SORRIDOIMPARO LINGU 24 5 LETTURE

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MARIA CONDOTTA, ALFONSINA DE SANTIS

LETTURE

SUSSIDIARIO DEI LINGUAGGI

Direzione scientifica

5

DANIELA LUCANGELI


INDICE PER COMINCIARE

La nuova nonna Nonno Gabriel Venuti alla luce In fuga da Damasco Le tre camere A spasso con Jo Luce di un ulivo In viaggio verso Arundel Wangari Maathai Mia cugina Margot Ode all’odore della legna La composta di mirtilli

VERIFICA

6 8 9 10 12 14 15 16 18 20 21 22

GIOCO e IMPARO

24

VIVERE STORIE NUOVE

TESTI NARRATIVI

IL RACCONTO STORICO Quanto pesa il mio cuore?

26 28 30

Barbara A scuola nell’antichità Una parrucchiera alla domus Il servo di Fabius Marcus Cicero 1914

31 34 36 38 40

MONITORAGGIO

A CHE PUNTO SONO? 42

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Leonida e i 300

2

Testi facilitati e semplificati

45

IL RACCONTO GIALLO La collana scomparsa

48

Le caratteristiche del racconto giallo

50

Una riunione di famiglia È lui il colpevole! Un piccolo investigatore Il sorriso della Gioconda Omicidio in palestra Furti a scuola

51 54 56 58 59 60

MONITORAGGIO

A CHE PUNTO SONO? La mappa

62

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Le caratteristiche del racconto storico

La mappa

TESTI NARRATIVI

RISTORO

CHE COSA HO IMPARATO? Nell’antro della Sibilla

43

La verifica • PIÙ FACILE

L’ultimo caso di Montaner

63

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? La scena del crimine

65

IL RACCONTO UMORISTICO Ops! Che disastro!

68

Le caratteristiche del racconto umoristico

70

Anu aton a ittut! Il signor Puzzone

71 72


INDICE

Due turisti impreparati Rover e i Ridarelli L’occhio di vetro

74 76 78

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Il laboratorio della strega

103

MONITORAGGIO

A CHE PUNTO SONO? TESTI NARRATIVI

La mappa

VERIFICA

79

CHE COSA HO IMPARATO? La missione di Lucy

105

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA La vita sul pianeta blu

108

Le caratteristiche del racconto di fantascienza

110

Terra! Gustave Eiffel Edward il Vero Una scoperta importante I robot RECU Operazione E.S. Due insoliti ospiti

111 112 114 116 118 119 120

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Ma davvero?

80

CHE COSA HO IMPARATO? Le lumache di Dublino

82

RISTORO

GIOCO e IMPARO

85

TESTI NARRATIVI

VERIFICA

MONITORAGGIO

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

TESTI NARRATIVI

IL RACCONTO FANTASY La vigilia del compleanno

88

La mappa

90

122

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Le caratteristiche del racconto fantasy

92

Vacanze dagli zii La festa degli gnomi L’anello magico Il vecchio drago

93 96 98 100

MONITORAGGIO

La verifica • PIÙ FACILE

Ottokar, pilota siderale

123

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? Terrestri, un attimo di attenzione!

125

RISTORO

A CHE PUNTO SONO? La mappa

A CHE PUNTO SONO?

102

GIOCO e IMPARO

Testi facilitati e semplificati

128

3


TESTO POETICO

INDICE IL TESTO POETICO Sento

130

Le caratteristiche del testo poetico

132

Mi sento solo La mia città Parole matte Parafrasi L’infinito Il mio cuore

133 134 135

MONITORAGGIO

A CHE PUNTO SONO? La mappa VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Bimbo salva il nonno dal soffocamento con la manovra di Heimlich imparata a scuola 155

136 138

MONITORAGGIO

VERIFICA

A CHE PUNTO SONO? La mappa

139

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? Nessuno escluso

140

VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? Perché odio la poesia SCOPRIRE IL MONDO

TESTI INFORMATIVI

L’ARTICOLO DI CRONACA Brucia il Drago Vaia... Le caratteristiche dell’articolo di cronaca Terremoto di magnitudo 4.4 nella zona di Verona: la scossa avvertita anche a Milano Le tre biologhe dell’Acquario Civico di Milano tra routine, salvataggi ed emozioni Gioele, il bello dello sport: aiuta l’avversario a rialzarsi e perde la gara di atletica Bernardo in pensione dopo 8 anni

Testi facilitati e semplificati

141 142 144

TESTI INFORMATIVI

La verifica • PIÙ FACILE

4

154

CHE COSA HO IMPARATO? Otto multe: rischia di chiudere la piccola casa editrice per l’infanzia

157

IL TESTO ARGOMENTATIVO Compiti a casa, sì o no?

160

Le caratteristiche del testo argomentativo

162

Dove si pedala di più in Italia? Giochi da tavolo VS videogiochi Alieni: esistono davvero? Halloween: sì o no?

163 164 166 168

MONITORAGGIO

A CHE PUNTO SONO? 146

La mappa

170

CHE COSA HO IMPARATO? 147

La verifica • PIÙ FACILE

Acqua liscia o frizzante?

171

VERIFICA

148

150 152

CHE COSA HO IMPARATO? Gli animali sono importanti?

173

RISTORO

GIOCO e IMPARO

176


INDICE 178

VIVERE LE STAGIONI

Non ne posso più... Basta! Perché proprio a me? Ti devo parlare Nonno, mi manchi Per sempre con me Ciao, io sono Pedro Un sogno realizzato Aiuto… è tutto nuovo! L’ora di scienze V come... vigliacco Un esercizio speciale Un posto meraviglioso

180 182 184 186 188 190 192 194 196 198 200 202

AUTUNNO

TESTI INFORMATIVI

Io mi sento così e Tu?

Mattino d’autunno Arriva l’autunno Il lamento degli alberi San Martino

204 205 206 207

INVERNO

La magia dell’inverno L’inverno Il pupazzo di neve Nevicata

208 209 210 211

PRIMAVERA

La primavera Alla scoperta del mondo

212 214

ESTATE

Il fico

216

In HUB Kids e HUB Kit: testi facilitati e semplificati. I testi facilitati e semplificati sono raccolti nel volume Che Facile! • Leggo, sento, imparo, Letture 5, disponibile su richiesta dell’insegnante. In Guida insegnante: strategie e dettagli operativi per la didattica inclusiva.

Testi facilitati e semplificati

5


PER COMINCIARE LETTURA ESPRESSIVA, AUDIO, VIDEO, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DI TUTTA L’UNITÀ

La nuova nonna Elisabeth Steinkellner, Michael Roher, Una nonna tutta nuova, Terre di mezzo Editore

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Rispondi alle domande sul quaderno. • Chi sono i personaggi del racconto? • Dove si svolge la vicenda? Sottolinea il completamento corretto. • Questo testo è un racconto realistico/fantastico. Quali elementi te lo hanno fatto capire? ................................................................................ ................................................................................

6

Mi P iace L eggere

La vecchia nonna aveva sempre da ridire sulla mia pettinatura. – Chicca, cos’hai fatto stavolta ai tuoi bellissimi capelli? – sospirava scuotendo la testa senza capire. Poi mi infilava un berretto e mi portava al parco. Davamo da mangiare alle anatre e sognavamo paesi lontani. La vecchia nonna era sempre in viaggio e mi mandava una cartolina da tutti i posti che visitava. E quando tornava a casa mi cucinava sempre dei piatti esotici. La vecchia nonna era davvero un’ottima cuoca. Dopo un pranzo a casa sua, la mamma e il papà restavano di buonumore per il resto della giornata. La nuova nonna è diversa. Alla nuova nonna piace la mia pettinatura. – Stai proprio bene, Chicca! – esclama, e mi accarezza i capelli. La nuova nonna mangia le briciole di pane vecchio anziché gettarle alle anatre. La nuova nonna non viaggia più. Un paio di settimane fa si è trasferita dal suo appartamento al nostro. Se ne sta seduta in poltrona, nella sua camera, e mi racconta storie di quando era giovane. Intanto sorride e guarda fuori dalla finestra con una strana espressione negli occhi. Qualche giorno fa, la nuova nonna ha acceso tutte le piastre del fornello. Ma non per cucinare: per scaldarsi le mani. Da quel momento, in cucina è comparso un grande cartello con su scritto: “Nonna, per favore, non accendere le piastre!”. E la mamma fa la faccia preoccupata e dice di continuo: – Dobbiamo tutti tenere d’occhio la nonna, Chicca.


PER COMINCIARE

Oggi tocca a me tenere d’occhio la nonna. Beviamo insieme una tazza di cioccolata e poi leggo alla nonna una storia di streghe. Lei ride divertita, ma a un certo punto chiude gli occhi e comincia a russare. Allora me ne vado nella mia stanza a riordinare le matite colorate. – Chicca! – grida mia madre. – Dove sei? Quando entro in cucina vedo mia nonna a gambe larghe che dorme sotto il tavolo. – Sono andata solo un minuto nella mia stanza –, mi difendo. La mamma però è arrabbiata. – Pensavo di poter contare su di te, Chicca! La nonna apre gli occhi e ridacchia. – Che c’è di divertente? – la apostrofo in malo modo. La mamma mi fulmina con uno sguardo ancora più arrabbiato. Il mattino dopo, la mamma è in salotto con una signora. – Questa è Agata –, spiega la mamma. – Da oggi si occuperà della nonna per un paio d’ore al giorno. Seguo Agata nella stanza della nonna e osservo mentre l’aiuta a vestirsi. – Sai, Agata – faccio, – all’ospedale i medici hanno detto che è quasi un miracolo che ci sia la nuova nonna. Un miracolo che si sia risvegliata. Agata sorride e annuisce. – Sei un miracolo – spiego alla nonna, e lei ride e mi accarezza i capelli. Quando la nonna è pronta, l’accompagno in cucina. Si siede e comincia a mangiare la colazione, ma il cucchiaio non vuole saperne di entrare in bocca. Resto a guardarla per un po’, poi mi siedo accanto a lei e ci proviamo insieme. Arriva Agata con una spazzola in mano: – È ora di pettinarsi! – Posso farlo io! – mi offro entusiasta e la nonna annuisce. Voglio bene alla nonna. A quella nuova come a quella vecchia. La domenica mattina ho il permesso di pettinarle i capelli. E poi ci ammiriamo insieme allo specchio.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Che cosa significa la apostrofo in malo modo? Segna con una X l’espressione che ha lo stesso significato. Mi rivolgo a lei in modo duro. La indico in maniera decisa.

R ifletto Secondo te, perché chi narra parla di una nonna nuova e di una nonna vecchia? Prova a spiegarlo in classe.

7


PER COMINCIARE

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Che cosa significano le espressioni evidenziate nel testo? • se il lavoro del nonno rendesse bene (ricava il significato dal testo): ................................................................

RICORDO! L’autore o l’autrice è la persona che scrive. Il narratore o la narratrice è la persona a cui chi scrive affida il compito di raccontare la storia. Autore o autrice e narratore o narratrice possono essere la stessa persona oppure no.

Nonno Gabriel

Mi P iace Alberto Melis, Il ricordo che non avevo, Oscar Mondadori L eggere

................................................................

• tetto spiovente (aiutati con il dizionario): ................................................................ ................................................................

Mio nonno, Gabriel Pottok, è nato nel 1934 in una città polacca chiamata Lodz. Nel 1956, dopo la morte dei suoi genitori, si è trasferito qui in Italia, a Roma, dove più avanti ha conosciuto la sua futura moglie, Ada, e ha aperto un laboratorio specializzato nel restauro di mobili antichi. Non ho mai saputo se il lavoro del nonno rendesse bene, ma penso di sì, visto che con i suoi guadagni ha acquistato la casa in cui viviamo ancora oggi, una villetta a due piani con il tetto spiovente e uno spazioso giardino sul retro, dove c’è quella che io ho rinominato la Tana dell’Orso. Si tratta di un ampio capanno con una grande finestra esposta verso la luce accecante del mattino, dove il nonno, prima di andare in pensione, aveva allestito un secondo laboratorio. Poi, dopo la morte di Ada avvenuta quando io avevo solo due anni, nonno Gabriel si era sbarazzato dei banchi da lavoro e degli attrezzi per restaurare i mobili, aveva fatto costruire un grande camino sul lato sinistro del locale, aveva sistemato alla finestra una pesante tenda di velluto color giallo ocra e da quel giorno il capanno era diventato la sua tana. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Rispondi alle domande. • Chi è l’autore? ......................................................................................................... • Chi è il narratore?

8

Il nipote di Gabriel.

Il figlio di Gabriel.


PER COMINCIARE

Venuti alla luce Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior

Mi P iace L eggere

E un giorno siamo venuti alla luce Dopo quel viaggio, che è stato veloce Tu sei venuto alla luce su un ramo Io in una casa, che è poco lontano E chissà in quanti eravamo quel giorno Tutti a venire alla luce qui intorno Lepri e bambini e picchi e ranocchi Tutti a incontrare la luce negli occhi Chissà nel mondo, quanti erano in festa Quando ci penso mi gira la testa.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro

R ifletto

Completa. • Questo testo è ...................................................................... e lo riconosco da .................................................................

10

11

........................................................................................... ...........................................................................................

Ci sono delle parole in rima? Cerchiale. Quanti versi ci sono?

Secondo te, che cosa vuole comunicare la poetessa con questi versi?

12

........................................................................................... ...........................................................................................

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PER COMINCIARE

Una gatta in fuga

Il romanzo Una gatta in fuga, di Vanna Cercenà, racconta la guerra civile in Siria attraverso gli occhi di una gattina di Damasco. La micia perde la mamma e i fratellini scappano a causa di un bombardamento. Per le strade di Damasco, però, incontra Alya, una bambina siriana di otto anni che come lei è spaesata e impaurita e decide di portare la gattina a casa con sé. Anche la famiglia di Alya, però, si prepara a fuggire in cerca di salvezza... Se vuoi scoprire come prosegue la storia, leggi l’intero romanzo!

10

In fuga da Damasco Vanna Cercenà, Una gatta in fuga, Giunti

Mi P iace L eggere

Alya sta ancora dormendo quando entra la sua mamma e la scuote: – Su, pigrona, svegliati! Lei, senza aprire gli occhi, tocca il posto dove ho dormito e non mi trova. Ero scesa a sgranchirmi un po’ le zampe. – Jamyla, dove sei? – grida. – Sono qui – miagolo. Ritorna la sua mamma: – Svelta, Alya, vestiti e poi metti nello zainetto le cose che vuoi portare con te, ma pochissime, mi raccomando! – Non vado a scuola oggi? – dice Alya. Nura corre via, ma per fortuna arriva Selma: – Il papà e la mamma hanno deciso di partire insieme ai loro amici. – Ma come, così, ora, subito?


PER COMINCIARE

– Gli altri si preparavano ormai da diversi giorni, ma la tua mamma non voleva andarsene. Poi, dopo quello che è successo ieri, si è decisa. Restare qui è troppo pericoloso, la battaglia si avvicina sempre di più. Anche Selma se ne va via di corsa. Alya mi accarezza e mi dice: – Non essere triste, Jamyla. Si affaccia il papà con il suo sorriso che toglie la paura: – Allora, bambina mia, sei contenta di fare un viaggio nel pulmino con i nostri amici? – Perché, chi viene con noi? – La famiglia di Hassan. Uno dei suoi figli lo conosci, viene nella tua scuola. – E i nonni? – chiede Alya con un filo di voce. – Loro non vogliono partire. Dicono che sono troppo vecchi per muoversi e non se la sentono di abbandonare Damasco. Alya si veste in silenzio e comincia a cercare le cose da portare con sé; non fa che mettere e togliere oggetti. Prima infila dentro uno di quei libri che aveva ieri nel sacco, poi lo toglie e ci mette dei bastoncini colorati. Prende una specie di bambino che dice “mamma” quando lo muove, ma una gamba resta fuori. Io risalgo sul letto e la guardo fissa. – Stai tranquilla, ti porteremo con noi – dice Alya.

LABORATORIO per

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Quali sensazioni avresti provato al posto di Alya all’idea di partire? Confrontati in classe.

COMPRENDERE

E sploro Rispondi sul quaderno. • Chi sono i personaggi? • Dove si svolge la vicenda? • Quando si svolge la vicenda?

C ollego Perché i genitori di Alya decidono di partire? Sottolinea la risposta nel testo.

11


PER COMINCIARE

Le tre camere Alberto Melis, L’ultimo Yeti, Mondadori Libri per Piemme

Mi P iace Scrivere Sul quaderno, scrivi una descrizione dettagliata della tua casa. Segui un ordine spaziale, presentandone le caratteristiche dall’esterno all’interno.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Ci sono parole o espressioni, nel testo, di cui non conosci il significato? Confrontati con la classe.

12

Mi P iace L eggere

Violet guidò Shaila lungo gli interminabili corridoi di Red Castle fino a una stanzetta spoglia che si trovava a un’estremità dell’edificio. Qui, un po’ nascosta in una nicchia nel muro, c’era una porta chiusa da una serratura in ferro battuto. Violet girò la grossa chiave nella toppa, si infilò in un basso tunnel, superò due gradini di pietra e spalancò una seconda porta. – La Camera Azzurra – annunciò. – Uau! – sgranò gli occhi Shaila. L’arredamento della stanza era essenziale. Solo tre poltroncine davanti a un tavolino. Ma tutto intorno era un’esplosione di azzurro. Azzurre le pareti, azzurro il soffitto ornato di ghirigori dorati, azzurri i tappeti, i vetri a mosaico delle finestre e perfino le cornici di sei grandi specchiere disposte in modo da moltiplicare la sensazione di trovarsi immersi nelle acque trasparenti del mare. La Camera Bianca al secondo piano era ancora più singolare. Perché al bianco delle pareti, del pavimento e del soffitto, si accompagnava quello di un pianoforte a coda posto al centro della stanza, di tre poltroncine che gli facevano da cornice e di numerosi quadri che ritraevano sterminate distese di ghiaccio. – E ora la Camera Rossa – disse Violet, imboccando le scale che portavano all’ultimo piano.


PER COMINCIARE

Questa volta al centro della stanza, che naturalmente aveva le pareti dipinte di rosso, c’erano solo tre poltroncine, anch’esse rosse, sistemate intorno a un gigantesco mappamondo di legno. – Quegli strani vetri alle finestre... – sussurrò Shaila. – Sono dei mosaici veneziani che riproducono i sei continenti, Antartide compreso – le spiegò Violet. – E quei grossi orologi... Tra una finestra e l’altra c’erano sei orologi a pendolo che indicavano ciascuno un’ora diversa. – Ho fatto un calcolo con una tabella dei fusi orari... – affermò Violet. – Ogni orologio, a partire da quello regolato su Londra, indica che ora fa in sei diverse zone dei sei continenti. Prima che Shaila potesse fare altre domande, si udì uno scalpiccio di piedi. Valiant comparve, pallido in viso e con il fiato grosso. – Che succede ancora? – si allarmò Violet. – Oh beh, – esitò il ragazzo. – Sai, pensavo di aver trovato finalmente quelle prove... le prove che a Red Castle c’è una stanza segreta!

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro L’ordine in cui vengono presentate le camere è: logico. temporale. spaziale. Sottolinea nel testo le parti che te lo fanno capire. Cerchia nel testo gli indicatori spaziali.

13


PER COMINCIARE

A spasso con Jo Catia Proietti, A piedi nudi, Albero delle Matite

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Qual è il desiderio del bambino che narra? Avere un animale. Avere un cane uguale a Jo.

E sploro Chi sono i personaggi del racconto? Cancella gli intrusi. il bambino che racconta

Mi P iace L eggere

È fantastico. Incredibile che sia accaduto. Non posso ancora crederci. Mi viene voglia di correre e correre e correre, e gridare e gridare e gridare. Mamma mi ha dato il permesso di portare a spasso Jo, il pastore belga del signor Raffaele, che anche se dal nome sembra un maschio invece è una femmina. – Ma è più alta di te! – ha esclamato Giovanni quando l’ha saputo. – Ti sembra perché io sono magro e lei ha i muscoli – gli ho detto sicuro di quello che dicevo. A Giovanni piace giocare a gara di granchi e catturare le cavallette per vedere quanto saltano, ma non ha mai desiderato come me avere un animale. Jo non è mia. Però, quando la porterò a spasso, farò finta che lo sia, come facevo con Miro. Aveva ragione Giovanni. Jo è enorme. Quando Raffaele mi ha detto di tenere il guinzaglio e non lasciarla mai, ho deglutito a fatica. Non avevo mai visto Jo così da vicino e devo dire che un poco di timore lo fa. Ma Raffaele ha detto che dobbiamo conoscerci. Di sicuro c’è che Jo non ha mai fatto male a nessuno. Non sarò io il primo, spero. Quando io e Jo andiamo a spasso insieme mi sento più forte. Lei cammina sentendosi padrona del mondo, saliamo insieme verso la piazza e io, che di solito quando mi salutano abbasso lo sguardo, rispondo sicuro: pancia in dentro e spalle dritte! Raffaele dice che i pastori belga sono cani bravi per la difesa, io spero che Jo mi faccia diventare suo amico. Con lei a fianco non avrò più nulla da temere.

Jo, un pastore tedesco Jo, un pastore belga Raffaele

Giovanni Miriam

14

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Anche tu, come il narratore, hai o vorresti avere un animale che ti trasmette sicurezza? Racconta.


PER COMINCIARE

Luce di un ulivo Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior

Mi P iace L eggere

In questo campo di alberi bassi Percorro i passi della mia famiglia Cerco una voce che conta tra i sassi Cerco la luce che più ti assomiglia Tutte le luci qui hanno una voce Ma la conosco la tua tra le tante E come un fiume che corre alla foce Faccio una corsa e ti abbraccio all’istante Eccoti nonno, sei sempre vivo Sei diventato un freschissimo ulivo.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro

R ifletto

Sottolinea il completamento corretto. • La poesia è composta da una strofa/tante strofe e 10/12 versi. Scrivi lo schema delle rime nei

alla fine di ogni verso.

In questa poesia è presente una metafora. Individuala e trascrivila: .........................................................................................................

Qual è il significato di questa poesia? Secondo te, quale messaggio vuole trasmettere la poetessa con le sue parole? Confrontati in classe.

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PER COMINCIARE

Le sequenze di un racconto si possono distinguere in: • narrative, che raccontano i fatti; • dialogiche, che riportano i dialoghi tra i personaggi; • riflessive, che riportano opinioni o riflessioni di un personaggio o di chi scrive; • descrittive, che descrivono ambienti, personaggi o altro.

In viaggio verso Arundel

.............................................................

Sequenza narrativa

Jeanne Birdsall, La magica estate delle sorelle Penderwick, Edizioni Piemme

16

Mi P iace L eggere

A lungo dopo quell’estate le quattro sorelle Penderwick avrebbero continuato a parlare di Arundel. – È stato il destino a condurci lì – diceva Jane. Ma tutto questo riguarda il futuro. All’inizio della nostra storia, Batty ha soltanto quattro anni, Rosalind dodici, Jane dieci e Skye undici. E tutta la famiglia, compreso il cane Bracco, è in macchina, diretta a Villa Arundel. Il signor Penderwick è alla guida ma, sfortunatamente, si è perso. – È colpa di Batty – disse Skye. – Non è vero – replicò Batty. – Invece sì – ribadì Skye. – Non ci saremmo persi, se Bracco non avesse mangiato la cartina. E Bracco non avrebbe mangiato la cartina, se tu non l’avessi usata per avvolgerci il tuo panino! – Calma, ragazze! – intervenne il signor Penderwick. – Rosalind, che ne dici di fare un gioco?


Sequenza dialogica

Sequenza riflessiva

.............................................................................

PER COMINCIARE

– Va bene – approvò Rosalind. – Sono andata allo zoo e ho visto un’antilope. Jane? – Sono andata allo zoo e ho visto un’antilope e un bufalo – disse Jane. Batty era seduta tra Jane e Skye, perciò toccava a lei continuare. – Sono andata allo zoo e ho visto un’antilope, un bufalo e un coala. – Koala comincia per k, non per c – puntualizzò Skye. – Che senso ha giocare se non si rispettano le regole? – sbuffò. Rosalind, che era seduta accanto a suo padre, si voltò e lanciò a Skye un’occhiataccia. Almeno l’avrebbe fatta stare buona il tempo necessario per potersi concentrare sulla direzione da prendere. Si erano indubbiamente persi, erano per strada già da tre ore... Rosalind guardò suo padre al posto di guida: gli occhiali gli scivolavano sul naso mentre canticchiava la sua sinfonia preferita di Beethoven, quella con l’Inno alla Gioia. Rosalind sapeva che questo significava che stava pensando alle piante (il signor Penderwick era professore di botanica) invece che alla strada. – Papà, – disse – ti ricordi qualcosa della cartina? – Dovremmo incontrare una cittadina di nome Framley e, dopo qualche curva, cercare il numero 11 di Stafford Street. – Non abbiamo superato Framley poco fa? Guarda, siamo già passati davanti a quelle mucche! – Hai un grande spirito di osservazione, Rosalind – commentò suo padre. Il signor Penderwick fermò la macchina, fece inversione e riprese a percorrere la strada nell’altro senso.

LABORATORIO per

botanica: scienza che studia le piante. Secondo te, come si è conclusa la vicenda? Scrivilo sul quaderno.

Mi P iace Scrivere

COMPRENDERE

E sploro Accanto al testo sono indicate alcune tipologie di sequenze. Completa scrivendo il nome di quella mancante. Quale tipo di sequenza non c’è in questo racconto? Segna con una X. Descrittiva.

Dialogica.

Narrativa.

Chi sono i personaggi del racconto? Sottolinea i loro nomi nel testo. Dove si svolgono i fatti narrati? .........................................................................................................

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PER COMINCIARE

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Perché i genitori hanno deciso di chiamare la bambina Wangari? • La protagonista come trascorreva le sue giornate prima di iniziare la scuola?

R ifletto Quale strategia hai usato per rispondere?

Wangari Maathai Vichi De Marchi, Roberta Fulci, Ragazze con i numeri. Storie, passioni e sogni di 15 scienziate, Editoriale Scienza

Sono nata il primo aprile del 1940, nella stagione delle piogge monsoniche, in una capanna di fango, senza elettricità né acqua corrente. Quel giorno le donne del villaggio sono venute a portare banane, patate dolci e canna da zucchero per darmi il benvenuto e fare festa alla mamma. Seguendo la tradizione del mio popolo, i kikuyu, uno dei quarantadue gruppi etnici del Kenya, i miei genitori mi hanno chiamato Wangari, come la mia nonna paterna. Facevano i contadini, allevavano il bestiame e avevano una grande saggezza. Dove sono nata, c’era una vegetazione che cresceva rigogliosa: ovunque si vedevano campi di mais, fagioli, frumento, ortaggi e la foresta che li cingeva era popolata di elefanti, antilopi, scimmie, leopardi e di molte altre bestie che avevamo imparato a rispettare più che a temere. Ma tutto stava cambiando proprio in quegli anni. I coloni inglesi avevano preso molte delle terre della mia gente e le avevano trasformate in enormi fattorie dove anche mio padre fu costretto ad andare a lavorare. Era una vita difficile. Chi viveva lì coltivava la terra ma poteva tenere solo quel poco che serviva per sfamarsi; il resto doveva esser dato al proprietario. In una di queste fattorie sono vissuta anch’io. Spesso aiutavo la mamma nei campi o andavo con i miei fratelli a badare alle pecore e alle capre.

Bambine discriminate

In alcuni Paesi del mondo la maggior parte delle bambine è soggetta a discriminazioni, non potendo per esempio avere accesso all’istruzione. Anche in Italia l’accesso delle donne all’istruzione superiore è stato definitivamente liberalizzato solo nel 1946.

18

Mi P iace L eggere


PER COMINCIARE

Mio padre non ci dava troppa confidenza e io un po’ ne avevo soggezione. Un giorno, avevo circa sette anni, mi chiamò, mi fece sedere accanto a lui e mi disse: – La mamma torna a Ihithe, deve badare ai tuoi fratelli che vanno a scuola. Tu andrai con lei per aiutarla. Annuii per nulla dispiaciuta. L’importante, pensai, è stare con mamma e alla fattoria non c’erano scuole. Ero felice di tornare e anche di aiutare mia madre, era il destino di noi figlie femmine. Eravamo da poco tornati a Ihithe, quando mio fratello Nderitu chiese: – Perché Wangari non va a scuola come tutti noi? Erano poche le ragazze che studiavano, ma qualcuna c’era. Mia madre ci pensò e poi approvò. Non disse una parola sul sacrificio che questo avrebbe comportato, né si lamentò che avrebbe perso il mio aiuto a casa. Io ero felice. A scuola ero talmente brava che la mia famiglia decise di farmi proseguire e andare al collegio cattolico a un giorno di viaggio da casa. Nel 1956, finite le scuole medie, andai ancora più lontano. Nella nuova scuola incontrai suor Teresina, che ha fatto nascere in me l’amore per le scienze biologiche. Un giorno un mio amico mi informò: – Gli americani offrono borse di studio a noi studenti del Kenya. La fortuna o il destino volle che fossi tra i 600 studenti kenioti che partirono per l’avventura americana: avrei studiato biologia.

LABORATORIO per

un po’ ne avevo soggezione: un po’ mi sentivo in imbarazzo di fronte a lui.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Ti è mai capitato di sentirti in soggezione nei confronti di un’altra persona? Parlane con il tuo compagno o la tua compagna di banco.

Wangari Muta Maathai

È stata la prima donna dell’Africa centro-orientale a laurearsi, diventando biologa. Wangari ha dedicato la sua vita alla salvaguardia dell’ambiente e all’emancipazione femminile. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.

COMPRENDERE

E sploro Sottolinea il completamento corretto. Questo testo è una biografia/autobiografia anche se è scritta in terza/prima persona, perché l’autrice/la narratrice racconta la vita propria/di un’altra persona.

19


PER COMINCIARE LABORATORIO per

COMPRENDERE

P rima di L eggere Leggi il titolo. Secondo te, di che cosa parlerà il racconto?

Mia cugina Margot M Luigi Garlando, Io e il Papu, Rizzoli

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Che cosa capisci dalla frase evidenziata nel testo? C’è una persona che anche tu riconosceresti tra mille? Parlane con i tuoi compagni e le tue compagne.

20

i

P iace L eggere

Margot è strana, a cominciare dal nome che termina con una consonante, dalle parolacce che spara a raffica e dalla pelle bianchissima, quasi trasparente. Si intravedono perfino le vene azzurre che si incrociano come le righe di un quaderno. Non la ricordo una sola volta stesa al sole ad abbronzarsi. Guai. Lei ci scherza su: – Se una lucciola mi sfiora, mi scotto. Anche i capelli sono quasi bianchi, molto più che biondi. Mia cugina Margot è un bagliore unico, se la incroci per strada è come se ti puntassero una torcia negli occhi: prima ti acceca, poi ti saluta. Ma tutta la luce che sprigiona non si disperde all’esterno, gran parte le resta dentro sotto forma di energia, Margot è una batteria sempre carica fino all’ultima tacca. A vederla così gracile e pallida, con due rametti al posto delle braccia e il naso a punta, nessuno può immaginare quanto sia forte. Mia cugina, che ha due anni più di me, si è sempre sentita in dovere di proteggermi. Da piccoli le nostre mamme, che sono sorelle, ci mettevano a dormire insieme come due scarpe in scatola, lei in un verso, io nell’altro, tanto che ho praticamente imparato a memoria i suoi piedi bianchi. Li riconoscerei tra mille. Il secondo dito è stranissimo, più lungo degli altri anche se non dovrebbe, come uno studente dispettoso che si mette in punta di piedi al momento della foto di classe. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro In questo testo prevalgono: le parti dialogiche. le parti descrittive.

R ifletto Dopo aver letto il brano, che cosa pensi del legame tra chi narra e Margot?


PER COMINCIARE

Ode all’odore della legna Pablo Neruda, Ode all’odore della legna, in Tante poesie, a cura di Roberta Grazzani, Vita e Pensiero Ragazzi

Mi P iace L eggere

Tardi, con le stelle spalancate nel freddo aprii la porta. Il mare galoppava nella notte. Come una mano dalla casa buia uscì il profumo intenso della legna tenuta in serbo. tenuta in serbo: custodita con cura.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

C’è un profumo che ti fa tornare alla memoria un particolare ricordo in famiglia? Racconta.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Segna con una X le affermazioni corrette. La poesia è scritta in versi. La poesia non è divisa in strofe. Nella poesia non ci sono rime. Nella poesia ci sono onomatopee. Nella poesia c’è una similitudine. Sottolineala.

R ifletto Perché, secondo te, questa poesia può far pensare al calore di una casa e agli affetti? Rispondi a voce.

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PER COMINCIARE

RICORDO! Il flashback è un salto indietro nel tempo utilizzato da chi scrive per raccontare un episodio avvenuto prima dei fatti che si stanno narrando.

La composta di mirtilli Ulf Stark, La grande fuga, Iperborea

Mi P iace Scrivere Dividi il racconto in sequenze e parti da questa struttura per scrivere sul quaderno il riassunto.

22

Mi P iace L eggere

E finalmente eccolo seduto a capotavola, il nonno, com’era sempre stato. – Prego – dissi. Lo sguardo del nonno passò in rassegna la tavola per controllare che non mancasse nulla. Le fette di pane erano sul loro piattino. Le patate fumavano nella loro pentola. E le polpettine aspettavano nella loro scodella. Le forchette erano a destra e i coltelli a sinistra. Perfino la nonna era dove doveva essere, perché avevo messo la sua foto da giovane al suo posto a tavola. Mi sembrava che non mancasse niente. – La composta di mirtilli! – esclamò il nonno. – Dovrebbe essercene un barattolo in cantina. Ci penso da quando sono entrato in ospedale. Faresti una corsa a vedere, per favore, ragazzo mio? Corsi fuori e girai intorno alla casa per scendere in cantina. Su una mensola c’era un solitario barattolo di vetro. COMPOSTA DI MIRTILLI, si leggeva sull’etichetta, nella calligrafia della nonna. Quando tornai, il nonno guardò a lungo le parole scritte a mano. Poi aprì il coperchio. Dopo essermi servito di polpettine e patate infilai il cucchiaino nel barattolo, intenzionato a schiaffarmi nel piatto un bel po’ di composta, ma il nonno mi prese il cucchiaino di mano e ne fece scendere una punta quasi invisibile. Poi ne mise una quasi altrettanto piccola nel suo piatto.


PER COMINCIARE

– Voglio che il barattolo duri tutta la vita. Lanciò un’occhiata alla foto della nonna. Poi infilò l’indice grassoccio nelle fauci di una delle due teste leonine sullo schienale della sedia. – Ti ricordi che cosa ti ho detto quando hai colorato queste? Come avrei potuto dimenticarlo? Avevo appena compiuto sette anni e per il mio compleanno mi avevano regalato una scatola di pastelli. Avevo colorato di rosso sangue le fauci dei leoni di tutte le sedie. Ero molto soddisfatto del risultato. Il nonno non era della stessa idea: aveva fatto il giro del tavolo e aveva indicato le fauci di tutti i leoni per farmi vedere che non ce n’era uno uguale all’altro. – Ti ho detto che le fauci erano diverse perché chi le aveva scolpite le voleva così. Ci aveva investito del tempo. Lì dentro c’è una parte della sua vita. Lo stesso vale per la composta. Tua nonna ha raccolto i mirtilli, li ha puliti, li ha fatti bollire, ci ha messo dentro la quantità giusta di zucchero perché non venisse né troppo aspra né troppo dolce, ha mescolato tutto e l’ha versata in questo barattolo. Ha dato alla composta il suo tempo. E i suoi pensieri. Quindi una parte di lei è qui dentro. Capisci? – Forse. Non capivo. Però forse un po’ sì. Di sicuro capivo che secondo lui la nonna si trovava in qualche modo dentro la composta di mirtilli.

LABORATORIO per

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Rileggi la frase evidenziata nel testo. Secondo te, qual è il suo significato più profondo? Confrontati con la classe.

COMPRENDERE

E sploro Nel racconto è presente un flashback. Sottolinealo. Sottolinea il completamento corretto. • L’episodio raccontato nel flashback avviene prima/dopo i fatti che si stanno narrando.

Metti in ordine cronologico i fatti numerandoli da 1 a 5. Il bambino scende in cantina. Il bambino prende la composta con il cucchiaino. Il nonno spiega al bambino perché quella composta di mirtilli è tanto importante. Il nonno controlla che sulla tavola ci sia tutto. La composta di mirtilli è sulla mensola.

23


O e C O I G O R A P IM

Parti dalla parola indicata dalla freccia e arriva alla parola rossa e FAI CENTRO! passando per ognuna delle parole dello schema. Come? Le parole sono legate le une alle altre secondo alcune regole:

Regole DIPINTO

M AS C

HE

U

ZE

L OU V

T

O ETR

BUIO

CA RR

O

O SS RO

TO

E RR

E C U OCO TORT E

RA RAGNO

GIO

CO N

DA

R PA

G R A NE

VAMPIRO

FRAGILE

IGI

BUOI

DO

GIO V

RISTORO

LE O N AR

W EEN LLO

LA

Un fantasma chiede a uno scheletro: – Hai saputo che cosa è successo l’altro giorno al signor Vampiro? E lo scheletro risponde: – No, non so niente! Dai racconta, non sto più nella pelle!

NTA

CAPPELLO

RE

Per ridere un po’

Che cosa deve fare una maga che non conosce né il passato, né il presente, né il futuro? Beh facile! Deve imparare meglio i verbi!

E

G RA N O

TE

• insieme, le due parole possono formare un modo di dire, una similitudine, una metafora, un’associazione di idee (diavolo capello, dal detto: avere un diavolo per capello; Romolo Remo: i gemelli dell’antica Roma).

24 666

F UO CO

RN EV AL

PIA

• la parola può essere un sinonimo o un contrario della precedente rapido; veloce lento); (veloce • la parola si può ottenere aggiungendo, togliendo o cambiando una lettera alla amare; copro precedente (mare coro; peso reso);

ETA N PIA

S

CA

HA

• la parola può essere un anagramma della precedente (Omar Ramo);


Indovinelli per tutti i gusti! Leggi questi indovinelli e sfida la tua classe, chi ne ha risolti di più? Controlla le risposte in fondo alla pagina e metti una X per ogni indovinello che hai risolto.

1

Da sola non so camminare, ma sono sempre in giro. Chi sono? ..................................................................................................

GIOC O IMPA e RO

2

Puoi accenderlo, ma non è il forno. Ha spazio, ma non è una stanza. Ha programmi, ma non è la TV. Che cos’è? .............................................................................................................................

3

Ho foreste, ma non ho alberi, ho pianure, ma non ho campi, ho mari, ma non ho acqua, ho città, ma non ho persone. Chi sono? .............................................................................................................................

4 Siamo cinque piccole cose che usi ogni giorno e trovi nelle aiuole. Che cosa siamo? ..........................................................................................................

5

Tu prima apri e poi entri, io prima entro e poi apro. Sai dirmi chi sono? ..................................................................................................

Indovinelli risolti 1

2

3

4

5

Una famiglia in gita in campagna si ferma in una fattoria per acquistare delle uova. Il papà chiede al fattore: – Scusi, ma le uova sono di giornata? E il fattore risponde: – Certo! Di notte le mie galline dormono!

Ora di Geografia. La maestra interroga Marzia. – Marzia, mi sai dire quali sono i mari che hanno il nome di un colore? – Ehm sì, allora, c’è il Mar Rosso, il Mar Nero e il... Marrone.

RISTORO

625 66

SOLUZIONI INDOVINELLI 1. La scarpa; 2. ll computer; 3. Una carta geografica; 4. Le vocali; 5. La chiave.


V

ivere

e v o u n storie IL RA CCO STOR NTO pagg ICO . 2847

26 666

IONE

OSSERVAZ


Che cosa imparerai In queste pagine viaggerai nel passato e scoprirai storie ambientate in epoche lontane o più vicine. Ti farai coinvolgere in casi da risolvere e, seguendo gli indizi, scoprirai chi ha commesso il reato. Leggerai anche storie che ti faranno... ridere a crepapelle!

LA MIA BIBLIOTECA, VIDEO

IL RACCONTO UMORISTICO pagg. 68-84

IL RACCONTO GIALLO pagg. 48-67

IONE

OSSERVAZ

27


R acconto S torico

Il

PRIMA

QUANTO PESA IL MIO CUORE? • BRANO SONORO

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del racconto.

Quanto pesa il mio cuore? Mi P iace L eggere

Teresa Buongiorno, Il mio cuore e una piuma di struzzo, Adriano Salani Editore, Milano 2007

ANUBI PRESE IL MIO CUORE. LO VEDEVO PULSARE FUORI DI ME, NELLE SUE MANI. MAAT CON UN GESTO LIEVE SFILÒ DALLA PROPRIA CORONA LA PIUMA DI STRUZZO E LA MISE SU UN PIATTO DELLA BILANCIA...

DOPO

l’ ASCOLTO

Come sono i personaggi? Personaggi storici. Persone esistenti ai giorni nostri. Personaggi comuni.

28 666

ZIONE PRESENTA

Com’è il tempo della vicenda? È imprecisato. Corrisponde a un periodo storico preciso. È contemporaneo e riguarda i nostri giorni.


IL RACCONTO STORICO • LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 25-30

Gira pagina e scopri le caratteristiche del racconto storico.

Come sono i fatti narrati? Sono caratteristici di un determinato periodo storico. Sono comuni e possono ripetersi anche oggi.

Come è narrata la vicenda? In prima persona. In terza persona.

ZIONE

PRESENTA

29


Le

Il racconto storico

C aratteristiche

Leggi le caratteristiche del racconto storico, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 28-29.

PERSONAGGI

LUOGHI

POSSONO ESSERE PERSONAGGI STORICI REALMENTE ESISTITI O INVENTATI, MA INSERITI IN UN’EPOCA PASSATA REALE.

I FATTI SI SVOLGONO IN LUOGHI REALI, DESCRITTI SPESSO IN MODO DETTAGLIATO. L’AMBIENTAZIONE DELL’EPOCA STORICA VIENE RICOSTRUITA CON MOLTA CURA.

IL RACCONTO STORICO SCOPO FA CONOSCERE COME SI VIVEVA IN ALTRE EPOCHE E RACCONTA VICENDE AVVENUTE NEL PASSATO, FACENDO APPASSIONARE A ESSE CHI LEGGE.

TEMPO LA VICENDA SI SVOLGE IN UN TEMPO BEN DEFINITO DEL PASSATO.

FATTI SONO NARRATI FATTI REALMENTE ACCADUTI OPPURE VICENDE INVENTATE MA VEROSIMILI, ATTRIBUITE A UNA DETERMINATA EPOCA.

S trategie per S crivere 30 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 25-30 del tuo L ibro di S crittura


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

LABORATORIO per BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Sai qual è l’origine del tuo nome? Fai una ricerca per scoprirlo. Poi, in classe, preparate un cartellone con tutti i vostri nomi.

COMPRENDERE

P rima di L eggere Quello che leggerai è un racconto storico. Quali elementi ti aspetti di trovare? Confrontati con la classe.

Barbara Beatrice Masini, Bambine!, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

Barbara era una bambina di Roma antica e si chiamava così perché suo papà era un antico romano che faceva il commerciante di stoffe preziose e aveva sposato una donna barbara, ossia una donna che non era nata a Roma e nemmeno nei dintorni ma in un posto molto lontano, una regione che si chiamava Lidia, e infatti anche la mamma della bambina si chiamava Lidia. I Romani chiamavano barbari tutti quelli che non parlavano bene la loro lingua, e quindi erano un po’ o molto diversi da loro; non era proprio un complimento, dire di una persona che era un barbaro. Comunque, per tornare alla Barbara di questa storia, lei il latino lo parlava benissimo, essendo nata e cresciuta a Roma, e anche sua mamma, pur essendo una barbara, l’aveva imparato molto bene. Quindi il nome, che pure era molto grazioso, non le stava proprio a pennello: sarebbe un po’ come chiamare Selvaggia una bambina molto tranquilla, oppure Orso un bambino che ha un mucchio di amici. Vero che quando si dà il nome a un bambino di solito è troppo presto per capire come diventerà; e proprio la differenza tra il nome e la persona che lo porta spesso è causa di problemi. continua... Testo facilitato e semplificato

31


VIVERE STORIE NUOVE

Mi P iace Scrivere Ciascuno di noi ha una diversa idea di ciò che è bello. Se dovessi fare una lista di cose belle, che cosa scriveresti? LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quando si svolgono i fatti? …….......................................................

Chi sono i personaggi? …….......................................................

Dove avvengono i fatti? …….......................................................

32 666

Il racconto storico

E sempre per tornare a Barbara, le altre bambine che conosceva, le figlie dei vicini, si chiamavano Tullia, Giulia, Livia, Gaia, Claudia: dei bei nomi semplici romani, mentre il suo era un po’ strano, era sonoro, come una musica che arriva da lontano. A lei piaceva, ma qualcuna delle altre bambine magari giocando ci scherzava sopra: – Barbara, ma lo sai che sei proprio una barbara? – le dicevano. Oppure, dopo una piccola lite per una bambolina o una palla in cui Barbara aveva mostrato di avere carattere: – Certo che solo le barbare si comportano così –. E non si capiva se fosse con la maiuscola o con la minuscola. Allora un giorno Barbara andò dal suo papà e gli disse: – Dovevi proprio scegliermi un nome così strano? Quello che fece fu coraggioso, perché le bambine romane non avevano molta confidenza con i loro papà: in effetti quello era un tempo molto più serio del nostro. Il papà le sorrise, se la mise sulle ginocchia e le disse: – Sai, quando ho conosciuto la tua mamma ero in viaggio in Oriente per cercare le stoffe più belle del mondo per le signore romane. E tutti mi dicevano: “Sei matto, ad andare in un posto come la Lidia: è pieno di barbari...”. Poi un giorno al mercato di Sardi, che è la città più importante della Lidia, ho visto la donna più bella del mondo: era a un banco di stoffe incantevoli, tutte rosse, rosa, porpora..


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

– Le ho chiesto come si chiamava, e lei mi ha detto Lidia, e io le ho detto: “Che combinazione, proprio come questo posto!”. Ed era una cosa stupida da dire, ma ero imbarazzato e rosso in faccia come le stoffe. Ha capito quanto ero confuso e invece di prendermi in giro o ignorarmi mi ha sorriso. Così ho comprato tutte le stoffe del suo banco e alla fine ho chiesto a suo padre, che faceva il tessitore, se potevo portarmi via anche lei. Lui ha detto di sì, se lei era d’accordo. E insomma, un paese barbaro mi ha dato lei e te, la bambina più bella che potessi immaginarmi: è per questo che ti chiami Barbara, per ricordare al mondo che la bellezza è sempre speciale, può anche essere diversa da quello a cui siamo abituati, e venire da lontano. Barbara non aveva capito molto di tutto questo discorso: però il papà aveva parlato con tanto calore, con gli occhi che brillavano, e aveva detto delle belle cose sui colori e sulla mamma e su di lei, e questo lo aveva capito benissimo. Così da allora, quando le Tullie e le Gaie la prendevano in giro, diceva semplicemente: – Sono barbara e sono speciale. Allora? – E dopo un po’ non la prese in giro più nessuno.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi a voce insieme alla tua compagna o al tuo compagno di banco. • Perché la bambina si chiama Barbara? • Quale lingua parla? • In quale occasione i suoi genitori si sono conosciuti?

R ifletto Rileggi le righe evidenziate. Che cosa significa, secondo te, questa espressione? Confrontati in classe.

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VIVERE STORIE NUOVE

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Quali sono le differenze tra la scuola etrusca, descritta nel racconto, e la scuola di oggi? Confrontati in classe.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Chi è il pedagogo? Colora la risposta corretta. il maestro il direttore un uomo politico

E sploro Dove e quando è ambientata la vicenda narrata? ……........................................................... ……........................................................... ……........................................................... ……........................................................... ……........................................................... ……........................................................... ……...........................................................

R ifletto Quale strategia hai usato per rispondere alla domanda?

34 666

Testo facilitato e semplificato

Il racconto storico

A scuola nell’antichità Teresa Buongiorno, Ragazzo etrusco, Mondadori Libri per Piemme

Mi P iace L eggere

I ragazzi scrivevano svogliatamente sulle tavolette di legno cerato, che tenevano appoggiate sulle ginocchia. Il pedagogo passeggiava avanti e indietro, sbirciando sulle loro spalle, e fingeva di non accorgersi che molti sedili erano vuoti. Sempre così, nelle prime ore del pomeriggio. Dopo l’intervallo, consumate le focacce salate e i cartoccetti di olive, infatti, i ragazzi avevano il permesso di sgranchirsi le gambe in strada e molti ne approfittavano per sgattaiolare via. Erano pochi quelli che tornavano, e certo non per libera scelta. Larth smise di copiare la frase che il maestro aveva tracciato con mano sicura sulle prime righe della sua tavoletta, da destra a sinistra. Succhiò la parte arrotondata dello stilo, quella che serviva a cancellare gli errori, e pensò con un sospiro che non era comodo essere il figlio dello zilath maru, un personaggio importante nel governo della città. Molto meglio portarsi da solo la sacca con le tavolette, come Vel, per essere liberi poi di saltare le lezioni del pomeriggio, cor-


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

rere al Foro, andare fin sotto le mura a vedere il cambio dei soldati. E pensare che sul principio era così fiero di arrivare a scuola accompagnato da Pherse, lo schiavo. Gli sembravano così piacevoli gli sguardi di invidia dei compagni. Poi aveva scoperto che erano piuttosto loro, quelli da invidiare, i figli dei bottegai, persino i figli dei lautni, i servi resi liberi dalla benevolenza del padrone: se ne venivano a scuola, zoccolando con le sacche consunte, padroni dei propri passi. Ora in classe c’erano solo i figli dei notabili, che avevano un qualche “Pherse” che gli portasse qualcosa di caldo, appena uscito dal forno, per l’intervallo, e li riconsegnasse al maestro dopo i brevi giochi in strada. Il pedagogo non sembrava neanche notare gli assenti. Erano questi, gli scolari del pomeriggio, quelli che contavano per lui. Chissà dov’era Vel adesso... Un colpo leggero di bacchetta sulla spalla richiamò Larth ai suoi doveri. Tolse lo stilo di bocca e si mise a cancellare con cura l’errore: la punta arrotondata dello stilo, bagnata di saliva, scivolava sulla cera senza far presa. La asciugò nel lino della toga, senza neanche alzare il capo. Aveva già visto il maestro andare avanti, controllare il compito di un altro. Questa volta il colpo di bacchetta fu più deciso. Larth riprese a copiare, ben attento, ormai la spalla gli bruciava un poco: conveniva far correre lo stilo.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

R ifletto Quali domande potresti fare su questo testo? Scrivile e rispondi a voce insieme a una tua compagna o a un tuo compagno. • ……...................................................... ……...................................................... ……......................................................

• ……...................................................... ……...................................................... ……......................................................

• ……...................................................... ……...................................................... ……......................................................

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VIVERE STORIE NUOVE

lussureggiante: verdeggiante, rigoglioso.

Il racconto storico

Una parrucchiera alla domus Valeria Conti, Nei sotterranei del Colosseo, Lapis Edizioni

Mi P iace L eggere

Cecilia era una parrucchiera, ogni giorno andava a casa delle sue nobili clienti per pettinarle, arricciare la chioma e costruire le complicate acconciature che spopolavano tra le matrone nella Roma dell’imperatore Traiano. Ormai era arrivata in cima al colle, costeggiando il muro di cinta della domus del grande avvocato Furio Vedio Pollione, marito della sua cliente, la matrona Tiberia Claudia. – Ave, Castore! – esclamò Cecilia rivolgendo un ampio sorriso allo schiavo-portiere di guardia all’entrata. – Splendida giornata, eh? La parrucchiera entrò, percorse il corridoio ancora in ombra e sbucò nell’atrio. Lo attraversò calpestando un pavimento a mosaico e arrivò in un lussureggiante giardino circondato da un porticato con una vasca centrale, ornata di fontane, statue, piante e fiori. La ragazzina, di fronte a tanto spazio, si sentì sollevata. Il quartiere della Suburra, dove abitava, era una specie di formicaio: ogni centimetro era occupato da altri esseri umani e rischiavi sempre di sbattere contro qualcuno o di calpestare una povera bestiola. E poi gli odori! Per questo adesso Cecilia respirò a pieni polmoni, come per liberare il naso dal puzzo che regnava dalle sue parti. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro In quale periodo storico è ambientata la vicenda narrata? Nell’antica Roma. Nell’antica Grecia. I personaggi del racconto sono: realmente esistiti. inventati, ma verosimili.

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Testo facilitato e semplificato

Sottolinea il completamento corretto. • Questo è un racconto umoristico/storico. Quali elementi del testo te lo fanno capire? Sottolineali.


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

Poi sentì un curioso richiamo. – Psss, psss! – Cecilia aguzzò la vista e si accorse che dietro una statua di marmo si nascondeva Giulio, suo amico e figlio dei padroni di casa. Gettando un’occhiata alla camera di Tiberia Claudia, Cecilia si assicurò che la porta fosse ancora chiusa, poi trotterellò verso il ragazzo. Era uno spilungone tutto ossa, con le spalle strette sulle quali ciondolava la toga pretesta, un abito bianco con una striscia di porpora, riservato ai ragazzi sotto i sedici anni. Lui di anni ne aveva dodici, la stessa età di Cecilia. – Oggi i miei sono fuori a pranzo: sarebbe la giornata ideale per tagliare la corda – disse Giulio. – Vorrei venire alla tavola calda nella Suburra, della quale mi hai parlato tanto. – Evviva! – rispose Cecilia contenta. – Non aspettarti un locale elegante – lo avvertì Cecilia. – E la clientela non è certo scelta, anzi! Però il cibo è fresco e genuino. – Non chiedo di meglio. – E come farai a liberarti dal tuo precettore? Giulio non frequentava la scuola, studiava a casa con un precettore privato. A prima vista sembrava una situazione invidiabile, ma c’erano due grossi limiti: a Giulio non era mai permesso battere la fiacca, appena si distraeva il precettore lo riportava con il naso sui libri. E poi non aveva nessuno con cui giocare o chiacchierare. Era sempre solo, e per mesi aveva osservato da lontano la parrucchiera di sua mamma. Finché un giorno aveva deciso di rivolgerle la parola e di diventare suo amico.

COME SI SALUTAVA

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Che cosa significa l’espressione tagliare la corda? ……................................................... ……................................................... ……...................................................

Chi è il precettore? Il maestro. Il portiere.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Cecilia nel brano parla di odori, da respirare a pieni polmoni. Secondo te, quali odori poteva sentire nella domus?

Cecilia saluta lo schiavo-portiere dicendo: “Ave, Castore!”. Nell’antica Roma il saluto era un gesto importante. Se per strada si incontrava un conoscente, la formula in uso era “Ave” oppure “Salve”, a cui poteva seguire il nome della persona.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

Il servo di Fabius Marcus Cicero Elisa Castiglioni, Le stelle brillano su Roma, Il Castoro, 2014

Mi P iace Scrivere All’inizio della vicenda, la protagonista cerca di inventare qualche scusa per giustificare il suo ritardo. Quali scuse fantasiose inventeresti tu? Fai una lista.

Mi P iace L eggere Trovi scuse divertenti e fantasiose in Davide Calì, Sono arrivato in ritardo perché, Rizzoli.

GIOCO e IMPARO Trova uno o due sinonimi per ogni parola evidenziata nel testo. Scrivili sul quaderno.

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Mi P iace L eggere

La gente che affolla le strade di Roma si muove come l’acqua del Tevere. Senza sosta. Mi unisco a quel flusso e affretto il passo, mentre cerco di inventarmi una buona scusa per il maestro. Una commissione urgente per il forno? No, già usata. Allora... Una spallata mi butta a terra e cado sul ciglio del marciapiede. Un carro mi sfreccia accanto, schizzandomi di fango. Salto in piedi. – Chi è stato? – Un varco si apre nella folla. Un ragazzino si volta verso di me e per un istante i nostri sguardi si incatenano. La paura che gli dilata le pupille viaggia dai suoi occhi ai miei e la sento anch’io dentro la pancia. Fa un passo verso di me. [...] Apre la bocca per parlare. Poi qualcuno alle mie spalle grida: – Da questa parte. È andato da questa parte. Il ragazzino sigilla le labbra, si strappa il collare e lo getta a terra. Il varco si chiude. Roma riprende a muoversi e vociare. Lui scompare. [...] Raccolgo il collare e leggo l’incisione interna: “Servo di Fabius Marcus Cicero, Villa Livia”. Con la coda dell’occhio vedo un gruppo di uomini correre nella mia direzione. Sono armati di bastoni. D’istinto nascondo il collare nella borsa. Un signore alto mi si avvicina. Indossa una toga fresca di bucato. [...] Mi offre un pezzo di stoffa con cui pulirmi lo schizzo di fango che ho sulla guancia. Le sue mani sono lisce come la seta. Almeno come penso che la seta sia, visto che non l’ho mai toccata.


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

– È stato quel buono a nulla del mio schiavo a farti cadere, vero? – Apre il borsello. Trabocca di monete. – Venti sesterzi, a titolo di risarcimento. Se li accettassi, potrei comprarmi un paio di sandali nuovi con i lacci di seta. Le monete scintillano nella sua mano. Sto per prenderle quando lo sguardo mi cade sui miei piedi. Non mi sono mai piaciuti. Ossuti come quelli di mia madre. Guardo i miei sandali consunti e penso a lei che non indossa le scarpe perché dice che lì dentro i suoi piedi si sentono intrappolati. I piedi liberi di una ex schiava. Per metà della sua vita mamma ha indossato un collare come quello che ho nella borsa. Avrà anche lei avuto paura del suo padrone? – Quando lo acciuffo, gli insegno io una bella lezione! – L’uomo si scrocchia le dita e all’improvviso le mani non mi sembrano più delicate come la seta ma larghe e pesanti. Sono mani che sanno colpire. Che sanno fare male. Ritraggo la mia. – No signore, sono inciampata. Un passante si avvicina. Fissa il borsello. – È andato da quella parte. – Indica il vicolo chiazzato d’umidità dentro il quale il ragazzo si è tuffato come un pesce nella corrente. Gli occhi lucidi di paura dello schiavo mi riempiono la mente. – Non è vero, è corso verso il Tempio di Giove. L’uomo con la toga si sfrega una palpebra. – Come fai a esserne certa? Gli mostro il collare. – Ha gettato questo a terra. – Appartiene al mio schiavo. – Si gira verso i suoi servi. – Cosa aspettate! Di corsa verso il Tempio di Giove. Prendetelo! – Fa cadere i venti sesterzi dentro la mia mano. Fisso questi soldi ottenuti dicendo una bugia e stringo il pugno. In fondo ho mentito a fin di bene. LABORATORIO per

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Che cosa pensi del comportamento della protagonista? Tu come avresti agito al suo posto?

COMPRENDERE

E sploro Rispondi a voce alle domande. • Chi è la protagonista del racconto? • Che cosa succede all’inizio del racconto? • Che cosa succede alla fine del racconto?

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto storico

1914 Chiara Carminati, Fuori fuoco, Bompiani

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Che cosa pensi della frase evidenziata nel testo a p. 41? Parlane con il tuo compagno o la tua compagna di banco. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Sottolinea nel testo le frasi che ti fanno percepire le emozioni dei personaggi.

C ollego Rispondi a voce alle domande. • Perché i protagonisti e le protagoniste devono tornare in Italia? • Hai avuto l’impressione di vedere la storia con i tuoi occhi o attraverso quelli di un personaggio?

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Mi P iace L eggere

Quando è scoppiata la guerra, eravamo tutti contenti. Mio fratello Antonio perché sognava di arruolarsi soldato. Da mesi diceva che era stufo di lavorare lungo la ferrovia austriaca insieme a papà. Francesco, l’altro mio fratello, era contento perché è uno che si entusiasma per tutto. Quanto a me, non vedevo l’ora di tornare in Italia. Ovviamente nessuno dei tre immaginava cosa sarebbe successo davvero. Non l’abbiamo saputo subito. L’Austria ha dichiarato guerra alla Serbia il 28 luglio 1914, ma a casa nostra la notizia ha fatto effetto un mese dopo. Se non fosse stato per i padroni, avremmo potuto non accorgercene. Eravamo in Austria, ma la Serbia era lontana e anche la guerra lo era. In qualche modo, invece, quella sera la guerra è arrivata da noi. – Mi hanno chiamato i padroni, – ha detto mio papà, sedendosi a cena. – Ce ne dobbiamo andare. La mamma si è irrigidita. Poi si è afflosciata su una sedia. – Dove? – ha chiesto. Credo che sapesse già la risposta. – In Italia. Ci rimandano indietro. C’è la guerra. Non vogliono più italiani qui. È stato in quel momento che Antonio è scattato in piedi: – Io ci vado. – Dove? – ha chiesto la mamma di nuovo. Sembrava che non sapesse dire altro. – Nell’esercito. Mi arruolo con gli austriaci. – Ma va’, musicante! – ha ribattuto papà, rimettendolo a sedere. Lo chiamava musicante perché Antonio aveva imparato a suonare la fisarmonica. Poteva essere una cosa bella, ma detto così sembrava un insulto. – Ti ho appena detto che non vogliono più vedere italiani. Figurati, nell’esercito! – Quando si parte? – ha chiesto Francesco. Papà l’ha fulminato con lo sguardo, ma non ha risposto. Papà ha sempre avuto un debole per Francesco.


Il racconto storico

Io ho sentito un tuffo al cuore al pensiero di tornare a casa e di rivedere Mafalda, la nostra sorella più piccola, che in tutto quel tempo era rimasta con una vicina. Chissà quanto era cresciuta, forse non l’avrei neanche riconosciuta. Però me ne sono stata zitta finché il papà e i fratelli si sono alzati da tavola e sono rimasta sola con la mamma. Allora non ce l’ho fatta più. – Si torna a casa, mamma? A Martignacco? – Sì, Jole, – ha sorriso appena appena. Anche lei era contenta di tornare da Mafalda, per forza. Ma aveva addosso una tristezza più grande. Mi ha accarezzato la testa e mi ha guardato a lungo negli occhi. Poi ha detto: – La guerra, Jole, la fanno gli uomini. Ma la perdono le donne. Per cominciare, abbiamo perso il lavoro. Tutti, uomini e donne. Qualche giorno dopo infatti Herr Hoffenbach, il padrone della filanda dove lavoravamo io e la mamma, ci ha fatte chiamare insieme alle altre operaie italiane. II padrone ci ha detto che gli dispiaceva molto. Che non dipendeva da lui. Anzi, che se fosse stato per lui ci avrebbe dato il lavoro per altri quarant’anni, perché non aveva mai avuto delle operaie brave come noi. Però, ha detto, c’erano disposizioni di sicurezza, a causa della guerra. Io non capivo. Non parlo della lingua: ero in Austria da quando avevo finito la scuola elementare, quindi da più di tre anni. Il tedesco ormai lo sapevo. Era il senso del discorso che mi sfuggiva. Se Herr Hoffenbach era contento di noi, chi voleva mandarci via? Herr Hoffenbach diceva che rientrando in Italia saremmo state più al sicuro.

VIVERE STORIE NUOVE

Mi P iace Scrivere

In questo brano si parla della guerra. Che cosa ti ha suscitato la sua lettura? Scrivi un pensiero veloce sul quaderno, senza preoccuparti della forma.

filanda: stabilimento in cui si trasformano le fibre tessili, come seta e cotone, in fili.

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A CHE PUNTO SONO?

Il racconto storico La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

I personaggi possono essere ............................................................... e realmente ..............................................................., oppure

I luoghi sono ............................................... e ricostruiti con molta cura dei .........................................................................

inventati.

IL RACCONTO STORICO Lo scopo è quello di trasmettere ......................................................................

su come si viveva in altre ............................................... storiche e raccontare vicende del

La vicenda si svolge in un ................................................................ ben .......................................... del passato.

......................................................................

I fatti sono realmente ..............................................................., oppure inventati ma .....................................................................

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: prima di buttarti nella lettura, dedica alcuni minuti per dare un colpo d’occhio al brano. Come si presenta? Che titolo ha? Ti dà delle informazioni sull’argomento? E le immagini? Facendo questi primi passi, comprendere un testo sarà ancora più facile!

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GGIO MONITORA


CHE COSA HO HAI IMPARATO? IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Leonida e i 300 Martino Menghi, Leonida e i trecento, Mondadori Junior

Mi P iace L eggere

Ad Atene erano tre giorni che soffiava un vento di tempesta, proveniente dal Nord, e si temeva che la delegazione spartana non riuscisse ad arrivare in tempo per il consiglio di guerra. Per fortuna il loro re, Leonida, non era uomo da farsi fermare da una bufera. Sapeva che era giunto il momento per il suo popolo di correre in soccorso della Grecia, altrimenti Serse se la sarebbe inghiottita in un boccone. – Arriveranno anche le delegazioni delle città nostre alleate – disse Leonida ai suoi uomini in una pausa di quel viaggio estenuante. – Anche loro hanno il vento in faccia, ma nemmeno loro mancheranno al grande appuntamento. Coraggio, rimettiamoci in marcia! Finalmente dopo tre giorni videro la piana di Atene. Bisognava fare un ultimo sforzo! – Se gli Spartani fossero qui con noi – disse Temistocle, circondato dagli ambasciatori delle più importanti città greche – potremmo tirare a sorte per decidere chi andrà a occupare il passo delle Termopili. È di lì che l’esercito di Serse dovrà passare, e noi cercheremo di fermarlo! Lo so, è un’impresa disperata, potremo resistere solo qualche giorno di fronte a un esercito di tali dimensioni, ed è per questo che propongo che si tiri a sorte! Voglio poi che si ritorni sulla questione delle triremi: come ho sempre detto, è una follia lasciarle tutte lassù, bisogna riportarle a Sud, a Salamina e in altri golfi della Grecia centro-meridionale, dove potranno essere più utili per noi e più pericolose per il nemico. Be’, siccome non vedo arrivare nessuno da Sparta, cominciamo a votare sul ritiro delle triremi, e a tirare a sorte tra di noi sulle Termopili! – Non c’è bisogno di tirare a sorte! – proruppe una voce rauca ma forte. Tutti i presenti, compreso Temistocle, si voltarono dalla parte da cui provenivano quelle parole. VERIFICA

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A CHE PUNTO SONO? Scuotendosi la terra dal mantello e dai capelli, un uomo alto e massiccio come una statua di bronzo continuò: – Mi offro io di bloccare il passo delle Termopili. Posso contare su 300 opliti spartani e su circa 7000 uomini delle nostre città alleate. Fidatevi di me! Le nostre madri ci insegnano fin da piccoli che dalla guerra si ritorna morti o vincitori! Quanto alle triremi, anch’io sono d’accordo con Temistocle. lo e miei soldati fermeremo i Persiani al passo delle Termopili quanto basta per farle tornare. Se questo, come credo, è il piano di Temistocle, noi faremo la nostra parte. – Viva Leonida! Eterna gloria a lui! – gridarono in molti di fronte a quell’eroica proposta. Quanto poi al voto sulle triremi, la maggioranza dei presenti diede finalmente ragione a Temistocle. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Da quale direzione proviene

Come viene accolta l’eroica proposta

il vento di tempesta?

di Leonida?

Sud.

Nord.

Chi è il re degli Spartani che si sta dirigendo verso Atene? Leonida.

Temistocle.

Con rifiuto e scetticismo. Con indifferenza. Con disapprovazione. Con entusiasmo e grida di approvazione.

Quante triremi devono essere

Secondo te, quali parole

ritirate secondo la proposta

rappresentano il motto dei guerrieri

di Temistocle?

secondo Leonida?

Nessuna.

Tutte.

Chi si offre volontario per bloccarlo? Serse. Leonida.

Temistocle. Uno straniero.

Dove si deve bloccare l’esercito di Serse? Al passo delle Termopili. Nella piana di Atene.

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VERIFICA

“Ritirarsi o vincere”. “Vincere o morire”. “Fuggire o sopravvivere”. “Vincere o arrendersi”. Quale decisione viene presa riguardo alle triremi alla fine? Restano dove sono. Vengono inviate in battaglia. Vengono ritirate. Vengono vendute. Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Nell’antro della Sibilla Ave Gagliardi, Il fuoco di Archimede, Mondadori Libri per Piemme

Mi P iace L eggere

Cuma, estate 213 a.C. Tra poco toccherà a lei. Malvina sente già la nausea afferrarle lo stomaco, le gambe cedere, il respiro farsi difficile. Non vuole entrare in quell’antro spaventoso. Da qualche mese vive insieme alle sacerdotesse dell’oracolo di Apollo. E sino a quel giorno ha partecipato alle cerimonie, ai riti, ai sacrifici dedicati al dio, ma non è mai entrata nella caverna della Sibilla, nel luogo dei vaticini. In compenso, quando le delegazioni vengono a interrogare l’oracolo, sente la sua voce, roca e terribile, uscire dalle fenditure aperte nella roccia, e diffondersi con un’eco sinistra nel desolato paesaggio dei Campi Flegrei. Una voce non umana, che dà i brividi. Infatti, le hanno spiegato le sacerdotesse, la Sibilla in quelle occasioni cade in trance e non è più se stessa: è il dio che si impadronisce di lei e parla attraverso la sua voce. – Ma è orribile! – aveva esclamato di slancio Malvina la prima volta che gliene avevano parlato. La Grande Sacerdotessa, assistente della Sibilla, le aveva lanciato uno sguardo severo. – Taci, Malvina, guardati dall’empietà! – l’aveva rimproverata. – Non c’è nulla di orribile. È molto doloroso per lei, questo è vero, ma è il più stretto contatto che un essere umano possa avere con gli dèi. Pensa alla tua immensa fortuna: forse un giorno tu stessa avrai l’onore di sperimentarlo. La Sibilla Demofile è vecchissima, si dice che abbia già trecento anni, perciò deve scegliere una giovane erede e tu sei la candidata più probabile. La ragazzina era rabbrividita. L’idea di passare tutta la vita chiusa in quella caverna buia e umida, isolata dal mondo, le suscitava un terrore indicibile. – Ma non posso essere scelta – aveva detto con un filo di voce, – non possiedo capacità profetiche... – Sì che le possiedi, anche se non sei ancora pronta a servirtene – aveva risposto la sacerdotessa, e poi aveva aggiunto sottovoce: – Del resto anche tua madre le possedeva... Attiva gli esercizi su HUB Kids

Testo e verifica facilitati e semplificati

VERIFICA

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VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Malvina però non è affatto sicura di voler entrare in contatto con la divinità, almeno non in un contatto così stretto. Le piace la vita, ama gli esseri umani, vuole vivere nel mondo. Per esempio, vorrebbe vedere Cuma, che è poco lontana da lì, ed è una città greca, anche se ora è sotto il dominio di Roma. Forse assomiglia a Siracusa, il posto dove lei è stata più felice. Ma ha già provato a chiedere di visitarla e le sacerdotesse l’hanno guardata scandalizzate. – Noi non dobbiamo mescolarci al mondo degli uomini, siamo state scelte dal dio! – le hanno risposto. E ora Malvina sa di essere giunta al momento decisivo. La Sibilla in persona ha chiesto di lei, vuole parlarle. Tra poco la condurranno all’interno della grotta. Mentre aspetta guarda con timore l’ingresso a forma di trapezio del lungo corridoio scavato nella roccia che scende ripido nel sottosuolo. Le sembra che da quell’imbuto nero spiri fuori il Terrore. – Malvina, sei pronta? – risuona una voce alle sue spalle. Avvolta da un lungo peplo, il viso e la testa coperti di veli, la ragazzina avanza col cuore in tumulto. Non le è permesso voltarsi, né guardarsi attorno, né parlare. Non sa da chi è accompagnata e procede lentamente, a tentoni, lungo la galleria scura che si inabissa sotto terra. C’è un odore aspro di muffa e di erbe aromatiche che si fa più intenso man mano che scende verso il basso. Il buio è sempre più fitto. A un tratto attacca all’improvviso un suono di cembali, una musica ritmata che rimbomba sotto la volta di pietra e le ricorda… Cosa le ricorda? Alla sua mente si affaccia una strana, inspiegabile visione: boschi nel buio della notte… una foresta intricata… un cerchio di fiaccole che illuminano per un breve tratto l’erba verdissima… Che c’entra tutto questo con l’oscuro cunicolo sotterraneo che sta percorrendo? LABORATORIO per

COMPRENDERE

In quale luogo sono ambientati i fatti? Sottolinealo nel testo. In quale periodo storico?

Nel 213 a.C

Nel 213 d.C.

In quale stagione si svolge il racconto? .............................................................................................................................. Chi sono i personaggi del racconto? Sottolineali nel testo. Che cos’è un oracolo? Il luogo in cui una divinità pronuncia le profezie.

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VERIFICA

Una foresta illuminata da fiaccole. Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Sottolinea il completamento corretto. • I vaticini sono le profezie/gli insegnamenti. Che cosa significa che la Sibilla cade in trance? Entra in uno stato di perdita di coscienza e la divinità si impossessa di lei. Si nasconde in un angolo della caverna per parlare con la divinità. Che cosa significa empietà? Cerca il significato sul dizionario e spiega perché la Grande Sacerdotessa dice a Malvina di “guardarsi dall’empietà”. .......................................................................................................................................................................................................................... ........................................................................................................................................................................................................................

Che cosa comunica la Grande Sacerdotessa a Malvina? ........................................................................................................................................................................................................................

Sottolinea nel testo la parte in cui viene descritta l’entrata di Malvina nella caverna della Sibilla. Quale ricordo affiora alla mente di Malvina mentre entra nella caverna della Sibilla? Boschi e una foresta intricata con un cerchio di fiaccole che illuminano l’erba. Il mare, la sabbia e le grotte marine.

A COLPO

d’ OCCHIO

Che cos’è il peplo? Segna con una X l’immagine che lo rappresenta.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo? Sì

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? ....................................................................................................................................................................................................................

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i RACCONTI STORICI? Sì

No

Perché? ............................................................................................................................................................................................... Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te.......................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................

Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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R acconto G iaiallo llo

Il

PRIMA

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del racconto.

La collana scomparsa Mi P iace L eggere

Maurice Leblanc, Arsène Lupin. Ladro gentiluomo, BUR ragazzi IL PADRONE DI CASA DOVETTE RIASSUMERE

I FATTI SUO MALGRADO. FLORIANI ASCOLTÒ, RIFLETTÉ, FECE ALCUNE DOMANDE E MORMORÒ: – BIZZARRO... MA NON MI SEMBRA UN CASO COSÌ DIFFICILE DA RISOLVERE...

DOPO

l’ ASCOLTO

Chi è il protagonista? Un investigatore. Un testimone. Una vittima.

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ZIONE PRESENTA

Che cosa fa il protagonista? Indaga su un furto. Racconta una storia. Riordina una stanza.

LA COLLANA SCOMPARSA • BRANO SONORO


IL RACCONTO GIALLO • LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 31-37

Gira pagina e scopri le caratteristiche del racconto giallo.

Come viene descritto l’ambiente della vicenda? In modo dettagliato e preciso. In modo generico, senza dettagli. Non viene descritto.

Chi legge è coinvolto nello svolgimento delle indagini? Sì. No.

ZIONE

PRESENTA

49


Le

Il racconto giallo

C aratteristiche

Leggi le caratteristiche del racconto giallo, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 48-49.

PERSONAGGI IL/LA PROTAGONISTA È UN INVESTIGATORE O UN’INVESTIGATRICE, MA PUÒ ESSERE ANCHE UNA PERSONA COMUNE COINVOLTA NELLA VICENDA. GLI ALTRI PERSONAGGI HANNO IL RUOLO DI VITTIMA, COLPEVOLE, TESTIMONI E AIUTANTI.

LUOGHI I LUOGHI SOLITAMENTE SONO REALI E DESCRITTI IN MODO DETTAGLIATO: OGNI PARTICOLARE PUÒ COSTITUIRE UN INDIZIO.

TEMPO

IL RACCONTO GIALLO SCOPO RACCONTA CASI DA RISOLVERE. IL RITMO INCALZANTE E I COLPI DI SCENA CREANO SUSPENSE FINO A QUANDO IL CASO NON VIENE RISOLTO.

LA VICENDA SI SVILUPPA IN UN TEMPO DEFINITO E PRECISO.

FATTI I FATTI PRENDONO QUASI SEMPRE AVVIO DA UN FURTO, UNA RAPINA O UN OMICIDIO, A CUI SEGUONO LE INDAGINI. LA VICENDA SI CONCLUDE CON LA SOLUZIONE DEL CASO.

LE PAROLE DEL GIALLO La parola “reato” deriva dal latino reatus (“condizione di accusato”) e significa “crimine”. La parola “movente” deriva dal latino moventem (participio presente del verbo movere, “muovere”) e significa “stimolo, motivo, impulso che spinge ad agire”.

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ZIONE PRESENTA

S trategie per S crivere pagg. 31-37 del tuo L ibro di S crittura


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo LABORATORIO per

COMPRENDERE

P rima di L eggere Quello che leggerai è un racconto giallo. Quali elementi ti aspetti di trovare? Confrontati con la classe.

Una riunione di famiglia John Grisham, La prima indagine di Theodore Boone, Mondadori

Mi P iace L eggere

– Potresti chiamare Woods e Marcella, per favore? – disse Ike. – Dobbiamo fare una riunione di famiglia in biblioteca. La signora Boone e il signor Boone corsero in biblioteca una dopo l’altro e, non appena Ike ebbe chiuso la porta, la signora Boone guardò Theo e disse: – Stai bene? –. Il signor Boone guardò Theo e disse: – Cosa succede? Perché non sei a scuola? Entrambi i genitori guardavano Theo come se avesse commesso un crimine. – Ora – proseguì Ike – lasciate che cominci io, poi me ne starò zitto e Theo potrà parlare. Mercoledì, solo due giorni fa, Theo ha fatto una chiacchierata con uno dei suoi compagni di scuola; si è imbattuto in informazioni che potrebbero avere un fortissimo impatto sul processo a Peter Duffy. In poche parole, c’è un testimone là fuori, un testimone di cui nessuno sa nulla. Né la polizia, né l’accusa, né la difesa: nessuno a parte Theo e il suo amico. Theo non sapeva cosa fare ed è venuto da me. Ma anch’io non so bene cosa fare, per cui eccoci qui. – Perché non ce l’hai detto? – sbottò il signor Boone. – Avevo paura – disse Theo. – Ne ho ancora, e ho promesso a questo amico che non lo avrei detto a nessuno. Theo si schiarì la voce e si rivolse a sua madre. – Be’, il testimone era nel bosco vicino alla casa dei Duffy al momento dell’omicidio. E ha visto il signor Duffy parcheggiare il carrello da golf, togliersi le scarpe, infilarsi un guanto da golf

BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

GIOCO e IMPARO Sai che cos’è un testimone? Sì. No. Rileggi questa frase pronunciata da Theo: “il testimone era nel bosco vicino alla casa dei Duffy al momento dell’omicidio”. Rifletti: perché il testimone potrebbe avere un ruolo importante nella risoluzione dell’indagine? Ora prova a dare una definizione del termine testimone: ................................................................... ................................................................... ...................................................................

continua... Testo facilitato e semplificato

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Chi sono i personaggi del racconto? Sottolinea i loro nomi nel testo. Dove si svolge la vicenda? ....................................................................

C ollego Rispondi a voce insieme a una compagna o un compagno. • Che cosa ha scoperto Theo sull’omicidio? • Perché Theo dice di avere paura? • A che ora è avvenuto l’omicidio?

R ifletto Inventa altre domande sul racconto e chiedi alla tua compagna o al tuo compagno di banco di rispondere.

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sulla mano destra, entrare in casa e uscirne qualche minuto dopo. L’ora era quella del delitto. Infine si è rimesso le scarpe, ha ficcato i guanti da golf nella sacca e se n’è andato sul suo carrello come se niente fosse successo. – Come sai che era l’ora del delitto? – chiese la signora Boone. – Il medico legale ha dichiarato che la signora Duffy è morta attorno alle 11,45. Il testimone era in pausa pranzo, che è iniziata alle 11,30. – E il signor Duffy non ha visto questo testimone? – chiese il signor Boone. – No. Era nascosto nel bosco a mangiare il suo pranzo. Lavora al campo da golf. – Sai come si chiama? – chiese la signora Boone. – No, ma so chi è. Ike riprese la parola. – Preferisce non divulgare il nome del testimone o dell’amico, e se fate troppe domande le loro identità risulterebbero evidenti. – Ho dato la mia parola – disse Theo implorante.


Il racconto giallo

– Così prima è venuto da me – disse Ike. – Per un consiglio. Non voleva coinvolgervi, ma adesso si è aggiunto anche dell’altro. Giusto, Theo? Theo raccontò loro dei guanti. – E li hai tu? – chiese la signora Boone quando ebbe finito. – Sì. – Dove sono adesso? – Di sotto, nascosti dietro uno scatolone di vecchie istanze di divorzio. – Di sotto qui? Nel nostro studio? – Sì, mamma. Qui. Sotto di noi. Il signor Boone soffiò e disse: – Oh, cavolo. Ci fu un lungo silenzio, mentre i quattro Boone meditavano sulla situazione e cercavano di capire quali leggi e quali procedure potessero applicarsi a questa insolita serie di eventi. Pur avendo detto più di quanto intendesse fare, Theo si sentiva sollevato, ora che aveva condiviso con i suoi genitori questo peso. Loro avrebbero saputo cosa fare.

VIVERE STORIE NUOVE

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Rileggi la frase evidenziata. Ti è mai capitato di condividere “un peso” con i tuoi genitori o una persona adulta come ha fatto Theo? Racconta sul quaderno. istanze: richieste

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

È lui il colpevole! Irene Adler, Sherlock, Lupin e io. Ultimo atto al Teatro dell’Opera, Il Battello a Vapore, Edizioni Piemme

Mi P iace L eggere

Gettati sulla sedia c’erano un lungo mantello nero, una sciarpa rossa e un cappellaccio a tesa larga. Sherlock, Lupin e io ci ritrovammo a guardarci l’un l’altro, allibiti, increduli. – Ma... ma allora... – balbettai. – Lo spagnolo è lui! È Barzini! – esclamò Sherlock. Lupin aveva appena trovato Barzini e lo stava fissando con occhi pieni di rabbia. Il maestro si trovava a poca distanza da un lavabo di porcellana, dove stava facendo scorrere dell’acqua sulle proprie dita insanguinate. Lupin fece un passo avanti. – E tu chi accidenti saresti? – lo affrontò, piuttosto sorpreso, il maestro. – Il nome di Théophraste Lupin non vi dice niente? – ruggì Lupin. Barzini si voltò del tutto e terminò di avvolgersi la mano in un nuovo fazzoletto. – Dovrebbe? – domandò. – È l’uomo che avete fatto incarcerare al vostro posto! Con l’accusa di aver ucciso Santi! – Quel ladro e assassino? Non so di cosa tu stia parlando, giovanotto. E soprattutto... Cosa ci fai ancora in teatro a quest’ora? – Io sono il figlio di Théophraste Lupin! E vi ho scoperto! LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Sottolinea nel testo le risposte alle domande. • Chi sono i personaggi del racconto? • Chi è il colpevole?

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Testo facilitato e semplificato


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Dividetevi in piccoli gruppi e preparate dei foglietti con scritto “innocente” e uno con scritto “colpevole”. Scegliete il crimine di cui uno/una di voi sarà colpevole e poi date il via alla discussione. Riuscite a individuare il/la colpevole attraverso le sue parole e il linguaggio del corpo?

Con noncuranza, Barzini rise, asciugandosi le mani. – Non capisco di che cosa stai parlando! – Voi siete lo spagnolo che ha incastrato mio padre – gridò Lupin. – Mi delude doverti rivelare che sono italiano... – mormorò Barzini, sprezzante. – E ora, se non ti dispiace levarti di qui, prima che io sia costretto a chiamare la polizia. – In realtà è esattamente quello che vorremmo fare noi! – esclamò a quel punto Sherlock Holmes, affiancandosi a Lupin. Vidi Giuseppe Barzini esitare e fare un mezzo passo indietro. – Si può sapere cosa sta succedendo? – borbottò. – Sta succedendo che abbiamo scoperto il vostro piano, maestro Barzini – disse Sherlock Holmes, calmissimo. – Sappiamo che vi siete travestito per incaricare Théophraste Lupin di un furto che in realtà era una trappola. Sappiamo che avete provato a uccidere Ophelia, e che ora volete sapere dove si nasconde, per chiuderle la bocca nel caso che si riprenda! – Basta con queste sciocchezze! – sbottò il maestro. – E comunque la vostra messinscena è finita, maestro! – lo incalzò Sherlock, con una delle sue mosse audaci. – Sono appena usciti i giornali della sera che riportano la notizia... Ophelia si è risvegliata e quando potrà parlare vi inchioderà, lo sapete bene! Quelle parole sembrarono colpire Barzini come una pugnalata. Il musicista sgranò gli occhi, come smarrito, e brancolò all’indietro, appoggiandosi al lavabo. Quella reazione valse più di qualsiasi ammissione di colpevolezza resa a parole. Mi convinsi, e sono certa che fu così anche per i miei amici, che lo avessimo ormai in pugno. LABORATORIO per COMPRENDERE

C ollego Che cosa significa brancolò? Camminò incerto. Cadde. Segna con una X le risposte corrette. • Perché Lupin prova rabbia nei confronti del signor Barzini? Perché Barzini ha incastrato suo padre. Perché Barzini vuole cacciarlo dal teatro. • Qual è il lavoro del signor Barzini? Musicista. Maestro di italiano.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo Gli indizi sono le informazioni e i dati utili per arrivare alla soluzione del caso, scoprire il/la colpevole e il movente.

Un piccolo investigatore Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

Francesco si tolse lo zainetto dalle spalle mentre l’ascensore si fermava sul pianerottolo di casa. Uscì e passò davanti alla porta socchiusa del vicino, il signor Gianni, aspettando di vederselo comparire davanti all’improvviso. La mamma gli aprì subito, aveva una faccia seria. – È successa una cosa brutta al signor Gianni. È in ospedale. – Perché? – Un brutto colpo alla testa. Una rapina in casa. – Ah! Ho visto che la porta di casa sua è mezza aperta. Ma quando è successo? – Stamattina, fra le nove e mezzo e le undici. Ho parlato con un poliziotto che mi ha bussato… Verso le dieci qualcuno di una società elettrica aveva suonato il citofono, dicendo che doveva comunicarmi qualcosa, e io avevo pensato che si trattasse di uno dei soliti venditori. – Ma tu non gli hai aperto, vero? – No. Però poi dalla finestra ho visto uno sconosciuto che stava entrando, e quindi qualcuno deve averlo fatto. – Hai detto prima che il fatto è successo fra le nove e mezzo e le undici. Come si sa questa cosa? – Perché alle nove e mezzo la figlia del signor Gianni gli ha teleLABORATORIO per COMPRENDERE fonato, e lui stava bene; ma alle undici è arrivata la donna che fa le pulizie in casa e l’ha trovato a terra svenuto. E sploro – Mamma, chi c’è ora in casa del signor Gianni? Rispondi alle domande – Se non se ne sono andati, due poliziotti e la collaboratrice dosul quaderno. mestica. • Chi sono i personaggi? • Dove si svolgono i fatti? – Offrigli un caffè. Io devo andare sul luogo del delitto. • Qual è il reato? Pochi minuti dopo, la mamma uscì sul pianerottolo reggendo un • Grazie a quali indizi vassoio con tre tazzine di caffè sui rispettivi piattini, tre cucchiaFrancesco risolve il caso? ini e la zuccheriera. E Ciccio dietro. • Chi è il colpevole?

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Testo facilitato e semplificato


Il racconto giallo

VIVERE STORIE NUOVE

Il bambino si rivolse ai poliziotti. – Chi è il capo? – Io, – rispose Cangemi. Francesco guardò l’ispettore, che era alto il doppio di lui, e gli chiese: – Ispettore, lo sa che il signor Gianni non apriva mai a nessuno? – Me l’hanno detto. Però purtroppo questa volta ha aperto. – E non le sembra strano? – Certo che è strano. – Lo vuole sapere chi è stato? – Davvero? Sentiamo: che mi devi dire? – Il colpevole è un signore che si è presentato con la scusa di essere un impiegato della società elettrica. Dopo essere entrato, è andato giù in cortile, nella stanzetta dove ci sono i contatori. Su ognuno c’è scritto il nome del proprietario. Lo so perché ci sono andato una volta con il nonno. Ha staccato la luce dell’appartamento del signor Gianni ed è andato su con l’ascensore alle dieci e sette minuti. Il signor Gianni tiene sempre i due televisori di casa accesi, perciò si è accorto subito che mancava l’elettricità. Avrà pensato di andare giù a controllare il contatore. Il ladro era sul pianerottolo ad aspettarlo, lo ha spinto dentro e gli ha dato un colpo in testa. I due poliziotti e la mamma adesso guardavano Ciccio a bocca aperta. Cangemi gli chiese: – E perché dici che questo è successo alle dieci e sette minuti? – Guardi. L’orologio digitale sul forno lampeggiava, fermo sulle 10:07. – Si è fermato quando il ladro ha staccato la corrente. – Sei in gamba. Ti nomino commissario onorario. Francesco fece un sorriso. Era felice. LABORATORIO per COMPRENDERE

C ollego Con i colori indicati, sottolinea nel testo le risposte alle domande. Chi è Francesco? Come si è accorto il signor Gianni che mancava l’elettricità? Che cosa suggerisce Francesco come possibile motivo del fermo dell’orologio? Qual è il tema principale del racconto?

GIOCO e IMPARO Che cosa significa commissario onorario? Da quale parola deriva il termine onorario? Onore. Orario. La nomina, quindi, consiste: in una nomina per onore e merito. in una nomina temporanea.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

Il sorriso della Gioconda Anna Lavatelli, Il giallo del sorriso scomparso, M i P iace Le rane, Interlinea

L eggere

Il Louvre

Il Louvre di Parigi, in Francia, è uno dei musei più celebri al mondo. Custodisce tantissimi oggetti e opere di diverse epoche storiche, tra cui anche La Gioconda, il famoso dipinto di Leonardo da Vinci. LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Rispondi alle domande sul quaderno. • Qual è il reato? • Chi scopre il reato? • Dove si svolgono i fatti?

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Testo facilitato e semplificato

Il vecchio guardiano del Louvre ebbe un lieve sussulto. Deglutì ripetutamente, si stropicciò gli occhi e tornò a puntare la pila nella stessa direzione. Nel cono di luce gialla apparvero prima i dolci occhi sereni, poi il bel naso regolare... e appena sotto... appena sotto? Dove accidenti si era cacciata la bocca? Quella bocca famosa in tutto il mondo? Avvicinò lentamente la mano alla tela e vi fece scorrere le dita. Non poté trattenere un grido di stupore. Lì, tra naso e mento, la superficie del quadro era liscia ed uniforme come olio. – Aiuto! – urlò l’uomo, precipitandosi ad attivare il sistema d’allarme. – Hanno rubato il sorriso della Gioconda! Dopo neanche cinque minuti, il commissario Daudet era già al Louvre per iniziare le indagini. Dopo dieci minuti, aveva già capito che in quella faccenda lui non ci capiva nulla. Dopo un quarto d’ora, aveva già telefonato in Italia al celebre commissario Alistico Busillis, il miglior detective mai esistito sulla faccia della Terra. Non era la prima volta che Busillis doveva correre in aiuto di colleghi in difficoltà. Del resto la sua fama di investigatore aveva attraversato gli oceani, figuriamoci, quindi, se non aveva varcato le Alpi. Fama indiscutibilmente meritata in verità, visto che Busillis aveva brillantemente condotto e portato a termine tutti i casi a lui affidati...

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Chi potrebbero essere le persone sospettate del furto? Disegnale sul quaderno. Ora scrivi una breve frase per spiegare quello che potrebbe essere il movente. ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

Omicidio in palestra Robin Stevens, Omicidi per signorine, Mondadori

Mi P iace L eggere

È stato dopo il gruppo di lettura, lunedì 29 ottobre, che è successo. Le attività extrascolastiche finiscono alle 17.20 ma dopo io e Daisy ci siamo infilate in un’aula vuota perché lei potesse finire L’uomo della fila. Era completamente assorbita dalla lettura, invece io ero tesa per la preoccupazione di far tardi per la cena su alla Casa e quindi di incorrere nell’ira funesta della sorvegliante. Mi sono guardata intorno in cerca del mio pullover e poi mi sono ricordata dove l’avevo lasciato. – Che seccatura – ho detto. – Daisy, il mio pullover è rimasto in palestra. – Ho guardato di nuovo il mio orologio e ho visto che erano le 17.40. Correndo, avrei fatto appena in tempo, visto che per arrivare alla Casa dall’atrio dell’ala vecchia ci si impiegano sette minuti, e la cena viene servita alle 18 in punto. Mi sono affrettata nel corridoio deserto dell’ala vecchia, ho superato l’aula delle professoresse, la biblioteca, lo studio del reverendo per poi svoltare a destra, nel corridoio della palestra. Ho attraversato il corridoio a tutta velocità e sono entrata in palestra, ansimando. E lì sul pavimento c’era la signorina Bell. La nostra palestra è molto grande, con gli attrezzi riposti contro le pareti e ampie vetrate. C’è un vertiginoso ballatoio per gli spettatori sul lato della porta principale. La signorina Bell giaceva sotto il ballatoio, immobile, con le braccia sopra la testa e le gambe ripiegate sotto il corpo. Mi sono avvicinata di corsa e mi sono inginocchiata accanto a lei. Ho picchiettato la spalla del suo camice da laboratorio. Il mio tocco ha fatto girare la testa della signorina Bell dall’altra parte. Gli occhiali le sono scivolati giù dal naso e quella che avevo creduto essere un’ombra dietro la sua testa si è rivelata invece una macchia scura. Ho allungato un dito per toccarla, e mi sono ritrovata con un dito impiastrato di sangue. Ho barcollato all’indietro, inorridita. Non avevo mai visto un cadavere così da vicino.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Che cosa potrebbe essere successo alla professoressa Bell? Prova a fare un’ipotesi, poi confrontala con quelle dei compagni e delle compagne. Quale ti sembra la più plausibile?

LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Sottolinea in rosso nel testo gli indicatori temporali e spaziali che l’autore ha utilizzato per darci informazioni in merito al caso.

R ifletto Se questo brano fosse stato parte di un racconto realistico o fantastico, secondo te, sarebbe stato necessario inserire tutti i dettagli orari e spaziali? Discutine con i tuoi compagni e le tue compagne.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto giallo

Furti a scuola Alexander McCall Smith, Precious e le scimmie, Il primo caso di Mma Ramotswe, Guanda 2015

Mi P iace L eggere

C’era una volta in Africa una bambina sveglia e intelligente, che sarebbe poi diventata la fondatrice della Ladies Detective Agency N. 1. Precious Ramotswe ha solo otto anni, ma è già alle prese con la sua prima indagine. Chi sta rubando ai suoi compagni e alle sue compagne di scuola? Sepo e Tapiwa pensano che il ladro sia Poloko e chiedono a Precious di aiutarli a smascherarlo…

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Scrivi il nome del personaggio che corrisponde alle seguenti descrizioni. • ……………………...........……………….. chiede a Precious di dare un aiuto per trovare chi ha commesso il furto. • ……………………...........……………….. vuole le prove per dichiarare qualcuno colpevole di un misfatto. • ……………………...........……………….. ha le mani appiccicose. • ……………………...........……………….. ha un’aria triste e avvilita. • ……………………...........……………….. invita i bambini a non accusare qualcuno senza avere valide prove.

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– Allora, vuoi aiutarci a risolvere questo problema del ladro? – chiese Tapiwa. – Noi sappiamo chi è! È Poloko! Ha proprio l’aria di uno che ha mangiato troppo – replicò Sepo. Precious lo fissò. – Non dire così. Non puoi accusare una persona senza neanche averla vista. Quindi non vi aiuterò fino a quando non mi porterete una prova. Sepo sorrise. – Se vuoi una prova, l’avrai. Andiamo a guardargli le mani. Sepo e Tapiwa partirono di corsa verso l’altro capo del cortile, dove avevano individuato Poloko seduto su un sasso. Precious li seguì, per scoprire cosa avessero in mente. – Fa vedere le mani. Forza! Faccele vedere! – disse Tapiwa a Poloko. Poloko si stupì, ma mostrò le mani alla sua compagna di scuola. Lei si chinò per esaminarle. – Ah-a! Proprio come pensavamo. Hai le mani appiccicose! Precious rimase immobile. Gli altri si erano messi a fare un tale baccano che una delle maestre stava venendo a controllare. – Cos’è tutto questo rumore? – Abbiamo trovato il ladro – strillò Tapiwa. – Guarda, maestra! Ha ancora le mani appiccicose! La maestra guardò Poloko. – Hai rubato qualcosa, Poloko?


Il racconto giallo

Poloko abbassò la testa. – No, maestra, non ho rubato niente. Lei si voltò a guardare Tapiwa e Sepo. – Perché lo accusate di essere un ladro? – Perché qualcuno ha rubato dei panini glassati. E lui ha le mani appiccicose! – rispose Sepo. La maestra sospirò. – Molte persone hanno le mani appiccicose, ma questo non vuol dire che siano ladri. Fossi in voi starei attenta ad accusare una persona senza avere le prove. E adesso andate a giocare tranquilli, da bravi. Tapiwa e Sepo si allontanarono, ma prima lanciarono un’occhiataccia a Poloko. E Poloko, con un’aria molto abbacchiata, si allontanò nella direzione opposta. Precious lo seguì: – Io ti credo. Non penso che tu sia un ladro. – Grazie Precious. So che tu non lo pensi. Quel pomeriggio, quando i bambini uscirono da scuola e intrapresero la lunga camminata verso casa sotto il caldo sole africano, Precious trovò Poloko e gli chiese di fare la strada insieme a lei. Poloko fu felice della sua iniziativa. Si allontanarono da scuola seguendo il sentiero che si snodava giù per la collina. A un tratto, si sentì un rumore. A Precious sembrò che venisse dalla cima di un albero, e alzò lo sguardo ai rami. – Lassù! – disse, indicando un punto tra le foglie. Poloko alzò la testa. – Scimmie! – esclamò. E poi, mentre parlavano, una delle scimmie perse qualcosa. L’oggetto cadde dall’albero. Poloko corse a raccoglierlo, lo fissò per un attimo e poi lo passò a Precious. Era un pezzo di panino glassato.

VIVERE STORIE NUOVE

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Tapiwa e Sepo muovono accuse a Poloko sulla base di prove inconsistenti. È corretto, secondo te, comportarsi come loro? Perché? Che cosa potrebbero pensare Sepo e Tapiwa scoprendo che i loro sospetti non corrispondono alla realtà? Parlane con la classe.

LABORATORIO per COMPRENDERE

C ollego Sottolinea le frasi del testo da cui puoi dedurre le seguenti informazioni. Sepo dice che Poloko è un ladro basando la sua accusa solo sull’aspetto fisico del compagno. Una scimmia ha rubato il panino.

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A CHE PUNTO SONO?

Il racconto giallo La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

I personaggi hanno il ruolo di ............................................./.............................................,

vittima, ....................................................................., ................................................................ e aiutanti.

I luoghi solitamente sono reali e ............................................................................... ....................................................................................

IL RACCONTO GIALLO Fa stare con il .......................... ..................................................... fino alla ................................ del caso che sta raccontando.

Il tempo in cui si svolge la vicenda è ......................................... e ......................................................................

La vicenda è incentrata su un .................................., una rapina o un ......................................... e sulle indagini. Si conclude con la soluzione del .......................................

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: per comprendere bene quello che stai leggendo, a volte è importante capire che cosa pensano e qual è l’aspetto dei personaggi del racconto. Questo ti aiuterà a entrare in sintonia con loro e a rendere la lettura un momento speciale per te.

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GGIO MONITORA


CHE COSA HO HAI IMPARATO? IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

L’ultimo caso di Montaner Pablo De Santis, Il giallo delle pagine mischiate, Nuove Edizioni Romane

Mi P iace L eggere

Su Parigi cadeva la neve. Ives Montaner, investigatore privato, guardò la Senna dalla sua finestra. Fino a qualche tempo prima i battelli carichi di turisti avevano percorso il fiume; però, uno dopo l’altro erano naufragati, e ora le loro prue ossidate o i loro scafi a pezzi affioravano come golette fantasma. Il telefono risuonò come un urlo. Corse a rispondere con la speranza, cento volte tradita negli ultimi mesi, che fosse un lavoro. Era la voce di Marie Rose, la sua segretaria. – Venga subito. C’è qui un signore che vuole parlare con lei. Ives indossò il soprabito e andò. Mise la mano nella tasca, rovistandone con schifo il contenuto e finalmente trovò qualche banconota. I suoi ultimi franchi. Erano passati tre mesi dall’ultimo caso. Quella volta lo aveva ingaggiato il padrone di un circo, preoccupato dalla possibilità che uno dei suoi artisti fosse un assassino. Il lanciatore di coltelli, un italiano che si faceva passare per un indù e che portava un turbante azzurro, aveva ucciso sua moglie. La donna gli faceva da assistente; nel mezzo di un numero, uno dei pugnali che avrebbe dovuto disegnare la sua silhouette, le si era conficcato nel cuore. Siccome non c’erano prove contro di lui, la giustizia, nel dubbio, lo aveva lasciato libero. Tuttavia il padrone del circo non era convinto. Montaner si fece passare per giornalista, così poté parlare con tutta la compagnia. Interrogò il domatore, la cavallerizza, il trapezista, un paio di ex detenuti che lavoravano come pagliacci, un’equilibrista che viveva scalza, senza raggiungere nessun risultato. Dopo dieci giorni di domande, il padrone del circo gli intimò: – Ha tempo fino a domani, dopo lo spettacolo. Se per allora non ha trovato niente, annulliamo l’indagine. Montaner si sedette in prima fila. Non era uno spettacolo qualsiasi: l’evento della serata era il ritorno del lanciatore di coltelli. Gli avevano trovato una nuova assistente: una ragazza che sorrideva mentre tremava tutta, e aveva lacrime di terrore negli occhi enormi. Quando volò il primo coltello il detective seppe la verità. VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO?

Alla fine dello spettacolo raggiunse il padrone del circo. – L’uomo è colpevole –, disse. – Che prove abbiamo? – Nessuna. Ma un uomo che sbaglia una volta non può continuare a tirare pugnali. Solo chi non ha mai sbagliato può continuare. Il padrone del circo accettò il suo verdetto e licenziò il lanciatore di coltelli. Da allora Montaner aveva ricevuto la visita di possibili clienti che però finivano per chiedergli lavori disonesti o impossibili o semplicemente idioti. Ma ormai era talmente a corto di denaro che era disposto ad accettare praticamente qualunque incarico. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Perché Ives Montaner guarda la Senna

Che cosa si è finto Montaner per

dalla sua finestra?

indagare durante l’ultimo caso?

Ama guardare il fiume. Sta aspettando un battello turistico. È in attesa di una chiamata. Vuole osservare il paesaggio innevato.

Un poliziotto. Un membro della compagnia. Un giornalista. Il padrone.

Che cosa fa Montaner quando sente

Come ha capito Montaner chi era

la voce di Marie Rose al telefono?

il colpevole?

Come si è procurato Montaner

Ha trovato delle prove. Ha sentito voci sospette. Ha notato qualcosa durante lo spettacolo.

i suoi ultimi franchi?

Ha ricevuto una soffiata.

Indossa il soprabito. Ignora la chiamata.

Li aveva presi in prestito. Li aveva guadagnati risolvendo un caso. Qual è stato l’ultimo caso di Montaner? Un omicidio in un circo. Un furto di gioielli. Una rapina in banca. La sparizione di una persona.

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VERIFICA

Che cosa ha fatto il padrone del circo dopo aver sentito la teoria di Montaner? Ha licenziato il lanciatore di coltelli. Ha denunciato Ives alla polizia. Ha chiesto ulteriori prove. Ha ignorato la sua teoria. Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

La scena del crimine

Mi P iace Andrew Lane, Young Sherlock Holmes. Ghiaccio sporco, De Agostini L eggere Aprì gli occhi e fece un respiro profondo: si sentiva meglio. Non era più in preda al panico. Sapeva che le emozioni erano là, nell’armadio della sua mente, ma non le sentiva. Avrebbe potuto tirarle fuori ogni qualvolta avesse voluto, ma in quel preciso momento non sapeva se avrebbe mai desiderato farlo. – State bene? – Sì, sto bene. Cosa dobbiamo fare? – Dobbiamo perquisire il cadavere, e rovistare la camera. Mi occuperò io del morto, voi pensate alla stanza. – Bene. – Sherlock si fermò a riflettere. – Perché i poliziotti ci hanno lasciato da soli con il... cadavere? Crowe gli lanciò uno sguardo torvo. – Quelli che lottano contro il crimine hanno un problema: preferiscono risposte ovvie, semplici. Trovano due persone in una stanza chiusa a chiave: una è morta, l’altra no. Per loro la risposta è semplice, e devo ammettere che se non conoscessi vostro fratello come lo conosco io, anche per me la risposta sarebbe immediata. Per quanto riguarda la polizia, hanno trovato loro il colpevole. Il coltello rappresenta piuttosto un trofeo per loro: lo possono brandire durante il processo e spaventare la giuria. L’uomo, be’, è morto e non andrà da nessuna parte finché non arriverà il medico legale a portarlo via. E questo ci garantirà tempo a sufficienza per vedere se hanno raccolto delle prove, sempre che si siano presi la briga di cercarle. Adesso basta parlare, mettiamoci all’opera! Mentre Crowe si occupava del tavolo, Sherlock cominciò da un angolo della stanza ed esaminò con metodo ogni dettaglio. Non sapeva cosa cercare, così iniziò a osservare se ci fosse qualcosa fuori posto in quella stanza. Controllò i pannelli di legno che ricoprivano le pareti e i quadri appesi, e allontanò le poltrone dal tavolo. Poi spostò il tavolo contro il muro per salirci sopra e ispezionare i listelli che si estendevano per tutto il perimetro superiore del soffitto: erano usati per fissare i chiodi a cui appendere i quadri. Poi balzò giù, ed esaminò la moquette in cerca di qualsiasi cosa potesse essere caduta dalla mano o dalla tasca di qualcuno: magari era rimasta impigliata fra le fibre del tessuto. – Trovato niente? – gli domandò Crowe dopo un po’. Testo e verifica facilitati e semplificati

VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO?

VERIFICA

– Ancora niente – rispose Sherlock abbattuto. Continuò a spostarsi per la stanza, posando lo sguardo in ogni angolo. Quando si avvicinò al tavolo, notò qualcosa sul pavimento, proprio là sotto: una valigetta di pelle, all’ombra della gamba del tavolo, come se qualcuno l’avesse voluta nascondere in fretta. – Ho trovato qualcosa – annunciò, raccogliendo la valigetta e mettendola sul tavolo. Crowe si allontanò dal cadavere per vedere cos’avesse trovato. La esaminò con occhio critico. – Semplice struttura di legno, rivestita di pelle, con le cerniere, il lucchetto e i puntelli di ottone – mormorò. – Niente di speciale o fuori dal comune. Nessun segno d’usura sui sostegni, e il manico è intatto, perciò la valigetta è nuova. Ah, guardate il manico, qui: vedete che c’è un filo legato attorno? Probabilmente dov’era attaccata la targhetta del prezzo. Quest’uomo, o qualcun altro, ha strappato l’etichetta, ma si è dimenticato del filo. È stata una svista. – Allungò le mani verso la valigetta e provò ad aprirla. – Non è stata chiusa a chiave, buon per noi, – l’aprì in modo che Sherlock potesse vederne l’interno. La valigetta era rivestita di stoffa rossa, probabilmente raso o seta. Aveva una spessa imbottitura: una volta chiusa, qualsiasi cosa ci fosse stata all’interno sarebbe stata protetta dai due lati imbottiti. – Ci sono due segni profondi nell’imbottitura, vedete? – Crowe indicò i punti in cui era stropicciata, suggerendo che nella valigetta c’erano stati due oggetti, ma Sherlock se n’era già accorto. – Troppo stropicciata per dire che forma avessero gli oggetti, sebbene sia evidente che fossero diversi. – L’imbottitura attorno a uno dei solchi lasciati dagli oggetti ha un colore diverso – rimarcò Sherlock. – È lievemente più scura. – Forse si è solo consumata – borbottò Crowe. – Ma la valigetta è nuova, appena comprata. – Ottima osservazione. Crowe allungò la mano per toccare la superficie dell’imbottitura. – È umidiccia. Strano. C’era qualcosa di bagnato all’interno, forse una bottiglia piena di un liquido che in parte si è rovesciato. Sherlock diede un’occhiata alla stanza. – Una bottiglia di cosa? – Non sono ancora sicuro. Per ora archiviamo questa informazione, ci penseremo in seguito. – Chiuse la valigetta e si guardò attorno. – Che mi dite di quei pannelli di legno sui muri, c’è qualche porta segreta? O un segno che indichi la presenza di una finestra là sotto? Qualcuno è entrato e uscito da questa stanza senza farsi vedere.

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VERIFICA


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Chi sono i protagonisti del racconto? Sottolinea i loro nomi nel testo. Dove avvengono i fatti? Nella stanza dove è avvenuto il reato. All’esterno della casa in cui è avvenuto il reato. Qual è il reato? .......................................................................................................................................................................... Sottolinea nel testo la parte che te lo ha fatto capire. L’esame del luogo del delitto quali indizi porta alla luce? ............................................................................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................... ...............................................................................................................................................................................................................

Alla fine, il caso viene risolto?

No

Spiega com’è uno sguardo torvo. ...............................................................................................................................................................................................................

Che cosa significa brandire? Impugnare e agitare in aria.

A COLPO

Fare a brandelli.

d’ OCCHIO

Segna con una X l’arma del delitto.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo?

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? ...............................................................................................................................................................................................................

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i RACCONTI GIALLI?

No

Perché? ........................................................................................................................................................................................... Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. ................................................................. ...............................................................................................................................................................................................................

Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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R acconto U moristico

Il

PRIMA

OPS! CHE DISASTRO! • BRANO SONORO

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del racconto.

Ops! Che disastro! Pierdomenico Baccalario, Alessandro Gatti, Ciccio Frittata, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

C’È UN LADRO DI SOPRAMMOBILI IN CASA DEI NONNI E CICCIO LO VUOLE CATTURARE, COSÌ PREPARA UNA TRAPPOLA: LEGA IL CAPO DI UNO SPAGO ALLA MANIGLIA DELLA PORTA D’INGRESSO...

DOPO

l’ ASCOLTO

Che cos’ha di divertente il protagonista? Compie azioni quotidiane. Fa accadere imprevisti. Vive situazioni assurde.

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ZIONE PRESENTA

Dove è ambientata la vicenda? In un luogo comune. In un luogo straordinario e magico. In un luogo inventato.


IL RACCONTO UMORISTICO • LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 38-42

Gira pagina e scopri le caratteristiche del racconto umoristico.

Come sono i fatti? Divertenti. Tragici. Poetici.

Come è narrata la vicenda? In prima persona. In terza persona.

Qual è lo scopo del testo? Far ridere. Informare.

ZIONE

PRESENTA

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Le

Il racconto umoristico

C aratteristiche

Leggi le caratteristiche del racconto umoristico, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 68-69.

PERSONAGGI POSSONO ESSERE: PERSONE BUFFE CHE INGENUAMENTE COMBINANO GUAI; PERSONE NORMALI CHE SI TROVANO IN SITUAZIONI ASSURDE E HANNO COMPORTAMENTI BIZZARRI.

LUOGHI GENERALMENTE LA VICENDA SI SVOLGE IN LUOGHI REALI, NEGLI AMBIENTI DELLA VITA DI TUTTI I GIORNI, MA ANCHE IN LUOGHI DI FANTASIA.

IL RACCONTO UMORISTICO SCOPO

TEMPO

FA DIVERTIRE CHI LEGGE GRAZIE ALLA SUA COMICITÀ, OTTENUTA CON GIOCHI DI PAROLE, EQUIVOCI, ESAGERAZIONI O PARADOSSI.

IL TEMPO PUÒ ESSERE DEFINITO (PRESENTE, PASSATO O FUTURO) O IMPRECISATO.

FATTI I FATTI CHE ACCADONO SONO ASSURDI, CARATTERIZZATI DA ASPETTI ESAGERATI O FUORI DAL COMUNE. ANCHE FATTI O SITUAZIONI, INIZIALMENTE NORMALI, POI DIVENTANO COMICI, SPESSO A CAUSA DI UN IMPREVISTO.

S trategie per S crivere 70 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 38-42 del tuo L ibro di S crittura


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico LABORATORIO per

LIFE SKILLS SORRIDOIMPARO

COMPRENDERE

P rima di L eggere Quello che leggerai è un racconto umoristico. Quali elementi ti aspetti di trovare? Confrontati con la classe.

Conosci altri modi per usare la lingua in modo divertente? Per esempio, qualche alfabeto segreto o qualche altro stratagemma? Confrontati con la classe.

Anu aton a ittut! Mi Vivian Lamarque, Mettete subito in disordine! Storielle P iace al contrario, Edizioni EL L eggere – Oggi mi state facendo proprio ammattire! Non ne posso più! Se continuate a stare così fermi, faccio una nota a tutta la classe. Ma cosa siete, alberi? Pali della luce? Statue del parco? Monumenti equestri? Antenne tv? Il Monte Rosa? Tirate fuori immediatamente il diario che passo a farvi le note! – dice la maestra Ailuig alla sua classe. – Ma maestra... – dice Ecila. – Ma maestra... – ripete Aras. – Ho detto tirate fuori immediatamente il diario! – Non è giusto... – dice Ave. – Non è giusto... – ripete Acivodul. – E se domani ricomincerete a stare fermi impalati nei banchi, vi farò una nota ancora più grave. INTESI? – Ma maestra... – dicono Aciredef e Aivlis. – Ma maestra... – ripetono Ocram e Orteip.

BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

LABORATORIO per COMPRENDERE

C ollego

R ifletto

Perché la maestra vuole mettere una nota a tutta la classe? Segna con una X la risposta corretta. Perché gli alunni e le alunne sono immobili e non si muovono. Perché gli alunni e le alunne urlano e corrono per la classe. Perché gli alunni e le alunne interrompono la spiegazione. Che particolarità hanno il titolo del racconto e i nomi dei personaggi? Rileggi attentamente e divertiti a scoprirlo!

Secondo te, l’autrice di questo testo aveva intenzione di: fare ridere chi legge. fare riflettere chi legge. fare emozionare chi legge.

Testo facilitato e semplificato

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VIVERE STORIE NUOVE

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Secondo te, che cosa significa la frase evidenziata alla fine del racconto? Sei d’accordo? Confrontati con l’insegnante e la classe.

Mi P iace Scrivere Quali altre azioni divertenti avrebbe potuto fare il signor Puzzone? Scrivi una lista sul quaderno.

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Il racconto umoristico

Il Signor Puzzone David Walliams, Mr Stink. L’esilarante storia del signor Puzzone, Giunti Junior

Mi P iace L eggere

Tutti i negozi che Chloe e il signor Puzzone incontravano nella loro passeggiata facevano a gara per annunciare l’arrivo del Natale in modo sempre più chiassoso. All’improvviso, Chloe vide venire verso di loro Rosamund, carica di pacchi e sacchetti. – Possiamo attraversare la strada, per piacere? E in fretta... – sussurrò agitatissima Chloe al signor Puzzone. – Perché, bambina? Che succede? – Quella è la compagna di scuola della quale le ho parlato... Rosamund. – La ragazza che ti ha attaccato quel foglio sulla schiena? – Sì, è lei. – Devi affrontarla – affermò il signor Puzzone. – Che l’attraversi lei, la strada! – No, la prego, non le dica niente – lo supplicò Chloe. – E questo chi sarebbe? Il tuo ragazzo? – rise Rosamund. Ma la sua non era una risata vera, tipo la risata di chi trova divertente qualcosa. Quella è una risata piacevole. La risata di Rosamund, invece, era crudele. Un suono spaventoso. Chloe abbassò lo sguardo in silenzio. – Papino mi ha regalato 500 sterline, così per Natale potrò comprare tutto quello che voglio – disse Rosamund. – Ho praticamente svuotato un negozio. Chloe soffocò un sospiro. Era abituata a essere tormentata da Rosamund. – Perché le permetti di parlarti così, Chloe? – chiese il signor Puzzone. – Ma chi è? – sogghignò Rosamund. – Sei una tale frana! Quanto ci hai messo, l’altro giorno, a scoprire il foglio che ti avevo appiccicato sulla schiena? – Non l’ha scoperto lei – disse lentamente il signor Puzzone, pesando ogni parola. – L’ho visto io. E non l’ho trovato divertente. – Davvero? – disse Rosamund. – Tutte le altre si sono divertite moltissimo! – In tal caso sono spregevoli quanto te – replicò il signor Puzzone.

Testo facilitato e semplificato


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

– Che cosa? – esclamò sbalordita Rosamund, che non era abituata a vedersi tenere testa. – Ho detto: in tal caso sono spregevoli quanto te – ripeté a voce ancora più alta il signor Puzzone. – E tu sei una piccola prepotente meschina. Chloe gli lanciò un’occhiata ansiosa. Rosamund fece un passo avanti e fissò il signor Puzzone dritto negli occhi. – Ridimmelo un po’ in faccia, vecchio puzzone! Per un momento il signor Puzzone rimase zitto. E poi aprì la bocca e sparò il più profondo e il più disgustoso dei rutti.

BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB BBBBBBBBBBBBUUUUUUUU UUUUUUUUUUUUUUUUIUU RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRPPPPPPPPPPP!!!!!!! Rosamund diventò verde. Fu come se un ciclone l’avesse travolta. In preda al panico, girò sui tacchi e se la diede a gambe a tutta velocità, lasciandosi dietro una scia di pacchi e pacchetti. – È stato troppo forte! – rise Chloe. – Non avevo intenzione di farle un rutto in faccia. Terribilmente screanzato, da parte mia! Però la prossima volta esigo che tu riesca a difenderti da sola, signorina. Un prepotente può farti sentire un verme soltanto se tu glielo permetti. – D’accordo, ci proverò. LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Il luogo in cui è ambientato il racconto è: reale. fantastico. Che cosa accade di inaspettato che rende comica la vicenda narrata? Segna con una X la risposta corretta. Chloe vede Rosamund e fa di tutto per non incrociarla. Il signor Puzzone fa un grandissimo rutto in faccia a Rosamund.

C ollego Che cosa significa meschina? Vile, miserabile. Ricca, fortunata. Perché il signor Puzzone attribuisce questo aggettivo a Rosamund? ...................................................................................................... ......................................................................................................

Colora il contrario di screanzato. educato

maleducato

inaspettato

infelice

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

Due turisti impreparati Lois Lowey, La famiglia Sappington, trad. di Pico Floridi, Il Castoro, 2009

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Hai notato come la cameriera sia sempre gentile con la coppia di turisti, nonostante questi siano molto sgarbati con lei? Avresti reagito nello stesso modo? Confrontati con la classe.

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Mi P iace L eggere

Il paesino svizzero era così isolato che raramente arrivavano dei viaggiatori. [...] E proprio perché era un avvenimento molto inusuale, tutti gli abitanti notarono i due turisti che erano arrivati indossando occhiali da sole e tenendo in mano delle carte geografiche spiegazzate. La gente mormorò, commentando il loro strano abbigliamento: sia l’uomo che la donna portavano infatti bermuda e sandali ortopedici. – Cosa diavolo ci faranno qui? – si chiedevano l’un l’altro a bassa voce, e osservavano la coppia mentre entrava nella piccola pensione sulla strada principale. – Abbiamo bisogno di un pasto abbondante –, disse l’uomo alla cameriera. Prese il menu e gli dette un’occhiata. – Non riesco a leggere, non è in inglese. Mi dica quello che avete da mangiare, in una lingua civile. Abbiamo necessità di nutrirci. – Dobbiamo scalare quella vetta –, annunciò poi l’uomo indicando la montagna incombente fuori dalla finestra. – Guarda qui! – disse ad alta voce la moglie mentre consultava la guida, e si rivolse alla cameriera, che era la figlia del proprietario. – Mai stata scalata. Con un buon cannocchiale, d’estate, quando la neve si scioglie, si possono vedere i corpi congelati di vari alpinisti famosi. Per i soccorritori è troppo pericoloso recuperare quelle povere anime perdute e quindi i loro corpi giacciono lì a perenne ricordo e tributo al potere feroce della montagna. – Si sistemò gli occhiali da sole sulla testa e strizzò gli occhi guardando fuori dalla finestra. – Non riesco a vedere i cadaveri –, si lagnò. – Voglio vedere i corpi congelati. – Posso avere una bella bistecca al sangue? – chiese l’uomo alla cameriera. Lei scosse la testa e lui sospirò, esasperato. – Questi stranieri –, borbottò irritato alla moglie. – Mi porta un panino con la pancetta?


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

Mi P iace Scrivere – No, mi spiace –, disse lei gentilmente. – Abbiamo solo la fonduta. È la nostra specialità sa, è il piatto nazionale. – Fonduta? Santo cielo, non siamo mica matti. Bene, ci faccia gli hamburger, abbiamo bisogno di sostanza. E qualcosa da bere, con molto ghiaccio, accidenti. La cameriera fece un respiro profondo. – Mi spiace, ma non abbiamo hamburger. Posso chiedere a mio padre di prepararvi dei panini al formaggio. Acconsentirono brontolando ai panini al formaggio, e brontolando li mangiarono. Poi, sempre brontolando, pagarono il conto e non lasciarono la mancia. – Che cosa sta fissando? – chiese l’uomo alla cameriera mentre se ne stavano andando. Lei arrossì e si scusò. Stava in effetti fissando le loro teste, e per un attimo si era chiesta se quei signori non fossero per caso membri di una famiglia reale, un po’ perché sembravano indossare delle specie di corone e un po’ perché si erano comportati come i nobili di un piccolo principato. Ora però si era accorta che in testa portavano l’equipaggiamento da arrampicata, che in realtà era concepito per le suole degli scarponi. Era una cosa stupefacente. Quando poi se ne furono andati, ben intenzionati ad affrontare la montagna a piedi, e con i chiodi da scalata legati alle caviglie con dei cordini, la cameriera sparecchiò il loro tavolo e disse al padre con aria preoccupata: – Hanno intenzione di scalare la montagna, ma non hanno nemmeno dei vestiti pesanti. E per qualche strano motivo si sono messi i ramponi sulla testa. Lui alzò le spalle. – Pensi che dovremmo mandare qualcuno a fermarli? – Gli svizzeri non si impicciano mai –, rispose. – E poi non c’è nessuno che possa andare. Stanno andando tutti al matrimonio. E anche noi. – Andò alla porta della pensione e appese un cartello con su scritto GESCHLOSSEN, BIN AUF HOCHZEIT: chiuso per matrimonio.

Come potrebbe continuare la vicenda? I due protagonisti si avventureranno davvero nella scalata della montagna? Prova a scrivere di getto sul quaderno una continuazione della storia.

LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Dove si svolge la vicenda? A casa. In un paesino. In cima a una montagna. I fatti narrati riguardano: una guida alpina. un incidente in alta montagna. una coppia di turisti poco esperti. I protagonisti ti sembrano preparati ad affrontare la montagna? Che cosa te lo fa capire? ......................................................................... .........................................................................

R ifletto Che cosa vorresti sapere in più sui due personaggi? Quali dettagli vorresti scoprire? Confrontati con la tua compagna o il tuo compagno di banco.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

Rover e i Ridarelli Roddy Doyle, I Ridarelli. Rover e il Pupo Bello Grosso, Adriano Salani Editore, Milano 2017

Mi P iace L eggere

Rover era stato sveglio tutta la notte a consegnare la cacca. Era estate, e d’estate i Ridarelli hanno sempre molto da fare. Chi sono i Ridarelli? Bella domanda. I Ridarelli sono degli esserini pelosi che proteggono i bambini e si accertano che gli adulti li trattino sempre come si deve. Ma lo fanno in silenzio, senza farsi notare, tanto che quasi nessuno li ha mai visti. I Ridarelli si nascondono talmente bene che quasi nessuno sa che esistono. – Ah, guarda. Ecco un Ridarello! – Cos’è un Ridarello? – Mmm... non lo so. – Allora come fai a sapere che ne hai visto uno? – Non lo so. – Allora probabilmente non l’hai visto. – D’accordo. – Scusa, ma cos’è che probabilmente non hai visto? – Non me lo ricordo più. Ma anche se i Ridarelli si vedono raramente non vuol dire che non ci sono. Perché ci sono, invece. Dovunque c’è un bambino c’è un Ridarello nei paraggi, molto vicino, che protegge il bambino. Se un adulto tratta male un bambino si becca il Trattamento Ridarelli. Il Trattamento Ridarelli di solito è una cacca di cane sotto le scarpe oppure, visto che la nostra storia si svolge d’estate, sotto i sandali. O le ciabatte. LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Quali elementi ti fanno capire in quale periodo dell’anno è ambientata la storia? Sottolineali nel testo.

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R ifletto Che cosa pensi della frase evidenziata nel testo? Capita anche a te? Confrontati con le tue compagne e i tuoi compagni.


VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

I Ridarelli continuano a fare il trattamento all’adulto – ossia la cacca sotto le ciabatte – fino a quando l’adulto la smette di maltrattare il bambino. E l’estate è come se fosse Natale per i Ridarelli, perché i bambini sono a casa da scuola e fanno impazzire i genitori e tutti quelli che hanno più di venticinque anni. – Mi stai facendo impazzire! Queste parole erano sulla bocca di tutti in Irlanda, nei mesi di luglio e agosto. – Mi stai facendo impazzire! Era musica per le orecchie pelosette dei Ridarelli. E anche a Rover piaceva tanto. Quando sentiva dire: – Mi stai facendo impazzire! –, Rover se ne stava lì seduto e pensava: “Mi stai facendo arricchire”. I Ridarelli avevano bisogno di un rifornimento costante di cacca di buona qualità e, come tutti sanno, se uno cerca la cacca la soluzione ideale è un cane. Tutti quelli che amano i cani lo sanno. – Guarda che cacca! – E che cane! Bravo, Bonzo. I cani sono fabbriche ambulanti di cacca, e non chiudono mai per ferie. Se i Ridarelli avevano bisogno di cacca, i cani di Dublino erano prontissimi a procurargliela. O meglio, per essere precisi, un cane a Dublino era prontissimo a procurargliela. E quel cane era Rover.

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Disegna Rover nel riquadro e compila la sua carta d’identità. Nome: ................................................... Professione: ...................................... Segni particolari: .............................. ...................................................................

Hobby: ................................................... Frase celebre: .................................... ................................................................... ...................................................................

Mi P iace Scrivere

Se dovessi far fare il trattamento Ridarelli a qualcuno, chi se lo meriterebbe e perché? Scrivilo in dieci righe sul quaderno.

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VIVERE STORIE NUOVE

Il racconto umoristico

L’occhio di vetro Roahl Dahl, Gli sporcelli, Adriano Salani Editore, Milano 1988

LABORATORIO per COMPRENDERE

E sploro Qual è il tono generale del brano? Umoristico. Serio. Drammatico.

R ifletto Quale strategia hai usato per rispondere alla domanda?

C ollego Nella prosecuzione della storia il signor Sporcelli si vendicherà per lo scherzo e utilizzerà un ranocchio. Racconta a voce che cosa combinerà secondo te.

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Mi P iace L eggere

Con un occhio di vetro puoi fare un sacco di brutti scherzi, perché te lo togli e te lo rimetti quando ti pare. E ci puoi scommettere che, questi scherzi, la signora Sporcelli li conosceva tutti. Un mattina si tolse l’occhio di vetro e lo lasciò cadere di nascosto nel boccale di birra del signor Sporcelli. Standosene comodamente seduto, il signor Sporcelli continuò a bere pian piano la sua birra. La schiuma gli aveva formato un cerchio bianco sui peli attorno alla bocca. Si asciugò la schiuma bianca con la manica e poi si pulì la manica sui calzoni. – Stai tramando qualcosa – gli disse la signora Sporcelli, voltandogli le spalle in modo che lui non si accorgesse della mancanza dell’occhio di vetro. – Ogni volta che te ne stai zitto zitto, so benissimo che hai in mente qualcosa. Aveva ragione. Infatti lui stava tramando a più non posso. Stava escogitando un tiro veramente brutto da fare a sua moglie quel giorno. – Sta’ attento – gli disse la signora Sporcelli, – perché quando mi accorgo che cominci a tramare, ti guardo con cento occhi. – Chiudi il becco, vecchia strega! – ribatté il signor Sporcelli, e continuò a bere la birra, mentre la sua mente malvagia continuava a elaborare l’orribile tiro che avrebbe giocato a quella odiosa vecchia megera. A un tratto, mentre buttava giù l’ultimo sorso di birra, il signor Sporcelli vide l’orrido occhio di vetro della moglie che lo fissava dal fondo del boccale. Fece un salto per lo spavento. – Te l’avevo detto che ti tenevo d’occhio – sghignazzò la signora Sporcelli. – Ho occhi dappertutto, perciò ti conviene stare molto attento a quello che fai.


A CHE PUNTO SONO?

Il racconto umoristico La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

I personaggi possono essere: persone buffe che ....................................................................... oppure persone ....................................................... che si trovano in situazioni

I luoghi possono essere quelli della ............................................................., ma anche di fantasia.

..................................................................................................

IL RACCONTO UMORISTICO Fa ......................................................................... chi legge ricorrendo a ................................................................................, ................................................................................,

Il tempo può essere definito o .......................................................................

esagerazioni.

Accadono fatti .................................................. oppure situazioni inizialmente normali diventano ........................................... per un ..............................................

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: leggere ad alta voce ti aiuta a dare più valore alle parole, fallo più spesso. Ti aiuterà a leggere meglio e a vivere meglio le parole che trovi stampate nei libri. GGIO MONITORA

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CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Ma davvero? Jon Blake, Quattro storie quasi vere, Mondadori

Mi P iace L eggere

D’accordo, non ho fatto i compiti. Ma cerchi di capire in che stato ero l’altro giorno, quando sono tornato a casa e ho trovato un’estranea in cucina. E per di più mi ha anche aggredito: – Stanley! Togliti gli stivali! No, sicuramente non era la mamma. Mia madre è bassa e scura di capelli. Quella invece era alta e bionda. – Mi scusi ma lei chi è? – Non fare lo stupido – ha risposto, seccata. Allora mi sono tolto gli stivali e ho girato tutta la casa, in cerca della mia vera mamma. Ma non l’ho trovata. Al rientro di papà, ho cercato di dirgli dell’estranea, ma lui aveva altre cose per la testa e non mi ha dato retta. La donna si era accomodata in salotto, con le parole crociate della mamma. – Passato una buona giornata, tesoro? – gli chiese. Papà si fermò di colpo, con una faccia perplessa, poi le si avvicinò piano e le sfiorò il viso con la mano. La donna disse che la giornata era stata pesante, al lavoro. Lavorava anche lei da John Lewis, come la mamma. Anche lei nel reparto biancheria come la mamma. Il papà andò a prendere un po’ di pesce e di patatine fritte, poi si sedette ad ascoltare e ripeté più volte: – Su, su... Poi lavarono assieme i piatti. La donna conosceva esattamente il posto di ogni piatto. Dopo, l’estranea andò a farsi una doccia, e quando tornò indossava la vestaglia della mamma. – Che cos’hai da guardare a quel modo? – mi domandò. – La vestaglia – borbottai. – Hai proprio ragione – disse la donna. – Guarda in che stato è ridotta. Ce l’avrò da almeno dieci anni. All’ora di andare a letto, due cose erano chiare: che l’estranea non aveva nessuna intenzione di andarsene, e che la mamma non era nascosta da qualche parte. Così me ne andai di sopra con la tazza di cioccolato che mi aveva dato la donna

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VERIFICA


CHE COSA HO HAI IMPARATO? IMPARATO?

(un cucchiaino e mezzo di zucchero: ci aveva azzeccato!). Man mano che passavano i giorni sembrava non esserci più speranza che prima o poi l’estranea se ne andasse. Alla fine mi abituai talmente alla sua presenza, da cominciare a dimenticare quale fosse l’aspetto della mia vera mamma. Un giorno stavo camminando, quando la mia attenzione fu attratta da una donna. – Stanley? – mormorò a un certo punto. – Mamma? – bisbigliai io, di rimando. – Ma tu cosa ci fai qui? – domandò – Ha licenziato anche te? – Chi? – Il Direttore di produzione. Della soap opera naturalmente. – Quale soap opera? La mamma scoppiò a ridere: pensava facessi finta di non sapere. Poi si rese conto che non recitavo. – Vuoi dire che non ti sei mai accorto che eravamo in una soap opera?

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Leggi le affermazioni e segna con una X se sono vere (V) o false (F). • Il narratore si scusa per non aver fatto i compiti all’inizio del testo.

V

F

• L’estranea indaffarata in cucina è la madre del narratore.

V

F

• Il narratore trova la sua vera madre nel salotto.

V

F

• Il padre del narratore sembra inconsapevole del comportamento strano dell’estranea.

V

F

• La donna che si comporta come la madre del narratore lavora da John Lewis.

V

F

• La donna racconta al papà che il suo lavoro è pesante.

V

F

• Durante la cena, l’estranea mangia pesce e patatine fritte insieme al narratore e al padre.

V

F

• Durante la cena, l’estranea indossa la vestaglia della madre.

V

F

• Il narratore alla fine decide di andare a letto.

V

F

• Il narratore alla fine ritrova la sua vera mamma.

V

F

Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO?

VERIFICA

Le lumache di Dublino Mi P iace Roddy Doyle, Le avventure nel frattempo, Adriano Salani Editore, Milano 2005 L eggere Le lumache di Dublino avevano deciso di conquistare il mondo. Avevano organizzato una riunione in un albergo, ma alcune di loro ci avevano messo talmente tanto ad arrivare che nel frattempo l’albergo era stato demolito ed era diventato un parcheggio. Allora tennero la riunione nel parcheggio. – Chi vuole conquistare il mondo alzi la mano – disse il capo. – Non abbiamo le mani – replicò una lumaca. – Cos’è il mondo? – chiese un’altra. – Il mondo è un posto grande e rotondo – disse il capo. – Alzate le antenne invece delle mani. Il capo contò le antenne. – Sembra che siamo tutti favorevoli a conquistare il mondo. – No – fece una lumaca. – Le mie non sono alzate, anche se sembra di sì. – D’accordo – disse il capo. – Tutti tranne uno siamo a favore. Le lumache urlarono entusiaste. – Bene – disse il capo. – Appena usciamo di qui gliela facciamo vedere a questi umani. Ma, prima di tutto, dobbiamo metterci il casco. Ci sono milioni di piedi e ruote là fuori. – Io lo voglio rosso! – urlò una lumaca. – Di rosso ce n’è uno solo – disse il capo, – e me lo prendo io. – Non è giusto! – protestò la lumaca. – Siamo pronti? – chiese il capo. – Sì! – urlarono migliaia di lumache. – Alla carica! Ventisette giorni dopo, le lumache stavano ancora caricando. – Abbasso le gambe, viva chi striscia! Abbasso le gambe, viva chi striscia! E stavano caricando sul marciapiede quando il signor Mack ne aveva calpestate due. Poi, mentre guardavano i piedi del signor Mack che si allontanavano, per poco non furono calpestate anche da Jimmy e Robbie. – Abbasso le gambe... oh, oh. Il laccio della scarpa di Jimmy si abbatté su un casco. La suola della sua scarpa era come una scogliera che si muoveva lentamente e si avvicinava sempre di più. La guardarono sollevarsi e lentamente ricadere verso di loro. – Oh, insomma! – disse una lumaca. – Io me ne torno a casa.

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VERIFICA

Testo e verifica facilitati e semplificati


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

– Anch’io – disse la sua amica. Le altre lumache videro che le loro compagne facevano dietro front e la maggior parte le seguì. – Tornate indietro! – urlò il capo. – Solo se mi dai il casco rosso – rispose una lumaca. – Nemmeno per sogno – disse il capo. Le lumache proseguirono per la loro strada. Il mondo restò un posto sicuro per gli esseri umani, e tutto grazie ai piedoni di Jimmy e Robbie. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Chi sono i personaggi del racconto? Jimmy e Robbie. Le lumache di Dublino, il signor Mack, Jimmy e Robbie. Quali luoghi fanno da sfondo alla vicenda? Cancella gli intrusi. Dublino

Londra

Come sono i fatti narrati?

parcheggio Realistici.

albergo

campeggio

marciapiede

Assurdi.

Riassumi quello che succede all’inizio, nello sviluppo e nella conclusione del racconto. • Inizio: ……………………………………………………………………………………………………………………………….......……………… ……………………………………………………………………..……………………………………………………………………….....…………… ……………………………………………………………………..……………………………………………………………………….....……………

• Sviluppo:……………………………………………………………………………………………………………………………….......……………… ………………………………………………………………………………………………………………………………........................……………… ……………………………………………………………………..……………………………………………………………………….....……………

• Conclusione: …………………………………………………………………………..…………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………….......…….......…….......…….......…….......…….......……...........…… ……………………………………………………………………..……………………………………………………………………….....……………

Con quale dei seguenti verbi potresti sostituire replicò nel testo? Rinnovò.

Rispose.

Rifece.

Perché la riunione si tiene in un parcheggio invece che in un albergo? ...............................................................................................................................................................................................................

Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO? Che cosa hanno deciso di fare le lumache di Dublino?

...............................................................................................................................................................................................................

Con quale modalità le lumache votano a favore di quanto proposto durante la riunione? Per alzata di mani. Per alzata di antenne. Le lumache alla fine riescono a realizzare la loro impresa?

No

Perché? .......................................................................................................................................................................................... .............................................................................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................................................................

A COLPO

d’ OCCHIO

Segna con una X il motivo per cui le lumache devono indossare il casco per uscire a conquistare il mondo.

RIFLETTO

e

VALUTO

Questo racconto ti ha fatto ridere?

No

Se sì, quale parte hai trovato più divertente? Sottolineala. È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo?

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? .............................................................................................................................................................................................................

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i RACCONTI UMORISTICI? Sì

No

Perché? ................................................................................................................................................................................................ Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. ...................................................................... ....................................................................................................................................................................................................................

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VERIFICA

Attiva gli esercizi su HUB Kids


Chi si nasconde? Unisci i punti da 1 a 60 e scopri il personaggio nascosto. Poi scrivi il suo nome nello spazio sotto.

IO SONO

H

L

K H

GIOC O IMPA e RO

S

RISTORO

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O e C O I G O R A P IM

Cerca nel crucipuzzle le parole del riquadro arancione, possono essere in orizzontale o verticale. Le lettere che rimarranno sveleranno un messaggio per te.

E

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MOVENTE COLPEVOLE REO EPOCA VEROSIMILI FURTO BIZZARRI STORICO COMICI BUFFE GIALLO VITTIMA TEMPO

• Il messaggio segreto è: ....................................................................................................................

po’ n u e r e id Per r La maestra interroga Pierino: – Pierino, hai studiato Geografia? – Certo! – Allora, dimmi: dove si trova la Sardegna? – A pagina 45 maestra.

Il maestro interroga in Storia la sua classe 5a. – Alice, che cosa puoi dirmi della morte di Giulio Cesare? – Che mi dispiace tantissimo!

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RISTORO


GIOC O IMPA e RO

Risolvi i seguenti indovinelli.

Le vicende del racconto storico sono sempre ambientate... IN UNA D E

T

RM S

AT

È la fine perfetta di ogni racconto giallo. LA

A

DEL

Qual è il segreto del racconto umoristico? FAR

!

Che differenza c’è tra una giornalista e una panettiera? Solo una lettera: una inforMa e l’altra inforNa.

Che differenza c’è tra un re e un ferroviere? Solo una lettera: uno sta in trOno e l’altro sta in trEno.

Qual è il colmo per un gallo al mare? Raggiungere la cresta dell’onda. (Adattamento da Ersilia Zamponi, I draghi locopei, Einaudi)

RISTORO

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G

e r a d r ua

NTO O C AC Y IL R NTAS 07 FA 90-1 g. pag

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IONE

OSSERVAZ

i h c c o ri con alt


Che cosa imparerai In queste pagine ti lascerai traportare dalla fantasia in luoghi sconosciuti, popolati da creature magiche o extraterrestri: mondi inventati o, chissà, ancora da scoprire. Ti emozionerai anche, entrando in mondi immaginari creati da parole che arrivano dritte al cuore.

LA MIA BIBLIOTECA, VIDEO

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA pagg. 108-127

IL TES T POET O pagg ICO . 130141

IONE

OSSERVAZ

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R acconto Fantasy antasy

Il

PRIMA

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del racconto.

La vigilia del compleanno Tim Bruno, Ossidea. La città del cielo, Adriano Salani Editore

Mi P iace L eggere

– SEI TU DAVID DREAM? – CHIESE UNA VOCE COSÌ FONDA CHE SEMBRAVA PROVENIRE DAL REGNO DEI MORTI. ERA UN UOMO DI ALTA STATURA, VESTITO CON UN ABITO GRIGIO SCURO E UN LUNGO CAPPOTTO CHE GLI ARRIVAVA FIN QUASI AI PIEDI...

DOPO

l’ ASCOLTO

Chi è il protagonista? Un ragazzo. Un mago. Un folletto.

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ZIONE PRESENTA

Secondo te, che cosa farà l’elfo nella storia? Si opporrà al protagonista. Aiuterà il protagonista.

Secondo te, dove proseguirà la vicenda? In un mondo fantastico. Nella realtà.


IL RACCONTO FANTASY • LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 43-49

LA VIGILIA DEL COMPLEANNO • BRANO SONORO

Gira pagina e scopri le caratteristiche del racconto fantasy.

Com’è il tempo del racconto? Vago. Precisato. Passato.

Il racconto è riuscito ad appassionarti? Sì. No.

ZIONE

PRESENTA

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Le

Il racconto fantasy

C aratteristiche Leggi le caratteristiche del racconto fantasy, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 90-91.

PERSONAGGI

LUOGHI

IL/LA PROTAGONISTA È UN ESSERE UMANO, A VOLTE CON POTERI SPECIALI, OPPURE UNA CREATURA FANTASTICA. GLI ALTRI PERSONAGGI POSSONO ESSERE AIUTANTI O ANTAGONISTI.

LA VICENDA PUÒ SVOLGERSI IN LUOGHI REALI O FANTASTICI, AVVOLTI IN UN’ATMOSFERA MAGICA (BOSCHI, CAVERNE MISTERIOSE, FORESTE INCANTATE...).

IL RACCONTO FANTASY SCOPO APPASSIONA E AFFASCINA CHI LEGGE RACCONTANDO VICENDE MAGICHE E INCREDIBILI.

TEMPO LA VICENDA SI SVILUPPA IN UN TEMPO VAGO, IMPRECISATO E LONTANO.

FATTI SONO NARRATE LE IMPRESE EROICHE COMPIUTE DAI PERSONAGGI PER PORTARE A TERMINE UNA MISSIONE, ANCHE GRAZIE AL RICORSO ALLA MAGIA. ALLA FINE, IL BENE TRIONFA SEMPRE SUL MALE.

S trategie per S crivere 92 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 43-49 del tuo L ibro di S crittura


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto fantasy

LABORATORIO per

COMPRENDERE BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

P rima di L eggere Quello che leggerai è un racconto fantasy. Quali elementi ti aspetti di trovare? Confrontati con la classe.

Vacanze dagli zii J.K. Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Adriano Salani Editore, Milano 1999

Mi P iace L eggere Da quando Harry era tornato a casa per le vacanze estive zio Vernon lo aveva trattato come una bomba sul punto di esplodere, perché Harry non era un ragazzo normale. Non era normale proprio per niente. Harry Potter era un mago... un mago fresco di studi, visto che aveva frequentato il primo anno a Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria. Ma se i Dursley non erano contenti di riaverlo a casa per le vacanze, la loro scontentezza era niente in confronto a quel che provava Harry. Hogwarts gli mancava così tanto che era come avere costantemente mal di stomaco. Gli mancava il castello con i suoi passaggi segreti e i suoi fantasmi, le lezioni (anche se magari non quelle di Piton, il professore di Pozioni), la posta consegnata via gufo, i banchetti nella Sala Grande, le dormite nel suo letto a baldacchino negli alloggi della torre, le visitine al guardacaccia Hagrid nella capanna vicino alla Foresta Proibita, e soprattutto il Quidditch, lo sport più popolare nel mondo

Se fossi una maga o un mago, quali magie vorresti compiere? Scrivine una lista e poi confrontati con i tuoi compagni e le tue Mi compagne. P iace

Scrivere

continua...

Testo facilitato e semplificato

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno insieme a una tua compagna o a un tuo compagno. • Perché Harry Potter non viene considerato un ragazzo normale? • Che cos’è Hogwarts? • Che cosa manca a Harry di Hogwarts? • Chi sono i Babbani?

R ifletto Ora crea tu delle domande sul testo che hai letto. • ......................................................... .........................................................

• ......................................................... .........................................................

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Il racconto fantasy

dei maghi (come porte sei anelli su altrettanti pali, quattro palle volanti e quattordici giocatori a cavallo di un manico di scopa). Tutti i libri di magia, la bacchetta, gli abiti, il calderone e la sua superba scopa Nimbus Duemila erano stati chiusi a doppia mandata da zio Vernon nel ripostiglio del sottoscala nel momento stesso in cui Harry era tornato a casa. Che gliene importava ai Dursley se lui perdeva il posto nella squadra di Quidditch perché non si era allenato per tutta l’estate? Era forse affar loro se tornava a scuola senza aver fatto i compiti delle vacanze? I Dursley erano quelli che i maghi chiamavano Babbani (senza neanche una goccia di sangue di mago nelle vene) e per loro un mago in famiglia rappresentava la vergogna più nera. Zio Vernon aveva addirittura messo un lucchetto alla gabbia di Edvige, la civetta di Harry, per impedirle di portare messaggi a chiunque facesse parte del mondo dei maghi. Harry non assomigliava affatto al resto della famiglia. Zio Vernon era grasso e senza collo, con enormi baffi neri; zia Petunia aveva una faccia cavallina ed era tutta pelle e ossa; Dudley era biondo e roseo come un porcello. Harry, al contrario, era piccolo e magro, con capelli nerissimi, sempre in disordine. Portava occhiali rotondi e sulla fronte aveva una sottile cicatrice a forma di saetta.


Il racconto fantasy

Era quella cicatrice a rendere Harry così fuori dall’ordinario, anche fra i maghi: era l’unico segno del suo misterioso passato, della ragione per cui, undici anni prima, era stato deposto davanti alla porta di casa Dursley. All’età di un anno Harry era scampato a una maledizione lanciata dal più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, Voldemort, un nome che la maggior parte delle streghe e dei maghi non osava ancora pronunciare. L’attacco sferrato da Voldemort era costato la vita ai genitori di Harry, ma lui si era salvato, con la sua cicatrice a forma di saetta, e per qualche ragione – nessuno sapeva perché – i poteri di Voldemort erano andati distrutti nel momento stesso in cui non era riuscito a uccidere il ragazzo. Harry quindi era stato allevato dalla sorella della defunta madre e da suo marito. Aveva trascorso dieci anni con i Dursley senza mai capire perché gli accadesse di far succedere cose strane senza volerlo, e credendo alla storia che gli avevano raccontato i Dursley, cioè che quella cicatrice se l’era procurata nell’incidente d’auto in cui erano morti i suoi genitori. E poi, esattamente un anno prima, Harry aveva ricevuto una lettera da Hogwarts e aveva scoperto la verità. Così era andato a occupare il posto che gli spettava nella scuola dei maghi.

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Ti piacerebbe che la tua scuola fosse magica? Quali caratteristiche dovrebbe avere secondo te?

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Com’è l’aspetto fisico di Harry? Sottolinea nel testo le frasi che lo descrivono.

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto fantasy

La festa degli gnomi Thomas Lavachery, Tor e il troll, @2020 Gallucci Editore

Mi P iace L eggere

Il Maestro di cerimonie arriva accolto da applausi. Al dorso del suo corvo è fissato un cannone in miniatura che spara un colpo sonoro: BANG! Una pioggia di pagliuzze d’oro cade su di noi. – Ci siamo! – gioisce Borigh-Borigh. – Dobbiamo cercare di non perderci niente. Voglio farti vedere tutto! La folla si disperde tra le grida. Borigh-Borigh mi prende e mi porta tutto contento vicino a un gruppo di donne gnome, indaffarate di fronte a una grande struttura in legno che assomiglia a un telaio. Riconosco la traversa, il distanziatore... ma non c’è traccia di filo, né da una parte né dall’altra. Quindi che cosa stanno combinando, con quel telaio vuoto? Lo domando a Borigh-Borigh, che mi fa segno di tacere. – Hanno bisogno di concentrarsi – sussurra. Dopo un lungo istante, le donne gnome vengono verso di noi fingendo di trasportare qualcosa. Borigh-Borigh mi piazza davanti a loro. Allungo la mano con cautela e... miracolo! Avverto una certa resistenza.

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Testo facilitato e semplificato


Il racconto fantasy

– Che roba è? – Stoffa di vento, invisibile – risponde una delle donne. – Tessuta con le loro manine – si stupisce Borigh-Borigh. Mi piacerebbe fare qualche domanda a queste artigiane, saperne di più sul telaio per tessere il vento, ma il mio amico mi solleva in aria ed eccoci diretti in un altro posto. Mi ritrovo in mezzo a una squadra di gnomi vulcanici, che se ne stanno accovacciati mentre altri gnomi versano zucchero nei loro cappelli a cono tramite un’apertura alla sommità. – Vedrai che squisitezza – mi annuncia Borigh-Borigh senza aggiungere altro. Gli gnomi vulcanici si rialzano e iniziano a ruotare su se stessi. Man mano che acquistano velocità, la loro sagoma diventa rossa e finisce per farsi incandescente. A tale vista, gli spettatori gridano il loro entusiasmo. Sono tutti muniti di un bastoncino grande come un fiammifero. Borigh-Borigh mi dice di sceglierne uno da un mucchio e io ubbidisco sotto lo sguardo di approvazione degli gnomi. Gli gnomi vulcanici ruotano a una tale velocità che è impossibile distinguerne il volto. D’un tratto, da minuscoli fori nei loro cappelli spuntano sottili fili bianchi. Tutti si accalcano e si spintonano per raccogliere quei filamenti che, arrotolandosi sui bastoncini, vanno a formare dei bei batuffoli. Chi li ha già raccolti lascia il posto agli altri, e vedo che tutti addentano con gioia la sostanza bianca. È allora, soltanto allora, che capisco: – È zucchero filato!

GUARDARE CON ALTRI OCCHI LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Completa la frase. • Gli gnomi sono muniti di un bastoncino significa che …………….......................................... ……………..........................................

Rispondi a voce alle domande. • Come si spostano i protagonisti da un luogo all’altro? • Che cos’hanno cucito le gnome artigiane? • Che cos’è la sostanza bianca che esce dai cappelli degli gnomi vulcanici? Da che cosa lo si capisce?

E sploro Quali sono gli elementi del racconto fantasy presenti nel testo? Sottolineali. Sono quelli che ti aspettavi di trovare?

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Come immagini gli gnomi vulcanici? Disegnali sul quaderno.

97


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego L’anello che indossa Bilbo ha un potere magico. Quale? Rende invisibile. Fa volare. Fa rimpicciolire. Com’è riuscito Bilbo a sfuggire agli orchi? …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... ……………..........................................

Che cosa pensano di Bilbo i nani? …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... …………….......................................... ……………..........................................

R ifletto Quale strategia hai usato per rispondere alle domande?

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Il racconto fantasy

L’anello magico J.R.R. Tolkien, Lo hobbit o La Riconquista del Tesoro, Adelphi

Mi P iace L eggere

Bilbo era sfuggito agli orchi, ma non sapeva dove si trovava. Aveva perso cappuccio, mantello, cibo, pony, bottoni e amici. Continuò a girovagare, finché il sole cominciò a tramontare a Ovest – dietro le montagne. Queste proiettavano la loro ombra sul suo cammino, ed egli dapprima si guardò indietro, poi guardò avanti, e poté vedere di fronte a sé solamente giogaie e pendii. Girovagò ancora fuori dalla piccola valle elevata, l’oltrepassò e scese giù per la china, dall’altra parte; ma per tutto il tempo un pensiero molto sgradevole ingigantiva dentro di lui. Si chiedeva se, ora che aveva l’anello magico, non dovesse tornare indietro in quegli orribili tunnel a cercare i suoi amici. Aveva appena deciso che questo era il suo dovere, che doveva tornare indietro – e ciò lo rese assai infelice – quando udì alcune voci. Si fermò ad ascoltare. Non sembravano voci di orchi; così avanzò strisciando con prudenza. Si trovava su un sentiero sassoso che scendeva a zig-zag con una parete rocciosa sulla sinistra; sulla destra il terreno andava degradando, e sotto al livello del sentiero si aprivano dei canaloni, sulle cui pareti crescevano arbusti e cespugli. In fondo a uno di questi canaloni, sotto i cespugli, c’era della gente che parlava. Strisciò ancora più vicino, e improvvisamente, spiando tra due grossi massi, vide una testa con un cappuccio rosso: era Balin che faceva la sentinella. Avrebbe voluto battere le mani e gridare dalla gioia, ma non lo fece. Aveva ancora l’anello al dito, per paura di incontrare qualcosa di inaspettato e di spiacevole, e vide che Balin guardava proprio verso di lui senza accorgersi della sua presenza.


Il racconto fantasy

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

“Farò una sorpresa a tutti” pensò, mentre si calava lentamente tra i cespugli sull’orlo del canalone. Gandalf stava litigando coi nani. Stavano discutendo di tutto quello che era loro successo nei tunnel, e si chiedevano e dibattevano cosa dovessero fare ora. I nani brontolavano, e Gandalf diceva che non se ne parlava nemmeno di continuare il viaggio abbandonando il signor Baggins nelle mani degli orchi, senza cercare di scoprire se fosse vivo o morto e senza cercare di liberarlo. – Finora ci ha dato più fastidi che altro – disse uno. – Se adesso dobbiamo anche tornare indietro in quegli abominevoli tunnel per cercarlo, accidenti a lui, dico io! Gandalf rispose con voce irata: – L’ho portato io, e io non porto cose che non sono utili. O mi aiutate a cercarlo, o me ne vado e vi pianto qui a sbrogliarvela da soli come meglio potete. Che ti è venuto in mente di lasciarlo cadere e di andartene, Dori? – Anche tu l’avresti lasciato cadere, – disse Dori – se un orco ti avesse improvvisamente afferrato le gambe, da dietro, nel buio, ti avesse fatto lo sgambetto e preso a pugni nella schiena! – Ma allora perché non l’hai ripreso? – Santo cielo! E me lo domandi? Con gli orchi che combattevano e mordevano al buio, e tutti che cadevamo gli uni sugli altri e ci pigliavamo a pugni a vicenda! Tu hai gridato: “Seguitemi tutti!” e tutti avrebbero dovuto seguirti. Pensavamo che tutti lo avessero fatto. Ed eccoci quaggiù, senza lo scassinatore, che il cielo lo strafulmini! – Ed ecco lo scassinatore! – disse Bilbo scivolando giù in mezzo a loro e togliendosi l’anello.

Mi P iace Scrivere

Se possedessi un anello magico, quali poteri ti piacerebbe che avesse? Fai un elenco sul quaderno.

GIOCO e IMPARO Insieme a una compagna o un compagno, scrivi una breve spiegazione dei termini evidenziati nel testo. Puoi anche utilizzare un sinonimo. Segui l’esempio.

Girovagare: vagare senza una meta. Giogaie: valichi.

99


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto fantasy

Il vecchio drago Silvana De Mari, L’ultimo elfo, Adriano Salani Editore, Milano 2004

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Chi sono i protagonisti della storia? Sottolineali nel testo. Qual è il personaggio magico del racconto? ……………….........................................

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Com’è il drago quando incontra i protagonisti? • Che cosa pensa il drago della profezia? • Che cosa fa la donna per convincere il drago a riaprire la porta?

100 666

Mi P iace L eggere

Il drago sembrava seccato. Era veramente vecchio e non è facile decifrare l’espressione di un drago, però era evidente quanto fosse seccato. Il cancello di legno era ciclopico, alto quanto una mezza dozzina di troll saliti l’uno sulle spalle dell’altro. Si era aperto con un impressionante rumore e aveva mostrato una enorme sala dove grappoli di stalattiti e stalagmiti si protendevano e si incontravano, creando infiniti intrecci di ombre e di luci. Il drago stava nel centro. La luce veniva dall’alto, filtrata da decine di piccole finestre, chiuse da sottili lastre di ambra, che davano a tutto un chiarore dorato. – Qual male vi è incorso, o malaccorti stranieri, che fino allo uscio meo arrivaste per facere lo vostro inverecondo subbuglio et violare la pace di questi placidi siti? – La voce del drago in qualche maniera li colse all’improvviso. Sussultarono. Poi si guardarono l’un l’altro cercando di stabilire con lo sguardo quale dei tre era il più indicato a rispondere. Monser fu quello che prese coraggio per primo: – Ecco, nobile signore, io sono un uomo e lui un elfo... – Nessuno sta perfetto in questo mondo – commentò magnanimo il drago, che non sembrò impressionato dalla notizia. – Mica tutte le creature possono nascere draghi, che è la meglio forma della natura – concluse condiscendente. Il cacciatore restò un attimo perplesso per l’interruzione, deglutì, respirò profondamente, poi ricominciò: – Lui, il piccolo elfo voglio dire, si chiama Yorshkrunsquarkljolnerstrink. Neanche questa informazione sembrò impressionare il drago. – È accuratamente indicata l’interdizione a sputare – sentenziò il drago.


Il racconto fantasy

– Non ho sputato: questo è il suo nome. – Ognuno tiene lo nome suo – ribatté il drago sempre meno impressionato. Ci fu un imbarazzato silenzio. Il destino sembrava incerto e il fato evidentemente doveva essersi perso per strada. Yorshkrunsquarkljolnerstrink cercò di rilanciare il discorso: – Abbiamo letto una profezia, che parlava di voi, imb... no, eccellenza. – Chi è che fabbricò questa profezia? – Gli umani della seconda dinastia runica, nella città di Daligar. – Difficile assai è l’arte del futuro predicere, e mai si è saputo che gli umani ci azzeccassero, e sempre stolto fu trovato chi ci credette a dei ghirigori fatti sopra un muro. Ora, messeri, vi invito il disturbo a togliere, – concluse il drago. Il portone si richiuse. Il fragore fu assordante. Poi ci fu di nuovo il silenzio. – Ma come diavolo parla? Che ha detto? – domandò Monser. – Ha detto che la profezia era una sciocchezza e che ce ne dobbiamo andare – tradusse stancamente il piccolo. Si lasciò cadere seduto su una grossa pietra. Anche l’uomo era impietrito. Si accucciò direttamente per terra. Con la testa tra le mani. La donna restò in piedi, pensierosa. – Come faceva a essere sicuro che la profezia era scritta sul muro? – chiese alla fine. Si chinò, raccolse un sasso e lo lanciò con tutta la sua forza contro il portone. – Ehi, tu – urlò, – riapri quella porta, se non vuoi che te la tiriamo giù a sassate! – Sei impazzita? Vuoi morire? – No, è il contrario. Se una via di uscita c’è, passa dalla tana di quel coso. E poi, a questo punto, indietro non si torna. Siamo arrivati fino qui e in qualche maniera affronteremo il drago.

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

GIOCO e IMPARO Il drago parla in modo molto particolare. Riesci a rendere più comprensibile la frase evidenziata nel testo a p. 100? ……………….......................................... ................................................................ ……………….......................................... ……………….......................................... ……………….......................................... ………………..........................................

Se ti dovessi inventare un nome lungo e particolare come quello del piccolo elfo, come ti chiameresti? Scrivilo e prova a pronunciarlo ad alta voce. ………………..........................................

101


A CHE PUNTO SONO?

Il racconto fantasy La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

I luoghi sono reali

I personaggi sono ......................................................................,

o .................................................................................,

a volte con poteri speciali, oppure

avvolti in un’atmosfera

creature ......................................................................

.........................................................................................

IL RACCONTO FANTASY

Appassiona

Il tempo è ............................................................................,

e ......................................................................

imprecisato e .................................................................

chi legge.

I fatti riguardano le imprese eroiche compiute per portare a termine una ......................................................................................... Le storie si concludono con un ......................................................................................... fine.

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: Quando leggi un brano puoi sempre aiutarti con un segnalibro o un righello da appoggiare sul libro così da vedere una riga per volta. In questo modo migliorerai la lettura e non perderai il segno.

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GGIO MONITORA


CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Il laboratorio della strega Diana Wynne Jones, Earwig e la strega, Adriano Salani Editore, Milano 2017

Mi P iace L eggere

Earwig si guardò intorno e cercò di non arricciare il naso. Non aveva mai visto un posto tanto sporco. Per lei che era abituata alle stanze ariose e ai pavimenti puliti e tirati a lucido della St. Morwald fu un po’ uno choc. Tutto era coperto di polvere. C’era una specie di fanghiglia sul pavimento, fatta di vecchia sporcizia, muffa verde e resti di incantesimi, vale a dire ossicini bianchi e cose piccole, nere e marce. In un angolo quella fanghiglia diventava una collinetta, sulla quale era posato un paiolo nero e arrugginito con delle fiamme verdi accese sotto. La puzza di bruciato era tremenda. Altre cose puzzolenti, come bottiglie polverose e scatole marroni, alcune mezze rovesciate, occupavano un lungo tavolo sudicio, oppure erano buttate alla rinfusa sugli scaffali. Tutti i boccali e le scodelle ammucchiati sul pavimento erano incrostati. Earwig si tappò il naso per la puzza, chiedendosi se davvero la stregoneria avesse bisogno di tanta roba marcia. Pensò che lei, una volta imparato, sarebbe stata una strega diversa. Pulita. Nel frattempo si guardò intorno perplessa, perché la stanza sembrava grande quanto tutta la casa. Bella Yaga ridacchiò vedendo la sua faccia. – Vieni con me, ragazzina – disse. – Non sei qui per guardare. Se non ti piace, dopo puoi pulire. Per ora voglio che ti metta qui al tavolo a ridurre in polvere quelle ossa di ratto. Quando Earwig arrivò al tavolo, inciampando in due serpenti morti lungo la strada, Bella Yaga aggiunse: – In questa casa c’è una regola fondamentale che devi imparare subito. Non devi mai, per nessun motivo, disturbare Mandragora. – L’uomo con le corna? – domandò Earwig. – Non ha le corna! – sbottò irritata Bella Yaga. – O almeno, di solito non le ha. Gli vengono se qualcuno lo disturba. – Che altro succede quando lo disturbano? – chiese Earwig. Ebbe l’impressione che Bella Yaga rabbrividisse all’idea. – Cose terribili – rispose la strega. – Se sei fortunata, non lo scoprirai mai. Ora mettiti al lavoro. VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO?

Earwig si mise subito all’opera con un pesante pestello in un piccolo mortaio di pietra. All’inizio gli ossicini bianchi facevano crunch crunch. Dopo un’ora erano ridotti in polvere e facevano spluff spluff, ma Bella Yaga disse che la polvere doveva essere più fina della più fina delle farine e le disse di continuare a pestare. A quel punto, Earwig si era annoiata e le facevano male le braccia. Bella Yaga non le diceva perché doveva preparare quella polvere. Non rispondeva a nessuna delle sue domande.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Com’è il pavimento della stanza? Pulito e lucido. Ricoperto di sporcizia e muffa. Ricoperto di tappeti colorati. Cosparso di piastrelle scintillanti. Che cosa è posato sulla collinetta nell’angolo? Un cuscino morbido. Un grande libro di incantesimi. Un paiolo nero e arrugginito. Un vaso di fiori profumati. Che cosa c’è sugli scaffali

Bella Yaga insegna a Earwig? Non mangiare nulla in casa. Non uscire mai dalla stanza. Non parlare con nessun altro stregone. Non disturbare Mandragora. Come si sente Earwig mentre pesta gli ossicini? Felice e soddisfatta. Curiosa ed entusiasta. Annoiata e con le braccia doloranti. Spaventata e confusa.

e sul tavolo? Oggetti puzzolenti come bottiglie e scatole. Gioielli scintillanti e oggetti preziosi. Perché Earwig si tappa il naso? A causa della puzza di bruciato. Perché sentiva uno strano prurito.

Come reagisce Bella Yaga alle domande di Earwig sulla polvere? Risponde in modo esaustivo. Non risponde a nessuna delle domande. Ridacchia e scherza. Risponde solo ad alcune domande.

Qual è la regola fondamentale che

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VERIFICA

Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

La missione di Lucy C.S. Lewis, Le cronache di Narnia 4. Il Principe Caspian, Mondadori

Mi P iace L eggere

Lucy voleva attraversare il magico boschetto e superarlo, perché la voce carissima che l’aveva chiamata veniva da lì. Passò attraverso gli alberi, chiedendosi se fosse meglio usare le braccia per farsi largo tra i rami o stringer loro le “mani” in una grande catena, visto che gli enormi ballerini si chinavano a sfiorarla. Finalmente Lucy si trovò di fronte a una distesa di erbetta, come quella di un prato, e gli alberi danzavano intorno. Poi... gioia infinita! Lui era lì. Il leone immenso e possente che brillava alla luce della luna, stampando un’ombra enorme sul terreno. Dalla posizione della coda sembrava un leone di pietra, ma Lucy non pensò neppure un attimo a questa possibilità, come non perse tempo a chiedersi se fosse un amico o no: corse verso di lui perché non poteva farne a meno, se avesse aspettato un minuto di più le sarebbe scoppiato il cuore. Lo baciò e lo abbracciò più stretto che poté, affondando la faccia nella criniera che pareva seta. – Aslan, Aslan! Caro, caro Aslan – sospirò Lucy. – Finalmente! La bestia enorme si distese su un fianco e Lucy si lasciò cadere con lui, metà seduta e metà sdraiata fra le zampe anteriori. Lui si chinò e le sfiorò il naso con la lingua. Inondata dal caldo respiro, Lucy lo guardò dritto in faccia. – Benvenuta, ragazza mia – disse Aslan. – Oh, Aslan, sei diventato ancora più grosso. – Perché tu sei cresciuta, piccola mia – rispose. – Non perché sei diventato più vecchio? – Non è così. Ogni anno che passa e diventi più grande, io ti sembrerò più grosso. Lucy era così felice che non le importava di parlare. Ma stavolta fu Aslan a prendere la parola. – Lucy, non possiamo rimanere qui. Tu hai una missione da compiere e oggi è stato sprecato molto tempo. – Sono stati sciocchi, vero? Io ti avevo visto e non mi hanno creduta. Sono così... A Lucy parve che Aslan emettesse un ruggito dal profondo, ma forse era solo una sua impressione. Testo e verifica facilitati e semplificati

VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO?

VERIFICA

– Mi dispiace – si scusò Lucy, – non volevo prendermela con gli altri. Non è stata colpa mia, vero? Il leone la guardò in volto, gli occhi negli occhi. – Aslan – proseguì Lucy – vuoi dire che è anche colpa mia? Come potevo abbandonare gli altri e venire da sola? E cosa avremmo potuto fare? Aslan non disse nulla. – Vuoi dire che in un modo o nell’altro la situazione si sarebbe risolta? Come? Ti prego, Aslan, devo saperlo. – Cosa vuoi sapere, bambina mia? Quello che sarebbe accaduto se...? No, a nessuno è mai dato scoprirlo. – Oh, caro Aslan... – Ma tutti dovranno sapere cosa accadrà – proseguì Aslan. – Adesso tornerai dagli altri e li sveglierai. Dirai che mi hai visto, vi metterete in cammino e verrete da me. Che accadrà, dunque? C’è un solo modo per scoprirlo. – È questo che devo fare, vero? – chiese Lucy. – Sì, piccola mia. – Ma anche gli altri ti vedranno? – Non all’inizio – rispose Aslan. – Forse più tardi. – Allora non mi crederanno – si lamentò Lucy. – Non importa – fece Aslan. – Oh, caro, caro – continuò Lucy. – Ero così felice di averti trovato di nuovo! Pensavo che mi avresti fatto restare con te e che saresti piombato ruggendo sui nostri nemici, mettendoli in fuga come la volta scorsa. Invece, tutto sembra così terribile... – Lo so, piccola mia, è difficile per te, ma devi renderti conto che le stesse cose non accadono due volte. È stata dura per noi, qui a Narnia. Lucy si immerse nella criniera di Aslan perché non voleva farsi vedere da lui, e si rese conto che la criniera doveva emanare qualcosa di magico, perché improvvisamente si sentì forte come un leone. Si alzò e disse: – Perdonami, Aslan. Ora sono pronta. – Sei una leonessa, adesso – spiegò la grande creatura. – Narnia rivivrà. Vai, adesso, non c’è tempo da perdere! Il leone si alzò e con portamento maestoso, a passi felpati e quasi impercettibili, raggiunse la radura degli alberi danzanti da cui Lucy era appena sbucata. La bambina era con lui e teneva la mano tremante sulla criniera. Gli alberi si fecero da parte per consentire il passaggio, e per un attimo assunsero sembianze umane. Lucy vide dèi e dèe dei boschi, bellissimi e splendenti, inchinarsi davanti al leone. Un attimo più tardi tornarono a essere alberi, pur continuando a inchinarsi, e rami e tronchi curvi erano così eleganti che sembravano ancora danzare.

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VERIFICA


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Chi sono i personaggi del racconto? Lucy e il leone Aslan. Lucy e la tigre Aslan. La vicenda si svolge in un tempo: precisato. vago e imprecisato. In quai luoghi si svolge la vicenda? Sottolinea nel testo le parti in cui trovi risposta a questa domanda.

Che cosa trova Lucy oltre gli alberi? .....................................................................................

Perché Aslan deve parlare con Lucy? Perché Lucy ha una missione da compiere. Perché vuole chiederle come comportarsi.

Sottolinea nel testo gli elementi magici. Che cosa significa emanare? Mandare fuori, emettere.

Perché Lucy vuole attraversare il magico boschetto? È curiosa di sapere che cosa ci sia oltre il boschetto. La voce che l’ha chiamata viene da lì.

Scuotere.

Scrivi una frase che contenga il verbo emanare.

Che cosa significa, secondo te, la frase evidenziata nel testo?

.................................................................................................

………………………………………………………………

.................................................................................................

………………………………………………………………

A COLPO

d’ OCCHIO

Segna con una X l’immagine che rappresenta come appaiono gli alberi alla fine del racconto.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo?

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i RACCONTI FANTASY?

No

Perché? ……………………………………………………………………………………………………………………….……… Ora chiedi all'insegnante di scrivere un suggerimento per te. ………...…………………………...……… ………………………………………………………………………………………………………………………………..………… Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

107


R acconto Fantascienza

Il

di

PRIMA

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del racconto.

La vita sul pianeta blu Andri Snær Magnason, La storia del pianeta blu, Iperborea 2007

Mi P iace L eggere

C’ERA UNA VOLTA, NELLO SPAZIO, UN LONTANISSIMO PIANETA BLU. A PRIMA VISTA SEMBRAVA SOLO UNA NORMALE SFERA BLU, TANTO CHE ASTRONOMI E ASTRONAUTI NON GLI AVEVANO DEDICATO CHE QUALCHE RAPIDA OCCHIATA...

DOPO

l’ ASCOLTO

Come sono i personaggi? Di fantasia. Realistici. Robot.

108 666

ZIONE PRESENTA

Dove si svolge le storia? Sulla Terra. Su un pianeta fantastico. Su un’isola.

Quando è ambientata la storia? Nel futuro. In un lontano passato. Nel presente.


IL RACCONTO DI FANTASCIENZA LA VITA SUL PIANETA BLU • BRANO SONORO

• LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 50-56

Gira pagina e scopri le caratteristiche del racconto di fantascienza.

Che cosa accade? Fatti normali. Fatti straordinari. Non accade nulla.

A quale interesse può rispondere il testo? La vita su un’isola Il volo delle farfalle. La vita nello spazio. ZIONE

PRESENTA

109


Le

C aratteristiche

Il racconto di fantascienza

Leggi le caratteristiche del racconto di fantascienza, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 108-109.

PERSONAGGI

LUOGHI

POSSONO ESSERE REALI O DI FANTASIA, COME ROBOT, EXTRATERRESTRI, ANDROIDI (ROBOT DALL’ASPETTO UMANO), CYBORG (ESSERI METÀ UMANI E METÀ ARTIFICIALI).

SONO REALISTICI, COME LA TERRA O L’UNIVERSO, OPPURE IMMAGINARI, COME GALASSIE O PIANETI SCONOSCIUTI.

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA SCOPO RICORRE ALLA FANTASIA PER RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE SPESSO GLI ESSERI UMANI SI PONGONO, SULLA VITA NELLO SPAZIO E SUL FUTURO DEL NOSTRO PIANETA.

TEMPO LE VICENDE SI SVOLGONO SOPRATTUTTO NEL FUTURO, MA ANCHE NEL PRESENTE O IN UN LONTANO PASSATO.

FATTI SONO NARRATE VICENDE DI FANTASIA COMBINATE A ELEMENTI SCIENTIFICI: CATASTROFI AMBIENTALI, INVASIONI ALIENE, ESPLORAZIONI DI NUOVI MONDI, VIAGGI NEL TEMPO…

S trategie per S crivere 110 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 50-56 del tuo L ibro di S crittura


Il racconto di fantascienza

GUARDARE CON ALTRI OCCHI AUDIO DI TUTTA L’UNITÀ, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI

LABORATORIO per

COMPRENDERE

P rima di L eggere Quello che leggerai è un racconto di fantascienza. Quali elementi ti aspetti di trovare? Confrontati con la classe.

Terra! Patrizia Rossi, Mi chiamo Druw, Fabbri Editore

Mi P iace L eggere

Quando sono caduto non avevo la minima idea di cosa potesse accadermi. All’università avevano cercato di prepararci al viaggio e ci avevano spiegato che voi assomigliate ai nostri wridoxkl. Ma il significato di questa affermazione non mi era risultato chiaro. Io infatti non avevo preso una specializzazione scientifica e soprattutto non mi ero fatto una grande esperienza nelle varie sottospecie, come i wridoxkl appunto. Ma non voglio raccontarvi gli antefatti, credo vi annoiereste. Vi posso assicurare, comunque, che fino ad allora la mia vita a Dywxrhjkung non era stata molto avventurosa. Anche se, potendo scegliere, avrei preferito restare là. Dicevo che quando sono caduto ero inconsapevole. Stavamo facendo una specie di gita scolastica nella vostra galassia, prima della laurea, quando, sorvolando la Terra, abbiamo sentito un certo languorino e abbiamo deciso di fare un picnic in un posticino grazioso. Gli strumenti lo avevano dato per il luogo migliore da lì a qualche miglio. Eravamo appena atterrati e stavamo per scendere, tutti contenti e rumorosi... plip plop plip... quando abbiamo ricevuto un improvviso contrordine. Non so come, forse sono stato spinto da qualche burlone, ma sono precipitato lungo la rampa che stava rientrando e sono caduto su un piano morbido. Un prato, ho scoperto poi. Il resto non lo ricordo più.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Chi sono secondo te i wridoxkl? Come sono fatti? Usa la tua fantasia e disegnane uno sul quaderno.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Che cosa sono gli antefatti? Fatti avvenuti precedentemente. Fatti avvenuti dopo.

R ifletto Secondo te, chi è che sta raccontando la vicenda? Che personaggio è? Fai delle ipotesi. • ......................................................... • ......................................................... • .........................................................

Testo facilitato e semplificato

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Il racconto di fantascienza

GUARDARE CON ALTRI OCCHI LABORATORIO per

COMPRENDERE

P rima di L eggere Leggi il titolo. Ti fa venire in mente qualcosa? Confrontati con i tuoi compagni e le tue compagne.

Gustave Eiffel Jo Nesbø, Il dottor Prottor e la vasca del tempo, Adriano Salani Editore, Milano 2016

Mi P iace L eggere

Un uomo con i baffoni fissava la ragazzina che improvvisamente era apparsa nel suo ufficio. Per non parlare poi della vasca da bagno. Tina si guardò intorno. Appesi alle pareti c’erano progetti di palazzi, ponti, paesi e altre cose enormi che iniziano per P, che però non troverebbero posto in una normale borsa da viaggio. Sulla scrivania davanti alla finestra c’erano diversi disegni. La finestra dava su una piazza ampia, aperta e vuota. Sorprendentemente vuota, per la verità, anche se c’era un sacco di gente con ombrelli e cappelli altissimi. Tina pensò che quella piazza le sembrava in qualche modo familiare. – E tu chi sei? – chiese l’uomo. – E da dove vieni? – Mi chiamo Tina – si presentò lei, aggiustandosi la manica. – Vengo da via del Cannone, in Norvegia, da qualche parte del prossimo secolo. Lei è Gustave Eiffel? L’uomo annuì. – Capisco di averla spaventata, signor Eiffel – disse Tina, uscendo dalla vasca da bagno. LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Con quale mezzo la bambina arriva nell’ufficio del signor Eiffel? ............................................................................................ Da dove arriva Tina?

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Testo facilitato e semplificato

Dal passato.

Dal futuro.


Il racconto di fantascienza

L’uomo, con una voce che era appena un sibilo, disse: – Per niente. Tina pensò che il signor Eiffel non sembrava poi tanto spaventato come ci si aspetterebbe da una persona che avesse appena visto comparire una vasca da bagno con una ragazzina che dice di venire dal futuro. E un istante dopo capì perché. – Il professore mi aveva detto che sareste stati in due – disse il signor Eiffel. – Allora lei ha parlato con il dottor Prottor?! – esclamò Tina. – Dov’è? Il signor Eiffel si fece pensieroso. – Abbiamo avuto un breve incontro proprio qui, in questa stanza, poi se n’è andato. Però è arrivato in una vasca da bagno proprio come te. Una vasca del tempo, mi ha spiegato. – E lei gli ha creduto? – chiese Tina. – Ha creduto a un’invenzione per viaggiare nel tempo? – Ovviamente. Anzi, mi sarebbe stato difficile credere il contrario, cioè che nessuno avesse mai inventato un sistema per viaggiare nel tempo. Io sono un ingegnere, e credo fermamente nella capacità dell’uomo di creare le cose. L’unica cosa che serve è un pizzico di fantasia e un po’ di logica. – Eiffel fece un sorriso triste. – Purtroppo io ho solo logica, e nessuna fantasia. Il problema è che io non ho abbastanza fantasia per farmi venire in mente qualcosa che sia bello e anche originale. La costruzione deve cominciare tra un paio di mesi, e adesso tutti stanno aspettando che io finisca i progetti. Ma non ce la farò. Mi licenzieranno e mi metteranno a progettare forcelle da bicicletta! – Quante sciocchezze – disse Tina. – Lei è capacissimo di progettare qualcosa di bello e originale, eccome!

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Mi P iace Se potessi viaggiare Scrivere anche tu nella vasca del tempo, dove vorresti andare e in quale periodo? Scrivilo sul quaderno.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

R ifletto Perché Tina dice a Gustave Eiffel che “è capacissimo di progettare qualcosa di bello e originale”? Che cosa te lo fa credere? Quale strategia hai usato per rispondere alla domanda?

113


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto di fantascienza

Edward il Vero Pádraig Kenny, Cuori di latta, trad. it. di Laura Bortoluzzi, Il Castoro, 2020

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Qual è il nuovo metodo che Philip Cormier ha scoperto? • Che cosa ha causato l’incidente durante la dimostrazione pubblica? • Perché Philip Cormier è esiliato ad Approdo di Ferro? • Qual è uno dei motivi per cui i Cormier originali costano così tanto? Qual è la reazione di Absalom quando si parla dei robot adulti e di Edward? Sottolineala nel testo.

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Mi P iace L eggere

Estelle gli aveva accennato qualcosa di quel terribile episodio. Si vociferava che Philip Cormier avesse scoperto un nuovo metodo per dotare le macchine di coscienza. La chiamò Propulsione Avanzata. Usava parole come adesione psiconica, passaggio della quintessenza, e altri termini di fantasia, ma in sostanza intendeva il trasferimento di un’anima in una macchina. Cormier aveva ottenuto l’aiuto di Charles Blake e, durante la dimostrazione pubblica che ne seguì, l’automatico uccise decine di persone, compreso lo stesso Charles Blake. – Ed è anche il motivo per cui Cormier si è autoinflitto l’esilio ad Approdo di Ferro –, proseguì Absalom. – Dicono che abbia fuso quasi tutte le sue opere principali. Fatte a pezzi, smontate, disciolte e compagnia bella. Ecco perché i Cormier originali costano così tanto. Mai sottovalutare il lavoro di un pazzo. – Ho sentito dire che ha costruito dei modelli adulti. Absalom scosse la testa e gli lanciò un’occhiata sprezzante. – Nessuno ha costruito un modello adulto dai tempi di Runcible: è contro la legge. – Magari per errore. Potrebbe succedere, no? Absalom non replicò. Strinse la presa sul volante e si mise a fissare la strada. Strizzò un occhio, si strusciò le narici con il dorso della mano e tirò molto rumorosamente su col naso. Christopher lo guardò per un attimo, e cercò di valutare quale fosse il modo migliore di procedere. Voleva essere cauto, ma le parole gli uscirono di bocca prima che si rendesse conto di quello che stava dicendo: – E Edward il Vero? Absalom si voltò verso di lui con tale furia che per poco non fece testacoda.


Il racconto di fantascienza

– Cosa?! Quante volte te l’ho detto! – ruggì, schizzi di saliva che volavano, il volto in fiamme, gli occhi gonfi di terrore. – Mi dispiace. – Nemmeno una parola su questo, te l’ho detto. Tu non hai detto niente. Non è mai successo. Invece era successo, Christopher c’era. Era passato più di un anno ormai. Absalom aveva preparato i suoi spaventapasseri per la stagione e ne aveva raffazzonato uno con vecchi pezzi che si era procurato nel corso dell’inverno. Era alto almeno un metro e ottanta, e lo teneva stravaccato in una poltrona del laboratorio, il capo ciondoloni sul poggiatesta. Aveva la bocca sbilenca e frastagliata, e dai buchi dei vestiti uscivano i gomiti e le ginocchia di rame. Dopo i ritocchi finali, Absalom stava avvitando gli ultimi dadi e bulloni, quando lo spaventapasseri si mosse. Non era insolito, ma era insolito il fatto che avesse detto: – Ciao. Per un attimo, Absalom rimase allibito. Gli spaventapasseri non si mettevano a fare conversazione: non erano fatti per quello. Il massimo che riuscivano a produrre erano parole sconclusionate e senza senso. Gli altri avevano assistito alla scena immaginando fosse solo un difetto momentaneo, ma poi lo spaventapasseri alzò la testa, si guardò intorno e chiese: – Che posto è questo? Le gambe di Absalom sembrarono sul punto di cedere. L’ingegnere si portò la mano destra alla bocca. GIOCO e IMPARO Con quali altre parole viene indicato il trasferimento dell’anima a una macchina? ……………......…......…......…......…......…......…......….......................................... ……………......…......…......…......…......…......…......….......................................... ……………......…......…......…......…......…......…......…..........................................

Inventane una anche tu! ....…......…...............................................................................................................

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quale tecnica narrativa viene usata alla fine del brano? Flashback. Anticipazione.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Che cosa pensi dei robot con caratteristiche umane? Confrontati con la classe.

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto di fantascienza

Una scoperta importante Robert Swindells, Strappo temporale, Mondadori

Mi P iace L eggere

– Eccoci qui –, Harper Rye sollevò l’ampolla perché i figli potessero vedere. – Una farfalla, un’esperia variegata, estinta da vent’anni eppure più viva che mai, intatta e piena di uova. Finalmente l’abbiamo spuntata. Kizzy buttò le braccia al collo della madre e la baciò. – Lo sapevo che ce l’avresti fatta. L’ho sempre saputo. – Ferma! – Harper mise in salvo l’ampolla e poi tornò ad abbracciare la bambina. – Anch’io sapevo che ce l’avresti fatta – mugugnò Frazer. Kizzy lanciò un’occhiata alla macchina inventata da sua madre. Le ricordava un’enorme ciambella. Tutto era cominciato quattro anni prima, quando Harper Rye, ricercatrice laureata in fisica, si era accorta che alcune particelle subatomiche sembravano in grado di viaggiare indietro nel tempo. Harper, dopo aver ottenuto un finanziamento dalla sua vecchia Università, per quattro anni si era ininterrottamente consacrata al lavoro. Alla fine, dopo aver lavorato a lungo sulla propria scoperta, era riuscita a progettare e costruire un congegno che avrebbe dovuto viaggiare all’indietro nel tempo per “prelevare” piante e animali e trasportarli nel suo laboratorio. Aveva deciso di concentrarsi su specie che si erano estinte in tempi non troppo lontani, spazzate via dalla caccia e dalla pesca, oppure dai pesticidi, dall’urbanizzazione e dall’inquinamento. L’idea era quella di portare i maschi e le femmine di queste specie in un presente più verde e pulito, farli riprodurre e liberare i piccoli nel loro ambiente naturale. In questo modo si poteva rimediare alle conseguenze di errori passati e al vandalismo ecologico. Piante e animali scomparsi per sempre sarebbero riapparsi, tornando ad arricchire la Terra. E c’era riuscita. Adesso la ricercatrice poteva catturare, senza danneggiarla, una creatura piccola, veloce e fragile come l’esperia variegata. – Mamma, perché hai detto che non dobbiamo parlare con nessuno del dispositivo? – chiese Frazer. – Hai studiato un po’ di storia, no? – rispose Harper. Pensa al destino delle invenzioni. L’aeroplano, per esempio. Il primo aereo ha volato nel 1903. I due uomini che l’hanno progettato probabilmente pensavano di regalare al mondo un mezzo comodo e veloce per spostarsi. Quello che non avevano previsto

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Il racconto di fantascienza

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

era che gli esseri umani avrebbero caricato bombe e fucili sulle loro macchine volanti e le avrebbero usate per massacrarsi a vicenda... Basta inventare qualcosa... e prima o poi qualcuno troverà un modo per servirsene come arma, oppure per inquinare l’ambiente. Frazer aggrottò la fronte. – C’è qualcosa che non capisco. L’esperia variegata è estinta… se rispunta fuori all’improvviso, la gente non diventerà curiosa? Voglio dire, “estinta” significa sparita per sempre, non è così? – Assolutamente. Ma vedi, con una creatura minuscola come un’esperia variegata è molto difficile esserne certi. Sono vent’anni che non se ne vede una, ma se la specie ricomparisse tutti penserebbero che qualche esemplare è sopravvissuto in un luogo remoto, chissà dove, e che in realtà l’esperia non si era estinta. Ecco perché ho deciso di cominciare con un animale piccolo. Frazer sorrise. – Con un rinoceronte non funzionerebbe, giusto? Harper scosse la testa, ridendo. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro L’argomento del racconto è: L’ammirazione di Kizzy e Frazer per la bravura della madre scienziata. La costruzione di una macchina che riporta in vita piccoli animali estinti. L’estinzione di animali e vegetali in tempi remoti. Sottolinea in rosso il flashback che racconta l’evoluzione dell’esperimento di Harper Rye.

R ifletto Indica con una X quali messaggi trasmette l’autore di questo racconto. Occorre impegnarsi perché i piccoli animali e le piccole piante siano protetti. Le scoperte scientifiche devono essere utilizzate per il benessere di tutti e di tutte e non per distruggere. L’essere umano deve rispettare e prendersi cura dell’ambiente in cui vive. Con l’aiuto di tutti e tutte, il mondo sarà più pulito e sano.

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Il racconto di fantascienza

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

I robot RECU Mi Peter Brown, Il robot selvatico, Adriano Salani Editore, P iace Milano 2018 L eggere

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Chi è la strana figura che dice di chiamarsi ROZ? Prova a impersonarla e racconta la sua storia. Disegna l’aeronave sul quaderno come te la immagini.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quali elementi del testo sono tipici del racconto di fantascienza? I personaggi sono robot. L’ambiente è realistico. La vicenda riguarda l’esplorazione di mondi sconosciuti.

C ollego Che cosa vedono i RECU? Sottolinea la risposta nel testo.

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L’aeronave veniva avvicinandosi da Sud, come una specie di gigantesco uccello migratore. Era un elegante e lucido triangolo con un’unica scura finestra aperta sul davanti. Da lì tre robot identici guardavano fuori. I robot assomigliavano a Roz, ma erano più grandi e più massicci e più lucidi. La scritta RECU era debolmente impressa su ciascuno dei loro toraci, seguita dal loro numero individuale. Erano RECU 1, RECU 2 e RECU 3. I RECU volarono in cerchio sull’isola a bassa quota. Videro una montagna di cenere fumante. Videro misteriose costruzioni di legno. Videro quattro robot morti sparpagliati sulla spiaggia. L’aeronave rimase sospesa per qualche tempo sopra il cimitero dei robot. Quindi riprese quota e tornò a sorvolare l’isola, per poi abbassarsi su un piccolo prato ai piedi della montagna. I motori eruttarono aria sul terreno, piegando alberi e strappando erba. Poi il carrello toccò terra, i motori si spensero e tutto tornò tranquillo. Un portello si aprì e ne uscirono i tre RECU. Fecero alcuni lunghi passi nel prato e poi si fermarono. Una strana, indistinta figura era apparsa sul limitare della foresta. I RECU si volsero a fronteggiarla. Erano perfettamente allineati, come un muro lucente. E poi la strana figura prese a muoversi. Fuori dagli alberi camminava una strana creatura a due gambe. Era sporca e impolverata. Farfalle svolazzavano attorno ai fiori che germogliavano dal suo corpo. Uno dei suoi piedi era fatto di legno. E poi la creatura parlò. – Salve, il mio nome è Roz.


Il racconto di fantascienza

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Operazione E.S. Gianni Rodari, La torta in cielo, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

– Qui Dedalo chiama Diomede, qui Dedalo chiama Diomede. Passo. – Qui Diomede. Vi ascoltiamo. Passo. – Ho completato il giro dell’oggetto misterioso. Secondo i miei calcoli la sua circonferenza misura metri tremilacentoquaranta. La superficie laterale appare dipinta a fasce di differenti colori. Mi accingo a salire più in alto. Passo. – Qui Diomede. Attendete. Non avete notato sui fianchi dell’oggetto qualche apertura? Niente finestrini, oblò, sportelli? Passo. – Qui Dedalo. Notato niente del genere. La superficie laterale è dovunque compatta. Passo. – Qui Diomede. Prendete quota, misurate l’altezza e osservate la superficie superiore. Mantenete distanza di sicurezza. Passo. – Ricevuto. Passo e chiudo. La conversazione qui trascritta si svolgeva, verso le otto di quella famosa mattina, tra un ufficiale pilota alla guida di un elicottero, chiamato col nome convenzionale di Dedalo, e il comando generale dell’Operazione E.S. E.S. vuol dire Emergenza Spaziale. Con questo nome eccitante le autorità avevano battezzato le misure militari messe in atto in seguito all’apparizione del misterioso piatto volante. Il comando era indicato col nome convenzionale di Diomede. – Qui Dedalo chiama comando, – risuonò di nuovo la voce dell’aviatore. – Qui Diomede. Riferite. – L’altezza laterale dell’oggetto misterioso è di circa venticinque metri. La superficie superiore presenta un meraviglioso panorama di color bianco panna. Vedo delle sfere rosse inserite a regolare distanza nella superficie bianca. Sono diverse centinaia.

Mi P iace Scrivere

Immagina di dover descrivere sul quaderno un pianeta ancora inesplorato. Inizia così:

Ho completato il giro del pianeta sconosciuto. Passo. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quando si svolgono i fatti narrati? In un tempo indefinito. Verso le otto di mattina.

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Che cosa è stato avvistato? • Perché viene usata la parola “Passo”? • Tra chi avviene il dialogo?

Testo facilitato e semplificato

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il racconto di fantascienza

Due insoliti ospiti Jostein Gaarder, Cosa c’è dietro le stelle?, Adriano Salani Editore, Milano 2017

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Quale reazione ha la gente alla vista di Lik e Lak? • Quali elementi della Terra creano stupore in Lik e Lak? • Perché Lik e Lak si spaventano?

R ifletto Rifletti sul testo e completa la frase. • Il fatto che Lik e Lak atterrino nella piazza di Bergen con una sfera e che un signore dica che secondo lui vengono da Marte, fa pensare a un racconto di .....................................................

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Testo facilitato e semplificato

Mi P iace L eggere

Un attimo dopo la sfera con dentro Lik e Lak atterrò nel cuore di Bergen, sulla piazza principale. Subito i due bambini si precipitarono fuori, tutti eccitati. – Che bellezza! – sospirò Lik. – Guarda che cielo blu, e che montagne alte! – Guarda l’acqua e gli alberi e tutti gli esseri umani! – fece Lak. Ma non riuscirono a dire altro, perché in piazza si scatenò immediatamente il finimondo. Le persone più vicine indietreggiarono. Qualcuno scappò in bicicletta, altri si alzarono di scatto dal prato intorno al laghetto e, raccolto in fretta e furia il resto del picnic, se la diedero a gambe in preda al panico. – Guardate là! – sbottò una vecchia signora di Bergen. – Una bottiglia con dentro due bambini! – Ma un attimo fa non c’era – constatò un altro. – Guardi che i bambini erano dentro la bottiglia, sa? – Ma no, prima non c’era... Lik e Lak capirono che forse non era stata proprio una bella idea scegliere quella piazza per il loro primissimo incontro con il Mondo. Gli abitanti della Terra non erano abituati a visitatori che atterravano in mezzo alla città a bordo di una sfera di cristallo. – Non abbiate paura! – gridò Lik ai più vicini. – Non vogliamo farvi del male!


Il racconto di fantascienza

Ma la cosa non sembrò calmare affatto gli esseri umani lì attorno. Anzi, si misero a correre in ogni direzione. – Sbrigati, Petter! – disse una vecchia signora. – Bisogna telefonare alla polizia! – Secondo me vengono da Marte – rispose lui con aria perplessa. Davanti al padiglione della musica si stava raccogliendo sempre più gente. Nessuno però osava avvicinarsi: tutti restavano a distanza di sicurezza. Lik e Lak fecero qualche passo avanti, ma questo fece arretrare la folla. I bambini tornarono allora alla sfera di cristallo, e questa volta la gente li seguì. Improvvisamente si udirono in lontananza delle sirene. Si stavano avvicinando velocemente. – Che cos’è? – chiese Lak spaventato. – Credo che siano delle auto della polizia – rispose Lik. – Sono pericolose? – Non me lo ricordo. Prendono i ladri. Catturano quelli che s’intrufolano da qualche parte usando la forza... – E noi lo abbiamo fatto? Improvvisamente arrivò nella piazza un’auto della polizia. E subito dopo un’altra, dalla direzione opposta, con la luce blu che lampeggiava sul tetto. Sette, otto poliziotti scesero dalle auto e si diressero verso la sfera di cristallo. – Sbrigati! – disse Lik. Proprio in quell’istante uno dei poliziotti toccò la sfera. – Allora, cosa succede qui? – chiese con aria severa. – Meglio sparire subito! – gridò Lik.

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

COSA C’È DIETRO LE STELLE?

Se vuoi scoprire chi sono Lik e Lak, da dove provengono e perché atterrano a Bergen creando tanto scompiglio, leggi il romanzo Cosa c’è dietro le stelle?, di Jostein Gaarder. Ti immergerai in una storia magica e ricca di poesia, che ti farà guardare con occhi diversi il mondo in cui vivi.

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Immagina di trovarti in quella piazza proprio nel momento in cui i due bambini stanno arrivando. Che cosa diresti loro? Quali domande vorresti fare? Raccontalo alla tua compagna o al tuo compagno di banco.

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Il racconto di fantascienza

A CHE PUNTO SONO? La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

I personaggi possono essere:

I .....................................................................................................

• .............................................................................................................................................;

sono realistici, come

• di .................................................................................., come robot, extraterrestri, androidi,

..................................................................................................... o

..............................................................................................................................................

...................................................... e sconosciuti.

l’universo oppure .........................................

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA Usa la fantasia per ............................................................................................................................

alle domande sulla vita .......................................................................... e sul futuro ............................................................................................................................

Il .............................................................. è soprattutto futuro, ma può essere anche presente o un ..................................................................... ...........................................................................................................................

I fatti sono fantastici combinati a ......................................................................: catastrofi ambientali,

invasioni ......................................................................, ............................................... ..................................................................................., ......................................................................

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: fermati a riflettere mentre leggi, se un brano o un passaggio di un brano ti ha colpito particolarmente o se c’è qualcosa che non hai capito. La calma e la concentrazione sono amiche della lettura.

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GGIO MONITORA


CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Ottokar, pilota siderale Domenica e Roberto Luciani, Il pilota del miciorazzo, Feltrinelli

Mi P iace L eggere

Dal cruscotto del miciorazzo si sprigionò un flebile bip-bip. Ottokar controllò il quadro comandi e notò un puntino luminoso lampeggiare sul display del radar. Il puntino si avvicinava, lento ma inesorabile, al cerchietto che indicava la posizione del miciorazzo nell’oceano. Il signor Bork si sporse verso di lui, fino a solleticargli il naso coi suoi baffi grigi. – Immagino sappia cosa significa quel puntino – disse a Ottokar. – Certo signore – rispose Ottokar, recitando a memoria dal manuale di micioguida spaziale: – ALLARME ROSSO, nemico in avvicinamento. Il bip-bip si fa più acuto, man mano che... Ottokar si interruppe, la lingua paralizzata dal terrore. Nemico in avvicinamento? Ma c’era un unico possibile nemico su quel pianeta, perché uno solo era il suo abitante: il Gigapolisolum! – Il polipo sta nuotando verso di noi – disse il signor Bork. Ottokar chiuse gli occhi e si tappò gli orecchi. Doveva farcela! Finché non si sentì pungere la gola e per un attimo pensò che fossero le fusa in arrivo. Macché, era solo un colpo di tosse! Al colmo della DISPERAZIONE, Ottokar strinse l’amuleto che portava al collo. Gli arrivò una frustata sulla zampa. Era la coda del signor Bork! – Il Gigapolisolum! – gridò il gattone soriano. – Si sbrighi! Ottokar riaprì gli occhi e vide con orrore il polipo affiorare dalle onde. Era la FINE. No, non la fine di Ottokar, perché certo, all’ultimo momento, sarebbe stato il signor Bork ad avviare il miciorazzo. Infatti, come tutti i razzi della scuola miciospaziale, anche quello aveva i doppi comandi. Era la fine del sogno di Ottokar, quello di diventare pilota siderale. Peccato, l’amuleto che gli aveva donato Jizzy non aveva funzionato. Per non miagolare dell’amico Rolf, che aveva passato una notte insonne per aiutarlo a ripassare per l’esame. VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO? Una prova di amicizia incredibile per un gatto poltrone come lui! “Eh, sì” pensò Ottokar “è una bella cosa non essere soli al mondo come il Gigapolisolum!” Un pensiero che gli scaldò il cuore e lo fece sentire contento, anzi felice. Talmente felice che, improvvisamente, si mise a fare le fusa. Un attimo dopo, girò la chiavetta d’accensione e il motore prese a rombare. Il miciorazzo in un balzo schizzò fuori dall’oceano. Giusto in tempo per sfuggire ai tentacoli IMMENSI del polipo gigante, che lo guardò allontanarsi in cielo inferocito. – Complimenti signor Ottokar, lei farà strada nella vita! – disse il signor Bork. – Grazie, ma a me basta fare strada nello spazio – rispose modestamente Ottokar. Il signor Bork gli consegnò la patente e gli strinse la zampa. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Che cosa indica il bip-bip che si è sprigionato dal cruscotto del miciorazzo? Un problema al motore. Un allarme di nemico in avvicinamento.

Chi è il Signor Bork? Il pilota del miciorazzo. L’esaminatore della scuola di guida miciospaziale. Un amico di Ottokar. Un nemico.

Che cosa rappresenta il puntino

Che cosa ha fatto scattare in Ottokar

luminoso sul display del radar?

una sensazione di felicità?

Il miciorazzo nell’oceano. Il nemico. Qual è l’unico possibile nemico

L’abbraccio del signor Bork. L’effetto dell’amuleto. La vista delle stelle. Il pensiero di avere amici e amiche.

su quel pianeta? Un esercito di creature marine. Un mostro marino chiamato Gigapolisolum.

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VERIFICA

Ottokar come riesce a evitare i tentacoli del Gigapolisolum? Si tuffa nell’oceano. Si nasconde dietro le nuvole. Gira la chiavetta d’accensione. Chiede aiuto al signor Bork. Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Terrestri, un attimo di attenzione! Douglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori

Mi P iace L eggere

La Terra fu colpita da un improvviso silenzio, che, benché sembrasse quasi impossibile, era ancor peggio del precedente rumore. Le grandi astronavi restarono sospese in cielo, immobili, sopra ogni nazione della Terra. Immobili, enormi, massicce, solide. Molte persone furono colte da shock quando cercarono di capire cosa fosse quello che stavano guardando. I cosi gialli se ne stavano sospesi in cielo proprio come mattoni, che però non ci restano, sospesi in cielo. Continuò a non succedere niente. Poi ci fu un lieve sussurro, un improvviso, vasto sussurro che risuonò dappertutto. Tutti gli impianti ad alta fedeltà del mondo, tutte le radio, tutte le televisioni, tutti i registratori, tutti gli altoparlanti, tutti i radio conduttori di qualsiasi tipo si accesero. Tutti i barattoli di latta, tutte le pattumiere, tutte le finestre, tutte le automobili, tutti i bicchieri, tutte le lamiere di metallo arrugginito si attivarono formando una perfetta parete acustica. Alla Terra, prima che scomparisse, si voleva evidentemente offrire una dimostrazione delle ultime conquiste in fatto di riproduzione del suono: nel giro di un attimo, era stato approntato il più colossale sistema di altoparlanti che si fosse mai visto. Ma non fu trasmessa musica. Non furono trasmessi né concerti, né fanfare: solo un semplice messaggio. – Terrestri, un attimo di attenzione, prego – disse una voce, e l’effetto fu magnifico. Un suono perfetto, con livelli di distorsione così bassi da far frignare anche l’uomo più coraggioso. – Qui è il Vogon Jeltz dell’Ente Galattico di Viabilità Interspaziale – continuò la voce. – Come già sapete, i piani per lo sviluppo delle zone periferiche della Galassia richiedono la costruzione di una superstrada interspaziale che attraversi il vostro sistema solare, e purtroppo il vostro pianeta è uno di quelli che è necessario demolire. Il procedimento durerà poco meno di due dei vostri minuti terrestri. Gli altoparlanti si spensero. Terrore e sgomento si impadronirono degli abitanti della Terra. Testo e verifica facilitati e semplificati

VERIFICA

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VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

E il terrore si sparse lentamente sulla folla che guardava a naso in su. Il panico e la disperazione si diffusero a macchia d’olio, peccato solo che non c’era modo di darsi alla macchia. Vista la reazione, i Vogon accesero di nuovo gli altoparlanti. La voce disse: – Non ha senso che vi dimostriate sorpresi. Tutti i piani del progetto e gli ordini di demolizione erano disponibili al pubblico da cinquanta dei vostri anni terrestri, nell’Ufficio Viabilità di Alfa Centauri. Avevate tutto il tempo per presentare ufficiale reclamo. È troppo tardi, ora, per mettersi a protestare. Gli altoparlanti si spensero di nuovo, e gli ultimi echi delle parole del Vogon si dispersero. Le enormi astronavi ruotarono lentamente in cielo. Sotto ciascuna di esse si aprì un portello, rivelando un quadrato nero. Qualcuno, da qualche parte, doveva aver acceso un radiotrasmettitore, individuato una lunghezza d’onda e trasmesso un messaggio di risposta alle astronavi Vogon, per implorare pietà a nome di tutto il pianeta. Nessuno sentì tale messaggio, ma tutti sentirono la risposta dei Vogon. Gli altoparlanti furono riattivati, e la solita voce, questa volta con tono seccato, disse: – Come sarebbe a dire che non siete mai andati ad Alfa Centauri? Ma è a soli quattro anni luce da voi, no? Mi dispiace, ma se non volete nemmeno prendervi la briga di interessarvi alle vostre questioni locali, peggio per voi. Attivate i raggi di demolizione. Dai portelli aperti si riversò fuori una luce. – Bah – disse la voce agli altoparlanti. – Maledetto pianeta di menefreghisti! Non mi fa nessuna compassione! – Gli altoparlanti tacquero. Ci fu un terribile, mortale silenzio. Ci fu un terribile, mortale rumore. Ci fu un terribile, mortale silenzio. La Flotta Costruzioni Vogon si defilò nel nero vuoto interstellare. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Dove è ambientato il racconto?

Sulla Terra.

Su un pianeta sconosciuto.

Sottolinea il completamento corretto. La vicenda si svolge in un tempo definito/indefinito. Chi sono i personaggi del racconto? Terrestri e Vogon, una specie aliena. Astronaute e astronauti. Che cosa sono, secondo te, gli impianti ad alta fedeltà? Impianti audio di alta qualità. Stazioni spaziali.

Ufficiali.

Che cosa sono le fanfare? Cerca la definizione sul dizionario e scrivila qui. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………

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VERIFICA

Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Che cosa significa l’espressione non c’era modo di darsi alla macchia? Avere difficoltà a non macchiarsi gli abiti. Non avere la possibilità di scappare. Che cosa accade improvvisamente sulla Terra all’inizio del testo? Un improvviso silenzio.

Un improvviso frastuono.

In che modo “era stato approntato il più colossale sistema di altoparlanti che si fosse mai visto”? Sottolinea la risposta nel testo. Qual è il messaggio trasmesso dal Vogon Jeltz ai terrestri? I piani per lo sviluppo delle zone periferiche della Galassia richiedono la costruzione di una superstrada interspaziale per la quale è necessario demolire il pianeta Terra. I piani per lo sviluppo delle zone periferiche della Galassia richiedono la demolizione della superstrada terrestre. I piani per lo sviluppo delle zone periferiche della Galassia richiedono la costruzione di un tunnel che colleghi il Sistema solare agli altri sistemi planetari. Quali reazioni suscita il messaggio tra chi abita sulla Terra? Cancella gli intrusi. panico

A COLPO

gioia

sgomento

disperazione

paura

sorpresa

vergogna

d’ OCCHIO

Segna con una X l’immagine che rappresenta che cosa videro le persone in cielo.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo? Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché?

No

……………………………………………………………………………………………………………………………………………

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i RACCONTI DI FANTASCIENZA?

No

Perché? …………………………………………………………………………………………………………........……………… Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. ……………............................................. ..........................................…………………………………………………………………………………………………………… Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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O e C O I G O R A P IM

Aiuta la fata a raggiungere la sua magica casa.

ARRIVO Aiuta l’astronauta a tornare sulla Terra.

PARTENZA

ARRIVO 128 666

RISTORO


GIOC O IMPA e RO

Risolvi i seguenti indovinelli.

Che cosa non manca quasi mai in

Sono metà esseri umani e metà robot

un racconto fantasy?

e li trovi nei racconti di fantascienza.

LA

I

!

Ho conosciuto un tale… è un gioco inventato dallo scrittore Gianni Rodari. Servono: una città, delle rime e fantasia. Leggi questi esempi, poi inventa anche tu un Ho conosciuto un tale… e leggilo ai tuoi compagni e alle tue compagne, ci sarà da divertirsi. Ho conosciuto un tale un tale di Rho che per rispondere sì diceva no.

……………………………………………………………… ……………………………………………………………… ………………………………………………………………

Ho conosciuto un tale un tale di Ragusa che a ogni errore trovava una scusa.

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(Adattamento da Ersilia Zamponi, I draghi locopei, Einaudi)

………………………………………………………………

………………………………………………………………

po’ n u e r e Per rid La maestra chiede alla classe: – Com’è la vostra scuola dei sogni? E la classe risponde in coro: – CHIUSA!

Al termine della verifica di Matematica, Elisabetta chiede a Francesca: – Ehi, Francy, come è andata la verifica? – Male Eli, male, ho consegnato in bianco. – Oh, no! Anche io! Adesso la maestra penserà che abbiamo copiato! RISTORO

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Testo Poetico

Il

PRIMA

SENTO • BRANO SONORO

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del testo poetico.

Sento Mi Roberto Piumini, Quieto patato, P iace Nuove Edizioni Romane L eggere SENTO IL VENTO. HA DENTRO SEMI DI SUONO. LI POSA E RIPOSA NELLE ORECCHIE SEGRETE…

DOPO

l’ ASCOLTO

Com’è il linguaggio utilizzato? Suggestivo. Avventuroso. Descrittivo.

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ZIONE PRESENTA

Quale immagine poetica ritrovi nei versi? Rima. Allitterazione. Personificazione.


IL TESTO POETICO • LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 57-69

Gira pagina e scopri le caratteristiche del testo poetico.

Secondo te, in quante strofe è diviso il testo? Una. Due. Tre.

Qual è l’argomento principale della poesia? Il vento. Il mare. La musica. ZIONE

PRESENTA

131


Le

Il testo poetico

C aratteristiche

Leggi le caratteristiche del testo poetico, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 130-131.

LINGUAGGIO STRUTTURA

IL LINGUAGGIO È SCELTO CON CURA PER CREARE IMMAGINI POETICHE, COME LA SIMILITUDINE, LA METAFORA E LA PERSONIFICAZIONE, CHE SUSCITANO EMOZIONI E SUGGESTIONI.

È SCRITTO IN VERSI, CHE SONO RAGGRUPPATI IN STROFE. A VOLTE LE PAROLE ALLA FINE DEI VERSI RIMANO TRA LORO.

IL TESTO POETICO

SCOPO

ARGOMENTI

RACCONTA, ESPRIME PENSIERI E STATI D’ANIMO, TRASMETTE EMOZIONI E STIMOLA L’IMMAGINAZIONE.

TRATTA ARGOMENTI DI DIVERSO TIPO: SENTIMENTI, RICORDI, SPERANZE, FENOMENI NATURALI, LA QUOTIDIANITÀ...

S trategie per S crivere 132 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 57-69 del tuo L ibro di S crittura


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il testo poetico

Mi sento solo Janna Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori

LIFE SKILLS Mi P iace L eggere

Mi sento solo come un verme solitario, come un cammello quando incontra un dromedario, come la freccia quando vola via dall’arco, come un gorilla nella gabbia del bioparco. Mi sento solo come un punto esclamativo, come un articolo se manca il sostantivo, come un incastro che non sa qual è il suo posto, come un cucciolo abbandonato a ferragosto.

SORRIDO

IMPARO

Quando hai avuto o hai la sensazione di essere solo/a? Scrivi sul quaderno alcune frasi che iniziano così: Mi sento solo/a quando... Hai un posto preferito in cui rifugiarti quando vuoi rimanere da solo/a? Se non ne hai uno, come vorresti fosse il tuo rifugio? Disegnalo sul quaderno.

Mi sento solo come solo può un bambino. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quale immagine poetica viene utilizzata più volte in questa poesia? Metafora. Similitudine. Personificazione. Da quale avverbio è introdotta? Cerchialo nella poesia. Scrivi lo schema delle rime nei accanto a ogni verso.

BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

133


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il testo poetico

LIFE SKILLS

La mia città Davide Rondoni, Le parole accese. Poesie per bambini e non, Rizzoli

Mi P iace L eggere

SORRIDO

IMPARO

Conosci la storia della tua città? Quali sono i luoghi più caratteristici e più importanti? Dividetevi in gruppi e fate una ricerca, poi esponete alla classe quanto avete scoperto.

La mia città è come una persona, un po’ la conosco e un po’ la ignoro, ha lati misteriosi la sua storia, fatta di fatica e oro. Le sue vie larghe o strette, i monumenti, le chiese, i palazzi o le casette sono come l’espressione del viso delle persone. Com’è bello girarla, scoprirla nei suoi angoli, impararla nei suoi vicoli. Chissà che cosa sogna la mia città... Nel petto un cuore ha, e sotto il cielo la sua vita come un grande fiume va...

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro

R ifletto

Completa le frasi con i numeri corretti. • La poesia è formata

Secondo te, che cosa intende dire il poeta quando dice che la storia della città è “fatta di fatica e oro”?

da ...........………… versi. • La poesia è formata

...................................................................................................................................................

da ...........………… strofe.

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…………................………………...............................................................................................

................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................


GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il testo poetico

Parole matte Chiara Carminati, Poesie per aria, Topipittori

Mi P iace L eggere

Poesia è una voce allegra che fa le capriole e come l’acqua e il vento fa cantare le parole Poesia è un orecchio attento che ascolta e che cattura è un seme nato dentro che riempie chi lo cura Poesia ha parole matte per ridere e pensare ci giochi le assapori e poi le fai volare Poesia ha parole matte che dicono in profondo la storia a molti sensi di come è fatto il mondo.

Mi P iace Scrivere

Scrivi una breve poesia sul quaderno che inizi così: Poesia è .....……………….............. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quale immagine poetica viene utilizzata nella poesia? Metafora. Similitudine. Personificazione.

C ollego Sottolinea nel testo le parole che ti colpiscono. Secondo te, rendono la poesia più viva ed efficace?

R ifletto Quali emozioni ti suscita la poesia? Confrontati con le tue compagne e i tuoi compagni.

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Giacomo Leopardi

Il testo poetico

Il poeta Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798 da una famiglia nobile. Ricevette un’educazione molto rigida, da cui riusciva a “scappare” soltanto leggendo i libri che trovava nella grandissima biblioteca paterna. Crescendo si allontanò dalla sua città, prima andando a Roma e poi viaggiando per l’Italia, ma tornò presto a Recanati per ragioni di salute. Visse in seguito a Firenze e a Napoli, dove morì nel 1837. L’Infinito è il componimento più celebre del poeta.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

R ifletto Quali emozioni suscita in te questa poesia? La parafrasi ti ha aiutato a comprenderla? Confrontati con la classe.

136 666

L’infinito Giacomo Leopardi, in “Canti”

Mi P iace L eggere

Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare.


Il testo poetico

GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Fare la parafrasi significa riscrivere un testo poetico senza la suddivisione in versi, utilizzando parole più semplici e cercando di mantenere il significato originale e il senso che il poeta o la poetessa ha voluto attribuire a esse.

LIFE SKILLS SORRIDOIMPARO

Parafrasi Ho sempre amato questo colle solitario e questa siepe, che impedisce al mio sguardo di vedere l’orizzonte. Ma quando sono qui seduto, e guardo, immagino spazi sterminati al di là di essa, e un silenzio sovrumano, e una pace profondissima, fino quasi a sentire il cuore spaventato. E non appena sento il fruscio del vento tra gli alberi paragono questo rumore a quel silenzio infinito: e nella mia mente affiora il pensiero dell’eternità, di tutte le ere ormai trascorse, e quella presente e viva, con la sua voce. Così il mio pensiero è sommerso in quest’immensità ed è dolce, per me, naufragare in questo mare.

Come immagini il paesaggio oltre la siepe? Descrivilo brevemente sul quaderno, poi leggi la tua descrizione a voce alta, a chi è accanto a te. Chiedi di chiudere gli occhi durante la lettura e fatti raccontare che cosa ha immaginato!

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GUARDARE CON ALTRI OCCHI

Il testo poetico

Il mio cuore

LIFE SKILLS

Mi Silvia Vecchini, Acerbo sarai tu, Topipittori P iace L eggere Tra le ossa della cassa toracica Ho un nido Non ditelo in giro Ma sento battere sul guscio A volte sento pigolare Chiedere aiuto Qualcosa che ha fame Un frullo di ali Qualcuno che si sporge Più in là del consentito Ho paura che cada Che perda l’equilibrio Poi lungamente si acquieta E dorme, dorme. Un cuore uccello, cometa.

LABORATORIO per

Avessi un interruttore mio cuore ti spegnerei senza pudore quando voglio riposare da tutto questo daffare che mi dai oppure ti metterei al minimo volume giusto un disturbo un fruscio, per ricordarmi dove sei, chi sono io.

IMPARO

Hai mai desiderato “spegnere” momentaneamente le emozioni o i pensieri intensi? Raccontalo alla tua compagna o al tuo compagno di banco. Se dovessi realizzare un’illustrazione per la pagina in cui sono contenute queste poesie, come la faresti? Realizzala su un foglio.

COMPRENDERE

C ollego Qual è l’argomento che accomuna le due poesie? ………......….....................………………..................................................

Che cosa te lo fa capire? Sottolinea gli indizi nel testo.

138 666

SORRIDO

R ifletto Che cosa pensi che l’autrice voglia comunicare attraverso l’immagine di un “nido tra le ossa della cassa toracica”? Confrontati con la classe.


A CHE PUNTO SONO? La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

È scritto in ……............................, che sono raggruppati in ……...................................... A volte le parole alla fine dei versi ……....................................

Il ……...................................... è scelto con cura per creare immagini ……......................................, come la ……......................................, la metafora e la ……......................................, che suscitano emozioni e suggestioni.

tra loro.

IL TESTO POETICO

Ha lo …….................................................................

Gli ……....................................... sono

di raccontare, ……............................................

di diverso tipo: sentimenti,

pensieri e stati d’animo, trasmettere

……......................................., speranze,

……....................................... e stimolare

fenomeni …….......................................,

…….......................................

la quotidianità…

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: leggere ti aiuta a conoscere qualcosa in più del mondo che ti circonda, conoscere cose nuove e a volte anche bizzarre. Libera la tua curiosità e lasciati guidare dal piacere di leggere. AG ICGAIO VEORRIF MONIT

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CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Nessuno escluso Carlo Marconi, Poesie del camminare, Lapis

Mi P iace L eggere

C’è chi cammina allegro e spensierato, chi si schiude la borraccia e si disseta, chi fa una sosta per riprender fiato, chi si scoraggia prima della meta. C’è chi si arresta poi si volta e aspetta, chi tende mani amiche a chi si siede, chi scruta fra le nuvole la vetta, chi osserva attento dove posa il piede. E su ciascuno un delicato sguardo perché possa raggiungere il traguardo.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Da quante strofe è composta la poesia? ………......….....................………………...................... Sottolinea nel testo con lo stesso colore le parole che rimano tra loro. Qual è lo schema delle rime? ………......….....................………………................................................... Perché la poesia si intitola Nessuno escluso? ………......…...............................................................................................................………………......................................... ………......…...............................................................................................................………………......................................... ………......…...............................................................................................................………………......................................... ………......…...............................................................................................................……………….........................................

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VERIFICA

Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Perché odio la poesia Chiara Carminati, Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans, Bompiani

Mi P iace L eggere

Odio la poesia perché è un insieme di rime sceme

la poesia del genere che spegne le parole in cuori posacenere

la odio quando spreme il succo alle stagioni il sangue agli ideali i nomi alle emozioni

Odio la poesia che mi indica col dito perché sono lo stupido che non ha capito

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Che cosa vuole dire l’autrice con questi versi? …..………………………………………...…………………………..………………………………………...………………………

Nella poesia ci sono immagini poetiche?

No

L’autrice utilizza una serie di immagini forti, come “cuori posacenere”. Secondo te, qual è la loro funzione? …..………………………………………...…………………………..………………………………………...………………………

A COLPO

d’ OCCHIO

Secondo te, quale di queste è la copertina di un libro di poesie? Segnala con una X.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo? Sì

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? ………………………………………………… Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i TESTI POETICI?

No

Perché? ……………………………………………………………………………………………………………………………… Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. …………………………………………………………………………………………………………………………………………… Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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S

coprire

o d n o il m L’AR T DI C ICOLO R pagg ONACA . 144 -159

142

IONE

OSSERVAZ


Che cosa imparerai In queste pagine scoprirai nuovi testi per informare. Leggerai notizie su fatti e avvenimenti del mondo circostante in testi dalla struttura particolare. Capirai come idee diverse possono essere messe a confronto e l’importanza di sostenere ognuna con i giusti argomenti.

LA MIA BIBLIOTECA, VIDEO

IL TESTO IVO ARGOMENTAT 5 pagg. 160-17

IONE

OSSERVAZ

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L’

A rticolo C roronaca naca di

PRIMA

dell’ ASCOLTO

Osserva bene la fotografia, leggi il titolo e l’inizio dell’articolo.

Brucia il Drago Vaia, fiamme alte e visibili da grande distanza. Attivati i vigili del fuoco per spegnere l’incendio 22 agosto 2023, dolomiti.it

Mi P iace L eggere

È SCATTATA L’ALLERTA PER UN INCENDIO SULL’ALPE CIMBRA. A BRUCIARE IL DRAGO VAIA, LA PRIMA OPERA DI GRANDE SUCCESSO REALIZZATA CON GLI SCARTI DELLA TEMPESTA DEL 2018 DALL’ARTISTA MARCO MARTALAR.

DOPO

l’ ASCOLTO

Com’è l’argomento trattato nell’articolo? Reale. Fantastico.

144

ZIONE PRESENTA

Nell’articolo è presente il sommario. Dove? Subito dopo il titolo. Alla fine.

Com’è il linguaggio utilizzato? Chiaro e preciso, con dettagli. Molto generico, senza dettagli.


L’ARTICOLO DI CRONACA BRUCIA IL DRAGO VAIA • BRANO SONORO

• LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 70-75

Gira pagina e scopri le caratteristiche dell’articolo di cronaca.

Quale regola rispetta il testo? Le 5 W. Le 7 H. Le 4 A.

Qual è lo scopo dell’articolo? Informare su una catastrofe forestale in Trentino. Informare sull’incendio dell’opera dello scultore Martalar. ZIONE

PRESENTA

145


Le

C aratteristiche

L’articolo di cronaca

Leggi le caratteristiche dell’articolo di cronaca, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 144-145.

STRUTTURA • TITOLO, CHE PRESENTA LA NOTIZIA; • OCCHIELLO, CHE SI TROVA SOPRA IL TITOLO E INTRODUCE L’ARGOMENTO; • SOMMARIO, CHE SI TROVA SOTTO IL TITOLO E RIASSUME IL CONTENUTO DELL’ARTICOLO; • TESTO DELL’ARTICOLO. PUÒ ESSERE ACCOMPAGNATO DA FOTOGRAFIE O GRAFICI.

ARGOMENTI PUÒ FORNIRE INFORMAZIONI SU DIVERSI FATTI E AVVENIMENTI RIGUARDANTI L’ATTUALITÀ.

L’ARTICOLO DI CRONACA LE 5W SCOPO FORNISCE INFORMAZIONI SU UN FATTO ACCADUTO. GLI ARTICOLI DI CRONACA SI TROVANO IN GIORNALI O RIVISTE, CARTACEI OPPURE ONLINE, E SONO DESTINATI A ESSERE LETTI DA UN VASTO PUBBLICO.

LINGUAGGIO IL LINGUAGGIO È CARATTERIZZATO DA UNA SINTASSI SEMPLICE E DA UN LESSICO CHIARO E PRECISO.

UN BUON ARTICOLO DI CRONACA RISPONDE A 5 DOMANDE FONDAMENTALI, LE 5W: WHO (CHI)? WHAT (CHE COSA)? WHERE (DOVE)? WHEN (QUANDO)? WHY (PERCHÉ)?

S trategie per S crivere 146 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 70-75 del tuo L ibro di S crittura


L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO

CRONACA

SEZIONE

Terremoto di magnitudo 4.4 nella zona di Verona: la scossa avvertita anche a Milano Adattato dal sito ilfattoquotidiano.it, Chiara Salvini

Le sezioni In un quotidiano gli articoli sono suddivisi in sezioni: politica interna-estera, cronaca, cultura, scienze, spettacolo, sport, economia e finanza.

Mi P iace L eggere

TITOLO

FOTOGRAFIA

29 Dicembre 2020 È il terzo registrato nella zona dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in poco meno di 2 ore. L’epicentro è stato localizzato per ora in una zona a 3 chilometri da Salizzole (VR), a una profondità di 9 chilometri. Terremoto nel pomeriggio di oggi 29 dicembre nel Veronese alle 15:36. La scossa è stata avvertita anche a Milano. A confermare la notizia è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La scossa è avvenuta a circa due ore di distanza dal forte terremoto di 6.4, con epicentro vicino Zagabria (in Croazia), ed è stata avvertita in mezza Italia, dal Trentino a Napoli. Secondo l’Ingv, si tratta della terza scossa registrata in poco meno di due ore. La magnitudo è salita a 4.4 e l’epicentro è stato localizzato per ora in una zona a 3 chilometri da Salizzole (VR), a una profondità di 9 chilometri. Il primo terremoto, di magnitudo 3.4, è stato registrato dall’Ingv alle 14:02, il secondo, di 2.8, alle 14:44 ed entrambi con epicentro vicino a Salizzole. I vigili del fuoco fanno sapere che sono giunte alle sale operative richieste di informazioni e per ora non sono stati segnalati danni o richieste di soccorso.

DATA SOMMARIO AUDIO DI TUTTA L’UNITÀ, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI

Ingv: Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Questo articolo su quale argomento fornisce informazioni? ..........................................................

Quali elementi ti hanno aiutato a rispondere alla domanda? Sottolineali.

Testo facilitato e semplificato

147


L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Quali elementi sono presenti in questo articolo? Segna con una X la risposta corretta. Il titolo, l’occhiello e il sommario. Solo il titolo e il sommario. Solo il titolo e l’occhiello. Sottolinea nel testo, con i colori indicati, le risposte alle 5W. Who (Chi)? What (Che cosa)? Where (Dove)? When (Quando)? Why (Perché)?

LIFE SKILLS SORRIDOIMPARO Riesci a immaginare una parte dell’acquario descritto nel testo? Disegnala su un foglio.

Sotto il segno dei pesci

Le tre biologhe dell’Acquario Civico di Milano tra routine, salvataggi ed emozioni Adattato dal sito corriere.it - 14 gennaio 2021

Mi P iace L eggere

I racconti di Patrizia Merico, Barbara Zoccolato e Patrizia Caporali: «Il polpo mangia solo con i giochini. Orate e branzini agitano la coda quando ci vedono col vassoio del cibo». (Di Francesca Bonazzoli)

La vita di un polpo (che non è un pesce ma un mollusco) si calcola intorno ai dodici mesi. «Ma qui da noi arrivano anche a diciotto perché giochiamo con loro e li facciamo divertire» racconta serissima Patrizia Caporali, una delle tre biologhe che si occupano degli animali dell’Acquario Civico. A ognuna di loro sono assegnate vasche diverse, ma il polpo sembra il preferito di tutte. «E lui ci riconosce perché ama essere coccolato e accarezzato in mezzo agli occhi. Questo polpo è particolarmente socievole e sensibile: quando vuole giocare è lui stesso a portarmi le palline», spiega Patrizia, che gli ha appena scongelato delle cozze e mentre le nasconde dentro scatoline colorate gli parla come a un bambino. Al polpo, infatti, non basta che gli si butti il cibo in vasca, vuole scoprirlo fra i giochini che gli hanno messo a disposizione. A sentire i racconti delle biologhe, qui all’Acquario i pesci sono animali da compagnia come cani e gatti.

148

Testo facilitato e semplificato


L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO

Barbara Zoccolato, per esempio, assicura che quando passa loro davanti con il vassoio del cibo, orate e branzini muovono bocca e coda: «Sono sicura che si emozionano e mi riconoscono», afferma. «Così anche le cernie: quando è morta la più grande di loro ho pianto. Ce ne sono alcuni che conosciamo da anni per cui è ovvio che interagiscano con noi.» Anche il piano sotto le vasche è sorprendente: c’è la cucina per preparare i pasti dei pesci; ci sono le vasche dove vengono tenuti in osservazione i nuovi arrivati; le vasche dove vengono separati i più aggressivi; le nursery per allevare le uova e i nuovi nati. Due anni fa, in un’oasi naturalistica vicino a Brescia fu sversato del liquido tossico proprio quando rane e rospi avevano già deposto le uova. «Ci contattarono perché avevano bisogno di un ambiente sicuro dove farle schiudere», ricorda la Merico. «Sono arrivate con un tremendo odore di petrolio; le abbiamo lavate e alla fine, una volta ripulito lo stagno, abbiamo restituito migliaia di girini.» L’Acquario Civico funziona anche di supporto alla polizia locale e al corpo forestale quando ci sono sequestri di animali. «Li ricollochiamo o fungiamo da ospitanti. Qualche giorno fa ci hanno dato l’affidamento definitivo di otto tartarughe acquatiche che erano qui da cinque anni», spiega la direttrice Nicoletta Ancona. Fra l’Acquario e il territorio c’è uno scambio continuo. Molti chiedono consigli, portano i pesci di nonni che non possono più occuparsene e proprio mentre siamo lì arriva il custode: al telefono c’è una persona che chiama per una vongola gigante. E pensare che Milano non ha nemmeno il mare.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Che cos’è un’oasi naturalistica? ............................................................ ............................................................ ............................................................ ........................................................... ........................................................... ............................................................ ...........................................................

Rispondi alle domande sul quaderno. • Come si chiamano le tre biologhe marine? • Perché le biologhe considerano i pesci animali da compagnia? • Quale funzione ha l’Acquario Civico?

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L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO

Gioele, il bello dello sport: aiuta l’avversario a rialzarsi e perde la gara di atletica Luca Cinotti, in iltirreno.it, 8 giugno 2023

Mi P iace L eggere

Lucca, autore del bel gesto un giovanissimo atleta della Virtus. Il direttore tecnico Matteo Martinelli: «È la sintesi perfetta dei nostri valori, siamo commossi». LUCCA. Si chiamano Gioele e Lorenzo, hanno dieci anni e pochi giorni fa hanno dato una grande lezione a tutti noi. Una lezione di sportività, di altruismo, di competizione che non lascia però lo spazio all’egoismo. Il palcoscenico è stato il meeting internazionale di Lucca di atletica leggera, che si è disputato nella giornata di domenica scorsa. Prima dei campioni e dei tempi da record, un importante spazio è stato affidato al Gran Galà degli esordienti. Si era quasi alla fine del programma dei bambini quando lo starter ha dato il via a una delle gare simbolo dell’atletica: i 400 metri piani, il giro di pista che in tanti hanno ribattezzato “il giro della morte”. Sui blocchi i ragazzi del 2012-2013. Arrivati all’ultima curva prima del rettilineo finale, in testa c’è Lorenzo, tesserato per l’Atletica Massarosa. Alle sue spalle, però, è in grande rimonta Gioele, che veste la divisa della società padrona di casa, la Virtus Lucca. Gioele affianca Lorenzo, per qualche metro corrono spalla a spalla. Poi, l’imprevisto: i piedi (o le gambe) si agganciano involontariamente e Lorenzo cade sulla pista del campo “Moreno Martini”. sliding door: letteralmente “porta scorrevole”, è un’esepressione che indica un momento imprevedibile che può cambiare la vita di una persona.

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A quel punto il suo avversario avrebbe la strada spianata verso la vittoria. Ma in questa sliding door Gioele decide altrimenti: si avvicina al ragazzo ancora riverso a terra e lo aiuta a rialzarsi. I due bambini ricominciano a correre, ma


L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO

a qual punto gli altri stanno rimontando da dietro: a tagliare per primo il traguardo, alla fine, sarà un tesserato dell’Atletica Libertas di Livorno. Ma gli applausi, scroscianti, dalla tribuna, non sono solo per lui: salutano infatti anche Lorenzo e, soprattutto, Gioele. Un’ovazione che va avanti per decine di secondi, anche quando tutti i concorrenti hanno tagliato il traguardo. Poi, due giorni fa, la Virtus decide di pubblicare sui propri profili social il video di quanto accaduto (girato proprio dal padre di Gioele) e la storia diventa di dominio pubblico e rimbalza da una bacheca Facebook all’altra. Un racconto che ha dei punti in comune con quello di Dorando Pietri, l’italiano che alle Olimpiadi londinesi del 1908, ormai allo stremo, venne aiutato a tagliare il traguardo da un giudice e da un medico, per essere poi squalificato. «È una cosa bellissima quella che sta accadendo – commenta Matteo Martinelli, direttore tecnico della Virtus –. È la sintesi perfetta di tutti i nostri valori, di quello che mettiamo nel nostro impegno quotidiano. Ci dà tanta energia, e ci commuove».

LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Chi sono Gioele e Lorenzo e che cosa hanno fatto al meeting internazionale di atletica leggera a Lucca? • Chi, alla fine, ha vinto la gara dopo l’incidente che coinvolge Gioele e Lorenzo? • Puoi spiegare la connessione tra questa storia e quella di Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra del 1908? • Secondo il direttore tecnico della Virtus, che cosa rappresenta questo incidente e come influisce sulla loro organizzazione?

R ifletto Che cosa pensi del gesto di Gioele? Ti è mai capitato di vedere gesti simili in altri contesti? Confrontati con la classe.

Se dovessi scrivere un breve messaggio a Gioele, dopo quanto accaduto, che cosa gli Mi P iace scriveresti?

Scrivere

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Secondo te, quali sono i valori più importanti da applicare nello sport, qualsiasi esso sia? Confrontati con la classe.

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L’articolo di cronaca

SCOPRIRE IL MONDO

Bernardo in pensione dopo 8 anni adatt. da iltirreno.it, 28 giugno 2023

Mi P iace L eggere

GROSSETO Dopo otto anni di onorata carriera Bernardo va in pensione. Bernardo però non è un signore che ha raggiunto i limiti dell’età pensionabile, ma uno degli angeli a quattro zampe dell’associazione Dog4Life che dal 2015 ha allietato con la sua presenza e la sua spiccata simpatia le giornate dei pazienti e delle pazienti dei reparti del Misericordia di Grosseto diretti dalla dottoressa Anna Paola Pecci. Venerdì scorso il Golden retriever ha fatto visita al reparto per l’ultima volta, visto che, anche se in buona salute, dopo una certa età, 13 anni per esattezza, è giusto che “si ritiri” a vita privata. Tra le risate e qualche lacrima, operatori e pazienti hanno salutato Bernardo ringraziandolo per l’allegria e i momenti di spensieratezza che ha regalato a tutti coloro che lo hanno conosciuto. «Berni, come amo chiamarlo, resterà per sempre nei nostri cuori, non vederlo più gironzolare in reparto sarà dura – afferma Pecci –. Senza consapevolezza, con la sua presenza è stato parte integrante della cura. Nel tempo sono stati evidenti gli effetti benefici sui pazienti e sulle pazienti di Bernardo e di tutti gli altri animali da affezione che rappresentano la pet therapy. Da noi le porte sono aperte a tutti gli animali domestici, quelli dell’associazione Dog4Life che non finirò mai di ringraziare, ma anche quelli degli stessi pazienti che volendo possono tenerli accanto. Gli animali sono curativi e danno un enorme supporto a degenti e ad operatrici e operatori. I benefici sono molteplici. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i volontari e le volontarie di Dog4Life per il loro costante impegno e in particolare Lucia Franci, responsabile per la pet therapy dell’associazione in Toscana e non solo proprietaria, ma soprattutto compagna di vita di Berni. Un saluto speciale invece al nostro Bernardo che da ora in poi si godrà il meritato riposo». Bernardo passa il testimone ai suoi “collaboratori”, ovvero agli altri cani dell’associazione che hanno fatto un pezzo di strada con lui incontrando tanti pazienti.

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L’articolo di cronaca

Tra questi collaboratori ricordiamo Mora, un Border collie, Blu, un Labrador retriever, Love e Paddy, anche loro Golden retriever. «Ho conosciuto Bernardo qualche anno fa, abbiamo diviso un panino e ci siamo conquistati a vicenda – racconta Simona Dei, direttrice sanitaria Asl Toscana Sud Est –. Era palpabile il posto unico che occupava nei reparti, e che ha occupato fino a oggi». «Bernardo mi ha accompagnata in un viaggio meraviglioso, quello della Pet Therapy – racconta Lucia Franci –. Ho sempre pensato fosse nato per fare questo, ha mostrato fin dall’inizio delle doti speciali nel rapportarsi con le persone che ha incontrato nella sua vita, avendo atteggiamenti molto diversi da situazione a situazione ed entrando in un’empatia stupefacente con ognuno di loro, che spesso lasciava a bocca aperta anche me. Insieme a Berni, Goccia e Onda, due Labrador retriever, che purtroppo ci hanno lasciato lo scorso anno, e con la mia collega Paola Cecere abbiamo varcato le porte dell’ospedale Misericordia, un sogno era diventato realtà! I ricordi di questi anni sono tantissimi. Volti, sorrisi, lacrime, silenzi e risate si susseguono incessanti».

LABORATORIO per

SCOPRIRE IL MONDO

LIFE SKILLS SORRIDOIMPARO Se dovessi fare un’illustrazione per invitare i pazienti e le pazienti a portare con sé in ospedale i propri animali domestici, dicendo loro che ogni animale è ben accetto, come la faresti? Quale slogan aggiungeresti come didascalia?

................................................................. ................................................................. .................................................................

COMPRENDERE

C ollego Leggi le affermazioni e segna con una X se sono vere (V) o false (F). • Bernardo è un cane di razza Golden retriever. • Bernardo ha lavorato come cane da terapia per 5 anni. • Anna Paola Pecci è la padrona del cane. • Non è previsto alcun beneficio terapeutico dalla presenza di animali domestici nei reparti. • L’articolo menziona altri cani che hanno lavorato con Bernardo. • La pet therapy promuove la comunicazione e le relazioni sociali tra pazienti e operatori/operatrici. • Bernardo è stato sostituito da un cane di razza Border collie. • La pet therapy è stata condotta dall’associazione Dog4Life.

V V V V V

F F F F F

V F V F V F

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A CHE PUNTO SONO?

L’articolo di cronaca La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

Parla di fatti e ............................................. riguardanti l’.....................................................

• ....................................................., che presenta la notizia; • occhiello, che introduce l’argomento; • ....................................................., che riassume il contenuto dell’articolo; • testo dell’....................................................., Può essere accompagnato da ................................. o grafici.

L’ARTICOLO DI CRONACA Un buon articolo di cronaca risponde alle 5W: Who (............................)?

Fornisce ..........................................

What (..........................)?

su un fatto accaduto.

Where (........................)? When (.........................)? La ..............................

Why (............................)?

è semplice e il lessico è ....................................

e preciso.

SORRIDOIM

PARO

Ricorda sempre: ogni tanto, mentre leggi fermati e chiediti se stai davvero capendo quello che stai leggendo, questo ti aiuterà a restare con la concentrazione al massimo e non perderai nulla per strada.

154 666

GGIO MONITORA


CHE COSA HO HAI IMPARATO? IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Bimbo salva il nonno dal soffocamento con la manovra di Heimlich imparata a scuola adatt. da repubblica.it, 23 maggio 2023, a cura della redazione Cronaca

Mi P iace L eggere

A Castelmassa, in provincia di Rovigo. La tecnica di primo soccorso gli era stata spiegata pochi giorni prima da un volontario della Croce Rossa.

23 MAGGIO 2023 Una manovra imparata a scuola. Così un bambino ha salvato suo nonno che stava per soffocare a causa di un boccone andato storto. È successo a Castelmassa, in provincia di Rovigo. Quando ha visto suo nonno andare in crisi respiratoria, il bambino ha spiegato al padre cosa doveva fare: la manovra di Heimlich. Quelle mosse le aveva imparate a scuola durante le lezioni di primo soccorso tenute dai volontari e dalle volontarie della Croce Rossa. Un progetto entrato direttamente nelle classi e dedicato agli alunni e alle alunne tra gli 8 e i 13 anni. Ricordando la spiegazione, il ragazzino ha quindi guidato il padre passo passo, spiegandogli come intervenire: l’uomo si è messo alle spalle dell’anziano e ha eseguito una serie di compressioni addominali fino

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CHE COSA HO IMPARATO?

a liberarlo dall’ostruzione che non riusciva a farlo respirare. L’anziano è riuscito a riprendersi. E il bimbo ha ricevuto i complimenti dei soccorritori che nel frattempo erano arrivati sul posto. A insegnargli quella tecnica era stato un ragazzo poco più grande di lui: un sedicenne della zona che ha scelto di fare il volontario nella Croce Rossa e che al Gazzettino ha raccontato l’episodio.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Segna con una X la risposta corretta. • Che cosa ha fatto il bambino quando ha visto suo nonno soffocare? Ha chiamato la Croce Rossa. Ha spiegato al padre cosa doveva fare. Ha lasciato che suo nonno risolvesse da solo. Ha chiamato la sua dottoressa.

• Quale provincia è menzionata nel brano? Vicenza. Verona. Rovigo. Padova. Usa i numeri per mettere in

• Il ragazzo che ha insegnato al bambino la manovra di Heimlich di quale organizzazione faceva parte? Croce Gialla. Croce Rossa.

Guardia Medica. Ospedale Locale.

• Quale età aveva il ragazzo volontario? Più giovane del protagonista. Più grande del protagonista. Uguale al protagonista. Non è menzionato nell’articolo. • Qual è stata la reazione dei soccorritori al salvataggio del nonno? Hanno rimproverato il bambino. Non hanno commentato. Hanno criticato il metodo usato. Hanno fatto i complimenti al bambino.

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ordine cronologico i fatti. L’anziano riesce a riprendersi. Il nonno sta soffocando. Il bambino spiega al padre passo passo che cosa deve fare. Il bambino ha ricevuto i complimenti dai soccorritori. Arrivano i soccorsi. Il papà libera il nonno dall’ostruzione.

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CHE COSA HO IMPARATO?

Otto multe: rischia di chiudere la piccola casa editrice per l’infanzia Adattato dal sito corriere.it, 9 gennaio 2021

Mi P iace L eggere

«Non abbiamo affisso noi di Momo le pubblicità. E 3 300 euro sono un patrimonio» La casa editrice è in una stanza a Tor Marancia. Lì dentro Mattia Tombolini, 30 anni, lavora per creare libri che piacciano ai bambini e alle bambine. La Momo edizioni stava appena iniziando la sua vita culturale quando sono arrivati otto verbali del Comune, che ne mettono a rischio il futuro. «Io, Alice Palumbo e Gianmarco Mecozzi veniamo da precedenti esperienze editoriali – spiega –. Per questo abbiamo pensato a un progetto che parlasse ai più piccoli dalla loro stessa posizione.» Due collane dedicate a ragazze e ragazzi e una collana di saggistica per persone adulte. «Abbiamo aperto a settembre 2019 – racconta –. Il primo titolo è arrivato quasi con la prima chiusura per il Covid. Ma non ci siamo arresi.» La Momo edizioni non si è fermata con il lockdown, ma ora potrebbe arrendersi davanti alle multe. «A dicembre i vigili urbani hanno notificato otto verbali – racconta Mattia – per altrettanti manifesti formato A3 affissi in via dei Sardi a San Lorenzo che pubblicizzavano un’iniziativa culturale dedicata ai bambini e alle bambine: 412 euro a foglio, totale 3 300. Un patrimonio per la nostra realtà imprenditoriale.» Quei fogli che «non abbiamo affisso noi», dicono dalla casa editrice, annunciavano laboratori, escursioni, workshop all’aperto gratuiti. «Era una manifestazione organizzata per i più piccoli gratuitamente – continua l’editore –. Erano tanti i partecipanti, ma hanno multato solo noi per otto volte.» Ora il legale della casa editrice sta valutando il ricorso al sindaco, di cui può avvalersi qualsiasi cittadino che ritenga ingiusta la sanzione ricevuta. Ma in questo caso Momo dovrebbe farlo otto volte, una per ogni multa. Sempre otto le opposizioni al giudice di pace, nel caso il ricorso al sindaco dovesse essere respinto. «Otto ricorsi, otto notifiche – continua l’editore – con un aggravio di spese legali non solo da parte nostra, ma anche da parte dell’amministrazione comunale che deve fare otto valutazioni diverse per un verbale che è sostanzialmente lo stesso.» Per salvare la casa editrice in molti hanno suggerito di far partire una raccolta di fondi per pagare le multe, «ma io non me la sento di chiedere aiuto in denaro – confessa Tombolini – in questo periodo così difficile per tutti. E inoltre pagare significherebbe ammettere una colpa che non abbiamo.» Testo e verifica facilitati e semplificati

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VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

L’idea dei tre ragazzi della redazione di Momo è di avviare una campagna di sostegno per pagare le spese legali necessarie per gli otto ricorsi. Stanno pensando di pubblicare otto nuovi libri, uno per ogni sanzione amministrativa ricevuta. «Sono triste perché penso che un giovane precario, come sono io insieme ai colleghi della redazione, che prova a lanciarsi in un progetto culturale – conclude – può essere bloccato per sempre da otto multe che non lo riguardano, di cui non è colpevole. Perché se pago le sanzioni (e l’avvocato) non posso pagare i fornitori e le spese. Siamo una casa editrice piccola che pubblica libri per bambini e organizza gratis eventi culturali a loro dedicati. Per questo abbiamo vinto anche un bando del Comune che quindi riconosce la qualità del nostro lavoro.»

LABORATORIO per

COMPRENDERE

Sottolinea con due colori diversi il titolo dell’articolo e il sommario. Cerca le informazioni nel testo e rispondi alle 5 domande: Who (Chi)? What (Che cosa)?

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Where (Dove)?

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When (Quando)?

........................................................................................................................

Why (Perché)?

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Che tipo di linguaggio utilizza l’articolo? Chiaro e preciso.

Ricco di immagini poetiche.

Che cos’è una casa editrice? Una società che pubblica libri, giornali o riviste.

Una casa piena di libri per bambine e bambini.

Che cosa indica il termine lockdown? Le misure di isolamento e chiusura messe in atto nel 2020-2021 a causa dell’emergenza sanitaria. La chiusura della casa editrice a causa delle multe ricevute.

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CHE COSA HO IMPARATO?

Che cos’è un verbale? ...............................................................................................................................................................................................

Quando è stato scritto questo articolo e dove? Sottolinealo nel testo. Per raccontare l’accaduto, l’articolo riporta: le parole di un’intervista fatta a uno dei fondatori della casa editrice. le parole di un’intervista fatta a un vigile urbano. Qual è l’attività della casa editrice di cui parla l’articolo? Pubblicare libri.

Ideare manifesti.

Perché la casa editrice rischia di chiudere? ............................................................................................................................................................................................... ...............................................................................................................................................................................................

A COLPO

d’ OCCHIO

Quale di questi libri è stato pubblicato dalla casa editrice di cui parla l’articolo?

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo?

No

Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché? ....................................................................................................................................................................................................

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti gli ARTICOLI DI CRONACA?

No

Perché? ................................................................................................................................................................................... Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. ..................................................................... .....................................................................................................................................................................................................

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Testo A rgomentativo rgomentativo

Il

PRIMA

dell’ ASCOLTO

Osserva bene l’illustrazione, leggi il titolo e l’inizio del testo argomentativo.

Compiti a casa, sì o no? Emanuela Cruciano, 23 gennaio 2014, focus.it

Mi P iace L eggere

OGNI OCCASIONE È BUONA PER RIAPRIRE IL DIBATTITO. SOPRATTUTTO D’ESTATE CON I “FAMIGERATI” COMPITI DELLE VACANZE. IL DIBATTITO SULL’UTILITÀ DEL LAVORO A CASA COINVOLGE TUTTO IL SISTEMA SCOLASTICO...

DOPO

l’ ASCOLTO

Qual è l’argomento del testo? Un fatto realmente accaduto. Un tema di attualità. Una vicenda personale.

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ZIONE PRESENTA

Com’è la struttura del testo? Precisa: contiene presentazione dell’argomento, tesi, antitesi e conclusione. Narrativa, con inizio, sviluppo e conclusione.

Com’è il linguaggio utilizzato? Specifico e molto preciso. Generico e colloquiale. Poetico.


IL TESTO ARGOMENTATIVO COMPITI A CASA SÌ O NO? • BRANO SONORO

• LIBRO DI SCRITTURA PAGG. 76-82

Gira pagina e scopri le caratteristiche del testo argomentativo.

Di quali elementi è ricco il linguaggio? Connettivi (però, infatti, tuttavia ecc.). Aggettivi qualificativi. Verbi al passato.

Perché l’autrice ha scritto questo testo? Esprimere la propria opinione sui compiti a casa. Spiegare cosa sono i compiti a casa. ZIONE

PRESENTA

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Le

Il testo argomentativo

C aratteristiche

Leggi le caratteristiche del testo argomentativo, poi controlla se hai dato le risposte corrette alle domande di pagg. 160-161.

STRUTTURA ARGOMENTI PUÒ TRATTARE: FATTI REALMENTE ACCADUTI; TEMI RELATIVI ALLA POLITICA; TEMI DI ATTUALITÀ (COME INQUINAMENTO, USO DEL CELLULARE, SCUOLA, LAVORO...).

• PRESENTAZIONE DELL’ARGOMENTO DI CUI SI DISCUTE (PROBLEMA). • TESI: ESPOSIZIONE DELLA PROPRIA OPINIONE SULL’ARGOMENTO. • ANTITESI: ESPOSIZIONE DI UN’OPINIONE CONTRARIA ALLA TESI. • ARGOMENTI: PROVE A SOSTEGNO DELLA TESI O DELL’ANTITESI. SPESSO SONO DATI PROVENIENTI DA RICERCHE O INDAGINI. • CONCLUSIONE: SI AFFERMA LA PROPRIA OPINIONE O SI FORMULANO PROPOSTE PER RISOLVERE IL PROBLEMA.

IL TESTO ARGOMENTATIVO

SCOPO CHI SCRIVE ESPRIME LA PROPRIA OPINIONE SU UN DETERMINATO ARGOMENTO PER CONVINCERE CHI LEGGE DELLA SUA VALIDITÀ.

LINGUAGGIO CONTIENE ESPRESSIONI CHE EVIDENZIANO IL COINVOLGIMENTO IN PRIMA PERSONA DI CHI SCRIVE E CONNETTIVI, CHE COLLEGANO LA TESI E L’ANTITESI.

S trategie per S crivere 162 666

ZIONE PRESENTA

pagg. 76-82 del tuo L ibro di S crittura


Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO

Dove si pedala di più in Italia? adatt. da Paolo Federighi, focusjunior.it, 21 agosto 2020

Mi P iace L eggere

BRANI AUDIO, VIDEO, MAPPE, ALTRI CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

Oggi ci sono circa 7 auto ogni 10 abitanti e anche per fare piccoli spostamenti le bici sono sempre meno in voga. Ma ci sono alcune città in Italia in cui la rete di piste ciclabili è di molti chilometri e in cui le persone che usano le bici sono ancora un buon numero. Usare di più la bici e meno l’auto produce degli effetti positivi per il proprio fisico e la propria salute, inoltre, riduce lo smog e l’inquinamento. Quali sono le città italiane in cui la bicicletta è più usata? Ai primi posti, con il 33% di abitanti che si sposta in bici, ci sono Pesaro e Bolzano. Seguono, tra il 22 e il 27%, Ravenna, Reggio Emilia, Ferrara e Treviso. Con circa il 15% ci sono Cremona, Rimini, Pisa, Padova, Novara e Forlì. Per le metropoli la situazione è un po’ diversa. Tra queste città, quella in cui si utilizza di più la bici è Milano, con il 6% di abitanti. All’ultimo posto c’è Roma, con lo 0,5%. È questo quanto riporta il “1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città” realizzato da Legambiente. A Bolzano tutte le zone della città in cui si trovano scuole, centri ricreativi e sportivi sono collegate da piste ciclabili. A Pesaro è stata realizzata la Bicipolitana, una sorta di metropolitana per biciclette lunga 85 chilometri. Purtroppo, però, le piste ciclabili realizzate nel resto delle città, anche se sono aumentate, non sono state realizzate bene e sono senza sicurezza. Ogni anno in Italia muoiono 250 persone in bici, quasi una al giorno... Legambiente sottolinea che il fondo stradale delle piste ciclabili deve essere senza irregolarità, scorrevole e percorribile tutto l’anno, anche quando piove, e collegato a zone importanti: devono essere pensate insieme alla città. LABORATORIO per

LIFE SKILLS

COMPRENDERE

C ollego Qual è la causa dello scarso utilizzo della bicicletta in Italia? Rispondi a voce.

E sploro Sottolinea nel testo i dati che sostengono la tesi.

SORRIDO

IMPARO

Tu utilizzi la bicicletta? Che cosa pensi del suo uso in città? Confrontati con i tuoi compagni e le tue compagne.

Testo facilitato e semplificato

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Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO

Giochi da tavolo VS videogiochi adatt. da Internazionale Kids, numero 31, aprile 2022

Mi P iace L eggere

Non c’è niente di più divertente che passare una domenica con gli amici e le amiche davanti a un gioco da tavolo. Giochi come Monopoli o Dobble riescono a creare un’atmosfera speciale perché uniscono le persone, ma si può dire lo stesso dei videogame? Secondo una ricerca il 76% dei bambini e delle bambine tra gli 11 e i 16 anni parla con amici e amiche di videogiochi, che quindi aiutano a creare nuove amicizie. E poi durante i lockdown hanno potuto incontrarsi in mondi virtuali, rimanendo in contatto anche se erano fisicamente distanti. Tu che ne pensi?

Sì i giochi da tavolo battono i videogiochi I giochi da tavolo possono coinvolgere persone di ogni età, quindi sono meno individualistici e più inclusivi dei videogame. Giocare a distanza non è paragonabile a starsene insieme nella stessa stanza, come abbiamo imparato durante i lockdown. E poi passare troppo tempo davanti a uno schermo ha delle controindicazioni. Secondo alcune ricerche, può portare a disturbi del sonno, ridurre la capacità di concentrazione e anche rovinare la vista. I giochi da tavolo sono una piacevole pausa dagli schermi e sono fatti per durare nel tempo, perché non bisogna comprare nuove versioni per stare al passo con la tecnologia e spendere soldi per funzioni aggiuntive. Con i giochi da tavolo ci si può divertire per anni.

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

In classe, scegliete chi sostiene una tesi e chi l’altra e organizzate un dibattito. Chi riuscirà a essere più convincente?

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Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO

No i videogiochi sono il futuro I videogiochi offrono più scelta: puoi giocare da solo oppure in compagnia. Un sondaggio ha appurato che quasi la metà dei bambini e delle bambine tra gli 8 e gli 11 anni parla con amici e amiche online mentre gioca. I videogiochi fanno vivere esperienze impossibili nel mondo reale. Passare troppe ore davanti a uno schermo può far male, ma se usati in modo sensato i videogiochi possono aiutarti a crescere. Secondo una ricerca del National literacy trust (un’associazione inglese che promuove l’alfabetizzazione), giocare online può migliorare le capacità di lettura e scrittura, la creatività e l’empatia, cioè la capacità di comprendere e condividere i sentimenti di un’altra persona.

Da sapere Il quotidiano britannico «The Guardian» ha scritto che durante la prima settimana di lockdown nel 2020 le vendite di giochi da tavolo e di puzzle sono aumentate del 240%. Molti giochi da tavolo risalgono all’antichità. Gli scacchi derivano da un gioco chiamato chaturanga, e il backgammon è stato inventato 5000 anni fa in Mesopotamia. Nel 2023 l’industria mondiale dei giochi da tavolo (cioè le aziende che li realizzano e li vendono) varrà 12 miliardi di euro. Per quanto riguarda i videogiochi, invece, nel 2021 nel Regno Unito ne sono stati venduti 36 milioni di copie. LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro

C ollego

Sottolinea nel testo i dati che trovi, utili per sostenere la tesi.

In quale periodo particolare degli ultimi anni sono aumentate le vendite di giochi da tavolo?

Qual è l’argomento trattato nel testo? Il confronto tra giochi da tavolo e videogiochi. La storia dei giochi da tavolo.

....................................................................................................

Perché, secondo te? .................................................................................................... ....................................................................................................

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Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO LABORATORIO per

COMPRENDERE

P rima di L eggere Che cosa sai a proposito dell’argomento “alieni”?

LIFE SKILLS SORRIDO

IMPARO

Come potrebbe essere fatto un pianeta in cui vive una specie aliena? Prova a immaginarlo e descrivilo sul quaderno in dieci righe.

Alieni: esistono davvero? Luca Perri, Alieni, esistono davvero?, in “Focus Junior” n. 161/2017

Mi P iace L eggere

Secondo la Scienza devono esserci per forza nell’Universo, solo che non si è ancora riusciti a trovarli! Ma dove potrebbero essere? E come sono fatti? Solo da pochi decenni gli esseri umani hanno i mezzi per scoprire vita extraterrestre. La nostra galassia, la Via Lattea, è solo una dei 2 000 miliardi di galassie che esistono. Contiene a sua volta 200 miliardi di stelle e molte di queste hanno pianeti: è difficile immaginare di essere gli unici esseri viventi e l’unica “civiltà intelligente” nell’Universo. Si dice che, nel 1950, Enrico Fermi (premio Nobel per la Fisica), considerando questi numeri, si domandò come mai non fosse ancora stato trovato un alieno. Una risposta ce la dà l’Equazione di Drake, un calcolo complesso che stima il possibile numero di civiltà intelligenti esistenti nella nostra galassia e capaci di comunicare: è un numero bassissimo, tanto più che non sappiamo se queste ipotetiche civiltà esistano ancora. La Via Lattea, infatti, esiste da circa 13,7 miliardi di anni e gli esseri umani “solo” da 200 mila: potrebbero essersi già estinte. Se esistono, inoltre, non è detto che riusciamo a contattarle. L’essere umano, infatti, invia segnali nello Spazio (e sa riceverne) solo da qualche decennio, ma per andare da un lato all’altro della galassia questi segnali possono metterci fino a 100mila anni. E in 100mila anni potrebbe accadere che la civiltà umana si estingua da sola, prima di riuscire a ricevere il segnale di una civiltà extraterrestre.

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Testo facilitato e semplificato


Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO

Noi cerchiamo la vita nell’Universo basandoci sugli esseri viventi che conosciamo, dunque cercando l’acqua liquida. Ma siamo davvero sicuri che solo l’acqua renda possibile la vita? La risposta è no. Ma siccome al momento non abbiamo altri indizi ci concentriamo sull’acqua. E, dunque, andiamo alla ricerca di un pianeta che si trovi nella “zona abitabile”. Cioè in un’orbita attorno alla propria stella che permetta di mantenere l’acqua allo stato liquido, senza congelarla né farla evaporare. Inoltre, se trovassimo forme di vita aliene come faremmo a studiarle? Che siano batteri, piante o animali dovremmo evitare di contaminarle con microrganismi terrestri, per non rischiare di farle ammalare o distruggerle. E se fossero forme di vita animale riusciremmo a interagire con loro? Già è difficile avere a che fare con un leone, pensate se fosse un... alieno a sei zampe! Se trovassimo una civiltà ad uno stadio preistorico, secondo voi sarebbe giusto spaventarla con le nostre tecnologie? E se, al contrario, scoprissimo una civiltà avanzata, in che modo potremmo comunicare? Le lingue dei popoli della Terra sono diverse ma spesso hanno origini comuni, come comune è il modo di scrivere con le mani e di emettere suoni. Gli alieni, invece, potrebbero avere cultura, conoscenze e anatomia talmente diverse da non permetterci di trovare un modo di comunicare. GIOCO e IMPARO Sul quaderno, inventa 5 nomi di pianeti alieni e scrivi accanto a ognuno che tipo di creature lo abitano. Segui l’esempio. Terra Creature che camminano su due zampe, usano diversi linguaggi per comunicare, hanno la pelle morbida, peli e capelli, due occhi, due orecchie, un naso e due mani.

LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Rispondi alle domande. • A quale problema si cerca di dare risposta in questo testo? ……………................................................. ……………................................................. ……………................................................. …………….................................................

In questo testo ci sono una tesi e un’antitesi? Sì No

C ollego Rispondi alle domande sul quaderno. • Che cos’è la Via Lattea? • Che cos’è l’Equazione di Drake? • Quanto può impiegare un segnale per andare da un lato all’altro della galassia?

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SCOPRIRE IL MONDO

Il testo argomentativo

Halloween: sì o no? LABORATORIO per

COMPRENDERE

E sploro Scrivi a quale elemento della struttura del testo argomentativo corrisponde ogni frase. Scegli tra le seguenti parole: tesi • antitesi • conclusione • argomenti • Halloween è una festa divertente. …………….........................................

• Halloween è una festa diseducativa. …………….........................................

• Ad Halloween si può andare in giro travestiti senza che ci sia nulla di strano. …………….........................................

• Travestirsi da mostri o zombie aiuta a sconfiggere le nostre paure. …………….........................................

• Ad Halloween si possono mangiare tonnellate di dolci. …………….........................................

• Il problema non è festeggiare Halloween, ma avere paura di Halloween. …………….........................................

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Testo facilitato e semplificato

Mi Claudia Giammatteo, Halloween da paura, P iace in “Focus Junior”, n. 154/2016 L eggere Siete pronti per la notte più spaventosa dell’anno? 3, 2, 1... Halloween si annuncia anche quest’anno più elettrizzante, folle e divertente che mai. Quale altra ricorrenza, infatti, permette di travestirsi da streghe, fantasmi, zombie, vampiri e girare indisturbati nelle città del pianeta? Da Hong Kong a Tokyo, da Sydney a Vienna, da Roma a New York? E, soprattutto, in quale altra occasione si è autorizzati a mangiare tonnellate di dolci in una sola volta? Contrariamente a ciò che la maggior parte delle persone pensa, però, questa ricorrenza non è una moda recente o importata dagli Usa. Halloween (in inglese antico All Hallows’ Eve, cioè “la sera prima della festa di Tutti i Santi”) è infatti nata in Irlanda più di 2000 anni fa e coincide con la festa celtica di “Samhain”, che celebrava la fine della stagione dei raccolti e la notte in cui lo spirito degli avi sarebbe tornato sulla Terra. L’usanza è poi emigrata oltreoceano grazie ai coloni inglesi ed è sbarcata negli Stati Uniti, dove è diventata una festa di massa.


Il testo argomentativo

SCOPRIRE IL MONDO

Mi P iace Scrivere Fai una lista sul quaderno dei travestimenti più adatti ad Halloween. Quale sceglieresti tu?

Ma perché è diventata così popolare? E non sarà “diseducativa” come qualche persona adulta sostiene? Secondo il pediatra Italo Farnetani no. Il suo lato horror-macabro, che è proprio quello che l’ha resa così popolare in tutto il mondo, insegna infatti a guardare le cose che ci terrorizzano in modo ironico e distaccato. Mascherarsi da fantasmi o mostri, insomma, stimola la fantasia e aiuta a sconfiggere le nostre paure. Quindi, divertitevi e gustatevi le cose più incredibili che vi aspettano. Se, invece, l’idea di festeggiare vi spaventa, fate attenzione, potreste soffrire di Samhainofobia, cioè “l’intensa e persistente paura di Halloween”. Allora sì, che c’è da preoccuparsi!

LIFE SKILLS

SORRIDO

IMPARO

Nella tua città, o paese, c’è la tradizione di festeggiare Halloween? Si festeggiava anche molti anni fa? Intervista alcune persone per saperne di più sull’origine della festa e su come si svolge.

HALLOWEEN ALL’ITALIANA

Intagliare zucche e travestirsi da figure spaventose sono tradizioni ben radicate anche in molte Regioni italiane. A Orsara di Puglia, per esempio, il 1° novembre si festeggia la notte dei “Fucacoste e cocce priatorje”, cioè “falò e zucche”. E in Sardegna, nell’Ogliastra e nel Nuorese, i bambini e le bambine chiedono cibo e denaro sussurrando “Carchi cosa pro sas animas” (“Qualcosa per le anime”). LABORATORIO per

COMPRENDERE

C ollego Dove e quando è nata la festa di Halloween? Negli Stati Uniti d’America, recentemente. In Irlanda, più di 2000 anni fa.

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Il testo argomentativo

A CHE PUNTO SONO? La mappa

Completa la mappa con le informazioni mancanti.

Può trattare: fatti ..................... ................................; temi relativi alla ........................................................ o di ......................................................

• Presentazione dell’argomento (........................................................); • .....................................................; • antitesi; • .....................................................; • conclusione.

IL TESTO ARGOMENTATIVO

Chi scrive vuole ......................................... chi legge della validità della propria ............................................... su un determinato argomento.

SORRIDOIM

Il ........................................ è caratterizzato dall’uso di espressioni che evidenziano il ................................................. in prima persona di chi scrive e connettivi, che collegano la tesi e .....................................................

PARO

Ricorda sempre: pennarelli, matite colorate ed evidenziatori: usa tutto quello che ti serve per “entrare” e lavorare sui testi. Ricorda: sottolinea le parti più importanti, metti in evidenza le parti meno chiare, cerchia le parole chiave. Questo ti aiuta anche nello studio, ricorderai più informazioni che potrai poi mettere in mappa.

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GGIO MONITORA


CHE COSA HO IMPARATO? La verifica • PIÙ FACILE

Acqua liscia o frizzante? Barbara Fiorillo, today.it, 20 giugno 2023

Mi P iace L eggere

L’acqua è il principale costituente del nostro corpo, e un nutriente fondamentale per il suo corretto funzionamento. Se non beviamo abbastanza, l’organismo non è in grado di mantenere l’equilibrio idrico tra liquidi che perde e quelli che assorbe (si disidrata), ed entra in uno stato di sofferenza. Pertanto, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) raccomanda l’assunzione di 2 litri di acqua al giorno, quantità che può variare a seconda dell’età e del sesso, del tipo di alimentazione e degli stili di vita. Ma quale acqua dovremmo preferire? Liscia o gassata? Insieme al nutrizionista Fabio Mariniello sfatiamo le false credenze sull’acqua frizzante e scopriamo qual è la migliore acqua da bere. – Quando un’acqua si definisce “naturale”? – Un’acqua viene definita “naturale”, a livello merceologico, se imbottigliata direttamente dalla fonte presso cui sgorga senza apportare modifiche o correttivi. In pratica, compriamo un’acqua così come viene prelevata dal sito. Il termine “minerale”, invece, fa riferimento alla concentrazione di sali minerali disciolti nell’acqua. – L’acqua naturale può essere liscia e gassata: qual è la differenza? – L’acqua liscia non ha gas altamente concentrati al suo intero, per cui non contiene bollicine che tendono a risalire. Nell’acqua frizzante troviamo disciolti dei gas (in genere anidride carbonica) che determinano quel gusto definito “effervescente”. – Qual è meglio scegliere tra la liscia e la gassata? – Una non è meglio dell’altra. Le caratteristiche su cui si giudica un’acqua non sono strettamente VERIFICA

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CHE COSA HO IMPARATO? associate o legate all’anidrite carbonica in essa presente (o assente). L’acqua gassata e quella liscia apportano gli stessi benefici dal punto di vista nutrizionale, quindi la scelta dipenderà dal gusto nella maggior parte dei casi. Per qualcuno le bollicine risultano piacevoli al palato, ad altre persone molto fastidiose. – Se si beve quotidianamente acqua frizzante, l’anidride carbonica può avere un effetto nocivo sull’organismo? – Assolutamente no. L’anidrite carbonica è un gas che tende a evaporare, inoltre fa naturalmente parte dell’atmosfera. È un gas innocuo alle concentrazioni in cui viene bevuto e tende a fuoriuscire naturalmente attraverso le vie aeree superiori. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Qual è il principale costituente del

Qual è il punto di vista del

nostro corpo e un nutriente fondamentale

testo riguardo alla scelta tra

per il suo corretto funzionamento?

acqua liscia e acqua gassata?

Vitamine.

Acqua.

Proteine.

Zuccheri.

Quanti litri di acqua al giorno consiglia di consumare l’EFSA? 1.

2.

3.

4.

Che cosa determina il termine “naturale”

L’acqua gassata è sempre la scelta migliore. L’acqua liscia è sempre la scelta migliore. Entrambe le acque sono ugualmente benefiche. Dipende dalle preferenze personali.

quando si parla di acqua? La presenza di sali minerali disciolti. Il processo di filtraggio. L’origine geografica. L’assenza di gas. Qual è la differenza tra l’acqua liscia e l’acqua frizzante? L’acqua frizzante contiene più sali minerali. L’acqua frizzante è più fredda. L’acqua frizzante contiene bollicine. L’acqua frizzante ha un sapore più dolce.

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VERIFICA

Che cosa afferma il testo riguardo alla presenza di anidride carbonica nell’acqua frizzante? Può causare problemi di digestione. Può causare mal di testa. È un gas nocivo per l’organismo. È un gas innocuo alle concentrazioni in cui viene bevuto.

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CHE COSA HO IMPARATO?

Gli animali sono importanti? The Earth Works Group, 50 cose da fare per salvare la Terra, Adriano Salani Editore , Milano 2020

Mi P iace L eggere

Pensieri sugli animali Perché mai dovremmo preoccuparci di avere cura degli animali? Una domanda tanto stupida a voi neppure verrebbe in mente. Le giovani generazioni capiscono meglio degli adulti perché gli animali sono importanti. Ma è ugualmente una cosa su cui riflettere. Ecco due buone ragioni. 1 Tutti gli esseri viventi della Terra meritano di vivere bene (e a volte noi possiamo essere d’aiuto). 2 Ogni animale è un anello della catena della natura. Per la sopravvivenza della vita è importante tanto il più piccolo insetto quanto il più grande elefante. Siamo tutti importanti! Che cosa succede quando scompare una specie animale? Forse nulla di percettibile… eppure qualcosa sulla nostra Terra cambia, per sempre. È giusto proteggere tutti gli animali.

Come proteggere gli animali? 1 Adottate un animale

Elefanti, cammelli, giraffe, pinguini, serpenti, fenicotteri, alligatori ed esseri umani... tutti in un solo posto. Il giardino zoologico è sempre stato il posto dove poter conoscere molte specie di animali diverse. Ma oggi hanno una importante funzione: si danno da fare per mantenere in vita alcune specie animali e alcuni offrono la possibilità di “adottare un animale”. Che cosa si può fare Se potete, adottate un animale. Sapevate che... • Ogni settimana circa 20 specie di piante e animali si estinguono, scompaiono cioè per sempre dalla faccia della Terra! • Minacciati sono il panda gigante, il rinoceronte, il gorilla, il ghepardo, la balenottera azzurra e l’elefante bianco. • Alcuni giardini zoologici cercano di salvare gli animali creando delle aree che assomigliano alle aree naturali dove vivono in libertà, in modo da farli sentire a casa. Testo e verifica facilitati e semplificati

VERIFICA

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VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

2 Gli animali domestici

Esistono molti sistemi per liberare cani e gatti dalle pulci, come collari o polveri antipulci, ma molti sono nocivi per voi, per il cane o il gatto e per la Terra, dal momento che contengono veleni chiamati pesticidi. Non sarebbe quindi una cattiva idea trovare un’altra soluzione meno dannosa. Che cosa si può fare • Fate il bagno ai vostri animali, usando acqua e sapone: le pulci annegheranno. • Usate il pettine “antipulci” sul pelo del vostro cane o gatto e quando lo pettinate tenete una bacinella d’acqua insaponata a portata di mano. Quando catturate una pulce immergete il pettine nell’acqua. (Se vedete le pulci saltellare di qua e di là mettete una scodella d’acqua con del sapone per i piatti sul pavimento sotto una lampada. Le pulci voleranno verso la luce e cadranno nell’acqua.) 3 Tagliate gli anelli di plastica che tengono assieme le lattine di bibite

Conosciamo tutti gli anelli di plastica che tengono assieme le lattine delle bibite, vero? Probabilmente li buttate via appena non servono più. Anche in questo caso si può fare qualcosa per la Terra (e per gli animali). Che cosa si può fare • Prima di gettare gli anelli di plastica nelle immondizie tagliate ogni cerchio con le forbici. Una volta tagliati non intrappoleranno nessun animale. • In spiaggia raccogliete tutti gli anelli che trovate, tagliateli e gettateli dove devono stare, nei bidoni dell’immondizia. LABORATORIO per

COMPRENDERE

Qual è la tesi sostenuta in questo testo? Bisogna avere cura di tutti gli animali. Sì

No

C’è una conclusione?

C’è un’antitesi?

Bisogna avere più cura di alcuni animali rispetto ad altri.

No

Che cosa sono i pesticidi? Prodotti chimici usati contro organismi dannosi.

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VERIFICA

Prodotti naturali usati contro organismi dannosi. Attiva gli esercizi su HUB Kids


VERIFICA

CHE COSA HO IMPARATO?

Perché gli animali sono importanti? Spiegalo in poche righe. ..................................................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................................................

Nel testo vengono proposte tre soluzioni per proteggere gli animali. Quali? Prova a riportarle di seguito.

1 ............................................................................................................................................................................................. 2 ............................................................................................................................................................................................. 3 ............................................................................................................................................................................................. Sei d’accordo con la tesi sostenuta nel testo? Perché?

No

.....................................................................................................................................................................................................

Quale delle tre soluzioni ti sembra la migliore o pensi di potere mettere in atto? Perché? ..................................................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................................................

A COLPO

d’ OCCHIO

Segna con una X l’immagine che rappresenta gli anelli di plastica di cui si parla nel testo.

RIFLETTO

e

VALUTO

È stato facile rispondere alle domande dopo aver letto il testo? Qual è stata, secondo te, la domanda più facile? Perché?

No

.....................................................................................................................................................................................................

Quali strategie hai usato per rispondere alle domande? Tutte o solo alcune? Ti sono piaciuti i TESTI ARGOMENTATIVI?

No

Perché? ................................................................................................................................................................................... Ora chiedi all’insegnante di scrivere un suggerimento per te. ..................................................................... ....................................................................................................................................................................................................

Attiva gli esercizi su HUB Kids

VERIFICA

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O e C O I G O R A P IM

Triangoli e trapezi… Non hai sbagliato libro! È proprio quello di letture, ma c’è un gioco che trasforma le parole in triangoli o trapezi. Osserva.

TRIANGOLO

TRAPEZIO

dama

epoca

ama

poca

ma

oca

a

Hai capito? Togliendo una lettera alla volta si crea una catena di parole a forma di triangolo o trapezio. Prova tu con le seguenti parole e sfida la classe a chi ha trovato più forme geometriche.

PROSA

SPARARE

AMORE

FRAZIONE

TROTTO

OPERA

Risolvi il cruciverba sillabico e, leggendo una dopo l’altra le caselle colorate, scoprirai quali sono gli scopi degli articoli di cronaca e dei testi argomentativi. 1. 2. 3. 4. 5. 6.

1. Non è reale, è… 2. Si ottiene dal latte. 3. Fa parte dell’articolo di cronaca. 4. Contrario di distinguere. 5. Alla fine di un testo argomentativo. 6. Colei che arriva prima a una gara. 7. Dare. 8. Femminile, plurale di re.

7. 8.

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.............................................. e ..............................................

RISTORO


GIOC O IMPA e RO

po’ n u e r e id Per r Pierino torna da scuola e dice al papà: – Papà, sai, oggi sono stato vicino vicino al dieci in grammatica. – Oh bravo, Pierino! – dice il papà – Hai preso nove? – No papà, ha preso dieci il mio compagno di banco.

– È più lontana dall’Italia la Luna o l’Australia? – chiede un professore alla sua classe. – L’Australia, prof! – risponde Gigi dal primo banco. – Ah sì? – risponde il prof. – Certo! La Luna la possiamo vedere ogni sera, l’Australia no!

Qual è il colmo per un giornalista? Scrivere senza articoli.

Una giornalista intervista una famosa fotografa di animali. – Mi dica, perché è così difficile fotografare l’aquila? – Beh, perché prima è LÀ, poi è QUI e poi di nuovo LÀ.

Qual è il colmo per un poeta? Rispondere a qualcuno per le rime.

RISTORO

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o t n e s o mi

così

T

e u?

• Un limerick è un breve componimento poetico costituito da 5 versi in rima AABBA il cui contenuto è di solito umoristico e assurdo, spesso privo di senso (nonsense). • Come ti senti oggi? Scrivilo in un limerick!

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VAI ALLE PAGG. 93-102 DEL TUO LIBRO DI SCRITTURA

LETTURA ESPRESSIVA DEI BRANI, AUDIO


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o mi sento

così

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e u?

Non ne posso più... Basta! Ivan Sciapeconi, Un dicembre rosso cuore, Einaudi Ragazzi

Mi P iace L eggere

La festa è cominciata alle cinque. C’era ogni bene da mangiare. Ho regalato a Mariangela una scatola per gli esperimenti scientifici. – Grazie! – ha detto. – C’è scritto: Attenzione, rischio di esplosioni, – le ho fatto notare. – Forte! – ha commentato lei. – Vorrà dire che, per fare gli esperimenti, mi chiuderò in bagno. La mamma non mi perdonerebbe mai un’esplosione in cucina. Quando prova a fare la simpatica tocca il massimo dell’antipatia. Mi ha abbracciato e dato un bacio, poi per fortuna mi ha lasciato in pace. Mi sono seduta in disparte. Vista da quella posizione, la festa era una vera noia. I bambini facevano gli stessi giochi dell’anno precedente. Quando non passava la nonna di Mariangela, la signora con il vestito a fiori, lo faceva la mamma. Si è fatta vedere con un vassoio di panini; poi dei pasticcini, e infine una bevanda color evidenziatore. Ogni volta ho risposto: – No, grazie. Si è avvicinato anche Michael. – Non ti va di giocare? – ha chiesto. – Tu che dici? – Direi che non sei dell’umore adatto. Io non sono dell’umore adatto?! Sono capitata in una festa in cui ci si ingozza di schifezze e si fanno giochi da scuola materna... Non avevo la minima idea di quello che stava per succedere. Era come se una grande mano mi premesse sul petto e mi impedisse

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Testo facilitato e semplificato


di respirare. C’è chi sente la rabbia nella pancia, chi sente un brusio nella testa. A me la rabbia si aggrappa al petto e sembra non volersi più scrollare da lì. La stanza ha cominciato a girare, la musica è diventata assordante e ho provato la sensazione di morire soffocata. Poi è accaduto. Ho chiuso gli occhi e ho urlato: – Basta! Mi avete rotto! Urlato è dire poco. La mia voce ha fatto il rumore di un boato che spacca i timpani e lascia tutti sordi. Poi ho cominciato a piangere, non so perché, o forse perché tutti mi guardavano. Qualcuno deve aver telefonato a casa mia. Mio padre è arrivato e io sono scappata in auto. Lui si è fermato a parlare con la madre di Mariangela e la signora con il vestito a fiori sulla porta di casa. Era triste, si capiva. Gli avevo fatto fare una brutta figura. È salito in macchina, ha acceso il riscaldamento e siamo partiti. – Hai freddo? – mi ha chiesto, e io ho ripreso a piangere. Ho fatto no con la testa perché un nodo alla gola mi impediva di dire una sola sillaba. A casa ha preparato una cioccolata calda. Non ha detto la sua solita frase delle grandi occasioni: “Bene, adesso noi due dobbiamo parlare”. Ha messo il mio pigiama sul termosifone, poi me l’ha passato. Era caldo quanto un abbraccio.

R ifletto Alla protagonista sta simpatica la festeggiata? Che cosa succede a un certo punto della festa? Che cosa fa il papà una volta a casa?

P arlo di Me Quando ti arrabbi senti… Il cuore che batte forte. Mal di pancia. Mal di testa. Il viso che arrossisce. La voglia di dare un pugno. • .........................................................................................

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Perché proprio a me? Fabrizio Altieri, Come sopravvissi alla prima media, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

I giorni passavano senza grandi scossoni. I professori, non li chiamavo più “maestre uomini”: erano persone normali e ci si poteva ragionare. Mi stavo dicendo che tutte le mie paure iniziali erano state esagerate quando un giorno qualcosa cambiò. Un mattino di gennaio, appena tornati dalle vacanze di Natale, al posto dell’Uomo Gatto si presentò una donna sconosciuta. Era abbastanza giovane e vestita con abiti attillati che non avevo mai visto addosso alla mia dolce maestra Annarita. Quel primo giorno era vestita di giallo e di nero, per cui il suo soprannome fu da subito l’Aperegina. Ci disse che l’Uomo Gatto non sarebbe più tornato e che l’anno scolastico l’avrebbe terminato lei. Un po’ mi dispiacque, mi ci ero abituato, all’Uomo Gatto. Purtroppo non avevo idea di che cosa sarebbe accaduto dopo. Per prima cosa prese di mira Torsolo. Ora, Torsolo avrà tanti difetti, ma si presentava tutte le mattine puntuale, ben vestito e con tutti i libri e i quaderni a posto. Era consapevole dei sacrifici di sua madre per farlo studiare e cercava di non deluderla. Aveva sempre la fissa di voler essere mio amico, però ora lo sopportavo meglio e, insomma, era uno in regola. Ma l’Aperegina lo prese di mira.

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Quando lo interrogava e lui era in difficoltà, insisteva sul punto mettendolo ancora più in difficoltà. Poi gli lanciava continue frecciatine e cercava sempre di coglierlo in castagna quando per un attimo lui si era distratto. Insomma, quelle cose che ti fanno capire che sei stato preso di mira: sarà capitato a tutti voi almeno una volta. Solo che Torsolo non era preparato a questo e non si rendeva conto del perché stesse succedendo proprio a lui. Dopo ognuno di quegli episodi tornava al banco umiliato, mi guardava come se gli fosse successo un incidente, qualcosa di casuale, immeritato, e nei suoi occhi c’era la domanda: “Perché proprio a me?”. Io scuotevo la testa socchiudendo gli occhi, come a dire che non doveva preoccuparsi, ma lui si metteva a guardare fisso il banco per tutto il giorno.

R ifletto Che cosa faceva l’Aperegina quando interrogava Torsolo? Come si sentiva Torsolo quando tornava al posto, dopo l’interrogazione?

P arlo di Me Ti è mai capitato di pensare: “perché proprio a me?” Che cosa hai provato? Felicità. Tristezza. Spavento. Imbarazzo. • ..................................................................................................................................................................................

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Ti devo parlare

Mi P iace Ivan Sciapeconi, Un dicembre rosso cuore, Einaudi Ragazzi L eggere – Ti devo parlare, – ho detto a Mariangela, durante l’intervallo. – Okay, – ha risposto lei. Sembrava tranquilla, ma non lo era veramente, perché ha fatto cadere tre volte la penna e, camminando, è inciampata. La mia sfuriata della festa deve averla messa in subbuglio. È per questo che, quando ho provato a chiederle scusa, due giorni fa, mi ha lasciato come un pesce lesso di fronte al cancello della scuola. Siamo andate nel posto in cui vanno le ragazze per parlare di un problema: il bagno. Le ho detto: – Sono stata una sciocca. Non so cosa mi sia preso, il giorno della tua festa... cioè, lo so cosa, ma non so se riesco a dirlo. – Prova. – Credo di essere stata invidiosa, – le ho detto. – Tutti parlavano del tuo compleanno, tutti aspettavano il tuo compleanno, tutti sono venuti al tuo compleanno, e mi è presa una gran rabbia. Mariangela ha abbassato gli occhi, colpita dalle mie parole. – Non immaginavo che tu la pensassi così... – ha detto. – Aspetta, aspetta... – ho precisato. – Io non la penso così. È stata una cosa stupida. Giuro. Una specie di pensiero extraterrestre che si è infilato nella mia mente. Mariangela è una che sa ragionare, lo si capisce da come risolve i problemi di matematica. Non la mettono in difficoltà neanche quelli con due domande implicite, tre dati nascosti, quattro dati inutili e sei operazioni.

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Testo facilitato e semplificato


– Comunque, mi dispiace che tu sia stata male, – ha detto. – Mi dispiace anche che Sandra quest’anno non abbia organizzato una festa. Sua madre ha perso il lavoro e lei non se la sente di far spendere i soldi ai genitori. Ha tirato su con il naso e poi ha detto: – Sono io la stupida. Non mi sono accorta di quanto le mie amiche fossero dispiaciute. Fare a gara a chi è più stupida non è il massimo dell’intelligenza, ma ho pensato che le parole di Mariangela valessero anche per me. Ero così presa dai miei pensieri da aver dimenticato il compleanno di Sandra. Pensavo di avere le mie ragioni per avercela con Mariangela, ma non mi sono preoccupata neanche per un attimo di Sandra. Magari era arrabbiata con me: non le avevo fatto gli auguri, neanche una tiratina di orecchie. In fondo, Mariangela si era dimostrata più sensibile di me. Ha continuato soffiandosi il naso. – Dovremmo fare qualcosa per Sandra. – Giusto, – ho risposto. – Potremmo organizzare una festa di non compleanno. L’idea non era un granché, ma Mariangela sembrava un po’ più tranquilla. Mi ha abbracciato in un modo che voleva dire: “Amiche?”. – Amiche! – ho detto io.

R ifletto Come si comporta Mariangela quando la sua amica le chiede di parlare? Perché Mariangela è dispiaciuta? Alla fine, le due amiche come concludono la loro chiacchierata?

P arlo di Me Mariangela comprende la sua amica e la perdona. Ti è mai capitato di perdonare una persona? Secondo te, è più facile perdonare o essere perdonati/e? Perché?

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Nonno, mi manchi Simona Toma, Trallallà, Giunti

Mi P iace L eggere

Oggi è il primo giorno che ci svegliamo a Torre Chianca senza il nonno. È in città, in ospedale, per capire perché è finito a testa in giù. Mentre mangio il mio panino, sto con le orecchie tese perché, quando il nonno tornerà, dovrò essere la prima a saltargli al collo. Senza il nonno, anche se è estate, mi sento ammaccata e accartocciata come d’inverno. Mi sembra che l’aria sia meno profumata perché non c’è il nonno nei paraggi. Il profumo del suo dopobarba al mattino, dopo essersi rasato. Gli altri odori che mi fanno pensare al nonno sono: il profumo del caffè, del grasso della catena della bicicletta, il profumo della pelle calda, quello della brace e delle melanzane fritte, aceto e menta, il profumo dello zucchero caramellato sui cornetti alla crema, il profumo del mare sempre, il profumo dell’aria dopo la pioggia, il profumo dei fichi e delle pesche con il vino, l’odore dei gigli selvatici, l’odore delle dune, l’odore di petrolio dei giornali, l’odore dei libri, l’odore delle matite colorate, l’odore dei pastelli a cera, l’odore delle palline del biliardino, l’odore dell’olio d’oliva quando lo usano per toglierti il catrame da sotto i piedi, l’odore dell’anguria, l’odore della macchina del nonno. L’odore di ferro sulle sue mani dopo aver aperto il cancello di casa: anche se noi i cancelli preferiamo scavalcarli e non aprirli con le mani, ma a volte, quando la nonna e la mamma si mettono sull’uscio a guardarci con occhi minacciosi, siamo costretti a entrare e uscire come un banalissimo adulto qualunque, e quando tocchiamo il cancello ci rimane appiccicato addosso un odore di ferro e aria di mare, l’odore che c’è sulle mani del nonno insieme ad altri mille odori.

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R ifletto Come mai la protagonista, nonostante sia estate, si sente “ammaccata e accartocciata come d’inverno”? Qual è l’odore che caratterizza le mani del nonno? Com’è, secondo te, il rapporto tra la bambina e suo nonno? Da che cosa lo capisci?

P arlo di Me Nel testo emerge che tra la bambina e il nonno c’è un legame speciale. Secondo te, che cosa significa avere un legame speciale con una persona?

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Per sempre con me Roberto Piumini, Mattia e il nonno, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

Venti metri più avanti, c’era una porta che Mattia conosceva: Mattia si avvicinò, la aprì ed entrò. Nella camera del nonno, era tutto come alla partenza: c’erano la mamma, il papà, due zii, sei nipoti e qualche amico di famiglia. Alcuni piangevano, altri avevano pianto. Sul letto c’era il nonno, fermo e pallido. Mattia camminò in mezzo agli altri, e tornò vicino alla mamma, proprio lì dov’era prima della passeggiata. Guardò il nonno sul letto, e vide che era molto fermo e molto pallido. – Nonno – disse a bassissima voce. – Sì? – disse il nonno. – Dove sei? – Sono qui. – Qui, non lì, vero? – Certo – disse il nonno. – Lì c’è l’esuvia. – L’avevo capito – disse Mattia, e sorrise leggermente. Sentì un fondo respiro. Guardò la mamma, che aveva la faccia triste, e le prese la mano. Lei lo guardò e gliela strinse. Quel giorno, e quello dopo, tutti furono molto tristi. Mattia, per rispetto della loro tristezza, non rideva, anche se il nonno, qualche volta, gli diceva cose molto divertenti. Quando ebbero portato l’esuvia al camposanto, papà prese Mattia e gli disse: – Tu volevi molto bene al nonno, vero? – Certo che gliene voglio – disse Mattia. Il papà restò un attimo perplesso, e lo guardò in silenzio. esuvia: rivestimento esterno che in alcuni animali viene perso periodicamente.

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Testo facilitato e semplificato


– Beh, adesso non c’è più – disse il papà. – Però... Mattia lo guardava, attento. Sembrava che il papà non sapesse dire qualcosa. – Vuoi dire che invece c’è ancora? – disse Mattia. Il papà strinse le labbra. – Sì, ecco... Una persona che amiamo resta sempre con noi – disse. – Per tutta la vita, capisci? Mattia sorrise, e tirò un poco la barba a suo padre, come faceva spesso per gioco. E disse: – Sì, lo so.

R ifletto Perché sono tutti tristi? Perché Mattia non rideva? Che cosa dice il papà a Mattia che lo fa sorridere?

P arlo di Me Ti è mai capitato di sentirti triste per aver perso una persona cara? Mattia sa che suo nonno c’è ancora, perché “una persona che amiamo resta sempre con noi”. Pensi che questa consapevolezza possa aiutare a sentirsi un po’ meno tristi? Perché?

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Ciao, io sono Pedro Mi P iace Tommaso Santi, Krenk. Il mio compagno di banco, Mondadori Libri per Piemme L eggere Oggi arriva il nuovo compagno. Quello che viene da un luogo molto lontano e io sono un pochino in ansia. Siamo seduti in classe, è l’ora di lettura. – Agnese, leggi per favore! – dice Marina Poli. Agnese comincia a leggere, io cerco di seguire sul libro. “Ma quando arriva questo?” penso. C’è una strana atmosfera in classe: nessuno fa cadere le penne, le sedie non si muovono, nessuno si soffia il naso o fa finta di tossire. Agnese legge e tutti ascoltiamo. A un certo punto, bussano alla porta: – È arrivato! Il volto della maestra si illumina: – Vieni, benvenuto! – dice sorridendo. Ci siamo. Chiudo gli occhi, non voglio vedere. Che cosa mi devo aspettare? Se fosse davvero una creatura simile a un polpo, con un solo grande occhio giallo al centro della testa, due orecchie piccolissime, senza bocca, i tentacoli al posto di braccia e gambe? Non lo voglio vedere. Ho paura! – Ragazzi, lui è Pedro! – dice Marina Poli. Pedro? Chi è Pedro? Finalmente ho il coraggio di guardare e vedo un ragazzo più o meno come me: ha due occhi, un naso, una bocca, due orecchie, due braccia, due gambe. Sembra piuttosto timido. La classe lo squadra. – Da dove vieni? – gli chiede Samuele. La maestra aiuta il nuovo, che appare un po’ in difficoltà (e ci credo, ha cinquanta occhi puntati contro): – Pedro viene da Lima, Perù!!! Limaperù, cos’è? Un pianeta? La maestra prende la matita e va alla cartina. Punta sull’America Latina. Un paese molto lontano. Certo, il Perù. Marina Poli mi indica e dice a Pedro: – Mettiti a sedere lì, accanto a Gianni. Pedro si siede accanto a me. Marina Poli richiama la classe all’ordine. – Agnese, ricomincia. Pedro, prendi il libro di lettura.

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Testo facilitato e semplificato


Agnese ricomincia a leggere, io osservo Pedro senza levargli gli occhi di dosso. Lui tira fuori il libro dalla cartella. – Ciao – gli dico sottovoce: – Io sono Gianni. Lui mi guarda: – Ciao, io sono Pedro. – Parli italiano? – gli chiedo un po’ preoccupato. Pedro sembra molto imbarazzato, fa no con la testa e dice: – Poquito –. Che in spagnolo vorrebbe dire “molto poco”. Bene, questo già mi rilassa un po’. Il tipo nuovo sembra amichevole e non troppo pericoloso. C’è soltanto una cosa che... – Giochi a calcio? – gli chiedo con una certa decisione. Pedro sembra non capire. – Calcio! Giochi a calcio?!? Lui di nuovo scuote la testa. – No, gioco a rugby. A rugby!!! Lui gioca a rugby!!! È bellissimo, è... perfetto.

R ifletto Gianni come si immagina il nuovo compagno? È come se lo aspettava o è diverso da come se lo era immaginato? Secondo te, perché a Gianni Pedro sembra “amichevole e non troppo pericoloso”?

P arlo di Me Ti è mai capitato di entrare a far parte di un nuovo gruppo? Che cosa hai provato? Paura. Ansia. Agitazione. Felicità. Preoccupazione. • .............................................................................................

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Un sogno realizzato Mi P iace Colombo & Simioni, Il segreto di Nefertiti, Mondadori Libri per Piemme L eggere Aziz, questa vacanza, se la sognava da un mucchio di tempo. Suo padre è marocchino e sua madre egiziana... e per Aziz l’idea di andare a conoscere la terra dei nonni materni era sempre stata un chiodo fisso. L’Egitto! L’Antico Egitto! Spesso sognava di navigare a bordo di una di quelle barche enormi e colorate con cui si spostavano sul Nilo migliaia di anni fa i faraoni e che lui aveva visto sui libri di storia. Si svegliava quasi sempre sul più bello, mentre stava mettendo piede a terra davanti a un’enorme piramide, il cui ingresso lasciava intravedere immensi tesori. Per tutto il giorno gli restava nella testa quell’immagine, e ogni volta si rafforzava in lui il desiderio di andarci, prima o poi, in Egitto. Ma da Artoux, il paesino vicino a Parigi dove abitava, al Cairo il passo non era breve e il costo del biglietto aereo molto salato. Troppo salato per le possibilità dei suoi. Poi, però, dopo quell’incredibile faccenda del fantasma di Robespierre, la concessione di qualche intervista e di alcuni servizi fotografici aveva portato alla famiglia Mustafà un po’ di soldi inattesi. Così, una sera, dopo averlo chiamato in disparte con l’aria di chi ha in serbo una sorpresa, suo padre gli aveva messo nelle mani un biglietto aereo Parigi-Il Cairo-Parigi. Zio Misha, il fratello della mamma di Aziz, e famiglia erano già stati avvertiti del suo arrivo ed erano prontissimi ad accoglierlo. Il ragazzino sprizzava gioia da tutti i pori. Ma la sorpresa fu ancor più grande quando gli dissero che si erano già accordati con i genitori di Patrick... il suo migliore amico avrebbe passato qualche giorno con lui! Ad Aziz pareva di sognare. E invece... invece adesso era qui, in terra egiziana!

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Testo facilitato e semplificato


I primi giorni furono intensi: conoscere finalmente i suoi zii, rivedere la nonna (che era rientrata dalla Francia anni prima, quando lui era così piccolo da far fatica a ricordarsene) e visitare Il Cairo in lungo e in largo insieme al cuginetto Ibrahim... Unico aspetto negativo: si era preso i pidocchi. Eh sì, i pidocchi. Chissà dove e chissà come, non lo sapeva proprio. Fatto sta che, con suo enorme disappunto, avevano dovuto rasargli i capelli a zero: lui aveva cercato di limitare i danni, ma tutto quello che era riuscito a ottenere era che gli lasciassero un codino proprio dietro la nuca. Non era granché come acconciatura, certo, ma andava di moda e poteva anche sembrare che fosse frutto di una scelta volontaria.

R ifletto Quale grande desiderio aveva Aziz? Che cosa successe una sera, quando il papà lo chiamò in disparte? Ciò che tanto desiderava ha soddisfatto le sue aspettative?

P arlo di Me A te è mai capitato di “sprizzare gioia da tutti i pori”? Che cosa senti quando provi un’improvvisa gioia? Il cuore che batte forte. Le gambe che tremano. Le mani sudate. Gli occhi che sorridono. Che cosa ti rende felice?

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Aiuto... è tutto nuovo! Aiuto! Le medie, in “Focus Junior”, n. 164/2017

Mi P iace L eggere

La prima media, per molti di voi, è alle porte. Siete preoccupati? Be’ è del tutto normale. – Tutti i cambiamenti fanno paura e il passaggio dalle elementari alle medie è senz’altro un grande cambiamento – ci spiega Matteo Lancini, psicologo. Fino alla quinta elementare per le difficoltà di tutti i giorni c’erano i genitori o le maestre. Alle medie, invece, dovete imparare a trovare un modo per riuscire ad affrontare i problemi che si presentano anche da soli. Non preoccupatevi, però: ecco qualche consiglio per superare le vostre paure più grandi. I professori saranno più severi delle maestre e dei maestri. – Non è vero, – assicura Ronny Brusetti, professore di matematica – anzi, la prima media è la classe più facile e divertente e il rapporto con i professori è ancora facile. Non è proprio il caso quindi di vedere i prof. come dei mostri e di vivere ogni brutto voto come un fallimento personale. – Non è così: un brutto voto è semplicemente... un brutto voto, di cui non bisogna vergognarsi. E gli insegnanti non sono lì per giudicarvi – spiega lo psicologo. Ho paura che mi prendano in giro. – Come i voti, anche i dispetti dei prepotenti sono vissuti come una vergogna enorme – continua lo psicologo Lancini, – perché essere popolari tra i compagni, a quell’età, è importante. Almeno in questo caso, però, non concentratevi troppo su che cosa gli altri pensano di voi e chiedete aiuto ai prof. o ai genitori. Il trucco è anche informarsi: se sapete come affrontare il problema, vi farà meno paura. Potete leggere lo Statuto degli studenti e delle studentesse.

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Testo facilitato e semplificato


Mi sentirò solo senza i miei vecchi compagni. In realtà, proprio perché sono tutti “primini”, è più facile fare amicizia. – Sono tutti alla pari, nel senso che tutti iniziano un percorso nuovo, quindi di solito si appoggiano a vicenda – dice Brusetti. – Insomma, è vero che i cambiamenti fanno perdere cose che davano sicurezza ma sono un’occasione per farsi amici nuovi, anche per i più riservati. E quelli vecchi? Mica vero che si perdono: se ci tenete vi verrà naturale continuare a sentirvi e vedervi, per studiare e giocare. Come affrontare serenamente il primo giorno? – Tenete a mente che i vostri nuovi compagni hanno le vostre stesse paure – dice ancora lo psicologo Lancini. – Pensate inoltre che è come partire per una nuova avventura. Concentratevi sugli aspetti positivi: nuove attività “da grandi” e più indipendenza. Lo conferma anche il prof. Brusetti: – L’obiettivo dei tre anni di medie è imparare a valutare, scegliere e prendere decisioni. E se sapete scegliere, potete essere liberi. Be’, non suona poi così male, vero?

R ifletto Come definisce la prima media il prof. Brusetti? Che cosa pensa del “brutto voto” lo psicologo Lancini? Quali consigli vengono dati, in questo testo, su come affrontare la prima media?

P arlo di Me Il prossimo anno andrai alla scuola secondaria di primo grado. Che cosa provi? Agitazione. Curiosità. Felicità. Paura.

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L’ora di scienze Susie Morgenstern, Prima media!, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

Se la giornata era cominciata male, il resto non fu per niente più brillante. All’inizio, nell’ora di scienze, fu scelta dal destino per rispondere alla domanda che le arrivò tra capo e collo come una ghigliottina: – Qual è la differenza tra la bilancia romana e la bilancia Roberval? Come aveva potuto dimenticare di ripassare scienze? Il suo cervello era vuoto, bianco, incapace di pensare. Nessun messaggio venne trasmesso alla bocca e restò muta come una mummia. Il panico le impedì di mormorare una risposta improvvisata. – Zero, Margot. “Zero!” pensò Margot, “la mia vita è finita. La mia carriera scolastica è rovinata per sempre”. Poi fu presa dalla collera. Si ricordò di colpo la differenza tra le due bilance. La sua amnesia era stata la conseguenza della sorpresa. La prof. l’aveva fatta cadere in un’imboscata, lasciandola senza possibilità di difesa. Il suo cuore si riempì di amarezza. Trattenne le lacrime fino alla fine della lezione, ma si lasciò sfuggire: – Che schifo! I compagni la consolarono: – È una carogna, – le assicurò Denise. – Che fetente! – esclamò Catherine. – Che ingiustizia! Fare delle domande di sorpresa, – disse Arthur. Il fatto che tutti fossero dalla sua parte aiutò un poco Margot, che non riuscì comunque a cancellare lo zero dalla sua testa. Si sentì condannata a una carriera scolastica miserabile. Per la verità glielo avevano detto: – La prima media non è come le elementari! Bisogna imparare le lezioni e lavorare. “La prima media non è poi questa meraviglia!” pensò lei.

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R ifletto Che cosa succede a Margot durante l’ora di scienze? “La sua amnesia era stata la conseguenza della sorpresa”. Che cosa significa questa espressione? Come si comportano i suoi compagni e le sue compagne?

P arlo di Me Ti è mai capitato di vivere un’ingiustizia? Che cosa hai provato?

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I

o mi sento

così

T

e u?

V come... vigliacco Janna Carioli, Sonia Maria Luce Possentini, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac Edizioni

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Tiri il sasso e nascondi la mano fai la spia per fare il ruffiano. Tu sei quello che zitto obbedisce poi, però, se conviene tradisce. Contro i deboli parti all’attacco col tuo ghigno odioso e vigliacco. Io lo so, sono piccolo e inerme ma il tuo nome fa rima con verme!

R ifletto Come viene descritta nella poesia una persona vigliacca? Perché “vigliacco” fa rima con “verme”?

P arlo di Me Se qualcuno si comportasse nel modo descritto nella poesia, che cosa proveresti? Rabbia. Disprezzo. Felicità. Disgusto. Che cosa pensi di chi attacca chi è più debole?

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I

o mi sento

così

T

e u?

Un esercizio speciale Luca Blengino, La prima sfida, Edizioni EL

Mi P iace L eggere

– Bisogna pulire, – disse. – E dovrei farlo io? – chiese Dante con una smorfia. – Vuoi imparare un colpo speciale, no? – scandì lui. – Allora dovrai fare un esercizio speciale. Gli occhi di Dante si illuminarono: ma certo, come aveva fatto a non capire? Doveva fidarsi del saggio Maestro... Di certo la pulizia del pavimento faceva parte dell’allenamento: passare lo strofinaccio gli avrebbe insegnato i movimenti necessari per effettuare qualche antichissima tecnica. Il ragazzo strizzò il panno e salì sui tatami. Iniziò a ripassarli con cura uno dopo l’altro, sotto lo sguardo compiaciuto del Maestro. Mezz’ora dopo Dante aveva le spalle indolenzite. – Sono pronto per la seconda parte dell’allenamento! – disse, serissimo. – Potrei chiederti di togliere la polvere dagli armadi, – concluse il vecchio. – Ma sarebbe troppo crudele continuare a prenderti in giro. Dante aggrottò le sopracciglia. L’orientale non cambiò espressione: – Mi chiamo Takeshi e sono il custode. – Ma allora... – balbettò Dante. – Si può sapere chi è il Maestro, qui dentro? – Tra gli altri, io, – disse una voce. Un altro tizio era entrato nella palestra. Indossava un paio di pantaloncini e calzava ciabatte di gomma. Sembrava un surfista. Quando fece un passo avanti, Dante lo riconobbe: era l’uomo del camioncino delle bibite. – Toh, chi si rivede, – esclamò divertito. – È venuto per diventare un campione, – commentò il custode.

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– Ha pulito i tatami credendo che si trattasse di un allenamento speciale! L’uomo delle bibite cominciò a ridere a crepapelle. Dante incrociò le braccia. Non sapeva come reagire. Di solito i grandi lo ignoravano del tutto, o lo sgridavano. Quella era la prima volta che un adulto lo prendeva in giro. – Dovevi vederlo, Frank, – disse il custode. – Ma si può essere più tonti? Dante arrossì. Il nuovo arrivato si chinò sui tappeti. – Uh, però bisogna dire che ha fatto un buon lavoro, il tuo discepolo, – ridacchiò. Poi si alzò e fissò Dante. – Facciamo così. Visto che hai lavorato sodo, ti faccio fare qualche lezione di prova gratuita. Mi chiamo Frank Cantalupa. Sono il Maestro di judo dei Quattro Salici, questa fantastica palestra! – Un fuoriclasse, – confermò l’orientale annuendo vistosamente. – Cintura nera, quinto dan. Frank si sfilò le ciabatte e balzò sul tatami. Iniziò a girare intorno a Dante. – Hai le gambe mingherline, – osservò. – Però sei alto. E hai le spalle belle robuste. Potresti diventare un judoka di primo livello, sai? Dante sfoderò un sorriso e gonfiò il petto. Per un attimo si vide sollevare un trofeo placcato oro, sotto una pioggia di flash. Aveva appena vinto un torneo importantissimo.

R ifletto Qual è l’esercizio “speciale” con cui inizia l’allenamento Dante? Come reagisce Dante nel momento in cui si sente preso in giro? Come si conclude la vicenda?

P arlo di Me Ti è mai capitato di prendere in giro o di essere preso in giro? Che cosa hai provato?

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I

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così

T

e u?

Un posto meraviglioso Roald Dahl, La fabbrica di cioccolato, Adriano Salani Editore, Milano 2017

Mi P iace L eggere

Il grande ascensore di cristallo sorvolava la città. Dentro c’erano il signor Wonka, Nonno Joe e il piccolo Charlie. – Quanto mi piace la mia fabbrica di cioccolato – disse il signor Wonka, guardando giù. Fece una pausa, poi si voltò e fissò il ragazzo con un’espressione più che seria sulla faccia. – Piace anche a te, vero Charlie? – gli chiese. – Oh, sì – esclamò Charlie. – Penso che sia il posto più meraviglioso del mondo! – Mi fa molto piacere sentirtelo dire – disse il signor Wonka, facendosi sempre più serio. Piegò la testa da una parte e subito un sorriso scintillante gli increspò gli angoli degli occhi. – Vedi, mio caro ragazzo, ho deciso di regalartela. Charlie rimase a guardare il signor Wonka con gli occhi spalancati. Nonno Joe aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì a spiccicare nemmeno una parola. – Proprio così – disse il signor Wonka, sfoderando un ampio sorriso. – Te la regalo, sul serio. Sei d’accordo, spero! – Gliela... re-regala? – riuscì infine a balbettare Nonno Joe. – Ma... ma... perché proprio a Charlie? – Sentite – spiegò il signor Wonka, – io ormai sono vecchio. Mica posso andare avanti per sempre.

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Testo facilitato e semplificato


Figli non ne ho. E allora chi manderà avanti la mia fabbrica quando io sarò troppo vecchio per farlo? Qualcuno dovrà pur farlo. Oh, intendiamoci, ci sarebbero migliaia di persone in gamba che darebbero qualsiasi cosa per rilevare la mia fabbrica, ma io non voglio che a dirigerla sia un adulto. Un adulto non avrebbe voglia di imparare. Mi serve un ragazzo buono, intelligente e affettuoso a cui posso rivelare tutti i miei più preziosi segreti per la fabbricazione di dolciumi. – Ma... ma signor Wonka – balbettò Nonno Joe, – sta veramente dicendo sul serio: regalerà tutta questa immensa fabbrica al piccolo Charlie? – Ehi, basta discutere! – tagliò corto il signor Wonka. – Non c’è più tempo. Dobbiamo andare subito a prendere il resto della famiglia, il padre e la madre di Charlie! D’ora in poi potranno tutti venire a vivere dentro la fabbrica! Allora, Charlie, dov’è che abiti? – Da quella parte – disse Charlie. – È quella casetta di periferia laggiù, quella piccola piccola... – L’ho vista! – esclamò il signor Wonka; subito si mise a spingere alcuni bottoni e l’ascensore si diresse verso la casa di Charlie. – Ho paura che la mamma non vorrà venire con noi – disse Charlie in tono triste. – E perché mai? – Perché non se la sentirà di lasciare Nonna Josephine, Nonna Georgina e Nonno George da soli. – Ma devono venire anche loro! – Non è possibile – disse Charlie. – Vede, sono molto anziani e da vent’anni non si alzano dal letto. – E allora porteremo via anche il letto, con loro dentro – disse il signor Wonka. – In questo ascensore c’entra altro che un letto!

R ifletto Che cosa ha deciso di fare il signor Wonka? Che cosa preoccupa il piccolo Charlie? Quale soluzione propone il signor Wonka?

P arlo di Me Ricordi la sorpresa più bella che ti hanno fatto? Quali emozioni hai provato? Hai mai fatto una sorpresa a qualcuno? È stato bello?

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I TAGION S E L E R VIVE LETTURA ESPRESSIVA DEI BRANI, AUDIO

I PROMESSI SPOSI

Mattino d’autunno

Alessandro Manzoni è nato a Milano nel 1785. È considerato uno dei più grandi scrittori e poeti italiani soprattutto per I Promessi Sposi, il romanzo storico più famoso della letteratura italiana. Fai una ricerca insieme ai compagni, alle compagne e all’insegnante e scopri la trama del romanzo I Promessi Sposi.

Abbina alle parole la propria definizione. stoppie

erba e cereali dopo il taglio

guazza

rugiada

Disegna sul quaderno il paesaggio autunnale descritto da Alessandro Manzoni.

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Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. IV

Mi P iace L eggere

Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il Sole s’alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce dalle sommità dei monti opposti scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle. Un venticello d’autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere qualche passo distante dall’albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra, lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza.


AUTUN

NO

Arriva l’autunno Ercole Patti, Quartieri alti, Mondadori

Mi P iace L eggere

Lo si avverte già nelle strade della città al mattino, lo si respira, lo si sente sugli occhi, nei capelli, nel petto. L’aria ha un sapore umido e fresco. Le case della gente che torna dalla villeggiatura si aprono sulle terrazze ancora impolverate dalla trascorsa estate cittadina. Il fiume passa giallo e colmo di acqua fresca. I negozi, all’ora del tramonto, splendono di lampade vivide. Le lampade del principio dell’autunno mandano una luce netta, elettrizzante, che sembra spronare dolcemente la vita rendendola densa e piacevole. L’autunno si sente in tutte le cose, dai cornicioni dei palazzi, dalle sedie del caffè ancora allineate sui marciapiedi, perfino dalla carta morbida dei giornali appena usciti, nelle edicole. Le case sono tutte aperte al mattino a quest’aria leggera e dolce che sorvola piazze e giardini ed entra liberamente dalle finestre spalancate. L’autunno è fresco e un poco stanco e mette dei contorni netti a tutte le cose. Gli interni dei caffè si riempiono di un odore di pasticceria fitto e gustoso. L’odore di certe giornate di ottobre sa di terra smossa, di fresche ghirlande e di dolci.

Sottolinea nel testo con i colori indicati: i dati olfattivi, i dati visivi, i dati gustativi, i dati tattili.

Mi P iace Scrivere

Racconta sul quaderno una mattina d’autunno nel posto dove vivi.

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I TAGION S E L E R VIVE

ll lamento degli alberi Grazia Deledda, Romanzi e novelle, Mondadori

Mi P iace L eggere

L’autunno cominciò precocemente, quell’anno: un settembre piovoso e freddo seguiva all’agosto torbido di uragani. La vegetazione risentiva già la vecchiaia, ma nelle ore di sereno, pareva si ribellasse e che tutto fosse finito; e si coloriva d’oro e di rosso. Cade una foglia che pare tinta di sole, che nel cadere ha l’iridescenza d’una farfalla: ma appena giunta a terra, si confonde con l’ombra, già morta. È bastato il fruscìo per scuotere tutto l’albero, che comincia a lamentarsi. D’albero in albero, il lamento si estende. Giù tutte le foglie! E con le foglie cade anche qualche frutto: la pigna si spacca e i pignuoli le si staccano. I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera; alcuni dicono di sì, altri di no: e i primi si sbattono contro i secondi, per spogliarsi più presto, poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata. Ma quando il velo del crepuscolo ricopre ogni cosa, il lamento ricomincia, e dà l’impressione che davvero la natura sia malata e non possa sopportare oltre in silenzio il suo dolore.

GRAZIA DELEDDA

Con un compagno o una compagna trova il significato delle parole evidenziate nel testo. torbido: ...................................................................

pignuoli: ....................................................................

iridescenza: ...........................................................

crepuscolo: ...............................................................

Il testo che hai letto è ricco di metafore e similitudini. Trovale e sottolineale. Perché, secondo te, l’autrice ha voluto intitolare questo racconto Il lamento degli alberi? ......................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................

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Grazia Deledda è nata a Nuoro, in Sardegna, nel 1871. È stata una scrittrice e traduttrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.


AUTUN

San Martino

Mi P iace Giosuè Carducci, da Le rime nuove L eggere La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar;

GIOSUÈ CARDUCCI

NO

Giosuè Carducci è nato a Pietrasanta, in Toscana, nel 1835 ed è stato il primo poeta italiano a vincere, nel 1906, il Premio Nobel per la letteratura.

ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando sull’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri, com’esuli pensieri, nel vespero migrar.

Completa con le definizioni corrette. Aiutati leggendo la parafrasi della poesia. Irti significa ................................................................. Il Maestrale è .............................................................. Il borgo è ...................................................................... Rimirar significa ........................................................ Il vespero è ..................................................................

Parafrasi La nebbia, sciogliendosi in pioggia leggera, sale sulle ripide colline e il mare rumoreggia agitato e bianco di schiuma sotto il vento freddo Maestrale. Ma per le strade del villaggio l’odore aspro del vino si diffonde dai tini, dove il mosto fermenta ribollendo, e va a rallegrare i cuori. Sulla brace accesa nel focolare lo spiedo gira scoppiettando; il cacciatore sta sull’uscio, osserva fischiando stormi di uccelli neri, simili a pensieri vaganti che al tramonto si allontanano.

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I TAGION S E L E R VIVE

La magia dell’inverno Mario Lodi, Il cielo che si muove, Editoriale Scienza Questo racconto è scritto: in terza persona. in prima persona.

Mi P iace Scrivere

Descrivi sul quaderno il procedimento che la mamma segue per accendere il fuoco.

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Mi P iace L eggere

Nei giorni d’inverno, quando mi svegliavo, c’erano “fiori” bianchi di gelo, ai vetri delle finestre. Allora la mamma mi avvolgeva in una coperta di lana e mi portava giù, in cucina. E da lì io vedevo la “magia”. Sul piano del focolare mia madre posava un po’ di carta, sopra la carta metteva dei ramoscelli secchi ben ordinati, e su questi qualche pezzo di legno più grosso. Poi prendeva da una scatolina uno steccolino di legno e zac! lo strofinava e nasceva all’improvviso una fiammella. Avvicinava la fiammella alla carta e subito si sprigionava il fuoco. Il fuoco, con le sue fiamme dai colori diversi, era per me un mistero. Osservavo a lungo, sotto il paiolo della polenta, mentre la mamma rimestava la farina, le lunghe fiamme che salivano da ogni parte e parevano vive, con quei colori mai uguali: rosso, violetto, giallo e persino verde e azzurro... Nelle sere d’inverno, la mamma metteva sul focolare un grosso pezzo di legno che bruciava lento. Io mi avvicinavo, lo toccavo con la paletta e lui mandava fuori scintille simili a stelline che salivano dentro il camino.


INVERN

O

L’inverno Roberto Piumini, L’inverno

Mi P iace L eggere

Quando la terra è fredda e dura, sembra un guerriero con l’armatura, quando si chiude nel ghiaccio e nel gelo, quando son nude le piante in cielo e le cornacchie sopra la neve sembrano macchie sul tuo quaderno: questo è l’inverno.

Rispondi alle domande insieme alla tua compagna o al tuo compagno di banco.

• Com’è la terra in inverno nella poesia? • A che cosa viene paragonata la terra? • A che cosa vengono paragonate le cornacchie? Completa.

Dell’inverno mi piace …........................................................................................................................................................ …...................................................................................................................................................................................................

Perché ….................................................................................................................................................................................... …...................................................................................................................................................................................................

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I TAGION S E L E R VIVE

Sottolinea nel testo con il verde i dati visivi e con l’azzurro i dati uditivi.

Mi P iace Scrivi sul quaderno Scrivere come immagini finisca la storia.

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Il pupazzo di neve Mi Mailé Philippe Salembier, Il pupazzo P iace di neve, La Sorgente L eggere Una luce bianchissima filtra attraverso le fessure delle persiane. In strada le automobili, passando, fanno un rumore diverso dal solito. Andrea si alza di scatto, corre alla finestra e spalanca le persiane. – Nevica, nevica! Luisella, alzati! Andiamo ai giardini. Ai giardini Andrea e Luisella fanno un pupazzo di neve bellissimo. – Che peccato lasciarlo qui! – esclama Andrea. – Mi piacerebbe rimanere finché si scioglie – ribatte Luisella. A casa, mentre stanno mangiando, si sente suonare il campanello. Andrea corre e spalanca la porta al... pupazzo di neve!


INVERN

O

Nevicata Ada Negri, Nevicata, da Fatalità

Mi P iace L eggere

Sui campi e su le strade Silenziosa e lieve, Volteggiando, la neve Cade. Danza la falda bianca Ne l’ampio ciel scherzosa, Poi sul terren si posa Stanca.

Trova il significato dei termini oblìo e sopito, poi scrivi per ciascuno una frase sul quaderno.

In mille immote forme Sui tetti e sui camini, Sui cippi e nei giardini Dorme.

Nel testo le rime sono: baciate. alternate.

Tutto dintorno è pace: Chiuso in oblìo profondo, Indifferente il mondo Tace... Ma ne la calma immensa Torna ai ricordi il core, E ad un sopito amore Pensa.

In questo testo poetico sono presenti delle personificazioni, individuale e sottolineale.

incrociate.

Scrivi quali emozioni suscita in te questa poesia. ............................................................................................................................... ............................................................................................................................... ...............................................................................................................................

ADA NEGRI

Ada Negri è nata a Lodi, in Lombardia, nel 1870 ed è stata una poetessa, scrittrice e insegnante. Nel 1899, insieme all’attivista Ersilia Majno, ha fondato l’Unione femminile nazionale, un’organizzazione che promuoveva l’emancipazione delle donne.

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I TAGION S E L E R VIVE

La primavera Ugo Betti, in AA.VV., Antologia dei poeti italiani dell’ultimo secolo, Aldo Martello

Quando il cielo ritorna sereno come l’occhio di una bambina, la primavera si sveglia. E cammina per le mormoranti foreste, sfiorando appena con la sua veste color del Sole i bei tappeti di borracina. Ogni filo d’erba reca un diadema, ogni stilla trema. Qualche gemma sboccia un po’ timorosa, e porge la boccuccia color di rosa per bere una goccia di rugiada...

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Mi P iace L eggere


PRIMAV

ERA

Nei casolari solitari i vecchi si fanno sulla soglia e guardano la terra che germoglia. La capinera prova una canzonetta ricamata di trilli e poi cinguetta come una scolaretta. I grilli bisbigliano maliziose parole alle margherite vestite di bianco. Spuntano le viole... A notte, le raganelle cantano la serenata per le piccole stelle. I balconi si schiudono perché la notte è mite, e qualcuno si oblia ad ascoltare quello che voi dite alle piccole stelle, o raganelle malate di melanconia!

Stilla significa: goccia. stella.

foglia.

La capinera è: ................................................................................................... .................................................................................................................................

Da che cosa l’hai capito? ............................................................................ Sottolinea nella poesia le similitudini. Scrivi la personificazione presente nella poesia. ................................................................................................................................. .................................................................................................................................

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I TAGION S E L E R VIVE

Alla scoperta del mondo Mario Lodi, Cipì, Einaudi

Mi P iace L eggere

Appena i fratelli di Cipì impararono a volare, mamma passera accompagnò i figlioli a vedere che cosa c’era intorno al palazzo sul quale erano nati. Prima andarono sull’alto susino dell’orto dove ogni sera prima di dormire i passeri del tetto si raccontavano i fatti della giornata. Per Cipì fu facile quel volo, ai fratelli invece batteva forte il cuore: ma tutto andò bene. Appena là, Cipì volò sulla cima della pianta e di là incominciò ad esplorare il mondo. – Mamì, vieni a vedere: che cosa c’è qui? che c’è là? – Ora andremo a vedere tutto – rispose la mamma. E il volo proseguì. Appena entrarono nel grande albero fiorito, si posarono su un ramo e una vocina disse: – Ahi! mi fai male! – e subito un fiorellino si staccò e cadde a terra. – Addio! – sussurrarono gli altri fiorellini. – Chi sono, Mamì? – domandò Cipì. E la mamma: – Sono fiocchi bianchi che Palla di fuoco pian piano trasformerà in palline rosse e squisite. All’improvviso si sentì una musica leggera che vibrava lungo tutta la pianta. – Mamì, e questo che cos’è? – Le api. Cantano le canzoni ai fiorellini. In questi giorni c’è il loro festival, – rispose la mamma sorridendo. Stettero un po’ in silenzio ad ascoltare il canto degli insetti e poi Mamì disse: – Via! – e spiccò il volo verso il nastro d’argento che luccicava in mezzo al verde riflettendo il cielo come uno specchio. Era una festa di colori e Cipì volava guardando giù incantato e diceva: – Che bello, Mamì! Guarda là, guarda lì! Quando fu sopra al fiume gridò: – Mamì, laggiù c’è un altro come me. Chi è, Mamì? Chi è?

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PRIMAV

ERA

– Giù – comandò la mamma buttandosi in picchiata, – andiamo a vedere. Con uno scatto Cipì passò davanti a tutti. – Vola anche lui come me! – gridava mentre precipitava. – Mamì, mi viene incontro! A un tratto, quando gli sembrò di poterlo toccare, patapunfete! l’argento andò in mille pezzi, l’uccellino sparì e Cipì si trovò nell’acqua fino al collo. Con un guizzo saltò fuori e, bagnato come un pulcino, riuscì a raggiungere la riva dove si scrollò l’acqua e si pettinò. Mamma passera, che si era fermata in tempo insieme con i fratelli, gli venne vicino e gli disse ridendo: – Un bagnetto fa sempre bene, ora lo faranno anche i tuoi fratelli insieme con me. E comandò: – Dentro anche voi! Dividi in sequenze il racconto, scrivi per ognuna un titolo e fai il riassunto del brano. ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................

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I TAGION S E L E R VIVE

ESTATE

Il fico Leonardo da Vinci, Favole e leggende, Giunti Junior

Mi P iace L eggere

C’era una volta un fico che non aveva frutti. Tutti gli passavano accanto, ma nessuno lo guardava. A primavera spuntavano anche a lui le foglie, ma d’estate, quando gli altri alberi si caricavano di frutti, sui suoi rami non compariva nulla. – Mi piacerebbe tanto essere lodato dagli uomini – sospirava il fico. – Basterebbe che riuscissi a fruttificare come le altre piante. Prova e riprova, finalmente un’estate si trovò pieno di frutti anche lui. Il Sole li fece crescere, li gonfiò, li riempì di un dolce sapore. Gli uomini se ne accorsero. Anzi, non avevano mai visto un fico così carico di frutti; e subito fecero a gara a chi ne coglieva di più.

LEONARDO DA VINCI

Leonardo da Vinci nacque nel 1452 a Vinci vicino a Firenze, in Toscana. Fu un inventore, artista e scienziato. Conosci qualche sua opera? Confrontati in classe con i compagni e le compagne.

Rispondi a voce con il tuo compagno o la tua compagna di banco.

• Questo testo è realistico o fantastico? • Perché? • Nel racconto che cosa succede al fico durante l’estate? • Che cosa desidera? • Come termina il racconto?

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Prima edizione: gennaio 2024 Ristampe 2024 2025 2026 2027 01 23 45 67

IL IM

Contenuti digitali Progettazione: Fabio Ferri, Nicola Barzagli Redazione e realizzazione: EICON s.r.l., IMMAGINA s.r.l., Isabella Spagni, Lumina Datamatics, Silvia Sfrerruzza. Audio: IMMAGINA s.r.l.

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Stampato presso Poligrafici Il Borgo S.r.l. – Bologna (BO)

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Coordinamento editoriale: Mauro Traversa Coordinamento redazionale: Magda Perricelli Redazione: Silvia Zignani Progetto grafico: Skako, Milano Copertina: Ka Communications Illustrazione di copertina: Gabriel Ignacio Cortina Elaborazione immagini e impaginazione: Skako, Milano Disegni: Gabriel Ignacio Cortina, Stefano Martinuz, Giulia Dragone, Marco Bregolato, Rita del Sorbo, Sara Gianassi, Alessia Girasole, Daniel Mendo, Roberto Tomei, Anna Laura Cantone

ISBN 978889159381-8 © 2024 Rizzoli Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservati

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Si ringraziano per la preziosa consulenza Stefania Melfi e Mila Zardo

L’Editore è presente su Internet all’indirizzo: http://www.rizzolieducation.it

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Il Gruppo di Ricerca di Leggo, sento, imparo • Letture 5 è costituito da: Direzione Scientifica: Daniela Lucangeli I testi sono a cura di: Maria Condotta, in collaborazione con Alfonsina De Santis

Progettazione editoriale di Leggo, sento, imparo – Letture 5 in collaborazione con Erickson. I contenuti per la didattica inclusiva sono a cura del gruppo di esperti della Ricerca e Sviluppo Erickson. Il progetto “Obiettivo Parità!” intende promuovere la cultura della parità di genere attraverso il contrasto agli stereotipi e alle diseguaglianze di genere in ambito educativo. Tramite la scelta antologica, le attività operative e il linguaggio utilizzato per le consegne didattiche viene fornita una rappresentazione equilibrata, corretta e variegata dei generi femminile e maschile nell’ambito personale, familiare e professionale. La supervisione scientifica del progetto è a cura di Irene Biemmi, professoressa associata di Pedagogia Generale e Sociale presso il Dipartimento FORLILPSI dell'Università di Firenze dove insegna Pedagogia di genere. Testi facilitati e semplificati in HUB Kids e HUB Kit: Carlo Scataglini. Coordinamento editoriale: Francesco Zambotti e Chiara Golasseni. Coordinamento redazionale: Milena Pellizzari. © 2024 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. Via del Pioppeto 24, 38121 Trento www.erickson.it REFERENZE ICONOGRAFICHE Archivio Rizzoli Education. Inoltre: Getty Images © 2024; GL Archive / Alamy Stock Photo © 2024 – pag. 136; Lorenza Photography/Alamy Stock Photo © 2024 – pagg. 144-145 L’Editore si scusa per eventuali omissioni o errori di attribuzione e dichiara la propria disponibilità a regolarizzare. La realizzazione di un libro presenta aspetti complessi e richiede particolare attenzione nei controlli: per questo è molto difficile evitare completamente inesattezze e imprecisioni. L’Editore ringrazia sin da ora chi vorrà segnalarli alle redazioni. Per segnalazioni o suggerimenti relativi al presente volume scrivere a: supporto@ rizzolieducation.it I nostri testi sono disponibili in formato accessibile e possono essere richiesti a: Biblioteca per i Ciechi Regina Margherita di Monza (http://www. bibliotecaciechi.it) o Biblioteca digitale dell’Associazione Italiana Dislessia “Giacomo Venuti” (http://www.libroaid.it). Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail: autorizzazioni@clearedi.org. Il processo di progettazione, sviluppo, produzione e distribuzione dei testi scolastici dell’editore è certificato UNI EN ISO 9001.


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