

AVVITATURA Smartbook
TEORIA
La vite giusta in base al contesto
da pag. 5
Per garantire la vita utile attesa delle connessioni e assicurare adeguate resistenza e durabilità, la scelta della vite deve avvenire prendendo in considerazione la sua resistenza alla corrosione, l’incidenza delle deformazioni del legno sulla sua resistenza meccanica, il suo comportamento in condizioni di incendio ed il supporto su cui viene installata.
CORROSIONE
FUOCO RITIRO e RIGONFIAMENTO
da pag. 6
da pag. 24
da pag. 32
MATERIALI


PRATICA
Come installare correttamente?
Dopo aver scelto la vite, è necessario installarla in maniera corretta, conformemente alla tipologia di giunzione in cui verrà impiegata, tenendo conto dei materiali presenti ed utilizzando l’attrezzatura idonea per il tipo di applicazione.
DISTANZE MINIME e PREFORO
APPLICAZIONI e CONNETTORI da pag. 58 da pag. 70 da pag. 46 da pag. 57 da pag. 55
da pag. 62 da pag. 63 da pag. 60

Lavitegiustainbase al contesto

CORROSIONE
CLASSI DI CORROSIVITÀ ATMOSFERICHE
FATTORI DI INFLUENZA
La corrosione causata dall’atmosfera dipende dall’umidità relativa, dall’inquinamento atmosferico, dal contenuto di cloruri e dal fatto che il collegamento sia interno, esterno protetto o esterno. L’esposizione è descritta dalla categoria CE che si basa sulla categoria C come definita nella norma EN ISO 9223.
La corrosività atmosferica agisce solo sulla parte esposta del connettore.
CLASSI
DI
SERVIZIO
FATTORI DI INFLUENZA
Le classi di servizio sono legate alle condizioni termoigrometriche dell’ambiente in cui è inserito un elemento strutturale in legno. Collegano la temperatura e l’umidità dell’ambiente circostante al contenuto di acqua all’interno del materiale.
inquinamento
CLASSI DI CORROSIVITÀ DEL LEGNO
FATTORI DI INFLUENZA
La corrosione causata dal legno dipende dalle specie legnose, dal trattamento del legno e dal contenuto di umidità. L’esposizione è definita dalla categoria TE come indicato.
La corrosività del legno agisce solo sulla parte di connettore inserita nell’elemento ligneo.
esposizione
pH del legno umidità del legno

presenza di cloruri
livello di umidità
CLASSI DI SERVIZIO - SC
[Definite secondo la nuova generazione di Eurocodice 5 (prEN 1995-1-1)(6)]



ESPOSIZIONE
casi più comuni esterno esposto
interno
elementi all’interno di edifici isolati e riscaldati
esterno ma coperto
elementi al riparo (cioè non esposti alla pioggia), in condizioni non isolate e non riscaldate
UMIDITÀ ATMOSFERICA E UMIDITÀ DEL LEGNO
elementi esposti alle intemperie senza possibilità di ristagno d’acqua

Media annuale(2) esterno a contatto
umidità atmosferica relativa dell’aria circostante
umidità del legno corrispondente (4)(5)
Massimo(1)
umidità atmosferica relativa dell’aria circostante
umidità del legno corrispondente (4)(5)
elementi immersi nel suolo o nell’acqua (es. pali di fondazione e strutture marine)
saturo
saturo
(1) Il limite superiore dell’umidità relativa non deve essere superato per più di un periodo di alcune settimane consecutive all’anno.
(2) L’umidità relativa media annuale su un periodo di dieci anni viene utilizzata per assegnare gli elementi in legno alle categorie di corrosività per gli elementi a gambo cilindrico in acciaio.
(3) Il contenuto di umidità degli elementi in SC4 (per lo più completamente saturi) è influenzato dall’elemento circostante (es. suolo o acqua).
(4) Il contenuto di umidità potrebbe non applicarsi all’LVL o ai prodotti in pannelli a base di legno.
(5) Umidità rappresentativa corrispondente di SWB (Solid Wood Based - elementi a base di legno massiccio).
(6) prEN 1995-1-1 (n.d.) Basis of design and materials - Final draft (22.01.2021) - Project team SC5.T3 & SC5/WG10, CEN.
CLASSI DI CORROSIVITÀ ATMOSFERICHE - C
[Definite secondo la EN 14592:2022 in base alla EN ISO 9223]
AMBIENTE



UMIDITÀ ESPOSIZIONE AI CLORURI
tasso di deposito di cloruro [mg/m2d]
condensa rara condensa rara
> 10 km dalla costa
ESPOSIZIONE AGLI AGENTI INQUINANTI
livello di inquinamento contenuto di anidride solforosa [µg/m3]
molto bassa
bassa ≤ 3
circa 0 < 5
deserti, artico centrale/antartide aree rurali poco inquinate, piccoli centri


condensa occasionale
da 10 a 3 km
dalla costa
da 3 a 60




condensa frequente condensa permanente
da 3 a 0,25 km
dalla costa
da 60 a 300
< 0,25 km
dalla costa
da 300 a 1500
da 10 a 100 m
da 0 a 10 m
dalla strada con sali antigelo

da 5 a 30
aree urbane e industriali a medio inquinamento
da 30 a 90
zona urbana e industriale altamente inquinata
da 90 a 250
ambiente con elevatissimo inquinamento industriale
CLASSI DI CORROSIVITÀ DEL LEGNO - T
[Definite secondo EN 14592:2022]
VALORE pH
SPECIE LEGNOSE
Il legno contiene un estere dell’acido acetico che agisce come agente corrosivo per diversi metalli a contatto con il legno. La presenza di acido acetico determina il pH della specie legnosa
TRATTAMENTO
DEL LEGNO
Il trattamento del legname comprende il trattamento con cloruri, rame e ritardanti di fiamma.
In caso di legno trattato termicamente, il livello di pH è determinante
CONTENUTO DI UMIDITÀ
Ciascuna categoria di esposizione del legname corrisponde, per il legno massiccio, al contenuto medio annuo di umidità nella classe di servizio indicata (come definito a pag. 7)
legno non trattato e trattato
legno non trattato e trattato
CLASSE DI SERVIZIO
Dell’ambiente in cui è inserito l’elemento ligneo
pH > 4
legni “standard” acidità bassa
pH ≤ 4
legni “aggressivi” acidità alta
qualunque
solo legno non trattato
legno non trattato e trattato
legno non trattato e trattato
SC3
SC4
SPECIE LEGNOSE e pH per T3 e T4
[Definite secondo Wagenführ R; Wagenführ A. 2022. Holzatlas e Coatings for Display and Storage in Museums January 1999 Publisher: Canadian Conservation Institute Jean Tetreault]
La presenza di acido acetico è particolarmete cruciale quando l’elemento si trova nella condizione esposta (SC3). Sapere quindi quale specie legnosa è più acida è determinante.
4,85-5,35

4,9-6,0




5,2-6,0

Betulla bianca Betula verrucosa
Acero rosso Acer rubrum
Mogano africano Khaya
Pino silvestre Pinus sylvestris
Teak Tectona grandis
Pino rosso Pinus resinosa
Larice comune Larix decidua

4,2-5,4
Abete rosso Picea abies

4,1-5,3

legni “standard” acidità bassa Obeche Triplochiton scleroxylon


Balsa Ochroma
Abete nordamericano P. rubens, P. glauca, P. mariana
5,5-6,7 5,5-6,0 ~5,8 ~5,9
5,4-6,2 ~ 6,1

5,6-7,0 pH > 4
Iroko Milicia



Frassino comune Fraxinus excelsior
Faggio Fagus
Pino del Paranà Araucaria angustifolia
Olmo Ulmus
Pioppo P. balsamifera, P. cathayana
Abete bianco americano Abies grandis




3,3 - 5,8 pH ≤ 4
Abete di Douglas Pseudotsuga menziesii



Abete di Douglas blu Pseudotsuga taxifolia
Jarrah
Eucalyptus marginata
Cedro rosso occidentale Thuja plicata
Quercia o farnia europea Quercus robur
Castagno europeo Castanea sativa


Ginepro africano Juniperus procera Faggio termotrattato
Idigbo Terminalia ivorensis
legni “aggressivi” acidità alta Quali sono i legni più
Padouk africano
Pterocarpus soyauxii




Pino marittimo
Pinus pinaster
Quercia rossa
Quercus rubra

Ciliegio nero americano Prunus serotina
Quercia bianca Quercus alba
Quercia nera
Quercus nigra
Rovere
Quercus petraea





TANNINI
e pH
I tannini sono una sostanza chimica presente negli estratti vegetali, appartenente alla famiglia dei polifenoli, comune nelle piante e negli alberi.
Il loro ruolo biologico è quello di difesa, sono molecole dotate di proprietà antiossidanti.
Protezione o corrosione?
Il loro effetto sul metallo, però, è contrario a quello che ci si aspetta. I tannini infatti, appena inizia il processo corrosivo, aderiscono alla superficie del connettore e formano uno strato protettivo che lo rallenta.
EFFETTO DEI TANNINI
connettore: vite filetto totale
coating: zincatura galvanica (≈ 10μm)
legno: quercia verde
tempo di esposizione: 6 mesi
classe di servizio [SC]: SC3
classe di corrosività atmosferica [C]: C2
classe di corrosività del legno [T]: T4

1 2
esterno no corrosione
sotto la superficie forte corrosione tannini tannini
interno del legno bassa corrosione
I test effettuati da R&D Rothoblaas hanno messo in luce come in soli due mesi l’effetto dei tannini sia evidente:
1 Sulla parte del connettore inserito in profondità nell’elemento ligneo si nota la presenza di uno strato nero protettivo consistente.
2 Nella zona di interfaccia il connettore si è corroso (ruggine rossa) perché lo strato protettivo è stato dilavato dall’acqua.
VELOCITÀ DI CORROSIONE
pH
Il fattore più importante da considerare nel processo corrosivo è la classe di corrosività del legno (T) legata a pH e umidità del legno.
A parità di pH la presenza di tannni rallenta il fenomeno corrosivo.
Solitamente si tende ad associare i tannini alla corrosione perché tanti legni tanninici sono anche acidi (pH < 4).
quercia pino acacia olmo
In sostanza, più tannini sono presenti in un legno, più lenta è la corrosione del connettore una volta innescata. contenuto tannini [mg/L]
Tasso di corrosione in estratti di legno [µm/anno] in funzione del pH e del contenuto di tannini (1) (1) Basato sulla ricerca di S. Zelinka, Corrosion in Wood Products. 2014. (Ed.), ISBN: 978-953-51-1223-5, InTech, DOI: 10.5772/57296.
Ci sono comunque delle eccezioni, come il pino marittimo e l’abete di Douglas che sono classificati T4, pur non essendo tanninici.
CAMPAGNA SPERIMENTALE
Presso il nostro laboratorio è stata condotta una campagna sperimentale volta a valutare l’andamento della corrosione dei connettori nel tempo.
Durante i test sono state analizzate:
• circa 350 configurazioni
• ottenute combinando 6 diverse tipologie di viti
• per un lasso di tempo di 1 anno
I provini sono stati collocati in ambienti con classi di servizio differenti
Le viti sono state analizzate con cadenza mensile per valutare il tasso di corrosione e l’influenza delle diverse variabili in gioco.
SET-UP
legno: quercia tempo di esposizione: 12 mesi
classe di servizio [SC]:
classe di corrosività atmosferica [C]:
classe di corrosività del legno [T]:
RISULTATI:
dopo 1 mese






dopo 10 mesi




lievi segni di tannini, nessuna presenza di ruggine
forte presenza tannini, forti segni di ruggine rossa
forte presenza tannini, segni di ruggine
nessuna presenza di ruggine
presenza di tannini, nessuna presenza di ruggine
nessuna presenza di ruggine
nessuna presenza di ruggine
nessuna presenza di ruggine
ACCIAI E RIVESTIMENTI
Il miglior compreomesso tra resistenza alla corrosione e resistenza meccanica
RIVESTIMENTO ANTICORROSIVO C5 EVO
Rivestimento multistrato capace di resistere ad ambienti esterni classificati C5 secondo ISO 9223. SST con tempo di esposizione maggiore di 3000h condotto su viti precedentemente avvitate e svitate in legno di Douglas.
RIVESTIMENTO ANTICORROSIVO C4 EVO
Rivestimento multistrato a base inorganica con uno strato funzionale esterno di circa 15-20 μm a matrice epossidica con flakes di alluminio. Idoneità alla classe di corrosività atmosferica C4 comprovata dall’ente RISE.
RIVESTIMENTO ANTICORROSIVO ORGANICO
Rivestimento colorato a base organica che conferisce un’ottima resistenza agli agenti corrosivi atmosferici e legnosi in applicazioni all’esterno.
ZINCATURA ELETTROLITICA
Rivestimento costituito da uno strato da 5 a 12 micron di zincatura elettrolitica con passivazione Cr; standard per la maggioranzza dei connettori.
HIGH CORROSION RESISTANT
Acciaio inossidabile austenitico. È caratterizzato dall’alto contenuto di molibdeno e basso contenuto di carbonio. Offre un’altissima resistenza alla corrosione generalizzata, alla tensocorrosione, alla corrosione intergranulare e alla vaiolatura.
ACCIAIO INOX A4 | AISI316
Acciaio inossidabile austenitico. La presenza di molibdeno conferisce un’elevata resistenza alla corrosione generalizzata e interstiziale.
ACCIAIO INOX A2 | AISI304
Acciaio inossidabile austenitico. È il più comune tra gli austenitici. Offre un ottimo livello di protezione dalla corrosione generalizzata.
ACCIAIO INOX A2 | AISI305
Acciaio inossidabile austenitico simile all’A2 | AISI304. La lega contiene leggermente più carbonio rispetto al 304, rendendolo più lavorabile in produzione.
ACCIAIO INOX AISI410
Acciaio inossidabile martensitico. Caratterizzato dall’alto contenuto di carbonio. Idoneo alle applicazioni all’esterno (SC3). Degli acciai inox è quello che le offre più elevate prestazioni meccaniche.
RESISTENZA ALLA CORROSIONE
RESISTENZA



























DISTANZA DAL MARE
RESISTENZA ALL’ESPOSIZIONE AI CLORURI
Confronto di resistenza alla corrosione atmosferica tra diversi tipi di rivestimento a base di zinco e diversi tipi di acciai inossidabili utilizzati nelle viti per legno, considerando solo l‘influenza dei cloruri (salsedine) e senza un regime di pulizia (in base a EN 14592:2022 e EN 1993-1-4:2014).
zincatura elettrolitica(1)
rivestimento anticorrosivo organico
rivestimento anticorrosivo C4 EVO(2)
rivestimento anticorrosivo C5 EVO(2)
Qual è il materiale migliore se sono vicino al mare?
distanza dal mare 0,25 km 0 1 km 3 km 10 km
acciaio inox HCR (High Corrosion Resistant)
acciaio inox A4 | AISI316
acciaio inox A2 | AISI305(3)
acciaio inox AISI410
(1) Solo per condizioni di esposizione all’aperto protette. (2) EN 14592:2022 attualmente limita la vita utile dei rivestimenti alternativi a 15 anni. (3) A2 AISI304: considerando il metallo completamente esposto alla pioggia.
C4 EVO è un rivestimento multistrato composto da:
• Uno strato funzionale esterno di circa 15-20 μm a matrice epossidica con cariche di flakes di alluminio, che conferisce al rivestimento un’ottima resistenza agli stress meccanici e termici. I flakes di alluminio inoltre, fungono all’occorrenza da elemento sacrificale catodico per il metallo base della vite.
• Uno strato di adesione centrale per lo strato funzionale esterno.
• Uno strato interno di circa 4 μm di zinco con funzione di ulteriore strato di resistenza alla corrosione.

Organic matrix
Cohesion layer
Zn - Zinc
Fe - Carbon Steel
Aluminium
C4 EVO COATING SCREW BODY
SCELTA DEL MATERIALE E DEL RIVESTIMENTO
RESISTENZA ALLA CORROSIONE T-C
Valutazione del comportamento alla corrosione di materiale e rivestimenti in funzione della classe di corrosività dell’ambiente (1) e della classe di corrosività del legno (in base a EN 14592:2022 e EN 1993-1-4:2014).
Resistenza alla corrosione media. Consigliato per applicazioni all’interno e all’esterno in giunzioni non esposte alla pioggia battente.
Il rivestimento a base organica permette un’elevata resistenza alla corrosione anche in ambienti legnosi aggressivi.
Rientrante nella classe più alta di resistenza alla corrosione dall’EN 1993-1-4:A1 (CRC V), offre il massimo della resistenza alla corrosione dell’ambiente (C5) e del legno (T5). Unica categoria idonea all’impiego in piscine interne.
Classificato CRC III dall’EN1993-1-4:A1, offre un livello di protezione dalla corrosione adatto a ambienti esterni anche in prossimità del mare (C4) e su legni acidi.
classi di corrosività atmosferica
esperienza Rothoblaas
classi di corrosività del legno
esperienza Rothoblaas
Il rivestimento a base inorganica con strato di matrice epossidica conferisce un’ottima resistenza in ambienti esterni aggressivi.
Classificato CRC II dall’EN19931-4:A1, offre un livello di protezione dalla corrosione adatto a molti ambienti esterni e specie legnose.
Rivestimento multistrato capace di resistere in ambienti esterni classificati C5 e in legni molto aggressivi.
Acciaio inossidabile di tipo martensitico. Idoneo all’esterno (SC3). Possibile applicazione su legni acidi ma lontani da agenti corrosivi (cloruri, sulfuri, ecc.).
(1) Per l’acciaio inossidabile si è determinata una classe equivalente di corrosività atmosferica considerando solo l‘influenza dei cloruri (salsedine) e senza un regime di pulizia.
COMBINAZIONE CON PIASTRE
Le viti sono spesso utilizzate in combinazione con piastre metalliche. In questi casi bisogna garantire che entrambi i componenti della connessione siano abbastanza resistenti all‘ambiente atmosferico e alla corrosività dell‘elemento ligneo.
Come
scelta giusta?
3 semplici passi per trovare la soluzione più adatta
scelta di materiale e rivestimento della piastra metallica
CONNETTORE A SCOMPARSA AD AGGANCIO LEGNO-LEGNO PER ESTERNO




scelta di materiale e rivestimento del fissaggio in base alla compatibilità con l’ambiente e con la piastra
VITE A TESTA TRONCOCONICA




determinazione delle varie classi (corrosività atmosferica, di servizio e di corrosività del legno) in base all’ambiente

ESEMPIO:
elementi in legno direttamente esposti alle intemperie in ambiente vicino al mare

LEGENDA:
utilizzo previsto da normativa
esperienza Rothoblaas
SC3 C4 T3
CLASSE DI SERVIZIO DELL’AMBIENTE(1)
CLASSE DI CORROSIVITÀ ATMOSFERICA
CLASSE DI CORROSIVITÀ DEL LEGNO






acciaio al carbonio alluminio
acciaio inossidabile


acciaio al carbonio






acciaio inossidabile
La combinazione tra metalli diversi in ambienti esterni richiede inoltre la valutazione del rischio di corrosione per accoppiamento galvanico.
(1) La corrispondenza tra le classe di corrosività C e T con le classi di servizio SC è una rappresentazione approssimativa di casi comuni. Ci possono essere casi particolari che non trovano corrispondenza in questa tabella.
ACCOPPIAMENTO GALVANICO
La combinazione tra metalli diversi in ambienti esterni o umidi richiede la valutazione del rischio di corrosione per accoppiamento galvanico. Affinché si verifichi la corrosione per accoppiamento galvanico, le seguenti 3 condizioni devono essere soddisfatte contemporaneamente:
metalli di diverso tipo (differente potenziale elettrico)
vite piastra
presenza di un elettrolita
continuità elettrica tra i due metalli
Più dissimili sono i metalli (maggiore differenza di potenziale), maggiore è il rischio di corrosione. Il potenziale di corrosione galvanica tra i metalli è dettato da quanto sono distanti sulla “serie galvanica di metalli”. In modo approssimativo, una differenza di potenziale maggiore di 0.4-0.5 V potrebbe considerarsi significativa/critica.
Serie galvanica dei metalli: potenziale di corrosione di vari metalli in acqua di mare
più nobile CATODICO parte protetta
potenziale galvanico [Volt]
magnesio
zinco
lega di alluminio
acciaio e ghisa
rame
acciai inossidabili - 410, 416, 304, 305, 316
nichel
argento
titanio
oro e platino
meno nobile ANODICO parte corrosa
In questi casi, il metallo meno nobile (Zn) viene dissolto (dissoluzione anodica), mentre la parte più nobile (A4) non viene attaccata dalla corrosione (fungendo da catodo).
PREVENZIONE
Per prevenire o ridurre al minimo il rischio di corrosione galvanica si possono adottare le seguenti misure:
RONDELLA INOSSIDABILE CON GUARNIZIONE DI TENUTA

Usare materiali simili o con una piccola differenza di potenziale.
Disconnettere l’accoppiamento galvanico tra i due materiali.
NASTRO SIGILLANTE PUNTO CHIODO BUTILICO

Rivestire l’anodo o il catodo per evitare il collegamento elettrico.
Prevenire che l’umidità entri in contatto con entrambi i metalli.
METALLI DISSIMILI
A volte non possiamo evitare l’uso di metalli dissimili.
In questo caso dobbiamo assicurarci che gli elementi di fissaggio (ad es. le viti o i chiodi) siano di un materiale più nobile rispetto a quello della connessione, come succede con i connettori LOCK (alluminio) quando vengono usati con le viti KKF (acciaio inox AISI410) in un contesto all’esterno.

LEGNO E ACCOPPIAMENTO GALVANICO
Quando parliamo di legno e accoppiamento galvanico, dobbiamo considerare la distinzione tra acqua libera e acqua legata
Potenzialmente, l’acqua libera potrebbe agire come un elettrolita, ma il rischio di accoppiamento galvanico associato è molto basso e si verifica solo se l’elettrolita tocca entrambi i materiali dissimili. Anche in questo caso, l’acqua libera non defluisce in modo abbondante dalle celle di legno.
L’acqua legata non può agire come un elettrolita perché è legata all’interno delle cellule del legno.
Dato che l’umidità di equilibrio del legno è vicina al 12% e che non c’è acqua libera in un legno con contenuto di umidità inferiore a 20%, il legno che circonda la connessione può proteggere la connessione dalla corrosione galvanica assorbendo l’umidità in eccesso e previene un accumulo di acqua.
RITIRO E RIGONFIAMENTO

IGROSCOPICO
Il legno è un materiale vivo, poroso e igroscopico, ciò significa che per sua natura può acquisire o perdere umidità a seconda delle condizioni ambientali in cui si trova.

ANISOTROPO
Le prestazioni meccaniche e le deformazioni nell’elemento in legno sono differenti a seconda della direzione anatomica (longitudinale e radiale/tangenziale).
Il comportamento delmaterialelegno

NON UNIFORME
Nel mondo esistono molteplici specie legnose con caratteristiche e densità differenti e specifiche.
Δu < 0% riduzione di umidità ritiro
Δu > 0% incremento di umidità rigonfiamento
direzione longitudinale
≠direzione trasversale






a seconda della specie legnosa densità differenti
VARIAZIONI DIMENSIONALI DIFFERENTI
a seconda della variazione di umidità, della direzione rispetto alla fibratura e della specie legnosa
IGROSCOPIA
UMIDITÀ RESIDUA
Il legno si mette in equilibrio igroscopico con l’ambiente in cui è collocato: rilascia o assorbe umidità, fino a trovare un punto di bilanciamento. In base alle condizioni climatiche dell’ambiente (temperatura e umidità relativa dall’aria), è possibile determinare il contenuto di umidità corrispondente all’interno del legno.
Come l'umidità influenza il comportamento dellegno
umidità del legno corrispondente [%] umidità atmosferica relativa [%]
Un elemento in legno posizionato in un ambiente con umidità relativa del 65% e con una temperatura di 20°C avrà, in equilibrio, un valore di umidità corrispondente pari al 12%
umidità atmosferica relativa dell’aria circostante (limite superiore)
umidità del legno corrispondente
Il legno, di norma, dovrà essere fornito con un contenuto di umidità il più vicino possibile a quella appropriata alle condizioni ambientali in cui si troverà nell’opera finita, così da non essere soggetto a variazioni di umidità corrispondente e di conseguenza a fenomeni di ritiro o rigonfiamento.
RIDUZIONE DI RESISTENZA
La presenza di umidità nell’elemento in legno ne influenza la performance statica: a parità di sollecitazione, un elemento collocato in un ambiente con umidità elevata (es. SC3) possiede resistenza meccanica inferiore a quella esplicata in SC1. A livello progettuale è necessario applicare opportuni coefficienti correttivi (k mod) per tener conto di questo fenomeno.
Coefficienti di correzione per la durata del carico e per l’umidità k mod (1)
SC1
SC2
SC3
SC4
Classe di durata del carico
ANISOTROPIA E SPECIE LEGNOSE
L’organizzazione cellulare del legno
influenza le sue prestazioni meccaniche e determina una notevole differenza in termini di resistenza e rigidezza a seconda della direzione rispetto alla fibratura. Nella progettazione si considerano due casistiche: parallela o perpendicolare (radiale/tangenziale).
Curve tipiche tensione-deformazione
compressione parallela
Struttura
cellulare: come influenza il comportamento del legno
compressione perpendicolare longitudinale radiale tangenziale
VARIAZIONI DIMENSIONALI IN FUNZIONE DELLA DIREZIONE
Anche i fenomeni di ritiro e rigonfiamento sono differenti a seconda della direzione anatomica considerata nell’elemento ligneo.
Le variazioni dimensionali lineari del legno sono proporzionali alla variazione di umidità:
Lfinal = L initial [1 + k sh/sw (u final − u initial)]
dove:
- Lfinal è la dimensione relativa al contenuto di umidità finale
- L initial è la dimensione relativa al contenuto di umidità iniziale
- k sh/sw è il coefficiente di ritiro/rigonfiamento nella direzione anatomica considerata (vedi tabella sotto)
- u initial è il contenuto di umidità residua iniziale del legno [%]
- u final è il contenuto di umidità residua finale del legno [%]
Coefficienti k sh/sw di ritiro/rigonfiamento (1) per una variazione dell’1% del contenuto di umidità residua in direzione:
direzione longitudinale direzione radiale direzione tangenziale conifere, rovere, castagno, pioppo 0,0001 0,0012 0,0024 quercia cerro 0,0001 0,0020 0,0040 legno di conifera lamellare incollato 0,0001 0,0025 0,0025
Le variazioni dimensionali igroscopiche (ritiro e rigonfiamento) si hanno per umidità residua inferiore al punto di saturazione delle pareti cellulari (Fibre Saturation Point - FSP), corrispondente convenzionalmente ad un’umidità residua del 30%.
Per umidità superiori a FPS si hanno variazioni di massa ma non di volume.
(1) CNR-DT 206 R1/2018
TRAVE IN LEGNO LAMELLARE
L initial lunghezza iniziale 4000 mm
B initial base iniziale 120 mm
H initial altezza iniziale
200 mm
Vinitial volume iniziale 0,096 m3 materiale legno GL24h ( ρ k= 385 kg/m3)
u initial umidità iniziale 10%
u final umidità finale 20%
Δu differenza di umidità
parallela perpendicolare
k sh/sw (1) 0,0001 0,0025
Linitial
Piccole variazioni di umidità, deformazionigrandi
VARIAZIONI DIMENSIONALI
L final lunghezza finale 4004 mm +4 mm
B final base finale 123 mm +3 mm
Δu=10%
Le variazioni dimensionali riscontrate, pur essendo simili in valore assoluto, risultano essere molto più marcate nella direzione trasversale rispetto alla direzione longitudinale.
Solitamente, nelle strutture in legno, la tolleranza di costruzione è nell’ordine del millimetro; rigonfiamenti o ritiri non considerati e assecondati generano incrementi di sollecitazione e fenomeni di rotture o fessurazioni localizzate.
LEGNO-LEGNO
Una variazione di umidità all’interno dell’elemento in legno provoca una sollecitazione aggiuntiva sul connettore (1)
VITI CARICATE LATERALMENTE
Il connettore rappresenta un vincolo alla libera deformazione del legno: al rigonfiamento è associato un aumento dello sforzo di rifollamento sull’asse del connettore che si tramuta in un carico a taglio aggiuntivo.
VITI CARICATE ASSIALMENTE
Il rigonfiamento impedito comporta un carico concentrato in corrispondenza della testa della vite, che tende a penetrare all’interno dell’elemento in legno. Il connettore risulta soggetto ad un carico anche in assenza di sollecitazioni agenti sulla connessione.
Le variazioni di umidità influenzano la resistenza delle connessioni
ACCIAIO-LEGNO
L’elemento metallico rappresenta un vincolo rigido di confinamento del legno e ne impedisce la deformazione indotta dalla variazione di umidità.
VITI CARICATE LATERALMENTE
In connessione con piastra metallica, il connettore ha meno capacità di assecondare le deformazioni del materiale.
Il connettore risulta soggetto ad un carico anche in assenza di sollecitazioni agenti sulla connessione.
VITI CARICATE ASSIALMENTE
Il connettore viene sollecitato in maniera importante in direzione assiale, se è posizionato in maniera da non poter assecondare il movimento del legno.
RIGONFIAMENTO: ELEMENTI CONFINATI
Acciaio-legno: attenzione alle sollecitazioni
L’elemento metallico rappresenta un vincolo rigido di confinamento del legno: in presenza di variazione di umidità, l’elemento non è libero di rigonfiare. Rigonfiamento impedito genera forza di compressione sul legno.
L’elemento in legno mantiene la sua geometria e dimensione iniziale ma non il suo stato tensionale. Quando si ha un elemento confinato, il connettore risulta soggetto ad un carico anche in assenza di sollecitazioni agenti sulla connessione se c’è variazione di umidità.
Δu=0 Δu > 0%
ELEMENTO LIBERO
Se l’elemento non è confinato, si può deformare liberamente.
I connettori al suo interno saranno comunque soggetti ad una sollecitazione aggiuntiva.
PIASTRA SOTTILE
Il vincolo non è sufficientemente rigido da impedire il rigonfiamento del legno; la piastra si deforma per assecondarne il movimento ma è vincolata dal connettore.
PIASTRA SPESSA
L’elemento metallico non si deforma; la variazione dimensionale del legno avviene in maniera disomogenea e genera sollecitazioni aggiuntive importanti sul connettore.
BUONE REGOLE PROGETTUALI
Si dovrà verificare che i fenomeni di rigonfiamento e ritiro non siano dannosi per la struttura stessa e non generino sollecitazioni non compatibili con il materiale e con le sue prestazioni in termini di resistenza e deformazione.
La progettazione e l’installazione di viti autofilettanti parzialmente o completamente filettate devono tenere conto delle condizioni di umidità degli elementi in legno e delle fluttuazioni che possono verificarsi durante le fasi di trasporto, di montaggio, di cantiere e di esercizio. La progettazione deve considerare eventuali sollecitazioni aggiuntive legate a condizioni temporanee.

Per maggiorni informazioni sull’installazione METALLO-LEGNO vedi pag.63.
CAMPAGNA SPERIMENTALE
Presso il nostro laboratorio è stata condotta una campagna sperimentale volta a valutare l’incremento di sollecitazione sui connettori in seguito a variazione di umidità nel legno.
Durante i test sono state analizzate circa 20 configurazioni ottenute combinando 3 diverse tipologie di viti con differenti condizioni di installazione in connessione acciaio-legno
I provini sono stati collocati in ambienti definiti in cui poter variare l’umidità degli elementi in legno in maniera controllata.
Le viti sono state analizzate con cadenza giornaliera per valutare l’influenza delle diverse variabili in gioco.
SET-UP
t=0
t=6 settimane
legno: lamellare (softwood)
tempo di esposizione: 6 settimane
viti: HBS PLATE
umidità iniziale: 11%
umidità finale: 40%
RISULTATI:
piastra sottile

piastra spessa
piastra spessa + XYLOFON 35
configurazione iniziale
0 week 6 weeks
dopo 6 settimane

piastra sottile


piastra spessa


piastra spessa + XYLOFON 35

COMPORTAMENTO AL FUOCO
Le strutture in legno, opportunamente progettate, garantiscono elevate prestazioni anche in condizioni di incendio.


LEGNO
Il legno è un materiale combustibile che brucia lentamente: in condizioni di incendio si ha una riduzione della sezione resistente mentre la parte non interessata dalla carbonizzazione conserva intatte le sue caratteristiche meccaniche (rigidezza e resistenza).
Velocità di carbonizzazione unidimensionale ß 0 ≈0,65 mm/min
METALLO
L’acciaio, e in generale le connessioni metalliche, sono il punto debole delle strutture in legno in condizioni d’incendio.
Le parti metalliche conducono infatti le alte temperature all’interno della sezione. Inoltre, all’aumentare della temperatura, diminuiscono rapidamente le loro proprietà meccaniche.
Se non considerato, può causare un collasso non previsto della connessione.
PERCHÉ IL LEGNO RESISTE AL FUOCO?
spessore carbonizzato
sezione residua
perimetro iniziale
zona carbonizzata
zona alterata
Il legno è un materiale combustibile che può essere completamente distrutto se esposto a sorgenti di calore esterne di durata e intensità elevate. Tuttavia:
• il legno è un materiale igroscopico contenente acqua, elemento che rallenta notevolmente la penetrazione del calore all’interno della sezione, anche a fronte di temperature esterne molto alte;
• lo strato carbonizzato funziona come uno schermo alla penetrazione del calore verso l’interno della sezione, in quanto i gas caldi prodotti durante la pirolisi rallentano l’incremento della temperatura nello strato stesso.
Se si osserva la sezione di un elemento in legno, dopo che è stato sottoposto ad un carico di incendio, si possono individuare 3 strati:
• una zona carbonizzata che corrisponde allo strato di legno ormai completamente interessato dal processo di combustione;
• una zona alterata non ancora carbonizzata ma che ha subito aumenti di temperatura oltre i 100°C, che si assume abbia resistenza residua pari a zero;
• una sezione residua che mantiene intatte le proprietà di resistenza e di rigidezza iniziali.
Fattore di riduzione
delle caratteristiche resistenti
leghe leggere
Istante t=0
entrambi i materiali hanno una resistenza pari al 100%
Istante t=10 min
per l’acciaio la resistenza si è ridotta al 20% mentre per il legno è ancora all’85%
tempo (minuti)
sezione 50 x 50 mm
Istante t=20 min
l’acciaio è collassato e non ha più resistenza mentre per il legno è rimasto un 65%
ACCIAIO e LEGHE LEGGERE: andamento delle caratteristiche resistenti degli elementi metallici sottoposti ad incendio normalizzato (indipendentemente dalle dimensioni della sezione).
LEGNO: andamento delle caratteristiche resistenti degli elementi in legno sottoposti ad incendio normalizzato (la curva varia al variare delle dimensioni della sezione).
curva d’incendio standard ISO 834
CONNETTORI METALLICI
L’acciaio ha una conducibilità termica molto maggiore del legno: se esposto alla stessa fonte di calore, si scalderà molto più velocemente rispetto al legno e trasmetterà il calore anche all’interno della sezione, generando uno strato carbonizzato interno.
DIAMETRO
Cosa influenza il comportameto al fuoco di un connettore?
Maggiore è il diametro del connettore, maggiore sarà il calore che trasmetterà all’interno del legno
bullone Ø20 esposto ad una fonte di calore

LUNGHEZZA
vite Ø12 con testa esposta ad una fonte di calore

Anche la lunghezza, così come il diametro, il materiale e il tipo di testa della vite condiziona la trasmissione di calore.
Più la vite è lunga, più le temperature si abbassano perché la punta del connettore è distante dalla fonte di calore e si trova in una zona di legno più fredda.
punta della vite a 200°C
punta della vite a 20°C

MATERIALE

A parità di geometria, l’acciaio inox si comporta meglio rispetto all’acciaio al carbonio. Avendo un coefficiente di conducibilità minore, le temperature lungo la vite in acciaio inox sono più basse e la zona carbonizzata attorno ad essa è minore.
parametro influenza sul comportamento al fuoco peggior comportamento miglior comportamento
LUNGHEZZA significativa
L’IMPORTANZA DELLA PROTEZIONE
Coprire la testa della vite o proteggere il metallo dall’esposizione diretta al fuoco porta notevoli benefici in termini di propagazione del calore e di profondità di carbonizzazione.
La profondità di carbonizzazione può essere infatti ridotta variando la profondità di infissione della testa nel legno: maggiore è l’infissione nel legno, minore sarà la profondità di carbonizzazione. Coprendo poi la testa con un tappo di legno, la carbonizzazione lungo la vite sarà nulla.
variabili:
configurazione iniziale
s i: spessore di infissione delle testa nel legno
s c: spessore di carbonizzazione
s i = 0 mm
dopo l’esposizione al fuoco
s c = 30 mm

s i = 10 mm s c = 20 mm
s i = 20 mm
s i = tappo = 20 mm
si si si
s c = 10 mm s c = 0 mm



Rif. N. Werther, M. Gräfe, V. Hofmann, S. Winter „Untersuchungen zum Brandverhalten von querkraft- beanspruchten Verbindungen bei Holzbaukonstruktionen, Neuentwicklung und Optimierung von Verbindungssystemen und allgemeinen Konstruktionsregeln, 2015“
TIPO DI TESTA bassa
RESISTENZA AL FUOCO
La resistenza al fuoco indica l’attitudine di un elemento costruttivo a mantenere la stabilità strutturale durante un incendio per un periodo determinato, conservando la capacità di compartimentazione dai fumi e gas caldi generati dalla combustione. Il fine primario della resistenza al fuoco è garantire la capacità portante della struttura in condizioni d’incendio. Le caratteristiche che devono essere mantenute durante l’azione del fuoco sono indicate da tre lettere:
R
I
IERcapacità portante
attitudine dell’elemento da costruzione a mantenere la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco
tenuta attitudine dell’elemento da costruzione a non lasciar passare fiamme, vapori e gas caldi verso il lato non esposto al fuoco
isolamento termico
attitudine dell’elemento da costruzione a limitare la trasmissione del calore verso il lato non esposto al fuoco
La sigla di resistenza al fuoco è seguita da numeri indicanti i minuti di stabilità in caso di incendio.
REI120
R60
la resistenza meccanica, la tenuta ai fumi e l’ isolamento termico dell’elemento sono mantenuti per 120 minuti (2h) dallo scoppio dell’incendio
la resistenza meccanica dell’elemento è mantenuta per 60 minuti dallo scoppio dell’incendio
Agli elementi strutturali a sviluppo lineare come pilastri e travi è richiesta solo la capacità portante (R); a solai e pareti delimitanti un compartimento, sono richieste tutte e tre le caratteristiche (REI).
TEST IN SCALA REALE
In collaborazione con RISE - Research Institutes of Sweden abbiamo condotto dei test su scala reale per determinare il valore EI di alcuni tra i più diffusi giunti nell’edilizia in legno.

PROGETTI DI RICERCA
I nostri prossimi progetti di ricerca saranno incentrati sullo studio del comportamento al fuoco dei nodi più diffusi nel mondo delle costruzioni in legno. Il nostro obbiettivo, infatti, è studiarli sotto ogni punto di vista considerando sia gli aspetti statici sia di tenuta e isolamento termico, per capire come cambia la risposta del giunto durante un incendio in relazione agli elementi presenti.
LA MIGLIOR DIFESA? È PASSIVA!

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PROTEZIONE AL FUOCO
GIUNZIONI NON PROTETTE(1)
LEGNO-LEGNO
viti
tfi,min ≥ 28 mm
chiodi
Proteggiamo le strutture in legno
viti
tfi,min = 28 + 70 mm
chiodi
tfi,min ≥ 28 mm
tfi,min = 28 + 70 mm
Per le unioni con viti o chiodi è possibile incrementare la resistenza al fuoco (Rtd) fino a 60 minuti aumentando tutte le dimensioni degli elementi in legno.
LEGNO-ACCIAIO
tfi,min ≥ 55 mm
tfi,min ≥ 60 mm
Si può implementare la resistenza al fuoco fino a 120 minuti aumentando le dimensioni degli elementi in legno (tfi) e le distanze dai bordi degli elementi metallici.
Per le giunzioni ACCIAIO-LEGNO con piastra esposta: si applicano le regole valide per le strutture in acciaio (EN 1993-1-2).
(1) Nuova generazione Eurocodici EN 1995-1-2:2025 (n.d.)
bulloni spinotti
GIUNZIONI PROTETTE
Si possono incrementare le resistenze al fuoco progettando dei sistemi di protezione al fuoco parziali o totali. Questi sistemi di protezione possono essere rivestimenti in legno (es. tasselli in legno), pannelli di legno o cartongesso (tipo A, H o F).


PARZIALI
Il sistema parziale protegge la connessione solamente per una parte del tempo di resistenza al fuoco richiesto (es. richiesta una resistenza di 60 minuti, il pannello resisterà al fuoco per 45 minuti, gli altri 15 minuti dovranno essere garantiti dall’unione non protetta) .

TOTALI

Il sistema totale protegge la connessione per tutto il tempo richiesto (es. richiesta una protezione di 60 minuti, il pannello resisterà al fuoco per 60 minuti).
ESEMPIO DI CALCOLO SPESSORE TAPPO IN LEGNO - PROTEZIONE PARZIALE
[cap. 6.2.1.2 EN 1995-1-2:2025]
La profondità dei tasselli 1 e lo spessore dei pannelli 2 devono essere calcolati in base alla resistenza al fuoco desiderata.
a fi = ß n · 1,5 · (treq - Rtd)
dove:
a fi = spessore pannello/tassello
Rtd = resistenza al fuoco del connettore non protetto treq = resistenza al fuoco desiderata
ß n = 0,8 per legno massiccio di conifera, 0,7 in tutti gli altri casi
Protezione spinotti con tappi in legno R60:
a fi = 0,7 · 1,5 · (60 - 20) = 42 mm
N.B. La profondità di penetrazione nel legno degli elementi di fissaggio di pannelli di protezione deve essere ≥ 6 d (≥ 10·d nel caso di cartongesso Tipo F).
CARICHI IN CASO DI INCENDIO
Durante un evento eccezionale come un incendio, i carichi che agiscono sugli elementi strutturali risultano essere minori rispetto ai carichi utilizzati per la progettazione degli elementi strutturali agli stati limite ultimo (che vengono aumentati attraverso dei coefficienti)(1)
ESEMPIO
La neve su di una copertura durante un incendio tende a sciogliersi e quindi il peso che grava sulla struttura è minore; allo stesso modo, durante un incendio, le persone escono dai locali, tramite le vie di fuga, facendo diminuire il carico accidentale di categoria, agente sugli elementi strutturali.
carico della neve in fase di progettazione
Parte di copertura non interessata dall’incendio (neve ancora presente)
sovraccarico accidentale di categoria in fase di progettazione (stima del peso delle persone)
INCENDIO

carico della neve minore in condizioni di incendio
Parte della copertura interessata da un incendio (assenza di neve)
sovraccarico accidentale di categoria minore in condizioni di incendio
(1) Nella progettazione all’incendio questa differenza è considerata utilizzando dei coefficienti di combinazione dei carichi (determinati statisticamente) minori rispetto a quelli per la progettazione agli SLU.
SLU (STATO LIMITE ULTIMO)
VITI CARICATE ASSIALMENTE
COEFFICIENTE DI RIDUZIONE DELLA RESISTENZA
Essendo soggette ad un carico minore rispetto a quello utilizzato per progettare le connessioni in condizioni normali, è accettabile che anche la resistenza della connessione in condizioni d’incendio sia minore:
ηk,fi = Rk,fi/Rk
ηk,fi coefficiente di riduzione della resistenza in condizioni d’incendio
Rk resistenza caratteristica della connessione in condizioni normali
R60
R90
R120
Rk,fi resistenza della connessione in condizioni di fuoco
a1 distanza minima tra l’asse della vite e il bordo della trave
Determinazione di a1 a partire dal coefficiente η scelto e dalla resistenza al fuoco desiderata.
Per ηk,fi = 0,5
R90
R60 R30 a1 = 32 mm a1 = 57 mm a1 = 82 mm
DETERMINAZIONE DELLA SEZIONE IN CONDIZIONI DI INCENDIO(1)
Dopo aver determinato a1 è possibile calcolare la sezione minima in condizioni di incendio.
a 1= a 2,CG
a3 ≥ a 1
a1 a1 a3
ESEMPIO DI CALCOLO
DATI DI PROGETTO
TRAVE PRINCIPALE
B HT base trave principale
126 mm
H HT altezza trave principale 245 mm
legno GL24h ( ρ k= 385 kg/m3)
TRAVE SECONDARIA
b NT base trave secondaria 105 mm
h NT altezza trave secondaria 245 mm
legno GL24h ( ρ k= 385 kg/m3)
Angolo nel piano verticale α=0 °
Angolo nel piano orizzontale β=0 °
CONNETTORE TUTTO FILETTO A TESTA CILINDRICA
L lunghezza vite
b lunghezza filetto
300 mm
290 mm
d 1 diametro nominale 11 mm
VERIFICA
Lunghezza filettata lato testa: S g,HT = 135 mm; Lunghezza filettata lato punta: S g,NT=135 mm;
SCELTA COEFFICIENTE DI RIDUZIONE DELLA RESISTENZA
η K,FI scelto pari a 0,5
RESISTENZA CARATTERISTICA DEL CONNETTORE IN CONDIZIONI STANDARD:
F V,RK = 26,52 kN
RESISTENZA CARATTERISTICA DEL CONNETTORE IN CONDIZIONI FUOCO:
F V,RK,FI = ηk,fi· F V,RK = 0,5 · 26,52 kN = 13,26 kN
GEOMETRIA “FREDDA” R0
b NT base trave secondaria 105 mm
h NT altezza trave secondaria 245 mm
a CROSS
RESISTENZA AL FUOCO R30
b NT base trave secondaria +0 mm 105 mm
h NT altezza trave secondaria +11 mm 256 mm
a CROSS
a 2,CG = a 1
mm a3 ≥ a 1 44 mm
RESISTENZA AL FUOCO R60
b NT base trave secondaria +26 mm 131 mm
h NT altezza trave secondaria +24 mm 269 mm
a CROSS 17 mm
a 2,CG = a 1 57 mm
a3 ≥ a 1 57 mm
RESISTENZA AL FUOCO R90
b NT base trave secondaria +76 mm 181 mm
h NT altezza trave secondaria +49 mm 294 mm
a CROSS 17 mm
a 2,CG = a 1 82 mm
a3 ≥ a 1 82 mm
DISTANZE MINIME IN CASO DI INCENDIO
VITI INCROCIATE INSERITE CON UN ANGOLO α RISPETTO ALLA FIBRA(1)
a2,CG aCROSS
VITI INSERITE CON E SENZA PREFORO
VITI IN TRAZIONE INSERITE CON UN ANGOLO α RISPETTO ALLA FIBRA(1)
Valori calcolati utilizzando η k,fi = 0,5 | a 2,CG = a1 secondo EN 1995-1-2:2025
(1) Nuova generazione Eurocodici EN 1995-1-2:2025 (n.d.)
(2) Per giunzioni trave secondaria-trave principale con viti VGZ d = 7 mm inclinate o incrociate, inserite con angolo di 45° rispetto alla testa della trave secondaria, con un’altezza minima della trave secondaria pari a 18 d, la distanza minima a2,CG può essere presa pari a 3 d1
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APPLICAZIONI E CONNETTORI
CONNETTORI A FILETTO PARZIALE
RESISTENZA
Concentrazione delle tensioni nell’area localizzata in direzione del carico. Resistenze legate al rifollamento delle pareti del foro nel legno ed al piegamento della vite.
VITI SOLLECITATE A TAGLIO
RESISTENZA PROPORZIONALE AL DIAMETRO
RIGIDEZZA
• spostamenti elevati
• bassa rigidezza
• elevata duttilità




CONNETTORI A FILETTO TOTALE
RESISTENZA
Sollecitazioni distribuite lungo l’intera superficie filettata. Resistenze elevate legate al cilindro di legno interessato dalle tensioni tangenziali.
CONNETTORI SOLLECITATI ASSIALMENTE
RESISTENZA PROPORZIONALE ALLA LUNGHEZZA FILETTATA
RIGIDEZZA
• spostamenti limitati
• elevata rigidezza
• ridotta duttilità




CONNETTORI A CONFRONTO
CONNESSIONE TRAVE-TRAVE
Connessione di due travi in legno lamellare (GL24h) di altezza H = 200 mm sollecitate da un carico parallelo alla fibra. Dimensionamento secondo EN 1995-1-1:2004/A2:2014.
SOLUZIONE A
Vite a filetto parziale TBS Ø8 x 300 mm 4 connettori
RESISTENZA
Rv,k = 14,4 kN
SOLUZIONE B
Vite a filetto totale VGZ Ø9 x 400 mm 1 connettore
Rv,k = 14,9 kN
Sono richiesti 4 connettori a filetto parziale per eguagliare la resistenza a scorrimento di 1 vite a filetto totale inclinata a 45°.
RIGIDEZZA
K ser = 6,1 kN/mm
K ser = 29,4 kN/mm
La giunzione realizzata con connettori a filetto totale risulta molto rigida: a parità di sollecitazione, si avranno deformazioni inferiori a quelle del caso con connettori a filetto parziale.
CONNESSIONE CON CONNETTORI INCROCIATI
La forza di taglio verticale F va a ripartirsi sui connettori installati a 45° sollecitandoli assialmente.
FILETTO TOTALE
1 vite in trazione 1 vite in compressione
FILETTO PARZIALE
La porzione filettata garantisce ottime prestazioni sia a trazione che a compressione e consente di raggiungere una resistenza globale elevata.
La testa della vite non resiste a compressione (si sfila dal legno) ed offre resistenza limitata a trazione (penetrazione < estrazione filetto).
CONNETTORI A FILETTO PARZIALE
Viti sollecitate a taglio: resistenza proporzionale al diametro
CONNESSIONE LEGNO-LEGNO
CONNESSIONE METALLO-LEGNO


LEGENDA:
inserimento senza
inserimento con preforo


applicazione non consigliata ma possibile con accorgimenti specifici
SOFTWOOD
SOFTWOOD
HARDWOOD
HARDWOOD
HBS PLATE
HBS PLATE EVO HBS PLATE A4



no metallolegno senza rondella
Si considerano viti strutturali (Ø ≥ 6mm)
CONNETTORI A FILETTO TOTALE
Connettori sollecitati assialmente: resistenza proporzionale allalunghezza
CONNESSIONE LEGNO-LEGNO
CONNESSIONE METALLO-LEGNO
applicazione metallo-legno non consigliata
applicazione metallo-legno non consigliata
applicazione metallo-legno non consigliata
LEGENDA:
inserimento senza preforo inserimento con preforo
applicazione non consigliata ma possibile con accorgimenti specifici
HARDWOOD


Si considerano viti strutturali (Ø ≥ 5 mm)
HARDWOOD
HARDWOOD
Soluzioni appropriate per numerose combinazioni di materiali e densità
CONNESSIONE LEGNO-LEGNO
pino termotrattato
larice frassino termotrattato
larice siberiano rovere iroko
teak itauba bangkirai melagangai
ipe massaranduba bambù termotrattato
LEGENDA:
inserimento senza
inserimento con preforo
Si considerano viti per decking (Ø ≤ 6mm)
CONNETTORI PER CONNESSIONI IBRIDE
RONDELLA E METALLO-LEGNO

HUS VGU
SOFTWOOD-HARDWOOD CALCESTRUZZO-LEGNO

LEGNO-METALLO

Rondelle certificate per applicazione con vite a testa svasata.

HBS HARDWOOD
Vite certificata per connessioni ibride fra elementi in softwood e in BeechLVL.
SBS-SPP
Consentono il fissaggio di elementi in legno a sottostrutture metalliche.
LEGNO-METALLO-LEGNO

CTC
Connettore certificato, software di calcolo disponibile.
SOFTWOOD-HARDWOOD

VGZ HARDWOOD
Vite certificata per connessioni ibride fra elementi in softwood e in BeechLVL.
LEGNO-ISOLANTE-LEGNO

DGZ
Consente il fissaggio sia di isolante rigido che morbido.
SBD - SBD EVO
Spinotto autoforante: consente di forare piastre fino a 10 mm di spessore.

SBS-SPP
Ideali per il fissaggio di sistemi di solaio composito legno-metallo-legno con lamiera grecata.
MATERIALI
Fino a 200 anni fa il legno era il materiale più utilizzato per le costruzioni; in seguito è stato sostituito da acciaio e calcestruzzo. Il legno come “materiale da costruzione” si è evoluto negli ultimi 100 anni, con l’introduzione di materiali incollati (GLT, CLT e LVL).
Si distinguono due macro categorie: legni di conifere (softwood) e legni di latifoglie (hardwood).
LEGENDA:
SOFTWOOD strutturale
HARDWOOD strutturale
Cedro
Solid timber
GLT
Glued Laminated Timber
CLT
Cross Laminated Timber
LVL
Laminated Veneer Lumber
Pino radiata
Betulla
Rovere Faggio
Pino Douglasia (D Fir)
Bamboo
SPF (abete-pino-abete)
Larice
Abete
Iroko Frassino
Teak
Wenge
Eucalipto
Bangkirai
Ipè
Massaranduba
ROTHOBLAAS CONSIGLIA
LEWIS
PUNTE PER FORI PROFONDI IN LEGNI DOLCI E LEGNI DURI EUROPEI

SNAIL HSS
PUNTE ELICOIDALI PER LEGNI DURI, PANNELLI LAMINATI E ALTRI MATERIALI
OSB
Oriented Strand Board
densità caratteristica
densità media
Decking Decking boards


Come installare correttamente?

PRATICA
DISTANZE MINIME E PREFORO
DISTANZE E SPAZIATURE MINIME
Il posizionamento delle viti all’interno dell’elemento in legno deve tener conto dell’interazione che si esplica fra i due elementi.
L’impiego di adeguate distanze e spaziature minime fra le viti evita fessurazioni dell’elemento ligneo e meccanismi di rotture fragili della connessione.
spaziatura fra le viti non sufficiente

distanze da bordi ed estremità non adeguate

INDICAZIONI SU DISTANZE E SPAZIATURE MINIME per le viti, con e senza preforo e su diversi supporti, disponibili sul catalogo “Viti e connettori per legno” www.rothoblaas.it
PREFORO E FORO PILOTA
Il preforo consente di inserire la vite con meno sforzo e minimizzare il danno nel legno. Il preforo viene realizzato per l’intera lunghezza della vite.
Generalmente l’inserimento con preforo consente di poter adottare spaziature e distanze minime ridotte
inserimento senza preforo

La porzione di legno interessata dall’inserimento della vite è maggiore nel caso in cui non venga effettuato il preforo.
inserimento con preforo

Le viti possono essere posizionate a distanza ridotta perché non risentono dell’interazione reciproca.
I fori pilota o fori guida vengono utilizzati per facilitare l’inserimento delle viti. Hanno lunghezza limitata (solitamente 40-80 mm) . Vengono consigliati nell’installazione di viti lunghe o quando è necessario assicurare inclinazione molto precisa di inserimento.
DIAMETRO DEL PREFORO
La dimensione del preforo dipende dalla geometria della vite e dal tipo di legno su cui si installa (per indicazioni più specifiche sui materiali si veda pag. 55).
dv,rec il diametro consigliato del preforo
dv il diametro del preforo
d 2 il diametro del nocciolo
d 1 il diametro nominale
dv ≤ d2
d s il diametro del gambo
d 1 il diametro nominale
d 2 il diametro del nocciolo
ds ≥ dv ≥ d2
dv < dv,rec
rottura
dv > dv,rec
Fax <<
(1) ETA-11/0030.
Lo sforzo sulla vite durante l’inserimento supera la resistenza torsionale della vite.
Una porzione di filetto non è contatto con il legno; la resistenza ad estrazione diminuisce.
SOFTWOOD
HARDWOOD
MOMENTO DI INSERIMENTO
Per penetrare il legno, la vite deve vincere la sua forza di resistenza.
Lo sforzo durante l’avvitamento (momento d’inserimento - Rtor) è legato alla geometria del connettore ed al materiale del supporto. Per evitare rotture, è necessario che lo sforzo sulla vite non eguagli o superi la sua resistenza intrinseca a torsione (f tor). Secondo la normativa (1) è necessario garantire un rapporto torsionale di avvitamento minimo pari a 1,50 (ftor,k / Rtor,mean ≥ 1,5).
Si riporta nei grafici sottostanti l’andamento del momento di inserimento per viti applicate in condizioni differenti, sia a livello di legno impiegato che di tipologia di preforo.
inserimento tipo A
SENZA preforo (LV = 0 mm)
inserimento tip o B
CON preforo di lunghezza LV = L/2
inserimento tipo C
CON preforo di lunghezza LV = L
ftor,k
ftor,k ≥ 1,5 Rtor,m
L’inserimento dei connettori su supporti con densità limitata può avvenire anche senza preforo.
Lo sforzo sulla vite, infatti, si mantiene sempre entro i limiti di sicurezza [ A-B - C ].
L’utilizzo di un foro pilota facilita l’inserimento e assicura alla vite la giusta direzione.
ftor,k
ftor,k ≥ 1,5 Rtor,m
Le viti ”standard” per poter essere inserite su legni duri necessitano di preforo [ C ]; in caso contrario, si rischia la rottura [ A ].
Una lunghezza limitata di preforo [ B ] consente di diminuire lo sforzo sulla vite ma non preclude la possibilità di rottura.
Le viti con geometria specifica per legni duri (viti HARDWOOD) possono essere applicate senza preforo [ A H ].
SOFTWOOD
HARDWOOD
IMPULSE e IMPACT : YES or NO?
Rothoblaas ha condotto, in collaborazione con l’Università di Innsbruck, una campagna sperimentale con l’obiettivo di valutare l’influenza dell’utilizzo di differenti avvitatori sulle proprietà meccaniche delle viti (es. resistenza a trazione) e sul momento d’inserimento.
VITI TESTATE MATERIALI
filetto parziale

HBS Ø6 - Ø8

TBS Ø10


filetto totale
VGZ Ø7 - Ø9
VGS Ø11 - Ø13
L fino a 800mm
RESISTENZA A TRAZIONE
GLT
Glued Laminated Timber
CLT
Cross Laminated Timber
Si sono confrontate le resistenze a trazione di viti mai utilizzate (campioni di riferimento) con quelle di viti installate su elementi in legno (inserite e poi estratte con differenti avvitatori).
La resistenza a trazione non è legata al tipo di installazione: come riportato nel grafico a lato, le divergenze, inferiori al 2%, sono presumibilmente legate alla variabilità intrinseca degli elementi lignei utilizzati e non all’avvitatore impiegato.
AVVITATORI
avvitatore standard
avvitatore a percussione
avvitatore ad impulsi



MOMENTO
DI INSERIMENTO
L’impiego di un avvitatore ad impulsi/a percussione non provoca variazioni sostanziali nella resistenza d’inserimento rispetto all’installazione con avvitatore “standard”. Il rapporto caratteristico di torsione (ftor,k / Rtor,MW) si mantiene sempre entro i limiti previsti dalla norma.
ftens ftens ftens
ftens,meas
ftens,k
Rtor,meas
ftor,k
ftor,k ≥ 1,5
Rtor,MW
ACCREDITED TEST REPORT (202011-0088) “Influence on the tension strength of screws type HBS, TBS, VGS and VGZ by the use of different screw-in devices “disponibile sul sito www.rothoblaas.it
CONNESSIONE LEGNO -LEGNO
Nel caso di viti impiegate in connessioni strutturali legno-legno (softwood) è possibile adottare anche un avvitatore ad implusi/a percussione per l’installazione.
Una corretta installazione garantisce prestazioni strutturali e relative resistenze delle viti autoforanti parzialmente o completamente filettate nelle connessioni legno-legno e metallo-legno.
Non martellare le viti per inserire la punta nel legno.
La vite non può essere riutilizzata.
In generale si consiglia di inserire il connettore in un’unica operazione, senza effettuare arresti e ripartenze che potrebbero creare stati di sovrasollecitazioni nella vite.
Selezionare la dimensione ed il tipo di inserto appropriato. Il supporto per vite CATCH o CATCHL di Rothoblaas può essere utilizzato per garantire che l’inserto rimanga nella cava della testa della vite durante l’installazione.
Consigliabile foro pilota per garantire la corretta direzione di installazione.
Rispettare angolo inserimento.
Consigliabile l’impiego della dima di installazione JIG VGZ 45°.
CONNESSIONE METALLO -LEGNO
La vite non deve venire sollecitata in maniera estrema e quindi non deve entrare in contatto con la piastra in modo violento. Si verificano stati di sovratensione che possono portare a rotture anche successive all’installazione.
Con l’avvitatore ad impulsi/a percussione, determinare il punto preciso di arresto è complesso. La vite viene sollecitata in maniera non continuativa ed è per questo che l’impiego dell’avvitatore ad impulsi/percussione è sconsigliato.
Rispettare angolo inserimento.
Evitare piegamento.
Assicurare il contatto completo tra l’intera superficie della testa della vite e l’elemento metallico.
Consigliabile foro pilota per garantire la corretta direzione di installazione.
Consigliabile l’impiego della dima JIG VGU in accoppiamento con rondella VGU.
Consigliabile l’impiego della dima di installazione JIG VGZ 45°.
CONNESSIONE METALLO -LEGNO
PRESCRIZIONI DI INSTALLAZIONE
CONDIZIONI DI IMPIEGO
Evitare alterazioni dimensionali del metallo legate ad esempio a forti escursioni termiche.
INSERIMENTO
Evitare sollecitazioni accidentali in fase d'installazione.
Evitare fenomeni di ritiro o rigonfiamento degli elementi in legno dovuti a variazioni di umidità.
Evitare piegamento.
Rispettare angolo inserimento. Il montaggio deve essere effettuato in modo tale da garantire che le sollecitazioni siano uniformemente distribuite su tutte le viti installate
SERRAGGIO
Si consiglia di utilizzare avvitatori “standard” e di assicurare il corretto serraggio mediante l’impiego di chiave dinamometrica oppure di impiegare avvitatori “a controllo di coppia”, così da evitare stati di tensioni puntuali e concentrate.
Valori della coppia di serraggio consigliati:
VGS Ø9 VGS Ø11
L < 400 mm VGS Ø11
L ≥ 400 mm VGS Ø13
Mins [Nm] 20 30 40 50 HBS PL Ø8 HBS PL Ø10 HBS PL Ø12
Mins [Nm] 25 35 50
Garantire contatto pieno fra l’intera superficie della testa della vite e l’elemento metallico è buona regola costruttiva.
DOVE PRESTARE PARTICOLARE ATTENZIONE
La testa larga rappresenta un elemento di criticità nell’applicazione metallo-legno e pertanto se ne sconsiglia l’utilizzo.
Una non perfetta complanarità fra la sede metallica e la testa della vite può comportare concentrazioni di sforzo puntuali con conseguenti fenomeni di rottura localizzati.
Il diametro del foro nella piastra deve essere sempre maggiore del diametro esterno della vite, per evitare che il filetto si danneggi in fase di inserimento ed il connettore non esplichi la resistenza ipotizzata.
Assicurarsi che la vite non entri in contatto con l’elemento metallico durante l’inserimento.
FORO NELLA PIASTRA
Foro svasato.
Rondella svasata.
Foro cilindrico.
Rondella VGU inclinata
Foro cilindrico.
Foro svasato inclinato
PRESCRIZIONI COSTRUTTIVE: DECKING
L’attenzione al particolare garantisce la durabilità, l’estetica e la stabilità del rivestimento. Consente inoltre di evitare problematiche di marcescenza, fessurazioni e deformazioni.
DISTANZA FRA LE TAVOLE
• consentire i movimenti del legno
• evitare accumulo di acqua e marcescenza sulla testa delle tavole
• evitare accumulo di sporcizia
SCELTA DEI FISSAGGI
VENTILAZIONE SOTTOTAVOLA
≥7 mm ≥7 mm a a
• garantire estetica
• fissaggio a vista oppure a scomparsa
RESISTENZA STATICA DEL RIVESTIMENTO
• garantire sicurezza e stabilità
• prevedere un opportuno interasse fra gli elementi della sottostruttura (40÷60 cm)
• verificare che vi sia un adeguato livellamento della sottostruttura
• adottare lo stesso materiale per il rivestimento e la sottostruttura
• evitare accumulo di acqua e umidità
• consentire i movimenti del legno
• evitare contatto diretto fra gli elementi
POSIZIONAMENTO DEI FISSAGGI
• evitare fessurazioni delle tavole
• garantire tenuta statica
DISTANZA LATERALE
mm
• consentire i movimenti del legno
• evitare ristagno d’acqua
• evitare aumento localizzato di umidità nel legno
• evitare accumulo di sporcizia
Selezionare correttamente la specie legnosa e la qualità della tavola, sulla base delle esigenze progettuali, evita che si verifichino ritiri, rigonfiamenti, deformazioni differenziali fra gli elementi e svergolamento. Tali fenomeni possono compromettere la corretta funzionalità del sistema di fissaggio.
MOMENTO DELLA COSTRUZIONE
3
ROTHOBLAAS CONSIGLIA


DRILL STOP
SET DI PUNTE PER TRAPANO E SVASATORE CON BATTUTA DI PROFONDITÀ GIREVOLE

CRAB MAXI
STRETTOIO PER TAVOLE
Maniglia girevole per regolazioni precise
Per tendere in una sola volta da 5 a 7 tavole
Apertura da 200 a 770 mm

Terrazze: scegliere la vite giusta e istruzioni per il montaggio
BROAD
PUNTA CON SVASATORE PER KKT, KKZ, KKA

STAR STELLA PER DISTANZE
5 misure più comuni in un unico strumento
Creazione di fughe uniformi
Spessore da 4 a 8 mm



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ANNI DOPO
PRESCRIZIONI COSTRUTTIVE: CANTIERE
Durante il trasporto, lo stoccaggio e l’assemblaggio, gli elementi in legno dovrebbero essere protetti per ridurre al minimo le loro variazioni di umidità residua.
FASE DI CANTIERE: costruzione in corso
In fase di installazione gli elementi in legno presentano contenuti di umidità compatibili con quelli dello stabilimento in cui sono stati prodotti.
FASE INTERMEDIA: la costruzione esposta alle intemperie
best practice per ladell'umiditàprevenzione
con i prodotti giusti senza i prodotti giusti
Se non viene correttamente protetta, in caso di pioggia, l’incremento di umidità dell’aria porta ad un notevole aumento di umidità residua degli elementi in legno.
OPERA FINITA: costruzione ultimata
Gli elementi sono in equilibrio con le condizioni ambientali finali.
Proteggere la struttura dalle intemperie e garantire protezione, soprattutto delle giunzioni, durante la fase di costruzione, consente di non pregiudicare la resistenza dell’opera.
TELONE DI COPERTURA

TRASPIR ADHESIVE 260
MEMBRANA ALTAMENTE TRASPIRANTE AUTOADESIVA

BYTUM SLATE 3500

MEMBRANA BITUMINOSA AUTOADESIVA ARDESIATA


Ogni misura è dotata di un gancio di sollevamento rinforzato per una posa più semplice.
Grazie agli occhielli metallici di fissaggio ogni metro, è possibile fissare il telone sulla copertura.
L’elevata grammatura e il tipo di materiale garantiscono elevata resistenza meccanica e durabilità nel tempo.
Fissando il telone al tetto è importante che tutti gli occhielli siano sempre ancorati in modo che il carico del vento venga ripartito su più occhielli possibili.

AUTOADESIVA
Grazie al collante di nuova generazione, la membrana assicura una buona adesività anche su OSB ruvido.
SIGILLATURA SICURA
La superficie adesiva evita la formazione di flussi d’aria dietro la membrana in caso di rotture accidentali o mancate sigillature.
TRASPIRANTE
Grazie al collante brevettato, la membrana rimane perfettamente traspirante anche se completamente adesivizzata.

POSA FACILE
La finitura in ardesia rende BYTUM SLATE 3500 utilizzabile su pendenze fino a 5° come sottotegola e compatibile con malta e schiuma.
AMPIA GAMMA
Fornibile in 4 colorazioni, per soddisfare diversi campi applicativi e necessità estetiche.
FLESSIBILITÀ
Flessibilità e lavorabilità garantite anche a basse temperature grazie al compound bituminoso modificato con polimeri.

AVVITATORI
La scelta dell’avvitatore è legata alla tipologia e alla dimensione della vite, all’applicazione e al tipo di materiale del supporto.
VITI PICCOLE | Ø3,5-Ø10

• Utilizzo universale per molteplici applicazioni
• Ideale per uso in cantiere grazie al sistema a batteria
• Funzione di percussione commutabile e regolazione del livello della forza di torsione massima per un lavoro preciso
CONSIGLIA
ASB 18
AVVITATORE A BATTERIA A 2 VELOCITÀ

| Ø8-Ø12
CONNETTORI | Ø11-Ø20 VITI
CONSIGLIA

• Trapano avvitatore potente per viti strutturali
• In prima marcia consente l’inserimento di connettori, anche di lunghezza elevata
• In seconda marcia (alta velocità) permette di forare sia elementi in legno che in acciaio

• Motore potente e robusto da 2000W con rotazione destra/sinistra per una potenza di coppia molto elevata in 1° marcia (> 250 Nm)
• Con l’impiego di opportuni adattori consente l’installazione di barre filettate o viti molto lunghe nel legno
B 13 B
TRAPANO AVVITATORE A 2 VELOCITÀ

CONSIGLIA
D 38 RLE
TRAPANO AVVITATORE A 4 VELOCITÀ

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