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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 61

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Il rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2

Nutrizione Sei intollerante? Attenzione alle etichette!

Psicologia L’adolescenza tra rabbia e vergogna

Pedagogia La Dislessia

Farmacia Assumere un farmaco: prima o dopo i pasti?

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Una sana abitudine


Sommario Alimentazione

Nutrizione

La conservazione degli alimenti

Sei intollerante? Attenzione alle etichette!

Verruca plantare HPV (Human Papilloma Virus)

Riabilitazione

Pedagogia

Naturopatia

Alluce valgo

Il Metodo Malossi

Il cancro è una malattia tutta moderna

Farmacia

Dermatologia

Logopedia

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Quando assumere un farmaco: prima o dopo i pasti?

La dermatologia omeopatica nel terzo millennio

Autismo come...

Terapia Il rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2

Tecnologia Il termometro

Psicologia L’adolescenza tra rabbia e vergogna

Sanità Convenzione per i diritti dell'Uomo

La Dislessia

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Foniatria

Pedagogia

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Podologia

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Quando mancano le parole

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Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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Angolo dei Lettori Pubblicazione mensile Anno VI n° 61 - 2011 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Tiratura: 20.000 copie Editore: Ass. Culturale Salutare

Gentile Redazione Da qualche settimana ho appena scoperto di essere intollerante al lattosio e glutine, e non posso consumare zucchero. Vorrei essere documentata in proposito perché non ho ancora ben capito la differenza tra allergia e intolleranza alimentare, i sintomi e soprattutto, scoperto l’alimento da eliminare, dove posso acquistare i prodotti che ne contengono e cosa dovrò guardare sulle etichette. Ho tanti dubbi, potete aiutarmi? Purtroppo per l'intolleranza al lattosio non c'è una vera e propria marca, come per i prodotti per chi soffre di celiachia, devi leggere gli ingredienti sulla confezione, attenzione che anche i salumi e gli insaccati possono contenere glutine e lattosio. Ricorda, se non lo sai, che per intolleranza al glutine accertata, cioè certificata da colonscopia con biopsia duodenale, ci sono le agevolazioni fiscali, ed hai un buono dallo stato per fare la spesa in farmacia, in ogni caso, su questo sito www.salute.gov. it/alimenti/resources/documenti/dietetica/ A2%284%29.pdf puoi consultare il prontuario del ministero della salute per tutti i prodotti concedibili ai celiaci. Potrai trovare anche le liste di quelli per le intolleranze al lattosio. A pag. 10 troverai un interessante articolo su cosa prestare attenzione quando acquista un prodotto. Gentile redazione di Salutare, mi potete dare una mano? Ho 47 anni e dall'inizio del 2010 ho cominciato ad accusare dolori in varie zone del corpo.

Dopo una radiografia che escludeva problemi di artrosi, mi è stato consigliato di farmi visitare da un posturologo, cosa che non ho fatto. "In effetti mi trascuro molto". Però ora durante la notte mi si intorpidiscono entrambe le mani e penso di dovermi dare da fare. Provo giovamento se faccio uno stretching dolce la sera (ogni tanto) ma non risolvo se faccio troppa attività fisica, dopo un giorno ho dolori fortissimi alla schiena. Grazie e saluti da Laura Cara Laura, di seguito la risposta fornita dalla dr.ssa L. Pagano - Fisiatra Speriamo sempre di esservi utili. Scriveteci per chiedere consigli, informazioni e per avere le risposte dal nostro staff di specialisti. Gentile lettrice, il quadro che Lei descrive potrebbe essere quello di una Sindrome Fibromialgica che rientra tra i reumatismi extraarticolari. La diagnosi di sindrome fibromialgica è basata sulla presenza di dolore diffuso in combinazione con la presenza di tender points evocabili alla digitopressione. Non vi è alcun esame di laboratorio o radiologico che possa diagnosticare la fibromialgia. Per un corretto inquadramento diagnostico e quindi terapeutico le consiglio pertanto di rivolgersi ad uno specialista fisiatra o reumatologo che sicuramente le darà una risposta adeguata.

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Collaborazioni: dr.ssa A. Venezia,

dr.ssa R. Melillo, dr.ssa M. Frandina, dr. P. Peluso, dr.ssa L. Pagano, dr. G. Pistillo, dr.ssa L. Gentile, dr. A. Sabato, dr. A. Del Sorbo, dr.ssa Elisa Salvi, dr. M. Borghese, dr. A. Spidalieri, dr. Jean-Michel Petit, avv. T. Tomeo, dr.ssa S. Scassa. Contatti: www.salutare.tel

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News Rischio autismo con gravidanze ravvicinate. Le donne che concepiscono nuovamente entro 12 mesi dalla precedente gravidanza hanno un rischio tre volte più alto di dare alla luce un bambino con autismo. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Pediatrics da ricercatori della Columbia University che, tuttavia, minimizzano l'allarme: ''si tratta di una statistica, che si aggiunge al consiglio di aspettare almeno un anno tra una gravidanza e l'altra anche per evitare altri rischi noti come le nascite pretermine e il basso peso del neonato”. Lo studio si riferisce a circa 663mila bambini nati in California tra il 1992 e il 2002. I bambini nati a meno di 12 mesi di distanza dalla nascita di un fratello più grande corrono un rischio 3/4 volte più alto rispetto ai coetanei. Il rischio si riduce quanto più si allontana il tempo della seconda gravidanza: tra 1 e 2 anni è 1, 9 volte maggiore, mentre se l'intervallo supera i 2 anni il rischio sale di 1, 2 volte. Tra le possibili cause poche scorte di nutrienti per lo sviluppo del nuovo feto, tra cui acido folico e ferro. (ASCA)

A Siena identificata nuova malattia polmonare Studio, su pazienti con sindrome di Rett anche con il canto. Una nuova malattia polmonare è stata identificata nelle pazienti con sindrome di Rett, una malattia neurologica che colpisce soprattutto le bambine: la scoperta è stata effettuata al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Lo studio, realizzato da un'equipe multidisciplinare, spiega una nota, è nato dall'osservazione della reazione delle bambine a esperimenti di stimolazione sensoriale, attraverso il canto, con il cantante Matteo Setti. (ANSA)

Polipillola in arrivo Il via a Londra per la sperimentazione. Colesterolo alto e ipertensione, da domani si curano con una sola pillola. Si chiama polipillola, è stata realizzata nel 2003 grazie al lavoro di Nicholas Ward e Malcolm Law dell'Istituto di Medicina Preventiva Wolfson della Queen Mary University di Londra, ed è in fase di sperimentazione nel Regno Unito dove cento persone la testeranno per verificarne efficacia e sicurezza. Se i risultati saranno quelli sperati, la polipillola dovrebbe mandare in pensione blister, compresse dimezzate e terapie organizzate in base agli orari. Una sola compressa conterrà 4 principi attivi utili per tenere sotto

controllo colesterolo e pressione. La sperimentazione è ai banchi di partenza: cento volontari con più di 55 anni assumeranno per dodici settimane la polipillola (che contiene una dose di simvastatina, per il controllo del colesterolo, mezza dose di losartan e amlodipina, contro l'ipertensione, e idroclorotiazide, un diuretico che abbassa la pressione), per le successive 12 settimane assumeranno un placebo e infine assumeranno nuovamente la polipillola per due anni, al fine di valutarne l’effetto su lungo periodo. Al termine dei due anni, se la sperimentazione avrà dato buoni risultati, la polipillola potrà essere messa in commercio.

Data la sua crescita, Salutare richiede l’impiego di maggiori risorse. Naturalmente il servizio che noi offriamo ha dei costi, tuttavia, abbiamo comunque deciso di mantenerlo gratuito.

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News

Ricerche nell’Ospedale San Carlo di Potenza.

Si stanno effettuando nell’Ospedale San Carlo di Potenza venti ricerche per la sperimentazione farmacologica in ambito oncologico. Tra queste, la struttura regionale si colloca al secondo posto in Italia (e al nono in Europa) per uno studio sugli effetti critici dell’Aspertin per l’apparato cardiocircolatorio e al secondo posto nel mondo per l’analisi sull'uso del Casopiant (un antiemetico) su pazienti sottoposti a radioterapia. I ricercatori del San Carlo, inoltre, hanno studiato gli effetti dello Star (un adiuvante della terapia del retto), i cui risultati saranno pubblicati sul “Journal of chimica oncology”.

Alle ricerche sull'Aspertin (per un particolare tipo di tumore alla mammella) hanno partecipato circa 500 centri europei, di cui un centinaio in Italia. Il San Carlo, scritto in una nota, “pur avendo aderito al protocollo di ricerca dopo un anno e mezzo dal suo avvio, con 48 pazienti monitorate, si colloca al secondo posto in Italia, dopo l’Istituto tumori di Torino e a pari merito con il Regina Elena di Roma”. “L'attività di ricerca e sperimentazione - ha detto il direttore generale del San Carlo, Giovanni De Costanzo – sul fronte delle innovazioni terapeutiche consente di offrire ai pazienti lucani l’accesso a protocolli d’avanguardia a livello internazionale. lagazzettadelmezzogiorno.it

Rischio di demenza nella vecchiaia per chi fuma molto nella mezza età.

I fumatori incalliti di mezza età sembrano correre più del doppio del rischio di avere una malattia degenerativa come l’Alzheimer e altre forme di demenza due decenni dopo, secondo un rapporto comparso online e che sarà pubblicato nel numero cartaceo del 28 di febbraio di Archives of Internal Medicine. Anche se il fumo aumenta il rischio della maggior parte delle malattie e di morte, alcuni studi hanno mostrato una riduzione del rischio di malattia di Parkinson e altre malattie neurodegenerative tra i fumatori. “Il legame tra fumo e rischio di malattia di Alzheimer, il sottotipo più comune di demenza, è stata abbastanza controversa, con alcuni studi che suggeriscono che il fumo riduce il rischio di deterioramento cognitivo”, scrivono gli autori. Minna Rusanen, dell’Università di Finlandia orientale e ricercatrice presso il Kuopio

University Hospital, in Finlandia, analizzando i dati di 21.123 membri di un sistema sanitario che hanno partecipato a un sondaggio tra il 1978 e il 1985, in un’età tra i 50 e i 60 anni . Le diagnosi di demenza, il morbo di Alzheimer e la demenza vascolare sono stati monitorati dal 1 gennaio 1994 (quando i partecipanti avevano una media di 71,6 anni di età), al 31 luglio 2008. Ad un totale di 5.367 partecipanti (25,4 per cento) è stata diagnosticata una forma di demenza durante una media di 23 anni di follow-up, tra cui 1.136 con malattia di Alzheimer e 416 con demenza vascolare. Coloro che hanno fumato più di due pacchetti al giorno in mezza età avevano un elevato rischio di demenza globale e anche di ciascun sottotipo, la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare, rispetto

ai non fumatori. Gli ex fumatori, o coloro che fumavano meno di mezzo pacchetto al giorno, non sembravano essere stati soggetti ad un maggiore rischio. Quindi, associazioni tra il fumo e la demenza non variano tra le diverse etnie o col sesso. Chi fuma è ben noto a rischio di ictus e, può contribuire al rischio di demenza vascolare con meccanismi analoghi, osservano gli autori. Inoltre, il fumo contribuisce allo stress ossidativo e all’infiammazione, che si ritiene essere importante nello sviluppo dell’Alzheimer. gaianews.it/salute/fumare-molto-nellamezza-eta-comporta-rischio-di-demenza-nella-vecchiaia


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Piace alla mamma, utile al bambino Salutare dedica a mamme e papà un nuovo prodotto per poter meglio comprendere e affrontare il percorso della genitorialità, dalle cure mediche alla scelta dei migliori prodotti in commercio. Fornisce un servizio a 360 gradi che abbraccia tutti gli aspetti legati alla nascita e alla crescita di un figlio senza trascurare nessuna sfumatura. Valuta i prodotti per mamme e bambini favorendo una scelta consapevole. Si avvale della professionalità di medici, pediatri, ginecologi, puericultori specializzati in infanzia e maternità, per discutere e confrontarsi su ogni aspetto legato alla crescita del proprio figlio . Le esperienze, i consigli dei nostri esperti saranno un sostegno per quanti vivono questa meravigliosa esperienza. Scrivete, comunicate, informate su tutto ciò che riterrete opportuno divulgare, scambiamo idee e consigli, facciamo della rivista uno strumento informativo a disposizione di tutti.

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News

Struttura esoscheletrica.

Epilessia malattia dimenticata. “Maggiore attenzione si deve prestare all'epilessia, un disturbo neurologico serio che interessa milioni di persone, ma che non ha l'attenzione pubblica e i finanziamenti per la ricerca che merita”. Lo afferma un editoriale pubblicato a gennaio 2011 su Neurology, la rivista medica dell'American Academy of Neurology. “Negli Stati Uniti l'attuale sorveglianza dell'epilessia è quasi inesistente, così come la raccolta di dati sulle nuove diagnosi - spiega Edwin Trevathan, preside della St. Louis University School of Public Health di St. Louis e membro della redazione della rivista -. Di conseguenza non abbiamo buoni dati per lavorare, e alcuni dei nostri migliori ricercatori stanno analizzando dati che risalgono a 30-50 anni fa”. (ASCA)

Spalla meno dolore dopo l’intervento con il PRP.

Il continuo sviluppo nella basic science research in ortopedia ha permesso di comprendere i meccanismi che stanno alla base della degenerazione dei tessuti, della riparazione delle lesioni e delle ferite, oltre alla rigenerazione di osso e tessuti. In questo panorama di opportunità biotecnologiche, la sfida degli ortopedici è comprendere cosa sia realisticamente applicabile alla salute del paziente e cosa, invece, sia il futuro, ma non la realtà, della medicina. Per questo motivo, dal mondo dell’ortopedia viene la richiesta di studi clinici rigorosi che

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Quello che fino a poco tempo fa rappresentava un sogno potrebbe dai prossimi anni trasformarsi in realtà grazie all'impiego di una struttura 'esoscheletrica' attualmente in sperimentazione al centro riabilitativo Villa Beretta di Costa Masnaga dell'ospedale Valduce di Como. Infatti, l'equipe del dottor Franco Molteni, specialista in riabilitazione e direttore clinico di Villa Beretta, da luglio, ha avviato la sperimentazione dell'esoscheletro su 12 pazienti. Un'avveniristica tecnologia che consente ai pazienti con lesioni midollari complete di riprendere a camminare attraverso il funzionamento di alcuni motori opportunamente collegati all'armatura esterna, simulando così il movimento delle giunture e degli arti. Meccanismo, solo all'apparenza fantascientifico che sta riscuotendo risultati incoraggianti anche in una clinica statunitense di Philadelphia. Per questi pazienti il recupero del cammino, ha impegnato moltissimo i ricercatori negli ultimi decenni.

Con i sistemi passivi sino a oggi impiegati sembrava impossibile riuscire in questa impresa - spiega Molteni -. Questa tecnologia è in grado di sostenere il paziente in posizione eretta simulando il movimento dei muscoli attraverso il funzionamento di motori inseriti nell'esoscheletro e comandati da un telecomando capace di dare il via alla sequenza tipica del cammino". Prima del suo arrivo a Villa Beretta, questa particolare tecnologia robotica è stata testata dal 2001 dall'ingegnere paraplegico israeliano Amit Goffer e dal soldato Radi Kaiof, rimasto paralizzato in giovane età durante il servizio militare. Da qualche anno Kaiof sperimenta con successo questa struttura robotizzata che gli consente nella vita di tutti i giorni di alzarsi e sedersi su una sedia, camminare, salire e scendere le scale con grande naturalezza. L'esoscheletro, precisa Molteni, non rappresenta tuttavia la soluzione per riacquisire il movimento in tutti pazienti e non bisogna creare aspettative che potrebbero poi deludere. (AGI)

permettano di definire i paletti di ‘realismo medico’. Attenzione: il PRP accelera la guarigione non rigenera il tessuto. In occasione del Congresso SIGASCOT, abbiamo intervistato Pietro Randelli, il ricercatore italiano che ha ricevuto quest’anno il prestigioso riconoscimento internazionale per lo studio prospettico randomizzato controllato “Platelet Rich Plasma (PRP) in Arthroscopic Rotator Cuff Repair. A Prospective RCT Study” che ha messo in evidenza l’indicazione specifica dell’uso del PRP nelle lesioni di spalla. “Il ruolo del PRP è fondamentalmente quello di aumentare, enfatizzare ed accelerare la prima fase di guarigione dei tessuti – spiega l’esperto. – Significa che non è verosimile ritenere che il PRP trasformi un tessuto che fa fatica a guarire in un tessuto nuovo che guarisce e ritorna rigenerato come prima della lesione. Il PRP non ha questa funzione mentre, invece, potrebbe essere il ruolo delle terapie cellulari con le staminali che però in questo momento non hanno una valenza scientifica sufficiente per poter già essere utilizzate”.


Alimentazione a cura della dr.ssa Antonella Venezia Nutrizionista

La conservazione degli alimenti

La conservazione tende principalmente ad evitare la proliferazione di batteri, funghi, muffe e altri microorganismi che, all'interno dei cibi, tendono a produrre sostanze di scarto, tossiche per l'uomo provocando intossicazioni, infezioni e tossinfezioni. Conoscere i rischi legati alla conservazione del cibo è la chiave per ridurre al minimo potenziali malattie a trasmissione alimentare. Tra le malattie a trasmissione alimentare di origine batterica, le più comuni sono quelle causate da agenti patogeni come la salmonella, E. coli, Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus, Campylobacter, Shigella, o Bacillus cereus. Questi organismi si trovano principalmente negli alimenti considerati ad alto rischio, alimenti con alto contenuto di umidità e di proteine, a bassa conservazione e rapido deterioramento, come carne rossa, pollame, pesce, latticini, uova, pesce, riso, pasta e i cibi pronti. Carne cruda, rosse e bianche possono contenere batteri come E. coli, salmonella, listeria, campylobacter e parassiti (il pollo), ma se subiscono un giusto processo di cottura, vengono eliminati. Va notato che la carne può contaminare nuovamente se le condizioni per la movimentazione e lo stoccaggio non sono seguite in modo corretto.

Latte, pasta e pesce richiedono una particolare cura nella conservazione. Condividono in più l'alto fattore di rischio ad essere portatori di virus, batteri, agenti patogeni o parassiti.

eliminati solo attraverso un rigoroso processo di pulizia.

Uova Il rischio salmonella, viene eliminato se le uova conservate in frigorifero e cucinate con cura per eliminare i batteri.

Pane, biscotti, cereali, pasta, miele, caramelle Gli alimenti considerati a basso rischio sono più resistenti agli agenti patogeni, perché sono più stabili a temperatura ambiente. I rischi sono soggetti alle scarse pratiche di manipolazione ma anche alle caratteristiche del cibo, se hanno un basso contenuto di acqua, la loro acidità, in generale, lo zucchero e il sale aggiunto. Prodotti come le lenticchie ed il riso, le cui condizioni non consentono un buon sviluppo di microrganismi, sono a basso rischio ma se cucinati e conservati in modo improprio diventano ad alto rischio.

Frutti di mare Sono tra i cibi più deperibili. Come la carne cruda possono contenere batteri che sono distrutti soltanto dalla cottura. Hanno altri rischi come le biotossine, vibrio e metalli pesanti. Latte e prodotti lattiero-caseari Il latte crudo, formaggi e prodotti lattiero- caseari possono contenere E. coli, salmonella e la listeria. Con la pastorizzazione, questi batteri vengono eliminati.

Prodotti pronti al consumo In questi casi, è essenziale tenerli sempre in frigorifero e rispettare la data di scadenza. Con un alto contenuto di acqua, questi alimenti hanno un elevato rischio microbiologico, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di Listeria monocytogenes. Le misure preventive per questi alimenti dovrebbero essere intensificati durante l'acquisto, la manipolazione, preparazione e conservazione.

Frutta e verdura Questi alimenti freschi sono in contatto continuo con i batteri provenienti da fonti come l'acqua o la terra, possono essere

Per garantire un'adeguata sicurezza, soprattutto in settori come la pulizia, la separazione tra crudo e cotto e raffreddamento ad una temperatura adeguata.

Ci sono quelli considerati alimenti a basso rischio come i cereali, pane, olio, sale e zucchero, in cui il rischio di contaminazione con microrganismi patogeni è inferiore in quanto il loro contenuto di acqua è minore. Per ciò più elevato è il rischio, più sono necessari i controlli.

Se non sono conservati correttamente, alcuni alimenti possono diventare pericolosi per la salute. La conservazione degli alimenti è un processo fondamentale della trasformazione alimentare che si prefigge di preservare nel tempo l'alimento e le sue qualità organolettiche, nutrizionali e igieniche.

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Nutrizione

Sei intollerante? Attenzione alle etichette!

Le reazioni negative agli alimenti possono essere causate da allergia alimentare o intolleranza alimentare. L'allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti o a componenti alimentari che at tiva il sis tema immunitario.

Un allergene (proteina presente nell'alimento a rischio) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi.

contengono carne bovina, uno fra tutti la mortadella e i wurstel, (anche quelli di pollo, meglio evitarli).

Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l'istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno.

Intolleranza alla carne di maiale, salumi in generale È importante non trovare scritto sulle etichette “grasso animale” e/o “strutto”.

Le intolleranze possono provocare sintomi simili all'allergia (tra cui nausea, diarrea e crampi allo stomaco), ma le reazioni non coinvolgono nello stesso modo il sistema immunitario. Esistono diverse tipologie di intolleranze alimentari. Quelle enzimatiche sono determinate dall’incapacità, per difetti congeniti, di metabolizzare alcune sostanze presenti nell’organismo. L’intolleranza enzimatica più frequente è quella al lattosio, una sostanza contenuta nel latte; la forma più comune di intolleranza al grano è la celiachia; un altro esempio di intolleranza dovuta alla carenza di un enzima è il favismo. La sintomatologia associata alle intolleranze alimentari è piuttosto variabile: generalmente si riscontrano sintomi prettamente intestinali (dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di sangue con le feci), raramente vengono colpiti altri organi. Le allergie, invece, poiché sono scatenate da meccanismi immunologici, possono manifestarsi anche senza sintomi intestinali. La sintomatologia legata alle intolleranze può in alcuni casi divenire cronica; le allergie possono avere anche complicanze più gravi, fino allo shock anafilattico. Leggere con attenzione cosa contengono i prodotti che acquistiamo Intolleranza alla carne di manzo No a dadi, brodi, anche se di pollo, ragù, patè, e pasta fresca ripiena. Anche molti insaccati misti

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Intolleranza al dado per i brodi Il dado è un alimento composto da diversi ingredienti, per cui è possibile che si sia intolleranti a uno o più dei suoi componenti: al sale in esso contenuto, oppure al glutammato monosodico in sigla (E621), o al tipo di carne contenuta, di manzo o di pollo. Chi è invece intollerante al frumento oltre a eliminare pane e pasta e prodotti da forno (crackers, grissini, fette biscottate, pizze), dovrà fare a meno anche di besciamella e maionese industriale, cioè quella comprata. Quindi, no ai cibi con “leganti vegetali o cellulosici o addensanti”. Per gli intolleranti al latte sull’etichetta non dovrà mai esserci: “siero di latte, lattoalbumina e lattoglobulina, caseina, lattosio, proteine del latte o proteine vaccine”. Intolleranza ai legumi Lontani da farina di carrube e di guar, che sono degli addensanti e dai “grassi vegetali idrogenati”. Intolleranza a lecitina di soia e soia Oltre a eliminare latte di soia, olio di soia, salsa di soia, “proteine vegetali”, tamari, miso, tempeh, kokkoh, attenzione al latte in polvere, prodotti industriali, in cui la soia ormai è quasi sempre presente. No ai prodotti contenenti E322, emulsionanti ricavati dalla soia. Margarine vegetali e oli vegetali, olio di semi, grassi vegetali. Intolleranza al lievito Sia che si tratti di lievito di birra che di lievito chimico, è importante eliminare tutti i prodotti fermentati in qualche modo pane, cracker, fette biscottate e biscotti, grissini, dolci, pasticceria e


panificazione in generale. Altri cibi, anche se non lievitati, da eliminare: funghi, tutti i formaggi, lo yogurt, le bevande fermentate come la birra, il vino, gli alcolici e il dado da minestra. Intolleranza allo zucchero Occorre considerare sia lo zucchero normale da barbabietola che quello di canna, e miele (verificare in studio l’effettività). Inutile elencare tutti i prodotti che possono contenere lo zucchero, soltanto invitiamo la lettura delle etichette: “saccarosio”, “miele”, “zucchero invertito”, dolcificante naturale, zucchero grezzo. Tuttavia fate attenzione ai seguenti prodotti in cui non ci si aspetterebbe la presenza dello zucchero: latte in polvere e condensato; yogurt alla frutta e alcuni yogurt bianchi; aperitivi vari, integratori salini per lo sport prodotti di panificazione; dadi da brodo e molte salse, perfino verdure in scatola. L’alternativa quale può essere? Senza eccedere nella quantità e, da non utilizzare sistematicamente, il fruttosio. Intolleranza al fruttosio Occorre precisare che, generalmente, non è necessario eliminare la frutta fresca, ma limitarla nella quantità, e ad un solo tipo di frutta al giorno. L’elenco dei cibi da evitare consiste in: frutta secca, miele e alcuni yogurt, frullati e marmellate, vini, sidro, aceto, alcolici e birra. Il cereale più ricco di fruttosio è l’orzo. Le verdure che vanno considerate sono quelle ricche di fruttosio: aglio, cipolla, porri, carote, tartufo, cavoli di Bruxelles, broccoletti, spinaci, peperoni piccoli, cavolfiore, cime di rapa. Intolleranza all’uovo Naturalmente è da eliminare la pasta all’uovo; la maggior

parte dei biscotti, crostate, dolci e gelati; salse: maionese, tonnata, rosa, tartara, paté; prodotti impanati: in cui l’uovo fa da“legante”; liquori: Vov e simili. Come per il latte fate attenzione all’etichetta in cui sia riportato “ovoalbumina”. Intolleranza al pesce L’intolleranza al pesce si estende necessariamente ai crostacei e ai frutti di mare. Naturalmente anche alla pasta di acciughe. Tra i prodotti industriali che ne contengono sotto forma di colla di pesce ci sono: dolci industriali, gelatine, come anche alcuni gelati, le cassatine, budino, panna cotta. Intolleranza alle patate Sotto forma di fecola, la patata può essere contenuta in prodotti lavorati come numerosi snack nei sacchetti, biscotti, merendine e dolci, le focacce in genere contengono fecola di patate, molti prodotti liofilizzati, le salsette industriali, specie besciamelle, budini e cioccolata pronta, verdure industrializzate sotto forma di vellutate e zuppe. Leggete sempre le etichette: “legante vegetale o cellulosico” o “ addensante” ecc.. Intolleranza ai grassi vegetali Si tratta degli oli vegetali come arachidi, mais, soia ecc. utilizzati per le più svariate preparazioni. Questo tipo di grassi è contenuto in quasi tutte le preparazioni industriali, a cui occorre dare la debita attenzione: margarina, prodotti e cibi cotti preconfezionati, pani speciali, fette per toast, pasticceria industriale, dadi per il brodo. Leggete con pazienza le etichette: “grassi vegetali idrogenati e non idrogenati, oli vegetali misti o singoli, grassi trans esterificati".

Sei intollerante o allergico ad un alimento o sostanza? Hai da poco sviluppato un’intolleranza? Scrivi a: intolleranze@salutare.info ti forniremo news e info su dove e come puoi acquistare.

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Podologia a cura del dr. Pietro Peluso Podologo e Posturologo

Verruca plantare HPV (Human Papilloma Virus)

Il virus infetta le cellule dello strato basale dell’epitelio, penetrando nel loro nucleo e introducendo una proliferazione abnorme. Nel derma si instaura una reazione flogistica cronica, caratterizzata da proliferazione capillare.

Le verruche erano gia conosciute dagli antichi greci e romani ed oggi si calcola che a soffrire di verruche è quasi il 7% della popolazione. Con le nuove tecniche della biologia molecolare sono stati identificati più di 50 sottotipi di HPV (Human Papilloma Virus) ma soltanto alcuni di essi sono responsabili delle lesioni cutanee. L’HPV è quindi un infezione di origine virale causato dall’agente virale Papovavirus che attacca esclusivamente la razza umana. Il termine è stato coniato utilizzando le prime due lettere delle tre diverse specie di virus simili in diverse specie di mammiferi: -Papilloma nell’uomo, -polioma nel topo, -vacuolating nelle scimmie.

Il contagio Si verifica nella maggior parte dei casi per contatto diretto, che deve avvenire però ove ci sia una soluzione di continuo della cute. Inoltre un’altra forma di contagio può avvenire attraverso le squame delle verruche che entrano in contatto con zone umide (bordi delle piscine, asciugamani etc.), sebbene tuttavia sia dimostrato che il virus all’esterno sopravviva poco.

Fattori predisponenti I fattori predisponenti all’infezione sono dovuti allo stato immunitario del soggetto che entra in contatto con il virus, è stato scoperto che il virus attacchi più facilmente persone in forte stato di stress, i bambini che soffrono di “dermatite atopica” e i soggetti affetti da AIDS.

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Il decorso Dal momento del contagio il decorso è abbastanza lungo e tutto varia dalla capacità dell’organismo di difendersi dall’aggressione, di norma le verruche hanno un periodo di inoculazione che varia dai 2 ai 6 mesi, durante i quali si riscontrerà un piccolissimo puntino facilmente scambiabile con un’ipercheratosi, che nel corso del tempo potrà prendere dimensioni notevoli.

Nel 60% dei casi le verruche sono asintomatiche e regrediscono spontaneamente, in alcuni casi sono stati dimostrati periodi d’inoculazione anche di due anni. Queste verruche non dovranno essere trattate ma solamente tenute periodicamente sotto controllo. Tutte le verruche possono essere recidive. HVP1 (Verruca Plantare) Si presenta come un tiloma con un fittone ben definito e dai bordi alti e circoscritti. Al di sotto della superficie vi si trovano piccoli puntini rossi che corrispondono ai capillari trombizzati.

Terapia Non esistono in commercio farmaci antivirali contro il papomavirus e la terapia consta nella distribuzione o nella rimozione delle cellule che contengono il virus o nello stimolare una risposta immunitaria antivirale. La terapia più diffusa è la cauterizzazione chimica con molteplici metodi.

I più utilizzati sono: - la crioterapia - i composti con acido salicilico - matita a base di nitrato d’argento - acido nitrico fumante.

Verruche come prevenirle - buona igiene del piede - uso di ciabatte durante la doccia in luoghi pubblici - non utilizzare le salviette di altri - controllare eventuale macerazione plantare.

Profilassi in caso di verruca - evitare di camminare scalzi - disinfettare la doccia dopo essersi lavati - utilizzare le scarpe con le calze - evitare l’auto medicazione - non sottovalutare la lesione e farsi seguire da personale esperto.


Riabilitazione a cura di dr.ssa Lucia Pagano - Fisiatra

Alluce valgo Problematiche ed aspetti terapeutici

Il sintomo principale è il dolore. In seguito si manifesta tumefazione e arrossamento. Nella fase iniziale il trattamento può essere di tipo conservativo mentre nei casi più gravi deve essere valutata la possibilità de ricorrere all’intervento chirurgico.

La definizione Tecnicamente l’alluce valgo è la deviazione verso “l’esterno” del primo dito del piede, che si avvicina al secondo dito e, nei casi più gravi arriva a sospingerlo in fuori o a sovrastarlo. Quando l’alluce diventa “valgo”, la prima articolazione metatarsofalangea forma un angolo ottuso, detto di valgismo, da cui prende nome la deformità, ed emerge quindi la “testa metatarsale”, in molte regioni d’Italia comunemente denominata “cipolla”, cioè quella tipica protuberanza ossea che spesso risulta rossa e dolorante per via degli sfregamenti e dei disagi meccanici a cui è inevitabilmente sottoposta ogni giorno.

sbagliate è tra le situazioni più frequenti di peggioramento dell’alluce valgo. È consigliabile l’uso di scarpe comode, in morbida pelle e con la punta larga, con un tacco che non superi i 4 cm.

chirurgico di correzione della deformità dell'alluce valgo, isolati o associati a procedure per altre patologie concomitanti delle dita (ad esempio il dito a martello). Ortopedici e Fisiatri sostengono giustamente che l’alluce valgo è da operare soltanto se la sua

L’alluce valgo è una deformazione caratterizzata dall' allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre.

Il recupero post-operatorio • Prima settimana Il trattamento chirurgico viene eseguito in Day hospital, non essendo necessario ricovero, anche in caso di procedura bilaterale. Già il giorno dell’intervento, mediante l'uso di una scarpa speciale che scarica il peso del corpo sul calcagno, chiamata scarpa di Baruk. È possibile poggiare i piedi in terra per eseguire piccoli spostamenti in casa, strettamente necessari per l'igiene personale. È opportuno utilizzare una stampella dalla parte opposta a quella del piede operato per circa 10 giorni dopo l’intervento. Se l’intervento è bilaterale bisognerà ovviamente utilizzare due stampelle. • Seconda settimana All'inizio della seconda settimana il paziente esce di casa per recarsi al primo controllo medico. Cammina a piatto, con cautela ma senza bisogno di ausili e autonomamente. Nel corso della

visita viene cambiata la medicazione e ridotto il bendaggio. Durante la seconda settimana il paziente rimane in casa, libero di spostarsi da un ambiente all'altro. • Terza e quarta settimana Dopo 15 giorni si torna a visita per rimuovere i punti di sutura e il bendaggio. A questo punto il piede è libero, può essere bagnato e possono essere indossate calzature comode tipo da ginnastica. • Secondo mese Trascorsi trenta giorni dall'intervento la deambulazione può essere ripresa senza limitazioni. Non è necessaria fisioterapia, ma se eseguita accelera i tempi di recupero. • Terzo mese La consolidazione è completa, può essere iniziata l'attivita'

Le cause e la prevenzione Le cause sono molto probabilmente genetiche. Spesso tuttavia risulta causato da condizioni come: malattie reumatiche, patologie neuromuscolari, interventi chirurgici e particolari conformazioni del piede (piede piatto). Bisogna inoltre tuttavia stare attenti alle scarpe che si indossano, infatti l’uso di calzature

Diagnosi A livello diagnostico è fondamentale, oltre alla visita ortopedica ed alla raccolta di una accurata anamnesi, l'esecuzione di radiografie in carico (cioè in stazione eretta, non sdraiati) di entrambi i piedi, nelle proiezioni AP e LL.

L’approccio terapeutico

presenza può peggiorare la qualità della vita e non solo per un difetto estetico. Va pertanto tentato il trattamento conservativo che prevede la prescrizione di un buon plantare oppure il ricorso alle ortesi compensatorie in silicone sportiva compresa la corsa.

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Esistono diversi tipi di intervento alutare 13


Pedagogia a cura del dr. Gerardo Pistillo Pedagogista Clinico

Il Metodo Malossi Un valido aiuto per le persone con difficoltà gravi nella percezione visiva, uditiva e nell’espressività verbale

Il Metodo Malossi fu ideato e messo a punto agli inizi del Novecento del secolo scorso e prende il nome da Eugenio Malossi, l’educatore italiano che lo inventò.

Un Metodo di straordinaria efficacia nell’ambito della comunicazione corporea tra persone cosiddette sordocieche e/o sordo-cieco-muti. Incentrato sulla conversazione tattile, sull’utilizzo delle mani e del tatto come fonte primaria di stimolazione, il Metodo Malossi favorisce la relazione dialogica e si presenta come un valido strumento in grado di vicariare le funzioni del linguaggio orale. Da un punto di vista strettamente tecnico, è importante capire come funziona il Metodo Malossi. Esso si basa innanzitutto sulla conoscenza ‘puntuale’ della mappa topografica dell’alfabeto distribuito sull’intera superficie del palmo della mano, sulle falangi, sulle falangine e sulle falangette, individuando i punti specifici in cui sono collocati i singoli simboli alfabetici. Per una conoscenza topografico-alfabetica della mano, è necessario sottolineare che nella zona inferiore dei polpastrelli sono collocate le lettere che vanno dalla A alla E, mentre alla zona delle falangi corrispondono le seguenti lettere dell’alfabeto: F, V, X, Y, Z. Nella parte superiore dei polpastrelli troviamo invece le lettere che vanno dalla P alla T. Nella parte alta del palmo della mano sono infine collocate le seguenti lettere: L, M, N, O, U, W, K. Il Metodo prevede che ogni interlocutore, considerando la mano di chi riceve il messaggio alla stregua di una macchina da scrivere, debba utilizzare due modalità o tipologie di stimolazione tattile. Egli dovrà infatti toccare le lettere evidenziate in nero nella figura e pizzicare leggermente le lettere riportate in azzurro, ai fini di una giusta connotazione dei diversi aspetti grammaticali e dei simboli alfabetici. In altri termini, le lettere A-B-C-D-E-F-G-H-I-J-L-M-N-O-K

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si toccano soltanto, mentre le lettere P-Q-R-ST-U-V-X-Y-Z si devono leggermente pizzicare. La distribuzione delle lettere avviene in forma sequenziale dal pollice al mignolo secondo i seguenti gruppi e posizioni: - dalla A alla E nella zona dei polpastrelli (tocco) - dalla F alla J nella falange media (tocco) - dalla K alla O nella zona dell’articolazione delle dita (tocco) - dalla P alla T nella zona dei polpastrelli (pizzico) - dalla U alla Z nella zona dell’articolazione delle dita (pizzico) - l’unica eccezione è la lettera W che si rappresenta pizzicando il punto situato nella parte alta del palmo della mano tra l’indice e il medio. Per completezza è necessario sottolineare come il sistema numerico venga composto tenendo conto della collocazione dei numeri che vanno da 0 a 9. Questi ultimi sono situati negli stessi punti della mano corrispondenti alle prime dieci lettere dell’alfabeto: A = 1, B = 2, C = 3, D = 4, E = 5, F = 6, G = 7, H = 8, I = 9, J = 0, ed è evidente che solo dall’argomento e dal contesto discorsivo si potrà capire se il punto toccato dall’interlocutore corrisponda al numero o alla lettera. Aspetto che va tenuto presente anche per la punteggiatura, deducibile dal contesto dialogico, dall’argomento e dall’intensità emotiva trasmessa dalla pressione tattile più o meno accentuata. In questo modo le persone in difficoltà che fanno uso del sistema Malossi sono facilitati nella comunicazione, ossia nell'audizione tattile e nella pronuncia tattile di singole parole, di frasi e di interi discorsi, e riescono pertanto a ‘parlare’ e a ‘dialogare’ tra di loro con disinvoltura. Da un punto di vista pratico, il Metodo Malossi presenta un ulteriore grande vantaggio, si presta bene anche alla comunicazione tra persone che presentano difficoltà uditive, visive e verbali con quelle che invece vedono, sentono e parlano


‘normalmente’, anche grazie all’utilizzo, se necessario, di un guanto che riporti disegnate le lettere dell'alfabeto. Il Metodo Malossi è dunque un valido strumento didattico in grado di aiutare le persone in difficoltà a manifestare se

stessi in libertà e autonomia. La sua azione maieutica consente infatti di ‘tirar fuori’, ‘far emergere’ e comunicare la propria interiorità, di estroflettere se stessi, di offrire in lettura al prossimo quel mondo variegato di vissuti autobiografici di cui ogni essere umano è portatore.

Approfondimenti Mobilità autonoma dei disabili visivi. La più recente iniziativa dell'Associazione Disabili Visivi concerne una massiccia campagna informativa e culturale ed una pressione politica molto serrata per il rispetto e l'applicazione delle norme che concernono la piena accessibilità di spazi ed edifici, pubblici o aperti al pubblico, anche da parte dei disabili visivi. Lo sforzo maggiore che l'Associazione sta compiendo, consiste nel diffondere la conoscenza delle norme in materia, molto avanzate e ben articolate, ma purtroppo quasi sempre del tutto sconosciute da parte degli addetti ai lavori (progettisti, direttori dei lavori, collaudatori e uffici tecnici dei Comuni) che sono proprio quelli che sarebbero obbligati ad applicarle. Fonomatica Infotel è il nome con il quale nel 1993 l'Associazione Disabili Visivi, prima in Italia, ha inaugurato un sistema informativo automatico computerizzato a disposizione dei non vedenti italiani. Caratteristica di tale sistema è la sua interattività, che consente ai fruitori, non solo di attingere notizie e informazioni, ma anche di immettere richieste e di partecipare a dibattiti.

Chiamando al numero 068550201 oppure cliccando su "Ascolta i contenuti della fonomatica ADV" si possono ricevere informazioni e partecipare alle discussioni. Barriere Requisiti di un linguaggio tattile. Un sistema di guida tattile, per essere veramente utile ed efficace, deve presentare dei precisi requisiti, quali la sua sicura riconoscibilità sotto i nostri piedi, l'indicazione univoca della direzione da seguire e l'impiego di codici informativi di facile comprensione. Non risponde a tali requisiti, ad esempio, una striscia di pavimento differenziato con una qualunque superficie, anche se ben percepibile; infatti un tale sentiero ci consente di comprendere la direzione da seguire attraverso un messaggio negativo: "se a un certo punto non senti più sotto i piedi questo tipo di rugosità, vuol dire che stai sbagliando direzione". La conseguenza sarà un incedere a zigzag, che ci porterà ogni tanto anche ad uscire per brevi tratti dal percorso stabilito. Al contrario si ha un messaggio positivo quando la differenziazione contiene in se stessa l'informazione direzionale, come avviene quando essa consiste in canaletti paralleli al senso di marcia. In questo caso, infatti, la marcia avverrà seguendo una perfetta linea retta, senza indugi e

tentennamenti, potendo anche inserire la punta del bastone bianco in uno dei canaletti e usarlo come un binario. Questa facilitazione rende molto più agevole e veloce la marcia guidata. A tali condizioni risponde pienamente il linguaggio denominato Linea di Orientamento Guida e Sicurezza (LOGES), che consiste in un sentiero di 60 cm di larghezza, in gomma speciale per interni o per esterni, o in piastrelle di granito-gres o di materiale lapideo, che reca una serie di canaletti ben percepibili sotto i piedi con il senso cinestesico oltre che con quello tattile plantare e con il tatto manuale tramite il bastone bianco. Naturalmente, poichè comunque la corretta direzione viene indicata dalle scanalature del percorso-guida tramite il senso tattile plantare, il bastone potrà anche essere utilizzato secondo la nota tecnica pendolare o con quella ad arco. Su tale sentiero un non vedente puo' camminare velocemente e in totale sicurezza, dato che non rischia di deviare dal percorso che deve seguire, poichè ad ogni passo riceve conferma del suo essere in asse con i canaletti. Inoltre le svolte e i punti in cui ci si deve fermare sono chiaramente indicati e ben percepibili. *Link utile: www.disabilivisivi.it

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Naturopatia a cura della dr.ssa Luisa Gentile Naturopata

Il cancro è una malattia tutta moderna È una malattia provocata dagli eccessi della vita moderna.

Questo è quanto ha concluso un gruppo di ricercatori dell'Università di Manchester dopo aver analizzato quasi un migliaio di mummie dell'antico Egit to e del Sud America.

Dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Reviews Cancer, è emerso che solo una piccolissima parte delle mummie soffriva di cancro.

Australia e negli Stati Uniti, dal 1990 al 2004 ed è riferito ad un totale di 225.000 pazienti affetti da 22 tipi diversi di tumore, trattati con farmaci antitumorali.

frutta e verdure. Questo trattamento ha dato buoni risultati ed è ancora applicato nella clinica Gerson a Tijuana (Messico).

Oggi questa patologia rappresenta quasi un terzo dei decessi. Questi risultati suggeriscono che potrebbero essere i moderni stili di vita e i livelli di inquinamento delle industrie la causa principale della malattia.

Nonostante la speranza di vita sia imputabile solo alla scoperta precoce della malattia, il mondo accademico non allarga gli orizzonti e sforna esperienze diciamo alternative. Ma quali sono i medici che in questi ultimi anni si sono impegnati nelle ricerche di teorie alternative o complementari alla chemioterapia?

Molto famosa è la tisana Essiac, un antico infuso di erbe utilizzato dagli indiani Ojibway nel Canada e riscoperto negli anni ‘20 da René Caisse. Da allora centinaia di malati di cancro dichiarati terminali furono curati con successo.

Lo studio ha mostrato quanto il tasso di insorgenza dei tumori è aumentato drasticamente dopo la Rivoluzione Industriale, in particolare il cancro nei bambini, dimostrando che l'aumento non è dovuto al fatto che le persone vivono più a lungo.

dottor Hamer

Ma come possiamo curarci? Secondo uno studio del 2004, pubblicato su Clinical Oncology, il contributo della chemioterapia antitumorale alla sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di cancro non è superiore al 2%; il che significa che la chemioterapia antitumorale è totalmente inefficace nel raggiungere lo scopo per cui viene somministrata. Questo studio è una raccolta di indagini pubblicate su diverse riviste scientifiche e analizzate collettivamente con metodi statistici; esso riunisce i maggiori studi clinici sull’impiego della chemioterapia effettuati in

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Il dottor Hamer nato in Germania nel 1935, valente oncologo, in seguito alla perdita di un figlio per omicidio, sviluppò un cancro ai testicoli. Lavorando come primario in ginecologia nella clinica oncologica universitaria di Monaco, gli venne il dubbio che la sua malattia potesse essere in rapporto allo choc della morte di suo figlio. Riuscì a raccogliere i dati di tutti i suoi pazienti affetti da cancro ed i relativi risultati indagando su più di 30mila pazienti e verificando in ogni caso l'esatta corrispondenza e fondatezza delle sue scoperte. Max Gerson medico dì origine tedesca ma emigrato in USA, mise a punto un trattamento del cancro basato su una particolare dieta ricca di succhi di

Anche in Italia, a Roma, un oncologo il dottor Tullio Simoncini, ha scoperto che il cancro si sviluppa in un terreno fortemente ricco di Candida Albicans e vi pone rimedio con un semplice Sale alcalinizzante: il Bicarbonato di Sodio con risultati tangibili. Luigi Di Bella medico, professore universitario. É superfluo descrivere il suo protocollo terapeutico in quanto già ampiamente diffuso da tutti gli organi di informazione. Anche Di Bella, nonostante le migliaia di pazienti testimonianti la positività dei suoi metodi, è stato e continua ad essere osteggiato con tutti i mezzi, morali, materiali e fisici. Un interessante dossier sulle persecuzioni da lui subite è pubblicato dall’ARPC (Associazione Ricerca e Prevenzione del Cancro presieduta da Alberto R. Mondini).


Approfondimenti Ricerca anti-cancro: Studio su Science promette maggior efficacia. Hanno individuato il meccanismo a causa del quale i tumori riescono a resistere all'immunizzazione dei vaccini precedentemente sviluppati, e adesso promettono di mettere a punto vaccini anticancro in grado di eludere questo meccanismo.

Achille Poglio fitoterapeuta e fitopreparatore, ha individuato nel propoli delle api, un mezzo di supporto fondamentale per tutte le patologie degenerative, anche il cancro. È difficile dare una risposta sulla validità di queste teorie e prima di considerarle allucinazioni bisognerebbe riflettere sul fatto che alle ricerche sul taxolo, ultimissimo componente della chemioterapia, si è arrivati dalla tisana Essiac, a base di tasso, l’albero da cui si estrae appunto il taxolo.

Lo studio, pubblicato su Science dai ricercatori dell'Università di Cambridge, rivela che un tipo di cellule stromali (cellule sane che si trovano nelle vicinanze del tumore e ne favoriscono la crescita) individuato in diversi tipi di cancro e responsabile dell'attivazione dei fibroblasti della proteina alfa (FAP), svolge un ruolo importante nel sopprimere la risposta immunitaria nei tumori cancerosi, limitando così la possibilità di usare vaccini e altre terapie che si basano sul lavoro del sistema immunitario del corpo "ospite". I ricercatori hanno anche scoperto che, se queste cellule vengono disattivate, si permette al sistema immunitario di rendere il tumore "controllabile". "Trovare le cellule specifiche che impediscono l'uccisione del cancro da parte del sistema immunitario - spiegano i ricercatori che hanno guidato lo studio - è un importante passo avanti per studiare come queste cellule funzionano e per migliorare le terapie immunologiche permettendoci di rimuovere le barriere che il cancro ha costruito". Fonte: salute24.ilsole24ore.com/articles/11842-vaccino-anti-cancro-studio-su-science-promette-maggior-efficacia

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Farmacia a cura del dr. Aldo Sabato - Farmacista

Quando assumere un farmaco: prima o dopo i pasti?

Quando si inizia una terapia farmacologica la preoccupazione maggiore è l’interazione tra farmaco e alimentazione.

Il cibo può interferire in misura considerevole sia sulla velocità di assorbimento sia sulla quantità di farmaco assorbito, sarebbe preferibile assumere un farmaco antinfiammatorio non steroideo (cosiddetti FANS) a stomaco pieno in modo da ridurre gli effetti nocivi sulla mucosa gastrica.

Sertralina ), un farmaco impiegato per impedire il rigetto nei pazienti che hanno subito un trapianto d’organo o in malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide (Ciclosporina) ed infine un farmaco impiegato per il controllo del ritmo cardiaco (Amiodarone ).

Anche un’alimentazione ricca di prodotti caseari quali latte e formaggi potrebbe ridurre l’assorbimento di alcuni antibiotici, come la scelta del liquido con il quale assumere un farmaco è da valutare bene.

Sono da evitare anche l’assunzione di caffè, the e cacao con farmaci impiegati per l’asma e con farmaci dov’è presente nella composizione, la caffeina, come alcuni analgesici ed antiinfluenzali.

La bevanda più adatta, risulta essere l’acqua naturale, meglio se a temperatura ambiente, poiché è in grado di favorire lo scioglimento del farmaco ed il suo assorbimento.

Un farmaco assunto a stomaco vuoto, consente di raggiungere più rapidamente l’effetto voluto, poiché i liquidi ne accelerano il transito attraverso lo stomaco riducendo l’intervallo di tempo tra l’assunzione e la comparsa del suo effetto.

Mentre, i cibi solidi possono rallentare lo svuotamento gastrico diminuendo la velocità di assorbimento di alcuni medicinali. Da evitare, come bevanda con l’assunzione di farmaci, è il succo di pompelmo poiché in grado di aumentare in maniera significativa la biodisponibilità di alcuni medicinali attraverso un meccanismo di inibizione dell’attività di alcuni enzimi, che a livello epatico sono responsabili della trasformazione dei farmaci con il conseguente aumento della concentrazione, aumentando il rischio di tossicità e gravi effetti collaterali. I farmaci che risentono maggiormente di tale aumento della biodisponibilità* sono: i Calcio-Antagonisti (come Amlodipina, Nifedipina, Felodipina, Nicardipina, Verapamil) impiegati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa e in alcune patologie cardiovascolari, alcune Statine (come Atorvastatina, Simvastatina) con azione ipocolesterolemizzante, alcuni ANTISTAMINICI (come Astemizolo, Terfenadina ), alcuni Antiepilettici (come Carbamazepina ), alcuni tranquillanti (come Diazepam, Triazolam) usati per l’ansia e l’insonnia, alcuni antidepressivi (come Clomipramina, 18 www.salutare.info

I cibi in genere, possono rallentare lo svuotamento gastrico con conseguente riduzione della velocità di assorbimento del medicinale assunto; in particolare i cibi molto caldi e ricchi di grassi. Per ottenere una rapida comparsa dell’effetto desiderato ad esempio in caso di dolore acuto, si assumono farmaci antiinfiammatori non steroidei quali Ibuprofene, Naproxene, Diclofenac che sarebbe preferibile assumere a stomaco pieno al fine di ridurre le lesioni a livello gastrico anche se, così facendo, se ne riduce la velocità degli effetti. Per rimediare, si potrebbe assumere la prima dose di farmaco a digiuno con tanta acqua e le dosi successive dopo i pasti. Alcuni farmaci hanno l’indicazione di assunzione lontano dai pasti almeno un’ora prima o due ore dopo” in quanto la presenza di cibo, nello stomaco, può provocare l’inattivazione del farmaco con conseguente riduzione dell’effetto desiderato; è il caso di alcune classi di antibiotici quali i Macrolidi (Roxitromicina, Rokitamicina).


Anche le Tetracicline (antibiotici), subiscono una riduzione nell’assorbimento quando vengono assunte con cibi ricchi di ferro e magnesio e con latte e latticini per la presenza del calcio che può chelare, ossia, formare un legame con le tetracicline rendendone impossibile un loro assorbimento. Per un’altra classe di farmaci i Chinoloni (Ciprofloxacina) valgono le stesse raccomandazioni, ossia l’assunzione lontano dai pasti per la loro possibile interazione con cibi ricchi di ferro. Contemporaneamente, oltre al cibo sono da evitare la somministrazione di integratori minerali nella cui composizione siano presenti gli elementi summenzionati. Altri farmaci, invece richiedono l’assunzione in presenza di cibo per favorirne il loro assorbimento: questo è il caso della Nitrofurantoina impiegata come antisettico delle vie urinarie, dello Spironolattone con attività diuretica, con il Ferro e nei suddetti farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS ). Quando vengono impiegati come farmaci antiipertensivi e per l’insufficienza cardiaca, ACE-inibitori (come Enalapril, Ramipril, Quinapril), non si devono usare con gli alimenti sostituti del sale perché essendo questi ultimi ricchi di potassio potrebbero determinare concentrazioni altamente pericolose di tale ione nel sangue;

in questa classe di farmaci l’unico che richiede la somministrazione a digiuno è il Captopril. Gli anticoagulanti orali (Warfarin) richiedono come avvertenza di non assumere con la dieta cibi ricchi di vitamina K (ovvero vegetali a foglia verde come spinaci, cavoli, broccoli, lattuga) perché tale vitamina ha un effetto antagonista nei confronti di tali farmaci. Una classe di farmaci antidepressivi (i MAO-inibitori) presentano reazioni gravi se assunti con determinati alimenti ovvero, il principio attivo Tranilcipromina contenuto in associazione in alcune specialità interagisce con una sostanza, la tiramina (presente in formaggi fermentati, vini rossi, gli insaccati, alcune birre e gli estratti di lievito) che non venendo inattivata può provocare un aumento di pressione con rischio di emorragia; è infatti utile eliminarli dalla dieta anche tre settimane dall’interruzione della terapia. Diete ricche di grassi e a base di aglio dovrebbero essere evitate in corso di trattamento con farmaci contro l’AIDS e retrovirali (Zidovudina) in quanto ne riducono l’efficacia. Con il consumo di alimenti a base di soia, è importante evitare, nelle donne che sono sotto terapia con estrogeni, in quanto la soia potrebbe aumentare la tossicità del farmaco. Una considerazione particolare va fatta per l’alcool che spesso è

presente nella dieta di molte persone in quanto la concomitante assunzione con farmaci potrebbe essere molto pericolosa. È vivamente sconsigliata l’assunzione di alcool quando si prendono farmaci che agiscono sul SNC quali Tranquillanti, Antidepressivi,

Glossario

Biodisponibilità La biodisponibilità è una delle principali proprietà farmacocinetiche dei farmaci. In farmacologia, il termine viene utilizzato per descrivere quella parte di farmaco somministrato che raggiunge la circolazione sistemica senza subire alcuna modificazione di tipo chimico rispetto al totale. Il termine viene talvolta utilizzato anche in relazione alle sostanze assimilate dagli alimenti. Fattori che influenzano la biodisponibilità Svariati fattori fisiologici possono ridurre la disponibilità del

farmaco prima del suo ingresso nella circolazione sistemica, quali ad esempio: - lo scarso assorbimento del tratto gastrointestinale; - la degradazione metabolica del farmaco prima dell'assorbimento; - l'effetto first-pass a livello epatico. Tali fattori possono variare da paziente a paziente, così come possono mutare nel tempo nello stesso paziente. Possono avere un effetto sulla biodisponibilità anche malattie che interessano il metabolismo epatico o la funzione gastrointestinale.

Antiistaminici in quanto ne potenzia l’effetto sedativo. È importante prima di assumere un nuovo farmaco interpellare il proprio medico o chiedere consiglio al proprio farmacista di fiducia sulla somministrazione in modo da evitare spiacevoli effetti collaterali ed in particolar modo quando la dose tossica è molto vicina a quella terapeutica.

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Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia

La dermatologia omeopatica nel terzo millennio

Se al momento della visita specialistica, il dermatologo lo ritiene opportuno, i rimedi omeopatici possono talora integrare le terapie farmacologiche tradizionali, utilizzate per la cura di patologie come orticaria, dermatite atopica e altre malattie della pelle.

L'omeopatia fu introdotta 200 anni fa dal medico tedesco Hahnemann, come approccio terapeutico basato sull'impiego di piccolissime quantità di composti naturali, diluiti in soluzione acquosa. Le metodiche omeopatiche si basano sulla cosiddetta “legge dei simili”, secondo la quale ogni sostanza, opportunamente diluita e dinamizzata, sarebbe in grado di curare sintomi analoghi a quelli che può causare se introdotta in un organismo sano. L’uso di rimedi ad azione simile ai sintomi presentati dall'individuo, permetterebbe così di modulare le capacità reattive dell'organismo, senza abbassarne la risposta immunitaria. Secondo l’omeopatia, sintomi spiacevoli come febbre, tosse e infiammazione rappresentano importanti campanelli di allarme della nostra salute ed agirebbero come naturali meccanismi di difesa. I rimedi omeopatici mirano a favorire le reazioni dell’organismo, stimolandone i processi difensivi, senza sopprimerli. Il medico omeopata, prima di reprimere il sintomo tosse con un farmaco sintomatico, si chiede perché l'organismo sta mettendo in atto un tale meccanismo difensivo e per difendersi da cosa. Nelle situazioni di emergenza

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e per patologie importanti, i farmaci che oggi conosciamo rappresentano sicuramente la prima scelta, mentre nelle situazioni meno impegnative, dove il farmaco tradizionale non offre grandi benefici (es. alcune malattie croniche) i rimedi omeopatici possono talora integrare le terapie classiche, senza necessariamente sostituirsi ad esse. Nel 2010 (esattamente 200 anni dopo la pubblicazione dell'Organon di Hahnemann) l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha finalmente restituito a questa antica disciplina la stessa dignità che hanno avuto gli altri rimedi medici con la pubblicazione del documento "Safety issues in the preparation of homeopathic medicines". L'omeopatia è stata descritta due secoli fa, ma in realtà il nostro organismo già mette in atto da sempre questa disciplina. Infatti basta leggere l'esito dei comuni esami del sangue (es. profilo ormonale), per osservare come i normali organi (es. pelle, tiroide, encefalo, etc) comunicano tra loro mediante messaggeri fisiologici (es. ormoni, citochine, neuropeptidi, etc) presenti nel sangue in concentrazioni così basse da superare talora le comuni diluizioni utilizzate in omeopatia. Per comprendere il meccanismo d'azione dei rimedi omeopatici

(i più potenti hanno una diluizione così spinta da contenere solo acqua) non bisogna fermarsi al solo aspetto biochimico del principio attivo. Gli atomi che compongono la materia vivente, essendo dotati di cariche elettriche positive (nuclei) e negative (elettroni) oltre che entrare a far parte dei numerosi composti chimici, si comportano come delle vere e proprie antenne radio, in grado di generare campi elettromagnetici, dotati a loro volta di azione biologica. L'ipotesi più probabile è che le molecole di acqua in cui sono disciolti i principi attivi, possano assumere una distribuzione (dominio di coerenza) differente in base al tipo di soluto che vi viene disciolto e mantenerla anche quando il soluto viene diluito così tanto da scomparire dalla soluzione (memoria dell'acqua). Senza addentrarci in dettagli di dinamica quantistica, la cosiddetta “acqua fresca” si comporterebbe analogamente ai moderni materiali superconduttori, come veicolo di trasmissione dell'informazione, in questo caso nei sistemi viventi. Per la cura delle malattie dermatologiche, l'omeopatia non sostituisce i farmaci dermatologici, ma in alcuni casi e se lo specialista lo ritiene utile, può rappresentare un valido supporto terapeutico.


logopedia a cura della dr.ssa Elisa Salvi

Quando mancano le parole L'alessitimia tra ieri ed oggi

Il termine “alessitimia”, derivante dal greco “a=mancanza; lexis=parola; thymos=emozione”, letteralmente mancanza di parole per le emozioni, fu coniato da Sifneos (1973) per indicare una costellazione di caratteristiche cognitive ed oggettive, evidenziate nei pazienti psicosomatici. Visto il crescente interesse per il costrutto, l’alessitimia fu scelta come tema principale dell’XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche, svoltasi ad Heidelberg nel 1976. In questa conferenza fu riconosciuta la necessità di una definizione precisa per l’alessitimia. La sua prevalenza è oggetto di molte discussioni. La carenza di studi, non permette di avere un quadro preciso della prevalenza di questa patologia nella popolazione non clinica. È stato ipotizzato che sia distribuita normalmente nella popolazione (Taylor et al., 1997b; Salminen et al., 1999), ma la conoscenza e le evidenze empiriche riportate in letteratura sono ancora piuttosto limitate. Tutt’oggi abbiamo un consenso in letteratura sulla definizione di alessitimia, riassunto dai seguenti punti: 1. difficoltà di identificare i sentimenti e di distinguerli dalle sensazioni somatiche; 2. difficoltà nel descrivere e comunicare emozioni e sentimenti alle altre persone;

3. processi immaginativi limitati; 4. stile cognitivo orientato verso l’esterno. Per vivere correttamente in una società e per poter comunicare, è indispensabile comprendere gli altrui discorsi, ragionamenti ed emozioni, gli alessitimici hanno molte difficoltà a far questo e presentano conseguenti difficoltà nei rapporti sociali. Le persone alessitimiche hanno difficoltà a comunicare verbalmente agli altri il proprio disagio emotivo e non riescono ad usare le altre persone come fonti di conforto, di serenità, di feedback, di aiuto nella regolazione dello stress. La scarsità della vita immaginativa, inoltre, limita la loro possibilità di modulare l’ansia e le altre emozioni negative, attraverso i ricordi, le fantasie, i sogni ad occhi aperti, il gioco.

sia di qualità della vita che di aumento di fattori di rischio, così come sembra essere un fattore di predisposizione generale alla malattia psicosomatica. Lo stile cognitivo “orientato all’esterno”, cioè la focalizzazione dell’attenzione sull’esterno piuttosto che sulla vita interiore, può portare ad amplificare e fraintendere le sensazioni somatiche, scatenando ansia e preoccupazioni ipocondriache.

Il costrutto dell’alessitimia è nato più di venti anni fa, anche se solo recentemente ha suscitato interesse maggiore tra i teorici e i ricercatori che si occupano di emozioni, l’alessitimia appare molto rilevante per il livello di salute e benessere complessivo dell’individuo.

Anche la sfiducia interpersonale appare in parte correlata al costrutto dell’alessitimia, soprattutto per la riluttanza a formare relazioni intime e a comunicare i propri sentimenti agli altri. In letteratura si riscontra che ci sono psicoterapie orientate al sintomo molto valide per l’alessitimia.

L’incapacità di verbalizzare le proprie emozioni non va considerata quindi come una difficoltà di tipo esclusivamente espressivo ma come una vera e propria limitazione nella possibilità di elaborare le emozioni e di costruire un proprio mondo interno. Questa difficoltà nell’elaborare emozioni, sembra avere conseguenze importanti nel decorso e nella prognosi di numerose condizioni mediche (asma, disturbi cardiaci…), in termini alutare 21


Foniatria a cura del dr. Massimo Borghese Foniatra

Autismo come...

Disprassia? Dispercezione? Deficit cognitivo? Disturbo comportamentale?

Ogni singola definizione delle quat tro che ho proposto, identifica, almeno nella maggior parte dei casi di autismo, una realtà indiscutibile, ma non sempre unica espressione dei deficit riscontrabili in questo tipo di patologia.

In ambito terapeutico riabilitativo, la maggior parte (se non la totalità) dei cosiddetti “metodi”, parte dal presupposto 'a mio parere incompleto e quindi erroneo' che un autistico sia tale perché disprassico, o perché dispercettivo, o perché comportamentale, o perché carente a livello integrativo… e così via ponendo, come chiave di lettura in partenza, uno solo dei deficit sopra menzionati. Esistono, infatti, “metodi sensoriali”, “metodi comportamentali”, “metodi cognitivi”, e così via dicendo, secondo un’ottica che non ho mai condiviso, perché sono sempre partito dal presupposto che autismo sia nello stesso tempo dispercezione, disprassia*, deficit cognitivo (più o meno evidente), disturbo comportamentale. Per molti, invece, la chiave di lettura di partenza o prevalente nel disturbo autistico, è da considerarsi un’inadeguatezza di uno solo degli elementi costituenti il cosiddetto profilo comunicativo di un individuo, da cui le visioni diagnostiche e le iniziative terapeutiche prevalenti, che tendono ad investire prioritariamente in una singola area di un quadro che in realtà è più variegato e più complesso. Ed invece, peraltro anche da un punto di vista clinico, mi sembra di poter affermare, e non solo in riferimento al campo dell’autismo, che in tutte le situazioni di disabilità, sia sempre più teorico, e quindi meno reale, il riscontro di disturbi puri, o, come si suol dire, “specifici”. In ogni soggetto portatore di handicap, comunicopatico, coesistono quasi sempre diverse patologie di deficit (comorbidità*), configurandosi di conseguenza quadri clinici complessi, all’interno dei quali occorre che il diagnosta si cimenti innanzitutto in una sorta di mappaggio delle definizioni delle disabilità, nonché nella ripartizione proporzionale delle differenti forme di inadeguatezza prestazionale.

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Sono solito, pertanto, parlare di autistici prevalentemente disprassici, autistici prevalentemente dispercettivi, autistici prevalentemente comportamentali, autistici prevalentemente compromessi sul piano cognitivo. Ma in ciascun autistico, pur prevalendo deficit più specifici di una determinata area del profilo comunicativo, comunque coesistono, in misure e proporzioni diverse da caso a caso, o da gruppi di casi a gruppi di casi, carenze riferibili ad ognuna di quelle aree. In una visione ancora più ampia e quindi non necessariamente collegata al solo autismo, credo


che si possa affermare che ogni quadro di comunicopatia riferibile ad un più o meno esteso danno a carico del sistema nervoso centrale, porti in sé, e quindi rappresenti, quasi sempre più di una delle prototipie patologiche descritte nel nostro catalogo nosologico.

Nell’autismo, così come in altre comunicopatie, quali i ritardi prestazionali, le paralisi cerebrali, le afasie-disfasie dell’adulto (con o senza disartria) e così via percorrendo i diversi punti del suddetto elenco, potremmo dire che è riscontro usuale l’identificazione di più di una delle altre patologie.

Glossario

Riportiamo tali quadri sindromici: - Disfonie o turbe della vociferazione - Dislalie o alterazioni della pronuncia - Disfagie o disturbi della deglutizione - Disfluenze o turbe del flusso verbale - Afasie o turbe della codificazione e decodificazione - Disartrie o turbe da alterazioni del primo motoneurone - Ritardi secondari o turbe comunicative negli oligofrenici - Sordità e conseguenti turbe comunicative - Disturbi dell’apprendimento - Turbe comunicative da inadeguatezze socioculturali - Turbe comunicative da autismo e altre psicosi - Sindromi da deficit attentivo con o senza iperattività.

*Disprassia La disprassia (dal greco praxía = fare, quindi dis-prassia = incapacità di fare) è un disturbo che riguarda la coordinazione e il movimento che può comportare problemi nel linguaggio. In neurologia si definisce come la difficoltà di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine. Ad esempio, il malato può presentare delle difficoltà ad eseguire movimenti fini e complessi, come allacciarsi le stringhe delle scarpe. La disprassia può essere acquisita (per esempio in seguito ad un danno cerebrale causato da un trauma) o associata ad un ritardo del normale sviluppo neurologico. La disprassia può inoltre essere attribuita a mutazioni a carico del gene FOXP2 ed essere interessata da familiarità. La disprassia è una patologia complessa, con complicazioni che vanno dal motorio al cognitivo. Non sempre si ha la compresenza di tutti e due. Il bambino disprassico è difficilmente diagnosticabile in tenera età perché quasi sempre si tende a considerare solo il suo disturbo del linguaggio. Importante è una tempestiva diagnosi che non sempre viene attuata. Alla terapia di una logopedista si deve accompagnare spesso anche quella di una

psicomotricista. I bambini con disprassia hanno quasi sempre problemi di organizzazione spazio-temporale. Sarà difficile per loro organizzarsi quindi nella consequenzialità dei movimenti: per es. vestirsi partendo dalla biancheria intima e dopo maglia e pantaloni. Gli individui affetti da disprassia, spesso trovano difficoltà a mettere in ordine le varie fasi di un racconto e a trovare i termini. Non che non lo sappiano, ma non trovano dentro di loro la memoria dei vari passaggi. Altre volte si presentano problemi anche di manualità fine, tanto che a scuola saranno bimbi con problemi ortografici, oppure problemi che riguardano il movimento oculare (difficoltà a seguire le righe del quaderno e a leggere, il bimbo invece di muovere solo gli occhi, muove anche il corpo a seguire lo sguardo). La sensibilità tattile è spesso ridotta, problema complesso e molto spesso sottovalutato dai vari neuropsichiatri e terapisti.

*Comorbidità Con il termine di comorbidità si intende la presenza contemporanea nella stessa persona di più patologie che tra loro non presentano alcun nesso causale.

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terapia a cura del dr.Attilio Spidalieri Specialista in Endocrinologia e Diabetologia dr. Jean-Michel Petit Specialista in Endocrinologia e Diabetologia

Il rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2

La steatosi, accumulo di grasso nelle cellule del fegato, è frequente nei diabetici di tipo 2. Circa due terzi di essi presentano questa patologia. Ma non tutti vanno incontro a complicazioni. Le misure igienico-dietetiche si rivelano efficaci per limitare la steatosi. Riguardo ai farmaci, allo stato, soltanto i glitazoni hanno dimostrato un ruolo di prevenzione attiva.

La scoperta di anomalie del bilancio epatico è frequente durante la sorveglianza di un paziente diabetico di tipo 2. L’obesità è un fattore predisponente alla steatosi epatica. Il rischio dell’aumento degli enzimi epatici, le transaminasi, è 3-4 volte più frequente nei diabetici che nei non diabetici. La causa più frequente dell’aumento delle transaminasi nei diabetici di tipo 2 è il sovraccarico epatico di grasso, definito come “Steatosi non alcoolica”. Comunque, prima di concludere che l’aumento dei valori delle transaminasi è dovuto a una steatosi, bisogna eliminare altre patologie epatiche spesso associate al diabete mellito come l’epatite cronica C o il sovraccarico epatico di ferro. La sorveglianza della steatosi è mal codificata,il suo impatto sulle complicazioni vascolari del diabete è oggetto di discussione.

Livelli differenti di rischio. La steatosi corrisponde ad un accumulo di grasso nelle cellule del fegato. La maggior parte dei pazienti resterà a questo stadio della malattia senza complicazioni epatiche. Quando la steatosi si accompagna ad una necrosi e ad una fibrosi si parla di steatoepatite non alcoolica (NASH). La prognosi è diversa tra la steatosi semplice e la NASH, essendo quest’ultima fattore di rischio per la cirrosi epatica e per il carcinoma epatico. Probabilmente la prevalenza della steatosi è del 10% negli individui di peso normale e del 70% negli obesi. La steatoepatite si ritrova nel 3% dei soggetti non obesi e nel 20% dei soggetti obesi. Il diabete tipo 2 favorisce l’evoluzione della steatosi verso la cirrosi.

Perché appare la steatosi. La steatosi è legata ad uno squilibrio tra la sintesi epatica dei lipidi e la loro utilizzazione ed escrezione sotto forma di lipoproteine. I diabetici tipo 2, portatori di insulinoresistenza, presentano condizioni favorevoli alla sviluppo di una steatosi o di una steatoepatite, con aumento della concentrazione di acidi grassi nel sangue, 24 www.salutare.info

iperglicemia e iperinsulinismo, il chè favorisce la sintesi dei grassi da parte del fegato.

Le tecniche di accertamento. Il metodo di riferimento per quantificare il sovraccarico di grasso è l’istologia, che necessita naturalmente di una biopsia epatica. Molte tecniche non invasive sono state sviluppate per valutare la steatosi. L’ecografia epatica permette un accertamento efficace ma impreciso dal punto di vista quantitativo e possiede una scarsa sensibilità nei riguardi di un sovraccarico di grasso di entità leggera o moderata. La TAC effettua una valutazione semiquantitativa della steatosi, ma presenta l’inconveniente di essere irradiante. La spettrometria con risonanza magnetica è la tecnica non invasiva di riferimento per misurare la steatosi. La soglia del 5% di contenuto in grasso è stata definita come limite superiore della norma. La risonanza magnetica è una tecnica semplice che da una valutazione quantitativa precisa della steatosi. Per quanto riguarda la steatoepatite, la biopsia epatica resta il riferimento indiscusso. Un’altra tecnica di valutazione della fibrosi è l’elastometria, basata sull’uso degli ultrasuoni, molto valida per i soggetti di peso normale, ma non risolutiva per i pazienti in sovrappeso a causa dell’aumentato spessore del pannicolo adiposo.

Conseguenze della steatosi sulla malattia diabetica. Le relazioni tra l’esistenza di una steatosi epatica e la storia naturale della malattia diabetica non sono ben conosciute. Il contenuto epatico in grasso è correlato alla dose di insulina necessaria per trattare i pazienti diabetici di tipo 2. Nello stesso tempo, la presenza di una steatosi in caso di diabete di tipo 2, si associa ad un livello più alto di insulinoresistenza. Il bilancio lipidico è ugualmente modificato nei pazienti diabetici di tipo 2 con steatosi. I pazienti con un sovraccarico epatico in grasso presentano valori di colesterolo


HDL (colesterolo buono) più bassi ed un innalzamento dei valori dei trigliceridi e del colesterolo LDL (colesterolo cattivo) riguardo ai soggetti senza steatosi.

Diagnosi e trattamento nel diabetico tipo 2. Quando si scopre un'anomalia del bilancio epatico, la diagnosi di steatosi è la più probabile, ma in ogni caso bisogna eliminare la possibilità di altre patologie epatiche frequentemente associate alla malattia diabetica come l’epatite C e l’emocromatosi. La valutazione del trattamento della steatosi dei pazienti diabetici è legata alla quantità dell’infiltrazione grassosa nel fegato. I principi del trattamento comprendono misure igienico-dietetiche e farmaci insulino-sensibilizzanti.

Efficacia del regime alimentare. Un regime arricchito in grassi saturi (grassi animali al di fuori di quelli del pesce) sembra essere un fattore ben dimostrato dello sviluppo della steatosi nei pazienti diabetici di tipo 2. Comunque gli effetti delle misure dietetiche sulla steatosi sono stati valutati solo recentemente. La maggior parte degli studi sono di corta durata e per un numero limitato di pazienti. Una perdita 1%

di peso corporeo fa diminuire dell’8% i valori delle transaminasi nei soggetti obesi. In un gruppo di 36 pazienti obesi, che hanno beneficiato di due biopsie epatiche, la chirurgia bariatrica, che ha determinato la perdita di 34 chili di peso corporeo, si associa a un livello importante di miglioramento della fibrosi. In totale, in seguito alla perdita di peso, 82% dei pazienti presentano un miglioramento della loro patologia epatica, 9% un aggravamento, 9% una stabilizzazione. Una perdita di peso dell’8% in diabetici di tipo 2 s’accompagna ad una riduzione dell’80% del contenuto epatico in grasso, con un miglioramento in parallelo dell’insulinoresistenza epatica e della produzione epatica di glucosio. Pertanto si conclude che il trattamento dietetico nei diabetici tipo 2 permette di migliorare molto rapidamente il contenuto epatico in grasso, con una diminuzione di più del 20% dopo solo due settimane di regime.

Farmaci: preponderanza dei glitazoni e della metformina. I glitazoni e la metformina sono i farmaci indicati per il trattamento della steatosi epatica del diabetico tipo 2. Il pioglitazone

nei soggetti diabetici provoca una riduzione del 47% del contenuto epatico in grasso misurato con risonanza magnetica. L’effetto a livello istologico è stato valutato su di un gruppo di 55 pazienti diabetici di tipo 2 o intolleranti al glucosio. Il pioglitazone assunto durante 6 mesi migliora la steatosi e l’infiammazione ma non il livello di fibrosi. In un lavoro recente riguardante soggetti non diabetici, ma con steatosi e fibrosi epatica, l’uso del pioglitazone per 12 mesi ha comportato un notevole miglioramento della fibrosi. Gli studi sul ruolo della metformina sono di difficile interpretazione, poiché non si può differenziare un effetto diretto della molecola sul fegato da quello legato alla perdita di peso. In uno studio pilota su una cinquantina di pazienti la metformina provoca un miglioramento dell’istologia epatica per il 30% dei pazienti, ma il tutto correlato con la perdita di peso ottenuta. Per il momento dunque solo i glitazoni hanno dimostrato un ruolo certo sulla prevenzione della steatosi, mentre il loro effetto sulla fibrosi deve ancora essere confermato.

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Tecnologia a cura della dr.ssa Roberta Melillo Farmacista

Il termometro

Nell’aprile 2009 con un Decreto Minis teriale trasmesso in Italia e recepito da una Direttiva della Comunità Europea il termometro a mercurio è andato in pensione per lasciare il posto a nuovi di ultima generazione.

L’obiettivo primario del ritiro dal commercio del termometro a mercurio è stato quello di ridurre l’impatto ambientale che il mercurio aveva creato arrecando danni all’ambiente, in particolare a quello marino e alle sue specie ittiche e, a lungo termine, alla salute umana. Il termometro è stato molto utilizzato sin dai tempi antichi. Il primo termometro ad aria risale al 1592, realizzato, attraverso degli esperimenti, dallo scienziato G.Galilei. Egli prese un cilindro di vetro aperto, lo riempì parzialmente di acqua, alla sommità inserì una sfera di vetro piena di aria e, lo immerse in un contenitore pieno di acqua. Per effetto dell’aumento di calore l’aria nella sfera espandendosi riduceva il livello dell’acqua nel cilindro; al contrario accadeva per effetto del raffreddamento. Era uno strumento non ancora preciso anche perché G.Galilei non aveva valutato le variazioni legate alla temperatura dell’ambiente e alla pressione atmosferica esterna. Prima di lui più che termometri si usavano termoscopi come la “boccia di Erone”. Nel 1650 E.Torricelli pensò di utilizzare una colonna chiusa riempita d’acqua e pose in basso una bolla di vetro riempita d’acqua. La temperatura veniva misurata dalla dilatazione del liquido e non risentiva di effetti della pressione atmosferica; si realizzò così il “termometro fiorentino”. Successivamente studiosi dell’Accademia del Cimento (1654) realizzarono termometri sigillati riempiti di un liquido termometrico, l’alcol. Inoltre, realizzarono un termometro a forma di rana riempito per metà di acqua e nel quale erano immerse sfere di vetro colorate di peso differente.

La “ranocchietta” veniva fissata sul corpo del paziente con l’ausilio di nastrini legati alle zampe. L’acqua riscaldandosi creava una variazione di posizione delle sfere proporzionale al loro peso. Le scale di gradazione erano già presenti, però era necessario individuare punti di riferimento affidabili e riproducibili per la taratura. L’astronomo E.Halley considerava come grado più basso il punto di congelamento dell’alcol, il chimico R.Boyle quello dei semi di anice, lo scienziato I.Newton quello dell’olio dei semi di lino. Era necessaria una grandezza standard che corrispondesse a precisi fenomeni fisici. Fu così che nel 1724 D.G.Fahrenheit propose come due punti fissi il punto di congelamento di una soluzione di acqua e sale e la temperatura del sangue di un soggetto sano. Nel 1730 il fisico R.A.Réamur propose una scala fra 0 e 80. Infine, è grazie a A.Celsius che si concluse questa disputa fissando a zero il punto di congelamento dell’acqua e a 100 quello di ebollizione. Fu però con F.W.Barenspung e L.Traube che si impose il termometro per la diagnosi. Attraverso queste evoluzioni il termometro è entrato nell’uso comune. Da allora ha subito vari cambiamenti non ultimo l’abbandono del mercurio a vantaggio della tecnologia a cristalli liquidi per i digitali e dell’elettronica con gli infrarossi, che ricevono ed elaborano le radiazioni emesse dal corpo fornendo una misurazione frontale e auricolare precisa e igienica. Esistono le bande adesive da applicare sulla fronte, il “Galinstan”, in vetro che contiene una lega fluida a temperatura ambiente, di Gallio, Indio e Stagno. Chi sa cosa ci aspetta ancora nel prossimo futuro. Meglio il tradizionale termometro a mercurio o i nuovi sempre più tecnologici? “Ai posteri l’ardua sentenza!”

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Psicologia a cura della dr.ssa Maria Frandina Psicologa - Psicoterapeuta

L’adolescenza tra rabbia e vergogna

I mutamenti che si verificano nel corpo dell’adolescente possono essere motivo di orgoglio e di vergogna. I cambiamenti fisici non sono per tutti uguali e non hanno gli stessi tempi per tutti. Vivere la diversità può portare a condizioni di disagio se non riusciamo a coglierne la ricchezza. L’adolescenza è caratterizzata da una forte fragilità, dovuta alla perdita delle certezze legate al mondo dell’infanzia. L’influenza dell’ambiente esterno gioca un ruolo fondamentale per esteriorizzare i conflitti e per scaricare le tensioni, ma anche per riorganizzare il mondo interno. Nell’adolescenza i giovani si trovano a fronteggiare due aspetti importanti: il passaggio dal controllo dei genitori all’autonomia e la consapevolezza della maturazione sessuale. L’adolescente deve scegliere quale persona intende diventare. I principi e i comportamenti accolti dai genitori devono essere confrontati con la nuova realtà e subire una rielaborazione autonoma. L’emancipazione dal controllo dei genitori e dalla dipendenza emotiva è influenzata dall’atteggiamento assunto dai genitori stessi durante l’infanzia. Forti relazioni con ragazzi della stessa età aiutano l’adolescente ad emanciparsi dalla famiglia.

Si formano dei “gruppi” con dei valori comuni. L’adolescente, aderendo al gruppo, soddisfa il bisogno di sicurezza e di identità con un modello che può essere diverso, anche solo in parte, da quello proposto dai genitori. In genere c’è una forte distinzione e consapevolezza tra chi è “dentro” e chi è “fuori” dal gruppo. Nel lavoro clinico con preadolescenti e adolescenti capita spesso di imbattersi in “grovigli” di affetti, che hanno a che fare con la vergogna, la rabbia, la mortificazione, l’inferiorità, ma che sono, almeno inizialmente, difficilmente distinguibili e, quindi, difficilmente riportabili agli elementi interni che li originano. La vergogna rimanda a rappresentazioni di un sé o di aspetti di sé inadeguati coinvolgendo l’assetto narcisistico. Essa svolge un ruolo centrale nel funzionamento mentale e nel vissuto soggettivo degli adolescenti che la esprimono usando termini come: sentirsi diverso, sentirsi impacciato, sentirsi brutto, inferiore. La vergogna porta con sé continue fluttuazioni nel senso di identità e nell’autostima e ha un notevole peso anche nel regolare non solo il rapporto con gli altri, ma anche lo sviluppo di nuove competenze e la possibilità di investirle con piacere. La rabbia può essere la manifestazione di vissuti dolorosi cui

l’adolescente non sa dare un nome, ma anche l’espressione di una separazione e di un percorso verso l’autonomia. Entro certi limiti, vergogna e rabbia sono fisiologiche in adolescenza proprio perché le complesse trasformazioni rendono la percezione di sé estremamente vaga, costringendo a entrare in rapporto con un sé in continuo cambiamento e che a volte in modo esplicito, a volte nascosto, cerca fuori di sé, nella realtà esterna, nelle risposte verbali e non degli altri quella conferma, quella attribuzione di significato e di valore che, al momento, non può ancora darsi da solo. Quando queste emozioni non hanno radici antiche, ma sono originate sostanzialmente dai conflitti fase-specifici, possono essere affrontate e superate senza eccessiva sofferenza.

Una delle situazioni elementari nel passaggio all’età adulta, uno dei primi conflitti con i genitori, è la richiesta di un cassetto con una chiave; entriamo nell’età adulta attraverso la ribellione della vergogna. (Milan Kundera) L’adolescenza è l’età dei cambiamenti. Le certezze dell’infanzia vengono meno e si è alla ricerca di una propria identità. Le modificazioni fisiche sono alla base di una profonda rivoluzione.

Diversamente, se l’origine è antica, strettamente connessa alla qualità delle relazioni oggettuali primarie, allora vergogna e rabbia possono avere conseguenze distruttive e invalidanti, che se non elaborate in tempo possono segnare lo sviluppo adolescenziale, portando l’adolescente a chiudersi in se stesso o ad esprimere la sua aggressività in maniera incontrollata. Fondamentale è l’ambiente esterno, che così come gli argini di un fiume, aiuta l’adolescente a contenere le sue emozioni e a canalizzarle in maniera creativa verso il mare della vita. alutare 27


Informazione sociale @ Segnalate le campagne a:

sociale@salutare.info

La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevolezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi di interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

58ma Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra

La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra continua a rappresentare per l'AIFO un impegno fondamentale per dar voce agli ultimi.

C'è un solo cielo per tutto il mondo. Questa brevissima frase, tratta dal Testamento ai Giovani di Raoul Follereau, non è solo una sintesi di una concezione della vita e dei rapporti tra i popoli.

Ogni anno i volontari AIFO organizzano in tale giornata la distribuzione del Miele della Solidarietà, allestendo banchetti in centinaia di piazze italiane e coinvolgendo altre associazioni, istituzioni, cittadini.

È un invito a guardare in alto per cogliere ciò che sfugge alle menti prigioniere di un quotidiano, angusto egoismo.

I sacchetti di iuta che contengono i vasetti sono confezionati da persone guarite dalla lebbra grazie al progetto Sumana Halli a Bangalore, in India. Il ricavato finanzierà la cura dei malati in India.

Papilloma Virus: continua la campagna del vaccino gratuito

nelle giovani donne. In circa il 90% dei casi provocano infezioni transitorie, asintomatiche, che guariscono spontaneamente ma, seppure in rari casi, alcuni tipi di HPV (e tra questi i tipi 16 e 18 responsabili di oltre il 70% dei tumori del collo dell’utero) possono provocare alterazioni cellulari che, se non curate, possono evolvere in tumore. Il vaccino ha lo scopo di prevenire l’infezione.

30/01/2011

www.aifo.it

Continuerà anche per tutto il 2011 il programma per le vaccinazioni contro il virus HPV, meglio noto come Human Papilloma Virus. Ci sono tuttavia alcune variazioni importanti, infatti il vaccino continua a essere gratuito per le dodicenni, ma sarà effettuabile a un prezzo agevolato fino ai venticinque anni, e non più solo fino ai diciassette. Fino ad ora, infatti, le ragazze che desideravano vaccinarsi dalla maggiore età in poi dovevano pagare il vaccino a prezzo pieno: a gestire la campagna contro il Papilloma Virus sono sempre le Regioni, alle quali sono stati stanziati fondi fino a oltre settecentomila euro. L’importanza del vaccino è stata più volte sottolineata dai responsabili dei programmi di prevenzione delle malattie infettive dell’Emilia-Romagna, pionieri in questo tipo di offerta verso le teenager italiane. I virus HPV si trasmettono attraverso i rapporti sessuali. Molto frequentemente soprattutto 28 www.salutare.info

È quindi opportuno somministrarlo prima del possibile contatto con il virus. Per questo a livello nazionale è stato deciso di garantire gratuitamente la vaccinazione alle dodicenni. Nuovi studi sul Papilloma Virus dimostrano l’efficacia nel tempo del vaccino, che si estende anche oltre le due tipologie più rischiose, il 16 e il 18. Per questo, a partire dal 2011, è stato deciso di estendere la possibilità di vaccinarsi anche alle ragazze appartenenti a diverse fasce di età. Per le dodicenni è previsto l’invio diretto di una lettera dell’Azienda USL di residenza. Esiste un numero verde gratuito informativo istituito dal Servizio Sanitario Regionale, 800 033 033.


Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne di informazione sociale, di prevenzione per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita.

PRENDITI CURA DEL TUO CUORE: TI AIUTA L'AGENDA 2011 DI ALT ONLUS Un’amica intelligente, che ti accompagna per tutto l’anno con discrezione e un po’ di complicità, per spingerti ad avere cura di te e del tuo cuore. ALT è la prima e unica ONLUS in Italia che si batte per sconfiggere le malattie da Trombosi: Infarto, Ictus, Embolia polmonare, Trombosi arteriosa e venosa, colpiscono ogni anno 600.000 persone in Italia. Colpiscono il doppio dei tumori, ma potrebbero essere evitate almeno in un caso su tre. “Non esiste prevenzione senza informazione e senza volontà. Siamo noi a dover decidere di prenderci cura di noi stessi e delle persone a cui vogliamo bene” spiega la dr.ssa Lidia Rota Vender, Presidente di ALT Onlus “e non è così difficile: basta fermarsi

Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali - Settore Salute - La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti

Per la prevenzione ed il controllo dell’epidemia stagionale d’influenza 20102011 il Ministero della Salute ha diramato una circolare che oltre alle raccomandazioni comprende le più recenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla composizione dei vaccini antinfluenzali. I sintomi dell’influenza (febbre, mal di testa, malessere generale, tosse, raffreddore, dolori muscolari ed articolari) sono comuni a molte altre malattie, per, cui dal punto di vista clinico, la definizione di caso di sindrome influenzale (influenza like illness = ILI) prevede un’affezione respiratoria ad esordio acuto, con febbre oltre i 38°C, accompagnata da almeno uno tra i seguenti

un momento a pensare a quali vantaggi potremmo avere se facessimo attenzione alla quantità e alla qualità di cibo nel piatto e a quanto poco ci muoviamo, e decidessimo che è ora di fare qualcosa. Costa poco, ma rende molto in salute, la nostra e quella dei nostri figli”.

www.trombosi.org

L’agenda è disponibile in ALT per coloro che doneranno un contributo minimo di 15 euro: i fondi raccolti verranno investiti per campagne di prevenzione cardiovascolare sul territorio italiano. Per richiederla vai sulla pagina dedicata all'iniziativa Agenda del Cuore 2011 oppure telefona allo 02 58325028. ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus Via Ludovico da Viadana, 5 - 20122 Milano Tel. 02 58325028 - Fax 02 58315856

sintomi sistemici: cefalea, malessere generalizzato, sudorazione, brividi, astenia, e da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: tosse, faringodinia, congestione nasale. Soprattutto nei bambini, le ILI, si possono manifestare anche con sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea). Come osservato in tutte le stagioni influenzali, la fascia di età più colpita è quella dei bambini fino a 14 anni (in particolare il picco massimo è stato osservato nella fascia 0-4 anni, seguito dalla fascia 5-14 anni); l’incidenza decresce all’aumentare dell’età, e raggiunge il valore minimo negli anziani. Alla sorveglianza epidemiologica si affianca la sorveglianza virologica, mirata alla caratterizzazione qualitativa dei diversi ceppi di virus influenzali circolanti, per aggiornare la composizione del vaccino annuale della stagione successiva.

www.campagnainfluenza.it

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Sanità a cura dell'avv. Tiziana Tomeo

Convenzione per la protezione dei diritti dell'Uomo

Nessun soggetto può essere sottoposto ad un trattamento sanitario senza aver preventivamente manifestato il proprio consenso, valido ed efficace.

Il compimento di un atto medico nella relazione tra paziente e sanitario implica maggiori e differenti problematiche nell'ipotesi in cui a dover essere sottoposto alle cure mediche sia un minore; tale impostazione presuppone la manifestazione di volontà dell'esercente la potestà genitoriale e la percezione della minore età del paziente da parte del sanitario. Il principio cardine a tutela della salute è quello scolpito nell'art. 32 della Costituzione che recita "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo" stabilendo parimenti che: "nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge che comunque non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Tuttora sono profondi i contrasti tra il diritto uti singulus ad autodeterminarsi (rifiutando somministrazioni mediche imposte dalla normativa vigente) e la possibilità per l'autorità di prescrivere i cosiddetti TSO.

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L'approvazione della Convenzione per la protezione dei diritti dell'Uomo e della dignità dell'essere umano rispetto all'utilizzazione della biologia e della medicina: convenzione sui diritti dell'uomo

e la biomedicina, sottoscritta ad Oviedo dal Consiglio d'Europa nel 1996 e ratificata dall'Italia con la L.145/2001, è eloquente nella previsione dell'art. 5 che statuisce segnatamente: "un trattamento sanitario può essere praticato solo se la persona interessata abbia prestato il proprio consenso libero e informato" mentre l'art. 8 disciplina il caso di una situazione d'urgenza a seguito della quale non potendosi ottenere il consenso della persona, si ritiene necessario ogni trattamento che tuteli la salute. L'art. 2 a sua volta, specificamente prevede che "quando un minore non ha la capacità di dare il consenso ad un intervento, questo non può effettuarsi senza l'autorizzazione del suo rappresentante, di un'autorità o di una persona o di un organo designato dalla legge dovrà essere il medico a valutare la reale maturità psicologica del minore". La l. 135/90 pur subordinando l'effettuazione d'indagini diagnostiche e terapeutiche all'acquisizione del consenso informato, tace circa le modalità d'esecuzione sui soggetti minorenni. In questa situazione di "vacatio legis" sorreggono le disposizioni del codice deontologico che

prevede l'obbligo del consenso da parte di chi ha la tutela del minore. Ad ogni modo come negli altri Paesi europei ed extraeuropei anche la condotta delineata dal codice deontologico ha delle eccezioni come accade già nella legislazione italiana per quanto riguarda l'interruzione di gravidanza, la contraccezione e la tossicodipendenza. Conformemente a quanto sin qui riferito, il nostro codice penale ed altre leggi speciali pongono l'accento sulla capacità di comprensione del minore ultraquattordicenne in particolare, il cod. pen. all'art. 97 in ordine all'imputabilità dei minori di 18 anni e nella legge 66/1996 nelle norme contro la violenza sessuale. Infatti l'art. 609 quater dell'invocata legge stabilisce che l'ultraquattordicenne sia assolutamente in grado di comprendere la natura e la portata di un atto di violenza sessuale, attribuendo al minore una maturità tale da considerarlo non solo soggetto attivo di reato ma capace di comprendere il significato di un rapporto sessuale; di talchè potrà parimenti essere in grado di accettare o rifiutare l'effettuazione del test per l'HIV.


Pedagogia a cura del dr.ssa Sabina Scassa Educatore professionale

La Dislessia

Il bambino dislessico e le difficoltà scolastiche

Tali difficoltà sono riconosciute come dislessia consistente nella difficoltà di lettura, come disgrafia consistente nella difficoltà di produzione della scrittura e nella disortografia consistente nella difficoltà a porre i segni alfabetici nell’ordine giusto e nel rispettare le regole grammaticali. In pratica il bambino dislessico effettua diverse confusioni: •Confusioni di fonemi simili foneticamente; ad esempio confonde la “d” con la “t”, la “v” con la “f”, la “b” con la “p”, la “c” con la “g”, la “m” con la “n”; •Confusioni di fonemi simili morfologicamente; ad esempio confonde la “a” con la “o”, la “d” con la “q”, la “n” con la “u”; Non minori sono le sostituzioni di parole con altre parole simili per suono o per forma grafica ad esempio “pinna” diventa “penna”, “posto” diventa “pasto”; e anche le inversioni cinetiche sono molto frequenti; ad esempio “la” si trasforma in “al”, “da” si trasforma in “ad”. Per quanto riguarda la scrittura, i bambini dislessici oltre a compiere errori come quelli citati poc’anzi, effettuano elisioni e/o omissioni di sillabe raddoppiando le consonanti laddove non ci sono, oppure compiono errori in parole dotate già di raddoppiamenti sillabici. Nonostante tutte queste difficoltà, il bambino dislessico ha un’intelligenza normale ed è privo di deficit sensoriali.

esempio usando il grassetto del pc, poi sempre più piccola e in modo più difficoltoso per la perdita di parte della lettera. Dunque compito degli insegnanti, degli educatori è non solo di avere un occhio di riguardo per il bambino dislessico limitandosi ad esempio di annotare sul diario l’assegno per renderlo leggibile e facilitare così sia il bambino che il genitore, bensì sono necessari interventi mirati; interventi che si basano su comportamenti e personalità più empatiche.

“Si tratta delle difficoltà che incontrano alcuni bambini nell’automatizzare i processi di decodificazione del linguaggio scrit to in linguaggio parlato per quanto riguarda la lettura e di decodificazione del linguaggio parlato in ling u a g g i o s c ri t to p e r quanto riguarda la scrittura”.

I bambini dislessici necessitano, sia a casa che a scuola, di un clima particolarmente sereno, privo di distrazioni, dal quale il bambino non deve ricevere particolari rimproveri poiché essi, spesso, fanno percepire al bambino dislessico di essere portatori di una condizione svantaggiata perciò dolorosa. Tantomeno il bambino deve percepire la cosiddetta ansia da prestazione; il suo tempo per la letto-scrittura deve essere rispettato. Altrettanta importanza va all’incoraggiamento e all’apprezzamento verbale per il problem solving quotidiano. Essi consentono al bambino di non scoraggiarsi di fronte alle sue evidenti e consapevoli difficoltà e di non perdere la motivazione alla performance. Tale condizione è essenziale non solo per l’attuale benessere del bambino bensì per la crescita didattica, psicologica ed affettiva dello stesso.

Gli interventi di recupero devono essere finalizzati all’automatizzazione dei processi di codifica avvalendosi anche dell’uso del personal computer. Tali interventi dovrebbero permettere il graduale apprendimento del riconoscimento dei vari fonemi, inizialmente in forma grande e facilitata ad alutare 31


La Dislessia La legge infatti prevede didattica personalizzata, l'uso di strumenti compensativi come personal computer e calcolatore, facilitazioni specifiche per gli esami...

Approfondimenti Una legge per i disturbi dell'apprendimento. L'iter per la legge sulla dislessia,giunge a compimento.

Dopo il sì definitivo del Senato, infatti, vengono riconosciuti alcuni disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) come dislessia, discalculia e disgrafia e si prevedono interventi a favore dei bambini colpiti che, secondo l'Associazione italiana dislessia, sarebbero circa 350 mila. Il provvedimento, denominato "Nuove norme in materia di difficoltà specifiche d’apprendimento" e approvato in sede deliberante dalla commissione Cultura di Palazzo Madama, sancisce un deciso cambio di rotta a favore delle famiglie di studenti affetti da Dsa, che prima erano costrette a farsi completamente carico del problema. Infatti riconosce dislessia, disgrafia/disortografia e discalculia «quali difficoltà specifiche di apprendimento, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali».

Fonte www.minori.it

32 www.salutare.info

La scuola, che prima non era obbligata ad intervenire, diventa ora parte integrante della diagnosi e della cura grazie alla definizione di una serie di provvedimenti che riguardano studenti, docenti e famiglie. A questo scopo la legge stanzia un finanziamento di 2 milioni di euro per gli anni 2010-2011. La legge infatti prevede didattica personalizzata, l'uso di strumenti compensativi come personal computer e calcolatore, facilitazioni specifiche per gli esami anche universitari e per lo studio delle lingue straniere. I genitori di alunni della scuola primaria con tali disturbi (diagnosticati dal Servizio sanitario nazionale) potranno usufruire di permessi di orario flessibile sul lavoro per assistere meglio i loro figli nelle attività scolastiche. La legge prevede infine una specifica formazione

per i docenti, per il riconoscimento tempestivo di queste patologie e per l'applicazione di didattiche riabilitative. La norma si prefigge, tra le altre cose, di «garantire il diritto all’istruzione e i necessari supporti; favorire il successo scolastico e prevenire blocchi nell’apprendimento degli alunni con DSA, agevolandone la piena integrazione sociale e culturale; ridurre i disagi formativi ed emozionali; assicurare una formazione adeguata e lo sviluppo delle potenzialità degli alunni; sensibilizzare e preparare gli insegnanti ed i genitori nei confronti delle problematiche legate alle DSA; assicurare adeguate possibilità di diagnosi precoce, anche a partire dalla scuola dell’infanzia, e di riabilitazione; incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante tutto l’arco dell’istruzione scolastica». L'articolo 5 mette nero su bianco le misure educative e le didattiche di supporto come l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata o l'introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere. È previsto, pure per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale. Agli studenti con DSA sono inoltre garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato, di ammissione all'università e gli esami universitari. Inizia adesso l'iter burocratico per rendere possibile l'attuazione della legge nei vari ambiti regionali.


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Eventi

CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere

Milano, 27 gennaio 2011 Facing the future in aesthetic surgery the mid face congress 2011 (the mid-face) Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Medicina legale, Chirurgia maxillo-facciale, Chirurgia plastica e ricostruttiva Argomenti del corso: problematiche medico legali, problemi assicurativi, responsabilita sanitaria Obiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in: responsabilità sanitaria quali l'obbligatorietà di mezzi e di risultato nonchè l'onere giudiziario della prova e problematiche assicurative. Luogo di svolgimento: Collegio Padri Oblati - Rho Organizzazione Keyword Europa.

Padova, 28 gennaio 2011 La patologia dell'anca nell'età dell'accrescimento Padova - Crowne Plaza Conferenze Center Presidente: c. Gigante Responsabile U.O.S.Ortopedia Pediatrica Azienda Ospedaliera di Padova Segreteria Organizzativa Provider Ecm: Medicina Viva Servizio Congressi Spa, Via Marchesi,26 -43100 Parma, Tel. 0521 290191 Fax 0521 291314 e-mail: sicp@mvcongressi.it www.mvcongressi.it

Brescia, 19 febbraio 2011 Congresso per Medico chirurgo in Cardiologia Categorie Attività formativa per: Medico chirurgo.

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Discipline di riferimento: Cardiologia, Medicina interna, Chirurgia generale Argomenti del corso: aterosclerosi coronarica, indicazione agli esami diagnostici, interpretazione dei referti Obiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in: cardiopatia ischemica. Conseguire conoscenze pratiche in: esami strumentali e di laboratorio Migliorare capacità comunicative. Obiettivo formativo: integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera svolgimento: Sala Provveditori Comune Di Salò. Organizzazione A.R.C.A. Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali.

Roma, 24 - 25 febbraio 2011 44th a.i.s.f. annual meeting Congresso per Medico chirurgo in Patologia clinica (analisi chimico-cliniche e microbiologia) Obiettivo formativo: percorsi clinico-assistenziali/diagnostici/riabilitativi, profili di assistenza - profili di cura Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Patologia clinica, Area interdisciplinare. Argomenti del corso: genetica nelle malattie epatiche, ipertensione portale, uso del web in epatologia. Obiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in malattie del fegato. Obiettivo formativo nazionale La riunione annuale dell'associazione italiana per lo studio del fegato rappresenta il principale momento di incontro e discussione dell'attività di ricerca dell'associazione e dei suoi circa 1800 soci. Essendo l'aisf un'associazione

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere Tel.: 0825 74603 e-mail: info@salutare.info

interdisciplinare la riunione annuale diventa un momento scientifico di esperienza a confronto tra i vari specialisti che ne fanno parte che sono i gastroenterologi, gli internisti, i trapiantologi, gli infettivologi, gli immunologi, i chirurghi epato-biliari e i ricercatori di base. Luogo di svolgimento: Aula Magna Università Degli Studi "La Sapienza" di Roma. Organizzazione Aisf Associazione Italiana Per Lo Studio Del Fegato. www.webaisf.org

San Gimignano, 25 - 26 febbraio 2011 Allergie intolleranze e asma bronchiale Congresso per Medico chirurgo in Medicina generale (Medici di famiglia) Categorie Attività formativa per: Medico chirurgo Discipline di riferimento: Medicina generale - Medici di famiglia, Allergologia ed immunologia clinica, Malattie dell'apparato respiratorio. Argomenti del corso: allergie, asma bronchiale, intolleranze Luogo di svolgimento: Hotel Villa San Paolo, San Gimignano (Si) Organizzazione: Mcr Service Snc Events & Communications.

27-28 Gennaio 2011 2th European Symposium on Pediatric Hand Surgery Direttore del Congresso: Giogio Pajardi Segreteria Organizzativa: Studio Progress Snc - Tel. 030290326 - info@studioprogress.it Policlinico MultiMedia IRCCS - Milano


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Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche. La creazione di un’unità operativa dedicata all’endoscopia, autonoma rispetto alla struttura ospedaliera, consente enormi vantaggi tra cui una più attenta valutazione del problema ginecologico dal punto di vista endoscopico. Inoltre, Endoscopica è dotata di un blocco operatorio con due sale operatorie Storz Or1 che fanno parte di una nuova generazione di sale operatorie “intelligenti” nelle quali l’operatore, grazie ad esclusivi sistemi informatizzati di integrazione di tutte queste nuove funzioni con tutte quelle preesistenti, impartendo semplici comandi vocali è in grado di gestire tutte le apparecchiature elettromedicali e tutte le funzioni ambientali collegate nonché tutte le modalità di comunicazioni disponibili.

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