Salutare 79

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la Salute si vince a tavola

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informazione per la Salute e il Benessere n° 79

Tabagismo e dipendenza

La pasta non fa ingrassare, anzi

Le intolleranze e le allergie alimentari

Allergia ai cosmetici

Cosmetici sintetici o naturali?


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Sommario Ricerca

Salute

Alimentazione

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14

16

La pasta non fa ingrassare, anzi

Tabagismo e dipendenza

Le intolleranze e le allergie alimentari

Nutrizione

Riabilitazione

Dermatologia

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18

19

Nuove regole per riprenderci dall’estate

Fascite plantare

Allergia ai cosmetici

Prevenzione

Podologia

Sport

20 Giochiamo d’anticipo contro il cancro

News

22 Le ipercheratosi: il ruolo del Podologo

24 "Allunghiamo" il passo…

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9 Leggere

Trovata una chiave per entrare nelle cellule tumorali e bloccarle

23 Ricevi Salutare

Diagnosi infarto in un minuto grazie a nuovo immunosensore Salutare + BabyMagazine Una vita più longeva? Questione di fattore D

sono in distribuzione gratuita

Trapianto di cellule pancreatiche con un mini-pancreas biotech

Lavorare alla propria scrivania grazie ad un avatar

Creato in laboratorio l’osso bionico che si stampa in 3D

Bevande energizzanti: il no assoluto a promuoverle come benefiche

'Adatto ai celiaci': le nuove etichette per i cibi gluten free

Sanità: i nuovi livelli essenziali di assistenza

Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

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L'avvocato risponde

26 Centrifugati 30 Fobie 32 Sociale 34 Eventi


Lettere dei lettori

Periodico bimestrale Anno XII n° 79 - 2016 Distribuzione gratuita Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Editore: Ass. Culturale Salutare

Salve, i miei bimbi fanno regolarmente

Salve Giacomo, a pag.20 c'è un interes-

attività fisica sia in inverno che in estate

sante articolo della nostra consulente in

ma a mio parere esagerano nel chiedermi

ginecologia, la dr.ssa Trallo che esprime in

sempre di comprargli quel tipo di bevande

vari dettagliati punti i motivi e la necessità

gasate energizzanti e piene di caffeina.

della vaccinazione.

Dicono che si possono dare anche ai bam-

Lo legga, credo che le sarà d'aiuto.

bini ma io sinceramente sono molto scettica e seppure in genere li accontenti, sono davvero restia.

Buongiorno a tutta la Redazione

Direttore Responsabile: Angela Romano Redazione: Maria Paola Aprea Progetto grafico: Promova Coop. Soc. Onlus Area web: Carmine Serino Collaborazioni: Prof. S. Martufi, dr.ssa G. Senatore, dr.ssa L. Pagano, dr. A. Del Sorbo, dr.ssa F. Trallo, Prof. Dr. A. Pacilio, dr. F. Basile, avv. G. De Cicco.

Penso che questi succhi possano provocare

ho avuto per diversi anni una serie di reazioni

comunque dei danni, anche se non nell'im-

allergiche a saponi e creme dovute forse ad una

mediato, probabilmente in futuro.

forte ipersensibilità della mia pelle e non sono

Potete consigliarmi qualcosa o darmi indica-

ancora riuscita a capire quali siano davvero

zioni? La mia reticenza è giustificata?

dannosi per la salute e quali scegliere quando

Grazie in anticipo.

vado ad acquistarli.

Laura - Catania

Non voglio rinunciare alle creme dopo la doccia

32 773 775 99

perchè ho la pelle alquanto secca e ho bisogno

libero Contributo all'iniziativa:

di idratarla, cosa devo leggere sulle etichette Cara Laura, ci riserviamo di fare qualche articolo sui prossimi numeri, ma credo che

dei prodotti? Carmen - Benevento

una notizia di qualche settimana fa su una decisione presa dalla Commissione Europea

Gentile Carmen, il dr. Del Sorbo a pag. 19,

che vieta la somministrazione degli Energy

fa una carrellata di sostanze che effettiva-

Drink a bambini e adolescenti, a pag. 8

mente è meglio evitare quando si acquista un cosmetico. Il problema, oltre la momentanea irritazione,

Carissimi, vi scrivo perchè ho un grande dubbio

sono le conseguenze che tali sostanze pos-

e sono molto disorientato in merito alla

sono arrecare all'organismo dopo un utilizzo

questione dei vaccini anti-HPV.

prolungato di certi prodotti.

Ho figlie adolescenti e nonostante abbiano

Non tutti lo fanno, ma leggere i componenti

diritto gratuitamente al vaccino, io non so

ci aiuta a fare scelte consapevoli.

se sia davvero necessario. Potete aiutarmi? Giacomo - Pavia

Tel.: 0825.74603

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retta informazione ed educazione

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sanitaria siano due strumenti indi-

a pag. 23

spensabili per la prevenzione e il miglioramento della qualità della vita. Questa straordinaria mission è possibile grazie a tutti gli esperti che contribuiscono

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News News

Trovata una chiave per entrare nelle cellule tumorali e bloccarle La scoperta, pubblicata su "Nature Chemical Biology", è il risultato di una collaborazione tra le Università di Trento e di Washington. I biologi USA si sono rivolti ai colleghi del laboratorio trentino diretto da Paolo Macchi per le loro competenze sperimentali Come degli agenti in missione speciale, hanno trovato una delle chiavi giuste per entrare nel covo segreto e intervenire prima che accada il peggio. Gli agenti sono dieci ricercatori delle Università di Trento e di Washington. La missione: bloccare lo sviluppo di cellule tumorali. I ricercatori per la prima volta hanno creato una proteina ingegnerizzata (della famiglia Rbfox) che è in grado di legarsi a un particolare tipo di acido nucleico (miR-21, elemento associato allo sviluppo di cellule tumorali), come una chiave con la sua serratura, e che, una volta dentro la cellula tumorale, riesce a inibirne lo sviluppo. La scoperta è il risultato di una collaborazione internazionale tra il laboratorio diretto da Paolo Macchi (Lab of Molecular and Cellular Neurobiology, Centro per la biologia integrata - CIBIO, Università di Trento) e quello diretto da Gabriele Varani (Department of Chemistry, Washington University). «L’interazione tra proteine e acidi nucleici (in particolare RNA) – spiega Paolo Macchi del CIBIO – è molto complessa e capire come ciò avvenga e come sia regolata permette di

Diagnosi infarto in un minuto grazie a nuovo immunosensore Il team di ricercatori guidato dal prof. Jaesung Jang dell’Università coreana UNIST ha sviluppato un nuovo immunosensore elettrico per effettuare la diagnosi precoce degli infarti negli esseri umani.

Cos’è un immunosensore?

Un immunosensore è un biosensore, un dispositivo analitico costituito da un trasduttore ricoperto di un antigene adatto alla cattura selettiva di un anticorpo (formazione complesso antigene-anticorpo) che rappresenta l'analita (specie chimica che deve essere determinata durante un'analisi chimica), producendo un 6

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creare, ad esempio, molecole ingegnerizzate con nuove proprietà biologiche, per scopi non solo di ricerca, ma anche terapeutici». I micro -RNA (o semplicemente miRNA) ricorda - sono corte sequenze di RNA che regolano l'attività dei geni e contribuiscono al normale sviluppo e funzionalità delle cellule. Negli ultimi anni i miRNA sono stati studiati anche in un contesto patologico quale il cancro. Un’alterata espressione dei miRNA attiva, infatti, una serie di eventi che portano a una trasformazione neoplastica della cellula, allo sviluppo di metastasi e quindi a una cattiva prognosi in pazienti oncologici. «In questo contesto miR-21 è uno dei miRNA più studiati poiché alti livelli di miR-21 determinano un aumento dell’espressione di geni onco-promotori e una riduzione di geni onco-soppressori». Macchi riferisce che i colleghi dell’Università di Washington, che hanno un approccio chimico-strutturale alle scienze della vita, si sono rivolti ai biologi del CIBIO per le loro competenze sperimentali sulle cellule. «Il lavoro – ribadisce – è importante poiché esalta ancora una volta il valore e le ricadute applicative della ricerca di base. La ricerca di base ha permesso di conoscere la struttura delle regioni delle proteine coinvolte nell’interazione con gli acidi nucleici, nonché di scoprire i miRNA e il loro coinvolgimento in processi sia fisiologici sia patologici. L’aver messo insieme e con successo conoscenze

e competenze dei nostri gruppi di ricerca provenienti da settori diversi della biologia è stato stimolante ed estremamente interessante. Questo è il secondo lavoro in collaborazione pubblicato su riviste internazionali nel giro di pochi mesi dai nostri due gruppi». L’articolo è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Nature Chemical Biology" con il titolo "Targeted inhibition of oncogenic miR-21 maturation with designed RNA-binding proteins". Gli autori sono dieci. Per l’Università di Washington: Yu Chen, Fan Yang, Tom Pavelitz, Wen Yang, Katherine Godin, Matthew Walker e Suxin Zheng con il responsabile del laboratorio Gabriele Varani, mentre gli autori appartenenti all’Università di Trento sono Lorena Zubovic e Paolo Macchi, responsabile del Lab of Molecular and Cellular Neurobiology. Il lavoro è stato sostenuto dall’Istituto statunitense della salute (Grant 1R01 GM103834) e dall’Università di Trento (Progetto Biotecnologie). L’articolo è disponibile in Open Access su Nature Chemical Biology. http://goo.gl/a5SJyI Una descrizione del lavoro si può trovare anche alla pagina delle news dell'Università di Washington. http://goo.gl/a5SJyI

segnale correlato alla sua concentrazione. Il prof. Jaesung Jang ha sviluppato un immunosensore elettrico per rilevare l’infarto miocardico acuto. Il sistema sviluppato dai ricercatori funziona misurando il livello di troponina cardiaca I (cTnI), proteina immessa nel flusso sanguigno in seguito ad un infarto. - Questo nuovo immunosensore è costruito in modo diverso rispetto a qualsiasi altro sensore è stato progettato per diagnosticare rapidamente gli infarti presso il point of care (sito di cura e assistenza del paziente - scrive il prof. Jang.

di tipi distinti di proteine insieme alla possibilità reale di essere miniaturizzato e integrato per la diagnosi biomedica.

Secondo i ricercatori, questo nuovo immunosensore possiede un potenziale notevole per essere utilizzato come piattaforma per il rilevamento

I risultati della ricerca sono stati pubblicati nel numero di Agosto della rivista Biosensors & Bioelectronics.


News

Una vita più longeva? Questione di fattore D Al via lo studio Hebe, la prima ricerca osservazionale italiana sulla genetica dell’invecchiamento condotta dal CReI, il Collegio dei Reumatologi Italiani, sotto la guida del Presidente Stefano Stisi. «La longevità è una questione complessa, ma conoscendo meglio il gene recettore nucleare per la vitamina D (VDR), si potrà offrire una migliore qualità di vita non solo ai pazienti reumatici» La tradizione popolare lo sosteneva da sempre, ma oggi i dati statistici non lasciano dubbi: la longevità si è stabilita a San Marco dei Cavoti. In questo paesino del beneventano di poco più di 3500 anime, situato a qualche passo dalla più nota Pietrelcina, da tempo infatti si riscontra nella popolazione un elevato numero di centenari. Quali fattori permettono a questi abitanti di tagliare un traguardo così ambito? Sulla base di questo interrogativo, il CReI, il Collegio dei Reumatologi Italiani, sotto la guida del Presidente Stefano Stisi, ha dato avvio al primo studio osservazionale nazionale sui fattori che incidono sulla qualità dell’invecchiamento della popolazione. «Oltre ad indagare i livelli nel sangue di vitamina D e del polimorfismo del gene VDR di questi abitanti, il recettore nucleare che si

Trapianto di cellule pancreatiche con un mini-pancreas biotech: al Niguarda il primo caso in Europa Una nuova tecnica per il controllo del diabete di tipo 1 ottenuta grazie alla collaborazione con il Diabetes Research Institute di Miami: trapiantare le isole pancreatiche sulla membrana che circonda gli organi addominali grazie ad un’impalcatura biotech che ne favorisce l’attecchimento. Al Niguarda un paziente è stato sottoposto all’innovativa procedura di trapianto per curare il diabete di tipo 1; è il primo caso in Europa e il quarto al mondo.

correla alla longevità ed alla qualità di vita, è fondamentale analizzare la loro relazione con uno stile di vita ancora a misura umana, senza quei problemi di sovraffollamento che caratterizzano le grandi città e all’impatto psicofisico positivo di una maggiore capacità di percezione di felicità, grazie alla semplicità sociale», dichiara il Presidente Stisi.

da tre generazioni non annoverano novantenni in famiglia. A tutti verrà sottoposto un questionario con domande sulle abitudini alimentari, relazionali, sulle caratteristiche socio-economiche e culturali. Infine, ai membri di entrambi i gruppi verrà prelevato un campione di sangue che sarà analizzato dai laboratori di genetica dell’Ospedale Rummo di Benevento, con l’obiettivo di conoscere il sottotipo di recettore nucleare per la vitamina D (VDR) oltre che misurare i livelli ematici di Vitamina D. «Con questo studio, analizzeremo anche il rapporto tra le comorbilità con altre malattie dell’invecchiamento», continua il dottor Stisi. «Ci auguriamo di confermare quanto emerso già dai lavori di altri gruppi di ricerca negli USA, europei e iraniani, ossia che la longevità è strettamente correlata al gene VDR con polimorfismo FF».

L’indagine, che porta il nome dell’enofora Hebe, la mitologica dea greca dispensatrice del nettare dell’eterna giovinezza, durerà circa quattro mesi. Verrà condotta su due gruppi di sammarchesi, composti da circa 150 persone ciascuno. Da una parte saranno studiati gli ultranovantenni e i loro figli con più di 60 anni, dall’altra gli ultrasessantenni che

«Se la ricerca confermerà che il polimorfismo del gene VDR-FF è più efficiente nei longevi, potremo fare molto di più per le malattie reumatiche dell’invecchiamento che riguardano l’apparato locomotore, come la osteoporosi o l’artrosi, e per quelle neurodegenerative come l’Alzheimer, per esempio», dichiara il dottor Stisi.

L’intervento ha coinvolto l’équipe della Chirurgia Generale e dei Trapianti, quella dell’Anestesia e Rianimazione 2, la Diabetologia, la Nefrologia e la Terapia Tissutale. La nuova procedura sperimentale è stata messa a punto dal Diabetes Research Institute (DRI), un centro di eccellenza diretto da Camillo Ricordi presso l’Università di Miami, dove sono stati seguiti i primi due casi al mondo. Il paziente sottoposto al trapianto a Niguarda ha 41 anni e convive con il diabete da quando ne aveva 11. Grazie ad una procedura chirurgica miniinvasiva gli sono state trapiantate le cellule necessarie per la produzione di insulina

(le isole pancreatiche), quelle che la malattia aveva "messo fuori uso". Il trapianto è riuscito: il paziente sta bene e ora non ha più bisogno di somministrarsi insulina per mantenere sotto controllo i valori di glicemia. Questa tecnica di ingegneria tissutale sarà fondamentale per permettere la sperimentazione clinica di nuove tecnologie per evitare l’uso di farmaci anti-rigetto, che oggi limitano l’applicabilità del trapianto di isole ai casi più gravi di diabete. http://goo.gl/LrJWQv Salutare

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News

Bevande energizzanti: il no assoluto a promuoverle come benefiche per la mente

Lo scorso 7 luglio il Parlamento Europeo ha posto il veto alla proposta della Commissione di permettere la presenza, sulle bevande contenenti zucchero e le bibite energizzanti che contengono caffeina, di indicazioni nutrizionali che ne promuovano la capacità di aumentare l’attenzione o la concentrazione. Nella risoluzione, i deputati precisano che, in base al progetto di regolamento della Commissione stessa, le indicazioni secondo cui la caffeina contribuisce ad aumentare la lucidità mentale e aiuta a migliorare la concentrazione non devono essere utilizzate per gli alimenti destinati ai bambini e agli adolescenti.

Chi sono i principali consumatori di Energy drink?

I giovani, soprattutto gli studenti. A questo proposito l’EFSA, in una relazione del marzo del 2013 sulle bevande energetiche, aveva fornito indicazioni sul loro consumo nella popolazione individuando le seguenti tipologie: • Adulti: circa il 30% degli adulti intervistati sono consumatori di bevande energetiche. In circa il 12 % di questi, il consumo è «elevato e cronico». In circa l’11 % dei consumatori, il consumo è «elevato e acuto» (almeno 1 litro in una sola volta).

Baby MAGAZINE

Salutare dedica a mamme e papà la rivista per poter meglio comprendere e affrontare il percorso della genitorialità, dalle cure mediche alla scelta dei migliori prodotti in commercio. Fornisce un servizio a 360 gradi che abbraccia tutti gli aspetti legati alla nascita e alla crescita di un figlio senza trascurare nessuna sfumatura. Valuta i prodotti per mamme e bambini favorendo una scelta consapevole. Si avvale della professionalità di medici, pediatri,

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• Adolescenti: circa il 68% degli adolescenti intervistati sono consumatori di bevande energetiche. In circa il 12% di questi, il consumo è «elevato e cronico», nel 12 % il consumo è «elevato e acuto». • Bambini: circa il 18% dei bambini intervistati, con un’età compresa tra i 3 e i 10 anni, consumano energy drink. In circa il 16 % di questi, il consumo è «elevato e cronico» con una media di 0,95 litri alla settimana (quasi 4 litri in un mese). I principali utilizzatori degli energy drink sono gli adolescenti, compresi tra un’età che va dai 10 ai 18 anni. Il 12% dei giovani che hanno affermato di consumare abitualmente bevande energetiche ne bevono mediamente 7 litri al mese. Ma ci sono anche casi di «sindrome da astinenza» nei soggetti che superano abbondantemente la media. Oltre all’abbondante presenza di zucchero, le sostanze presenti in questi drink, come la caffeina, la taurina e vitamine (spesso in combinazione con altri ingredienti), possono alterare il ritmo cardiaco, la funzionalità renale, il sonno e causare anche stati di ansia e depressione. Sono inoltre diffusi casi di cefalea, problemi comportamentali, difficoltà a stare in piedi per i malesseri che provoca la posizione

eretta (intolleranza ortostatica), episodi di perdita di coscienza transitoria, con e senza segni premonitori come nausea, vertigini, visione offuscata. Se si sospende però la somministrazione della bevanda, i sintomi regrediscono spontaneamente, fino ad annullarsi. Con questa risoluzione legislativa il Parlamento Europeo ha preso posizione nei confronti della proposta della Commissione ritenendolo non compatibile con il Regolamento CE 1924/2006 (relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari) nel quale è previsto tra l’altro che i profili nutrizionali definiti per gli alimenti siano elaborati anche tenendo conto di certi gruppi a rischio compresi i bambini (art.3) e chiede pertanto alla Commissione di ritirare il progetto di Regolamento, invitando contestualmente gli Stati membri a valutare la possibilità di introdurre norme sulla vendita di bevande con elevato tenore di caffeina o alimenti con caffeina aggiunta ai bambini e agli adolescenti. I deputati chiedono inoltre agli Stati membri di prendere in considerazione l’introduzione di norme in materia di commercializzazione delle bevande ad alto contenuto di caffeina e degli alimenti per bambini e adolescenti con caffeina aggiunta.

Piace alla mamma, utile al bambino ginecologi, puericultori specializzati in infanzia e maternità, per discutere e confrontarsi. Le esperienze, i consigli dei nostri esperti sono un sostegno per quanti vivono questa meravigliosa esperienza. Scrivete, comunicate, informate su tutto ciò che riterrete opportuno divulgare, scambiamo idee e consigli, facciamo della rivista uno strumento informativo a disposizione di tutti. Il tuo contributo e la tua partecipazione consentiranno di diffondere più informazioni a più persone.

Baby Magazine è distribuito in allegato a Salutare Presso presidi ASL e Aziende Ospedaliere, cliniche, studi medici, farmacie, parafarmacie e sanitarie e tramite il servizio di spedizione in abbonamento postale gratuito a privati, medici, ginecologi e pediatri. Sfoglia la rivista Baby Magazine su:

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La dieta SuperSalute: basta digiuni. Sentirsi in forma mangiando bene è possibile

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Nell’ultimo libro di Massimo Gualerzi, cardiologo esperto in prevenzione cardiometabolica, i segreti per dimagrire consapevolmente. E stare davvero bene, con una dieta "per sempre". Una dieta migliore esiste, ed è quella che si può seguire tutta la vita, senza terrorismi, senza privazioni e soprattutto consapevolmente. Basta imparare a mangiare, con piacere. Questo insegna Massimo Gualerzi, cardiologo esperto in prevenzione cardiometabolica, nel suo libro che in nove capitoli racconta, con numerosi esempi e test, il metodo SuperSalute. Un approccio dietologico moderno e personalizzato, perché non siamo tutti uguali: c’è chi tende ad ingrassare nella parte inferiore del corpo, il morfotipo "a pera", c’è chi ha gambe magre e morfotipo "a mela", e per ognuno il regime alimentare dev’essere calibrato.

La dieta SuperSalute" (Sperling & Kupfer, 2016, pp.240

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La Biodanza è una tecnica psicocorporea che si basa sulla manifestazione spontanea delle emozioni attraverso la musica, la danza e il movimento. Gli esercizi di Biodanza si svolgono in gruppo, sono guidati da un istruttore e sono particolarmente efficaci per risolvere i conflitti interiori, che spesso si manifestano non solo come nevrosi, ma anche con una dissociazione psicomotoria: movimenti o posture rigide e incapacità di percepire il proprio corpo come un’unità integrata.

Sul sito www.massimogualerzi.com è possibile scaricare gratuitamente contenuti multimediali di approfondimento e videoricette della dieta SuperSalute.

Succhi e smoothie: un salutare arcobaleno di colori!

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Un modo semplice e veloce per fare il pieno di benessere in un bicchiere, con il libro "Ricette per succhi e smoothie a base di super alimenti" di Perdere peso, aumentare l'energia, depurarsi, rafforzare le difese immunitarie, diminuire lo stress: in sintesi, mantenersi in ottima forma e sentirsi sempre più giovani e rigenerati. Questi i tanti motivi che spingono sempre più Italiani a consumare succhi e smoothie, tanto che ormai sono diventati una vera e propria tendenza, soprattutto in previsione dell’estate quando sale la voglia di qualcosa di fresco e salutare. Il libro aiuta subito a scoprirne i benefici come per esempio con la ricetta ‘Il segreto di eterna giovinezza’, ricca di carotenoidi come il melone e la carota, particolarmente indicata per gli amanti dell’abbronzatura, mentre ‘Bellezza in rosso’ è l’ideale per una pelle luminosa.

editore: Christine Bailey a cura di Mental Fitness Publishing Trevisini Editore

Testo unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

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Un manuale che consente, in modo rapido ed efficace, di orientarsi nella sicurezza sui luoghi di lavoro. Un testo agile studiato proprio per venire incontro alle esigenze di quanti hanno necessità di consultare velocemente il testo di legge aggiornato o ricercare adempimenti e sanzioni. Il punto di forza del libro, infatti, è nei quadri sinottici che riorganizzano tutta la materia. Le utili tabelle permettono infatti di avere ben chiari il quadro sanzionatorio completo di obbligo e soggetto sanzionato, natura e misura della sanzione e gli adempimenti con l'indicazione del soggetto obbligato. Infine un ricco indice analitico facilita la lettura del D.Lgs. 81/2008. Il volume è aggiornato al decreto attuativo del Jobs act D.Lgs. 151/2015 e alle più recenti disposizioni normative.

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Copertina flessibile: 719 pagine Editore: EPC; 5 edizione (28 ottobre 2015) Collana: Salute e sicurezza sul lavoro Lingua: Italiano ISBN-10: 8863106932

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Ricerca

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La pasta non fa ingrassare, anzi Una ricerca dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli mostra come, contrariamente a quanto molti credono, il consumo di pasta non contribuisce all’obesità, ma è invece associato a una diminuzione dell’indice di massa corporea. Negli ultimi anni la pasta si è ritrovata addosso una cattiva reputazione: farebbe ingrassare. Cosa che ha spinto molte persone a decidere di limitare il suo consumo, spesso nel quadro di una di quelle aggressive diete "fai da te". Ora una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli rende giustizia a questo fondamentale elemento della Dieta mediterranea, mostrando come il consumo di pasta sia in realtà associato a una riduzione dell’obesità, considerando sia quella generale che quella specificamente addominale. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nutrition and Diabetes, ha preso in esame oltre 23.000 persone inserite in due grandi studi: Moli-sani e INHES (Italian Nutrition & HEalth Survey), condotti dallo stesso Dipartimento. "Analizzando i dati antropometrici dei partecipanti e le loro abitudini alimentari – spiega George Pounis, primo autore del lavoro – abbiamo visto che il consumo di pasta, diversamente da quello che molti pensano, non si associa a un aumento del peso corporeo. Al contrario: i nostri dati mostrano che mangiare pasta si traduce in un più salutare indice di massa corporea, una minore circonferenza addominale e un miglior rapporto vita-fianchi". Dai numerosi studi già condotti, la Dieta Mediterranea emerge chiaramente per i suoi effetti benefici sulla salute, compreso il controllo del peso. Molto poco, invece, si sapeva del ruolo specifico di un componente basilare come la pasta. I dati dello studio Neuromed, ora, vanno a colmare questa lacuna, confermando alcune osservazioni recentemente condotte negli Stati Uniti e in Grecia. "La pasta – dice Licia Iacoviello, Capo del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale del Neuromed - è spesso considerata un fattore da limitare quando si segue una dieta per perdere peso. C’è chi la elimina completamente dai suoi pasti. Alla luce di questa ricerca, possiamo dire che non è un atteggiamento corretto. Stiamo parlando di un componente fondamentale della tradizione mediterranea italiana, e non c’è ragione per farne a meno. Il messaggio che emerge da questo studio, come da altri lavori scientifici già emersi nell’ambito dei progetti Moli-sani e INHES, è che seguire la Dieta Mediterranea, nella moderazione dei consumi e nella varietà di tutti i suoi elementi, la pasta in primis, rappresenta un vantaggio per la salute". 10 www.salutare.info

Lo studio è stato parzialmente supportato da Barilla S.p.a. through the MISE (Italian Ministry of Economic Development) within the frame of the ATENA program MI01_00093 – New Technologies for Made in Italy (D.I. PII MI 6/3/2008) and Epicomed Research S.r.l.

Il Progetto Moli-sani Partito nel marzo 2005, ha coinvolto circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. Lo studio Moli-sani, oggi basato nell’IRCCS Neuromed, ha trasformato un’intera Regione italiana in un grande laboratorio scientifico. Il Progetto INHES Il Progetto INHES (Italian Nutrition & HEalth Survey) è un programma di ricerca pensato per acquisire informazioni sulle abitudini alimentari, sui fattori che influenzano la scelta dei cibi e sulla consapevolezza relativa al rapporto tra alimentazione e salute nella popolazione italiana. Attraverso interviste telefoniche, sono stati raccolti dati nutrizionali e sulla salute di 9,319 cittadini di tutte le regioni italiane. L’IRCCS Neuromed L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano un'alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate degli sviluppi scientifici più avanzati.

Per maggiori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione Scientifica I.R.C.C.S. Neuromed Pozzilli (IS)


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Lavorare alla propria scrivania grazie ad un avatar Paraplegica da 13 anni, la dipendente del Ministero degli Affari Esteri è la testimonial di un ambizioso progetto di ricerca condotto dall’Istituto San Raffaele di Sulmona, in collaborazione con l’Università dell’Aquila e il MAECI. Può un paziente ricoverato presso una struttura sanitaria continuare a lavorare come se fosse seduto alla scrivania del proprio ufficio? Per Ester Conti, paraplegica da 13 anni a seguito di un incidente e dipendente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, la risposta è "sì". Con il progetto "Telepresence Robot" infatti, Ester continua la propria riabilitazione presso la casa di cura San Raffaele di Sulmona e

al contempo riesce ad essere "presente" grazie ad uno speciale robot presso i propri uffici di Roma. Un percorso riabilitativo unico nel suo genere presentato oggi in conferenza stampa alla Farnesina. Strumenti come Telepresence sono già in commercio, ma per scopi totalmente diversi; ad esempio per consentire a degli esperti di effettuare ispezioni tecniche in fabbriche lontane. Per renderli utili a pazienti con gravi lesioni spinali, era necessario uno studio specifico. Sperimentazione iniziata appunto dal San Raffaele di Sulmona (AQ). IL PROGETTO Scopo del progetto è studiare l’utilizzo, limiti e punti di forza del dispositivo tecnologico già in uso per scopi commerciali in vari Paesi, in comparazione con i benefici e le opportunità di miglioramento della qualità della vita di soggetti paraplegici e tetraplegici. Durante il periodo di sperimentazione l’interazione fra i pazienti e Telepresence è seguita da un gruppo composto da ingegneri, medici, psicologi, assistenti sociali e terapisti occupazionali che valutano successi e fallimenti nell’utilizzo continuo in ambienti diversi, che oltre ai luoghi di lavoro includono ad

esempio le abitazioni. Sono presi in considerazione sia gli aspetti psicologici che quelli fisici; ad esempio la postura tenuta durante l’utilizzo del robot. Ovviamente si controllano le caratteristiche tecniche che riguardano la funzionalità del robot stesso, come la qualità del suono ricevuto e trasmesso. COS’È TELEPRESENCE Telepresence consiste sostanzialmente in una staffa dotata di ruote e sulla quale è montato un IPad. Quando è in funzione, sullo schermo compare il volto di chi lo utilizza. Attraverso la normale rete wireless è possibile far muovere il robot attraverso le stanze e regolare l’altezza dello schermo, mentre la telecamera trasmette le immagini delle cose e persone che si trovano intorno. Il microfono e il sistema audio consentono di conversare con chiunque si incontri. L’utilizzatore del Robot è totalmente autonomo. Controlla i movimenti di Telepresence, l’accensione e lo spegnimento senza dover chiedere ad altri di spostarsi o di muovere lo schermo come avverrebbe invece se si usasse una normale video-chat. http://goo.gl/B1GCfX

'Adatto ai celiaci': le nuove etichette per i cibi gluten free Da fine luglio sono cambiate le etichette dei cibi 'gluten free'. Pasta, pizza, pane, biscotti e alimenti per celiaci ormai dovranno riportare in etichetta diciture quali 'adatto alle persone intolleranti al glutine' oppure 'adatto ai celiaci', che però non potranno assolutamente essere inserite come singola informazione, ma solo e soltanto in presenza della indicazione 'senza glutine' o 'gluten free'". Il 20 luglio 2016 il regolamento Ce n.41/2009, che sino a oggi ha disciplinato relativamente alla composizione e all’etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine, risulta abrogato. Pertanto dal 20 luglio le disposizioni sull’assenza di glutine o il suo contenuto molto

ridotto negli alimenti per celiaci verranno mantenute in vigore dal regolamento Ue 828/2014. Ma concretamente quali sono le novità che potremo osservare sul prodotto in vendita? La nuova norma introduce, a completamento delle informazioni sull’alimento, diciture quali 'adatto alle persone intolleranti al glutine' oppure 'adatto ai celiaci', in presenza dell'indicazione 'senza glutine' o 'gluten free'. Questo per una maggiore trasparenza a vantaggio del consumatore, il quale invece potrà distinguere un alimento che sia espressamente prodotto, preparato o lavorato per ridurre il tenore di glutine di

uno o più ingredienti, oppure un prodotto al cui interno siano stati sostituiti gli ingredienti contenenti glutine, con altri che ne sono naturalmente privi, mediante le diciture 'specificamente formulato per celiaci' oppure 'specificamente formulato per persone intolleranti al glutine'. Un alimento con ingredienti naturalmente privi di glutine infine, come specifica la legislazione, dovrebbe poter recare un'etichetta indicante l'assenza di glutine, in conformità alle disposizioni del regolamento, purché però siano sempre rispettate le condizioni generali sulle pratiche leali di informazione. Salutare 11


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Diagnosticare il rischio di Alzheimer Per diagnosticare il rischio di Alzheimer basteranno una PET (tomografia a emissione di positroni) e una puntura lombare. La nuova tecnica diagnostica rileva l’accumulo di beta-amiloide, proteina che aggredisce i neuroni causandone la degenerazione, sia a livello cerebrale sia nel liquido cerebrospinale. Grazie alla combinazione di PET e puntura lombare, si delinea la possibilità di prevedere quali siano gli individui a rischio demenza prima della comparsa dei segni clinici, quando la funzione cognitiva è ancora normale o ne è stato rilevato solo un lieve deterioramento. Recenti studi hanno infatti dimostrato che l’accumulo della proteina beta-amiloide, che innesca i successivi processi neurodegenerativi, avviene anche decenni prima della comparsa di demenza. Accumulandosi nel cervello (dove è visualizzata mediante PET), si riduce nel liquido cerebrospinale, dove se ne possono determinare le concentrazioni mediante puntura lombare.

ll ruolo degli anticorpi

Ma l’innovazione non si ferma alla diagnosi. Sul fronte della cura, nel convegno NeuroMi saranno presentate terapie sperimentali che attualmente coinvolgono pazienti in stadio preclinico o con i primi sintomi, ai quali sono state somministrate molecole che determinano una riduzione della produzione di betaamiloide o, in alternativa, anticorpi capaci addirittura di determinare la progressiva scomparsa di beta-amiloide già presente nel tessuto cerebrale. Questi anticorpi, prodotti in laboratorio e somministrati sottocute o endovena, sono in grado in parte di penetrare nel cervello e rimuovere la proteina, in parte di facilitare il passaggio della proteina dal cervello al sangue, con successiva eliminazione. La malattia di Alzheimer, principale causa della demenza, colpisce oltre 25 milioni di persone nel mondo. Il Centro di neuroscienze di Milano è stato fondato nel 2014 dall’Università di Milano-Bicocca

e si avvale della competenza di oltre 300 neuroscienziati, afferenti alle università e ai centri di ricerca di Milano e dintorni, al fine di promuovere la collaborazione, attraverso un approccio multidisciplinare, finalizzata alla scoperta dei meccanismi alla base delle funzioni e dei disturbi cerebrali. Presso i laboratori di NeuroMi sono attualmente in corso gli studi sui biomarcatori che permettono una diagnosi precoce di malattia di Alzheimer e di studiarne i meccanismi patogenetici. Le nuove terapie sperimentali sono studiate presso la clinica neurologica dell’Università di Milano-Bicocca, presso l’ospedale San Gerardo di Monza. www.neuromi.it

Nima, il dispostivo portatile che svela se il cibo è senza glutine Chi ne soffre lo sa, le allergie alimentari possono essere il peggiore degli incubi. Tra salse sconosciute e ingredienti segreti bisogna muoversi circospetti. La startup di San Francisco 6Sensor Labs vuole modificare la situazione con Nima, un rivelatore di glutine portatile e discreto, piccolo abbastanza da stare in una tasca o dentro la borsetta, che potrebbe rivelarsi molto utile a chi soffre di celiachia (se un celiaco mangia alimenti che contengono glutine, la proteina demolisce lentamente il suo intestino). Funziona così: si mette un campione del cibo o della bevanda da testare dentro una cartuccia usa e getta (così da evitare contaminazioni tra alimenti diversi). Si inserisce la cartuccia nel dispositivo e tempo due minuti arriva il risultato. Il compito di comunicarlo spetta a un emoticon che appare sul lato di Nima: se la faccina stilizzata sorride il cibo è senza glutine, se invece l’espressione è torva meglio evitare. Per ora il dispositivo si può solo pre-ordinare

online, comprese nel prezzo di 199 dollari ci sono tre capsule. Disponibile in prevendita anche la confezione con 12 capsule di ricambio al costo 47,95 dollari. Nima potrà contare anche su un’applicazione che consente agli utenti di caricare i risultati dei test e di cercare informazioni sui ristoranti dove il cibo è già stato testato. Importante: non essendo inteso per l’uso diagnostico a Nima manca l’approvazione della Fda, l’agenzia americana per la sicurezza alimentare, inoltre non può garantire che un intero pasto sia privo di glutine perché i test riguardano soltanto gli alimenti inseriti nel dispositivo. Per il momento AIC, Associazione Italiana Celiachia, mantiene nei confronti di Nima un atteggiamento prudente, preferendo all’autoanalisi la responsabilità di produttori e ristoratori. Ma il mercato del test fai da te resta promettente e il dispositivo americano, in attesa dell’arrivo di un progetto italiano analogo di cui si sta molto parlando, intende cavalcarlo. www.nimasensor.com

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Robot origami: il nuovo mini chirurgo? Potevamo mai immaginare che un giorno saremmo arrivati ad ingoiare un robot? Questo piccolo prototipo è una sorta di mini chirurgo. Progettato dai ricercatori del MIT di Sheffield (guidati da Daniela Rus) in collaborazione con ingegneri del Tokyo Institute of Technology. L’idea da cui sono partiti i ricercatori era quella di comprimere un robot all’interno di una piccola capsula ingoiabile e poi, una volta all’interno dell’organismo, farlo aprire e lavorare nello stomaco. La Rus afferma: "una delle sfide maggiori è stata quella di trovare materiali biocompatibili e facili da controllare". Sono state testate decine di materiali diversi, ma alla fine la soluzione è ricaduta sui tessuti dell’intestino del maiale, che sono simili a quelli che si usano per avvolgere gli insaccati. Il robot origami è composto da due strati di questo materiale biocompatibile, all’interno dei quali ne è racchiuso un terzo, più duro, che si restringe con il calore. Come anche

altri robot origami prodotti dallo stesso gruppo, esso si muove con un andamento a fisarmonica grazie a minuscole ventose che aderiscono alla superficie, per poi lasciarsi scivolare nuovamente quando il peso si sposta. È avvolto in una capsula di ghiaccio, in modo che si rompa anche in assenza di succhi gastrici, che una volta arrivata nello stomaco, si scioglie facendo uscire il mini robot. Questo si apre, appunto, come un origami, e viene pilotato tramite un campo magnetico da un chirurgo in carne ed ossa. Per mostrare la sua funzionalità è stato costruito uno stomaco sintetico (sotto il link del video dimostrativo). Grazie alle sue piccole dimensioni, il mini medico interverrà là dove serve. Questa piccola invenzione potrebbe risparmiare ai pazienti interventi invasivi, dolorosi e costosi.

Un esempio riportato nel video, è quello di un paziente che ha ingerito una batteria a bottone (fatto che capita almeno 3500 volte all’anno negli Stati Uniti). Il robottino, è in grado di rimuoverla senza creare alcun danno. Lo stesso tipo di attività del robot potrebbe servire a medicare una lesione, a effettuare piccole suture, o a somministrare un farmaco esattamente là dove ce n’è bisogno. Ora il gruppo di ingegneri elettronici informatici spera di arrivare ad una sperimentazione su organi umani veri.

https://goo.gl/RmvJIH

Creato in laboratorio l’osso bionico che si stampa in 3D Autoriparante e biocompatibile. L’osso bionico che si stampa in 3D lo hanno realizzato e brevettato i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con i ricercatori dell’Imperial College di Londra. I ricercatori hanno sintetizzato nuovi materiali ibridi per rigenerare il tessuto osseo e cartilagineo, danneggiato da traumi o da patologie. E per farlo hanno unito le competenze chimiche dei ricercatori del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca con quelle ingegneristiche dei ricercatori del Dipartimento di Materiali dell’Imperial College. In particolare, dopo un’ulteriore fase di ricerca, si potrebbe giungere alla realizzazione di un materiale che, opportunamente ingegnerizzato, mimi il tessuto e ne stimoli la riparazione, fino ad arrivare alla rigenerazione della cartilagine consumata o danneggiata sia a livello del menisco sia a livello dei dischi intervertebrali.

Lo studio è stato sviluppato nell’ambito del finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca, "Metodologie chimiche innovative per biomateriali intelligenti" (MIUR PRIN 2010L9SH3K) Da anni si stanno cercando dei sostituti ossei capaci di mimare le proprietà dell'osso naturale; per ottenere caratteristiche analoghe si preparano materiali definiti "ibridi" costituiti da una componente inorganica, spesso a base di silicio, e da una componente organica di tipologia estremamente variabile. Sono riusciti a sintetizzare un materiale che unisce entrambe le caratteristiche e che potrà trovare applicazione sia in ambito medico sia in ambito industriale e utilizzando una componente inorganica a base di silicio con una nuova matrice organica mai utilizzata prima, è stato creato un materiale con caratteristiche molto particolari, che possono anche essere modulate cambiando i rapporti tra le componenti organiche e inorganiche. Il materiale brevettato è così in grado di auto-ripararsi in caso di fratture

nette o in caso di scheggiature, è elastico, resiste alla compressione e alla trazione. Le capacità autoriparanti e la possibilità di stampa in 3D permetterà di studiare, inoltre, ambiti di applicazione industriale. La tecnologia messa a punto potrebbe essere estesa infatti alla realizzazione di materiali innovativi ultraresistenti e autoriparanti per innumerevoli applicazioni di uso quotidiano, come monitor per PC e schermi per smartphone. Guarda e scarica i video che mostrano le proprietà del materiale brevettato dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Imperial College di Londra. https://goo.gl/4XKoDn Salutare 13


Salute a cura del Prof. Silverio Martufi Pneumologo

Tabagismo e dipendenza L‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il tabagismo una patologia mentale e comportamentale caratterizzata da una serie di fenomeni cognitivi e fisiologici quali il forte desiderio di fumare, la difficoltà di controllare l’uso e l’incremento della tolleranza alla nicotina che si sviluppa dopo reiterata assunzione.

Il tabagismo è un problema complesso che coinvolge più componenti: una fisica e una psicocomportamentale.

Basi Neurochimiche della dipendenza

La nicotina, inalata col fumo di tabacco, in 8-9 secondi raggiunge i recettori nicotinici cerebrali dove, nel Nucleus Accumbens, libera un neurotrasmettitore, la dopamina che determina sensazione di "gratificazione" e piacere. Contemporaneamente nel Locus Caeruleus viene prodotta noradrenalina che condiziona il livello di attenzione e la performance intellettuale, procurando in tal modo un’impressione di sicurezza e di rilassamento in situazioni di particolare criticità. I nicotino-recettori sotto stimolazione nicotinica tendono a produrre anche una certa quantità di serotonina che va ad agire sul centro della fame. La nicotina è il più importante componente che può determinare dipendenza dal tabacco. La nicotina determina, infatti, a livello biomolecolare una serie di alterazioni che porta il fumatore ad una crescita progressiva e inarrestabile del fumo di sigaretta mediante:

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• Aumento numerico dei recettori nicotinici. • Alterazione dei meccanismi di autoregolazione della volontà: il desiderio di fumare non si spegne perché a livello cerebrale (Nucleus Accumbens) viene inibita la capacità di appagamento dopo aver avuto quanto desiderato. • Progressive e persistenti modificazioni delle funzioni cellulari con conseguente alterata percezione del piacere. Questo bisogno, talora compulsivo, di ricercare continuativamente la sensazione di appagamento prodotta dal fumo è detto "craving" che è una dinamica mentale comune a tutte le dipendenze. Si ipotizza che il cervello trasmetta l’impulso di continuare ad accendere una sigaretta dietro l’altra per rimettere ordine tra i neurotrasmettitori (dopamina e noradrenalina) privati del loro naturale equilibrio. Si parla cosi’ di assuefazione, tolleranza, e dipendenza. La mancanza, o il deficit anche parziale, della


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nicotina determina la cosiddetta "sindrome d’astinenza", che oltre dal craving, per calo della dopamina, è caratterizzata da un corteo di sintomi cefalea, irritabilità, stato ansioso, sonnolenza, insonnia, difficoltà di concentrazione, bulimia, riduzione dell’appetito, facile esauribilità, stitichezza, diarrea, nausea, astenia, ipotensione, vertigini, tremori, sudorazione, tachicardia ecc. I disturbi sono più evidenti nella prima settimana e di solito si riducono o scompaiono dopo un mese. Smettendo di fumare si verifica una condizione nuova, con un numero di recettori neuronali aumentato; essi rimangono sensibili per circa un anno, pronti a ricevere nuove immissioni di nicotina. Per tale motivo la ricaduta dopo astinenza porta nella maggior parte dei casi a recuperare la dose di nicotina precedente in grado di saturare tutti i recettori che erano rimasti ancora attivi, e

quindi la quantità di sigarette necessaria a somministrarla. Si torna a fumare come prima o più di prima. L’abbandono del fumo può essere più o meno difficile del previsto:le risposte sono individuali. Esistono dei test attendibili per valutare l’importanza della dipendenza nicotinica (il test di Fagerström, i criteri DSM e i criteri ICD-10 risultano i più impiegati) o per prevederla (test di Horn), ma è estremamente difficile predire chi riuscirà e chi no a smettere di fumare. Almeno il 40% dei fumatori italiani dice di voler smettere di fumare. La percentuale dei pazienti che smette di fumare a seguito di terapia farmacologia antitabagica si attesta attorno al 15%-35% a distanza di un anno con punte anche del 45% laddove questa venga associata con un counselling psico-comportamentale intensivo e prolungato nel tempo.

La dipendenza psicologica

Nell’ambito della dipendenza psicologica possiamo inserire: -la ritualità e la gestualità del fumare, quale portare un qualcosa alla bocca come gesto della forte componente inconscia (Fattore psicologico profondo); - la ricerca di atteggiamenti per mostrare una certa immagine di sé, darsi contegno e ricerca di aiuti / stimoli per superare la pressione dell’ambiente (Fattore sociale, qua le adattamento alle mode); - la ricerca di un piacere, di un calmante, di uno stimolante, di una protezione (Fattore psicologico personale).

Centri antifumo Liguria

Ospedale "La Colletta" O Cardiologia Riabilitativa Centro Antitabacco Via del Giappone, 3Arenzano – GE

Lombardia

Istituto Europeo di Oncologia Sanità Senza Fumo – Unità di Cardiologia – Centro Antifumo Via S.Luca, 8 Milano Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni Ambulatorio Prevenzione Fumo Via Macedonio Melloni, 52 Milano

Piemonte

Ospedale Civile di Asti Ambulatorio per la Disassuefazione dal Fumo Via Botallo, 4 Asti Ospedale Mauriziano "Umberto I" UO Pneumologia Largo Turati, 62 Torino

Toscana

Ospedale della Misericordia UO Pneumologia e Fisiologia Respiratoria – Centro Antifumo Via Senese, 169 Grosseto Policlinico "Le Scotte" Centro Antifumo Viale Bracci, 16 Siena

Lazio

Ospedale "S. Pertini" Centro per la Disassuefazione da Fumo Via Monti Tiburtini, 15 Roma

Umbria

Azienda Ospedaliera di Perugia Istituto Medicina del Lavoro Centro Specialistico Studio e Terapia Abitudine Fumo Tabacco Via Enrico Dal Pozzo, Perugia

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Campania

AO "A. Cardarelli" Dipartimento di Pneumologia – Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo Vic. A. Cardarelli, 9 Napoli Struttura complessa "Malattie dell’Apparato Respiratorio" Centro Antifumo Via S. Leonardo snc Salerno

Basilicata

Presidio Ospedaliero di Matera ASL 4 UO di Cardiologia Preventiva e Sociale Contrada Cattedra Ambulante, Matera

Puglia

Ospedale "S. Nicola P. Trani" Dipartimento Dipendenze Patologiche c/o Ospedale Civile – Centro Antifumo Trani – BA AO Policlinico Consorziale UO Malattie Apparato Respiratorio Centro Antifumo Piazza G. Cesare, 11 Bari

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Alimentazione a cura della Centrale del latte di Salerno

Le intolleranze e le allergie alimentari Piccole informazioni e consigli utili

È il tema del convegno organizzato dalla Centrale del latte di Salerno in collaborazione con l’Università Popolare - Nuova Scuola Medica Salernitana, l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri ed il patrocinio del Comune di Salerno, presso l’Istituto Superiore S.Caterina da Siena di Salerno.

Perché parliamo d'intolleranze? Capita a volte di soffrire di disturbi persistenti di cui non si riesce a comprenderne la causa. Sovente, debolezza, dermatiti, meteorismi, gonfiore addominale, diarrea, affliggono il nostro stato di salute. Questi disturbi possono trovare una risposta nelle intolleranze alimentari, fenomeno ormai sempre più diffuso. Studi medici stimano una percentuale di reazioni avverse al cibo intorno al 7,5% nei bambini e al 2% negli adulti, la cui diffusione è inevitabilmente legata in gran parte alle abitudini di vita e alle zone geografiche di appartenenza. In Italia, infatti, tra le intolleranze più comuni vi è quella al latte, otre al grano, all’uovo e alla soia, ovvero ai cibi di maggiore consumo. Tali dati risultano sufficienti per giustificare l’interesse suscitato nella Nostra Azienda verso un alimento come ad esempio il latte, considerato da sempre fondamentale per la crescita e lo sviluppo.

Fonte I temi trattati sono il frutto degli interventi dei relatori partecipanti al convegno. La Centrale del latte resta a disposizione per approfondimenti e/o supporti relativi agli argomenti trattati.

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Quando si è intolleranti? Si è intolleranti quando un alimento (o una famiglia di alimenti) che mal tolleriamo entra in contatto con il nostro organismo. Quando ciò accade, viene promossa una reazione immunitaria assai complessa che, a sua volta, genera uno stato infiammatorio. Che cos'è l’intolleranza al lattosio? L'intolleranza al lattosio è l'incapacità dell'intestino di scindere lo zucchero complesso lattosio presente nel latte di mucca, di asina, di capra, oltre

che umano, in due zuccheri semplici: glucosio e galattosio che sono invece assorbibili dall'intestino. Tale incapacità è data dalla mancanza totale o parziale dell’ enzima lattasi che si trova a livello della superficie delle cellule che rivestono l'intestino. Quali sono i sintomi? I sintomi sono, principalmente, i seguenti: gonfiore, tensione e dolori addominale, flatulenza, meteorismo, diarrea. Come si ottiene una diagnosi? La corripondenza dei sintomi può facilmente sconfinare in altre patologie, tanto da doversi avvalere di specifici test come ad es. il "Breath Test" che misura i livelli di idrogeno nel respiro dopo l’assunzione del lattosio. Quali cure ci sono per l’intolleranza al lattosio? Non è stata ancora approntata una cura all’intolleranza al lattosio, ma, in ogni caso, basta eliminare temporaneamente dalla propria dieta tutti gli alimenti che lo contengono, per poi reintrodurlo gradualmente. Raccomandazioni Troppo spesso si ricorre a diagnosi fai da te, generalmente scaturite da ricerche effettuate sugli innumerevoli canali oggi disponibili. Una corretta diagnosi potrà avvenire solo attraverso la consulenza di esperti che sapranno indicare il giusto percorso da perseguire con l’indicazione dei prodotti alimentari alternativi, oggi presenti sul mercato. Oggi, infatti, sono molte le aziende che, nel rispetto della qualità e della freschezza, forniscono una vasta gamma di alimenti dedicati al mondo delle intolleranze.


Nutrizione a cura della dr.ssa Giovanna Senatore Biologa Nutrizionista

Nuove regole per riprenderci dall’estate Settembre è arrivato e con questo mese comincia un nuovo anno lavorativo o scolastico, un inizio che, per tanti, è una tappa importante anche più del Capodanno.

• Infine riattiviamo il metabolismo con delle belle e lunghe passeggiate.

Chi ha potuto si è concesso qualche giorno di vacanza, fondamentale per ricaricare il corpo e l’anima, chi non ha potuto spero sia riuscito almeno a concedersi una pausa dalle preoccupazioni e dalla routine di un lungo anno.

è impegnato in lunghe passeggiate o ha cominciato un nuovo sport, ha dedicato del tempo alla cucina scegliendo in maniera più accurata e consapevole cosa mangiare, è riuscito a trovare del tempo per se stesso per dedicarsi alla lettura, musica, meditazione o, in ogni caso, coltivando un hobby. In ogni caso l’estate è, quasi, terminata per tutti e siamo pronti per ricominciare, la parola d’ordine in questa fase è "volersi bene" prendendoci cura di noi stessi a 360°.

Ora dovremmo essere tutti carichi e pronti con nuovi propositi professionali e personali da realizzare.

Per quanto riguarda l’alimentazione diamoci delle nuove regole o rispolveriamo quelle che avevamo prima dell’estate:

Probabilmente nelle vacanze estive lo stile di vita ne ha risentito: tra giornate a mare in cui o abbiamo digiunato oppure spiluccato gelati, snack e bibite gassate in continuazione, serate con amici che sono cominciate con l’aperitivo e poi terminate a notte inoltrata con un gelato dopo una ricca cena (a volte per compensare il digiuno di un’intera giornata) e, ancora, con le palestre che nei mesi estivi riducono gli orari di apertura, abbiamo poltrito di più sulla spiaggia o su una sedia di un bar.

• Cominciando dalla colazione che deve essere sana ed equilibrata.

Buona cosa sarebbe chiudere con una tisana a base di finocchio, malva e camomilla che oltre ad essere un toccasana per drenare i liquidi in eccesso sarebbe anche un aiuto per ridurre la tensione accumulata nelle giornate estive che sono state troppe intense. Il digiuno termina con la colazione del giorno successivo, in questo modo concediamo al nostro organismo un tempo di circa quindici ore sufficiente a riequilibrare le funzioni metaboliche.

Certo c’è anche chi ha "usato" il periodo estivo per migliorare il proprio stile di vita: avendo più tempo libero a disposizione si

• Poi dividendo la giornata in cinque pasti, oltre ai tre principali (colazione, pranzo e cena) aggiungiamo due spuntini a metà mattinata e pomeriggio prediligendo la frutta. • Inoltre è necessario depurare il corpo dalle scorie accumulate, quindi assumiamo tanta acqua e prediligiamo frutta e verdura. • Eliminiamo o almeno riduciamo gli aperitivi che fino ad oggi erano quotidiani, oltre alle bibite gassate e gli alcolici.

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In questa prima fase in cui abbiamo necessità di depurarci può essere utile osservare uno o due giorni a settimana di semi digiuno, che consiste nel fare solo tre dei cinque pasti, cominciando dalla colazione e terminando con lo spuntino pomeridiano (entro le ore 16) poi per il resto della giornata limitarsi solo all’idratazione.

Fondamentalmente sono le stesse regole che dovremmo osservare in ogni giorno dell’anno per dare al nostro corpo ciò che occorre per farlo restare in forma, prevenire varie malattie e sentirci bene sia fisicamente che psicologicamente.

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Riabilitazione a cura della dr.ssa Lucia Pagano Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione.

Fascite plantare

Un problema spinoso che può essere diagnosticato e trattato La fascite plantare è una patologia frequente, che comporta dolore e infiammazione dei fasci fibrosi della pianta del piede. È una delle più comuni cause di dolore al tallone. Indispensabile una diagnosi precoce ed un appropriato approccio terapeutico da parte dello specialista Fisiatra.

Definizione della fascite plantare e ruolo della fascia plantare

Per fascite plantare s’intende un'infiammazione dolorosa secondaria alla retrazione dell’aponeurosi plantare superficiale, robusta fascia fibrosa che ha come funzione principale quella di sostenere il piede. Il suo ruolo fondamentale è quello di trasmettere le forze e la sua viscoelasticità di permettere di restituire una grande quantità di energia ad ogni falcata o ad ogni salto, grazie alle caratteristiche del tessuto, che risponde alle sollecitazioni attraverso una distensione elastica.

Epidemiologia

È una patologia relativamente frequente, rappresentando circa il 10% delle patologie che interessano il piede, predilige il sesso femminile, gli obesi, gli sportivi, anche se il sesso maschile, i soggetti magri e i soggetti non sportivi non possono essere considerati del tutto immuni. Gli sport maggiormente incriminati sono quelli che comportano spinte e salti o in generale quegli sport ove gli arti inferiori sono più sollecitati (maratoneti, giocatori di basket, o danzatori). Ciò che deve risultare chiaro è che la fascite plantare non insorge solo e sempre negli atleti, anzi assai spesso bastano un appoggio errato, dovuto ad una postura non corretta o ad una rigidità del tendine o a malattie dismetaboliche, o ancora più banalmente l’utilizzo di calzature non idonee su terreni non idonei.

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scrivi a: riabilitazione@salutare.info

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Sintomi e diagnosi

Il sintomo principale è il dolore, spesso più severo al risveglio e localizzato nella parte interna del tallone, in fase acuta. Nella fase successiva il dolore si sposta all’avampiede e viene avvertito in tutta la pianta del piede, inficiando persino la deambulazione. Oltre che valutare i sintomi e visitare il paziente, il medico può richiedere una risonanza

magnetica o una radiografia per assicurarsi che il dolore non sia causato da altri problemi, come ad esempio fratture, nervi schiacciati o speroni ossei. La radiografia deve essere richiesta sotto carico in proiezione antero-posteriore e laterale. La presenza della spina calcaneare che dimostra l'ipersollecitazione della fascia plantare è associata con il dolore calcaneare plantare nel 50% dei pazienti. Pertanto un'esatta relazione tra i due fattori non è stata dimostrata. È una patologia reversibile, solitamente a decorso favorevole ma va evitata la cronicizzazione, ecco pertanto l’importanza di rivolgersi tempestivamente allo Specialista Fisiatra per programmare un trattamento terapeutico adeguato. Questa patologia non regredisce spontaneamente e trascurarla può risultare anche molto dannoso.

Trattamento

La fascite plantare si cura con il RIPOSO, che deve essere assoluto, con lo stretching degli arti inferiori (entrambi), con la crioterapia, con l’applicazione di cerotti medicati e talvolta di farmaci, assunti per os, al fine di alleviare dolore e infiammazione. Infine, in alcuni casi può dare un aiuto riabilitativo l’applicazione del taping neuromuscolare, per dare sostegno e deviare le linee di carico. Se necessario si può fare ricorso all’uso di adeguati plantari e a scarpe idonee sotto stretto controllo medico. Nei casi più gravi, si possono utilizzare anche dei mezzi fisici, quali le onde d’urto o ancora infiltrazioni locali, sino ad arrivare, nei casi gravissimi e non trattati o trattati tardivamente, all’intervento chirurgico di release della fascia plantare. La prevenzione c’è basta parlarne con il medico e chiarire pochi ma importanti punti chiave, specie per quanto concerne gli sportivi, ma soprattutto non sottovalutate i sintomi e rivolgetevi allo specialista per una diagnosi precoce.


Dermatologia a cura del dr. Antonio Del Sorbo dermatologo

Allergia ai cosmetici Cosmetici sintetici o naturali?

Alcuni prodotti cosmetici (es. creme, detergenti, shampoo), oltre al principio attivo, possono contenere una serie di eccipienti impiegati allo scopo di conservare il prodotto nel tempo o di renderlo più gradevole. Nei soggetti predisposti, alcune di queste sostanze possono creare problemi cutanei. Il progresso della chimica industriale ha creato negli ultimi 80 anni un crescente bisogno di dermocosmetici.

è dermocompatibile quando non contiene sostanze irritanti, sensibilizzanti, cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione.

La maggior parte di essi sono ben tollerati. Tuttavia alcuni individui possono nel tempo sviluppare un’ipersensibilità della cute (es. eczema da contatto) verso alcuni dei loro componenti.

La sensibilità della cute di questi pazienti nei confronti dei parabeni, ha portato a includere questa famiglia di sostanze nella lista degli apteni che vengono testati mediante le cosiddette prove allergiche cutanee (patch test). Il sodio laurilsolfato (SLS) e il sodio lauriletere solfato (SLES) sono tensioattivi presenti in molti detergenti, shampoo, creme, sieri e dentifrici. Nei soggetti predisposti e a determinate concentrazioni, possono irritare cute e mucose. Alcuni siliconi, pur conferendo al prodotto cosmetico una certa gradevolezza (non ungono e danno il tipico effetto seta), non sono affatto biodegradabili.

Di fronte a una reazione cutanea che insorge dopo l’uso di un prodotto cosmetico (es. creme, saponi) è importante rivolgersi al proprio dermatologo, portando con sé al momento della visita, il nome o la confezione del prodotto mal tollerato. Tutti i dermocosmetici riportano sull’etichetta la loro composizione secondo la nomenclatura INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). I componenti sono elencati in ordine decrescente di peso e sono tanto più presenti in una crema o in un detergente, quanto più alta è la loro posizione nell'etichetta. Le sostanze presenti in tracce o comunque in quantità inferiore all'1%, non sempre sono riportate in etichetta. Una crema

Essa è anche ecocompatibile quando i suoi componenti non danneggiano la natura e l'ambiente e sono completamente biodegradabili. La presenza di parabeni nei prodotti cosmetici ne aumenta il rischio di dermatiti da contatto, negli individui sensibili a tali sostanze.

Molte essenze profumate, utilizzate in cosmetica per rendere il prodotto più gradevole, possono creare negli individui predisposti, eczema allergico da contatto o reazioni fototossiche. Negli ultimi anni, sempre meno cosmetici contengono formaldeide, dal momento che a determinate concentrazioni è considerata cancerogena per la specie umana. Il numero

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di sostanze presenti nei cosmetici e in grado di scatenare un eczema da contatto è in continuo aumento e riguarda oltre ai profumi, una lunghissima serie di sostanze (es. nickel, imidazolidinyl urea, parabeni, cocamide dea, cocamide mea, fenossietanolo, metildibromoglutaronitrile, triclosan, alcuni coloranti). Un buon prodotto dovrebbe contenere pochi eccipienti oltre al principio attivo. In dermatologia sono molto utilizzati alcuni olii naturali a base di vitamina E al 100%, che non necessitano di additivi e sono allo stesso tempo dermocompatibili ed ecocompatibili. Per quanto riguarda invece i farmaci per uso topico, il discorso è un po’ diverso. A volte servono princìpi attivi ed eccipienti in grado di svolgere in tempi rapidi una determinata azione biologica, e che difficilmente riscontriamo nei prodotti green. Anche quando per uso topico, il farmaco va sempre utilizzato attenendosi alle indicazioni del proprio medico, evitandone l’abuso. I cosmetici green tornano invece a essere preziosi nell’utilizzo quotidiano o in assenza di manifestazioni dermatologiche, avendo in caso di dubbi, come guida il proprio medico ed evitare le tante eco-bufale che ruotano intorno all’argomento cosmesi.

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Prevenzione a cura della dr.ssa Fiammetta Trallo specializzata in Ginecologia e Ostetricia

Giochiamo d’anticipo contro il cancro Il vaccino anti-HPV previene il 90% circa dei tumori del collo dell'utero ed altre malattie HPV correlate. Gardasil 9valente, non ancora disponibile in Italia, garantisce una più ampia copertura verso gli HPV oncogeni (ceppi 16, 18, 31,33, 45, 52, 58) e i condilomi genitali (ceppi 6 e 11).

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La guida al vaccino anti-HPV è già in distribuzione nelle farmacie italiane

Un titolo di grande impatto per la nuova campagna d'informazione sanitaria promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) con il contributo di Sanofi Pasteur MSD contro le infezioni da papillomavirus (HPV) responsabili di molti tumori ano-genitali e del cavo orale (lingua, tonsille e gola). L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad offrire la gratuità della vaccinazione anti-HPV. Le Regioni hanno avviato i piani vaccinali nel 2008 con programmi di chiamata attiva per le ragazzine undicenni. E in tutte le Regioni la gratuità è estesa fino ai 18 anni facendone richiesta diretta ai presidi vaccinali della propria città. Dai 9 ai 14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, sono sufficienti due sole dosi vaccinali per ottenere una copertura duratura. Dopo i 14 anni le dosi sono tre. Ad oggi, la copertura sul territorio nazionale sembra essersi stabilizzata intorno al 71%, ben lontana quindi dall’obiettivo di copertura aspettato del 95%. E questo per varie ragioni. In primis, per molte mamme non è così semplice accettare che le proprie bambine undicenni debbano fare una vaccinazione per una infezione che si trasmette sessualmente, non sapendo che il virus si può contrarre anche tramite rubinetti e maniglie di servizi sanitari comuni. A ciò si aggiunge l’operato negativo dei tanti comitati anti-vaccinazioni. Come per altre infezioni, la circolazione del virus HPV nei soggetti non vaccinati, soprattutto portatori sani, comporta una persistenza del rischio d'infezione per tutta la popolazione sana. Poiché l’HPV è un virus a prevalente trasmissione sessuale, e non solo, fino a quando i programmi vaccinali non saranno estesi anche nel maschio non sarà possibile realizzare il Getting to Zero, ovvero un'adeguata prevenzione primaria di tutte le

patologie HPV correlate. La nuova strategia vaccinale globale, non a caso, guarda con grande attenzione al maschio. Stati Uniti, Australia e Canada già dal 2011 hanno avviato la vaccinazione universale. In Europa solo Austria e Danimarca e in Italia solo otto Regioni raccomandano nel loro calendario la vaccinazione anti HPV anche al maschio. "Un terzo del totale delle infezioni si registra nei maschi – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente AIOM – e gli uomini sono cinque volte più a rischio delle donne. Il trattamento delle lesioni è spesso tardivo poiché per i maschi non vi sono al momento programmi di screening adeguati e non sempre vengono controllati quando alla partner viene diagnosticata l’infezione". Secondo il Censis, poi, sono oltre due milioni gli italiani che hanno rapporti sessuali con entrambi i sessi. Da quando la percezione del pericolo HIV/ AIDS si è abbassata i maschi, e in particolare i più giovani, tendono a non usare il profilattico nei rapporti omo ed eterosessuali. Il condom non previene del tutto le infezioni da HPV, ma tra l’usarlo e il non usarlo c’è tuttavia una bella differenza. Anche le donne omosessuali possono trasmettersi infezioni da HPV ma contrariamente ai maschi le donne dispongono comunque di esami come Pap-test, HPV DNA Test e colposcopia, che consentono d'identificare le infezioni anche al loro esordio, diagnosticare precocemente le lesioni pre-cancerose e trattarle prima che la malattia oncologica si sviluppi. La maggior parte delle infezioni da HPV è tuttavia transitoria perché l’azione virale viene limitata dal sistema immunitario prima che sviluppi un effetto patogeno. L’HPV DNA Test consente d'identificare i singoli genotipi virali e l’Onco Fish Test riesce a identificare i casi d'infezione del collo dell’utero a rischio di evoluzione tumorale.


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Podologia a cura del Prof. Dr. Antonio Pacilio, Podologo, Posturologo

Le ipercheratosi, conosciute più comunemente con il nome di callosità, sono delle zone della cute della zona plantare del piede soggette ad un particolare sovraccarico che porta come conseguenza un eccessivo ispessimento cutaneo a causa di una iperproduzione di cheratina; vengono a formarsi come protezione di un’area della cute sottoposta a stress di origine meccanica.

Le ipercheratosi: il ruolo del Podologo Chiamate comunemente "callosità", "calli", "duroni", "occhi di pernice", dalla tradizione popolare, sono tutti termini impropri che indicano diversi tipi di ipercheratosi. L'Ipercheratosi può essere causata da uno o più fattori, quali ad es. deformità del piede, deficit posturali, il tipo di calzatura utilizzata, tipo di attività sportiva praticata e/o stile di vita non idoneo. L’ipercheratosi cessa di essere un fenomeno fisiologico nel momento in cui evoca dolori nella persona riducendo di conseguenza la qualità della vita. Se non trattate adeguatamente e per tempo, le ipercheratosi possono andare incontro a diverse complicanze (borsiti, infezioni, fissurazioni, ulcerazioni), soprattutto in persone che risultano avere un’alterazione della sensibilità al dolore, come ad esempio i pazienti diabetici. Un intervento podologico professionale deve saper andare oltre la sola rimozione, identificando i fattori che hanno portato all’ipercheratosi e andando ad agire su di essi attraverso trattamenti mirati partendo sempre da un corretto e scrupoloso inquadramento generale della patologia del piede di cui l'ipercheratosi è espressione, non basta semplicemente "togliere il callo"!

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L'Ipercheratosi va quindi trattata quando diviene sintomatica o, a scopo preventivo, nel caso contribuisca all'aumento della pressione sulle strutture sottostanti specie in malattie a rischio. Il moderno trattamento podologico prevede, previo attento esame anamnestico e obiettivo, la rimozione dell'ipercheratosi, la medicazione, il trattamento ortesico e infine il follow-up. Nell' esame amnestico si fa particolare riferimento alle patologie sistemiche di rilevanza podologica (diabete, insufficienza vascolare periferica, ecc…) oppure ad episodi traumatici a carico dell'arto inferiore. L'Esame obiettivo si costituisce di due fasi distinte: una generale morfo-funzionale in cui il piede viene

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valutato sia in scarico (catena cinetica aperta), sia in ortostasi e nella marcia (catena cinetica chiusa), ed una locale volta a valutare dimensione, morfologia, spessore e densità della lesione quali indicatori del tipo di sollecitazione responsabile (compressione, tensione, taglio o torsione). La rimozione dell'ipercheratosi consiste nell'exeresi dello strato corneo superficiale e nell'enucleazione del corno, se presente. Dopo l'intervento podologico, la medicazione fornisce alleviamento della sintomatologia e protezione durante la fase di guarigione cutanea. La scelta del medicamento dipende dalle condizioni della cute in particolare dal fatto che questa si presenti umida o secca. Il trattamento ortesico, parte fondamentale del trattamento specialistico, si avvale di presidi podologici personalizzati (ortesi siliconiche digitali o plantari) realizzati esclusivamente su misura. Le ortesi permettono di proteggere e/o scaricare la zona in cui è presente l’ipercheratosi e di conseguenza distribuire il carico su una superficie più vasta. Queste espletano funzioni di correzione e/o protezione variabili a seconda: • della localizzazione della lesione; • della scelta dei materiali (feltri, siliconi, plantari); • dello spessore e della forma del manufatto; • dell'eventuale sovrapposizione di altre patologie; • della compliance del paziente. Da evitare l'uso di materiali che comportino peggioramento delle condizioni locali quali complicanze infettive, batteriche e micotiche o superfici abrasive lesive. Il follow-up è volto ad accertare i progressi conseguiti e sostituire, modificare o mantenere, a seconda degli obiettivi preposti e dei risultati ottenuti, le misure terapeutiche adottate. È importante sottolineare che tali problematiche vanno esclusivamente trattate da un Podologo laureato.


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Sport a cura del dr. Fabio Basile, personal trainer e wellness coach

"Allunghiamo" il passo…

Ogni mattina, il popolo dei runner si sveglia, con un solo obiettivo, andare a correre.

I runner, gente tosta che si sveglia al mattino presto, armata di buona volontà e di passione, indossa abbigliamento tecnico con k-way, paraorecchie, accessori catarinfrangenti e va a correre nei parchi e sulla spiaggia. Molto spesso questi temerari pronti a partire per allenarsi non sanno bene cosa fare ricadendo nel dubbio amletico classico, ma lo stretching quando lo devo fare??? Beh la risposta è semplice, lo stretching va fatto dopo l'attività sportiva. Questa regola, è ovvio, presenta delle eccezioni da valutare in base alla disciplina e al contesto. In ogni caso la muscolatura andrebbe sempre allungata a caldo per evitare dei traumi, quali possono essere contratture, stiramenti e strappi muscolari. Lo stretching quindi non è una forma di riscaldamento o come si credeva in passato un vero e proprio allenamento, ma è un modo per allentare delle tensioni su una muscolatura potenzialmente contratta o rigida, magari per il freddo. I runner sono soggetti a questo e ad altri fastidi. Nella situazione tipica al termine di uno sforzo come la corsa, in cui la maggior parte dei runner corre con scarpe non idonee,

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senza adeguata preparazione, senza un trainer che segua l’andamento dell’allenamento o su terreni troppo duri. In questi casi sarebbe opportuno farlo dopo. Capita però, che si potrebbero ravvisare durante la corsa delle sensazioni negative, di fastidio alla muscolatura inferiore, soprattutto nei polpacci e nei muscoli tibiali anteriori, in quest’altro caso è bene fermarsi per fare dello stretching specifico per poi ripartire a ritmi più blandi. In sostanza lo stretching, nel corso degli ultimi anni, è stato molto riconsiderato e gli è stata data l’importanza e il ruolo che gli spetta; questo non significa che sia una pratica inutile o in disuso, ma che deve essere utilizzato in base alle esigenze del singolo e del momento. Nuovi studi inoltre hanno evidenziato come l’eseguire sedute di stretching prima di alcune competizioni, comprometterebbe addirittura la performance con un decadimento prossimo al 10/18%. Quindi, d’ora in avanti, quando corriamo partiamo con un’andatura molto blanda per una decina di minuti, incrementando solo successivamente il ritmo, correndo poi a regime, e solo al termine defaticare e abbassare di nuovo il ritmo terminando con l’ allungamento della muscolatura che ormai è molto calda.


L'avvocato risponde a cura dell'avv. Gianpiero De Cicco resp. legale Associazione 'La Mano'

Egr Avv. Le volevo porre un quesito: una paziente può richiedere il risarcimento del danno al proprio ginecologo poiché il figlio nato risulta affetto dalla sindrome di Down? Preciso che la suddetta signora aveva effettuato un'indagine diagnostica prenatale dalla quale non emergeva quanto lamentato.

Gentile Dottore, il suo quesito risulta, particolarmente, complesso sia da un punto di vista morale che squisitamente giuridico. Volendo, pertanto, prescindere da ogni considerazione di carattere morale, non avendo contezza degli elementi clinico - fattuali sottesi a quanto richiesto, mi limito a fornirle qualche considerazione in merito. In particolare, ritengo utile riportare un breve passo della motivazione di cui alla sentenza n. 25767 /15 della S. Corte di Cassazione Sezioni Unite, avente ad oggetto un caso di tenore simile a quello da Lei sottoposto alla mia attenzione. La Suprema Corte nell'alveo della motivazione della suddetta sentenza sanciva che l'impossibilità della

scelta della madre, pur nel concorso delle condizioni di cui all'art.6 l.194/1978, imputabile a negligente carenza informativa da parte del medico curante, è fonte di responsabilità civile. La gestante, profana della scienza medica, si affida, di regola, ad un professionista, sul quale grava l'obbligo di rispondere in modo tecnicamente adeguato alle sue richieste; senza limitarsi a seguire le direttive della paziente, che abbia espresso, in ipotesi, l'intenzione di sottoporsi ad un esame da lei stessa prescelto, ma tecnicamente inadeguato a consentire una diagnosi affidabile sulla salute del feto. Occorre però che l'interruzione sia legalmente consentita - e dunque che sussistano..., e siano accertabili mediante appropriati esami clinici, le rilevanti anomalie del nascituro e il loro nesso eziologico con un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna - giacché, senza il concorso di tali presupposti, l'aborto integrerebbe un reato; con la

conseguente esclusione della stessa antigiuridicità del danno, dovuto non più a colpa professionale, bensì a precetto imperativo di legge. Oltre a ciò, dev'essere altresì provata la volontà della donna di non portare a termine la gravidanza, in presenza delle specifiche condizioni facoltizzanti." La Corte di Cassazione, in realtà, ha ribadito il principio secondo cui, il genitore che intende esperire un'azione tesa ad ottenere il risarcimento del danno poiché non informato della patologia (nel caso di specie sindrome di down) da cui il nascituro risulta affetto e, quindi, impossibilitato ad interrompere la gravidanza nei termini e nelle modalità previste e contemplate dalla normativa vigente in materia, risulta gravato dell'onere di provare, nel corso del giudizio, che la madre del nascituro avrebbe nei termini di legge operato, se avesse avuto contezza delle patologie da cui il bambino risultava effetto, l'interruzione di gravidanza. Pertanto, nel suo caso, la signora qualora voglia agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno poiché non informata, nonostante una precipua indagine in tal senso della patologia del nascituro, risulterà, altresì, gravata dell'onere di dimostrare: 1) che tale indagine e la conseguente informazione le veniva fornita nel tempo in cui l'interruzione della gravidanza sarebbe stata legalmente possibile; 2) che avendo contezza delle patologie di cui sopra la sig.ra avrebbe optato per un'interruzione della gravidanza. Ed il tutto, qualora venga appurata la negligente carenza informativa del medico curante.

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Le note inviate in redazione risultano parzialmente pubblicate. Le risposte fornite risultano di carattere interlocutorio non possono considerarsi un parere legale.

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Alimentazione

Centrifugati Centrifugato contro l’influenza: Utili consigli e idee per realizzare succhi al 100% naturali. Preparati in mix di tutte le varietà di frutta o verdura fresche senza aggiunta di zucchero, che vi daranno l'aiuto necessario per ottenere dei succhi puri, deliziosi ed eccellenti per la salute, dal sapore incomparabile. Grazie alla combinazione di verdure e frutti ricchi di vitamine, minerali e oligoelementi, essenziali per il corpo, farete il pieno di energia e vitalità.

ingredienti per 2 bicchieri: 2 carote medie 1 arancia grande 1 cm di radice di zenzero 3 foglie di salvia

Preparazione: lavate bene tutte le verdure, mettetele in cen-

trifuga. Questo succo è ideale da bere ai primi sintomi di raffreddamento e influenza, potrete fare una scorta di vitamina C dell’arancia e della carota, mentre lo zenzero e la salvia aiutano a superare le difficoltà respiratorie, a combattere la tosse, a sciogliere e a espellere il muco. Correte dal fruttivendolo per scegliere le verdure che più vi piacciono e trasformarle in un gustoso centrifugato ricco di vitamine e sali minerali.

Per migliorare la circolazione sanguigna: Ingredienti per 1 bicchiere:

1 barbabietola, 1 carota grande alcuni rametti di rosmarino Preparazione. Lavate la verdura, tagliate a pezzi barbabietola e carota, aggiungete le foglioline di rosmarino, quindi passate tutto in centrifuga. Il succo ottenuto va bevuto subito affinché mantenga un buon sapore. Le barbabietole hanno benefici effetti sulla circolazione del sangue perché riducono la pressione arteriosa, effetto che si manifesta, secondo studi scientifici, in modo e tempi piuttosto veloci, inoltre favoriscono la formazione di globuli rossi con beneficio particolare per chi soffre di anemia. Questo centrifugato aiuta anche la memoria, la prontezza mentale e l’afflusso di sangue al cervello, effetti riconducibili soprattutto al rosmarino. 26 www.salutare.info


Centrifugato diuretico: Ingredienti per 1 bicchiere:

5 ravanelli 2 carote grandi 30 gr di foglioline di prezzemolo Preparazione. La prima cosa da fare è lavare bene tutte le verdure, quindi tagliate a pezzi le carote e mettete il resto degli ingredienti nella centrifuga. Il succo ricavato è da bere subito, beneficerete in breve degli effetti diuretici e disintossicanti degli ingredienti che avete usato. Sia il ravanello che il prezzemolo, infatti, hanno queste proprietà, oltre a essere ricchi di vitamina B, di calcio, ferro, potassio e fosforo. Il prezzemolo svolge anche un lieve effetto rilassante, comunque la ricchezza di vitamina C del prezzemolo e di vitamina A della carota, oltre ai sali minerali, contribuiscono al benessere complessivo dell’organismo.

Centrifugato per sportivi: Ingredienti

1 cetriolo 1 arancia 60 gr di foglie di prezzemolo Preparazione. Lavate bene il cetriolo e il prezzemolo, e sbucciate l’arancia privandola dei semi, mettete tutto i centrifuga, poi bevete immediatamente il succo. Per chi pratica sport, quindi spende energie e disperde liquidi, è importante reintegrarli facilmente. Un centrifugato reidratante al cetriolo e prezzemolo. Il cetriolo reintegra i liquidi, l’arancia fornisce apporto vitaminico, soprattutto di vitamina C, con rafforzamento del sistema immunitario. I bioflavonoidi dell’arancia rafforzano i tessuti connettivi, legamenti e cartilagini, la cui salute è importantissima per chi pratica sport. Il prezzemolo ha proprietà stimolanti per l’intero organismo, cosa che a uno sportivo non può che fare bene, come a chiunque altro.

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Ginecologia

La Menopausa Tra i 40 e i 50 anni la donna entra nella fase della menopausa. Può capitare che i sintomi si presentino verso i trent'anni, mentre a volte dopo i 60. Pochi sanno che i segni della menopausa iniziano almeno 5 anni prima.

Secondo chi gestisce un’agenzia di incontri c’è un incremento di richieste tra le donne over 50, allo stesso tempo Deka registra 500.000 trattamenti laser MonnaLisa Touch effettuati in tutto il mondo per risolvere i problemi ginecologici in menopausa.

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I 5 SEGNI DELLA MENOPAUSA 3.

4.

1. 2. 1. Irregolarità del ciclo

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2. Vampate di calore 3. Secchezza vaginale 4. Rapporti sessuali dolorosi 5. Sonno disturbato

COSA FARE? 1. 2. 4.

1. Non vergognarsi e chiedere consiglio al medico 2. Controlli periodici dal ginecologo 3. Regolare attività fisica 4. Corretta alimentazione

Cosa fare PER L'ATROFIA VAGINALE?

3.

L'atrofia vaginale può causare secchezza, irritazione, bruciore e dolore durante il rapporto sessuale, interessando fino a circa il 40% delle donne in postmenopausa. Per contrastare e migliorare le condizioni di trofismo ed elasticità cutanea ci si può affidare alle tecniche laser più innovative come il laser CO2.

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Donne over 50, migliori clienti delle agenzie matrimoniali e dei trattamenti laser, anche per curare la loro sessualità

Sono le donne over 50 il nuovo target delle agenzie per single, di tipo tradizionale, quindi lontane dalle chat e dai siti di incontri "on line": il numero delle clienti è in crescita, in ragione del fatto che le donne vogliano rimettersi in gioco e vivere appieno relazioni affettive gratificanti anche dopo gli "anta". Lo conferma chi, come MpConsulenze si occupa di single da oltre vent’anni. Anche Deka conferma il trend di un ritrovato interesse da parte delle donne over 50 al proprio benessere intimo: in meno di 5 anni ha venduto nel mondo più di 1.000 sistemi laser MonnaLisa Touch e sono stati effettuati oltre 500.000 trattamenti. Tale tecnica laser, sicura e poco invasiva, è molto richiesta dai ginecologi italiani per riportare alla normalità lo stato fisiologico delle pareti vaginali: sono già 100 i sistemi MonnaLisa Touch utilizzati dai ginecologi in tutta la Penisola. Il ginecologo dottor Gian Piero Siliquini, coordinatore del Servizio di Ostetricia e della Sala Parto della Casa di Cura "Sedes Sapientiae" di Torino, dichiara: "Anche presso la nostra struttura utilizziamo il trattamento MonnaLisa Touch, che risulta essere efficace in oltre l’80% dei casi, migliorando la qualità della vita delle pazienti, riducendo i principali sintomi della menopausa come bruciore, prurito, secchezza, lassità e dispareunia, ovvero il dolore durante i rapporti sessuali." "In genere la ricerca di un compagno, per le donne over 50, è frutto

di una maggior consapevolezza del proprio valore e delle notevoli chance che ritengono ancora di potersi giocare. Al giorno d’oggi le donne - afferma Anna Muolo, titolare di MpConsulenze di Milano, che si occupa di matching - pur consapevoli di una non giovanissima età, non rinunciano ad essere femminili, attraenti, sportive, e perché no sensuali. Senza eccessi o manie di stravaganza, avulse dal ricercare in un’agenzia per single il "Toy Boy" oggi tanto di moda, si predispongono a vivere nuove e appassionanti storie d’amore con coetanei compatibili per interessi ed esigenze, nonché seri e motivati". Ma la sessualità in menopausa a volte potrebbe rivelarsi problematica, fenomeno colto dall’azienda Deka che ha realizzato Monnalisa Touch. Secondo il parere di Irene Scavello, specialista in ginecologia e ostetricia: "La sessualità nelle over 50 è influenzata dal tipo di sintomatologia che si manifesta in epoca menopausale. Nella maggior parte delle donne vengono riferiti secchezza vaginale e calo del desiderio, elementi che contribuiscono, compenetrandosi, al limitare una vita sessuale regolare. Spesso, anche da medici, si compie l’errore di non indagare la sfera sessuale della vita della paziente, considerando tale appagamento come un "plus" dopo una certa età o un qualcosa destinato alle donne più giovani. Le problematiche tipiche del periodo della menopausa possono essere mitigate e risolte, riportando così la donna alla possibilità di vivere una vita di coppia completa e soddisfacente a 360°." A conferma di ciò una recente ricerca indica che il 25% delle donne non confida al medico i problemi di atrofia vaginale e il 70% dei medici, secondo le pazienti, non rivolge loro domande su problemi come la secchezza vaginale*.

www.monnalisatouch.it

(*Simon JA, Komi J. Vulvovaginal atrophy negatively impacts sexual function, psychosocial well-eing, and partner relationships – Dallas, Texas, 2007).


Sanità

I nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA)

Il nuovo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sostituisce integralmente il dPCM 29 novembre 2001, recante "Definizione dei Livelli essenziali di assistenza". Il provvedimento è stato predisposto in attuazione della legge di stabilità 2016 (articolo 1, commi 553 e 554, legge 28 dicembre 2015, n. 208), che ha stanziato ben 800 milioni di euro annui per l’aggiornamento dei LEA.

Le principali caratteristiche del provvedimento.

Il nuovo schema di decreto: definisce le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale, innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione, descrive con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività oggi già incluse nei livelli essenziali di assistenza.

Le innovazioni introdotte dai nuovi Lea sono diverse, ecco le principali: vaccini - il testo introduce nuove vaccinazioni ed estende l’elenco dei destinatari. Si tratta, in particolare, dei vaccini anti Pneumococco, anti Meningococco, anti Varicella, anti Rotavirus e dell’estensione dell’anti Papillomavirus anche ai maschi;

per scaricare il Pdf delle slides dal Ministero della Salute

protesi - il documento effettua la revisione del nomenclatore per l'assistenza protesi-

http://goo.gl/QNtJJ2

malattie croniche – i nuovi Lea prevedono l'inserimento dell'endometriosi, della Bpco, della sindrome da talidomide, del rene policistico, delle patologie renali croniche e della celiachia nell'elenco delle patologie croniche, che hanno diritto all’esenzione dal ticket;

http://www.salute.gov.it

ca, il cui ultimo aggiornamento risale al 1999;

autismo – il testo presta maggiore attenzione alla qualità dell'assistenza dei disturbi

dello spettro autistico, recependo integralmente la legge 134 del 2015, che regolamenta la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone affette da autismo e l'assistenza alle loro famiglie;

malattie rare - il documento aggiorna l'elenco delle malattie rare, inserendo 110

patologie precedentemente escluse dalla lista, tra cui la Miastenia grave e la sclerosi sistemica progressiva;

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scrivi a: salute@salutare.info

percorso nascita - i nuovi Lea stabilisconol’erogazione gratuita dell'epidurale e delle

prestazioni di fecondazione eterologa, sinora erogate solo in regime di ricovero. Inoltre, prevedono l'incentivazione del parto vaginale;

appropriatezza prescrittiva - il testo stabilisce che non ci saranno sanzioni per i medici, che avranno la libertà di prescrivere secondo necessità e coscienza. Non sarà eseguito un monitoraggio della singola prescrizione, ma sarà verificato l’intero operato dei prescrittori. Inoltre, le prestazioni considerate "a rischio d’inappropriatezza" sono state ridotte significativamente e per lo più riguardano i test genetici.

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Fobie

Quali sono le fobie e le ossessioni più comuni? C’è chi evita l’ascensore e chi scappa davanti a un ragno. Chi più e chi meno, tutti abbiamo un’avversione verso un oggetto, un animale, o una situazione. Ma per parlare di vere e proprie fobie occorre valutare alcuni punti. La fobia è tale quando è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione, non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti e il soggetto, nonostante riconosca che la paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità, non riesce a controllare il proprio stato d’animo. La fobia diviene una vera e propria malattia quando ci impedisce il regolare svolgimento delle attività o ci condiziona la vita.

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Genofobia Le 'classiche' fobie sono quelle sociali come l'agorafobia (paura degli spazi aperti), la claustrofobia (paura degli spazi chiusi), l'ereutofobia (paura di diventare rossi), la zoofobia (paura degli animali). Le ossessioni, invece, riguardano temi di violenza, di contaminazione, dubbi sull'affidabilità di cose o persone. Moltissime persone possono ammalarsi di fobie, ma in particolare ne soffrono le donne. Con la psicoterapia a orientamento cognitivo comportamentale è possibile sconfiggerle. Questo spazio è dedicato ad una classificazione delle fobie, dalle più comuni a quelle più insolite. Scoprite anche voi se siete veri e propri fobici, ossessionati o solo dei gran fifoni.

Paura del sesso. Conosciuta anche come coitofobia, consiste in una paura estrema di avere rapporti sessuali. Questa fobia può essere causata da un trauma sessuale reale (violazione o abuso, specialmente in giovane età) o essere stato testimone di un atto sessuale traumatico, sia nella vita reale o persino nei mezzi di comunicazione (televisione, cinema). Alcuni temono che i loro propri impulsi sessuali costituiscano una minaccia per il loro autocontrollo. Altri semplicemente trovano l’idea di avere rapporti sessuali disgustosa od orrenda. Non tutte le istanze della genofobia sono irrazionali. Alcune donne possono aver sperimentato vaginite in qualche occasione, dolore durante l’atto sessuale. Anche dopo aver concluso la terapia alcune sono reticenti a coinvolgersi in incontri sessuali.


Eprofobia

È la paura persistente, anormale e ingiustificata dei lebbrosi o di contrarre lebbra. È conosciuta anche come leprafobia. Si tratta di una delle tante fobie relazionate con la possibilità di contrarre una determinata malattia (per esempio, cardiofobia, albuminofobia, meningitofobia) e che può arrivare a far credere ai fobici che hanno contratto quello che temono (in questo caso, la lebbra, o Male di Hansen, una malattia infettiva cronica che se non è trattata può causare danno permanente alla pelle, ai nervi, alle membra e agli occhi).

Idrofobia

È la paura per l'acqua. Chi patisce di questa condizione -prodotto di alcun trauma infantile relazionato coi liquidiha avversione alle sostanze liquide in genere e all’acqua in particolare. In occasioni la parola si usa come sinonimo di "rabbia" del quale è solamente un sintomo. Per lo psichiatria è riferita alla paura dell'acqua, o a nuotare. È comune certa diffidenza dell’acqua quando si è in corsi pericolosi, sia in mare sia al fiume, oppure molto profonda, tutte paure all’annegamento. È patologico quando è riferito a un’avversione all’acqua in sé. In questo senso, il termine più adeguato sarebbe "acquafobia". In genere, la paura degli idrofobici è essere sommerso in un ambiente acquoso. La maggior parte di loro, per giunta, non sa nuotare. Di fatto, imparare a nuotare costituirebbe un miglioramento e un passo verso il superamento della fobia. Il fobico benché si renda conto che l’acqua che scorre sotto il fiume a metri di distanza, l’acqua che sgorga del rubinetto o persino nella vasca da bagno non costituisce una minaccia per la sua persona, è terrorizzato.

Tafiofobia

È definita come una paura persistente e anormale di essere seppellito vivo, oppure dei cimiteri. Il termine proviene dal greco "tafo" (tomba) e "phobos" (paura). Per estensione, si usa il termine per la paura delle tombe, anche più in genere è riferito alla paura morbosa di essere seppellito prematuramente. Coloro che patiscano di questa fobia temono la vita, come risultato di essere stati dichiarati morti per errore. Prima della medicina moderna, questa paura non era completamente irrazonale. Lungo la storia sono stati numerosi i casi in cui incidentalmente delle persone sono state seppellite ancora vive. Per la paura di essere seppelliti vivi si racconta che furono elaborate con il proposito di tranquillizzare chi ne soffriva con degli arrangiamenti necessari alla costruzione delle "bara di sicurezza", per assicurarsi che così si potesse evitare seppellimenti di persone ancora vive (per esempio, con coperchi di vetro per poter osservare, corde con campanelli per chiedere aiuto, tubi d’aria per per poter sopravvivere fino ad essere riscattato) o di avere una corda legata a una campana fuori della bara, il che potrebbe mettere all’erta delle persone che quel morto appena seppellito non lo era ancora.

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Ecclesiofobia

È la paura delle chiese. Nella forma consueta si usa il termine non come una fobia propriamente detta, ma in riferimento al disprezzo per la Chiesa in genere (allo stesso modo in cui si usano omofobia o xenofobia).

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scrivi a: fobie@salutare.info

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Informazione sociale @

Segnalate le campagne a: sociale@salutare.info Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne d'informazione sociale, di prevenzione per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita.

La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevolezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi d'interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

Giornata Mondiale per il Cuore 9 Settembre 2016

www.fondazionecuore.it

La Giornata Mondiale per il CuoreGMC si celebra in Italia e nel mondo il 29 settembre 2016. È un'occasione importante per far sentire la nostra voce! Tutti i cittadini possono partecipare attivamente alla più grande battaglia contro le malattie cardiovascolari. Quest’anno la GMC 2016 darà particolare

Anche l’Italia aderisce all’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che con l’obiettivo "25 by 25" invita tutti i Paesi a mettere in atto alleanze e le migliori strategie per ridurre, entro il 2025, il 25% dei decessi prematuri causati dalle malattie croniche non trasmissibili come le malattie del cuore, dei vasi e il diabete. La prevenzione, la cura della malattie

soprattutto se pensiamo ad interventi che coinvolgano non solo la prevenzione primaria ma anche la prevenzione secondaria. La GMC è organizzata in Italia da oltre 15 anni dalla Fondazione Italiana per il Cuore, membro per l’Italia della World Heart Federation, in collaborazione con Conacuore e la Federazione Italiana di Cardiologia, con il patrocinio di società

attenzione al tema della responsabilità individuale del cittadino a mantenere in salute il proprio cuore. La celebrazione della GMC vuole essere un percorso continuato e deve essere aiutato dalle istituzioni non per un solo giorno, ma per 365 giorni l’anno e per tutta la vita delle persone.

cardiovascolari e la salute del cuore e dei vasi rimangono ancora una volta al centro dei programmi sanitari sia a livello mondiale che nazionale poiché, purtroppo, queste patologie sono ancora la prima causa di morte. Per queste patologie si tratta di un obiettivo ambizioso ma possibile,

scientifiche, società sportive, associazioni ed enti aderenti. In programma in tutta Italia eventi di prevenzione gratuiti aperti al pubblico. Per saperne di più: Tel. 02-50318317-318 - 366-9616406 info@fondazionecuore.it

Giornata mondiale Alzheimer 21 settembre

www.alzheimer-aima.it

Descritto per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer, il morbo di Alzheimer è considerato tra le patologie a più alto impatto sociale del mondo per le molteplici conseguenze - economiche, emotive, organizzative - che genera non solo su chi ne soffre, ma sull’intera famiglia e comunità. Per questo, da 23 anni, l’OMS ha deciso d'istituire una giornata di sensibilizzazione e informazione su questa importante tematica: il 21 settembre è la data scelta per la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, poi estesa all’intero mese di settembre. Un percorso informativo che coinvolge medici, volontari ed enti locali allo scopo di portare sulle piazze di tutta Italia il dibattito sulla demenza di Alzheimer, accendendo l’attenzione dell’opinione pubblica sulle esigenze e le difficoltà quotidiane a cui sono sottoposti i familiari.

Ansia, depressione, disturbi dell’umore e del sonno, psicosi, disturbi del comportamento alimentare. 10 OTTOBRE 2016

www.bollinirosa.it

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Onda l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre 2016) coinvolge gli ospedali con i Bollini Rosa, per offrire servizi gratuiti clinico-diagnostici e informativi alla popolazione femminile (visite psichiatriche, counselling psicologico, test di valutazione del rischio di depressione, info point e distribuzione di materiale informativo). I disturbi mentali rappresentano, per gravità e frequenza, un importante problema di sanità pubblica e le persone che ne soffrono sono spesso

soggette ad isolamento sociale, qualità della vita insoddisfacente ed elevata mortalità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che nel mondo ci siano 450 milioni di persone che soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento e che la maggior parte di questi non siano correttamente diagnosticati e trattati. La depressione in particolare riguarda in Italia oltre 4 milioni di persone, in un rapporto 2:1 per il genere femminile. Gli obiettivi di questa iniziativa, patrocinata dalla SIP (Società Italiana di

Psichiatria) e dalla SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), sono sensibilizzare la popolazione sulle patologie mentali e sull’importanza della loro diagnosi precoce, favorire l’accesso alle cure e contribuire a superare pregiudizi, stigma e paure legati alle malattie psichiche. I servizi offerti sono consultabili a partire dal 20 settembre sul sito www.bollinirosa.it con indicazioni su date, orari e modalità di prenotazione: entra nel sito e clicca sul banner in home page "consulta i servizi offerti". Potrai visualizzare l’elenco degli ospedali aderenti e i servizi che offrono.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce così la salute: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità". Una delle criticità legate ai modelli attuali di sviluppo, fondato su una crescita illimitata dell’economia, è la disattenzione all’equa distribuzione della ricchezza e ai

diritti fondamentali delle persone. Spesso, questi modelli di sviluppo non sono sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale con conseguenze sul limitato grado di tutela della salute della popolazione. Va diffuso un modello di salute che pone al centro di esso la persona e la sua costante interazione con il circonstante ambiente fisico e relazionale.

Attraverso la diffusione di un approccio sistemico accompagnata da un'educazione e continua formazione e trasmissione di informazioni, si potrà raggiungere una condizione, come quella definita nel 1966 di Alessandro Seppilli, di "armonico equilibrio, fisico e psichico, dell’individuo, dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale".

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Eventi

CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTI e manifestazioni per la Salute e il Benessere Fertility day

22 settembre 2016 la fertilltà e della sua protezione. La sua Istituzione è prevista dal Piano Nazionale della Fertilità per mettere a fuoco con grande enfasi: - il pericolo della denatalità nel nostro Paese - la bellezza della maternità e paternità - il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori; - l’aiuto della Medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini. L’evento coinvolgerà tutti i Comuni Italiani attraverso l'Anci, e tutti gli attori e gli stakeholder in numerose iniziative di sensibilizzazione e approfondimento: giovani, famiglie, medici, farmacisti, ordini professionali, associazioni e società scientifiche. La mappa delle inizative sarà pubblicata

nel sito dedicato alla Giornata www.fertilityday2016.it Nelle città di Roma, Padova, Bologna e Catania saranno organizzate: tavole rotonde con esperti della materia, operatori sanitari, rappresentanti degli ordini professionali, di società scientifiche e associazioni di pazienti, istituzioni locali e media in video collegamento tra di loro e in streaming live. "Villaggi della Fertilità", dove esperti, associazioni, società scientifiche, offriranno alla popolazione consigli e screening. Il Programma preliminare del #fertilityday - http://goo.gl/lx3TZ7 Organizzazione e Info Ministero della Salute Direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali Segreteria organizzativa Telefono: 06 59945800 fertilitydayministerosalute@sanita.it

European Biotech Week

Settimana europea del biotech Dal 26 settembre al 2 ottobre 2016 Quattro continenti – America, Asia, Europa e Oceania - per la prima volta insieme per celebrare, dal 26 settembre al 2 ottobre 2016, la Biotech Week: una settimana di eventi e manifestazioni dedicati al settore delle biotecnologie. L’evento ha l’obiettivo di raccontare a un pubblico vasto ed eterogeneo il biotech nei suoi diversi settori di applicazione e di celebrare il ruolo chiave che queste tecnologie hanno nel miglioramento della qualità della vita di tutti noi. Sette giorni durante i quali sarà possibile intraprendere un affascinante viaggio alla scoperta di tecnologie che utilizzano organismi viventi quali batteri, lieviti,

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cellule vegetali e animali, o parti di esse, per lo sviluppo di prodotti e processi utilizzabili e applicabili in svariati ambiti: dalla terapia alla diagnostica, dall’agroalimentare ai processi industriali, passando per il risanamento ambientale fino alle energie rinnovabili Anche l’Italia sarà protagonista di questa quarta edizione con più di 40 eventi da nord a sud della penisola. Per maggiori informazioni: ebw.assobiotec@federchimica.it

Manifestazione professionale del biologico e del naturale in Italia, organizzata da BolognaFiere. Fiera di Bologna da venerdì 9 a lunedì 12 settembre La vetrina internazionale del biologico italiano che da quest’anno si sviluppa su una superficie di oltre 50.000 mq, con un deciso + 30% rispetto al 2015 Tre settori cardine della manifestazione: Alimentazione biologica, con tutto l’universo food, Cura del corpo naturale e bio che includerà la sezione della salute e del benessere della persona e Green lifestyle, ovvero il settore dedicato a chi interessa uno stile di vita ecologico, sano e responsabile. Al suo interno si potrà scoprire un’ampia gamma di prodotti a ridotto impatto ambientale per la cura, l’arredamento e la bellezza della casa, oltre che per l’abbigliamento, il tempo libero e il "vivere verde" in generale. Figureranno tra le merceologie dell’area personal care trattamenti naturali, piante officinali e derivati, prodotti dietetici, integratori e alimenti speciali a base naturale, prodotti, servizi, accessori e attrezzature per la cura della persona. http://www.sana.it

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