Vedere Oltre 2019

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XIII Simposio Fotografico Motta di Livenza 2019

VedereOltre


VEDERE OLTRE XIII Simposio Fotografico Motta di Livenza

VedereOltre

2019

01 - 30 giugno 2019 Galleria Comunale “La Loggia” Centro Arti Visive “La Castella” “Ex Prigioni”

Espongono: Fabrizio Brugnaro Maria Elisa Borsoi Nicola Tonon Christian Dall’Arche Roberto Giovetti Collettiva Soci Circolo

VedereOltre

Interventi critici: Alessandra Santin Coordinamento: Maurizio Vendramini Assistenza: Franco Gottardi Selezione Artisti: Circolo dell’Immagine “La Loggia” Foto di copertina: Nicola Tonon Progetto grafico: Nicola Tonon

Circolo dell’Immagine La Loggia


Senza enfasi, la nostra associazione Circolo dell’Immagine “La Loggia” propone nella XIII edizione del simposio fotografico “Vedere Oltre 2019” cinque autori immessi, più una collettiva dei soci del circolo dedicando uno spazio più ampio, nelle tre sedi storiche nel centro cittadino. Auspichiamo di divulgare le varie estrinsecazioni autorali fotografiche, predeterminando in qualche misura un’idea del panorama dell’immagine attualmente disponibile, realizzata con differenziate tecniche espressive, da esibire ad un pubblico variegato; dal negativo, all’elaborazione digitale. Gli autori sono stati selezionati dopo colloqui e visione delle varie opere, nelle loro questioni in modo da poterli inserire nel miglior modo credibile in confacenti sedi storiche. Augurando loro nuove idee per future affermazioni fotografiche, che siano stimolo per appassionati visitatori, esortando la fantasia verso questa arte. Come Presidente un doveroso ringraziamento all’Amministrazione Comunale per aver accettato la proposta culturale, rendendo la disponibilità delle sedi. Altresì caloroso grazie al critico Alessandra Santin, sempre disponibile alla collaborazione con gli artisti per una migliore introduzione delle opere, agli autori per la pazienza e disponibilità dimostrata. A tutte le persone che direttamente ed indirettamente hanno avuto modo di sostenere questo percorso non sempre facile da osservare.

Maurizio Vendramini

Il presidente Maurizio Vendramini

CIRCOLO DELL’IMMAGINE “LA LOGGIA” collettiva

LIBERA

L’associazione viene fondata da un gruppo di fotoamatori nel 1983 e già nel 1986 è conosciuta a livello nazionale per l’organizzazione del Concorso Fotografico “Premio Città di Motta di Livenza”. Nel 1996 inizia la collaborazione con l’Amministrazione Comunale, vengono allestite mostre fotografiche come “Motta 1966/1996”, “Darsena sul fiume Livenza” (1998) e “Vedere Motta” (2008), tenuti corsi di fotografia, organizzate proiezioni fotografiche di viaggi e pubblicato un libro fotografico “Motta di Livenza tra arte e storia” (2013), immagini scattate dai soci del circolo. Si sono susseguite numerose mostre collettive e personali nonché collaborazioni con diverse associazioni locali, con la Comunità degli Italiani a Fiume in Croazia, il Fotoclub Skupina 75 di Gorizia e con lo storico Lazzaro Marini. Nel 2007, su proposta di alcuni soci, viene allestito per la prima volta il Simposio Fotografico “Vedere Oltre”. Visto il successo riscontrato, la manifestazione è stata riproposta con cadenza annuale arrivando così alla 13° edizione attuale. Nel susseguirsi delle esposizioni sono stati invitati autori di caratura locale, nazionale e internazionale, che ci hanno onorati condividendo le loro esperienze con la comunità. Quest’anno il circolo ha voluto valorizzare la crescita artistica dei soci dedicando uno spazio più ampio per la collettiva dal titolo “Libera”, immagini che rivelano la diversa espressione di ognuno.


FABRIZIO BRUGNARO

BEYOND THE BODY

Alessandra Santin

VedereOltre

Nell’opera di Fabrizio Brugnaro l’oscurità viene a contrapporsi alla luce che si condensa su parti del corpo, dense e cariche di energia simbolica con cui l’artista può rappresentare storie, eventi, sensi ed atmosfere, la conflittualità e la bellezza della vita umana. Ogni immagine appare come la declinazione di una fonte dalla quale possono generarsi i gesti espressivi e iconografici, i luoghi in cui si celebra il baudelairiano «culte des images». È come se il silenzio fosse lo spazio dove si coltiva la possibilità di un’imago permeabile, da cui affiora tanto la parte poetica quanto quella viscerale-costitutiva di un sentire dell’artista. Il suo sguardo ha la capacità di leggere dentro la notte per rintracciare la prospettiva di un’azione, un movimento nel tempo presente, e tradurre poi ogni entità in un concetto, un frammento estetico formale. Domina in questa sensorialità sempre accesa e vigile, qualcosa di multiforme: la rappresentazione di un corpo mai interpretabile come intero, la sua copia, il ritratto e la sembianza. Non cerca la pace della contemplazione Fabrizio Brugnaro ma aperture e chiusure figurali, enigmi. Sgranando e condensando elementi puntuali egli libera un filo narrativo/descrittivo, trasmutato in ritmo e respiro. Ecco il corpo scritto, il tatuaggio protagonista, la mano che indugia sul ventre, i sensori che registrano il battito cardiaco, un lama –promessa/minaccia- che sfiora la superficie della pelle: ovunque una tensione urgente oltrepassa i margini di quanto indagato. I suoi nudi, illuminati dalla luce caravaggesca, astratti in un’atmosfera metafisica, creano un “unicum” ineguagliabile in cui si manifesta il legame di reciproca appartenenza fra l’Uomo e la sua Storia, nell’illusione prospettica della profondità. Le forme curvilinee e morbide danno un senso di levità alla carne, colta non nella rappresentazione naturalistica ma attraverso la sintesi compositiva centrale, del peso. Il punto focale interpreta a pieno il ruolo di matrice da cui si generano, in un secondo momento, le forme e i concetti dell’arte di Fabrizio Brugnaro.


FABRIZIO BRUGNARO

FABRIZIO BRUGNARO

dal ciclo

dal ciclo

BEYOND THE BODY

BEYOND THE BODY


MARIA ELISA BORSOI

UNTITLED

Alessandra Santin

VedereOltre

La rappresentazione artistica conserva la medesima logica della realtà; nel tradizionale ritratto o nel paesaggio permangono la struttura e il contenuto dell’esistente. L’opera astratta presenta invece qualcosa che non si può esprimere completamente a parole, è un’immagine che mostra se stessa, è un’Icona, il cui senso profondo non può dirsi altrimenti. Essa ha a che fare con l’irrappresentabile, con ciò che resta sempre altro e che conserva in sé il silenzio e la bellezza della ricerca poetica. Icone sono le opere di Elisa Borsoi. I suoi scatti fotografici, lungi dal rappresentare materia e cose come l’intonaco, le polveri, il ghiaccio, … s’interrogano sui segni lasciati dal fluire del Tempo, sulle impronte silenti del sedimentarsi lento degli eventi. L’artista coglie le sovrapposizioni e le velature, i calchi, le sfumature lasciate dai venti, dalle intemperie, dai gesti umani. È la tavolozza pre-scelta o meglio pre-vista a caratterizzare questa serie di lavori dall’artista: i grigi chiarissimi, i celesti ariosi, le tinte sbiadite delle sabbie raccontano ciò che sfugge alla nostra conoscenza e alla rappresentazione. È proprio della natura di queste immagini, infatti, il loro presentarsi sempre chiuse e insieme aperte, opache e trasparenti, vicine e insieme lontane: nell’offrirsi allo sguardo esse catturano il nostro pensiero che inciampa nella bellezza armoniosa della composizione di masse, luci e colori, e torna al di qua del visibile rappresentato, alle condizioni stesse dell’interrogazione dello sguardo. È questo non-sapere che l’immagine manifesta, a sedurci e a trattenerci perché non si tratta di una condizione privativa, di una mancanza, ma piuttosto una condizione positiva, come positivo è il gioco dell’enigma. Si tratta ancora una volta dell’esigenza di qualcosa che costituisce l’altro del visibile, il suo aldilà che va pensato come specchio, come luce radente che mostra senza mai rivelare del tutto. Leggere le opere fotografiche di Maria Elisa Borsoi è partecipare ad un’avventura metafisica dentro un luogo vivente che continuamente si esprime nel divenire, nel farsi di nuovo visione poetica.


MARIA ELISA BORSOI

MARIA ELISA BORSOI

dal ciclo

dal ciclo

UNTITLED

UNTITLED


NICOLA TONON

HUMAN PASSENGERS

Alessandra Santin

VedereOltre

Un tema ricorrente della ricerca di Nicola Tonon è quello della dialettica tra elementi architettonici formali ed elementi sensibili impermanenti, che l’artista coglie prestando un’attenzione assoluta a quanto avviene in alcuni luoghi che lo interessano particolarmente, per luci e linee, vuoti e masse. La serie di opere Human Passengers non andrebbe incasellata solo entro i confini, pur molto ampi della street art, proprio perché gli spazi prescelti cessano di esprimere un quotidiano comune per rivivere, attraverso lo sguardo di Nicola Tonon, come in una lontana eco che si è fissata, infine, commutando l’invisibile nella pura visibilità dell’arte. Questo bisogno di esteriorizzare l’inafferrabile diviene una cifra stilistica che rende riconoscibile la sua ricerca anche e forse soprattutto quando l’artista avverte la necessità di allestire alcune opere in dittico o nei trittici o per serie. Anche se i singoli scatti sono caratterizzati da una straordinaria sintesi narrativa, il collegamento di alcune opere potenzia il bisogno di restituire una tensione umana ed emotiva unica. Nel ritrarre il passaggio di persone “subalterne” – tematica presente all’interno della street art – la tecnica diviene strumento prezioso al servizio dell’espressione della sua ricerca. Queste immagini, realizzate con una luce “naturale” mai casuale, valorizzano ogni variazione, ogni possibile movimento anche dell’ombra, ogni contrasto ed ogni gradazione del bianco e nero, e dei grigi intermedi. La luce “addomesticata” è sempre inseguita da Nicola Tonon, attesa e catturata negli esterni e negli interni. Questo modus operandi diventa stile perché supportato dalla ricerca continua e mai sazia. Il movimento trascende il sensibile e da materia grezza si trasforma in palpitante protagonista, un ingrediente di base per l’alchimia che porta alla genesi dell’opera d’arte fotografica, punto d’arrivo per esprimere l’incontro momentaneo in tutta la sua intensità, straordinaria proprio perché impossibile da possedere. Nicola Tonon la accoglie in una visione che accetta il fluire che può esaurirsi in un ciclo di opere o nella produzione artistica di una vita.


NICOLA TONON

NICOLA TONON

dal ciclo

dal ciclo

HUMAN PASSENGERS

HUMAN PASSENGERS


CHRISTIAN DALL’ARCHE

INTERIORS

Per oggi è tutto quello che ho da portare “Silenzi” di Emily Dickinson

Alessandra Santin

VedereOltre

Interiors rappresenta una straordinaria collezione di presenze opalescenti che Christian Dall’Arche rintraccia in luoghi interiori dell’animo e della casa. Come avviene nella memoria esse sembrano evocate nell’indefinizione, date per accenni e contrasti, per sfocature e velature dei bianchi e neri. Ciascuna è sensibile alle luci rarefatte delle ore del giorno e della notte. C’è sempre la sensazione di un ritrovamento, di un venire alla luce, di un affiorare dagli spazi incerti delle penombre. Qui operano Lete -che indugia sulle possibilità del dimenticare-, e Mnemosine -che invece conserva le memorie- e crea archivi possibili, delineati dalla poesia più vera. Maestra è Emily Dickinson che nei suoi Silenzi salva gli istanti andati con l’utopistica operazione della parola poetica. In sua compagnia si ha la consapevolezza di non essere soli a questo mondo, e constatarlo non può che essere un sollievo per Christian Dall’Arche. La scelta dei suoi soggetti è delicata: rivela uno spazio fertile per le sperimentazioni artistiche ricche di possibilità e di contraddizioni, di incertezze e di assoluti. La poetica del visuale di Christian Dall’arche oscilla, come ad un bivio, provenendo da due fonti di partenza: l’immagine come idea e l’immagine come azione. Attraverso il concettuale la materia sembra negata, convertita in riflesso di una sensazione pulsante; nella realtà concreta è trasformata in energia che si manifesta in un processo temporale da definire. L’arrivo è lo stesso punto/ spunto: l’individuazione di una bellezza inarrivabile sebbene presente. Cifra stilistica di Christian dall’Arche è proprio questo suo bisogno di inibire la forma ad oggettivarsi definitivamente, sottraendola in tal modo alla fine. Il processo poetico elude così la mercificazione e sfrutta tutte le sue potenzialità, facendo dialogare il reale con il virtuale, il presente con il passato, lo spazio interiore e lo spazio domestico. Le testimonianze di una lunga storia personale diventano luoghi/oggetto di tutti, pur mantenendo la loro dimensione personale, strategica nella rappresentazione del sé di Christian Dall’Arche.


CHRISTIAN DALL’ARCHE

CHRISTIAN DALL’ARCHE

dal ciclo

dal ciclo

INTERIORS

INTERIORS


ROBERTO GIOVETTI

SELFALONIA

Alessandra Santin

VedereOltre

Il titolo Selfalonia è dato dalla felice e giocosa sintesi di Selfie e Cefalonia. Facile intuire che le immagini sono state realizzate durante un viaggio nell’isola greca di Cefalonia, e che Roberto Giovetti ha voluto rielaborare il gesto del turista che si “immortala” davanti o accanto a vedute di valore: il reperto archeologico e storico, il tramonto sul mare, la vita sociale in spiaggia o nei mercati. Il fenomeno self art, già accreditato nel mondo dell’arte contemporanea in più riprese (anche se gli esiti e le contaminazioni sono ancora da scrivere) è una consuetudine di portata mondiale, che interessa tanto l’estetica quanto il fatto prettamente sociale. Alla casualità e banalità dello scatto quotidiano che mira a conservare e testimoniare l’istante altrimenti perduto (la petite mort), l’artista ha aggiunto punti di vista e categorie interpretative che rientrano, a pieno titolo, entro le sperimentazioni critiche e poetiche che caratterizzano la fotografia del Terzo Millennio. L’uso del dittico analogico, ad esempio, ha reso possibile registrare, nella doppia inquadratura davanti/dietro, anche ciò che sta di fronte lo sguardo del protagonista. I Selfie di Giovetti ricollegano, quindi, il tempo alla vita, interpretano il contesto, interpellano la visione per rappresentare la relazione con uno spazio che contiene l’esperienza e il respiro. Il Critico Giorgio Bonomi sottolinea come in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione della realtà non può che partire da se stessi, dall’autoscatto, appunto. Ma per farlo richiede una consapevolezza non solo tecnica, ma soprattutto umana. Guardare, guardarsi ed essere guardato sono le potenzialità creative ed esplorative che stimolano il progetto di Roberto Giovetti nella realizzazione di questi suoi autoscatti contemporanei. - L’“Intorno” al sé rende vivo l’istante, altrimenti irripetibile della mia esistenza. – Afferma l’artista - Fotografarsi nell’atto di vedere ciò che mi circonda significa realizzare un cortometraggio bidimensionale, in cui il pensiero e il sentire traspaiono e dialogano nel corpo e nell’ambiente -. Per dirlo con le parole di André Gunthert, un acuto studioso di cultura iconografica, “più che un oggetto fotografico, il selfie d’arte è una manifestazione di nuove conversazioni, un dialogo rinnovato nel Tempo’’.


ROBERTO GIOVETTI

ROBERTO GIOVETTI

dal ciclo

dal ciclo

SELFALONIA

SELFALONIA


FABRIZIO BRUGNARO

Si interessa di arti visive e nella fotografia individua il linguaggio comunicativo che gli è maggiormente congeniale, la sua produzione è realizzata con stile personale e tematiche orientate al territorio ed alla società, interpretate in chiave intimista e concettuale. Opera con apparati digitali ma anche medio e grande formato e mezzi alternativi come la fotografia a sviluppo immediato e il foro stenopeico. Contamina le varie tecnologie, grafica, stampa, transfer, installazione ma si avvale degli strumenti fotografici in modo essenziale, limitandone l’uso alla massima funzionalità espressiva. Al suo attivo conta numerose mostre personali e collettive con pubblicazioni nella stampa specializzata (Autori Veneti, The Polaroid Art Book, Foto Cult, Il Fotografo, Potpourri Magazine, “Il Corpo Solitario” di Giorgio Bonomi. Sue opere sono presenti nelle collezioni di Fondazioni e Musei (MUSINF di Senigallia, Scuola Internazionale Grafica Venezia, La Gondola). www.fabriziobrugnaro.it mail f.brugnaro@alice.it

MARIA ELISA BORSOI

Figlia d’arte, nonno scultore, papà pittore. Affascinata fin da piccola dalla collezione di famiglia di Hasselblad, Leica e Nikon, a 12 anni riceve in regalo la sua prima macchina fotografica. Inizia così ad osservare la realtà che la circonda e fotografare diventa una prassi costante alimentata, nel tempo, dallo studio dei maestri contemporanei. Per affinare tecniche e linguaggi, frequenta le lezioni di Roberto Salbitani e i corsi di post-production per il digitale e Photoshop. Segue gli Workshop del fotografo Jean Turco. Attualmente le sue opere sono realizzate in digitale. Il soggetto prediletto continua ad essere la natura evocata in forme sintetiche e astratte. Tra le recenti esposizioni, nel 2017/2018, “Viaggio in incognito” presso la Casa dei Carraresi (TV) e “Tra figurazione e astrazione - Arte in corsia”, presso lo “Spazio Permanente” del Day Hospital, dell’Ospedale di Pordenone. Maria Elisa Borsoi vive e lavora a Pordenone. Mail: m.elisa.borsoi@gmail.com | www.mariaelisaborsoi.it

NICOLA TONON

Nicola analizza qualsiasi forma di immagine, elaborando un suo modo di progettualità. Nel 2009 con la collaborazione con un Salone di Bellezza, arriva secondo a livello nazionale nella presentazione dell’idea “Utopia” al Wella Trend Vision Award nel progetto fotografico Fashion-Concept. Assieme al padre appassionato di poesia cerca le emozioni poetiche delle parole dispiegandole in immagini da proiettare in serate socialmente utili. Con la mostra “Osservami, Leggimi, Sentimi …. sono l’isola” 2012, esplora fotograficamente il territorio Islandese. Nel 2015 presenta a Gorizia una personale “Mostra nella mostra” - “Terre lontane nel Triveneto” una fusione di scatti su territorio italiano con texture similitudini del territorio islandese, geograficamente lontani. Dal 2014 si cimenta nel trovare un modo diverso di vedere il presente in movimento che lo circonda. Sperimenta una visione minimale, in bianco nero. Ne esce un occhio fotografico personale. https://alteregofigurazioni.wixsite.com/fotografia

CHRISTIAN DALL’ARCHE

Inizia verso 18 anni in maniera semplice ed amatoriale con una fotocamera compatta digitale. L’avvicinamento verso mostre di pittori locali, da il via al suo interesse verso l’arte in generale. Inizia l’approfondimento su fotografi italiani e stranieri, simultaneamente con ricerca di tecniche di composizione ed esposizione, cercando di approdare ad uno suo stile. Una significativa svolta nel suo modo di operare è grazie ad Orio Frassetto insegnandogli a “Leggere e Capire” il perché un’immagine possa essere di forte impatto emotivo. Progetti e acquisizioni sono presenti al MUSINF di Senigallia e fanno parte anche nel libro di Giorgio Bonomi “Il Corpo Solitario” La sua grande passione per il cinema, per le arti figurative, lo porta a fondere questi modelli tra loro ed il suo mondo interiore di espressione fotografica e di comunicazione. Mail: christian.d087@libero.it

ROBERTO GIOVETTI

Nato a Cuggiono (Milano) nel 1954, ha cominciato a fotografare all’età di 10 anni con la biottica del papà. Durante gli studi universitari ha deciso il suo futuro e si è laureato in Scienze Politiche con la tesi “La Fotografia nella società”. Senza trascurare la camera oscura, nei primi anni ‘80 ha sperimentato vecchie tecniche fotografiche, cianografie e gomme bicromatate, ospitate in diverse mostre in Italia e all’estero. Fortissima è stata l’esperienza di ritrattista di bordo ai Caraibi, da cui derivò una mostra alla prestigiosa galleria “Il Diaframma” di Milano, nel 1990, sugli americani in vacanza. Nel 1999 è stato invitato a produrre una serie di foto per “Hic et nunc”, importante rassegna friulana di arti varie. Dal 1995 si occupa anche di fotografia digitale, fotoritocco e grafica al computer, ma le “sue” fotografie le prende ancora in maniera tradizionale. Il prepotente avvento del digitale lo ha portato a serie riflessioni su cosa sia oggi la fotografia; la diffusione di questi nuovi mezzi grazie ai quali tutti si ritengono fotografi e grafici (come registi, opinionisti, scrittori, attori) lo ha disorientato tanto che il suo approccio alla fotografia è ora molto più critico, distaccato e disincantato. Nel 2011 ha aperto il “Giovetti fotospazio”, in centro a Pordenone, con esposizione di materiale fotografico tradizionale e spazio espositivo per ospitare mostre di fotografi che non trovino altri luoghi idonei in città. mail@dr-robert.it

CIRCOLO DELL’IMMAGINE “LA LOGGIA” collettiva

LIBERA

Chiara Zago │ Paola Ghirardi │ Roberto Miotti │ Stefano Marson │ Chiara Marson │ Memi │ Sergio Campedel │ Guido Panighel │ Franco Gottardi │ Edoardo Marcuz │ Luigi Burin


Circolo dell’Immagine La Loggia


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