La rivoluzione libica

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22    La rivoluzione libica

to che il 1° settembre 1969 destituì la monarchia senussita e portò al potere i militari. La vicenda del carcere Abu Selim risale al 29 giugno 1996, quando reparti speciali della sicurezza soffocarono nel sangue una manifestazione di protesta dei detenuti (in maggioranza islamisti) uccidendo, in una sola giornata, oltre milleduecento persone. Dalle testimonianze raccolte, un dato è assodato senza alcun dubbio: i detenuti accettarono di ritornare in cella, dietro la promessa di un miglioramento delle razioni di cibo e la garanzia di cure mediche all’altezza dei bisogni reali, invece di pastiglie uguali per tutte le malattie. La strage è stata compiuta dopo la resa dei detenuti e il loro ritorno nelle celle. I secondini affiancati dalle truppe speciali hanno sparato con mitra contro i prigionieri rinchiusi e indifesi. Un terrore durato tre ore. Per otto anni il governo ha mantenuto il silenzio, poi nel 2004 sono cominciate ad arrivare le prime ammissioni, in seguito all’assunzione da parte libica della guida della Commissione per i Diritti Umani e dopo la rinuncia del regime al programma degli armamenti nucleari e chimici. Nel biennio 2006-2007, a circa seicento famiglie sono stati notificati, in fasi diverse, certificati di morte dei loro parenti ex detenuti. Nel 2008 i familiari si sono rivolti alla magistratura libica per rivendicare il diritto di sapere la sorte dei loro cari e hanno vinto la causa. Ma i servizi di sicurezza non hanno mai ottemperato alla sentenza. Con la mediazione della Fondazione Gheddafi, guidata dal figlio, Seif Islam, allora disegnato alla successione del padre, è stata avviata una trattativa per mettere fine alla vicenda con vari indennizzi. Ma con l’allontanamento volontario di Seif Islam a Londra, i servizi segreti sono tornati alle minacce e al ricatto, sfruttando anche il bisogno di molte famiglie povere. Ma questi mezzi repressivi non funzionavano più, anche in una società che per quaranta anni aveva vissuto sotto una dura repressione del dissenso. All’inizio del 2010, le manifestazioni si sono rinnovate e rinvigorite. Ecco il resoconto pubblicato su un sito dell’opposizione all’estero: «I partecipanti non si sono limitati al sit-in davanti al Tribunale, ma si sono mossi in una manifestazione che ha percorso il centro di Bengasi, con slogan ritmati e poesie in dialetto che chiedevano un processo e una giusta punizione per i seviziatori del carcere Abu Selim. Un even-


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