IN OMBRA vol.1 progetti I II III IV V

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STUDENTI ARCHITETTURA SIRACUSA 203


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STUDENTIÊ ARCHITETTURAÊ SIRACUSAÊ

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I N O M B R A STUDENTI ARCHITETTURA SIRACUSA PROGETTI I II III IV V

n°1 anno 2009 progetti A.A. 2007 / 2008 comitato di redazione Carlo Paternò ( rappresentante di Facoltà ) Alfio Vassallo ( rappresentante di Facoltà ) Marco Di Perna ( rappresentante di corso di Laurea ) editoriale Orazio Saluci intervista a cura di Marco Di Perna Felice Romano Orazio Saluci progetto grafico Marco Di Perna Stefano Latina Carlo Paternò Stefano Romano progetto copertina Carlo Paternò progetto layout Stefano Romano hanno collaboratoro Gianluca Indelicato Claudio Inserra Jessica Luca Andrea Moschetto si ringraziano i rappresentanti in seno al Consiglio di Facoltà e il rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione dell’E.R.S.U. per le sedi decentrate è vietata la vendita. è vietata la riproduzione anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le riproduzioni ad uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da: redazione@inombra.it

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editorialeÊ Ê Ê Ê Ê Ê 4Ê introduzioneÊ Ê Ê Ê Ê Ê 5 prefazione preside arch. Giuseppe Dato

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intervista arch. Maria Giuseppina Grasso Cannizzo

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ssssst...nasce IÊ NÊ Ê Ê OÊ MÊ BÊ RÊ A.

Nasce la prima rivista degli studenti della facoltà di Architettura di Siracusa. Nasce dal desiderio di mostrarci, di mostrare il lavoro silenzioso di noi tutti.Noi che dal silenzio abbiamo imparato il rispetto verso i luoghi. Noi che abbiamo fame di immagini e sete di parole. Il titolo è dimostrativo della condizione in cui navigano le nostre idee. Alle quali serve dar spazio. Serve, dunque, farle diventare strumento culturale di crescita interna. A questa condizione noi diamo dignità. Senza puntare il faro, senza alzare la voce. Vogliamo semplicemente mostrarvi come si sta in ombra. Mostrarvi ciò che produce un’incubatrice di idee come la nostra facoltà. Noi, che rifuggiamo dall’ “architettura - spettacolo”, abbagliati dal fastidioso luccichìo di riviste a volte eccessivamente patinate, passiamo in ombra abituando l’occhio alla nuova luce. Un occhio capace ora di cogliere dettagli più minuti. Capace, nell’ombra, di vederci meglio.

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Le pagine che seguono mostreranno i lavori degli studenti svolti durante l’anno accademicoÊ 2007/2008. Si tratta dei lavori dei corsi di composizione architettonica ordinati per anno. La necessità di sintesi ci ha condotti a questa scelta. Nella consapevolezza della multidisciplinarità del mestiere dell’architetto intendiamo, in questo numero, tracciare una linea precisa. Prendendo in considerazione i soli corsi di composizione intendiamo esaminare e mostrare, dal primo al quinto anno, l’evoluzione di complessità degli stessi. Complessità intesa come l’intrecciarsi, volta dopo volta, della scala del dettaglio a quella architettonica e come la stessa si leghi alla scala urbana come elemento fondamentale del processo progettuale. Questo primo numero, dunque, seziona la disciplina compositiva con l’intento ultimo di verificarne la reale interdisciplinarità.

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Presento con vero entusiasmo la prima rivista degli studenti della Facoltà di Architettura di Siracusa per due ordini di motivi: 1) si tratta di una iniziativa completamente concepita e costruita da loro senza alcun “tutor” più o meno nascosto, segno che sono maturati i tempi di una coscienza critica sul proprioÊ operare;Ê 2) si tratta di uno strumento che, attraverso l’evidenza delle cose fatte, innesca uno spirito di emulazione non soltanto fra gli studenti ma anche fra i docenti a fare meglio e di più. Il titolo della rivista “In Ombra” è accattivante; rivela forse un’eccessiva modestia ma dall’editoriale si evince che si vuole essere presenti nel dibattito architettonico senza clamori e presunzioni con la consapevolezza che l’architettura è il risultato di un processo di sintesi fra molteplici saperi che non ammette facili scorciatoie né tantomeno gesti enfatici fine a se stessi. Da questo punto di vista, non a caso, la rivista si apre con un’intervista all’architetto Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, che appunto ‘in ombra’, in una condizione ambientale molto difficile, devastata dall’abusivismo e dalla volgarità di un presunto linguaggio architettonico, produce opere con piccoli gesti, misurati ed essenziali, che possiamo serenamente e senza alcun dubbio definire ‘architetture’.

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La cifra dell’intervista ad una professionista esterna all’Università mi pare oltremodo interessante anche perché orienta lo studente sulle difficoltà di esercizio di un mestiere per il quale la buona preparazione accademica è soltanto una pre-condizione. Questo primo numero della rivista, è quasi naturale, privilegia le esercitazioni svolte nei corsi di composizione architettonica dove con maggiore evidenza si manifesta la capacità inventiva del singolo studente e tuttavia vorrei dire ai redattori che il processo formativo degli studenti contempla anche la capacità analitica dell’architettura e dei sistemi insediativi contemporanei, nonché la capacità di sintesi progettuale a qualsiasi scala, da quella del singolo componente edilizio ai sistemi urbani e territoriali. Mi auguro pertanto che i prossimi numeri della rivista, col medesimo criterio antologico, siano dedicati anche alle discipline del rilievo architettonico, della museografia, del recupero e del restauro, della tecnologia, dell’urbanistica e della pianificazione territoriale. Il mio, lo voglio precisare, vuole essere soltanto un augurio; spetta ai redattori fare le scelte che ritengono giuste ed opportune come hanno dimostrato di sapere fare, a loro va tutto il mio plauso nella speranza che la rivista non sia fatto occasionale ma acquisti continuità fino a diventare tradizione interna della nostra Facoltà.

Prof. arch. Giuseppe Dato Preside della Facoltà di Architettura dell’Università di Catania con sede in Siracusa

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MARIAÊ Ê GIUSEPPINAÊ Ê GRASSOÊ CANNIZZO

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Autopresentazione Non mi piace autopresentarmi, non vedo perché debba farlo adesso. CosaÊ mangia?Ê ComeÊ nutreÊ laÊ suaÊ fameÊ dÕ Ê architettura? Bisogna nutrirsi di tutto: è impossibile pensare di nutrirsi solamente di architettura QuandoÊ haÊ capitoÊ diÊ essereÊ diventataÊ architetto?Ê Dopo i quaranta anni. Quando sono rientrata in Sicilia nell’86 ho deciso consapevolmente di volere essere un architetto . QualiÊ sonoÊ gliÊ strumentiÊ cheÊ utilizzaÊ nellÕ affrontareÊ unÊ progetto?Ê QualÊ • Ê ilÊ suoÊ iterÊ progettuale? Il progetto inizia con un’ analisi. Un’analisi in cui cerco di considerare tutto ciò che condiziona un progetto: le leggi, le norme, le necessità dei clienti… Non parto dallo schizzo, poiché l’idea prima di imprigionarsi nella forma , deve essere ben definita. Lo schizzo , la prospettiva è la verifica finale. Qualche anno una rivista digitale di architettura mi ha chiesto di definire il progetto, credo che il breve scritto possa chiarire il mio pensiero: “Una risma di fogli di carta volati via, una folata di vento ed un uomo che li insegue: è un lavoro di Jeff Wall ed anche un antico dipinto giapponese. Mi viene in mente questa immagine, perchè forse può spiegare che cosa è un progetto nel momento in cui ti viene affidato. I fogli sono in parte già usati ed in parte bianchi, nel momento in cui ricadono a terra ti accorgi che alcuni contengono misure, appunti, desideri, richieste, sogni, decreti legge,.......A questo punto come facevi da bambino dopo avere catturato gli insetti, sei costretto dopo averli raccolti a studiare, separare, catalogare tutti i fogli secondo un metodo logico che stabilisci a priori. Dividi i dati in cartelle e decidi che una cartella contiene solo misure, un’ altra solo desideri, un’altra solo fogli bianchi; ma puoi decidere di mettere in una cartella un desiderio, la misura del desiderio, ed il decreto legge che determina l’altezza minima consentita per vivere nel desiderio. Adesso, hai un quadro più preciso della situazione: la cartella dei fogli bianchi e le cartelle ordinate di fogli usati. ÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊ

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Puoi fare un ulteriore verifica sulle cartelle dei fogli usati: elimini, metti in evidenza, metti temporaneamente da parte e poi fissi gli obiettivi ed i limiti di un progetto ancora inesistente. Metti definitivamente da parte le cartelle dei fogli usati. Apri la cartella dei fogli bianchi, e’ necessario individuare a questo punto la soluzione strategica (l’idea) che risolve, mette in relazione ed organizza il contenuto delle cartelle dei fogli usati. Bisogna sottoporre l’idea alla verifica degli obiettivi prefissati; può capitare che l’idea non superi la verifica, bisogna a questo punto trovarne una migliore. A questo punto prende forma il progetto : unoacento, unoacinquanta, unoaventi, unoauno; ogni grado di approfondimento del progetto richiede nuove verifiche, se decidi di eliminare le verifiche 35,42,57, rischi di perdere il controllo del progetto, indebolire l’idea e fare scelte arbitrarie. Non ci sono più fogli bianchi, ma solo fogli di progetto. Comincia la edificazione. Sono emersi fatti imprevisti, forse alcuni fogli usati contenenti informazioni importanti sono volati via, bisogna procedere alla stesura delle modifiche. E poi ancora verifiche, modifiche, verifiche,.............Il progetto si conclude nel momento in cui viene sottoposto alla verifica finale, quando l’edificio di fogli di carta, ormai completato, comincia ad assolvere alle necessità per cui è stato pensato.” SappiamoÊ cheÊ esistonoÊ inÊ Sicilia,Ê comeÊ nelÊ restoÊ dÕ Ê Italia,Ê barriereÊ burocraticheÊ cheÊ siÊ erigonoÊ traÊ lÕ architettoÊ edÊ ilÊ suoÊ operato. Qual iÊ sonoÊ iÊ limitiÊ progettualiÊ delÊ nostroÊ territorio?Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê E cosa significa confrontarsi con questa realtà burocratica, in Sicilia? LaÊ SiciliaÊ nonÊ • Ê unÊ mondoÊ aÊ parte.Ê LaÊ SiciliaÊ • Ê parteÊ delÊ mondo.Ê Ê

QualiÊ vantaggiÊ siÊ hannoÊ progettandoÊ eÊ realizzandoÊ nelÊ restoÊ dellÕ Europa? Pensando che il progetto è un processo mentale non credo che progettare in Sicilia o in Francia sia diverso. Diverso è il numero delle realizzazioni. InÊ cheÊ modoÊ siÊ poneÊ ilÊ suoÊ pensareÊ contemporaneoÊ neiÊ confrontiÊ delÊ palinsestoÊ siciliano? Ribadisco che la Sicilia è uguale al resto. Per quanto riguarda, invece, il progettare contemporaneo, non credo affatto nell’ architettura mimetica, credo invece che il contemporaneo possa coesistere benissimo con la città stratificata.

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ÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊ Qual è il suo rapporto col cantiere? Quanto influenza l’avanzamento e la qualità di un progetto? Il progetto è il risultato dell’impegno di persone diverse : è fatto da chi collabora al progetto, è fatto da chi esegue il lavoro, è fatto dal committente..,. il progetto viene definito e disegnato in studio in ogni parte alle scale opportune Il cantiere è solo il luogo di verifica e di controllo: questa fase non è certo meno importante di quella della progettazione. DoveÊ siÊ pongonoÊ iÊ limitiÊ delÊ progettareÊ sostenibileÊ inÊ Sicilia?Ê CosaÊ possiamoÊ imparareÊ dalleÊ esperienzeÊ passate? Credo che oggi ciò che limiti maggiormente il progettare sostenibile siano le contraddizioniÊ Ê traÊ norme.Ê Io credo che l’architettura del passato avesse già risolto, con accorgimenti semplici, alcuni problemi: basta pensare ai sistemi naturali di ventilazione. Qual è il suo rapporto con la committenza, quando le viene affidato un progetto? Sono personeÊ cheÊ sannoÊ cosaÊ aspettarsi,Ê oppureÊ leÊ capitaÊ diÊ doverliÊ indirizzareÊ oÊ convincere? Prima non mi conosceva nessuno quindi, evidentemente, venivano a scatola chiusa. Adesso qualcuno conosce il lavoro, altri conoscono solo il nome, per cui la prima cosa è quella di mostrargli alcuni esempi di lavori realizzati: ho paura di progettare per persone che si aspettano altro. Non credo che esista un committente illuminato, il cliente va educato, non con l’ imposizioneÊ maÊ conÊ Ê ilÊ ragionamento. QualÊ • Ê ilÊ suoÊ rapportoÊ conÊ laÊ materia?Ê QuandoÊ appareÊ nelÊ progetto? Non sono un architetto materico. Non definisco mai il materiale a priori. un materiale è solo opaco, traslucido, trasparente e produce effetti diversi . Ò DalÊ cucchiaioÊ allaÊ cittˆ Ó Ê oÊ separazioneÊ deiÊ campiÊ dÕ azioneÊ dellÕ architetto? Secondo me non ci sono separazioni, si potrebbe progettare, volendo, qualsiasi cosa...Io personalmente avrei difficoltà, per esempio, ad occuparmi di un progetto di urbanistica, dipende da ciò che ognuno si sente di fare. ÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊÊ

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Chi l’ha influenzata maggiormente nel corso dei suoi studi? Minissi, e poi tutto il periodo torinese in cui io sono entrata in contatto con il mondo dell’ arte contemporanea.Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê QualiÊ sonoÊ leÊ esperienzeÊ daÊ leiÊ ritenuteÊ importantiÊ cheÊ completanoÊ laÊ formazioneÊ diÊ unoÊ studente? Tutte, ma non esiste il completamento della formazione… LaÊ formazioneÊ Ê • Ê permanenteÊ CosaÊ direbbeÊ adÊ unÊ giovaneÊ oÊ adÊ unaÊ giovaneÊ cheÊ intendaÊ intraprendereÊ oggiÊ gliÊ studiÊ diÊ architettura? Se avessi un figlio gli sconsiglierei vivamente di studiare architettura CosaÊ neÊ pensaÊ deiÊ ConcorsiÊ diÊ architettura? una palestra per la mente ed anche un occasione per confrontarsi con altri. l nome di un architetto alla quale farebbe costruire casa sua. Perché lui o lei? Non saprei, ho sempre vissuto in case vecchie. Il nome di un edificio che demolirebbe subito e perché? Di edifici non ne andrebbe demolito nessuno. Sono estremamente contraria alla demolizione degli ecomostri. RispettoÊ alÊ panoramaÊ dellÕ Ê Ò architettura-spettacoloÓ ,Ê comeÊ siÊ viveÊ nelÊ silenzio?Ê ComeÊ siÊ lavoraÊ inÊ ombra? Io lavoro meglio in ombra. Io vivo nell’ ombra ed è anche uno dei motivi per cui sono tornata in Sicilia. Anche perché questo mestiere ha bisogno di molta concentrazione. Il termine “archistar”? Una parola creata dai media non certo dagli architetti interessati.

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PROGETTIÊ Ê IÊ IIÊ IIIÊ IVÊ VÊÊ

1Ê TAÊ prof. arch. Gianfranco Gianfriddo Francesca Valeria Rametta / Alessandra Tito Luca Termini / Luisa Trovato VeronicaÊ PlataniaÊ /Ê FedericaÊ Vitali 1Ê TBÊ prof. arch. Vincenzo Latina ClaudioÊ Cammarana Dario Colosi

1Ê QAÊ prof. arch. Fabio Ghersi MarcoÊ BellobuonoÊ /Ê Ê FedericaÊ Giannone Giovanni Basile / Alessandro Alessandrello Giulia Cosentino / Angela Rita Fichera SerenaÊ DragoÊ /Ê SerenaÊ Caterino 1Ê QBÊ prof. arch. Bruno Messina Claudio Grasso DaniloÊ Filoramo ClaudiaÊ LaÊ VerdeÊ

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PROGETTIIÊ TA Prof.Ê Arch.Ê GianfrancoÊ Gianfriddo Ò LÕ architetturaÊ regionaleÊ offreÊ delleÊ fontiÊ prezioseÊ perÊ loÊ studioÊ delleÊ originiÊ dellÕ Architettura.Ê IlÊ funzionamentoÊ chiaroÊ delleÊ costruzioniÊ ruraliÊ eÊ laÊ loroÊ strettaÊ relazioneÊ conÊ iÊ fattoriÊ geografici, il clima così come le condizioni economiche e sociali,Ê esprimonoÊ semplicementeÊ eÊ direttamenteÊ certiÊ fenomeniÊ basilariÊ dellÕ architettura,Ê senzaÊ interferenzeÊ oÊ preoccupazioniÊ stilisticheÊ cheÊ potrebberoÊ turbareÊ laÊ coscienzaÊ chiara, diretta ed intuitiva di questi rapporti. Questi fenomeni sono spesso difficili da individuare negli edifici eruditi ma, nellÕ architetturaÊ regionale,Ê sonoÊ subitoÊ evidentiÊ seÊ siamoÊ prontiÊ aÊ comprenderliÊ edÊ apprezzarliÓ .Ê (AA. VV., Introduzione alla 3 edizione della “Arquitectura popular em Portugal”, Lisbona 1988) L’ambito territoriale del “val di Noto” offre spunti preziosi per lo studio propostoci. Gli insediamenti rurali sparsi nel territorio ibleo, masserie, piccole case, strutture di regimentazione dei suoli e delle acque, che nei secoli si sono stratificati, rappresentano un “coerente sistema insediativio”. Ed è all’interno di questo sistema che è stata pensata l’esercitazione didattica prendendo spunto da strutture “semplici” quale la piccola casa rurale, spesso costituita da un unico ambiente, per condurre un percorso conoscitivo degli elementi che strutturano un piccolo ambito o porzione diÊ territorioÊ eÊ proporreÊ unÊ interventoÊ diÊ ampliamentoÊ coerente relazionato al tema della residenza-vacanza. Perciò gli studenti hanno scelto una piccola casa rurale nei pressi di Palazzolo Acreide e dopo un rilievo alle varie scale (per comprenderne le relazioni col sistema generale) hanno proposto un piccolo ampliamento.

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PROGETTIÊ Ê IÊ Francesca Valeria Rametta / Alessandra Tito La casa è situata sull’altipiano Ibleo vicino a Palazzolo, in posizione isolata ed immersa nella natura alla quota di 554 m. s.l.m., a metà costa circa. Sorge all’imbocco della cava detta dei “ddieri”: abitazioni scavate in periodo bizantino nelle pareti calcaree delle valli per isolarsi dalle mire conquistatrici arabe. L’accesso è riservato alla parte retrostante la costruzione attraverso un corridoio ricavato tra un lato della casa stessa ed un terrazzamento roccioso che conduce ad un cortile, cinto da muri a secco, che raccorda l’intero sistema abitativo. Questo è scindibile in due parti: la casa e le grotte limitrofe. La casa è composta da un unico vano ( 5x8 m circa), collegato alla parte esterna attraverso un porta posta a nord e una porta e una finestra poste a est. A sud, invece, troviamo due grotte di dimensioni differenti. La più grande presenta due vani comunicanti: al primo si accede dal cortile attraverso una costruzione in muratura che ne ha ampliato le dimensioni e all’interno vi è un vecchio forno a legna; il secondo vano presenta aperture naturali, parzialmente tamponate con muri a secco, che si affacciano sul retro della casa. La grotta più piccola, più lontana dalla casa rispetto alla precedente, era probabilmente destinata agliÊ animali. L’obiettivo è valorizzare il contatto con la natura ed il silenzio per praticare attività di meditazione. Inoltre si è voluto sfruttare lo spazio della grotta più grande, ampliandolo ulteriormente, per creare una piscina termale. Il progetto prevede di unificare visivamente le grotte attraverso la creazione di una muratura che gioca sul contrasto pieno-vuoto. Nonostante le varie modifiche si è deciso di mantenere l’accesso alla parte retrostante alla casa per rispettare l’effetto originario di passaggio dallo stretto e buio corridoio all’ampio e luminoso cortile.

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PROGETTIÊ Ê IÊ Luca Termini / Luisa Trovato Ê

Il progetto mira all’ampliamento della casa n° 9 sita a Palazzolo Acreide (SR). Premettendo che il territorio sia segnato dalla presenza di tre valli, si può successivamente intuire la bellezza di quelle case che godono di questa apertura naturale. La casa da noi presa in esame presenta un “carattere” fondamentale: è posta su di un crinale che si affaccia su una delle tre valli. La sua posizione caratterizza la piccola costruzione rendendola simile ad un diamante incastonato tra le bianche rocce siracusane. Presenta inoltre elementi che determinano il suo valore: una strada d’accesso nel lato nord-ovest (lato meno esposto alla valle), un alto podio sul quale si poggiano le spesse mura, una scala, che posta a sud est, si apre sulla vasta valle. Dopo l’analisi si procede con la stesura di un breve programma: “realizzazione di un ampliamento del volume esistente da destinare come seconda abitazione nei fine settimana o come casa vacanze”. Intervento necessario è la realizzazione di un volume di circa 150 mc, composto da un vano ed un servizio. Per cui, seguendo le linee generali dettate dalla posizione della casa, si procede con il suo sviluppo seguendo la linea delÊ crinale. Si ripropone la presenza di una scala più larga per poterne comodamente usufruire nelle calde notti estive. Ed in previsione di un periodo più fresco viene inserito un camino all’aperto. Dalla scala si accede alla terrazza, copertura del vano di ampliamento. Dunque lo sviluppo di mezzo vano avviene sotto terra ed il suo fronte principale fuoriesce presentando una porta d’ingresso ed una finestrella di tipo medievale, in quanto scavata in grossi e profondi muri. Il nuovo spazio è inoltre accessibile dall’interno attraverso una ripida scala collegata al vano superiore. La “bellezza” della casa non è stata alterata.

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PROGETTIÊ Ê IÊ VeronicaÊ PlataniaÊ /Ê FedericaÊ Vitali L’edificio si trova presso Palazzolo Acreide, su una della strade di collegamento fra i centri abitati della zona; dalla cartografia si legge l’allineamento della casa alle curve di livello, che descrivono un territorio con una discreta pendenza. La casa sembra rifarsi a una concezione manualistica, ma in realtà ogni suo elemento è dettato da un preciso collegamento con l’intorno. La decorazione è presente solo nel prospetto principale, a differenza degli altri completamente disadorni. Il podio non circonda la casa, ma è presente soltanto sui due fronti a sud e ovest, che ospitano le camere da letto. La distribuzione degli ambienti rimanda al tipo di casa romana antica, con un atrium su cui si aprivano i locali destinati al soggiorno e al riposo. Il programma prevede che l’edificio sia adibito a luogo in cui dedicarsi ad attività trascurate nella vita quotidiana. Data la completezza dei servizi e della forma della casa, non è stato semplice né immediato elaborare un progetto che non ne intaccasse il carattere; dopo aver inteso l’essenza dell’impianto originario, abbiamo deciso di mantenerlo, rivisitandolo secondo una concezione più attuale. Anzitutto abbiamo eliminato le falde, portando all’aperto i due ambienti di distribuzione. La facciata principale diventa una quinta muraria, oltre cui si conservano i due vani più esterni, connessi attraverso un passaggio chiuso. Gli altri vani hanno mantenuto la loro pianta, ma sono stati ricostruiti e sfalsati secondo determinati criteri: alcuni sono stati allineati al limite del podio, altri sono stati divisi in due piani, per recuperare lo spazio coperto che è stato ridotto in seguito all’apertura dei due atri. Per rinforzare il legame della casa con il contesto, si è creata un’apertura nell’ala sud-ovest, così da usufruire della visione del panorama già dall’atrio.

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PROGETTIÊ Ê IÊ TB Prof. Arch. Vincenzo Latina Il laboratorio ha coinvolto gli studenti alla comprensione dei molteplici fattori che contribuiscono alla complessità del processo di progettazione e produzione architettonica. Sono stati elaborati dei progetti “elementari” scaturiti dalla valutazione di alcune tematiche attinenti la costruzione dell’architettura e il controllo ambientale; dei progetti che hanno riconosciuto e avviato a esito di forma i problemi della configurazione spaziale e organizzativa di un manufatto architettonico di dimensioni ridotte. La prima esercitazione ha richiesto la lettura e il ridisegno di opere di architettura indicate dalla docenza, lo scopo è quello di avvicinare lo studente, di primo anno, alle tecniche di rappresentazione. Il disegno, non solo come fine ma come strumento d’indagine. L’obiettivo è stato quello di analizzare e scomporre il testo architettonico, comprenderne i contenuti teorici e tecnici dell’opera architettonica. Si è partiti quindi dallo studio di edifici disciplinarmente interessanti; attraverso il materiale di base fornito dalla docenza, (schizzi, foto, disegni, riferimenti bibliografici, ecc.) è stata richiesta la ricostruzione del testo architettonico; non un semplice processo di rilievo, data l’assenza fisica dell’edificio, quanto un processo di ricomposizione mediante il riconoscimento e la comprensione delle tracce del testo. L’utilizzo di modelli tridimensionali è stato determinante per la comprensione dei casi studio. La seconda parte del corso, ha riguardato una serie di variazioni sul tema del progetto studiato. Tali indagini hanno assunto come comune denominatore la “contaminazione” del progetto attraverso delle manipolazioni progettuali generate dalla singola capacità di ricognizione e “ascolto” dello studente. II progetto referente diventa così parte attiva della composizione, un elemento morfogenetico determinante per lo sviluppo dei progetti stessi.

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PROGETTIÊ Ê IÊ ClaudioÊ CammaranaÊ L’intervento oggetto della seconda prova del secondo semestre del corso di progettazione architettonica I, è inerente il concorso di progettazione indetto dal Comune di Siracusa per la progettazione degli spazi dell’area del Porto Piccolo. La linea di costa, il limite tra mare e terraferma diventa dunque la traccia lungo la quale giocare tutte le relazioni tra oggetto insediato e contesto, tra segno e territorio. La rilettura dell’opera studiata precedentemente ci consente di catturarne le caratteristiche fondamentali, per reinterpretarle al fine di progettare un circolo nautico privato. Il circolo progettato vuole amplificare la doppia valenza, di apertura e chiusura verso il paesaggio, di permeabilità ed opacità, continuità con le sequenze urbane ed intimità di luoghi raccolti e riflessivi. Quello che appare come un oggetto monolitico sospeso a pochi centimetri dal suolo si riscopre come grande cavea aperta sul mare. In questo senso, il nuovo circolo nautico segna un punto di rilievo nella geografia territoriale costiera ed, allo stesso tempo, definisce un vuoto multiplo, tridimensionale poichè sviluppato su più livelli. Il grande lucernario, che divide nettamente l’edifico in due blocchi, riprende la forma di quello presente nel Laboratorio di Mestre, ma oltre a portare in maniera particolare la luce all’interno dell’edificio, questo lucernario tramite il proprio vuoto interno, crea un interessante passaggio visivo tra mare e cielo; questo grazie anche alla vasca interna al circolo, che raccoglie le acque del mare fino a pochi metri dal vano scale. La struttura portante, consiste in una doppia fila di pilastri a sezione quadrata, che si estende fino al solaio della terrazza solarium, anchessa suddivisa in due blocchi per la presenza del lucernario e della cabina ascensori. Quest’ultima insieme alle scale è interamente realizzata in acciaio e vetro, come del resto gran parte della suddivisione dei vani interni all’edificio.

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PROGETTIÊ Ê IÊ Dario Colosi L’intervento relativo al Porto Piccolo di Siracusa richiedeva la progettazione di un circolo nautico da affiancare alla preesistente capitaneria di porto, che fosse in relazione con il contesto e andasse a creare un nuovo spazio urbano. L’approccio progettuale è volto all’ideazione di un luogo comunitario, una piazza sul mare prevalentemente coperta, caratterizzata da flessibilità d’uso, i cui volumi ospitano di volta in volta zone di servizio ed altre la cui fruizione ed utilizzo sono lasciate consapevolmente libere. L’ingresso principale al corpo centrale è dato da uno stretto corridoio, quasi un tunnel, che sfocia nella hall dilatandone, per contrasto, spazi e luminosità, svelando il waterfront altrimentiÊ impeditoÊ dallaÊ fabbrica. La definizione di volumi e geometrie risponde all’esigenza di aprire il complesso a diversi fronti d’osservazione, privilegiati verso il mare, ridotti quelli in corrispondenza di un edilizia di scarso valore, un ulteriore affaccio è alla fine del molo, quasi ad incorniciare l’orizzonte. Una gradonata scende verso l’acqua, diventando luogo da vivere in relazione ai flussi e deflussi delle maree, la modellazione plastica del manufatto accoglie la luce solare nel volgere della giornata, modificando il proprio aspetto in relazione allo scorrere delle ore.

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PROGETTIÊ Ê IÊ QAÊ Prof. Arch. Fabio Ghersi Il Laboratorio di progettazione 1 propone agli studenti diversi esercizi con l’intenzione di suggerire un approccio al progetto che ne consideri il piano semantico e linguistico come luogo di confluenza e di sintesi dei diversi livelli (funzionali, distributivi, tecnologici, strutturali, urbani, contestuali. .. ) che ne costruiscono la complessità. Dall’oggetto analogico, alle proposte di Bruno Munari come la scultura da viaggio o il libro illeggibile, da cubocity agli esercizi di stile che traslano l’idea di Queneau sui linguaggi dei maestri della modernità, questi diversi esercizi abituano all’idea - per nulla scontata - che gli oggetti e gli spazi possiedano anzitutto un significato, che la loro costruzione passa attraverso strutture linguistiche e che i processi di ideazione e invenzione, lungi dall’essere il risultato di inspiegabili esoterici personalismi, possano essere invece appresi e controllati attraverso tecniche precise. Mi sembra anche di poter dire che in ciò, riflettendosi nello specchio dei prodotti che sono stati in grado di costruire, gli studenti si divertano, assumano cioè nel loro lavoro quello spirito del gioco che ci ha insegnato Munari, ma anche Gianni Rodari, senza il quale non sarebbe spiegabile l’impegno e la passione che dimostrano. Il Laboratorio si conclude con un progetto finale, un saggio applicativo delle capacità acquisite, che qui presentiamo con una selezione inevitabilmente ingiusta per la quale mi scuso con gli esclusi. Vorrei infine ringraziare Ada Mangano, Salvo Mezzasalma e Annamaria Ciabatta per l’aiuto che hanno dato a me ed ai ragazzi per tutto l’anno di Laboratorio. Senza di loro i risultati raccolti in queste pagine non sarebbero stati possibili.

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PROGETTIÊ Ê IÊ ESERCIZIÊ DIÊ STILE

Roberta Alì (Mies van der Rohe)

StefaniaÊ Gurrieri (Le Corbusier)

StefanoÊ Leone (Walter Gropius)

Chiara Serra (Louis Kahn) 38


PROGETTIÊ Ê Ê

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TWINS: il programma per il progetto finale Come progetto finale abbiamo proposto la costruzione di una casa-studio per un’artista in una delle due aree gemellate proposte dal corso. Le due aree si fronteggiano sulle sponde del Parlo Grande di Siracusa: una è a Ortigia accanto alla sede della facoltà in piazza Federico di Svevia, l’altra, di fronte, sulla spiaggia di Punta del Pero. Le due aree trovano il loro rapporto nel reciproco guardarsi attraverso lo specchio d’acqua del Porto Grande, ma possiedono caratteristiche del tutto differenti, l’una nel rapporto col pieno del denso e antico tessuto della città, l’altra nel rapporto col vuoto della natura e del paesaggio. Agli studenti, associati a coppie di due su ciascuna delle differenti aree, è stato affidato il compito di esprimere questo rapporto a partire da una coppia di artisti cui sono dedicate le case-studio che si fronteggiano. Come metafora sul piano linguistico e/o concettuale dell’opera dell’artista cui è dedicato, ogni progetto nasce e tenta di esprimere con chiarezza il rapporto con questo referente. AI progetto è stato inoltre specificamente richiesto di instaurare delle precise relazioni rispetto al luogo in cui è inserito, in termini di attacco a terra, rapporto col paesaggio, con la natura e la morfologia del luogo, con la struttura del territorio o della città che lo circonda.

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PROGETTIÊ Ê IÊ ORTIGIAÊ Ê

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Ê Ê Ê Ê Ê UmberoÊ BoccioniÊ Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê GiacomoÊ BallaÊ


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René Magritte

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ÊÊÊÊ .. Ê Ê Ê Ê Ê Ê ArnoldÊ SchongergÊ Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê WassilyÊ Kandinsky

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PROGETTIÊ Ê IÊ QBÊ Prof. Arch. Bruno Messina La conoscenza dei fondamenti della disciplina architettonica, momento iniziale ed imprescindibile nella formazione culturale e progettuale dell’allievo, ha costituito l’obiettivo primario del corso. Attraverso il ridisegno e la lettura critica di alcune opere di architetti del XX secolo, gli studenti hanno acquisito gli strumenti di base per un primo, prudente saggio progettuale nell’ambito del progetto della residenza. L’esercitazione, condotta su un luogo reale e secondo precise norme e indici urbanistici, ha affrontato il tema della casa unifamiliare di medie dimensioni. Le sollecitazioni didattiche, tese a fornire strumenti di interpretazione più che precisi riferimenti formali, si sono concentrate su questioni disciplinari prioritarie quali: rapporto insediativo e relazione con il luogo, tettonica e architettura, struttura organizzativa in relazione al programma assegnato.

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PROGETTIÊ Ê I DaniloÊ Filoramo La casa unifamiliare sorge su un lotto orientato a Nord e posto sulla sommità di un pendio che degrada verso il mare, in via San Cataldo nella periferia della città di Siracusa. Grazie a questa sua posizione la villa gode di una stupenda vista sul mare, che verso Nord è però rovinata dalla presenza del porto industriale. È per questo che l’edificio si apre verso Nord-Est con una grande vetrata panoramica angolare, regalandoci una spettacolare vista sulla costa, mentre sul lato Nord la casa non presenta nessuna apertura proprio per occultare alla vista il porto industriale. All’ esterno l’edificio si presenta come un volume puro, bianco e lineare caratterizzato da un’ ampia rampa che sale fino al piano primo dove si trova l’ingresso principale, e un primo terrazzo che è collegato, attraverso una scala, ad un secondo terrazzo posto in copertura e attrezzato a solarium. Il volume che ospita il salotto non è altro che il prolungamento della rampa, che si piega e continua a salire fino a staccarsi dal suolo, infatti il solaio del soggiorno crea un aggetto di 4 metri, che al di sotto è utilizzato come parcheggio auto coperto e dove si trova un secondo ingresso che mette questa zona in comunicazione con la cucina. Possiamo dire che il progetto si sviluppa intorno alla vista. Questo spiega anche l’impianto planimetrico della casa che si sviluppa su due livelli: al piano terra troviamo un grande ambiente che ospita le funzioni di pranzo e cucina, due camere da letto ciascuna delle quali servite da un bagno, e la camera padronale anch’essa servita da un bagno e da una cabina armadio; il soggiorno invece, unico ambiente della casa che gode della vista sul mare, si trova al primo piano dove troviamo anche l’ingresso principale della villa, uno studio e un bagno. Elemento principale che caratterizza l’interno della casa è il grande vuoto che sovrasta il pranzo e su cui si affacciano il soggiorno e l’ingresso. Inoltre l’ intera copertura della casa è stata pensata come una promenade da percorrere interamente se si vuole conquistare la vista migliore, cioé quella godibile dal terrazzo solarium in copertura.

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PROGETTIÊ Ê IÊ Claudio Grasso Il lotto sul quale è stato previsto il progetto è posizionato ad una quota di m 56 s.l.m. a ridosso di uno strapiombo sul mare jonio e al nord una splendida vista dell’Etna. Spostando il punto di vista più al nord vi è la visuale, poco gradevole, del polo industriale di Priolo-Gargallo. Partendo dalla forma geometrica del lotto, costituita da un rettangolo di ml 25 x ml 40 circa, ho tracciato la diagonale e l’ho adibita a linea di costruzione e distribuzione del progetto. La casa all’esterno si presenta come un esplosione di volumi articolati su diverse altezze, con vuoti e pieni incastrati anche a sbalzo evocando una sensazione di leggerezza. L’intento è stato soprattutto quello di progettare qualcosa che si distaccasse dalle costruzioni circostanti non tanto per le soluzioni più o meno “estrose” ma per il suo insediamento nel paesaggio circostante. Il lotto interessato è circondato lungo i confini sud-ovest e sud- est da diverse abitazioni, proprio per garantire un minimo di riservatezza, la parte posteriore è essenzialmente chiusa, con poche finestre schermate da un gioco di setti murari. La parte anteriore, esposta verso la costa, è stata pensata invece con grandi e ampie vetrate. All’interno, la casa si articola su due livelli che si distribuiscono attorno a un volume centrale: corpo scala con servizi annessi. Nella zona giorno sono stati previsti l’ingresso, lo studio, la cucina con dispensa annessa e la zona pranzo; il soggiorno e il solarium sono preceduti da una serie di gradini che li portano a una quota di + 0,80. Lo studio è stato previsto sul lato sud dell’edificio, le due pareti esterne sono interamente vetrate per consentire una visuale esterna in sequenza: da uno scorcio ristretto su uno specchio d’acqua, fino ad arrivare ad un ampia visuale della piscina che si prolunga fino all’orizzonte. Al primo piano, la camera da letto matrimoniale e la camera singola, direzionate a nord-est, si aprono verso il mare. Nella zona sud abbiamo una camera da letto singola e accanto i servizi; il tutto distribuito in un unico corridoio in modo da inglobare il tutto. A conclusione del piano abbiamo un terrazzo posizionato frontalmente al corpo scala, esso è completamente a sbalzo sulla piscina e solarium ed è direzionato in modo tale da offrire una vista totale del paesaggio circostante.

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PROGETTIÊ Ê IÊ ClaudiaÊ LaÊ Verde Il lotto adibito ad accogliere il progetto, situato in via S. Cataldo( SR), è rettangolare, con una superficie di 1040 mq che si affaccia a nord-est sul piccolo porto commerciale, a nord ovest guarda l’Etna. L’ idea progettuale scaturisce dall’attenzione al paesaggio circostante, in particolare dal profilo allungato delle navi che si susseguono imperterrite in questo scorcio siciliano. La casa si sviluppa su due livelli: al piano terra l’ingresso presenta un corridoio a doppia altezza. Addossata alla parete sinistra vi è una scala diritta e continua, incoronata da una feritoia sul solaio che le conferisce una luce soffusa, nonché una forza attrattiva che induce il fruitore ad esplorare il piano superiore. Ritagliata sotto la scala, ad un’altezza di 2,20m, una porta conduce allo studio, separato dal soggiorno da una finta parete interrotta prima di toccare il soffitto. Proseguendo, oltre il soggiorno, si trova la cucina con adiacenti servizi. I tre blocchi, cucina, soggiorno e corridoio, oltre a distinguersi in prospetto, si dispongono in pianta attorno a una piccola corte, contrassegnata simbolicamente da un albero d’ ulivo. Al primo piano la sagoma planimetrica si ripete a grandi linee ma con alcune novità. La camera da letto sporge rispetto al soggiorno sottostante ed è aperta completamente verso il mare; lo studio sopra diventa uno spazioso balcone che guarda verso l’ingresso e la dependance. A rompere il ritmo ortogonale della pianta è il corpo sovrastante la cucina, ruotato a 45 gradi e aggettante verso la piscina. La dependance include una stanza, un bagno e un piccolo angolo relax incorniciato da una finestra che ritrae il mare.

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PROGETTIÊ Ê IÊ IIÊ IIIÊ IVÊ VÊÊ

2Ê TAÊ prof. arch. Emanuele Fidone GianfrancoÊ Feola EmanueleÊ Leggio 2Ê TBÊ prof.ssa arch. Isotta Cortesi VeronicaÊ BrucalettaÊ Ê Ê Ê MarcoÊ Scribano Irene Tranchina

2Ê QAÊ prof. arch. Vincenzo Latina Vittoria Basile Alessandra Grasso GiulioÊ Raineri

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PROGETTIÊ Ê IIÊ TAÊ Prof. Arch: Emanuele Fidone Il laboratorio ha introdotto alcuni temi portanti del rapporto tra progetto e preesistenza, attraverso gli esempi di contesti di riferimento diversificati, quali quello storico-urbano e quello naturalistico. La prima esercitazione ha sviluppato la relazione esistente tra architettura “per scavo” e architettura “per addizione”, vista in un contesto “complesso”, quello della città di Siracusa, dove la sua esemplare stratificazione ne conserva un chiaro e tangibile palinsesto. L’occasione progettuale viene data dallo studio di un tratto della fascia costiera nord-orientale di Siracusa ubicato tra il vecchio tracciato ferroviario, oggi dismesso, e il mare aperto. Partendo dal recupero del sedime dell’ex linea ferrata quale dorsale di collegamento di una sorta di parco lineare attorno al quale si sviluppa un modello insediativo di abitazioni-rifugio transitorie, concepite con tipologie e materiali “elementari”. Questo ha permesso di concentrare il lavoro progettuale verso l’essenzialità spaziale dove la luce naturale, la materia e il paesaggio diventano elementi fondamentali del fare architettura. Il rapporto tra lo sguardo e il paesaggio naturale diventa esso stesso protagonista del progetto.Ê ll percorso didattico ha visto, in primo luogo, l’analisi dell’intera area fino alla selezione dei siti nei quali impostare il progetto dell’abitazione-rifugio, passando da una scala territoriale a quella del dettaglio architettonico, dove l’uso della sezione è stato lo strumento portante dell’intera esperienza delÊ laboratorio. La seconda esercitazione ha riguardato invece la sistemazione dell’area del cortile dell’ex caserma Abela, sede della Facoltà di Architettura, all’interno del sistema urbano circostante. Con la ridefinizione urbana affrontata con quest’ultimo tema si è sviluppata l’analisi progettuale della complessità relazionale tra nuovo e preesistenza storicoarcheologica. La nuova sistemazione doveva risolvere le connessioni tra il piazzale antistante il Castello Maniace, il cortile della Facoltà di Architettura e l’area urbana esterna.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ GianfrancoÊ Feola La casa è collocata sullo sperone roccioso della Mazzarona, bagnato dal mar ionio, orientata est-ovest. La casa è un open space di 140 mq. su due piani, un piano interrato e l’altro a quota terreno. La struttura è realizzata in cemento armato; ad ovest del pian terreno un’ampia vetrata ospita l’ingresso incorniciato da uno schermo in cemento armato intonacato di bianco che porta allo spazio unitario dove si svolgono le attività giornaliere. La zona giorno non presenta divisioni interne giacché i servizi igienici e la cucina sono incassati al muro sud con uno spessore di 120 cm. Nel soggiorno, le porte scorrevoli di vetro incorniciano il paesaggio, creando l’effetto di essere davanti ad un grande murales i cui colori hanno la facoltà di trasformarsi man mano che trascorre il giorno, riempiendo l’interno di belle sfumature. Al lato nord sempre incassato al muro scendiamo al livello inferiore tramite una scala in cemento armato arrivando alla zona notte e al cortile della casa, anche qui troviamo le stesse caratteristiche strutturali del piano superiore. Il prospetto est si affaccia alla costa e per ciò si è pensato di creare una parete in vetro per sfruttare al massimo le vedute del paesaggio naturale, questo è stato uno degli obiettivi principali del progetto; la scelta dell’orientamento delle vetrate consente una prolungata illuminazione degli spazi interni . La copertura è una struttura piana con due lucernari, uno coincidente con la struttura del collegamento verticale e l’altra con la zona dei servizi, rendendo questi due ambienti chiusi sempre illuminati dalla luce zenitale. Il cortile esterno si può raggiungere non solo dal piano interrato ma anche da una scala in pietra ottenuta dallo scavo che ospita l’intera struttura. Il colore scelto è il bianco che gli conferisce neutralità rispetto al paesaggio circostante rimanendo sempre il protagonista principale e la casa una semplice cornice che inquadra il tutto.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ EmanueleÊ Leggio Situato a Siracusa, nella zona di Santa Panagia, la struttura è inserita sul magnifico paesaggio che si estende lungo la strada ferrata, ormai dismessa. Il progetto è nato come casa unifamiliare per le stagioni estive. L’idea base del progetto consisteva nel porre un volume monolitico in vetro e cemento, su un terreno frastagliato di roccia calcarea. Scavando la roccia si è creato quell’involucro, quasi naturale, che contiene la struttura. Fondamenti del progetto si individuano nella ricerca di una relazione mediata fra il “naturale” e il “costruito”. Intensità formale ed espressività visiva si esprimono nella semplicità degli spazi. Il progetto mostra uno sviluppo logico che correla dettagli, materiali, tecniche di costruzione. L’edificio è strutturato su tre livelli, di cui due a doppia altezza. L’ingresso è situato sul piano superiore, sul secondo piano è stata creata la zona giorno e nel pian terreno la zona notte. È stato creato anche un accesso al mare, grazie a delle scale in legno, dove vi si può accedere sia dall’esterno della residenza, sia dal pian terreno. Quindi si è avuta la necessità di creare una terrazza a pian terreno, per dare l’assoluta privacy ai residenti stessi. L’ampia finestra, del prospetto principale, fa si che la luce penetri in tutti i vani, relazionando anche l’interno con il grande spazio del paesaggio circostante. Le finiture interne ed esterne, del volume chiuso, sono in cemento trattato, mentre per le facciate lato mare e stato utilizzato vetro. L’inserimento della residenza a ridosso della costa, obbliga ad un rapporto visivo con il mare. Il filosofo afferma che uno spazio è ciò che è stato reso abitabile e che definito dai suoi limiti, i quali non sono ciò che lo contornano bensì il luogo in cui le cose iniziano ad avere una presenza. La casa, in questo caso, è soprattutto un luogo in cui l’orizzonte inizia la sua presenza.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ TB Prof.ssa Arch. Isotta Cortesi Ò FareÊ lÕ architettoÊ • Ê unaÊ vocazione,Ê insegnareÊ architetturaÊ • Ê una vocazione al quadrato perché senza uno slancio vitale è inutile mettercisi. […] Partecipare ad una scuola italiana richiedeÊ addiritturaÊ unaÊ vocazioneÊ alÊ cuboÊ eÊ chiÊ viÊ siÊ inserisce deve accettare tutti gli oneri, compresi i sacrifici e le umiliazioniÊ cheÊ patisceÊ perÊ leÊ incomprensioniÊ dellaÊ societˆ Ê dentroÊ eÊ fuoriÊ dallaÊ scuolaÊ stessa.Ó Ê Ernesto N. Rogers in Editoriali di Architettura, 1959 Mai come in questo momento le parole di Rogers, scritte cinquanta anni fa, ritraggono l’amara realtà: ed, in particolare oggi, nello scandire il mio lavoro di docente, le parole sono pietre. Per sviluppare un ragionamento coerente sul progetto di architettura si devono dare subito gli strumenti per controllare, rappresentare e pensare lo spazio, poi si opera, nell’insegnamento, per verificare e alimentare, nello studente, la capacità ideativa che attraverso l’immaginazione si fa forma e si relaziona con il sostare nello spazio -l’habitus-, ossia apprendere la consuetudine dello spazio architettonico. Si tratta di una sperimentazione progettuale ove il progetto di architettura, quale esito finale del laboratorio, evolve nel corso dell’anno in una elaborazione compiuta. L’insegnamento pone l’accento sul moderno mettendo in luce quei riferimenti consolidati del pensiero architettonico del Novecento affinché lo studente alimenti e formi una capacità critica di lettura del contemporaneo. Il laboratorio promuove una sequenza complessa di esercizi progettuali: i primi costituiscono un’occasione per valutare le attitudini individuali in relazione allo spazio dell’abitare (la casa sull’albero, la casa cubo) per proseguire con esercizi di rappresentazione dell’idea di forma dello spazio (la mappa dell’isola di Ortigia e il vuoto della cattedrale di Siracusa) infine il corso affronta il momento conclusivo con un progetto di residenza nel centro storico consolidato di Ortigia per costruire nel costruito, oggi. Nell’attualità lo strumento ordinativo da cui partire -nel progetto- per la definizione della residenza, si interroga sull’abitare, sui modi rinnovati e consolidati, così da definirne il carattere, la dimensione e la qualità.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ VeronicaÊ Brucaletta Il progetto s’interroga sul valore dell’architettura nel tessuto urbano consolidato; è stata curata la scelta dei materiali quali c.a. intonacato bianco e in particolare la pietra quale materiale principale e tipico di Ortigia, costituente le superfici esterne della facciata. Principalmente sulla facciata esposta a sud sono stati inseriti brisoleil in acciaio per schermare aperture e verande, inserendo così elementi di cultura contemporanea. Nuove relazioni con il paesaggio sono date da un percorso pedonale, che “dividendo” in due parti l’edificio, apre la vista direttamente verso il mare. La città e il mare si compenetrano. Ancora un rapporto con il paesaggio è quello che si avverte percorrendo la via S.Privitera: ruotando parte dell’edificio si ha uno sguardo più ampio sul mare/paesaggio. Infine essendo un edificio posto di fronte ad uno slargo e posto come testata di un isolato si è fatta attenzione a non creare un pesante impatto visivo, rendendo graduale l’innalzamento dell’edificio. Il progetto comprende due edifici pluripiano destinati a residenze, il primo leggermente ruotato, destinato ad un’unità monofamiliare, mentre il secondo è un edificio in linea con 4 appartamenti (2 simplex al piano terra e 2 duplex). L’ ingresso alle abitazioni simplex avviene dal lungomare d’Ortigia e per evitare di avere un contatto diretto con la strada, questi sono rientrati, mentre l’ingresso delle duplex avviene principalmente mediante una scala sul lungomare, per poi creare l’accesso ad ogni abitazione lungo un ballatoio su via S.Privitera. L’interno delle simplex è molto lineare: la zona giorno insiste sul lungomare, mentre la zona notte, allontanata dalla zona giorno da un elemento di filtro (disimpegno con servizi ai lati) insiste su via S.Privitera. Le duplex sono state pensate inserendo la zona notte al primo piano e la zona giorno al piano secondo. A stravolgere questa linearità è la parte dell’edificio che ospita l’appartamento monofamiliare, poiché è ruotato rispetto all’edificio plurifamiliare: l’ingresso è stato creato al piano terra per poi risalire alla zona giorno dove trova spazio un’ampia vetrata, mentre al piano terra è collocata la zona notte. Questa sua posizione leggermenteÊ ruotataÊ permetteÊ diÊ cogliereÊ unaÊ differenzaÊ traÊ le due parti, ma che nel contesto sembra quasi scomparire, permettendo di leggere l’edificio come un tutt’uno.

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VETROCAMERA GUARNIZIONIÊ INÊ GOMMA SERRAMENTOÊ INÊ ALLUMINIO SIGILLIÊ INÊ SILICONE GUIDE

RIVESTIMENTOÊ INÊ MATTONI COLLANTE COIBENTAZIONE MATTONEÊ Ê FORATOÊ 8Ê XÊ 25 MATTONEÊ Ê FORATOÊ 12Ê XÊ 25 INTONACO PITTURA


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PROGETTIÊ Ê IIÊ MarcoÊ Scribano Ortigia, l’isola che costituisce la parte più antica di Siracusa, offre un meraviglioso rapporto con l’orizzonte. Questa struttura, progettata tenendo conto di ciò, è stata pensata come una fusione tra contemporaneo e storia, dato che Ortigia ha rivestito un ruolo fondamentale già in epoca greca. Questa fusione, quindi, è rappresentata come un “abbraccio” tra queste due epoche tanto distanti ma nello stesso momento vicine tra loro, differenziati da due materiali diversi: per il primo l’intonaco bianco e per la seconda la pietra di siracusa. Come è subito intuibile guardando il progetto, il volume in pietra e il volume bianco ospitano due diverse tipologie abitative: casa monofamiliare nel primo e casa plurifamiliare nel secondo. Lo spazio di progetto assume così, la sua importanza con la presenza di questi due elementi studiati accuratamente nell’orientamento e in ogni piccolo spazio, sia interno che esterno, assicurando la totale percezione dellaÊ luce. Analizzando bene la struttura è subito nota la parte centrale tra le due unità, uno spazio pubblico, che per chi viene dalla parte nord e più precisamente da Via Galilei, ha come la sensazione di un cono ottico che mira verso il mare. Da qui, uno dei principali rapporti con l’orizzonte. L’edificio plurifamiliare è composto da tre appartamenti, posti ad una quota di 1.50 m l’uno dall’altro. Ogni appartamento è indipendente ed è composto da un’unica zona giorno, un bagno e due camere da letto ma, protagoniste principali sono le aperture di tutte le stanze che inquadrano perfettamente l’orizzonte. L’edificio monofamiliare si estende in due livelli: un piano terraÊ conÊ zonaÊ notteÊ eÊ unÊ primoÊ pianoÊ conÊ zonaÊ giorno.Ê La scelta di mettere la zona giorno al primo piano è legata sempre dall’importanza data al rapporto struttura-orizzonte. La zona notte è composta da tre camere da letto e un bagno, la zona giorno invece è un unico ambiente che comprende cucina, soggiorno e veranda. Elemento caratterizzante questo ultimo spazio è una grande finestra posta in una parte di volume aggettante di un metro rispetto al perimetro dell’edificio che inquadra, oltre al mare e all’orizzonte, una parte di costa caratterizzata da antiche strutture costruite in pietra.

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FORATO CAMERAÊ DÕ ARIA INTONACOÊ INTERNO INTONACOÊ ESTERNO

INCOLLANTE PIETRAÊ DIÊ RIVESTIMENTO INTONACOÊ INTETELAIOÊ FISSO VETRO

TELAIOÊ MOBILE

TELAIOÊ FISSO ROMPIGOCCIA


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PROGETTIÊ Ê IIÊ Irene Tranchina L’area di intervento è situata in una porzione di lotto del lungo mare sud di Ortigia. Un luogo dove il rapporto tra terra, mare e spazio costruito è il carattere del luogo stesso. Il progetto cerca si conformarsi nella traduzione degli aspetti che delineando questo luogo, per integrarsi in un ciclo che perdura e che si configura nella sua visione parziale e totale. Il programma risponde alla possibilità di avere un edificio plurifamiliare e uno monofamiliare. L’orientamento e il posizionamento, rispettivamente a sud verso il mare e a nord verso la strada, sono gli aspetti che disegnano l’impianto. Il perimetro è disegnato e aperto da un asse che trasversalmente guarda al mare, continuando il disegno di quello esistente; contemporaneamente definisce e distacca i due edifici. Lo sviluppo volumetrico deriva da un’analisi dell’ aspetto dell’architettura locale. Uno sviluppo lineare interrotto in maniera incostante da una fascia che aggetta e definisce la porzione centrale del prospetto, ricercando in qualche modo una continuità con ciò che lo contiene. Aggetti, questi, che definiscono un’apertura piuttosto che unÊ interno.Ê Ê L’edificio plurifamiliare si compone di sei alloggi. Un percorso di risalita centrale, trasversale rispetto alla pianta, immette agli alloggi (rispettivamente due per piano), con ingressi sul fronte verso il mare. Lo spazio dell’edificio monofamiliare comprende due piani; si accede dal pian terreno dove si trova la zona giorno e si procede al primo piano verso la zona notte. Nella pianta generale si legge un asse centrale longitudinale in corrispondenza del quale si aprono i pozzi luce, anch’essi temi radicati nel tipo di costruzione del luogo, dove sono disposti i servizi; tre fasce trasversali , invece, segnano gli ambienti giorno a sud, e notte a nord.I prospetti sono rivestiti in pietra locale; pietra arenaria pece con tonalità tendenzialmente scure, e gli aggetti posti in evidenza tonale da una pietra giuggiulena chiara. Il taglio è definito principalmente dalle linee corrispondenti ai solai e dalle linee delle aperture. Gli spazi, rispettivamente dell’impianto di risalita, e delle corti che si aprono lateralmente verso il vicolo, sono schermati da brise soleil in legno, per una duplice funzione: racchiudono lo spazio privato e tramite la disposizione leggermente esterna dalla linea del prospetto, restringono il percorso visuale di chi lo osserva focalizzando una visuale verso la linea dell’orizzonte.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ QAÊ Prof. Arch: Vincenzo Latina Il laboratorio ha introdotto gradualmente gli studenti allo studio analitico di alcuni progetti di architettura per comprendere il complesso processo progettuale attraverso l’analisi di alcuni “principi della composizione”; principi intesi come azioni da assimilare dettati da consolidate prassi progettuali. Gli studenti hanno così iniziato lo studio di alcune architetture emblematiche, suggerite dalla docenza, in prevalenza edifici di rilevanza disciplinare per la loro di natura storicaarchitettonica, morfologica, ambientale e per ordine compositivo e tecnico. A tal fine sono state richieste elaborazioni progettuali con la realizzazione di modelli di studio tridimensionali, di cartoncino o materiali similari, di dimensioni e scale appropriate; i modelli sono una simulazione o la traduzione di un’invenzione spaziale e non la rappresentazione miniaturizzata della realtà, di per sé irripetibile. Si è trattato di modelli interpretativi di connessioni spaziali, distributive e tipologiche, in cui viene messa in rilievo la qualità dello spazio tridimensionale.Tali criteri d’indagine non sono una prassi da seguire, per determinare un risultato già noto o presunto a priori, ma, una vera e propria verifica, un sistema di analisi “aperto” alle specificità del sito, dell’edificio, dell’autore e alla capacità percettiva dello studente. Le esperienze maturate con lo studio di architetture di riferimento hanno trovato rispondenze e analogie nella simulazione progettuale; difatti è stata richiesta la scomposizione e l’analisi del caso studio, la riprogettazione di una parte di esso o la ricomposizione ponderata, di un piccolo edificio. Il tema del corso “variazioni in architettura”, ha richiesto la progettazione di una “architettura didattica” attenta e misurata, che intende tenere conto di molteplici fattori esistenti o predeterminati di ordine topologico, strutturale, distributivo e compositivo in genere.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ Vittoria Basile IlÊ progettoÊ riguardaÊ laÊ realizzazioneÊ Ê diÊ unÊ circoloÊ nauticoÊ nell’ area del porto piccolo di Siracusa. Partendo da una modulazione di base, data da due rettangoli di dimensione massima 12,5m x 22,5m e attraverso successive modulazioni, si andrà a determinare un parallelepipedo interno contenente i vari servizi e la pelle esterna dell’ edificio che racchiude un percorso d’ acqua che filtra anche all’ interno del blocco. L’edificio è alto 7m, al piano terra sono stati inseriti un ufficio informazione antistante l’ ingresso, una sala espositiva, un bar con vista mare, i bagni e una scala che conduce al piano superiore dove troviamo la sala multiuso che restringendosi crea una lunga passerella che si affaccia sul mare. L’accesso all’ edificio è dato da un pontile in legno sospeso sull’ acqua che prolungandosi all’ esterno dell’edificio verso il mare funge da punto di attracco per le barche, cosicchè si può accedere al circolo sia dalla terra ferma che dal mare. Per quanto riguarda i materiali costruttivi esso fa riferimento all’azienda vinicola di Herzog & De Meuron dove la pelle dell’edificio è costituita da gabbie di rete metallica che contengono massi di pietra irregolari, il tutto irrigidito a sua volta da una struttura metallica .La luce filtra attraverso i massi disegnando tessiture imprevedibili che cambiano a seconda delle condizioni esterne e della forma delle pietre. Il circolo nautico si “immerge “ completamente nel mare e l’ acqua penetra al suo interno attraverso le gabbie di rete, cosi come la luce filtrando tra i massi illumina il pontile di ingresso conferendovi una particolare atmosfera. L’edificio si inserisce bene nel contesto per quanto riguarda alcuni elementi quali il pontile e la passerella che riprendono il lungo molo affianco al circolo, queste rappresentano dei segni forti che si configurano nel paesaggio come linee orizzontali sul mare.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ Alessandra Grasso Questo progetto si ispira al Museo d’Arte Bregenz di Peter Zumthor (Bregenz, Austria 1990-1997). Il museo si caratterizza per la pianta quadrata e le particolari aperture sui vani scala, ma soprattutto per il sistema di illuminazione attraverso una particolare struttura esterna. L’involucro del museo è, infatti, realizzato attraverso un sistema di travi in alluminio e tiranti che reggono delle vetrate leggermente sovrapposte fra loro. Si era inizialmente ipotizzato di estrapolare questo sistema usato in facciata e reinterpretarlo e riadattarlo su una struttura in alluminio che ricordasse un’imbarcazione rovesciata. Tale idea è stata rivista a causa della posizione geografica del sito e della conseguente condizione climatica della Sicilia orientale, a favore di un edificio che garantisse un migliore benessere termico. Si è dunque realizzato il circolo nautico usando, invece che l’esterno, interno del museo, ricalcando la pianta quadrata, anche se rimensionata diversamente, i tagli e i setti, che caratterizzano il museo, sono stati rivisitati per adeguarli alla nuova struttura e creano un’illuminazione suggestiva. L’edificio si compone di un piano interrato con i servizi le cui finestre sono sotto il livello del mare e consentono di vedere lo stesso. Sopra vi è un piano terra che costituisce l’accesso e dove sono presenti gli uffici per la registrazione degli iscritti al circolo, salendo ancora troviamo il primo piano: un ampio spazio vetrato con vista sul porto fruibile per mostre e conferenze. il tetto del circolo è calpestabile.

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PROGETTIÊ Ê IIÊ GiulioÊ Raineri L’esercitazione prevedeva la realizzazione di un circolo nautico nell’area del porto piccolo. Il progetto parte da un principio assiale, che come nel museo ebraico di Daniel Libeskind a Berlino, identifica delle direzioni dalle quali si costruisce la pianta dell’edificio, il movimento planimetrico è messo in risalto da cambi di quota. Il circolo si compone di due piani; l’ingresso al piano terra da su una sala, in cui una reception accoglie i soci del circolo, dalla sala due rampe parallele conducono ad un blocco che disimpegna il primo e il terzo e che contiene un ascensore; da qui attraverso una rampa si arriva all’ultimo blocco che contiene dei servizi ed una sala conferenze; accanto alla seconda rampa una scala conduce al primo piano davanti alla sala che serve un servizio ristoro. La struttura in acciaio consente l’appoggio su pilotì e i lunghi sbalzi delle rampe, il legno con un pergolato che ricopre i prospetti garantisce la protezione dal sole. Le rampe più lunghe si spezzano in mezzo lasciando la vista sul mare.

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PROGETTIÊ Ê IÊ IIÊ IIIÊ IVÊ VÊÊ

3Ê TBÊ prof. arch. Francesco Cacciatore Rosaria Arangio / Giuseppe Musmeci / Giuliana Pappalardo Federica Muscuso / Maria Rosaria Raccuglia / Federica Rametta 3Ê QAÊ prof.ssa arch. Adelaide Di Michele GiulioÊ DoriaÊ Ê Ê DarioÊ Felice Giuseppe Longhitano

3Ê QBÊ prof.ssa arch. Isotta Cortesi EmanueleÊ DiÊ Quattro StefanoÊ Privitera Roberta Sciuto / Chiara Spicuglia AndreaÊ Vivera

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ TB Prof. Arch: Francesco Cacciatore Orizzontale/Verticale.Ê DallaÊ PadaniaÊ agliÊ Iblei. Il corso si proponeva come obiettivo di fondo quello di stimolare una riflessione nei confronti dell’idea di “contesto” in architettura e di indagare sulle ricadute progettuali di quelle “condizioni insediative” con cui ogni proposta architettonica, anche la più autoreferenziale, deve necessariamente confrontarsi. ContestoÊ - Verticale. Il sistema dei monti Iblei costituisce, insieme all’Etna, uno dei capisaldi della morfologia e del paesaggio geografico della Sicilia Orientale. L’intero massiccio montuoso può essere immaginato come un gigantesco masso calcareo che dall’interno si protende fin sulla costa. - Naturale. All’interno di questo contesto dalla morfologia e dall’immagine fortemente strutturate, l’intervento dell’uomo cerca di fare i conti con l’impervia natura esistente nel tentativo di riportarla ad una dimensione “domestica”. Programma - Progetto di strutture residenziali per l’accoglienza e l’accompagnamento sociale per 800 mc nel Comune di Buscemi (Siracusa). ProgettoÊ - Condizioni Insediative. I due lotti di progetto si trovano nella periferia del piccolo centro urbano di Buscemi. All’interno del sistema alternato di “cozzi” e di “cave”, di costoni scoscesi e di piccoli altopiani, tipico degli iblei, la città storica aveva operato delle scelte insediative intelligenti e precise, sviluppandosi in verticale e occupando un costone esposto a sud quindi ben soleggiato e contemporaneamente al riparo delle fredde correnti che da nord sferzano la zona del pianoro superiore. Le condizioni insediative che si ritrovano nella zona di nuova espansione sono invece l’esatto contrario, trovandosi quest’ultima proprio nella zona alta, quella che la città storica aveva da sempre cercato di evitare, acquattandosi al di sotto del limite dell’altopiano. Risposte progettuali. (vedi disegni)

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ Rosaria Arangio / Giuseppe Musmeci / Giuliana Pappalardo Il progetto ha come sito Buscemi, uno dei paesi iblei, dove la morfologia appare interessante per insediare una struttura residenziale per l’accoglienza e l’accompagnamento sociale. Nella fase di analisi cronologicamente si individuano tre zone e tre impianti del paese. La prima zona sud, dove i dislivelli sono più forti, con gli insediamenti protostorici, rendendo Buscemi una città-museo. La seconda zona intermedia dove le architetture civili e religiose del ‘700 predominano. L’ultima zona nord, che chiude il paese e le abitazioni vivono i due prospetti diversamente uno sull’orto e l’altro sulla strada. Le residenze da noi progettate nascono dall’adattamento planimetrico esistente, tale che gli spazi da vivere si formano naturalmente nella tradizione del paese. L’edificio comprende una superficie costruita di 800 m³, come indicato nel bando del concorso. La residenza si apre al paesaggio con viste importanti verso l’ampia vallata, si distende e si chiude fra le differenze di quota. La disposizione planimetrica è organizzata in due blocchi. Un braccio che accoglie gli spazi individuali notturni, rispetto alla definita geometria del cubo che svolge le collettive abitudini diurne. I due solidi formano una corte esterna che continua all’interno della residenza senza imporre momenti di confine tra la natura e il costruito. Ecco il temaÊ diÊ progetto. Questa interazione tra l’interno e l’esterno è rispettata anche dalle condizioni ambientali, come la luce naturale che avvolge la struttura ed in alcuni casi, come nei percorsi verticali e orizzontali, da noi è stata volutamente indirizzata. Dal momento in cui si accede i percorsi sono riconoscibili eÊ guidati. E’ un’architettura comunicativa, chiara, gestibile. Il braccio è vivibile sia internamente che esternamente, con laÊ funzioneÊ diÊ affaccioÊ dalÊ primoÊ pianoÊ delÊ cubo. Le poche risorse economiche non hanno demoralizzato la nascita e il volere il massimo dal progetto. Il colore ha prevalso sul materiale per i rivestimenti esterni, in modo che le forme geometriche fossero chiare e distinte. Con accoglienza c’è l’intenzione di avere un progetto valido che avesse tutte le caratteristiche di una casa comune e gradevole anche nell’arredo.

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1Ê Ê Ê COPERTURAÊ METALLICA,Ê CONÊ PENDENZAÊ DELÊ 20%,Ê Ê Ê Ê Ê Ê MEMBRANAÊ IMPERMEABILIZZANTE, Ê Ê Ê Ê Ê ISOLANTEÊ RIGIDOÊ 80Ê mm, Ê Ê Ê Ê Ê SOLAIOÊ INÊ LATEROÊ CEMENTOÊ 160Ê mm 2Ê Ê Ê SCOSSALINAÊ INÊ ZINCO 3Ê Ê Ê INTONACOÊ ESTERNO, Ê Ê Ê Ê Ê MALTAÊ DIÊ LIVELLAMENTO 4Ê Ê Ê FORATOÊ 140Ê xÊ 200Ê xÊ 250Ê mm 5Ê Ê Ê PANNELOÊ ISOLANTEÊ DIÊ POLISTIRENEÊ RIGIDO 6Ê Ê Ê MEMBRANAÊ IMPERMEABILIZZANTE 7Ê Ê Ê FORATOÊ 600Ê xÊ 200Ê xÊ 250Ê mm 8Ê Ê Ê INTONACOÊ INTERNO,Ê MALTA 9Ê Ê Ê PAVIMENTAZIONEÊ INTERNA 10Ê MASSETTO 11Ê GETTOÊ DIÊ COMPLETAMENTOÊ INÊ OPERA 12Ê TRAVETTIÊ PREFABBRICATI 13Ê BLOCCHIÊ DIÊ LATERIZIO 14Ê INTONACOÊ INTERNO 15Ê LASTRAÊ INÊ PIETRAÊ GREZZA 16Ê PAVIMENTAZIONEÊ INÊ DOGHEÊ DIÊ ROVEREÊ 20Ê mm, Ê Ê Ê Ê Ê TELAIOÊ DIÊ SUPPORTOÊ INÊ LEGNOÊ 50Ê mm, Ê Ê Ê Ê Ê STRATOÊ DIÊ ISOLANTEÊ TERMICOÊ EDÊ ANTIRUMEREÊ INÊ POLIURETANOÊ 10Ê mm, Ê Ê Ê Ê Ê MASSETTOÊ DIÊ POSAÊ 10Ê mm, Ê Ê Ê Ê Ê MEMBRANAÊ IMPERMEABILIZZANTE,Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê SOLAIOÊ INÊ CALCESTRUZZOÊ ARMATOÊ 100Ê mm ÊÊÊÊÊ

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ Federica Muscuso / Maria Rosaria Raccuglia / FedericaÊ Rametta L’incarico per la residenza sociale prevedeva innanzitutto una costruzione a costi ridotti e a basso impatto ambientale. Infatti l’edificio situato nella nuova zona residenziale di Buscemi, antico borgo degli Iblei della provincia di Siracusa, cerca di adattarsi al luogo sfruttando le qualità migliori del posto e nello stesso tempo proteggendosi dal duro clima. I lotti di progetto sono due e due sono le residenze da realizzare. Pur essendo due strutture uguali presentano due modi diversi di relazione con il terreno, questo è dovuto alla pendenza dei lotti, pendenza che corre lungo entrambi i lati del lotto. L’edificio presenta un impianto semplice a L costituito da due parallelepipedi che si sovrappongono ruotati di 90° l’uno rispetto all’altro. Questo impianto semplice si inserisce, tuttavia, all’interno di un complesso non omogeneo; il sito, infatti, presenta una pendenza del terreno lungo entrambi i lati e pertanto l’edificio si è dovuto adattare e modellare alla morfologia del lotto. La struttura si apre a nord a piano terra con la zona living la quale dialoga con l’esterno tramite una vetrata, mentre a ovest si sviluppa il portico che accoglie l’ingresso alla residenza; il primo piano ospita gli alloggi che godono, grazie a una terrazza dotata di pergolato e di una scala per l’accesso diretto dall’esterno, del paesaggio sul fronte nord. Grazie ad una conformazione molto flessibile, l’edificio offre la possibilità di ottenere diverse combinazioni abitative. Il complesso è caratterizzato sia nell’utilizzo dei materiali (es. pietra locale) che nell’organizzazione del lotto (es.alberi locali) da elementi tipici del luogo allo scopo di poter al meglio uniformare l’edificio al suo intorno. Il blocco inferiore è, infatti, realizzato con blocchi di pietra locale, che non hanno il solo scopo di rivestimento esterno ma partecipano attivamente al sostegno della struttura. Le pareti del piano terra sono realizzate secondo un sistema misto che le rende semiportanti, all’interno mattoni forati e all’esterno blocchi in pietra.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ QA Prof.ssa Arch: Adelaide Di Michele Tema del laboratorio è l’indagine del rapporto tra architettura e città, dalla scala dell’edificio a quella dell’impianto, all’interno dello straordinario contesto urbano storico e paesaggistico costituito da Ortigia. A partire dalla lettura e dal riconoscimento dell’esistente, dalla comprensione della struttura urbana e della sua evoluzione, si pone l’accento sul tema della dialettica tra permanenza e innovazione che inevitabilmente si impone quando si agisce su contesti stratificati e di alto valore. Il tema di riflessione proposto è quello dell’espressione della dimensione contemporanea all’interno di un contesto storico, in cui l’emergenza rappresentata dalle preesistenze storico artistico monumentali si combina con la presenza pregnante dell’elemento naturalistico rappresentato dal mare. Il tema è stato affrontato attraverso la stesura di due progetti: un intervento di sostituzione di una porzione di tessuto residenziale minuto: la testata terminale della striscia di tessuto compresa tra Via Serafino Privitera e il Lungomare di Ortigia, frontistante Largo della Gancia (progetto di Giuseppe Longhitano). Il ridisegno del vuoto urbano posto tra il Palazzo delle Poste e il Parcheggio Talete denominato piazza Nazario Sauro (progetti di Giulio Doria e Dario Felice). I due temi, simili per molti aspetti, si differenziano soprattutto per la dimensione: di cellula di tessuto la prima, di parte urbana la seconda. Ad entrambe le scale l’equilibrio, ovvero il disequilibrio, ove sia stato intenzionalmente perseguito, tra nuovo ed esistente è stato indagato trasversalmente dagli aspetti tipologici a quelli linguistici, alla ricerca di ibridazioni riscritture deformazioni operative in grado di infiltrarsi adattarsi sovrimporsi alÊ luogo.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ GiulioÊ Doria L’area che si estende dietro l’imponente edificio delle Poste consente appunto particolari riflessioni sulla costituzione di un’identità urbana e sul rapporto tra le sagome degli isolati adiacenti, sia in pianta che in alzato. Il progetto prende coscienza di tutte queste premesse, seguendo la volontà di armonizzare i conflitti esistenti. Il fronte rivolto al mare, che costituisce la testata della serie di blocchi retrostanti, viene pensato come una progressione di semplici volumi. La disposizione spaziale di questi ultimi suggerisce un “raccordo” tra l’edificio delle Poste a ovest e l’isolato ad est in posizione più avanzata. Allo spazio sul quale prospetta questa fronte è affidata l’idea della memoria poiché i muri che lo delimitano richiamano le preesistenti opere difensive, mentre i due pilastri e lo specchio d’acqua da essi incorniciato testimoniano l’antica presenza della Porta Marina. I primi due livelli dell’edificio sono destinati a funzioni pubbliche. Al pian terreno trovano posto oltre ai negozi, un bar ed una galleria d’arte che proseguono al primo piano. Questo è pensato come una “piastra” dalla volumetria ben definita, distinta dagli altri corpi per giacitura e materiali. Un’ampia gradonata coperta supera il dislivello tra piano terra e primo e sbarca in una piccola corte aperta, elemento comune nel tessuto storico. Una seconda corte, o “giardino delle sculture” consente l’ingresso all’atelier e viene usata come spazio espositivo. La “piastra” accoglie inoltre una sala da the, un ristorante ed uffici, tutti ambienti illuminati da grandi finestre a nastro. Nel blocco centrale sono collocati i vani di servizio e, ai livelli superiori, gli accessi ai singoli appartamenti. Lo spazio della residenza è distribuito tra i due blocchi in otto appartamenti. Nel blocco sud, il più basso, si trovano quattro appartamenti simplex con affaccio su via Trieste. Le restanti abitazioni occupano il blocco nord affacciandosi su via G. Perno e sulla Riva N. Sauro. Ognuno di questi appartamenti è un duplex organizzato su due livelli e con doppia altezza. L’aspetto finale tiene conto a livello materico e cromatico della realtà circostante. Ricorre l’uso di intonaci con tonalità dell’ocra accostati a materiali lapidei, come marmo perÊ laÊ pavimentazioneÊ dellaÊ piazzaÊ eÊ pietraÊ vulcanicaÊ perÊ ilÊ rivestimento della “piastra”. Il carattere attuale del progetto viene rimarcato dalle grandi aperture vetrate e dalla “facciata ventilata” costituita da elementi modulari in laterizio, descritta anche a livello di dettaglio.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ DarioÊ Felice È tempo di ripensare l’orgia dei fantasmi prodotti, alle turbolenze d’immagini, bisogna rivedere la realtà attraverso sconfinamenti disciplinari incontrando spazi di libertà per superare costrizioni identitarie; articolando ogni progetto su idee strategiche in grado di mettere in sinergia percezioni, strumenti, linguaggi capaci d’intercettare luoghi sconosciuti, rischiando e provocando connessioni altre… senza necessariamente complicare, anzi…per capire. Appare il bisogno d’immaginare l’architettura come una disciplina allargata, appare il bisogno di leggere la città oppure di fantasticare ciò che la sostituirà con una serie di eventi ed episodi infiniti. La strategia progettuale proposta, reclama la crisi linguistica della tradizione urbana. Vengono criticate sistemi e logiche statiche capaci di aprire e allargare i luoghi fino all’ esplosione, allontanando il soffocamento della società per fabbricare così la nuova città contemporanea, agile, mobile e dinamica nelle sue parti. Cercare e saldare forti relazioni per comunicare un’ immagine di città collettiva ed unificata, sempre scattante ed attuale, in cui vivere, dormire, lavorare e svagarsi al suo interno; ripensare anzi pensare spazi per gli studenti ( mediateca, aule studio…). Due livelli di comprensione si fondono nel progetto. Il primo è la reinterpretazione della maglia urbana a scacchiera dell’ area di studio e quella compatta di Ortigia, che si fondono in un’ unica griglia strutturale verticale. Il secondo è il ripensamento della corte interna, che non è più affaccio interno di edifici ottocenteschi ma spazio nuovo,quello dei tre piani speciali, il “Madang space” della tradizione orientale, il momento in cui l’ uomo vive “in between” fra natura e città.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ Giuseppe Longhitano La sfida era quella di inserire un progetto di edilizia residenziale nel tessuto urbano storico, che facesse da quinta alla piazza sul retro del palazzo delle Poste. Il progetto si relaziona con il luogo, mantenendo il perimetro delÊ lottoÊ inÊ modoÊ taleÊ daÊ completareÊ laÊ magliaÊ ortogonale.Ê A causa di forma e dimensione (30 x 25 m), l’edificio non può ricondursi ad una tipologia canonica, a corte o a blocco unico; pertanto l’edifico viene ripartito in tre blocchi, scanditi da fenditure, creando al piano terra un portico che attraversa l’intero edificio, dove è situato l’ascensore e il corpo scala. La distribuzione degli alloggi ai piani superiori avvieneÊ tramiteÊ ballatoi. Il sistema volumetrico è diviso in tre blocchi, ognuno scandito da diversi sistemi compositivi: il primo evidenziando i pilastri archetipo delle paraste, la verticalità; il secondo attraverso la cornice che evidenzia la centralità; il terzo evidenziando la soletta dei solai archetipo delle fasce marcapiano, l’orizzontalità. Il progetto prevede una sala espositiva e due spazi commerciali al piano terra; sui restanti piani si prevedono degli alloggi con tipologia a torre negli angoli, dei duplex nel bloccoÊ centraleÊ eÊ unÊ alloggioÊ inÊ lineaÊ perÊ pianoÊ nelÊ bloccoÊ est. Le finiture dell’edificio sono pensate con dei brisoleil in legno.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ QB Prof.ssa Arch: Isotta Cortesi Il progetto di architettura ha diversi livelli di complessità ma anche di incertezza, complessità misurata nell’insegnamento attraverso la relazione tra le parti e la scala dell’intervento; complessità che si propone progressiva nel percorso di insegnamento ma incerta nell’inseguire un percorso ideale verso la forma. Il laboratorio ha affrontato come primo esercizio un tema, solo apparentemente banale: la residenza pluripiano, per verificare sia la capacità di un ragionamento coerente sull’architettura residenziale sia l’abilità degli allievi ad articolare ed aggregare elementi modulari analoghi. Il progetto nella definizione della residenza, si interroga sull’abitare, sul confronto tra i modi rinnovati e quelli consolidati, così da definirne il carattere, la dimensione e la qualità. Poi il percorso progettuale ha volto l’attenzione al rapporto architettura e città, osservato dalla scala urbana a quella del dettaglio in una parte incompiuta nel tessuto consolidato della città di Catania: l’area di corso dei Martiri. Architetti laici per le chiese. Il programma funzionale ha previsto una prima parte del progetto da svolgere in gruppo, volta a definire il masterplan di un centro ecumenico panreligioso strettamente connesso alla città per comprendere ed interpretare le percorrenze, gli accessi e la distribuzione degli spazi comuni. Gli studenti inoltre hanno approfondito le tradizioni legate allo spazio del culto, ai riti delle funzioni religiose e agli oggetti sacri (nel programma funzionale vengono considerate le più diverse e molteplici professioni di fede). Si è richiesto, per ogni gruppo, disegni illustrativi in scala adeguata, un modello descrittivo ed infine il progetto del portale di accesso allo spazio sacro.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ EmanueleÊ DiÊ Quattro La presenza di differenti livelli altimetrici ha suggerito l’idea di coinvolgere in un gioco di movimenti, apparentemente casuali ma controllati, un’insieme di zolle quasi a voler adattare ad una microscala la teoria della tettonica a placche. I volumi, destinati alle varie funzioni, ora affondano ora emergono ora si elevano rispetto al terreno offrendo al fruitore, che è esso stesso partecipe del movimento, sempre nuove visuali coinvolgendolo in un meccanismo di curiosità ed esplorazione. La definizione delle parti è una conseguenza diretta di uno studio preliminare sulla relazione tra le sezioni e l’organizzazione dello spazio nelle tre dimensioni. Ciò ha permesso una reinterpretazione della corte, elemento caratteristico degli isolati circostanti: questa non è più concepita come un vuoto fermo tra pieni fermi, ma come un vuotoÊ inÊ movimentoÊ traÊ pieniÊ inÊ movimento;Ê leÊ paretiÊ degliÊ edifici che formano una corte ci hanno sempre circondati, ma cambiandone l’orientamento nello spazio queste potrebbero diventare il pavimento e il soffitto di uno spazio che potremmo attraversare o su cui potremmo camminare o sotto cui passare. I rapporti ,ora spigolosi e conflittuali ora morbidi e armoniosi, tra le zolle e i volumi definiscono, nei profili e nelle sezioni , associazioni ad un probabile skyline urbano che mette il centro religioso in stretta confidenza con il tessuto urbano circostante. Le mura che definiscono la planimetria esterna del progetto non si limitano solo ad una perimetrazione ma sono parte attiva nell’ organizzazione del movimento: completano ambienti chiusi, definiscono vuoti, sorreggono volumi, delineano percorsi ma soprattutto funzionano come una scenografia che imitando le pareti finestrate degli edifici antistanti enfatizza l’effetto curiosità, la città guarda verso l’interno del centro religioso e viceversa. Determinante è stata la scelta dei materiali strettamente legata al carattere concettuale e concreto delle diverse funzioni.

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ StefanoÊ Privitera Il masterplan di progetto prevede la realizzazione di un fronte continuo lungo il viale Martiri della Libertà, adibito a spazio di servizio e di percorrenza. Su queste due stecche, da una parte e dall’altra della strada, si innestano gli edifici di progetto: sala conferenze e zone comuni da una parte, gli edifici di culto dall’altra. La moschea (orientata in direzione della Mecca) si innesta sulla stecca creando un disassamento che funge da ingresso dalla strada al parco. Il rito islamico prevede una corte per l’abluzione solitamente circondata da portici e una sala coperta per la preghiera. Il progetto si fonda sull’intersezione di più spazi aperti, semi-aperti e chiusi, legati fra loro da un sistema di portici che diviene l’elemento di continuità compositiva del progetto. Due setti murari ortogonali fra loro definiscono lo spazio della corte esterna, definendone anche gli ingressi e i punti di attraversamento (l’idea è quella di creare uno spazio delimitato e allo stesso tempo attraversabile). Altri due setti murari molto profondi e paralleli fra loro, definiscono invece lo spazio della sala di preghiera: l’apertura sul primo muro definisce l’ingresso principale alla sala, quella sul secondo rappresenta la porta verso la Mecca (mihrab). Lo spazio interno è da un particolare sistema di controllo della luce, che ne permette l’ingresso ma impedisce la possibilità di guardare attraverso, per preservare così l’atmosfera intima di uno spazio sacro. Il mihrab diventa il punto centrale della sala, illuminato da dietro da un sistema di aperture nello spessore murario.

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SALDATURAÊ TRAIÊ DUEÊ TELAIÊ PERIMETRALI

BULLONEÊ DIÊ CONNESSIONEÊ FRAÊ LAÊ LAMIERAÊ INÊ ACCIAIOÊ EÊ LAÊ TRAVERSAÊ ADÊ U PROFILOÊ AÊ U LAMIERAÊ PRESSO-PIEGATAÊ INÊ ACCIAIOÊ CORTEN

LASTRAÊ FREFABBRICATAÊ INÊ C.A.Ê AÊ VISTA

BULLONEÊ DIÊ CONNESSIONEÊ FRAÊ LASTRAÊ INÊ C.AÊ EÊ LAÊ TRAVERSAÊ ADÊ U

SALDATURAÊ FRAÊ ILÊ TELAIOÊ DELLAÊ FINESTRATURAÊ EÊ LAÊ TRAVERSAÊ ADÊ U VETROÊ AÊ DOPPIAÊ SABBIATURA FERMAVETRO

TELAIOÊ FISSO

PORTALEÊ CHIUSO

DISTANZIATOREÊ CILINDRICO

TELAIOÊ FISSOÊ PERIMETRALEÊ COSTITUITOÊ DAÊ PROFILATIÊ ADÊ U

SALDATURAÊ FRAÊ ILÊ TELAIOÊ EÊ LAÊ GUIDAÊ DELÊ CARRELLO CARRELLO GUIDAÊ INÊ ALLUMINIOÊ PERÊ LOÊ SCORRIMENTOÊ DEIÊ CARRELLI ELEMENTOÊ DIÊ ANCORAGGIOÊ DEIÊ CARRELLIÊ ALÊ TELAIOÊ MOBILEÊ DELÊ PORTALE PERNOÊ INÊ Ê FERROÊ ANCORATOÊ ALÊ SUOLOÊ IMPEDISCEÊL EÊOS CILLAZIONIÊOR IZZONTALIÊDE LÊP ORTALE

PORTALEÊ Ê APERTO

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ Roberta Sciuto / Chiara Spicuglia Inserito in un centro ecumenico panreligioso, il tempio buddista trova la propria dimensione ascetica in una cavea accessibile tramite un percorso religioso, lungo cui sono collocate le tre porte funzionali al culto, l’ultima delle quali è d’accesso al tempio. La maglia di pilastri, struttura del tempio, si estende all’esterno dando luogo ad un portico (quota -3.5 m) e ad un passaggio per il percorso pubblico (quota 0.00 m). Il portico rappresenta uno spazio di mediazione tra il tempio e il padiglione esterno in cui sono collocati gli strumento musicali con cui ha inizio il rito sacro. Il tempio, sopraelevato su un basamento, presenta un sistema a doppia apertura: una grata in legno scorrevole e un sistema a libro di pannelli con telaio in legno e carta di riso con due diverse tipologie di maniglie, la prima in corda e rame, l’altra in legno. Tale sistema consente di gestire lo spazio in base alle esigenze rituali. All’interno del tempio uno spazio su un unico piano di calpestio (quota 1.50 m) è dedicato al culto della preghiera di fronte allo statua del Buddha collocata su un piano rialzato (quota 0.70 m). L’edificio di culto presenta uno scheletro ligneo fatto di pilastri intervallati da pannelli realizzati con canne di bambù, carta di riso, stoffe. La volta cassettonata, tipica di un tradizionale tempio buddista, è tradotta in un tetto piano con cassettoni resi mediante piani sfalsati che si alternano all’interno della griglia in modo da far filtrare la luce creando effetti diversi nella sala della preghiera.

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MANIGLIAÊI NÊL EGNO

TUBOÊA ÊS EZ.ÊCI RCOLAREÊI NÊA CCIAIO

CERNIERAÊI NÊF ERRO BINARIOÊDI ÊS CORRIMENTO

PANNELLIÊ INÊ CARTAÊ DIÊ RISO

TELAIOÊ INÊ LEGNO

MENSOLAÊ INÊ LEGNO

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PIASTRAÊ INÊ ACCIAIO

ROTELLEÊ INÊ ACCIAIO

TUBOÊ AÊ SEZ.Ê CIRCOLAREÊ INÊ ACCIAIO

SUPPORTOÊ EÊ BINARI

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ AndreaÊ Vivera Il masterplan di progetto ha come linea guida una “stecca” adibita a percorrenza, che si sviluppa per tutta la lunghezza dell’area e alla quale si innestano gli edifici religiosi del centro pan-religioso. La Sinagoga si trova nella parte centrale dell’area, a ridosso di un cambio di quota preesistente di circa 8,00 metri. I principali temi trattati nello sviluppo di questo progetto sono quelli della percorrenza e degli spazi di filtro. Gli ingressi all’edificio sono due (distinti in base ai sessi, come impone la tradizione ebraica), ognuno dei quali avviene a conclusione di percorrenze differenti: per le donne si tratta di una ascesa al matroneo che inizia dalla parte nord del parco che circonda l’edificio. La rampa che taglia i setti “C” si conclude in una zona filtro, ancora esterna, che permette il definitivo ingresso alla parte superiore del matroneo. L’ingresso destinato agli uomini, invece, ha inizio dall’angolo nord-est, scende lungo una rampa sul fianco nord tra le due fila di setti e si conclude in una prima zona filtro. L’ulteriore passaggio tra gli spazi dei setti sul fronte ovest da accesso alla zona delle abluzioni, ancora esterna all’edificio. Il portale d’ingresso è posto in asse. L’uscita è possibile solo dalle due porte ai fianchi dell’altare, che tramite una breve scalinata, riporta alla quota di partenza di 2,50 metri più alta rispetto alla quota interna all’edificio. Tutti i setti a forma di “C” sui vari fianchi dell’edificio si relazionano diversamente con lo spazio adiacente, ottenendo delle nicchie con sedute. L’unico elemento pieno è quello alle spalle dell’altare. Gli scavi per l’intero spessore murario permettono l’ingresso di luce, insieme ai tagli trasversali sulla copertura e agli spazi tra i setti laterali. La parte dell’edificio che si innesta sulla “stecca” accoglie una piccola biblioteca e due aule studio, la copertura è invece un terrazzino praticabile. Due corpi scala agli estremi garantiscono un accesso indipendente rispetto alla Sinagoga.

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PROGETTIÊ Ê Ê

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PROGETTIÊ Ê IIIÊ

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PROGETTIÊ Ê Ê

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Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê III

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PROGETTI I II III IV V

4 QA prof. arch. Emanuele Fidone Chiara De Luca / Clelia Messina Maria Imbrogio Ponaro / Giovanni Musumeci Concetto Causarano / Giuseppe Girlando / Sebastiano Macca

4 QB prof. arch. Bruno Messina Salvatore Bravato (gruppo S.Bravato / G.Di Luca) Carlo Paternò (gruppo M.Di Perna / C.Paternò / S.Latina / O.Saluci) Raffaello Buccheri (gruppo R.Buccheri / C.Greco / A.Vivera)

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PROGETTIÊ Ê IVÊ QA Prof. Arch. Emanuele Fidone L’ambito tematico che il laboratorio ha affrontato è legato a problematiche progettuali di aree urbane o territoriali in rapporto diretto con aree naturalistiche e archeologiche, dentro il tessuto vitale della città. Si tratta di un lavoro finalizzato alla ricerca di sinergie e connessioni attraverso cui sperimentare un nuovo ruolo della progettazione architettonica nello scenario delle città contemporanea stratificata. Si è lavorato sui luoghi privi di una precisa identità o su aree urbane incomplete, intese come occasioni di progetto di grande valenza per creare nuovi spazi per un’architettura “civile” densa di significati: qui la nuova architettura, gli aspetti naturali del sito insieme ai resti archeologici assumono un ruolo cardine a scala urbana. La prima esercitazione individuale si è svolta sull’area siracusana di Piazza Adda aperta verso la retrostante area del “tempio circolare” che si collega al “Parco archeologico della Neapolis”. Il tema progettuale ha riguardato la realizzazione di un centro culturale polivalente sull’area attualmente mortificata dalla sua destinazione a parcheggio. La struttura immaginata come insieme di spazi, in parte autogestiti dagli abitanti stessi del quartiere, doveva assumere il ruolo di poloÊ diÊ riferimentoÊ urbano.Ê La seconda esercitazione ha avuto come tema il progetto di un nuovo sistema di fruizione e musealizzazione del complesso archeologico-naturalistico delle latomie greche di Siracusa (le latomie del Paradiso, del Casale e dei Cappuccini). L’idea del “Parco delle Latomie”, oggetto dell’esercitazione, è diventata ora l’occasione per ripensare una nuova sistemazione architettonica e spaziale dell’intera area, assegnando alle latomie un ruolo centrale nella ridefinizione del progetto urbano complessivo.

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PROGETTIÊ Ê IVÊ Chiara De Luca / Clelia Messina La realizzazione di un parco lineare urbano, nell’ area della latomia dei Cappuccini e in quella del Casale Broggi, ha posto l’ attenzione sulla necessità innanzitutto di un percorso che unisse le due aree, differenti per forma,vegetazione, orografia, ma sopratutto per le modalità di inserimento del contesto urbano. La latomia dei Cappuccini appare ben definita per la presenza sia di strade, che ne delimitano un contorno, che di un’ area pianeggiante già utilizzata come luogo di sosta. Differente è lo stato in cui si trova la latomia del Casale Broggi priva di un contorno visibile e della possibilità di accesso. All’ interno del parco si è pensato sia ad un percorso “veloce”, di attraversamento, con la presenza di impianti di risalita, che ad uno “lento”, di scoperta tra le latomie. Il contorno del parco individua la pista ciclabile, ma è anche luogo d’ accesso ad aree attrezzate con funzioni come noleggio bici, ristoro. L’ elemento di “testata” dell’ intera area è il museo delle latomie, sia per il luogo in cui si trova, che per la realizzazione di un passaggio ipogeo che crea una connessione diretta con la latomia stessa. Infine ci sono delle aree abitate che sono state escluse dall’ organizzazione del parco, e delle altre invece di cui si è pensato ad un eventuale riuso.

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PROGETTIÊ Ê Ê

CONFINIÊDE LÊP ARCOÊL INEARE

AREEÊA TTREZZATE

MUSEO

NUOVEÊ AREEÊ DIÊ SOSTA

AREEÊ DIÊ SOSTA

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AREEÊ ESCLUSEÊ DALÊ PARCOÊ LINEARE

EDIFICIÊ RIUTILIZZATI

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PROGETTIÊ Ê IVÊ Maria Imbrogio Ponaro / Giovanni Musumeci Il progetto comprende nuovi percorsi, aree funzionali e un museo lineare all’ interno delle Latomie di Siracusa. Gli interventi proposti partono dalla volontà di dare alle Latomie dei nuovi punti dai quali è possibile osservarle e viverle. Dalle osservazioni fatte sul posto è venuta fuori la soluzione di voler creare un elemento unico che raccordasse tutte le latomie tra loro e che questo percorso fosse come una passerella sospesa che le attraversa alla metà della loro altezza dando così un nuovo punto di vista. La forma di tale passerellaÊ • Ê dataÊ appuntoÊ dallaÊ curvaÊ diÊ livelloÊ intermediaÊ perÊ nonÊ lasciare che questa non intaccasse troppo le forme delle latomie. La stessa passerella ci dà anche i nuovi punti di accesso al nuovo sistema latomie, viene infatti creato tramite la stessa passerella un accesso diretto dal mare che con un molo permette alla barche di poter attraccare e entrare tramiteÊ unaÊ zona di pertinenza all’ interno delle latomie e poi del museo lineare. Il museo è creato dall’ incontro della passerella con la roccia viva infatti nel caso del museo si è scelto di mantenere il principio delle latomie cioè quello di scavare senza aggiungere un nuovo corpo e nello specifico non di scavare e lasciare la pietra viva creando così un falso ma di scavare dando un segno contemporaneo all’ intervento sia nei materiali che nella forma. Le sale per l’ esposizione sono infattiÊ ricavateÊ tramite la semplificazione delle curve di livello che definiscono l’orografia sovrastante. L’ illuminazione all’ interno delle sale come dei percorsi è garantita da asole zenitali costituite da una parte in vetro e una in lamiera forata che ne garantisce anche la ventilazione. L’ intero sistema è infine completato da sistemi di discesa e di risalita anche meccanici che permetto attraversare in altezza le latomie e ne garantiscono le uscite di sicurezza.

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PROGETTIÊ Ê Ê

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PROGETTIÊ Ê IVÊ Concetto Causarano / Giuseppe Girlando / Sebastiano Macca La grotta è il risultato della sottrazione di materia attraverso tagli della roccia eseguiti dagli schiavi in tempi ormai lontanissimi e necessari per recuperare il materiale per l’edificazione di strutture quali il teatro greco. I tagli orizzontali e verticali, gli spazi enormemente dilatati e quelli compressi, insieme a giochi di luce, costituiscono i temi su cui si basa il nuovo progetto. Il museo – sala espositiva si sviluppa nell’area della “Balza Gradina”, unica parte delle latomie in cui la roccia affiora senza apparente sottrazione di materia. L’idea sta nel realizzare uno scavo al di sotto della roccia in modo da avere un minimo impatto visivo all’esterno e un percorso espositivo all’interno che sembri snodarsi attraverso cavità naturali. Uno studio del sito e della sua esposizione ha permesso di tagliare la materia in più punti, realizzando delle ferite attraverso cui la luce può entrare per illuminare nel modo più naturale possibile gli ambienti espositivi. Dalla pianta è possibile vedere come l’edificio, snodandosi in più ambienti, metta in connessione a livello ipogeo due parti del parco delle latomie separate da una strada. L’accesso alle latomie dei cappuccini viene ripensato cercando di risolvere il problema dell’attraversamento pedonale di un asse viario particolarmente trafficato e il problema dell’area del monumento ai caduti considerata “zona morta” e inaccessibile. Il progetto prevede una connessione tra il livello stradale e quello del monumento ai caduti mediante terrazzamenti legati l’un l’altro da una scala e da una rampa. . Dalla terrazza più bassa in cui sorge il monumento sarà possibile solo un contatto visivo con la “nuova latomia” che si sviluppa ancora più in profondità e a cui si accede attraverso un edificio di nuova progettazione che sorgerà poco più in alto. L’edificio si presenta come un grande blocco monolitico. Dal primo livello si raggiunge il livello 0 posto 10 metri più in profondità. Da qui si potrà accedere alla “nuova latomia” e, attraverso un percorso ipogeo, alla latomia dei cappuccini. Le superfici esterne e interne sono realizzate in cemento armato a faccia vista cercando di rievocare l’aspetto grezzo della roccia. Avrà le funzioni di book-shop, info point, coffe shop e biglietteria- ingresso al parcoÊ delleÊ latomie.

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PROGETTIÊ Ê IVÊ QA Prof. Arch. Bruno Messina La didattica del corso si è concentrata sull’esercizio della capacità di ragionamento sulla città attuale, attraverso il progettoÊ urbano.Ê In quest’ottica il laboratorio ha proposto quale tema la partecipazione simulata ad un concorso di progettazione, strumento politico e amministrativo che oggi rappresenta l’occasione più frequente di interazione tra architetto e collettività. L’articolazione del corso ha affrontato, con comunicazioni mirate, la trattazione di tematiche generali relative al rapporto tra città e architettura. L’attività progettuale (riferita ad un bando reale per un progetto a scala urbana) si è articolata in tre fasi: Fase 1- Il Masterplan. Rappresentazione dell’idea di trasformazione Obiettivo: individuare e rappresentare i nodi problematici dell’area di progetto e definire le corrispondenti strategie di trasformazione prefigurabili. Fase 2 – Il progetto urbano. Rappresentazione delle azioni di modificazione del tessuto urbano Obiettivi: definire e rappresentare ipotesi di progetto che forniscano risposte adeguate alle problematicità precedentemente individuate. Nuovo assetto della viabilità e del sistema di collegamenti e connessioni, nuova configurazione dello spazio pubblico in relazione alla localizzazione di residenza, servizi e attività commerciali, strategie di completamento e/o diradamento del costruito. Fase 3 – La ‘macchina’ urbana. Rappresentazione del ruolo strategico di un singolo elemento del processo di trasformazioneÊ urbanaÊ Obiettivo: definire e rappresentare almeno uno degli elementi di progetto che partecipa strategicamente del processo di trasformazione precedentemente prefigurato, illustrandone le specifiche forme e funzioni in relazione alla modificazione del tessuto urbano proposta.

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PROGETTIÊ Ê Ê

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PROGETTIÊ Ê IVÊ SalvatoreÊ Bravato Il progetto ha, planimetricamente, una distribuzione a ballatoio. Sono stati pensati tre tipologie di alloggi rispettando lo standard urbanistico di 25 mq a persona: uno di 50 mq (2 persone), uno di 75 mq(3 persone), uno di 100 mq(4 persone). È stato studiato un sistema di schermatura che ospita, solo nel periodo estivo, piante rampicanti (che bloccano i raggi solari in estate e li lasciano filtrare in inverno). Inoltre è stato approfondito il sistema costruttivo “tipo” della facciata eÊ delÊ ballatoio.

PIENOÊ /Ê VUOTOÊ Ê

PERMEABILITA’ FISICA / VISIVA

PIAZZAÊ NELLAÊ PIAZZA

EDIFICIOÊ AÊ CORTE

CITTA’ / PROGETTO : FORTI RELAZIONI

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PROGETTIÊ Ê Ê

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Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê Ê IV

PISTEÊ CICLABILI

ATTRAVERSAMENTIÊ PEDONALI

VIABILITA’ URBANA

PERMEABILITA’ FISICA / VISIVA

SPAZIÊ VERDI

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PROGETTIÊ Ê IVÊ

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PROGETTIÊ Ê Ê

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SISTEMAÊ COSTRUTTIVOÊ Ê FACCIATAÊ /Ê BALLATOIO

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PROGETTIÊ Ê IVÊ Raffaello Buccheri L’osservazione a scala urbana dei due isolati da riprogettare, uno costituito essenzialmente da una grande superficie asfaltata, l’altro costituito da verde di varia consistenza, ci ha fatto notare come l’area in questione avesse un ruolo di cerniera, attorno a cui passano strade di rilevante importanza, tutte gerarchicamente similari. Riflettendo sull’assenza di un fronte più importante di un altro, abbiamo immaginato un impianto architettonico che non fosse perimetrale, ma arretrato, che abbiamo definito “trasversale”. L’edificio, dunque, doveva fare da quinta agli spazi urbani antistanti, concentrando in se la complessità di tutte le attività richieste dal programma. Questa scelta ha consentito di avere una grande disponibilità di spazio urbano che non avremmo avuto se avessimo dislocato le varie funzioni su più corpi. Il rapporto con la città avviene mediante un unico elemento superficiale, un mantello capace di deformarsi ed adattarsi per tenere insieme le esigenze dei due isolati; il piano inclinato costituisce anche il basamento del grande edificio, contenendo tutta la distribuzione legata alle autovetture. La questione delle residenze è stata affrontata in maniera tradizionale per quanto riguarda l’impianto, ed in maniera sperimentale per quanto riguarda l’alloggio in se. I corpi delle residenze sono incastrati al volume principale in maniera da avere in comune i tre nodi distributivi e strutturali, cioè i luoghi in cui è concentrata tutta la distribuzione verticale e le strutture dell’attacco a terra dell’edificio. Si formano così tre stecche di alloggi disposti in serie serviti da ballatoi; si tratta di una coppia di duplex orientati in maniera inversa su due livelli e sulla copertura una sequenza di case a patio. L’alloggio è concepito come spazio unitario, esclusivamente definito dal volume sospeso della camera da letto, cellula (dalÊ latinoÊ Ò piccolaÊ stanzaÓ ) intima all’interno della vita domestica.

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RESIDENZEÊTE MPORANEEÊ/ÊA TELIER

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TIPOLOGIAÊ PATIOÊ Ê Ê A

TIPOLOGIAÊ PATIOÊ Ê Ê B


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DUPLEX

MODELLOÊS TRUTTURALE

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PROGETTI IV Carlo Paternò La riqualificazione delle aree a deposito ATAC e ATER permette di interrogarsi su un intero isolato. Sulla giusta espressione contemporanea in un contesto storico stratificato. Una rapida e attenta analisi dello stesso, e delle varie forme urbane in esso contenute, ha in embrione la soluzione al progetto. Scegliamo di lavorare sul margine, attribuendo allo stesso, la funzione di limite tra i diversi mondi di relazione. Scegliamo la tipologia dell’isolato a corte come forma urbana dalla quale partire. Gli elementi solidi del progetto ricalcano il perimetro dell’isolato. Lo spazio centrale è l’anima del progetto: un grande parco! Culmine delle relazioni. Un vuoto che misura la distanza e lo spazio tra le emergenze. Alle interruzioni del margine è affidato il compito di stabilire le connessioni tra le strade e le piazze che circondano il sito ed il parco da noi pensato. I ripiegamenti dei volumi verso l’interno creano luoghi a varia scala, funzionali alle esigenze dei singoli spazi interni.

ATTRAVERSAMENTI

PERMEABILITA’

DESTINAZIONI D’USO: Ad est i servizi sportivi. A nord il blocco residenziale. I frammenti del lato ovest contengono i servizi pubblici (municipio, asilo nido, ristorazione e centro anziani). Scegliamo il volume residenziale come elemento modificabile del sistema, che traduce la possibilità di variazioni sul tema. Marco affida al sistema di distribuzione la caratterizzazione dell’intero progetto mostrandolo apertamente all’esterno. La rotazione ed il ritaglio dei solai di distribuzione è funzionale al raggiungimento della giusta privacy creando spazi ad altezza multipla e zone di sosta.

CONTINUITA’

Nel progetto di Stefano uno svuotamento del volume al centro lascia ampio spazio, ai vari livelli, alla progettazione del verde pubblico e privato. Dal centro parte il sistema di distribuzione che si “dirama” verso i ballatoi. I vuoti di distribuzione verticale “fuori scala” mediano, nell’idea di Orazio, il passaggio dall’urbano al privato. La progettazione delle facciate tiene conto, una del relazionarsi alla città, l’altra del suo mostrarsi al parco.

ANGOLI

Carlo immagina una “pelle” metallica che stabilisce la relazione dell’edificio col parco e con la città: dal parco l’edificio si mostra “nudo” godendo dall’interno la vista dello spazio pubblico; dalla città l’edificio si scherma mostrando un’anteprima di ciò che potrebbe essere. Lo spazio pubblico come risultante della progettazione del margine. 150

MARGINI


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SIMPLEX

DUPLEX

TRIPLEX

VÊ EÊ RÊ TÊ IÊ CÊ AÊ LÊ Ê Ê GÊ AÊ RÊ DÊ EÊ N SISTEMAÊ FOTOVOLTAICO

TELAIOÊ INÊ ACCIAIO

INVOLUCROÊ INÊ PVC

DOPPIOÊ STRATOÊ DIÊ FELTRO

STAFFEÊ INÊ ACCIAIO

SISTEMAÊ DIÊ IRRIGAZIONE

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PROGETTIÊ Ê IÊ IIÊ IIIÊ IVÊ VÊÊ PÊ

A

L’occasione di presentare una sintesi dei lavori degli studenti dei corsi di Composizione Architettonica e Progettazione Architettonica Urbana, tenuti dalla Professoressa Zaira Dato, nell’anno accademico 2007/2008, permette di riflettere sul tema del “progetto di architettura urbana” secondo due declinazioni rappresentative: in rapporto alla città stratificata e al margine urbano. Sia sulla Caserma Abela nel primo caso, che su Librino nel secondo, si sono sperimentati attraversamenti disciplinari e di scala, affrontando i problemi relativi alla misura e alle relazioni. Le diverse soluzioni, proposte dagli studenti, hanno permesso di verificare le “possibilità” e le “opportunità” che i luoghi e il tema offrivano e comprendere come il progetto possa essere strumento efficace di “governo”. L’esperienza didattica ha permesso dunque di esplorare il tema del “Progetto urbano” in quello spazio disciplinare in cui vengono messe a fuoco la natura architettonica della scena urbana e la dimensione urbana dell’architettura. Oggi non si può più parlare, sembra assodato, di atti di fondazione, quanto piuttosto di gesti puntuali che si relazionano con l’intorno e con la sua configurazione variabile. Alla “città analoga” di Aldo Rossi, alla città della modellistica razionalista e neorazionalista della ripetizione, è da sostituire oggi “l’arcipelago urbano” e il “collage” tipo-morfologico. Ne derivano una nuova dimensione ed un diverso assetto degli spazi sociali e dei vuoti di mediazione che richiedono di essere presi in considerazione con l’architettura. Più che il salto di scala, quindi – come potrebbe sembrare – l’orientamento didatticamente indicato è quello delle attenzione alle contemporanee ricadute sul ventaglio di scale di una qualsivoglia modifica, ancorché puntuale, operata con il progetto architettonico sull’assetto preesistente del sito. ZairaÊ Dato A cura di Francesco Finocchiaro e Sandra Saviotto

5Ê QAÊ prof.ssa arch. Zaira Dato Toscano Roberta De Filippis / Santi Fileccia / Tiziana Gallo / Valeria Trovato Ê Ê Ê Ê Cristina Papale / Massimiliano Rizza Chiara Mangiameli / Julien Timpanaro Fabrizio Agnello / Marilena Gurrisi / Christian Vindigni BrunoÊ CondorelliÊ /Ê AndreaÊ Todero Massimo Inzerilli / Giuseppe Mirenda

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PROGETTIÊ Ê VÊ QA Prof.ssa Arch. Zaira Dato Toscano LaÊ CasermaÊ Abela La proposta progettuale riguarda un edificio esistente situato nella città consolidata e segnatamente nel corpo del suo centro storico: si tratta del progetto di rifunzionalizzazione dell’edificio dell’ex Caserma Abela, nell’isola di Ortigia , per adibirlo a sede della Facoltà di Architettura. Il corso ha offerto agli studenti la possibilità, se pur come semplice simulazione, di essere protagonisti del dibattito sullo spazio destinato principalmente alla loro categoria, nel tempo reale in cui questa trasformazione dell’edificio prescelto si concretizzerà e nei modi che le circostanze reali hanno reso possibile; quindi, la possibilità di guardare, contemporaneamente da protagonisti / destinatari e da professionisti / tecnici, gli spazi dell’istituzione universitaria. Un problema complesso che ha permesso di mettere a punto un programma progettuale che contenga in sé la consapevolezza della complessità come carattere connotativo del pensiero contemporaneo nonché sollecitare una visione interdisciplinare. Al progetto di architettura non è dato di modificare la realtà sociale, politica e istituzionale, ma certamente esso può essere latore di un’idea di assetto generale degli obiettivi della collettività nel momento storico in cui si opera e fornire quindi, insieme a indicazioni funzionali, di scala e di immagine, anche un sottendimento articolato di una visione ideologica intorno al ruolo e alla natura dell’architettura, oltre che all’idea di città come territorio “abitato “. Concepire l’architettura come riproposizione di manufatti esistenti, nel corpo denso della città consolidata - ancor di più nel suo centro storico e a ridosso di un monumento fortemente radicato nell’identità urbana, come nel caso del castello Maniace - può dare meglio il senso di come il progetto di architettura risieda in quel processo di astrazione con il quale si selezionano le linee –guida di una riformulazione dei rapporti fra gli elementi della scena urbana data e si attivi un processo di modificazione che ha sempre caratterizzato l’evoluzione dell’architettura dei manufatti e della città.

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PROGETTIÊ Ê VÊ Roberta De Filippis / Santi Fileccia / TizianaÊ GalloÊ /Ê ValeriaÊ TrovatoÊ Da un’analisi attenta basata sull’antico tracciato viario greco, condotta sulla cartografia storica ad integrazione delle ricerche dell’archeologo Giuseppe Voza, si è ipotizzato un possibile prolungamento del cardo fino all’area antistante il castello, là dove alcuni studiosi ritengono che possa aver avuto sede il tempio di Hera. La parte che attiene alle funzioni didattiche, è stata disposta all’interno dell’edificio della caserma utilizzando le forme tipo dell’edificio integrate con l’inserimento di due volumi aggiuntivi, nel rispetto dell’impianto tipologico della corte. Per quanto riguarda la parte che attiene alle funzioni di tipo logistico (mensa e alloggi), si è ritenuto opportuno collocarle all’esterno, coinvolgendo quest’ultimo brano di città che partecipa in maniera integrata alla nuova destinazione universitaria. Si è riproposto di ricostruire il carattere di piazza circoscritta da mura, che divide il castello dalla caserma, con la proposta di due corpi che ne perimetrano tre lati intesi come “muro abitabile”. Sono stati realizzati quindi due corpi, con funzione di aule studio, costituiti da travature reticolari autoportanti in acciaio e vetro con pannelli solari a risparmio energetico, connessi tramite giunti alla struttura interna alla corte. I corpi scala rimossi, sono realizzati adiacenti alla struttura interna per sottolineare l’ingresso, seguendo la sinuosità di un nastro in acciaio trattato con vernici idrorepellenti. Il criterio distributivo delle funzioni segue il principio del filtro pubblico-privato, per cui biblioteca, bar, sale espositive, si collocano al piano terra, mentre le aule didattiche si snodano in blocchi omogenei tra il primo piano e il secondo con la parziale apertura di alcuni muri che diventano zone di passaggio e non di chiusura.

AULAÊ MAGNA

UFFICI

LABORATORI

MENSAÊ /Ê FORESTERIA

RISERVAÊ MARINAÊ DELÊ PLEMMIRIO

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PROGETTIÊ Ê VÊ Cristina Papale / Massimiliano Rizza Gli scorci prospettici delle vie, le contrazioni e le dilatazioni dello spazio e gli antichi tracciati greci ci hanno aiutato a capire Ortigia, che nel chiasma trova la sua espressione più potente. Considerando la stratificazione del sito, le preesistenze archeologiche ci hanno consigliato di superare la quota del terreno sopraelevandoci con una maglia di pilastri. La falsificazione del tessuto storico operata dalla presenza di edifici di edilizia economica e popolare ci ha costretto alla loro demolizione per permettere la costruzione di un nuovo ingresso alla Facoltà fortemente integrato all’assetto viario dell’isola. I volumi aggiunti nella corte della caserma sono stati pensati come le corti ortigiane, un luogo di relazione nel centro della costruzione. La geometria prismatica di questi in contrapposizione all’assialità e alla regolarità della passerella sopraelevata che li collega ci ricorda la contrapposizione tra età greca e medioevo. Gli edifici inseriti nel piazzale tra la caserma Abela ed il castello Maniace (biblioteca, aule, auditorium e aula magna) inducono i passanti a seguire percorsi prestabiliti e ne stimolano i sensi e svelano lentamente il castello. Un sistema di lucernari che corre lungo tutta la superficie del tetto e l’aggetto decrescente dei livelli dall’alto verso il basso ha permesso all’ambiente di funzionare interamente con luce naturale. Il materiale ipotizzato per il progetto rappresenta anch’esso quella sensazione di contraddizione che in questa parte dell’isola si esperisce. Una pelle in vetro translucido che con la luce solare sembra sottoporsi ad un processo di litizzazione e al calar della sera si smaterializza per lasciare la luce artificiale libera di propagarsi e riflettersi nelle superfici della nuova scuola di architettura.

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1ÊÊV IEÊDÕA CCESSO 2ÊÊS EDEÊCE NTRALEÊUNI VERSITAÕ 3ÊÊF ORESTERIA 4ÊÊCOR TILEÊCE NTRALE 5ÊÊA ULEÊP ROGETTAZIONE 6ÊÊA UDITORIUM 7ÊÊB IBLIOTECA

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PROGETTIÊ Ê VÊ Chiara Mangiameli / Julien Timpanaro I temi affrontati per il progetto sono il riuso, la risistemazione e il progetto del nuovo. Il riuso ha interessato l’ edificio dell’ex-caserma adeguata ad accogliere gli spazi dei laboratori, delle aule e dei servizi. Al piano terra sono collocati servizi quali le aule per rappresentanti studenti, le sale espositive ecc. Ai piani superiori sono collocati i laboratori, est ed ovest tutte le aule per le lezioni frontali con i relativi servizi alla didattica. Il problema distributivo è stato risolto inserendo un ballatoio lungo le due ali nord e sud, all’interno della corte, senza variare l’unitarietà della struttura e divenendo il filo conduttore compositivo del progetto. La progettazione del nuovo ha interessato la biblioteca, l’auditorium e la presidenza. La biblioteca, collocata all’interno della corte, si articola in tre volumi, scostandosi dalla preesistenza per forma, materiali e rapporti dimensionali; i volumi creano quattro piccole corti nelle quali sono state collocate vasche d’acqua e di vegetazione, dimensionate in modo tale da raffrescare sia l’ambiente esterno che l’interno della biblioteca tramite opportune canalizzazioni d’aria. L’auditorium è collocato nella piazza Federico II di Svevia al posto dei fabbricati di edilizia popolare che verranno demoliti. Gli uffici al servizio della presidenza sono collocati a levante. I volumi leggeri trasparenti e aggettanti sulla linea di costa si contrappongono all’imponente corridoio, ricordando le vecchie mura di fortificazione. La risistemazione riguarda la piazza Federico II di Svevia e il piazzale tra l’ex-caserma Abela e il castello Maniace. La piazza è pensata come un isolato delimitato e “intagliato” dal prolungamento delle strigas, generando un luogo pubblico di attesa. Il piazzale diventa luogo di incontro, passaggio, di semplice contemplazione del paesaggio del grande porto naturale di Siracusa.

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PROGETTIÊ Ê VÊ QA Prof.ssa Arch. Zaira Dato Toscano IlÊ casoÊ Librino Il tema progettuale di un edificio o complesso di edifici per un servizio di scala urbana vuole contribuire al ridisegno della periferia urbana , la cui connotazione si riferisce sia alla marginalità topologico /geometrica rispetto alla città, che alla qualità della vita degli abitanti dell’area presa in considerazione. Nello specifico si è scelto di esaminare il caso di Librino, la “ città-satellite “ di Catania, realizzata su un progetto originario dello studio dell’architetto giapponese Kenzo Tange del 1972. Il tema proposto consiste nel progetto di una Facoltà di Disegno industriale ed Arti visive da insediare sul margine Sud-Ovest del territorio di Librino , ad integrazione della dorsale dei servizi che avrà come primo presidio l’Ospedale progettato dallo studio dell’architetto Tommaso Valle. Gli studenti avranno modo così di confrontarsi con un problema reale, di estrema attualità poiché, pur non costituendo allo stato attuale una delle possibilità concrete, ricalca comunque le linee programmatiche sulle quali nasceva il ragionamento sull’assetto futuro di Librino e di cui l’ospedale è un primo passo concreto. Tale condizione permette di riflettere sullo spazio reale che è dato al progetto di architettura e di veicolare un’idea complessiva sugli orizzonti di vita di una comunità nello stesso tempo in cui si dispongono a ridiscutere la forma –struttura complessiva del territorio su cui quella è insediata, a partire da uno specifico manufatto. Per tale motivo si è reputato determinante promuovere degli incontri con alcuni dei protagonisti delle architetture di Librino , oltre che alcuni esponenti del mondo del volontariato che operano da anni per l’affrancamento di Librino dalla categoria di ”zona frontiera”.

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PROGETTIÊ Ê VÊ Fabrizio Agnello / Marilena Gurrisi / Christian Vindigni “La città come fatto unitario e in sé completo, non esiste: è fatta di frammenti, isole e quartieri etnici …” realtà corrispondente a Librino; HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Quartiere” \o “Quartiere” quartiere HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Periferia” \o “Periferia” periferico a sud ovest della città di HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Catania” \o “Catania” Catania, progettato intorno alla metà degli HYPERLINK “http://it.wikipedia. org/wiki/1960” \o “1960” anni’60 come città satellite.

Effettuato il sopralluogo, ci siamo misurati con un’inedita e complessa spazialità: marginalità topologica marginalità geometrica salti di quota presenti in tutta la superficie presenza di due “montarozzi” sul quale si adagiano dei tralicci inesistenza di collegamenti trasversali e longitudinali nell’area IL PROGETTO E’ COMPOSTO DA: LAYERSÊ [ prefigurano livelli tra loro autonomi che, una volta sovrapposti, determinano configurazioni impreviste ] LIVELLI [ prefigurano la spazialità dell’edificio ] SUOLO [ bolle che pianificano il suolo in maniera sistematica ] CITTA’: CAMPAGNA LIMITEÊ SPAZIO_VELOCITA’ Ê Ê Ê lo spazio viene configurato, perimetrato dalle velocità che lo compone, la velocità ha diverse andature che dimensiona lo spazio osservato dall’individuo in maniera differente. STRUTTURAÊ EÊ MATERIALI L’edificio è costituito da due elementi fondamentali: la struttura in acciaio, e il rivestimento, che funziona come una “pelle” che racchiude al suo interno la struttura dell’edificio. La struttura in acciaio funziona come un telaio statico composto da pilastri e travi, che assolve tutte le funzioni portanti della stecca. Il rivestimento funziona come una vera e propria scatola di vetro, che fa da filtro tra l’interno dell’edificio (spazio domestico) e il paesaggio esterno (campagna), e su un fianco la stecca è composta da una pelle dinamica (bachelite) che variando di forma a seconda delle funzioni, regola la luce solare. 174


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T A R T S I N I M M A O I C I F I D E L’ L E D E L A M G

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Il sito di progetto si presenta come un ampio declivio, con pendenza sull’asse sud-est. I margini del sito sui lati est, nord e ovest presentano dei notevoli salti di quota, per cui è stata fondamentale la definizione dei sistemi di “mediazione” tra il sito stesso e le preesistenze. L’analisi del sito, incentrata sulla elaborazione dei concetti lynchiani di “percorsi, margini, quartieri, nodi e riferimenti”, ha portato alla definizione delle partizioni interne al sito (suddiviso in tre distinte zone da destinare ad altrettante facoltà), degli assi principali, di una zona a verde quale prolungamento del parco previsto per Librino dal Piano Tange, nonché al posizionamento di un elemento centrale ai tre nuclei universitari, nel quale verranno svolte le attività amministrative comuni alle facoltà. Ai tre nuclei universitari così individuati, sono state poi sovrapposte tre griglie modulari diversamente orientante e facenti perno sull’ edificio amministrativo, dalle quali è poi scaturita la definizione di dettaglio dell’edificato, della viabilità interna e della spina verde che attraversa il sito. Il rapporto con i margini del sito è stato risolto in modo individuale per ognuno dei lati dello stesso:ad est elementi puntuali formano collegamenti verticali, fra la strada che delimita Librino e il sito di progetto; a sud una ampia carreggiata in quota col sito ne definisce gli accessi principali; ad ovest i salti di quota sono stati mediati con la formazione di terrazzamenti destinati al verde arredato, sulle quali si adagiano le aule della facoltà di design, mentre a nord delle ampie terrazze panoramiche definiscono gli affacci del quartiere S. Giorgio sul sito di progetto e danno accesso agli alloggi per gli studenti. Si è poi proceduto alla definizione progettuale di uno dei tre nuclei dell’edificio destinato ad accogliere i laboratori e gli spazi comuni della facoltà di design.

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PROGETTIÊ Ê VÊ Massimo Inzerilli / Giuseppe Mirenda “ Per chi compone Architettura la comprensione del sito è fondamentale perché in esso è già potenzialmente iscritta, seÊ siÊ saÊ leggerla,Ê lÕ architetturaÊ cheÊ loÊ trasformerˆ Ê inÊ luogo.Ó Franco Purini; Comporre l’Architettura, Bari, Laterza,2000

L’idea progettuale s’iniziò a delineare già alla visita del sito. Subito ci balzò agli occhi una depressione sabbiosa che era chiaramente il frutto di uno scavo, testimonianza chiara di ciò, gli oggetti residuali da noi definiti “montarozzi”, rimasti nel sito perché supporto dei tralicci dell’alta tensione. Il progetto mirava a produrre un’idea d’insediamento universitario, che non poteva non tenere conto dell’aspetto geomorfologico del sito, ma non poteva non tenere conto delle realtà sociali presenti e dei servizi offerti in questa parte di territorio. Per questi motivi l’insediamento non poteva essere fine a se stesso, ma doveva contemplare al suo interno degli ampi spazi di relazione che fossero di servizio ai quartieri e ai suoi abitanti. I punti per noi significanti che ci hanno permesso di organizzare gli spazi funzionali del progetto sono stati i “montarozzi” fulcri da cui idealmente abbiamo segnato una serie di accessi che delimitavano i vari blocchi. All’interno dell’insediamento trovano posto: la facoltà di Architettura, quella di Art&design, quella di Agraria; due edifici di servizio al polo e ai quartieri, come un cinema multisala, una zona espositiva e un centro conferenze; le residenze per gli studenti e le aree destinate a parcheggio. Tutto l’insediamento è collegato con i quartieri attraverso dei parchi gradonati. Questi blocchi appaiono come scavati nel suolo, in realtà abbiamo immaginato che lo scavo fosse il principio del progetto dato che il sito si presentava come un grande lavoro di asporto. Le coperture sono dei prati che guadagnano la quota che era stata cancellata e nella facoltà di agraria i tetti giardino diventano laboratori a cielo aperto. Con questo progetto abbiamo cercato di creare un limite alla città con un atteggiamento di osmosi di quest’ultima con la campagna.Ê

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STRATOÊE RBOSO

ANTISCIVOLO RACCOLTAÊA CQUEÊME TEORICHE STRATOÊDI ÊS EPARAZIONE ISOLAMENTOÊTE RMICO ORDITURAÊL IGNEAÊDI ÊS OSTEGNO RIVESTIMENTOÊI NÊL ASTREÊDI ÊP IETRAÊL AVICA SOLAIOÊL ATERO-CEMENTIZIO CORDOLOÊI NÊC.A .

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