Sustainable Reconstruction for Aleppo. Informal Settlements.

RICOSTRUZIONE SOSTENIBILE PER ALEPPO

SUSTAINABLE RECONSTRUCTION FOR ALEPPO

Insediamenti Informali Informal Settlements

Elisa Vendemini e Rossella Villani

UniversitĂ IUAV di Venezia Corso di Laurea Magistrale Architettura e Culture del Progetto A.A. 2014 / 2015 prof. Benno Albrecht e prof. Massimiliano Scarpa con la collaborazione di Wesam Asali e Jacopo Galli

indice index

01.

introduzione introduction

02.

aleppo aleppo

03.

insediamenti informali informal settlement

04.

progetto design

05.

conclusioni conclusion

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01.

INTRODUZIONE INTRODUCTION

IL CONFLITTO SIRIANO T H E SY R I A N C O N F L I C T

Cinque anni sono passati dall’inizio della guerra civile siriana. I risultati raggiunti hanno dell’incredibile: in poco meno di duemila giorni si è riuscito a distruggere metà del patrimonio storico-architettonico del paese, simbolo e testimonianza di ciò che la Siria è sempre stata: crocevia di popoli, culture, religioni.

A inizio 2016 l’attuale situazione del conflitto non lascia intravedere alcuno spiraglio di una soluzione a breve termine.

Five years have past since the beginning of the Syrian civil war. So far, what has been accomplished is unbelievable: it took just two thousands days to destroy half of the Nation’s historical and architectural heritage, which had been a symbol and testimony of Syria’s cultural “melting pot” throughout the centuries.

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BREVE SGUARDO SULLA GUERRA CIVILE SIRIANA B R I E F LO O K O N T H E S I R I A N C I V I L W A R

Mentre scriviamo queste parole (febbraio 2016), il formale inizio delle trattative di pace a Ginevra non è riuscito ad interrompere né l’intervento delle forze militari siriane e curde nella regione di Aleppo, né quelle russe o turche, che hanno continuato i bombardamenti aerei cominciati nell’autunno dello scorso anno; i primi sui territori controllati dai terroristi del Jabhat alNusra e dell’ISIL, i secondi su quelli curdi dell’YPG. Nemmeno il Governo ha fatto mancare la propria voce, giudicando ogni aggressione straniera come violazione punibile con la morte.

Parole taglienti che hanno seguito una durissima offensiva portata avanti negli ultimi mesi del 2015 e conclusasi a fine gennaio con la riconquista di molti territori chiave. Ampliando lo sguardo al panorama politico internazionale, è palpabile la tensione tra Russia e Cina, alleati con il governo, da una parte, e USA ed Europa (in parte) che appoggiano le forze ribelli. Il clima è incerto ed è palese, di fatto nemmeno le UN hanno dichiarato quale sarà il ruolo del presidente Assad finito il conflitto.

In questo quadro di forze in opposizione, vi è un altro sistema organizzativo, che agisce in direzione contraria: le ONG e l’ONU coordinano la maggior parte degli aiuti umanitari per i 7.6 milioni di rifugiati presenti all’interno del territorio, spesso in congiunzione con le amministrazioni locali, mentre l’UNHCR tenta di gestire i campi profughi nei paesi limitrofi, che attualmente offrono riparo a più di quattro milioni di persone.

Ma oltre ai danni alla popolazione, in grave

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emergenza è lo stato dei beni immobili, delle infrastrutture, dei servizi. La guerra ha distrutto un quarto delle scuole, più della metà delle strutture sanitarie; la disponibilità di un bene prezioso come l’acqua è diminuita del 50%, la copertura della rete elettrica molto limitata, e per chi ne gode si tratta solamente di qualche ora al giorno.

All’interno di questo panorama, si è già cominciato a puntare lo sguardo su quelli che possono essere i possibili scenari d’intervento futuri ad un conflitto che ha portato grave danno al territorio di un Paese, causato lo spostamento di più di un terzo della popolazione e l’esodo di un quinto.

Finita l’ondata verso l’esterno, come ci si prepara ad una risacca verso l’interno così violenta ed improvvisa?

Figure professionali come quella dell’architetto sono chiamate a rispondere a questa difficile domanda. Tale quesito tuttavia non può trovare una risposta senza compiere una prima fondamentale operazione: una strategia d’intervento non supportata da sufficienti informazioni rischia di fallire approccio, sia qualitativamente che quantitativamente. Ecco perché porre l’accento sulla raccolta di dati sul territorio quali la mappatura dei bombardamenti, il grado dei danni riportati a edifici, servizi e infrastrutture; tutto ciò per comprendere quali sono i luoghi chiave per effettuare una ricostruzione mirata e in loco di impianti produttivi e abitativi; organizzare e gestire i soggetti coinvolti in tali interventi, e in particolar modo garantire che la stessa comunità abbia un ruolo attivo; regolamentare la ripopolazione del

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territorio ricostituendo un efficace sistema burocratico e amministrativo, che diventi garante dei diritti necessari non solo al reinsediamento della popolazione in maniera permanente, ma mirato ad un miglioramento della qualità media della vita rispetto alla situazione pre-conflitto.

Vedere l’altro lato della medaglia, questo è il nostro ruolo: studiare, confrontarsi, cercare insistentemente di trovare le opportunità insite in un territorio dilaniato, diviso dalla guerra, privato della sua storia, e tuttavia ancora vivo. Ciò che questa terra può offrire non è nient’altro che un occasione che possa restituire dignità ad un popolo, il quale ha dovuto portare sulle sue spalle il peso di questi cinque lunghi anni.

A noi sta coglierla.

As we are writing these words (February, 2016), the official peace negotiations in Geneve have been unable to stop the intervention of the Syrian and Kurdish military forces in Aleppo, as well as Russian and Turkish forces, which have been launching arial attacks on the the area since last Fall: the former on Jahbat al-Nusra and ISILcontrolled territories, the latter on those under Kurdish YPG’s influence. The Government has taken a tenacious position on the matter: every foreign aggression shall be punished by death.

Strong words, followed by heavy offensive action begun during the last months of 2015 and ended in January, that successfully won back many key territories. While taking a look at the broader picture of International Politics, what stands out is the evident tension between two sides: Russia and China support the Syrian Government, whereas USA and (in part) Europe back the Rebel forces. The atmosphere is clearly undefined, as even the UN can’t hold a position on the fate of President Assad once the war ends.

In stark contrast to the violence and civil unrest, there are other organizational systems, namely ONG, ONU and UNHCR, that are working constructively: while the first two coordinate most of the humanitarian aid for the 7.6 million refugees in the State (often in conjunction with local

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administrations), the former is dedicated to the estabilishment of refugee camps in neighbouring countries, that currently give protection to more of 4 million people.

The people of Syria are not the only ones suffering: real estate, infrastructures, and other services are all in danger. War has caused the destruction of one fourth of the schools and of more than half of the healthcare structures, water availability has decreased by an astonishing 50%, and electricity is very limited (only a few hours a day). This is a terrible picture of a country that has been devastated by a conflict that has displaced one third of its population and forced out one fifth of it. What will happen in the future? Perhaps sudden and violent undertow?

Professional figures like the Architect are called to answer these demanding questions. This is not an easy matter, however, without a preparatory method. A strategic intervention requires enough data to support it, otherwise it would result in a high risk of failure, both quantitatively and qualitatively. That is why there is a focus on gathering information about the territory, such as bombing mapping, degree of damages of buildings, services and infrastructures: to recognize the key points for focusing in loco reconstructions for residential and productive structures, to organise and supervise the subjects involved in the operations, and above all, to let the local communities have an active role in them. This can be done by regulating the areas being repopulated with efficient administrative and bureaucratic systems.

These systems must guarantee basic rights to the population, not only on creating the permanent resettlement, but to focus on improving life quality compared to pre-conflict conditions.

To see the other side of the coin, this is our task: to study, to give insights, to persistently look for possibilities intrinsic to a territory that has been torn apart, divided by wars, deprived of its own history, and despite all this, still breathing.

The opportuniy that this land can provide is nothing short of reinstating dignity to a population jaded by the burden of the past five years.It is our job to seize this opportunity.

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02.

ALEPPO

IL TERRITORIO URBANO T H E U R B A N T E R R I TO R Y

Nel vasto territorio siriano, nessun luogo fotografa meglio il paese della città di Aleppo. Nel centro storico, nella periferia e nella regione sono presenti e attive le maggiori fazioni coinvolte. Il territorio urbano è spaccato in tre, con l’esercito di Assad, le forze ribelli e lo YPG curdo che si contendono il territorio in un costante spostamento delle linee di controllo.

There is no other place than Aleppo which better depicts Syria and its ample territory. The main factions are active and operative throughout the town center, as well as in the suburbs and across the whole region. The urban area is split between the divisions of Assad’s Army, the Rebel forces and the Kurdish YPG: each of them contending the territory and constantly moving their borders of control.

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L A C I T TÁ C O M E S I M B O LO D E L L A D I V I S I O N E T H E C I T Y A S A SY M B O L O F D I V I S I O N

E’ dal 2012 che la popolazione subisce le conseguenze della lotta, non priva di episodi infami, come i bombardamenti aerei da parte dell’esercito, che utilizzando barili esplosivi di fatto compie attacchi non mirati ma a tappeto, con feriti e morti tra la popolazione; o come i saccheggi perpetrati dalle forze ribelli delle strutture scolastiche e sanitarie. Descritta come il campo della “madre di tutte le battaglie”, la città è simbolo della divisione del paese. Tuttavia anche prima del conflitto Aleppo bene esprimeva la natura socio-economica del paese.

Frutto dell’influenza di nove civiltà diverse che ne hanno detenuto il controllo durante le varie epoche storiche nel corso dei millenni, il centro storico è testimonianza di ognuna di esse. O meglio era, dato che la maggior parte degli edifici istituzionali e religiosi è andata distrutta; il tessuto urbano risalente a epoca romana, comprendente il decumano lungo il quale furono edificati i Souq e la grande Moschea, è stato per gran parte danneggiato gravemente. Oltre alla scomparsa di un immenso patrimonio culturale ciò rappresenta anche un grave colpo economico: nonostante la città sia uno dei più grandi poli produttivi del paese, il settore del turismo, che dava lavoro da solo al 45% della popolazione, risulta ora completamente fermo.

Al di fuori del centro storico il tessuto urbano è espressione di fatto dello stato sociale, con la parte ovest pianificata, ordinata, sviluppatasi lungo gli assi storici della città a partire degli anni ’50, secondo il piano regolatore progettato

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dal francese Gutton, che trova la sua controparte nei quartieri informali ad est, sviluppatisi negli anni ‘70/’80 attorno alle industrie: la maggioranza delle persone che venne ad Aleppo in cerca di occupazione di fatto prese possesso in maniera del tutto illecita delle aree agricole limitrofe alle grandi fabbriche, o edificò abusivamente sulle abitazioni esistenti. Il risultato è che queste aree presentano un tessuto urbano estremamente sconnesso, eterogeneo e con problemi di accesso a servizi base come quello idrico o elettrico. E tuttavia necessario, perciò tollerato. Ad ogni modo nel corso dei decenni successivi si è cercato di regolarizzare queste aree inserendole all’interno di una griglia modello. Questa contrapposizione di impianti urbani rispecchia la divisione delle etnie che le popolano: nonostante la presenza Araba sia omogenea, troviamo Curdi e Turcomanni residenti nelle aree informali, comunità cristiane invece in quelle formali.

Nel corso del conflitto due sono state le aree interessate dai bombardamenti ribelli: uno il già citato centro storico, luogo dei simboli del potere del regime, e la parte est, per la presenza dell’attività industriale. Il tessuto urbano di queste due aree risulta il più colpito, con delle percentuali rispettivamente del 40% per il centro e del 67% per le aree informali.

La suddivisione lungo l’asse est ovest è tuttora mantenuta nel conflitto, con le aree ad est sotto il controllo ribelle e quelle a ovest in mano al governo (unica eccezione il quartiere di Sheikh Maqsoud a nord-ovest, territorio curdo).

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Da questa divisione ne scaturisce un’ulteriore, e cioè la disparità degli aiuti umanitari ricevuti: nella zona ovest, rimasta sotto il controllo del governo, si è riusciti ad evitare il collasso del sistema municipale, che riesce tuttora a garantire una maggiore qualità della vita alla popolazione.

La compresenza di tutti questi aspetti rende il caso Aleppo particolarmente complesso, e quindi terreno ideale per lo studio e lo sviluppo di scenari successivi alla fine del conflitto. L’obbiettivo che si pone il nostro entourage è la produzione di un documento che, partendo dal caso di Aleppo come particolare, ne ricavi dei principi di intervento generali da applicare nelle aree urbane colpite dalla guerra, nell’ottica di raggiungere una qualità della vita media superiore allo scenario pre-bellico, scenari non avulsi rispetto a quelle che sono le tradizioni costruttive locali e gli impianti urbanistici precedenti. Una pluralità di interventi aventi come basi comune la sostenibilità, capaci di adattarsi agli aspetti unici dei singoli casi, con obbiettivo fisso di non espandere ulteriormente la superficie urbana, ma riorganizzare sia quella distrutta sia la sopravvissuta, bilanciando nel processo la densità della popolazione.

The population has been paying the consequences of the conflict since 2012, with peaks of abomination, such as the Army’s carpet bombing with explosive barrels, unconcerned about hitting the innocent people that died or were wounded by the attacks. The city has been called “The Mother of All Battles” and stands as the symbol for the Country’s ongoing discord.

However, Aleppo has been the emblem of the Syrian way since before the current war: a socioeconomic phenomenon of the nine different civilizations that held it in their power across the millennia. The inner city is a clear testimony of every one of them. Or it was, since most part of the institutional and religious structures has been destroyed; a vivid example is the Roman urban fabric, consisting of the decuman along which were built the Souqs and the great Mosque, both

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now severly damaged. Other than underlining the passing away of a great cultural heritage, it also represents the huge hit to the economy. Even though the city is one of the most productive focal point of the whole country, the tourism sector, which was was providing jobs for 45% of the population, is now completely still.

Outside the inner city, the urban pattern is an image of the different social statuses, with the west area being well planned, orderly, developing from the ‘50s along the historical axis of the city, following the town plan designed by the French Gutton. In contrast, the East region hosts the opposite, with informal neighborhoods grown around the factories from the ‘70s and the ‘80s: the majority of the people that came to Aleppo looking for employment de facto illicitly either took possession of the sorrounding farming lands or illegally built on existing dwellings. The result is that these areas have grown into a deeply disconnected and heterogeneous urban fabric, with limited access to basic resources and services like electricity and water. It was nonetheless necessary, and therefore tolerated. During the past decades, however there had been efforts toward the regulation of these areas into an ideal grid.

The contrast arising from these different urban systems reflects the division of the living ethnicities: although the Arabic presence is homogeneous, Kurds and Turkmens inhabit the informal areas, whereas Christian communities reside in the formal ones.

During the conflict, two regions have been the main targets of the Rebel’s bombing: the aforementioned inner city, or the symbol of the regime, and the East side, for the presence of the industrial activity. These areas are the most hit in their urban fabric, with percentages of 40% and 67% respectively.

The East-West partition is being maintained during war time, as the Government control the West area and the Rebels have the East side under its power (the only exception is the Sheik Maqsuod district in the North-West, taken by

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the Kurds). This territorial subdivision gives rise to a further split, i.e. the disparity in humanitarian aid: they were able to avoid the collapse of the municipal system in the West area only, controlled by the Government that can still guarantee better living conditions to that part of the population.

The coexistence of all the aforementioned facets deeply complicates the “Aleppo case�, but it also gives room to the study, the analysis and the development of future scenarios following the end of the conflict.

The main goal of our entourage is creating a documentary evidence that, starting with the particular case of Aleppo, could extract general principles of intervention to apply to urban areas affected by war, in order to guarantee a more suitable quality of life with respect to the prewar scenario; thus taking into account the assimilation of local architectural traditions and previous urban implants. A plurality of operations having roots in the notion of sustainability, and that can be utilized to adapt to the single cases, with a strict focus not on the further expansion of the urban surface, but on a rearrangement of the one destroyed and the one still existing, finely balancing the density of the population in the process.

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03.

INSEDIAMENTI INFORMALI

UNITÁ DI VICINATO NEIGHBORHOOD

Aleppo ha una popolazione di circa 2,4 milioni di abitanti di cui la metà si stima abiti in 22 insediamenti informali di diversi tipi e dimensioni. La città è cresciuta drammaticamente negli anni ‘70 e ‘80, attraverso la migrazione da piccole città e zone rurali per la maggior parte provenienti dalla Siria orientale.

Aleppo has a population of some 2.4 million of which almost half are estimated to live in 22 informal settlements of different types and sizes. The city grew dramatically in the 1970s and early ’80s largely through migration from small towns and rural areas mostly in Eastern Syria.

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U N I TÁ D I V I C I N ATO A S H R A F E Y E H B E N I - Z E I D NEIGHBORHOOD ASHRAFEYEH BENI-ZEID

Ashrafeyeh Beni-zeid

Ashrafeyeh Beni-zeid

Prima occupazione: 1976 I coloni di questa parte di Ashrafieh erano immigrati provenienti dal nord-est della Siria. La zona era originariamente composta da cave di pietra e terreni abbandonati di proprietà di due famiglie.

I proprietari hanno venduto a singole famiglie circa il 70% del terreno, suddividendolo in lotti da 150-200 m². Ancora oggi sono legalmente riconosciute le registrazioni di proprietà. Il restante 30% è stato illegalmente occupato da persone con le stesse origini eniche. In entrambi i casi la terra è stata suddivisa con ampie strade principali e adeguate strade di accesso secondarie.

First settled: 1976 The fist settlers of this part of Ashrafeyeh were migrants, from the north-east of Syria. The area was originally stone quarries and derelict land owned by two families. Some 70% of the land was sold by the owners as 150-200 m² plots to individual households who still have legally recognised receipts and ownership records. The remaining 30% was illegally appropriated by influential people with the same ethnic origins. In both cases the land was professionally subdivided with wide main streets and adequate secondary access roads.

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U N I TÁ D I V I C I N ATO S H E I K H M A Q S O U D NEIGHBORHOOD SHEIKH MAQSOUD

Sheikh Maqsoud

Sheikh Maqsoud

Prima occupazione: 1975 L’area di Sheikh Maqsoud presenta una comunità coesa in cui i residenti condividono le stesse origini etniche. La comunità si è organizzata concentrandosi sulla pulizia delle strade e sull’ estensione delle reti idriche e fognarie. La maggior parte delle persone vive in case a due piani e visto che la disponibilità di spazi vuoti è limitata si favorisce l’espansione verticale. L’acqua e le fognature a disposizione sono scadenti e manca uno spazio ricreativo. Gli standard abitativi sono poveri, le strade sono strette, poco illuminate e in cattivo stato. I servizi sanitari e d’istruzione sono inadeguati.

First settled: 1976 The Western Sheikh Maqsoud area is a cohesive community, with residents sharing the same ethnic origins. Community activities are informally organised and have focused on street cleaning and the extension of water and sewerage networks. Most people live in two-storey houses and the limited availability of empty plots favours vertical expansion. Water and sewerage provision is substandard and there isn’t a lack of recreation space. Housing standards are poor, roads are narrow, badly lit and in a bad state, and education and health services are inadequat.

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U N I TÁ D I V I C I N ATO A L M A A S R A N E Y E H NEIGHBORHOOD AL MAASRANEYEH

Al Maasraneyeh

Al Maasraneyeh

Prima occupazione: 1972 L’insediamento Al Maasraneyeh ha avuto origine su un terreno agricolo vicino al centro di Aleppo.

La maggior parte delle costruzioni sono abitazioni basse auto-costruite e non sono in buona condizione. Tuttavia, la suddivisione è ben pianificata e le strade sono ampie. Non esiste uno spazio vuoto per un ulteriore sviluppo e non esistono spazi aperti. Il traffico è problema sia per la circolazione dei pedoni che per l’inquinamento. Le strade sono in cattivo stato e non sono illuminate adeguatamente. La scuola locale offre una scarsa qualità del servizio e non ci sono cliniche nella zona.

First settled: 1976 The settlement Al Maasraneyeh originated on agricultural land close to the centre of Aleppo .

Most of the houses are self-built lowrise dwellings and not in good condition. However, the subdivision is well planned and laid out and the roads are wide. There is no empty land left for further development and no open spaces. Traffic is a major problem with lorries posing a threat to pedestrians and polluting the air. The roads are in a bad state and are inadequately lit. The local school offers a poor quality service and there is no health clinic in the area.

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U N I TÁ D I V I C I N ATO A L A H I A A A L- J A N O U B E Y E H N E I G H B O R H O O D A L A H I A A A L- J A N O U B E Y E H

Al Ahiaa Al-janoubeyeh

Al Ahiaa Al-janoubeyeh

Prima occupazione: 1965-1970 Costruito al di fuori della città vecchia, si tratta di un insediamento sovraffollato in cui la maggior parte residenti vive in blocchi alti di appartamenti. La parte più meridionale del villaggio è mal suddiviso e le strade lunghe e strette creano problemi di circolazione. La rete fognaria, i servizi di energia elettrica, la scuola e la sanità sono inadeguati; strade e vicoli non sono pavimentati e non ci sono spazi aperti per l’uso ricreativo. I residenti sono di diverse origini etniche e vi sono conflitti all’interno dell’insediamento. E’ presente un elevato tasso di disoccupazione anche se nella zona sono presenti molti laboratori.

First settled: 1965-1970 Built outside the old city, this is an overcrowded settlement with most residents living in high rise blocks of flats. The southern most part of the settlement is poorly subdivided and access along narrow alleyways is a problem. Sewerage, electricity, school and health services are all inadequate; roads and alleyways have poor quality paving and there are no open spaces for recreational use.

Residents are of diverse ethnic and geographical origin and there is considerable conflict within the settlement. Unemployment is a problem though the area has many workshops.

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04.

PROGETTO DESIGN

nuove centralitÀ new centralities

Il progetto ha come obiettivo primario quello di partire dalla rimozione delle macerie delle unitĂ distrutte per ricavare spazi vuoti altrimenti inesistenti nelle aree informali ormai completamente sature. Sfruttando il terreno libero si inseriscono spazi, funzioni e tecnologie tali da rendere possibile, attraverso semplici dispositivi architettonici, una riabilitazione sostenibile attraverso nuove centralitĂ .

The primary goal of the design is starting to remove the units’ destroyed rubbles in order to obtain empty spaces otherwise nonexistent in informal areas, which are now completely saturated. By exploiting free land is possible to create new space, features and technologies that make possible, through simple architectural devices, sustainable rehabilitation through new centrality.

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— i l d i r i t t o d i p r o p r i e tÀ

viene garantito ma viene ricalibrata la densità abitativa.

— p r o p e r t y r i g h t s is gua-

ranteed but the population density will be readjusted.

- i c ata l i z z at o r i u r b a n i e le nuove funzioni pubb l i c h e eviteranno il rischio

di future marginalizzazioni delle aree informali.

- u r b a n c ata ly s t s a n d new public functions

will avoid the risk of informal areas’ future marginalization.

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R I V I TA L I Z Z A Z I O N E D E L T E S S U TO U R B A N O R E V I TA L I Z AT I O N O F T H E U R B A N PAT T E R N

Le scelte urbanistiche adottate privilegiano l’attuazione di una strategia incentrata sul processo di riqualificazione sostenibile all’interno delle aree urbane danneggiate dai bombardamenti, attivando processi virtuosi di riattivazione delle principali infrastrutture e di creazione di servizi pubblici fin ora inesistenti nei quartieri informali. Non si tratta quindi di un semplice recupero della funzionalità urbana ma di una organizzazione attenta e bilanciata di una rete di centralità diffuse nella periferia di Aleppo.

Il progetto punta a esperienze di innovazione sociale attraverso un’analisi critica delle problematiche già esistenti prima del conflitto, fornendo gli strumenti per negoziare i conflitti nello spazio urbano informale e per potenziare con l’utilizzo di metodologie sostenibili le risorse del territorio. Inoltre con il coinvolgimento degli abitanti ai processi di rigenerazione urbana sarà più semplice, attraverso l’uso di spazi pubblici, ripopolare e ricostruire in maniera spontanea il tessuto residenziale circostante. Si auspica quindi che i nuovi servizi e gli spazi aperti siano in grado di portare notevoli benefici in termini di attrattività, fruibilità e vivibilità urbana così da innescare percorsi durevoli di risanamento complessivo di aree segnate da situazioni di profondo disagio urbano.

Avendo posto in maniera chiara gli obbiettivi, e allo stesso tempo impedendo uno scenario che ponesse le basi per un eventuale processo di gentrification, il diritto di proprietà, menzionato nel terzo punto della “Carta della Ricostruzione di

Venezia” sarebbe in grado di garantire anche ai rifugiati che risiedevano nelle aree illegali della città il loro patrimonio senza il rischio di un ricambio radicale di abitanti.

Gli interventi mostreranno cautela evitando l’imposizione delle agende di ammodernamento radicale nelle aree residenziali favorendo invece micro interventi di auto-costruzione spontanea.

Le dimensioni e le quantità delle distruzioni impediscono di pianificare e progettare ogni singola unità per questo si tende a favorire un approccio più frammentario che permette massima flessibilità e continua sperimentazione architettonica.

La rivitalizzazione del tessuto abitativo sarà profondamente influenzato dal ruolo determinante dell’investimento pubblico rispetto alla vitalità e al protagonismo degli investitori privati nel miglioramento delle opere infrastrutturali e nella realizzazione di luoghi pubblici che stimolino un rilancio delle attività economiche e sociale quindi un’immagine rinnovata della città che attraverso la lotta al degrado ambientale cerca di ottenere un’accessibilità più controllata delle risorse idriche ed elettriche fin ora quasi assenti.

The city planning that we opted for privileges a strategy focused on a sustainable regeneration process within urban areas damaged by the bombing, triggering virtuous processes of reactivation of the main infrastructures and the creation of public services that so far didn’t exist

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in slums. Therefore, this is not just a recovery of urban functionality, but also of a careful and balanced organization of a network of widespread centralities on the outskirts of Aleppo. The aims of the project are the experiences of social innovation through a critical analysis of the existing problems before the conflict, providing the tools to negotiate the conflicts in the informal urban space, and to increase land resources through the use of sustainable methods. Furthermore, because of the involvement of the inhabitants in the urban regeneration processes and through the use of public spaces, it will be easier to repopulate and rebuild spontaneously the surrounding residential pattern. Moreover, we hope that the new services and open spaces will be able to bring considerable benefits in terms of attractiveness, accessibility and urban living as well as to start lasting paths of comprehensive rehabilitation of areas marked by deep urban hardship.

Having placed the targets, and preventing a scenario that would set the foundations for a potential gentrification process, the right to property, mentioned in the third paragraph of the “Charter of Venice reconstruction�, would be able to guarantee the assets to the refugees, living in illegal areas of the city, without the risk of a radical change of inhabitants. The interventions will be careful to avoid the imposition of radical modernisation agendas in residential areas, favouring instead micro interventions of spontaneous self-construction. The size and the amount of destruction impede the planning and the design of each single unit. For this reason, a more piecemeal approach, which allows maximum flexibility and continuous architectural experimentation, is preferred.

The revitalization of the residential fabric will be deeply influenced by the decisive role of the public investment as well as the vitality and the leading role of private investors in the improvement of infrastructure and in the creation of publicplace works. Their aim is stimulating a revival of economic and social activities, which will bring a renewed image of the city. Fighting environmental degradation will lead to a more controlled accessibility of water and electricity by far almost absent.

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— inserire nuove funzion i su suoli precedentemente

occupati da tessuto urbano informale, allo scopo di prevenire un incontrollata espansione abitativa. — i n c o r p o r at i n g n e w f u n c t i o n s on previously

informal patterns, to prevent dwellings’ sprawling phenomena.

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— l ’a c c e s s i b i l i tÀ ai luo-

ghi d’interesse viene garantita predisponendo percorsi pedonali.

— a c c e s s i b i l i t y to the pla-

ces of interest is ensured by pedestrian paths.

—

a p e r t i , giardini

s pa z i

pubblici e piazze coperte favoriscono la rigenerazione urbana.

— o p e n s pa c e s , public gardens and covered squares encourage urban regeneration.

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U N A R E T E D I N U O V E C E N T R A L I TÁ A NETWORK OF NEW CENTRALITIES

Durante il processo di analisi delle risorse idriche si è rivelata di primaria importanza la sperimentazione di nuove forme di uso del territorio informale che potesse garantire un efficiente sistema di pompaggio dell’acqua di falda.

Già prima del conflitto il sistema idrico siriano, il quale gestiva la maggior parte delle acque nel sottosuolo, era inadeguato nella distribuzione e scarso di processi di depurazione delle acque reflue. Solo il 40% delle acque di scarto siriane venivano trattate nei pochi impianti presenti nel territorio tra cui il più importante collocato proprio a sud di Aleppo e riutilizzate per l’irrigazione.

La crisi idrica attribuibile per lo più agli inefficienti impianti di depurazione e all’enorme domanda di acqua per uso industriale e domestico è aumentata esponenzialmente durante la guerra attraverso strategie che hanno tagliato intenzionalmente i rifornimenti dall’Eufrate e attaccato gli impianti creando gravi danni al sistema di depurazione soprattutto ad Aleppo portando alla contaminazione dell’acqua potabile. I gravi danni di inquinamento e il conseguente aumento dei prezzi del carburante al mercato nero hanno reso negli ultimi mesi l’acqua bollita un bene quasi inaccessibile alla maggior parte della popolazione assediata. Un litro e mezzo di acqua è arrivato a costare fino a circa 75 sterline siriane (0,40 $).

Inoltre la mancanza di energia elettrica non permette il funzionamento della stazione di pompaggio a Soleiman al-Halabi che di conseguenza fa disperdere l’acqua nel fiume Quweiq.

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La distruzione di un sistema idrico mal funzionante ha posto i presupposti per installare aree di stoccaggio autonome in grado di predisporre spazi che una volta conclusi, potranno essere d’aiuto a una rete di distribuzione efficiente.

Il funzionamento delle nuove torri piezometriche e la riattivazione di quelle già esistenti avverrà grazie ai moderni sistemi di raccolta di energia solare sempre disponibile nel territorio garantendo un approvvigionamento idrico costante. Inoltre la creazione di nuove occasioni di crescita e sviluppo, attente ai temi della qualità della vita e alla riconversione ecologica rifletteranno anche sul tema dell’equità spaziale affiancando a questi importanti catalizzatori urbani delle funzioni pubbliche che tenteranno di abbattere il rischio di future marginalizzazioni e ghettizzazioni delle aree informali poco distrutte a nord e a sud di Aleppo.

During the process of analysis of water resources it has been fundamental the experimentation with new forms of use of informal territory that could guarantee an efficient ground water pumping system. Even before the conflict, the Syrian water system, which ran most of the water in the subsoil, was inadeguate in the distribution and lacked in treatment processes of wastewater.

Only 40% of the Syrian wastewater was treated in the few facilities of the area, including the most important one located south of Aleppo and reused for irrigation. The water crisis, due mainly

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to inefficient sewage treatment plants and the enormous demand for water for industrial and domestic use, has increased exponentially during the war. This happened beacuse of strategies that intentionally cut off supplies from the Euphrates and attacked the plants creating serious damage to the sewage system especially in Aleppo. This brought to the contamination of drinking water. Severe damage of pollution and the resulting increase in fuel prices on the black market have recently made boiled water a resource almost inaccessible to most of the besieged populations.

Half a litre of water went as far as costing about 75 Syrian pounds ($ 0.40). Moreover, the lack of electric energy does not allow the pumping of the station in Soleiman al-Halabi that consequently leads to the dispersion of water in the Quweiq River.

The destruction of a malfunctioning water system has led the requirements to install autonomous storage areas that could arrange spaces that, once concluded, will be helpful to an efficient distribution network. The operation of the new water towers and the reactivation of the existing ones will take place thanks to modern solar energy collection systems always available in the territory, ensuring a perpetual water supply. Furthermore, the creation of new opportunities for growth and development, attentive to issues of quality of life and of ecological conversion, will also reflect on the subject of spatial equity, adding public tasks to these important urban catalysts. These public tasks will attempt to decrease the risk of future marginalization and ghettoization of quite damaged informal areas both on the north and south of Aleppo.

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L A TO R R E D E L L’A C Q U A T H E W AT E R TO W E R La torre dell’acqua è dotata di un serbatoio idrico posizionato alla sua sommità tesa a raccogliere l’acqua tramite da una pompa posizionata alla sua base per poi fornire la stessa a un determinato bacino d’utenza.

The water tower is equipped with a tank placed on the top, using a pump to collect the water at its base which will then be provided to a more specific area.

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sistema idrico La torre piezometrica è composta da una pompa che porta l’acqua fino al serbatoio e da qui arriva all’utenza con una certa pressione (dovuta all’energia potenziale gravitazionale).

Il serbatoio ha una dimensione di 4x4x6 m con una capienza di 96 tonnellate d’acqua calcolati per servire circa 2500 persone, quindi 600 nuclei familiari.

La funzione del serbatoio è quella di accumulare l’acqua prelevata dal sottosuolo per garantire che essa sia sempre disponibile e a pressione ragionevolmente costante durante tutto l’arco della giornata, indipendentemente dalle condizioni di utilizzo della rete che sono molto variabili tra il giorno e la notte e comunque tra i vari momenti della giornata. Tenendo quindi conto di un fattore di contemporaneità si considerano 300 unità in uso nello stesso momento. Vengono quindi consumati 30 l/s. (0,1 l/s per 300 unità).

Il tubo di mandata, che permette di riempire il serbatoio, ha un diametro di 20 cm entro il quale sono collocati due debatterizzatori a raggi UV da 50 m3/h calcolati per soddisfare il consumo di 100 m3/h (300 unità per 3600 secondi). Il tubo che permette di raggiungere l’utenza (il tubo di ritorno) ha una dimensione inferiore: 10 cm di diametro. L’installazione di un impianto fotovoltaico permette di sopperire al consumo elettrico necessario per far funzionare questo sistema, in particolar modo il consumo dovuto alle pompe.

Prendendo in considerazione due pompe da 12 kW e due debatteizzatori da 50 W si ha come somma totale 25 kW. Essi saranno in funzione circa due ore al giorno per un totale di 50 kWh, quindi 18250 kWh consumati in un anno. Sono necessari 50/60 m2 di pannelli solari per fornire energia sufficiente a rendere il funizonamento della torre dell’acqua sostenibile e autonoma.

of water capacity, enough to satisfy the needs of approximately 2500 people, around 600 families.

The tank’s purpose is to store underground water to assure all day long availability at constant pressure, despite network’s usage fluctuations between day/night cycle, and during each day’s various phases. Keeping in mind a simultaneity factor 300 units are considered working at the same time. So the consumption rate is around 30 l per second. (0,1 l/s x 300 units). The tank’s delivery pipe has a 20cm diameter, in which are stored two UV sterilizers, each one has a capacity of 50 m3/h; together they manage to satisfy the 100 m3/h need. The pipe that brings the water to the users has half the diameter of the previous one (10cm). The power needed to keep the system working, especially by the the pumps, is provided with the installation of a photovoltaic electrical system. Taking two 12 kW pumps and two 50 W sterilizers, the system’s total consumption is 25kW. They will be on for two hours every day, meaning 50 kWh/day which leads to 18250 kWh per year. 50/60 square meters of solar panels are needed to provide enough energy to maintain the tower’s funcioning fully autonomous and sustainable.

water system The water tower is composed by a pump which brings water to the tank placed at the top. from here it’s delivered to the users through simple gravity pressure.

The tank’s volume’s around 4x4x6 m, a 96 tons

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FA S I D I R I C O S T R U Z I O N E P O S T G U E R R A POST WAR RECONSTRUCTION PHASE

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M E TO D O D I R I C O S T R U Z I O N E METHOD OF RECONSTRUCTION

L’ elevato grado di distruzione che caratterizza le zone colpite dal conflitto sta producendo un volume sempre maggiore di macerie le quali hanno raggiunto i 9 milioni di metri cubi nel dicembre 2015. La capacità tecnica e finanziaria nel rimuovere il materiale lasciato sul terreno di guerra deve essere immediatamente asserito e l’operazione prontamente intrapresa, evitando perdite di tempo. Presupposto essenziale per la gestione delle macerie è la definizione del ciclo di lavorazione e delle destinazioni delle differenti frazioni: della frazione inerte, che è di gran lunga la maggiore, delle altre frazioni recuperabili ,dei materiali non recuperabili. Una gestione corretta, favorevole rispetto agli obiettivi ambientali e di gestione, richiede la verifica preliminare della possibilità di immediato reimpiego dei materiali inerti in prossimità del luogo di produzione come materia prima, principalmente per ripristino ambientale di cave dismesse la creazione di nuove topografie nelle aree informali totalmente distrutte e l’utilizzo in campo edilizio. Demolire in modo selettivo, raggruppare e movimentare i rifiuti separati per tipologie, avviare ogni frazione al recupero più idoneo o allo smaltimento corretto e far funzionare in maniera efficiente gli impianti di trattamento per ottenere riciclati di qualità permetterà di utilizzare quanto più possibile i materiali recuperati per realizzare le nuove costruzioni. La rilevante quantità di inerti provenienti dalle macerie verranno prevalentemente utilizzate per creare murature a sacco e di contenimento che costituiranno gli spazi pubblici e gli spazi aperti nei quartieri informali meno

distrutti. In modo specifico durante questa fase di rimozione delle rovine e di scavo delle fondazioni il progetto andrà a sfruttare l’abbassamento di quota rispetto al livello stradale esistente per creare degli spazi semi-ipogei. Questo intervento permetterà di innestare un sistema diversificato rispetto al contesto che impedirà la costruzione di ulteriori abitazioni residenziali imponendo al contrario il rispetto del suolo pubblico e delle aree verdi fin ora inesistenti.

Parallelamente a questo processo di recupero deve essere pensato un disegno saggio. Impianti di produzione in loco che, attraverso politiche efficaci ed efficienti, siano in grado di dar vita a una nuova prosperità economica e occupazionale, garantendo al contempo l’integrazione sociale e il miglioramento delle condizioni ambientali.

In questo caso specifico la strategia d’azione del progetto permette la riattivazione delle aree industriali confinanti con gli insediamenti informali evitando, almeno nel primo periodo post bellico, problemi e costi d’importazione delle materie prime. Facendo riferimento a questa importante fase si è potuto pensare all’utilizzo di sistemi automatizzati per la realizzazione delle coperture ventilate degli spazi pubblici. Le varie parti saranno create attraverso processi continui di pultrusione, i quali trattano matrici polimeriche, sia termoindurenti che termoplastiche, permettendo il simultaneo utilizzo di diversi materiali di rinforzo. La facilità nella lavorazione e nell’assemblaggio di questo materiale garantiscono una rapida ed efficace riuscita, anche per reticolari spaziali di ampie dimensioni. Inoltre

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le caratteristiche termicamente isolanti e di resistenza ai raggi UV rendono la struttura idonea ai parametri climatici della zona geografica.

Consecutivamente a questa fase saranno riattivate le industrie tessili locali, che potranno collaborare al processo ricostruttivo fabbricando vari materiali tessili per il rivestimento delle strutture reticolari che andranno a costituire la copertura. I tessuti gestiscono i vari gradi di ombreggiamento e di permeabilità degli edifici, rendendo superflua qualsiasi forma di illuminazione artificiale. La massima flessibilità nella gestione degli apporti di luce e degli spazi permette inoltre di gestire diversi tipi di funzioni in luoghi pensati secondo schemi semplici ad una sola altezza.

The high level of destruction that characterizes the zones affected by the conflict is producing an increasing volume of rubble which have reached 9 million cubic meters in December 2015. The technical and financial capacity in removing the material left on a war ground must be immediately implemented and the operation must be undertaken promptly, avoiding loss of time. The essential prerequisite for the management of the rubble is the definition of the working process and the locations of the different element: the aggregates, the recoverable and non-recoverable materials. Proper management, which favors environmental objectives, requires a preliminary verification of the possibility of immediate re-use as raw material of inert materials near production areas, mainly for environmental restoration of disused quarries, the creation of new topographies in informal areas totally destroyed and re-use in the building sector. To demolish selectively, regroup and move the waste separated by type, to start each fraction at the most appropriate recycling or proper disposal and to operate in an efficient treatment plants allows to obtain high quality recycled materials to make new buildings. The significant amounts of inert materials obtained from the rubble will be mainly used to build load-bearing and containment walls that will form public spaces and open spaces in destroyed little informal neighborhoods. At this stage of pre-war homes’ removal of the ruins and excavation pits, the project will exploit the lowe-

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ring ground’s altitude beneath the streets’ one.

This action engages a different system compared to the context, that will prevent the construction of additional residential homes, instead suggesting respect of public land and green areas, so far non-existent.

Parallel to this recovery process, by creating a wise design of the production facilities on site, and through effective and efficient policies, it is possible to create new employment and economic prosperity while ensuring social integration and the improvement of environmental conditions. In this case theproject strategy allows the reactivation of industrial areas close to the informal settlements, avoiding, at least during the first post-war period, imported raw material costs and transportation problems. Thanks to this key phase it was possible to think about the use of automated systems for the realization of ventilated covers for public spaces. The different parts will be created through continuous pultrusion processes which treat both thermosetting and thermoplastic polymer matrices, allowing simultaneous usage of different reinforcing materials.

This material’s eased processing and assembly ensure a rapid and effective success even for large spatial trusses.

Consecutively at this stage local textile industries will be reactivated, in order to collaborate in the reconstruction process, manufacturing various textile materials for the coating that constitute the cover of truss structures. The tissues regulate different degrees of shading and permeability of buildings, making superfluous any form of artificial lighting. The maximum flexibility in the management of the contributions of light and the spaces also allows to manage different types of functions, in single height places designed with a simple plan.

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PUBLIC SPACE OUTDOOR

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PUBLIC SPACE INDOOR

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WATER TOWER

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CONCLU SI O N I CONSLU SI O N

nuove considerazioni new considerations Il progetto presentato non vuole essere un punto di arrivo, piuttosto ha l’intento di aprire nuove riflessioni su tematiche relative alla ricostruzione delle città colpite da eventi bellici. Partendo dalla stesura della Carta di Venezia è stato fondamentale provare a riportarne i principi in un esempio concreto e reale. Le recenti vicende che hanno straziato la città di Aleppo la renderanno teatro di future ricerche e studi in diversi ambiti. Questo lavoro vuole essere solo un primo approccio.

The project presented is not intended as a point of arrival; rather it has the intention to open new considerations on issues related to the reconstruction of the cities affected by war. Starting from the drafting of the Venice Charter it was essential to try to bring back its principles in a concrete and real example.

Recent events that have torn apart Aleppo, will make this city theater for future research and studies in different fields. This work aims to be a first approach.

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