita la lanterna della cupola alta 39 metri, che fu restaurata nel 1939. L'interno fu decorato con stucchi

Foto Loredana Fragapane

realizza

dai fratelli Giuseppe e Amodeo

Fantauzzo di Barrafranca.

Il Palazzo Comunale fu costruito, su proge o dell'archite o Carlo Sada, dopo la demolizione della se ecentesca Domus Juratoria, e fu inaugurato nel 1898. Ai la del grande balcone del prospe o principale dentro grandi nicchie furono poste due statue allegoriche, opera dello scultore catanese Lorenzo Grassi, raffiguran

l'una il Lavoro,

l'altra la Gius zia. A ualmente il Palazzo Comunale di Grammichele in alcune sale ospita il Museo Civico, che fu inaugurato il 28 marzo del 1986 e conserva tre sepolture entro pithoi (giare) rinvenu

nella necropoli di

Madonna del Piano - Mulino della Badia (XI-IX sec. a.C.), alcuni reper di grande rilevanza archeologica, databili tra la fine del VI e la prima metà del V secolo a.C. e un frammento di altorilievo rappresentante un fanciullo di tarda età ellenis ca.

In un'altra sala di recente apertura, collocata al secondo piano, si trovano espos vasi e reper del XV-XVII secolo, tra i quali spiccano un presepe secentesco, trovato a Occhiolà, e la pianta originale di Grammichele, ideata dal Principe Carafa, che si può ammirare incisa in una lastra di ardesia di m.2x2.

Il Museo Civico, pur nel suo alles mento essenziale, tes monia che la storia del popolo di Grammichele affonda le sue origini nella protostoria della Sicilia e, a raversando il periodo della colonizzazione greca, giunge sino al Medioevo e al Seicento, quando, dopo il disastroso terremoto dell'11 gennaio 1693, la "nuova Occhiolà” risorse in forma esagonale in un nuovo sito, dove diventò uno dei centri più dinamici e popola del comprensorio cala no.

Foto Andrea Ventura

La festa dei

Santi Patroni: San Michele e Santa Caterina

Foto Denise Interrigi

L

a ci à di Grammichele celebra ogni anno l'8 maggio in modo solenne i suoi patroni San Michele Arcangelo e santa Caterina

d'Alessandria.

Il culto dell'Arcangelo risale al 18 aprile 1693, quando venne associato a Santa Caterina d'Alessandria, vergine e mar re, già patrona di Occhiolà. In origine la festa del Glorioso Arcangelo si solennizzava l'11 gennaio con l'esposizione del SS. Sacramento in commemorazione dei defun del terribile terremoto. Il nuovo prote ore era invocato per esorcizzare il terremoto, provocato, secondo la credenza popolare, dal demonio, che solo san Michele, principe delle milizie celes , poteva debellare.

Nell'epigrafe della pianta di ardesia conservata nel Palazzo Comunale di Grammichele si legge che il grande nome di San Michele è l'auspicio che la terra non tremi più per distruggere, ma in ossequio della nuova meravigliosa creatura urbana rinata esagonale dalle ceneri di Occhiolà.

A par re dal primo quindicennio del secolo XVIII la festa fu celebrata, anziché il 29 se embre secondo il calendario liturgico, l'8 maggio, in ricordo dell'apparizione dell'Arcangelo nella gro a del Gargano in Puglia, avvenuta nel 490. Dopo la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di papa Pio IX, i decurioni di Grammichele, con apposita delibera del 1855, vollero che alla testa della processione dell'8 maggio fosse il simulacro dell'Immacolata, traslato dall'omonima chiesa nella Matrice già tre giorni prima della solennità. Tale consuetudine è stata mantenuta sino ad oggi. Il pesante fercolo con i due simulacri dei San Patroni viene portato a spalla dai Devo cos tui si in associazione nel 2001. La festa si svolge dal 6 all'8 maggio, e vede una grande partecipazione di popolo. Essa si cara erizza per la varietà e intensità dello spe acolo pirotecnico, per la sfarzosa illuminazione e per le numerose bande musicali presen , che insieme a varie inizia ve folcloris che rendono la festa patronale di Grammichele ricca, elegante e, sopra u o, affascinante.

Il Santuario di Santa Maria Maggiore o

Foto Francesco Belvedere

Madonna del Piano

Foto Mario Alparone

L

'unico edificio risparmiato dal

bes ame e sull'agricoltura, vi si vendeva ogni

terremoto del 1693 fu la chiesa di Santa

sorta di mercanzia. La fiera si es nse verso la fine

Maria Maggiore, de a dal popolo "della

degli anni '80 del secolo scorso. Poiché in

Madonna del Piano".

occasione della festa dell'8 se embre tu

I supers

guardarono sempre a questa chiesa

mercan alloggiavano nei pressi del santuario

con par colare devozione, poiché

con le loro baracche e i loro banchi da vendita,

nell'immaginario colle vo non poteva che

succedeva che, passato ormai il caldo es vo, si

essere fru o di un miracolo, se essa si era

riprendesse la macellazione dei maiali con la

i

so ra a alla rovina. Proprio la no e dell'11

preparazione di salsiccia al ceppo. A questo

gennaio 1693 una parte dei supers

nella

scopo erano state costruite an camente delle

totale desolazione di Occhiolà si era rifugiata nei

postazioni in muratura con copertura di canne,

pressi del Santuario: «Ivi a truppa a truppa si

gesso e tegole, chiamate «pinnate». Da qui

vedevano scendere a basso nel convento de' PP.

derivò la tradizione secondo la quale nei giorni

Eremi del Piano, dilagando fra loro in que' con

della sudde a festa si preparava e si degustava la

vicini luoghi, alcuni nelle loro possessioni e

salsiccia, prodo o pico che, ancora oggi, viene

vigne, nelle quali provis furono di Pagliari».

lavorata ar ginalmente su un ceppo di legno e

Dalla citazione emerge che annesso alla

insaccata con tecniche an che.

chiese a, costruita su una spianata dalla quale si

Si tra a di una festa religiosa e popolare molto

può ammirare una stupenda vista sulla Piana di

amata dagli abitan

di Grammichele, che

Catania con l'Etna sullo sfondo, vi era un

ripropongono ogni anno an chi giochi come a'

eremitorio, dove a par re dal 1510, giusta

pigghiaata da' 'n nna (l'albero della cuccagna) e

autorizzazione del Vescovo di Siracusa,

a ru a de' pigna . La chiesa della Madonna del

abitarono eremi , sino al 1901, anno in cui è

Piano, che ha all'interno mol affreschi risalen

a estata la presenza dell'ul mo di essi di nome

alla facies ar s ca e culturale di Occhiolà,

Giuseppe Murgo Vanella.

presenta sull'altare maggiore una tela

eremi spesso offrivano ospitalità ai

raffigurante la Vergine con il Bambino sul

viandan , tenendo una lanterna accesa di no e

modello iconografico dell'immagine venerata a

sul prospe o della chiesa e suonando la

Roma nella Basilica di santa Maria Maggiore. Il

campana. Il 20 febbraio del 1680 il principe Carlo

quadro a uale risalente al 1887, a ribuito a

Maria Carafa Brancifor emise un bando, con il

Francesco Vaccaro di Caltagirone, è in

I prede

quale confermava le dire ve già de ate in

sos tuzione dell'originale andato perduto in

precedenza dallo zio Giuseppe in merito alla

circostanze oscure alla fine del XIX secolo.

franchigia di tasse e dogane per la fiera che si

La festa in onore della na vità di Maria culmina

teneva il 7 e l'8 se embre, in occasione della

nella processione dell'8 se embre sera con

festa della Na vità di Maria. Questa fiera che si

grande partecipazione di popolo, anche dai paesi

svolgeva in contrada Piano Croce, dove ancora

vicini.

oggi si trova una meridiana cruciforme

È tradizione che ogni anno i devo o per una

o agonale di notevole valore storico, fu per

promessa fa a o per grazia ricevuta organizzino

secoli molto importante, perché, finché prevalse

un viaggio a piedi di 12 fanciulle de e 'virgineddì’

un'economia basata sull'allevamento del

che pregano e intonano can tradizionali.

Foto Samuele Cucuzza

La Commemorazione del Terremoto e il

Corteo della Fondazione

Foto Angela Digeronimo

P

er la comunità ci adina di

Grammichele l'11 gennaio e il 18

aprile sono due date importan ,

nelle quali affonda le sue radici l'iden tà colle va, poiché esse ricordano due even correla come il terremoto e la fondazione, la distruzione di Occhiolà e la nascita di Grammichele.

Per questo, un comitato spontaneo di ci adini, con il supporto dell'Amministrazione Comunale di Grammichele, organizza ogni anno, in coincidenza con queste due date, manifestazioni civili, culturali, religiose e folcloris che che hanno lo scopo di col vare e diffondere la memoria storica.

Ormai da tre anni si inizia con la commemorazione del terremoto dell'11 gennaio. È un giorno mesto per tu

i ci adini di

Grammichele che ricordano gli Occhiolesi mor

so o le macerie. Le campane della

Chiesa Matrice suonano a mortorio a 'vintun'ura'. Nel Seicento era in vigore l'ora italica che contava le ore del giorno a par re dal sorgere del sole (ora prima) sino al tramonto (ora ven qua resima). Considerato che l'11 gennaio il sole tramonta alle 17 (ore 24), 'vintun'ura' corrisponde alle ore 14:00, cioè l'ora del terribile terremoto, come ripete un an co proverbio popolare diffuso tra la nostra gente: «All'unnici di jnnaru a vintun'ura cu su a li petri, cu su a li mura».

Questo doloroso evento viene ricordato con una Celebrazione Eucaris ca, rinnovando un'an ca usanza a estata già da documen successivi al 1693, quando gli abitan della nuova ci à, Grammichele, proprio l'11 gennaio invocavano e imploravano l'intercessione dell'Arcangelo Michele per

Foto Massimo Inzirillo

e

energie presen sul territorio. È da questo

tante rovine aveva seminato in gran parte dei

quadro di riferimento culturale che scaturisce

tenere lontano il terremoto, che tan lu centri della Sicilia orientale.

il Corteo della Fondazione di Grammichele del

I numerosi partecipan , tra cui le tre

18 aprile, che di anno in anno si va evolvendo

confraternite ci adine, Anime Purgan

alla ricerca della memoria storica dando

(verdi), SS. Sacramento (rossi) e Passione

spazio alle inizia ve spontanee delle

(viola), insieme alle autorità civili e militari, al

Associazioni.

termine della cerimonia religiosa si recano in

L'evento coinvolge la ci à di Mazzarino con la

corteo aux flambeaux verso largo Occhiolà,

quale è stato siglato un pa o di gemellaggio

piazze a di San Rocco, dove, viene messa in

nel 2018 in ricordo del fa o che dopo il

scena una rievocazione dramma zzata del

terremoto del 1693 fu proprio la ci à di

terremoto .

Mazzarino, dove risiedeva la corte del Carafa, a

Dopo il freddo di gennaio arriva la primavera,

venire in aiuto dei supers

nel mese di aprile, quando, giorno 18, tu a la

Partecipano al Corteo di Grammichele gli

di Occhiolà.

comunità ci adina festeggia la memoria della

studen del Liceo "Carafa" di Mazzarino, che,

fondazione della ci à.

indossando abi

Dopo la distruzione si celebra non solo la gioia

contribuiscono a rinnovare un an co legame

della rinascita, ma anche l'orgoglio di

di solidarietà che si rinnova nel presente.

appartenere a una ci à di forma urbanis ca

La manifestazione è la riscoperta delle

cara erizzata da un geometria perfe a.

tradizioni locali mediante la rievocazione

barocchi d'epoca,

La riflessione sulla forma esagonale, lo studio

storica e culturale dei personaggi e dei luoghi,

su di essa e la comprensione dei fa ori

dove è sorta una realtà territoriale come

culturali che cara erizzano la formazione del

Grammichele, oggi importante nel panorama

Principe fondatore e di tu

culturale, sociale ed economico siciliano.

gli altri a ori

storici sono mo vo di grande interesse presso

Grammichele ha una storia ricca di even ,

la comunità locale .

illuminata dalla figura del suo augusto

Un numero sempre crescente di giovani

fondatore così come dalla sua stessa forma

laureandi di Grammichele approfondisce il

esagonale. Chi appar ene a questa ci à la

tema negli Atenei di tu a Italia. Studiosi

porta sempre con sè. Questo forte senso di

italiani e stranieri a vario tolo si mostrano

appartenenza deve essere indirizzato al

interessa alle peculiarità di Grammichele e

servizio non solo di chi vive a Grammichele, ma

della sua forma Urbis.

anche di tu

coloro che appartengono alle

È proprio per queste ragioni che la comunità di

tante comunità ci adine siciliane prostate dal

Grammichele sente il bisogno di costruire

terremoto dell'11 gennaio 1693, ma risorte

a orno alla nascita della ci à la ricorrenza più

come auten ci gioielli urbanis ci scrigni d'arte

importante della propria storia, come evento

e di bellezza.

capace di ristru urare un'iden tà troppo spesso dimen cata, per dare impulso a inizia ve di s molo e promozione di tu e le

Foto Katy Giarrusso

Foto Astuto

di Salvatore Garofalo