Sulle orme del Gattopardo

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Il mio viaggio sulle orme del Gattopardo

Nei pomeriggi autunnali piovosi la passeggiata si limitava alla Villa Comunale. Questa era posta al limite settentrionale del paese, proprio sul dirupo che contemplava la grande vallata che è forse l’asse principale est-ovest della Sicilia e, ad ogni modo, uno dei pochi segni geografici evidenti. Era stata donata al Comune da mio nonno ed era di una malinconia senza limiti: un viale abbastanza lungo e bordato da cipressetti giovani e da vecchi lecci, defluiva in un piazzale nudo, che aveva in faccia una cappelletta della Madonna di Trapani, nel centro una aiuola fiorita di canne arse e gialle, ed a sinistra una sorta di chiosco tempietto con cupola sferica dal quale si poteva guardare il panorama. E ne valeva la pena. In faccia si stendeva un immenso costone di basse montagne, tutto giallo per il frumento mietuto, con le ristoppie bruciate, che producevano macule nere così che si aveva davvero l’impressione d’una immane belva accovacciata. Sul costato di questa leonessa o iena (secondo gli occhi di chi la guardava) si scorgevano a mala pena i paesi dove la pietra gialla-grigiastra delle costruzioni si distingueva assai male dal fondo: Poggioreale, Contessa, Salaparuta, Gibellina, Santa Ninfa, oppressi dalla miseria, dalla canicola e dall’oscurità che sopravveniva, alla quale essi non reagivano col benché minimo lucignolo.

Questo breve passo del capitolo settimo, - dal titolo ‘Le gite’ - , è tratto da ‘Ricordi d’infanzia’, venne scritto nell’estate del 1955 da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ed è confluito in seguito nel volume ‘I racconti’ pubblicato da Feltrinellinel1961.

Da diversi tempo approfondisco e dedico parte delle mie ricerche a questo autoresiciliano,ricerchecheprovoadocumentare,-testimoniare-,ancheconla macchina fotografica. Sono sempre stato dell’opinione che le sole letture non sono sempre sufficienti per conoscere un autore: nel senso che non bastano più a soddisfare la mia curiosità. Mi spiego: un libro mi invoglia quasi sempre a conoscere ilcarattere, la vita e la personalità di chilo hascritto. Allora siiniziaa interrogarsi sugli episodi accaduti nella loro vita, i vari ambiti in cui si sono svolti determinati accadimenti. È come se la biografia di un autore, di uno scrittore, supplisce all’opera, perché chi dell’opera dovrebbe usufruirne, desidera anche uscire dall’opera stessa. Ed è qui che di conseguenza l’autore diventa essostessoun’opera.Equestacuriositàè talmenteforte chealmomento stesso in cui tenti di intraprendere la strada che dovrebbe condurre alla giusta direzione, immediatamente e consapevolmente ti trovi ad essere catapultato in tutto ciò che ruota attorno a quel determinato contesto storico. Ed è inevitabile che la ricerca e la conseguente visita dei luoghi non divengono solo il pretesto

per soddisfare il proprio desiderio di conoscenza ma si viene proiettato in quello spazio/temporale che ti permette di immergerti nella quotidianità stessa di quell’epoca. Nel caso di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sappiamo bene di trovarci al cospetto di un personaggio particolarmente singolare, lo conosciamo per la pubblicazione postuma del celebre romanzo ‘Il Gattopardo’, che è la sua unicaedimportanteopera.

‘Il Gattopardo’ venne scritto nell’arco di tre anni, tra il 1954 ed il 1957 anno della morte dello scrittore causata da un tumore ai polmoni. In questi ultimi tre anni, dopo una vita trascorsa immerso nella lettura, si dedica ininterrottamente alla stesura ed al completamento del romanzo, lo fa anche quando viene ricoverato nella “Clinica Villa Angela” di Roma. Cosa è accaduto? Perché proprio adesso dopo tutto questo tempo? Inoltre della sua morte avvenuta la mattina dimartedì23 luglio 1957,nessunoseppe sinceramente nulla.Nessuno a parte la strettissima cerchia dei suoi familiari, - la moglie Licy, il figlio adottivo Gioacchino e la fidanzata Mirella, i cugini Lucio, Casimiro e Giovanna Piccolo -, e intimi amici. In Via S. Martino della Battaglia al civico 2, all’angolo di Piazza Indipendenza non lontana dalla Stazione Termini morì un tale della cui morte non c’era ragione scrivessero i giornali o ne parlasse la radio. Ha vissuto di nascosto e di nascosto è morto. Morto senza essere nemmeno stato sfiorato dal

sospetto che la sua opera sarebbe in seguito, nel giro di pochissimi mesi, deflagrata improvvisamente e inaspettatamente come uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana, risultando, - con oltre 5 milioni di copie -, tra i libri più venduti delle case editrici italiane dall’anno della sua pubblicazione. Tradotto inoltre trentalingueècon moltaprobabilitàil romanzo italiano più conosciuto fuori dai nostri confini. Eppure la vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa fu una vita intensa, misteriosa, impenetrabile, segreta, paradossale.

Grande viaggiatore, possedeva una vastissima cultura, appassionato di libri storici e di romanzi; leggeva opere straniere nelle lingue originali – in particolare francese e inglese -, parlava correttamente francese e tedesco oltre al russo e allo spagnolo. Con l’inglese parlato invece era molto impacciato per la pronuncia. Qualcuno, con uno stupore che era ammirazione, diceva che egli era una biblioteca ambulante. Parlava d’abitudine in corretto italiano, con una pronuncia quasi esente da inflessioni dialettali, intercalando raramente qualche frase o vocabolo palermitano per colorire un determinato discorso. La voce mirava alla chiarezza fino a scandire le parole. Un surrogato frequente della parola era il sorriso: un sorriso tutto particolare, impenetrabile, malizioso, intelligente, ora lieve, da leggere a stento, ora leonardesco, da interpretare, senza motivi a prima vista apprezzabili. Tutto ciò non significa che egli nonrideva mai: il vero è che sapeva ridere.

Allora perché si cimentò solo negli ultimi anni della sua vita alla stesura de ‘Il Gattopardo’? PerchéGiuseppeTomasidiLampedusaerafondamentalmenteun pigro. Era una persona cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone.

Per provare a sbrogliare questa arcana matassa bisogna partire da un episodio molto particolare ed originale: l’invito del cugino Lucio Piccolo, Barone di Calanovella,alconvegnoletterarionellugliodel1954a SanPellegrinoTerme.

Lucio Piccolo, cugino del Lampedusa, - la madre Teresa Tasca FilangeridiCutò era la sorella di Beatrice madre di Giuseppe -, è un poeta, ai molti poco conosciuto e che merita di essere approfondito, che, 53enne, nel 1954 pubblicaa sue spese in tiratura limitata di 60 copie dalla “Tipografia Progresso” di Sant’Agata diMilitello - leprimepoesie,intitolate 9 Liriche. Per farsi conoscere e per avere un parere decide di inviarle ad Eugenio Montale. Il poeta genovese, l’8 aprile, si vede recapitare un plico con affrancatura insufficiente e si trova costretto a pagare una sopratassa al postino. Conosciamo bene l’indole dei genovesi e dei liguri e, stranamente o fortunatamente, Montale, seppur brontolando, si trova a sfogliare la piccola raccolta rimanendo positivamente colpito. Il libro gli si presentò con una qualità tipografica scadente e rilegato in modo approssimativo; al Montale venne subito in mente la leggendaria prima edizione dei Canti Orfici del Dino Campana. Solo leggendo pochi versi si rese conto di trovarsi davanti ad un poeta originale: una poesia arcaica, aulica e barocca,eppure fluida, giocata sulle parole. Nel luglio di quell’anno era in programma un convegno letterario a San PellegrinoTermeincuinoveletterati affermati dovevanopresentare ognunoun esordiente,EugenioMontalescelseproprioLucioPiccolo.

Il poeta Lucio Piccolo viveva a Capo d’Orlando in contrada Vina, in cima ad uno splendido colle che domina la piana, insieme al fratello, pittore e fotografo, Casimiro ed alla sorella Giovanna appassionata di botanica. In questa villa ospita spesso il cugino Giuseppe. I due cugini trascorrono assieme lunghe giornate a parlare di tutto: dalla letteratura, all’arte, alla musica. Villa Piccolo diventa il loro mondo antico: c’era fra di loro una sorta di gara, a chi fosse più abile scopritore di interessanti novità.

Un legame questo che li porta a confrontarsi intellettualmente prendendosi anche reciprocamente in giro, tanta sublime era la loro cultura. Lucio chiamava ”Mostro” il cugino Giuseppe. Mostro di cultura come del resto lo era anche Lucio Piccolo. Un rapporto speciale poiché erano parte della medesima famiglia e che si ricollegavano a memorie felici, momenti di spensieratezza perduti.

Nella stanza dove soggiornava Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa e duca Palma, ancora adesso, sullo scrittoio, si trova l’ultima lettera che l’autore de‘IlGattopardo’, sofferenteedemoralizzato, inviòalcuginoil 27giugno1957

dalla Clinica Villa Angela appena un mese prima di morire: Di questo mese vorrei venire a passare dieci giorni alla Piana. Lo potrò? Ma sarebbe bello arrivare con il vagone-letto la mattina alle sette, coricarmi nella stanza vuota, dormire sino alle 9 e svegliarmi con l’illusione che non sia successo niente, che tutto è come prima.

Ricevutoiltelegrammad’invitoLuciosirivolgealcugino:“Omiaccompagnitu o non ci vado”; concordano di incontrarsi alla stazione di Capo d’Orlando per proseguireinsiemeintreno.

Dalla Sicilia era venuto in treno: facendosi accompagnare da un cugino più anziano e da un servitore. Ce n’era abbastanza, se ne convenga, per eccitare una tribù di letterati in semi-vacanza! Sta di fatto che su Piccolo, sul cugino e sul servitore (un bizzarro trio che non si scindeva mai: il servitore, abbronzato e robusto come un mazziere, non perdeva d’occhio gli altri due un momento solo …), durante il giorno e mezzo che rimanemmo a San Pellegrino conversero la curiosità, lo stupore e la simpatia generali.

Lucio Piccolo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il servo muto, robusto come un mazziere medievale Peppino Germanà – dipendente dei Piccolo – presero alloggio a Milano, al Grand Hôtel Continental in via Manzoni 7. Si spostano per raggiungere San Pellegrino Terme, il16 luglio 1954,primo giorno del convegno, con una Rolls Royce nera messa a disposizione dalla direzione dell’hotel. Le poesie di Lucio Piccolo conquistano la platea dei letterati e vengono pubblicate perlaprimavoltaconla Mondadorinel1956.

Durante il viaggio di ritorno a Capo d’Orlando, Giuseppe si rivolge al cugino poeta: Non sai cosa hai provocato. Ti darò una lezione: scriverò un romanzo che avrà piùsuccesso delle tue liriche. Mostro, accetto la sfida fu la risposta scherzosa di Lucio Piccolo mentre dal finestrino dello scompartimento dove si trovano seduti il paesaggio scorreva lentocomeillungometraggiodiunfilminbiancoenero:l’ultimotreno.

Da uno colloquio avuto da Giorgio Bassani con la baronessa baltica Alexandra von Wolff-Stomersee, detta Licy, vedova di Tomasi di Lampedusa – una delle figure di riferimento della psicoanalisi inItalia, tanto da ricoprire per qualche tempo la carica di presidente dellaSocietà psicoanalitica italiana -, si evince che già da tempo, circa venticinque anni fa, Giuseppe intendeva fare un romanzo storico, ambientato in Sicilia all’epoca dello sbarco di Garibaldi a Marsala, e imperniato sulla figura del bisnonno paterno, Giulio di Lampedusa, astronomo; ci pensava continuamente ma non si decideva mai a cominciare.

Giorgio Bassani, senza ombra di dubbio, possiamo considerarlo come il vero scopritore dello scrittore palermitano, ma non è stato l’unico ad avere letto il testo. Giuseppe Tomasi di Lampedusa si affidò alle conoscenze del cugino Lucio Piccolo, che avendo già pubblicato con l’editore Mondadori, propose il testo alla casa milanese. Dopo diversi avvicendamenti sarà Elio Vittorini, allora

consulente editoriale della Mondadori, a dattiloscritto con il consiglio di sapere che ‘Il Gattopardo Lampedusa aveva portato a termine solo l’ottavo capitolo; quindi quello

Adolfo Ricci,Sergio Antonielli,Angelo Romanò visone del rifiuto, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si reca nella sua vita a Palma di Montechiaro ecompletareirimanenticapitoli

Palma di Montechiaro, misteriosamente e inspiegabilmente ignota a Giuseppe Tomasi, fu visitata il 4 settembre e il 10 ottobre l’urgenza di trascrivere i propri ricordi autobiografici, come se questo ritorno alle sue origini avesse scatenato una forte volontà di sopravvivenza letteraria. ‘Il Gattopardo’ fu terminato minuta.Al caffèMazzara lositrovava capo chino su un foglio, con la penna in mano e l’immancabile sigaretta sulle rispedire indietro per la prima volta il con un certo lavoro di revisione. Bisogna innanzitutto Il Gattopardo’ non era ancora stato completato. Tomasi di termine solo il primo, il secondo, il settimo e quello che era stato sottoposto al ‘Comitato di lettura’ Romanò–eraunromanzo monco.Presa del per la prima volta Montechiaro, - a rimetterci mani -, a trovare ispirazione eirimanenticapitoli delmanoscritto.

Palma di e inspiegabilmente a Giuseppe 4 10 del 1955 e darà l’opportunità l’urgenza come se ritorno origini scatenato forte sopravvivenza terminato nell’aprile del 1957, 296 pagine scritte con grafia lositrovavaseduto aduntavolino in unangolo conil in sigaretta sulle –e

labbra. Subito spedito a Elio Vittorini, che nel frattempo era passato alla casa editrice Einaudi come consulente per la collana narrativa ‘I gettoni’: Per il resto, purtroppo, mi trovo nell’assoluta impossibilità di prendermi impegni o fare promesse, perché [sic] il programma dei “Gettoni” è ormai chiuso per almeno quattro anni.

L’ennesimo rifiuto a pubblicare ‘Il Gattopardo’ fu comunicato al Lampedusa con una lettera spedita a Palermo ma che giungerà a Roma, purtroppo, nel momentomenoopportuno,asoli5giornidallamorte. Nel frattempo, per uno strano capriccio del destino tramite l’ingegnere Giorgio Gargia, paziente della moglie Licy, lo scritto perviene a Elena Croce figlia del filosofo Benedetto. Il libro verrà in seguito consegnato a Giorgio Bassani cheera da poco divenuto direttore della collana narrativa “I Contemporanei” per la Giangiacomo Feltrinelli Editore. Resosi ben presto conto dell’enorme valore letterario–iltestovennesottopostoancheall’attenzionediMarioSoldati-non esitò, nel febbraio del 1958, a volare a Palermo ad incontrare la vedova di Giuseppe Tomasi di Lampedusa per recuperare e ricomporre il testo nella sua interezza.

Recuperai anche, a Palermo, oltre al manoscritto del romanzo, molte altre carte inedite: quattro racconti, vari saggi sulla narrativa francese dell’Ottocento. Conosceva a fondo, negli originali, le principali letterature, e divise la propria vita fra l’odiosamata Sicilia e lunghi viaggi all’estero.

Il Gattopardo uscì l’11 novembre del 1958, l’anno successivo riceve il premio Strega, nel 1963 esce nelle sale cinematografiche con la regia di Luchino Visconti.

Ancora oggi a oltre 66 anni dalla sua pubblicazione il caso o che dir si voglia ‘querelle Gattopardo’ continua a far discutere, spiazzato dall’esito del premio letterario, la comunità degli scrittori italiani si ritrovò a fare i conti con l’ingombrante successo di un fantasma. Tuttavia la candidatura alloStrega fu molto criticata soprattutto dagli scrittori di sinistra legati alPCI, il quale aveva dichiarato pubblicamente come il libro fosse "non grato" al partito a causa degli ideali conservatori inneggiati nel romanzo: Alla sua pubblicazione Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa fu ritenuto da Sciascia, Alicata, Moravia e altri esponenti della cultura di sinistra un libro di “destra”. Ma dopo la vittoria del premio Strega e la pubblicazione in Unione Sovietica, il Pci appoggiò con discrezione la candidatura di Visconti alla regia del film che la Titanus ne avrebbe tratto. La manovra

sottilmente del

intellettuale cambiò sottilmente e indelebilmente la percezione del romanzo. Anile e Maria Gabriella Giannice su Operazione Gattopardo Strega,FeltrinelliEditore,2013).

( Alberto , Il colpo dello

Alexandra von Wolff-
-Stomersee e Luchino Visconti sul set de Il Gattopardo

Fontibibliografiche:

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Andrea Vitello, Sellerio, 2008

Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi

Andrea Sellerio, 2008 di Lampedusa, Feltrinelli Editore, 1960

I Racconti, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Feltrinelli Editore, 1961

Tomasi Lampedusa, Editore,

Il Principe di Lampedusa, Salvatore Savoia,

Ricordo di Lampedusa, Francesco Orlando, Vanni Scheiwille

Il testamento di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Torri del Vento Edizioni, 2018 Scheiwiller, 1985 amento di Giuseppe , Salvatore La Monica, Editoriale

Agorà , 2021

Un matrimonio epistolare, Caterina Cadorna, Sellerio Editore, 2023

Caterina Cadorna, Sellerio

Il banchetto del Gattopardo, Elena Crcano, Il leone verde dizioni, 2020

Le tavole dei Gattopardi, Dario Cimorelli Editore, 2023

San Pellegrino 1954, Giuseppe Ruggeri/Franco Valenti, Armenio Editore, 2024

Lucio Piccolo e il barbiere, Francesco Valenti, Giambra Editori, 2021

Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo

Il Gattopardo raccontato a mia figlia

Elena Crcano, leone verde dizioni, i Gattopardo, Maria Antonietta Ferraloro, Pacini, , Maria Antonietta Ferraloro, La nuova frontiera, 2017

Editore, 2023

CreditiFotografici:

© Alfio Barca

© Rogika Roberto Mendolia

© G. B. Poletto

© Comune Palma di Montechiaro

© Getty Images – Credit Mondadori

© Fondazione Piccolo - Vanni Roncisvalle

La graffetta di Rogika ©2025

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