Numero 13

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EDITORIALE

Cari amici del calcio d'Oltremanica, Eccoci di nuovo insieme per un nuovo appuntamento con un nuovo viaggio nel calcio britannico. Tante cose speciali anche in questo numero. Partiremo da oltre i confini bretoni, per raccontarvi di un mondiale speciale, quello dell’Irlanda del 1982, che a Valencia ebbe la meglio sui padroni di casa. Ripercorreremo la storia di David Cooper, ala sinistra del Rangers degli anni ’70, e intrecceremo la storia del Bury a quella della FA Cup. Ci trasferiremo poi a Sud, in una delle città a piu’ alta densità calcistica per storia e fama poco raccomandabile dei suoi supporters: Portsmouth. Entreremo infatti nello stadio storico dei Pompey, Fratton Park. Non ci sposteremo poi di molti chilometri per qualche giorno di turismo a Brighton, località che prenderemo in esame nella nostra consueta rubrica sui viaggi d’oltremanica. Chiuderemo con un interessante libro di Roddy Doyle, “Due pinte di birra”. Che sono quelle che dovrebbero accompagnarvi nella lettura di questo nuovo numero, altrimenti cos’altro dovrebbe fare da sfondo a tanta impareggiabile storia e tradizione?

Buona lettura

BritishStyle

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INDICE

p. 4 - 25 GIUGNO 1982: BELFAST RIDE p. 8 - GLI SHAKERS E LA FA CUP p. 15 - SUPER DAVIE COOPER p. 17 - STADI: FRATTON PARK p. 19 - VIAGGI NELLE ISOLE BRITANNICHE: BRIGHTON p. 21 - LIBRI: DUE PINTE DI BIRRA

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25 GIUGNO 1982: BELFAST RIDE Il vento tira forte. Ostinato. Spazza strade larghe. Piega la testa della gente. Pochi sguardi, assenza apparente di calore umano. Belfast è una città che ti afferra la gola all'improvviso, che stritola, con una presa invisibile fatta di pelle biancastra, facce paonazze, sguardi torvi e odori rancidi di fritto mattutino. Salcicce, sanguinacci, uova e tè bollente lasciato troppo in infusione. In centro e nei quartieri più poveri tutto racconta gesti, desideri, sofferenze e ricordi fra imponenti edifici vittoriani e modeste case popolari in mattoni rossi. Dopo la brillante partecipazione ai mondiali di Svezia del 1958, la coppa del mondo di Spagna 1982 è la seconda partecipazione alla fase finale per la nazionale dell' l'Irlanda del Nord. Il sorteggio dei gruppi non è quello dei più fortunati. I verdi pescano i padroni di casa spagnoli e la Jugoslavia di Miljan Miljanic, una delle compagini più attese della manifestazione, e infine l'Honduras come solo “teorica” comparsa. L'esordio avviene il 17 giugno allo stadio La Romareda di Saragozza, il giorno dopo la pessima figura delle furie rosse che non andranno oltre il pareggio proprio contro l'Honduras. Jennings, Jimmy e Chris Nicholl, Donaghty, Martin O'Neill, Sammy McIlroy: la squadra è piena di giocatori di ottimo livello. I presupposti per non sfigurare ci sono tutti. Falls Road. Impossibile non andarci. Impossibile non avere paura. L'emozione ti si appiccica addosso, si riesce a sentirla, ti tocca il cuore. Grandi murales colorati che inneggiano alla libertà irlandese, calligrafie sgangherate su muri crepati e sbiaditi. Ci si domanda perché si debba morire per simili motivi. Ci si chiede se mai è possibile tanto rancore. Ci sono chiese bruciate, bambini con la faccia da bullo che metterebbero in riga intere nostre scolaresche di quell'età. Giocano in mezzo alla strada. Ti guardano male. Le scuole hanno il filo spinato ma tutto sembra normale. Un muro. Lugubre, lunghissimo. Come a Derry. Peggio, come in Cisgiordania, come nella striscia di Gaza. “Peace line”. E tutto intorno case violentate. Buchi di proiettili, e scritte oscene contro gli irlandesi. E ti vengono i brividi. Ma a far parlare i giornalisti è soprattutto l'impiego dal primo minuto di Norman Whiteside. Diciassette anni, volto sassone, e palleggio virile con alle spalle solo qualche scampolo di partita nella prima divisione inglese, sia pure nel Manchester United di Big Ron Atkinson. Interventi duri, mai sporchi. Incursioni alla Francis Drake. Su di lui, che con 17 anni e 41 giorni riuscirà a battere il record di precocità in un mondiale di Pelè, il tecnico Billy Bingham sa di giocarsi buona parte della sua credibilità: il ragazzo scoperto dal talent scout dei red devils Bob Bishop (a cui pare si debba anche la scoperta di George Best) si presenta come attaccante, ma Bingham ha intuito la sua ecleticcità tattica e confida che sarà una delle sorprese del torneo. Contro la Jugoslavia va subito dentro. Classe, e grinta da vendere. Finirà zero a zero con scarse emozioni. Ci sarà solo un sussulto per un sospetto fallo da rigore proprio sul ragazzino nativo di Belfast. 4


Shankill Road. Strade lucide e laceri manifesti arancioni. Lealisti, Orangisti. Anche qui murales inneggianti ai propri ideali, al proprio credo. Dogmatici e fanatici. “Evviva mio figlio è morto in guerra”. Anche qui bambini. Sassi in tasca e occhi guizzanti. Mazzi di fiori davanti a marciapiedi e portoni, negli angoli. Giardini tristi e improvvisati. Fiori freschi, dai colori vivaci, oppure ormai avvizziti e spenti. E quando i petali sono secchi spesso ci si è gia scordato di chi è morto in quel punto. Il 21 giugno, sempre a Saragozza, la grande occasione sprecata con l'Honduras: dopo il vantaggio rocambolesco di Armstrong, in seguito ad una calmorosa doppia traversa di McIlroy e Chris Nicholl, il migliore in campo diventa addirittura Jennings che riesce a parare tutto tranne un colpo di testa di Laing: 1-1 e tutto rimandato all' ultimo match del girone, che arriva dopo il 2-1 sofferto della Spagna alla Jugoslavia e l'1-0 risicato dagli slavi all'Honduras, con l'ennesimo rigore dubbio di questa competizione. Stadio Luis Casanova di Valencia, 25 giugno, Spagna-Irlanda del Nord con i padroni di casa e la Jugoslavia a tre punti, la squadra nord irlandese e il già eliminato Honduras a due. Per passare il turno l'Irlanda del Nord ha una sola possibilità: vincere. Nonostante l' immancabile accostamento del tipo "birra e fidanzate", che non si nega a nessuna squadra britannica, l'ambiente è in realtà fin troppo carico, tanto che Bingham ha dovuto interrompere gli allenamenti di due giorni prima per rissa durante la partitella di rifinitura. Il manager è irato con i suoi per l'ultima partita, litiga con O'Neill che non ha gradito la sostituzione con gli Honduregni, e nella conferenza stampa della vigilia va giù ancora più duro: "Avevamo pescato la carta giusta ma l'abbiamo buttata via: adesso al novanta per cento siamo fuori". Evita però punizioni per qualche scorribanda notturna e tavoli da poker clandestini: sa quanto sia difficile andare a un Mondiale e controproducente fare il sergente di ferro con giocatori sì professionisti ma probabilmente non del tutto adatti a regimi continentali.. Nell'ambiente spagnolo la tensione è comunque ancora più alta, per una coppa del mondo nata male, con lo sciopero dei giocatori indetto da Zamora, e proseguito peggio, con svariate correnti di pensiero politiche e mediatiche a disturbare il lavoro del Ct Santamaria. Da bravo ex difensore, l'uruguaiano naturalizzato spagnolo blocca tutti. Con parole dure, ma anche con grande ottimismo, tanto che assicura a stampa e dirigenti che la vittoria del girone è cosa fatta. L'albergo a Navajerreta, vicino a Madrid sede dell'eventuale turno successivo è già prenotato. Zamora è al centro di un ennesimo caso, una misteriosa tendinite che in realtà sembra una sorta di vendetta per l'impiego tattico non gradito: Santamaria è stufo e medita di schierare il madridista Ricardo Gallego, o addirittura Saura, che in quel momento sembra l'uomo della “suerte”.

Belfast dicono che sia emersa dalle acque come per miracolo. Un Atlantide che affiora dal mare. Mezzo milione di anime considerando anche la periferia della Greater Belfast. Due cattedrali, un porto e tante strade. Un luogo in cui si è disposti a morire per pochi brandelli di stoffa colorata. Questo sanno i suoi 5


cittadini divisi da secoli di differenze religiose e civili. Un assurdità, una realtà da rompicapo che ribolle avvelenando il sangue. Finalmente si gioca. L'Irlanda del Nord decide di non caricare a testa bassa con il suo 4-3-3 flessibile. Gli spagnoli conoscono i tori e generalmente tendono a “matarli”. Infatti aspetta la Spagna che nonostante i tanti attaccanti resta timorosa e impacciata e non si scopre. Poi l'Irlanda del Nord inizia a costruire gioco, una tela di ragno pronta a colpire. La Spagna pare non aspetti altro e gliela spezza, rabbiosa, con tutta una serie di falli interpretati ovviamente molto generosamente dal signor Ortiz. I padroni di casa ripartono bene, ma senza creare niente di concreto. Su un corner, al 40', il piedino di Lopez Ufarte trova la testa di Alexanco. Palla che sfiora il montante, con Jennings che ringrazia. Nella seconda parte di gioco arriva l'inaspettata svolta. Armstrong parte prepotente dalla sua metà campo, e arrivato sulla tre quarti appoggia sul settore di destra per Hamilton e si getta a cercare gloria in mezzo all'area come uno Spitfire sui cieli scuri di Londra del 1940. Hamilton resiste stoicamente a Gordillo, lo supera in velocità, e senza nemmeno alzare la testa mette in mezzo un pallone velenoso. Qui Arconada inventa un numero che lo marchierà a fuoco in negativo per tutta la carriera successiva, smanacciando il pallone in mezzo all'area senza essere pressato da nessun avversario. Armstrong arriva e con un missile che brucia l'erba spagnola si guadagna una pagina di storia. A questo punto entrambe le squadre in campo sarebbero qualificate e ce ne sarebbe abbastanza per un finale indolore. Ma la Spagna non ci sta. L'orgoglio vince la matematica. Vuole il primo posto, per evitare la Germania, e si butta all'assalto: Jennings salva su Lopez Ufarte, poi fa un'altra prodezza sulla punta del Real. In ogni zona del campo è una battaglia. Fra Donaghty e Juanito è duello all'OK Corral: a finire negli spogliatoi, è però solamente il difensore del Luton Town, oltretutto per un fallo non sul provocatore ma su Camacho. Il non più giovane Quini, subentrato per Satrustegui, sgomita e si batte in area, ma nelle mischie i nordirlandesi sanno come cavarsela. A sette minuti dalla fine Gallego, entrato per Lopez Ufarte, crossa senza troppe pretese, ma Jennings si esibisce in un'uscita degna del suo collega spagnolo: tutto il Casanova grida al gol, ma Quini non riesce ad arrivare al colpo vincente davvero per un nulla. Il portiere dell'Arsenal si rifarà su un tiro di Gordillo salvando definitivamente la propria porta. E' finita. Entrambe le squadre si guadagnano il girone di qualificazione per le semifinali. Entrambe saranno eliminate nei due stadi di Madrid da Germania e Francia, ma per l'Irlanda del Nord fu e resterà un risultato storico. Quando cala la sera e dal mare si alza una brezza leggera a Belfast parla il vento. Dice che l'odio è come Dio. Non è dato vederlo ma se credete in lui, se combattete in suo nome egli riscalderà le vostre notti. Noi non capiamo, ma intanto su Belfast sta per sorgere un altra alba.

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25.06.82. Valencia, Estadio Luis Casanova- Irlanda del Nord-Spagna 1-0 Reti: 1-0 Armstrong 48° Irlanda del Nord: Jennings, J. Nicholl, C. Nicholl,McClelland, Donaghy, McIlroy (50° Cassidy), M. O'Neill (c), McCreery, Armstrong, Hamilton, Whiteside (72° Nelson) Spagna: Arconada (c), Camacho, Tendillo, Alexanco, Gordillo, Sanchez, Alonso, Saura, Juanito, Satrustegui (48° Quini), Lopez Ufarte (78° Gallego) Arbitro: Ortiz (Paraguay)

SirSimon

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GLI SHAKERS E LA FA CUP Bury, Lancashire, Nord Inghilterra, 1885. Bury è una cittadina che sorge sul fiume Irwell e che si trova ad est di Bolton, ad ovest di Rochdale e a nord di Manchester, sviluppatasi durante la Rivoluzione Industriale grazie ai suoi cotonifici ed alla produzione tessile. Tra il 1801 e il 1830 la popolazione della città è più che raddoppiata passando dai 7.072 ai 15.086 abitanti. Questo è stato il momento in cui le fabbriche, le miniere e le fonderie hanno cominciato a dominare il paesaggio con i loro filatoi e le macchine a vapore. La città ha continuato ad espandersi e svilupparsi e nel 1818 c'era ben sette cotonifici e la popolazione aumentò ulteriormente passando addirittura a contare 58.029 abitanti nel 1901. Sir Robert Peel fu uno dei personaggi più importanti nella storia della città (fu anche Primo Ministro Britannico e fondatore del Metropolitan Police Service) e la famiglia Peel contribuì nel corso degli anni alla crescita di Bury. Ma a Bury tra un cotonificio e l'altro c'era anche il Gigg Lane e c'era il football. Nel 1885 Aiden Arrowsmith, dopo un incontro avvenuto al White Horse Hotel tra le due squadre di calcio cittadine, il Bury Wesleyans e il Bury Unitarians Football Clubs, fondò il Bury Football Club fondendo i due Club in un unico sodalizio. Fu una data importante che portò alla nascita di una squadra che avrebbe poi lasciato il suo segno nella storia del football inglese conquistando per due volte la FA CUP nel 1900 e nel 1903. Il Gigg Lane divenne la casa del Bury FC e ad oggi continua ad esserlo. Il Bury... gli Shakers, le origini di questo nickname portano a due versioni: nella prima si narra che un Chairman del Club, nei primi anni della sua storia, proclamò in riferimento ad una squadra avversaria. "We'll give 'em a good shaking. In fact we are the Shakers", la seconda versione, invece, è che il soprannome derivi da una fondazione religiosa protestante fondata nell'area di Bury, chiamata proprio The Shakers. Entrambe le versioni sono ritenute abbastanza credibili, fatto sta che gli Shakers divennero un Club vincente in quei primi anni del nuovo secolo. La prima partita amichevole disputata dal Bury FC si giocò il 12 settembre 1885 al Gigg Lane e vide la vittoria per 4-3 dei padroni di casa contro il Wigan. Nel 1887 venne costruita la prima tribuna all'interno del Gigg Lane ed in quello stesso anno il Bury subì la sconfitta più pesante della sua storia perdendo 0-10 contro il Blackburn Rovers in un match valido per il Primo Turno della FA Cup. Nel 1892 il Bury conquistò la Lancashire Challenge Cup e nel 1894 fu uno dei 12 CLub membri fondatori della Seconda Divisione della Football League. La prima partita disputa in quel campionato al Gigg Lane fu contro l'Ardwick (poi Manchester City) e terminò con la vittoria per 4-2 degli Shakers. Il Bury vinse quel campionato senza mai perdere una partita a Gigg Lane ed ottenendo la promozione nella Prima Divisione dopo aver sconfitto il Liverpool a Stoke nei play off, restandoci fino al 1912. Ma in quell'era il Bury si confermò un Club di alto livello conquistando come detto la FA Cup per due volte, nel 1900 e nel 1903, periodo nel quale militava nella Prima Divisione della Football League. Nella stagione 1899/1900 il Bury si classificò al 12° posto in campionato, ma conquistò la Fa Cup battendo con il risultato netto di 4-0 il Southampton al Crystal Palace di Londra davanti a 68.945 spettatori. 8


Il cammino del Bury in FA Cup cominciò il 27 gennaio 1900 con una vittoria per 0-1 a Burnley per proseguire nel secondo turno nel quale eliminò il Notts County vincendo per 2-0 il replay giocato il 14 febbraio al Gigg Lane dopo che il primo match giocato a Nottingham terminò con il risultato di lo 0-0. Nel terzo turno il Bury eliminò lo Sheffield United ancora una volta dopo il replay; il primo match giocato a Sheffield terminò con il risultato di parità di 2-2 in un Gigg Lane stipato dalla grande folla accorsa. Il replay giocato il 1 marzo a Bury vide la vittoria degli Shakers per 2-0. Fu un grande risultato per il Bury, mitica fu questa partita contro le Blades dove il famoso portiere "Fatty" Foulke parò di tutto impedendo agli Shakers di segnare fino a quando ci pensò Billy Richards al 65° a sbloccare il risultato battendo il gigante che fino a quel punto era sembrato imbattibile! Al 75° arrivò anche il raddoppio di Sagar che chiuse il match. Anche nella semifinale servì un replay per permettere al Bury di approdare in Finale: la prima partita giocata al Victoria Ground di Stoke terminò infatti in parità con il risultato di 1-1 contro il Nottingham Forest. Nella gara di replay giocata il 29 marzo al Bramall Lane di Sheffield il Bury si impose per 2-1 guadagnandosi così l'accesso alla Finale del Crystal Palace. Fu una partita emozionante con il Forest che passò in vantaggio e con gli Shakers che riuscirono a rimontare nei minuti finali prima con un gran gol di McLuckie che calciò un vero e proprio proiettile che si insaccò nella porta avversaria e poi con Sagar che mandò la squadra in Finale con un gol all'ultimo minuto di gioco. L'altra finalista era il Southampton che aveva eliminato nel corso della competizione Everton, Newcastle, WBA e Milwall. Si trattava di due Club che raggiunsero per la prima volta la Finale di questo prestigioso Torneo. Nella settimana precedente al match la preparazione alla Finale non comportò nulla di diverso dal solito per il Bury, vennero coinvolti sedici giocatori negli allenamenti, ma, come previsto, il Team manageriale composto da Albert Duckworth, Alfred Wardle e Fred Bradley selezionò per la partita decisiva gli stessi undici titolari che giocarono le precedenti partite. Giovedì 19 aprile la squadra viaggiò verso il sud e si sistemò presso il Royal Crystal Palace Hotel nel sud di Londra. Vennero organizzati dei treni speciali per permettere ai tanti tifosi di raggiungere Londra con diverse corse verso St.Pancras, Euston e King's Cross. La Capitale venne invasa da tifosi proveniente dal nord e dal sud Inghilterra, tutti gioiosi ed entusiasti di poter assistere alla grande Finale!

La Finale si giocò come detto al Crystal Palace di Londra alle ore 3.30pm del 21 aprile 1900. Le squadre entrarono in campo con orgoglio, gli Shakers erano guidati dal leggendario Capitano Pray, lo scozzese che arrivò nel Lancashire nel 1894 dai Glasgow Rangers e che giocò 202 partite per gli Shakers segnando 10 gol. Il Bury vestiva la sua divisa composta da maglia bianca e pantaloni blu, i Saints invece indossavano la loro 9


classica maglia bianco rossa con pantaloni blu. Al Crystal Palace per l'occasione accorsero 68.945 spettatori che videro il Bury vincere nettamente mettendo il risultato al sicuro già dopo mezz'ora portandosi addirittura sul 3-0 con i gol di McLuckie al 6° ed al 30° minuto di gioco e di Wood al 16°. Il Bury amministrò il vantaggio e nel finale, all'80° minuto, trovo anche il quarto gol con Plant. 4-0 finale, fu un trionfo per il Bury che conquistò per la prima volta nella sua storia la prestigiosa FA CUP riportandola nel Lancashire, l'ultima squadra a vincerla fu infatti il Blackburn Rovers nel 1891.

Nelle file del Bury c'erano il portiere Fred Thompson, i difensori Darroch e Davidson, entrambi scozzesi, i centrocampisti Jack Pray, il Capitano, Joseph Leeming e George Ross, il veterano del Club che collezionò con gli Shakers 401 presenze e che quando abbandonò nel 1906 per andare al Rochdale interruppe un legame che era durato per 20 anni debuttando nel 1887 ad Anfield, Liverpool, contro l'Everton e segnando un gol con nella vittoria per 1-4. In attacco c'erano Billy Richards, Billy Wood (70 gol per il Club prima di andare al Fulham nel 1905), McLuckie, lo scozzese che in tre anni segnò 36 gol in 106 presenze prima di accettare nel 1901 un'offerta da parte dell'Aston Villa, e la micidiale coppia centrale formata da Sagar e Plant che in quella stagione formarono una delle migliore partnership del Paese. Sagar, prima di passare al Manchester UTD nel 1904, segnò per gli Shakers 89 gol in 209 presenze, Plant, il secondo più longevo del Club dopo Ross, collezionò 350 presenze per il Club segnando 66 gol prima di lasciare nel 190

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La squadra venne accolta al suo ritorno a Bury in modo trionfale, possiamo solo immaginare le feste di gioia nei cotonifici di Bury, chissà se in quel giorno di festa, almeno per una volta, le fabbriche smisero di produrre permettendo a tutta la città di festeggiare i loro eroi. Nella stagione successiva il Bury ottenne un ottimo 5° posto in campionato, ma venne eliminato nel Secondo turno di FA Cup dal Tottenham che si impose con il risultato di 2-1, dopo che nel Primo turno aveva sconfitto per 0-1 lo Sheffield Wednesday. Nella stagione 1901/02 il Bury ottenne ancora un buon posizionamento in campionato terminandolo in al settimo posto in classifica. In Fa Cup il Bury eliminò al Primo Turno il WBA con un perentorio 5-1, nel secondo turno il Walsall con il risultato netto di 0-5, per pi essere eliminato proprio dal Southampton che si impose al Gigg Lane con il risultato di 2-3 al Terzo Turno. Anche nella stagione 1902/03 il Bury ottenne un buon 8° posto in classifica, ma fu in FA Cup che fece del suo meglio conquistandola per la seconda volta in soli tre anni battendo in Finale il Derby County con un clamoroso 6-0, risultato più largo in una Finale di questa competizione. Il percorso cominciò con la vittoria ottenuta al Gigg Lane il 7 febbraio 1903 conto i Wolves con il risultato 11


di 1-0; nel secondo turno il Bury si impose ancora con il risultato di 1-0 a Bramall Lane contro lo Sheffield United grazie ad un gol di Sagar, stesso risultato con cui eliminò anche il Notts County nel match valido per il Terzo Turno con gol del terzino Lindsay su calcio di rigore. A questo punto il Bury era qualificato per le semifinali dove incontrò il 21 marzo 1903 al Goodison Park di Liverpool l'Aston Villa che battè con un netto 3-0. Fu una grande prova di forza da parte del Bury che dimostrò di essere una delle migliori squadre di inizio secolo; dopo la Fa Cup conquistata nel 1900 ora si ripresentava la splendida occasione di ripetere quell'impresa. Tutto era quindi pronto per la Finale dove gli Shakers avrebbero dovuto affrontare il Derby County che era arrivato al Crystal Palace di Londra dopo aver eliminato Small Heat, Blackburn Rovers, Stoke e Milwall. Anche in questa occasione, come tre anni prima, da Bury arrivarono treni di tifosi entusiasti, il raggiungimento della Finale e il viaggio a Londra a quei tempi rappresentava una vera e propria festa. Possiamo immaginare con quale entusiasmo gli uomini partivano dal Lancashire salutando le famiglie con orgoglio come se dovessero andare a compiere chissà quale missione! Tempi meravigliosi nei quali il football era uno svago, una festa, ma anche una questione d'onore, la squadra rappresentava l'intera città e gli Shakers di Bury volevano fare anche stavolta la loro bella figura! Al Crystal Palace, il 18 aprile 1903, davanti a 63.102 spettatori il Bury conquistò il trofeo grazie ad un'ottima prestazione che lo portò a vincere addirittura con il risultato di 6-0, risultato record per una Finale di FA Cup. Le sei reti furono messe a segno da Ross, Sagar, Leeming (2), Wood e Plant. Già, il primo gol lo segnò proprio lui, Ross, il veterano del Club, uno che aveva dato vent'anni di dedizione al Club e che lasciò poco dopo questa grande vittoria. Anche gli altri marcatori erano giocatori che già vinsero la Coppa nel 1900 e attaccanti come Sagar e Plant non potevano certo non mettere la loro firma in quel 6-0 da record. Il primo tempo terminò con il risultato di 1-0 grazie al gol di Ross al 20°, ma fu ad inizio secondo tempo che gli Shakers misero le mani sulla Coppa segnando ben 4 gol nei primi 15 minuti. Il sesto gol lo segnò Leeming al 76° e fu solo una clamorosa traversa ad impedire a Wood di segnare anche il settimo gol. Una prestazione assolutamente brillante che resterà nella storia del Club e della Fa Cup visto che quel 6-0 rappresenta ancora oggi il risultato più largo ottenuto in una Finale.

Il Bury non subì non nemmeno un gol in tutta la competizione uguagliando così il record dei Wanderers nel 1873 e del Preston nel 1889. Un record di cui il Club va ancora molto fiero. 12


Naturalmente anche in quel 1903 la squadra tornò a Bury tra la gioia e la festa della città che accolse con affetto ed orgoglio i loro eroi appena tornati dalla loro seconda impresa londinese. In quell'inizio di secolo a Bury si pensava in grande! Peccato che poi gli Shakers non avrebbero mai più raggiunto una Finale di FA Cup e che nella storia non avrebbero più vinto nulla di "importante" dopo la conquista della Seconda Divisione nel 1895, se non due campionati di Terza Divisione nel 1961 e nel 1997 e trofei di livello regionale nel Lancashire. Un saluto comunque da Robbie The Bobbie e dalla FA Cup vinta due volte in quegli anni magici dai grandi Shakers di inizio 1900!!

Conor Adam PneFc

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SUPER DAVIE COOPER

Quando nel settembre del 1976 i Rangers vengono messi davanti al Clydebank (squadra di seconda divisione) nei quarti di coppa di lega scozzese, il risultato sembra già scritto. Ma il campo ha in serbo delle sorprese: i bankies costringono i blasonati avversari a ben due replays prima di capitolare, trascinati dalle giocate di una sgusciante ala sinistra: Davie Cooper. Il suo nome finisce sui taccuni di mezza Scozia e diversi clubs inglesi, ma il taciturno ragazzo ha in mente una sola squadra: proprio quei gers a cui ha appena reso la vita difficile. Il club di Glasgow non si lascia scappare l'occasione e al termine della stagione 1976/77 acquista il 21enne Davie, promuovendolo subito titolare. L'allenatore Jock Wallace guida i light blues alla conquista del Treble, e Cooper salta appena un match sui 53 complessivi tra campionato e coppe. Il suo sinistro, i suoi assist ed i suoi dribbling cominciano a far innamorare i tifosi. Le prime reti giungono con una doppietta alla sua ex squadra, di cui uno direttamente da calcio d'angolo. L'anno però dopo la macchina perfetta comincia a declinare: il mister lascia la squadra improvvisamente per andare al Leicester City, ed in panchina viene promosso John Greig, fino a quel momento capitano ed anima della squadra, soprannominato “the legend”. Ma in questo nuovo ruolo non è facile per lui continuare a mietere successi, sebbene la sua prima stagione sia molto positiva. I gers vincono le due coppe nazionali e finiscono secondi di un soffio in campionato, perdendo il match decisivo col Celtic a pochi minuti dalla fine. Ai cugini Cooper segna una rete pazzesca nella Dryborough Cup d'inizio stagione, facendo passare il pallone sopra le teste di quattro avversari prima di depositarlo nel sacco: il gol più bello di tutta la storia light blues. In Europa vengono collezionati risultati storici con le eliminazioni di Juventus e PSV, con Davie sempre più protagonista. 14


Ma è il canto del cigno di una squadra ormai logora, in cui l'ala sinistra è costretta a cantare e portare la croce. Dalla stagione 1979/80 infatti, inzia l'era del cosiddetto “new firm” Dundee Utd-Aberdeen, che scalza letteralmente i gers dal trono di Scozia. I light blues finiscono quinti, e l'anno dopo continuano a deludere. Cooper comincia ad avere delle incomprensioni con Greig, che lo portano diverse volte in panchina. Nella finale di Coppa di Scozia 1981, unica chanche di un trofeo per i gers, l'allenatore lo lascia fuori. Il match con il Dundee Utd termina 0-0 e tutto viene rimandato al replay. Questa volta il numero 7 c'è e si sente, e domina talmente tanto la scena che il match verrà ricordato come “the Cooper final”. Nel 4-1 finale firma 2 assist spettacolari ed un gol. L'anno dopo sono ancora i tangerines la vittima sacrificale di un'altra finale, questa volta di coppa di lega: Cooper sigla la punizione che spiana la strada alla vittoria 2-1. Ma il campionato è ancora deludente, la squadra è lontana dalle prime posizioni e per molti tifosi sono l'attaccamento ed i numeri di Davie l'unico motivo per mettere piede ad Ibrox. Nel 1983-84 e 1984-85 arrivano per lui altre due medaglie in coppa di lega, più la soddisfazione di poter riabbracciare in panchina Jock Wallace, l'uomo che lo aveva portato a Glasgow. Ma purtroppo neanche il rude e storico manager riesce a risollevare le sorti della squadra, fino a quando una vera e propria rivoluzione riporta i gers in vetta: “the Souness revolution”. L'ex capitano del Liverpool diventa allenatore-giocatore dei Rangers nel 1986 e li conduce subito alla vittoria in campionato dopo 9 anni. Vengono acquistati fior fior di campioni inglesi, e la classe di Cooper è finalmente valorizzata. Il numero 7 segna nella finale vittoriosa di coppa di lega contro i cugini, ed è protagonista in campionato con 8 reti (memorabile agli Hearts) e decine di assist. L'anno successivo nell'ennesima finale di coppa di lega timbra una punizione micidiale rimasta nella storia, in un match spettacolare finito 3-3 e vinto ai rigori. Siamo al 1989/90: l'acquisto di Mark Walters comincia a restringere gli spazi di Davie, che contribuisce comunque alla vittoria in campionato con la solita dose finezze. A 33 anni però è tempo di adii: Coop saluta commosso Ibrox, la sua casa spirituale, per andare al Motherwell. Lascia Glasgow dopo aver conquistato il cuore dei tifosi e ben 13 trofei, con uno score di 540 partite e 75 reti. Col suo nuovo club è subito protagonista, trascinandolo ad un'incredibile vittoria in Coppa di Scozia. Conquista anche le ultime convocazioni in nazionale, con cui chiuderà a quota 22 presenze e 6 centri (il più importante il gol qualificazione ai mondiali 86 al Galles), troppo poche a detta di tutti. Nel 1994 l'ultima scelta di cuore con il ritorno al Clydebank, prima della tragica morte l'anno dopo per un'emorragia celebrale. Tutta la Scozia viene colpita dalla perdita di questo straordinario atleta, amato e rispettato anche fuori dal campo. I Rangers, con cui Cooper figura ovviamente nel miglior 11 di sempre, sono i più distrutti. Davie fu un esempio: attaccato ai tifosi ed ai colori, scelse di indossare questa maglia anche nei momenti più difficili, quando chiunque altro avrebbe accettato le numerose richieste dall'Inghilterra. Quando gli fu chiesto il perchè rispose semplicemente: “I played for the team I loved”. Articolo scritto da BigAmo, moderator ItalianGers

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STADI: FRATTON PARK Fratton Park è lo stadio principale di Portsmouth, qui si giocano le partite casalinghe dei Pompeys. Questo stadio è stato inaugurato nel 1899, ha disponibili 20.200 posti a sedere, il record di affluenza è stato di 51.385 persone in un match di Fa Cup contro il Derby County nel 1951 (non so come sia potuta succedere una cosa del genere ) Questo è conosciuto per il suo stile simile a Craven Cottage, non a caso è considerato un gioiellino dagli intenditori. Lo stadio è diviso in quattro stand: Ridgeway Group North Stand Lo stand ha cambiato nome nella stagione 2010/11, nel 2002, l'ex proprietario Gaydamak lo ristrutturò. Vado sempre in questo stand. Milton End Lo stand degli ospiti, fu costruito il tetto nella stagione 2002/2003. South Stand Il bench stand, ovvero lo stand che ha le panchine davanti, è la tribuna ha una capienza di 7.000 posti a sedere The Jobsite Fratton End Stand Il magnifico stand, la vera curva, qui abbiamo i veri tifosi come John Wesrwood. Sono loro che dirigono i cori, sono loro il 12th man! Il primo match a Fratton Park fu Portsmouth v Southampton, vinto 2-0 dai padroni di casa. Sino a due anni fa, prima dell'approdo del Blackpool in Premier, lo stadio dei pompeys era il più piccolo nella storia della lega maggiore inglese. Ci sono stati diversi piani negli ultimi dieci anni per rimodernizzare e ampliare lo stadio, ma a causa dei debiti, negli anni passati, non è stato ristrutturato niente. Adesso c'è un progetto per rimodernizzare il parking fuori dallo stadio e per modernizzare alcuni parti. Ci sono stato per due volte, è davvero carino, si vive un'atmosfera accogliente, i tifosi sono tra i più calorosi d'Inghilterra...insomma a me piace molto anche grazie all'ambiente familiare.

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EdoPompey

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VIAGGI NELLE ISOLE BRITANNICHE: BRIGHTON Come qualcuno già sa, ho passato un "week end" (lo metto tra virgolette perchè era un Domenica-Lunedì) a Brighton e volevo aprire un post (qualcuno voleva il reportage) per parlarvi un po' di questi due giorni e delle mie impressioni su questa cittadina. Innanzitutto se passate da Londra e volete visitarla, vi consiglio di fare con anticipo (ma nemmeno troppo) i biglietti del treno, perchè con un prezzo compreso tra i £10 e i £12.50 fate andata e ritorno a persona. Detto ciò, passiamo al breve racconto. Dalla stazione di Victoria insieme alla mia ragazza ho raggiunto Brighton in poco più di 50 minuti, l'impatto è stato "neutrale" infatti immediatamente l'esterno della stazione non si nota niente di che a parte.. versi di gabbiani, sì perchè come molti di voi già sapranno Brighton è piena di gabbiani, li si vede ovunque, per strada, sulle auto, sulla spiaggia o che vi volano a due metri dalla testa. Raggiungiamo in circa 15 minuti di cammino senza troppa difficoltà la guest house dove saremo ospiti per la notte, giusto il tempo di metterci in costume e ci dirigiamo sul lato del lungomare, la giornata era bella e soleggiata, quindi non abbiamo perso tempo. Il lungomare di Brighton ha una caratteristica che appartiene un po' all'Inghilterra, ossia, anche se alcuni posti "naturalmente" non sono bellissimi, l'organizazzione e le cose costruite dall'uomo lo rendono comunque un bel posto, infatti sulla spiaggia avanzando si trova di tutto, campi da beach volley perfettamente curati (con sabbia), cambi da basket, ping pong, mini golf, bar, locali, addirittura una palestra (molte delle cose gratuite, altre ovviamente a pagamento) ecc.. Decidiamo di arrivare fino al famoso Brighton Pier e "scendiamo" lì sulla spiaggia (composta da sassolini) perchè era leggermente più tranquilla da quella parte, da notare infatti che Brighton il week end è strapiena, la spiaggia è completamente libera, niente ombrelloni uno attaccato all'altro come i lidi all'italiana, ma comunque è molto piena e frequentata, ma se si cammina un pochino e ci si allontana giusto un po' dalla zona alberghi già si intravede un po' di tranquillità. La nostra tranquillità però dura poco, perchè in breve una carovana di turisti cinesi si mette a pochi metri da noi, ma questa è un'altra storia… Dopo qualche oretta passata al mare (niente bagno per noi, nonostante la temperatura estiva l'acqua era gelida) facciamo un giro sul famoso Brighton Pier, una struttura che impressiona, perchè ti viene da domandarti come facciano quei ferri arrugginiti che lo tengono su a sopportare il peso di chioschetti, due sale giochi, giostre, centinaia di turisti ecc.. è molto particolare comunque, un buon posto per intrattenersi un po', ci sono sedie a sdraio gratuite per rilassarsi, la sala giochi per spendere un po' di soldi e provarne a vincere altri (senza successo, ovviamente) e un'altra dove invece provare a collezionare dei bigliettini per ritirare un premio, le giostre sono carine, ma niente di che, troppo costose comunque. Dopo essere rientrati il pomeriggio ci rechiamo nel centro della città, nei Lanes e sulla North Lane, che però essendo domenica pomeriggio inoltrata erano un po' vuoti, tutti i negozi erano ovviamente chiusi e 18


c'erano poche persone in giro, nel ritornare ci fermiamo un po' ai giardinetti del Royal Pavillion, una struttura interessante, una residenza reale in stile cinese, nel pieno cuore di una città britannica, un po' stona con il contesto, ma è quella ovviamente la sua peculiarità. La sera la trascorriamo in modo molto poco British, cenando in un ristorante suggeritomi da BHAFC, il Donatello, italiano, dove si mangia un buon cibo a prezzi contenuti, lo stesso che ho mangiato lì a Londra l'avrei pagato almeno il doppio. Il giorno dopo lo passiamo in modo simile, anche se più voltato al relax, trascorrendo un po' di tempo tra mare , giardini reali e brighton pier, ci concediamo anche un altro giretto sulla north laine e infine si ritorna verso la stazione, che il treno delle 20.19 ci attende. Volendo dare delle considerazioni, Brighton è una bella cittadina, le sue stradine e vicoletti ricordano molto lo stile British, alcune sono un tuffo nel passato, tra negozi d'antiquariato e altri vintage, anche lo stile di alcuni palazzi ricorda un po' gli anni '70, si vede che è una città Inglese. L'unico difetto è che se ci andate solo per visitarla e non vi interessa il mare, evitate il periodo estivo, è pienissima di turisti, troppi italiani e spagnoli (come al solito), in inverno/autunno credo sia bella allo stesso modo, però sicuramente è meno caotica, fare una passeggiata sul lungomare senza il sole cocente addosso è bello lo stesso, Brighton con i nuvoloni sulla testa a mio avviso merita comunque, quindi il mio consiglio, ribadisco, è che se volete visitarla nel suo "stile British", evitate l'estate, che altrimenti al massimo trovate lo "stile spanish". Un'altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è che su certi punti di vista poi sembra un po' la succursale di Londra, ad esempio volevo prendere qualche souvenir, sono entrato in 2 - 3 negozi, ma praticamente vendevano solo cose di Londra, solo souvenir della capitale, big ben vari, magliette con scritto "I <3 London" ecc.. ma se io sono a Brighton voglio qualcosa di Brighton, non di Londra! Ma comunque credo che cercando meglio qualcosina da portare a casa si trova. Non ho purtroppo visitato lo shop del Brighton&Hove, cosa che mi ero promesso di fare, ma la domenica era chiuso e il Lunedì eravamo un po' stanchi, sarà per la prossima, per quello.

Windlass

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LIBRI: DUE PINTE DI BIRRA

"Due amici si incontrano regolarmente in un pub di Dublino per condividere la tradizionale, consolatoria pinta di birra, e commentare con disincantata ironia le novità del giorno: la riconferma di Obama, le Olimpiadi di Londra, la storica visita della regina in Irlanda. Ma non mancano le incursioni nel privato, le mogli, i nipoti, in particolare il piccolo Damien con il suo amore smodato per gli animali, che lo porta ad adottare prima una iena e poi un orso polare. I due non sono affatto dei provinciali: si preoccupano del debito della Grecia, o delle mosse degli investitori internazionali (chiunque essi siano o chiunque credano di essere), ammirano le gesta di un tal Francesco Schettino e si interrogano sulle cause reali delle dimissioni di Berlusconi, o sulla fuga del colonnello Gheddafi (che uno dei due è convinto di aver visto al Terminal 2 dell'aeroporto, travestito da addetto alle pulizie), piangono la morte di star come Whitney Houston e Robin Gibb, si esaltano per le gesta dei loro idoli del calcio (salvo poi temere che la passione per Fernando Torres o Andrij Sevcenko possa essere segno di scarsa mascolinità ). E fanno pace con se stessi quando finalmente scoprono una ragione valida per ricominciare a odiare gli inglesi".

McGiro

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Questo viaggio nella storia del calcio Britannico e non solo e’ finito, vi ricordo di venirci a trovare sul nostro forum, ma di visitare anche i siti amici Quindi vi diamo tutti i nostri indirizzi http://rulebritanniauk.forumfree.it http://www.ukcalcio.com http://londracalcistica.blogspot.com http://rulebritannia.blogspot.com http://englishfootballstation.wordpress.com/

Arriverderci al prossimo mese‌

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