Storia di Roiano e Gretta

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grembiule, camicetta bianca preziosamente ricamata come lo scialle, e fazzoletto acconciato alla ben nota maniera in testa le donne. Venne di moda la passeggiata al Lazzaretto nuovo: si iniziava dai giardini e si proseguiva lungo la sponda del mare. Al termine si apriva il parco della villa che Antonio de' Giuliani si era abbellita ed ampliata verso la fine del Settecento. Attraversato un ponte di legno sul torrente Martesin, ci si trovava in uno slargo sul quale si apriva l'ingresso del lazzaretto. Proprio in questo punto il ventenne imperatore Francesco Giuseppe il 14 maggio 1850 pose la pietra inaugurale dei lavori per la costruzione della stazione ferroviaria. Da questo slargo salivano verso Roiano gli angusti viottoli del cosidetto Augarten che, con le rustiche tavole di legno, richiamava cittadini e popolani sotto i pergolati di fronte al mare, in mezzo ad una idilliaca verzura, a gustare il buon vino locale. La passeggiata continuava, lungo il torrente Roiano, tra alberi di gelso e giungeva fino ai possessi Piller e Gadolla Dietro a quest'ultimo si inerpicava ripidissima la Scala Santa. Ad Opicina saliva pure la via "dei dodici moreri" che attraversava quell'angolo "oscuro e melanconico" (come lo chiamava il conte Gerolamo Agapito nel suo libro sui pubblici passeggi risalente al 1826) con i prati, gli orti, i boschi ed i rustici casolari di Pischianzi; un'altra erta montava, fiancheggiando pur essa un corso d'acqua, a Conconello, ed altre ancora si inoltravano a Terstenico e a Gretta seguendo il corso di altri rivi. Le zone più impervie vedevano assai di rado persone che si avventurassero fin lì e che non fossero contadini o botanici. In tali luoghi, propizi alle fantasticherie, fiorirono attività di maghi e fattucchiere: famosa la "striga dei dodise moreri" (Maria Zolli) e "el mago de Scala Santa" (Francesco Frat-nik), mente più a valle, vicino al muro del lazzaretto, presso un grande tiglio si giustiziavano, all'epoca napoleonica, i briganti ed i rapinatori che infestavano allora le contrade. Come abbiamo già accennato, nel 1850 iniziano i lavori per portare a Trieste la ferrovia; e poiché il miglior modo per avvicinarsi alla città era quello di seguire a mezza costa la riviera, i tecnici della "Meridionale" superarono l'ostacolo che il lazzaretto opponeva scavando una galleria nel eolie di Gretta (tutt'ora esistente! ed elevando un viadotto vetrato onde isolare i convogli dalla possibilità di contagio) al di sopra delle sue costruzioni Ma ormai quest' impianto sanitario era superato e troppo vicino alla città. Nel 1867 fu chiuso definitivamente ed un altro ne venne eretto in valle San Bartolomeo. Per realizzare la vasta platea su cui sarebbe stato steso il parco ferroviario, vennero sbancate le colline di Gretta e di Scorcola ed interrata la zona di mare prospiciente. E interessante notare come il livello del terreno di riporto vennisse mantenuto ad un'altezza di circa 10 metri sul livello del mare (cioè a quello della demolita "Casa del ferroviere") ed a questa quota venissero costruiti tutti gli impianti, eccezzion fatta per il magazzino merci che veniva così a trovarsi in una specie di trincerone. Questa soluzione fu voluta dalle autorità doganali che temevano, con l'avvento della ferrovia, una fioritura del contrabbando. Difatti era previsto che tutte le merci in arrivo entrassero in quell'edificio (che mutuò il nome di silos dal deposito di granaglie che venne addossato alla sua facciata nel 1865) al livello del secondo piano, e dopo essere state controllate e manipolate, scendessero al primo attraverso dei montacarichi e da qui entras-sero in città. Sennonché ci si accorse che da dieci metri di altezza le merci non potevano passare direttamente dai vagoni ferroviari alle navi; allora, in concomitanza con i lavori di costruzione del Porto Nuovo (1868-1883), tutto fu ristrutturato e la quota del parco ferroviario portata al livello attuale. Intanto nel 1861 si costruiva la scuola elementare, ora dedicata al Tarabochia, e nel 1868 la caserma.


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