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TRENT’ANNI DI JAZZ A ROMA... Adriano Mazzoletti

ai come negli anni Sessanta e Settanta, Roma è stata visitata dai grandi del jazz. Tutto era iniziato a cavallo fra il 1949 e il ’50 quando, uno di seguito all’altro, erano giunti Louis Armstrong con Jack Teagarden, Earl Hines e Cozy Cole, Duke Ellington con la sua orchestra dove suonava Don Byas che aveva sostituito un giovanissimo Charlie Rouse, che arrivò al Sistina qualche anno dopo con il quartetto di Thelonious Monk ed infine Benny Goodman con Zoot Sims, Toots Thielemans, Roy Eldridge e il pianista Dick Hyman, che sarebbe poi approdato alla corte di Woody Allen come autore o meglio coordinatore delle musiche che Allen inserisce nei suoi film. E poi la “grande bouffe” con tutti. Jazz at the Philarmonic, quante volte! Ricordo una sera al Sistina una jam incredibile fra Coleman Hawkins, Sonny Stitt e Stan Getz che “ci davano dentro” a più non posso. Tanto che Norman Granz, straordinario impresario,

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ma con una mentalità un po’ teutonica, irruppe sul palco facendo smettere quei tre sassofonisti tenori che si stavano “sfidando” all’ultimo chorus. Granz li fece smettere perché avevano superato il tempo che lui, il capo assoluto, aveva messo a loro disposizione. Le duemila persone che affollavano il teatro insorsero e se Garinei non avesse chiamato una paio di pattuglie di P.S., Granz sarebbe finito molto male. Probabilmente con un bagno nella fontana del Bernini. Granz promise di non mettere mai più piede nella Città Eterna. Promessa che mantenne per molti anni. Ma i grandi del jazz continuarono ad arrivare e l’elenco sarebbe enorme. Ricordo, la prima volta di Sarah Vaughan in un teatro semideserto. Un genio come Phineas Newborn jr. accoppiato chissà perché ai Mills Brothers, così come Lucky Thompson, Oscar Pettiford, Kenny Clarke, Martial Solal e Stéphane Grappelli abbinati a Paul Anka, nello stesso

concerto al Brancaccio. Intanto Roma si popolava di jazz club, che ospitavano musicisti italiani e stranieri. E le jam session fiorivano ogni notte o quasi. Una sera da Bricktop, il locale che la celebre entertainer, che nel 1922 aveva lanciato Ellington a New York e nel 1934 il Quintetto dell’Hot Club di Francia a Parigi, aveva aperto a via Veneto, fu teatro di una notte indimenticabile dove allo stesso tavolo, per meglio dire un tavolinetto, dato che il locale di Bricktop era piuttosto angusto, si ritrovarono Louis Armstrong appena rimessosi da una brutta broncopolmonite che lo aveva colpito a Spoleto, Ella Fitzgerald, Roy Eldridge e Dizzy Gillespie a Roma con il Jazz at the Philarmonic, prima che a Granz gli girassero. Il pianista Tom Fornari, il chitarrista Angelo Baroncini e il contrabbassista Franco Pozzi, che suonavano regolarmente in quello straordinario posto, dove ogni notte succedeva qualcosa, si trovarono improvvisamente a dove accompagnare alcuni fra i più


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