LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL III EL ALAMEIN - PARTE TERZA

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PARTE TERZA



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO U FFICIO STORICO

MARIO MONTANARI

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE VOL. III - EL ALAMEIN (Gennaio - Novembre 1942}

PARTE TERZA

ROMA 1989



INDICE GENERALE CAPITOLO IX - La nuova pausa operativa 1. La situazione militare italiana ... 2. Vigilia di battaglia dell'ACIT . 3. Vigilia di battaglia dell'8a armata 4. I rapporti di forza ............................... ..

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Allegati .......................................................................................................... ............................p. Bibliografia ................................................. ...................................... ....................................p. Indice dei nomi ... ................................................................. ..........................................p. Indice dei principali toponimi ....................... .......................................................................p. Indice dei principali Comandi ed unitĂ ................................................... ........ p. Indice degli schizzi nel testo .. ...................................................... ............p. Indice dei documenti allegati . ......................................... ............p. .. ...........p. Indice generale ................................... ............................. .............................................

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CAPITOLO X- La terza battaglia di El Alamein 1. L'operazione Lightfoot (23-25 ottobre) .................................... 2. Il ritorno di Rommel ... ............................... 3. L'operazione Supercharge (2-4 novembre) ................................... 4. Considerazioni . . .......................... .............................

CAPITOLO XI - Considerazioni conclusive


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L1' OPER,\ZIONI fN AFRICA StTTENTRIONALE

INDICE DEGLI SCHIZZI 75. I raids britannici in Cirenaica a metà settembre ....................... 76. Organizzazione schematica della difesa del Sahara libico (direttive 22 settembre) . ........................................... .. ....................... ....... 77. Il primo combattimento di Deir el Munassib (30 settembre) .................. 78. Lo schieramento del XXI corpo il 23 ottobre ........................................ 79. Lo schieramento del X corpo il 23 ottobre ... ......................................... 80. Il disegno di manovra iniziale per Lightfoot (14 settembre) ........................ 81. Il disegno di manovra definitivo per Lightfoot (6 ottobre) .................. .. 82. Il piano d'attacco del 30° e 10° corpo britannico ......................................... 83. L'attacco della 9a D.f. australiana la notte sul 24 ottobre . .......................... 84. L'attacco della 51 a D.f. Highlanders la notte sul 24 ott obre

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L'attacco della 2• D.f. neozelandese la notte sul 24 ottobre ........................ Il piano di attacco del 13° corpo britannico . ....................... .. L'attacco della 7• D.cor. inglese la notte sul 24 ottobre ..... ................. L'attacco della 1a B. francese la notte sul 24 ottobre .. .. ...... Linea raggiunta dal 30° corpo britannico all'alba del 24 ottobre ............ La situazione nel settore settentrionale la sera del 25 ottobre .................... Il secondo combattimento di Deir el Munassib (25-26 ottobre) ................ L'attacco della 1 • D.cor. inglese a Woodcock e Snipe (26-27 ottobre) ... L'attacco della 9• D.f. australiana verso la costa (28-30 ottobre) ............. Il disegno di manovra per Supercharge .................... ........... La situazione nel settore settentrionale la sera del 1° novembre ............. La situazione nel settore settentrionale alle 15 del 3 novembre ................ La situazione del X corpo la sera del 3 novembre ... ........... Gli ordini impartiti da Montgomery nel pomeriggio del 3 novembre I combattimenti del 4 novembre nel settore settentrionale .... ... La fine del XX corpo d'armata (4 novembre) ............. .................................

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INDICI

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INDICE DEI DOCUMENTI ALLEGATI 1. Appunto dell'Ufficio Operazioni del Comando Supremo data 27.1.1942

«Operazioni in A.S.» ...................................... .......................... .......... p. 2. Verbale riunione tenuta il 27.1.1942 ad Agedabia .................................................... p. 3. F.01/2826/0p. data 9.2. 1942 del gen. Bastico al gen. Cavallero ................. p. 4. Tele 30419/0p. data 23.3.1942 del gen. Cavallero al gen. Bastico «Direttive» ............................ ................................................. p. 5. F.17/ 42 data 24.3.1942 del gen. Rommel al gen. Bastico «Predisposizioni per l'attacco, in base al colloquio del 18.3.1942 tra il Duce e il gen. Rommel» ........................... .......................... .............................................. p. 6. Tele 01/4863/0p. data 28.3.1942 del gen. Bastico al gen. Cavallero su intenzioni del gen. Rommel ......................... ...................................... p. 7. Tele' 01/5018/0p. data 1.4.1942 del gen. Bastico al gen. Cavallero su intenzioni del gen. Rommel ............................................................. ..................... p. 8. Tele 01/5105/0p. data 1.4.1942 del gen. Bastico al gen. Cavallero su intenzioni del gen. Rommel ............................ ............................. p. 9. Tele 30466/0p. data 1.4.1942 del gen. Cavallero al gen. Bastico su intenzioni del gen. Rommel ........... .............................. ...................................... ...... p. 10. F. 01/5708/0p. data 11.4.1942 del gen. Basticosulla situazione operativa p. 11 . Lettera data 12.4.1942 del gen. Bastico al gen. Cavallero . ...... p. 12. F.31/42 data 30.4.1942 del gen. Rommel «Progetto offensiva su Tobruk» ................................. ····················································· ............................... p. 13. F.30760/0p. data 5.5.1942 del Comando Supremo «Operazioni in Marmanca» ........................................... ............................................................................ p. 14. F.50/42 data 20.5.1942 della Panzerarmee Afrika «Ordine di operazioni per l'attacco a Tobruk» . ...................................................................... ....................................... p. 15. Ordine di battaglia delle forze dell'Asse in Libia alla data del 24 maggio 1942 .......... ················································· ............................. .. p. 16. Tele 31090/0p. data 6.6.1942 del gen. Cavallero al gen. Bastico «Direttive di Mussolini» ............. .....................................:.... .. .... p. 17. Appunto del gen. Cavallero per il Duce in data 9.6.1942 ........... ...... p. 18. Tele 31139/0p. data 10.6.1942 del gen. Cavallero al gen. Bastico su colloquio Mussolini-Kesselring .... ................................. ... p. 19. Lettera personale data 7.6.1942 del magg. Melchiorri a Mussolini ............ p. 20. Lettera data 21.6.1942 di Mussolini a Hitler ... ............................. ............................ p. 21. Lettera data 23.6.1942 di Hitler a Mussolini ........................... ...................... .. p. 22. Tele 0235 data 23.6.1942 del feldmar. Kesselring al Comando Supremo p. 23. F.31300/0p. data 26.6.1942 del gen. Cavallero al gen. Bastico «Operazioni in Egitto» . . ............................ ......................... p. 24. Tele 31303 data 26.6. 1942 del gen. Cavallero a Mussolini ........ ........ p. 25. Lettera data 25.6.1942 del feldmar. Keitel al gen. Cavallero ................ ......... p. 26. F.4699/0p. data 18.7.1942 del gen. Gioda «Comporcamento truppa recenti combattimenti» ........... ......................................... .................. p. 27. Considerazioni sulla situazione militare data 19.7.1942 di Mussolini ...... p. 28. F. 149/Segr. data 22.7.1942 del Comando Supremo «Direttive generali per le operazioni verso l'Egitto» ..................... ......................... .................. p.

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SED.EN"TRJONALE

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29. F.3478 data 23.7. 1942 del col. Mancinelli «Situazione AIT» ........................... p. 30. F.01/13926 data 28.7.1942 del gen. Bastico al mar. Cavallero «Direttive generali per le operazioni» ................................................................................ p. 31. F.31900/ 0p. data 12.8.1942 del Comando Supremo «Nuovo ordinamento FF.AA. Africa Settentrionale» .......................... ... ................................ p. 32. F.01/16663 Op. data 14.8.1942 del gen. Barbasetti al Comando Supremo «Colloquio giorno 10 agosto. Intendimenti operativi del feldmar. Rommel» .............................................. .. ................................. ........ p. 33. F.300 data 17.8.1942 del mar. Cavallero al feldmar. Rommel «Direttive per le prossime operazioni» ........................................................................................................ p. 34. F.85 data 22.8.1942 del feldmar. Rommel al gen. von Rintelen «Armata corazzata Afrika» ................................................................................................................................. p. 35. F.32132/0p. data 23.8.1942 del Comando Supremo al gen. von Rintelen «Trasmissione telegrammi» .......................................................................................................... p. 36. F.3963 data 28.8.1942 del gen. Mancinelli «Intendimenti operativi per l'occupazione dell'Egitto» ............................................................................................................. p. 37. F.107 data 2.9.1942 di Delease al Comando Supremo su esito battaglia Alam el H aifa .................................... ........................................................................................... p. 38. Riassunto del rapporto tenuto dal feldmar. Rommel nella riunione del 22.9.1942 ............................................................................................................................................ p. 39. Verbale riunione data 27.9.1942 a palazzo Venezia ................................................ p. 40. Verbale riunione data 16.10.1942 al Comando Supremo ................................... p. 41. Verbale riunione data 22.10.1942 a Taormina ............................................................. p. 42. F.119/42/Scgr. data 3.10.1942 del gen. Stumme «Situazione ACIT» ....... p. 43. Relazione sul servizio censura della prima quindicina ottobre 1942 data 18.10.1942 ................................ ................................................................................................... p. 44. Verbale riunione data 27.10.1942 a palazzo Venezia ............................................. p. 45. Relazione su colloquio Rommel-Barbaseui data 29.10.1942 ............................ p. 46. Ordine di operazioni dell'S• armata britannica data 30.10.1942 per Supercharge ....................................................................................................................................... p.

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PROPRIETÀ LETTERAIUA Tutti i diritti ritm111ti. Vietata la riproduzione 11nche p11nillle seni.a a11torin11ziom:.

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By Ufficio Storico · SME • J\cma 1989

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Finito ste.mp3rc nel clic.aà~ 198, nell'Imlustria Grafica Laterza • Bari


PRESENTAZIONE A seguito dei due volumi «Sicli el Barrani>> e «Tobruk» viene ora pubblicato «El Alamein», il terzo dedicato alla guerra in Africa Settentrionale negli anni 1940-1943. Come espresso dal significativo titolo, si tratta del momento culminante della lotta svolta oltremare dalle truppe italo-tedesche contro quelle del Commonwealth britannico. Da un lato Rommel, ormai leggendario; dall'altro prima Auchinlek e poi Montgomery. Per un istante la vittoria sembrò a portata di mano dell'<<Asse», ma ben presto fu giocoforza riconoscere che l' audacia e la spregiudicatezza da sole - non potevano superare le difficoltà e gli ostacoli frapposti alle operazioni eia una logistica insufficiente. E se nella tarda primavera ciel l 942 il dilemma Malta o Tobruk fu risolto a favo re cli questa piazza'ròrt~ - ~a cori più af una riserva mentale da parte cli qualche protagonista - , ,a luglio , dinanzi alle posizioni della stretta di El Alamcin, caddero 1.e i)lusioni e cominciò un amaro rimpianto per l'abbandono della pur .prevista. ope~azio1~e C IÙn1p ianto che affiorerà in ogni consideraz_ione sulla condotta della guerra nel teatro del Mediterraneo e che originèd1 una l~mg~\erie di polemkhe è cii aspre critiche. È comunque indubbio che, al di là delle polemiche e delle critiche postume - tanto inutili, ·~oìché .pri:-;.e di yerifica, ,quanto speculative, e quindi fini a se stesse - , iFbinomio El 'Ah1me·i11-(sùUfronte africano) e Stalingrado (sul fronte orie ntale) costituì nel cont1itto uno spartiacque fra l'iniziativa strategica dell'«Asse», che qui si arenò, e quella alleata, che da qui prese fiducia e vigore. Lo studio del generale Montanari - al quale l'Ufficio Storico esprime il suo ringraziamento - è molto accurato e, sia pur basandosi eminentemente sulla documentazione ufficiale degli opposti belligeranti, tiene debito conto ànche delle relazioni e delle memorie dei protagonisti ai vari livelli. Sottolineare l'importanza della battaglia di El Alamein è supernuo, data la sua enorme risonanza e - come ho detto - le sue notissime e riconosciute conseguenze strategiche. L'abbiamo perduta, ma, come l'acuta analisi compiuta dal!' Autore pone in evidenza, l'abbiamo perduta onorevolmente. Ne possiamo parlare a testa alta.

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IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO



Capitolo nono LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

1. LA SITUAZIONE MILITARE ITALIANA

Cavallero stava cercando soluzioni, almeno parziali, alle numerose questioni sul tappeto, ma senza disporre del necessario né del sufficiente. Così, il programma 1943 per il potenziamento dell'esercito era stato impostato su un minimo di trenta divisioni, ma i mezzi disponibili non consentivano di far fronte al fabbisogno; la produzione mensile di carri doveva salire da 85 a 125, ma se la Germania non interveniva con rifornimenti di materie prime e di carbone non esistevano speranze di incremento; si prospettavano numerose ipotesi operative (avanzata in Francia, occupazione della Tunisia, occupazione della Corsica), ma si conosceva l'impossibilità di risolvere i problemi degli automezzi e degli autisti; si intendeva rimettere sotto pressione Malta, ma ben si sapeva che soltanto la Germania ormai era in grado di accollarsene il peso maggiore. Si voleva portare a 375 il gettito mensile di aerei, sceso dai 350 apparecchi previsti a 244 per difetto di materie prime (anche se Favagrossa rilevò che la R. Aeronautica non aveva mai prelevato l'intera quota di assegnazione) e di maestranze, ma la carenza di acciai speciali e di alluminio costringeva alla solita dipendenza dal buon volere della Germania. Il programma navale 1943 presentato da Riccardi, da iniziare verso la metà del 1943 e portare a termine entro il 1944, si fondava principalmente sulla «imperiosa necessità di disporre di almeno una seconda portaerei- oltre l'Aquila, ora in allestimento - per fronteggiare le esigen· ze della guerra in Mediterraneo, ma soprattutto per essere pronti ad agire negli Oceani» (!) e sulla urgenza di rimpiazzare i 27 cacciatorpediniere ed i 50 sommergibili perduti dall'inizio della guerra, però l'assegnazione mensile di materie prime non consentiva che di provvedere in minima parte alle costruzioni previste e per di più si sapeva perfettamente che Favagrossa aveva ridotto del 15% le quote mensili a partire dal gennaio 1943. Si cercava di aumentare la produzione nei vari settori, ma, ad esempio, il lavoro fatturato del gruppo Fiat nel primo semestre 1942 (1.910 milioni) era quasi identico a quello dello stesso periodo 1941


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LE OPERAZIONI TN AFRICA SETTENTRIONALE

(1.900 milioni) e la produzione 1942 notevolmente inferiore a quella preventivata. Il 7 settembre Cavallero discusse della parte esercito con Ambrosio, Favagrossa, Scuero ed altri. I calcoli contemplavano trenta divisioni, di cui quattro corazzate, per la primavera del 1943. Non sembra che la riunione abbia concluso alcunché di concreto se non il solito elenco di materiali da chiedere alla Germania. Lo stesso Cavallero osservò sconsolatamente che l'armamento controcarri era così deficiente che «si prospetta l'ofJPortunità di fare unità miste di italiani e tedeschi»; che l'attuale disponibilità di materie prime «è neanche sufficiente ai bisogni di venti divisioni»; che la produzione di alluminio si aggirava sulle 2.600 tonn. mensili, 2.500 delle quali assorbite dalla sola R. Aeronautica; che erano state considerate come voci deficitarie l'acciaio speciale, l'alluminio ed il legname speciale, ma adesso occorreva aggiungere rame, zinco e piombo. Con tutto ciò il programma arrivò a Mussolini. Scorrendo documenti ed annotazioni sul complesso argomento si ricava una strana sensazione. Da un lato, un quadro di cifre deprimenti che nessuno poteva, anche volendo, sottovalutare; dall'altro la fiducia, quando non la pretesa, che l'alleato intervenisse a sanare le carenze. Cavallero si rendeva ben conto delle difficoltà, ma a volte affacciava idee non proprio in sintonia con la realtà. Ad esempio, il 1° settembre aveva esaminato l'eventualità di un'irruzione nella Francia·meridionale affermando che «se ci muoviamo dobbiamo arrivare al Rodano come primo sbalzo. Per la primavera dobbiamo essere preparati a spingerci sino ai Pirenei»! È vero che, davanti alle obiezioni di Ambrosio, concluse: «I mezzi non esistono. Rinvio l'esame di questo problema» 1, tuttavia viene spontaneo chiedersi se, nelle circostanze contingenti, fosse proprio il caso di accarezzare l'idea dell'apertura di un nuovo fronte operativo. Favagrossa, a torto od a ragione, ebbe l'impressione che Cavallero peccasse di eccessivo ottimismo e contagiasse Mussolini. Visto che nelle riunioni dei capi di S.M. non riusciva ad imporre un più cauto programma, presentò ed illustrò al Duce un lungo e dettagliato promemoria. Premessa l'impossibilità di aumentare la prodl}zione nazionale di materie prime rispetto al 1942 (già inferiore a quella del 1941), diventava indispensabile chiedere alla Germania notevoli maggiorazioni delle quote concesse o previste per l'anno in corso: un aumento medio per le voci più importanti (eccetto carbone ed acciaio) del 150% con una punta del 1.500% per l'alluminio! Ora, secondo ogni probabilità, la Germania non era nelle condizioni di poter esaudire tale domanda, perché nelle trattative svoltesi a Brioni nel recente agosto i rappresentanti tedeschi avevano segnalato le loro crescenti difficoltà e di conse-


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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guenza la previsione di non poter rispettare per il 1943 nemmeno i livelli del 1942. Del resto, al 1° settembre la Germania si trovava in arretrato per i rifornimenti 1942 di 2,5 mesi di carbone, 3 mesi di materiale siderurgico, di manganese e di glicerina, 6 mesi di alluminio, 12 mesi (!) di cromo, ecc. Non solo, ma ammesso e non concesso l'esaudimento delle richieste, l'Italia si sarebbe trovata a dover attingere alla forza alle armi per completare le maestranze occorrenti all'industria e, peggio ancora, a dover ultimare rapidamente i lavori in corso per l'approntamento di nuovi impianti proprio in un momento in cui i bombardamenti aerei alleati stavano imperversando sugli stabilimenti esistenti. In sostanza, concludeva Favagrossa, per il R. Esercito non si sarebbero potenziate nuove divisioni né costituite altre divisioni corazzate; non si sarebbe migliorata la difesa contraerei del paese, che si trovava in condizioni penose2; e non sarebbe stato possibile assicurare il rifornimento munizioni nella quantità prevista. Le altre due forze armate stavano un poco meglio, a prescindere dalla difficoltà di reperire l'alluminio, il rame e gli acciai speciali. La Marina mercantile si trovava, invece, peggio, al punto di annullare l'intero programma 1943 (14 motonavi e 5 piroscafi da 10.000 tonn., 3 motonavi da 4.800 tonn., 5 piroscafi da 2.100 tonn. e poche altre unità3 • Mussolini aveva seguito attentamente l'esposizione di Favagrossa dando però la sensazione di ritenerla velata da accentuato pessimismo. Favagrossa allora chiese una discussione con Cavallero sull'intera questione. La sera del 27 settembre ebbe luogo la riunione. Secondo Favagrossa il colloquio, che durò due ore, non si svolse in atmosfera sempre calma, ma al suo termine «mi sentivo però più sereno, essendomi sembra· to di aver dimostrato chiaramente che non si poteva fare assegnamento sull'aiuto tedesco e che quindi occorreva pensare al modo di porre fine alla guerra>/. Tutto può essere, però dal verbale non si desume affatto una simile presa di posizione. Comunque la conclusione di Cavallero fu ottimistica per la R. Marina ed anche per la R. Aeronautica; invece per il R. Esercito «La nostra presente situazione di materie prime - affermò - non ci consente di completare il potenziamento delle 20 divisioni del fronte russo ed egiziano, mentre non si può pensare al potenziamento di altre 10 divisioni come è necessario».

Ciò tenendo presente, rivestono interesse i provvedimenti adombrati nel campo degli impegni operativi. A Mussolini piaceva assumere


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONA!..E

piglio di stratega. Cominciò con l'esaminare il fronte occidentale che, secondo lui, andava dall'Europa all'Africa, articolandosi nei tre settori delle Alpi, delle isole e della Tripolitania. Cavallero affacciò subito il problema di trasferire in Libia almeno due divisioni da sottrarre dallo schieramento alla frontiera francese (la D.cor. Centauro e la D.mot. Piave). Il trasferimento poteva aver luogo non appena fosse ripresa la pressione aerea su Malta, naturalmente a prescindere dall'invio della D.f. Spezia, già programmato a partire dal 30 settembre, per le esigenze del Sahara libico. Con ciò erano soddisfatte le necessità più urgenti, mentre durante l'inverno si sarebbe provveduto allo svolgimento del

<programma in progetto». Fin ,qui si può convenire sulla linea di condotta generale; ma a questo punto venne messo sul tavolo un argomento suscettibile di ampia discussione. Mussolini parlò di incrementare la produzione dei carri M 15 in attesa di pensare al P 40 e Cavallero rispose prospettando due distinti aspetti della questione. Primo: il carro M 15 (da 15 tonn.), disse, era già superato anche a causa del suo deficiente armamento (un cannone da 47), perciò diventava preferibile aumentare il gettito dei semoventi da 75, «tenendo presenti le direttive del Duce al riguardo», ed accelerare la produzione del P 40 (da 25 tonn.)5. È difficile accettare l'idea che il carro M 15, che poteva essere considerato insufficiente sin dalla sua concezione, dato il confronto con i mezzi tedeschi e britannici, solo adesso venisse più o meno incidentalmente dichiarato «praticamente superato» e che per tutto rimedio il suggerimento del capo di S.M. Generale si traducesse in un «bisognerebbe accelerare anche la produzione del P 40». Si sarebbe preferita una netta e più tempestiva decisione a favore del P 40, il quale, progettato alla Fiat Ansaldo nel 1940, venne, definito soltanto nel 1943 a causa del desiderio di raggiungere l'optimum in fatto di prestazioni; tuttavia, per esprimere un giudizio conclusivo sulla vicenda, sarebbe doverosò esaminare a fondo tutto l'iter di studi, programmazione e lavorazione, i vincoli posti alla e dalla industria, i tempi stabiliti dall'Autorità centrale. Esulando ciò dal tema generale, ed anche per difficoltà di documentazione, ci si limita ad ammettere la sgradevole sensazione di forti carenze a tutti i livelli: decisionale, organizzativo e tecnico6• Secondo punto: l'approntamento di una nuova divisione corazzata, fece presente Cavallero, comprendeva numerosi altri problemi. Ora, le esigenze belliche conducono spesso al dilemma: alimentare con ampio margine e sicura tempestività le divisioni esistenti (vantaggio tattico) oppure accettare un'alimentazione non sempre soddisfacente per creare nuove divisioni (vantaggio, per così dire, strategico)? Anche


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i tedeschi e gli inglesi in varie circostanze si trovarono inevitabilmente a tale bivio. Per l'Italia si è del parere, suffragato da ammissioni dello stesso Cavallero, che non si potesse neppur pensare a costituire ulteriori grandi unità corazzate o motorizzate. Sono notissime l'incapacità di tenere a livello organico l'Ariete, la Littorio e la Trieste, la penosa impossibilità di dar vita alla già battezzata D.cor. Giovani Fascisti, la difficoltà della produzione, la disastrosa disparità fra il ritmo dei consumi e quello dei rifornimenti. Da aggiungere che gli «altri problemi)> citati da Cavallero erano veramente «numerosi»: quadri, piloti, specializzati, mezzi di trasmissione, mezzi esploranti, pezzi controcarro, automezzi. E, d'altronde, appena tre settimane prima Cavallero aveva annotato sul suo diario: «Mio criterio: provvedere alle divisioni esistenti, ma non aumentare il numero di esse. L'armamento attuale è insufficiente. La formazione delle nostre divisioni non è adeguata alle esigenze belliche attuali»7•

È vero che si riferiva essenzialmente alle divisioni di fanteria, però il concetto v.1leva per tutte. Tornando alla riunione del 27 settembre, Mussolini si rese conto che in tema di corazzati le prospettive si mostravano tutt'altro che rosee. Perciò ... invitò ad «iniziare i passi necessari presso le autorità germanich~>. Al che CavaU.ero rispose di aver già interessato l'OKW, il quale «senza opposizione negativa ha preso tempo a dopo ultimate le operazioni alla fronte orientai~>. Quanta speranza potesse esser fondata su una risposta del genere si può desumere da due notizie freschissime provenienti da Berlino. Il 24 settembre il gen. Halder, capo dell'OKH, era stato silurato e sostituito dal gen. Zeitzler; tre settimane prima, e precisamente il 10 settembre, il feldmaresciallo List, comandante del gruppo d'armate A, era stato anch'egli destituito e sostituito dal col. gen. von Kleist. A dire il vero Mussolini considerò anche l'ipotesi <<che l'alleato non possa darci un aiuto sensibile», ma l'accenno a tale evenienza sfumò in maniera molto piatta ed il dibattito venne r imandato ad una riunione plenaria da tenersi quattro giorni dopo. Il 1° ottobre si raccolsero a Palazzo Venezia i vertici militari. Mussolini ebbe nuovamente modo di dimostrare la propria incapacità di recepire i termini fondamentali dei problemi militari. Tra frasi ad effetto, enunciazioni categoriche di quello che si doveva fare (prescindendo dalla possibilità concreta di farlo) ed ottimismo ingiustificato, il Duce pilotò una riunione che, invece di affrontare l'eccessiva dispersione degli sforzi bellici in relazione alle effettive capacità italiane, lasciò più o meno che le cose andassero come stavano andando.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTIUONALE

Cominciò col rilevare la preminenza del teatro d' operazioni nordafricano sugli altri tre (Russia, Balcania, Alpi occidentali), posto che richiedeva l'impiego di dieci divisioni sul fronte egiziano e vincolava altre unità sia per difendere la Tripolitania sia per un'eventuale occupazione della Tunisia, in caso di sentore di uno sbarco alleato. Fatto poi il punto alla situazione del R. Esercito, concluse che occorreva: rendere particolarmente potenti le dieci divisioni operanti in Egitto; mantenere al massimo l'efficienza delle dieci divisioni impegnate in Russia ed esaminare la possibilità di aumentarle; mettere in efficienza le divisioni schierate alla frontiera occidentale; dare quanto occorreva alle divisioni dislocate in Balcania; disporre di tre divisioni in Tripolitania. Per la R. Marina, Mussolini ammise che nei giorni 27 e 28 agosto si era perduta la prima fase della battaglia sul mare con gli affondamenti di tre piroscafi e di una motonave carichi di carburante per l'armata italo-tedesca e che le perdite più pesanti si riscontravano nel naviglio leggero di superficie e nei sommergibili. Confessò anche il proprio rammarico per essersi mostrato una volta (quindici o sedici anni prima) contrario alla costruzione delle portaerei, ritenendo che esse potessero risultare risultare vantaggiose soltanto ove l'Italia si fosse impegnata in operazioni navali oltre lo stretto di Gibilterra; adesso invece si era convinto che senza questo tipo di navi non fosse concepibile accettare battaglia, nemmeno in Mediterraneo, perché esse costituivano «il parapioggia delle nostre forze navali». Come indirizzo per il programma delle costruzioni, sottolineò che l'incrociatore da 10.000 tonn. era ormai sorpassato, essendo la velocità, suo principale mezzo di difesa, inferiore a quella degli incrociatori avversari; che i sommergibili tascabili non avevano offerto che modesti risultati complessivi e che il tonnellaggio dei mas doveva raggiungere le 60-80 tonn. per poter operare in Mediterraneo col mare grosso. Quanto alla R. Aeronautica, esistevano difficoltà di produzione data la continua trasformazione degli apparecchi, sia da caccia sia da bombardamento. Ad esempio, dal Macchi 200 si era passati al 202 e poi da questo al 225. Inoltre l'S 79 non era dimostrato idoneo all'utilizzazione del siluro marittimo. In definitiva, occorrevano: aerei appositi con siluro speciale; bombardieri a tuffo ed aerei da trasporto normale e per paracadutisti. Circa la Marina mercantile, le gravi perdite subfre (900.000 tonn.) ponevano con estrema serietà il problema di un adeguamento e di un potenziamento. Infine, nei confronti delle materie prime Mussolini si limitò a


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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taluni aspetti: occorreva ricavare 100.000 tonn. di carbone in più al mese. In compenso la situazione dell'energia elettrica, preoccupante sino a metà settembre, adesso sembrava migliorata. Ricordato inoltre che il peggiore assillo derivava dalla carenza di nafta, Mussolini volle ammorbidire il risentimento verso l'alleato: «Non vi è dolo - disse se la parte germanica non riesce a mantenere ciò che promette». Dopo questa esposizione, presero la parola i responsabili. Favagrossa illustrò l'andamento della produzione indicando i settori in particolare sofferenza: carbone, alluminio, rame e manganese. Fougier elencò le materie prime occorrenti per portare la produzione di velivoli da 25Q a 300 mensili. Riccardi presentò uno specchio relativo al programma navale, giungendo a concludere che le assegnazioni dovevano essere raddoppiate. Ambrosio informò che per mettere in efficienza trenta divisioni (quattro in meno del numero indicato da Mussolini) l'esercito avrebbe dovuto fruire di un aumento mensile di 27.000 tonn. di materiali siderurgici e di 1.000 tonn. di rame. Ago affrontò lo scottante argomento dei carri informando che la produzione sarebbe salita a 120 mensili nel gennaio 1943 ed a 150 nel successivo marzo a condizione che fossero assicurati materie prime, combustibili e maestranze. Dopo questo panorama piuttosto desolante, Mussolini affermò di aver «l'impressione che intensificando lo sforzo, ottenendo qualcosa dalla Germania, specie in materia di carbone e di acciaio, e con un miglior sfruttamento delle materie prime, si possa far fronte se non al 100% alme· no a gran parte del programma 1943». Cavallero intervenne a sua volta ed osservò che se i calcoli erano quelli presentati da Favagrossa, non soltanto non si poteva procedere al potenziamento delle quattordici divisioni previste in più per il 1943, ma neppure completare le venti divisioni dei fronti egiziano e russo. Cosl stando le cose, concluse, era evidente l'inaccettabilità della ripartizione compiuta a puro titolo orientativo da Favagrossa e propose che entro un mese «il Comando Supremo e Fabbriguerra vedano, sentiti ove occorra gli interessati, come si debba, con le materie prime disponibili, far fronte alle necessità immediate mediante una ripartizione opportuna. Dopo di ciò, si potrebbe ogni due mesi rivedere la situazione ed addivenire volta a volta alla manovra necessaria». Quindi, precisato che la distribuzione delle materie prime rivestiva carattere operativo, si lasciò andare ad un'affermazione che aveva più del tranquillante che del tranquillizzante: «La collaborazione fra Comando Supremo e Fabbriguerra assicura che la ripartizione delle materie prime disponibili potrà corrispondere in ogni momento alla visione che il Comando Supremo, sulla base delle direttive del Duce, ha delle necessità inerenti allo sviluppo delle ope-


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LE OPERAZIONI fN AFRICA SErfENTR10NALE

razioni di guerra». Mussolini, naturalmente, si affrettò ad esprimere tutta la sua piena approvazione. C'era anche la questione della mano d'opera specializzata, per la quale la richiesta di esenzioni risultava assai rilevante. In q1:el momento, secondo Scuero, erano alle armi le classi dal 1908 al 1923 comprese, per complessivi 2.800.000 uomini di cui 300.000 combattenti. Mussolini ricordò che Cavallero gli aveva parlato di 40-50.000 esoneri, cifra che non gli sembrava eccessiva, e la cosa finì così8 • La conclusione del Duce si commenta da sé. Si dichiarò «molto soddisfatto dell'interessante riunione» ed espresse «la speranza che anche le incognite che ancora rimangono possono essere risolte». Poi rilevò che tutte le deficienze prospettate derivano dal fatto che l'Italia, secondo gli accordi, sarebbe dovuta entrare in guerra solo nel 1942, ma «la Storia - affermò - non può scegliere né orari né itinerari. Se nel 1925 si fosse dato maggiore impulso all'autarchia, oggi il problema sarebbe risolto/»9. Nei giorni successivi venne emanata una serie di provvedimenti in linea con quanto emesso nella riunione. Nel settore dell'armamento, fu disposta l'integrazione del carro M 15 con una più forte aliquota di artiglierie semoventi; l'annullamento o la riduzione della commessa dei carri L 6 e la conversione di questi in mezzi porta munizioni; l'incremento di autoblindo per completare gli organici dell'Ariete e della Littorio. Nel settore ordinativo, si decise l'approntamento di 5.000 complementi al mese per l'alimentazione delle unità italiane in Africa, nonché di accettare il frammischiamento di reparti italiani e tedeschi dell' ACIT allo scopo di consentire ai primi di avvantaggiarsi del migliore armamento controcarri dei secondi. Le esigenze di personale vennero esaminate in una riunione indetta per il 3 ottobre. Cavallero confermò il dato orientativo fornito a Mussolini: agli attuali 21.000 esonerati, bisognava aggiungerne circa 25.000. Quanto al fabbisogno per completamenti e complementi, le previsioni a tutto il 1943 erano le seguenti; Russia ..................................,............... ........................................................................... 210.000 u. Africa settentrionale ..................................................... ........................... 118.000 u. Guardia alla frontiera .......................................................... ..................... 80.000 u. G.U. in Italia ....................................................................................................... 174.000 u. Balcania-Egeo ............................................................................................................. 246.000 u. difesa costiera ................................................................................................................ 67.000 u. difesa territoriale ....................................................................................................... 52.000 u. difesa contraerei ......................................................................................................... 77.000 u. totale fabbisogno ................................................................................................... 974.000 u.


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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Le disponibilità ammontavano a 764.000, vale a dire: 300.000 u. della classe 1923, altrettanti della classe 1924, 60.000 complementi già previsti e 104.000 richiami già autorizzati. Ai 210.000 u. mancanti si pensava di far fronte con i recuperi, ma Cavallero, pur riconoscendo che i calcoli erano basati su «esperienze degli scorsi cicli operativi, stabilisce che la cifra complessiva sia ridotta(. ..) da 974.000 a 700.000» 10• Così 1 comi tornarono. A titolo di utile confronto, si riportano i dati relativi alle perdite terrestri su tutti i fronti dall'inizio della guerra al 30 settembre 1942: 36.540 morti, 79.038 feriti, 36.831 dispersi e 198.444 prigionieri (vds. specchio alla pagina seguente). Quali che fossero i vari giudizi sulla situazione militare ital~ana, tutti convenivano sulla priorità e gravità del problema dei rifornimenti all'armata italo-tedesca in Egitto. Il 7 settembre Cavallero aveva ricevuto Kesselring e von Rintelen. Il primo era reduce dal teatro d'operazioni africano e, sia per impegno personale sia per le sollecitazioni di Rommel, aveva riflettuto a lungo sull'angosciosa questione. Secondo obiettivi riscontri le manchevolezze verificatesi nei campi organizzativo ed esecutivo erano grosse e dovevano essere affrontate con assoluta determinazione. A suo modo di vedere il principale inconveniente consisteva nell'assenza di un Comando aeronavale italo-tedesco preposto all'organizzazione dei trasporti oltremare. Le frequenti variami negli orari di partenza, nelle rotte e negli arrivi dei convogli provocavano tardiva emanazione degli ordini per la protezione aerea e disguidi. Inoltre la protezione da parte della caccia risultava insufficiente; la pressione su Malta, Gibilterra e le basi in Medio Oriente poteva reputarsi inesistente o quasi; le navi non erano attrezzate con apparecchi ricercatori e gli equipaggi dei mercantili si erano dimostrati privi di un accettabile addestramento in fatto di spengimento degli incendi, di abbandono delle navi e di organizzazione del rimorchio (il recente caso dell'Abruzzi, abbandonato a se stesso in mezzo al mare, era esemplare). Il primo e più importante passo per una convincente revisione organica comportava, sempre secondo Kesselring, una direzione unica con poteri dittatoriali dell'intera organizzazione, coadiuvata da altra in Africa per tutto il traffico fra Tobruk ed il fronte oppure, quanto meno, per i trasporti costieri fra T obruk e Matruh Il . Occorreva poi estendere la legislazione militare di guerra agli equipaggi mercantili e prevedere un'inchiesta della magistratura militare in tutti i casi di perdite. Inoltre bisognava rinforzare la protezione aerea; utilizzare per i


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

Prospetto riepilogativo delle perdite sui vari fronti (Tutti i dati di cui al presente prospetto sono tratti da segnalazioni nominative)

Segnalazioni giunte a tutto il 30 settembre 1942-XX MORTI

DISPERSI(*)

FERITI

DISLOCAZIONE

R. ESERCITO: Terr. metropolitano ............ Fronte Occidentale ............. Fronte Giulio ...................... Africa Settentrionale ........... Africa Orientale (1) ........ .....

~

!\Jazionali Albanesi Rimanenti territori occupati Russia ...................... ............. Egeo ..... ................... .............

Fronte Greco

M.V.S.N.: Terr. metropolitano ............ Fronte Occidentale ............. Fronte Giulio ...................... Africa Settentrionale ........... Africa Orientale (1) ............. Fronte Greco (Albanese-] ugoslavo) .......................... Rimanenti territori occupati Russia ... ..... ........................... Egeo .....................................

Uff.

Sott. truppa

3 48 5 694 345

29 788 45 7.187 1.000

990 2 226 192 6

2 3

Uff.

Sott. truppa

Sott. truppa

146 12 857 277

45 3.312 85 10.335 1.185

443 318

13.598 1.794 61 3 254 2.765 2.544 495 37 5

34.931 65 4.520 10.156 27

25 5 66 94 8

12.783 598 32.407 1.266 6 l'.673 2.201 75

29 9

1 1 596 360

75 5 6

822 48 196

69.871 1.083

20.448

18 17

9 36 1 286 322

5 2 22

13

88 27 282 273

90 21 11

1.263 449 177

185 31 26

3.219 609 712

2.673

Uff.

30.597 4.127

2

('') Nel numero dei dispersi sui vari fronti O .M. sono comprese le _perdite verificatesi in seguito all'affondamento di piroscafi. (1) Occorre aggiungere le seguenti perdite numeriche pubblicate nel comunicato del 10 maggio 1941 XIX: caduti 3.270; feriti 5.040; dispersi 15.300.


LA NUOVA PAUSA O PERATIVA

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rifornimenti tutte le piccole navi, le navi da guerra di scorta ai convogli ed i sommergibili su larga scala e con rotte frequentemente variabili; intensificare gli aviotrasporti sino a raggiungere le 500 tonn. giornaliere. Infine, pur condividendo l'ovvio criterio che il grosso dei rifornimenti dovesse affluire in Africa via mare, Kesselring intendeva incrementare a carattere continuativo i trasporti aerei sì da toccare le 15.000 tonn. mensili. Per raggiungere tale obiettivo avrebbe chiesto un centinaio di apparecchi di rinforzo all'OKW. Per inciso, non nascose a Cavallero la stizza di aver dovuto cedere 2.000 tonn. di benzina delle sue «a quel pidocchioso di Rommel»; il quale nell'ultima avanzata aveva consumato «ben 10.000 tonnellate di henzina». 12 Quindi Kesselring toccò il tasto della neutralizzazione di Malta e Cavallero prese subito la palla al balzo: «Insisto per un'azione violenta di repressione su Malta. Maresciallo Kesselring risponde che la giudica come premessa per un'offensiva e come necessità per avere libera la via del mare. Affermo che su questi argomenti ho già parlato più volte, mettendone in rilievo tutta la necessità. Che i punti pericolosi sono due: Malta ed Alessandria, ma che per arrivare ad Alessandria occorre neutralizzare Malta. Il maresciallo Kesselring informa che domani conta andare dal FUhrer per chiedere su quali nuove forze può contare al riguardo. Chiede se può dire al Fi.ihrer il concetto di Mussolini riguardo a Malta. Rispondo che se avessi tempo [!] scriverei volentieri una lettera»n.

Almeno così come riportato da queste scarne annotazioni, l'argomento non sembra essere stato posto nei termini più esaurienti, comunque è chiarissimo che non si trattava più di risolvere una volta per tutte il problema: l'operazione C 3 era stata abbandonata da Roma e da Berlino ed ormai buona parte di quanto approntato a suo tempo era stato assorbito da altre esigenze. Adesso si chiedeva di «tener Malta sotto pressione per due-tre settimane per avere libertà di navigazione sulla rotta a levante per Bengas~ in modo da costituire delle buone riserve» e, più precisamente, lo si chiedeva alla Germania. Kesselring replicò che con i due gruppi da caccia rimastigli poteva fare ben poco, ma assicurò che avrebbe cercato di ottenere due stormi dall'OKW. Kesselring aveva sintetizzato le sue osservazioni in un appunto di un paio di pagine, denominandolo alquanto esageratamente «Studio sulle perdite di naviglio e sulle misure necessarie per migliorare la situazione dei rifornimenti». Supermarina volle formulare alcuni rimarchi circa talune contraddizioni od ovvietà in esso riscontrate e presentò il Promemoria n. 92, datato 12 settembre. Di tale documento sembra sufficiente riportare un'osservazione sulle cause:


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SElì'ENTRIONALE

«(...) Tutte le cause elencate fin qui sono di entità assolutamente trascurabile rispetto a questa che è la principale, la fondamentale, l'essenziale: e cioè la mancanza di attacchi aerei su Malta. La Marina ha sempre sostenuto la tesi che questa è la soluzione reale del problema e che tutti gli altri provvedimenti non sono che secondari. I fatti hanno dimostrato, e le curve delle perdite a questo riguardo lo confermano, che l'andamento del traffico con l'Africa è strettamente collegato ad un elemento principale: la maggiore o minore potenzialità aerea di Malta»,

ed una sulle misure necessarie: «Neutralizzando l'isola ogni problema del traffico diventa, come si è già esaurientemente esperimentato, di facilissima soluzione, non solo, ma ogni minaccia di azione nemica nel Mediterraneo diventa automaticamente minimizzata»".

Cavallero per proprio conto annotò che «i consigli del maresciallo Kesselring nulla portano di nuovo» ed in effetti, aspetti organizzativi a parte, le insufficienze dei mezzi della R. Marina e della R.Aeronautica pesavano gravemente. Kesselring non poteva ignorare che aerei e navi disponibili erano tutti concentrati in Sicilia, nell'Italia meridionale, in Grecia a favore dei tra~porti oltremare. Lo stesso suggerimento di aumentare l'entità degli aviotrasporti era piuttosto teorico, posto che l'S.82 italiano e lo Ju.52 tedesco anche portavano al massimo due tonnellate, dovendo avere seco anche il carburante per il viaggio di ritorno. Sarebbero quindi occorsi 250 aerei al giorno, cosa non realizzabile con carattere di continuità. Ad ogni modo, il Comando Supremo aveva già allo studio misure specifiche, quali una più esatta e chiara codificazione della materia dei trasporti marittimi, mediante la precisazione della condizione giuridica degli equipaggi delle navi mercantili e degli aerei civili adibiti ai rifornimenti militari; un maggiore dosaggio delle scorte navali ed aeree ai convogli; disposizioni intese a migliorare e rendere più tempestive le comunicazioni fra gli organi dei trasporti e quelli incaricati di disporre le scorte aeree, sì da evitare l'inconveniente, verificatosi, di comandare scorte diventate inutili per l'improvvisa mancata partenza dei convogli. Quanto al forte accentramento auspicato da Kesselring, Cavallero non era affatto convinto dell'opportunità di affidare questa o quell'organizzazione a persone con pieni poteri. I dittatori, argomentava, «tolgono l'autorità al Comando Supremo e rappresentano una tendenza a sostituirsi a noi. La parte germanica (amm. Weichold), d'accordo con la Marina, deve definire caso per caso quale è la scorta necessaria. Successiva· mente si vede la disponibilità dei mezzi per poter rendere esecutivo l'ardi-


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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ne» 15• In definitiva, in settembre venne stabilita l'istituzione di tre organi, ciascuno con precise attribuzioni in materia di rifornimenti oltremare. Il Comitato per le scorte, la cui presidenza fu affidata all' amm. Sansonetti, sottocapo di S.M. della R. Marina, avrebbe dovuto eliminare le possibili interferenze fra R. Marina e R. Aeronautica, avocando a sé la determinazione del tipo e dell'entità delle scorte ai convogli e la decisione di non far partire il ·convoglio al quale si riscontrasse impossibile assicurare la scorta adeguata. Inoltre il Comitato era incaricato di promuovere accertamenti ed inchieste in caso di sinistri e disservizi mantt1m1. Il Còmitato misto navale ed aeronautico, costituito presso lo Stato Maggiore della R. Marina con personale italiano e tedesco, doveva raccogliere, vagliare ed armonizzare con rapido e costante coordinamento tutte le informazioni relative ai movimenti delle navi da guerra e mercantili nemiche in possesso della Marina e dell'Aeronautica sia italiana sia tedesca, che interessassero anche soltanto indirettamente il traffico dell'Asse con l'Africa settentrionale. Il Commissariato generale militare straordinario per i combustibili liquidi, affidato al gen. Favagrossa, che già ricopriva la carica di sottosegretario per le Fabbricazioni di Guerra, era l'unico organo con poteri dittatoriali, riconoscendosi la necessità, più ancora che la convenienza, di un rigoroso accentramento in questo settore fondamentale. Almeno in parte, però, sull'istituzione di questo Commissariato ebbe sicuro peso la pressione tedesca. Il 1° settembre Keitel, annunciando il proprio intendimento di cedere 20.000 tonn. di nafta delle riserve della Kriegsmarine per bilanciare il diminuito gettito dei rifornimenti romeni, aveva precisato che «(...) Ritengo della massima importanza il fatto che i rifornimenti di nafta dalla Romania e attraverso la Germania siano gestiti dal Comando Supremo o almeno sotto il suo diretto controllo. Ella mi perdonerà, Signor Maresciallo, se io Le raccomando di voler introdurre in Italia una organizzazione analoga a quella che ho ritenuto il caso dì stabilire in Germania, ove ho posto tutti i rifornimenti di carburante sotto il diretto controllo dell'Ufficio Rifornimenti di guerra (gen. Thomas) dell'OKW. Ella solo è in grado di decidere se per l'Italia è più opportuno che il controllo sia esercitato dal Comando Supremo o dal gen. Favagrossa. Mi sembra però necessario che, nella presente situazione, la libera ripartizione dei rifornimenti di carburante, senza il controllo del Comando Supremo, non sia più possibile (...)».

E Cavallero, proprio il 7 settembre rispose ringraziando ed assicu-


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

rando che «il Duce considerava già da tempo la soluzione da Voi proposta» e che il Commissariato generale per i combustibili liquidi, affidato a Favagrossa, era «un fatto compiuto». Il 12 settembre, nel pomeriggio, Kesselring rientrò a Roma, di ritorno dal Quartier Generale del Fiihrer. Hitler, comunicò, si era mostrato «convintissimo dell'importanza capitale del Mediterraneo e farà tutto quello che potrà fare al riguardo». Purtroppo si trattava solo di parole. L'unica promessa per agire contro Malta riguardava uno stormo da caccia, peraltro dopo la caduta di Stalingrado, non potendosi interrompere le operazioni in corso sul quel tratto nevralgico di fronte. Tutto sommato, Kesselring palesò una certa fiducia. I gruppi del II Fliegerkorps di stanza in Sicilia disponevano di 42 nuovi apparecchi ed egli prevedeva di contare complessivamente su 80 aerei. Con altrettanti italiani, che riteneva di poter impiegare, era intenzionato ad «iniziare senz'altro la pressione su Malta», in attesa dello stormo dalla Russia. Senonché Fougier non nascose il suo scetticismo: i due o tre gruppi di auspicato arrivo non gli sembravano assolutamente sufficienti per un'impresa del genere; ed allora l'intera questione venne sottoposta al Duce. Nella tarda mattinata del 13 settembre Cavallero e Kesselring si presentarono alla Rocca delle Caminate. Non si conosce l'andamento del colloquio, ma sembra sia stato illustrato a Mussolini il «verbalino» di quanto discusso a Roma il giorno precedente, senza giungere a conclusioni concrete 16 • A questo punto accadde qualcosa che, pur non provocando una situazione inquietante per l'Asse, determinò un notevole disordine ed un forte motivo di tensione. La sera del 13 settembre ebbe inizio in Africa settentrionale l'operazione battezzata dal nemico Big Party, la cui indiscutibile audacia di esecuzione è pari soltanto alla macchinosità ed anche all'ingenuità del piano. Da tempo fra i comandanti in capo del Medio Oriente - il comando dell'8a armata non avrà parte nell'operazione ed anzi la disapproverà - veniva accarezzata l'idea di un complesso di raids intesi a disorientare i Comandi dell'Asse ed a sconvolgere le lontane retrovie della Cirenaica. Si trattava di ottenere con incursioni contemporanee la distruzione delle opere portuali, delle batterie costiere e contraeree, delle attrezzature logistiche nella basi di Tobruk e di Bengasi; l'inutilizzazione della ferrovia e degli impianti di Barce; l'occupazione di Gialo, tanto per coprire il ripiegamento della formazione destinata ad attaccare Bengasi quanto per disporre di una base di partenza per le incursioni intese a minacciare ed a disturbare


LA NUOVAl'AUSA OPERATfVA

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il collegamento stradale, nella Sirtica, fra T ripolitania e Cirenaica (schizzo n. 75). L'attacco a Tobruk, che in origine si riprometteva il modesto scopo di distruggere le scorte di benzina in posto, mirava adesso ad impadronirsi per ventiquattro ore della zona portuale con truppe da sbarco per consentire ad unità navali l'entrata in rada e quindi la distruzione di tutto il naviglio alla fonda, delle banchine, dei moli, dei depositi di carburante, delle officine e delle installazioni portuali. L'operazione Da/fodil, così era stata denominata l'impresa, era affidata a complessi distinti: la Forza A, circa 400 uomini dell'XI battaglione Royal Marines trasportati dai cacciatorpediniere Sikh e Zulu, doveva sbarcare a Marsa Auda e pu'ntare sulla zona occidentale; la Forza B, un'ottantina di uomini del 1° reggimento Special A ir Service (SAS) provenienti da Cufra, doveva penetrare nel lato orientale della piazza fingendosi un gruppo di prigionieri sotto scorta tedesca ed occupare una picco.la insenatura ad est dell'ingresso principale del porto; la Forza C, un centinaio di uomini del I Argyll and Sutherland Highlanders e nuclei minori imbarcati su 16 torpediniere e 3 motolance provenienti da Alessandria, aveva il compito di sbarcare il 14 settembre per raggiungere e rinforzare la Forza B; la Forza D, una formazione navale composta dall'incrociatore contraerei Coventry e da 8 cacciatorpediniere, dopo aver trasportato la Forza A doveva rimanere al largo sino al tramonto del 14 per reimbarcare le truppe ad operazione ultimata e scortarle ad Alessandria. Un altro nucleo (Forza E), costituito da segnalatori imbarcati su un sommergibile, doveva, a partire dalle 2,45 del 14, illuminare con luci rosse l'entrata nord del porto e facil itare i due sbarchi ad est e ad ovest. Infine, piccoli natanti avrebbero dovuto raccogliere nella notte sul 19 eventuali dispersi a Marsa es-Scegga (una quindicina di chilometri a nord di Bardia). Le incursioni su Bengasi e Barce erano invece assegnate rispettivamente allo Special Air Service ed al Long Range Desert Group. Un violento bombardamento aereo del porto di Tobruk dette alle 21,30 del 13 il via alla Forza B. L'inizio sembrò promettente per gli attaccanti, giacché riuscirono a costituire una testa di ponte subito oltre la barriera galleggiante sul lato meridionale del porto ed a segnalare il via libera agli altri commando. Ma poi tutto andò a rovescio. La Forza C incontrò un fallimento completo: pervenne a sbarcare solo dieci uomini e dovette tornare ad Alessandria dopo aver perduto cinque imbarcazioni. La Forza A mise a terra appena 150 uomini a qualche chilometro dal punto previsto verso le 4 del mattino, quando l'allarme a Tobruk era generale e la reazione della difesa stava sviluppandosi 11 ,


I RAIDS BRITANNICI IN CIRENAICA A META' SETTEMBRE (30 Settembre)

Schizzo n. 75

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LA NUOVA PAUSA O PERATIVA

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i riflettori squarciavano le tenebre illuminando le navi inglesi e consentendo alle batterie costiere e contraeree il tiro a puntamento diretto. Per giunta, all'alba entrarono in azione una ventina di caccia italiani del 13° gr. d'assalto, seguiti poco dopo da varie ondate di aerei tedeschi, che si avventarono sul naviglio nemico, seguendolo durante la difficile ritirata. Dell'unico gruppo che aveva conseguito un certo successo, la Forze B, appena dieci uomini riuscirono ad aprirsi la strada fra i reparti italiani e tedeschi rapidamente accorsi e, due mesi dopo, sei di essi rientrarono nelle linee di El Alamein. Quanto alle unità navali, l'incrociatore Coventry ed i due cacciatorpediniere Sikh e Zulu furono affondati; d~e delle tre motolance e quattro torpediniere vennero del pari affondate mentre le restanti imbarcazioni leggere furono tutte più o meno gravemente danneggiate. Le perdite umane ammontarono ad oltre 600 prigionieri ed un centinaio di morti per gli inglesi; 15 morti e 18 43 feriti per gli italiani ed un morto e 7 feriti per i tedeschi • L'incursione contro Bengasi (operazione Snowdrop) venne attuata dalla Forza X, circa 200 uomini dello Special A ir Service, guidata da una pattuglia del Long Range Desert Group su una quarantina di jeep ed altrettanti autocarri, con il compito di distruggere i depositi e gli impianti portuali, gli aerei sul campo di Benina e di liberare prigionieri inglesi. La colonna, partita da Cufra il 6 settembre, raggiunse il gebel il giorno 11 e, ricevute le ultime informazioni da elementi in posto, alle 4 del 14 settembre iniziò l'attacco alla periferia della città, in prossimità del bivio per Soluch. La reazione del posto di blocco fu immediata e decisa, tanto che, visto chiaramente sfumato il fattore sorpresa, la Forza X rinunciò a proseguire l'azione e ripiegò abbandonando sul terreno feriti e morti ed un paio di automezzi in fiamme. La ritirata, ostacolata dall'incalzare di aerei italiani, fu penosa ed aumentò sensibilmente le perdite. Quasi contemporaneamente due pattuglie del Long Range Desert Group, provenienti da El Fayum, mettevano in atto l'operazione Hyacinth contro Barce. Una di esse alle 1,30 del 14 settembre si gettò contro il posto di blocco sulla strada gebelica meridionale travolgendolo e, con i mezzi in colonna ed a fari accesi, entrò nella cittadina sparando da tutte le parti; l'altra invece si diresse verso l'aeroporto, obiettivo principale, arrivandovi a tutta velocità e riuscendo ad incendiare 16 apparecchi, a danneggiarne altri sette e ad allontanarsi prima che la difesa, orientata a parare attacchi nei tratti perimetrali giudicati più vulnerabili e non proprio dall'ingresso principale, cioè da Barce, si rimettesse dalla sorpresa e reagisse efficacemente.


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Tutti i gruppi di incursione dovevano passare fra l'oasi di Gialo, in mano italiana, ed il gran mare di sabbia di Kalansho per poi proseguire verso nord. Le colonne incaricate del raid contro Bengasi e Barce erano però costrette a ritornare per la stessa via. Ora, se all'andata era possibile giocare sulla sorpresa e sull'aiuto fornito dall'abbagliante riverbero che di giorno velava l'orizzonte, al ritorno diventava assai più aleatorio il riuscire inosservati. Perciò il 15 settembre la Forza Z, costituita dalla Sudan Dejence Force, doveva occupare l'oasi per consentire una sicura ritirata alle altre unità e rimanere in zona per tre settimane compiendo incursioni in varie direzione (operazione Tulip). La Forza Z, circa 200 uomini con una batteria da campagna ed una da 20 di preda bellica, partì da Cufra 1'11 settembre e la sera del 15 si affacciò a qualche centinaio di metri dal fortino italiano. L'attacco notturno si sviluppò piuttosto confusamente ed all'alba gli assalitori vennero ricacciati all'estremità occidentale dell'oasi; tuttavia da que.l momento iniziarono un vero e proprio blocco del presidio grazie alle artiglierie di cui disponevano e nonostante l'intervento di piccole formazioni aeree italiane. Non c'era dubbio che i raids britannici si fossero risolti in un completo fallimento sul piano pratico, per giunta con gravi perdite in personale e mezzi, però almeno un grosso effetto psicologico lo raggiunsero. Da tempo una generica preoccupazione per le retrovie aleggiava nelle menti di Rommel, di Barbasetti ed in particolare di Bastico. Quest'ultimo aveva già segnalato l'urgenza di concretare le misure per la difesa del Sahara libico: «(...) Comunque, i provvedimenti in oggetto - e dei quali mi permetto di rinnovare la preghiera di attuazione urgentissima - non possono rappresentare che un primo passo verso quel potenziamento del Sahara libico che di giorno in giorno appare sempre più necessario ed urgente. Invero, data anche la situazione sulla fronte egiziana quale è venuta a crearsi in seguito ai recenti avvenimenti, non è da escludere che nel prossimo autunno e forse anche fra gli ultimi di questo mese ed i primi di ottobre, possa manifestarsi un contemporaneo attacco da oriente e da sud; ciò che precluderebbe ogni possibilità pur modesta di spostamenti di forze e di mezzi dalla fronte egiziana a quella sahariana(...). Ed è del pari essenziale la celerità, come Vi ho prospettato, dell'avviamento dell'annunziato reparto motocorazzato. Ma tutto ciò, a mio giudizio, non sarebbe sufficiente per dare una sia pur parziale sicurezza di resistenza contro un'azione in forze che il nemico - come da sempre più frequenti e sicuri indizi risulta - sembra avere in animo di compiere contro il Sahara libico.


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Vi sottoporrò pertanto fra pochissimi giorni il risultato di uno studio che ho in corso e dal quale risulteranno i reparti ed i mezzi ritenuti indispensabili ( .•. )»19,

Tenendo ciò presente, l'imponenza del tentativo nemico causò un vero allarme, specie considerando la possibilità di una reiterazione dei raids in concomitanza con la prevista offensiva dell'8 a armata. Le ripercussioni a Roma furono immediate. Cavallero si stava rendendo conto che la nuova organizzazione di comando in Africa settentrionale, da lui voluta, presentava alcuni scompensi. Il 7 settembre era andato a trovarlo il magg. Melchiorri, capo ufficio propaganda di Superlibia, il quale non soltanto aveva accennato a vari problemi locali, ma appena rientrato in Libia era tornato alla carica con una lettera personale: «Caro Cavallero, penso che sarebbe ottima cosa se tu potessi venire qui. Vedo che ci sono molte cose che provocano attriti fra i due Comandi italiani [Superlibia e Delease]. Tutti pensano che una tua visita risolverebbe molto (. .)»20 • Se, come è plausibile, Cavallero aveva in animo di recarsi in loco per rendersi esattamente conto di come stessero i fatti, le ultime novità operative dettero la spinta decisiva. Si aggiunga che, benché il 14 Kesselring «informa che non ritiene probabile un attacco nemico in A.S.I Ha piena fuiucia nelle nostre possibilità di difesa e anche di contrattacco. Comunque mi riferirà in via confidenziale»2 1, Cavallero era di tutt'altro avviso, tanto da considerare il tentativo di sbarco britannico a T obruk come «il preludio di un 'azione nemica su El Alamein» e da parlarne per telefono con Mussolini. Alle 20,30 del 16, dunque, ordinò di fissare un appuntamento con Bastico per l'indomani, all'aeroporto di Derna. I giorni 17 e 18 vennero da Cavallero dedicati all'esame della situazione libica complessiva ed allo sblocco del presidio di Gialo, le difficoltà del quale parevano aumentare. Toccò cioè con mano l'impotenza cui era ridotto Superlibia: per montare d'urgenza una forte azione in aiuto della citata oasi, bisognò che Barbasetti prestasse a Bastico alcuni reparti. Dopo laboriosi preparativi, alle 12 del 19 la colonna, agli ordini del gen. D'Antoni, partÌ da Agedabia, dove era stata concentrata22. Ben presto la marcia diventò lenta e difficile a causa delle pessime condizioni delle piste e dell'elevata temperatura, sì che una trentina di mezzi rimasero insabbiati. Finalmente. alle 3 del 21 , l'avanguardia raggiunse i pressi di Gialo e nella tarda mattinata l'intera colonna si attestò all'oasi. La Forza X, richiamata indietro dal Cairo, aveva preso il largo sin dal 19. Era indubbia la necessità di provvedere in modo assai migliore alla protezione del territorio libico e Cavallero ordinò subito una parziale


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modifica dell'organizzazione in atto: Delease assumeva piena competenza sul settore di Tobruk e sulle truppe ivi dislocate; l'armata corazzata italo-tedesca (ACIT), nuova denominazione dell' AIT, rispondeva di tutta la zona oltre confine. A seguito di tali varianti, Bastico diramò specifiche direttive al Comando del Sahara libico (gen. Mannerini) per assicurare la difesa del Fezzan da provenienze da sud, segnatamente dal Ti besti, e da sud-ovest, in particolare dall'oasi di Cufra. Calcolando in una diecina di battaglioni le forze nemiche da tenere a bada, a quanto risultava al servizio informazioni, vennero predisposte tre fasce successive ad occidente del deserto libico e di Gialo. Una fascia avanzata di vigilanza, ritardo e massimo logoramento da el-Gatrun a Bir Zelten; una fascia intermedia di r,esistenza ad oltranza da Gat, al confine con l'Algeria, a Marada, nella Sirtica; una fascia arretrata di raccolte da Ubar a Hon, sulla quale si sarebbe portata la difesa in caso di cedimento della linea Gat-Murzuch-Zelle-Marada (schizzo n. 76). Vedremo come il profilarsi di gravi eventi sul fronte di El Alamein e di mutamenti di carattere politico-militare nel Nordafrica francese costrinsero a nuovi cambiamenti. Dopo la Cirenaica, Cavallero volle vedere l'ACIT. Il 19, di buon mattino, giunse a Fuka, da dove proseguì per il Comando di Rommel. Il colloquio riguardò la sicurezza delle retrovie 23, lo schieramento e le necessità dell' ACIT, la difesa della costa egiziana; non fu lungo perché Rommel si apprestava a partire per l'Europa e si tradusse essenzialmente in una serie di richieste: artiglieria da campagna per la Folgore, gruppi da 105, complementi, maggiori rifornimenti, la realizzazione di un arroccamento ad immediato tergo del fronte e la sistemazione della ferro via da Tobruk ad El Alamein. Non sappiamo come il comandante dell' ACIT abbia presentato la situazione operativa però disponiamo di una lettera personale di Kesselring a Cavallero, scritta il 17, quindi appena un paio di giorni prima, nella quale il primo riferiva del colloquio avuto con Rommel, durante la sua breve visita in Africa: «( ...) Rommel prevede un attacco nemico entro i prossimi 14 giorni. 1. Ragioni militari.

Rommel ritiene il nemico sufficientemente forte per l'attacco e crede anzitutto in un attacco di fanteria, che dovrebbe essere successivamente ampliato da carri armati (...). In base alla situazione, Rommel crede in un attacco proveniente dall'ala nord del nemico(...). 2. Ragioni politiche. Churchill deve fare qualcosa per la Russia e cioè: o fare affluire nel Caucaso considerevoli rinforzi, indebolendo così il fronte egiziano in modo da non essere più in condizioni di tenerlo, o effettuare un attacco, costi quel che costi, entro un termine di tempo remoto.


ORGANIZZAZIONE SCHEMATICA DELLA DIFESA DEL SAHARA LIBICO (direttive del 22 Settembre)

Schizzo n. 76


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6. Mia opinione. Se il nemico attacca ora, prima che gli giungano altri maggiori rinforzi, ciò avviene soltanto per considerazioni di carattere politico. Dal punto di vista militare un attacco prematuro del nemico è favorevole (...)».

Cavallero, la cui partenza da Roma si era incrociata con il ritorno in Italia di Kesselring, lesse questa lettera solo quando rientrò a sua volta. Nel frattempo il gen. Magli ritenne opportuno metterla in visione a Mussolini, che non fece commenti di rilievo. Il 22 settembre Rommel ricevette a rapporto i comandanti di corpo d'armata e di divisione. Prima di tutto ritenne opportuno spendere qualche parole di commento sull'esito insoddisfacente della battaglia di Alam el Haifa; al riguardo le argomentazioni sono note ed è quindi superfluo tornare sull'argomento. Quindi si lasciò andare ad una previsione sull'eventuale offensiva dell'sa armata, ma accennandone essenzialmente a titolo di ipotesi ed in relazione alle recenti incursioni in Cirenaica: «(...) Se il nemico dovesse attaccare, attaccherà modernamente; non solo tra il mare e la depressione di El Qattara, ma in profondità, oltre il confine egiziano. Le ultime puntate effettuate da Cufra sino a Barce, fino alle portt" di Tobruch e nei pressi di Bengasi, vanno considerate solo c.ome esperimento. Il tentativo sarà probabilmente ripetuto con maggiori mezzi per risolvere la situazione(...). Il nuovo schieramento ha tolto dalla linea le forze mobili, mettendole a ridosso delle unità di prima schiera ( .. .). Bisogna tener presente che potrebbe darsi che i due C.A. fossero tenuti a difendere la fronte, senza poter contare sul sostegno di truppe celeri e corazzate. Non sono preoccupato sulla possibilità di resistenza di queste forze (...). Lo schieramento che sarà ritoccato nel termine di poche settimane darà modo di non temere neppure un attacco colossale ( ...)» 24 •

Rommel non fece trasparire quello che, stando al suo diario, doveva essere il suo reale pensiero: un forte scetticismo nel futuro dell' ACIT e della Libia, determinato dalla consapevolezza di non poter nemmeno ostacolare il completo dominio dell'aria del nemico. Non è facile individuare lo stato d'animo di Rommel. Riteneva che di fronte all'indiscutibile superiorità della Royal Air Force non esistesse soluzione per il problema operativo dell' ACIT e, per di più, non poteva farsi ecces·sive illusioni su un radicale miglioramento del rapporto di forze esistente fra le opposte aviazioni, ma nel contempo non manifestava lo scoramento che in lui era affiorato durante la crisi di metà luglio. Il suo incubo dei rifornimenti era tale che il 9 settembre, quando von Mellenthin si accomiatò per rimpatriare, gli consegnò un promemoria per-


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sonale per il gen. Hald!er, capo dell'OKH, che terminava con questa frase: «Se materiali assolutamente indispensabili non verranno forniti all'armata corazzata, questa non sarà in grado di resistere alle forze riunite degli U.S.A. e dell'Impero britannico, cioè delle due potenze mondiali. Nonostante il suo coraggio, l'armata corazzata prima o poi subirà il destino della guarnigione di Halfaya» 25 ,

però, nel contempo, non risulta abbia preso nella benché minima considerazione l'alternativa di retrocedere per accorciare radicalmente il braccio dei trasporti terrestri. Secondo Mancinelli, forse in quel periodo Rommel nutriva piena fiducia di poter attendere a pié fermo Montgomery e di bloccarlo sulla stretta di El Alamein, quasi che dalla battaglia di Alam el Halfa avesse tratto la convinzione di una fortissima solidità intrinseca di quelle posizioni. Tanto da accettare, cosa veramente insolita per il suo carattere, una concezione di difesa statica. Vale la pena di citare un episodio in proposito. Saputo che Rommel lasciava l'Africa, Bastico volle recarsi al suo Comando tattico per salutarlo. Lo vide stanco ma non avvilito: «L'insuccesso è stato grave ammise Rommel con amarezza - ma non sono finito. Ho ancora un barlume di speranza e se le cose si mettono come spero, la situazione si potrà capovolgere». E, mutando espressione e stringendo il pugno, continuò: «Se mi manderanno quanto ho richiesto e in Germania ed a Roma potrò avere l'assicurazione di adeguati rinforz~ sono certo che i miei uo· mini sapranno infliggere a Montgomery una dura lezione». Bastico cambiò discorso per non avvilirlo troppo 26• Quando, al termine del rapporto, Rommel comunicò formalmente la propria partenza, l'impressione generale fu di sconcerto e di disagio. Né il cenno alla necessità di un congruo periodo di riposo apparve del tutto convincente, anche se da tempo la sua stanchezza fisica era chiaramente avvertibile27 • Nessuno riteneva possibile che egli lasciasse spontaneamente l'armata, proprio alla vigilia dell'offensiva britannica! Probabilmente - si pensò - il provvedimento derivava dal ben conosciuto attrito con Kesselring e veniva, almeno inizialmente, tenuto nell'indeterminatezza, anche per lasciare adito a qualunque soluzione venisse imposta o suggerita dai prossimi avvenimenti bellici. D'altronde Rommel non si preoccupò molto di sciogliere le perplessità, forse nutrendo egli stesso incertezze sulla durata della cura e sul proprio futuro. Peraltro confidò al gen. Stumme, arrivato il 19 dall'Europa per sostituirlo, che nel caso di una grande offensiva dell'sa armata si proponev~ di interrompere il periodo di riposo e di rientrare subito in Egitto. E da ritenere che Stumme non sia rimasto molto lusingato da un simile


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implicito indizio di sfiducia, ma il divario di esperienza specifica e di ascendente sulle truppe fra i due comandanti appariva innegabile. Volendo indagare sul vero pensiero di Rommel circa il suo rientro in Germania, si inclina a ritenere che in un primo momento intendesse lasciare in via definitiva Africa e ACIT, diversamente non avrebbe caldeggiato la propria sostituzione con un Guderian. Successivamente, quando seppe che la scelta stava cadendo su Kesselring e che quindi molto probabilmente egli sarebbe stato rimandato in Egitto, modificò pensiero ed atteggiamento. Che Hitler non avesse alcuna voglia di cambiare il capitano vittorioso, che mostrava di cavarsela egregiamente anche se abbandonato a se stesso, ma intendesse dargli semplicemente un po' di meritato riposo, sembrerebbe confermato dall'invio di Stumme. Questi si era posto in luce come ottimo protagonista della guerra corazzata in Russia, ma di recente, quale comandante del XL corpo corazzato, era incappato in una grave disavventura. Il 20 giugno un ufficiale di Stato Maggiore della 23 a Panzerdivision, recatosi in aereo in prima linea, era stato abbattuto e catturato con tutti gli ordini del XL corpo d'armata relativi all'imminente offensiva. A Stumme era stato fatto carico di aver comu.nicato per scritto ai divisionari non solo gli ordini particolareggiati, ma altresì i compiti della adiacente 4a armata corazzata. Destituito dal comando il 27 giugno, insieme con il suo capo di S.M. ed il comandante della 23 a Panzerdivision, fu deferito ad una corte marziale presieduta da Goering e di cui faceva parte il gen. von Thoma (che ora stava per assumere il comando del DAK). Sfuggito alla fucilazione grazie all'intervento del maresciallo von Bock, comandante del gruppo di armate, ed anche alla degradazione, Stumme venne condannato al massimo della pena prevista per disubbidienza e negligenza, 5 anni di fortezza. Peraltro Hitler, su esplicita richiesta della stessa corte, concesse la grazia dati i brillanti precedenti del generale. Poiché la vicenda si concluse in agosto, è difficile che poco più di un mese dopo Hitler consentisse di affidare la Panzerarmee Afrika a Stumme, se non provvisoriamente. Il 23 settembre Rommel era a Roma. Si presentò al Comando Supremo per riprendere la conversazione iniziata in Egitto. Gli argomenti di fondo erano, in sostanza, due. Il primo riguardava il fabbisogno per l'alimentazione dell'ACIT: occorrevano globalmente 120.000 tonnellate mensili di materiali per forze terrestri ed aeree contro un massimo raggiunto sino a quel momento di 80.000 tonnellate, tenendo presente inoltre che, sbarcando a Tripoli, il 20% del carburante si consumava nel trasporto sino al fronte. Il secondo punto concerneva il personale: bisognava avvicendare 30.000 uomini, di cui 12.000 malati;


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se non si trovava il modo di rimpatriarli (e di sostituirli) esisteva il rischio di un crollo nel morale delle truppe, cosa di cui Rommel declinava la responsabilità. Poi esistevano questioni particolari, che Rommel avrà più tardi a citare piuttosto sprezzantemente, a dimostrazione di quanto poco si dovesse contare sull'Italia in fatto di promesse: Delease doveva mettere subito 3.000 uomini a disposizione per la costruzione dell'arroccamento a tergo del fronte ma Barbasetti ne concederà solo 400 e di questi appena un centinaio verranno messi al lavoro cosicché la strada non verrà terminata; dall'Italia dovevano essere inviate 7.000 tonn. di rotaie e di traversine per completare la ferrovia Tobruk-El Alamein, ma non verrannb mai spedite ed i soli uomini impiegati nella ferrovia saranno quelli della 90a leggera; una spedizione doveva essere indirizzata a Cufra per eliminare la base nemica organizzata nell'oasi, ma né Cavallero né Barbasetti daranno corso al progetto28 • È dunque interessante vedere i documenti in proposito. Il 27 settembre l' ACIT comunicò a Delease la sintesi degli accordi presi fra Rommel e Cavallero, sintesi ricevuta da Rommel tramite von Rintelen: Delease doveva mettere subito a disposizione 3.000 uomini per la strada del fronte; dall'Italia sarebbero state inviate 7.000 tonn. di rotaie e traversine ferroviarie «quale carico in più di quello stabilito nei convogli,,; Giarabub passava subito alle dipendenze dell' ACIT; Superlibia era responsabile della sicurezza contro Cufra ed avrebbe lanciato una colonna contro detta oasi29• Barbasetti si rivolse allora al Comando Supremo per mettere bene in chiaro i punti che lo riguardavano direttamente: «Già il 12 settembre Maresciallo Rommel aveva toccato la questione della strada sulla fronte; me l'ha poi ripetuta una seconda volta chiedendo - sui 4.000 uomini giudicati necessari dal progetro eseguito dal nostro Comando Genio 1.400 lavoratori, di cui 400 specializzati et 300 autocarri. Ho una seconda volta ripetuto che poteva dare al massimo 400 lavoratori (cioè gli specializzati), sospendendo altri lavori meno urgenti, come quelli degli acquedotti et della strada Sidi Barrani già da Rommel chiesta, ed ho chiesto un concorso tedesco, tanto più che noi lavoriamo indirettamente anche alla ferrovia della fronte (...). In conclusione in tutta Delease non esistono i 3.000 lavoratori ( .. .). Comando genio(...) vi ha sul posto solo 800 uomini(...). Lo sforzo facto da Delease est stato queJlo di mettere a disposizione 400 specializzaci ( ...)»

A conti fatti, continuava Barbasetti, i reparti del genio e di lavoratori erano tutti impegnatissimi in altri lavori indispensabili e dai 60.000 uomini di Delease, compresa R. Marina e R. Aeronautica (e non 80.000, come riteneva l'ACIT) non era letteralmente possibile trarre i


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3.000 u. richiesti. E questo a prescindere dall'irreperibilità dei 300 au-

tocarri. Quanto alla ferrovia, il calcolo dei tempi compiuto dai tedeschi sembrava troppo ottimista, comunque a materiale giunto si sarebbe visto. Giarabub, infine, era già da tempo alle dipendenze dell' ACIT unitamente a Siwa, con cui faceva settore30 • Ma non basta. Il 30 settembre Barbasetti ebbe un lungo colloquio con Stumme, con il quale trattò molte questioni di dettaglio, fra cui la nota strada. Il tedesco riferì che «per errore sono stati chiesti a Roma 3.000 uomini, anziché 1.000 uomini» e Barbaset.ti lo persuase che, a parte i 400 specializzati, avrebbe potuto accontentarlo ma soltanto attingendo ai complementi, cosa che anche Stumme escluse. Inoltre, l'ufficio operazioni dell' ACIT si era ricordato che effettivamente Giarabub si trovava già sotto la giurisdizione dell'armata31 • Dal canto suo, chiamato in causa da Barbasetti, Cavallero tenne a precisare che i famosi 3.000 uomini chiesti da Rommel non erano stati affatto garantiti ed anche per il materiale ferroviario erano state formulate riserve; comunque bisognava escludere che, nella situazione contingente dei trasporti, il predetto materiale potesse venir avviato (<in più del carico previsto dei convogli». Quanto a Cufra, la conversazione aveva preso in considerazione un'azione specifica, ma senza intenti conclusivi e d'altronde la scarsa disponibilità di mezzi idonei non consentiva un'impresa del genere32• Su un altro argomento Rommel intrattenne Cavallero. Ci teneva perché legato alla soluzione, assai poco ortodossa, data al problema difensivo dell'armata. Il punto cruciale consisteva nell'armamento (<miserevole» delle divisioni italiane, tanto inferiore a quello tedesco che, per raggiungere una densità di fuoco simile su tutto il fronte, bisognava ricorrere al frammischiamento di unità dell'Asse. Era già stato attuato in precedenza, sia pure entro limiti ben definiti, ma adesso veniva applicato su scala più ampia, in quanto esteso anche alle grandi unità in riserva. «Ogni due divisioni, una italiana ed una tedesca, ci sono tre

gruppi di combattimento indipendenti. In sostanza, sono mescolati italiani e tedeschi>> annotò Cavallero33 • Non che il discorso fosse molto chiaro, ma esisteva un esauriente rapporto di Mancinelli del 14 settembre. Nella posizione di resistenza i battaglioni dell'Asse si alternavano mantenendo inalterati i vincoli gerarchici con i reggimenti, così come restavano invariati i rapporti fra reggimenti e divisioni. Ne risultava una compenetrazione a pettine dei settori italiani e tedeschi, in cui le relazioni fra battaglioni contigui erano soltanto di <<collaborazione». Il sistema tendeva a mettere in gioco lo spirito di emulazione, lo sfruttamento di tutte le armi e le arti-


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glierie a vantaggio di tutti, senza intaccare i vincoli organici. Peraltro rimaneva sensibilmente confuso il concetto di responsabilità per la difesa dei settori di livello superiore. Quanto alle riserve, il discorso necessariamente cambiava, non apparendo realizzabile un simile grado di frammischiamento. Rommel, dunque, si era limitato all'affiancamento delle divisioni: Ariete e 21 a Panzer, Littorio e 15a Panzer, Trieste e 90a leggera. Le singole divisioni avrebbero ricevuto ordini tramite i rispettivi comandi di corpo. È bene precisare che di questo indirizzo i risvolti pratici di combattimento apparivano piuttosto vaghi. Ad ogni modo, .«Rommel si ripromette soprattutto di ottenere per questa via - continuiva Mancinelli - maggiore scioltezza e celerità di movimento da parte delle nostre grandi unità corazzate e motorizzate, notevolmente più tarde delle corrispondenti tedesche. Il maresciallo Rommel giudica che questo minor grado di prestazione sia da attribuirsi non tanto a diversità di caratteristiche del materiale, ma soprattut· to ad una certa tendenza allo schematismo e anche a una minore capacità ad affrontare l'imprevisto, in conseguenza della minore disponibilità di armi idonee (artiglierie a lunga gittata, pezzi anticarro semoventi od autorimorchiati) ....»~'.

Torneremo sull'argomento, che merita una certa attenzione perché Cavallero chiese all' ACIT lumi sull'attribuzione delle responsabilità. Per il momento il capo di S.M. Generale non stette a discutere ed accettò la spiegazione di Rommel, che cioè il provvedimento consentiva di meglio resistere ad un violento urto britannico sul tratto centrale del fronte: se l'avversario vi si fosse gettato contro, avrebbe trovato dapprima un profondo campo minato, poi un dispositivo elasticamente articolato che l'avrebbe frenato mentre contrattacchi sarebbero stati sferrati da nord e da sud. In riserva restavano la Trieste e la 90 3 leggera, destinate, fra l'altro, ad accorrere verso Siwa per respingere eventuali puntate avversarie. L'indomani fu la volta di Mussolini. Cavallero e Rommel vennero ricevuti alla Rocca deUe Caminate ed il secondo più o meno ripeté quanto già proposto a Roma. «Non lasciai dubbi - scrisse più tardi che se i rifornimenti non fossero stati inviati almeno nella misura da me richiesta, noi avremmo dovuto abbandonare il Nordafrica)) 35• Però espresse incredulità nei confronti di un'iniziativa inglese e, comunque, anche se si fosse verificata, garantì la possibilità di arrestarla ricorrendo alla difesa manovrata, con contrattacchi ad obiettivi limitati (cioè non fino ad Alessandria). Per una ripresa della spinta offensiva, invece, occorrevano almeno altre due divisioni, una italiana ed una tedesca, e


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trenta giornate di carburant~36• È veramente strana la discordanza sulle previsioni operative fatte da Rommel il 23 a Cavallero ed il 24 a Mussolini e non se ne trova una convincente spiegazione, a meno che il pensiero di Rommel non sia stato mal sintetizzato o compreso, e cioè che egli non credesse ad un'offensiva dell'8 a armata a brevissima scaden· za. Però anche tale ipotesi poco si concilia con quanto Rommel aveva detto a Kesselring alcuni giorni prima a T obruk e col proposito, manifestato a Stumme, di rientrare subito qualora Montgomery si fosse mosso. Rommel riprese il viaggio per la Germania sicuramente scontento, anche se dal diario Cavallero sembrerebbe il contrario. Nelle sue note appare netta la critica di scarso impegno nei confronti dell'Italia. Di Mussolini scrisse: «Credo che, nonostante quanto ho detto, egli non si sia ancora reso pienamente conto della gravità della situazione»; sulle promesse di Cavallero faceva sempre meno affidamento e le sottolineava con amara ironia: «Forse - scrisse - voleva soltanto calmarmi e pensava che sarebbe passato un po' di tempo prima che io potessi rientrare in azione in Africa»37 ; di tutti riportava il ricorrente tacito commento: « Tanto ve la caverete bene lo stesso!». Vero si è che mentre in Italia si scrollavano le spalle fiduciosamente, in Germania il pensiero generale era ancora più deprimente: «Noi vinceremo perché noi dobbiamo vincere/» 38 • Se infatti a Roma l'ottimismo era vago, a Berlino era addirittura entusiastico, anche perché lo sfondamento e la vittoria in Medio Oriente non avrebbe mancato di influire sulle operazioni in corso nel settore meridionale del fronte russo. Rommel fu accolto con tutti gli onori e ricevette il bastone di maresciallo dalle mani di Hitler. Fu ascoltato con simpatia e comprensione quando espose le cause dell'insuccesso della battaglia di Alam el Halfa e quando illustrò lo schieramento dell' ACIT. Arrivato al dunque, ancora una volta si espresse senza perifrasi: «Mi rendo assolutamente conto - disse - che, dat a l'attuale situazione strategica marittima e navale nel Mediterraneo, deve esser compiuto un grosso sforzo per assicurare la continuità del flusso di alimentazione tedesco verso l'Africa. Esso rende necessario il massimo impegno di tutti i trasporti tedeschi ed italiani e comporta il potenziamento delle scorte ai convogli. Ma solo a queste condizioni posso dichiarare che le truppe tedescihe, che sostengono il peso principale della lotta in Africa, saranno in grado di tenere questo teatro d'operazioni contro le miglioni unità dell'Impero britannico» 39•

Goering minimizzò con sufficienza i problemi dell'ACIT e quando Rommel affermò che i carri tedeschi erano stati messi fuori combattimento da granate perforanti da 40 mm lanciate da cacciabombardieri americani, punto sul vivo, ribatté sprezzantemente: «Assolutamente im-


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possibile. Gli americani sanno fabbricare soltanto lamette da barba!» Al che Rommel, mostrando il campione di granata portato seco, replicò: 40 « Vorremmo avere anche noi qualcuna di queste lamette!» • Hitler invece si mostrò attento e concreto, promettendo l'imminente utilizzazione di un fortissimo numero di Siebelfahren, zatteroni speciali le cui caratteristiche inducevano a sperare nell'eliminazione di gran parte delle difficoltà per i rifornimenti oltremare. Poi si impegnò a mandare in Egitto una brigata dotata di 500 Nebelwerfer, lanciarazzi multipli; una quarantina di carri Tiger e molti semoventi. Però, quando gli ostacoli sono reali e consistenti, non sempre le migliori intenzioni trovano realizzazione. Di conseguenza anche le promesse di Hitler e dell'OKW; come quelle di Cavallero e del Comando Supremo, rimasero senza seguito pratico ai fini della battaglia di El Alamein.

In questo stesso periodo un altro grosso problema aveva sollecitato il pieno impegno del Comando Supremo. Era logico prevedere che un'offensiva dell'8 a armata sarebbe stata aiutata da un'estensione del1' operazioni nel Mediterraneo centrale, quanto meno per fissarvi forze dell'Asse. Perciò Cavallero pensò di dislocare una formazione navale in Egeo. Si trattava di una misura già presa in considerazione in precedenza e caldeggiata in modo particolare da Kesselring, che vedeva la convenienza di agire nel bacino orientale del Mediterraneo con mezzi navali, appogiandoli a Rodi e a Scarpanto, opportunamente attrezzate come basi, e di riservare agli aerei il bacino occidentale. Il risultato che si contava di raggiungere era duplice: concorrere ad assicurare indirettamente le nostre rotte per l'Africa agendo sui convogli britannici diretti da Alessandria e Malta e, nel contempo, contrastare eventuali tentativi di sbarco nemici nell'area orientale. Qualunque iniziativa si intendesse assumere per mare era tuttavia condizionata dal vincolo della nafta, ormai fuori dalla nostra possibilità di risolvere. Cavallero incaricò dunque Marras di illustrare ancora una volta il penoso dramma italiano all'alleato. I rifornimenti dalla Romania erano fortemente in difetto: invece di 19 .000 tonn. di gasolio previste per settembre si poteva contare appena su 10.000, e contro 50.000 tonn. di olio combustibile programmate c'era la speranza di riceverne solo 38.000. Date le perdite subite di recente, a fine mese la disponibilità sarebbe scesa a zero. In sostanza, la lamentata carenza doveva venir colmata ed i tempi di trasporto ridotti. È pur vero che nella citata lettera del 1° settembre Keitel si era espresso in termini molto comprensivi, anzi, approfittando di un viaggio di von Rintelen a Berlino, aveva esaminato con lui proprio la situazione della nafta all'Italia: il


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ministro tedesco per i rifornimenti era in viaggio per la Romania per individuare le ragioni della diminuita produzione, comunque egli sperava di poter cedere in settembre 10.000 tonn. delle riserve della Kriegsmarine, non molto impegnata in quel periodo nel mar del Nord. Ma Cavallero non volle lasciare dubbi: «Gravità situazione - scrisse - derve essere considerata nel quadro operativo reale, che impone rifornire urgenza truppe operanti in Egitto et assicurare minimo di resistenza Tripolitania et Cirenaica» 41 • Marras si dette da fare e ricevette formali assicurazioni, però all'atto pratico il risultato fu tanto deludente da provocare un nuovo angoscioso telegramma di Cavallero: «(...) Situazione gasolio, olio combustibile et carburanti in genere raggiunto punto tale che richiede provvedimenti immediati per fronteggiare situazione et provvedere specialmente rifornimenti Egitto et Libia. A tutto 21 corrente risultano partite da Romania 39.000 tonnellate contro 90.000 concordate. Dovrebbero quindi partire dal giorno 22 a fine mese 54.000 tonn. cui corrisponde media giornaliera di 6.500 tonn. pari a 15 treni, il che est materialmente impossibile. Quindi assicurazioni date non possono certamente avere esito. Necessita nuovo intervento et prospettare quanto sopra per ottenere fornitura diretta gasolio et olio combustibili da Germania. Per quanto riguarda interessamento Capo trasporti tedeschi, informasi che finora risultato est negativo, perché ieri et oggi partito da Romania un solo treno anziché due et domani partiranno due treni anziché quattro. Quanto sopra risulterebbe dipendere da mancanza locomotive et non da deficienza prodotto. Prego intervenire nuovamente, tenendomi corrente risultati che assoluta· mente devono essere conseguiti»•2•

Contemporaneamente, Cavallero si rivolse personalmente a Keitel, approfittando della visita di Rommel e dei colloqui avuti con questi e con Kesselring, per accennargli alla prevista dislocazione di unità della R. Marina nell'Egeo. Il progetto presentava notevoli vantaggi sul piano operativo, però la sua attuazione, spiegò, richiedeva la presenza in Egeo di un certo quantitativo di nafta, si da assicurare alla formazione navale italiana la possibilità di rifornimento in loco. «Si tratta - continuò - di circa 20.000 tonnellate che dovrebbero essere depositate al Pireo ed a Suda per conto delle autorità germaniche, in modo tuttavia da averle disponibili per il caso di necessità operative. Come il Feldmaresciallo Rommel vi chiarirà, questa misura permetterebbe altresì di intensificare il ritmo dei trasporti verso l'Africa, provvedimento che è indispensabile di fronte alla situazione attuale ed alle previsioni che si possono fare per il futuro (...)» 43 •


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I trasporti oltremare subivano perdite feroci. Dal 2 al 23 settembre, data della lettera per Keitel, erano stati colati a picco sei piroscafi ed una cisterna. Ed un'altra nave venne affondata nell'ultima settimana dello stesso mese, talché il triste consuntivo di settembre fu di 97.000 tonnellate di rifornimenti spedite dall'italia contro 77.000 arrivate in Libia, pari ad una perdita del 20%. Peggio ancora, i danni più rilevanti si verificarono nei carburanti: su 40.200 tonn. spedite, ne giunsero a destinazione 31.061, con una perdita del 22,74%. Il dramma doveva continuare e diventare inevitabile causa di gravissime conseguenze per l' ACIT in ottobre. Ma a fine settembre si sperava moltissimo dalla neutralizzazione di Malta. Secondo gli ordini diramati dall'OBS il 22 settembre, l'offensiva aerea dalla Sicilia doveva svolgersi in tre fasi: 1. azioni diurne e notturne di bombardieri per distruggere al suolo il maggior numero di caccia inglesi; 2. impiego di Stuka e di cacciabombardieri fortemente scortati dalla caccia; 3. impiego massiccìo e continuo di bombardieri in quota, fortemente scortati, estendendo gli attacchi contro le batterie contraerei. Il II Fliegerkorps disponeva di sette gruppi da bombardamento (tutti suJu.88, tranne uno su He.111) e di quattro gruppi caccia(su Bf.109), per complessivi 156 bombardieri e 58 caccia efficienti. L'Aeronautica della Sicilia dal canto suo contava su tre gruppi da bombardamento (su Cane. Z.1007 bis), uno di bombardieri a tuffo (su Ju.87), tre da caccia (Mc.202), uno di cacciabombardieri (su Re.2001) per un totale di 8 bombardieri a tuffo, 18 bombardieri e 62 caccia efficienti, ossia meno di un terzo dell'organico. Si aggiungano il logorio e la demoralizzazione degli equipaggi. Come aveva dichiarato Kesselring, i piloti tedeschi (ma il discorso valeva anche per gli italiani) trovavano arduo percorrere più volte al giorno un largo braccio di mare con il continuo rischio di cadere in acqua. Si stava creando fra di essi un nervosismo traducibile con l'espressione mal di Malta. E l'isola ospitav.a, a quanto ritenuto, 129 monomotori, 34 bimotori e 5 aerosiluranti, un complesso decisamente temibile. Era innegabile una certa tensione. Il 9 ottobre il gen. Amé, capo del SIM, ebbe un lungo colloquio con Ciano, mostrandosi «nettamente pessimista». Tutte le informazioni ed i ragionamenti, disse, conducevano alla conclusione che gli anglo-americani si preparavano a vibrare un grosso colpo contro l'Asse e l'Italia appariva geograficamente e logica-


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mente il primo obiettivo. «Fino a quando avremo la forza di resistere ad una seria, pesante e metodica azione offensiva dall'aria e dal mare?>> si chiese allora, piuttosto retoricamente, il ministro degli Esteri. E poi soggiunse: <~mé ha detto queste cose e molte altre a Cavallero, il quale però è quel tal sordo che non vuol sentire»44 • Proprio il 9 si fece vivo Keitel. Era allarmato perché da rinnovate segnalazioni dell' ACIT, la più recente delle quali di due giorni prima, risultava che le dotazioni di carburante, munizioni e viveri scarseggiavano ed erano «lungi dal corrispondere alle più assolute necessità, tanto più urgenti in quanto, secondo vari indizi, si de'Vono prevedere in un prossimo avvenire operazioni belliche in grande stile». Di conseguenza pregava di intervenire «con la massima celerità» per migliorare lo stato di fatto. Cavallero replicò piuttosto genericamente ma con fiducia: stava per iniziare la neutralizzazione di Malta45 • L'offensiva aerea cominciò 1'11 ottobre. Dopo due giorni le aviazioni dell'Asse avevano perso 24 apparecchi. Il 16 mattina Kesselring si presentò al Comando Supremo. Dei diversi temi toccati, quattro rivestivano particolare spicco: attacco a Malta, riserva operativa di nafta in Egeo, rifornimenti all'ACIT, azione contro Cufra. Per quanto il feldmaresciallo abbia scritto di esser stato costretto a sospendere l'operazione aerea «dopo soli tre giorni, in seguito alle per· 46 dite troppo elevate» , questo non risulta affatto dal verbale, che invece al sesto giorno di bombardamenti presenta le cose sotto una luce favorevole: «Il maresciallo Kesselring esordisce informando che le perdite dell'aviazione dell'Asse nel cielo di Malta sono gravi per effetto della tattica della caccia inglese, tattica che consiste nell'attacco dall'alto con sole alle spalle. Le perdite nemiche sono molto più rilevami e tuttavia l'azione per ottenere una soddisfacente neutralizzazione di Malta durerà più a lungo del previsto (in sintesi circa 25 perdite tedesche e 7 nostre; circa 70 del nemico). (...) Il Capo di S.M.G. informa che ha pronto un convoglio di tre navi rd un altro di due (Tripolino e Schillin), tutti per la rotta di ponente, e chiede quando si potrà precederne la partenza in relazione all'azione in corso su Malta. Il maresciallo Kesselring risponde: «Al più presto possibile; da domani lo stato di

neutralizzazione di Malta consentirà di far passare ciò che si vuole» (...)47 •

In merito alla nafta, altre buone notizie. Già il 14 il Comando Supremo era stato informato dall'addetto militare tedesco a Roma che, ben lieta della decisione italiana di spostare il centro di gravità della guerra marittima nel bacino orientale del Mediterraneo, la Kriegsmarine avrebbe ceduto alla R. Marina non meno di 40.000 tonn. di olio combustibile a compenso dei minori quantitativi provenienti dalla Romania. Questo però nel prossimo futuro. Al momento la SKL avrebbe


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trasferito al Pireo ed a Suda 20.000 tonn. - detratte dai rifornimenti programmati per l'Italia - quale riserva operativa per la R. Marina, ma sotto gestione tedesca e senza assumere impegni di mantenere tali scorte sempre a livello. Kesselring, anch'egli al corrente della questione, mostrò di considerare risolto il problema. Per l'ACIT l'inquietudine si manteneva viva, tanto più che, a causa della temporanea deficienza di benzina, i trasporti aerei germanici da Creta erano stati sospesi. La partenza dei due noti convogli anticipata al 19 poteva assicurare una certa tranquillità. Infine, Cufra. Kesselring dapprima domandò quali fossero le intenzioni italiane al riguardo poi, visto che almeno in quel periodo il Comando Supremo non ravvisava la possibilità di un'azione terrestre da Gialo e che, per contro, veniva conferita priorità alla costituzione di una massa di manovra centrale con le divisioni Spezia, Pavia e Centauro di prossimo invio, si dichiarò d'accordo. Come si vede, sino al 16 ottobre l'offensiva contro Malta dava buone speranze di successo e neppure affiorò il secondo argomento citato più tardi da Kesselring per giustificare la sospensione dei bombardamenti, cioè «la necessità di conservare riserve efficienti in vista del/ 'invasione anglo-americana» 48 • Peraltro bisogna convenire che probabilmente l'OBS era il Comando dell'Asse più incline a reputare attendibili le voci di uno sbarco alleato sulle coste del Mediterraneo, specialmente in Grecia o nelle grandi isole italiane o nel Nordafrica francese. Tale orientamento mentale era sostenuto da informazioni di varia provenienza circa forti concentramenti di mercantili nei porti dell'Inghilterra sudoccidentale e grossi ammassamenti di materiali all'aperto, nonché circa un aumento del traffico marittimo a Gibilterra. All'improvviso il cielo si oscurò. Il 15 ottobre l'amm. Weichold spedì un dispaccio alla SKL. Posto in rilievo il deficit nella fornitura di nafta di settembre alla R. Marina, precisò che il preoccupante scarso arrivo sino al 10 ottobre lasciava pensare inevitabile un ingente taglio anche per il mese in corso. «Con ciò - sottolineò - nonostante la fornitura sussidiaria di 12.000 tonn. di nafta delle scorte della Marina germanica, la situazione di carburanti della Marina italiana diventa talmente seria da compromettere in maniera decisiva i normali compiti operativi e in un tempo non lontano da renderli addirittura ineseguibili. Il Comando Marina germanica fa presente nella maniera più categorica che se non possono venir anteposti gli interessi per i compiti di guerra italiani e germanici a quelli del rifornimento interno della Romania, la situazione della

condotta della guerra e dei rifornimenti in Mediterraneo si troverà in breve tempo davanti ad una catastrofe».


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Anc~e il Comando Supremo fece i conti: consistenza nafta nei depositi ed a bordo .................................. 25.000 afflusso da Germania e Romania entro il 10 ottobre 14.000 totale disponibilità al 10 ottobre ............................................................ 39.000 consumi dal 1° al 14 ottobre ...................................................................... 23.000 rimanenza al 14 ottobre ..................................................................................... 16.000 necessità periodo 15-31 ottobre ................................................................ 30.000 previsioni afflusso da Germania e Romania ........................... 11.000 deficit ........................................................................................................................................... 19.000

tonn. tonn. tonn. tonn. tonn. tonn. tonn. tonn.

Cavallero mise Mussolini al corrente di questi dati, spiegando che la differenza negativa poteva essere fronteggiata mescolando 9.000 tonn. di pacura pesante con altrettanto gasolio-petrolio. Non fu peraltro in grado di delineare alcuna soluzione autonoma, anche perché Kesselring, impressionato da un dissanguamento cui non faceva riscontro una diminuzione della lotta su Malta - le perdite erano salite a 42 aerei ed il 17 erano caduti due assi della Luftwaffe - aveva deciso di inviare i suoi bombardieri solo di notte, diminuendo così la pressione sull'isola. Ulteriori abbattimenti l'indussero il 20 ottobre a sospendere l'offensiva, riconoscendone il fallimento. L'Asse aveva perduto 48 apparecchi, di cui 10 italiani, contro ben 132 dichiarati abbattuti da parte inglese. La Royal Air Force perse 32 aerei, contro un centinaio affermati abbattuti da parte italo-tedesca. Circa gli effetti delle incursioni, Kesselring non aveva torto: nessun aeroporto di Malta restò mai inefficiente per più di mezz'ora, i velivoli dell'isola continuarono imperterriti ad assalire il traffico marittimo verso la Libia e le perdite subite vennero prontamente rimpiazzate da 29 Spitfire lanciati dalla portaerei Furious. La decisione risentiva anche dell'intervento di Goering, seriamente preoccupato anch'egli per il logorio della Luftwaffe, ma lasciava amareggiato Cavallero che vedeva sempre più inestricabilmente unite da un nodo gordiano che nessuna spada poteva tagliare le tre questioni di importanza vitale: la nafta per la R. Marina, i rifornimenti per l'ACIT ed il trasporto di almeno tre divisioni in Tripolitania per l'eventuale occupazione della Tunisia (operazione C 4) e per la disponibilità di una sia pur minima riserva di teatro. E Malta costituiva il centro di gravità del problema del Mediterraneo. Il 22 ottobre ebbe luogo a Taormina, alla sede dell'OBS, una riunione ad alto livello per un esame complessivo della situazione. Può rivestire interesse considerare le premesse italiana e tedesca. Cavallero si basò sull'ipotesi peggiore formulata da Mussolini:


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un'offensiva nemica a breve scadenza sul fronte egiziano, da Cufra e dal Sahara libico, ed in Egeo. Per il momento non c'erano timori per 49 la frontiera tunisina «che potrà entrare in gioco in periodo più lontano» • Lo sbarco alleato nel Nordafrica ebbe luogo sedici giorni dopo. Kesselring riteneva che in Egitto non esistessero novità di rilievo e che se l'offensiva britannica avesse avuto inizio, ciò sarebbe stato più per ragioni politiche che militari. Nessun motivo di allarme né per Creta e Rodi, né per Cufra. In definitiva, «oggi la situazione egizianolibica non è preoccupante, ma potrà diventarlo più in là». Il giorno dopo cominciava la terza ed ultima battaglia di El Alamein, una di quelle decisive della seconda guerra mondiale. Non si vuole formulare un commento ironico sulle ipotesi operative soprariportate. È troppo facile sentenziare col senno di poi e, d'altronde: se Cavallero e Kesselring avessero letto nella sfera di cristallo che la sera del 23 ottobre Montgomery avrebbe attaccato con una strapotente ga armata per distruggere l'ACIT, e che 1'8 novembre gli anglo-americani sarebbero sbarcati in Marocco ed in Algeria, a quel punto che cosa in concreto avrebbero potuto fare di più di quanto non abbiano fatto sulla base di ipotesi inesatte? Il verbale di Taormina riporta buone intenzioni e segni di impotenza. L'ACIT - in cima ai pensieri di ognuno - mancava di uomini, di materiali, di automezzi e soprattutto di carburante, tanto che il 29 si sarebbe trovato con una sola giornata di benzina, mentre le scorte del Fliegerfuhrer e della 5a squadra aerea sarebbero scese a 1.500 tonn.. Riccardi, d'accordo con Weichold, avvertì che, ammesso e non del tutto concesso di ricevere 40.000 tonn. di nafta mensili, avrebbe potuto assicurare semplicemente i rifornimenti ordinari dell' ACIT, e Fougier, di rincalzo, precisò che la R. Aeronautica disponeva di 11.000 tonn. mensili contro un fabbisogno di 22.000. È con pena che si leggono le direttive che Cavallero fu costretto ad impartire e Kesselring a condividere: «1. Proseguire con il massimo sforzo i trasporti di carburante. 2. La R. Aeronautica si attrezzi per trasporto aereo di carburante. 3. È stabilico che i trasporti per la rotta di ponente sono indispensabili, ma si è tuttavia d'accordo che non debbono incidere su quelli per l'armata corazzata. 4. Per la rotta di ponente è indispensabile tener presente Malta e su questo argomento è necessario un ulteriore contatto fra il Maresciallo Kesselring e l'Eccellenza Fougier. 5. Si attribuisce la massima efficacia alla protezione nelle ore diurne, ma


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rimane il problema della protezione notturna per la quale l'OBS farà il massimo sforzo. 6. È necessario che il Comitato scudi molto nel dettaglio la condotta dei convogli per vedere anche se è possibile far navigare qualche convoglio solo nelle ore diurne. 7. È opportuno che la R. Marina sperimenti i razzi a cavetto [contro gli aerosiluranti] che ha disponibili la R. Aeronautica» 50 •

Adesso anche l'OKW cominciava ad interessarsi vivamente del Mediterraneo e von Rintelen aveva riportato al Comando Su premo il punto di vista germanico. Tra l'altro, l'OKW auspicava la rapida costituzione in Libia di ~corte per 30 giornate di viveri e carburante ed 8 di munizioni. Era tardi.

2. VIGILIA DI BATTAGLIA DELL'ACIT

Dopo un breve periodo di ambientamento, il gen. Stumme rivolse a Cavallero il proprio apprezzamento sulla situazione, un apprezzamento che ricalcava piuttosto fedelmente quello di Rommel: fiducia di bloccare l'offensiva nemica, probabilità che detta offensiva fosse aiutata da azioni a largo raggio nelle retrovie della Cirenaica, necessità di un netto miglioramento nel livello delle scorte e del completamento dei reparti. C'era anche una nota di tono bellicoso, presumibilmente inserita per accontentare le ambizioni di Roma e, ad essere precisi, anche di Berlino: «Sono indubbiamente d'accordo con il maresciallo Rommel che sarebbe desiderabile prevenire la grande offensiva nemica con un nostro attacco. Questo attacco dovrebbe in primo luogo avere per obiettivo l'annientamento dell'&• armata. Ulteriori obiettivi sarebbero poi la conquista di Alessandria e quindi un'operazione in direzione del Cairo e verso il canale di Suez. Nell'attuale situazione strategica aeromarittima nel Mediterraneo non credo che sia possibile in breve termine trasportare tempestivamente il materiale ed i rinforzi necessari allo scopo. Mi sembra per contro possibile di poter pas· sare senz'altro dalla vittoriosa difesa di un grande attacco britannico al contrattacco. Obiettivo di questo contrattacco sarebbe pure in primo luogo l'annien· tamento dell'S• armata e quindi la presa di Alessandria. Se tale operazione possa essere senz'altro proseguita in direzione del Cairo non è possibile prevedere fin d'ora. Essenziale per la possibilità del predetto contrattacco rimane sempre una forte dotazione di scorte, così come l'intensificazione dei rifornimenti rappresenta il problema decisivo per la complessiva ulteriore condotta delle operazioni

(...)»;'·


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.A scanso d'equiv.oci> dunque, Stumme aveva caldeggiato una cospicua disponibilità di materiali per il contrattacco. Possiamo dare per scontato che la richiesta riguardasse implicitamente anche la battaglia difensiva, comunque che una simile premessa potesse verificarsi appariva non dubbio bensl addirittura irrealistico. Purtroppo, infatti, fra 1'8 ed il 23 ottobre gli affondamenti si inasprirono e le perdite dei materiali raggiunsero il 44% di quanto spedito e superarono il 51 % per il carburante. Benché il periodo intercorrente fra la 2 a e la 3 a battaglia di El Alamein sia stato di approntamento per entrambe le armate, colpi di mano ed azioni locali si susseguirono ad iniziativa dell'una e dell'altra parte. Il hemico mirava a riconoscere i campi minati, a saggiare la solidità delle posizioni italo-tedesche> a conquistare qualche appiglio tattico; l' ACIT tendeva ad acquisire informazioni, a contrastare l'attività di pattuglie, a migliorare lo schieramento. Fra gli eventi più significativi si colloca l'attacco sferrato dall'avversario il mattino del 30 settembre contro Deir el Munassib, nel tratto meridionale del fronte. La zona di Deir el Munassib costituiva un saliente rimasto in mano italiana dopo il fallimento dell'operazione Beresford. Lungo il bordo meridionale della depressione si snodava un lungo cordone, anch'esso con andamento nordovest-sudest> i cui punti più elevati erano le quote 92 e 94. Ad occidente, un rilievo tondeggiante, q. 101, rappresentava in certo modo la posizione chiave dell'area. Il settore era tenuto dai 500 uomini del IX/187° f. della Folgore52, disposto più o meno a triangolo: la 27a compagnia schierata a nord di q. 101, fronte a nord; la z5a compagnia sul costoncino q. 92-q. 94, affacciata al bordo sudorientale di Deir el Munassib, fronte ad est; la 26a compagnia, più a sud> sulla destra della precedente. Tutte le compagnie costituivano caposaldo. In posizione centrale il Comando di battaglione, anch'esso sistemato a caposaldo. La 25 a compagnia era la più avanzata, al vertice del saliente. A nord del battaglione cominciava il settore della Brescia, con un battaglione paracadutisti dell:a brigata Ramcke (schizzo n. 77). L'armamento organico del IX/187° f. consisteva in tre mortai da 81, quattro pezzi da 47 /32 e nove mitragliatrici, ma, grazie al bottino fatto a Deir Alinda, si era arricchito con undici mortai da 2 e 3 pollici, dieci pezzi da 2 libbre ed un ventina di Bren, nonché di quattro Brencarrier. Nel tardo pomeriggio del 29 settembre, il gen. Ferrari Orsi si era recato in visita al settore e, saputo dal comandante di battaglione che si proponeva di lasciare avvicinare il nemico alle minime distanze per poi aprire il fuoco a bruciapelo e contrassaltare, aveva finito per concordare pur lasciando intuire qualche perplessità.


IL COMBATTIMENTO DI DEIR EL MUNASsrnf (30 Settembre)

Schizzo n. 77

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Da parte britannica le ricognizioni aeree e terrestri avevano individuato la presenza di due compagnie italiane sulle posizioni di q. 101 e 92-94, ma senza ricavare alcuna sicura identificazione (erano ritenute appartenenti alla Trieste) e riscontrato sgombero, o quasi, il margine settentrionale della depressione. Quanto valore venisse dato dal Comando del 13° corpo britannico all'operazione si può dedurre dalle forze impiegate per condurla in porto: la 131 a B.f. (gen. Frith), costituita dal V, VI e VII battaglione del Queen 's Royal Regiment, doveva essere appoggiata dal fuoco di nove reggimenti di artiglieria da campagna ed uno pesante campale, nonché da un reparto carri. Alle 4,15 del 30 settembre gli inglesi iniziarono l'avvicinamento protetti d'a una fortissima preparazione di artiglieria. Ma le cose non andarono come sperato. Mentre il VI battaglione poteva occupare senza contrasto il margine settentrionale di Deir el Munassib ed il VII riusciva a toccare la sponda orientale con poche perdite dovute ai campi minati, il V si trovò ad affrontare le posizioni difese dal IX/187° f., uscito indenne dall'intenso fuoco delle batterie britanniche. La reazione della difesa fu veemente e colse all'improvviso gli attaccanti; contemporaneamente il III/185° artiglieria della Folgore entrava a sua volta in azione. A giorno fatto il V Queen's era annientato: due compagnie interamente scomparse, una decimata. Totale delle perdite subite dalla 131 ° brigata: 23 ufficiali e 359 sottufficiali e truppa, di cui 150 prigionieri. Il IX/187° f. ebbe 20 morti e 25 feriti, in maggioranza appartenenti alla 25a compagnia. Il gen. Horrocks, comandante del 13° corpo, ed il gen. Hughes, comandante della 44a D.f., giunsero in mattinata al Comando della sfortunata brigata ed in un primo momento decisero di rinnovare l'attacco con il VII Queen's alle 19,15. Senonché una serie di contrattempi indusse a spostare l'ora prima alle 3 del 1° ottobre, poi alle 15 dello stesso giorno, infine, considerando ormai del tutto sfumata la sorpresa e vedendo i difensori ben sistemati, ad annullarla. Per tutto il mese di ottobre continuò la messa a punto dello schieramento dell' ACIT. Consisteva in un soddisfacente sistema di campi minati, profondo dai 5 ai 7 chilometri, ad andamento sinussoidale dal mare alla depressione di Qattara, in gran parte su due fasce continue e parallele, a distanza variabile tra di loro dai 2 ai 4 chilometri e collegate da bretelle minate. Ne risultava una serie di sacche delimitate da mine e reticolato, intese a bloccare od incapsulare eventuali penetrazioni (carta A). Una lettera ,contraddistingueva tali sacche: H, J, L e K attorno al saliente britannico di T el1 el Eisa; B, Ce D nel tratto centrale


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del Ruweisat a Bah el Qattara compresi. A sud di quest'ultima sacca e fino all'altopiano di el Taqa il sistema minato si alleggeriva, limitandosi ad una sola fascia con qualche semplice abbozzo di sacca. Da Bah el Qattara però si staccavano verso sud-est altre strisce minate, che da Deir Alinda e Deir el Munassib sino a Qaret el Himeimat si identificavano con le due note fasce britanniche February e January, adesso ancor più intricate. Campi minati erano stati stesi anche lungo il margine settentrionale della depressione di Qattara, da Qaret el Himeimat a Naqb Abu Dweis, ma non in sistema e più che altro a protezione delle poche strutture statiche costituite sul fianco meridionale dell'ACIT. Infine, due ulteriori fasce, ciascuna su due strisce, si stendevano a tergo del centro dello schieramento: una con andamento equatoriale, a salvaguardia del fianco destro del settore settentrionale; la seconda in senso meridiano con la duplice funzione di contenimento nei confronti di uno sfondamento centrale da parte avversaria e di un successivo tentativo di conversione verso nord dell'attacco, nonché di perno di manovra per le riserve corazzate. Ne aveva parlato Rommel nel rapporto del 22 settembre: «Fra i due gruppi corazzati del nord e del sud è stato costruito uno sbarramento minato molto grande che deve arrestare il nemico all'altezza di El Ruweisat», e la probabilità assegnata a tale ipotesi di manovra inglese indusse ad un lavoro frenetico affinché lo sbarramento fosse pronto al più presto. Difatti venne completato appena poco prima della battaglia. Purtroppo l'offensiva di Montgomery seguirà una diversa concezione e le due fasce minate in questione finiranno per impacciare la manovra delle riserve corazzate italo-tedesche ed ostacolare l'afflusso dei rifornimenti nel settore centrale. La posizione difensiva comprendeva una linea di sicurezza, coincidente con il margine anteriore dei campi minati avanzati; una zona di sicurezza costituita dall'intera profondità delle fasce minate (quindi dai 5 a 7 chilometri); una posizione di resistenza a tergo della precedente, profonda 2-3 chilometri e con il margine anteriore, cioè la linea di resistenza, appoggiato al bordo occidentale della seconda fascia minata; infine una zona di schieramento delle artiglierie di corpo d'armata e d'armata e di dislocazione delle riserve corazzate. La linea di sicurezza, denominata dal Comando ACIT linea degli avamposti, era controllata da caposaldi di plotone e di compagnia dislocati sull'immediato rovescio dei campi minati avanzati, in modo da poter assolvere non soltanto i normali compiti di osservazione e segnalazione, ma anche quelli di impedire la ricognizione dei campi minati e l'apertura di corridoi da parte avversaria, e di opporre una prima


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resistenza sufficiente a rompere la veemenza dell'attacco e ad incanalarlo verso zone prestabilite. La zona di sicurezza si presentava come un mare di mine e di trappole, artifizi, bombe di aereo, reticolati. Un complesso di Teufelgarten (giardini del diavolo), sul cui potere impeditivo molto contava Rommel. La posizione di resist enza si basava essenzialmente su un unico ordine di caposaldi di battaglione (articolati in caposaldi di compagnia) ed anche di compagnia. Date le scarse forze disponibili in rapporto all'estensione del fronte non era possibile fare di più. Perciò il controllo diretto del battaglione doveva stendersi su un fronte di tre chilometri circa. Soltanto nel tratto centrale si poté procedere alla costituzione di qualche struttura di battaglione di secondo ordine. In sostanza, si trattava di una posizione difensiva che non potendo trovare appoggio in saldi appigli del terreno, salvo in qualche tratto, intendeva sfruttare al massimo con l'ostacolo ed il fuoco una profonda zona antistante allo scopo di frenare l'attacco, frazionarlo ed incanalarlo verso zone predisposte per l'annientamento. Complessivamente erano state interrate mezzo milione di mine, nella quasi totalità anticarro. L'integrità della linea di resistenza era dunque condizione indispensabile per il mantenimento delle posizioni e, in definitiva, per il successo della battaglia difensiva. Solo con il logorio dell'attacco durante il superamento della zona di sicurezza e con l'arresto sulla linea di resistenza era possibile orientare tempestivamente le r iserve corazzate e con esse tamponare falle ed eliminare penetrazioni. Difficilmente, infatti, dette riserve sarebbero state in grado di tener t esta alle masse di carri inglesi, notoriamente superiori in qualità e quantità, ove si fosse pronunciato uno sfondamento tale da consentir loro di sboccare in campo aperto. A queste considerazioni si aggiunga la limitata gittata delle artiglierie italiane ed ecco inevitabile la proiezione delle artiglierie, comprese quelle delle divisioni corazzate, a ridosso dei capisaldi. In prima schiera erano dislocati il XXI ed il X corpo d'armata, mentre le divisioni corazzate del DAK e del XX corpo costituivano la riserva. Tal une unità erano state sottratte alla difesa sulla linea di El Alamein, sia per riordinarle alla meglio sia per proteggere tutta la costa. Così, la Trieste e la 90a leggera si trovavano fra Sibi Abd el Rahman e Ras Kenays, seguiva il 580° gruppo esplorante fino a Matr uh, quindi il 288° reggimento Panzergrenadiere (o raggruppamento Menton) fino a Sidi el Barrani. Beninteso, tali unità, e soprattutto le due divisioni motorizzate, potevano esser chiamate in ogni momento al campo di


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battaglia. Verso l'interno, a Siwa, era dislocata la divisione Giovani Fascisti con il 3° gruppo esplorante tedesco. Più a tergo, a Bardia, stavano concentrandosi reparti della D.f. Pistoia, ma alle dipendenze di Delease. Il XXI corpo controllava il saliente britannico di T ell el Eisa con la Trento e la 164a D.f. tedesca. Erano in linea, dal mare, il 7° bersaglieri, il 125° rgt. f. tedesco, il 62° rgt. f., il 382° rgt. f. tedesco, il 61 ° rgt. f., il 433° rgt. f.tedesco, a battaglioni alternati. Fino ai primi di ottobre lo schieramento aveva presentato caratteristiche differenti, in quanto i battaglioni, oltre ad occupare il margine posteriore delle sacche H, J, L, K e B, ne presidiavano anche gli intervalli, per cui ognuna era circondata da capisaldi sui tre lati interni. Premendo anzitutto assicurare la continuità della posizione di resistenza, Stumme ordinò l'arretramento dei reparti dislocati negli intervalli ed il completamento della difesa a ridosso del margine posteriore della fascia minata entro il 20 ottobre. La rettifica creò un inconveniente in corrispondenza dell'altura di Miteiriya. Quivi, ed in particolare nell'intervallo fra le sacche L e K, la posizione di resistenza venne a risultare senza dominio sulla zona antistante e sui campi minati, per cui elementi nemici che vi avessero messo piede (come in effetti accadde durante la battaglia), oltre ad essere in grado di spazzare tutti gli oss,ervatori dei Comandi e dell'artiglieria colà ubicati, si sarebbero trovati a distanza di assalto ed in vantaggio di quota rispetto ai capisaldi. Inoltre, avrebbero disturbato qualsiasi nostro movimento sul tergo della linea e, per converso, consentito ad altre truppe britanniche di raccogliersi al coperto e di ampliare i varchi con tutto comodo. I movimenti per l'occupazione delle nuove posizioni vennero iniziati il 18 ottobre a scaglioni giornalieri di compagnia ed ultimaci il 20, tranne per il I/62° f. (estrema sinistra della Trento), il quale, per non creare un vuoto fra sé e la destra del 125° Panzergrenadiere, non pronto per l'arretramento, li cominciò il 20 e li ultimò fra il 22 ed il 23 ottobre. Di fronte al Ruweisat c'era la Bologna con il 40° rgt.f. a Deir el Shein, due battaglioni paracadutisti della brigata Ramcke sul tratto occidentale del Ruweisat ed il 39° rtg. f. ad El Mreir (schizzo n. 78). Il X corpo si allungava con la Brescia a cavallo della Tonnen Piste (pista dei barili): il 20° rgt. f. ed il XXVIII battaglione bersaglieri tenevano la zona di Bab el Qattara, seguiva il battaglione paracadutisti Burckardt, poi il 19° rgt. f. ed infine, a Deir Alinda, un altro battaglione paracadutisti tedesco, Hubner. Da Deir el Munassib a Qaret el Himeimat c'era la Folgore con il 187° rgt. f. u'el settore di Deir •el Munassib, l'VIII battaglione guastatori ed il II/28° rgt. f. della Pavia in posi-


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zione centrale ed il 186° rgt. f. sino a Qaret el Himeimat e Naqb Raia. Il fianco destro del corpo d'armata era guardato dalla Pavia con il II/27° fanteria e la Kampfsta/fel (o Kasta), lo scaglione di combattimento costituito per la protezione del Comando ACIT (schizzo n. 79). A tergo della posizione di resistenza si trovavano le divisioni corazzate. Nel settore del XXI corpo, la Littorio e la 1sa Panzerdivision davano vita a tre complessi: uno nella zona di Sibi Abd el Rahman (I/11S 0 Panzergrenadiere e LI/133° carristi); uno a cavallo della pista Otto, all'altezza di Tel1 el Aqqaqir (XXIII/12° bersaglieri, IV/133° carristi, III/11S 0 Panzergrenadiere e II/8° Panzer); un terzo nella zona di El Wishka (XXXVI/12° bersaglieri e XII/133° carristi, II/11S 0 Panzergrenadiere e 1/S 0 Panzer). Più a sud, nel settore del X corpo d'armata, l'Ariete e la 21 a Panzerdivision erano anch'esse articolate in tre blocchi: uno a nord di Deir el Qattara (V/S 0 bersaglieri, IX/132° carristi e VI gr.smv.c.c., I/104° Panzergrenadiere); uno fra Deir el Qattara e Gebel Kalakh (III/8° bersaglieri e.e. e XIII/132° carristi, II/104° Panzergrenadiere e I/S 0 Panzer) ed il terzo ad oriente di Qaret el Khadim (XII/8° bersaglieri, X/132° carristi e V gr.smv.c.c., III/104° Panzergrenadiere e II/S 0 Panzer). Adesso conviene tornare sulla questione del frammischiamento di truppe, spiccatamente attuato fra la Trento e la 164a D.f. tedesca. Dei motivi che indussero Rommel a tale misura si è detto: l'aveva adottata dopo la crisi di luglio a causa di alcuni sintomi di cedimento nelle file italiane, trovandola poi rispondente dato l'irrobustimento generale conferito dal migliore armamento tedesco: «{...) Al Duce farò soprattutto presente la necessità di dotare l'esercito italiano di armi moderne - disse nel rapporto del 22 settembre ai comandanti di grande unità - . Tutte le azioni finora combattute hanno dimostrato che i reparti italiani non hanno potuto concretare e talvolta neppure avanzare senza l'appoggio dei reparti tedeschi, armati meglio e più modernamente. A tale inconveniente per ora si è rimediato formando raggruppamenti di reparti italotedeschi, ma non è questa una soluzione ideale (...)» 5J.

Alla spiegazione per cosl dire ufficiale si poteva bene aggiungere un altro motivo, e cioè che una posizione difensiva imbastita su un telaio tedesco e colmata con unità italiane era ritenuta più solida, in quanto non avrebbe presentato al nemico settori deboli di armamento e di morale. Se il provvedimento - non originale perché messo in pratica anche dall'antica Roma e da Annibale - era accettato di sufficiente buon grado ai minori livelli, grazie anche allo spirito di cameratismo formatosi durante le alterne vicende e le vicissitudini della guerra


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in Africa, nei comandanti italiani di rango elevato era subito come una immeritata mortificazione. Le unità non si sentivano e non erano responsabili né dell'armamento, né della struttura divisionale né del povero apparato logistico, perciò i comandanti, che pur riconoscevano il miglior rendimento in combattimento dei reparti tedeschi in generale, mal sopportavano la sufficienza e la diffidenza nei con~ronti del soldato italiano. Non si trattava di gelosia, bensì di semplice amor proprio. Ma, a prescindere dalle ripercussioni di natura psicologica, erano già emerse difficoltà in tema di competenza e non si poteva prendere l'argomento alla leggera, visto che due terzi del fronte presentavano un susseguirsi pressoché caotico di battaglioni dalle differenti dipendenze organiche e tattiche. Ad una specifica domanda di chiarimenti da parte del Comando Supremo, il 24 settembre il Comando dell' ACIT aveva risposto: «1. Le truppe italiane e tedesche impiegate in forma mista per la difesa restano ora come prima alle dipendenze dei propri comandi superiori sia dal punto di vista tattico che da quello logistico. I comandanti che si trovano in posti di comando adiacenti ricevono ordini dello stesso tenore e prendono le loro disposizioni a stretto contatto e in collaborazione. 2. Questa indipendenza tattica e questa responsabilità delle truppe italiane e tedesche impiegate in forma comune o mista dovrà essere mantenuta anche durante le azioni mobili. In conseguenza della diversità delle velocità delle truppe motorizzate tedesche e italiane non potrà aver luogo, presumibilmente, un così stretto frammischiamento nelle azioni mobili come nella difesa. 3. Esperienze si hanno finora soltanto nel campo della difesa. Qui frammischiamento e collaborazione hanno dato finora dei brillanti risultati. 4. Per facilitare la trasmissione degli ordini ed il collegamento sono impiegate largamente stazioni radio tedesche presso i comandi italiani. Questo è particolarmente importante per i reparti motorizzati italiani, le cui stazioni non possono lavorare quando sono in movimento».

Una simile risposta, più evasiva che vaga, lasciava il grave inconveniente dell'assenza di una vera e propria ripartizione in settori divisionali e di reggimento e della non definita responsabilità della difesa dal battaglione in su. Anche per i complessi misti corazzati esistevano incertezze. Lo stesso Comando dell'ACIT aveva rimandato ogni decisione al momento dell'impegno operativo. Inizialmente, infatti, aveva pensato di affidare detti complessi misti ai comandanti del DAK, a nord, e del XX corpo, a sud, poi soprassedette riservandosi di definire costituzione, compiti e comando delle formazioni corazzate secondo la situazione contingente. Qualche parola va detta anche sui comandanti. Al momento di partire, Rommel precisò di nulla avere in contrario all'invio in licenza


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di ufficiali di grado elevato, ma i capi erano tutti arrivati recentemente in Africa o da poco subentrati nel comando al predecessore morto o rimpatriato 54 • Dal mese di giugno, dei comandanti di grande unità italiani erano morti i gen. Baldassarre (XX corpo), Ferrari Orsi (X corpo) e Predieri (D.f. Brescia); rimpatriati per ferita o malattia i gen. Lombardi e Oxilia (D.f. Brescia), Ceriana Mayneri (D.cor. Littorio), Infante (D.cor. Ariete); rimpatriati per avvicendamento i gen. Navarini (XXI corpo), Gioda (X corpo), Azzi (D.moc. Trieste), Franceschini e Torriano (D.f. Pavia) e Gotti (D.f. Trento). Anche la sa squadra aerea cambiò comandante: il 19 ottobre il gen. Bernasconi subentrò al gen. Marchesi, che rientrava in Italia. La sostituzione più laboriosa sarà quella del gen. Ferrari Orsi. La scelta iniziale era infatti caduta sul gen. Pafundi, allora in Grecia, senonché questi, ricevuto il 23 ottobre a Roma da Cavallero, oppose difficoltà di carattere personale nei confronti del gen. Barbasetti, di lui meno anziano, perciò la designazione si indirizzerà sul gen. Nebbia, il quale aveva comandato a D.f. Ravenna sul fronte russo. Invece Navarini, rientrato in Italia a fine settembre prima dell'arrivo del successore, verrà rimandato in Egitto a riprendere il XXI corpo a battaglia iniziata. Ed anche fra i comandanti tedeschi le novità erano molte. Prigioniero il gen. Criiwell (DAK) e morto von Bismarck (21 a Panzer); rimpatriati per ferite Nehring (DAK) e Kleeman (90a leggera). Dei nuovi comandanti, i gen. von Vaerst (lsa Panzer) e von Randow (21 a Panzer) rientravano in linea dopo un'assenza per ferite. Così l' ACIT si preparò all'inevitabile urto. Secondo il servizio informazioni e prescindendo dalle forze dislocate nel Delta, 1'8a armata disponeva di 8 divisioni di fanteria e 3 corazzate, 4 brigate di fanteria autonome ed 1 corazzata, contro 8 divisioni di fanteria e 4 corazzate, più una brigata paracadutisti, dell' ACIT, il che forniva un rapporto di forze più o meno equivalente a prima vista e quindi favorevole alla difesa. In effetti i carri britannici erano valutati ad un migliaio contro i 500 carri medi italiani e tedeschi, l'artiglieria si supponeva superiore alla nostra e la disponibilità nemica di munizioni e di carburante si sapeva immensa. Quanto all'aviazione, contro i 700 apparecchi circa dell'Asse la Royal Air Force, secondo un commento di Radio Cairo, aveva tre volte più caccia ed ancor più bombardieri. L'accusa di un certo attendismo e dell'assenza di un disegno di manovra formulata da taluno nei riguardi di Stumme non sembra se-


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riamente sostenibile. Da un lato occorre sottolineare l'affermazione di Bayerlein, secondo la quale Stumme si regolò esattamente nello spirito degli ordini e delle raccomandazioni di RommeI55, dall'altro ricordare la concezione difensiva su cui si fondava lo schieramento dell 'ACIT: sbarrare con un fronte fortificato l'intera stretta di El Alamein; obbligare il nemico a ricercare lo sfondamento come solo modo di vincere la battaglia; resistere in posto ad oltranza ed intervenire ovunque con le riserve corazzate per stroncare con immediatezza qualunque infiltrazione. Rommel sapeva benissimo che le truppe britanniche erano particolarmente adatte a siffatto tipo di combattimento tanto più che, disgraziatamente, limitatissimo era il numero di mine antiuomo utilizzate, ma «non volevo mettermi di nuovo nell'imbarazzante situazione di dover troncare una battaglia perché eravamo senza benzina. In una battaglia difensiva manovrata la mancanza di carburante significa la catastrofe» spiegÒ56• E bisogna dire che anche la situazione munizioni era decisamente preoccupante. Quella italiana, seria in generale, appariva disastrosa per il munizionamento perforante, specie per i calibri da 8, da 20 e da 47, la cui esistenza residua presso l'Intendenza A.S. era inferiore ad una un/oc. Putroppo le assegnazioni per il mese di ottobre disposte da Statesercito risultavano sempre più limitate. Ad esempio, invece dei 210.000 colpi da 47 richiesti erano stati assegnati appena 20.000 colpi, contro i 25 milioni di colpi da 8 perforanti l'assegnazione era di un milione, contro 560.000 colpi da 20 perforanti stava un'assegnazione di 130.000. Zero granate perforanti da 75/46 e da 75/50. In compenso erano state accolte le richieste di 8.500 granate perforanti da 88/55 e 6.000 da 90/53. In Italia pesava la deficiente produzione e pur avendo fatto ricorso a tutti i provvedimenti rastrellando ogni disponibilità, riducendo le assegnazioni alle grandi unità in territorio metropolitano ecc., il gettito non riusciva a coprire la media dei consumi mensili. Circa l'ipotesi avanzata da Alexander, che la diluizione del DAK e del XX corpo d'armata sull'intera ampiezza del fronte fosse avvenuta su suggerimento e iniziativa di Stumme, a simiglianza di quanto attuato in Russia, non pare esistano motivi fondati. Qualora concentrati, i due corpi si sarebbero trovati necessariamente ad una certa distanza dalla posizione di resistenza, a scapito quindi della tempestività d'intervento. Data la concezione difensiva di Rommel e considerata la tutt'altro che profonda fascia di capisaldi, diventava naturale articolare le riserve in aliquote tenute a ridosso delle strutture statiche. Quanto alla presunta mancanza di un preciso criterio di come condurre la battaglia, il rilievo, formulato in relazione alla lettera invia-


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ta da Stumme a Cavallero il 3 ottobre, probabilmente è eccessivo. È vero che non risultano indicate esplicitamente le parate alle presunte linee d'azione nemiche, però si è al corrente di una certa attività addestrativa svolta in ottobre, che logicamente non poté prescindere dalla situazione contingente. Piuttosto sembra che all'infuori di un generico, se pur consapevole, allarme, Stumme non abbia veramente percepito il pericolo connesso con l'inizio della luna nuova, né che il servizio informazioni dell' ACIT si sia reso esattamente conto del livello di preparazione raggiunto da11'8a armata. Il che non deve suonare critica agli organi informativi dell'Asse, bensì pieno riconoscimento dell'abilità con la 9uale fu impostato e messo in atto il piano d'inganno britannico. Il mattino dell '8 ottobre Stumme aveva tenuto rapporto ai comandanti del XXI corpo, della Littorio, della 15a Panzer e della 164 3 D.f., prospettando la possibilità, evidente per molti e sicuri indizi, di una prossima offensiva nemica, pur senza essere in grado di indicare le prevedibili direttrici di attacco. Epoca probabile: non prima del 20 ottobre. Tutto ciò era stato ripetuto anche ai comandanti del X e XX corpo e del DAK. Il bollettino diramato dall' ACIT il 10 ottobre dava una situazione avversaria in gran parte corrispondente aila realtà e concludeva con le seguenti considerazioni: «9. L'8' armata britannica avrebbe perciò almeno raggiunto, se non anche superato, attualmente la forza combattiva che essa aveva all'inizio de!J'offensiva italo-tedesca del maggio. L'apportamento di rinfo rzi in fanteria e carri armati, l'aumentata attività dell'aviazione britannica, lo spostamento in avanti delle basi di riforni mento, come anche la costituzione di un comando tattico avanzato di armata (zona 20 km sud-ovest di Hammam) corrispondenti a notizie di informatori, sono segni di un imminente attacco britannico in grande stile. È da ritenere che in questo caso il nemico attaccherà su tutta la fronte. La forte attività esplorativa nemica nel settore sud lascia fortemente presumere che il punto di gravità dell'attacco nemico sarà a sud di Ruweisat. Inoltre è però anche possibile un attacco con grandi forze a cavallo della rotabile costiera. Al contrario non è presumibile un attacco in forze contro il fianco sud dell'armata, a causa della cattiva transitabilità della depressione del Qattara. Una minaccia del fianco profondo dell'Armata da parte di forze consistenti provenienti attraverso Cufra e Siwa non è attualmente probabile, poiché i grandi preparativi necessari a ciò non sono stati finora effettuati. È tuttavia da ritenere con sicurezza che il nemico prima e dopo l'inizio del suo attacco tenterà sbarcare in numerosi punti della costa nordafricana. Inoltre il nemico collegherà probabilmente la sua offensiva con un attacco in grande stile della sua aviazione, numericamente di gran lunga predominante. Sul tempo d'inizio dell'offensiva vi sono molte informazioni tra loro for-


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temente in contrasto. Poiché l'avvicinamento dei reparti destinati all'attacco e dell'artiglieria richiede almeno 1-2 giorni, i nostri reparti non possono essere sorpresi dall'attacco se tengono gli occhi bene aperti e sfruttano tutte le possibilità di osservazione».

Con ogni verosimiglianza, l'ultimo capoverso rispecchia il senso di relativa tranquillità generale. Da rilevare, però, che il capo ufficio informazioni dell' ACIT aveva inserito nella bozza del bollettino la frase «Si ritiene che l'offensiva abbia inizio il 23 ottobre». Giustamente Westphal non volle indicare date precise, perché qualora l'operazione non fosse veramente iniziata quel giorno sarebbe potuta venir meno la fiducia nel servizio informazioni dell'armata. Preferì perciò scrivere: «dal 20 al 25 ottobre». Poi la nota venne lasciata cadere del tutto57• Sempre in quel periodo le truppe vennero messe al corrente delle presumibili caratteristiche dei procedimenti di attacco e ricevettero il preciso indirizzo che ogni reparto rimanesse in posto e continuasse a battersi anche se circondato, agevolando così la riuscita dei previsti contrattacchi locali. Poiché la battaglia avrebbe potuto assumere insolita intensità e notevole durata, occorreva orientarsi a questa evenienza risparmiando munizioni in anticipo, cioè nelle settimane precedenti l'offensiva, con la rinuncia a qualsiasi intervento di artiglieria «non assolutamente imposto da azione nemica che minacci in modo consistente le posizioni»58• In proposito, una malinconica considerazione, riportata dal diario di guerra della 21 a Panzer, dice molto sull'atmosfera. L'intervento della divisione in questa battaglia, venne scritto, «probabilmente consumerà tutte le nostre attuali disponibilità di munizioni e di benzina». Ed un altro elemento è sintomatico: il piano di contropreparazione era ispirato al concetto di battere l'avversario sulle basi di partenza per l'attacco in modo da disordinarne le formazioni, ma la sua applicazione doveva essere richiesta possibilmente con la certezza che dette basi fossero effettivamente occupate. Lo stesso imperversare della Royal Air Force non ebbe significato sino al 19. L'aviazione britannica aveva raggiunto una tale superiorità che poteva permettersi quasi tutto. Furono sottoposte a numerose incursioni aeree, di cui alcune violentissime, molte località delle retrovie, in particolare nella fascia costiera. Tobruk subì il maggior numero di bombardamenti; seguirono, in ordine decrescente, Bengasi, Matruh, Bardia, Fuka e Bug Bug. Il 9 ottobre le ondate di caccia e i bombardieri tempestarono sulle posizioni di El Alamein ed i loro immediati rovesci, allo scopo di saggiare la reazione aerea dell'Asse, di provocare forti consumi di carburante la cui scarsità era ben nota, e di scuotere il


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morale dell' ACIT con una massiccia dimostrazione di forza. Se tale ultimo risultato non fu conseguito, indubbiamente i danni arrecati al nostro già gracile apparato logistico, alle autocolonne ed agli schieramenti di artiglieria furono sensibili. Dai prigionieri catturati poco si riuscì a ricavare sulle intenzioni di Montgomery. Il 19 il bollettino d'informazioni di Delease riferiva che «tra le truppe britanniche dell'8a armata circolano voci di prossima offensiva e si avrebbe molta fiducia nei presumibili risultati di essa»; ma, obiettivamente, non era gran che. Ed anche se il 20 Stumme avvisò che il nemico poteva attaccare in ogni momento ed in ogni tratto, concentrando probabilmente lo sforzo contro «la parte nord del nostro settore meridionale», si trattava di induzioni e non di segni inequivocabili. Dal 19 al 23 ottobre, placatesi le tempeste di sabbia, la Royal Air Force effettuò quella che poi si comprese essere stata una vera e propria preparazione dell'offensiva, martellando la posizione di resistenza ed i punti più sensibili delle retrovie, soprattutto i campi di aviazione avanzati. La reazione della caccia italo-tedesca fu energica, ma per quanto riuscisse ad infliggere perdite all'avversario non poté evitare le nostre, e l'inflessione delle già modeste disponibilità di apparecchi fu tale da accentuare il preesistente squilibrio. Al riguardo Montgomery ebbe a commentare che la superiorità dell'aviazione britannica era tale che «durante la giornata del 23 ottobre i nostri aerei da caccia fecero continue pattuglie volanti sui campi di atterraggio nemici senza essere molestati» s9. E non era tutto. Nell'attività informativa un posto di primo piano spetta alla ricognizione aerea ed anche questa carta venne praticamente a mancare. Lasciamo la parola al nemico, ancora una volta: «Quali che fossero le difficoltà e le manchevolezze del servizio informazioni britannico prima della(...) battaglia di El Alamein, nulla erano in confronto a quelle della Panzerarmee. Grazie al lavoro della RAF, al nemico venne resa impossibile ogni osservazione aerea sul dispositivo britannico fra il 18 ed i~ 22 ottobre, quando 1'8• armata raggiunse le sue posizioni definitive, e per tutto il 23 ottobre, immediatamente prima dell'attacco; e ciò trovò conferma nei messaggi Enigma decifrati, con i quali erano trasmessi i rapporti giornalieri del Fliegerfuhrer: nessun aereo tedesco aveva sorvolato la zona di concentramento delle forze britanniche»"°.

A Roma ed a Berlino, poi, le preoccupazioni si concentravano su Malta, sui possibili sbarchi alleati in Mediterraneo e sui rifornimenti ali' ACIT, e le previsioni relative all'iniziativa inglese si mantenevano sull'approssimativo. Non per niente il 21 ottobre arrivò in Egitto il col. Liss, dell'OKW, il quale, discutendo della situazione, sostenne che l'offensiva britannica sarebbe iniziata i primi di novembre e non in


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

ottobre. Il capo ufficio informazioni dell' ACIT si dichiarò invece convinto si trattasse di giorni e citò il seguente indizio. Prima di ogni offensiva, 1'8a armata aveva sempre inoltrata la richiesta di un cospicuo rinforzo di portaferiti ed una comunicazione del genere era stata per l'appunto formulata il 15 ottobre. In base ai tempi fino allora riscontrati necessari per il soddisfacimento della domanda, otto giorni, l'attacco sarebbe dovuto cominciare il 23. Liss non rimase persuaso da tale argomento, ritenendo più valida la propria previsione, che si fondava su notizie, giunte a Berlino da fonti diverse, di una grande operazione anglo-americana per i primi di novembre (evidente riferimento allo sbarco del Nordafrica franceset1. Fra i vari indizi dell'imminenza dell'offensiva ci fu anche il silenzio radio assunto dall'8a armata. A dire il vero, questo venne rilevato spesso durante il mese di ottobre e, in particolare, il 4, il 14 e dalle 9 del 22 alle 17 del 23. Un silenzio radio così prolungato appariva decisamente minaccioso. Proprio il 23, inoltre, alle 11 del mattino, il centro raccolta prigionieri dell' ACIT riferì all'ufficio informazioni dell'armata: «Il XX corpo d'armata ha inviato un prigioniero catturato nel settore settentrionale. Appartiene al V Cameron Highlanders (51 a divisione)(...). Secondo il prigioniero tutta la s1 • divisione sarebbe arrivata direttamente in Medio Oriente. Ha inoltre confermato che presso i reparti circolano voci di un'offensiva, attesa di giorno in giorno»62 •

Conviene soffermarsi un momento anche sul morale delle truppe; almeno quelle italiane. La revisione di circa 70.000 lettere operata dal servizio censura postale nella prima quindicina di ottobre non fornì elementi nuovi rispetto al passato. Molto giocava il lungo servizio in Africa e più ancora il succedersi di mesi ininterrottamente in linea. Se il tono dei reparti affluiti di recente appariva assai elevato, quello delle truppe sottoposte da anni all'usura della guerra risentiva inevitabilmente della circostanza. Comunque affiorava una complessiva certezza nella vittoria e si riscontrava vivissimo, soprattutto in alcune unità, lo spirito di corpo e di specialità nonché l'ardore combattivo. Gli uomini della Folgore, citata sul bollettino del Comando Supremo, erano elettrizzati. Uno fra i tanti stralci dello stesso tenore dice: «(...) Noi siamo stati citati nel bollettino del 3 e del 4 (...) siamo tutti ragazzi ventenni e decisi a tutto. Fino a questo momento anche noi abbiamo avuto delle perdite, ma nessuno di noi si è arreso. o si è dato prigioniero, tutti o feriti o caduti sul campo dell'onore(...)».

Scarsi erano i riferimenti alla situazione militare, essendo mancati nel periodo citato importanti avvenimenti, ma in generale traspariva


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una certa fiducia. Taluno accennava a segni di stanchezza di entrambi 1 campi:

«(...) In quanto alla guerra non sappiamo quando si decida, sappiamo solo che siamo un po' stanchi. Lo saranno senz'altro anche loro, non dovrebbe più tanto andare a lungo».

Qualche altro parlava con convinzione e speranza di trattative di pace in corso: «(..) oggi stesso c'è il consiglio del Papa e di tutti i coman· danti di Stati che sono in guerra e quando mi scrivete mi fate sapere qualche cosa di quello che hanno deciso)). M.a praticamente universale era il tarlo della nostalgia e della stanchezza fisica e morale dopo un certo periodo di permanenza in Africa. Lo scoraggiamento circ:a un'accettabile soluzione della penosa questione delle licenze e degli avvicendamenti appariva sempre più diffuso, e si accompagnava con un violento risentimento per la scarsa comprensione esistente in Italia delle difficoltà e dei disagi di carattere bellico imposti dal fronte egiziano, e con un accentuato senso di ribellione e di disprezzo nei confronti di imboscati e di profittatori. Fra i maggiori motivi di protesta e di preoccupazione risalt.1vano la soppressione dei sussidi alle famiglie in determinate condizioni e le difficoltà alimentari in Italia e, in somma misura, il persistente disservizio postale nelle sue varie forme. Al riguardo, vibrate erano le lagnanze per le rimesse di denaro alle famiglie: «Da più di un mese non si possono fare vaglia per mancanza di moduli! È una vera vergogna, se si pensa che diversi miei compagni hanno la famiglia a casa che vive con i soldi che loro spediscono! Non so immaginare quale grave problema di alta strategia ci sia da risolvere per farsi mandare dall'Italia dei moduli per semplificare la procedura!! Anche questa è una delle molte cose inspiegabili che capitano oggi...» 6'.

Altro argomento all'ordine del giorno era la soppressione dei sussidi già elergiti a favore delle famiglie dei militari meno abbienti. Il provvedimento, inizialmente applicato con eccessiva larghezza, adesso era oggetto di revisione cosicché all'errore iniziale se ne aggiungeva un altro, d'ordine psicologico, ancor più pesante. A proposito della censura, occore dire che essa finì per urtare profondamente i sentimenti delle masse, non già per la sua esistenza che rispondeva a necessità comprensibili per chiunque - bensì per la forma punitiva che andò assumendo. Frequenti diventarono gli inviti dell'Autorità Centrale a prendere provvedimenti disciplinari a carico dei militari che avevano espresso il loro scontento per ragioni spesso


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LE O PERAZIONI IN AFRJCA SETTENTRIONALE

ORDINE D I BATTAGLIA DELL' ACIT ALLA DATA DEL 23 OTTOBRE 1942

Comandante: gen. Georg Stumme capo di S.M.: col. Siegfried Westphal X corpo d'armata (gen. Enrico Frattini ad interim): 17a D.f. Pavia (gen. Nazareno Scattaglia) su: 27° rgt.f. su due battaglioni; 28° rgt.f. su due battaglioni; 26° rgt.a. su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: XVIII btg. misto genio. 27a D.f. Brescia (gen. Brunetto Brunetti) su: 19° rgt.f. su due battaglioni; 20° rgt.f. su tre battaglioni; 1° rgt.a. celere su due gruppi; unità divisionali, fra cui: XXVII btg. misto genio. 135a D.f. Folgore (gen. Enrico Frattini) su: 186° rgt.f. su tre battaglioni; 187° rgt.f. su tre battaglioni; 185° rgt.a. celere su due gruppi da 47/32; unità divisionali, fra cui: VIII btg. guastatori. Supporti di corpo d'armata, fra cui: 9° rgt. bersaglieri su due battaglioni; XIIX/16° raggr.a. da 105/28; CXLVII/8° raggr.a. da 149/28; XXXI btg. guastatori; X btg. genio artieri; X btg. genio collegamenti; . . . umta mmon. \

Servizi di corpo d'armata. XX corpo d'armata (gen. Giuseppe De Stefanis) su:


LA N UOVA PAUSA O PERATIVA

101 a D.mot. Trieste (gen. Francesco La Ferla) su: 65 ° rgt.f. su due battaglioni; 66° rgt.f. su tre battaglioni; 21 ° rgt.a. su tre gruppi camp.; unità divisionali, fra cui: VIII btg. bersaglieri su autoblindo; XI btg. carri M 13; LII btg. misto genio. 132a D.cor. Ariete (gen. Francesco Arena) su:

8° rgt. bersaglieri su tre battaglioni; 132° rgt.f.carrista su tre battaglioni; 132° rgt.a. su tre gruppi camp. e due smv. unità divisionali, fra cui: III gr.sqd. Nizza su autoblindo; XXXII btg.misto genio; XV/15° raggr.a. da 105/28 XXX gr. da 88/55; CCCXXXII gr.a. da 100/17; Supporti di corpo d'armata fra cui: XXIV btg. misto genio. Servizi di corpo d'armata .. XXI corpo d'armata (gen. Alessandro Gloria ad interim): 25a D.f. Bologna (gen. Alessandro Gloria) su:

39° rgt.f. su tre battaglioni; 40a rgt.f. su tre battaglioni; 205a rgt.a. su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: CCCLVII gr.da 75/27; XXV btg. misto genio. 102a D.f. Trento (gen. Giorgio Masina) su:

61 ° rgt.f. su tre battaglioni; 62° rgt.f. su tre battaglioni; 46° rgt.a. su due gruppi camp. ed uno e.a.; unità divisionali, fra cui:

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

CCCLV gr.a. da 77 /27; CCLIV gr.a. da 77 /28; IV btg. granatieri e.e.; U btg. misto genio. Supporti di corpo d'armata, fra cui: 7° rgt. bersaglieri su due battaglioni; 8° raggr.a. di armata con tre gruppi; XXXI btg. guastatori; LXV btg. geni collegamenti; XXVII bt. genio artieri. Servizi di corpo d'armata.

Deutsches Afrikakorps (gen. Wilhelm von Thoma) su: 15 3 Panzerdivision (gen. Gustav von Vaerst) su: 8° Panzerregiment su due battaglioni; 115° Panzergrenadiere regiment su tre battaglioni; 33° rgt.a. su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: 33° gr. esplorante; 33° gr. Panzerjager 33° btg. pionieri; 78° btg. collegamenti; 33° btg. complementi. 21 ° Panzerdivision (gen. Heinz von Randow) su: 5° Panzerregiment su due battaglioni: 104° Panzergrenadiere regiment su tre battaglioni; 155° rgt.a su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: 3° gr. esplorante; 39° gr. Panzerjager; VIII btg. mitraglieri; 200° btg. pionieri; 200° btg. collegamenti; 200° btg. complementi.


LA N UOVA PAUSA OPERATIVA

90a D.f. leggera (gen. Theodor von Sponeck) su: 155° rgt.f. su due battaglioni; 200° rgt.f. su due battaglioni; 361 ° rgt.f. su due battaglioni; 228° Panzergrenadiere regiment Afrika; 190° rgt.a. su due gruppi; unità divisionali, fra cui: 580° gr. esplorante; 190° gr. Panzerjager; 900° btg. pionieri; 900° btg. collegamenti; 900° btg. complementi. 164a D.f. (gen. Karl Hans Lungershausen) su: 125° Panzergrenadiere regiment su tre battaglioni; 382° Panzergrenadiere regiment su tre battaglioni; 433° Panzergrenadiere regiment su tre battaglioni; 220° rgt.a. su due gruppi; unità divisionali, fra cui: 220° gr. esplorante; 220° btg. pionieri. 22a brigata paracadutisti (gen. Hermann Ramcke).

Supporti di corpo d'armata, fra cui: 475° btg. collegamenti; Supporti d'armata, fra cui: 19a divisione Flak (gen. Burckhardt); Comando artiglieria 104; 288° Panzergrenadiere regiment (o raggr. Menton); 580° gr. esplorante; 605° gr. Panzerjager; 10° rgt. collegamenti. D . Giovani Fascisti (gen. Ismaele Di Nisio) su: rgt.f. Giovani Fascisti su due battaglioni; 136° rgt.a. su quattro gruppi; IX btg.f. autonomo; III gr.sqd. Monferrato su autoblindo. Servizi d'armata.

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LE OPERAZIONI IN AFRIC A SETTENTRION ALE

. fondate. La corrispondenza veniva quindi a perdere la sincerità per timore di castighi e la censura veniva meno allo scopo principale di dare una sensazione chiara del reale pensiero e dei sentimenti delle masse. Altro motivo di forte irritazione erano le minuziose ispezioni ai porti ed aeroporti in Italia e la rigida applicazione delle norme doganali, con conseguente sequestro di quantitativi anche insignificanti di generi soggetti a dogana. Il risultato era il senso d.i angheria riportato dal ferito o da chi rimpatriava dopo due anni di guerra senza una qualche utilità per la cosa pubblica. Tutto sommato l'atmosfera era di calma e fiduciosa attesa di un'operazione sulla cui imminenza e potenza si conosceva molto. Per quanto, tuttavia, il quadro che si presentava all'ufficio informazioni dell'ACIT fosse sufficientemente ricco di colore, si ritiene che Stumme non «sentisse» l'offensiva così prossima. Diversamente non si riesce a comprendere come, nuovo dello scacchiere, accettasse di cominciare la partita con Montgomery privo dei comandanti del X e del XXI corpo, nonché del proprio capo di S.M. (gen. Gause), partito il 10 ottobre per licenza, e di quello del DAK (col. Bayerlein), il cui comandante, von Thoma, era anch'egli privo di esperienza di guerra nel deserto. La sera del 23 ottobre il bollettino dell' ACIT diceva: «Situazione nemica inva-

riata».

3. VIGILIA DI BATTAGLIA DELL's• ARMATA

Quando Churchill, a metà agosto, aveva domandato ad Alexander il periodo in cui sarebbe stato possibile riprendere l'iniziativa, si era sentito indicare la fine di settembre come una data attendibile. Montgomery, interpellato a sua volta, si era espresso diversamente: «Non prima della prima settimana di ottobre>>. Churchill mise da parte l' opinione di Montgomery, trovandola troppo lontana dalla propria, e rientrò a Londra orientatissimo a vedere l'offensiva scattare entro gli ultimi di settembre, quindi in giusto rapporto con l'inizio di Torch, sperato per il 14 ottobre. Gli aspetti strategici da considerare e coordinare erano tre: Torch, le cui implicazioni ed incognite politico-militari nel Nordafrica francese consigliavano psicologicamente e militarmente di farla precedere da una decisa affermazione in Egitto; Malta, la cui autonomia di viveri (sino ai primi di dicembre) e di carburante (sino al 22 novembre) rendeva necessario un convoglio di rifornimenti e quindi la conquista degli


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aeroporti della Cirenaica al più presto; l'offensiva dell'8a armata, che doveva cominciare con il plenilunio. La luna piena, infatti, era ritenuta conditio sine qua non data l'imponenza dell'azione di rottura: dunque o il 22 settembre oppure il 24 ottobre. Evidentemente quest'ultimo fattore in certo modo condizionava gli altri. Dopo la battaglia di Alam el Halfa, Montgomery si persuase dell'impossibilità di muoversi in settembre, appena due settimane dopo aver respinto l'ultimo tentativo di Rommel e, di conseguenza, optò per la notte sul 24 ottobre. Churchill, che il 17 settembre aveva sollecitato qualche notizia, visto che «eravamo d'accordo che l'attacco avesse inizio nella quarta settimana di settembre,/'\ non rimase per niente soddisfatto di un simile protrarsi dell'attesa ed insistette. Alexander ne riparlò con Montgomery, il quale scarabocchiò su un pezzo di carta i motivi che motivavano la decisione: 1. L'offensiva di Rommel aveva provocato un certo ritardo nei preparativi britannici; 2. Le condizioni di luna limitavano il D-day a solo alcuni periodi in settembre ed in ottobre; 3. In settembre le truppe sarebbero risultate insufficientemente equipaggiate ed addestrate; 4. Se la data fosse stata scelta in settembre probabilmente ne sarebbe derivato un fiasco, ma se l'attacco fosse stato lanciato in ottobre la completa vittoria era assicurata. Era implicito il malizioso interrogativo: devo attaccare in settembre? A quattr'occhi Montgomery disse ad Alexander che rifiutava di muoversi prima di ottobre e che «se Whitehall avesse ordinato di attaccare in settembre avrebbe dovuto cercare qualcun altro per farglielo fare» 65 . Alexander condivideva l'idea di attendere ancora qualche settimana e rispose tranquillamente a Churchill, esponendo i termini del problema e spiegando l'inevitabilità di rimandare l'operazione al 23 ottobre, cioè tredici giorni prima di Torch, allora stabilita per il 4 novembre. Il Premier dovette far buon viso, anche perché Brooke spalleggiava Alexander e Torch intanto era stata definitivamente stabilita per 1'8 novembre, però volle mettere in risalto che la responsabilità della decisione spettava interamente al comandante in capo del Medio Oriente: «Noi siamo nelle vostre mani; naturalmente, se la battaglia sarà coronata da successo, il lungo ritardo sarà giustificato. Qualunque cosa accada, vi appoggeremo e vi accompagneremo con i nostri pensieri. Desidererei richiamare la vostra attenzione sulla possibilità che il nemico


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LE OPERAZIONI IN J\fRICJ\ SETI'ENTRJONALE

approfitti di questo periodo per approntare fortificazioni campali. Invece di un sottile velo di copertura attraverso il quale ci si potrebbe aprire un varco in una notte, non può essere che vi troviate di fronte a un sistema fortificato d'una quarantina dì chilometri di profondità, con ostruzioni, postazioni di artiglieria e nidi di mitragliatrici? Il carro armato fu ideato originariamente per aprire la strada alla fanteria sotto il fuoco delle mitragliatrici; ora è la fanteria che dovrà aprire la strada ai carri armaci ed a me sembra che il suo compito sarà difficilissimo, dato che la potenza di fuoco è tanto aumentata. Certamente voi avete pensato a tutto ciò ed al modo di estendere il vostro fronte di attacco così da far pesare la vostra superiorità nu merica»¼.

Il lavoro di preparazione fu veramente imponente sotto tutti gli aspetti. Montgomery si propose, per prima cosa, di conferire alle posizioni tenute dall'8a armata una solidità a tutta prova per non rischiare di veder compromessa la fase organizzativa, ed anche per disporre di una base di partenza idonea a lanciare l'offensiva ed a raccogliere le unità in caso di insuccesso parziale ( un insuccesso totale era escluso). Perciò le strutture statiche furono rafforzate e, nel settore meridionale, si provvide a stendere tre nuovi campi minati in luogo di quelli rimasti in mano all'ACIT. Uno di essi (Nuts) andava da Deir el Muhafid verso sud-est sino a Deir el Ragil; il secondo (fune) partiva da Deir el Ragil e scendeva verso sud per sei-sette chilometri; il terzo (May) si stendeva ad oriente di Deir el Ragil, più o meno parallelamente a ]une, passando per Samaket Gaballa. L'altro obiettivo da raggiungere riguardava l'approntamento dell'8a armata. Sul piano generale il discorso riguardava non soltanto la messa a punto delle numerose unità affluite di recente od in corso di arrivo, ma altresì l'amalgama dei corpi d'armata, che avevano visto sensibili modifiche. Il 30° corpo, affidato adesso al gen. Leese in sostituzione del gen. Ramsden, comprendeva le vecchie divisioni 9a australiana e 1a sudafricana, fra le quali si erano inserite la nuova 51 a D.f. Highlanders e la 2a neozelandese, ceduta dal 13° corpo. Tutte le quattro divisioni erano concentrate nel saliente di Tell el Eisa. Più a sud, nel settore di Ruweisat, c'era la 4a D.f. indiana che aveva sostituito la sa67• Alle dirette dipendenze del corpo d'armata rimaneva la 23a B.cor., dotata di Valentine, di cui un reggimento costituiva riserva, mentre gli altri tre rinforzavano tre delle divisioni incaricate dello sfondamento, cioè gli australiani, gli scozzesi ed i sudafricani. I neozelandesi avevano un'intera brigata corazzata. Il 13° corpo schierava la soa D.f. nel settore di Alam Nayl, la 44 3


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in quello di Deir el Munassib e la 7a D.cor. più a sud sino all'altezza di Qaret el Himeimat. In molte divisioni erano stati operati cambiamenti di brigate e di reparti minori, ciò specialmente riguardo alle unità corazzate e motorizzate. Così, la 2a D.f. neozelandese aveva ricevuto la 9a B.cor. in luogo della sua 4a B.f., inviata nelle retrovie per trasformarsi in corazzata; la soa D.f. si era completata con la 1 a brigata greca e la 2a francese, ma la 44a aveva perduto la sua 133a, passata alla 10a D.cor., previa trasformazione in motorizzata; alla 7a D.cor., rimasta priva di fanteria motorizzata, era stata assegnata la 1a brigata francese. Un preciso intento di Montgomery era stato, fin dall'inizio, la messa a punto di un corpo corazzato, a simiglianza di quanto esisteva nell' ACIT. Il 10° corpo, affidato al gen. Lumsden, venne perciò formato con la 1 a D.cor., la 10a D.cor e 1'8a D.cor. La 1 a disponeva della 2a B.cor. e della 7a B.mot., già appartenente alla 7a D.cor.; la 10a aveva due brigate corazzate, la 8 a e la 24a, ed una motorizzata, la 133 a, prima inquadrata nella 44a D.f. Invece l'sa D.cor. non poteva entrare nel computo delle forze perché rimasta soltanto con il quartier generale ed alcuni reparti divisionali: non potendo reperire una brigata motorizzata per completarla, la sua 24a B.cor. era stata data alla 10a D.cor. Naturalmente, per conseguire un accettabile livello di amalgama i comandanti dovettero applicarsi intensamente, approfittando della stasi operativa. Ma esisteva anche l'imperiosa necessità di un particolare tipo di addestramento: quello che doveva consentire il superamento delle fasce minate stese davanti alle posizioni dell' ACIT. Si era ben lungi dalla profondità dei campi minati posti in opera sul fronte russo, tuttavia si trattava di un ostacolo niente affatto trascurabile e, comunque, per il teatro d' operazioni africano rappresentava una novità. Il problema tattico si poteva tradurre in questa sequenza: apertura dei corridoi, ampliamento di questi in varchi, passaggio delle fanterie, passaggio dei mezzi corazzati, passaggio degli automezzi. Il tutto da compiere entro le dieci ore di un arco notturno. Il problema tecnico venne affrontato organizzando una serie di corsi, cui parteciparono in successione tutti i reparti del genio a turno. Veramente dapprima si era sperato di risolvere ogni difficoltà con mezzi meccanici. Mentre in Gran Bretagna da un anno si studiava per ricavare dal carro per fanteria un carro sminatore che, muovendo lentamente, battesse il terreno antistante con un sistema di catene per provocare il brillamento delle mine incontrate sul suo passaggio, in Egitto si pensò di accelerare i tempi, approntando qualcosa del genere. Il Comando genio dell'armata fece modificare un Matilda, applicandogli catene a guisa di flagelli. Visto il


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEl'rENTRJONALE

buon risultato degli esperimenti con il prototipo, ribattezzato Scorpion, furono allestiti 24 esemplari. Senonché, quando se ne tentò l'impiego per reparto, in modo da ottenere immediatamente un largo varco su un determinato tratto, si riscontrò che la polvere sollevata dallo sbattimento dei flagelli provocava un riscaldamento del motore e rendeva difficile il mantenimento della direzione. In denfinitiva, sia Leese per il 30° corpo, sia Lumsden per il 10° finirono per rinunciare agli Scorpions ed affidarsi allo sminamento manuale previa individuazione degli ordigni a mezzo dei nuovi mine detectors polacchi o addirittura con il vecchio procedimento della baionetta68 • L'8 3 armata assegnò 202 apparecchi al 30° corpo, 117 al 13° e 180 al 10°. Se si pensa che nella battaglia di Alam el Haifa il DAK ed il XX corpo iniziarono il grande avvolgimento con una ventina di cercamine in tutto, c'è da rabbrividire! Quanto agli Scorpions, furono utilizzati al massimo dalla 7 3 D.cor. L'attività addestrativa venne organizzata togliendo a turno dalla linea le brigate destinate all'azione di sfondamento ed inviandole per una settimana nelle immediate retrovie, sì da concedere agli uomini un contemporaneo periodo di distensione. È anche per questo che Alexander poté scrivere: .

«(..•) Grazie al perfetto funzionamento del nostr,o servizio sanitario, il numero dei nostri ammalati non superò il livello normale relativo a quel periodo dell'anno e, in ogni caso, non raggiunse mai le proporzioni disastrose di cui le truppe nemiche ebbero a subire le conseguenze»69•

L'istruzione dei reparti, condotta con molto realismo, riguardò l'avanzata notturna in terreno minato, con la fanteria procedente dietro a cortine mobili di fuoco di artiglieria. Una volta stabilite teste di ponte oltre la fascia minata, le unità corazzate avrebbero attraversato a loro volta la zona di sicurezza procedendo in varchi accuratamente delimitati da fettuccia bianca (furono distribuiti oltre 150 Km di nastro, per la maggior parte al 30° corpo) ed illuminati da speciali lanterne a luce bicolore (complessivamente 89.000). Da sottolineare la costituzione di un gruppo misto di bonifica in ogni divisione. Quello realizzato dalla 1 a D.cor., poi assunto come modello anche dalle altre unità, si basava su un battaglione di fanteria, tre plotoni carri, un reparto del genio, uno della polizia militare ed uno delle trasmissioni. Ottenuti i tre varchi occorrenti per il passaggio della divisione corazzata, la polizia militare controllava il traffico nei due sensi. Nell'ambito della 7a D.cor., i genieri erano appoggiati dal 44° reggimento da ricognizione montato su cingolette. Un semplicissimo espediente, che si


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rivelò molto utile, fu una sottile scia di nafta, ben visibile alla luce lunare, lasciata dall'automezzo di testa. Nel riordinamento dell'armata, peso non trascurabile ebbero i nuovi mezzi bellici. Il più prezioso fu il carro americano Sherman, da 35 tonn., dotato di cannone da 75, in grado di ben reggere il confronto con il Panzer tipo IV speciale. Di esso, 252 esemplari erano già in dotazione ai reparti corazzati e gli altri stavano arrivando in linea. Da parte britannica era invece giunto il Crusader Mk III da 20 tonn., dotato di cannone da 57. Per le artiglierie, bisogna anzitutto accennare al forte incremento dei pezzi controcarri. Ogni battaglione di fanteria disponeva di otto pezzi dà 2 lb.; ogni battaglione motorizzato di sedici pezzi da 6 lb.; ogni reggimento d'artiglieria controcarri da 64 pezzi da 6 lb. se appartenente a divisione corazzata, di 48 da 6 lb. e 16 da 2 lb. se inquadrato in una divisione di fanteria. Ne derivava un formidabile potere d'arresto complessivo. Ma le novità principali riguardavano le artiglierie corazzate. Dagli Stati Uniti era sbarcato un certo numero di Priest, un obice semovente da 105 montato sul telaio del Grant, ed assegnato all'11 ° artiglieria a cavallo. Dall'Inghilterra, invece, provenivano, a titolo sperimentale, alcuni esemplari di Bishop, un pezzo da 25 lb. su telaio di Valentine, e di Deacon, un pezzo controcarri da 6 lb. su telaio di carro leggero; ma questi tipi vennero presto abbandonati. Infine i rifornimenti: l'ultima cosa che potesse difettare. Quattro grossi centri logistici funzionavano a favore dell'armata: i Field Maintenance Centres n. 102 presso El Hammam e n. 202 presso El Imayid, nel settore del 30° corpo; n. 96 e 97, più a sud dei precedenti, nel settore del 13° corpo. Nei loro depositi erano ammassate cinque giornate di ogni tipo di materiali ed altre due erano su ruote. Un acquedotto campale giungeva alle unità. Il livello delle dotazioni divisionali era stato portato a sette giornate di viveri, munizioni, acqua, carburante e pezzi di ricambio; inoltre ogni veicolo aveva una dotazione di bordo di tre giornate di viveri e acqua per l'equipaggio e benzina per trecento miglia. Se nei centri logistici si trovavano munizioni per 18.000 tonnellate, in ambito divisionale c'erano 268.000 proietti da 25 lb. e 20.000 di medio calibro. In tal modo, durante i dodici giorni di battaglia l'artiglieria britannica poté sparare oltre un milione di granate. A titolo di utile confronto, si può anticipare che Stumme fu costretto a dare ordine all'artiglieria italiana e tedesca di non reagire alla preparazione avversaria per economizzare munizioni, in vista degli sviluppi della lotta.


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LE OPERAZl01'H IN AFRICA SETTENTRIONALE

I reparti del genio comprendevano, fra l'altro, 25 compagnie pionieri in linea ed altre 24 in riserva; per il servizio trasporti c'erano una trentina di compagnie trasporti con autocarri da 3 e 10 tonn., sei compagnie trasporti carri armati, una di autobotti, una di autocisterne ed altre sei compagnie trasporti in riserva.7°. Un'innovazione ordinativa di gran valore fu la costituzione in data 1° ottobre del Corps of Royal Electrical and Mechanical Engineers (REME), le cui unità provvedevano alle riparazioni di artiglieria, veicoli, mezzi radio e materiali vari. Con il REME operava anche un complesso americano di officina. Per il rifornimento di mezzi corazzati venne adottato un provvedimento particolarmente accentrato. Un gruppo riorganizzazione carri, messo in funzione presso la 1 a brigata carri, riceveva dalle basi tutti i mezzi di rimpiazzo, li controllava, li completava di dotazioni e di equipaggi e poi li avviava al Tank Delivery Regiment, che li smistava alle diverse destinazioni. Il 14 settembre, al Cairo, la situazione dell' ACIT era stata attentamente sottoposta a studio. Si trattava di individuare l'eventualità di una ritirata italo-tedesca. La conclusione fu che con ogni verosimiglianza Rommel non avrebbe abbandonato le posizioni di El Alamein. Per una difesa statica non esistevano linee più economiche e, soprattutto, un'arretramento avrebbe concesso alla Royal Air Force di trasferirsi in aeroporti più avanzati, sì da creare condizioni di estrema difficoltà per l'uso del porto di Tobruk. Inoltre quanto sbarcava a Tripoli ed anche a Bengasi comportava onerosi consumi per affluire al fronte, perciò, l'ammassamento di scorte per un'accettabile autonomia avrebbe richiesto qualche settimana e dando la precedenza ai materiali piuttosto che a nuove divisioni. Al riguardo, anzi, un paio di giorni prima si era saputo dai messaggi Enigma che, a causa del mutamento della situazione nel Mediterraneo orientale, Hitler aveva ordinato l'immediato rinforzo del presidio di Creta e la 22a D.f., chiesta da Rommel, sarebbe invece stata utilizzata a tale scopo. Quanto poi alla possibilità di una ripresa offensiva dell'Asse, secondo le solite decrittazioni Enigma alla data del 6 settembre l' ACIT disponeva di 23 giornate di viveri, 14 di munizioni ed 8 di carburante a normali consumi con l'aggravante dell'assoluta incertezza delle comunicazioni marittime. Era scontato che arrivassero truppe e mezzi in rinforzo, ma si calcolava che l'incremento delle forze corazzate non avrebbe superato i 20-25 carri alla settimana e quello degli aerei, presumibilmente caccia, non sarebbe stato preoccupante. A conti fatti, dunque, non sembrava molto realistico pensare ad una qualsiasi iniziativa dell' ACIT prima di novembre. Peraltro si doveva ammettere che, nel


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caso di un affacciarsi delle truppe tedesche dal Caucaso in Turchia e di una conseguente sottrazione di forze dall'8a armata per fronteggiare il nuovo pericolo o, peggio,. di una ritirata del1'8a armata, Rommel non avrebbe esitato ad iniziare la sua offensiva anche in ottobre. Non per niente il 9 settembre il gen. Wilson, comandante in capo del settore Persia-Iraq, aveva chiesto a Londra l'autorizzazione per assumere talune predisposizioni in vista di tale eventualità, predisposizioni che tra l'altro concernevano anche il trasferimento di molti reparti dell'8a armata. Nella battaglia di rottura la definizione del tratto ove praticare la breccia è legata al criterio di investire il settore più debole dell' organizzazione difensiva avversaria o a quello di esercitare lo sforzo lungo la direttrice di maggior rendimento, anche se incidente su un settore più robusto. Alexander e Montgomery fecero un giro di ricognizione su tutta la. fronte, soppesando le diverse ipotesi operative. Le soluzioni si riducevano sostanzialmente a due: sfondare a sud, dove il dispositivo dell'Asse sembrava meno solido, il che avrebbe costituito una variante al tema classico del deserto, di un avvolgimento del fianco interno, oppure a nord, dove l' ACIT era meglio sistemata ma dove i risultati di una vittoria sarebbero stati più immediati e vistosi. Montgomery propose uno sforzo principale a nord ed uno secondario a sud ed Alexander accettò, apprezzando le prospettive di tal progetto. «D'altronde - osservò - era il più facile da eseguire, perché le nostre comunicazioni sarebbero state più brevi ed avrebbero utilizzato il terreno più percorribile. Infine, e questo è ancor più importante, una penetrazione a nord, seguendo la strada costiera, avrebbe tagliato il nemico dalle sue basi, messo immediatamente tutte le sue forze a sud della breccia in pericolo di isolamento, minacciato i campi di arretraggio ed il centro di rifornimento di El Daba. Il fronte nemico poteva essere paragonato ad una porta con i cardini a nord: una spinta a sud, diretta contro il lato libero del battente, avrebbe potuto farlo ruotare verso l'indietro prima che noi ottenessimo seri risultati; ma una bocca violenta contro i cardini avrebbe sgangherato l'intero fronte e spalancato tutta la porta» 71 •

Ricevuto il placet del comandante in capo, Montgomery tornò ad esaminare attentamente il terreno e determinò il punto esatto ove applicare la massima pressione: il tratto fra T ell el Eisa ed il costone di El Miteiriya. Il 15 settembre tenne rapporto ai comandanti di corpo d'armata e di divisione ed espose i lineamenti del piano per Lightfoot (Pié leggero), il nome convenzionale attribuito all'offensiva (schizzo n. 80). Il 30° corpo doveva creare due larghi passaggi a nord ed a sud di El Wishka, attraverso i quali sarebbe transitato il 10° corpo per attestarsi «su un terreno di sua scelta a cavallo delle linee di rifornimento


IL DISEGNO DI MANOVRA INIZIALE PER «LIGHTFb or» (15 Settembre) Schizzo n. 80


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nemiche». La mossa avrebbe inevitabilmente indotto la 15a Panzer e la Littorio ad intervenire. Ed esse, incontrando il 10° corpo già ancorato al terreno e combattendo in notevole inferiorità di mezzi, sarebbero state annientate. Nel settore meridionale il 13° corpo avrebbe esercitato uno sforzo sufficiente a far passare la 7a D.cor. ed a trattenere in zona la 21 a Panzer e l'Ariete. Montgomery si dilungò su taluni punti: il 30° corpo doveva «lavorare» per il 10° corpo, in maniera da agevolargli il trafilamento attraverso i campi minati e lo sbocco all'aperto; il 10° corpo, dal canto suo, doveva trovarsi pronto a partire sin dall'alba del D-day, ma senza lasciarsi coinvolgere nei primi combattimenti, poi, una volta passato, avrebbe ·effettuato un cenno di conversione verso nord-ovest sino a toccare la pista Rahman (per noi «pista dell'Ariete»). Beninteso, ove la 1sa Panzer e la Littorio non fossero state lanciate al contrattacco, il 10° corpo avrebbe assunto l'iniziativa facendole a pezzi. In sostanza, l'annientamento della massa corazzata italo-tedesca settentrionale costituiva lo scopo dell'operazione. Il crollo delle fanterie e del resto del fronte sarebbe venuto di conseguenza e senza troppo difficoltà. Di questo piano tutto fu taciuto ai reparti, eccezion fatta per quanto necessario ad indirizzare l'attività addestrativa e la messa a punto dell'armata. Più tardi Montgomery spiegò di aver voluto deliberatamente evitare la ripetizione della manovra adottata da ogni comandante nel deserto, ma si può rimarcare che la stretta di El Alamein non concedeva affatto il modo di realizzare un avvolgimento all'esterno dell'ala meridionale nemica. Anche Rommel era stato costretto a sfondare, sia pure puntando contro il tratto più debole dello schieramento britannico. La differenza per Montgomery stava nel fatto che, per travolgere le difese statiche, egli poteva permettersi di battere «col forte sul forte», anziché essere costretto come Rommel a battere «col forte sul debole». Inoltre si potrebbe ricordare che uno sfondamento nel settore nord era stato visto anche da Auchinleck sin dal 30 luglio: «Ordinai al gen. Ramsden, comandante del 30° corpo, di iniziare subito la pianificazione di un deciso attacco al sud del saliente di Teli el Eisa, tenendo presente la possibilità di una rapida avanzata lungo la strada costiera. Reputavo che questa operazione offrisse le più ampie possibilità di successo. Nello stesso tempo dissi al gen. Gott di continuare a studiare le possibilità di sfondare le difese nemiche in corrispondenza di Gebel Kalakh e del Plateau Taqa,,72.

A prescindere dalla proclamata novità, il disegno operativo ed i tempi contemplati generarono una specie di presa di posizione da parte


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dei «comandanti del Commonwealth». Il gen. Freyberg si era dato molto da fare, appena conosciuto il quadro complessivo di Lightfoot. Nutriva piena fiducia di assolvere il proprio compito, anche perché, come sappiamo, la divisione neozelandese poteva contare sulla 9a B.cor.; però le altre tre divisioni disponevano soltanto di un reggimento a testa della 23 a B.cor., e ciò faceva intravvedere il non trascurabile rischio che esse non riuscissero a penetrare sino al rispettivo obiettivo, trincerarvisi e respingere i contrattacchi, con l'inevitabile disastroso generale riflusso. C'erano, è vero, le due divisioni corazzate di Lumsden, ma Freyberg, che conservava buona memoria di certi precedenti sul Ruweisat e ad El Mreir in luglio, dopo aver parlato con Gatehouse, la cui 10a divisione corazzata doveva passare nel settore neozelandese, si convinse che ancora una volta i carri inglesi sarebbero stati più inclini alla prudenza che alla risolutezza. Con Morshead e Pienaar si presentò da Leese e lo mise al corrente di questi dubbi73 • Leese, nuovo dell'ambiente, rimase ·stupitissimo ed imbarazzato di tale colloquio, ma per scrupolo ne parlò con Montgomery. E Montgomery cominciò ad esser preso dall'incertezza. La domanda che si poneva era: il suo corps d'élite, cioé il 10° corpo, sarebbe stato capace di mettere in pratica i suoi intendimenti? Se guardava il livello addestrativo dei reparti, doveva purtroppo rispondere negativamente. Ed allora il 6 ottobre decise bruscamente di modificare il piano. Quattro giorni prima Londra aveva comunicato che i tedeschi in Russia non facevano progressi e che «una minaccia in forze contro la Persia e l'Iraq prima della primavera del 1943 è altamente improbabile>/4. Ed Ultra, la fedele amica che decifrava i messaggi di Enigma, rese noto che al 30 settembre il DAK riusciva mettere in linea 224 carri efficienti ed il XX corpo 270. Il cambiamento apportato al piano fu significativo, anche se ad uno sguardo sommario potrebbe sembrare limitato a pochi aspetti. Invece di trasferire al più presto il 10° corpo sulla linea di rifornimento nemica ed ivi procedere all'eliminazione dei carri italo-tedeschi, compito primario, mirò ad annientare anzitutto le divisioni di fanteria schierate sulla posizione di resistenza con un'azione di sistematico sgretolamento (e le fanterie dell'8a armata, sorrette com'erano da una potente artiglieria, erano sicuramente in misura di assolvere un'impresa del genere). Anche in questo caso il nemico non sarebbe rimasto a guardare e avrebbe impegnato le divisioni corazzate per ristabilire la situazione localmente compromessa, ma esse avrebbero incontrato quelle inglesi, che, invece di proiettarsi avanti come previsto inizialmente, si sarebbero arrestate appena oltre i varchi, sì da evitare ogni


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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interferenza sull'opera di distruzione dei capisaldi dell'ACIT (schizzo n. 81). L'esperienza di Alam el Halfa induceva a ben sperare sul logorio che carri, pezzi controcarri ed artiglierie inglesi avrebbero inflitto alle masse corazzate avversane. «il successo dell'intera operazione - scrisse Montgomery - dipendeva largamente dalla possibilità del 30° corpo dì realizzare lo sfondamento e di creare i varchi attraverso i quali dovevano passare le divisioni del 10° corpo. Ero certo che se avessimo potuto portare le brigate corazzate avanzate attraverso i varchi senza troppo ritardo, avremmo vinto la banaglia,, 7s.

Perciò bisognava che le divisioni di Lumsden si infilassero nei passaggi ad immediato seguito delle fanterie e «prima che io sapessi che i varchi erano aperti/6• Se il mattino del 24 ottobre, cioè il D+ 1, i varchi non fossero apparsi sicuramente transitabili, le divisioni corazzate dovevano aprirsi la strada per proprio conto. In sostanza, il 30° corpo avrebbe attaccato con quattro divisioni (9 3 australiana, 51 a scozzese, 2 3 neozelandese e 1 a sudafricana) a sud di Tel1 el Eisa, su un fronte di circa sette chilometri per raggiungere l'allineamento Kidneyaltura di Miteiriya compresi, cioè ad immediato tergo dei capisaldi. Il fronte di attacco era stato ridotto per evitare alla 9a australiana l'urto contro posizioni particolarmente robuste a cavallo della litoranea. Questa variante, secondo il gen. de Guingand, si basava anche su due considerazioni: che la maggior parte delle difese statiche erano presidiate dagli italiani «tenuti in posto dal sandwich con le truppe tedesche» e che la 164a D.f. e la 90° leggera tedesche si trovavano dislocate in profondità nel settore costiero, di importanza ovviamente vitale77 • Il dispositivo dell' ACIT era leggermente differente ed il sandwich giungeva sino al livello di battaglione, come sappiamo. Per il 13° corpo il piano rimase praticamente invariato: attaccare in direzione di Gebel Kalakh con la 44a D.f. e la 7a D.cor. per attirare l'attenzione della 21 a Panzer e dell'Ariete ed impedire loro di accorrere a nord. Un'azione particolare doveva essere svolta per occupare Qaret el Himeimat ed il Plateau Taqa. Se la 7a corazzata avesse trovato resistenze molto deboli si sarebbe indirizzata verso nord-est sull'obiettivo di El Daba, dove era previsto uno sbarco simulato. Se invece l'opposizione si fosse manifestata accanita e le presumibili perdite sensibili, non doveva insistere. La parte affidata alla Royal Air Force poteva definirsi conclusiva, considerando l'assoluta supremazia di cui godeva. Non c'era bisogno di indicare la conquista del cielo della battaglia come primo obiettivo: il predominio era da tempo in atto. Così, entro il 23 ottobre essa do-


I IL DISEGNO DI MANOVRA DEFINITIVO PER «LIGHTFOOT» Schizzo n. 81


LA NUOVA PAUS.>. OPERATIVA

DELL'8a ARMATA ALLA DATA DEL 23 OTTOBRE 1942 Comandante: gen. Bernard L. Montgomery capo di S.M.: gen. Francis de Guingand 10a corpo d'armata (gen. Herbert Lumsden) su: 1a D.cor. (gen. Raymond Briggs) su: 2a B.cor. su tre btg.cr. e uno mot. 7a B.mot. su tre btg.mot. unità divisionali, fra cui: 12° lancieri su autoblindo 2°, 4° e 11 ° rtg. artiglieria a cavallo 78° rgt. artiglieria da campagna 76° rgt. artiglieria controcarri 42° rgt. artiglieria contraerei leggero 10a D.cor (gen. Alee H. Gatehouse) su: 3a B.cor. su tre btg.cr. e uno mot. 24a B.cor. su tre btg.cr. e uno mot. 133a B.mot. su tre btg.mot. unità divisionali, fra cui: 1° Royal Dragoons su autoblindo 1°, 5° e 104° rgt. artiglieria a cavallo 98° rgt. artiglieria da campagna 84° rgt. artiglieria controcarri 53° rgt. artiglieria contraerei leggero ga D.cor. (gen. C.H. Gairdner) con pochi reparti supporti di corpo d'armata 13° corpo d'armata (gen. Brian G. Horrocks) su: 7a D.cor. (gen. John Harding) su: 4a B.cor. leggera su due btg.cr. e uno mot. 22a B.cor. su tre btg.cr. e uno mot. 1 a B.f. francese su tre btg.f. e due rgt. a camp. unità divisionali, fra cui: Household Cavalry su autoblindo 11 ° ussari su autoblindo 2° Derbyshire Yeomanry su autoblindo

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

3° rgt. artiglieria a cavallo 4° e 97° rgt. artiglieria da campagna 65° rgt. artiglieria controcarri 15° rgt. artiglieria contraerei leggero 44a D.f. (gen. I.T.P. Hughes) su: 131 ° B.f. su tre btg.f. 132° B.f. su tre btg.f. unità divisionali, fra cui: 6° rgt. Cheshire (mitraglieri) 53°, 57°, 58° e 65° rgt. artiglieria da campagna 57° rgt. artiglieria controcarri 30° rgt. artiglieria contraerei leggero 50a D.f. (gen. John S. Nichols) su: 69a B.f. su tre btg.f. 151 a B.f. su tre btg.f. leggera 1a B.f. greca su tre btg.f. e un rgt.a. camp. 2a B.f. francese su due btg.f. e una ber. unità divisionali, fra cui: 74°, 111°, 124° e 154° rgt. a. camp. 102° rgt. artiglieria controcarri 34° rgt. artiglieria contraerei leggero

Supporti di corpo d'armata 30° corpo d'armata (gen. Oliver Leese): 51 a D.f. scozzese (gen. D.N. Wimberley) su: 152 a B.f. su tre btg.f. 153 a B.f. su tre btg.f. 154a B.f. su tre btg.f. unità divisionali, fra cui: 126°, 127° e 128° rgt. artiglieria camp. 61 ° rgt. artiglieria controcarri 40° rgt. artiglieria contraerei leggero 51 ° rgt. ricognizione 2a D.f. neozelandese (gen. Bernard C. Freyberg) su: 5a B.f. su quattro btg.f. (NZ) 6 3 B.f. su tre btg.f. (NZ) 9a B.cor. su tre btg.cr. e uno mot. (UK) unità divisionali fra cui:


LA NUOVA PAUSA OPERAT IVA

4°, 5° e 6° rgt. artiglieria da campagna 7° rgt. artiglieria controcarri 14° rgt. artiglieria contraerei leggero 2° rgt. cavalleria su carri leggeri 4a D.f. indiana (gen. F.I.S. Tuker) su:

5a B.f. su tre btg.f. 7 a B.f. su tre btg.f. 161 a B.f. su tre btg.f. unità divisionali fra cui: 1°, 11 ° e 32° rgt. artiglieria da campagna 149° rgt. artiglieria controcarri 57° rgt. artiglieria contraerei leggero 9a D.f. australiani (gen. Leslie Morshead) su: 20a B.f. su tre btg.f. 24a B.f. su tre btg.f. 26 a B.f. su tre btg.f. unità divisionali, fra cui: 7°, 8° e 12° rgy. artiglieria da campagna; 3° rgt. artiglieria controcarri 4° rgt. artiglieria controcarri leggero 1 a D.f. sudafricana (gen. Daniel H. Pienaar) su: 1a B.f. su tre btg.f. 2 a B.f. su tre btg.f. 3 a B.f. su tre btg.f. unità divisionali, fra cui: 1°, 4° e 7° rgt. artiglieria da campagna 1° rgt. controcarri artiglieria 1° rgt. artiglieria contraerei leggero 2° rgt. Botha rgt. Presidente Steyn 3° rgt. autoblindo 8° rgt. carri

Supporti di corpo d'armata, fra cui: 23a B.cor. su quattro btg.cr. ( 0 ) 121 ° rgt. artiglieria da campagna 7°, 64° e 69° rgt. artiglieria pesante campale

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700

LE OPERKl!ONI IN Af RICA SETTENTIUONALE

Truppe d'armata, fra cui: ia B.cor. (gen. B.N. Todd) non operativa 2a B. contraerei su un rgt.c.a.l. ed uno a c.a.p. per difesa Comando armata e ferrovia 12 a B. contraerei su tre rgt.c.a.l. e due c.a.p. 25° B.f. indiana per protezione Comando armata e installazioni varie

(') Dei quattro battaglioni, tre furono assegnati in rinforzo a altrettante divisioni di . fanteria: il 40° Royal Tanks agli australiani, il 50° agli Highlanders e l's• ai sudafricani.

ORGANICO 1941 della D.f. BRITANNICA

Comando di divisione tre brigate di fanteria su: Comando brigata: tre battaglioni fanteria

Comando artiglieria divisionale con: tre rgt. da campagna (con pezzi da 25 lb.) un rgt. controcarri (con pezzi da 6 lb.) un rgt. contraerei (con pezzi da 40 mm.) Comando genio divisionale con: tre compagnie gemo una compagnia parco campale unità divisionali: un battaglione mitraglieri un battaglione esplorante Servizi divisionali


LA N UOVA PAUSA OPERATNA

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veva battere in profondità le retrovie dell'ACIT, con speciale riguardo a tutti gli aeroporti verso la frontiera ed in Cirenaica, ma dal 18 cominciava la vera e propria preparazione alla battaglia terrestre. All'ora zero del 23 tutti gli aerei da bombardamento si sarebbero avventati sugli schieramenti delle artiglierie italiane e tedesche. Proprio il 6 ottobre, Montgomery diramò un ordine relativo all'azione di comando: «Questa battaglia comporterà duri e prolungati combattimenti. Le nostre truppe non debbono credere che, poiché noi abbiamo buoni carri ed un potente appoggio di artiglieria, il nemico sia disposto ad arrendersi. Il nemico non si arrenderà e ci saranno aspri scontri. La fanteria deve esser preparata a combattere per uccidere ed a continuare a farlo_per un lungo periodo. E essenziale far capire a tutti gli ufficiali che un'azione di comando risoluta è di importanza vitale in questa come [del resto) in ogni battaglia. Sono stati catturati [dal nemico) anche troppi prigionieri non feriti in questa guerra. Dobbiamo imprimere nella mente dei nostri ufficiali, sottufficiali e soldati che quando sono tagliati fuori o accerchiati, e non sembra che esistano speranze di salvarsi, debbono organizzarsi a caposaldo dove si trovano. Così facendo aumenteranno enormemente le difficoltà del nemico, assisteranno allo sviluppo delle nostre operazioni ed eviteranno a se stessi di passare il resto della guerra in un campo di prigionia. Nulla è mai senza speranza purché le truppe abbiano saldo cuore, armi e mumz1om. Questi punti debbono essere fatti comprendere immediatamente a tutti gli ufficiali e soldati, perché valgono per tutti i combattenti»78 •

L'organizzazione del nuovo piano cominciò subito, ma non si deve pensare che su di esso esistesse pieno accordo. Adesso toccava a Lumsden ed ai suoi divisionari dubitare di farcela. Un conto era trovarsi la strada aperta dal 30° corpo e sboccare tranquillamente al di là dei capisaldi per disporsi su terreno di propria scelta ad attendere il nemico; altro invece era la prospettiva di doversi far luce da soli in mezzo ai campi minati nel caso, tutt'altro che improbabile, in cui il 30° corpo non fosse riuscito nell'intento e poi, in condizioni incerte, aver a che fare con i carri dell'Asse. Gli stessi comandanti delle divisioni dei Dominions formularono a Leese molte esplicite riserve sulla possibilità che il 10° corpo fosse in grado di superare le resistenze avversarie in breve tempo, ove non ne fossero state capaci le fanterie. C'era il rischio di vedere andare in pezzi le divisioni corazzate e ciò, per giunta, non avrebbe mancato di riflettersi negativamente sullo spirito dei fanti. Secondo loro, tutto sommato, sembrava preferibile rinnovare gli attacchi con la fanteria ed impegnare il 10° corpo solo come extrèma ratio. Meglio questo che trovarsi


702

LE O PERAZfONl IN AFRICA SEn'ENTRlON,,. LE

nella pania ed abbandonati dai carri inglesi, come già era accaduto: tale era l'affiorante pensiero. Leese ne parlò con Montgomery, il quale tagliò corto: il 10° corpo doveva superare il 30° all'alba del D+ 1! L'imperativo <<non fu molto gradito alle unità corazzate - commentò più tardi Montgomery - ma ero risoluto a farlo eseguire alla lettera»79 • Per conferire a Lightfoot la indispensabile segretezza fu studiato ed eseguito a livello armata un complesso piano d'inganno (operazione Bertram). Si poteva dare per scontato che l'ACIT si attendesse una prossima offensiva da parte dell'8 a armata, ma sulla data d'inizio e sul settore interessato dalla gravitazione dello sforzo era lecito,e necessario tentare la sorpresa. Si trattava di sviare la ricognizione aerea ed i centri di intercettazione radio italo-tedeschi e di evitare indiscrezioni o, peggio, informazioni da parte di chicchessia. Per ridurre i pericoli della fotografia aerea, il ricorso alla mimetizzazione ed al mascheramento fu degno di nota. Occorreva mascherare il concentramento di truppe e di materiali nel settore del 30° corpo, nascondere il trasferimento del 10° corpo dalla zona d'ell'uadi Natrun, ove stava esercitandosi, a quella di raccolta a sud-est di El Alamein e far credere a preparativi di attacco nel settore del 13° corpo. Perciò le basi di partenza del 30° corpo furono predisposte ed accuratamente mimetizzate: sarebbero state occupate soltanto il giorno D. I depositi esistenti vennero ampliati con attenta gradualità; altri furono improvvisati con finto materiale via via sostituito da veri rifornimenti in modo da offrire l'impressione di una situazione stazionaria. Così vennero ammassate 3.000 tonn. di munizioni nei pressi della stazione di El lmayid; 400 tonn. di materiali del genio, 600 tonn. di materiale vario e 2.000 di carburante nella zona di El Alamein. Misure analoghe vennero prese nel settore del 13° corpo ed inoltre l'acquedotto da 8 pollici proveniente da Alessandria fu lasciato ben visibile, mentre un altro da 10 pollici venne messo in posa e sotterrato nottetempo ed uno falso fu ostentamente diretto verso sud ad un ritmo di lavoro tale da lasciare calcolare la sua ultimazione per i primi di novembre. Per il 10° corpo, gli ultimi tratti delle piste in costruzione per agevolare il suo avvicinamento furono rimandati all'ultimo momento. Ma naturalmente era necessario ben altro e si ricorse ad uno stratagemma più sottile. Nella zona di raccolta vennero riuniti il grosso dei suoi veicoli, quelli neozelandesi e scozzesi. Il totale doveva essere più o meno pari all'intera massa dei mezzi del corpo d'armata. Quando le divisioni corazzate, ultimato l'addestramento all'uadi Natrun, si spostarono nella zona definitiva, gli autoveicoli neozelandesi e scozzesi se


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

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ne andarono per rientrare alle rispettive divisioni ed un cospicuo numero di automezzi finti venne dislocato nella zona addestrativa appena abbandonata. La parte più vistosa dell'inganno radio fu affidata al reparto trasmissioni dell'8a divisione corazzata, rimasta senza brigate, che continuò ad operare nella zona dell'uadi Natrun, sl da rendere inosservata la partenza del 10° corpo. Quanto poi riguardava il segreto vero e proprio venne protetto da un insieme di misure rigorosissime intese ad evitare che agenti nemici raccogliessero utili informazioni. I pochi al corrente dei piani ebbero il divieto di allontanarsi dall'area dell'armata e, per contro, nessuno poté accedervi se non in possesso di una specifica autorizzazione. Le licenze non furono sospese ma concesse soltanto a coloro che non avrebbero partecipato alla battaglia (naturalmente questa disposizione venne applicata con la massima segretezza). L'attività di pattuglia era riservata al personale appartenente alle divisioni in linea, escludendone uomini di reparti temporaneamente in posto per consentire il periodo addestrativo alle brigate in prima schiera; nessuno poteva circolare con carte topografiche. Sempre nel quadro della segretezza, la diramazione degli ordini ebbe luogo progressivamente. Il 28 settembre toccò ai comandanti di brigata e delle unità del genio; il 10 ottobre fu la volta dei comandanti di reggimento e di battaglione; il 17 il piano fu portato a conoscenza dei comandanti al livello di compagnia-batteria; il 21 di tutti gli altri ufficiali e della truppa. Da questa data nessuno poté più lasciare il deserto per nessun motivo. Le decrittazioni dei messaggi Enigma avevano fornito il quadro di battaglia dell'ACIT sin dalla fine di settembre ed il 13 ottobre esso era stato diramato a tutte le divisioni con un'accurata descrizione dei mezzi corazzati e dei pezzi controcarri italiani e tedeschi. La ricostruzione del dispositivo dell'Asse era ampiamente accettabile, pur presentando qualche errore e qualche dubbio. L'unico vero interrogativo rifletteva la linea d'azione scelta da Rommel e da Stumme per condurre la battaglia difensiva. E non si conosceva neppure dove Stumme si aspettasse l'urto principale. Nonostante l'intercettazione della comunicazione del 20 ottobre, con la quale Stumme avvertiva della possibilità che lo sforzo più violento venisse indirizzato nel tratto settentrionale del settore sud, vale a dire in corrispondenza di Bah el Qattara, non si era molto convinti che tale fosse il vero pensiero nemico. Le ultime notizie ricevute da Montgomery si potevano sintetizzare in poche cifre. Secondo i calcoli dal servizio informazioni, il numero


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

dei carri avversari ammontava a 238 Panzer - di cui 30 del tipo IV speciale, 86 del tipo III speciale e 30 del tipo II, cioè leggeri - più 279 carri medi italiani. Inoltre era confermato che nessun nuovo tipo di carro pesante era sbarcato in Africa: dieci Tiger, i Pzkw VI di cui si era avuto sentore sin dalla fine di maggio, sarebbero arrivati in novembre ed altri dieci in dicembre. Ai 517 carri dell'ACIT l'8a armata poteva contrapporne 1.029 subito, con 200 di immediato rincalzo, più altri 1.000 in corso di riparazione o modifiche nelle officine. Contro i temibili 30 Pzkw IV Special, poi, erano disponibili ben 500 fra Grant e Sherman, i carri americani di prestazione analoghe. Qualche giorno prima della battaglia Montgomery volle personalmente parlare ai comandanti di ogni grado sino al rango di ten. colonnello. Il 19 ottobre riunl gli ufficiali del 13° corpo e poi del 30° corpo, il 20 quelli del 10°. Nelle sue memorie ricordò la «traccia>> seguita in quella circostanza: «1. Precedenti dal mese di agosto. Compito; miei progetti per assolverlo; costituzione del 10° corpo. Azione di comando, equipaggiamento, addestramento. 2. Interferenza di Rommel il 30 agosto. 3. Lineamenti generali del piano d'armata per Lightfoot diramato il 14 settembre. Distruzione dei carri nemici. 4. Situazione ai primi di ottobre. Armata non addestrata. Graduale riconoscimento di dover rivedere il piano per renderlo aderente alla capacità delle eruppe. Il nuovo piano; le operazioni di «sgretolamento». 5. Punti chiave del piano. Tre fasi: - sfondamento del 30° corpo - penetrazione del 10° corpo - sfondamento del 13° corpo combattimenti per le posizioni ed il vantaggio tattico La lotta accanita e le operazioni di sgretolamento. Il collasso definitivo del nemico. 6. Il nemico. Sua debolezza; forza limitata; poche scorte di benzina, munizioni e viveri. Il morale è buono, eccezion fatta, forse, per gli italiani. 7. Noi. Immensa superiorità in cannoni, carri, uomini. Possiamo combattere una battaglia prolungata e lo faremo. 832 pezzi da 25 libbre 753 pezzi da 6 libbre 500 pezzi da 2 libbre 1.200 carri (470 pesanti) Morale al massimo.

8.Condotta generale della battaglia. Progressione metodica; distruzione del nemico pezzo a pezzo, con calma e sicurezza. Colpire i carri e colpire i tedeschi. Il nemico non può sostenere una


L.\ NUOVA PAUSA OPERATIVA

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battaglia lunga, noi possiamo. Dobbiamo perciò affrontarlo duramente; nessun comandante di reparto deve alleggerire la pressione; orientarsi ad una lotta accanita di una settimana. L'intera questione durerà 10 giorni. Non attendersi subito risultati spettacolari. 9. Azioni da basi solide. Rapida riorganizzazione sugli obiettivi. Mantenersi in equilibrio. Pretendere ardore aggressivo. Continuare la pressione. Se-facciamo tutto questo la vittoria è certa. 10. Morale. Misure per ottenerlo. Discorsi. Ogni soldato dell'armata è un combattente. Non esistono non-combattenti. T utti addestrati ad uccidere i tedeschi. Mio messaggio alle truppe. 11. Posta in gioco. 12. I soldati ricordino cosa debbono dire se catturati: grado, cognome e numero di matricola.

B.L.M.»so.

L'ordine del giorno diramato il 23 mattina cominciava con due frasi eloquenti: «Quando assunsi il comando dell'8 3 armata, dissi che il compito era di distruggere Rommel e la sua armata e che questo sarebbe stato fatto non appena fossimo pronti. Noi ora siamo pronti (...)»81 •

Quella stessa mattina Montgomery tenne anche una conferenza stampa. Diciamo pure che la nota di esibizionismo che mise nell'illustrare il piano di battaglia e le sue intenzioni, nonché nel manifestare la più assoluta convinzione del successo lasciò molti corrispondenti di guerra piuttosto perplessi. Ma, obiettivamente, il comandante dell'8a armata poteva sentirsi più che sufficientemente fiducioso di aver partita vinta. Nel pomeriggio, alle 18, il servizio informazioni lo avvisò che nulla lasciava pensare che il nemico si aspettasse l'attacco per quella notte.

4.IRAPPORTIDIFORZA

Si è già detto dei rapporti di forza calcolati dalle due parti. Adesso occorre considerarli quali realmente si verificarono sul campo. Il quadro complessivo può essere sintetizzato dalle seguenti cifre:


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

ACIT

8a armata

Forze

uomini bcg. f. bcg. diversi pezzi campali pezzi e.e. pezzi e.a. autoblindo carri medi aerei da comb.

ital.

tedeschi

totale

54.000 39 2 371 150 740 72 279 230

50.000 27 1 200 372 600 47 211 110

104.000 66 3 571 522 1.350 119 490 340

195.000 84 10 908 1.451 812 435 1.029 973

Procediamo adesso ad una breve disamina, riservandoci di tornare sull'argomento nel valutare entità dell'attacco e possibilità della difesa nei diversi tratti del fronte e nei singoli combattimenti. Sui dati relativi al personale (ma veramente anche per quelli dei materiali) esistono differenti valutazioni, probabilmente a causa del diverso modo di considerare le truppe coinvolte nella battaglia. L'entità complessiva dei militari dell'Asse in Africa settentrionale ammontava infatti a 146.000 uomini, di cui solo 54.000 inquadrati nell'ACIT (quindi direttamente o indirettamente impegnati nella lotta), 47.000 dipendenti da Delease, 30.000 da Superlibia e 15.000 della R. Marina e della R. Aeronautica. Per i tedeschi è generalmente accettata la cifra di circa 50.000 uomini, quale risultava al Comando Supremo, ma, ad esempio, una fonte tedesca plausibile indica poco più di 24.000 combat· tenti8 3 e Liddell Hart parla di 27.000 uomini84. Certo si è che i reparti dell'Asse risentivano ancora di un insufficiente completamento sia nel personale sia nei materiali, mentre quelli britannici si presentavano a pieno organico. Tuttavia conviene precisare che anche se le divisioni italiane fossero state al 100% delle tabelle organiche, sarebbero pur sempre risultate assai più deboli delle corrispondenti unità nemiche. Da una rapida scorsa alla struttura della divisione di fanteria A.S.42 (vds. specchio alla pagina seguente) in confronto con quella inglese tipo 41, ancor valida al tempo della battaglia di El Alamein, salta agli occhi la debolezza della nostra fanteria: sei battaglioni contro nove. Per giunta, tale rapporto di 2 a 3 veniva peggiorato dalla scarsa consistenza del battaglione italiano:


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LA N UOVA PAUSA OPERAT IVA

IL CONFRONTO TRA LE OPPOSTE DIVISIONI DI FANTERIA D.f. A .S. 42 italiana

D.f. 1941 britannica

Comando divisione due rgt. fanteria su: cp. com. tre btg.f. una cp. mortai 81

Comando divisione tre brigate fanteria su: comando brigata tre btg. f.

un rgt. artiglieria camp.: reparto comando quattro gruppi camp. un gruppo e.e. e e.a. due btr. da 20 mm.

tre rgt. artigliera camp.: comando tre btr., su otto pezzi un rgt. artiglieria e.e. un rgt. artiglieria e.a.I. un bcg. mitraglieri un btg. esplorante

un btg. misto genio

un btg. genio un reparto trasmissioni

una sezione sussistenza una sezione sanitĂ

un btg. rifornimenti tre ambulanze campali un'officina campale un parco campale

7.000 72

146 92 18 60 72 16 35 142 72

147

uom1m fuciloni e.e. fucili mtr. mitragliatrici mortai 81 mortai legg. pezzi camp. pezzi e.e. pezzi e.a.!. automezzi vari autocarri trattori rimorchi cingolette autoblindo motociclette

17.300 444 819 48 56 162 72 136 48 268 1.999 159 197 256 6 1.064


708

U:: 0 />ERJ\ ZIONI IN Af'RICA SETTENTRIONALE

btg. fanteria uomm1 fucili mitragliatori e mitragliatrici mortai armi controcarri automezzi mezzi cingolati

italiano

450 27 18 12

inglese

800 120 22 25 56 22

In simili condizioni, le normali assenze per licenza, per malattia o per un qualsiasi servizio bastavano per causare difficoltà; aggiungendo poi le perdite di combattimento, si generava una crisi assai difficile a superare. Sul piano tattico ciò spiega abbondantemente la sola e limitata possibilità di difesa statica dei battaglioni italiani. Forza esigua ed armamento «miserevole», come definito da Rommel, erano palle al piede di siffatto peso che si stenta a ritenere che altri avrebbero potuto fare molto di più. Non per niente ripetutamente Rommel lamentò la modestia intrinseca delle divisioni italiane. L'artiglieria non stava molto meglio. I pezzi da campagna da 75 e da 100 avevano una gittata utile troppo limitata (rispettivamente 6 e 9 km contro i 12 del pezzo inglese da 25 libbre); quelli da 105/28, se assoggettati a forte celerità di tiro, davano luogo a seri inconvenienti agli organi del freno e, non potendo usare la carica massima, erano anch'essi ridotti a tirare non oltre i dieci km. Inoltre, la mancanza di sospensioni elastiche rendeva le bocche da fuoco poco idonee al celere movimento fuori strada e, per di più, i pezzi da 75/27 e da 100/17, ancorché dotati in maggioranza di ruote electron, mostrarono di non sopportare il prolungato traino meccanico, talché per i lunghi trasferimenti si dovette ricorrere al loro caricamento su autocarri. Né il quadro diventava roseo in tema di difesa controcarri. Ai complessivi 72 fuciloni ed altrettanti pezzi da 47/32 si contrapponevano 444 fuciloni, 88 pezzi da 2 libbre e 48 da 6 libbre. Un commento è superfluo. L'ultima osservazione riguarda gli organi dei servizi. Un raffronto non é neppur possibile. È vero che il corpo d'armata costituiva anello della catena logistica italiana e che di norma la divisione riceveva alcuni reparti dei servizi in rinforzo (di solito del servizio sanitario), ma questo non bastava a colmare la differenza: la miseria logistica italiana era decisamente legata a grettezza di mentalità. Sappiamo che l'assai poca rispondenza dell'ordinamento della D.f. tipo A.S.42 a corretti principi di carattere tattico ed organici derivò


LA NUOVA PAUSA O PERATIVA

709

essenzialmente dalla indisponibilità di automezzi. Tuttavia in campo ordinativo è lecito criticare l'abuso pernicioso di due aggettivi che troppo spesso hanno influito negativamente sui nostri reparti: agile e snello. Sono ricorrenti, e con convinta esaltazione, nella nostra regolamentazione del tempo e nei comunicati ufficiali ed ufficiosi. E, salvo errore, nessuna unità italiana strutturata in modo agile e snello è mai riuscita a superare indenne la prova del fuoco. In Africa settentrionale la traduzione concreta di questi concetti avrà il suo peso nelle difficoltà di combattimento e di movimento delle fanterie nel deserto. Per le divisioni corazzate un esame comparato delle tabelle organiche è ancor meno significativo, avendo le divisioni britanniche subito notevoli adattamenti. Ad ogni modo il divario è assai forte nel campo dei carri armati, dell'armamento, degli automezzi e dei servizi (vds. specchio alla pagina seguente). Al riguardo, può interessare la serie di varianti decisa dallo Stato Maggiore R. Esercito i primi di ottobre 1942 all'ordinamento delle divisioni corazzate in Africa, varianti basate su un incremento di semoventi da 75/18 ed una riduzione dei carri M 14. Il battaglione carri passava da tre compagnie (52 carri complessivamente) a due compagnie carri ed una semoventi da 75 servita da carristi (36 carri e 10 semoventi in totale). Il gruppo di artiglieria semoventi andava da due batterie (1O semoventi in tutto) a tre batterie, ciascuna su 6 semoventi ed un carro comando, più due carri del Comando di gruppo. Infine l'artiglieria divisionale: da un reggimento (su tre gruppi da campagna, uno e.a. da 88 e due semoventi da.75) passava a due, di cui uno semovente su tre gruppi ed uno pluricalibro (tre gruppi da campagna ed uno contraerei). Quindi la divisione corazzata avrebbe avuto 108 carri medi e 81 semoventi, carri comando e radio a parte, in luogo dei presenti 183 carri e 20 semoventi. E passiamo ai materiali. I carri M pesavano 14,7 tonn., vale a dire appena poco più dello Stuart americano (12,5 tonn.), meno di qualunque altro carro armato medio e addirittura la metà dei Grant (28,5 tonn.) e degli Sherman (30 tonn.). Il loro pezzo da 47 in torretta poteva competere vantaggiosamente soltanto con i cannoni da 2 libbre dei Crusader II, Matilda II e Valentine II (a prescindere dalla corazzatura dei carri da fanteria) e degli Stuart, ma non con i Cru-sader III e Valentine IX armati con un pezzo da 6 libbre, e men che meno con i Grant e gli Sherman dotati di bocca da fuoco da 75. La velocità dei carri M 14 fuori strada era teoricamente di 8 km/h: pari a quella dei Valentine, ma inferiore di poco o di tanto a quella di tutti gli altri tipi di carro armato. Lo spessore massimo della corazzatura arrivava a 40 mm, mentre il carro nemico meno protetto, lo Stuart, raggiungeva i 44 mm.


710

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

IL CONFRONTO TRA LE OPPOSTE DIVISIONI CORAZZATE D. cor. britannica 1942

D. cor. italiana Comando divisione un rgt. f. carrista su: cp. comando tre btg. carri

Comando divisione una brigata cor. su: comando brigata tre rgt. cor. un btg. mot. una brigata fanteria su: comando brigata tre btg. f.

un rgt. bersaglieri su: cp. comando tre btg. bersaglieri una cp. mortari 81 un rgt. artiglieria su: due gruppi camp. due gruppi smv.

artiglieria divisionale su: due rgt. camp. un rgt. e.e. un rgt. e.a.I. un btg. mitraglieri un rgt. autoblindo un btg. genio un reparto trasmissioni un btg. rifornimenti un btg. riparazioni due ambulanze campali una sezione medicazione

un gruppo sqd. autoblindo un btg. misto genio

.

.

una sezione sussistenza una sezione sanitĂ un autogruppo misto

8.600 18 900 9 70 250 34 205 918 54 40 189 504

uomm1 fuciloni e.e. c.m. e mtr. mortai leggeri mortai medi pezzi camp. pezzi e.e. pezzi _e.a.I: automezzi van autocarri trattori rimorchi autoblindo mezzi blinadati cingolette carri armati motociclette

13.235 348 868 60 18 64 219 88 374 1.415 53 134 64 37 151 280 956


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

711

Anche i carri tedeschi erano svantaggiati, sebbene in misura meno appariscente. I migliori, cioè i pochi Pzkw IV e IV Sp., dotati di cannone da 75 rispettivamente corto e lungo, si trovavano in condizioni di inferiorità di fronte ai Grant ed agli Sherman per il peso (23 tonn. contro le 28,5 e 30 tonn.) e la corazzatura massima (50 mm contro 57 e 76 mm). Il 23 ottobre l' ACIT schierava 490 carri medi complessivi, 31 carri leggeri tedeschi da 10 tonn. e 20 carri leggeri italiani da 6 tonn. I carri medi erano così ripartiti: XX corpo: 279 carr i M 14 (senza calcolare 16 carri comando o centri radio); DAK: 85 Pzkw III, 88 Pzkw III Sp., 8 Pzkw IV e 30 Pzkw IV Sp. I carri italiani erano concentrati nell'Ariete (129 carri), nella Littorio (116) e nella Trieste (34 carri); in riparazione ve n'erano una sessantina ed inoltre Delease aveva a propria disposizione, verso la frontiera, due compagnie carri di formazione (22 carri). Da sottolineare la presenza di 35 ottimi semoventi da 75, talvolta utilizzati come veri e propri carri; di questi mezzi ogni divisione corazzata aveva in organico due gruppi, mentre Delease teneva una batteria di formazione (6 pezzi e due carri comando). Le due Panzerdivisionen erano dotate in misura pressoché pari: 106 carri la 15a Panzer e 100 la 21 a. In riparazione si trovavano venti mezzi corazzati. Passiamo adesso all'8a armata. Montgomery aveva definito Lightfoot contando di disporre di 1.114 carri87; in realtà il 23 ottobre ne aveva in linea un centinaio in meno, e cioè 194 carri per fanteria, 119 carri medio-leggeri, 716 carri medi per complessivi 1.029 mezzi corazzati, così ripartiti: A questi occorreva aggiungere un plotone sperimentale di tre Churchill IV con pezzo da 57, assegnato alla 7a B.mot. e, soprattutto, altri 200 carri di vario tipo in riserva nonché circa 1.000 in riparazioness.

In conclusione, contro i 490 carri medi italo-tedeschi, stavano 1.029 mezzi anglo-americani, a non voler contare i 200 di immediata riserva; ma in effetti il vero confronto si doveva porre fra i 211 Panzer III e IV ed i 910 dell'8a armata, poiché tedeschi ed inglesi concordemente giudicavano di scarso peso bellico gli M 14. E, volendo far valere l'armamento, di appena 38 Pzkw IV e IV Sp. contro 422 Grant e Sherman (peraltro superiori in peso e corazzatura).


712 Unità

LE OPERAZIONI IN AFJUCA SETTENTRIONALE

Stuart Crusader Grant Sherman Valentine

7° D. cor 4° B. cor. 22• B. cor. 90• B. cor 23a B. cor. 2a D.f. NZ. 9" D.f. AU. Totali

2 8 161 7

2

Com. 10° corpo 1• D. cor. 2a B. cor. 10• D. cor s• B. cor. 24a B. cor.

8

67 19

68 7 45 45 7

1

92

57

31 93

so

14 57 37

49

2

133

140 7

36 1 94

29 4

15

119

294

Tocali

170

252

194

81 126 122 194 29 19 1029

Quanto alle artiglierie controcarri, il rapporto era di circa 3 e 1 a favore degli inglesi. L' ACIT metteva in linea 150 pezzi italiani da 47/32 e da 88, e 372 pezzi tedeschi da 50, da 75, da 76 e da 88; l' 8 a armata disponeva di 602 bocche da fuoco da 2 libb re e 849 da 6 libbre. Le artiglierie contraerei italiane erano tali per modo di dire, in quanto costituite nella quasi totalità da mitragliere da 20 mm. I tedeschi avevano invece l'ottimo pezzo da 88, che però era anche... il miglior pezzo controcarri. Rimane da confrontare l'aviazione, limitando per semplicità l'esame ai soli apparecchi da combattimento vero e p roprio. Le aviazioni dell'Asse contavano su poco più di 200 aerei da caccia e bombardieri di vario tipo efficienti. La 5a squadra aerea disponeva infatti del 3° e 4° stormo e dell'8° gruppo da caccia; del 50° e 101° gruppo d'assalto per complessivi 230 apparecchi. Il Fliegerfurer aveva tre gruppi da caccia ed uno di Stuka per un totale di 110 aerei. Tali 340 velivoli erano quanto si poteva opporre ad un avversario che si riteneva mettesse in 89 linea circa 1.600 aerei da combattimento, di cui 500 in riserva • In realtà le forze del mar. Coningham nello scacchiere egiziano sembra avessero altre dimensioni, pur essendo largamente sufficienti alla bisogna. Ai 120 bombardieri leggeri inglesi e 39 bombardieri medi americani della Western Desert A ir Force, si sommavano due stormi della Royal Air Force: il 211 Group con 299 caccia e cacciabombardieri (di cui 75 americani) ed il 212° Group con 128 caccia. Bisogna poi


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

713

considerare le unità dipendenti dal Comando in capo dell'aviazione dell'Egitto con 76 caccia; il 201 ° Group con 32 caccia e 88 bombardieri: il 205° con 108 bombardieri americano con 51 bombardieri medi e 32 bombardieri pesanti; il IX Comando bombardieri americano con 51 bombardieri pesanti. Complessivamente dunque 973 aerei da combat90 timento, il triplo dei velivoli dell' Asse •


714

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

NOTE AL CAPITOLO NONO 1

Diario Cavallero, data 1.9. 1942. L' Italia aveva chiesto insistentemente un certo numero di radar per il tiro contraerei e per la caccia notturna alla Germania, che ne aveva già molti e di tipo continuamente perfezionato. Il Comitato Superiore Tecnico Armi e munizioni, preposto alla difesa contraerei, si era.anche interessato con la società Telefunken per farne costruire, ma i ministeri delle Corporazioni e delle Comunicazioni si opposero, preoccupati della concorrenza alle ind.ustrie nazionali. Convocate allora le ditte italiane più idonee (Marelli, Safar e Allocchio Bacchini), che già per proprio conto avevano affrontato il problema, queste si riservarono di presentare di comune intesa i modelli entro il 31 ottobre 1942. La parte elettromeccanica era già stata definita ed approvata. Peraltro «anche nella migliore delle ipotesi - scrisse il gen. Ago il 22 settembre - ci vorrà un tempo sensibile prima di poter avere gli apparecchi in quantità sufficiente». Come è facile immaginare le difficoltà risiedevano nelle assegnazioni di materie prime e di maestranze. 3 Prom. 15921 S.P. data 20.9.1942 «Programma 1943 per le FF.AA. e la Marina Mercanti/e.. Cfr. CARLO FÀVAGROSSA, Perché perdermno la guerra, R.izzoli, Milano 1946 pp. 179-181. ' C. FAVAGROSSA, op. citata, p. 181. Verbale della riunione, allegato n. 39. 5 Il 28.1.1943 Mussolini riunirà a Palazzo Venezia i vertici militari e troverà modo di affermare: «Il nostro M 15 è superato. Dovevo andare in Africa per sapere che l'ingranamento [sic), o per difetto di costruzione o per deficienza delle materie prime impiegate, si spacca~. Frase ad effetto e priva di significato. Che l'M 15 fosse superato dipendeva da altri motivi: potenza del motore, corazzatura, velocità, calibro del cannone. 6 Lo studio del P 40, ideato nel 1939, era stato impostato nel 1940. Nella fase successiva il peso fu portato dalle 23 alle 25 tonn., la corazzatura frontale dai 4.0 ai 50 mm e quella laterale dai 30 ai 40 mm. Il primo esemplare, armato con cannone da 75/18, fu realizzato nel marzo 1942. Poi si pensò di studiare una bocca da fuoco di pari calibro ma di maggiore efficacia. Così nacque il 75/34 (che utilizzava lo stesso munizionamento del 75/32 da campagna) e nel maggio 1942 fu decisa la commessa di 500 carri dotati appunto del 75/34. L'inizio della produzione in serie era previsto per il marzo 1943 con dieci carri, salenti gradualmente a 50 dall'agosto in poi. Il 27 novembre 1942 il gen. von Horstig, a seguito di un colloquio fra Cavallero e von Thoma, chiese per conto dell'OKW informazioni sui dati tecnici del carro P 40, il piano di fabbricazione ed i suoi termini, ed il fabbisogno di materie prime per il programma allo scopo di disporre di un quadro tecnico completo e decidere di conseguenza. 7 Diario Cavallero, data 3.9.1942. 8 In realtà le esenzioni accordate rigurdavano 21.130 casi, di_ cui 18.683 per le industrie controllate dal Fabbriguerra e 2447 per gli stabilimenti militari, contro 24.467 richieste. 9 Diario Cavallero, verbale riunione data 1.10.1942. 10 Diario Cavallero, data 3.10.1942. 11 A dare un'idea delle carenze organizzative esistenti in Africa, sono sufficienti pochi elementi. I Comandi Marina italiani e tedeschi di Tobruk e di Marsa Matruh erano indipendenti, nessuno regolava armonicamente la formazione dei convogli, le ore di partenza e di arrivo e ciascuno rivolgeva separata richiesta di scorta al Comando Settore Centrale della 4 • squadra aerea. A Bengasi esistevano un nucleo aviazione italiano ed uno tedesco, ambedue con il compito delle scorte ai convogli in arrivo dall'Italia ed in arrivo o partenza da e per Tobruk, ma nessun collegamento era stabilito fra i due Comandi e gli ordini venivano loro impartiti direttamente e rispettivamente da Superaereo e dall'OBS. 12 Diario Cavallero, data 7.9.1942. 2

13

Ibidem.

ALDO COCCHl A, La difesa del traffico con l'Africa settentrionale dal 1° ouobre 1941 al 30 settembre 1942, USSMM, Roma 1962, app. 17. 1~ Diario Cavallero, data 10.9.1942. 14


LA NUOVA PAUSA OPERATIVA

7 15

16 Il «verbale si ntetico• riportato da E. CANEVARI, La guerra italiana. Retroscena della disfatta, Tosi, Roma 1949, p. 608, ripete tre pagine del Diario di Cavallero sul collòquio con

Kesscrling alle 17,15 del 12 settembre 11 Le forze a disposizione del Comando Piazza di Tobruk all'inizio dell'incursione erano: un battaglione del reggimento S. Marco, una compagnia di formazione della R. Marina, reparti del XVIIl battaglione carabinieri e del V battaglione libico, due b~ttaglioni tedeschi di formazione (circa 700 uomini complessivamente), oltre alle unità navali. ' 8 Le perdite italo-tedesche furono interamente subite dal presidio della piazza. Dato l'allarme, furono fatte affluire truppe autotrasportate da Derna, Ain cl-Gazala, Bardia e Ben Amud, quali: due battaglioni del 7° bersaglieri, uno del 35° fanteria Pistoia, un gruppo autoblindo Mon· ferrato, reparti minori ed unità tedesche. Tali reparti, peralcro, non trovaron o impiego perché le forze di Tobruk furono sufficienti ad aver ragione dell'avversario. 19 DSCS, f. 01/17036/0p. data 7.9.1942 di Superlibia. 20 Diario Cavallero, data 21.9.1942. La lettera del magg. Mclchiorri porta la data del 13 settembre. Da notare che il 7 sette mbre, giorno della visita di Melchiorri, Cavallero dispose che, a partire dal 15, il gen. Barbasetti lasciasse la carica di capo di S.M. di Superlibia, temporaneamente conservata assumendo l'incarico d i capo di Delease (DSCS, tele 32317/0 p. data 7.9.1942). 11 Diario Cavallero data 14.9.1942. 11 La colonna d' Antoni fu formata con i seguenti reparti, scelti fra quelli messi in allarme per l'incursione contro Tobruk: 35°f. della Pistoia su due battaglioni, il LVII battaglione bersaglieri, uno squadrone autoblindo Monferrato ed un gruppo da 75/27 su due batterie.' 2} Un chiaro segno di quanto Rommel temesse la vulnerabilità delle linee di comunicaz.ione, nonché di quanto incisiva fosse la sua azione di comando, è rappresentato dal fatto che il 15 settembre, all'indomani del raid, egli si recò in aereo a Tobruk per complimentarsi con l'amm. Lombardi ed il gen. Deindl sull'efficacia della reazione e per esortarli a non diminuire la vigilanza. L'enorme importanza di Tobruk venne ovviamente riconosciuta anche da Kessclring e Barbasctti, essi pure accorsi a rendersi ben conto dell'accaduto. Inoltre Rommel il 21 volò a Siwa per ispezionarvi il presidio e farsi vedere dagli arabi dell'oasi. 2' Riassunto della r iunione - allegato n. 38. 25 F. VON M ELLENTHJN, op. citata, p. 177. 26 Bastico ebbe a commentare: .Mi resi conto che il mio gesto aveva colpito profondamente il marescialw tedesco e djfatti, quando nel gennaÙJ 1943 io lasciai definitivamente l'Africa, quattro

giorni prima di salire sull'aereo che doveva portarmi in /calia, Rommel lasciè il suo posto comando e corse a Sfax a stringermi la mano• (settimanale Tempo, n. 51 del 16. 12.1958, Il maresciallo Bastico risponde a Montgomery). 27

Il gen. De Stefanis, presente al rapporto, fece scrivere sul diario storico del XX corpo:

«(..} il maresciaJ.lo parte per conferire con il Duce e con il fuhrer e per prendere qualche settimana di riposo•. La partenza di Rommel era nota ai maggiori livelli in Africa e prevista ioizialme.n tc fra il 15 ed il 20 settembre. Venne poi posticipata a causa dei raids britannici e la durata dell'assenza considerata non inferiore ad un mese. Per evidenti mot ivi la notizia era stata taciuta, cosicché poche persone nell'ambito dell'ACIT ne erano ,,enute a conoscenza. 21 Occorre dire che la versione italiana delle memorie di Rommel n on corrisponde esattamente a quella inglese. In Guen-a senza odio, Garzanti 1959, è scritto: «Gli italian_i wlevano

mandare subito in Libia 3000 uomini... •, ,Mi venne inoltre assicurato che l'Italia avrebbe mandato in Africa 7000 tonnellate di rotaie e traversine... », «Gli italiani volevano anche occupare l'oasi di Cufra...• (pp. 246-247). In The Rommel Papers cit., invece, le frasi suonano alquanto differentemente: «Gli italiani in Libia a11rebbero messo 3000 uomini immediatamente al lavoro...•, «Gli italiani consentivano a spedire via mare 7000 tonn...», e «Gli italiani sì impegnavano ad ,maccare e catturart! Cufra... • (p.293). Diario storico Delease, f. 2282/Segr. data 27.9.1942 dcli' ACIT. Diario storico Delease, f. 2869/Sit. data 29.9.1942. n Ibidem, f. 2919/Sit. data 30.9. 1942. ll DSCS, F. 33100?0p. dat a 20.10.1942. Anche dal diario Cavallero non si ricava l'impressione di alcun accordo, bensì di richieste di Rommel e risposte generiche di Cavallero. 29

lo


LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

716

Diario Cavallero, data 23.9.1942 Giova dire che esisteva già l'approvazione italiana a tale provvedimento. Il diario storico di Delease riporta in data 12 che «Il Duce ha aderito alla proposta del Comando AIT (. ..) di /ram· mischiare le unità italo-tedesche fino ai battaglioni». 35 LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 293. 36 Diario Cavallero, riassunto del colloquio fra Cavallero ed il col. Otzen, addetto militare aggiaunto tedesco, a Roma, data 25.9.1942. 37 LIDDELL HART, op. citata, p. 293. )S Ibidem, p. 294. 39 H.G. VON ESEBECK, op. citata, p. 133. D'altronde neanche Rommel restò molto indietro, perché il 3 ottobre, in una conferenza stampa a giornalisti dell'Asse e stranieri, predisse l'imminente ingresso in Alessandria. Più tardi si giustificò, spiegando 'che con siffatte ottimistiche affermazioni sperava di ritardare l'inizio dell'offensiva britannica (E. ROMMEL, op. citata, p. 250). '° E. ROMMEL, op. citata, p. 249. H DSCS, tele 5564/Tr. data 17.9.1942, ore 11,25. 42 DSCS, tele 5653/Tr. data 22.9.1942, ore 19,10. 3 • DSCS, lettera data 23.9.1942. " G. CIANO, op. citata, pp. 645-656. 45 Diario Cavallero, data 10.10.1942. 46 A. KEsSELRING, op. citata, p. 136. 47 Verbale del colloquio - allegato n. 40. 48 A. KESSELRING, p. 136. 49 Il giorno prima von Rintelen aveva espresso a Cavallero l'opinione dell'OKW circa la necessità di prepararsi a difendere la frontiera occidentale della Libia e di prevedere un'azione in Tunisia. «Dobbiamo sbarcare dopo il nemico o prima?» chiese Cavallero. «Immediatamente dopo - rispose von Rintelen -, in base al contegno dei francesi» (Diario Cavallero, data 21 ottobre). 50 Verbale della riunione, allegato 11. Si è omesso di indicare le ovvie numerose misure intese a salvaguardare il segreto su quanto atteneva in qualsiasi modo ai trasporti oltremare, tuttavia merita cenno la preoccupazione dello spionaggio. Ignorando l'esistenza di Ultra, certa puntualità britannica nell'offesa ai rifornimenti alla Libia non poteva non suscitare allarme e diffidenza. Il 9 ottobre, ad una riunione sui convogli, tenuta da Cavallero e presente Kesselring, l'amm. Sansonetti «informa che le navi che partono all'improvviso non vengono attaccate; il che fa pensare allo spionaggio. Esclude che le notizie partano dei porti ed afferma invece che partono da Roma. E 1'11 ottobre, alla consueta riunione sui trasporti, tornò sulla questione, comunicando che •il servizio informazioni Marina ha dubbie che vi siano segnalazioni da parte di spie perché in caso di partenze improvvise di navi gli attacchi sono più rari e tardivi». Naturalmente questi dubbi erano condivisi dai tedeschi, lontanissimi dal pensare che la loro Enigma fosse la vera causa di tutti i guai. 51 DSCS, f. 119/42 Segr. data 3.10.1942 dell' ACIT. 52 Il IX battaglione aveva assorbito i resti del X/187° f. 53 Diario storico del XX corpo d'armata, data 22.9.1942. 54 Dal 22 agosto Delease aveva disposto il ritiro dalla linea e l'avvicendamento dell'aliquota settimanale di 100 uomini per reggimento, ripianando le partenze con i complementi. Peraltro il livello di forza dei reparti era tale che il provvedimento sembra abbia stentato a decollare. ss B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 300. Sfo Ibidem, p. 298. 57 H.O. BEHRENDT, op. citata, pp. 248-249. 5$ Diario storico del XXI corpo, f. 6703/0p. data 12.10.1942. s9 B. MONTGOMERY, Da El Alamein al fiume Sanfio cit., p. "' F.H. HINSLEY, op. citata, p. 435. 61 H.O. BEHRENDT, op.citata, p. 248-249. 33

3'


LA TERZA BATTAGLIA 0 1EL ALAMElN 62

717

H.0. BEHR.ENDT, p. 73.

w Diario storico di Delease, f. 13810/Segr. data 20.101942 · allegato n. 43.

"' W. CHURCHILL, op. citata, p. 208. Dopo la battaglia di Alam el H aifa, il gen. Brooke aveva scritto nel suo diario: ..Adesso la mia nuo'!la preoccupazione sarà q11ella di trattenere Winston dal tormentare Alexander e Montgomery, incitandoli continuamente ad attaccare prima che siano pronti. Questa terribile impazienza (. ..) è una vera e propria malattia» (A. BRYANT, op. citata, p. 462). 6s B. MONTGOMERY, Memoires cit., p. 117. Montgomery aggi unse compiaciuto: •I miei titoli erano piuttosto in rialzo dopo Alam Haifa! Non sentimmo più nulla circa un attacco di settem· bre,,. 64 W. CHURCHILL, op. citata, p. 209. 67 In realtà la sostituzione riguardò solo il Comando della 4• D.f. indiana con quello della s• e la 9• brigata indiana con la 7'. Rimasero tutte le altre unità: 5° e 161 • brigata indiana, artiglieria, genio e servizi. 61 Il tempo occorrente per aprire un corridoio con il cercamine era di un 'ora per cento metri; con la baionetta era doppio e bisognava operare di giorno e al chiarore lunare. 69 H. ALExANDER, D'El Alamein cit., p. 40. 70 Fra il 1° agosto ed il 23 ottobre 1'8• armata aveva ricevuto oltre 10.000 autoveicoli per i servizi logistici. 71 H. ALEXANDER, op. cit., pp. 43-44. n C. AUCHINLECK, Despatch cit., p. 367. 7l Cfr. R. WALKER, OfJ· citata, pp. 211-212. " F.H. HINSLEY, op. citata, p. 430. 7s B. MONTGOMERY, Menwirs cit., p. 120. 16 Jbù;iern. 11 F. de·GU!NGANO, op. citata, p. 195. 11 B. MONTGOMERY, Memoirs., p. 124. 19 Ibidem, p. 120. so Ibidem, pp. 126-127. SI Ibidem, p. 127. 12 Dati tratti da I.S.0. Playfair, op. citata, voi. IV, p. 30 e pp. 490-491. Sl E. VON ESEBECK, op. citata, p. 136. I 24.173 combattenti sono suddivisi come segue: 3.940 della 15° Panzer, 3.972 della 21 • Panzer, 2.826 della 90° leggera, 6.343 della 164 1 D.f., 3.376 della brigata par. Ramcke, 2.331 dell'artiglieria d'armata e 4.384 della 19° D.Flak. Però vale la pena di ricordare che in agosto secondo Rommel la Panzerannee aveva 82.000 tedeschi (LIDDELL H ART, 11,e Rommel Papers cit., p. 267) mentre Bayerlein stimava la forza combattente tedesca pari a 34.000 uomini (Ibidem, p. 226). 14 B. LIDDELL HEART, Storia militare della seconda guerra mondiale cit., p. 416. ss H.l. jOSLEN, OfJ.citata, p. 131. SG H.l JOSLEN, op. citata, p . 129. 11 F. DE GUINGANO, op. citata, p. 154. sa Secondo Liddell Hart, 1'8° armata disponeva di 1441 carri in linea: più di 1100 nei reparti e più di 300 in riserva, di cui 200 entrarono in campo battaglia durante (The Tanks cit., p. 229). Secondo Carver, le disponibilità britanniche ammontavano a 1341 carri, di cui 1136 nei reparti (1021 efficenti) e 200 in riserva (op. citata, p. 127). 89 Secondo i rilievi della ricogniz.ione aerofotografica tedesca, il 23 ottobre risultava la seguente dislocazione: settore Alessandria: 705 aerei (481 caccia e 224 bombardieri), settore Cairo: 290 aerei (179 caccia e 111 bombardieri), settore Suez: 590 aerei (186 caccia e 404 bombardieri). 90 I.S.0. PLAYFAlR, op. citata, p. 490-491.



Capitolo decimo LA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN 1. L'OPERAZIONE LIGHTFOOT

Venerdì 23 ottobre trascorse per l'ACIT come un giorno qualunque, nell'attesa un poco annoiata di ùn'offensiva nemica che prima o poi sarebbe giunta. Sulla posizione di resistenza si allineava un ordine di capisaldi di battaglione, ognuno dei quali aveva distaccato in zona di sicurezza una compagnia, appoggiata alla fascia minata più esterna. Un secondo ordine di capisaldi non esisteva. C'era semplicemente qualche reparto in dislocazione arretrata, più che altro orientato a tappare falle. Per le fanterie del 30° e del 13° corpo britannico passò con una lentezza estenuante, mentre giacevano immobili nelle basi di partenza occupate silenziosamente nella notte precedente. All'imbrunire 1'8a armata uscì dalle buche e dalle anguste trincee che l'avevano inghiottita per l'intera giornata e completò gli ultimi preparativi: il rancio caldo, l'illuminazione dei corridoi attraverso i propri campi minati, il raggiungimento della linea di partenza nella terra di nessuno da parte dei battaglioni in primo scaglione, l'illuminazione delle piste che adducevano alle posizioni avanzate per l'afflusso dei reparti in secondo scaglione e dell'intero 10° corpo, e poi la consegna dei dati di tiro ai capi pezzo, il controllo dell'equipaggiamento personale. Alle 20,40 ora italiana, o alle 21,40 ora locale, su un fronte di circa 60 chilometri, l'orizzonte davanti alle linee italo-tedesche avvampò improvvisamente, mentre un uragano di fuoco martellante si abbatteva sugli schieramenti di artiglieria e sui rovesci dei capisaldi della difesa. Nascosti dalle nubi, 48 bombardieri della RAF sganciarono a loro volta 125 tonnellate di bombe sul dispositivo dell'Asse. Compito del 30° corpo era sfondare le linee del XXI corpo italiano a sud di Tell el Eisa, costruire entro le 2,10 del 24 una testa di ponte oltre la posizione di resistenza prima dell'alba e secondare il passaggio del 10° corpo corazzato. IJ margine anteriore della testa di ponte, denominato Oxalic, arrivava alla piccola depressione chiamata piuttosto stranamente Kidney Ridge e correva sulle pendici meridionali dell'altura di Miteiriya (schizzo n. 82). Il 10° corpo doveva superare Oxalic entro l'alba, raggiungendo la linea Pierson, ed ivi riordinarsi. In un secondo tempo, secondo l'andamento della lotta, sarebbe avanzato di


IL PIANO DI ATTACCO DEL 30° A 10° CORPO BRITANNICO

# Schizzo n. 82


LA TERZA BATIAGLIA DI EL ALAMEIN

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altri cinque o sei chilometri per occupare la zona Skinflint, a sud di Tell el Aqqaqir, a cavallo della pista Rahman o dell'Ariete. L'assolvimento di questi compiti rappresentava la premessa per procedere allo sgretolamento delle difese statiche (30° corpo) e per consentire tale operazione senza interferenze da parte delle riserve dell'Asse (10° corpo). Sui dieci chilometri del settore da attacco, Leese aveva ammassato due brigate australiane, tre scozzesi, tre neozelandesi e tre sudafricane con cinque reggimenti corazzati. In totale, 30.000 uomini appoggiati da 320 carri e sorretti da 450 pezzi di artiglieria contro 6-7.000 fanti e circa 260 pezzi campali (compresi quelli delle riserve corazzate in zona) italo-tedeschi. U nà parte di protagonista, quella iniziale, era stata riservata alle batterie britanniche, incaricate di ammorbidire le strutture statiche e poi di facilitare la progressione delle fanterie. Il tiro di preparazione fu dunque violentissimo e durò un quarto d'ora, dalle 20,40 alle 20,55. Quanto bastava ad infliggere serie perdite ai difensori e soprattutto a sconvolgere le artiglierie e la rete delle trasmissioni dell'ACIT,con conseguente ritardo nell'adozione di contromisure. L'ora zero per l'inizio dell'attacco era stata fissata alle 21. Dalle 20,55 alle 21 i cannoni tacquero. Quando ripresero a sparare diressero il tiro per sette minuti sulle posizioni avanzate italo-tedesche, quindi passarono ad un programma per l'appoggio che doveva durare sino all'alba. Tale appoggio assunse in generale l'aspetto di concentramenti su successivi obiettivi ad orario stabilito, ma nel settore neozelandese prese la forma di cortina mobile, spostantesi in avanti ogni tre minuti (vds. figura pag. seguente). Le quattro divisioni mossero in linea, ciascuna con due brigate in prima schiera. La profondità dell'attacco sino ad Oxalic variava dagli otto chilometri per gli australiani ai cinque per i sudafricani ed era marcata da linee di riferimento ed obiettivi intermedi. Il mantenimento della direzione era agevo.lato da raffiche di traccianti sparate dalle mitragliere Bofors in corrispondenza dei limiti di settore di brigata, mentre riflettori lanciavano i loro fasci di luce contro il cielo per ridurre gli effetti del polverone che stava impadronendosi·del campo di battaglia. Come si può agevolmente rilevare, settori e direzioni di attacco erano indicati in linea retta, a prescindere dalla disposizione delle strutture statiche individuate e dall'andamento dei campi minati. Nel deserto, dove le forme del terreno non erano tali da presentare vie tattiche meritevoli di attenzione e l'attacco intendeva agire come un rullo compressore tutto travolgendo, e di notte, ove ancor più facile che di giorno era smarrirsi perdendo tempo prezioso, venne attribuita massima


RIPRODUZIONE DEL LUCIDO PER L'APPOGGIO DI ARTIGLIERIA NEL SETTORE NEO ZELANDESE

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LA TERZA BA'IT AGLI..\ DI EL ALAMEIN

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importanza alle misure intese a facilitare la regolarità di avanzata delle brigate. In questo quadro, la progressione in linea retta diventava la via tattica più agevole da seguire e da delimitare con traccianti. La 9a D.f. australiana si trovava alla destra del dispositivo di attacco. Con la 24a brigata impegnò il I ed il III/125° f. tedesco a cavallo della rotabile costiera per ingannare la difesa; con la 26a e la 20a avanzò a sud di Tell el Eisa (schizzo n. 83), curando nel contempo la protezio. ne del fianco esposto con il reggimento di cavalleria divisionale, canno. ni controcarri, mitraglieri e pionieri. La 26a brigata che agiva in un settore molto ristretto, travolse la 3a cp. del I/62° fanteria, isolò la sa del II/125° fanteria e proseguì senza più contrasti sul caposaldo del I/62° f.. La lotta non fu lunga, dato l'incontrastato martellamento operato dall'artiglieria inglese, ed in poche ore l'obiettivo venne praticamente raggiunto. Peraltro una compagnia del I/62° f. riuscì a portarsi a nord e a congiungersi con il II/125° f.. La 20a brigata respinse la 2a cp. del I/382 ° f. tedesco, annientò la 11 a cp. del III/62 ° f., però incontrò qualche intoppo nella fase finale: aveva contato sul concorso del 40° Royal Tanks per sfondare la posizione di resistenza, ma i carri rimasero impastoiati nei campi minati, dando luogo ad un pericoloso scollamento, comunque alla fine, giunti i carri, riuscì anch'essa a sfa~ sciare parte del I/382° f. ed a portarsi a circa un chilometro dall'obiettivo. Qui giunta, Morshead dovette constatare con disappunto che la linea di Oxalic non si prestava ad un conveniente consolidamento, perciò risolse di arretrare le due brigate di un migliaio di metri. La 51 a D.f. aveva un compito più gravoso in quanto l'ampiezza di Oxalic era quasi il doppio della base di partenza, il che produceva una certa divergenza negli sforzi, ed i due punti topografici di maggior rilievo della zona - il Kidney e q. 30 all'estremità nord-ovest del costone di Miteiriya - - si trovavano per l'appunto ai margini esterni del settore e dell'obiettivo (schizzo n. 84). A destra, nel sottosettore del III/62° f., muoveva la 153a brigata con uno squadrone di Valentine, a sinistra, contro il III/382° f., avanzava la 154a brigata con il grosso del 50° Royal Tanks; sulla base di partenza era rimasta la 152a brigata, pronta ad intervenire. I cinque battaglioni in primo scaglione degli Highlanders si inoltrarono nei campi minati al suono stridulo e lamentoso delle cornamuse. A differenza degli australiani, essi incontrarono subito una vivace resistenza ad opera delle compagnie avanzate e specialmente un nutrito fuoco di interdizione vicina e di sbarr amento. I disguidi ed i ritardi causati dalle sensibili perdite, dalla difficoltà di farsi luce nei campi minati, dalla confusione, fecero sì che all'alba la divisione non avesse ottenuto i


L'ATTACCO DELLA 9a D.F. AUSTRALIANA LA NOTTE SUL 24 OTTOBRE

Schizzo n. 83

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Schizzo n. 84


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Schizzo n. 85


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRJON ALE

risultati speraci. Il III/62° f. ed il III/382° f. tenevano duro; unica eccezione era la citata q. 30, sulla sinistra, conquistata dal decimato VII battaglione del Black Watch dopo una lotta accanita con una compagnia del II/62° f. verso le 3 del mattino. La za D.f. neozelandese doveva superare la parte occidentale della cresta di Miteiriya per raggiungere l'obiettivo (schizzo n. 85). Freyberg era preoccupato non dell'eventualità di mancare il tratto di Oxalic assegnatogli, bensì che non rimanessero sufficienti ore notturne per l' apertura dei varchi. Perciò la parola d'ordine fu: rapidità. La divisione andò all'attacco con la sa brigata a destra e la 6a. a sinistra; seguivano la 9a brigata corazzata ed il reggimento di cavalleria divisionale. Ai neozelandesi si opponevano la 7a cp. del II/382° f. in zona di sicurezza ed i tre capisaldi del II/62° f., III/382° f. e III/61 ° f. sulla posizione di resistenza. L'avanzata dei battaglioni in primo scaglione, dietro la cortina mobile di artiglieria, si svolse in una tale difficoltà di comunicazioni radio che, per quanto la linea di riferimento intermedia fosse stata passata regolarmente all'ora prevista, la notizia venne confermata a Freyberg soltanto alle 2 del mattino. L'azione co,ntro la cresta del Miteiriya fu violenta e sanguinosa anche perché, contrariamente alle previsioni, i campi minati continuavano sui rovesci del costone con conseguenze disastrose per i carri della 9a B.cor., che ormai precedevano la fanteria. Comunque l'aggressività neozelandese consentì di travolgere gli ultimi ostacoli ed alle 3, con un certo ritardo sul programma, buona parte di Oxalic era occupata e gli Scorpions e gli sminatori potevano accelerare il lavoro di bonifica. Il disappunto di Freyberg per le perdite in carri fu acuto. Infatti i mezzi della 9a B.cor. (Sherman, Grant e Crusader, uno squadrone di ogni tipo per reggimento) potevano essere utilizzati per la conquista di Oxalic «a costo di qualsiasi perdita», ma non lanciati sui campi minati se non al seguito delle fanterie; inoltre occorreva che una cospicua parte di essi fosse disponibile per reagire ai contrattacchi corazzati che sicuramente il nemico avrebbe sferrato all'alba. La 1a D.f. sudafricana aveva tutte le tre brigate in prima schiera, ma soltanto la za e la 3a erano interessate alla occupazione di Oxalic (schizzo n. 85). Esse si mossero fiduciosamente, appoggiate dall'8° Royal Tanks. Considerando il dispositivo della difesa, il loro compico appariva come relativamente semplice: la 2 a brigata trovava in zona di sicurezza l'lP cp. del III/61° f. e la 7a cp. del II/433° f.; la 3a doveva superare la za cp. del 1/61 ° f. proprio su Oxalic e nient'altro. Quindi le difficoltà erano limitate. Invece i sudafricani andarono incontro ad



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LE OPERAZIONI (N AFRICA SETTENTIUONA LE

una brutta sorpresa. L'individuazione dei capisaldi italo-tedeschi non corrispondeva appieno alla realtà e questo provocò una serie di inconvenienti a catena. Sulla destra, alcuni reparti vennero coinvolti all'improvviso in combattimenti caotici e subirono grosse perdite; conseguentemente il piano di fuoco dell'artiglieria ricevette affrettati adattamenti che aumentarono la confusione; campi minati dei quali era ignorata l'esistenza aggiunsero altri motivi di ritardo o disguidi. In sostanza, all'alba solo la 3a brigata aveva occupato la propria parte dell'obiettivo, sull'estrema sinistra del settore d'azione, ma la divisione non era in grado di proseguire. Un poco più a sud, oltre la 1 a brigata sudafricana, la 4a D.f. indiana aveva assolto correttamente il compito di impegnare con una vigorosa attività diversiva il settore del Ruweisat, tenuto dalla Bologrza. La repentina entrata in azione delle batterie britanniche alle 20,40 contro capisaldi e schieramenti d'artiglieria, aveva subito fatto comprendere al Comando del XXI corpo che molto probabilmente si era «al dunque». La sorpresa ricercata dal nemico con l'improvvisa apertura del fuoco al termine di una giornata assolutamente piatta, l'ampiezza della fronte battuta, la straordinaria violenza del tiro senza precedenti sullo scacchiere, dettero al gen. Gloria la certezza dell'inizio di «quelle operazioni offensive in grande stile che già da giorni il Comando d'armata ed il Servizio Informazioni della Delease avevano comunicato essere im. • 1 minenti». Purtroppo però le cose sembrarono volgere subito al peggio. Verso le 1,30 del 24 quasi tutte le compagnie avanzate risultavano travolte e l'avversario stava procedendo verso la linea di resistenza. Ben presto la situazione si presentò addirittura in termini critici per il II/62° f., preso di petto dalla sa brigata neozelandese e dai 37 carri del Royal Wiltshire Yeomanry. Di conseguenza, Gloria ordinò al gen. Masina, comandante della Trento, di avvicinare al settore minacciato il II/61 ° f., tenuto in secondo scaglione, in modo da poter all'occorrenza sferrare un contrattacco locale all'alba. Senonché alle 2,30 il III/62° f., che sosteneva l'urto della 153a brigata scozzese, comunicò l'annientamento di due capisaldi minori di compagnia, inconveniente non certo compensato dalle pur gravi perdite inflitte agli Highlanders. E, peggio ancora, segnalò la presenza di elementi nemici infiltratisi fra le maglie del III/382° f. tedesco. Alle prime luci dell'alba anche i capisaldi del II/382° f. e del III/61 ° f. risultavano seriamente intaccati dai neozelandesi. Fino a questo momento il Comando dell' ACIT non era praticamente intervenu-


LA TERZA BATIAGLIA DI EL ALAMEIN

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to. È probabile stentasse ad orientarsi e, in ogni caso, intendesse giocare le poche carte disponibili in modo economico oltre che corretto. Se Leese poteva dichiararsi moderatamente soddisfatto della sua prima notte, Lumsden non si trovava nelle stesse condizioni di spirito. L'apertura dei due grossi passaggi per la 1a D.cor. (gen. Briggs) e la 10a D.cor. (gen. Gatehouse) spettava a queste divisioni. Ognuna di esse aveva il compito di realizzare almeno tre varchi paralleli in una corsia stabilita a cavallo del limite di settore fra australiani e scozzesi per la 1a D.cor. (2a B.cor. e 7a B.mot.), ed entro il settore neozelandese per la 10a D.cor. (8a e 24a B.cor. e 133a B.mot.). La prima corsia sboccava dunque al Kidney, la seconda all'incirca a metà della cresta di Miteinya. Gli orari per il 10° corpo erano stati fissati così: al cadere dell'oscurità, partenza della zona di raccolta; alle 23,30 le avanguardie dovevano giungere a sud della stazione di El Alamein; fra tale ora e 1'1 del mattino le divisioni avrebbero fatto il pieno e si sarebbero incolonnate, ciascuna su tre piste; per le ore 1, salvo un contrordine di Montgomery, era stabilito il via. Il Comando dell'8a armata contava di portare i suoi corazzati oltre Oxalic molto prima dell'alba, disponendo sulla linea Pierson la 2a brigata corazzata (161 carri) a nord, l'sa corazzata (140 carri) al centro e la 24a ( 133 carri) a sud. Successivamente, dopo l'alba, le due brigate d'ala sarebbero avanzate di un paio di chilometri, guardando il fianco esposto con le rispettive fanterie motorizzate; quindi, nel corso della mattinata od anche più tardi, il corpo d'armata si sarebbe portato a Skinflint, sulla pista Rahman, pronto a distruggere l'aliquota settentrionale delle riserve corazzate dell' ACIT. Ma con saggezza: «Per nessuna ragione - aveva prescritto Lumsden - dovrete precipitarvi ad occhi chiusi contro l'artiglieria anticarro nemica né tentare di passare attraverso lo stretto passaggio gremito di carri armati. In questi ultimi casi dovrete preparare un piano coordinato che preveda la distruzione dei cannoni anticarro da parte dell'artiglieria e delle mitragliatrici» 2•

Nell'ottimismo della pianificazione, dopo le ore 1 del mattino le divisioni corazzate avevano la precedenza su tutte le piste, però era scontato che, all'occorrenza, esse avrebbero dato una mano alla fanteria per sfondare la posizione di resistenza. La bonifica delle cor sie fu affidata a due speciali complessi di forze. La Minefield Task Force della 1a D.cor. era costituita dal II battaglione della Rifle Brigade, un plotone carri di ogni reggimento della 2 a B.cor., due squadroni ed una compagnia parco campale del genio, elementi


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

delle trasmissioni ed un reparto di polizia militare. Quella della 10a D.cor. era formata da uno squadrone e due compagnie campali del genio, una compagnia parco campale, elementi delle trasmissioni ed un reparto di polizia militare. Mentre i 500 mezzi corazzati e ruotati del 10° corpo attendevano a sud della stazione di El Alamein, i due gruppi speciali erano andati avanti con le fanterie. La Task Force della 1a D.cor. iniziò il suo lavoro verso mezzanotte. Si fece strada lentamente con molte difficoltà, fra cui il difettoso funzionamento di parecchi mine-detectors, e verso le 4 dovette arrestarsi più o meno a metà strada a causa dell'aspra resistenza di un caposaldo del III/62° f. e di uno del III/382° f.. Briggs però aveva fatto avanzare la za B.cor. ed a ruota la 7a B.mot.: una progressione a passo d'uomo, in una densa nuvolaglia di fumo e di sabbia, in mezzo a discussioni e dubbi sulla situazione e con la tensione provocata da qualche carro o automezzo posto fuori combattimento da mine qua e là affioranti. All'alba la divisione era diluita lungo i tre varchi compo· nenti la corsia settentrionale, con la testa ancora lontana da Oxalic. Anche la Task Force della 10a D.cor. si accinse ad operare nel settore neozelandese verso mezzanotte. Incontrò inciampi analoghi a quelli riscontrati più a nord, tuttavia all'alba i quattro varchi della corsia meridionale erano aperti sino alla cresta di Miteiriya. Gatehouse incolonnò la divisione: prima 1'8a B.cor., seguiva il Comando di divisione, poi la z4a B.cor. ed infine la 133 a B.mot. Ma il risultato conclusivo fu deludente. I reggimenti della 8 a B.cor. avanzavano senza coordinamento a causa della differente ora di bonifica dei varchi e quando si affacciarono sulla cresta di Miteiriya trovarono non soltanto altri campi minati e mine sparse, ma altresì un nutrito fuoco controcarri da parte del II/382° f. e III/61 ° f., che mise fuori combattimento otto Crusader e altrettanti Grant. A dare un'idea delle condizioni della divisione alle prime luci del 24 basti dire che la z4a B.cor. era sparpagliata nella terra di nessuno, zona ingolfata dalle artiglierie e dagli autoveicoli australiani, scozzesi e neozelandesi, e che la 133 a B. mot. si trovava a cavallo della Pista rossa, a circa cinque chilometri sud-ovest della stazione di El Alamein. Per dirla con un commento di parte britannica: «La congestione era spaventosa e regnava ovunque una gran confusione. Si aveva l'impressione di trovarsi in un parcheggio di automobili male orga· nizzato durante una riunione di corse in un piccolo e polveroso autodro· mo»3 • Nel settore del 13° corpo, lo sfondamento era affidato alla 7a D.cor. (gen. Harding), con il concorso della 44a D.f. (gen. Hughes) essendo essa priva di fanteria. Il piano prevedeva tre fasi. Inizialmente


LA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

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la divisione, appoggiata dall'artiglieria della 44a D.f., doveva superare i campi minati January e February, passando fra Deir el Munassib e Qaret el Himeimat, mentre la 1a B.f. francese (gen. Koenig) era incaricata di agevolare l'operazione infiltrandosi, da sud, nella zona immediatamente ad occidente di Qaret el Himeimat (schizzo n. 86). La seconda fase doveva vedere l'eliminazione di ogni resistenza del X corpo italiano, sino a Gebel Kalakh. L'ultima parte del piano dipendeva dagli sviluppi del combattimento: se tutto fosse andato bene, il 13° corpo avrebbe approfondito la penetrazione. Tenuto conto delle truppe a disposizione, lo sforzo britannico fu applicato al centro del settore della Folgore, pochi chilometri a nord di Qaret el' Himeimat, su un ristretto fronte di attacco. Una Task Force doveva aprire quattro varchi in January, quindi sarebbe passata la 7 a D.cor. con le brigate in colonna. I fianchi erano protetti, a nord dal VII battaglione del Queen 's Royal Regiment ed a sud da due fitte cortine nebbiogene realizzate dalla RAF e dall'artiglieria. Alle 21 i Queen's lasciarono la base di partenza, senonché la direzione di attacco non incideva su un'avanstruttura appoggiata afanuary, bensì su un tratto di mine sparse a copertura di uno spazio vuoto controllato da sud da un saliente descritto dalla linea di sicurezza (schizzo n. 87). Quindi gli inglesi vennero a cadere sotto il fuoco della 22a cp. guastatori e della 6a cp. paracadutisti schierate nell'angolo nord-est del predetto saliente. Per di più, a differenza di quanto era accaduto nel settore del XXI corpo, l'artiglieria della Folgore aprì subito il fuoco di sbarramento. I Queen 's in sostanza si trovarono ben presto a mal partito, tanto da perdere circa 180 uomini, comandante compreso, e da riuscire a stento a mantenersi appena ad ovest di ]anuary, senza neppure raggiungere la pista del Whisky. Solo verso le 3 pervennero a sistemarsi a difesa. Intanto la Task Force della 7a D.cor. si era anch'essa aperta la strada combattendo. Era composta dal 44° reggimento da ricognizione montato su carrette cingolate, da due compagnie del I battaglione della Rifle Brigade, due squadroni del genio, un plotone di Stuart, una batteria controcarri e sei Scorpions. I quasi tre chilometri di linea di sicurezza investiti erano presidiati da 400 uomini della 6a e 19a compagnia paracadutisti rinforzate, dipendenti dal raggruppamento Ruspoli. Anche qui l'inizio fu caratterizzato da una certa confusione, essendosi spente molte lanterne delimitanti il percorso, e da alquanto ritardo. Il primo urto fu perciò respinto con relativa facilità dai difensori. Inoltre gli Scorpions vennero messi fuori causa uno dopo l'altro da guasti meccanici o perdite nel personale, il che obbligò a compiere a


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IL PIANO DI ATTACCO DEL 13° CORPO BRITANNICO Schizzo n. 86


L'ATTACCO DELLA 7a D.COR. BRITANNICA LA NOTTE DEL 24 OTTOBRE

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Schizzo n. 87


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAILE

mano buona parte della ricerca e rimozione delle mine. Superando i contrattempi, fra le 2 e le 4 del mattino i corridoi furono resi utilizzabili per le unità carri, che si erano avvicinate coprendo una decina di chilometri di percorso nella terra di nessuno. Dopo una lotta furibonda i fucilieri inglesi avevano già realizzato due piccole teste di ponte nel cuore dei due capisaldi della Folgore, però mentre la 6a cp. era ormai semiannientata, la 19 3 teneva ancora. Il gen. Harding non volle attendere il completamènto del lavoro del gruppo sminatori ed incitò la 22a B. cor. Questa immise subito nella breccia a nord il 5° Royal Tanks, che dilagò alle spalle delle residue difese, compresi i centri di fuoco della 22 3 cp. guastatori. Al sorgere del sole, la 7 3 D.cor. si trovava con la 22 3 B.cor. a cavallo di January, e la 4a B.cor. leggera ad oriente del predetto campo minato. Il saliente era stato annullato, ma le perdite inglesi non erano lievi e, peggio ancora, la Task Force risultava decimata ed il tentativo compiuto verso le 5,30 di procedere su February abortÌ sotto il fuoco d'arresto del VI battaglione paracadutisti, rendendo chiara la difficoltà se non l'impossibilità di attuare un'impresa del genere di giorno. All'estremo sud toccava alla 1a brigata francese. Il gen. Koenig non era per niente entusiasta del compito assegnatogli. Anzitutto bisognava superare una quindicina di chilometri di terra di nessuno in automezzo ed evidentemente non c'era da illudersi di sfuggire al nemico. Poi occorreva ben valutare l'entità della difesa. In un primo momento le posizioni di Qaret el Himeimat e dintorni erano state ritenute in mano ad un intero reggimento, il che avrebbe posto un pesantissimo problema di rapporti di forza. Il meno che si potesse considerare indispensabile era una forte artiglieria ed un consistente appoggio di carri, elementi entrambi insufficientemente presenti nella brigata. Con il trascorrere delle settimane il servizio informazioni britannico chiarì che in zona risultava dislocato un solo battaglione e nemmeno troppo robusto. Alla vigilia dell'offensiva tutto era conosciuto: la Folgore aveva la responsabilità dell'intero settore meridionale del fronte con circa 3.500 uomini; i suoi battaglioni avevano una forza media di 400 uomini; da Naqb Rala a Qaret el Himeimat si trovava il V/186° f. con alcuni pezzi da 88 tedeschi (schizzo n. 88). Sulla base delle notizie acquisite, la brigata di Koenig fu dunque ritenuta sufficiente alla bisogna, naturalmente con qualche aggiunta. Avviata l'organizzazione dell'atto tattico, Horrocks il 18 ottobre, Alexander il 19 e Harding il 20 vollero sentire il polso dell'unità, rimanendo visibilmente sconcertati del palese malumore di Koenig, il quale sottolineava la robustezza intrinseca delle posizioni e l'eccellente siste-


L'ATTACCO DELLA 1a BRIGATA FRANCESE LA NOTTE SUL 24 OTTOBRE

Schizzo n. 88

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mazione della Folgore. Anzi, per la precisione, di fronte a questi tentennamenti, Horrocks respinse ogni indugio ed avvertì che ove i francesi avessero reputato la missione superiore alle loro capacità, l'impegno sarebbe stato affidato ad una brigata britannica, che l'avrebbe assolto con forze pari a quelle previste. Ovviamente allora Koenig tacque. L'operazione doveva eliminare il pilastro meridionale della linea del X corpo d'armata italiano e concludersi con l'occupazion·e della piana di El Taqa entro la sera del 24. Koenig la scompose in tre fasi successive: conquista di Naqb Rala entro la notte sul 24; eliminazione delle difese di Qaret el Himeimat e presa di contatto con la 7a D.cor. nella. mattinata del 24; prosecuzione dello sforzo sino a Naqb el Khadim e consolidamento sul posto. Le truppe vennero perciò articolate in quattro raggruppamenti. Il raggruppamento A, ossia la 32a mezza brigata rinforzata (ten. col. Amilakvari) doveva sferrare l'attacco da sud verso l'obiettivo di Naqb Rala; il raggruppamento B, composto da un gruppo tattico al livello di battaglione, restava nella lontana zona, di dislocazione iniziale a Qor er Laban, pronto a portarsi a Naqb Rala ed a proseguire su Naqb el Khadim; il raggruppamento C, formato dal 1° artiglieria francese, dal 3° artiglieria inglese e da batterie controcarri e contraerei, dava l'appoggio di fuoco da uno schieramento a sud-ovest di Qaret el Himeimat. La sicurezza era fornita dal raggruppamento K, che con tre distaccamenti corazzati avrebbe evitato interferenze nell'azione del raggruppamento A e, in particolare, l'intervento del gruppo tedesco Kiehl, ritenuto nell'area a nord-ovest di Naqb Rala. Alle 19,15 il raggruppamento A iniziò l'avvicinamento, raggiungendo il campo minato fra Qaret el Himeimat e la depressione di Qattara verso le 23. Il passaggio dell'ostacolo pare abbia segnato il principio delle disavventure francesi: i collegamenti radio saltarono e da quel momento tutto sembrò procedere più o meno ad atti isolati. Per quanto direzione di attacco e reale rapporto di forze consentissero ogni speranza, venendo a mancare l'armonizzazione degli sforzi e la cooperazione fanteria-artiglieria i risultati non potevano essere che deludenti. La violentissima resistenza dei paracadutisti fece il resto. In difesa si trovava il V /186° f. della Folgore: un battaglione molto striminzito, anche se ben rinforzato in armi di accompagnamento, su una linea di oltre sei chilometri. Il comandante, ten. col. lzzo, disponeva complessivamente di 400 uomini, 17 pezzi da 46/32, nove mitragliatrici e tre mortai da 814 • Altissimi il morale e la preparazione psicologica allo scontro imminente. Mancava il collegamento tattico con il 11/27° f. della Pavia, schierato su ampia fronte ad occidente di Naqb Raia. Quanto all'apporto di fuoco erano disponibili in zona un gruppo


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da 75 (il cui settore normale era però a nord-est), una batteria da 75 e la compagnia mortai da 81 divisionale. C'era anche una batteria tedesca da 88, ma proprio all'inizio dell'attacco francese, inopinatamente e senza preoccupazione di avvertire alcuno, si trasferì verso nord. Il V paracadutisti aveva una compagnia a Qaret el Himeimat e due più indietro, appoggiate a February. Per tutte il fronte principale era ad est. Tenendo conto degli appoggi offerti dal terreno, Izzo si sentiva abbastanza tranquillo nei confronti dei tentativi provenienti da est e da sud-est. Diverso era il discorso in corrispondenza di Naqb Raia. Qui il terreno scendeva abbastanza dolcemente verso la depressione di Qattara, presentando un invito naturale assai allettante, perché adduceva alle spalle 'del dispositivo e consentiva l'irruzione sul tergo del VI/186° f. o sulle artiglierie. Di conseguenza, lzzo predispose il controllo della piana di Naqb Rala, dominata dall'alto dai pezzi di una batteria da 47 /32, mediante l'intervent0 su ordine di un rincalzo di un centinaio di uomini, messi insieme sottraendo un plotone alle varie compagnie ed aggiungendovi artiglieri e minatori offertisi spontaneamente. Il I battaglione della Legione straniera raggiunse la base dì partenza a sud di Naqb Rala dopo l'l del mattino; riordinatosi, verso le 2 si mise in moto. Poco dopo> da Qaret el Hìmeimat venne segnalato un rumore di veicoli provenienti da sud, a conferma dell'ipotesi peggiore di un attacco alle spalle del V paracadutisti. Per un insieme di cause concomitanti non fu possibile ottenere il fuoco di sbarramento: il gruppo da 75 era arrivato la sera precedente e non aveva potuta effettuare i tiri di inquadramento, la batteria da 75 non ricevette ordini tempestivi per noie nei collegamenti radio e la compagnia mortai aveva difficoltà di gittata. Ma siccome anche i francesi, che pure avevano il conforto di 44 obici da 25 libbre e di 8 cannoni da 5,5 pollici, non riuscirono a godere dell'appoggio sperato, il fuoco d'arresto dei paracadutisti fu sufficiente a fermare i legionari. Verso le 3 gli elementi avanzati francesi, superato l'imprevisto campo minato steso a protezione della zona di Naqb Rala, vennero a contatto con un'aliquota del rincalzo, disposta in modo da poter operare un contrasto dinamico. Si ingenerò così un combattimento che si protrasse per oltre un'ora e mezzo. La difficoltà di orientamento e la tattica estremamente spregiudicata attuata dai paracadutisti, che agivano a piccoli gruppi in violenti contrassalti da più direzioni con un profluvio di bombe a mano, alternati a fuoco da fermo dall'una o dall'altra piega del terreno, misero ìn crisi l'assalitore costringendolo prima a sostare indeciso e poi a retrocedere lentamente. Poco dopo le


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5 il ten. col. Amilakvari si risolse ad ordinare al battaglione di raccogliersi più indietro, al II battaglione di entrare a sua volta in lizza ed alla compagnia corazzata di tenersi in misura di intervenire. Anche il secondo tentativo incontrò l'insuccesso. Uno scollamento fra le compagnie avanzate e la base di fuoco di battaglione e la vivacissima opposizione del rimanente del rincalzo del V paracadutisti resero vana la penetrazione iniziale in uno spazio vuoto che poteva essere foriera di sviluppi. Non appena le luci dell'alba consentirono la visibilità, entrarono in azione il gruppo da 75 e la compagnia mortai divisionale scompaginando la formazione francese. Poco prima delle 7 il margine meridionale della piana di Naqb Rala era sgomberato. A questo punto e solo a questo punto, inaspettate arrivarono da nord sei autoblindo tedesche del 33° gruppo esplorante: si schierarono inizialmente davanti alla batteria da 47, poi, verso le 7,30, avanzarono in direzione sud prendendo sotto il tiro il nemico ripiegante5• Le perdite subite dai circa 130 paracadutisti impegnati nel combattimento ammontarono a 24 morti (fra cui un ufficiale), 38 feriti (fra cui il ten. col. Izzo ed altri due ufficiali) ed una ventina di dispersi.

IL 24 OTTOBRE

Alle 7 circa del 24 le fanterie del 30° corpo britannico erano virtualmente, ma non completamente, attestate ad Oxalic (schizzo n. 89). · In corrispondenza del fronte investito le difese dell'Asse avevano subì: to un duro colpo: la zona di sicurezza era in gran parte sparita, la : posizione di resistenza aveva traballato pervenendo a stento a trattenere l'attacco. Più precisamente, a quanto Leese riusciva a capire, alcuni battaglioni del 62° f. e del 382° f. erano stati sommersi dal formidabile fuoco dell'artiglieria dell'8a armata e poi sopraffatti o pesantemente investiti, specialmente nel settore australiano. Accanita appariva ancora la resistenza del III/382° f. di fronte agli scozzesi e del III/61° f. davanti ai neozelandesi. Nel settore sudafricano i progressi risultavano limitati, ma d'altronde il piano non richiedeva molto. Questa la situazione ricavata dalle comunicazioni che giungevano dalle divisioni e dal controllo dei prigionieri; una situazione assai poco coincidente con le mire della vigilia, non soltanto per l'incompleto raggiungimento di Oxalic ed il mancato sbocco del 10° corpo oltre la posizione di resistenza, ma essenzialmente perché le due grandi corsie erano tuttora ingombre di mine. Il Comando dell'sa armata raccoglieva i dati sulle perdite subìte


LA SITUAZIONE NEL SETTORE SETTENTRIONALE ALL'ALBA DEL 24 OTTOBRE Schizzo n. 89


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durante la notte: non erano eccessive. Secondo una prima stima, quelle della 51 a Highlanders si aggiravano complessivamente sul migliaio di uomini, gli australiani ed i sudafricani denunciavano 350 uorpini per 6 divisione, mentre i neozelandesi valutavano le proprie a 800 • In sostanza, meno di 3.000 uomini per il 30° corpo ed un numero irrilevante per il 10°. Il 13 ° corpo segnalava poco più di 500 morti, feriti e dispersi.

La prima decisione di Montgomery, per quanto concerneva il settore settentrionale, fu che nella notte successiva gli australiani si dedicassero allo sgretolamento della posizione di resistenza, gli scozzesi completassero il raggiungimento di Oxalic, i neozelandesi si spingessero dalla cresta di Miteiriya verso sud. Nel contempo il 10° corpo doveva ripulire completamente le due corsie. Il 13° corpo, ove avesse riscontrato l'incapacità della 7a D.cor. di sfondare attraverso la Folgore, doveva raggiungere questo scopo impiegando una brigata della 44a D.f. m un attacco notturno. Nelle posizioni avanzate del 30° corpo, la fanteria stava cercando di trincerarsi alla meglio sotto la reazione di fuoco italo-tedesco; sul pendio orientale del Miteiriya due brigate corazzate, la 9a in rinforzo ai neozelandesi e la ga della 10a D.cor., erano ammassate in un'incredibile congestione. Sin dall'alba Freyberg si era formato un concetto favorevole della situazione tattica, giudicando anwra possibile un'irruzione dei carri oltre le linee dell'Asse. Ordinò dunque (ore 7) alla 9a B.cor. di raccogliersi e predisporre la strada per lo sbocco della divisione di Gatehouse ed avvertì il Comando superiore che sembrava giunto «il momento opportuno perché la 10a D.cor. producesse il massimo sforzo per l'attraversamento)). Dal 30° corpo l'argomento fu girato al 10° e da questo alla 10a D.cor, la quale replicò che i suoi mezzi corazzati si trovavano bloccati dall'affollamento esistente nella sola pista utilizzabile nel settore neozelandese. Mentre la risposta faceva il cammino inverso, verso le 8 Freyberg si rivolse nuovamente a Leese affinché sollecitasse Lumsden e quando conobbe la risposta di Gatehouse non si rassegnò. A suo avviso era pura questione di volontà: sulla destra del settore c'era un passaggio già utilizzabile. E poi la congestione non dipendeva dai neozelandesi, bensì dalle carenze di comando delle colonne britanniche! Perciò alle 10,30 fece dire al 30° corpo di aver ordinato al gen. Currie di avanzare con i pochi carri rimasti alla sua 9 a B.cor. oltre la cresta di Miteiriya e che, di conseguenza, bisognava che Gatehouse lo sostenesse. A parte il fatto che Currie vedeva oltre il costone una quarantina di carri nemici e prima di muoversi intendeva sapere quale appoggio


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di artiglieria avrebbe ottenuto e quale unità corazzata l'avrebbe seguito, il 10° corpo, nuovamente interessato, si dichiarò spiacente di non ravvisare l'opportunità e la possibilità di un simile intervento. Tutto questo scambio di telefonate avevano, com'è comprensibile, messo in agitazione Leese, il quale alle 10,45 comparve al Comando della 2a D.f. neozelandese. Qui venne messo al corrente della lotta che la sa brigata stava sostenendo per fermare un contrattacco avversario e della prospettiva di un secondo contrattacco contro la 6a brigata. Però si rese anche conto che ai fini difensivi la posizione di Miteiriya garantiva in complesso piena affidabilità. Mentre Leese e Freyberg affettuavano una ricognizione lungo la linea, giunse un messaggio da parte della 10a D.cor., con il quale Gatehouse, in sostanza, si mostrava contrario ad avanzare senza la sicurezza sul fianco destro; comunque, poiché gli era stato detto di offrire ai neozelandesi ogni aiuto, proponeva di disporre lungo la cresta le sue unità in condizioni di rintuzzare tentativi nemici, in attesa di riprendere l'attacco quella notte o dopo, beninteso previa eliminazione della barriera anticarro tedesca ad opera dell'artiglieria. Evidentemente c'era da discutere e alla fine Lumsden e Gatehouse ritennero opportuno recarsi al Comando neozelandese. L'incontro fra i quattro comandanti portò a questa conclusione: se Montgomery (già messo al corrente per telefono da Leese) insisteva per spingere il 10° corpo sino a Pierson, tanto valeva farlo al più presto: quella stessa notte Gatehouse - in sistema con Briggs - avrebbe attaccato con l'appoggio di tutta l' artiglieria del 10° e del 30° corpo disponibile, cioè circa 300 pezzi. La 9a B.cor. ed il reggimento di cavalleria neozelandese si sarebbero anch'essi mossi dietro una cortina mobile, in attenta armonizzazione degli sforzi, per colpire il fianco meridionale. A scanso di equivoci Montgomery si fece sentire personalmente: «In relazione ai miei ordini - scrisse più tardi - mi aspettavo che le divisioni corazzate si aprissero di forza la strada sboccando all'aperto. Ma c'era un poco di riluttanza al riguardo. Durante la mattinata ricavai l'impressione che esse tendessero ad un atteggiamento passivo (...). Il comandante del 10° corpo non mostrava l'energia e la determinazione necessarie quando le cose comincia· no ad andare storto ed esisteva una generale insufficienza di volontà offensiva nelle divisioni corazzate del corpo (...),>7.

Di conseguenza, vista la necessità di uno scossone, Montgomery chiamò Lumsden e gli disse di «svegliare» i suoi divisionari, perché se qualcuno si fosse tirato indietro egli non avrebbe esitato a sostituirlo con un generale di maggiore personalità. Lumsden chiarì le idee a


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Briggs ed a Gatehouse, precisando che i mezzi corazzati dovevano aprirsi la strada senza preoccupazione alcuna delle perdite. Lentamente il Comando dell' ACIT aveva messo insieme le tessere di un mosaico di non semplice costruzione, ed in ciò apparve chiaro il peso negativo della mancanza di precise responsabilità settoriali. Durante la notte appurò che la penetrazione delle fanterie e dei carri britannici riguardava le sacche J e L, che la zona di sicurezza era pressoché scomparsa nel tratto investito e la posizione di resistenza rotta in corrispondenza della sacca Led ai due lati; r isultavano sopraffatti il III/62° f. dagli scozzesi ed il II/62° f. dai neozelandesi e le falle erano state tamponate alla meglio con l'intervento di unità del 115° f. tedesco e del XII/133° carristi della Littorio; resistevano tenacemente aliquote del II e del III/382° f., ma si temeva per poco ancora. Alle 6, 15 Stumme cercò di padroneggiare gli eventi: «Il C.T.A. ed il XX corpo d'armata - ordinò - ristabiliscano immediatamente la situazione con forti aliquote della 15• divisione corazzata e della divisione corazzata Littorio. Primo compito: ricacciare il nemico oltre la posizione di resistenza» 8•

Come si vede, per un intervento del genere dovevano mettersi d'accordo due Comandi di corpo e due divisioni. Poco dopo giunse la notizia che anche il I/62° f., all'estremità del settore australiano, era stato soverchiato, meno una compagnia che ancora si difendeva ai margini della sacca J. In compenso il III/61 ° f. riusciva a sventare una minaccia di aggiramento. Alle 7,45 aveva luogo il primo contrattacco, portato dal II/8° Panzerregiment e dal IV/133° carristi e DLVI gruppo semoventi, ed inteso a ripristinare la situazione sulla sacca J. Poi, con l'azione di un secondo gruppo tattico (I/8° Panzer e XII/133° carristi), nella tarda mattinata sembrò che il quadro fosse in certo modo migliorato. Il gen. Lungershausen propose di riformare con la fanteria una nuova linea di capisaldi affidando alla 164a D.f. il nuovo settore, ma Stumme volle limitarsi al ripristino puro e semplice della strutture cadute. Così due compagnie miste tedesche sarebbero subentrate al 1/62° f., un battaglione corazzato al I/382° f., il III/115° f. al III/62° f., ed il II/61° f. al II/62° L A mezzogiorno l'ACIT ordinò di raccogliere i resti del 62° f. in un reparto di formazione e di tenere ad ogni costo la linea perché gli ultimi battaglioni di fanteria disponibili erano stati impiegati. Nel pomeriggio, alle 14, la sia D.f. Highlanders riprese lo sforzo per raggiungere Oxalic e liberare la corsia settentrionale per la 1a D.cor.. Dopo un breve e sanguinoso attacco del II Seaforth contro un


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caposaldo del III/382° f., la 2a B.cor. si buttò avanti «a qualunque costo», come specificato da Briggs, e finalmente riuscì a sfondare pervenendo a breve distanza dallo schieramento del II/ 46 ° artiglieria della Trento, che cominciò a sparare a distanza ravvicinata. L'intervento di un gruppo corazzato misto, costituito per parte italiana dal XII/133° carristi e dal DLVI gruppo semoventi, respinse e bloccò la penetrazione dopo una lotta che si protrasse sino all'imbrunire. La za B.cor. disponeva adesso di 120 carri (metà Sherman e metà Crusader) contro i 161 della sera precedente. Gli inglesi stimarono di aver messo fuori combattimento una trentina di carri dell'Asse su almeno ottanta che li avevano attaccati. Mentre la 1a D.cor. si affacciava faticosamente davanti a Kidney, la 10a si apprestava ad iniziare la sua avanzata. L'ordine di Lumsden era che essa sfociasse oltre i campi minati e, prendendo contatto con la 1a corazzata, si tenesse pronta a respingere puntate di Panzer. All'imbrunire le due brigate corazzate, l'8a del gen. Custance e la 24a del gen. Kenchington, con 250 carri, si trovavano al coperto della cresta di Miteiriya. Dietro }'ga B.cor., a sinistra, si trovava la 9a, in rinforzo ai neozelandesi ed incaricata di tenersi sulla sinistra della 10a D.cor. La linea Pierson distava dalla cresta circa quattro chilometri. I pericoli erano sostanzialmente due: la bonifica dei campi minati, specie per la 24a B.cor., la cui direzione di attacco, mutata per avvicinarla alla 1 a D.cor., ora tagliava in diagonale le piste già aperte e contrassegnate; il superamento da parte dell'8a B.cor. di una depressione a sud-ovest di El Wishka. Il coordinamento della progressione assumeva dunque molta importanza. Ma l'operazione era destinata a non fruire di tranquillità prima ancora di cominciare. Era da poco calato il sole che Freyberg, il quale come «padrone di casa» evidentemente si sentiva molto partecipe, telefonò a Leese e senza molte perifrasi gli disse che a suo parere la 10a D.cor. era comandata troppo da tergo e che nutriva serie apprensioni sulla bontà dell'organizzazione dell'imminente attacco. Le perplessità di Freyberg derivavano, sembra, dal fatto che stavano affiorando numerosi scollamenti negli ordini diramati per l'azione della 9a B.cor., la quale invece sarebbe dovuta risultare strettamente armonizzata con quella dell'8a B.cor. Leese si rivolse a Lumsden, sia pur col dovuto tatto, ma il colloquio non fu incoraggiante perché poco dopo egli si sentì in dovere di informare de Guingand di aver riportato la non brillante impressione che il comandante del 10° corpo fosse molto scettico sui risultati dell'operazione. La 24a B.cor. si trovò sin dalla partenza coinvolta in una serie di


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LE 0PE.RAZ10NI IN AFRICA SETI'ENTRIONAI.E

inconvenienti causati o subìti dalle unità di sminamento, che generarono confusione, disordine e ritardi, al punto che il primo varco fu ottenuto alle 3 del mattino. Dopo di che risultò impossibile rintracciare il carro radio per comunicare subito la cosa al Comando di brigata9• L'8a B.cor. ebbe sorte peggiore. Aveva appena iniziato l'attraversamento della cresta lungo i due varchi aperti dai grupp i di sminamento che il deserto si illuminò ed una tempesta di fuoco si abbatté sulle lunghe colonne procedenti lentamente. N el contempo un paio di incursioni dei pochi aerei dell'Asse mettevano in fiamme venticinque automezzi carichi di munizioni e di carburante ed altri veicoli. Il disordine provocato dal bombardamento, l'ingorgo determinato dagli autocarri in fiamme, l'intenso fuoco delle artiglierie del XXI corpo e del DAK si sommarono con tanta efficacia che a mezzanotte Custance risolse di chiedere a Gatehouse la sospensione dell'attacco. Il comandante della 10 3 D.cor. stentava a rendersi conto degli avvenimenti per il cattivo funzionamento delle radio ed era già seccato per il ritardo della 24a brigata. Rispose negativamente, sperando che le cose migliorassero, ma quando fu chiamato al telefono da Lumsden fece propria la proposta di Custance di ripiegare le brigate a tergo del costone di Miteiriya per evitare di trovarsi alla luce del giorno in piena vista dell'avversario. All'l,30 Lumsden mise de Guingand al corrente dello stato di fatto e si manifestò anch'egli d'accordo con i suoi dipendenti. Il capo di S.M. dell'8a armata rimase assai turbato dall'apprendere che la situazione si era fatta critica a tal punto e volle sentire Leese, il cui Comando si trovava a brevissima distanza da quello avanzato d'armata. Non c'erano dubbi: doveva intervenire Montgomery. Per le 2,30 i comandanti del 10° e del 30° corpo furono convocati per una riunione decisiva. Da parte del XXI corpo italiano le vicende della serata del 24 ottobre erano seguite con attenzione, per così dire, impotente. Tutto ciò che esisteva era in linea. Una linea, aggiungiamo, in cui avevano le mani l' ACIT ed il DAK, dato il tamponamento compiuto con aliquote della riserva corazzata. Avendo speso tutto, il XXI corpo era spesso e volentieri superato dall' ACIT. D isponendo delle unità comparativamente più deboli, il XX corpo era spesso e volentieri superato dal DAK, così come la Littorio lo era dalla 15 a Panzer. Ma, viste le circostanze, non sorsero difficoltà né da parte di Gloria, né di De Stefanis, né di Bitossi. Troppo importante appariva la posta in gioco per badare a questioni di forma. Però è bene sottolineare fin d'ora il passaggio della direzione della battaglia, ai vari livelli, ai tedeschi per rendersi


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esattamente conto di quanto avverrà al momento della ritirata e per comprendere lo stato d'animo delle fanterie italiane. Dunque, il contenimento - perché di questo è lecito parlare realizzato sulla stessa posizione di resistenza per il momento reggeva e riusciva a mettere in grave imbarazzo il 10° corpo britannico con la resistenza statica di reparti disparati sistematisi a caposaldo e con il fuoco di artiglieria, veramente pregevole. Passiamo adesso al settore del X corpo, cominciando dall'estremo sud. Abbiamo lasciato la 1 a brigata francese nella delusione per il vano tentativo contro Naqb Raia. Se l'attacco era stato stroncato dal V battaglione paracadutisti, il ripiegamento fu reso penoso dell'intenso fuoco di tutte le armi ed artiglierie della difesa. Peggio ancora, verso le 8,30, mentre il Il battaglione della Legione Straniera si stava riordinando alla meglio ai piedi della scarpata, una formazione del 33° gruppo esplorante tedesco, costeggiando da ovest il pianoro, irruppe sul I bat. taglione mettendolo in piena crisi. Ben presto si impose la ritirata generale, ogni reparto come poté, per proprio conto. Verso le 10, ripassato il campo minato a sud di Qaret el Himeimat, il ten. col. Amilakvari venne mortalmente colpito alla testa da una scheggia. Le perdite francesi sono state indicate in modo assai ~ifforme: da un minimo di un centinaio secondo il journal de marche della 13a mezza brigata, ad un massimo di 190 secondo il Comando 13° corpo britannico, senza precisazioni 10 • Al centro del settore della Folgore, gli ultimi centri di fuoco in zona di sicurezza caddero uno dopo l'altro nel corso della giornata. I superstiti, quasi tutti feriti, riuscirono a riparare nelle linee del raggruppamento Ruspoli. I carri inglesi, dal canto loro, si ritirarono oltre January ed il saliente, così spazzato, rimase percorso soltanto da pattuglie nemiche di varia entità. La stasi consentì ai contendenti di assumere le misure più idonee ai rispettivi fini. La Folgore non poteva fare molto invero. Distolse dalle posa della mine il XXXI battaglione guastatori e lo schierò a nord di Ruspoli; ricevuto il II/28° f. della Pavia, ne inserì gran parte fra i guastatori ed i paracadutisti. Si poneva il problema della riattivazione della zona di sicurezza ed a tale scopo Frattini decise un robusto contrattacco per il quale fece affluire nel settore il I/28° f., un piccolo complesso dell'A· riete ed un reparto di cacciacarri tedesco. Anche il gen. Harding intendeva riprendere la spinta per ottenere una testa di ponte ad ovest di February, utilizzando la 131 a B.f., posta adesso alle dipendenze della 7a D.cor., meno il VII Queen's troppo mal ridotto dopo l'azione della


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notte precedente. Il dispositivo prevedeva la fanteria in testa poi la 22a B.cor.. Entrambi i disegni incontrarono problemi di vario genere. Il contrattacco italiano era evidentemene nato sotto cattivi auspici. Non è ben chiaro quanto seguì. Sta di fatto che, senza attendere l'arrivo del nuovo battaglione, o forse sulla base di altra decisione presa sul momento, l'intervento venne affidato a due compagnie del 11/28° f., talché alle 16, quando il comandante del I/28° f. si presentò al Comando di settore, si sentì dire che l'azione era già in corso- Quanto ai mezzi corazzati, all'appuntamento giunsero soltanto cinque Panzerjaeger, che travolsero alcuni minatori-artieri della Folgore, compreso il comandante di compagnia. Nella comprensibile confusione ed irritazione che seguirono questo exploit, le compagnie di fanteria si avviarono da sole in zona di sicurezza. Un po' per il disguido, un po' per la ripresa di un intenso fuoco delle batterie britanniche, si cercò di richiamarle indietro ma senza esito per difetto di collegamento. Spintesi molto avanti, esse si fermarono all'imbrunire sistemandosi alla meglio e poco più tardi vennero sopraffatte dal nemico. Il quale nemico ebbe a sua volta inconvenienti organizzativi, tanto che l'ora di inizio dell'azione venne spostata per ben due volte, e poté mettersi in movimento solo verso le 21. All'imbrunire di quel primo giorno di battaglia si era diffusa, almeno fra i Comandi, una strana notizia, destando un senso di disagio: Stumme era da considerarsi disperso e, di conseguenza, van Thoma aveva preso le redini dell'armata (pur rimanendo al proprio Comando del DAK). La scomparsa di Stumme aveva un che di misterioso. Poco dopo l'alba aveva deciso di recarsi presso le unità avanzate con il coL Buchting, capo delle trasmissioni d'armata, ed un capitano interprete, per veder chiaro nella situazione. Doveva temerla grave perché prima di partire aveva espresso al col. Westphal il parere che fosse opportuno chiedere il ritorno di Rommel. Circa tre ore dopo l'autista ed il capitano rientrarono al Comando dell'ACIT con a bordo il corpo esanime del colonnello. I due superstiti raccontarono di essere incappati in prossimità di una mitragliatrice nemica (evidentemente un elemento infiltratosi nelle maglie della difesa), al cui fuoco erano sfuggiti invertendo la marcia ed allontanandosi a gran velocità. Il col. Buchting era stato ferito mortalmente. Nessuna idea di dove fosse finito il generale. Non restava da supporre che, colpito anch'egli, fosse stato sbalzato dalla vettura in corsa li. La perdita, per un qualsiasi motivo, del comandante in capo è in fondo un evento che può capitare in guerra; ma questa si aggiungeva


LA TERZA BATTAGLIA DI El ALAMEIN

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ad altre assenze. Non bisogna dimenticare che sia il XXI sia il X corpo erano privi di comandante titolare e che il DAK aveva un comandante nuovo ed il capo di S.M. , Bayerlein, in licenza. Naturalmente la notizia non raggiunse i reparti. Ma l'atmosfera, almeno nel settore settentrionale, non doveva essere delle migliori. Quella sera il col. Ruggeri Laderchi, capo di S.M. del XX corpo, scrisse sul diario storico: «L'azione nemica improvvisa e violenta, per quanto pre'Uista, ha sgomentato la truppa, che deve fare appello a tutte le sue energie per ristabilire la situazione seriamente com· promessa)). Per chiudere la giornata conviene gettare uno sguardo anche a quanto accadeva in Italia ed in Germania. A Roma, alcune riflessioni fatte da Cavallero a Mussolini per telefono alle 18 possono servire da commento: - «La cosa non ha carattere di offensiva in grande stile e non si può pensare ad azioni preparatorie, perché vanno a rilento (... ))), - «In tutti i casi gli ambienti bene informati dicono che questa volta i britannici hanno nettamente preso l'iniziativa e che il considerare che il loro tentativo ha scopo essenzialmente difensivo( ...) sarebbe senza dubbio sottovalutare l'importanza di questa iniziativa (...)», - «L'unica cosa che può far pensare che [l'offensiva] sia veramente iniziata è un messaggio della RAF: «(. .) Ci si presenta ora la grande occasione battere il nemico e finire la guerra». Penso che tutto questo rumore sia fatta per scopi polit ici, come sosteneva anche l'altro ieri il Maresciallo Kesselring», - «Noi preferiamo considerare le cose come se fossero in grande; meglio se non saranno vaste (...). Noi siamo pronti come se fosse in atto una grande offensiva». Però più tardi telegrafò a Bastico: «Tutto lascia prevedere che attaC· co inglese fronte El Alamein costituisca inizio preannunciata e attesa grande offensiva(...}».

IL 25 OTTOBRE

Alle 2,30 (ore 3,30 locali, ricordiamo) Montgomery ricevette Leese e Lumsden. Era di buon umore e, benché aleggiasse una certa atmosfera «di servizio)), ascoltò tranquillamente l'esposizione della situazione, così come conosciuta dai suoi principali sottordini. Leese si limitò ad accennare ai progressi dello sgretolamento della posizione di resi-


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LE OPERAZIONI IN Af!UC A SETTENTRIONALE

stenza; Lumsden raccontò del ritardo della z4a B.cor. e dell'imbarazzo dell'sa B.cor., nonché della richiesta di Gatehouse di desistere e ritirare dietro il costone di Miteiriya anche i carri che erano riusciti a trafilarsi attraverso i varchi (lo Staffordshire Yeomanry del1'8a B.cor.). Montgomery, sempre molto calmo, pose in evidenza l'inopportunità di una decisione del genere e, per contro, la necessità di continuare secondo i piani stabiliti. Allora Lumsden lo pregò di voler parlare personalmente, per telefono, con Gatehouse. Montgomery non ebbe difficoltà, ma: «Scoprii con orrore che egli [Gatehouse] si trovava circa 16 chilometri dietro le sue brigate corazzate. Gli parlai in tono più che deciso e gli ordinai di andare avanti e di prendere le redini del combattimento; doveva aprirsi la strada combattendo e guidare la sua divisione dalla testa e non dalla coda» 12•

In definitiva, gli ordini iniziali vennero confermati, però alla 8 a B.cor. fu consentito di lasciar proseguire solo lo Strajfordshire Yeomanry, mentre gli altri due reggimenti sarebbero rimasti dietro la cresta13• Come è facile immaginare, Montgomery non lasciò finire la riunione senza qualcosa di incisivo. Prese da parte Lumsden e si manifestò determinato a veder finalmente uscire le divisioni corazzate dalla fascia minata per poter manovrare; in quelle condizioni ogni tentennamento o indecisione sarebbe stato fatale e «se lui o il comandante della 10a divisione corazzata non erano in sintonia avrei trovato altri che lo fossero» 14. Secondo Montgomery la puntualizzazione dette subito buoni frutti, ma in realtà i reparti di Gatehouse continuarono per qualche tempo ad andare avanti per proprio conto, sulla base degli ordini precedenti. La pressione britannica sull'arco delle posizioni duramente difese dal Il e III/382° f. e dal II e llI/61 ° f. era assai forte, anche se non molto coordinata, ed inevitabilmente condusse al successo in corrispondenza dei resti del 382° f. tedesco. Naturalmente i gruppi misti della 1sa Panzer e della Littorio, e soprattutto le batterie controcarri, aspettavano al varco le colonne corazzate di Lumsden e la luce del giorno mutò bruscamente le buone speranze dei carri inglesi (schizzo n. 90). La 1a D.cor., ben sostenuta da australiani e scozzesi, era giunta ad un chilometro dalla zona di Kidney. Qualche chilometro più a sud cominciava l'irregolare spiegamento della 10a D.cor: la 24a B.cor. aveva comunicato di essere arrivata sull'obiettivo con il 41 ° ed il 47° Royal Tanks, lasciando il 45° Royal Tanks e l'XI battaglione KRRC in riserva sulla cresta di Miteiriya; l'sa B.cor. aveva occupato la zona di El Wishka con lo Stajfordshire Yeomanry, il quale però, mentre gli altri due


LINEA RAGGIUNTA DAL 10° E DAL 30° CORPO INGLESI ALL'ALBA DEL 25 OTTOBRE

Schizzo n. 90

,in , -- ,. , ,0 1


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LE OPER-.<\.ZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

reggimenti si avvicinavano lentamente (gli ordini di Lumsden al riguardo non erano ancora pervenuti a Custance), all'improvviso venne colpito dal micidiale tiro dei pezzi da 88 e da 75 dell' ACIT. Nel marasma che ne seguì, prima tornarono indietro i due reggimenti in marcia, poi lo Stajfordshire con la quindicina di Grant e di Sherman rimastigli. Poco dopo l'intera brigata era nuovamente raccolta al .riparo del costone di Miteiriya. Ancora più a sud si trovava la 9a B.cor .. Quasi isolata, aveva sopraffatto una compagnia del III/61 ° f., ma alla fine era stata contenuta grazie alle energiche azioni di sbarramento e di repressione del I e II/ 46° artiglieria della Trento. Si era spostata verso ovest e, benché avesse subìto un certo logorio, era ancora piuttosto compatta. Peraltro, arrestatasi in un leggero avvallamento fra il costone di Miteiriya e Wishka, cadde anch'essa sotto il tiro delle bocche da fuoco controcarri italiane e tedesche. Il gen. Currie chiese di ritirarsi per fare il pieno e quindi ripartire, ma Freyberg, che aveva assistito senza alcun entusiasmo al rientro dell'8a B.cor., non glielo consentì, temendo che Lumsden bloccasse al Miteiriya anche la sua 9a B.cor. Nemmeno dal 13° corpo arrivavano notizie consolanti. Durante la notte sul 25 si era mossa la 131 a B.f., seguita dalla 22 a B.cor.. Entrambe erano risolute a farsi strada attraverso February, in un ambiente di sicurezza creato da uno schermo di artiglierie controcarri sulla sinistra e dalla 4a B.cor. leggera sulla destra. Qualche chilometro più indietro si trovava la 132a B.f. L'urto del V e VI Queen's, che procedevano a stretto contatto di una cortina mobile, contro la sottile linea della Folgore fu violento. La morte del ten. col. Ruspali, comandante dell'omonimo raggruppamento, e le perdite da questo subìte, avevano introdotto il gen. Frattini a costituire un settore del 28° f. con i resti dell'VIII btg. guastatori, del II/28° f. e del VII/186° f.. Il tratto investito era tenuto dalla 20a cp. paracadutisti, la quale aveva appena rioccupato le posizioni dopo il sospeso contrattacco, e da parte della 21 a: 250 uomini in tutto, disposti su una doppia fila di centri di fuoco, contro non meno di 1.500 inglesi. La lotta fu selvaggia. I due battaglioni attaccanti persero complessivamente 350 uomini, ma riuscirono a costituire una piccola testa di ponte ad ovest di February, annientando alcuni elementi avanzati; i paracadutisti persero un centinaio di uomini, ma contennero la spinta. Poi cominciò per i Queen 's una penosa attesa. I gruppi di sminamento evidentemente sbagliarono direzione, perché i due varchi da essi aperti non sboccarono entro la testa di ponte bensì all'esterno. In tal modo i carri del 4° CL. Yeomanry e del 1° Royal Tanks, uscendo all'aperto, trova-


LA TERZA BATTAGLIA DI EL •.\LAMHN

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rono ad accoglierli i pezzi della Folgore e di reparti dell'Ariete e della 21 a Panzer prontamente accorsi. Rapidamente i passaggi rimasero ostruiti dalle carcasse immobilizzate ed in breve tempo 31 Crusader e Grant della 22a B.cor. vennero messi fuori combattimento. Alle 4 il gen. Harding, che seguiva da vicino l'azione, decise di sospendere ogni tentativo fino all'alba, quando la luce del giorno avrebbe consentito ai genieri di orientarsi bene e di aprire altri varchi. Sorto il sole, apparve però chiara l'impossibilità di concludere qualcosa in piena vista della Folgore e Harding, con l'approvazione di Horrocks, ritirò il provatissimo 4 ° CL. Yeomanry ad oriente di January, lasciò il 1° ed il 5° Royal Tanks nella vecchia zona di sicurezza, fra January e February, ad appoggiare i Queen 's e disse a questi ultimi di rimanere in posto per tutta la giornata. Dal canto suo Horrocks cercò di parlare con Montgomery, ma essendo in atto una riunione con Alexander, espose il problema a de Guingand. La Folgore non accennava minimamente a cedere le posizioni né, men che meno, a ritirarsi; le soluzioni perciò si riducevano a gettare nella mischia anche la 132a B.f., cioè quanto restava della 44a D.f., oppure, in alternativa, a lasciar perdere quel tratto di fronte ed attaccare invece a Deir el Munassib con la soa D.f. (gen. J.S. Nichols), sostenuta dalla 4a B.cor. leggera. Lui, Horrocks, propendeva per questa seconda soluzione perché, dall'idea che si era fatta, anche se la 132a B.f. fosse pervenuta ad aprire una breccia, la 22a B.cor., che già·aveva perduto quasi un reggimento, rischiava di andare incontro ad un' ecatombe. A metà mattinata Alexander si era recato a trovare Montgomery per una valutazione congiunta della situazione. Nonostante le cose non fossero andate come divisato, c'era motivo di soddisfazione. Anzitutto, il rapporto sulla battaglia compilato dal servizio informazioni alle 19 del 24 asseriva che «sembra che abbiamo ottenuto una completa sorpresa». Quanto agli sviluppi della battaglia, il 30° corpo aveva realizzato una breccia ampia una diecina di chilometri proprio in direzione del cuore delle comunicazioni dell' ACIT. L'intenzione era di allargarla a nord ed a sud, ma la fiera resistenza incontrata dai neozelandesi induceva a molta cautela. Si poteva allora puntare verso nord per sbloccare la strada costiera. Il 10° corpo era riuscito complessivamente a portarsi oltre l'imbarazzante fascia minata ed i rapporti di distanza fra le sue divisioni parevano accettabili per fronteggiare un grosso contrattacco. Ad ogni modo, per fortuna, osservò Alexander, Stumme stava esaurendo le sue disponibilità corazzate in azioni di limitata entità15• Sfruttando tale er-


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LE OPERAZ!ONJ IN AFRICA SETI'ENTRION ALE

rore, la 1a D.cor. poteva aumentare l'effetto del prossimo attacco australiano tenendosi alla sua sinistra. Il punto dolente riguardava, se mai, il 13° corpo, il quale non aveva potuto superare l'aspra resistenza della Folgore né nel settore di Qaret el Himeimat né in quello centrale. Restava tuttavia il fatto che la 21 a Panzer e l'Ariete non si erano spostate e ciò, in fondo, pareggiava la partita. Si poteva allora accogliere la proposta di Horrocks di organizzare un'azione a Deir el Munassib, che sembrava sufficientemente importante perché l'attenzione del X corpo italiano vi si concentrasse. Un'altra mossa sembrava avesse sortito buon esito. Una formazione di otto motolance inglesi, indirizzate verso Ras el Daba per simulare un tentativo di sbarco ed attaccate alle 23 del 24 da una dozzina di CR.42 a nord di Ras el Kenays, era stata respinta con la perdita di un'imbarcazione, però aveva raggiunto lo scopo di tenere sulla costa la Trieste e la 90a leggera. Gli ordini definitivi impartiti da Montgomery a Leese e Lumsden, dopo un rapporto tenuto al Comando della 2a D.f. neozelandese, furono i seguenti. La 9a australiana doveva attaccare quella stessa sera q. 29 (q. 28 per le carte dell'ACIT), una posizione di qualche dominio di osservazione sul terreno circostante ad un paio di chilometri a nord della destra australiana, tenuta dal II/125° f .. Nel contempo la 1a D.cor., rinforzata dalla 24a B.cor., avrebbe proseguito oltre il Kidney in direzione di Tel1 el Aqqaqir. La 10a D.cor. sarebbe stata ritirata con l'8a B.cor. e la 133a B.mot. per il necessario riordino. A Freyberg era assegnato il compito di un pattugliamento particolarmente aggressivo, inteso ad individuare prontamente segni premonitori di un ripiegamento del XXI corpo italiano. Dopo queste decisioni Montgomery si soffermò a considerare la situazione dei carri compilata dal servizio informazioni. Considerando soltanto le grandi unità corazzate, il quadro a mezzogiorno del 25 era presentato così: situazione

situazione

8a armata

23

25

ACIT

23

25

1a D. cor. 10a D. cor. 9a B. cor. 23a B. cor. 7a D. cor.

169 280 122 194 214

149 167 92 135 191

15a Panzer littorio

112 115

37 108

2P Panzer Ariete Trieste

137 129 34

122 125 34

TOTALI

979

734

527

426


LA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

753

Tutto andava bene. E se il gruppo qella 21 a Panzer e dell'Ariete restava ancora a sud, sarebbe andato ancora meglio. Intanto, sin da metà mattinata, la 1a D.cor. cercava di ampliare il saliente conquistato, premendo con insistenza nella zona di Kidney, ed aveva fatto affluire la 7a B.mot. a ridosso della 2a B.cor. nonostante il furioso bombardamento di artiglieria del XXI corpo. Questi sforzi naturalmente vennero contrastati dall' ACIT, tuttavia, di nuovo von Thoma preferì lanciare una serie di contrattacchi locali ove si manifestavano pericoli di penetrazione. Nel settore di Kidney intervennero il ll/8° Panzer, ,il IV ed il LI/133° carristi; i due battaglioni italiani ebbero il 30% dei carri colpiti e, fra morti e feriti, persero un comandante di battaglione e quattro di compagnia. Contro il tratto neozelandese si scagliarono il XII/133° carristi con il DLIV gruppo semoventi ed un gruppo corazzato tedesco. In sostanza reazioni slegate nel tempo e nello spazio furono condotte contro la 20a B. australiana, che dal canto suo registrò azioni singole nei confronti del 2/13° e del 2/17° battaglione; contro la 7a B.mot., che subì perdite assai gravi ad opera dell'artiglieria; contro la 2 a B.cor., che ricevette l'urto da ferma, perdendo e facendo perdere molti mezzi corazzati; contro la 24a B.cor., che stemperò rapidamente la reazione rimanendo dov'era. Nel pomeriggio, pian piano ogni velleità si arrestò. Una cosa era certa: fosse giusto o sbagliato l'uso che von Thoma faceva delle sue riserve, il 10° corpo non riusciva ad aprirsi la strada. Forse il giorno seguente, dopo gli attacchi notturni in programma, australiano per la conquista di q. 28 e scozzese per l'eliminazione di Aberdeen, Stirling e Nairn, i tre capisaldi su Oxalic di cui la 51 a D.f. non veniva a capo, le circostanze si sarebbero palesate più propizie. A tarda sera, fra le ore 23 e le 24, la 26a B.f. australiana e le tre brigate scozzesi lasciarono le basi di partenza. Pochi chilometri più a sud la 24a B.cor., ritiratasi ad oriente del costone di Miteiriya al cadere dell'oscurità, stava iniziando un largo giro per unirsi alla 1a D.cor. Ancor più a sud, la lotta a Deir el Munassib era in corso. La zona di Deir el Munassib era presidiata dal 187° f. della Folgore, schierato sulla sua parte sudoccidentale. Il IV paracadutisti si trovava in quella che poteva definirsi zona di sicurezza, ma con maggiori compiti di prima resistenza; aveva due compagnie affacciate al bordo me-


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LE OPERKl IONl l N AFRICA SETTENTRIONALE

ridionale della depressione e la terza fronte ad oriente. Il IX battaglione era appoggiato a February ed occupava i capisaldi della posizione di resistenza. A nord era sistemato il II battaglione (schizzo n. 91). Non si conosce esattamente il disegno operativo britannico. Fatto si è che l'attacco si manifestò in fasi successive. Il primo tentativo ebbe luogo a metà pomeriggio e fu attuato dal 4/8° ussari della 4a B.cor. leggera, preceduto da genieri appiedati. Era diretto lungo il bordo meridionale della depressione e palesemente destinato al fallimento: data la piena luce del giorno, gli sminatori vennero rapidamente dispersi ed i carri, procedenti su due colonne miranti ad investire l'una l'lP compagnia (un centinaio di uomini con tre pezzi da 47), e l'altra la 12a (centoventi uomini con tre pezzi da 47), presentarono formazioni così raccolte che in meno di un'ora armi controcarri ed artiglierie della Folgore ebbero buon gioco a fermare l'azione ed a provocare la ritirata con l'abbandono di una ventina di carri inutilizzabili. Alle 21, dopo un tiro di preparazione intensissimo, si presentò la 69a B.f., sostenuta da carri. Il VI Green Howard, avvicinatosi al riparo di nebbiogeni, irruppe nel cuore del caposaldo, ma la strenua ed aggressiva resistenza dei centri di fuoco superstiti valse a logorare ed a rallentare la penetrazione sinché finalmente venne arrestata verso le 4 davanti alla trincea del comando di compagnia difesa da otto paracadutisti. La pausa consentÌ l'intervento del piccolo rincalzo di battaglione e la costituzione di una linea più arretrata. Invece il V East Yorkshire, che puntò sulla 12a compagnia, non pervenne nemmeno a scalfire i centri avanzati e verso l'una del mattino, dopo aver perduto 150 uomini, fu costretto ad abbandonare il tentativo. Quella sera il diario storico del XX corpo si chiudeva con una frase che riassumeva le condizioni fisiche e morali della truppe: «Si reagisce come si può all'azione nemica, che si mantiene molto violenta con impiego di larghissimi mezzi». Ma c'era una buona notizia: nel tardo pomeriggio Rommel era arrivato al Comando dell'ACIT.

2. IL RITORNO DI ROMMEL

Alle 11 circa del 25 Rommel atterrò all'aeroporto di Ciampino. Lo attendeva il gen. von Rintelen che, in attesa della prosecuzione del volo, lo mise al corrente degli avvenimenti egiziani. Il fatto saliente era costituito dallo sfondamento - per ora contenuto - nel tratto centrale del settore della Trento e della 164a D.f.. Brutto affare, ma rientrava


IL SECONDO COMBATTIMENTO DI DEIR EL MUNASSIB (25-26 ottobre) Schizzo n. 91

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I LE O PERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

nell'imponderabile della battaglia. Altro interessava Rommel e più ancora della situazione tattica: quanta benzina c'era? La risposta di von Rintelen lo gelò: l' ACIT sembrava disporre appena di tre unità di carburante (cioè per trecento chilometri su strada)! «Ero fortemente amareggiato - scrisse più tardi - perché alla mia partenza esistevano ancora almeno otto unità per l'armata fra Egitto e Libia, ed anche questo era assurdamente poco in confronto con il minimo indispensabile di 30 unità. L'esperienza aveva dimostrato che occorreva un'unità di carburante per ogni giorno di battaglia; senza di ciò l'armata restava paralizzata e non era in grado di reagire alle mosse del nemico»16•

Memore delle drammatiche ore che avevano imposto l'abbandono della battaglia di Alam el Halfa, Rommel ebbe probabilmente la sensazione che la fine si approssimasse: « Temendo che avremmo dovuto combattere questa battaglia con ben poca speranza di successo - ricordò attraversai il Mediterraneo con il mio Storch ed all'imbrunire raggiunsi il mio Comando» 17• Qui conobbe i particolari della morte di Stumme, il cui corpo era stato ritrovato nel pomeriggio. Poco dopo von Thoma e Westphal lo ragguagliarono sulla battaglia. Poi cominciò il conto delle perdite, con specifico riferimento al settore settentrionale, e l'esame della situazione delle scorte. Si tenga presente che durante l'assenza di Rommel il nemico aveva colato a picco tredici fra piroscafi e motonavi, una cisterna e tre rimorchiatori in viaggio per l'Africa. Il XXI corpo, sempre comandato da Glorìa ma per il quale si conosceva imminente il ritorno di Navarini, registrava la Trento, ridotta ad un paio di battaglioni e due gruppi di artiglieria, e la 164 3 D.f., al 70% della forza iniziale. La 15 3 Panzer al momento disponeva di una trentina di carri e la Littorio di un centinaio. Il X corpo aveva un nuovo comandante, il gen. Nebbia, appena arrivato dall'Italia. Le sue perdite erano limitate, Folgore a parte, e sembrava reggere bene all'offensiva. Anche per l'Ariete e la 21 a Panzer le perdite risultavano irrilevanti. La Folgore aveva perso circa cinque compagnie (forza media di ognuna sui 120 uomini), tuttavia il rapporto di un ufficiale del Comando di corpo d'armata diceva: «Morale Folgore: meraviglioso!)). In merito al dispositivo nemico, davanti alla Trento ed alla 164 3 D.f. tedesca erano calcolate ben tre divisioni di fanteria e due corazzate in prima schiera più due di fanteria ed una corazzata di seconda schiera. Secondo l'ufficio informazioni, da nord si succedevano la 9 3 australiana, la 2 3 neozelandese e la sa indiana con la 7a corazzata (due brigate),


LA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

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la 10a corazzata e la 1a brigata carri. Dietro erano pronte ad intervenire la 51 a inglese e la 1a sudafricana con la 1a corazzata. Al centro, di fronte alla Bologna, si trovavano la soa D.f. (due brigate inglesi ed una greca) e la 23a B.cor., A sud, di fronte alla Brescia ed alla Folgore, c'erano la 44a D.f., la 1a B.f. francese, la ga D.cor. e la 4a B. cor.. Una ricostruzione non esatta, ma tale da far tremare le vene ed i polsi per il settore settentrionale. In sostanza era confermata l'assoluta superiorità avversaria in aviazione, artiglieria, mezzi corazzati nonché in carburante e munizioni 18 , e non sembrava improbabile che Montgomery fosse disposto ad imporre una battaglia di logoramento sapendola insostenibile per l'ACIT. Qu1 entrava in ballo l'eterno ed irrisolto problema dei rifornimenti, che adesso, all'inizio di un confronto decisivo, si presentava in toni angoscianti. L'armata disponeva di appena 1,5 giornata di carburante. Poco meno ne esisteva nella zona di Tobruk-Bengasi, cioè non lontanissimo da El Daba, ma neanche a due passi; si trattava pur sempre di 600 e 1.000 chilometri su strada con due r isvolti negativi: i consumi relativi al doppio percorso e la lunga esposizione ali' offesa aerea. Il trasporto di cabotaggio e la ferrovia Tobruk-Sidi Abd el Rahman potevano certamente agevolare, ma i loro limiti erano evidenti. Questa carente disponibilità legava le mani in maniera inaccettabile, perché la mobilità delle unità corazzate in combattimento risultava letteralmente compromessa, al punto di consentire semplici contrattacchi locali con le aliquote di riserve a portata di mano. Come se ciò non bastasse, anche per le munizioni le ristrettezze erano pesanti. Rommel seppe, sgomento, che nella notte sul 24 Stumme aveva «proibito)) di aprire il fuoco sulle basi di partenza britanniche per economizzare colpi e, di conseguenza, «il nemico aveva potuto impadronirsi di parte 19 dei campi minati e soverchiare le difese con perdite relativamente lievi» • Francamente, un divieto così drastico non risulta essere stato impartito. Indubbiamente gli ordini per il tiro a ragion veduta ed i timori di un rifornimento inadeguato e non tempestivo possono aver condizionato in certo modo alcuni comandi di artiglieria, ma è probabile che molto più grave sia stato il peso negativo delle interruzioni nella rete delle trasmissioni e dei bombardamenti britannici sugli schieramenti di artiglieria dell' ACIT.

lL 26 OTTOBRE L'inizio dell'offensiva aveva finora conferito importanza a tre zone: quella di Kidney, l'area di El Wishka e la depressione di Munassib.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

. Ad esse se ne aggiunse un'altra: q. 28 a sud di Bir Sultan Omar, l'obiettivo assegnato alla 9a D.f. australiana come q. 29 e che indicheremo sempre come q. 28 per evitare confusioni. Tale punto trigonometrico diventerà rapidamente una posizione chiave del campo di battaglia, anche se da parte di alcuni studiosi verrà non correttamente identificata nella piccola depressione di Kidney. Il mattino del 26, verso le 5, Rommel tornò alla vettura comando per ascoltare le novità della notte. E di novità ce n'erano parecchie, proprio riguardanti i settori caldi. Per l'8a armata l'attacco a q. 28 costituiva certamente l'azione più importante fra quelle programmate nella circostanza. Morshead aveva già pensato a qualcosa del genere per suo conto, perciò l'ordine di Montgomery non lo colse alla sprovvista e l'organizzazione dell'atto tattico riuscì agevole. Per giunta, nelle prime ore del 25 gli australiani avevano avuto un vero colpo di fortuna: la casuale cattura di due ufficiali superiori tedeschi approssimatisi imprudentemente alle linee avversarie. Si trattava dei comandanti del 125° f. e del II btg. dello stesso reggimento, in possesso di carte topografiche segnate. Il comandante del II/125° f., parlando liberamente, aveva confermato quanto già individuato dall'Intelligence Service: il suo battaglione occupava q. 28, il I sbarrava la strada e la ferrovia ed il III si trovava verso la costa. Per di più era accertato l'andamento dei campi minati della zona. Il compito di conquistare l'obiettivo spettava alla 26a B.f.. Il gen. Whitehead disponeva solo di due battaglioni (2/24° e 2/ 48°), essendo il terzo trattenuto dal Comando divisione, in compenso aveva ricevuto il 40° Tanks con trenta Valentine ed un cospicuo appoggio di fuoco: i tre reggimenti da campagna australiani più altri due da campagna ed uno pesante campale di rinforzo. A parte il tiro di controbatteria di competenza del corpo d'armata, i sei reggimenti in questione dovevano sparare 14.508 colpi da 25 lb. e 1.066 da 5,5 pollici. Naturalmente anche alla Royal Air Force era riservata una parte: i suoi Wellington dovevano sganciare 115 tonnellate di bombe nella zona del combattimento. Riepilogando: poche mine, strapotere di fuoco, buon rapporto di forza di fanteria. L'attacco doveva riuscire. Infatti riuscì, dopo un rapido e sanguinoso corpo a corpo. La 26a brigata ebbe 56 morti e 256 feriti e dispersi, e la divisione complessivamente catturò 173 tedeschi del 125° f. e 67 italiani della Trento (resti del I/62°f.). Anche a Kidney le cose erano andate sostanzialmente bene agli scozzesi, ma in modo non completo ed a ben più caro prezzo. Per la 51 a D.f. si trattava di occupare una buona volta i tre obiettivi di Aber· deen, Stirling e Nairn, materializzanti il suo tratto di Oxalic. Sul primo


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di essi, cioè la parte orientale di Kidney, si ~ra bloccato sin dal primo giorno il I Gordon della 154a B.f. benché sorretto da uno squadrone di Valentine e, nonostante il reiterato tentativo, iniziato alle 23, fu molto se riuscì a rimanere abbarbicato dov'era. Su Stirling si diresse il V Black Watch della 153 a B.f.: si avvicinò con cautela ed ebbe la sorpresa di trovare la posizione presidiata solo da morti. Peraltro, alle prime luci del 26, si accorgerà di avere un reparto tedesco trincerato a non più di una cinquantina di metri. Quanto a Nairn, il VII Argyll and Sutherland della 154a B.f. ebbe il lavoro più difficile e dovette conquistare la posizione con successivi e durissimi assalti alla baionetta e perdite elevate. Invece, come sappiamo, la partita si era conclusa con un chiaro fiasco inglese a Deir el Munassib. Le due brigate della 44a D.f. avevano perso circa 700 uomini. Questo il quadro che Rommel ricavò dalle informazioni della notte. La caduta di q. 28 era stata temuta dal Comando XXI corpo, che sin dalla sera precedente aveva ordinato all'XI/7° bers. di spostarsi dalla sua dislocazione costiera a sud-est di Sidi Abd el Rahman, a Bir Sultan Omar. L'azione per la riconquista delle posizioni perse dal II/125° f. venne affidata a reparti della Littorio e della 1sa Panzer con un forte appoggio di artiglieria. «Purtroppo - commentò Rommel, che volle osservare il combattimento - l'attacco guadagnò terreno solo len· tamente. I britannici opposero una resistenza disperata»20 • E le formazioni della Royal Air Force continuarono a bombardare il campo di battaglia, susseguendosi ad intervalli di un'ora. Stando cosl le cose, Rommel decise di raccogliere maggiori forze a nord, facendo affluire il gruppo Kasta dall'estremo sud del fronte, il 580° gruppo esplorante da Matruh (ove sarebbe stato sostituito dal 3° gruppo esplorante della 21 a Panzer), la 90a leggera dalla zona di El Daba, la 2P Panzer ed un gruppo tattico dell'Ariete dal settore meridionale. Intanto, mentre gli interventi di aliquote della 1sa Panzer e della Littorio mantenevano bloccata la situazione fra q. 28 e Kidney (II/8° Panzer, II e IV/133° carristi e DLVI gruppo semoventi) e ad El Wishka (1/8 Panzer, XII/133° carristi, DLIV gruppo semoventi è XXXV /12° bers.), le fanterie del XXI corpo, il cui comando venne ripreso proprio quel giorno da Navarini, pervenivano a ristabilire una soddisfacente linea di resistenza quasi a ridosso del costone di Miteiriya. Il logorio era però sensibile. A tutto il 26, i caduti ammontavano a 307, i feriti a 919 ed i dispersi a 2.429, in leggera prevalenza italiani. I carri medi efficienti eran 187 M 13 ed M 14 e 121 Pzkw III e IV


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(compresi 65 di tipo Special). Il bollettino serale dell' ACIT fu eloquente: «Presso la truppa si registrano certi segni di esaurimento: ciò non solo è dovuto all'intenso fuoco dell'artiglieria ed alla superiorità aerea nemica, ma anche al fatto che molti combattenti italiani e tedeschi, che si trovavano in Africa settentrionale da più di 18 mesi non resistono più pienamente alle fatiche».

Fra le perdite peggiori di quel giorno purtroppo figurava l'affondamento della nave cisterna Proserpina (2.500 tonn. di benzina) e della nave Tergestea (circa 3.000 tonn. di munizioni e 1.000 di viveri: «La situazione carburanti - riferl ancora il bollettino - è tesa come non mai (...). La situazione munizioni obbliga ad ulteriori economie che rappresentano una gran prova per le truppe, di fronte al forte consumo di munizioni britannico».

E Cavallero annotò nel suo diario: «Adesso il )problema è vedere quello che si fa per rimediare». Se per Rommel la giornata confermò la dolorosa impressione di una lotta senza concrete speranze, per Montgomery fu di profonda riflessione. L'offensiva dell'8° armata sembrava giunta ad un punto morto, nel senso che il tentativo di sfondamento da parte della fanteria era fallito e quello da parte dei corazzati non riusciva a superare la barriera dei cannoni controcarri. Da un calcolo approssimativo le perdite britanniche in personale e carri armati risultavano doppie di quelle italo-tedesche: 6.140 fra morti, feriti e dispersi contro circa 3.700, e 300 carri medi fuori combattimento contro 15021 • Queste cifre in sé non potevano allarmare perché, alla fin fine, le perdite umane non erano eccessive e Rommel, che ora Montgomery sapeva aver ripreso il comando, era rimasto con 400 carri mentre l'8a armata ne aveva 900 efficienti, più un centinaio del 10° corpo in riparazione. Però c'erano di mezzo le possibilità tattiche ed in proposito i principali comandanti non mostravano molta convinzione. Freyberg si domandava se i suoi neozelandesi sarebbero riusciti ad eseguire altri «importanti attacchi)>; Wimberley aveva perduto 2.000 uomini, in massima parte di fanteria; Leese ebbe un commento significativo: (<fummo ad un pelo dal perdere il controllo della battaglia»22• In compenso Montgomery non fu nemmeno sfiorato dal dubbio di non vincere. La rottura non si era verificata, ebbene non rimaneva che trovare il modo migliore per ottenerla.


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Il centro di gravitazione dello sforzo doveva rimanere a nord, visto che l'attacco del 13° corpo - che per quanto pianificato sussidiario conteneva in sé la facoltà di determinare un grande successo - si era dimostrato insufficiente a superare la Folgore, e considerata l'aleatorietà di un suo incremento a danno del 30° corpo. Perciò tanto valeva rinunciare al piano originario, assegnare un compito statico ad Horrocks e recuperare la 7a D.cor. Per il momento Leese doveva ultimare la conquista di Oxalic per consolidarvisi subito, in modo da resistere senza preoccupazioni ad un grosso contrasto dell' ACIT e da appoggiare la prossima ripresa dell'offensiva. Lumsden era responsabile della sicurezza della testa di ponte costruita dal 30° corpo e, in questo quadro, doveva migliorare la propria sistemazione oltre la zona di Kidney, verso Skinflint. Per Horrocks c'era da disimpegnare la 7a D.cor., rimasta con 70 Grant, 27 Crusader e 50 Stuart. Su queste basi Montgomery impartì gli ordini ai comandanti del 30° e del 10° corpo circa quanto poteva esser fatto nella notte sul 27. Ma non bastava. Dopo altre lunghe ore di meditazione, verso sera convocò Leese. Aveva deciso una pausa per raggruppare diversamente le forze: occorrevano nuove riserve per la prosecuzione dell'offensiva a nord, dove i risultati ddl'azione australiana nella notte sul 26 suggerivano la possibilità di una mossa determinante. «Se avessi potuto giun· gere alle spalle del nemico che teneva il saliente costiero - spiegò più tardi - avrei annientato o catturato un grosso nucleo tedesco e forse avrei potuto aprirmi una linea di operazione lungo la costa» 23 • Per prima cosa bisognava recuperare i neozelandesi. Intanto Freyberg e Pienaar avevano un'altra impresa da portare a termine: completare e dare respiro all'occupazione del costone di Miteiriya. Gli attacchi della 4 a brigata neozelandese e della 2 a sudafricana, al solito ben sostenuti dall'artiglieria, affondarono pesantemente nel II e III/61° f. e nel II/382° f. tedesco. Fra le 19 e le 21 la rinnovata intensità del fuoco britannico costrinse i battaglioni della Trento e della 164a D.f. ad arretrare su posizioni di fortuna, con elevate perdite. E il contrattacco esercitato da un gruppo corazzato misto non pervenne a risultati concreti, sia per il sollecito consolidamento nemico sia a causa di un ennesimo bombardamento aereo. Mentre il combattimento era ancora in corso, Leese, tornato al proprio Comando, riun iva i divisionari ed esponeva la situazione. Si poneva la necessità di conservare l'iniziativa e quindi di mantenere la pressione sull'ACIT, altrimenti la battaglia diventava inutile. «Per alcu· ni giorni - disse - gli australiani dovevano attirarsi addosso quante più


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forze nemiche potevano, minacciando di circondare la sacca costiera e di aprirsi l'accesso alla strada costiera dietro i campi minati>/' . Questo avrebbe consentito il ritiro dal fronte delle unità destinate a costituire la nuova massa d'urto e cioè della 1a e 10a D.cor., della 2a D.f. neozelandese e della 9a B.cor.. Una volta recuperate, tali divisioni sarebbero state rinsanguate e riordinate rapidamente. La riuscita del recupero, limitato inizialmente ai neozelandesi, doveva esser agevolata non soltanto dagli australiani, che avrebbero distratto Rommel a nord, ma altresì da inevitabili modifiche nella responsabilità del fronte, con uno slittamento generale verso nord. In altre parole, la 9a australiana si concentrava sul ristretto tratto di q. 28 sempre lasciando la 24a brigata fra Tel1 el Elisa ed il mare; la 51 a scozzese si spostava nel settore della 20 3 brigata australiana; il Comando della 2 3 neozelandese con la 15P B.f. delfa 50 3 D.f. e l'artiglieria neozelandese assumeva la difesa del settore degli Highlanders; la 1 a sudafricana andava al posto dei neozelandesi nella parte settentrionale del costone di Miteiriya e la 4 3 indiana passava alle dipendenze del 30° corpo, occupando il settore sudafricano. Gli spostamenti dovevano concludersi entro l'alba del 28, quindi in due archi notturni. E di conseguenza occorreva che l'attacco australiano avesse inizio quella stessa notte. A pane un'obiezione di Pienaar, caduta in seguito ad un malizioso intervento di Freyberg2 >, il disegno di spostare in trentasei ore qualcosa come 60.000 uomini, con migliaia di veicoli, fu accolto senza batter ciglio.

IL 27 OTTOBRE

Quella notte il gen. Briggs volle spingere la sua 1a D.cor. oltre Oxalic. Per aprirsi il passo al di là di Kidney bisognava occupare due posizioni, l'una a nord-ovest e l'altra a sud-ovest, designate rispettivamente con i nomi convenzionali di Woodstock e Snipe. Pensò di conquistarle con la 7a B.mot. di Bosville; successivamente avrebbe utilizzato le posizioni come basi di partenza per la 2 3 e la 24a B.cor. (schizzo n. 92). Le fotografie aeree indicavano la presenza di reticolati e di pezzi controcarri e bisognava dare per scontata l'ipotesi di reazioni da pane di corazzati. Dopo diverse discussioni sull'esatta ubicazione topografica, essendo i due obiettivi semplici pezzi di deserto, l'operazione prese


L'ATTACCO DELLA P D.COR. INGLESE A WOODSTOCK E SNIPE (26-27 ottobre)

Schizzo n. 92

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LE OPERAZIONl IN AFRICA SETTENTRIONALE

il via prima di mezzanotte, al seguito di una massiccia cortina mobile. Su Woodstock muoveva il II King's Royal Rifle Corps con una batteria del 76° artiglieria controcarri; su Snipe il II battaglione della Rifle Brigade, anch'esso con una batteria da 6 libbre. Il primo obiettivo fu completamente mancato, perché, superata la debole resistenza di elementi avanzati del 1/382° f. tedesco e sistematosi a riccio nell'oscurità, alle prime luci del giorno il battaglione del K.RRC si rese conto di trovarsi a sud di Woodcock e per di più in una posizione infelice. Quindi retrocesse alquanto. La mancata occupazione dell'obiettivo rese molto cauto il gen. Fisher, perciò la sua 2a B.cor., partita attorno alle 6 ed ostacolata da elementi italiani e tedeschi, finl per arrestarsi a mezzogiorno all'altezza di Kidney, fronteggiando il III/115° f. germanico. L'affare di Snipe ebbe ben diversa consistenza e successivi incrementi lo tennero aperto sino alla notte sul 29. Anche in questa circostanza l'attaccante si fermò erroneamente ad un migliaio di metri a sud-est dell'obiettivo, poco dopo la 23. L'opposizione incontrata era stata ancora scarsa ed una ventina di prigionieri tedeschi costituivano il bottino. Di conseguenza vennero chiamate avanti le basi di fuoco con i cannoni da 6 libbre, le mitragliatrici pesami ed i mortai da 3 pollici. Un primo intervento di un gruppo corazzato tedesco verso le 4 andò a vuoto ed anche un secondo, portato dal XII/133° carristi, il DLIV gruppo semoventi ed il 33° gruppo Panzerjager attorno alle 6, non ebbe sorte migliore a causa del forte schieramento controcarri costituito da una ventina di pezzi da 6 libbre. Alle 7 circa si mosse la 24a B.cor. di Kenchington; approssimatasi al II Rifle Brigade, lo confuse con l'avversario e, presa posizione ad un paio di chilometri di distanza, cominciò a sparargli addosso. Chiarito l'equivoco, raggiunse e superò i fucilieri, piegando poi verso sud. Da questo momento e per tutta la giornata fu un susseguirsi di scontri di varia entità. Per von Thoma, che conduceva il combattimento, si trattò di un'irruzione della P D.cor. inglese nella posizione di resistenza (se cosl poteva chiamarsi il rabberciamento ottenuto) mettendo in crisi buona parte del III/115° f.; irruzione arrestata prima dall'artiglieria dell'ACIT e poi da una serie di interventi di unità della 15a Panzer e della Littorio. Tali interventi culminarono in un contrattacco lanciato nel primo pomeriggio dai sempre più logori II/8° Panzer e IV/133° carristi con una batteria semoventi. Tirando le somm~ al DAK risultava che la 7a B.mot. rimaneva attaccata al terreno, apptna ad occidente di Kidney, ma in posizione precaria perché con i due


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battaglioni·isolati; che la z4a B.cor. era stata respinta con parecchi carri fuori combattimento; che la 2a B.cor. si era raccolta all'altezza di Kidney e che la 5P D.f. rimaneva ben sistemata a difesa. Per Briggs, nonostante i 200 carri impegnati, gli avvenimenti non avevano dati i frutti sperati, in quanto dei due punti di appoggio per la progressione oltre Kidney, uno solo era raggiunto, anche se non ropograficamente e tutt'altro che saldamente; inoltre una delle due brigate corazzate aveva gettato la spugna. In compenso il II Rifle Brigade stava comportandosi superbamente e l'usura delle forze corazzate del1'Asse era palese. Ora, a metà mattinata le intercettazioni radio avevano portato a Briggs una notizia allarmante: la 21 a Panzer era affluita da sud durante la notte e stava adesso concentrandosi ad occidente di Kidney. Considerate inevitabile uno scontro, cominciò ad avvicinare la 2a B.cor. ai Rifles. Come era accaduto alla 24\ anche la 2a brigata corazzata prese sotto il suo fuoco il malcapitato battaglione, che dovette penare per chiarire nuovamente l'errore. Appena in tempo per affrontare il più grosso contrattacco della giornata. Sempre in mattinata, l'XI/7° bers. aveva attaccato q. 28 conquistandone i margini occidentali ma al prezzo di 50 morti e 150 feriti su 450 uomini. La situazione generale del settore era relativamente migliorata, mentre i movimenti ordinati da Rommel il giorno precedente si concludevano: la 90a leggera era giunta con la massa dei reparti a sud di Sidi Abd el Rahman; la 21 a Panzer, meno un battaglione del 104° Panzergrenadiere ed una compagnia di Panzerjager rimasti a disposizione del XX corpo, era arrivata ad ovest di El Wishka; un gruppo tattico dell'Ariete, costituito dal IX/132° carristi e dal VI gruppo semoventi, si trovava ad occidente di Kidney. Tutto ciò poneva Rommel nelle condizioni di tentare un'azione risolutrice contro i principali salienti nemici di q. 28 e di Kidney per «ristabilire ovunque la linea di resistenza». Il primo obiettivo venne assegnato alla 90a leggera con il concorso di un gruppo tattico della Littorio; il secondo a tutte le forze efficienti del DAK e del XX corpo in loco. Alle 15 una ventina di Stuka, scortati da caccia, si diressero verso le posizioni britanniche, ma, affrontate da sedici Kittyhawk americani e ventiquattro Hurricane inglesi, le formazioni dell'Asse furono rapidamente costrette a rientrare. L'inizio non era promettente. Von Sponeck condusse l'azione nel settore di q. 28 con il 155° f., il XXIII/12° bersaglieri ed il LI/133° carristi. Sembrò affiorare sulle prime qualche segno di successo, ma ben presto l'intervento di novanta bombardieri


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della Royal Air Force ed un tremendo fuoco di sbarramento e di interdizione schiantarono ogni velleità. Per ripulire la zona attorno a Kidney, von Randow impiegò il l/5° Panzerregiment ed il I/104° Panzergrenadiere della 21 a corazzata ed un gruppo tattico della Littorio (i resti del XII/133° carristi ed il DLIV gruppo semoventi); seguiva il gruppo dell'Ariete. Anche qui lo scacco fu completo. Un ancor più tremendo fuoco d'arresto inchiodò l'avanzata e scompaginò le formazioni. Il duello a distanza fra i carri fu vinto dagli Sherman e dai Grant. «In linea di massima esistono poche probabilità di riuscita per un attacco di carri armati su un terreno in cui il nemico si è organizzato a difesa; ma noi non potevamo fare niente altro» ammise con amarezza Rommel26• Ormai, nell'intento di dar vita in qualche modo ad una linea difensiva, bisognava impiegare anche i preziosi reparti corazzati. Di più Rommel non poté dire a von Thoma, quando questi alle 20 gli riferì i risultati. Per completare il quadro nell'ambito del XXI corpo, occorre accennare ai combattimenti rinnovati dai nrozelandesi e dai sudafricani, durante il pomeriggio, al margine sud-ovest della sacca K. Benché si trattasse di atti tattici locali, il II/382° f. fu ridotto a mal partito ed il II e III/61 ° f., fusi in un solo reparto per le perdite subìte, risultarono pressoché annientati. Resisteva disperatamente poco più di una compagnia del 61 ° f., collegata alla sua destra con il II/ 433° f. tedesco ma priva di appoggio a sinistra. Nell'attesa di chiudere la soluzione di continuità, il II/382° f. fu incaricato di spingere pattuglie verso la predetta compagnia. Quella sera il diario storico di Delease registrò che «gli attacchi nemici di oggi nel settore nord hanno prodotto una lieve inflessione nelle nostre linee nella zona a qualche chilometro a nord di El Wishka». Il diario del XX corpo parlò di «lotta con alterne vicende» e dichiarò che il materiale distrutto della Littorio ammontava a 16 carri, 4 semoventi e 5 pezzi da 88, concludendo che le condizioni fisiche e morali delle truppe «permangono assai scosse dalla violenta azione nemica». Inutile negare che la gravità della situazione operativa aumentava. La posizione di resistenza stava sgretolandosi, le fanterie tenevano in modo talvolta veramente incredibile, i corazzati non riuscivano a ridurre i bubboni. La difesa nella zona di Kidney e ad occidente del costone di Miteiriya appariva in condizioni di equilibrio instabile; a q. 28 gli australiani avevano conquistato un vantaggio locale foriero di preoccupazioni per i reparti schierati nel settore costiero. Ogni tentativo di contrattacco sembrava destinato a rimanere tale a causa della strapotenza dell'aviazione e dell'artiglieria del nemico. I livelli delle


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scorte di munizioni e di carburante scendevano sempre di più. In ambita ACIT esisteva solo 1,7 un/oc e fra Tobruk e Bengasi un'altra. Sulla 1,3 un/oc di Tripoli c'era poco da contare. La disponibilità di carburante si aggirava su una giornata e mezzo e calcolando un arrivo di 60 tonn. giornaliere si poteva tirare avanti fino al 31, cioè appena quattro giorni ancora! L'afflusso a nord della 21 a Panzer aveva comportato consumi relativamente pesanti ed era difficile che, all'occorrenza, fosse possibile rimandarla verso la depressione di Qattara. Quella sera Rommel mandò un SOS a Roma ed al Quartier Generale del Flihrer, ma senza molte speranze. Era chiaro che Montgomery avrebl;>e continuato a distruggere l'ACIT pezzo per pezzo, approfittando anche della sua immobilità e sfruttando l'ampio margine di superiorità in forze, materiali e risorse. A Roma era giunto Goering e proprio quel giorno, a palazzo Venezia, ebbe luogo un colloquio di chiarimento. Kesselring assunse un tono critico, esprimendo «qualche dubbio sull'atteggiamento del ma· resciallo Rommel, che egli giudica indeciso». Francamente, simile giudizio appare tendenzioso più che ingiusto, visto che non risulta che Kesselring abbia precisato quali cause, a suo avviso, avrebbero provocato l'indecisione di Rommel. Goering smussò gli angoli ed asserì che «non vi sono ragioni per pensare che l'armata corazzata non tenga, a condizione che arrivino tempestivamente i rifornimenti». Tutti concordarono e ognuno per sua parte - Cavallero, Goering, Kesselring e perfino Mussolini - promise qualcosa27 • Nessuno venne sfiorato dal pensiero che forse i rifornimenti di carburante e di munizioni, anche affluendo in grande quantità all' ACIT, non sarebbero stati sufficienti a donargli la vittoria, vista la fortissima carenza di aerei, carri armati, cannoni, automezzi ed uomini. E probabilmente non sarebbero nemmeno bastati per una tempestiva ritirata intesa a conservare l'efficienza dell'ACIT. Comunque, chi fra quei personaggi avrebbe osato parlare di ritirata? Al Quartier Generale di Hitler, ove l'attenzione continuava ad essere polarizzata su Stalingrado, la richiesta di mandar subito in Egitto per via aerea il 47° f., dislocato a Creta, non fu accolta: a causa della scarsa disponibilità di aerei da trasporto, l' ACIT poteva ottenere o rifornimenti o soldati, non entrambi. In ogni caso, per il 47° f. nulla da fare perché non ancora riordinato.


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IL28 OTTOBRE

Alle 7 del mattino Montgomery tenne un rapporto a Leese e Lumsden. Le notizie della notte non erano brillanti. Per molte ore le contrastanti comunicazioni provenienti dall'infuocata zona di Kidney si erano alternate a silenzi radio. Solamente all'alba fu possibile ricostruire gli avvenimenti. La 1 a D.cor. doveva essere sostituita dalla 10a il 28 ottobre. Come atto preliminare Gatehouse aveva perciò disposto che la sua 133 a B.f. (gen. Lee) subentrasse quella notte alla 7a B.mot., completando o meglio conquistando Woodcock e rimpiazzando il II Rifle Brigade. Evidentemente l'organizzazione peccò di frettolosità, cosicché molte cose andarono storte. Premesso che gli scontri susseguitisi nell'area di Kidney e le difficoltà di orientamento avevano creato una situazione notevolmente confusa (anche i diari storici italo-tedeschi riflettono incertezze di ogni genere), il gen. Lee, arrivato in un ambiente assolutamente ignoto, non ottenne indicazioni attendibili né dalla 1a D.cor, né dalla 10a e nemmeno dalla sia Highlanders. A peggiorare le circostanze ed a persuadere Lee che i suoi capi erano tenuti sotto pressione da Montgomery, provvidero Lumsden e Gatehouse: la brigata non doveva attendersi aiuti; bastava «andare avanti». Appena giorno sarebbero sopraggiunte 1'8a e la 24a B.cor.28 Lee fece partire i tre battaglioni del Royal Sussex verso le 21,30 prima del sorgere della luna. Il V, diretto su Snipe, sbagliò completamente direzione e si fermò, trincerandovisi, in un posto che nulla aveva a che vedere con l'obiettivo. Il IV, mosso in ritardo per contrattempi vari, incappò ben presto in una scaramuccia con il... I Gordon, che si trovava ad Aberdeen, proprio sulla direzione di marcia. Scoperto l'errore, il battaglione riprese il cammino, ebbe una compagnia semi distrutta in un incontro più o meno casuale con un reparto corazzato nemico e finalmente, alle 4,30, toccò il margine orientale di Woodcock, respingendo parte del I/104° f. tedesco. Senonché, proprio all'alba, l'improvviso e deciso contrattacco di unità della 1sa Panzer e della Littorio in zona sopraffece il IV Sussex che perse circa 400 uomini, fra morti, feriti e dispersi. Mentre ciò accadeva ed anche gli Yorkshire Dragoons, il battaglione motorizzato della 2a B.cor., non reggevano oltre alla spinta di un gruppo tattico della 21 a Panzer, due reggimenti carri della stessa 2a B.cor. ricevettero ordine di ripiegare lentamente, con conseguenti amari commenti da parte delle fanterie. Più a sud, il Il Sussex era letteralmente inchiodato sul Kidney dal fuoco italo-tedesco. Il Il Rifle Brigade,


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inizialmente dato per perduto, riuscì a disimpegnarsi per proprio conto. Montgomery, dunque, considerò i pesanti combattimenti di quei giorni e «cominciai a rendermi conto dalle perdite subì.te che dovevo essere prudente». Pur comprendendo che lo sfondamento doveva esser ricercato sul fronte del 30° corpo, «in quel momento non sapevo esattamente dove» 29 • Ad ogni modo qualcosa era chiaro: inutile continuare nel settore di Kidney. Perciò la 10a D.cor. poteva temporaneamente conservare le posizioni occupate in quel tratto per essere sostituita, appena possibile, da unità del 30° corpo, mentre la 1a D.cor. si riordinava sollecitamente. L'atto tattico stabilito per la 9a australiana sembrava prestarsi a sviluppi favorevoli. Montgomery ne parlò con Freyberg nella tarda mattinata: se Morshead avesse proseguito in direzione nord-est avrebbe racchiuso in una sacca il grosso del 125° f. tedesco ed il X/7° bers. La notte successiva, poi, Freyberg avrebbe sfruttato il successo australiano procedendo lungo la costa. Vedremo come il disegno venisse rimaneggiato in relazione agli eventi. Nelle prime ore del mattino Rommel aveva scritto alla moglie: «(...) La battaglia sta infuriando. Forse riusciremo ancora a tener duro, nonostante quanto abbiamo contro, ma può andarci male e le conseguenze sarebbero gravissime per l'intera condotta della guerra. Il Nordafrica cadrebbe in mano agli inglesi in pochi giorni, pressoché senza combattere. Faremo tutto il possibile per impedirlo. Ma la superiorità del nemico è terrificante e le nostre risorse scarsissime (...)»30•

È una lettera scoraggiata, anche se non avvilita. Quasi tutte le forze corazzate erano ridotte al ruolo di riserve locali o addirittura tamponavano la linea. Infiltrazioni potevano aver luogo ovunque, specie di notte, e nulla si poteva fare se non precipitarsi ovunque con quanto si trovava sotto mano. I carri medi efficienti ammontavano a 81 tedeschi e 196 italiani (67 con la Littorio e la Trieste e 129 con l'Ariete). Il carburante era centellinato. Quanto alle munizioni, il livello delle scorte aveva indotto a vietare il ricorso a tiri prolungati: bisognava sparare su obiettivi osservati e con raffiche o concentramenti brevi e violenti. Da quanto si conosceva dell'8a armata, si ritenevano già impiegati 58 battaglioni di fanteria, 5 di autoblindo o carri leggeri e 15 di carri medi, e non ancora gettati nella mischia 30 battaglioni di fanteria, 2 di autoblindo o carri leggeri e 7 di carri medi. Calcolando in 45 carri la consistenza di un battaglione corazzato britannico e valutando a circa


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290 le perdite inflitte al nemico, la disponibilità residua doveva aggirarsi sui 700 carri. Decisamente troppi per l' ACIT. E la ricognizione aerea aveva segnalato un numero di automezzi finora mai rilevato: 7.750 nel settore i:iord, 5.000 in quello centrale e 3.500 a sud. Sempre più evidente appariva l'impostazione di una battaglia di logoramento da pane inglese; un logoramento da ottenere con attacchi ininterrotti e con poderoso impiego di aviazione e di artiglieria. Ricavata la certezza del conseguimento di una forte usura italo-tedesca, Montgomery avrebbe lanciato l'attacco risolutivo. Ormai si approssimava il momento delle grandi decisioni. Nel primo pomeriggio Mancinelli comunicò a Delease: «(...) Rommel molto sereno giudica situazione estremamente critica per logorio progressivo truppe di fronte superiorità mezzi avversari et estenuante assenza rifornimenti apprezzabili munizioni et carburante nell'impiego truppe mobili secondo loro caratteristiche. Pressione avversaria sarà contenuta con ogni mezzo fino estrema possibilità. Senza alimentazione tuttavia resistenza potrebbe esaurirsi ed in tal caso non è neppure concepibile pensare ripiegamento. Secondo sua nota concezione, Africa si tiene aut si perde su posizioni Alamein. Esito battaglia dipende quindi primissima linea da affluenza rifornimenti»n.

Naturalmente, a quel punto occorreva che il Comando Supremo esprimesse il proprio pensiero e Rommel chiese senza perifrasi la presenza di Cavallero: «In considerazione seria situazione sarei grato se Vo stra Eccellenza venisse al più presto mio Comando per colloquio>/2 • Nella tarda serata Barbasetti dovette leggere la risposta di Cavallero con non poca perplessità: «Est mio vivo desiderio venire da Voi al più presto. Est però necessaria mia spinta personale qui per provvedimenti che confido riusciranno superare corso rifornimenti. Vi mando intanto subito Generale Barbasetti perché possa immediatamente riferire»;;_

Non si riesce a trovare una convincente validità alle ragioni addotte da Cavallero per non precipitarsi al fronte. Ne mise al corrente von Rintelen, sostenendo essere la sua presenza indispensabile al Comando Supremo per influire positivamente sui trasporti: «Occorre insistere molto - spiegò - per ottenere dalla Marina quello che si chiede>>! Eppure, conoscendo Rommel, doveva ben comprendere che l'appello era provocato da una situazione reputata drammatica e dalla necessità di adottare decisioni di capitale importanza. Ma, dopo aver affermato con una vena retorica che «la situazione si salva qui» Cavallero chiarl il suo vero pensiero: «Se noi fossimo in Libia non potremmo fare altro che rallegrarci


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con il Maresciallo Rommel se le cose andranno bene. E se andassero male egli non avrebbe certo bisogno dei nostri consigli»34 • Intanto l'intenzione di Montgomery di giocare la partita soltanto a nord e la conseguente risoluzione di Rommel di portare nel settore settentrionale la 21 a Panzer ed altre unità lasciavano il fronte meridionale in una condizione di difensiva statica da ambo le parti, salvo combattimenti locali e sporadici. Però provocarono diverse modifiche nel1' organizzazione di comando. Il gen. von Thoma assunse la responsabilità dell'intero fronte nord, avendo alle dipendenze il DAK (15a e 21 a Panzer), il XXI corpo (Trento, Bologna e 164a D.f.), la Littorio e la Trieste, quest'ultima concentratasi nella notte nei pressi di Sidi Abd el Rahman. La 90 3 leggera passava in riserva d'armata, con il Kasta ed il 580° gruppo esplorante. Il gen. De Stefanis, per contro, ricevette il comando di tutto il fronte sud, vale a dire: il X corpo (Brescia, Folgore e Pavia), il XX corpo (Ariete e gruppo Nizza) e la B.par. Ramcke. Perciò il gruppo tattico dell'Ariete trasferito a nord il 26 venne restituito alla propria divisione. Il gruppo squadroni Nizza, costituito con il gruppo Nizza (dell'Ariete) proveniente da Matruh e con l'VIII btg. bersaglieri su autoblindo (della Trieste) proveniente da Siwa, venne inviato nella zona di Naqb el Khadim, sul bordo della depressione di Qattara.

IL 29 OTTOBRE

Il bollettino diramato da Delease la sera del 29 fornì la notizia che nel settore settentrionale, alle 23 della sera precedente, al termine di un'ora e mezzo di intensa preparazione di artiglieria, il nemico aveva sferrato un vigoroso attacco di fanteria e carri a nord di q. 28, con il solito formidabile appoggio di fuoco. Il tentativo era stato contenuto, pur prolungandosi i combattimenti per tutta la giornata. I prigionieri catturati appartenevano alla 9 3 D.f. australiana, i carri alla ia D.cor. In realtà si trattava di qualcosa di assai più complesso, almeno per il 30° corpo britannico. Lo svolgimento di Lightfoot aveva reso ancor più marcato il saliente italo-tedesco di Tell el Eisa, per chiamarlo col nome della località più nota, anche se impropriamente (schizzo n. 93). Dalla zona di q. 28 sino alla costa, verso nord-est, era tenuto da XI/7° bers., II/125°f., I/125°f., III/125° f. e X/7° bers. A tergo, a metà strada fra Sidi Abd el Rahman e la linea si trovava il 361 ° Panzergrenadiere, a cavallo della ferrovia e della strada costiera. Ad occidente di q. 28


L'ATTACCO DELLA 9a D.F. AUSTRALIANA (28-31 ottobre)

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I Schizzo n. 93


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stava il 155° Panzergrenadiere. L'elemento topografico più caratteristico era il Posto Thompson, un dosso roccioso di spiccato dominio di vista e di tiro sul deserto circostante. Vi era sistemato un plotone rinforzato del I/125°f. Il dispositivo australiano era costituita dalla 20° B.f. con il 40° Royal Tanks in prima schiera e dalla 26° B.f. con il 46° Royal Tanks in seconda schiera. Ben 224 pezzi da campagnia e 48 di medio calibro accompagnavano l'azione. Partendo dall'altezza di q. 28, il grosso della 20 3 B.f. doveva puntare direttamente a nord, proteggendosi il fianco sinistro con il 40° Royal Tanks, ed arrestarsi dopo un paio di chilometri, mentre un battaglione si impadroniva di una posizione a sud-ovest del Posto Thompson. Il possesso di questi due punti avrebbe scardinato la linea dell'XI/7° bers. e del II/125°f. e consentita l'irruzione, sempre in direzione nord, della 26 3 B.f. La prima parte andò bene per gli australiani, nonostante le forti perdite, ma l'entrata in azione della 26 3 B.f. naufragò nel caos. La brigata si trafilò in mezzo ai battaglioni della 20a con il 2/23° btg., parte del quale era montata su Bren-carriers e parte salita sui Valentine del 46° Royal Tanks, ma l'accorgimento, inteso a far giungere sull'obiettivo la fanteria contemporaneamente ai carri, si rivelò controproducente. La visibilità ridottissima a causa del polverone sollevato, un campo minato non conosciuto data l'assenza di ricognizioni, il tiro incrociato dei difensori fecero sì che dopo appena cinquecento metri i Bren-carriers ed i Valentine cominciassero a saltare in aria, i fanti fossero costretti a balzar.e a terra sotto una tempesta di fuoco e rapidamente si verificasse lo scollamento. Fatti due o trecento metri, tutto si fermò e Morshead decise di rinunciare ad un disegno evidentemente troppo ambizioso. Al 46° Royal Tanks rimanevano soltanto otto carri e gli australiani contarono 27 morti e 290 feriti. Però le due compagnie dell' XI/7° bers. ed il IIl125°f. erano praticamente annientati. Una puntata da parte di aliquota della 90a leggera non modificò sostanzialmente il limitato successo della 9a australiana. Rommel seguì quelle sei ore di lotta accanita. Cercò di riposare brevemente, ma alle 3,30 era di nuovo in piedi, immerso in angosciosi pens1en: «Sembrava dubbio - scrisse - poter resistere in posto molto a lungo ad attacchi violenti come queJlo che i britannici stavano sferrando e che per giunta erano in grado di intensificare. Era evidente per me che non dovevo aspettare lo sfruttamento decisivo, ma che avrei dovuto spostarmi tempestivamente ad occidente. Tale decisione, comunque, non poteva non provocare la perdita di gran parte della fanteria n.on motorizzata, sia perché le stesse unità di fanteria erano troppo strettamente coinvolte nel combattimento.


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Dovevamo perciò tentare ancora una volta, con la tenacia e l'irriducibilità della nostra difesa, di indurre il nemico ad interrompere l'offensiva. Era una vaga speranza, ma la sola situazione del carburante poneva fuori questione un arretramento inevitabilmente inquadraco in una manovra in ritirata. Se tuttavia la ritirata divenisse obbligata, principale cura dell'armata sarebbe scaca di porcare verso occidente quanti più possibile carri ed armi. In nessun caso si poteva permettere che essa aspettasse la completa distruzione nell'area di Alamein. Così quel mattino decisi che se la pressione britannica fosse diventata insostenibile, io sarei arretrato alla posizione di Fuka, prima che la battaglia avesse raggiunto l'acme»l\

Barbasetti, accompagnato dal gen. Bernasconi, atterrò all'aeroporto di Fuka alle 10,40 e prosegul subito in macchina per il Comando dell' ACIT. Al colloquio con Rommel rimasero presenti solo Mancinelli e Westphal. Dopo un paio d'ore Barbasetti ripartÌ per Fuka. Riservandosi di trasmettere la relazione l'indomani per via aerea, quella sera stessa si premurò di telegrafare una più che significativa sintesi a Cavallero: «In sunto nostro amico desidera sappiate quanto segue: se azione nemica dovesse perdurare con intensità attuale per altri due o tre giorni, ACIT non, dico non, sarebbe in grado di resistere oltre. Da cale crisi ci si potrebbe salvare solo con forte urgentissima affluenza aerea munizioni, che oggi vengono consumate in misura superiore agli arrivi, et di carburante, perché oggi si est CO· stretti tener fermi aut limitare manovra carri, et uomini, di cui almeno 5000 aut 6000 tedeschi, per sostituire perdite at truppe che battonsi bene ma sono soggette a forte logorio».;&

Il colloquio era stato sereno ma fermo. Rommel ben valutava la gravità degli argomenti in discussione, al punto di pregare che quanto da lui esposto venisse portato a conoscenza semplicemente di Mussolini e di Cavallero e rimanere segreto. Barbasetti confermò e gli prospettò il programma dei previsti arrivi dall'Italia, programma recato proprio il giorno precedente dal magg. Pistoni del Comando Supremo. Al che Rommel obiettò l'impossibilità di fare affidamento sui rifornimenti finché non fossero veramente arrivati in Africa. Ad acuire maggiormente le preoccupazioni era giunta la notizia che la cisterna Luisiana, inviata in Libia in sostituzione del Proserpina, colato a picco il 26 ottobre, era stata anch'essa affondata. Lo stato di irritazione di Rommel affiorò durante il colloquio, anche se Barbasetti ebbe il tatto di non sottolinerarlo nella relazione che inviò al Comando Supremo. Al gen. Bernasconi, che comunicò l'arrivo di 30 aerei da caccia, Rommel rivolse qualche parola di ringraziamento, aggiungendo: «È necessario che fra una bomba e l'altra del nemico, il combattente in linea possa ogni tanto vedere un nostro aereo}> 37• Comunque, attraverso von Rintelen, le accu-

se arrivarono a Roma:


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«(...) Incrociatori potentemente armati - rimarcava Rommel - e altre navi il cui carico sarebbe dovuto arrivare subito al fronte, venivano tuttora mandati a Bengasi per sottrarli al raggio d'azione degli aerosiluranti britannici (...). All'improvviso si voleva ora impiegare un grande numero di sottomarini, navi da guerra, aerei civili da trasporto e naviglio ausiliario. Se ciò fosse avvenuto dopo la conquista di Tobruk, non ci saremmo trovati ancora davanti ad El Alamein alla fine di ottobre» ;s.

Cavallero annotò: <<informo Fougier che da segnalazioni avute il "Proserpina" sembra non avesse protezione di caccia. Rommel mi ha comunicato la cosa con legittima indignazione» 39, e si mise in contatto con Kesselring. Doveva, fra l'altro, dirgli che Mussolini contava moltissimo su di lui· per vincere la battaglia: lo avrebbe considerato uno degli artefici della vittoria. In sostanza, Rommel aveva sostenuto con Barbasetti che: «Non è possibile rompere il combattimento per sottrarsi all'avversario: indipendentemente dalla scarsezza di truppe che potrebbero ritirarsi (in relazione alla scarsezza dei mezzi di trasporto) manca la benzina per la manovra. Non c'è che la soluzione di dar battaglia fino all'estremo sul fronte di El Alamein»'0.

Senonché egli nutriva una vaga riserva mentale oppure ebbe un subitaneo ripensamento. Non si vuole assolutamente insinuare che abbia tenuto un comportamento reticente, di proposito o non. Si ritiene del tutto normale che un capo agiti nella propria mente ogni possibile ipotesi di via d'uscita in un problema che sembri indicare solo una soluzione obbligata e sgradita. Rommel sapeva benissimo, come chiunque non digiuno di cose militari, che in quelle condizioni restare in posto non poteva considerarsi una scelta, bensì la rassegnazione ad una fine più o meno gloriosa. Il guaio era che non avrebbe significato semplicemente la fine dell' ACIT, bensì anche del!' Africa settentrionale, con quel che ne sarebbe seguito. Perciò non ci sentiamo di accusarlo di ambiguità per il fatto che, dopo una rapida colazione, si sia messo a verificare con Westphal l'esistenza di una linea arretrata da utilizzare ai fini difensivi, sia pure a tempo limitato. Trovandosi nel deserto, la predetta «linea» doveva di necessità tradursi in un tratto sufficientemente ristretto fra il mare e la depressione di Qattara. Ad ovest del meridiano di El Daba, da scartare perché troppo a ridosso dell'area della battagiia, c'era quello di Fuka (una stretta di circa 75 chilometri), che presentava il vantaggio non indifferente di trovarsi la base di Matruh alle spalle. Poteva funzionare. Dopotutto, restando a El Alamein si era costretti ad una condotta


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costosa e priva di r isultati probanti: una serie di contrattacchi settoriali, logoranti e d'importanza locale per l'ACIT. Se invece si fosse colta o provocata una pausa nell'offensiva britannica, forse il salvataggio di una buona parte dell'armata sarebbe stato attuabile. La discussione con Westphal venne interrotta dall'arrivo di un dispaccio da Roma. Il Comando Supremo, citando una fonte fiduciaria, chiedeva notizie circa il movimento a largo raggio di due divisioni corazzate inglesi provenienti dal margine settentr ionale della depressione di Qattara e segnalate ad un centinaio di chilometri a sud di Matruh·11 . Diciamo subito che non si trattava affatto di una novità, perché tre giorni prima il Comando Supremo aveva trasmesso la stessa infor42 mazione, indicando perfino il presunto numero di mezzi corazzati , e l'ufficio informazioni dell' ACIT l'aveva giudicata come non attendibile, stante la natura del terreno della depressione, anche ai suoi margini. Rommel tuttavia ci credette e, allarmatissimo, prese misure precauzionali per la difesa di Matruh. «Non ci vien e risparmiato proprio nulla,} commentÒ43 • Si calmò soltanto il giorno successivo, dopo molteplici ricognizioni aeree e terrestri. In serata decise di recuperare la 21 a Panzer, impegnata nella zona di Kidney, sostituendola con la Trieste. Vediamo che cosa accadeva dall'altra parte della collina. Ultra aveva già messo il Comando dell'8 a armata al corrente degli affondamenti del Proserpina, del Tergestea e del Luisiana. Durante la notte continuò a decifrare i messaggi di Enigma, informando che il giorno precedente, alle 13, Rommel si era rivolto a Kesselring per chiedere rinforzi data la «situazione estremamente critica» e che l'OBS, «considerata la situaziione gravemente tesa del carburante dell'armata corazzata», aveva disposto il trasporto via aerea di b enzina <(giorno e notte sino all'ultimo equipaggio ed all'ultimo aereo». Il mattino di quel 29 ottobre, rese nota la decisione di Rommel di mandare tutti gli automezzi disponibili a prendere carburante a Bengasi, nonché la diramazione di un ordine del giorno incitante ad uno sforzo supremo per una battaglia da combat• o per la morte»44 . tere ,,per la v ita Tutto ciò venne soppesato attentamente nel quadro degli sviluppi di Lightfòot in una riunione al Comando dell'8a armata. Erano arrivati anche Alexander e Casey, il ministro di Stato, spinti dalle critiche appena velate che cominciavano a circolare a Lond ra. Montgomery fece un'esposizione molto fiduciosa - e ne aveva ben donde - e respinse ogn i dubbio, ricordando di aver preventivato dieci giorni di accan iti combattimenti. Esistevano, invero, parecchie perplessità in quanto il


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fallimento dell'azione australiana non lasciava scorgere una buona mossa per uscire da quella minaccia di stallo. Far continuare Morshead sembrava dar di capo contro una resistenza ancora più dura. Il gen. McCreery, che aveva accompagnato Alexander, intervenne nella discussione e prospettò vivamente la necessità di mutare direttrice di attacco, portandola più a sud. Tale punto di vista raccoglieva l'approvazione anche di de Guingand, oltre che del comandante in capo del Medio Oriente, ma Montgomery non volle sentire ragioni, essendo contrarissimo ad un'operazione con entrambi i fianchi scoperti, mentre verso la costa avrebbe potuto contare sul valido concorso delle navi inglesi. Si piegò ad un'unica concessione: di posporre la prosecuzione dell'operazione di ventiquattr'ore, cioè alla notte sul 31, considerando le condizioni di stanchezza delle truppe. Peraltro, partiti i visitatori, giunse la notizia, fornita dalle intercettazioni e dagli interrogatori dei prigionieri, che i tre reggimenti della 90a leggera erano stati in qualche modo coinvolti nei combattimenti con la 9a australiana e che la Trieste si era spostata a sud di Sidi Abd el Rahman, per sostituire la 21 a Panzer. Le informazioni significavano che Rommel si attendeva nuovi sforzi nel settore costiero e che ormai non possedeva più riserve fresche: tutte le sue unità si trovavano adesso in linea. Ciò, evidentemente, modificava la situazione. Gli australiani avrebbero ripreso l'azione a nord, ma non più per renderne possibile lo sviluppo verso Sidi Abd el Rahman ed oltre. Ora bisognava far credere a Rommel la persistente intenzione britannica di aprirsi la strada sulla direttrice costiera. Quando tutte le unità italo-tedesche in zona fossero risultate impegnate, la massa di manovra avrebbe fatto irruzione dal settore della 51 a Highlanders. In sostanza, la nuova concezione operativa si basava su una gravitazione dello sforzo spostata a sud di q. 28 in modo, fra l'altro, da incidere principalmente sugli italiani (la Trieste, si presume). Morshead avrebbe ripreso l'attacco nella notte sul 31 a titolo di forte diversivo; la notte successiva Leese avrebbe fatto entrare in azione Freyberg, non più attraverso gli australiani come divisato in un primo tempo, bensì in direzione ovest, su un fronte di circa quattro chilometri fra q. 28 e Kidney, sino a raggiungere la pista di Sidi Abd el Rahman. Al riparo del robusto schermo ivi realizzato dai neozelandesi, Lumsden si sarebbe schierato per dare battaglia nella zona di Tell el Aqqaqir. Battute le unità corazzate dell'ACIT, si sarebbe spinto verso la stazione di Tel1 el Ghazal, a tredici chilometri ovest di Sibi Abd el Rahman, in modo


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da intrappolare tutte le unità situate nel settore costiero. «lo presi quest,1 5 decisione alle 11 del 29 ottom-e» tenne a precisare Montgomery4 • A Londra, di buon mattino, il gen. Brooke fu investito da u n Churchill irritatissimo, che voleva sapere cosa stesse combinando il «suo» Monty: negli ultimi giorni aveva ottenuta poco o niente ed ora sembrava che ritirasse truppe dalla linea. Perché aveva assicurato cht tutto sarebbe finito in una settimana, se non intendeva impegnarsi a fondo? Possibile che in Gran Bretagna non ci fosse un solo generale che sapesse vincere almeno una battaglia? Brooke, ·dominandosi a stento, replicò non esistere motivo di giungere a certe conclusioni, ma Churchill, lanciatissimo, volle una riunione dei capi di S.M. e degli altri membri del Gabinetto di Guerra alle 12,30. In questa sede, Brooke difese nuovamente Montgomery ed ebbe la ventura di trovare un alleata potentissimo in Smuts, davanti al cui giudizio Churchill finalmente si acquietò. Ma «personalmente - ammise Brooke - avevo i miei dubbi e le mie preoccupazioni sulla piega cl•e gli eventi potevano prendere; dovevo però soffocarli entro di me (. ..). }u una fòrtuna che una Lettera di Monty, in cui mi l'Onfidava il suo staro d'animo in quella fase della battaglia, non mi sia arrivata proprio quel • ·16 giorno» . Nel pomeriggio Churchill inviò ad Alexander un messaggio di ... complimenti e di implicito incitamento. Soprattutto, il dispaccio presentava ottime prospettive per Torch e, quindi, per la campagna: «l. Il Cornicaco di D ifesa del Gabinetto di Guerra si congratula per il modo brillante e r isoluto con cui voi ed il generale Montgomery avere scarenaro la battaglia decisiva attualmente in corso. Il Comitato di Difesa ritie ne che la situazione generale giustifichi tutti i rischi e rutti i sacrifici connessi al proseguimento senza sosta della battaglia; vi assicuriamo che, qualunque sia il prezzo, tutte le decisioni che voi prende/ere allo scopo di annientare l'esercito di Rommel e per combattere questa battaglia sino all'ultimo sangue verranno da noi pienamente approvare. 2. (...) 3. (...) 4. Quanto segue è destinato solamente a. voi e a Montgomery. Clark ha visitato l'Africa settentrionale ed ha parlaro con generali francesi a noi favorevoli. Abbiamo ragione di credere che non soltanto incontreremo debole resi· scenza, ma ne trarre mo notevoli aiuti ( ...). Per quel che ne sappiamo il nemico non ha ancora la più pallida idea di ciò che lo attende, e neppure il minimo sospetto dell'imponenza o dell'imminenza dell'attacco.(...) Se la vostra baccaglia continuerà senza soste, essa contribuirà in maniera decisiva alla nostra vittoria»47.


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IL 30 OTTOBRE

Visto che l'avversario sembrava ancora intento a rimaneggiare il dispositivo, e leggermente sollevato per l'arrivo di una nave con 600 tonn. di carburante, Rommel volle andare ad esaminare di persona la posizione di Fuka. Sempre più si persuadeva che l' ACIT non era in grado di sostenere a lungo i prevedibili nuovi tentativi di rottura. Il punto chiave era la fanteria: «In aperto deserto le formazioni di fanteria italiane sarebbero state un peso morto, perché esse praticamente non disponevano di mezzi di trasporto». Per toglierle dal fronte senza che il nemico approfittasse immediatamente della porta lasciata aperta al centro ed a sud, bisognava consentire che le fanterie britanniche si impegnassero a fondo nella manovra di rottura, in modo da non risultare subito utilizzabili per lo sfruttamento della falla. A questo punto occorreva tentare di sganciare di colpo la fanteria italiana col favore delle tenebre, caricare quante truppe possibile sugli automezzi ed allontanarle al più presto e, infine, condurre con le divisioni corazzate e motorizzate una manovra ritardatrice per salvare il salvabile. Sì, forse la cosa era fattibile. Questo il pensiero di Rommel. Pensiero che comunicò a Mancinelli con l'identica convinzione con la quale il giorno prima aveva sostenuto l'ineluttabilità della resistenza in posto. Quello stesso mattino, e su invito del feldmaresciallo, Mancinelli informò il Comando Supremo e Delease:

«Rommel - scrisse - ha r ipensato lungamente al colloquio di ieri, che insieme alla sopraggiunta tranquillità ha agito come un buon tonico. Riconsiderato il problema della possibilità di u n eventuale ripiegamento lo ha r isolto positivamente qualora possa disporre per breve tempo di 1.500 automezzi e carburante necessario per il ripiegamento di circa 100 chilometri delle truppe di fanteria italiane e tedesche, con armi e munizioni, dalla divisione Bologna compresa in giù (vale a dire per la parte centro-meridionale dello schieramento). Per il nord provvederebbe con propri mezzi. La linea di arresco sarebbe all'incirca il vencottesimo meridiano [quello di Fuka], breve, non aggirabile da sud, prossima alla nostra base logistica di Marsa Matruh. Prega di considerare con larghezza di vedute la possibilità di mettere a sua disposizione quanto sopra, tenendo conto che si tratta di temporanea distrazione degli automezzi, da cui può dipendere la salvezza delle unità e di rispondere immediatamente. Probabilmente sarebbe vantaggioso che il problema venisse poi trattaco nei particolari mediante colloquio presso il Comando dell'ACIT. Resta inteso che l'ipotesi di ripiegamento rappresenta un caso estremo che diverrebbe operante soltanto in caso di immanente pericolo di rottura del fronte, mentre intanto rimane immutata la decisione di tenere duro sulle attua.li posizioni»41 •


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La giornata trascorse ih relativa calma operativa ed anche l'attività della Royal Air Force, ostacolata da avverse condizioni meteorologiche, si manifestò sensibilmente ridotta rispetto ai giorni precedenti. La parentesi venne utilizzata dall' ACIT per compiere i movimenti e gli spostamenti stabiliti. Tenendo conto del recupero della 21 a Panzer, da completare entro la notte sul 31, von Thoma suddivise la responsabilità del fronte fra la 164a D.f., la 15a Panzer e la Bologna. La prima andava dal mare a Kidney compreso; la seconda sino a tutto il tratto prospiciente la cresta di Miteiriya; la terza rimaneva dov'era, cioè sino ad El Mreir incluso. La nuova articolazione entrava in vigore alle 16, ma finché il 104° Panzergrenadiere non fosse stato integralmente sostituito da reparti della Trieste, la 21 a Panzer avrebbe conservato il settore. La 90a leggera continuava a gravitare verso la costa con funzioni di riserva per la protezione di Sidi Abd el Rahman. Quanto alle unità italiane, l'ordine del DAK precisava, con delicato eufemismo, che dovevano cooperare nel seguente modo: i resti della Trento ed il grosso della Trieste (34 carri efficienti) con la 164a D.f.; il 65° f. e la Littorio 49 (30 carri efficienti) con la 1sa Panzer • Montgomery trascorse la giornata a mettere a punto le direttive per lo sforzo finale, mentre il 10° ed il 30° corpo lavoravano febbrilmente al riordino in vista dell'ultimo atto. La 7a D .cor. fu chiamata a nord: doveva affluire la notte sul 1° novembre, lasciando in posto la 4a B.cor. leggera. Verso sera Freyberg, che stava raccogliendo le brigate cedutegli in rinforzo (la 151 a della soa D.f. e la 1s2a della 51 a D.f.), constatò con apprensione la loro stanchezza e chiese a Leese di differire l'inizio dell'operazione di ventiquattro ore. Atta.ccare la notte sul 1° novembre significava affrontare senza necessità gli inconvenienti di una preparazione troppo affrettata. Verso le 20 la richiesta giunse a Montgomery che l'accolse, ma senza entusiasmo. All'incirca a quell'ora la 26a B.f. australiana rinnovava il tentativo a nord di q. 28. Disponeva di quattro battaglioni di fanteria, uno di pionieri e del 40° Royal Tanks ed il disegno operativo era assai simile a quello previsto due notti prima. Fu il 2/32° btg. (ceduto in rinforzo dalla 24a B.f.) ad iniziare l'attacco. Alle 21 lasciò la base di partenza, procedendo a ridosso di una massiccia cortina mobile e costeggiando il lato posteriore della sacca H. Incontrò i resti del II/125° f. e ne travolse una parte dopo una durissima lotta; raggiunse e superò la ferrovia ed infine, verso mezzanotte, toccò la strada costiera: la truppe dell'Asse, dal posto Thompson al mare, erano in trappola. Ma da questo istante la ruota girò a favore dell'ACIT.


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lL 31 OTTOBRE Il 2/32° btg. doveva essere scavalcato dal 2/3° btg. pionieri, incaricato di proseguire sino alla costa. I pionieri incontrarono la resistenza di elementi arretrati del III/125° f., subirono perdite e riuscirono solo a sistemarsi a cavallo della strada litoranea. L'intoppo ritardò i due battaglioni in secondo scaglione, i quali, per giunta, persero il collegamento reciproco. Ne risultò che avanzarono ciascuno per proprio conto verso sud-est, incontrando l'opposizione accanita del I e del III/125° f. tedeschi. Verso le 3 del mattino, rimasti entrambi con meno di un centinaio di uomini, i due battaglioni tornarono indietro per raccogliersi nei pressi del 2/32°. Allora ripartÌ in direzione del mare il 2/3° pionieri: andò contro le posizioni del X/7° bers. e dopo lo slancio iniziale abbandonò la partita. All'alba i resti della 26a brigata erano raggruppati in una piccola zona a cavallo della ferrovia e della rotabile, battuti a nord-ovest dal fuoco del 361° Panzergrenadiere. Però la maggior parte del 125° f. ed il X/7° bers. erano tagliati fuori. Quando il 40° Royal Tanks si mosse a sua volta per congiungersi alla 26a brigata, prima si imbatté nel CCCLVII gruppo da 75 da posizione italiano, i cui uomini si batterono animosamente cadendo sul campo od aprendosi un varco con le armi in pugno; poi si trovò alle prese con il primo contrattacco tedesco, condotto dal 3° gruppo esplorante, ed allor a si arrestò. Rommel aveva già commesso un errore conservando il pericoloso ed ormai inutile s3:liente del 125° f .. Avrebbe potuto recuperare le truppe e realizzare una nuova linea di resistenza più breve, grosso modo all'altezza della 90a leggera, approfittando della manifesta stasi operativa. Oppure, ordinare al 125° f. ed al X/7° bers. di farsi luce verso nord-ovest, non appena pronunciatosi l'attacco della 26a brigata australiana. N on lo aveva fatto ed il mattino del 31 commise un secondo errore: sopravvalutò l'entità dell'urto australiano. Von Sponeck chiese insistentemente di gettarsi avanti con tutta la 90a leggera, sicuro di ottenere rapidamente un risultato chiarificatore, ma Rommel non volle. Spostò il Comando dell' ACIT ad otto chilometri ad ovest di El Daba - il che fu notato dalle truppe - e quello tattico vicino alla moschea di Sidi Abd el Rahman, e convocò von Thoma e Bayerlein, che il mattino del 29 era rientrato dalla licenza a riprendere il suo posto di capo di S.M. del DAK, per ordinare un robustissimo contrattacco con reparti carri. Il bollettino del mattino diramato dall'ACIT diceva:


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«(...) Nemico fa affluire continuamente rinforzi da sud-est al punto di sfondamento. Armata intende sferrare _verso mezzogiorno contrattacco con massa 21 • divisione corazzata, questa notte ritirata dal fronte, da zona Sidi Abd el Rahman verso sud-est per battere nemico infiltratosi et per liberare 125° reggimento granatieri corazzati. Divisione ha già preso parte una volta al combattimento con tutte le forze disponibili. Nonostante che sul resto fronte non si delinea attacco ulteriori forze nemiche, devesi considerare situazione molto seria»'0 •

Tuttavia, poco più tardi, riferendo dello stato di fatto, Mancinelli precisava: «Per quanto seria, situazione viene considerata con serenità»51 • La reazione manovrata dalla 21 a Panzer si protrasse per qualche ora. Alle 16 il contatto con i battaglioni accerchiati era ristabilito, ma gli australiani rimanevano nei pressi della ferrovia. Von Thoma e Bayerlein si persuasero dell'opportunità di ritirare il 125° f. dalla trappola, tuttavia Rommel persisté nel diniego e dispose che il giorno successivo la 21 a Panzer continuasse a ripulire il saliente. Dobbiamo adesso aprire una parentesi. Si è accennato ad una comunicazione fatta da Mancinelli al Comando Supremo ed a Delease il mattino del 30, in merito al nuovo orientamento di Rommel circa l'eventualità di un ripiegamento. Secondo quanto raccontato da Mancinelli, Barbasetti tornò a precipizio da Rommel recando la netta opposizione del Comando Supremo a qualsiasi ipotesi di ritirata. Mancinelli non specificò il giorno del colloquio - né, cosa stranissima, se ne rinviene cenno nel diario storico di Delease - tuttavia da come si espresse è da ritenere abbia avuto luogo il 31. Sulla base della sua particolareggiata descrizione, si riassume l'andamento dell'incontro. Rommel volle spiegare, giustificandolo, il proprio pensiero ma Barbasetti tagliò corto obiettando di non avere automezzi da cedere neanche per breve tempo; tutti erano adoperati per portare avanti i rifornimenti e l'interruzione, sia pure parziale, di tale attività avrebbe rischiato la paralisi dell'ACIT. In definitiva, ripeté proprio il concetto sostenuto da Rommel il 29: niente da fare se non resistere in posto. «Rommel - descrisse Mancinelli - rimane molto turbato da questo netto rifiuto. Lo assilla la preoccupazione di poter essere costretto dagli eventi ad affrontare il ripiegamento. È rimasto molto sensibile all'accusa che gli è stata rivolta l'anno precedente di aver sacrificato le divisioni italiane per salvare quelle tedesche e non vuole trovarsi ancora una volta nelle stesse circostanze. La situazione era quella che sappiamo e giustificava pienamente le più nere previsioni ed era suo preciso dovere considerare la possibilità di trarre in salvo l'armata, naturalmente senza sacrificare gli italiani. Questa volta poi c'erano anche truppe tedesche, equivalenti a circa due divisioni, sfornite di autostrasporto. Uscendo dal carrozzone dove Rommel aveva il proprio ufficio e dove si


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era svolto il colloquio, il generale Barbasetti mi dice sarcasticamente: «Se gli

diamo anche gli automezzi, quello si ritira senz'altro/»52 •

Secondo Mancinelli, sia il Comando Supremo sia Delease negando gli automezzi volevano materialmente inchiodare Rommel alla linea di El Alamein, senza tener alcun conto delle grandi possibilità offerte da migliaia di chilometri di terreno idoneo ad una manovra in ritirata, ma siffatta interpretazione sembra piuttosto forzata: il dramma degli automezzi era reale e conosciuto. Ad ogni modo Mancinelli, che condivideva pienamente il punto di vista di Rommel, tentò una soluzione di compromesso: chiese venissero assegnati a lui stesso gli autocarri racimolati per la bisogna. Ne avrebbe curato la distribuzione quando e se necessario. Barbasetti non rimase affatto convinto e «pro· babilmente mi giudicò infetto dal disfattismo di Rommel». Si limitò dunque a rispondere che «eventualmente» si sarebbe potuto provvedere in questo senso, qualora l'esigenza si fosse presentata in tutta la sua urgente concretezza53 •

3. L'OPERAZIONE SUPERCHARGE

Montgomery chiamò Supercharge la stoccata che, secondo l'espressione usata in una lettera a Brooke, avrebbe scaraventato Rommel giù dal trespolo. Tutto sommato, si trattava di una nuova edizione riveduta e corretta di Lightfoot: rottura ad opera della fanteria, con una penetrazione inizialmente prevista di quattro chilometri di profondità e poi, il mattino del 31, portata a circa sei chilometri per sconvolgere su maggiore spazio le difese dell' ACIT; successiva irruzione di una massa corazzata e distruzione delle riserve corazzate nemiche; infine disinte54 grazione completa delle retrovie avversarie e dell' ACIT tutta • Naturalmente molti erano gli elementi presi in considerazione. Facendo tesoro della recente esperienza, bisognava che i carri entrassero in campo dopo che l'ampia breccia - quasi quattro chilometri ottenuta dalla fanteria fosse stata sminata e resa percorribile; non solo ma, conoscendo solo approssimativamente l'ubicazione degli sbarramenti controcarri e delle strutture statiche italo-tedesche, anche l'avanzata delle brigate corazzate doveva essere preceduta da una cortina mobile. Poiché si intendeva provocare un combattimento di carri, era utile che la fanteria si portasse almeno ad un sette-ottocento metri dalla pista di Sidi Abd el Rahman (schizzo n. 94). Ma quale fanteria impiegare? Non si trattava della semplice indi-


, IL DISEGNO DI MANOVRA PER «SUPERCHARGE» Schizzo n. 94

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LA TERZA BATTAGLIA .DI EL ALAMEIN

viduazione dei reparti più efficienti, bensì anche di comandante e di Stato Maggiore. Montgomery scelse Freyberg, però non poté trascurare l'affermazione fatta da questi: <<Assumerò il comando di qualsiasi ,iltro reparto di fanteria, ma non condurrò i miei neozelandesi all'attacco un 'altra volta!,,. L'accordo fu t.rovato con uno strano compromesso. L'unità incaricata di aprire la breccia sarebbe stata costituita da: il Comando della 2a neozelandese, la 151 a B.f. Durham della 50a D.f., la 152a B.f. Seaforth and Cameron della 51 a D.f., la 9a e la 23a B.cor. nonché, per un compito specifico, la 133a B.f. Sussex della 10a D.cor. ed il battaglione Maori. Quanto all'artiglieria, il gen. Weir, comandante dell'artiglieria neozelandese, ebbe a disposizione tutti i reggimenti neozelandesi e scozzesi,' uno australiano, quelli della 1a e 10a D.cor. e due di medio calibro, per un totale di 1'92 bocche da fuoco, che avrebbero consentito la più formidabile cortina mobile mai vista dalla prima guerra mondiale, mentre altri 168 pezzi si sarebbero dedicati a capisaldi e batterie italo-tedesche. La progressione era cadenzata da un obiettivo intermedio, stabilito ad un paio di chilometri dalla base di partenza. A proposito della quale, era stato deciso di sgomberare nell'imminenza dell'attacco le posizioni avanzate, in modo che la 151 a e 152a brigata non incorressero in errori topografici sin dall'inizio. Si è accennato ad un compito particolare per la 133 a B.f. e per i Maori. In effetti, erano incaricati di togliere di mezzo due ostacoli preliminari: alla Sussex competeva l'occupazione di Woodcock ed ai Maori quella di un caposaldo a sud-ovest di q. 28. Aperta la strada, la 15 P e la 152 a brigata, rinforzate rispettivamente dall'8° e dal 50°· Royal Tanks, ciascuno con una quarantina di Valentine, avrebbero proceduto sino a Brandy ed a Neat, i loro obiettivi. Allora la 9a B.cor. avrebbe scavalcato le fanterie e forzato la barriera controcarri tedesca lungo la pista di Rahman. Superato quest'ultimo ostacolo, Freyberg doveva passare la mano a Lumsden, che inizialmente avrebbe utilizzato la sola P D.cor. (2a e ga B.cor. e 7a B.mot.) per uscire in campo aperto. È utile un raffronto· fra le due parti in causa. Gli inglesi avevano raccolto una massa di 487 carri medi, così suddivisi: unità

Grane

Sherman

Crusader

39

90 23

6 66 47

39

26 53

1• D. cor.: 2• B. cor. 83 B. cor. 83 D. cor. 22• B. cor. 9• B. cor.

4

54 40


786

LE OPERAZIONI IN AFRIC A SETrENTRION ALE

. Poiché bisognava aggiungere gli 80 Valentine dell'8° e del 50° Royal Tanks, complessivamente nel settore settentrionale Montgomery gettava nella mischia circa 570 carri 55• Ad essi Rommel ne opponeva 240 secondo l'Intelligence dell'8 3 armata, ma 167 in realtà (102 Panzer e 65 M 13). Le ultime notizie regalate da Ultra è da presumere riuscissero estremamente gradite al Comando dell'8a armata. La sera del 29 aveva palesato il timore tedesco di una penetrazione in direzione di Sidi Abd el Rahman; nelle prime ore del 31, che Rommel aveva recuperato la 21 a Panzer per impiegarla a favore delle truppe bloccate nel settore di T ell el Eisa, e che la Trieste aveva rilevato la 21 a proprio nel tratto di fronte prescelto per la rottura. A mezzogiorno del 1°, infine, Ultra decifrò il bollettino serale del 31 dell' ACIT e fu un ulteriore motivo di sollievo sapere che Rommel intendeva «continuare il contrattacco il 1 ° novembre per la totale liberazione del 125° Panzergrenadiere regiment» e che non ravvisava segni indicatori di un altro attacco britannico sul resto della linea. Dulcis in fundo, stando alla situazione fornita dal Flieger/uhrer gli apparecchi tedeschi efficienti ammontavano a 36 Stuka, 50 caccia, 8 cacciabombardieri e 10 ricognitori.

Il mattino del 1° novembre, alle 8, Montgomery stabilì il programma orano: ora zero .................................................... ................................................................. ore m1z10 preparazione art. .............................................................. ore conquista obiettivi fanteria ...................................................... ore scavalcamento fanteria da parte della 9a B.cor ....... ore avanzata 1a D.cor. .............. ................................................. ..................... ore scavalcamento 9a B.cor. da parte della 1a D.cor. ore

0,55 del 2 1,05 del 2 3,45 del 2 5,45 del 2 5,30 del 2 6,45 del 2

nov. nov. nov. nov. nov. nov.

Il combattimento doveva essere diretto da Freyberg sino alle 6,45, poi da Lumsden. Anche il primo riunì i comandanti in sottordine e fu chiarissimo nel ribadire che l'operazione doveva andare in porto ·a qualsiasi costo. Quando il gen. Currie osservò che il superamento del previsto schieramento controcarri sulla pista di Rahman avrebbe com· portato per la 9a B.cor. perdite del 50%, Freyberg replicò tranquillamente: «Forse anche di più. Il comandante dell'armata è disposto ad accettare il 100%»

56

Nella tarda mattinata il gen. Krause, comandante dell'artiglieria dell' ACIT, tornò da un'accurata ricognizione della linea di Fuka con un rapporto favorevolissimo circa la sua utilizzazione: il tratto meridionale era protetto da un ripido ciglione non superabile dai carri armati e questo consentiva il sicuro guadagno di un poco di tempo. Non


LA TERZA BATT AGLIA DI EL ,<\LAMEIN

787

si conosce se, a seguito di tali informazioni, lo Stato Maggiore dell' ACIT si sia messo subito al lavoro per tracciare una bozza dell'arretramento dell'armata, ma è molto probabile, data l'implicita ammissione di Rommel: «Presumibilmente un cenno di quanto stavamo facendo giunse per qualche canale al Quartier Generale del Fiihrer. In ogni caso, si sapeva già - come più tardi venni a conoscere - che avevamo preparato un piano a tempi per questa operazione» 57 •

Per quanto la pressione britannica sembrasse aver perduto smalto ed i tentativi del 30° cor.PO continuassero a non ottenere un vero successo, la situazione permaneva gravissima. Rommel era molto teso. Come scrisse alla moglie quella sera, era passata una settimana dal suo rientro in Egitto, una settimana di durissimi combattimenti durante i quali più di una volta aveva temuto di non farcela. All'estremo nord del fronte, dove le cose si stavano mettendo veramente male, soltanto nel primo pomeriggio aveva potuto tirare un sospiro di sollievo grazie al vittorioso contrattacco di von Thoma, che aveva ricacciato a sud della ferrovia gli australiani. Ma il logorio fisico e nervoso si faceva sempre più insopportabile. Quanto ai rifornimenti, qualcosa sbarcava, «ma è una tragedia - scrisse - che questo aiuto arrivi solo quando la situazione è pressoché senza speranza» 58 • A più alto livello lo stato di fatto era indubbiamente avvertito pesante, ma forse non nella sua reale dimensione. Il lieve attenuarsi della crisi dei trasporti sembra venisse confuso con un apprezzabile miglioramento del livello generale dei rifornimenti. Kesselring, ad esempio, aveva compiuto un viaggio lampo in Africa - anche se evi-· dentemente di scarso significato pratico, visto che Rommel tace in proposito - ed al rientro a Roma (1 ° novembre) recò a Cavallero infor·· mazioni tutto sommato confortanti: «Kesselring afferma - annotò Cavallero - che se i rifornimenti continuano con il ritmo attuale tutto è a posto. Sembra che le autorità militari inglesi volessero procrastinare l'offensiva, ma i politici hanno forzato i tempi per farla coincidere con la commemorazione del 28 ottobre [!). Rommel è riuscito a tenere disponibile una divisione corazzata che impiegherà subito. Ringrazio Kesselring del grande aiuto tecnico e morale che ha portato in Africa» s9_

E la battuta d'arresto imposta il 31 agli australiani fu tanto sopravvalutata, da indurre Cavallero a spedire a Rommel un telegramma mopportuno: «Il Duce mi incarica di esprimervi il suo vivo apprezzamento per il riuscito contrattacco da voi personalmente condotto. Il Duce desidera inoltre con-


788

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONAILE

fermarvi la sua piena fiducia che sotto la vostra guida la battaglia in corso sarà portata ad una vittoriosa conclusione».

In serata il DAK aveva rimaneggiato il dispositivo (schizzo n. 95). Ad occidente di Tell el Aqqaqir stava raccolta la 21 a Panzer, meno qualche distaccamento. In sostanza, all'inizio Supercharge avrebbe investito direttamente quattro battaglioni (parte del I/200° f., il XXIII/12° bers., il 1/115° f. ed il I/65° f.) ed indirettamente il resto del 1/200° f., ad opera del 28° battaglione Maori, ed il II/65° f. ad opera della 133a B.f.. Inutile calcolare il rapporto di forza locale. Barbasetti, dal canto suo, cercava di far qualcosa. Non si sentiva affatto tranquillo. Anche se non convinto, stava reperendo 150 autocarri con 50 rimorchi, sufficienti per 3.000 uomini con armamento di reparto, per il deprecato caso di una ritirata (ma Rommel ne aveva chiesti 1.500!); disponeva l'avviamento al XX corpo di una ventina di carri medi e sei semoventi; aveva allertato la D.f. Pistoia, che sulle posizioni di Sollum-Halfaya attuava una tenue imbastitura con quanto alla mano: un battaglione ed una compagnia fucilieri, un paio di gruppi di artiglieria ed altrettanti plotoni carri ed autoblindo. Altri due battaglioni erano impegnati in presidi della Cirenaica. A prescindere dall' entità di queste truppe, Barbasetti volle evitare qualsiasi possibilità di errata interpretazione sul significato tattico della posizione: «Con la . circostanza - telegrafò al Comando Supremo - esprimo parere che linea . indicata ha oggi perduto gran parte suo valore, tenuto conto che quantità · automezzi posseduti da inglesi atti deserto consentirebbe oggi ampio aggiramento: suo valore sarebbe oggi solo ritardatore» 61 • Avrebbe voluto la Spezia, ma Cavallero ribadì che questa rimaneva a disposizione di Bastico, quale riserva di Superlibia e del Comando Supremo, promettendo, in cambio, di accelerare l'invio degli altri battaglioni della Pistoia. Quella sera, alle 21,15, mentre.Rommel scriveva alla moglie e le unità di Freyberg occupavano le basi di partenza, la Desert Air Force salì in cattedra e per sette ore tenne banco. Si trattava di 68 Wellington e 19 Albacore, che a più riprese tempestarono obiettivi scelti nelle zone di Teli el Aqqaqir, Sidi Abd el Rahman, Ghazal. Sei tremende esplosioni ed una ventina di grandi incendi punteggiarono i bombardamenti. Se. i carri si mostravano poco sensibili a tali offese, fanteria ed artiglieria ne ebbero a soffrire, anche psicologicamente. Il guaio peggiore per l'ACIT fu lo sconvolgimento del sistema delle trasmissioni del DAK.


LA SITUAZIONE NEL SETTORE SETTENTRIONALE LA SERA DEL 1° NOVEMBRE Schizzo n. 95


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LE O PERAZIONI IN AFRICA SETTEN1'RJONALE

IL 2 NOVEMBRE

Alle 0,55 i battaglioni britannici in primo scaglione superarono le fettucce che determinavano la linea di partenza. Dieci minuti dopo, in ·perfetto orario, si scatenò la cortina mobile (una granata ogni dodici metri), avanzante ad intervalli di due minuti e mezzo ed a sbalzi di cento metri. Nell'inferno di scoppi, fumo e polvere, a tratti il suono delle cornamuse giungeva all'orecchio dei soldati come una melodia familiare. Davanti al rullo di fuoco ed al susseguente impatto con la fanteria inglese, le strutture statiche della 15a Panzer non tennero. In un clima stravolto di resistenze disperate e di incontri con uomini inebetiti od in preda a crisi isteriche, la 151 a B.f., rinforzata dai Maori e dall'8° Royal Tanks, travolse il I/200° f. ed il XXIII/12° bers. e verso le 4,15 raggiunse l'obiettivo. Aveva appena una mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia. Sulla sinistra, la 152a B.f. passò attr averso il I/115° f. ed il Il/65° f., respinse con i quaranta Valentine del 50° Royal Tanks la ventina di M 13 del XII e LI/133° carristi e poi il I/8° Panzer. Toccò il traguardo più o meno contemporaneamente alla 151 a brigata. Sui fianchi della penetrazione, a nord il battaglione Maori finì di eliminare il I/200° f. e si affrettò a costituire un fianco difensivo verso settentrione; sul lato opposto, nella zona di Kidney, la 133a B.f. riuscì ad occupare Woodcock, avvolgendo il I/65° f. e bloccando il III/115° f.. C'erano state perdite e difficoltà, ma la fanteria di Freyberg aveva fatto la propria parte. Toccava adesso alla 9a B.cor. di Currie. Lasciò la zona di raccolta nei pressi della stazione di El Alamein alle 20 del 1° novembre con circa 80 fra Sherman e Grant ed una cinquantina di Crusader. Ogni reggimento era seguito da una compagnia del 14° Sherwood Forester e da una batteria controcarri. La lunga marcia di avvicinamento (diciotto chilometri) nell'oscurità e le estreme complessità di orientamento a causa del polverone, inizialmente; gli inconvenienti del percorso attraverso un campo di battaglia (quali mine, fuoco di artiglieria nemico, errori di direzione, ostacoli imprevisti) poi, misero la brigata negli impicci prima ancora di entrare in azione. Dei 132 carri solo 94 poterono iniziare il combattimento; gli altri rimasero per la strada per avarie meccaniche o danni di natura bellica. Moltissimi veicoli a ruote erano fuori uso e le perdite nei Foresters in qualche caso furono gravi. Per rimediare a questo burrascoso ed inopinato principio ed al conseguente ritardo, Freyberg accordò una dilazione di mezz'ora. Così alle 6,15 le batterie del 30° e del 10° corpo dettero il via alla cortina mobile e la 9a B.cor. avanzò con i reggimenti in linea


LA TERZA BATTAGllA DI EL ALAME!N

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di fronte, seguiti dal 4° autoblindo sudafricano. Il fuoco si spostava di cento metri ogni tre mmuti. Von Thoma aveva predisposto uno schieramento controcarri semicircolare a breve distanza dalla linea raggiunta dalla 15P e 152a brigata, cioè appena ad oriente della pista Rahman, ed un secondo ad occidente della pista. Di quest'ultimo facevano parte più di venti cannoni da 88. Il duello fra le batterie ed i carri interrati dell'Asse in attesa e la 9a B.cor. all'attacco fu epico e confuso. Il primo slancio risultò favorevole agli inglesi grazie all'oscurità ed al lento spostarsi del fuoco di artiglieria. Ma non appena il chiarore dell'alba si accentuò e, neanche a farlo apposta, si registrò uno scollamento tra cortina e formazioni corazzate, accadde di tutto. L'approssimarsi della 1a D.cor. indusse il DAK a recuperare spazio. Freyberg commentò che era stata «una battaglia eroica e feroce, che si svolse proprio sulla linea dei cannoni nemici. Sebbene la 9a brigata non avesse raggiunto il suo obiettivo ed avesse subìto gravi perdite, l'azione fu 62 . un successo perché la barriera dei cannoni venne sfondata>> • Una esatta • sensazione della durezza del combattimento può essere fornita dalla . constatazione di trentacinque pezzi controcarri italo-tedeschi di vario calibro trovati distrutti a cento metri dai carri bruciati, alcuni dei quali · quasi a ridosso dei cannoni. La 9a B.cor. rimase con appena 19 carri . superstiti sui 132 originari e sui 94 con i quali era entrata in lizza. Si . ignorano le perdite dell'Asse nello specifico scontro, ma i quattro bat. taglioni di fanteria compresi nel settore investito (due tedeschi e due . italiani) si potevano considerare persi e dei reparti della Littorio impegnaci sin dall'inizio rimaneva ben poco. Verso le 10 il comandante del · 133° carristi, ferito, si presentava al Comando di divisione riferendo di essersi trovato addosso, senza un qualsiasi preavviso da parte delle fanterie antistanti, l'ondata corazzata inglese. La lotta si era accesa accanita e confusa in mezzo allo schieramento, ma il XII ed il LI battaglione carri dovevano aver perso quasi tutti i mezzi ed il DLIV gruppo semoventi era scomparso. È inoltre significativo l'apprezzamento accettato da Rommel circa l'entità della massa corazzata che aveva fatto irruzione: 400-500 carri 63 con la fanteria neozelandese e altri 400 ad oriente dei campi minati • Sta di fatto che la 9a B.cor. non era pervenuta al successo auspicaco64. Secondo le previsioni, adesso la reazione del DAK sarebbe arrivata da nord oppure da ovest. Perciò gli obiettivi indicati alla 1a D.cor di Briggs furono Tell el Aqqaqir per l'8a B.cor., a puntello dell'estremità meridionale del divisato schieramento della 9a B.cor., ed una zona


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LE Ol'EIV,Z!ONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

a circa tre chilometri nord-ovest del Tel1 per la 2a B.cor., cioè ad occidente del citato schieramento. La 7a B.mot. doveva piazzarsi a tergo della 9a corazzata, in posizione centrale. Anche se Currie si era arrestato ad est della pista di Rahman, gli obiettivi della 1 a D.cor. restavano immutati. Briggs non nascondeva una certa preoccupazione per il ritardo sempre più sensibile rispetto al programma orario e soprattutto per l'incompleto esito della manovra della 9a B.cor.. Suo compito era di scavalcarla alle 6,45 e non di aiutarla a raggiungere la linea di Tell el Aqqaqir. La fermata di Currie, pericolosamente a ridosso della fanteria, stava provocando una situazione insostenibile di confusione e di intralcio a qualsiasi movimento; il tutto alle 7 di mattina, in un'area spazzata dal fuoco di ogni arma. Fra le 7,30 e le 8 Freyberg telefonò tre volte a Leese. La prima volta per dirgli che la 9a B.cor. era in ginocchio e che il momento era «molto grave»; la seconda per sollecitare l'avanzata di Briggs; la terza per comunicare che le due colonne della 1a D.cor avevano raggiunto gli elementi avanzati della fanteria, ma carri nemici stavano avvicinandosi da nord e temeva di trovarsi senza via d'uscita. Dunque, Briggs ordinò alle sue brigate di superare i reggimenti di Currie, la pista e puntare sugli obiettivi. Più facile dirlo che farlo. Alle 9 lo schieramento controcarro italo-tedesco che fronteggiava la penetrazione e che nel frattempo aveva ripreso consistenza respingeva gli esploratori di Briggs, mentre reparti dell'8° Panzerregiment attaccavano il fianco destro della za B.cor. e della 151 a B.f. Le circostanze di carattere generale e specifico in cui si svolgeva l'attacco notturno britannico avevano, per un certo periodo di tempo, reso assai difficile la ricostruzione degli avvenimenti da parte dell' ACIT e del DAK. Tre elementi avevano complicato le cose: l'interruzione dei collegamenti a filo e l'irregolare funzionamento di quelli radio; l'incursione di un paio di squadroni di autoblindo e di carri leggeri in profondità, sino ad ovest ed a sud-ovest di Tell el Aqqaqir, nel cuore della notte, provocando disordine e danni ai gruppi di automezzi casualmente incontrati 65; un tentativo di sbarco a Ras el Daba respinto senza molti problemi secondo Delease, in realtà simulato dal Comando in capo del Medio Oriente. Di questi tre elementi, i guasti sublti dal sistema delle trasmissioni ebbero gravi ripercussioni. Sulle prime, l'ACIT aveva pensato ad uno sforzo concomitante a favore di un attacco principale reiterato contro il settore della 90a leggera. Il gen. La Ferla, che assai male sopportava la frantumazione della sua Trieste - il 65° f. collaborava direttamente con la 15 3 Panzer, il 66° con la 164a D.f., l'XI btg. carri era stato


LA TERZA BATTAGllA DI El Alru\1EIN

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inserito nell'8° carri tedesco, il 21 ° artiglieria (un gruppo del quale era rimasto col X corpo) dipendeva dalla Trieste e riceveva le richieste dalla 164a D.f. - nel corso della notte chiese più volte notizie del 65° f. Almeno sino alle 3 il DAK ripeté che l'attacco britannico si svolgeva a nord della 15a Panzer e questa confermò la notizia, aggiungendo che nulla di anormale si riscontrava nel settore del 65° f.! Verso le 4 von Thoma si rese conto che il tratto interessato era veramente quello della 15a Panzer, pur ritenendolo ancora coinvolto in una manovra mirante a Sidi Abd el Rahman. Comunque le comunicazione provenienti dalla zona travolta da Supercharge continuavano ad affluire inesatte e confuse. Unica certezza era il cedimento del I/115° f., del XXIII/12° bers. e del I/200° f. 66 • Alle 4,45 pertanto von Thoma ordinò che la 21 a Panzer si spostasse a nord-est verso Sidi Abd el Rahman. È difficile dire quando la realtà fu compresa appieno. Probabilmente ancora per qualche ora si ebbe chiaro il senso dell'avvenuta rottura del fronte, ma si sperò nel permanere di isole di resistenza più o meno robuste che avrebbero potuto agevolare la resezione del bubbone. Basti dire che a mezzogiorno il capo ufficio operazioni del DAK risponderà alla richiesta di informazioni di La Ferla che la battaglia era in corso «a nord delle posizioni occupate dal 65° f» e che mancavano notizie sia del 115° f. tedesco sia del 65° f. della Trieste. Mentre durante la notte le misure tendevano a circoscrivere od a rallentare la penetrazione, appena fatto giorno si volle reciderla o ridurla. Così, dapprima si ricorse per lo più a reazioni in cui l'immediatezza faceva premio su un maggior respiro di intervento; reazioni esercitate dai reparti della 15a Panzer, dalla Littorio e dalla 90a leggera. Qualche ora dopo anche la 21 a Panzer venne gettata nella fornace. Alle 9, 11 l'lntelligence dell'8 a armata intercettò un ordine di von Thoma a von Randow: la 21 a Panzer doveva attaccare da nord la 151 a B.f.. Subito Briggs, ai cui ordini era passato anche Currie con quanto gli restava, organizzò un ampio semicerchio difensivo che da T ell e! Aqqaqir verso nord vedeva l'Sa, la 2a e la 9 3 brigata corazzata. Anche la 7a motorizzata si schierò, coprendo il lato settentrionale. Rapidamente prese piede ed infuriò un duello di artiglierie campali e controcarri. Il momento non poteva essere definito facile. Infatti alle 10 Freyberg chiamò Leese al telefono e gli disse che l'andamento della battaglia sembrava tutt'altro che favorevole e che la 1 a D.cor era ancora ferma in mezzo alle fanterie ed ai resti di Currie. Era chiara la disapprovazione per la lentezza delle brigate di Briggs. Montgomery in persona volle ragguagli precisi e, sentito qual era


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

il dispositivo assunto dalla 1a D.cor., dispose che }'ga B.cor. fosse tenuta raccolta a sud della 2a. Egli stava valutando il quadro che emergeva dalla ridda di comunicazioni e di intercettazioni. Nulla da dire sull'operato delle truppe di Freyberg: praticamente avevano raggiunto gli obiettivi assegnati. Bene anche gli australiani: la destra del 30° corpo non destava preoccupazioni, pur avendo davanti una pericolosa concentrazione di forze tedesche. Chi si trovava in qualche angustia era invece il 10° corpo, che non riusciva ad andare avanti, e questo quando ancora non si era riscontrato un vero e proprio contrattacco del DAK. D'altro canto era significativo che Rommel non avesse reagito con l'abituale immediatezza. In conclusione, Montgomery non soltanto trasse la conferma di un inequivocabile esaurimento dell'avversario, ma altresì di una sua maggior debolezza a sud della breccia, dove non si segnalava presenza di carri. Di conseguenza, senza neanche attendere l'esito dell'imminente grosso scontro di formazioni corazzate, diramò gli ordini per il pomeriggio. Il 30° corpo doveva occupare una piccola altura del deserto a circa 2,5 chilometri a sud-est di Tell el Aqqaqir e quasi altrettanti a sud-ovest di Kidney, denominata Skinflint, ma da non confondere con l'obiettivo dallo stesso nome citato nel piano di Lightfoot, con la 1s2a B.f. scozzese; nonché Snipe con la 133a B.f. Sussex. Leese doveva però tenere pronte in riserva quattro brigate: la 151 a Durham, la 154a scozzese, la sa neozelandese e la sa indiana. Il 10° corpo riceveva la 7a D.cor., compresa la 4a B.cor. leggera che doveva affluire rapidamente da sud. A mezzogiorno Montgomery tornò al Comando tattico dell'8a armata. Intanto von Thoma aveva lanciato la 21 a Panzer e la 15a (con i resti della Littorio e l'XI btg. carri della Trieste) in un furioso combattimento contro la 1a D.cor., la quale si era sistemata a difesa con i carri a scafo sotto, le numerose artiglierie controcarri in linea, una poderosa massa di batterie da campagna e di medio calibro a sostegno ed il conforto di ben sette incursioni di diciotto bombardieri della Desert Air Force. Erano circa 120 carri dell'Asse contro più del doppio della 1a D.cor., senza contare almeno un'ottantina di Valentine dell'8° e del 50° Royal Tanks. In questo impari duello, gli M 13 andavano letteralmente al sacrificio di fronte ai Grant ed agli Sherman ed ai pezzi da 6 libbre. Rommel commentò: «Gli inglesi facevano saltare uno dopo l'altro i carri della Littorio e della Trieste. I cannoni italiani da 47 non avevano maggior efficacia dei nostri da 50 contro carri inglesi, e segni di disintegrazione cominciavano ad apparire fra i


Li\ T ERZA /\ATTAGLIA DI EL J\LA.MEIN

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reparti italiani. Unità della Littorio e della Trieste furono messe in rotta verso ovest, non più alla mano dei comandanti»67 •

Sicuramente qualche episodio di arretramento si sarà verificato, ma l'espressione di Rommel sembra dilatare l'accaduto. Si noti che la consistenza complessiva dei tre battaglioni del 133° carristi la sera del 1° novembre, cioè prima degli iniziali scontri di Supercharge, si aggirava sui 38 carri e che l'unico reparto ancora organico della Trieste, l'Xl battaglione (27 carri), venne semidistrutto. Nella tarda mattinata il col. Westphal riunì al Comando tattico dell' ACIT i capi ufficio operazioni dei tre corpi ita.liani. Oggetto della convocazione, un eventuale arretramento dell'armata sulla linea di Fuka. Il preambolo fu di circostanza e per niente convincente: gli italiani potevano esser certi che la battaglia sarebbe stata ripresa e vinta non appena giunti rinforzi e rifornimenti. Poi Westphal venne al punto. Per non allarmare troppo i convenuti, spiegò che, come per due volte la Cirenaica era stata abbandonata e riconquistata, così adesso sarebbe acçaduto per l'Egitto. Essendo la Germania impegnatissima in Russia (e quindi, era sottinteso, non potendo occuparsi dell'Egitto) occorreva per il momento prevedere una posizione difensiva arretrata sufficientemente forte per caratteristiche naturali e non aggirabile da sud: Fuka. La ritirata non era prevista prima del 5 novembre e sarebbe stata protetta con la tecnica della manovra di ripiegamento da parte delle forze motorizzate. Per ogni corpo vennero indicati itinerari da seguire, linee di riferimento, settori di occupazione sulla posizione di Fuka. Riserva di ordini per giorno ed ora d'inizio della manovra. Per i mezzi di trasporto avrebbe provveduto il gen. Mancinelli (non presente alla riunione). Ma gli avvenimenti presero presto un'altra piega. L'insoddisfacente esito del durissimo combattimento di corazzati a Tel el Aqqaqir convinse Rommel che la fine si approssimava. Nel primo pomeriggio decise di accelerare i tempi. Parlò con von Thoma e con Navarini, chiamati al Comando tattico dell' ACIT, e dette il preavviso per lo sganciamento. Intanto, a seguito dell'insuccesso del contrattacco del DAK, come primo provvedimento, ordinò l'afflusso a nord dell'Ariete. Il trasferimento doveva aver luogo in giornata, sì che «alle ore 6 del giorno 3 la divisione deve trovarsi ben riposata sul campo di battaglia in zona sud di Tell el Aqqaqir». A partire dalla ore zero del 3, De Stefanis riprendeva il totale comando dell'Ariete, della Littorio e della Trieste. Contemporaneamente, Nebbia ·assumeva la responsabilità del fronte


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meridionale. Inoltre, nel corso della notte la sacca H doveva venir evacuata dal 125° f. tedesco e dal X/7° bers., ai quali erano fissate nuove posizioni a sud-est di Sidi Abd el Rahman. Alle 15 von Thoma fece un altro tentativo con il DAK, purtroppo senza ottenere alcun risultato concreto. Poco prima La Ferla, che non si rassegnava sulla sorte del 65° f., aveva inviato due ufficiali al III/115° f., affinché da quel caposaldo cercassero di raggiungere il reggimento. Un paio d'ore più tardi tornarono indietro: von Vaerst, incontrato per caso, li aveva dissuasi dal proseguire perché il nemico, penetrato più a nord, ormai si trovava alle spalle del 65° e del 115° f.. La situazione si chiarì definitivamente verso le 18, allorché la 152 a e la 133 a brigata attaccarono in direzione di Skinflint e di Snipe. Il successo arrise loro senza molta fatica. L. prima avanzò con il 50° Royal Tanks e l'appoggio di otto reggimenti d'artiglieria, la seconda senza carri ma con altrettanta artiglieria. A parte il brusco urtone che respinse il II/104° f. ed il 66° f., non c'era più da illudersi che esistesse ancora qualcosa di attivo nell'ampia area d'invasione britannica. L'esaurimento fisico, materiale e psicologico dell' ACIT cominciava a pesare. Nel tardo pomeriggio von Thoma riferì a Rommel. Purtroppo la superiorità aerea e terrestre dell'8a armata stava diventando irrefrenabile. Egli era rimasto con 35 Panzer ed un terzo dei cannoni da 88, gli unici pezzi che contassero veramente contro Shennan e Grant. Quanto alle fanterie, si erano ridotte a meno della metà. Delle truppe italiane, le unità corazzate praticamente non esistevano più, la fanteria era scossa e logora oltre che male armata, ma sull'artiglieria si poteva ancora fare affidamento. E concluse, affermando che la penetrazione sembrava contenuta, ma che difficilmente le truppe potevano tenere a lungo le posizioni attuali, specie vedendo stazionare quasi in permanenza sul1'ACIT quaranta o cinquanta bombardieri inglesi ed americani. È a questo punto che Rommel si convinse dell'ineluttabilità della ritirata su Fuka, dal momento che l'intero settore settentrionale era andato perduto, compresi i campi minati ed i capisaldi. Chiese quale fosse il livello delle scorte, ed alla luce della sempre più disastrosa consistenza residua di benzina e munizioni (continuavano ad arrivare notizie di affondamenti di piroscafi) e della drammatica carenza di automezzi, non ebbe più esitazioni e tagliò il nodo gordiano. A von Thoma comunicò il compito del DAK e del XX corpo: resistere fino all'indomani e poi arretrare combattendo ed il più lentamente possibile per salvare le fanterie. Via breve furono poi preavvisati i corpi italiani (ore 16 circa). Alle 19,30 l'ACIT cominciò a trasmettere i fonogrammi per l'abbandono delle posizioni fin da quella notte sul 3. Il X corpo doveva


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np1egare sulle vecchie posizioni occupate a fine agosto, prima della battaglia di Alam el Halfa. Al centro, il XXI corpo, con Trento e Bologna, doveva portarsi all'altezza della pista Rahman sotto la protezione del XX, incaricato di fornire gli automezzi! Il DAK, a nord, raddrizzava l'ala sinistra della 90a leggera. Con tali misure il fronte avrebbe riacquistato una fisionomia di continuità e premessa del successivo sganciamento. Però, mentre nei confronti delle truppe non esistono più esitazioni, nei riguardi degli Alti Comandi le comunicazioni non sono altrettanto limpide. Mancinelli, personalmente ben visto e considerato da Rommel e dal Comando ACIT, non veniva tenuto al corrente degli avvenimenti con la tempestività, precisione e solerzia che era lecito pretendere dagli alleati. Se il suo intervento era ritenuto necessario per ottenere qualcosa da Delease o dal Comando Supremo, Mancinelli era subito convocato ed interpellato; in caso contrario, troppo spesso affioravano scarso interesse e scortesia. Verso le 20 si mise a compilare per il Comando Supremo e per Delease la situazione riferita alle ore 17, sulla base degli elementi di cui si trovava in possesso. Perciò, sottolineata l'asprezza dei combattimenti, riferì che Rommel stimava il nemico in grado di alimentare l'offensiva con ingenti riserve, mentre l' ACIT aveva pressoché esaurito le proprie. Siccome appariva problematica una ulteriore resistenza di fronte alla imminente e sicura ripresa dell'attacco, il feldmaresciallo aveva impartito disposizioni preventive «per un eventuale tentativo di sottrarsi e di ripiegare sulle posizioni già segnalate [quelle di Fuka). Tale ripiegamento verrà ordinato soltanto in caso di estrema necessità»68 •

Soltanto a dispaccio inoltrato venne a conoscenza dell'ordine esecutivo impartito dall' ACIT, ordine che cominciava con la frase: «L'armata si accinge a ripiegare passo per passo e combattendo davanti ad un nemico superiore di forza». Di ciò Mancinelli non dette notizia specifica,

perché inclusa nel bollettino serale dell' ACIT. Per Rommel il vero ed enorme problema consisteva nel far accettare tale intenzione da Hitler. Ben conoscendo l'aria che tirava a Rastenburg, volle andare con i piedi di piombo. Cominciamo con il rapporto inviato quel pomeriggio al Quartier Generale del Fuhrer: «Nonostante gli odierni successi difensivi, le forze dell'armata sono esauste dopo dieci giorni di duri combattimenti contro forze terrestri e aeree inglesi enormemente superiori. L'armata pertanto non sarà più in grado di bloccare le


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forti unità corazzate nemiche che è prevedibile ripetano, questa notte o domani, i loro continui tentativi di sfondamento. La mancanza di trasporti motorizzati renderà impossibile la ritirata in buon ordine alle sei divisioni italiane ed alle due tedesche non motorizzate. Buona parte di queste unità sarà probabilmente travolta dalle formazioni meccanizzate del nemico. Ma le nostre stesse truppe meccanizzate sono impegnate in combattimenti così duri che solo una parte di esse riuscirà a sganciarsi ( ...). In tale situazione, il graduale annientamento dell'armata deve essere ritenuto inevitabile nonostante l'eroica resistenza e lo spir.ito senza uguali delle truppe» 69 •

È facile vedere che le reali intenzioni di Rommel sono accuratamente mascherate. Temendo un irrigidimento di Hitler, probabilmente cercò di «abituarlo)) per gradi all'idea. Infatti nel bollettino serale espose i fatti come veramente stavano: «(...) Si conca su ulteriori tentativi di sfondamento da parte nemica nella pro~sima notte, rispettivamente per il giorno 3 novembre. Come è già stato segnalato con il secondo bollettin0 intermedio [quello con la situazione alle 17] forza dell'armata non est più sufficiente per impedire ulteriore tentativo di sfondameneo. · Armata si prepara at ritirarsi dal 3 corrente in poi, passo per passo combattendo, dalla soverchiante pressione nemica. A questo scopo divisioni fanteria saranno ritirate già nella notte dal 2 al 3 corrente per portarle successivamente passo per passo indietro ( ...)» 70 •

Poiché questo bollettino venne spedito alle 22,27 del 2 novembre, i destinatari dovevano trovarsi di fronte al fatto compiuto. Evidentemente sia in Italia sia in Germania il ventilato proposito di Rommel di ritirarsi, nel caso di un aggravamento delle circostanze, era stato interpretato come una non insolita manifestazione temporanea di pessimismo, tanto più che Kesselring aveva inoltrato un poco allarmante rapporto sull'andamento della battaglia. Nel pomeriggio Cavallero aveva ricevuto Kesselring e von Rintelen e mostrato loro il messaggio di Mancinelli con le novità di mezzogiorno, vale a dire con la notizia della lotta accanita nella zona di T ell el Aqqaqir e con l'osservazione che le centinaia di carri inglesi erano efficacemente contenuti dall' ACIT71 • «Affermo - annotò sul diario - che comprendo che i nostri sono stanchi, ma anche gli inglesi debbono essere al limite dello sforzo. Aggiungo che Rommel è nelle migliori condizioni, perché ha le forze riunite alla mano. Credo che abbia non meno di 250 carri. Il maresciallo Kesselring concorda, ma fa presence che vi è un arretramento di 7 chilometri. Rispondo che questo non dovrebbe aver causato la perdita delle artiglierie (...). La situazione, già seria, è tesa ora all'estremo limite, ma non è disperata e Rommel potrà ancora risolverla».


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Al rimarco di Kesselring che Rommel aveva gettato nella mischia ogni riserva, Cavallero replicò: <<È la sua battaglia; ha benzina e munizioni. Il nemico crede di avergli esaurito le riserve e fa l'ultimo sforzo, ma le due condizioni su cui contava (esaurimento benzina e munizioni) non si sono verificate» e, riferendosi ad un convoglio programmato, continuò: «Se Rommel tiene e questi [trasporti] arrivano è la vittoria)/2 Più tardi, verso le 21, giunse a Roma un telegramma di Barbasetti, il quale chiedeva lumi circa «ordini che Comando Supremo ha dato aut intende dare at Rommel per sviluppi battaglia et soprattutto linee da tenere in caso di ripiegamento»73 • La risposta di Cavallero fu immediata e... di assoluto disimpegno: «Battaglia est diretta da maresciallo Rommel: tenetevi in stretto contatto con lui et inviate frequenti notizi~/4 •

Il 3 NOVEMBRE Alle 8 del mattino Cavallero informò Mussolini delle novità della notte: il già citato telegramma di Mancinelli con la situazione alle 17 del giorno precedente (arrivato verso le 2) ed il bollettino serale dell' ACIT (pervenuto verso le 4). Si ignorano i commenti del Duce75; sta di fatto che quando alle 8,45 Kesselring telefonò al Comando Supremo per avvisare di essere in procinto di ripartire per l'Egitto, data la gravità delle prospettive, Cavallero fu in grado di prendere posizione, almeno come punto di vista (!): «Esprimo il parere che sia opportuno mantenere le attuali posizioni in Egitto perché quelle accennate dal maresciallo Rommel non si prestano alla difesa. Prego il maresciallo Kesselring di esercitare azione persuasiva in questo senso presso il maresciallo Rommel,-76•

Dopo le due conversazioni telefoniche, Cavallero riesaminò rapidamente la situazione con i suoi principali collaboratori. Quindi fece spedire due messaggi, l'uno allo S.M. di collegamento con l'ACIT, l'altro a D elease. «Pregasi comunicare Rommel - scrisse a Mancinelli - che Duce ritiene necessario mantenere a qualunque costo attuale fronte poiché secondo avviso Comando Supremo territorio egiziano non offre posizioni idonee se non per sosta et temporanea resistenza per riordinamento forze. Per estrema precauzione Delease habet avuto già da vari giorni ordine imbastire con pochi reparti et artiglierie disponibili posizioni Sollum-Halfaya. Ciò beninteso senza sottrarre alcun elemento a quelli che sono destinati ACIT. Rifornimenti vengono spinti con ogni mezzo, via aerea et via mare»17.


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Di tutto ciò dette notizia a Barbasetti e questa volta espresse molto meglio il proprio pensiero circa la condotta della battaglia. A suo avviso, spiegò, occorreva proseguire la resistenza ad oltranza ad El Alamein. Dovendo ripiegare, l'unica linea naturale di difesa era offerta dalla posizione Sollum-Halfaya. Qualora Rommel fosse stato costretto ad imbastire una manovra in ritirata fra El Alamein ed il confine, lui solo poteva decidere. Kesselring, di prossimo arrivo, avrebbe parlato anche di questo argomento. Peraltro alle 10,50 venne intercettato un lungo messaggio trasmesso da Berlino all'ambasciata tedesca a Roma per l'inoltro urgente a Rommel. Il bollettino serale del 2 settembre dell' ACIT, ricevuto da von Rintelen alle 2 del 3 e ritrasmesso subito all'OKW, era stato mostrato a Hitler soltanto verso le 9 del mattino per un errore dell'ufficiale di servizio. Accompagnato da un'esplosione d'ira, il contrordine fu immediato: «Al feldmaresciallo generale Rommel. Con piena fiducia nella vostra personalità di capo e nel valore delle truppe tedesche e italiane ai vostri ordini, il popolo tedesco segue con me l'eroica lotta difensiva in Egitto. Nella situazione nella quale vi trovate non può esservi altro pensiero che continuare a resistere, non cedere di un sol passo e gettare nella battaglia ogni arma, ogni combattente di cui si possa ancora disporre. Considerevoli rinforzi di unità aeree saranno inviaci in questi giorni al comandante in capo del Sud. Anche il Duce ed il Comando Supremo faranno il massimo sforzo per farvi giungere i mezzi per il proseguimento della lotta. Nonostante la sua superiorità numerica, anche il nemico arriverà alla fine delle sue forze. Non sarebbe la prima volta nella scoria che la volontà più forte trionfa dei più forti battaglioni del nemico. Alle vostre truppe, però, non potete indicare altra via se non quella che conduce alla vittoria o alla morte».

Mussolini fu messo al corrente del messaggio quasi contemporaneamente da Cavallero e, ufficialmente, da von Rintelen ed approvò senza esitazioni il telegramma inviato dal Comando Supremo a Mancinelli per Rommel. Nessuno si chiese se la decisione di rimanere in posto fosse o non compatibile con il ripiegamento, secondo ogni probabilità, già in atto. Infatti durante la notte aveva avuto luogo lo sganciamento e l'effettuazione del primo retrogrado verso il meridiano 85078, ad occidente dell'allineamento Tel1 el Ghazal-Deir el Murra, approfittando dell'assenza di reazione da parte britannica. Il X corpo aveva ricevuto il preavviso di ripiegamento su Fuka alle 17 del 2. Poiché il fonogramma era stringatissimo, Nebbia chiese chiarimenti circa il movimento e, in particolare, il tempo a disposizione per raggiungere le nuove posizioni. Purtroppo da quel momento la


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radio tedesca di collegamento con l'ACIT non riuscirà più a prendere contatto. Ad ogni modo, il corpo d'armata riuscì a compiere il disimpegno e ad arretrare la Pavia e la Brescia entro il mezzogiorno del 3, senza molti affanni, in quanto il chiarore lunare e la breve distanza da percorrere (una quindicina di chilometri) consentirono numerosi viaggi con gli automezzi disponibili. Lo stesso dicasi per la brigata Rarncke. La Folgore, invece, fu costretta ad abbandonare, previa distruzione, gran parte delle armi pesanti, delle dotazioni e dell'equipaggiamento. Anche il XXI corpo ebbe vita più difficile, essendo le fanterie della Trento e della Bologna completamente appiedate, talché i pezzi da 47/32 dovettero essere trainati a braccia e le armi pesanti portate a spalla. Il movimento del XX corpo verso Deir el Murra iniziò di primo mattino ma, poiché la Trieste risultava fortemente agganciata e l'Ariete non era ancora giunta da sud, il balzo indietro poté completarsi solo nella notte sul 4. Nel settore settentrionale, i reparti della 164a D.f. tedesca, disseminati un po' ovunque, andarono raccogliendosi a sud di Teli el Aqqaqir; il DAK - che aveva respinto senza grande sforzo una scombinata azione della 7a B.mot. a Tel1 el Aqqaqir - rimase schierato a semicerchio da sudovest a nordest della località e la 90a leggera si limitò ad indietreggiare a protezione più diretta di Sidi Abd el Rahman. Sulla strada costiera furono stabiliti dei puntelli sotto il controllo della 90 3 leggera: il 125° f. tedesco della 164 3 D.f. a Sidi Abd el Rahman, il X /7° bersaglieri della Trento a metà distanza fra questo sito e Tel1 el Ghazal, ove fu portato il nuovo I/39° f. della Bologna, il 3° gruppo esplorante tedesco ed il nuovo I/61 ° f. della Trento ad El Daba. «La battaglia sta svolgendosi molto sfavorevolmente per noi - scrisse quella notte Rommel alla moglie - . Siamo semplicemente schiacciati dalla preponderanza del nemico. Ho tentato di tutto per salvare parte dell'armata. Mi chiedo se ci riuscirò. Di notte sto sdraiato ad occhi aperti scervellandomi a trovare una soluzione per trarre i miei poveri soldati da questo pelago. Stiamo affrontando giorni difficilissimi, forse i peggiori che un uomo possa sopportare. Beati i morti: per loro tutto è finito ( ...)•".

Il mancato contrasto da parte britannica e, di conseguenza, le condizioni insperatamente favorevoli nelle quali era stato possibile realizzare la rottura del contatto per molte divisioni inducevano a sperare che, effettuato anche lo sganciamento del DAK e delfa 90a leggera, ossia delle unità più strettamente impegnate, il ripiegamento sarebbe potuto proseguire senza eccessivi rischi. Però R ommel nutriva fondati motivi di preoccupazione circa la decisione di H itler; non si sentiva


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tranquillo e temeva che gli eventi africani venissero giudicati senza una esatta idea del quadro strategico, tattico e logistico. Stabilì dunque di far partire nel pomeriggio in aereo il suo aiutante di campo, ten. Berndt, per il Quartier Generale del Fiihrer per spiegare di persona che probabilmente l'Africa settentrionale era perduta, comunque egli intendeva evitare un funesto agganciamento ed opporre invece una serie di combattimenti su posizioni successive, sino a quando le circostanze non gli avessero consentito di accettare battaglia oppure finché non fosse riuscito ad imbarcare tutte le truppe portandole in Europa. Verso le 10, portandosi al Posto Comando avanzato, parlò con von Thoma: il DAK era rimasto con una trentina di Panzer, però l'avversario non manifestava particolare aggressività. Supponendo che fosse occupato in un riordinamento delle truppe e che esistesse ancora un certo margine di tempo da sfruttare, Rommel prese la decisione di ritirarsi su Fuka. Il movimento doveva aver luogo per settori, nell' ordine: settentrionale, centrale e meridionale, con precedenza alle truppe non motorizzate dei primi due settori, sotto la protezione delle unità corazzate. La brigata Ramcke ed il X corpo sarebbero, per il momento, rimasti in posto. Sollevato per aver gettato il dado, Rommel tornò verso El Daba. Scampò per miracolo ad un'incursione aerea, ma quando arrivò al Comando dell'ACIT, dopo mezzogiorno, probabilmente rimpianse di essersela cavata. Uno dopo l'altro giunsero come due fucilate il dispaccio del Comando Supremo con l'invito a «mantenere a qualunque costo l'attuale fronte» e quello di Hitler con la sola alternativa di scegliere fra la vittoria o la morte80 • Per Rommel fu una mazzata. Non osò disobbedire sic et simpliciter e cercò una replica all'OKW che fosse insieme rispettosa e persuasiva. Dopo molti tentativi si decise per questo testo: «In riferimento al telegramma del 3 novembre, ore 11, 30, comunico che durante la notte dal 2 al 3 novembre le divisioni italiane e la brigata Ramcke hanno ripiegato nel settore meridionale sull'allineamento El Taqa-Bab el Qattara-sud di Deir el Murra nell'intento di accorciare il fronte. Hanno l'ordine di difendersi sino all'ultimo. Le divisioni tedesche sono impegnare nel settore settentrionale in combattimenti estremamente pesanti contro forze nemiche fortemente superiori. Esse difendono l'area Deir el Murra-Sidi Abd e! Rahman. Tutte le unità tedesche sono già state immesse nella lotta. Attualmente le perdite tedesche in fanteria, cacciatori di carri e genio ammontano a circa il 50%, in artiglieria a quasi il 40%. Il DAK dispone adesso di 24 carri. Del XX corpo, la Littorio e la Trieste sono state praticamente distrutte. L'Ariete, che è rimasta finora nel settore sud, ha raggiunto nella notte il DAK. Ogni ulteriore sforzo sarà compiuto per rimanere in possesso del campo di battaglia»81 •


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Nel frattempo, alle 14,30, chiese ulteriori informazioni a von Thoma il quale, molto asciutt amente, gli comunicò che la 15a Panzer poteva contare su 10 carri, la 21 a su 14 e la Littorio su 17. Rommel lo esortò a battersi sino all'ultimo carro e gli lesse il messaggio di Hitler, al che l'amareggiato von Thoma trovò una formula che sembrò accettabile: resistenza sulle posizioni, con qualche inevitabile flessione locale (schizzo n. 96). Comunque bisognava sospendere i movimenti già disposti, ricondurre in linea i reparti, portarvi anche le divisioni corazzate e recuperare il X corpo (schizzo n. 97). Alle 15,10 l'ACIT trasmise gli ordini al XXI corpo, ma apparve subito evidente l'impossibilità di una esecuzione tempestiva e corretta. Il fonogramma pervenne al corpo d'armata alle 17 e solo alle 18,30 furono diramate, in cifra, le conseguenti disposizioni esecutive alle divisioni. Per la Trento, che ancora non aveva lasciato le posizioni, non esistettero difficoltà, ma per la Bologna le cose andarono differentement,e. Essa si trovava in marcia sin dalle 14 e non era in grado di ricevere e decifrare la comunicazione se non all'arrivo. Rendendosi conto di ciò., Navarini fece inviare ufficiali sugli itinerari di ripiegamento, ma il Comando della Bologna non fu rintracciato, avendo deciso di precedere le colonne per studiare il dispositivo da assumere sulla linea di Fuka, ed i reparti furono incontrati solo verso l'alba e dopo laboriose ricerche. Come si può ben immaginare le truppe erano in un tale stato di spossatezza da non poter riprendere il cammino in senso inverso. Quanto al XX corpo, l' ACIT prescrisse di sistemare l'Ariete a sudest di Deir el Murra, a contatto con la 15a Panzer a sinistra e con la Trento del XXI corpo a destra. · Rommel immaginava bene l'effetto negativo del contrordine sui reparti, poiché «anche l'ultimo soldato sapeva che ormai, pur facendo il massimo sforzo, le sorti della battaglia non potevano più mutare»s.:, ed alle 18,40 chiese ai comandanti di corpo di compiere quanto umanamente possibile per una conclusione favorevole della lotta. Probabilmente lo scopo sarebbe stato conseguito rimanendo padroni del campo di battaglia - cioè respingendo vittoriosamente ogni tentativo britannico di sfondamento - perciò specificò a von Thoma che l'ordine di Hitler ,,esclude ogni tipo di difesa elastica». Mancinelli informò il Comando Supremo della dolorosa determinazione di Rommel, senza però attribuirla esplicitamente agli interventi da Berlino e da Roma, ed anzi inserendo un <<fJer ora)) che stava a significare non del tutto perse le speranze di Rommel di poter salvare l'ACIT:


LA SITUAZIONE NEL SETTORE SETTENT RIONALl ALLE 15 DEL 3 NOVEMBRE

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Schizzo n. 96


LA SITUAZIONE DEL X CORPO D'ARMATA LA SERA DEL 3 NOVEMBRE

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Schizzo n. 97


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«Situazione ore 16,30. Rommel considerando l'estrema difficoltà di compiere il movimento di ripiegamento sotto la pressione dell'avversario riccamente motorizzato ha deciso di rinunciare per ora al ripiegamento stesso e di tentare la resistenza in posto. Sulle posizioni oggi occupate l'ACIT giocherà la sua ultima carta. L'unica possibilità dì successo è affidata all'eventualità di infliggere al nemico perdite cosl elevate da indurlo a desistere definitivamente dall' offensiva (...). Da intercettazione risulta in preparazione un nuovo forte attacco sul fronte del CTA» 83 •

Quel mattino, verso le 9,30, Montgomery aveva tenuto rapporto ai comandanti di corpo d'armata. Dal settore di Tel1 el Aqqaqir provenivano notizie contrastanti sulla riuscita dello sforzo della 1a D.cor., ma in complesso sembrava che lo schieramento controcarri tedesco fosse ancora efficiente, il che era tutt'altro che consolante. Pare addirittura che molti generali giudicassero critica la situazione e che si chiedessero fino a quando la pressione poteva curare. Erano già undici giorni di accaniti combattimenti. Perdere la battaglia non era più possibile, ma non riuscire a vincerla era tutt'altro che improbabile. D'altra parte il dominio della Royal Air Force appariva innegabile ed esistevano validi motivi per ritenere Rommel allo stremo delle risorse. Il giorno prima la decrittazione di alcuni messaggi Enigma aveva consentito a Montgomery di sapere che Rommel ed il Fliegerfuhrer avevano segnalato una situazione insostenibile. Per giunta, cominciavano ad affluire segnalazioni di arretramenti di truppe italo-tedesche. I primi indizi vennero raccolti dalla 9a D.f. australiana, poi dal 13° corpo a sud, poi la ricognizione aerea riscontrò un crescente movimento verso ovest sulla rotabile costiera ed un deflusso dal fronte lungo le piste del deserto. Più tardi ulteriori decrittazioni di Enigma chiarirono che Rommel aveva ordinato il disimpegno delle divisioni di fanteria nella notte sul 3 ed era intenzionato a cominciare la vera e propria ritirata sin dal giorno 3, disputando il terreno palmo a palmo. E intanto il Fliegerfuhrer stava spostando i suoi reparti aerei in aeroporti più arretrati. A completare il quadro dell' ACIT: la disponibilità di carburante era inferiore a 1,7 unità, lo spostamento delle munizioni di artiglieria dai depositi di El Daba impossibile per carenza di benzina ed il livello delle scorte alla grande base logistica di Matruh assai basso. Ma che l' ACIT si ritirasse era l'ultima cosa che Montgomery po·· tesse desiderare, perciò a mezzogiorno si orientò ad uno sforzo decisivo e scelse la 51 a Highlanders come punta di diamante per l'urto finale. Le direttive che impartì miravano ad aggirare più che a sfondare l'ul· timo ostacolo costituito dal DAK. Il superamento della barriera controcarri tedesca doveva essere perseguito investendone la parte meri-


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dionale, palesemente di scarsa profondità. Protagonista di questo primo tempo, la 51 a Highlanders aveva il compito di superare la pista Rahman su ampia fronte, creando le premesse per l'avvolgimento da sud del DAK. Il secondo tempo spettava alla 2a D.f. neozelandese, completata con la 4 3 B.cor. leggera: a risultato acquisito da parte della 51 a, essa doveva spingersi in profondità sino a Sidi Ibeid, alle spalle del XX e del XXI corpo italiano (schizzo n. 98). O ttenuti questi rìsultati, poteva cominciare il completamento del successo. In serata, informato da nuove decrittazioni di telegrammi in codice Enigma che Rommel aveva rinunciato a levar le tende, Montgomery impartÌ gli ordini a Lumsden. Il 10° corpo era stato riordinato proprio Ìn vista della precisa incombenza su tre divisioni di pari struttura. La 1 a D.cor. di Briggs aveva la 2a B.cor. e la 7 3 B.mot.; la 7a D .cor. di Harding disponeva della 22 3 B.cor. e della 131 a B.mot.; la 10a D.cor. di Gatehouse aveva 1'8 3 B.cor. e la 133a B.mot. Ogni divisione contava inoltre su un reggimento autoblindo, artiglieria, genio e servizi. In più esisteva un complesso su autoblindo: i Royal Dragoons, il 3° ed il 4° reggimento sudafricano. Ora, la 1a D.cor. doveva dirigersi da Tell el Aqqaqir verso la stazione di Ghazala, seguita, sulla sinistra, dalla 7a D.cor.84 • Dal canto loro, Freyberg si sarebbe messo in condizioni di proseguire diritto su Fuka e Wimberley si sarebbe spostato a sudovest di Teli el Aqqaqir per sostituire i neozelandesi. In base a quanto sopra, il gen. Wimberley ricevette ordine di montare tre attacchi distinti. Il primo alle 17,45 di quello stesso pomeriggio per occupare la pista Rahman pochi chilometri a sud di T ell el Aqqaqir con la 152a B.f.; il secondo alle 1,30 del 4 novembre per portare la 5a B.f. indiana immediatamente a sud della 1523, sempre sulla anzidetta pista; il terzo alle 6, 15 del 4 per attaccare q. 44 di Tel1 el Aqqaqir con la 154 3 B.f.. Nel frattempo la 9a australiana avrebbe rastrellato la fascia costiera abbandonata dal nemico. · L'attacco della 152 a B.f. doveva essere preceduto da un pesante bombardamento aereo e da una forte preparazione di artiglieria, senonché le sempre un po' confuse notizie ed i frequenti errori di carattere topografico indussero il Comando della 1a D.cor. a reputare la pista già lasciata dai tedeschi e l'8a B.cor. ormai ad ovest di essa. Di conseguenza il gen. Briggs chiese l'annullamento dell'intervento aereo, che, temeva, avrebbe coinvolto le sue unità. Per quanto Wimberley avvertisse Leese che, secondo le sue informazioni, l'obiettivo non era stato affatto abbandonato dal nemico, il risultato fu che il concorso cii fuoco venne abolito e 1'8° Royal Tanks avanzò con parte dei Gordons


GLI ORDINI IMPARTITI DA MONTGOMERY NEL POMERIGGIO DEL 3 NOVEMBRE

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Schizzo n. 98


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sui Valentine. Ma la 1sa Panzer era ancora in posto e per di più le intercettazioni campali avevano avvisato dell'imminenza dell'attacco. Così, l'operazione si concluse con un fiasco completo. Le perdite britanniche si tradussero in 94 uomini, 9 Valentine distrutti ed 11 danneggiati su un totale di 32 carri. Quando, più tardi, Wimberley ricevette da Leese disposizioni per la cooperazione che doveva assicurare all'attacco della sa B.f. indiana, non poté trattenersi dal chiedere: «Dobbiamo proprio continuare ad attaccare in questo modo?»85 •

IL 4 NOVEMBRE

L'azione notturna della 5 3 brigata indiana con il sostegno del 50° Royal Tanks sembrò dapprima nata sotto cattiva stella. Anzitutto la brigata doveva arrivare dal settore di Miteiriya, cosa che rendeva dubbia la puntualità e che quindi indusse a posticipare di un'ora l'inizio dell'attacco. Poi doveva muovere su terreno sconosciuto, senza alcuna ricognizione preventiva e nell'oscurità della notte. In compenso fruiva dell'appoggio di nove reggimenti d'artiglieria da campagna e di due di medio calibro e, anche se lo ignorava, la 15a Panzer stava ripiegando in direzione di Deir el Murra. Il reparto tedesco investito fu il II/115° Panzergrenadiere, che perse circa 180 uomini. Alle 8 la sa indiana era sull'obiettivo (benché un battaglione, smarritosi, arrivasse dopo le 20).

La terza azione non ebbe storia. I tedeschi avevano lasciato Tel1 el Aqqaqir, cosicché verso le 8 la posizione veniva occupata praticamente senza contrasto. Secondo Montgomery l'occupazione di sei chilometri della pista Rahman a sud di Tel1 el Aqqaqir fu determinante perché permise l'aggiramento del fianco meridionale dello schieramento controcarri tedesco, che nessuno sforzo diretto era riuscito a smantellare. Ed il primo passo indietro del DAK consentÌ poi il dilagare del 10° corpo di Lumsden. Non fu esattamente così, giacché il mattino del 41'ACIT controllava ancora a distanza l'abbandonata zona di Tell el Aqqaqir. Ad ogni modo è chiaro che le ore dell' ACIT erano contate. L'arretramento verso il meridiano 850 aveva causato un inconveniente: più o meno vaste soluzioni di continuità nell'ampio semicerchio descritto adesso dal DAK, dal XX e dal XXI corpo, nonché, proprio nel tratto centrale dell'intero fronte, un vuoto di una quindicina di chilometri fra il XXI ed il X corpo, in corso di raccolta ad oriente di El Kharita. Di questa libertà di movimento stavano approfittando


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

largamente le infiltrazioni delle autoblindo dei Royal Dragoons e dei sudafricani, per provocare disordine, disorientamento e danno nelle retrovie del XXI e del X corpo. Alle 7,30 Kesselring arrivò in Africa. Costretto a pernottare a Creta per noie all'apparecchio, più tardi si rammaricherà dell'involontario ritardo: «Il risultato ( ..) ottenuto il 4 novembre avrebbe avuto un'influenza assai maggiore, forse decisiva, un giorno prima» 86• Venne accolto dal Fliegerfuhrer Seidemann, che lo accompagnò subito da Rommel. Il comandante dell' ACIT, convinto che nelle decisioni di Hitler avesse pesato il giudizio ingiustificatamente ottimistico dell'OBS, lo accolse in uno stato d'animo pressoché ostile. Era indignato per l'ingiunzione ricevuta di restare alla stretta di El Alamein; preoccupato per le condizioni della rotabile costiera bombardata continuamente dalla Royal Air Force e qua e là bloccata da automezzi in fiamme, anche se ancora il traffico si svolgeva sostanzialmente ordinato; incerto sull'esito della missione del ten. Berndt. Ed il nemico sembrava si fosse addormentato sugli allori! «Non avrei mai osato sperare - commentò - che il comandante britannico ci lasciasse una simile occasione. Ora essa pas· sava senza che noi ne approfittassimo!»87 • Quindi l'incontro con Kesselring iniziò in tono polemico. Kesselring si mostrò in un primo momento propenso a sostenere la tesi di Hitler e cercò di giustificarla, spiegandola con le esperienze fatte sul fronte russo, dove più di una volta l'aggrapparsi disperatamente ad una posizione si era rivelato come la soluzione migliore. Rommel replicò: «Avevo creduto finora che il Flihrer lasciasse a me il comando dell'armata. Quest'ordine insensato ha prodotto su di noi l'effetto di una bomba. Egli non può applicare semplicemente alla condotta della guerra in Africa le sue cognizioni acquisite per la maggior parte con l'esperienza fatta in Russia. Qui avrebbe dovuto senz'altro lasciare a me la decisione» 11•

E più o meno con questo amaro sfogo si sarebbe esaurita la conversazione, stando ai ricordi di Rommel. Ma per la verità il colloquio proseguì ed in ben altro modo. Quando seppe che il DAK era rimasto con una ventina di Panzer efficienti e conobbe meglio la situazione, Kesselring reagì immediatamente e non esitò a suggerire di «considerare il messaggio di Hitler come un appello anziché un ordine preciso». Una simile proposta prese Rommel tanto alla sprovvista da non saper egli replicare se non che il telegramma del Flihrer gli sembrava senza scappatoie. Ma Kesselring insisté nel convincerlo ad agire sulla base di


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quanto riteneva giusto fare in quelle circostanze, perché «non è possibile che il Fuhrer voglia che la sua armata venga annientata qui ad El Alamein». Poi, visto che il suo interlocutore non avrebbe avuto la forza d'animo di contravvenire apertamente all'ordine ricevuto, formulò un'altra proposta: di rivolgersi nuovamente all'OKW, spiegando l'impossibilità di tenere la linea di El Alamein a causa delle perdite subite e della strapotenza dell'8a armata e sostenendo che solo il ricorso ad una ritirata strategica avrebbe consentito di conservare almeno una parte dell'Africa settentrionale. E soggiunse che egli stesso avrebbe caldeggiato tale soluzione con un proprio dispaccio a Hitler. Così fu fattos9_

Il messaggio di Rommel fu il seguente: «Nell'ultimo giorno il nemico, con 400-500 carri armati e forti unità di fanteria, ha aperto nel settore nord una breccia di d ieci chilometri per una profondità di quindici nel tratt o più importante del campo di battaglia, distruggendo quasi completamente le truppe sulla linea del fronte. Continuiamo a far di tutto per restare in possesso del campo di battaglia, ma le perdite sono tanto elevate che non si può contare a lungo su un fronte contmuo. Sono pienamente convinto della necessità di tenere ad oltranza le posizioni e di non cedere di un passo. Credo però che la tattica britannica, di distruggere una dopo l'altra le nostre unità con i più duri concentramenti di fuoco ed i persistenti attacchi aerei, non potrà che nuocerci e distruggere progressivamente le nostre forze. Nell'attuale situazione vedo quindi nella guerra manovrata, in cui il nemico debba combattere ad ogni passo, l'unica possibilità di infliggergli ulteriori perdite e di evitare a noi del teatro africano. Prego autorizzazione in tal senso. Se mi sarà accordata, intendo ripiegare manovrando e riportare, con successivi sbalzi, le truppe su una nuova posizione, corrente da Fuka verso su<l. Sui circa 70 chilometri di questa linea, il settore meridionale, lungo una trentina di chilometri, non è praticamente attraversabile da grosse formazioni corazzate»90•

Dopo il colloquio, Rommel raggiunse il Comando del DAK sotto un carosello quasi ininterrotto di bombardieri e cacciabombardieri britannici. Appena arrivato, venne informato subito che il fronte offriva una stabilità precaria, tuttavia l'avversario non sembrava aver ancora portato avanti le artiglierie ed apparentemente lo sforzo del 10° corpo inglese si era fermato. In realtà era la 1a D.cor. che stava cercando di aprirsi la strada. All'alba, dissipatasi la foschia, il gen. Briggs aveva messo in marcia la divisione con la za B.cor. in testa verso nordovest e più precisamente in direzione di T ell el Mampsra, dove la Kampfsta/fel teneva la giuntura


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTR10NALE

fra 21 a e 15a Panzer. Ma per quanto aumentasse la pressione, la linea tedesca in quel tratto teneva (schizzo n. 99). Viceversa, al centro le cose stavano precipitando. La situazione del XXI corpo al mattino si presentava già con toni allarmanti. I resti della Trento erano schierati a Bir el Abd, a nordovest del campo minato longitudinalmente steso a tergo della posizione di resistenza; la Bologna era sparpagliata nel deserto. Alle 7 la Trento segnalò di essere impegnata: le stava arrivando addosso la 4a B.cor. leggera seguita dai neozelandesi. Alle 11 nuovo messaggio: l'attacco nemico, inizialmente fronteggiato, era ripreso con decisione e la linea era rotta. Alle 13 il Comando del corpo d'armata ricevette l'ultima comunicazione radio del gen. Masina: «Munizioni quasi esaurite. Le spareremo tutte sul posto». Chiusa la partita con la Trento, la 2 a neozelandese lanciò le autoblindo ed i carri leggeri sulle tracce della Bologna, sorprendendone i reparti che tornavano a piedi sui propri passi in condizioni di estrema spossatezza, disorganizzandoli senza fatica e catturandoli. Quanto al XX corpo di De Stefanis, il quadro si presentava a tinte ugualmente drammatiche. La D.cor. Ariete era arrivata quel mattino fra Deir el Murra e Bir el Abd, cioè fra la 1sa Panzer e la Trento, e, avendo lasciati alcuni reparti al X corpo, disponeva: del XII/8° bersaglieri, del 132° carristi su tre battaglioni ed un centinaio di carri medi e del 132° artiglieria su quattro gruppi di vario calibro. Poco più a nordovest si trovavano i resti della Trieste: il 66° f. su due battaglioni ed il 21 ° artiglieria su tre gruppi, tutti a ranghi ridottissimi ed a corto di viveri e munizioni in quanto parte delle dotazioni era stata spedita con i pochi automezzi verso Fuka. Più ad occidente era raccolto quanto rimaneva della Littorio: un battaglione di formazione del 12° bersaglieri su due compagnie ed un paio di pezzi da 100/17. I carri residui del 133° carristi si battevano in mezzo a quelli della 15a Panzer91• Alle 10 circa su De Stefanis piombò la 7a D.cor. con la 22a B.cor. in testa (schizzo n. 100). L'Ariete aveva realizzato un piccolo schieramento controcarri e fruiva del concorso delle artiglierie della Trieste, ma troppo sbilanciato risultava lo scontro. Arrestatisi a 1.500 metri, gli Sherman cominciarono il tiro al piccione contro gli M 13, ai quali non restò che ricorrere al movimento per accorciare le distanze. La lotta fu lunga ed accanita. L'avvolgimento da sud delle artiglierie, ad opera di un aliquota della 4a B.cor. leggera, darà il colpo di grazia92 • Alle 13 Rommel ricevette altre brutte notizie dal col. Bayerlein, rientrato da un giro di ricognizioni: la 15a e la 21 a Panzer non mollavano ma la cerniera era saltata con la distruzione della Kampfstajfel. Peggio: il gen. von Thoma era caduto in mani inglesi 93• Queste notizie


I COMBATTIMENTI DEL 4 NOVEMBRE NEL SETTORE SETTENTRIONALE

Schizzo n. 99


LA FINE DEL XX

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traducevano purtroppo in realtà i timori di Rommel: «A sudest ed a sud del Comando [del DAK] - ricordò - si vedevano grandi nuvole di polvere. Qui si svolgeva la disperata lotta dei piccoli e scadenti carri armati italiani del XX corpo con circa 100 carri armati pesanti britannici, che avevano aggirato gli italiani sul fianco destro scoperto. Come riferì più tardi il maggiore von Luck, da me mandato con il suo reparto a tamponare la falla fra gli italiani ed il DAK, i primi, che rappresentavano ormai le nostre più forti truppe motorizzate, combatterono con straordinario valore (...). Uno dopo l'altro i carri armati esplodevano o s'incendiavano mentre il violentissimo fuoco dell'artiglieria nemica ricopriva le posizioni della fanteria e dell'artiglieria nemica italiana. Verso le 15,30 partì l'ultimo messaggio radio dell'Ariete: «Carri armati nemici fatto irruzione a sud dell'Ariete; con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa cinque chilometri nord-ovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono». La sera il XX corpo italiano, dopo valorosa lotta, era annientato. Con l'Ariete perdemmo i nostri più anziani camerati italiani, ai quali, bisogna riconoscerlo, avevamo sempre chiesto più di quello che erano in grado di fare con il loro cattivo armamento»94.

In effetti l'Ariete non fu completamente distrutta e lo stesso dicasi per la Trieste e la littorio: i Comandi di divisione riuscirono a disimpegnare parte delle ultime forze 95 • Comunque verso le 15 non c'era più da illudersi sulla possibilità di resistenza: il fronte del DAK appariva sfondato in più punti, il XX ed il XXI corpo erano in via di annientamento ed il X abbandonato a se stesso, le colonne meccanizzate del nemico godevano della completa libertà di manovra e la Royal Air Force infuriava. A questo punto Rommel non esitò oltre e, facendo a meno di qualsiasi autorizzazione, impartl l'ordine di ritirata generale. Erano le 15,30. Forse, egli sperò, avrebbe ancora fatto in tempo a salvare le residue unità motorizzate dell' ACIT. Purché però riuscissero a portarsi rapidamente sulla strada ed a scappare a tutta velocità. Chi non ce la faceva era perduto. L'approvazione di Hitler partirà dall'OKW alle 20,50 e perverrà all'ACIT il mattino successivo: «Date le circostanze, approvo i suoi intendimenti. Il Duce ha dato analoghe direttive attraverso il Comando Supremo». Le divisioni tedesche cominciarono subito la ritirata, incolonnandosi sulla rotabile. Il XX corpo, che doveva portarsi con le truppe salvate a 25 chilometri a sud di Fuka, riordinò alla meglio i reparti ed effettuò il movimento nella notte sul 5, su un itinerario parallelo alla litoranea e da essa distante 20-25 chilometri per dare sicurezza sul fianco alle colonne defluenti lungo la strada. I carreggi, con relativa scorta, invece furono avviati sulla litoranea per costituire, appena a destinazione, posti di blocco per la raccolta degli sbandati. Il XXI corpo non


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

incontrò sostanziali difficoltà a far ripiegare i nuovi 1/61 ° f. e I/39° f., dislocati, come si è detto in precedenza, alla stazione di Ghazal e ad El Daba, ma quanto alle truppe della Bologna e del 7° bersaglieri non esistevano molte speranze che sfuggissero alla cattura. Infine il X corpo. Nebbia ricevette l'ordine di ritirata alle 16 ed entro le 19 fece pervenire le disposizioni esecutive a Brescia, Folgore e Pavia. Il movimento era previsto in tre tappe notturne, ciascuna sui 25 chilometri; entro il mattino del 7 doveva perciò concludersi sulla linea di Fuka. Gli itinerari attraverso il deserto erano due: il più settentrionale per la Brescia e le artiglierie di corpo d'armata; l'altro per la Fol· gore, il Comando di corpo d'armata e la Pavia. In simile difficile e complessa operazione, sotto la costante pressione nemica, quando tutto sarebbe dovuto essere improntato a celerità e dinamicità, la paurosa deficienza di automezzi venne ad esercitare un ruolo determinante e ad influire con aspetti di vera tragedia sulla sorte delle truppe del X corpo. Costrette a muovere a piedi, ostacolate dalla necessità di portare seco le armi pesanti di reparto ed i materiali indispensabili per arrivare al meridiano di Fuka, esse erano destinate a costituire la più facile delle prede ed a crollare in mezzo al deserto per fame, sete e mortale stanchezza. Come si è detto in precedenza, Delease aveva reperito, almeno sulla carta, 150 automezzi per il trasporto delle fanterie. La cessione, fu fatta molto a malincuore da Barbasetti, che probabilmente pensava ai problemi dell'Intendenza, tanto che volle rimarcare a Mancinelli come essa «incide decisamente sulle limitatissime possibilità di trasporto per noi et tedeschi» e precisare, altresì, che non appena terminata l'emergenza gli autocarri dovevano essere lasciati liberi per i rifornimenti. <<Per vostro orientamento - concluse Barbasetti - tenete presente che una volta concessi, detti automezzi, come sempre non verrebbero più resituiti»96. Purtroppo, oltre al limitato numero ceduto in prestito, era stabilito, ovviamente per cercare di abbreviare i tempi, che gli automezzi affluissero a El Daba a partire dal mattino del 3 novembre, a mano a mano che ognuno avesse sbrigato il compito di rifornimento assegnatogli. Lo Stato Maggiore di collegamento con l' ACIT doveva radunarli, dividerli in gruppi ed avviarli alle grandi unità. Si aggiunga che la maggioranza degli autisti e mezzi erano civili, legati all'Intendenza da un regolare contratto per determinati trasporti e non certo sino alla prima linea; che in questo caso dovevano inoltrarsi press'a poco alla cieca nel deserto alla ricerca del destinatario; che l'ambiente delle immediate retrovie il 3 novembre era fortemente disturbato per le continue ed assillanti incursioni aeree britanniche e per le puntate delle~


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autoblindo inglesi e sudafricane; che la litoranea offriva già sintomi di ritirata. Mancinelli si dette da fare tentando di organizzare delle piccole colonne. Valutò a neanche cento gli autocarri effettivamente presentatisi ad El Daba e li avviò tutti al X corpo, il più lontano e quello in maggiori ambasce «Non ho mai saputo - scrisse più tardi - se qualcuno di quei preziosi autocarri sia mai giunto a destinazione; purtroppo ho 97 ragione di ritenere che tutti siano andati perduti o dispersi)) • Il 5 mattina, al termine della prima tappa della ritirata, il X corpo giunto a Qubur Shamata, a 50 chilometri sud di El Daba, chiederà disperatamente rifornimenti: « Truppa senza acqua, automezzi senza carburante. Noti 150 automezzi non giunti» (ore 7,30) e poco più tardi Nebbia comunicò: «Stasera proseguo ripiegamento e se non giunge carburante dovrò abbandonare trattori e autocarri a benzina» (ore 10). A Roma gli avvenimenti sembravano considerati con uno strano distacco. Alle 17,45 di quel drammatico 4 novembre von Rintelen si presentò al Comando Supremo con i telegrammi spediti nella tarda mattinata da Rommel e da Kesselring. Cavallero obiettò che un ripiegamento era accettabile entro certi limiti, oltre i quali «non significa più difendersi fino all'estremo e nel contempo porta alla perdita delle divisioni a piedi. Faccio presente che se ripiega l'armata è perduta. Il nemico è arrivato con 150 carri [?!1 mentre prima erano 400. Quindi il suo sforzo va diminuendo»98• Dopo di che, visto che Hitler aveva deciso di lasciare una certa libertà di manovra a Rommel, fece compilare il seguente dispaccio per il comandante dell'ACIT: «Premesso: a. che Comando Supremo habet ieri ordinato mantenere posizioni dell'armata; b. che nelle azioni successive tale ordine non habet potuto avere pratica attuazione et fronte armata si est notevolmente arretrato perdendosi quasi interamente vantaggio posizioni organizzate; c. presa conoscenza dei documenti che il generale germanico presso Comando Supremo habet qui comunicato per ordine OKW; Duce habet ravvisato utilità lasciarvi libertà di manovra per portare at passo at passo armata sulla posizione di Fuka come da voi proposto, in modo da assicurare l'arretramento anche delle unità non motorizzate. Duce ordine che ogni cosa utile al nemico sia sistematicamente distrutta negli spazi che vengono abbandonati, ivi compresa ferrovia, suoi impianti et vagoni che non possono essere sgombrati. Comando Supremo continua massimo sforzo per intensificare rifornimenti anche via aerea. Habet già disposto afflusso costà un gruppo aerei caccia mentre rinforzi aerei germanici sono in movimento. Altre informazioni darà verbalmente generale Gandin, che· giungerà cosrà domani cinque corrente»99 •


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Cavallero sembrò soddisfatto di mostrare a von Rintelen che «il Comando Supremo con questo dispaccio ha trovato la forma di dare al maresciallo Rommel delle direttive senza aver avuto comunicazione diretta da lui» ic-0_ A prescindere dal senso di fastidio provocato da simile atteggiamento, non era più tempo di direttive da Roma e da Berlino. Alle 23,40 von Rintelen telefonò a Cavallero riferendo una nuova comunicazione di Kesselring: «Fronte sfondato al centro. Ariete circondata. Presso il DAK in tre punti in parte profonde irruzioni. Generale comandante DAK prigioniero. L'armata corazzata tema durante la notte di ripiegare nelle posizioni di Fuka, ove sono determinate condizioni di difesa relativamente favorevoli (...). Arrivo [Roma) nelle prime ore del mattino» 101 ~

Il bollettino serale dell' ACIT era plumbeo: «Nelle ore antimeridiane la divisione corazzata Ariete, il corpo tedesco d'Africa e la 90• divisione leggera d'Africa, compresa la 164a divisione leggera d'Africa, hanno respinto parecchi attacchi di fanteria e di robuste forze corazzate. Viceversa, nel primo pomeriggio, dopo rinnovate azioni con numerosi carri armati pesami, sostenuti da fortissimo fuoco d'artiglieria, il nemico è riuscito a sfondare il fronte del corpo tedesco d'Africa in tre punti. L'eliminazione di questi sfondamenti, a causa della mancanza di riserve, non è stata possibile. Contemporanemente la divisione corazzata Ariete è stata ripetutamente attaccata, sia sul fronte sia sul fianco, da circa 100 carri armati. Forti contingenti della division:, o sono stati distrutti o, dopo valorosa resistenza, sono caduti in mano avversana. Non è dato sapere, sino a questo momento, dove si trovino i resti della divisione corazzata Littorio e della divisione motorizzat a Trieste. Già in precedenza il XXI corpo d'armata era stato sfondato da robusta forza corazzata e, con alcuni suoi reparti, aveva ripiegato verso ovest. Successivamente la ricognizione aerea ha informato che il X corpo d'armata, fortemente premuto dal nemico, del pari ripiegava verso ovest. A causa del ripiegamento del X e del XXI corpo d' armata, della distruzione della divisione corazzata Ariete, nonché degli sfondamenti presso il corpo tedesco d'Africa, l'attuale fronte non può più essere tenuto. Perciò, anche al fine di evitare che il corpo tedesco d'Africa e la 90• divisione leggera d'Africa restassero tagliati fuori, si è dovuto impartire l'ordine di ripiegamento sulle posizioni di Fuka. Per il momento non è dato giudicare se riuscirà a costituire ed a mantenere colà un nuovo fronte. Il generale delle truppe corazzate von Thoma, incaricato del comando del corpo tedesco d'Africa, mentre tentava di impedire, con il suo scaglione di combattimento, la penetrazione di forze avversarie, risulterebbe caduto in mano nemica, dopo la distruzione del suo scaglione dinanzi alla lìnea più avanzata»102.

A Londra l'atmosfera era di ampia e giustificata euforia. L'ordine di vincere o morire inviato da Hitler a Rommel nella tarda mattinata del 3 fu descritto da Ultra nelle prime ore del 4, ma per ragioni di


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sicurezza la notizia venne comunicata soltanto nel pomeriggio ad Alexander e con divieto di divulgazione. Alle 15,30 il gen. Brooke fu nuovamente convocato da Churchill, che dalla profonda soddisfazione avrebbe voluto far suonare le campane. A stento il capo di S.M.G.I. riuscì a convincerlo ad attendere ancora un poco, a scanso di dolorosi equivoci. Finalmente, nel tardo pomeriggio arrivò un telegramma da Alexander: «Dopo dieci giorni di aspri e violenti combattimenti ]'ga armata ha inflitto una severa sconfitta alle truppe tedesche e italiane agli ordini di Rommel. Il fronte nemico è stato infranto e le formazioni corazzate britanniche sono pas· sate in forze e stanno ora operando alle spalle dell'avversario. I reparti nemici che ppssono disimpegnarsi sono in piena ritirata e vengono attaccati incessantemente dalle nostre unità corazzate e motorizzate e dall'aviazione. Altre divisioni nemiche sono ancora schierate e tentano di sottrarsi all'annientamento; è probabile che queste ultime vengano circondate e isolate. La RAF ha prestato un magnifico appoggio alla battaglia terrestre per tutta la sua durata e sta ora martellando senza tregua le colonne in ritirata. I combattimenti continuano» 103•

Churchill rispose con entusiasmo che se veramente si fosse trattato di una vittoria decisiva «mi propongo di far suonare le campane in tutta l'Inghilterra, per la prima volta nel corso di questa guerra»; però gli sarebbero occorsi almeno 20.000 prigionieri.

4. CONSIDERAZIONI

La dur issima lotta combattuta dal 23 ottobre al 4 novembre ad El Alamein è passata alla storia come una delle battaglie decisive. Secondo il clamore del momento e considerato il risultato pratico che conseguì in campo tattico e strategico, indubbiamente ha tutti i titoli per chiamarsi tale. Tuttavia... se appena si alza lo sguardo dal periodo citato e si pongono nella giusta cornice gli avvenimenti di fine giugno-primi di luglio e di fine agosto-primi di settembre su quello stesso terreno, nonché quelli che si profilavano a brevissima scadenza verso il Nordafrica francese, bisogna convenire non mal collocati due interrogativi già posti a suo tempo da studiosi e critici: fra le tre battaglie di El Alamein, è veramente la terza a meritare il ruolo di più importante? era proprio necessaria quest'ultima battaglia? Per il momento limitiamoci a qualche considerazione sul fatto d'arme in sé, con riserva di cercare una risposta ai quesiti in sede di consultazioni.


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L'impostazione della battaglia. «L'armata ha interrotto l'offensiva - aveva informato Rommel nel suo noto rapporto del 22 settembre - ed ha assunto atteggiamento difensivo su posizioni favorevoli per un attacco futuro(. ..). Io confido che(...) potremo rafforzare l'armata(. ..). Nel frattempo ci terremo sulla difensiva(. ..)». I criteri di base per l'organizzazione della difesa sono stati illustrati dallo stesso feldmaresciallo. La superiorità aerea e di mezzi corazzati di cui godeva l'avversario e la cronica carenza di carburante dell' ACIT non consentivano forma di difesa diversa da quella statica. Quindi occorreva appoggiare le fanterie ad un fronte fortificato. La posizione di El Alamein aveva le spalle appoggiate al mare ed alla intransitabile depressione di El Qattara e non presentava un'eccessiva ampiezza. Quindi si poteva e si doveva giocare su di essa la carta della difesa ad oltranza. Il terreno non offriva appigli naturali da sfruttare in buona misura. Quindi occorreva coprire l'intera linea con profondi campi minati, utilizzando anche quelli presi al nemico, ed incrementare il loro valore impeditivo con ordigni esplosivi, bombe di aereo, proietti di artiglieria e reticolato. Il nemico era particolarmente tagliato per una battaglia di rottura perché il suo addestramento risentiva delle esperienze tratte dai combattimenti della prima guerra mondiale. Quindi le strutture statiche dovevano essere tanto solide ed il fronte tanto densamente presidiato da poter resistere a lungo contro fortissimi attacchi. La superiorità nemica in uomini e mezzi risultava formidabile. Quindi occorreva costruire una zona di sicurezza assai profonda, in modo da provocare uno spiccato logoramento nelle brigate britanniche in prima schiera. In siffatto ambiente le direttrici di attacco erano difficilmente graduabili in termini di probabilità e di pericolosità e per certo il nemico avrebbe sferrato attacchi plurimi. Quindi tutto il fronte doveva essere difeso in misura simile. Ma le unità italiane avevano organici striminziti ed un armamento «miserevole» e per di più apparivano chiaramente logore (l'intero XXI corpo contava appena 12.000 uomini, servizi compresi). Quindi ai fini di un migliore sfruttamento delle armi tedesche, in special modo controcarri, conveniva alternare sulla posizione di resistenza battaglioni italiani e battaglioni tedeschi. L'artiglieria dell'ACIT si trovava in serio stato di inferiorità. Non soltanto le scorte di munizioni erano limitate, segnatamente per alcuni calibri e per le bocche da fuoco di preda bellica, ma la maggior parte dei pezzi erano italiani, vale a dire in genere antiquati e con una gittata I


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utile di appena sei-nove chilometri per i calibri da 75 e da 100, e di dieci per i 105 contro i dodici chilometri dei 25 libbre inglesi. Quindi occorreva dare alle artiglierie divisionali, comprese quelle delle Panzerdivisionen, uno schieramento a ridosso dei capisaldi, spingendo alcune batterie anche in zona di sicurezza. La massa corazzata britannica sarebbe stata incontenibile in campo aperto. Il rallentamento e la confusione provocati dai campi minati; il tiro dei pezzi da 88; la resistenza ad oltranza delle strutture statiche, tutto ciò non sarebbe riuscito ad impedire infiltrazioni. Ed il nemico avrebbe subito cercato di ampliare rapidamente una qualsiasi breccia, sì da ottenere il desiderato sbocco oltre la posizione di resistenza. Quindi 'occorreva dislocare le divisioni corazzate in prossimità di detta posizione di resistenza, per consentire loro l'eliminazione di penetrazioni locali con immediati contrattacchi. La insufficienza tecnica dei carri italiani (14 tonn. ed un pezzo da 47) li poneva penosamente alla mercé dei Crusader (20 tonn. ed un pezzo da 57) e soprattutto dei Grant e degli Sherman (circa 30 tonn. ed un pezzo da 75). Quindi conveniva frammischiare anche i battaglioni carri italiani e tedeschi, costituendo, almeno come dislocazione territoriale iniziale, raggruppamenti misti. Questi in sostanza, i criteri cui si attenne Rommel, ma egli per primo sapeva benissimo trattarsi di una soluzione di compromesso. A prescindere dal fatto che non supponeva neanche lontanamente l'entità e la qualità della reale superiorità britannica, l'eccessivo squilibrio nel rapporto di forze aeree, che gli imponeva gravi limitazioni in campo tattico, e le pastoie logistiche, che lo costringevano a vivere più o meno alla giornata, senza molto spazio per gli imprevisti, gli mostravano J chiaramente la dubbia rispondenza di un piano nel quale i conti erano stati fatti tornare alla meglio. Lo riconobbe:

I

«Un compromesso non può costituire una soluzione ideale. Noi semplicemente facemmo quello che potevamo, con le nostre scarsissime risorse, per far fronte alla ineliminabili deficienze che ci angustiavano» 1°".

Questo scrisse Rommel. Peraltro nel rapporto del 22 settembre egli aveva affermato ai comandanti di grande unità: «Lo schieramento, che sarà ritoccato nel termine di poche settimane, darà modo c/.ì non temere neppure un attacco colossale». Forse l'ottimismo mostrato era di circostanza o si basava su auspicati sostanziosi rinforzi. Tuttavia è anche possibile che «nell'andamento pendolare dei suoi sentimenti cadesse in quel momento il battito dell'ottimismo» come rilevò Mancinelli. Comunque non si deve dimenticare che Stumme, rispondendo il 3 ottobre


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alle congratulazioni di Cavallero per. l'incarico, condivise interamente il pensiero di Rommel sull'armata e palesò un assoluto ottimismo circa il previsto attacco britannico, data l'esistenza delle premesse per sostenere efficacemente un urto frontale. Anzi ritenne possibile il passaggio dalla vittoriosa difensiva ad una reazione controffensiva sino ad Alessandria, ferma restando l'assoluta necessità di rifornimenti, di complementi e di rinforzi. Le misure decise ed ordinate da Rommel ed accettate ed eseguite da Stumme furono appropriate? Rommel si espresse anche in seguito: «Tutti i nostri sforzi, alla prova dei fatti, a nulla servirono contro l'immensa superiorità delle forze britanniche, non perché avessimo commesso errori ma perché la vittoria era semplicemente impossibile nelle condizioni in cui affrontammo la battaglia» 105•

Al dispositivo dell' ACIT sono state mosse sostanzialmente due critiche. La prima riguarda lo schieramento della massa delle artiglierie troppo a ridosso dei capisaldi della posizione di resistenza, motivo per cui i gruppi vennero a trovarsi coinvolti nella situazione negativa in cui la potenza dell'attacco mise detti capisaldi. Ora, non si può negare che uno schieramento più arretrato avrebbe limitato molto le perdite dovute all'azione delle batterie britanniche, ma non quelle arrecate dal1' offerta aerea. E, ad ogni modo, stante la limitazione di gittata, soltanto portandosi avanti le artiglierie potevano offrire un rendimento soddisfascente, se non di controbatteria almeno di interdizione vicina e di sbarramento durante l'avvicinamento e l'attacco delle fanterie avversane. Il secondo appunto riguarda l'orientamento di impiego delle riserve: contrattacchi locali ovunque si fosse verificata una falla, con rinuncia ad interventi a più ampio respiro. L'osservazione è convincente ma, come nel caso delle artiglierie, non sembra tener conto della realtà. I corpi d'armata erano privi di riserve e l'ACIT non possedeva forze corazzate così cospicue da consentire due tipi di riserve, settoriali e d'armata. È perciò comprensibile che Rommel si sia sentito costretto a scegliere l'intervento locale per evitare il consolidamento di eventuali teste di ponte avversarie oltre la posizione di resistenza: se avesse lasciato sboccare ali' aperto il torrente corazzato britannico, sarebbe stato travolto. Comunque gli studi e le manovre con i quadri svolti in ottobre ebbero per tema l'intervento preordinato e coordinato di ogni coppia di divisioni - la Littorio e la 15a Panzer a nord, l'Ariete e la 2P Panzer a sud in seguito a rottura del fronte, quindi riguardarono contrattacchi su scala tutt'altro che ridotta.


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Inoltre il 19 ottobre Bitossi e von Vaerst ricevettero ordine di approntare un breve studio di contrattacco preventivo ad oriente della posizione difensiva. Stumme evidentemente pensava che in caso di offensiva britannica non sarebbe stato difficile individuare le colonne nemiche e sorprenderle in movimento nella terra di nessuno. Bitossi trasmise il proprio studio al Comando del XX corpo un paio di giorni dopo, significando che non riscontrava l'utilità né la fattibil ità di simile azione davanti alle linee per tutta una serie di motivi, ed invece proponendo lo spostamento dei carri e dei servizi una diecina di chilometri più ad ovest, per disporre di maggiore spazio ai fini di un massiccio contrattacco. Il Fuller fece qualche osservazione sull'impostazione della battaglia difensiva da parte italo-tedesca. Stabilita la resistenza in posto, Rommel avrebbe dovuto ricorrere alla tattica del 1918 con qualche adattamento: nell'imminenza dell'attacco, arretrare il grosso dell'armata, in pratica il DAK ed il XX corpo, dai 30 ai 150 chilometri (sic) e non di 3-15 chilometri, come nella prima guerra mondiale, perché una penetrazione di carri è dieci volte più rapida di un attacco di fanteria - e poi contrattaccare con violenza. Poiché 1'8a armata impiegò dodici giorni ad aprirsi un varco attraverso i campi minati, Rommel ebbe altrettanti giorni per ripiegare: poteva farlo con tutto comodo. Poi aggiunse: «Se egli non era in grado di manovrare davanti o sulle ali della posizione difensiva, il solo partito che gli restava da prendere era di prepararsi a manovrare sul tergo; la direzione prescelta non aveva grande importanza, perché comunque egli avrebbe volto a proprio favore la battaglia di movimento» 106 •

Per quanto il noto critico inglese sia stato estremamente reciso nel suo giudizio finale: «Sostengo dunque che la tattica difensiva di Rommel fu un grosso errore,,, non mancano le obiezioni alla sua opinione. Intanto, scrivendo egli praticamente a ridosso degli avvenimenti, non conosceva l'assenza di Rommel né le sensibili carenze dell' ACIT; d'altra parte lo stesso Rommel dichiarò di aver fatto quello che poteva, non quello che avrebbe voluto. In definitiva, tenendo ben presenti il clima operativo, le informazioni sul nemico in possesso dell' ACIT ed i rinforzi sui quali era più che lecito nutrire speranze, nonché vista la vicinanza dell'obiettivo tanto desiderato del Canale, francamente non sembrano individuabili misure sostanzialmente differenti da quelle adottate. Lo stesso ricorso al frammischiamento di unità dell'Asse, escogitato dopo la crisi di luglio ed apertamente riconosciuto come espediente temporaneo, per quanto spiacevole, poteva apparire accettabile sulla carta.


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Per Montgomery si trattava di individuare la via tattica più redditizia. Le caratteristiche dell'ambiente naturale suggerivano più o meno indifferentemente un attacco a nord come a sud. Infatti già in settembre Montgomery aveva accarezzato l'idea di sfruttare ambedue le direttrici, con una gravitazione dello sforzo nel settore settentrionale. Scopo da raggiungere: creare un corridoio nella posizione difensiva dell' ACIT e farvi passare il 10° corpo per togliere di mezzo i Panzer. Fatti bene i conti, si convinse di non essere in condizioni di poter sferrare un doppio urto, o meglio di non poter garantire all'attacco meridionale una consistenza tale da provocare l'intervento di metà riserva corazzate italo-tedesche in quel settore. Quindi lo sforzo secondario doveva avere carattere impegnativo, ma essenzialmente di minaccia, e nel tempo stesso doveva poter essere sfruttato sino alle estreme conseguenze qualora non avesse incontrato resistenze tenaci. Un concetto piuttosto complesso ai fini del dosaggio delle forze. Il pensiero militare del momento indicava nella distruzione delle divisioni corazzate nemiche il principale obiettivo della battaglia. Le fanterie sarebbero cadute in secondo tempo senza fatica se non addirittura da sé. Poiché bisognava ritenere che anche Rommel condividesse tale orientamento «io decisi di rovesciare il concetto e di distruggere in primo luogo le formazioni non corazzate - disse Montgomery - Nel far questo io avrei tenuto a distanza le divisioni corazzate che sarebbero state affrontate successivamente» 107• Quindi occorreva prima mirare alla distruzione metodica delle fanterie sulla posizione di resistenza (cosa particolarmente adatta all'addestramento delle truppe inglesi), tenendo nel contempo i corazzati dell'Asse nell'impossibilità di impedire la «demo· lizione» della strutture statiche, poi si sarebbe pensato alle Panzerdivisionen. L'avversario era noto per la sua particolare abilità di reazione. Quindi occorreva da un lato mantenere ovunque un pressione ben sostenuta e dall'altro tenersi in misura di approfittare di ogni indebolimento e di ogni circostanza favorevole a nord come a sud. Lo sforzo principale sarebbe stato sferrato nel settore settentrionale, che pareva offrire maggiori possibilità di risultato definitivo. Quindi occorreva attuare un meticoloso piano d'inganno, che inducesse l'avversario a temere il colpo più forte a sud. «Gli elementi essenziali della battaglia - precisò Montgomery - sarebbero stati: la conservazione dell'iniziativa, il mantenimento della pressione sul nemico e dell'equilibrio delle forze, così che non fosse necessario reagire a puntate nemiche» 1os _ Montgomery si dichiarò, inoltre, teso alla ricerca di qualcosa di


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nuovo, che si distaccasse dalla tradizionale tattica del deserto, cioè dal1' avvolgimento esterno dell'ala meridionale. Ma qui non poteva operare all'esterno, perché la depressione di El Qattara glielo impediva. Doveva sfondare. Poteva farlo non avendo problemi né di uomini, né di artiglierie, né di carri armati, né di aerei, né di mezzi di trasporto, né di munizioni, né di carburante. Forse esisteva un solo limite: il tempo. Però era un limite di prestigio. Si conosceva infatti l'imminenza dell'operazione Torch. Lungi dal muovere osservazioni ad un piano di attacco così sistematico e old style: in guerra si fa quello che si ritiene più utile per raggiungere il successo. Lungi dall'arricciare il naso per la quasi completa co'noscenza delle carte di Rommel: in guerra il vantaggio acquisito nel campo delle informazioni costituisce spesso la principale ipoteca sulla vittoria. Lungi dal criticare l'eccesso di superiorità di forze e di mezzi: in guerra, maggiore è la supremazia e minori sono le perdjte e più rapida la vittoria, almeno di solito. Se mai sembra lecito, più che un riconoscimento di genialità di piano, un vago accostamento storico. Montgomery in realtà si propose di schiacciare Rommel selon les règles de la mécanique et Les lois de La gravitation: il concetto della guerra degli alleati contro Napoleone nel 1815. La condotta della battaglia. «Chi conosce L'importanza decisiva delle prime disposizioni all'inizio di una battaglia difensiva - commentò giustamente Kesselring - può giudicare quale danno la mancanza del co· mandante in capo abbia arrecato all'intero svolgimento dell'operazione,) 109• Allorché si parla delle predisposizioni assunte da Rommel non bisogna dimenticare due cose. Prima di tutto egli non riteneva che l'uragano sarebbe scoppiato proprio durante la sua assenza; in secondo luogo, si sentiva in grado di modificare con successo il piano iniziale, ove, battaglia durante, si fosse reso conto dell'eccessiva difficoltà a fronteggiare o superare un determinato ostacolo oppure della possibilità di sfruttare un errore nemico. Conosciuta la scomparsa di Stumme, temette il peggio e le prime informazioni ricevute da von Rintelen a Roma gli confermarono una triste situazione: Ripreso il comando, ebbe una critica forse ingiusta nei confronti del suo sostituto, che non avrebbe permesso all'artiglieria una tempestiva contro preparazione per risparmiare munizioni. Un simile ordine non risulta da alcun documento. Molto semplicemente, e da tempo, Stumme aveva prescritto un'attenta disciplina del fuoco, stante il notorio basso livello delle scorte in ambito armata, il che è ben differente110 • Assai più plausibile, invece, come cause di un'insufficiente


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contropreparazione sono la pressoché immediata interruzione dei collegamenti, la difficoltà di orientamento davanti ad un fuoco avversario aperto sull'intero fronte, le note limitazioni tecniche circa la controbatteria, le quasi altrettanto scarse possibilità di un'efficace interdizione vicina, le sicure difficoltà incontrate dagli ufficiali osservatori avanzati e forse anche l'imprecisione delle r ichieste di fuoco. Sono stati calcolati 426 pezzi da campagna e 489 pesanti campali di Leese contro 232 da campagna e 64 pesanti campali e pesanti dell'Asse con questo commento: «Soltanto 80 di questi [pezzi dell'Asse) potevano essere raggiunti dalle artiglierie medie che concentrano un volume di 96 colpi per pezzo in due minuti, su ogni batteria nemica a turno e, prima dell'ora zero, erano stati sparati circa 1.800 colpi. La reazione nemica fu debole e, secondo i serventi ai pezzi inglesi, il volume di fuoco divenne considerevole solo verso le quattro del mattinmo successivo. Alcuni reparti di fanteria non sono d 'accordo con questa versione»m.

In altre parole, unicamente i 24 pezzi pesanti dell' ACIT sarebbero stati un grado di colpire fin dall'inizio le batterie del 30° corpo, le quali perciò avvertirono una reazione «considerevole» soltanto dopo lo spostamento in avanti degli schieramenti. A sud, dove l'intensità dell'offesa si profilò meno massiccia, le direttrici di attacco vennero individuate più rapidamente ed i tratti di investimento della posizione difensiva furono assai più ristretti, l'entrata in campo delle artiglierie del X corpo risultò più rapida. In proposito il gen. Arena osservò che il piano di fuoco dell'Ariete e del X corpo d'armata prevedeva per i vari gruppi azioni normali ed eventuali, secondo la dottrina italiana. In questo modo era agevole portare all'occorrenza su ciascun tratto del fronte il fuoco dei gruppi in grado di intervenire. <Malgrado lunghe e reiterate discussioni con gli artiglieri tedeschi - scrisse Arena nella sua relazione - non fu possibile ottenere che

tale concetto, per noi elementare, fosse praticamente attuato fra le artiglierie della 21 a Panzer, le quali agivano ripartite per settori e venivano considerate come dote inalienabile di settore» Si è accennato alla fiducia di Rommel di fronteggiare gli avvenimenti con decisioni prese sul tamburo. Messo al corrente da Westphal dell'andamento della battaglia, portò subito la propria attenzione sulla zona di Kidney ed il mattino del 26 volle assistere al contrattacco sferrato da reparti della 15a Panzer e della Littorio. Ciò che vide lo allarmò; l'azione progredl faticosamente, mentre la fanteria britannica si difese disperatamente e conservò il possesso delle posizioni; l'intervento dell'artiglieria italo-tedesca inteso ad impedire l'afflusso di rinforzi fu in-


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soddisfacente per carenza di munizioni, mentre il fuoco delle batterie inglesi continuava intensissimo; una sola incursione, nel tardo pomeriggio, di Stuka dell'Asse si concluse in un disastroso confronto con i caccia e la contraerea nemica, mentre le formazioni di bombardieri della Royal Air Force si avvicendavano sulle truppe dell' ACIT. Certamente Rommel si rese conto di non poter attendere ogni mossa avversaria per replicare. Si sarebbe trovato invischiato in una serie gravosissima di parate senza riuscire a conquistare l'iniziativa: un suicidio. Quando seppe che la 15a Panzer aveva perduto una sessantina di carri e la Littorio quasi altrettanto, forse si sentì incapace di resistere all'intento di Montgomery di logorarlo con successive provocazioni locali. Un aspetto, uno solo, dell'offensiva gli recava un filo di speranza: il nemico, «oltremodo esitante, operava con la massima prudenza». Questo avrebbe consentito di raccogliere una grossa massa corazzata a nord, retrocedere di alcuni chilometri per creare spazio e poi annientare la penetrazione britannica con la violenza e l'abilità di cui erano capaci le Panzerdivisionen, approfittando delle limitazioni che un combattimento di corazzaci avrebbe imposto alla RAF ed all'artiglieria inglese. Senonché chiamare a nord le unità corazzate dal settore meridionale poteva risultare assai pericoloso e; d'altronde, impiegare tutte le quattro divisioni corazzate in una grossa battaglia era impossibile per mancanza di carburante. Più di ricorrere al solito compromesso non si poteva. Ed allora la 90a leggera fu gettata subito nella mischia, la Trieste venne avvicinata e la 21 a Panzer con un raggruppamento dell'Ariete portata a nord. È troppo difficile giudicare su questo punto a posteriori. Rommel non si sentiva sicuro dell'adeguata alimentazione di uno scontro di simili proporzioni, e d'altronde ormai non esistevano dubbi sul proposito avversario di ricercare il logoramento dell 'ACIT. Non sembra dunque giusto criticarlo per non essersi risolto a giocare il tutto per tutto al terzo giorno di battaglia. Anche perché stava maturando in lui una decisione assai più grave. Il 29 ottobre fu una giornata per alcuni versi drammatica. Se Montgomery era alle prese con le proteste di Londra ed i dubbi che gli circolavano intorno, Rommel si trovava solo davanti alla peggiore delle scelte. Visto come andavano le cose, prima o poi 1'8 a armata avrebbe sfondato il fronte. Restare ad attendere supinamente quel momento sarebbe stata follia. D ' altro canto, in quelle condizioni una ritirata era tutta un'incertezza. Bisognava acquistare un poco di respiro, rompere il contatto, far ripiegare le fanterie in automezzo, proteggere il ripiegamento con le divisioni corazzate, ricuperare infine anche que-


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ste. Ognuna di tali fasi costituiva un problema e per ogni problema sorgeva un interrogativo: ce l'avrebbe fatta? Da questo momento, o piuttosto dal pomeriggio del 30, dopo la ricognizione compiuta personalmente sulla posizione di Fuka, Rommel attese l'occasione più per ordinare lo sganciamento. Ricordiamo brevemente i tempi successivi: 30 ottobre: telegramma di Mancinelli a Roma con la «ipotesi» della ritirata su Fuka (mattino); 2 novembre: inizio di Supercharge (ore 1 circa); ordini orientativi per ritirata non prevista prima del 5 (carda mattinata); preavviso per lo sganciamento (ore 16); ordine di rottura del contatto ed arretramento su meridiano 850 (ore 19,30); bollettino serale ACIT (ore 22,30); 3 novembre: arrivo ordini di Hitler e di Mussolini (ore 13); contrordine alle divisioni {ore 15); 4 novembre: colloquio Rommel-Kesselring (ore 8,30); nuova richiesta di autorizzazione per la ritirata a OKW; sfondamento britannico a Tel1 el Aqqaqir; decisione ritirata di Rommel (ore 15,30); 5 novembre: arrivo autorizzazione Hitler e Mussolini (mattino).

Rommel riconobbe un solo errore: quello di non aver eluso ventiquattro ore prima l'imposizione di Hitler di restare in posto a vincere o morire, perché in tal caso sarebbe riuscito a salvare gran parte dell'armata, fanteria inclusa. Potrà sembrare una sfumatura, ma riteniamo che in effetti l'errore sia stato commesso all'invio del bollettino serale del 2 novembre: la stessa compilazione del rapporto doveva essere compiuta con il fermo e convinto proposito di dar corso alla ritirata anche nel caso, più che probabile, di un rifiuto da parte di Hitler. Invece Rommel prima sperò di dimostrarsi convincente e poi non si sentì di ignorare il duro ordine contrario. Dopo tutto ben conosceva come venissero trattati i comandanti in un caso del genere. La vicenda del gen. Hoepner, degradato e cacciato con infamia dall'esercito, insegnava. Si potrebbe disquisire sul momento migliore per rompere il contatto, ma costituirebbe un'inutile esercizio teorico. Qualunque giudizio si voglia esprimere, bisogna appoggiarlo alle sole carte in possesso di Rommel in quei giorni. Ed in una questione del genere, nella quale in sostanza emerge il carattere del comandante in capo, è altresì doveroso riconoscere che Rommel era da circa due anni sottoposto ad una tensione nervosa eccezionale e che egli, a torto od a ragione, si sentiva di fronte ad un avversario tanto più forte. <<Era in gravi condizioni


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nervose, oltre che fisiche - ricordò il gen. von Thoma - e perciò soggetto a continui mutamenti di umore e di opinione» 112• Detto ciò, non si può non sottolineare la immediata e risoluta presa di posizione di Kesselring, una volta a conoscenza della esatta situazione operativa. Atteggiamento tanto più ragguardevole in quanto egli si era presentato per caldeggiare la resistenza ad oltranza. Vero si è che un conto è dare un parere al prossimo ed altro è decidere in prima persona; però Kesselring mostrò anche in seguito un'indipendenza di pensiero di tutto rispetto. Adesso passiamo alla parte svolta dal Comando Supremo. Dispiace ammetterlo, ma non sembra molto commendevole. Che si cercasse di compiere miracoli è fuor discussione, tuttavia nessun provvedimento concreto aveva migliorato le condizioni dell' ACIT sino a conferirgli un assetto adeguato alle circostanze. Il quadro che emerge dalle relazioni dei comandanti di grande unità è penoso e mortificante insieme. Il decantato «potenziamento» si era mostrato semplice eufemismo. Si potenzia un'unità già efficiente per consentirle di conseguire un determinato risultato; le divisioni italiane invece erano logore, sotto il livello organico e poco efficienti per mancanza di tutto. Tanto per esemplificare, la Pavia aveva compagnie fucilieri sui 70-80 uomini, il 27° fanteria disponeva di sette autocarri ed il 28° di quattro. Nonostante gli sforzi enormi è giocoforza riconoscere che non una delle difficoltà angoscianti le divisioni al fronte fu risolta: non quella dei quadri, non quella del personale in genere, non quella dei collegamenti, della motorizzazione, dell'autonomia logistica, dei rifornimenti e sgomberi. Dal suo diario ricaviamo che Cavallero aveva accolto con molta serenità e fiducia l'annuncio dell'offensiva di Montgomery, nonostante sapesse ancora privi di comandante il X ed il XXI corpo d'armata, e non si era scomposto per l'inopinata morte di Stumme proprio all'inizio della battaglia. Peraltro le informazioni dall'Egitto fecero presto capire che la minaccia era assai più temibile di quanto probabilmente non si fosse creduto inizialmente. Appare perciò inspiegabile il mancato accoglimento dell'invito di Rommel ad un colloqio «in considerazio· ne seria situazione>>. Barbasetti, il cui Comando si trovava ad Ain el Gazala, vale a dire a circa 600 chilometri dal fronte, non poteva né decidere una linea di condotta né recare aiuti risolutivi. Era esplicito il desiderio, o meglio il bisogno di Rommel di un interlocutore a livello tale da poter, eventualmente, sostenerlo in determinate proposte di fronte all'OKW. Per sentire e riferire bastava Mancinelli, il quale oltre tutto viveva la situazione. Quello però che forse rende più perplessi è l'atteggiamento di


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Cavallero durante la crisi. Il 2 novembre, alla notizia degli aspri com. battimenti di carri nella zona di Tell el Aqqaqir e malgrado le prime. · perplessità palesate da Kesselring, manifestò piena fiducia. Il 3 mattina, ricevuto il bollettino serale del 2 ed evidentemente poco disposto a lasciare la direzione della battaglia a Rommel, comunicò che Mussolini considerava (<necessario mantenere a qualunque costo attuale fronte» vista l'inesistenza di posizioni arretrate migliori oltre frontiera. Molto probabilmente riteneva che l'attendibilità del dispaccio dell' ACIT fosse inficiata da un'ora di pessimismo del comandante in capo. Infatti, il mattino del 4, alle 9,30, rispose telefonicamente a Mussolini: «( ...) Sì, Duce, pare anche a noi che un attacco si prepari. Le forze dell'avversario per quanto risulta sono superiori, ma anche logorate. La nostra Ariete deve essere in condizioni molto buone come carri, per quanto Rommel non lo dica. Sono arrivati 20 carri e semoventi. Sui telegrammi di Rommel non si può fare mai molto assegnamento, perché sono improntati alla tesi che gli conviene presentare (...). La crisi del carburante è superata, tanto che per non congestionare il porto [di Bengasi], dopo il Portofino non mandiamo altro prima del 12» 113•

Qualunque fosse l'opinione di Cavallero su Rommel, sta di fatto che dal momento in cui gli aveva ordinato la resistenza in posto anche se con una formula stranissima «Il Duce ritiene... » - un elementare senso di coerenza e di prestigio doveva indurlo a far valere il pieno diritto del solo Comando Supremo di mantenere l'ordine o di modificarlo. Invece, a proposito di un colloquio avuto con von Rintelen alle 13,10 del 4, leggiamo nel diario: «Affermo che lui [Rommel] può avere una certa libertà di manovra, ma sempre nell'ambito delle direttive del Fuhrer», le quali direttive, fra l'altro, non concedevano alternative. Qualche ora dopo (17,45), nel corso di una nuova conversione con von Rintelen circa «la decisione del Fuhrer di lasciare una certa libertà di manovra al maresciallo Rommel,, vale a dire di consentirgli il ripiegamento sulla linea di Fuka, Cavallero fece presente che «ciò può avvenire solo entro certi limiti e che un arretramento forte non significa più difendersi fino all'estremo e nel contempo porta alla perdita delle divisioni a piedi». Che cosa intendesse con (<entro certi limiti» non è assolutamente chiaro, in compenso quella pagina di diario traduce l'intero pensiero di Cavallero nei seguenti termini: se l'armata ripiega a Fuka od altrove è condannata perché perderebbe immediatamente le divisioni di fanteria e poco dopo anche quelle corazzate; meglio dunque che resista ad El Alamein perché è molto probabile che il nemico getti la spugna quanto prima («il suo sforzo va diminuendo»!). Si trattava di un' opinio-


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ne, che per giunta aveva il conforto dell'analogo parere di Hitler. Ebbene, corretta od errata che fosse, perché non insistere su di essa e perciò nell'ordine dato? Perché invece telegrafare a Rommel che «Duce habet ravvisato utilità lasciare libertà di manovra per portare at passo at passo armata nella posizione di Fuka»? Il perché era ovvio e malinconico. A prescindere da qualsiasi determinazione del Comando Supremo, Hitler aveva deciso di accogliere l'ulteriore disperata invocazione di Rommel. Ma chi comandava? Vediamo la posizione dei principali personaggi di fronte al dilemma di lasciare o non l' ACIT ad El Alamein, considerando naturalmente l'evenienza che vi fosse schiacciata e quindi sparisse dal teatro d' operazioni-africano. Hitler in partenza era dispostissimo ad accettare la fine dell' ACIT. La cosa rientrava nel suo modo di vedere e l'imporrà all'armata di Paulus a Stalingrado; per itl resto, dell'Africa gli importava poco: dopo tutto vi aveva spedito il DAK solo per aiutare l'Italta. Kesselring possedeva una visione ampia della guerra nel Mediterraneo e, una volta posto davanti ad aspetti nuovi o non conosciuti del problema operativo, non esitava eventualmente a ricredersi ed a riconoscere un proprio errore di valutazione. Era pienamente consapevole dell'importanza somma dell' ACIT: la battaglia di El Alamein si poteva perdere, l'armata no. Rommel viveva passionalmente il dramma delle sue truppe. Toccata con mano l'impossibilità di reggere a lungo sulla posizione, della cui solidità in un certo modo ed a certe condizioni si era fatto garante, contro un'iniziativa avversaria strapotente e senza vincoli di alimentazione, non gli restava che definire la durata massima della difesa statica per evitare l'annientamento. Costretto a battersi ad oltranza, avrebbe perduto l'armata ma non per sua colpa, e la prigionia o la morte avrebbero chiuso ogni discorso successivo. Sia pure in extremis si ribellò. Anche per lui una sconfitta era preferibile all'eliminazione totale del1' armata. Cavallero considerava gli avvenimenti sotto un'ottica molto particolare. Alla più che pertinente richiesta di Barbasetti circa le direttive impartite del Comando Supremo, dapprima aveva risposto sbrigativamente con un «Battaglia est diretta da maresciallo Rommel,), poi si era spiegato meglio, precisando che l'eventuale ritirata non poteva che essere condotta dal comandante in capo dell' ACIT. Tuttavia si concentrò sull'idea della resistenza in loco e l'ottimismo con il quale valutò la capacità di superare la tremenda prova difensiva sembra gli abbia fatto


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perdere di vista l'eventualità di una sconfitta rovinosa. In altre parole, non risulta si sia chiesto: supponendo l' ACIT distrutta ad El Alamein, con che cosa fermeremo l'8a armata britannica in Libia? Le unità di Barbasetti non bastavano neppure ad arrestare l'avanguardia di Montgomery, e quelle di Bastico già incontravano difficoltà a fronteggiare l'ipotesi tunisina. In definitiva, mentre ogni problema e responsabilità di Rommel sarebbero finite nelle sabbie di El Alamein, Cavallero si sarebbe trovato in una situazione tragica, dalle conseguenze inimmaginabili. N on appena ricevuto il rapporto di Barbasetti del 30 ottobre ed alla luce di questa possibile evenienza, perché non studiare con Rommel il modo di affrontarla? Certamente la ritirata, in qualsiasi circostanza attuata, avrebbe comportato il sacrificio parziale o totale delle fanterie, ma salvare qualcosa è sempre meglio che perdere tutto. Nel dilemma dei dolorosi risvolti, probabilmente la via d'uscita più naturale e conveniente appare indic,1ta dal gen. Scattaglia, comandante della Pavia nella sua relazione: «Motorizzare e ripiegare le forze più importanti, lasciando le alt re in posto con compito di difesa ad oltranza. Le prime, più fortunate, avrebbero continuato le gloriose tradizioni delle rispettive unità; le altre si sarebbero sacrificate, senza rimpianto, facendo pagar caro il loro sacrificio all'avversario nel caso avesse attaccato».

E Scattaglia sapeva che una delle divisioni cui sarebbe stato affidato il sanguinoso onore di cadere sulle posizioni sarebbe stata la sua. Montgomery ha sempre sostenuto che la battaglia si svolse esattamente come pianificato, il che può considerarsi vero se riferito all'assoluto rispetto del criterio di nulla afffidare al caso e di rifuggire, quindi, da qualsiasi improvvisazione, anche se suggerita da occasioni favorevoli e circostanze impreviste. Al di fuori. di questo significato, l'affermazione non convince per niente. Al comandante del1'8a armata sono stati mossi alcuni appunti: il mediocre risultato di Lightfoot nell'attacco del 30° e del 10° corpo; lo svolgimento di azioni locali a detrimento della concentrazione di ogni energia in un tratto determinante; l'eccessiva prudenza e la cattiva armonizzazione degli sforzi, specialmente nella fase finale. Si è visto come l'offensiva abbia vacillato dopo appena un paio di giorni, nonostante lo sconquasso prodotto nel settore settentrionale italo-tedesco. Secondo Montgomery, ciò dipese dalla mancanza di determinazione di alcuni comandanti di unità corazzate, ma non si può negare una certa validità all'opinione di Lumsden e di Freyberg: la fanteria del 30° corpo non aveva completato il proprio compito e la


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prematura immissione del 10° corpo nella lotta condusse ad un caotico affollamento in uno spazio di per sé angusto e per di più ingombro di ostacoli passivi. Indubbiamente la prevista stretta cooperazione studiata a tavolino non si verificò ed invece due corpi d'armata, uno di sola fanteria ed uno di soli carri., si trovarono a combattere separatamente sullo stesso terreno. In quel difficile momento, Leese riconobbe il peso della risolutezza di Montgomery e... la spiegò: «Era sempre calmo: niente lo disturbava. Non gli venne mai in mente che potesse vincere qualcun altro. Se le cose fossero andate male per noi, avevamo sempre nuovi rifornimenti da far affluire: eravamo sempre in equilibrio»"'·

Quanto agli attacchi locali di una divisione alla volta, è vero che conducevano ad una certa dispersione, tuttavia è giusto riconoscere che portarono anche a risultati assai probanti. Ognuno di essi metteva in allarme Rommel, lo costringeva a spostare reparti, ad accettare durissimi combattimenti. In una parola, logorava l' ACIT. Considerando la sistematicità del programma del!' offensiva, tutta nuova rispetto alle precedenti operazioni nel deserto, appare ben collocato un altro commento di Leese: <<Si aveva sempre la sensazione di aver tempo da perdere. Non entravamo mai in battaglia se non avevamo di tutto». Eppure, nonostante la sua robustezza, il rullo compressore britannico non pervenne a sfondare i resti del DAK e della Littorio a Tell el Aqqaqir. Probabilmente la rottura registrata il giorno 4 sarebbe stata conseguita prima se una massa corazzata fosse stata scagliata verso Deir el Murra. Secondo un critico non certo benevolo, il continuo rimaneggiamento del 10° corpo d'armata, il corps de chasse di Lumsden, che costituiva il fiore all'occhiello di Montgomery, ed il disordine organico verificatosi il 2 novembre nel 30° e nel 10° corpo sono <,la vera prova di quanto la battaglia fosse andata a rovescio, di come fosse fallito completamente il piano principale e di quanto fosse stato fortunato Mont· gomery ad avere risorse tanto immense da permettergli di sfuggire allo stesso destino di Cunningham e di Ritchie»u5• Perfino nella fase finale, vale a dire nei giorni 3 e 4, quando l'ACIT era esaurito e ridotto a poche decine di carri efficienti, perfino allora Montgomery non si discostò dal suo atteggiamento di assoluta noncuranza per le azioni audaci. · Il 3 novembre nel settore centrale del fronte esisteva ormai il vuoto. Quanto restava della Trieste, della 164a D.f., della Trento e della Bologna era arretrato e nell'immenso spazio non controllato l'irruzione di qu~lunque unità meccanizzata britannica avrebbe provocato il


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collasso o quasi. Più a sud, nel pomeriggio, il fuoco delle artiglierie del 13° corpo si abbatté sulle posizioni abbandonate dal X corpo italiano. Lascia inoltre perplessi l'ordine impartito quella sera a Lumsden di puntare sulla stazione di Ghazal, una volta sboccato all'aperto. Non si comprende, in altri termini, né l'utilità di una manovra a raggio così ristretto né la sproporzione fra la massa corazzata impiegata e l'entità della preda da catturare: tutt'al più la 90a leggera ed alcuni reparti italiani. Infine, senza entrare nelle disposizioni emanate più tardi per lo sfruttamento del successo, argomento non trattato in questa sede, bisogna rilevare che il mattino del 4 si presentò l'occasione d'oro per catturare di colpo gran parte dell' ACIT, eppure venne lasciata tranquillamente svanire. Gli ordini per la ritirata. Finora abbiamo sostanzialmente condiviso pensieri e decisioni di Rommel; adesso il discorso cambia, almeno in parte. Al feldmaresciallo è stata fatta colpa di aver abbandonato le fanterie italiane nel deserto. Per sgombrare il terreno dal grosso dell'accusa, diremo subito che quando egli risolse di non rispettare i vincoli posti da Hitler e da Mussolini e, di conseguenza, diramò l'ordine di ripiegamento su Fuka, non esisteva più alcuna pratica possibilità: la sorte delle fanterie appiedate (brigata Ramcke compresa) era segnata. Quanto all'affermazione di Montgomery: «Le divisioni italiane a sud, di fronte al 13° corpo, nulla potevano fare se non arrendersi; non poteva· no sfuggire perché i tedeschi avevano preso tutti i loro mezzi di traspor. a11a venta . ' e nessun comanto» 116, pur se sostenuta da a1tn,. e' contraria dante italiano ha mai sostenuto una cosa simile. La migliore smentita può essere quella fornita da Bastico. Pur precisando di non possedere un'ampia informazione degli eventi, non esitò a scrivere «Noi(. ..) non possiamo davvero condividere così malevolo ed avventato giudizio» 117• Sicuramente non pochi casi, isolati e non, di vera e propria rapina si verificarono, ma chi scorgeva veicoli in mano tedesca doveva anche tener presente che da tempo un autogruppo italiano era in rinforzo all'alleato (e sarebbe stato ingenuo richiederlo proprio in quelle circostanze) e, soprattutto, che moltissimi autocarri abbandonati nel deserto in avaria vennero rimessi in efficienza dalle officine tedesche diventando automaticamente di proprietà germanica, quale che fosse la loro ongme. Ciò premesso, passiamo alla questione di fondo. La sera del 28 ottobre il Comando dell' ACIT si spostò ad occidente di El Daba. Era il primo segno del dubbio. Il 2 novembre, alle 19,30, ebbe inizio la


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diramazione degli ordini esecutivi per lo sganciamento e l'arretramento del DAK, XX e XXI corpo della pista di Sidi Abd el Rahman e del X corpo sulle posizioni di fine agosto; nonché delle direttive per la ritir~ta su F uka. La delegazione d'Intendenza italiana fu semplicemente ignorata. N ella tarda mattinata del 3 Rommel decise di sfruttare la constatata temporanea inattività britannica e di proseguire subito verso Fuka. Conosciamo le precedenze: prima il settore settentrionale (quasi tutto tedesco), quindi quello ce ntrale (quasi tutto italiano) sotto la protezione delle divisioni corazzate. «Brigata Ramcke et X corpo d'armata rimangono per ora nelle vecchie posizioni [di fine agosto]» diceva il fonogramma: A prescindere dal fatto che poi sopravvenne l'ingiunzione di Hitler a fermare tutto, l'ordine sembra significativo. Ammesso che le unità tedesche, il XX ed! il XXI corpo facessero in tempo, non ci si poteva illudere che le truppe dislocate a sud riuscissero a scampare. Esse erano già mentalmente condannate. Intendiamoci, assegnando la precedenza alla fanteria si sarebbe andat i incontro al fondatissimo rischio che la loro enorme lentezza di movimento compromettesse l'intera armata; si può pertanto concedere alla decisione lo stato di triste necessità. Del resto lo stesso Bastico non esitò: «Se l'armata avesse aspettato, per ripiegare, di essere raggiunta dal X corpo d'armata, sarebbe stata sicuramente e per intero distrutta. Il suo Comando avrebbe, cioè, commesso grave errore». Meno accettabile è invece l'aperta contraddizione fra l'ordine citato e quanto si legge nelle carte di Rommel: «La 90a leggera, il DAK ed il XX corpo italiano dovevano ripiegare così lentamente da rendere possibile la marcia o il trasporto delle divisioni appiedate,>n 8• Molto vago e troppo inesatto, a dir poco. Le truppe italiane dell' ACIT erano alimentate dalla delegazione d'Intendenza n. 3 (ten. col. Soldani), alle dipendenze dell'Intendenza A.S. (gen. Palma) la cui sede si trovava a Tobruk. Il grosso dei servizi della delegazione era dislocato a Matruh, insieme con un centro ospedaliero principale (480 posti letto) ed uno sussidiario (370 posti letto). Ad El Daba era stato costituito un centro logistico insieme ccm un centro sanitario avanzato (300 posti letto). Al sostegno logistico delle truppe tedesche era preposto l'Oberquartiermeister (magg. Otto), con propri organi dei servizi. I rapporti fra i due responsabili logistici erano Ottlml.

Quella mattina, mentre le truppe completavano i movimenti cominciati durante la notte e proseguivano gli spostamenti delle basi di


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copro d'armata e divisionali verso occidente, il ten. col. Soldani aveva saputo da Mancinelli dell'ordine di Rommel circa il ripiegamento in un primo tempo a Fuka e successivamente ad est di Matruh. Di conseguenza dispose subito che il centro logistico di El Daba inviasse gli ospedali da campo, un'aliquota degli organi di sussistenza e le impedimenta dei vari servizi direttamente a T obruk, e ripiegasse con il grosso su Matruh. Verso le 18 però Mancinelli fece conoscere il contrordine ed allora Soldani modificò l'iniziale provvedimento, nel senso di lasciare in posto il centro logistico ma alleggerito al massimo e rifornito in base ai consumi 119 • Più tardi, alle 22, arrivò a Matruh il magg. Otto, il quale confermò le notizie ma apparve abbastanza ottimista. Il 4 mattina Soldani tornò ad El Daba, incrociando, come ebbe a riferire al gen. Palma, «un 'ininterrotta colonna di automezzi tedeschi (inframmezzata ogni tanto da un automezzo italiano) che metteva in salvo tavoli, tappeti, lavapiedi ecc.». Parlò con Mancinelli e, essendo la situazione invariata, rientrò a Matruh. Contemporaneamente Rommel annotava che sulla strada costiera «c'era un grande ingorgo di automezzi, specialmente italiani» ma i suoi ricordi sono piuttosto confusi. Egli infatti continuava: «In fitte colonne i nostri automezzi affiuivano verso occidente. La fanteria italiana procedeva a piedi e la strada era affollatissima», il che stupisce perché i reparti italiani appiedati erano ben lungi dalla rotabile costiera. Alle 15,30, come sappiamo, il Comando ACIT diramò l'ordine di ritirata generale. «Ripiegare nella nuova zona di schieramento a sud di Fuka» 120• E vidente mente faceva riferimento e seguito alle prescrizioni del giorno 2, ma le circostanze erano notevolmente mutate. Senza molta esagerazione, lo si può paragonare ad un «Si salvi chi puÒh>. Il quadro del disorientamento, specie italiano, non sarebbe completo se non accompagnato da una molto significativa precisazione. Il framm ischiamento delle unità, ideato ed attuato con i migliori propositi del mondo, non aveva creato situazioni particolarmente ostiche durante la battaglie grazie alla estrema buona volontà dei comandanti italiani a tutti i livelli. Ad esempio la 164a D.f. e la brigata Ramcke, alle dipendenze d'impiego rispettivamente del XXI e del X corpo, ricevettero sempre ordini diretti dal Comando ACIT, senza che i comandi italiani fossero informati neppure per conoscenza. Così a volte unità tedesche che si trovavano od apparivano in un settore italiano combattevano per un poco, poi all'improvviso se ne andavano, su ordine superiore beninteso, senza il pensiero di avviare il Comando del settore né, men che meno, le unità adiacenti. Di tutto


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ciò che accadeva in campo tedesco, i corpi e le divisioni italiane venivano a conoscenza solo nelle linee generali ed a cose fatte. Così ogni tanto si perdevano notizie di reparti italiani, o si diffondevano voci di cedimenti locali dovuti (è ovvio) a scarsa resistenza italiana. È pur vero che talvolta seguivano scuse formali di comandanti tedeschi, ma la cosa • • 121 nmaneva pmttosto seccante . Comunque questo comportamento dell'alleato veniva preso con filosofia e bisogna convenire che non influì nell'andamento della lotta. Al momento della ritirata scoccò l'ora della verità. Tutti i reparti italiani alle dipendenze tattiche dei tedeschi vennero «mollati>> dov'erano, senza un cenno di preavviso od una parola di orientamento. La gravità di siffattà condotta risiede specialmente nel fatto che i reparti in causa erano legati al sistema delle tramissioni germaniche, direttamente o tramite ufficiali di collegamento. La scomparsa inopinata dei Comandi 122 tedeschi provocò quindi una perniciosa confusione • A tarda sera del 4 l'ufficiale italiano di collegamento presso l'Oberquartiermeister telefonò alla delegazione d'Intendenza che la situazione era nuovamente precipitata e che l'armata e l'Intendenza tedesca stavano ripiegando. Immediatamente il ten. col. Soldani raccolse una ventina di autocarri, tutti quelli disponibili, e li inviò al centro logistico di El Daba con l'ordine di salvare il salvabile. Nessuno arrivò a destinazione, in compenso alle 9,45 del mattino seguente Soldani ricevette da un carabiniere motociclista un biglietto scritto alle 'S dal capo centro logistico: «Qui giungono notizie più che catastrofiche, specialmente dai

tedeschi, che hanno abbandonato tutto e corrono verso ovest ( ..),,

123 •

Il gen. Barbasetti si espresse in modo aspro nei confronti del Comando d'armata: «Non risulta che il comando ACIT si sia assicurato in tempo della possibilità o meno del X C.A. di ritirarsi; né al X corpo fu dato - sia pure in extremis - un compito attivo, a beneficio dell'economia genaale dell'azione, quale avrebbe potuto essere, ad esempio, quello di rivolgersi contro il fianco delle colonne inglesi avanzanti a nord» 124.

Alcune parali finali. Sembra quasi assurdo: a guardar bene, le operazioni grandi e piccole dell' 8a armata dal 23 ottobre al 4 novembre non raggiunsero mai un risultato pieno (quando lo raggiunsero) eppure l'ACIT ne uscì stremato. E questa in fondo era la tattica di Montgomery. Le manovre napoleoniche lo lasciavano indifferente. Voleva semplicemente vincere e vincere in modo totale. Visto che l'avversario commetteva l'errore di accettare una battaglia statica ed in così precarie condizioni di alimentazione logistica, ne approfittò per farlo ballare


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alla sua musica, come amava dire. E, a parte tutte le note considerazioni di strapotenza, sarebbe ingiusto e superficiale non riconoscere il peso che la determinazione e la sicurezza ostentata da Montgomery ebbero sulla vittoria dell'8 a armata. Non si dispone di dati precisi sulle perdite sino al 4 novembre. Il vincitore lamentò 2.350 morti, 8.500 feriti e 2.260 dispersi; l'ACIT ebbe probabilmente 4-5.000 morti e dispersi, 7-8.000 feriti e 67.000 prigionieri, cifre tutte destinate a salire in modo sensibile sin dai primi giorni della ritirata, sÏ da raggiungere un totale di 9.000 morti e dispersi, 15.000 feriti e 35.000 prigionieri. L'8a armata perse 150 carri (distrutti) su circa 500 messi fuori combattimento ed oltre un centinaio di pezzi di vario calibro. L'ACIT lasciò sul campo di battaglia un migliaio di mezzi fra distrutti, danneggiati e abbandonati ed oltre 400 carri, fra distrutti e fuori combattimento, sui 500 iniziali.


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NOTE AL CAPITOLO DECIMO Diario storico del XXI corpo, data 23.10.1942. M. CARVER, op. citata, pp. 198-199. ) Ibidem, p. 204. • Dipendevano dal battaglione anche la 4' batteria da 47 del 185° artiglieria, la compagnia cannoni da 47 del 186° fanteria, due plotoni cannoni del V/8° bersaglieri rimasti temporaneamen· te in posto. s L' andamento del combattimento è stato riscostruito con una certa approssimazione, te· nendo anche conto delle -indicazioni di JEAN-NOEL VINCENT, Les Forces Françaises dans la lutte contre l'Axe en Afrique, Vincennes 1983, e della testimonianza di RENATO MJGLIAVACCA, La Folgore nella battaglia di El Alamein, Auriga, Milano 1983, e Gli artiglieri della Folgore a Naqb Raia, USSME, Memorie storiche militari 1979. 6 I dati sono di M. CARVER, (op. citata, p. 220). Secondo R. WALKER i neozelandesi ebbero 420 feriti o dispersi e 41 morti (op. citata, p. 287). 7 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 129. 8 Diario storico XXI corpo, data 24.10.1942. 9 M . CARVER, op. citata, p. 223. 10 L'insuccesso venne stranamente - o forse non stranamente - attribuito soprattutto all' intervento del 33° gruppo esplorante tedesco. Secondo il resoconto ufficiale, del quale si è tenuto ampio conto nella narrazione del combattimento, «alle 7 il gruppo corazza.to esplorante tedesco AA.33 contrattacca il II btg. della Legione Straniera con 5 autoblindo~ e, a ripiegamento iniziato, «Quest'ultima [la 6 3 compagnia1 presa d'infilata dal tiro delle autoblindo italiane...•. Però, riferendosi ad un' ora compresa fra le 7,30 e le 8,30, aggiu nge: «Il ten. col. Amilakvari comunica 1

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al gen. Koenig di essere stato costretto ad abbandonare l'obiettivo in seguito ad un contracracco di sei carri e molte autoblindo...» Q.N. VJNCENT, op. citata, pp. 208-209). t1 Sicuramente è sbalorditiva l'abulia mostrata dal capitano e dell'autista, entrambi ben collaudati da Rommel. Mancinelli ebbe a osservare: «Trovai nell'ambientè del Comando tedesco, in quell'occasione, o forse mi parve di trovare, una strana reticenza a parlare dello sconcertante avvenimento, come se si desiderasse nascondere qualcosa di cui,, comunque, non si desiderava pari.are più diffusamente,, (op. citata, p. 188). 12 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 130. Il rimprovero era ingiusto perché, a quanto pare, Gatehouse aveva lasciato temporaneamente il proprio Comando tattico, a tergo dell'S• B.cor., per recarsi a quello principale, ove sarebbe stato reperibile per telefono qualora Montgomery avesse voluto parlargli. u Secondo Gatehousc, il qu ale per inciso aprl la conversazione telefonica con un •Che diavolo sta succedendo?», il colloquio con Montgomery avrebbe avuto luogo dopo il ritorno di Lumsden dal rapporto (C. BARNETT, op. citata, p. 395). 1' B. MONTGOMERY, Memoirs cit .., p. 130. 15 La notizia della morte di Stumme fu conosciuta il 25 sera insieme con quella del ritorno di Rommel, però figurò nel bollettino informazioni dell'armata solo il 28 per ragioni di segretezza nei confronti di Ultra (F.H. HINSLEY, op. citata, p. 440). 16 B. LlDDEL HART, The Rommel Papers cit., p. 305. Il calcolo di Rommel si basava ovviamente sull'unità carburante di armata, e non sui cento chilometri del singolo mezzo. 17 Ibidem. Per la precisione volò con un Heinkel sino a Creta, ove il gen. von Waldau fornì un moderno Dornier 217 sino a Qasaba, in Egitto. Qui prese il suo Storch. li Era stato calcolato che nella preparazione d'artiglieria del 23 sera fossero stati sparati non meno di 130.000 colpi complessivamente. 19 B. LJDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 305. Nel bollettino diramato la stessa sera del 25 spicca una frase: «Un immediato, fondamentale miglioramento del rifornimento munizioni

e carburante occorre pertanto urgentemente ed è premessa per una vittoriosa resistenza ad un attacco di durata piuttosto lunga•.


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E. ROMMEL, op. citata, p. 254. M. CARVER ha riportato una valutazione delle perdite dell'ACIT redatta dall'Intelligence del\'8° armata che ha dell'inverosimile: l'Asse avrebbe perso 61.000 uomini, 530 carri, 340 pezzi da campagna, 90 pezzi da 88, 720 pezzi controcarri! Lo stesso autore commenta: «Se fossero state vere, l'8a armata non a7,•rebbe più trovato avversari sulla sua strada» (op. citata, p. 242). 22 L. PHILLIPS, El Alamein, Garzanti, Milano 1964, p. 209. lJ B. MONTGOMERY, Da El Alamein a/fiume Sangro cit., p. 30. 2 ' L. PHTLLJ.PS, op. citata, p. 212. 2 s Pienaar aveva affermato di non essere in grado di eseguire l'ordine per insufficienza di mezzi di trasporto. Freyberg, assicuratosi col proprio capo di S.M. della disponibilità di autocarri neozelandesi, commentò a bassa voce: «Bene! Ora lo metto a posto io. Non gli piace accettare l'aiuto altrui». E, rivolto a Pienaar, gli chiese: «Sono soltanto i mezzi di trasporto che ti preoccupano, Dan? Non hai altre difficoltà?». «No - rispose Pienaar - non ho abbastanza mezzi di trasporto: tutto qui». «Allora possiamo aiutarti? - offrì Freyberg con un sorrisetto - Sono pronto afornirti tutti i mezzi che ti servono» (L. PHTLLIPS, op. citata, p. 213). 26 B. LIDOELL HART, 1be Rommel Papers cit., p. 310. 27 Verbale del colloq'u io - allegato n. 44. 28 L. PHI.LLIPS, op. citata, p. 242-243. 29 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 131. Jo B. L!OOELL HART, 1be Rommel Papers cit., p. 310. Ji Diario storico Delease, tele 5064 data 28.10.1942, ore 14,30 del gen. Mancinelli. n Diario storico Delease, tele 5075 data 28.10.1942, ore 12,30 di Colacit. 31 Diario storico Delease, tele 33251/0p. data 28.10.1942, ore 22,40 del Comando Supremo. 3 ' Diario Cavallero, data 29.10.1942. 3 s B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 312. 36 Diario storico di Delease, tele s.n. data 29.10.1942. In merito alle necessità di personale, vale la pena di citare una lettera di Delease a Statesercito circa la situazione dei marconisti presso le grandi unità, che era tale •da non assicurare neppure impiego stazioni r.t. disponibili presso reparti dipendenti fanteria e artiglieria». La richiesta si concretava in ben 400 marconisti di fanteria e 350 d'artiglieria, naturalmente «pronto impiego-. (Delease, f. 3641/0rd. data 31.10.1942). 37 Relazione magg. Pistotti data-31.10.1942. 18 E. ROMMEL, op. citata, pp. 272-273. 39 Diario Cavallero, data 29.10.1942. '° Diario storico di Delease, f. SD/196/Segr. data 29.10.1942, allegato n. 45. " DSCS, tele 33254/0p. data 29.10.1942, ore 11,56. 2 ' DSCS, tele 33210/ Op. data 26.1O.1942, ore 12: «Fonte fuluciaria dà seguente informazione 21

su piano nemico. Attacco frontale lungo direttrice costiera, aggiramento !unto margine settentrionale depressione Qattara. Contemporanei sbarchi presso Ras Abu Laho et Zauiet Harun et Marsa Matruk. Attacco frontale con due brigate corazzate miste su 1.100 carri, quattro divisioni fanteria, 3.000 aerei. Azione aggirante con 550 carri medi et leggeri et fanteria». 0 H.0. BEHRENOT, op. citata, p. 252. La preoccupazione per le possibili provenienze dalla depressione rimase e sino al 2 novembre I' ACIT ordinò reiteratamente al Comando XX corpo di intensificare la sorveglianza del margine settentrionale: •È particolarmente importante che la

depressione di Qattara sia accuratamente e continuamente osservata e sorvegliata dalla punta sud di Mungar Ralat a Naqb Abu Dweis» prescriveva un ordine delle 21,48 del 1° novembre. H F.H. HtNSLEY, op. citata, p. 441. • 5 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 132. È curioso come un avvenimento possa essere descritto secondo versioni differenti. Quanto riponato nel testo tiene conto di una precisazione di de Guingand apparsa in un articolo di The Sunday Times del 21.10.1962. Alexander invece si espresse in modo diverso: «Tuttavia (. ..) nella mattinata del 29 ricevemmo alcune notizie che ci

indussero a modificare completamente la direzione del nostro attacco (. ..). Rommel portò la 90a leggera nel settore di Sidi Abd et Rahman, lasciando alta Trieste la cura di opporsi alla testa di ponte inziale, ove adesso ci eravamo posti sulla difensiva. Questo diminuiva la possibilità di ottenere uno sfondamento decisivo lungo l'asse della strada costiera, ma io considerai che potevamo volgere la situazione a nostro vantaggio ecc.» (D'El Alamein à Tunis cit., p. 57).


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Peraltro lo stesso Alexander in altra sede attribuì tutto il merito della decisione a McCreery: «Il comandante dell'Ba armata sembrava favorevole a un attacco più a nord possibile. Ma Dick

McCreery, da esperto comandante di carri armat~ sosteneva vivamente la necessità di effettuare la spinta poco a nord del corridoio settentrionale esistente. Non ho alcun dubbio che questa fu I.a decisione chiave della battaglia di El Alamein, nl ho alcun dubbio che Monty fu sostaiizialmente grato al mio capo di Stato Maggiore» (Memorie cit., p. 41). ' 6 A. BRYANT, op. citata, pp. 469-470. ' 7 w. CHURCHILL, op. citata, pp. 214-215. ' 8 DSCS, tele 5096 data 30.10.1942, ore 11,15 del gen. Mancinelli, decifrato al Comando Supremo alle 18 del 31 ottobre (il telegramma fu fatto ripetere). Da notare che, stranamente, il dispaccio non figura in arrivo del diario storico di Delease; peraltro un'annotazione di Barbasetti sul tele 5172 data 2.11.1942, ore 20,50 di Mancinelli, lo indica arrivato. 49 Dal 24 al 29 la Littorio aveva perduto complessivamente 32 ufficiali e 278 sottufficiali e truppa. Erano stati colpiti 80 e-arri, di cui la metà riparabili; 8 semoventi, tuni riparabili; 11 pezzi da 88, tre dei quali riparabili. 50 Diario storico Delease, tele 5127 data 31.10.1942, ore 11,10 del gen. Mancinelli. 51 Ibidem, tele 5128 data 31.10.1942, ore 11,30 del gen. Mancinelli. 52 G. MANCINELLI, op. citata, pp. 197-198. ;; Ibidem. L'episodio è narrato e sottolineato dallo stesso autore anche in AA.VV., Storia della seconda guerra mondiale cit. In quest'ultima sede, anzi, MancineUi si lasciò andare ad un duro commento: «Ho dovuto dilungarmi su questo particolare perché in esso risiede indubbiamente l'ori-

gine, non già della sconfitta che era ormai segnata ed inevitabile, ma dell'entità delle perdire nella sconfitta, specie da parte delle unità italiane,, (voi. III, pp. 330-331). Ordine di operazioni data 30.10.1942 · allegato n. 46. L'8• armata aveva altri 250 carri efficienti di vario tipo (compresi 97 Stuart) in unità non impegnate direttamente in Supercharge, nonché circa 200 mezzi in riparazione. ; 6 L. PHILLIPS, op. citata, p. 270. 57 B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 316. 5'

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Ibidem.

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Diario Cavallero, data 1.11.1942. Il 61 ° f. aveva il II battaglione, risultante dalla fusione del I e del II, ed il III battaglione completato da 200 nuovi arrivi. Il I doveva essere un battaglione della D.f. Lupi di Toscana atteso a Matruh per il 2 novembre. Il 62° f. era su due battaglioni: il I proveniente d.11la D.f. Piceno, ed appena giunto, ed il II risultante dalla fusione degli originari tre battaglioni. 61 Diario storico Delease, tele 4394/Sit. data 31.10.1942, ore 22,15. Per quanto riguardava trasport i e carburante, Barbasetti aveva risposto a Mancinelli: «Disponibilità carburante est per ora 60

assicurata; al momento eventuale operazione sarà quella che risulterà da rifornimenti. Automezzi sono impegnati da Tripoli at El Daba et nel caso considerato bisogni rifornimento aumentl'ranno et sarà necessario portare su nuova linea quanto necessario per resistenza. Esclusa quindi possibilità raccolta numero considerevole, tutto sommato potrebbero essere ceduti da 150 at 170 auto pesami compresa aliquota rimorchi che vorrebbero fatti affeuire at XC.A. partendo da Marsa Matruh non prima del 2 aut 3 novembre». 62 L. PHILLIPS, op. citata, p. 290. w B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 317. 64 Sopraggiunti i reggimenti della 2• B.cor., il comandante del 9° lancieri incontrò Currie, il quale, indicando le esplosioni e la nuvolaglia di fumo ad ovest, disse: «Beh, abbiamo aperto unfl breccia nello sbarramento dei cannoni anticarro, e I.a sua brigata deve passare, e passare maledetra· mente in fretta». Il comandante dei lancieri guardò, poi rispose: «Non ho mai vis10 null.a di mmo simile ad una breccia, generale». C urrie replicò seccamente e l'alcro si allontanò per riferire l'ordine (da L. PHJLLlPS, op. citata, p. 295). 65 Il comandante di uno d egli squadroni descrisse l'incursione in termini molto coloriti. Nell'oscurità la corsa si svolse in tutta tranquillità, evidentemente essendo gli squadron i scambiati per italiani dai tedeschi e viceversa. «Quando sorse la luce ci osservarono stupefatti(. ..) i nostri nemici

non riuscivano a persuadersi della nostra presenza (. ..). Passammo a pochi metr; dalle volate di un 'intera batteria di cannoni da campo, e raggiungemmo un gruppo di tedeschi immobili accanto ai pezzi che, fortunatameme, non spararono. Un soldato si accorse che ervamo inglesi e corse ad av;;ertire un collega; entrambi ci osservarono con sguardo incredulo».


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Finirono cosl addosso al Comando della Trieste ed a unità servizi della Trieste e, presumibilmente, della 1643 D.f.: «(...) La sorpresa dei nostri nemici fu tale che non ci spararono nemmeno

un colpo. Alla piena luce del giorno iniziammo la nostra opera di distruzione nel campo avversario. Durante il primo quarto d'ora i due squadroni incendiarono quaranta automezzi (. ..). Gli altri uomini si impadronirono di autocarri italiani armati di cannoncini Breda e così continuammo la nostra scorribanda. I tedeschi si rifugiarono nelle trincee vicine(...}». (da M. CARVER, op. citata, pp. 286-288). 66 Secondo la relazione del gen. La Ferla, alle 8 il ten. col. Gierling, ufficiale tedesco di collegamento, «mi riferisce da fonte CTA che ci sono state infiltrazioni(!} inglesi nel fronte del J/J 15 °

a nord del nostro 65 °, e che per ripristinare la situazione sarà eseguito attacco da parte formazioni carriste da nord-ovest e da ovest». 67 B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 318. D. lrving riporta un'annotazione del ten. Berndt nel diario di Rommel: «La sera [del 2] innumerevoli camion e carri della divisione corazzata Littorio, ricoperti di grappoli di soldati, sfilano sulla strada, in piena ritirata. L 'Afrika Korps riferisce che la Littorio è sfuggita al controllo degli ufficiali: si è semplicemente liquefatta. I suoi elementi sono in rotta. Sintomi non dissimili vengono riferiti a proposito dellafanteria della divisione meccanizzata Trieste». (op. citata. p. 244). Non sembra neppure il caso di rilevare l'assurdità dell'immagine. 6S Diario storico Delease, tele 5172 data 2.11.1942, ore 20.50 del gen. Mancinelli. 69 0 . !RVING, op. citata, p. 242. Cfr. F. H. HINSLEY, op. citata, p. 448. 70 Diario storico Delease, tele n. 5180 data 3.11.1942, ore 3,40, del gen. Mancinelli. 71 DSCS, tele 5166 data 2.11.1942, ore 12,40 del gen. Mancinelli: «Continua battaglia carri

zona Tell el Aqqaqir. A vver:rario sembra aver lanciato massa parecchie centinaia carri armati, cui finora si contrappone molto efficacemente nostra difesa». 72

Diario Cavallero. data 2.11.1942. Diario Storico Delease, tele 4516/Sit. data 2.11.1942, ore 18,45. " Ibidem, tele 33344/0p. data 2.11.1942, ore 21,15 del Comando Supremo. 75 Il diario Cavallero documenta la telefonata di Cavallero con due allegati. Per il «comunicato• di Rommel riporta il tele 5178 di Mancinelli spedito dal fronte alle 9,15 del 3 novembre: «Ruggero [ ~Rommel] non habet preso decisione definitiva. Est però molto probabile che venga at· tuato ripiegamento su linea meridiano 28 come primo sbalzo; per successivo est Marsa Matruh (. ..),,. Per il comunicato di Mancinelli unisce la situazione alle 14 del 3 spedita dallo stesso Mancinelli alle 14,30. È chiaro che la collocazione dei due allegati è errata. I due comunicati di cui fa cenno il testo del diario sono invece rispettivamente il bollettino serale dell' ACIT (tele 5180 data 3.11.1942, ore 3,40, di Mancinell i) e la situazione alle 17 del 2 novembre (tele 5172 data 2.11.1942, ore 20,50), entrambi gi1i citati. 76 Diario Cavallero, data 3.11.1942. 77 DSCS, tele 33346/0p. data 3.11.1942, ore 11,10. Occorre rilevare, a questo punto, l'arbitraria alterazione temporale dei fatti quale figura nel diario pubblicato sotto il titolo Comando Supremo, Cappelli, Bologna 1948, p. 364. Secondo tale pubblicazione la sequenza dei fatti del pomeriggio del 2 nov-embre sarebbe stata questa: 1° - telegramma di Mancinelli con la situazione alle ore 17 (te.le n. 5172); 2° - risposta di Cavallero, a nome di Mussolini, per fermare Rommel a qualunque costo sul fronte di El Alamein (tele 33346/0p.); 3° - colloquio con Kesselring e von Rintelen. In realtà i due telegrammi appartengono al giorno 3 e non al 2 novembre e di essi non esiste cenno nel testo originale del diario alla data in questione. Infatti il tele 5172 di Mancinelli fu compilato alle 20,50 del 2 e giunse a Roma in piena notte ed il tele 33346 di Cavallero fu redatto alle 11,10 del 3 ed in replica non tanto alla situazione delle 17 del 2, quanto al bollettino serale dell' ACIT, arrivato a Roma nelle prime ore del mattino del 3, sia al Comando Supremo sia a von Rintelen per tramiti differenti. 78 Si tratta del meridiano 850 della rete chilometrica ortogonale riportata sulla cartografia egiziana. 73


LA TÈRZA BA1•rAGLlA DI EL ALAMEIN

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79 B. LIDDELL HART, The Papers Rommel cit., p. 320. so Alle 14,30 il gen. Mancinelli telegrafò al Comando Supremo ed a Delease: «Situazione ore 14. Nulla di notevole da segnalare» (DSCS, tele 5195 data 3.11.1942). 81 Tele 133/42 data 3.11.1942, senza gruppo orario. 82 E. ROMMEL, op. citata, p. 284. Merita rilievo il fatto che nel X corpo il clima psicologico era differente da quello degli alcri corpi d'armata, in quanto dopo i violenti attacchi dei primissimi giorni, tutti respinti sanguinosamente, era subentrata una relativa stasi operativa. L'ordine di ripiegamento colse letteralmente di sorpresa le truppe, che manifestarono i.I loro rammarico di dover abbandonare posizioni così brillantemente difese ed ancora solidissime. 8 ' DSCS, tele 5198 data 3.11.1942, ore 19,50, del gen. Mancinelli. 8 ' N el contempo venne predisposta l'operazione Grapeshot vale a d ire la corsa precipitosa di un grosso complesso motocorazzato su Tobruk, per catturare la piazza prima che venisse organizzata a difesa. Per simile impresa erano stati previsti: il Comando 8 3 D.cor. (gen. Gairdner), la 23 3 B.cor., il 5° artiglieria a cavallo, un battaglione motorizzato ed uno mitraglieri, unità controcarri e contraerei e del genio. A tale complesso dovevano unirsi il Royal Dragoons ed il 4° autoblindo sudafricano. Dato lo svolgersi degli avven imenti, l' idea finì per essere abbandonata. 85 L. PHILLIPS, op. citata, p. 316. 86 A. KESSELRING, op. citata, p. 137. 87 E. ROMI,1EL, op. citata, p. 285. 88 Ibidem, p. 286. 89 Cfr. A. KEsSELRING, op. citata, p. 137; B. LIDDELL H A.In", The Rommel Papers cit., p. 322, nota di Manfred Rommel; D. lRVING, op. citata, pp. 247-248. <)() Il testo qui riportato è la traduzione fedele del testo tedesco mostrato da von Rintelen a Cavallero (Cfr. diario Cavallero data 4.11.1942). Per contro la version~ inglese comprende un capoverso dedicato agli italiani: «Non possiamo aspettarci nuove forze tedesche. Aggiungasi che le

truppe italiane non hanno più capacità combattiva a causa della grande superiorità nemica per terra ed in aria. Elementi di fanteria italiana hanno già abbandonato posizioni sicure senza ordine,. (I.S.O. Pt AYFAIR, op. citata, p. 476-477). Non sappiamo se il foglio di von Rim elen fosse ad usum Delphini. 9 1 Il 133° carristi aveva formato un battaglione mettendo insieme una ventina di carri: cinque rimasti, altrettanti tratti dalle officine e tutti i carri comando e centri radio trovati. Lo scopo era di dare l' impressione di un reparto efficiente. 92 Secondo de Guingand, mentre il successo di Supercharge stava profilandosi (cioè nella tarda mattinata) von Thoma avrebbe telefonato a Rommel comunicandogli che a sud del DAK il nemico aveva rotto il fronte. Rommel avrebbe risposto dubitando dc·ll'esattezza del rapporto, in quanto nulla gli era stato segnalato da Navarini, e pensando trattarsi della Trieste. Ma •gli italiani - osserva de Guingand- erano probabilmente in uno stato di panico mentale tanto grande da ritenere che chiunque sapesse quello che stava succedendo• (op. cit., p. 208). Allora von T homa decise di andare a vedere di persona. Questa ricostruzione si discosta J.lquanto dai resoconti di Rommel e di Bayerlein, ad ogni modo anche se i Comandi italiani erano ~nel pallone•, come dice de Guingand, i loro messaggi radio arrivavano ai Comandi dell'ACIT e del OAK, e questi seppero che la Trento resse fino alle 13 e l'Ariete e la Trieste almeno sino alle 15.30 circa. 93 In base al resoconto deli col. Bayerlein, von T homa poco dopo l'alba aveva salutato il suo capo di S.M., diretto a sud di El Daba per stabilirvi il nuovo Posto Comando, con queste parole: «Bayerle.in, l'ordine di Hitler è frutto di un cervello malato. No11 posso più continuare così.

Andate a El Daba. Io resterò qui e mi incaricherò personalmente della difesa di Teli el Mampsra•. Alle 11 l'aiutante di campo di von T homa si presentò a El Daba, diçendo di esser stato messo in libertà dal generale e di ignorarne la sorte. Subito Bayerlein sall su un carro leggero e si diresse verso Teli el Mampsra. Quivi giunto, vide da lontano l'alta figura di von Thoma, immobile vicino ad un carro in fiamme, in mezzo alla devastazione del campo di battaglia. Qualche istante dopo il generale si consegnava ad un capitano inglese. Allora circa 300 tedeschi uscirono dalle buche nel deserto o da dietro le carcasse dei carri distrutti e si arresero a loro volta. Portato da Montgomery, e da questi invitato a cena, von Thoma conobbe dal comandante dell'8• armata gli ultimi sviluppi della situazione e, quando seppe che le autoblindo britanniche erano già a Fuka, avrebbe commentato: «Se è così, le nostre truppe sono veramente in una gravi,sima situazione (DE G UJNGAND, op. citata», p. 209).


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E. ROMMEL, op. citata, p. 288. Dell'Ariete riuscirono a disimpegnarsi: Comando divisione, 8° bersaglieri con 200 uomi-

ni, 132° carristi con 31 carri, 132° artiglieria con 17 pezzi di cui la metà inefficienti. Del centinaio di carri di cui l'Ariete disponeva in loco (un gruppo tattico di una ventina di M 13 e sci semoventi era stato in precedenza inviato sulla costa per ordine dell' ACIT), trema furono distrutti entro le 15,30; una trenti na ripiegò nel tardo pomeriggio con i resti del corpo d'armata; gli altri 40 rimasero sul campo di battaglia immobil izzati: alcuni combatterono ancora e vennero eliminati durante l'oscurità, uno alla volta; pochi altri, riparata l'avaria, si salvarono alla spicciolata od a piccoli gruppi. ?6 Diario storico Delease, tele 4480/Sit. data 2.11.1942, ore 11,40. Barbasmi faceva allusione al XX autogruppo pesante ceduto in prestito temporaneamente ai tedeschi nel!' autunno 1941 e mai più restituito nonostante ripetute r ichieste. 97 G. M,., NClNELLl, op. citata, p. 201. 72 Diario Cavallero. data 2.11.1942. 73 Diario Storico Delease, tele 4516/Sit. data 2.11.1942, ore 18,45. " Ibidem, tele 33344/0p. data 2.11.1942, ore 21,15 del Comando Supremo. 75 Il diario Cavallero documenta la telefonata di Cavallero con due allegati. Per il «comunicato• di Rommel riporta il tele 5178 di Mancinelli spedito dal fronte alle 9,15 del 3 novembre: «Ruggero [=Rommel] non habet preso decisione definitiva. Est però molto probabile che venga at·

tuato ripiegamento su linea meridiano 28 come primo sbalzo; per successivo est Marsa Matruh {. ..)». Per il comunicato di Mancinelli unisce la situazione alle 14 del 3 spedita dallo stesso Mancinelli alle 14,30. È chiaro che la collocazione dei due allegati è errata. I due comunicati di cui fa cenno il testo del diario sono invece rispettivamente il bollettino serale dell'ACIT (tele 5180 data 3.11.1942, ore 3,40, di Mancinelli} e la situazione alle 17 del 2 novembre (tele 5172 data 2.11.1942, ore 20,50}, entrambi già citati. 76 Diario Cavallero, data 3.11.1942. 77 DSCS, tele 33346/0p. data 3.11.1942, ore 11,10. Occorre rilevare, a questo punto, l'arbitraria alterazione temporale dei fatti quale figura nel diario pubblicato sotto il titolo Comando Supremo, Cappelli, Bologna 1948, p. 364. Secondo tale pubblicazione la sequenza dei fatti del pomeriggio del 2 novembre sarebbe stata questa: 1° - telegramma di Mancinelli con la situazione alle ore 17 (tele n. 5172); 2° - risposta di Cavallero, a nome di Mussolini, per fermare Rommel a qualunque costo sul fronte di El Alamein (tele 33346/0p.}; 3° - colloquio con Kcsselring e von Rincelen. In realtà i due telegrammi appartengono al giorno 3 e non al 2 novembre e di essi non esiste cenno nel cesto originale del diario alla data in questione. Infatti il cele 5172 di Mancinelli fu compilato alle 20,50 del 2 e giunse a Roma in piena notte ed il tele 33346 di Cavallero fu redatto alle 11,10 del 3 ed in replica non canto alla situazione delle 17 del 2, quanto al bollettino serale dell'ACIT, arrivato a Roma nelle prime ore del mattino del 3, sia al Comando Supremo sia a von Rintelen per tramiti differenti. 78 • • Si tratta del meridiano 850 della rete chilometrica ortogonale riportata sulla cartografia eg1z1ana. 79 B. LIDDELL HART, The Papers Rommel cit., p. 320. 80 Alle 14,30 il gen. Mancinelli telegrafò al Comando Supremo ed a Delease: «Situazione ore 14. Nulla di notevole da segnalare. (DSCS, tele 5195 data 3.11.1942). 81 Tele 133/42 data 3.11.1942, senza gruppo orario. 82 E. ROMMEL, O'/J· citata, p. 284. Merita rilievo il fatto che nel X corpo il clima psicologico era differente da quello degli altri corpi d'armata, in quanto dopo i violenti attacchi dei primissimi giorni, t utti respinti sanguinosamente, era subentrata una relativa stasi operativa. L'ordine di ripiegamento colse letteralmente di sorpresa le eruppe, che manifestarono il loro rammarico di dover abbandonare posizioni così brillantemente difese ed ancora solidissime. 8 ) DSCS, tele 5198 data 3.11.1942, ore 19,50, del gen. Mancinelli. 8 ' Nel contempo venne predisposta l'operazione Grapeshot vale a dire la corsa precipitosa di un grosso complesso motocorazzato su T obruk, per catturare la piazza prima che venisse organizzata a difesa. Per simile impresa erano stati previsti: il Comando 8• D.cor. (geo. Gairdner}, la 23° B.cor., il 5° artiglieria a cavallo, un battaglione motorizzato ed uno mitraglieri, unità controcarri e contraerei e del genio. A tale complesso dovevano unirsi il Royal Dragoons ed il


LA TERZA BATL\GLlA 01 EL ALAMEIN

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4° autoblindo sudafricano. Dato .io svolgersi degli avvenimenti, l'idea finì per essere abbandonata. ss L. PHJLLIPS, op. citata, p. 316. 86 A. KEsSELRING, op. citata, P· 137. 81 E. ROMMEL, op. citata, p. 285. 88 Ibidem, p. 286. 89 Cfr. A. KESSELRING, op. citata, p. 137; B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 322, nota di Manfred Rommel; D. IRvJNG, op. citata, pp. 247-248. 90 Il testo qui riportato è la traduzione fedele del testo tedesco mostrato da von Rintelen a Cavallero (Cfr. diario Cavallero data 4.11.1942}. Per contro la versione inglese comprende un capoverso dedicato agli italiani: «Non possiamo aspettarci nuove forze tedesche. Aggiungasi che le

truppe italiane non hanno più capacità combattiva a causa della grande superiorità nemica per terra ed in aria. Elementi di fanteria italiana hanno già abbandonato posizioni sicure senza ordine» (I.S.0. P LAYFAIR, op. citata,p. 476-477). Non sappiamo se il foglio di von Rintelen fosse ad usum Del, phini.

91 Il 133° carristi aveva formato un battaglione mettendo insieme una venti~a di carri: cinque rimasti, altrettanti tratti dalle officine e tutti i carri comando e centri radio trovati. Lo scopo era di dare l'impressione di un reparto efficiente. 92 Secondo de Guingand, mentre il successo di Supercharge stava profilandosi (cioè nella tarda mattinata) von Thoma avrebbe telefonato a Rommel comunicandogli che a sud del DAK il nemico aveva rotto il fronte. Rommel avrebbe risposto dubitando dell'esattezza del rapporto, in quanto nulla gli era stato segnalato da Navarini, e pensando trattarsi della Trieste. Ma «.gli italiani - osserva de Guingand - erano probabilmente in uno stato di panico mentale tanto grande da ritenere che chiunque sapesse quello che stava succedendo» (op. cit., p. 208). Allora von Thoma decise di andare a vedere di persona. Questa ricostruzione si discosta alquanto dai resoconti di Rommel e di Bayerlein, ad ogni modo anche se i Comandi italiani erano «nel pallone», come dice de Guingand, i loro messaggi radio arrivavano ai Comandl dell'ACIT e del DAK, e questi seppero che la Trento resse fino alle 13 e l'Ariete e la Trieste almeno sino alle 15,30 circa. 9 3 In base al resoconto del col. Bayerlein, von Thoma poco dopo l'alba aveva salutato il suo capo di S.M., diretto a sud di El Daba per stabilirvi il nuovo Posto Comando, con queste parole: «Ba:yerlein, l'ordine di Hitler è frutto di un cervello malato. Non posso più continuare così.

Andate a El Daba. Io resterò qui e mi incaricherò personalmente della difesa di Teli el Mampsra». Alle 11 l'aiutante di campo di vo n Thoma si presentò a El Daba, dicendo di esser stato messo in libertà dal generale e di ignorarne la sorte. Subito Bayerlein salì su un carro leggero e si diresse verso Teli el Mampsra. Quivi giunto, vide da lontano l' alta figura di von T homa, immobile vicino ad un carro in fiamme, in mezro alla devastazione del campo di battaglia. Qualche istante dopo il generale si consegnava ad un capitano inglese. Allora circa 300 tedeschi uscirono dalle buche nel deserto o da dietro le carcasse dei carri distrutti e si arresero a loro volta. Portato da Montgomery, e da questi invitato a cena, von Thoma conobbe dal comandante dcll'S• armata gli ultimi sviluppi della situazione e, quando seppe che le autoblindo britanniche erano già a Fuka, avrebbe commentato: «Se è così, le nostre truppe sono veramente in una gravissima situazione (DE Gu1NGAND, op. citata», p. 209). 94 E. ROMMEL, op. citata, p. 288. 9 s Dell'Ariete riuscirono a disimpegnarsi: Comando divisione, 8° bersaglieri con 200 uomini, 132° carristi con 31 carri, 132° artiglieria con 17 pezzi di cui la metà inefficienti. Del centinaio di carri di cui l'Ariete disponeva in loco (un gruppo tattico di una ventina di M 13 e sei semoventi era stato in precedenza inviato s ulla costa per ordine dell' ACIT), trenta furono distrutti entro le 15,30; una trentina ripiegò nel tardo pomeriggio con i resti del corpo d'armata; gli altri 40 rimasero sul campo di battaglia immobilizzati: alcu ni combatterono ancora e vennero eliminati durante l'oscurità, uno alla volta, pochi altri, riparata l'avaria si salvarono alla spicciolata od a piccoli gruppi. 96 Diario storico Dclease, tele 4480/Sit. data 2.11.1942, ore 11,40. Barbasetti faceva allusione al XX autogruppo pesante ceduto in prestito temporaneamente ai tedeschi nell'autunno 1941 e mai più restituito nonostante ripetute r ichieste.


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G. MANC!NEI.LI, op. citata, p. 201. Diario Cavallero data 4.11.1942. 99 DSCS, tele 33380/0p. data 4.11.1942, ore 21,55. Non potendolo trasmettere direttamente a Colacit per interruzione del collegamento, il dispaccio fu spedito a Delease per l'inolcro. Alle 8,40 del 5 non risulcava ancora inviato a Mancinelli per mancanza di collegamento. 100 Diario Cavallero, data 4.11.1942. 98

101

Ibidem.

102

DSCS, tele 1048 data 4.11.1942, ore 20 dell'ACIT, ricevuto a Roma il giorno successivo alle 5 del mattino . 101 W. CHURCHILL, op. citata, p. 218. 10• B. LIDDELL HART, The Rommel Papers cit., p. 333. ,os Ibidem, p. 300. 10 • J.F.C. FULLER, op. citata, pp. 278-279. 107 B. MONTGOMERY, Da El Alamein cit., p. 19. Secondo il nemico «il numero dei carri

tedeschi fu sempre una questione di importanza capitale. Quello dei carri italiani poteva costituire motivo di interesse, ma ben difficilmente ebbe influenza sui piani» (H. KI.PPENBERGER, op. cit. , p. 205). 108

Ibidem, p. 21-22.

109

A. KESSEI.RING, op. citata, p. 136. Secondo qualcuno il forzato ritorno di Rommel confermò l'opinione che egli - responsabile diretto della precaria situazione strategica in cui si trovava l'ACIT - si fosse allontanato per evitare il rischio di incontrare un grave insuccesso personale su quelle stesse posizioni il cui raggiungimento per merito suo era stato in precedenza esaltato alla stregua di una vittoria travolgente. Francamente non ci sentiamo di condividere un apprezzamento del genere. 110 Il 26 ottobre il gen. Palma, Intendente A.S., scrisse al capo delegazione n. 3, ten. col. Soldani: «Penso con vera preoccupazione che se al primo giorno di una battaglia, che artamente avrà un dewrso assai lungo, mi si ch~de l'invio di munizioni - non essendo sufficiente la 1,5 un/oc che

c'è in avanti - dovrei trarre la conclusione che f ra due o tre giorni non avremo più munizioni» (diario storico della Delegazione d'intendenza n. 3, data 27.10.1942). 111 M. CARvER, op. citata, p. 171. 112 B. LIDDELL HART, Storia di una sconfitta cit., p. 282. 113 Diario Cavallero, data 4.11.1942. 114 D. CORRELLT BARNETT, op. citata, p. 400. 115 Ibidem, p. 408. 116 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 137. 117 Relazione del mar. Bastico della primavera 1943. 118 E. ROMMEL, op. citata, p. 280. 119 I materiali pesanti e di non pronto impiego vennero avviati a Matruh ed il centro sanitario ad ovest cli Fuka, dove già stavano portandosi le basi delle grandi unità. 120 Si tratta del testo dell'ordine inviato al XXI corpo. Non si conosce quello trasmesso al X ed al XX corpo, ma si ha motivo di ritenerlo uguale. 121 A puro titolo di esempio si cita un caso. Verso le ore 1 del 29 ottobre, durante l'attacco australiano verso la costa, il comandante del 115° Panzergrenadiere avvisò il comandante del 133° carristi che il XXIII/12° bers., schierato all'estremità nord del settore affidato alla 1s• Panzer, aveva ceduto e che le sue posizioni erano state riconquistate da una compagnia tedesca. Alle 2,30 il gen. Bitossi si vide consegnare dall'ufficiale di collegamento della 15' Panzer il seguente messaggio: •XX/Il btg. bers. si è ritirato. Il comandante divisione provveda personalmente perché il

battaglione tomi immediatamente ad occupare le sue posizioni che sono punto nevralgico della battaglia (ordine dell'Armata}». È facile immaginare i sentimenti che si agitarono nell'animo di Bitossi per la forma e per il fatto. Dopo rapide indagini si accertò che i bersaglieri non erano indietreggiati di un millimetro, anche perché non impegnati se non dal fuoco delle batterie inglesi. Alle 4,15 il gen. von Vaerst si scusò personalmente con Bitossi. La notizia era stata data per errore dalla 90' leggera, un reparto di collegamento dalla quale non aveva trovato il XXIII btg. bers. per un errore di direzione!


LA TERZA .BATTAGLIA DI EL J\LJ\MEIN

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122 Un esempio anche per tale argomento. Verso le ore 1 del 5 novembre il comandante del IV btg. libico, dislocato a Qattara Spring, nella zona di Matruh, telefonò alla delegazione d' Intendenza per avere informazioni. Stupito da un lungo silenzio del 288° Panzergrenadiere (o gruppo Menton), da cui dipendeva, aveva cercato di prendere contatto con il comandante del reggimento, ma dopo laboriosi tentativi era venuto a sapere che i tedeschi avevano già sloggiato da Matruh da alcune ore. m Diario storico delegazione d' Intendenza n. 3, data 5.11.1942. Verso le 9 del mattimo la base del X corpo, arretrata nella notte sul 3 ad una trentina di chilometri ad ovest di El Daba, venne attraversata da numerosi autocarri tedeschi che pur nel terreno accidentato ai lati della litoranea fuggivano a tutta velocità verso occidente. Fermato uno di essi, l'autista spiegò rapidamente: «Tornmies, Panzer Tommies kommen!». Così il sottocapo di S.M. del X corpo conobbe la situazione. >2• Relazione del gen. Barbasetti data 2.4.1943.



Capitolo undicesimo CONSIDERAZIONI CON CLUSIVE

1. LE OPERAZIONI

Per l'Italia lo svolgimento delle operazioni nel 1942 ruota attorno ad un nome: Malta. Il Comando Supremo ne fu ossessionato, le due Marine dell'Asse non persero mai occasione per parlarne e Cavallero ' ne lamentò sempre la mancata conquista o duratura neutralizzazione. Sappiamo che i se non trovano credito in storia, tuttavia è umano considerare in un quadro unitario un'intera campagna per cercare di individuarne il momento critico. Per l'Africa settentrionale questo momento capitò nell'estate. Fatalità volle che due diversi problemi venissero posti contemporaneamente sul tappeto dalle circostanze: l'occupazione di Malta e l'offensiva in Cirenaica. Secondo Rommel la battaglia di Ain el-Gazala doveva essere preceduta dalla conquista di Malta, ma «per qualche inesplicabile ragione il nostro Quartier Generale abbandonò tale programma». In realtà egli sapeva benissimo che l'operazione Hercules o C 3 era stata rimandata a dopo la caduta di Tobruk ed il raggiungimento della frontiera, vale a dire a metà luglio. E conosceva anche, almeno nelle linee generali, i motivi della decisione: l'Italia da sola non era in grado di affrontare con successo l'impresa; la Germania trovava difficoltà a dare il concorso richiesto dall'alleata (una divisione paracadutisti; mezzi navali ed aerei; 40.000 tonn. di nafta per la R. Marina e 12.000 tonn. di benzina per R. Aeronautica). Per questo Rommel ricevette mano libera: dopo tutto aveva garantito essere sufficienti un paio di settimane. A Berchtesgaden, nel convegno di fine aprile, l'intervento di Kesselring si mostrò determinante. Convintissimo che i prossimi obiettivi dovessero essere costituiti da Malta e T obruk, entrambi necessari, ed inizialmente orientato a conferire priorità all'isola, finl per appoggiare le proposte di Rommel di effettuare per prima l'offensiva terrestre, proprio considerando le anzidette remore temporanee. Poi, dopo la vittoria a T obruk e non più tardi del plenilunio di luglio, si sarebbe dato corso all'operazione Hercules. Nel frattempo i preparativi sarebbero stati condotti a termine, così l'impresa non avrebbe presentato rischi di fallimento. Cavallero, per quanto a malincuore, accettò il cambiamento di priorità, rendendosi conto che in fondo Kesselring aveva ragione nel ritenere che, ammessa e non concessa l'immediata messa a


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punto-della macchina per l'invasione di Malta, l'attacco italo-tedesco all'isola avrebbe indotto Auchinleck a buttarsi su Rommel, tanto più che le forze aeree dell'Asse sarebbero state distolte dalla Cirenaica e la RAF vi avrebbe dominato quasi incontrastata. La strepitosa vittoria in Marmarica si concluse il 21 giugno ed immediatamente Rommel chiese al Comando Supremo ed all'OKW, tramite von Rintelen, di puntare oltre confine «fino nel cuore della zona egiziana>,. Nonostante lo splendido successo, però, la situazione generale si era aggravata. Malta stava re~uperando piena attività offensiva e la battaglia aeronavale di mezzo giugno aveva esaurito le ultime scorte di nafta della R. Marina: le navi da battaglia erano immobilizzate nei porti con i serbatoi vuoti. Questo proprio quando si presentava l' occasione di por mano alla questione Malta! Hitler, mai intimamente convinto della fattibilità, più che dell'opportunità, dell'impresa e già espressosi negativamente circa la richiesta italiana di nafta, fece rispondere da Jodl che la resa di Tobruk aveva mutato le circostanze e che di conseguenza la conquista di Malta non appariva più necessaria. Sorridevano le allettanti prospettive di ulteriori trionfi terrestri ventilate da Rommel, il quale a detta di Kesselring esercitava su Hitler un'influenza quasi ipnotica; la convenienza di sfruttare il successo fino in fondo per approfittare della débacle inglese; l'immenso bottino raccolto a Tobruk, che consentiva l'alimentazione dello sforzo in profondità; il fatto che comunque sino ad agosto ormai non si poteva varare Hercules, come ammesso dal Duce (cioè da Cavallero) nella sua lettera del 20 giugno al Fiihrer. Naturalmente esisteva anche il rovescio della medaglia: l'aviazione sarebbe stata sempre più invischiata nella lotta in Africa settentrionale, reparti aerei tedeschi dovevano lasciare a brevissima scadenza la Sicilia e, principalmente, lo sfruttamento del successo non avrebbe avuto luogo contro i resti delle forze di Ritchie in rotta, come asseriva Rommel, bensì contro l'8a armata che Auchinleck intendeva sottrarre all'avversario con una manovra in ritirata. Per Hitler contarono i fattori positivi, posto che coincidevano con la sua profonda avversione per Hercules, e convinse Mussolini che «in quest'ora storica che non si ripete>> occorreva afferrare al volo «la dea della battaglia)). Mussolini si era già convinto per proprio conto e l'enfasi di Hitler mutò addirittura la convinzione in ,entusiasmo. Così Cavallero rimase isolato. Per un poco si illuse trattarsi di questione semplicemente rimandata, specie tenendo presente la incompletezza dei preparativi; tuttavia ben presto comprese che per l'OKW Malta era problema superato, almeno come occupazione. Rimaneva un'ultima


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esile speranza: che all'occorrenza l'isola potesse venir neutralizzata dall'aria. In effetti, i colloqui conclusi il 26 giugno al Comando dell'armata italo-tedesca sembra abbiano finito per influenzare lo stesso Cavallero. Le direttive impartite a Bastico, formalmente d'ordine di Mussolini, accettavano in pieno il desiderio di Rommel di arrivare al Canale di Suez. Adesso anche per l'Italia Malta era un capitolo chiuso; infatti, appena rientrato a Roma (7 luglio), Cavallero dispose la trasformazione dell'operazione C 3 in operazione C 4 (occupazione della Tunisia), ed il 27 dello stesso mese avvisò i capi di S.M. delle tre forze armate che «la situazione generale e le condizioni meteorologiche fanno prevedere l'impossibilità, per il corrente anno, di effettuare l'operazione C 3». Dopo il fallimento della battaglia di Alam el Halfa e l'affondamento di una nutrita serie di piroscafi si leggeva nel diario Cavallero (5 settembre) che «Malta deve assolutamente essere rimessa sotto pressione ( ..). Se si neutralizza Malta vinceremo tutte le battaglie in Africa. Se non la neutralizziamo le perdiamo tutte!». È lecito obiettare che non si trattava soltanto di neutralizzare: non sarebbe stato più sufficiente né, ad ogni modo, possibile. Lo si toccherà con mano in ottobre. L'8 settembre la Seekriegsleitung scrisse: «Per conservare le n.ostre posizioni in Mediterraneo, proteggere l'Italia, prevenire la prevista offensiva britannica, mandare a vuoto il disegno nemico di un solido fronte difensivo e creare le premesse per un diretto collegamento fra Germania e Giappone, lo Stato Maggiore della Marina ritiene che debbano essere soddisfatte le seguenti condizioni: . l. Il Nordafrica deve essere tenuto, finché possibile, dalle posizioni di El Alamein. 2. La Luftwaffe deve essere fortemente rinforzata. 3. Malta deve essere presa. 4. Il piano per un'offensiva verso Suez da sferrare in un tempo successivo deve essere in sintonia con quanto sopra.».

La nota era accompagnata da una prudente aggiunta: «Finché non siano giunte altre notizie, questa opinione non deve essere inoltrata». Vale anche la pena di sottolineare che Rommel, il quale tanto aveva influito su Hitler per sacrificare Malta al Canale di Suez, soltanto alla fine del suo diario ammise che una delle misure necessarie per garantire la regolarità di alimentazione delle operazioni in Africa era che «Malta doveva essere attaccata e presa». Ma ormai essa era sfumata nel miraggio del deserto egiziano. «La rinuncia all'impresa - commentò Kesselring - costituiva un colpo mortale per l'intera campagna nell'Africa settentrionale». Autore di questo colpo mortale era Stato personalmente Hitler, il quale mai dette al grande teatro d 'operazioni del Mediterraneo le forze necessarie nel momento giusto.


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Proprio non sembra che né Cavallero né Supermarina abbiano responsabilità di alcun genere in tale errore (sempre limitandoci al 1942). La pietra tombale sulla questione fu collocata dalla lettera di Hitler a Mussolini del 23 giugno. Il 19 ottobre Cavallero disse a Fougier, il quale appariva piuttosto pessimista in merito all'offensiva aerea di Kesselring sull'isola, che «Malta vuol dire vincere o perdere la guerra». Ma a quel punto si trattava di frase ad effetto. Il giorno successivo, proprio mentre Kesselring gettava la spugna, ebbe luogo il seguente colloquio fra Mussolini e Cavallero: M.: «Sapete, tutto considerato, sono venuto nella conclusione che invece di avanzare su Marsa Matruh era meglio fare l'operazione su Malta». C.: «Duce, comprendo che Voi vi sentite davanti ad un caso di coscienza, ma permettetemi di alleggerire la vostra preoccupazione. L'operazione su Malta era preparata per l'agosto; l'opportunità di marciare in Egitto è nata dopo l'impresa di Tobruk avvenuta in giugno». M.: «Sì, ho preso questa decisione anche in seguito alle notizie del Fi.ihrer circa il disfacimento dell'8a armata britannica». C.: «Del resto, noi non avevamo la scelta, sia per l'epoca, come vi ho detto, sia perché Rommel era partito per suo conto dicendo: io ho gli ordini del Fi.ihrer: spero che gli italiani mi seguano». M.: «Certamente se l'operazione su Malta fosse stata pronta a quell'epoca era meglio fare tale operazione». C.: «Vedete, il giorno in cui prendeste la decisione di avanzare in Egitto io vi presentai un breve promemoria nel quale era detto: sta bene avanzare in Egitto, ma ciò non toglie il problema della situazione in Mediterraneo e che bisogna pestare su Malta. Il problema della nafta rimaneva allora come ora un problema fondamentale da risolvere. Al1 lora come ora: nafta e neutralizzazione di Malta» • Orbene, è veramente possibile attribuire alla mancata conquista di Malta il peso determinante della sconfitta dell'Asse in Africa settentrionale? Secondo taluni la cattura dell'isola avrebbe risolto ogni problema di rifornimento e quindi, automaticamente, assicurato la vittoria ad El Alamein ed il raggiungimento del Canale con conseguenze imponderabili. È un'opinione che poggia sull'incidenza pesantissima che Malta inglese ebbe nell'economia generale della guerra sia per la sua capacità offensiva sia, come giustamente è stato rilevato, per il solo fatto di esistere. Non si trattava solamente delle perdite provocate da aerei e sommergibili di base nell'isola, ma anche degli enormi oneri imposti dalla scorta ai convogli che non furono attaccati ma che potevano es-


CONSlDERAZlONl CONCLUSIVE

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serlo, nonché dall'impegno che R. Aeronautica e Luftwaffe erano costrette a dedicare a Malta2 • Per converso non si debbono ignorare alcuni dati di fatto. È vero che Malta esercitava una minaccia aerea di indiscutibile efficacia, tuttavia innegabilmente questa era limitata al Mediterraneo centrale e, una volta superato il meridiano di Gaudo, veniva sostituita dall'offesa proveniente dall'Egitto. Quanto ai sommergibili, assenti dall'isola nel periodo fine aprile-fine luglio, essi potevano in piena tranquillità partire da Alessandria, da Haifa, da Beirut ed anche da Gibilterra. Inoltre dal mese di agosto una gran parte delle perdite del naviglio diretto a Bengasi, T obruk e Marsa Matruh fu appannaggio di aerei o sommergibili proveniènti dall'Egitto o dal Medio Oriente. Quindi l'occupazione o, men che meno, la neutralizzazione di Malta non sarebbero bastate a dar totale sicurezza ai nostri trasporti oltremare. Sarebbe occorsa la contemporanea neutralizzazione dei porti e degli aeroporti dell'Egitto e del Medio Oriente (impossibile) oppure la continuità di un efficientissimo servizio di ricognizione e di sicurezza e di un altrettanto efficace servizio di scorta ai convogli (anche questo impossibile). In sostanza sembra potersi concludere che - a prescindere dall'enorme errore di aver lasciato cadere l'occasione di conquistare Malta durante l'estate - l'occupazione dell'isola avrebbe grandemente agevolato ma risolto soltanto a metà il problema dei rifornimenti. E, sul piano complessivo della guerra in Africa settentrionale, anche se ad un felice esito dell'operazione C 3 si fosse aggiunto un vittorioso esito 1 della battaglia difensiva di El Alamein, certo molte cose sarebbero state più semplici, ma non ci si può illudere che la conclusione sarebbe stata 1 diversa: Torch non era uno scherzo e Rommel sarebbe stato costretto l a r~trocedere, tallonato passo a passo da Montgomery fino in Tripoli- \ tama. Passiamo adesso ad un secondo controverso argomento: la corsa al Canale dopo la caduta di T obruk. Prima di tutto occorre considerare la questione dal punto di vista di Rommel. Per esperienza personale egli si era convinto che nella guerra del deserto il fattore vincente fosse costituito dalla formula potenza x velocità. Gli assi della partita erano le unità corazzate e dovevano essere giocati senza esitazione, anzi con audacia. \

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«L'audacia operativa e tattica - tenne a specificare Rommel, il quale si mostrò sempre sensibile alle accuse di spericolatezza mossegli da più parti non va confusa con il gioco d'azzardo militare. Audace è un'operazione che solo possibilmente conduce al successo desiderato, ma con la quale, anche in caso di


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mala riuscita, si ha ancora in mano tanto da poter dominare la situazione. Gioco d'azzardo, invece, è una manovr.i che può condurre o alla vittoria o all'annientamento della propria unità. Vi sono situazioni che giustificano anche una misura simile, specialmente quando, secondo il corso normale degli avvenimenti, la sconfitta è questione di tempo ed il guadagnarne non ha importanza e l'unica possibilità ancora esistente consiste in un'operazione straordinariamente rischiosa»1.

Poiché un elementare principio strategico impone di non concedere al nemico battuto il tempo di riorganizzarsi, Rommel volle sfruttare il successo subito e fino in fondo. Le sue argomentazioni a favore sono note. L'8 a armata era adesso estremamente debole, quindi la si doveva raggiungere prima che ricevesse rinforzi dal Medio Oriente ed annientarla; poi sarebbe stata la volta delle poche truppe fresche britanniche. Il Comando Supremo italiano aveva affermato che «soltanto dopo che i porti di Tobruk e di Marsa Matruh fossero caduti nelle mani dell'Asse, poteva essere garantito l'invio in Africa di rifornimenti nella misura necessaria» e comunque il solo bottino di T obruk permetteva la prosecuzione dell'offensiva, quindi non esisteva il pericolo di arenarsi per difetto di alimentazione logistica.

I

«Questo era un piano che poteva forse riuscire - concluse Rommel - e meritava di essere tentato. L'operazione non avrebbe in alcun modo messo in gioco l'esistenza dell'armata. Adattandoci alle circostanze, avremmo potuto cavarcela in qualsiasi situazione»•.

Oltre alle citate valutazioni di carattere operativo, è molto probabile che Rommel abbia risentito di un certo senso di superiorità, nei confronti del Comando Supremo e del Comando Superiore, che lo portò a ricusare un sereno ed obiettivo esame congiunto delle possibili linee d'azione. Un astioso atteggiamento che trovava origine, si presume, nelle misure di cautela e nei vincoli postigli sin dall'inizio della riconquista della Cirenaica, nel gennaio di quell'anno. Aveva sempre morso il freno e spesso fatto di testa sua ed i fatti gli avevano dato sempre ragione. Ad el-Agheila gli era stata concessa appena una puntata offensiva a raggio limitato e, strada facendo, soltanto l'intervento di Mussolini aveva autorizzato la cattura di Bengasi, peraltro imponendo la gravitazione della massa corazzata ad Agedabia ed il mantenimento della posizione difensiva di el-Agheila. Dopo Bengasi egli aveva proseguito attraverso il gebel sino alla linea Tmimi-el Mechili, contro il parere di Cavallero, che insisteva nella direttiva di «assicurare in qualunque momento ed in qualunque situazione la difesa della Tripolitania». L'offen-


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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siva di Ain el-Gazala era stata preceduta da molte insistenze e laboriose discussioni per portare avanti tutte le forze necessarie e per realizzare lo schieramento preliminare davanti alle posizioni britanniche. La conquista di Tobruk era stata anch'essa vista con parecchi dubbi e sottoposta a limiti di tempo (20 giugno) e di spazio: se l'attacco fosse fallito la Panzerarmee si doveva arrestare sulle posizioni di Ain el-Gazala, in caso favorevole la massa dell'armata non doveva superare la linea Sollum-Halfaya-Sidi Omar. Naturalmente le obiezioni di Cavallero (Bastico, in fondo, era più incline a favorire iniziative) non derivavano da dispettose prese di posizione. Per quanto a volte discutibili, esse dipendevano da reali difficoltà italiane nella messa a punto delle grandi unità o nei rifornimenti. Ora, da el-Agheila in poi il ragionamento e l'istinto avevano dato a Rommel un successo insperato da tutti e la sua audacia era sempre stata ricompensata... dalla poco felice condotta delle operazioni da parte di Ritchie. Perciò, dato che sicuramente la modestia non figurava fra le sue doti principali, il feldmaresciallo si sentiva psicologicamente poco disposto ad accettare consigli e perfino direttive italiane che potessero comprimere la sua libertà d'azione. E, sempre sotto il profilo psicologico, egli stava troppo sottovalutando l'azione di comando della parte avversa. 1 Aveva ragione o torto, Rommel, a voler proseguire nel cuore dell'Egitto? Cavallero considerava la questione sotto l'aspetto logistico: l'avanzata verso il Canale appariva possibile solo a patto di garantire i rifornimenti oltremare> e poiché questi senza l'occupazione di Malta non erano assicurati ne derivava l'arresto sulle posizioni di frontiera. · Un ripensamento positivo di Hitler ed il concretarsi dell'operazione C 3 in agosto, come previsto, in teoria lo avrebbero dunque indotto a condividere la convenienza di continuare l'offensiva, ma egli sapeva bene che regalare più di due mesi all'8 3 armata significava rimetterla in piedi più forte di prima. In definitiva, a suo avviso le posizioni Sollum-Halfaya-Sidi Omar rappresentavano il limite dell'avanzata. Bastico non aveva incertezze: l'armata doveva fermarsi al ciglione dell'Halfaya, spingendo elementi sino a Matruh, ma disse senza perifrasi che non valeva neppure la pena di discutere l'enfatica visione delle cose di Rommel, visto che aveva il placet di Hitler. Kesselring sembra colui che meglio di tutti seppe tracciare i lineamenti del problema, soppesandone gli aspetti favorevoli ed i risvolti negativi. In sintesi e senza entrare in particolari già noti: per il momento l'OBS non era in grado di neutralizzare Malta; esistevano alcune difficoltà per spostare ad oriente le basi aeree ma si poteva mettere


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l'aviazione in misura di appoggiare l'armata; il nemico non era stato annientato in Marmarica e più arretrava più migliorava la propria posizione; un'avanzata sino al Canale presentava il rischio di un nuovo confronto di forze in condizioni di inferiorità per l'Asse. In sostanza: assolutamente no ad un'offensiva a fondo, sì a continuare fino alla stretta di El Alamein. Conosciamo la conclusione. Al termine di una riunione globale, nella quale Rommel esibì una stupefacente sicurezza come una indisponente supponenza, dovute naturalmente all'approvazione di Hitler, Cavallero si adeguò anche troppo. Le sue direttive indicarono la stretta di El Alamein quale traguardo dello sfruttamento del successo e contemporaneamente quale base di partenza per la futura offensiva che avrebbe avuto il Canale per obiettivo finale. Tirando le somme, non pare si possano muovere molte critiche a Rommel, giacché tutti i protagonisti, salvo Bastico, finirono per allinearsi circa la corsa alla fatale El Alamein. Il passo successivo, che secondo Rommel e le direttive di Cavallero avrebbe dovuto chiudere la partita, era ancora tutto da studiare. Fu un errore proseguire immediatamente alle calcagna dell'8a armata? Anche a questo proposito le opinioni sono divise e molte forse suggerite dal senno di poi. Ove si prescinda dalla questione Malta, la decisione non si direbbe sbagliata in toto o quanto meno la validità degli elementi di giustificazione sembra reale. Infatti, pur concedendo la sua parte all'euforia collettiva creatasi nell'ambito dell'Asse alla quale faceva riscontro un risaputo accentuato pessimismo in campo britannico, l'esame a freddo delle scelte operative condusse a reputare utile e senza rischi la corsa fino ad El Alamein. «Oggi, a fatti avvenuti - commentò Navarini - è facile sentenziare che dopo Marsa Matruh l'armata corazzata Africa era giunta al suo punto di rottura logistico e, di conseguenza, anche di quello tattico. Allora, dopo i successi conseguiti, era logico pensare di essere giunti al momento di poter agire sulla base del presupposto che ogni audacia fosse non soltanto possibile ma, addirittura, doverosa» 5•

Bisogna pure accennare ad un fattore il cui peso, se a T obruk, nell'ora della decisione, poteva sf~ggire, apparve in tutta evidenza al termine della battaglia di Matruh. E un fattore che indusse il Fuller ad affermare: «A mio modo di vedere, quando un 'armata corazzata condotta con audacia sorprende l'avversario, il suo braccio d'azione non è limitato che dall'usura dei mezzi e dalla possibilità di un regolare rifornimento)).

Dopo Matruh, checché si argomentasse, anche un cieco si sarebbe accorto che l'ansimante supporto logistico non avrebbe permesso all'armata di giungere in accettabile stato di consistenza ad El Alamein. Solo


CONSIDERAZIONI CONCLUSNr.

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un'esigua parte delle truppe poteva essere spinta avanti: troppo poco per sfondare di slancio la resistenza nemica, «i 'ultimo sbarramento che i britannici potevano opporre alla nostra avanzata» scrisse Rommel. Lo stesso Navarini, cui venne assegnato il compito di spingersi rapidamente su El Daba, fu costretto ad ammettere che «La tremenda usura subìta da tutti i reparti, una volta raggiunta Marsa Matruh, avrebbe dovuto costituire una seria remora per il proseguimento dell'offensiva. Per agire a fondo, come fu fatto, bisognava almeno avere la certezza che il nemico fosse effettivamente ridotto alle poche forze superstiti dell's • armata. Ciò non era».

Indubbiamente, tenuto il debito conto del fattore logistico nella sua accezione più ampia, adesso si può riconoscere che dopo Matruh l'audacia diventò azzardo. Rommel prima poco curò questo fattore, considerandolo di esclusiva competenza italiana, poi riversò su di esso l'intero fallimento della disperata corsa verso oriente. Ma lui, che aveva sotto gli occhi il continuo assottigliarsi ed il sempre più evidente logorio delle divisioni italiane e tedesche, quale valore attribuì alle chiare difficoltà logistiche, specialmente nel settore dei trasporti per via ordinaria? Si direbbe le abbia scientemente ignorate: sappiamo in che condizioni la Panzerarmee sia arrivata alla stretta di El Alamein; ciò nondimeno la sua ombra fu gettata subito all'assalto delle posizioni britanniche, definite dallo stesso Rommel «notevolmente fortificate e rese sicure>), con un'organizzazione più superficiale che affrettata. Può darsi che, a quel punto, valesse ancora la pena di osare; sicuramente Rommel non nutrì alcun dubbio sulla buona stella. D'altronde anche von Mellenthin, pur consapevole dell'esiguità delle forze corazzate dell'armata, ritenne esistessero speranze di vittoria mediante la manovra, che «avrebbe gettato il nemico una volta di più in fuga precipitosa».

Tanto per obiettività: a Roma si dava per scontato il sucesso. Il 2 luglio, durante la permanenza di Cavallero in Libia, un promemoria interno compilato dal gen. Fassi, capo reparto operazioni del Comando Supremo e in agosto capo di S.M. di Delease, si esprimeva in questi termm1: «Il felice sviluppo delle operazioni in corso in Egitto, rendendo probabile l'ipotesi di un'occupazione a scadenza prossima dell'intero Delta del Nilo, induce ad alcune considerazioni sulla determinazione dei successivi assi strategici operativi. Essi potrebbero ridursi sostanzialmente a due: a) operazioni ad ovest del Canale di Suez(...); b) operazioni verso il Sudan e successivamente nell'alta A.O.I. (...)~


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e prospettava la convenienza di lasciare la prima possibilità ai tedeschi, partecipando con due-tre divisioni italiane, e la seconda esclusivamente alle forze italiane. Il primo tentativo di travolgere le linee inglesi ebbe un significato sul quale nessun equivoco poteva più sussistere. «La reazione che il nemico manifestò sin dal primo momento - raccontò Navarini -fu tale che ben presto ci convinse di essere giunti al punto morto in cui le nostre sparute forze non erano più capaci di vincerne la resistenza». Von Mellenthin confessò tristemente che ognuno si rese conto che l'offensiva, iniziata il 26 maggio e nella quale erano state riposte così vive speranze, era pervenuta al termine della sua corsa. Perfino Rommel dovette convenire che l'unica occasione di superare i resti dell'8a armata e di occupare, sullo slancio, il territorio ad occidente del Canale «con un colpo di mano» era tramontata per sempre. Ma mirare al Canale con un colpo di mano ed un supporto aleatorio non è giocare d'azzardo? La battaglia di Alam el Haifa si risolse apparentemente in un nulla di fatto. In realtà si dimostrò una vittoria difensiva britannica, di cui Montgomery non approfittò come forse avrebbe potuto, ed un indiscutibile segno dell'impotenza italo-tedesca, da cui i Comandi dell'Asse non seppero trarre la conseguenze. Rommel si rese pienamente conto di ciò, ma non riprese l'ipotesi ventilata il 17 luglio a Cavallero e ripetuta nella settimana successiva, fra alti e bassi di morale, di abbandonare le posizioni di El Alamein per sottrarre il grosso dell'armata alla pressione avversaria e manovrare in ritirata verso il confine. Il Comando Supremo e Superlibia, che già in luglio avevano biasimato questa «tendenza al ripiegamento», adesso, in settembre, mostravano una strana tranquillità. In seguito Mussolini affermò di aver previsto quanto sarebbe accadutò e dichiarò errore il mancato ritiro delle truppe italiane sulla linea Sollum-Halfaya6, ma evidentemente aveva dimenticato le proprie direttive del 19 luglio, nelle quali, invitando a preparare in poche settimane la battaglia del Delta, prescriveva di conservare ad ogni costo le linee attuali, scartando a priori ogni diversa ipotesi. Inoltre il 7 settembre, a palazzo Venezia, Kesselring avrebbe espresso a Mussolini l'opinione che El Alamein dovesse essere ter;rnta e che non si dovesse abbandonare la prospettiva di una ripresa dell' offensiva verso il Canale7• Tale particolare non è confermato da Cavallero, presente al colloquio, ma troverebbe maggiore appiglio la decisione di Mussolini di continuare l'invio di carburante a Rommel «come se l'offensiva fosse di inizio imminente». Più tardi, nella sua visita al Fiihrer di fine settembre, Rommel avrebbe dichiarato non necessario l'abbandono delle posizioni di El


CONSlOERAZIONI CONCLUSIVE

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Alamein e Hitler ne rimase soddisfatto, visto che né lui né l'OKW, secondo von Rintelen, erano inclini alla rinuncia volontaria ad una pos1z1one raggmnta. In sostanza, in settembre si rafforzò in tutti - al Comando Supremo, all'OKW, a Delease, al Comando dell' ACIT, nelle truppe - la fiducia di poter resistere senza grosse apprensioni all'attesa offensiva di Montgomery e di poter successivamente riprendere l'avanzata verso il Canale. Si capisce che occorrevano rinforzi, complementi, mezzi, materiali, ma il Comando Supremo e l'OKW dettero ogni garanzÌa8 • È a questo punto che venne commesso il secondo errore, dopo quello dell'abbandono dell'impresa di Malta, e la sua responsabilità prima risale proprio a Rommel. Disse bene Mancinelli. Rommel non era uomo da coltivare contemporaneamente concezioni differenti: adesso dominava la convinzione di essere in grado di affrontare a pié fermo il nemico e non esisteva alcun dubbio circa la sicurezza dell'armata. Infatti trascurò l'opportunità di studiare l'arretramento dell'ACIT per il caso peggiore, quello che lui solo aveva sollevato, e nemmeno si soffermò a scegliere orientativamente fra manovra ritardatrice e manovra di ripiegamento. Fu una grave omissione. Come sappiamo, la questione della ritirata esplose durante la terza battaglia di El Alamein. A giudizio di taluno, cominciando dal Comando Supremo e dall'OKW, occorreva irrigidirsi in un'accanita resistenza ad oltranza, essendo quella la miglior posizione esistente oltre confine. Secondo altri, invece, una tempestiva manovra in ritirata costituiva l'unica possibilità di far cadere nel vuoto l'offensiva britannica e di salvare buona parte dell'armata. Anche per Alexander il rimanere su una linea così avanzata costituì un errore. Una solida posizione allestita a Matruh od a Sollum-Halfaya, con uno scaglione di copertura spinto o lasciato ad El Alamein, «.avrebbe presentato un problema molto più difficile da risolvere,}, In altra sede sostenne addirittura che una ritirata del genere «avrebbe rafforzato molto le posizioni dell'Asse nel Nord Africa e non mi sentirei di affermare che avremmo potuto in tal caso sconfiggere l'Afrika Korps}/ , Con Torch in atto? Montgomery si limitò a sentenziare: «Se io non fossi rimasto fermissimo e non avessi insistito perché il mio piano venisse eseguito fino in fondo, noi non avremmo vinto ad El Alamein» 10 • Auchinleck aveva scelto la ritirata piuttosto che rischiare l'sa armata e si era fermato solo quando alle spalle non rimaneva che il Delta. Poteva farlo Rommel, sapendo di poter cedere con vantaggio qualche centinaio di chilometri di deserto a Montgomery. In altre parole, per


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1'8 a armata la stretta di El Alamein rappresentava l'ultima spiaggia, ma per l'ACIT no. Detto questo ed accettato il ripiegamento immediato come risposta ai segni premonitori dell'offensiva, bisogna però convenire che all'atto pratico siffatta semplicissima soluzione presentava tanti ostacoli psicologici da far pensare quasi al destino. Chi, a quel punto, avrebbe dovuto formulare la proposta? Rommel prima ancora di partire per la licenza o durante le sue visite al Comando Superiore od all'OKW? Stumme, da appena un mese insediato come sostituto? Barbasetti, che stava ad Ain el Gazala e conosceva la situazione attraverso le comunicazioni di Mancinelli? Bastico, confinato in Tripolitania? Kesserling, dichiaratosi per principio e per convinzione a favore della resistenza in posto? Sappiamo assai bene quale aria tirasse a Roma ed a Rastenburg e, benché Kesserling abbia più tardi ritenuto di poter affermare che i due Alti Comandi dell'Asse avrebbero accolto senza eccessive discussioni una proposta di ritirata presentata da Rommel, si ritiene che un'idea così bislacca sarebbe stata respinta con sdegno ed ostilità. · Toccava dunque a Rommel appena tornato .in Egitto, a battaglia cominciata. I suoi primi preoccupati rapporti incontrarono scetticismo e critica. L'OKW taceva. Per Cavallero egli era allarmista, per Kesselring indeciso, per Goering pessimista, per Barbasetti incerto. Chiese di parlare con Cavallero, ma questi non ritenne recarsi all'appuntamento. Vide Barbasetti e pregò che le sue parole venissero portate a conoscenza dei soli Mussolini a Cavallero, tanto la situazione si faceva dramma·· tica. Poi le cose precipitarono. A dire il vero, ancora il 2 novembre la battaglia non sembrava a Barbasetti compromessa: non battute né minacciate di aggiramento le truppe in linea, contenuti a nord e respinti a sud gli sforzi britannici, forti perdite solo per la Trento e la 164a D.f. «Il ripiegamento - com· mentò - avviene esclusivamente per decisione di Rommel, in base a valutazione della situazione» e fra la sorpresa del X corpo. Se questa trasparente critica pare eccessiva è per contro appropriata l'accusa dì non aver dato ordini tempestivi, né ai servizi, né ai settori di Matruh e di Siwa che dipendevano dall'ACIT. Ricordiamo che nella tarda mattinata del 2 W estphal aveva fornito ai capi ufficio operazioni dei corpi d'armata italiani un orientamento di massima, con un preciso riferimento al 5 novembre: ritirata sulla linea di Fuka in tre tappe, con due scaglioni motorizzati alternantisi. Automezzi a cura italiana. Una ritirata che poco o nulla aveva a che vedere con quella accennata da Rommel in luglio ed una supposizione di automezzi campata in aria. Rommel non parlò dell'argomento con


CONSIDERAZIONI CONCLUSNE

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Navarini, Nebbia e De Stefanis e fece male. Non avvisò Barbasetti per poter raccogliere l'armata sul ciglione Sollum-Halfaya nel caso in cui le truppe in ripiegamento venissero parzialmente travolte. Non fece avvisare il delegato intendente, pur sapendo quanto preziose fossero le poche risorse esistenti. Rimane l'ultima domanda: era necessaria la terza battaglia di El Alamein, dopo che la seconda aveva messo in evidenza la fine dell'avanzata dell' ACIT, quando Malta stava ritornando in piena efficienza e quando si conosceva l'imminenza di Torch? Alexander ammise che a quello scontro era stato assegnato uno scopo politico oltre che militare. Sotto il primo aspetto Londra mirava ad indurre i francesi del Nordafrica a non opporsi agli sbarchi; a rincuorare i sovietici, durissimamente impegnati a Stalingrado, a rialzare il morale in Gran Bretagna e nel Commonwealth. Sul piano militare, battere Rommel significava avanzare verso la Tripolitania contemporaneamente alle truppe sbarcate in Marocco ed in Algeria, abbreviando in tal modo i tempi per la conquista totale di tutte le coste africane sul Mediterraneo. Alexander completò poi il suo pensiero dichiarandosi «certo che la 1a armata britannica ed il II corpo anericano non avrebbero mai potuto conquistare senza aiuti Tunisi e Biserta)). In altri termini, El Alamein aiutò Torch perché l'sa armata sconfisse nettamente l'ACIT e fu in

grado di procedere verso occidente a dare una mano agli angloamericani; l'operazione Torch non aiutò El Alamein perché successiva, perché costituiva una minaccia a troppo lunga scadenza e perché da sola non sarebbe arrivata neanche a Tunisi11 •

2. LA LOGISTICA

Di solito, salvo rare eccezioni, un primo sguardo al funzionamento dell'apparato logistico di un'armata in guerra lascia affiorare due punti di vista diametralmente opposti: per l'Intendenza tutto ha funzionato bene, sottintendendo che l'affermazione è valida compatibilmente con le circostanze; per le truppe ben poco è apparso accettabile, sottintendendo che l'incidenza delle circostanze non deve comunque gravare su chi combatte. Gli avvenimenti del 1942 non sfuggono alla regola generale: tendenza, ad alto livello, a presentare le cose come più che soddisfacenti; rancorosa critica, a basso livello, per i disagi sofferti in quasi tutti i settori dei servizi, specialmente dal giugno in poi. È facile comprendere come entrambe le parti abbiano ragione e torto insieme. Nessuna organizzazione logistica può prescindere dall'autono-


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

mia conferitale e dai mezzi di trasporto assegnatile. Qualunque insufficienza in questi campi si ripercuote sulle unità e, quel che è peggio, in misura differenziata, per cui inevitabilmente i reparti di prima linea od in condizioni disagiate saranno i peggio serviti, mentre quelli favoriti per rapporti di distanza o per facilità di comunicazioni saranno meglio alimentati. Il che provocherà amari confronti e dure contestaz1on1. Di conseguenza, il Comando Superiore prima e Delease poi, trovandosi ad amministrare ciò che arrivava dalla madrepatria ed il non molto esistente in Libia, poterono asserire che la Intendenza A.S. aveva fatto quanto materialmente possibile, e per contro, le divisioni in linea ebbero molti e validi motivi di recriminazione. A chi combatteva poco importavano i motivi per cui la panificazione era mal fatta ed il pane troppo spesso risultava ammuffito ed in buona parte non commestibile all'atto della distribuzione; oppure perché la carne fresca o congelata venisse così raramente concessa e sovente, all'arrivo, dovesse essere interrata in quanto avariata; o perché stoffa delle uniformi e cuoio delle calzature si dimostrassero tanto scadenti da avere una vita enormemente inferiore a quella prevista dalle tabelle del Commissariato. Naturalmente la questione calzature costituiva per il fante una tragedia quotidiana. « Veramente pietoso e doloroso - scrisse nella sua relazione il gen. Scotti, comandante della Trento era il vedere gente costretta a marciare sull'infame terreno della Marmarica e dell'Egitto calzata come pezzenti od addirittura scalza». Per fortuna, almeno ... il nemico ci venne incontro, abbandonando a T obruk ed a Matruh ingenti quantitativi di ottime scarpe robuste e resistenti. Un'organizzazione logistica di scacchiere poggia la propria funzionalità su tre pilastri: personale addetto ai vari servizi, scorte e mezzi di trasporto. Per il personale sia sufficiente rilevare che il 26 ottobre Delease sollecitò l'invio dall'Italia di ben 277 sottufficiali e 3.093 truppa (due terzi dei quali considerati di urgente necessità) per colmare le deficienze organiche dell'Intendenza. Per le scorte, è opportuno riferirsi alla situazione di fine giugno. In quel periodo a Roma si stavano facendo i conti per realizzare la desiderata autonomia di due mesi in A.S .. Occorreva un'assegnazione straordinaria, vale a dire oltre le 40.000 tonn. mensili di rifornimenti ordinari, di 830.000 tonn., così suddivise: materiale sanità .. ........ ................................................................................................. 99 tonn. derrate per i nazionali .................................................................................... 11.150 » derrate per i tedeschi ......... ... ................................................... 3.200 ) >


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

vestiario ed equipaggiamento ............ ..................................... ......... ......... 150 munizioni ........................................................................................................................ 30.000 materiali genio ............................................................................................................ 20.000 carburanti ................................................................................... ................................ 17.300 materiale automobilistico ................. ...................................... .... ... ..... 1.000 servizio chimico ................................................................................................................ 200

863 »

» »

» »

»

L'esame compiuto dallo S.M.R.E circa la possibilità di esaudire l'esigenza in base alle disponibilità e ripartendo i materiali in assegnazioni straordinarie mensili, venne fatto considerando l'arco di tempo luglio-dicembre 1942 e portò subito ad un primo taglio nel campo delle munizioni. Si voleva arrivare a 10 un/oc per mitragliatrici, mortai e cannoni di accompagnamento, 14 un/oc per le artiglierie campali e contraerei e 13 un/oc per quelle pesanti campali e pesanti, ma questi livelli vennereo pressoché dimezzati: sarebbe stato possibile inviare entro l'anno solo 16.000 tonn. sulle 30.000 necessarie. Un secondo taglio riguardò i materiali del genio: 10.600 tonn. invece delle 20.000 occorrenti. Ciò posto, le munizioni ed i viveri sarebbero stati spediti per aliquote mensili mentre gli :altri materiali potevano essere subito messi a disposizione della Direzione Superiore Trasporti, che ne avrebbe curato l'afflusso ai porti di imbarco a mano a mano che si fosse presentata la possibilità di carico. Senonché «secondo recenti previsioni fatte dalla Direzione Superiore Trasporti è da escludere che entro dicembre possa · realizzarsi per intero il programma dei trasporti straordinari di 60. 000 tonnellate», il quale programma «nell'ipotesi più favorevole,) poteva essere assicurato per appena 25.000 tonn. In altri termini, invece di ammassare scorte per due mesi non si sarebbero superati i 18 giorni! Inoltre la richiesta di 83.000 tonn. di rifornimenti straordinari inoltrata dall'Intendenza A.S. si fondava presumibilmente su dati di valore medio, senza cioè tener conto dei consumi per grandi battaglie (cui si sarebbe provveduto a posteriori, ripristinando i livelli con i rifornimenti ordinari). E ancora, da parte dell'Autorità Centrale il già insoddisfacente accoglimento delle richieste veniva considerato assolto ai porti d'imbarco, prescindendo dalle pressoché sicure perdite parziali per affondamenti di piroscafi. Il tutto sarebbe stato sopportabile se almeno i rifornimenti ordinari fossero risultati sufficienti e sicuri. Invece le 40.000 tonn. mensili non soltanto si mostravano complessivamente inadeguate, ma trascuravano sia l'indisponibilità, già accertata, di munizioni e materiali del genio, sia gli affondamenti di mercantili.


864

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Per concludere: i calcoli erano fatti nell'ipotesi più favorevole (niente di male), senza tener presente l'ipotesi più sfavorevole (molto male). Naturalmente fu quest'ultima che si verificò. Infine per gli autoveicoli il dramma è così noto che non varrebbe la pena di parlarne. Però esiste anche un motivo di dubbio sul pieno sfruttamento delle pur limitate disponibilità. Si allude, ad esempio, al recupero ed alle riparazioni dei mezzi e dei materiali, attività che concordi testimonianze considerarono svolte decisamente al di sotto di quanto richiesto dalle circostanze e che neppure un intervente personale di Cavallero riuscì a migliorare di molto, nonostante la loro evidente importanza. Vero si è che anche in questo gran parte .delle responsabilità ricade sull'Autorità Centrale. Merita citazione la vicenda di due stabilimenti d'Intendenza chiesti dal Comando Super iore nell'ottobre 1941, e precisamente di un laboratorio parco d'armata e di un laboratorio motoristi. Per soddisfare la domanda occorreva approntare d'urgenza macchinari ed attrezzature nonché personale. A fine dicembre la D irezione Generale della Motorizzazione aveva provveduto ai materiali, traendoli quasi tutti dai propri magazzini, mentre la Direzione Generale Personale Civile e Affari Generali, interessata subito per il reclutamento di 300 operai civili specializzati, comunicava l'ingaggio di appena 12 operai. La Direzione Superiore Servizio Tecnico della Motorizzazione, a sua volta interpellata, fece conoscere l'assoluta impossibilità di reperire personale militare specializzate. Di conseguenza la Direzione Superiore della Motorizzazione si rivolse allo S.M.R.E. dichiarando che tutto era fermo e che pertanto occorreva trarre i militari meccanici automobilisti dai reparti non motorizzati, ovunque dislocati e/o revocare l'esonero dei meccanici degli stabilimenti civili appartenenti a classi giovani, che sarebbero stati sostituiti automaticamente da elementi anziani. A fine febbraio 1942, macchinari ed attrezzature dei due stabilimenti d'Intendenza si trovavano ancora accantonati a Piacenza, mentre la questione del personale aveva fatte un piccolo, e non risolutivo, passo in avanti: fabbisogno limitato a 186 operai civili specializzati (120 per il laboratorio parco e 66 per il laboratorio motoristi), disponibilità di 66 operai (39 militari e 27 civili). Per contro in Libia circa 3.000 automezzi giacevano in attesa di grandi riparazioni. Nella seconda metà di luglio il personale predetto venne finalmente mandato a Tripoli, dove la maggior parte dei 27 operai civili risultò di livello scadentissimo. Intanto dall'impianto dei due stabilimenti originari si era passati alla decisione di inglobarli in un'officina parco riparazioni automobilistiche (OPRA) a carattere tecnico-industriale, stac-


CONSJ.ùERAZlONI CONCLUSIVE

865

cata dall'Intendenza A.S. e posta alle dirette dipendenze della Direzione Generale della Motorizzazione. Il gettito mensile delle riparazioni doveva aggirarsi sui 200-250 automezzi nei primi due mesi di esercizio, per poi raggiungere le 400-500 revisioni generali oltre ad un rilevante numero di complessivi. Il 19 settembre lo S.M.R.E. ordinava il concentramento a Piacenza - dove tuttora erano custodite le attrezzature dei due famosi laboratori - di 169 militari, indicati nominativamente. Il 16 ottobre veniva diramato un secondo elenco di 110 altri militari da trasferire a Piacenza entro il mese 12 • Inconvenienti del genere si riscontravano naturalmente anche in altri settori, talché appare difficile smontare le critiche formulate da Kesselring nei confronti dei nostri sistemi e ritmi di organizzazione e di lavoro in piena guerra. Per quanto concerneva i servizi delle grandi unità, le carenze in quasi tutti i campi avevano indotto ad «accentramenti» che, pur accettabili sul piano teorico, diventavano discutibili allorché si traducevano nel togliere pressoché tutto alle divisioni e perfino ai corpi d'armata, che pure dovevano costituire anello della catena logistica. Il ruolo del corpo d'armata veniva ricoperto, in certo modo, dalla delegazione d'Intendenza n. 3. Ora, per i trasporti il provvedimento era destinato a tenere perennemente in crisi le divisioni. Per di più provocava nei tedeschi una fortissima diffidenza nei confronti di Delease. Il sistema germanico generalmente seguito era quello di lasciare alle grandi unità i mezzi occorrenti alle rispettive esigenze e di accentrare solo le esuberanze. Poco meraviglia, dunque, che il Comando ACIT, nel confrontare le disponibilità delle due Intendenze, giungesse alla conclusione che la parte italiana era... molto più ricca della tedesca. Passiamo adesso ai rifornimenti dall'Italia durante il periodo gennaio-ottobre 1942, basandoci sui dati forniti dallo S.M.R.E. - Ufficio Ordinamento in data 31 gennaio 1943. Le navi civili e militari (comprese le motozattere) e gli aerei impiegati per trasportare personale e materiale in Africa settentrionale risultano dallo specchio alla pagina seguente. Come è facile constatare, l'impennata negli invii dalla madrepatria ebbe luogo in luglio, però è bene precisare che ciò non dipese dalla disponibilità del porto di T obruk, in quanto in quel mese toccarono Tobruk solo qualche cisterna, alcuni sommergibili e poche navi tr~sportanti personale tedesco. Colpisce il basso livello delle spedizioni marittime nei primi sei mesi, tanto da indurre a condividere le critiche dei molti che attribuirono buona parte delle responsabilità del disastro


866

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

I trasporti per l' A.S. navi mese genna10 febbraio marzo aprile maggio giugno luglio

aerei perdute ('~) partite - - - -- -- ··· -- 294 ( 28 1

14 23 41

1

240

3 2 2

avven1mem1

( offensiva italo-tedesca

l

.

.

agosto

57

4

43(( neutralizzazione Malta 454 256 battaglia Ain el-Gazala 313 battaglia navale 810 1 ~ battaglia El Alameìn 821 ~ 2• battaglia El Alamein

settembre

49

7

683

ottobre

44

10

388

34

totali

33 18 81

2 2

battaglia navale preparazione ~ 3 • battaglia El Alamein 929 neutralizzazione Malta

5.236

(''') Tuuc civi li; esiste però qualche lieve discrepanza con i dati di supermarina

di El Alamein alla mancata concentrazione di ogni energia per mandare in Africa, quando era possibile, un numero assai maggiore di navi. L'accusa, beninteso, investe gli aspetti organizzativi ed esecutivi di più settori, al centro ed in per iferia, in partenza ed in arrivo; e non prescinde dalla sciagurata decisione di portare il CSIR al livello di armata, con tutti i conseguenti oneri logistici. Secondo il gen. Giglioli, capo di S.M. di Superlibia, l'importante era sbarcare in Africa uomini e materiali in qualsiasi porto od aeroporto, anche se molto lontani dall'Egitto. Il consumo di carburante per il trasporto nella zona d'impiego non era pari al danno della perdita di una nave e del suo carico. L'aver voluto inviare navi a Tobruk dal luglio all'ottobre è costato caro in navi affondate o danneggiate ed in materiali perduti. «Non si approfittò - egli scrisse - quanto si sarebbe potuto di determinati periodi di scarsa attività nemica contro il nostro traffico marittimo per costituire adeguata autonomia in Africa» 13 • inutile un confronto con i rifornimenti affluiti ad Alexander, anche perché piuttosto avvilenti per noi. Possono apparire rispettabili i 4.000 auromezz.i sbarcaci in Libia date le nostre condizioni, ma che dire di fronte ai 71.000 automezzi giunti in Medio Oriente fra il gennaio ed il settembre del 1942? E che cosa possono rappresentare i 370 pezzi campali contro i circa 6.000 spediti dalla Gran Bretagna e dagli Stari Uniti? E gli 850 carri armati contro i 2.500 anglo-americani, sempre trascurando gli arrivi del mese di ottobre?


867

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Le spedizioni dell'Asse più significative furono ripartite come segue: mese

pezzi campali

personale ital. *

ger.m.

sped.

gennaio febbraio marzo aprile magg10 grngno luglio agosto settembre ottobre

5.698 5.258 9.814 8.992 8.341 6.158 14.270 13.743 6.999 13.237

1.195 178 1.0 11 2.580 574 712 1.469 210 376 2 14

63 72 28 94 10 69 25 5 35

cotali

92.510

8.519

402

persi

automezzi sped.

4

369 287 350 821 794 240 1.076 433 209 296

31

4.875

6

1 3 18 ,.,.

persi

carri armati sped.

persi

81 106 108 237 70 189

123 56 69 184 106 37 124 116 38 54

15 1 20 16

804

907

58

13

6

•• delle ere forze armate e comp.resi 4.783 civi li.

'''' è evidente un errore nei dati dello S.M.R.E., forse vi è stata una inversione con le perdite di agosto o di ottobre.

Per gli altri tipi di materiali si hanno le seguenti cifre: rnatt:riale sanitario: .......... .. .... .... arrivate )) mater . comm1ssanaco: ...... ....... .. ricam bi automobiliscici ............ .. matcr ialr gemo: ···················-··· · pro1ctt1 artiglieria ··· ············ •······

1.237 rnnn . su 102.812 4.393 » » 29.558 6.774.800 colpi su

1.252; 104.808; 4.710; 29.880; 6.809.300.

A complemento dei dati riportati, occorre aggiungere che le spedizioni avevano assorbito ingenti percentuali della produzione nazionale in corso". Ad esempio: pezzi da 20 mm. pezzi da 47 /32 pez.zi da campagna pezzi pes. camp. pezzi contraerei aut omezzi carri armau

50% ································ 82% ........................................ equivalente produzione r,iù il 50% tratto dalle scorte 35% 78% 52% 81%


868

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Per quanto riguarda il carburante, risultano spedite nei primi dieci mesi 109.293 tonn., di cui 99.386 arrivate in Africa settentrionale. Si tenga però presente che il tipo di trasporto influiva sensibilmente sul reale tonnellaggio. Una nave cisterna da 10.000 tonn. di portata aveva o poteva avere effettivamente 10.000 tonn. di carburante, mentre una nave da carico di pari portata ne recava in fusti soltanto 4.000. Aggiungasi che per 1.000 tonn. di carburante sfuso occorrevano ben 7.000 fusti, pari a 350 tonn. di ferro. Evidente dunque l'opportunità di ricorrere alle petroliere. Senonché la nave cisterna non solo rappresentava un obiettivo più facile per il nemico, ma abbisognava altresì di adeguati serbatoi nel porto di scarico, in cui erogare direttamente il carburante alla velocità massima consentita dalle pompe (150-250 tonn./ ora secondo il tipo di carburante). Nel nostro caso le piccole navi cisterna trovavano a Bengasi ed a T obruk attrezzature ridottissime, per cui lo scarico - con mezzi di fortuna - era assai lento e parte del carburante andava perduta. L'unico porto veramente attrezzato sotto questo aspetto era Tripoli, ove le possibilità di immagazzinamento raggiungevano le 40.000 tonn. Quanta imprevidenza strategica e logistica! Di fronte agli affondamenti ed ai danneggiamenti dei mercantili scava la realtà di una insufficiente attività di costruzioni navali. Kesselring ne attribuì la colpa a diversi fattori, fra i quali carenti assegnazioni di materie prime e di parti di ricambio ai cantieri; ritmi di lavoro rimasti ancora pari al tempo di pace; cattiva volontà degli armatori, che tendevano piuttosto a conservare le proprie navi per il dopoguerra. Ma proprio a quest'ultimo proposito esiste un interessante memoriale presentato a Cavallero il 5 agosto da Achille Lauro ed Angelo Costa, a nome degli armatori italiani. Il memoriale tendeva a cercare una soluzione a due problemi di uguale urgenza ed importanza: la migliore utilizzazione del naviglio esistente e la ricostruzione di quello perduto. Primo argomento. Anzitutto si chiedeva l'abolizione di talune norme di sicurezza, in sostanza traducentisi nel carico ridotto a due terzi (ma nel 1941 a metà) della portata massima affinché la nave restasse possibilmente a galla anche se danneggiata con esteso allagamento e, nel caso peggiore, si perdesse un minor quantitativo di materiale. Contro questa misura il memoriale opponeva che, lasciando margini anche modesti di carico, veniva esposta a rischio una maggiore percentuale di navi. Persuaso dal ragionamento, Cavallero ordinò che il carico venisse immediatamente portato al 90% o, per automezzi, carburanti e munizioni, al massimo possibile 15 • Seguiva il grave problema della revisione periodica delle navi in


869

CONS!OEI\AZIONI CONCLUSIVE

esercizio. Dall'inizio della guerra nessun mercantile aveva mai avuto il normale turno di riparazione e manutenzione, perché tutti ininterrottamente utilizzati. Era evidente che l'età e l'usura ne avrebbero ben presto limitato la velocità, con ovvio aumento del rischio, e poi bloccato l'impiego. Ancor p.iù complessa era la sollecita riparazione delle navi danneggiate. Si trattava di dotare gli scali, in cui poteva venir eseguita la riparazione, di rimorchiatori per il rapido trasferimento della nave in porto; di ampliare la rosa dei porti dotati degli impianti per le riparazioni più urgenti, particolarmente nelle Puglie; di evitare sovraccarico di lavoro in alcuni porti e contemporaneo vuoto in altri, come talvolta verificato.si. In altre parole c'era molto da rivedere e molto d'a approntare. Quanto alla ricostruzione del naviglio perduto, gli armatori manifestarono netta contrarietà alle navi di portata media e di velocità modesta comprese nel programma Host-Venturi, vale a dire nel nuovo programma navale mercantile di guerra per il 1943 fissato dall'Ispettorato per le costruzioni navali mercantili e per cantieri navali 16: 10 motocisterne .

18 8 19 12

............................9.000 piroscafi da carico .......................... 4.000 piroscafi da carico ........... 2.000 motonavi da carico ...................... 750 motonavi da carico ... 650

tonn. tonn. tonn. tonn. tonn.

p.l., p.l., p.l., p.l., p.l.,

velocità velocità velocità velocità velocità

14 nodi 14 nodi 12 nodi

9 nodi 9 nodi

Tali caratteristiche apparivano insoddisfacenti, .specie per la velocità. Senza addivenire ad una comparazione di natura tecnica, che d'altronde condurrebbe a considerare vantaggi e svantaggi di ogni soluzione con una scelta soggettiva, si può osservare che anche la Germania pareva dare un certo credito a siffatto genere di navi, avendo ordinato a cantieri italiani dodici piroscafi da carico da 5.000 tonn. di portata lorda e circa 12 nodi di velocità, su disegni propri. Il memoriale indubbiamente teneva conto degli interessi armatoriali, ma poneva in luce anche alcuni risvolti purtroppo tipici dello Stato italiano. Primo: lo Stato poteva, secondo le leggi in vigore, requisire o noleggiare una nave. Nel caso della requisizione l'equo indennizzo per la perdita era pari al 100% della valutazione; nell'altro caso ... al 60-70%. Secondo: dopo due anni di guerra gli armatori non avevano ricevuto l'indennizzo per le perdite subite né conoscevano ancora la valutazione fiscale; per di più, crescendo il credito armatoriale, il ministero delle Finanze aveva decretato ... il blocco di tale credito. Terzo: all'entrata in campo dell'Italia, 212 navi italiane, quasi un terzo della flotta mercantile, erano state sorprese in giro per il mondo; conseguen-


870

LE O PERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

temente gran parte di esse aveva trovato un rifugio e l'internamento in porti neutrali, altre erano state catturate. Orbene, il Governo stava finendo di vendere le navi internate ad altri Governi senza che gli armatori ne sapessero niente o avessero ricevuto l'indennizzo, nonostante le spese sostenute nel frattempo. In pratica ogni aspetto dei rifornimenti oltremare toccava tasti dolenti. Nei porti di partenza si verificavano carenze di vario tipo. Il caricamento dei mercantili in Italia ed ancor più in Grecia richiedeva un tempo eccessivo perché raramente i materiali erano stati tempestivamente approntati o per disfunzioni locali. In luglio nessun mercantile riuscì a compiere due viaggi per la Libia. Le grandi motonavi da carico giunte a Brindisi il 6 di quel mese ripresero il mare dopo 14 giorni (il Pilo), 17 giorni (il Pisani) e addirittura 28 giorni (il Sestriere). Nei porti di arrivo gli inconvenienti erano generalmente legati alle insufficienze portuali: Bengasi non superava le 1.500 tonn. giornaliere, Tobruk raggiunse a stento le 1.000 tonn. e Marsa Matruh le 300 tonn. (quando poté funzionare). A questa strozzatura, ben nota, si aggiungevano eccessivi tempi morti nelle operazioni portuali, limitazioni di immagazzinamento dei carburanti, scarsità di manovalanza, inadeguata difesa contraerei. Anche l'organizzazione delle scorte aveva suscitato numerose polemiche, ma soltanto in settembre, dopo la segnalazione del gen. Geloso circa i frequenti viaggi a vuoto dei caccia di base in Grecia, a causa della mancata tempestiva segnalazione dei cambiamenti di rotta e di orari dei convogli, nonché dopo l'intervento di Kesselring, il Comando Supremo decise di costituire due organi coordinatori: i già citati Comitato per le scorte e Comitato misto navale ed aeronautico, intesi a regolare la materia. Quando chiara divenne la sensazione che l'entità dei rifornimenti dalla madrepatria non fosse adeguata alle necessità del momento e del1' ACIT, si giunse allo sfruttamento delle navi da guerra. Il suggerimento, di parte tedesca, partiva da due presupposti entrambi dubbi: che l'insufficienza del flusso fosse essenzialmente causata dall'offensiva britannica e che le navi da guerra potessero assolvere il compito del trasporto di materiali in modo efficace. Gli esigui quantitativi portati in Africa da cacciatorpediniere e sommergibili lasciano incerti sulla reale utilità del distogliere naviglio da guerra dai suoi normali compiti. Tirando le somme e, si ripete, a dispetto degli sforzi considerevoli compiuti dal Comando Supremo e dagli Stati Maggiori di forza armata, non si può abbandonare l'argomento logistica ed economia di guerra senza una profonda insoddisfazione. Kesselring, ancora lui, si interessò


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

871

alla questione ed ebbe più volte occasione di discuterne con Cavallero e, più tardi, con il gen. Ambrosio. Finì per dichiararsi convinto dell'insufficiente utilizzazione del potenziale bellico, della cattiva organizzazione della produzione bellica, della difettosa impostazione dei problemi. Le osservazioni sono crude, ma non molto lontane dal vero. Esistono attenuanti, ma esistono anche errori del tutto gratuiti e da nulla giustificati, e non sempre gli uomini giusti sono stati messi nei posti giusti.

3. L'AZIONE DI COMANDO

Nelle pagine seguenti sono riportati gli schemi sommari dell'organizzazione delle forze italo-tedesche agenti in Afric2. settentrionale (n. 1), delle forze aeree italiane in A.S. (n. 2) e delle forze tedesche operanti in Mediterraneo (n. 3) riferiti al settembre 1942. Colpisce nel primo di essi il maggior difetto che possa esistere in un teatro d'operazioni ed in uno scacchiere: l'assenza dell'unità dicomando. Se fino all'agosto 1942 Bastico aveva tutte le leve in mano, nonostante le interferenze del Comando Supremo e dell'OKW chiamati in causa da Rommel quanto gli faceva comodo, e degli Stati Maggiori di forza armata, l'istituzione di Delease significò la rottura dell'equilibrio. È inutile ripercorrere la genesi del provvedimento, letteralmente imposto da Cavallero per motivi personali, ma è evidente il disagio operativo di Superlibia e dell' ACIT, privi entrambi dell'apparato logistico e dei concorso diretto della sa squadra aerea e delle unità della R. Marina. È pur vero che sino all'estate si era assistito al progressivo aumento di ostentazione d'indipendenza di Rommel, cosicché Cavallero si trovò talora a dover intervenire quasi più in veste di paciere che di capo di S.M. Generale, tuttavia con Deléase la maggior autonomia praticamente concessa a Rommel trovò un limite più marcato in campo logistico . .A parte, comunque, la sorta di «giunto elastico» voluto da Cavallero, si ritiene che nel settore ordinativo un grosso errore sia stato compiuto all'atto della costituzione del Panzergruppe, non dando vita ad un Comando operativo italo-tedesco. Si sarebbe salvato il geloso principio di un teatro d'operazione in mano italiana, come riconosciuto logico anche dall'OKW, e nel contempo si sarebbero assai meglio armonizzate le componenti alleate nella grande unità strategica incari-


LE FORZE ITALO-TEDESCHE OPERANTI IN A.S.

Comando Supremo

Super i ibia mar. Bastico

lnlendenza A.S. gen. Palma

P" DAK gen. von Thoma

I

I

~

Com. Mii. Tr ipol it. ..,.. _ Del. I. n. I Tr ipoli gen. Roncaglia Com. M i i. Cirenaica gen. Jva ldi

ACIT mar. Rommel

Delease gen. BarbasecI i

I I

Del. I. n. 2 Bengasi

L-

De l. I. n. 3 Malruh L_

-

a lt re forze tedesche ACIT

OQM

X co rpo gen. Ferrari Orsi -

--

XX corpo gcn. Dc Scefanis

Com. Mii. Sahara gen. Mannerini

XXI corpo Com. Aeronautica Tripoli tania Com. Ma rina Tripol itania

r - - -- - - - - - - 1

1 - - -- - - - --

Com. s¡ squadra gen. Bernasconi

-1

_ _ _ .;;. al imen tazio ne log ist ica

Schema n. 1

Com. Marina Libia a mm. G iartosio


V,

~

Comando Supremo mar. Cavallero

"'~

I:> ;:i

l\J

I

I

Super i ibia mar. Bastico

Dele a se gen. Barbasett i

Superaereo gen . Fougier

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o::,:i

I

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tr1

>-

5' squadra gen. Bernascon i

I I Com. Settore Ovest poi del la Tripo li tan ia

Com . Settore Centro

,t

I~

I

I

I

I

I

~

I I I' Del. I. Tripol i

I I 2' Del. I. Bengasi

Com . Settore Est

1' I I

Intend enza s¡ squadra

I I Y Del. I. Tobruk

)eJ. I. ruh

I

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____ ....,..

a l imentazione logistica


f OKW I

l

I SKL amm . Raeder

O KL mar. Goring

OB S mar. Kesselring I

-

I

1

I 2h Luflflotte mar. Kesselring

F lak in Italia e Grec ia

I WD. Flak gen. Bu rck hardt

~

~ I

ltaluft

y

Il F I iegerkorps gen. Loerzer

I

X fl iegerkorps ~ v. Waldau

t--

Fliegerfiih rer Af"rika gen. Seidema nn

-

F Iiegerfi.ihrc r Libia- Cirenaica

Forze navali germ. in Mediterraneo amm. Weichold


CONSIDER...ZIONI CONCLUSIVE

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cata di condurre la guerra in Libia ed in Egitto. Presumibilmente molti inconvenienti si sarebbero attenuati e nella crisi di El Alamein la diramazione degli ordini non avrebbe subito omissioni e trascuratezze fatali. Inoltre, diciamolo pure, meno incisiva sarebbe apparsa agli occhi dell'avversario e dei posteri l'influenza tedesca, pur riconoscendo volentieri al DAK ogni titolo al netto predominio tattico per forza, efficienza e valore. Si è detto e dimostrato che i rapporti fra Rommel ed i Comandi italiani di livello elevato (Comando Supremo e Comando Superiore) non sono classificabili come idilliaci. Si è anche serenamente ammesso che Rommel, dal suo personale punto di vista, aveva più di un motivo di valida recriminazione: unità italiane equipaggiate ed armate in modo inadeguato alla guerra nel deserto ed alla guerra moderna in genere, livello addestrativo medio dei quadri e delle truppe non all'altezza della situazione, flusso dei rifornimenti e sgomberi insufficiente alla bisogna. Da questo, però, a sostenere che: «(...) i capi italiani, i quali già cominciavano a recalcitrare segretamente sotto il giogo tedesco e si rodevano per il fatto che Rommel aveva realizzato di più con una sola divisione corazzata tedesca (più tardi due) di quanto avessero saputo fare i loro generali che su quel fronte avevano a disposizione oltre 200.000 uomini, provassero un piacere maligno a mettergli i bastoni fra le ruote»11,

ci corre e molto. Questo, per inciso, fornisce un'idea abbastanza chiara dell'equilibrio con cui molti eventi bellici vengono ricostruiti. Sarebbe come affermare, ad esempio, che i comandanti di corpo d'armata di Ritchie, il cui atteggiamento di disapprovazione se non proprio di fronda nei confronti del loro capo è assodato (su fonti britanniche concordi), abbiano di proposito lasciato andare alla deriva le sorti della battaglia di Ain el-Gazala. Piuttosto merita rilievo, perché formulata da molti comandanti, la scarsa presenza del mar. Bastico prima e del gen. Barbasetti poi, fra le unità al fronte. Come altri, il gen. Scotti, comandante della Trento, non esitò a sottolineare la triste sensazione provocata «dall'operato del Supercomando Libia per la grande distanza che ha sempre mantenuto dalle truppe operanti, dando l'impressione di un assenteismo e di una remissività completa alla condotta delle operazioni stesse da parte del colonnello generale, poi feldmaresciallo Rommel>, 18• Sui rapporti fra italiani e tedeschi non rimane che confermare quanto descritto in precedenza: una certa freddezza ad alto livello, frequente il buon cameratismo a basso livello, in tutti i casi mentalità


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LE O PERAZIONI lN AFRICA SETTENTRIONALE

molto diverse. Giocava inoltre a sfavore italiano la inferiore capacità operativa delle unità, dovuta alle ormai notissime carenze di fondo. A tal proposito sembra opportuno mettere molto bene a fuoco il significato di un giudizio che potrebbe essere - ed è stato - erroneamente interpretato. Come già accennato emerge unanime l'osservazione di tutti i comandanti di corpo d'armata, di divisione e di reggimento circa le deficienze professionali della maggior parte dei quadri di complemento. In generale un senso di sfiducia caratterizzava l'azione di molti ufficiali superiori: mancando infatti di basi tecniche, non si sentivano in grado di dominare con sicurezza ed ascendente le vicende e le istanze del combattimento. Troppi erano coloro che cedevano fisicamente o psicologicamente ai disagi ed alle privazioni ed inevitabile, di conseguenza, era l'incertezza delle truppe davanti all'abbandono del posto di comando per ragioni fisiche o nervose. Quanto agli ufficiali inferiori, i rimarchi si mantenevano entro certi limiti, pur riscontrando la non rispondenza della preparazione fornita dalle scuole A.U.C. o l'insufficiente rendimento dei richiami temporanei. Naturalmente, al fronte le pecche venivano eliminate o ridotte senza grandi difficoltà dagli ufficiali giovani, perché più freschi di nozioni di base, più reattivi e meno gravati dal grado. Un quadro cosl tracciato - e riferito essenzialmente alla fanteria - non sembra esagerato e trova riscontro sui vari fronti, beninteso con tutte le numerose eccezioni. Orbene, esso ha talvolta suscitato strane violente riprovazioni e non si può negare una notevole perplessività nel leggere del «(...) la classifica infame, sistematica, imposta dagli interessi e dalla omertà della casta militare per cui in tutti i rapporti, in tutte le relazioni del nostro stato maggiore si tende a giustificare generali e colonnelli e a scaricare il fardello sui "complementi", sui "borghesi" richiamati alle armi» 19•

Dai tempi di Giulio Cesare le critiche espresse nei confronti di un reparto male addestrato sono sempre state poste a carico del comandante del reparto stesso e non dei dipendenti. Cosicché sembra ovvio che, riscontrandosi determinate carenze tecniche nella massa degli ufficiali o dei sottufficiali di complemento, la responsabilità vada automaticamente attribuita al sistema di reclutamento od all'organizzazione addestrativa o ad entrambi e mai alla predetta massa. E quando si lamenta il cattivo esercizio del comando da parte di molti che da comandanti di plotone nella prima guerra mondiale si sono visti proiettati alla testa di un battaglione in guerra, dopo vent'anni di lavoro in una qualsiasi


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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pacifica professione civile, il rimprovero è palesemente mosso non agli interessati, i quali fra l'altro probabilmente sarebbero rimasti molto volentieri a casa, bensì ai vertici ministeriali. Aggiungasi che a nessun comandante è mai sfuggito il comprensibile senso di amarezza, di sconforto e di rancore verso l'istituzione militare dell'ufficiale richiamato e posto in un incarico per il quale non si sente istruito a dovere. Persino la scarsa attitudine al comando non può essere addebitata all'individuo: evidentemente la selezione ha operato male. In qualsiasi esercito è assiomatico che la preparazione militare sia responsabilità e competenza dell'istituzione nella selezione e nell'organizzazione addestrativa, e dei singoli comandanti di reparto nella formazion'e successiva. Non per niente Montgomery, avendo alla prima occhiata giudicato tanto scadente il livello addestrativo dell'8a armata da impedirgli di mandare le divisioni all'attacco, lo disse a tutti in modo che non esistessero dubbi sul responsabile e cominciò con il sostituire alcuni comandanti ad alto livello. In sostanza, l'attribuire ad interessi personali o di casta le valutazioni in causa, più che derivare da vis polemica sembrerebbe denotare, quanto meno, superficiale conoscenza dell'argomento. 4. EPILOGO

Il 1942 vide le divisioni italiane e tedesche partire da el-Agheila, arrivare ad El Alamein dopo una vivida sequenza di vittorie ed abbandonare per sempre l'Egitto e la speranza di giungere al Canale di Suez, un obiettivo impossibile. Sono noti gli accostamenti fatti con la prima guerra mondiale: El Alamein I sta al Piave 1917 come El Alamein II sta al Piave 1918 e come El Alamein III sta a Vittorio Veneto. Il ruolo decisivo spetta alle due battaglie intermedie: quella chiamata del solstizio e quella di Alam el Haifa. In entrambi i casi l'attacco, vincitore a Caporetto e ad Ain el Gazala-Tobruk e riordinatosi dopo la battuta d'arresto impostagli da un difensore con le spalle al muro, riparte per ottenere lo sfondamento dell'ultimo ostacolo e deve riconoscere l'inadeguatezza delle sue forze. Il terzo tempo (El Alamein III e Vittorio Veneto) non è superfluo, ma rappresenta la logica conclusione della partita, sul piano militare, psicologico e politico. L'8a armata britannica poté a buon diritto essere orgogliosa della vittoria, indipendentemente dal peso dei fattori a suo favore, ma l' ACIT resisté con caparbia tenacia sino all'estremo limite delle forze umane. Dopo dodici giorni di aspri combattimenti il numero dei prigionieri dell'Asse era ancora esiguo. Si eleverà rapidamente solo a par-


LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

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tire dal 3 novembre e raggiungerà in pochi giorni i circa 35.000 uomini. Press'a poco quanti l'ACIT ne aveva catturati in ventiquattr'ore a Tobruk, quattro mesi prima. Una nota di fonte britannica è probabilmente il miglior commento sulla disperata lotta sostenuta dall'armata italotedesca: «È quasi incredibile come i difensori avessero potuto resistere così a lungo» 20. NOTE AL CAPITOLO UNDICESIMO 1

Dal diario Cavallero, data 20.10.1942. M. GA.BRI.ELE, op. citata, p. 288. l E. ROMMEL, op. citata, p. 127. ' Ibidem, p. 171. $ Relazione del gen. N avarini dell'aprile 1943. 6 BENITO MUSSOLINI, Storia di un anno, Mondadori, Milano 1944, p. 9. 7 K. ASSMANN, op. citata, p. 272. s Rommel sapeva che l'OKW aveva equipaggiato per l'ambiente africano la 7• e la 10• Panzerdivision e probabilmente si illuse di riceverle. Invece, più tardi, la 7• divisione venne inviata in Russia. 9 H. Al.EXANOER, lvfemorie cit., p. 43. 10 B. MONTGOMERY, Memoirs cit., p. 139. Viene alla mente la replica che Wellington dette a Creevey, un membro del Parlamento che l'aveva seguito a Bruxelles e che si congratulava per la vittoria di Waterloo: «Goddam, non credo proprio che l'avrem mo spuntata se non ci fossi stato 2

• I

10.» . 11

H. ALEXANOER, Memorie cit., p. 43.

Da notare che a fine ottobre 1942 Delease sollecitò lo S.M RE- U fficio Servizi per l'invio in Africa di 586 quintali di parti di ricambio, 620 quintali di macchinari di officina ed altri materiali della SATA, una società che lavorava solo per l'Intendenza A .S., giacenti a Napoli in attesa di carico da alcuni mesi (Diario storico Delease, f. 214 data 20.10.1942). u Relazione del gen. Giglioli in data 16.4.1943. 14 Le percentuali sono da considerarsi orientative perché in realtà calcolate sulla base delle spedizioni fatte nell'intero 1942, cioè compresi i mesi di novembre e d i dicembre, che invece sono stati esclusi dai nostri dati. 15 Non si è riusciti a sapere chi avesse dato l'ordine di non utilizzare appieno la possibilità di carico. Presumibilmente la Direzione Superiore Trasporti. Ma il curioso è che nei porti libici sia stata riscontrata e lamentata questa caratteristica negativa, senza peraltro che sia risultato trattarsi di un ordine preciso, tanto da indurre ad attribuire il fatto ad incuria del porto di carico od indisponibi lità di materiali in partenza. 16 Il programma annotato sul memoriale per Cavallero non coincide con quello indicato da Favagrossa (op. citata, p. 181}. Comunque, nessuno dei due andrii in porto. 17 DAVID CHANDLER, La battagli.a di Ain el Gaza/a, in Storia della seconda guerra mondiale, Rizzoli e Purnell, II voi. Milano 1967, p. 139. 18 Relazione del gen. Scotti in data 21.5.1943. 19 GIORGIO BOCCA, Scoria d'Italia nella guerra fascista 1940-1943, Laterza, Bari 1969, p. 322. Il discorso deriva da un pensiero di Rommel, il quale avrebbe giudicato «buoni gli ufficiali di complemento e discreti gli effettivi». Non che la cosa sia molto import:ante, ma a prescindere dalla scarsa attendibilità di un confronto tecnico data la non omogeneità dei termini, simile discorso non appare in «The Rommel Papers». 20 B. LIDDELL H,\RT, Storia militare della seconda guerra mondiale cit., p. 425. 12


DOCUMENTI ALLEGATI


f


Allegato n. 1

COMANDO SUPREMO

I° REPARTO-UFF. OPERAZIONI SCACCHIERE AFRICA

OPERAZIONI IN A.S.

Divenuta insostenibile la situazione tattica attorno Tobruk e sulla linea di Ain Gazala di fronte alla pressione nemica, si dovette decidere un arretramento a notevole distanza dalla Marmarica allo scopo: - non logorare ulteriormente le nostre truppe, dato che alle stesse si doveva richiedere la difesa della Tripolitania; - avvicinarsi alle nostre basi guadagnando tempo per permettere affluenza di rinforzi e complementi e dar modo di riorganizzare le unità provate; - allontanare il nemico -dalle sue basi ponendolo in dìfficoltà logistiche tali da ridurne, se non arrestarne, la spinta offensiva. Le caratteristiche geografiche non consentirono di fissare la linea sul Gebel cirenaico, ove qualunque posizione poteva essere aggirata per le direttrici adducenti ad Agedabia. Nella Sirtica poteva essere scelta sia la posizione Agheila-Marada sia quella Sirte-Hon. Per i motivi già esposti in altra memoria, è apparsa conveniente la prima (tatticamente più economica per natura di terreno ed estensione di fronte; ottima pedana di partenza offensiva verso la Cirenaica; consentente buona sicurezza aerea al porto di Tripoli ed efficaci azioni nostre su Bengasi). Sulla prescelta posizione Agheila-Marada era in corso la riorganizzazione delle grandi unità nostre e tedesche, con precedenza alle divisioni motocorazzate. Al 20 gennaio le divisioni mobili italo,tedesche avevano cosi riacquistato una buona efficienza (in totale 200 carri dell'Asse in linea, altra trentina già sbarcati, div. «Trieste» quasi a numero), mentre invece per le divisioni di fanteria si era riusciti a riorganizzare in parte le fanterie soltanto (i materiali di artiglieria destinati alle divisioni hanno iniziato gli sbarchi oltre mare soltanto con il convoglio giunto a Tripoli il 24).

Dal complesso delle informazioni appariva che il nemico - eliminato il fronte Sollum - si apprestava a portare la massa delle sue forze contro la nostra posizione della Sirtica, dinnanzi alla quale aveva intanto fatto serrare forze fresche (1 • br. fucilieri e 2a br. corazzata), che avevano già preso contatto con il nostro schieramento. T utte le notizie attribuivano al nemico l'intenzione di riprendere l'attacco a brevissima scadenza. Era però da più fonti confermato che il nemico si trovava ancora in serie difficoltà logistiche. Allo scopo di sfruttare la temporanea superiorità delle nostre forze mobilì su quelle nemiche a contatto (le forze liberate dalla fronte di Sollum erano ancora lontane ed avevano appena iniziato il movimento verso ovest - caduta Halfaya: 17 gennaio) il gen. Rommel, d'accordo con il generale Bastico, decise di attaccare il 21 con le forze mobili, allo scopo di sconvolgere i preparativi di attacco avversari e di infliggergli perdite che avrebbero rimandato l'inizio della sua ripresa offensiva. Tale attacco ha avuto inizio il mattino del 21.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Le forze nemiche a contatto (200• br. guardie; 1• br. fucilieri, 7• br. fuci lieri) si sono sottratte rapidamente ripiegando in direzione di Agedabia. Il giorno 22 il gen. Rommel ha inseguito, per prevenire la massa delle forze nemiche su Agedabia e distaccarla dalla Balbia, in modo da conseguire più lontano quel successo che non aveva potuto conseguire presso le nostre posizioni. Nella giornata del 23 una notevole aliquota di forze nemiche (aliquote della brigata 200• guardie e 1• fucilieri, e 2• br. corazzata, già in seconda schiera) rimaneva infatti ad esc di Agedabia minacciata di aggiramento. Fin dalla sera del 22 il gen. Rommel aveva però dato ordine anche ai C.A. XXI e X di lasciare le posizioni per spostarsi nella zona di Agedabia. Alla sera del 23 la situazione tattica si presentava indubbiamente favorevole (grosse aliquote di forze nemiche staccate dalla Balbia e minacciate di aggiramento): di fatto però non si era ancora conseguito nemmeno in parte lo scopo di battere aliquote delle forze nemiche. Era anche necessario che Supercomando ed il Comand!o Supremo interven issero con direttive atte ad inquadrare la azione tattica in corso nel quadro generale della condotta delle operazioni in Libia. Trovandosi sul posto il Capo di S.M. Generale era logico che tali direttive fossero da lui precisate. Era da esaminare, in relazione alla situazione tattica creatasi nella zona di Agedabia, se convenisse addirittura orientarsi ad una riconquista della Cirenaica, ovvero mantenersi nel concetto con il quale si era iniziata l'azione e cioè di battere aliquote delle forze nemiche, riappoggiandosi quindi alla posizione di resistenza. La questione doveva essere decisa in base alle seguenti considerazioni: - il nemico appariva più debole di quanto era stato ritenuto, essenzialmente per la confermata sua crisi logistica (distanza delle basi di Alessandria e di Tobruk); però si era dimostrato - sino alla sera del 23 - molto mobile e manovriero, tanto da riuscire a sottrarsi all'attacco delle nostre forze: di fatto nessuna aliquota nemica di qualche importanza era stata ancora battuta; - i C.A. italiani X e XXI erano ancora all'inizio della loro riorganizzazione, con le divisioni tuttora quasi senza artiglierie mobili', e soprattutto assolutamente sprovvisti di mezzi di trasporto: in caso di movimento potevano muovere a piedi, senza nemmeno i mezzi per trasportare le armi; - i pochissimi automezzi disponibili presso la Intendenza italiana erano tutti assorbiti dai rifornimenti da Tripoli ad Agedabia ed in numero insufficiente per assicurare tali rifornimenti in periodo di azione: una aliquota anzi di tali automezzi erano stati trattenuti dal generale Rommel per assicurare i trasporti nella zona di Agedabia, e già si prevedeva sarebbero conseguite notevoli difficoltà per i rifornimenti dei magazzini di Agheila nei giorni seguenti: in particolare le richieste di carburante fatte dal C.A.M. già avevano esaurito tutte le riserve di Agheila; - non appariva perciò possibile uno spostamento in avanti dei C.A. X e XXI, sia per le difficoltà logistiche, sia perché, di fronte ad un ritorno offensivo del nemico, non sarebbe stato possibile di riportare i C.A. sulle posizioni di Agheila. In tale situazione era perciò quanto meno prematuro spostare le truppe a piedi nella zona di Agedabia e, anche facendo astrazione dalle difficoltà logistiche, pensare ad una riconquista della Cirenaica prima di aver battuto le forze nemiche. Logico era

(1) div. Brescia: due btr.; div. Bologna: due btr.; div. Pavia: tre btr.; div. Trento: tre btr. Tutte scarsissime di mezzi di traino e di trasporto e senza R.M.V.


ALLEGATI

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invece consentire, malgrado i consumi e le perdite che ciò avrebbe importato, di insistere con le forze mobili pe.r ricercare, ad est od anche a nord di Agedabia, quel successo che non si era riusciti a conseguire più vicino alle nostre posizioni. Guardando all'avvenire, l'ulte.riore condotta delle operazioni (eventuale prosecuzione dell'avanzata) era da prevedere in dipendenza sia della misura del successo che sarebbe stato conseguito (entità delle perdite inflitte al nemico, specie in carri) sia delle possibilità logistiche generali dello scacchiere. Ora appariva chiaro sin dalla sera del 23 che il nemico era orientato ad abbandonare il terreno, salvando le proprie forze, più che a lasciarsi impegnare a fondo per difendere questa o quella linea: l'annientamento totale delle forze nemiche era quindi senz'altro da escludere. D'altro lato la situazione generale del Mediterraneo e delle possibilità di alimentazione da parte nostra della Libia non appariva, per il prossimo avvenire favorevole: come è noto, specie in conseguenza della scarsa disponibilità di nafta è da·prevedere una riduzione dei trasporti marittimi tale da consentire appena la alimentazione delle nostre forze, senza pensare ai rinforzi né ai fabbisogni richiesti da un lungo ciclo di operazioni attive. In generale poi, ai fini deHa condotta della guerra in Mediterraneo, era il caso di pensare ad una riconquista della Cirenaica, prima che la situazione generale ci consentisse di sfruttare il successo verso il N ilo per conseguire obiettivi decisivi? La riconquista della Cirenaica, ai fini militari, ha valore solo se è un atto della successiva avanzata verso il Canale. Per le ripercussioni politiche può essere perseguita se si è sicuri di conservarne il possesso. Ma una riconquista nella situazione attuale risulta un indebolimento della nostra situazione in Libia: i fatti hanno infatti ormai dimostrato praticamrnte come la conquista della Cirenaica, dall'uno all'altro lato, data la conformazione geografica, costituisce un ciclo operativo di breve durata. È quindi sempre possibile riconquistare la Cirenaica. E è sempre possibile - quando la situazione generale lo consente - muovere verso il Canale sia partendo dalla Sircica come partendo dalla Marmarica. Arretrando alla Sinica ci siamo' messi in condizioni di riorganizzare ed alimentare le nostre forze, mentre abbiamo allontanato il nemico dalle sue basi ponendolo in crisi logistica: abbiamo cioè conseguito quella superiorità che in Marma.rica aveva il nemico. Rimanendo nella Sirtica, in condizioni più favorevoli per noi e più sfavorevole pel nemico, ci sarà più facile preparare lo strumento che ci permetterà, quando la situazione lo consenta, di riconquistare la Cirenaica per sicuramente tenerla o per procedere nello stesso tempo verso il Canale. Va anche considerato che, rimanendo nella Sinica, l'estensione delle coste da difendere dai temuti tentativi di sbarco dal nemico è inferiore, ed andrebbe invece continuamente aumentando avanzando in Cirenaica. In base a tali considerazioni sono state impartite al generale Bastico ed al generale Rommel le direttive allegate, in cui in sostanza si precisa che la posizione di resistenza deve rimanere sulla linea Agheila-Marada e che - quando la situazione consente di farlo in modo redditizio - le forze mobili debbono operare offensivamente nel sud bengasino con centro di gravità ad Agedabia. Le direttive contemplano l'esplicita riserva di essere modificate in relazione agli sviluppi della situazione, e ciò in previsione che l'avversario possa eventualmente, a breve scadenza, risultare talmente indebolito (per perdite subite o allontanamento di forze dallo scacchiere per far fronte ad altre necessità operative) da farci escludere qualsiasi suo possibile ritorno offensivo in forze. In tal caso la Cirenaica potrebbe per ragioni politiche e per assicurare migliori condizioni di vita alle nostre truppe -


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

essere riconquistata in quanto l'alimentazione logistica delle truppe stesse risulterebbe assai meno gravosa (non trattandosi di alimentare una battaglia) e potrebbe quindi essere assicurata anche se la nostra linea di comunicazione risulterĂ sensibilmente allungata.


Allegato n. 2 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMANDO SUPER10RE FORZE ARMATE AFRICA SETIENTR10NALE STATO MAGGIORE

Verbale della riunione tenuta il 27 gennaio 1942 dalle ore 12 alle ore 13 presso la sede del comando Armata Corazzata «Afrika» (5 km ovest Agedabia). Presenti - Ecc. gen. Gambara; - Ecc. gen. Marchesi; - Ecc. gen. Calvi di Bergolo; - ten. col. Ravajoli; - ten. col. Scaglia; - magg. Soldani;

- gen Rommel, - ten. col. Westphal; - ten. col. Heggenreiner; - magg. Mellenthin.

Rommel. La situazione è favorevole; stiamo occupando la zona da Antelat al mare con il C.A.M., la 90 3 «Afrika» e la «Sabratha». Il C.T.A. è a Msus e sta rastrellando per recuperare tutti i carri e i materiali abbandonati dal nemico e portarli in zona di raccolta. Domani si farà un'altra piccola azione alla quale parteciperà anche il C.A.M. secondo suo desiderio. Ho intenzione di lasciare forze dietro il fronte e colpire il nemico se si farà vede re; ma non credo che si mostrerà. Esso ha perduto già circa 300 fra carri e autoblindo, 120 pezzi artiglieria e molti materiali e viveri; pochi uomini data la velocità dei mezzi di cui dispone. Gambara. È desiderio del Duce che X e XXI C. A. siano tenuti sulle attuali posizioni e si proceda alla loro riorganizzazione e all'addestramento. Rommel. Il nemico per ora non può attaccare. Tutti i carri catturati, compresi quelli inefficienti saranno impiegati con due uomini dentro come ridottini. La massa delle truppe potrà riposarsi in vista del futuro impiego. Il nemico è ancora incerto sul da farsi; può darsi però che si riunisca in zona El Charruba per proteggere la ritirata e attaccarci se andiamo a Mechili. Per noi sarebbe bene andarci ugualmente, ma non ci andremo. Non v'è dubbio che in seguito alla sorpresa della nostra iniziativa, il nemico ha perduto ogni velleità offensiva; ha perduto ingenti depositi, molti automezzi e 46 carri in corso di riparazione. Vi erano anche carri armati americani fabbricati nel 1941. Per contro le nostre perdite, s·ia in carri sia in uomini sono minime. La truppa ha molto spirito e chi non ha potuto combattere era molto depresso per questo; verrà il tempo in cui tutti saranno impiegati. Se il nemico avanza lo batteremo. Il C.A.M. si è portato molto bene il 20 e il 25; ha avanzato molto velocemente ed ha eseguito molto bene sul campo di battaglia gli ordini ricevuti. Lo ho già elogiato. Sarebbe opportuno che il C.A.M. disponesse di un reparto esplorante. Gambara. È anche nostro desiderio e glielo daremo al più presto. Rommel. Entro quanto tempo? Gambara. Attendiamo le autoblindo dall'Italia; sono pronte ma disgraziatamente non sono ancora venute. Stiamo anche preparando molte batterie da 65, 75, e 100; ed


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L.E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

abbiamo proiettili speciali. Tutto sarà tacco al più presto possibile come è nostro desiderio. Rommel. Ne sarò molro contento. Anche la «Trieste» è un po' in aria; sarebbe meglio se potesse avere avami un nucleo esplorante. Gambara Anche questo è previsto. Si tratta di questioni che sono cucce in gesta· z10ne. Rommel. Credete sia necessario lasciare l' XI battaglione carri della «Littorio» verso la frontiera tunisina? Non vorrei premere croppo; ma se fosse possibile portarlo qui ne sarei molco grato. La divisione francese è già sbarcata in A.S. ma nella zona di Derna. Gambara Tunisi è una cosa di moda ora; presto passerà. Rommel. Sarei grato per un battaglione carri alla «Trieste». «L'Ariete» sta già bene. Gambara. Siamo d'accordo; anche la «Trieste» deve avere molti mezzi corazzaci se non arriva con autocarri sul campo di baccaglia. Rommel . Il Duce è stato molto lieto, l'ha detto il generale Rincelen. Prima credeva non fosse possibile; solo chi viene qui può vedere. Il nemico era tutto concentrato nell'uadi Faregh e noi avevamo a nord uno schieramento di artiglierie. Il C.A.M. ed ten. col. Marks hanno fatto in fretta; il te rzo giorno erano già oltre Antelat verso Saunnu e già si era sulle basi del nemico senza colpo ferire. Fin dal terzo giorno il nemico era accerchiato. Qualche elemento è riuscito a sfuggire ma i materiali e le ar tiglierie sono stati abbandonati. Il primo giorno abbiamo perduto un carro. Segue una breve discussione sulla questione dei carburanti. Il generale Rommel dice che la difficolrà è nel trasporto ma che per ora non sta male dato che il grande raid non lo fa. Dice di aver ricevuto finora 350 connellace e ne vorrebbe altre mille che restituirà quando arriverà la benzina tedesca. Gli viene risposto che abbiamo, secondo quanto comunica il colonnello Nasi, 3900 tonnellate di benzina e 1000 di gasolio; che le mille tonnellate richieste gli vengono date ma occorre che se le vada a prendere. Rommel. Andrò a prenderle. Avrei poi ancora una preghiera da fare. I mezzi esploranti sono pochi; occorre disporre di mezzi ausi liari. Sono convinto che le camionette inglesi risponderebbero bene; ma occorre dotarle di un pezzo anticarro e di una mitragliatrice ed impiegare sempre pattuglie di ere mezzi. Si disporrebbe cosl di un elemento di grande rendimento che d'alcra parte non deve sempre combaccere. Gambara. Giusto; ma dove sono? Se me li date io li assegno subito. Rommel. Per gli italiani andrebbero bene le 1100. Gambara. Non ne abbiamo e poi si scassano subito. Se mi date 40 mezzi inglesi io li metto subito in ordine. Rommel. Li abbiamo messi t utti fuori uso. Gambara. Io sto sudando per racimolare poche camionette, mentre dappertutto ve ne sono. Per ogni due camionette vi darei un autocarro pesante. Rommel. Va bene; non lo dimenticherò. Per quanto riguarda Marada, ora non è più imporcante, ma è bene che ci vada ugualmente il battaglione G. a F. La r iunione si procrae ancora per circa un quarto d'ora, presenti solamente le Eccellenze Gambara, Marchesi e Calvi ed il generale Rommel.

p.c.c. il tenente colonnello di S.M. Quinto Ravajoli


Allegato n. 3 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA

COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE AFRICA SETTENTRIONALE STATO MAGGIORE

N. 01/2826 di prot. Op.

Ll, 9 febbraio 1942-XX

Eccellenza Cavallero, riferisco in sintesi su colloquio generale Rommel-generale Gambara avvenuto in Bengasi ieri 8, presente cen. col. Montezemolo. Ten. colonnello riferirà più ampiamente a voce mettendo altresl in evidenza sfumature colloquio stesso. Generale Rommel esordito con esposizione situazione nemica et nostra. Per quanto ha attinenza a nemico ritiene che questo non sarà in grado compiere alcuna seria offensiva in forze per un presumibile periodo di un paio di mesi almeno, dare forti perdite et disorganizzazione suoi servizi. Ritiene invece nemico in grado osare delle puntate offensive con elementi leggeri sostenuti da carri, nella precipua considerazione che si è accorto dell'esigua consistenza delle truppe dell'Asse operanti sull'alcopiano cirena1co. Sostiene che dette puntate potrebbero metterci anche nella dolorosa necessità di abbandonare nuovamente la Cirenaica se non si correrà subito ai ripari inviando sull'altopiano eruppe di fanteria. All'obiezione mossagli sul perché non vi avesse ancora inviaco i C.A. mobili ha risposto che provvede immediatamente, ordinando al C.A.M., di spostarsi subito nella zona di Mechili - ricongiungendosi così al 9° bersaglieri già avviato in precedenza et al C.T.A. di raggiungere la zona immediatamente ad ovest di Berta. Parlando quindi della dislocazione del XXI e X C.A. (già a Voi nota), ha precisato - che «riteneva molto strano che un comandante d'armata non potesse disporre tklle truppe che erano state messe ai suoi ordini», impiegandolo in maniera e modo consigliatigli dalla situazione contigente; - che militarmente parlando, egli si sentiva sempre in grado di poter compiere delle belle azioni, ma non però nelle condizioni in cui veniva posto; - che la conquista della Cirenaica aveva avuto nel mondo tale risonanza politica, che non era possibile ora - dopo averla conquistata con solo poche forze, e lievissime perdite - lasciarla alla mercé di una qualsiasi banalissima puntata offensiva nemica, per non potervi inviare le forze necessarie; - che non poteva lasciare a contatto del nemico le semplici forze corazzare a disposizione per non mettere queste nella condizione di essere distrutte dall'artiglieria nemica; e per non essere costretto ad un eccessivo frazionamento che non gli avrebbe consentito di effettuare - al momento del bisogno - la massa per la manovra; - che, infine, nelle condizioni in cui veniva posto egli sarebbe stato costretto a declinare l'incarico che egli era stato commesso di «comandante delle forze operanti,,. Egli quindi richiedeva che fosse fatta da parte del Comando Superiore opera di persuasione presso il Comando Supremo onde ottener la disponibilità del X C.A., che


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LE OPERAZTONl fN AFRICA SETTENTRIONALE

desidererebbe schierare sulla linea Tmimi-Mechili - da organizzarsi a difesa tipo Halfaya - tenendo la 90a tedesca nella zona di Maraua, il C.A.M. e C.T.A. nella zona ad ovest di Berta-Mechili sempre pronti alla manovra, ed il XXI nell'attuale dislocazione a protezione della via Balbia con la divisione «Pavia» a materiale difesa di Bengasi, che vedrebbe sistemata a piazzaforte. Innanzi a tale esplicite dichiarazioni del generale Rommel - che di larga massima condivido - in uno altresì con le considerazioni: che il mantenere la Cirenaica con le sole poche forze ivi attualmente dislocate, significherebbe lasciare i coloni (10.000 circa) in balia degli arabi e del nemico; che l'aviazione si troverebbe in gravissime difficoltà per agire sul nemico data la lontananza di campi sicuri; che il possesso del territorio garantisce un promettente raccolto; che si realizzerebbe uno schieramento complessivo più raccolto e quindi sicuramente più robusto, mi permetto appoggiare i desiderata Rommel, se del caso con qualche variante di particolari, già discussi con il ten. col. Montezemolo, che incarico espressamente rappresentarVi a voce. Per quanto ha attinenza alla situazione logistica, ritengo che - dati gli ultimi afflussi e quelli annunziati, sia pure a prezzo di sforzi e di particolari accorgimenti sia possibile fronteggiare il periodo di crisi sino a tanto che la nota richiesta di automezzi sia potuta essere soddisfatta ed il porto di Bengasi sia stato rimesso in efficienza. Bastico

p.c.c. Il ten. colonnello di S.M. Quinto Ravajoli


Allegato n. 4

COMANDO SUPREMO

At Comando Superiore Forze Annate A.S. 30419/0p. (.) Per Eccellenza Bastico (.) At 01/4655 (.) 23 maggio 1942

Presi gli ordini dal Duce comunico quanto segue(.) Le direttive del Duce et quelle da me verbalmente confermate a Superasi corrispondono interamente alle direttive dell'l 1 febbraio corrente anno che sono tuttora in vigore(.) Est evidente che preparazione per espugnazione Tobruk come premessa at ulteriore avanzata verso oriente presuppone conservazione Cirenaica tanto più se si tiene presente potenziamento in atto porti Bengasi et Derna (.) Duce in colloquio Rommel habet preso atto esposizione Rommel circa suoi concetti impiego C.T.A. et C.A.M. sotto protezione occupazione fissa nostre divisioni divisioni fanteria et 90° leggera «Afrika» allo scopo di battere forze mobili avversarie che tentassero avanzare(.) Duce habet anche approvato seguenti concetti che sono stati in precedenza esaminaci fra Rommel et Comando Supremo (.) 1° - Non può manteners.i il concetto prima esposto che espugnazione Tobruk possa essere immediatamente seguita da avanzata verso oriente tanto che detta espugnazione deve essere preceduta da dura battaglia contro forze mobili avversarie nella Marmarica (.) 2° - Per operazioni Tobruk Rommel prevede debba andarsi oltre l'estate mentre est necessario impedire consolidamento nuovo fronte avversario (.) At questo fine un regolare attacco nostre forze mobili contro le forze mobili avversarie può rendersi possibile anche a breve scadenza (,) per esempio fra due aut tre mesi (,) subordinatamente agli apprestamenti logistici (.) 3° - Per avanzata verso oriente Rommel ha dichiarato di prevedere impiego una nuova divisione corazzata italiana et una altra divisione germanica (.) Tutto ciò corrisponde alle direttive 11 febbraio tenuta ben presente la premessa delle direttive stesse et rientra nella libertà d'azione lasciata da cotesto Comando at Rommel in base all'articolo 3° di quel documento(.) Rimane perciò fermo anche il principio ivi contenuto di assicurare zona innanzi Agedabia (.) Il passaggio successivamente autorizzato della «Brescia» a dipendenza Rommel ha avuto per scopo facilitare Rommel assolvimento suo compito come sopra formulato (.) Tutto ciò premesso rimane ben stabilito(:) 1° - Che della zona innanzi Agedabia est responsabile armata corazzata che vi deve provvedere con forze a disposizione et senza fare assegnamento su divisione «Bologna»(.) 2°. Impiego divisione «Bologna» est vincolato at Tripolitania e non concorre per difesa Agedabia (.) 3° - Per tutto il resto Rommel conserva libertà d'azione come definito dalle direttive 11 febbraio che(,) come già detto(,) rimangono in vigore(.)


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE

4° - Rimane ferma la direttiva da me verbalmente impartita at cotesto Comando di iniziare appena possibile la costituzione della base logistica avanzata nella zona di el Agheila-Agedabia (.) 5° · Rimane fermo da ultimo l'ordine da me verbalmente impartito il 14 corrente a Misurata di provvedere con un nucleo mobile alla difesa del Sahara libico in cooperazione con l'arma aerea secondo accordi che sono stati definiti nello stesso colloquio al quale hanno partecipato generali Fougier et Marchesi(.) Copia di questo telegramma è stata consegnata al generale von Rintelen con incarico di comunicarla al generale Rommel(.) Ugo Cavallero


Allegato 5 COMANDO ARMATA CORAZZATA «AFRIKA»

N.17/42. Segreto per Capi S.M.

Q.G., 24 marzo 1942

Oggetto: Predisposizioni p er l'attacco in base al colloquio del giorno 18 marzo 1942 tra il Duce ed il generale d'armata Rommel. Eccellenza il generale d'Armata Ettore Bastico coma,ndante superiore FF. AA. A.S. In base al colloquio del 18 marzo fra il Duce, il generale d'armata Cavallero col generale d'armata Rommel, secondo il quale l'armata corazzata «Afrika» deve prepararsi per la continuazione dell'attacco, con obiettivo di battere l'armata inglese, poi prendere Tobruk ed avanzare ulteriormente oltre Bardia-Sollum, il compito dell'armata è variato. Mentre il suo compito finora era di proteggere la Tripolitania con una condotta di guerra mobile in Cirenaica - in caso di necessità abbandonando anche la Cirenaica stessa - ora secondo le direttive del Duce del giorno 18 marzo l'armata deve: a) mantenere solidamente il possesso del margine sud-est della Cirenaica come trampolino; b) iniziare i preparativi per l'attacco stesso.

In base al seguente giudizio sul nemico, sono state calcolate le forze ed i mezzi necessari per rispondere con successo ai nuovi compiti dell'armata. Non è possibile prevedere se il nemico, visco in grosso modo, nonostante la sua pericolosa situazione nella zona del Pacifico intenda ripetere nei prossimi mesi la sua offensiva per raggiungere la Tripolitania. Occorre però sempre contare su questa possibilità perché il nemico in A.S., compreso l'Egitto, dispone di circa 780 carri armati e 200 autoblindo. Facendo il paragone tra le forze nemiche nella zona di Bardia, Tobruk, Gazala, Bir el Gobi e quelle dell'armata corazzata, risulta attualmente una superiorità della fanteria britannica di 9 bcg. e numericamente una quasi parità delle opposte forze corazzate, mentre senza dubbio vi è una notevole superiorità inglese nelle riserve di munizioni, di vetcogliamento ed anzitutto di carburanti. Mentre dal paragone delle forze risulta una superiorità britannica di 3 volte per le autoblindo e del doppio per i mezzi leggeri, la proporzione è pili favorevole per i mezzi pesanti e per i mezzi controcarro. In questo campo si può ammettere attualmente una superiorità delle unità icalocedesche. Ad ogni modo il nemico dislocato ad ovest di Tobruch, in quanto a forze, è sempre in grado di effettuare un attacco con obiettivo limitato. La puntata britannica di disturbo effettuata il giorno 21 marzo con forze di circa una brigata, in direzione Mart uba-Tmimi, ha già dimostrato che l'armata corazzata, in conseguenza dell'attuale proporzione delle forze, e delle scarse riserve anzitutto di carburante, in caso di un più forte attacco nemico solo difficilmente potrebbe cenere il margine sud-est della Cirenaica. Per cenere assolutamente in mano, secondo gli ordini, questo trampolino e per


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

raggiungere una favorevole situazione di partenza per la continuazione dell'attacco, l'armata corazzata intende occupare un fronte lungo la linea sud di Mechili-Dtr bu Sciahra-sud di Tmimi, portando avanti a tale scopo il XXI corpo d'armata e le truppe finora impiegate per la difesa della Cirenaica centrale e tenendo pronti per l'impiego mobile dietro il centro, circa in zona di B. Haleg-Eleba e più a sud-ovest i due corpi motorizzaci. Poiché in tal modo l'armata corazzata avrà riunita la massa delle sue forze sul margine sud-est della Cirenaica, per l'esecuzione dei suoi nuovi compiti, il Comando Superiore è pregato di assumere la sicurezza della zona di Agedabia. Inoltre è pregato di fare affluire la divisione del comando armata corazzata. In linea generale il comando armata corazzata prega mettere, possibilmente presto alle sue dipendenze, tutte le truppe che già si trovano in Africa e previste per la continuazione dell'attacco, per rendere possibile un addestramemeo unitario per l'impiego previsto. Nei particolari la continuazione dell'attacco dipende dall'esaudimento dei seguenti desideri: 1° - Da parte del Comando Superiore FF. AA. A.S.:

a} per le truppe tedesche: - motorizzazione (di circostanza) di tre gruppi artiglieria pesante con trattori italiani (attuale artiglieria da costa). - aiuto mediante colonne di rifornimento (anzitutto autocisterne); b) per le truppe italiane: - mettere alle dipendenze dell'armata corazzata la divisione corazzata «Littorio». - completamento di tutte le divisioni secondo la formazione prevista anzitutto del XX corpo d'armata (per l'«Ariete» occorrono almeno 200 carri armati), - costituzione di due battaglioni autoblindo per il XX corpo d'armata, - aumento delle batterie pesanti e.a. (da 88), -:-- dotazione delle divisioni e delle truppe di corpo d'armata con automezzi in propno. 2° - Da parte del Generale tedesco a Roma:

a} per le truppe tedesche: - trasporto accelerato dei complementi di personale e del personale delle unità per via aerea e via mare (convogli di navi da guerra). A tale scopo debbono essere trasportati 12.000 complementi; - trasporto urgente per via mare del materiale delle seguenti unità: 1 cp. carri per il 5° rgt. carri, reparto speciale 288°, 2 mezze compagnie del rgt. Brandenburg, 707a cp. pezzi pesanti per fanteria, 11 • cp. del 115° rgt. fucilieri, 70° rgt. nebbiogeno (mot)(coniniettori d), 4a btr. del 772° rgt. artiglieria (pezzi da 170), residuo del 155° rgt. artiglieria, batteria comando del II gruppo del 115° rgt. art., Stato Maggiore del comando artiglieria 104°,


ALLEGATI

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3 • cp. del 200° battaglione pionieri, residuo del I gruppo del 43° rgt. e.a., I gruppo del 6° rgt. e.a., 617° btg. e.a. (1 cp. è già stata trasportata), 778• cp. pionieri da sbarco, 10° reggimento collegamenti di armata (I btg. e parei del rgy.), residuo della 190• cp. collegamenti, residuo del 475° btg. collegamenti d i C.A., residuo del 200° btg. collegamenti corazzato; - trasporto delle dotazioni di materiale necessario per il completamento delle u nità tedesche, come pure di varie unità di rifornimento (organi direttivi per il munizionamento e carburanti, officine per carri armati ed automezzi, stabilimenti di sanità ecc.). Sarà trasmesso successivamente il relativo elenco, dal quale risulci la precedenza dei trasporti; - rifornimento dell'armata corazzata con 20 unità di r ifornimento, 20 giornate di vettovagliamento e circa 5 unfoc;

b) per le truppe italiane: - trasporto della divisione corazzata «Centauro» per l'armata corazzata «Afrika»; - trasporti per via aerea e mare per il completamento delle unità, secondo la formazione prevista; - motorizzazione parziale di 2 divisioni di fanteria (una del X C.A. ed una del XXI C.A.); - motorizzazione completa delle artiglierie d'armata e di C.A. italiane; - 1 rgt. art. pesante completamente mocorizzato, ed 1 btg bombardieri; - rifornimento delle truppe italiane nella stessa misura come previsto per le truppe tedesche. Il r inforzo delle truppe d'armata tedesca necessario per l'esecuzione dell'azio ne - I gruppo mortai, I gruppo cannoni da 100 e 3 gruppi ohici campali pesanti, nonc hé I btg. pionieri d'armata, I di corpo d'armata ed I btg. paracadut isti - sarà richiesto al Comando Supremo dell'Esercito tedesco. In base all'afflusso dei rinforzi suddetti, il comando dell'armata corazzata comunicherà obiettivi e tempi d'attacco.

Il Comandante in capo Rommel

Generale d'armata


f Allegato n. 6 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMAl\'DO SUPERIORE FORZE ARMA TE AFRICA SETTENTRIONALE STATO MAGGIORE · UFFICIO OPERAZIONI

P.M. 11, 28 marzo 1942-XX

Comando Supremo, per Eccellenza il Capo di Stato Maggiore Generale, Roma 01/ 4863/0p. (.) Su precisa richiesta del generale Rommel ho inviato giorno 25 corrente generale Barbaset~i presso di lui(.) Generale Rommel dopo esposizione situazioni nostra et nemica ha affermato che attuale schieramento italo-tedesco in Cirenaica risponde concetto di «proteggere Tripolitania con condotta di guerra mobile in Cirenaica (,) abbandonando in caso di necessità anche Cirenaica stessa» (.) Nuovo compito affidatogli da Duce nel colloquio 18 marzo et che Rommel concreta nella «preparazione per la continuazione dell'attacco(,) con obiettivo di battere l'armata campale inglese per poi prendere Tobruch ed avanzare ulteriormente oltre B:ardia (-) Sollum» richiede secondo Rommel di mantenere solidamente margine sud (-) est Cirenaica «come trampolino» (,) donde la necessità di rinforzare attuale schieramento et di occupare una nuova zona che egli giudica ottima base di partenza et della quale ritiene indispensabile impedire subito posseso del nemico (.) In conseguenza egli intende dislocare in prima schiera su linea Tmimi (-) Der bu Schara (-) Mechili da oriente verso occidente XXI C.A. (,) 90• divisione fanteria leggera (,) X C.A. con distaccamenti avanzati sulla linea Segnali Nord(-) B. Tengeder (;) tutte queste forze su posizioni da rinforzare solidamente et con compito essenzialmente d'arresto (.) In seconda schiera (,) C.T.A. circa 20 km. a sud di Martuba e XX C.A. a destra del C.T.A. a cavallo pista Mechili (-) Derna (,) con compito manovra at est et ovest di Mechili (.) Egli ha già dislocato C.T.A. e XX C.A. presso a poco nelle zone ora indicate et ha ordinato spostamento XXI C.A. et movimenti 90 3 divisione tedesca et «Pavia» (.) Chiestogli se egli ritenesse con c:iò osservata direttiva del Duce di «assicurare protezione Bengasi contro attacchi da sud e sud(-) est mediante occupazione zona innanzi Agedabia» egli ha affermato che a suo giudizio la zona Bengasi (-) Agedabia è difesa indirettamente dalla occupazione zona Tmimi (-) Mechili (-) Tengeder (,) non essendo ammissibile che grosse forze nemiche avanzino verso occidente lasciandosi sul fianco il nostro intero schieramento (;) occupazione linea Segnali(-) Tengeder intercetta anche piste et zone meridionali(,) controllabili del resto anche con aviazione (,) come occupazione Gialo chiude provenienza Giarabub (.) Pertanto assicurata secondo suo giudizio et responsabilità tale difesa indiretta et osservato cosl in modo da lui ritenuto non discutibile l'adempimento ddla predetta direttiva del Duce (,) egli ha ritenuto valersi della libertà azione concessagli da direttive 11 febbraio 24 marzo(,) ordinando in conseguenza spostamento XXI C.A. (.) Rappresentatogli che detto spostamento di oltre 500 km. aggrava attuali ben noce precarie condizioni logistiche specie in fatto di autocarri et carburanti (,) Rommel ha acceduto a concetto di eseguirlo gradualmente in più settimane (.) Barbasetti ha riportato impressione che Rommel sia alquanto influenzato da recente attività nemico che


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ALLEGATI

ha potuto penetrare fino quasi Marturba ec ritirarsi poi indisturbato catturando un incero caposaldo tedesco (,) sicché attribuisce all'avversario nuove possibilità et intenzioni et si preoccupa di rinforzare schieramento avanzato et di adottare dispositivo che presenti minori possibilità di penetrazione immediata (.) Dato grado et personalità di Rommel et compito a lui affidato io non posso escludere et debbo quindi accettare la tesi da lui sostenuta della difesa indiretta di Bengasi (-) Agedabia (.) Ma poiché sono sempre possibili infiltrazioni di nuclei sia pure non considerevoli attraverso deserto con intendimento disturbare nostre retrovie (,) compiere distruzioni et atti sabotaggio (,) est necessario et provvederò stabilire una pur lieve protezione diretta con minori reparti lungo linea attualmente tenuta da XXI C.A. e con servizio pattugliamento lungo via Balbia da Bengasi a Marsa Brega (.) Gradualità spostamento XXI C.A. consentirà sopperire nuove esigenze logistiche e tattiche (.) Riferirò particolari in prossima lettera(.) Essendo mia intenzione abboccarmi quanto prima con Rommel prego farmi conoscere se Comando Supremo abbia osservazioni a quanto sopra(.) Bastico


Allegato n. 7

COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE A.S. STATO M AGGIORE

Misurata, ll 1° aprile 1942-XX

Comando Supremo · Roma 01/5018/0p. (.) Riferimento premessa vostro 30460 permettomi notare che come detto nel mio teleavio O1/4863 trattasi non già di proposte bensì di decisioni che Rommel ha già ritenuto prendere prima ancora del noto colloquio del 25 marzo con Barbasetti valendosi facoltà concessagli da direttive 11 febbraio 24 marzo(;) conseguentemente come detto in tale teleavio egli ha già ordinato et iniziato relativi spostamenti compreso quello XXI C.A. (.) poiché però(,) come noto(,) si è già ottenuto esecuzione graduale spostamento et non essendo ancora iniziati movimenti divisioni fanteria bensì solo quello del comando XXI corpo d'armata et truppe suppletive (,) mi incontrerò con Rommel cui ho già comunicato decisioni di codesto comando la cui esecuzione dovrebbe essere facilitata dal fatto che seguendo programma di cui foglio 3625 del 23 marzo rinforzi notevoli sono già stati inviati in questi giorni aut sono in corso avviamento alle divisioni già schierate(.) Comunicherò risultato(.) Sospendo ricognizione Sahara libico di cui mio 73 data 31 marzo(.) Bastico


Allegato n. 8

COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE A.S. STATO MAGGIORE

Misurata, Il 1° aprile 1942-XX

Comando Supremo, per Eccellenza il Capo di Stato Maggiore Generale, Roma 01/5105/0p. (.) Mi riferisco mio 01/5018 odierno(.) Est assai probabile per non dire certo che Rommel insisterà fortemente per non modificare disposizioni già date et per non cedere una divisione et un comando di corpo d'ar mata (che sono già ai suoi ordini) per scopo protezione Agedabia che egli in modo preciso ha tenuto a dichiarare essere secondo sua valutazione già raggiunto (.) Egli probabilmente si trincererà dietro questione prestigio personale perché dovrebbe ora modificare sostanzialmente ordini da lui già impartiti {senza peraltro preavvisarmi) ai comandanti di corpo d'armata fin da quando tornò in Libia dopo colloquio con Duce (,) più volte a detti comandanti confermati anche verbalmente pur dopo aver ricevuto vostro 30419 del 24 marzo (,) et che ora hanno già avuto inizio esecuzione (.) Poiché ho già fissato colloquio con Rommel per maçtino 3 corrente prego indicarmi cortese urgenza se avverandosi eventualità di cui sopra io debba mostrarmi intransigente (ciò che con tutta la probabilità condurrebbe ad una netta reciproca presa di posizione) ovvero se fatto ogni sforzo perché Rommel muri suoi ordini in piena conformità al telegramma 30460 (,) io possa alla fine(-) come sarei d'avviso(-) transigere sulle disposizioni già da lui date et già in parte attuate(.) Ciò anche nella considerazione che condizione perentoria del Duce relativa protezione diretta Agedabia potrebbe essere soddisfatta disloc\ ndo in zona Agedabia et tenendo mia diretta disposizione oltre divisione «Bologna» anche altre forze pari all'incirca ad una divi.sione come avverrebbe ad esempio dislocandovi raggruppamento celere (che quando sarà a posto risulterà elemento atto anche ad azioni manovrate) un reggimento G.a.F. ed altri battaglioni et gruppi ora resisi disponibili in seguito accurate riduzioni et riordinamenti effettuati nell'organizzazione territoriale(.) Bastico


Allegato n. 9

COMANDO SUPREMO

1° aprile 1942, ore 00,55

Da Comando Supremo. At Supercomando A.S. Prot. 30466/0p. (.) Per eccellenza Bastico (.)

Risposta vostro 01/5018 data odierna(.) Direttive Duce in data 24 marzo scorso erano esplicite et prescrivevano vincolo assicurare protezione Bengasi contro attacchi da sud et da sud-est mediante occupazione dico occupazione innanzi Agedabia (.) Questo Comando non può perciò condividere vostra interpretazione che sposta· mento delle due divisioni corpo armata XXI rientri nella libertà azione conferita comando armata corazzata tanto più che era esplicitamente detto non potersi contare su divisione fanteria «Bologna» per occupazione zona Agedabia (.) Ciò premesso nell'incontro che avrete con Rommel precisate che direttive contenute nostro 30460 rappresentano ordini precisi Duce et debbono essere osservate (.) Vostro compito sarà come voi dite facilitato dalle gradualità molto opportunamente previste dei movimenti predisposti (.) per vostra notizia personale nostre direttive 30460 sono state comunicate a titolo informativo anche a O.K.W. (.) Ugo Cavallero


Allegato n. 10

GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMANDO SUPERIORE FORZE AR...MATE AFRICA SE'rfENTRIONALE STATO MAGGIORE· UFFICIO OPERAZIONI

N. 01/5708/0p. di prot.

P.M. 11, 11 aprile 1942-XX

Al Comando Supremo - Posta Militare 21. Riferimento mio 01/5679/0p. del 10 aprile invio qui unito testo comunicazione trasmessa al generale Rommel. Scopo fornire a cotesto Comando chiarimenti su situazione creata da recenti operazioni et da spostamento linea resistenza, trascrivo principali richieste fatte dai C.A. X, XX e dallo stesso generale Rommel: 1° - XX C.A. telegrafa: «Generale Rommel ha ordinato che automezzi XX C. A. effettuino trasporto divisioni «Brescia» et «Pavia» sulla nuova linea. Rappresenta difficoltà cui si trova XX C.A. per automezzi, date distanze et continuo movimento. Est indispensabile che cotesto Comando mi sostituisca almeno cento automezzi in parte inefficienti et in parte di scarso affidamento zona desertica(...). Est sono inoltre indispesabile avanzare servizi Intendenza in zona Tmimi. Sono inoltre necessarie almeno dieci autovetture sostituzione altrettante inefficienti...». 2° - Il X C.A. tel~rafa: «Ho rappresentato gravissima situazione logistica in cui C.A. verrà a trovarsi con trasferimento in linea Segnali che non può essere da me superata senza assegnazione automezzi necessari garantire vita in pieno deserto mie truppe et eventualmente rifornimenti vari caso combattimento. Prego concedermi automezzi cui mio foglio 2645 data 8 corrente». 3° - Infine generale Rommel ha fatto comunicare che «situazione schieramento su fronte XXI C.A. est alquanto delicata per deficiente forza fanteria disponibile» et chiede quindi acceleramento trasporto rimanenti elementi della divisione «Tremo»: trasporto che secondo precedenti accordi doveva essere fatto gradualmente, perché nuovo schieramento su linea Mechili-Halegh el Eleba-Tmimi avrebbe dovuto compiersi nel termine di un mese dal 25 marzo (vedi nostro teleavio n. 01/4663 del 28 marzo). Est da notare che nostra situazione fu sempre ampiamente illustrata a generale Rommel, anche nei contatti personali con lui, tanto più che egli per sua indole, come riconosciuto anche da stessi suoi collaboratori, non dà alla parte logistica - et in genere alla preparazione - l'importanza che ad esse viene attribuita da ogni esperto capitano e che qui, date distanze, terreno, scarsezza d'acqua, mancanza ferrovie ha valore ancora maggiore. Gli è stato altresì ampiamente illustrato programma di potenziamento ordinato da Eccellenza Capo di S.M. Generale, facendogli rilevare diuturno continuo miglioramento situazione, nonché i già sensibili effetti ottenuti o in corso (rinforzo alle unità con complementi, aumento tre compagnie fanteria organiche perfettamente a punto ed imminente invio di altre 14, aumento di 6 batterie divisionali mobili da 75 o da 100, aumento di 4 batterie da 20 contraeree, aumento di un gruppo di 2 batterie da 90/35 et due batterie da 20 contraeree, prossimo avviamento altre 19 batterie da 75


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LE OPERAZIONI IN AFRlCA SETTENTRlONALE

aut da 100, inizio di impianto di una base logistica avanzata); per ultimo, si est fatto presente che imminente afflusso, già ordinato, di un nuovo banaglione riordinato (X) di carri tipo nuovo (M 14-41) avrebbe prossimamente arrecato a nostre forze corazzate un apporto che, data la situazione relativa dei carri nostri e inglesi, in caso operazioni avrebbe potuto essere decisivo. Anche nell'ultimo colloquio del 3 aprile feci presente che - a meno di imposizioni belliche indipendenti da nostra volontà o da occasioni eccezionalmente favorevoli - esisteva convenienza dar tempo ai servizi, in Cirenaica, ora precari et inadeguaci ad operazioni offensive, di consolidarsi et a programma potenziamento di svilupparsi quanto più possibile, dipendendo da esso la possibilità di raggiungimento primi obiettivi ordinati dal Duce nonché la possibilità di sfruttare in profondità nostri successi. Per far fronte nuova situazione, cui in tutti i modi ci si adopera per rimediare - et cui si rimedierà - a generale Rommel, dopo avere iHustrato nuov.imente le difficoltà presenti e l'impossibilità di aderire contemporaneamente a tutte nuove richieste da lui presentate, nonché ripetutagli per sua norma la gravità della situazione che potrebbe esserci ora creata da grosse iniziative nemiche, ho prospettato la necessità di ripartire e graduare le richieste stesse Farò del mio meglio per esaudirle gradualmente nello stesso tempo che cercherò di sopperire - e si sopperirà - anche a costo di temporanee riduzioni, all'anormale situazione attuale. In proposito sarei grato a cotesto Comando di ogni possibile acceleramento nell'invio di automezzi. Il generale d'armata comandante superiore FF AA . A.S. Ettore Basti,:o


Allegato n. 11 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA Il Comandante Superiore Forze Armate Africa Settentrionale P.M. 12 aprile 1942-XX Caro Cavallero, il mio teleavio 01/5708/0p. ti avrà, credo, illustrato e chiarito a sufficienza la nuova situazione che si è venuta creando con uno spostamento in avanti che io giudico intempestivo, non necessario e non conforme ai nostri interessi. Anche questa volta si è ripetuto quanto avvenne durante la battaglia della Mar· marica e durante le azioni che condussero alla rioccupazione della Cirenaica. Rommel giudica ed agisce ad impressioni e mai si attarda ad approfondire il problema che volta a volta gli si presenta, per modo che ciò che dice ed afferma oggi è spesso smentito da ciò che pensa ed opera domani. Una notizia buona lo pone in euforia, una cattiva lo deprime e gli fa apparire nero ciò che aveva giudicato bianco. Durante il colloquio del 3 corrente mese egli mi era apparso così comprensivo della situazione in cui ci troviamo e della necessità di un adeguato periodo di calma operosa, che proprio lo credevo convinto e ne ero rimasto soddisfatto; ma poi mentre la maggiore attività esplorativa nemica e l'aumento notevolissimo di automezzi, segnalato dalla ricognizione aerea, no nché alcune notizie fornite da prigionieri, potevano far supporre, come aderente a realtà; il rafforzamento delle unità avversarie in linea o, nella migliore delle ipotesi, un cambio di reparti, Rommel, non so se in base a quali elementi, si è formata la convinzione (o almeno così ha affermato) che gli Inglesi preparassero un ripiegamento su posizioni arretrate e, senza preoccuparsi di null'altro, è passato all'azione. Gli ordini da lui dati, anche se, come di consueto, sommari ed imprecisi, svelano questo preconcetto; ad ogni modo, il vuoto che egli ha trovato di fronte a sé, lo ha indotto ad avanzare, fino a che, trovata qualche resistenza nemica e ritornato ad una più obiettiva valutazione della situazione, ha scelto una nuova posizione di arresto, che però anche se - considerata a sé stante - nella più benevola ipotesi si possa valutare tatticamente pari alla prima, di questa era ed è logisticamente peggiore ed ha anche lo svantaggio di essere più esposta alle offese nemiche. Come ho <lecco nel mio teleavio, ho cercato ora di fargli comprendere, in garbata maniera, la nuova crisi in cui egli ha posco le sue forze e in ispecie le nostre, bisognevoli ancora di completamento e di riorganizzazione, ma non nutro troppa fiducia che l'intempestività di questa crisi sia da lui ammessa; e non escludo neppure che al manifestarsi di un altro preconcetto non debba ripetersi quanto ora è avvenuto. Animato da un'ambizione più che manifesta, da questa si fa spesso guidare e poiché non lo sorregge la pratica di comando di grande unità, cade in eccessi di cui credo che egli stesso non comprenda la portata. Naturalmente il mio comando sta cercando di porre rimedio anche a questa crisi, che potrà essere rimediata, evidentememe, a scapito del desiderato potenziamento, con sacrifici della truppa e con ritardo anche nella costituzione della nota base; ma è certo che il Rommel, cui nessuno nega coraggio ed ardire a tutta prova, lascia sempre desta la preoccupazione di passi avventati.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Se fosse possibile, credo che un richiamo ad una più serena valutazione della situa· zione, che gli giungesse dall'alto, gli gioverebbe; e mi permetto anche di aggiungere che sarebbe opportuno che qualsiasi ulteriore direttiva superiore gli pervenisse non direttamente, ma per tramite di questo comando: comando che mi risulta essere giudicato da lui non troppo comodo; ma assolutamente incanalato nelle direttive vostre (che vuole siano rispettate), obiettivo e anche animato dalle migliori interazioni di favorirlo. Credo bene farti presente che quando egli tornò dalla licenza dopo il colloquio col Duce, nell'incontro da lui desiderato del 25 marzo con Barbasetti, avvertì che in base ai nuovi compiti direttamente affidatigli egli aveva ordinato lo spostamento del XXI corpo d'armata. Richiesto in qual modo riteneva soddisfatta la condizione fondamentale posta dal Duce dell'occupazione della zona innanzi Agedabia a protezione di Bengasi, egli sostenne la famosa resi della protezione indiretta e poiché Barbasetti, che non la condivideva, di fronte alla diversità di interpretazione d'una direttiva del Duce, propose a Rommel di chiedere chiarimenti a Roma, Rommel rifiutò categoricamente, dicendo che si trattava di questioni per lui fuori discussione, che egli non aveva bisogno di chiedere più nulla e che aveva già deciso. Donde il nostro ricorso a te, e la necessità del tuo intervento, che pose fine alla questione con un ordine tassativo, quale qui si desiderava, ed al quale egli si sentì in obbligo senz'altro di sottostare. Quanto sopra ho creduto mio dovere rappresentarti, e non per discarico alcuno della mia responsabilità, ma perché il tuo pensiero possa fermarsi su talune considerazioni che, dettate da un esame sereno delle persone e dei fatti, non possono, evidenziare formare oggetto di comunicazioni ufficiali, ma sembrano tuttavia meritevoli di essere conosciute. Con affettuosa devozione Ettore Bastico


Allegato n. 12

COMANDO ARMATA CORAZZATA «AFR[KA,.

n. 31/42 Segreto per Comandi

Q.G., 30 aprile 1942-XX

Al Comando Superiore FF. AA. A.S. Al comandante sud (con stralcio per il Fliegerfuehrer Afr.) Al generale tedesco presso il Comando Supremo italiano Al comandante marina tedesco in Italia 1° - Il comando dell'armata corazzata intende, utilizzando il rapporto di forze attualmente favorevole, attaccare nei primi giorni di giugno 1942 (periodo lunare favorevole) le forze inglesi che si trovano nella zona di Bir el Gobi-Tobruk-Ain cl Gazala - Bir Hacheim, ed annientarle. Inoltre, intende di prendere (continuando l'azione) la piazzaforte di Tobruk, possibilmente con un colpo di mano, altrimenti con procedimento di attacco speditivo. L'attacco dell'A.C.A. dovrà essere condotto possibilmente soltanto dopo la presa di Malta. Qualora le operazioni contro Malta dovessero essere protratte oltre il primo giorno di giugno, può però essere necessario che l'armata passi all'attacco, senza attendere la presa di Malta. Il generale tedesco a Roma è pregato di comunicare in quale periodo sia previsto l'attacco contro Malta. Da questo e dalla realizzazione delle premesse elencate al paragrafo 2° dipende la determinazione del termine per l'attacco dell' A.C.A. Se l'attacco contro Malta, per qualche ragione, dovesse essere rinviato, il comando dell'A.C.A. ne dovrebbe essere subito informaco. -~ 2° la condotta delle operazioni, a gral).di linee, è prevista come segue: Attacco lwvolgente della massa delle unità motorizzate dalla zona a sud ed immediatamente a nord di Segnali Nord, dalle due parti di Bir Hacheim, in direzione di Acroma. Elementi delle unità motorizzate, sopravvenendo, devono puntare in direzione Belhamed-EI Adem, per impedire sia un ripiegamento del nemico della zona di Tobruk, sia l'accorrere di rinforzi dalla zona di Bardia. Le unità non motorizzate dell'armata verranno impiegate per l'attacco frontale tra Segnali Nord e la costa, verso est. Si vuol tentare di annientare la massa dell'armata inglese campale entro la sera del secondo giorno d'attacco, nella zona ad ovest di Tobruk. Conseguentemente, e senza interruzioni, si vuol tentare di prendere la piazzaforte di T obruk con un colpo di mano. Qualora ciò non fosse realizzabile, la piazzaforte dovrà essere presa con procedimento di attacco speditivo, da sud-est e da sud. Per ciò occorreranno prevedibilmente ulteriori due giorni, cosicché la massa delle truppe motorizzate, dopo riordinarne.neo delle unità e completamento dei rifornimenti, circa al sesto giorno di attacco sarà pronta per puntare ulteriormente verso est, in direzione Sollum-Bardia. 3° - Le condizioni per il successo della realizzazione delle operazioni sopra indicate sono: I. - Unità tedesche dell'A. CA. a) trasporto in Africa dei seguenti rinforzi nel corso del mese di maggio, a cura del generale tedesco in Roma:


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

aa} lista dell'ordine di urgenza dell'A.C.A. in data 15 aprile 1942 fino al n. 21 °, nonché i numeri 26, 30 e 39, bb) 57 carri III e IV come da numero 50 54/42 segreto per comandi in data 22 aprile 1942 del generale tedesco a Roma. cc) assicurazione da parte del Comando Supremo dell'esercito tedesco per gli ulteriori rinforzi, come da n. 1049/42 segreto per comandi in data 28 aprile 1942 del generale tedesco a Roma; b) rifornimento delle unità tedesche con 25 unità carburante, 5 unità munizioni e viveri per 30 giorni. Di queste, 15 unità carburante, 3 unità munizioni e viveri per 15 giorni accantonati in zona avanzata. Inoltre è necessario il trasporto della massa dei rifornimenti a Bengasi e il concorso di automezzi italiano promesso dal Comando Supremo. Il. Unità italiane dell'A.C.A.: a) completamento di tutte le unità italiane nel corso de] mese di maggio secondo gli organici prescritti dal Comando Supremo in personale, armi e automezzi; b) assegnazione di almeno una delle divisioni di fanteria attualmente dislocate nella zona di Agedabia, onde liberare completamente le unità motorizzate ai fini dell'impiego mobile. Secondo il comando dell'A.C.A. l'ulteriore permanenza di forze presso Agedabia non è più necessario, poiché in conseguenza dell'attuale andamento del fronte, del rapporto delle forze, nonché per ragioni climatiche (pieno estate) è da escludersi per il prossimo futuro una minaccia di tale zona; c) rifornimento delle unità italiane entro il mese di maggio con 25 unità carburante, 5 unfoc, e viveri per 30 giorni. Di questi 15 unità carburante, 3 unfoc e viveri per 15 giorni accantonati in zona avanzata. Inoltre è urgentemente desiderato: d) costituzione di un autogruppo per il trasporto di una divisione di fanteria una sola volta. Il Comando Superiore è pregato di voler comunicare se le anzidette condizioni sono realizzabili per la fine di maggio.

III. - Concorso dell'Aeronautica tedesca ed italiana nelle proporzioni maggiori possibili, per eliminare l'aviazione avversaria e per l'appoggio immediato delle operazioni terrestri contro l'esercito campale inglese e contro la piazzaforte di Tobruk, specialmente mediante copertura dei fianchi. I desideri per l'appoggio verranno particolarmente definiti e trasmessi al momento opportuno. Il comandante superiore sud (maresciallo Kesselring) è pregato di comunicare: a} in quale misura si possa far conto sul concorso di unità tedesche ed italiane da caccia, da bombardamento in picchiata, siluranti, bombardieri e paracadutisti; b) quale lasso di tempo occorra per il trasporto di queste unità e per il loro approntamento all'azione in Africa. Per le suddette unità aeree si ritiene necessario un rifornimento in zona avanzata di carburante per 20 giorni di combattimento e di 30 giorni di viveri. Il comandante superiore sud è pregaro inoltre di mettere a disposizione dell'A.C.A. per l'azione terrestre un altro gruppo misto contraerei (possibilmente il I/6°). IV. - Concorso della Marina tedesca ed italiana, impiegando tutte le forze disponibili: a) mas contro la zona di mare e costiera di T obruk; b) sommergibili, con centro di gravità avanti Tobruk ed Alessandria;


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ALLEGATI

e) torpediniere e dragamine per scorta, dragaggio di mine e cacciasommergibili nella zona Bengasi-Tobruk; d) pontoni della marina per lo sbarco di truppe d'assalto tedesche ad ovest ed a est di T obruk, nonchĂŠ per rifornimenti costieri; e) forze marittime italiane pesanti e mezzi d'assalto per impegnare la flotta inglese di Alessandria. Il generale tedesco a Roma ed il comandante del Comando marina tedesca in !calia sono pregaci di prendere corrispondenti accordi col Comando Supremo e comunicare: aa) in quale misura si possa fare assegnamento sulla partecipazione di forze navali tedesche ed italiane; bb) quanto tempo occorra a cali forze navali per assumere le loro posizioni di partenza. Il comandante in capo Rommel

Colonnello Generale


Allegato n. 13 COMANDO SUPREMO

N. 30760/0p.

5 maggio 1942-:XX

Oggetto: Operazioni in Marmarica.

All'Eccellenza il Comandante Superiore Forze .Armate A.S. P.M. 11 Le direttive di questo Comando Supremo in data 23 marzo prevedono la convenienza che prima dell'estate venga eseguita da una parte dell'armata corazzata una azione in forze contro lo schieramento delle forze mobili avversarie per impedire ad esse di consolidarsi sulle posizioni attuali. Questo Comando Supremo ha preso conoscenza del progetto che il comandante l'armata corazzata in armonia con le predette direttive Vi ha sottoposto. Tenuto presente il grado di ricostituzione raggiunto dai C .A., D.A.K. e XX e le deficienze tuttora esistenti nelle divisioni di fanteria italiane che fanno parte dei C.A. X e XXI, specie per quanto concerne gli automezzi, questo Comando Supremo precisa quanto segue: 1° - Obiettivo: battere le forze mobili avversarie, schierate ad occidente di Tobruck. La presa di Tobruk. In caso di esito favorevole attacco speditivo contro Tobruk. La presa di Tobruk è condizione categorica per lo spostamento in avanti del nostro schieramento; verificandosi tale condizione, lo schieramento sarà portato sulla linea Sollum-Halfaya-Sidi Omar, linea di Ain el Gazala. 2° - Forze e mezzi per l'operazione: 1° le unità a disposizione del comando armata corazzata; 2° le forze aeree italiane e germaniche dislocate in Cirenaica, rinforzate come sarà comunicato a parte; 3° alcuni mezzi navali leggeri che saranno in seguito precisaci essendo esclusa la partecipazione di forze navali di superficie. 3° - epoca dell'operazione: verso la fine di maggio, dopo che saranno giunti in Cirenaica i mezzi ed i rinforzi richieséi, per la cui affluenza tempestiva il Comando Supremo si adopererà con ogni mezzo. 4° - Tempo disponibile per l'operazione: le operazioni non potranno protrarsi oltre il 20 giugno, poiché per tale epoca dovranno essere ritirate le unirà aeree navali di rinforzo ed anche una parte delle forze aeree attualmente presenti in Cirenaica, tutte queste unità essendo per la data suddetta destinare ·ad altro impiego. Una ripresa delle operazioni deve essere prevista per l'autunno.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ugo Cavallero


Annesso n. 1 ali' Allegato n. 13 SITUAZIONE AVVERSARIA

I- Forze britanniche nell'Africa settentrionale (annesso 1) dipendono dal «Comando Superiore del Medio Oriente».

Comandante: Gen. Auchinlek, al Cairo. Schieramento. 1° - sa armata. Comandante: Gen. Ritchie. Quartier generale: Marsa Mastruh. Comando tattico avanzato: nord-ovesl di Gambut. a) XIII CA.: Comandante: Gen. Gott. Comando tattico presso Bir Bellefaa, con: 1• div. di fant. sud-africana (3 brigate di fanteria); 2" div. di fant. sud-africana: presidio della piazza di Tobruk; so• div. di fanteria (3 brigate di fanteria). b) XXX CA.: Comandante: Gen. Norrie, Comando tattico presso Azual Mnefa con: 1• div. corazz. (7 btg carri, 1 brg. motorizzata) 7• div. corazz. (3 btg. carri, 1 brg. motorizzata con alle dipendenze la 1• br. leggera Liberi Francesi); sa div. indiana di fanteria (2 brg. di fanteria).

c) Unità nelle retrovie dell'armata: truppe di presidio di Sidi Barrani, Marsa Matruh (btg. paracadutisti Libero Francese?), Geravla, Sidi Hanciah con deboli forze; reparti speciali dell'esercito e dell'aviazione a Giarabub («Long Range Desert

Group» e «Special Air Service Erig»). 2° - Truppe britanniche in Egitto (B.T.E.) alle dipendenze del comando X C.A. al Cairo. Alle dipendenze di questo sono anche le truppe di guarnigione e le unità che si trovano in Egitto per ricostituirsi o per essere trasportate via. Sono conosciute:

a) Truppe di presidio 7a divisione inglese di fanteria; 12• divisione inglese di fanteria (parte nel Sudan); elementi della 11 a divisione africana (indigena); 38" e 77• brigata indiana di fanteria; truppe di presidio egiziane e sudanesi. Queste unità sono dislocate per la sicurezza del Delta del Nilo e del Canale di Suez e vengo.10 impiegate per il mentenimento del predominio britannico in Egitto. Solo in piccola parte si possono considerare suscettibili di un impiego in campagna. La loro dotazione di automezzi arriva appena alla metà di quella che è la dotazione di una divisione di fanteria.

b) Truppe di passaggio: Per essere trasportate altrove: 4a divisione indiana di fanteria: 1/3 della divisione (7• brg. indiana) trasportata a Cipro, il resto della divisione probabilmente ancora nel Delta.


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LE OPERAZION I IN AFRICA SETTENTRIONALE

Per ricostituzione: 1a brigata corazzata: essa è il resto della 2 a_ divisione corazzata tornata nel 1941 dalla Grecia senza materiale, e attualmente in ricostituzione. Inoltre i carri leggeri e la metà di quelli medi sono in cattivo stato. Tempo minimo per essere messa in condizione di entrare in campagna: per il 1°-7-1942; 7" brigata corazzata: due battaglioni carri - 2° rgt. carri e 7° Ussari - sono stati trasportati nell'Estremo Oriente. Il 6° R.T.R. (reggimento carri) restato in Egitto viene forse impiegato per ricostituire i due altri battaglioni carri della brigata. Al più tardi potrà essere pronto per l'impiego per il 1°-7-1942; sa brigata corazzata della 10a divisione corazzata (Palestina-Iraq) viene dotata di carri leggeri e medi americani. Potrebbe essere pronta per l'impiego per il 1-7-1942; 27° Lancers un gruppo trasportato di recente dall'Inghilterra. Sul suo organico

non si hanno ancora notizie; 2a brigata leggera di Liberi Francesi spostata dalla Siria in Egitto. Forza di circa 3.500 uomini, armamento ed equipaggiamento non ancora completo; 5a brigata di fanteria indiana (mot?) brigata autonoma, consistenza incerta: capacità tattica limitata.

3° · Delle grandi unità in Palestina e Siria sono pronte ad entrare in campagna: 2 a div. neo-zelandese; brigata polacca; 32a brigata corazzata d'armata. Inoltre sono da aggiungere: 8" div. inglese: truppa di presidio di scarso valore tattico; elementi 11 a div. africana: truppa di presidio composta di reparti indigeni; Greci, Ceki della forza di circa due divisioni, scarso valore tattico.

In Estremo Oriente sono state mandate: 70° divisione inglese: una volta a Tobruk; 6", 7a e 9• divisioni australiane.

Il - Presumibile schieramento delle unità britanniche sul fronte della Marmarica (an· nessi 2 e 3).

1° - Forze esploranti. L'esplorazione nel corso delle ultime settimane è stata intensificata. Le unità esploranti sono state aumentate ed è stata notevolmente accresciuta la loro capacità combattiva. La massa delle forze esploranti è alle dipendenze della 7• brig. mot. (zona di Habesc) della 7a divisione corazzata. Esse sono attualmente: 2 btg. della 7• brig. mot. (II e IX K.R.R.C. ); 2 gruppi esploranti: K.D.G. e IV gruppo autoblindo sud-africano; un rgt. art. leggera: 4° R.N.A.; un gr. art. medio calibro: 234" btr.; un btg. carri: 5° R.T.R. (?); unità controcarro e contraeree.

Da queste unità sono stati costituti numerosi raggruppamenti tattici, «Columra»,


ALLEGATI

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che in generale sono costituiti da 1-2 compagnie fucilieri, una o più batterie, .;arri e autoblindo, sezioni controcarro e contraeree. Nel settore della 7• brig. mot. sono conosciuti i raggruppamenti tattici ~ Tom» (Liberi Francesi?), «Maerz», «J uli» e «August». Il 6° gruppo autoblindo sud-africano - alle dipendenze della 503 divisione di fanteria - esplora nel settore centrale. lvi sono noti quali raggruppamenti i «Melon» e «Rob-Cel». Il 3° gruppo esplorante sud-africano esplora davanti alla zona di schieramento della 1° divisione di fanteria sud-africana. 2° - Grosso. Il grosso dell'8 2 armata è dislocato nella zona Bir Hacheim-El Adem-Tobruk · Ain el Gazala. a) Il XXX C.A. con le due divisioni corazzate è tenuto pronto per un impiego nobile nella zona sud dello schieramento. La 7a divisione corazzata è attualmente dislocata con la massa delle forze nella fascia di sicurezza per esplorazione e sicurezza. Perciò le sue unità sono spiegate da sudovest di Bir Tengeder fino a El Adem. Nel caso di un attacco improvviso la divisione non sarebbe in condizioni di poter riunire a tempo tutte le forze. La 1 a divisione corazzata ha accentrato una brigata corazzata probabilmente la Il, nella zona Bir el Tamar-Bir Ucheida. Si può ritenere che la 22 2 brigata corazzata ricostituita si trovi nella zona a ovest di Bardia. I reparti motorizzati della 1a divisione corazzata si trovano probabilmente a riposo nella zona a nord della via Balbia tra Sidi bu Amud e Bardia. lvi si è notato il 13-5-1942, 400 automezzi e 1.400 tende. La divisione concede attualmente licenze in numero elevato. È degno di nota che il giorno 8-5-1942 il 76° gruppo controcarro è stato spostato nel Delta e che già prima il gruppo controcarro 25° è stato assegnato alla so• divisione di fanteria come anche il 68° rgt. artiglieria medio calibro ha decentrato due suoi gruppi rispettivamente alla 7 a divisione corazzata e alla 2 2 divisione sud - africana. Perciò ne risulta una notevole diminuzione della capacità combattiva della 1a di visione corazzata. 1a brigata leggera Liberi Francesi. Non si deve più credere alla esistenza di un'unità divisionale. La brigata ha una forza di circa 5-6.000 uomini; è alle dipendenze della 7a divisione corazzata. La 5• divisione indiana di fanteria con la 29• e 10• brigata indiana in verità non si trova in zona di schieramento dei grossi ma è alle dipendenze del XXX C.A. b) Il XXX C.A. ha alle sue dipendenze la massa delle divisioni di fanteria solo in parte mobili. Queste divisioni sono schierate a difesa nella zona Bir Bellefaa-TobrukAin el Gazala-Mteifel e] Chebir. La 50• divisione di fanteria ha assu nto una parte del settore della 1• divisione corazzata fino a sud di Mteifel el Chebir; il comando della 1• brigata corazzata d'armata alle dipendenze della divisione ha in assegnazione quale speciale raggruppamento tattico il btg. carri 44° R.T.R. e il 6° btg. del Green Howards. Probabilmente una brigata di fanteria della divisione è sempre in zona di riposo a nord-est di Bir el Armat. 1 a divisione di fanteria sud-africana è schierata in profondità sulla linea di Gazala. Alle dipendenze della divisione si trovano un btg. della 1 a brigata corazzata d'armata - 42° R.T.R. (carri da fanteria) - e un btg. di carri leggeri americani (38° R.T.R.).


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LE OPERAZIONI IN AFR1CA SETTENTRIONALE

2• divisione di fanteria sud-africana spostata da Bardia a Tobruk quale presidio della piazza. È da tener presente che per quest0 compito, essa è da alcuni mesi già stata addestrata nelle fortificazioni di Bardia. Dipende dalla divisione un btg. carri - 8° R. T. R. (carri da fanteria). 3° - Capacità combattiva delle unità: vedi allegato n. 3 [omesso}.

III - Riassunto dei cambiamenti avvenuti: 7a divisione corazzata dopo ricostituzione ricondotta dall'Egitto; 2 a divisione sud-africana di fanteria spostata da Bardia a Tobruk; 5a divisione indiana di fanteria ritirata dall'Egitto con comando e la

to• brigata

indiana;

1a divisione corazzata - senza il comando e 2• brigata corazzata - spostata nelle retrovie dell'armata;

Royal Dragoons sostituito dal 6° gruppo autoblindo sud-africano; 12° Lancers sostituito dal« King's Dragoons Guards »; 7° gruppo esplorante sud-africano probabilmente congiunto con la 2• div. ftr. sudafricana; 32a brigata corazzata d'armata probabilmente spostata in Palestina-Siria. Non si sa dove si trovi la 7a brig. di ftr. sud-africana. Forse è ancora in Bardia.

IV - Situazione carri armati: a) Forza dei carri (vedi ann. 4). b) Lo stato di ricostituzione delle unità corazzate è attualmente ancora molto diverso. Esiste probabilmente mancanza di carristi e di personale tecnico. L'equipaggio dei carri medi americani ha dovuto perciò essere ridotto da 7 a 6 uomini. Lo stato di approntamento della 2• brig. cr. sarebbe ancora molto arretrato; lo stesso vale probabilmente anche per la 22• brig. corazzata. Invece bisogna ritenere superiore la capacità combattiva della 4a brig. corazzata. Questa brigata è attualmente da considerarsi la migliore delle brigate corazzate britanniche del Nord Africa.

c) Carri armati americani. Negli ultimi mesi sono stati assegnati alle unità corazzate britanniche, in gran quantità carri armati americani leggeri e medi. Numericamente il rapporto tra i carri inglesi leggeri e i carri americani leggeri M 3 si mantiene a circa 2: 3. Da gennaio è stato assegnato alle unità corazzate anche il carro americano medio M3 «Pilot». Da parte inglese viene in particolare criticato nei carri leggeri americani la torretta azionata a mano. Con i carri medi M 3 «Pilot» - in contrasto con la dottrina e la pratica finora seguite dagli Inglesi - si può aprire il fuoco solo da fermi. Il fuoco in movimento non dà sicurezza a distanza superiore ai 3-400 metri e pertanto non può essere praticato. Da informazioni si sa che le munizioni da 75 per il carro medio americano non sono sufficienti per le esigenze. Proietti con spoletta M 46 rimbalzano a distanza di tiro dai 700 ai 1.700 metri, senza esplodere. Perciò devono essere provate nuove spolette. Tutte queste notizie desunte da diverse fonti britanniche indicano per lo meno che gli Inglesi non hanno molta fiducia sui nuovi carri americani, dei quali il meno soprattutto entra in combattimento per la prima volta.

d) Officine per riparazione dei carri. Le officine britanniche per le riparazioni di carri hanno limitata potenzialità. Nel


ALLEGATI

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Nord Africa finora non si trovavano officine capaci di effettuare, oltre alle normali riparazioni, la revisione di oltre 50 carri al mese, di quelli danneggiati nell'autunnoinverno 1942. Il cambio di motore per esempio doveva essere fatto in genere nel Delta del Nilo. C'è mancan:z.a di pezzi di ricambio e di strumenti per i carri americani. V - Fortifcazioni campali e mine (annesso 5). a) Fortificazioni campali si trovano soprattutto intorno a Bir Hacheim e nel settore Mteifel el Chebir-Gazala. Davanti alla vera linea di Gazala esiste un sistema di schieramento a numerosi capisaldi e postazioni di artiglieria. Sembra che la massa della 1a divisione sud-africana si sia schierata a difesa di questa posizione. Una parte delle postazioni è ,tata fatta in roccia. Si deve tener presente c he anche sulla linea generale Bir Hacheim-Acroma sono costituiti capisaldi e sistemate postazioni di batterie. Una linea ininterrotta tuttavia non esiste. In complesso le fortificazioni campali non hanno alcun grande valore come strumenti di difesa. Manca ad esse fino alla linea di Gazala una sufficiente profondità. Nel complesso perciò esse hanno il carattere esclusivo di capisaldi. Le fortifica.z ioni campali possono solamente rallentare l'attacco. b) Mine. Il Comando britannico ritiene probabilmente di grande valore una estesa linea di mine specialmente per pro tezione contro attacco di carri. Bisogna prevedere pertanto larghi e profondi campi minati sulla linea generale Bir H acheim-Mteifel Chebir -Ain el Gazala. L'annesso 5 mostra ciò che si conosce in questo campo. Ma bisogna tener presente che anche nelle retrovie nei punti di grande traffico per es. El Adem si possono trovare campi minati. VI - Tobruk (annesso 6, carta delle forticazioni 1125.000). a) Non sembra che si siano avuti grandi cambiamenti a quella che era sicuazione del novembre scorso anno. Anche se negli ultimi tempi sono stati più volte comunicati lavori alle fortificazioni. È da prevedere un rafforzamento dei campi minati. Vedi annesso 5.

b) Forze. La 2• divisione sud-africana, spostata quale truppa di presidio da Bardia a Tobruk, da sola non è sufficiente alla difesa della piazza. Essa dispone attualmente di sole due brigate di fanteria, mentre lo scorso anno si trovavano nella piazza quatt ro brigate di ftr. È prevedibile che il Comando britannico - nel caso che un attacco tedesco raggiunga Tobruk - cerchi di portare alt re forze nella piazza. L'attuale presidio non è in grado di poter occupare tutte le fortificazioni. Scaglionato su un ampio fronte e senza possibilità di riserve davanti ad un attac.:o co ndotto con forze riunite non può resistere a lungo. Dal punto di vista dell'ar tiglieria bisogna calcolare che vi siano un rgt. di medio calibro e 2-3 leggeri come anche alcune btr. da posizione. All'interno della linea dei fortini sono state riconosciute 23 postazioni e.a. di 4 pezzi l'una - delle quali 13 postazioni nella zona del porto. C'è da aspettarsi che una parte dell'artiglieria c. a. parteciperà anche al combattimento terrestre. Un intervento delle unità navali da guerra nella battaglia avverrà probabilmente solo se verrà tentato il ripiegamento del presidio via mare.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

c) Importanza quale porto di rifornimenti. Dal dicembre delìo scorso anno Tobruk è diventato il principale porto di rifornimento dell'8• armata. Solamente nel marzo ed aprile 1942 sono entrate nel porto 50.000 tonnellate di naviglio, corrispondenti ad un carico di materiale di 80.000 tonn. Bisogna però tener presente che in quel periodo le navi in parte non avevano il carico completo. Nella zona intorno a Tobruk si trova la base di rifornimenti per le truppe al fronte i cui depositi sono da questa riforniti. È perciò prevedibile che nella zona della piazza di T obruk si trovi gran quantità di ogni genere di rifornimento. La conquista della piazza avrebbe pertanto serie conseguenze per la situazione logistica dell'8• armata.

VII - Situazione traffico. a) Automezzi. Il numero degli automezzi nella zona di schieramento delle forze britanniche è attualmente relativamente basso. Esso non corrisponde all'entità delle unità schierate. O gli effettivi delle divisioni sono di gran lunga inferiori agli organici o un gran numero degli automezzi si trova alle officine per riparazioni. In ogni caso si può stabilire che le unità, in seguito alla parziale mancanza di riparazioni agli automezzi, non sono del tutto mobili.

b) Ferrovia. La ferrovia del fronte è stata prolungata fino a 15 km. nord-est di Sidi Rezegh. La stazione principale di scarico è la stazione di Capuzzo con oltre 3.000 m. di depositi. Ciò corrisponde a uno scarico giornaliero di circa 2.500 tonn. All'altezza della stazione di Capuzzo si trovano grandi basi logistiche. VIII - Considerazioni. Delle divisioni britanniche operami in Marmarica, le 3 divisioni di ftr. (50" inglese, 1• e 2 • sud-africana) sono sistemate a difesa. Le 2 divisioni corazzate sono scaglionate per esteso dalla zona a sud di Bir T engeder fino a Bardia. La 7a divisione corazzata oltre alla sicurezza del fianco sud ha probabilmente il compito di svolgere azioni di disturbo nella fascia di sicurezza con forti reparti esplorami. Questa divisione pertanto deve essere considerata piuttosto attualmente come una G.U. di esplorazione e sicurezza. La 1a divisione corazzata ha la massa delle forze dislocate in riposo nella zona di retrovia Gambut-Bardia. Pronta all'impiego e presente nella zona di combattimento si trova probabilmente una brigata corazzata. La 5a divisione indiana di fir. può essere considerata riserva d'armata; essa non ha una grande capacità combattiva. Un grande attacco i cui protagonisti dovrebbero essere le divisioni corazzate richiede per prima cosa un concentramento ed un allestimento di queste unità. Indizi di questo per ora non ci sono. Possono tuttavia avvenire attacchi di disturbo in forza e puntate esploranti per le quali non è necessario una riunione dei grossi. Dallo schieramento delle divisioni di ftr. in difensiva, dall'impiego della 7• divisione corazzata per esplorazione e sicurezza, dal fatto che la massa della 1• divisione corazzata è stata portata indietro e dalla mancanza di poderose riserve, si può desumere che il Comando britannico non ha intenzione di effettuare presto un grande attacco. Per difendersi da un attacco italo-tedesco si presentano al Comando britannico le seguenti possibilità: a) Cercare con la condotta stessa delle operazioni di rallentare l'avanzata italo-tedesca ed infine arrestarla completamente. Per effettuare ciò è necessario un forte spiegamento delle forze in profondità. Una simile disposizione richiede - specie in con-


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siderazione del necessario spostamento dei rifornimenti - molto tempo. Per ora non è possibile riconoscere l'applicazione di questi propositi. Dopo o poco prima dell'inizio dell'attacco, un simile schieramento potrebbe essere possibile solo a prezzo di perdere la massa dei rifornimenti. b) Difesa a oltranza ripiegando sulla piazza di Tobruk. All'uopo le divisioni di ftr. sotto la protezione delle fortificazioni campali e delle mine occuperebbero le posizioni di una volta. Solo in caso estremo esse uscirebbero da Tobruk con l'ala destra per sistemarsi di nuovo a difesa sulla linea El Gobi-Tobruk. Le divisioni corazzate si accerrebbero alla difesa mobile. All'uopo le forze corazzate dovrebbero essere tenute pronte per il contrattacco all'incirca nella zona nord-est di Bir Hacheim. Segnali: di attacco, quando l'avversario ha oltrepasssato gli sbarramenti di mine o li ha aggirati. Le unità corazzate possono anche, lasciando fronte al nemico unità di fcr., esploranti e e.e., dislocarsi ad est e sud-est - all'incirca nella zona intorno a Bir e] Gobi per attacc1tre di lì il nemico sul fianco. L'ultima decisione richiede da parte del comando molta buona disposizione ad assumersi la responsabilità, e nel compiere l'azione stabilita occorre una grande possibilità di cambiare le decisioni a seconda della situazione. Dalle esperienze fatte finora il nemico non è incline a simili decisioni. Pertanto saremo più vicini al giusto prevedendo che egli darà preferenza all'altra possibilità, tenere pronte per il contrattacco le forze corazzate dietro la linea Bir Hacheim-Bir el Hamat.

Nota USSME: gli annessi sono stati omessi perché di interesse relativo.


Annesso n. 2 all'allegato n. 13

Segreto ORDINE DI BATTAGLIA DELL'A.C.A.

Comando: reparto da combattimento con 1 cp/1 gr. c.a./43° rgt.; 612° btg. e.a. (senza 4• cp.); 10° rgt. collegamenti d'armata; comandante rifornimenti d' armata. 90• divisione leggera: I e Il btg/200° rgt. ftr. legg. (senza comando rgt.) 361° rgt. ftr. legg., 1° pl./900° btg. genio; truppe di armata assegnate: reparto speciale 288°, 2" btr./408° rgt. art.; 606° btg. e.a., 605° gr. e.e., 2 bt-,/1 gr. c.a./18° rgc. art., I" squadra 621 • cp. intercettazione r.t; inoltre 3° rep. esplorante. Nota: 707• e 70&• cp. cannoni per fanteria affluiranno il giorno x+l a cura del Comando A.C.A.

Corpo tedesco in Africa (C. T.A.): 15 a divisione corazzata; 21 a divisione corazzata senza 3° reparto esplorante; tmppe di C.A.; tmppe di armata assegnate: 4• e s• btr./115° rtg. art., comando 135° rgt. e.a., 617° gr. e.a., I gr. c.a./18° rgt., senza 2• btr. I gr. c.a./43° rgt., senza 3• btr. 1° pl./621 •cp. intercettazione r.t. XX corpo d'armata: divisione corazzata «Ariete»; divisione motorizzata « Trieste»; truppe di C.A.; truppe di armata assegnate: CXLVll gr. art. pes. (2 btr.), CXXXI gr. art. pes. (2 btr.), Il gr. 24° rgt. art.; V gr./1° rgt. art., comandante del genio: col. Raffaelli, 1• cp./XXVII btg. artieri, 90' cp. artieri (mot.).


ALLEGA'l1

X corpo d'am1ata: divisione «Brescia» (senza V gr./1 ° rgt. art.); divisione «Pavia»; truppe di corpo d'armata. XXI corpo d'armata: divisione • Trento»; divisione «Sabrarha»; truppe di corpo d' armara: II gr./24° rgt. art., ... cp./XXVII btg. artieri;

comando 15 • brigata fanteria con: 200° rgt. ftr. legg. (senza 708' cp. cannoni pes. fant.), 361° rtg. ft.r. leggera, 442/612° btg. e.a., 1° pi. 900° btg. genio, 1° pi. misto collegamcmi/10° rgt. collegamenti d'armata; inoltre: 2 pi. nebbiogeni.

Comando artiglieria 104: comando 221 ° rgt. art.; 408° gr. art. pesante senza 2 btr.; li gr./115° rgt. art. peg. senza. 4° e 5° btr.; 523° gr. art. costa (2 btr.); 526° gr. art. costa (2 btr.); 533° gr. art. costa (2 btr.); 902° btr. pesante; 4' btr. pesante/149 3 rgt . art.; 364 3 btr.; 11 ° gr. osservazione; II gr. c.a./25° rgt. (1 btr. leggera, 1 btr. pesante).

Comando artiglil'rie italiane operanti (gen. Nicolini): comando 8° rgt. art.; XXXIII gr. art. pes. (3 btr.); LII gr. art. pes. (2 btr).

Colonna colonello Hecker: comando del comandante gen io A.C.A.; n• cp./800° rgt. speciale; 778• cp. genio da sbarco; btg. da sbarco «S. Marco»; 3 carri di preda bellica; 3 bettoline semoventi; 1 squadra 10° rgt. collegamenti di armata.

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Allegato n. 14

COMANDO ARMATA CORAZZATA «AFRIKA» Segreto

I/a, n. 50/42_

Q .G. 20 maggio 1942

Ordine d'Armata per l'attacco Carte 1:250.00; 1:100.000; inoltre 1:50.000 e 1:25.000 di Tobruk 1° - Nemico: vedi la situazione avversaria (allegato n. J)( 1). 2° - l'armata corazzata «A/rika» (ordine di battaglia v. ali. n. 2) (2) annienterà l'armata operante britannica, schierata nella zona Bir Hacheim-El Adem-Acroma-Ain el Gazala, e conquisterà da ultimo la piazza di Tobruk. All'uopo, con inizio alla ore 14 del giorno X, il X e XXI C. A. attaccheranno frontalmente in direzione Got el Mehata-Ain el Gazala, mentre le unità motorizzate dell'armata (90 3 div. legg. fant., il C.T.A., il XX C.A.), muovendo nella notte dal giorno X al giorno X + 1 oltre Bir Hacheim ed a sud, attaccheranno il nemico a tergo, il giorno X+ 1, fra la cosca ed il Trigh Capuzzo. Il raggruppamento tattico Hecker, sbarcando nella notte del giorno X+ 1 al giorno X+2 presso Gabr Sidi Hamuda, sbarrerà la via Balbia all'altezza del km. 136. Forze esploranti garantiranno il tergo dell'armata nella zona di El Adem. Il giorno X sarà comunicato la sera prima. Schieramento di partenza, direttrici di attacco ed obiettivi, v. il lucido allegato n. 3 [omesso]. 3° - La 90• div. legg. di fant. muoverà dalla base di partenza A (v.allegaco) [omesso] attraverso la zona B su El Adem, occuperà la zona Ce, lasciando delle sicurezze presso ed ad est di El Adem, si terrà pronta, muovendo di lì dietro ordine speciale verso nord-ovest, ad attaccare a tergo il nemico tra la costa ed Acroma, e ad occupare la zona D. All'uopo la divisione raggiungerà: - muovendo alle ore 9 del giorno X dalle attuali posizioni, lasciando in posto robuste retr.oguardie e muovendo ad ovest della divisione «Trieste» attraverso Segnali Nord, la zona di partenza A per le ore 18; - muovendo il giorno X+ 1 alle ore 4,30 dopo nuovo rifornimento dalla zona B sulla direttrice segnata, per le ore 8,30 la zona C. Essa occuperà l'aeroporto di El Adem e sbarrerà le strade e le piste che attraversano questa zona. La cosa importante è che la divisione con una rapida avanzata e senza lasciarsi tirare dal nemico, raggiunga al più presto la zona C. Le forze esploranti della divisione devono, durante la marcia notturna e specialmente anche durante l'avanzata da Bir Hacheim a El Adem, proteggere il fianco sud ed est dell'armata. Dalla zona C deve essere effettuata l'esplorazione su ampio fronte verso Sidi Rezegh a cavallo del Trigh Capuzzo e sulla via Baldia verso est. 4°11 C.T.A. dalla base di partenza A (v. lucido) [omesso] raggiungerà in un primo tempo la zona a sud di Bir Hacheim (zona B), di lì attaccherà con l'ala sinistra oltre Bir Hacheim e, avanzando sulla direttrice segnata , raggiungerà la zona C. Il Corpo si terrà pronto ad attaccare dietro ordine spaciale di Il il nemico a tergo.


ALLEGATI

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All'uopo il Corpo raggiungerà: - muovendo alle ore 15 del giorno X dal settore sud delle attuali posizioni, per le ore 19 Ja zona di partenza A; - muovendo alle ore 21 dalla zona di partenza A con rifornimento completo, per le ore 3 del del giorno X+ 1, la zona B; - muovendo alle ore 4.30 del giorno X+ 1, dopo un nuovo rifornimento, per le ore 12 Ja zona C (alle 8,30 dovrà essere oltrepassata la linea Haduret el Chescausc-Bir el Harmat). Il nemico che si trovasse nella zona di Bir Hacheim, dev'essere attaccato e battuto. (1) Vds. annesso 1 (2) Vds. annesso 2 Le forze esploranti del Corpo, durante l'intera avanzata, fiancheggiando l'ala destra, devono tenere il coJlegamento con la 90a divisione leggera di fanteria. Un battaglione carri armati del Corpo, uscendo alle ore 14 del giorno X dal settore nord delle attuali posizioni, deve appoggiare l'attacco dell'ala destra del XXI C.A. (v. n. 7). Il btg. alle ore 19 deve essere di nuovo ritirato dal Corpo. 5° . Il XX C.A., muovendo alle ore 14 del giorno X, occuperà la zona A (v. lucido) [omesso] e di lì procedendo con le ali interne dei reparti motorizzati raggiungerà in un primo tempo la zona B. Il Corpo piegherà poi verso nord e avanzando oltre Bir Belafarit sulle direttrici segnate, raggiungerà la zona C. Qui si terrà pronto ad attaccare dietro ordine speciale il tergo del nemico in direzione generai~ Carmuset el Regem, muovendo direttamente verso nord-ovest. All'uopo il Corpo raggiungerà: - muovendo alle ore 14 del giorno X dalle attuali posizioni per le ore I9 la zona A ' - muovendo alle ore 21, con rifornimento completo, dalla zona A, per le ore 2 del giorno X+ 1, la zona B; - muovendo alle ore 5 del giorno X+ 1, dopo un nuovo rifornimento, per le ore 12 la zona C (alle ore 8,30 dev'essere oltrepassato il Trigh el Abd a cavailo di Bir Belafarit). Una parte del corpo (un btg. carri armati ed un gruppo esplorante), muovendo alle ore 14 del giorno X, deve appoggiare l'attacco dell'ala sinistra del X C.A. (div. «Brescia») (v. n.6). Questi reparti dovranno di nuovo essere ritirati dal C)rpo alle ore 19. Forze esploranti del Corpo alle ore 4,30 del giorno X+ 1, devono avanzare dalla zona di Eluet el Usceica verso nord, allo scopo di dare sicurezza all'ala sinistra dei reparti motorizzati del nemico tra il XX ed il X C.A. verso sud. Aggiunta ai n. 3 ° e 5 °.

Nel caso che la situazione alla sera del giorno X richieda un'ulteriore spinta dei reparti motorizzati verso sud ed est dopo il movimento della zona A andrà in vigore l'ipotesi «Venezia». Essa verrà comunicata con la parola convenzionale «Venezia». La carta riproducente i movimenti che dovranno essere compiuti nell'ipotesi «Venezia» (ali. la), viene trasmessa a parte alla 90a div. legg. di fanteria; al C.T.A., al XX C.A., al X ed al comandante aviazione «Afrika». 6° - Il XC.A. alle ore 14 del giorno X muoverà all'attacco a nord del Trigh Enver Bey, respingerà le forze esploranti nemiche che si trovano nella zona di sicurezza avversaria e per la sera dovrà avere occupato la linea segnata nell'allegato 3 [omesso].


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LE OPERAZIONI lN AFRJCA SEITENTRIONALE

Appoggeranno nel pomeriggio l'azione reparti del XX C.A. ( un btg carri ed un gruppo esplorante) (v. n. 5). I necessari accordi devono essere presi col comando del XX C.A. Dopo raggiunti gli obiettivi del giorno il Corpo si schiererà a difesa per la notte assumendo subito una sistemazione di capisaldi di battaglione disposti a scacchiera. Si raccomanda in special modo di portare al seguito una buona quantità di sacchetti a terra (ogni uomo circa 15), mine e filo spinato. Durante la notte, col continuo movimento di automezzi pesanti nelle vicinanze della linea si dovrà simulare un ammassamento di forze corazzate pronte all'attacco. Il Corpo proseguirà l'attacco alle ore 4,30 del giorno X + l e per mezzogiorno dovrà aver preso sicuro collegamento con l'ala ovest del XX C.A. Dal giorno X+ 1 al Corpo incombe la responsabilità della protezione del fianco sud dell'armata.

7° - Il XXI C.A. alle ore 14 del giorno X muoverà all'attacco tra Sidi Breghisc e la costa e per la sera dovrà aver raggiunto, dopo aver ricacciato le forze esploranti nemiche che si trovano nella zona di sicurezza avversaria, la linea stabilite nell'allegato 3 [omesso]. Appoggerà nel pomeriggio l'azione del Corpo un btg. carri del C.T.A. (v. n. 4). Gli accordi necessari dovranno essere presi col comando del C.T.A. Dopo raggiunti gli obiettivi del giorno il Corpo si schiererà a difesa per la notte assumendo subito una sistemazione di capisaldi di battaglione disposti a scacchiera. Si raccomanda in special modo di portare al seguito una buona quantità di sacchetti a terra (ogni uomo circa 15), mine e filo spinato. Durante la notte col continuo movimento di carri armati di preda bellica e di automezzi pesanti nella vicinanza - specie nella zona direttamente a sud della via Balbia ed a nord di Sidi Breghisc - si dovrà simulare un ammassamento di numerose forze corazzate pronte all'attacco. Il Corpo proseguirà l'attacco alle 4,30 del giorno X+ 1 ed aggancerà le fronteggiami forze nemiche con le ali sud e nord. Nel successivo sviluppo dell'attacco e soprattutto necessario aprire rapidamente la stretta di Ain el Gazala, e sgombrare di mine rapidamente la via Balbia. Al mattino del giorno X+ 1 dovranno essere utilizzati mezzi fumogeni ad est di Temrad e sulla via Baldia. 8° Il raggruppamento tattico Hecker dalle ore 3 del giorno X+ 1 si terrà pronto. nel golfo di Bomba, ad imbarcarsi in un'ora alla parola convenzionale trasmessa per radio («Hecker...» seguito da 6 numeri di cui i primi due indicano il giorno e gli altr i quattro l'ora) ed a sbarcare presso Gabr Sidi Hameida. Il movimento verrà protetto da unità da guerra leggere e dall'arma aerea. Dopo lo sbarco presso Gabr Sidi Hameida il raggruppamento tattico Hecker deve puntare rapidamente a sud e con lo sbarramento della via Balbia impedire la fuga dt.'! nemico verso est. A tempo dev'essere preso collegamento radio con la 90 3 divisione leggera di fanteria.

9° - Particolari disposizioni per l'esplorazione: v. allegato n. 4 [omesso}.

10° - Il comandante l'artiglieria 104 ed il comandante l'artiglieria italiana Nicolini, dalle ore 14 del giorno X appoggeranno con l'artiglieria d'armata italiana e tedesca (schierata in 5 gruppi v. alt. 3) l'attacco del X e XXI C.A. col battere osservatori nemici, neutralizzare batterie nemiche conosciute e centri di resistenza. Nel corso dell'avanzata delle divisioni di fanteria, l'artiglieria d'armata dev'essere tenuta sotto alla


ALLEGATI

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linea. Perciò è necessario fare i preparativi adatti ad assicurare un rapido cambio di postazione soprattutto per le batterie poco mobili. Nella notte dal giorno X al giorno X+ 1 dev'essere proseguita l'azione dell'artiglieria. Il fuoco di interdizione deve soprattutto essere concentrato nella :zona at nord di Mteifel es Sighir e sulla Balbia ad est di Ain el Gazala. Inoltre è necessario con l'impiego dell'artiglieria d'armata nella notte dal giorno X al giorno X+ 1 destare l'impressione di un imminente attacco di grandi dimensioni nel settore del XXI C.A. Il giorno X + ! l'artiglieria di armata dalle ore 4,30 deve appoggiare il proseguimento dell'attacco del X e del XXI C.A. Nell'ulteriore sviluppo di questo attacco è soprattutto necessario concentrare il fuoco nei punti di sfondamento delle fanterie. Per tempo deve essere possibile al raggruppamento artiglieria di armata (schierato più a sud) di intervenire con azione fiancheggiante, avanti la zona del XX C.A. Per il riconoscimento e la ripartizione degli obiettivi dev'essere per tempo preso collegamento col comandante dell'aviazione «Afrika» e dev'essere sempre mantenuto. Tutta l'artiglieria d'armata, di C.A. e divisionale, deve provvedere a che la fanteria abbia sempre l'appoggio di fuoco dell'artiglieria. Perciò è necessario che gli osservatori di artiglieria avanzino con i primi reparti della fanteria e possano conseguire in breve tempo su di un determinato obiettivo un concentramento di fuoco dell'artiglieria di armata, di C.A. e divisionale. Per riguardo alle limitate provviste di munizioni, nel giorno X dev'essere sparata solo una metà della dotazione. Il comandante l'artiglieria 104 ed il generale Nicolini per semplificare l'azione di comando devono dislocare i loro posti tattici insieme. Piano di fuoco per l'artiglieria d'armata italiana e tedesca nei settori del X e XXI C.A. al giorno X, v. ali. 5 [omesso]. Il secondo gruppo rgt. e.a. 25° a cura del comandante l'artiglieria 104 dev'essere tenuto pronto nella zona Bir Temrad per impiego mobile e.e.

11 ° - La nostra Arma aerea durante i giorni X ed X+ 1, con numerose forze controbatterà l'Arma aerea nemica e, finché possibile, eseguirà crociere di protezione sulle nostre truppe, in particolare sui reparti motorizzati. L'Arma aerea è pregata di appoggiare direttamente il giorno X ed il giorno X+ 1 le operazioni dell'armata nel modo seguente: a) Dalle ore 9 del giorno X: azione di disturbo sul nemico nella zona sud-est ed est di Segnali Sud. Dopo la messa in marcia della 90a divisione leggera di fant. nella zona A, lancio di mine a «Termos» per rinfittimento del campo minato presso Bir T engeder-Segnali Sud. b) Dalle ore 14 del giorno X: attacchi ad ondate successive contro il nemico at nord del Trigh Enver Bey con punto di gravità sulla zona at sud di Ain el Gazala. Inoltre paralizzazione di eventuale ripiegamento del nemico da Ain el Gazala verso Acroma· Tobruk. e) Dalle 22 del giorno X e durante la notte: continui attacchi sulla ferrovia e crociere di caccia sulla strada Tobruk-Ain el Gazala et sulla strada dell'Asse. Attacchi di bombe sul nemico sugli uidian at sud e a sud-est del golfo di Ain el Gazala. d) All'imbrunire attacchi con bombe illuminanti ed incendiarie su Bir Hacheim allo scopo di indicare la strada ai reparti motorizzati. e) Alle ore 4 del giorno X+ 1 attacco sulla cantoniera di Gambut.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SEnENTlUONALE

/) Dalle ore 6 del giorno X+ 1: proseguimento degli attacchi contro il nemico nella zona at sud di Ain el Gazala e paralizzazione del ripiegamento da Gazala verso est. Inoltre paralizzazione dell'affluire di eventuali rinforzi nemici sul Trigh el Abd ad oriente di El Adem e sulla via Balbia. Ulteriori compiti e particolari circa la delimitazione dei settori fra l'Aviazione tedesca e quella italiana vengono regolati a parte. Ulteriore impiego delle unità aeree per appoggio dirett-o alle operazioni terrestri verrà di volta in volta richiesto dal comando dell'armata corazzata. Particolari disposizioni per la richiesta di appoggio dell'Arma aerea e per il servizio di riconoscimento,v. allegato n. 6 [omesso]. 12° · Trasmissione delle novità. I comandi direttament,e dipendenti ogni due ore senza esserne richiesti, devono trasmettere notizie sulla situazione. Devono essere comunicati la linea raggiunta ed i posti delle divisioni. Bisogna anche comunicare se nel tempo cui ci si riferisce non è avvenuto nessun sostanziale cambiamento nella situazione. I comandi di C.A. ecc. devono trasmettere, come sinora, le novità del mattino e

della sera. Presso i comandi vi deve essere un ufficiale dello S.M. col particolare compito della puntuale trasmissione delle novità. Gli ordini dell'armata corazzata «Afrika» si riferiranno o alla carta 1:250.000. o a quella 1:100.000; in seguito anche a quella 1:50.000 di Tobruk. Nel trasmettere le novità i comandi dipendenti si devono pertanto anche riferir·e a queste carte. Dalle ore 9 del giorno X entra in vigore la linea d'urto di cui all'allegato n. 7 [omesso]. 13° · Mantenimento del segreto. Il mantenimento del segreto sulla nostra intenzione offensiva è di decisiva importanza per la riuscita delle operazioni. Ogni imprevidenza compromette il successo e può costare la vita a molti soldati. Non deve pertanto di nuovo accadere che, come nello scorso autunno, il nemico venga a conoscenza del piano di attacco nonché della sua data. Io esorto pertanto i sigg. generali comandanti, il comandante Nicolini, il comandante dei collegamenti di armata affinché nell'ambito dei loro comandi provvedano con mezzi draconiani al mantenimento del segreto ed alla certezza della sorpresa. A questi mezzi appartengono: a} rigoroso controllo del traffico radio e telefonico; b) limitare le comunicazioni ai comandanti dipendenti a quello che essi devono assolutamente conoscere per assolvere il compito loro assegnato, perciò devono essere di volta in volta mandati singoli ordini a mezzo staffetta ed essi non devono contenere notizie sulla situazione generale

Tutti gli ordini e le disposizioni particolari devono essere espressamente designati come ordini dati per la difensiva. Il mantenimento del segreto dev'essere costante pensiero di tutti i comandanti ed ufficiali di S.M.. Il cerchio delle persone che deve essere iniziato ai segreti della situazione generale deve essere il più possibile limitato. Gli ufficiali in oggetto mi devono essere segnalati per il 24-5 nominativamente. Il comandante dell'aviazione «Afrika» è pregato di voler applicare analoghe disposizioni nel suo ambito. 14° · Particolari disposizioni per l'impiego dei reparti del genio, v. ali. 8 [omesso].


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ALLEGATI

15° - Particolari disposizioni pel rifornimento delle truppe tedesche v. allegaio 9 [omesso]. 16° - Particolari disposizioni pei collegamenti v. ali. 10 [omesso]. 17° - Comando tattico dell'armata dalle ore 14 del giorno X: El Cherima. Durante l'attacco delle unità motorizzate mi sposterò con una ristretta cerchia degli uffici operativi probabilmente lungo la direttrice del C.T.A.

Il Comandante in capo Rommel Colonnello generale


Allegato n. 15 ORDINE DI BATTAGLIA DELLE FORZE DELL'ASSE alla data del 24 maggio 1942

COMANDO SUPERIORE FF.AA.A.S. comandante superiore: gen. Ettore Bastico capo di Stato Maggiore: gen. Curio Barbasetti di Prun sottocapo di Stato Maggiore: gen. Emilio Giglioli COMANDO SUPERIORE CARABINIERI REALI comandante: gen. Raffaele Castriota COMANDO SUPERIORE ARTIGLIERIA comandante: gen. Ettore Manca di Mores reparti dipendenti: 8° raggruppamento artiglieria d'armata (decentrato) 37° raggruppamento batterie e.a. da 20 mm 50° gruppo da posizione e.a. 51° gruppo da posizione e.a. COMANDO SU PERIORE GENIO comandante: gen. Luigi Grosso reparti dipendenti: 2° raggruppamento speciale genio 7° ragruppamento speciale genio XXXI battaglione guastatori (assegnato al X corpo) raggruppamento lavoratori 232° autoreparto misto compagnia genio servizio ferroviario quattro compagnie lavoratori civili militarizzati compagnie lavoratori L INTENDENZA AFRICA SETTENTRIONALE Intendente: col. Vittorio Palma Stato Maggiore Quartier Generale Delegazione intendenza Tripolitania Delegazione intendenza Cirenaica Direzione di Sanità con: 20° magazzino sanità e veterinaria una frazione di magazzino sanità sei ospedali di riserva due convalescenziari diciotto ospedali da campo sette ospedali da campo senza materiali otto ospedali da campo in approntamento


ALLEGATI

undici nuclei chirurgici sette ambulanze radiologiche quattro ambulanze odontoiatriche due sezioni bonifica gasati due sezioni disinfezione Direzione di Commissariato con: 20° magazzino speciale V.A. 20° magazzino speciale F.P.L. con cinque frazioni miste V.A.F.P.L. 21 ° magazzino speciale V.A. con quattro frazioni miste V.A.F.P.L. 20° magazzino V.E. con due frazioni 21° magazzino V.E. quattro magazzini viveri autonomi dieci magazzini viveri presidiari tre posti distribuzione viveri tre posti distribuzione viveri un panificio militare principale ere sezioni panettieri con forni Weiss due sezioni panettieri con forni carreggiabili sette squadre panettieri un magazzino principale casermaggio due magazzini succursali casermaggio una compagma sussistenza Direzione d'Artiglieria con: 20° magazzino artiglieria con tre frazioni tredici depositi munizioni Direzione del Genio con: 20° magazzino materiali del genio tre officine del genio una compagnia genio artieri Direzione di Amministrazione con: sei casse militari Direziorie del Servizio chimico con: 20° magazzino chimico con una frazione spaciale un deposito liquidi speciali Direzione Ippica e Veterinaria con: una infermeria quadrupedi una sezione rifornimento quadrupeti e carreggio Direzione trasporti con: 1° autoraggruppamenco su quattro autogruppi pesanti tre commissariati di movimento XII battaglione movimento stradale due uffici imbarchi e sbarchi una sezione imbarchi e sbarchi due compagnie portuali Direzione servizio Automobilistico con: 20° parco automobilistico speciale 21 ° parco automobilistico speciale con una frazione

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

2° parco automobilistico d'armata 5° parco automobilistico d'armata con una frazione Direzione servizio postale con: due uffici di concentramento postale quattro uffici di Posta Militare Direzione delle tappe con: quattordici comandi tappa due campi concentramento prigionieri di guerra tre campi sosta prigionieri di guerra una compagnia P.A.I. portuale 225° battaglione T .M. 226° battaglione T.M.

UNITA DIPENDENTI DAL COMANDO SUPERIORE: DIVISIONE FANTERIA LITTORIO (133•) (gen. Gervasio Bitossi) su: Stato Maggiore Quartier Generale 12° reggimento bersaglieri su tre battaglioni 133° reggimento carristi su due battaglioni carri M 133° reggimento artiglieria su un gruppo da 75/27 xx~~ battaglione misto genio serv1z1 DIVISIONE FANTERIA «BOLOGNA» (25 3 ) (gen. Alessandro Gloria) su: Stato Maggiore Quartier Generale 39° reggimento fanteria su due battaglioni 40° reggimento fanteria su due battaglioni 205° reggimento artiglieria su un gruppo da 100/17 e tre gruppi da 75/28 XXV battaglione misto genio serv1z1 UNITA VARIE: raggruppamento Giovani Fascisti su due battaglioni GG.FF. e IV battaglione granatieri controcarri raggruppamento celere A.S. IX battaglione fanteria 291 ° gruppo g.a.f. da 77 /28 332° gruppo g.a.f. da 100/17 12° autoraggruppamento battaglione S. Marco COMANDO DIFESA TR1POLITANIA (gen. Armando) su: Piazza di Tripoli su: un gruppo CC.RR. 330° battaglione mitraglieri g.a.f. 340° battaglione mitraglieri g.a.f.


ALLEGATI

350° battaglione micraglie.r i g.a.f. 291 ° gruppo g.a.f. da 77/28 335° gruppo g.a.f. da 149/12 345° gruppo g.a.f. da 120/25 353° gruppo g.a.f. da 120/25 XXXIV battaglione genio I e V battaglione CC.NN. V battaglione libico battaglione genio libico due compagnie libiche da posizione due compagnie libiche da posizione 30° raggruppamento artiglieria costiero e e.a. 31 ° raggruppamento artiglieria e.a. 34° raggruppamento artiglieria costiero Settore Garian su: I battaglione libico cinque compagnie libiche da posizione 290° raggruppamento artiglieria g.a.f. uno squadrone savari una compagnia presidiaria un nucleo genio Settore Zuara su: XXVII settore g.a.f. III battaglione libico II gruppo squadroni savari quattro compagnie libiche da posizione 280° raggruppamento artiglieria g.a.f. una compagnia presidiaria un nucleo genio Settore Homs su: I gruppo squadroni spahis XXV battaglioni mitraglieri IV battaglione libico VI battaglione CC.NN. una compagnia libica da posizione 34° raggruppamento artiglieria costiero 52° gruppo da posizione da 20 due compagnie presidiarie

COMANDO SAHARA LIBICO (gen. Alberto Mannerini) su: Settore Hon su: LV battaglione fanteria autonomo due compagnie sahariane tre compagnie libiche da posizione una compagnia cannoni d:a 47/32 due batterie da 77 /28 quattro battede sahariane una compagnia mista genio

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTEN"TRIONALE

Settore Ghat su: una compagnia meharisti del Fezzan una compagnia libica da posizione Settore Sebha su: quattro compagnie sahariane tre compagnie meharisti dello Sciati tre comapagnie libiche da posizione due batterie da 77/28 una batteria sahariana

s• SQUADRA AEREA (gen. Vittorio Marchesi) SETTORE EST (gen. D'Aurelio) su: 1° stormo su: 6° gruppo caccia (Mc. 202) 17° gruppo caccia (Mc. 202) 2° stormo su: 3° gruppo caccia (CR 42) 8° gruppo caccia (Mc 200) 13° gruppo caccia(Mc. 200) 150° gruppo caccia (Mc. 200) 4° stormo su: 9° gruppo caccia (Mc. 202) 10° gruppo caccia (Mc. 202) 35° stormo su: 86° gruppo bombardamento (Cant. Z.1007) 95° gruppo bombardamento (Cant. Z. 1007) 50° stormo su: 156° gruppo d'assalto (CR 42) 159° gruppo d'assalto (CR 42) 131 ° gruppo siluranti 131° gruppo siluranti 174" e 176• squadriglia R.S.T. 69° gruppo O.A. (Ca. 311) 196• squadriglia R.M. (Cant. Z. 501) SETTORE OVEST (gen. Bonomi) su: 12° gruppo caccia (G.50) 160° gruppo caccia (CR. 42) 175• squadriglia R.S.T. 1° gruppo A.P.C. 614• squadriglia soccorso 145° gruppo T su: 26• squadriglia sahariana (Ghibli) 99a squadriglia sahariana (Ghibli) 103a squadriglia sahariana (Ghibli)

AVIAZIONE SAHARIANA


ALLEGATI

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COMANDO SUPERIORE MARINA (amm. Giuseppe Lombardi) COMANDO MARINA TRIPOLI con: 40• flottiglia dragaggio gruppo navi uso locale gruppo navi ausiliarie cabotaggio libico R. Capitaneria di porto 10• legione Milmarc libica 12° gruppo antisommergibile COMANDO MAR1NA BENGASI con: 41 • flottiglia dragaggio R. Capitaneria di porto 3° gruppo torpediniere su: Torpediniera Prestinari Torpediniera Cantore Torpediniera Cascino Torpediniera Montanari 13' squadriglia torpediniere su: torpediniera Circe torpediniera Clio torpediniera Calliope torpediniera Perseo R. cannoniera Scilla nave cisterna Tanaro rimorchiatore Ciclope nave soccorso aerei Laurana Unità tedesche: 6" squadriglia Mas dragamine

ARMATA CORAZZATA «.AFRICA» (PANZERARMEE AFR!KA) (gen. Erwim Rommel) COMANDO X CORPO D' ARMATA (gen. Benvenuto Gioda) su: Comando Comando artiglieria Comando genio Quartier Generale DIVISIONE FANTERIA PAVIA (27•) (gen. Giacomo Lombardi) su: Stato Maggior e Quartier Generale 19° reggimento fanteria su tre battaglioni 20° reggimento fanteria su tre battaglioni


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

1° reggimento artiglieria celere (1) XXVII battaglione misto genio genio

DIVISIONE FANTERIA PAVIA (17 3 ) (gen. Arturo Torriani): Stato Maggiore Quartier Generale 27° reggimento fanteria su ere battaglioni 28° reggimento fanteria su tre battaglioni 26° reggimento artiglieria (2) XVII battaglione misto genio serv1z1 TRUPPE DI CORPO o·ARMATA 9° reggimento bersaglieri su due battaglioni 16° raggruppamento artiglieria di C.A. X battaglione genio arcieri X battaglione genio collegamenti serv1z1

e)

XXI CORPO D'ARMATA (gen. Enea Navarini) su: Comando Comando artiglieria Comando artiglieria Comando genio Quartier Generale DIVISIONE FANTERIA TRENTO (102 3 ) (gen. Carlo Gotti): Stato Maggiore Quartier Generale 61 ° reggimento fanteria su ere battaglioni 62° reggimento fanteria su ere battaglioni 46° reggimento artiglieria (3) LI battaglione misto genio serv1z1 DIVISIONE fNTERIA SABRA7HA (60•) (gen. Mario So]darelli): Stato Maggiore Quartier Generale 85° reggimento fanteria su due battaglioni 86° reggimento fanteria su due battaglioni 3° reggimento artiglieria celere (4) serv1z1 15• BRIGATA SCHUEnEN(col. Erwin Menny): 200° reggimento fucilieri su due battaglioni 361 ° reggimento fucilieri su due battaglioni

528° gruppo artiglieria (una sola batteria) 535° gruppo artiglieria unità minori


ALLEGATI

TRUPPE DI CORPO D'ARMATA 7° reggimento bersaglieri su due battaglioni XXVII battaglione genio artieri LXV battaglione genio collegamenti XXXIII battaglione guastatori 14a compagnia artieri d'arresto serv1z1

XX CORPO D'ARMATA (gen. Ettore Baldassarre) su: Comando Comando artiglieria Comando genio Quartier Generale

DIVISIONE MOTORIZZATA TRIESTE (103a) (gen. Arnaldo Azzi): Stato Maggiore Quartier Generale 65° reggimento fanteria su due battaglioni 66° reggimento fanteria su due battaglioni 21 ° reggimento artiglieria ( 5) VIII battaglione bersaglieri autoblindo XI battaglione carri CXXXI gruppo artiglieria dal 149/28 CXLVII/8° artiglieria d'armata da 149/ LII battaglione misto genio serv1z1 DIVJSIONE CORAZZATA ARIETE (132a) (gen. Giuseppe De Stefanis): Stato Maggiore Quartier Generale 8° reggimento carristi su tre battaglioni 132° reggimento artiglieria (6) 132° reggimento carristi su tre battaglioni carri M III gruppo carri L. 6 Lancieri di Novara III gruppo autoblindo Nizza Cavalleria II/24° reggimento artiglieria di C.A. da 105/28 DLI gruppo semoventi da 75/18 DLII gruppo semoventi da 75/18 V /1 ° artiglieria e.a. e e.e. da 88/56 XXXII battaglione misto genio serv1z1 TRUPPE DI CORPO D'ARMATA CXLI/8° reggimento artiglieria d'armata da 149/28 XXXIV battaglione speciale genio serv1z1

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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

DEUTSCHES AFRIKAKORPS (gen. Walther Nehring) su:

Comando Quartier Generale 15' PANZERD/VlSJON (gen. Gustav von Vaerst): Stato Maggiore Quartier Generale 115° reggimento fucilieri su due battaglioni 8° reggimento carri su due battaglioni 33° gruppo esplorante 33° gruppo Panzerjaeger 33° reggimento artiglieria 33° battaglioni pionieri 72° battaglione collegamenti serv1z1 21 ° Panzerdivision (gen. Georg von Bismarck): Stato Maggiore Quartier Generale 104° reggimento fucilieri su due battaglioni 5° reggimento carri su due battaglioni 39° gruppo Panzerjaeger 155° reggimento artiglieria 200° battaglione collegamenti serv1z1 TRUPPE DI CORPO D'AR...""1:\.TA

Comando 135° reggimento artiglieria e.a. 617° gruppo artiglieria pes. camp. 1/18° artiglieria e.a. 1/43° artiglieria e.a. due batterie del II/115° artiglieria con mortai da 210 reparti minori e servizi 90' DIVISIONE LEGGERA (gen. Ulrich K.leeman) su: Stato Maggiore Quartier Generale 288° reparto speciale 3° gruppo esplorante 580' gruppo esplorante 606° gruppo Panzerjaeger reparti minori serv1z1 TRUPPE E SERVIZI D'ARMATA: COMANDO AR"l1GLIERIA 104 su:

Comando 221 ° reggimento artiglieria (7) 408° gruppo cannoni da 100 (una batteria) 149° gruppo cannoni da 170 (una batteria)


ALLEGATI

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5zg 0 gruppo cannoni da 150 (due batterie) 533° gruppo obici da 150 523 gruppo cannoni da 150 (due batterie) II/115° mortai da 210 (una batteria) una batteia da 170 ed una da 76,2 COMANDO ARTIGLIERIA ITALIANA (gen. Nicolini) Comando go raggruppamento artiglieria d'armata XXXIII/go artiglieria da 149/40 LII/8° artiglieria da 152/37 10° reggimento collegame.nti d'armata 556° Comando delle retrovie con unità varie 585° autoraggruppamenco con cinque autocolonne tedesche e due autoreparti pesanti italiani reparti vari

(1) su due gruppi da 100/17, due da 75/27 ed uno da 88/55. (2) su due gruppi da 105/28. (3) su due gruppi da 100/17 e due da 75/27. su un gruppo da 100/17 e da due da 75/27. su due gruppi da 100/17, due da 75/27 ed uno da 75/50. su due gruppi da 75/27, uno da 105/28 ed uno da 90/53. (7) In realtà, lo schieramento delle artiglierie tedesche fu caratterizzato da formazioni pluricalibri. Così agirono i gruppi II/IIS 0 , 408°, 528° e 533° con batterie proprie e degli altri.

( 4)

( 5) ( 6)


I Allegato n. 16

COMANDO SUPREMO At Comando Superiore Forze Armate A.S.

N. 31090/0p. (.) per Eccellenza Bastico (.)

6 giugno 1942

Duce concorda sulle linee generali da voi comunicate che corrispondono in massima al quadro prospettato da questo Comando Supremo il 2 corrente con suo 31045 (.) Perciò (:) attuare ogni mezzo per fiaccare forze corazzate nemiche (,) logorando al minimo le nostre e conservando nostra massa quanto più possibile raccolta (.) 2° Proporsi come obiettivo la caduta del fronte Ain el Gazala (.) 3° - L'eliminazione di Bir Hacheim può anche fornire occasione dare severo colpo at aliquota forze mobili avversarie (;) questa azione non deve però trascinarsi nel tempo altrimenti oscurerebbe nostra azione principale et ci porterebbe a quei limiti di tempo di logoramento ai quali il nemico habet tutto l'interesse a condurci (.) 4° - Si è preso atto della particolare situazione che nostri X C.A. et XXI C.A. bravamente fronteggiano (;) vostro dispositivo generale et particolari provvidenze che codesto Comando habet preso devono impedire qualunque sorpresa (.) 5° - Il Comando Supremo (,) mentre si compiace di constatare l'identità di valutazione et di intendimenti (,) segue con assoluta fiducia nei comandi et nelle truppe(,) le fasi della battaglia(.) CAVALLERO

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Allegato n. 17 COMANDO SUPREMO IL CAPO DI S. M. GENERALE 9 giugno 1942 · XX APPUNTO PER IL DUCE

Consentitemi, DUCE, di riassumerVi lo svilupppo degli ultimi avvenimenti in Cirenaica e la situazione che ne deriva quale Voi stesso l'avete esaminata giorno per giorno e quale risulta anche dalle ultime comunicazioni che Comando Supremo ha provocato da Superasi. L'operazione offensiva in Cirenaica è stata concepita come rapida azione di massa tendente ad avvolgere e battere le forze avversarie schierate ad occidente di Tobruk, per rivolgersi quindi su tale piazza che, dopo annientate le forze mobili britanniche, Rommel pensava di poter conquistare con attacco speditivo. Il Comando Supremo aveva posto alla operazione dei limiti: - di spazio, limitando al raggiungimento della frontiera iibico-egiziana, per ragioni logistiche e strategiche, lo sfruttamento del successo in caso di favorevole esito delle operazioni; in caso di mancata, occupazione di Tobruk era indicato che lo schieramento da assumere non dovesse oltrepassare la linea di Ain el Gazala, per evitare il ripetersi dello sfavorevole schieramento con due fronti che si aveva nell'autunno 1941; - di tempo, prescrivendo di non protrarre le operazioni oltre il 20 giugno e ciò non tanto per gli impegni inerenti al!a esigenza C 3, quanto per la difficoltà lo~istica di alimentare operazioni di maggior durata. È da rilevare al riguardo che il gen. Rommel prevedeva, nel suo progetto, di realizzare la conquista di Tobruk in sei giorni dall'inizio dell'offensiva ed aveva richiesto due settimane di tempo per il complesso delle operazioni: gli è stato accordato pressoché il doppio (circa quattro settimane). La manovra è stata svolta inizialmente secondo il piano: trovat0 fortemente presidiato Bir Hacheim, Rommel si è limitato ad osservarlo per non fare il gioco dell'avversario: ma le masse corazzate avversarie sono sfuggite all'avvolgimento, che non ha potuto raggiungere la via Balbia. Mentre così all'avversario rimaneva la libera disponibilità di raie strada, Rommel vedeva minacciate le proprie comunicazioni e, esaurite le scorte al seguit0, doveva assumere lo schieramento raccolto che tuttora conserva. Bir Hacheim, alle spalle del nuovo schieramento, doveva essere eliminata: un attacco rapido non riusciva e Rommel ha dovuto ricorrere a!l'assedio destinandovi una forza corrispondente a circa 2 divisioni.

Possibilità operative in tale situazione: quelle indicate nelle direttive del Comando Supremo in data 2 giugno (e sulle quali hanno concordato Bastico e Rommel) e così precisate nel telegramma del 6 giugno: a) proporsi come obiettivo la caduta del fronte di Ain el Gazala; b) l'eliminazione di Bir Hacheim può anche fornire occasione dare severo colpo at aliquota forze mobili avversarie; questa azione non deve però trascinarsi nel tempo altrimenti paralizzerebbe nostra azione principale e ci porterebbe a quei limiti di tempo e di logoramento ai quali il nemico ha tutto l'interesse di condurci».


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

Allo stato presente delle cose, mentre Bir Hacheim continua ad essere il presupposco fondamentale per ogni mar-10vra, non vi sono elementi per ritenere che tale località possa rapidamente cadere (e questa resistenza dà ancihe una idea di quella che incontrerebbe un attacco speditivo di Tobruk). Siamo quindi nettamente di fronte al pericolo, più volte segnalato, che l'azione degeneri in logoramento. Già oggi le perdite sublte nei mezzi di lotta più importanti possono essere valutate, in base alle segnalazioni di Bastico e Rommel, a circa il 50%; le munizioni sono scarse, i complementi uomini esauriti. Il fattore della resistenza fisica è comune a noi ed al nemico, ma indubbiamente il nemico è favorito anche sotto questo aspetto dall'effetto morale dell'affluire dei rinforzi, i quali possono consentire anche sostituzioni di unità sulla linea. È evidente che in tali condizioni una azione di logoramento non può essere affrontata poiché le affluenze normali dalla Madre Patria possono ripianare i consumi normali, ma non quelli straordinari della battaglia. Ho il dovere, DUCE, di rappresentarVi questa situazione, nel momento in cui la confermata affluenza di rinforzi da parte avversaria rende necessario di considerare l'ipotesi di un prolungamento sensibile della lotta forse anche per iniziativa più avversaria che nostra. È stato bensl disposto l'avvicinamento della Litcorio: debbo però rappresen~arVi DUCE che questa unità è di scarsa efficienza: due soli battaglioni carri e scarsamente addestrati (perché l'unico addestrato è stato all'inizio dell'operazione passato all'Ariete); un solo gruppo di artiglieria in luogo dei sei organici; senza unità genio e servizi; il solo reggimento bersaglieri è al completo. Tutto considerato mi sembra, DUCE, che le nostre prospettive tattiche si limitino, non per volontà nostra, ma per la evidenza dei fatti, al raggiungimento del duplice obiettivo: 1°) eliminazione di Bir Hacheim; 2°) conquista linea di Ain el Gazala. Dopo ciò mi sembra necessario pensare a ricostituire ìl più presto possibile uno schieramento raccolto, fronte ad est, dotato di una alta capacità controffensiva. Bisogna alcresl, a mio avviso, che sul nuovo fronte si giunga in una situazione logistica che ci consenta di proseguire in tali condizioni la lotta anche per più settimane. Gli sbocchi di un tale procedimento possono riuscire anche molto promettenti, come molto proficui sono già stati i risultati tattici conseguiti sin qui. Quanto alla divisione Littorio a me sembra che essa dovrebbe costituire, almeno in primo tempo, riserva del nuovo schieramento. Si tenga presence, fra l'altro, che non vi è alcuna riserva dietro i Corpi XXI e X, che hanno un fronte di ben 55 chilometri. Vi è pertanto nel tempo un limite al proseguimento delle operazioni attuali; limite che a mio avviso sarà presto aggiunto. Specie se si pensa che un ulteriore logorio dei nostri mezzi corazzati ci porterebbe presto in inferiorità di fronte al nemico. Ignoro che cosa esattamente vorrà chiedere il Maresciallo Kesselring. Ma per quanto concerne il Comando Supremo, che ha nella vostra persona, DUCE, la somma responsabilità di quella situazione, è mio subordinato avviso che, tenute presenti le esposte promesse e soprattutto il già avvenuto logoramento e l'avanzato consumo delle scorte mentre l'avversario fa avvicinare rinforzi, il limite di tempo che ci è imposto di non superare per il proseguimento della azione nella forma attuale sarà presto raggiunto. Non ho tenuto conto, nel corso di queste considerazioni, di altri elementi che


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ALLEGATI

pure dobbiamo avere presenti e cioè che la battaglia in corso, assorbendo molte forze aeree italiane e tedesche, ha ripercurssioni per noi negative nei riguardi della neutralizzazione di Malta, della navigazione in Mediterraneo e delle azioni aeree nemiche sull'Italia meridionale. C AVALLERO


Allegato n. 18

COMANDO SUPREMO At Comando Superiore Forze Armate A.S. Prot. n. 31139/0P (.) Per Eccellenza Bastico (.)

10 giugno 1942

Colloqui maresciallo Kesselring con Duce e con me hanno messo in evidenza comunanza di vedute circa apprezzamento situazione et linea di condotta da seguirsi per prossime azioni in merito agli obiettivi di Bir Hacheim (-) Ain el Gazala et annientamento forze corazzate nemiche con le quali urto si produrrà necessariamente (.) Kesselring ha valutato più ottimisticamente di voi consistenza delle unità Asse impegnate (,) pur convenendo che suoi dati erano meno aggiornati (.) Kesselring non ha insistito sulla immediata inclusione di Tobruch nel programma operativo(;) considerando questo obiettivo come eventuale(.). In definitiva Duce conferma direttive 31090 data 6 giugno et cioè (:) conquistare in primo tempo Bir Hacheim che ormai assomma le due figure di obiettivo politico et militare (;) operare successivamente per conquista delle posizioni di Ain el Gazala (.) La situazione dovrà essere riesaminata in relazione conseguimento questi due obiettivi per eventuali ulteriori sviluppi(.) Richiamo vostra attenzione sul problema logoramento et sul problema rifornimenti poiché nuovo schieramento dopo operazioni non deve trovarci esauriti (.) Kesselring ha accennato at un prolungamento operazioni di quattro cinque giorni dopo data 20 (;) Duce non ha nulla in contrario subordinatamente alle condizioni sopra indicate(.) CAVALLERO

224510


Allegato n. 19 COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE AFRICA SETTENTRIONALE UFFICIO PROPAGANDA TT. 00. Il Capo Ufficio P.M. 11/C- 7 giugno 1942 - XX DUCE !

Mentre è in pieno svolgimento la grande battaglia appare assolutamente prematuro trarre qualsiasi conclusione che potrebbe essere da un momento all'altro smentita dal corso stesso degli eventi. Quello che è certo è che il Generale Rommel si era fatte delle illusioni sulla possibilità di rapidamente stroncare la resistenza avversaria. A questo proposito il Colonnello Heggenreiner se la cava col dire che non tutte le ciambelle riescono ~ol buco. Sta di fatto però che il Comando Superiore Italiano a quanto mi hanno detto Basti.co e Barbasetti - non ha mancato di far presente prim.1 dell'azione ed in tempo utile al Comando dell'Armata Corazzata d'Africa che l'impresa non sarebbe stata così facile come il Generale Rommel riteneva. Io ho comunque in questi giorni percorso tutto lo schieramento delle nostre! Divisioni e debbo in coscienza dichiarare che lo spirito è elevato e che quanto er.1 possibile fare è stato fatto. La verità è, ed io non avevo mancato di dirlo anche a Roma, che il nemico h.1 oposto una resistenza tenacissima ed ha ormai imparato a fare la guerra contro di noi sul nostro fronte ove le possibilità di manovra sono limitate dallo stesso schieramento delle forze e dalla disposizione del fronte. È evidente infatti che con un avversario che ha il mare sulla sinistra e il deserto sulla destra la manovra è solo possibile sulla sua destrn ove egli si è da tempo organizzato per fronteggiare il nostro attacco. Se obiettivi territoriali di grande importanza non sono ancora conseguiti né i: possibile prevedere che possano esserlo nel successivo svolgimento di questa battaglia, è però evidente che un grande obiettivo sta per essere raggiunto e cioè la distruzione delle masse corazzate avversarie e l'indebolimento della sistemazione difensiva del ne.. m1co. Se nulla vi è da dire contro il mordente delle nostre truppe, è però necessario insistere sulla urgenza di un avvicendamento. La battaglia in corso ha già creato dei vuoti ed altri ne creerà nei prossimi giorni per cui è da prevedere che i prossimi mesi saranno impiegati nella ricostituzione di tutte le nostre Unità impegnate nella battaglia, il che fa facilmente pensare al fatto che le truppe che saranno avviate in linea serviranno nei primi tempi come complementi per i reparti più duramente provati. Ciò è facilmente intuito dalle nostre eruppe che vedono così ogni giorno più aumentare le difficoltà e allontanarsi la data del loro avvicendamento. Per la responsabilità che io ho in questo particolare campo debbo dunque insistere presso di Voi perché sia affrontato e risolto una volta per sempre un problema che diventa sempre più arduo col passare del tempo. Si è detto una volta alle nostre truppe che dopo 24 mesi avrebbero avuto l'avvi· cendamento. Si è detto poi che lo avrebbero avuto dopo 36 mesi. Questo limite è stato


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LE OPER..\ZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

ridotto a 34 ma già sono evidenti le ragioni per cui non porrà essere applicata integralmente questa disposizione. Una di queste ragioni è costituita dal fatto che le Divisioni sono preoccupate di perdere soprattutto i sottufficiali per cui si ravvisa la necessità di mandare in Libia un congruo numero di sottufficiali per sostituire per tempo quelli che avranno raggiunti i titoli per il rimpiatrio. Ma tutto ciò non risolverà ancora il problema. Io avevo incluso nella relazione mensile di aprile come in quella di maggio inviata oggi allo S.M.R.E. le opinioni espresse dai Comandanti delle G.U. su problema dell'avvicendamento. Esse sono state tolte od attenuate dal Comando Superiore il quale si è riservato di spiegare ai comandanti stessi le difficoltà che si frappongono alla integrale attuazione del problema. Ciò non risolve però la questione per cui io farò noto all'Eccellenza Cavallero il contenuto dei rilievi mossi dai Comandanti di G.U. perché egli possa tenerne conto anche se il Comando Superiore non ritiene i comandanti stessi sufficientemente orien·· tati sul problema. Può essere che i Comandanti di G.U. non siano sufficientemente orientati, ma è altrettanto vero che i loro rilievi rispecchiano lo stato d'animo delle truppe che hanno ai loro ordini. Vale la pena che a questo proposito Vi comunichi il pensiero del Comandante di un Battaglione della Divisione «Trento» il quale così si esprime: «Per l'avvicendamento è stata stabilita una permanenza minima in A.S. di mesi 36 dei quali almeno due in linea. Il provvedimento non è stato vantaggioso per il morale di molti elementi del battaglione i quali contano già 14 mesi di ininterrotta permanenza in linea, quasi sempre a contatto del nemico, e vedono allontanarsi elementi, per avvicendamenti, che su 36 hanno trascorso 34 mesi nelle retrovie o in località ove la vita non comporta i duri sacrifici della linea. Il periodo di 36 mesi di permanenza in A.S., per poter auspicare all'avvicendamento, sembra eccessivo, particolarmente per coloro che fanno parte dei reparti veramente operanti. Lasciando invariato in periodo di permanenza in A.S. per ottenere l'avvicendamento (mesi 36) sarebbe equo ed opportuno che il periodo trascorso in prima linea venisse considerato doppio (esempio 12 mesi di linea agli effetti dell'avvicendamento, considerarli 24 mesi)». Da parte sua il Comandante della Divisione «Trento» afferma che l'idea di passare 34 mesi in Libia «è considerata dai soldati un vero e proprio esilio o una punizione non evidentemente meritata». Né diversamente si esprimono nella generalità tutti gli altri Comandanti di G.U. Io ho il dovere di prospettarVi, DUCE, questa situazione che si renderà ancor più grave dopo la presente battaglia per i sacrifici che essa richiede e per la durezza del suo svolgimento. Devotamente. F.TO MELCHI0RR1


Allegato n. 20

COMANDO SUPREMO IL DUCE

Lì, 21 giugno 1942 - XX

FOHRER!

La battaglia aero-navale nel Mediterraneo si è conclusa con un grave scacco e grosse perdite per il nemico; lo stesso può dirsi delle operazioni nella Marmarica, che stan no per raggiungere il loro coronamento. È mio avviso e certamente anche vostro, Fiihrer, che bisogna consolidare e al più presto possibile ampliare i risultati coì raggiunti. Al centro del nostro quadro strategico sta il problema di Malta, a riguardo delquale abbiamo preso a suo tempo le note decisioni. Desidero dirvi subito che la preparazione per l'azione su Malta è molto progredita; le operazioni in Marmarica hanno reso necessario di differire quest'azione all'agosto, ciò è stato vantaggioso soprattutto perché in agosto avremo al completo i mezzi che per questo scopo sono stati predisposti e costituiti, specie le motozattere e gli altri natanti. Quest'azione su Malta si impone più che mai. Gli effetti veramente cospicui delle azioni aeree a massa svolte dall'aviazione dell'Asse e principalmente dalla II Luftflotte nell'aprile hanno prolungato la loro efficacia durante il maggio; ma ormai, in giugno, Malta rifornita costantemente di apparecchi, ha ricuperato la sua capacità offensiva aerea, cosicché oggi la nostra navigazione per la Libia è nuovamente resa molto difficile. Ora, per mantenere i risultati conseguiti in Marmarica e provvedere alle future esigenze occorre poter eseguire con sufficiente sicurezza i necessari trasporti. A fondamento di queste esigenze sta il problema della nafta. La recente battaglia mediterranea ha impedito a due grossi convogli inglesi di raggiungere Malta. Ma l'uscita delle nostre forze navali ha imposto un consumo di circa 15.000 tonnellate e ci ha privaci delle ultime disponibilità. Ora le nostre navi da guerra hanno i depositi di nafta vuoti e non è più possibile rifornirle; una seconda uscita delle nostre forze navali non è ora possibile e perciò ad un nuovo tentativo di rifornire Malta noi non potremo opporre che una limitata azione di sommergibili in aggiunta all'azione, non sempre possibile specie per le condizioni atmosferiche, degli aerosiluranti. Non mi indugio, Fiihrer, ad esporvi in dettaglio la situazione della nafta ed i relativi fabbisogni; queste cifre sono note ai vostri esperti che qui con noi seguono il problema con interesse pari al nostro. Mi limiterò a confermarvi che per l'operazione su Malta è previsto un consumo di 40.000 tonnellate di nafta e che questa dovrebbe giungere almeno una settimana prima della fine di luglio, perché durante le due ultime settimane prima dell'azione i trasporti saranno impegnaci per le truppe, che debbono affluire all'ultimo momento. Una riserva di 30.000 tonnellate è anche richiesta dalla nostra Marina per fronteggiare i bisogni navali, soprattutto le prevedibili necessità di far uscire le forze navali


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LE OPEMZIONl IN Af'RICA SE'l"rENTlUONALE-

di fronte a tentativi avversari come quello che proprio oggi è in corso ed al quale ho sopra accennato. Desidero però aggiungere, Fiihrer, che questa operazione su Malta sarà il mezzo migliore per risolvere il problema della nafta per quanto concerne il Mediterraneo, giacché, fuori Malta, tutti i consumi diminuiranno automaticamente in una misura che non è oggi possibile precisare, ma che sarà cerco notevole. Io penso che, effettuata l'operazione, questo problema della nafta dovrà essere riesaminato dai nostri esperti per venire a definitive conclusioni. Mi è anche doveroso aggiungere che l'agosto è l'epoca ultima dell'anno che permette di eseguire l'operazione su Malta; dopo di che sarebbe giocoforza attendere l'estate del 1943 con le conseguenze che Voi, Fiihrer, perfettamente conoscete. L'occupazione di Malta, oltre a risolvere il problema dei traffici nel Mediterraneo (Libia-Egitto) ci restituirebbe la piena disponibilità delle nostre forze aeree, che sono oggi vincolate al settore Mediterraneo e così rimarranno fino a che Malta resterà in possesso del nemico. Lo svincolo delle forze aeree, sommato con gli altri vantaggi della presa di Malta, significherebbe per noi il riacquisto della libertà di manovra, fattore di primordiale importanza per la vittoria. Anche il problema del carburante per le forze aeree italiane deve essere affrontato, in rapporto all'operazione di Malta, ed al riguardo sono già in corso pratiche fra i nostri Stati Maggiori. Ma anche in questo campo la conquista di Malta arrecherà un alleggerimento del quale, a operazioni compiute, non sarà difficile determinare la portata, in relazione ai programmi operativi che allora si formuleranno. Sono fiducioso, Fiihrer, che, nonostante le gravi difficoltà delle quali mi rendo pienamente conto, il vostro personale intervento condurrà a felice soluzione questo problema che ha importanza assolutamente vitale per la nostra situazione in Mediterraneo e per i suoi futuri sconvolgimenti. MUSSOLINI


Allegato n. 21

LETTERA DI HITLER A MUSSOLINI Berlino, 23 giugno 1942 DUCE!

Vi ringrazio per la vostra lettera. Le questioni specifiche sono attualmente allo studio presso gli uffici militari ed economici. Questo posso però assicurarvi, Duce: che da molti mesi consideriamo l'approvigionamento di materie prime soltanto come un problema comune e che lo trattiamo in conformità di questo criterio. Seguirà quindi, Duce, fra pochi giorni una risposta precisa ai Vostri desideri. Vorrei però in questo momento, che dal punto di vista militare mi sembra una svolta storica, esporvi nel modo più breve il mio pensiero su una questione, che può essere di importanza decisiva per l'esito della guerra. Il destino, Duce, ci ha offerto una possibilità che in nessun caso si presenterà una seconda volta sullo stesso teatro di guerra. Il più rapido e totalitario sfruttamento di essa costituisce a mio avviso la principale prospettiva militare. Fino ad ora ho sempre fatto tanto a lungo e completamente inseguire ogni nemico battuto quanto è stato consentito dalle nostre possibilità. L'S" armata inglese è praticamente distrutta. In Tobruk, il cui impianti portuali sono quasi intatti, Voi possedete, Duce, una base ausiliaria, il cui significato è tanto piiì grande in quanto gli stessi Inglesi hanno costruito da Il una ferrovia fin quasi in Egitto. Se ora i resti di quest'armata britannica non venissero inseguiti fino all'ultimo respiro di ogni uomo, succederebbe la stessa cosa che ha fatto sfuggire il successo agli Inglesi, quando, giunti a poca distanza da Tripoli, si sono improvvisamente fermati per inviare forze in Grecia. Soltanto questo errore capitale del Comando inglese ha allora reso possibile che il nostro sforzo fosse premiato dalla riconquista della Cirenaica. Se adesso le nostre forze non proseguono fino all'estremo limite del possibile nel cuore stesso dell'Egitto, si verificherà innanzi tutto un nuovo afflusso di bombardieri americani che, come aeroplani da lunga distanza, possono facilmente raggiungere l' Italia. Inoltre ne seguirebbe un concentramento di tutte le forze inglesi e americane ovunque raccoglibili. In breve ne deriverebbe un cambiamento della situazione a nostro sfavore. Ma l'inseguimento senza tregua del nemico condurrà al disfacimento. Questa volta l'Egitto può, sotto certe condizioni, essere strappato all'Inghilterra. Ma le conseguenze di un colpo simile saranno d'importanza mondiale! La nostra offensiva per la quale ci apriamo la strada mediante la conquista di Sebastopoli, contribuirà a portare alla caduta di tutta la costruzione orientale dell'Impero inglese. Quindi se io, Duce, in quest'ora storica che non si ripeterà, posso darvi un consiglio che viene dal cuore piiì premuroso, esso è questo: ordinate il proseguimento delle operazioni fino al completo annientamento delle truppe britanniche, fino a che il Vostro Comando e il maresciallo Rommel credono di poterlo fare militarmente con le loro forze. La dea della fortuna nelle battaglie passa accanto ai condottieri soltanto una volta. Chi non l'afferra in un momento simile, non potrà molto spesso raggiungerla ma, più. Il fatto che gli Inglesi abbiano, contro tutte le regole dell'arte bellica, interrotto la loro prima marcia su Tripoli per cimentarsi su un altro terreno ci ha salvato, Duce, e ha condotto


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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SE'n'ENTRIONALE

in seguito gli Inglesi alle più dure sconfitte. Se ora noi tralasciamo di inseguire gli Inglesi fino all'annientamento, il risultato sarà che più tardi avremo una quantità di preoccupazioni. Accogliete, Duce, questa preghiera soltanto come consiglio di un amico, che da molti anni considera il suo destino come inseparabile dal V ostro e che agisce in conseguenza. Con fedele cameratismo, Vostro A. HITLER


Allegato n. 22 COMANDO SUPREMO

23 giugno 1942 - XX - ore 12,00

TELEGRAMMA K.ESSELRING

0235 - La rapida capitolazione di Tobruk ha posto in rilievo una scossa nella solidità delle truppe nemiche . Anche per il seguito occorrerà tener conto che una decisiva resistenza su qualunque altra posizione non sarà più fatta. Le operazioni contro :tvladdalena-Sollum non presenteranno nessuna particolare difficoltà. Bisogna però tener conto che l'avversario saprà sottrarsi ad un aggiramento per la destra effettuato per la quarta volta. Una spinta successiva per Marsa Matruk fino a El Daba non dovrebbe dare preoccupazioni anche se da Alessandria venissero inviati rinforzi. Anche i rifornimenti locali dovrebbero essere assicurati se la ferrovia Sollum-Mar· sa Matruk-El Daba sarà mam:enuta intatta e se noi disporremo di sufficiente materiale rotabile. Le posizioni di El Daba e a sud offrono i seguenti VANTAGGI: 1°) Un appoggio d'ala alla depressione di Kattara che esclude più o meno un movimento avvolgente od aggirante, soprattutto se l'oasi di Siwa sarà da noi presa e mantenuta. 2°) Cadrebbe nelle nostre mani la maggior parte degli aeroporti notturni fi no ad ora usati e che si trovano ad ovest di El Daba. 3°) Attacchi diurni con la scorta di caccia pregiudicherebbero l'efficienza del porto di Alessandria ed inoltre, gli aeroporti nemici prossimi alla fronte ed il Canale di Suez, potranno essere raggiunti con forze consistenti e con ciò si potrà ostacolare il traffico maggiormente di quanto finora fatto. SVANTAGGI: 1°) Malgrado le condizioni favorevoli la posizione richiede un forte scaglionamento in profondità dei reparti e soprattutto una protezione dell'aviazione da caccia relativamente forte e ingenti forze da combattimento per l'attuazione dei compiti sopraindicati. 2°) Con un movimento in avanti in questa zona, la fine della crisi dei trasporci nel Mediterraneo viene pronosticata, crisi che può diventare una crisi deì rifornimenti per lo scacchiere nord-africano. 3°) La sicurezza dei trasporti fra l'Italia e l'Africa viene con questo solo minimamente migliorata. 4°) La profondità del campo di battaglia è in rapporto sfavorevole rispetto alle truppe esistenti.


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LE OPERAZIONI IN AFRJCA SETTENTRIONALE

I

In conclusione i vantaggi supererebbero di molto gli svantaggi se la crisi dei trasporti potrà essere superata in altro modo. Per superare questa crisi è necessario: - impiegare in Sicilia 3-4 gruppi da caccia tedeschi ed approntarne altrettanti italiani; - oltre a ciò la riunione di 6-7 gruppi da combattimento per distruggere le forze da caccia, da bombardamento e siluranti nemiche ed in seguito lo schieramento di almeno 3 gruppi da caccia e 3 gruppi da combattimento per neutralizzare Malta, in modo durevole, come base aerea. Questa concezione non è stata discussa con Rommel. Dallo scacchiere africano potrebbero essere tratti in anticipo un gruppo da caccia ed un gruppo da combattimento, gli altri gruppi dovrebbero essere forniti da Supera· reo o dalla Germania. KESSELRlNG


Allegato 23

COMANDO SUPREMO n. 31300/0p.

26 giugno 1942 - XX

Oggetto: Operazioni in Egitto All'Eccellenza il comandante superiore FF.AA. A. S. - P. M. 11. A seguito telegramma 31270/0p. in data 23 corrente. I. - La situazione dell'sa armata inglese appare tale da consigliare di sfruttar il più profondamente possibile i successi sin qui conseguiti. 2. - Occorre tuttavia tenere presente che il problema dei rifornimenti presenta difficoltà. Malta ha ripreso la sua efficienza offensiva aerea; le rotte per Tripoli sono da considerare, per il momento, precluse; quelle per i porti della Cirenaica pericolose. Si sta provvedendo per rimettere Malta sorto forre pressione, anche con reparti aerei che verranno spostati dalla Germania. Ma ciò richiede tempo, per cui non si potrà evitare un periodo di crisi. Si fa intanto ogni sforzo per: - far giungere qualche convoglio a Bengasi e possibilmente qualche piroscafo a T obruch, regolando i carichi in modo da sopperire alle maggiori deficienze; - intensificare i trasponi aerei; - effettuare rifornimenti, specie di carburanti, a mezzo sommergibili. 3. - In raie situazione occorre contare essenzialmente sulle scorre e le risorse esistenti nello scacchiere; procedere rapidamente per non dar tempo al nemico di riordinarsi, ma coordinare strettamente azione terrestre ed aerea con le forze quanto più possibile riunite. È infatti da tener presente che il nemico ripiega verso le proprie basi e verso il centro delle sue forze aeree. 4. - Pertanto il Duce ordina: a) tendere in primo tempo ad occupare con il grosso delle forze la stretta tra il Golfo degli Arabi e la depressione di Qattara; questa posizione deve rappresentare la base di partenza per ogni azione ulteriore; b) a questo fine eliminare anzitutto i campi fortificati della zona Matruh-Bagush, annientando le forze nemiche schierate sulla posizione di Marsa Matruh ed evitando di procedere lasciando alle spalle queste piazze non ancora eliminate; c) subordinare ulteriori progressi in forze al di là della stretta indicata in a) alla situazione soprattutto mediterranea. 5. - Come già detto occorre tener presente che il nemico potrà rapidamente rinforzare il proprio schieramento aereo; è perciò indispensabile fare ogni sforzo per porcare innanzi sollecitamete lo schieramento delle forze aeree italiane e germaniche. 6. - Appena possibile si provvederà alla occupazione delle oasi Giarabub e Siwa.

d'ordine del Duce Il Capo di Stato Maggiore Generale UGO CAVALLERO


Allegato n. 24 COMANDO SUPREMO

DA SUPERCOMANDO A.S.I.

Conferito ieri con Bastico et Kesselring (,) stamane con Rommel at Sidi el Barrani (.) Da primo sommario esame risulta che situazione logistica at giudizio Comando Superiore FF. AA. A. S. consente proseguimento avanzata pur con gravi difficoltà(,) specie per rifornimento acqua(,) che appaiono però superabili. Consistenza unità fortemente diminuita per quanto concerne carri perché Rommel ha giustamente voluto evitare qualsiasi interruzione movimento avanzata et perciò ha proceduto con i pochi efficienti (.) Egli mi ha assicurato però che entro tre aut quattro giorni ricuperi gli consentiranno portare suoi effettivi ad almeno 200 carri mentre Comando Superiore FF. AA. A. S. ritiene di poter raggiun!-;ere nello stesso termine l'effettivo di 150 tra «Littorio» et «Ariete». Schieramento artiglierie si presenta tuttora consistente (.) Ciò premesso debbo informarvi (,) Duce (,) che ho trovato qui situazione delicata per dissenso profondo determinatosi tra Rommel et Kesselring (,) dissenso at sfondo anche personale (,) che aveva portato Kesselring ad un giudizio della situazione piuttosto pessimistico anche per quanto concerne Mediterraneo(.) Avendo potuto determinare il fondamento psicologico di questo dissenso mi è riuscito ieri di correggere l'orientamento Kesselring in modo che il dissenso ha potuto essere composto stamane nell'incontro con Rommel (.) Per quanto concerne scacchiere africano importava assicurare stretto coordinamento avanzata forze aeree insieme con quelle terrestri(.) Anche su quest,) punto esisteva disaccordo che si è potuto comporre sulla base delle vostre direttive che ho comunicato at Superasi et illustrato at Rommel e Kesselring (,) presenti Bastico et Fougier (,) raggiungendo su di esse perfetta intesa(.) In sintesi(:) comincia(:) 1° - sfruttamento a fondo successo fin qui ottenuto (;) 2° - proseguire avanzata senza perdere tempo con forze quanto più possibile riunite ponendosi come primo obiettivo la stretta fra golfo degli Arabi e la depressione di Qattara dopo la eliminazione delle difese di Marsa Matruh et di Bagush (;) questa linea servirà come base di partenza per ulteriore avanzata (;) 3° - indispensabile che reparti aerei seguano da presso movimenti truppe ed a questo fine tanto Superasi quanto armata corazzata devono dare subito contributo mezzi trasporto indispensabili (;) 4° - situazione Mediterraneo est alla base del problema in tutLO (;) 0.B.S. ed Superareo riprenderanno al più presto pressione su Malta {;) nel frattempo trasporti attraverso Mediterraneo proseguiranno nella misura et con i mezzi che sono stati determinati a Roma e dei quali ho dato qui notizia(.) Finisce(.) Come già siete informato (,) Duce (,) i tre gruppi aviazione richiesti at 0.K.W. sono stati accordati et verranno subito(.) Kesselring che(,) come ho detto mi era parso


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ALLEGATI

da principio disorientato (,) mi ha assicurato di volersi applicare a questo compito con tutte le sue energie(.) Per quanto concerne i punti di sbarco gli scarichi sono giĂ cominciati a Tobruch (;) motozattere erano giĂ stamane at Sidi el Barrani et si preparano a muovere per Marsa Matrnch (.) Attacco posizioni Marsa Matruch ha luogo pomeriggo odierno(.) Avremo notizie domani(.) 192006 (.) CAVALLERO


Allegato n.25 IL CAPO DEL COMANDO SUPREMO DELLE FF.AA. GERMANICHE Gran Q.C., 25 giugno 1942 Eccellenza, Le cifre minime da Voi fattemi per il rifornimento relativo alla progettata operazione, e precisamente: 40.000 T di olio combustibile per la Marina e 10.000 T di carburante per l'Aeronautica formarono oggetto d'approfondiro esame fin dall'inizio di questo mese. Mi corre l'obbligo di dichiararVi pertanto, senza riserve, quanto segue: 1) Il consumo di combustibile per la Marina da Guerra germanica è ridotto all'estremo. Essa non dispone più d'alcuna riserva e può essere rifornita soltanto dalla produzione corrente. La cessione di 160.000 T d'olio combustibile alla Marina italiana ha effettivamente esaurito le ultime riserve esistenti. 2) È lecito attendersi però che le forniture d'olio combustibile dalla Romania potranno raggiungere, nei mesi estivi, i quantitativi convenuti, e ciò grazie a minori ostacoli ai trasporti ed a sufficiente sicurezza contro il sabotaggio. Sarà possibile ammassare perciò una certa riserva, sia pure al di sotto delle quantità indicate come indispensabili. Secondo le comunicazioni pervenuteci le forniture d'olio combustibile dalla Romania all'Italia ammontarono: nel maggio a 51.577 T nel giugno a 53.000 T, e presumibilmente perfino 60/70.000 T . Se si comprendono nel computo le 27.000 T circa ancora nei depositi al principio di giugno, e se si deducono circa 65.000 T del consumo per il mese di giugno, potrete calcolare, per il 1° luglio, su di una consistenza residua di circa 13.500 T. Se le forniture per il mese di luglio potessero raggiungere le 70.000 T , si potrebbe contare, per il 1° agosto, su un accrescimento della riserva fino a circa 25.000 T. I miei sforzi diretti allo scopo di ottenere maggior quantità di carburante, oltre la predetta, media~te un'ancor maggiore limitazione del consumo interno romeno, nel comune interesse, furono senza risultato. Le forniture romene per la Marina da Guerra germanica non sorpassano in alcun mese 10.000 T, cosicché esclusivamente la produzione tedesca deve bastare, con circa 40.000 T mensili, al fabbisogno minimo. Nel caso che, tuttavia, nel corso degli ulteriori controlli, sia della produzione che del consumo, delle eccedenze venissero accertate, ordinerò la loro cessione alla Marina italiana. 3) Per quanto concerne le possibilità di cessione di carburante in maggiore quantità per l'aviazione, da parte dell'Aeronautica germanica, mi vedo del pari nell'impos-


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sibilità di mettere a disposizione più delle 9.000 T mensili correntemente approntate per la cessione. L'attuale consumo al fronte orientale, e quello richiesto dalle formazioni del Generale F.M. Kesselring, sorpassano di gran lunga le quantità preventivamente calcolate, tanto che non soltanto le scarse riserve tuttora esistenti vengono assorbite, ma anche, per la prima volta, mi sono trovato nella necessità di restringere notevolmente, olcre al consumo nella zona di guerra metropolitana, anche il consumo alla fronte. Prego l'Ecc. Vostra di voler concludere dalla precedente [sta evidentemente per presente] dichiarazione che, da parte germanica, tutte le possibilità d'aiuto sono esaurite. Ci rimane dunque soltanto l'appoggio dei rifornimenti romeni per la cui esecuzione non cesserò di curarmi di Voi. Coll'espressione della mia particolare considerazione. F.TOKEITEL


# Allegato n. 26

COMANDO DEL X CORPO D'ARMATA UFFICIO OPERAZIONI n. 4699/0p. di prot.

Z.d'Op., 18 luglio 1942 - XX

OGGETTO: Comportamento truppa recenti combattimenti. Al Al Al Al

Comando Divisione Ftr. «Brescia» Comando Divisione Ftr. «Pavia» Comando Artiglieria del X C.A. Comando Genio del X C.A.

Il comportamento dei reparti del Corpo d'Armata, ad eccezione di pochi, nei recenti fatti d'arme ha lasciato assai desiderare. Taluni, addirittura, si sono resi colpevoli di abbandono di posizione davanti al nemico senza che nulla giustificasse tale comportamento. I capi responsabili di questi ultimi fatti saranno denunciati senz'altro al Tribunale di guerra. So benissimo quanto tutti potrebbero e vorrebbero dirmi in merito al cattivo comportamento delle truppe dipendenti nei recenti combattimenti. Certamente tutte cose per attenuare e per discolpare tutti. Questo però non è un buon sistema. In ogni azione umana esiste il lato cattivo che bisogna ricercare e combattere. Il nostro lato cattivo sta in questo: «è diffusa nel nostro soldato e certamente per colpa dei quadri la scarsa volontà di difendersi ad oltranza, se attaccati». Tutti o quasi tutti i battaglioni del Corpo d'Armata - affermo con piena convinzione - avrebbero potuto tener duro e fare brillantemente il proprio dovere se avessero decisamente combattuto come ha fatto il 28° reggimento fanteria che addito all'ammirazione di tutti i componenti del C.d' A. Quale altro risultato nel quadro generale operativo avremmo ottenuto in questo importante scacchiere d'operazione! Il nemico contenuto brillantemente davanti alle nostre linee avrebbe potuto essere contrattaccato e battuto. Al contrario il nemico ci ha recato perdite formidabili in prigionieri ed in cattura di armi. Tutto ciò ha evidentemente contribuito assai a determinare un insuccesso per le nostre armi in A.S. gettando discredito sulla truppa italiana. È doloroso constatarlo ma bisogna riconoscerlo francamente e sinceramente. Le recriminazioni possono essere inutili e dannose, non sempre, però, specialmente - come nel caso nostro - allorquando esistano responsabilità da accertare e colpe da punire. Il Corpo d'Armata come è ridotto oggi è menomato assai nella sua efficienza bellica. D'altra parte il momento è tale che non ammette tergiversazioni e né tampoco debolezze. Ognuno con i resti del proprio reparto deve fare ugualmente il proprio dovere e in modo completo.


ALLEG•.\Tl

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Ricordino tutti che se il nemico prendesse per dannata ipotesi il sopravvento sarebbe, in definitiva, un grande pericolo per il nostro paese perchĂŠ si aprirebbe la porta alle offese dirette all'Italia insulare e meridionale. La truppa sia ben convinta di questo. Le posizioni affidate ora ali Corpo d'Armata, debbono essere difese ad ogni costo e ad oltranza. Tutti siano ben convinti di questo. Ognuno faccia il suo dovere in modo pieno e completo. I comandanti di ogni grado parlino frequentemente alla truppa per tenerne su le energie morali e spirituali, per galvanizzarla, in altri termini, in questo momento difficile in cui il nemico ha rialzato e sta rialzando la cesta. I comandanti di caposaldo rammentino, infine, che saranno da oggi considerati comandantĂŹ di fortezza e quindi sottoposti alla legge militare per quanto riguarda i doveri di tali comandanti. IL GENERALE COMANDANTE Benvenuto Gioda


Allegato n. 27 COMANDO SUPREMO

IL D UCE

CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE MILITARE

1.

La battaglia che ebbe inizio il 26 maggio e che può essere chiamata la battaglia di Tobruch, è finita ai primi di luglio davanti al caposaldo di Bir el Alamein. Essa ha avuto risultati grandiosi perché un'intera armata nemica è stata distrutta, ma gli obiet· rivi prospettati come raggiungibili - Cairo ed Alessandria - non sono caduti, perché le truppe dell'Asse dopo aver tallonato per oltre 500 Km. il nemico, sono giunte esauste. È bastato uno schieramento aereo e l'apparire di modeste forze fresche, per fermare un'avanzata che non aveva alcuna riserva da mettere in linea. La battaglia di Tobruch è chiusa; quella di domani sarà la battaglia del Delta. Il tempo per preparare questa battaglia dev'essere numerato a settimane, ma non bisogna perdere un minuto solo di tempo a prepararla in questa gara di velocità oramai impegnata fra il nemico e noi. 2.

Prima «condicio sine qua non», per preparare la nuova battaglia è quella di conservare a qualunque costo le attuali basi di partenza. Ogni altra ipotesi deve essere scartata «a priori». 3.

Per conservare e rafforzare l'attuale schieramento rendendo sterili più o meno parziali conati nemici, occorre: a) creare vaste, profonde fascie di campi minati di fronte e ai fianchi delle fanterie, in modo che queste eternamente sacrificate unità, non siano alla merce di improvvise irruzioni di carri nemici; b) rendere il più efficiente possibile lo schieramento delle artiglierie, rastrellando in Libia tutto quanto si può togliere senza pericolo e facendo venire dall'Italia il resto; e) rendere il più efficiente possibile lo schieramento dell'aviazione, la quale deve agire sul terreno strettamente tattico, tormentando implacabilmente uomini e mezzi del nemico; d'J rimettere in pristino le nostre divisioni corazzate aumentando la quantità dei semoventi dato che il nostro M. 14 può ritenersi superato nella lotta già accesa fra corazza e cannone; e) riordinare le divisioni normali di fanteria completandole negli effettivi e nei mezzi;


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/) fare affluire gradatamente verso lo schieramento le divisioni non ancora impegnate («Bologna", «Giovani Fascisti») e quelle in arrivo o predisposte («Paracadutisti", «Pistoia», «Brennero») avendo cura di non stipare eccessivamente il fronte con unità che non posseggano un minimo di aucomobilità; g) togliere non meno gradatamente dai reparti schierati gli uomini logori avvicen· dabiii e la cui ulteriore permanenza costituisce un pericolo.

TRASPORTI

Data la accentuata proiezione del fronte verso est, il porto di Tripoli e anche quello di Bengasi devono passare in seconda linea. Tutto il traffico deve essere concentrato nei porti più vicini allo schieramento che sono Tobruch, Sollum, Marsa Matruch. Soprattutto Tobruch. Questo produrrà un alleggerimento che sarà accentuato, per quanto riguarda il chilometraggio camionale, dall'esercizio della ferrovia Sidi RezeghMarsa Matruch. Sarò felice il giorno in cui mi verrà annunciato che il primo treno è partito ed arrivato. SECONDO FRONTE

Il secondo fronte viene oramai disperatamente invocato dalla Russia e patrocinato da grandi correnti in Gran Bretagna e in America. Il secondo fronte si farà e avrà due aspetti: il primo aereo ed è già in atto coi bombardamenti massicci delle citta tedesche. Colonia, ad esempio, è stata semidistrutta, secondo la testimonianza degli Stessi gior· nali tedeschi. (Vedi «Berliner Borsen Zeitung» del 30 giugno). L'altro aspetto cioè il fronte terrestre non si farà in N orvegia e in nessuno dei paesi rivieraschi dell'Atlantico e nemmeno nei paesi africani rivieraschi dello stesso O ceano (Marocco). Il secondo fronte si farà n el Medio Oriente e cioè in Egitto, Palestina, Siria, Irak, cioè in paesi nei quali uomini e mezzi sbarcano senza combattere, in paesi che costituiscono il grande quadrivio dell'impero britannico. Masse imponenti di uomini e di mezzi saranno concentrate in questa zona con uno scopo strategico logico e definito: impedire che le forze del Tripartito gravitanti da nord, est, ovest possano congiungersi. Le avanguardie di queste forze aeree e terrestri sono già in sito, e altre vengono annunciate. Sarebbe peccare di imprevidenza, se non si provvedesse - senza indugio - a sistemare potentemente a difesa la porta della Cirenaica e soprattutto quella della Tripolitania e a presidiarle, l'una e l'altra, nella necessaria misura, secondo lo sviluppo degli eventi. SEDI DEI COMANDI SUPERIORl

Insisto perché siano avvicinate allo schieramento e ciò soprattutto per ragioni morali. Ritengo che la zona di Bardia offra la possibilità di sistemare il Comando Super · ASI nei Suoi elementi essenziali. 19 luglio XX M USSOLIN1


Allegato 28 COMANDO SUPREMO Proc. n. 149 • Segreto

LI, 22 lugli(, 1942 - XX

OGGETTO: Direttive generali per le operazioni verso l'Egitto. Organizzazione trasporti. Difesa e.a. e costiera. Al comandante superiore FF. AA. dell'Africa Settentrionale. Faccio riferimento alle direttive del Duce in data 19 luglio.

A) Direttive generali per le operazioni verso l'Egitto. I. • Nostro scopo immediato è di costituire sul fronte dell'armata corazzata italotedesca una solida base di partenza per le operazioni ulteriori. primo requisito di questa base: essere saldamente organizzata in modo da resistere a possibili sforzi offensivi dell'avversario; lo schieramento delle forze deve rispondere a questo fine. A tale scopo occorre: a) indirizzare ogni attività di tutti gli enti dipendenti da codesto Comando Superiore al potenziamento dello schieramento terrestre ed aereo al fronte egiziano, traendo quanto è possibile dalla Libia ed avviando innanzi speditamente quanto afOuisce dall'Italia; b) rinforzare, come già si sta facendo, lo schieramento di artiglieria nella massima misura attuabile; e) curare il completamento delle unità ; provvedere a che, nei limiti del possibile, le unità più provate vengano gradatamente ritratte per riordinarsi ed in ogni caso ne siano sostituiti gli elementi da avvicendare; attuare quest'ultimo provvedimento con la maggior possibile speditezza; a) assegnare a ciascuno dei C. A. X e XXI i mezzi per assicurare una sufficiente mobilità alle dipendenti fanterie. A tale scopo autorizzo ad utilizzare l'autogruppo della divisione «Pistoia», di cui si sollecita l'arrivo dall'Italia: ai mezzi occorrenti per assicurare il miglior funzionamento dei servizi nell'interno delle grandi unità, codesto Comando Superiore provveda con gli altri automezzi a sua disposizione od in arrivo, tenuto presente che l'entrata in servizio della ferròvia dovrà facilitare gradatamente i trasporti terrestri; e) assicurare la tempestiva affluenza all'armata corazzata dei materiali necessari per il rafforzamento delle posizioni, in particolare proteggendole con campi di mine multipli e profondi. (Nota: I battaglioni paracadutisti sono stati assegnati all'armata corazzata per fronteggiare le necessità più urgenti, ma è inteso che, a schieramento assestato, questi battaglioni dovranno essere ricuperati, salvo determinare la pili appropriata dislocazione in relazione anche all'impiego che il Comando di armata farà dei paracadutisti germanici. Dell'intenzione di ricuperare, appena possibile, i battaglioni paracadutisti, converrà preavvisare il Comando dell'armata corazzata). II. La salda occupazione e buona organizzazione difensiva dell'Oasi di Siwa rappresentano la indispensabile garanzia per il fianco ed il tergo dello schieramento terrestre ed aereo al fronte egiziano.


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III. - Le unità dell'aeronautica italiana disponibili per l'azione alla fronte est sono state potenziate con altro stormo da caccia proveniente dall'Italia. Occorre completare lo schieramento e la buona organizzazione dei campi, in modo da assicurare l'impiégo a massa dell'arma aerea in collaborazione con le grandi unità terrestri. Ogni cura deve essere posta per conservare la buona efficienza della linea dei reparti schierati. B) Organizzazione trasporti. IV. - Come è noto il Comando Supremo ha già disposto la affluenza di: - motozattere, per l'organizzazione di un servizio di cabotaggio di notevole portata; - personale e mezzi per la riattivazione della ferrovia da TobruK alla fronte. Il Duce annette molta importanza alla buona organizzazione di tali due vie di t rasporto: quella marittima deve poter consentire un rendimento medio di almeno 500 tonnellate giornaliere trasportate dai porti di Bengasi e Tobruk agli approdi più avanzati; quella ferroviaria di almeno un migliaio di tonnellate al giorno, salvo sviluppi ulteriori. Affrettare al massimo l'ultimazione dell'allacciamento Tobruk • Sidi Rezegh allo scopo di poter sbarcare al più presto i locomotori germanici Diesel (peso unitario 49 T .). Se si tiene conto alcresì che i trasporti automobilistici dalla Tripolitania diverranno sempre più limitati, sar~ così possibile ottenere quella disponibilità di mezzi automobilistici che deve consentire una sicura e larga alimentazione dell armata corazzata, ed una sufficiente disponibilià di automezzi presso le grandi unità in linea (come indicato al n. I, lettera d). V. - È noto che l'invio di automezzi dall'Italia trova limitazione nelle possibilità di trasporto attraverso il Mediterraneo. Massima importanza ha perciò la riparazione degli automezzi in A. S. ed ogni sforzo deve essere quindi fatto per assicurare il massimo possibile rendimento al servizio delle riparazioni.

C) Difesa contraerea e costiera. VI. . Nel quadro dei trasporti marittimi dall'Italia e dei trasporti di cabotaggio in A. S. assume preminente importanza la sicurezza dei porti di Tobruk, Sollum, Marsa Matruh. È quindi urgentissimo un adeguato potenziamento della difesa contraerea ed antinave di questi porti. È anche importante migliorare la difesa contraerea nella zona dei campi avanzaci e delle immediate retrovie dell'armata corazzata, per maggiormente contrastare e neutralizzare l'azione dell'aeronautica avversaria. A ca! fine, in attesa della messa in opera delle armi avviate dall'Italia, occorre di urgenza provvedere con artiglierie da trarsi dagli schieramenti più arretrati dell'Africa Settentrionale, rivedendo i provvedimenti in corso al riguardo per ricavarne la possibilità di un immediato aumento delle difese in questione. VII. - La difesa «costiera» dei rimanenti tratti del litorale recentemente occupato deve essere organizzata traendo mezzi dalle organizzazioni arretrate della Libia, essendo necessario, per il momento, di destinare tutte le disponibilità di trasporto attraverso il Mediterraneo al potenziamento dello schieramento terrestre ed aereo al fronte egiziano.

Il Capo di Stato Maggiore Generale UGO CAVALLERO


Allegato n. 29 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE AFRICA SETTENTRIONALE STATO MAGGIORE S.M.l. DI COLLEGAMENTO PRESSO ARMATA ITALO-TEDESCA

N. 3478 di prot. Argomento: Situazione A.I.I.

P.M., lì 23 luglio 1942-XX

Al Comando Superiore FF.AA. A.S. - Stato Maggiore. Posta Militare 11 Riferimento radio 13500 Op. e 13512 Op. del 22 c. m. Il maresciallo Rommel invia posta diretta ai due radio sopracitati. Mi ha frattanto esposto il suo pensiero che qui riassumo. 1° - Egli ritiene che la situazione dell'armata definita da Comando «tesa ma non grave», sia tuttora «estremamente critica». Di fronte ad un avversario prevalente in forze di fanteria, artiglieria, carri e per lo meno equivalente in aviazione, l'armata si trova con unità estremamente provate, su un fronte che esige l'impiego di tutte le unità, senza la minima riserva. La vittoriosa battaglia difensiva di ieri è costata certamente al nemico gravi perdite. Ma anche l' A.I.T. ne è uscita gravemente logorata. Le perdite tedesche si ragguagliano ad oltre tre btg. fanteria temporaneamente assai fuori efficienza. Mentre si segnala l'arrivo a Suez di convogli per circa 200.000 tonn. i previsti rinforzi tedeschi ed italiani, di per se stessi alquanto limitati, affluiscono con ritmo assai ridotto. Comunque, dato che i rinforzi attesi siano sufficienti a ristabilire la situazione e che frattanto non intervengano nuove sensibili perdite presso l' A.I.T., la crisi potrà considerarsi risolta soltanto quando i rinforzi stessi siano effettivamente giunti ed impiegati in linea. 2° - Il maresciallo Rommel concorda pienamente nella decisione di resistere in posto anche in caso di eventuali fluttuazioni della linea.

3° - Non si può però realisticamente escludere, per quanto sopra esposto, che l'avversario riesca ad effettuare un profondo sfondamento, che minacci di tagliare l'armata in due, e consenta dì spingere forze celeri e corazzate sul nostro rovescio (ad esempio su El Dab'a). In tal caso sì renderebbe necessario scegliere tra le due seguenti soluzioni: a} continuare a resistere in posto. Il troncone nord, a prezzo dì un eroico sacrificio, spinto fino all'impiego, dell'ultima cartuccia, sarebbe costretto a capitolare dopo 24 ore. Il troncone sud, cercando una via di scampo per il deserto, seguirebbe in breve la stessa sorte per mancanza di rifornimenti. b) sottrarsi tempestivamente al contatto col nemico ed affrontare un ordinato ripiegamento, con l'intento dì salvare la massa dell'armata e coprire la Cirenaica.


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Non sembra dubbio al maresciallo Rommel, che in detta evenienza soltanto la seconda soluzione sia da prendere in considerazione. E che la decisione relativa possa essere tempestivamente presa, qualora la sfortunata evenienza si realizzasse, soltanto dallo stesso comandante di armata. Il maresciallo Rommel ha in senso analogo informato il proprio Comando Supremo. Come ho già più volte ripetuto, non si deve scorgere in questo atteggiamento del maresciallo Rommel una «tendenza» al ripiegamento. Al contrario è certo che egli farà il possibile per mantenere il possesso della posizione raggiunta. La sua azione di comando nei giorni scorsi costituisce la migliore conferma di questa asserzione. Soltanto in caso estremo, e per evitare un maggiore disastro, potrebbe essere indotto ad ordinare il ripiegamento. Ed è evidente che per condurre questa operazione con qualche probabilità di successo essa debba essere almeno studiata preventivamente. Concludendo, non vi è che un modo per diminuire le probabilità che questa ipotesi estrema divenga realtà: accelerare per quanto possibile l'arrivo in linea dei rinforzi e l'affluenza in Africa di quanto occorre per alimentare efficacemente l'attività bellica dell'armata.

Il colonnello in s. S. M. capo dello Stato Maggiore di collegamento Giuseppe Mancinelli


Allegato n. 30 AL COMANDO SUPREMO per il Maresciallo d'Italia Ugo CAVALLERO Capo di Stato Maggiore Generale Z.G., li 28 luglio 1942 - XX

I. - Con pro-memoria in data 22 luglio ho fatto presente le principali necessità in fatto di personale sciolto e di reparti (fanteria - bersaglieri - carristi - artiglieria genio), di materiali, di automezzi per ricostituire le grandi unità in linea. Per quanto ha tratto ai vari punti toccati da cotesto Comando, nel foglio 149 del 22 c.m., riferisco: a) - Le forze rimaste in Libia, dopo le sottrazioni già effettuate e in corso, sono o saranno assai inferiori alle minime compatibili con le pur ridotte esigenze della sorveglianza alla frontiera occidentale, del presidio del territorio, della vigilanza costiera e difesa contraerea (vedasi anche successiva lettera b) e capi VI e VII). D'altronde, anche se si volesse e potesse sguarnire ancor più la Libia, se ne ricupererebbero reparti non o male idonei a operare sul fronte egiziano. Poiché ho già impiegato tutti o quasi i complementi e le unità disponibili, la ricostruzione delle grandi unità operanti e specie delle più provate potrà essere continuata in modo sensibile solo allorché affluiranno nuovi complementi istruiti o nuove unità della Madrepatria. b) - Innestato con il rapido trasporto in linea dei numerosi reparti e servizi lasciati indietro dai Corpi d'Armata nella loro rapida avanzata e delle altre unità arretrate (le unità trasportate hanno superato i 22 btg. di fanteria, oltre numerosi reparti di altre armi e servizi) ha avuto luogo il trasporto di nuovi reparti - essenzialmente d'artiglieria - che vennero tratti dalla Tripolitania, sostituiti quando indispensabili con altri di minore efficienza, e resi nella massima parte mobiili con assegnazione di automezzi di mano in mano che è stato possibile racimolarli o ricuperarli. Questi trasporti che nel quadro ben noto delle deficienze di automezzi hanno forse del prodigioso, sono stati eseguiti, secondo le Vostre direttive, superando ogni ostacolo, sollecitando fino all'estremo limite di rottura i rifornimenti delle unità in linea e delle basi logistiche, sì da meritare forse quella classifica ,di «miracolo» che Voi, signor Maresciallo, Vi compiacevate dare allo sforzo che, nelle condizioni in cui ci trovavamo, richiedevate al Comando Superiore. È stato così possibile rafforzare la linea anche con oltre 11 gruppi d'artiglieria l.1 massima parte tratti dalla Tripolitania: rinforzo che fu decisivo, secondo le dichiarazioni dello stesso Maresciallo Rommel, per le battaglie recenti. Sono stati inoltre tratte dalla Tripolitania e trasportate in Cirenaica ed oltre -come dirò - altre batterie per la difesa contraerea e costiera. c) - Il Maresciallo Rommel è stato esplicito nel dichiarare di non poter ritirare dalla fronte, nonostante i rinforzi italo-tedeschi avuti, nessuna unità senza sostituzione preventiva. Non ho disponibile - come ho detto - alcun complemento; e, nel mio pro-memoria datato 22 luglio, ho già precisato il fabbisogno minimo ed il grado d'urgenza.


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Quanto a unità costituite dispongo soltanto, in riserva, del comando divisione «Bologna» con 4 battaglioni (un battaglione e tutta l'artiglieria della divisione sono, come noto, già in linea). Questi 4 battaglioni sono ora impegnati per esigenze operative e logistiche fra T obruch e Marsa Matruh. Tuttavia, tenendo conto che in questo momento, come ordinatomi, importa essenzialmente tenere la fronte di El Alamein, ho disposto l'affluenza dì reparti ausiliari a Tobruch e Marsa Matruh e l'inserzione della divisione «Bologna» in linea; il trasporto avviene compatibilmente con i mezzi disponibili e con le altre urgenti necessità, tra cui quella, segnalatami dall'intendente, di fare affluire munizioni sulla fronte. Il Comando dell' A.I.I . ritirerà la divisione «Pavia», la quale però è ridotta al solo 28° fanteria (nuclei di 2 battaglioni) e a pochi pezzi del 26° reggimento artiglieria: in tutto poche centinaia di uomini. Per ricostruire la stessa «Pavia» occorrono battaglioni e gruppi dall'Italia, come appunto ho richiesto. Per addivenire a ulteriori sostituzioni in linea è giocoforza attendere l'arrivo di unità dall'Italia. Quanto all'avvicendamento, lo si fà nella misura purtroppo ridottissima consentita dalla situazione di forza e di ·trasporci. L'aliquota giornaliera era di 5 uomini per reggimento e per settimana; conscio dell'importanza morale del provvedimento, ho proprio ora raddoppiato tale aliquota. Ma si rimarrà pur sempre di gran lunga al di sotto della necessità, finché non saranno giunti anche i complementi per sostituire gli elementi da avvicendare, sommanti oggi a 10.000 e che diverranno 35.000 in settembre. d) - La nota situazione estremamente deficitaria di automezzi descritta nd promemoria, non solo non consente assegnazioni alle grandi unità, ma mette in serie difficoltà i servizi. Mancano invero, senza rontare le ckficienze dei servizi d'intencknza: - oltre 1.200 automezzi per raggiungere l'organico atto ad autotrasportare 1 materiali delle divisioni di fanteria tipo A.S., pur sempre lasciando a piedi le loro truppe di fanteria e del genio; (i fanti cioè della «Trento», «Brescia», «Pavia», ecc. debbono ora non solo andare a piedi, ma trascinarsi nella massima parte anche i pezzi da 20 e da 47 e spalleggiare le mitragliatrici); - da 400 e 500 automezzi alle divisioni «Ariete», «Littorio», «Trieste» per poter trasportare tutta la loro forza: oggi esse sono costrette a lasciare a terra un'aliquota assai grande della loro forza (circa 1/3). Se si ripartirà fra le altre grandi unità l'autogruppo della divisione «Pistoia», si priverà questa della propria mobilità e noi potremo operare con sole tre divisioni mobili, di fronte alle quattro, pare, germaniche (15•, 2P, 90•, 164•). Se si vorrà la parità coi tedeschi, bisognerà lasciare alla «Pistoia» il proprio autogruppo e sarà necessario disporre dei 500 autocarri, <li cui telegramma 36 di cotesto Comando, per l' «Ariete», la «Trieste», e la «Littorio» .. Se questi ultimi non vi saranno bisognerà rinunziare alla mobilità anche della «Pistoia». . La ferrovia apporterà un reale beneficio ai rifornimenti in quanto renderà disponibili un certo numero di autocarri. Con essi però sarà solo possibile eseguire trasporti straordinari - sulle retrovie - di materiale e truppe, perché trattasi di risparmio di autocarri civili molto pesami, non atti in genere ai percorsi fuori strada e perciò non assegnabili a reparti operanti quali autocarri di linea.


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Le deficienze delle divisioni di fanteria rispetto a quanto occorre per trasportare i soli loro materiali, rimarranno dunque sostanzialmente quali oggi sono. e) - Nonostante la scarsità di automezzi sono già affluiti alla fronte importanti quantitativi di materiale di rafforzamento, e segnatamente: 50.000 mine · 72.000 sacchetti a terra· 9.000 paletti· 1.000 rotoli di filo ferro· 10.000 gabbioni. L'afflusso continua.

f) - Degli intendimenti del Comando Supremo sulla divisione paracadutisti, qui ora in affluenza, sarà data conferma al Maresciallo Rommel È desiderabile che con l'impiego in linea, in caposaldi, cui il Maresciallo Rommel assoggetta i paracadutisti, essi non perdano troppo delle loro speciali caratteristiche, sl da evitare un periodo di completamento, assestamento e addestramento, prima di poterli reimpiegare nel loro compito istituzionale. IL - L'oasi di Siwa è attualmente presidiata da un battaglione e un gruppo GG. FF., più vari elementi minori, anche d'aviazione. Appena mi sarà consentito dai trasporci e dalla situazione, cali unità saranno raggiunte a Siwa-Giarabub dal Comando e dagli altri reparti della divisione GG.FF., e appena affluiranno dall'Italia.si darà l'aliquota indispensabile di autocarri per renderne una parte mobile, come appare necessario. III. - L'organizzazione dei campi d'aviazione avanzati è in corso per raggiungere gli scopi additati da cotesto Comando. IV. - Tutto è stato fatto per mettere in funzione la ferrovia Sidi Rezegh-El Dabà, che, infatti, è pronta. Come già comunicato per telegrafo, un primo treno, condotto da locomotiva di preda bellica riparata, è stato fatto il 24 luglio e un secondo, con i locomotori nostri, il 25 luglio. I primi 12 locomotori imbarcaci su motozattere sono stati sbarcati con ritardo causa le cattive condizioni del mare; il traffico giornaliero andrà aumentando di mano in mano che giungeranno altri locomotori ed ogni sforzo sarà fatto per il massimo sfruttamento dei locomotori disponibili. Al nuovo tronco Sidi Rezegh-Tobruch si lavora alacremente: si prevede che entro la prima metà di settembre sarà ultimato il tratto Sidi Rezegh-bivio El Adem; il successivo tratto per Tobruch presenta notevoli difficoltà e non si possono ancora fare fondate previsioni circa la data di approntamento, che ad ogni modo si farà di tutto perché non sia troppo discosta dalla precedente. Pure in corso è l'organizzazione del cabotaggio con le motozattere. V. - La questione delle riparazioni automobilistiche è stata più volte affrontata, ma non si è mai riusciti a pareggiare, col gettito delle officine, le inefficienze, di modo che i parchi guasti aumentano sistematicamente la loro giacenza. Soluzione integrale si vede in quella proposta con foglio 10899/Serv. ed accolta di recente dal Comando Supremo (foglio 4841/Serv. del 20 luglio). In attesa dell'attuazione dei provvedimenti necessari per le installazioni previste è indispensabile l'afflusso dalla Madrepatria del maggior numero di complessivi-motore, come richiesto col foglio 11.789 datato 26 luglio. VI. - La difesa contraerea di Tobruch conta ora già 11 batterie e 12 sezioni da 20 o 37; quella di Marsa Matruh 4 batterie e 7 sezioni da 20 o 12,7: tratte tutte quelle dalla Tripolitania e da località arretrate cirenaiche. ,Si trasferiranno inoltre in zona avanzata dalla Sinica e dal Sahara Libico altre tre batterie.


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Si avevano inoltre a Homs i pezzi e una parte del personale destinati a costituire 10 batterie da 75/ 46 per le quali mancavano e mancano, oltre al restante personale, tutti gli automezzi e, quel che più conta, il munizionamento perforante. Esse non sono quindi impiegabili alla fronte. Si è riusciti tuttavia a conferire un minimo di funzionalità per impiego contraereo in postazione fissa a 5 di queste batterie, inviate .a Tripoli liberandone altrettante da 88, già affluite alla fronte, come detto a capo I, lettera B). Si lavora, ora, a raggranellare per le restanti 5 batterie il minimo di personale necessario per l'impiego statico contraereo: di esse, appena possibile, 2 saranno inviate a Bengasi per sostituirvi due batterie da 88 da far affluire alla fronte; le altre 3 serviranno a potenziare ulteriormente la difesa contraerea dei territori occupati e segnatamente di Marsa Matruh. Quando giungeranno dall'Italia le munizioni perforanti, gli automezzi e le aliquote di personale mancanti - come da richieste già fatte - esaminerò la possibilità di sottrarne a beneficio della fronte qualcuna dalla difesa contraerea di Tripoli, in relazione all'importanza che quel porto avrà nel quadro generale dei rifornimenti. Di più, coi mezzi attuali, non è possibile fare. Vi ho quindi rivolta - con mio 03/10278 datato 26 luglio - richiesta di assegnazione suppletiva di mezzi. VII. - In tutto il litorale della Libia (Km. 1.800 di sviluppo costiero) sono rimasti in tutto, in difesa costiera, 45 batterie e 50 compagnie di forza assai ridotta, di cui 20 libiche. È questo un minimo al disotto del quale non credo possibile scendere, tenuto conto che almeno le piazze di Tripoli, Bengasi, Derna, Tobruch e Bardia debbono avere una sia pure embrionale difesa. Al litorale del territorio egiziano occupato si è provveduto, nella misura del possibile, più nel senso della vigilanza che in quello della difesa, con i pochissimi mezzi potuti sottrarre dalla Libia. Tutto ciò appare negli specchi grafici della dislocazione. Se per la situazione complessiva nel Mediterraneo sono da temere tentativi di sbarco ai quali si debbano opporre reparti di truppa consistenti, è indispensabile fare giungere altre forze dall'Italia. E così, a fortiori, se indipendentemente dalla situazione sulla fronte egiziana la situazione politico-militare generale richieda la chiusura delle porte della Cirenaica e della Tripolitania, considerata nelle direttive del DUCE in data 19 corrente, al penultimo paragrafo, sarà necessaria l'affluenza di altre unità dall'Italia. VIII. - Questo Comando si permette infine richiamare ancora una volta l'attenzione sulle munizioni di guerra e su quelle deficitarie in particolare (47, 20, 8, E.P.); la battaglia stabilizzata ha importato e importa consumi assai maggiori di quelli finora verificatisi e quindi deve prevedersi un maggiore fabbisogno mensile - rispetto a quello stabilito - per tenere a livello le scorte esistenti, che per alcuni calibri si riducono a poco più di 1 unità di fuoco. I particolari su ciò sono noti dalle situazioni periodiche che vengono inviate allo S.M:R.E .. Da quanto precede, e dal citato mio pro-memoria datato 22 luglio, risulca chiaramente quanto, del resto, è già noto al Comando Supremo: essere cioè di estrema urgenza - in relazione soprattutto alla situazione della fronte - fare affluire in A.S. i mezzi, di cui ho resa nota la necessità. Per i materiali, il Comando Supremo fa, evidentemente, quanto può fare, sia in


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tema di disponibilità, sia in rema di trasporti. Vano dunque sarebbe, da parre mia, li tornare sull'argomento. Ma è mio preciso dovere richiamare l'attenzione sui consumi straordinari che avvengono e sulle richieste che le truppe in linea ripetono, per le necessità operative. Per il personale sembra che con gli aviotrasporti disponibili non si arrivi a far affluire quanto occorre con la celerità voluta: il programma ridotto di affluenza complementi comporterà invero ben 27 giorni, indipendentemente dall'afflusso di nuove grandi unirà (vedasi citato pro-memoria) se anche il personale di queste dovesse essere aviotrasportato. E i dati forniti sugli aviotrasporti dal Comando Supremo stesso dimostranÒ che dal 1° gennaio sono affluite con tal mezzo in A.S. 40.000 persone; mentre si sperava su un complesso di 10.000 uomini al mese, che a suo tempo (con mio 2970 datato 13/3/1942) avevo giudicato necessari in via normale, senza l'insorgere delle contingenze eccezionali ora verificatesi. Comprendo essere sommamente doloroso per noi, e utile ai fini della propaganda nemica, l'affondamento di navi con carico di truppe. Ma, in questo momento, mi pare che il solo mezzo per ottenere la rapida ricostituzione delle unità in sito e il solleci10 afflusso delle nuove destinate sia il ricorrere largamente al trasporto via mare, sia pure in linea di eccezione: qualche centinaio di uomini su un piroscafo di medio tonnellaggio possono sempre trovare pur precaria sistemazione senza che ne risulti sensibilmente limitata la disponibilità di carico materiali. Ho ritenuto doveroso riassumere quale è la situazione attuale, quali sono le possibilità della Libia e le sue necessità per adempiere a pieno le direttive di codesto Comando Supremo; ciò allo scopo di fornire ogni ulteriore elemento di giudizio. E soggiungo ad ogni modo, per quanto ciò possa essere pleonastico, che questo comando lavora e lavorerà con estrema tenacia e invitta fede, per superare ogni ostacolo e contribuire per suo conto, nel migliore dei modi, nel quadro delle direttive avute, al raggiungimento degli obiettivi che da codesto Comando sono stati fissati. Il Generale d'Armata Comandante Superiore FF.AA.SS. Ettore Bastico


Allegato n. 3 t

COMANDO SUPREMO

I REPARTO: UFF. OPERAZIONI - SCACCHIERE AFRICA

Prot. n. 31900/0p.

P.M. 21, lì 12 agosto 1942-XX

Oggetto: Nuovo ordinamento FF. AA. Africa Settentrionale.

A Comando Superiore FF.AA. A.S.l e, per conoscenza:

A Ministero guerra · Gabinetto. A Ministero Africa italiana (Ufficio militare). A Stato Maggiore R. Esercito. A Stato Maggiore R. Marina. A Stato Maggiore R. Aeronautica. 1° - Secondo il preavviso già comunicato, in data 16 c. m. il Comando Superiore delle FF. AA. dell'Africa settentrionale italiana, retto dal maresciallo d'Italia Ettore Bastico, governatore generale della Libia, muta la propria denominazione in quella di «Comando Superiore FF. AA. della Libia» (Superlibia), con giurisdizione militare su tutto il territ0rio pertinente al Governo Generale della Libia.

2° - Sotto la stessa data, ll'armata corazzata italo-tedesca, agli ordini del fcldmare· sciallo Erwin Rommel, passa alla diretta dipendenza del Comando Supremo\al quale farà capo direttamente per le questioni operative dell'armata. 3° - Sempre sotto la stessa data, viene costituita una Delegazione del Comando Supremo in A. S. (Delease); l'Eccellenza il generale Barbasetti di Prun assume la carica di Capo della predetta Delegazione. A questa Delegazione farà capo il Comando del1'armata corazzata italo-tedesca per tutte le questioni non operative dell'armata (v. nn. 4 e 5). 4° - Il Delegato politico per l'Egitto fa capo esclusivamente a Delease. 5° - Delease, sulla base delle direttive del Comando Supremo: - assolve tutti i compiti inerenti all'alimentazione delle FF. AA. italiane operanti in Egitto, segnalando al Comando Supremo tutte le loro necessità e curando il ricevimento e l'inoltro di tutti i rifornimenti dall'arrivo ai porti (od aeroporti) sino alla zona d'impiego; - coordina il funzionamento di tali rifornimenti con quelli delle FF. AA. germaniche operanti in Egitto, specie per quanto riguarda il funzionamento dei porti e del trasporti di cabotaggio e ferroviari; a tal fine ha presso di sé un rappresentante dell' esercito germanico ed un rappresentante dell'aeronautica germanica; - ha giurisdizione territoriale sulla zona delle retrovie dell'armata corazzata italotedesca (il limite tra la zona delle retrovie ed il territorio dell'armata corazzata è precisato dal Comando Supremo in relazione alla situazione operativa); - ha funzioni di comando sulle truppe italiane in transito per raggiungere l'armata corazzata italo-tedesca e su quelle ritirate per riordinamento nella zona delle retrov.1e;


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- ha funzioni di comando per la parte disciplinare ed amministrativa (esclusa cioè la parte operativa) per le truppe italiane assegnate all'armata corazzata italo-tedesca; - ha alle dirette dipendenze l'Intendenza A. S. e tutte le organizzazioni ed attività italiane inerenti al ricevimento di quanto affluisce dalla madrepatria per le forze armate operanti in Egitto, ai trasporti di cabotaggio, automobilistici e ferroviari dalle basi verso la zona di impiego, e provvede alla sicurezza dei trasporti medesimi; - ha alla dipendenza disciplinare il comando della V aerosquadra e le forze aeree italiane operanti in Egitto, e dispone, sentito il predetto comando, per la protezione aerea della zona delle retrovie e del traffico di cabotaggio; - ha alla propria dipendenza Marilibia e le organizzazioni da questa dipendenti che agiscono nell'ambito dei compiti assegnati a Delease; - analogamente ed allo stesso fine ha alla propria dipendenza gli attuali comandi di artiglieria e del genio di Superasi. 6° • Tutte le altre organizzazioni ed i mezzi attualmente dipendenti da Superasi che svolgono la propria attività prevalentemente a favore dei compiti affidati a Delease, passano alle dipendenze di quest'ultima anche se dislocate in territorio di giurisdizione di Superlibia. In particolare passano alle dipendenze di Delease le flottiglie di cabotaggio dipendenti da Marilibia e le organizzazioni portuarie di Bengasi, Derna, T obruk, Bardia, ferma restando per tali organizzazioni la dipendenza di Superlibia per tutte le questioni amministrative di competenza del Ministero Afrira italiana. 7° · Superlibia deve disporre che tutti i propri organi diano ogni concorso atto ad assicurare l'assolvimento dei compiti di Delease.

8° • Delease si costituisce attingendo alla presente organizzazione del Comando Superasi e richiederà al Comando Supremo quanto occorre per il completamento del nuovo organismo. Per facilitare tale costituzione ed assicurare inizialmente il coordinamento fra Delease e Superlibia il generale Barbasetti conserverà temporaneamente la carica di Capo di S. M. cli Superlibia; provvederà alla graduale separazione dei vari organismi che servono la Libia da quelli inerenti ai compiti specifici di Delease; conserverà fino a nuovo ordine le funzioni di coordinamento fra questi e quelli. 9° · Superasi darà comunicazione della presente circolare al Comando dell'armata corazzata.

Per ordine del Duce Il Capo di Stato Maggiore Generale CAVALLERO


Allegato 32 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMANDO SUPER10RE FORZE ARMATE A FRICA SETTENTR10NALE STATO MAGGIORE

N.01/16663/0p. di prot.

P.M. 11, lì 14 agosto 1942-XX

Argomento: Colloquio giorno 10 agosto c. m. Intendimenti operativi del maresciallo Rommel.

Al Comando Supremo · Roma. Si trasmette, per doverosa informazione, la relazione sul colloquio avuto il 10 agosto c. m. dal generale Barbasetti col maresciallo Rommel, nel quale il Maresciallo ha esposto i suoi intendimenti operativi.

D'ordine Il generak Capo di Stato Maggiore Curio Barbasetti di Prun

GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA COMANDO SUPER10RE FORZE ARMATE AFR1CA SETTENTR10NALE STATO MAGGIORE

Colloquio del 10 agosto col Feldmaresciallo Rommel

Il 10 agosto, su richiesta del feldmaresciallo Rommel, mi sono nuovamente recato al posto di comando dell'A.I.T., dove, fra le 15 e le 17, 30, sono stati trattati i seguenti argomenti principali: I. - Giudizio del maresciallo Rommel sulla situazione.

Il Maresciallo si dic hiara in complesso soddisfatto. La grave crisi della seconda metà di luglio è superata. La fronte è salda: l'afflusso di rinforzi e di complementi, la posa di campi minati e lo stendimento di reticolati, per quanto non ultimati, hanno consentito al comando dell' A. I.T.: - di ritirare dalla fronte, dislocandole in riserva, quasi tutte le unità mobili corazzate e motorizzate; - di conferire profondità allo schieramento in linea, mediante la costituzione di grandi «sacche minate», fiancheggiate da robusti capisaldi e vigilate sul davanti, cosl da avere all'incirca la metà dei battaglioni in secondo scaglione. Buona è la situazione dei mezzi corazzati, pressoché pari numericamente, ma superiori qualitativamente al nemico (il Maresciallo valuta un carro tedesco come tre inglesi). Buona pure è la situazione delle artiglierie: superiore è l'artiglieria pesante germa-


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nica (cannoni da 155 e obici da 210); difettano però le munizioni e i mezzi per trasportarle in linea. Soddisfacente è la situazione aerea, per quanto difetti il carburante. In crisi ancora è invece - e il nemico lo sa - l'armamento anticarro germanico, e specialmente quello della 1643 divisione, giunta da Creta con sole 50 armi controcarro, anziché 160 di dotazione organica. L'arrivo di mezzi, preannunciato dalla Germania (fra l'altro 200 carri armati pesanti), migliorerebbe ancora il rapporto delle forze: ma il Maresciallo ritiene che non arriveranno a tempo per la ripresa delle operazioni attive. In sintesi il Maresciallo riguarda con piena fiducia al prossimo avvenire: in caso di attacco inglese - che egli ritiene probabile a breve scadenza nel settore nord - lo schieramento è tale da affidare sicuramente sull'esito; in caso di ripresa offensiva italogermanica, fra non molti giorni, le probabilità di successo sono rilevanti. Occorre però compiere ogni sforzo per potenziare mezzi, truppe e schieramento. IL Vengono trattate le seguenti questioni: 1° · Ricostituzione divisioni «Pavia» e «Brescia» e reggimenti bersaglieri 2° · Affluenza divisione «Pistoia» e sua dislocazione. 3° · Disponibilità e previsioni sui carri armati, semoventi, autoblindo. 4° · Impiego del XXXI btg. guastatori e altri reparti genio; disponibilità di reparti e materiali da ponte per le operazioni in Egitto. 5° · Possibilità di impiego di altri gruppi artiglieria da posizione e di pezzi da 105/28. 6° · Impiego di paracadutisti mediante lancio dagli aerei (questione da sottoporre ai marescialli Cavallero e Kesselring). 7° · Presidio di Siwa, suoi compiti, suo collegamento con l'A.I.T. 8° · Sicurezza della linea Marsa Matruk · Qattara Spring. 9° · Possibilità di sbarchi nella zona Bardia • Marsa Matruk. 10° · Disponibilità attuale di reparti aerei; forze aeree per il presidio di Siwa. 11 °·Trasporci, traffico ferroviario e marittimo: potenziamento del tronco Marsa Matruk · Sidi Abd el Rahman per trasporto munizioni pesanti dell'A.l.T. Su tutte le precedenti questioni (che sviluppo in allegato a parte) viene raggiunto un completo accordo; assicuro il Maresciallo che, come sempre, tutto sarà fatto per soddisfare i suoi desideri. Il Maresciallo parla quindi degli intendimenti operativi. III. · Intendimenti operativi. Il maresciallo Rommel ritiene che sia necessario prevedere l'offensiva prima che il nemico abbia ricevuto i grossi convogli in viaggio e prima che la posa dei campi minati, in rapido corso, abbia creato condizioni proibitive a un'azione rapida e risolutiva. È d'altra parte necessario - tra l'altro - attendere che giungano a noi parte almeno dei rinforzi già avviati in Africa e la benzina per l'aviazione. Fra queste opposte esigenze, e tenuto anche conto di accordi intervenuti col maresciallo Kesselring, viene stabilito che l'attacco avrà luogo - salvo imprevisti - verso il 26 agosto (tra il 24 e il 28), a luna piena, in modo da poter iniziare e continuare efficacemente le operazioni di notte. Il Maresciallo si trova di fronte, oltre il complesso fortificato di Alamein, appre-


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stamenti difensivi, e soprattutto campi minati, tanto più fitti ed efficaci quanto più si va a nord. Egli non può prescindere da ciò: ritiene quindi di attaccare con i mezzi corazzati il tratto di estremo sud dello schieramento inglese. Le linea generali dell'attacco sono da lui cosl previste: a} Predisposizioni: lasciare invariato l'attuale schieramento delle forze corazzate (vedi unito schizzo) fino .alla vigilia dell'attacco. Preparare nel tratto sud delle nostre retrovie finti mascheramenti per i mezzi delle divisioni 15a e 21 a germaniche. Spostare queste in tal zona la notte precedente l'attacco, lasciando evidenti segni di vita nelle zone di dislocazione abbandonate. b) Assicurare la sorpresa sia con quanto esposto a lettera a}, sia col rinunziare a una vera e propria preparazione d'artiglieria e aviazione. e) Attaccare d'improvviso su tutta la fronte. Le unità di fanteria svolgono essenzialmente tre azioni, con carattere di grossi colpi di mano, appoggiati da azioni di artiglieria (vedasi annessa carta): - a nord: reparti della divisione «Trento» e della 164a germanica; - al centro: reparti della divisione «Brescia» e paracadutisti appiedati germanici; - a sud: reparti paracadutisti appiedaci italiani. Queste azioni - da iniziare verso le ore 22 - hanno lo scopo di agganciare la massa nemica, di sconcertare lo schieramento di artiglieria, di attirare la reazione delle unità corazzate avversarie. Esse saranno perciò compiute da forze rilevanti (da precisare), ma non tali da pregiudicare la sicurezza dell'intera fronte: su essa invero permarrà la massa delle forze , e dei mezzi controcarro, per attendere e infrangere la sperata realizzazione della massa corazzata nemica. Gll obbietivi di queste azioni sono a pochi chilometri di distanza dalle posizioni di partenza. d) Frattanto la massa corazzata e motorizzata, attestata sulle posizioni di partenza a sud del Deir el Qactara, inizierà l'avanzata, assumerà gradualmente (tra le ore 1 e 3) uno schieramento da ovest ad est, fronte a nord quindi verrà eseguita una grande conversione a sinistra, fino a tagliare strada litoranea e a rinchiudere in una grande sacca la massa delle forze nemiche. Il Maresciallo ripeterà con ciò la manovra eseguita il maggio scorso contro la linea di Ain el Gazala, con la differenza che ora non lascia sulla sua destra una forte occupazione nemica, come fu quella di Bir Hacheim. e) A questo punto la battaglia verrà condotta con lo scopo di annientare le forze nemiche. E si procederà quindi decisamente verso est, per tagliare la strada tra Alesssndria e Cairo. Gli ulteriori sviluppi non sono per ora prevedibili. Così ha riferito il maresciallo Rommel, che si dimostra estremamente fiducioso nel successo.

IV. - Termine della riunione.

Il Maresciallo, al termine della riunione, ha accennato alla nuova organizzazione del comando italiano in Africa, di cui ha avuto notizia dal maresciallo Kesselring, e ne ha tratto favorevole auspicio per una feconda e stretta collaborazione. Ha voluto, infine, che partecipassi al suo desinare; erano le 17, 30: il Maresciallo dal mattino non prendeva cibo, perché era cornaco alle 15 da Qattara e aveva voluto iniziare subito il colloquio, ritardando quindi fino a quell'ora la colazione. Durante la colazione, cosi ritardata, il Maresciallo ha voluto, tra l'altro ricordare


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LE OPERAZIONJ IN AFRICA SETTEN TRION ALE

i nostri precedenti colloqui di metà luglio; mi ha confessato, molto confidenzialmente e cordialmente, che quei giorni sono stati i più brutti e tormentosi della sua vita militare, i più densi di ansie e di depressione morale; un conforto ebbe dalla notizia che il 19 luglio il maresciallo Cavallero, il maresciallo Bastico ed io gli portammo degli aiuti che si sarebbero fatti affluire al più presto sulla linea. Da quel momento, ha soggiunto il Maresciallo la sua fiducia si è gradualmente ristabilita ed è tornata infine alla temperatura dei bei giorni di Tobruch cdi Marsa Matruh. Ancora una volta il Maresciallo ha tenuto ad esprimere la sua gratitudine per codesti apporti che il Supercomando ha recato nel mese di luglio ed agosto, mantenen· do in pieno e superando anche le promesse fatte al Maresciallo: questi aiuti (sono parole del Maresciallo) hanno contribuito a capovolgere la situazione. A conclusione di queste sue affermazioni, volendo dare un segno tangibile del suoi sentimenti, appena usciti dal suo carrozzone, mi ha decorato della croce di ferro di prima classe, accompagnando l'atto con gentilissime cameratesche parole.

Il generale capo di Stato Maggiore Curio Barbasetti di Prun


Allegato n: 33

COMANDO SUPREMO

N. 300 di prot.

P.M. 11, B 17 agosto 1942-XX

Oggetto: Direttive per le prossime operazioni.

All'Eccellenza il feldmaresciallo Erwin Rommel, comandante l'armata italo-tedesca. e, per conoscenza: Al feldmaresciallo Kesselring. Le direttive del Duce per l'avanzata al Delta e successivamente al Canale di Suez sono quelle contenute nel telegramma n. 01/12236 in data 27 giugno u.s. di Superasi. Si aggiungono alcune precisazioni in rapporto alla presente situazione di fatto: a) base di partenza: le attuali posizioni tenute dall'armata italo-tedesca fra il Golfo degli Arabi e la depressione di El Qattara; queste posizioni rimarranno presidiate per ogm evemenza; b) compito fondamentale: battere le forze nemiche che ci fronteggiano ad ovest del Delta; c) obiettivi: - Alessandria, anche al fine di utilizzare almeno parzialmente quel porto per alimentare l'avanzata verso il Cairo; il possesso di Alessandria comporta che siano da noi tenuti i passaggi del Nilo di Rosetta, specie quelli di Disuq e di Kafr el Zaiyat (da utilizzare in seguito); - regione del Cairo per il passaggio del Nilo; - Canale di Suez; d) la più stretta cooperazione tra forze terrestri e forze aeree deve essere assicurata in ogni momento dell'azione; le necessarie intese fra le due aviazioni germanica e italiana sono in corso di perfezionamento sulla base delle presenti direttive. L'armata italo-tedesca disporrà fra pochi giorni di un complesso di forze e di mezzi che le consentiranno di affrontare vittoriosamente il nemico. Si sta compiendo il massi mo sforzo per colmare talune deficienze tuttora esistenti in fatto di carburante e munizioni; un limìtaro numero di autocarri per le unità italiane dell'armata potrà ancora affluire entro il mese corrente. Allo stesso modo si provvede per i rifornimenti che interessano le due aviazioni germanica e italiana. Predisposizioni sono in corso per assicurare la successiva alimentazione dell'avanzata, Così pure si stanno attuando predisposizioni da parte di Delease per i materiali occorrenti al passaggio del Nilo. Beninteso sarà necessario fare anche assegnamento a questo proposito - sulle risorse in sito. La data d'inizio delle operazioni è necessariamente subordinata alla condizione


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRION ALE

che il programma in corso per il trasporto dei rifornimenti, specie carburanti, non abbia a subire arresti o falcidie di caratter.e importante. È desiderabile che l'azione possa svilupparsi al più presto. Sottoporrò all'approvazione del Duce la data da Voi proposta.

d'ordine del Duce Il Capo di Stato Maggiore Generale CAVALLERO


Allegato n. 34

Segretissimo - Riservato alla persona Giorno 22 agosto - ora 20,35 Oggetto: Armata corazzata «Afrika» Rep. la n. 85 del Comando generale del 15 agosto.

Al generale germanico presso il Q. G. delle FF. AA. italiane, gen. di ftr. von Rintelen, per il Comando Supremo. L'esecuzione del piano elaborato dal Comando Superiore dell'armata corazzata «Afrika», nel momento approvato dal Duce, è possibile soltanto se verranno adempiute le seguenti premesse:

a) arrivo a Tobruk risp. a Bengasi, entro il 25 corrente, degli annunciati convogli di navi dall'l al 3 con circa 2000 tonn. di carburante, 500 tonn. di munizioni ecc.; b) arrivo del 4° scaglione entro il 27 corrente, a Tobruk, con circa 2000 m. di carburante ecc.; e) arrivo degli automezzi necessari per la mobilitazione di 6 btg. e 5 btr. del XX C. A. ital. mot., nonché degli autocarri per il rifornimento della div. parac. «Folgore», entro il 27 corrente, al fronte. (Vedasi il Bollettino Giornaliero del 20 agosto). A giudizio dell'armata corazzata, questi automezzi potrébbero, se necessario, essere tolti alle consistenze della Intendenza Delease; d) assicurazione relativamente al trasporto delle prospettate ulteriori 3600 tonn. di carburante e di circa 2000 tonn. di munizioni entro il 30 corrente, a T obruk risp. a Bengasi. Se tali promesse non dovessero realizzarsi, la possibilità di esecuzione del piano elaborato, nel momento previsto, non può essere prospettata. L'impresa fondata sull'utilizzazione delle fasi lunari favorevoli, dev'essere in tal caso differita e rielaborata per esecuzione su base diversa. Di fronte al fatto che nel corso del mese prossimo il nemico, secondo lt: previsioni, sarà notevolmente rafforzato, un attacco potrà avere un risultato decisivo soltanto se personale e materiale delle forze esistenti verranno integrati e se verranno fatte affluire, in misura sostanziale, nuove forze germaniche. Bisogna pure tener conto del facto che l'avversario, nel corso del mese di settembre, attaccherà esso stesso con forze superiori. R OMMEL


Allegato n. 35

COMANDO SUPREMO I REPARTO UFF. OPERAZIONI· SCACCHIERE AFRICA

N. 32132/0p. di prot.

P.M. 21, 23 agosto 1942-XX

Oggetto: Trasmissione telegrammi.

All'ufficio del generale germanico presso il Quartiere Generale delle FF.AA. italiane. Seguito intese verbali si trasmettono 2 telegrammi - n. 32130 e n. 32131 - di questo Comando Supremo e in data odierna, con preghiera di urgente inoltro al Comando dell'armata italo-tedesca.

d'ordine Il generale capo del I rq,arto GANDIN

AL Comando armata italo- tedesca Giorno 23 agosto - Ora 17,00 N. 3213/0p. Risposta vostro telegramma giorno 22.

Sono giunte stamane T obruch 1140 tonnellate carburanti et 200 tonnellate muniz1om. Programma trasporti in corso attuazione prevede arrivo porti Cirenaica per giorno 25 agosto 225 tonnellate carburanti, per giorno 28 agosto 2470 tonnellate carburanti et 24 tonnellate munizioni, per giorno 1° settembre 2956 tonnellate carburanti et 580 tonnellate munizioni, per giorno 4 settembre 1000 tonn. carburanti et 1650 tonnellate m U Il!ZIOIli.

Est previsto anche immediato invio altro carburante tenuto pronto per il caso perdite in navigazione. Quanto sopra soltanto per grandi unità germaniche. Circa automezzi per unità italiane si comunica che 54 automezzi per divisione «Folgore» sono già giunti con motonave «Foscolo» e che est previsto arrivo Bengasi giorno 28 agosto 285 automezzi et giorno 4 settembre 215 automezzi per grandi unità italiane; Delease provvederà avviare quanto necessario al XX corpo armata. UGO CAVALLERO


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ALLEGATI

Al Comando armata italo-tedesca

Giorno 23 agosto· Ora 17,00 N. 32131/0p. Risposta vostro telegramma giorno 22 circa materiali da ponte. Vengono inviati urgenza quattro equipaggi da ponte tipo pesante. Previsto arrivo metà giorno 2 settembre, metà giorno 4 settembre. Ciascuna metà comprende un equipaggio motorizzato et uno senza traini. Ciascun equipaggio comprende materiali per metri 150 di ponce. In totale metri 600 con possibilità pratica costruire ponte di 450 a 500 metri tenuto conto necessarie riserve materiali. Portata ponte 20 tonnellate aumentabile con accorgimenti a 24 tonnellate. Con equipaggi arriverà anche battaglione pontieri forza circa 800 uomini. Altri' materiali traghettamento come canotti assalto, battelli con motore fuoribordo, sono sul posto. Inoltre Intendenza ha riunito materiali di circostanza. Sono predisposti reparti per impiego detti materiali. Delease darà informazioni concrete et precisazioni tecniche al riguardo. UGO CAVALLERO


Allegato 36

DELEGAZIONE COMANDO SUPREMO IN A.S.S.M.I. DI COLLEGAMENTO PRESSO L'AIUvl ATA ITALO-TEDESCA

N. 3963 di prot.

P.M. 27, 28 agosto 1942-XX

Oggetto: intendimenti operativi per l'occupazione dell'Egitto.

Al Comando Supremo· Ufficio Operazioni· Scacchiere Africa. Posta Militare 21 Alla Delegazione Comando Supremo A. S. · Posta Militare 27. Stamane il maresci aJlo Rommel ha esposto ai comandami dei C.A. corazzati e della 90• d ivisione leggera gli imendimenci per le ulteriori operazioni, dopo favorevole conclusione della battaglia di annientamento di El Alamein. Tali intendimenti debbono essere per ora intesi nel senso di una generica indicazione, suscettibile di trasformazioni e adattamenti, in base alla reale situazione che si verrà a determinare. Le forze operanti verranno ripartite in ere colonne:

.A) Gruppo Bismarck: 21 a divisione corazzata e 164a divisione (per la quale sono attesi i necessari automezzi). Obiettivo: investimento e occupazione di Alessandria. Sarà coadiuvata, e più tardi sostitui ta, dalle forze del XXI C. A. (A') che verranno portate avanti a scaglioni, col ri tmo concesso, dalla disponibilità di automezzi. La colonna A procederà successivamente all'occupazione degli altri centri portuali del Delta.

B) C.T.A.: 15• divisio ne corazzata, 9• divisione, raggruppamento esplorante {3 gruppi esploranti tedeschi, 1 italiano). Obiettivo: possesso dei ponci sul N ilo in corrispondenza del Cairo e occupazione della città . È verosimile che già nel corso della battaglia di El Alamein i gruppi esploranti venga no spostaci Verso est e sud-esc, così da poter piombare sui ponci in poche ore. Il X C. A. (B') raggiungerà a scaglioni, come anzidetto, per assumere lo sbarramenco della valle del Nilo, a monte della città . La colonna B proseguirà appena possibile verso il Canale. C) XX C .A .: «Ariete», «Littorio», «T rieste». Obiettivo: eliminazione delle difese nemiche di Uadi Natrun. Successivamente occupazione dei ponti nel medio Delta. Un dis taccamento verrà inviato su El Fayum per l'occupazione di quell'aeroporto e dei locali depositi.

Il generale di bri[!.ata capo de/Lo Siato Maggiore di collegamemo GIUSEPPE MANCINELLl


Allegato 37 DELEGAZIONE COMANDO SUPREMO IN A.S. S.M.I. DI COLLEGA-¼ENTO PRESSO L'ARMATA ITALO-TEDESCA

2 settembre 1942-XX, ore 22,30

N . 107 Segreto Ris.

Al Comando supremo

Riferimento foglio n. 104/4 Segreto Op. del Comando dell'Armata corazzata del 29/8/1942. I. 1 · Il mancato arrivo dei quantitativi dei carburanti richiesti nel foglio soprasegnato - premessa preannunciata per la esecuzione con successo anche della operazione localmente limitata - proibisce la continuazione deJl'atcacco. L'attuale situazione carburante dell'Armata corazzata è la seguente:

a) sul suolo africano si trovano fra i poni di sbarco e la fronte ancora ere unità di carburante. In tal modo è assicurato il rifornimento della truppa, concedendo un consumo massimo di una sola unità al giorno, solamente sino al 5 settembre. b) negli ulcimi giorni sono arrivati i seguenti rifornimenti: 2.610 tonn. carburanti

= 4,2 unità carburante, 433 tonn. munizioni. Sono stati affondaci: 3.342 tonn. di carburante = 5,5 unità carburante, 350 tonn. mumz1om. Del quantitativo di 5.000· tonn. di carburante annunciato in arrivo dal Comando Supremo con suo foglio n. 3998 seg. del 3/8, entro iJ giorno 3 settembre, sono già state affondate 2.600 conn.; mentre 1.500 tonn. sono previste dall'Italia. Non è conosciuto ancora il termine di arrivo.

c) premesso che i piroscafi Bianchi e Sportivo arrivino a Tobruch il giorno 3/9, il rifornimento della truppa sarà assicurato appena il 7/9 per altri tre giorni con una unità di carburante al giorno. Lo scarico ed il trasporto fino alle eruppe richiedono tre g1orm. d) la situazione carburante benzina per le truppe italiane è ancora sensibilmente peggiore. Il piroscafo Picco Fassio con 1.100 tonn. di carburante è stato affondato il 2/9 mattina. 2. · A prescindere dalla insufficiente situazione dei rifornimenti, per l' operazione esistono le seguenti ragioni che costringono la sospensione dell'attacco.

a) il piano operativo prevedeva che un gruppo motorizzato dovesse raggiungere, nel corso della notte sul 31/8, col favore del chiaro di luna, el Taqa-Qaret e1 Abd, con i suoi reparti avanzati a circa 40-50 Km. ad est delle posizioni di panenza, percorrendo un terreno che esplorazioni avevano dato debolmente presidiato e parzialmente minato, per poi iniziare l'attacco verso nord aJl'alba del 31/8. L'avanzata fu però così ritardata da fino ad ora non conosciuti numerosi campi minaci in parte profondi parecchi chilometri e da sbarramenti, che il primo obiettivo d'attacco potè essere raggfomo solamente con una pane delle forze appena il 31/8 sera.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

È venuta ·in questo modo a mancare la sorpressa, premessa essenziale per la riuscita delle operazioni.

b) come già fatto conoscere con la comunicazione 1/9, i continui intensi attacchi aerei nemici eseguiti dall'inizio delle operazioni di giorno e di notte hanno cagionato sensibili perdite in uomini e materiali. Questi attacchi non sono rimasti anche senza influsso sulla forza combattiva delle truppe italo-tedesche. Particolarmente per la mancanza della caccia notturna, non fu potuta dare sufficiente protezione alla truppa, durante gli attacchi notturni continuati per 7-8 ore. Dai sistematici attacchi di molestia dell'aviazione nemica su colonne di rifornimento, sulla linea ferroviaria e sulla navigazione costiera, viene ulteriormente distur· baco in modo sensibile il rifornimento. Queste circostanze costringono l'Armata corazzata a cessare l'attacco. L'Armata ripiegherà perciò sulle posizioni di partenza, gradualmente, sotto la pressione nemica, qualora il rifornimento e la situazione aerea non mutassero radicalmente. II - Nella notte dal 1° al 2/9 ed il 2/9 stesso furono effettuati ulteriori intensi attacchi aerei nemici con bombe e armi di bordo. Già durante la mattinata 7 attacchi con 20-30 apparecchi per volta. Attacchi di molestia di carri armaci e carri da ricognizione nemici sui fianch i e sul tergo del gruppo motorizzato sono stati respinti. Gen. MANCINHLI


Allegato 38

RIASSUNTO DEL RAPPORTO TENUTO DA ROMMEL NELLA RIUNIONE DEL 22 SETTEMBRE 1942

Inviato da Delease a Superlibia il settembre con foglio n. 2656 Sit. A) Situazione e impiego dell'Armata. Abbiamo dovuto interrompere le recenti operazioni offensive in dipendenza della situazione catastrofica dei rifornimenti. In pochi giorni sono state affondate parecchie migliaia di tonnellate di naviglio. L'attacco era, d'altra parte, legato alla luce lunare. Le operazioni ci hanno offerto utili ammaestramenti. Solo chi agisce di sorpresa e rapidamente potd conseguire un successo; occorre attraversare nel minor tempo possibile i campi minaci; ogni fermata dovuta a necessità logistica - come fare il pieno dei serbatoi - è dannosa. Una volta iniziato un attacco, questo deve svilupparsi senza fermate di nessun genere per rifornimenti o alcro; solo la rapidità fa subire le minori perdite. Siamo stati obbligati a fermarci, per rimuovere i campi minati, e per effettuare rifornimenti di carburanti; ciò ha consentito all'avversario di concentrare, contro di noi, artiglieria ed aviazione. Prima dell'attacco i comandanti delle aviazioni tedesca e italiana ci avevano assicurato che non avremmo avuto da temere da parte dell'aviazione nemica; di fatto l'efficienza di questa non era stata giustamente valutata. L'azione aerea nemica è stata forte; i bombardamenti diurni e notturni sono scaci il nostro incubo, specie per i loro effetti morali. Io confido che le nostre forze aeree riescano ad ottenere analoghi effetti ai danni del nemico. I combattimenti della caccia hanno scarsa conseguenza; l'impiego degli stukas è risultato stillicidio. Abbiamo dovuto sopportare i bombardamenti aerei, ripetuti sui medesimi punti; il nemico è riuscito anche di notte a trovare i suoi obiettivi; ha preso soprattutto di mira i pezzi contraerei e da 88. L'Armata ha interrotto l'offensiva ed ha assunto atteggiamento difensivo su posizioni che saranno favorevoli per un attacco futuro. Abbiamo potuto comprendere nelle nostre posizioni meridionali i campi minati inglesi, e abbiamo a nostra disposizione terreno dominante, che ci offre buone disponibilità per ulteriori operazioni. Io confido che nella prossima settimana, o nei prossimi mesi, noi potremo rafforzare l'Armata. Il problema è solo questione di rifornimenti. Importanza capitale riveste la padronanza nel Mediterraneo. Per ora l'Armata non riceve abbastanza per vivere. Noi tutti amiamo di procedere verso l'Egitto, ma adesso non possiamo arrischiare una nuova offensiva. Io passerò ali' offensiva quando avrò abbastanza per farlo; forti dotazioni di benzina, mezzi di ogni genere ed effettivi completi. Nel frattempo ci teniamo sulla difensiva. Naturalmente la difesa sarà integrata da spunti offensivi qua e là ; dove il nemico offra occasione.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

L'Armata assumerà uno schieramento migliore, in modo da liberare gran parte delle forze mobili. Attualmente sono schierati sulla fronte i C. A . XXI e X. Se il nemico dovesse attaccare, attaccherà modernamente; non solo tra il mare e la depressione di El Qattara, ma in profondità, oltre il confine egiziano. Le ultime puntate effettuate da Cufra fino a Barce, fino alle porte di Tobruch, e nei pressi di Bengasi, vanno considerate solo come esperimento. Il tentativo sarà probabilmente ripetuto con maggiori mezzi per risolvere la situaz10ne. È vero che la via di Cufra è lunga; ma anche per noi nessuna strada è stata abbastanza lunga. Il nemico è superiore a noi in fatto di forze aeree; è probabile che impieghi anche paracadutisti. Perciò , per ·tenerci in Africa non basta difendere la fronte; occorre essere tanto mobili per poter dare dei colpi da qua fino ad Agedabia. Nelle nostre retrovie non esistono forze consistenti. Può darsi che il nemico tenti uno sbarco dal mare sulle nostre retrovie; agli Inglesi non importa perdere qualche migliaio di Canadesi o di Polacchi. Ad ogni modo, noi dobbiamo essere pronti per baqere il nemico dove lo troveremo. Il nuovo schieramento ha tolto dalla linea le forze mobili, mettendole a ridosso delle unità di prima schiera per offrire a queste un ulteriore appoggio di artiglieria e di mezzi c. c. Fra i due gruppi corazzati del nord e del sud è stato costruito uno sbarramento minato molto grande, che deve arrestare il nemico all'altezza di El Ruweisat. Le singole colonne corazzate sono attualmente impiegate per la difensiva, ma sono pronte a scattare in vista di un impiego offensivo: sia per annientare unità nemiche che riuscissero ad infiltrarsi nel nostro schieramento, sia per agire nelle retrovie anche lontane. La fronte sarà alleggerita, per risparmiare forze e ridurre le perdite. Agli avamposti di combattimento sarà data una ulteriore difesa di mine c. c. e contro fanteria. Sarà effettuata una ulteriore posa di bombe per aerei nei «giardini del diavolo». Tutto ciò richiede progetti esattamente elaboraci, da realizzare pezzo per pezzo. Anche sulla posizione di resistenza bisogna vedere chiaro; attuare un piano prestabilito; non si deve lasciar fare ai comandanti di battaglione o di compagnia. Tutte le armi debbono essere sfruttate. Bisogna tener presente che potrebbe darsi che i due C. A. fossero tenuti a difendere la fronte, senza poter contare sul sostegno di eruppe celeri o corazzate. Non sono preoccupato sulla possibilità di resistenza di queste forze. Dobbiamo solo provvedere a rafforzare la fronte. Lo schieramento che sarà ritoccato nel termine di poche settimane darà modo di non temere neppure un attacco colossale. Una cosa mi preoccupa: interrare e mimetizzare gli autocarri, fino al confine egiziano. Ho sorvolato la fronte e le retrovie; in queste ultime si è adottato un regime di vita di tappa. Gli automezzi, per noi tanto preziosi, siano interrati di un metro e mezzo e tenuti bene distanziati fra loro.


ALLEGATI

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Questo può sembrare, adesso, non necessario; chi si è goduto l'inferno dell'aviazione nemica sa cosa dobbiamo attenderci in occasione di un attacco avversario. Prego di curare molto l'occultamento di tutti i mezzi.

B) Addestramento. Il nuovo schieramento che verrà assumo dall'Armata deve consentire agli ufficiali di prendere alla mano i loro reparti. Occorre dare sviluppo all'addestramento con corsi per ufficiali o istruzioni per reparti. È mio desiderio che l'addestramento sia sviluppato in collaborazione tra Italiani e Tedeschi. Fino a tanto che le unità italiane non saranno dotate di armi migliori, esse dovranno essere spstenute; attraverso la collaborazione sarà possibile dare appoggio ai soldati italiani. Noi abbiamo, ad esempio, ricevuto recentemente una settantina di pezzi c. c. pesanti ed altrettanti da 88. Ciò costituisce un notevole rinforzo, perché nello scorso maggio avevamo solo 24 pezzi da 88, a prescindere dai semoventi russi da 76. Abbiamo inoltre ricevuto un rinforzo di obici semoventi da 150, ecc. ecc. Vedrò prossimamente il Duce, spero che le forze italiane siano presto dotate di armi moderne. Raccomando di adoperarsi a favore dell'addestramento dei minori reparti. I singo· li comandanti si plasmino i loro reparti con idee proprie. La compagnia tedesca è capace di un grande sviluppo di fuoco. È necessario che le armi migliori, più potenti, siano servite fino a che si abbiano uomini nei reparti. Far capire questo concetto a tutti gli ufficiali. La compagnia, anche se ridotta di forza, deve essere in grado ugualmente di combattere; per ottenere ciò occorre che essa disponga di un buon armamento e lo sappia impiegare. Ciò è questione di addestramento. Raccomando di sfruttare questo tempo al fini dell'addestramento e della collaborazione. Sarà utile costituire raggruppamenti o reparti di addestramento e svolgere con essi azioni dimostrative, allo scopo di elevare in tutti i reparti la capacità combattiva. Speciale riguardo va dato all'istruzione sulla rimozione delle mine; non deve spa· ventare la possibilità di dover attraversare un campo minato. Per quanto riguarda i corsi, prego dare sollecito inizio a questo lavoro di collaboraz10ne. Non ho nulla in contrario a che siano concesse licenze ad ufficiali, anche superiori.

Io stesso mi assento per servizio: vedrò il Duce ed il Fiihrer e poi prenderò qualche giorno di riposo. Spero di poter ottenere per l'Armata tutto quello che è necessario. Il generale Stumme, che gode la mia piena fiducia, mi sostituirà durante la mia assenza.


Allegato 39

VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTA DAL DUCE A PALAZZO VENEZIA il giorno 27 settembre 1942 con il Capo di S. M. Generale ed il Sottosegretario di Stato alle Fabbricazioni di guerra Il Duce informa di avere preso visione della situazione relativa a ciascuna Forza Armata presentata dal C.S.M.G. e legge seduta stante la relazione riassuntiva presentata dal Fabbriguerra. Fa poi una rapida rassegna della situazione prendendo in considerazione gli aspetti fondamentali del problema (prodotti siderurgici, acciai speciali, allumini e materie pregiate) e pone in evidenza come a base di tutti questi problemi stia quello del combustibile tanto solido che liquido, e della energia elettrica. Sottolinea la necessità assoluta che nel quadro del potenziamento generale delle nostre Forze armate sia tenuta molto presente l'Aviazione, perché l'aumento della nostra produzione aviat0ria si impone in modo perentorio. Il C.S.M.G. riferisce che il problema dell'Aviazione può essere risolto in misura sufficiente soltanto se possiamo assicurarle la disponibilità di alluminio e di acciaio speciale e fa una breve disamina della situazione di alluminio. Il Duce pone in evidenza i notevoli risultati che si possono avere dalla produzione di bauxite e suggerisce al Fabbriguerra che di questa disponibilità di materie prime si faccia un notevole scambio con la Germania per altre concessioni. L'Ecc. Favagrossa riferisce sui consumi di alluminio presso le ditte costruttrici di aeroplani e sulle necessità di semplificare la lavorazione per ridurre la misura eccessiva degli sfridi. Aggiunge che per quanto riguarda il legname vi è la possibilità di sostituire lo spriiss, che non possiamo più procurarci, con l'abete rosso e la robinia. Chiusa questa parentesi il Capo di S. M. G. riprende l'esposizione e conclude che, per quanto concerne le tre Forze armate: 1° - Per la Marina militare si è in grado di prevedere che il programma approvato dal Duce per il 1943 potrà essere condotto a termine. 2° - Per la Marina mercantile si è assicurato il necessario per la ultimazione del programma in corso e per la costruzione di un cerco numero di navi in cemento e rimane da risolvere solo il programma 1943 della Federazione armatori. 3° - Per l'Aeronautica il C.S.M.G. si richiama a quanto esposto più sopra e sottolinea che un sensibile aumento della produzione non può essere ottenuto senza aumento delle macerie prime. 4° - Per quanto riguarda l'Esercito la nostra presente situazione di materie prime non ci consente di completare il potenziamento delle 20 Div. del fronte russo e egiziano mentre non si può pensare al potenziamento di altre 10 Div. come è necessario. Ciò a prescindere dal problema inerente alla difesa contraerei del territorio che occorre aumentare notevolmente.

Il Duce passa allora ad esaminare lo schieramento delle nostre unità e prende in considerazione la frontiera occidentale. La considera come un fronte unico nei suoi tre settori delle Alpi, delle isole e della Tripolitania. Asserisce il Duce che un aumento


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notevole della produzione bellica nei campi aereo e terrestre richiederebbe un intervento della Germania dopo un esame con le autorità responsabili delle nostre possibilità operative e delle necessità che vi sono connesse. Il C.S.M.G. informa che in relazione alla grande urgenza che presenta la difesa della Libia a occidente è necessario pensare al trasferimento in Libia di almeno due Divisioni che si possono distogliere dalla frontiera occidentale con l'approssimarsi della cattiva stagione. Queste due Divisioni sarebbero la «Centauro» e la «Piave» (una corazzata e l'altra motorizzata) e il trasporto dovrebbe farsi non appena si sarà ripresa la pressione su Malta e quindi si possa riprendere la rotta di ponente. Ciò a prescindere dall'aviotrasporto ormai deciso della «Spezia», trasporto che si deve iniziare il 30 cor· rente da Castelvetrano. Quest:a Divisione sarà trasportata a Misurata, tenuto conto delle possibili operazioni verso il Sahara Libico. Il Cap,o di S. M. G. ritiene che con questi provvedimenti si possa fa r fronte alle necessità più urgenti mentre l'inverno potrà essere utilizzato per lo svolgimento del programma in progetto e per il riordinamento delle unità sottratte al fronte alpino. Il Duce si dichiara soddisfatto di queste misure e passa a interessarsi della produzione di carri armati. Chiede se la produzione dei veicoli corazzati minort e cioè delle autoblindo e degli L6 non può essere diminuita a favore della produzione del carro M 15, nell'attesa che si possa pensare al P 40. Il Capo di S. M. G. ritiene che ciò debba essere esaminato perché per poter approntare almeno un'altra Divisione corazzata ed assicurare l'alimentazione di 4 Divisioni corazzate occorre aumentare del 50% circa la produzione attuale. Il Duce pensa che la produzione dovrebbe essere portata ad almeno 160 carri al mese. Il C.S.M.G. prende impegno di esaminare subito il problema con gli esperti della motorizzazione avvertendo che l'aumento della produzione dovrebbe venere principalmente sui semoventi da 75, tenute presenti le direttive del Duce a questo riguardo e la circostanza che il carro M 15 è praticamente superato, tenuto conto anche del suo deficiente armamento (cannone da 47) e aggiunge che bisognerebbe accelerare anche la produzione del P 40. Fa anche presente come l'approntamento di una nuova unità corazzata comprende numerosi altri problemi, compreso quello degli autocarri. Il Duce considera che convenga iniziare i passi necessari presso le autorità germaniche. Il C.S.M.G. informa che ha già fatto sentire a questo riguardo l'O.K.W. che senza opposizioni negative ha preso tempo a dopo ultimate le operazioni alla fronte orientale. Comunque rimane stabilito che l'Ecc. Favagrossa dovendo, come ha comunicato, prendere presto contatti con ili Sottosegretario di Stato Thomas cominci ad affrontare il problema. Il Duce fa presente dopo come era necessario considerare anche l'ipotesi che l'alleato non possa darci un aiuto sensibile. Sottolinea come dall'esame complessivo del problema appaia essenziale la disponibilità di carburanti e di energia elettrica e si propone di esaminare se intanto la quantità di combustibili di cui dispo ne il Fabbriguerra per le industrie belliche non possa essere aumentata. Il problema viene esaminato e si conclude che se il Fabbriguerra potesse ricevere 100.000 t. in più al mese un grande passo potrebbe essere fatto almeno per tutta la durata della stagione invernale in modo di avere per la primavera prossima conseguito


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTR10NALE

qualche risultac~ apprezzabile. Ciò in aggiunta al rendimento dell'impianto idroelettrico del Medio Adige che secondo comunicazioni del C.S.M.G. dovrebbe essere approntato per fine anno con una produzione di circa 40 milioni di Kw mensili (da versare all'impianto della Marghera per ottenere così circa 1.600 t. di alluminio al mese). Il Duce conclude che si adoprerà personalmente per ottenere al Fabbriguerra, sulle disponibilità mensili di carbone, un aumento a beneficio dell'industria bellica e dispone perché una riunione plenaria sul problema del potenziamento delle Forze armate e della Marina mercantile abbia luogo presso di Lui giovedì 1° ottobre alle ore 17.


Allegato 40

VERBALE INCONTRO CAVALLERO - K.ESSELRING DJEL 16 OTTOBRE 1942 presso il Comando Supremo presenti il colonnello Otzen ed il maggiore Milo e successivamente gli ammiragli Riccardi e Sansonetti Il Maresciallo Kesselring esordisce informando che le perdite dell'Aviazione del1'Asse nel cielo di Malta sono gravi per effetto della tattica della caccia inglese, tattica che consiste nell'attacco dall'alto con sole alle spalle. Le perdite nemiche sono molto più rilevanti e tuttavia l'azione per ottenere una soddisfacente neutralizzazione di Malta durerà più a lungo del previsto (in sintesi circa 25 perdite tedesche e 7 nostre; circa 70 del nemico). Il Maresciallo Kesselring informa poi che è prossima la venuta del Maresciallo Goering in forma non ufficiale. Asserisce di aver già parlato più volte con il detto Maresciallo della necessità di sostenere di più materialmente l'Italia (mezzi e materie prime) e che questi avrebbe assicurato di sostenere questa tesi presso il Fiihrer. Aggiunge il Maresciallo Kesselring che intende approfittare del prossimo incontro con il R. M. Goering per parlare in merito ad una più stretta collaborazione materiale e tecnica tra Italia e Germania. Il Capo di Stato Maggiore Generale informa il Maresciallo Kesselring che, in esito ad una propria lettera fatta recapitare al Maresciallo Keitel per tramite del Maresciallo Rommel, nei prossimi mesi invernali la Marina germanica cederà all'Italia, in compenso dei rifornimenti diminuiti dalla Romania, una quantità di nafta di oltre 40. 000 tonn. ivi comprese 20.000 tonn. da servire per l'Egeo, quale riserva operativa, in relazione ad un previsto schieramento di forze navali italiane in quel settore. Il Maresciallo Kesselring informa poi che il Fiihrer gli ha affidato la responsabilità della difesa aerea di Creta e delle coste ed isole greche occupate dai Tedeschi, e che pertanto ha preso contatto con il Gen. Loehr che ha analoga responsabilità nei Balcani fino a Salonicco. Aggiunge che detto Generale agisce sotto le sue direttive; il Gen. Loehr verrà presto a fare visita di dovere al Capo di Stato Maggiore generale. Il Maresciallo Cavallero ricorda di aver conosciuto il Generale Loehr ad U man durante il suo viaggio in Russia, al seguito del Duce, e dice che lo rivedrà con piacere. Il Maresciallo Kesselring prospetta poi l'opportunità di potenziare l'Egeo, con particolare riguardo a Rodi e Scarpanto. Il Capo di Stato Maggiore Generale risponde informando di aver già in corso i provvedimenti del caso. Il Maresciallo Kesselring aggiunge che da parte sua intende mettere Creta in maggiore efficienza e che invierà colà molti mezzi anticarro perché ritiene che un eventuale tentativo di sbarco nemico sarebbe effettuato con concorso di carri. Esprime poi la sua inquietudine per i trasporci per l' A.S.l. e lamenta deficienza di benzina a Creta, tanto che ha dovuto sospendere per 10 giorni i trasporti aerei da questa isola verso l'Africa. Il Maresciallo Cavallero risponde che in fatto di trasporti è stato fatto da parte nostra tutto quello che era umanamente possibile e che i ritardi sono spesso dovuti a causa di assoluta forza maggiore, ad esempio quello di tre giorni nella partenza del Portofino per la presenza di sommergibili nemici ai quali si è dovuto dare la caccia. Aggiunge che i programmi di trasporto della nostra Marina non possono essere intesi


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con assoluto vincolo per le date di approntamento dei piroscafi, le quali sono soggette a varianti specialmente per avarie, dato l'intenso logoramento cui assoggettiamo tutti i nostri mezzi, scorte comprese. Il Maresciallo Kesselring risponde che è ben lungi dal voler fare critiche; ha manifestato le sue apprensioni solo perché l'Armata corazzata ha corso il rischio di non potersi più muovere per deficienza di carburante; con il programma che gli è stato comunicato dal suo ufficio stamane egli è ora tranquillo. Il Capo di S. M. Generale assicura al Maresciallo Kesselring che segue personalmente e controlla ogni giorno tutti i provvedimenti in materia di trasporti spingendo al massimo gli sforzi di tutti gli organi necessari. Il Maresciallo Kesselring sa che è in seguito a intervento personale del Maresciallo Cavallero che il problema trasporto carburanti è stato risolto negli scorsi giorni; e ringrazia sentitamente. Il Capo di Stato Maggiore Generale informa che ha pronto un convoglio di ere navi ed un altro di due (Tripolino e Schillin) tutti per la rotta di ponente e chiede quando si potrà prevederne la partenza in relazione all'azione in corso su Malta. Il Maresciallo Kesselring risponde: «Al più presto possibile; da domani lo stato di neutralizzazione di Malta consentirà di far passare ciò che si vuole». Aggiunge il Maresciallo Kesselring che Supermarina ha scelto una rotta più lontana dalla costa della Grecia per sfuggire alle insidie dei sommergibili, ma questo rende molto più difficile il servizio di scorta aerea. L'aviazione italiana non può intervenire dai campi dislocati su detta costa. L'Aviazione tedesca potrebbe dare la scorta ricorrendo ai Ju 88 e 110, ma in questo momento non ne ha disponibilità. Inoltre il Maresciallo Kesselring informa che l'Aviazione tedesca ha avvistato, nelle ultime settimane, non meno di 30 sommergibili nemici, li ha battuti costringendoli a rimanere immersi e di ciò ha dato notizia a 0 .B.S. ed alla Marina italiana. Esprime il parere che, quando sono avvistati dei sommergibìli nemici, occorre tenerli sempre sotto il controllo dell'Aviazione per obbligarli a stare immersi in condizioni cali da non poter nuocere ai nostri convogli, e ciò fino a quando questi non siano passati. Il Maresciallo Kesselring chiede poi quali sono le nostre intenzioni per Cufra. Il Capo di Stato Maggiore Generale risponde che, per il momento, non vede la possibilità di una azione terrestre da Gialo su Cufra; informa dei provvedimenti in corso per la Tripolicania. Il Maresciallo Kesselring afferma che per agire su Cufra occorrerebbe creare una base a Gialo per potere addirittura sbarcare truppe aeroportate nei pressi di Cufra. Il Capo di Stato Maggiore Generale comunica inoltre che con i convogli in corso arrivano dei mezzi che consentirebbero già una certa garanzi.a verso le provenienze da Cufra. Ma quello che più importa è la costituzione di una massa di manovra al centro, con le Divisioni «Spezia», «Centauro» e «Piave», di prossimo invio; cale massa potrebbe agire verso sud, verso sud-est e, se.occorre, anche verso occidente. Questa massa costituirebbe un vero premio di assicurazione per tutta la Libia. Il Maresciallo Kesselring si dichiara pienamente d'accordo. Aggiunge ehe se noi avessimo il possesso di Cufra e la benzina necessaria si potrebbe di là porcare la minaccia fino al Tibesti. Informa poi di avere in progetto un'azione su Uadi Haifa, scalo ferroviario degli inglesi in Egitto per l'Etiopia. Vorrebbe mettere a terra, in questa località , dei sabotatori particolarmente addestrati, fare saltare i pomi e interrompere la ferrovia. Il Capo di Stato Maggiore Generale esprime qualche dubbio sulla utilità di una


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simile azione, tenuto presente che la ferrovia si interrompe ad Uadi Haifa e riprende solo ad Assuan, 300 km. più a valle. Ritiene che i risultati di una simile impresa, che il Comando Supremo ha studiato vari mesi addietro, non siano tali da giustificarla, per il momento. Il Maresciallo Kesselring dichiara di rimettersi al parere del Maresciallo Cavallero; si limiterà per ora al semplice studio. Sopravvengono intanto gli Ammiragli Riccardi e Sansonetti, espressamente convocati, e si esamina la questione dei prossimi convogli. L' Amm. Riccardi informa che, secondo la impostazione dei programmi della Marina, la possibilità di un convoglio per ponente non sarebbe prevista che per il 24, ma che il Maresciallo Cavallero ha ordinato di modificare questo programma in modo che il convoglio possa partire subito. Ha esasninato il problema e crede di poterlo risolvere purché sia rimandato il doppio spostamento navale che era previsto (corazzate da Taranto a Napoli ed un gruppo di incrociatori in Egeo). Un opportuno ritardo di questo spostamento, per quanto concerne le corazzate, potrebbe risolvere il problema. Una breve discussione di dettaglio conferma questa possibilità e l'Amm. Riccardi è incaricato dal Capo di Stato Maggiore Generale di approfondire i particolari. Rimanendo frattanto inteso che si faranno tre convogli contemporanei e che questi dovranno essere in mare rispettivamente a. sud della Sicilia e ad est della Grecia per il giorno 19. Dei due convogli che seguono la rotta orientale, uno farà rotta accostata alla Grecia per fruire della protezione aerea. dei caccia italiani. A questo punto la conferenza viene interrotta perché tutti i presenti passano nella sala delle riunioni per attendere alla giornaliera conferenza relativa al problema dei trasporti.


Allegato n. 41

VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTA A TAORMINA PRESSO LA SEDE DELL'O.B.S. IL 22 OTTOBRE 1942

Presenti: il Maresciallo Cavallero - Eccellenza Fougier - Gen. A.A. Cerruci - Cap. Vasc. G irosi il Maresciallo Kesselring - Eccellenza von Rimelen.

lvlaresciallo Cavallero - Premetto che scopo della riunione è quello di esaminare in primo luogo la situazione generale mediterranea. Il Duce ritiene che dobbiamo considerare l'ipotesi peggiore e cioè un attacco nemico a breve scadenza e questo sarà particolarmente vasto, intenso e simultaneo sul fronte egiziano, dal Sud con provenienza da Cufra e dal Sahara Libico. Verosimilmente sarà attaccato anche l'Egeo. Per il momento non si ritiene di prendere in considerazione anche la frontiera tunisina che potrà entrare in gioco in periodo più lontano. Il problema quindi che si pone è quello di rinforzare t utto lo schieramento mediterraneo. 1) L'Egeo è in corso di rapido potenziamento. Per il momento abbiamo sospeso lo spostamento, pur già approvato dal Duce, della Forza N avale a Levante per deficienza di nafta. Per dare un'idea della gravità della nostra situazione nafta, i CC.TT. che hanno scortato l'ulcimo convoglio si sono dovuti rifornire dagli incrociatori d islocati a Messina. e così pure le tre torpediniere, che eseguono in questo mo mento il rastrellamenco antisommergibile sulla rotta di Ponente, dai CC.TT. dislocati in Sicilia. Il Generale von Rimelen è al corrente della sit uazione e se ne sta interessando. Nel colloquio che avrà luogo doma ni fra il Duce ed il Reichmaresciallo certamente si parlerà della nafta. 2) Il rifornimento dell' Armata corazzata d'Africa è un problema fondamentale specie per quanto r iguarda i carburanti. Abbiamo avuto l'incidente del «Panuco». Il «Proserpina» è panico questa notte e per misura p recauzionale superando non poche difficoltà ho fatto approntare per il 25 c.m. la cisterna «Luisiana» a T aranto. In relazione agli avvenimenti sarà regolato il traffico. C i sarà un convoglio di 2 cisterne e 2 piroscafi il 28 o il 29 (in dipendenza dell'arrivo del «Proserpina») ed uno importante il 2 od il 3 novembre.

Maresciallo Kesselring - R itiene che la situazione in Egitto non sia cambiata soscanzialrneme e se l'accacco avrà luogo sarà più per ragioni politiche che militari. Non vi sono raggruppamenti di navi che possano far pensare ad un colpo di mano su Creta e Rodi. A Cufra la r icognizione di ieri ha ri velato solo due o tre apparecchi. Oggi ha disposto un'altra ricognizione sulla strada da Cufra al Nilo. In sintesi ritiene che oggi la situazione egiziano-libica non è preoccupante, ma potrà diventarlo più in là. Comunica che gli è stata affidata la responsabilità della difesa delle coste egee occupate dai Tedeschi e di Creta. Ritiene che per questa difesa sia fondame ntale lo schieramento Rodi-Scarpamo-Creta e della zona del Pireo. Quando si saranno portati 4-5000 uomini a Rodi è sua impressione che mancheranno ancora a Rodi ed a Creta i mezzi controcarro. Ritiene che l' unico reale pericolo


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per entrambe_le isole sia costituito da uno sbarco di carri armati e da una continuata azione aerea. Per Creta ha dato disposizioni che realizzeranno una buona sicurezza contro l'azione aerea. Ritiene assai importanti i seguenti punti: 1) Effettuare il previsto schieramento navale. 2) Stabilire esatte intese per il reciproco appoggio aereo. 3) Organizzare un distaccamento di sbarco da poter trasferire rapidamente nel punto minacciato. A questo scopo sono necessarie almeno 5 motozattere. 4) Stabilire un comando unico. Il suo personale convincimento è che più importante di tutto sia l'effettuazione dello schieramento navale.

Maresciallo Cavallero • È anche il nostro desiderio ma, come ho già detto, manca la nafta. Sono d'accordo che non ci sono indizi importanti d'attacco. Ma la direttiva del Duce di considerare l'attacco non lontano tiene conto del fatto che, se per il potenziamento dell'Egeo si può fare relativamente presto. per realizzare quello inteso a fronteggiare le provenienze da Cufra o dal Sahara Libico si richiede tempo. Perciò dobbiamo mantenere questa ipotesi alla base dei nostri provvedimenti. Maresciallo Kesselring · La nostra situazione africana è diventata più debole pérché: 1) Non sono stati portati sufficienti uomini, specie per gli avvicendamenti. 2) Mancano i carburanti e gli automezzi. Pensa che gli attuali provvedimenti, specie per i carburanti, rischiano di arrivare tardi. Ritiene che sarebbe necessario accelerare lo sbarco dei carburanti a T obruch. Il 29 c.m. l'Armata corazzata avrà una sola giornata di operazione, e la benzina avio sarà ridotta a 1500 T. Maresciallo Cavallero • Questa crisi è dovuta alle difficoltà del traffico. Le petroliere sono state fortemente attaccate, danneggiate ed anche affondate. Si tratta di cause di forza maggiore dovute alla guerra, contro le quali lottiamo con tutte le nostre forze. La deficienza forte della benzina avio della 5• Squadra aerea è poi dovuta in particolare al fatto che, essendosi deciso di fare cassa comune con i reparti aerei germanici, è stato spinto al massimo il rifornimento di carburante tedesco. Ad alcune osservazioni del Maresciallo Kesselring circa la regolarità di inoltro delle petroliere, il Maresciallo Cavallero ripete che il Comando Supremo segue con la massima intensità questo problema ed egli stesso se ne occupa quotidianamente. Per i dettagli esiste il Comitato misto al quale possono e debbono essere fatti presenti tutte le questioni e gli eventuali desiderata. Per essere pronti ad ogni imprevisto e dopo avere avuto comunicazione dal Maresciallo Kesselring che trasporterà via aerea 250 T. di carburanti per l'Armata corazzata, il Maresciallo Cavallero dispone che la nostra aeronautica si attrezzi rapidamente per l'eventuale trasporto in volo di carburanti (raccolta di lattine nei campi). Maresciallo Kesselring - Comunica che fra 8 o 10 giorni ha intenzione di recarsi in Africa, via Creta e, se il Maresciallo Cavallero potrà, anche a Rodi. Maresciallo Cavallero • Come ha già detto il Duce, ho disposto il trasporto di truppe per la Tripolitania. Questa massa deve considerarsi nucleo di riserva e serve per


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proteggere le spalle dell'Armata corazzata e costituirà anche il primo nucleo per guardare la frontiera tunisina. Il Fiihrer aveva consigliato di dislocare in Tripolitania due Divisioni corazzate ed il provvedimento aveva avuto sostanziale inizio (Divisioni «Littorio» e «Giovanni Fascisti»), ma l'avanzata in Egitto ha assorbito tutte le riserve. Bisogna pertanto ricostituirle. Questa necessità vitale ci impone di cenere aperta la rotta di Ponente.

Maresciallo Kesselring - Fa presente che questi trasporti non debbono influire su quelli per l'Armata corazzata ed il Maresciallo Cavallero concorda. Maresciallo Cavallero - Per mantenere aperto il traffico è necessario liberare al massimo la rotta dai sommergibili e battere Malca. Su questo argomento ha luogo un'esauriente discussione alla quale partecipano tutti i presenti. I sintetici punti di vista esposti sono i seguenti: Maresciallo Kesselring: 1) Il Reichmaresciallo gli ha comunicato da parte del Fiihrer che le perdite su Malta sono state più forti di quelle previste e quindi che l'azione così non può essere continuata. 2) Egli pensa di attrezzare con piloti di Scukas e da caccia almeno 40-50 Jabos per attaccare gli aeroporti. Questo provvedimento richiede però del tempo. Ha chiesto altri tre gruppi da caccia. 3) Conta di aumentare le scorte dirette sui convogli e il numero dei cacciatori notturni e degli apparecchi muniti di disturbatore, in modo che ogni convoglio sia scortato per tutta la notte, perché ha notato che gli attacchi si sono pronunziati non appena questi apparecchi si sono allontanati. 4) Chiede che da parte della R. Aeronautica siano aumentati in Sicilia i cacciatori ed i Cant Z per gli attacchi notturni. 5) Le rocce dei convogli devono continuamente essere variate e qualche volta si facciano navigare i convogli solo di giorno. 6) Non ritiene che con gli attacchi che potrà condurre si possa impedire la partenza degli aerei da Malta, ma confida molto sulla protezi.one diretta dei convogli. L'avanzare dell'inverno con il cattivo tempo renderà gli attacchi aerei più difficili e bisognerà cercare di sfruttare il cattivo tempo. Eccellenza Fougier: 1) Allo stato attuale è escluso da parte nostra qualunque potenziamento della Sicilia ed al riguardo ha pronta una situazione assai precisa della R. Aeronautica che si riserva di far vedere al Maresciallo Kesselring. I successivi della Libia hanno assorbito molte forze. 2) Se l'avanzarsi della stagione invernale diminuirà un poco gli impegni delle scorte sulla rotta di Levante, esaminerà quello che si potrà fare per la Sicilia. 3) Ritiene che con particolari accorgimenti qualche cosa per battere Malta si potrà fare, ma confida molto sulla scorta diretta dei convogli che, se opportunamente intervallati, può assumere notevole consistenza. 4) Ha pronti dei razzi a paracadute con cavetti contro gli aerosiluranti, che sarebbe conveniente la R. Marina sperimentasse a bordo delle navi. Maresciallo Cavallero - Riassume la discussione e fissa le seguenti direttive: 1) Proseguire con il massimo sforzo i trasporti di carburante. 2) La R. Aeronautica si attrezzi per trasporto aereo di carburante.


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3) È stabilito che i trasporti per la rotta di Ponente sono indispensabili, ma si è tuttavia d'accordo che non debbono incidere su quelli per l'Armata corazzata. 4) Per la rotta di Ponente é indispensabile tener presente Malta e su questo argomento è necessario un ulteriore contatto fra il Maresciallo Kesselring e l'Eccellenza Fougier. 5) Si attribuisce la massima efficacia alla protezione nelle ore diurne, ma rimane il problema della protezione notturna per la quale l'O.B.S. farà il massimo sforzo. 6) È necessario che il Comitato studi molto nel dettaglio la condotta dei convogli per vedere anche se è possibile far navigare qualche convoglio solo nelle ore diurne. 7) È opportuno che la R. Marina sperimenti i razzi a cavetto che ha disponibili la R. Aeronautica.

Maresciallo Kesselring - Si dichiara d'accordo e fa infine presente: 1) Che per la nota deficienza di tonnellaggio si potrebbero impiegare navi di bandiera spagnola per i traffici in Egeo, in modo da ricuperare le navi che trafficano in quel settore. 2) Sarebbe inoltre necessario rivedere la questione degli sbarramenti di Tobruch per rendere l'accesso al porto più sicuro. Il Generale von Rintelen - Espone quanto per incarico dell'O.K.W. ha esposto al Maresciallo Cavallero sui problemi considerati. Gli obiettivi sono così classificati: 1) Rifornimento dell'Armata corazzata. 2) Rinforzo di Gaeta e dall'Egeo. 3) Costituzione delle riserve in Tripolitania. 4) Trasferimento delle unità da guerra a Levante. L'esecuzione di tutto ciò richiede della nafta. Supermarina in accordo coli' Amm. Weichold ha esaminato la situazione ed ha concluso che, se si arriverà a disporre di 40.000 T. mensili, saranno assicurati i rifornimenti in Africa solo del 50 per cento, cioè i soli rifornimenti normali dell'Armata corazzata. Per assolvere tutti i compiti occorrerebbero almeno 60.000 T. mensili. Dalla Romania, nella stagione invernale, malgrado gli aiuti che si daranno in carbone e gas, non se ne possono avere più di 20.000 T. Al riguardo fa presente che per cercare almeno di non fare ridurre le quote di ottobre e cioè di poter raggiungere le 35.000 T., è oggi a Bucarest una missione tedesca. La differenza fra quello che può dare la Romania e le necessità della Marina italiana non può essere colmata che dalla Marina tedesca, ma non sa in quale misura. Ha fatto presente all'O.K.W. queste conclusioni, ma non si conoscono ancora le decisioni. Eccellenza Fougier - Fa presente che lo stesso grave problema si presenta per la R. Aeronautica che dispone solo di 11.000 T. mensili di carburante contro un fabbisogno di 22.000 T. Questa deficienza fa sì che non si possono far funzionare le scuole ed altri servizi importantissimi. Questo fatto incide ed inciderà sempre più gravemente sull'efficienza della R. Aeronautica. Ne parlerà anche con il Reichmaresciallo Goering.


Allegato 42

COMANDO DELL'ARMATA CORAZZATA AFRICA IL COMANDANTE IN CAPO

1• Nr. 119/42 Segreto per il Comando

Riservata per mezzo di ufficiale Z.O., 3 ottobre 1942 A Sua Eccellenza il Maresciallo d'Italia

e Capo di S. M. del Comando Supremo Conte Ugo Cavallero

Signor Maresciallo! Mi permetto porgere a Vostra Eccellenza i miei più sentiti ringraziamenti per il radiogramma del 1° ottobre. Il Feldmaresciallo Generale Rommel discusse molto dettagliatamente con me la situazione dell'Armata corazzata italo-tedesca. Quale suo sostituto in carica condivido in ogni punto le sue concezioni. Ritengo che il Feldmaresciallo Generale Rommel abbia esposto durante la sua permanenza in Italia, sia a Voi che al Duce, il suo giudizio sulla situazione e le conclusioni che ne derivano. Da allora non si sono verificati mutamenti sostanziali nella situazione. Non mi resta, quindi, che riepilogare i punti più importanti: 1° - Il nemico ha alle spalle il Delta del Nilo con i suoi efficienti poni e possiede pertanto una base vantaggiosa per i rifornimenti ed i rinforzi delle proprie truppe. L'avvicendamento delle Divisioni 9a australiana e so• inglese, da noi supposto e comunicato a suo tempo, non sì è verificato. Bisognerà piuttosto tener conto che l'avversario ha fatto affluire negli ultimi giorni al fronte nuove forze ammontanti a circa 1-2 Divisioni inglesi, 1 brigata greca e truppe jugoslave di minor entità . Sarà necessario contare anche sull'affluenza di ulteriori rinforzi. L'intensificata attività delle truppe di esplorazione e la puntata inglese presso Deir el Munassib vanno messe in relazione con il tentato sbarco presso Tobruch, nonché con l'attacco all'Oasi di Gialo; l'approvvigionamento dì Kufra in corso e l'avanzata inglese proveniente dal deseno con direttrice Bengasi sono da valutare come preparativi di un'imminente grande offesiva. 2° . L'Armata corazzata italo-tedesca prende tutte le contromisure necessarie per essere in grado di respingere con successo tale grande offensiva inglese. Le premesse per respingere un attacco frontale alle posizioni dì El Alamein sono date sostanzialmente dal rapporto delle forze. Mediante lo scaglionamento in profondità della difesa, che sarà ultimata presumibilmente verso il 20 ottobre, l'effetto dell'intenso fuoco di preparazione dell'artiglieria avversaria e degli attacchi aerei prevedibili potrà venir atte· nuato. Ciò è della massima importanza per il fatto che il nemico dispone di una notevolissima supremazia aerea e dì una pressoché inesauribile quantità di munizioni. Per l'attuale condotta dell'azione difensiva si tratta di apprestare con tutti i mezzi le


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posizioni e di formarsi mediante un'esplorazione ininterrotta un quadro possibilmente completo del nemico. Bisognerà però anche tener conto della circostanza che il nemico non si limiterà a sferrare solo un attacco frontale ma che sbarcherà contemporaneamente sulla costa nord-africana nel maggior numero possibile di punti e cercherà , inoltre, di penetrare, per esempio, partendo da Kufra con unità motorizzate, in profondità nel fianco del1' Armata. Ho accennato nell'ultimo colloquio con l'Eccellenza Barbasetti all'importanza di frantumare in tempo utile tale posizione di partenza del nemico mediante un attacco da terra e dall'aria. Contro tentativi di sbarco di modeste proporzioni, per esempio nella zona Marsa Matruh-Tobruch, si dispone a parer mio di sufficienti forze di difesa. Fino a qual punto siano assicurati gli apprestamenti difensivi di Bengasi da parte delle truppe della Delease non sono in grado di rendermi conto. Mi permetto far presente in questa occasione che la garanzia circa la difesa di Bengasi, che costituisce il nostro più importante porto di rifornimento, è di importanza determinante. Se si dovesse verificare il caso che le truppe impiegate per la difesa costiera nella zona Marsa Matruh-Tobruch risultassero insufficienti per respingere tentativi di sbarco da parte di rilevanti forze nemiche bisognerebbe necessariamente far affluire a tale scopo dei reparti motorizzati tenuti in posizione di attesa dietro le linee di difesa. Ma d'altra parte ciò sarebbe inopportuno, poiché a tali forze sarebbero destinati altri compiti in caso di una grande offensiva da parte del nemico. 3° - I molteplici compiti, citati nel capoverso 2°, da effettuarsi durante un'azione difensiva il più possibile mobile, possono venir soddisfatti da parte dell'Armata corazzata italo-tedesca solo se essa potrà disporre di grandi riserve di muni?.ioni, carburanti e vettovaglie. A Vostra Eccellenza sarà ben noto che ciò non si verifica attualmente. Pertanto la massima preoccupazione del Comandante in Capo, Feldmaresciallo Gen. Rommel, ed anche la mia, è che si raggiunga un rapido, energico miglioramento nella situazione dei rifornimenti, del completamento dei reparti e del trasporto oltremare dei rinforzi tedeschi approntati in Italia. Il Feldmaresciallo Gen. Rommel avrà già esposto ogni particolare anche a tale proposito. posso pertanto tralasciare di dilungarmi su tale problema. 4° . Sono pienamente d'accordo col Feldmaresciallo Gen. Rommel che sarebbe senza ogni dubbio opportuno di prevenire la grande offensiva del nemico mediante una nostra azione di attacco. Tale attacco dovrebbe avere anzitutto come obiettivo l'annientamento dell'8a armata. Ulteriori obiettivi da predisporre sarebbero quindi la presa di Alessandria ed in un secondo tempo un'operazione con direttrice il Cairo per il possesso del Canale di Suez. Nelle condizioni attuali della situazione strategica navale ed aerea nel Mediterraneo non ritengo possibile approntare prossimamente in tempo utile i mezzi di rifornimento e le unità di rinforzo necessari allo scopo. Ritengo per contro possibile sfruttare il successo riportato nel respingere una grande azione offensiva inglese, procedendo da parte nostra ad un'azione di contrattacco. Obiettivo di cale azione controffensiva dovrebbe essere ugualmente anzitutto l'annientamento dell'B' armata e la successiva presa di Alessandria. Se una simile operazione potrà venir proseguita con direttrice il Cairo non può essere giudicato fino da questo momento. Determinante per la possibilità di effettuare la predetta operazione controffensiva resta come premessa un potente approvvigiortamento di mezzi di rifornimento, ed in genere l'intensificazione delle operazioni di rifornimento costituisce il problema decisivo nell'ulreriore prosecuzione della condotta delle operazioni. Pertanto mi permetto esprimere nuovamente la ne-


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cessità che tutti gli sforzi degli Enti militari interessati tendano ad ottenere un radicale miglioramento nella situazione dei trasporti d'oltremare. Esprimo la speranza di poter quanto prima procedere alla personale presa di contatto con Vostra Eccellenza contemplata già tante volte e con l'assicurazione della mia più profonda stima sono

di Vostra Eccellenza devotissimo STUMME


Allegato n. 43 GOVERNO GENERALE DELLA LIBIA !SPETTO RATO GENERALE DI POLIZ IA DELL' AFRICA ITALIAN A

RELAZIONE SUL SERVIZIO CENSURA DELLA 1a QUINDICINA DEL MESE DI OTTOBRE 1942-XXTripoli, li 18 ottobre 1942 - XX Truppe dipendenti dalla Delegazione del Comando Supremo in A.S.

CORRISPONDENZA M!LIT ARE

Sono state revisionate n° 69.402 lettere.

Morale in genere: La revisione della corrispondenza del periodo in esame, non ha rilevato alcun elemento nuovo, tale da far modificare quando esposto nella precedente relazione, in merito al morale delle truppe dislocate nella Cirenaica e nell'Egitto. Anche in questa quindicina si rivelano le stesse differenze, gli stessi contrasti nei valori spirituali, già segnalati nella quindicina precedente. Un attento esame degli elementi di giudizio convince che molto gioca sul morale delle truppe la lunga permanenza in Libia e più ancora il lungo ed ininterrotto periodo di linea. Il morale delle unità da poco giunte dall'Italia, può definirsi ottimo. Gli stralci dei militari della «Folgore» ad esempio, sono nella quasi totalità una fonte di espressioni che rivelano le più belle virtù militari. Per le unità invece che da molti mesi sono sottoposte all'usura della guerra e ai disagi del deserto, l'inevitabile stanchezza fisica dei militari si ripercuote, il più delle volte, sul loro morale. Nonostan te questi valori negativi, dei quali parleremo più dettagliatamente avanti, il morale delle truppe nel complesso, più dirsi buono. Generale è la certezza nella vittoria, viva la volontà di combattere. Spirito combattivo: Questo sentimento che nelle grandi giornate acquista la più alta vitalità, si fa notare anche in questi periodi di calma, specie fra i reparti più freschi. Numerosi sono in questi giorni gli stralci della divisione «Folgore», la quale è tuttora elettrizzata per la citazione sul bollettino del Comando Supremo « .. . noi siamo stati citati nei bollettini del 3 e 4 ... siamo tutti ragazzi ventenni e decisi a tutto. Fino a questo momento anche noi abbiamo avuto delle perdite, ma nessuno di noi si è arreso o si è dato prigioniero, tutti o feriti o caduti sul campo dell'onore...,,. Non mancano i casi di coloro che da poco giunti in linea si dimostrano lieti di far parte di reparti avanzati, come pure frequenti sono i casi di coloro che mal si adattano a star lontani dalle prime linee «... noi mordiamo il freno - scrive un ufficiale dei GG.FF. - il compito di presidio non è fatto per noi e non si "ede l'ora che inizi l'ultimo balzo...». Spirito di corpo: Sempre vivo è lo spirito di attaccamento dei ·militari al proprio


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reparto, alla propria arma, alla propria specialità. Numerosi sono sempre i brani di lettera che rivelano questo sentimento « .... sto benissimo in mezzo ai bersaglieri, vorrei sempre rimanervi! Gioventù di fuoco, indiavolata, eroica ...». Situazione militare: Sono mancati in questo periodo importanti avvenimenti militari, perciò la revisione della corrispondenza non consente di dare un giudizio <:ompleto su questo argomento, dato che gli elementi raccolti sono pochissimi e frammentari. Qualcuno accenna all'imponenza dei nostri preparativi, facendo un parallelo con la preparazione inglese che risulterebbe non meno forte. Qualche altro riconosce invece a priori la preponderanza dei mezzi inglesi, compensata però dalle nostre maggiori doti morali « ... quei cani possono far le cose in grande - scrive un tenente del 46° artigl. «Trento» - ma per fortuna se a noi mancano i mezzi, non ci manca però il cuore ed il fegato ... ». Taluno accenna a segni di stanchezza in entrambi i campi«... in quanto alla guerra non sappiamo quando si decida, sappiamo solo che siamo un pò stanchi, lo saranno senz'altro anche loro, non dovrebbe più tanto andare a lungo...». Qualche altro infine constatando una nostra situazione bellica più salda degli scorsi anni, formula l'augurio che non si rinnovino i giorni tristi:«... speriamo che con le pioggie, l'inverno non porti a noi quaggiù le sventure ed i tracolli del 40 e del 41 - dice un caporale del 1° autoraggruppamento P.M. 210 - non c'è da temerlo perché siamo forti e Tobruk non è più alle spalle...». Particolare attenzione meritano alcune lettere provenienti dal 42° battaglione bersaglieri autotrasportato, nelle quali si parla con convinzione e con fiducia, di trattative di pace attualmente in corso « .•• oggi stesso c'è il consiglio del Papa e di tutti i comandanti di Stati che sono in guerra e quando mi scrivete mi fate sapere qualche cosa di quello che hanno deciso ...» . E qualche altro pure dello stesso reparto, dopo aver comunicato ai suoi congiunti la notizia suddetta, così conclude: « ... termino col dirvi che sono convinto che presto noi tutti che ci troviamo in Africa settentrionale veniamo a casa tutti perché è finita ...». Proteste contro imboscati e profittatori: Le lamentele del genere sono certamente le più diffuse. Ogni militare, senza distinzione di grado, qualunque possa essere il suo stato d'animo, entusiastico o depresso, sente spontaneo un senso di ribellione e di disprezzo · per coloro che poco o nulla danno di contributo alla Patria, in questo immane sforzo che essa compie, ò che di questa suprema vicenda storica approfittano per trarre larghi e facili benefici: « ... mi dite che ci sono altri richiami - scrive un militare rimasto sconosciuto - ma non mi dite che classi chiamano, fatemelo sapere, spiegatevi, è anche ora che chiamino tutti e che si faccia finita una buona volta per sempre, che non siamo sempre quelli che stiamo al fronte ... per poi venire a casa e pigliarci per paga che siamo stati i più fessi ...». Sempre vivo è il senso di risentimento per la scarsa comprensione dei disagi e delle difficoltà di carattere bellico che questo fronte presenta: «... dai miei compagni che sono tornati dall'Italia, ho saputo che si parla un pò maluccio dei combattenti dell' A.S. - scrive un giovane fascista alllèl madre - ... noi stiamo qui adl ammazzarci, a rischiare la nostra vita in ogni secondo che passa e lì parlano storto... ammazzarli non mi farebbe nulla, perché vendicherei gli Eroi che giacciono in mezzo al deserto con una rozza croce sopra ...». Sussidi: Sempre numerose e vibrate sono le lamentele per la soppresssione dei sussidi. Il disagio e le preoccupazioni spingono taluno ad inveire contro coloro che ritengono causa del perturbamento economico famigliare «... vorrei parlarci io al si-


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gnor Podestà, vorrei domandargli come fanno due poveri vecchi di 62 e 67 anni, soli, senza rendita, senza niente e senza pane. Dove sono le parole del nostro DUCE? Come possiamo tenere alto il morale, quando a casa lasciano le nostre madri a morir di fame? Ogni passo che faccio maledico i signori agenti comunali, la colpa è loro, perché per non disturbarsi a fare indagini, ritirano il sussidio a casaccio...» . Difficoltà alimentari in Italia: Sempre più frequenti diventano gli stralci che trattano questo argomento: « ... sento che i viveri e le altre cose stanno sempre aumentando di prezzo - scrive un geniere da P.M. 210/A - voi dite che se continua così è una cosa esagerata, io dico che se continua così fanno morire di fame tutta la povera gente... ,.. Le preoccupazioni sarebbero ora aggravate dalle notizie che farebbero ritenere scarsa la produzione agricola di questo anno «... ho ricevuto una lettera da Tornassi - scrive un giovane fascista - nella quale ho appreso il suo profondo rammarico per la scarsezza del raccolto...•; altri militari accennano a numerose evasioni agli ammassi dei prodotti agricoli «... so anche - scrive un altro giovane fascista - che i signori coloni hanno sottratto cereali, grano ecc. rivendendo poi questa roba a prezzi iperbolici...» . Licenze ed avvicendamenti: Invariata permane la situazione relativa alle licenze ed agli avvicendamenti. Molto si è detto nelle precedenti relazioni, in merito agli stati d'animo che questa importante questione suscita in tutti i combattimenti. Il tarlo della nostalgia, della stanchezza fisica e morale - dopo un certo periodo di permanenza in A.S. e peggio ancora in linea - fa presa sulla quasi totalità dei militari. In questi giorni si ha l'impressione che esista fra i soldati un maggior senso di sfiducia circa la soluzione di tale stato di cose « ... noi non desideriamo il congedo, oppure di venire a casa - scrive un bersagliere dell'« Ariete» - ma almeno una piccola licenza e poi ritornare. Dopo siamo sempre pronti a ritornare a combattere e fare il nostro dovere. Comunque è inutile parlare di questo argomento. Tanto qui non esiste giustizia ...», senso di sfiducia che pervade anche coloro che avevano sperato in una sollecita applicazione delle disposizioni che riducevano a 24 mesi la permanenza in A.S. « ... dovevo venire in licenza - scrive un carrista del!' «Ariete» - capirai son più di due anni che mi trovo quaggiù e nel momento più buono, quando mi avevano detto di tenermi pronto, sono state chiuse. Capisci che sfottimento? Cosa avevano paura di perdere la guerra se mancavano trenta o quaranta soldati in tutta la divisione? La perderemo invece se demoralizzano così i soldati! lo non mi sento più di tirare avanti....». Qualcuno fa il confronto con il trattamento di licenza fatto ai militari nella passata guerra europea « ... nell'altra guerra - scrive un serg. magg. da P.M. 210/ A - mi ricordo che papà ogni tanto veniva a casa in licenza a trovare i suoi figlioli e poi tornava contento e di nuovo faceva il suo dovere e le cose sembravano meno dure, ti pare? ...,.. Particolarmente degne di rilievo sono le lamentele di taluni militari della «Folgore». Si tratta di un gruppo di elementi già in Libia da oltre due anni e da poco assegnati alla divisione suddetta. Essi temono di non poter godere delle note disposizioni per il fatto che sono inquadrati in una unità giunta da poco dall'Italia. Disciplina e cameratismo: La corrispondenza conferma che saldi sono i vincoli di cameratismo fra i nostri soldati e ottimi sono i rapporti con i militari dell'esercito germanico. Particolare rilievo merita quanto scrive un sergente del comando della divisione «Trento» alla Stamperia quaderni di politica e di economia contemporanea - Roma - : « ... quest'oggi è giunta alla divisione una vostra busta contenente alcune


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foto ... ci è parsa veramente cara quella del Feldmaresciallo Rommel. È desiderio di alcuni soldati di averne qualche copia per ricordo ...». Condizioni igienico-sanitarie: Le cause che provocano le lagnanze dei militari sono già state segnalate con le precedenti relazioni. Sempre numerosi sono i casi di entercolite tra i reparti del fronte dell'Egitto, mentre i GG. FF., accusano la sensibile frequenza di casi di una malattia quasi epidemica «... ora sono in corso potenti febbri che i medici non sanno neanche loro da che ne provenga... ». Qualche giovane fascista ritiene che non si tratti di malaria e che si risolva abbastanza bene e so.Jlecitamente, per quanto colpisca quasi tutti« ... sono arrivate due compagnie del 3° btg., però poveretti 3/4 di essi si sono ammalati...». Frequenti sono pure le lettere che parlano di scarsezza d'acqua, qualcuno accenna al pericolo degli scorpioni e delle vipere molto numerose nel deserto, mentre qualche altro si lagna perché i medici militari non darebbero la dovuta importanza alle malattie sofferte « ... per essere ricoverati e curati - scrive un maggiore della «Trento» - bisogna che si stia in fin di vita, altrimenti con una pillola ci pagano..». Rancio: Pochi stralci ed anche contrastanti. Qualcuno esprime la soddisfazione per il rancio buono ed abbondante « ... riguardo al mangiare tutti i giorni abbiamo mine· stra, pasta o riso - scrive un fante della «Trieste» - del pane ne rimane sempre un pagnotta per la mattina da mettere nel caffè ...», qualche altro accenna invece al cattivo confezionamento e taluno infine si lagna per la monotonia delle scatolette di carne. Servizio postale - censura: Dalla quantità delle lagnanze, che ogni giorno diventano più numerose e più vibrate si ha l'impressione che il disservizio postale vada sempre più aggravandosi. In questi ultimi giorni specialmente, la posta proveniente dai reparti al fronte è un coro di proteste; non vi è dubbio che ciò incide negativamente sul morale delle truppe « ••• il morale si abbassa - scrive un sergente del 46° artigl. «Trento» - ciò dipende dagli impiegati preposti a questo servizio ...dovrebbero venire qui a vedere quale danno fanno a tutti i soldati, con il loro disinteresse...». Ciascuno si domanda la causa di questa irregolarità e lascia capire che potrebbe essere una manifestazione di antifascismo«... sta di fatto - dice un sottotenente dell'8° regg. bersaglieri - che durante la visita fatta dal DUCE ultimamente in A.S. era stato fissato che la corrispondenza dall'Italia doveva essere recapitata a noi combattenti entro 48 . 72 ore, ironia, da quel giorno il servizio postale non è stato più regolare ...». Continuano sempre numerose le lagnanze, già ripetutamente segnalate per il cattivo funzionamento del servizio vaglia e per il disagio che ne deriva per le famiglie per le quali le rimesse dei combattenti, molto spesso rappresentano l'unico mezzo di sussistenza. Alquanto diminuite sono invece le lagnanze per il servizio pacchi. Lamentata la mancanza dei francobolli e da taluno il mancato arrivo dei giornali. Gli uffici censura segnalano il quantitativo piuttosto cospicuo di lettere, che gior· nalmente - in ottemperanza alle vigenti disposizioni - devono essere tolte di corso, perché mancanti del nome e dell'indirizzo del mittente. Trattasi di lettere dirette dai militari ai propri congiunti, nelle quali si parla solo di argomenti di carattere famigliare e per le quali non ci sarebbe motivo di tener celata l'identità del mittente. Si ritiene perciò che la recente disposizione non sia da tutti conosciuta e che perciò sarebbe opportuna una maggiore diffusione di detta prescrizione.


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CONSIDERAZIONI GENERALI

Buono nel complesso il morale fra le truppe del fronte egiziano, particolarmente elevato fra i reparti giunti da poco in Libia; cenni di stanchezza fra coloro che maggiormente sentono le fatiche della guerra. Generale è la certezza nella vittoria, particolarmente vivo lo spirito di corpo e quello combattivo. Continuano gli attacchi contro gli imboscati e contro coloro che dalla guerra traggono larghi e facili benefici. Sempre numerosi i reclami per la sospensione dei sussidi e diffusa la preoccupazione per le difficoltà alimentari in Italia. Pochi accenni alla situazione militare, mentre viene rilevato il diffondersi di voci circa presùnte trattative di pace. Sempre numerose e vibrate le lamentele per la mancata concessione di licenze e di avvicendamenti. Buona nel complesso la disciplina e ottimi i vincoli di cameratismo, anche con i militari dell'esercito germanico. Molti accusano disturbi intestinali e fra le eruppe dislocate nell'oasi di Siwa si avrebbero parecchi casi di febbri intermittenti. Contrastanti i giudizi sul rancio. Notate sempre le lamentele per la distribuzione delle scatolette di carne e per la scarsità dell'acqua. Forti proteste per il servizio postale e per il servizio vaglia. Diminuite le lagnanze per i pacchi. Non si sono notate manifestazioni contrarie alla guerra e alla sua condotta politico militare. L'ISPETT ORE GENERALE (Maggior Generale P.A.I. - U. Presti)


Allegato 44 VERBALE DEL COLLOQUIO AVVENUTO IL 27 OTTOBRE 1942 A PALAZZO VENEZIA TRA IL DUCE, IL CAPO DI S. M. GENERALE, IL MARESCIALLO GOERING ED IL MARESCIALLO KESSELRING

Argomenti: Esame della situazione in A.S.I. ed in Mediterraneo. Il Maresciallo Kesselring informa che fino all'atto della sua partenza la situazione era buona. Esprime qualche dubbio sull'atteggiamento del Maresciallo Rommel che egli giudica indeciso. Il Maresciallo Goering interviene dicendo che sembra infatti talvolta che il Maresciallo Rommel subisca le impressioni del momento e cambi troppo facilmente le sue opinioni, ma in realcà non è cosl. Aggiunge che non vi sono ragioni per pensare che l'armata corazzata non tenga, a condizione che arrivino tempestivamente i rifornimenti. Il Maresciallo Kesselring concorda e assicura che andrà lui stesso ad interessarsi personalmente della partenza della cisterna «Luisiana». Affluenza di aeronautica tedesca. Il Maresciallo Goering accenna a tre gruppi di aerei, ma non chiarisce bene se si tratta di nuova affluenza o di spostamenti di forze già esistenti in Italia. Trasporci per l' A.S.I. Tanto il Maresciallo Goering come il Maresciallo Kesselring sono concordi nel riconoscere i nostri sforzi. Il Maresciallo Goering aggiunge che manderà un gruppo di Ju 52 dalla Russia allo scopo di arrivare ad un trasporto di 200 tonn. al giorno di carburante e chiede cosa possiamo fare noi a questo riguardo. Il Capo di S.M. Generale risponde che mettendo assieme tutto quello che abbiamo si può arrivare a 50 aerei cioè ad un trasporto di 100 tonn. di carburante. Il Maresciallo Kesselring promette di dare benzina necessaria. Trasporti a mezzo sommergibili. Il Maresciallo Goering informa che in Germania sono in costruzione s.m. da carico di 900 tonn. Offre i piani di costruzione. Il Capo di S.M. Generale informa che già da oltre 6 anni aveva studiato la questione e che attualmente ne abbiamo in costruzione due da 600 conn. (in realtà sono

4). Il Duce interviene e ordina che i s.m. in costruzione siano portati a 6. Inoltre dispone che 10 degli attuali sommergibili siano destinati ai trasporti carburanti. Il Capo di S. M. Generale fa presente il pericolo delle esalazioni ed il Maresciallo Goering lo esclude. Dice che la Marina è conservatrice e che bisogna superare questa resistenza. Per trasportare il massimo tonnellaggio suggerisce di togliere i siluri e limitare il personale di bordo al massimo. Il Capo di S.M. Generale informa poi che ha fatto mettere a disposizione della Marina 3 c. t. per trasporto di carburanti. Il Maresciallo Goering ed in particolare il Maresciallo Kesselring (che non sapevano la cosa) si dichiarano molto soddisfatti di questo provvedimento.


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Dispaccio del Fiiher recapitato dal dott. Ley. Il Duce dà notizia di questo dispaccio ed il Maresciallo Goering informa che il Fiihrer starà fino al 31 ottobre al Q.G. e poi si recherà a Monaco. Successivamente gradirà incontrare il Duce al Brennero. Il Duce esprime il desiderio che l'incontro avvenga a Berchtesgadcn.


Allegato 45 RELAZIONE DI DELEASE SUL COLLOQUIO ROMMEL-BARBASETTI DEL 29 OTTOBRE 1942

DELEGAZIONE DEL COMANDO SUPREMO IN AFRICA SETTENTRJONALE (DELEASE)

Stato Maggiore N. SD/196 di prot.

P.M. 27, lì 29 ottobre 1942

Riservato personale · Segreto Argomento: Colloquio odierno.

Al Sig. Maresciallo d'Italia, Capo di Sato Maggiore Generale A seguito telegramma odierno di risposta al vostro 3325. Riferisco abbastanza fedelmente (perché preso appunti) e senza commenti quanto mi ha detto oggi 29 nota persona: «Le nostre divisioni non possono resistere agli attacchi inglesi che sono fatti con superiorità enorme in aviazione, fortissima in carri pesantissimi e pesanti (nonostante ne siano stati distrutti 300 ne restano 1500); forte in artiglieria e sopratutto in munizioni tanto che gli Inglesi fanno fuoco tambureggiante per più ore. Con questi mezzi, nemico ha potuto occupare zona sicurezza e parte di quella di resistenza. Attacchi continuati per più giorni hanno inflitto forti perdite, per cui le unità tedesche sono molto deboli; del resto sono entrate in azione con effettivi già ridotti. Analogamente è accaduto per le truppe italiane, specie per la "Trento". Se l'avversario continuerà così, non ha speranza di sostenere la lotta e di sbarrargli la strada verso ovest. Il nemico passerà con la sua massa travolgendo le poche forze che saranno rimaste; è già stata impiegata la riserva e solo con arte di giocoliere si riesce a chiudere i buchi. Nel fronte sud c'è in seconda linea solo l'" Ariete" con un paio di batterie tedesche. A nord è in seconda linea la "Trieste", ma deve essere ora portata in prima schiera per liberare una delle due tedesche per impiego mobile. Carri disponibili solo 60-70 tedeschi; 160 italiani, ma questi, che pur fanno bene, hanno bisogno di sostegno di artiglieria e non si possono sempre contrapporre ai carri inglesi. Sì deve in ogni modo constatare che, nonostante tutte le inferiorità, ogni soldato italiano e tedesco fa il suo dovere. Ha quindi l'impressione che ci si avvicini alla fine dell'Armata, la quale nelle attuali condizioni sarà sopraffatta. La questione dei rifornimenti non è la sola ragione di questa crisi eccezionale, ma con un decisivo miglioramento dei rifornimenti la crisi si può alleggerire. E se non sì riesce a risolvere la questione dei rifornimenti e il nemico continua ad attaccare, la fine sarebbe molto prossima: solo due o tre giorni ci resterebbero di vita. Ci si potrebbe salvare con un impiego di grandi quantitativi di munizioni tedesche che devono essere portate vìa aerea. Se ciò avvenisse, si potrebbe tenere il fronte anche nonostante la


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superiorità dei carri inglesi. Nel complesso, dunque, non esistono grandi speranze di resistenza. E cosa accadrebbe se la fronte si spezzasse e fosse battuta questa Armata, di cui è comandante il Duce (che agisce secondo gli ordini del Duce)? Desidera fortemente che il Duce sia messo al corrente di questa enorme crisi che attraversiamo. Dalla fronte al confine egiziano vi sono solo due battaglioni e un reparto esplorante; c'è il presidio di Siwa e un battaglione libico. In Cirenaica vi è, certo, poca forza: anche Bardia e Tobruch terrebbero poco. C'è da fare poco conto sulle truppe dei servizi, che si riti· rerebbero. Non è possibile rompere il combattimento per sottrarsi all'avversario; in· dipendentemente dalla scarsezza di truppe che potrebbero ritirarsi, manca benzina per la manovra. Non c'è che la soluzione di dar battaglia fino all'estremo sul fronte di El Alamein. La serietà di questa situazione era già stata vista da lungo tempo ed erano stati informaci gli enti competenti di Roma e di Berlino. Certo la crisi deriva da difficoltà dei rifornimenti. Egli invece aveva chiesto otto unità di fuoco e trenta di carburante; la situazione è invece nota: egli li chiedeva perché immaginava già la durezza dei futuri combattimenti. Ai primi di settembre si era già fatto esperimento circa gli aerei e la quantità di munizioni nemiche. A fine settembre partì per l'offensiva a malincuore, perché le truppe non erano complete, mancava benzina e si avevano scarse munizioni. In quella occasione inoltre ci eravamo ingannaci sulle truppe nemiche, e, a differenza di quanto il Maresciallo Kesselring aveva assicurato, l'aviazione inglese ci diede sensibili disturbi. Purtroppo in settembre e ottobre è poi venuto ben poco per le truppe tedesche. Nonostante questa inferiorità di mezzi, il soldato tedesco farà fino in fondo il suo dovere (e altrettanto farà quello italiano, ho detto io) ed il Maresciallo stesso darà tutto se stesso per la resistenza. Se il nemico dovesse sfondare sulla fronte nord egli cercherebbe con tutte le forze disponibili di attaccare da sud: quello che avverrà in seguito egli non può ora preve· dere. La crisi attuale sarà fatale se il nemico durerà altre due-tre giornate col ritmo attuale: per alleggerirla è indispensabile l'invio per aereo di forti quanticà di munizioni, perché se ne consumano in quantità superiore agli arrivi; occorre benzina, perché oggi la limitatissima disponibilità costringe a tenere i carri fermi o a limitare i movimenti per non restar poi fermi; e sono necessari uomini, perché la truppa è esaurita. Occor· rono subito cinque-seimila uomini tedeschi con relativo armamento: in seguico ne occorreranno 30.000». La nota persona ha pregato che quanto sopra (che mi è stato riferito in via stretcamente confidenziale, presenti solo Mancinelli e Westphal) sia comunicato solo al Duce, al Maresciallo Cavallero e rimanga strettamente segreto. Non faccio commenti né rilevo contraddizioni. Alla fine del suo discorso ho detto al Maresciallo quale è il programma dei previsti arrivi (fogli portati dal maggiore Pistotti). Egli ha detto che fin quando la benzina e le munizioni non sono in Libia non ci può contare e non può quindi basarsi sui predetti programmi, che, in realcà, non ha voluto nemmeno scorrere. Ho chiesto quali aiuti desiiderava da Delease: egli, a differenza del passato, non mi ha fatto alcuna richiesta speciale, oltre quella di benzina e cisterne e trasporti marittimi segnalate dal maggiore Otto ieri l'altro e che ho tutte soddisfatte; ha soggiunto che


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Delease non può dare quello che non ha e che ora si tratta di un quadro molto va5co, che dipende solo da Roma. Ho anche esaminato, nel colloquio, la situazione logistic.a italiana: e gli ho fatto osservare che essa non era così catastrofica come quella che egli attribuiva alle sue truppe; e ne ha avuto sollievo. Quanto a mia opinione personale dirò che dalle notizie da me raccolte risulta indubbiamente che la crisi è assai forte e può anche diventare assai grave, data la grande superiorità dei mezzi messi in azione dell'avversario rispetto ai nostri mezzi terrestri e aerei (anche oggi ci siamo trovati in presenza di bombardamenti aerei della zona avanzata) ed alla possibilità che sembra l'avversario abbia di alimentare la battaglia con truppe fresche, mentre le unità italiane e tedesche - specie nel settore nord - , già sotto organico prima della battaglia, hanno dopo cinque giorni subita una forte falcidia. Ma, sfiorata cosl questa parte operativa che non è di mia competenza, dirò che ritengo che ogni provvedimento, specialmente di non troppo piccola mole, si possa attuare nel senso da lui voluto, può servire a sollevare la fiducia del Maresciallo che, tra l'altro, ha abbandonato la tattica a largo raggio delle unità corazzate da lui usata nelle sue brillanti azioni del giugno e luglio e si limita - per questione di carburanti - ad azioni di raggio assai ristretto, che difficilmente possono avere risultati considerevoli.

Il Generale Capo della Delegazione Curio Barbasetti di Prun

(*) Deve intendersi «fine agosto• perché si riferisce alla battaglia di Alam e! Haifa (30 agosco 5 settembre 1942)


Allegato n. 46 ORDINE D'OPERAZIONI DELL'ga ARMATA PER «SUPERCHARGE»

Segretissimo 30 ottobre 1942 PLI\N O DELL'8° ARMATA

1. - L'operazione Supercharge avrà luogo nella notte fra il 31 ottobre ed il 1° novembre. L'operazione è diretta a: a) Distruggere le forze corazzate nemiche. b) Costringere il nemico a combattere allo scoperto e forzarlo quindi a consu· mare carburante, con continui e costanti movimenti. c) Tagliare le vie di rifornimento del nemico e impedire il movimento dei servizi logistici. d) Far ripiegare il nemico dalle sue piste d'atterraggio e dai suoi aeoroporti avanzati. e) Provocare la completa disintegrazione dell'armata nemica, con la combinazione di a), b), c) ed).

Compiti del 30° corpo d'armata 2. - Attaccare di notte, dalle attuali posizioni avanzate, fra i quadretti 297 e 301 nord. Attaccare e penetrare verso ovest, per una profondità di 4 chilometri. 3. - Non appena raggiunti gli obiettivi finali, pattuglie corazzate e di fanteria si spingeranno ulteriormente ad ovest, in modo da assicurare lo sbocco delle divisioni corazzate, consentendo loro di defluire e di spiegarsi con maggiore facilità. 4. - I fianchi della penetrazione siano tenuti fermamente e le loro estremità orientali siano sicuramente collegate con le nostre posizioni attuali. 5. - Tutta l'area di penetrazione sia sgomberata e organizzata in modo da consentire libertà di movimento e sia tenuta solidamente sì da costituire una salda base dalla quale sviluppare operazioni offensive.

Operazioni del 10° corpo d'armata 6. - Il 10° corpo irromperà all'aperto, attraverso il corridoio realizzato dal 30° corpo d'armata. 7. - Autoblindo, inizialmente almeno due reggimenti, saranno lanciate attraverso la zona della testa di ponte, prima dell'alba del 1° novembre, e si spingeranno verso nord-ovest, ovest, sud-ovest e sud. Loro compito sarà di operare offensivamente sulle vie di rifornimento del nemico, di distruggere tutto ciò che incontreranno e di impedire che rifornimenti o rinforzi giungano dalle retrovie.


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Le autoblindo dovranno essere preparate ad agire in modo autonomo per qualche giorno, interrompendo i rifornimenti del nemico e usando ampiamente del carburante e dei riforni menti dell'avversario. 8. - Il 10° corpo dovrà assicurare, come primo obiettivo, tutta l'area di cui a Pc 46 in 858299-Tell El Aqqaqir in 860297. Le operazioni dovranno quindi essere sviluppate in modo da: a) distruggere le forze corazzate nemiche. b) provocare la disintegrazione completa delle retrovie avversarie. 9. - La direttrice operativa del 10° corpo d'armata, fermo restando l'assolvimento del compito di cui al primo paragrafo 8 (a), punterà a 40 sud-ovest verso la stazione di Ghazala, in modo da avvolgere le forze nemiche nella zona di Sidi Rahman e tagliarle fuori. 10. - La progressione del 10° corpo d'armata sarà calcolata in modo che il consolidamento sul primo obiettivo abbia luogo prima dell'alba del 1° novembre, e le operazioni possano iniziare da quella zona al levarsi del sole. 11. - Sia chiaramente inceso che, qualora il 30° corpo non riuscisse a conseguire l'obiettivo finale, di cui ai paragrafi 2 e 3, le divisioni corazzate del 10° corpo d'armata

dovranno aprirsi il varco fino a raggiungere il primo obiettivo.

10° e 30° corpi d'armata 12. - Il 30° corpo impiegherà la divisione neo-zelandese per occupare il primo obiettivo del 10° corpo d'armata (vedi paragrafo 8), in modo da lasciare libero il 10° corpo d'armata per le operazioni offensive contro le forze corazzate nemiche, o per il movimento a nord-ovest verso la stazione di Ghazala. 13. - Durante tutta l'operazione sono necessari frequenti contatti, cooperazione e collegamenti fra il 10° e il 30° corpo. 14. - Questa operazione, se coronata da successo, provocherà la completa disintegrazione del nemico e porterà alla sua distruzione finale. Deve, pertanto, essere coronata dal succes!\o. Una decisa azione di comando sarà vitale; una completa fiducia nel piano e nel suo successo sarà vitale; non ci devono essere indecisioni; il rischio deve essere accettato integralmente; non sono ammessi «mugugni». Mi appello a tutti i comandanti affinché questa operazione sia eseguita con determinazione, affinché le loro unità combattano coraggiosamente ed affinché installino in tutti i gradi ottimismo e spirito offensivo. Supercharge ci farà conseguire la vittoria.

13° corpo d'armata 15. - Il 13° corpo farà il possibile, sul fianco meridionale, prima o dopo il calar della sera del 31 ottobre, per far pensare al nemico che un attacco stia per essere lanciato su quel fianco. 16. - Il corpo d'armata si terrà pronto ad entrare immediatamente in azione, non appena sia chiaro che il nemico è sul punto di cadere.


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Riserve d'Armata 17. - 7° divisione corazzata (meno la 4° brigata cor. leggera), 131° brigata di fanteria (Queens). Queste due formazioni saranno tenute in riserva, pronte per l'impiego, in base agli sviluppi della situazione.

Operazioni della R.A.F. 18. - La R.A.F. ha una parte di capitale importanza nell'infliggere al nemico danni morali e materiali. Questa parte sarà intensificata a partire da domani in poi e raggiung!!rà il suo punto culminante non appena lanciato Supercharge.

Conclusione 19. - Sappiamo da tutte le fonti di informazione che il nemico è in condizioni critiche e che a sua situazione è difficile. Le continue offensive dell'8a armata e della R.A.F. lo hanno ridotto in tali condizioni che un duro colpo inflittogli ora completerà la sua rotta. Primo stadio dell'azione è l'azione che inizierà questa notte, sul fianco settentrionale, la 9a divisione australiana; il suo successo avrà eccellenti ripercussioni sulla riuscita di Supercharge. Quanto a Supercharge, domani notte 31 ottobre - I 0 novembre, costituirà il secondo colpo di partenza micidiale, un colpo dal quale ritengo che il nemico non sarà in grado di riprendersi.



BIBLIOGRAFIA

FONTI a) Documenti Ministero della Difesa. Stato Maggiore dell'Esercito. Ufficio Storico - Archivio carteggio classificato nel registro degli inventari con: H 1: carteggio 1942 del Ministero della Guerra, Gabinetto; H 9: relazioni e verbali riunioni; I 3: carteggio 1942 dello Stato Maggiore Generale; I 4: carteggio 1942 dello Stato Maggiore Generale;

L 3: studi particolari; L 14: carteggio 1942 dello Stato Maggiore Generale. Diari storici relativi al 1942: - Comando Supremo; - Comando Superiore Forze Armate Africa settentrionale; - Delegazione Comando Supremo in A.S.; - Intendenza Africa settentrionale; - Comandi X, XX e XXI corpo d'armata; - Comandi di divisione, di reggimento e unitĂ minori. Relazioni varie: - Rapporti e memorie di comandanti di grandi unitĂ ; - Diario Cavallero gennaio-novembre 1942. Relazioni di parte britannica: - Sir Claude AUCHINLECK, Operations in the Middle East from 1st November 1941 to 15th August 1942, supplemento alla London Gazette del 13 gennaio 1948; - Sir Harold ALEXANDER, The african campaign from El Alamein to Tunis, /rom 10th August 1942 to 13th May 1943, supplemento alla London Gazette del 3 febbraio 1948.

b) Pubblicazioni ufficiali Italiane: BlAGINI A., FRATTOLILLO F., SACCARELLI S. (a cura), Verbali delle 'riunioni tenute dal capo di S.M. Generale, voi. III, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Roma 1985.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTR10NA1.E

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INDICI



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INDICI

INDICE DEI NOMI CITATI NEL TESTO AGO, Pietro, generale, 9, 633. ALEXANDER, Harold, generale britannico, 143, 148, 386, 526, 527, 529-532, 609, 614, 674, 684, 688, 691, 734, 751, 776-778, 819, 859, 861. AMBROSIO, Victorio, generale, 628, 633,871. Afy!È, Cesare, generale, 58,657, 658. Ai\1ILAKVARI, Dimitri, ten. col. franc.ese, 736,738,745. ANDERSON, A.A., generale britannico, 1,88, 315, 325, 326, 328, 330. ARENA, Francesco, generale, 397, 444, 446, 512, 681, 826.

ARMANDO, Enrico, generale, 20, 102, 546.

ATTLEE, Clemem, uomo politico britannico, 383, 385, 392. AUCHINLECK, John Eyre, generale britannico, 15, 17, 28, 32, 33, 47, 55, 57, 60, 65, 66, 76, 78, 87, 103,110, 135-141, 143-148, 150-152, 181, 182, 184, 185, 187, 192-194, 222, 234, 237, 238, 240, 242, 257, 267-269, 272, 274-279, 282, 293, 294, 299-303, 305, 308, 309, 314, 317, 320, 344, 345, 347, 379, 383, 388, 390, 392, 394, 396, 400-405, 411, 413415, 421, 423-430, 432, 434, 437-439, 441, 443, 448-450," 452, 456, 458, 467, 470,471,472,481,489, 490, 492,498, 504-507, 510, 523, 525-533, 693, 850, 859. AZZI, Arnaldo, generale, 18, 195, 201, 203,212, 213, 219,236,251,253,443, 512,673. BALDASSARRE, Ectore, generale, 107, 116, 195,199,203, 206, 212, 213, 217, 228,231,237, 30~ 310,312,321,324, 397. BARBASETTI DI PRUN, Curio, generale, 105, 11-114, 158, 166, 181, 263, 3 10, 312, 333, 361,371, 465,469,485, 486, 510, 537, 552-554, 561, 562, 574, 596, 618, 619, 644, 651, 652, 673, 774, 775, 782, 783, 788, 799·, 816, 817, 829, 831, 832, 837, 860, 861, 875. BASTICO, Ettore, maresciallo d'Italia, 12,20,21,25,27,28,40,44,51,52,58, 59, 62, 68-71 , 74, 75, 101, 103-105, 107116, 157-16 1, 166, 169, 173, 181, 230, 231, 262-264, 267, 310, 314, 333, 335,

354, 360-365, 371-375, 377, 440, 451, 464, 481-487, 501-503, 510-513, 537539, 554, 6~4-646, 649, 747, 832, 834, 835,851,855,856,860,871,875. BAYERLEIN, Friedrich, colonnello tedesco, SO, 166,177,232,234,236, 255, 333, 334,342,343,345,346,510,584, 593, 611, 615, 616, 674, 684,747,751, 782,812. BEAVERBROOK, W illiam, uomo politico britannico, 14, 16. BECUZZI, Emilio, generale, 458, 497, 512. BERESFORD-PEIRSE, Ni:iel, generale britannico, 140. BERNASCONI, Mario, generale, 673, 774. BISMARCK, Georg von, generale tedesco, 18, 46,195,206,213,283,325,329, 398,401,408,569,583,615,673. BITOSSI, Gervasio, generale, 312, 410412, 744,823. BOCK, Fedor von, feldmaresciallo tedesco, 110, 650. BOSVILLE, James, generale britannico, 579,587,762. BOUCHER, C.M., generale britannico, 188, 243. BRAUCHITSCH, Walthervon,feldmaresciallo tedesco, 7, 110. BRIGGS, H.R., generale britannico, 66, 188,239,242, 579. BRIGGS, Raymo nd, generale britannico, 29, 41, 46, 57,188,223,248, 271, 477, 493, 509, 576, 697, 729, 730, 741743, 762,765, 791-793, 807,811. BROOKE, Alan, generale britan nico, 14, 16, 33, 138-143, 145, 148,382, 386, 388, 396, 423, 450, 471, 507, 525-528, 685,778,819. BROWN, F., generale britannico, 188. BRUNETTI, Brunetto, generale, 680. BURCKHARDT, generale tedesco, 689. BURROUGH, Harold M., ammiraglio britannico, 535. BURROWS, genera.le neozelandese, 475. 479.

CALVI DI BERGOLO, Carlo, genera le, 27, 61, 68. CAPPA, Umberto, generale, 122.


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LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

CARR, W.G., generale britannico, 188, 213,246,271,579. CAR VER, Michael, generale britannico, 240, 243, 347. CASEY, Richard, uomo politico britannico, 776. CAVAGNARI, Domenico, ammiraglio, 120, 121. · CAVALLERO, Ugo, maresciallo d'Italia, 8-11, 14, 27, 44, 45, 47, 49-52, 58-60, 62,63,68,69,71,74,75,93-96, 103-115, 117, 119, 120, 122, 125-127, 130-135, 158-161, 262-267, 332, 335, 342, 354358, 364-366, 371-379, 440, 448, 451, 481, 482, 485-487, 501, 503, 511, 537539, 541-546, 554-562, 565, 595, 600, 612, 617, 620, 628-635, 637,-640, 645, 656, 648, 651-656, 658, 660-662, 673, 675, 747, 760, 767, 770, 775, 787, 788, 798-800, 817, 818, 822, 829-832, 849852, 854-858, 860, 864, 868, 871. CAZAUD, generale francese, 188. CERIANA MAYNERI, Carlo, generale, 512,569,596,673. CHURCHILL, Winston, Premier, britannico, 14-17, 28, 55, 60, 65, 76, 87, 138-143, 145, 148, 150-153, 237, 268, 277, 294, 299-302, 314, 382, 385-388, 392, 423, 449, 450, 471, 488-490, 506, 507, 523, 525-529, 646, 684, 685, 778, 819. CLIFTON, George, generale bricannico, 495, 602,605. CONINGHAM, Archur, vice maresciallo dcli' Aria britannico, 29,613. COOPER, F.W., generale sudafricano, 188,215. CORBETT, generale britannico, 140, 181, 187, 189, 300, 384, 388, 395, 396, 422,449,505,526. CRASEMANN, Eduard, colonnello tedesco, 282,325,329,452. CREAGH, Michael, generale britannico, 87. CRIPPS, Stafford, uomo politico britannico, 142, 143,148,424. CRUWELL, Ludwig, generale tedesco, 18,23,25,38,41,46,59, 107,108,152, 162, 167, 174, 194, 203, 204, 218, 219, 225, 226, 227, 231-234, 358, 673. CUNNINGHAM, Alan, generale britannico, 345, 833. CUNNINGHAM, Andrew B., ammiraglio britannico, 128, 129, 295.

CURRIE, John, generale britannico, 740,750,786,790,792,793. CURTEIS, A.T., ammiraglio britannico, 295. CUST ANCE, Nevi Ile, generale britannico,579,743,741, 750. D' ANTONI, Giovanni, generale, 645. D'AURELIO, generale, 179, 180. DA ZARA, Alberto, ammiraglio, 298. DE STEFANIS, Giuseppe, generale, 18, 38, 195, 203, 211, 216, 236, 245, 249, 250,397,402,412,439,441,444,446, 461, 476, 503, 552, 565, 569, 585, 589, 590, 593, 594, 596, 607, 611, 680, 744, 771, 795, 812, 861. DILL,John, generale britannico, 14,382. DI NISIO, Ismaele, generale, 568, 683. DOBBIE, William, generale britannico, 127, 143. DORMAN-SMITH, Eric, generale britannico, 60, 66, 140,299,300,308,309, 388, 401, 403, 414, 443, 498, 499, 504, 505,523,525,526,530. DU TOIT, C.L. de W., generale sudafricano, 463,579. F ALUGI, Giuseppe, generale, 568. FASSI, Carlo, generale, 263. 365,857. FAVAGROSSA, Carlo, generale, 8, 9, 93, 94, 130, 627-629, 633, 639, 640. FELLERS, Frank Bonner, colonnello americano, 51,333,363,372,461. FERRAR! ORSI, Federico, generale, 569,663,673. FILOSE, A.E., generale britannico, 188, 206,208. ' FISHER, Frank, generale britannico, 490,764. FISKE, Norman, colonnello americano, 51. FLETCHER, B.C., generale britannico, 188,245,246. FRANCESCHINI, Antonio, generale, 18,673. FRATTINI, Enrico, generale, 569, 680, 745,750. FREYBERG, Bernard, generale neozelandese, 392, 395, 400-402, 405, 495, 576, 591, 598, 602, 604, 605, 607, 694, 698, 724, 740, 741., 743, 750, 752, 760762, 769, 777, 780, 785, 786, 788, 790794, 807, 832. FRITH, E.H.C., generale britannico, 579, 665.


INDICI

FROELICH, Stefan, generale tedesco, 12. FOUGIER, Rino Corso, generale, 10, 105, 161, 371,377,451, 486, 538, 541, 543-545, 554, 573, 612, 633, 640, 661, 775,852. FURSTENBURG,J.P.A. , generalesudafricano, 188. GAIRDNER, C.H., generale britannico, 697. G ALLOWA Y, Alexander, generale britannico, 140,385. GAMBARA, Gastone, generale, 27, 44, 61, 62, 73, 74, 104, 116. GANDIN, Antonio, generale, 122, 365, 817. GATEHOUSE, Alee, generale britannico, 493,496,576,579,694,697,729, 730, 740-742, 744,748,758,807. G AUSE, Alfred, generale tedesco, 70, 174, 227, 232, 234-236, 333, 337, 559, 569, 60], 615, 684. GELOSO, Carlo, generale, 365, 870. GEISSLER, Haus-Ferdinand, generale tedesco, 12. GEISSLER, Erick, colonnello tedesco, 69, 71. GIODA, Benvenuto, generale, 18, 116, 166, 167, 194, 195, 226, 229, 230, 238, 256, 260, 281, 305, 321, 333, 367, 397, 400, 435, 437, 441, 452, 475, 483, 495, 512. GIGLIOLI, Emilio, generale, 866. GIROSI, Massimo, ammiraglio, 122. GLORIA, Alessandro, 18, 102, 340, 569, 681,728,744,756. GODFREY, Archur H.L., generale australiano, 456,481,579. GODWIN-AUSTEN, A . Reade, generale britannico, 28, 29, 31, 42, 45, 53, 55,57,58,76,78,84, 140,189. GOERING, Hermann, maresciallo del Reich, 68-70, 384, 650, 654, 660, 767, 860. GORT, Lord, feldmaresciallo britannico, I 43, 536. GOTT, W .H.E., genùale britannico, 67, 79, 181, 188, 189, 215, 238, 242, 257, 259, 261, 272, 274-279, 282, 302, 303, 317, 345, 379, 384, 392, 400-406, 415, 428, 429, 472, 492, 493, 500, 505, 525527, 693.

1017

GOTTI, Carlo, generale, 18, 195, 340, 673. GRAZIANI, Rodolfo, maresciallo d'Italia, 10, 120. GUDERIAN, Heinz, generale tedesco, 534, 560, 650. GUINGAND, Francis de , generale britannico, 140, 238, 301, 505, 579, 695, 697,743,744,751,777. GUZZONI, Alfredo, generale, 121. HALDER, Franz, generale tedesco, 631, 649. HARDING, John, generale britannico, 697,730,734,745,751,807. HARWOOD, Henry, ammiraglio britannico, 295, 298, 382. HASSEL, L.L., generale britannico, 188. HAYDON, C.W., generale britannico, 188,231, 232. HAYTON, A.A., generale sudafricano, 188,315. HECKER, colonnello tedesco, 253, 255, 587. HEGGENREINER, Heinz, ten. col. tedesco, 25, 231. HITLER, Adolf, 7, 10, 28, 67, 75, 109, 110, 119-125, 127, 130, 133, 134, 230, 331, 355-359, 363, 364, 371, 373, 440, 487, 489, 541, 560, 640, 650,654,655, 690, 767, 797, 798, 800-803, 810, 811, 815, 817, 828, 831, 834, 835, 850-853, 859. HOLMES, generale britannico, 32, 294, 392, 400, 404, 406-408. HOPKINS, Harry, uomo politico americano, 145, 506. HORROCKS, Brian G., generale britannico, 533,579,587,595,598,607,609, 665,697,734,751,752,761. HUGHES, F.L.C., generale britannico, 495,506. HUGHES, J.T.P., generale britannico, 533, 576, 579, 665, 698,730. lNGUS, Lindsay, generale neozelandese, 400, 405, 477, 495. IN FANTE, Adolfo, generale, 512, 569, 587,673. ISMAY, Hastings, generale britannico, 382. IV ALDI, Giuseppe, generale, 546. IZZO, Giuseppe, ten. colonnello, 736738.


1018

LE OPERAZlONl IN AFRICA SETTENTRIONALE

JACHINO, Angelo, ammiraglio, 129, 298. JESCHONNEK, Hans, generale tedesco, 358. JODL, Alfred, generale tedesco, 110, 133, 134, 356, 850. JOHNSON, generale britannico, 315, 316,326. KEITEL, Wilhelm, feldmaresciallo tedesco, 119, 132-134, 365, 378, 639, 655658. KENCHINGTON, generale britannico, 743,764. KESSELRING, Albert, feldmaresciallo tedesco, 7, 10-12, 44, 47, 49, 51, 59,104, 105, 122-127, 130, 131, 135, 149, 152, 157, 161, 164, 167, 226, 228, 229-231, 252, 253, 263-267, 297, 310, 314, 320, 337, 354, 358, 359, 362-365, 371-379, 384, 395, 447, 451, 452, 482, 484, 486, 487, 534, 536, 538, 541-546, 552-562, 597, 613-617, 619, 635, 637, 638, 640, 646, 648-650, 655-661, 747, 767, 775, 776, 787, 798-800, 810, 817, 818, 825, 828-831, 849, 851, 853, 858, 860, 865, 870. KING, Ernest J., ammiraglio americano, 506. KIPPENBERGER, Howard, generale neozelandese, 398, 400, 428, 475, 479, 490, 495, 532, 602, 605. KLEEMANN, Ulrich, generale tedesco, 195, 215, 217, 225, 236, 275, 283, 304, 475,497,569,673. KLEIST, Ewald von, feldmaresciallo tedesco, 510,631. KLOPPER, H.B., generale sudafricano, 188, 302, 303, 306, 308, 314-317, 320, 326, 328-330, 353. KOENIG, Jean-Pierre, generale francese, 188, 209,211,250,251,253, 255, 256,731,734,736. LA FERLA, Francesco, generale, 512, 569, 680,792,793,796. LECLERC, Jacques, colonnello francese, 107. LEE, A.W., generale britannico, 579, 768. LEESE, Oliver, generale britannico, 686, 688, 694, 698. 701, 702, 729, 738, 740, 741, 743, 744, 747, 752, 760, 761, 768, 777, 780, 792, 793, 794, 807, 809, 826, 833.

LIST, Wilhelm, feldmaresciallo tedesco, 631. LLOYD, H.P., maresciallo dell'Aria britannico, 132. LOMBARDI, Giacomo, generale, 195, 366,412,437,475,478,512,673. LOERZER, Bruno, generale tedesco, 12, 125, 541-543. LUMSDEN, Herbe·rt, generale britannico, 67, 188, 191, 192, 215, 216, 221, 222,229,234,240,272,275,401,402, 405,429, 437, 439, 477, 493, 565, 595, 687,688,694,695,697,701,729,740, 741, 743, 744, 747-750, 752, 761, 768, 777, 785,786,807, 809,832-834. LUNGERSHAUSEN, Karl-Hans, generale tedesco, 476, 569, 587, 589, 683, 742. McCREERY, R., generale britannico, 532,777. MAGLI, Giovanni, generale, 58, 263, 377,556, 848. MANCA DI MORES, Ettore, generale, 173. MANCINELLI, G iuseppe, generale, 101, 108, 109, 115, 204, 230, 261, 312, 336, 337, 342, 343, 361, 365, 373, 437, 438,448,454,457,464,465,469,470, 478, 479, 481, 499-502, 597, 615, 617,649, 652, 653, 664, 770, 779, 782, 783, 795, 797-800, 803, 816, 817, 821, 828, 836, 859. MANNERINI, Alberto, generale, 546, 646. MARCHESI, Vittorio, generale, 21, 44, 61, 73,168,180,371,451,612,613,673. MARCKS, Werner, colonnello tedesco, 66, 69, 71. MARETTI, Enrico, ten. colonnello, 196, 208. MARRAS, Efisio, generale, 28, 52, 358, 365,488,489,600,621,655,656. MARRIOTT, J.C.O., generale britannico, 38, 41, 44, 188. MARSHALL, George Armsrrongs, generale americano, 144, 145, 382, 389, 489,506. MASINA, Giorgio, generale, 681, 728, 812. MELCHIORRI, maggiore, 341, 539, 645. MELLENTHIN, Friedrich Wilhelm von, ten. colonnello tedesco, 21, 22,


INDICI

174, 223, 226, 234, 238, 245, 280, 306, 324, 333, 334, 339, 354, 413-415, 433, 439, 447, 483, 585, 593, 612, 616, 857, 858. MENNY, colonnello tedesco, 162, 166, 195,325. MENTON, colonnello tedesco, 476, 683. MESSERVY, Frank W., generale britannico, 29, 31, 38, 40-42, 44, 46, 47, 55, 57, 61, 65, 76, 87, 188, 189, 191, 192, 205, 206, 208, 215, 228, 236, 240, 246-247, 250,251,269,271,272,305,344,345, 386,505. MQNTEZEMOLO, Giuseppe di, colonnello, 44, 71, 73-75, 104, 116, 371, 451. MONTGOMERY, Bernard Law, generale britannico, 523, 527-534, 576, 579, 592, 594-598, 607, 609, 616, 617, 649, 654, 661, 666, 677, 684-687, 691, 693695, 697, 701-705, 711,729,740,741, 744, 747, 748,751,752, 757, 758, 760, 761, 767-769, 771, 776-778, 780, 783, 785,786,793,794,806,807,809, 824827, 829, 832-834, 837, 838, 853-859, 877. MORIAKIRA, Sgimizu, colonnello giapponese, 14. MORSHEAD, Leslie, generale australiano, 317, 498-500, 509,576,579,694, 699,723,758,769,773,777. MUSSOLINI, Benito, 7, 8, 10-12, 28, 47, 50, 52, 58, 59, 63, 68, 69, 93-95, 103, 104, 109, 110, 115, 119, 121, 124, 133, 134, 262-267, 297, 341, 354, 355, 357359, 364,365,373,374,376,377,379, 425, 439, 440, 448, 454, 469, 482, 485488, 501, 537, 539, 541, 543-545, 560, 600, 628-634, 640, 648, 653, 654, 660, 747, 767, 799, 800, 828, 830, 834, 850852,854,858,860. N AVARINI, Enea, generale, 18, 23, 41, 166, 167, 174, 194, 195, 229, 231, 256, 281,305,329,333,339,366,397,407, 408, 430, 435, 438, 461, 481, 484, 499, 500, 569, 673, 756, 759, 795, 803, 856, 857,858,861. NEAME, Philip, generale britannico, 83. NEBBIA, Edoardo, generale, 673, 756, 795, 800, 816, 861. NEHRlNG, Walther, generale tedesco, 110, 162, 167, 174, 195, 206, 213, 227, 228, 231-234, 272, 306, 310, 321, 400,

1019

407, 435, 440, 446, 452, 457, 476-478, 480, 484, 495, 560, 569, 583, 615, 619, 620,673. NICHOLS, J.S., generale britannico, 188,386,698,751. NICOLINI, Salvatore, generale, 195, 323. NORRIE, Willoughby, generale britannico, 55, 87, 181, 188, 189, 191, 206, 215, 221, 223, 230,234,242, 246, 269, 271, 272, 274, 278, 283, 305, 330, 344, 345, 288, 426, 428, 429, 443, 453, 456, 565. NYE, Archibald, generale britannico, 142, 143. O'CARROLL, W.O., generale britannico, 188. O'CONNOR, Richard, generale britannico, 386. OXILIA, G. Battista, generale, 569,673. PAFUNDI, Giuseppe, generale, 673. PALMA, Vittorio, generale, 106, 596, 835,836. PALMER, R.J., generale sudafricano, 188, 460, 579. PIATTI DAL POZZO, Guido, colonnello, 107, 546. PIATTI DAL POZZO, Umberto, generale, 101. PIENAAR, Daniel, generale sudafricano, 188,257,259,280,281,426,428, 443,463,576,579,694,761,762. PINNA, Luigi, maggiore, 208,209. PIT ASSI MANNELLA, En rico, generale, 315,317. POOLE, W.H.E., generale sudafricano, 188,579. PORTAL, Charles F., marescialJo del' Ar ia britannico, 14, 141. POUND, Dudley, ammiraglio britannico, 14. PREDIERI, Alessandro, generale, 673. PRESTISIMONE, Pasquale, ten. Colonnello, 209,211, 212. QUINAN, Edward, generale britannico, 17. RAEDER, Erich, ammiraglio tedesco, 12, 13, 121-124, 130,135,359. RAFFAELLI, Vlttorio, colonnello, 397. RAMCKE, Hermann, generale tedesco, 126, 569, 683. RAMSDEN, W.H.C., generale britannico, 188,239,281,456,458,463,472,


1020

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

498,500,505,510,525,526,533,576, 579,595,686,693. PATTI, Adriano, maggiore, 601,774. PIACENZA, Guido, generale, 397. PISTOTTI, Ezio, maggiore, 601,774. RANDOW, Heinz von, generale tedesco, 477,587,593,673,682,766,793. REES, T.W., generale britannico, 188, 386. REID, Dennis, generale britannico, 188. RENTON, J.M.L., generale britannico, 188,206, 271,386,456,576,579,587. RICCARDI, Arturo, ammiraglio, 10, 12, 13,60,121,296, 357,365,513,514,538, 541, 543-545, 558,633,661. RICHARDS, G .W., generale britannico, 188,213,269,271,272,307,579,589. RINTELEN, Enno von, generale tedesco, 11, 44, 49, 59, 62, 63, 69-71, 74, 75, 103, 105, 109, 111, 125, 126, 130, 131, 157,356,357,364,366,371,376,486, 487, 538, 543, 544, 554, 556, 558-560, 611,635,651,655,662,754,756,770, 798,800,817, 818, 825,830,850,859. RITCHIE, Nei! M., generale britannico, 28,29,31,32,42,47,55,57,58,61,63, 65, 66, 70, 78, 79, 136-138, 140, 145, 160, 177, 181, 182, 185, 187-189, 192, 193, 202, 203, 216, 222, 227, 228, 234, 235, 237-239, 242, 247, 248, 252, 255, 257, 259, 267-269, 274-279, 283, 299301, 303-305, 308, 309, 314, 316, 317, 321, 330, 332, 334, 343-347, 363, 371, 379, 383, 384, 387, 388, 390, 392, 394, 439,449,833,850,855,875. ROATTA, Mario, generale, 120. ROBERTS, G .P.B., generale britannico, 579, 587. ROBERTSON, Brian, generale britannico, 602, 605. ROiYllv1EL, Erwin, feldmaresciallo tedesco, 11, 21-23, 25, 27, 28, 31-33, 37, 38, 40-47, 49, 52, 55, 57-63, 65-71, 73-76, 78, 83, 84, 101, 103-105, 108-117, 134, 136-139, 144, 146-150, 152, 153, 157, 158, 160-169, 174, 177, 179, 181, 184, 192-196, 202-205, 215-219, 221-228, 230-239, 243, 246, 247, 249, 251-253, 255, 256, 260-268, 271, 272, 274-277, 280-283, 285, 294, 302-310, 312, 314, 320, 323, 324, 328-339, 342-346, 353364, 366, 369, 371-379, 381-384, 388, 390, 392, 397, 398, 400, 402-414, 421-

425, 429-435, 437-440, 444, 446-448, 450-458, 460-462, 464-467, 469-471, 476, 478-488, 490, 492, 497, 499-504, 507, 510-512, 523, 525, 527-530, 533, 534, 537, 538, 540, 541, 552-566, 568, 569, 573-576, 581, 583-585, 589-598, 600, 607, 609-620, 635, 644, 646, 648656, 662, 666, 667, 670, 672,674,685, 690-693, 703-705, 746, 754, 756-760, 762, 765-771, 773-777, 779, 781-783, 786-788, 791, 794-803, 806-812, 815, 817-836, 849-861, 871, 875. ROOSEVELT, Franklin Delano, Presidente U.S.A., 7, 14, 16, 145, 294, 382, 489,506. RUGGER! LADERCHI, Cesare, colonnello, 243. 747. RUSPOLI, Marescocci, ten. colonnello, 745. RUSSEL, D., generale britannico, 475, 579. SANSONETTI, Luigi, ammiraglio, 296, 297, 355,544,639. SANTORO, Giuseppe, generale, 297, 298,355, 541,542, 545,558. SCARONI, Silvio, generale, 541, 542. SCATTAGLIA, Nazareno, generale, 568, 680, 832. SCOBIE, generale britannico, 314,317. SCOTT-COCKBURN, J., generale britannico, 29. SCOTTI, Francesco, generale, 114, 569, 862,875. SCUERO, Antonio, generale, 537, 628, 634. SEEBOHN, Alfred, capitano tedesco, 461. SEIDEMANN, Hans, generale tedesco, 574,6 12,613,810. SMUTS, Jean Christian, feldmaresciallo e Premier dell'U nione Sudafricana, 309, 382,526,527,778. SOLDANI, Antonio, ten. colonnello, 835-837. SOLDARELLI, Mario, generale, 18, 195. SOMERVILLE, James, ammiraglio britannico, 293. SOONG, Tsu-Wen, uomo politico cinese, 15. SPONECK, Theodor von, generale tedesco, 682,765, 781. STONE, generale britannico, 422, 530.


INDICI

1021

STUDENT, Kurt, generale tedesco, 134, · WHITEHEAD, D.A., generale australiano, 758. 358. WHITELEY, John, generale britannico, STUMME, Georg, generale tedesco, 649, 263,330,347,388,505. 650, 652, 662, 663, 673-675, 677, 680, 684, 689, 703, 742, 746, 751, 756, 821, WILLISON, A.C., generale britannico, 188,271,315,316,326. 822, 825, 860. WILSON, Henry Maidand, generale briSYFRET, Neville, ammi.raglio britannico, 128, 535. tannico, 17, 386, 396,406,505, 691. TEDDER, Arthur W., maresciallo del- WIMBERLEY, L.N., generale britannico, 698,760,807,809. 1'Aria britannico, 17, 57,237,388,390. THOMA, Wilhelm von, generale tede- WINDEYER, Vietar, generale australiano, 579,594. sco, 620, 650, 682, 684, 746, 752, 753, 756, 764, 766, 711, 781, 782, 787, 791, ZANETTI, Umberto, ten. colonnello, 793-796,802,803,812,818,829. 481. THOMAS, generale tedesco, 639. ZARRI, Camillo, generale, 102, 546. TODD, generale britannico, 699. ZEITZLER, Kurt, generale tedesco, 631. TORRIANO, Arturo, generale, 117, ZINGALES, Francesco, 18, 22, 23, 25, 38,41,55,59,61,65,66,75,107. 195,340, 512,673. TOVELL, R.W., generale australiano, 579. TUK.ER, Francis, generale britannico, 29,42,55,57,61,63,65, 76,699. TURR, Vittorio, ammiraglio, 122, 126, 130. VAERST, Gustav von, generale tedesco, 18,38,195,227,282,477,569,615,673, 682,796,823. VAIARINI, Gherardo, colonnello, 328, 481. VALLENTIN, C.M., generale britannico, 29, 38, 41. VECCHIARELLI, Carlo, generale, 135. VEITH, Rlchard, generale tedesco, 18. VIAN, Philip, ammiraglio britannico, 128-130, 296,298. WALDAU, Otto Hoffmann von, generale tedesco, 164, 168,227,354. WARDLAW-MILNE, John, uomo politico britannico, 423, 449. W ARLIMONT, Walther, generale tedesco, 510. WAVELL, Archibald P ., generale britannico, 141,143,526. WEICHOLD, Eberhard, ammiraglio tedesco, 10, 11, 59, 105, 157, 168, 371, 372,373,540,543,545,546,558,638, 659,661. WEININGER, generale tedesco, 355. WEIR, generale britannico, 785. WESTPHAL, Siegfried, colonnello tedesco, 27, 70,103,109,110,217, 218,227, 234, 236, 337, 614, 676, 680, 746, 756, . 795, 826, 860.


1022

LE OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

INDICE DEI PRINCIPALI TOPONIMI CITATI NEL TESTO Acroma, 115, 157,164,168, 182,184, 189, 191, 216, 221, 239, 261, 274-278, 285, 299-301,304,305,316,330,335,336. Agedabia, 23, 28, 31, 32, 37, 38, 40-42, 44-49, 52, 53, 55, 62, 70, 73, 74, 79, 83, 84, 100, 102, 112-114, 158, 546, 568, 645. Ain e! Gazala,27, 31, 47, 55, 67, 70,71,74, 76, 78, 80, 83, 84, 104, 114-116, 135, 136, 139, 147, 150, 160-162, 167, 168, 174, 177, 180-182, 185, 216, 218, 219, 227, 229,231, 237, 238, 241, 243, 256, 261, 264, 266, 267, 274-278, 280, 281, 285, 299, 300, 305, 314, 315, 333, 335, 345,347,394,429,549,554,582,615, 829, 849,855,860,875,877. Alam Bueib, 589, 590. Alam e! Dimaniva, 477,479. Alam e! Haifa, 238, 256, 425, 428, 523, 525,530,531,533,534,552,565, 566, 574,576, 581 ,584,585, 589,590,593, 594,614,616,648,649,654,685,688, 694,756,797,851, 858. Alam el Onsol, 434,440,443,463. Alam Hamza, 78,189,204,225,229,261, 274,276. Alam Naiyl, 441,443,444,446, 456,476, 499, 565, 574, 576, 581, 591, 594, 595, 604, 606, 686. Alessandria, 81, 83, 105, 128, 130, 139, 168, 293, 296-298, 358, 364, 373, 375378, 382, 389, 390, 411, 412, 421, 422, 425, 428, 432, 437-439, 450, 469, 529, 538, 554, 562, 564,600,637, 641, 653, 655,662, 702,822,853. Algeri, 15. Amiriya, 193,392, 469. Antelat, 29, 40-42, 44-47, 53, 55, 59, 61, 63, 68, 71, 87, 146. Apollonia, 107. Bab el Qactara, 402, 403, 426, 428, 430, 438, 441, 443, 444, 454, 456-458, 460, 462,476,477,479,497,51 1,525,565, 570,581,596,607,666,668,703, 802. Barce, 47, 62, 63, 68, 71, 100, 101, 109, 114, 158, 160, 180, 294, 515, 546, 640, 641, 648. Bardia, 32, 81, 314, 360-362, 366,367,384, 408, 414, 462, 475, 513, 514, 537, 641, . 675. Bcda Fomm, 49, 41, 61.

Belhamed, 182, 235, 239, 277, 283, 302308, 310,314,316,320. Bengasi, 28, 29, 32, 40, 42, 45, 52, 55, 57, 59-71,73,75, 79,84,100, 101,106,108, 109, 112, 113, 146, 149, 158, 168, 180, 181, 187, 221, 228, 243, 295, 340, 361, 372, 513-515, 528, 537, 538, 546, 548551, 554, 558, 559, 562, 637, 640-643, 648,675,690,757,767,775,776,830, 853, 854, 868. Benina, 29,66, 109, 295,643. Berchtesgaden, 119, 133, 157, 849. Berlino, 28, 157, 354, 362, 372, 530, 600, 619,631,637,655,662,677,678,803, ·8 18. Berta, 68, 100, 107, 108, 265, 440, 482, 486. Bir Batruna, 305,306,312,316,320. Bir Belafarit, 161, 162, 177,212, 216,231, 243,250, 256. Bir Bellefaa, 247,248,272,274,276. Bir Bilal, 25, 38, 40. Bir Ben Gania, 32, 101, 146. Bir Bu Assaten, 305, 312. Bir Bu Creimisa, 310,314, 353. Bir Bu Gedania, 25. Bir Bu Kettah, 45. Bir el Chleta, 307, 353. Bir e! Gobi, 27, 174, 177, 182, 185, 191, 196, 213, 215, 252, 261, 265, 271, 278, 279, 283, 299-301, 304, 305, 308, 310, 312,321,347. Bir cl Harmat, 177, 191, 213, 215-217, 219, 221, 223, 225, 236-238, 243, 246, 249, 261, 262,271,330,336. Bir Enba, 367. Bir es Suera, 22, 29. Bir Hacheim, 32, 70, 78, 115, 116, 139, 147, 157, 164, 166, 168, 174, 177, 179, 181,182,184, 185, 189, 19 1,192, 199, 201, 203, 205, 206, 209, 211-216, 219, 222, 223, 227-229, 231, 232, 236-240, 243, 247, 249-253, 255, 256, 261, 262, 264-267, 269, 274, 281, 283, 333-335, 346,347,366,554. Bir Khalda, 369, 392, 397; 398, 400, 402, 404,405, 407. Bir Lefa, 191,282,305. Bir Misheifa, 114,182,367. Bir Qaim, 369.


!NùiCI

Bir Temrad, 114, 115, 117,146,222,238. BirTengeder, 58-60, 66, 67, 70, 71, 73, 75, 112, 114-117, 119, 136, 146, 161. Bisena, 120, 365, 861. Bomba, 73, 114, 168. Bu Amud, 29, 324. Buerat, 99, 100, 102. Bug Bug, 366,367, 384, 675. Cairo, 42, 51, 60, 62, 73, 140-143, 148-150, 222, 238, 247, 248, 259·, 268, 276, 277, 279, 294, 300, 301, 309·, 333, 360, 361, 363, 364, 373, 375-378, 379, 384, 386, 390, 411, 421-423, 425, 428, 433, 449, 450, 456, 457, 470, 505, 524-527, 529, 533,554,562,564,592,600,620,645, 662,690. Capuzzo (ridotta}, 114, 266, 314, 353, 354,366,367,469. Catania, 125, 129. Cirene, 67-69, 107. Creta, 121, 123, 294, 295, 358, 359, 372, 373,659,661,690,767,810. Cufra, 546, 641, 643-646, 648, 651, 652, 658,659,661,675. Deep Well, 441, 444,447,458,462,476, 574,587,591,598. Deir Alinda, 582,591,602,604,663,666, 668. Deir e! Abyad, 430,432, 435, 437, 492. Deir el Agram, 585. Deir el Angar, 574, 591, 598, 602, 604, 607. Deir el Dhib, 451,458,570. Deir e! Hima, 476, 585, 594. D eir e! Muhafid, 565, 587, 590-592, 598, 602, 606, 686. Deir cl Munassib, 433,441,446,591,602, 606, 607, 609, 663, 665, 666, 668, 687, 731, 751-753, 757,759. Deir e! Murra, 565, 587, 590-592, 598, 602, 606, 686. Deirel Ragil, 587,589,591,592,600,686. Deir el Shein, 426, 430, 432, 433, 435, 437-439, 443, 454, 458, 464, 467, 472, 477,478,479,484,486,493,495,500, 570,668. Deir e! Tarla, 565,598. Deir e! Qattara, 422, 670. Derna, 29, 32, 57, 58-61, 66-70, 101, 136139, 142, 145, 152, 161, 168, 169, 180, 199, 242, 263, 337, 371, 377-379, 437, 513,514,546,554,597,645. EdDuda, 283,300,303,304,314.

1023

El Abiad, 201. El Abiar, 45, 57, 59-61, 63, 65, 66. El Adem,29, 115,139,157,161,164,168, 180, 182, 192, 193, 213, 215-217, 235, 238, 239, 243, 265, 269, 271, 272, 274280, 282, 283, 285, 299-305, 307, 308, 310, 312, 314, 316, 320, 324, 330, 345, 347,353. El Agheila, 18,23,28,31-33,45,49, 52,62, 63, 69, 71, 73, 74-76, 80, 99, 100, 102, 106,113,145,192,854, 855. El Alamein, 32, 33, 80,332,360, 371-376, 378, 379, 384, 388, 390, 394, 395, 401, 402, 410-412, 414, 421, 422, 425, 426, 428-430, 432, 434, 435, 437, 438, 441, 449, 450, 454, 456-458, 460, 462, 466, 467, 470-472, 480, 488, 497, 501-507, 510, 523-525, 529-531, 551, 552, 556, 561, 564, 570, 609, 610, 619, 643,649, 651, 661, 663, 667, 674, 675,677,690, 693, 702, 719, 729, 730, 774, 775, 783, 790, 800, 811, 819, 820, 830-832, 853, 856-861, 865,875,877. El Charruba, 57, 59-61. El Cherima, 117, 161, 162,166,228. E1Daba, 193,363,403,404,407,410,411, 458, 471, 483,485,498, 510, 513, 515, 550, 567, 592, 595, 596, 695, 757, 759, 775, 781, 801, 802, 806, 816, 817, 834837, 857. El Ezzeiat, 115. El Fayum, 469,564,643. El Ftèjah, 180,294. El Ghazal, 777, 788, 800, 801, 834. El Grafia, 23, 25, 37. ElHamman,524,585,616,675,689. El Haseiat, 31, 38, 41, 42. El Hatian, 283, 285, 304-306, 310, 312, 314. El Imayd, 425, 438,689,702. El Kharita, 567, 809. El Mechili, 32, 55, 57, 59-61, 65-67, 71, 75, 76, 80, 84, 103, 107-109, 111, 113, 115, 136, 137, 139, 146, 181, 222, 228, 243, 854. El Mreir (o El Mireir), 430,441,443, 446, 447,452,453,456,464,479, 492,495, 496,568,570,668,694,780. El Miteiriya, 425,463,472,478,481,492, 498-500, 504, 507, 668, 690, 695, 719, 723, 726, 729, 730,740,741, 743, 744, 748,750,753,759,762,780,809. El Qattara(depressione di), 373,377,388,


1024

LE OPER.AZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

412, 421, 425, 432, 485, 576, 665, 675, 736,737,771,775,776,810,825. El Ruweisat, 425, 426, 428, 432, 434, 438, 440, 441, 443, 447, 450, 452-454, 456, 458, 469-472, 474-479, 481, 483, 484, 493, 495, 496, 500, 504, 507, 525, 532, 534,565,566,576,591,594,666,668, 675, 686, 728. EITaqa,457,462,479,497,511,565,570, 581,666, 693-695, 736, 802. El Wishka, 441, 463, 670, 690, 743, 748, 750,757,765,766. Eluet et Tamar, 216, 218, 219,223,239, 246,261,274,276,280,282,346. En Nofilia, 21, 99, 100, 102. Fuka, 400-403, 405-408, 410, 411, 415, 422,456,574,646,675,774,775,779, 786,795,796,800,802,803,807,811, 812, 815-818, 828, 834-836, 860. Gabr Saleh, 307,366. Gambut,29, 180,191,193,228,274,283, 285, 301, 304, 306, 307, 310, 317, 347, 353. Garian, 20, 102, 546. Garn el Garmusa, 69. Gasr el Ambar, 114-116, 119, 146, 196, 345. Gasr el Arid, 180,353. Gat, 546, 646. Gatrum, 107, 646. Garmisch, 12, 123. Gebel Khalakh, 458, 462, 476, 479, 497, 570, 581, 609, 695, 731.

Gerawla, 369,392,403,406,407. Ghemines, 42, 45, 59, 63, 66, 68. Gialo, 71, 102, 485, 546, 568, 640, 644, 645,659. Giarabub, 32, 80, 136, 137,147,354,373, 376,485,546,651,652. Gibilcerra, 128, 139, 143, 293-298, 358, 526, 535, 541, 557, 558, 631, 635, 659, 853. Giof el Matar, 31, 41, 42, 46, 53, 68, 71. Got el Ualeb, 177, 189,209,219, 230-232, 234,237,243,259,333,335,346. Gor el Aslagh, 225,235,236, 240, 243. Hagiag el Batruna, 269, 283. Hagiag er Rami, 247,272,275,276,280. Hagiag es Sidra, 225, 232, 238-240, 243, 245,249. H aifa, 17,295, 421. Halfaya (passo di), 60, 81, 160, 308, 309,

354, 360, 365, 384, 788, 799, 800, 801, 855, 858, 859. Hatiet es Sorra, 18, 29. Homs, 99,100,312,546. Hon, 20, 546, 646. Ismailia, 377,421, 564¡. Kidney Ridge, 695, 719, 723, 729, 748, 752, 753, 757-762, 764-766, 768, 769, 776,777,780,790,794,826. Londra, 16, 17, 127, 135, 138, 140, 141, 148, 149, 151, 181, 185, 186,267,299, 300, 309, 379, 382, 383, 395, 404, 426, 438, 449, 488, 489, 506, 525, 526, 694, 776,778,818,827,861. Maaten Baggush, 32, 193, 373, 377, 379, 384,390,397,406. Maaten Bettafal, 23, 29, 38. Maaten Giofer, 18, 29, 46, 71. Maddalena (ridotta}, 80, 136, 137, 139, 276,279,300,309,330,365,384. Malta, 10, 12, 14, 32, 33, 50,105,108,110, 119-131, 133-135, 138-143, 145, 147151, 1,57, 158, 192, 242, 265, 266, 293296, 298, 310, 354-361, 363-366, 371374, 378, 381, 422, 486, 526, 533-536, 541-546, 551, 630, 635, 637, 638, 640, 655, 657, 659-661, 677, 684, 849-853, 855,856,859,862. Marauda,18,28,29,32,45,50,61,71, 102, 106,646, Maraua, 68-71, 73, 101. Marsa el Brega, 18, 22, 27, 29, 31, 45, 46, 49,50,55,57,61,71,76,80,84,99,102, 106. Martuba, 70, 76, 109, 136, 137, 145, 180, 199,242,294. Matapan (capo} 83. Macruh (e Marsa Matruh), 32, 276, 302, 307, 308, 360, 362, 367, 369, 372-379, 381, 383-387, 389, 390, 392, 394, 396398, 403-408, 410-415, 424, 426, 430, 432, 433, 485, 501, 513-515, 524, 538, 554,563,592,635,646,667,675,759, 771, 775, 779, 806, 835, 836, 852-857, 859,862. Melah en Bogra, 23, 38. Minqar Qaim, 392, 398, 400-402, 404406, 426. Misurata, 20, 44, 70, 74, 99, 100, 104-106, 108. Msus,29,38,42,46,53,55,57,59,60,68, 84, 168, 181.


INDICI

Mteifele!Chebir, 115,157,164,167,177, 182,216,218,238,239,250,256. Murzuk, 107, 646. Naqb Abu Dweis, 426, 428-430, 432, 434, 441,450, 453,457,461, 463, 472, 481, 497,507,509,511,570,609,666, Naqb e! Khadim, 736, 771. Naqb Raia, 670,734, 736-738, 745. Porto Said, 295, 421. Qaret el Abd, 426,511, 570. Qaret e! Himeimat, 426, 432, 433, 441, 452, 582, 584, 585, 595, 597-598, 607, 609, 666, 668, 670, 687, 695, 731, 734, 736,737,745,752. Ras el Medauuar, 312,320,321,330, Ras el Qattara, 394. Ras Kenays, 667,752. Rastenburg, 109, 127,560. Regima, 63, 65. Retma, 191,205,213,214. Roma, 10, 11, 28, 44, 49-52, 58, 59, 62, 68, 74, 75,103,105,107, 108,115,117, 121, 124, 128, 149, 157, 158, 160, 264, 296, 333, 342, 354, 356, 358, 361-365, 372, 377,389,440,451, 487, 503,535,537, 538, 556, 560, 562, 600, 612, 617-620, 637, 640, 645,648,650,652,653,662, 673, 677, 767, 774, 787, 799, 803, 818, 825,851,857,860,862. Rugbet eJ Atasc, 206, 2Ă’9, 211,212. Samaket Gaballa, 587, 589, 592, 598, 685. Sanyet et Miceiriya, 441, 463, 498, 509, 592, Saunnu, 40-42, 45-47, 53, 57, 61, 68, 71, 146. Sceleidima, 59, 63, 65, 68, 71. Sidi Abd el Rahman, 410, 425,441,456, 457,667,670,757,759,765,771,777, 780-783, 786,793,796, 801,802,835. Sidi Azeiz, 308,314. Sidi Breghisc, 115, 117, 166, 184, 189. Sidi Daud, 161. Sidi el Barrani, 308, 353, 362, 367, 376, 378,386,651,667. SidiHamza, 309, 381,384,392,394, 400, 402, 404-406. Sidi Haneish, 404,406,592. Sidi Hmuda, 23, 29, 41. Sidi Muftah, 221,225,237,262. Sidi Omar, 32, 160, 314, 353, 354, 356, 362,365,366,384,386,855.

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Sidi Rezegh, 152, 180,283, 303-308, 314, 316,320,330,353,515. Siret e! Maezil, 63. Sirte,20,21,99, 100, 102. Siwa, 369, 373, 392, 397, 398, 403, 404, 425, 450, 486, 546, 561, 568, 600, 642, 668, 675, 771. Sollum, 32, 80, 109, 136, 137, 139, 160, 276,277,279,295,300,308,309, 353356, 360, 365, 381, 382,384,386,414, 513,514, 788;799,800, 859,861. Soluch, 42,45, 57,63,65,66,68,643. Suda, 372,656, 659. Tamet, 21, 102, Taranto, 128,296. Temrad, 76,116,257. Teli Alam e! Shaqiq, 498,499. Teli e! Aqqaqir, 430, 433, 434, 437, 492, 503, 567, 670,721,752,777,788,791, 792,794,795,798, 801,806. Teli e! Eisa, 435, 453, 458, 460-462, 467, 472, 478, 480, 482, 498-500, 504, 507, 568, 570, 576, 594, 663, 668, 686, 691, 693,695,719, 723,771,786. Teli e! Makh Khad, 458, 481, 498-500. T mimi, 29, 42, 60, 67, 71, 76, 80, 104, 108, 109, 111, 113, 115, 116, 146, 174,238, 239,243,263, 513,854. Tobruk, 27-29, 32, 55, 68-70, 75, 78, 8084, 87,103, 105, 106,110,111, 114,116, 119, 120, 133-137, 139, 147, 149, 150, 157-161, 164, 166-168, 180, 182, 185, 191, 222, 228, 239, 261, 264-268, 274283, 293, 299-310, 312, 314-317, 320, 323,330,331, 333,343,344, 346, 347, 354, 356, 358-362, 365-367, 371, 372, 379, 382, 386, 390, 394-396, 414, 423, 424, 440, 454, 466, 475, 485, 486, 501, 513-515, 528, 537, 546, 549, 550, 554, 557, 558, 562,591,619,635, 640, 641, 645, 648, 651,654,690,757,775,835, 836, 849, 850, 852-856, 862, 865, 868, 877,878. Tocra, 68, 101. T ripoli, 15, 20, 33, 58, 68, 74, 83, 99, 100, 102, 106, 133, 168, 181, 187, 196, 359, 361, 513-515, 538, 546, 548-550, 556, 557,602,650,690,767,865,868. Tunisi, 15, 32, 295, 861. Umm er Rzem, 157, 167, 180,199,236. Washington, 14, 16, 294, 295, 379, 383, 388. Zuara, 20,102,515,546.


1026

il Ol'ERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE

INDICEDEIPRINCIPALICOMANDIEUNITÀCITATINELTESTO FORZE AR1v1ATE 1TALIANE Comando Superiore Forze Armate A.S. (Superase), 25, 27, 44, 51, 62, 68, 73-75, 87, 97, 98, 101, 104-108, 111, 115-117, 157, 158, 180, 181, 226, 230, 232, 262, 265,294,336,341,342,362,378,408, 439, 444, 448, 451, 454, 465, 469, 481, 499,501,513. Comando Superiore Forze Armate Libia (SuperLibia), 537, 538, 550, 645, 706, 858,860,862,864,875. Delegazione Comando Supremo A.S. (Delease), 537, 538, 601, 602, 612, 646, 651,668,677,706,711,771,779,782, 783, 797, 799, 816, 857, 859, 862, 865, 871. Intendenza Superiore A.S., poi Libia, 99, 538,554,674,835. Delegazione d'Intendenza n. 1, 538. Delegazione d'Intendenza n. 2, 538. Delegazione d'Intendenza n. 3, 538, 835.

R.ESERCITO Armate. Armata italo-tedesca (AIT), 448, 452-454, 457, 460, 461, 464-466, 469, 470, 479485, 489-492, 497, 499-502, 504, 510, 511, 527, 528, 53.4, 550, 552-555, 558, 561-567, 570, 574, 581, 585, 593, 597, 600-602, 607,608, 611-620, 646. Armata corazzata italo-tedesca (ACIT), 646,648, 650-654, 657-661, 663, 665, 666, 670, 672-680, 684, 686, 687, 690, 691, 694, 695, 701-706, 711, 712, 719, 721,728,729,742,744,746,748,754, 756, 757, 761, 764, 767, 770, 774-776, 779-783, 786-788, 792, 795-803, 806, 809, 810, 815-818, 820, 822-834, 836838, 856, 859-861, 865, 870, 871, 878. Corpi d'armata: X corpo d'armata, 18, 40, 44-47, 61, 71-75, 103, 104, 109, 112, 116, 117, 162, 164, 166, 167, 181, 194, 195, 201-204, 216, 218, 219, 225-231, 236, 238, 251, 256, 257, 259, 261, 265, 280-282, 306, 310, 312, 321, 335, 337, 353, 362, 366-369, 397,400,403,404,407,408,411, 432, 435,437,441,443,444,446,448, 451, 458, 469, 476, 482, 484, 489, 490, 497,

512, 534, 550, 562, 567-570, 573, 581, 583, 585, 587-590, 592, 593, 596, 607, 609, 611, 615, 616, 618, 619, 667, 672675, 678,680,688,694,742,744,747, 754,765,766,771,788,796,797, 801803,807,809,812,815,823,835. XX corpo d'armata, 107, 110, 114-117, 119, 162, 164, 166-169, 174, 177, 181, 195, 199, 201-203, 205, 212, 213, 216219, 221, 227, 234-237, 240, 243, 245, 261,275,305,310,312,323,326,328, 334, 335, 338, 339, 343, 363, 366,367, 369, 371,398,400,402,405,407, 410412, 430, 432, 435, 437, 441, 443-446, 448, 451, 458, 469, 476, 482, 484, 489, 490, 497, 512, 534, 550, 562, 567-570, 573, 581-585, 587, 589, 590, 592, 593, 596, 607, 609, 611, 615-619, 667, 672675, 678, 680, 688, 694, 742, 744, 747, 754, 765, 766, 771, 788, 796, 797, 801803, 807,809,812,815,823,835. XXIcorpo d'armata, 18, 22, 23, 25, 40, 41, 44-47, 61, 71, 74, 82, 103, 104, 109-114, 117, 162, 164, 166, 167, 174, 181, 194196, 202, 216, 218, 219, 226-231, 235, 238, 251, 256-259, 261, 265, 281, 282, 304, 305, 310, 312, 321, 329, 335, 337, 339, 353, 362, 366, 367, 369, 396-398, 404,410,411,430,432,435,438,440, 443, 444, 456, 458, 460, 461, 464, 482, 484, 490, 564, 568, 569, 574, 591, 619, 667-670, 673, 675, 681, 684, 719, 728, 731, 744, 747, 756, 759, 766, 771, 797, 801, 803, 807, 809, 810, 812, 815, 818, 820,829,835,836. Corpo d'armata mobile (CAM), 18, 20, 22, 23, 25, 27, 40-42, 45, 53, 55, 59, 61, 63, 65, 70, 71, 76, 82, 84, 103, 104, 107, 108.

Divisioni:

l' D.f. Superga, 122. 4• D.f. Livorno, 122. 10• D.f. Piave, 630. ll'D.f. Brennero, 485. 16' D.f. Pistoia, 485, 549, 550, 556, 568, ' 619,668,788. 17' D.f. Pavia, 18, 25, 29, 41, 70, 71, 73, 107, 112, 115-117, 162, 195, 204, 221, 226,229,256,259,260,262,305,323, 340,353,366,367,400,403,404,443, 446, 452, 456, 458, 474, 475, 477-479,


INDICI

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607,609,631,653,670, 673, 681, 693, 482, 483, 490, 493, 512, 564, 568, 619, 695,711, 751-753, 756,759,766,769, 668,670,673, 745,771,801,816,829. 771, 795, 801-803, 812, 815, 818, 826, 25' D.f. Bologna, 18, 40, 46, 71, 102, 112827. 114, 340, 480, 485, 564, 568-570, 574, 591,668,728,771,779,780,801,803, 133' D.cor. Littorio, 95, 11 1, 112, 119, 196, 310, 312, 314, 362, 367, 397, 400, 812, 816, 833. 402-408, 410, 411, 430, 432, 437, 447, 27' D.f. Brescia, 18, 29, 46, 71, 83, 107, 450, 451, 456-458, 462, 464, 476, 479, 112, 115-117, 162, 195, 198, 204, 226, 482, 484, 490, 497, 512, 547, 551, 564, 229,256,259,260,281,282,305,306, 569, 582, 583, 585, 590, 593, 597, 598, 312, 321, 328, 338, 35J., 366, 367, 403, 606-609, 631, 653, 670, 673, 675, 693, 423, 437, 443, 452, 453, 458, 474-479, 711, 742, 744, 748, 756, 759, 764-769, 482, 483, 486, 490, 49J., 495, 500, 512, 771, 780, 791, 793-795, 802, 803, 812, 553, 564, 569, 570, 574, 591, 598, 663. 815,8 18,822,826,827,833. 668,673,680,771,801,816. 136• D.cor. Giovani Fascisti, 485, 551, 60'-D.f. Sabratha, 18, 22, 23, 25, 29, 40, 41, 568,631,668,683. 46,47,52,53,55,59,61,68,70,71,73, 76, 112, 114, 161, 162, 195, 204, 225, 1s5• D.par. Folgore, 122, 549-551, 553, 226,259,282,305,312,366,367,408, 564, 569, 570, 585, 591, 604, 606, 609, 458,462,464,466,467,480,482,484, 619, 646, 663, 668,678,680, 731, 734, 485,487. 736, 740, 745, 746, 750, 751, 756, 771, 801, 816. so• D.f. Spezia, 122, 630, 788. lOl'D.mot. Trieste, 18,20,23,29,40,41, 46,55,59,63,65,66,68,75,76,83, 112, Reggimenti: 162, 194-199, 201-204, 212, 213, 216, 219, 221, 225, 231, 236, 243, 250-252, 19° fanteria Brescia, 260, 32S, 329, 458, 256,262,270, 275, 276, 305, 306, 312, 474,475,486,493,495,591,668,680. 321, 323, 324, 328, 334, 335, 353, 362, . 20° fanteria Brescia, 226, 260, 328, 329, 367, 397, 404,410,439,443,444,446, 366,474,475,493,668,680. 448, 452, 458, 461-464, 467, 480-482, 27° fanteria Pavia. 260. 458, 474, 476, 680. 484,490,497,507,512,547,564,569, 28° fanteria Pavia, 458, 476, 477, 680, 582, 585, 590, 593, 594, 596-598, 606, 750, 607, 631, 653, 665, 667, 673, 680, 681, 39° fanteria Bologna, 668,681. 711, 752, 769, 771, 776, 777, 780, 786, 40° fanteria Bologna, 668, 681. 792-795, 801,802,815,818,833. 61 ° fanteria Trento, 257, 366, 458, 480, 102' D.f. Trento, 20, 29, 41, 70, 71, 73, 499,668,681,766. 112, 114-162, 195, 204, 225, 226, 229, 62° fanteria Trento, 225, 229, 366, 458, 256,260,305,312,330,340,341,366, 480,509,668,681,738,742, 398, 408, 432, 443, 458, 461, 463-466, 479-482, 484, 490, 499, 500, 507, 509, 65° fanteria Trieste, 20,201,225,253,255, 553,564,568,569,591,594,668,670, 323,324,328,458,606,681,780,792, 673, 681, 743,750,754, 756, 758, 761, 793,796. · 771,780,801,803,812,833,860,875. 66° fanteria Trieste, 20,225,235,253,323, 131' D.cor. Centauro, 95,112,630. 324,328,458,481,606,681,792,796, 132' D.f. Ariete, 18, 20, 23, 29, 38, 41, 42, 812. 46, 52, 53, 55, 59, 63, 65, 66, 68, 75, 83, 85° fanteria Sabratha, 458, 460. 89, 107, 111, 112, 162, 194-196, 19886° fanteria Sabratha, 458, 460, 203, 206, 208, 212, 213, 216-219, 221, 186° fanteria Folgore, 570,609, 670, 680. 223,225,229,231,236,242,243, 245187° fanteria Folgore, 570, 591,604,607, 250, 252,270,272,275,276,306,312, 609,668,680. 314, 321, 323-325, 328, 335-337, 346, 7° bersaglieri, 20,259,305,366,367, 435, 362,367,397;401, 404,407,410,412, 437,460,461,464,668,682,816. 443,444,446,448,451,453,458,476, 8° bersaglieri, 20, 65, 196, 221,245,249, 479,482,483,490,497,512,547,564, 569, 582-585, 590, 593-596, 598, 606, 323,324,328,444,497,681.


1028

LE OPER,-\ZIONI IN AFRJCA SETTENTRIONALE

9° bersaglieri, 20, 65, 75, 226, 260, 305, 328,353,366, 367,443,458,474,680. 12° bersaglieri, 404,410,458,497, 812. 132° fanteria carrista, 20, 196, 208, 212, 221,245,247,249,328,444,497,681, 812. 133° fanteria carrista, 88, 412, 497, 791, 795, 812. Reggimento GiovaniFascisti, 683. Reggimento 5. Marco, 122,126, 127, 133. Raggruppamento Ruspali, 731,745,750. 1° artiglieria celere, 198, 366, 412, 458, 474,680. 3° artiglieria celere, 366, 367, 437, 458, 460. 21° artiglieria Trieste, 458,681,793,812. 26° artiglieria Pavia, 458, 680. · 46° artiglieria Trento, 366, 367, 458, 463, 486,681. 132° artiglieria Ariete, 198,221,237,444, 681, 812. 136° ?.rtiglieria Giovani Fascisti, 683. 185° artiglieria Folgore, 680. 205° artiglieria Bologna, 681. 8° raggruppamento artiglieria d'armata, 42,682. 16° raggruppamento artiglieria d'armata, 472.

R. AERONAUTICA 5" squadra aerea, 12, 21, 59, 128, 158, 168, 179, 378, 534, 537, 538, 573, 574, 612, 619,661,673,712,871. 1° stormo caccia, 180. 2° stormo caccia, 180. 3° stormo caccia, 573, 712. 4° stormo caccia, 130,180,574,712. 15° stormo caccia, 612. 50° stormo d'assalto, 180, 574. 35° scormo bombardamento, 180.

FORZE ARMATE TEDESCHE Grandi unità complesse:

Panzerarmee Afrika, 46, 47, ll-9, 53, 58, 61, 62, 66,68,70,73-75,80,82,98,99, 101, 104, 107, 109, 112-115, 149, 161, 167, 169, 179, 180, 194, 195, 199, 213, 235, 236, 238, 268, 281, 334, 336, 356, 390, 429,430,441,448,523,857. PanzergruppeAfrika, 11, 18, 21-23, 27, 29,

31-33,37,40,42,44,46,82,84, 99,871.

Deutsches Afrikakorps (DAK), 18, 20, 22, 23, 25, 27, 38, 40, 45-47, 53, 55, 57, 59, 61, 65, 68, 70, 71, 76, 82, 84, 107, 108, 110, 111, 115, 117, 121, 149, 162, 164, 166, 174, 179, 181, 195, 201, 202, 205, 206, 213, 216-221, 223, 227-231, 234, 236, 239, 240, 242, 245, 261, 268, 272, 274-276, 280, 282, 304-307, 310, 323326, 328, 334-339, 342, 344, 346, 358, 363, 366-369, 384, 395, 397, 400, 402405, 407,410,411,430, 432,434,435, 437-441, 443, 444, 446-447, 452, 453, 456,477,479,481,483, 484,490, 523, 534, 550, 553, 562, 564, 565, 568-570, 581-585, 587, 589, 590, 592, 593, 595, 596, 598, 608, 609, 614-617, 620, 650, 667, 672-675, 682, 684, 688, 694, 742, 744,746, 747,764,765,771,781,788, 791-797, 801, 802, 806-811, 815, 818, 823,831,833,835,859,875. Divisioni: 90, D.f. leggera, 18, 29, 40, 61, 63, 68, 71, 73, 109, 114, 115, 162, 164, 166, 167, 195, 205, 213, 215, 217-223, 225, 228, 231, 234, 243, 251-255, 272, 274-276, 283, 304, 305, 310, 314, 335, 339, 342, 353,362,366,369,397, 398, 400, 402406, 408, 430, 432, 434-438, 440, 443, 447,453,457,461,462,469,471,476, 484, 490, 497, 500, 562, 565, 568-570, 574, 581-585, 592, 597, 598, 604, 606, 653,667,673,682, 695, 752,759, 765, 771,773, 777,780,781,792,793,797, 818,827,834,835. 164• D.f. leggera, 461,469, 485,507,553, 562, 568, 569, 587, 591, 618, 668, 670, 675,683,695, 742,754,756,761,771, 780,792, 793,801,818,833,836, 860. 15• Panzerdivision, 18, 38, 42, 46, 47, 57, 83, 142, 195, 213, 215-219, 221, 223, 227, 228, 231, 234, 240, 243, 245-250, 253,262,270,272,275,280, 282,304307, 314, 321, 325, 327, 330, 334, 362, 369, 397-401, 404, 407, 430, 432, 435, 437,439,44 1, 443,447, 450,452,461, 471, 476-480, 490, 497, 562, 567, 569, 583, 584, 587, 589, 593, 598, 600, 614, 653,670,673,675,682,693,711,742, 744, 748, 756, 759, 764, 768, 771, 780, 790, 792-794, 803, 809, 812, 822, 826, 827. 21" Panzerdivision, 18, 42, 46, 57, 65, 83, 142, 194, 195, 202, 206, 213, 215-219,


INDICI

1029

223, 225, 239, 240, 243-249, 256, 262, 270, 272, 275, 283, 304, 306-308, 316, 321, 325, 329, 362, 369, 397, 398, 400408, 410, 411,435,439,441,443,447, 450, 452, 453, 456, 457, 464-467, 471, 478-480, 489, 490, 493, 495, 562, 567, 569, 584, 587, 589, 607, 653, 670, 673, 676, 682, 693, 695, 711, 751-753, 756, 759, 765-768, 771, 776, 777, 780, 782, 786, 788, 793, 794, 803, 812, 822, 826, 827. 15° brigata Schutzen, 162, 166, 167, 195, 204,219,227,229, 259,282,305,314, 316,321,328, 329, 338.

402, 403, 410, 411, 414, 415, 421-426, 429,430,433,434,441,449,464,467, 470, 484, 489, 505, 506, 509, 523-534, 565, 566, 570, 576, 579, 581, 584, 600, 601, 615, 617, 618, 640, 645, 648, 649, 654, 655, 661, 662, 673, 675-678, 686, 691, 694, 697, 702-706, 711, 719, 729, 732, 744, 758, 760, 769, 776, 786, 793796, 811, 819, 823, 827, 832, 837, 838, 850, 852,854,855,859-861,877. 9• armata, 17, 382, 387, 505, 526. 10° armata, 17, 274, 276, 382, 387, 526, 527.

Complessi tattici:

10° corpo d'armata, 392, 394-398, 401, 403, 406-410, 412, 426, 430, 471, 529, 530, 595, 687, 688, 691-694, 697, 701704, 712, 730, 738, 740-745, 751, 780, 790,794,807,809,824,832,833. 13° corpo d'armata, 27, 29, 31, 42, 44, 47, 55, 57, 59, 65, 66, 78, 84,137, 161, 166, 176, 181, 188-192, 215, 217, 218, 221, 228, 235, 238-242, 259, 261, 272, 274, 276-281, 303, 308, 317, 320, 339, 347, 384, 392, 395, 402, 403, 406,407,413, 415, 426, 429, 430, 432, 439,440,449, 456, 458, 471, 477, 492, 496-498, 526, 533, 565, 576, 579, 585, 595, 665, 686, 688, 691, 693, 695, 697, 702, 704, 719, 730,73 1,740,745,752, 761,806,834. 30° corpo d'armata, 29, 55, 87, 137, 161, 176, 181, 188, 189, 205, 215,216, 228, 239, 240, 269, 272, 303, 308,310,345, 388, 426, 429, 439, 443, 448, 453, 456, 458, 492, 498, 505, 526, 533, 565, 576, 579, 581, 595, 686, 688, 693, 695, 698, 701-704, 719, 721, 738, 740, 741, 744, 751, 761, 762, 769, 771, 780, 787,790, 794, 832, 833. Corpo d'armata australiano, 17.

Raggruppamento Baade, 469, 476, 478, 495. Raggruppamento Geissler, 68, 69, 71, 84. Raggruppamento Hecker, 195,227,256. Raggruppamento Marcks, 18, 40, 42, 45, 53, 59, 63, 65, 66, 68-71, 84. Raggruppamento Menton, 253,404, 469, 476, 490,497,667,683. Raggruppamento Wolz, 247,248. Gruppo Briel, 476,507,509. Gruppo Burkhardt, 18, 29. Gruppo Deumiller, 18. Gruppo Kiehl, 482, 507, 736. Gruppo Warrelmann, 42. Unità della Luftwaffe: 2• Luftflotte, 11, 12, 68, 123, 127, 130, 132, 135,295, 355. IIFliegerkorps, 12, 123, 125, 129,135,294, 358,541,542,640,657. X Fliegerkorps, 12, 121, 123,134,611. 193 divisione Flak, 569,683. 22• brigata paracadutisti Ramcke, 485, 569, 570, 598, 606, 663, 683, 802, 834836. FORZE ARMATE BRITANNICHE EALLEATE Armate: 8"armata, 16, 27, 29, 53, 58, 60, 62, 67, 84, 114, 119, 128, 136, 137, 140, 141, 152, 160, 179, 182, 185, 187, 188, 193, 222, 228, 230, 234, 238, 240, 261, 266-268, 272, 276, 278, 299-306, 308, 309, 3 16, 330-333, 343, 347, 361, 363, 369, 371, 379, 381, 383, 385-390,. 394, 395, 398,

Corpi d'armata:

Divisioni: 1• D.f. britannica, 666. 18" D.f. britannica, 17. 41" D .f. britannica, 490. 44• D.f. britannica, 267, 309, 388, 523, 576, 579, 591-593, 665, 686, 687, 695, 698,730,731,740,751,757,759. 50~ D.f. britannica, 109, 137, 161, 176, 184,188,189,216,218, 221, 222, 23t 269,277, 278, 280, 28 1, 300,302,303, 308, 320, 339, 369, 384, 386, 392, 395, 397, 398, 401, 404, 412, 430, 443,456,


1030

LE OPERAZIONI lN AFRICA SETTENl'JUONALE

565, 566, 594, 686, 687, 698, 751, 757, 762,780. 51' D.f. britannica, 678, 686, 695, 698, 723,740,742,757,758,762,765,768, 777,780,785,806,807. 56 3 D.f. britannica, 490. 70" D.f. britannica, 138. 1• D.cor. britannica, 23, 29, 33, 40, 44, 45, 47, 57, 59-63, 65, 66, 76, 78, 82, 84, 87, 109, 157, 161, 166, 176, 177, 179, 188, 191, 192, 215-217, 221, 222, 234, 235, 239,269,272,274,280,300,307,333, 369, 386, 392, 395, 397, 398, 401-407, 410, 413, 426, 429, 430, 432-434, 441, 447,452,453,471,472,476,477,493, 566,687,688,697,712,729,730,743, 748, 752, 757, 762, 764, 768, 769, 771, 785, 791-794, 806,807,811. 2• D.cor. britannica, 83, 87,382,383. 7" D.cor. britannica, 23, 29, 84, 137, 142, 161, 166, 176, 177, 179, 188, 191, 205, 211, 213, 215-218, 222, 234, 239, 242, 247,250,269,274,279,283,307,314, 330,345,365,369,384,386,392,395, 397,404,407,412,456,471,481,493, 497, 504, 525, 533, 566, 567, 576, 579, 581, 582, 585, 587, 592, 600, 687, 688, 693, 695, 697, 712, 730, 731, 734, 736, 740,745,756,761,780,794,807,812. 8• D.cor. britannica, 309, 382, 386, 450, 492,592,687,697,703,757,785. 10• D.cor britannica, 137, 266, 386, 493, 566,579,592,593, 594,616,687,694, 697, 712, 72'J, 7JO, 740-743, 748, 752, 757,762,768,769,785,807. 4• D.f. indiana, 29, 31, 40, 53, 57, 61, 67, 78,84,222,686,699,728,762. 5• D.f. indiana, 176, 179, 188, 222, 238243, 245,247,365,379,386,392,397, 398,401,403,406,407,413,430,441, 471,493,500,533,565,566,576,579, 686,756. . 10• D.f. indiana, 188, 222, 239, 275, 277, 369, 379, 384, 392, 395, 397, 404, 408, 412,441. 17• D.f. indiana, 17. 2• D.f. neoz.elandese, 369, 379, 386, 387, 392, 395, 398, 400-405, 410, 413, 429, 430,433,438,441,454,456,471,472, 477, 47~,493, 495,533,566,576,579, 591-594, 613, 686, 687, 695, 698, 712, 726,741,752,756,762,785,807. 1• D.f. sudafricana, 109, 137, 161, 176,

184, 188, 189, 216, 221-223, 227, 259, 277,278,281,300,302,308,320,339, 366,369,379,384,422,426,429,458, 533,565,566, 576,579,686,695,699, 726,757, 762. 2•D.f. sudafricana, 67, 137. 161, 175, 188, 19 1, 222,239,244, 277, 302, 317, 320, 379, 471, 481. 63 D.f. australiana, 17,314. 7" D.f. australiana, 17. 9• D.f. australiana, 83,138,387,390,422, 450,456,458,471,472,478,481,497, 504, 533, 565, 566, 576, 580, 594, 686, 695, 699, 712, 723, 752, 756, 758, 762, 771,773,777,806,807. 1• D.f. francese, 250. 2• D.f. francese, 266. Brigate: 1° gruppo sostegno, 29, 31, 38, 42, 67. 7° gruppo sostegno, 29. 7• B.f.mot. britannica, 137,188,191,205, 206, 213,215,218, 250, 252, 256, 270, 283, 304, 345, 384, 385, 392, 395, 400, 403, 404, 426, 429, 430, 434, 441, 456, 493, 566, 576, 579, 582, 587, 600, 687, 697, 728, 730, 762, 764, 768, 785, 792, 793, 804, 807. 1• B.cor. britannica, 137, 188, 189, 222, 235, 497. 2• B.cor. britannica, 29, 31, 38, 42, 57, 65, 67,84,137, 176,177,179,188,192,216, 219, 221, 223, 225, 227, 229, 246-249, 269-272, 274, 275, 460, 476, 477, 480, 493, 495, 496, 497, 507, 509, 510, 687, 697, 699, 712, 729, 730, 743, 762, 764, 765,785, 792-794, 807,811. 3• B.cor. britannica, 84. 4• B.cor. britannica, 137, 176-179, 188, 192,206, 211,213,215,217,218,221, 223, 225, 227, 229, 240, 248-251, 255, 261, 269-272, 275, 280, 304, 307, 308, 314, 345, 384, 392, 400, 426, 434, 437, 446,447,456,457,462,493,499,507, 566,576,579,584,596,600,687,712, 734, 750, 751, 754, 757, 780, 794, 807, 812. 7" B.cor. britannica, 17,283,392. 8" B.cor. britannica, 137, 267, 576, 579, 581, 590, 592-594, 687, 697, 712, 729, 730, 740, 743, 748, 750, 752, 768, 785, 791, 794, 807. 9• B.cor. britannica, 687, 694, 698, 726,


INDICI

740,741, 743,750,762,785,786, 790793. 22° B.cor. britannica, 29, 38, 67, 84, 137, 176-179, 188, 191, 192, 213, 215, 216, 219, 223, 227, 229, 240, 242, 243, 245248, 269, 272, 274, 275, 333, 384, 392, 400, 401, 426, 430, 434, 437, 438, 447, 452, 476, 478, 479, 492, 493, 497, 499, 579, 581, 587, 589, 590, 592-594, 697, 712,734,750,751,785, 807.,8 12. 23° B.cor. britannica, 492, 493, 496, 504, 533, 580, 581, 592, 594, 686, 694, 699, 712,757, 785. 24• B.cor. britannica, 687, 697, 712, 729, 730,743,748,752,762,764,765,768. 1• B. carri britannica, 67, 137, 161, 176, 179, 188, 192, 216, 221-223, 226, 231, 236,450,497,565,757. 32° B.carri britannica, 177, 188, 189, 192, 222, 223, 225, 238-240, 245, 248, 270, 280,315,3 16,320,333. 3"B.f. indiana, 83,137,177, 188,191,213, 222,333, 345,384,385,392,395,407. 4' B.f. indiana, 29. 5•B.f. indiana, 29, 59, 63, 66, 67, 69,365, 398,404,472,475,477, 478, 480, 576, 579,594,602,691,807,809. 7" B.f. indiana, 42, 57, 59, 63, 65-67, 691. 8' B.f. indiana, 191. 9" B.f. indiana, 176, 188, 191, 240, 242, 245, 246, 404, 429, 441, 456, 493, 500, 579. 10° B.f. indiana, 176, 188, 235, 236, 240, 242, 246, 404, 429, 441, 456, 493, 500, 579. 11• B.f. indiana, 29, 42, 57, 176,188,315, 326,328. 20• B.f. indiana, 305-307. 21° B.f. indiana, 307,407, 408, 533. 2s•·B.f. indiana, 700. 29° B.f. indiana, 67, 177, 188, 191, 218, 269, 283, 304-306, 392, 395, 397, 398, 404,406. 30° B.f. ind iana, 266. 18° B.f. indiana, 426, 432, 435, 437, 438, 449. 161a B.f. indiana, 493, 495, 579, 699. 4° B.f. neozelandese, 400-402, 404, 405, 426,446,475-477,479,591,761. 5• B.f. neozelandese, 400, 404, 405, 426,

1031

453, 456, 475-477, 479, 493, 495, 579, 602,605,607,698,725,741,794. 6" B.f. neozelandese, 392, 426, 429, 441, 476, 493, 495, 579, 591, 602, 604, 605, 607,698,726, 741. 20' B.f. australiana, 450, 498, 580, 594, 699,723,762, 773. 24' B.f. australiana, 456, 481, 482, 498500, 507, 509, 510, 580, 699,723,769, 780. 26' B.f. australiana, 460, 462, 466, 467, 498, 499, 576, 580, 699, 723, 758, 773, 781. 1" B.f. sudafricana, 78, 188, 189, 259, 280, 384, 426, 432, 435, 437, 441, 443, 463, 579,594,699,728. 2• B.f. australiana, 188, 189,259,384,426, 432, 437, 447, 460, 463, 579, 594, 699, 726,761. 3• B.f. sudafricana, 188, 189, 259, 384, 426,430,434,579,699,726,728. 4" B.f. sudafricana, 176, 188, 191, 315, 328-331. 5" B.f. sudafricana, 176, 192. 6• B.f. sudafricana, 176, 188, 191, 315, 329,331. l"B.f. francese, 58,78, 137, 176, 177, 188, 189, 191, 206, 209, 212, 218, 235, 250, 260,687,697,731,734,745,757. 2" B.f. francese, 176,188,307,687,698. 1° B.f. polacca, 78. 1" B.f. greca, 687, 698. Forze navali:

Mediten-anean Fleet, 81, 83,123,295,363, 381,421,439. Forza B, 128. Forza H, 128, 296, 297, 557, 567, 558. Forza K, 122, 128, 129. Forza R, 535. Forza X, 295, 535. Forza Y, 295. Forza Z, 535. Forze aeree: Western Desert Air Force, 29, 136, 168, 180, 193, 221, 255,295, 306, 307, 317, 371,381,395,397,439,534,583, 589, 597, 600, 602, 611, 612, 614, 618, 788, 794.



FOTOGRAFIE



-

•..

l. Il forte di Sceleidima.

',

~

"•:

J,

/"Il forte di El Mechili.

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3. Il gen. Bastico tra la popolazione di Bengasi riconquistata.

4. Il gen. Bastico visita il porto di Bengasi.


5. Veduta del porto di Bengasi.

-

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I

'

6. Da sinistra, i generali Nicolini, Marchesi, Gambara, Bastico, Calvi, Zingales.


7. Rommel con i generali Gambara e Calvi.

8. Rommel decora con la croce di ferro il gen. Lombardi, coman<lante della D.f. ÂŤBresciaÂť.


9. Il gen. Francesco Zingales, comandante del C.A.M. dal gennaio al marzo 1942.

10. Rommel, Cavallero e Barbasecci (fine giugno 1942).


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11. Cavallero e Kesselring (fine giugno 1942).

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12. Rommel con

il gen. Azzi durante la battaglia di El-Gazala.


13. Cavallero con i generali von Rimelen e Baldassarre.

14. La divisione corazzata ÂŤLittorioÂť in movimento verso Tobruk.


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15. La divisione corazzata ÂŤArieteÂť in movi mento verso el-Mechili.

16. In Egitto.



18. Generale Curio Barbasetti di Prun, capo della delegazione del Comando Supremo.

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19. Generale Ettore Baldassarre, comandante del XX corpo d'armata dal marzo al giugno 1942.


20. Generale Federico Ferrari Orsi, comandante del X corpo d'armata

21. Generale G iuseppe De Stefanis, comandante prima della divisione corazzata ÂŤArieteÂť e poi del XX corpo d'armata.


22. Generale Alessandro Gloria comandante

della divisione fanteria ÂŤBolognaÂť.

23. Generale Edmondo Nebbia, comandante del X corpo d'armata ad El Alamein.


24. Generale Ludwig Cri.iwell

(foto Bundesarchiv).

26. Generale Walther Nehring (foto Bundesarchiv).

25. Generale Wilhelm von Thoma

(foto Bundesarchiv).

27. Generale Georg Stumme (foto Bundesarchiv).


28. Gen . Harold A.lexander

(foco Iwm).

30. Generale Oliver Leese (foto Iwm).

29. Generale Bernard L. Mo ntgomer y (foto Iwm).

31. Generale Nei! M. Ritchie (foto Iwm).


32. Generale Alan Cunnìngham (foto Iwm).

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33. Generale \Xl.H.E. Gott (foto lwm).

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I • 34. Generale Brìan G . Horrocks

(foto lwm).

35. Generale A. Reade Godwin-Austen (foto Iwm).


36. Generale Claude J.E. Auchinleck (foto lwm).

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J.

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37. Ammiraglio Andrew B. Cunningham (foto Iwm).




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