STORIA DELL'ARTIGLIERIA VOL 10

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Geu. CARLO MONTt

STORI·A DELT,A

ARTIGLIERIA ITALIANA

PAR'rE IV (DATJ Hl14 AL 1920)

VOLUME X (DATJ 191-! AL HH7)

INDICE BIBLIOGRAFICO PER I VOLUMI X E XI - PERIOpp ANTEGUERRA . - LA NE UTRALITÀ - LE OPERAZIONI DAL 24 ;MAGGIO 1915 ALL' I NVERNO 1916-17


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PRESENTAZI ONE In causa delle ultime disastrose guerre la pubblicazione di questo lavoro storico dovette essere completamente sospesa fin dal 1940. Per quanto fossero a llora ben poche le speranze che essa potesse essere ripresa, tanto io quanto i miei valorosi collaboratori fummo unanimi nel voler continuare la nostra sempre più ardua ma pur tanto cara fatica, e fu così che entro il 1944 l'Opera era complet ata nei copioni definitivi dei cinque ultimi volumi (1) . Come mi ero proposto fin dal!' inizio e come del resto era nel programma del compianto Gen. SACHERO, l'Opera doveva arrestarsi al 1920 e cioè subito dopo la fine della vittoriosa grande guerra 19151918, nè io fortunamente cedetti alle sollecitazioni che da varie parti mi furono fatte per continuarla fino ai giorni nostri. Questa Storia fu modestamente compilata e scritta nel mio lacustre romitaggio di studio, astraendo completamente dagli avvenimenti esteriori e prescindendo da tutti ·gli influssi e le influenze del clima nel quale si visse in Italia in questi ultimi cinque lustri. La Storia venne stilata intonandosi esclusivamente agli a vvenimenti ed agli uomini dei tempi · considerati senza alcun riflesso a l dopo, e tanto meno a coloro che vollero far dimenticare il nostro glo(')

Indice tematico deii Volumi X e XI Volume XI I Volume XIII

Volume XIV

cin que ultimì vòlumi: Grande Guerra r9r5-r8. Argomenti tecoici. Stoxie sintetiche tielle Specialità dell'An!)a (Ar t. a Cavallo; Art. da Costa ; A1·t. da Montagua ; A Tt . l>cs. Carnp. ; Art . da Trincea; Ar t. Cou tracrei ; Art. Coloniale) ; - L' l\ cronautica ed i s uoi rapporti di guerra coll l'Anna d' Artiglieria. - Bombe, Bom barde e Bombardieri.

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PR E SJ1 NTAZI0~E ~

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rioso p·a ssato per cullarsi in un' illusoria infondata visione dell'avvenire. Avvenu ta pertanto la liberazione, a pochi giorni di distanza l'allora Gen. Pietro Belletti si preoccupò per primç> che la pubblicazione avesse a riprendere, e quindi l' Ispettorato cl' Artiglieria con vero entusiasmo - spiegato dal Gen. Lorenzo Caratti, dai Colonn. Arnaldo Morricone e· Salvatore Ranclino e dal Magg. Olindo Tita, riuscì a coronare pitficuamente i loro sforzi ottenendo dal Ministero i fondi necessari per ricominciare la composizione tipografica dei cinque ultimi volumi e assicurare così all'Arma nostra il. dono di un monumento, modesto sì ma bello e duraturo. sovratutto perchè da esso i nostri figli, nipoti ·e successori impareranno le glorie dei vecchi artiglieri che alla Patria hanno dato disinteressatamente tutto, senza nulla mai chiedere, e scrivendo pagine cli puro eroismo di fulgido valore. Tengo a precisare che per tutte le predette considerazioni i Testi dei cinque ultimi volumi, ·successivamente ultimàti alle date precisate nelle rispettive Premesse, vennero mantenuti integri ed in variati così come allora furono scritti. In taluni punti essi potranno quindi apparire in certo modo sfasati. Ma così è bene che sia per mantenere alla nostra Storia quei caratteri di oggettività serena e di apoliticità completa che le assicurarono fin qui e le assicureranno m avvenire l'imparzialità più rigorosa evitando qualsiasi dibattito di critica o cli discussione. La composizione tipografica è dunque ripresa dal benernerito nostro Istituto Geografico ,ìVIìlitare di Firenze, e poichè fin dai prii:ni · momenti i suoi Direttori Gen. Domenico Bonaccorsi e Gen . f ernanclo Gelich, antichi artiglieri, e tutti i suoi ufficiali ma specialmente il Magg. Pier Donato Dal Piaz dimostrarono tanto interessamento per la nostra Storia, così ad essi va il mio ringraziamento che sento doveroso rivolgere al Ministro della Guerra del tempo On. Stefario Jacini ed al suo Capo di Gabinetto Colonn. Luigi Lombardi, già mio valoroso bombardiere. · Non posso chiudere queste poche parole di presentazione, cli spiegazione e sovratutto di riconoscente compiacimento, senza rievocare il mio grande amico Gen. Ing. Michele Arnaturo. EgJi non è più, e la Storia con me ne ha sentito e risentito la incolmabile sua mancanza. Fin dagli inizii e sempre poi in seguito, Michele Amaturo, artigliere

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P . R E S E NT A ZION E

_veramente esimio come era l'amico prezioso e generoso, diede costantemente il suo consiglio e la sua collaborazione per la migliore riuscita dell'Opera : con Lui è sçomparso un artigliere cli razza, apprezzato e beneamato da Superiori, colleghi, inferiori e discepoli. · Altra gravissima perdita subirono la mia persona e la nostra Storia con la drammatica improvvisa scomparsa del Colonn. Umberto Boì.-elli, Ufficiale tecnico distintissimo e campagnino brillante. Egli mi diede ri,Petutamente la sua geniale collaborazione non soltanto disinteressata fin nei più minuti particolari, ma in forma squisitamente gentile e delicata accompagnandola con parole ed atti .che traducevano il senso artistico che gli era connaturato e per cui nel quartiere . del 17° da Campagna a Novara e al 6° Baraccamento al Poligono di Ciriè esistono monumenti e dipinti dovuti alla sua 1m1ltiforme atti-vità. E con lo stesso animo triste dobbiamo lamentare la morte gloriosa del Colonn. Giuseppe Molinari sul. campo cli battaglia. Montagnino classico ed entusiasta ~gli aveva collaborato ripetutamente a questa Storia arrecandovi il suo competente e prezioso ·apporto. Alla memoria cli Michele Amaturo, cli Umberto Borelli e di Giuseppe Molinari si inchina il nostro memore riconoscente saluto, confidando che i loro insegnamenti cli virtù, di piena dedizione al1' Arma e di sacrificio sieno custoditi nel cuore cli chi li conÒbbe e conoscendoli dovette amarli ed ammirarli . . A tutti i miei collaboratori ripeto ancora il mio ringraziamento, e abbracciando quelli che maggiormente mi furono vicini anche se lontani - colonn. Carasso, gen. Flo~es, colonn . Secco, magg. Stefanelli - mi auguro che in giorni merio tristi noi possiamo tutti ritrovarci per constatare l'avvenuta pubblicazione dell' intera Opera_ e sovratutto che essa risponde ai fini per i quali fu voluta, i~ieata e scritta. ·

Bellagio, 24 giugno 1946. CARLO MONTÙ

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PARtI'E QUARTA . I

(DAL l°,914 AL 1920)

''OLUlUE X (DAL 1!114 AL .1917)


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Indice tematico per jj volume X

I L ' ultimatum de ll'Austria-Ungheria a.lla Serbia e lo scoppio della g uerra mondiale - La neutralità ita liana cd i suoi effet ti immediati· in rappor to alla crisi - Gli insegnamenti delle g uerre dal 1870 a l r9q e la loro influenza suJle idee correnti circa il combattimento e l' impiego clcll'Arma in p?rticola.re -· Evoluzione dei criteri ' che regolano la formazione della massa d' Artiglieria s ul ca mpo - I mpiego delle artiglier ie e correlazio ne c! lle diverse 1\nni nel combattimento secondo le dottrine in vigore nel 19 14 - ~_?arallelo t ra la regolamentazione italiana e quelle estere , con particolare riferimento a.Ila regolamentazione m1striaca - L'Artiglieria ita liana nel giugno 1914 : gli ordinamenti, la disponibilità de i mezzi, la c ultu ra dei quadri, i materiali - Dati rnlativi a ll'armame nto degli csc'rciti nel 1914 : i materiali, munizioni ccl artifizi - Questioni tecniche cl'a.rtiglieria. e problemi in studio a ll' inizio delle ostilità.. La neutralità italiana ed i suoi effetti - .Provvedimenti presi dal!' Italia pd'r completa.re i materiali e per modificare l'ar tiglieria d urante il periodo della neutrnlifa ..:. 11 materiale da 75.27 Nfod . 11 - Costit u;,,ione clei nuovi Reggimenti - Ordinamento d i g ue rra ed o rganizzazione delle dipendenze clell' Artiglieria Confronto tra. i materia.li d'Artiglieria Italiani ccl Austriaci - Le prime operazioni alla fron tiera occidentale · e la stabilizzazione delle fro nti : le operazioni · sulla fronte orientale e sulle altre fronti - Deduzioni ed insegnamenti conseguenti dalle operazioni s volte nell'anno 19q sugli altri t eatri cli guerra - L'artiglieria Italiana nel maggio 1915 - I quadri Italiani ecl i quadri Aus triaci - Dati , elativi all'armamento degli Eserciti ne l 1915 . La situazione politico-militare dell' ltalia al!' inizio della g uer_ra - 11 patto di Londra..,. La dichiarazione cli guerra italia na ed,i suoi effetti - La linea. -

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INDICE TEM ATICO PER I L VOLUME X

prescelta dall'Austria per la difesa - G!i schieramenti : il primo sbalzo offensivo: la. deficienza delle artiglierie pesanti e Jc s ue ripercussioni_:;ul primo sbalzo offensivo - L'offensi va del luglio 1915 sulla fronte della 3a Armata (le prime due battaglie dell'Isonzo) - Gli avvenimenti alle frontiere occidentale ed orientale - Parallelo per quanto rig uarda l' impiego deJJe artiglierie sulla fronte occidentale - Scarsa conoscenza degli avvenimenti sulla fronte orientale e conseguente scarso insegnamento dedotto in tutti gli eserciti, compreso quello tedesco Conclusioni del Comando Supremo nei riguardi delle future operazioni - L'offensiva di o ttobre da Fla va al mare - Con(ronto fra l'ofiensiva di autunno s ulla fronte carsica e l'offensiva Cranco-inglese in Champagne e Artois - L'artiglieria italiana alla fine del 19,5. La situazione politico militare alla fine del 1915 - Gli avvenimenti ba.lcanici - La confcren.1/.a di Cha ntilly e gli acco rdi alleati - L'amplia men to cieli' Esercito italiano - Il contributo della R. :\farina - Lo sforzo del sottosegreta,riato delle a rmi e munizioni - L a siste mazione invernale - Le operazio ni sulla fronte italiana - La preparazione alleata per la grande offe nsiva di primavera - L'attacco tedesco di Vcrd un e la ripresa. offensiva italiana - Prodromi dell'offensiva austro-ungarica nel Tre n ti.no - Dati relativi alle a rtiglierie austriache alla vigilia dell'offensiva - Le a rtiglierie pesanti campali - Le bombarde. L'offensiva austriaca del Trentino e la controffensi,·a italiana - La battaglia di Gori7.ia - Criteri cl,.impiego dell'artiglieria italiana d urante la battaglia - Critèri d'impiego dell'artiglieria austriaca du rante la battaglia - Paralleli, deduzioni, insegnamenti nei rig uardi delle future operazioni - La s ituazione delle artiglierie al termine della battaglia - La creazione dei Raggruppamenti da montagna e da assedio. Le operazioni autunnali sulla fronte italiana in rapporto a llà battaglia della Somme cd alla controffensiva (rancese s u Verdu n - 7n, sa, e 911 battaglia dell' Isonzo - Offensiva ciel Pasubio - Azioni lra Avisione e Yanoi-Cismon Considerazioni - Regolame ntazione di g uerra ed impiego delle artiglierie in conseguenza degli avvenimenti del 19 16 su tulle le fronti ed in particolare nel1' Esercito italiano -· Dati relativi alle artiglierie italia ne ed austriache alla fine del 1916 - L 'artiglieria d'assalto ccl i t rattori a cingoli - La creazione dei Raggr~ppamenti pesa nti campali.

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Premessa m volumi X e XI

I Volumi X e XI della Storia dell'Artiglieria Italiana si riferiscono a tutto il periodo 1914~1919 comprendendo cioè : il periodo della nostra neutralità, q uello della guerra nostra, nonchè quello immediatamente seguente alla pace. Durante gli anni indicati, l'opera bellica dell'Arma d'artiglieria salì ad una grandissima importanza, e non può non riuscire di alto interesse per lo studioso di pr?blemi e di questioni militari, esaminare i grandi progressi conseguiti : sia nel1' impiego dell'Arma, sia nel tiro, e sia nei servizi attinenti ali' Arma st essa. Gli argomenti da trattare sono diventati perciò numerosissimi, ·e · ciascuno -di essi presenta così svariati aspetti, qrt non poter più essere trattato in un solo capitolo. Ne consegue cr\ e, forzatamente, si dovettero fare t alvolta delle ripetizioni, che D"'1:, vennero contenute nei limiti piì.1 ristretti possibile. Di questa ne"tessità il lettore vorrà scusarci, ponendo mente che un' Opera come la presente, non è un ronlanzo di amena lettura, ma bensì un libro di consultazione e cli studio, e come tale deve proporsi, :fra l'altro, anche lo scopo di consentire al lettoi·e un rapido orientamento senza dover fare laboriose ricerche in altre parti ed in altri Volumi. Per facilitare una tale consultazione, vennero nel testo indicati molti riferimenti tra i vari capitoli e fra i diversi paragrafi di essi. Ma scopo principale di questa introduzione ai volumi X e XI, contenenti a mpie esposizioni relative all'ordinamento dell'Artiglieria, al suo materiale, . al suo impiego bellico e sovratutto a lle sue gloriose -

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PREMESS A Al VOLu Mr X

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XI

azioni di guerra, si è di premettere qualche considerazione che valga a porre il lettore in grado di collegare ciò che fu esposto nei volumi precedenti, con quanto si andrà narrando. Dal 1870 fino allo scoppio della guerra niuno può contestare che i Corsi di studio svolti nella Regia Accademia Militare ed alla Scuola d'Applicazione d 'artiglieria e genio erano veramente completi e impartiti con precisa finalità pratica, tanto çla risvegliare nei giovani a llievi la passione allo studio e una salutare tendenza a sviscerare i problemi conseguenti dai fenomeni emergenti, mentre poi numerosi furono gli ufficiali d'artiglieria, che pur mantenendo la loro caratteristica brilla nte qualifica di « campagnini )) non tralasciarono di tenersi in corrente e dei progressi scientifici e delle conquiste tecniche, ufficiali che, pur non appartenendo a personale specializzato nè più tardi al Ruolo tecnico, furon o insegnanti preclari ed a:ssolsero nel modo più egregio delicate missioni e difficili incarichi di spiccat a natura tecnico-scientifica. · Il periodo di anteguerra, dal principio del secolo fino al 1914, rappresentò per l'Artiglieria un periodo, per così dire, di incubazione cli idee e cl i concetti, relativi ai materiali, a l tiro ed ali' impiego dell'Arma in una guerra fu tura. P rincipali motivi determinanti di un tale. movimento di idee furono : l'adozione della polvere infume (anno 1890 circa) ; l'adozione del materiale campale a def~rmazione (vènuta a notorietà riel 1902) ; la guerra russo-giapponese (anni 19041905). Dal punto di vista professionale i tre predetti argomenti vanno considerati essenzialmente per tutte le questioni di tattica generale e di impiego dell'Artiglieria che vi erano coinvolte, e che, fin dai primi anni di questo secolo, cominciarono e sempre più intensamente continuarono ad occupare le menti degli ufficiali d'Artiglieria. Una gran parte di essi rimase tu tt 'altro che indifferente ai nuovi quesiti che si. presentavano, in previsione di una guerra avvenire, tanto che e in seno ai Reggimenti dell'Arma, e anche negli Utftci e nelle Scuole, i nostri ufficiali cl' Artiglieria impresero a meditarli e a discuterli incessantemente. Kon soltanto negli scritti delle Riviste, ma anche dura nte il normale servizio, e sovratutto durante, le Scuole di tiro e le · esercitazioni tattiche, ed in modo ancora più spiccato alle Scuole Centrali di tiro, vennero svolte molte ed ampie discussioni a proposito delle varie suaccennat e questioni : anzitutto sulla evoluzione della tattica generale, prevedibile m conseguenza degli armamenti nuovi -

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PREMESSA J\l VOLUMI X: E

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e dei recenti avvenimenti bellici in Manciuria; in secondo lungo -sulla maggiore importanza assunta dall'Artiglieria nel combattimento, e in fine sull' intervento dell'Artiglieria da fortezza come Arma pesante campale, nella battaglic!,. Indipendentemente poi da tali questioni ' fondamentali, gli studi e le discussioni. si estendevano : alla potenza e mobilità dell'Artiglieria e, più di ogni altra cosa, alla celerità del suo tirò ed alla derivante necessità di abbondanti munizionamenti ; alle modalità varie di condotta del fuoco meglio atte ad ottenere i massimi effetti sui varii obbiettivi più probabili ; alla preparazione ed osservazione del tiro ed ai necessari pii1 ampii e perfezionati mezzi cli collegamento ; alle condizioni molto varie di terreno del nostro Paese, ed alle loro ripercussioni sulla forma e modalità di esplicazione dei varii compiti demandati all'Artiglieria. In rnòdo particolare il pensiero artiglieresco si volgeva alla considerazione dell'azione a massa di tutte le artiglierie cli una Grande Unità o di un Corpo d'assedio, e poichè tale complesso di bocche da fuoco doveva in ogni istante essere docile e pronto ad eseguire gli ordini del rispettivo Alto Comando, così ne conseguiva l'importanza dei Comandi d'Artiglieria delle Grandi Unità, dei loro Uffici-tiro, dei collegamenti efficaci, e dell'osservazione tattica del tiro; scaturivano cioè questioni tutte importantissime che nella regolamentazione ufficiale di quegli anni erano soltanto vagamente. accennate, ·se. pure non trascurate del tutto. E, come a conclusione di questo lavorio mentale, veniva spontanea la previsione della grande durata delle battaglie avvenire, · e quindi è sovratµtto. che per mantenere in atto. la (< guerra di movimento>> occorreva una larghissima dotazione di mezzi di trasporto specialmente per il rifornimentò delle munizioni sovratutto di medio calibro, perchè senza una larga disponibilità. di mezzi di trasporto la forma cli combattimento si sarebbe ben presto cristallizzata in azioni stabilizzate e cli molto lunga durata. Tutto questo movimento di idee che qui. abbiamo molto sommariamente descritto, prima della guerra 1915-18 non .ebbe purtroppo •risultati tangibili nella organizzazione clell' Arma e nemmeno nella già accennata regolamentazione uffi ciale ; e ciò perchè in un grande Corpo, a struttura solidamente gerarchica c~me l' Esercito, i concetti sono fecond i di risultati soltanto allorchè provengono dall'alto, e non viceversa. Però l'energia intellettuale spesa in proposte e discussioni, non mancò di condurre a risultati rilevanti che si appalesarono


PREMESSA AI VOLUMI X 'R Xl

poi. Infatti, dopo le prime operazioni di guerra, quando le condizioni della lotta lo imposero e le Alte Autorità si decisero di in tervenire con norme e provvidenze adeguate per un impiego dell'Artiglieria meglio corrispondente allo scopo, gli ufficiali dell'Arma, già preparati da lunga mano ai nuovi concetti, facilmente e prontamente seppero dare sul campo d i battaglia perfetta esecuzione ai nuovi dettami cl' impiego. Le magnifiche azioni cli grandi masse cli artiglierie nelle offensive sull' Isonzo, e particolarmente nella battaglia del Solstizio (giugno 1918) e nella splèndida vittoria di Vittorio Veneto, furono i ·risultati definitivi che, in quel lavoro intellettuale svolto cli loro iniziativa dagli ufficiali d'artiglieria, e rimasto per vari i anni latente e ignorato, trovarono una grande base fondamentale. Queste riflessioni riconducono spontaneamente all'argomento già più volte trattato in questa Storia: quello cioè della form azione e della preparazione dell' ufficiale di Artiglieria nelle scuole, delle quali ultime fu detto ampiamente, _come origine e sviluppo, nel volume VII, e circa le quali venne esposta qualche considerazione nella Premessa al Volume ·stesso. Qui, in procinto di esporre ampiamente l'opera svolta dagli ufficiali dell'Arma ne.Ila guerra 1915-18 affermiamo il nostro preciso convincimento che tale loro opera devesi ascrivere alla solida preparazione che essi ebbero nelle scuole dell'Arma, e che gli avvenimenti bellici che stiamo per narrare vanno quindi giudicati anche da questo punto cli vista, e con .memore riconoscente pensiero alle Scuole stesse, ai loro dirigenti, insegnanti ed ufficiali. Tutto lo sviluppo dell'azione dell'Artiglieria n~lla guerra 1915-18 e poco dopo, non può pertanto stare a sè, ma occorre giustaporlo nell'appropriato quadro generale delle opera7,ioni di guerra. E poichè queste vanno a loro volta considerate anche nel quadro generale politico, cosi nei volumi X e XI si è dov uto talvolta far cenno alle condizioni ed agli avvenimenti politici anteriori, contemporanei e posteriori alla guerra. Mi preme pertanto precisare subito chiaramente che dalla fatta esposizione degli avvenimenti politici esula intera-· mente qualsiasi intenzioi:,e di discussione cli indole politica e eh~, tenuto conto delle condizioni e dell'atmosfera vigenti in Italia dal 1914 al 1919, si .è esclusivamente mirato a tracciare obbiettivamente il quadro generale nel quale si svolsero le azioni belliche, azioni tutte che, più o meno furono dipendenti dalla politica. Ad analogo doveroso in-

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PREirnssA A T VOLUMt X

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XI

tento di tratteggiare il quadro generale delle operazioni su tutti i fronti, ha teso altresì la breve narrazione delle azioni di guerra del1' intero nostro Esercito e della nostra R. Marina, nonchè di quelle degli Eserciti alleati e nemici : soltanto in questo modo potrà riuscire chiaro l' importa nte concorso. dato dappertutto dall'Artiglieria, e potrà essere posta bene in luce la 1~ostra splendida vittoria finale, meritato trionfale compenso alle nostre bandiere, e inoltre potrà storicam_ente essere registrato che soltanto il nostro Esercito, dopo quarantadue mesi di aspra lotta, sia per energia fisica e resistenza materiale, sia e più per elevatezza morale, si trovava in aumentate e più perfezionate condizioni di spirito combattivo e di capacità offensiva, che non al principio della guerra. 'ella lunga guerra combattuta e gloriosamente vinta, l'armamento ed i mezzi di lotta dell'Artiglieria, la regolamentazione tattica generale e q ucl~a particolare dell'Arma, furono soggetti ad una evoluzione abbastanza rapida ed estesa. :\folte :Norme aggiuntive ai Regolamenti tattici delle va1ie Armi, vennero emanate poco per volta dal Comando Supremo coll' intento di discip linare l' impiego delle Armi stesse e di adattare la fortifica;,,ione alla forma stabilizza ta assunta dalla guerra. T ali Norme vennero fra l'altro a confermare e sancire quanto le necessità della lotta già avevano praticamente fatto prevedere cd imposto, e cioè uT).a stretta cooperazione delle varie Armi tra loro e specialmente fra Artiglieria e Fanteria, tanto che la espressione « Binomio Fanteria Artiglieria» divenne usuale per stabilire l' indispensabile nesso fra le due Armi, e l'assoluta necessità per la Fanteria di ,were l'appoggio del fuoco sempre più potente dell'Artiglieria. Per quanto riguarda in particolare l'Artiglieria, molte Norme di impiego delle quali sarà cenno nel testo dei due volum i X e XI, furono pure impartite dal Comando Supremo e giunsero a sancire e a dare ordine ai concetti che già gran numero cli ufficiali del!' Arm a avevano giustamente escogitato nell'anteguerra. Per utili confronti i volumi stessi fanno cenno delle analoghe norme vigenti presso il nemico ; e, nello stesso intento, dànno cenno sui materiali dell' Artiglieria italiana e, comparativamente, su quelli degli alleati nonchè di quelli delle artiglierie nemiche. Gli ultimi due capitoli del volume XI rendono conto sintetico di tutte le variazioni di progresso conseguite durante la guerra, e sot- · ·17 -

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PREME!-SA Al VOLUMI X. P: X t

topongono così al lettore elementi di. giudizio sui progressi raggiunti, e sullo sforzo poderoso compiuto dal! ' Italia per rivendicare alla Patria le nostre Province ancora soggette allo straniero . In particolare, tenuto conto che il contributo degli Alleati non fu sempre così grande e sovra.tutto non sempre così cordia le come noi avremmo desiderato e sperato, vien posto in evidenza iJ grande sforzo fatto dal nostro Paese accennando al Servizio Tecnico dell'Arma ed a lla mobilitazione civile. Si rilevano inoltre : i progressi fatti nell'armamento e nell' impiego delle truppe in generale e dell' Artiglieria in particolare ; i nuovi concetti tattici scaturiti dalla guerra; i nuovi metodi di t iro e di condotta del fuoco ; i nuovi mezzi di lotta dati agli eserciti, nonchè i servizi varii, e, per quanto riguarda questi ultimi, i perfeziona menti dei serv.izi esistenti prima della guerra e dei nuovi servizi sorti con questa. In t ali ultimi due capitoli è lumeggiato lo splendido e grandioso sforzo bellico della nostra Nazione, sforzo che viene esaminato dal triplice punto di vista : del vasto, complicato e pur armonico funzionamento dei servizi dell' Esercito ; della immensa quantità di materiali ·costruiti e messi in opera; del lavoro intelligente e tenace di un altro Esercito, costituito da tutto l'elemento civile del Paese e sovratutto dalla industria privata nazionale. La lettura di ambedue questi capitoli deve essere motivo di giustificato orgoglio patriottico per il lettore italiano, e di ammirazione per il lettore straniero che voglia considerare le cose nostre con senso cli serena equità.

*** Abbiamo poi ritenuto opportuno di stampare in testa a questo X volume (e r 0 della narrazione della grande guerra) la « Kotizia b ibliografica e delle Fonti >l da servire a nche per il volume XI : il lettore avrà quindi una indicazione abbastanza completa delle pubblicazioni da noi consultate ; potrà ad esse fa r ricorso pèr maggiore approfondimento di notizie, e potrà da tale doviziosa e cospicua letteratura farsi un' id ea delle difficoltà da noi incontrate nel ricercare, nell o sceverare e nel 'prescegliere per conseguìre quella rigorosa verittL storica che ci era imposta. Riteniamo per ultimo doveroso far rilevare che questa Storia viene scritta oggi a 25 a nni di distanza: forse troppo presto e forse anche troppo tardi ! Troppo presto per poterne fare una filosofia

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PREM E SSA Al VOLU M( X

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della storia·; koppo tardi... perchè in questo frattempo mutarono completamente gli orientamenti politici, le allearize e le amicizie ! Ciò detto mi preme di precisare e chiar'ire ancora ché qui non si volle in alcun modo fare della politica e tanto meno esprimere comunque giudiz-i o pensieri che potessero provocare dibattiti o discussioni : quanto coscienziosamente è detto qui per l'epoca considerata non vuole in alcun modo esprimere un giudizio qualsiasi su quanto avvenne in seguito.

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Al Gabinetto del Ministero della guerra, all' Ispettorato Generale d'artiglieria, a lla Direzione della Rivista d'artiglieria e genio, agli Uffici Storici del Ministero deUa guerra e del Ministero della R. Marina ed alla Direzione superiore tecnica, ai loro Capi ed ai dipendent i Ufficiali esprimo il mio ringraziamento per il ripetuto validissimo . aiuto prestatomi : alle Eccellenze il Capo di S. .M. generale, maresciallo cl' Italia Ugo Cavallero, al Sottosegret ario di St ato gen . Scuero, al gen, Ubaldo Fautilli, al gen . Francesco Bio,ndi-lVIorra e all'Ammiraglio Guido Po vada la mia sentit a riconoscenza per il conforto validissimo del loro aiuto che, sotto forme diverse, mi fu sprone a. proseguire nella mia sen'tpre più ardua se pur anche sempre piìl cara fatica.

*** Come già rilevavo in precedent'i volumi, proseguendo nel mio lavoro, il numero dei rniei preziosi collaboratori andò man mano crescendo e purtroppo nel corso della compilazione di questi volumi scomparvero, inÌ.maturamente rapiti all'amore delle loro famiglie ed a:lla generale estimazione dei Superiori e colleghi, i generali Luciano Bennati, Emilio Bobbio, Umberto Borelli, Giovanni lVIarietti, Pietro P intore Enrico Riccanli : ad essi vada il nostro mesto saluto cl i rimpianto nel quale vogliamo comprendere e ricordare ancora con riconoscente pensiero Carlo Manganoni. che fm tlall' ini1.i.o dell'opera aveva dato tutto il prezioso apporto del suo sapere. A tutti coloro che collaborarono a questi capitoli io voglio esprimere qui la mia gratitudine ed in special modo mi preme segnalare il lavoro diuturno e non sempre simpatico ·compiuto con infaticata di0

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l'REMttSS,\ AI VO LUMI X E Xl

ligenza dal gen. Flores, dal col. Secco e dal Magg. Stefanelli, ai quali il mio ringraziamento è modesto compenso delle difficoltà da essi superate per accompagnarmi nella scabrosa impresa in queste ore travagliate. Premìo alla nostra disinteressata fatica i miei collaboratori si augurano con me abbia ad essere la realizzazione del voto espresso ripetutamente per cui anche il pubblico dei profani sia invogliat o a leggere questa Storia dell'Artiglieria Italiana, ed essa riesca. veramente ad infiammare d'orgoglio e d'entusiasmo tutti gli artiglieri d' Italia. Bellagio, 28 luglio 1942. CARLO MoNTù

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COMIT ATÒ DI REDAZION E PER IL

VOLUME X D ELLA PARTE QUARTA

Prof. Ing .

CARLO

Mowrù

Generale di Divisione

Collabonitori : Gen. di D iv. l ng . Micrn,:LE Col. CARLO BENNATI Gen. cli D iv . Luc1ANO BOBBIO Gen. d i Div. EMILIO BoRELLI Col. UMBERT O AMATURO

ARGA1'-CHIES A

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FLORES Gen. l LDEBRA!'-00

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Gen. cli Div. GIOVA!'-N l. Gcn. cli C. d'A. ALFONSO 0LLEARO Gen. di D iv. ALFONSO PIKTOR Gen. cl'Ann. PIETRO RICCARDI Gen. di C. d'A. Er-;Rrco S1,:cco Col. GusTA vo MARrn'l"n

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Revisori: Gen. ILDEBRAKL10 (predetto) Col. G USTAVO (predetto) STEFA).;ELLI Magg. lng. EM ILIO F1.0R 1,;s

SEcco

Segretari di Redazione : STEFANHLLI

Magg.

(predetto) (predetto)

Ing. • EMILIO

FLO RES · Gen. ILD EBRANDO

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NOTIZIA BIBLIOGRAFICA E D~LLE FONTI PER I CAPITOLI DAJJ :37° AL 49° (PARTE IV) DAL 1914 AL 19H>

Principali abl11'eviazioni A . G. Hivh;ta Ar tiglieria e Genio. Jt. ~I. f. - Rivista Miii tare itctliana.. K o N. - .Esercito e N,izicme.

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F . .\ . -

Le Forze Armate.

IL (I'.\ . - Rcvue d'Artilleric. C. cl. A. - Cooperazione delle A rmi .

J>ubblicn,z ioni ufficia.li A1111u1~ri dolla R. Accadeoiiu di Al"tigliorin e Genio. Annuuri <lella Scuola d' A pplicaziono d.' Artiglioria o Genio. Comanclo dol Corpo di S. 1'1. - L'Esercito italiano ne lla grande guerra (1915 1918) .

Statistica dello sforzo militare italiano durante la guerra mondiale. Relazione ufficiale .italiana della grande g uerra. Couuwclo Supro1no Itali.ano. - li R. Esercito per la rinascit,.i delle lerre libern.te r 9 18-19.

Circolari cli carattere tattico emanate durante la guerra - 1\orme e [struzioni del Comaudo Supremo e delle singole l umalc - Regolamenti cd lstru%ioni del dopoguerra.

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N OTI ZI A B l B LI OGRAF LCi\ E DELl,E FO)ITI

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cc R iv.

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PER l CAPITOLT DAL 37° AL 49°

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NOTIZIA 131BL!OGRAFICA E DELLE FONTl

Scuole Scuoltt S0noll1 Scuola Scuoht Scuola

Centrali Militari - Materiali di artiglieria. d'A.pplicnzione <l'Art. e Genio - Lezioni, Guide, Sinossi, ecc. di Guerra - Studi, Lezioni, A1?punti, ecc. cli Modena .- lei. 1l'Applic. di Pttrma - Id . \ Centrale di Fanterin - Dati sommari•sulle artiglierie divisionali (Civi· tavecchia). Sèche - Les guerrcs d'enfer. Segato - L'Italia nella guerra mondiale. Segni - Studi sulla grande guerra. L'artiglieria d ivisionale (in C. cl. A., novembre 1926). Sclliers - Contribution a l' histoire de la guerre mondiale. Scnigny . - Reflexion sur l'art de la guerre. Siacci - Scritti scientifici (ristampa) . .Soddu - Compilazione, studio e discussione dei problemi tattici (in F . A., agosto e settembre 1928). Solllci - Kobilek. Spiller - L'Ansaldo e l'artiglieria durante la g uerra. S11)ell(lorelli - 11 tiro al di sopra della fanteria. La difens iva cli fronte agli attacchi svolti con grandi masse di artigliei:ia. Sl-Ogemann - Geschichte des Krieges. Sticca - L 'opera degli alpini. S111lim11 - C:oasl Artillery Journal, sett. 1927. 'J'nrgii - Le a ,mi da fuoco, il tiro e la fortificazione. Alcuni esempi d'impiego di artiglieria divisionale. L 'A,t-iglieria nella g uerra di movimento (in R A . G., 1919, T . li). Lo schieramento delle artiglierie (in R. A.. G., 1926, T. TT). La manov'ra rlel fuoco di Artiglieria (in R. A. G., 1921, T. li) . TI collegam.euto fra artigli<~ria e fanteria nelle azioni di fuoco dell'arti· glieria divisionale (in R. A·. G., 192r . T. TIT) . L'artiglieria di materiale accompagnamento (in R . A . G., 1921). I:àrtiglieria .nella g uerra di movimento (in :R. A. G., 1923, T. 1) . Alcune idee sulle p()ssibi lit~t pratiche per otte nere ht cooperazione delle varie armi nel combatt_imcnto (in R : :\-I. I., maggio-giugno 1923) . Note sull'artiglieria divisiomtle (in R. lvJ. 1., novembre·dicembre r923). La questione dell'artiglieria cli materiale accompagnamento (in « Alcrc Flammam >>, 1923) . L'artiglieria tedesca nelle battaglie cli ro ttura della guerra mondiale (in cc Alere Flammam », aprii.e 1914). Note s ull' impiego dell'artiglieria in mo ntagna (in R. A. G., 1926) .


P lm I CAP ITOLI DAL

37°

AL

49"

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Vnoillgo -

Vnlorl La La La

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Znnotti -

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CAPITOLO TRENTASETTESIMO

L'ultimatum del! 'Austria-Ungheria aJJa Serbia e lo scoppio della guerra mondiale - La neutralità italiana etl i suoi ef(etti immediati in rapporto alla crisi ~ Gli insegnamenti delle guerre dal 1870 al 1914 e la loro infl uenza sulle idee correnti circ.a il combattimento e l' impiego dell'Arma in particolare Evoluzione dei criteri che regolano la formazione della massa cl 'Artiglieria sul campo - Impiego delle artiglierie e correlazione delle d iverse Armi nel combattimento secondo le dottrine in vigore nel 1914 - Parallelo tra la regolamentazione italiana e quelle estere, con particolare riferimento alla regolamentazione austriaca - L 'A rtiglieria italiana nel g iugno 1914 : gli ordinamenti, la disponibilità. di mezzi, la cultura dei quadri, i materiali - Dat i relativi a ll'ar,namento degli eserciti nel 1914 : i materiali, le munizioni ed arJifizi - Questioni tecniche d'artiglieria e problemi in studio ali' inizio delle ostilità.

, PARAGRAFO 1° VULTIMATUM DELL'AUSTRIA-UKGHERIA ALLA SERBIA E LO ~COPPIO DELLA GUERRA MONDTÀLE.

Quando si diffuse pel mondo la notizia dell'uccisione dell'arciduca ereditario d'Austria-Ungheria, Francesco Ferdinando, avvenuta il 28 giugno 1914 a Serajevo, fu generale e netta la sensazione che le conseguenze del truce misfatto sarebbero andate molto al di là delle complicazioni interne dovute al fatto che l'Arciduca era notoriamente partigiano cli-una monarchia trialistica (Austria, Ungheria e CroaziaSlavonia) in sostituzione dell'esistente duplice monarchia, ed anche al di là di quelle misure che Vienna avrebbe preso contro il governo di Belgrado ritenuto politicamente responsabile, e da taluno anche istigatore del delitto, almeno indirettamente. Quando, venticinque giorni dopo, si conobbero i termini dell'ultimatum inviato dal Governo austro-ungarico a quello serbo

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L' t; LTIMATU:VI Dl1LL' AUSTRIA U!\"GHJ, RIA ;\Ll.A SEifBJA

il 23 lug lio 1914, si ebbe la certezza che la tanto temuta conflagrazione europea diveniva inevitabile, essendo chiaro · che la Russia non sarebbe rimasta insensibile alla· minaccia di schiacciamento dei frateUi slavi e che, movendosi la Russia, si sarebbero messi in mot o i mecca·nismi della Triplice Alleanza e della Triplice Intesa . Volumi di documenti diplomatici e di storia sono stati pubblicati sulle origini, vicine e lontane, della guerra mondiale, cercando ogni 1\ azione di allontanare la propria responsabilità morale ( •). Gli alleati, vincitori , hanno fatto riconoscere esplicitamente la responsabilità d egli Imperi centrali nei trattati d i pace di Versailles e di Saint Germain, ma la complessa questione non è stata affatto risolta colle firm e apposte in calce a i trattati stessi. Si accennerà qui soltanto per sommi capi alle posizioni principali, indispensabili essenzialmente per apprezzare al suo giusto valore la posizione assunta dall' Italia e l' influenza di questa nel quadro generale. · Da anni tutti i Governi d' Europa protestavano il loro amore ccl i loro sforzi per la pace, ma non minori s forzi erano fatti per accrescere gli armamenti. << Esisteva nel centro dell' Eur:opa una. razza vigorosa, potente per numero, prolifi ca, esuberante di vitali tà; ... una razza ed ucata alla guerra e per la guerra, che a questa da più decennii si stava prcpa.rancl o col fermo proposito di tendere a l compimento della missione che arbitrariamente essa si era attribuita, col mezzo della guerra » ( 2 ). Tra le forme d i. questa pr~parazionc militare della Germania, il continuo accrescimento delle forze terrestri inquietava la Fr_a ncia, la quale da quarant'anni aspirava a lla rivincita sui campi di battaglia ed alla riconquista dell'Alsazia e della Lorena, mentre la sproporzione demografica st abilitasi colla costituzione dell'impero tedesco nel r 870, andava continuamente accentuandosi per il m olto diverso sviluppo d ella natalità nelle due Nazioni. ~ el r913 la Francia era giunta al limite superiore del lo sforzo per pareggiare gli effettivi germanici coll'abolizione quasi completa delle esenzioni dal servizio militare per motivi fisici, e completa per quelle per motivi ( ' ) - \"cdasi fra i molti : Alber to Lu111broso " I.e origi11i economicbc e diplouiatiche t.l clla guerra mondiale •. (Ed it. ~londadori, Milano). (' ) - Luigi Segato •L'Italia nella guerra mondiale •. (Edil. \'allardi, )Iitano) .

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F. LO SCOPPIO DELJ, ,\ GUli RRA MONDIALE

d' interesse familiare o sociale, e finalmente, col ritorno alla ferma 'triennale in sostituzione di quella biennale adottata alcuni anni prima. Non ritenendo sufficienti tali provvedimenti, la Francia aveva · anche stretto alleanza colla Russia malgrado la ripugnanza ideologica col regime czarista, alleanza comportante precisi impegni militari. Non minori preoccupazioni e sospetti creava all' Inghilterra· la cc vVeltpolitik >> : il nostro avvenire riposa sul mare - aveva dichiarato l' imperatore Guglielmo IJ - ed alla flotta di guerra, specialmente alle grosse navi da battaglia, era stato dato grande sviluppo, mentre contemporaneamente si creava in Germania una poderosa marina mercantile riccamente sovvenzionata. L'Inghilterra, allora dominatrice assoluta degli Oceani, intuiva in questo un pericolo mortale. Nè minori preoccupazioni destavano a Londra le aspirazioni germaniche ·verso l'Oriente e sul Continente africano. La Germania, servendosi della « longa n1an us » dell'Austria-Ungheria puntava su Salonicco .: era riuscita ad esercit are, specialmente con aiu ti finanziari e con missioni militari, grande influenza sull' Impero ottomano ; tendeva: ad estendere la propria azione in Mesopotamia, caldeggiando e fmanziando la ferrovia per Bagdad (la li.néa dei tre B : Berlino-Bisam·,ioBagdad) , colla quale la Germania colle parole e cog.li atti tendeva a. che tale ferrovia fosse per essa una d iretta comunicazione verso or iente in contrasto colla via delle Indie, che veniva per ciò dii-ettamente e graveme/nte minacciata. Non occorreva di più perchè l' Inghilterra guardasse con la massima diffidenza gli sviluppi della politica germanica e si accostasse (senza però assumere impegni formali perchè a ciò si opponeva il principio, allora ind iscusso, dello e< splendici isolement »), alla politica della Francia irreducibilmente antigermamca. Si eri così costituita quella cc entente cordiale ii , che fece bensì scendere l' · Inghilterra a fianco della Francia nel 1914, ma che, appunto per .la mancanza di precisi impegni, produsse quegli ondeggiamenti dell'azione ciel Governo di Londra nei giorni critici di fine luglio, che fecero pensare a molti che, se l' Inghilterra avesse nettamente e subito dichiarato cli entrare in campo contro la Germania, la guerra avrebbe forse potuto ancora essere evitata, ma in ogni caso, una volta decisa una guerra a cui la Germania avesse ·preso parte, l' Inghilterra non · poteva non parteciparvi anch'essa, e cm1tro la Germania. Per quanto riguarda la Russia, erano quattro gli incentivi prin-

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L' ULTIMATUM t>ELL'AUSTHTA UNGHliRIA ALLA SERBIA

cipali che la spingevano acl intervenire direttamente in una guerra contro la Germania, oltre, si intende, gli obblighi derivanti dall'alleanza che la Russia aveva con la F rancia. In primo luogo fermare il cc Drang nach Osten » che si manifestava particolarmente intenso nelle provincie baltiche, do.ve da secoli lavorava la germanizzazione, prima per opera dei cavalieri dell'Ordine Teutonico, · poi dei baroni baltici padroni di gran parte delle terre di Livonia e di Cudandia. In secondo luogo, essendo facilmente prevedibile che l' Impero ottomano sarebbe sceso in campo a fianco degli Imperi centrali , poteva presentarsi l'occasione favorevole di risolvere la vecchia questione della chiusura degli Stretti colla conquista cli Costantinopoli. In terzo luogo, il panslavismo che faceva della Russia, politicamente e religiosamente, la naturale protettrice degli Slavi nella penisola balcanica, ed in particolare dei Serbi e dei Montenegrini, tantochè una minaccia con.tro la Serbia non avrebbe mai potuto lasciare indifferente la Russia. V'era finalmente un incentivo derivante dalla ·s ituazione interna dell' Impero moscovita nel quale le forze sovvertitrici dell'ordine esistente, che già avevano provocato la sanguinosa rivoluzione del 1905, estendevano sèmpre più la loro influenza rnalgrado la severità dei provvedimenti governativi : la guerra esterna avrebbe eliminato in Russia il pericolo della guerra civile e, se fortunata, consolidato per lungo tempo l'ordine vigente. Quanto ai minori Stati d' Europa, la quasi totalità di essi poteva dichiararsi neutrale, sia per non aver diretti interessi nel conflitto, e sia per attendere lo sviluppo degli avvenimenti prima di impegnarsi. Si ebbero così degli Stati che serbarono la neutralità per tutta la durata del conflitto (Spagna, Olanda, Danimarca, Svezia, 'Korvegia, Sviziera) ; Stati che successivamente scesero in campo a fianco del1' In tesa (Portogallo, Romania, Grecia), ed a fianco degli . Imperi centrali (Bulgaria) ; Stati infine che furono travolti nel ciclone fin dall'inizio (Belgio, Serbia, Turchia). Dell' Italia, la cui influenza politica e militare nel conflitto fu molto importante e per la neutralità e per l' intervento, si dirà più avanti. Un rapido esame cronologico degli avvenimenti svoltisi nell' ultima decade di luglio e nei primi giorni di agosto varrà a fissare lo svolgersi turbinoso dei fatti diplomatici e militari che precedettero e resero inevitabile la guerra. Apparentemente nella prima quindicina di luglio i Governi di Vienna e di Berlino non sembrano dare impor-

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E LO. SCOPP IO DELLA GU'.~:RRA MONDIALE

tanza estrema all'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando, tantochè le altre cancellerie non si mostrano allarmate e gran parte degli ambasciatori parte, o si accinge a partire, per le consuete ferie estive : il Presidente della Repubblica francese, anzi, accompagnato dal Capo del Governo, si reca a Pietroburgo a visitarvi lo Tsar. Ma i documenti venuti successivamente alla luce hanno dimostrato che i Governi di Vienna e cl i Berlino in convègni segreti hanno deciso di spingere le cose all'estremo, e che la crociera intrapresa da Guglielmo II sulle coste norvegesi doveva servire a m _ascherare tale disegno e addormentare l'opinione europea. E difatti il 23 luglio alle ore 18 il ministro d'Austria a Belgrado rimette al Governo serbo un ultimatum cli durezza inaudita. Dopo un preambolo riassumente tutte le ragioni del malcontenti, che il Governo austro-ungarico ritiene cli avere contro il Governo serbo, il documento esige una lunga serie cli riparazioni .e di garanzie, di cui ecco le principali : - il Governo serbo pubblicherà nella prima pagina della Gaz,,etta · ufficiale una dichiarazione di condanna per la propaganda diretta contro l'Austria-Ungheria e cesserà di tollerare le manifestazioni tendenti a stacca.re dalla Monarchia austro-ungarica territori che ne fanno parte ; - impegni di sciogliere immediat amente la Società Narodna Obrana; - eliminazione immediata nell' insegnamento pubblico in Serbia, tanto nel Corpo insegnaÌ1te che nei Programmi, di tutto ciò che serve o può servire alla propaganda contro l'Austria-Ungheria; - allontanamento dal servizio militare e dall'Amministrazione pubblica di tutti i militari e fun zionari sospetti di propaganda contFo il Governo austro-ungarico, dei quali quest' ultimo si riserva di far conoscere i nomi ;. - accettazione di agenti austro-ungarici per cooperare alla soppres·sione dei moviménti sovversivi diretti contro l' integrità della duplice Monarchia ; - non è ammessa akuna discussione e l'accettazione deve intervenire prima delle ore 17 del 25 luglio. Il 25 luglio il Governo serbo dichiara al plenipotenziario _austriaco Giesl, a Belgrado, di accettare tutte le principali condizioni, fornrnlando soltanto alcune rèttifiche. Ma il Giesl , senza neppure consultare

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L' vl, TDIATU'.\I OELL'AUSiRIA U NGHERIA ALLA SERBI ,\ ECC.

il proprio Governo, dichiara la risposta serba insufficiente e rompe le relazioni diplomatiche. Il 28 l11glio l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, e la notizia perviene a Pietroburgo. Il 29 luglio la Russia decreta la mobilitazione parziale nelle sole regioni confi nanti coll'Austria-Ungheria ed esclude ogni ostilità, tantochè l'ambasciatore russo resta a Vienna. In tale data han no iniziò le prime ostilità dell'Austria contro la Serbia, ed il Governo austro-ungarico informa quello germanico che la proposta conciliativa clell' Inghilterra è giunta troppo tardi, q ua ndo già la guerra è cominciata e che null'altro _v'è da fare se non limitare il conflitto ; però sulla questione serba Vienna non ammette che altri in terloquisca. · Il 31 Luglio il Governo britannico emana il cosidetto « preavviso di mobilitazione ,>per l'esercito- e per la flotta. in Russia è ordinata la mobilitazione gçneralc, La Germania proclama lo (( stato di pericolo di guerra » cd invia un ULTL\!ATU~I a f<rancia e Russia dandone comunicazione all' Italia. Il 1° Agosto la Germania ordina la mobilitazione generale e 'dichiara guerra alla Russia. In Belgio avviene il primo giorno cli mobilitazione. Il z Agusto la Germania invade il Lussemburgo ed intima al Belgio di lasciarle libero passaggio. L' Inghilterra ordina la mobilitazione della :flotta. In Francia avviene il primo giorno cli mobilitazione. Il 3 Agosto la Germania dichiara guerra alla Francia in conseguenza cli asseriti sconfinamenti e dopo che il Go_v crno francese ha rifiutato di accogliere la richiesta germanica di neutralità, previa consegna dei capisaldi delle fortificazioni di fron tiera. L' Inghil terra viene a conoscenza dell'intimazione fatta dalla Germania al Belgio. Il 4 Agosto la Germania penetra nel Belgio se1iza dichiarazione di guerra. L ' Inghilterra chiede alla Germania cli arrestare l' invasione e decreta la mobilitazione delle forze terrestri : nella notte successiva anche l' Inghilterra dichiara la guerra. Da questa scheletrica esposizione appare chiaro che, - q ualunque sieno e di chiunque sieno le responiabilità lontane ed indirette, - la volontà clell' Impero austro-ungarico di punire la Serbia, ben sapendo che ciò avrebbe trascinato la Russia alla guerra, e la volontà della Germania di appoggiare l'alleata, sono indiscutibili.

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PARAGRAFO

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LA NEUTRALITÀ ITAUANA ED I SUOI E FFErrr IMMEDIATI IN RAPPORTO ALLA CIHSI.

L'influenza dell'azione politica e militare dell' Italia all'inizio del conflitto mondiale e durante tutto il lungo svolgersi cli questo è stata tale, che è d ella massima importanza fissare con precisione la posizione italiana nelle differenti fasi. Cominciamo c]a quella iniziale. Nel 1914, e da parecchi anni, l' Europa era divisa poli ticamente in due campi ·che, per le rispettive loro forze militari terrestri, press'a poco si equivalevano . Da una parte Germania, Austria- Ungheria e Italia formavano la Triplice Alleanza; dall'altra erano alleate Francia e Russia che, per · gli accordi presi colr Tnghilterra avevano originato la Triplice Intesa. La T riplice Alleanza e1:a stata conclusa nel 1882, all' indomani dell'occupazione di T unisi da parte della Francia; atto questo che si vuole sia stato escogitato dal cancelliere germanico principe di Bismarck per creare un fossato incolmabile tra la }rancia e l' Italia ; la Triplice Alleanza era stata rinnovata successivamente nel 1891, nel 1903 nel 1912, rna i rapporti cl' influenza e di apporto cli forza fra i tre contraenti non erano pèrò mai stati improntati a quel senso di proporzionale uguaglianza eh.e solo può rendere veramente u ti le tm'alleanza politica. L' Italia, di molto minor potenza finan1,iaria, economica e mil{tare, aveva semplicemente acceduto alla preesisteilte allean;1,a fra i dt1e Imperi. In sostanza, nella Triplice l' Italia. ha sempre fatto in certo modo la parte del parente povero, ma ciò malgrado, ha in negabilmente tratto dei benefici. D' innanzi al dilemma di essere in Europa la prima clellé Potenze cli second ,· ordine o l'ultima delle Potenze di prim' ordine, l'allearsi con Germania e Austria- Ungheria permetteva al!' Italia di risolvere il dilemma e cli prepararsi la strada verso maggiori destini. Di più, e questo è forse pill importante a11cora, l'alleanza avrebbe potuto rendere tollerabi li i rapporti con la vicina duplice monarchia colla quale esistevano molte ragioni di attrito d'ordine territoriale, culturale e sentimentale,

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LA NEUTRALITÀ ITALIANA

ma che l' Italia d'allora non poteva assolutamente pensare di poter eliminare con la forza. Difatti l'alleanza non servì gran che sotto , quest'ultimo riguardo, malgrado una sopportazione, oggi 9uasi incredibile, verso gli atteggiamenti ed i comportamenti dell' Impero absburgico, ma riuscì però quanto meno a ritardare la fatale soluzione d i quel tanto che consentisse a ll' Italia di accrescere le proprie forze. E che questo sia stato provvidenziale e che pertanto debbano essere benedette a nche le sopportazioni, che non è giusto rimproverare oggi agli Italiani di allora, è stato dimostrato dallo sforzo e dai sacrifici che sono ·occorsi per vincere quello che allora veniva ch iamat.o il « secolare neii1icò ereditario ». Il carattere della Triplice Alleanza come del resto· anche quello della Triplice Intesa, era nella lettera nettamente difensivo senza possibilità di equivoci. Vi si leggeva infatti all'articolo III : cc se una o due delle alte parti contraenti, senza provocazione diretta da parte loro, venissero ad essere attaccate ed a trovarsi impegnate in una guerra con due o pii1 grandi Potenze non firmatarie del presente trattato, il « casus foederis » si presenterà simultaneamente per tutte le altre parti contraenti >> . . In uno scambio di lettere avvenuto nel 1902 tra il ministro per gli affari esteri Prinetti e l'ambasciatore di Francia Barrère era detto : « Nel caso che la Francia fosse oggetto di un'aggressione, d iretta, da parte di una o più Potenze, l' Italìa conserverà una stretta neutralità. Lo stesso avverrà se, in seguito ad una provocazione diretta, la Francia si trovasse costretta a prendere l'iniziativa d'una dichiarazione di guerra per la di fesa del suo onore e della sua sicurezza>>. La parola cc diretta» ha questo senso e questa portata : · i fatti , che possono essere cventualm.e nte invocati come provocazione, debbono concernere i rapporti diretti tra le Potenze provocatrici e la Potenza provocata ..... << Ton esiste da parte cieli' Italia, e non sarà concluso da essa, a lcun protocollo o disposizione militare contrattuale d'ordine internazionale, che sia in disaccordo con la presente dichiarazion e». Nessun dubbio dunque sul carattere nettamente difensivo del trattato : e due fatti, verificatisi non molto prima della crisi del r9q, provano in modo inequivocabile quale fosse l' interpretazione data dall' Italia, interpretazione che nel luglio 1914 avrebbe dovuto


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suor' EFFETT ( IMMED I ATI

far riflettere i Governi d i Vienna e di Berlino, a fatti avvenuti, non far gridare alla defezione cd a l tradimento clell' Italia. Nel novembre r9r2 la Serbia invade l'Albania settent rionale ed occupa Durazzo; l' Italia e l'Austria-Ungheria si oppongono; la Russia tace. Il Governo italiano fa sapere a quello francese che l' Italia sarebbe stata · risolutamente a fianco dell'Austria- Ungheria contro la Serbia se questa avesse persisti to nella pretesa di tenere Durazzo ; se Francia e Russia avessero appoggiato la Serbia, si sarebbe trattatç di un'aggressione. L'attitudine ferma e leale dell' Italia fu un elemento importante per la .risoluzione dell'episodio, ed il 9 novembre Sazanof, ministro per gli affari esteri della Russia, dichiarava a lla Serbi a che essa doveva rinunciare a qualsiasi acquisto territoriale sul litorale albanese (•) . Nel marzo 1913 la Conferenza degli a mbasciatori, riunita a Londra per studiare la questione albanese, decide che Scutari deve rimanere all'Albania. I Montenegrini entrano invece in Scutari e rifiutano d i abbandonarla, e l'Austria-Ungheria minaccia di inva- . dere il Montenegro. L' Ita lia si oppone risolutamente ad un' azione isolata deJJ' Austria- Ungheria e reclama quella collettiva delle Potenze. Anche questa volta l'atteggia mento dell ' I tali a conduce a lla soluzione pacifica ciel conflitto con lo sgombro di Scutari da parte del :Vfontenegro (•) . Nell'agosto 1913 un colpo di testa della Bulgaria cont ro i suoi a lleati nella precedente ed appena cessata guerra, la riduce a mal partito. Vienna che aveva incoraggiato ed aiutato la Bulgaria, vede crollare il suo piano d'indebolimento della Serbia e pensa di attaccarla, ma prim a d i farlo vuol sentire i suoi alleat i : la Germania è contraria perchè il conflitto non avrebbe potuto rimanere localizzato ; l' Italia risponde con un categorico rifiuto dichiarando che il trattato della Triplice Alleanza non è applicabile ad una aggressione contro la Serbia (3). Da questi tre fatti emerge chiaramente che :

(') - T iltoni ·: • Nuod scriui d i politica interna ed es terna•, pag. 63. (') - 'fitton i : « ~uovi scritti d i politica in tern a cd <is tcrna •, pag. 7•1· (3) - Tittoni : • Nuovi scritti <l i polit ica interna ed esterna »; pa~. 65.

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!, A N l,UTRALITÀ tTALIANA

nella cns1 dell'agosto 1914 l' Italia fu in tutto coerente ai precedenti ; 2° la tesi. italiana nei riguardi degli obblighi del trattato non poteva da nessuno essere ignorata. La p rima comunicazione ufficiale di ciò che si sta preparando è fatta da Vienna a Roma il 24 luglio, e riguarda la presentazione dell'ultimatum alla Serbia avvenuta il giorno precedente. Il Presidente del Consiglio Salandra ed il Ministro degli affari esteri, M.se di S. Giuliano, rimanendo a stretto contatto con la Corqna e cogli ambasciatori cl' Italia nelle varie Capitali Europee, esaminano la complessa situazione sotto i suoi molteplici e complessi aspetti, ma rimangono fermi su un punto : che cioè la guerra imminente non ha sicuramente il carattere difensivo previsto dal t rattato. Il Consiglio dei Ministri cl' Italia del 31 luglio 1914 decide la neutralità, e Salandra ne informa la Germania. È interessante notare che nello stesso giorno 31 luglio il Capo di Stato Maggiore dell'esercito, gen . Cadorna, presenta a S. M. il Re una Memoria sul!' impiego dell'esercito italiano a fianco d i quelli degli Imperi centrali. Il 2 agosto l'Italia dichiara nffeàalmente la propria neutral-itrì ( Vediamo quali furono ,gli effetti cli quE'sto atto di politica internazionale che non giunse· del tutto in aspettato nè agli Imperi centrali, nè all' lntesa. Come si è e.let to sopra, Viennn e Berlino non potevano nutrire illusioni sull'interpretazione italiana dell'ultimatum a lla Serbia, considerato alla stregua degli impegni del trattato della Triplice. Ciò è dimostrato a ll'evidenza dal mod.o con cui si svolsero g li accordi austro- gennanici del luglio. È tuttavia probabile che il Governo germanico, sicuro della riuscita del piano strategico - (e cioè messa fuori causa la Francia p rima che la Russia avesse potuto compiere la mobilitazione e la radunata) - abbia ritenuto che l' Italia sarebbe scesa in campo dopo la realizzazione di tali s11ccessi. La Germania ritenne in quel mpmento che l'apporto militare dell' Italia non fosse assolutamente indispensabi le, sebbene, come vedremo, per averlo rssa avesse anche recentemente insistito. 1° -

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).

( ' ) - l'C'r rnaggiori parlicolari su quc><to ix-riodo prc>redr nle lo scoppio della guerra i, s ul successivo periodo della ncutrn lità, vedi : Sal:111dra: "La ne utrali1;\ •, Ed. '.\(ondndori, )lilano.


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I SUOl :EFFETTI IM11EDTATC

La neutralità italiana ha avuto, senza dubbio, notevole influenza morale nel senso che servi alla propaganda dcll' Intesa per sempre più definire e stigmatizzare quella che fu definita come l'aggressione perpetrata dagli Imperi centrali, e pesò sovratutto sulla situazione militare. L'equilibrio approssimativo tra -le forze delle due opposte parti venne rotto a vantaggio dell' Intesa. La storia non può e non deve es~ere fatta coi cc se » ; certo è però che qualora l' Italia fosse entrata in guerra a fi anco degli Imperi centrali, data la partecipazione dell' Inghilterra nel campo opposto, la flotta italiana, le coste italiane e le nostre città marinare si sarebbero trovate esposte a gravissimo pericolo, n è questo sarebbe stato diminuito dall'aiuto degli incrociatori germanici Goeben e Breslau, allora nel Mediterraneo. Questo si dice unicamente per ricordare che troppo spesso, . nel valutare situazioni e propositi , si era portati a dare importanza quasi esclusiva alla guerra terrestre, trascurando le forze navali o considerandole tutt'al più come mezzi sussidiari, mentre nella form a totale assunta dalla guerra moderna, esse costituiscono per le Pot enze marittime strumento di prima ria importanza. Ad cigni modo, anche per l'atteggiamento imposto alle :flot te dall' incognita della nuova arma sottomarina, nella primissima fase della guerra mondiale entrarono in gioco le sole forze terres~ri ·ed è. rispetto a queste che bisogna dunque esaminare e valutare la portata della neutralità italiana· : esame e valutazione assai facili e precise perché possono ridursi a due cifre : forze che la Francia ha potuto togliere dalle Alpi e dall'Africa del nord ; forze italiane di cui Ja Germania non ha potuto disporre sul Reno, così come dicevasi nella convenzione militare annessa al tratta to della Triplice. La F rancia, nello stabilire il proprio piano d'operazione contro la Triplice Alleanza (potesse essa contare sulla Russia e sull' Inghilterra o no) ha sempre pensato di schierare contro la Germania la massima parte delle proprie forze, contando sulla profondiHt della fascia alpina e sulle difficoltà della guerra in alta montagna, accresciute da poderose fort ificazio11i, per combattere l' Italia. Prima del ricordato · accordo Prinetti- Barrère, la Francia calcolava che l' Italia schierasse sulle Alpi 6 Corpi d'Annata e che, per impedire a questi ultimi di sboccare in pianura prima che la Russia facesse sentire la sua azione (2 mesi), fossero sufficienti 2 Corpi d' Armata. (XIV e XV, pi{1 r 3 gruppi alpini, pit1 le guarnigioni delle fo r-

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LA NEUTRALIT;\ ITALIANA

tezze, e c10e in totale 400.000 uomini circa). Dopo l'accordo coll' Italia, l' ipotesi della neutralità entra nei calcoli dello Stato Maggiore francese, tanto più apprezzata in quanto che i continui accrescimenti dell'esercito tedesco costringono a rinforzare al massimo l'eserçito francese di prima linea. Nei successivi piani di guerra francesi si trova così il graduale alleggerimento delle forze lasciate sulle Alpi. Nel piano francese XVII applicato nei' r9r4, troviamo la d ifesa delle Alpi affidata a lle seguenti truppe repubblicane : -

64a, 65a., 74n 75a Divisione di riserva ;

Divisione territoriale ; 8 gruppi ~Jpini (che al decimo giorno di mobilitazione sarhnno sostituiti da altrettanti gruppi alpini di riserva) ; -- r57°, 158°, x59°, r73° Reggimenti attivi di guarnigione nelle piazze. In totale una forza di circa 235. ooo uomini pari ad almeno 7 Divisioni,. che la n_e utralità italiana rende disponibili. Inoltre la Francia può liberamente trasportare dall'Algeria e dalla Tunisia forze che formeranno le Divisioni 37a e 38a, non potendo però trasportare subito t utte e tre le .Divisioni del X IX C. d' A. d'Algeria, perchè numerosi elementi di tali divisioni sono stati mandati nel Marocco : ad ogni modo, tenuto conto della piena libertà di trasporto e dell'acquisita sicurezza dei possedimenti africani, non è certo esagerato stimare a 3 Divisioni l'apporto africano iniziale. In totale dunque, la Francia per la nostra neutralità ebbe una maggior disponibilità di almeno IO Divisioni. Questo è quanto è stato stabilito nel piano XVII. Non è però certo che per quanto appoggiati a fortificazioni e ad un terreno favorevole, quei 250 . ooo uomini, per la massima parte riservisti, sarebbero stati sufficienti contro l'esercito italiano, anche d iminuito delle forze eventualmente inviate, come previsto, in Germania, e di quelle .tenute a d ifesa delle coste ed in Libia. L ' Italia infatti doveva mobilitare e mobilitò nel r9r5 : 36 Divisioni di fanteria e 4 di cavalleria, oltre ai gruppi alpini. Togliendo ro Divisioni di fanteria e 4 .Divisioni di cavalleria eve'ntualmente destinate in Germania, ed altre 8 .Divisioni per la difesa delle coste, delle isole e· delle colonie, rimanevano sempre 18 Divisioni d.a inviare al confine italo...,.francese sulle Alpi. Per quanto ha tratto alle artiglierie che per ciò si rendevano -· I

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I . SUOI E FFETTI IMMEDIATI

disponibili per la Francia, in linea di larga massima, e prescindendo dalle bocche da fuoco di medio e grosso éalibro; si può ritenere che tale disponibilità corrispondente alla disponibilità di almeno ro Divisioni, fosse cli circa 600 pezzi campali, mentre le 18 Divisioni che l'Italia avrebbe inviato in caso contrario al confine italo-francese sulle Alpi, ponevano in linea un numero leggermente inferiore di artiglÌerie di piccolo calibro. Per. quanto riflette il · mancato invio di nostre forze sul Reno (da cui 1' Intesa trasse altro grande vantaggio), fin dai primi tempi in cui- era stata stipulata la Triplice Alleanza, una convenzione militare contemplava l' invio in Germania di 5 Corpi cl' Armata italiani, . ridotti in seguito a 3 pii.1 2 Divisioni di cavalleria. Per. l' indebolimento determinato dalla guerra libica, ed anche per considerazioni politiche derivanti dalla posizione presa dall' .Italia nel 1912 , tale invio era stato momentaneamente sospeso, ma nel r9r3, dietro in- , sistenza dei Governi di Berlino e di Vienna, tale clausola era stata richiamata per la sua esecuzione e nel marzo r9r4 il Comandante designato di tale Armata (gen. Zuccari) andò a Berlino per stabilire i particolari esecutivi della convenzione e, subito dopo, ufficiali italiani andarono a Vienna per la preparazione dei trasporti delle truppe e ·dei materiali italiani sulle ferrovie austriache. Le predette forze italiane avrebbero dovuto andare sull'alto Reno tra Friburgo nel Baden e Stràsburgo, e sarebbero ivi· state in posizione di attesa, in grado cli entrare in azione alla fine della quarta settimana di mobilitazione : è a rilevare pertanto che allo scpppio èlella guerra una tale dislocazione di truppe italiane non era neppur iniziata e quindi siccome la battaglia d ella Marna ebbe inizio alla , .fine della quinta settimana, nel bilancio delle :forze opposte ali' inizio di quella battaglia decisiva appare pienamente giustificato il computo di queste nostre forze al passivo germanico, e quindi all'attivo francese. È poi necessario aggiungere che, morto improvvisamente il r 0 lugfio 1914 il Capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, gen. Pollio, e succedutogli il gen Cadorna, questi, nella Memoria presentata a S. M. il Re il 31 luglio circa l'impiego delle forze, considerava la scarsa possibilità di una nostra vantaggiosa azione offensiva sulle Alpi occidentali dopo gli ingenti lavori cli fortificazione eseguiti dalla Francia, e riteneva giusto il piano germanko di mettere, prima ~

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LA ~EUTRAl,!TÀ ITALIANA

d'ogni altra cosa, fuori causa l'esercito francese di campagna. Egli proponeva quindi di ritornare all'esecuzione della clausola che stabiliva di trasportare in Germania 5 Corpi cl' Armata italiani aggiungendovi 2 Divisioni di cavalleria, ed anzi il Cadorna prevedeva inoltre di poterli rinforzare a breve scadenza con altri 6 Corpi cl' Armata nostri. Le conseguenze del mancato invio delle forze italiane sul Reno vanno molto al di là di una semplice diminuzione di forze germaniche : infatti, il piano tedesco d' invasione della Francia attraverso il Belgio, noto col nome di e< Piano Schlieffen )) dal suo ideatore, Capo del grande Stato Maggiore tedesco dal 1898 al 1905, prevedeva di tener ferma Ìa sinistra (alto Reno) al perno col minimo delle forze, e con la destra, portata al massimo di forze, eseguire una rapida conversion~ verso sud : avanzare quindi senza respiro, travolgere tutto, trascurare la capitale, avvolgere l'esercito francese. Per questo lo Schlieffen fondamentalmente prevedeva di portare tutto l'esercito attivo contro la Francia, lasciando contro la Russia, lenta a mobilitare, soltanto truppe della Riserva ; sul fronte fran cese costituiva per ciò il perno · con sole 9 Divisioni germa niche pii.1 6 oppure ro Divisioni italiane e 3 Divisioni di cavalleria, ed assegnava alla massa convergente 63 Divisioni di fanteria e 7 Divisioni di cavalleria. Ma poichè la Russia, riavutasi dalle sconfitte in Estremo Oriente, aveva quindi in seguito migliorate le condizioni del suo esercito e accresciuto notevolmente la rete ferroviaria nel saliente polacco, si imponeva la necessità di mandarvi contro maggiori forze, mentre d'altra parte essendo noto il piano francese che si proponeva di marciare, fin qal principio, offensivamente per la riconquista dell'Alsazia- Lorena, e d'altra p~rte ancora essendo dubbio il concorso italiano, il Comando tedesco fu costretto ad indebolire tutto il suo schieramento e sovratutto la sua ala marciante, tantochè si ebbero in definitiva al perno :

16 Divisioni di fanteria e 3 Divisioni di cavalleria in AlsaziaLorena, invece di 9 (piì.1 6 o io Divisioni italiane) e 3 divisioni di cavalleria ; 52 Divisioni di fanteria e 7 Divisioni d i cavalleria a nord della i\fosa, invece di 63 e 7. L'effetto ciel non effettuato invio delle forz e italiane si fece di 52 -


E I

suor

EFFETTI HJMEDIATl

fatto sentire appena inizia te le operazioni, t antochè già nel 12° giorno di mobilitazione, non appena i mezzi di tràsporto lo consentirono, il Comando tedesco spostò verso l' Alsa~ia- Lorena le Divifioni di Ersatz (truppe di complemento) prima destinate alla fronte Russa. In definitiva, tirando le somme si ha che per effetto della neutralità italiana, i franco- inglesi poterono disporre sulla Marna cli almeno ro Divisioni in pii1, e si trovarono di fronte altrettante ro Divisioni in meno. Questo dicono inoppugnabilmente le cifre, che valgono sempre di più cli qualsiasi disquisizione. Giustizia vuole che si dica che, a fatti appena avvenuti, il riconoscimento ,del servizio reso dall' Italia all' Intesa è stato caloroso ed unanime. Atti parlamentari, documenti diplomatici, giornali dell'epoca lo provano abbondantemente. Il maresciallo ] offre nelle sue Memorie chiam a preziosa la neutralità italiana, e nel 1919 dichiara al nostro Salandra che la neutralità italiana gli era valsa la disponibilità cli quelle ro Divisioni, che qui si sono ricavate col calcolo. La dimostrazione è dunque fatt a e la storia deve registra rla.

PARAGR AFO

GLI

3°.

1NSEGX Al\IE NTI DELLE GUERRE DAL

1870

INFLUEKZA SULLE

CIRCA

IDEE

CORREN1;I

AL IL

1914

E LA LORO

COMBATTiì\lEKTO

E L' IMPIEGO DELL'ARMA IN PARTICOLARE.

Gli insegnamenti delle guerre dell a seconda metà del XIX secolo e del principio del XX hanno portato una grandiosa evoluzione sia nel campò dell' impiego, come nel campo costruttivo ed organico dell'Arma. Sintetizzando questa evoluzione, con una rapida scorsa attraverso gli avvenimenti narrati e le considerazioni fatte, vediamo che i principii enunciati dall' Hohenlohe nel 1869 sono confermati nella guerra fran co- prussiana. Ma, senza voler per nulla menomare l' impiego cieli' Artiglieria in questa campagna, ci affrettiamo subito ad aggiungere che questi principii non furono applicati in modo completo. L' Hohenlohe diceva che l'Artiglieria deve : iniziare il combat-

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GLI JKSEGKAilEKTl DELLE GUERRE DAL 1870 AL 1914

timento ; sostenerlo ; preparare con tiri più ravvicinati l'attacco ; attirarsi il fuoco dell'Artiglieria nemica ; cooperare nell' inseguimento ; servire di protezione àlle altre truppe in caso di ripiegamento. Molti di questi principii furono applicati, ma non tutti. A Weissemburg l' Artiglierìa inizia il combattimento e lo sostiene, ma l'azione di appoggio non è completa nè perfetta; nè l'Artiglieria può cooperare all' insegtùmento perchè questo manca del tutto. A Worth l'Artiglierià inizia il combattimento e appoggia bene la Fanteria, tranne che nel settore nord : anche nel settore sud ad un certo punto viene a mancare l'appoggio e, soltanto dopo l'ardito spostamento delle batterie prussiane davanti ai villaggi di Elsasshausen e di Froschviller, l'avanzata può proseguire; è questa una lezione preziosa di cui non sempre si terrà conto nel futuro. A Spicheren non è l'Artiglieria tedesca che inizia il combattimento, bensì quella francese: l'esplorazione d 'artiglieria è mancata del tutto e solo dopò varie prese di posizione, non tutte. felici, l' Artiglieria prussiana può intervenire efficacemente nel combattimen to dando anche un bell'esempio di protezione. A Borny cd a Vionville l'Artiglieria prussiana è bene impiegata, ma forse il successo è dovnto pit1 alla superiorità tecnica dell'Anna che non al suo impiego. A S. Privat le artiglierie prussiane si spingono tanto avanti da essere prese cli infilata da quelle francesi : la cooperazione fra Artiglieria e Fan- . teria è· nulla, e questa la.c una è pagata a caro-prezzo dalle due Armi. E così via via ... , ma la vittoria finale che tutto sana fa credere che l' impiego del!' Artiglieria prussiana sia stato perfetto e lo fa prendere come modello. La guerra di secess.ione d'America che avrebbe potuto dare insegnamenti preziosi in materia passò, si può dire, quasi inosservata e le sue lezioni rimasero quindi senza frutto. Soltanto la guerra russo-turca del 1877---78 incomincia a mettere in rilievo le lacune dell'. impiego dell'Artiglieria secondo le dottrine tedesche, dando ai Rtissi una grave delusione. I metodi tracciati dall'Artiglieria prussiana falliscono di fronte alle trincee di Plevna dove i turchi rimangono appiattati duraryte il fuoco d'artiglieria, per dirigere il micidiale fuoco di fucileria con tro la Fanteria avversaria allorchè questa giunge a portata. E se il gen. Skobeleff l' II settembre riesce a conquistare un importante tratto di trincee si è perché ha prescritto che l'Artiglieria accompagnasse la Fanteria fino alle piccole

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(DEE SUL COM BATTIME:-:To E L' nJPIEGO DELL ' ARMA

distanze e l'appoggiasse nel momento decisivo. Questa guerra dimostra che i bombardamenti a zona sono dispendiosi e danno scarsi risultati, e porta alla conclusione che è preferibile l' impiego della massa di fuoco contro determinati obbiettivi : nell'attacco, per proteggere lo schieramento, il primo obbiettivo è l'artiglieria nemica; n~lla difesa la massa di fuoco avrà per obbiettivo di costringere il nemico a schierarsi prematuramen te e ostacolarne l'avvicinamento. Essa dimostra inoltre che coll'aumento di gittata dei fucili e con l' impiego della fortificazione campale, che ormai prende piede ovunque, la lotta dell'artiglieria non è più sufficiente a favorire l'attacco della fanteria : occorre che durante il duello d'artiglieria le fanteri e serrino sotto e che il successivo attacco di queste sia conve. nientemente appoggiato : occorre portare in campo bocche da fuoco a tiro cur vo per agire dietro ai ripari, e artiglierie potenti per demolirli. lVIa queste lezioni non sono interpretate da taluni nel giusto senso e da altri sono dimen ticate. In base all'esperienza dì questa guerra russo- turca i Russi .introducono nelle loro I struzioni del 1882 il concetto che i movimenti della fanteria debbono essere subordinati a quelli deJl'artig.lieria prima dell'attacco, e che durante l'attacco invece l'artiglieria deve subordinare la sua azione a quella della fanteria. Contemporaneamente essi attribuiscono· i loro insuccessi alla scarsa potenza delle bocche da fuoco e adottano un cannone da campagna da crn. 10,7, ma non pensano ancora che occorre tutta una gamma di artiglier:ie. E mentre vediamo i Russi escogitare materiali inadatti allo scopo, vediamo gli Inglesi, nella prima fase della guerra anglo-boera, perdersi in lunghi bombardamenti contro linee non ben definite, senza la contemporanea avanzata della fanteria. Soltanto dopo la propria e dolorosa esperienza gli Inglesi addivengono ad una stretta cooperazione tra Fanteria cd Artiglieria, portando in campo artiglierie a tiro curvo · e potenti, capaci di agire efficacemente contro la fortificazione campale, e ricorrono alle batterie di accompagnamento, dando brillante esempio d' impiego d'artiglieria. · La guerra anglo- boera dimostra la necessità di una bocca da fuoco campale a· tiro curvo per battere le truppe defi late, e di una granata-torpedine atta a distruggere i ripari. L' impiego da parte dei Boeri di obici in posizioni defilate, e quello delle polveri infumi limitano : molto il duello delle artiglierie. ·

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GLI J::,iSEGNAl\!El\Tl DELLE GUEJrnE !)AL 1870 AL 1914

Nella guerra russo-giapponese del 1904-05 le artiglierie delle due parti, pur essendo superiori a quelle impiegate nelle guerre precedenti, non rispondevano completamente alle moderne esigenze. I Russi avevano un cannone a deformazione cli grande potenza balistica, ma· senza scudi, pesante pei terreni della .Manciuria e non conosciuto dalle truppe. Il cannone dei Giapponesi era notevolmente più leggero, ma rigido, con freno di sparo e senza scudi. Dalle due parti si avevano pure artiglierie a tiro curvo : antichi mortai da cm. 1 5 usarono i Russi, mentre obici I<rupp da cm . 12, obici da cm . 15 e da. cm . 28 furono impiegati dai Giapponesi. L 'artiglieria giapponese fece fin da principio uso di posizioni coperte ; quella russa la imitò ben presto dopo le prime sanguinose esperienze : ma siccome il tiro da tali posizioni non si improvvisa, l'effi cacia fu assai limita ta da parte russa, tantochè dai Russi si inyertì anzi spesso il sano principio cl' impiego di curare prima l' efficacia del tiro e poi la copertura della batteria. Il tiro da parte giapponese venne per lo piì.1 eseguito da distanze troppo grartdi, e ciò perchè i Giapponesi temevano la superiorità balistica del cannon_e avversario e si tenevano volentieri ali' infuori del raggio d'azione dello shrapnel russo, donde guadagnavano una certa superiorità colla granata, di cui mancavano i Russi. Le. deficienti qualità dei cavalli resero difficile ai Giapponesi l'appoggio delle loro Fa nterie nel tempo e nel luogo opportuni. Un impressionante fenomeno in questa guerra è stato lo straordinario consumo di munizioni d'adiglieria, particolarmente da parte russa. :Mentre nella guerra franco-germanica nessun pezzo aveva spara to in una giornata piì1 di zoo colpi, l' intera artiglieria del I e del III C. d'A. siberiano consumò nei due giorni della battaglia di Liao- J ang oltre 800 colpi per pezzo, vale a dire 400 colpi al giorno. La guerra russo-giapponese conferma la necessità degli obici campali, e di fare intervenire nella battaglia campale anche le artiglierie pesanti. Ntiove conferme di questi principii vengono dalla guerra balcanica del 1912. Nella guerra balcanica entrarono in azione per la prima volta le moderne artiglierie a tiro rapido, a deformazione, con scudi e coi nuovi mezzi di puntamento. Troppi sono ancora gli elementi che mancano per potersi pronunciare esattamente sull' importanza dell 'artiglieria in questa guerra ; sembra tuttavia che l'artiglieria

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IDEE SUL CO M BATTIME:,/TO 1;; L'IMPIEGO DELL'AR)li\

degli alleati si sia comportata bene ed abbia avuto una parte essenziale nella favorevole soluzione dei combattirnènti. I sanguinosi ma infruttuosi attacchi dei Bulgari contro Ciatalgia e le violenti azioni dell'artiglieria greca contro il Bizani, per la presa di Gianina, sono sicuri indizi dei tempi nuovi. Concludendo e riepilogando, tutte queste guerre influirono sui criteri d' impiego dell'artiglieria in conseguenza del maggior sviluppo della fortifi cazione campale, dei progressi dei materiali d'artiglieria (tiro curvo, maggiorj gittate, maggiore mobilità delle batterie, potenza dei proietti, tiro rapido) e della tendenza alla ricerca del defilamento e della copertura. F urono lezioni preziose, ma incomplete e talvolta sovratutto male interpretate. Di fronte a qualcuna di queste lezioni gli studiosi restarono incerti sul partito da prendere, o rinunciarono addirittura alla ricerca della soluzione del problema che si delineava. A.cl esempio, gli scarsi risultati della controbatteria, dovuti alla difficoltà di individuare e designare le artiglie1ie nemiche, invece di far pensare che occorreva studiare nuovi mezzi di individuazione e cli designa7,ione e di dover cercare di rendere efficace il tiro, inch1ssero taluni a rinunciare in tronco alla controbatteria. Altri, sempre in questo argomento, sì perdettero ancora nel ricercare la distruzione dcll' Artiglieria avverì:ìaria, e ben pochi, per non dire nessuno, p ensarono che il desid erato e voluto risultato si poteva ottenere con la neutralinazione. .È del tutto falso giudicare l'efficacia dell'Artiglieria dal numero delle perdite inflitte al nemico ; l'appoggio dell'artiglieria alla propria fa11teria non· consiste sol.tanto nell'annientamento del nemico, ma anche e specialmente, nell' impedire a quest'ultimo di rivolgere indisturbato il fuoco sulla nostra fanteria ; così facendo, si rendono possibili a quest'arrna l'avanzata e l' impiego del fuoco. E se l'artiglieria ottiene di impedire al nemico di uscire dalle coperture, avrà reso alla fanteria il maggiore dei servizi, anche se non ha ucciso neppure un nemico. Queste parole non debbono suonare com e crit ica (è questa assai facile ma fu ori luogo quando si ha il senso cli poi) , ma stanno a dimostrare come sia diffici le trarre dalle lezioni delle guerre i giusti insegnamenti, e come talvolta queste lezioni impostino problemi senza darne poi la soluzione. · Del resto, l'arte della guerra sarebbe cosa troppo facile se dalle

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CO~ S IOERAZIONI DEL COL . .E lMANNSBERGER

campagne del passato si potessero trarre principii assoluti, e fare formulario eh~ contenga una soluzione per tutti i casi del futuro. In ogni campagna e persino in ogni battaglia si va incontro a situazioni nuove non sempre prevedibili. Lo studio delle guerre passate è tuttavia utilissimo perchè porta a concretare consigli e norme, e mette in evidenza gli errori com messi. Ed è invero già molto ! 'UD

*** Prima di chiudere questo paragrafo riportia mo ancora alcune interessanti considerazioni del colorn1. Eimannsberger nell'opera « L'Artiglieria a-u.stro- 11-ngar-ica netla guerra mondiale ii .

Già. nel r832 il francese Delvigne scriveva che l'adozione del fucile ad anima rigata rendeva ormai un peso inutile l'artiglieria, e nel 1855 allorchè i Prussiani adotta vano il fucile a retrocarica, l'Allgemeine .Militar-2eitung poteva scrivere che ro fucili valevano più di un cannone, naturalmente ad anima liscia. Non si poteva pretendere che la fanteria, unicamente perchè si era presentato il cannone a deformazione, e quindi fin dal 1888 si erano profondamente cambiate le idee fondamentali circa l'impiego dell'artiglieria., cambiasse i s uoi preesistenti convincimenti, e ciò sovratutto percbè sorgeva presto un motivo che ostacolava ancora la valida collaborazione tra le due Armi . Tutti gli esercit i vengono nel miglior modo preparati alla guerra, ma i frutti e la bontà di ta le preparazione, cosl come la prova del loro valore sono offerti soltanto dal combaltimcnto, e poicbè il periodo di pace in Europa si faceva sempre piii lungo e n1ancavano quindi gli ammaestramenti di guerre europee, occorreva ricorrere alle esperienze di guerre combattute in paesi lontani e dalle quali potevansi trarre opportuni perfezionamenti. . Sino al r903 i nostri scdttori milit,iri avevano attinto alle fonti di sapienza. quasi esclusiYamente della letteratura tedesca e di quella francese, nonostante che nel. frattempo la condotta òella guerra avesse subìto notevoli modificar.ioni. La guerra anglo-boera era stata una semplice campagna coloniale, dove non si erano scontrati due eserciti di grande valore addestrativo, se pure in tale conflitto i vantaggi del fucile a ripetizione erano stati confermati in modo indiscutibile. Ben diversa èra invece la situar.ione a llorchè scoppiò la, guerra russogiapponese. Presso entrambi gli eserciti, ufficialmente o meno, si t rova'rono numerosi ufficiali di eserciti europei che versarono veri torrenti di inchiost ro

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CONSIDERAZIONI DEL COL. EI.MANNSB'El~GER

per scrivere le loro osservazioni noncbè le lo.r? profetiche previsioni per le guerre future. Menfre la guerra tra l' Impero moscovita ed il Gjapponc infuriava, cominciò a farsi strada la convinzione che il fuoco dell'artiglieria, considerato in sè stesso, non aveva alcun valore sulle sorti del combattiment o, ed in tutti sorse quindi la preoccupazione di avere in passato esageratamente valutato l' importanza del tiro dell'artiglieria. È a rico rdm·c sovratutto la seguente descrizione che Jece il giro di tutti i nostri giornali militari, i quali narrarono come gli Addetti militari stranieri avessero avÌ1to occasione cli osservare l' intervento cli batterie russe che _a priva.no improvvisamente il fuoco s u intere Compagnie giapponesi marcianti in ordine serrato, le quali, senza per nulla cambiare forinazione si gettavano immediatamente a terra. Presso tali osservatori se l' impressione cli questa fanteria distesa a terra e sottoposta _al tormento di un fuoco cli shrapnel ben aggiustato era stata profonda, più profonda a.ncora. era stata la sorpresa allorchè, cessato il fuoco dell'artiglieria russa, la fanteria giapponese si ern rialzata ed aveva ripreso la sua ma1..cia lasciando sul terreno un numero relativamente scarso di feriti. · Non poteva perta.nto sfuggire acl un buon artigliere che : o gli Addetti militari s:tra,nieri avevano visto male, oppure i. russi sparavano malamente, poichè gli effetti dell'artiglieria russa sulle fanterie giapponesi non potevano essere diversi da quelli· coristatati in qualsiasi scuola di tiro. Ad ogni modo q,ueste precipitate « esperienze di guerra» influirono non poco ad impedire che sul miglior impiego dell'artiglieria .ci si formasse un chiaro ed esatto concetto, e ciò con notevol~· svantaggio per la pii'.1 utile collaborazione delle varie Armi nel çombattimento . .. In effetti restò una verità sola, e cioè che sui campi di battaglia dell' E stremo Oriente nè Russi nè Gitipponesi disponevano di sufficienti artiglier ie, e che lo schieramento delle batterie era stato fatto cò1i criteri sbagliati, e cioè ad eccessiva distanza dalla fanteria ,1vversaria : conseguentèm.ente l'artiglieria aveva mancato ai s uoi compiti unicamente perchè era stata mal impiegata.. :Òel resto nel 1866 l'artiglieria prussiana fallì ·in pieno, mentre nel 1870 attenendosi alla dottrii1a tattica austriaca, ottenne sui Frm1ccsi dei magnifici successi. Comunque, s ugli effetti cléll'artiglieria, e quindi sull'andainento del combattimento, vi' erano opinioni ckimetralrnente opposte. Una di. tali opinioni era quella prevalente negli ambienti artigliereschi, secondo i quali la fanteria, deve passare all'ordine sparso a!lorchè viene a. trovarsi a. 7 km. circa dalle batterie che fanno fuoco di essa, tesi che veniva controbattuta dai fanti che la rigettavano con un sorriso cli sdegno, accusando gli artiglieri di ritenersi dei · superuomini..

su

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.. lWOLUZIONR DEI CRITERI

Compito dello Stato Maggiore a ustro- ungarico ,5arebbe stato quello di eliminare così profondi contrasti ; ma purtroppo anche prcsw lo Stato Maggiore mancavano i veri competenti sereni e imparziali in z rado cli giudicare esattamenle l'efficacia ciel cannone a liro rapido. La Jcttrratura militare, specialmente quella tedesca, si abbandonava a dispute sempre negando all'artiglieria l'importanza del proprio cannone. Fu questa la ragione unica per cui la d uplice ìVConarchia iniziò la grancle g uerra con artiglierie scarse cd antiquate, e ciò in contrasto con l'espresso intendimento del Parlamento magiaro. Le risultanze delle scuole di tiro e le conseguenti proposte dei tecnici d'artiglieria, perchè fossero assegnati ai reparti i necessari obici e nuovi cannoni eia montagna, come pure le sollecitazioni per l'aumento delle bocche da fuoco, non trovarono rispondenza nè presso lo Stato ì\Iaggiore nè presso il Kl"icgsministeriurn. La profonda atierrnazione del comandante del la scuola cli tiro d'artiglieria da montagna : - • ciò che oggi economizziamo a danno dell'artiglieria, lo pagheremo domani abbondaùtemente col sangue dei fanti» - venne accolta con un sorriso di commiserazione. fo t a li condizioni cli spirito e cli fatto non è da stupire se gli appassionati avvertimenti dell'allora colonnello di S. ìVf. Csicscrics rimasero compkta mcnie ina.-.coltati. Csicserics nel suo studio « Unser neues Feldgeshutz • (• 11 nostro nuovo cannone da campagna"), analizzando le .impressioni riportate nella g ue rra russo-giapponese avanzava delle tesi degne di essere ben ponckrate. T suoi suggerimenti tattici furono bensì respinti, ma ciò nonostante noi artiglieri dobbiamo essergli riconoscenti perchè dal suo studio abbiamo tratto preziosi insegnamenti.

PARAGR.'-\FO EVOLUZIONE DEI

CRJTERI CHE

REG OLA ~ O LA FORMAZIONE DELLA

~IASSA D ARTJGLIEH!A SUL CAMPO.

L' importanza del principio della MASSA nel senso generico, è stata riconosciuta fin dai tempi più remoti come una necessità di operare in guisa da avert la superiorità sul p unto decisivo, e confermata in tutte le battaglie che la storia ricorda. Applicato da Napoleone, posto come principio fondamentale della guerra dal Jomini, confermato dal Clause·witz, sviluppato dal De Cristoforis nella sua grande opera « Che cosa sia la guerra» questo criterio non è quasi mai sfuggito agli studiosi dell'arte militare. In particolare, per quanto concerne l'Artiglieria, il De Cristoforis nell'opera, citata e pubblicata nel 1860, un anno dopo la sua morte, diceva:

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PER LA F ORMA ZIO :s111 DELLA MASS A O 'ARTICLIERT A

A \1/agram, battaglia di due giorni, in cui r 300 pc1.zi tirano ciascuno 200 colpi, la linea totale d 'arliglicria avanti la grande colonna d'attacco nella seconda giornata, ave va 2 km. di lunghezza. L'artiglieria dunque noi1 deve mai agire per pezzi isolati , m Lt per accumulazioni di fuochi sopra un sol punto, dimenticati gli altri. È principio di tattica , semplice (come tutte le cose vere, e perchè è conseguenza logica del principio), che la vittoria è decisa dall'urto d 'una massa - ma il riconoscere che tal principio sommo vale per l'artiglieria come vale per la fanteria e per la. cavalleria - l'aver indicato per primo q uest'applicazione, ignorata avanti, l'aver fatto insomma rientrare il principio della tattica dell'artiglieria nell 'ordine delle conseguenze del principio superiore, bcnchè diventi idea ovvia, quando fu una volta compresa, ciò è indistru ttibile titolo di gloria. Ben penetratosi del principio, rnn1menti 1'ufficiale che 1'urto dell 'Arti glieria sta nella massa del suo fuoco - ch'essa deve per ciò evidentemente presentarsi in linea, non ma i in colonna - che, nello stesso modo che per la Cavalleria, la quale eserclta la, propria azione movendosi, l'arte m assima è quella dell'opportunità, cosi p er l'artiglieria che la propria azione esplica stando ferma. in battaglia, l'al'te massima clivenla quella delle posizion i.

Il prinèipio della massa fu portato nel campo clell' impiego dell'Artiglieria, con modalit à che dovevano necessariamente variare di pari passo con le pos~ibilità dei materiali e con la loro gittata. Le artiglierie di Gustavo Adolfo, del principe E ugenio e di Federico II avevano una portata di poco superiore a qt1ella dei fucili, e per ·conseguenza le due Armi dovevano agire frammischiate, avanzare passo a passo, svolgendo sul comune obbiettivo una identica azione di fuoco. }fa già Gustavo Adolfo cd il principe Eugenio sapevano sfruttare la rapida a7,ione cli fuoco dell'Artiglieria e la sua influenza morale. Essi dirigevano personalmente l'azione di quest'A rma con~entrandola durante la battaglia suite fron ti difensive e rinforzando con cura l' a7,ione della Fanteria su quei punti che si rivelavano decisivi. Data la scarsa gittata i comandanti erano però costretti a tenere una parte dell'art iglieria in riserva per portarla al momento opportuno nel punto decisivo. I materiali del Gribeauval, dotati di maggiore gittata rispetto alle a rmi dellé~ fanteria offrirono a Napoleone nuove possibilità ; ed il genio di Napoleone, cui nulla sfuggiva, ne approfi~tò per prc-

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E VOLUZION E DEI C RITER I

parare e sostenere gli sforzi decisivi della fanteria. L'Arma d ' Artiglieria, ormai capace di raggiungere vari scopi da una stessa posizione · fu dal grande Corso egregiamente sfruttata ad Austerlitz. Napoleone applicò il principio dell' impiego delle artiglierie a massa , quasi in modo assoluto, ma lo scarso aumento di gittata ottenibile, non sempre permetteva alle artiglierie di · mutare obbiettivo durante là lotta senza cambiare di posizione,· e la scarsa mobilità dei materiali imponeva a ncora la necessità d i una artiglieria in riserva . Solo le gra ndi git tate delle artiglierie rigate potevano concedere al cannone d i seguire immobile, entro certi limiti, le fasi d ella lotta svolgentisi nel suo esteso campo d i tiro. Infatti, mentre le art iglierie del Gribeauval avevano una gittata di appena il doppio di .quella dei fucili dell'epoca , le artiglierie riga te arrivavano ai limiti della visibilità e osservabilità del tiro, e nello stesso tempo avevano maggiore esattezza, precisione e potenza. La crescente gittata e la cospicua pot enza · di fuoco delle artiglierie le disimpegnavano sempre più dalla fan~eria, ma nello stesso tempo rendevano sempre maggiori le esigenze della cooperazione: la riserva di artiglieria non era pit1 necessaria ·perchè le grandi gittate consen tivano, entro limiti ampi e profondi, di concorrere a scopi d iversi dalle posizioni occupate. La massa che prima si realizzava con un denso schieramento cli bocche da fuoco, grad atamente e d i par,i passo con i progressi dei materia li d'artiglieria, veniva a realinarsi con la manovra del fu oco anzichè con uno spostamento <l i pezzi. Cosi prospettata, la cosa appare facile e logica, ma non a ltrettanto furono facili in p ratica l'applicazione e la realizzazione del principio della massa con modalità che di pari passo si adatt assero volta per volta a lle possibilità d el materiale ccl ai progressivi miglioramenti con essi ottenuti. • In alt re parole, era assai d ifficile passare gradatamen te dalla « massa di bocche da fu oco » a.Ila· « massa di p roietti>>lanciati in uno stesso punto d a cannoni dislocati in posizioni diverse. )fon solo, ma molte voi.te - e lo abbia mo visto e messo in chiaro nella narrazione delle guerre p recedenti - il concetto della massa non fu applicato nè nell'uno nè nell'altro senso. A Solferino, nella campagna del 18.59 i francesi crearono una sola linea di 1 5 bat terie (ben 90 bocche da fuoco) nello spazio d i circa 1 500 metri e in virtù d ell'azione di q uesta mass·a d'artiglieria

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PER LA FORMAZIONE DELLA MASSA D'ARTIGLIERIA

vinsero in quella giornata, ma fu un caso fortuito perchè il criterio francese era ancora a quell'epoca quello della Riserva d'artiglieria. I. buoni risultati di questa massa., .capaci d i combattere per tutta la giorpata rispondendo a successiv1 .e differenti scopi con semplici spostamenti del tirp, fanno pi11 scuola agli Austriaci ed ai Tedeschi che non ai Francesi, i quali ultimi nella campagna del 1870 cadono più volte nell'errore di· mantenere artiglierie in riserva ed inoperose, mentre gli avversari portarop.o tutte le loro bocche da fuoco sul campo, formando _çon esse delle masse formidabili. L'esperienza della ·battaglia .d i Solferino .e l'impiego che le artiglierie federali nella guerra di secessione d'America fecero il giorno z luglio 1863 sulle colline di Gettysburg, erano forse passati inosservati agli studiosi francesi, o per lo meno essi non ne avevano tratto i dpvuti insegnamenti ! E l'errore si ripetè da parte dei Russi nella guerra del 1877-78, nella quale a J;>Jevna essi, tra il 2 0 ed il 30 luglio, tennero inoperosa la metà delle loro artiglierie. Ma gli errori e più ancora le loro conseguenze sono sempre di prezioso insegnamento, e sarebbe quindi assurdo il condannarli senza appello tanto p ii1 che essi erano inevitabili in nn periodo. in cui l'evoluzione ed i progressi dei materiali, pur non infirmando ed anzi facilitando la realizzazione del principio della massa, ne variavano gradatamente ma continuamente le modalità d i applicazione, richiedendo nello stesso tempo variazioni nell'ordinamento e nell'organizzazione dell'Anna che non sem pre potevano essere prontamente attuate, spesso per ragioni di disponibilità di mezzi finanziari. Nella seconda metà del secolo scorso si passa gradatamente dal cannone liscio di scarsissima gittata al cannone moderno d i grande portata e d i ampio settore di tiro ; e di pari passo; il principio della massa, attuato nel I 870 dall'artig}ieria prussiana con la concentrazione materiale dei pezzi d'artiglieria nel campo tattico, attraverso le lezioni delle varie guerre successive trova un' interpretazione più consona alle possibilità tecniche dei nuovi materiali, fino ad attuarsi con la concentrazione dei fuochi. Fin dal principio ciel secolo attuale, i vantaggi della massa, ormai da tutti riconosciuti, consigliano che nell' impiego dell'artiglieria si tenda ad un conveniente accentramento, e quindi si sappia resistere eventualmente al decentramento delle bocche da fuoco, o peggio a l loro sparpagliamento.

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.DOTTRINE D' IMPIEGO NEL I9I4

È ormai evidente che la diretta disponibilità di una massa di bocche da fuoco, o, per meglio dire di una m assa di fuoco di artiglierie costituisce per un comandante, uno dei mezzi per far sentire la propria azione nel corso della battaglia. Ma per avere la massa di fuoco occorre organizzarla ed adattarla al dispositivo d ella fanteria ; all'articolazione di tale massa deve adattar:,i l'organizzazione dei Comandi d Artiglieria còn mezzi di osservazione, di collegamento, cli preparazione del tiro, e con tutta una serie di accorgimenti la cui necessità non era ancora apparsa in modo evidente nelle guerre della second a metà del secolo scorso, e che soltanto la grande guerra 19141918 mise in evidenza.

PARAGRAFO

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L\tPJEGO DELLE ART IGLIERIE E CORRELAZIONE DELLE DIVERSE ARMI NEL CO)IBATTIMENTO SECONDO LE DOTTRINE IN

VIGORE

NEL

1914. Le esperienze delle guerre della seconda metà del secolo scorso hanno portato, come si è visto, ad una grande evoluzione nei criteri cl' impiego dell' artiglieria, ma le deduzioni cli tali esperienze non sono uniformi, e al principio di questo secolo si v anno delineando due Scuole che possiamo chiamare Scuola tedesca e Scuola fr~lncese. La Scuola tedesca, seguita anche dagli Austriaci dà a l fuoco tutta la dovuta impor"tanza : il tiro indiretto è orm ai adottato dalle Artiglierie di tutti gli Stati, e tutte ne sfruttano il vantaggiò che · esso offre di poter occupare posizjoni defilate. La possibilità di sparare d a posizioni defi late, conferita dal tiro indiretto delle artiglie1ic di tutti quegli Stati che seguirono la Scuola tedesca, mentre fa pensare a. taluni che sia om1ai impossibile o assai d iffi.cilè svolgere efficacemente la «controbatteria», rivela ag!i artiglieri Tedeschi l'importanza del tiro curvo. Inoltre i Tedeschi, avendo in vista sovratutto la probabilità di un conflitto colla Francia e prevedendo quindi cli dover agire contro fortificazioni. permanenti scaglionate in profondità nel territorio dell'avversario, organizzano una potente artiglieria pesante capace cli seguire le truppe in campagna,

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SCUOLA TEO.ESCA E SC UOLA FRANCESE

e ciò anche perchè prevedono e riconoscono tutta l'importanza che in avvenire assumerà la fortificazione campale. I principii fondamentali della -dottrina tedesca si possono quindi sintetizzare come segue : largo impiego di artiglieria campale a tiro curvo, e adozione di a rtiglieria pesante mobile tanto da poter seguire le truppe operanti. Per il tiro cHrvo, il materiale obice da 105 mod. 98, modificato nel 1909, a tiro rapido, scudato, mobilissimo e capace di lanciare a 6400 m. un proietto di 16 kg. risponde egregiamente : il suo compito, nel regolamento d'artiglieria del 1912 è definito come segue : l'obice da 105 mod. 98 modificato 909 ha gli stessi compiti del cannone da campagna, ma lo supera come efficacia nei t iri contro artiglieria e obbiettivi defilati, e contro truppe nascoste nei boschi d'alto fusto. Come artiglieria pesante i Tedeschi per la distruzione delle opere prevedono l' impiego degli obici da 150 e da 2 10. La postazione di queste bocche da fuoco a distanzçt utile sarà protetta da cannoni da 105 e da 130 a grande gitta ta. Il Comando tedesco è convinto che la fanteria sarà terribilmente ostacolata nella sua avanzata dall'artiglieria avversaria e ritiene necessario di iniziare la battaglia con una sistematica azione di -con trobatteria svolta dall'artiglieria pesante. Questa artiglieria verrà inoltre impiegata, all' inizio deila presa di contatto col nemico, contro gli ammassamenti avversari e contro Le colonne nemiche in marcia. Per poter intervenire tempestiva mente, nell'avvicinamento prenderà posto .nelle colonne in coda alla Divisione di testa (cui sarà assegnata) · oppure ancbe più avanti, subito dopo l'artiglieria leggera di . questa Division e : si apposterà fuori della portata dell'artiglieria leggera nemica, proteggerà lo schieramento della propria artig lieria leggera~ e distruggerà le batterie avversarie che avrà individuato. Successivamente parteciperà alla preparazione dell'attacco, distruggendo tutti gli ostacoli nel punto che è .stato prescelto per l'assalto della propria fanteria : sotto la sua protezione, l'artiglieria leggera potrà svolgere tranquillamente la sua missione principale che è l'appoggio continuo e _continuato della propria fanteria. La Scuola francese, pur riconoscendo la potenza del fuoco (gli insegnamenti delle guerre passate .erano indiscutibili) dà la preponderanza alla manovra. È bensì vero che il Regolamento frances_e d i manovra dell'artiglieria da campagna del r9ro dice che l'artiglieria -

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ha azione efficacissima sui bersagli animati a.Uo scoperto ; ma questo Regolamento aggiunge subito che la · distruzione è difficile ad ottenersi e che in certi casi potrà bastare una neutralizzazione ottenuta còn un numero relativamente _limitato cli colpi. Inoltre, l' Istruzione francese sul Servizio in guerra dice che il fuoco dell'artiglieria non ha che una minima efficacia contro un avversario riparato, e che per costringerlo a scoprirsi occorre attaccarlo con la fanteria. I Francesi vengono così alla conclusione che l'artiglieria non è che un'Arma secondaria senza efficacia contro gli obbiettivi riparati o anche semplicemente mascherati. L'Istruzione sul Servizio in guerra del 1895, che considerava il duello d'artiglieria come una fase preliminare della battaglia, viene messa da pai."te e si ritiene che il compito essenziale dell'artiglieria è quello cli appoggiare la fanteria con costant e cooperazione. Per questo si fa grande assegnamento sul 75 mod . . . r897 di cui si sopravaluta il rendimento fino a credere che esso possa da soio bastare ad assolvei:e· tutte le missioni ciel campo di battaglia. La dottrina francese, in confronto ·a quella tedesca ha , per l' impiego d'artiglieria, concetti meno aggressivi e di minor sicurezza, considera la formazione cli riserve ed il tiro a zone, nonchè interventi succ:essivi . La dottrina francese pone come concetto predominante della tattica quello delle azioni rapide, di sorpresa, e cioè· sostanzialmente dà· molta importanza al movimento e, relativamente, poca al . fuoco. · Il tiro curvo è poco considerato o per Jo meno si ritiene insufficiente l'azione della rosetta, che a vvitata alla parte anteriore del . proietto, ne modifica la forma e consente di render~ meno teso il tiro a granata. Secondo la dottrina francese non occorre preparare l'attacco, basta appoggiarlo, conseguendo così contemporaneità di fuoco e di movimento. Non si deve credere all'azione del fucile che colla sua traiettoria troppo tesa ostacola la manovra dei reparti minori, nè a quella della mitragliatrice che rallenta lo slancio, nè a quella delle ,.. artiglie1) e pesanti campali e pesanti che appesantiscono l'attacco : I' unica arma che può realmente appoggiare la · fanteria è il cannone da 75 con impiego prevalente cli shrapnel. Non è considerato nè predisposto il tiro cli distruzione degli ostacoli passivi , e del pari non viene considerata nella sua reale importanza l'azione a massa. · Le dottrine degli altri Stati -sono basate o su quella francese o su quella tedesca, e pertanto gli Eserciti cli tutti i Paesi sono indirizzati_

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COO.PE l!AZTONE TRA A lfflGL!ERIA

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J.'1\N'L' l::R JA

sulla rapida offensiva e trascurano di studiare e adottare i mezzi necessari per poterla svo.lgerc anche di fronte ad apprestamenti difensivi · costituiti da imponen t i opere di fortificazione campale e da reticolati. La battaglia a ritmo lento, protraentesi con successive azioni per intere _giornate è presa in scarsa considerazione. La fanteria, malgrado gli insegnamenti della guerra russo-giapponese, continua ad attenersi ad una tattica lineare. Tutti i Regolamenti p rescrivono il coordinamento tra l'azione della fanteria e quella dell'artiglieria, ma le modalità per realinarlo ed i mezzi per ottenerlo non sono determinati. In proposito è degno di nota l'accenno fatto dall' .Istruzione russa d el 2 marzo 1912 circa l'importanza d elle batterie someggiate p er l'accompagnamen to della fant eria. L' idea dell'artiglieria di accompagnamento della fanteria è p erò dovuta agli Inglesi che per primila impiegarono nelle loro guerre coloniali, e a nch'essi, nelle loro Istruzioni, ne m ettono in rilievo l' importanza e l'utilità. L a dottrina inglese si avvicina però di più a quella tedesca. Saranno proprio gli Inglesi che nella grande guerra porteranno in campo le artiglierie a tiro curvo e pesanti di cui i francesi difettano, dando particolare importanza alla cooperazione fra artiglieria e fanteria. Le loro is truzioni dicono in proposito : Nell'attacco e nella cli fesa. si ·deve tendere alla piìt intima cooperazione tra artiglieria e fanteria. affinchè q u est· ultima possa tra m e tutto il Yantagg io che può offrire il cannone ; ali' inizio dell'attacco., la fante ria avanzant_c si attire rà. il fuoco de lla -difesa e con cit> offrirà. un bersaglio a ll'artig lieria mentre il fuoco dei propri cannoni, combinalo con q ue·llo d ella fa nte ria , per met ter/i alla linea di fuoco di avvicinarsi al coperto in ordine spiegato ,·erso la posizione nemica, evitando così inutili perd ite. ell'azione c he seg11e a questo prelud io, l'artigl ieria e la :fanter ia debbono agire di concerto per far dimin uire il fu oco d ella di fesa in modo da faci litare l'avanzata della linea di fuoco, che d e\·e appunto approfittare d el rilassamento della difesa. Nel momento critico d e l combattime nto, p oco prima de ll 'assa lto, l'arti glieria e la fanteria debbono agire cl i comune a ccorcio per dirigere il fuoco ·più viole nto possibile nel pnnto o sui punti designati per l 'attacco vicino, allo scopo di ottenere rapidamente la s uperioritit cli fuoco sulla difesa. ln nessun allro momento questa coopera1.io11e è così importante per il conseguimento di 1111 risu ltato com pleto ·da parte de lle cl ne Armi.

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SCUOLA INGLESE , GIAPPONESE E ITALIANA

Così dicono il (( Training Manual )), appendice 1905, e l'C< lnfantery Training 1905)) pubblicati dal War Office e riprodotto dagli Americani ad uso delle loro truppe, come dice esplicitamente la prefazione del Regolamento « Exercices d' infanterie >> del 1908. I Giapponesi in questo campo rimangono fedeli àlle teorie già applicate con successo nella guerra contro la Russia. La loro regolamentazione dice : L'artiglieria comincia col battere l'artiglieria nemica e impiega a questo scopo la maggior parte dei suoi mezzi : la patte minore sulla fanteria. Ottenuto un notevole risultato sull'artiglieria nemica, tali proporzioni sono invertite: la maggior parte delle a.rtiglierie tira sull'obbiettivo dell'attacco, ed il resto continua il tiro sull'artiglieria nemica. L'avanzata della fanteria ed il fuoco dell'artiglieria debbono regolarsi reciprocamente tra loro. Al momento dell'assalto, l'art:igli.e ria cessa cli battere l'obbiettivo della fanteria, e batte il terreno al d i là del punto di attacco.

La dottrina italiana seguiva in gran parte quella francese, ma non tanto per convinzione quanto per ragioni di disponibilità di materiali. Tuttavia dava maggior importanza al fuoco, e a questo riguardo, così come verrà detto più diffusamente · nelle pagine successive, conteneva già alcune cli quelle norme che nella guerra succe·ssiva dovevano poi assurgere a grande importanza.

PARAGRAFO

60.

PARALLELO TRA LA REGOLAMENTAZIONE ITALIANA E QUELLE E·STERE, CON PARTICOLARE RIFER IMENTO ALLA REGOLAMENTAZIONE AUSTRIACA.

· Abbiamo finora accennato appena cli sfuggita alla dottrina italiana: soffermiamoci ora ad esaminarla un pò più a fondo, mettendola in confronto coh le teorie straniere già esposte . Nell'epoca che consideriamo la nostri dottrina tattica è irn:perniata sulle <e Norme generali per l' inipiego , delle Grandi Unità >i e sulle (( Norme per il combattimento», puhblicate ambedue nel. settembre 19r3.

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PAR ALLELO FRA LE VARIE R'E(;OLAMENTA,'-IQNI

Questa regolamentazione distingue il combattimento d' incontro e la battaglia preparata. COMBATTIMENTO r/ INCONTRO. ~ Nella marcia al nemico, alle avanguardie vengono assegnate artiglierie in misura varia a seconda del terreno (scarsa o nulla in terreno coperto ; maggiore in ·terreno scoperto), e a seconda del compito e della situazione. Per le artiglierie del (< grosso >> :

le divisionali marciano colle rispettive Divisioni verso la testa delle colonne ; quelle di C. cl' A. in .coda alle truppe suppletive, ma se occorre sono spostate verso . la testa del grosso. Avvenuto il contatto col nemico avviene lo schieramento del · grosso ; in questo frattempo parte delle artiglierie agisce contro le batterie avversarie che s{ sono rivelate, prefiggendosi lo scopo di vincere al più presto l'ostacolo che le batterie nemiche frappongono allo schieramento : se esse non si sono rivelate, evitare per parte nostra di aprire il fuoco. L'Artiglieria deve cooperare con ta Fanteria. Nell'attacco se l'artiglieria attaccante ha potuto prendere il sopravvento su quella nemica, potrà' portare il suo fuoco sulla fanteria della difesa, ma tuttavia alcune batterie possono es[ere destinate a riprendere il fuoco contro quelle batterie della difesa che non fossero ancora neutralizzate. È previsto lo spostamento in avanti delle batterie dell'attacco nel momento in cui si ingaggia il combattimento vicino. È previsto anche r ·impiego di conc~ntraìnenti di fuoço, ma il concetto è soltanto embrionale pefchè non si tratta che di accentramento della direzione del fuoco, vale a dire di . un coordinamento dell'azione cli più batterie; e cioè non si pensa ancora al concentramento nel senso di massimo volume di fuoco, nel minor · tempo, sullo stesso obbiettivo. È previsto che le batterie pesanti ini~iino nòrmalmente la loro azione al principio della fase dell'attacco prendendo posizione il più avanti possibile. Nella fase risolutiva dell'attacco la massa di fuoco deve preponderare sull'obbiettivo da raggiungere, ed in questa fase si fa grande assegnamento sull'azione di batterie pesanti campali, e cioè di tiri

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B A1TAGLIA D' INCO!\TRO E 13!\TT i\GLIA PREPA RATA

con cannoni contro artiglierie, e di tiri con obici contro i rovesci delle posizioni :la conquistare, ove sono o si suppongono le Riserve. Le <( Norme » prevedono che alcune batterie o frazioni di batteria possono raggiungere la fanteria e agire a contattò materiale con essa. Se l'attacco riesce, nello sfruttamentò del successo -le batterie piìl avanzate si portano sulle nuove posizioni, e altre le sorpassano per concorrere all' inseguimento del nemico. Se invece l'attacco fallisce le artiglierie restano in posizione . per sostenere il ripiegamento delle fanterie e, se occorre, ripiegano a loro volta a scaglioni. Nella difesa, qual).do il Comando ha fissato la posizione da tenere, l'artiglieria dell'avanguardia ne protegge con fu_çco intenso l'occupazione agendo contro i bersagli più minacciosi . .Nel frattempo le artiglierie del grosso prendono posizioni dietro te· fanterie curando il defilamento e la copc::rtura. È previsto l' impiego di << batterie tFaditrici ». Non app.ena la fanteria ha occupato la posizione stabilita, le artiglierie pesanti campali sono fatte avanzare : gli obici per agire contro truppe avversarie al riparo, i cannoni per eftettuare la controbatteria. L'artiglieria della difesa ha in genere come compito principale quello di prendere sotto il fuoco la fanteria dell 'attacco nella fase cl i avvicinamento ; come compito secondario quello cli eseguire il tiro cli controbatteria, limitato però alle batterie nemiche piì.1 minacciose . ·Quando le ·c1ue fanterie sono a contatto, l'artiglieria della difesa intensifica la sua azione sulla fant.eria attaccante, in I stretta cooperazione colla propria fanteria. BATTAGLIA PREPARATA. - · Per l'attacco, la preparazione tecnica e· tattica delle artiglierie potrà avere maggiore sviluppo che nel combattimento cl' incontro. È previsto che le artiglierie pesanti entrino in azione prima .delle altre sfruttando la. loro maggiore gittata e. la loro maggiore potenza ; e poichè si prevede · che il nernico agirà nello stesso modo, lo schiera.mento delle truppe attaccanti dovrà avvenire a maggiore distanza che nel combattimento d' inwntro . . Precedentemente all'attacco si prevede una preparazione di

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IMPIEGO ARTIGLIERIE PESA::STI

fuoco per ostacolare la costruzione o la distruzione dei mezzi di ricognizione, di osservazione e di collegamento del d ifensore . Nella difensiva è previsto che soltanto una parte delle batterie dovranno' occupare le posizioni di combattimento ; le altre resteranno in posizione di attesa fj.nchè non si abbiano chiari indizi sui propositi del nemico ; queste ultime andranno in posizione al momento opportuno ma dovranno potersi disimpegnare rapidamente per poter concorrere, colk unità cui appartengono, ad azioni controffensive. Le batterie pesanti fin da principio entreranno in azione da posizioni non arretrate, rispetto alle altre batterie, per no~1 rinunziare ai vantaggi della propria gittata. _È prevista l' accurata preparazione del tiro su tratti cli bersagli cli particolare importanza (passaggi obbligati, radure, strade, ecc.) e specialmente sul tratto di terreno immediatamente antistante a lla propria fant eria. In montagna, la scelta delle posizioni deve essere accuratamente fatta sovratutto tenu to conto delle difficoltà di spostamenti, e talora bisognerà assu1:nere posizioni dominanti per evitare gli angoli morti. Appare subito evidente che per quanto concerne le artiglierie leggere la nostra dottrina, pur seguendo in parte la Scuola francese in quanto non prevede l' impiego di materiali a tiro curvo - di cui d'altra parte non eravamo per anco provvisti - dà però maggiore importanza al fuoco _che non la Scuola francese. Gli Austriaci seguono fedelmente le dottrine tedesche, e però nella loro applicazione, favoriti dall'avere a disposizione ottimi materiali, migliori sotto certi punti di vista di quelli tedeschi, danno al fuoco la massima importanza. Il loro obice da xoo, adottato nel r9LJ., è di gran lunga stiperiore all' analoga bocca da fuoco tedesca e consentirà quel tiro curvo tanto auspicato dai Tedeschi e per essi anche maggiormente opportuno e conveniente in vista del terreno sul quale saranno chiamati a combattere.

*** Per quanto concerne l'impiego delle artiglierie pesanti campali i nostri Regolamenti (« Norme Generali per l' impiego delle grandi unità)), pag. 87 e Nonne per il combattimento, pag. 221) d icono : · Delle artiglier ie pesanti, g li obici sono essen./ialmente destinati : ad eseg uire t iri contro opere ùi fort ificazione campale, specialmente ricover i e robuste

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REGOLAM ENTAZ.JO)<E ARTIGLIERIE PESANTI CAMPALI

coperture orizzontali; a bombardare e incendiare località abitate o caseggiati, p unti di appoggio della difesa; ed infme,ma con saggia oculatezza nei consumi, anche a battere truppe .annidate nelle pieghe del terreno o dietro ripari. I cannoni invece sono specialmente destinati a battere truppe a grandi distanze, che presentino però favorevoli condizioni di bersaglio ; a controbattere le artiglierie dell'avversario per spianàre la via all'azionè della propria artiglie1ia leggera ; ed infine anche ad agire contro ostacoli resistenti verticali. Occorre ina.Jtre nota.re che gli obici possono rendere preziosi servizi specialmente nel!' ul tima fase della lotta, q uando, per essere le fanterie dell'attacco e della difesa assai vicine fra loro, i cannoni non' potrebbero conti nuare il tiro senza mettere in pericolo le proprie fanterie; gli obici, in gra_;da della grande curvatura della loro tra.iettoria, potranno prosegufre il fuoco assai piì1 a lungo.

Tale definizione di cmmpiti, che affida ai cannoni la controbatteria ed agli obici la distruzione degli ostacoli, differisce comple.tamente dalla dottrina tedesca, che attribuisce . in genere a tutta l'artiglieria pesante campale il compito della controbatteria, ponendolo anzi in prima linea. La nostra regolamentazione, parlando poi dell'azione dell'artiglieria pesante campale nel momento · che precede l'assalto dice : Le batterie pesanti campali, ormai senza alcuna. restrizione d ' impiego devono operare · in concorso col cannone leggero sul tratto di fronte nemica che costituisce l'obbiettivo finale della propria fanteri.a . Le batterie cli obici saranno specialmente adatte acl impedire l'accorrere delle riserve nemiche, e poscia -· dicevano le Norme per il combattimento,_- specie per i grandi effetti morali che ne conseguono, a 'scuotere la resistenza dell 'avversario n el punto di attaccç> ; i cannoni invece, si presterannò meglio ·a rinforzare l'azione di quelle batterie leggere, le quali dovessero controbattere le battei'ie nemiche che eventualmente si palesassero in condi_zione cli produrre sensibili danni alla. fanteria assalitrice; ma esaurito questo compito dovranno anch'esse dirigere il fuoco dove si esercita lo sforzo decisivo. Nella difensiva invece :· gli obici serviranno specia.!mente a battere quelle loca.lità abitate tra le quali l'attaccante cercasse coprire il concentramento delle proprie truppe, o le opere d' arte-· di non grande resistenza - che .costituissero . p'u nti obbligati di passaggio per l'a.ttaccante stesso; i cannoni invece saranno meglio adatti a battere, alle grandi distanze, le colonne avversarie che iniziano i movimenti per lo schieramento o 'per la manovra, ecl a controbattere le batterie nemiche, tosto che queste si rivelino.

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DOTTRINA ITALIANA PER ARTIGLI ERIE PESANTI CAMP.I\LI

. Riassumendo, la nostra dottrina del 1914 per le artiglierie pesanti campali stabiliva quanto segue : - l'obice pesante campale viene impiegato contro obbiettivi resistenti o anche contro bersagli animati non sparpagliati o non molto defilati ; come complemento al tiro dei cannoni nell'ultima fa?e di avvicinamento della fanteria; - il cannone è impiegato per la lotta contro l'artiglieria. avversaria e per i tiri a grande distanza, nei particolari casi in cui tali tiri siano, redditizi ; le bat~erie pesanti campali vengono tenute alla coda del grosso salvo ad incolonnarle più innanzi, quando se ne preveda il sollecito . impiego ; - è previsto che, tanto nell'offensiva, quanto nella difensiva., le artiglierie pe; anti campali possono essere impiegate fin dal principio · dell 'azione, sia per la lotta contro l'artiglieria nemica, sia per disturbare lo schieramento della fanteria avversaria ; - lo schieramento non deve essere troppo avanzato ; cli massima nell'attacco deve essere fatto dietro la zona delle artiglierie da. campagna. B11011a. norma - si ricorda (Norme per il combattimento, pag. 103) - è impiegare le artiglierie pesanti cam pali cla posizioni prossime alla direttrice cli marcia seguita dalla grande unità, disposizione questa che agevola anche il, rifornimento delle munizioni ; - in massima non è opportuno assegnare artiglierie pesanti alle huppe in caricate cli eseguire azioni. cli fianco , azioni che in genere richiedo no manovre di difficile ·attuazione. Talvolta per6 potrà essere utile impiegare le arti·glierie pesanti verso ]'ala dalla quale si distacca il Reparto incaricato di eseguire l'azione cli fianco, per approfittare del più ampio campo di tiro che generalmente resta libero cla quella parle, e per appoggiare così piì1 efficacemente e· piì1 a lungo lo svolgimento cli quell'azione ; - nella « difensiva preparata» invece non conviene tenere le artiglierie pesanti campali troppo arretrate, per non perdere il vantaggio cli impiegarle al . principio della lotta, quando cioè esse troveranno, più facìlmente che in seguito, occasioni d'essere impiegate in conformifa delle loro caratteristiche. (Norme · Generali per l'impiego delle grandi unità, pag. 195.)

Tutti i predetti ricordati principii della nostra dottrina, indiscutibilmente erano e sono ancora principii sanissimi che si avvicinano molto a quelli tedeschi ed austriaci, e sotto certi punti di vis.ta li superano ! Peccato che le nostre disponibilità finanziarie i~po~essero grandi limitazioni quantitative e qualitative nei nostri rn~teriali, e quindi non ci fosse consentito di applicare tali principii come si sarebbe dovuto e voluto ! 73 -


REGOLA ME XT AZI OKE ARTIGLIE RIA D A FO RTEZZA

Per quanto concerne l'artiglieria detta allora impropriamente da (( fortezza », la nostra regolarp.entazione era stata aggiornata coli' Istruzione pubblicata nel 1913 e fatta diramare in sunto nell'aprile 1915 dal gen. Cadorna, il quale nella Premessa così diceva : (( Ogni guerra , oltre a comportare fin dal suo inizio, come lo dimostra quella che ora si combatte nei vari teatri d' E uropa, operazioni attorno a fortezze, obbligherà altre.si a lotte tenaci per la difesa o per la conquista cli posizioni rafforzate con opere campali, sicchè in frequenti evenienze la guerra campale·assumerù in parte il carattere di quella di fortezza ;>. Sella guerra d i forteua. ,... d iceva inoltre il gen . Cado rn a - nonostante c he l'artig lieria, per effetto d ei notevoli perfezionamenti da essa conseguiti, abbia assunto oggi molt o maggiore impo rtanza che per il passato, pure nessun risultato risol utivo potrà d a essa ottenersi sen za l 'azione conco mitan te della fanteria., cosl com.e nella g uer ra. campale ove la cooperazione d i queste du e Anni d eve com piers i in una contin ua a rmo nia di sforzi.

La. predetta Istruzione, parlando poi dei procedimenti speciali della guerra cli fortezza, li caratterizzava come segue : a vanzat a ·s istematica-di tutt e le forze, mercè !:azione a r monica e concorde del ca nno ne , della zappa, de lle rninC', fi no a. q uel rno mC'n to crit ico in cui, l'equilibrio mo rale essendo ro tto a fav ore de ll 'at t a ccante , quesl'u ltirno cla l l't1ltimo a ppostamento conquis tato, potrà m uovere a ll'as8alto. Ogni pa.rzia.le successo dell'artiglieria permetterà a l la fanteria d i a va nza:re e di -raffor zars i s u n uovè posizioni ; ogni prog resso della fanteria d arà maggior protezione a ll'ar tig lieria e v,.trrà sovente a svela r le nuovi obbiettiYi, o a fornirle preziose inclica.%ioni s u obbiett iv i coperti o ma.le no ti.

Questi concetti hanno molta analogia con quelli sanciti in Francia clall'<( Jnstruction généra le sur la guerre de siège, 30 juillet 1909 )> che dice : - mettere in posizione, contro la fronte cli attacco , tma massa di artig lieria a bbastanz_a potente per n u mero e ca libro di bocche eia fuoco, per disorganizzare o dis truggere i me,zzi d i com bat t imento , i r icoveri e g li ostaco li della d ifesa; r • - a mis nra che p rocede la. d istruzione, conquisi.are successivamente, mediante attacchi di v iva fo rza con b.t fanteria secondata d a l ge nio; ·uua serie di posi-

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DOTTRINA .'1UST R!ACA ·

zioni sempre più ravvicinate alla fortezza, organizzandole d ifensivamente per assicurare il possesso defi nitivo del terreno conquistato ; - avanzare così finchè· le tru p.pe attaccanf i sara.nno in condizione cli muovere all'assalto della posizione occupata dal difensore; ·- muovere allora all 'attacco decisivo , preparato dall'artiglieria, in cond izioni analoghe e secondo gli stessi ·principi della. guerra di campagna .

Queste Norme italiane e francesi nulla hanno da invidiare a quelle tedesche ed austriache, ma purtroppo rimarranno nella carta sia per scarsa disponibilità di materiali e sia perchè, a differenza di quello che prevedono e praticheranno gli Austro- Tedeschi, non si pensa ancora in misura sufficiente che l'artiglieria (<da fortezza >> .dovrà essere dotata di mobilità. tale da poter intervenire al seguito delle truppe operanti.

*** Chiudiamo questo paragrafo riportando quello che dice il col. Eimannsberger, a proposito della dottrina austriaca, nell? sua pregevole opera.(< L' Ar!iglieria aust ro- ungarica nella guerra mondiale» : ... ed ora ancora un o sguardo ai concetti che si avevano in materia di azione d i comando durante il combattimento, ;;econclo le Ko rme tattiche impa.rtite per la fanteria nel 19 11 , e per l'a.rtiglieria nel 1913 . Pensiamo a quei tempi. 1[ nostro eserci to .era educato essenzialmente per l'attacco. E ra convi;lzione gene ra.le che un conflitto europeo di vaste dimensioni sarebbe durato soltan to a lcune settiman.e o al mass imo alcuni mesi ; la decisione si sarebbe a vuta in una g.uerra cli movimento, con una !'Crie di battaglie susseguentisi a breve i ntervallo. P roprio in quei tempi og ni battaglione cl i fanteria veni,a arma to con una ~ezione mitragliatrici ; l'anmt principale dell 'artiglieria. era il cannone campale, e· poich(: si faceva assegnamen to esclusivamente sul la guerra di movimento, no n si contava affatto sull'artiglieria pesante . Il Rego lamento tattico austriaco per la [ante ria, scritto in uno stile p ieno cli s lancio e con un ,<in no all,i fanteria. regina. delle armi » tendeva ad addest rarla a l comb,ittimento rapido caratterizzato dallo spirito cli iniziativa e dalla s ua possibilità di autonomia. Se necessario, la fanteria è capace di ri;;olvere da sè q ualsiasi compito richiesto dal combattimento ; si confida che soltanto l'attacco possa portare a r isultati decisivi ; pertanto non ci si stancherà mai di avanzare verso il nemico p·r e:nde ndo contatto con esso onde batterlo con un 'efficace azione di fuoco.

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DOTTRINA AUSTRO-UNGARICA

·. L'artiglieria appoggia l'attacco della propria [anteria dirigendo il suo fuoco sulla fanteria del nemico e ·c-ontrobatt.e ndo le s11e batt erie. Interessante è la parte del Regolamento tattico austriaco, secondo il quale per l'attacco della. fanteria non è indispensabile che la propria artiglieria impegni completamente l'avversa.rio, ·poichè si ritiene,che il nemico abbandonerà i propri ripa.r i e quindi si esporrà completamente all'azione çlell'artiglieria attaccante, soltanto se impegnato fortemente dalla _fanteria : teoria questache non poteva nascere se non quando il cannone leggero era. ancora l'arma più importante dell'artiglieria.. Ma i~ tutto questo Regolaniento non si leggeva alcunchè o ben poco che, circa la propria artiglieria e quella ayversaria, si intonasse alle reali esigenze della guerra quali sono emerse e quindi ~i conobbero a conflitto ultimato. Naturalmente diversi sono i concetti contenuti nel Regolamento tattico dell'artiglieria: in esso si passano in rassegna i vantaggi della postazione scoperta! semiscopèrta e coperta, e si afferma che a.Il' inizio del combattimento l'artiglieria dovrà far sentire il suo peso sulle posizioni coperte del nemico, intervenendo tlirettam.ente s ulla :fanter~a avversaria soltanto piì1 tardi. Grande importanza era attribuita all'accoppiamento ciel tiro frontale con . quello fiancheggiante. Al momento tlell'attacco occorre _prima di tutto ridun'e al silenzio l'artiglièria nemica ; durante il combattimento è però necessario di impegnare seriamente la fanteria dell'avversario. Per aumentare l'effetto del .fuoco è indic-ato cli assegnare qualche volta alcune batterie ad immediato segtfito della fanteria avanzante, e per tale bisogna si ritiene ottimo l' impiego del cani1one da montagna. Principio fondamentale di tutta la regolamentazione austriaca è quello di impiegare sempre l'artiglieria nel comba.Himento, come a usilio aJl 'azione della fanteria. Sin qui i Regolamenti austro-ungarici. Ora è fuori cli dubbio che il cannone a tiro rapido, per le sue propdefa, creò una situazione ciel tutto speciale : una batteria a tiro rapido poteva assolvere .i suoi ·comJ?iti di tiro ottimé1me11te da posizioni coperte, senza bisogno .. di essere impiegata in posizioni scoperte e quindi di essere fac'ilmente vulnerabile, mentre la s ua velocità di tiro, di ben cinque volte superiore a quella dei vecchi cannoni rendeva yuasi certa la distruzione delle batterie nemiche in postazione scoperta. Ne consegue che, all'inizio della battaglia, entrambe le artiglierie avversarie debbono .metter.si in posizioni coperte, in modo che l'una non possa seriamente danneggiare l'altra, a meno che -una.delle due non riveli il.proprio schieramento. Appare quindi pure chiaro che le batterie assegnate in accompagnamento delle fanterie correvano il rischio di essere distrutte prima ancora di poter entrare utilmente in azione per raggiungere lo scopo prefisso.

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CONDIZIONI ESERCJ'rO A US'l'RO-U!>iGA RICO

In conclusione appariva pertanto chiaro che l'artiglieria era più che mai in grado di assolvere uno dei s uoi conÌpiti principali, e cioè'di appoggiare l'attacco delle fanterie col suo fuoco diretto sulle posizioni nemiche di fant eria, ma per contro non era in grado di aiu tare efficacemente l'attacco della fanteria stessa distruggendo l'artiglieria avversaria. Su d i que;,to p unto non vi è alcun dubbio, qualunque sia la proporzione delle 'artiglierie in campo. Oramai il numero aveva perso della sua importanza, caso nuovo nella storia della guerra. In questo capovolgimento della situa:done ne deriva un vantaggio negativo, cioè una maggiore possibili fa per il llil'ensore di mantenere le sue p9sizion i se ben protetto dalla propria artiglieria : in tal modo la potenzialità tattica della difesa ne risultava aumentata. :vra di questo importante nuovo fattore nessuna regolamentazione tattica dei maggiori E serciti faceva cenno, poichè ancora non si conoscevano i riflessi della sua importanza su ll'andamento del combattimento. Ogni artigliere, studioso profondo dei problemi della propria Arma conseguenti da lle perfezionate s ue arni.i, sapeva che, pur essendo g randemente aumentato lo studio accurato degli Stati Maggiori in riguardo ai nuovi materia li d'artiglieria e quindi alle nuove possibilità cli impiego dell'Arma, i Capi, nell'assenza cli risultati p ratici che solo potevano emergere da nna vera guerra, non avevano visto ancora chiaramente la nuova conseguente situazione; e la Fanteria sovratutto non aveva la minima sensazione della nuova conseguente condizione di cose per cui d'ora in avanti l'Artiglieria non era piit in grado cli assolvere come compii.o pr incipale (J uello trad izionale cli poter ri uscire ad a nnientare l'Artiglieria avversaria.

Dopo tali premesse, il quadro riassuntivo delle condizioni del1' Esercito austro- ungarico nell'est ate del 1913 può essere così espresso: ottimo addestramento, se pure unilaterale, nella preparazione dell'attacco; fanteria ben conscia del proprio valore ; artiglieria in quantità ridotta, ma molto bene addestrata e sovra tutto educata a collaborare in qualsiasi momento colla fanteria; bocche da fuoco in. _parte antiquate. Presa ognuna a sè, le due· Armi erano molto -bene addestrate ; mancava però, come del resto in molti altri eserciti, una collaborazione perfetta tra cli esse, e ciò specialmente per incompre.nsionc da · parte dei fan ti. . -

77 -,--


C0)ID1ZI0Nl DEU/_:\ RTlGUE RTA ITALlANA

Mancanza assoluta cli esperienza. cli guerra vera., Dal r866 l' E sercito austro- ungarico non era stato piì1 impegnato ; a tale cJe: ficienza cli sperimentazione pratica. si era rirnediato con molte tattiche e con molti studi e soluzioni di problemi tattici teorici, forse anche più numerosi del necessario . . I Regolamenti tattici davano modo e luogo ad interpretazioni rnolto late cosicchè ogni comandante finiva per . avere idee diverse. Spirito magnifico : ufficiali e trupp~ pronti . alla lotta. ed al sacrificio per il benessere la gloria della ·d u~ plice Monarchia. Così si iniziava la guerra nell'estate del r9r4 per parte deU' Esercito austro- ungarico.

e

PARAGRAFO

L' A RTIGLIERIA ITALIANA

NEL

GIUGNO

LA DISPONIBILIT.À. DEI :MEZZI -

-

I

7°.

I9Lf _:_ GLI

ORD I NAMENTI

LA CULTURA DEI QUA DRI

Mt\TERIALf. .

Tratteremo in questo paragrafo, cli molti materiali d'artiglieria che, in servizio nel giugno 1914, dopo aver s.ervito egregiamente durante tutta la guerra, sono tuttora quasi t utti in dotazione a fianco d i materiali modernissimi . E poichè nel dopoguerra opportune Circolari ministeriali, va• riando necessariamente molte denominazioni antiche, ~ 1anno disciplinato la terminologia che .caratterizza le varie specie cli bocche da fuoco in modo abbreviato, preciso ed inequivocabile, noi adotteremo senz'altro le denominazioni che figurano nelle Istruzioni e nelle Regolamentazioni in vigore al momento in cui quest'opera storica viene redatta, e che sono oggi famigliari a tutti gli artiglieri. ; Riteniamo però opportuno cli riportare qui una precisa e chiara leggenda nella quale il lettore, per ogni denominazione del tempo · di guerra, troverà corrispondentemente quella attuale, ed anzi alla leggenda stessa riteniamo cli dover premettere alcune indicazioni che meglio serviranno a comprendere l'esatto significato della terminologia in · uso. Il Ministero della guerra, con disposizione inserita nella Circolare N° 269 del Giornale Militare del 1926, ha modificato la cleno-


NllòVE 0 1;;-.;f>i'l l >.",\ ZH J ~ I

minazione delle nostre bocche da fuoco, basandosi sulle seguenti d iret tive : a) la de no minazio ne delle a r tiglierie si forma con la p a rola << cannone .)) (oppure cc ob ict> n oppure « mortaio > >), segui ta ·d a l . ca li bro espresso in milli metri , e dalla lunghezza della bocca da fuoco espressa in calibri ; · -b) sono « cannoni >i ]e bocche da fuoco lung he pit1 d i · 17 calibri ; « obici » quelle lunghe tra i 12 e i 17 calibri ; e e< morta i » q uelle lunghe meno di 12 calibri ; (in base a tale norma l'antico cannone da 75/13 è ora cla~sificato come o bice; gli obici da 280 A., da 280 I<., e d a 280 C. sono classificati tra i mortai) ; e) q u a ndo pii.i bocche da fuoco ha nno lo stesso calibro e la stessa lung hena in calibri, si aggiunge al nome della bocca da fuoco a nche il m odello; q ua ndo anch e il mode llo è ug uale, si aggiunge J' ind icazione del .tipo (così per e~emp10: mo rtai da 210/8 D. S. e m ort aio da 2ro18 D . A., che significano rispettivamente, mortaio da 2roi8 _D e Stefano, e mortaio da 2IO i8 Dc Angelis) ; d) la lunghezza in calibri è mis urata, per t utte le bocche da fu oco, dalla faccia ante rio re clell'ott nratore, chiuso, al vivo di volata. F inora la lunghezza in calibri si riferiva per alcune a rtiglierie alla loro lunghezza della parte rigata, per altre a l tratto dal vivo cli vola t a alla faccia an teriore dell'otturatore. Con la de no minazio ne ora adottata s i sono ridotti a l minimo i cam biam enti dovuti all' unifica7.ione cl i criteri. ART IG LLERIE C IT ATE T~ QUE STO l'ARAG HAFO 1 1

-·--_---n

DE;-.; Q M l :-IAZIONI:: I).EL TL-:MPO

OE:-IQ)IINAZ l OxE ATTCALE I

della guerra mondiale (Ì9r5)

(1926)

I

Ossrn·.1::io11i

-----.-

I I

Cannone <la 70 mont . Cannone eia 65 m on t. Cannone da 75 Krupp Cannone da 7 5 Dépor t O bh;c da q 9 Krnpp Cannone d a 149 .·\. i\lortaio da

21 o

I Obice d ~\ 30:5

r

' Cannone da 70/ 15 Cannone da 65/ t7 Cannone da 75/27 moù. où Canno ne da 75/27 mocl. rr Obice da l 4()/ 12 mod q Cannone da r t 9/ 35 \:\ lortaio da 2 ro,'8 D. S . (:\forta io da 2 10/ 8 D. A. Obice d a 305/17

-79 -

I Aff. D e Stefano Aff. De Angelis


NUOVE DENOMINAZIONI

ARTIGI.IERIE C_ITATE IN QUESTO PARAGRAFO MA

NON

PIU

IN

SERVIZIO

E . QUINDI SENZA ,NUOVA DENOMINAZIONE

DENOMINAZIONE DEL TEMPO

DENOMINAZIONE ATTUALE

della guerra mondiale (r9 r 5)

(1926)

·An11otazioni

Cannone eia 75 A. camp. 87 B. mocl . 8oj98 Mortaio da 149 Obice da 149 G. Cannone da 149 G.

Caiiìi. da

ARTIGLIERIE CITATE NlH PARAGRAFI SEGUENTI COME ESTERE ED ORA IN NOSTRA DOTAZIONE

,""'

DENOMINAZIONE D'EL TEMPO

DENOM I NAZIONE ATTUALE

della guerra mondiale (r9 r5)

(r926)

Cannone francese 105 mod. 13 Schneider Obice inglese pesante · ·da 6 poll. Obice da 75 austriaco Cannone ·c1a 77 auf.tr. mod. 05/08

A n11otaz ioni

Carinone <la 105/28 , Obice da r 52/ 13 Obice <la 75/ 13

Cannone da 77 /28 mocl.· 5/8 \Obice da. roo/ 17 mod. 14 Obice austriaco da 100 t0bice da IOO . mocJ. r6 Obice at1striaco da 149 .Obice da 149/ 13 Cannone da 152 aust riaco Ca.nnone da 152/37 . Mortaio cli 305/8 mocl.

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u-16

Mortaio aus t riaco da 305 ) Mortaio da 305/8 mo<l. 'Mortaio da 305/ ro Obice da 380 austriaco I Obice da 380/15 1\fortaio da 420 anstriac·o ' Obice' da 4~0/12

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ARTIGLIERI E I NTRODOTTE DU RANTE LA GU ERRA MONDIALE

Cannone a1~tiaereo da 75 ì.VIoi,:taio da 260

Cannone da 75/ 27 G. K. Mortaio da 260/9 mod. 16

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80 -


ORDINAME :>ITO DELL'ARTIGL!ERÌA ITALIAN.-\ '

*** Nel 19n, l'ordinamento dell'Artiglieria italiana, in base al cc Testo Unico de.ile leggi sull'ordinamento del R. Esercito e dei servizi dipendenti dall'Amministrazione della guerra, 14 luglio 1898, modificato dalla legge 3''b3 del 21 luglio 1902, dalla legge 473 del 15 luglio 1909 e dalla legge 515 del 17 luglio 1910, era così stabilito : 36 Reggimenti di artiglieria da campagna, di cui d'Armata e 24 di Divisione; 1 Reggimento di artiglieria a cavallo ; • 2 Reggimenti di artiglieria pesante campale ; z Reggimenti di artiglieria da montagna ; IO Reggimenti cli artiglieria da fortezza.

12

di Corpo

Questo in teoria : per quanto concerne lo stato di fatto non rimane che ripetere quanto dice il gen. Luigi Caclorna nella sua opera « La guerra italiana alla fronte italiana», ediz. 1921, Volume I, cap. ro : a) Artiglieria, Batterie da campagna: ogni Corpo d'Armata avrebbe dovuto disporre di 96 pezzi ma in realtà erano assai meno perchè, per esempio, molte terze sezioni erano in Libia. Dei 36 Reggimenti da campagna, 5 non erano ancora costituiti e 5 non potevano ancora fun zionare come centri di mobilitazione, non essendo costituiti i rispettivi magazzini. Delle 86 Batterie da 75 mod. 9rr (Déport) che avrebbero dovuto essere pronte nel 1913, non se ne avevano che 12, Dovevamo quindi mobilitarci con 93 Batterie a sistema rigido, non solo, ma di queste, 37 ·sarebbero ancora state ciel modello 87 B., poco adatte al tiro indiretto. L' Ispettore generale d'artiglieria mi fece la proposta di rinunciare al materiale rigido, inadeguato alla guerra moderna, e di accontentarci, - in attesa del materiale Déport del quale si sarebbe sollecitata la costruzione - dei 64 pezzi per Corpo d 'Armata che si potevano avere con materiale Krupp, e io dovetti accettare la proposta! Batterie a cavallo : era ancor sempre allo studio l'armamento delle Batterie a cavallo che erano allora armate col materiale 1912, il quale altro non era che il modello 1906 leggermente modificato e quindi troppo pesante e poco ad.atto per seguire la cavalleria. -

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ORDIN A!IIEKTO ITALIA~O

Batterie di obici da montagna : per esse non era ancora stato defi.nito il materiale e non si avevano i fondi necessari per la prov. vista delle r2 Batterie che si sarebbero dovute costituire. Reggimenti pesanti campali : tali reggimenti avevano gli obici, ma non ancora i cannoni. Mancavano 12 Batterie cli cannoni pesanti. campali per ) e quali il Parlamento aveva cl suo tempo stanziato. i fondi. D elle batterie cli obici acquistate, soltanto per I4 era possibile una mobilitazione organica, mancando per le altre, quadri, cavalli e alcuni materiali. Parco d'assedio d:artiglieria : era insuffi.ciente per quantità e qualità di materiali ad affrontare qualsiasi azione offensiva: Mancavano 6 Batterie di mortai da 260 e gli affusti a ruote e · à deformazione per costituire altre 8 Batterie di mortai da. 210/8 le cui bocche da fuoco erano in allestimento avanzato. Erano in commessa alla ditta Krupp : ro Batterie cli cannoni <la r49 su affusto a deformazione, ma su cli esse non si poteva pii1 fare assegnamento. In complesso il parco d'artiglieria difettava di cannoni e di mortai di grande potenza. Avevamo in tutto 9 Batterie cli cannoni· da r49/35, 9 Batterie cli mortai da 2ro/8, oltre 14 di mortai pesanti ; in totale 128 pezzi di medio càlibro, ma nessuno di grosso ca.libro ! Ossia una quantità irrisoria di pezzi, al confronto dei 3r77 di grosso e medio calibro che avevamo nell'ottobre r9r7. Scarso era il munizionamento dei · mortai, deficienti erano i mezzi di traino meccanico per le batterie ed i servizi del parco. Materiali per il tiro contro aeronavi : erano in corso studi ed esperienze al riguardo, ma non si aveva ancora alcunchè cli concreto. I dati qui sopra riportati sono confermati nel voi..- r 0 dell'opera dell' Ufficio storico del Comando del Corpo d i S. M. (< L' ,Esercito Italiano nella grande guerra», ediz. r927, e dai dati stessi appare evidente che da noi la preparazione e l'organizzazione dei mezzi di guerra erano ben lungi clal ·corrispondere a quanto era stabilito dalle leggi approvate dal Parlamento, e sovratutto dalla dottrina tattica che si prevedeva cli applicare, Questo difetto era del resto comune a tutti gli Eserciti perchè non sempre si può pervenire completamente alla realizzazione cli quanto si stabilisce. L'unica potenza che veramente si avvicinava a lla quasi identità tra le esigenze della dottrina e la disponibilità dei mezzi, identità 82 -


l'Rl,PARAZTONP. Dl,;l QUADRI

che è principale fattore di successo, era la Germania, grazie alla sua possente organizzazione industriale ed agli ingenti sforzi finanziari compiuti da quel Paese e da quel popolo, sovratutto ed innanzi tutto, militari e militaristi, g uerrieri per natura e per intima passione. Ben giustamente dice il gen. }1ontefinalè nella sua opera « L' Artiglieria italiana durante e dopo la guerra europea >> (Roma, 1933) : La rapidità con cui la guerra moderna, sia pure largamente preveduta, divampa alle fro ntiere e può imporsi anche a q uegli Sta ti che sono fra i restii alla lotta o fra i meno aggress'ivi, va a tutto vantaggio dell'esercito nel quale la preparazione dei mezzi ha raggiunto più da vicino le esigenze della dottrina, mentre è d i grave pericolo ove la dot t rina non abbia trovato eguale risponùen:m ; nulla può far prevedere che la durata delle opera?.ioni permetterà a chi è in difetto cli raggiungere ! 'equilibrio, e che le conseguenze delle prime operazioni non possano influ ire irt maniera sch iacciante su t11lto il reslo della campagna. In effetti, prc.<;so cli noi, la dottrina tattica non è stata seguita eia ,·icino dalla preparazione dei mezzi corrispondenti. }fanca ancora un obice leggero, manca nn cannone pesante campale malgrado che le «.Norme» ne contemplino l'impiego, mancano materiali pesanti dotati di suffit:ientc mobilità e cli lunghe gittate.

Per quanto concerne la preparazione dei quadri, mentre il gen. Herr dell'Esercito francese, nella sua opera« J,'Arlillerie - Ce qu'elle a ét é - Ce qu'elle est - Ce qu'ellc d oit étre » (Parigi, 1923), lamenta che l'àrtiglieria a piedi ha buona coltura tecnica ma ignora la regolamentazione tattica della ranteria al cui fianco non prevede cli dover combattere, e che l'artiglieria da campagna conosce bene la tattica, ma ignora la tecnica, noi possiamo riportare le serene parole del gen. Montefi.nale nell'opera precita ta, riservandoci ad ogni modo di ritornare ancora su questo importante argomento nei capitol i successivi : :\fono pessimisti che in Francia possiamo essere per quanto riguarda le specialità. dell'artiglieria. I frequenti passaggi da una specialità all'altra, la tenacia e le tradizioni cleÌl'Arrna, piLLuna nntevole fac ilità cli assimilare i problemi tecnici acq uistata con l'abitudine alle discipline matematiche, banno fatto sì che tra gli ufficiali cli t u tte le specialità vi sia, un profondo strato cli coltura comu ne, late da pe rmett?re se11za troppe scosse la formazio ne cli_un ingen te numero di batterie pesanti, attingendo nella speciali Là da campagna che è la più numerosa.

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83 - -·


CARATTERISTICIH: ùEI MATERIALI

Particolare cura si ebbe inoltre presso di noi per la for mazione di buoni quadri sottufficiali, che in seguito furono elementi preziosi per la conoscenza p1'atica del materiale e degii elementi de l tiro, e per l'inquadramento dei nuovi reparti.

*** Passiamo ora a dare un rapido cenno delle caratteristiche dei materia li di cui disponeva la nostra Artiglieria nel giugno 1914 (•) : Cannone da 87 B. mod. 8oj98 : bocca _da fuoco di bronzo - lunghezza calibri 24 - affusto rig ido (da campagna di- lamiera) da 87 mocl. 80/98 - peso al traino kg. c9r4 - peso in ba~teria kg. 1063 - c,irtoccio a bossolo - carica di lancio : balistite in fili (1'' carica) , oppure polvere B alla nit rocellulosa, oppure balistite in piast relle 1 X 2 X 2 (dalla. 2" alla. 70. carica},. Proietti : shrapnel cli kg. 7 circa a G.800 metri, g ranata kg . 6,5 a circa 6.500

CANNONE cla 87 mod. 98

Fig. r - Ca.nnon.e da 87 B. 1.\fod. 98

(' ) - Ci limiteremo a descrivere i materiali più ,importanti, lasciando in disparte alcuni tipi antiquati ch e pure vennero portati in campo e resero utile Sf.' 1Tizio.


CARA'!TERISTICH J; DE.I )J ATER IALI

metri. La 3a carica usata di preferenza, dava per ambedue i proietti una gittata di 5.600 metri. Cannone da 70/ 15 : bocca eia Cuoco d'acciaio - lunghezza: della. parte rigata mm. 944 c,.i li bri 13 .5; t otale mm . n50 ca.li bri i6.~. - peso: della bocca da fuoco con otturatore kg. roo; c\cll'ott 11 ralore kg. 9.500 - af(u~to rigido - altezza dell'asse delle orecchioniere da terra mm. 697 - settore verticale di tiro da - 120 a + .11° - carreggiata mm. 913 - lunghezza lotale del pezzo in batte ria mm. 2700 - peso ùel pezzo in battctiii kg. 387,400. Someggio : il pezzo è someggiabile e perciò scomponibile in 4 carichi : cannone - testata - coda - sala e m ote. Congegni d i puntamento : alzo a quad rani.e, graduato a distanza. per il tiro a shrapnel ed a granata fino a 50 ettometri. Cartoccio a bossolo - <.:arica cl i balistite in placche (kg. 0,1 72) o polvere B alla nitrocellulosa in striscie. Proietti : granata di kg. -1,840 fino a 6500 metri, con rosei la lino a 37co metri, shrapnel di kg. 4,900 fino <1 6500 metri a pcrcm sinne, e 5oco metri a tempo.

F ig. 2 - Cannone ùa 70/ r 5

Nel 1914 è in corso la sostituzione di questo materiale col ca nnone da 65 n:ontagna al quale si rr.uoYor.o rrolte critiche (specialmente a causa del suo limitato settore verticale), ma che renderà servizi preziosi nella grande guerra e a1:ch( dopo. (Kel disegno non è riprodotta la ruota sinistra allo scopo <li consentire la visione del congegno elastico (cuscinetti di gomma) interposto tra la sala e la tes tata ùi a.ff usto) . Cannone da 65/1 7 : bocca da fuoco di acciaio a jiarcti :;cmplici -· lunghcz1.a : della parte rigata mm. 905 calibri 13,9; totale mm. 1150 calibri 17,7- congegno di chiusura a vite tronco conica - congegno di sparo a percussione a ripetizione - peso : della bocca da fuoco con ottu ratore kg. 100; <lell 'otturatore solo kg. 7,500.

-- 85 -


CA RAT'D .m ISTICHE DEI ll'!ATER l ALl

Affus to a deformazione, affustino a perno anteriore per il puntamento in direzione, lungo rinculo costante. Freno idraulico, a controasta di sezione variabile, sistemata. anche come f reno di ritorno : li tri 4 ,060 cli miscela di. acqua e glicerina, a densità 22°,5 Ba.umè. Lunghezza totale <lcl pezzo in batteria mm. 3570 - peso del pezzo in batteria kg . 556 (circa) - careggiata. mm. 960 - diametro delle ruote mm. 700. Someggio e t raino : il pezzo è someggiabile e perciò scomponibile in 5 carichi: cannone - testata - slitta e freno - coda e ruote - scudi. Congegni di puntamento: alzo da 65/ 17 a tamburo.

F ig. 3 - Cannone cla 65/ 17 SCHEMA J.?LLL'O R(;ANIZZAZIONE DEL MAT . DA

65

MO!'\'!'.

I I

I /

Fig. 4 - Ca.nnone cla 6.5/17

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86 -


,' CA.RATTE RISTICHE· JJl::I MATJ1RIALI

Cartoccio-proietto : carica cli balistite in placche (kg. 0,1?8) oppure solenite antericana in cilindretti. Proietti: granata di kg. 4,270 a 6500 metri , con rose tta a 3800 metri, shrapnel di kg. 4,079 a 6500 metri di distanza a pcrcu!;sione, a 5100 Ìnetri a tempo. . Cannone da 75 A. camp. : bocca cla fuoco di acciaio con manicotto : ]un - · ghezza totale mm. ·2256 - peso senza ottura tore kg; 333 .- peso dell'utturator~ kg. 18.

c.,_ ----..._

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..L~l ,,. ..g ,

5 - Cannone eia 75 A

AfCuslo rigido: peso clell'a#usto kg. 634 ; peso del pezzo in batteria. kg. 1040. Cartoccio a bossolo - cariche J, IJ, 111, lV bal isti(e r x 2 x 2 - carica\' balistite in placche o polvere I3 àlla. nit rocell ulosa. Proietti: granata di kg. 6.020 a 7300 metri (lV carica), ~hrap1,el cli kg. 6,500 a 5000 metri (TV carica) a tempo e 7.000 metri a percussione. Cannone da 75/27 rnod. 06: bocca eia fuoco di acciaio al nichelio -· 1uto an ima, e manicotto cli cerchiatura che porta l'oHu ratorc - lvnghc22a: cldla parte rigata mm. 1744,5 calibri 23,3; totale mm. 2250 ralibr.i 30. Congegno cli chiusura ;.i cuneo orizzontale - congegno cli f>paro à p rcussior:e a ripetizione -peso: della tocca. chi fu oco con 0H111atore J<g. 345; Gdl'01t 11ia1c,1< kg. 27.

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87 -


CARATTERI STJCNE DEI MATERIALI

F ig. 6 - Cannone da 75/27 mocl. 06 Affusto a deformazione; porta culla impern iato sulla sala, e perno an teriore per la culla per il p unta.ment o in direzione - freno idraulico a valvola rotante, con valvola a. farfalla. per i l ritorno : litri 4 ,500 d i n1iscela d i acqua e glicerina a dénsitii 23°,5 Baumè - settore verticale di tiro da - ro0 a. + 16° - · settore orizzontale cli tiro 7° - carreggiata mm. 1520 - dia.metro delle ruote mm. 1300 - lunghe%za. totale ciel pezzo in batteria. mm. 4200 - peso del pezzo in batteria. kg. 1015. Congegno d i puntamento: alzo e.la 75, a linea d i mira i ndipendente con ca.n- . nocchiale panoramico. Cartoccio-proietto - ca.riche cli balistite : massiina, placche l<g. 0 , 470; normale, placche kg. 0,362 ; ridotta, piastrelle 0 ,.5 X 5 X 5 kg. 0,150. P roietti : granata cli kg. 6,300 a metri 8400, s hrapnel di kg. 6,500 a metri 8400 a percussione, e 5800 metri a tempo.

Per le batterie a cavallo esisteva il 75/27 mocl. 12, che in sostanza non era che questo materiale opportunamente alleggerito. Cannone eia. 75/27 mod. II : bocca da fuoco di acciai<,>, t ubo an ima e m anicotto di cerchiatura che porta l 'ott uratore :- lunghezza: della parte rigata mm. 1748 calibri. 23 ,3; totale mm. 2132 calibri 28,43 - congegno cli chiusura a vitone, a blocco eccentrico - congegno di sparo a percussione a ripetizione peso : della bocca da fuoco con ot turatore kg. 305; dell'otturatore kg. 20,500 Affusto a deformazione a coda doppia - freni idraulici a controasta con scanalature di reinculo e di ritorno - embolo con anello scorrevole d is tributore, riempitore automatico con embolo a molla - settore orizzontale di tiro 52° 9'

-

88 -


CARATTER1STICHE DEI MATERlALl

SCHEMA D E L CANNONE DA J 49/ 35

Fig. 7 - Cannone cd affusto cla 75 mod . 9II

- settore verticale -

15° a

+ 65° -.carC'ggiata mm. 1595 -

diametro delle ruote

mm. 1300 - lunghezza totale ciel p ezzo in batteria mm. +120 · - peso del pezzo

in batteria kg. 1076. Traino a cavalli avantreno da 75/27 mod. 1911 che porta 32 colpi - carreggiata dell'avantreno mm. 1.520 - peso della vetlura-pezzo completa kg. 1900 circa (sull;;.wantreno circa kg. Soo, sul retrotreno circa kg. noo) .

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89 -


CARATT E RISTICHE DEI M,\TERIALI

Congegno di p untamento a linea di mira· ind ipe ndente zinne - cannocch.iale a. dopp ia gracl uazione tipo N. 1 camp. Mun.izio namento come per il 75/27 mud. 906.

arco di eleva(•)

I

Obice da 149/12 mod . .q : bocca da. fnoco cl i acciaio speciale - t ubo anima rinforzato in culatta da un manicotto che porta l'alloggiamento dell 'otturatore - Lungl1ezza: delh parte r igata mm. r644,5, calibri t r ; lunghezza totale mm. 2090 cal ibrj r4 - congegno di chiusura a cuneo orizzontale-· congegno cli sparo a percussione a ripetizione - peso : della boc~a ei a fuoco con otturatore kg. 870; dell'otturatore kg. 9G.

1-'ig. 8 - Obice da q9/12 mud. 14 Affus to a ddorma.ziuue - .lff us ti no per il pun tamento in d irezione - lungo ri nculo costante - fre110 idraulico a scanalat ure nel cilindro, e a coutroasta centrale e valvola per 1 il ritorno : l it ri 5,870 cli miscela di a.cq1ia e glicerina a dcn»ità 19°,9 Baumè - set tore verticale cli tiro da - .5° a + 43° - settore orizzontale di tiro .5° - carreggiata mm. 1480 - diametro delle ruote mm . 1300 - lui1ghezza totale· ciel pezzo i11 batteria mm. 5750 - peso del pezzo in batteria kg. 2-344. Traino a cavalli. -Congegno cli p unhtmento : alzo ,l tamburo cannocchiale panoramico mod. Cortese- Falcone . Bossolo cli ot to ne - cariche (z"' - 3a - 4a - 5a - U') placche mm. 1,2 op: pure piastrelle 1,5 X 1.5 X 15. Proietti: granafa kg . 38 a metri 6800, shrapnel cli kg. 4 I a metri 6900. Obice da r 49 ç;.. (') : bocca eia fuoco : l unghezza senza. otturatore mm. 2 1 Ll; peso senz,,l ottu ra tore kg. r373; peso dell'otturatore e sportello kg. ( 1)

-

Vcgga nsi al capitolo 38° le cunsidcr;;izioni r<·l,1th·e all'adozione di questo iuatcriale

e d a l suo funzionamento. (2 ) -

l)nrantc la guerra vcn11cro pure iuipiegati il cannone da 1,19 G. che non descriviamo perchè analogo a questo, ed il rnort;;iio <la 149 che pul' essend o molto antiqua to rese utile ser vizi-o in qu;u1 to che pote va sparare la granata-mina del 1,1 9/l 2 -1 circa 3 ch ilomet ri di distanza.

-· 90 -


• CARATTERISTICHE DEI MATERTt\Ll

F ig. <J - Obice da r ,19 G

Fig.

·, .,

IO -

Mortaio <la

149

69; rigatura, elicoidalè caliuri 35; tensione UO\;'llfa alla carica massima 1537 atmosfere, · Affusto r igido - altezza asse orecchioniere da l pi<)no d i appoggio: con rotaie a cingolo mm, 2024; senza rotaie a cingolo mm , 1865 - angolo massimo consentito dal\ 'affu~to 1 o0 a 45° - diametro delle ruo te del N° 2 9 111111. 1.560 ·- carreggiata mm. 1480 - peso dell'affusto, senza rotaie a cingolo kg. 1390 - rotaie a cingolo kg. 850 - paJ1cone' e puntello kg, 388 - ·d ue cunei freno kg, 60. In posizione di traino : peso dell'affusto con accessori (senza rotaie a cin-

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91 '---


• CARATTERISTICHE DEI MA'l'H RIALI

golo) kg. 2104 ; peso dell'avantreno per affusti da r49 G. e 120, kg. 487 e cioè, in totale kg. 2.59 1 - passo della vettura mm. 2188. Cariche diverse ·a polvere nera ed equ iv_a lenti di balistite in 1 piastrelle. Proiet ti : gran,ita da 31 kg. a metri 6400 e shrapnel cla 35 kg. a metri .5900. Cannone da 149/35 : bocca da. fooco d'accia,io al nichelio; corpo d'artiglieria cerchiato in culatta da un lungo manicotto e da diversi cerchi - lunghezz,i della parte rigata mm. 4604 calibri 30,9 ; lunghezza della bocca da :fuoco senza otturatore mm. 5464 calibri 36,6; lungheezza to tale, con otturatore e manubrio mm. 5722 calibri 38,7 - congegno <li chiusura a v itonc cilindrico con anello plastico - sparo mediante cannello a frizione - peso della bocca da fuco o con otturatore kg. 3700; peso dell'otturatore kg. 72 . Affusto d'assedio, munito per il tiro, di rotaie a. cingolo, pancone d i coda a puntello -· settore verticale di tiro da - 10° a 35° - carreggia ta SC'nza rotaie a cingolo mm. 1480; carreggiat a: con rotaie a. cingolo mm. 1868 diametro delle ruote mm. 1560 - lu nghezza totale dell'affusto con rotaie a cingolo mm. 1930 - peso dell'affusto senza rotaie _kg. 2930 ; peso dell'affusto con rotaie kg . 4120.; peso delle rotaie kg . 1190 ; peso del pancone e puntello kg. 386; peso di due cunei freno kg. 331·

F ig. u - Cannone da 149/35 Lunghezza. <lei pezzo in batteria con pancone e puntello mm . 7960 peso del pezzo in batteria senza pancone e puntello kg. 7820 -· peso del pezzo in batteria con pancone e puntello kg. 8200.

Esistono materiali per il traino e per il trasporlo del pezzo da 149/35 in montagna, e cioè : a) b) e) d)

carrell i con o senza rotaie a cingolo e relativi materia.li speciali ; telaio per ruote e s,1la d'affusto; sala con rotelle per pancone di coda, cofano e cofanetti ; sa.la con rotelle per traino di cunei freno .

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9:i-


CARATTERISTICHE DEI MATT;:IUALl

Congegni di p unt amento: cerchio di puntamento mod. Cortese; alzo da !49 (generalmente adoperato per la verifica della linea cli mira). Cariche varie di balistite in p iastrelle. P roietti : granata di kg. 37,6 a metri 11 . 100; shrapnel <li kg. 43,500 a. metri 12. 100 , a percussione; a m . 11. 700 a tempo; granata monoblocco a m. 14 . 200.

'•

111

--' o

o

F ig:

12 -

Mortaio da 2ro/8

Mortaio da 210 /8: Bocca da fuoco d 'acciaio a corpo d 'artiglieria rinforzato in culatta da ,manicotti e cerchi; lunghezza della parte rigata mm. 14 95, calibri 7,1 ; lunghezza totale mm. 2048, calibri 9,7; congegno di chiusu~a a vitone, simile a quello del cannone d~L 149/3.5; sparo mediante cannello a frizione : peso della bocca dà fuoco con ottu ratore kg. 2roo: peso dell 'otturatore e sportello kg. 168 . Affus to a cassa rigida coii. sottafusto a lisce inclinate, perno centrale su piattaform1 di legno; due freni idraulici (in ciascuno litri 18,50 <li m iscela cli acq ua e gricelina a de·nsitii 23°,.5 Beaumè; lunghezz;.1 del r inc ulo mm. 2000; altezza clell'asse delle orccchioniere dalla piattaforma mm. 1656; settore verticale di tiro da - r. .5° a + 60°; settore orizzontale 30~ ; peso dell'affusto kg. q6o ; peso ciel sottaffusto kg. 1790; peso della piattaforrna kg. 2180; l unghezza

'

Fig. 13 - Affnsto del mortaio da. 210/ 8

93 -


CARATTERISTICI-rn 'DEI MATERIALI

del sottaffusto mm. 3788 ; lu nghezza della piattaforma mm. 3500 ; larghezza del sottaffusto mm. rr79 ; · larghezza della p iattafor ma mm. 1550 : peso del paiu:>lo kg. 775; scavo occorrente m. 3,75 per 2,20 per 0,45; diametro ruote ì·ctrotreno mm. r560 ; carre.g giata mm. r.4 40; passo della vett ura mm . 2450. · Sottaffusto e paiuolo su carro trasporto · mod. 186.5 avente peso medio kg. 2880; carreggiata mm. 1440; passo mm. 1~20. Piattaforma su carro t rasporto mod. r865 avente : peso medio kg. 2900 ; carreggiata mm. 1440.

Esistono poi diversi tipi di carrelli e cioè : carrelli per il traino e carrelli per trasporto in montagna : Carrelli specia li per mortaio (mu niti di rotaie a cingolo a piattafor me ,larghe, carrelli speci<Lli per affusto (muniti di rotaie a cingolo a piattaforme s trette) ; èarrell i. speciali per sottaffosto (muniti cl i i·otaie a cingolo a piattaforme larghe) : can:elli special i per pia.ttafonnc (muniti di l'otaie a dngo lo a piattaforme larg he) ; carrelli per cofan i e per otturatori. Cariche (da I a X) di balistite in piastrelle. Proie tti : g ranata di kg. roo a 111 . 8000; shrapnel cli kg. 102 a m. 8000. Obice da 305/ I7 : bocca cla fuoco con le seguenti caratter istiche : lunghezza senza otturatore mm . .5606; peso senza otturat o re kg. 12. 220; peso dell'otturato re e m.'!nsola kg. .570 ; rigatura e licoidale calibri r8; tensione dovuta a lla carica massim,t atmosfere 2200.. lnsta.llazione eia assedio per obice da 305/ 17 a grande settore mocl. Garro-

F ig. 14 - Schema d ell'obice da 305/17 ne; .a ltezza dell'asse della bocca. da fuoco orizzontale dal piano della piattaConn"t mm. · q ,fO; settore verticale concesso dall'affusto + 6.5°; set tore orizzontale di tiro 360°. Pesi approssirna.tivi: affnsto con cull,L kg. 12 .ooo; cassone kg. r6ro; piattaforma: 2 segmenti grandi kg. 6020, 2 segmen t i piccoli kg. 2680; n° ·1·

94


CA RATTERIST I CH E O J•:I MAT ERI AI.(

t ravi di rinforw kg. 12.50 ; n° ·I· himierc d i a ncoraggio kg . 560; 1t" 32 chiavarde di unione con d a di kg. 320 . In po'>izionc <li t rai no si hanno le seguent i cnratteristiche : ,o - Affusto con c: u 11a, p ro nlo per il t raino , compreso le ruo t e kg. 15. 800 : carreggiata senza cingoli mm. 2355 ; passo m m. 5690. i o - carro porta obice kg. 4 780 ; obice_ kg. I 2 . 220 e cioè in totale kg. 17 . ooo ; carrcggi;1ta, senza c ingoli mm. 2400; passo mm. 5720.

Fig .

i

5 - Obice da 305/ r 7 a l fron te

3° - Cal'l'O p:>rla cassone kg. 2370; cassone.kg. 1610 e c~oè in totale kg. 3980 ; carrcggi,ita. senza cingoli mm . 2r50; passo mm. 4700. 4° - L ~ p iattaforme, le Lnwi, le la m iere e le chiavarde si lrasportano su tre carri rimorchio cd ogni carro pesa ci rra col car ico kg. 5500. b,d ist it e in pi;.i streltc 2 x ,1.x 4 ; d a X llT ,1 X V I in p in.Cariche d,i I. a

xn

strcllc 3 ,5 X 35 X 35· Proietti : granata di kg. 350 a metri r ·I . 600.

-

95 -


MATERIALI FRANCESI

CANNONE FRA NCESE DA

C ANNONE ~'RANC ESE D.-11

65

MONT. MOD. 1906

6.5

MONT, '.\10D. 1906

CA Nt\0:-IE FRANCI,SE DA

75

'.\101) . 9 12

Fig. rG - Artigl ieri0 fran r.<'si


ARÌrlA MENTO DJ::GLJ ESE J! C n 'r

PAR.-\GRAFO

DATI REL ATIVI ALL'ARMAME NTO DE GLI ESERCITI ~EL

r9r4 -

M A-

T E RIALI, )1UXIZIONI ED ARTIFIZI.

Per qua n to concerne i materiali, nel 1914 tutti gli Stat i sono ormai giunti a~ un grado elevatissimo d i innovazioni , di progressi e di perfezionamenti. Ogni Nazion~ possiede tutta la gamma delle artiglierie dal pezzo da montagna a quello di grosso calibro, tutti moderni, o, se non moderni, tali per ò da rispondere alle esigenze delle guerre moderne. Tra uno Stato e l'altro v aria soltanto la proporzione dei varii tip i di materiale a seconda dei criteri che ciascuno di essi ha sul1' impiego dell'artiglieria tanto che, mentre presso certi Stati sono ormai considerati com e di comune impiego alcuni materiali, presso altri E serciti questi stessi materiali sono riguardati come semplici esemplari sperimentali da riprodurre in grande numero soltanto a llorquando se ne presentasse la necessità , considerata a sua v olta solamen te come even t uale. Circa le caratteristiche, più che una descrizione minuta e prolissa, valgono i seguenti Specchi e le illustrazioni allegate, avvertendo pertanto che n on tutti i d ati sono rigorosament e esatti nè completi perchè le varie fonti cui si è attinto per la compilazione di tali Specchi sono talvolta discord i, il che è dovuto in parte alla riservatezza che i varii Stati mantengono circa i d ati dei loro materiali d'.artiglieria, e in parte al fatto che, non avendo ancora tutti gli Stati adottato una nomenclatura precisa· ed u fficia le per ciascun materiale, · è facile talvolta cadere in errore confondendo l'un materiale coll'altro, men tre poi a ltra ragione di errore consegue dal fatto che in qualche Paese molti materiali sono in via di perfezionamento, specialmente negli a ffusti, e poichè la trasformazione avviene gradualmente, così presso qualche Esercito v i sono promiscuamente in servizio materiali. già modificati ed altri ·a ncora da moclifièare.

-

97 -


CANN ONE F RANCESE DA

105

L U NGO · MOD. 1913 SCHNEIOER

!!

::.: ...,

t-'i

,. _

. > s: C ANNO :sJE FR ANCESJ·: DA 155 CORTO

T . R.

MOD . I904

Fig.

17 -

CANNONE FRANCE SE D A 155

L

ll'IOD. 1877 - 191 4

Artiglierie francesi,


Fig. r8 - Obice inglese da 8 pollici (203,2)


l>ATJ TBC1' lCJ S0~D!AlU SULLE PRJ:-.:CJPAI.I ARTlCLIERIE lN L;SQ NELL' ESERC ITO FRANCESE

DESI GNAZIONE DEL M A 'rr;; tUALE

C a1JH011<1

Lungbl'1.za in ca libro parte riga ta

15,9

Canuoue ria 75

1897

o

o

29,7

Cannone da 7.5

19

mod. 191 2

?

Cann. ~a So mont. Cannone da 95 m od . 18SS Cannone da 105 mod. 19q T.R.

H

UilL L' AFFVSTO

I;- - PESO_, in batteri a I{g.

I

a l traino I()<.

P ESO l'll!N C IPAI.. I

pro ie tti impiegat i

p roiet to l{g.

Cannone da 120 L. mod. 1~ 78

20

I

3 8.lo 4 4:,0

5 500 5 500

')OO

5 400

8 000

1\L.

7 300 7 ~00 7 z4 0

Il 000

shrnpn('l

Cannone òa 120 C. Caunouc corto da 155

l

e >

1

ach•formaz . ;, rnot,•

[ a dcformaz. a ruote· rigicl•>

I

q o

960

2 200

l

550

rigido, a ruote

gran. mod.

, AL. l{/ 2 s h mp110l itkrn

2 .300

2.700

2 .65 0

3.750

j

11 200

8 500 7 500

6,300

rigido

a dcfonnaz. a i:uotc 20,3

gra nata

400

a lancia ta, a r uote

,~"'"l ·

o..

Il

pC'r a,t. a cavallo

4.000

1;-ranat:1 s lirap11cl

l1,8

g .400

12,3

7 .800

s hrapnel

16,91 5

12.300

gn111. mnd. 914

16

12.000

gran. alluog. 14 mod . J>

~o

ro.8vo

18,800

X::?.200

sl1rapnrJ

r8

n.ooo 5.700

a deformazion e

1

n1assi1ua

da 65

m ont. mod. x906

1111><.I .

TI PO

.igido

3. 100

R.

Cannone da 1 55 L. mocl. l il77

I

Cannoni· da 1 55 L. mod. 77/9q {' ) Obice da r 55 C. n,od . 904 T. R. Mortaio da 22 '.\fonai o da 370 Fillo11~

,:igido, a ruote

20,45

a d cformaz. a ruoh·

a dclormaz . a n1ol<' rigido 7,2

a piattaforma

6. 500

6.01 0

2 .4(10

!(r:"1.

shrapuel ali . 1 890 gran. ,nod. D

,n

10 .9 00

13,500

rz.600

4.00...

s hrapne l

4 0,;iOO

I J.600

3.900

gran . mod . 1 890 gran. mod. D

43 4 3,500 40 II R

11.400

3. tOO

30.000

granata

granata

6 .000

q.coo

gran .

1111.xl. 91j

q.000 14.(.100

-1 0,_'j(/0

r 1.600

13.600 6 ..(00 5.400

s.• oo

915

7,700

F.A . 915

ro. 400

I (' ) deri\'a dal ' cannone da 6 pollici da assedio, Russo, che gli stabili· menti Schnciclcr avevano costruito in I\ collaborazio,,e con la Soc. delle. Oflic. I Pnt iloff. il


VATI TECNI CI SOlllMARI SULLE PRINCI PALI ARTIG LTERIE USATE Kt::LL' ESERCITO INGLESE p DESIGNAZIONE ì\tATERJA.J.F.

E S 0

PRlNClPALl

CAT,IBRI ju H\IU.

in ùalleda l a l traino l(g.

OF.I. L' AFFt:STO

[{g.

Cann. da inonl. da pollici

2

e 3/ 4

a ruote, a d eform.

70

PROIETTO

Gl'l"l' ATA

proi etti

MASS 1l!A

u~ati

m.

grauatn s~,rapncl

5,676 5,67;;

4.000

granala shrapn<-1

8,400

7,700

8,400

.5.Roo

granata

5,900 5,900

7.000 7.000

A nnota :·i oni

Ii

-I

5.000

o >

;::

Cann. da camp. da

I H

o H

18 libbre (lungo C'alil•ri 28,6)

Can,,. cla )3 libbre clcll'art. a <'t,va Bo

I

f Obice da pollici 4,5( 1 )

76,z II4,3

1.280

950 1.343

2.04, 5

.l .65 0

sl1.rnpn~ I r.930

granat:>

shrapnel

I

Obice pesante eia 6 pollici (' )

OIJkc da ~I. I. V.

83,8

s

15,875 15,875

ti

11

' 6.650 6.650

( ' ) Ott ima IJocca da 152,4

3.690

4,200

grana La

45,360

().~50

q.700

gran ata

90,600

9.600

priuia dcll:i guerra. Dotata di ottimi pro i('lti. Molto u~a, o_ nel

pollici, ~03,2

13.fioo

II

fuoco adottata poco ,1:

t"'

M

tiro a gas. 1

(') Quest'obicc 1- I m<>llo apprezzato nel· l'artiglforia iu glc~c,cd '

i

i> st:,to riprod otto in fork nu ,nP!'O rii e~cmplari. Ìè trainalo <la . 1

un autocarro trattote a ·I ruote motrki.

Y. Cl

I

"'


MATERIALI RUSSI

MORTAIO RUSSO DA

8

l'OLLICI (203,4)

o ·o

RUSSO DA 42 LtNEE

C ,\NNONE

Fig. 19 - Artiglierie russe -

1 02


ARTIGLIERIE RUSSE Luoghezza

DES1Gl''A710NE

CALWRO

PES O

IN

Kg.

in

in

al

calibri

batteria

traino

P ROIETT I

G ITTAT A

Tll'O DELL'AFFUS.

m.

granata

shrapnel

?

?

- ------ ··--·-- ----- - ---

Cann. da mont. 63,5 Cann. da mont. da 3 poli. mod. 1909 Cannone da camp . P utiloff Caun. da camp. d a s poli. mod. 1902 Cano. legg. da 86,9

H

DEl

K g.

tlEJ. ):A'rER IALE

o w

Pi.so

Cann. da 86,9 accor. per ar t. a cavallo Cann . da 42 linee mod. 19 10 Cann. da 42 linee mod. 77 Obice·campal<" da 48 linet> mod. 1909 Mortai da 6 pollici d a cam p. mod. 86 ~rtaio da s pollici mcd. 87 Obice Jegg,!ro d a 150 mod . 18n (da 6 polliciì Obice da 6 pc,llici mod. 1910 Ca.nn. a 6 pollici mod. 1877

Cann. da 6 pollici mod. lS95 Can,~. da 8 pollici mod . 87/92 Mortai da 9 pollici mod. 87

Mortai da

63,5

?

76,5

J.0

7 6,5 76,5

86,9 86,9

pollici

½

4.620·

62 3

1.228

idem

6,500

6 ,560

6.400

27

l.048

x.884

a ruo te deforrn.

6,500

6,560

6.500

30 ?

I.IOO

2,015

idem rigido tipo Enger.

6,500

6,560

6.900 6.400

?

?

?

? 1.640

rigido

2.47 3

a deformazione

16,400

?

106,7

30

106,7

25

2:690

3.400

a ruote rigido

16,5

16

9.600

I22

14

r.900

2 100

a de forma1.iooe

22,96

23

8 .ùOO

r52

7

a n:ote rigido

28,70

205,-2

r6

2.8,12

13.552

l j2

?

2.823

3.4,00

affusto rigido

33

152

I .Z

2.457

affus to r· deform .

,[l

152

21

3.340

4.050

a1foste> rigido

33

-

8.750

152

35

5.03,i

5.744

affusto a .d eform.

-

ro.ooo

205,2

14,5

5.1·3 0

5.860

.

33

-

4.907

5,438

a paiolo

230 II

I

a r uote scompon.

312

280

458

?

- ·

?

-

-

10.670

3.4,00

xoo

98,2 140

-

-

5.400

o

S.300 7.501)

I

I

-

5.300 7.000

-

A miotazi oni


DATI TECNI CI SO}lMAR L SU T. LF. PRINC l PA l.l ARTI G LI E RIE L:SATE OALL' E SERC (TO G IAPPONESE

- . ---

Pi::so TIPO OF.r.1,' AFFUSTO

Cannone da lll. da 75 mm. mod. 190S

5: r

a ruote, a dcfonnaz.

Cannone da c. da 75 n,rn.

H

j C~nn. da

10, 5

idell\

1734

mod . 19r,5

o

PESO

proietto

U$Uli

Kg.

shrapn<'I granata

6,8 6,i

6.500

shrapnel granata

6,S 6,.~

:;.80v !L:,50

granata s hrapnel

r8 1S

I0.000 9.500

200

10. •100

a l trnino

IJ [l., ~I A'l'ERC,\l. t;

-i.

PROIETTI

princip~li

idem

cm. mod. 1905

I

Cann . da r 5 <'lll . mod. 191~

(' I

Cannone da i.i cm. rnod.

(:)

I<)t'.?

l

Ia

piallaforma

idem

C1'l'TATA

.·J n11otat i-011i

5 . 100

g,·anata shrapnel

_granata

(') È tlcgno di n(lla ques to tipo di bn.cca da fuoco, instal· l.\l~ io ,nodo da :wer se ttore orizzontale Culllplcto. l'er il trnsr or to ~i <livide in quat tro ve t ture, cli c,ti la µiù pesante è di I<~. 11500, la più lrgi-tcra <li Kg. 7300.

(') Que~t'ohice s i trasporta in ,·:uii carichi: il più pesante di Kg. 9100, il più IPggero di Kg. 7061.


A RTlGLIERI E AUST RO-UKGARICHE

OBICE DA CAMPO DA 10 CM. l\lOD .

MORTJ\10 A U::iTRIA (O DA

Fig.

20 -

99

305

Artiglierie a ustro-ungariche -

1 05


ARTIGLIERIE AUSTRl ACHE ('))

I

Lunghezia

DESIGNAZIONE CALt13RO

, Df::L MATERIALE

PESO IN

I

---------

in

in

al

calibri

batteria

t raino

T tPO

DE Lt.' AF FUSTO

Cannone da 77 mod. 0.5{08 . Obice da 100 Cannone da 104

77

27

I OO

19

320

.

1.900

s hrapnel

4,$5

4,.70

4.800

997

r.858

,,

6,400

5,950

7,300

14,300

1 2,300

6,100

o >

35

3.299

-

3.640

4.270

149

6.000

Obice da 15 mori. 9.i /99

149

13,3

2.4 ro

?. .730

Mortaio da 15mod. 80

I49

-

x.280

r .700

Caun. d a Hl mod. 80

180

-

4.350

4.8 50

Mortaio da 24 mod. 98/07

2 40

-

3.5.00

,1,636

...,

i::

z

'

t'1 ()

_;;

fi

.,

17,500 affus to d 'assedio rig.

t7, 50ll

Ij,200

i9,8co

8.500

rigido

38,75

36,900

5,600

affusto d 'assed io rig .

33

36,9

4.500

58

6 4,3

5.000

e:

~

t"' t"'

ttl

~

8.000

36,900

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<>

J2 .000

33, 100

a d ~formazionf)

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r 33

5.800

"·ci. "' "' s:;:: C)

(.)

Mortaio da 305

j

!

<:)

5.5ro

12 0

a · deforma zio ne

{

-

Cann. da 15 mod. 80

.." l

Gn·-rATA

--- - -----

--

';"'

.,."~

"' o

I.050

-

H

o

13,8

ro 4

Cann. da r2 m od. So O\

··- -

72,5

PESO DEI PROIETTI Kg.

granat e

- ---------Cannone <la 7 mont.

---

K g.

305

I0

20.880

33.200

363

J I. ODO

""' ·e ~

"" bn

-

> ~

I

8.

ou

>

;i:

t::


ARTIGLIER-JE GERMAK!CHE

OB I CE TEDESCO PES,\NTl,; CAMPAI,E DA 15

CAKNOKE TEDESCO PESANTE D A 13

F ig.

21 -

cm.

cm.

MOD. 1902 (S

MOD . 910 (13

Artiglierie germaniche

'

-

107 -

F H oz)

cm.I{)


ARTLGLIE RlE GER;1!ANLCHE

P es o

I N

I

K g.

Lunghezza

DESIGN AZ I ANE CAL18RO DEL )IATER IO!,E

al tra in o

in

in calibri

T1vo

batteria

D E J1I.! AFFUSTO

I

-==-=----==== PESO

del

proietto

11

G1TT.\l'A

A 1111otnzio11i

in I<g.

!

.

Caun. da 7,7 mod. 96 ,, 9 73-88

77

'li,7

90

2 3,9

980 945

Obice legg. da 105 mcd . 105

98-09

Cann. pesante da

12

cm.

Obice pcs. da 1 5

. .

. . • .

H

15 mcxl. 99

.

12

120,3

I

-

1.220

'l.26o

2.560

3.3 75

149,7

10,S

2.q5

2.725

149,7

12

2. 335

--

02

!49,7

12

2.03.5

2

7 ro

13

r49,7

14

2.140

2

Sw

21 Clll .

210

10

4.820

7.880

21 1110(1. 910

'.210

12

6.34~

Tl.!)00

Ca,rn . pcs. da 10 rnod . 904

105

30

2 .750

3. 500

Cann. pes. lungo da 10 mod. 97

l05

35

2.780

3 ..100

Cann. pcs. lungo da mod. 1910

135

35

5.8 40

12.000

l49, l

30

6.030

7.275

;,

oo:,

"

;1!or taio d.t

r5 15

I)

13

ca,.

I

Cann . t>CS. lungo ria l 5 Cano. pcs. l nngo da 17 ll!ortaio leggero da 7, 5 m od . 912

1 70 75

,;q.000

40

-

42.000 I OO

90

I

a rnote a dcfon n .

1.910

I

I -

rigido

"

. .• .

I. . l.

6 .500

glieric eia trin - 11 cea veggasi il capitolo 3So

...;

j M

()

'7.

a

7.000

ri gido

16,500

7 .300

42

6 . IOO

.

42

7 .450

42

7.4 50

4'.?

S.500

83,7

8 .000

o r

!20

9 .400

t'1 :<I

,, a

deformar..

cas::,~, rigido

I

"

7,,fOO

;,.

1 5,700

a ruote dc fvcuLaz.

I.

Per le arti-

a doìorm.

'

1•

8 ..100

I

;;;;

7 ,350

rigiclo

l·"

1 0.700

a dè fonr,a1..

1S

1 3 .100

42

16.500

43

12 .00C.,

a ruote su all'usto a defor maz.

6:

24.000

con ruote pcl traino

(n

e: r r

t:j

:,. ;;,

j

~

ò e::

:<I

:::::

:,.. '7.

rigido con di s p. sp1'c. p c l rinc.

I •

JI

o

:t t:j

a pia ttaf.

·l ,5

1.050


PR O BLl,Ml ART I GLIERJ',SCH J li'- STU DIO

PARAGRAFO

QUESTIONC

TEC~IC!lE D'ARTIGLIERIA E

9° PROBLEMI

1;,,;

STUDIO

:\L-

L' INI ZIO DELLE OSTILITÀ.

A prima vista potrebbe apparire che i varii E serciti, adottati i materiali moderni creati dall' industria a cavallo del 1900, e riordinate le loro dottrine cl' impiego dell'Arma, sulla base delle esperienze delle ultime guerre, siano nel 191 4 in un periodo d i stasi. Ma non è cosi. Le dottrine debbono essere assimilate e lo studio cli esse fa sorgere nuovi problemi. I materiali di recente adozione debbono essere sperimentati e le prove suggeriscono modifiche e perfezionamenti ; mentre poi d'altra parte anche l' industria la più attrezzata, per essere in grado d i poter riprodurre i tipi adottati in quantità sufficiente per armare tutti i reparti, ha bisogno di un certo tempo. Inoltre la scienza è in continuo progresso ed i suoi ritrovati attirano prontamente l'attenzione degli studiosi militari che cercano subito d i metterli a profitto dell'efficienza bellica dei loro Paesi. Riteniamo perta nto opportuno di esporre qui alcune delle questioni più importanti sorte dall'adozione dei nuovi materiali e conseguenti in genere dal progresso scientifico, tecnico ed industriale verificatosi a l principio di questo secolo : all'uopo effettueremo un tale esame raggruppando le varie questioni il più possibile per argomento. Tmo DELL'ARTIGLIERIA. - In Italia nel r9r3 è approvata in via di esperimento l' Istruzione sul tiro per l'Artiglieria (batterie da campagna ed a cavallo) : il volumetto edito a cura del Ministero della Guerra (Ispettorato generale · cl 'artiglieria) è di picc~la mole, ma denso di contenu to. In esso sono esposti in modo sommario ed in forma molto chiara, accessibile a tutti, i principii teorici ed i <lati di fatto che servono di base al tiro : sono indicate, specificandone le carat teristiche, le diverse modalità che possono essere impiegate per la sua preparazione e per la sua esecuzione, ed in fi ne sono date delle norme per l'applicazione di elette modalità a seconda delle varie circostanze. \,,

- · 109 -


"J:IRO AL DI SOPRA 01':Lt.E PROPRIE TRUPPE

La premessa all' Istruzione avverte che le norme non possono considerare ogni caso particolare e non sono da ritenersi come regole assolute : ai comandanti di batteria è pertanto lasciata una giusta indispensabile iniziativa. Il prezioso fascicolo d iventa pertanto, presso tutti i Reggimenti base d i tutta una serie di esercizi, mentre poi, messo in relazione con le « Norme generali per l' impiego delle grandi unità d i guerra n dà luogo a stud i interessantissimi, qua le quello del tiro dell'artiglieria a l di sopra delle proprie truppe.

Tiro dell'artiglieria al di sopra delle proprie t1'1tppe. - Anche all'estero viene data molta importanza a questo tiro. Infatti in Russia si eseguirono esperienze di tiro d'artiglieria al di sopra della propria fanteria, fatte con artiglierie da campo da cm. 7,62 a 2000 e a 3000 metri. Il tiro passava sopra otto file di bersagli ; la più lontana era scelta come obbiettivo e le altre erano poste avanti a questa a successive distanze di 50, di 100 e di 15 0 metri. Regolato il tiro sulla fila più lontana , venivano eseguite varie serie di tiri di efficacia a tempo. Le conclusioni alle quali tali esperienze condussero furono le seguenti : a) perchè la fanteria possa avvicinarsi molto all'obbiettivo, occorre che l'aggiustamento del tiro sia fatt o tempestivamente con calma e con esattezza ; b) . la dispersione longitudinale degli scoppii è destinata a variare notevolmente se le spolette non funzi onano regolarmen te ; e) le zone pericolose presso l'obbiettivo diminuiscono col crescere della d istanza del tiro ; diminuiscono ancora di più se il terreno è posto al cli sotto della linea d i sito ; diminuiseono a ncora maggiormente se la direzione del tiro è obliqua rispetto alla fronte della nostra fanteria ; d) in terreno che sia lambito da lla linea d i sito, la zona pericolosa, alle distanze di combattimento (fra 20 e 40 Ettometri), è di r 6o metri contati, nel caso di esatto aggiustamento del tiro, a partire dal limite inferiore della forcella esattamente verificata. Per maggiore sicurezza per la fanteria am ica, conviene però di ritenere pericolosa la zona fin verso i 250 metr i dall'obbiettivo. Il Regolamento di esercizi per l'artiglieria eia cam pagna germa- · nica stabiliva che, in terreno piano, il tiro dell'artiglieria a tempo

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REGOLAMl, NTI STRA NJERI

può inizia:rsi quando la propria fanteria è almeno a 300 . metri dalle batterie; e che il tiro stesso, in caso cli osservazione difficile, va cessato quando la fanteria amica giunge a 300 metri dall'obbiettivo, per cambiarsi in tiro a granata od a percussione. I Regolamenti austriaci davano norme analoghe. Il Regolamento di esercizi pe~· la fanteria russa (parte II, ediz. 1910), nel caso di difensiva, consigliava · in terreno piano cli · non tirare a meno di 1900 metri se la propria fanteria situata davanti ai pezzi, non dista almeno di 600 metri dalle batterie. Se però l'artiglieria ha un dominio di ro metri sulla propria fanteria, la predetta distanza può essere ridotta da 600 a 200 tnetri, ed anche a meno se la fanteria è coperta dal terreno dalla parte ove trovasi la propria artiglieria. Mentre pertan to quest'ultimo Regolamento prescriveva che la traiettoria dei tiri d'artiglieria non deve passare a meno di IO metri al cli sopra della propria fantetia, in contrasto con queste ampie misure di sicurezza, consigliava di protrarre il tiro dell'artiglieria fino agli ultimi momenti clell'. attacco, essendo cc meglio soffrire perdite per opera della propria artiglieria, piuttosto che non raggiungere lo scopo dell'attacco ». Il Regolamento di esercizi dell'artiglieria da campagna giapponese (Rivista Art. e Gen., anno 1912, vol. II) al ·paragrafo Ii.O 63 consigliava che nella difensiva, in terreno piano, la fanteria fosse almeno 500 metri avanti ai pezzi. Per l'attacco, al paragrafo n° 46 non faceva alcun cenno al tiro d'artiglieria al di sopra della propria fanteria, limitandosi a dire : « Sarà molto vantaggioso se l'arti!$lieria potrà tirare sul punto d' irruzione da una posizione dominante, oppure cli fianco. Quando la fanteria è lanciata all'assalto l'artiglieria deve fare tutto il possibile affmchè l'assalto riesca completamente, tirando con micidiale intensità su quella parte· della fanteria e delle mitragliatrici nemiche che si dimostrano specialmente pericolose per le truppe attaccanti, e continuando, se necessario, il fuoco sùlla fanteria avversaria che si trova in prossimità del punto che deve essere forzato ». Nella pratica della guerra russo-giappo1;iese· infatti, l'artiglieria giapponese non esitò a protrarre il tiro fino al momento dell'urto fra le due fanterie, anche · a costo cli colpi-re la propria, pur di facilitare il successo dell'attacco. \,

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DG:11\JZCON I TRATTE J)J\C I. I ESPER I MENTI

Il Regolamento di esercizi per l'artiglieria inglese avvertiva che coi cannoni è pericoloso sparare al d i sopra della propria fan teria a distanze minori di r500 yards (circa metri r375) ; che, per distanze di tiro superiori a questa, il tiro sopra la propria fanteria è ammesso fin chè questa non venga a trovarsi a meno di 500 yards (circa metri 460) dai pezzi . o dall'obbiettivo dell'artiglieria se trattasi di artiglieria leggera, d i 800 yards (circa metri 730) se si tratta di art iglieria pesante. Il R egolamento di esercizi per l'artiglieria da campagna francese (titolo V, n° 16) diceva che la curvatura della traiettoria permette il tiro d'artiglieria al di sopra di truppe nemiche, ed anche sopra una linea di pezzi, se la distanza ed il terreno lo consentono. Che, nel tiro al d ì sopra della fan teria sono favorevoli il profilo del terreno, l'efficace osservazione, il tiro esattamente regolato, la direzione obliqua del tiro, il tiro a percussione ; che inoltre conviene sfruttare al massimo tali elementi per tendere a protrarre il t iro fino al momento dell'assalto. Però in terreno piano ed in poco buone cond izioni cl' osservazione, devesi passare dal tiro a tempo a quello a percussione quando la fanteria amica è a meno di 500 metri dall'obbiettivo. In R ussia vennero inoltre fatte esperienze per stabilire quale è l'effetto fi siologico del tiro d'artiglieria su truppa sottostante alla traiettoria, e cioè si volle precisamente riconoscere a quale minima a ltezza cli traiettoria al d i sopra delle proprie truppe sia lecito scendere col singolo colpo senza che esse ne risentano danno.

*** · , Dagli esperimenti vennero tratte le seguenti dedui:ioni : 1°) - Il primo indice emergente dall'azione provocata dal passaggio di un proietto si comincia a rilevare ad un dislivello di 70 cm. circa, ma risultati precisi e cli q ualche importa nza non si hanno che con proietto passante a circa IO cm. al di sopra degli oggetti sottostanti (lacerazione della carta da lettera, tracce di ondulazioni nella superficie della sabbia, leggera nebbiolina sulla superficie dell'acqua). 2°) - Non si riscontrano azioni fisiologiche sugli animali per quanto il proietto passi vicinissimo ad essi. In Russia si ritenne perciò che azioni fisiologiche sugli animali si manifestano soltanto quando avvenga l' immediato contatto del proietto. -

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'fIRO CU RVO DEI CA>1 N ONI DA CAM P,\G'.\!A

Gli esperimenti di cui sopra vennero fatti per stabilire quello che in Russia, a riguardo del tiro al di sopra delle truppe, ~iene chiamata (< altezza cli sicurezza fisiologica,,, ossia quell'altezza della traiettoria al di sopra del bersaglio che dà la sicurezza che non avvengono lesioni o disturbi nell'organismo delle truppe sottostanti, altezza che prima si riteneva colà dovesse essere tra gli 8 ed i I <l metri. Dopo gli esperimenti venne deciso che, ad abbondanza di precauzione, per altezza di sicurezza fisiologica si dovesse ritenere quella di 70 cm. Tutto ciò, come si è detto, relativarnent_e al tiro del cannone da campagna del calibro di 3 pollici (cm . 7,62) che ha la velocità: iniziale di 590 metri. Per calibri maggiori si dovevano istituire nuovi esperimenti. Evident emente questa altezza di sicurezza fisiologica è soltanto un elemento per stabilire le regole di tiro al di sopra delle proprie truppe, perchè all'uopo occorre poi principalmente d i tener conto delle condizioni balistiche della traiettoria e delle deviazioni ·del tiro, come anche degli sèoppii prematuri.

*** Tiro curvo - All' inizio delle ostilità la questione del tiro curvo dei cannoni da campagna torna ad allettare la mente degli artiglieri, tecnici e combattenti, i quali tutti cercano ancora una volta di risolvere questo vecchio problema. Il fatto nuovo che provoca lo studio è questo : le truppe nel combattimento si coprono pii.1 che non facessero nel passato ; fanno fuoco di.etro trincee, dietro rilievi del terreno qualunque essi siano, ed avanzano mascherandosi pii1 che possono ; le belle linee . continue procedenti allo scope:çto sono ricordi cli altù tempi, e soltanto ~l momento dell'urto finale le masse escono, direi quasi, dai loro nascondigli ed appariscono in tutta la vulnerabilità di bersagli animati. Dunque, se il nemico si copre e combatte coperto, bisogna cercare il modo di · offenderlo anche dietro le sue coperture, e poichè il tiro di lancio dei canno~i da campagna non offende il nemico riparato da un ostacolo, il tiro curvo si impone pure per le bocche da fuoco da campagna. Del resto la questione di poter far ricorso al tiro curvo nelle azioni campali è stata risolta in parte coll'adozione di obici \.


l~THOZ I ONI sui, T ll{O Ì)J,: r, L 1A1n 1G t. l E l~JA <.:A) I PAL~:

peslrnti e leggeri, e di mortai che possono seguire, colla stessa facilità dei : èaniioni da campagna, le fan terie anche a rapide andature. ..: Ciò non toglie che per i cannoni da campagna ·sia accarezzata l' idea di riuscire a trarre da queste bocche da fu oco, sia pure in via eccezionale, una traiettoria più curva, sperando di far giun~ere le pallètte e le scheggie sul rovescio di quegli ostacoli che riparano dal tiro di lancio. E per ven ire a questo risultato si studiano diversi ripiegh'i. Quando il cartoccio era separato dal proietto, la soluzione era parsa piii facile, divid endo a ll'uopo la carica di fazione in diversi elementi, sottraendone alcuni tutte le YOlte che si voleva eseguire un tiro curvo : tale soluzione apparve pertanto . di non difficile ese.: cuzione, ma all'atto pratico risultò viceversa non così semplice come si presentava a prima vista, tanto è vero che pei cannoni da campagna non si v_enne ad una conclusione in proposito. AUorchè poi il proietto era in modo stabile riunito al bossolo contenente la carica, una siffatta soluzione diventava anche più difficile, tanto che in linea generale é di pri ncipio bisognava studiare altri sistemi. Gli studiosi pensarono, ad esempio, d i dotare le batterie cli un certo numero di cartocci a shrapnel e a granata con carica di laricio opportunamente ridotta. Ma quale carica scegliere ? e quanti di tali · cartocci sarebbero occorsi ? e dove portarli ? negli avantreni dei pezzi oppure nei cassoni ? E poi, questa diversità di nmniziona mento non avrebbe portato seco degli inconvenienti, mentre proprio per evitare gli inconvenienti derivanti da tale diversità si tendeva al proietto unico ? Gli studiosi pensarono allora · cfi produrre questo maggiore incurvamento della traiettoria aggiungendo al proietto qualche cosa che foss~ capace di aumentare la resistenza dell'aria : quest'appendice naturalmente sarebbe stata tale da potersi adattare coÌ1 faci lità a quei proietti che sul momento dovessero essere destinati al tiro curvo. Sorse così la rosetta ritardatrice. · · · Altri studiosi· ritennero invece che una sapiente utilizzazione del tiro di lancio, il vero tiro dei cannoni eia campagna, possa condurre a risultati assai 'notevoli, ciò che del resto è stato provato dai fatti. Tutte le nostre successivè Istruzioni sul tiro dell'artiglieria da ca:mpagna · ha nrio voluto dare norm e per il caso cl i dover far foocò contro trincee od altri ostacoli che mascherano truppe. L 'ultima di

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IS 'l'R UZIO/s E TED E S CA S U L TIRO

esse (edizione r913) al paragrafo 324 dice precisamente cosl : « Contro fanteria appostata dietro tri'ncee ù dietro un ciglio si iinpiega in generale il tiro a tempo con un solo alzo. I1 tiro deve essere aggiustato rispetto al ciglio ed ·il correttore fissato in modo da avere in media un'altezza di scoppio metà della normale per colpire pit1 facilmente i fanti · appostàti. Occorre però, a tal proposito, ricordare come sia difficile colpire truppe addossate ad un riparo e come, il più delle volte, questo genere di tiro si riduca ad uno spreco di munizioni )). Successivameilte l' Istruzione· accenna alla convenienza dì eseguire in tali casi anche il tiro a granata od a percussione, che dà la sicurezza di non offendere le nostre truppe, se queste sono soverchia. mente avvicinate all'avversario. Benchè tutte le Istruzioni accennino, come si. è detto, al tiro a tempo contro trincee od ostacoli similari, tale tiro non è preso in molta .considerazione alle scuole di tiro, e la ragione di questo fatto si deve forse trovare nel 2° alinea del citato paragrafo 324, il quale rileva come « il piì.1 delle volte il tiro contro truppe addossate ad un riparo si risolve in uno spreco di munizioni )). E l' Istruzione rispecchiav·a in · certo modo le impressioni che, su tale genere di tiro, sono comuni alla maggioranza degli ufficiali cl' artiglieria. Intanto, mentre si studiava e si sperimentava, si esortavano i comandanti di batteria da campagna a trarre dal tiro di lancio a tempo i migliori effetti anche contro obbiettivi coperti.

N 1,1,ova -istruz·ione tedesca sul ti-ro. - In Germania ali ' inizio delle ostilità viene pubblicata una nuova Istri12ione sul tiro. La precedente portava la data del 1907, ma di essa però nel 19n era stata ripubblicata in (( bozze di stampa» la prima parte, - comprenderite all'incirca tutto ci:ò che si riferisce alle regole di ti1'0 e alla ·c ondotta del fuoco - nella quale si 'era tenuto conto degli insegnamenti dedotti dalla pratica fatta alle scuole di tiro ed alle manùvre nei precedenti anni. La nuova Istruzione sostituiva adunque la prima parte del r9n e la seconda parte - il cui contenuto rifletteva l'addestramento al tiro - della ·vecchia Istruzione del ·1907, e anche questa nuova Istruzione portava l' indicazione di C( bozze di Stampa)>. · Nel suo complesso la nuova Istruzione traeva la sua origit1e, la sua ragione e le sue piil notevoli varianti : quanto al lato tecnico,

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ÌSJ'RUZJO)<E FRAl\ CESE

da una pitt estesa applicazione del puntamento indiretto, reso pih agevole- dagli strumenti ·di puntamento di ·recente adottati (cannocchiale panoramico, goniometro, ecc.) ; e, quanto al lato tattico, dai nuovi concetti d' iJnpiego dell'artiglieria, coi quali volevasi profittare maggiormente delle posizioni" coperte, nonchè da un aspetto - più moderno 'sotto il quale venivano considerati gli obiettivi del tiro.

ìVIODIFICAZIONI

AL

REGOLAMENTO

PROVVISORIO

DI

MAN OVRA

PER L' ARTIGLIERU DA. CAMPA(:NA FRANCESE, ED AL REGOLAMENTO

Gii (( Archives militaires » n° 8 pubblicano un riassunto delle modificazioni introdotte nel corso dell'anno r9r3, nel Regolamento -provvisorio di manovra per l'a1Jiglieria da campagna francese. Le varianti di cui si fa cenno nel periodico succitato, sono state oggetto di quattro fogli d i rettificazione, datati rispettivamente : IO luglio, 29 agosto, 22 settembre, 1° ottobre 1914. Riteniamo utile portare a conoscenza fra le nuove prescrizioni, quelle essei1ziali e cioè : impiego del carro- osservatorio ; materiali telefonici ; osservazione del tiro da aeroplani ; impiego delle piastrelle (plaquettes) Malandrin. E ricordiamo in proposito che l' impiego delle piastrelle ì\falandrin è stato ideato per risolvere la questione del tiro curvo colle artiglierie campaii con un dispositivo tale che, applicato al proietto da 75, ne accelera la caduta a causa della maggiore resistènza .dell'aria. · N11,wi problem:i derivant-i dai progn<;si dell'av1:azione. - Alla vigilia della grande guerra, l'aviazione, già impiegata da noi per primi ·nella guerra libica, apre nuovi orizzonti e impone lo studio , di nuovi problemi. Gli artiglieri · tominciano a dedicarsi allo studio dell' impiego offensivo degli aerei mediante : a) tiro di caduta con proietti di grande efficacia contro bersagli resistenti; b) tiro di caduta con proietti scoppianti, a; pallette, contro bersagli animati ; e) tiro di ·lancio con piccoli proietti, contro bersagli speciali, particolarmente . contro bersagli aerei. Le difficoltà di questi proplemi non sono poche : maricano le esperienze, ma intanto vengono ·gettate le basi di uno studio che verrà poi anipliato dagli ingegneri aeronautici e dagli ufficiali aviatori negli anni suecessivi. D' ESERCIZI PER r: ARTIGLIERIA·CAMPALE TE DESCA -

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PROBLE~1I DER!V;\NTl DAI PROGRESSI DELL'AVIAZJO::-JE

L'avvento dell'aviazione delinea un nuovo compito per gli artiglieri, e cioè il tiro contro gli aeromobili. È fuor cli dubbio che questi possono prestare inest imabili servizi nell'esplorazione strat egica e tattica .e forse anche nell'osservazione del· tiro dell'artiglieria, sebbene in quest'ultimo campo si siano mostrati ancora deficienti nelle esercitazioni di poligono. Contro tali bersagli aerei, semoventi nello spazio, il tiro dell'ar tiglieria presenta particolari difficoltà, dovute non soltanto alla grande altezza a cui essi possono t enersi, ma specialm~nte alla loro grande velocità ed alla facoltà che hanno di spostarsi secondo le tre dimensioni. All' inizio delle ostilità mancano artiglierie e proietti rispondenti a tal genere di tiro; ma quand'anche si disponesse di tali bocche da fuoco, sarebbe difficile eseguire esercitazioni di tiro contro bersagli aerei .che abbiano la voluta capacità e la voluta velocità di mutare rapidamente direzione. Gli Inglesi"' nel r9r3 iniziarono i primi esperimenti di tiro contraerei nel Transvaal con una batteria dell'artiglieria · a cavallo coloniale. La. difficoltà della rappresenta,,;ione del bersaglio e del suo mo\;imento fu felicemente superata nel seguente modo : il bersaglio era costituito da un cervo volante e da una striscia di mussolo nero avente le dimensioni cli m. 0,60 per 6 metri di. lunghezza. Il cervo volante consisteva in un leggero telaio su cui era distesa _della ·seta da: aerostato, in modo da lasciare nel centro un'apertura rettangolare ; 1iella faccia inferiore del telaio erano applicate due celle prismatiche formate colla st essa set a. La striscia di rnussolo era attaccata alla cordicella di ritegno del cervo vola.~te poco sottò di questo. La cordicella di ritegno, che aveva una lunghezza di circa 200 metri, veniva attaccata ad una ordin.a ria fune metallica da bersaglio mobile della lunghezza da 250 a 300 metri, ed era t rascinata da un avantreno .t rainato da una pariglia. Per mandare in aria il cervo volante, si procedeva così : distesa quasi totalmente la fune metallica e la cordicella di ritegno, un uomo sosteneva il cervo, ed un altro la cordicella a 20 metri circa dal cervo stesso. Nel momento in cui l'avantreno si metteva in moto, il primo uomo abbandonava e lanciava il cervo · dandogli un colpo verso l'alto ; il secondo uomo correva nella direzione del moto sostenendo sempre la cordicella, finchè la tirata dell'avantreno gliela strappava di mano, ciò che avveniva dopo circa 40 metri cli corsa: ·: il cervo vo-

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PROl3LEMI DERIVANTI DA! PROG HESSl DEJ, L ' AVIAZIO:-.'I~

lante si inalzava quindi regolarmente e in conseguenza del suo movimento, il mussolo si distendeva ed il tutto presentava da lontano l'aspetto di un aeroplano. Siccome poi la forza ascensionale del cervo non · era tale da riuscire a sollevare là fu ne metallica, così l'avantreno veniva a trovarsi sempre a distanza tale dal bersaglio, sicchè era garantita la sua invulnerabilità ai colpi del tiro contra. ereo. La velocità dell'avantreno era regolata a circa 400 metri al minuto, e l'altezza del bersaglio veniva a risultare di circa 150 metri , secondo la direzione e l' -in ténsità · del Yento, mentre poi il bersaglio stesso distava dalla batteria di circa 3 00 metri. La lunghezza di volo dell'aeropl ano-bersaglio davanti alla: batteria era . di circa 1600 metri, e dura nte tale percorso, la gittata e l'angolo di sito dovevano venire continuamente e rapidamente modificati dagli artiglieri. Nelle due serie di tiro eseguite si ebbero parecchi colpi utili, e l'esercitazione diede luogo alle seguenti deduzioni: per il puntamento è indispensabile che l'alzo sia munito di cannocchiale perchè ad occhio nudo il bersaglio si presenta troppo piccolo, e quando lo si · perde di vista è molto difficile di poterlo ri trovare sullo sfondo del cielo o delle nubi. Il settore orizzontale. di tiro (di 8°) dovette essere tutto utilizzato per. seguire il bersaglio. Gli scostamenti per tener conto del movimento del bersaglio importavano 1°, 45' (31 millesimi circa) e venivano stimati e ordinati dal Gomandante la batteria, che li modificava secondo il bisogno. In riguardo all'osservazione . dei colpi si rilevò che gli scoppii sopra e sotto la linea di sito non sono giudicabili e che gli. scoppii che sì osservano in coda al bersaglio 'non danno norrna ·per regolm·c il tiro, mentre i migliori punti d i scoppio per l'osserva1.ione sono quelli che avvengono poco innanzi a lla testa ciel bersaglio, sicchè, mentre la nuvoletta permane, si giudica se il bersaglio passa avanti o dietro di essa: in questo caso l'osservazione sarà tanto più giusta quanto pii1 lo · scoppio è avvenuto in prossimità alla linea di sito. Dai i:isultati di tali prove gli Inglesi concJusero eh<' è precisamente nel tiro contro aeroplani quello .nel quale per l'esecuzione del fuoco devesi utilizzare la massima rapidità consentita dalle ·mo· derne artiglierie. Un altro interessantissimo argomento sorto dall'avvento dell'aviazione. fu quello dell'impiego cli aeroplani per effettuare l'osser-

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L'AVIA UO~E IN S E R VI ZIO DELL'ARTIGLIERIA

vazione,_dall'alto, dei t iri della propria _artiglieria. Già in Francia si faceva molto assegnamento sull'osservazione aerea dei tiri per indicare al comandante la batteria i punti di scoppio dei proietti, in rapporto alla posizione d el bersaglio contro ci.li si spara. _In GerIl?ania l'e successive tappe di ~volgimento di una tal_e questionè vennero seguite attentarµ ente, ed il magg. Reus;:;, in nn suo ;nticol_o pu-b blicato nella Militàr- Wochenblatt del 26 febbraio r9-i;4, notava che, a suo giudizio, tiOppo si voleva pretendere dall'osservatore dall'aeroplano affidan dogli I' incarico cli ei a.re tempestivo aiuto nel determinare e comunicare la posizione dei punti di scoppio .dei s;ingoli colpi per la d eterminazione della forcella; ed anche gruppi di colpi nel tiro d i efficacia . Si ebbe allora la speranza chi:-- l'osservatore, con le notizi,e ,al riguardo inviate alle batterie, mediante segni o biglietti, potesse efficacemente concorrere a regolare l'andamento del tiro, ma all'atto piatico si dovette rinunciarvi. Osservava. ancora il R euss : l'aeroplano per ovvie ragioni deve tenersi ad altezze rilevanti e volare con considerevole velocità : come potrà dunque l'osservatore trasportato nell'aeroplano sempre in 111ovimento, non lasciarsi sfuggire . dagli occhi le so.tti li linee delle batterie nerniche, riconos~erle ed _inclivi...duarle prontamente, e riuscire a sceverare i colpi rispettivam ente sparati dalle varie batterie amiche ? Il Reuss concludeva ·quindi affermando ch e. l'osservazione aerea non può a vere per scop9 _di fornire dati cli tiro alle singole batterie, ma d_evc invece riferirsi ad un pit1 vasto campo d ' azione e può essere d_i vero aiuto nei tiri eseguiti dalle maggiori unità d'artiglieria. Ciò premesso il Reuss indicava i seguenti compiti dell'osservazione aerea, corrispondenti a li~ v ane fasi d ell'azione cl' artiglieria :

S piegamento deU'artigheria, AH' inizio d el comb attimento, gli aeroplani dell'attaccante potranno fornirgli preziose notizie -sulla ripartizione e dislocazione dell'artiglieria ciel difensore, _men tre gli aeroplani della difesa potranno dare al difensore informazioni utilissime sopra l'avanzata _d ell'artiglieria attaccante, il. suo spiegamento e la sua presa di posizione. In p articolare, gli aeroplani della difesa potranno stabilire a quali punti del terreno si ·vanno . avvicimrndo le colonne cl 'artiglieria attaccante, osservando _principalme_n~e . e seguendo le mosse ed i preparativi fatti dall'artiglierh-t avv€!rs<!,ria

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L' OSS1C:RVAZl01XE D ALL'Al(ROPLAXO

(i punti c10e ove si collocano i carri-osservatorio, i Comandi, ecc.) e cercando di riconoscere le posizioni da essa prescelte, si riferirà se l'attaccante si avvicina ad esse. Con tale ausilio dell'osservazione il difensore preventivamente e cioè in tempo potrà prepararsi i dati di tiro riferentisi a punti importanti del terreno e sovratutto ·ai punti di pa,;saggio obbligato, e potrà quindi approfittare dei momenti di maggior vulnerabilità delle batterie nemiche, come quando stanno per prendere posizione, per batterle utilmente. Inùio del fuoco . - L'osservatore dall'aeroplan<;> deve fornire indicazioni sulle posizioni · coper~e occupate dall'artiglieria nemica. Tenuto conto della difficoltà che si ha di giudicare dall'alto dei dislivelli del terreno non si può pretendere che dall'altezza cui !'.aeroplano deve tenersi, l'osservatore possa st abilire la distanza ed il dislivello delle batterie nemiche dai cigli delle masse od ondulazioni coprenti, e pertanto all'osservatore riuscirà solamente possibile di fissare le posizioni nemiche in rapporto a determinate accidentalità del terreno, come fabbricati, grnppi di alberi, tratti cli bosco, linee ferroviarie, ecc. : naturalmente, questi dati' non saranno sufficienti per farne· la bp,se di un tiro effi cace, t anto che è necessario valersi di altro mezzo per conseguire buone indicazioni per il tiro, e uno di questi sarà quello di fornire al proprio osservatore dall'aeroplano dei punti di riferimento dati dalle nuvolette del fumo prodotto da scoppii di proietti sparati dalle nostre batterie. Il procedimento all'uopo potrebbe essere questo : stabilite nel miglior modo possibile, per mezzo delle indicazioni ottenute dall'osservatore aereo e dalle informazioni avute dagli esploratori e dagli osservatorii terrestri, costituiti ed organizzati dai singoli reparti, le posizioni dell'artiglieria avversaria, le batterie aggiusteranno il tiro. sul cigli.o dell'ostacolo che copre loro il bersaglio nemico. Gli scoppii cli tali proietti sul ciglio dell'ostacolo forniranno allora al proprio osservatore aereo determinati punti non lontani dal bersaglio stesso : egli potrà così informare Je proprie batterie circa la di lui posizione rispetto a tali . punti di scoppio, e quindi le batterie stesse avranno norma sulla effettiva direzione del bersaglio o sulla distanza di esso dal ciglio preso pritna di mira.. L'osser vatore aereo avrà intanto preparato uno schizzo, di redazione semplicissima, in cui con pochi tratti siano messe in rilievo le posizioni dell'artiglieria -

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.. L' OSSE'RVAZIONB DALL' AE l{OPLAN O

nemica, e così mentre in una primà fase dell'azione, le proprie batterie, in relazione alle indicazioni avute, eseguiscono il fuoco contro il bersaglio, l'osservatore aereo segna sullo schizzo i punti di scoppio dei proietti, venendo così ad ottenere un' immagine della posizione dei grnppi ·a i colpi del tiro d'efficacia in rapporto al bersaglio, e dallo schizzo stesso risulterà allora quali tratti della fronte nemica rimangono n~n battuti, e quindi dove sia opportuno di rivolgere il fuoco. Siffatto schizzo, trasmesso al comandante dell'artiglieria, gli offrirà il mezzo per regolare l'azione delle sue batterie ed il · rifornim~nto delle relative munizioni. All'osservatore riesce pertanto difficile lo stabilire Ja posizione dei punti di scoppio in senso longitudinale, per il fatto che nel' tiro contro bersagli mascherati si batte in generale una zona profonda di terreno con gruppi di colpi a diverse distanze. Un mezzo per fac ilitare tale compito è quello di far sparare una serie di colpi contro un · determinato raggruppamento d'artiglieria nemica preventivamente indicato all'osservatore, e quindi, non appena il suo aeroplano ·si avvicinerà a questo raggruppamento, far sparare i prestabiliti colpi da tutte le batterie che debbono tirare su di esso, o ad un'unica distanza prefissata, oppure suddividendo i tiri e regolandoli in parte -alla distanza minore ed in parte a quella maggiore della zona da battersi. La scelta della distanza. si · farà secondo i seguenti criteri : a) qualora la distanza minore della zona da battersi dalla batteria sia quella del ciglio della massa coprente - cib che avviene quando non si hanno dati per sapere se il bersaglio è accostato al1'ostacolo oppure lontano da esso - allora si tirerà aJJa distanza . maggiore della zona : se l'osservatore aereo vede che i punti' di scoppia avvengono avanti al bersaglio, ne deduce che il tiro è corto -·e che il bersagliò è fuori della zona. Avute tali ìnformazioni, il comandante dell'artiglieria dovrà eseguire un nuovo tiro a distanze progressivamente crescenti a cominciare dalla distanza prima assunta e pre-sunta come la maggiore della zona da battersi; b) se la distanza minore della zona dalla batteria non coincide con quella del ciglio della massa coprente - caso che avviene quando si hanno· dei dati sulla minima distanza a cui il bersaglio può trovarsi dall'ostacolo - allora si tirerà alle due distanze della zona, e

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I..' OSSERV AZIO:-; r,; OALL ',\EROPLA);Q

cioè a lla minore ed alln. maggiore. L'osservatore aereo in molti casi potrà giudicare non solo se il bersaglio giace effettivamente fra queste due distanze ma anche se il bersaglio stesso è ad una distanza dalla batteria, più prossima all'una che all'altra delle due distanze alle qua.li si .è esegui to il tiro, ed evidentemente con tali informazion i il comandante della batteria ha dei dati per regolare il tiro, per restringere la profondità dello spazio da ba ttersi, e qnindi per concentrare il fuoco ; · e) allorchè dalle informazioni dell'osservatore aereo si è assodato che il bersaglio è efettivamen te compreso nella zona battuta dal tiro, se si vuole individuare la posizione relativa del bersaglio stesso per rispetto alla zona, onde poterla all'occorrenza restringere, conviene tirare ad una distanza . intermedia fra le due predette. Per l'osservazione aerea anzidetta, il tiro delle batterie sarà preferibilmente da farsi a tempo, e non vi è a temere che l'osser vatore, trovandosi eventualmente innanzi al bersaglio, possa scambiare i colpi corti . come lunghi, giacchè data la grande altezza alla quale egli si trova in con fronto a quella dei punti di scoppio, la sua osservazione si effettua. facilmente dall'alto in giù. A riferire sui risultati eia lui osservati, basterà che egli si valga delle seguenti indicazioni : /< avanti » - « oltre» - « sul bersaglio » - « presso al bersaglio avanti » - « presso al bersaglio oltre » - <e bersaglio entro la zona » - « bersaglio fuori della zona avanti » - << bersaglio fuori della zon a oltre ». Queste indicazioni metteranno il comandante dell'artiglieria in grado di dirigere il tiro, di r_estringere convenientemente la zona battuta ed .ottenere così un maggiore addensainento cli colpi col min or consumo di munizioni. Nell'ulteriore sviluppo dell 'azione, spetta all'osservatore aereo il compito di stabilire se qualche porzione dello schieramento ~ell'artiglieria nemica, cl'onde non si esplica più alcuna attività, sia a ncora occupata oppure se sia stata sgombrata, ed in generale avrà anche la possibilità di conoscere e seguire i movimenti di cambio di posizione effettuati dal nemico, mentre poi potrà far pervenire -al comandante della propria artigl:,.,ria notizie sui moviment i compiuti dal nemico per eseguire il rifornimento delle muniziòni alle proprie b atterie : indica1.ioni tutte che possono offrire altrettante buone occasioni per tempestive ed efficaci azioni di fuoco della propria artiglieria. -

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:.\'U OVI )JATERJ 1\ LI

Il .Reuss infine metteva in r ilievo .la .necessità di istituire: ..uno speciale -servizio di esplorazione aerea proprio dell'artiglieria, e s.uggeriya poi che gli osservatori aerei dovessero accompagnare sem,p,re ' le esercitazioni di tiro, e specialmente quelle · dei grandi reparti.,. e ciò al duplice s copo di istruire se stessi nel loro importante serviào, e perchè i comandanti d'artiglieria a loro volta si rendessero e dotti sul miglior modo d' impiego degli aeroplani in servizio cli osservazione. Iri Francia intanto continuavano gli -esperimenti e « La France Militaire >l nel 1914 riferiva, senza. darne però particolare .a:lcuno, circa un esperimento esegui to dall'aviatore Dérome durante un 'esercitazione di gruppo di batterie, per osservare e. segnalare i rist;ltati del tiro. Le segnalazioni vennero- fatte da 100 metri di altezza, con un cifrario prestabilito, a · mezzo di uno speciale apparecchio, portato dalr aeroplano e destinato alla produzione di .nuvolette fnliginose molto visibili, di dimensioni diverse e rappresentanti, rìspettivamente, il punto e il tratto della. telegrafi a Morse : tali. nuvolette risultarono di visibilità grande e durevole, tanto da conservarsi appariscenti ancora due minuti dopo che l'aeroplano aveva lasciato il posto nel quale era stata. fatta tale segnalazione, Collo stesso sistemal!aviatore Dérome ha eseguito prestabilite segnalazioni conveni,ionali per indicare movimenti di cavalleria, ' formazione e direzione di marcia cli altre truppe in occasione di una manovra .di Corpo d'Armata, e tutti questi esperimenti, secondo il· citato giornale, avrebbero da.to risultati soddisfacenti. iVIateria.li d'artiglieria. - Anche in questo campo l'evoluzione era stata. grandissima. sia per l'avvenuta adozione di nuovi materiali .e sia per la molteplicità .di studi, di tendenze, · di realizzazioni e di esperimenti che andavano man mano affermandosi. In Francia, nell'arsenale di Puteaux erano eseguiti esp~rimenti con un cannohe da 75 mm. montato sopra un'automobile- con motore a 4 cilindri e della potenza di 20 cav., All'aspetto esteriore il. telaio non si diff.er-enziava d a quelli ord_inari che per la notevole sua minor\'! lunghezza; fa copertura del motore era di lamiera. d'acciaio a prov.a di..tiro ; e il radiatore portava sul davanti -4 ali-riparo, pur.e cli lamiera d'acciaio e mobili. Il conduttore .e il meccanico erano prOt!;tti da,scudi d'acciaio che permettevano la visibilit_à soltanto.sul dayanti. Nella parte centrale del telaio, su di una piattaforma girevole, era IZ 3


SUOVI )1 ATE RIA l,l

fissato il cannone coi s uoi accessori, e ai d ue Jati del cannone erano disposti i seggioli opportunamente protetti, per i serventi. ·Non appena il cannone giungeva in posizione, si chiudevano le ali- riparo del radiatore ; e l' intero telaio, a mezzo cli 4 martinelli di sospensione, veniva sollevato finchè le ruote dell'autovettura non poggiav ano piLt sul terreno. [n qu esta posizione il complesso era così solidamente trattenuto dai 4 martinelli sicchè era possibile sparare più colpi di seguito senza ch e occorresse rifare il puntamen to. Ad ogni cannone era aggitmto un autocarro per il trasporto delle muniz.i oni e dei serventi. Sempre in Francia nel 1913 venne adottato per l'artiglieria da campagna il telemetro Barr and Stround con base d i I metro, che veniva portato nell'avantreno del carro- osservatorio, e pel quale si studiò la possibilità di farlo portare invece da qualche militare a cavallo appar tenen te al drapp ello d i ricogn izione che, marciando in testa della batteria avrebbe potuto metterlo in posizione prima · dell'arrivo dei pezzi. Anche l'Austria adottò a quell'epoca un telemetro detto mod. 12 Z, monostatico, con base di cm . 65. In Italia si pensò invece di misurare le distanze col goniomet ro, e la (< Rivista d'Artiglieria e Genio » del giugno 1914 portava un interessante studio. al riguardo. I n Austria erano poi in corso le esperienze delle moderne- artiglierie a deformazione, scudate, che dovevano sostituire l'obice leggero d a rn4 ~ quello pesante da 149. Nelle grandi manovre dell'autunno 19Ì3 i Francesi impiegarono, a titolo d i esperimento, b atterie d i obici leggeri campali da 1 05, cannoni pesanti campali di pari calibro e obici d a 120 m od. Schneider, il che lascia supporre che in F rancia si era ancora incerti sul calibro da adottare p er un obice campale relativamente leggero, di cu i parecchi studiosi propugnavano l'adozione. Anche in America si compirono studi sopra nuovi tipi di artiglierie moderne. Per la difesa delle coste degli Stati Uniti venne largamente impiegato u n mortaio da 305 mm . lungo IÒ calibri, che lanciava un proietto (granata perforante o granata torpedine) pesante 474 kg., la cui velocità iniziale massim a era nei due casi rispettivamente d i 350 m. e 404 m., e la gittat a massima corrispondentemente d i I0 . 000 e II.200 m. -

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N'U OVI :VIATi-:R JAi.i

Da informazioni del « Journal of the U. S. Artillery i i (annata r914)·, per alcune batterie venne adottato un nuovo proietto · da 3r7 kg. avente l'ogiva acuminata e contenente una carica di kg. 10,9 circa dj esplosivo D. col quale si raggiungeva una gittata di 13.700 m. Nelle prove di collaudazione, tale . proietto doveva perforare una piastra grossa 75 mm. di acciaio. speciale della qualità adoperata per la corazzatura orizzontale delle navi, ed essere in grado di scoppiare dopo di averla attraversata : la velocità d'urto doveva essere di m. 290 e l'angolo di impatto di 55°, ritenendosi che questa prova corrispondesse alle condizioni più difficili, nelle quali il proietto poteva essere adoperato in guerra. OBICE RU SSO DA PO LLICI' 4 ,5 (1 14,5)

Fig. 2~ - Obice n.1sso da pollici 4,5

Il periodico americano sopracitato riferiva inoltre che, per la difesa del canale di Panama, era stato · costruito un nuovo mortaio da 305 mm. lungo 15 calibri, il quale doveva lanciare un proietto di 317 kg. colla velocità massima. di 564 m. e avente una gittata massima di circa 18 . 300 m. In Russia si stava intan.to riordinando l'artiglieria pesante campale, ed era eia r.itenersi che entro il 1914 sarebbe sté\,to distribuito il nuovo armamento a tutte le unità dell'esercito attivo; ed anzi tenendo conto della rilevante quantità di materiali nuovi commessi dalla Russia alla casa Schneider, era da supporsi che all'atto della mobilitazione si sarebbero costituite altre unità d'artiglieria da armarsi con tali materiali nuovi. Il materiale vecchio, ancora -

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NUO VI MA'l' l( RJALI

in usb comprendeva il cannone da cm . .r,.5,24 ed il ca nnone eia cm. 10;67 ; il nuovo materiale era invece : un obice eia cm. 15,24 ed un cannone a tiro rapido da cm. 10,67, mentre poi era previsto inoltre un obice da cm. · II ,45. La batteria in t empo di pace era form ata da 6 pezzi, cogli attacchi però per 2 soli pezzi ; all'atto della mobilitazione essa si costituiva su 4 pezzi, e cioè il numero delle batterie rriobilita.t~ era maggiore di quello dell'organico d i pace. Il nuovo cannone da cm. 15,24 Yf'niva trainato da IO caYalli, e ciascuno dei d ue carri necessa ri pel trasporto del suo paiuolo_aveva l'attacco a 6 cavalli. Col nuovo materiale i carri portanti i paiuoli nònchè le bocche da fuoco erano tutti trainati da 6 cavalli ; ed anche con attacco a 6 cavalli erano i carri per munizioni che t rasportavano; per ciascun pezzo, fra avant reno e retrotreno, 20 colpi. O B1c1i RIJS SO

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6 :POLLIC I ( r 52,4) ScH::-;E I DE R

Fig. 23 - Obice russo da poll ici

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Il nuovo materiale consentiva. essenzialmente una celeri t:\ di tiro considerevole, tanto che col cannone si potevano sparare fino a ro colpi in un minuto. I n Spagna veniva sperimentato un cannone da montagna a làliciàta. Il cannone, di acciaio a l nichelio, · èra lungo mcth r,2445, aveva calibro di· 75 ·mm., 18 righe a passo costante, pesava u8 kg. ed era costituito da 1in tubo ·e da 1m ma nicotto, nel qua le era praticato l'alloggiamento per l'otturatore a vite, · che si apriva è si ch iudeva con nn solo movimento. L'affusto, cli la'mierà. d' acciaio, aveva le coscic divaricabili come il materiale Déport, e ciascuna di esse era formata di d ue parti : -

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:>: trOVl :IIAtE RlALl

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le anteriori fissate alla testata d'affusto con appositi perni; le posteriori collegate a lle prime con speciali articolazion_i. Le ruote avevano· 162 mm. di diametro. Il sistema di lanciamento era a molla. La cùlla, girevole intorno ad un perno della testata d'affusto, permetteva variazioni nel puntamento in direzione fii10 a 20° 30', sia a destra che a · sinistra. L'unione dell'affusto alla sala era_tale che si potevano far prendere a!I'.affusto due posizioni : una bassa, nella quale si otteneva l'elevazione massima d i 35° 27' corrispondente alla gittata di 6. 500 m '; ed una alta, che consentiva l'elevazione massima di 42° 4' con gittata di 7. ooo in. Gli scudi erano di acciaio al nichelio, di mm. 3,25 di grossezza, suddivisi in sei parti collegate a cerniera. Il. peso del pezzo in batteria era cli kg. 485. Il cannone lanciava tre specie d i proietti : shrapnel, con spoletta a doppio effetto, del peso cli kg 5,730, contenente 216 pallette del peso medio di grammi rr,r, e carica d i scoppio d i 50 grammi di polvere · nera a grana fina; granata d irompente di acciaio in un sol pezzo, del peso di kg 5,60 con spoletta a percussione, e carica interna di kg. 0,290 di trotyl fuso e compresso ; granata dirompente a segmenti, con 9poletta a percussione e con altra a doppio effetto, ma di questo proietto non si davano indicazioni. sulla carica interna e sul peso. Il bossolo era stabilmente unito al proietto. Il pezzo, astrazion fatta dai cofani per le munizioni, per il someggio si scomponeva in cinque carichi essenziali : cannone, culla, testata d'affusto, parti posteriori delle coscie e ruote, scudi. Il carico massimo, bast o compreso, era quello del mulo porta- scudi, e risulta_va cli 163 kg ; il minimo era quello del porta- testata, risultante 132 kg. I basti erano di forma diversa a seconda dei carichi che dovevano sostenere, e pesavano ciascuno, da 26 a. 29 kg. Come in tutti gli a,ltri Stati, anche in · Austria si studiò col piì1 vivo interesse l'orga nizzazione della propria artiglieria pesante campa.le, e ali.' inizio delle ostilità ogni Corpo cl' Armata in Austria~ Ungheria disponeva. di un gruppo di obici pesanti : il gruppo era formato su tre batterie e ciascuna di queste contava 4 pezzi e venti cassoni. Intanto continùava ad essere in uso l'obice pesante 1i1od . 99!4, il quale, pur non essendo che una bocca da fuoco da fortezza trasformata, rispondeva sufficientemente alle esigenze del combattimento, sia per potenza che per mobilità. Questo vecchio obice lan~ · -

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NUOV[ ~I A'l'ERlALl

ciava una granata ciel peso di 38 kg. con carica di kg. 7,3 cli ecrasite, e uno shrapnel pesante 37 kg. e contenente 380 pallette. Le gittate massime colla granata e collo shrapnel erano rispettivamente di 5. 600 e di 5 . 800 metri. La granata d'acciaio lunga cm. 58 con spoletta a percussione avvitata nel fondello, di costmzione affatto moderna, era un proietto assai efficace . Per il lancio dei proietti _veniva impiegato un cartoccio, divisibile in 8 elementi di differente peso, e ciascun elemento era racchiuso in un sacchetto : complessivamente gli 8 elementi costituivano la carica massima pesante kg. 0,700 di polvere senza fumo a laminette. Caso per caso, per ottenere la carica conveniente, si toglievano dal cartoccio uno o più sacchetti elementari. Nel munizionamento la proporzione Ira le granate e gli shrapnel era di 4 a I. Per il puntamento diretto dell'obice poteva eccezionalmente essere impiegato un alzo, di vecchio modello, ad asta , a distanza ; ma nei casi normali, per il puntamento indiretto, si usavano un quadrante a livello, un cerchio di direz.ione applicabile all'affusto, e un cerchio di direzione per il comandante di batteria. Sempre in Aùstria era poi allo studio l'obice da 149 su affusto a deformazione avente le seguenti caratteristiche : lunghezza di 13 calibri ; peso in batteria kg. 2. 765 ; peso al traino kg. 3 . 300 ; peso della granata kg. 42 ; peso dello shrapnel kg. 36,500 ; gittata m .. 8. 500. Particolare cura veniva data al trasporto delle artiglierie da campagna e da montagna in terreno montano, ed il « Militar Wochenblatt >) n° 74 del 30 maggio 1914, accenn ava ali' istituzione di appositi corsi di studio e di addestramento in proposito. Nel 19r4 in Germania erano in corso al poligono di Belovec esperienze di tiro coll'obice Skoda da 15 destinato a sostituire il vecchio materiale pesante campale, mentre poi gli << Archives Militaires », n° 9, davano informazioni sopra un nuovo cannone per lanciare bombe che un ingegnere della Casa Krupp aveva inventato e fatto costruire. E ssenzialmente quest a artiglieria era costituita dalla bocca da fuoco propriamente detta e dal suo affusto speciale o sostegno, sul quale la bocc<l: da fuoco era imperniata e poteva quindi prendere le inclinazioni convenienti per il tiro : il complesso veniva fissato ad una piattaforma metallica munita, ai quattro angoli, di robusti anelli che servivano sia per sollevare tutto il sist em a e sia per fissarlo solidamente al suolo. -

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NUOVI MATERIALi ·

L'anima della bocca da fuoco aveva una lunghezza assai limitata, mentre il proietto-bomba era invece assai voluminoso, e per lo sparo tale proietto veniva disposto in modo da risultare appoggiato al vivo di volata. Alla bomba era fissata· posteriormente un'appendice metallica che doveva penetrare a leggero forzamento nell'anima del cannone. All'atto dello sparo l'appendice riceveva la spinta dei gas della carica .e la trasmetteva alla bomba, che partiva quindi trascinando con se l'appendice, la quale ultima, dopo qualche istante, per effetto cli uno speciale dispositivo si distaccava dalla bomba che invece continuava la sua corsa. Non era nota la sostanza esplosiva costituente la carica .d i scoppio della bomba, ma risultava però che per essa si producevano effetti disastrosi non soltanto per la sua potenza clilaniatrice, ma altresì per effettuare tiri con gas deleteri e asfissianti, e pertanto questa arti- . glieria era studiata e sperimentata per servire specialmente nella guerra da fortezza e da trincea. Nel r9r4 si era p~rò riusciti a lanciare bombe solamente a distanze limitate, e nelle prime esperienze non si oltrepassarono i 300 metri, ma risulterebbe poi che siano statì in seguito ben presto realizzati rilevanti progressi, se pure, data la segretezza che si mantenne nelle successive prove, non si poterono conoscere subito quali erano le caratteristiche balistiche di tali artiglierie e quindi i limi ti del foro tiro utile. In Italia nel giugno del 1914 la « Rivista d'Artiglieria e Genio » pubblicò studi e proposte tendenti a utilizzare i cannoni da 149 A . .sotto corazza per batterie mobili. In generale per i materiali da guerra era intanto ovunque ammesso il criterio che, il miglior fucile ed il miglior cannone non sono · già quelli che sorgono dall'immaginazione di un inventore il quale si sia proposto di costruire dei congegni di guerra che traggono il maggior profitto dagli ultimi trovati delle industrie e delle scienze, ma bensì quei materiali che rispondono alle necessità tattiche del momento - manifeste o quanto meno làtenti - necessità tattiche _contingenti ·e prevedibili che l'uomo di guerra ·abbia constatato, eventualmente preveduto, e quindi tempestivamente ·precisate e sovratutto apprezzate nelle loro conseguenze ; tutto ciò indiscutibilmente con maggior competenza e con più sperimentato « occhio clinico » di quanto non possegga anche il più abile costrnttoi:e. -

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NUOVl REQUI SITI RI CHI ESTI ALLE ARTIGLIERIE

Cosi appunto si è cercato di fare quando si volle procedere alla rinnovazione del materiale dell'artiglieria da campo .; e però si è cominciato col determinare anzitutto quali avrebbero dovuto veramente essere le funzioni di quest'artiglieria nel combattimento moderno. Gli studi della tecnica furono perciò rivolti : a migliorare le qualità balistiche della bocca · da fuoco ; ad adottare contro bersagli animati il proietto shrapnel, di effetto sensibilmente superiore a quello della granata, e munito di spolet ta a doppio effetto ; ad introdurre in servizio le polveri senza fumo, innovazione che determinò una vera rivoluzione nella costruzione delle artiglierie, permettendo di accrescere le velocità iniziali ed il coefficiente balistico dei proietti, di ottenere traiettorie piì.1 t ese e più lunghe, ed -infine di poter puntare durante il fuoco, rendendo così più spedite le operazioni della carica e quindi aumentando la celerità di tiro. Ma tutti questi grandiosi miglioramenti non bastavano ancora, perchè sebbene l'artiglieria avesse raggiunto un notevole grado di · esattezza e quindi di efficacia, essa non riusciva tuttavia a contenere l'avanzata delle fanterie. È bensì vero che la fanteria, per ripararsi dal fuoco dell'artiglieria, avanzando si appiatta nelle pieghe del terreno, ma durante le soste del tiro sbuca dagli appostamenti e sbalza in avanti. Per contrast arla efficacemente, è necessario che durante le brevi ,ipparizioni la fanteria attaccante possa essere fatta bersaglio a vere raffiche di fuoco, irruenti, travolgenti. Soltanto la cresciuta rapidità del tiro d'artiglieria permette di raggiungere un tale risultato, a conseguire il. quale mirano appunto i costruttori coi loro studi, intesi sovratutto a ridurre al minimo le operazioni della carica e del puntamento. Il cannone da campo a tiro rapidissimo, ottenuto tale mercè l'applicazione dei principii della deformazione e dell'indipendenza della linea di mira, sorse appunto come soluzione meccanica di un problema d' impiego d'artiglieria, imposto dalle mutate tendenze della t attica per soddisfare le quali, in guisa da non tollerare il razionale scaglionamento dei mezzi d'azione avversari sul campo della lotta, conviene accrescere al massimo la celerità cli tiro e l'efficacia del fuoco dell'artiglierià. E considerazioni analoghe spingevano ad applicare i medesimi princ1pu alle artiglierie d'assedio. Già nel 1914 si prevedeva che le artiglierie d'assedio erano -

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ARTIGLIERI E D'ASSEDI O

destinate, di massima, ad intervenire nella lotta ossidionale soltanto dopo che gli episodi della lotta campale o di movimento avessero avuto il loro completo svolgimento, e cioè quando si dovevano iniziare quelle operazioni· che, per essere proprie della guerra di fortezza, non sarebbe stato possibile di effettuare con continuità con le altre artiglierie. Questo intervento doveva essere caratterizzato da un'azione energica contro le ultime resistenze della difesa di fron te alle quali si sarebbero spuntati gli effetti delle artiglierie campali, e leggere e pesanti. Ma nella pratica non si può sperare che una tale azione per quanto energica e perciò risolutiva possa dare risultati favorevoli dal semplice giuoco delle forze morali, e però tali risultati debbono ottenersi con effetti materiali concreti e tangibili, e cioè colla demolizione degli ostacoli più resistenti, pii1 complessi, più poderosi che si presentino nella lotta attorno alle piazzeforti ; ostacoli per abbattere i quali nessuna azione varrebbe all' infuori di quella di cui sono capaci soltanto le bocche da fuoco di un parco d'assedio, le quali dovevano perciò anzitutto essere sufficientemente pot~nti. Ma poichè i bersagli resistentissimi contro cui di preferenzà essi avrebbero dovuto cimentarsi sarebbero stati presumibilmente caratterizzati da limitate dimensioni, cosi il tiro normale delle artiglierie d'assedio avrebbe richiesto una condotta metodica, diremo quasi scientifica, in guisa cioè da inquadrare il bersaglio fra traiettorie singole ben determinate e ben vicine, anzichè accontentarsi, come veniva fatto dalle artiglierie da campo che si limitano a comprender il bersaglio entro fasci di traiettorie, ottenuti per lo più mediante · lo scalamento degli alzi e cioè con metodo che si può dire meccanico. Ciò richiedeva dalle artiglierie d'assedio una grande esattezza di tiro, funzione sovratutto interdipendente dai due fattori rappresentati dalle qualità balistiche della bocca da fuoco , e dalle qualità meccaniche degli affusti e dei congegni ad essi applicati. Ne scaturiva ed emergeva quindi la necessità che alle migliorate qualità balistiche delle bocche da fuoco corrispondessero migliorate qualità meccaniche degli affusti, per ottenere da esse un rendimento effettivamente rispondente alle esigenze del loro impiego e che consentisse alle artiglierie d'assedio di assolvere il compito loro spettante nelraziòne tattica ossidionale. Anche per le artiglierie d'assedio si presentava ' quindi la' neces-

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REQUISITI RICHIESTI ALLE ARTIGLIERIE D'ASSEDIO

sità di limitare il rinculo ; di ottenere il ritorno automatico in batteria della bocca da fuoco ; di garantire la stabilità dei varii congegni durante il tiro ; e di avere la facilità di correggere gli èrrori di puntamento che si verificano da colpo a colpo: in poche parole, emergeva cioè la necessità di adottare un materiale deformabile anche per tali artiglierie. Oltre alla necessità di avere una maggiore esattezza di tiro, di cui già si è detto, le artiglierie a deformazione d'assedio dovevano permettere di realizzare altri vantaggi, l' importanza dei quali non richiede speciali dimostrazioni, e cioè : maggiore rapidità, dovuta sopratutto alla grande facilità di scomposizione e di riéomposizione dei materiali, che, opportunamente ripartiti in altrettante vetture separate consentono 'facilità di trasporto e di traino ; maggiore rapidità nell'occupare le posizioni, specialmente colle · batterie di mortai, talchè il tempo all'uopo occorrente, computato ·altra volta a giornate od almeno ad ore, potesse coi nuovi ma~eriali computarsi a quarti d'ora se non addirittura a minuti; minore tormento sopportato dal materiale, e quindi maggiore resistenza ai tiri proluIJ,gati, i quali, con gli affusti · rigidi provocavano quasi sempre qualche guasto, irrimediabile coi mezzi normalmente a disposizione in batteria ; possibilità di mantenere costantemente applicati ai pezzi gli apparecchi di puntame'n to, .rendendo così più facile l'operazione di dirigere la lipea di mira al bersaglio ; possibilità di munire le artiglierie di scudi di protezione, rendendole in tal modo più indipendenti dal terreno, specialmente durante gli episodi della lotta vicina.

*** Tra i vari studi relativi ai materiali sono degni di nota quelli dei carri-osservatorio. L'Austria; nelle sue batterie da campagna (di cannoni, di obici )eggeri e di obici pesanti), faceva uso di una scala-osservatorio, costituita essenzialmente da una scala doppia di legno, a libretto, coi:riposta di tre doppie tratte scorrevoli longitudinalmente l'una

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CARRI- OSSERVATORIO

dentro l'altra e facilmente sollevabili a mano, c<:>n che la scala veniva allungata e poteva essere drizzata. Per la stabilità, essa era provvista di due funi ·che, ancorate al terreno avevano la funzione di controventi, e per la. rigidezza di tutta la scala vi erano speciali traverse di legno, di rigido collegamento trasversale dei due lati della scala. Ai quattro ritti delle estremità inferioù della scala erano poi collegati, a scorrimento, quattro robusti regoli di legno di circa I m. di lunghezza, muniti di puntali di ferro e costituenti i quattro punti di appoggio della scala sul terreno. I quattro regoli potevano essere

Fig. 24 - Scala Osservatorio austriaca

fissati sui ritti a varie altezze e sporgere quindi piii o -meno sicchè · la scala poteva essere drizzata anche su terreno non perfettamente piano. L'altezza totale della scala dal suolo, a cui, colla scala com- . pletamente drizzata, veniva a trovarsi la pedana di appoggio dei piedi dell'osservatore era di circa 4 m. La scala veniva trasportata sul retrotreno del carro-attrezzi, vettura formata da un ordinario avantreno da campagna e da uno speciale retrotreno di carro attrezzi.

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CA RRI- OSSERV.A l'ORIO

L'Artiglieria da campagna francese disponeva di due differenti mezzi d'osservazione, e cioè il <<carro-osservatorio », di cui era dotato soltanto ogni Comando di gruppo, e la << scala da cassone » (scalaosservatorio), .di cui ogni batteria disponeva. di due esemplari. Il carro-osservatorio del Comando di gruppo si componeva di un avantreno e di un retrotreno che rimanevano riuniti allorchè si voleva effettuare l'osservazione. L'avàntreno era un ordinario avantreno da campagna, nel cui cofano appositamente adattato, a nzichè munizioni venivano sistemati l'occorrente per due stazioni microtelefoniche da campagna ed un telemetro monostatico. Il retrotreno era costituito da due ruote con sala, un telaio ed una scala. Il complesso delle ·ruote e della sala era pressochè identico a quello del carro da munizioni del materiale da 75 mm: da campagna (carreggiata m. 1,53) ; il telaio era formato da due lunghe stanghe riuni te da traverse,

Fig.. 25 - Scala Osservatorio francese

e tra le stanghe era fissat a una coda da retrotreno con occhione e maniglia di coda, coda sulla quale posava il telaio. Nella parte anteriore delle stanghe, era :fissata· a cerniera una scala di legno doppia, a piuoli, e ciascuno dei lati era composto di due parti scorrevoli, -

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SCALA OSSERVATORIO

di cui l' inferiore, .più larga, era imperniata alle stanghe. Allorchè la scala era chiusa, veni~a ribaltata $Ulle stanghe e si adagiava su di esse. Per installare la scala si doveva innanzitutto estrarre la parte ristretta superiore della scala facendola uscire dalla inferiore, e all'uopo si agiva su un verricello fissato a quest'ultima e col quale una corda metallica, avvolgentesi su apposite pulegge di rimando, faceva scorrere e sortire la parte superiore. Si drizzava quindi la scala sul predetto telaio del retrotreno. tenendÒla in posizione alquanto inclinata verso la partct posterior_e del retrotreno stesso, e sostenen- · dola con una capra, pure imperniata al telaio e con due catene di ,scala. A sua volta la capra era trattenuta da una catena di capra che, mediante un gancio a molla, collegava la sua testa con la maniglia di coda : il complesso capra-scala risultava sostenuto dalle predette catene, mentre poi a_ltre due catene di sicurezza, collegavano le estremità della porzione di base della scala alle estremit~ posteriori delle stanghe del retrotreno, e ciò allo ·scopo di impedire un eventuale ribaltamento della scala in avanti, verso l'avantreno. All'estremità superiore della scala era fissata una piastra di ferro ricurva a forma di seggiolo,· e alla stessa estremità veniva imperniat9 uno scudo di protezione che poteva opportunamente oscillare rotando sui suoi perni ed e~sere quindi .fissato nella posizione più conveniente all'osservatore mediante strettoie : tale scudo, di lamiera d'acciaio di mm·. 3,5 di grossezza, aveva una forma ad angolo diedro di 123° d'apertura, con lo spigolo in fuori, ossia dalla parte opp9sta all'osservatore; e nella .parte inferiore portava una traversa . poggia- piedi. A scala completamente drizzata, l'altezza del p,oggiapiedi dal suolo . risultava di circa m. 4. Nelle marcie, la scala osserv-atorio restava chiusa e ripiegata sul sottostante telaio ; allorchè essa era installata per l'osservazione, e persino se l'osservatore stava nella sua posizione di osservazione seduto sul seggiolo era possibile effettuare piccoli spostamenti dell' intero sistema, purchè la porzione superiore ~:lella scala non fosse compietamente 'drizzata e cioè totalmente sporgente dalla porzione di base. Sulla scala drizzata e· disposta per l'osservazione, potevc\, all'occorrenza prendere posto un secondo osservatore che si doveva tenere in piedi dietro al ·primo. Lo scudo di protezione poteva anche. essere impiegato da solo, e cioè separato dal carro- osservatori9, disponendolo a terra


CÀRRÒ OSSERVATORIO

conficcato nel suolo con le due punte ferrate sporgenti alle sue estremità inferiori. Il carro- osservatorio veniva trainato con 2 pariglie. La scala da cassone o scala-osservatorio delle batterie era una scala metallica; a piuoli; composta di due parti pressochè uguali congiunte a cerniera, e si poteva impiegare come una semplice scala a piuoli, contro un appoggio, disponendo le due parti una in prolimgamento dell'altra, oppure come scala a libretto drizzata sul suolo, oppure ancora come scala a libretto drizzata sopra un retrotreno di carro per munizioni a ·cofano ribaltato. All'estremità della scala era fissato uno scudo di protezione, avente superiormente una parte mobile adattabile a differenti al~ezze corrispondentemente alla diversa statura degli osservatori, e prqvvisto di due incavi laterali per l'appoggio dei gomiti, nonchè due braccetti fissi destinati a trattenere le braccia dell'osservatore, 'togliendogli cosi ogni apprensione di perdere l'equilibrio : lo scudo di protezione aveva poi alla sua estremità inferiore una piccola pedana articolata. La lunghezza totale della scala, quando le due parti venivano disposte una in prolungamento dell'altra, era di m. 3,50 : l'altezza dal suolo della piccola_ pedana, quando la scala stessa era drizzata sul cassone, era di circa m. 3. La scala e lo scudo pesavano in totale circa kg. 45, e l'intero complesso, opportunamente ripiegato, ve: niva trasportato su un cassone del primo reparto cassoni.

*** In Germania ad ogni batteria - tanto di cannoni da campagna che di obici campali· leggeri - e ad ogni Comando di gruppo, era , assegnato un carro- osservatorio, costituito da un avantreno e da un retrotreno. L'avantreno era un ordinario avantreno da campagna, il cui cofano, invece di portare munizioni, conteneva attrezzi e ma~ teriale vario ; il retrotreno era invece di apposita speciale costruzione e formato da un gran cofano a scompartimenti. Uno di questi scompartimenti, e precisamente quello centrale ed inferiore, comprendeva tutta la lunghezza del cofano, non aveva alcun sportello alle testate, e in essi veniva collocata la scala-osservatorio. Gli altri scompartimenti si aprivano sulle due testate ed erano chiusi da un unico sportello su ogni t estata, sportelli tutti apribili da sotto in su, In questi scompartimenti venivano collocati -

I36 -


SCALA 0.55ERVATOR10

atrezzi _varii, e fra l'altro contenevano un completo apparecchio telefonico da campo con tutti i relativi materiali accessori, mentre poi sul cofano vemva assestata la cassa contenente un telemetro monostatico.

t. Fig. 26 - Scala Osservatorio tedesca

Dalla testata anteriore del cofano venivano ribaltati in .basso, a destra ed a sinistra della coda, due scudi che arrivavano fino a terra : allo scudo di destra veniva fissato a cerniera un terzo scudo, destinato a completare la protezione coprendo lo spazio vuoto lasciato dai due primi scudi sotto la coda: risultava quindi che chi si trovava accostat<;> alla testata anteriore di questo retrotreno r{maneva riparato non soltanto dagli scudi, ma altresì dal cofano e dal suo sportello sollevato. Le parti di protezione erano tutte costituite di lamiera d'àcciaio. Il retrotreno di questo carro-·osservatorio germanico doveva per il suo impiego essere adoperato disgiungendolo dall'avantreno ; e pertanto esso era sistemato e fissato in posizione orizzontale dispo-

r37 -


ADOZI ONE DELL'AU'IO'LRAZIONE

nendo dei puntelli sotto la coda e sotto la pedana della testata posteriore. La scala propriamente detta era formata con tubi metallici, costituita da una scala a piuoli e da un puntello : la pedana, su cui si collocava 1:osservatore, poteva fissarsi ai varii piuoli della scala. Nella posizione più alta, la pedana risultava a m. 2 ,50 circa dall'estremità inferiore della scala o dal suolo, se questa veniva drizzata da terra ; ma poichè tale scala poteva anche venir eretta sul retrotreno al quale essa era saldamente fissata, così guadagnandosi in altezza tutt;,. l'altezza del coperchio del cofano da terra e cioè circa m. 1,50, in definitiva la massima alte~za della pedana dell'osservatore sul suolo, risultava di circa 4 m. Alla scala veniva poi applicato uno scudo di protezione ed un seggiolino a sella per l'osservatore, nonchè un sostegno per il cannocchiale stereoscopico. La scala e lo scudo si prestavano ad essere tra loro combinati ed adattati in diversi modi a seconda delle circostanze, e cosi per esempio, si poteva erigere lo scudo sul cassone senza la scala, ed in tal caso l'osservatore si teneva in piedi sulla coda dell'affusto oppure sul cofano ; mentre poi lo scudo si poteva anche impiegare da solo a terra isolatamente, collocandolo a conficcandolo pel terreno.

*** Per quanto si riferisce all' AUTOTRAZIONE, in Austria, alla vigilia della grande guerra, vennero costituite le prime sezioni di a utomobilisti d'artiglieria da fortezza. In Fra ncia venne indetto un concorso militare ad aderenza totale (« Le poid lourd >> - 24 aprile 1914), e tale concorso comprendeva trattori pesap.ti e trattori leggeri ; i primi dovevano rimorchiare 15 tonnellare ed i secondi 8 tonnellate, senza olt repassare essi stessi rispettivamente il peso di tonnellate 7,5 e di tonnellate 5,5, compreso un carico utile di 2 tonnellate, Il trattore da solo doveva superare ramp~ con una pendenza del r8 % e raggiungere un a velocità media di r5 km. all'ora, senza oltrepassare, come massima, quella dl 25 km. Il trattore col rimorchio doveva percorrere rampe con p endenza del 12 % e tenere una velocità media. di almeno 8 km. all'ora, non superando però quella massima di 15 km. Inoltre il trattore, per -

r38 -


LA NEUTRALITÀ ITALIANA E I SUOI EFFETTI

mezzo di verricello, doveva trascinare il suo rimorchio su rampe del 1 5 % di pendenza e percorrere lo stesso terreno su cui muovono i carri militari . .Secondo la cc Revue Militaire Suisse i i dell'aprile 1914 risultava che· l' Esercito tedesco possedeva in quel mome11to 1. 200 autocarri, che IO autocarri formavano una colonna e che qu'indi in Germania si avevano 120 colonne di autocarri destinati. ai rifornimenti di viveri, di munizioni e di materiali da guerra di prima linea. _ · Se si tien conto che la Germania poteva allora disporre di 25 Corpi d'Armata attivi e 12 di riserva, consegue che, in media, a ciascuno . di tali Corpi d'Armata avrebbero potuto essere assegnate soltanto tre colonne di autocarri.

CAPITOLO TRENTOTTESIMO La neutralità italiana e i suoi effett i - Provvedimenti presi dall' Italia per completare i materiali e per modificare l'artiglieria durante il periodo della neutralità. - li materiale da 75/27 Mod. 1 r - Costituzione dei nuovi Reggin_1enti - Ordinamento di guerra ed organizzazione delle dipei:,_denze clel1 'Art iglieria - Confronto fra i materiali d'Artiglieria Italiani ed Austriaci ...: Le ))rime operazion i a lla frontiera occidentale e la stabilizzazione delle fronti : le operazioni sulla fronte orienta.le e !;ullc alt re fronti - Deduzioni cd insegnamenti conseguenti dalle operazioni svolte nell'anno 1914 sugli altri t eatri di guerra - L 'Artiglieria italiana nel maggio 1915 - 1 quadri it aliani ed i quadri Austriaci - Dadi relativi all'armamento degli Eserciti. nel -r 915 .

p ARAGRAFO

LA

10

NEUTRALIT:\ ITALIANA E I SUOI EFFETTI

Abbiamo già accennato agli effetti immediati conseguenti dalla nostra neutralità: è necessario ora tornare sull'argomento per meglio esaminare le conseguenze delle conseguenze, specie nei nostri riguardi. Il 24 luglio 19I4, poco prima di mezzogiorno, l'On . Salanclra e il marchese di San Giuliano ricevevano comunicazione dell'ultimatum presentato dall'Austria alla Serbia, e immediatamente facevano 1 39

-


EFFETTI DELLA NEUTRALITÀ

notare all'Ambasciatore di Germania Von Flotow che l'Austria, avendo inviato quel gravissimo documento senza interpellarci, aveva agito contro la lettera e contro lo spirito del Trattato d'Alleanza e che l' Italia non aveva perciò alcun obbligo di portarle aiuto : in tale colloquio venne pure affacciata la q uestione dei compensi territoriali nella eventualità d' ingrandimento territoriale dell'Austria. Il 3"l Luglio l'On. Salandra assicurava confidenzialmente LL\mbasciatore Barrère che la Francia nulla aveva da temere da noi, perchè sarebbe stato applicato il patto franco-italiano cli nort aggressione del 1902 (Prinetti-Barrère), coerente al carattere puramente d ifensivo della Triplice Alleanza. Il 3 agosto S. M. il Re con prudente fermezza declinava i pressanti inviti del Ten. Col. von Kleist, aiutante d i campo dell' Imperatore di Germania, e in quello stesso giorno 3 agosto l' Italia dichiarava ufficialmente la sua neutralità. La Francia potè così sgucrnire del tutto la sua frontiera alpina, inviando al confine nord-est le 4 Divisioni d i riserva schierate a difesa del confine verso l' Italia. Come già si è detto nel capitolo precedente, il soccorso di un'armata italiana alle truppe tedesche d'Alsazia, previsto fin dal 1888 e sanzionato in un accordo dell'II marzo 1914 fra gli Stati Maggiori italiano e germanico, naturalmente svanì, provocando grave disappunto nel Comando Supremo germanico. In conseguenza la Germania dovette infatti, con evidente danno dell'Austria (Relazione Austriaca, pag. 22) rinforzare il proprio schieramento sulla frontiera orientale, mentre la Rumenia fu perciò ·confermata nella sua volontà di mantenersi neutrale, il che veniva a costituire un pericolo per l'ala destra dello schieramento austriaco in Galizia sovra ttutto perchè, tanto per la Rumenia cosi come per l' Italia, poteva in avvenire essere molto breve il passo dalla neutralità alla guerra contro l'Austria. Però le manchevolezze del nostro apparecchio militare, conclamate in numerosi discorsi parlamentari ed extraparlamentari, sminuirono in parte, nei riguardi delle operazioni terrestri, tutti i benefici effetti che avrebbero potuto derivare dalla nostra dichiarazione di neutralità (Caracciolo : « L'Italia e i suoi alleati nella grande guerra», pag. 21), mentre invece più gravi effetti immediati ebbe certamente nella guerra sul mare.

_,


EFFETTI Ol.;LLA NEUTRALITÀ

'

La flotta austriaca si restrinse alla difesa dell'Adriatico e, dopo l'incursione del Goben e del Breslau su Bona e Philippeville, il dominio del Mediterraneo sostanzialmente restò ali' Intesa. Se si pensa che il solo brevissimo cannoneggiamento di Bona e di Philippeville ritardò di ben tre giorni l'arrivo in Francia del XIX Corpo di Algeri (Relazione dell'Archivio Militare Tedesco - guerra sul mare r9r4-r8, Voi. r 0 , pag. 5), si comprende quale respiro di sollievo abbia tratto il gen. J offre - come egli stesso afferma - quando, per la nostra dichiarata neutralità, potè ritenere che le vie marittime dall'Africa del nord alla Francia sarebbero state libere. Si deve poi considerare come in genere tutte Je piccole Potenze della penisola balcanica fossero esitanti a prendere ui:ia decisione in favore dell'una o dell'altra delle parti contendenti, e sovrattutto quanto .fossero fra loro diffidenti, mentre una pronta vittoria sulla Serbia rivestiva grande importanza per gli imperi Centrali, e grandissima impressione avrebbe perciò avuto sulle Potenze balcaniche una potente subitanea azione di una flotta italo-austro-tedesca. Per noi la dichiarazione di neutralità segnò l' inizio della preparazione alla guerra contro un nemico ormai ben designato, e ce ne diede anche il tempo se pure nei primi mesi, per varie e mutevoli considerazioni politico-militari,· fumnio talvolta tenuti in qualche incertezza nell'adottar e quei provvedimenti che, come il richiamo di classi, la radunata di truppe, ecc., potevano costituire la prima imbastitura della mobilitazione, mentre d'altra parte dovemmo inoltre tener sempre presente la possibile eventualità che l'Austria ci prevenisse, aggredendoci più o meno improvvisamente. Per quanto più specialmente interessa l'artiglieria è a rilevare che, in conseguenza della dichiarata neutralità, ci vennero a mancare Je forniture Krupp e cioè IO batterie da 149/ 12 con affusto a deformazione ; il Déport (Forges Chatillon Commentry) interruppe lo studio del materiale da 70 a grandi settori che gli era stato affidato e che avrebbe dovuto sostituire il 75/27 mod. 912 delle Batterie a cavallo, mentre in linea generale tutte le costruzioni e forniture dell'estero vennero rese più malagevoli, sospettando gli uni di poter diventare loro nemici, non considerandoci gli altri ancora come amici sicuri, e dibattendosi del resto d'altra parte tutti q~1anti in difficoltà peggiori e forse anche maggiori delle nostre. La neutralità ci diede non soltanto tempo di rafforzare e, dove -

I4I -


EFFETTI DELLA N11UTRALITÀ

possibile, di migliorare e modificare i nostri armamenti, ma per il carattere anti-austriaco che praticamente essa assunse ben presto come esplosione di unanime sentimento popolare, esponendoci al pericolo di una prossima guerra contro il nostro secolare nemico, troncò o quanto meno fece rapidamente concludere gli studi, i tentativi e gli esperimenti in corso, tendenti a miglioramenti di materiali per imporre invece pronte se pur non perfett issime soluzioni che permettessero però di sfruttare al più presto· -tµtti i mezzi disponibili, tantochè è doveroso rilevare c}:le anche nel campo artiglieresco nel 1915 fummo realmente assai più forti di quel che non fossimo nel 1914. Ma frattanto anche il carattere della guerra si era andato mutando : la fronte occidentale si era irrigidita nella guerra di posizione e dappertutto i mezzi di fuoco, pur essendo notevolmente accresciuti, si erano in generale mostrati insufficienti ed incapaci a tener test e sopraffare le armi della difesa, impari quindi a consentire all'attaccante di superare gli ostacoli passivi della difesa stessa. La guerra aveva fin dall' inizio assunto aspetti di. grande lotta di macchine e di mat eriali imponendo un grande sforzo nel campo industriale, ed in tale campo noi; il 24 maggio 1915 avevamo mosso appena i primi passi. Allò scoppio della guerra europea e cioè nell'estate 1914, dai nostri Capi responsabili il nostro Esercito fu ritenuto non in grado di poter intervenire in grosse operazioni belliche, sovratu tto per la deficienza di dotazioni non ancora ricostituite dopo l' impresa libica, per la scarsità dei quadri Ufficiali, e specialmente poi per la limitata efficienza delle nostre artiglierie per cui una parte ·delle batterie da campagna erano ancora armate con materiale rigido, le artiglierie pesanti campali erano poche, e pochissime e non moderne erano quelle d'assedio. Per quanto riguarda le artiglierie sono però parallelamente da considerare le condizioni dell'Austria-Ungheria e particolarmente se per le artiglierie in dotazione al suo Esercito di campagna, essa stesse meglio. di noi, tenuto conto che fin dall' inizio essa dovette mobilitare un numero· quasi doppio di combattenti per sostenere la lotta e sul fronte russo e su quello balcanico. Ad integrare il seguente specchio devesi aggiungei e che l'AustriaUngheria aveva una soverchiante superiorità nelle artiglierie delle fortificazioni del Trentino, del Tirolo e della Carnia, ma tali fortificazioni, salvo quelle di Sexten e del Tarvisiano, non corrispon~evano a nostre -

142 -


PARALLELO FRA GLI ARMAME NTI DE I BELLIGERANTJ

ARMAMENTO F;\NTERIA

E

lTAUA

ARTIGLIERI ;\

AUS1'RI A-UNCHEHIA

Fucile esercito permanente

a r ipet izione mod. 9 1

a I i petizione

Fucile formaiion i d i 1ise1 v.

a ripetizione mod. 70/87

a ripetizione, ed anche non

Mi traglia trici

pochissime

2 per battaglione

Artiglùria a cavallo N° batterie (su 4 pezzi )

8 (cannone da 75/9 12 a

30 (cannone· a deforma-

a ripetizione Wemd)

N° peni. per ciascu n a divisione di cavalleria mobilitata (in media) Artiglieria. dc, canepa.gnu Totale ba tter.ie da cam pagna (su 6 pe1-zi)

zione, non s uper iore a quello italiano)

deformazione)

10,9 .

8

2 42 batterie (139 a deformazione da 75 /906 e 93

r igide)

371 batterie (28 1 armate col cannone eia 7 cm . mocl. 05 non superiore a l nostr.o da 75/906; e 89 armà te con obici leg-

geri da cm. ro,4 mod . 99 rigid i)

Pezzi mobilitali o mobili tabili: per ciascuna d ivis ione (in media) Munizionamento (colpi per pezzo) delle batterie da campagna

600

T .200

Artigli eria da ·monU,giui : Totale battetie (su 4 pezzi)

38

(a

deformazione

da

74 (ro armat e con obici da cm. 10 rnod. 8 ; e 9 a deformazione ; le altre con cannoni ·( la 7 cm. tigidi) .

Artiglieria f>esante cam.p. • Totà le N° batterie · (su 4- pezzi)

14- (materiale a deforma -

28 (materiale rigido infe-

65/17)

I

. 1,ione)

riore a quello italia·no)

Med ia batterie per corpo d'Annata mohilitat o o mobilita bile

Artiglieria cl' assedio : Totale batteri~

l, 55

'i 36 (soltanto 21 con mate-

' iaJe potente, ossia : 9 batterie da 149/ 35, 12 batterie di mortai da 210/8)

99

bat terie armale con mortai moderni da cm . 30,5 mod. u ; le alt re con inater.iale mod. 1880 e con mortai a de formazione da cm. 24 moti. (22

98/07).

-

I43 -

.

1


1':FFETTI DELLA NEUTRALTT,\

prestabilite direzioni principali d'attacco, mentre poi la fronte Giulia da Plezzo al mare, non era ancora rafforzata con lavori difensivi. Osserviamo anche che la Francia aveva una dotazione di munizioni per artiglierie leggere press'a poco eguale alla nostra (secondo le fonti, da 1.190 a r.390 colpi per pezzo) ; e che le artiglierie francesi pesanti mobili, prontamente mobilitabili (4 Reggimenti di artiglieria pesante) si riducevano a 20 Batterie da 120 L e 6 Batterie da 95, tutte rigide, oltre a 26 Batterie da 155 C.T.R. (a tiro rapido) corrispondenti alle nostre ar tiglierie pesanti campali. La Francia aveva poi ancora un gran numero di altre ottime bocche da fuoco ad affusto rigido, che però comparvero alla fronte soltanto dopo la batt aglia della Marna. In linea oggettiva si deve. quindi dedurre che dal punto di vista prettamente artiglieresco, nel settembre 1914, in operazioni di movimento, il nostro Esercito contro l'Austria, già impegnata alle fronti ,., russa e serba e quindi incapace di grandi azioni offensive contro di · noi, avrebbe avuto un'efficienza pratica non inferiore e forse superiore a quella che realmente ebbe nelle lotte di posizione del 1915, quando la Russia aveva già subito la grave sconfitta di Gorlice. Soltanto dopo molti attriti e conseguenti incertezze il Comando austriaco nell'agosto 1914 si decise e riuscì. a portare sur fronte Galiziano una parte della 2 a Armata inizialmente raccolta alla frontiera serba; molto più difficilmente essa avrebbe allora potuto modificare la radunata del suo esercito e riuscire a proteggere validamente la sua frontiera sud-ovest contro di noi. ·Ciò dimo,s tra : che la neutralità, riconosciuta necessaria nel 1914 dai nostri Capi responsabili, per motivi, che sarebbe forse incauto ed ingiusto di svalutare con ragionamenti (< a posteriori», nella realtà dei fatti rese più arduo il problema del rafforzamento e completamento della nostra artiglieria, ponendo la nostra Arma dinanzi ad esigenze che nel 1914 erano pressochè ignote a t utti ; e che, se fossimo subito intervenuti nel conflitto, tali esigenze si sarebbero svelate, contemporaneamente, a noi ed agli altri belligeranti, con sorpresa per tutti egualmente amara, e per tutti pressochè egualmente dannosa. Grave monito dal quale consegue la necessità di dover assicurare al Paese, sin dal tempo cli pace, una preparazione spirituale e materiale alla guerra - flagello umano inevitabile perchè congenito nella umana natura, - che pennetta ai dirigenti della politica estera la maggiore possibile libertà d'azione. -

1 44-


PARAGRAFO

20

PROVVEDIMENTI PRESI DALL' ITALIA PER COMPLETARE I MATERIALI

E PER MODIFICARE L'ARTIGLIERIA DURANT E IL PERIODO D ELLA NEUTRALITA.

Nell'agosto 1914 l'Artiglieria italiana soffriva di deficienza qualitativa e quantitativa dei materiali. Alla defici.enza qualitativa si cercò di porre rimedio nei limiti consentiti dalle particolari circostanze che vietavano un completo e tranquillo svolgimento degli studi e delle esperienze in corso. Neil'agosto 1914 la nostra ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA avrebbe dovuto in tempo di guerra essere cosi costituita : RATTERIE UNITÀ

Reggimenti

DELL' ESERCITO

PEZZI

Totale

87 B.

75 A.

75/27/906

48

r4r

l90

Esercito penna nente ........

37

71

r

..

13

27

3(,-

s

8

52

IN TOTALE . . . . . .

50

98

37

56

1 49

242

Milizia mobile

l

su 6

Gruppi

.

Come abbiamo già accennato parlando delle nostre artiglierie nel 1914, e come risulta dal predetto Specchio, oltre il 38 %delle batterie era ad affusto rigido, mentre devesi ricordare che in Austria poco meno del 24 % cl,elle batterie erano armate con obici da cm. ro,4 Mod. 99 ad affusto rigido. Nell'ottobre 1914 in Italia venne deciso cli mobilitare il massimo numero di batterie armate con materiale a deformazione, sottraendo le vetture-pezzo all'uopo necessarie e le occorrenti munizioni dalle rispettive colonne munizioni, stabiliendo di compiere la necessaria trasformazione_nei tre tempi seguenti : 1° tempo - ridurre tutte le complessive 242 batterie da campagna da 6 a 4 pezzi 75/27 mod. 906 ; -

1 45

-


PROVVEDIMltNTf RELATIVI ALL'ARTlGL! ERI A

tempo - portare tutte le predette 242 batterie a 6 pezzi, annate in -p arte con materiale da 75/27 mod. 906 ed in parte con materiale da 75/27 mod. II. Si noti a questo proposito che il Consorzio delle Ditte italiane aggiudicatario della fabbricazione del cannone da 75/27 mod. ri aveva fatto prevedere la consegna di 92 batterie per la fine del 1914 ; 3° tempq - nuova riduzione delle 242 predette batterie da 6 a 4 pezzi in modo da mobilitare in definitiva: 49 reggimenti con un complesso di 134 gruppi, comprendenti 365 batterie e in totale r.460 pezzi : di questi 49 · reggimenti, 18 (53 gruppi - 141 batterie) armati con materiale da 75/9n, e 31 con mat eriale da 75/27 mod. 906. In Italia così come in Germania, in Austria ed in Francia la riduzione delle batterie su 4 pezzi fu suggerita essenzialmente da necessità organiche, e da noi anche sovratutto da deficienza di q uadrupedi, e però non da una· accertata convenienza tattica delle batterie su soli 4 pezzi. Come è facile immaginare, la trasformazione delle batterie contemporanea alla costituzione dei reparti di Milizia Mobile, rappresentò una crisi organica delicata e grave, che pertanto i nostri « campagnini » superarono con la consueta arditezza. Dal 1° agosto 1914 .al 24 maggio 19i5 la dotazione di munizioni crebbe da r.200 colpi per pezzo a r.600 colpi, e pertant o per assicurare maggior durata alle nostre bocche da fuoco da campagna, la carica di lancio fu ridotta di un sesto con che la velocità iniziale discese da 510 m/s a 460 m/s, e la gittata diminuì da 8 .000 a 6,000 m., mentre però la vita della bocca da fuoco fu triplicata elevandosi da 1,200 a 3.600 colpi. Un siffatto ultimo provvedimento è notevolmente caratteristico, come quello che mette in luce la -relazione sempre più stretta fra la crescente importanza delle armi da fuocò e lo sviluppo industriale del Paese, cosicchè per considerazioni economiche si debba talvolta anche limitare la ·potenza balistica intrinseca di un'arma; considerazioni economiche che si basano su tutta la potenzialità di produzione e di lavoro di uno Stato e cioè, in definitiva, anche e sovratutto sul suoi valori morali e sociali, che per la loro importanza debbono essere coltivati e perfezionati nel modo più efficace, e ciò perchè la preponderanza delle armi da fuoco sulle antiche armi neurobalistiche. e sulle moderne armi bianche, sta appunto nel loro continuo progre2°


PRQVVEDIMENTI RELA'tIVI AI METERIALT D A .CAM PAGNA

· dire di conserva _coll'evoluzione progressiva della ·società umana, della scienza, della tecnica e dell' industria. Per noi il prolungamento della vita delle bo.cche da fuoco assumeva anche speciale importanza 'per il fatto che non ne avevamo molte di riserva. Colle vetture-pezzo fratte dalle dotazioni delle Sezioni delle colonne-munizioni, si raggranellò il materiale per 27 batterie di riserva e cioè 15 per i depositi centrali e 12 ai depositi reggimentali, per istruzione. Allo stesso scopo e con le stesse modalità fu prevista la costituzione di 14 batterie da 75/9n e cioè 5· di riserva e 9 per istruzione. Difatto, a fine maggio 1915 si disponeva di 30 ·battérie di riserva e cioè 22 da 75/27 mod. 906, e 8 da 75/27 mod. 9n. Per la natura delle nostre frontiere il nostro Esercito · era dèstinato ad operare in montagna, e però nè il materiale mod. 906 nè quello mocl. 9n da campagna erano stati originariamente studiati per consentire il traino in montagna; e del resto, salvo tentativi e provvedimenti sostanzialmente sporadici e limitati, il nostro Esercito, pur avendo qeato per p;imo e con insuperata chiarezza e continuità d'idee e cli . sistemi le truppe alpine, specializzate per azioni di alta montagna, prima della guerra ·mondiale seppe quanto meno o potè scarsamente approntare l' impiego cli grandi masse di forze delle tre Armi in regioni montane, tanto che viene.logico di domandarsi se ciò sia stato forse conseguenza di concetti strategici difensivi che prevedevano la battaglia al di qua delle Alpi, o se altrimenti questo abbia dipeso da ristrettezza finanziaria. Comunque nel 19m posti allo studio i mezzi per il traino dell'artiglieria da campagna in montagna, il problema fu innanzitutto naturalmente risolto per i materiali rigidi da 87 B. e da -75 A. Nel marzo 1915 per il traino dei pezzi da 75/27 mod. 906 furono adottati mezzi molto semplici che potevano essere allestiti dalle officin~ reggimentali, ad eccezione delle ruote che erano quelle da 65/17, e con essi la carreggiata del materiale da 75/27 mod. 906 per il traino in montagna era di m. 0,95. Di tali dispositivi per il traino in montagna furono allestite roo serie che vennero ripartite fra le Armate e l' Intendenza Generale. · Per « l'artiglieria a cavallo », in attesa che il Déport presentasse il materiale da 70 a grandi settori,. idoneo anche al tiro contro aeronavi, materiale che era ·s tato incaricato di studiare fin dal r9t Ì'. l'artiglieria a cavallo era armata con 9 batterie da 75/27 ·mod. 9·I 2·, . - 1 47

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PROVVEDIME~TI PER L'ARTIGLIERIA DA ~IO~TAG:-lA

delle quali 8 o·rganicamente costituite ed I di riserva, e pertanto il 75/27 mod. 912, analogo al 75/27 mod. 906, ma più leggero e con ginocchiello più alto, sembrava non molto resistente alle veloci andature. Comunque siccome il Déport in seguito allo scoppio della guerra, aveva interrotto lo studio del materiale da 70, le batterie a cavallo entrarono in campagna col 75 mod. 9r2 che al r 0 Agosto r9r4 aveva una dotazione di I .200 colpi per pezzo, portati poi a r.500 colpj per pezzo il 24 maggio 19r5 .

*** Per quanto ha tratto all'artiglieria da montagna e someggiata, le esperienze con ·obici da 105 Erhardt e da 100 Krupp non furono condotte a termine e l'artiglieria da montagna, durante la guerra fu nella quasi totalità armata col cannone da 65/r7, mentre le batterie someggiate ebbero il 70/r5. Nell'agosto 19r4 si era distribuito il materiale da 65/r7 a tutte le 38 batterie da montagna e cioè a 27 batterie dell'Esercito permanente e ad II batterie di Milizia Mobile, e cioè in totale 152 pezzi : inoltre, armate col 65/17 esistevano : 1 batteria completa alla Scuola centrale d'artiglieria da campagna ; 1 batteria ridotta alla Scuola d'applicazione e 2 batterie complete, allestite con somme risparmiate da anteriori stanziamenti ; mentre infine due cannoni da 65/17 esistevano alla Direzione superiore esperienze di Ciriè. Intanto si stavano costruendo i pezzi da 65/r7 per armare con essi i reparti rimasti in Libia. Riassumendo nell'ottobre 19r4 in totale le batterie da montagna erano già aumentate a 50, e nel dicembre 1914 si formarono altre 5 batterie. Nel maggio r915 l'artiglieria da montagna aveva complessivamènte in Italia : 50 batterie da 65/17 di cui 39 dell'Esercito permanente e II di Milizia Mobile, e cioè in totale 200 pezzi con r.800 colpi per pezzo ; mentre in Libia erano rimaste 7 batterie da montagna costituite su 6 pezzi da 70/15. · Fin dal r913 presso alcuni reggimenti d'artiglieria da campagna esistevano 12 nuclei cli 6 pezzi da 70/15 con r.200 colpi per pezzo, più una riserva supplemen tare di 97.000 colpi. Col numeroso materiale da 70/15 disponibile, entro il 24 maggio 19r5 furono armate 20 batterie someggiate da 70/15 con una dotazione completa di 2-400 colpi per


PROVVEDIMENTI PER L'ARTIGLIERIA P E SA N TE CAMPALE

pezzo, e cli tali batterie, le due ultime costituite vennero assegnate alla 4a Armata soltanto il 20 giugno 1915.

*** Circa l'artiglieria pesante campale devesi ricordare che la nostra dottrina tattica (<< Norme generali per l' impiego delle grandi unità di guerra, edizione 1913 ») prevedeva l' impiego di cannoni e di obici pesanti campali. In r,e altà nel maggio 1915 entrammo in guerra coi soli pezzi da 149/12, mentre allo scoppio della conflagrazione europea si prevedeva di mobilitare 14 batterie cli obici da 149/12, 6 sezioni cl.i munizionì e 6 sezioni di parco artiglieria di Corpo d'armata, e però in agosto 1914 erano pronte oltre 60 bocche da fuoco da 149/ 12. Nel novembre 1914 fu stabilita la mobilitazione di 28 batterie oltre a due sezioni cli istruzione : il 15 novembre 1914 furono infatti costituite 6 nuove batterie, e dal 5 al 20 gennaio 1915 ne furono costituite altre 8 e cioè in totale 15 batterie, mentre intanto il Comando del 2° Reggimento artiglieria pesante · campale studiava e definiva i mezzi per il traino in montagna. La dotazione di 500 colpi per pezzo, che avevasi in agosto 1914, salì ad 800 colpi per pezzo nel 1915, cosicchè per consentite .a lla batteria pesante campale di trasportare l'accresciuto munizionamento si dovette creare un 2° reparto cassoni su 4 ve1;ture. È qui a ricordare che in Italia il cannone pesante campale era da tempo allo studio, e poichè un materiale da 120, studiato dall'Arsenale di Napoli era risultato troppo pesante, si invitarono le Ditte Krupp, Schneider, Ansaldo e Forges Chatillon-Commentry a presen~ tare un materiale da 105, trainabile in una sola vettura; con grande settore orizzontale. Soltanto la Schneide'r in aprile 1913 aveva.accettato di presentare per l'ottobre un pezzo da 105 con settore orizzontale di 12°, ma tale materiale non venne allora adottato.

*** Passando all'artiglieria controaerei devesi innanzitutto . rilevare che la conflagrazione europea aveva sorpreso l' Italia, come del resto anche la Francia, in fase di studio e di esperimento di materiali controaerei. In Italia pertanto, già fin dal 1912 con lungimirante larghezza -

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PR0VVED1 ME1'TI PER L'ARTIGLIERIA COI\TROAEREI

di vedute si era pensato ad un materiale per batteria a cavallo da 70, atto al tiro contro aereonavi, tanto che nel luglio 1914 erano imminenti le esperienze con : un cannone da 75 antiaereo ; un cannone da 75 semi-automatico E rhardt; un cannone automatico da 37 Vickers; e tre tipi di mitragliere (da 12 Hotchkiss, da 25,4 someggiata Vickers, e da 25,4 Vickers). Però tutti questi materiali non furono pronti per l'epoca prestabilita tanto che le prove vennero rinviate all'autunno 1914. Nell' ·imminenr.a della guerra contro l'Austria non si potè che mettere insieme i pochi materiali che avevamo-sottomano e costituire con essi un eterogeneo « Reparto artiglieria controaerei ,, çostittùto complessivamente da : 1 cannone da 75 Erhardt ; un cannone da 75 CK (Commissione Krupp) ; 2 cannoni da 75/9II tra~nati; I cannone da 37 ; 1 mitragliera da 6,5 Hotchkiss ; 1 mitragliatrice da 25; e due proiettori; affrettando però nel contempo studi· e provvedimenti conclusivi. Ma già nello stesso mese di maggio 1915, la Casa Ansaldo offrì tre bocche da fuoco e cioè una da 102/35, una da 76/17 e una da 76/45, per le quali 12 installazioni da 76/17 sarebbero state pronte entro 8 mesi, e 4 da 76/45 in cinque mesi ; e propose contemporaneamente quattro cannoni da campagna da 75 Schneider. Il 102/35 fu rifiutato perchè di calibro eccessivo, ma ·sovratutto perchè non ne poteva essere assicurata la consegna nel breve tempo prescritto. Intanto a Nettuno si studiava la sistemazione di sei mitragliatrici Maxim su motociclette Frera costituite a tandem e motocarrello della potenza di 4 cav. vapore con tre velocità di marcia. Ripensando pertanto ad altre analoghe vicende delle nostre costruzioni d'artiglieria, parrebbe a tutta prima che da noi l'apprestamento di materiali còntroaerei sia stato o trascurato o quanto meno eccessivamente lento, e però è da osservare che in Francia gli studi in proposito cominciati fin dal 1906, pur avendo fornito risultati d'esperienza preziosi per una salda base di avviamento ad una soluzione definitiva, nel 1914 non avevano ancora portato alla soluzione stessa tanto che l'Esercito operante non era dotato di alcuna arti_. glieria contraerei. In linea generale bisogna pertanto riflettere che lo studio qi un materiale d'artiglieria richiede anzitutto da parte delle autorità tattiche o tecnico-tattiche una visione ben chiara dei varii requisiti che si debbono imporre a chi dovrà fare il progetto affinchè sieno -

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PROVVEDIMENTI PER L'ARTIGLIERIA CONTROAEREI

realizzate le v.o lute condizioni d' impiego. L'ingegnere d'artiglieria, nello studio del progetto dovrà a sua volta risolvere i varii problemi interdipendenti del progetto generale e di quello costruttivo· del proietto, della bocca da fuoco e dell'affusto, e quindi poi risolvere tutti gli infiniti problemi particolari che tanta parte hanno nell'effettivo rendimento di un materiale d'artiglieria. Può pet esempio essere relativamente facile il decidere che la spoletta debba essere a doppio effetto, oppure che un freno recuperatore debba essere idropneumatico, e quindi dell'una e dell'altro calcolare i requisiti principali di resistenza delle varie loro. parti, ma viceversa lo studio di tutti i particolari costruttivi di quella spolett~ o di quel freno riuscirà ineluttabilmente molto laborioso e richiederà quindi molto tempo per la sua più conveniente realizzazione pratica, occorrendo all'uopo rifacimento di calcolazioni, reiterate prove in officina ed accurate esperienze al poligono. Ogni costruzione da servire alle prove in officina esige quasi sempre, anche per parti secondarie, una particolare attrezzatura, che richiede moltissimo tempo e cioè la massima parte di tµtto il tempo necessario alla lavorazione del modello da provare, non potendosi in tal caso disporre di utensili preventivamente allestiti e. idon~i alla fabb ricazione corrente di un unico esemplare, attrezzatura preventiva che si suol fare per materiali da costruirsi con lavorazione in serie. Non è esagerato affermare che in . genere le varie lavorazioni di prove e di esperienze ·d'officina impongono un dispendio di tempo e di denaro dieci e anche venti e talvolta trenta volte superiore a quello di una lavorazione corrente di apparente pari difficoltà costrut~ tive. D'altra parte, presentato un materiale, sono indispensabili prove di poligono e di pratico impiego, prove tutt'altro che brevi, a meno che si tratti di materiali con caratteristiche già ben definite o quasi, e per i quali si possa largamente ricorrere a risultati di precedenti studi, come per esempio per artiglierie molto· simili a quelle gi·à in uso e quindi già sperimentate in •pratica: soltanto in tal caso tutte le predette diffiçoltà risultano assai ridotte. ,Cosi anche quando un problema tattico-tecnico, come quello dell'artiglìeria pesante campale, .sia stato già ampiamente studiato alme.no dal punto di vist a tattico, si può esigere che i requisiti fondamentali ci' impiego e le càratteristiche costruttive generali siano al più presto chiaramente definite, senza ulteriori pentimenti : chi -

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PROVVED IM ENTI PER L ' ARTIGLJERIA D'ASSEDIO

ordina un cannone di un dato calibro, in relazione alle possibilità tecniche del momento può e deve poterne prevedere a priori almeno il peso complessivo e la probabile mobilità. Ma per il materiale mobile contraerei che doveva rispondere a condizioni del tutto nuove e a problemi mai prima affrontati, quali quelli di amplissimo e rapido movimento della bocca da fuoco in elevazione ed in direzione nonchè di celere trasporto, lo studio e la soluzione si pre~entavano assai complicati tanto che non può essere giustificat a una qualsiasi severità in confronto dei tecnici di quel tempo. In certi casi, quando si voglia avere sollecitamente la disponibilità di una speciale arma, che in qualche modo risponda ad una necessità impellente, in attec:a di quella che del tutto vi soddisfi, può essere utile adottare senz'altro facili ripieghi, definibili eventualment e in pochi mesi, ed iniziare frattanto lo studiQ completo di una soluzione definitiva. Non si correrà così il rischio di restare per qualche tempo del tutto indifesi, e i.I danno pecuniario inevitabile, ma altresl giustificatissimo dalle indilazionabili esigem~e belliche, si riso! verà spendendo prima nei ripieghi adottati e poi in costruz.ioni definitive, invece di spendere soltanto per un unico materiale che potrà essere veramente ed in tutto rispondente, ma che potrà: giungere soltanto più tardi. Noi - e non soltant o noi - nel .periodo anteguerra avevamo !Jlezzi finanziari molto inferiori al bisogno e quin~i soltanto al· momento in cui scoppiò la guerra e cioè quando le esigenze .finanziarie passava~10 in seconda linea, si rese perciò indispensabile di ricorrere a quei ripieghi di carattere urgente come l'adozione di particolari dispositivi per il tiro contraerei con bocche da fuoco da campagna o da posizione. Per qu anto rlguarda l'artiglieria d'assedìo devesi ricordare che già negli anni immediatamente precedenti la grande guerra le nostre Supreme autorità militari si erano ripetutamente preoccupate del riordinamento e rafforzame11to del P arco d'assedio, ed in conseguenza erano stati sist ematicamente eseguiti degli studi e delle prove pervenendo ad importanti decisioni. Nell'agosto 1913 era bensì stat o ultimato il progetto di un cannone da 190 da impiegarsi contro fortificazioni moderne, ma purtroppo mancavano i fondi per c9struirne i necessari esemplari di prova e però si erano commessi alla Krupp IO batterie di cannoni da 149/35 -

152 -


PROVVE DIMENTI PER L'ARTIGLIE RIA D'ASSE DIO

a deformazione, mentre all'Officina costruzioni cli Torino si erano ordinati 32 mortai da 210/8 da incavalcare su afiusti a deformazione Schneider. Al mortaio da 260 a deformazione Schneicler, sperimentato nel r912, era stato deciso cli apportare radicali modificazioni sottoponendolo poi a nuove prove. Con i materiali esistenti presso la Scuola centrale cli tiro e presso i Reggimenti d'artiglieria da fortezza, .s'intendeva formare 4 nuove batterie mortai da 210/8 su piattaforma. Erano .i noltre state stabilite prove comparative di automotrici fra i tipi Fiat e Soller, e esperimenti di trattrici a quattro ruote motrici e direttrici : anzi nell'agosto 1913, in seguito ai risultati della rivista . passata in quell'anno a reparti automobilistici del R. Esercito, a sus' siclio dei mezzi cli traino animale deÙe 8 Compagnie del Parco d'assedio si era prestabilito l' impiego regolare di 96 autocarri pesanti e cli altri 50 autocarri precettati, serviti tutti con 146 conduttori e r46 meccanici da mobilitarsi a cura della Compagnia automobilistica di Piacenza. Riassumendo, così come appare da quanto esposto, pit1 che il semplice progetto, esisteva addirittura l'embrione cli una potente artiglieria d'assedio modernissima, ma frattanto però per le emergenze di un immediato impiego ci si accontentava di relativamente poche e antiquate artiglierie. Alla fine del r9r3 si prevedeva infatti la mobilitazione di : 1 Comando di Parco ; 7 Sezioni cli Parco costituite da I5 gn1ppi e 34 batterie, comprendenti complessivamente : 9 batterie cli cannoni da . 149/35 su affusto rigido a cingoli e 1 batteria di cannoni da r49/35 su affusto rigido a cingoli installata nelle opere del Cogolo-Novegno ; 7 batterie da r49 G. su affusto rigido d'assedio da costituirsi all'atto della mobilitazione ; II batterie mortai da 210/8 su piattaforma e I batteria mortai da 210/8 installata nelle opere del Moncenisio ; 5 batterie obici da 210 R. P. su affusto rigido da 149/35. I cannoni da .149, G. e l'obice ~a 210 R. P. già precedentemente radiati dalle bocche da fuoco regolamentari, venivano temporaneamente riammessi in servizio nel Parco d'assedio. Inoltre nel Parco d'assedio si computavano ancora le 14 batterie di obici pesanti campali da r49/ 12, ma, secondo la dottrina tattica allora vigente e tenuto conto delle intrinseche caratteristiche di mobilità cli tali bocche da fuoco si riteneva che il loro impiego contro opere fortificate potesse essere soltanto eventuale e ad ogni modo connesso col loro normale impiego nelle operazioni di movimento. -

1 53

-


P ROVVEDIMENTI PER L'ARTIGLrnRIA . D'ASSEDIO

Il mun izionamento era quasi completo e già era pronta una parte della dotazione di proietti per le batterie di cannoni da 149 A. Krupp a deformazione, e per quelle di mortai da 210 Schneider. Il Parco d'assedio sarebbe poi stato completato : da 6. parchi fotoelettrici (2 di tipo Galileo-F iat da cm. 90 e 4 da ém. 75 su carrette alpine) ; da 5 Km. di ferrovia portatile Legrand ; da 3 squadriglie aeroplani e da 1 Sezione aerostatica. Presto si sarebbe avuto anche una prima teleferica leggera di m. 500 di lunghezza per un dislivello di m. 354 e portata utile da 40 a 50 quintali. Alla met à dell'anno 1914, dei 40 pezzi da 149/ 12, era giunta al Poligono di Ciriè soltanto una Sezione di prova che fu senz'altro acquis_tata. L'affm,to, a deformazione a ruote, per il mortaio da 210/8 aveva brillantemente superato le prove di traino, ma era prevedibile che la consegna dell' intera fornit ura - commessa alle Ditte collegate Ansaldo e Schneider - sarebbe andata a rilento : l'Ansaldo prometteva di consegnare II affusti fra il 30 Settembre 1915 e il 30 maggio 1916, mentre la Schneider si impegnava di dar e un affusto per il 31 marzo 1915, e in seguito 2 affusti al mese fino al 31 marzo 1916. In conclusione allo scoppio della conflagrazione europea disponevamo di sole 33 batterie d'assedio, e cioè : 9 batterie di cannoni da 149/35 con 1.350 colpi per pezzo, oltre l batteria installata nell'opera Cogolo-Novegno ; 7 batterie di cannoni da 149 G. con 800 colpi per pezzo ; 5 batterie di obici da 210 R. P. con 600 colpi per pezzo, comprese roo granate torpedini per mortai da 210; 12 batterie mortai da 210/8 su piattaforma {delle quali però soltanto 9 erano immediatamente disponibili) con 834 colpi per pezzo. Le dotazioni erano quasi complete, giacchè soltanto taluni reparti di primo rifornimento per pezzi da 149/35 mancavano o di alcuni materiali accessori (cingoli), o di qualche strumènto di precisione o di alcuni organi di collegamento. Per i mortai da 210/8 difettava però il quantitativo di cariche in feriori tanto che alcune batterie d'assedio all' inizio della · guerra impiegarono ancora cariche di lancio di polvere nera. Nel periodo dall'agosto 1914 al maggio 1915, nell' intento di sfruttare al massimo il materiale esistente, si adottarono i seguenti provvedimenti: -

1 54

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PROVVED IMENTI PER L'ARTIGLIERIA O' ASSE DIO

1°) sostituzione di 12 obici da 210 (3 batterie) con cannoni da 149 A. Armstrong, già completamente costruiti od in corso di costruziohe e .da modificarsi per l' impiego d'assedio : al 24 maggio 1915 erano però pronti solt::mto 4 di qu.esti cannoni mentre gli altri . 8 cannoni da 149 A. Armstrong delle altre :i batterie furono poi incavalcati su affusti per obice da 210 ; 2°) costituzione di un nucleo di riserva formato da 41 cannoni da 149/35·, e da 80 aff11sti d'assedio da 149 G. ; 30) passaggio al Parco d'assedio di 21 batterie (su z pezzi) di grossi calibri da costa e cioè : .6 batterie di obici da 280 A. ; 3 batterie di obici da 28p C. ; 2 batterie di obici d\i, 280 Krupp e IO batt~rie di obici da 305/17 ; 4°) costituzione cli un Gruppo speciale d'artiglieria formato da : r sezione delle comunicazioni con 4 stazioni ; r sezione aerostatica co_n 2 stazioni ; r stazione fotoelettrica, destinata a mobilitare 4 comandi cli sezione; 6 stazioni da 90 ; 6 stazioni da 75 ; 2 autostazioni da 75 ·contro aeronavi·; e 6 stazioni someggiabili da 50. Un'idea riassuntiva dei provvedimenti presi per rafforzare il Parco d'assedio, può essere offerta dal seguente Specchio, tratto dalla « Relazione italiana» (Vol. r 0 ) tenendo presente che le batterie di rincalzo sarebbero state costituite appena possibile, mentre le altre si ritenevano prontamente mobilitabili.

SPECCHIO INDICANTE Il. RAFFORZAMENTO DEL PARCO D'ASSEDIO Bocche

Forma i ione provvisoria previst.a d al Formazione definitiva predisposta dalll l' 8 maggio 1915 al 24 maggio 1915 luglio 1914 all' 8 maggio 1915 Batterie · Batterie I Frazioni di parco

da fuoco

Cannoni 149 Obici 210 .Mortai 2IO Cannoni 149G Obici 305/1 7 Obici 280 TOTALI . • . . . ,

-I

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-

7 14,

7 40

-

-

8

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-

5

8

5

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(a) comprese tre batterie di cannoni 149 Armstrong.

-

155 -

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Frazione di parco

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I


SPECCHIO INDICANTE IL MUNIZIONAMENTO DEL PARCO D'ASSEDIO

..

BOCCHE DA FUOCO

Dotazione regola· 'm en tare colpi per

=Pronti

11

colpi p er pezzo

corrispondenti a giorna te di fuoco

1.500

r.500

19

pezzo

- -

Cannoni

1,19/35

149/G

800

800

10

210

700

700

12

>

305/17

-

140

-

280 A e C

500

400

-

Obici

Mortai da 210/8

Mortai da 26o/9

-

al l9 maggio r915

I.000 (')

1 ,000 (')

20

700 (')

600 ( ' )

12

400

350

Il

(' ) La relaz ione J ta liaua (Voi. J, pag. 12) nou precisa quali batterie avessero la dola· zioni di 1000 colpi e quali quella di 700 o 600 colpi per pei-:w.

Al 2 4 maggio 1915 era ancora in corso di lavorazione la modifica dei freni delle batterie da 305, che ma ncava no anche di trattrici e di ruote. Erano inoltre in allestimento (e furono pronti soltanto nel giugno 1915) gli af-fmti per 2 batterie di cannoni da 149/35 Armstrong, che temporaneamente furono incavalcat i su affusti per obici da 210. Non era ancora pronto il carreggio per 3 batterie_di cannoni da 149 A. Armstrong e per le bat terie di obici da 280 e da 305/17. Per il munizionamento si erano raggiunti i risultati quali appaiono nel precedente Specchio. Mancava ancora una rilevante quantità di cariche di lancio di balistite per cannoni da 149/35 e da 149 G. , per obici da 210, da 280 e da 305/17, ed è del resto accertato che sull'altipiano di Asiago l'uso della polvere nera svelò all'avversario la posizione di alcune nostre batterie d'assedio (primavera 1915). Per il servizio fotoelettrico si disponeva di 22 stazioni (6 da cm. 90 ; 6 da cm . 75 e I O da cm. 50) . E ra infine pronta una sola sezione someggiata radiotelegrafica da ½ Watt su due stazioni (della portata di Km. 50). L'apprestamento delle a rtiglierie per il Parco d'assedio è forse l' indice più chiaro della decisiva importanza che, sul rendimento


CONSIDERAZIONI GENERAI, l

di una preparazione prossima alla guerra hanno e la potenzialità indust riale di un Paese e i risultati ·del lavoro preparatorio del tempo di pace, e ·ciò anche se questa preparazione prossima possa durare . - come per noi allora durò dall'agosto 1914 al maggio 1915 ·- anche per parecchi · mesi : questa fondamentale verità assiomatica venne del resto confermata in pieno per tutto quello che avvenne nel corso e nel risultato della preparazione dell' I talia alla guerra. Al-sorgere di un pericolo di guerra, anche se si prevede che i'apertura delle ostilità possa ancora ritardare, si può fare poco assegnamento sulla tempestiva possibilità di allestimento di nuovi tipi di màteriali, o sulla esecuzione di modifiche migliorative di qualche importanza ai materiali esistenti, perchè il tempo richiesto clall' indispensabile attrezzamento del macchinario e dalle anche pit1 indispensabili prove e dai necessari collaudi è s.empre molto rilevante. D'altra parte può darsi, specialmente trattandosi di trasformare numerosi e voluminosi materiali d'artiglieria, che non si posseggano nelle quantità volute · . le materie prime occorrenti. Da tutte queste considerazioni emerge la necessità imprenscindibile che fin dal tempo di pace esista una potente industria metallurgica all'uopo preparata ed attrezzata, e cioè avente uomini, approvvigionamenti, macchinario ed organizzazione tali per cui possa all'occorrenza iniziare senza indugio la riproduzione in grande dei varii tipi di armi, di munizioni e di accessori, e che d'altra parte tutto questo sia disciplinato da opportune predisposizioni di legge e formi studio integrante dei progetti di mobilitazione nei quali deve essere considerata e predisposta l'assegnazione a~meno temporanea qi operai specializzati alle industrie belliche : in conclusione bisogna tempestivamente organizzare una mobilitazione industriale del Paese la quale possibilmente preceda -o quanto meno si accompagni alla mobilitazione delle forze armate. Oggidì queste esigenze sono evidenti per tutti, e su di esse non è assolutamente consentito di elevare dubbi di sorta, ma viceversa esse erano per noi quanto mai ignorate o, comunque, soltanto approssimativamente intraviste nel 1914 e nel 1915. ? olamente nel maggio 1915 fu organizzata la mobilitazione i!1dustiiale ed il 26 giugno effettivamente coordinata con disposizioni regolamentari e soltanto il 9 luglio 1915 venivano creati il « Comitato Supremo per il Rifornimento delle Munizioni >J, ed il « Sottosegretariato di Stato per le Armi e Munizioni)), -

1 57

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CONSIDERAZIONI GEN E RALI

Le operazioni sulle altre fronti di guerra avevano dimostrato la grande importanza dell'artiglieria pesante nelle operazioni campali, sicchè bisognava d'urgenza poter disporre e quindi provvedere idonei mezzi di traino. Abbiamo già accennato che fin dall'agosto 1913 si era previsto l' impiego di 146 autocarri a sussidio dei mezzi di traino animale del Parco d'assedio. Nell'ottobre 1914 si adottarono due tipi di trattrici a cerchioni di gomma : uno a due ruote motrici per traini leggeri, e l'altro a quattro ruote motrici e trattrici per traini pesanti, con cingoli studiati dall'Arsenale di costruzione di Torino. Dopo lunghe trattative, in dicembre 1914 furono commesse alla Ditta Fiat 70 trattrici tipo 30 da roo HP, e roo trattrici di tipo 20 da 50 a 60 H P ; e alla Ditta Natali (brevetti Pavesi-Tolotti) 120 trattrici Pavesi-Tolotti tipo A da 50 a 60 HP con ruote a pattini. Tali trattrici avevano le seguenti caratteristiche : Trattrice Fiat tipo 30 : motore biblocco a 4 cilindri e 4 tempi ; trasmissione a catena; scartamento massimo m. 1,95 ; pendenza massima superabile 20 % ; velocità massima : senza cingoli 15 km. all'ora, con cingoli 5 Km. all'ora; ruote anteriori con gomme piene; ruote posteriori con cerchioni metallici. In terreni difficili si dovevano applicare i cingoli alle ruote posteriori ; possibilità di bloccaggio del differenziale e di compensazione dei freni ; peso netto direttamente trasportabile Kg. 400 ; peso netto rimorchiabile Tonn. 25 su terreno a lieve pendenza, Tonn. 15 su pendenze superiori al IO % ; peso complessivo della trattrice a pieno carico Tono. II.700. La Trattrice Fiat tipo 20 era analoga alla precedente : scartamento massimo m. r,89 ; velocità 12 Km. all'ora su strada asciutta e dura con pendenza dal 7 al ro % ; peso massimo rimorc~iabile impiegando i cingoli Tono. 40. Questa trattrice Fiat 20 senza carico e senza rimorchio poteva anche, col sussidio dei cingoli, superare pendenze dal 33 al 35 % fuori strada su terreno erboso. La trattrice Pavesi-Tolotti tipo A derivavà da una grande trattrice agricola ed era soltanto atta al rimorchio raggiungendo la velocità d~ 4 Km. all'ora ; molto meno potente della Fiat era però più manovriera 'in montagna. La disponibilità delle predette trattrici dal gennaio all'agosto 1915 crebbe col seguente ritmo : . Q

. -

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PROVVEDIMENTI PER ALTRI MEZZI DI LOTTA

NUMERO TRATTRICI DISPON!SILI MESE

Fiat 30 Gennaio 1915 ... . Febbraio )) . . .. » .. .. Marzo » .. .. Aprile » .. . . . :Maggio )) .. . Giugno » .... Luglio )) .... Agosto

-

-

Fiat 20

Pavesi Tolot ti .

Totale

-

-

-

15

-

45

20

35

2

38

85

70

22

, 56

148

70

57

20I

70

92

74 92

70

100

lIO

280

70.

100

120

290

254

Contemporaneamente erano stati inoltre ordinati 250 carn-nmorchio alle Industrie Riunite Metallurgiche di Torino, e altri 100 alle Officine Meccaniche Reggiane, ma al 31 maggio 1915 erano disponibili solamente 50 carri-rimorchio mentre per l'avvenire era prevista una ulteriore fornitura di 15 carri-riinorchio al , mese. Erano stati pure ordinati all' industria privata 2 .000 serie di << attacchi con giunto a sfera» concretati dall'Arsenale di Torino. In attesa di avere tutti i mezzi cli trasporto orqinati, in aprile 1915 furono assegnati al Parco d'Assedio 258 autocarri (3 leggeri, 125 .µ1edii e 130 pesanti), dei quali 190 erano .stati precettati. Come chiaramente appare, se la guerra avesse assunto carattere di movimento rapidamente decisivo, il Parco d'assedio avrebbe potuto disporre al1' incirca di 250 trattrici, di 60 carri-rimorchio e di 258 autocc).rri di pronta requisiziol).e perchè già esistenti in Paese, mentre le costruzioni ordinate ex-novo sarebbero giunte alquanto in ritardo . Sono t utte queste considerazioni che valgono a lumeggiare gli • aspetti molteplici del complesso problema militare, industriale e politico dell'apprestamento bellico di un Paese, la cui soluzione si compendia nel ben noto aforismo <e Sì vis pacem, para bellum ».

*** Ma l'efficienza dell'artiglieria non può disgiungersi dall'efficienza degli altri mezzi di lotta, dei quali quindi devesi qui fare un rapido cenno. -

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PROVVEDIMEKTI PER ALTRI :\IEZZI DI LOTTA

Ciica le dotazioni di MITRAGLIATRICI, il 24 maggio 1915 ne esistevano 309 Sezioni e cioè : 17 sezioni Fiat; 13 Maxim mod . 906, e 279 Maxim leggere mod. 9n. Ciascun battaglione di Alpini dell'Esercito permanente aveva una o due Sezioni su 2 mitragliatrici; ai battaglioni alpini di Milizia territoriale si provvide con distribuzione di Sezioni di ripiego formate con le mitragliàtrici tolte dalle opere fortificate ; ciascun battaglione di Bersaglieri-ciclisti e ciascun battaglione _di 43 Reggimenti di Fanteria o di Bersaglieri dell'Esercito Permanente, ebbero 1 Sezione mitragliatrice ; 22 Reggimenti di Fanteria o di Bersaglieri dell'Esercito permanente ebbero 2 Sezioni mitragliatrici per Reggimento ; 42 Reggimenti di Fanteria o Bersaglieri dell'Esercito permanente e 12 Reggimenti Fanteria di Milizia Mobile ebbero una sezione di mitragliatrici per Reggimento ; 16 Reggimenti cavalleria indi visionati, una sezione per Reggimento; ma viceversa i ,Battaglioni Bersaglieri di Milizia lVIobile ed il Reggimento Reali Carabinieri non ebbero alcuna mitragliatrice. Quanto alle GRANATE A MANO, soltanto a II4 battaglioni di fanteria e a 3 battaglioni bersaglieri dell'Esercito permanente erano state distribuite granate a mano del tipo lenticolare. Riassumendo si deve rilevare che i quantit ativi di mitragliatrici e di granate a mano in dotazione erano tali per cui il loro numero se complessivamente era da ritenersi scarso nel 1914, diventava addirittura scarsissimo per non dire irrisorio nel maggio 1915, dopo che le rivelate necessità della guerra su tutti gli altr.i fronti avevano imposto la maggior ~bbondanza dei vari mezzi di fuoco, sicchè ovunque i belligeranti avevano dovuto aumentare notevolmente i quantitativi di armi e di munizioni. Come MEZZI AERONAUTICI alla data del 24 maggio 1915 avevamo : 5 dirigibili di cui 2 piccoli, 2 medii e un veloce, nonchè 58 aeroplani e cioè 30 Blèriot, 20 Newport ·e 8 Farman (•) . Per quanto si riferisce ai MEZZI ·AUTOMOBILISTICI, oltre a quelli del P arco d'assedio, ai quali già si è accennato, il 24 maggio, dei 4.100 veicoli necessari ne esistevano soltanto 3.700, e tale defìcenza del IO %, già grave in linea assoluta, era tanto più notevole in linea (') Dal Diario Storico del Reparto Operazioni del Comando Supremo si ha c.he al i\faggio 1915 degli 8 Dirigibili : 3 efficenti erano a disposizione del R. Esercito; 2 efliccnti a disposizione della R. Marina, e 3 erano in collaudo. 24

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IL MATERIALE DA 75 /27 MOD. It

relativa, dato che il nostro Comando intendeva di puntare rapidamente molto al di là delle nostre frontiere. , Come· scorte erano state ammassate 18-400 Tonn. di benzina e 750 Tonn. cli lubrificanti, costituendo con parte di esse una riserva capace di sopperire ai bisogni di sei giornate di radunata . . Erano· pgi stati costituiti quattro depositi principali di benzina, lubrificanti, carburo e petrolio ed un deposito distaccato di benzina che ogni quattro giorni doveva rifornire cinque depositi annessi ai laboratori dei parchi automobilistici. Tali parchi automobilistici avevano una dotazione permanente sufficiente a sei giornate di previsto consumo normale, oltre ad una scorta corrispondente al fabbisogno di sei giornate di radunata.

PARAGRAFO 30. IL MATERIALE DA

75/27

MOD. II.

Il 28 aprile 1906 era stato deciso cli sostituire il cannone da 87/B/98 col cannone da 75 Krupp (75/27 906), affidandone la costruzione : in parte alla Ditta Krupp e cioè per 1.002 pezzi ; e in parte all' industria nazionale, e cioè le vetture non corazzate, la finitura delle parti staccate, che ia Krùpp doveva fornire soltanto sbozzate, nonchè la maggiore aliquota del munizionamento. Ma sin dal 1909 si dovette riconoscere che il materiale 1906 sarebbe stato e< disponibile solo a primavera del 1912 a causa del ritardo veri:fìcatosi negli studi ed esperienze per la definizione di taluni importanti particolari di costruzione e per l' inadempienza dei patti contrattuali da parte di alcune Ditte >> (Relazione Ufficiale italiana, pag. 38). Rimaneva ancora da sostituire il 75 A./900 col quale erano armate 92 batterie. Era stata a suo tempo proposta e studiata la trasformazione di tale materiale da 75 A./900 . in materiale a deformazione, ma in seguito . ad esperienze effettuate all'uopo, tale soluzione dovette essere scartata per cause dipendenti dalla natura dell'acciaio di ta!i bocche da fuoco. Fipalmente nel 19n, in seguito ad esperimenti tra un materiale da 75 Dèport presentato dalla Compagnie des Forges Chatillon-Commentry, un materiale Krupp da 75 (q11ello mod. 906 migliorato in alcune parti) ed un materiale Schneider (già sperimentato nel 1907-8 dalla Commissione -

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l L MATERIALE DA

75/27

MOD. II

Parlamentare d' inchiesta) venne scelto il materiale Déport, denominandolo 75/9rr e, in vista dei vantaggl che ne sarebbero derivati ali' industria nazionale, alla nostra mano d'opera e quindi al Pae.se, ne venne affidata la costruzione ad un Consornio di Ditte italiane con obbligo di consegna delle necessarie 92 ~atterie per la fine del 1913 (Relaz. Uffic. Ital., vol. I, pag. 39). Ma solamente nel Novembre 1912 si ebbero dalla Ditta francese tutti i definitivi disegni di costruzione, mentre d'altra parte le Case costruttrici italiane, turbat~ e disturbate da frequenti scioperi, non sufficientemente attrezzate e non disponendo di maestranze adeguatamente disciplinate, competenti e perfezionate, nel Marzo 1913 chiesero ed ottennero che la consegna delle 92 batterie Déport fosse rinviata alla fine del 1914 : in realtà la distribuzione ai Reggimenti fu iniziata il 25 Luglio 1914 (Relaz. predetta, . vol. I, pag. 89). Così, per effetto e con la lamentata concomitanza di contrattempi; di pentimenti e di incertezze ebbimo la contemporanea presenza di due materiali da campagna assai differenti fra loro : il 75/27 ~od. 06 e il 75/27 mod. II, i quali però lanciavano lo stesso proietto colle medesime velocità iniziali. Da tale eterogeneità di materiali derivarono indubbiamente complicazioni nell'allestimento e sovratutto nelle inevitabili riparazioni dei materiali stessi, e quindi anche nell'addestramento del personale, e però tali complicanze debbono ritenersi, come effettivamente poi risultarono, del tutto episodiche e di valore trascurabile nella vasta scena della guerra. Fu detto dai facili critici che, per tutte queste lungaggini e per le loro conseguenze, al momento dell'entrata in guerra i nostri Ufficiali d'artiglieria non conoscevano abbastanza a fo:ndo il 75/27 9rr e sopratutto non si rendevano esatto conto delle sue ampie possibilità di manovra di fuoco. Giudizio, « a posteriori», invero forse troppo severo e in gran parte infondato e immeritato sui nostri Ufficiali dell'Esercito permanente, che, nella grandissima maggioranza, 'avevano seguito se pur non partecipato alle discussioni sui nuovi materiali interessandosi con passione quelli adottati. Del resto è notorio che ritardi di uno, di due, di tre ed anche di un m~ggior numero di anni nella definizione e fabbricazione dei nuovi materiali d'artiglieria, coi relativi cambiamenti e pentimenti, furono sorte e mal comune delle Artiglierie di tutte le Nazioni. Nel 19rr si volle sostituire il 75 A/900 con un cannone da cam-

a

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IL MATERIALE OA

75/27

M0D. It

pagna del tutto moderno e di allestimento abbastanza pronto : dopo tutte le recriminazioni per avere in passato adottato· materiali già vecchi nel nomento in cui nascevano - come il 75 A/900 e il 70/ r5, dopo un breve ciclo di esperienze si scelse un materiale - il 75/27 mod. r9rr - che, dopo òltre ventinove anni, può e deve essere ritenuto ancora moderno. Il difetto, comune a quasi tutti i primi affusti da campagna a deformazione, a vomero interrato, era stato quello per cui si disponeva di una scarsa ampiezza dei settori verticali ed orizzontali di tiro, donde conseguiva una limitazione della gittata e della rapida manovra del fuoco, e quindi un deficiente sfruttamento delle possibilità balistiche conseguenti dal proietto e dalle elevate velocità iniziali ; difetto che doveva imputarsi in parte a vere e proprie difficoltà tecniche inerenti all'ottenimento di ampi settori, ed anche poi in parte da ascriversi alla mentalità formatasi da tempo con l'uso di materiali da tam- · pagna a tiro teso, molto maneggevoli, rustici e robusti. . Il 75/27 mod. gn rappresentò quindi un gran passo in avanti permèttendo grandi sèttori verticali ed orizzontali, ed avendo le cosce dell'affusto divaricabili per cui è consentita la postazione anche su terreno accidentato, purchè le due ruote dell'affusto stesso siano a livello presso a poco eguale : erano questi dei preziosi requisiti per i nostri accidentati terreni di montagna, i quali per i forti angoli di sito assorbono, per così dire, gran parte dell'inclinazione della bocca da fuoco, imponendo d'inclinarla assai se si vuole arrivare lontano. Per contro il materiale da 75/27 mod. grr è certo assai più delicato del 75/27 mod. 906, mentre poi per la sua complicata costituzione organica ha anche l'inconveniente di una non facile scomposizione, inconveniente però che ebbe scarsa importanza durante la guerra di posizione che ci venne imposta e dovemmo combattere dal 1915 al rgr8. Com'era naturale, il 75/27 mod. grr, cosi come tutte le novità non incontrò dapprincipio tutte le maggiori simpatie degli Artiglieri, affezionati al 75/27 mod. 906, ma la non completa conoscenza del1' importanza della manovra del fuoco avevano cause ben diverse e più profonde. Nel pezzo da 75/27 mod. grr, il grande settore orizzontale è ottenuto con la divisibilità della coda in due coscie, che · aprendosi -

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IL MATJ1RIALE DA

75/27

MOD. II

consentono alla culla d'affusto e quindi alla bocca da fuoco ,un'ampia rotazione nel piano orizzontale. Il grande settore verticale dipende naturalmente dalla possibilità di elevare la volata della bocca da fuoco, senza che questa, all'atto dello sparo, urti l'affusto o il terreno; ed a ciò si provvede col divaricare le code d'affusto e con un ingegnoso, se pur complicato, dispositivo cli rinculo : all'uopo la bocca da fuoco rincula entro una propria culla a manicotto {culla di cannone), e a sua volta questa culla di cannone, per mezzo cli una slitta, rincula rispetto alla culla d'affusto, la quale ultima all'atto dello sparo rimane ferma . coll'affusto. Entrambi questi rinculi sono regolati da freni idraulici con ricuperatori a molla. Le resistenze dei freni, e le lunghezze di rinculo da essi consentite, sono studiate in modo che in un primo tempo il cannone, congiuntamente alla slitta e alla culla cli ·cannone, rincula per un tratto cli circa I metro cli lunghezza per rispetto alla culla d'affusto e poscia in un secondo tempo il cannone stesso rincula, per un tratto di circa 36 cm. entro la propria culla. Ne consegue che, anche con forti inclinazioni, il cannone non può urtare il suolo purchè la culla d'affusto non risulti troppo inclinata rispetto al terreno : all'uopo, la culla d'affusto ha, per rispetto all'orizzonte, un'inclinazione massima di appena 15°,30', mentre il cannone per rispetto alla culla d'affusto può inclinarsi di ben 50°. Da tutte queste provvidenze consegue che l'ampio settore verticale totale si estende da -· 266°0 a + n5400. La culla d'affusto, imperniata su di un telaio ad U praticato al centro della sala, a coscie aperte, può rotare in un settore orizzontale di tiro di 50°, ed a coscie chiuse in w1 settore orizzontale di 6°. Le coscie, indipendenti fra loro, possono alle loro estremità essere appoggiate su punti · a differente li.vello e all'uopo possono ruotare attorno alla sala entro un settore massimo di 31°, da 15°,30' a -- 15°,30'. Due manovelle doppie dei settori di puntamento {una per coscia) consentono, anche agendo a una sola di esse, di mettere la culla di affusto in posizione orizzontale. Per il puntamento in elevazione, l' inclinazione del cannone rispetto alla culJa d'affusto è misurata da un arco dentato, graduato in ettometri, solidale alla culla del cannone e scorrevole rispetto ad un arco cli sito, graduato in millesimi e portato dalla slitta ; su tale arco di sito può spostarsi l' indice della graduazione delle distanze. Per dare alla culla d'affusto la voluta inclinazione rispetto all'orizzonte, essa porta un braccio con livello


PROVVEDIMENT! PE R NUOVI REGGIM E NTI

a bolla' d'aria, e la livellazione si ottiene agendo ai settori di puntamento. Da tutto ciò consegue che una quota parte dell'angolo di tiro può essere data muovendo il cannone rispetto alla slitta, e l'altra parte muovendo la culla d'affusto rispetto all'orizzonte, poichè in definitiva il cannone, per rispetto all'ori_zzonte viene sempre ad assumere una in- · clinazione che è somma della sua.inclinazione rispetto alla culla d'affusto, e della inclinazione della culla d'affusto rispetto all'orizzonte. Siccome però nel puntamento diretto si dava il sito alla culla d'affusto agendo ai settori di puntamento, e muovendo poi la bocca da fuoco si segnava l'alzo sull'arco dentat.o d'elevazione (con posizione di indice del sito a ro00), il cannone veniva ad assumere l' intero angolo di tiro (alzo piil sito) rispetto all'orizzonte. Invece nel puntamento · indiretto, di massima si teneva orizzontale la culla d'affusto, e coll'arco d'elevazione e coll'arco dentato del sito si clava al cannone l' intero angolo di tiro. PARAGRAFO

4°.

COSTITUZIONE DEI NUOVI REGGIMENTI.

Durante la n·e utralità l' Artiglier1a italiana assunse il suo primo assetto organico di guerra, mentre si creavano quelle nuove Brigate di fanteria e quei Battaglioni alpini e bersaglieri, che la Storia riconosce essenziali fattori della grandezza d' Italia. La guerra è lotta di masse umane organizzate e suoi strumenti sono i Reparti, piccoli o grandi; organismi collettivi che hanno un'anima collettiva propria che modifica profondamente il modo di sentire, di pensare e di agire dei singoli individui in essi inquadrati. L'intensità della vita di guerra e la prevalenza di elementi ririchiamati dal congedo e perciò meno legati alla mentalit à dell'Esercito di pace, fecero sorgere istintivamente legami profondi fra il .Repar-to e i singoli suoi componenti, creando quella coesione, quell'affratellamento, quell'emulazione che costituiscono i fondamenti basilari della chia{·a e precisa coscienza del proprio dovere. In quei Repartt tutti gli elementi costitutivi della Nazione - militari di carriera, scienziati, professionisti, benestanti, operai, contadini - · si incontrarono, si compresero e si amarono in contatti di anime e di spiriti, contatti che ebbero un' importanza decisiva per le sorti del Paese, anche se talvolta furono inevitabili momentanei urti, prontamente

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PROVVEDIMENTI PER FORMAZIONE NUOVE UNITÀ

però neutralizzati dalla reciproca comprensione. E ciò è tanto vero che molte forme della vita italiana del dopo guerra si ispirarono al ricordo di quelle Batterie, di quei Battaglioni e cli quei Reggimenti nei quali, la comunanza dei pericoli, la convivenza quotidiana e l' identità di aspirazioni, avevano insensibilmente compiuto la grande opera di t< fare gli Italiani e fare quindi completa, grande e forte l' Italia. Pertanto, ricordare tali Reparti è compito doveroso non soltanto della Storia militare, ma anche di quella generale. Nel r9r4 allo scoppio della guerra europea, come già fu accennato, dei 12 nuovi Reggimenti da campagna creati .con legge n° r5r5 del r7 Luglio 19ro, non esistevano ancora i 5 Reggimenti : 29°, 31°, 33°, 34° e 35° che furono costituiti coi rispettivi Centri di mobilitazione il r 0 Gennaio r9r5 . Il ro Dicembre 19r4 erano stati formati i Centri di mobilitazione dei Reggimenti 25°, 26°, 27°, 28°, 32° e 36°, ed il r 0 Gennaio 1915 il Centro di mobilitazione del 30°. Il 23 Dicembre 1914 i Comandi di Corpo d'armata iniziarono gli studi per raggruppare in Reggimenti di 3 Gruppi (2 Gruppi su 3 Batterie, e l Gruppo su 2 Batterie) gli elementi dell'Esercito permanente e della Milizia Mobile . . Ciascun Reggimento, designato a costituire i nuovi Reparti, formò un quarto Gruppo su 3 Batterie, ad eccezione ·del 9° artiglieria da campagna che formò 2 Comandi cli Gruppo e 4 Batterie, e del 25° da campagna che costituì r Comando di Gruppo e 3 Batterie da cam. pagna, oltre ad l Comando di Gruppo e 3 Batterie da montagna. Si costituirono così 'successivamente i seguenti Reggimenti di artiglieria da campagna di Milizia Mobile : in Febbraio 1915 il 41:0 artiglieria da campagna; in Maggio 1915 i Reggimenti 37°, 38°, 40°, 42°, 43°, 46°, 47°, 48° e 49°; e nell'ultimo .scorcio dello stesso mese i Reggimenti 39°, 44° e 45°. In Settembre 1914 erano rimpatriate dalla Libia : le Batterie ra e za dell'rr 0 artiglierie da campagna; la 7a del 12°; la 1a e la za del 21° e la 5a del 24°; e per questi rimpatrii si rese ·necessario lo scioglimento di talune unità e la creazione di alcuni Reparti per pareggiare l'organico dei Reggimenti. Non tutti i Reggimenti poterono pertanto essere portati ad 8 Batterie con materiale a deformazione, cosicché in definitiva, all'inizio della guerra i Reggimenti d'artiglieria da campagna risultarono formati come risulta dallo Specchio seguente. -

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FORMAZIONE DEI. REGGIMENTI DA CAMPAGNA ALL' INIZIO DELLA GUERRA

·No Deposito che lo ha formato di gruppi

Reggimento

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Affluenza in zone di guerr( degli elc· menti non ancora affluiti il 24-5-1915

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9 giugno 1915

a batteria mancante la (3•) giunse poi in zona di guerra il 15 ottobre 19 15.


BATTERIE DA MONTAGNA E SOMEGGIAT~

*** L'artiglieria da campagna che, prima della grand.e guerra, era indiscutibilmente la più schietta erede delle gloriose tradizioni .dell'antica artiglieria piemontese, diede vita alle BATTERIE SOMEGGIATE, create per operare sulla media montagna a non grande distanza dalle rotabili, e tali batterie al loro nascere rappresentarono soltanto uno espediente per impiegare proficuamente almeno un 'aliquota del materiale 70/15, che, se pure rigido, era però potente e abbastanza moderno, e d'altra parte per consumare il 5uo abbo11dante munizionamento esistente. Però fin dai primi giorni di guerra le batterie someggiate funzionarono da vere e proprie (< Batterie d'accompagnamento>) ,spesso alle dipendenze dei Comandi di fanteria in linea! e in seguito, praticamente sempre o quasi sempre nell'immediata vicinanza delle prime linee, mentre poi ben presto, anche le batterie da montagna assunsero, quasi di regola lo stesso compito di artiglieria d'accompagnamento. Ma mentre le batterie da montagna, di costituzione organica molto complessa, erano, dal punto di vista organico, in qualche modo sciupate per un compito così limitato, -per quanto delicato e nobilissimo, quelle someggiate erano invece organicamente adatte all'uopo tantochè esse si moltiplicarono ben presto, riunendosi in Gruppi. Diremo più innanzi se ed in qùale misura, il materiale da 70/15 fosse idoneo all'accompagnamento della fanteria. Importa qui rilevare che le batterie someggiate furono uno dei primi accenni - e forse il più chiaro - della trasformazione, tutt'ora in corso, del nostro Esercito in << Esercito da montagna» atto ad operare interamente a massa in regioni montane e non soltanto sulle giogaie pi11 aspre con pochi Reparti specializzati, mentre furono poi anche, e sovratutto, la prima espressione pratica e spesso eroica di quella cooperazione dell'artiglieria colla _fanteria, che costituì il problema tattico principale della Grande Guena. · In Francia, dopo le prime settimane di lotta, si era pure sentita la necessità di un'artiglieria leggera, che a differenza dei pezzi da campagna potesse essere portata eventualmente, con traino a braccia, in prossimità immediata della linea nemica (gen. Joffre - lvlémoires - Voi. II), ed il r 0 ottobre r914 fu perciò inviata al fronte una bat-

I68 -


BATTERIE DA MONTAGNA E SOMEGGIATE

teria da montagna ad affusto rigido, che fu in breve seguita dalla maggior parte dei vecchi pezzi da 80 disponibili. In Austria, per vecchia tradizione, le numerose Brigate autonome Schutzen, landsturm, e da montag11a possedevano organicamente, secondo i casi una o due batterie da campagna o da montagna, unità d'artiglieria non create esp1essamente per destinarle all'accompagnamento della fanteria, essendo esse in parte armate con materiale da campagna invero poco idoneo, ma indubbiamente lo stretto vincolo organico fra le due Armi favoriva assai la necessaria collaborazione tattica. . Le nostre batterie someggiate, non legate per organico nè . per tradizione ad alcuna particolare unità di fanteria, furono per tutti gli artiglieri esempio e scuola di cooperazione. col fante, poichè moltissimi Ufficiali e sottufficiali d'artiglieria appartennero a tali batterie e molti ebbero occasione di vederle e di ammirarne lo slancio combattivo. Queste batterie ebbero una loro salda individualità, manifestata esteriormente anche dall'uniforme, che, essendo stata dapprima quella dei Reggimenti da campagna dai quali esse provenivano, diventò poi quella caratteristica dell'artiglieria da montagna, colla sola differenza del fregio del copricapo, che per i reparti someggiati, fu quello antìco che originariamente ebbero le batterie da montagna e cioè cannoni incrociati, sormontati da una cornetta con fiamma. Nel 19i3 erasi stabilita la creazione di 12 nuclei-batterie di 6 pezzi da 70/15 con 1. 200 colpi per pezzo assegnandone : una batteria per ciascuno dei Reggimenti da campagna ro, 100, 12°, 13°, 22°, 24° 34° e 36°; e due ' batterie per ciascuno dei Reggimenti 18° e 35°. Il 12 agosto 19q si decise di mobilitare i nuclei someggiati ; al 1° gennaio 1915 le batterie someggiate erano già 16 è cioè costituivano la 9a. batteria dei Reggimenti 1°, 2°, ro0, 12°, 15°, 24°,31°, 34° e 36° nonchè del 46° (Deposito di Ozieri), e le batterie 9a, roa del 180, . 22° e 35° Reggimento. Il 15 febbraio 19I5 fu ordinata la formazione di altre due batterie someggiate, una presso il ro0 ' artiglieria campagna e una presso il 33°, che furbno complete e pronte il 30 aprile 1915. Altre due batterie finalmente furono costituite rispettivamente, una il 16 maggio 1915 presso il 12° artiglieria campagna, cosicchè all' inizio della guerra le batterie someggiate furono le seguenti, denominate ed assegnate definitivamente alle Unità indicate. 169 -


·1

ASSEGNAZIONE BATTERIE, SOMEGGIATE

BATTERIA DENOMINAZIONE ALL' INIZIO DELLA GUERRA

GRANDE UNITÀ CUI FU

SOMEGGIAT A

1• 2• 3• 4• 5• 6• 7:i. 8•

g• Io" Ila

12• 13• 14• 15• 16• 17• 18• 19• 20•

ASSEGNA1'A

9• del 1° 9• del 2° 9• del 10° Io" del 10° 9• del 12° 1o" del 12° 9• ciel 15° g• del 18• Io" del 18° 9• del 22° 10• del 22° 9• del 25° 10• del 24• 9• del 31° g• del 33• 9• del 34• g• del 35° 10• del 35° 9• del 36° ga del 46°

Regg, Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg. Regg.

art. ai t. art. art. art. art. art. ai·t. art. art. art. art. art. art. art. art. art. art. art. art.

camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp. camp, camp. camp. camp. camp. camp. camp.

Armata Divisione Zona Carnia 2• Aìmata 2• Armata 4• Arm. (zo Giugno) II" Divisione 2• Armata 2• Armata 2• Armata 2• Armata VII Corpo d' Arm. 4• Arm. (20 Giugno) n• Divisione Zona Cai·nia 2• Div. Cavalleria ' 4• Div. Cavalleria Valona 3• Annata 2• Armata 2•

II•

*** L'artiglieria a cavallo non subì trasformazioni notevoli essendo entrata in guerra con le sue 8 batterie, armate con cannoni da 75/27 mod. 12 . Viceversa per l'artiglieria da montagna, così come si è detto, i succèssivi aumenti portarono il numero delle batterie da montagna a raggiungere in definitiva la cifra di 50, con altrettanti Secondi reparti cassoni e parchi di batteria : in Italia tali batterie erano su 4 pezzi da 65/17 ed inoltre in Libia vi erano rimaste 7 batterie armate con materiale da 70/15 ('). (') La batteria da montagna comprendeva : i..a batteria di combattimento costituita dalla linea dei pezzi e dal Primo reparto cassoni (rifornimento someggiato munizioni e viveri) ; 2° - Il Secondo reparto cassoni (rifornimento someggiato munizioni e viveri) ; 3° - Il Parco di batteria (rifornimento carreggiato munizioni e viveri). 1° -

170 -


COMPOSIZIONE DEI REGGIMENTI DA MONTAGNA

Un siffatto abbastanza rapido aumento di organico non provocò però alcun nocumento alla salda ed ammirata organizz~zione delle batterie da montagna : esse entrarono in guerra con quadri di primissimo ordine, con un personale robusto ed allenato, con buoni quadrupedi, e, ciò che più conta, con un altissimo spirito di corpo e di reparto che diede subito, anche alle unità di nuova formazione, grande capacità di rendimento e austera virtù di sacrificio. Intanto dal 28 ottobre all' II novembre 1914 si era formato un nuovo Reggimento d'artiglieria da montagna in Bergamo che assunse il numero 3 ; e in definitiva la specialità da montagna al principio della guerra era così composta, formata e costituita : 1° R eggimento artiglieria montagna (Torino) : 18 batterie.

In Italia: I Gruppo (Torino, Susa) : Ia Batteria .- II Corpo d'Amiata 2a e 3" Batteria - 4a. Armata 51" e 52a. Batteria - Zona Carnia 54a Batteria - Divis. Spec. Bersaglieri II Gruppo (To.r ino, Aosta) : 4"', 5a e 6" Batteria - V Corpo d'Armata III Gruppo (Torino, Pinerolo) : 7" e 9a Batteria - Gruppo Alpino B sa Batteria - V Corpo d'Armata IV Gruppo (Mondovl): ro", ua e 12a Batteria -- Divis. Spec. Bersaglieri In Libia : 40a, 41a. e 46a Batteria 20

Reggimento artiglieria montagna (Vicenza) : 18 Batterie . In Italia: V Gruppo (Conegliano) : 13a., 14a, 15a. e 3.5° Batteria - Zona Carnia VI Gruppo (Udine) : r6a , 17a e rsa Batteria - IV Corpo d'Armata 57a Batteria - V Corpo d 'Armata VII Gruppo (Vicenza) : 19", 20° e 21a Batteria -:- V Corpo d'Am1ata 58a. Batteria - 4a Armata

VIII Gruppo (Belluno) : 22", 23& e 24a· Batteria - 4°' Armata·

In Libia : 42a, 43a e 44°' Batteria -

171


COMPOSIZIONE DEI REGGIMENTI D-?' M.ONTAGNA

3° Reggirriento artiglieria montagna (Bergamo) : 14 batterie. In Italia : IX Gruppo (Oneglia) : 25a, 26a, 270., 59n. batteria - V Corpo d'Annata X Gruppo (Genova) : 28a e 29a batteria - V Corpo d 'Armata 30a. batteria - III Corpo d'Armata 61" batteria ..: Gruppo alpino A

XI Gruppo (Bergamo) : 31a, 3za e 33" batteria - Gruppo Alpino A XII Gruppo (Como) : 34a, 35a e 36a batteria - 4a Annata 36° Reggimento artiglieria da campagna: 7 batterie da montagna, oltre alle batterie da campagna. In Italia : XIII Gruppo (Messina) : 37"·, 383 e 39a. batteria - za Armata

XIV Gruppo (Messina) : 63'1 , 64" e 65a. batteria - za Armata In Litia: 45" batteria.

Infine in zona di guerra fu poi costituita 1 batteria su 4. pezzi da 70/15 con formazione ridotta, che prese il nome di 4a batteria speciale.

*** Passando ora ad occuparci del!' Artiglieria pesante campale, avvertiamo che di essa e · delle vicende di alcuni suoi Reparti ~i parlerà ancora ed a lungo nei capitoli seguenti. Nel Nov:embre 1913 questa Specialità fu costituita su z Reggimenti e ciascuno di essi si componeva cli 7 batterie di obici .e di 3 batterie di cannoni, ma in realtà le batterie cannoni non esistevano perchè il materiale non era stato ancora completamente definito. Pertanto nel ~ ovembre 1914 si rendeva già possibile di preordinare la mobilitazione di 28 batterie di obici e difatti il 15 Novembre 1914 i 2 Reggimenti pesanti campali formarono 3 nuove batterie ciascuno, e dal 5 al 20 Gennaio 1915 altre 4 batterie : tutte tali batterie erano trainate da cavalli. ·Questa giovane Specialità, che in guerra doveva svilupparsi -

172 -


COMP0SlZIONE DELLB UNIT,\

P'ESANTI CAMPALI

enormemente, . entrò dunque in campagna con 28 batterie, armate tutte di obici, ripartite in 12 Gruppi, e in ciascuno ' d~i due Reggimenti la loro composizione e numerazione furono le seguenti : I II III IV

Gruppo Gruppo Gruppo Gruppo V Gruppo VI Gruppo

-

Batterie Batterie Batterie Batterie Batterie Batterie

ra. za e 3a

4a e 5a 6a e 7a sa, ga e roa na e 1za . 13a e 14a .

Per quanto si riferisce all'artiglieria contraerei è a ricordare che il 20 Gennaio 1915 presso il 13° Reggimento artiglieria da campagna in Roma fu costituito il <e Reparto artiglieria contraerei » che il 21 Maggio mobilitò 4 Sezioni : Sezione costituita da r cannone da 75 Erhardt, 1 mit ragliatrice da 6 ,5 Hotchkiss e r proiettore ; destinata à Treviso ; - za Sezione costituita da I cannone da 75/27 C. K. e I proiettore; desti nata a Boscon:_iantico ; 3" Sezione costituita da I cannone cla 37 e I mitragliatrice da 25 ; destinata a Baggio (Milano) ; 411 Sezione costituita da 2 cannoni da 75/9n . trainati; destinata a Campalto. I"'

L'artiglieria da fortezza ebbe il suo maggiore incremento organico per i vari compiti che le furono assegnati e cioè : la costituzione della Batterie del Parco d'assedio; la formazione delle nuove Compagnie per il servizio delle opere fortificate ; e, in progresso di tempo ed anzi ben presto, anche la costituzione di altre nuove Batterie d'assedio. Per ciò che riguarda la formazione del Parco d'assedio, alla mobilitazione dei Comandi di Raggruppamento, di Frazione e di Gruppo e alla formazione delle Batterie d'assedio provvidero : li 100 Reggimento artiglieria d'assedio (Piacenza) completato dalle Compagnie di Milizia Territoriaie 24a e 25a del 9° Reggimento artiglieria da fortezza (Verona) ; ed ·il 3° Reggimento artiglieria da fortezza (costa e fortezza) in Roma, completato da 1 Compagnia del 4° Reggimento da fortezza (costa) in Messina e da 1 Compagnia del 5° Reggimento da fortezza (costa e fortezza) in Venezia (Relaz. Ital., pag. 108). Ogni Compagnia, formata con 300 uomini, armò 2 Batterie. -

1 73

-


FORMAZIONE DEL PARCO D'ASSEDIO

Il Parco d'assedio assunse cosi la seguente formazione : a) Parco propriamente detto : 10 Raggruppamento (11\ e za Frazione), 3 Comandi di Gruppo, 3 Batterie di cannoni I49/ 35 (88, 9" e 1oa), 6 Batterie di mortai 210/8 (7a, 8•, g'\, 1oa, II8 e 128 ), zo. Batteria di obici 210/8 (1" Batteria), 2 Direzioni artiglieria, 2 Direzioni del servizio traino meccanico. 2°

3 4 6 1

2 2

4

b)

Raggruppamento (38 e 40. Frazione), Comandi di Gruppo, Batterie cannoni 149/35 (za, 3"', 48 e 58 ), Batterie mortai 210/8 (1 8 , 2 8 , 3", 4a, 5a e 6&), Batteria obici 210/8 (1") ; Direzioni artiglieria, Direzioni del servizio traino meccanico, Compagnie treno.

Batterie di rincalzo : 6 Comandi di Gruppo per : 7 Batterie obici 280 (numerate dall' 1 al 7), 6 Batterie obici 305/ 17 (numerate dall' 1 al 6), 3 Comandi di Gruppo per : 4 Batterie cannoni 149/35, 7 Batterie cannoni 149 G.

e) Servizi cli artiglieria : 4 Sezioni fotoelettriche d'assedio, 7 Stazioni autonome da cm. 90, 7 Stazioni autonome da cm. 75, 10 Stazioni someggiate da cm. 50, 3 Sezioni aerostatiche autocarreggiate d'assedio, 4. Sezioni aerostatiche da fortezza (del Corpo aeron. milit.), 4 Stazioni · radiotelegrafiche d'assedio, 4 Stazioni fotoelettriche speciali per tiri contraerei, 1 Squadriglia d'aviazione per Parco d'assedio.

Le Batterie d'assedio prelevate in parte dalle Frazioni di Parco per rinforzare la 1a. e la za. Armata nel primo sbalzo offensivo, furono così assegnate alle Armate : -

1 74

-


FORMAZIONE PELLE BATTERIE . D'ASSEDIO

Bocche da fuoco

I

No distinti· vo della , Batteria

ARMATA

DESTINAZIO:-IE

- - -- - ---1----- -- -- - -- - - -Cannone

1•

149/35

2•

3• 4•

s• 6• 7• 8• 9•

Carnia Carnia Carnia Carnia Carnia 4• 4•

Io"

1• 2•

12•

2•

1•

I49 G

2•

a Passo Agnerolle per il primo sbalzo offensivo per il primo sbalzo. offensivo per per per per per per per

3• 4•

s• 6• 7• Mortaio

1•

210/8

2•

Zona Zona Zona Zona Zona Zona

3• 4•

s• 6•

7• 8• 9•

Carnia Carnia Carnia Carnia Carnia Carnia 7•

n•

4• 4• 4• 4•

12•

1•

Io"

Obice

1•

Zona Carnia

2•

4•

1a 2• 3• 4•

Zona Carnia Zona Carnia Zona Carnia

Obice

280 A

s• Obice 280

e

6• 7•

Obice

1•

305/17

2•

3• 4•

5• 6•

I

4•

I

4•

il il il il il il il

primo p1imo primo primo pl'imo primo pruno

sbalzo sbalzo sbalzo sbalzo sbalzo sbalzo sbalzo

il 24 Maggio a il 24 Maggio a il 29 Maggio a il 24 i\faggio a

offensivo offensivo offensivo offensivo offensivo offensivo offensivo

Spilimbergo Spilimbergo Chiusaforte Spilimbergo

giunta il 13 Giugno giunta il 13 Giugno il 31 Maggio a Belluno à Po(ta Manazzo

210/8

I

il 28 Maggio ancoca a Stetti il z8 Maggio ancora a Stetti

per il primo sbalzo offensivo

2•

11•

Cannone

per il primo sbalzo offensivo

2•

Zona Zona Zona Zona Zona

il 24 Maggio a Spilimbergo giu1\ta il 30 Maggio

il 25 Maggio' in viaggio pcrstaz. per la Carnia »

>)

giunta il 6 Giugno giunta il 3 Giugno

4•

giunta giunta giunta giunta giunta giunta giunta giunta

4•

·4" 4•

Zona Carnia Zona Carnia V Ccrpo d' Arm. VII " »

-

1 75

-

il 3 Giugno il 6 Giugno il 1• Giugno il

2

il

1•

Giugno Giugno il 1• Giugno il 1° Giugno il 10 Giugno

»

»

1


R eggimenti di artigl. da fortezza

REPARTI D' ARTIGLIERIA DA FORTEZZA MOBILITA TI = ESERCITO PERMANENTE MILIZIA ll 0131LE MILIZIA Gruppi

I , Il, ll l I, 11, li I

30

l, 11, III,

10

1•

C ompag ni e

I• 2, 3, 4, 5, 7 , 8 I, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9

r, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 1 13, I4

10,

IV, V

TI , 1 2

I, li, 111,

1 , 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, I O,

lV

l'I, 1 2 , 13

50

1, 11, III

I, 2,

60

I, Il, lii

I, 2 1 3, 4 , II, 12, 13

70

I, 11 , lll

1, 2,

Gruppi

Compagni e

Gruppi(*)

IV, V,V l JV, V

9, I O, II, 12, !3, I,t, J5, 16 10 , II , J 2, 13, · 14, 15, 16

V I, Vll , Vlll

15, 16, 17, 18, 19, 20, 2 1, 22, 23

V, VI , Vll

14, 15, 16, 17 18, 19, 20, 2 1, 22

VlI (VII) VI (XlV) VII (XV) I X (V I), X(XVI), X l (XVII ) VHl(XIX) IX (XX). X(X XI ), X !(XXII) V (X) X I (X l l), V JJ (X li! ) VI (I), Vll (IV) VI (Il), Vll (III) V (Xl), VI (X VII! ) VII XX lll ) VlU(VIIl) IX (IX) V (V)

IV

3, 4, 5, 6, 7, 8, 9

5, 6, 7, 8, 9,

IO,

3, 4 , 5, 6, 7, 8, 9,

IV-V IV- V

JO, II, 12, 13, 14, 15

14, 15, 16, 17, r8, 19 12, 13,

I4, 15, IO, r7

1 0, II

So

I, Il, lii

1 , 2 , 3, 1 0 1 lI

90

1, li, 111,

1, 2,

4, 5, 6, 7,

s,

9,

3, 4, 5, 6, 7, 8

IV

V-V I-Vii

12,

13, 14, 15, I l>

13, 14, 15, 16, 17, 18

IV 10° N° t otale dei reparti

I, li, Il[

34

r, 2, 3, 1, 5, 6, 7, 8, 9, ro, II III

IV 21

12 ,

13, 14,

rs 66

23

TERRITORIALE

I

Com p agni e

I

26, 27, 28, 47, 48, 62, 68 56, 57, 58, 59, 60, 6 1 30, 53, 54, 55,64,65,66, 71, 72, 73, 74, 75, 79, 80, 99, 100 8 1, 82, 83, 84, 8 5, 86, 87, 88 89 , 90, 92, 93, 9,1, 95 , 96, 97

98 20, 21, 37, 38, 39, 40, 49, 50 5 1, 52, 67 1 , 2,

3, 4, 5, 6, 7,

8, 9,

I O, 1 1 , 1 2 1 1 3 , 14

22,

23

34, 35, 36, 41, 42, 43, 44, 45 46, 76, 77, 78 , 90 Z4, 25, 29, 3 1, 32, 33, 63,

6g, 71 15, 16, 17, rS, 19 100

(*) Per i gruppi M. T . l'ordinativo segna to fuori p arentesi corr isponde a l nu mero progressivo del Gruppo dell'in terno del reggimen to ente di mobilitazione, quello segnato in paren tesi corrisponde al numero progressivo nella serie dei Gruppi di iMilizia Territoriale.


COMPAGNIE AUTOMOBILISTI D 1ARTIGL1ERIA

Il 4 Novembre 1915 il Comando Supremo ordinò che si adottassero due distinte numerazioni progressive rispettivamente per tutte le batterie d'assedio e per tutte le batterie pesanti esistenti, senza. tener conto delle numerazioni precedenti. Gli Automobilisti, per quanto riguardava il loro impiego dipendevano dal Comando del Corpo di Stato Maggiore (Reparti Intendenza -Ufficio Servizi Automobilistici) . Due Compagnie Automobilisti del Genio militare provvedevano all' istruzione ed ali' addestramento degli Ufficiali automobilisti, e all' istruzione dei Capi operai addetti alle esperienze e ai collaudi dei materiali. Sei compagnie automobilisti d'artiglieria, incaricate della mobilitazione dei servizi e del!' istruzione delle truppe erano organicamente così ripartite : . 1a Comp. - 25°' Regg. artiglieria da campagna - Torino 2a Comp. - Regg. artiglieria a cavallo - Monza 3a Comp. - 3° Regg. artiglieria da campagna - Bologna 4a Comp. - 21° Regg. artiglieria da campagna - Piacenza 5a Comp. - 13° Regg. artiglieria da campagna - Roma 6a Comp. - Regg. artiglieria a cavallo - Mantova.

In totale si avevano 6 Compagnie automobilisti che si progettava di riunire in un Reggimento con sede a Torino.

*** All'entrate in guerra le unità d'artiglieria avevano il seguente inquadràmento di Ufficiali :

GRADO

Tenente Gen. (Ruolo Tecn.) Magg. Gen. (Ruolo Tecn.) Colonnelli ······ · ···· ...... Tenenti Colonnelli ...... . . Maggiori .... ·········· ···. Primi Capit. e Capitani .... Tenenti ..... .... . .... . .. .. Sottotenenti ·· ······ ·· · ...

Ufficiali in S.A. P.

Ufficiali in P.A. e in congedo provvisorio

-

-

34

20

75 ,.

47

ì

ro·

177-

Ufficiali Ufficiali di della Mil. Terr. ' Riserva .

- - --

-

I

5

86 209 246 I08I 324 805

Ufficiali cli complem.

I

8 595 2251

-6 r52 259 7r7

-

-4r 79

rx6 2 99

ro5 40


• PROVVEDIMENTI PER FOR:\IAZIONE DEI QUADRI

Gli allievi di tre successivi corsi della Regia Accademia militare di Torino, complessivamente in numero di 375 erano stati promossi sottotenenti in anticipo, essendosi per tutte le Armi abbassato a 18 anni il limite minimo d'età per la promozione a sottotenente. Si sospese l'applicazione della legge dei limiti d'età ; si ammisero alla nomina a sottotenente in S. A. P., indipendentemente da titolo di studio e da esami, i tenenti di complemento che avessero rinunciato al grado ; i sottotenenti di complemento decorati di medaglia d'ar- . gento al valore militare, e che avessero prestato un anno di effettivo servizio da ufficiale (parte del quale in Libia o nell' Egeo) ; ed inoltre cinquanta marescialli. Nel contempo si richiamarono in servizio tutti gli UffìciaJi delle varie categorie in congedo. Oltre ad altri provvedimenti minori, ai plotoni allievi ufficiali di complemento vennero ammessi anche elementi di classi più giovani di quelle già sotto le armi. Dal 1° gennaio al maggio 1915 vennero poi presi altri importanti provvedimenti, quali : l'apertura di un corso accelerato di 138 posti nelle Scuole militari (i cui allievi però, non presero parte alle prime operazioni cli guerra), e vari concorsi fra sottotenenti di complemento. , Il Capo di Stato Maggiore dell' Esercito aveva adottato il principio che « per necessità tecnico- morali alla responsabilità dovesse corrispondere il conferimento del grado », e di conseguenza erano state effettuate moltissime promozioni, tantochè fra l'altro, vennero promossi capitani otto interi corsi di tenenti. Malgrado tutte le predette provvidenze, il numero dei subalterni in S. A. P. risultò del tutto insufficiente e dovendosi quindi an cora aumentare il quantitativo degli Ufficiali, per quelli di complemento si effettuarono vari corsi accelerati ai quali vennero ammessi elementi di età non superiore ai 36 anni, laureati in ingegneria o muniti di diploma in elettrotecnica, e per quelli cli Milizia Territoriale venne portato a 46 anni il limite massimo di età per coloro che aspiravano alla nomina a sottetenente nella Milizia. stessa : per completare e integrare poi i quadri degli Stabilimenti d'artiglieria, vi furono ammessi Ufficiali in congedo ed anche persone non rivestite di alcun grado militare ma di speciale competenza tecnica e quindi idonee a mansioni direttive negli Stabilimenti stèssi. Ma purtroppo l'Arma d'artiglieria, a differenza delle altre Anni, malgrado tutte le predette immissioni di nuovi Ufficiali non potè -

178 -


I

,

ORDI NAME NT O DI GT:JERR A

raggiungere gli organici di guerra, e ciò malgrado che si fossero anche fatt.i rientare ai Repar ti ben 30 Capitani d'artiglieria allievi della Scuola di guerra e si fossero trasferiti temporaneamente, come comandati, in artiglieria degli Ufficiali di cavalleria ai quali vennero affidate mansioni non tecniche, oppure furono impiegati come ufficiali esploratori di Gruppo d'artiglieria, o destinati ai Comandi d'artiglieria di Corpo d'armata (r per Comando), come Ufficiali addetti. In conclusione, nelle ~nità mobilitate gli Ufficiali superiori e i capitani erano quasi tutti in servizio attivo permanente, o se già in congedo, provenienti però dal servizio a ttivo e quindi originariamente dagli Istituti d'artiglieria, mentre i subalterni, nella grande maggioranza, erano di complemento o cli milizia t erritoriale : tutti poi in numero appena sufficient e ai bisogni.

P ARAGRAFO

O RDINAMENTO DI GUERRA ED ORGANIZZAZIONE DELLE DIPENDENZE •DELL 'ARTIGLI ERIA.

_In linea di massima, per la guerra l'artiglieria da campagna fu assegnata nella misura di T Reggiment o per ogni Divisione di fanteria, e di r Reggiment o suppletivo per ciascun Corpo d'Armata ;. l'artiglieria a cavallo fu destinata alle Divisioni di cavalleria, nella misura di I Gruppo per Divisione ; l'artiglieria da montagna, frazionata in Gruppi autonomi di Batterie venne assegnata ai Gruppi alpini ed ai Corpi d'armata; l'artiglieria someggiata, cost ituita in Batterie isolate, venne destinata ai Comandi di Corpo d'armat a che, secondo le esigenze, assegnarono le batterie stesse in rinforzo a Divisioni o a Brigate di fanteria; l'artiglieria pesant e campale, suddivisa in Gruppi autonomi, ft1 assegnat a ai Corpi d'armata, di norma nella misura di r Gruppo per ciascun Corpo d'armata; infi ne l'artiglieria d'assedio fu dat a alle Armate. I minori Reparti d!artiglieria erano così costituiti : -Reggime.n to d'artiglieria da campagna (su 3 Gruppi di 2 o 3 Batterie) : Coma ndo cli ltùggimento : 4 ufficìali (comandante compreso) ; q uomini di t ruppa (di cui 2 ciclisti ; 3 ordinanze a cavallo) ; r carro bagaglio.

-

r79 -


COSTITUZIONE DEI REPARTI

Comando di Gruppo: 5 ufficiali (comandante di gruppo, aiutante maggiore in 2", esploratori, comandante dei secondi reparti cassoni, medico, veterinario) ; 20 artiglieri (di cui 3 ciclisti, 2 ordinanze a cavallo, 2 telefonisti) ; I carro bagaglio ; nonchè il seguente materiale per collegamenti : 4 apparati mìcrotelefonici (2 di riserva), metri 296 di cordoncino telefonico . (metà di riserva), 4 bandiere per segnalazione.

La Batteria da campagna si componeva come segue : A)

Batteria cli combattime11to, costituita a sùa volta da : a) Batteria di manovra, formata dal :

a 1 ) Comando costituito da : r capitano, r gon,iometrista, 2 telefonisti, 1 stendili.lo, 1 ciclista; r carro bagaglio; nonchè i seguenti materiali per collegamenti : 3 apparati microtelefonici (di cui r di riserva), metri 660 di cordoncino telefo1,ico , 4 bandiere di segnalazione. a•) Esploratori telefonisti (tutti a cavallo) di nonna riuniti per gruppo, e così specializzati : r telefonista, 2 stendifilo, r guarda.cavalli. a3) Linea dei peai : z ufficiali; 4 pezzi con avantreno (ciascun avantreno contenente 32 colpi) ; 4 cassoni con avantren.o (ciascu na vettura-cassone aveva 32 colpi nell'avantreno e 64 nel retrotreno). a•) 1° Reparto casso11i : 1 sergente; 4 cassoni con avantreno (32 colpi nell'avantreno e 64 nel cassone) . B)

Reparto cassoni (di 11orma i Secondi repa rti-cassoni delle varie batterie di I gruppo venivano riuniti per Gruppi) : I maresciallo; 4 cassoni (come quelli della batteria di combattimento) ; 1 carro.

Il .carreggio si componeva .di un sergente e 3 carri. In totale la Batteria da campagna si componeva di : 3 Ufficiali, 160 uomini, cavalli, 4 avantreni, 4 pez:ti, 8 cassoni, 4 carri, 320 colpi per pezzo suddivisi in 256 shrapnel e 64 granate. La dotazione viveri, oltre la carne per la giornata, era formata da due razioni viveri complementari e pane, due razioni viveri di riserva, una razione carne in conserva, due razioni di avena. 162

Il Gruppo di Batterie da montagna, costituito normalmente su 3 Batterie, aveva un : Comando di Gruppo formato da.: 4 Ufficiali; r6 uomm1; 7 cavalli da sella ; 2 muli da carico ; 2 muli da tiro ; r carretta da battaglione leggera ; 3 biciclette. -

180 -


COSTITUZIONE DEI REPARTI

La Batteria da montagna da 65/17 si componeva di : A) Batteria da combattimento, tutta someggiata e costituita da: a) Batteria di manovra che, olt re al Comando, aveva una squadra com-

plementare formata . da muli porta-materiali di riserva, porta- scudi per comandanti di Sezione e 4 muli porta-cofani di shrapnel. a•) Linea dei pezzi (per ciascun pezzo si avevano i muli porta- cannone, porta- testata, porta- freni e slitta, porta-code e ruote, porta- scudi, porta- cofani di shrapnel) . a•) 1° Reparto cassoni su 4 scaglioni : i primi 2 scaglioni di 8 muli ciascuno trasportanti cofani cli shrapnel ; il t erzo scagli:me esso pure di 8 muli trasportanti cofani di granata ; il quarto scaglione composto di ro muli e cioè : 2 porta- attrezzi ed alzo di riserva, r porta-otturatore di ricambio, r porta- materiale sanitario, ed altri 6 veri e propri muli di riserva. a 3 ) Salmerie comprendente 18 muli in z squadre ·con carichi vari. In totale la Batteria di combattimento. da montagna 65/ 17 si col)1poneva di : 5 ufficiali (compreso l'Ufficiale medico), 200 uomini di truppa, 9 cavalli per Ufficiali, 82 muli da salma. B) Secondo Reparto ca.5soni su 4 scaglioni, di cui : i primi due su 8 muli

porta- shrapnel ; il terzo di 8 muli porta-granate ; il quarto di 4 muli porta- shrapnel ; di r mulo porta- strumenti da zappatore ; oltre 3 muli di riserva; una colonna salmeria di· 10 muli. I n totale ·il Secondo Reparto cassoni era costituito da : I Ufficiale, 82 uomini di truppa, 2 ca valli per . ufficiali e 42 muli eia salma. C) Parco di Batteria su z squadre, delle quali la:

ra squadra era costituita da·: 2n

II carrette per munizioni delle quali : 7 porta-shrapnel e 4 porta- granate; e r pariglia di riserva ; squadra composta di 16 carrette da battaglione leggere.

In totale il Parco di batteria contava : r Ufficiale, 83 uomini cli truppa, cavalli per ufficiali, 2 muli da salma e 56 muli da t iro. Complessivamente l'intera Batteria da montagna era costituita · da: 7 Ufficiali, 365 uomini di truppa, 13 cavalli per Ufficiali, 126 muli da salma, e 56 muli da tiro. La dotazione di munizioni era di 575 colpi_per pezw suddivisi in 395 shrapnel e 180 granate ; ogni cofano conteneva 10 colpi. La dotazione viveri era complessivamente, oltre la carne per la giornata, 2

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COSTIT UZ IONE D E I REPARTI

di : 8 razioni viveri ; 4 razioni complementari for mate da grammi 250 di pasta, 15 di lardo, 20 di sale, 20 di zucchero e 15 di caffè; 4 razioni di pane di gr. 750 ; 4 razioni di riserva formate da gr. 500 di galletta, gr. 250 di carne in conserva; 8 razioni a vena comprese le razioni della giornata. Insomma la Batteria da montagna era un complesso organico con grande autonomia per operazioni cli movimento in alta mont agna a d istanza dalle rotabili. Le Batterie someggiate da 70/15 erano costitutivamente meno ricche d i mezzi, ma in pian ura e in media montagna risultavano più maneggicvoli delle batterie da montagna, ciò che rispondeva <1,1 loro compito di accompagna.mento di Grandi Unità di fanteria. Queste Batterie someggiate erano formate dalla vera e propria batteria di combatti mento, someggiata, e dal Secondo reparto cassoni trainato : esse viceversa non avevano Parco di batteria. I Gruppi di batteria a cavallo erano formati su . 2 Batterie, armate con mat eriale da 75/912 ; i serventi erano montati a cavallo anziche seduti. La Batt eria di combattimento era costituita come segue : a') Batteria di manovra formata da: 4 pezzi, 4 cassoni, r carro. a•) Primo repa rto cassoni con 4 cassoni. b 1 ) Secondo reparto cassoni e 1 carro. b•) Carreggio formato da. 4 carri. Ciascun cassone conteneva circa 60 colpi, ma gli avantreni 110n portavano muni7.ioni. In comple!>so nella Batteria si contavano : 3 Ufficiali, 170 uomi ni di truppa, 22 .5 quadrupedi , 4 pezzi, 16 cassoni, 6 carri. I l munizionamento era di 284 colpi per pezzo suddivisi in 2 24 shrapnel e 60 granate. La formazione dei Gruppi e delle Batterie pesanti campali, q ueste ultime costituite su 4 pezzi, era a naioga a quella dell'a rtigl iuria da campagna ; e per ogni pezzo il munizionamento era di 1 2 colp i nell'avantreno del cassone e di 20 colpi nel retro-treno del cassone stesso, e pertanto la Batteria, avendo z Repar ti cassoni su 4 cassoni ciascuno, p oteva disporre di 6,1 colpi per pezzo, suddivisi all'incirca in 4/5 di granate e 1/5 di shrapnel.

A co11clusione di quanto esposto, in tutte queste formazioni sono da rilevare come caretteristiche sistematiche : la povertà ·del personale e la scarsità dei materiali assegJ1ati al servizio dei collegamenti. Abbiamo riportato dati assai minuti circa formazioni e dotazioni delle Unità fondamentali d'artiglieria che, in avvenire, potranno -

r82 -


• RELAZIONI D! COMANDO

forse interessare soltanto pochi eruditi, ma viceversa per molti anni ancora, i reduci della grande guerra, nelle invecchiate denominazioni organiche e nelle aride cifre sovraesposte, vedranno emergere nel lontano ricordo delle loro memorie le immagini care ed in m'olti casi consacrate a nche dalla morte, di capi- pezzo, di capi- scaglione, di serventi e di conducenti che ad ogni minimo particolare organico çonferirono un grande valore bellico, legando così il loro umilè sacrificio e molte volte il loro glorioso apporto alla radiosa storia d' Italia.

*** Le relazioni di comando erano definite dalle

<( Norme

per 1'.l com-

battimento », ediz. 1913, che prescrivevano : )

li Comandante .d'artiglieria d'Armata e quello di Corpo d'Armata sono i consulenti rispett ivamente del Comandante dell'Armata e ciel Comandante di Corpo cl 'Armata, nelle questioni ineranti all' impiego generale dell'Arma, e regolano secondo le direttive dei detti Comandi, l'impiego dell'artiglieria pesante organicamente ed eventualmente assegnata alle rispettive Grandi Unità. Essi hanno inoltre l'alta direzione tecnica del servizio d'artiglieria nelle Grandi Unità cui sono addetti. In det erminate circostanze, quando il Comandante di Corpo d'Annata reputa n ecessaria una direzione unica nell'impiego delle batterie dei Reggimenti divisionali e di Corpo d'Armata, (per ottenere, per esempio, un grande e simultaneo concentramento di effetti sopra un medesimo obbiet tivo), al Comandante d 'artiglieria ·di Corpo d 'Armata potrà essere affidato il Comando tattico di t utta l'artiglieria incaricata ~i questa operazione ed eventualmente anche quella di truppa cli altre Armi, la cui azione debba su bordinarsi allo svolgimento dell'azione dell'artiglieria (N° 223). In ciascuna Divisione il comando tattico delle Batterie divii;ionali sarà affidato sul campo cli battaglia al Comandante del Reggimento d'artiglieria divisionale, il quale lo eserciterà in conformità delle disposizioni del rispettivo Comandante di Divisione. · Analogamente, il Comandante-del Reggimento d'artiglieria cli Corpo d'Armata avrà il comando tattico delle proprie batterie, quando esse operino riunite e lo eserciterà in conformità delle disposizioni del proprio Comandante di Corpo d 'Armata. Eccezionalmente le Batterie del Reggimento di Corpo d'Armata possono essere ripartite fra le Div:isioni o auche essere assegnate tutte ad una di esse. In questi casi può t alvolta_torpare utile di porre sotto un unico comando tattico tutte le Batterie addette ad una Divisione ; tafe ·

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183 -


'

ORGANIZZAZIONE DELLE DIPENDENZE

comando sarà assunto dal più anziano tra i comandanti dei Reggimenti a cni appartengono le Batterie. Al N° 225 si aggiungeva : i Gruppi, le Batterie ed anche le loro frazioni che·, o per essere assegnati a Reparti di truppe distaccate, o per dover eseguire speciali compiti, non possono essere sottoposti ad un comando tattico superiore dell'Arma, operano sotto il Comando tattico del rispettivo Comandante e conformemente agli ordini del Comandante delle truppe.

Come praticamente si esplicassero queste dipendenze di comando è accennato al n° 227 : In massima spetta al Comandante delle truppe dare al .Comandante dell'artiglieria l'ordine di apertura: del fuoco, o fornirgli indicazioni sufficienti affinchè egli possa determinare il momento in cui è opportuna l'entrata in azione dell'artiglieria. Durante il combattimento il Comandante deJ1'artiglieria coordina l'azione dell'artiglieria con quella delle altre truppe, secondo le istruzioni del Comandante di queste.

Nell'Armata e nel Corpo d'Armata esistevano dunque un Comando d'artiglieria con compiti : d.i consulenza per l' impiego dell'Arma ;. di direzione del servizio d'artiglieria; di comando tattico delle artiglierie pesanti campali d'armata; eventualmente anche di comando di maggiori masse d'artiglieria; e talora anche di comando di altre truppe. Il comando tattico delle Batterie del Reggimento da campagna di Corpo d'Armata spettava, di norma, al Comandante del Reggimento stesso, alle dipendenze del Comandante di Grande unità. Non esistevano ver i e propri Comandi d'artiglieria per l'artiglieria assegnata alle Divisioni o ad unità inferiori, ma solo dei Comandanti che sul campo tattico guidavano le loro truppe cosi come i Comandanti di colonna o di battaglione di fanteria. Ne seguiva che in generale l' impiego dell'Arma faceva càpo dir~ttamente al Comandante di Grande unità, il quale nell'Armata e nel Corpo d'armata veniva consigliato dal Comandante di artiglieria, e cioè tale impiego conseguiva da un accentramento perfettamente logico, perchè, essendo l'artiglieria il mezzo più potente · e sicuro per infl.Ùire sulle vicende del combattimento è ovvio che deve essere agli ordini di chi ha la responsabilità del combattimento stesso. In pratica poi, naturalmente i Comandanti dei Reggimenti d'artiglieria divi-

184 -


ORGANIZZAZION E D E LLE DIPENDENZE

sionali finivano per essere anch'essi dei consiglieri tecnici del Comandante della Divisione per l' impiego delle loro batterie. Però all'atto pratico, questa concezione di un Comando tattico delle Batterie subordinato al Comandante delle truppe, intesa ed attuata rigidamente come se le Batterie divisionali costituissero un' individualità a se stante e· cioè quasi come se esse fossero paragonabili ad un gruppo di Battaglioni di fanteria, poteva nuocere e certamente nocque nel. campo tattico alla completa e necessaria fusione del fuoco dell'artiglieria coll'azione tattica della fanteria. I Comandanti d'artiglieria nell'esercitare il loro « comando tattico» sono fatalmente portati a dare grande importanza alle esigenze tecnièhe di' impiego, perchè in realtà, salvo casi speciali, non esiste un'azione tattica autonoma dell'artiglieria, giacchè per essa si tratta soltanto di ottenere con procedimenti tecnici perfettamente rispondenti alla situazione tattica i voluti effetti di fuoco sugli obbiettivi di volta in volta prescelti. La tattica della nostra Arma si esplica nei seguenti compiti : individuazione ed indicazione degli obbiettivi ; scelta degli obbiettivi da battere in un dato momento e designazione delle batterie che devono batterli con una data massa di proietti ; predisposizione di un opportuno sch ieramento ; eventuali modifièhe dello schieramento e cioè materialè spostamento di artiglierie ; · predisposizione · per le necessarie manovre di fuoco. Il resto è, e deve essere tecnica. Ne deriva che ad Ùn Comandante d'artiglieria divisionale o a quello dell'artiglieria di una colonna, non deve essere assegnato un compito una volta tanto e ricevere ordini di quando in quando, ma egli deve seguire l'azione momen to per momento, ed in ogni momento del suo svolgimento, assieme al Comandante delle truppe, in comunanza di impressioni e di idee con quest'ultimo. · Il Comandante d'artiglie1ia divisionale deve stare sempre col Comandante di Divisione : il Comandante l'artiglieria di una colonna minore deve almeno collegarsi continuamente col ~omandante della colonna stessa. Ma questo collegamento era prescritto dai regolamenti allora vigenti soltanto in modo generico, e come si è rilevato mancava di mezzi adeguati di collegamento e sovratutto poi era insidiato dal concetto suesposto per cui il Comandante dell'artiglieria potesse non essere sempre e nello stesso tempo, Comandante tattico dei proprii pezzi e consulente tecnico del Comandante delle truppe. -

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'1


DIPENDE NZE E FU NZIONAMENTO DEI SERVIZI D'ARTIGLIERIA

La dipendenza ed il funzionamento del servizio d'artiglieria risultano dal seguente grafico, ed anche · in esso si rileva la mancanza d'un Comando d'artiglieria divisionale, come se il riforn imento munizioni non fosse naturale funzione del comando tattico. Il · Comando (l'artiglieria cl' Armata invece collaborava all'attività logistica dell' Intendenza d'armata attraverso alla Direzione d'artiglieria d'annata, limitandosi però a disporre i rifornimenti per le sole artiglierie . organjcamente dipendenti e cioè per le artiglierie pesanti campali.

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p ARAGRAFO 6° CONFRONTO FRA I MATERIALI D'ARTIGLIERIA ITALIANI ED AUSTRIACI

Coll'aiuto di alcuni dati descrittivi e numerici, quali riportati negli uniti specchi, riesce abbastanza facile di esaminare comparativament e i materiali d'artiglieria italiani ed austriaci. Le artiglierie dei due Paesi erano entrambe il risultato elci nÙmerosi progressi tecnici, che per le loro conseguenze avevano ingenerato delle vere rivoluzioni tecniche, e che avevano successivamente creato le polveri inftmÌi per le cariche di lancio, i proietti ad alto esplosivo di scoppio, gli affusti a deformazione. In entrambe non mancavano i reliquati di materiali ancora anteriori a tale evoluzione, e cioè materiali rigidi, proietti carichi con polvere nera e cariche di lancio formate anch'esse ancora con polvere nera. Le modificazioni dei sistemi d'artiglieria erano state necessariamente assai lente e graduali, e, in entrambi gli Eserciti dei due Paesi, ostacolate da non poche difficoltà finanziarie, da contrasti di idee e di dottrine cl' impiego, da incertezze d'ordine tecnico .e da complicazioni di carattere tecnologico.

Fig.

I -

Cannone Italiano da 75/27 mod.

11

Se l' Italia aveva inutilment e creato i materiali rigidi da 75 A. e da 70/15 per poi adottare dopo breve tempo i pezzi a deforma-

187 -


MAT E RIALE AUSTRI ACO

zione da 75/27 mod. 06, 75/27 mod. II, 75/27 mod. 12 e da 65/17, l'Austria soltanto poco dopo lo scoppio della guerra europea nel 1914 aveva sostitùito lo scadente materiale rigido da 7 cm. (mm. 72,5) da montagna con quello a deformazione da cm. 7 mod. 8 e mod. 9 di pari calibro e cioè di scarsa potenza· balistica, per poi adottare nel 1915 l'ottimo cannone da cm. 75, da montagna, ora in servizio nel nostro Esercito con la denominazione di obice da 75/13.

Cannone da montagna da cm. 7 su affusto rigido

Cannone da mont agna da cm. 7 mod. 8

Fig.

2 -

Materiale austriaco

(Vedi Tavole I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII).

-

188 -


MATERIALI AUSTRIACI

Non dissimile fu in Austria l'evoluzione dell'obice da montagna perchè, adottato nel 1908 un obice a deformazione da cm. ro (mm. 104) che poteva spar are nel secondo arco sostituendo al normale affusto un'apposita s.litta senza ruote, già nel 1910 se ne modificavano i dispositivi di traino in montagna, mentre in seguito e cioè nel 1916 si adottò un materiale analogo a quello da campagna mod. 14. L'Austria infatti nel 1899 aveva creato un obice da cm. IO mod. 99 (mm. 104) ad affusto rigido, sostituito poi, subito dopo lo scoppio della guerra europea, da un obice da cm. 10 (mm. 1 04) di bronzo, quasi immediatamente soppiantato anch'esso dal potente materiale da cm. 10 mod. 14, con bocca da fuoco d'acciaio. Tipiche furono poi le modificazioni al mortaio a deformazione da cm. 24 mod. 98, che, sebbene studiato con criteri moderni, si rivelò tuttavia ben presto di non sufficiente resistenza come bocca da fuoco per il tiro con polveri infumi, e come materiale in genere non adatto al traino meccanico. Sorse cosi il mortaio da cm. 24 mod. 98/7 con bocca da fuoco cerchiata con due manicotti anzichè con un solo manicotto posteriore, e tale materiale venne organizzato per il traino meccanico. In Austria, del resto, lo svolgimento evolutivo nella costruzione delle nuove bocche da fuoco era stato complicato dalla contemporanea assai contrastata sostituzione dell'acciaio al tradizionale bronzo fucinato. Nella nostra artiglieria così come in quella francese, sebbene non si abb_iano dati di confronto precisi ed attendibili, si può affermare che i materiali ad affusto rigido tenevano un posto maggiore che nell'artiglieria austriaca, se non per numero quantitativo di esemplari, quanto meno certamente per importanza. In Italia come in Francia, un insieme armonico e potente di pezzi rigidi se pure da noi pmtroppo non era molto numeroso, ma dotato di un munizionamento moden10, costituiva indubbiamente un elemento di forza affatto non trascurabile. Coi materiali rigidi dei medii e grossi calibri la celerità di tiro raggiungibile nel servizio dei materiali stessi superava quella massima ammissibile per la conservazione della bocca da fuoco; mentre poi ~on gli stessi materiali rigidi, di piccolo e medio calibro, il cambiamento di obbiettivo da ottenersi con semplice spostamento della coda risultava nè molto lento nè molto laborioso. A questi' preac-

e

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189 -


MATER I ALI AUSTRIACI

Obice m ont. da ro cm. mod. S su affusto a slitta

Obice camp . da IO cm. mod . 99 su affusto r)gido

Obice mont. da r.o cm. M. ro

Obice da ro cm . rn.od. :é4 · Fig. 3 - Materiali Aust riaci

-

1 90


MATERIALI ITALIANX

cennati titoli dei materiali rigidi si aggiunga poi anche quello per cui durante lo svolgimento della guerra, la riproduzione degli affusti . rigidi si poteva effettuare con notevole duplice economia di tempo · e di spesa, nonchè con considerevole facilità lp.vorativa, pregio quest'ultimo di non trascurabile importanza tenuto conto della non sempre ottipia competenza di maestranze specializzate. Invece per i piccoli calibri ·i vantaggi dell'affusto a deformazione

Obice italiano da 30.5

Ba tt:eria da 305 Fig. 4 - Materiali italiani

erano naturalmente preminenti in modo .assoluto, e fra tutti era importantissimo quello della grande celerità ài tiro . Tutti gli affusti campali in genere, e quelli a deformazione in specie non consentivano il tiro coll'angolo di gittata massima e cioè limitavano, in certo modo, lo sfi;uttarnento della potenza della bocca da fuoco. I tentativi fatti per pervenire ad ampi settori verticali furono molti e faticosi, sovrattutto per l'obice da montagna austriaco, e pertanto in riguardo delle artiglierie italiane ed austriache che qui specialmente ci interessano, condussero alle ·seguenti due soluzio1Ù caratteristiche : scomposizione del rinculo lungo due di-

I9I -


MATERIALI lTALlANI

rezioni diverse (cannone italiano da 75/gu) ; rinculo variabile (materiali austriaci da cm. 7,5 mod. 15 e da cm. 15 mod. 14). Bisogna riconoscere che, per quanto ha tratto ai materiali a deformazione, la nostra artiglieria era assai meno omogenea del1' artiglieria austriaca, la quale, pur nei continui mutamenti di so-

Mortaio da 3co su atfusto a ruote

Batteria mor.tai da

2 10

in Alta Valle Dogna

Fig. 5 - Materiali Italiani

stituzione e di rinnovo rivelava una mirabile coerenza di idee direttive e di sistemi applicativi, coerenza inspirata univoca111;ente a potenziare il tiro curvo e a facilitare il trasporto in montagna. Da noi in riguardo dei materiali campali, fino alla vigilia della guerra europea prevalsero le varie preoccupazioni conseguenti dal voler avere una grande mobilità, una notevole celerità di tiro, nonchè 192 -


C0Nb' RONT9 FRA t MATERIALI

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grande tensione di traiettoria. Durante il. periodo della neutralità e dopo la nostra entrata in guerra nel r9r5 , l'artiglieria austriaca, che prima del r9r4 era stata angustiata dalle difficoltà finanziarie, raggiunse il suo migliore sviluppo tecnico, realizzando la fabbricazione dei seguenti materiali, già studiati o in corso di studio : da cm. 75 mod. I5 da montagna ; da cm. IO mod. r4 da campagna ; il cannone d'assedio da cm. ro,4; l'obice da r49 .mm . da cm. r5 mod. r4 da campagna; il cannone da mm. r5z da cm. r5,5 mod. I5 d'assedio. Da noi, con l'adozione degli affusti Schneider per il mortaio da zro, e del materiale da 260, e coll'adattamento degli obici da 280 e da 305 .alla guerra d'assedio, si cercò di valorizzare quanto avevamo e di integrarne l'efficienza con bocch'e da fuoco e materiali di pronto allestimento e che non avrebbero richiesto troppo tempo per entrare in servizio.

*** Volendo ora dare uno sguardo alle specialità del!' Arma, rileveremo che mentre l'artiglieria da trincea non .esisteva ancora· in Italia, essa era appena agli inizi in Austria. Per quanto riguarda l'artiglieria da montagna e quella someggiata, concepita quest'ultima con criteri di artiglieria alpina,. si può affermare che l'artiglieria italiana da montagna - col suo cannone da 65/r7 avente una celerìtà di tiro di oltre zo colpi al minuto (fino a 36 colpi), un proietto relativamente potente, e notevole facilità di ·rifornimento munizioni: e col suo cannone da 70/15 a tiro lento (circa 3 colpi al minuto primo), ma potente e avente un materiale di grande rusticità - superava la rivale, armata col mediocre cannpne austriaco a deformazione da cm. 7. L'artiglieria da montagna austriaca col suo cannone da cm. 7,5 mod. r5 (meno celere, ma piiì potente del nostro da 65/r7) e coll'obice da· cm. 10 (mm. ro4) mod. 8 e mod. ro, aveva· invece netta prevalenza sopra di noi in fatto di tiro curvo e di efficacia, ottenibili dalle predette sue bocche da fuoco. .. Concludendo si può dire che in· -media montagna prevaleva l'artiglieria austriaca, ma viceversa in altissima montagna l'artiglieria nostra era in vantaggio. /

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CONFRONTO FRA l MATJ!RIALI

È intanto da ricordare che in pratica, quasi dovunque l'artiglieria da montagna si convertì in artiglieria da fanteria e dovette spiegare la sua azione a brevissime distanze, talvolta anche a meno di un chilometro, e per un siffatto impiego il nostro 65/r7, per la sna grande celerità di tiro eccelleva senza dubbio sui corrispondenti materiali austriaci. Questa nostra bocca da fuoco da montagna

Obice da 149 mod. q da campagna

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Cannone campale da 8 cm. M. 5 F ig. 6 - Materiali austr iaci

aveva però una not evole tensione di traiettorie, ma, a distanze così brevi, nessuna artiglieria da montagna, nostra o nemica, pqteva avere forti angoli d i caduta. Il 70/r 5 che armava una parte delle nostre batterie someggiate, ebbe subito il compito di cannone da fanteria, pur non avendo certamente le caratteristiche migliori, perchè, sebbene assai preciso ed abbstarn~a potente, esso era lento nel tiro, appariva molto visibile a distanza ed esigeva ampie piazzuole. -

1 94

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CONFRONTO FRA I MATERIALI

In confronto l'Austria aveva un pezzo da 37 per fanteria, che all'atto pratico risultava assai più adatto alla lotta ravvicinata che non le nostre bocche da fuoco da 37, da 42 e da 57, provenienti dalla Regia Marina o dalle Batterie di difesa e da costa. Per ciò che riguarda l'artiglieria da campagna, il nostro 75/27 mod. 06 e il cannone da cm. 8 (da 77 mod. 05/08) austriaco si assomigliavano e si equivalevano: però negli esemplari mod. 05/08 · il cannone austriaco da cm. 8 era stato adattato al traino in montagna, mentre per il nostro 75/27 rnod. 06 come si sa, esisteva soltanto un centinaio di serie di carrelli ripartite fra le varie Armate. Il nostro 75/27 mod. II per ampiezza di settori si contrapponeva in modo caratteristico all'obice nemico, ma gli era però infèriore per potenza cli proietto. AH' inizio della guerra, da noi come in Francia il tiro curvo per tutti i piccoli calibri fu realizzato ricorrendo alla rosetta ritardataria Malandrin, costituita da un disco di metallo fissato all'ogiva alla base della spoletta ; ma tale soluzione si manifestò ben presto difettosa e in fatto ritardò lo studio e l'adozione delle cariche ridotte. I nostri pezzi da 75/27 mocl. 06, da 75 /27 mod. 12, e da 75/27 mod. II ebbero in seguito una carica ridotta (V = 288) ma ciò malgrado, in precisione ed in potenza nel tiro curvo essi non poterono rivaleggiare con gli obici campali dell'avversario. Circa l'artiglieria pesante campale rilevasi che l'obice austriaco da 15 cm. da campagna era nettamente superiore al nostro da 149/12 per gittata e per la sua specifica organizzazione pel traino in mon-. gna, ma gli era invece assai inferiore nel munizionamento p·erchè la nostra granata-mina, molto precisa nd tiro, aveva una carica d'alto esplosivo quas:i, doppia di quella della granata austriaca. Gli austriaci avevano inoltre il cannone da cm. 10,4 d'assedio (forse appena_in distribuzione nel maggio 1915) che dovevasi considerare come un potente cannone pesante campale ; ottimo per la controbatteria, materiale forse alquanto pesante, ma, come tutti gli altri, progettato e realizzato pel traino in montagna. In riguardo dell'artiglieria d'assedio tratteremo separatamente le artiglierie mobili e quelle meno mobili. Circa le artiglierie d'assedio mobili devesi innanzi tutto rilevare · che durante il grande conflitto 1914- 18, nella guerra di posizione, l'artiglieria d'assedio ebbe impjego campale, tantochè per un tale -

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CONFRONT O FRA I MATERIALI

impiego tornarono particolarmente utili quei materiali di calibro limitato (da I2 a 15 cm.) incavalcati su semplièi affusti a ruote, che perciò avevano mobilità non molto inferiore a quella delle artiglierie pesanti campali. Tralasciando di confrontare in mpdo particolare i materiali antiquati rigidi dei due Eserciti italiano ed austriaco, è ad osservare

Cannone da 149/35 in Alta Val Fella

Cannone da 14'9/35 in Alta Val Dogna

Fig. 7 -- Materiali italiani

che, fra le artiglierie d'assedio mobili, a l nostro cannone da 149/35 si contrapponeva il cannone austriaco da r5 cm. (152 mm.) assai più .moderno che nel r9r5 era in corso di distribuzione : l'efficienza del munizionamento era presso a poco eguale per i due cannoni, mentre viceversa la bocca da fooco austriaca aveva una notevole incontestabile superiorità di gittata. Apparentemente dunque il nqstro cannone da 149/35 sarebbe stato nettamente inferiore al cannone austriaco da ~5 ; ma se si considera : che il nostro 149/35 aveva . un'ampia gamma di cariche e quindi di velocità iniziali che gli conferivano le possibilità di un obice e quelle di un canno1fe a tiro molto .teso - e possibilità molteplici realizzabili sempre con grande precisione - mentre il cannone austr~aco da cm. 15 aveva soltanto le possibilità di un cannone a tiro teso ; che la celerità di tiro dei due materiali era praticamente eguale ; che la facilità di riproduzione del nostro 149/35 era invece assai maggiore ; si comprende come il cannone italiano da . 149/35 -

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CONFRONTO FRA I MATERIALI

abbia conse1 vato la sua grande importanza tattica non solo per tutta la Grande Guerra, ma anche dopo. In sostanza, il r52 austriaco era particolarmente idoneo per il lavoro di controbatteria e di interdizione a distanza assai grandi, lav.oro che in guerra ebbe sempre una non eccessiva importanza in confronto al martellamento continuo e minuto, quale può aversi da un'organizzazione artiglieresca e logistica nemica svolgentesi e nascondentesi nelle pieghe del terreno : a quest'ultima organizzazione meglio si prestava il nostro 149/35 che non il cannone da 15 austriaco, il quale pertanto era un materiale molto ben studiato nel quale il

Fig. 8 - Obice italiano da

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in Alta Valle Dogna

suo forte peso era compensato con un'ottima organizzazione per il traino meccanico e per il trasporto in montagna, mentre per il traino in montagna il nostro 149/35 disponeva soltanto cli carrelli non eccessivamente perfetti. In riguardo alle artiglierie d'assedio meno mobili, ricordiamo che tanto noi quanto gli austriaci avevamo in servizio dei mortai di tipo antiquato e cioè precisamente per parte nostra i tipi da 87 e da 149, e l'Austria il mortaio da cm. 15: il nostro mortaio da 149 aveva però il notevole pregio di lanciare l'ottima granata--mina dell'obice da 149/r.z. Prescindendo dai nostri cannoni da 152 B. aventi una gitata di rz. ooo m. e costituenti un potente rinforzo per i tiri dì controbatteria e di interdizione, e prescindendo pure dai nostri obici da 210, antiquati e con scarsa gittata, è naturale di contrapporle il nostro mortaio .da 210/8, su affusto e piattaforma o su affusto a ruote Sch nei-

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CONFRONTO FRA I MA'l'ERIALI.

der, e il nostro mortaio da 260, su affusto a ruote Schneider, al mortaio austriaco da cm. 24 d'assedio mod. 98/07. Il materiale di questo mortaio austriaco era abbastanza moderno, perchè a deformazione, e perchè poi organizzato per il traino meccanico e per il trasporto in montagna, ma tale trasporto riusciva però molto complicato. giacchè per ciascuna batteria richiedeva il concorso di ben 387 uomini : la bocca da fuoco austriaca lanciava un proietto di 133 kg., carico di 20 kg. di cerasite, a soli 6. 500 m . circa, mentre il nostro mortaio da 210/8, con un proietto di kg. roo contenente kg. 14,400 di trotyl, arrivava ad 8.000 metri, ed il nostro mortaio

Fig. 9 - Mortaio austriaco da 24 cm. mod. 98

da 260 con una granata da kg. 220, carica con kg. 20,300 di alto esplosivo, raggiungeva 9. roo metri. Quanto alla mobilità, quella del nostro affusto a piattaforma da 210/8 era indubbiamente assai relativa, per quanto ne fosse predisposto anche il traino in montagna, mentre poi gli affusti a ruote da 210 e da 260, nel corso · della g11erra furono sostituiti con altri, e precisamente col tipo progettato dal nostro Antonio De Stefano pel ZIO e con quello costruito dalla Ditta Ansaldo pel 260. · I nostri vari obici da 280, t olti dalle piazzaforti e resi mobili con provvedimenti che pòtrebbero dirsi di ripiego, avevano ~ma potenza paragonabile a quella dell'altro nostro mortaio da 260; mentre poi l'obice italiano da 305/17 proveniente dalle fortificazioni costiere, superava in poten7-a il mortaio austriaco da 305/8 esso pure originariamente <la costa ; ma tale nostro obice da 305/17 oltre ad esistere in numero di esemplari" notevolmente minore al numero del 305/8


CONFRONTO _FRA I MATERIALI

posseduti dall'Austria, gli era nettamente inferiore per mobilità e maneggevolezza. Si deve infine rilevare che l'artiglieria austriaca aveva reso mobile sul campo di battaglia anche l'obice da cm. 420, anch'esso già da costa, frc_1.tello maggiore del mortaio da 305/8.

Fig.

10 -

Mortaio austriaco da 305/8

Per quanto riguarda le MUNIZIONI, ì proietti, tanto in Italia come in Austria, erano stati studiati col .concetto di agire sulle truppe cogli shrapnel o con granate a frattura prestabilita e di operare contro opere permanenti agendo con granate a notevole potenza · perforante. In Austria allo shrapnel si accompagnava la granata- shrapnel, che in realtà finì per essere un mediocre ·s hrapnel ed una cattiva granata, mentre però nel funzionamento · come granata conseguì il pregio di ottenere fortissimi angoli di caduta, e di aumentare notevolmente col suo scoppio l'effetto morale dello shrapnel. In generale i _·proietti accuratamente studiati per una buona stabilità sulla traiettoria, avevano forme non affusolate, ma qualche volta nei tipi più moderni, come nella nostra granata- mina da 149/12 ebbero però forme allungate, cosicchè la potenza intrinseca delle bocche da fuoco era incompletamente sfruttata ; e ciò fu dimostrato dai notevoli aumenti di gittata che si riuscì ad ottenere durante e dop? la guerra col ::=olo miglioramento della forma del proietto. Tanto le granate italiane quanto quelle austriad1e avevano un modesto contenuto d'esplosivo in confronto a quello dei proietti 1 99

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CONFRONTO F RA I MATÈRIALI

francesi di egual calibro, eccezion fatta per la nostra granata-mina da 149/12 e per la granata d'_acciaio del mortaio da 210/8. Nell' Esercito italiano erano ancora in servizio granate cariche di polvere nera, ed in quello austriaco si adoperavano ancora proietti col}_ camicia di piombo. Nessuna spoletta era di effetto istantaneo ; . in entrambi gli Eserciti, specialmente per medii e grossi calibri erano assai diffuse le spolette a bocchino posteriore che, per difetti conseguenti dalle lavorazioni meno accurate del tempo di guerra, ingenerarono il sospetto di favorire gli scoppii prematuri. Con p arecchi tipi di granata gli austriaci facevano uso della spoletta a doppio . effetto, resa però normalmente funzionante soltanto a percussione ; in seguito l'artiglieria austriaca esegui spesso colla granata il tiro a t empo, conseguendo effetti assai notevoli e sovratutto morali contro truppe riparate dietro pieghe del terreno : il che viene a costituire un'altra dimostrazione della cura posta dall'Austria per adattare i materiali della sua artiglieria alla guerra in montagna. Nell' Esercito Italiano gli shrapnel, salvo pochissime eccezioni, erano a carica posteriore e dati in dotazione ai calibri minori, limitatamente fino al calibro 210 incluso . Come già fu accennato, gli austriaci avevano anche una granata-shrapnel da 305 . • ella nostra artiglieria leggera, così come all' inizio della guerra in quella austriaca, prevaleva il munizionamento a shrapnel. Lo shrapnel, di grande efficacia su t erreni coperti o ricoperti da vegetazione cedua ma con ·pendii non troppo accentuati, per un rapido aggiustamento delle altezze di scoppio richiedeva però grande pratica nella dirigenza 'del tiro, ma consentiva invece di passare al tiro d'efficacia con -una forcella piuttosto ampia mentre poi la celerità di fuoco veniva dagli effetti dello shrapnel notevolmente valorizzata. In altri termini per tali suoi pregi lo shrapnel era il proietto tipico delle batterie a tiro rapido. molto bene addestrate e manovriere, operanti in guerra di movimento su terreni piani e collinosi, ma per contro lo shrapnel è praticamente inoffensivo contro truppe anche leggermente riparate od in boschi ad alto fusto, · o quando le altezze di scoppio differiscono assai da quella normale, mentre d'altra parte ancora, il tiro a tempo che sia stato aggiustato su di un determinato punto in t erreno molto accidentato, può diventare pressochè inefficace per piccoli spos~amenti che il tiro stesso abbia subito in direzione o in gittata. -

2 00 -


CONFRONTO FRA I MATERIALI

Lo shrapnel ha un effetto morale terrificante soltanto quando scoppia molto basso e cioè con una zona battuta relativamente ristretta : essa inoltre - sia per la limitata durata della miccia delle spolette dell'ante guerra, e sia anche perchè con· la distanza aumentavano contemporaneamente e le cause generiche di dispersione dovute al tiro a percussione, e quelle particolari dovute al tiro a tempo e conseguenti dalle più o meno regolari durate di scoppio all'atto pratico lo shrapnel finiva per esser causa di una notevole limitazione della massima gittata consentita : per ultimo è anche da rilevare che lo shrapnel richiede per la sua fabbricazione una lavorazione piuttosto complicata. In riguardo agli Esplosivi di scoppio si può affermare che alla vigilia della Grande Guerra, nella quasi totalità essi erano costituiti con polveri infumi. In Italia, in linea generale si usava la balistite, mentre per qualche bocca da fuoco provenieJ1te dalla R. Marina, si ricorreva alla polvere C 2, ed entrambi tali esplosivi erano ·confezionati in forme geometriche ben definite, e cioè per la balistite generalmente in placche · e piastrelle, più raramente in striscie, mentre per la polvere C 2 si ricorreva alla forma in tubi. · In Austria si impiegava polvere infume, analoga alla nostra balistite, .generalmente confezionata in piastrelle forate, di forma ·quadrangolare o circolare spesso grafitate. In entrambe le artiglierie italiana e austriaca era caratteristica e degna di essere ricordata l'accuratezza della confezione del colpo completo, derivata d alla lunga prat!ca del tempo cli pace : in Italia il largo uso della balistite in placche·garantiva il massimo di regolarità di combustione, favorita anche, per i medi e grossi calibri dal pedardetto di polvere nera; in Austria le cariche, quasi sempre multiple, erano suddivise in elementi e disposte in altrettanti sacchetti cli seta, razionalmente· contrassegnati da un numero e forati al centro, mentre poi l' innesto ciel bossolo portava un lungo petardett o cilindrico d'ottone, che, attraversando i sacchetti, da molteplici fori praticati sulla sua superfice sprigionava i dardi di fiamma, che cosi più rapidamente e uniformemente investivano la carica. In entrambi gli Eserciti era diffuso l' impiego di crocere e cli cappelletti di cartone nonchè di tutti quei provvedimenti che la pratica aveva dimostrato avere benefico effetto sui fenomeni di balistica interna.

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CONCLUSIONI CIRCA I CONFRONTI DEJ MATERIALI

Nella nostra artiglieria da camp.a gna prevaleva il cartoccio a proietto, in quella austriaca il cartoccio a bossolo. Mentre nelle nostre artiglierie terrestri più moderne di maggior calibro veniva anche impiegato il bossolo, esteso però soltanto fino al calibro di mm . i49 e per le artiglierie da marina adottato anche per calibri maggiori, in Austria poichè anche i massimi calibri erano dotati di otturatore a cuneo, si spingeva tale uso del Qossolo fino al calibro di 420 mm.

*** Da tutta la disamina compiuta riteniamo di poter affermare che :

1°) L' industria artiglieresca italiana nel maggio 1915 non era in genere orientata a concetti rispondenti alle necessità di guerra, così come del resto non· lo era neppure l'artiglieria austriaca specialmente per quanto rigu~rda i proietti : basti ricordare che nell'artiglieria austro- ungarica vi era fra l'altro un'abbondanza di spolette a doppio effetto e di proietti a bocchino posteriore, materiali richiedenti entrambi una scrupolosa esattezza di allestimento. 2°) Noi mancavamo di artiglieria da trincea e di spolette istantanee per agire sui reticolati avversari, nè avevamo come, invece possedevano gli austriaci, 1.m obice campale particolarmente idoneo per l'apertura dei varchi nei reticolati stessi. Ottima a tale scopo era la nostra granata-mina da 149/12, ma troppo scarso era il numero delle bocche da fuoco per lanciarla, mentre poi d'altra parte il grande raggio d'azione delle schegge poteva talvolta impedirne o quanto .meno limitarne l' impiego nelle zone ravvicinate alle nostre linee. 3°) Eravamo inferiori agli austriaci nel tiro curvo con artiglierie di piccolo e medio calibro, ma superiori invece ad essi nel tiro teso ottenibile colle nostre bocche da fuoco di piccolo calibro. 4°) In fatto · di potenza, prescindendo dal 1nortaio da 420 austriaco nettamente superiore, si può affermare che le nostre artiglierie di grosso calibro non erano inferiori alle corrispondenti bocche da· fuoco nemiche, ma vicéversa difettavamo assai per riguardo alla mobilità, difetto questo che fu particolarmente sensibile e sentito all' inizio delle operazioni : inoltre allo scoppio della guerra le nostre prestabilite batterie di grosso calibro non erano ancora tutte costruite, e cioè difettavano in linea quantitativa. -

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LE PRIME OPERAZIONI SUI V ARI FRONTI

50) L'artiglieria austriaca potendo fin dall' inizio effettuare la costruzione corrente di ottimi materiali preced~ntemente studiati e sperimentati, nel suo primo anno di guerra potè aumentare la propria efficienza più di quanto abbia potuto fare la nostra artiglieria nello stesso tempo, e cioè durante il periodo della neutralità.. 6°) Le innègabiLi deficienze qualitative delle nostre artiglierie in confronto a quelle austriache non erano pertanto un elemento di completa ed assoluta nostra inferiorità. 7°) . Gravissime erano invece la scarsezza quantitativa dei medii calibri, e la mancanza totale di artiglierie da trincea.

• PARAGRAFO

LE PRIME OPERAZIONI ALLA FRONTIERA OCCIDENTALE E LA STABILIZZAZIONE DELLE FRONTI -

LE OPERAZIONI S ULLA FRONTE

ORIENTALE E SULLE ALTRE FRONTI.

Sarebbe invero troppo semplicistico dire che il fenomeno di capitale importanza quale fu quello c).ella stabilizzazione delle fronti fu dovuto esclusivamente alla incapacità dei mezzi offensivi di cui si disponeva per distruggere l'ostacolo passivo. Senza dubbio la scarsità o l' insufficienza dei mezzi di distruzione è stato il fattore causale principale, specialmente· col trascorrere del tempo allorquando le sistemazioni difensive venivano mano mano irrobustendosi e moltiplicandosi. Ma non è meno vero che all' inizio della guerra l' Esercito' tedesco disponeva di mezzi offensivi capaci non solo di aver ragione delle eventuali fortificazioni del campo di battaglia, ma anche di solide opere permanenti come quella a difesa del Belgio. È poi altrettanto vero che all' inizio delle operazioni, su ogni scacchiere si eercò ·in tutti i modi di impedire tale stabilizzazione, e che sullà fronte orientale non si ebbe mai quella caratteristica stabilizzazione statica della· fronte francese e della fronte italiana; sul fronte russo si ebbe piuttosto una successione di periodi di stasi e di momenti · d' inerzia più o meno lunghi, dovuti più che altro all' insufficienza di forze germaniche ed austriache, capaci di svolgere e condurre a fondo operazioni risolutive, e però si ebbero ampie fluttuazioni e importanti manovre in grande stile. -

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• PIANO

SCHLIE.FFE.N

ATTACCHI PRINCIPALI " COMPLEMENTARI CONTRO L'ALA DESTRA FRANCESE

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Piano Schlieffen


PRIME OPERAZIONI SUL FRONTE OCC I DENTALE

Siccome col pernianere di Eserciti colossali e col continuo crescere della potenza ·dei mezzi distruttivi, non è escluso che in una futura nuova guerra abbia a ripetersi il fenomeno della stabilizzazione delle fronti, vale la pena di ricordare quanto accadde nella Grande Guerra sulla fronte occidentale, dove il fenomeno si verificò malgrado che tutt'altra fosse la volontà delle due opposti parti. Per quanto concerne i piani di campagna, la Germania aveva due progetti : il pia-no Schlieffen (1904- 1905) il quale, giudicando che la Francia costituiva allora il nemico più pericoloso e-quindi da abbattere subito con tutte le forze, si proponeva di agire offensivamente prima contro la Francia, poi contro la Russia. il piano Moltke junior (1906-1914) come idea generale si ispirava a quello dello Schlieffen, e pertanto i lineamenti fondam·entali di tale Piano del 1VIoltke erano : aggiramento di un'ala del1' Esercito francese, e poichè la zona montagnosa svizzera impediva l'azione manovrata dal sud, questa doveva effettuarsi dal nord attraverso il Belgio, lungo la sinistra della .Mosa, mentre la sinistra ed il centro dello schieramento tedesco avrebbero impegnato frontalmente la maggior parte dell' Esercito nemico schierato fra il Lussemburgo e la Svizzera. In base a tale decisione le forze dovevano essere ripartite in modo che i 7/8 delle forze fossero a nord di Metz; inoltre lo Schlieffen non solo destinava all'ala nord le altre forze che man mano si rendessero disponibili, ma prevedeva infine l'eventualità di aggiungervi altri due Corpi d'Armata da prelevarsi dalla sinistra dello schieramento tedesco. Le forze dell' Esercito attivo tedesco non erano molte, ma lo Schlieffen rimediava alla deficienza : organicamente, disponendo per il passaggio all' Esercito attivo di una forte aliquota di Corpi d'Armata di riserva ; operativamente, destinando poche forze contro la Russia e di fronte all'Alsazia- Lorena; e ciò nella considerazione che se l' Esercito francese avesse attaccato da questa parte la potente ala destra tedesca avrebbe avuto avanti a sè una quantità sempre minore di forze ·avversarie.

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PRIME OPERAZIONI SUL FRONT E OCCIDENTALE

Moltke junior, che studiò ed eseguì il suo ·Piano, lo modificò di continuo, così da togliervi quel carattere di violenza e di eccezionale dosatura delle forze sulle varie parti dello schieramento da cui forse dipendeva la sicura attuazione di esso.: Il rapporto di forza fra la destra e la sinistra dello schieramento col Piano Schlieffen era di 7 a r, col Piano Moltke di 3 ad r. Ricordiamo ancora che il Moltke ebbe in animo di far avanzare anche la sinistra, cosicchè in definitiva si sarebbe formata un'ampia tenaglia, entro la quale l' Esercito francese · doveva rimanere schiacciato. Le 7 Armate tedesche destinate alla fronte occidentale francese, raggruppate come segue, dovevano : ala destra nord (ra e za) invadere rapidamente il Belgio e aggirare la sinistra francese passando ad ovest cli Parigi ; centro (3a, 4a e 5a) avanzare verso sud-ovest seguendo la conversione e, secondo gli eventi, appoggiaré colla 3a Armata l'ala destra, ovvero concorrere con la 4a e la 5a Armata a respingere le forze francesi che attaccassero verso la Saar ; fianco sud (6a e 7a) difendere la Lorena e l'Alsazia ;- ed eventualmente attaccare la destra francese. Per quanto concerne la Francia, secondo- il Pia.no XVII, il Comando Supremo francese intendeva di prendere l'offensiva su tutto il fronte dalla Mosa al Reno, salvo contro il carnpo trincerato cli Metz-Dièlienhofen, e precisamente: -

. la massa offensiva di destra (sud) (ra e za Armata) dove_va avan'zare sul fronte Saarbrug-Mohrange verso Saarbrucken ; la massa offensiva di sinistra (nord) (sa Armata e Corpo di cavalleria) doveva attaccare subito a nord di Diedinhofen ; la 4a Armata doveva appoggiare una delle due predette masse e cioè quella di destra o quella, di sinistra a seconda che la neutralità belga sarebbe sta,ta o non rispettata dai tedeschi : in questo secondo caso e . cioè in caso di violazione, la 4a Armata si sarebbe portata in linea fra la 3a e la 5a Armata, la quale ultima avrebbe appoggiato più a nord ; la 3a Armata fronteggiante il campo ·trincèrato di Metz- Diclienhofen, doveva porsi dapprima in grado di tener testa alle forze -

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PRIME OPE RAZIONI SUL FRONTE OCCIDENTALE

nemiche che ne sboccassero, e poscia partecipare all'offensiva gnerale in cooperazione con le due Armate ad essa laterali ; gruppi cli Divisioni cli riserva dovevano dislocarsi indietro e in fuori .cli ciascuna ala dello schieramento generale, .con compito di protezione. Nel campo degli Alleati non esisteva alcun Piano cli Campagna elaborato con preventivi studi in comune, e ciò sia perchè la politica e la diplomazia dei vari Stati non avendo saputo tempestivamente ·preparare e forgiare l'avvenire, e non avendo quindi potuto prevedere il futuro, si erano lasciate sorprendere dagli avvenimenti, e sia poi anche perchè la strategia aveva urtato fin dal tempo cli pace e· nella reciproca sfiducia degli Stati Maggiori dei vari alleati, e altresi nei vari particolarismi nazionali. È opportuno accennare alle forze belligeranti. L'.Esercito tedesco (comandante supremo l' Imperatore, capo cli S. M. Moltke) aveva destinato alla fronte occidentale 7 Armate, in totale 35 Corpi d'Armata, dei quali 13 cli Riserva. Nel complesso: 70 Divisioni di fanteria, ro Divisioni di cavalleria e 17 Brigate Landwehr ; queste ultime distribuite fra le varie Armate. In tutto un Mi-· lione e mezzo cli combattenti. L'Esercito francese (comandante supremo il gèn. Joffre, capo di S. M. il gen. Belin) risultò costituito di 5 Armate suddivise in 21 Corpi d'Armata, r Corpo di cavalleria e 2 Gruppi di Divisioni di riserva. In totale 83 Divisioni di fanteria e ro Divisioni di cavalleria. Le forze inglesi comprendevano inizialmente 2 Corpi d'Armata e cioè 4 Divisioni di fanteria e r Divisione di cavallerja; integrate a fine agosto da altre 2 Divisioni di fanteria : in totale cioè roo.ooo combattenti circa. Queste forze vennero sbarcate nei pressi della Manica al Comando del gen. French e raccolte a sinistra della 5a Armata francese, nella zona Valenciennes-Maubeuge. · Il Belgio mobilitò 6 Divisioni speciali pii1 r Divisione di cavalleria, mentre altre forze erano nei presidii di Anversa (50.000), di Liegi .(20.000), di Namur (21.000). Comandante supremo il Re Alberto e capo di S. ·M. il ·gen. De Maronvillers. · Complessivamente gli Alleati disponevano di 95 Divisioni di fanteria e 12 Divisioni di cavalleria, con un totale cli circa 2 .065 .000 combattenti, e cioè avevano sui tedeschi una superiorità num,erica -

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PRIME OPERAZIONI SUL FRONTE OCCIDENTALE

rilevante; ma viceversa le Grandi unità germaniche di riserva erano però di gran lunga più combattive ed efficienti delle analoghe unità degli Alleati.

*** Durante il periodo della mobilitazione e nella stessa fase della radunata, tanto da parte dei tedeschi quanto da parte dei francesi ebbero luogo talune azioni preliminari : - i tedeschi il 2 e 3 agosto occuparono il Lussemburgo, e il giorno 4 attaccarono con un distaccamento d'Armata la piazzaforte di Liegi, allo scopo di aprire all'ala marciante le vie della :Mosa. Il 7 agosto la città fu presa, ma soltanto il giorno r6 cadde l'ultimo . forte della cerchia esterna. Contemporaneamente i Corpi indipendenti di cavalleria effettuarono ricognizioni sulla Gette e sulla Mosa; e da esse il Comando supremo tedesco venne a conoscenza che queste due linee fluviali erano validamente difese ; - i francesi fecero intanto compiere al loro Corpo di cavalleria (Sordet) due infruttuose puntate: l'una verso Liegi (7-8 Agosto), l'altra verso Neufchàtea\l (12-13 agosto). Dopo un vano tentativo di cogliere in fianco il r° Corpo di cavalleria tedesco che dirigevasi su Dinant, il Sordet ripiegò sulla sinistra della Mosa per coprire l'ala estrema della 5a- Armata francese. Nell'Alsazia il VII Corpo d'Armata francese il 7 Agosto iniziò un'azione offensiva, dettata sovratutto da ragioni di carattere politico, occupando Mulhausen, Altkirck e Thann ; ma pochi giorni dopo dovette sgombrare, ripiegando con gravi perdite su Belfort. In questo periodo venne costituita in Francia una nuova Grande unità detta « Armata d'Alsazia ll, agli ordini del gen. Pau. A queste azioni preliminari seguirono quelle dette « di frontiera», che derivavano dalle azioni offensive previste nel Piano cli guerra XVII e che vennero sferrate dal Comando supremo francese nonostante che esso avesse notizia sull'avanzata tedesca a ttraverso al Belgio ; - dal r4 al 2r agosto si svo~se l'offensiva d'Alsazia e Lorena. Le Annate francesi 1a· e za e quella cl' Alsazia il 14 e 15 agosto attaccaremo in direzione di Saarburg e Saarbrucken allo scopo di impegnare i tedeschi fra Vosgi e Metz e indurli a richiamare parte delle loro forze dal Lussemburgo, dove poi il' Comando supremo francese intendeva di agire offensivamente il 2I agosto. Contro le predette Armate ur-

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OPERAZIONI SUL FRONTE OCCIDENTALE

tarono quelle tedesche 6a e 7a: fino al r9 agosto i francesi progreàirono, ma tra il 20 e il 2! furono ricacciati da una controffensiva tedesca (battaglia cli Saarburg e cli Morhange) sulle posizioni di partenza. L'offensiva francese era completamente fallita; l'Armata d'Alsazia venne quindi disciolta ; - dal 22 al 25 agosto fu çombattuta la battaglia delle Ardenne. Le Armate francesi 3~ e 4a fra il I4 e il r8 agosto attaccarono in direzione di Neufchateau è di Arlon per cadere sul fianco sud del centro nemico che il · Comando supremo francese riteneva debole e diretto da est verso ovest nel Lussemburg(? belga. Contro le predette Armate urtarono quelle tedesche 4a e 5a- clie erano già in pieno movimento avendo già iniziata la conversione prestabilita dal Piano germanico : da ambo le parti vi fu pertanto una vera sorpresa strategica causata da deficiente esplorazione. Dopo violente azioni svoltesi fra il 22 e il 25 agosto, cui partecipò anche una nuova Grande unità francese detta <e Armata di Lorena» in gran parte costituita con la disciolta<< Armata delle Alpi», i francesi ripiegarono sui Hauts de Meuse ; - dal 2r al 23 agosto ebbe luogo la battaglia di .Charleroi-Mons. Come prescritto dal piano di guerra germanico, il 18 agosto iniziatasi la conversione dell'afa destra, il giorno 20 i tedeschi occuparono Bruxelles e attaccarono con . un Gruppo di due Corpi d'Armata la piazzaforte di Maubeuge, che cadde il 22 agosto dopo che già il giorno prima era avvenuto il contatto con l'ala nord dell'esercito francese. Coll'appoggio degli inglesi la 5a Annata francese venne lanciata contro le forze tedesche segnalate nel Belgio e ritenùte di non grande entità, ma i tedeschi riuscirono a prevenire gli Alleati e mentre con la loro 2a Armata batterono i francesi a Charleroi fra il 2r e il 23 agosto, con la ra Armata sconfissero gli inglesi a Mons il 22 agosto. In conclusione le battaglie di frontiera, terminate il 25 agosto, costituiscono il fallimento cli questa prima parte del Piano di guerra francese, e pextanto è da rilevare. che i tedeschi non sfruttarono queste loro prime vit torie malgrado che ne avesséro la, possibilità per il quantitativo di cavalleria di cui disponevano. Il 26 agosto il gen. Joffre ordinò il ripiegamento della sinistra e del centro sulla fronte Amiens-Saint Gobain-Verdun, ferma tenendo la destra sul rimanente tratto Verdun-Vosgi. Intanto; alF intento di colpire il fianco esterno dell'ala marciante tedesca, J offre procedette alla costituzione cli una l'mova Armata (6a, gen. Maunoury) presso Amiens sulla sinistra degli -

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Battaglia delle frontiere


B ATTAGLIA DELLE FRONTIERIO:

inglesi, e rinforzò il Gruppo di Divisioni Territoriali dislocate ad ovest di Amiens. La celere avanzata tedesca effettuata combattendo e percorrendo circa 30 Km. al giorno urtò nuovamente contro gli inglesi a Le Cateau il 26 agosto, e il 29 agosto travolse la 6a Armata a Proyart nella sua fase di costituzione ; mentre poi contempora. neamente il Gruppo di Divisioni Territoriali venne senz'altro let teralmente sfasciato. La 511. Armata francese il 29 e 30 agosto tentò di trattenere l'impeto t edesco con un energico contrattacco in direzione di Saint Quentin-Guise, ma anch'essa dovette ripiegare perchè fortemente incalzata dal nemico. Alla stregua di questi fatti il gen . J offre decise allora di proseguire il ripiegamento a sud della Marna, e se necessario a sud della Senna cedendo al Governatore di Parigi, gen. Gallieni, la 6a Armata per la difesa della Capitale ormai seriamente minacciata, mentre il Governo francese si trasferi a Bordeaux. Intanto la 3a e la 4a Armata, costitue.nti il centro francese, ripiegarono dalla Mosa verso sud-ovest impegnandosi nei giorni 27 e 28 agosto rispettivamente contro la 3a e la 4a Armata tedesca a Signy l' Abbé e alla Mosa mentre un pericoloso vuoto, che si era fatto tra le Armate francesi 4a e 5a, venne subito colmato col « Distaccamento Foch n di nuova formazione. Intanto il 27 agosto il Moltke ritenendo l'esercito francese oramai in rotta, dà all'ala marciante l'ordine di dirigersi su Parigi e alla re. Armata il compito di proteggerne il fianco destro. Nella notte sul 3 settembre venendo a sapere che i francesi ripiegano ad est di Parigi, Moltke decise di respingerli verso sud-est per tagliarli dalla Capitale e addossarli alla Svizzera contro le armate 6a e 7a egualmente in corso di avanzata, confermando alla ra Armata il compito di protezione. Il gen. Kluk comandante della ra Armata telegrafa che, dati i progressi già fatti dalle su e truppe non gli è possibile di assolvere un tale compito, e pertanto dal 3 settembre la ra. Annata prosegue verso sud-sud-est sopravanzando la 2a Armata tedesca e lasciando uno solo dei suoi Corpi d'Armata a proteggere l'ala marciante da eventuali offese nemiche provenienti da Parigi. Ma nella sua avanzata quest'ala marciante viene di continuo ridotta di forze perchè oltre ai dùe Corpi d'Armata inviati alla fronte orient ale, le piazze di Anversa, Bruxelles, Maubeuge, Givet, ecc., per essere saldamente presidiate ed occupate sottraggono un numero sempre maggiore di Divisioni, cosicchè la destra tedesca (ra e za Armata) che ali' inizio -

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BATT AGLIA DELLA MARNA

contava 26 Divisioni, si riduce ora a poco più di 15 Divisioni, rnentre la sinistra invece (6a e 7a Armata), inizialmente compost a 1i r6 Di· visioni, sale man mano a 25 Divisioni. Successivamente il Moltke ebbe un n1omento cli dubbio , e nella serata del 4 settembre lanciò per radio le seguen~i nuove direttive : le Armate ra e za debbono far fronte al campo trincerato di Parigi, · la 1a tra Oise e Marna, la za fra Marna e Senna ;· le Armate 4a e 5a cercheranno di aprire la via alle Armate t edesche di Lorena i cui sforzi sono rimasti finora infruttuosi ; la 3a Armata marcerà su Troyes, pronta però ad intervenire ver::ìo ovest in appoggio a lla za Armata, oppure, a seconda delle circostanze, verso est in appoggio alla 4a Armata. In conclusione, e come sempre consegue dalle incertezze, il Moltke non aveva più in pugno le sue Armate, le quali quindi si impegnarono ciascuna per proprio conto. Il 3 settembre nella serat.?- il gen. Gallieni, avuta sicura notizia della mutata direzione dell'ala destra nemica marciant e verso sud-est di Parigi, giudicò che fosse giunto il momento di contrattaccare il nemico sul suo fianco esterno. Quantunque gli inglesi continuassero a ripiegare, il Gallieni riuscì', dopo non poche insistènze, a convincere il gen. Joffre a disporre per la controffensiva nel senso da lui ideato, e conseguent emente il ] offre emano senz'altro gli ordini per la battaglia da impegnare il 6 settembre con le seguenti modalità : le Unità inglesi e le Armate francesi 5a e ga (Foèh) e 4a, fatto dietrofront, marceranno verso nord contro il nemico, mentre la 6a Armata (Maunoury) lo attaccherà sul fianco destro, e la 3a Armata (Sarrail), se costretta, cercherà di scorrere co_n il suo fianco destro lungo il bastione VerdunToul in intimo collegamento con le rimanenti Armat e dell.a destra francese. Nei giorni 5 e 6 vennero svolti i necessari preparativi per la battaglia, e la 6a Armata che il giorno 6 settembre doveva attaccare, nel giorno_5 mosse da Meaux verso est. Così ebbe inizio e sviluppo la battaglia della Marna. Per il modo col quale .l'azione si svolse, essa può distinguersi e quindi considerarsi in due grandi settori : - il settore compreso fra Verdun ed Esternay in cui si svolgerà un'azione frontale e le forze francesi si batteranno sul posto ; _:_ il settore compreso fra Est ernay e Parigi, in cui si svolgerà la manovra decisiva mercè la rilevante superiorit à numerica degli Alleati. -

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BA'r[ACLIA DELLA MA.RNA

Il gen. Joffre aveva saputo rovesci.are completamente la situazione quale si presentava al t ermine delle « battaglie di frontiera >i ; in esse l'ala destra germanica aggirava e dominava col numero l'ala sinistra degli Alleati ; qui, alla Marna, quest'ultima avvolgeva e dominava largamente col numero l'ala destra del nemico. Tra Verdun ed Esternay le Armat e 3a, 4a e 9a (Foch) ed in parte l'estrema destra della 5a, dal 6 al 9 settembre sostennero una dura lotta, alternata da attacchi e da cli.fese che portano il nome di La Vaux Marie, Revigny, Vitry Le Francois e Palude de Saint Gond, mentre Joffre vigilava senza p osa su questo settore .per assicurare il · mutuo appoggio fra le varie sue Armate. Tra Esternay e Parigi si sviluppò la manovra decisiva che ebbe due azioni caratteristiche e cioè una manovra di avvolgimento ed una manovra di rottura. La manovra d'avvolgimento si svolse così.: la 6a Armata francese (Maunoury), che il Gallieni di continuo aiuta e asseconda nel miglior modo che gli è possibile, sboccando dal campo trincerato di Parigi, nella zona dell'Ourcq attacca il Corpo d'Armata tedesco èhe il gen. K11.1ck (ra Armata) ha quivi schierato per coprire il fianco destro della sua Armata; dinnanzi al grave pericolo cli poter essere aggirato il Kluck per fron teggiarlo richiama successi:vamente a sè le sue forze dislo~ate lungo la Marna. La manovra di rottura si sviluppò in seguito così: la 6a Armata francese ad un certo momento temette di non potersi soste11 ere contro le truppe del Kluck, il quale però, sottraendo man mano delle forze dalla li11ea della Marna finì per provocare un'ampia falla fra la za Armat a (Bulow) e la ra Armata da lui stesso comandata. Intanto l'Armata inglese e parte della 5a Armata francese, superata la difesa opposta dalla cavalleria tedesca incaricata di mascherare il vuoto formatosi fra la ra e la 2a- Armata, riuscirono a penetrarvi e ad infiltrarvisi, tanto che la destra della za Armata (Bulow) venne ad essere per ciò così gravemente minacciata sicchè apparve indispensabile di dover ordinarn il ripiegamento della destra cli tale Armata : ,e t ale ·. decisione attuata dal gen. Bulow fu il segno iniziale dell' insuccesso tedesco. Poco importò difatti che, mentre· la destra della za Armata tedesca ripiegava, il suo centro e la sua sinistra avanzassero ; poco importò che tale avanzata fosse accompagnata dall'avanzata della 3a Armata tedesca; poco importò che la 9a Armata francese (Foch) abbia corso pericolo di essere sopraffatta; poco importò che le alt re .due Annate tedesche 4a e 5a avessero già -

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OFFE NSIVA TED}:scA IN LORENA

riportato taluni successi e fossero riuscite a prendere Revigny. L'ala destra dello schieramento tedesco (ra Annata) era rotta e rischiava di essere isolata e tagliata fuori. Il Bulow ordinò allora all' intera sua za Armata di ripiegare, il che provocò quel fenomeno spiegabile ed irresistibile per cui t utte le altre Armate tedesche, a cominciare dalla ra, furono fatalmente trascinate a segµirla. Il 9 settembre si in_iziò il ripiegamento tedesco che il giorno IO, su conferma del Comando supremo germanico, divenne generale e si svolse con molto ordine e per nulla molestato dç.]. nemico. Il 12 settembre il g'en. Moltke veniva sostituito dal gen. Falkenhayn. Contemporaneamente a!la battaglià della Marna si svolse una offensiva tedesca in Lorena, con la quale il Comando supremo gennanico si ripormetteva l'attanagliamento della za Armata francese. Svoltasi dal 5 al 9 settembre contro il Grand Couronné de Nancy, tale azione non conseguì però risultati concreti e neppure quello di vincolare sul posto un certo quantitativo di forze francesi, una parte delle .quali potè anzi essere trasportata verso ovest interveriendo così vantaggiosamente nella grande battaglia della Marna.

*** I tedeschi costretti, per effetto della controffensiva franco-inglese sulla Marna, a ripiegare, si aggrapparono tenacemente al terreno per cedere e per concedere al vincitore il meno possibile e d'altra parte essendo loro ferma intenzione di riprendere appena possibile l'azione manovrata, per ricevète rinforzi, per rifornirsi di munizioni e sovratutto per riordinare le loro truppe e ripristinare i vari servizi sconnessi dalla lunga e rapida avanzata inizialmente effettuata. Così i francesi avendo co·n la vittoria della Marna ritrovata int_era la fiducia, si proposero di cacciare il nemico dal suolo della Patria, e all'uopo mentre in Alsazia-Lorena decisero di assumere un' attegiamento difensivo favorito dai sistemi fortificati esistenti in quella regione, si prefissero di manovrare offensivamente tra Verdun e il mare, e cioè verso l'ala sinistra dello schieramento in quei settori sui quali hanno specialmente gli occhi rivolti gli inglesi. Dal 20 settembre alla metà di novembre ebbe quindi luogo una serie di batta- li glie che va sotto il nome di « corsa al mare », ma che non ebbe affatto -

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BATTAGLIA DI PICCARDIA

per obbiettivo il raggiungimento del mare e tanto meno lo stabilimento di una linea difensiva da Verdun al mare. In questi due mesi le 0perazioni si susseguirono ininterrottamente con una serie di combattimenti e di manovre, ora di piccolo e ora di grande ra_ggio, ma che pertanto si possono raggruppare nei nomi comprensivi di : battaglia di Piccardia ; battaglia dell'Artois ; .battaglia <l'elle Fiandre. Erano di fronte due volontà ben determinate a condurre guerra manovrata: i tedeschi ~otto l'assillo di una rapida soluzione ad ;ccidente per poter trasferire adeguate forze sul fronte orientale ; i francesi in base alla loro dottrina di guerra. Battaglia di Piccardia. Il nuovo capo di S. M. dell'Esercito tedesco, gen. Falkenhayn, avendo deciso di sferrare una offensiva sull' Aisne, impiegando all'uopo una nuova 6a Armata sull'ala destra occidentale del suo schieramento, i francesi vi si opposero tentando di avvolgere la destra tedesca, ma non riuscendovi costitui:rono a.loro volta una nuova za Armata composta di 5 Corpi d'Armata e di: due Corpi di cavalleria e . coperta sulla sua sinistra da altra cavalleria e da unità territoriali per operare più a nord tra Oise e Somme contro la destra tedesca. Il concetto del Piano tedesco era il seguente: perno Reims, convergere con le tre Armate, 3a, 4a e 5a verso destra; perno Noyon con le tre Armate 6a, ra e 7a convergere verso sinistra; al centro la za Armata doveva rimanere ferma ; lo scopo da raggiungere era quello di serrare il nemico nella morsa così formata. L'attacco sferrato dall'esercito tedesco ·da nord riuscì soltanto a far indietreggiare d.i poco la linea francese, mentre l'attacco svolto da est consentì ai tedesch.i di passare la Mosa creandovi una piccola testa di ponte. L'attacco tède~co fin dal 26 [ettembre era fallito perchè: le Armate cli occupazione della Champagne non erano riuscite a rompere le linee difensive.francesi e viceversa erano state gravemente logorate; la 6a Armata anzichè compiere · la prevista conversione fu costretta a stendersi a nord della Somme urtando contro formazioni avversarie sempre nuove che non le consentirono di trovare lo spazio necessario per effettuare il prestabilito avvolgimento, mentre viceversa conseguentemente la fronte passò così da 30 a 60 Km. raggiungendo Arras. La contromanovra francese del rapido trasporto e dell'opportuno schieramento della ·za Armata fra Oise e Somme era pertanto pienamente riuscita. -

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BATTAGLl A DELL' ARTO IS

Battaglia dell'Artois (dal 2 al 6 ottobre): I tedeschi togliendo da altri tratti del fronte 4 Corpi d'Armata ed r Corpo di Cavalleria prolungarono ancora la fronte della 6a. Armata che raggiunse i roo Km., mentre i francesi con tre Corpi d'Armata costituirono una roa Armata tanto che sulla destra dell'Oise essi disposero : di un Corpo di cavalleria e di v~rie Divisioni territoriali, forze che complessivamente costituirono il nuovo Gruppo di Armate del nord agli ordini del gcn. Foch . Mentre tra Verdun e l'Oise regnava una relativa calma, i tedeschi dal 28 settembre al r 0 ottobre tentarono di sfondare le linee francesi in corrispondenza di Roye tra l'Oise e Somme, ma il loro tentativo falli. Il Comando supremo tedesco si propose allora di conquist are Arras colle forze assegnate in aggiunta alla 6a Armata e quindi di puntare su Doullcns ; di sfruttare a sinistra l'iniziato sfondamento a Roye per raggiungere Amiens ; e di aggirare tutto lo schieramento francese colla massa di cavalleria dell'estrema destra, giungendo ad Amiens da nord e dando cosi la mano alle forze provenienti da Roye. I tedeschi prevedevano anzi il pih largo movimento da compiersi coll'intervento di un Corpo di cavalleria .proveniente dalla Lorena e che avrebbe dovuto essere scaricato a Lilla. La roa Armata francese cominciò a giungere tempestivamente ad Arras il 1° ottobre, e cioè in tempo utile per rinforzare le unità territoriali ormai a contatto col nemico. Dal 2 al 5 ottobre si svolsero violenti attacchi tedeschi sferra ti da Roye su Arras, ma essi vennero contenuti dai francesi che seppero trarre profitto dei numerosi abitati, mentre le fanterie tedesche non furono sufficientemente appoggiate dal fuoco delle loro artigl ierie pesanti, e la loro cavalleria non riuscì poi a superare le grandi difficoltà offerte dagli ostacoli naturali del terreno : tuttavia le truppe tedesche riuscirono a circuire Arras da nord a sud ed anche a progredire verso Roye. Ma dopo giorn ate così travagliate per i duri combattimenti sostenuti la stanchezza delle trnppe francesi era in generale tale per cui il mattino del 5 ottobre il gen. Castelnau risolveva di ripiegare sulla Somme cd il Mand'hÙy e di sgomberare Arras, ma interverine allora in buon punto e violentemente il Foch ... e invece di i·ipiegare, si stabilì di attaccare. Il 6 ottobre le truppe giunte per ultime alla 10a Armata francese si spinsero verso l'ala tedesca settcntroinale in dire-

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BATTAGLIA DELLE FIANDRE

zione di Lilla, mentre i tentativi di aggiramento della cavalleria tedesca sbarcata di fronte a Lilla vennero ovunque arrest ati. Tuttavia il 12 ottobre Lilla potè essere occupata dai tedeschi, e pertanto anche nell'Artois dopo queste varie azioni la lotta si stabilizzò attaccandosi al terreno. Avvenne per ultimo la Battaglia ·delle Fiandre svoltasi dal 14 ottobre al 15 novembre, e che può essere suddivisa in tre fasi. Il 9 ottobre Anversa era caduta ~n mano dei tedeschi, e per conseguenza mentre era scomparsa la minaccia pii1 grave per 1~ comunicazioni tedesche, i belgi si proposero di ripiegare fino a Saint-Omer. Il Comando superiore inglese considerando suo com,pito principale quello di coprire le comunicazioni marittime con la madrepatria, tra il 12 ed il 20 ottobre spostò in Fiandra ad Hazebrucke e a Saint-Omer le sue forze dell' Aisne : l'E sercito inglese disponibile constava di 4 Corpi d'Armata, di cui I appena sbarcato nel Belgio per soccorrere Anversa, nonchè di I Corpo di cavalleria; successivamente, a battaglia iniziata, affluirono poi nelle Fiandre altre forze alleate. Il gen. Foch che aveva assunto il comando cli questa zona riuscì a convincere il Re dei belgi a non retrocedere e persuase il gen. inglese Frencb ad agire congiuntamente alla 1a Armata francese da Lilla verso Tournai, e colle forze sbarcate nel Belgio da Roulers su Courtrai : difatti i belgi si arrestarono sull'Yser. Pertanto mentre per il fatto che gli attacchi sferrati dai tedeschi da est ad ovest negli scorsi mesi non erano riusciti al desiderato aggiramento dello schieramento francese, le precedenti battaglie di Piccardia e dell'Artois si erano concluse coll'arresto delle forze avversarie su una linea orientata da sud a nord, la battaglia delle Fiandre ebbe per conseguenza di prolungare tra la Lys ed il mare tale predetta linea, ma in direzione da sud- est a nord-ovest a motivo della conformazione del terreno e del fatto che i tedeschi fecero arrivare in linea nuove forze dislocandole e prevedendone l' impiego m modo completamente non subordinato a precedenti situazioni. La Lys scorre parallela alla costa marittima a pochi chilometri di distanza: da essa (25 km.), e allorquando nelle precedenti azioni l'estrema ala tedesca era giunta sulla Lys, vi si era trincerata ripiegando verso nord- est per evitare probabili tentativi di aggiramento del nemico. Trà la Lys ed il mare· esistono, quali importanti elementi tattici: il fosso dell' Yser tra Nieuport e Dixmude, prolungantesi -

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BATTAGLIA DELLE FIANDRE

col canale di Ypres fino alla confluenza della Lys; la Lys che per un tratto costituisce confine tra Francia e Belgio ; la linea di colline passante per Saint Omcr-Bethune e degradante su Arreas, un ramo delle quali si stacf:a a Saint Omer dirigendosi al Ken~mel dominando la pianura di Ypres e correndo pressochè parallelo alla Lys, tanto che tale ramo collinoso domina quindi frontalmente il terreno tra la Lys ed il mare e minaccia specialmente il fianco di chi voglia inoltrarvisi. Il Comando Supremo t edesco avendo ricevuto dall' interno sei Corpi d'Armata di nuova formazione decise di impiegarli, unitamente al Corpo d'Armata resosi disponibile per la caduta di Anversa, collo scopo di tentare l'avvolgiD?,ento dell'estrema sinistra francese. Il concetto operativo tedesco era di avanzare nel corridoio Lys-mare, con la destra della nuova 4a Armata in av:anti, in concomitanza con l'avanzata della contigua 6a Armata : le fronti di queste due Armate venivanp così a formare una tanaglia evidentemente propizia all'avvolgimento ; ma il Comando tedesco fu incerto nel scegliere tra un ampio movimento della 6a Armata, per il quale t emeva di non avere forze sufficienti, ed un movimento svolto in modo più . ristretto, e in ultima analisi si decise finalmente per questa ultima soluzione. La situazione delle due parti essendo cosi impostata, la battaglia nelle sue gradi linee si svolse come segue : 17-20 ottobre: avanzata della 4a. Armata tedesca; 20-24 ottobre : azione offensiva tedesca partente dalle Fiandre e da Arras ; il cui risultato fu negativo e dovuto in gran parte alla resistenza ed allo spirito controffensivo delle truppe francesi, ma in parte altresi al deficiente inquadramento ed alla scarsa istruzione delle nuove unità tedesche che per la massima parte erano ' costituite da riservisti ; 25-29 ottobre : dopo una breve sosta di riordinamento, i t edeschi ripresero l'offensiva e riuscirono a passare l' Yser, ma i ti belgi avendo rotto le dighe provocarono una vasta innondazione che costrinse i tedeschi a ripassare sulla destra dell' Yser; -, 30 ottobre-3 novembre : i tedeschi restrinsero la 1010 fronte d'attacco tra l' Yser e la Lys e svilupparono nuove spallate, ma senza ottenere alcun risultato pratico ; ro-15 novembre : continuando nella stessa tattica i tedeschi persistettero nel ripetere furiosi attacchi contro la 'stessa limitata fronte, ma anche tutti questi loro tentativi ebbero sempre lo stesso risultato negativo. -

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Fig. 13 - 11 fronte stabilizzato


CO)ISIDERAZlO:\'l SULLE OPERAZIONI

sur. FRONTE OCCIDENTALE

La grande battaglia si esauri cosi dopo aver costato perdite molto gravi da una parte e dall'altra, mentre il vasto Piano generale tedesco di accerchiamento e quindi di invasione si poteva considerare definitivamente fallito. La battaglia delle Fiandre fu però ricca di insegnamenti in quantochè dimostrò come, anche senza importanti lavori di rafforzamento, un terreno giudiziosamente scelto possa offrire a truppe decise a resistere e capaci di contromanovrare il modo di vincere ; e dimostrò poi .come, per la riuscita di un'azione offensiva, non bastino la volontà ed il potente armamento, ma occorra anche l'armoniça cooperazione cli tutti, esistente soltanto quando vi è un completo affiatamento. Tutto considerato si può pertanto ritenere che la stabilizzazione delle fronti in Francia fu originata più che da ogni altra causa : dall'esaurimento delle opposte pàrti malgrado ogni contraria e decisa volontà dei due opposti Comandi ; dall'esaurimento di energie nelle truppe sottoposte ad ui:i enorme e continuo logoramento; dell'esaurimento di mezzi, il cui consumo riuscì, ,,fin dai primi giorni, superiore ad ogni previsione. La nuova situazione, nuova rispetto ai Piani preparati e nuova pure nella storia della guerra, viene così sintetizzata dal colonnello Paolo Berarcli (« Gli avvenirn,enti militari della giteria mondiale La fronte franco- belga », pag. n3) : Con la battaglia delle F iandre ebbe termine in Francia il primo periodo della guerra di movimento e le fron ti si s tabilizzarono lungo una detenni- · nata linea. Il periodo che va dalla me~à di novembre 1914 al 19r8 in Francia rappresenta: come forn1a di guerra, il periodo della pura guerra di trincea ; come forma di battaglia, il ripetersi di tentativi di sfondamento della (J fronte avversaria; tecnicamente, la ricerca dei mezzi e dei metodi idonei a produrre la rottura onde ricercare lo spazio libero ; organicamente, il logoramento delle disponibilità di uomini, )folle trincee si comba1;te sempre; il combattimento ass ume l'aspetto_ della ccnsuetudine per le esigenze quotidiane di migliora.mento, cli disturbo, di allenamento, di prepararione; cd è il risultato del contatto permanente dei due belligeranti, contatto imposto ad entrambi dal timore che l'equilibrio si rompa a favore dell'avversario e dalle necessità cli sorvegliare l'aYversario. -

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PRIME OPERAZIONI SUL FRONTE ORIENTALE

Gli atti di combat timento si risolvono in impiego di pura forza; l'astuzia si rifugia nella ricerca della sorpresa. La caratteristica tielle battaglie è la sproporzione fra i mezzi impiegati ed il ris ultato tattico ; il giuoco è monotono perchè l'impostazione del problema strategico permane invariato, e perchè la formazione delle immani forze occorrent i per vincere l' immobilità è lenta al limite della pazienza umana.

*** Passando ora alle operazioni svoltesi alla fronte orientale ricordiamo di aver già accennato che nella prima fase della guerra la fronte orientale verso la Russia rappresent ava per i tedeschi un teatro secondario delle operazioni. Date le poche forze che essi avevano disponibili su questo fronte in confronto sovrattutto alla sua vastità, lo Stato Maggiore germanico decise di attenersi alla difesa manovrata nella Prussia Orientale,cont ando vicever,s a su un'energica offensiva che la maggior parte dell' Esercito austro- ungarico doveva in pari tempo sferrare fra la Vistola e il Bug nel cuore della Polonia : per la riuscita di un siffatto Piano bisognava lasciare sulla fronte meridionale verso la Serbia il minimo delle forze austriache, ma tale condizione di cose non potè inizialmente verifica1si per ragioni politiche Lo Stato Maggiore russo aveva elaborato due Piani : il P iano A (Austria), il quale doveva essere svolto nel caso che la Germania dirigesse i maggiori sforzi contro la Francia ; il Piano G (Germania) da attuarsi nel caso che .· tali sforzi fossero dalla Germania diretti contro la Russia. Il Piano A prevedeva contro la Germania l' invasione della Prussia orientale mediante un'offensiva verso la bassa Vistola, ed una grande offensiva per parte dei Russi in Galizia contro l' Esercito austriaco , grande offensiva partente dal settore di Kiev. Il Piano C prevedeva che, in attesa che i Corpi dellf' Siberia, del Tùrkest an e dell_a Transcaucasia potessero giungere sul teatro delle operazioni, le truppe russe si tenessero in difensiva sulla linea dei forti Kovno-Brest Listovsk verso nord-ovest, e nella regione delle paludi del Pripet verso sud. Da parte della Germania, per l'attuazione dei Piani di cui sopra, in Prussia orientale si radunò l' 811 Armata del gen . Prittwitz composta di otto Divisioni di fanteria, una Divisione di riserva, una Divisione Landwehr e una Divisione di cavalleria più altre varie -

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COSTITUZION E DELLE FORZE BELLIGE R ANTI

unità di Landwehr e di Landsturm, ed in Slesia si radunò il 1° Corpo d'Armata Landwehr del gen. Woyrsch. Quasi tutte queste Grandi unità si formarono con elementi locali conseguendo così una notevole coesione morale. Da parte dell'Austria-Ungheria, al comando dell'Arciduca Federico e Capo di S. M. il gen. Conrad, in Galizia furono radunate un certo numero di Divisioni raggruppandole per Corpi d'Armata nelle seguenti Armate : ra Armata (gen. Dankl) di nove Divisioni di fanteria e due Divisioni cavalleria ; 4a Annata (gen. Auffenberg) di sei Divisioni fanteria e una Divisione cavalleria ; 3a Armata (gen. Bruderinann) di otto Divisioni fanteria e tre Divisione cavalleria ; Il complesso di queste Grandi Unità doveva costituire la massa principale per l'offensiva in direzione di Colm e Lublino. Furono inoltre costituiti : un distaccamento d'Armata (gen. Koevess) di cinque Divisioni fanteria e tre Divisioni cavalleria, per coprire la destra della massa principale ; · un distaccamento d'Armata (gen. Kummel) di tre Divisioni fanteria e una Divisione cavalleria alla estrema sinistra a Cracovia. Successivamente, data la imprevista celerità della mobilitazione russa, alle predette forze l'Austria vi aggiunse là za. Armata (gen . Bohem Ermolli) composta di quattro Divisioni fanteria e una Divisione cavalleria, togliendola dalla fronte serba. Da parte della Russia era Comandante supremo il granduca Nicola e Capo di S. M. il gen. Jannuskewic; le Divisioni erano raggruppate per Corpi d'Armata nelle seguenti Armate : Fronte nord- ovest contro i t edeschi (Gilinski) costituito da : 1a Armata (Rennenkampf) di circa dieci Divisioni fanteria e cinque Divisioni cavalleria, sul Niemen ; · za Armata (Samsonoff) di circa dieci Divisioni fanteria e tre Divisioni cavalleria, sul Narew; Fronte sud-ovest contro gli austriaci (Iwanow) costituito da: 4a Armata (Salza) di dieci Divisioni fanteria e due Divisioni cavalleria ; 5a Armata (Plewhe) di undici Divisioni fanteri a e cinque Divi-

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OPERAZIONI IN PRUSSIA ORIENTALE

sioni cavalleria, dislocata colla predetta 4a Ap-nata fra Lublino e Kowel; 3a Armata (Russki) di undici Divisioni fanteria e quattro Divisioni cavalleria ; sa Armata (Brussiloff) di dodici Divisioni- fanteria e cinque Divisioni cavalleria, fra Kowno e zona ad est di Tarnapol. Riserva: ga. Armata in trasferimento da Pietrogrado a. Varsavia. Inoltre era in corso di costituzione la 6a Armata a Pietrogrado mentre la 7a. Armata si stava formando ad Odessa.

*** Accenniamo ora brevemente alle operazioni svoltesi in Prussia Orientale. Verso il 15 agos.to l' sa Armata tedesca (Prittwitz) stava radunandosi ad ovest dei laghi Masuri e nella zona intermedia fra. Thorn e Ortelsburg. Il 17 agosto la ra Armata russa (Rennenkampf) urtò a Stallupponen e respinse il r° Corpo d'Armata tedesco che di propria iniziativa dalla zona di Gumbinnen, dov'era stato posto a -difesa della direttrice Wilna-Konigsberg aveva avanzato verso est: sopraggiunsero però sollecitamente a Gumbinnen gli altri Corpi cl' Armata tedeschi clell' sa Armata che il rg ed il 20 agosto in parte attaccarono ed in parte furono attaccati dalla ra Armata russa. Appena avutane notizia il gen. Prittwitz, la sera stessa del giorno 20 ordinò il ripiegamento dalla Prussia orientale, chiedendo nel frattempo al Comando Supremo tedesco adeguati rinforzi che concedette due Corpi d'Armata e una Divisione di cavall.e ria togliendoli dalla fronte occidentale e precisam~nte sottraendoli dalle forze dell'ala destra marciante, sostituendo però nello ste~so tempo il Prittwitz e il suo Capo cli S. M. rispettivamente coi generali Hindenburg e Luclendorf. Il Ludendorf profittando dell' inazione del Rennenkampf ideò ed attuò .subito una manovra per linee interne fra le due Armate · russe re. e 2a, distanti fra loro oltre quattro tappe : con una Divisione di cavalleria e poche truppe di Landsturm, fissata la ra Armata russa, si gettò sulla 2a Armata (Samsqnoff) che riuscì ad avviluppare e a distruggere nella battaglia di Tannenberg (26-31 agosto) catturando 92 mila prigionieri e 350 pezzi d'artiglieria; si rivolse quindi contro la ra Armata che a stento riuscì a sottrarsi all'avvolgimento ripie-

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OPERAZI0)11 JN GALIZI A

gando con grandi perdite dietro il Niemen (manovra dei laghi Masuriani, 7-13 settembre) e lasciando 45 mila prigionieri e 150 pezzi d'artiglieria in mano dei tedeschi. Si chiuse cosi la terza ed ultima fase della manovra per linee interne che era già stata ideata dal Prittwitz e che Hindenburg ha perfezionata ed attuata: nella prima fase il Comandante dell' Sa Armata tedesca aveva tentato cli operare ad est (Gumbinnen) ; nella seconda fase il nuovo Comandante aveva invece dovuto agire verso sud (Tannenberg) ; nella terza fase il nuovo Comando dell' Sa Armata aveva potuto manovrare iÌ1 direzione est (Laghi Masuri), conseguendo come brillanti risult ati : la liberazione della Prussia Orientale, la distruzione della za Armata russa (Samsonoff), la rotta della ra Armata (Rennenkampf) e la cattura di circa 137 mila prigion_ieri e 5 0 0 pezzi d'artiglieria.

"'** In Galizia, da parte russa, il generalissimo granduca Nicola aveva progettato -di far avanzare il gruppo delle Armate 4a e 5a in direzione sud verso Przemysl, e il Gruppo delle Armate 30. e sa in direzione ovest su Leopoli (Lemberg), e cioè di operare concentricamente. Da ·part e austriaca il gen. Conracl svolse intanto una duplice azione, e cioè un'offensiva tendente ad avere una decisione risolutiva tra Bug e Vistola, e una difesa manovrat a verso nord- est ed est, e pertanto le Armate ra e 4a dell'ala sinistra austriaca dovevano agire in direzione Lublino-Colm, fiancheggiate a destra dalla 3a Armata che si appoggiava a Leopoli, e a sinistra dal Dist accamento d'Armata Kummel, operante lungo l'asse Cracovia-Radom . La difesa t, manovrata era affidata al Distaccament o cl'Armata Koewess schierato sull'alto Dniester e, in Bucovina, appena possibile sarebbe stata sostenuta da unità della za Armata già richiamate dalla fronte serba. Le Armate austriache ra e 4a il 21-22 agosto passarono il San e il Tanew, e il giorno dopo urtarono rispettivamente nelle Annate russe 4a e 50., ripor tando sopra di esse alcuni successi iniziali, ma il pronto intervento della 9a Armata russa da Iwangorod rese incerta la lotta. Il 2 6 agosto il Gruppo delle Armate . russe 3a e Sa (RusskiBrussiloff) prese contatto lungo l'alto Bug e la Zlota Lipa con la 3a Armata austriaca e col Distaccamento d'Armata Koewess; la 3a Armata austriaca venne travolta (26-29 agosto) e ricacciata su Leo-

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F ig. 16 - Offensiva in Polonia

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Fig. 17 - S ituazione alla fin e ciel 19 14

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OFFENS-ÌVA

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POÌ.ON'IÀ : .- .. -. :_ -

poli; ché il 'j settembte càdde in rriano rùssa. La situaziòiìe si ·prèseiitb quindi piuttosto grave per l' Esercito austro- i.111garicò -perèhè -1e :sue forze agenti verso nord, e cioè la ra e 4a Armata oltre al Distacéà.ni.eritò dell'arciduca Giuseppe Ferdinando da· poco costituito, venrièro a trovarsi- col .fianco destro scoperto· n1entre poi potevano . esse1'e-·seriailiente minacciate sul tergo. Il gen . Corn'àcl progettò allora mù:1.i"difa manovra ·per li nee ìnterne e tascia:ndo soltantò là ra Armàtà. a:usfriac:"à è il Distaccamento dell'arciduca Fcrdin·a ndo contro il Grùppò --'déll.i 4à è 5a Armata i:ussa (Salza- P lewhe), port'o a s ucl e à.iles t la-4a:'Ahùà.ta àustriaèa - costitùei1do dieti'o Leopoli - unà :1iuc5va .- linea: 'forinàta: :· colla 3a Armata al- cen.tl'o ;--colla 41r A1'mata· a nòù:l :nella.-·z oha· cli. Ra~ W,t-Ruska; e ·con la za Arniàta: in afrivo-dilla -Serbia, '::l'sUo.· L'àtf-ttà.~ zione di questo irnovo . dispositivo delle .fort.è-. aùstriaéhe . ·sarebbe stata possibile gtazie alla poca :attività russa,, ma:. :puttutfavia la ·tifa;· .no,ira austriaca non rilistì;-i rù:C;si dopò avei· ricacciato ·la: ra Armata' ai.lsti.-iaca, il 7 setlèmbrè atfaccàrcmo la: i_1uova ÌiHèa-:ri:en'lìè"a. G6Stittiita d~l1e Annate 4a, :f1 e za t entando di av,,-olgèùie· le :ali . (Battaglia -di I:eopoli 7- iz setterrib"re) fihchè iir 12 sette1i1bte. 11 Coni·ac1:·Jece'- iiiterrompere la lotta ed eseguire la ritirat§l generale -di tutte lè"-Ar'n'iàtè à.hsti:oungariche su Przemysl , e dietro il .S àn ; -il -28 settémbre i- russi poserò l'assedio -a Przémysl. Ii1tai1to per fronteggiare la griive sihtazione él'eafa dagli aùsfriaci in Polonia, il Comando· Sui)·remo . tèdesco :fin dalla· 111eta d i setterhbi'e decise che una nuova Armata tedesca, la ga, raccolta nell'alta Slesia, sovra.tutto· con ·prelevamenti cli forze clall' 8a Armata, iniziasse il 27 settembre, in unione con l'Esercito auslriaco un'offensiva verso la Polonia meridicrnalé. ·Nel· frattetnpo :,r 8a Ar1hata-· -ted'èsci lasciata nella Prussia ·orientale, i1.on potè impedire che i russi effethÌà.ssei"o una m1ova invasìone parziale nella zorià cli Lyck, r'nentre poi seppùi"e la 9a Armata tedesca riportò un successo notevole, gli austriaci· nòn ava~~ai-ono o quasi . ·· · A metà"ottòbre i tedeschi tenevano il fronte : ·sud di Varsavia, Iwangorod, Novo-Alexandria, mentre gli austriaci no11 erano riusciti a pà.ssa.re il· San. I russi" si prepararono allora per fare una operazione offensiva: partente dalla ·r egione cli Varsavia con lo scopò cli aggirare l'ala sinistra della ga" Armata tedesca, ma i tedeschi prevennero il nemico in tale suo in tento agendo nel segueilte modo : mentre uùa par te delle ·truppe tedesche provenienti dalla zona di Varsavia-


OPERAZIONI SUL FRONTE MERIDIONALE

Iwangorod ripiegò lentamente verso sud-ovest, ùn'altra parte ed anzi la maggiore, rinforzata da tutte quelle truppe che poterono essere raccolte, venne concentrata verso Thom-Hohensalza per agire in direzione sud-est. Hindenburg, che comandava ora il Gruppo di Armate tedesche, presenti sul fronte russo (8a e ga), dovette pertanto eseguire la sua offensiva senza poter aspettare i rinforzi sottratti dal fronte occidentale francese. L 'offensiva tedesca s' inizio l' II novembre con l'entrata in azione della ga Armata (Makensen) proveniente dalla base di Thorn e diretta su Lodz, ed i russi vennero da tale mossa completamente sorpresi e sconcertati, ma rimessisi ben presto poterono resistere e fronteggiare così bene la situazione sicchè per uri momento l'ala sinistra della ga Armata tedesca corse grande pericolo, riuscendo poi non senza difficoltà a sottrarsi alla stretta dei russi in seguito al combattimento di Brzeny, dopo il quale la lotta continuò da ambe le parti con grande accanimento. Il 6 d'icembre i russi abbandonarono Lodz e il 15 Lowitsch, ripiegando in P olonia sulla linea Bzura-Nida-Pilica, e rinunciando· in Galizia a varcare il Dunaiec. In conclusione l'aiuto portato dall' Esercito tedesco sul fronte orientale era stato molto cospicuo e redditizio; per esso il saliente polacco era stato notevolmente ridotto ; e gli austriaci intanto avevano potuto riprendersi dalle sconfitte sofferte.

*** Sul fronte meridionale gli aust riaci intendevano di battere la Serbia· prima che essa potesse essere aiutat a dalla Russia e prima che quest'ultima, avesse la possibilità di, agire sullo scacchiere galiziano. L'offensiva cosi progettata dagli austriaci doveva in un primo tempo mirare alla conquista dell'altipiano di Vaglievo, svolgendo due azioni concentriche, e cioè una principale dall a Sava e una 'con~ comitante dalla Drina. I Serbi a loro volt a intendevano di radunare le proprie forze sull'altipiano di Vaglievo, e, in attesa cli essere soccorsi dai russi e dall'arrivo dei loro rinforzi, abilmente manovra re per linee interne fra i predetti convergenti attacchi predisposti dagli austriaci. Gli austro-ungarki avevano inizialmente tre Armate agli ~rdini I

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230 -


OPERAZIONI SUL FRONTE MERIDIONALE

del gen. Potiorek: za, 5a e 6a Armate con -un totale di sedici Divi:. sioni, cinque Brigate da montagna e tre Brigate di Land·w er: verso la seconcl.a metà di agosto la za Armata composta di quattro Divisioni fu avviata alla fronte galiziana contro i russi. I serbi disponevano di tre Annate agli ordini del Voivoda Putnik con un complesso di dieci Divisioni di fanteria e una Divisione cavalleria, così dislocate : ra e za Armata sull'altipiano di Vaglievo, 3a Armata sulla Morava: formazioni di seconda _linea si trovavano poi sul Danubio e sulla Drina, mentre la Serbia faceva anche asse-

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Fig. 18 - Fronte meridionale

gnamento sul concorso di qualche Divisione montenegrina schierata lungo la Drina. Gli austro- ungarici svolsero due offensive : la prima iniziatasi il 12 agostç> col passaggio della Sava a Sabac (attacco principale) e della Drina a Lesnica (su quattro colonne) in direzione convergente su Vaglievo, conseguì alcuni successi iniziali, ma in seguito i serbi riuscirono a sfondare il centro nemico ricacciandolo in disordine, sicchè gli austriaci furono obbligati a ripassare la Sava e la Drina. La seconda offensiva venne ripresa dagli aust rici l' 8 settembre -

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OPERAZION J SUL Tls.A'.l' RO TURCO

e questa volta essi intendevano di svolgerla con una azione principale dalla D rina anzichè dalla Sava, sempre però in direzione di Vaglièvo. Il 6 novembre gli a ustriaci, avuti adeguati rinforzi, furono ·in g·rapo di inpaclronirsi di Vagtievo e cl i proseguire ad est verso la Morava, mentre altre loro forze entravano nella capitale Belgrado, ed i serbi erano costrett( a ripiegare nella parte orientale dell'altipiano sulla li nea Kosmàj-=,-f{uclnik. In seguito i serbi, ricevute artiglierie e munizioni dalla Francia, e riordinatisi wl Rudnik, il 3 dicembre passaroryo a lla · controffensiva rompendo dapprima il centro d~llo schieramento a ustriaco· che fu obbligato a ritirar:si .sulla. D1:ina, .e poco dopo ricat,. ciarono l'ala sinistra avversaria oltre il Panubio liberando per tal modo Belgrado, tanto che gli austriaci fu rono costretti a s,g_omln:are l' intero territorio serbo. ..

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*** Sul teatro d'operazion i turco il . ·2 · n·ovembre la Turchia entrò in guerra a fianco degl' Imperi Centrali e pertanto la Russia si trovò così ad essere tagliala nelle sue comunicazicmi èon gli alleati occidentali, e in confronto clell' Inghilte1'rà si profilò il duplice pericolo e per l' Egitto e per !~"via delle Indie. Il P iano cl'operazioni progettato dal Comando turco si può rias:;umcre ·fosì : chiudere gli Slretli ; attacca.re l' Egitto attraveiso Suez ; invadere il Caucaso, e suscAta!'e ovunque la rivolta"iici rriorÌdo 1sla111ico. .. Gli avvenimenti del 1914 in q uesto teatro di operazion i non fu rono importanti, ma per contro sono iiùeressanfasimi e meritano che ci sofferm iamo su di essi a~1che perchè spno poco noti .. Allo scoppio delle ostilità le· t ruppe russe della frontiera del Caucaso erano costituite da circa 160 . ooo uomini dislocati a cordone nella zona fra Batum- Alexandropoli-:E riwan e. ·la front iera:, e· comprendevano le seguenti unità: quattro Divisioni (3a, zoa, 39a e 66a), due Brigate cacciatori del Caucaso, tre Brigate di- Cosacchi appiedate, tre Divisioni cli Cosacchi del Kuban e una Brigata di Cosacchi della Tra nsbaikalia agli ordini del Vicerè del Caucaso, conte Worontzoff Dakoff che esercit ava il comando a mezzo del gcn. Myschlajevìsky, con Capo di S. i\'L il gen . J uclcnitsch. Le predette quattro Divisioni 3a., zoa, 39a e 66a. erano riunit e in un Corpo d 'Armata (I) agli ordini del gen. Bergmann. · 232


LE. FORZE CONTRAPPOSTE

· . · I turchi contra.pponeva110 : il IX Corpo d'Armata costitttito dalle Divisioni 17a, 28a e 29a ; il X Corpo formato dalie Divisi-0ni 30a, 31a. .e 32a; l' Xl Corpo c0mposto cl.elle Divisioili 18a e 34a; piì1 la · 37a. Divisione in marcia da Bitliz ; le Divisioni di cavalleria ra e 4a; le Divisioni di cavalleria di riserva za e 3a.; e truppe val"ie di frontiera e reparti eh genclarrne1:ia. l predetti tre Corpi d'Armata IX; X e XI erano riuniti in una Armata . (3a) agir ordini cli Hassa.ri Isset, avendo come Capo di S. M. il col. Guse. J l r 0 novembre r914 i russi oltrepassarono il confine travolgendo le difese turche e occuparono Koprùkoj. Tra l' II e il rz novembre i turch i passarono al contra.Va.eco e. ricacciarono i russi, le cui artiglierie essendo prevalentemente ippofrainate, non potevano avere in quel terreno le capacità manovriere consentite in vece alle Batterie someggia.te dei turchi, i quali raggiunsero così la linea Tudawiran-Heran-.Minort-Komik, approssimativamente al meridiano cli. Asap e vi· si . trincerarono, · Successivamente Enver Pascià decise di riprender.e l'avam,ata, ed intanto poco clopp e cioè il IO dicembre il C:omando della J 1 Armata venne tolto ad Hassan bset che non aveva a lcuna fiducia nell'offensiva, ed al suo posto il 19 dicembre venne nominato lo stesso Envei· Pascià destinandogli a Capo cli ' S lVI il gen. Bronsart von Schellenclorf e come sottocapo il predetto col. .Guse. Il Piano di Enver, conformemente alle direttive dello Stato Maggiore tedesco, wnsi~teva nell'aggirare ed avvolgere l' A1;mata russa la quale coJ suo grosso si trovava tra Sarykamysch ed E rzerum ecl ·aveva le sue comunicazioni assicurate soltanto, dall' unica ferrovia Sarykamysch- Kars. Secondo il Piano turco questo grosso clell' Armata russa doveva' essere attaccato di fronte dall' XI Corpo cl' Armata in direzione Asap- Kara.kurt, · -meritre · i Corpi cl' Armata IX e X avrebbero compiuto la manovra aggirante dal nord per poi marci.are sulla. linea Sarykamysch-Kars. A questo scopo : .la za Divisione di cavalleria, rinforzata con fanteria ed artiglieria, doveva attaccare il nemico· a mcl clell' Aras puntando sull'ala sinistra dello schieramento russo ; l' XI Corpo d'Armata, nella valle dell'Aras , doveva eseguire attacchi su tùtto il froùte nemico per· fissarlo_ sulle sue posizioni ; il IX Corpo cl' Arm~ta su due colonne, doveva puntare pr1ma a nord- est e poi più ad· est su Jenikoj, impedendo al distaccamento russo che era ad Id -

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PRDIA FASE DELLA BATTAGLIA

di congiungersi al grosso che trovavasi ancora più ad est ; il X Corpo d'Armata doveva puntare su Id con una Divisione, e su Ardus con le altre due Divisioni. Supponendo che i predettì prescritti movimenti fossero regolarmente eseguiti, era previsto che il IX Corpo d'Armata il 23 dicembre sarebbe stato ad Olti ed il 24 avrebbe puntato verso Kotek, mentre alla stessa data del 24 dicembre il X Corpo d'Armata avrebbe dovuto essere a Bardus.

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Fig. 19 - Batta.glia Sa.rykamysch (14 fase)

L' 8° Reggimento fanteria turco, che fin dai primi di dicembre era sbarcato in Rise, proveniente da Costantinopoli, doveva cercare il contatto su Ardahan col X Corpo d'Armata che a sua volta da Olti doveva inviare una Divisione verso quella località, Le truppe della costa dovevano muovere su Batum. In complesso, le forze turche schierate dalla. valle dell'Aras fino alla costa ammontavano a r oo . ooo uomini. Più a sud, il distaccamento turco di Wan e le truppe dislocate -

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PIAN9 D' OPERAZIONE TURCO

presso Tutak, che avevano di fronte forze nemiche superiori alle loro, non dovevano prendere parte all'offensiva. Poichè presso Id era dislocata la Brigata russa Jstomin, l'attacco a questa_Brigata doveva costìtuire il primo atto operativo dei turchi. Per quanto concerne l'avvicinamento del X Corpo d'Armata, che come si è visto doveva puntare su Id e su Ardus, vi furono nel Comando turco alcune divergenze di opin1one. Ai primi di dicembre una parte di tale Co:rpo d'Armata e cioè un pò più di una Divisione trovavasi come Riserva di Armata a Kòprùkòj mentre il resto e cioè due Divisioni circa erano dislocate presso Erzerum : sembrava perciò opportuno che la parte dislocata a Kòprùkòj fosse diretta irnmediatamen te verso nord su Kosche, e che la parte dislocata ad Erzerum fosse avviata su Id per Bar. · Ma Ismael Hacki, che voleva avere sempre tutto il suo X Corpo d'Armata non · soltanto a portata di mano, ma addirittura tutto riunito e, per così dire, sotto i suoi occhi, prima ancora dell'assunzione del Comando per parte di Enver aveva stabilito che le truppe di Kòprùkòj ritornassero ad Erzerum e che di qui tutto il X Corpo al completo si spostasse verso Id : ne conseguiva che le truppe di Kòprùkòj arrivando per partecipare alla prestabilita battaglia non sarebbero state nelle necessarie condizioni fisiche di freschezza. Procedendo da Kòprùkòj su Kosche, così come stabilito dal Piano Enver, tali truppe avrebbero attraversato una sola catena montuosa, .mentre seguendo l' itinerario adottato da Ismael Hacki i faticosi dislivelli da superare erano : Kòprùkòj (r. 600 m.) - Passo ad est di Erzerum (2. roo m.) - Valle Eufrate (r.600 m.) - Passo a nord dell'Eufrate (2 .ooo rn.) - Valle Tortum (r. 500 m.) - Siwri Dagh (2.000 m.) - Id o Kala Bohasy (r.500 ri1.). U 20 dicembre il IX Corpo d'Armata era riunito sulle montagne a nord di Kòprùkòj, ed il X Corpo d'Armata era in marcia sulla strada di Erzerum per Id con la sua testa al Siwri Dagh. Le operazioni si dovevano per parte dèi turchi iniziare il 22 dicembre e pertanto è a rilevare che sul passo a nord dell'Eufrate essendovi già la neve e altra essendo nuovamente ed abbondantemente caduta dal 2I al 23, poichè in alta montagna e specie in un nevoso inverno non si poteva fare affidamento sui collegamenti, prima ancora che si iniziasse il movimento di partenza, er~ stato stabilito il seguente programma di avanzata: -

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SVOLGIME"NtO DELLE OPERAZIOKl TURCHE

ix · Corpo d'Armata: 21 dicembre - Kisilkilisse -23 dicembre - Tschatak Pitgir .2,1 ùicembre - Sud ùi Ba.rdus verso la valle clell'Aras per aggirare le truppe russe ivi dislocate ad ovest d i Siwin ; X

Corpo d'Annata: 2r ùicembrc - ld Arùus (sud- uve:;l di Kala Bo.liai;y} 23 dicembre - Olti 24 cliceritbre - Barùus.

Nei .primi .due gforni i movimenti si .svolsero in conforniità:. ·al progra:rii.rna : gli obbiettivi prescritti furono raggiunti e il 23 dicembi:e la Brigata l stomin fu respinta da Id e tla· Olti colla perdìta di oltre woo · prigionieri : in tale g iorno 23 il. Comando dell' Arn1ata · giunse ad .Id .. ' · ·.. Sebbene i turchi avessero a11cora avanzato con successo verso i1oni, poicliè la predetta Brigala russa non e~·a '. an11ien tah,, essa costittli°va ancora ..un : caposaldo nemico che non poteva ·essere lrasòtra to,~. e siccome. ·poi il Comando del l X- Corpo d'Annata era stafo i·n-fonnato·. ·che lungo la Diré.ttrit:e · di marcia prestabilita per tale Corpo· d 'Arma:ta verso la Valle deU' Aras, le strade erano- clliuse dalla neve, così" il IX Corpo d'Armata il giorno -24· puntò su- Batdù!nrientre il .X Coi-po <l'Armata avanzava ptesso Olti inviando·avanguardiè verso Kars. · · · Il Comando dell'Armata turca· giuse a Bar<lus verso le ore 21 del 24 dicembre e qui nella notte vennero prese le decisioni per l'ult eriore avanzata. Le situazione si pt~spettava come segue : il Comando r usso era !itatò sorpreso ; il grosso· delle forze russe era ancora nella valle clelF Aras ;. in Sarykamy~ch·, capolinea: ·cfella ferrovia, trovavasi un solo ba ttaglione di territoriali ; la Brigata I stomin completamente sccmfitta sì ·~ra ritirata da Olti ·verso nord- est. · · Dalla parte dei turchi le truppe aveva.no compiuto un notevole sforzo, e poichè il Comando d'Armata il giorno 24 aveva a vanzato col IX Corpo d'Armata, avrebbe dovuto tener conto delle condizioni in cui si trovavano le truppe : le alture· erano coperte cli un alto strato di neve e d i ghiaccio e mentre quindi l'avanzata delle truppe era gravemente difficoltata, le abbortdanti salmerie rendevano la

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236 -


SVOI.CH~IRNTO 'DHLLT, OPERAZIONI T U RCHE

marcia delle fanterie ancora più penosa perchè i quadrupedi affon, davano o scivolavano : conseguiva evidentemente che le truppe turche avevano bisogno cli almeno un giorno cli riposo prima di poter riprendere il movimento verso il grosso del nemico in conformità .al progettato piano di avanzata. Il X Corpo d'Annata doveva seguire il IX su Bardus e successivamente uno doveva dirigersi su Siwin e l'altro .su Sarykamysch.

*** Il ge'n. von Bronsart era del parere che prima di riprendere l'avanzata occorresse un giorno di riposo, ma Enver non condivideva quest'opinione fondandosi sulla sua corivinzione, dimostratasi poi troppo ottimjsta e smentita dai fatti, per cui i russi si ritirassero senza dare battaglic1,. Comunque Enver emanò i seguenti ordini: il 25, e cioè senza conced,e re alle sue truppe alcun riposo, due Divisioni del IX Corpo d'Armata (17a e 29a) dovevano occupare Sarykarnysch, la terza (28°') doveva da Bardus stare in copertura fino a che la 32a Divisione fanteria del ·X Corpo cl' .Armata da Olti sarebbe arrivata a Bardus; la 28a doveva poi in seguito riunirsi al suo tX Corpo d'Armata ; il X Corpo cl' Armata con le sue altre due Divisioni (30a e 31a) doveva procedere da Olti su Kars. Il Comando dell' .Armata rimaneva presso il IX Corpo cl' Armata. In linea di massima è a rilevare che truppe perfettamente addestrate e soprat11tto riposa.te avrebbero potuto svolgere con successo un simile compito che pertanto diventava di difficile per non dire di impossibile attuazione per 1e truppe turche che, se pure notoriamente valorose, non erano adeguatamente preparate e non nella voltJta efficienza fisica. .· · · ; Le due Divisioni del IX Corpo cl' Armata (rti e 29a) che a van- . zavano su Sarykamysch non incontrarono sulla: loro strada particolari difficolt~ . .Qu.eHa d i destra (la 29a) verso la sera .del 25 respinse tn~ppe russe da un~.. posizione a nord-ovest di Sarykamysch , ma .non si i.rµpegn_ò i1t_un Mtac.co _notturno· contro la città. perchè mancante de_i mezzi ad.atti per svolgere ta l g.e nere. di operazi.oni . . Il giorno 26 dicembre -il Comando d'Armata, malgrado la stan, chezza deUe Jn~ppe, stabiliva !'.attacco per il 27, .e quest'.ordine decise l;:t- s9.rte dell;ì .c~mp;,igna. : .

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23.7


SECONDA l7 AS1t DELLA BATTAGLI A

Sarykamysch è nella vallata di Kars e si estende sulle pendici sud- est della vallata stessa. Se i turchi avessero preso di sorpresa le alture a sud-est della città e occupato la città stessa rimanendo poi a contatto con i russi, quest'ultimo sforzo sarebbe stato giustificato; ma, nella situazione che si era creata, la richiesta di questo sforzo portava ad un inutile disperdimento di forze. I russi si erano ormai rinforzati mentre i turchi avevano bisogno di riposo e di ristoro. ~ tlnilrl'

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SECONDA .FASE DELLA BATTAGLIA

dotta numericamente, fisicamente, materialmente e quindi anche moralmente. Nè le cose andavano meglio alla 29a Divisione del IX Corpo d'Armata per quanto Enver stesso si portasse in prima linea ad incuorare le truppe : bisognava quindi attendere i risultati delFattacco sferrato dagli altri due Corpi cl' Armata e cioè dal X e dal1' XI Corpo cl' Armata. L'attacco per parte del X Corpo d'Annata doveva per forza svolgersi in ritardo su quello effettuato dal IX Corpo, del quale esso doveva prolungare a nord sulla sinistra il movimento aggirante con conseguente maggior percorso, e poichè il IX Corpo d'Armata era già impegnato Enver ordinava al X di accelerare la marcia malgrado che questo X Corpo d'Armata procedesse penosamente nella neve senza bagagli e senza tende e benchè gli uomini non ricevessero viveri da parecchi giorni e molti di essi fossero già caduti ed anche morti per il freddo. Il giorno 27 dicembre la 28a Divisione del IX Corpo d'Armata, proveniente da Bardus, venne a schierarsi 5ull'ala destra del fronte turco, ma senza però riuscire a migliorare la situazione generale, Come già fu accennato i russi, fin dall' inizio dell'offensiva turca, avevano alquanto rinforzato le loro truppe in linea : Danilow disponeva di cento Battaglioni di fanteria, trentasei squadroni di cavalleria e trecento pezzi d'artiglieria; alcune unità erano state fatte affluire nella valle dell' Aras da Alaschkert, sicchè a nord del fiume si trovavano tre Divisioni di fanteria e una Divisione di cosacchi, mentre a sud del fiume stesso · venivano concentrate due Brigate di fanteria e una Divisione cli cosacchi. Alle prime notizie dell'avanzata dei turchi su Id il gen. Berg:r:nann comandante delle truppe r usse nella valle dell'Aras, fin dal 24 inviava un Reggimento al Passo Tschichorus, presso Bardus, che ancora non era stato raggiunto dai turchi. Il 24 a sera il gen. MyschiayewsGhi giungeva da Tiflis a Mindschingert e o-çdinava al Comando clélle truppe russe nella valle dell'Aras di ritirarsi sulle alture di Siwin, ma a questo ordine non veniva dato seguito e la progettata ritirata veniva senz'altro abbandonata, ma la·sera del 25, ave:ndo il Comando russo avuto notizia dell'ingresso dei turchi in Bardus, poichè si manifestava evidente il duplice pericolo minaccioso che essi riuscissero a tagliare l'unica linea ferroviaria e potessero quindi tendere alle spalle dei russi con due Corpi d'Armata, -

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SECONOA FASE DELLA RATTAGLTA

il grosso delle forze russe dislocate nella valle dell' Aras ebbe l'ordine di ritirarsi su Kagysman per non subìre la sorte toccata ai reparti russi di Tannenberg, ritirata che pertanto doveva compiersi attraverso ad una regione senza strade. Myschiajewschi, che ormai non sperava pii1 di tenere Sarykamysch, emanò alle truppe russe le opportune direttive da cui risultava che, in caso di caduta di questa località, le artiglierie d9vevano essere inutilizzate e le truppe dovevano ritirarsi su Kagysman, cosa che fece egli stesso il giorno 27 passando per Karalrnrt e proseguendo poi per Tiflis. Ma successivamente la lentezza di movimento dei turchi. gli offrì la possibilità di manovrare per linee interne portand9 sulla destra clel s1_10 schieramento, truppe prelevate dal centro e dalla sinistra. Il Comando -russo potè così avviare· su Ka rs e ~u Satykamysch tre Brigate caucasiche, il 263° Reggimento fanteria, un Reparto . cli m·tiglieria leggera ed uno di obici campali in parte anche per ferrovia, meotre· la Brigata cli cosacchi siberiani veniva avviata da T iffo; . su A.rdahan. Il giorn o 25 dicembre in Sarykamysch vi erano appena due Battaglioni territoriali rnssi e pochi altri Reparti, ed il. 26 queste .1mità v.enivano rinforzate soltanto da un Reggimneto; tanto che se i turchi avessero, secondo il Piano del gen. Bronsart, attaccato -nella gioriùt.tà del 27, malgrado le loro pessime condizioni fisiche e generali, .av1'ebbero .ancora avuto tale superiorità numerica da poter sperare. in un·a probabilità di successo. Durante la giornata del 27 arrivarono a . Sarykamysch rinfor-ii russi. costìtniti da dieci Battaglioni, sette ·squadroni, sei cannoni e dodici obici .campali, e .cioè quanti erano sufficienti per ;-es.istero agli attacchi sferrati dai turchi il 28,. mentre il tX Corpo d'Armata turco non soltanto si logorava sempre più, ma non riusciva altresl a portare sulle .alture i suoi pezzi da campagna e q,uindi all'artiglietia -p esante dei russi· noi1 poteva contrapporre che il fuoco dei suoi pe7,zi da mon~ tagna.· . ., · Intanto Ismàel ·Rachi .col X Corpo· cl'Arinalà., senza concedere nepp~re un giorno di riposo alle sue tmppe, proseguiva ·la marcia da: OJti .. verso Kars, ma. ne1 valico de l Soga:nli Dagh inconfrò tali difficoltà per cui perdette circa: il .2 0 % dei suoi uomini; tuttavia riusci a portani sui monti le sue ·art'iglierie :campali, ed il 26 rlièe1rihre

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SECONDA FASE DELLA BATTAGLIA

lanciò avanti una pattuglia cli cavalleria che riuscì ad interrompere la ferrovia Kars-Sarykamysch nei pressi di Nowo Stalin. Successivamente quel che rimaneva del X Corpo d'Armata raggiunse quest'ultima località nonchè Diwik prendendo cosi contatto col IX Corpo d'Armata e richiese due giorni cli riposo per le sue truppe che -però Enver non potè concedergli. Le forze del X Corpo cl' Armata agli ordini cli Ismael Hachi erano ormai ridotte a due Battaglioni ~icchè anch'egli dovette affrontare il nemico in vere pietose condizioni cl' inferiorità, mentre per contro i russi andavano man mano ricevendo nuovi rinforzi. · Il gen. Bergmann comandante il I Corpo d'Armata russo, dalla valle dell' Arastal ·inviò ancora su Karakurt tre Battaglioni, e su Sarykamysch tre Reggimenti cli cosac_chi ed una Batteria, mentre il gen. Judenitsch tolse dall'ala destra del Gruppo dell' Aras il II Corpo turchestano e lo dislocò alla sinistra delle truppe operanti · su Sarykamysch per prendere parte all'attacco del Passo Tschilchorus. Il giorno 29 nella valle dell' Aras i russi si ritirarono siille posizioni già approntate fin dall'epoca della mobilitazione, dietro a Midschingert. Ismael Hachi per tre giorni consecutivi dal 29 al 31 dicembre attaccò dal nord la piazza di Sarykamysch e, con un combattimento notturno riuscì anche ad entrarvi, ma venne respinto fin presso Diwik e costretto a mettersi sulla difensiva. · Il successivo svolgersi degli avvenimenti dimostrò i pericoli della guerra in montagna. Le truppe turche che erano discése nelìa .valle non potevano risalire le pendici ricoperte di neve : vennero quindi letteralmente annientate. Impossibilitati a continuare l'at . tacco i turchi _n on potevano neanche permanere sulle posizioni occasionali eventualmente raggiunte pe~chè in nessun modo preparate nè adatte a difesa ; pochi uomini riuscirono ad arrivare al Passo Soganli Dagh e sulle alture presso Bardus. Tuttavia Enver, posti il IX ed il X Corpo d'Armata agli ordini di Ismael Hacki con l'ordine di resistere a qualunqlfe costo sulle -posizioni del momento, volle ancora tentare uria riscossà con l' XI Corpo d'Armata, del quale però mancavano precise notizie perchè i, collegamenti oltre Olti non erano stabiliti, ·e si sapeva soltanto che ·esso ·marciava verso la frontiera. · Per· mezzo d;i un porta-ordini · gravemente ferito giunge-Va

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CONCLUSION E OELLA BAT TAGLIA

intanto notizia che l'ala sinistra del X Corpo d'Armata era st ata travolta da un attacco sferrato dai russi dal nord. Il 5 gennaio Enver si incontrò in Siwin col Comandante dell' XI Corpo d'Armata, Galib Pascià, e potè precisare che tale Corpo d'Armata era riuscito a respingere i russi oltre la frontiera e st ava di fronte alle posizioni di Midschinger t ; anche questo XI Corpo d' Armata aveva subito gravi perd ite, ma non era così indebolito come gli altri e quindi ebbe ordine di passa1e all'attacco il 6 e 7 gennaio r915, che pertanto effettuò senza risultati, mentre il I X ed il X Corpo d'Armata iniziavano ormai l'inevitabile ritirata.

*** Rimane ancora da parlare del Distaccamento turco Stange che, partito dalla cost a del Mar Nero muoveva su Ardahan. In un primo tempo il Gran Comando t urco aveva avuto notizia che tale distaccamento avanzava rapidamente coprendo circa 30 km. al giorno, ma ben pre5to i collegamenti erano poi stati interrotti. E ffettivamente il distaccamento, avanzando per Artwin e Ardanuch , era giunt o ad Ardahan e l'aveva occupata, ma poi per l' impraticabilità del terreno non potè avanzare e dovette r itirarsi su Artwin, premuto da forze russe superiori e cioè costituite da tre Brigate dr cosacchi, ·la Brigata Istomin e una Brigata di cosacchi siberiani . provenienti da Tiflis. La Divisione del X Corpo d'Armata che, poco dopo Olti, aveva puntato su Ardahan per congiungersi con il distaccamento Stange, cosi come il distaccamento stesso avevano pure dovuto ritirarsi, inseguiti dal nemico. La Brigata Istomin da Ardahan puntò su Olti e riuscì ad impadronirsene : il 4 gennaio il X Corpo d'Armata turco si ritirò su Id, ed i resti del IX Corpo d' Arm;:.ta nei giorni seguenti veryncro quasi del tutto annientati tra Sarykamysch e Bardus. I russi si impadronirono di quest'ultima località e la 32a Divisione turca di fanteria, che ~no .allora aveva tenuto eroicamente il P asso Tscichorus, dovette ritirarsi su J enikòj : l' XI Corpo d'Armata dovette arretrare su Asap ; il X si ritirò da Id e Kala Bohasy; il distaccamento della cost a venne arrestato davanti a Bortschka .


RISULTATÌ DELL'OFFENSIVA TURCA

L'offensiva turca finiva cosi con una catastrofe; di tutti gli effettivi turchi costituenti le varie unità impegnate su questo fronte soltanto 30. ooo uomini ritornarono. Da qualche fonte risulterebbe che i russi a ve vano fatto 27. ooo prigionieri e che 30. ooo turchi erano morti per ferite e per congelamento ; altre statistiche parlano invece soltanto 3. 500 prigionieri e II. ooo morti, e queste ultime cifre sono forse più vicine alla verità perchè nelle file dei turchi vi fu un grande numero di disertori, tanto che di questi ultimi ben- 12. ooo vennero riuniti in Erzerum. Come perdite in materiali i turchi lasciarono nelle mani del nemico 13 pezzi d'artiglieria da campagna e 50 cannoni da montagna. Enver aveva voluto tentai:e la ripetizione delle manovre aggiranti che Moltke aveva eseguito con truppe addestratissime,- su teatri di operazioni intersecati da numerose linee di comunicazione e dotati di larghe risorse, e in condizioni atmosferiche favorevoli alle operazioni, ma su questo teatro della guerra, acciclentatissimo e senza comunicazioni la situazione era ben diversa : la valle del1' Aras, lungo la quale aveva marciato l' XI Corpo cl' Armata era aspra e difficoltata dalla neve ; la sola vallata Id-Olti, seguita dal X Corpo cl' Armata era praticabile, mentre poi il IX Corpo . cl' Armata -non aveva altro passaggio che il difficile colle di Bardus ; i movimenti ed i .rifornimenti di ben 90 . ooo uomini dovevano avvenire esclusivamente attraverso cattive strade mulattiere; l'inverno, con la neve che in certi punti arrivava a m. r,50 ed il freddo che segnava - 20° aumentavano le difficoltà. Agiungàsi poi a1icora che le truppe turche non possedevano nè l'organizzazione nè il grado di addestramento necessai-i per una simile operazione : dotate di grande capacità di marcia erano prive di equipaggiamento cli alta montagna e di mezzi di trasporto sicchè tutti i servizi funzionarono male. A tutte le altre d eficienze si deve poi aggiungere ancora e sovratutte quella per cui i q_u adri non erano stati istruiti ed esercitati a prendere le responsabilità consengueti da un sano spirito d' iniziativa. Tutte le rilevate gravi deficienze logistiche nonchè quelle cli natura organizzativa, di essenza morale e di carattere acldestrativo si erano ripercosse sulle possibilità ·operative, culminando fino al punto di neutralizzare la possibilità di attuazione di un piano genialmente concepito. -

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OPl-:RAZIONE SUL MARE E NELLE COLONIE

Abbiamo parlato diffusamente di questa parte- della campagna perchè la descrizione degli avvenimenti ha servito a mettere in evidenza le caratteristiche di impiego dell'artiglieria in t erreno montano e quindi dare un' idea delle difficoltà che l'ann~ dopo avrebbero dovuto superare sulle Alpi i nostri artiglieri. . Mentre avvenivano queste operazioni, gli inglesi per· opporsi ad una eventuale invasione dell'India da parte dei turchi·occupavano Bassora in Mesopotamia.

*** Circa LE OPERAZIONI SUL MARE devesi ricord are che la Germania, ben conoscendo la propria inferiorità navale, per aumentare al momento della pace il peso della sperata vittoria terrestre decise di conservare per quanto possibile in efficienza la sua flotta, e seguendo quindi una tale prudenziale linea di condotta non tentò di minacciare le comunicazioni degli avversari attraverso la Manica. L' Inghilte1Ta a sua volta intendeva di rinserrare la flotta tedesca nel Mare del Nord e del Baltico, assicurando così la piena e sicura disponibilità delle vie marittime di comunicazione. Il primo anno di guerra fu caratterizzato per una parte dalla caccia ai corsari tedeschi, e d'altro lato dalle perdite inflitte alle Marine Militari dell'Intesa dai sommergibili gennanici. Il 28 agosto 1914 la Grande Flotta inglese si scontrò presso Helgoland con navi tedesche e ne affondò tre. Il r 0 novembre alle Coronel lungo le coste del Cile, la Squadra tedesca del Pacifico battè una squadra inglese affondandone due navi, ma dopo poco oltre un mese, l' 8 dicembre la flotta inglese alle sole Falklancl distrusse la suddetta Squadra tedesca del Pacifico .

*** Nelle

COLONIE

durante i pnm1 mesi di guerra gli alleati del-

1' Intesa mossero alla col).quista delle colonie tedesche : in Africa

forze anglo-francesi si impossessarono del Togo; forze anglo-africane inizìarono la conquista clell' Africa tedesca del sud- ovest e forze anglo-belghe entrarono nel Cameroun. In Asia forze giapponesi conquistarono Kiao- ciao e unitamente a forze australiane si impossessarono delle isole germaniche della Polinesia. -

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PARAGRAFO DEDUZIONI

ED• INSEGNAMENTI

SVOLTE NELL'ANNO

1914

CONSEGUENTI

DALLE

OPERAZIONI

SUGLI ALTRI TEATRI DI GUERRA.

Gli insegnamenti emersi dalle operazioni militari del 1914 sembrarono al gen. Cadorna sostanzialmente non in · contraddizione con le « Norme sull'attacco frontale e ammaestramento tattico, del febbraio 1914 » e con le « Norme riassuntive per l'azione tattica (Circolare 1414 del 14 agosto 19r4), e pertanto per giudicare e valutare l' importanza e l' influenza di quegli insegnamenti sulla nostra preparazione alla guerra conviene riesaminare le disposizioni contenute nelle predette due importantissime Istruzioni del nostro Capo di Stato Maggiore. La Circolare (( Attacco frontale e ammaestramento tattico », intesa ad assicurare uniformità di ideazione e di esecuzione all'attacco svolto dalle unità minori che in guerra sarebbero state inquadrate da ufficiali in gran parte di complemento e quindi cli dubbia capacità. professionale, partiva dal concetto per cui, in realtà, l'attacco di un' Unità inquadrata si riduce il più delle volte ad un attacco frontale. Nell'ipotesi che fìn dall' inizio non vi fosse contatto con la fanteria nemica, reparti di truppe, armate cli fucile e con pochissime mitragliatrici, dovevano infatti necessariamente procedere (come prescriveva il gen. Cadoma) a ondate lineari, dovendo la loro avanzata essere preparata col fuoco di artiglieria, cli fucileria e di mitragliatrici. Con esatta coscienza dell' importanza del fuoco , si condizionavano gli sbalzi delle proprie fanterie dopo di aver ottenuta la superiorità di fuoco sull'avversario, e ciò senza aspettare di aver acquisita l'assoluta certezza di tale superiorità; certezza che quasi mai si ha la possibilità di poter avere e tanto meno di poter controllare. In tale Istruzione del febbraio del 1914 si diceva che« allorquando la fanteria non è pih in grado di agire da sola, per avanzare dovrà attendere ch3 l'artiglieria si· trovi in misura cli proteggerla». 11 terreno era considerato, quasi, dal solo pui1to di vista della maggiore o minore copertura al fuoco nemico. Si riconosceva l' importanza del tiro di controbatteria, ma si dubitava della sua efficacia contro batterie al coperto. -

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LA REGOLAMENTAZIQ:)IE ITALIANA

Si pensava però che l' insist ente avanzata della fan teria attaccante dovesse obbligare l'artiglieria della difesa a portarsi allo scoperto per meglio battere l'attaccante alle brevi distanze, dando così buon gioco ai tiri di controbatteria per parte dell'attaccGIDte. La seconda Circolare r4r4 del 14 agosto r9r 4 « Nom1e riassuntive per l'azione tattica» sostanzialmente non diceva molto di diverso o di nuovo. In essa si affermava che : « La vittoria è determinata dalla demoralizzazione dell'avversario ; uno dei mezzi più effic_aci per raggiungerla è di ottenere la superiorità del fuoco ». Però, l'azione del fuoco non deve mai essere scopo a sè stessa e il fuoco va considerato come un mezzo che faciliti il movimento, col quale solo si afferma la vittoria», Sostanzialmente dunque, in coerenza al quadro di un attacco frontale lineare, il movimento era considerato non già come un mezzo di vittoria mediante manovra, ma bensì come il modo d'affermare la · vittoria, ponendo il piede sulla posizione avversaria. Si ribadiva poi l'ammonimento di << ridurre dapprima al silenzio o quanto meno neutralizzar e le batterie nemiche più dannose », giacchè altrimenti la fanteria att accante, appena si mostrasse per lungo tempo allo scoperto a meno di 4.000 metri dall'artiglieria della difesa sarebbe inevi_tabilmente passibile di subire enormi perdite. Veniva poi rilevato che « se entrambe le artiglierie contrapposte tirano da posizioni coperte, una di esse potrà difficilmente sopraffare l'altra>>. Occorre perciò in questo caso che « l'attaccante costringa l'artiglieria della difesa a mutare posizione e a smascherarsi ; all'uopo l'attaccante spingerà innanzi la propria fanteria a distanza tale dal nemico sicchè la di lui artiglieria sia costretta ad uscire dalle posizioni coperte per poterle battere ». Nella preoccupazione di assicurare all'attacco il più efficace concorso di fuoco~ la predetta Circolare prescriveva che, quando la linea di fuoco fosse giunta a breve distanza da quella nemica, si concentrasse il fuoco di molte batterie sul tratto della fronte del difensore, che fosse stato indicato come obbiettivo finale della propria fanteria : tale prescrizione non era ancora certamente l' istituzione di un vero tipo di preparazione, ma ne era per6 già un embrione o un presentimento,ed accennava implicitamente anche alla preoccupazione di poter sfondare la fro nte avversaria nel punto voluto. Ed affinchè l'azione di fuoco fosse guanto mai aderente al movi-


LA NOSTRA DOTTRI.NA TATTICI\

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mento delle fanterie, si stabiliva ancora che le mitragliatrici sviluppassero la loro più intensa azione nel momento in cui l'appoggio delle batterie potesse talvolta mancare. La visione del combattimento abbozzata nella Circolare « Attacco frontale ed ammaestramento tattico » nel quadro delle unità minori ed a fini sopratutto addestrativi, si sviluppò quasi subito come concezione della battaglia delle unità. maggiori o quanto meno del combattimento anche di Grandi unità., così come del. resto facevano presentire le rigorose tassative disposizioni conclusive della Circolare stessa, che sotto la responsabilità dei Comandanti di Grandi unità ne imponevano la continua insistente applicazione in tutte le esercitazioni mediante manovre di più Battaglioni in cooperazione con Unità d'artiglieric1,. Quali erano le ipotesi di base di questa dottrina tattica ? a) Fanti tutti armati di fucile, con un piccolo numero di mitragliatrici ; b) attacco che si inizia da notevoli distanze e gradualmente con successivi sbalzi di avvicinamento perviene all'assalto ; e) inesistenza di ostacoli passivi, o comunque possibilità di neutralizzare ostacoli passivi e fortificazioni campali coi mezzi e nei limiti di tempo disponibili ; d) grande efficacia del fuoco ; fuoco però più favorevole all'attacco che alla difesa, come il Capo di Stato Maggiore dimostrava coi seguenti tre argomenti : . r0 ) l'artiglieria attaccante può utilizzare posizioni coperte più a lungo. e meglio di quelle utilizzabili dall'artiglieria della difesa,, che nello svolgimento dell'azione sarà costretta a smascherarsi per sparare sulla fanteria attaccante; 2°) il fuoco dell'artiglieria e quello della fanteria dell'attacco possono più efficacemente e con maggiore continuità essere concentrati, perchè l'artiglieria dell'attacco può meglio scegliere i suoi obbiettivi, mentre quella della difesa è fatalmente indotta a disperdere i suoi tiri contro truppe in movimento ; 3°) l'attacco può più facilmente far convergere il fuoco di estese linee di fanteria e di artiglieria. e) organismo difensivo nemico sostanzialmente linea.re, o comunque tale che, sopraffatto nel punto o nei punti voluti dall'at-

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COOPERAZIONE FRA ,\ RTIGLIERJA .E FANTERIA

tacco, dovesse necessariamente soccombere, almeno nel tratto corrispondente all'Unità attaccante considerata. Come nella grande guena sulla nostra fronte e ·su quella francese queste ipotesi si sieno avverate, si vedrà in seguito. Condizione indispensabile, e ripetutamente messa in rilievo nelle Circolari del nostro Comando, per il buon successo dell'attaccq, era l'intim a cooperazione fra artiglieria e fanteria svolta mediante il continuo collegamento spirituale e materiale di azioni e di intenti fra le due Armi : di questo importantissimo fattore tratteremo particolarmente e deltagliatamente in seguito. Rileviamo però sin d'ora che all'affermazione teorica del collegamento fra artiglieri e fanti non corrispondeva alcuna pratica nè una qualsiasi sufficiente predisposizione. Non basta.va certo il prescrivere che il Comandante delle truppe deve assicurare la cooperazion e tra fanteria e artiglieria, dando all'artiglieria indicazioni circa lo schieramento e gli obbiettivi della fanteria ed impartendole ordini sul modo di appoggiare l'attacco, dando poi alla fanteria avviso degli ordini impartiti all'artiglieria. È facile oggi fare queste considerazioni sulla base dell'esperienza: comunque esse non vogliono assolutamente costituire una c1itica, il che sarebbe assurdo, ma bensì far rilevare le conseguenze della mentalità di anteguerra e mettere quindi bene ·in luce gli insegnamenti della grande guerra, che, come vedremo in seguito, il nostro Comando Supremo seppe sfruttare molto bene. Nel suo insieme, la dottrina fissata nel 1914 dalle varie Circolari allora emanate fu più che altro una chiarificazione e una divulgazione di quella già esistente, e si può riassumere come consistente in un attacco frontale con potente appoggio di fuoco, senza complicate o troppo ardite combinazioni di manovra, e con una continua armonia di fuo co e di movimento, resa feconda di buoni risultati da una efficace azione di controbatteria. Eravamo ben lontani dagli attacchi e< tètc basse», cosicchè poteva sembrar lecito affermare che in terreno organizzato l'attacco frontale sarebbe stato ancora possibile. Il difficile, si pensava, sarebbe stato di conservare il terreno conquistato ed in sostanza tutto si sarebbe ridotto ad una maggiore lentezza negli attacchi, che si sarebbero prolungati anche per più giorni, mentre poi dovevasi ricorrere al!' impiego di poderosi concentramenti di fuochi d'artiglieria. Allorquando l'esperienza derivante dagli ammaestramenti della guerra


PRESCRIZIONI E CIRCOLARI DEL NOSTRO COMANDO SUPREMO

venne a smentire tante delle concezioni tattiche più ambiziose preventivamente immaginate, potè ben sembrare al nostro Stato Maggiore che la dottrina da esso stabilita ricevesse ·conferma da tale esperienza, o quanto meno che, le realtà rivelate dalla guerra facessero procedere a perfezionare la nostra dottrina, ma non la contraddicessero nelle sue direttive sostanziali. Infatti nel maggio 1915 il Comando Supremo (Ufficio Annate) diramando una Memoria circa i « Procedimenti per l'attacco frontale sulla guerra in trincea in uso nell'Esercito francese>> metteva in rilievo che lo stesso gen. Joffre .aveva affermato che « la guerra odierna non ha per nulla infirmato i principii fondamentali della nostra dottrina offensiva: vi è soltanto maggior lentezza e sviluppo più metodico»; e già il 2 Aprile 1915 con Circolare n° 380 I. M. il Comando del Corpo di Stato Màggiore aveva notificato un articolo di un ufficiale russo, il quale affermava che << l'ausilio che fanteria e artiglieria devono rendersi in combattimento >> consiste in : << movimento (della fanteria) che costringe i tiratori nemici ad entrare in azione, intense raffiche (d'artiglieria), che impongono al difensore di celarsi nuovamente,>. Il Comando del Corpo · cli Stato Maggiore ne deduceva che tutto ciò confermava i procedimenti dell'attacco frontale. Con questo stato di spirito, il nostro Stato Maggiore accoglieva e divulgava i sistemi francesi di lotta in trincea, mettendone subito in rilievo lo scopo che non era quello di impadronirsi soltanto di << una linea di trincee avversarie, ma di battere completamente il nemico, senza lasciargli il tempo di 'riordinarsi a difesa >). Per raggiungere un tale scopo, secondo i francesi, occorreva : 1°) una efficace preparazione di fuoco : l'attacco non deve sferrarsi prima che la preparazione di fuoco sia completa ; ne rispondono i Comandanti di Grande unità . .Il tiro di preparazione, fondato su una con~oscenza minuta. delle organizzazioni nemiche e sopra un'accurata preparazione tecnica del tiro (piani quadrettati, libretti _dì tiro, ecc.) e reso possibile da un completo servizio d'osservazione (anche dall'aeroplano e dal pallone) e da un complesso di collegamenti telefonici, sì attuava con un aggiustamento del tiro spinto alla maggiore possibile approssimazione e con un tiro cli efficacia regolato e controllato. In t re o quattro ore di preparazione i francesi consideravano che l'artiglieria pesante sparasse : da 40 a 50 colpi per pezzo da 220 ; -

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PRESCRIZIONI E CIRCOLARI DEL NOSTRO COMANDO SUPREMO

da 50 a 60 colpi per pezzo da 155 ; e da 60 a 80 colpi per pezzo da 120 ; mentre si riteneva che l'artiglieria campale sparasse da 80 a mo colpi per pezzo, e che si dovessero effettuare frequenti verifich~, evitando tiri troppo celeri (4 colpi per pezzo al massimo ; in ogni caso • non più di IO colpi per pezzo). Per la distruzione delle opere accessorie si presumeva che occorresse una batteria da 75 ogni zoo metri di fronte, oltre al concorso dei pezzi· da 155 ; e che per la distruzione delle tricee e dei ripari fosse necessaria una batteria da 75 ogni 100 metri. Qualora non si potesse iniziare contemporaneamente la distruzione di tutte le difese nemiche, si consigliava di distruggere prima le trincee di seconda linea e poi quelle di prima linea. Alla distrnzione dovevano concorrere le artiglierie da trincea, e cioè vecchie bocche da fuoco da 80, cannoni da 65 e lanciabombe da 58, nella misura di un cannone da 58 ogni 30 metri di fronte, sparando numerosi e ripetuti colpi per cui occorrevano dotazioni di molte munizioni. La distruzione delle difese accessorie doveva essere attentamente verificata; e compiuta tale verifica doveva seguire un bombardamento generale di tutte le artiglierie per la durata di ro minuti prim~, e poscia pronunciarsi l'attacco. 2°) Massima continua aderenza del fuoco d'artiglieria alla . linea avanzata della fanteria : l' ideale è che la fan teria piombi sul nemico nell' istante in cui la propria artiglieria sospende il fuoco sul nemico stesso. La fanteria avanzerà poi protetta dai tiri d' interdizione effettuati dalle proprie artiglierie e col continuo ausilio delle <e batterie d'accompagnamento l), che armonizzeranno l'azione delle artiglierie di tali batterie con le successive azioni della propria fanteria. Intanto, col procedere dell'attacco, si sposteranno in avanti un certo numero di batterie leggere, e di batterie pesanti nonchè di artiglierie da trincea. 3°) Continuo stretto coilegamento fra artiglieria e fanteria, da ottenersi ed attuarsi con la vicinanza dei Comandi di artiglieria e di fanteria, e con osservatori mobili costituiti da pattuglie comandate da ufficiali o sottufficiali, provviste di adeguati mezzi di collegamento. 4°) Efficace controbatteria : è indispensabile dominare continuamente l'artiglieria nemica : schierare perciò molto in avanti alcune artiglierie per controbattere le batterie nemiche più lontane senza ricorrere a cambi di posizione. -

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1"'0RME SPECIALI PER

L'ARTIGLIERIA

Il presupposto della controbatteria è un'osser vazione (aerea e terrestre) continua e minuziosa per la pronta individuazione delle postazioni avversarie : il mezzo per raggiungere tali scopi è l'organizzazione completa dell'osservazione, dei collegamenti e del tiro. 5°) Organizzazione degli Osservatorii e degli osservatori, organizzazione intesa a scoprire obiettivi (da servire per i vari Comandi d'artiglieria in genere), ed a regolare il tiro, (specialmente da servire per i Comandi di gruppo) ; osservatori spinti nelle trincee di prima linea, preferibilmente in ripari blindati. 6°) Complessi di reti di collegamento abbondantissimi in mezzi materiali: dalla regolamentazione francese si consigliava che la rete telefonica dei coJlegamenti d'artiglieria fosse tripla, con lince in canaletti profondi, e sussidiata da apparecchi ottici, razzi, ecc. Nel quadro di questa organizzazione tecnica l'attacco delle fanterie doveva procedere bn1sco, violento e senza soluzione di continuità, sopra posti al di là delle zone fortificate. I reparti, articolati in profondità e con fronti molto ristrette (1.200 m. per una Divisione di fanteria}, dovevano iniziare l'azione con l'assalto e avanzare ad ondate lineari rinnovantesi, mentre soltanto predeterminati gruppi dovevano discendere nelle trincee conquistate per « fare pulizia ». Delle mitragliatrici non si diceva molto : nella guerra di trincea il loro fuoco doveva trovare maggiore impiego non solo per respingere l'attacco avversario, ma anche per preparare l'attacco delle proprie truppe. Infine di «sorpresa» non si parlava affatto. Concludendo questo quadro di guerra di trincea, che i francesi ci mettevano innanzi non era eccessivamente brillante : esso ne esprimeva bene tutte le esigenze e sovratutto l'enorme fabbisogno di armi, di materiali e di munizioni nonchè la necessità del collegamento fra artiglieria e fanteria, ma, confront ato anche col sostanziale insuccesso di tutte le azioni offensive ripetutesi sulla fronte occidentale, dalla Marna in poi, consentiva soltanto il miraggio di sfondare in qualche punto la linea avver saria, e faceva ormai di questo sfondamento lo scopo immedia~o delle grandi operazioni. L'assillo permanente era quello di sfondare a qualsiasi costo per sboccare in terreno libero, e quindi: grande cura dei mezzi mate-

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PROVVEDIMENTI SPI,;CIALI PER LA GUERRA DI TRINCEA

riali e dei procedimenti tecnici dell'attacco, dipendenti unicamente dalle proprie disponibilità e dalla propria volontà ; oblio della sorpresa, che nel suo esito effettivo è qualche cosa di aleatorio e dipende anche dalla maggiore o minore abilit à del nemico. Il nostro Comando Supremo, nel rendere noti i sistemi di guerra di t rincea in uso nell'Esercito francese, li chiamava « provvedimenti per l'attacco frontale nella guerra di trincea », il che confetma la nostra interpretazione, e cioè che nel metodico attacco lineare voluto dai francesi per la guerra di posizione, il nostro Comando vedeva soltanto una forma più complessa e più laboriosa del nostro attacco frontale. Esso diceva infatti : « errerebbe chi ritenesse che i procedimenti di cui si tratta, risultino anche parzialmente in contraddizione coi principii dell'azione difensiva che noi conosciamo, od altrimenti che se ne discostino in qualche modo ». Eppure, se nella visione di un'operazione tutta fronta.le vi era una certa identità di concetto, viceversa · i procedimenti francesi, e più le esperienze di guerra che li avevano originati, capovolgevano completamente il nostro ottimistico giudizio per cui le moderne armi da fuoco fossero più efficaci nelle mani dell'attaccante che in quelle del difensore. Il nostro Comando Supremo, nella Circolare che stiamo esaminando, affermava che « dato il carattere delle nostre eventuali operazioni e la natura e configurazione del terreno, la guerra di trincea sarebbe stata impiegata eccezionalmente» e solo « sopra estensioni piuttosto limitate della nostra fronte ». Questa affermazione, che i fatti hanno poi dolorosamente smentita, .concordano coll' indirino strategico ad ampio respiro che il nostro Comando Supremo aveva concepito in eomune ideale colle operazioni degli alleati russi e serbi, indirizzo che esporremo in seguito e che non può dirsi fosse in stridente contrasto coi fatti di guerra fino allora accaduti. Infatti, mentre sulla fronte occidentale tutte le operazioni del 1914 avevano conservato una certa apparenza di guerra di movimento indipendentemente da linee rigorosamente continue, sulla fronte orientale e sulla fronte serba l'anno r914 aveva visto operazioni che, per ampiezza e mobilità di manovra, nulla avevano da invidiare a quelle più celebrate del passato. Per quanto poi più direttamente ci riguarda è da rilevare che il -

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PREVlSIONJ

S ULL'AZION E

DELL'ARTIGLIERIA

nostro terreno di montagna, pur favorendo assai spesso la difesa, tenuto conto dell' interdipendenza tattica, logistica e strategica di settori anche fra loro lontani; permette e promette un gran rendimento alla manovra purchè si tenga presente che, per sfruttare queste possibilità derivanti dalla varietà del terreno montano, bisogna spezzare alquanto la rigidezza dell'attacco frontale, considerandolo solamente e separatamente per le singele Unità minori. Ad ogni modo risulta chiaro che il nostro Comando Supremo nell'accingersi ad entrare nel conflitto, sperò di poter fare guerra di movimento. Le operazioni di movimento avvenute nel r9r4 su tutte le fronti ammonivano però concordemente' circa la grande importanza assunta dall'p.rtiglieria, sulla necessità dello stretto collegamento fra artiglieria e fanteria, ed in riguardo all'importanza, molto spesso decisiva, del rifornimento munizioni. In Francia, fin0 dal r6 agosfo r9r4 il gen. ]offre rilevava che cc gli attacchi saranno tanto più fulminei e tanto meno micidiali quanto maggiore sarà stata la cura nel prepararli (coll'artiglieria) )), e il 27 agosto richiamava alla « necessità assoluta di assicurare il completo collegamento fra fanteria e artiglieria )), lamentando che <e l'una ha attaccato con troppa rapidità, mentre l'altra si è spesso impegnata con lentezza 1>. Il 16 e 17 settembre, nelle operaàoni contro il massiccio di Morin-Villers, il gen. Foch rilevava la necessità di sconvolgere con tiri di artiglieria pesante,. le profonde difese nemiche dense di ripari di mitragliatrici, « prima di poterle avvicinare con l'assalto». Ma il reticolato è difficile a distruggere. 11 7 ottobre, dopo una mi'rrnziosa preparazione d'artiglieria, le truppe del gen. Foch « urtano in reticolati ed i progressi sono insignificanti ». Il gen. ]offre poco dopo ordinava che la 9a Armata (Foch) passasse alla difensiva perchè nell'Esercito francese vi era mancanza di munizioni che cc poteva divenire anche tragica )>. . Sulla fronte orientale, · all' inizio della campagna l'artiglieria russa è più. potente e più ricca di munizioni cli quella austriaca : « nella seconda battaglia della Galizia orientale, la maggior dotazione di munizioni posseduta dai russi aveva dato il colpo di grazia». Il Da.nkl, Comandante della ra Armata austriaca, il 9 settembre . ' -

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INFLUENZA

DELLE TRINCEE

dovette ritirarsi dietro il San « sopratutto a causa della grave deficienza di munizioni ». Le citazioni confermanti e probanti del nostro asserto potrebbero così continuare ali' infinito. Interessa però rilevare che mentre tutta l'esperienza di guerra del 1914 dimostrava l'assoluta necessità di una soverchiante artiglieria, ne metteva in luce la dolorosa insufficienza di fronte al reticolato e alla mitragliatrice. Il Foch avrebbe tentato, fin dalle . giornate dell' Iser (fine ottobre 1914) di sciogliere il dilemma della manovra. Nelle sue Memorie egli dice : « la nostra tattica fu fondat a nella convinzione che non potremmo, per la scarsità delle nostre armi, in specie di mitragliatrici e cannoni, rompere la fronte del nemico, che aveva avuto il tempo per riuscire a scavare trincee ed a piantare reticolati : tentammo di agire mentre l'avversario stava manovrando, attaccandolo con truppe piene d'ardimento, pi:ima che esso avesse avuto il tempo di ordinare le proprie difese. Ma un'offensiva iniziata in queste condizioni andava a cozzare fin da principio contro un'operazione offensiva per parte del nemico >>. Dalla loro triste conclusione « i combattimenti attorno ad Ypres avevano dimostrato una volta di più a quale potenza fosse giunta la tattica difensiva, grazie al perfezionamento t ecnico dell.'artiglieria e specialmente all' impiego delle mitragliatrici » ; il Foch era costretto ad ammettere la necessità di una guerra di materiali o, almeno, di enormi quantità di materiali per vincere la guerra, e scriveva all'uopo : « se vogliamo un'offensiva efiicace, ci occorre più che decuplicare il numero dei nostri pezzi d'artiglieria pesante ed i quantitativi delle munizioni di ogni calibro, rendere sistematici i tiri, e inoltre scoprire e distruggere le mitragliatrici nemiche 1>. Tali erano gli insegnamenti che la fine del 1914 ci forniva soggiungendo poi ancora che « durante il tempo occorrente ad organizzare i proprii . mezzi, occorreva logorare il nemico attaccandolo ». Ma non bastava conquist are le posizioni nemiche : ciò fatto si era subit o posto il problema di conservarne il possesso contro l'. inevitabile reazione dell'artiglieria avversaria ed eventualmente resistendo ad un contrattacco nemico . E già dal 24 agosto 1914 il gen. Joffre ordinava: « conquistato un punto d'appoggio è d'uopo organiz.zarlo immediatamente, trincerarsi, portarvi artiglieria, per impedire qualsiasi ritorno offensivo dell'avversario ». -

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DIVERSI TIPI DI GUERRA

Anche qui le citazioni potrebbero essere infinite. Davanti agli occhi del nostro Comando Supremo stavano dunque due diversi t ipi di guerra, entrambi richiedenti molta e abile artiglieria nonchè moltissime munizioni, . e cioè: - guerra di movimento, con grandi spostamenti strategici di masse su terreno generalmente libero, e ad ogni modo con schieramenti non continui ; -:- guerra di posizione, nella quale la strategia sembrava cedere . il campo alla tattica, e quest'ultima pareva doversi ridurre allo sforzo di sfondare o almeno cli prendere una porzione cli terreno occupato dal nemico, e cli conservare il terreno stesso così conqui$tato. Il dilemma era quindi : o strategia cli movimento oppure tattica lineare e metodica, connessa alla guerra cli posizione ; colla prima si accordava il piano di guerra del gen. Cadorna, alla seconda poteva faci lmente, almeùo nei principii informatori, ridursi l'attacco frontale. Come i fatti dimostreranno, le grandi operazioni di movimento saranno impossibili, e quindi cadremo anche noi, come i nostri alleati occi_dentali, nel marasma della guerra di . posizione, e quindi anche per noi - così come preannunziava il Foch - « durante il tempo necessario ad organizzare i mezzi )) occorrerà (( logorare il nemico attaccandolo>>. Anche Napoleone, generalmente, mentre organizzava l'attacco decisivo, ricorreva al sistema di logorare il nemico attaccandolo, od anche lasciandosi assai spesso attaccare come alla battaglia di Austerlitz ; ma allora erano brevi battaglie fra eserciti relativamente poco numerosi, mentre neila grande-guerra si trat,tava di lunghissime battaglie non soltant o fra grandi eserciti, ma alle quali venivano· a partecipare interi popoli. I principii fondamentali dell'Arte militare che ci vengono dai nostri grandi Maestri del passato non mutano e vanno sempre tenuti dinnanzi agli occhi, ma non bastano per potere e sapere fare la guerra: il . progredire dei mezzi e il conseguente mutare dei procedimenti implicano nuove organizzazioni, nuovo addesframento, e sovrattutto nuova mentalità negli esecutori. Il materiale col quale noi entrammo in guerra era certamente inferiore a quanto l'esperienza dimostrava indispensabile, ma bisogna riconoscere ·che anche .a noi mancarono sia la chiara ed esatta valutazione dell' insufficienza dei mezzi in relazione alle esigenze della nostra -

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DEFIC!l;;NZE NELL'ORI"NTAMRNTO ADDES'T'RATIVO

dottrina tattica, e sia l'orientamento acl.destrativo più adatto· per attuare metodi, che se pure non erano realmente nuovi, (perchè già in gran parte almeno accennati nella nostra regolàmentazione) non erano ancora abbastanza famigliari ai Capi ed ai Comandanti, e sovratutto non erano stati sufficientemente applicati cosi da creare quell'ambiente tattico che a tali nuovi metodi doveva informarsi. E ra evidente che sotto l'assillo quotidiano della lotta non era possibile rimediarvi e compensare in breve tempo la mancanza di qnesto orientamento addestrativo : non bastava prescrivere ripetutamente la indispensabile cooperazione ed il conseguente necessario collegament o fra artiglieria e fanteria, se poi non s~ ne precisavano le modalità e le responsabilità, se fin dal tempo di pace non vi si addestravano anche i quadri minori in modo adeguato, e ~e non si davano alle varie Unità mezzi materiali di collegamento in misura sufficiente. Francamente senza indicare le necessarie precisazioni, era troppo sommario e pericoloso l'aforisma semplicista: « la fanteria avanzando obbliga il nemico a scoprirsi e l'artiglieria lo batte ». E press'a poco può dirsi lo stesso in riguardo della controbatt~ria, poichè l'ottima « Istruzione della guerra d'assedio>> era famigliare soltanto, o qua.$i, ai Reggimenti d'artiglieria da fortezza. · Ma ciò che sovratutto ci è mancato per attuare il più importante fra gli insegnamenti delle operazioni svoltesi rngli altri fronti nel .r9r4 - la necessità di una stretta, cooperazione tra fanteria e artiglieria - fu l' intimo affiatamento fra fanti e artiglieri fin dal tempo di pace. Si deve in proposito riconoscere e dire la dura verità : h1 tempo di pace, nelle occasioni in cui gli ~ffiziali di una delle due Armi asistevano alle esercitazioni dell'altra, ciò avveniva quasi sempre senza la necessaria reciproca com.prensione : e questa deprecat a mancànza di comprensione aveva le sue radici in una certa disarmonia spirituale tra fanti e artiglieri. A questo penoso risultato, così come fu già accennato, contribuivano disgraziati provvedimenti organici : gli allievi bocciati . in materie matematiche durante i corsi dell' Accadem~a militare di Torino potevano passare alla Scuola di Modena e vi erano messi in testa al corso ; sottufficiali d'artiglieria in servizio permanent e diventavano ufficiali nell'Arma seguendo la Scuola di Modena anzichè all' indispensabile cal'Accademia di Torino, e ciò con doppia offesa , -

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LA FUS IO NE SP!Rll'UALE TRA F ANTT E ARTIGLIERt

meratismo fra fanti e artiglieri e tra ufficiali d'artiglieria di diversa provenienza; i colonnelli di Stato Maggiore provenienti dall'artiglieria potevano comandare Reggimenti di fanteria mentre non poteva verificarsi il reciproco. Tutti questi lamentati provvedimenti derivavano in gran parte da vieti concetti di una preminenza delle Armi tecnicne, - altra volta chiamate « Armi dotte » - alle quali in passato e del resto anche alla vigilia della grande guerra rispondeva - e del resto ancora in seguito dovrà sempre rispondere - una triplice seria cultura scientifica, tecnica e professionale. Che questa necessità sia, e debba essere una ineluttabile necessità, nessuno può contestarlo, ma viceversa in quella grande famiglia che è l'Esercito non vi può e non vi deve essere posto per aprior istiche preminenze, concetti questi che vanno ora fortunatamente scomparendo, ma che purtroppo, se pur pericolosi ed antiquati, nell'anteguerra si facevano ancora sentire opponendosi a quel supremo attaccamento che ogni soldato deve avere per ciò che più assolutamente e direttamente significa lotta e sacrificio di sangue. In linea completamente generale devesi pertanto·rilevare che prima della grande guerra non molto diversamente anelavano le cose negli Eserciti degli altri Paesi. La guerra intanto, ai predetti inconvenienti derivanti dalla .non completa fusione spirituale tra fanti e artiglieri, aveva aggiunto i seguenti nuovi malintesi, molto chiarament e esposti dal gen . Gascouin nell'opera L' évolution de l' artillerie pendant · la guerre >> : r 0 ) Impotenza a far tacere l'artiglieria nemica che si accanisce sul fronte ; il Gascouiu p ensa che se il cannone da 75 fosse stato impiegato a grandi distanze avrebbe potuto colmare questa lacuna anche coi mezzi artigliereschi cli allora. 2°) Deboli perdite dell'artiglieria; gli effetti morali sono evidenti e spesso consigliano di schierare in primissima linea batterie, che talvolta, appunto perchè troppo ·esposte, finiscono per avere azione assai limitata. Ad un impiego simile già si vedono predestinate le nostre batterie someggiate e da montagna. 3°) Colpi corti attribuibili, secondo il Gascouin essenzialmente : .a deficienze di mezzi mat eriali di collegamento ; a logorio delle bocche da fuoco ; ad esagerata tensione di traiettorie ; e alla dispersione dei colpi, non sempre ben valutata dai fanti. · 4°) In generale, il fante mentalmente vedeva il cc colpo giusto » e(

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DEFCCIEN ZE NEI MATERIALI

sul bersaglio, mentre l'artiglieria pensava al « tiro centrato», e cioè ad una rosa di colpi col centro assai prossimo all'obbiettivo. L'istituzione di pattuglie di collegamento presso i Comandi di Reggimento e di Battaglione di fanteria in linea, e comandate da buoni ufficiali sarebbe stato il mezzo migliore per eliminare questi malintesi.

*** Per quanto riguarda più particolarmente i materiali d'artiglieria, le operazioni del r9r4 avevano insegnato che, oltre alla necessità di un'abbondante produzione di munizioni, da noi organizzata soltanto dopo lo scoppio della guerra, l'Artiglieria da campagna doveva ès. sere armata con cannoni a tiro molto celere e con obici ; che essa doveva essere abituata ed abituarsi a tirare anche alle grandi distanze ricorrendo all'impiego di opportune spolette a tempo; che occorreva molta artiglieria pesante mobile, modernamente armata, ma sovratutto dotata di molti proietti a grande rendimento esplosivb ; che infine sui reticolati bisognava lanciare bombe a potente azione superficiale. . .Il classico shrapnel pur continuando a riuscire efficacissimo in determinate condizioni, tendeva però a cedere la preminenza alla granata, di · grande effetto morale. Per colmare tutte le suaccennate deficienze e per rimediare a tutte le rilevate manchevolezze, mentre sarebbe occorso tutto quel m-;;lt~ tempo quale è imposto dalle esigenze di studio, di progettazione, di prove e di fabbricaziÒne di mat eriali d'artiglieria, nel breve tempo viceversa disponibile si cercò di sopperire, almeno in parte, a qualcuna di queste necessità. Presso tutti i belligeranti si lamentò il rapido consumo delle bocche da fuoco, specialmente il deterioramento dei cannoni a causa di tiri eseguiti con cariche massime e con troppo grande celerità : in Italia, come dicemmo, vennero perciò opportunamente ridotte le cariche del cannone da 75 /27 906, del cannone 75 /27 9rr e dell'obice da r49/12. · Per queste stesse caÙse ed anche per la meno buona fabbricazione dell~ munizioni, conseguente dall'aver clo;vuto far ricorso a maestranze

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L'ARTIGLIERIA ITALI ANA

NE L

MAGGtO

I9l5

raccogliticce, da lavorazioni ed allestimenti compiuti da personale inesperto sotto l'assillo della premura, e da collaudi affrettati, gli scoppii di bocche da fuoco si verificarono negli Eserciti di tutti i belligeranti e su tutte le fronti in misura allarmante e specialmente in conseguenza di tiri eseguiti con proietti a bocchino posteriore : a nostra volta noi dovevamo farne poi la triste esperienza.

PARAGRAFO

L'ARTIGLIERIA ITALIANA NEL MAGGIO r9r5 - I QUADRI ITALIANI ED I QUADRI AUSTRIACI. Allo scoppio della guerra la nostra Artiglieria era complessivamente così costituita : ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA : 49 Reggimenti comprendenti 134 Gruppi, 363 Batterie (i Reggimenti 47° e 49° mancavano di una Batteria) ; ARTIGLIERIA A CAVALLO : r Reggimento formato su 4 Gruppi, 8 Batterie; ARTIGLIERIA SOMEGGIATA;. 18 Batterie: ARTIGLIERIA DA MONTAGNA: 3 Reggimenti · cornprendenti 14 Gruppi, 50 Batterie. ARTIGLIERIA PESANTE CAMPALE : 2 Reggimenti formati su 12 Gruppi, 28 Batterie. ARTIGLIERIA DA FORTEZZA : 10 Reggimenti comprendenti 78 Gruppi, 277 Compagnie impiegatt; in parte per il servizio del Parcò d'assedio e in parte per il servizio delle fortezze ; ARTIGLIERIA CONTRAEREI : 3 Sezioni. In totale si disponeva di : r . 452 pezzi da campagna ; 32 pezzi d'artiglieria a cavallo ; 200 pezzi da montagna; 108 pezzi someggiati ; r92 pezzi pesanti campali ; 48 mortai da 2ro/8 ; 28 cannoni da 149/35; 8 obici da 210; 28 cannoni da 149 G. ; alle predette bocche da fuoco si dovevano inoltre aggiungere i pezzi di medio e grosso calibro delle batterie ancora in corso di costruzione. I cannoni da 149 G. e da 149/35 erano trainati da buoi. L'Aeronautica, naturale sussidio dell'Arma nostra, compren-

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VALORrè

DEI

QUADRT

deva : ro Sezioni aerostatiche, 3 Gruppi di squadriglie di aeroplani costituiti da 15 squadriglie; mentre poi si avevano 5 dirigibili. Nelle fortezze della nostra frontiera orientale vi erano inoltre : 844 pezzi (6 pezzi da 305 ; 36 obici da 280 ; r4 cannoni da 152 ; 186 cannoni d.a 149/35 ; 219 cannoni da 149 G. ; 7 cannoni da 120 A. ; 4 cannoni da 120 G. ; 164 cannoni da 87 B. ; 208 cannoni da 75 A. ; per queste artiglierie si avevano buoni metodi di preparazione del tiro. Così come avveniva in Francia, in Germania ed in Austria, la nostra artiglieria da campagna era addestrata ; alle rapide prese di · posizione ; alla pronta apertura del fuoco in base a stima od a sommaria misura della distanza ; alla determinazione . dei dati di efficacia con aggiustamento conseguente dall'osservazione. La rapidità dell'aggiustamento, la scelta delle modalità di fuoco più adatte all'obbiettivo e al teh"eno, davano la misura dell'abilità del comandante di batteria. ' L'artiglieria da fortezza eccelleva nell'applicazione dei metodi di tiro preparato. In generale fra l'artiglieria da campagna e quella da fortezza o per meglio dire, fra i quadri delle due Specialità esisteva una notevole diversità di mentalità e di sistemi, che da noi pertanto era compensata in gran parte e dalla comune ottima preparazione tecnica degli ufficiali di carriera di tutte le Specialità dell'Arma, e dal fatto poi che gli ufficiali stessi durante lo svolgersi della carriera passavano generalmente da una Specialità all'altra. La surrilevata diversa mentalità era molto più accentuata in Germania dove l'artiglieria da campagna si riteneva addirittura come facente parte delle truppe a cavallo.

*** Per quanto ci riguarda vien fatto di domandarci : che valore moì-ale, spirituale e professionale avevano i Comandanti grandi e piccoli che inquadravano il nostro poderoso organismo bellico ? Giudizio grave e delicato, ma che . la Storia deve necessariamente dare e che ·del resto anche questa Storia dell'Artiglieria Italiana

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FORMAZIONE DEI QUADRI

non può esimersi dall'esprimere, dovendo, sia pure nel campo relativamente ristretto d.ell' Arma n9stra stabilire come la borghesia italiana abbia corrisposto ed assolto alle sue responsabilità di classe clirigente ( r) . . Gli ufficiali superiori d'artiglieria, generalmente non troppo giovani, erano praticissimi del servizio, conoscitori profondi del governo del personale e dei quadrupedi, avevano sicura padronanza d~l materiale e del tiro e ottime basi· culturali, sebbene talvolta per alcuni di essi l'abitudine a ragionare e ad agire nell'ambito dei regolamenti costituisse una menomazione di iniziativa, un vincolo intellettuale ed nn limite spirituale. Criteri disciplinari chiari e sani, devozione profonda al Re ed alla Patria, toglievano praticamente efficacia deprimente a quelle preoccupazioni e delusioni di carriera, che inevitabilmente sorgono in tempo di pace, e che. del resto nel periodo anteguerra erano momentaneamente meno sentite nell'Arma nostra che in Fant eria. I capitani d'artiglieria, in gran parte giovani o promossi da poco, con l'ottima cultura, coll'energia giovanile e sovratutto coll'entusiastica passione del servizio compensavano la mancanza di pratica, e supplivano con geniale iniziativa a quelle deficienze ·di esperienza che solo una lunga permanenza nel grado poteva conferire. I subalterni in servizio attivo permanente, in parte avevano già una certa anzianità, e quindi sebbene ancor giovani di età, erano provetti e del tutto idonei alle funzioni di Sottocomandante ; in parte, invece, appena usciti giovanissimi dalla R. Accademia di Torino, avevano scarsa pratica della vita e poca conoscenza del servizio. Per una strana anomalia ai r50 Accademisti anuolati il 4 novembre 19r4· e promossi Sottotenenti il 30 maggio r915, fino alla vigilia della promozione erano stati impartiti quasi tutti gli insegnamenti dei corsi normali e quindi anche quelli cli lingua francese e di lingua tedesca con metodo prevalentemente grammaticale, di geometria analitico-proiettiva, di ottica, di acustica, di disegno d'ornato, ecc:, ed erano stati molto esercitati nelle varie istruzioni a piedi ; cli conseguenza, nonostante tutti gli sforzi degli insegnanti e degli istrut(r) L'argomento dei quadl'i è cosi importante agli effetti storici che dovremo ritornare ripetu tamente su di esso per esaminarlo nelle varie fasi, e per ciascuna di ques te, sotto i vari suoi aspetti: veggasi il capitolo 36°, paragr. 5\ cd 'il capitolo 380, paragr. r•.

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FORMAZIONE DEI QUADRI

tori, essi non conoscevano in modo completo l' istruzione sul mat~riale nè quella sul tiro. Il Comandartt~ del corso . Capt. Felice Chiarle, che morì poi eroicamente guadagnandosi la Medaglia d' Oro al v. m. nel maggio del 1916, seppe tuttavia farne, se non degli ufficiali completi, quanto meno dei buoni soldati. Spiritualmente assai vicini a questi giovanissimi ufficiali in servizio attivo permanente, stavano altri giovani ufficiali subalterni di compleniento, provenienti e saldamente formati dai plotoni allievi-ufficiali reggimentali e che, dopo il servizio abbastanza lungo prestato nei varii gradi, avevano una pratica del servizio, certamente maggiore di quella posseduta dai loro colleghi effettivi. Gli Ufficiali di Milizia Territòriale, specialmente di grado poco elevato, avevano in genere scarsa cultura artiglierescà, mentre poi e fisicamente e moralmente erano in condizioni diverse e alquanto ineguali : fra di essi il volontario aitante ed entusiasta stava accanto all'uomo già invecchiato nell'animo e nel fisico. Altri ufficiali in servizio permanente effettivo provenienti da sottufficiali portavano il loro prezioso contributo di una lunga e;,perienza e, con gli ufficiali superiori effettivi in massima parte provenienti dall'Accademia e dalla Scuola d'applicazione, inquadravano saldamente, per cosi dire, i giovani subalterni _effettivi e di complemento e con essi, nell' intimità fattiva dei reparti mobilitati, si affiatavano meravigliosamente creando i primi germi di quello che deve essere in ogni momento il cameratismo che stiinge ed affratella quanti per la difesa e la grandezza della Patria debbono essere pronti a dare tutto se stessi ed anche la vita. Tutti questi giova1ii uffici.ali appartenevano a quella classe dirigente, che ora soltanto prendeva intima conoscenza dell' Esercito, per lo innanzi solamente noto in modo i;mperficiale o ignorato o anche talvolta ingiustamente criticato se pur non vilipeso ; nel1' ambie~te dell' Esercito la borghesia italiana portava il proprio spirito _e nello stesso tempo si plasmava su di esso. Fermenti di nazionalismo, insofferenza del materialismo scolastico ufficiale, eccessività del parlamentarismo verboso in pieno contrasto coll' istituto parlamentare, vaghe aspirazioni alla concordia fra le_ varie · classi sociali suscitate e ravvivate dalla calda simpatia per i propri soldati, sconfinata. libertà cli giudizio spinta fino alle critiche più avventate

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FORMAZIONE DEI GRADUA'l'I

ed ingiuste contro le generazioni che li avevano preceduti, concezione della vita semplice e tesa ad alti ideali perchè suscitata dalla realtà della morte, capacità di disciplina e di sacrificio, aspirazioni di comando e di gloria, furono tutti elementi che in tutti i reparti del1' Esercito agendo fra di loro con inconsapevole affinità, come in crogiuoli, tanto più idonei alla fusione e al ribollimento dei sentimenti quanto pih ristretti, diedero a questa generazione di ufficiali un' importanza storica in perfetto accordo ·sostanziale con l'opera, - forse meno brillante ma certamente non meno essenziale per il compimento dell'unità nazionale e per il risanamento delle Finanze dello Stato, - delle generazioni che l'avevano pr,e ceduta. Di fronte a tali valori morali e sociali, gli inconvenienti tattici ed organici derivanti da un cosi vario e caratteristico reclutamento di ufficiali, ebbero un' importanza soltanto militare, anche se spesse volte grave e grande. Dei giovani ufficiali d'artiglieria del maggio 1915, senza ingiustizia per nessuno ed anzi onorando nel nome di Lui tutti gli altri, è doveroso rievocare la nobilissima figura di Carlo Ederle . Purissima anima di credente e di poeta scrisse pregiate poesie religiose distinguendosi se1ppre negli studi. Tenente d'artiglieria a ventun anno nell'ottobre r913, nel 1915 stampava notevoli st udi « L e artiglierie semoventi)), « La gittata delle moderne artiglierie », « La guerra d'oggi e l'artiglieria di domani», « Navi da g,uerra e artiglieria costiera)). Capitano nell'aprile 19r6 fu mandato al Campo Esperienze d'artiglieria cli Ciriè dove si dimost rò tecnico di alto valore, e donde riusci a fuggire in zona di guerra soltanto a furia di reiterate domande. I sottufficiali ed i graduati di truppa avevano ottima conoscenza del servizio, dei materiali" e dei cavalli ; truppa, nella quasi totalità, robusta, bene addestrata, orgogliosa della propria Arma e del proprio r eparto. Vivissimo era lo spirito di corpo fra le truppe delle singole Specialità d'artiglieria. In tale atmosfera i gE!rmi del sovversivismo non trovarono terreno . favorevole, e ciò non tanto per un'entusiastica adesione della truppa alla causa dell'intervento, quanto per il persuasivo e profondo abito disciplinare ·instillat o coll'esempio dai vecchi ufficiali e dominante perciò saldamente nei reparti dipendenti.


FORMAZIONE J.)E~ QUADRI f N AUS1'H1A

I richiami imposti dalla guerra libica e dalla guerra europea avevano creato una massa di sottufficiali e di graduati aventi ormai l'anima del vecchio soldato, capi- pezzo e puntatori magnifici delle nostre prime batterie di guerra. Per quanto concerne gli austriaci riportiamo qua11to dice a questo riguardo il colonn. Eimannsberger nella sua opera cc L' artiglieria austro-ungarica nella guerra 'mondiale ». La tecnica del tiro era giunta ad un alto grado di perfe:donc ; i nostri artiglieri potevano tener testa alle dottrine tedesca e francese. li punto più importante nella preparazione spirituale dei nostri artiglieri consisteva nella scuola di tiro, sia dal punto di vista tecnico e balistico e sia dal punto di vista tattico. La Scuola cli tiro di Hajmas ker, fondata nel 190 1; non aveva quasi confronti in tutto il mondo. Si trattava di un terreno anfrattuoso di ben no chilometri quadrati, posto sulle pendici meridionali della foresta di Bacouia. Da allora la Scuola di Hajmasker diventavi fattore decisivo per la scuola di tiro tanto dell'artiglieria campale che di quella da fortezza, e forniva ai reparti ufficiali ottimamente preparati sia dal punto di vista tecnico e balistico, sia sotto ogni rig uardo di addestramento tattico. La scuola di tiro svolgeva le prove col cannone mod. 5 eia. 8 centimetri e redigeva il regolamento di tiro sulla base della dottrina francese, evitando tuttavia tutto ciò che in qualche mod.o potesse riuscire dannoso. Tale regolamento segnava. quindi un decisivo progresso. li tiro da posi;r.ioni coperte veniva portato ad un grado di sviluppo sino allora mai raggiunto. Nel 1907, prima ancora che il nuovo cannone fosse distribuito ai reparti, il Comdandante, in capo ed il Capo di Stato Maggiore assistevano ad esercitazioni svolte su larga scala per dimostrare l'efficacia. del pratico impiego della nuova regolamentazione . .Dal 1908 l'addestramento pratico uegli ufficiali d'artiglieria si faceva ancora più esteso e piì.1 profondo, e veniva completato con esercitazioni cli Divisioni contrapposte. inoltre ad Hajmasker si formava una Brigata-Scuola d'artiglieria, alla formazione della quale ogni Corpo d'Armata inviava una Batteria di obici pesanti. Nel 1912- 13 si iniziarono già dei corsi di addestramento per ufficiali di complemento al fi ne di abilitarli alle funzioni cli comandante di batteria. È merito della predetta Scuola cli tiro d'artiglieria di a vur tra il 1908 ed il 19 14, volgarizzato in modo encomiabile l'uso di tutto il materialo d';1rtiglieria in dotazione nel! ' Esercito austro-ungarico, e di aver preparato il Regolamento tattico corrispondente alle esigenze del tempo. Era naturali.! che i giovani

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ARMAM ENTO o-~:GLI 1•:s:rmcITI NE L 191 5

Ufficiali si orientassero piì1 facilmente e più in fretta verso il nuovo mateliale che non gli Ufficiali a n:ziani, che avevano compinto buona part e della loro carriera usando ed impiegando il materiale rnod. 75. Di pari passo con la Scuola cli Hajmasker procedeva il lavoro di quella di Kalinoviki per l'arliglieria da montagna, fondata nel 1909 ed impianlata su cli un terreno difficile e di stru t tura carsica. Presso tale Scuola gli U fficiali venivano addestrati ottimamente non soltanto dal p unto di vista tecnico, ma sopratutto venivano esercitati in opportune esercitazioni e ma11ovre, nelle quali si presentavano e dovevano essere superate tu lle quelle difficoltà che all'atto pratico si sarebbero do vute vincere s ul probabile terreno di guerra. Principio basilare di entrambe le predette Scuole era quello di fare dei buoni tiratori. In ogni momento e durante qualsiasi esercitazione, i Direttori delle scuole d i tir o si sfo rzarono sempre d i instillare negli ufficia li e cli rendere intima in tutti la convinzione che l'azione dell'arliglieria deve sempre adat tarsi alle esigenze della fanteria. Ed in tal campo possiamo tranquillamente affermare che, nei dieci anni che precedettero la guerra mondial~, l'artiglieria austro- ungarica fu conscia cli la.li comp ili ed ebbe piena fiducia nelle sue possibilità.

PARAGRAFO

ro0

DATI RELATIVI ALL'ARMAMENTO D EGL l ESERCIT I NEL 1915.

Nel primo anno di guerr a tutti i belligeranti-dovettero provvedere alla meglio alle nuove esigenze d'impiego dell'artiglieria , esigenze spesso impreved ute e non sempre ·convenient emente conside 0 rate per cui qovett ero aument are q uantitativamente i materiali, cercare di migliorarne le q ualità e modificarne gli organici . ARTIGL IERIA DA TRI NCEA.

In Germania sin dal 19n si era adottat o un materiale pesante da 250 m m. e nel 1913 uno medio da 170 mm. della Rheinischen Metallwercn und Maschinen di Dusseldorf (forse 44 esemplari da 250 e n 6 da 170). Quest o materiale fu tenut o segreto fino · a l 1914, ma non tant o però che la Francia non ne avesse qualche notizia . Nel 1914, la Germania entrò quindi in campo con circa 150 lancia-


ARTIGLIERIE DA TRIKCEA

bombe a deformazione, rigati e poco ingombranti, che durante il 1915 raggiunsero il numero di 540. Alla fine del 1915 fu adottato il lancia-bombe leggero da 76 mm. A fianco di questi lancia- bombe e per integrarne gli effetti con numerosi materiali di poco costo, si ebbe una pleiade di ordigni da trincea, e fra gli altri i seguenti : il mortaio interrato (Erdmorser) tubo di legno di calibro 25 cm. ad avancarica, cerchiato di filo d'acciaio che s' interrava in una fossa ad asse opportunamente inclinato e lanciava fino a 300 m. una scatola cilindrica di lamierino contenente 15 kg. di esplosivo ; il mortaio Albrecht analogo al precedente, ma non interrato che ·raggiungeva i 600 m. di gittata; il Ladungswerfer Erhardt da 24 cm. che lanciava fino a r50 m. speciali involucri di lamiera contenenti 5 kg. di alto esplosivo. Alla fine del r9r 5 questi lancia- bombe ausiliari avevano complessivamente raggiunto il numero di 600 circa. Importa qui rilevare che la Germania, al fine di potir effettuare quella violenta e rapida offensiva strategica, che era sua vitale necessità e alla quale erano informati tutti i suoi piani, sin dal tempo di pace aveva escogitato e realizzato tutti quei mezzi che nel campo delle artiglierie rappresentarono in sostanza i migliori strumenti per un'offensiva da svolgersi pur in guerra di trincea, e cioè : artiglierie leggere a tiro curvo, artiglierie pesanti mobili, e · bombarde. I tedeschi, volendo rapid·a mente spezzare a tutti i costi le possibili resistenze nemiche, avevano praticamente int uito ed anzi teoricamente affermato, che la guerra di trincea non si previene e sovratutto non si elimina negandone a priori le possibilità, ma inve~e preparando i mezzi adatti per stroncare fin dal loro comparire, le prime resistenze stabilizzate dall'avversario. Questi mezzi artigliereschi, per quanto saggiamente predisposti ed energicamente aumentati, non bastarono certamente alla Germania per evitare la stabilizzazione delle fronti o quanto meno per eliminarla, ma allora non ve n'erano altri migliori, nè la guerra stabilizzata dipendeva soltanto da cause ed aveva soltanto aspetti di carattere puramente militare. In Francia fin dal 19rr era noto che i tedeschi studiavano bocche da fuoco atte a lanciare a non grande élistanza proietti con consi-

-

266 -


ARTIGL IERIE DA TRINCE A

derevoli effetti di distruzione, ma non vi si diede eccessiva importanza perchè non si riteneva possibile una guerra stabilizzata. Ma nel 1914, dopo le prime operazioni di movimento, ecco apparire i Mininwerfer ; per cui la grande potenza esplosiva dei loro proietti aveva gravi effetti materiali sui reticolati e notevoli effetti . morali sulle truppe in trincea. I francesi cercarono allora d' improvvisare un'artiglieria da trincea rie.orrendo a vecchi mortai di bronzo ad anima liscia (da 150, 220, 270, e da 320), adattati ad affusti a piattaforma in legno, che lanciarono sui tedeschi le loro bombe sferiche a miccia, ma senza conseguire in complesso un grande rendimento, eccezion fatta per il mortaio da 150 più maneggevole e quindi più facilmente trasportabile . . In modo analogo il vecchio cannone da 80 mm. venne trasformato mettendo l'affusto, privato· delle ruote, su una piattaforma in legno .in posizione tale da sparare con inclinazione fissa di 35 gradi. poichè in sostanza si trattava di lanciare a breve distanza con tiro curvo grandi quantità di esplosivo (almeno da 40 a 45 kg.). NeLcontempò si passò allo studio di materiali nuovi e furono proposte . all'uopo varie soluzioni semplici ed ingegnose (mortai leggeri Cellerier e Benoist) che non riuscirono però a contrapporsi adeguatamente al materiale semplice, leggero, poco ingombrante ed omogeneo adottato dall'avversario. Il Comando Supremo Francese ordinò allora senz'altro lo studio di una vera e propria artiglieria da trincea (A. T.) fissandone così le caratteristiche : iancio da posizioni · quanto più possibile interrate e mascherate, di una bomba a grande capacità e con potenti effetti _ distruttivi alla distanza di 300 m. ; semplicità di costruzione e cli maneggio ; facilità· di riproduzione ; bocca da fuoco liscia ad avancarica; affusto basso e senza ruote ; possibilità di utilizzare cariche al perclorato d'ammonio. Per opera specialmente del gen. Dumezil, nello stesso anno 1914 al Centro di Bourges (Centre Instruction Artillerie de Tranchée) furono allestiti, e distribuiti poi in marzo 1915, 70 esemplari di un mortaio da t rincea di 58 mm. (mod. 1), a tubo liscio, nel quale si introduceva il codolo di una bomba di 16 kg. ad alette, carica di perclorato d'ammonio (gittata di 350 m. con cp = 45°).

-

267 -


ARTIGLIERIE DA CAMPAGNA

Nell'aprile 1915 fu però anche posto in servizio un mortaio da 58 (mod. 1 bis) ed uno migliorato da 58 (mod. 2) che lanciava una bomba di 16 kg. a 600 m. e una bomba di 45 kg. fino a 350 m. Furono costituite batterie divisionali su 12 pezzi di cui 6 pezzi da 58 mod. 1 e 6 pezzi da 58 mod. 2. Alla fine del 1915 comparve poi il lancia- bombe Schneider da 75, rigat o. Nei combattimenti del 1914 e dei primi mesi del 1915 si era rivelata l'urgente necessità di a.vere un'artiglieria pesante numerosa. e potente, quale infatti già si andava studiando ed allestendo, mentre per intanto si cercò di rimediare alla sua mancanza impiegando un'artiglieria da trincea assai potente, che con la forte carica esplosiva del suo proietto compensasse la scarsa gittata, e permettesse inoltre di esonera.re, almeno in parte, l'artiglieria pesante propriamente detta dai tiri di distruzione sulle linee nemiche più avanzate. In primavera. 1915 furono perciò costruiti e vennero poi distribuiti nel giugno 1915 i materiali : da 240 corto Batignolles, e da 340; e successivamente nel secondo semestre 1915, quelli da 150 e da 240 L., col quale ultimo si raggiungeva una gittata di 2 . ooo metri. Alla fine del settembre 1915 uno dei Corpi d'Armata fran cese in linea su r. 300 m. di fronte poteva schierare 60 mortai da 58 e 6 da 240. ARTIGLIER IA DA CAMPAGNA.

In Germania il cannone mod. 96'n /A (da 77 mm.) nel r915 non ebbe modificazioni. Inferiore al 75 francese nella celerità di tiro e nella potenza del colpo singolo, nelle operazioni di movimento confermò le sue ottime doti di mobilità, riuscendo a seguire dovunque le fanterie anche nella campagna d'inverno in Russia. Neppure l'obice da 105 (F. H. 98/09), che fu un mezzo potente di lotta campale pur colla sua modesta gittata di 7. ooo m. venne modificato nel corso dell'anno r915 . Nell'artiglieria da campagna tedesca si ebbero però interessanti sviluppi organici : per deficienza di materiali e di quadrupedi la formazione delle Batterie venne ridotta da 6 a 4 pezzi, e tale riduzi~ne -

268


RIPORTIAMO ALCUNI

AF F

DA TI DI CONFRONTO TRA MA TERJALE FRANCESE E MATERIALE TEDESCO :

USTO

· OEN OMINA·

CALll3JlO

ANIMA

ZIONE

CLASSIFICAZ.

dei materiali lf - - --

-

-

Medi e leg'géri

- - - - - Francese

Tedesco

- - -- - IC- -- - - --

rigido

<leforma z.

Ted.

Fr.

liscia

-

-- - -

rigata

Ted.

Fr. -

58

-

-

-

- -

FESO

Cl't'fA'l'A

proietto kg.

massima m.

Ted.

Ted.

-- ---- - - - ---

Fr.

Ted.

Fr.

-

- --

_ __

Fr.

___ _ _

670

35

170

_

_

COL P 1 a1 1'

-- -- - Fr.

__ _ _

_

_

PE~

CO LPI

all'ora

- - ----

Ted.

Fr.

Ted.

_

_ ___ _

_

900

40

in battei-i_~ ~ Fr.

_ - -

Ted.

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- ~,

30- 35

()

o

z>:j

:,:i

o

..,z ' o

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a

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corta gitt.

Medi e leggeri

;,.

rigido

-

Jisc.ia

58

1450

20

-

415

40

l

a roagg. gitt. materiale p esan te

1

I rigido

deforma2.

liscia- rigata

2.10

240

L. T.

81

94

I

21

so

550

1/6

10

20

3500

570


ARTIGLIERIE DA CAMPAGNA

si rese possibile, senza ecessiva diminuzione della capacità di fuoco della Batteria, per la celerità di tiro che si poteva realizzare coi materiali a deforma:done. · Ma nei cinque nuovi Corpi d'Armata di riserva, creati ai primi di ottobre 1914, ciascuno dei due Reggimenti di ogni Brigata di artiglieria divisionale anzichè su due Gruppi fu portato a tre Gruppi, dei quali due Gruppi erano di cannoni ed un Gruppo di obici leggeri. Nel mese di dicembre 1914 per altri quattro Corpi d'Armata, e nel marzo 1915 per cinque Divisioni di nuova costituzione, ciascuno dei due Reggimenti divisionali fu di nuovo formato su due Gruppi (di tre batterie su quattro pezzi) ma in ciascun Reggimento un Gruppo fu di obici ed un Gruppo çi cannoni, realizzando cioè un forte aumento percentuale di obici. Ma le successive n.uove formazioni dell'anno 1915, in luogo della Brigata d'artiglieria di due reggimenti ebbe un solo Reggimento di nove Batterie riunite in due Gruppi di cannoni e un Gruppo di obici . Concludendo in Germania si manifestq una tendenza generica ad aumentare la proporzione di obici (che all'atto della mobilitazione costituivano ¼ delle artiglierie divisionali) tendenza accompagnata e influenzata dalle contingenti esigenze che imponevano di costituire d'urgenza nuove Grandi Unit à mentre le disponibilità d'i artiglierie da campagna erano molt o limitàte e spesso insufficienti. In Francia il cannone da 75 che colla sua .celerità di tiro,- colla tensione della t raiettoria e colla potenza del proprio proietto aveva risposto in pieno ai concetti per i quali era stato studiato, ma che però non poteva sfrutt are tutte le possibilità di fuoco, essendo incapace di tiri a forte inclinazione, nel 1915 non fu modificato sebbene durante le prime operazioni si fosse creato un deficit complessivo di ben ottocento cannoni da 75 in causa delle perdite ma sovratutto .per i numerosi scoppii di bocche da fuoco. Perciò; ed anche perchè le munizioni da 75 scarseggiavano, alcune batterie vennero armate con pezzi da 90 e da 95, rigidi. "Frattanto_ nel giugno 1915 arrivarono alle Armate nove batterie da 75 autoportate, mentre poi in agosto gli scoppii di bocche da fuoco diventarono meno frequenti, essendosi oppor tunamente aumentata la pressione di prova dei proietti.

-270 -


ARTIGLIERIE DA MONTAG KA .'E D'ACCOMPAGNAMENTO

ARTIGLIERIA DA MONTAGNA.

In Germania non esisteva in: tempo di pace artiglieria da montagna, ma ben presto se ne sentì la necessità e ne furono create ventuna Batterie e cioè diciassette di cannoni e quattro di obici con un totale di circa un centinaio di pezzi, e pertanto con una scarsezza percentuale di obici che, tenuto conto delle idee tedesche in argomento, non può attribuirsi se non alla necessità di adottare senz'altro i materiali che in quel momento l'industria era in grado di fornire. Per concorrere alla difesa dell'Alto Adige il 18 maggio 1915 la Germania creò l' Alpenkorps, grossa Divisione di trùppe speciali da montagna che l'anno seguente ebbe parte importante nelle òpe.razioni contro la Rumenia ; rilevando però nelle operazioni in montagna un'attitudine alquanto inferiore e certamente non superiore, a quella posseduta dalle vecchie truppe alpine e da montagna del1' Italia, della Francia e dell'Austria. ARTIGLIERIA D'ACCOMPAGNAMENTO.

In Germania il materiale da 77 (mod. 96 n/A), come abbiamo detto, potè dovunque seguire le fanterie, e pertanto fu più difficile creare negli uomini la mentalità che assicurasse la continua cooperazione fra artiglieri e fanti, che non studiare e realizzare il materiale che a questo scopo rispondesse. · In Francia la difficoltà di portare a contatto immediato della prima linea il proprio materiale da campagna (pit1 pesante di quello tedesco), al fine di integrare e completare tempestivamente nei diversi momenti dell'azione e sopra determinat i obbiettivi particolari·, il lavoro di insieme della massa d'artiglieria, fece desiderare un materiale caratteristicamente leggero, cosi da essere trasportabile a braccia. Il ro ottobre 19r4 i francesi inviavano sul loro fronte la prima · Batteria da 80 mont. rigido (corrispondente al nostro 70/15 invero più antiquato cli questo nostro ma assai più potente) alla quale seguirono tutti i pezzi da 80 disponibili. Ma per la caccia alla mitragliatrice - la regina del campo di battaglia nella lotta di posizione - occorreva qualche cosa di più leggero e di piì:i maneggevole ancora, e questo

-

271 -


ARTIGl.!ERIE PESANTI CAMPALI E PESANTI

venne otten uto per il concorso della Marina francese che in un primo tempo cedette all'Esercito 140 ottimi cannoni da 37, ed il cui numero fu poi notevolmente accresciuto. · ARTIGLIERIA PESANTE CAMPALE .

In Germania l'obice pesante campale da 15 cm. mod. 02 lungo 12 calibri, fu, poco dopo lo scoppio della guerra, sostituito dall'obice da 15 mod . 13 (lg S.F.H. 13) lungo 17 calibri che la nciava un proietto di kg. 42 circa con 6 kg. di alto esplosivo ad 8 .500 m. : per tale sostituzione risultava un piccolo aumento di peso in batteria (2.190 kg. invece di 2.035), e di peso al traino (2.900 kg. invece di 2710). Vi era poi il cannone da I O cm. che faceva parte dell'artiglieria pesante : il mod. 14 la nciava mi proietto di kg. 14 fino a r. 140 m. con un peso in batteria di kg. 2.800 e di kg. 3.400 al traino. Quest'ultimo materiale t edesco era in complesso meno felice del 105 francese che giungeva a 12.300 m. con un proietto di 16 kg. cont enente circa 2 kg. di alto esplosivo, con peso in batteria di soli kg. 2.300 e di kg. 2,650 al traino : esso però .era studiato per eseguire eventualmente il tiro contro aerei. In Francia non venne a pportata nessw1a modificazione al 155 C. T. R. (R imailho), e al cannone da 105, il quale ultimo però venne int rodotto in servizio assai lentamente, tanto che comparso in linea il 16 settemgre 1914, al 31 gennaio 1916 esso armava soltanto sette Grnppi su tre Batterie e un Gruppo su due Batterie, mentre due Gruppi stavano ancora fo rmandosi. A questo ca nnone francese da 105 nocque il confronto coll'obice tedesco da 105, e dai sostenitori del sistema De Bange gli venne fatta l'accusa di avere scarsa precisione e tiro troppo t eso. Più equo e meno sfavorevole per il 105 francese sarebbe st ato il paragone col cannone tedesco da ro cm., trattandosi di un pezzo a tiro t eso di controbatteria. A RTIGLIERIA PESANTE.

La Germania cosi come gli altri Stati cercò d'impiegare i materiali da costa e navali nelle operazioni terrestri, sfruttando le pos.sibilità del trasporto automobilistico o ferroviario ; è pertanto da ri-

- - 272 -


CONl<RONTO TRA I MATERI ALI

tenersi che solamente dopo lo scoppio della guerra sieno entrati in servizio materiali del genere, quali appaiono dalla seguente tabella :

S IGLE REGO LAMENTAR !

Il

MATERIALE

Mortaio da costa da cm. 30,5 su pia ttaforma Mortaio da costa da cm. 30,5 tipo B 1909 Cannone corto da marina da 42 cm. 1914 (Cal . n ,9)

TEDESCHE

30,5 cm. S. KST. MRS.

Gittata massima

TRAS PORTO CON

sistema

I<Z. MAR.

K.

14 M

a vap.

3

l 1.900

.a vap.

5

12.250

a scopp.

5

Cannone da 2 I cm . di 4,0 cal., a tiro rapido 1900

2I

25.600

ferrov.

7

Cannoni da 21 cm. di 40 e 45 cal. mod. 1913 per tiro su inslall. ferrov. e su Piatt

cm. S . K.L. /40 Pe ter Adalbert C/oo

21 cm. S.K. L./10 e /45

26.1,00

(errov.

?

E mod. B. Gernst

li I

.

8 .800

B. 30,.5 cm. S. I<ST. MRS. B 1909

No vett.

. I

La Francia, alla superiorità numerica e qualitativa dell'artiglieria pesante mobile tedesca si oppose adottando subito i seguenti provvedimenti : 1°) . Togliendo dalle piazzaforti e rendendo mobili i molti pezzi rigidi che, più o meno, per le loro caratteristiche venivano compresi nel sistema De Bange; 2°) Mandando al fronte materiali da Marina e da Costa, opportunamente modificati; 3°) Studiando radicali trasformazioni di materiali pesanti terrestri da costa e di materiali pesanti da Marina, esistenti ; 4°) Studiando e mettendo in servizio materiali pesanti nuovi. Per quanto si riferisce all'impiego di materiali rigidi è a rilevare che essi avevano un ottimo e abbondante munizionamento, quale risulta dall'allegato Specchio di confronto fra materiali francesi e tedeschi, Specchio nel quale sono riportati i munizionamenti di alcune bocche da fuoco francesi alla data dell'agosto 1914.

-

273


CONFRONTO TRA MATERIALI FRANCESI E TEDESCHI F

R

A

N

e

I

G F. R M

A

A

I

N

A

'

Bocca da f uoco

Tipo di affust o

I

No pezzi dispon.

.Munizionamento Peso Carica di Rend. disponibile al proietto scoppio in espi carico kg. (kg .) (per %) 9 /8/9 14 (colpi)

Bocca eta fuoco

- - -Cannone da 75

-

defor.m . i rigido

»

,,

80

»

90

»

500 3000

95

»

1000

))

»

. ,.

105

-

deforrn.

-

800.000 60.000 gran. 65 5.000 240.000 gran.

-

Peso Carica proietto scoppio carico kg. (kg.)

- - --

5,40 6,3

0,650 0,890

9

I , IO

13 15 12

x2,300

2,200

18

16

1,860

n

Cannone da 77

»

120

rigido

1 500

da X20 lungo

»

155

luogo o corto Cannone da 155 cort o

1300

-

I.000.000 4,60 .000 gran .

20

x.690 930.000 gran .

43,6

-

-

4,200

2I

10,,100

34

con freno an tiqu . Mortaio da 270 id. S. mod. 1885

200 30

'

½

j Obice leggero da

I x5,700

Caooo'i1e da 173

42

Obice pesan.te da

42

1 ,400 ·

8

2,200

l2,6

6

2,500

id.

id.

id.

6

14,5

18

I5

150

220

I

2

43

I Mortaio da

-

7 ,350

105 »

Rer1d. in espi. (p er% )

2 12.000

II8

270 .000

-

38

28,500

Mortaio da 2 1

I 20

-

'

.

I

l


CONFRONTO TRA I MAl'l,RIALI

Al 1° ottobre 1914 nell' Esercito francese di campagna vi erano soltanto 60 cannoni da 120 t (lungo) e 60 cannoni da 120 C (corto), mentre il successivo aumento si può così riassumere :

NU)!ERO

r-·uoco RIGIDE o (Comprese le PiazzeforU)

D I lJOCCH E DA

ANT!Q U ~

r : :l ~ RO

l 0- 1- 1915

1°-4-1915

1°- 7-1915

1°- 1- 1916

90

600

700

750

1230

95

270

440

480

650

!20 L

300

550

600

900

120 C.

60

so

50

HO

155 L.

190

300

320

470

l55 C.

no

160

190

320

17

50

80

180

220 270

-

-

-

30

I

I

I

Da quanto esposto si deve dunque rilevare che all'inizio della guerra la dogmatica esclusione dall' Esercito di campagna di materiali pesanti con affusti rigidi a ruote (fino al calibro di 150 mm . incluso) era stata esiziale tanto più che i materiali stessi potevano con facilità rendersi mobili, mentre poi una tale esclusione non era già dovuta a sfiducia nei materiali rigidi, · dato che :fin dall'ottobre 1914 vi erano ammessi centoventi cannoni da 120, ma bensì piuttosto al timore che il notevole peso dei pezzi più potenti nuocesse alla mobilità delle operazioni : tutto ciò come se una resistenza anche mediocre del nemico ma non superabile con artiglierie leggere, non potesse all'atto pratico causare ritardi assai pi(1 gravi e quindi provocare la tanto depreçata stabilizzazione. Circa l' impiego di materiali da costa e da marina, modificati, fin dal 12 · settembre 1914 comparivano alla fronte dodici cannoni navali da 14 cm. e dodici cannoni navali da 19 cm. istallati su carri ferroviari : il 19 agosto 1914 era stata ordinata la formazione di sei batterie (su 4 pezzi) di mortai da 270 mod. 1889 da costa, e il 3 ottobre il gen. ]offre proponeva di impiegare i cannoni da 240 e da 274 da costa su binario ferroviario : eguale impiego ebbero gli obici -

2 75

-


NUOVI MATERIALI FRANCES I

da costa da 200 e i cannoni navali da 274, 340, 305, 370, quelli da r6 e da 32 cm. e gli obici navali da 370. La ricchezza di linee ferroviarie e il terreno generalmente pianeggiante o collinoso del teatro di guerra francese. consigliarono l'allestimento di artiglierie su carri ferroviari e tali installazioni furono relativamente facili e sollecite. Coine tipica trasformazione radicale di materiali da costa e da marina fu ,in Francia la riduzione di vecchi cannoni navali ad obici da 370. Relativamente alle nuove artiglierie messe allo studio ed in allestimento in Francia è a ricordare che il 3 ottobre 19r4 si iniziò lo studio di un cannone da 240 T. R. (tiro rapido) ; nel maggio r915 il gen. Joffre propose l'ordinazione di due batterie di obici da 120 Schneider, i cui elementi esistevano già alle officine del Creusot, e di cinquecento complessi da 155 C Schneider e Saint Chamond, migliori di quelli regolamentari mod. ro4 ; in giugno 1915 propose poi lo studio di un mortaio di grande potenza con gittata di 12 km , e l'allestimento di cannoni da r55 L. Schneider, che già erano stati provati e messi in programma fin dal tempo di pace. Il 1° Ottobre 1915 il generalissimo francese richiese fordinazione di quaranta mortai da 220 e di dodici mortai da 280 Schneider e, subito dopo, il 2 ottobre di altri sessantaquattro mortai da 280 Schneider, mentre intanto erano già entrati in servizio alcuni cannoni da roo (tir sur roues), frutto di uno dei tanti ripieghi adottati per mettere in linea qualche pezzo di più Le costruzioni dej predetti materiali procedettero abbastanza rapidamente, e ciò in gran parte per merito di una esistente e potente industria pesante, che fin dal tempo d1 pace erasi specializzata nello studio di artiglierie, attrezzandosi opportunamente per la loro fabbricazione : quasi tutti i materiali adottati nel 1915 erano già stati studiati in precedenza, e in gran •parte anche già sperimentati Finalmente per ciò che ha tratto al munizionamento, in Francia si studiavano nuove forme di proietto per aumentare la gittata, e tali furono i proietti a profilo Desaleaux (proietti D), cui fecero poi riscontro in Italia le forme affusolate di molti proietti monoblocco, ed è a notare subito che questi proietti lunghi a forma affusolata, per essere stabili sulla traiettoria richiedono una lavorazione assai precisa -

276 -


DA TI TECNICI DELLE ARTIGLIERIE FRANCESI NUOVE O MODIFICATE

Tipo di affusto

1r-=CCA DA F UOCO

Peso del

Carica

Velocità

Gittata

proietto

scopp io

iniziale

massima

(m/s)

(m)

(kg.)

(kg.)

T RA I N O

P eso del pezzo

No di

I

Peso di eia· scu11a vettura (kg.)

vetture

CANNONI GI À DA COST A O DA MARINA

Cannone da 274~mm.

ferroviario

.

305 mm . .Mod. 906

» 340 mm. (45 cal. ì\fod. r 9 r 2)

d'assedio S. Chamond

Cannone da 370 mrn. Mod. 1875/79

ferroviario Schneider

26r

-

-

22000

-

-

-

oltre i

4-45

33

-

40000

700

-

-

22000

l

I

CANNONI

Cannone da 100 T. R. 155 " (deformazione)

Non si hanno dati

deformazione su ruote

c.

Scbneider

"

155

c.

S. Cham.o nd Mortaio da 220 T. R. i\fod. 15 Schneider id. da 280

-

166000

-

-

250000

-

-

285

, 1 ..1.

34000

NUOVO

settore oIizzontale-ro0; verti· cale da 1 5° a 4zO

AJ, LESTIME NTO

I

279,4)

370 Filloux;

'

19

2

o

MORTAI

DI

NUOVO

'

ALLESTIMENTO

-

8100

15000

una

2300

-

450

9500

3300

una

3800

»

40

-

370

9300

3040

una

3800

"

100,5

21

415

10800

7800

due

5000 O 6000

-

10950

16000

quattro

5000 in media

ferroviaria

'

OBICI

43,5

"

Mortaio da 293 Schneid .

CORTI,

"

deformazione su piattaforma

Schneider (ca!. esatto

.

-

·-

alesa bile

Non risulta sia entrato in servizio nel 1915

Cannone da I20 C. Schneider 155

-

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I

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63 ,60

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5000 in media

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L. CANNONI

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120000

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settore o rizzontale - 6•


MAT lm IALI I NGLESI

Anche le spolette vennero modificate per raggiungere gli estremi limiti di gittata. È poi a rilevare che il 23 aprile 1915 i tedeschi eseguirono ad Ypres la prima emissione di gas asfissianti, mentre dopo pochi mesi in -Francia, dall' 8 al IO settcm bre 1915, si sperimentarono proietti a liquidi speciali. In Francia la produzione giornaliera di proietti che al 1° gennaio 1915 era di 43 . 854 sali al 1° agosto 1915 a 79 . 081 per raggiungere poi il r 0 gennaio 1916 la cifra di rr6. 233. Non citiamo gli analoghi dati per quanto concerne il munizionamento dell'artiglieria germanica in quei tempi perchè esistono al riguardo parecchie incertezze : pare ad ogni modo che l'incremento nella produzione cli proiettili non fosse in Germania così considerevole come quello realizzato dai francesi. Pare inoltre che vi fosse una deficienza nelle disponibilità degli esplo~ivi e che una tale deficienza abbia costituito una delle cause per cui in Germa nia si man ifestò la tendenza di dare un largo sviluppo di impiego di proietti a liquidi speciali.

*** In Inghilterra prima del conflitto mondiale, l'artiglieria, analogamente a quella di molti altri Stati, era piuttosto scarsa sia come quantità, sia come tipi di bocche da fuoco, Ma la potente industria britannica potè far fronte rapidamente alle necessità che si andarono man mano manifestando sempre più imperiose durante il periodo bellico. Non solo , ma la stessa industria consentì l' immediata attuazione pratica degli studi importantissimi che si svolgevano per concretare materiali che rispondessero alle esigenze della guerra moderna. Trattavasi in genere di materiali robustissimi, costruiti con molta accuratezza : ne conseguì che il peso dei materiali inglesi risultò alquanto più grande di quello degli analoghi materiali ·degli altri Eserciti, ma ne conseguì altresl che i materiali inglesi ebbero una notevole resistenza, consentirono tiri prolungati e, dato èhe anche la lavorazione delle munizioni era accuratissima, ebbero grande precisione nei tiri. In considerazione cli questi importantissimi pregi , gli inglesi, a differenza di parecchi altri belligeranti, non si sono preoccupati

·- 278 -


M~ TERIALI INGLESI

molto di ottenere, per le loro artiglierie da campagna e pesanti campali, gittate molto elevate. È probabile che non se ne siano preoccupati anche per la considerazione che, data la fronte e la profondità che veniva ad assumere una Divisione schierata, e dati i compiti delle artiglierie divisionali, erano sufficienti le gittate dei loro materiali. Per quanto riguarda il peso dei materiali è ovvio che conseguentemente la loro mobilità aveva qualche limitazione. Accenniamo ora ai tipi più impo;rtanti : Artiglierie Leggere.

Artiglierie someggiabili: cannone da pollici 2,75. - Aveva un · calibro di 70 mm. e pesava circa 2 Q.li ; era incavalcato su affusto a ruote, a deformazione, che consentiva :un settore verticale da + 150 a + 22° ;· lanciava una granata del peso di kg. 5,675 contenente una carica di kg. 0,215, ed uno shrapnel del peso di kg. 5,675. La gittata massima si aggirava· sui 5 . ooo m . per il tiro a granata e sui 4. ooo m. per il tiro a shrapnel.

Fig.

2I -

Cannone inglese da

18, libbre

Artiglieria da campagna : cannone da 18 libbre Mk. IV su affusto Mk. sistema Vickers. Aveva il calibro di 83,8 mm. e la bocca da fuoco lunga 29 calibri pesava kg. 430. Il pezzo completo pesava kg. 1. 260 in batteria, e kg. r. 950 in ordine di marcia. Il settore orizzontale era di 8° e quello verticale da oo a r6°. Lanciava un proietto di kg. 8,340 a circa 8 km. di distanza. -

2 79-


ARTIGLIERIE INGLESI

L'artiglieria da campagna aveva inoltre l'obice da 4,5 pollici (n4 mm.) lungo 15 calibri del peso di r.365 kg. in batteria e kg. z. 120 in ordine di marcia. Peso del proietto kg. 15,869 ; gittata massima m. 7. 200. Artiglierie Medie.

L' Inghilterra non aveva che un solo tipo di artiglieria pesante campale, rappresentato dal cannone da 60 libbre Mk. I a traino animale. I dati relativi a questo materiale erano i seguenti: calibro 127 mm. ; peso in batteria kg. 4. 400 ; peso al traino kg. 5. 309 ; affusto a ruote a deformazione con settore orizzontale + 8° e settore verticale da oo a + 210. Munizioni: granata del peso di kg. 27,250 con carica di kg. 2,730 ; shrapnel del peso di kg. 17,250. Gittata massima m. 9. 500. Coma appare dai dati su esposti, il settore verticale concesso dall'affusto era piuttosto limitato ; se l'affusto avesso concesso un settore verticale più ampio sarebbe stato possibile raggiungere colla stessa bocca da fuoco m. 13. 500. Artiglierie Pesanti ed Ultrapesanti.

Cannoni da 6 pollici (mm. 152,4) : su questo materiale, come per la quasi totalità delle artiglierie pesanti inglesi, si hanno pochi dati. Risulta soltanto che era incavalcato su un affusto a ruote, a deformazione, il quale consentiva un settore orizzontale di 8° ed un settore verticale da o0 ·a + 38°. Il munizionamento era. rappresentato da una granata del peso di kg. 45,360, contenente una carica di kg. 10,800. La gittata massima era di m. 9 . 600. Obice da pollici 9,2 MK. I.: aveva il calibro di mm. 234,4; la bocca da fuoco era lunga 14 calibri e mezzo, e pesava kg. 3.072. Era costituita da due tubi d'anima investiti uno sull'altro e cerchiati da un forte strato di fili di acciaio, sul quale era investito un manicotto esterno ; questo portava lateralmente due guide simmetriche robustissime accompagnanti la bocca da fuoco per quasi tutta la sua lunghezza. La bocca da fuoco era infilata in una culla a manicotto la quale aveva internamente due scanellature nelle quali andavano ad impegnarsi le due guide suddette. -

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. d a pollici 4,5 Obice ·

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da 6 pollici

Cannone

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Fig.

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. li inglesi Materia

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MATJ::RIALI INGl'..ES1

L'otturatore, alquanto antiquato, era a vite, cilindrico con anelli plastici, e richiedeva tre movimenti per la chiusura. La culla era in bronzo e portava sotto di sè, nella parte posteriore, il ricuperatore, mentre il freno era situato al disopra. Alla parte inferiore della culla era altresì applicato il settore dentato del congegno di elevazione. Il rinculo poteva variare da mm. r.020 a mm. 484 ed il freno presentava. analogia con quello dei piccoli calibri Skoda. L'affusto era a piattaformà. A differenza dei mortai di grosso calibro Skoda, i quali sparavano esclusivamente nel settore superiore, l'obice inglese da pollici 9,2 MK. I sparava normaimente nel settore inferiore. Ne consegue che, per mettere il pezzo in posizione, non occorreva scavare una fossa per il rinculo e ne conseguiva altresì una minore stabilità di tiro, specialmente allorchè questo avveniva con piccoli angoli di elevazione ; a questo si rimediava mediante un cassone di ancoraggio smontabile di lamiera, il quale veniva situato anteriormente al pezzo ed era riempito con II tonn. di terra. Altro rimedio al segnalato inconveniente era dato dalla lunghezza dell'affusto, che era relativamente grande. L'affusto e la culla pesavano complessivamente kg. 4318. I settori di tiro concessi dall'affusto ei::ano : settore orizzontale 0 6o ·; settore verticale da - 3° a 55°. Il sottaffusto era un supporto costituito da un'armatura comprendente due lungheroni ed una traversa che portava un perno verticale. L'affusto girava su questo perno con l' intermediario di un robusto cuscinetto a sfere, · che riduceva considerevolmente l'attrito. La piattaforma era costituita da due robuste travi di legno che venivano affondate in n.arte nel terreno ed erano collegate tra di loro da una traversa di acciaio. Su questa appoggiavano le vere e proprie traverse della piattafornia, la quale sporgeva notevolmente . al di fuori dell'affusto. Sulla parte anteriore di questa piattaforma poggiava il cassone di terra, e l' intervallo fra questo e l'affusto veniva ancora coperto di sacchi a terra per un peso complessivo di 4 tonn. Erano così ben 15 tonn. che gravavano sulla parte anteriore della piattaforma ; senza questo peso sarebbe stato impossibile fare il tiro con angoli intorno ai 15°. La piattaforma pesava kg. 4. 328. Il peso del pezzo completo in batteria era di kg. II. 746. Per il traino l'obice veniva diviso in 3 vetture; bocca da fuoco su carro porta-

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SITUAZIO NE POLITICO-MILITARE DELL' ITALIA

bocca da fuoco ; affusto con culla ; sotfaffusto con piattaforma. . Le tre vetture predette potevano essere trainate da un unico trattore. Il munizionamento era c0stituito .da : granate da kg. 130 con carica di kg. 19,400 munite di spoletta anteriore ; granate con carica inferiore alla precedente, munite .di spoletta posteriore; granata a liquidi speciali. La gittata massima era di m. 8 . 690.

CAPITOLO TRENTANOVESIMO

La situaziom pol1tico- militare dell' Ita lia a ll' inizio della guerra - Il patto di Londra. - L a dichiarazione d i guerra italiana ed i suoi effetti - La linea prescelta dall 'Austria per la difesa - Gli schieramenti: il primo sbalzo oftensivo: la deficienza delle artiglierie pesan ti e le sue ripercussioni sul primo sbalzo offrnsivo - L'offensiva del luglio 1915 sulla fronte della 3" Armata (Le prime due battaglie clell' Isonzo) - Gli avvenimenti alle frontiere occiden. tale ed orientale - Parallelo per guan to riguarda l'impiego delle artiglierie sulla fronte occidenta.le - Scarsa coi~oscenza. degli avvenimenti sulla fronte orientale e conseguen te scarso inse gnamento dedotto in t utt i gli eserciti, compreso quello ted~sco - Conclusioni del Comando Suprymo nei riguardi delle future operazioni - L'offensiva cli ot tobre da F lava al mare - Confronto fra l'offensiva d'aut unno sulla fronte carsica e l'offensiva franco- inglese in Cham·pagne e Artois - L'Artig lier ia italiana alla fine del 1915.

PARAGRAFO

LA SITUAZIONE POLITICO-MILITARE DELL' ITALIA ALL' INIZIO DELLA GUERRA.

Questo argomento è strettamente legato ai paragrafi 1° e 2° del c~tpitolo 37° ed al paragrafo r 0 del capitolo 38° e, allo scopo di dare la visione completa della situazione, riepilogando talvolta quanto già detto, viene a completare il quadro da essi prospettato.


SITUAZIONE DELL' ITALIA

La determinazione della situazione politico-militare dell' Italia all' inizio della guerra non può essere fatta che sulla base degli eventi che l'hanno creata, ed è invero doveroso ed interessante l'esaminarla perchè in essa stanno le ragioni profonde di molti fra gli avvenimenti, taluni assai gravi, della guerra e del dopoguerra. Ma tale determinazione non è facile perchè quegli eventi più che da fatti furono determinati da un'atmosfera spirituale, ad indagare la quale occorre sondare e valutare con piena serenità di giudizio, stati d'animo, individuali e collettivi, complessi, molteplici e t alvolta tra loro in apparente contraddizione, tantochè il giudizio definitivo ed irrefutabile della« storia>> su t ali eventi non potrà darsi che da coloro, i quali, non avendovi in alcun modo direttamente partecipato, potranno apprezzarli in piena serenità ed indipendenza nelle loro cause e nei loro effetti ; forse mai come in questo caso specifico sarà indispensabile la conclusione derivante dall'esame critico e profondo della « filosofia della storia>>.

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Lo scoppio della guerra alla fine di luglio 1914 e la dichiarazione di ·n eutralità per parte del nostro Governo avevano prodotto in Italia un momentaneo senso di disorientamento. Nei riguardi della politica internazionale bisogna tener presente che l'enorme Ìhaggioranza degli italiani, compresi moltissimi delle classi colte, poco se ne interessavano : la ormai vecchia esistenza dei due grandi raggruppamen'lj di Nazioni - Triplice Alleanza e Dti-' plice Intesa - t endeva a far ritenere che tale assetto dell'Europa potesse durare permanentemente; le periodiche agitazioni nella penisola balcanica non erano da noi ritenute eccessivamente pericolose pel resto dell'Europa, sebbene non fosse ignorata la tendenza panslavista della Russia, che sulle piccole Nazioni balcaniche era sempre pronta ad allargare le sue ali protettrici ; innata fraternità spirituale verso i francesi, ma non celato risentimento verso la Francia ; tradizionale indiscussa amicizia dell' Inghilterra ; profonda ammir~zione per la Germania, ma irreducibile poca simpatia per i metodi tedeschi ; avversione verso l'Austria, e sovrattutto verso i Croati dei quali era


SITUAZIONE DELL' ITALIA

ancor vivo il ricordo specialmente in Lombardia e nel Veneto; per ultimo non è a tacere che il nostro popolo, per atavismo, non guerriero, mentre rifuggiva dal!' idea di una guerra di conquista, sarebbe però sorto come un sol uomo per difendere l' integrità della Patria : ecco i capisaldi della mentalità della più gran parte degli italiani nel 1914. Non così semplice e schematizzata appariva pertanto la posizione dell' Italia a coloro che, per ragioni d' ufficio politico o diplomatico o per passione di studio, guardavano più addentro e più lontano. Essi scoprivano così : una Russia malcontenta di ordinamenti antiquati e nella quale fermentavano i germi della rivolta ; una Germania organizzata, forte e decisa ad avere un posto preminente, sotto tutti i riguardi, in Europa e nel mondo intero ; una Francia travagliata dai partiti ma unanimemente desiderosa di rivincita e gelosa di tutti; un'Inghilterra risoluta a non consentire che venisse comunque minacciato il proprio dominio sui mari. Tutti i predetti italiani constatavano però anche che · la giovane Nazione italiana, se purè costretta, dalle ferree condizioni delle proprie finanze e dalle non rosee condizioni economiche della sua gente, ad un piede di casa modesto ed a. dover poi provvedere al miglioramento delle arretrate condizioni di vita ereditate dai governi decaduti, aveva saputo tenere e teneva onorevolmente il proprio posto nel consesso delle maggiori Potenze europee. · È divenuto poi luogo comune il dire .della posizione di inferiorità della nostra Nazione e dell' incapacità dei Governi d'anteguerra ; ma dal tempo del trattato cli Berlino del 1878, dove effettivamente eravamo stati piuttosto trascurati, l' Italia aveva fatto molto cammino come entità internazionale : basti ricordare la partecipazione al blocco contro l' insurrezione di Creta, la partecipazione alla spedizione in Cina contro i boxers, la conferenza di Algesiras, la crescente influenza nella penisola balcanica riconosciuta colla conferenza di Londra per l'Albania nel 19r3, l'occupazione della Libia ; le cospicue affermazioni dell' industria e del lavoro ammirate dagli stranieri in. tervenuti alle nostre grandi E sposizioni internazionali di Torino 1884 e r898, di Milano r906, e sovrattutto alla grande Mostra di Torino r9n. Certo alla considerazione altrui ci nuocevano essenzialmente le lotte interne dei partiti politici,' l'abuso e lo strabuso della libertà


SITUAZ IONE DlìLL' ITALIA

sconfinante talvolta con la licenza, e le conseguenze deriyanti dalla necessità di dover avviare, in lontane terre, numerose schiere di miseri emigranti, esponenti delle nostre class1 più p overe, meno evolute e meno educate ; ma viceversa l'essere l' Italia sull'asse mediano clcll' Europa e del Mediterraneo, ed il fatto poi di costituire una Nazione unitaria, anche se non materialmente ricca, ne facevano inevitabilmente un'entità non facilmente trascurabile ed anzi impossibile ad essere trascurata. Dal punto di vista militare, poi, la disponibilità da 35 a 40 Divisioni, bene addestrate e sufficientemente bene annate, rappresentava un consid erevole elemento di forza, del quale bisognava tener conto tanto come di possibile nemico quanto di auspicato alleato ; e la prova migliore di questo è data dall'assegnamento che la Germania ha sempre fatto sul contributo militare italiano in base alla convenzione militare di cui si è parlato al capitolo 37°, assegnamento che la Germania confermò nel 1914 allorchè tale contributo militare era stato sospe:sc P.d essa spiegò viva insistenza perchè esso venisse ripristinato. Anche a questo riguardo un altro luogo comune affermava la debolezza delle forze militari italiane, e si giunse addirittura a dire - e questa volta coll'autorevole parola di un Capo di Governo, appoggiato alle informazioni del Ministro della guerra responsabile - che nell'agosto 1914 la neutralità dovette essere dichia,rata perchè l' Es~rcito non era in condizioni di entrare in guerra. Certo, come si è visto e come si vedrà ancora, di deficienze nel nostro organismo militare ne esistevano ed anche gravi ; certo nei dicci mesi della neutralità molto ha potuto venir completato ed anche creato; ma al riguardo vi è un fatto fondamentale, costante, \lnivérsale che non bisogna dimenticare. Un esercito è un organismo che, per essere in funzione della popolazione e per il continuo progredire delle varie tecniche, è in continua evoluzione, tantochè nessun Esercito del tempo di pace si può mai dire completamente pronto ad entrare in guerra ; nesstin responsabile della preparazione - Ministro o Comandante - può mai dichiarare che i mezzi fornitigli gli sieno sufficienti. Per una Nazione poi, coll'incremento demografico annuo da 300 mila a 500 mila nascite eccedenti le morti, questo solo elemento rende costantemente insufficienti i mezzi finanziari stabiliti ; tale incremento annuo rappresenta un incremento della forza mobilitabile da roo.ooo

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• SITUAZIONE DELL' ITALIA

a 200.000 uomini con tutti i corrispondenti aumenti di armi e di dotazioni ( r ). Nè, a proposito della valutazione politico-militare che all'estero si faceva dell' Italia, si può omettere di accennare alla nostra flotta : non numerosa, ma eccellente come materiale e come personale - le operazioni della guerra lo hanno dimostrato - essa ha sempre rappresentato un fattore da tenere in conto, un elemento degno non soltanto di ammirazione, ma anche di prudente rispetto. Nel campo della politica interna la situazione nostra era complessa e difficile : la formazione dello Stato unitarìo aveva coinciso colla vasta e profonda trasformazione, anzi meglio rivoluzione, operatasi nel mondo per lo sviluppo dell' impiego delle macchine nella produzione, con tutte le note ripercussioni sull'economia generale, sugli ordinamenti sociali e stt quelli famigliari. Questo sovrapporsi in Italia di movimenti economici mondiali al movimento politico di ricostruzione unitaria è da tenere "[:)en presente per comprendere giustamente non soltanto le condizioni sp~rituali e materiali dell' Italia allorchè entrò in guerra, ma anche il permanere di tendenze discordi durante la guerra nonchè il pericoloso collasso dei primi anni del dopoguerra. Paese prevalentemente agricolo e, salvo poche regioni, di non elevata produttività, l' Italia era stata costretta essa pure allo sviluppo industriale, sia per non dipendere totalmente dall'estero spe_cialmente in riguardo dei prodotti necessari alla difesa nazionale, e sia per trasformare, dove ·possibile, la coltivazione agricola estensiva in coltivazione intensiva. La trasformazione industriale, necessariamente s;_,iluppatasi attorno ad alcuni centri urbani del setten(x) Il Generale Alberti (AORIANO ALBER1'1 : « Testimonianze straniere sulla g"erra ita· liana•, pag. 26 e segg.) tratta ampiamente questo argomen to, confutando le affermazioni di Antonio Salandra, Presidente del Consiglio d ei Ministri al nfomcnto della dichiarazione di neutralità e dell' interve11to (vedi« La neutralità e l'intervento» cli Antonio Salandra, in vari punti). Il Generale Roberto Bencivenga (RoBERl'O BENC1VENGA: « Saggio cr·i tico sultr, nostm guerra», pag. 87 e segg.J, c he nel periodo della neutralità e per buona parte della guerra fu ali' immediata dipendenza del Gen. Caclorna, svolge lo stesso argomento, giungendo alle medesime conclusioni; che cioè, l'eserci to italiano era ben lonta110 dall'essere nelle tristi condizioni che a molti piacque descrivere. Non solo, ma il Dencivenga giunge ad affermare ecl a tentare di dimostrare che, sotto tutti i riguard i, politici e mili tari, sarebbe stato conveniente che l'Italia entrasse i n guerra fin dall'autunno del r9 r.1,. Abbiamo già fatto qualche cenno al riguardo nel paragrafo r 0 del capitolo 37° al solo scopo di esporre i vari concetti che si sono delineati in questa circostanza, senza p er ques to voler dar ragione all'nno od all'altro : ai posteci l'arduo verdetto . 0

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SITUAZIONE DELL' ITALIA

trione, accrebbe rapidamente la popolazione di questi centri, depauperandone le campagne e creando favonwoli condizioni per lo sviluppo della dottrina socialista. Lo sviluppo industriale fece altresì aumentare fortemente l' importazione delle materie prime indispensabili provocando corrispondenti evasioni di valute, ma tuttavia sotto quest'ultimo riguardo non si avevano gravi inconvenienti perchè la bilancia dei pagamenti riusciva ad equilibrarsi : un po' con l'esportazione di prodotti finiti che potevano reggere la concorrenza estera grazie ai bassi salari; un po' per i noli marittimi, e in gran par~e grazie alle rimesse degli emigranti, nonchè dall'utile ricavato da turisti e ospiti stranieri. Innegabilmente però esistevano scarsezza di capitali da investire, scarsezza di ricca borghesia e, per contro, un vasto proletariato in generale malcontento per i bassi salari e per l' insufficiente rendimento delle terre. L'emigrazione era certamente una specie di valvola di sicurezza, ma l'emigrazione veramente utile era soltanto quella temporanea nei paesi europei circostanti, menfre l'emigrazione transoceanica, di gran lunga la più numerosa, sottraeva alla Nazione i migliori suoi lavoratori. La dottrina socialista, largamente sviluppata all'estero, e via via più liberamentè predicata in Italia, trovava quì, per le condizioni ora elette, un terreno singolarmente propizio, favorito anche dalla temperatura passionale di un popolo meridionale. A complicare le cose, i militanti cattolici, dopo essersi per qualche anno appassionati, sotto la guida del Fogazzaro, alle discussioni teoretiche dei rapporti tra religione e.'scienza e tra religione e politica, ottenuta l'abolizione del << non expedit >1, si erano essi pure impadroniti della· questione sociale e fra le masse popolari facevano una vera e propria concorrenza ai socialisti. Cattolici e socialisti costituivano partiti numericamente forti ed organizzati, con proprie rappresentanze in Parlamento. Negli ultimi tempi i deputati socialisti si erano scissi in due gruppi : ufficiali con programma rivoluzionario di opposizione intransigente all'ordine costituito, e riformisti con programma di evoluzione e di partecipazione condizionata al Governo. I Govèrni succedutisi al potere dal 1876 (anno storico per l'avvento delle Sinistre) erano costantemente stati democratici nei riguardi della sovranità popolare, liberali neir applicazione del principio democratico, conservatori dell'ordine costituzionale secondo il _:_ 288 -


SITUAZIONE DELL' ITALIA

motto« libertà nell'ordine e ordine nella libertà >>. Talì governi avevano quindi sempre resisti~o alle spinte rivoluzionarie, ma sempre più avevano dovuto tener conto dell' importanza di tali spinte e - è giustizia riconoscerlo - procurato di migliorare le condizioni dei meno abbienti, cioè della grande maggioranza della popolazione, . professando una rigorosa politica di economia, evitando le spese voluttuarie, rispettando l'avere dei singoli col non imporre nuovi tributi, e insegnando con.l'esempio l'austerità della vita e dei costumi. Premuto da molteplici necessità continge!}ti, il ristretto Bilancio dello Stato doveva ripartire i proventi nel miglior modo, e siccome. la Triplice Alleanza sembrava garantire a sufficienza la pace, non è a meravigliare se la parte assegnata alla difesa nazionale era forzatamente ·limitata, Giustizia vuole che si dica anche qt1ì, che, sia pure attraverso contrasti vivissimi, il Parlamento non ha mai negato · i fondi necessari, ma col perfezionarsi della tecnica in generale, e quindi colla comparsa di nuovi e perfezionati materiali bellici, complessi e quindi costosi, i bisogni avevano negli ultimi anni assunto proporzioni fino allora sconosciute. Per dare un' idea di questo aspetto essenziale del problema militare, val la pena cli ricordare quanto .avvenne nel 1913 e nel 1914. Nel 1913 apparve evidente ed improrogabile la necessità di aumentare il bilancio ordinario della guerra per accrescere la forza bilanciata (cioè per istruire uu·maggior numero di cittadini alle armi), e di fare un grosso sforzo straordinario per provvedere e dotare l' Esercito cli nuovi cannoni da campagna e .d i mitragliatrici, per completaré le fortificazioni cli frontiera, e per ripristinare le dotazioni fortemente intaccate dalla guerra in Libia: Il Ministero della guerra, • gen. Spingardi, presentò al Capo del gov~rno, On. Giolitti, la richiesta dell'aumento cli 70.000.000 per la parte ordinaria e di 500 milioni per la parte straordinaria, ma poichè si approssimavano le elezioni generali politiche e l'on. Giolitti sapeva perfettamente che la grande massa .elettorale, di fronte ad una piattaforma di aumento di spese militari, · avrebbe risposto negativamente mandando alla Camera un'accresciuta e notevole schiera di Deputati socialisti che si sarebbero opposti in Parlamento all'approvazione di tali aumenti, preferì, con fine accorgimento politico, di non indire le elezioni su una tale richiesta che, con certezza di approvazione, avrebbe poi potuto essere presentata al Parlamento dopo avvenute le elezioni.

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SITUAZIONE DELL' ITAL I A

Difatti la richiesta venne presentata al Parlamento a metà febbraio r9r4 : l'aumento ordinado fu ripartito in quattro successivi esercizi, e l'assegno straordinario venne frazionato in chÌe parti, una da richiedersi subito e l'altra più tardi. Anche qm,sta volta dunque non è stato il Parlamento a lesinare i maggiori fondi richiesti per spese militari, cosa invero difficile a farsi allorchè la Germania votava l'aumento straordinario cli un migliardo e la Francia prendeva provvedimenti analoghi, ma unicamente un lieve ritardo, cli cir.ca quattro rn.esi, imposto da una tattica temporeggiativa che ne assicurasse il trionfo. Al Giolitti succedette Antonio Salandra, il quale fece approvare aumenti press'a poco equivalenti a quelli soprariportati, e poscia nell'estate allorchè scoppiò la guerra europea, sotto la spinta della parte sana della pubblica opinione e per impulso del gen. Cadorna, assunto Capo di Stato :Maggiore clell' Esercito, gli stanziamenti necessari vennero concessi con larghezza. Facile cosa è censurare la parsimonia nelle spese milita~i ; senza . attenuanti sono le camr~.gne socialiste contro tali spese, dette <e improduttive », cosi per l' Esercito come per la l\farina : tuttavia, più che ad incomprensione da parte degli uomini politici di allora, il fatto è da attribuire· alla volontà cli mantenere il pareggio, di non accendere debiti, cli non schiacciare d'altra parte il contribuente sotto il peso dei balzelli e di ripartire lo smilzo. Bilancio tra i molti bisogni. Esaminata così per sommi capi la situazfone nei vari settori della politica interna alla .fine del r914, accenniamo ai suoi sviluppi nei primi mesi del 1915, per i quali fummo condotti all'intervento armato. Il Paese cl~e, come s~ è visto, aveva accolto la dichiarazione cli neutralità come la più giusta e la più logìca delle soluzioni, andò • man mano scindendosi gradatamente in due masse : neutralisti ed interventisti, i primi molto .Più numerosi dei secondi all'inizio, ma perdenti via via terreno a misura che la propaganda degli interventisti li convinceva della inevitabilità e · della utilità di partecipare, a fianco dell' Intesa, ad una guerra che già si delineava SLiscettibile cli rivoluzionare la carta d' Etiropa. Nei due rami del Parlamento si pronunziarono le stesse due tendenze, ma la conversione dei neutralisti avvenne più lentamente tra i Deputati, e più lentamente ancora tra i · Senatori, a motivo del maggiore loro spirito conservatore. -

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SITUAZIONE DE LL' ITALIA NEL I9I5

A rendere più difficile l'unificazione delle due tendenze contribuirono le offerte dell'Austria-Ungheria come contropartita per la conservazione della nostra neutralità : offerte · territoriali, insufficienti a compiere l'auspicata unificazione del regno, ma sufficienti per turbare gli animi, anche di eminenti uomini politici e di ministri, specialmente dopo l'arrivo a Roma, in qualità di ambasciatore germanico, del principe di Bulow e del ministro cattolico Erzberger. Ma . i tempi precipitavano : l'agitazione degli interventisti salì a temperature altissime col procedere della primavera, e sebbene il neutralismo tentasse ancora una resistenza in Parlamento e mettesse in minoranza il Ministero Salandra, obbligandolo a dimettersi, il Re gli riconfermò la fiducia tantochè questi potè allora denunciare il Trattato della Triplice Alleanza, convocare il 20 maggio la storica seduta della Camera, emana.re il 21 l'ordine di mobilitazione generale, e il 24 maggio diclùarare la guerra all'Austria Ungheda (r). ·Per determinare ora obbiettivamente e quindi giustamente il peso dell'intervento italiano, conviene stabilire : a) la situazione èlelle opposte parti nella primavera del r9r5 ed i rispettivi piani per l'azione futura; b) il valore attribuito dalle stesse opposte parti a tale intervento; e) le conseguenze di fatto dell' intervento. La situazione nell'_aprile r9r5 era la seguente : sulla fronte orientale i Russi avevano svolto due grandi offensive cl' inverno : l'una in Prussia Orientale aveva raggiunto in febbraio la linea dell'Augerapp, ma era stata fermata da Hind.enburg e trasformata in disastro nella battaglia di Augustovo, dove la roa .Armata russa venne quasi completamrnte distrutta ; l'altra, all'estremo sud, condotta da Brussilof, aveva 'r aggiunto la cresta dei Carpazi e qui aveva dovuto arrestarsi in conseguenza della sconfitta subìta più a nord. In Francia, nel febbraio e nel marzo una offensiva nella Champagne non aveva dato risultato akuno e se ne stava preparando un'altra (che avrà poi luogo più tardi in direzione di LiUe e di !-,ens e costerà 300.000 uomini) : il 22 aprile i tedeschi avevano intanto (!)

Per i particolari di qLtcsto in teressan tissimo p eriodo, vedi:

291

SALANDRA:

«L' inter1Jento,,.


PRESSIONI l)ELLJ;; VAR!E POTENZE SULL' ITALIA

attaccato coi gas ad Ypres, inaugurando per la prima volta un tale sistema di attacco. Da parte degli Imperi centrali si era pienamente compresa la forza delle linee fortificate continue, e Falkennayn aveva deciso di rimanere sulla difen.s iva ad occidente, col minimo di forze richiesto dalla prudenza, e di ii-ferrare un attacco offensivo contro i Russi sui Carpazi : l'attacco, sferrato il r0 maggio dall' rra Armata germanica. e dalla 4a austriaca, aveva costretto i russi a retrocedere dopo pochi giorni profondamente. La situazione militare complessiva era dunque nettamente favorevole agli Imperi centrali, i quali, oltre alla fiducia pei successi riportati, a vevano piena libertà di eseguire una serie di efficaci manovre per linee interhe : da parte sua l' Intesa stringeva dai due lati il nemico ed aveva libere le comunicazioni ed i rifornimenti, ma non possedeva pel momento una superiorità. di Forze capace c1·· imporre la soluzione, specialmente perchè la capacità d'azione dell'enorme massa dell'Esercito russo era grandemente limitata dalla scarsezza di mezzi materiali, difficilr:iente sanabile . In questa situazione si comprende p erfettamente come da parte dell' Intesa si ricercassero ansiosamente nuovi alleati, e da parte tedesca si facessero tutti i possibili sforzi per impedire che tali ricerche giungessero a realizzarsi. Circa la valutazione del nostro intervento, devesi rilevare che, prescindendo dalla 1 accennata controversia sullo s·tato di preparazione dell'Esercito italiano, certo è che l' Italia doveva essere lasciata libera nella scelta del momento della sua entrata ,in guerra. Ma poichè la situazione· numerica degli Eserciti dell' Intesa, in confronto di quella nemica, richiedeva nuove.. forze, ·così si spiega come le Potenze occidentali ,fossero ansiose e quindi: insistenti per provocare una nostra precisa decisione. Nella valutazione del nostro intervento, la Russia, che in un primo tempo si· era dimostrata fredda e, nell'atteggiamento di Sa~ zonof persino ostile, delineatosi il p,ericolo grave ed immanente della minaccia tedesca, divenne insistente ed anzi impaziente ; Lord ° Kitchener il 20 aprile affermava « indispensabìle un; intesa immediata col{ Italia, e funesto ogni indugio >>; altrettanto dicasi di Joffre che insisteva presso Poincaré onde la nostra entrata in guerra avvenisse al più presto. Lo stesso Poincaré, pur non rinunziando al suo

kià

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VALUTAZIONE DELL'INTERVE NTO ITALIANO

caustico e non sempre benevolo n!odo di giudicare uomini e fatti, fa, nelle sue Memorie di quel tempo, chiare e ripetute dichiarazioni di quanto la nostra entrata nella lotta stesse a cuore della. Francia. :È interessante, ed anche curioso, notare qui in che modo si pensasse allora degli alleati di impiegare le forze italiane nel quadro generale della lotta, e come la visione fosse giusta nella mente degli uomini politici ed errata in quella dei Capi militari : Poincaré, Viviani, Llyod George p ensavano che, provata con l'esperienza l' impossibilità attuale di sfondare la sistemazione difensiva germanica, convenisse agire sulla nuova fronte meridionale (cioè la nostra) non ancora organizzata dal nemico, oppure, e anche meglio, attaccare l'AustriaUngheria con uno sforzo contemporaneao dell' Italia, della Serbia, della Russia, e possibilmente anche della Romania e della Bulgaria, per il momento ancora entrambe indecise . Vi si opponevano i,nvece i generali in capo francesi e inglesi invocando per una parte il principio della strategia di non disperdere le forze, e affermando d'altra parte la convinzione che la vittoria poteva comeguin:i soltanto su quella che essi chiamavano « fronte principale ,,. Del parere degli uomini politici era però, e lo fu per tutta la durata della guerra, il gen. Cadorna, il quale, proponendo di agire ml fronte meridionale richiese allora un rinforzo di dieci Divisioni, che pertanto fu negato da Joffre, e fu negato con un a forza che, rn si deve credere al Poincaré (r), non depone certo in favore del Generalissimo francern. Narra infatti il Poincaré che, avendo egli fatto pre~ente al Joffre che il Governo avrebbe potuto ordinargli di dare le . dieci Divisioni chieste dal ·Cadoma, si senti rispondere : « Allora non mi rimarrebbe che farmi ammazzare davanti alle mie truppe». A voler essere benevoli, si può anche spiegare questa intransigenza pensando che in quel momento una regione francese era invasa e la Francia tutta permaneva sempre sotto grave minaccia, ma viceversa non potevasi ricercare la giustificazione del rifiuto invocando parzialmente alcuni principii della scienza militare, giacchè .se essa dice di non di non doversi disperdere le forze, dice pure, e le azioni dei grandi Capitani lo provano, che la fronte principale è quella dove sono da attendersi i maggiori risultati : nel 1915, e anche dopo, un'energica azione offensiva sulla fronté italoaustriaca avrebbe indubbiamente potuto affrettare la soluzione e (r)

PoINCARt: •A1~ service Ile la France», (voi. VT, pag. 124).

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CONDIZION I DEL NOSTRO ESERCITO

sovratutto far diminuire la pressione nemica sul fronte occidentale. In riguardo delle conseguenze di fatto provocate dal nostro intervento, ci riserviamo di parlarne pii1 innanzi trattando della dichiaràzione cli guerra e dei suoi effetti.

*** Riassumendo, le condizioni del nostro Esercito nel maggio 1915 / si possono così sintetizzare {r) : MATERIALI - Su questo argomento abbiamo già parlato al paragrafo 2° del capitolo 38° : a complemento aggiungiamo qui alcune considerazioni che vengono a completarne il quadro. Per quanto largo ed intenso sia stato lo sforzo compiuto da tutti gli uomini responsabili investiti delle più elevate cariche dello Stato, e per quanto notevoli ed ammirevoli sieno state le realizzazioni perseguite dai Capi e dai Dirigenti dell'industria privata per colmare le deficienze esistenti, e provvedere quel minimo di mezzi materiali capace di sottrarre le truppe ad insuccessi e ad inutili sacrifici, tuttavia, rispetto al nemico che ci saremmo trovati di fronte, molte deficienze permanevano ancora. Nei- capitoli precedenti già si è accennato alla nostra situazione per rispetto alle artiglierie pesanti di medio e di grosso'icalibro ; si aggiunge qui che la condizione dell'armamento della Fanteria era ancora pit1 preoccupante perchè solhmto una metà dei Reggimenti possedeva in niodo permanente le tre Sezioni mitragliatrici, mentre l'altra metà ne aveva una sola Sezione, ed i Reggimenti di Milizia mobile non avevallO mitragliatrici, e ciò in confronto della fanteria austro- ungarica che disponeva invece di una Sezione per ogni compagnia; altra deficienza grave era poi ancora quellà dei nostri mezzi per la distruzione dei reticolati giacchè tutto si riduceva al tiro delle scarse artiglierie pesanti, alle pinze tagliafili ed ai tubi di gelatina esplosiva che clovevansi portare ed introdurre sotto i reticolati nemici. · (r J Su questo importantissimo argomento che per esse1:e sviscerato a fondo richiede· rebbe p er sè solo un volume, vedansi le già citate opere del Bencivenga, del Salandra, del Segato e sovratutto il volume r 0 della Relazione ' Ufliciale a cura del!' Ufficio Storico del Mi· nistero della Guerra. -

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CONDIZIONI DEL NOSTRO ESERCI'.CO

Queste deficienze ha.imo pesato molto sull'andamento delle prime operazioni e sono costate purtroppo molto care alla nostra Fanteria ; non sarebbe tuttavia giusto far pes.a re troppo la re~ponsabilità sui Capi pe~chè l'ostacolo passivo assunse tale una forza di r esistenza che, a distruggerlo, ed anche solo imperfettamente, occorse una massa di mezzi quale nessuno avrebbe potuto prevedere. UFFICIALI - Abbiamo già accennato a questo importante argomento al paragrnfo 5° del capifolo 37° ed al paragrafo 8° del capitolo 38°: aggiungiamo qui alcune considerazioni complementari, riservandoci pertanto di ritornare ancora sull'argoment o stesso. Sotto l'aspetto professionale la massa degli Ufficiali effettivi poteva considerarsi assai buona : essa avrebbe anzi potuto dirsi ottima se negli ultimi tempi il frequente impiego di reparti di truppa per servizi d'ordine pubblico non avesse troppo spesso distolto ufficiali e truppe dalle istruzioni. Solida era anche la q1ltura militare dei comandanti elevati e degli Stati Maggiori dei Comandi cli Grandi Unità, i quali tutti avevano a base la dottrina germanica riposante sugli insegnamenti, che si era creduto di dedurre dà.i successi del 1870, e affermante l'iniziativa su vasta scala, e la manovra avvolgente: A tal.e dottrina., mediocremente rispondente al temperamento latino, il gen. Caclorna aveva cercato di portare un correttivo diffondendo un suo manllaletto su l'attacco frontale (r). Se dunque potevano i quadri effettivi considerarsi molto buoni, essi ·si trovarono però diluiti nella massa degli ufficiali richiamati dal congedo e la cui istruzione, per scarsezza di mezzi finanziari, lasciava assai a desiderare, mentre poi, l' inevitabile aumento delle formazioni aveva reso necessario un grande numero cli promozioni · e quindi un grande numero di ufficiali chiamati ad nn Comando nuovo e superiore. Per quanto rignarda lo spirito da cui erano animati gli ufficiali effet~ivi, cioè quello che si sintetizza colla parola l< morale >>, esso era eccellente perchè certi turbamenti di una diecina d'anni addietro (r) F in da quando era comandante della Briga ta Pistoia, il gen. Cadorna aveva con cretato le proprie idee in un volumetto noto col nomignolo di L IBRET'f A VERDE che poi, completato divenne la L IBRETTA ROSSA. In esso il Cadorna poneva· come caposaldo che, per le minori Unità e fino alla Brigata, ogni attacco è sempre frontale qualunque sia la sua funzione nel quadro complessivo dell'azione.


· ! PROGE TTI DI MOBILITAZIONE

non avevano avuto alcun seguito : devozione al Re, patriottismo, sentimento del dovere spinto sino al sacrificio, e sovratutto astensione assoluta da ogni competizione politica, erano le indispensabili e belle doti fondamentali della totalità degli ufficiali effet!ivi. Ottimo si dimostrò pure il morale degli ufficiali richiamati che, nella nuova. atmosfera di alta idealità e di pericolo, si amalgamarono ben presto cogli effettivi e con essi gareggiarono per passione patriottica e per valore personale. Le stesse ragioni dette per gli ufficiali richiamati dal congedo valevano per la truppa : il deficiente adz!P:~tramento, nullo addirittura per molta parte dei richiamati, trovò ben presto il correttivo nell'immobilità della trincea e, ad ogni modo, nell' intensità del1' istruzione pratica del tempo di guerra. Moralmente è certo che molti dei. chiamati alle armi erai, o stati imbevuti di dottrine socialiste ed anche rivoluzionarie ; ma però sotto la bandiera essi le dimenticarono o quanto meno le rimisero a tempi migliori, ed è a rammentare che neppure quelle Unità .che reclutarono i partecipanti alla « settimana rossa>> di alcune settimane prima, diedero luogo al minimo · · incidente.

*** (, MoBILITAZIOKE E RADUNATA. -

Il concetto base su cui si fondavano tutti i progetti cli mobilitazione in Europa continentale, era quello dello scoppio improvviso della guerra. Dato il principio dell'obbligo g-enerale del serv1zio militare, cioè del passaggio dal piede di pace al piede di guerra con forte aumento degli effettivi, e dato ancora che ogni esercito si sforzava di precedere l'avversario nel compimento di questo passaggio, il momento del passaggio stesso - emanazione dell'ordine di mobilitazione - segnava una mutazione profonda non soltanto nella vita dell'esercito, ma altresì,in quella della Nazione. I progetti di mobilitazione consideravano con cura e con precisione tutte le operazioni, anche le pit1 minute, cosi da non lasciare la pfo piccola incertezza. La volontà, ora accennata, di non lasciarsi sopravanzare dall'avversario, e anzi potendo di sopravanzarlo, faceva sì che quasi tutte le. Unità permanenti si recassero sui prestabiliti luoghi di radunata della formazione di pace . e colà r_icevessero poi i

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.MOBILITAZIONE E RADUNATA

complementi necessari· per: essere portate agli organici di guerra : mobilitazione e radllnata avvenivano cioè in tal caso distintamente ma quasi contemporaneamente, mentre invece le formazioni ex novo, per ovvie ragioni dovevano prima mobilitarsi e poi raggiungere i luoghi di radunata. Nella qua.si loro totalità questi movimenti dovevano avvenire per ferrovia. e, data la conformazione dell' Italia, molti fra essi risultava.no di considerevole lunghezza.; Il movimento ferrovia.rio riposa, come è noto, sulla regolarità e sulla precisione ; regolarità e precisione che debbono essere assolute se si vuole sfruttare al massimo la potenzialità delle linee, spesso in numero ed armamento alquanto esigui in relazione alle condizioni topografiche del nostro Paese, evitando ingombri, ritardi e sovratutto sinistri : per questo all'atto della mobilitazione deve immediatamente cessare il servizio ferroviario normale e passare alle dipendenze del!' Autorità militare per l'esplicazione dell'orario militare. Tutto questo porta ad una estrema rigidità dei movimenti, al punto che nel nostro progetto dei trasporti era stabilito che se, per una ragio11e qualsia.si un trasporto non avesse potuto effettuarsi, il treno doveva ugualmente partire a vuoto , r,aggiungere il luogo di destinazione e poi fare normalmente ritorno. Evidentemente avendo adottato la neutralità non era più il caso di pensare all'attuazione di simili provvedimenti, e pertanto nella previsione di una eventuale futura entrata in guerra tutto era da rifare in base a condizioni ed esigenze nuove derivanti da una situazion~ completamente nuova ed impreveduta che, in fatto di mobilitazione, di :radunata e di trasporti, richiedeva provvidenze differenti ed altrettanto nuove e delicate. Ed infatti per quanto aveva tratto a tra.sporti, a mobilitazione ed a radunata, noi venivamo a trovarci in condizioni ben diverse da quelle del nemico il quale da tempo aveva già mobilitato, tantochè, se avessimo effettuato la mobilitazione e la radunata coi vecchi criteri, il nemico avrebbe potuto prevenirci con grande superiorità cli forze, mentre era evidente la nostra convenienza di agire per sorpresa, sia per utilizzare i vantaggi forniti dalla situazione creatasi Fer la· dichiarata . neutralità, situazione indiscutibilmente privilegiata sotto molti riguardi, e sia per occupare certe posizioni oltre confine che correggessero l' infelice andamento della linea di frontiera stabilita dal trattato di pace del 1866. -

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PIAN O D' OPERAZIONE E MOBILITAZIONE

Il concetto al quale nel settembre r9r4 il gen. Cadorna informò il. piano d'operazione e quindi il progetto cli mobilitazione, che dal colore della carta prese nome cli « Mobilitazione rossa» era di mobilitare gradualmente le Unità sul posto alla chetichella mediante. precetti personali, e di farle gradualmente affluire nella zona cli radunata, dove naturalmente si trovavano già le truppe di copertura. Ma se la mobilitazione delle unità combattenti poteva così aver luogo, ed ebbe effettivamente luogo senza che il nemico se ne allarmasse, non altret,tanto poteva accadere dei vari Servizi, per i quali era necessario il vero e proprio ordine di mobilitaz10ne generale che, per evitare allarmi, non doveva essere dato che all'ultimo momento, · così come effettivamente avvenne e cioè soltanto alla data del 22 maggio : questa tardiva mobilitazione dei Servizi fu la causa principale per cui il nostro primo sbalzo offensivo non ebbe quei risultati che si attendevano, mentre poi altra causa concomitante ai nostri danni è da ricercare nello slegamento tra azione diplomatica ed azione militare. Ad ogni modo, coi provvedimenti adottati, fra i quali è da menzionare quello di mobilitare e di radunare i Corpi cl' Armata per gruppi di quattro, poichè erano intanto state anche costituite le Unità di Milizia Mobile, al momento della dichiarazione di guerra il nostro Esercito si presentava co1f r4 Corpi d'Armata, 4 Divisioni ·di Cavalleria, oltre alle Formazioni alpine. Ma di queste forze soltanto ùna massa di 400. ooo uomini potè essere concentrata dietro alla frontiera, e neppure essa, per le ragioni ora accennate, potev?- dirsi in condizioni di avere a sua disposizione i mezzi necessari per operare in piena libertà. Poichè tra le finalità di quest'opera storica non vi è quella di esporre in mc:i'd o c~mpleto e particolareggiato lo svolgimento di tutte le operazioni della guerra, ma soltanto di quelle che servono ad illuminare l'azione dell'Arma cl' Artiglieria, si ritiene superfluo cli riportare qui l' intero ordine di battaglia ed il totale schieramento delle forze, limitandoci a ricordare il loro quadro schematico iniziale che servirà con:ie caposaldo di riferimento per le operazioni che si verranno in seguito descrivendo. Tale quadro schematico, alla mattina del 24 maggio r915, era il seguente; (vedi schizzi del paragrafo 5°).


SCHIERAMENTO DELLE FORZE

CORl?I ARl!ATE

o'

D1VI$IONI ED UNITA' SIMILIARI AR~tATA

11 l V

Il IV XII VI VII

5•, 6" e 35• 9", 15" e 34•

3• e 4• a• e Div. speciale bersaglier i 23", 24" e 29" (meno 2 Brig. a Zona Carnia) 1• Div. cavallel'ia

7',

u• e

X

19• e 20•

XI

2 I a e 22a

2>, 3• 1 IX Zona Carnia A disposizione del Comando Supremo

12•

13• e 14•

Di v . cavalleria

e 4•

1'\ 2a e roa 17• e 1811

VIII

Brig. del XII C. d'a . e 2 Gruppi alp . (16 Btg .) r6" (la 15• Div. alla r• armata)

Xli!

25\

303, e 31:i.

X IV

26',

.2 7•

2

e 28•

Dei complessivi 569 Battaglioni, 173 Squadroni e 512 Batterie mobilitate, il 24 maggio erano rnlla fronte in grado di agire : 364 Battaglioni, 35 Squadroni e 294 Batterie : gli altri 205 Ba.ttaglioni, . 138 Squadroni e le 218 Batterie mancanti affluirono tra il 24 maggio ed il 15 giugno (I). Di queste forze : le Armate 1a e 4a avvolgevano il saliente tridentino ; le Armate za e 3a erano sulla fronte Giulia, collegate colla 4a Armata attraverso la Carnia con un gruppo speciàle; la Riserva a disposizione del Comando Supremo era tra Desenz·ano, Verona e B~ssano, pronta a trasferirsi a portata della fronte Giulia quando la 1a Armata, con lo sbalzo iniziale, avesse migliorato le condizioni difensive della fronte Tridentina. Allorchè la mobilitazione e la radunata furono compiute , si ebbero: sui 500 km. circa di fronte montana fra lo Stelvio e la Val Fella, 231 Battaglioni, 23 Squadroni e 196 Batterie; (1)

Da Re/a.z1:011e U{fici<ile. - Voi. II , pagg. 29 e ,17.

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I L PATTO DI LONDRA

sui 90 km. circa della fronte Giulia, 249 Battaglioni, no Squadroni, 242 Batterie; in riserva, 89 Battaglioni, 40 Squadroni, 74 Batterie. Da parte austriaca il 24 maggio 1915 stavano effettuanrato dosi: l'entrata in linea della 5a. Armata sull' Isonzo ; il trasferimento del VII C. d'A. e dell'Alpenkorps bavarese rispettivamente nella Carinzia e nel Tirolo. I predetti movimenti furono ultimati il 1° giugno, ed a tale data: le forze del Tirolo salirono a 91 Battaglioni, 14 Squadroni, 50 Batterie ; le forze d~lla Carinzia a 64 Battaglioni, 2 Squadroni e 30 Batterie.; le forze dell' Isonzo a 79 Battaglioni, 5 Squadroni e 75 Batterie: in complesso lo schieramento austriaco comprendeva: 234 Battaglioni, 21 Squadroni e 155 Batterie (r).

p ARAGRAFO

IL

PATTO DI LO NDRA.

Con la dichiarazione della nostra neutralità la siiuazione diplomatica clell' Italia diviene singolarmente delicata perchè i nostri uomini di Governo vanno man mano convincendosi che, sovratutto per l'avvenuta stabilizzazione delle fronti si rende evidente . che la guerra sarà lunga e conseguentemente la neutralità non potrà da noi essere conservata per molto tempo. Poichè intanto la pubblica opinione reclama·,Ja necessità cli cogliere quest'occasione per realizzare le aspirazioni nazionali, e poichè queste potrebbe~o venir soddisfatte mediante trattative attraverso negoziati diplomatici, essi vengono intavolati, ma appare subito il grande pericolo che le eventuali concessioni ottenute dall'Austria- Ungheria possano restare lettera morta se infatti vincessero gli Imperi centrali, essi troverebbero (r}

Da Relazione Uffe,ciale. - Voi. II, pag. :29. -

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IL PATTO DI LONDRA

facilmente dei cavilli per non consentirle, se pure essi, vincitori, non vorrebbero punire l' Italia per l'assunta neutralità; da essi qualificata «tradimento,,; viceversa se vincesse l'Intesa, quale titolo potrebbe presentare l' Italia in appoggio alle proprie rivendicazioni? D'altra parte poichè la nostra preparazione militare richiede ancora tempo, specialmente dopo la constatazione che l'Esercito non è equipaggiato per una campagna invernale sulle Alpi, così consegue e si impone per noi la necessità di temporeggiare. Tutfo ciò costituisce un giuoco indubbiamente difficile, ma non meno necessario e perciò inevitabile. Gli inviti di unirsi ad una delle parti belligeranti vengono subito fatti dalle Potenze dell' Intesa, mentre invece le offerte da parte austriaca, rinforzate dall'appoggio germanico, tardano assai e prendono forma meno vaga, se non decisa. mente concreta, se non all'inizio della primavera del 1915, quando verosimilmente a Berlino e a Vienna si ha notizia di negoziati condotti dall' Italia coll' Intesa. Il doppio giuoco che da noi si deve svqlgere durante il mese di aprile nei due campi avversi può apparire a prima vista poco leale rispetto a ciascw1a delle due parti, ma era . anch'esso fatalmente inevitabile giacchè prima cli gettare la Nazione nella tremenda incognita della guerra, gli uomini che la governano hanno il dovere di non negligere alcune possibilità, per quanto tenue, di conseguire per via pacifica i risultati che si perseguono, mentre poi, se pure il Governo italiano del tempo non aveva allora alcuna fiducia nè speranza che le trattative coll'Austria potessero appro- . dare, viceversa vi er a una ragione fondamentale per mantenerla nell' incertezza fino all'ultimo momento al fine di riservarsi la possibilità di dichiararle la guerra di sorpresa, perchè altrimenti, dato che l'Austria-Ungheria era da tempo completamente mobilitata, si correva il rischio di essere prevenuti, attaccati in corso cli mobilitazione, ed avere invaso il territorio Nazionale. D'altra parte po( non era male che l'Intesa conoscesse l'esistenza di tali nostre .trattative con gli Imperi centrali perchè così più facilmente avrebbe accettato le nostre condizioni. Il Governo italiano sempre più convinto che le eventuali concessioni dell'Austria, nella migliore delle ipotesi sarebbero state malsicure, il 16 febbraio 1915 trasmise al nostro Ambasciatore a Londra, marchese Guglielmo Imperiali, un promemoria contenente i nostri desiderata, affinchè lo studiasse ma non ne desse comui1icazione -

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IL PATTO DI LONDRA

ad alcuno, neppure in via confidenziale, e soltànto quando riceves5e un telegramma convenzionale, (che egli ricevette p oi il 4 marzo), egli potesse darne personalmente conoscenza al Ministro britannico per gli affari esteri, Sir Edward Grey, invitandolo però a conservare su di esso il segreto più assoluto. Questo segreto era però praticamente impossibile ad essere mantenuto, e ciò per_le seguenti due ragioni: 1°) sull'argomento avrebbe dovuto necessariamente deliberare il Gabinetto inglese; 2°) si sarebbe dovuto tempestivamente ottenere il consenso della Francia e della Russià e cioè in altri termini sarebbero stati indispensabili degli scambi di Note e di osservazioni fra i rispettivi Governi e quindi delle discussioni fra i loro rappresentanti, tanto che le indiscrezioni sarebbero state inevitabili. È opportuno fare quì un breve cenno delle controversie, a cui il predetto promemoria italiano diede luogo, perchè esse furono alla base di molte difficoltà e cli molte amarezze del dopoguerra ed anche di contrasti durante la guerra stessa, per cui la condotta delle operazioni . per parte nostra ebbe non poco a soffrire. Per essere chiari e per dar modo al lettore di approfondire le varie questioni (specialmente la questione Adriatica), si riportano in fondo a questo paragrafo il testo del promemoria iniziale e quello del protocollo definitivo firmato il 26 aprile. Sostanzialmente gli scopi che l' Italia si proponeva erano : 1°) 2°) 3°) 4°) -

la liberazione dei territori abitati in prevalenza da italiani ; dare al territorio dello Stato frontiere valide ; dare all'Adriatico un assetto che garantisca pienamente gli interessi italiani ; tutelare gli interessi italiani nel Mediterraneo orientale nel caso di spartizione dell'Impero ottomano.

Il 21 marzo gli Alleati dell' Intesa risposero con un memoriale in massima favorevole alle nostre richieste, eccezion fatta per quanto riguarda va l'assetto dell'Adriatico. Poichè al predetto memoriale il nostro Ministro per gli affari esteri, barone Sonnino, risponde osservando che non varebbe la pena di entrare in guerra per lasciare poi nelle stesse condizioni l'Adriatico, si accende allora una complessa discussione sull'appartenenza sicura -

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IL PATTO DI LONDRA

delle coste e delle isole adriatiche, e finalmente il presenta le seguenti controproposte : 10) 20) 30) -

4°) -

aprile Grey

all' Italia : la costa adriatica e le adiacenze dalla frontiera nord della Dalmazia al capo Planka ; all'Italia: le .isole di Lissa, Busi, Cazza, Lagosta, Pelagosa; alla Serbia : il resto del litorale dalmate compreso Sabbioncello da capo Planka alla frontiera montenegrina con le isole adiacenti, salvo quelle enumerate al punto 2°) ; tutte le isole, la costa .da Zara alla foce della Narenta e le· Bocche di Cattaro saranno neutralizzate.

L'on. Sonnino non esita allora a far conoscere che tali contro.:.. proposte sono inaccettabili e. minaccia per ciò di sospendere i negoziati : questa categorica presa di posizione induce gli Alleati, a dispetto dei furori di Sazonof, e malgrado la sua ostinata opposizione, a rivedere gradatamente tutta questa complessa questione e ad accettare le proposte italiane con alcune modificazioni migliorative, cosicchè il 14 aprile l'accordo può dirsi raggiunto ed il 26 esso viene firmato da tutti i contraenti . Fin dall' inizio di queste trattative venne posta e discussa la questione della data in cui l' Italia sarebbe entrata in guerra : gli Alleati· avrebbero voluto che essa fosse il 15 aprile, ma, a prescindere dal fatto che ormai .tale data per il prolungarsi delle trattative diplomatiche era stata automaticamente spostata, per quanto forte fosse il desiderio degli Alleati stessi, sovratutto in confrqnto ed in dipendenza della situazione sulla fronte russa, che l' Italia entrasse nella lotta al più presto, si appalesarono al riguardo numerosi ostacoli che éonvinserb dell'impossibilità in cui trovavasi l' Italia per poter aderire a siffatto desiderio, e fra l'altro : la necessità di denunciare il Trattato della triplice Alleanza ; la necessità cli prendere i provvedimenti di ordine costituzionale (convocazione dei due .rami del Parlamento, ecc.) ; la necessità di preparare l'opinfo;ne pubblica ; la convenienza di attendere che la stagione consentisse di operare, anche in montagna, quello sbalzo iniziale offensivo che era nei piani del nostro Comando Supremo. Dopo varie discussioni venne stabilito e l' Italia si impegnò di entrare in guerra cc non appena possibile e ad ogni modo -

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IL PA'l'TO DI L ONDRA

non oltre un mese dalla firma dell' accordo », cioè non oltre il 26 maggio, Prima di dare il testo dell' importante accordo, che non è stato integralmente conosciuto che nel 1920, è opportuno accennare che, a parte il malcontento dei serbi e delle sfere dirigenti russe, esso fu oggetto di critiche anche da parte italiana. Queste critiche sono state confutate efficacemente dall'on. Salandra vedi SALANDRA : « L' intervento », cap. III) e pur non volendo qui entrare nel merito, devesi onestamente riconoscere che la <c storia» ed anche la « filosofia della storia» debbono giudicare gli atti ed i fatti sulla base delle situazioni contingenti e delle condizioni emergenti in cui si sono trovati gli uomini che li hanno compiuti, e non col senno di poi ; e ciò tanto più perchè le modificazioni che dopo la fine delle ostilità vennero appbrtate al patto di Londra non dipesero dall'avere l'on. Sonnino nel 1915 stipulato clausole ineseguibili, ma furono la conseguenza di situazioni affatto imprevedibili nel 1915, prima fra tutte lo sfacelo dell' Impero austro- ungarico, che se anche qualche spirito lungimirante avesse nel 1915 saputo prevedere la spartizione dell' Impero absburgico, certo non avrebbe saputo predire la sorte dei suoi tron.coni, quale di fatto è poi risultata dopo la guerra.

*** Ecco i testi del MEMORIALE presentato inizialmente dal1' Italia, e dell'AccoRDo · DEFINITIVO concretato e ac~ettato dagli Alleati : tali testi vengono messi a confronto affinchè ne risaltino sovratutto le differenze~ molto importanti, relative all'Adriatico. · Tale accordo definitivo, chiamatò Trattato o Patto di Londra fu presentato al Parlamento italiano nell'originale francese, il 4 marzo 1920 nel cc Libro Verde». Oggi il tes.to francese si trova in « Trattati e convenzioni fra il Regno d 'Italia e altri Stati», vol. XXIII (Roma, 1930, pp. 284 e 292), e nell'opera di Mario Toscano cc Il Patto di Londra>>, za ediz. BolÒgna, 1934, pp. 183-189. Il Governo russo pubblicò un tale testo del Patto di Londra, ma non esatto, alla fine del 1917 ; alla Camera italiana· dei Deputati il 13 febbraio 1918 ne fu letta una traduzione italiana, ricca però anch'essa di sviste e di errori. Il testo che qui si riporta del PATTO DI LONDRA è pertanto esatto in ogni sua parte. -

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IL P ATTO DI L ONDRA

MEMORIALE ITALIANO

PATTO DI LONDRA

1 - Dichiarata la guerra tra l' Italia e l'Austria- Ungheria, Italia, Inghilterra, Fran· eia e Russia si obbligano a vicenda di non concludere pace separata nè armistizio separato.

I - Una convenzione militare sarà immediatamente conclusa tra gli Stati Maggiori generali della Francia, della Gran Bretagna, dell' Ita lia e della Russia ; questa convenzione fisserà il minimum d elle forze militari che la Russia dovrà impiegare contro l'Austria Ungheria per impedire a questa Potenza ·di concentrare tutti i suoi sforzi contro I' Italia, nel caso in cui la Russia decidesse di esercitare il suo sforzo principale contro la Germania. La convenzione militare· rego· !arerà la questione degli armistizi, che dipende essenzialmente dal Comando in capo degli eserciti.

II - Sarà stipula ta fu! da ora un a convenzione militare allo scopo di stabilire la_ quantità minima di for7.e che la Russia deve mantenere impegnata contro l'Austria- Ungheria per evitare che quest'ultima concentri tutto il suo sforzo contro l' Italia, qualora la Russia intenda rivolgersi p ri11cipalmente con· tro la Germania. L' Italia da parte s ua s'impegna di fare ogni maggiore sforzo per combattere l'Austria- Ungheria e chi loro venga in aiuto in terra come in mare.

II - Da parte sua I' Italia s' impegna a impiegare la totalità del!e sue riorse per continuare la guerra insieme con la Francia, la Gran Bretagna e la Russia con tro tutti i loro nemici.

III - Sarà stipulata fin da ora una convenzione navale che assicuri ali' Italia la cooperazione attiva e perman ente della tlotta a nglo- francese fino alla cùstru7.ione della flotta austro-UJ\garica o alla c,onclusione della i'ace.

III - Le flotte de.Ila Francia e della Gran Bretagna daranno il proprio conc~rso a ttivo e permanente all' I talia fino a lla distruzione della flotta austro- ungarica o fino alla conclusione del!a pace. Una convenzione navale sarà immedia tamente conclusa a questo fino tra la F rancia, la Gran Bretagna e la Russia.

IV - Nel trattato di pace l' Italia dovrà ottenere il Trentino e il Tirolo cisalpino seguendo il cohfine geografico e naturale (confine del Brennero), nonchè Trieste, le contee di Gorizia e di Gradisca e l' Istria intera fino al Quarnaro inclusa Vo!osca (vedi nota in fondo al paragrafo), oltre le isole istriane di Cberso, Lussin e q uelle minori di

I V - Nel trattato di pace l'Italia otterrà il Trentino, il Tirolo cisalpino con il suo confine geografico e n aturnle (la front iera del Bre nnero), nonchè Trieste, le Contee di Gorizia e di Gradisca, tutta l' Istria lì.no al Quarnaro, ivi compre.se Volosca e le isole istriane di Cberso, Lussin, come pure le isolette di Plavnik,_ Unie, Canidole, Palauolizz, San

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IL PA'.CTO DI L ONDRA

Plavnik, Unie, le Canidole, Sansego, le Oriole, Palazzuoli, San Pietro di Nembi, Asinello, Gruica isolotti vicini.

e

NOTA - La frontiera sarebbe la seguente : dal Pizw Umbrail a nord dello Stelvio spingersi lungo la cresta delle Retiche alla testata dell'Adige e dell' Eisach, passando pei colli di Reschen e Brennero e sugli alti massicci dell' Oetz e dello Zillcr, da questo . scendendo a sud e tagliando la sella di Toblack raggiunge l' attuale confine delle Carniche. Poi segue questo fino alla sella di Tarvis e di quì la linea d i displuvio delle · Alpi Giulie per il passo d i :('redi!, i l l\'ionte Mangart, il Tticorno (Terglou) e la linea di· spluv.iale dei paesi di Podberdo, Podlanischam, Idr ià. Da questo pun to verso sud corre, con andamento generale di s ud- est verso lo Schnecberg, lasciando oltre il confine tutto il bacino della Sava e dei suoi affluerlti dallo Schneeberg scenderebbe verso la costa irlcludendo nel territori o italiano, Castua, Mattuglie e Volosca.

V - Spetterà pure ali' I talia la provincia di Dalmazia secondo l'attuale sua delimitazione amministrativa, comprendente al nord, Lisarica e Tribanj, e giungendo al s ud fino al fiume Narenta, con inoltre la penisola di SabI:ioncel!o e tutte le isole giacenti a nord e ad ovest della Dalmazia stessa, da Premuda, Sefre, Ulbo, Maon, Pagu e Puntadura al

..

P ietro di Nembi, Asinello, Gruica e gli isolotti vicini.

NcnA - 11 confine necessario per assicurare l'esecuzione dell'art. IV sarà tracciato come appres·s o : dal pizzo Umbra il fino al , nord dello Stelvio seguirà la cresta delle Alpi Retiche fino alle s orgenti dell'Adige e del1' Eisacb, passando allora sui monti Resclien e Brennero e sulle alture dell' Oetz e dello Ziller (r). Successivamente il confine si dirigerà verso sud, traverserà il Monte Toblack e raggiungerà il corlfine attua le delle Alpi Carniche. Seguirà questo confine fu10 al Monte Tarvis, e dopo il Monte Tar vis lo spartiacque delle Alpi Giulie per il colle Predi!, il '.\fonte Mangar t, il Tricorno (Terglou) e lo spartiacque dei colli di Podberto, di Podlaniscam e d' Idria. A partire da questo punto il confine seguirà la dil'e1.ione sud-est verso lo Schneeberg, lasciando fuori ,del territorio i taliano tutto il bacino della Sava e dei suoi tributari; dallo Schneeberg il confine discenderà verso la costa in modo da includere Cast ua, i\fattuglie e Volosca nel territorio italiano. V - L' Italia otterrà anche la provincia d! Dalmazia nei suoi attuali limi ti am rn inistrativi comprendendovi al nord Lisarica e Tribania, e a l sud fino ad una linea che parte sulla costa dal Capo Planka e segue verso e:'t le cime delle alture che formano lo spartiacque in modo da lasciare nel territorio italiano tut te le valli e corsi d'acqua che

(1 Il let tore può notare la terminologia, per lo meno strana, adottata a Londra per talune località: i\fonte Reschen, Monte Tarvis, ecc. È dfficile dar ragione· di tali modificazioni appor tate al testo primi tivo del lvfemoriale Italiano nel quale le denorninazioni delle località, pur non essendo un modello di precisione toponomastica, erano almeno comprensibili, ·men t re q uelle del testo definitivo del Patto di Londra, chiamando monte ciò cpe è una conca (Tarvis) diedero luogo a varie difficoltà allorquando dovendosi redigere il Trattato di pace, chi aveva desiderio · od interesse di darci il meno possibile s i appigliò a cavilli i nterpretativi, appoggiati snll' imprecisione di linguaggio ora lamentata.

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IL PATTO DI LONl>RA

nord, fino a Meleda al sud, compresovi San Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Curzola, Cazza e Lagosta con scogli vicini, oltre che Pelagosa.

scendono vcr~o Sebenico, come la Cicola, la l{erka, la Butisnica e i loro affluenti. Essa ot terrà anche tutte le isole poste a nord e ad ovest della Dalmazia da Premuda Selve, U!bo Scherda Maon Pago e Patadura al nord, fino a ìlfoleda a sud comprendendovi Sant'Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Tercola, Curzola, Caz,rn e Lagosta, come pure gli scogli e gli isolotti circostanti e Pelagosa, fatta eccezione soltanto delle isole Grande e Piccola Ziwna, Bua, Solta e Brazza. Saranno neutralizzate : r 0 ) - Tutta la costa dal Capo Planca a nord fino alla base meridionale della pen isol;:i di SabbionceJlo a sud, in modo da includere tutta questa pe_nisola; 2<>) - La parte del littorale che comincia a nord in un punto situato a 10 chilometri a sud della punta di Ragusa Vecchia s cendendo a sud fino al fiume Voiussa, in modo da includere il golfo e i porti di Cattaro, Antivari, p ulcigno, San Giovanni di Medua, Durazzo, senza pregiudizio dei diritti del Montenegro risultanti dalle dichiarazioni scambiate t ra le Potenze in aprile e maggio 1909. Poichè questi diritti ·n on s'applicano che all'a ttl1a!c territorio montenegrino non potranno essere estesi ai territori e porti che potessero venire attribuiti al Montenegro. Quindi, nessuna par.te ·d elle coste attualmente appartenenti a l Montenegro potrà essere neutralizzata. Le restrizioni riguardanti il porto di Antivari alle quali lo stesso Montenegro ha aderito nel 1909 rimarranno in vigore ; 3°) - E ,. in fine, tutte le isole che non sono attribuite ali ' Italia.

No·rA - Le assegnazioni di cui agli art. I V e V lasciano impregiudicate le decisioni dell'Europa, a guerra finita, riguardò a i seguenti terri tori adriatici : nell'alto Adriatico (nell' interesse pure dell' Ungheria e della Croazia) tutta la costa della baia d i Volosca sui confini del!' Istria fino al confine settentrionale della Dalmazia, comprendente l'attuale littorale ungarico e tutta la costa

NOTA I terl'itori dell'Adriatico qui appresso elencati saranno attribuiti· dalle quattro potenze alleate alla Croazia, alla Serbia e al Montenegro: nell'Alto Adria tico, tutta la costa dalla baia di Volosca ai confini dell' Istria fino alla frontiera settentrionale di Dalmazia inclusa tutto il littoralc attualmente ungherese e tutta la costa di Croaz,ia, col. porto di Fiume

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· Fig . .t - L ' Italia n.el Mediterraneo secon.do il Patto di Londra.


IL PATTO DI LONDRA

della Croazia col porto di Fiume e con quelli minori di Novi e Carlopago, oltre le isole di Veglia, Pervicchio, Gregorio, Goli e Arbe. E nell'Adriatico inferiore (nell' i nteresse anche della Serbia e del Montenegro). tutta la costa del fiume Narenta in giù (compreso un lungo tratto ora ascritto alla Dalmazia) fino al fiume D1'in, con gli i mportanti porti di Ragusa, Cattaro, Antiv.ari, Dttlcigno e San Giovanni di Medua, e le isole di Jaklian, Giuppana, l\Iezzo, Ca!amotta . Il porto di Durazzo restereb be da asse· gnarsi allo Stato dell'Albania cen trale, mussulmano e indip endente.

e i piccoli porti di Novi e di Carlopago, come pure le isole di Veglia, Pervecch io, Gregorio, Goli e Arbo ; e nel basso Adriatico (nella regione che interessa la Serbia c. il 1\fontenegro), tutta la costa del Capo Pla nka fin o al fiume Drin con i porti importanti di Spalato, Ragus a, Cattaro, An tiva1·i, Dulcigno ·e San Giovanni di .Medua e le isole di Zil'ona Grande, Zirona Piccola, Bua, Solla, Brazza, Jaclian, e Calamotta . li porto di D urazzo rima rrebbe assegnato allo Stato indipendente mussulmano d'Albania.

VI - Vaiona con ·!' intera costa circond ante la baia, con l'isola di Saseno e con territorio idoneo alJa loro difesa saranno d evolute ali' Italia in piena sovranità (dalla Voiussa al nord ed a oriente fino approssimativamente a Chimara al s ud) ..

VI - L' Italia ottenà l'intera sovranità sù Valona, .1' isoia di Saseno e un ten-itorio s ufficientemente <;s teso per assicurare la difesa di questi luoghi (dalla Voiussa a nord e ad es t, approssimativamente tino al confine· settentrionale del dis tretto di Chimara a sud.

VII - L' Italia, qualorn ottenga il Trentino e l' Istria a termini dell'art. IV, la Dalmazia e le isole adriatiche a termini del· l'art. V e la baia di ValoJ?a {art. VI) e riservata la parte centrale dell'Albania per la costituzione di un piccolo Stato autonomo m ussulmano neutralizzato, non si opporrà a che il resto dell'Albania settentrionale e mer idionale, se Inghilterra, Francia e Russia lo desiderino, venga divisa fra Montenegro, Serbia e Grecia, purchè la cos ta, a comincia1·e dalle Bocche di Cattaro, incluse tino alla · foce della Voiussa, e quelle da Cbimara fino al Capo Stylos sieno n eutralizzati.

VII - Se l' Italia ottiene il Trentino e l' Istria in conformità dei termini dell'art. IV, la Dalmazia e le isole dell'Adriatico nei limiti i ndicati nell'art. V e la baia di Valona (art . VI), e se la parte centrale dell'Albania è r iservata per la costituzione di un p iccolo Stato autonomo neutralizzato, non si opporrà perch è le parti setten trionale e meridionale dell'Albania sieno, se questo è il d esiderio della Francia, de!Ja Gran Bretagna e della Russia, divise· tra il Montenegro, la Ser bia e la Grecia. La costa a partire dal confine meridionale del possesso i taliano di Valona (veci. art. VI ) tino al Capo St ylos sarà n eutraliizata. L' Italia sarà incaricata di r appresentare lo Stato d'Albania nelle sue relazioni con l'estero. D'altro canto, l' I ta lia accetta di lasciare in ogni caso all'est dell'Albania un territorio sufficiente per garantire t•·esistenza d'una fron tiera comu ne alla Grecia e alla Serbia ali' ovest del lago di Ochrida.

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IL PATTO DI LONDR~

VIII - Rester.inno acq\lisite .all' Italia le isole del Dodecanneso da lei ora occupate.

VIII - L.,·ItaJia otterrà l' intera sovranità sulle isole del Dodecanneso che occupa attualmen te.

IX - In gcn.e rale le parti s i accordan o . nel riconoscere che I' Italia ha un interesse di equilibr io nel i\'ledi terra1Jeo eia tutelare, onde nel caso di spartizione in t utto o Ìll ·parte dell' Impero Ottomano, l' Italia dovrà avervi la sua congrua parte. Analogo conto verrà tenuto degli interessi del!' I talla anche nell' ipotesi che. permanga l' integrità territoriale otlornana, alterandosi solt.into le presenti zone d'interesse delle varie }>otcnze .

IX - In linea generale, la Francia, la Gran Bretagna e la Russia riconoscono che l' Italia è in teressata al mantenimento dell'e<luilibrio nel Mediterraneo e che dovrà, in caso di spa1·tizione totale o parziale della Turchia Asiatica, ottenere un'equa parte nella regione mediterranea pwssima alla provincia cl' Adalia in cui I' Italia ha già acquisito diri tti e in teressi che hanno costituito l'oggetto d'una convenzione italobr itta 1mica. La zona che sarà eventualme1lte attribuita a li' Italia sarà delimitata al mo mento opportuno, tenendo conto degli interessi esistenti della Francia e della Gran Br etagna. Gli i nteressi dell' Italia saranno egualmente presi in considerazione n el caso in cui l' integrità territoriale de!J' Impero ·ottomano venisse conservata e fossero introdotte modificazioni alle zone cl' interesse de!Je Potenze. Se la Francia, la Gran Bretagna e la Russia occµpano territorii turcbi durante la guerra, la regione mediter ranea prossima a!Ja provincia d'Adalia nei limiti sopra indicati sarà riservata ali' Italia, che avrà diritto di occuparla.

X - L' Italia succederà a tutti i diritti e privilegi spettanti ora al Sultano in Libi.i in virtù del Trattato di Losanna.

X - L' Italia subentrerà in Libia ai diritti e privilegi appartenenti attualmente al Sultano per effetto del Trattato cli Losanna,

XI - L'Italia ,a,11rà ur111 parte delle eventuali indennità di .guerra corrisponden te ai suoi sforzi e sacrifici.

XI - L' Italia riceverà una parte proporzionale ai suoi sforzi ed ai suoi sacrifici del-' l' eventuale indennità di guena.

XII - L' lnghilterrn e l' Italia si obbligano alla reciproca garanzia dell' indipendenza dello Yemen e, lasciando in libera mano i Luoghi Santi, si impegnano .a non procedere all'ann ession e d i alcuna parte dell'Arabia occidentale ed a non imporle qualsiasi altra

XII - L'. Italia dichiara di associarsi alla dichiarazione fatta dalla Francia, da!Ja Gran Bretagna e dalla Russia allo scopo di lasciare · l'Arab ia ed i Luoghi Santi mussulmani in Arabia sotto l'autori tà d'un potere mussulmano indipendente.

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IL PAT'! O DI LONDRA

forma di domi nio, senza rinunziare al diri tio di opporsi a che un'altra Potenza acquisti o si attribuisca diritti sul lerritorio dell'A· rabi~ medesima. XIII - Qualora le altre P otenze aumentassero le loro colonie africane a spese d ella Germania, si farà luogo ad u n apposito accordo per assicurare ali' Italia qualche corrispondente equo compenso, e ciò specialmente nel regolamenlo a s uo favore delle questioni di confine fra le sue colonfo dcli' Eritrea, d ella Somalia e della Libia e le colonie attigue francesi cd inglesi.

Xl 11 - Nel caso in cui la Francia e la Gran Bretagna au mentassero i propri domini coloniali cl' Africa a spese della Germania, le due Potenze riconoscono in linea di principio che l' Italia potrebbe reclamare qualche equo compenso specia lmente nel regolamen to in s uo favore delle questioni riguardanti le frontiere delle colonie dcli' Eritrea, della Somalia e della Libia e delle vicine colonie della Francia e della Gran Bretagna.

XIV - L' Inghilterra s i impegna ad agevolare l'immediata conclusione ad . eque condizioni di un presti to di non meno di cinquanta milioni di sterline da concludersi sul mercato di Londra.

XIV - La Gran Bretagna s'impegna a facilitare la conclusione immediata, ad eque condizioni d'un prestito di almçno 50 milioni di sterline da emettersi sul mercato di Londra .

XV - Inghilterra, Fr,111cia e Russia si impegnano ad appoggiare I' Italia nell'opporsi ad ogni even tuale proposta di ammissione di un rappresentante del Pontefice nella conferenza dell a pace al termine della presente guerra.

XV - La Francia, la Gran Bretagna e la Russia sosterranno l'opposizione che l'Italia farà ad ogni proposta mirante a introdurre un rapp resentan te della Santa Sede in tutti i negoziali per la pace e per il 1·egola mento dei problemi creati dalla presente guerra.

XVI - li presente accordo dovrà restare segreto . Appena sarà stata dichiarata la guerra dall'Italia o ali' Italia si pubblicherà la sola clausola relativa a ll'obbligo cli non concludere pace separata.

XV I - La presen te In tesa sarà tenuta segreta. La sola. adesione dell' ltalia alla dichiarazione del 5 settembre 1914 sarà resa pubblica subito dopo la dichiarazione d i guerra da parte o contro l' Italia. Dopo aver preso atto di questo memorandum, i rappresentanti della Francia, d ella Gran Bretagna e della Russia, debitamente autorizzat i a qnesto fine, hanno concluso col rappresentante del!' Italia ugualmente autorizzato dal suo Governo, il se. guen te accordo : la Francia, la Gra11 Bretagna e la Russia danno il loro pieno assenso al memorandum presentato dal Governo italiano. Con riferimento agli art. I, II o III che

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CONVEl\7. lON ! \\IILIT,\Rl

prevedono la cooperazione militare e navale d eUe quattro Potenze, l' Italia dichiara che entrerà in campo al pi ù presto possibile e iu un periodo di tempo che non potrà oltrepas· sare un mese dalla firma del presente accordo. Fatto a Londra il 26 aprile 1915.

*** Dopa aver riportato il testo esatto del Patto di Londra è int eressante riportare anche il testo delle Convenzioni militare e navale di cui agli art. II e III del Patto stesso. LA CONVENZIONE MILITARE FIRMAJ;A IL 2 MAGGIO 1915 A PARlCl NELLA COKFERENZA l\lILITARE IKTERALLEATA così si esprime: A complemento degli art. I, I l e lii dei paragrafi finali del memorandum fu:mato a Londra il 26 aprile, i Delegati degli Stati Maggiori: Sigg. Colonn. ì.\'lontanari e 'fcn. Col. Breganze per l'Italia; m.igg. gen . Calwel, colonn. Yardc-BuUer per l' lnghillerra; colon. conte lgnatieff per la Rus'Sia, gen. di Briga ta P ellé per la Francia, si sono riuniti a Parigi domeni ca 2 maggio 1915 sotto la p residenza d el MinistJ'O d ella guerra francese ed hanuo . convenu to quanto s egue : I - È importante che la data di en trala in guerra cieli' Esercito italian o a vvenga il più presto possibile per quanto lo permettano le necessità della sua preparazione. 2 - Lo scopo che i Comandanti Supremi degli Eserciti alleati perseguono consis te nel· l'annientamento delle forze di guerra organizzate dal nemico. Gli Eserciti alleati continue· ranno attivamente la guerra fino a che tale scopo s ia stato raggiunto. l Comandanti Supremi s i accorderanno subito circa il piano che si deve seguir e per raggiungere tale scopo e special· mente per facilitare l'entrata in guerra dell'Esercito italiano. Il Comandante Supremo degli Eserciti russi regolerà direttamente col rappresentante italiano, presso il proprio quartiere Generale, l'applicazione delle modalità fissa te dall'art. 1 paragrafo 1• del memorandum. 3 - Gli Stati Maggiori degli Eserciti alleali s i manterranno in s tretto contatto me· diante l'impiego di I\Hssioni speciali e di ufficiali di collegamento. 4 - Nessuno degli Eserciti allea ti potrà concludere separatamen te un armistizio sen za cbc prima si sfa raggiunto l'accordo completo fra i Comandanti Supremi.

Alla predetta convenzione militare firmata il z maggio a Parigi fece seguito un'altra Convenzione militare firniata presso il Quartier Generale ri,sso il 2 1 maggio 1 915 redatta nei seguenti termini : In conformità al dispos to del memorandum italiano firmato a Londra il 26 aprile 1915, come pure conformemente all'art. ~ della convenzione militare firmata a Parigi il 2 maggio -

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CONVENZIONI MILITi\Rl

dal Minis tro della guerra francese e dai delegàti degli Stati Maggiori dell' Italia, dell' Inghilterra, della Russia e della Francia il 21 maggio, presso il Quartier Generale dell' Esercito russo si sono trovati il gen. di fanteria Januschkewitsch per la Russia ed il Sig. te·n. col. Ropolo per l' Italia, rappresentanti dei Comandi Supremi russo cd italiano, ed in presenza e con l'approvazione dei rappr<>.sentanti dei Comandi Supremi degli eserciti francese ed inglese, e cioè il gen. di Divisione De Laguiche per la Francia, ed il Sig. ì\'lagg. gen. Sir Y. Hambury Williams per l' Inghilterra,. hanno convenuto quanto segue: Tali decisioni sono state comunicate ai rappresentanti dei Comandi Supremi degli eserciti serbo e montenegrino: Sig. t en. col. Lontkijwitsch per la Serbia e Sig. gen. Martinowitsch per il Montenegro. Art. 1 - Avendo l' Italia aderito all'alleanza tra la Russia, la Francia e l' Inghilterra, i Comandi Supremi degli Es-e rciti di queste quattro Potenze si impegnano con questa convenzione ad agire collettivamente facendo ogni sforz-o per raggiungere lo scopo finale, cioè di vincere il nemico comune. Gli Alleati debbono fare il possibile pe~ aiutarsi reciprocamente coordinando, per quanto possibile, le loro operazioni, come pure per fissare gli obbiettivi e la scelta del momento opportuno per il loro conseguimento. Art. 2 - L'Esercito italiano si impegna di entrare in campagna non oltre il 25 maggio 1915 (nuovo calendario). Il suo intei;vento offensivo verrà agevolato dalle operazioni degli altri eserciti alleati cl1e per parte loro, si impegnano di prendere tutti gli energici provvedimenti di carattere militare possibili per impedire al nemico di concentrare sul fronte italiano f?rze di preponderante superiorità. Art. 3 - Nel caso in cui l'esercito austro-ung.irico dovesse avanzare prima di quello italiano, gli altri tre eserciti si impegnano a fare tutto il possibile mediante energiche azioni da parte loro per paralizzare l'attacco nemico contro l'esercito italiano e dare a questo la possibilità di completare fa sua avanzata. Art. 4 - Nelle condizioni attu.ili , iJ primo scopo da raggiungere, per l'esercito italiano e per le forze russe concentrate i n Galizia, sarù di baltere il nemico che si trova sul comune teatro austro-ungherese della guerra, speci.ilmente nella regione fra i Carpazi e le Alpi che formano la frontiera italiana. Per raggiungere questo scopo gli eserciti russo cd italiano si impegnano reciprocamente: 1°) - cli riunire su questo fronte il maximum possibile delle loro forze, non conservando su tutti gli altri fronti che le forze strettamente necessarie per non compromettere la posizione strategica di ciascun esercito; 2°) - di scegliere d'accordo, all'inizio e durante il corso d elle operazioni, le direzioni favorevoli da dare ai due, eserciti. Gli eserciti serbo e montenegrino debbono prestare il loro concorso per rnggiungere lo scopo ora indicato; e specialmente sarà desiderabile che l'esercito serbo prenda l'offensiva, portandosi preferibilmente in direzione nord- ovest, per ricollegare il più presto possibile la sua azione con quella dell'ala destra dell'esercito i taliano, che si dirige s u Lubiana. Art. 5 - In caso di radicale mutamento dell'attua!c dislocazione delJe forze austroungaro-tedesche. il piano delle operazioni verrà concretato d'accordo con i Comandanti in Capo degli eserciti russo cd italiano nel qual caso dovrà prendersi in considerazio!1e la nuova situazione nella quale verra.nno a trovarsi singoli Alleati tenendo presente innanzitutto lo scopo finale. Art. 6 - Allo scopo di mantenere fra Comandi Supremi degli eserciti alleati il più

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CONVENZ10NE NAVALE

stretto collegamento che è indispensabile per anuonizzare l'insieme delle operazioni, saranno destinati presso tali Comancl_i Supremi ufficiali appositamente designati a tale scopo.

In aggiunta alle due predette Convenzioni militari, il IO maggio 1915 fu stipulata a Parigi la seguente CONVENZIONE N AVALE Art. I - Le flotte alleate coopereranno insieme nel più grande accordo. Art. Il - Sarà cos tituito, sotto il Comando del Comandante in Capo dell'Armata navale italiana, una « prim a flotta alleata » che sarà composta indipendentemente dalle unità italiane: 1°) - di r 2 cacciato~·pecliniere francesi ; 2•) - di altrettante torpediniere, sottomarini e navi speciali dragamine che al Comando in Capo d ell'Annata navale francese sarà possibile distaccare; 3°) - se possibile, di una squilcldglia di aeroplani cli una nave francese portaerei; 4°) - di 4 incrociatori leggeri inglesi . che si uniranno alla « prima flotta alleata » non appena saranno sostituiti numericamente da 4 incrociatori fra1icesi ai Dardanelli; 5°) - di una divisione cli 4 corazzate a disposizione del Comandante in Capo italiano. Art. UI - Il Comandante in C;ipo dell'Armata italiana avrà l'iniziativa e la -direzione completa delle operazioni che saranno eseguite nell'Adriatico dalla flotta alleata indicata nell'art. Il. Art. !V - In vista di eventualità clic imponessero alla flotta alleata indicata nell'art. Il di trasferirsi nel nord del!' Adriatico, o per ogni operazione importante in Adriatico che sembrasse rendere necessario l'intervento cieli' insieme delle forze alleate, sarà costituita una « seconda flotta alleata» composta dalle navi da battaglia francesi, e ,dalle navi da battaglia italiane o inglesi delle quali non avesse disptsto il Comandante in Capo dell'Armata navale italiana. Questa seconda flotta all(lata, accompagnata dalle sue navi minori e posta sotto il Comando del Comandante in Capo dell'armata navale francese, sarà pronto a rispondere alla richiesta d el Comandante in Capo della flotta italiana. Art. V - Tu tt~ le basi della costa italiana saranno messe a disposizione degli alleati. Tuttavia quando la « prima ·t1otta alleata " avrà Brindisi come base, la ,, seconda flotta a!Jeata • utilizzerà preferibilmente la base di Taranto, Malta e Biserta. Se la • prima flotta risale al nord dell'Adriatico con Venezia come base, la piazza d i Brindisi e quella di Taranto saranno a disposizione della « seconda flotta alleata». ,. Art. VI - Finchè vi s aranno forze navali nemiche nell'Adriatico, gli Alleati s ' impegnano ad aJsicurare il proprio concorso all'Armata navale it,a liana, in modo da mantenere, per quanto possibile, la potenza navale i taliana nettamente superiore a quella nemica. Art. VII - Allo scopo di coordinare la propria azione, i due Comandanti in Capo, tenendosi in rappor to in ogni momento, si comunicheranno i loco piani d'azione, le loro posizioni, i risultati delle operazioni, le notizie sul nemico e tutti i documenti utili· al comune compito. Per realizzare più strettamente questa unione, ciascun Comandan te in Capo accredi terà presso l'altro uno o più ufficiali del proprio stato maggiore. Resta inteso. che la prima disposizione da prendere è la costituzione cli un codice di


CODICILLO E DICHIARAZl01'1 ANNESSE

segnali segreti ·per le comunicaiioni delle flot te alleate lrn loro. Questo lavoro sarà fatto a Londra.

Dopo qu alche tempo dalla data del 10 maggio 1915 in cui si era stipulata la predetta Convenzione navale, venne annesrn alla Con-,, venzione stessa il seguente CODICILLO : Art. I - l dodici caccia torpediniere frances i che debbono essere messi a disposizione del Comandante in Capo dell'Armata nava le italiana compr<'ndcranno sei navi a petroli o e sei a carbone; nei limiti del possibile le sci siluranti a petrolio avranno 1111 dislocamento superiore a 6oo tonnellate. Art. l l - Il numero dei sottomarini francesi che debbono essere posti a disposizione del Comandante in C,ipo dell'Armata navale italiana sarà almeno di sci. Art. III - I cacciatorpediniere e sottomarini francesi indicati nei precedenti paragrafi saranno posti a disposizione del Comandante in Capo dell'Armata navale italiana non appena egli li chiederà al Comandante in Capo dell'Armata navale francese. Art. IV - li numero degli incrociatori francesi che giungerà ai Dardanelli sarà, a l pii1 presto, portato a quattro. Art. V - Appena ogni incrociatore francese an-iverà ai Dardanelli, un inr,rocialore inglese lascerà le acque dei DardaneUi per raggiungere al più presto l'Armala navale ila· liana. Art. VI - li numero delle corazzate francesi ai Dardanelli sarà nl più presto portalo a sei.

Art. Vll - Quattro corazzate inglesi della squadra dei Dardanelli, armale possib~lmcnle di cannoni da 30 cm. saranno messe al più presto a disposizione del Comandante in Capo dell'Armata navale italiana; queste corazzate lasceranno successivamente i Dardanelli a mano a mano che vi nrriveranno le ultime· corazzate francesi. Art. V III - Una squadriglia francese di sei idrovolanti sarà diretta ab più presto su :\lodane e Venezia.

A complemento poi del Patto di Londra (che qui e d'altra parte dagli Alleati venne molte volte chiamato Memorandum italiano firmato a Londra il 26 aprile 1915), nello stesso giorno 26 aprile 1915 vennero pure firmate dai rappresentanti degli Alleati le due seguenti p articolari DICHIARAZIONI cli non concludere pace separata e di mantenere segreto il Patto, in applicazione ed ampliamento dell'art. XVI del Patto stesso : A) - La dichi!,razione del 26 aprile I 'I!alia e la Russia s' impegn'a no a non guerra europea, resterà segreta. Dopo la dichiarazione di guerra da ranno una nuova identica diehi arnzione,

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1915, con la quale la Francia, la Gran Bretagna, concludere pace separata nei corso della presente parte o contro l' Italia, le quattro Potenze firmeche sarà resa pubblica in quel momcnlo .

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LA DICH IARAZIONE lH GUERRA ITALIANA

B) - Il Governo italiano avendo deciso di partecipare alla presen te guerra con i Go· v emi francese, _britamùco e russo e di aderire all;i dichiarazione fatta a Londra il 5 settembre I 9l-1 dai tre Governi suddett\, i sottoscritti, debi tamente autorizzati dai loro rispett.ivi Governi, fanno la seguente dichiarazione: i Governi francese, britaruùco, i taliano e russo s'impegnano scambievolmente a non concludere pace separata n el corso della prc· s ente guerra. I quattro Governi convengono che, quando sarà il caso di discutere i termini della pace, nessuna delle Potenze alleate potrà porre condizioni di p ace 1-enza preventivo accordo con ciascuno degli altri a lleati.

E a complemento poi dello stesso Patto di Londra devesi aggiungere che il 30 nove.mbre r 9r5 venne firma to a Londra il seguente Atto relativo alla pace da concludersi soltanto di comune accordo. C) - li Governo it.iliano, avendo deciso di aderire alle dichiarazioni fatte a Londra il 1914 dai Governi francese, britan1ùco e russo, dichiarazioni alle quali ha ugualmente aderito il Governo Giapponese in da_ta 19 ottobre 19 15, i sottoscritti debitamente autorizzati dai loro rispettivi Governi fanno la seguente dichiarazione: i Goverui. francese, britannico, italiano, giapponese e russo, s 'impegnano a non conclud ere pace separala nel corso della presente guerra. 1 cinque Governi convengono che quando s;irà il caso di discutere i termi ni della pace, nessuna delle Potenze alleate potrà pone delle conclizioni di pa ce scnz;i preventivo accordo con ciascuno degli altri Alleati.

s settembre

Come si vede, la fiducia reciproca fra gli Alleati non era davvero molta, tanto che più volte nel corso della guerra si dovette con disgusto constatare che l' Intern era fatta per non intendersi !

• PAHA GRAFO 30

LA DICHIARAZIONE Dl GUERRA ITALIAN A ED I SUOI EFFETfI.

Con la firma del patto di Londra e con l' impegno preso di entrare in guerra entro un mese, dal 26 aprile la via dell' Italia fu defini,tivamente tracciata, ma, prima di avviarvisi con operazioni militari, occorrevano per parte del Governo, vari provvedimenti di natura costituzionale e cli natura politica interna ed internazionale, e cioè convocare il Parlamento per dargliene notizia e, in quanto consentito, notificargli i conseguenti provvedimenti adottati; ottenere da esso i pieni pot eri; e prendere tutte le necessarie disposizioni per procedere alla mobilitazione ufficiale a complemento di q uella occulta che da parecchi mesi era in corso. La convocazione del Parlamento -

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EFFETTI DELLA DICHIARAZIONE DI GUERRA ITALTANA

venne all'uopo fissata per il 12 Maggio. Nel campo internazionale occorreva denunciare il Trattato della Triplice Alleanza, ciò che venne fatto il 4 maggio ; ma inoltre era necessario anche di poter riuscire a tener a bada l'Austria-Ungheria per evitare il grave pericolo, già accennato, che 1' Impero austro-ungarico avendo già da tempo mobilitato il suo Esercito rovesciasse una parte importante delle sue forze alla nostra fnmte mentre la nostra radunata sarebbe ancora stata in corso di svolgimento : occorreva sovratutto orientare verso la guerra il nostro Paese, purtroppo ancora diviso tra interventisti e neutralisti, ed all' uopo il Governo che stava dalla parte dei primi doveva esercitare una non facile azione equilibratrice, paziente e persuasiva. Principali elementi interventisti, costituenti soltanto una minoranza, ma una minoranza com,battiva e decisa, erano : la gioventù delle classi colte, sempre generosa ed entusiasta ; i profughi delle provincie irredente, vivamente interessati perchè era in giuoco la loro stessa vita; i nazionalisti animati da entusiastica passione; i radicali, i socialisti riformisti, i socialisti ufficiali dissidenti, ed una parte di liberali. Co~tituivano la massa neutralista, con tesi piì1 o meno assolute, l'altra parte dei .liberali, i socialisti ufficiali ed i clericali. Gli Ambasciatori <li ·Germania e d 'Austria-Ungheria, avuto qualche sentore di quello che era stato deciso a Londra e convinti per l'avvenuta denuncia del Trattato della Triplice Alleanza, che la partita era ormai perduta, tentarono allora un'ultima manovra chiamando . a Roma l' Ersberger, capo del partito cattolico germanico che, giunto a Roma il 2 maggio, spiegò la massima attività presso il Vaticano non riuscendo però a modificare· còmunque la situazione di fatto ormai esistente, !l 5 maggio ebbe luogo .a Quarto dei Mille (Genova) l' inaugura zione del monumento a ricordo della leggendaria spedizione garibaldina, e l'appassionata orazione di Gabriele D'Annunzio provocò un.a significativa esplosione dei sentimenti della folla. Come . fu detto, occorreva convocare il Parlamento, ma poichè gli atti di Governo che avrebbero dovuto seguire ad una tale convo-· cazione avrebbero chiarito senza possibilità di equivoci gli imminenti propositi italiani, ed indotto eventualmente a dover prendere per fa data -di entrata in guerra, decisioni premature sovratutto in riguardo della non ancora compiuta preparazione dell'Esercito, così il Governo decise la proroga dell'apertura della Camera al 20 maggio. -

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EFFETTI DELLA DICHIARAZIONE DI GIJERRA ITALIANA

Questa d~cisione fece rinascere qualche nuova speranza nei diplomatici degli Imperi centrali i quali avanzarono subito nuove proposte, che se pure erano sostanzialmente quelle già note con qualche lieve nuova aggiunta, ebbero però il p enoso effetto di rinfocolare i già esistenti contrasti tra le due correnti che si agitavano in Paese. Il 9 maggio segna l' inizio di quella che si potrebbe chiamare la fase risolutiva _della battaglia fra le due tendenze, la misehia finale ... e non in senso puramente metafori~o, perchè le passioni raggiunsero la più alta temperatura e le piazze ne furono spesso il teatro. Descrivere gli inviluppi e gli sviluppi degli avvenimenti di quei giorni non è nel quadro di quest'opera; chi ne voglia avere conoscenza può leggere quanto ne scrive Antonio Salandra, il quale, per la grande innata probità e per aver avuto a sua disposizione, come Capo del Governo, tutta la documentazione, diede cli quegli avvenimenti la narrazione completa, onesta, e convinçente. Si segnala qui soltanto il limpido e rettilineo atteggiamento del Sovrano che, degno erede delle secolari tradizioni di Casa Savoia, e custode geloso della costituzione, fu tutore dei veri interessi clellà Nazione : egli non trascurò di porgere orecchio a chi, anche per le vie traverse, si fece portavoce delle profferte di Vienna e Berlino, nè di ricevere e ascoltare esponen ti delle due correnti, ma quando per l'atteggiamento di numerosi Deputati e di molti Senatori, il Salandra il 14 maggio decise di rassegnare le dimissioni, il Re, consultati gli uomini più autorevoli e maggiormente ascoltati e seguiti, decise di non accettare le dimissioni del :Ministero, e con tale suo atto mentre per una parte salvò l' Italia, d'altro lato provocò in tutto il Paese irrefrenabili manifestazioni di entusiasmo, di appròvazione e di c_onsenso appassionato. Gli Ambasciatori degli Imperi centrali ricorsero allora ad un estremo tentativo, e il 18 maggio l'Ambasciatore di Germania fece sapere che l'Austria era disposta ad accettare tutte le richieste italiane. Ma ormai è tardi. L'atteggiamento del Sovrano compreso da tutti e da ognuno, aveva agito come benefico catalizzatore: le masse popolari e con esse Deputati e Senatori si arresero e si convertirono all'augusta decisione, sicchè si operò - almeno in apparenza, - quella sacra unione spirituale tanto necessaria in così gravi frangenti. Il 20 maggio il Governo presentò al Parlamento il Libro Verde -

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Fig.

2

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L a storica seduta della. Camera elci Deputati il

20

maggio 1915.


LA DICHIARAZIONE DT GUERRA Al.L'AUSTRIA

relativo agli avvenimenti dal 9 dicembre al 4 maggio ed ottenne i pieni poteri con 407 voti contro 74 alla Camera dei Deputati, e con l' unanimità dei 28r presenti al Senato. Il 23 maggio il nostro Ambasciatore a Vienna presentò la dichiarazione di guerra al Governo austro-ungarico : nello stesso giorno venne emanato l'ordine ufficiale della nostra mobilitazione : il 24 maggio ebbero inizio le operazioni di guerra. Il 25 il Re partì per la zona cli guerra per assumere il Comando delle forze di terra e di mare e lanciò lo storico proclama, veramente degno del compilatore (r) e dell'ora storica che in quel momento stava scoccando per la nostra Patria.

*** Limitandoci a considerare i soli effetti immediati conseguenti dalla dichiarazione di guerra, perchè quelli mediati ed ulteriori entrano nel campo generale, già trattato nel capitolo 36°, si possono così riassumere: le forze che l'Austria-Ungheria dovette immediatamente distrarre da altre fronti risultano dalle seguenti cifre : - presenti alla fronte italiana nel gennaio 19r5 : Battaglioni 30, - presenti alla fronte italiana alla fine di aprile : circa 3 Divisioni e cioè Battaglioni r25 e Batterie 67, tantochè allorquando l'Austria-Ungheria ordinò l'affluenza sul nostro fronte dei Corpi d'Armata VII, XV e XVI e della 57a Divisione, - le forze nemiche presenti all'apertura delle ostilità furono all' incirca di : 155 Battaglioni, 87 Batterie e 18 Squadroni ; per cui complessivamente, senza contare le truppe in corso di spostamento, Je forze austro-ungariche spttratte dalle altre fronti furono di circa : 125 Battaglioni, 87 Batterie e 18 Squadroni. Il generale germanico von Crarnon, durante quattro anni addetto al Comando Supremo austro-ungarico e che ci fu sempre ostile, ha dovuto però scrivere : Ad un fatto non si può fare alcuna obiezione: e cioè che l' importan1.a dell'entrata dell'Italia in guerra sta in questo che essa ha avuto luogo a (1) 11 Salandrn affcrrn;i, e nessuno meglio di lui era in grado di saperlo, che • il Go· verno non ebbe alcuna parte nella redazione del proclama, notìficatogH direttamente dal Re, come cosa fatta•.

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EFFETTI CONSEGUEN TI D AL NOSTRO INTERVENTO

fianco dell'Intesa: se gli italiani avessero dato all'Intesa un contributo militare anche minore di quello chE. realmente diedero, il peso che per ciò avrebbe gravato sulle Potenze centrali sarebbe sempre cresciuto smisuratamente.

Il nostro intervento ebbe poi anche un altro effetto di primaria importanza nella condotta strategica della guerra da parte degli Imperi centrali : mentre, fino alla primavera del r9r5, l'accordo sugli obbiettivi da realizzare era perfetto tra Germania ed Austria-Ungheria, e quest'ultima doveva badare soprattutto alla Russia mentre la Germania avrebbe badato essenzialmente alla fronte franco-inglese, dal momento in cui avvenne la nostra entrata in gqerra, tale accordo fu rotto e cia~cuno ebbe il proprio naturale nemico principale e la Germania ne ebbe due. L'Austria-Ungheria non attaccò più la Russia e tutta si concentrò per resistere alle offensive italiane ; quando nel r9r6 la Germania tentò di liquidare la partita ad occidente con l'att acco di Verdun, l'Austria svolse la propria offensiva nel Trentino; così pure nel rgr8 quando, sparita la Russia, la Germania ritentò il grande colpo contro i franco-inglesi, l'Austria attaccò sul Piave : per l' intervento italiano la maggior forza strategica degli Imperi centrali fu spezzata e l'unità cli condotta delle operazioni fu rotta, nè mai più furono ristabilite appieno. La Russia, in conseguenza della sconfitta di Gorlice, dovette ripiegél-re profondamente, ma nessuno può dire quale più grave conseguenza avrebbe potufo derivare se sul fronte orientale fossero state presenti anche quelle forze che l'Austria-Ungheria dovette invece dirigere alla fronte italiana. All' Intesa avrebbe certamente potuto derivare maggior utile dal!' intervento italiano, se la Serbia, in conformità degli accordi stipulati, avesse debitamente agito invece di rimanere completamente inattiva mentre di fronte non aveva più che poche forze nemiche, e indubbiamente poi anc_he un miglior coordinamento di comando e di maggior sincronismo di azione degli Eserciti dell' Intesa operanti sulla fronte occidentale avrebbero potuto produrre più grandi effetti, specialmente se - come si è de~to - si fosse dato alla fronte italiana il valore strategico che meritava . Fatti questi rilievi devesi pertanto conchiudere affermando, così come del resto affennarono gli onesti e gli imparziali di tutti i Paesi, - amici, nemici e neutl ali - che gli. effetti conseguenti dalla di-

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LA LìNÉA l?RESCELTA DALL'AùSl' RIA

chiarazione italiana di guerra e i risultati conseguiti poi dal modo con cui la guerra venne da noi condotta, furono innegabilmente grandiosi.

p ARAGRAFO 4o LA

LINEA PRESCELTA DALL'AUSTRIA PER LA DIFESA.

L'Austria fin dal tempo di pace, al nostro confine settentrionale aveva scelto, munito e perfezionato una forte linea montana di difesa, sussidiata validamente da potenti fortificazioni. Invece sulla fronte Giulia, non essendovi sin dal tempo di pace fortificazioni permanenti, durante il periodo della nostra neutralità con instancabile ed alacre attività e con l'esperienza di dieci mesi di guerra essa aveva costruito una potente linea ad oriente dell' Isonzo, con le due robuste t este di ponte di Tolmino e di Gorizia. Lé difese di quest'ultima testa di ponte erano talmente sistemate già fin dai primi giorni di guerra, che l'arciduca Eugenio, visitandole alla fine di maggio 1915 ebbe a dire : « Il Sabotino è adesso inattaccabile 11 . (Vedi schizzo I • Il fronte Italiano) . La linea prescelta dall'Austria per la difesa, ricca di trincee e di opere occasionali, protetta da più ordini di robusti reticolati, e sussidiata da potenti artiglierie ben dissimulate, offriva scarsa vulnerabilità ; le condizioni naturali poi conferivano una maggiore e particolare resistenza a tale linea che dominava perfettamente tutto il terreno ove avrebbero dovuto muovere ed operare le nostre truppe. Sulla fronte della nostra I Armata essa aveva per capisaldi le posizioni dello Stelvio e del Tonale, lo sbarramento di Val Chiese (gruppo dei forti di Lardaro) con le posizioni avanzate di Monte Melino e Monte Palone, il campo t rincerato di Riva, Monte Biaena, Monte Finocchio, la zona fortificata degli altipiani di Folgaria e di Lavarone, Monte Panarotta, Alpe di Fassa, Forte di Panaveggio (sbarramento di Val F iemme) . Nel Cadore, la linea di resistenza partendo dalle alture alla testata di Val San Pellegrino si appoggiava al massiccio della Marmolada; quindi per il passo di lVIezzodì ed il Pescoi, scendeva sul Cordevole ; successivamente per jl Col di Lana, il Sief, il Setteass, -

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GLI SCHIERAMENTI -

IL PRIMO SBALZO

il Lagazuol, Cima Falsarego e Cima Pois, raggiungeva l'alto massiccio delle Tofane. Sbarrata quindi la Val Boite all'altezza del Son Pauses, per il Rauckofl e Monte Piana ritornava sulla linea di confine, manten~ndosi poi quasi parallela ad essa fino al ]\fonte Paralba. Continuava in Carnia sulla cresta delle Alpi Carniche e p er il Passo di Val d'Inferno, Pal Piccolo, Pal Grande, Freikofel e per lo sbarramento di Malborghetto e del Predi! giungeva al Rombon. Guarnite quindi le alture ad est di Plezzo, la linea volgeva verso sud comprendendo il Monte Nero, il Mrzli e la testa di ponte cli Santa Maria e Santa Lucia di fronte a Tolmino; tornava poi sulle alture lungo la sponda sinistra del fiume fino a Monte Santo, e costituiva quindi la testa di ponte di Gorizia, con le difese del Sabotino di Oslavia, delle alture di Peuma e del Podgora, spinte sulla destra dell' Isonzo. Il tratto sud delle posizioni nemiche correva lungo il margine dell'altipiano di Doberdò, accompagnando l' Isonzo soltanto da Gradisca a Sagrado e seguendo sul Carso le alture cli San Michele, · di Castelnuovo, di Polazzo, Sei Busi, Selz e Monfalcone. PARAGRAFO

Gli

SCHIERAMENTI -

5°.

IL PRIMO SBALZO OFFENS IVO -

LA DEFICIENZA

DELLE ARTIGLIERIE PESANTI E LE SUE RIPERCUSSIONI SUL PRIMO SBALZO OFFENSIVO.

La nostra situazione militare, quale risultava in confronto di quella avversaria nel momento della nostra dichiarazione di guerra, ci imponeva di dover agire di sorpresa. D'altra parte la situazione politica internazionale esigeva di tenere occultati i provvedimenti militari e di ritardare fino all'ultimo la mobilitazione ufficiale che sola avrebbe permesso di portare tutto l' Esercito sul piede di guerra : come si è visto, erano sovratutto i Servizi che soltanto colla mobilitazione generale avrebbero potuto essere completamente costituiti, e per questo occorrevano circa venticinque giorni. (Vedi schizzo II - Zona dallo Stelvio allà Carnia). Fu pertanto nell'intento di contemperare le due opposte situa~ zioni predette che il gen. Cadorna concretò l'ordine per le operazioni iniziali. Ma occorreva altresì decidere su quale tratt9 della vastissima fronte sarebbe stato conveniente cli operare lo sforzo principale,

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L' ORDlN.l> PER L E Ol'ERAZIO Nt

ed all'uopo escluso il tratto dallo Stelvio al lago di Garda, per le gravi difficoltà opposte dal terreno e per la mancanza di obbiettivi redditizi, potevasi operare o contro il salient e tridentino da est, o contro la fronte Giulia da ovest. Non è qui luogo di entrare nella discussione e pertanto accettando senz'altro la decisione del gen. Cadorna di operare contro la fronte Giulia, ci limiteremo ad accennare che, se si fosse voluto operare contro il saliente tridentino, è alla radice di esso e cioè dell'alto Cador e verso Dobbiaco o più in basso verso Ora e Bolzano, che l'azione avrebbe dovuto essere diretta. Ma per tali operazioni erano indispensabili p otenti mezzi d'aftacco, ed in special modo un adeguato Parco d'assedio, mezzi che al1' inizio della nostra guerra non si possedevano. Sempre aderente alle » Direttive » del 1° settembre r9r4, ribadite nelle «Varianti» del 1° e del 20 aprile 1915, l'Ordine d'Oper azione N. I del 16 maggio per il primo sbalzo offensivo stabiliva : la ra, la 4a Armata e le Unità della Zona Carnia, pur senza tendere verso gli obbiettivi designati, per cui era necessario il Parco d'assedio, ancora in costituzione, debbon_o compiere arditi atti offensivi spinti oltre confine; in Carnia si deve anche appoggiare l'azione dell'estremità settentrionale della fronte Giulia, oltre che con puntate ardite anche con azioni di fuoco sulla strada Predil-Plezzo ; e per questo alla zona Carnia ·era stata assegnata una piccola frazione del Parco d'assedio. La za Armata deve portare la propria sinistra all'altezza di Tolmino; la destra della 3a Armata deve raggiungere l'Isonzo quale disposizione preparatoria p er un'avanzata della sua sinistra a scaglioni. (Vedi schizzo III - Zona Cal'nia e Giulia). Più precisamente la 3a Armata deve occupare Monte Quarin, Cormons, Monte Medea, la linea Judrio-Torre- Isonzo, i ponti di Pieris; raggiunta questa linea, le truppe vi si stabiliranno fortemente. « Carattere dell'operazione dovrà essere quello di una energica ed improvvisa irruzione »; Le prime operazioni assunsero però diverso carattere in conseguenza delle diverse condizioni del terreno e del diverso rapporto tra le nostre forze e queìle n emiche. Sulla fronte della 111 Armata si ebbero parecchie felici rettifiche (1) fuorchè in corrispondenza degli (1) Occupazione dell'Altissimo, del Coni Zugna, del Pasubio, di Condino, di Monte Porta del Bono, di Cima Spessa, cli Zugna Torta, della linea Croce cli Veizena-Corterin e della Conca cli Piera cli Primiero.

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LE PRIME OPERAZIONI

Altipiani, dove, per battere le opere di Lavarone e di Folgaria occorreva, oltre all'azione delle nostre opere ad esse cont rapposte, quella di batterie pesanti mobili che in quel primo momento n~:m erano ancora pronte. In Cadore il Comandante della 4a Armata volle subordinareJe operazioni contro le forti e fortificate posizioni nemiche alla disponibilità del Parco d'assedio e soltanto sotto la pressione di solleciti del Comando Supremo autorizzò alcune azioni, però di poco momento. In Carnia l'energica azione degli Alpini urtò subito contro forze nemiche· superiori e l'occupazione restò limitata a pochi punti però importanti. Sull'alto e sul medio Isonzo il nemico ave~a ripiegato sulla sinjstra del fiume, tranne che in corrispondenza di Tolmino e di Gorizia; il primo contatto coll'avversario non avvenne quindi che su questi due-punti; la sinistra della za Annata (IV Corpo d'Arma- · ta), passato l' Isonzo trovava contatto sulla linea Montenero-Mrzli. Sul basso Isonzo (da Gorizia al mare) stavano dislocati nel seguente ordine: il VI Corpo al completo, l'XI ed il VII ancora in corso di r adunata, la 1a e la za Divisione di cavalleria ed altri minori elementi. Il VI Corpo, oltrepassato senza difficolt à il confine, avanzò fino a che fu arrestato dall'.avversario che occupava le forti posizioni sulla destra dell' Isonzo costituenti la testa di ponte di Gorizia : gli altri due Corpi d'Armata avanzarono pure senza difficoltà, oltrepassarono il Torre ed il Versa avvicinandosi all' Isonzo, dove però si trovarono di fronte alla resistenza opposta dal nemico specialmente col fuoco delle sue artiglierie p iazzate sulle alture del Carso. Finora dunque, eccezion fatta per il IV Corpo nell'alto Isonzo, la nostra azione si risolvette essenzialmente in una presa di contatto col nemico più che in uno sbalzo offensivo. Lo sbalzo offensivo vero e proprio si ebbe dalla fine di maggio alla metà di giugno, eriguardò essenzialmente la fronte dell'Isonzo. I succes$ivi Ordini del Comando Supremo del 25-27 maggio e del 3 giugno impostati al concetto di un'energica e decisa Òffensiva, obbedivano ad un concetto teoricamente giusto, ma che praticamente prescindeva dalle condizioni create dall'avversario, il quale, . sgombrato il territorio antistante, si era arrestato su posizioni dovunque dominanti, opportunamente apprestate a difesa, e deile quali noi poco o nulla conoscevamo. E bbero così inizio quegli eroici e sanguinosi attacchi delle nostre fanterie, attacchi gloriosi in sommo grado per l' A-rma di fanteria ma sterili di risultati per la quasi totale nostra -

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PRIMI RISULTATI OTTENUTI

mancanza di artiglierie idonee alla distruzione degli ostacoli passivi, ed anche per la mancanza o quanto meno per la grande deficienza di altri mezzi, così come si accennerà più avanti dopo di aver accennato agli avvenimenti. A nord di Tolmino il IV Corpo riusci ad installarsi sui monti tra l'Isonzo ed i suoi affluenti Lepenie e Tolminski e, con mirabile impresa i nostri bravi Alpini si impossessarono di Monte Nero. A sud di Tolmino il II Corpo passò di viva forza l'Isonzo a Plava e a prezzo di gravi sacrifici si mantenne sulla quota 383. La 3a Armata impegnò a fondo il VI Corpo contro le alture costituenti la testa di ponte di Gorizia, mentre le rimanenti sue forze giunte senza troppa 4 clifficoltà sulla riva destra dell' Isonzo si apprestavano a passarlo, ma la piena delle acque conseguente alle insistenti pioggie, ne ritardò il passaggio. Tuttavia il 5 giugno, gettati due ponti d'equipaggio, riattato il ponte ferroviario di Pieris e stabiliti due altri traghetti, il VII Corpo riusci a far passare il fiume ad una buona parte delle proprie forze, e costituita cosi la rudimentale testa di ponte di Pieris, il 6 giugno essa potè venire allargata fino a Cassegliano. Maggiormente ostacolato, sovratutto per tiri provenienti dalla regione del San Michele fu il passaggio dell'XI Corpo in corrispondenza di Gradisca, mentre ad accrescere poi tali difficoltà si aggiunse l'allagamento prodotto per la rottura dell'argine del canale Dottori da Sagrado a Monfalcone. Su tutta la fronte apparve pertanto chiaro che l'ardire, 1~ tenacia e il valore delle fanterie non erano sufficienti per poter vincere. In proposito la Relazione ufficiale dice sinteticamente : Ove le gravi difficoltà. del terreno di attacco costituivano già un considerevolissimo ostacolo, si manifestò tragico e insuperabile il contrasto tra il reticolato - insidioso, inafferrabile, indistruttibile con i mezzi d 'allora - e le vive generose forze umane impotenti contro di esso.

Alla generosa sporadica azione aggressiva di movimento bisognava cioè sostituire l'azione metodica contro posizioni fortificate e per questo occorreva studiare d'urgenza, fabbricare sollecitamente e assegnare alle Unità combattenti adeguati mezzi e in quantità sufficienti. Di questa dura realtà, che forse il Comando Supr emo aveva sperato di evitare malgrado che l'esperienza di coloro che già da dieci mesi combattevano fosse imperativa in proposito esso fu costretto a -

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INFLUENZA DELL' OSTACOLO PASSIVO

.rendersene conto sicchè nell'Ordine d'Operazione N. 7 dell'n giugno scriveva : Occorre vincere le resistenze con adeguat i concentramenti di forze e di mezzi, specialmente tecnici, e sopratutto con quei metodi che ] •esperienza della guerra combatt~ta su altri teatri d'operazione dagli alleati suggerisce, evitando gli attacchi subitanei che, se dimostrano il valore delle nostre truppe, non permettono di raggiungere risultati adeguati alle perdite.

Su questa tragica situazione, tanto più tragica in quantochè per ovvie ragioni non era possibile interrompere la lotta e sospendere i combattimenti per tutto il tempo necessario a produrre ed a ricevere in quantità adeguata i mezzi necessari, conviene arrestarsi alquanto perchè troppo e troppo spesso, allora e poi, troppo facilmente ·si è voluto attribuire all'artiglieria una parte iinportante della responsabilità negli insuccessi. Indubbiamente per la distruzione dell'ostacoio passivo tanto ·1a potenza dell'artiglieria campale, quanto quella dell'artiglieria sonieggiata erano insufficienti ; e quando pure si fosse potuto disporre dell'enorme munizionamento a ciò occorrente, il tiro « a ricoèhet )) impiegabile ed impiegato con successo dai francesì sui loro terreni pianeggianti ed uniformi non era possibile sul nostro fronte così accidentato e costituito da terreni di così diversa natura; occorrevano pertanto proietti aventi capacità, peso e potenza adeguati e cioè proietti di medio e grosso calibro, carichi con alto esplosivo. 1\fa all'inizio delle ostilità i nostri medii calibri mobili si riducevano a 14 Gruppi di obici pesanti campali da 149/12 e ad alcune batterie di cannoni da 149 G. e da 149 A. d'assedio, oltre, s' intende, le batterie del Parco d'assedio. Sull' intera fronte della 3a Armata, ad esempio, non si avevano che nove batterie di obici pesanti campali da 149/12, quattro batterie di cannoni_da 149 G. ed una batteria di cannoni da 149/35 ; pochissime dunque, ed anzi in numero minimo in confronto ai quantitativi più tardi impiegati. Ma ·di questo stato di cose non può farsi risalire la responsabilità ad alcuno, perchè il grandioso fenomeno delle fronti fortificate si produsse in modo del tutto insospettato presso tutti gli eserciti ; e del resto, malgrado l'enorme aumento delle artiglierie cli medio e di grosso calibro, il problema della distruzione dell'ostacolo passivo non potè dirsi risolta, ed ancora in modo relativo, che con l'adozione e l' impiego delle bombarde.

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PROVVIDENZE PER AUMENTA RE IL NUMERO D'ARTIGLIERIE

Per contro bisogna riconoscere che, fin dal primo momento, il Comando Supremo mise in opera ogni mezzo per accre~cere il numero dei medii e grossi calibri mobili, disarmando le opere della frontiera occidentale e delle piazze marittime non minacciate, sist emando le artiglierie su affusti o piattaforme di circostanza ed attivandone la produzione negli Stabilimenti nazionali. Ma la tragicità della situazione aveva poi ancora altri aspetti perchè l' impotenza, o l' insufficiente potenza dell'artiglieria a distruggere gli ostacoli passivi non dipendeva soltanto dalla scarsezza di bocche da fuoco idonee, ma altresì dalla mancanza di occhi capaci di scrutare e vedere a distanza nelle linee nemiche, e di poter così dirigere e r egolare il proprio fuoco per annientare l'ostacolo passivo e ridurre all' impotenza l'artiglieria nemica ; tutti i campanili del basso Isonzo sono trasformati in Osservatorii, ma anche da essi si è ancora troppo bassi ; l'osservazione per mezzo di aeroplani è di scarsa efficacia, sia perchè gli apparecchi sono pochi, sia perchè i sistemi di segnalazione ed i collegamenti sono ancora troppo rudimentali; maggior r endiment o potrebbero dare i palloni frenati se essi fossero in numero sufficiente e se, anche per essi non fossero ancora scarsi e mal articolati i varii possibili mezzi di comunicazione: tale cruenta tragicità si traduceva in un continuo epico eroismo per la Fanteria, che prodigava invano sangue e vite; era tristemente mortificante per l'Artiglieria conscia della propria capacità teorica virtuale ... ma incapace di esplicarla per la sua duplice insuffièienza potenziale, numerica e qualitativa. Come l'esperienza della guerra insegnerà e come invano avevano affermato e dimostrato i competenti fin dal tempo di pace, in una guerra come quella che si stava combattendo, l'efficacia del fuoco d'artiglieria avrebbe in gran parte dipeso dall'abbondanza · e dalla sicurezza dei collegamenti t ra osservatorii e Comandi, tra Comandi e Batterie, tra Comandi d'artiglieria e Comandi di Fanteria; purtroppo da quej primi combattimenti molto e troppo lungo tempo dovette ancora passare e molto sangue ancora essere versato prima che tale assiomatica n ecessità penetrasse nel cervello di tutti, e prima che l' industria fosse in condizioni di fornire il molto materiale necessario. Detto questo, non bisogna però inferirne che il tiro delle Iiostre artiglierie fosse inefficace : esso, al contrario, generava nel nemico -

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I!:FFETTI DEL TIRO NEMICO

un vero terrore, e se ne ebbero numerose prove dalle dichiarazioni dei prigionieri e dalla lettura dei loro diarii rinvenuti sopra di essi. Ma tale terrore era di massima generato soltanto nelle prime linee nemiche, sulle quali il nostro tiro poteva essere regolato da osservatori collocati in osservatorii costituiti nelle stesse nostre trincee : le artiglierie nemiche continuavano invece a rimanere introvabili, e quando con slancio stupendo e con eroismo mirabile le nostre fanterie muovevano all'assalto dalle posizioni nemiche sconvolte dal nostro fuoco, e le avevano quasi raggiunte, con prontezza fulminea si scatenava dinnanzi ad esse il tiro avversario di sbarramento, nutrito e preci!:o ; e quando l'ondata d'assalto riusciva ad inoltrarsi e ad attraversare la zona battuta, il tiro nemico di repressione, altrettanto preciso ed implacabile, si abbatteva micidiale su di esse : in tal modo il risultato di tanti sforzi, la risultante di cosi eroica condotta erano non soltanto scarsi, ma molte volte addirittura nulli ; le perdite furono pe,ciò ingenti e gravi perchè sovratutto si perdeva cosi il fiore degli ufficiali di carriera, il maggior numero dei più ardimentosi ufficiali inferiori effettivi. Il corpo degli ufficiali d'artiglieria permanenti, come già fu accennato precedentemente, era eccellente perchè forgiato secondo le antiche tradizioni e formato con la necessaria solida base cli studi tecnici; gli ufficiali d'artiglieria delle categorie in congedo, tratti senza un chiaro criterio selettivo dallé più disparate professioni civili, mancavano invece di preparazione tecnica, ma le condizioni della guerra statica dando la possibilità di svolgere metodiche istruzioni permisero di colmare, almeno in parte, tale lacuna, sicchè ben presto, in linea generale, i quadri furono in condizioni di funzionare; mentre però specialmente all' inizio della guerra, in conseguenza delle 111.1merose e perciò troppo rapide promozioni, si ebbe a deplorare nei nuovi promossi un' insufficiente preparazione a ricoprire i gradi superiori. La nostra dottrina di impiego prendeva per base la guerra di movimento, ma sull'esperienza della guerra russo-giapponese cor:isiderava pure l'eventualità di dovere sul campo cli battaglia operare contro posizioni potentemente rafforzate: l'addestramento preparatorio dell'artiglieria nel tempo di pace er a stato r_ivolto sopratutto a battere bersagli fermi, mentre invece erano stati scarsi la preparazione spirituale degli artiglieri e l'addestramento tattico dei reparti dell'Arma in riguardo dell'accompagnamento delle fanterie ; l' impiego


ESIGENZE DELLE POSIZIONI D'ARTIGLIERIA

dei grossi e medii calibri per battere trincee di prima linea non era stato preveduto che per gli obici pesanti campali. Purtroppo allorchè noi entrammo in guerra, della preziosa esperienza fatta sulla fronte francese da ben dieci mesi non esisteva alcuna traccia nè di notizia nè di informazione ; per quanto risultava ai Comandi d'artiglieria meno elevati e cioè a quei Comandanti che per primi dovevano adottare e praticare i nuovi criteri scaturiti dall'esperienza, nessun richiamo era stato fatto, nessuna nuova istruzione era stata impartita per l' impiego dell'Arma. La dura esperienza, specialmente sulla fronte dell'Isonzo, r ese ben presto manifeste a nostre spese le gravi deficienze nei quantitativi cli artiglierie, cli munizioni, di mezzi d'osservazione e di mezzi di collegamento, e sovratutto poi mise in rilievo il duplice inconveniente gravissimo derivante dalla poca cd imperfetta conoscenza, da parte degli artiglieri, del modo di combattere della fanteria e da, parte dei fanti, delle esigenze tecniche dell'artiglieria affinchè il suo tiro raggiunga la voluta efficacia e consegua i desiderati effetti : a questo ultimo proposito non è inutile accennate ai contrasti verificatisi nei primi tempi tra i Comandi di fanteria e quelli d'artiglieria a proposito delle postazioni delle batterie, e specialmente delle batterie a tiro teso, postazioni che i Comandi d'artiglieria, per ovvie esigenze di tiro, dovevano scegliere in posizioni arretrate rispetto alle prime linee. Volendo pertanto sintetizzare la posizione materiale e morale dell'Artiglieria nei momenti del nostro primo sbalzo offensivo, si può dire che esrn era : insufficiente per quantità di armi e di munizioni sovratutto in conseguenza dell' ingente loro costo ; sufficiente nell'addestramento nel quale era stata istruita, ma un po' mancante per quelle nuove norme d' impiego alle quali non era stata abbastanza esercitata; eccellentissima come sentimenti, anelante a gareggiare nel sacrificio colla Fanteria e dolente soltanto di non potere, per cause indipendenti dalla propria volontà, dare ad essa tutto quel concorso che avrebbe voluto. E che la nostra Artiglieria fosse anelante di gareggiare nel sacrificio con la Fanteria, risulta dalle parole piene di slancio che si leggono ·nelle Memorie storiche cli molti Reggimenti, che riporteremo in questo stesso capitolo, illustrando numerosi episodii di valore. -

330 -


p ARAGRAFO 6° L'OFFENSIVA DEL L UGLIO

r9r5

S ULLA FRONTE DELLA

3a

ARMATA -

LE PRIME DUE BATTAGLIE DELL'!SONZO.

Il gen. austriaco Lucacio, Comandante della za Brigata della 57a Divisione e direttore dei lavori sul Carso prima dell' inizio delle nostre operazioni, cosi scrisse: Quando gli italiani giunsero all'orlo d ell'altipiano di Doberdò, innanzi <tlle nostre posizion i li attendevano già t re ordini dt reticolati, disposti in qualche punto· su cinque file, con una zona d'ostacolo larga in media cinque metri, provvisti di grandi campi di mine..

E la nostra Relazione Ufficiale in riguardo alle operazioni del r9r5 cosi si esprime : Appariva ormai evidente che la resiste nza degli apprestamenti difensivi sarebbe stata tale da assorbire gran parte della forza viva della spinta offensiva, talchè l'energia di movimento si sarebbe trall).utata in sforzo cli rottura. Quindi azioni lente, a tappe successive e con approprfati procedimenti, sia per l'at tacco che per il successivo mantenimento delle posizioni conquistate.

In conseguenza il nostro Comando Supremo, per l'attacco alle posizioni rafforzate, invece dell'avanzata di slancio, prescrisse (allegati 73 e 74 alla Relaz . Uff.) il sistema delle parallele e degli approcci ; stabili che il graduale spostamento in avanti del riparo si effettuasse :fino a distanza d'attacco ; e circa le posi7,ioni conquistate ordinò l'immediato e istintivo loro rafforzamento, sfruttando ogni risorsa della natura e della tecnica in modo che fosse evitato lo spreco dell'energia fisica delle truppe sicchè fosse loro consentito il necessario riposo per prepararsi alle spinte successive. (Vedi schizzo IV - Le prime due batta.glie dell' Isonzo). Decisa la ripresa dell'attacco per il 23 giugno, il Comando Supremo (allegato 75 alla Relaz. Uff.) mentre prescrisse come primi obbiettivi per la za Armata le àlture del Kuk sulla sponda sinistra dell' Isonzo e quelle di Oslava-Podgora sulla sponda destra, fissò per la 3a Armata la conquista del margine dell'altipiano carsico ti:a -

33 1

~


ORDIN! DI OPERAZIONE PER FINE GIUGNO

Monfalcone e Sagrado, e della sponda sinistra dell' Isonzo in corrispondenza del San Michele. Il Comando della 3a Armata con Ordine d'operazione del 22 giugno (allegato 77 alla Relaz. Uff.) stabili per l' indomani che : - il VII Corpo, facendo perno sulle alture di Monfalcone, attaccasse M. Cosich e M. Sei Busi ; - il X Corpo (meno la 20a Divisione) attaccasse il saliente di Sagrado avvolgendolo da nord e da sud; - l'XI Corpo (meno la 22a Divisione) passasse l' Isonzo a monte di Sagrado e si stabilisse sul margine del Carso, corrispondente al tratto fra Sagrado e Mainizza. La battaglia si .svolse dal 23 giugno al 7 luglio ed assunse nella storia il nome di Prima battaglia dell'Isonzo. Di essa si dànno qui le sole linee generali indispensabili per lo studio dell' impiego dell'ar tiglieria, rimandando alla Relazione Ufficiale o ad altri testi per maggiori particolari. Schieramento della 3a Armata: - il VI Corpo d'Armata venne posto alle dipendenze della 2a. Armata; - l'XI Corpo cl' Armata tra M. Fortin e Biasiol sulla destra del1' Isonzo, meno la 22a. Divisione operante colla 2a Amata; . - il X Corpo d'Armata tra Biasiol e Soleschiano, meno la zoa Divisione in riserva d'Armata ; · - il VII Corpo d'Armata tra Soleschiano ed il mare, con le due Divisioni schierate per ala, la r4a a sinistra e la r 3a a destra; - la 2a e la 3a Divisione cavalleria ed altri elementi, in difesa costiera ; - la zoa. Divisione a Ruda e la ra Divisione cavalleria ad Aquileia, m riserva d'Armata. In totale : 65 Battaglioni - 90 Squadroni - 76 Batterie. Lo schieramento delle artiglierie era il seguente: - coll'XI Corpo d'Armata: 35° Reggimento campagna (della 2ra Div.) tra M. Fortin e F arra; go-Reggimento campagna a sud di Farra ; roo Reggimento campagna {del XII Cdrpo d'Armata) ad est di Romans ; 2 Batterie da r49 G. a Mariano ; - col X Corpo d'Armata : 24° Reggimento campagna attorno a San Pietro ; rzo Reggimento campagna presso Villesse ; 34° Reggimento campagna (della 20a Div.) a Turriacco ; -

33 2

-


PRIMA BATtAGLIA DELL' ISO NZO

- col VII Corpo d'Armata : 2° Reggimento campagna a Dobbia; 18° Reggimento campagna a Ronchi; 2 Batterie someggiate per accompagnamento immediato della fanteria; 31° Reggimento campagna presso Aris ; I Gruppo obici pesanti campali (3 Batterie) a Bestrigna; r Batteria natante da 152 alla foce dell' Isonzo. L'azione da iniziarsi contemporaneamente su tutta la fronte alle ore 4, doveva in primo tempo comprendere la distruzione delle difese nemiche col fuoco delle artiglierie ; aperte le breccie, mentre la fanteria le superava, l'artiglieria doveva allungare il tiro, o spostarlo lateralmente, in modo da impedire atti controffensivi del nemico ; a seconda delle condizioni del terreno, poteva essere opportuno far fuoco lat er almente, anche sulla fronte di altre Unità. La battaglia che segui può dividersi in diverse fasi : Prima fase (23-28 Giugno) : a sinistra la 21a Divisione, dopo vari insuccessi, riusci a passare sulla sinistra clell' Isonzo ; il nostro t iro d'artiglieria fu essenzialmente diretto a neutralizzare il fuoco nemico di fucileria e di mitragliatrici, non essendo stato possibile di individuare le batterie nemiche. In questa prima fase fu notevole il piazzamento di un nostro pezzo da campagna sull'argine stesso del fiume. Al centro la rga. Divisione che doveva tentare di avvolgere il saliente di Sagrado, dopo aver passato il canale Dottori, urtò contro i reticolat i, che la nostra artiglieria non era riuscita a distruggere e che dovettero quindi venire attaccati con le pinze e coi tubi esplosivi. La Divisione riusci tuttavia a progredire sino alla fronte Castelvecchio-Pollazzo, ma però in questo movimento essa venne a distaccarsi dalla sinistra del VII Corpo, e il Comando dell'Armata per colmare il vuoto così prodottosi fece entrare in azione la 20a. Divisio11e della riserva, colla quale si schierò anche il suo 34° Reggimento da campagna : intanto alla sua destra il VII Corpo d 'Armata incontrò gravissime resistenze e non riuscì che ad occupar e Seltz. In complesso, nella prima fase erano stati superati gli ostacoli dell' Isonzo e del canale Dottori, mentre sulla sinistra del fiume, si era raggiunta la linea Castelnuovo-Polazzo-Seltz. Seconda fase (30 Giugno-2 Luglio) : con Ordine d'oper azione del 28 giugno il Comando della 3a. Armata dispose per la ripresa dell'offensiva all'alba del 30 ; l'azione doveva essere condotta dai Corpi d'Armata X e VII col concorso dell'artiglieria dell'XI Corpo, e tenendo -

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SVOLGIMENTO UELLA BATTAGLIA

la 21a Divisione di riserva. Obbiettivi principali Monte San Michele e le alture di San Martino. L'artiglieria la sera del 29 doveva iniziare il tiro di distruzione venendo durante la notte coadiuvata dal collocamento di tubi di gelatina esplosiva sotto i reticolati; all'alba essa doveva allungare il tiro per consentire l'irruzione delle fanterie. Lo schieramento delle artiglierie era il seguente: - col X Corpo d'Armata: 24° Reggimento campagna a Fogliano; 9° Reggimento campagna a Gradisca; ro0 Reggimento campagna a Gradisca; 35° Reggimento campagna a Farra; 1 Batteria obici 149/12 a Farra ; 2 Batterie cannoni 149 G. a Mariano; 34° Reggimento campagna a San Pietro; 12° Reggimento campagna a Soleschiano; 1 Batteria obici 149/12 a Villesse; - col VII Corpo d'Annata : 18° Reggimento campagna a Ronchi; 2 Gruppi del 2° Reggimento campagna a Ronchi ; 1 Batteria obici 149/12 a Rubbia; 1 Batteria cannoni 149 G. a Villesse; 31° Reggimento campagna a Monfalcone ; 1 Gruppo 2° Reggimento campagna a Monfalcone ; 1 Batteria obici 149/12 a Bestrigna ; 1 batteria cannoni 149 G. a Staranzano ; 1 Batteria cannoni da 152 Marina a Golfo di Panzano. Sulla fronte del X Corpo d'Armata essendo risultato che nè il tiro d'artiglieria, nè i tubi di gelatina erano riusciti ad aprire varchi sufficientemente larghi, si decise di continuare oltre l'alba il tiro d'artiglieria, cosicchè l'avanzata delle nostre fanterie ebbe luogo soltanto alle ore 12, ma, per la violenta reazione nemica non riuscirono a mantenersi nelle posizioni raggiunte ed alle ore 16 esse erano ferme contro i reticolati nemici. Sulla fronte del VII Corpo, la 14n. Divisione potè riuscire a praticare qualche varco e progredire nell'avanzata, ma venne inesorabilmente arrestata da violenti contrattacchi nemici : sulla fronte della 13a Divisione non si poterono aprire che pochi e ristretti varchi, e seb. bene le fanterie con magnifico eroismo si accanissero per allargarli ed oltrepassarli, il fuoco nemico delle mitragliatrici e quello delle sue artiglierie, che non fu in alcun modo possibile individuare e cli controbattere, resero però vano un tale eroismo, che costò perdite molto gravi, specialmente in ufficiali, tantochè i due Reggimenti della Brigata Pinerolo rimasero al comando cli due capitani. Il r 0 luglio trascorse con tiri d'artiglieria dalle due parti e con -

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UL'fI ME FASI DELLA 1a BATTAGLIA

qualche tentativo sp6radico d'avanzata delle nostre fanterie, mentre si preparava l'attacco pel giorno successivo, che fu poi tentato sulla sola fronte della 20a Divisione ma venne appoggiato dal fuoco della maggior quantità possibile d'artiglieria delle altre Unità. Tale attacco non diede che risultati molto scarsi in confronto delle perdite assai ingenti da noi subite. Terza fase (4-5 luglio) : per la ripresa dell'azione il Comando Supremo restituì la 22a Divisione all'XI Corpo d'Armata ed assegnò alla 3a Armata la 27a Divisione (XIV Corpo d'Armata) e tre Batterie di èannoni da 149. Parallelamente ed in conseguenza della violenza dei nostri attacchi e del fuoco della nostra artiglieria, anche la difesa austriaca venne considerevolmente accresciuta di forze fresche. Per lo svolgimento di questa n uova t erza fase fu disposto che vi concorressero le seguenti artiglierie : - colla zoa Divisione: 24° Reggim_e nto artiglieria a San Pietro; 1 Batteria obici 149/12 a San Pietro; 34° Reggimento campagna a Soleschiano; 12° Reggimento campagna a Soleschiano ; . 1 Batteria cannoni 149 G. a Villesse; 1 Batteria cannoni 149/35 a Villesse; - col VII Corpo d'Armata : 18° Reggimento campagna a. Ronchi ; 2 Gruppi del 2° Reggimento campagna a Ronchi ; 2 Batterie obici 149/12 a Dobbia; 1 Batteria cannoni 149 G. a Bestrigna; 31° Reggimento campagn a a lVIonfalcone ; I Gruppo del 2° Reggimento campagna a Monfalcone ; 1 Batteria cannoni 149/35 a Staranzano ; r Batteria cannoni da 152 :Marina a Golfo di Panzano. Per l'azione del 4 luglio il tiro d'artiglieria doveva aver inizio alle ore 5.30 e lo scatto delle fanterie alle ore 9. Sulla fronte dell' XI Corpo d'Armata l'azione delle fanterie ebbe qualche succes$o vers_o Monte San Michele ma ·n essuno verso San· Martino. Sulla fronte del X Corpo d'Armata l'azione fu contrastata da continui contrattacchi nemici, ma ciò malgrado riuscimmo a giungere · presso la sommità di Monte Sei Busi, mentre qualche progresso venne fatto anche verso Castelnuovo, se pure a prezzo di gravi perdite. Quarta fase (5-7 luglio) : questa ripresa fu caratterizzata da una serie di nostri violenti attacchi e di contrattacchi ancor più violenti per parte del nemico, al quale erano intanto giunti notevoli rinforzi. L'XI Corpo d'Armata, che puntava contro San Michele- San -

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RISULTATI CONSEGU!'fl DALLA I" BATTAGLIA

Martino-Castelnuovo, non ottenne che qualche vantaggio sulla sinistra, e però riuscì a manteneré i guadagni realizzati. Il X Corpo d'Armata attaccò e si impossessò del trincerone che poi riperdette, ma che alla fine dell'azione riuscì a rendersene definitivamente padrone. Sulla fronte del VII Corpo d'Armata non si realizzò alcun notevole vantaggio da parte nostra, ma le posizioni conquistate nei giorni precedenti furono mantenute. Quando, alla sera del 7 luglio il Comando dell'Annata decise di sospendere l'azione, a Pieris stava affluendo la 27a Divisione (XlV Corpo d'Armata) messa a disposizione dal Comando Supremo. Nel complesso quest a prima battaglia dell' Ìsonzo rappresentò il nostr o primo ingente sforzo. di massa, con carattere nettamen te offensivo, in base agli ordini di Alti Comandi, i quali ritenevano ancora che coi pochi ed imperfetti mezzi allora disponibili si potesse aver r agione delle sistemazioni difensive avversarie, e quindi di poter in seguito proseguire svolgendo quelle azioni cli movimento, per le quali ultime le menti, gli animi ed i mezzi, erano essenzialmente stati preparati. Purtroppo però i mezzi erano risultati assolutamente insufficienti per la prima indispensabile bisogna perchè, come già fu rilevato, essi si riducevano ai tiri della sola artiglieria da campagna, sussidiata dal fuoco di pochissime batterie di medio calibro, delle quali ultime soltanto quelle di obici pesanti campali sarebbero state veramente idonee allo scopo se il loro munizionamento non fosse stato grandemente limitato, mentre le altre bocche da fuoco di medio calibro, costruite per ben diversi scopi ed anche antiquate, non rappresentavano che un apporto di circostanza. Tuttavia, parallelamente all'eroismo della fanteria ed ai sacrifici dei nostri, bisogna riconoscere l'abnegazione degli ar tiglieri e il concorso volenteroso dell'artiglieria, che in ogni modo si sforzarono di trarre dall' impiego e dal tiro delle loro armi tut to il maggior rendimento per dare alla gloriosa Arma sorella tutto il miglior contributo compatibilmente colle possibilità di allora .

*** Dopo una diecina di giorni si svolse quella che venne chiamata la Seconda battaglia dell' Isonzo e che fu la continuazione della bat-

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LA 2"' BA'l'TAGLIA DELL' ISONZO

taglia precedente dopo che era avvenqto l'afflusso di un rinforzo di . artiglierie pesanti. Anche lo svolgimento di questa battaglia può scindersi in altrettante fasi. Prima fase (18-23) luglio) : lo scopo era sempre il medesimo e cioè il forzamento della linea dell' Isonzo, ma da ottenersi non più frontalmente, bensì mediante lo scardinamento .dei due pilastri : Monte San Michele e Monte Sei Busi. Le grandi Unità d'attacco furono sempre le stesse, ossia, a cominciare dal mare, il VII Corpo d'Armata più la 27a Divisione {del XIV Corpo d'An:nata), la 1a e la za Divisione cavalleria, il X e l'XI Corpo d'Armata. · Colle artiglierie pesanti fatte affluire dal Comando Supremo e. con quelle già sul posto, sulla fronte della 3a Armata. e del contiguo VI Corpo d'Armata si costituirono 18 .gruppi tattici, la cui direzione del tiro venne ass.un ta dall' Ispettore generale dell'artiglieria. Per l'osservazione del tiro vennero anche messe a disposizione tre squadriglie di aeroplani. · Lo schieraniento delle artiglierie pesanti fu il seguente : GRU!'Pl

BA'l'TER!ll:

T., :rncr

POSTAZIONI

0BBJETT!Vl

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1 natante Can.n. 152 Marina

:2

2

3

I

di .Ob. Pes. Camp. 149/1:2 di Cann. 149 G.

4

2

di Ob. Pes. Camp. 149/12

s

3 di Ob. Pcs. Camp. q9/12 3 di Mortai 149 A. 2 di Cann. 149 G.

18 6

1 di Cann. 149/35 2 di ·Ob. Pes. Camp. 149/12

7

8

Il

3 di Cann. 149 G. :2 di Cann. 149 G. 1 di Canri. 149/35

9 IO

Isola Morosini

Monfalcone- Duino

Molini della Madonna ì.\fon falcone Bestrigna Doberdò e Sei Blisi Bestrigna Doberdò e Sci Busi Dobbia Doberdò e Sei Busi llfonfalcone M. Cosich e Debeli

.

Villesse Fogliano

Sei Busi e Doberdò San Michele-S. 'Mart.

Sagrado Romans

San Martino

Mariano

s.

Boatina Moraro

s.

San Michele Michele- $. Mart. Michel<"~S. Mart. San l'l'!ichele

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2 di Cann. 149 G.

I6

1 di Obici 210

M. Fortin

I7

di Ob. Pes. Camp. 149/12 2 di .M ortai 210/ 8 r di Obici 280

M. I'ortin

San Michele San Martino

Bosc

Rubbia e San Micl1ele

Base

3 di Ob. Pes. Camp. r 49/r2

Mossa

Rubbia e San Michele S. ·Micbele-S. Andrea

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13 14

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-

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SPECIALI DIRETTIVE PER L' ART!GLIERIA

Il Comando Supremo aveva anche provveduto a far avvicinare il XIV Corpo d'Armata (38a e 30a Divisione) tra Tapogliano e Ruda. Per l' impiego delle artiglierie, mentre da tutti si stava compiendo ogni studio ed ogni sforzo per renderlo efficace e consono alle nuove esigenze rivelà tesi nei precedenti combattimenti, il Comando Supremo emanò le seguenti speciali direttive : Le artiglierie di m.edio calibro dovranno preparare e sostenere l'avanzata della fanteria sull'altipiano di Sagrado e paralizzare l'azione di quelle batterie nemiche, che si rivelassero tra Mor~te Santo ed il margine settentrionale dell'altipiano stesso. Ma essen,zialmente dovranno poter convergere il tirò sul Monte San Michele per schiacciare l'organizzazione difensiva. Le batterie cani.pa li, di massima, dovranno sostenere l'avanzata della fanteria.

E nelle disposizioni precedentemente emanate in data r9r5 il Comando Supremo diceva :

II

luglio

L'avanzata della fanteria dovrà essere preceduta da un'azione intensa d 'artiglieria, intesa a sconvolgere le difese nemiche, soprntutto nei tratti che costituiscono fiancheggi.amenti della linea -fortificat a cli difesa. Questo periodo di preparazione, per il quale darà ordini il Comando della 3a Armata, dovrà essere del la durata strettamente indispensabile e ciò allo scopo cli non dare al ne1Ùico il t empo cli orientarsi e provvedere a lla difesa.

Nel contempo il Comando Supremo diramò le Norme generali per· l' impiego degli aeropla1v nella ricognizione dei bersagli e nell'osservazione del tiro. Il concetto, generale informatore della nostra azione era di costituire una solida base di schieramento, da cui iniziare l'azione risolutiva, intesa a sradicare i due pilastri del San Michele e del Sei Busi, ma.poichè intanto anche il Comando austriaco aveva inviato considerevoli rinforzi, · ed erasi ad esso chiaramente rivelata la nostra inten- . zione, lo ~tesso Comando austriaco prov':icle sollecitamente a rinforzare i predetti pilastri da noi seriamente minaccia ti, e per fare ciò avendo dovuto indebolire il tratto intermedio del suo schiera,mento, così accadde che i maggiori nostri successi noi ) i ottenemmo su questo tratto cli fronte intermedio. Prima di tracciare lo svolgimento dell'azione ricordiamo lo schiei;amento dell'artiglieria da campagna sulla fronte di attacco : il 35° -

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I

1[


SCHIERAMENTO DELL'A RTIGLiltRIA

Reggimento a Monte Fortin; il 9° Reggimento tra Monte Fortin e Gradisca ; il 15° Reggimento attorno a Gradisca ; il 24° Reggimento oltre Isonzo con 1 Gruppo a Castelnuovo e 2 Gruppi a Fogliano ; il 12° Reggimento a San Pietro ; il 10° Reggimento a Villesse ; il 34° Reggimento a Turriaco; il 2° Reggimento a Dobbia, il 31° Reggimento ad Arris e il 18° Reggimento a Ronchi. L'azione ebbe inizio alle ore 5 del 18 luglio con la preparazione d'art iglieria durata sino alle ore 13, con intervalli per il controllo dei risultati che furono soddisfacenti ed i varchi poterono essere allargati e completati da squadre di guastatori la cui azione venne facilitata dal fatto che il nemico sottrasse le proprie forze dalle prime linee per poi contrattaccare. I contrattacchi dell'avversario furono di grande violenza sul San Michele, ma validamente sostenuti e tempestivamente contenuti dalle nostre truppe, ci permisero di ottenere qualche vantaggio, mentre invece verso San Martino la nostra artiglieria battè bensì la linea fortificata, ma non riuscì a colpire gli elementi del nemico avanzati e nascosti nei boschi tantochè da questa parte nessun vantaggio potè da noi esser.e conseguito. Sulla fronte del X Corpo la preparazione d'artiglieria venne eseguita dalle sole batterie da. campagna (12° e 34° Reggimento) perchè il tiro dei medi calibri era stato rivolto contro San Michele ; il reticolato nemico rimase quindi pressochè intatto, ma ciò malgrado, siccome si era avuta n otizia dei progressi realizzati dai nostri Corpi d'Armata laterali, venne ordinato l'attacco che ci costò perdite assai gravi, ma ottenne però il risultato di fissare le forze nemiche fronteggianti, di cui una parte avrebbe potuto essere avviata a rinforzo delle ali minacciate. Sulla fron te del VII Corpo si riprodusse una situazione analoga. Il concentramento del nostro fuoco di artiglieria avvenne sul nocciolo centrale della sistemazione del Sei Busi, ma lasciò intatte le avanstrut- · ture avversarie, e quindi anche qui, malgrado il valore spiegato dai nostri e le perdite da noi subite non si ottenne altro risultato che quello di avvicinare le opposte linee fino a stretto contatto. La Relazione Ufficiale così sintetizza il bilancio della giornata del 18 luglio : Sensibili progressi in due direzioni particolarmente minacciose per l'avversario, e cioè verso San Michele e verso il Sei Busi ; cattura di circa 2.500

-

339 -


PROSECUZIONE DELL'AZIONE

prigionieri, senza tener conto delle gravissime perdite inflitte al nemico ; le perdite nostre furono cli circa uu migliaio di uoinini.

Per la giornata seguente del_ 19 luglio si decise di pro:;eguire l'azione a fondo sulla fronte dell'XI Corpo previa una preparazione d'artiglieria svolta nel modo più podero.30 po.;sibile, e a tal fine sulla fronte della 19a Divisione dalle ore 6 alle rr,30 tutte le batterie fecero fuoco. Al101:chè la fanteria mo.,se all'attacco e fu constatata l' insuffì~ ciente distruzione degli o:;tacoli, la noitra artiglieria riprese il fuoco, ma in comple.,so l'azione della fanteria si svolse in modo frammentario ed in forma episodica, tanto che in definitiva si ebb~ qualche vantaggio verso de3tra, ma ne.,suno ver;;o sinistra.· Per il X Corpo, ridotto ad operare soltanto colla zoa Divisione perchè la 19a era passata alle dipendenze clell'XI Corpo, si ripetè la situazione del giorno precedente nel senso che avendo a sua disposizione uno scarso numero cli artiglierie, la giornata .non segnò alcun risultato positivo . Anche il VII Corpo, accanendo3i contro il Sei Busi, eseguì con slancio una serie di attacchi e so.3tenne ,q uindi bravamente altrettanti contrattacchi, ma in comple.3so alla fine della giornata la situazione della sua fronte rimase pressochè invariata. Poichè dal!' insieme delle azioni svolte nei due gior·ni precedenti, r8 e 19 luglio, tanto il Comando Supremo quanto quello della 3a Armata avevano tratto l' impre.3sione che il nemico fo:;se fortemente scosso, per le succe3sive giornate dal 20 al 23 luglio si decise di proseguire vigorosamente l'azione iniziata ed·a tal fine il Comando Supremo mise a disposizione della 3a Àrmata il XIV Corpo, ma cli e.,so soltanto la 28a e la 30a Divisione, perchè la 27a trovavasi da tempo alle dipendenze del VII Corpo. Era intendimento del Comando Supremo che queste nuove forze fre:,che, secondo le fondamentali e buone regole, venissero impiegate in ausilio ed in rinforzo delle truppe già in linea, per esercitare un vigoroso impulso nella direzione più opportuna, se non chè, la stanchezza di tali ultime e le p~rdite subite dalle Unità della 3a Armata nei giorni r8 e 19 erano tali per cui si ·imponeva la sostituzione, almeno, delle Unita più provate : da que3ta condizione di co3e conseguì che le forze del XIV Corpo dovettero e:;sere disseminate. Lo schieramento d'artiglieria venne rinforzato dai Reggimenti da campagna 38° e 39°. 340 -


VANO CONTRATI'ACCO NEMICO

Al comando dell'XI Corpo venne prescritto di effettuare il giorno 20 una potente preparazione d'artiglietia contro il San Michele dalle ore 6 alle 13, dopo la quale il vigoroso attacco delle fanterie nel pomeriggio di quello stesso giorno condusse all'agognata conquista della cima del San Michele. Ma il 21 il nemico, raccolte tutte le forze a p ortata di mano, sferrò un poderorn contrattacco concentrico e riuscì a r iprendere la cima : erano stati cli fronte r8 Battaglioni austroungarici freschi contro 8 Battaglioni nostri, attaccati nel momento in cui venivano appena installati ; essi furono per l'esiguità del loro numero facilmente accerchiati, ma purtuttavia con un supremo sforzo riuscirono ad aprirsi un varco, a rientrare ed arrestarsi sulle posizioni di partenza, dove opponendosi vigorosamente feny,arono la spinta nemica. Nello svolgimento di questa azione è da notare che il contrattacco austriaco si era iniziato senza alcuna preparazione di artiglieria. Nella notte dal :2I al 22 ebbe luogo il cambio della 21a Divisione colla zsa, e mentre avveniva il relativo movimento, dopo una breve preparazione notturna d'artiglieria, alle ore 4 del 22 luglio il nemico sferrò un attacco nella zona di San Martino, Il'a prontarr.ente contrattaccato dalla Brigata Bari della 28a Diviùone, sostenuta efficacemente dall'artiglieria, fu costretto alla ritirata. . Sulla fronte degli altri due Corpi d' Arn: ata si erano intanto svolte solamente azioni locali provocate dai nm.tri lavori di approccio. La Seconda fase della Seconda battaglia dell' faonzo ebbe luogo dal 2 4 luglio al 3 agosto. Per irr.prireere maggior vigore all'azione il Comando Supremo il 22 luglio assegnò alla 3a Armata il XIII Corpo d'Armata; la 23a e la 16a Divisione; e la Brigata Caltanisetta. Gli ordini dati per la prosecuzione dell'azione furono i seguenti: - l'XI punti su San Michele; - il X si spinga avanti per consentire il maggior possibile impiego d'artiglieria . a vantaggio dei Corpi laterali ; .- il· VII attacchi il Sei Busi. Il Comando del VII Corpo dispose in conseguenza che l'attacco del Sei Busi avvenisse il 24 luglio nel tardo pomeriggio dopo una preparazione d'artiglieria dalle 16,30 alle 19,30, e poichè gli effetti di tale tiro di preparazione riuscirono ad aprire varchi sufficienti, la . nostra fanteria potè progredire notevolmente, ma viceversa la mancanza dei rincalzi che sarebbero occorsi per consolidare i successi ottenuti, nonchè la reazione dell'artiglieria nemica, la costrinsero ad arrestarsi. -

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l~STENSIONJ, DELLA BATTAGLIA

Il 25 luglio, dopo l'accennata azione preliminare del VII Corpo d'Armata la battaglia s'impegnò su t utta la fronte. L'XI Corpo d'Armata attaccò dapprima colla 22a Divisione a destra il Bosco Cappuccio, e poscia colla 21a Divisione a sinistra il San Michele. La preparazione d'artiglieria ebbe luogo dalle ore 8 alle 9,30 e conseguì risultati efficaci sulla linea nemica, ma. per un certo tempo si ripetè però il fenomeno già avvenuto per cui i posti avanzati nemici riuscirono invulnerabili pei-chè nascosti nel bosco. Ad ogni modo poichè alle ore 12 anche tali posti avanzati poterono essere superati, il. tiro d'artiglieria venne allora riportato sulla linea nemica, tanto che alle 14.30 una parte cedette sotto l'attacco delle nostre fanterie. Contemporaneamente giunsero sulla posizione rinforzi austriaci e la lotta assunse carattere furioso ed episodico : al cadere della notte la battaglia ebbe fine lasciando nelle nostre mani quasi tutto il t erreno tanto duramente conquistato. Al X Corpo d'Armata era stata prescritta una energica spinta 'in avanti eseguita dalle Divisioni 19a e zoa, ma poichè la preparazione d'artiglieria era riuscita piuttosto scarsa, in quantochè il tiro della maggior parte dei medi calibri era stato rivolto verso il San Michele ed il Sei Busi, le fanterie non riuscirono a progredire e nel pomeriggio venne perciò ripresa la preparazione di fuoco d'artiglieria. Il VII Corpo d'Armata continuò in tale giorno ad esercitare i propri sforzi contro il sistema fortificato di Monte Sei Busi combi- . nando azioni frontali ed avvolgenti sulle quote rn e n8, e poichè la preparazione d'artiglieria, eseguita dalle 7 alle 9,30, risultò efficace, · cosi le fant erie poterono penetrare nel caposaldo cli quota n8, resistendo in seguito a varii contrattacchi che il nemico ripetè anche nella notte successiva. Nel seguente giorno 26 luglio la z1a Divisione dell'XI Corpo d'Armata doveva attaccare a fondo , e alla 22a Divisione spettava di esercitare azione impegnativa : la preparazione d'artiglieria doveva esplicarsi con tiro lento dalle 4,30 alle 5,30 ora fissata per l'attacco. A tale azione di fuoco parteciparono i Reggimenti da campagna 9° e 35°, e parte del 15° (21a Divisione), ed i Gruppi tattici dal 9° al 17° (7 Batterie cannoni 149 G. - l Batteria cannoni 149/35 - 6 Batterie Ob . Pes. Camp. 149/12 - 1 Batteria Ob. 210 - z Batterie mortai 210/8 - I Batteria ?b. 280), e poichè i risultati clel tiro appar1

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ESAURIMENTO DELLA BATTAGLIA

vero discretamente efficaci, così le fanterie della zia Divisione rim:cirono ad impadronirsi della cima del San Michele (275 md). Ditgraziatamente, per una serie di contrattempi - mesrn fuori combattimento di Comandanti di colonna, incertezza nella successione di Comando, ritardi nella trasmissione di ordini, - accadde che la nostra spinta venne a gravitare verso destra indebolendo la nodra dnistra, tanto che un tempestivo e vigoroso contrattacco austriaco, esercitato sul nostro fianco sinistro, riuscì a ritoglierci la cima. · L'azione concomitante della zza Divisione ci aveva condotti all'occupazione della sella di San Martino (q.u ota 174), mal' insuccesso della zra Divisione fini per annullare anche questo guadagno. L'azione del X Corpo venne iniziata alle ore 6 col tiro di preparazione, e fra le ro e le rz la 19a Divisione conseguì qualche vantaggio mentre minori risultati ottenne la zoa Divisione. Il VII Corpo cl' Armata nella mattinata attese al riordinamento delle propie Unità, e nel pomeriggio svolse un'azione dimostrativa. Sebbene dal 27 luglio al 3 agosto non siano mancate azioni importanti per forze impegnate e per risultati da noi conseguiti, e sebbene il Comando Supremo avesse fatto affluire notevoli forze fresche, la grande battaglia sulla fronte carsica cominciò ad esaurìrsi. Gli avvenimenti principali di queste giornr1te furono : - nulla di importante sulla fronte San Michele-San Martino dove l' XI Corpo venne sostituito dal XIV ; - il 27 luglio il X Corpo d'Armata doveva p,1w:eguire l'azione, e per il suo svolgimento alla preparazione d'artiglieria, iniziatasi alle ore ro, vi parteciparono i Reggimenti da campagna rz 0 , 34° e 24°, nonchè i Gruppi tattici pernnti dal No 5 al N° ro. Poichè i risultati conseguiti da tale tiro risultarono buoni. la fanteria potè progredire senza perdite verso l'orlo della conca di Doberdò, ma . in misura molto pi{1 notevole a destra che non a sinistra ; - il 30 luglio l'azione venne ripresa in modo prevalente alla destra della 19a Divisione ; il tiro di preparazione - al quale parteciparono i Reggimenti da campagna 12°, 34° e 46° nonchè alcuni Gruppi pesanti - ebbe inizio alle ore 14 e l'attacco ~i svol~e in seguito alle ore 17 prolungandosi fino a che dovette essere sospeso per l'oscurità, per essere poi ripreso il giorno successivo 31 luglio, ma purtroppo l'accanita resistenza nemica ci impedì cli conseguire apprezzabili risultati. Nei giorni successivi si svolsero soltanto azioni cli sgreto. -

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I RISULTATI D ELLA

za

BATTAGLIA DBLL' ISONZO

lamento mentre si procedette alla sostituzione delle Unità maggiormente provate ed al riordinamento generale delle forze; - sulla fronte del VII Corpo d'Armata nel pomeriggio del 27 si pronunciò un attacco austriaco che venne respinto : uguale sorte negativa ebbe un nuovo attacco nemico sferratosi nel mattino del ~8. Contemporaneamente alle ore 7 del 28 sulla fronte della 27a Divisione ebbe inizio la preparazione d'artiglieria per un nostro attacco da effettuare alle ore IO·: a tale tiro parteciparono il 38° Reggimento da campagna e 2 Gruppi del 2°, nonchè i Gruppi tattici dal No r al N° 5 ed il N° 18, e alle ore 13 l'azione si conchiuse felicemente per noi riuscendo a cacciare definitivamente il ne.r11ico dalla tanto contesa quota rr8 del Sei Busi, la quale rimase come zona neutra non occupata nè da noi nè dagli austro- ungarici. In conclusione la Relazione Ufficiale cosi si esprime sui risultati di questa nostra ~econda battaglia dell' Isonzo : N ell'estate del 1915 essa segnò per noi il culmine dello sfor zo. Qua~i'iutte le r iserve furono impegnate. E oltre alle deficienze organiche che !:i prrdus~ ero per ragioni contingenti - perdi te in uomini, consumo di munizioni e materiale vario - .si rivelarono altre deficienze organiche fondamentali : insufficienza in numero e potenza di artiglierie; scarsità qualit ativa e quantitativa cli mezzi ausiliari di distruzione ·; deficienza di mezzi di osservazione in generale e principalmente di quella aerea. Si rese quiy.cli necessaria una sosta perchè potessero essere colmate le prime ; e, se possibile, almeno parzialmente le seconde. La corazza difensiva avversaria qua e là aveva ceduto, ma ancora non s'era infranta. La resistenza dell'opposta Fronte, gradatamente rafforzata, si era rivelata ancora superiore ai mezzi di distruzi·one che il Comando Supremo italiano aveva potuto riunire sulla fronte Giulia ; tali mezzi furono in maggiore quantità ed in migliori condizioni di organizzazione ed impiego di quelli disponibili nella prima battaglia ma si appaksarono ancora insufficienti. Tale insufficienza frustrò in gran parte l'effetto del considerevole alimento dato all' azione dall'affluire di quasi tutte le riserve del Comando Supremo. La battaglia costò alle forze italiane complessivamente 41 .866 uomini, a qulele a,ustriache 46.638, Le maggiori perdite si ebbero sul Carso: 3r.504 uomini da parte italiana, 41 . 256 da parte austriaca. Le perdite della nostra fanteria sul Carso raggiunsero la cifra di 31 .ooo ossia la quasi totalità.

Come si è visto, in questa seconda battaglia dell' Isonzo, l'azione dell'artiglieria potè riuscire più efficace che no11 nella prima

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EPISODI DI VALORE DI ARTIGLIERI

per la presenza di bocche da fuoco idonee alla demolizione dell'o~ stacolo passivo, ma esse non furono p erò ancora in quantità sufficiente. Insufficienti erano ancora il munizionamento ed i materiali per i collegamenti e per l'osservazione, che anzi in riguardo di quesst'ultima, le particolari condizioni delle nostre batterie, postate in · basso nella pianura per rispetto agli obbiettivi avversari da battere, collocati in alto sull'altipiano carsico e quindi invisibili anche dai campanili, avrebbero reso necesrnrio un largo ed efficace impiego dell'osservazione aerea ; ma ciò non era ancora possibile.

*** Infiniti furono gli episoclii di valore e di ardimento delle nostre Artiglierie e dei nostri artiglieri durante le offensive di cui abbiamo parlato : molti rimasero ignorati, e del resto anche se si avessero notizie, dati e particolari di tutti, non sarebbe sufficiente un volume per poter accennare a tutti quanti od anche soltanto ai pit1 notevoli. P er dare un' idea delle vicend e delle nostre artiglierie in quelle giornate riportiamo la relazione della za Ba tteria del 10° Reggimento artiglieria da carr,pagna : I primi gion:ii del ro giugno 19r 5 il ro0 Reggime.nto artigl ieria da campagna al completo, varcato il vecchio confine, per Ver!:a marciò ~u R c1malls, e pre1:e posizione n.ella pianura poco ad est di eletto villag-gio col compito di controbattere le artiglierie avversarie post ate sulle pendici del Carrn nel tratto compreso tra San Martino e Doberdò, nonchè le trincee e le postazioni per fa nterie esistenti sulla riva sinistra dell'Isonzo ed adiacenze, dai pressi di Sdraussina fino all'altezza di Redipuglia. Appena in posizione il Reggimento iniziò il tiro con tutte le batterie schierat e sul largo fronte e subito ebbe il battesimo del fuoco perchè l'avversario, sistemato sull'alto, ben vide e controllò tutti i movimenti del R eggimento e reagì con energia e con violenza causando qualche pe_rdit a. Dopo non molto il reggimen.to parve troppo esposto in quelle posizioni e fu fatto retrocedere s ul rovescio di Romans, presso il Iudrio, ma in questè nuove posizioni risultò troppo arretrato, tanto che, urgendo passare l 'Isonzo di viva forza fu fatto nuovament e avanzare alqua nto un poco ad est di Romans Il Comandante del Reggimento stando ad un osservatorio costituito presso una casa poco ad est del villaggio di Romans , incaricò il Comandan.te della 2a. Batteria di eseguire una ricognizione sulla sponda destra clell ' honzo

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RELAZIONE

DELLA 2" BATTERIA DEL 10° DA CAMPAGNA

S·cala.. 0,

250

500

750

1000%1'1.W !i

Fig. 7 - Posizioni occupate dalla 2• Batteria del 10° Art. Campagna nel giugno e nei pd mi di luglio 1915. al lo scopo di precisare le difese della fanteria avversa ria e cli scoprire le postazioni del l'artiglieria austriaca che fino a llora erano pressochè ignote. Il Coman,dante della 2"' Batteria, coadiuvato da esploratori di Batteria, iniziò subito la ricognizione, percorrendo l a sponda destra clell' Isonzo nol tratto sopraindicato, e sebbene spesso fatto segno e bersagliato d;l 1;,iro della fucileria e delle mitragliatrici nemiche, celandosi e riparandosi riusci ad assolvere il compito affidatogli senza subire perdite. Lo stesso Comandante dopo varie ore di osservazione dal tetto di un'altra casa di Biasiol riusci a scoprire diverse postazioni nemiche quasi tutte situate sull'altipiano carsico sulla linea San, Martino-Doberdò, dalle quali l'artiglieria austriaca sparava efficacemente contro cli noi. Dal complesso delle osservazioni eseguite con questa ricognizione si

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RELAZIONE DELLA 2 9 BATTERIA DEL 10° DA CAMPAGNA

potè accertare che, se dal le posizioni occupate dal ro0 artiglieria presrn Romans si riusciva a batterçc, la sponda sinistra dell' lsonzò e le estreme pendici carsiche tra Sdraussina e Rèdipuglia, viceverrn non si poteva controbattere le artiglierie austriache postate per la massima parte sull'alio e quasi tutte arretrate, mentre poi a.nche le trincee austriache non potevansi battere che con tiro frontale o quasi, mentre sarebbe stato assai più efficace quello cli in.filata. In. conseguen,za il Comandante della 2 11 Batteria chiese ed otknne dal Comando del Reggimento l 'autorizzazione di spostare la propria batteria, che già trovavasi sull'ala. sinistra del lo fchieramenio, portandola molto piì1 avanti, sotto la spo1,da destra dell'Isonzo, nei pressi cli Biasiol. La nuova posizione, minuziosamente studiata e riconosciuta, era completamente scoperta e ben. visibile dalle quote antistanti del (ano, variabili da md (Doberdò m . 100) a nord (San Martino m. 197) di circa 100 metri sicchè non essendo p ru- · dente cli occuparla di giorno, se ne rimandò l'occupazione a.lla notte successiva e si effettuò col portare i pezzi successivamente a poca distanza dal fiume disponendoli a larghi intervall i fra loro, non sulla stessa linea, e affondandoli sul terreno alluvionale sabbio- ghiaiorn ivi esistente: a rinforzo degli scudi furono disposti grossi tronchi d'albero che non limitasrnro però il sctiore orizzontale di tiro; la posizione e gli accessi furono opportunamente ma,cherati, e quindi furono fatti avanzare pure i casrnni e gli avantreni alquanto mascherati anch'essi. Era p ertanto illusorio cli poter celare agli sguardi nemici una batteria che come questa avrebbe . dovuto far fuoco da una postazione cosbtuita sopra un terreno piano e pressochè sgombro, e sottoposto quindi alla vista cli tanti ottimi osservatorii predisposti dall'avversario in posizioni dominanti situate dinnanzi sull'alto. I campi circostanti alla postazione piut tosto ampi e contornati da bassi gelsi con foglie, eran,o stati in gran parte 1,eminati di recente a granoturco, alcuni pochi erano coltivati a prato e qualche a ltro a frumento. Nel mascheramento il Comandante della Batterja ebbe cura di occultare il più possibile le vampe col disporre ml dii1nanzi dei pezzi alcune fo tern piante di gelso tagliate in tronco col proprio foglie me; e poichè era da preveders i con ,certezza una for te reazione nemica contro la linea dei pezzi, in profondo buche assai intervallate fra loro furono costituite delle riservette contenenti un discreto munizion,amento, lasciando poi pochisi:imo perrnnale per il i:;ervizio di batteria e cli rifornimento munizioni: il posto di comando col proprio os~ervatorio venne stabilito presrn la linea dei J:t'zzi. Sulla linea.degli avantreni e su quella dei casrnni furono costituite rispettivamente due buone scorte di munizioni, e per il rifornimento munizioni fu predisposto che esso fosse fatto a spalla da. serventi di riserva e da conducenti, radunando un certo quantitativo d i munizioni in ~accheiti e percorrendo l'apposito camminamento predisposto in scavo approfìt:tando dì qualcl:e tratto

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RELAZIONE DELLA 2" BATTERIA Dl~L 1 0 0 DA CAMP AGN A

di fosso esistente e anch'esso ben mascherato. Dalla nuova posizione la 2• Batteria con tiro teso, data la breve distanza, prendeva d' infiiata il ~ist ema difensivo austriaco di riva sinistra dell'Isonzo (trincee per fanteria e postazioni per mitragliatrici) a Monte Sagrado, nonchè a ltri lavori eseguiti dall'avversario più sull'alto presso Castelnuovo. Il pree~istente ponte in ferro davanti a Sagrado era stato rotto presso la riva destra ed era· caduto nell'alveo del fi ume dopo che gli era m ancato l'appoggio della spalla da quella part e, ma v icevena a sinistra esso continuava sempre ad essere appoggiato sulla sua spalla sinistra e poleva quindi favorire la controffensiva nem ica. La 2a Batteria del 10°, dalla nuova posizione p rendeva quasi d'infil ata t ale ponte in rovin a , i suoi accessi sulla sponda destra e tutte le strade Sagrado-Cast elnuovo. Tutlo sistemato come sopra detto, e sotto la protezione del le altre batterie del Reggimento, che nei limit i della gittata delle loro t ocche da fuoco da campagna avrebbero dovuto controbattere l'artiglieria austriaca, la 2" Batteria poco dopo l'alba era già pronta e, dopo pochi colpi di aggiustamento apri il fuoco contro le t rincee della fanteria nemica presw Sagrado, r itenute piene zeppe cli difensori. Com.e si constatò alcuni giorni dopo, al lorchè venne passato l'Isonzo, l'effetto di quel tiro fu meravigliorn e !ocatenò prontamente una violenta reazione dell'artiglieria nemica che impegnò t utti i calibri disponibili (non. esclusi alcuni grossi calibri) con1ro l'arcli1a 2" Batteria. che tant a strage spargeva fra le fanterie austriache. In poco tempo tutto il terreno circostante alle nostre posizioni fu scavato e sconvolto, ma siccome tutti i pezzi erano stati mol1o afondati e ben rafforzati con tronchi d'a lbero, nessu no di essi fu mai colpito in pieno, nè si ebbero a lamentare danni serii per causa delle schegge e delle pallet.te. Ad onta di tanta e così violenta reazione nemica, la 2"' Batteria continuò il proprio t iro accelerandolo contro gli ot timi bersagli che aveva a. breve distanza, e che furono ben presto sconvolti o distrutti, e in qualche fabbricato fiancheggiante le linee occupate dalla fanteria nemica si sviluppò ben presto l' incendio. Da parte nostra e conte conseguenza della celeriHi del tiro, essendo venute a mancare le munizioni sulla linea dei pezzi, il rifornimento fu fatto aspalla come er a predisposto : le al t.re batterie del ro0 dal le loro posizioni arretrate cerca vano di controbattere le art iglierie austriache, m a bcn,pres1o risultò purtroppo che in massima esse non potevano r aggiungerle per deficienza di gittata; ma poichè intanto la 2 11 B atteria aveva ormai assolto il compito princip a le che per primo le era stato assegn ato, potè rivòlge1c il propr io 1iro contro le posizioni austriache ormai ben individuate dalle vampe, e con violentissimo fuoco ad una ad una le ridusse a l silenzio quasi tutte, rendendo loro ad abbondanza tutti quoi colpi che dapprima le bocche d a fuoco austro-ungariche avevano non senui risultato su di essa concentrat o.


RELAZIONE D ELLA 2 3 BATTERIA DEL IOO DA CAMPA GN A

Nella criticissima situazione nella quale venne dapprincipio a trovarsi la 2a Batteria, essa ebbe un aiuto preziosissimo da due fitte siepi di gelsi che disposti la notte stessa a non molti melri davanti ai pezzi, col loro fitto fogliame disturbarono assai l'esatto aggiusta.mento del t iro por parte degli austriaci, mentre una terza siepe di gelsi posta sul rovescio e a non molta distauzà dalla baltei-ia disturbò pure la visibilità del nemico. li tiro nemico risul tò ben diretto e assai raggruppato, ma nel suo complesso fu un pò corto e un pò lungo a cau,a_d ~ll· inganno provocato dal la suaccennata triplice siepe di ge lsi: ciò no11dimeno tutto il terreno della nostra postazione (u scompiglialo da buche e sconvolto, come si ò detto, da colpi di medio cd anche di grosso calibro. Il Comandante della batteria ebbe l'osservatorio demolito da un colpo di grosso calibro ed egli stesso rimase in parte seppell ito sotto il terreno conseguentemente franato, Molli porta- munizioni furono gettati a terra e parzialmente sepolti dagli effetti prodotti dallo scoppio delle granale austriache, ma ciò nondimeno dall'alba alla sera il tiro non ebbe interruzione, esclusion fatta per le soste indispensabili e per le pause intercalate per la verifica o la conservazione del materiale. Verso il tramonto l 'artigliei-ia austriaca tacque completamente, quantunque la 2 3 Batteria continuasse a far sentire la sua voce battendo trincee e strade avversarie nonchè postazioni di batterié nemiche. Nella giornata, dalla Batteria in parola furono sparati quasi 1.500 colpi : il materiale si comportò egregiamente : si ebbero alcuni feriti leggeri e alcuni contusi, ma in complesso la fortuna fu assai benigna verso la 2n Batteria e sebbene la notte precedente fosse stata non già di riposo ma di duplice affannoso lavoro, e per t utto il giorno si fosse sparato ed intensamente lavorato, nella convinzione di aver compiuto intero il proprio dovere e cli aver fatto pagar cara al nemico quella giornata di battaglia, l'entusiasmo dei nostri cannonieri era al colmo . L':l altre batterie d el Reggimento avevano fornito parte delle loro munizioni a lla 2a e con e,;sa condivisero la gioia clel successo. Nella notte suc·cessiva si lavorò intensamente a r iparare danni, ad eseguire rifornimenti, a rinnovare le siep~ di gelsi che per il calore estivo già. erano in via di appassimento, ed a ll' in.domani si ricomic\cie> per parte nostra il tiro colle stesse mJfa!ità del giorno prima. Ma qu:1.ie non fu la sorpresa di tutti a llorchè si constatò che ii nemico non reagiva più I Che sparava ancora, ma i tiri giungevano da qualche nuova posiz~n.e più .arretrata, ed il fuoco non era più diretto sulla nostra 2 8 Batteria del 100, ma bensì su altri bersagli posti sul c\03tro tergo e di fian,co. Appari chiaro a llora che nella 1{otte il nemico aveva arr~trato m:llte delle sue posizioni d'artiglieria del giorno prima e più n.on intendeva di accanirsi contro la 2 8 Batteria, che rimase ancora alcuni giorni in quella posizione, ma non ebbe più dal nemico nemmeno un colpo sebbene

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RISULTATI CONSEGUITI DAI. LA 2 3 BATTERIA DEL 100

essa continuasse a sparare sia pure con ritmo pit1 lento. Non si potè precisare se dopo il primo giorn,o di lotta gli au:;triaci ritenessero che la zn. del 10° fosse una batteria finita, oppure si fo3sero convinti che era meglio di non, provocare quel no:;tro R eparto così violento e preciso n,el tiro : certo si è che questa Batteria si era valorosamente comportata e la sua azione aveva veramente raggiunto l'obbiettivo ! Dopo qualche_giorno altre Batterie del 10° R eggimento furono spostate avanti; a sinistra del ro0 si schierò altra artiglieria da campag,1a o qualche pezzo pe.;ante campale {obici da 149/ rz) e una notte si tentò e riusci a lle nostre fanterie di effettuare di viva forza il passaggio dell' lsonzo davanti a Sagrado, dopo che alla meglio, colla costruzione di una passerella, era stato riattato il ponte di ferro del quale si è parlato. Nella notte, appena effettuato il passaggio del frnme, il Comandante della za Batteria con esploratori ed altro personale dipendente fu mandato in ricognizione oltre Isonzo, e riuscl a riconoscere i passaggi di Sagrado e le strade di accesso a Castelnuovo. D ura nte la chiarissima notte lunare si poterono constatare gli effetti terribili del tiro della za Batteria sulle trincee austriache e in genere l'effetto prodotto sul nemico dalla nostra artiglieria, La nostra ricognizione oltre Isonzo potè essere compiuta senza che gli austriaci recassero alcun disturbo, ma il ritorno nelle nostre linee fu pericolosissimo per l'attraversamento del!' Isonzo lungo il ponte perchè l'avversario lo batteva con fitte raffiche da 105 : tutto il tratto scoperto e molto battuto dal nemico fu quindi attraversato in fi la allungata di gran corsa e lungo il ponte si procedette a sbalzi con brevi fermate dietro i parapetti del pon te stesso, in guisa da ingannare l'avversario che non riusciva quindi a regolare il suo tiro e che per essere sempre troppo lungo non colpiva i nostri personali: passato il ponte, la pattuglia si gettò solto gli argini del fiume e non fu più molestata. Essa n.on ebbe fortunatamente perdite per quar\to fosse stata bersaglio di numerosi colpi sparati da l nemico col favore d i quella chiarissima notte. Per l'opera prestata e por i risultati conseguiti, il Comando ed il persomile · tutto della 2 3 Batteria ricevettero un lusinghiero encomiq. Questo primo fatto d'armi di una certa importanza, ,fin, dall'inizio della guerra dimostrò che, per far sentire l'efficacia della propria azione~ l'artiglieria deve spingersi avanti più che può, non preoccupandosi mai troppo della propria s icurezza, e molto confidando, poi: la difesa vicina, sul proprio fuoco e sul valore dei propri serventi e conducenti che a ll'occorrenza sanno coraggiosamente unirsi ecl integrare l'opera sempre eroica delle truppe di fanteria, schierate e combattenti nei paraggi della batteria, e sempre pronte a lottare ed a sacrificarsi .per la difesa dei propri fratelli d 'arme. Pcrchè l'artiglieria possa dare il massimo rendimento n,on deve soltanto possedere materiale ottimo

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35° -


GLI AVVENIMENTI SULLlI DUE FRONTIERE

e rispondente ai fini da raggiungere, ma deve altresì avere un personale moralmente e tecnicamente ottimo e sovratutto volenteroso, attivo ed animato da un alto e generoso spirito guerriero.

Abbiamo accennato al diario di una batteria per dare degli avvenimenti una visione più palpitante di quelio che non sia la narrazione generica degli avvenimenti stessi. Purtroppo non possediamo le memorie storiche cli tutti i Reparti che parteciparono a queste prime azioni, · ma da incontrovertibili e numerose testimonianze di chi fu allora presente si p'uò affermare che in quelle lontane prime giornate di battaglia anche tutti gli altri Reparti d'artiglieria si distinsero per slancio e per valore. · Ad ogµi modo in fine del paragrafo 10° sono riportati i diarii di parecchi Reggimenti che parteciparono a questa azione e ad altre, successive sulle varie fronti,. e da tali referti apparirà anche più chiaro e confermato il giudizio sovraespresso.

PARAGRAFO

GLI

AVVENIMENTI ALLE FRONTIERE OCCIDENTALE ED ORIENTALE,

Sulla fine del 1914, sul fronte. occidentale la linea di contatto fra i belligeranti formava un saliente nello schieramento francese col vertice sull' Oise tra Noyon e Compiégne a diretta minaccia di Parigi, e sul fronte le forze degli Alleati erano così ripartite : I Corpo d'Armata francese e l'Esercito belga dal mare fino all' Yser; l' Esercito inglese fino aUa Somme ; l' Esercito francese fino alla Svizzera. L' 8 dicembre 1914 il generalissimo Joffre emanò disposizioni intese, appena possibile, a riprendere la guerra di movimento mediante: due attacchi principali, l'uno nella regione di Arras in dire1,ione di Cambrai ; l'altro nella Champagne in direzione di Attigny ; quattro attacchi concomitanti: nelle Fiandre ; sulla Somme ; nelle Argonne ; nella vVoevre. Le azioni principali ebbero luogo in dicembre nella regione di · Arras il 17, e in Champagne il giorno 20, ma quella cli Arras fallì

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AVVENIMENTI ALLA FRONTIERA OCCIDENTALE

completamente, mentre quella in Champagne riusci ad intaccar e · le posizioni nemiche. Lo sfruttamento dell'attacco eseguito in Champagne il 20 dicembre co.,tituì la prima azione · offensiva del r9r5 dando luogo ad un nuovo attacco in Champagne dal 16 febbraio al r6 marzo ; azione che si svolse nella zona Perthes- Beauséjours su un fronte di 8 km. fra il r6 febbraio e la metà di marzo : vi parteciparono tre Corpi d' Ar. mata di cui uno in riserva, ma la breccia che i francesi erano _riusciti a praticare nello schieramento nemico potè ben presto e.ssere saldata dai tedeschi poco dietro le loro prime linee, sicchè l'attacco dovette essere sospeso. Eguale giuoco si tentò dai francesi con un atfacco nella Woevre dal 5 al 14 aprile, mirante a ridurre lo stretto saliente che il nemico era riuscito a creare a Saint Mihiel. Vi parteciparono tre Corpi d' Armata e il Corpo cli cavalleria Conneau, ma l'attacco e.ssendo fallito nello stesso giorno 5 aprile in cui venne iniziato, fu ripreso tre giorni dopo e però senza miglior risultato, e l'azione si protrasse cosi indecisa e con alterna fortuna fino al 14, nel qual giorno il gen. Joffre fece senz'altro sospendere l'operazione. Intanto come energica reazione agli attacchi frances·i, il Comando Supremo germanico il 22 aprile sferrò un attacco coi gas a Ypres, sperimentando l'azione dei gas asfissianti contro le truppe occupanti · le posizioni di Ypres . Le t.mppe franco- inglesi che le presidiavano, non avendo maschere, furono subito ridotte nell' impossibilità di agire, e sovratutto il panico che ingenerò in essi ne raddoppiò gli effetti, tanto che i tedçschi 'riuscirono abbastanza facilmente ~ realizzare una breccia nello schieramento nemico; ma però a tergo della breccia stessa, in aperta campagna furono ben presto contenuti e in parte re.spinti da improvvisi e ben coordinati contrattacchi degli Alleati. · Con tale loro atto i tedeschi per la loro iniziativa avevano inaugurato questa nuova arma chimica introducendo nell'arte della guerra questo micidiale e brutale strumento non soltanto di morte, ma di inaudite e durature sofferenze, e pertanto se ad Ypres erasi coi gas sfruttata la sorpresa, per l'avvenire la sorpresa non era più possibile, e anche contro l'azione dei gas sarebbe stato trovato adeguato rimedio. Dal 3 maggio al r8 giugno 19r5 fu sferrata l'offensiva francese in Artois, che nella mente del gen. Joffre doveva avere risultato decisivo. Di essa fu essenzialmente incaricata la roa Armata francese -

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OFFENSIVA FRANCESE IN ARTOIS

(gen. d' Urbal) col concorso delle truppe della contigua 1a Armata inglese e doveva svolgersi con un attacco principale (XXIII Corpo d'Armata, gen. Pétain) contro la collina di Vimy e con due attacchi d'ala, su un fronte di 15 km. Dopo cinque o sei giorni di bombardamenti, il 9 maggio mattina ebbe inizio l'attacco che alle ali procedette lentamente ed· in modo irregolare per difficoltà naturali del terreno e per gli ostacoli opposti dal nemico, mentre al centro il XXIII Corpo d'Armata superò in poche ore le posizioni nemiche e guadagnò la collina di Vimy, aprendo una breccia nelle linee tedesche di circa 6 km., tanto chè i tedeschi sorpresi dalla rapidità e dai ri- · sultati d'e l nemico furono costretti a combattere molto indietro su terreno non preventivamente organizzato. Senonchè le truppe francesi di riserva trovandosi piuttosto indietro e quindi lontano dalle prime linee, non poterono intervenire in tempo utile nel combattimento impegnandosi al di · 1à della breccia, è la lotta degenerò ben presto in combattimenti di posizione, trascinandosi spezzata e saltuaria fin oitre la metà di giugno (I). Nella prima conferenza alleata tenuta a Chantilly dal 7 al IO luglio 1915, esaminata la nuova situazione - intervento dell' Italia, grave situazione dei russi, speranza di influir:e sulla neutralità bulgara - venne confermata la decisione 1i una grande offensiva alleata da svolgersi dal 25 settembre a metà ottobre sul _fronte francese. La dislocazione delle forze nei due campi opposti, alla vigilia dell'offensiva era la seguente : Alleati: Gruppo Armate Nord (gen. Foch) tra il mare e Soissons ; Gruppo Armate Centro (gen. Castelnau) fra Soìssons e la Mosa; Gruppo Armate Est (gen. Dubail) fra la Mosa e la Svizzera. Imperi Centrali: Sette Armate fra il mare e Saint Mihiel i Tre distaccamenti d'Armata nella Lorena e nell'Alsazia. << Già l'offensiva precedente nell'Artois aveva insegnato» - dice il gen. Joffre - << la necessità di attaccare su larga fronte con. mezzi ancora più potenti, attirando altrove le riserve nemiche ii, ciò c'b.e pareva potersi conseguire con un aumento delle forze e dei mezzi, e as-

Per i confronti fra queste operazioni e quelle alla fronte italiana vedi paragrafo .II di questo stesso capitolo 39°. (I)

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tA GRANDi OFFÈNSlVA DECISA · A CHkN'rILLY

sicurando d'altra parte la simultaneità di attàcclù diversivi lontano dal -settbre- prescelto per l'attacco principale. · Il clisegno operativo prescriveva che i'offensiva doveva·consistere in due attacchi simultanei, le cui direzioni eràno perpendicolari ai due lati del saliente nemico (Arras-Noyon e Noyon~Verdun). Si :sperava con ciò di riuscire a praticare una breccia in ciascun lato e che quindi la doppia breccia praticata nelle posizioni nemiche avrebbe avuto come risultato la riduzione, se non proprio l'annullamento, ·dell'immenso saliente che i tedeschi aveno creato in cli. rezione di Parigi durante tanno 1914. ·. In •Artois -la 1a Armata inglesè e la IOa Armata francese dovevano attaccare in direzione di .Toumai e Valenciennes; in Champagne ·le Armate francesi za e 4a dovevano attacGare in direzione di Sédan è Mézières : erano in ·çomplesso 53 -Divisioni francesi -e 13 Divisioni inglesi appoggiate da circa 2 . 000 pezzi cl'artiglierÌ.a pesante e da 3.000 bocche da .fuoco· di artiglieria. leggerà. · Le difese germaniche contro le quali era rivolta la grande duplice offensiva erano costituite· da una prima posizÌone (su tre o cinque Jinee cli•trincee) profonda poco più ·di mezzo chilÒmetro ; ma 3 km . addietro e- ben dissimulata nel terreno, trova-vasi una seconda posizìone, · quasi ·tutta in contropendenza e munita di reticolati, la quale ..aveva sul ·dinnanzi una serie di osservatorii e numerosi nidi è i mitragliatrici ~ tutto questo complesso di difese nemiche segnerà lo scacco dell'offensiva degli Alleati. Il 21 settembre per parte degli Alleati che disponevano di r p ezzo per ògni r6 metri di fronte attaccato, ebbe inizio il bombardamento che pros·egui ininterrottamente per parecclù giorni, e benchè la sera del 24 su tutta la regione cominciasse a cadere un dilùvio di pioggia , non parve opportuno di differire l'azione sicchè il mattino del 25 settembre le fanterie partirono: all'attacco. , · ·, In- èham.pagne, su 14 km. i francesi supètarono tutta la prima :p6sizione, ma non riuscirono ad intaccare fa seconda linea tedesca :éhe,p~r ~ -brev1SSirno tratto di circa: r.500 1~etri ; i tedeschi chiusero facilmente e subito la ·piccola falla:, e quindi i francesi invano insis1eria0· ,e: persi!;tendò ~aloròsarnente sul posto rton raggiunsero-.alcun risultato, logorando viceversa notevolmente le proprie forze. Il 6 tOtto,tw~,l'~ffeushr;a.:. Menne ripresa dadrapcesi con !':intervento di ,una diecina di nuove Divisioni fresche, ma anche . stavolta sènza appre'Y:-

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APPREZZAMEN'.CO DELL'INTERVENTO ITALIANO

zabili . risultati, finchè ;,i., . n1età . ottobre . l'.aziohe offensi:va allea~a .fu definitivamente sospesa non soltanto in Champagne, ma anche. nel-, l'Atois, :.d ove l'attaccò ·degli Alleati si era svolto· ,e gualmente a caro prezzo per l'offensore, le cui perdite complessive fra .. mo.r:ti, feriti e di~persi si. aggirarono sui 240.000 · uomini per gli, Alkati contro r45.ooo per :i . tedesçhi. · . Possiamo intanto conchiudère che tale grande. offensiva fruttò in certi momen_ti qualche ._b uon successo.,nel campo tattic.? per gli Allè<'!,ti, ma nessun vero succésso nel cainpo strategico,. tanto che èome conseguenza dell' insuccesso strategico è a rilevare· che :.· i russi 1,10n ne risentirorio alcun.· sollievo ; la . Bulgaria entrò in · gtferra contrò l'Intesa; il morale nei Paesi dell'Intesa fu .assai depresso; il rria~ resctallo inglese French venne sostituito dal mare.sciallo Douglas Haig. _E u in questo momento e .in dipendenza 'di quanto avvenuto che si cominciò ad apprezzate l'intervento. italiano e la sua azione contro !'.Austria.

*** I felici successi già riportati dai tedeschi verso la fine .del r9r4 induss.ero il gen. Hindenburg, Comandante in capo della ,fronte orientale germanica, ad ~gire ulteriormente al doppio sc9po di' migliorare la situazione generale e di allontanare i russi ,dalla. Prussia orientale ..e dalla Gali.zia. Fu in . questa occasione che si delineò un dissidio profondo fra le .concezioni operative del. Falkenhayn che voleva agire a forze ed obbiettivi limitati, e gli intendimenti grandiosi dell' Hindemburg. . Da:1 .7- al: 24 febbraiq 1.915 si svolse la battaglia in Mastiria .p er la quale il 7 ·febbraio . il gen. Hinde!lburg iniziò le operc1;zioni· con due Armate : l' sa Armata che sfondò la linea nemica il 17 ad Augustowo sul Bobr; la roa Armata che l'accerchìò da nord distrnggende> la roa Armata russa cli estrema destra dello schieramento, facendo 92.00:0 prigionieri e .catturando . 205 _pezzi · e IJ() .mittag~_iatr.ici. Da AugustO\vo le Armate t edesche tentarono .di prosegufre in direzione cli .Bialystok per i~paclronirsi delle piazze di Ossoviec e di Grodno, ma· i contraftacchi rh~si e la impraticabilità delle strade 11.on soltanto gliel9 impedirono, chè anzi i russi, dopo qualche giorn9,,rtµséirono a passare alla co11troffensiva e pervennero ad .ari:èstate r:.e ci:q.: .parte -

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Ai.IòNI S U LLA FRONTIERA ORIENTALÉ

a respingere l' sa Armata tedesca colla battaglia di Prasnitz dal 22 al 24 febbraio. Contemporaneàmente dai primi di febbraio alla fine di marzo ebbe luogo a sud la battaglia dei Carpazi originata dall'offensiva austriaca intesa a sgombrare la Galizia e a liberare Przemysl; ma appena essa ebbe inizio per parte degli austriaci, i russi contrattaccarono cosi violentemente da arrestarla subito. Il r9 marzo Przemysl, non soccorsa, cadde in potere dei russi che fecero r20.ooo prigionieri austriaci e catturarono un migliaio di pezzi; sicchè non soltanto i russi non vennero allontanati da.ila Galizia ma per i successi riportati, affacciandosi ai passi dei Carpazi minacciavano ancor più la pianura ungherese. Nel maggio 19r5 si svolse _la battaglia di Gorlice- Tamow provocata dall'offensiva · tedesca comandata dal Mackensen . . Per i particolari di queste operazioni veggasi il Paragrafo 9° di questo stesso capitolo, limitandoci qui a rilevare: i fatti salienti dell'azione. Dopo una bréve preparazione d'art,iglieria, il· 2 maggio i tedeschi sferrarono l'attacco sopra un fronte di 50 km. fra la Vistola ed i Carpazi, e avanzando catturarono r7.ooo prigionieri. Proseguendo fulminea:inente, il fronte russo venne rotto a Gorlice ; i russi dovettero ripiegare e, . perdendo complessivamente 250.000 uomini di cui 152.000 prigionieri, 160 cannoni e 400 mitragliatrici, il 9 maggio si ritirarono dietro il San. Il Comando Supremo tedesco aderendo, sebbene tardivamente, alla concezione Hindenburg, dopo la battaglia di Gorlice _tanto insperatamente riuscita, st abilì çli proseguire l'azione con un'offensiva generale austro-tedesca da svolgersi nel secondo semestre r915 con un'azione concentrica che chiudesse il grosso dell' Esercito russo in una m_o rsa gigantesca per riuscire così ad annientarlo. Per operare tale offensiva che si svolse in due tempi furono pertanto destinati varii Gruppi d'Annata: , -Nel r0 tempo il Gruppo Gallwitz, raccolto nella zona di Thorn, doveva superare il Narew e portarsi sul tergo delle Armate russe che si trovavano ad ovest della Vistola; il Gruppo Makensen, raccolto nella zona dell'alto San, doveva spingersi fra Vistola. e Bug sulla fronte Lublino-Colm ; il Gruppo comandato dal prin.-. : . cipe di . Ba:viera, raccolto nella zona di Lodz, doveva attaccare -

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L'OFFENSIVA GENERALE AUSTRO-TEDESCA

di fronte le Armate russe schier~te sui tre fiumi, Bzura, Pilica, Nida. Nel zo tempo il Gruppo Hindenburg, raccolto in Ctirlandia, doveva dirigersi sulla fronte Vilna-Lago di ·Narocz convergendo su Minsk; il Gruppo Conra<l, raccolto nell'alto Bug,· doveva portarsi sulla fronte Luck-Rovno. A metà luglio ebbero inizio le operazioni del 1° tempo, che conseguirono nel loro insieme risultati brillanti : gran parte della Polonia dovette essere evacuata dai russi, costretti ad abbandonare · le piazzaforti di Varsavia, Novo Georgiesk, Kovno, Brest-Litovsk, Grodno e Ossoviec. Nel 2° tempo svoltosi nel mese di settembre entrarono iri azione i Gruppi d'Armate Hindenburg e Conrad, i quali occuparono Vilna a nord e gran parte della Volinia; con le fortezze di Dubno e di Luck a sud. Le perdite subìte dai r'ussi in queste battaglie furono molto gravi, e cioè circa 750.000 prigionieri e una quantità immensa · di materiali, ma l'obbiettivo che gli Imperi Centrali si ripromettevano · con tale grande offensiva generale, e cioè di aggirare e distruggere o catturare la massa principale. dell' Esercito russo, non era stato raggiunto. Dopo altri accaniti combattimenti impegnati dagli imperi centrali a fine settembre, l' Esercito russo riuscì a stabilirsi e staòilizzarsi su una fronte, con direzione quasi meridiana, da Riga al Dniester ;. il granduca Nicola fu trasferito sul fronte del Caucaso ; lo zar assunse nominalmente il comando supremo dell'Esercito ed il gen. Alexeie'w fu nominato Capo di Stato Maggiore.

PARAGRAFO

So

PARALLELO PER QUANTO RIGUARDA L' IMPIEGO DELLE ARTIGLIERIE SULLA FRONTE OCCIDENTALE.

Il confronto fra quanto avvenne in Francia ed in Italia negli .anni 1914 e 1915, è interessante non solo dal punto di vista storico, ma altresi da quello ammaestrativo, e deve essere fatto nei riguardi delle tre fasi seguenti : · -

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LENrEZZE BUROCRATICHE°. PER ··ADOZIONE

·N.u:o.vn

MATERIALI

fi) :... pr.ovvedin:ienti anteriori aWinizio della gqerra; che ·determinarono la situazione iniziale dell'artiglieria; b) - impiego iniziale e provvedimenti presi dopo_le prime _operazioni ;· e} __r impiego dopo la stabilizzazione delle fronti. .

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Nella prima fase e cioè nel periodo prebellico, fra le :non poche analogie che si riscontrano esaminando gli avvenimenti successi in Francia e.d in Italia, quella. che appare più complèta è la lentezza colla quale, per effetto dell' influenza ·esercitata dalla ' burocrazia e per· le esigenze congenite col sistema parlamentare, si dovette nei due · Paesi procedere per provvedere a n.e cessità eyidenti· e spesso anche impellenti. · Poichè in regime parlamentare ogni provvedimento che importi spesa deve avere la preventiva approvazione delle Camere, ·e poichè i provvedimenti riguardariti l'artiglieria importano sempre forti spese, così si comprende come anche i rappresentanti maggiormente ànimati da ·amor d i patria, siano restii ad autorizzate spese, çhe si traduèòno in nuovi aggraviì fiscali per i cittadini che; nella grandissima foro· maggioranza sono ' pacifì.ci ed amanti di quieto vivere per il migliore e p~ù proficuo svolgimento del lavoro, degli affari, del~ l' industria e del commercio. Che se poi, alle resistenze ed ai du.b bi degli uo1~iui politici danno esca le controversie fra i tecnici, allora accade facilmente che le soluzioni subìscono ritardi pericolosi o conç1ucono a soluzioni bastarde: tutto ciò è in ·sintesi· quello che identicamente accadde in Francia ed 'in Italia ·a proposito· dell'adozione di :nuovi materiali rispondenti alle mutate forme del · combattere; colla sola differenza che in Italia la controv:ersia. si ebbe sul rriaterialé dell'artiglieria da campagna leggera, ed in Francia su quello dell'artiglieria pesante campale, in quanto che, per l'artiglieria leggera la Francia aveva felicemente risolto il problema con l'adozione del materiale da 75 a deformazione a tiro rapido, nel quale tutti avevano la massima fiducia, ed i più entusia.$ti. é!-I)che fiducia eccessivà iIJ..q.uanto che ritenevano tale materiale capace ·di assolvere tutti i compiti del campo di battaglia. Rie.o rdiamo ~ ripetiamo ·qui ohe in , Ita,lia-il problema dellcJ. so~tit~zi.o,ne d'e i cannonidi'bronzo da 75 e da 87-d. era posto da tempo, ~d i ptirrti materiati ~iro rapidp, iclea:ti · da. artiglieri.'itàliani. ·e ~fabbricati da Case costruttrici straniere, avevanç,; fatto 1~ J9to.. c).ppàì:i-

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ADO-ZfONE DI 'MA'.T)f R l ALl A. Tlll:b 'R,\.PIDO

zioné .intorrto al <·1892 insierhe con .l' iìw'enzforie; délie polveri° senza fumo. La questione era molto complessa e. complicata; perchè H tirò ta'.pidç, peineva nu·ovi ;e ·gravi · problèin:i: nei riguardi' dell" impiego tattico,· :del rifornimento delle inuni:àoni, .della trasformaziòne dei servizi~ ecc. D'alfra parte,· proprio ·per ·ragioùi· di èntità. di spesa; tutte Te Potenze si mosttavario riluttahti a: risolverla; ~d ra: le altre eravi anche la Germa11ia; la qu·ale, dopo i successi dél I870; todtinuav:'a:. anche allora ad essere considerata maestra in mateì·ia. · Presso rdì· 1i.oi non mancavano soslenitori del nuovo materiale, :ma erano: battuti in breccia dalle sfere· Ùfficialì, le quali si .fecero sopratutto foi'ti":del~ l'argomentazione che l'artiglieria: germanica non si ·era pe-r · àulla commossa per l'adozioi1e dei nuovo ni.ateriale Jra11cese.. ·· · . Da noi, essendo urgente la sostituzione del · vecchi:ò · materiale iri. bronzo, all'·iniz.io di qùesto secolo si addivenn:e aU'a:dozione del ni.ateriale ·in' acci'àio da 75 da campagna;"al quale, per avere Ja. cal'iç-a di proiezione contenuta in un bòssolo, si diede la qualifica ,di << adì:.. glieria a caricamento rapido )), . '.. ,. ·· .· Ma io studio della guerra russo- giappohese,' i perfezio1:ia1nenti introdotti nei materiali a tiro rapido e l'ado·zione '.loro eh~. andava estendendosi dovunque;' condussero le com13eteriti. nostré Atjforità dirigenti alla: . decisione di adottarlo ar che· l'artiglieria' italiana. Abbiamo gi'à accennato nel .capitolo 37° Paragrafo · 3°, e' diffù:. samente nel 7° Volume, alle varie vicende che intexessano. questo importante argomento, .· ed alla pr0vvisoria adozione dél Triaterfa.le da 75- 27 mod . 06 : dobbiani.o qui ·soltanto aggiungere ima.·parola di riconoscenza a chi, cli fronte agli ele\i'afr; prezzi d'ella ·Casa·· Krupp; che aveva brevettato molte parti del materiale, all'atto delracquistò volle e seppe imporre alla potente Ditta tedesca il diritto di' fabbticazione in Italia, e ciò perchè se così nb'n fosse stato préstabilito; al momento dello· scoppio della · guerta:, dato ·n nostro orientamento v.erso l' Intesa, saremmo venuti a trovarci in una situazioné' molto critica. '. .. ·· , . .. . Non m:in'ò ti discussio.11.f cléteniifr1ò in Ifalia'il pi::oblema déll'arti~ glieriél. pesante campi1e ; perché esse' si svolsero in' un · periodò di ·tempo 'più ristretto e forse ·poi perchè 1i ·coi1seguente spesa ·età minore, .sfa di fatto da noi .si ;gittnse risultati concreti qi.ia::ndò ancora: in Frahèia la ·controversia era· vivace:,. :· ,-:'_. :, · Allo scoppio della ·guerra- il 'i1osho obice pesante'. campale:-:·da

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L'ARTIGLIERIA PESA NTE CAMPA L E

149/12 era g1a m distribuzione e l'unica cosa da lamentare era che esso esisteva in troppo piccolo numero. In Francia il dramma dell'artiglieria - si può ben usare questa espressione, perchè la conclusione fu non soltanto drammatica, ma tragica - era tutto· fondato sulla concezione della condotta della guerra, e questa si basava sui seguenti caposaldi : « Soltanto l'offensiva può dare la vittoria » - e questo è indubbiamente vero - « quindi offensiva ad ogni costo, offensiva « à téte baissée » - e questo è già meno vero - « quindi la manovra deve avere l'assoluta precedenza sul fuoco )> - e questo è ancor meno vero. Di qui la concezione che « il fuqco d'artiglieria è bensì potente negli effetti, ma esclusivamente · sussidiario dell'azione e del fuoco di fanteria >1; in termini poveri non si trattava di preparare l'attacco, ma cli appoggiarlo. Inoltre, l'assei-ita e creduta onnipotenza del materiale da 75 - « una batteria $pazza completamente una fronte di 200 metri J> - faceva in Francia ritenere superflua ogni sovrapposizione di altro fuoco più potente. Nello stesso ordine di idee si ritenevano non ·indispensabili le grandi gittate: era cioè, in un certo senso, la condanna del medio calibro sul campo di battaglia. Quanto avveniva fn1,ttanto in Germania non poteva non avere ripercussioni in Francia, e sorse perciò la controversia intorno all'artiglieria pesante campale ed all'obice leggero in sussidio del cann.one da campagna. In un primo tempo la ·Francia si fermò all'adozione del cosidetto cannone da 155 corto, cioè l'obice pesante campale dovuto al colonn. RimaihlQ, ma frattanto lo stabilimento Schneider presentò un eccellente obice leggero da 105 ed un cannone da 120. La controversia si accese allora anche maggiormente, e dilagando giunse in Parlamento. Infine i novatori trionfarono, ma si determinarono poi tali ritardi nelle consegne sicchè i primi esemplari dei nuovi materiali cominciarono ad e.3sere' pronti soltanto allo scoppio della gtierra nel 1914. Tutte tali discussioni ed i predetti orientamenti ebbè r9 la loro influenza sulla preparazione degli ufficiali dell'Artiglieria francese alla soluzione dei problemi tattici e balistici : gli ufficiali da campagna non erano preparati ai nuovi problemi imposti dalla tattica dello sfondamento sul campo di battaglia ; gli ufficiali della specialità d'assedio erano preparati invece alla guerra di posizione fortificata ma non avevano dimistichezza coi problemi emergenti dal campo di battaglia.

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ARMAMENTO AR!'!GLIERESCO FRANCESE

A tutto questo si deve aggiungere una grande povertà nei mezzi d'osservazione e di trasmissione ; l'osservazione aerea era allora appena nascente ovunque, mentre poi i Comandi tattici d'artiglieria erano costituiti in quantità insufficiente perchè non esistevano che quelli di Divisione e di Corpo d'Armata. In definitiva l' Esercito francese entrò in campagna coi materiali da 75, da 65 mont., da 155 C., da 120 C. e da 120 L. sistema D~ Bange. E più precisamente con : 3840 pezzi da 75 suddivisi : in 65 Reggimenti divisionali formati su 3 Gruppi per i Reggimenti attivi, e z Gruppi per i Reggimenti di riserva; e in 20 Reggimenti di Corpo d'Armata formati su 4 Gruppi di 3 Batterie ; 120 pezzi da 65 mont., suddivisi in z Reggimenti; 308 bocche da fuoco di artiglieria pesante campale suddivisi in 5 Reggimen ti su 4 Gruppi ; 380 bocche da fuoco d'artiglieria d'assedio suddivisi in II Reggimenti a piedi. Tutto sommato, l'artiglieria francese iniziò la grande guerra con materiali che sovratutto in linea qua,ntitativa erano in condizioni lontane da quelle ideali, ma viceversa con un personale tecnicamente molto ben preparato ; gli avvenimenti si sono pertanto incariéati di dimostrare ben presto che, se anche essa fosse stata provvista e dotata di tutti quei mezzi che erano desiderati e venivano richiesti dagli artiglieri d'avanguardia, l'armamento dell'artiglieria francese sarebbe sempre stato al di qua della realtà. Nè i ripieghi che vennero adottati - tra i quali si ricordano, perchè adottati anche da noi : l'uso delle cariche ridotte e l'applicazione tra la spoletta e l'ogiva cli una rosetta per incurvare la traiettoria - potevano essere sufficienti a risolvere i problemi tattici che si venivano ponendo ed imponendo. *** Esaminiamo ora i provvedimenti presi dopo le prime operazioni e ricordando che per quanto riguarda l'artiglieria italiana già se ne è parlato al Paragrafo 2° del Capitolo 38°, vediamo ciò che accadde per l'artiglieria· francese.

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. 'i,E VA1UE AllTIGLÌE-RI È

FRANéESI ..,

· F1n dalle priù1e azioni, con·osciute sotto '. il Ii.cime gen"érico di battaglia delle frontiere >>, l'artiglieria"francese si trovò irr "condizioni d'i netta inforiorita, sia perchè 's oggetta al tiro dell'artiglieria tedesea d1 ·maggior calibro e di maggi6re gittata, sia perchè la propria fanteria addestrata all'attacco irruente, partìva senza :Cmfficiente· preparazione di 'fooco : spesso però accadde che, per ·1a rapidità. degli spostamenti delle fanterie francesi, l'artiglieria pesante tedesca non pÒtè seguirlo e quindi intervenire tempestivamente, ed allora il 75 francese ritrovò tutta la sua efficacia. La battaglia della Marna fu ·vinta dai franco.:..inglesi per un com= .plesso di note cause, tra le quali, in riguardo dell'artiglieria germanica è · da rièordàte la scarsità delle munizioni, specialmente di medio e grosso calibro, cosicchè tra le opposte· artiglierie potè stabilirsi un certo equilibrio ; Ì'nentre poi :n·elle successive battaglie, conosciute sdtto · il nome di « ·corsa ar ma1:e », giocanclò in pieno il fattore mobilità, il cannone da 75 francese fu ancora 'importante elemento di vittoria. · · · Ma le constatazioni fatte e le dolorose prove .subìte diedero··1uogo ben presto ad importanti ammaestramenti: si rivelò la prevalente .potenza del fuoco; si éonstatò un insospettato consumo di munizioni; l'artiglieria pesante, per i suoi éffetti materiali morali, apparve indisp'e nsabile ; apparve del pari indispensabile il tiro di con,. .trobatteria, se non · per ricfone al silenzio l'artiglieria nemica, almeno per neutralizzarla dùrànte il movimento delle proprie fanterie. Ma anche per poter effettuar·e la controbatteria si rendeva necessaria l'artiglieria pesante, e tutto questo costituiva un complesso cli questioni che richiedeva studio, preparazione e soluzione di altrettanti problemi del fotto nuovi ; ecco conseguentemente come; ~otto l'assillo inde_rogabile :della guerra vennero febbrilmente presi vari provvedi: minti e adottate d'urgenza numerose provvidenze. · r • NeI settembre }914 dallè .piazzaforti dell'est venne, autoriziatò 11 prelevamento dapprima del solò muntziònamento e poi di bocche da fuoco da 95, da r20, da 155 e da 220. Il 14 ottobre il Comando Supremo francese emanò il seguente programma· cli immediata attuazione.: é~

e

-1° -

organizzazione cli roq B?,tterie -dà 90, allo··scopo--di Pispariniar e almeno in parte il 75 ; · · ·


PROGR:AMMA: · FRANCJ~SE DI ·oRG ANIZZAZIO NE : :\ HTt(;DlERESCA

organizzazione .di Gn\ppi da 95· e dà I20· L. per 'costitu'ire arti~ glierie 1:iesan ti. di Còrpo ·d 'Armata ; · 30 - organizzazione di batterie a piedi da 120, da 155 e da 220; iricetta di quadrupedi da tiro pesante ; 4° -_...:. costituzione di Gruppi di Batterie COI) mater'iale da costa e navali ·; 50 - · provvista di larghi rifornini.e'nti di materiale telefonico, anche 1con reqùisizione ·pressò i privati; 60 :.. , sostituzione delle· polveri ·nere ancora esistenti con. pòlverì ·infumi. ~0.::...

Quanto alle munizioni era stato previsto che gli Stabiljmenti di· Stato dovessero fornire. giornalniente 13.000 colpi da 75 e 465 colpi da 155 : il 30 settembre 1914 in una èonfei·enza, cui parteciparono industriali siderurgici e metallurgici, venne decisa la partecipazione dell' industria privata ai riforninienti di guerra, e devesi TicònO$éere che 'fu in questa occasione che non sofo nacque per prima iil Francia la << lVfobilitaziorie Industriale >i, ma fu in t ale conferenza eh~ venne redatto e consàci-atò il vero atto cli .nascita della 111obilitazione·in~ dustriale. Il gen. Joffre aveva . chiesto · una procluzione giornaHèrò. complessiva di 40.000 colpi : il Ministéro' la portò- a 100.000 ; ni.a la decisione patriottica . e lodevole non era sinonimo di immediata e neppure cli prossima disponibilità,· tantochè si · dovettero trarre dai magazzini anche i vecchi materiali da 90 e perfino da 80, materiali questi che nella loro rozzezza avevano la preziosa qualità della ro~ bustezza, per cui dopo parecchi anni e alla fine cl.ella guerra parecchi di' essi prestavano ancora lodevole servizio Durante i prirùi mesi del 1915, imposta dalla necessit à. di rac~ cogliere i_mezzi disponibili, da entrambe le parti belligeranti s1 'ebbe un~ forzàta sosta nelle grandi operazion·i, e soltanto da parte frances.e si effettuarono alcune 1azioni 'locali provocate sovratutto dall' impa~ zienza di' liberà.re ·il territorio dal neinico ·; esse però si svolsero .s u fronti troppo ristr~tte e non furono appoggiate da sufficiente ·artiglieria pesante. È per esempio· da rilevare .c he a Per.thes ·u 25 marzo 1:ron si çbbe ·che 109 pezzi su 16 km. di fronte ; nel maggio 1915 nell'Artois .sfravevari.o però già 3 4 0 pezzi pesanti sù. t8 km., e lo sfon~ <lamento della linea nemica fu ottenuto, ma la fanteria fran,cese _venne pbi fennata ·da·ulia r etrostante linea nemica, per_ battere imm~liata-


RIORGANIZZAZJONE DELL'ARTIGLIERIA FRANCESE

mente la quale l'artiglieria non era adeguatamente organizzata, tantochè tali azioni per quanto riuscite furono sterili di risultati concreti. Tutto quanto prima rilevato costituì una vera e propria crisi dell'artiglieria francese, che però, per quanto dolorosa e costosa nei riguardi della fanteria, ebb.e l'incontestabile utilità di costringere tutti gli artiglieri ad una severa revisione dell'organizzazione dell'Arma e sovratutto dei metodi di tiro : gli ufficiali dei Corpi si prodigarono in iniziative d'ogni genere, mentre i Comandi elevati e gli organi di studio elaborarono la nuova dottrina fondata essenzialmente sul principio della cooperazione fra artiglieria e fanteria, e sulla necessità di. un'abbondante, sicura e rapida articolazione dei collegamenti. Particolarmente profonda fu la crisi ·per l'artiglieria da campagna: mentre le munizioni fabbricate anteguerra si erano comportate senza jnconvenienti, quelle fornite nei primi tempi dall' industria privata davano luogo a scoppii prematuri così numerosi sicchè nel maggio r915 il numero dei pezzi da 75 si trovò rid0tto da 3840 a 2400, e cioè questo avvenne proprio quando la fanteria, avendo avuto modo, a sue spese, di apprezzare i danni dérivanti dalla deficienza quantitativa di artiglierie e quindi di constatare l'efficacia del fuoco d'artiglieria, lo richiedeva con sempre maggiore insistenza e sempre in . maggiore quantità. Per sopperire a tali emergenze non · fu -quindi possibile di concedere alle batterie turni di riposo, e questo col duplice inconveniente di sfibrare il personale e cli logorare il materiale. Per quanto coùcerne l'esecuzione tecnica del tiro, per il fatto che le contr_appost~ linee risultavano sempre molto ravvicinate fra loro, l'artiglieria leggera si trovò nella necessità di realizzare una precisione che talvolta non era sempre balisticamente possibile : apparve quindi la ~ecessità di tener conto di parecchi fattori (temperatura, pre3sione barometrica, stato igrometrico, ecc.) fino allora trasc,urati, e di rifare quindi le Tavole di tiro per le varie b ocche da fuoco. Notevole fu effettivamente lo sforzo compiuto dall'industria francese nell'inverno r9r4- r5, per cui nella primavera 1915 potè fornire 246 Batterie pesanti mobili a traino animale e 26 a traino meccanico, dei calibri di mm. 105 e 155 C. Quanto precede serve a dare un'idea della situazione generale


LE NOSTRE DEFICIENZE

dell'artiglieria francese nel momento in cui l' Italia entrò in guerra : la crisi che l'aveva travagliata si ripetè identicamente per l'artiglieria italiana perchè ad eguali cause erano inevitabili eguali effetti. Si potrebbe forse porre ora il quesito : avrebbe potuto l'artiglieria italiana trarre maggiormente profitto dall'esperienza francese ? A parte che l'e3perienza degli altri serve sempre poco, è da notare che l' inevitabilità della stabilizzazione delle fronti si verificò soltanto sul :finire del 1914 e che tale inevitabile fatalità era e fu ben lungi dall'essere generalmente ammessa dai Comandi francesi, mentre d'altro lato, il problema fondamentale per l'artiglieria italiana non era tanto quello di fissare una dottrina piuttosto che un'altra, quanto quello di rimediare sollecitamente alle molte e grandi deficienze dei materiali, specialmente dal punto di vista quantitativo. Questo grande problema non poteva evidentemente essere risolto che da noi e da noi soli, giacchè gli Alleati non erano al riguardo in condizioni di aiutarci efficacemente : è da ricordare anzi che la Francia trattenne una parte delle Batterie Déport costruite per noi. Tenuto conto della limitata capacità di produzione dei nostri stabilimenti militari, del tempo occorrente per la messa a punto dell'industria privata nazionale per fabbricare materiali di guerra, e della necessità di provvedere per molti altri materiali che pure scarseggiavano, si deve comprendere e giustificare come le nostre deficienze in fatto di artiglierie non potevano venir colmate che lentamente. E del resto neppur quando saremo riusciti a -colmare le lamentate deficienze, il grave problema apparirà soddisfacentemente risolto, perchè l'aumentato numero di Grandi Unità ed il sempre crescente perfezionamento dei mezzi dell'avversario, richiederanno sempre maggiori sforzi e provocheranno sempre maggiori esigenze : e così fino alla fine della guerra.

PARAGRAFO 90 SCARSA CONOSCENZA DEGLI AVVENIMENTI ALLA FRONTE ORIENTALE E

CONSEGUENTE

SCARSO

INSEGNAMENTO

DEDOTTI

IN

TUTTI

GLI ESERCITI COMPRESO QUELLO TEDESCO.

Nelle sue linee generali la guerra alla fronte orientale fino· alla battaglia di Gorlice mantenne l'originario carattere di guerra di


INCERTEZZA. 'DELLE. INI':.ORMAZIONI

mov.im~nto .mettendo r ipetutamente e sempre_ in vivissima luce, come _abbiamo accennato, l' impor.tanza capitale .del fuoco d'..a,rt.iglierià. . _ -· , Sostanzialmente,. in .Galizia e in Polonia contiùuavano .a valere quelle .forme strategiche. e tattiche, che sulla ·fronte occidenfale ' uèl corso del 1914 e contro il d~siderio.e il vole1:e cli tutti gli ~tati Maggiori., avevano dovuto gradualniente cedere il posto alla guerr.a. di trincéa, cristallizzata defmitivamente in Francia nell' inv~r~o '1914-15. Le battaglie e le. manovre svoltesi alla fronte orientale non erano .e non potevano essere certo bén note sulle altre· fronti .; in guerra . e durante la guerra forzatamente e per ovvie moiteplici giustificate ragioni, le notizie.ché si possono avere sono in generale troppo tendenziose, _incomplete, .·.o rientate verso fini particolari e tendenti a_scopi di interesse contingente, cosicchè difficilmente si riesce a rendersi esatto conto di quànto avvenuto e ciò anche in riguardo delle operazioni svolte dal proprio Esercito. Che · cosa. d'altronde, tali notizie avrebbero potuto dire .ai com~ battenti di Francia' ? :.che.la fronte orientale era - per sua fortuna :'-in · arretrato ; che là valevano ancora quelle forme operative che in occidente erano già naufragate_con disappunto per tutti! I tedeschi infatti quando .trasf~Fivanò Grandi Unità dalla fronte orientale ,. ~ quella occide1itale, le sottoponevano ad una specie:di acclimatazione e .di scuola aflìnchè imparassero· i metodi della guerra di: trincea e v.i si famigliarizzassero. · È quindi da ritenere che.se anche le operazioni àlla fronte orieni:ale anteriori alla -battaglia di .Gorlice, fossero state così note da poterne.trarre fqnd.<1.ti .insegnamenti, non avrebbero modificato le idee e i sistemi ,di. lotta.,sulla fronte occidentale. .., . A rendere ancora più difficile un utile esame delle operazioni che si andavano svolgendo si aggiungeva l'incomprensione e talora l'animosità che dividevano ·.::spiritualmente coloro - anche talvolta di un medesimo Esercito - che combattevano in diversi teatri d'operazioni· e che .fra. loro . ingelosivano per le presunte· o reali . diversità di .valutazione dei sacrifici compiuti o dei successi riportati: talvolta poi le difficoltà cli esame erano .aggrayate .dalle freq.uenti discordie fra i Capi (tipico fra tutte la discordia di dissenso astioso fra Hindenbur.g,,e Faleknhayn).: · . .. · " .• x,Gorl_ice, primo .grande aftò di guerra di posizione :sulla. fronte -

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LA · BATTAGL IA :ÒI GORLICE

orientale, con~iliò la violenzà colla so;rp1:esa, cori. armonia di organizzazione materiale e di acume psicologico. A Gorlice, il 2 maggio 1915, ad una ·l?reve . ma sufficiente preparazione d'.artiglieria seguì una penetrazione profonda; resa possibile da · un continuo appoggi<;> dell'artiglieria alla fanteria. Lo' sfondamento del fronte russo ebbe effetti strategici rilevanti, che però all'Hindenburg, fautore di un grande attà:cco strategico all'ala destra nissa, parvero ancora relativamente Fmitati. o, almeno, . troppo inferiori all'annitntamento del. nemico, quale: era sempre ·a uspicato dalla dottrina tecles½a. Ma le precedenti lotte çl'inven10: e cli primavera 1915 avevp..no portato i russi, oltre gli sbocchi dei, Carpazi a minaccia di1'etta cl.ell' Ungheria, tantoçhè l' Austria direttan"l.ente min.acciata e grandemente stremata, chiese alla Germania pronto e adeguato aiuto, al quale il Falkenhayn cotrispose ritenendo .che esso dovesse attu~rsi e potesse,realizzarsi coinbat.tehdo spalla a spalla cogli Alleati. austro-µngarici . . . · . Intç1.nto ,perp l' Esercito russo era esso pure in, crisi : disteso su .olt,rt? r.200.km. 1i fronte, manca\'.,a di qualsi~si ris~r:v<!, e di important:i linfe ferroviarie d'axroc?amen,to; .ed aveva fprte pen11ria di munizioni, sicchè n.ella z9na di Gorlice riu:;c_iva ma.l amente a salda_r~ all'ala; destra l'. ala sinistra, assai inoltrata nei .massicci dei Carpazi: Sovrattltto per questo fatto .si spiega quiie grande importanza avrebb~ .avuto uno sfondamento clÌe dedeschi fossero. riusciti ad effettuare . . ' . .. : . . .a Gorlicè . con .che. sare.bbe stata messa in pericc:ilo l' in tera ala sinistra r ussa : anzi :i . tedeschi, perseguendo tale finalità per sempre maggiorJJ?.ente separ:are le due ali russe: e quindi oper~re l_o sfondçt1nento_avrebbero. voluto ·che gli austriaci si .(itraessero 'ançora dai Carpazj, calcolando d.'.é!ltra parte che i fianchi . della massa tedesca sfondante sàrebbero stati, contro event1,1ali reazioni di riserve n~sse, protetti qall;:t .Visto.la sulla sinistra e da impérvie montagne sulla destra : m~ questa.ri~ir(l.ta strategica yqlqta dai teçlescl).i patve al Conrad . troppo peticolosa, e c0.n);eguent~mel)te non venné es~guita. · l l terreno çoliino.sq: e scoperto facilitando l'osse.rva.i.i.one ,cl,el tiro, si prestava ottimamente alla continua cooperazione tra ,arti:glieria e fanteria; mentre, come <lice . la pubbliéazione « Schlachten d~s Weltkrieges », nelle zone .boscose .e nelle zone pian~, cope.r te di }?osq1.glie.·o di gruppi di case;. 119n si poteva ff).re. siçµrò affiçlamento di poter per':'enire, _alla dis.sol~io11e _clell'avyer§ai:io, .e: ò'alti;a... .par.te, l'assalto avreppe . c:ittenuto, risultçi:ti decisivi so.ltautp su..-un.. neu:}c.o '

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SCHJERAME:N TI DEGL I AVVERSARI

non solo scosso, ma altresi frantumato prima dell'atta_cco alla baionetta. Da parte tedesca fu presa ogni immaginabile precauzione per garantire il segreto : si sparsero notizie false, si attuarono trasporti :ferroviari atti a sviare il servizio informazioni avversario, e fino ali' ultimo momento non si parlò della nuova rra Armata tedesca che durante la sua radunata venne · appoggiata ai Servizi austriaci in posto, mentre le truppe degli elementi germanici dell'Armata stessa, formatisi per primi, indossarono uniformi austriache. A completare l'inganno del Comando russo furono eseguiti attacchi dimostrativi a nord della Vistola, sui Carpazi e sulla fronte francese. Il 27 aprile all'estrema a la . settentrionale della fronte russa i germanici penetrarono fino a Mattau ed il 2 maggio avrebbero voluto anche fare un attacco con gas a Skierniewice, ma non poterono effettuarlo a causa del vento sfavorevole. L'na Armata germanica (col gen. Mackensen, Capo di S. M. col. Von Seeckt) comprendeva 8 Divisioni tedesche; z Divisioni austriache ed una Divisione di cavalleria, con 525 pezzi pesanti e 750 leggeri, oltre 70 bombar.de (Minenwerfer), e tutto questo per 15 km. di fronte e quindi colla densità cli 1 pezzo per II metri cli fronte . Il munizionamento unitario era cli : 1.200 colpi per pezzo leggero ; 600 colpi per pezzo pesante ; 500 colpi per mortaio da 21 cm. L'Armata tedesca era spalleggiata dalle Armate austro-ungariche 4a e 3a rinforzate da Unità tedesche, in totale 220 battaglioni. L3: 3a Armata russa (Dimitrieff) che sostenne l' urto principale di sfondamento aveva solamente 4 pivisioni (di cui due in riserva), ma in complesso furono coinvolte nella lotta e parteciparono alla battaglia . 14 Divisioni cli fanteria e 5 Divisioni di cavalleria russa, cioè in totale 168 battaglioni. L'artiglieria germanica aveva forte preponderanza (circa il 50 %) sull'artiglieria russa e in confronto qi essa una maggiore proporzione di artiglieria pesante e a tiro curvo, mentre poi i. russi non avevano bombarde. La prima posizione russa - molto visibile e quindi molto ben osservabile dal nemico - aveva un notevole scaglionamento in profondità con numerosi elementi fiancheggianti e con reticolati profondi : esistevano inoltre due altre posizioni russe arretrate, che però, secondo il gen. Danilow, _non erano sufficientemente sistemate.


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Kowno

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:-:•:·:·: Terreno con9vistato nella bat1a9lta mas_uriana 11111111 11 perduto durante l 'offèns,ra dei Carpazi !Mi " con11uisf,afo con le operaz/on/ di 6ori1d! - - Front~ austro-tedesco al 7feb6ra10 1915 ----·

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allmaggio/915 13 maggio !915 i!?CalùùSca Ia -Bucovt'n,:;

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250Km .

Fig . 8 - La bat taglia di Gorlice.

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SVÒLGIMENtO DELLA BAtiAGLTA

Il progetto di svolgimento dell'azione fu studiato dal Capo di S. M. dell'na Armata tedesca col. Von Seeckt, proveniente dal Comando Supremo germanico e quindi ftno allora prevalentemente orientato verso i problemi emergenti dalla fronte francese, e che, nei mesi precedenti, aveva fatto lo studio - rimasto però allo stato ·teorico - di un'operazione di sfondamento alla fronte occidentale. Gorlice non fu quindi un prodotto del pensiero fecondo degli alti Comandi tedeschi agenti sul fronte dell'est, ma bensi invece un'applicazione della guerra di posizione in Galizia cosi come essa già si era delineata e si eia imposta in Francia. Con ricognizioni estremamente accurate il Comando tedesco definì le modalità fondamentali dell'azione, suddividendo fra le Grandi Unità il terreno in striscie di combattimento, proporzionali all' impor tanza delle singole direttriéi d'attacco, e ripartendo opportunamente l'artiglieria fra le varie unità. L'attacco doveva essere sferrato contemporaneamente su tutta la fronte per imped ire il tempestivo spostamento delle riserve nemiche, ma si prescriveva però che tutti i singoli reparti minori non muovessero contemporaneamente all'assalto perchè altrimenti una tale simultaneità di assalti avrebbe 'prodotto soltanto vani attacchi sanguinosi e provocato dannoso disperdimento del fuoco d'artiglieria. Era poi prescritto di dover avanzare in linea retta, senza .deviazioni, in appoggio alle Unità contigue, e senza preoccupazione per i propri fianchi : nella concezione tedesca i r eparti dei secondi scaglioni dovevano servire a mantenere aguzza la punta del cuneo, e non avrebbero dovuto accorrere nei punti deboli : alle Riserve delle Grandi Unità era affid ato il compito di eliminare le minacce che si fossero pronun1,iate sui fianchi e al tergo; infine le Riserve dell'Alto Comando (in realtà assai ridotte ad un Corpo d'Armata e I Divisione di Cavalleria) dovevano tendere ad avvolgere i tronconi dei reparti nemici risultanti dallo sfondamento délla fronte avversaria. A Gorlice (« Gorlice ».in Schlachten des Weltkrieges), rilevata l' insufficienza dell'artiglieria austro-ungarica per poter riuscire a preparare l'attacco su tutta la fronte, il Comando tedesco prescrisse che ~ssa dovesse agire prevalentemente soltanto contro i punti vitali, e che corrispondentemente a ciascuna unità avversaria si scegliesse un punto d'irruzione nel quale l'attacco riuscisse decisivo. Tutto questo rispondeva al concetto del « centro di gravità l>, e pertanto da quanto detto consegue e rilevasi quale fosse l' importanza data alla -

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ORGANIZZAZIONE E AZIONE DELL'A RTIGLIERIA

ripartiz1one dell'artiglieria per agire a massa sui punti decisivi : si ebbero cosi dellè densità assai variabili talchè per l'appoggio dell'attacco dell'rra. Divisione tedesca contro la collina di Pulski lo schieramento d'artiglieria variò da r pezzo ogni 30 metri ad I pezzo ogni ro metri. La manovra del fuoco doveva essere attuata da Gruppi misti d'artiglieria atti non solo a disimpegnare tutti i compiti nel proprio settore, ma con possibilità d'azione anche sugli altri sett?ri. Per assicurare poi la continuità dell'azione dell'artiglieria, si adottò uno schieramento molto avanzato, e in omaggio al principio che<< soltanto dove vi è buona vista sull'obbiettivo, il fuoco d'ar.tiglieria permette buoni risultati >J, si impiantarono nelle stesse prime linee di fanteria, degli osservatorii riparati destinandovi osservatori sperimentati. Le artiglierie, schierate il più tardi possibile, ricevettero tempestivamente tutto il munizionamento occ_orrente per la giornata d'attacco e per i giorni seguenti. Nello svolgimento della battaglia cli Gorlice venne pertanto realizzata l'auspicata cooperazione tra fanteria e artiglieria che fornì, per così dire, il motivo di tùtta la manovra tattica. Gli attacchi tedeschi furono diretti lungo l'alto delle dorsali dei costoni. collinosi perchè esse offrivano all'artiglieria ottimi obbiettivi per l'esecuzione del fuoco a. massa : i comandanti d'artiglieria si stabilirono accanto a quelli di fanteria: le batterie di accompagnamento dovevano accrescere, ed accrebbero effettivamente la capacità di penetrazione delle fanterie in quei punti nei quali si palesasse una nuova resistenza nemica: si abbondò infine in collegamenti telefonici. Nella giornata del io maggio fu compiuto l'avvicinamento alla prima linea .russa in alcuni punti alquanto distanti, e la sera dello stesso giorno e nella notte sul giorno 2 si eseguirono tiri di molestia. Al mattino del 2, per sole quattro ore venne ~ffettuato un nutrito tiro di preparazione, lanciando con grande violenza ed in poco tempo tutto il munizionamento prestabilito. Per parte dell'artiglieria russa non vi fu alcuna reazione, ma in alcuni settori la preparazione effettuata dall'artiglieria tedesca si rivelò insufficiente, e si dovette quindi ripeterla arretrando le pr.oprie truppe d'assalto che già avevano qualche poco avanzato ; intanto pe.rò l'attacco procedeva regolarmente ed arditamentf sugli altri settori, sì e come prestabilito. La resistenza delle Unità russe, molto inferiori in forze .e povere -

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AL'IR,l,: OPERAZIONI SUL F RONtE ORIENTALE

di mezzi, non fu egualmente forte nei varii settori: l'effetto morale provocato dal.bombardamento tedesco, che in qualche punto incendiò i pozzi di quella zona petrolifera, fu terrificante ; ma la penetrazione delle fanterie tedesche non fu. per altro molto rapida, raggiungendo successivamente dalle linee di partenza quattro chilometri nella prima giornata, sedici nella seconda, ventitre nella terza, trenta nella quar ta e poco più cli cinquanta chilometri nella sesta giornata. Condizioni favorevolissime di clima, errori dei Comandi russi, abile connessione con altre azioni sulla fronte orientale condusser o a risultati strategici v~ramente notevoli, nel senso che Gorlice fu il primo atto del dramma che nell'estate 1915 si conchiuse poi col generale arretr amento della fronte russa.

*** Accenniamo ora sommariamente alle operazioni dell' Hindenburg su Kowno, e del Linsingen sull'altra ala dello schieramento tedesco non senza notare che non tutto fu ro:oe e fiori per gli austrotedeschi, nè tutto fu merito della loro condotta d i guerra. Il 13 giugno, rinnovando l' impresa di Gorlice, gli austro-tedeschi avevano sfond ato la fronte russa a Moscipska-Lubaczow dopo che per un'ora e mezzo 700 bocche da fuoco avevano lanciato migliaia di granate, e q uindi 120.000 uomini erano scattat i all'assalto penetrando nelle linee avversarie p er una profondità da 3 a 9 k m. Ma il 3 luglio la 13a. Armata russa (Gorbatowski) attaccava a sua volta gli austrot edeschi senza fare economia di m unizioni, e riusciva ad imporre un tempo d'arrest o all' rr:i. Armata te~esca. Ad ogni modo il 20 luglio, al Consiglio di guerra di Cholm i Capi dell'Esercito russo dovettero constatare : di avere complessivamente già perduto oltre 500.000 uomini; dì possedere una scorta di appena 400.000 fucili ; di contare una grande quantità di disertori specialmente all' interno ; ed infine d i avere una grande penuria cli muniz1om .

*** La pubblicazione ufficiale tedesca così enuncia gli insegn amenti di Gorlice: -

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INSEGNAMENTI DI GORLlCl::C

A Gorlice per la prima volta apparve chiaramente ai Comandi e alle truppe la cresciuta importanza dell'artiglieria. In questç1. battaglia l'artiglieria da Arma ausiliaria cominciò a diventare Arma sorella e poi l'Arma principale dell'attacco; e · Gorlice fu un punto singolare del diagramma indicante la progressiva crescente importanza dei materiali nelle guerre, la prima battaglia di materiali. In essa cli affermò: la grande im.portanza dei numerosi elementi per l'osservazione (osservatorii e osservatori) ; il p eso grandissimo da dare ai collegamenti specialmente t elefonici; ed infine la grandiosa efficacia del fuoco delle· bombarde e quindi la necessità di costituire competenti reparti di tali artiglierie da trincea. La decisione ultima e conclusiva della battaglia fu anche qui - ancora e sempre e proprio - dovuta alla fanteria che fu , è e sarà sempre la regina delle battaglie : essa, col suo impeto fiducioso e deciso in avanti, seppe sfruttare a proprio vantaggio i risultati ottenuti dal materiale : « .. .la sciabola brillava ancora nel pugno dell' ufficiale ... ma già rattacco si dissolveva qua e là in lotte singole di piccoli gruppi cli grandi eroi ... ». Gorlice, concordemente a quanto era emerso da tutte le operazioni svolte in quel tempo .sulla fronte orientale dimostrò dunque : 1°) la decisiva importanza dell'artiglieria e del suo munizionamento ; duplice importanza che tutti, forse anche negli altri teatri d'operazione, in cuor loro rilevarono e quindi riconoscevano, e pertanto in attesa di avere mezzi sufficienti, quelli attualmente disponibili logoravano (come diceva il Foch) il nemico attaccandolo ; 2°) l' importanza del fattore strategico pur nella guerra di posizione, importanza messa in evidenza in grazia anche alle condi- · zioni eccezionalmente favorevoli che accompagnarono e seguirono la battaglia di Gotlice. È a rilevare però che il Falkenhayn, quegli stesso ·che aveva voluto. la battaglia di Gorlice, a Verdun nel 1916, allorquando i primi successi mal sfruttati si rilevarono infecondi, si ridusse ad una tipica battaglia di logoramento ; 3°) il valore preminente conseguente dalla sorpresa, dipendente dalla massa e derivante dall'azione manovrata o, quanto menp, dall'azione non uniforme e non lineare; e tutto questo da ottenersi nella tattica cli tutte le Armi ·in grazia di una scrupolosa organizzazione intesa : ad assicurare il segreto sulle concezioni direttive preliminari e sulle operazioni prestabil,ite, a garentire la continuità del -

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CONSIDE RAZIONI

successo da realizzarsi con la più stretta cooperazione-fra artiglieria e fanteria, e ad infondere la massima fiducia nella continuità e nella sicurezza dell'avanzata. Queste idee e la loro pratica applicazione non costituirono patrimonio particolare ed esclusivo dei Comandi tedeschi alla fronte orientale, ma derivav; mo e derivarono dalla piena e saggia interpretazione che i germanici, dal Clausewitz in poi, diedero al pensiero napoleonico . I tedeschi - guerrieri nati, appassionati per la guerra, assetati di conquista, - col culto dell' iniziativa, col ~oraggio della responsabilità, col gusto del rischio, si crearono, nelle cose di guerra, una agilità spirituale apparentemente poco conforme al loro spirito metodico, sepperq armonizzarla con le loro naturali doti di orgartizzatore ed ebbero il grande merito di rimanere fedeli al culto dell' iniziativa, nonostante i dolorosi episodii conseguenti da iniziative inopportune, talora colpevoli e talvolta non disinteressate. Teorici e tenaci per natura, ebbero vivo il senso dell'obbiettivo essenziale - « centrò di gravità» - cui tendere senza esìt;:i.zìone : sulla fronte orientale questa mentalità potè più facilmente condurli a luminose viftorie che non sulla fronte occidentale. Ad oriente tale forma mentale valse a mantenere nelle loro tr1;1ppe quella ottimistica fede della possibilità dell'attacco a masse e di sorpresa, mentre ad occidente tale loro mentalità anche agli occhi dei tedesch1 parve talvolta annebbiarsi nell'assillante problema di rompere in un modo - qualsiasi le linee avversarie, di mantenere il terreno conquistato e di proseguire l'attacco contro un nemico valorosissimo, molto meglio preparato, armato e addestrato di quanto non fossero i russi. Contrariamente a quànto avvenne e si fece in Germania, in Fra11cia ed in Italia, dì fronte alle imp revedibili enormi esigenze di m~zzi richiesti dalla guerra moderna, e di fronte alle gravi difficoltà di organizzazione della guerra stessa, si reagì con un pericoloso irrigidimento di metodi tattici. PARAGRAFO

ro0

CONCLUSIONI DEL NOSTRO COMANDO SUPREMO NEI RIGUARDI DELLE FUTURE OPERAZIONI.

Le prime due battaglie dell' Isonzo e le operazioni in montagna -

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PRESCRIZIONI . DEL COMANDO SUPREMO Pl::R FUTURE OPERAZIONI

nell'estate r915 ci avevano messe innanzi agli occhi tutte le difficoltà della guerra di posizione. Già nell'Istruzione su l'Attacco frontale ed ammaestramento tattico, il gen. Cadorna aveva insistito sulla grande importanaz del fuoco d'artigli.eria fino a subordinarvi il movimento della ·fanteria, e ripetutamente, i Comandi di Grandi Unità avevano prescritto che l'apertura dei varchi fosse scrupolosamente verificata, prima dell'attacco (Relaz. Italiana Vol. II, alleg. 65, alleg._ r25, alleg. r59). Troppo spesso però, i varchi che a quell'epoca non si usava ancora di far verificare dagli artiglieri stessi, .furono dai fanti trovati intatti in più luoghi o non sufficientèmerite aperti, così da costituire piuttosto un filtro anzichè un passaggio, e ciò sia che la preparazione d'artiglieria durasse poche ore o che si prolungasse per molti giorni perchè l'artiglieria con proietti senza spoletta ad effetto istantaneo non era idonea allo scopo, tanto che in quei primi tempi l'apertura dei varchi fu quasi sempre eseguita o completata da squadre di volontari, con le pinze o con tubi di gelatina : spesso in queste squadre veramente eroiche l'artigliere aveva volontariamente affrontato, e talora trovato la morte, accanto al soldato del genio od al fante. Malgrado i predetti rilevati inconvenienti e le loro deleterie conseguenie, per le operazioni d'autunno, da noi non venne concretato alcun altro mezzo pii.1 efficace per l'apertura dei varchi, ed il nostro Comando Sup:remo nel l< Quadro sintetico delle norme per l'attacco» si limitò a prescrivere di demolire i reticolati durante la preparazione impedendgne il restauro durante la notte, con tiri di interdizione. Si soggiungeva poi che <l la preparazione deve distruggere, oltre ai reticolati, le trincee con tiro ·calmo, diretto è ripartito, ed abbrutire le fanterie nemiche : più lunga ed efficace è la preparazione, più breve eTisolutivo l'attacco >>. Ed ancora : « spetta al Comandante di Grand1 Unità giudicare se il fuoco di preparazione abbia conseguito il suo scopo e stabilirne quindi il termine ». " Criteri assai meno rigidi avevano effettivamente regolato le azioni dell'estate 1915, e così per esempio il Comando del IV Corpo d'Armata (a Monte Nero-Santa Lucia) aveva, di proposito e con criterio di sorpresa e di efficacia, voluto preparazioni brevi di non oltre quattro ore (Relaz. Ital. Vol. II, alleg. 144 è alleg. r48).

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I TIRI or PREPARAZIONR E DI CONTROBATTERIA

I disinganni purtroppo sottolineati dal sangue della nostra Fanteria, ci orientano sempre più verso i sistemi seguiti dai francesi i quali per esempio nell'offensiva dell'Artois, 9 maggio r915, effettuarono la preparazione coll'artiglieria pesante per sei giorni, e p er due giorni con l'artiglieria da campagna. . ' È giuocoforza convincersi che l' intima capacità difensiva e reattiva dei sistemi di trincea è enorme e bisogna quindi eliminarla del tutto, e poichè non si hanno che mezzi insufficienti, così occorrerà molto tempo per procurarseli. Nel già ricordato << Quadro sintetico per le norme dell'attacco» è detto che la massa di fuoco si attua essenzialmente in modo griduale intensificando i tiri fino al massimo nelle ultime ore della preparazione. La controbatteria si venne imponendo ogni giorno di più come una necessità assoluta : purtroppo, contro le previsioni, l'artiglieria nella difesa aveva quasi sempre potuto, e meglio diquelladell'attacco, concentrare il suo fuoco nel tempo e n ello spazio, anche perchè il suo compito, - in certo modo negativo, ma avente come obbiettivo precipuo e spesso unico la fanteria attaccante, - è sempre sostanzialmente più circoscritto e più semplice. È perciò che il nostro Comando Supremo prescrisse nuovamente di re individuare» e, in fase di preparazione di riuscire almeno a « neutralizzare» l'artiglieria della difesa, o altrimenti di attirarne il fuoco sulle nostre batterie. Era poi detto che nell' imminenza dell'attaccq, i cannoni più potenti ed anche l'artiglieria da campagna dovevano battere le artiglierie nemiche. Già nei mesi precedenti si era notata una certa elasticità nella esecuzione pratica della controbatteria, e ciò perchè accanto all'accentramento di tale tiro nelle mani del Comandante d'artiglieria di Corpo d'Armata, era stato prescritto che all'occorrenza, d'iniziativa dei Comandanti di batteria di qualsiasi calibro avvenisse l' intervento immediato delle artiglierie da essi dipendenti (Relaz. !tal: Vol. II, alleg. 944). Sul Carso non potevamo ancora disporre di osservatorii terrestri che avessero la piena visione delle zone di schieramento dell'artiglieria nemica; l'osservazione aerea era ai suoi inizi ; quella del pallone non sempre sufficiente, e talora troppo esposta alle offese nemiche (Circ. 575 R. S. del 19 giugno 1915 del Comando Supremo), ma so-

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L'OSSERVAZIONE DEI TIR I

vratutto, nonostante si fosse già cominciato a rilevare le batterie nemiche p_er intersezione ed anche per fototelemetria, l'organizzazione· dell'osservazione era lasciata ai singoli Comandi cli batteria e di Gruppo senza sufficiente coordina~ento, mentre poi era sentita la scarsità di medii calibri campali a tiro rapido, atti ad effettuare violenti concentramenti di fuoco. Le non molte batterie di obici da 149/ rz pesanti campali, già decimati dagli scoppii di bocche da fuoco, non bastavano ed avevano d'altra parte scarsa gittata, mentre poi, oltre a tutte le predette manchevolezze si rilevava spesso la tendenza a disperdere il fuoco (Relaz .. Ital. Vol. II, alleg. 149 e 158 ; e gen. T. Montefinale in Riv . Art. e Gen. 1933).

*** Nei limiti dell'esperienza e dei mezzi esistenti .si era già organizzata l'osseryazione dall'aereo (Circ. N. 165 A.V. 6 luglio 1915 del Comando Supremo « Impiego degli aeroplani per la ricerca di bersagli per .l'artiglieria e per l'osservazione del tiro») ; in linea generale si consigliava ' ad aver fiducia nelle osservazioni effettuate dall'alto, e si prescriveva che le informazioni ricevute dovevano essere diligentemente raccolte e segnate sulla carta topografica a grande scala. L'osservazione veniva fatta dagli aviatori, i quali dovevano possibilmente osservare in precedenza dal Dracken la zona nella quale si presumeva dovessero trovarsi gli obbiettivi da individuare. Le squadriglie per l'artiglieria erano messe a disposizione dei Comandi d' Armata che p~r l'impiego le assegnavano ai Comandi d'artiglieria di Corpo cl' Armata. Con vera chiaroveggenza era prescritto che gli osservatori dall'aereo prendessero confatto con gli osservatori d'artiglieria e si tenessero in collegamento con gli osservatorii d'?,rtiglieria a terra. I Comand i d'artiglieria di Corpo d'Annata dovevano assegnare i compiti agli aviatori, in modo che possibilmente ciascun aereo sorvegliasse sempre la stessa zona ben delimitata e ristretta, pur con- · correndo a identificare obbiettivi anche al di fuori di essa; la designazione degli obbiettivi doveva essere fatta con riferimento alla carta all' l : 25.000,


COMUNICAZION I FRA I VARI POSTI D' OSSERVAZI0)1E

Quando l'aviatore voleva richiedere il fuoco sopra un obbiettivo ignoto alla batteria doveva lanciare tre fumate tenendosi a quota prestabilita sulla verticale dell'obbiettivo, dando cosi modo alla batteria di misurare direzione e distanza del bersaglio. La batteria doveva quindi « sparare in modo che i colpi arrivassero nella zona del bersaglio» ; per riparare ad eventuali errori d.i interpretazione della segnalazione ricevuta, la batteria doveva sparare dapprima un colpo per pezzo e attendere dall'aviatore la comunicazione dei risultati da lui osservati : acquisita la certezza di nòn aver sbagliato obbiettivo, la batteria doveva proseguire il tiro a salve di batteria con correzioni in relazione all'entità de:lle deviazioni (di massima due ettometri). Se l'aereo avesse segnalato deviazioni molto forti si doveva variare l'alzo di quattro ettometri: ottenuta la forcella, il tiro avrebbe dovuto · proseguire colle norme ordinarie. Naturalmente per la esatta comprensione esisteva un cifrario speciale per le comunicazioni fra osser~atori aerei e posti di segnalazione a terra.

*** La nostra fanteria, appena scatta all'assalto, è sottoposta al fuoco della fan teria nemica che, quasi sempre, appena cessato il nostro tiro di preparazione ha fatto in tempo ad occupare le sue trincee sgombrate durante il fuoco delle nostre artiglierie. Se poi i nostri fan ti riusciranno a penetrare nelle posizioni avversarie, subiranno per parte del nemico concentramenti di fuoco d'artiglieria di repressione e conseguenti contrattacchi. Perciò il nostro Comando Supremo, dopo aver avvertito di conciliare la esigenza di non colpire le nostre fanterie con tiri d'artiglieria diretti ad appoggiarne l'azione nel periodo decisivo; prescrisse che all'inizio dell'avanzata della fanteria, le batterie leggere avanzassero risolutamente sui trinceramenti di partenza per sostenerla e rinfrancarla. Invero ciò non doveva e p:i:aticamente non poteva riferirsi a tutto lo schieramento dell'artiglieria da campagna, che sarebbe stato perciò scompigliato proprio n el mo. mento più delicato, ma bensi soltanto a quelle batterie someggiate da campagna che venivano messe completamente alle dipendenze dirette dei Comandanti di colonna o di brigata (Relaz. Ital. Vol. II e allegati). In linea generale, si prescrisse ad ogni modo che per ga-

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LA COOPERAZIONE TRA FANTERIA E ARTIGLIERIA

rentire l'intima costante cooperazione tra Fanteria e Artiglieria, la Fanteria venisse accompagnata dall'Artiglieria fino r.000-2.000 metri, affmchè quest'ultima potesse identificare i bersagli da battere ; il che fa suppone che i Comandanti di batteria non usassero allontanarsi dalla linea dei propri pezzi per osservarne il tiro (gen. T. Montefinale, Riv. d'Art. e Gen. 1930). Del resto è assai importante che per il coordinamento con la fanteria sia stata rilevata la necessità di integrare sempre gli osservatorii di batteria con l'opera degli osservatori spinti in prima linea e col concorso di un attivissimo servizio di osservazione compiuta dal Dracekn e dall'aeroplano. Va da sè che lo schieramento dell'artiglieria da campagna doveva di massima essere molto avanzato. Ai calibri maggiori era deniandato il compito di concorrere col loro fuoco a costituire zone interdette, per proteggere le colonne d'attacco. Si prescrivevano numerosi collegamenti fra i varii Comandi d'artiglieria e fra questi e quelli di fanteria, ma pel colfegamento con la fanteria non funzionavano ancora sistematicamente vere e proprie pattuglie di artiglieria. All' inizio deil'assalto era meccanicamente fissato di effèttuare allungamenti del tiro da 300 a 400 metri, ma senza portarlo però su obbiettivi ben definiti, correndo cosi il rischio di cadere nel deprecato tiro a zone ; e in generale tutta la riconosciuta necessità di cooperazione fra artiglieri e fanti si riduceva ad essere oggetto più di generiche prescrizioni superiori, di coraggiose inziative e di eroici sacrifici di gregarii, che non frutto di un'adeguata e completa organizzazione ben nota a tutti. Circa lo schieramento delle batterie si era insistito sulla necessità del defilamento, invero allora difficilmente ottenibile sul fronte carsico, nonchè sull'utilità del mascheramento. Si raccomandava di effettuare in . gran numero apprestamenti atti a formare batterie simulate che qualche volta furono effettivamente sperimentate con esito abbastanza buono, e si voleva poi che, pos-· sibilmente, ogni batteria oltre all'appostamento occupato ne avesse riconosciuto e predisposto anche qualche altro da essere eventu'.almente occupato in seguito. · Praticamente però non riusciva facile nè opportuno, e spesso neppure possibile, spostare i pezzi durante l'azione ; mentre talvolta

a

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L'ATTACCO DELLA FANT ERIA

invece (per esempio nella zona del Monte 1 ero, ga batteria da montagna) per ciascun pezzo si avevano più piazzuole, per le quali si tenevano sistematicamente aggiornati i dati di tiro.

*** ~el quadro della predetta organizzazione dell'artiglieria, si svolgeva l'attacco della fanteria. Sferrato dalla fan teria l'attacco contemporaneamente su tutta la fronte, esso doveva procedere a ondate successive, di densità sempre crescente, senza riguardo a perdite. I fanti dovevano rafforzare subito la posizione conquistata e mantenerla ad ogni costo, evitando di addensarsi sulla sommità delle alture, obbiettivo naturale dei concentramenti di repressione delle artiglierie nemiche. Gli austriaci avevano pertanto rilevato dall'esperienza fatta che le nostre ondate di attacco si rompevano solitamente presto tantochè ·si addiveniva spesso a combattimenti singoli, slegati nel tempo e nello spazio, e che facilitavano il concentramento dei fuochi della difesa (<e vedi « L'ultima guerra dell'Austria-Ungheria», traduzione 1taliana, Vol. II, pag. 493) ; conseguenza questa che in gra:n parte derivava dalla stessa forma lineare dell'attacco, forma per cui i singoli reparti si t rovavano disorienta ti allorquando, nelle vicende del combattimento veniva a mancare la contemporaneità dell'azione lungo tutta la linea. Del resto la guerra stessa accennava già a richiedere e ad imporre ai nuclei minori una maggiore autonomia di manovra, tantochè qualche cosa in questo senso avevano già predisposto a Gorlice i t edeschi ordinando di procedere innanzi senza riguardo ai reparti laterali, ma però anche ai tedeschi lo spezzettamento della lotta dei nuclei minori era apparso come ·un fatto nuovo che, pur nella loro metodicità preveggente· non avevano preordinato. La raccomandazione perentoria di non perdere un pollice di terr eno conquistato rafforzando subito gli obbiettivi occupati, finiva per far perdere di vista lo scopo principale di sfondare la posizione nemica in tutta la sua profondità : tr iste stato di spiriti e di cose, al quale sulla ·fronte occidentale alcuni Capi francesi si erano in certo modo già rassegnati. Cosi il gen. F och nelle sue Memorie confessa che, dopo gli attacchi dell'Artois (maggio-giugno r915), egli non ere-

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NORMJ;; PER L'ATTACCO

deva più ad un grande sfondamento e pensava che « meglio valesse rendere sicura la conquista dell'obbiettivo con un attacco principale, facilitandolo con azioni secondarie», poichè un attacco lanciato nello spazio senza un obbiettivo preciso e definito non può dare risultati, non può aprire un varco, « se non per sorpresa,,. Ma un tale convincimento si era certamente e soltanto formato nella mente del grande generale per ineluttabile condizione di cose e per immutabile stato di fatto, giacchè l'affermazione veniva a considerare la sorpresa <::ome se la sorpresa stessa fosse un imponderabile e non fosse invece un fattore di successo suscettibile çli essere organizzato e predisposto (1). Il nostro Comando Supremo nelle Norme per l'attacco che noi ripetutamente andiamo qui citando perchè riassumono la dottrina colla quale iniziammo .l'offensiva di autunno 1915, affermavano invece categoricamente che la sorpresa è « elemento fondamentale di vittoria e deve essere voluta,,; aggiungevano pe~ò, forse un po' semplicisticamente, che la sorpresa si consegue col« segreto >i, inteso come riservatezza nella divulgazione delle notizie e degli ordini ... ed omettevano di mettere in rilievo come e quanto le modalità dell'attacco possano, per sè stesse, concorrere alla sorpresa. Del resto fra l'altro, non essendosi a quell'epoca ancora introdotta la preventiva metodica preparazione del tiro d'artiglieria, la necessità di eseguire lunghi aggiustamenti del tiro stesso rendeva quasi impossibile la sorpresa iniziale. Così come diceva il nostro Comando Sup~emo, occupata una posizione avversaria con un'azione tattica unica, si sarebbero poi spostate le artiglierie per l'attacco della susseguente .posizione, e così via via. Ricordato come in Francia i tedeschi avessero ben altre possibilità di arroccamento che non i russi in Galizia e in Polonia, come dicemmo già in Artois si era notata la difficoltà di sfruttare a fondo il successo : « l'ora del successo è fuggitiva e l'occasione è perduta se le riserve non intervengono immediatamente. Il giorno in cui potessimo fissare il nemico su una larga fronte, potremmo obbligarlo a battersi coi soli suoi mezzi in posto >i ; così pensava il gen. J offre m quei giorni (Memorie del Maresciallo ]offre, Vol. II, pag. 76). (1} In proposito vedasi anche il pensiero del Comando della nostra 1• Armata; rclaz. ital., voi. II, .alleg. 164..

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l'RlsPARAZIONE DELLA T ERZA BATTAGLIA 0ELL'IS0l\"Z0

*** Coll'accennato patrimonio di dottrina tattica e di addestramento artiglieresco, il nostro Comando Supremo si apprestava inta~to a combattere la terza battaglia dell' I sonzo. Lo sforzo italiano si rivolgeva nuovamente sulla fronte Giulia, sebbene molti dei presupposti del Piano iniziale di campagna più non esistessero. D'altronçe, se superiori esigenze politico-militari ci imponevano di attaccar e, in autunno inoltrato non si sarebbe certo potuto agire a massa in alta montagna. Il nostro Comando Supremo decise pertanto di impegnare tutta la fronte Giulia dal Rombon al mare, per agire a fondo contro il campo trincerato di Gorizia e precisamente così dispose: « tenere impiegato l'avversario lungo il campo trincerato, attaccare decisamente con concentramento di forze e di mezzi, in primo tempo in direzione della Bainsizza e del Carso, tentando la conquista·del Sabotino, del Monte Santo e del San Michele; procedere poi contro il centro impadronendosi del Podgora · e passando l'Isonzo a nord del Monte San Michele. Parallelamente e nello stesso tempo, nella conca di Plezzo ed alla testa di ponte di Tolmino, si doveva tendere al possesso completo delle valli dell' Isonzo e dell' Idria ». Gli obbiettivi principali, bastioni laterali e cortina del campo trincerato di Gorizia, erano abbastanza vicini e per sè stessi iniportan ti e ben si prestavano alla manovra di fuoco che doveva dapprima agire sui bastioni laterali per rovesciarsi poi sulla cortina intermedia (Podgora). • La contemporanea offensiva sull'alto Isonzo riprendeva il concetto, apparso fin dall'inizio della guerra, di garantire il fianco sinistro della fronte Giulia col sicuro possesso degli sbocchi di Plezzo e di Tolmino. Nel Cadore e nel Trentino il nemico sarebbe stato pure impegnato con importanti azioni locali. Noi pensiamo ora che gli scopi così prestabiliti erano troppo superiori ai nostri mezzi, ma allora non si poteva non tener conto del gravissimo logoramento che nelle due precedenti battaglie del1' Isonzo era stato inflitto al nemico il quale, in massima parte per opera dei tiri della nostra artiglieria, aveva subìto perdite percen-

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ì! OFFENSiVA . DI

OTTOBRE DA « PLAVA AL MARE>>

tuali quasi doppie delle nostre (vedi « L'ultima guerra dell' Austr:iaUngheria », traduzione italiana, pag. 513).

PARAGRAFO

no

L'OFFENSIVA D'OTTOBRE DA PLAVA AL MARE.

L'usura delle truppe durante la seconda battaglia dell'Isonzo. il consumo delle munizioni e la constatazione che, per aver ragione delle difese nemiche, occorrevano maggiori mezzi di quelli fino allora impiegati, ci costrinsero ad una lunga sosta. Tra gli alleati erano intanto stati presi accordi per grandi azioni contemporanee da iniziarsi verso la fine di settembre, ; mentre però sulla fronte occidentale · l'offensiva potè iniziarsi il 25 settembre, sulla fronte - italiana dovette essere ritardata sino a metà ottobre in causa di insuperabili difficoltà incontrate nel cercare e raccogliere i necessari mezzi d'artiglieria. Il concetto generale dell'azione ordinata dal Comando Supremo eta : obbiettivo finale la conquista della conca cli Gorizia : a tal fine agire in un primo tempo contro i due salienti di Plava e del Carso, in un secondo tempo sfondare la cortina pàssando l' Isonzo a sud di Gorizia. · · Le forze da impegnare erano quelle della za Armata e della 3a Armata, e precisamente: (Vedi schizzo V · Azioni ottobre 1915

sul Carso). za Armata (Frugoni) dalla conca di Plezzo a Gorizia : II Divisioni e z Gruppi alpini; IV Corpo (Tassoni) da Plezzo a Tolmino; 4 Divisioni e z Gruppi alpini ; a VIII Corpo (Briccola) per le operazioni sulla Bainsizza ; II Corpo (Garioni) da Plava doveva puntare su Monte Kuk, Monte Vodice, Monte Kobilek ; in un primo tempo impegnare il Sabotino, e in un secondo tempo conquistarlo ; VI Corpo (Capello) in primo tempo impegnare il nemico, in secondo tempo attaccare il Podgora;


SCHIERAMl.sNTO DELLJ, FORZE CONTRAPPOS'l'l,

Riserva d'armata : ½ Divisione. 3a Armata (Duca d'Aosta) : XIV Corpo (.Morrone) doveva conquistare il San Michele e San .Martino ; passare l' Isonzo a Mainizza e Mochetta ; X Corpo (Grandi) punterà su Doberdò ; VII Corpo (Pecori- Giraldi) doveva occupare Monte Debeli, Monte Sei Busi e lo sbocco meridionale dell'Altopiano. A disposizione del Comando Supremo: XI Corpo (Cigliana) ; XIII Corpo (Angelotti). In totale da Plezzo al mare: 338 Battaglioni, 1. 363 pezzi dei quali 305 fra medi e grossi calibri, ripartiti in 35 al IV Corpo, roo fra Kambresko e Gorizia , 170 fra Gradisca e il mare, tratti in parte da opere fortificate, dal Trentino . e dal Cadore, ove rimasero soltanto poche artiglierie.

*** P er quanto riguarda gli austro-ungarici, durante la sosta seguita alla seconda batt~lia dell'Isonzo, il III Corpo d'Armata si era schierato a sinistra del VII Corpo ed erano inoltre venute ·s ul Carso altre 2 Divisioni e I Brigata Landsturm, mentre però erano state inviate in altri settori le Divisioni 57a, 59a, nonchè l' 811 trasferita nel Tirolo. L'artiglieria nemica era stata accresciuta di III pezzi di cui 53 pesanti. Da Plezzo al mare vi erano in totale: 147 Battaglion i e 703 pezzi, dei q ua]i 571 leggeri e 132 pesanti, e cioè : 9 mortai da cm. 30,5 ; 12 mortai da cm. 24; 66 obici da cm. 15 ; 33 cannoni da cm. 15; 12 mortai da cm. 15. Tali artiglierie austro-ungariche erano cosi ripartite : da Plezzo ad Auzza : 154 pezzi leggeri e 36 pesanti ; da Auzza al Vipacco : 170 pezzi leggeri e 35 pesanti ; dal Vipacco a Sistiana : 247 p ezzi leggeri e 61 pesanti. Durante la battaglia d'autunno, gli austriaci ebbero inoltre un rinforzo di 47 Battaglioni e di 39 pezzi .Pesanti.


· DISPOSIZIONI PER L'ARTIGLIERIA

*** Disposizioni del Comando Supremo e dei Comandi delle Armate circa l'artiglieria. - Con ordine d'operazione n° r4 del 1° ottobre 1915 il Comando Supremo, nell' intento di completare la conquista nel saliente di Plava e puntare qllindi a sud verso Gorizia aveva prescritto che alle ore 1:2 del· giorno x le batterie cli medio e grosso calibro da Val Dogna al mare iniziassero (( con fuoco calmo ed accuratamente ripartito», la demolizione delle difese nemiche. Nella successiva notte le breccie aperte sarebbero state battute dall'artiglieria da campagna « con fuoco lento e continuo a shr.apnel ». Il Comando della za Armata (ordine d'operazioni 8 del I2 ottobre 1915) preannunciava una potente preparazione di fuoco di circa due giornate, e ordinava : « Tutte le artiglterie cli grosso e medio calibro postate .a nord del parallelo cli Kambresko saranno alle dirette dipendenze del Comando del IV Corpo d'Armata. Tutte le batterie di cannoni pesanti alle dirette dipendenze di questo Comando si terranno pronte ad entrare in azione (anche per iniziativa dei Comandanti di Gruppo e di Batterie isolate) per neutralizzare le Batterie nemiche svelatesi ed individuate dagli osservatori é dagli aerei nel settore di tiro dei loro pezzi. In quest'ultimo caso (cioè cli intervento cl' iniziativa dei Comandanti di Gruppo o di Batteria) i Comandanti stessi dovranno informarne subito e contemporaneamente il Comando d'artiglieria di Corpo <l'Armata nel cui territorio sono postate le dipendenti bocche da fuoco. L 'azione contro la riattazione delle difese nemiche, di notte, è afiidata il più possibile, all'artiglieria da campagna». In sostanza, quest'ordine d'operazioni emanato dal Comando della 2a Armata clava grande importanza alla preparazione d'artiglieria. Circa il consumo di munizioni si prescriveva cli mai superare giornalmente: coi grossi calibri 20 colpi per pezzo ; coi medi calibri 30 colpi per pezzo, e coi piccoli calibri 60 colpi per pezzo. Il Comando d'artiglieria della za Armata aveva i seguenti osservatorii principali : quota 507 a Monte Sabotino ; Monte Planina ; San Genobra di Korada ; Liga.


PRESCRIZIONI PE R L' IMPIEGO DI MEZZI AEREI

Era poi ordinato che tutti indistintamente gli osservatori, oltre alla continua ed attenta osservazione sulle fanterie ed artiglierie nemiche, dovranno esercitare identica osservazione sulle nostre fanterie. In riguardo dell' impiego dei . mezzi aerei era prescritto : a) per la squadriglia destinata per il servizio d'artiglieria, il Comandante della squadriglia porrà a disposizione del II Corpo n° 4 apparecchi, e n° 2 apparecchi a disposizione dell' VIII Corpo. I compiti ad essa affidati sono : accertare l'efficacia del nostro tiro d'artiglieria contro obbiettivi prestabiliti ; cercare nuovi obbiettivi essenzialmente batterie nemiche; regolare il tiro su questi nuovi obbiettivi. b) Per le squadriglie alle dipendenze del Comando d' Armata(r) erano fissati i seguenti compiti : ricognizioni sulle direttrici dalle quali possono arrivare rinforzi avversari; esecuzione di crociere a protezione degli speciali apparecchi destinati per il servizio d'artiglieria; volo continuo durante l'attacco delle nostre fanterie. Nel surricordato ordine del Comando della za Armata è notevole l'importanza che veniva data alla controbatteria e la tendenza ad ottenere automaticamente, con gli interventi d' iniziativa, una pronta azione ed anch e, nei casi fortunati, una certa massa di fuoco sulle batterie nemiche individuate. Mancava però in tale ordine d'operazioni un qualsiasi cenno di un'organizzazione particolare di osservatorii e di collegamenti per l'esecuzione della controbatteria stessa. (Vedi Tav. IX).

'

(1) Nell'allegato 184 al volume 1° della Relaz. Italiana è detto • Squadriglia alle di· pendenze del Comando d'artiglieria », ma tale denominazione pare in contrasto coi compiti ad esse affidati.


Gli aeroplani assegnati all'artiglieria erano pochi, specialmente in relazione al compito di regolare il tiro sui nuovi obbiettivi, perchè se tale compito avesse doyuto assolversi spesse volte, li avrebbe distolti dagli altri essenziali loro incarichi. I cannoni e gli obici lunghi sono messi alle dipendenze del. l'Armata ; gli obici, in genere, e i mortai alle dipendenze dei Corpi d'Armata (tiri cli distruzione). In totale : roo pezzi cli medio e grosso calibro da Kambresko a Valerisce, così ripartiti :

~!EOI

I

ì\·t OOEHNI

ANTtQUATl

CROSS!

CALIBRI

R !CJOI

- - - -1- - --

A DEPOR· t,.·l ;\ZIO~E

- - --

RIGJOI

CAl,JRRl

A D EFOR )JAZ!ONE

_ _ __ ,____ _

Obici 149 p . c ....... .. .. . . Cannoni 149 G . . . .. . ...... . Cannoni 149 R M.

. Mortai 149 .....

Obici

ZIO

Mortai Obici

. •• •• .. .. • .

IZ

8 7 II

210 ... . ... . . . . . ... .

280

I

ro

. . . . . . . . . . . . . . .

_ o_b_i-c i_ 3_o_s_._· _· ._._· _·._._·_·._._·_· ._ _ _ __ _ ___

~ - --•--

- - - i- - - 2_ _ J

11

TOTALI........

41

23

24

IO

2

1

I· ***


In totale, sul fronte della 3a Armata, r70 pezzi, così ripartiti : (Vedi Tav. X).

ME D l

ANTIQUA'l'l

Obici 149

Cannoni 149 G. ..

Cannoni 152 Mort ai 1 ,19

Obici ZIO

. .

.. . ..

'

.

.

. ... .... ...

.. . . . ' .. ' ....

A DEFOR· MAZIONE

RIGID I

A OEFOR MAZIONE

21

28

.. . . . . . . . . . .

. ......... .... ..

G.R0SSI CALIBRI

44

.

31

12

8

Mor tai 210

.. .. .... .

Mortai 2 6 0

· · ···· ·····' · ····

Obici 305

MODERN I RTCIOJ

p. c.• . . . . . . ......

Cannon i 1 49 A . ...

Obici 280

CAL I 13 R l

IZ

8

.. . .. .. .. . . ....

2

.... . . . .. .. ..

4

- - - TOTALE 3• AR:.tATA

....

48

6.i

4-1

z

12

- ---ToT,\I.E 2• ARMATA . . (meno IV C. d'A.)

4,I

23

24

IO

- -- TOTALE F RONT E GIULIA (meno IV d'A .)

c.

89

. -

87

388 -

-1 2

- -- 68

12

r4


SPECCHIO RIASSUNTIVO DELLE ARTIGLIERIE ITALIANE ALLA FRONTE GIULIA IL 15 OTTOBRE 1915 P ICCOLI CALll.lR I

A DEFORMAZ.IO X E

RIGI D I

MEDI

e

GROSSI CALIBRI

A UEFOR-

llAZIO :<E

RIGID I

2• ARM ATA :

70 Montagna

22

65 Montagna

51

Medi Calibri IV C. A.... . .. ..••.... . .

13

22

:\ledi Calibri resto ................... .

26

74

Artiglieria campagna

. . .... ... ......•

436

--- -487

T OTALE 2• ARMATA

3•

22

39

ARMATA:

70 Montagna . . ... . . .. ..... . ....... . .

44

76 R. M.

8

Mcdi e grossi calibri

II4

Artiglieria campagna

T OTALE 3• ARMATA

.. •• . . ..••

496

66

T OTALE FRONTE GIUl-lA ... • ..

-

389 -

114

44

95

2 10


SCHIERAMENTO DELLE ~OSTRE ARTIGLIERIE

,

*** L'ordinamento e lo schieramento delle artiglierie di piccolo, medio e grosso calibro per questa terza battaglia dell' Isonzo era ·il seguente: SE CON DA

AR MA TA :

(Vedi Tav. XI) .

alla dipendenza del Comando della za Armata : a Bigliana : 1 batteria da 305 ; in riserva d 'Armat~ (colla 13a. Divisione il 31° Reggimen to artiglieria campagna (8 batterie) . IV Corpo d'Annata: Divisione bersaglieri : fra Rombon e Conca di Plezzo esclusa: r batteria mont.; nella Conca di Ple1,zo : 3 batterie camp. ; contro il Javorsek: 2 Batterie camp. e 1 Batteria someggiata; t ra Javorsek escluso e Vrsic compreso: 2 Batterie mont., 3 Sezioni da 149 G., 1 Sezione obici 149 p esanti campali, 1 Sezione obici da 305. 33a Divisione : fra Vrsic escluso e Monte Nero escluso : z Batterie mont. e I Sezione mortai eia 149 ; fra Monte Nero e Pleca compresi: 2 Batterie mont., 3 Batterie camp., 1 Sezione 149 G., 1 Batteria da 149/12 pesante campale.

Sa Divisione : contro lo Sleme : 1 Batteria mont. ; contro il Mrzli : 1 Batteria mont. ; contro il Vocl il : 1 Batteria mont . ; attorno a Krn : r Batteria da 75 A., 4 Batterie camp. ; presso Vrsno : r Batteria camp. ; a nord di Vrsno : 1 Sezione da 149 G. ;

-

39° -


SCHIERAMENTO D ELLE NOSTRE ARTIGLIERIE

a nord di Foni : 1 Sezione da 149 G. ; attorno a Gabrije : 11- Batterie camp.

7a Divisione : a Monte Jeza- Hernik: 6 Batterie camp.; Speroni di Cemponi : 9 Batterie camp. ; a Mont e J eza : 1 Gruppo di 2 Batterie obici da 149 pesante campale, 1 Sezione da 149 G. ; al Globocak : 2 Sezioni' da 149 G., 1 Batteria cannoni 1 49/35 · VIII Corpo d'Armata: Alture fra S. Paolo e Liga : 38° Reggimento artiglieria da campagna (6 batterie, ten . _col. Garnier), 1 Batteria . del 7° artiglieria da campagna; (1)

Fig. ro - Colonn. Francesco Garnier.

Liga: 2 Batterie da ·149 G. (1) ; Kumar : 1 Batteria da 149 G. ; Vallone di Aiba : 1 Batteria mortai da 210/8, 1 Gruppo cli 3 Batterie obici 149/12 pesanti campali. (r} Facevano parte di un'aliquota d' artiglieric che il Comando della 2• Armata aveva t enu to alle proprie dipendenze, riservandosi di cederle temporaneamente ai Corpi d'Ar mata.

-

391 -


SCHIERAMENTO DELLE NOSTRE ARTIGLIERIE

II Corpo d'Armata: Il complesso delle artiglierie (escluse le someggiate) era raggruppato in 3 settori, corrispondenti alle 3 Divisioni in linea, ma dipendenti dal Comandante d'artiglieria di Corpo d'Armata : Settore nord : (Comandante del 48° Reggimento artiglieria campagna, col. ~Carozzi) : fra Korada e Planina : 6 Batterie del 48° Reggimento artiglieria campagna, e 3 Batterie dell' n° Reggimento artiglieria campagna ; sul Korada: 2 Batterie da 149 G. (1) e I Batteria da 149 R. Marina (r ) ;

Fig.

I1 -

Colonn. Alessandro Cottini

a Breg : r Batteria da 280 L (2) ; Settore centro : (Comandante del 23° Reggimento artiglieria campagna, (col. Nobili) ; fra il Plani.na e Verhovlj e : 8 Batterie del 23° Reggimento artiglieria campagna, 3 Batterie dell' n° Reggimento artiglieria campagna, r Batteria da montagna con la Brigata Forli ; Già alle dirette dipeudenw del Comando della 2• Armata. Facevano parte di un'ali(Juota d'artiglierie che il Com ando della 2" Armata aveva teonto a lle proprie dipendenze, riservandosi di cederle temporaneamente ai Corpi d'Armata. ( 1)

(2)

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392

-


SCHIERAMENTO DELLE KOSTRE ARTIGLIERIE

a Verhovlje: I Batteria da 280 (1) ; fra Verhovlje e Quisca: I Batteria obici da 210, 2 Batterie mortai da 210, 1 Batteria da 149 G. (2), 2 Batterie mortai da 149. Settore sud : (Comandante del 26° Reggimento artiglieria campagna, col. Cottini) : fra Quisca e S.·Floriano: s ·Batterie def26° Reggimento artiglieria campagna, I Batteria dell' n° Reggimento artiglieria campagna ; a Quisca : 2 Gruppi e cioè 5 Batterie di obici 149/12 pesanti campali (r Gruppo era del VI Corpo d'Armata e agiva a favore del II Corpo) . VI Corpo d'Armata: , na Divisione : tra S. F loriano e Valerisce: 8 Batterie del 14° Reggimento artiglieria campagna; 12a Divisione a Mossa : 2 Gruppi del 30° Regg'imento artiglieria campagna, 2 Gruppi ·del 3° Reggimento artiglieria campagna (in totale 8 Batterie). Artiglieria di Corpo d'Armata : tra S. Floriano e Valerisce : 2 Batterie di obici da 280, I Batteria di obici da 210/8 ; fra Cerovo e Na Pani : 2 Batterie da 149.R. Marina (1) . TERZA ARMATA: (Vedi Tav. Xli). .

Artiglieria d'Armata: 3 Raggruppamenti pressochè corrispondenti ai 3 Corpi d'Armata in linea: Raggruppamento nord: (Mossa- Capriva-Gradisca) azione normale su obbiettivi del XIV Corpo cl' Armata, ripartito in 3 nuclei : (I ) Facevano parte di un'aliquo!a d'artiglierie, che il Comando della 2• Annata aveva teouto alle proprie dipendenze, riservando.si di cederle temporaoeamente ai Corpi d'Armata. (2) Già alle dirette dipendenze del Comando della 2• Annata. ·

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393 -


SCHll.mAMENTO DELl,E NOSTRJ, AR'l'!GL !l.mIE

nucleo Capriva Mossa: 1 Batteria obici 305 a Cormons, I Batteria obici 280, 2 Batterie mortai 260, I e ½ Batteria mortai da 210/8, 2 Batterie cannoni da r49/35. Obbiettivi : S. Martino - S. Michele - ar tiglieria del Piano di Merna. nucleo Monte Fortin : 1 Batteria obici cla 210, 2 Batterie obici da 149/12 pesanti campali. Obbiettivi : S. Michele - S. Martino. nucleo Gradisca Sagrado : 1 Batteria mortai cla 149, ½ Batteria mortai da 210/8, I Batteria da 149 G., 2 Batterie cannoni cla 149/35. Obbiettivi : trincee di seconda linea S. Michele e artiglierie nemiche.

.Fig.

12 -

Cé> lonu. Paolo Pizzon.i

!Fig. 13 - Colonn. Nicola Resta

Raggruppamento centrale : (Sagrad o- Fogliano) appoggio al X Corpo d'Armata e ai Corpi d'Armata laterali : 2 Batterie cannoni da 152, 3 Batterie da 149 G., I Batteria cannoni da 149/35, 4 Batterie obici 149/12 pesan ti campali. Raggruppamento sud : (Foce Isonzo- Monfalcone) azione normale su obbiettivi del VII Corpo d'Armata: l Batt eria obici da 305, 1 Batteria obici da 210, 1 Batte-

394-

r ,


SCHIERAMENTO DELLE N OSTRE ARTIGLIERIE

ria mortai 210/8, 5 Batterie cannoni da 152, 4 Batterie da r49 G., 1 Batteria cannoni r49/35, 8 Batterie obici ,r49/r2 pesanti campali, I Batteria mortai da 149. XIV Corpo d'Armata: alle dipendenze del Comando del Corpo d'Armata: tra Corona e Moraro: 6 Batterie del 45° Reggimento artiglieria campagna. 3011 Divisione : ad ovest di Gradisca: 6 Batterie del 39° Reggimento artiglieria campagna (col. Pizzoni), 5 Batterie del 15° Reggimento artiglieria campagna (coL Resta).

Fig. 1.5 - Colonn. Edoardo Rignon

Fig. 14 - Colonn. Rodrigo Panigai

le brigate Piacenza ed Alessandria disponevano ciascuna di 1 Batteria someggiata ; la Brigata Verona aveva r Batteria da 76 R. Marina. 2811 Divisione : a Castelnuovo : 3 Batterie del 15° Reggimento artiglier'ia campagna, 3 Batterie someggiate (2 alla Brigata Catanzaro ed 1 alla Brigata Bari). -

395


SCHIER4:>mN TO DELLE NOSTRE ARTIGLIERIE

29a Divisione : 6 Batterie del 37° Reggimento artiglieria campagna (col. Rignon) form ate su 2 Gruppi (I a M. Fortin, e I a 1VIainizza).

. X Corpo d'Armata: alle dipendenze del Comando del Corpo d'Armata: Nucleo artiglieria di medio calibro : a Castelnuovo e Palazzo : 4 Batterie di obici 149/12 pesanti campali su 2 gruppi ; a Sagrado e Fogliano: 4 Batterie da 149 G. su 2 Gruppi; a S. Pietro all' Isonzo e Villesse : 2 Batterie da 152 R. Marina, 1 Batteria da 149/35 ; in riserva di Corpo d'Armata.a Campolongo: r Gruppo · del 12° Reggimento artiglieria campagna. 19a Divisione : t ra margine est di Castelnuovo e quota 92 est di Fogliano : 8 Batterie del 24° Reggimento artiglieria campagna (col. Panigai) ; a quota 164 ·: 1 batteria someggiata. 20a. Divisione : fra S. Pietro all' Isonzo e Zanut : 5 Batterie del I e II Gruppo del 34° Reggimento artiglieria campagna; a quota 89 : 3 Batterie del III Gruppo del 34° Reggimento artiglieria campagna ; a quota 92 : I Gruppo del 12° Reggimento artiglieria campagna. VII Corpo d'Armata: a diretta dipendenza del Comando di Corpo d'Armata: a Soleschiano : I Batteria mortai da 210/8 ; a S. Zanut : r Batteria da 152 R. Marina; ad ovest di Ronchi : 2 Batterie da 149/35 ; a Bestrigna: 4 Batterie da 149 G. ; a Isola Morosini : 4 Batterie da 152 R. Marina. 14a Divisione : attorno a Ronchi : 8 Batterie del 18° Reggimento -

396 -


SCHIERAMENTO DELLR NOSTRE ARTIGLIEEIE

artiglieria campagna (col. Pittaluga) r Gruppo del 2° Reggimento artiglieria campagna; attorno a quota 89: r Gruppo del 22° Reggimento artiglieria campagna ; a Dobbia : 2 Batterie obici da 149/12 pesanti campali ; tra Ronchi e Soleschiano : ·1 Batteria obici da 149/12 pesanti campali ; a sud di Ronchi: r Batteria mortai da 149. Colonna speciale · (Paolini) : 1 Batteria someggiata col nucleo di destra, e 1 Batteria someggiata col nucleo di sinistra.

Fìg. 16 - Colonn. Ernesto Pittaluga,

Agivano inoltre, a favore della colonna speciale : fra S. Paolo e Ronchi : 1 Batteria obici 149/12 pesanti campali, 1 Batteria obici da 210. 16a. Divisione : a sud di Monfalcone sulla sponda destra del canale Dottori : 8 Batterie del 32° Reggimento artiglieria campagna (col. Novelli) (1); fra quota 98 e quota 93 : 1 Gruppo del 22° Reggimento artiglieria campagna; (1) Il Comando d i ques te 8 Batterie fu tenu to dal col. Novelli lino al 2 ottobre; · dal 26 al 31 ottobre: lo sostituì il magg. Blndi e dal , 0 novembre il col. Molinad.

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397 -


LA T.E RZA BAt·rAGLIA DELL' ISONZO

a Villai·aspa : 2 Batterie di r Gruppo cli obici da 149 pesanti campali; a Bestrigna: 2 Batterie ·di I Gruppo di obici da 149 pesanti campali. Risulta pertanto che un tale ordinamento d'artiglieria era tutt'altro che schematico e uniforme : esso era cioè chiaramente stabilito per un impiego a massa delle artiglierie.

f.'ig. 17 - Gen. Antonio Molinari

Fig. 18 - Gen. Corrado Novelli

*** Per procedere ora all'esame dello svolgimento della terza battaglia dell' Isonzo (21 ottobre- 4 novembre), la considereremo nelle sue varie fasi. La prima fase che si estende dal 21 ottobre al 26 ottobre venne preceduta da una preparazione d'artiglieria. Alle ore 12 del 18 ottobre cominciò il tiro di preparazione, che si svolse con un'azione sistematica di demolizione, che non si addensò però nel tempo e nello spazio con furia irresistibile perchè lo vietavano la scarsa quantità e, in parte, anche la qualità delle nostre artiglierie, che già con uno sforzo non indifferente erano in grado di preparare gli attacchi su tutta la vasta fronte da Plezzo al mare.


LA PRIMA FASE DELLA BATTAGLIA

Molti danni ai trinceramenti e notevoli perdite del nemico (circa morti e 2.000 feriti) furono l'effetto di questo nostro fuoco che per altro risulta quasi ovimque insufficiente, perchè non aprì o riuscì ad aprire soltanto in parte i varchi nei reticolati, tanto che anche in questa azione si dovette ricorrere e fare uso corrente di tubi esplosivi e di pinze tagliafìli. La Relazione del nostro Ufficio storico _(Vol. II, pag . .42) rileva che « gran parte delle batterie agiva al lim.ite di gittata... ; l'osservazione e il controllo del tiro sulle difese avversarie, sia per difetto d'organizzazione d1e per difficoltà contingenti, erano imperfetti; il tiro contro le batterie nemiche era poi ostacolato da mancanza di dominio da parte nostra ... )); condizione questa decisiva se si considera che l'osservazione aerea era allora fortemente lontana ancora da una perfetta organizzazione. « Le stesse artiglierie campali poi ebbero talvolta postazioni troppo arretrate e spesso non si provvide per il loro tempestivo spostamento ... ; si aggiunga, infine, il tiro incerto di talune bocche da fuoco antiquate, il mancato scoppio di proiettili e qualche manifestazione di non completa esperienza dei quadri, conseguenza questa ... delle affrettate promozioni)), Purtroppo la capacità professionale media dei Comandanti di batteria non aumentò certo col tempo nè presso di noi, nè presso i nostri Alleati, nè presso gli avversari; è conseguentemente la non completa esperienza di qualche comandante di batteria non è ,c aratteristica esclusiva di queste nostre operazioni d'ottobre r9r5, che, dal punto di vista artiglieresco, difettavano anzitutto nei materiali impiegati e nei metodi non ancora del tutto adeguati alla guerra di trincea, e risentivano poi delle condi7,ioni di terreno, avverse all'osservazione del tiro. In questa prima fase per la lotta svoltasi dal 21 al 26 ottobre, le operazioni della 2a Armata si possono così riassumere: Operazioni del!' VIII Corpo in direzione della Bainsizza : Nella notte del zr ottobre la 27a. Divisione tenta di passare l' Isonzo a Bodrez, Loga ed Aiba , I necessari preparativi, difficili ad essere dissimulati su quel terreno che scende ripido al fiume, sono troncati da fuoco di mitragliatrici e di artiglierie nemiche che, pur controbattute dalla nostra artiglieria, colpiscono inesorabili le colonne di carri e di portatori; tanto che analoghi e successivi tenta500

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399


SVOLGI MENTO DELLA BATTAGLIA

'

tivi di passaggio del fiume si ripetono ancora, ma sempre invano, fino al 27 ottobre. Il Comando del II Corpo d'Armata ip un interessante Ordine d'operazione (n° 18 del 16 ottobre 1915, alleg. 185 alla Relazione italiana, vol. II) aveva disposto che nell'esecuzione del tiro di preparazione, per trarre in inganno il nemico, si facessero saltuariamente delle pause durante le quali, squadre di volontari controllassero l'apertura dei varchi. · Operazione di attacco del II Corpo da · Plava al Sabotino : Nella piccola testa di ponte di F lava si ammassarono le colonne d'a ttacco della 3a Divisione, che dovevano puntare da quota 383 su Zagora-Palievo, ed una colonna della 32a Divisione che aveva per obbiettivo Globna. Il resto della 32a. Divisione permase sulla destra dell' Isonzo. Dcxlici batterie leggere della 3a Divi!:.ione (e cioè 8 batterie del 23° da campagna (col. Nobili), 3 batterie dell' n° campagna sul versante sinistro dell' Isonzo, e r batteria da montagna assegnata alla Brigata Forlì), e nove batterie leggere della 32a. Divisione (e cioè 6 batterie del 48° campagna (col. Carozzi), e 3 batterie dell' n° campagna sulla destra Isonzo fra il Korada e il Planina) dovevano appoggiare l'attacco, mentre, come dicemmo, sulla fronte del II Corpo, una massa di artigliérie cli medio e di grosso calibro, r ipartite in tre settori, r inforzava l'azione delle artiglierie divisionali, sovratutto pei tiri di distruzione. Alla controbatteria p rovvedeva precipuamente l'artiglieria d'Annata, cioè i Gruppi alle dipendenze del Comando della 2a. Armata, compresi, naturalmente, quei Gruppi messi temporaneamente a disposizione dei Corpi d'Armata. Alle ore II,30 del 21 ottobre a q uota 383 di Plava i p rimi nuclei del 44° fanteria (Brigata Forlì) si lanciarono sulla piccola breccia aperta.nei reticolati nemici dalle nostre artiglierie e dai t ubi esplosivi, ma fu facile all'avversario« concentrare il tiro sull'angusto passaggio » e a rrestare quei nostri valorosi, tanto che la 18a. Divisione austroungarica riuscì così a tenere la fronte. La nostra · 4a Divisione, appoggiata dalle sue nove batterie da campagna (8 del 26° Reggimento e 1 dell' n° Reggimento) senza at- · tendere come era stabilito, che la 3a Divisione avanzasse sul v .,-.:rce, alle ore 15 del 21 ottobre mosse sul Sabotino e in Val cti P euma. -

400 -


LA TERZA BATTAGLIA D E LL ' ISONZO

Il nemico reagì subito col fuoco, ma sulla sinistra i nostri riuscirono c1,d arrivare fin sotto il reticolato dell'avversario e vi si mantennero, mentre intanto il nostro VI Corpo aveva vigorosamente impegnato i difensori del Podgora. · . La demolizione delle difese nemiche ~ra stata regolata e accertata da pattuglie, cosicchè quando le fanterie delle Brigate Pìstoia e Casale (rza Divisione) scattarono all'attacco, poterono occupare alcuni tratti delle trincee abbandonate dal nemico durante il bombardamento, e seppero in seguito tenerli e mantenervisi resistendo coraggiosamente a ripetuti contrattacchi degli austroungarici. Le operazioni della 3a Armata si svolsero nel seguente modo : Il XIV Corpo d'Armata attaccò con la 30a Divisione a sinistra e la· 28a Divisione a destra ·; dietrot sulla destra dell' Isonzo, stava la 29a Divisione. Trentadue pezzi .di medio calibro (di cui r6 obici pesanti campali) e le artiglieri~ divisionali prepararono l'attacco contro le posizioni occupate dalla zoa Divisione Honwed rinforzata da una Brigata e da un Reggimento di fanteria austro-ungarici, appoggiat i con numerose Batterie. Sul lemb·o nord del Carso le cime di San Michele offrivano obbiettivi abbastanza ben definiti, tanto che il nostro tiro di preparazione si era abbattuto preciso e violento su Cima 4, che alle ore ro del zr ottobre fu occupata dal II Battaglione del rr2° fanteria (Brigata Piacenza) ; Cima 3, invece, meno lavorata dal nostro fuoco, oppose validissima resistenza. Allora su Cima 4 si concentrò il tiro di tutte le artiglierie nemiche e una valanga di ferro e di fuoco inchiodò i nostri fanti nella posizione conquistata, ma purtroppo invano. La nostra controbatteria nulla aveva potuto fare; mancante ,di un adeguato numero di osservatorii terrestri, povera di mezzi d'osservazione aerea, quando ancora il collegamento con pattuglie era allo stato primordiale non si poteva pensare a tiro attentamente osservato, la nostra artiglieria ben poco avrebbe quindi potuto fare, anche se fosse stata più numerosa e pii1 potente. A destra, sulle incerte ondulazioni d'un terreno tipicamente carsico, ancora abbastanza coperto di alberi e di arbusti, gli obbiettivi erano male individuabili; meno efficace fu il tiro di preparazione e la 28° Divisione trovò ostacoli insuperabili ; il 141° fanteria « do-

401 -


SVOLGIMEN'l'O DELLA BATTAGLIA

vette arrestarsi di fronte ad una ridotta... prima d'allora ignorata n: ciò prova quanto poco in quelle condizioni tattiche l'offensiva favorisse l' impiego del fuoco dell'attaccante ! A de.3tra del XIV Corpo d'Armata, il nostro X Corpo, appoggiato da undici batterie di medio calibro attaccò tra San Martino e Sei Busi con le Divisioni r9a e 20a, e nei giorni 20 e 2r ottobre riuscì ad espugnare le difese di Peteano, « rase al suolo ll, come disse il gen. Boroevic. scagliò contro le All'estrema destra, il VII Corpo d'Armata posizioni del III Corpo d'Armata austro- ungarico, rinforzato da una forte aliquota della ro6a Divisione dell'VIII Corpo d'Armata Austro- Ungarico. A sinistra la 14a Divisione puntò su Selz e Vermegliano ; a destra la r6a Divisione puntò sulla Rocca di Monfalcone ; al centro, una colonna speciale di sei Battaglioni doveva agg~rare IVI. Cosich e IVI. Debeli e consentire alla r6a. Divisione· di affacciarsi allo sbocco meridionale del Vallone. La reazione dell'artiglieria avversaria fu pronta e violentissima, e sulla fronte della r 4a Divisione, « dai primi movimenti dei nostri reparti, non un angolo del terreno d'azione fu trascurato dal tiro nemico >l. La sera del 22 il Comando Supremo ebbe la sensazione che sfruttando il successo delineatosi al- centro colla presa di Peteano (X Corpo d'Armata) fosse possibile far decidere la sorte della battaglia. Fu perciò che il 23 ottobre la lotta sul Carso divampò di nuovo fierissima. I nostri Corpi d'Armata XIV e X dovevano attaccare a fondo ; il VII Corpo doveva impegnare fortemente il nemico. Sulla fronte del XIV Corpo cl' Armata entrarono in linea la 29a e 21a Divisione, e sulla fronte del X Corpo, alla sera del 23 si schierò la 31a. Divisione. Ma il gen. Boroevic aveva intanto ricevuto di rinforzò sei Battaglioni dal Tirolo e tre Battaglioni dalla Carinzia mentre gli veniva preannunziato l'arrivo della 6a Divisione austroungarica. Il San Michele venne di nuovo conquistato e nuovamente perduto . .La trincea delle Frasche fu da noi occupata1 e il X Corpo cl' Armata penetrò fra San Martino e Sei Busi, ma un vivo fuoco d'artiglieria nemica e ripetuti contrattacchi avversari ci sbarrarono la via di Doberdò. · . . \ Il 24 ottobre la violenza della lotta culminò al suo massimo : al centro, potenti concentramenti dell'artiglieria nemica prepararono

si

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402 -


LA SECONDA FASll DELLA BATTAGLIA

contrattacchi contro la Brigata Siena che alla fine, quasi isolata, ed esausta; dovette r ipiegare. Dal 18 al 24 ottobre gli austriaci avevano perduto 28.000 uomini; il solo VII Corpo d'Armata (Arciduca Giuseppe) 11e aveva perduto ben 13.000, mentre le· nostre perdite salivano a 39.000 uomini. Difensori ed attaccanti erano spossati, ed in tali condizioni il Comandq Supremo italiano ordinò di sospendere l'azione : così, nell'attimo in cui al logoramento avrebbe dovuto seguire il ·cieci~ sivo colpo di mazza, lo sforzo offensivo si dovette __ viceversa arrestare. Seguì poi una sosta nei giorni 25, 26 e 27 ottobre mentre dal Trentino e del Cado_re affluirono alla fronte Giulia la ga e la roa Divisione (in riserva del Comando Supremo), e la zoa e 31a Divisione passarono in riserva della 3a Annata. Ma la 5a Armata austro-ungarica ricevette anch'essa contemporaneamente nuovi rinforzi, e cioè un Reggimento, otto Bat taglioni e alcune Batterie di cannoni a mort~i della Piazza di Pola ; ed il 27 le arrivarono anche i p rimi elementi della 6a Divisione austroungarica ; in totale il nemico si accrebbe di ventitre Battaglioni e numerosi pezzi d'artiglieria, mentre poi fin dal 21 ottobre gli giun. sero dal fronte russo numerosi treni di munizioni. . Il nostro proposito era quello di voler sfondare il fronte nemico : purtroppo però le truppe accorse dal Trentino e dal Cadore bastavano invece appena per riprendere l'azione di logoramento, e ciò mentre i rinforzi ricevut i d<!-1 nemico gli portavano ben altro giovamento nella sua azione di resisten7.a, quasi esclusivamente passiva.

*** Dal 28 ottobre al 4 novembre si svolse la seconda fase della battaglia. Il Comando Supremo italiano ritenne fosse propizio il momento per a ttaccare a fondo anche la Piazzaforte di Gorizia, impegnando frattanto la testa di ponte di Tolmino. Nella zona di Tolmino, il nostro IV Corpo d'Armata pervenne ad occupare terreno al Vrsic, al Javoscek, al Mi:zli e a Santa Maria, .-

403 -


SVOLGlMENTO OPERAZIONI 2tl ARMAtA

riuscendo a tran:e a sè le forze del XV Corpo d'Armata austro- ungarico, il quale anzi dovette essere rinforzato con otto Battaglioni accorsi dal Tirolo e dalla Carinzia (1).

*** Esaminiamo ora lo svolgimento delle operazioni della za Armata contro il Sabotino. e la testa di ponte di Gorizia : (r)

Le artiglierie dell'8• Divisione erano così dislocate: (L'es. Ital. nella Grande Guerra - Voi. II - pag. 59r) :

CALIBRO

REPARTO

Sezione

cann. r 49· G

Btr.

.c ann. 75 .À.

8• Btr / 28° Camp.

cann. 75/906

Ma1,nik

Sezione

cann. 37

Krn

Sezione.

cann . I49 G

Foni

r 0 Gruppo 4° Camp. 6• bt r. 28° Cami,;

Vrsno · fra Krn e Mrzli

Catlll, 75/906 id.

Spika

3• btr/28° camp.

Spika

7• btr/28° camp.

id.

3• btr/40° Camp.

Sezione r• Btr/28° camp.

Rndeci Rob

)

!

Slerne

Vi·sno

jd.

Sezione

(

Kovacic

btr/280 camp.

2•

OIHETTIVO

DISLOCAZIONE

>

posizioni nemiche del Mrzli

. M. Pleca Kovacic

cann. . 75/A »

75/Il

_cann. 75/906

Kamenca Kamenca Sud di Gabrije

5• btr/28° _C amp.

id .

Ovest di Gabrije

4• btr/28° camp.

id.

Nord di Gabrije

Sezione

cann. 37

Dolje

Btr.

ob. c. p . 149

Kamenca

Btr.

cann. 149 G

Kraj

q . u98 - Vodil Do!je e batterie nemiche della con· ca di Tolmino


SVOLGIMENTO DELLA BA'r·r AGLIA

~a 4a. Divisione del II Corpo d'Armata.·e il VI Corpo d'Armata dovevano attaccare il Sabotino, Oslavia, Peum.a e il Podgora, mentre il resto del II Corpo d'Armata doveva ·a sua volta attaccare - necessariamente a fondo - dall'angusta testa di ponte di Plava. Le artiglierie _pesanti della zona di S. J akob a sud furono così ripartite: Al II Corpo d'Armata: schierato fra S. J akob e Quisca: 2 batterie obici da 280, 2 batterie mortai da 210/8, r batteria obici da ZIO, 4 batterie cannoni da r49 G., 2 batterie mortai da r49, 3 batterie obici pesanti campali da r49/r2 ; a Bigliana : I batteria obici da 305/17 ; a Var~Hsce: r batteria obici da 280. AI VI Corpo d 'Armata: a sud di Quisca: 2 batterie obici da 280, I batteria obici da ZIO, 2 batterie cannoni R. Marina, 3 batterie obici pesanti campali da r49/r2. ' Il XIV Co-rpo d'Armata avrebbe eventualmente dato il concorso del fuoco delle sue artiglierie coi tiri della batteria mortai da 260 e, se possibile anche coi tiri. di r batteria da r49/35 del Gruppo di Capriva. E pertanto alle dirette dipendenze del Comando della za Armata non essendo rimasta alcuna artiglieria, la controbatteria fu affidata alle artiglierie dei Corpi cl' Annata, e cioè : alle artiglierie del II Corpo, contro le batterie nemiche schierate a nord di M.. Santo; a quelle del VI Corpo, contro le batterie nemiche più a sud, mentre il Comando d'Armata si riservò la facoltà di regolare l'eventuale concorso dell'artiglieria di un Corpo d'Armata a favore dell'altro. A Plava la 3a e la 32a Divisione non fecero progressi, ma, battendosi però strenuamente nei giorni 28 e 29 ottobre e dal r 0 al 4 novembre, attirarono sopra di loro tutte le riserve del XVI Corpo d'Armata austro-ungarico. . Davanti a Gorizia, il 28 e 31 ottobre ed il r e z novembre la 4a Divisione attaccò il Sabotino, ma se pure la fanteria del nemico (6oa Brigata austro-ungarica) non riuscì a fermare i nostri, viceversa !a di lui artiglieria con vivo fuoco pervenne ad arrestare le nostre fanterie che, penetrate in ·val Peumica, furono annientate dalle batterie é\.VVersarie che, non viste dai nostri osservatori, battevano

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AZIONE DELLA

3a

ARMAT A

con grande efficacia la scoperta rocciosa dor sale del Sabotino. Nel contempo il nostro VI Corpo d'Armata attaccava dal vallone di Peumica al Mochetta. Anche l'artiglieria italiana cercò, per quanto possibile, di manovrare il suo fuoco ; anzi, il 29 ottobre, p roprio per consentire alla massa d i fuoco di abbattersi prima sulla fronte Podgora- Grafenb'erg, · e poi su Peuma-Oslavia, il nostro attacco contro questi due tratti di fuoc~ fu iniziato ad ore diven:e, i'1 che, se rendeva più valido il nostro t iro contro le fanterie austriache, favoriva, nel tempo e nello spazio, il concentramento del fuoco d 'artiglieria della dife~a avversaria. L' rra e la rza Divisione riuscirono ad occupare Peuma, Calvario e Podgora, ma le batterie nemiche piegarono istantaneamente alle esigenze della lotta la direzione, la ripartizion e ed il concentramento del proprio fuoco (Diario, 58a Divisione austro-ungarica) tantochè sulle posizioni strappat e dagli eroi agli eroi restò, sola vincitrice, la morte. I superstiti delle n_ostre Unità furono costretti a ripiegare ; la furia della lotta sostò ; e il n emico, esso pure stremato, fu salvo. · Intanto benchè fossero arrivate alla fron te dell' Isonzo la 9a Divisione austro-ungarica e un a Brigata di fanter ia, dal 1° al 4 novembre la za Annata rinnovò gli attacchi, che furono invero poco fruttuosi, mentre nel corso della battaglia avevano però fatto qualche migliaio di prigionieri : in conclusione la 4a. Divisione e il VI Corpo d'Armata italiani avevano perduto ro.ooo uomini, il XVI Corpo d'Armata austro- ungarico ne aveva perduti 6.000. Sul Carso la 3a Annata attaccò a fondò il San Michele e in direzione di Doberdò, e precisamente : il XIV Corpo d 'Armata (Divisioni 29a, 30a, 31a e 28a) contro il San Michele ; il X Corpo d'Armata (19a e 20a Divisione) più a sud ; mentre tre Brigate erano di riserva. · Il VII Corpo d'Armata austro-ungarico aveva in riserva una ·Brigata Landsturm e quattro Battaglioni a nord di Doberdò, un'.altra ,Brigata a Doberdò. Iri complesso le forze avven:arie tra Vipacc'o e Sei Busi erano ~ · -

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LA QUARTA BATTAGLIA DELL' ISONZO

7 Brigate austro-ungariche ; in riserva di Corpo d'Armata, r6 Battaglioni ; in riserva d'Annata, 1 Divisione. Già vedemmo ·q:uali insidie ci riservassero le . mal determinate ondulazioni di terreno tra San Martino e Sei Busi. Il 30 e 31 ottobre tutte le nostre batterie disponibili batterono sistematicamente, a zone, quel labirinto di muretti a secco ancora semicoperti dalla vegetazione, ma per quanto i nostri Comandi ricorressero, senza esitare, a qualsiasi metodica di tiro che la situa_zione contingente paresse consigliare, già nelle azioni del z, 3 e 4 novembre il Comandante della 3ra Divisione lamentava che il fuoco concentrato in un tratto ristretto della fronte lasciava al nemico la -possibilità di colpire l'attaccante con efficacissimi tiri di ·fianco: ancora una volta la causa principale del male stava nella scàrsezza dei mezzi materiali, mentre d'altra parte si r ivelavano scarse anche le riserve, che avrebbero dovuto sfruttare il successo. Tutto ciò fu causa per cui il 4 novembre il Comando Supremo italiano dovette sospendere di nuovo la battaglia, che dal suo inizio ci aveva costato la perdita complessiva di 67.000 uomini di cui 42.000 sul Carso. La 5a Armata austro- ungarica aveva avuto 30.000 tra morti e feriti ed aveva lasciato nelle nostre mani 7.600 prigionieri:_perdite, queste ultime, gravissime per il difensore, e in gran parte inflitte dal fuoco della nostra artiglieria, l'efficacia del quale fu riconosciuta dall'Arciduca Giuseppe Comandante del VII Corpo d'Armata austriaco, che scrisse: << ... ai numerosi ricoveri e camminamenti, gli austriaci erano debitori della loro tenace fortunata resistenza ».

*** La quarta battaglia dell' Isonzo svoltasi dal IO novembre al z dicembre 1915 fu progettata tenendo conto dell'esperienza fatta sovratutto durante la terza battaglia dell'Isonzo in cui l'attacco italiano si era abbattuto contro una fronte troppo ampia, diluendo cosi gli effetti dei nostri non abbondanti mezzi di offesa. Il Com.anelo Supremo decise quindi di attaccare soltanto dal

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DISPOSITIVO DELL E TRUPPE CONTRASTANTl

Sabotino al mare, spingendo a fondo l'azione sul tratto fra Sabotino e Sei Busi, ed all'uopo l' VIII Corpo d'Armata fu spostato dal medio Isonzo al settore di S. Lucia- S. Maria per agire, assieme al IV Corpo, contro la testa di ponte di Tolmino ed il Ivirzli. Si tentava cosi di risolvere pur in guerra di posizione e per ciò con faticosi compromessi il problema della manovra e della massa. Ne rfsultò il dispositivo seguente : Destra della za Armata: 4 Divisioni dei Corpi d'Armata II e VI per l'azione principale contro il Sabotino- Oslavia- Podgora, e con azioni secondarie a Piava ; 3a Armata: XI Corpo d'Annata (Divisioni 29a, zza e 21a) contro il San Michele ; XIII Corpo d'Armata (Divisioni 25a e 31a) fra San .Martino e Sei Busi ; VII Corpo d'Armata (Divisoni 23a e 14a) in linea, a destra del X Corpo. Se per una parte è a rilevare che tutte queste truppe erano in gran numero già state duramente provate, d'altro lato devesi però notare che la disponibilità di munizioni era stata alquanto aumentata. Alle predette nostre truppe si opponevano : nella zona cli Gorizia : 28 Battaglioni e 51 Batterie (58a Divisione austro-ungarica); sul Carso : 5 Divisioni atistriache in prima schiera e precisamente: fra S . .Michele e Sei Busi: VII Corpo d'Armata (51 Battaglioni e 56 Batterie) che aveva sostituito in linea la zoa Divisione con la 6a Divisione, nuova giunta; da Sei Busi al mare : III Corpo d'Armata (Divisiqni 29a e 61a). In riserva di Armata : zoa Divisione in via di riordinamento, e 106a Divisione già provata. Era preannunziato l'arrivo di I Brigata e della 9a Divisione. -

In complesso, anche il nemico non era nelle migliori condizioni. Ad ogni modo un complesso di considerazioni politiche, e specialmente la necessità di aiutare in qualche modo la Serbia, ci indus-

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LA PRIMA FASE DELL A B ATTAGL IA

sero a rinnovare l'attacco, e fu così che il IO novembre 19r5 si iniziò la quarta battaglia dell' Isonzo che nella sua p rima fase si prolungò fin verso la metà di novembre. Una dura esperienza aveva ormai dimostrato l' impossibilità di un'azione in forze contro il Sabotino sé non si fossero paralizzah: le artiglierie avversarie, e se non si fosse riusciti a distruggere i reticolati e le difese nemiche, spingendo quindi i . nostri approcci a distanza d'assalto. lVIa poichè per conseguire tali scopi mancavano tempo e mezzi, si impegnarono fortemente i difensori del Sabotino, e si fece gravitare il nostro attacco, operato dalla 4a Divisione, su Val Peu~ ica e sulla' dorsale di S. Floriano-quota 188. Per tal modo, ragioni essenzialmente fondate sulle possi~ilità d'azione delle artiglierie nostre e di quelle nemiche, indussero a fare il massimo sforzo in corrispondenza della cortina del campo trincerato di Gorizia, attraverso la quale se si fosse riusciti ad effettuare rapidamente una profonda avanzata, si poteva per essa ottenere il vagheggiato scopo di far cadere il Sabotino, ma che viceversa se i progressi di avanzamento fossero stati lenti e limitati, come purtroppo era p revedibile, essi sarebbero riusciti più · pericolosi che utili. Il VI Corpo d'Armata attaccò Oslavi8: e il Podgora i11 armonia coll'azione della 3a Armata. Per avverse condizioni di visibilità, la nostra preparazione d'artiglieria contro quota 188 cominciò solamente alle ore 9 e l'attacco della fanteria fu per ciò ritardato di due ore : il 69° Reggimento fanteria fu fermato innanzi al pianoro di Peuma da una profonda fascia di reticolati tuttora in effìcienza, mentre sul Grafenberg 1 reticolati, profondi 20 metri e completati da cavalli di frisia, erano insuperabili coi mezzi a disposizione a quell'epoca, ma malgrado tutti questi ostacoli, in tre giorni di lotta accanita dal IO al 12 novembre, i nostri riuscirono però a prendere Oslavia ed a fare qualche progresso sul Podgora. Nel buio e rigido mattino del 13 novembre, alle ore 5,30 gli austriaci con tutti i pezzi disponibili iniziarono un fuoco violento che provocò ben presto vuoti spaventosi nei reparti delle Brigate Ancona e Lombardia addensati allo scoperto nel terreno delle posizioni d' Oslavia, conquistate e occupate nei giorni precedenti. « Poche volte nel corso dell'anno r9r5 la difficoltà di ridu.rre

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LE OPERAZIONI SVOLTE NEL NOVEMBRE

al silenzio le batterie avversarie, ... sia: perchè sapientemente occultate, sia per condizioni di terreno, che non consentivano a noi l'osservazione che su limitata ampiezza ... ebbe effetti così dolorosi». Alle ore 6,30 si sferrò il contrattacco nemico, ed i nostri, decimati, ripiegarono sulle posizioni di partenza, e però, come· quasi sempre nel r9r5, il contrattacco nemico non si prolungò nè si estese -oltre il raggio degli immediati effetti conseguiti aalla preparazione della sua artiglieria : ad ogni modo l'accanita rèsistenza opposta dai nostri è comprovata dal fatto che il nemico aveva dovuto chiamare in linea tutte le riserve della 58a Divisione e gran· parte delle riserve del XVI ·Corpo d'Armata austro-ungarico. Da pai·te nostra, la 9a Divisione passò alle dipendenze del VI Corpo d'Armata e venne diretta su Peuma. mentre l' ua Divisione doveva operare contro Oslavia, la rza sul Podgora e la 4a sul Sabotino. Benchè fra le nostre valorose truppe, nel fango e fra i disagi delle trincee, infierisca il colera, tuttavia dopo. pochi giorni di sosta, dal r8 al· 27 novembre esse rinnovano quotidianamente gli attacchi, mentre le batterie da campagna, più per ragioni morali che per necessità tattiche e tecniche, vengono schierate fra le fanterie, colle quali fin dal primo giorno stavano le Batterie someggiate. I Comandanti tutti si battono nelle prime file : Oslavia è nuovamente presa, la 4a Divisione col suo Comandante in testa espugna quota r88 e qualche altro vantaggio sul Podgora chiuse in questo settore la nostra offensiva autunnale, nella quale avevamo perduto r.r75 ufficiali e 3r.700 uomini di truppa.

*** Sulla. fronte del San Michele e Sei Busi l' XI Corpo d'Armata doveva conquistare il San Michele e convergere poi a destra per aprire la strada al VII Corpo d'Armata. , Poichè i combattimenti precedenti avevano dimostrato che i tentativi cli avvolgere il San Michele per le ali esponevano i .fianchi delle nostre colonne al fuoco efficacissim·o della difesa, si decise di agire contro tutta la fronte : la 29a Divisione su Peteano, la zza Divisione al San Michele, la zra Divisione a San Martino, mentre il no.stro XIII Corpo d 'Armata (25a e 31a Divisione) avrebbe intanto ·attaccato da San Martino a Monte Sei Busi.

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AZIONl S ULLA FRONTE DEL SAN MICHELE

La 6a Divisione austro-ungarica teneva il San Michele e le Divisioni 17a e zza austro-ungariche presidiavano le difese di San Martino-Sei Busi; due Divisioni (zoa Honved e ro6a austro-ungar.ica) erano in riserva. . . In totale le forze contrapposte erano di 5 Divi$ioni italiane senza riserve immediate contro 5 Divisioni austriache, delle quali 3 in prima schiera e 2 in riserva. Le difese passive del San Michele si erano col tempo fatte sempre più robus_te e profonde. Per ciò che riguarda le nostre artiglierie, i 6 Reggimenti d'artiglieria da campagna già schierati da M. Fortin a S. Zanut (450, 390, 150, 240, 31°, e 12°) furono rnstituiti dai Reggirr:.e nti ·47°, -440 9°, 46°, 43° e 35° i quali ne presero le posizioni, ad eccezione dei Reggimenti 43° e 35° artiglieria da campagna della 31a Divisione il cui schieramento fu alquanto avanzato nella zoila cli Fogliano. E precisamente, nei giorni dal 4 all' 8 novembre furono assunti i seguenti schieramenti :

47° Reggimento da campagna e III Gruppo del 44° (2 Batterie) della 22a Divisione a .M. Fortin- Gradisca ; I Gruppo cli 4 Batterie del 44° Reggimento da campagna della 22a Divisione presso ·castelnuovo ; 9° Reggimento da campagna (7 Batterie) e r Gruppo (2 Batterie) del 44° Reggimento campagna a nord di Gradisca ; 46° Reggimento da campagna (25a Divisione) a Fogliano; I Gruppo del 43° Reggimento da campagna ad est di Polazzo; II Gruppo del 43° Reggimento da campagna tra Polazzo e Fogliano; III Gruppo del 35° Reggimento da campagna a roo metri ad est cli Polazzo con I sezione a quota 92 ; I Gruppo del 35° Reggimento da campagna tra S. Zanut e S. Elia. È da rilevare che il 44° Reggimento da campagna era stato portato da 6 ad 8 Batterie. . · Sulla fronte del San Michele e Monte Sei Busi (circa 7 chilometri) si trovavano così circa 39 Batterie e cioè 156 pezzi da campagna, con una densità media di r pezzo ogni 43 metri circa cli.fronte. Anche tenendo conto dei pezzi di medio e grosso calibro e dei pochi altri

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AZIONI DELL'ARTIGLIERIA

di piccolo calibro (da. 76 R. da Marina, da. 70 A montagna e da 65 montagna, e forse anche da 75 da campagna) si aveva cioè sempre una densità di artiglieria piuttosto modesta nel tratto più tormentato della fronte. La nostra artiglieria che aveva assunto unò schieramento più avanzato ottenne nel tiro di preparazione buoni effetti contro gli obbiettivi già noti, ma come al solito non si riusci a controbattere efficacemente l'artiglieria avversaria, anche perchè il brumoso tempo autunnale ridusse il rendimento dei nostri modesti mezzi d'osserva- . zione aerea, tantochè anche qui, come alla nostra sinistra, le condizioni di visibilità ritardarono l' inizio della nostra preparazione d'artiglieria, e così l'attacco delle fanterie che doveyano scattare alle ore ro, si iniziò soltanto a mezzogiorno. Dopo avere faticosamente superato lo sbarramento operato dall'artiglieria nemica, i Battaglioni di primo scaglione della zza Divisione (Brigata Ferrara), a pochi metri dalle difese passive furono arrestati dal fuoco di mitragliatrici inafferrabili dalla nostra artiglieria. A sinistra la z9a Divisione progredì lievemente ; a destra, appena le no3tre artiglierie allungarono il tiro ed i fanti della zra Divisione scattarono all'assalto contro San Martino, sulle nostre linee di. partenza e sul terreno d'attacco si abbattè un tale -fuoco da far supporre che fosse in preparazione un attacco nemico. L' rr novembre i nostri rinnovarono l'attacco dal San Michele al Sei Busi con veemenza e tenacia grandissime (Diario della 5a Armata austro-u,ngarica) ; il nostro tiro di preparazione, particolarmente concentrato contro le Cime del San Michele, inflisse gravi perdite alle truppe avversarie in linea, ma non riuscì a ridurre l'azione delle artiglierie nemiche così come non pervenne ad eliminare le difese passive, contro le quali il nostro attacco si arenò e si infranse. Il mattino del rz novembre la Brigata Pisa di sorpresa e p~rciò senza preparazione d'artiglieria, tentò un colpo di mano, èhe però fallì . per · la vigilanza esercitata dal nemico. Dopo le ore r6 del giorno rz e nella notte del 13 novembre le artiglierie del nostro XI Corpo d'Armata agirono in gran parte a favore del VI Corpo che lottava attorno ad Oslavia, finche alle ore 6 del mattirio del giorno 13 fu ripreso l'attacco su tutta la fronte dell' XI Corpo d'Armata. -

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DALl:.A PREVIA ALLA S E CONDA FASE DEl:.LA QUARTA BATTAGLIA

Il XIII Corpo d'Armata nei giorni IO, II e 12 novembre aveva frattanto martellato le opposte difese riemiche, e poichè suo compito era quello di avanzare convergendo a destra, e di asf;econdare, con la spinta decisa della propria ala sinistra, razione dell' XI Corpo d'Armata contro S. Martino e S. Michele, il Comandante di tale XIII Corpo d'Armata costituì all'uopo una forte ala marciante (25a Divisione) con fronte relativamente ristretta, fortemente scaglionata in profondità, ed appoggiata da fuoco concentrato d'artiglieria. . . . . .Alle ore 15 del I3 Novembre, non appena la· nostra·artiglieria ebbe aperti due sufficiénti varchi nei reticolati nemici, il I Battaglione del 151° 'Fanteria (Brigata Sassari) della _25a Divisione, partì all'assalto. Lo precedevano due squadre di lanciatori di bombe, le quali, quasi continuando l'azione dell'artiglieria dovevano inchiodare i difensori; l'irruzione svolta èon decisione e fermezza, riuscì pienamente. Altrettanto fece il III Battaglione del 152° fanteria, ma entrambi. questi due eroici battaglioni finirono a poter progredire relativamente poco, mentre invece al centro il II Battaglione del 151° rapidamente penetrò e dilagò nella trincea delle Frasche, e subito il I Battaglione del 152° ne alimentò l'azione. Per portare avanti la propria destra, il Comandante della Brigata Sassari decise di attacca,re all'alba del 14 novembre di sorpresa, senza preparazione d'artiglieria. Infatti alle ore 6 del 14 due plotoni ·scelt} penetrarono di lancio nel varco e alle 6,45 la trincea dei Razzi era presa. Il nemico sferrò tre disperati contrattacchi, ma, c01ne dice la nostra Relazione ufficiale, l'eroica Brigata Sarda tenne fermo con tenacia pari .al valore dimostrato nell'attacco. Frattanto a .Zagora, nella zona di Plava, avevamo conquistato qualche elemento di trincea, ma là, nell'angusta testa di ponte di Plava, rinserrata fra le trincee nemiche ed il fiume, o si attaccava a fondo o necessariamente si doveva segnar.e il passo.

*** La seconda fase· della quarta battaglia dell' Isonzo ebbe il suo svolgimento dal 18 n ovembre al 2 dicembre 1915. -

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LA SECO~UA FAS E DI, LLA BATTAGUA

Le no.,tre truppe erano esauste, il colera continuava ad infierire nelle nostre posizioni sulla fronte Giulia, ma tutto ciò malgrado il gen. Cadorna si ritenne co.,;tretto a riprendere ugualmente l'attacco, e3sendosi maturato in lui il convincimento che, tenuto conto delle condizioni del nemico, e_;so pure stremato, una sosta sarebbe stata più vantaggiosa a lui che a noi. Conseguentemente dal 18 novembre all'ala destra della 2a Armata la lotta riarse violenta nel settore di Oslavia. La 4a Divisione (II Corpo d'Armata) doveva con la propria sinistra impegnare ·i difensori del Sabotino e con la destra avanzare per la dorsale cli S. Floriano su quota 188: il VI Corpo d'Armata, con la propria sinistra (rra. Divisione) doveva sfondare le difese della selletta d'O.,;lavia, mentre il centro (9a. Divisione) e la destra (12a Divisione) avrebbero attaccate le alture di Peuma, Grafemberg e Podgora. · Il mattino del 18, mentre il 34° fanteria impegnava il Sabotino, le artiglierie dell'ala destra del II Corpo d'Armata e dell'ala sinistra del VI Corpo concentravano il fuoco su quota 188, obbiettivo d'attacco · della 4a Divisione. La de.,tra della 4a Divisione avrebbe dovuto seguire il movimento del VI Corpo, ma poichè già verso le ore ro parve che il tiro su quota 188 ave3se ottenuto notevoli effetti, il Comandante della 4a Divisione decise d'a ttaccare senz'altro dandone avviso al II ed al VI Corpo d'.Armata. Ma i granatieri ed i fanti del 127° giunti sui reticolati nemici che, contrariamente a quanto era apparso, erano stati bensi qua e là danneggiati ma non sufficientemente aperti, dovettero arrestarsi e, dopo molto lavoro di pinze e di tubi di gelatina, soltanto nelle prime ore del dopodomani 20 novembre, dopo aver collocato e fatto azionare altri 40 tubi di gelatina riuscirono ad aprirsi il passo. Poco dopo le ore 8 del giorno 20 la 4a Divisione si lanciò all'assalto e alle ore 9 quota 188 era no.stra, nè furiosi bombardamenti e contrattacchi nemici sferrati il 20 ed il 21 novembre valsero a ritorgliercela. Notevole fu poi il con trattacco sferrato dall'avversario nel pomer iggio del 21 nove~bre, condotto da quat tro Battaglioni austroungarici, e p receduto da intensissima preparazione d'artiglieria ; dopo una lieve oscillazione della nostra linea, subito ristabilita quasi completamente dalle nostre riserve, il nemico fu respinto con gravi perdite.

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ULTIMI VIOLEN:n suss u r..:n DELLA LOTTA

Frattanto 03lavia era attaccata dall'IIa Divisione che riuscì a stabilirsi al margine occidentale dell'abitato. A fine novembre la lotta ebbe il suo ultimo violento sussulto : il 27 novembre alle ore 9 sulla fronte della 4a Divisione ebbe inizio per parte· nostra la preparazione d'artiglieria, e alie ore II venne sferrato l'attacco, che però, come precedentemente, cozzò contro i reticolati nemici che il nostro tiro aveva sconvolti ma non aveva distrutto. I fanti posero quindi subito mano alle pinze tagliafilf, e fu così che il III Battaglione del r54°, che rin dalla notte·precedente aveva iniziato il difficile lavoro, alle r3,45 riuscì ad aprirsi un varco : gli altri reparti entrarono poco dopo in azione, e alle ore r6 la selletta d'Oslavia era nostra. Nella serata del 27 un contrattacco austriaco, preceduto da breve e intensa preparazione d'artiglieria, fu, dopo tre ore d ' incerto combattimento, sostanzialmente respinto tanto che l'avversario mantenne soltanto un elemento della nostra trincea. Questa fortunata azione d·ella 4a Divisione, indusse il Comandante del VI Corpo a lanciare il giorno dopo le sue truppe contro le difese d'Oslavia ed all'uopo ordinò all'artiglieria di tenere costantemente sotto il fuoco il vallone che scende da Oslavia a Peuma, nonchè i ponti dell'Isonzo: dopo ·una preparazione di due ore, alle II del 28 novembre la ·fanteria attaccò. Il nemico che aveva diligentemente preparato il concentramento del fuoco delle sue artiglierie su quel terreno scoperto, lo effettuò a momento opportuno, ed il gen. Boroevic potè così compiacersi colle sue batterie : (( .. .l'artiglieria seppe indebolire gli attacchi nemici e spesso farli fallire da sola, risparmiando molto sangue alla fanteria >>. Poichè gli austriaci avevano inviato truppe sulla fronte carsica dell'alto Isonzo, il nostro Comando fu indotto a riprendere l'offensiva anche in quel settore. Ali' uopo l'VIII Corpo cl' Armatà doveva attaccare le posizioni di S. Maria e S. Lucia col proposito di cacciare il nemico oltre Isonzo, ed al IV Corpo d'Armata vennero prestabiliti per obbiettivi il Mrzli e il Vodil. Ma in complesso la za Armata aveva solo quindici Batterie pesanti e di queste soltanto cinque Batterie di obici da r49, e cioè in 'totale, a causa degli scoppii di bocche da fuoco, purtroppo displo-

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CONSl, GUENZE E CONSIDERAZiòN!

neva di appena dodici pezzi, mentre poi due Batterie cli mortai da 210/8 potevano utilmeilte agire sui reticolati antistanti alle trincee avversarie, che il nemico aveva approfondite 11ei periodi di sosta completandole, nella loro efficacia protettiva, con numerose caverne : in tali perfezionati apprestamenti nemici nè pinze tagliafili, nè tubi esplosivi, nè il fuoco delle nostre artiglierie riuscirono ad aprire sufficienti varchi cli fronte a S. Maria. Sul Mrzli il nostro attacco procedette in un ristretto corridoio, sul quale il tiro delle batterie avversarie e lo slancio delle sue riserve, con azione concentrata di fuoco e di contrattacco, facilmente arrestarono gli Alpini. del Battaglione In- . tra ed i fanti del I Battaglione del 90° fanteria. In questa quarta battaglia dell'Isonzo noi avevamo perduto complessivamente 49.000 uomini, e gli austriaci 30.000 : in totale in tutta l'offensiva d'ottobre sulla fronte Giulia le perdite erano state di rr6.ooo itali~ni e 70.000 austriaci, ma in rapporto agli effettivi impegnati, le perdite degli austro ungarici, in gran parte prodotte dalla nostra artiglieria, erano state pari o forse anche superiori alle nostre. Riassumeremo ed esamineremo più tardi, in relazione anche allè operazioni nei settori montani, i caratteri fondamentali della tattica, e in particolare, dell'impiego dell'artiglieria in tutto questo periodo della nostra guerra. • Non possiamo però lasciare le colline del Carso per le crode del Cadore ed i massicci degli Altipiani, senza volgere un reverente pensiero a quelli che ben possono chiamarsi « i martiri delle giornate più carsiche )) della fronte Giulia. Mai come allora, la lofta vi fu più ingrata, tra il fango delle rudimentali trincee, che la persistente offensiva non consentiva d'approfondire e di consolidare; mai come. allora la vittoria fu un fantasma sempre vicino, ma seinpre inafferrabile; e mai il tributo cli sangue fu più generoso ! Là ed allora germogliarono molte idee, molti stati d'.animo che nel futuro dovevano pesare assai e in bene e in male. Molte Brigate di fanteria ricevettero un duro colpo : la perdita dei più anziani e sperimentati ufficiali, la scomparsa dei migliori sottufficiali e graduati, la morte dei fanti pill esperti crearono dei vuoti che in seguito l'eroismo e l'entusiasmo di elementi più giovani non riuscirono sempre a colmare. L'Artiglieria invece, nei sacrifici di sangue copiosi, ma necessa~ riamente meno devastatori, e nelle fatiche diuturne ma meno <lepri-

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LA PRIMA MEDAGLIA D' ORO D' AHTlGLlb:RfA

menti, prese intimo contatto con la guerra di posizione; i brillanti « campagnini » videro e vissero tutte le necessità della lotta stabiliz-

zata; gli artiglieri d a fortezza presero stretto contatto spirituale con la fanteria ; la scarsa profondità della nostra occupazione e la_ limitata ampiezza del settore carsico favorivano l'intima conoscenza - diremo quasi fisica e personale - d~i fanti che su quelle quote combattevano. Ma sovratutto allora il Carso entrò, dominatore, nella tradizione eroica di nostra gente, superando e rinvigorendo nello spirito dei giovani combattenti le nobili gloriose tradizioni del passato, sempre forzatamente circoscritte nei ricordi del piccolo Esercito sardo-piemontese e, sviluppando da questo vecchio ma sempre forte ed eroico ceppo dei valorosi soldati sabaudi la piena fioritura della nuova e pii1 ampia tradizione militare italiana. I fanti trassero dai loro Caduti non soltanto il proposito di conquistare questa o quell'altra quota, · ma la speranza, la volon.t à e il bisogno di un' Italia nuova. e fu questa un'ansia di tutti i migliori, senza limitazione di partito ! Uguali sentiment i germogliarono nelle Batterie d'artiglieria, e in queste Unità più ristrette, più stabili e spesso più autonome si formarono quelle tradizioni di · i:epàrto che, nascenti in tutte le Batterie del fronte, ebbero sul Carso l'espressione del contenuto più eroico ; in tutti ed in ognuno si accese e si sprigionò la più ferma volontà cl'-azione decisiva per l'avvenire della Patria.

*** In queste dure gloriose giornate di novembre 1915, per la prima volta nella Grande Guerra, la Medaglia d'Oro premiò l'eroiSil)O di un artigliere. La sorte volle che primo ad essere onorato col massimo segno del valore fosse proprio un Caporal Maggiore capopezzo : Guido Pellizzari da Tricesimo (Udine) del 37° Reggimento artiglieria da campagna. Col suo sangue egli diede grandezza cli martirio al sacrificio di11turno c1ei tanti capipezzo e caporali maggiori di classe anziana che, con la ferrea saldezza in combattimento, con la conoscenza profonda del servizio, con l'illimitata devozione alla disciplina e al dovere, furono, sotto certi aspetti, più che collaboratori, talvolta maestri dei giovanissimi ufficiali che ebbero il bene di comandarli e che, pur avanzando -

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OPERAZIONI NEI SETTORI JliONTANT

nella carrier a militare e negli anni, hanno serbato di e:;si imperituro ricordo. Guido Pellizzari, Capopezzo, diede ai propri dipendenti, costante insuperabile esempio di ardimento e cli fermezza. Essendo stato in,cendiato dal t iro nemico il riparo del proprio pezzo, con grave pericolo di scoppio delle ~umerose granate contenute nelle riservette,

Fig. rg - Caporalmaggiore Guido Pellizzari animosamente imprese l'opera di estinzione e riusci nel!' intento, nonostante la mancanza di mezzi adeguati e il persistere del fuoco avversario. Per due volte, essendo il pezzo oggetto a tiro di smO!llO, ricevuto l'ordino di far riparare momentaneamente i serventi, chiese di rimanere a proseguire i.I tiro da solo e rimase im.pavido a l proprio posto, continuando il fuoco con rapidità cd efficacia e dando fulgida prova di valore, lìnchè, colpito da una granata ,,emica, incontrò morte glosiosa (Villanova di Forra, 25-29 novembre 1915).

Cosl l'Artiglieria dell' Italia nuova teneva fede alla vecchia consegna che unisce l'art igliere al cannone, per la vita e per la morte.

*** Accennia mo ora alle operazioni nei settori montani nell'autunno r9r5. In concorso colle operazioni sul Carso e in relazione ai compiti -

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AZION I NEL TRE NTINO

particolari di ciascuna Armata, nell'autunno 1915 la nostra azione o.ffensiya si e.,te,;e, con maggiore o minore intensità, a quasi tutta la fronte montana. · Nel Trentino la ra Armata insistette nella sua azione intesa a costituire una sempre migliore base di partenza per eventuali più vaste operazioni offensive. Nel me.;e di ottobre la 5a Divisione tentò di occupare, sull' Altipiano cli Folgada, le alture del Plaut e del Durer, mentre la 34a Divisione, pit1 ad odente, cercava di impegnare il nem.ico, e sulla rimanente fronte dell'Annata si tendeva a portare la nostra occupazione fino alle_propaggini settentrionali della Zugna Torta, nella conca di Rovereto ed al ma rgine sud della depre.,sione di Loppio e del solco Lago cli Ledro-Val d'Ampola-Daone. · Sull'Altipiano cli Folgarìa la conquista della dor sale M. Plaut (modesta altura prativa) M. Durer (rilievo boscoso incombente sul Forte Cherle e su Val cl'Astico) ci avrebbe consentito di affacciarci alla testata di Val d'~\stico, dominando la .s trada Carbonare-S. Sebastiano-Passo del Sommo. Ma alla difesa della ristretta fronte Plaut-Durer potevano concorrere efficacemente i circo:;;tanti forti austriaci del Sommo, Passo del Sommo, Cherle, Belvedere, e però è noto come le artiglierie che armavano tali forti fo:;;sero state in parte tolte fuori e schierate in posizioni occasionali, meno individuabili da parte nostra ; ad ogni modo fino a che non avessimo posto saldo piede sul M. Plaut e sul M. Durer, e cioè durante lo svolgimento del nostro attacco, le riserve austriache avevano la maggior facilità. di avanzare e ammassarsi al coperto nei valloni a nord di queste alture, nei quali soltanto potenti nostri concentramenti di fuoco (ineffettuabili purtroppo colle no,;tre scarse artiglierie) avrebbero potuto seriamente offenderle ed ostacolare la loro avanzata. Era compito del 2° Réggimento bersaglieri (meno il XVII Battaglio.ne), rinforzato dal Battaglione alpini Vicenza di attaccare frontalmente da sud le posizioni del Plaut e di Bocca di Valle Orsara, con l'appoggio del I Gruppo del 29° Reggimento da campagna e del III Gruppo del 5° artiglieria da campagna, del Gruppo Vicenza del 2° artiglieria da montagna schierato a ì\1. Coston, e dell' sa Batteria da montagna e della 2a Batteria da 75 A. in posizione a La Gusella e M. Toraro. Frattanto la Brigata Novara doveva attaccare le stesse -

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AZCONI NEL TRENTINO

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A~ioni dell'autunno 1915 in Trentino.

posizioni, sul fianco sinistro e di rovescio, da est. Il resto del 5° Reggimento artiglieria campagna concorreva all'azione da Bosco del, Sommo. Preceduto da una ·preparazione d'artiglieria durata l' intera giornata dal 3 ottobre, alle ore r7,30 si sferrò il nostro attacco, ma la violenta reazione d i fuoco da parte del nemico e la persistente efficienza delle sue dife5e pa,sive, non ci consentirono progressi notevoli ; il 2° bersaglieri potè soltanto occupare quota 1685, fra M. Plaut e Bocca di Valle Orsara, ma su quel terreno scoperto, battuto di fronte e di fianco non potè permanervi a lungo ed all'alba del giorno dopo 4 ottobre, in seguito a contrattacchi nemici sostenuti da intenso tiro d'artiglieria e da lancio di bombe a mano,. dovette forzatamente ripiegare. Altri attacchi da noi sferrati-nei successivi giorni 6, 7 ed 8 ottobre non ebbero esito. migliore. -

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AZIONI IN VA L LAGARINA

Ma però l'azione della ga Divi1oione riuscì a richiamare forze nemiche dai vicini settori e la 34n Divisione 'ne approfittò per progredire verso Milleglobe e M. Ba:sson (Altipiano di Luserna) .

*** In Val Lagarina, nella notte sul 18 ottobre le nostre truppe compirono !':enza contrasto l'avvicinamento alla linea Dosso CasinaDosso Remit-M. Giove-Crosano-Talpino; conconero all'azione i Gruppi II e III del 29° Reggimento da campagna ed il Gruppo Genova del 30 artiglieria da montagna (meno la 3a batteria), Scala

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Azioni dell'ottobre 1915 in Val Lagarìna.

Consolidata l'occupazione a nord di Brentonico e di Crornno, il mattino del 22 ottobre il Battaglione alpini Verona con_qui~tò Dosso Remit, e il Battaglione lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti occupò Dosso Casina. Lo stesso giorno, nella zona del Garda il Battaglione Alpini Vestone occupava senza colpo ferire Cima Nodic, a no1:d di Prega1oine che per due intere giornate (20 e 21 ottobre) era stata battuta dalle nostre batterie da r49 G, dall'Altissimo di M. Baldo. Nelle Giudicarie, il III Corpo d'Armata mos~e alla completa con-

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Fig. 22 - Azioni deH'autunno 1915 i n Val Giudicarie.


AZIONI IN· VAL · CAMONICA E IN CADORE

quista del margine sud de~ solco Lago di Ledro-Daone, attaccando il ottobre M. Melino e Cima Palone. Sei Compagnie del 78° Reggimento fanteria rn.ossero su M. Melino appoggiate da una Sezione da 70 mont. in posizione a Malga Pissola : i nostri tanti furono però fermati a contatto dei reticolati nemici da un violento fuoco d'artiglieria, ma riprew l'attacco alle ore 5 del giorno 20, la posizione fu occupata. Il €>1° Reggimento fanteria (Brigata Sicilia) puntò con due Battaglioni (I e III) su Cima Palone, appoggiato dall'8a Batteria (da 75/906) del 16° Reggimento artiglieria campagna schierata a S. Croce sulla sinistra di Val d'Ampola, e dalla 30a Batteria montagna del Gruppo Genova in posizione sulla destra cli Vane Ovril. Il mattino del 19 ottobre il III Battaglione del 6I0 fanteria iniziò l'apertura dei varchi e alle ore I6 occupò di slancio la po~izione avversaria di Cima Palone, In Valcamonica, un reparto scelto del Battaglione alpini Valcamonica il 3 ottobre occupava la posizione del Torrione (Albiolo), ma un violento· concentramento di fuoco dell'artiglieria nemica lo costringeva successivamente a r ipiegare. Nel Cadore la 4a Armat_a cercò di impegnare fortemente il nemico con energiche offensive parziali, mentre la 2a e la 3a Armata martellavano furiosamente le difese austriache della fronte Giulia. Il 15 ottobre il nostro Comando Supremo richiefe alla 4a Annata di tenere a disposizione del Comando stesso un' intera Divisione, e in quei giorni gli austro-ungarici tolsero alla fronte ital~ana l'Alpenkorps. Il Comando della 4a Armata, proponendosi come scopo ultimo la conquista della testata di Val Badia aveva intanto già deciso di attaccare le difese nemiche fra Travenanzes e la testata del torrente Avisio con le truppe del IX Corpo rinforzate dalla ra Divisione del I Corpo d'Armata e da tre Batterie da 149 G. · · AJl' uopo :fin dal Io ottobre il Comando del IX Corpo cl' Armata aveva emanato il seguente suo ordine cli operazione : a destra la 17a Divisione rinforzata dà.I 3° Reggimento bersaglieri, da truppe alpine e dalle artiglierie di medio calibro di Val Casteana doveva tendere alla conquista della Conca di Valparola e della cortina SettsassM. Sief ; a sinistra la 18a Divisione doveva tendere alla zona di M. Sie-f. La fa Divisione, rinforzata dalla 24a Batteria da montagna, 18

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AZ!ONl J'N VAL CA MONICA

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Fig. 23 - Azioni dell'autunno 1915 in Val Camonica.

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avrebbe agito a nord del lago d'Alleghe, disloca11do un Gruppo dell'8° Reggimento da campagna in Val Casteana. In totale entravano in azione : da parte italiana : 35 Battaglioni fanteria, 3 Battaglioni bersaglieri, 3 Battaglioni alpini, 40 mitragliatrici e r6o pezzi d'artiglieria contro 5 Battaglioni di fanteria, z Battaglioni standschutzan, 2 Distaccamenti alpini (circa 4.3ro fucili), 36 mitragliatrici e 32 pezzi d'artiglieria da parte austriaca : notevole la forte percentuale delle mitragliatrici della difesa (i nove decimi delle mitragliatrici dell'attacco) . La r7a Divisione attaccò su quattro colonne : ra colonna a destra : Battaglione Alpini Belluno e Val Chirnne, III Battaglione del 45° Reggimento fanteria e una Sezione artiglieria montagna, per Cima Falsarego-Forcella Travenanies sul p iccolo Lagazuoi ; 2a colonna : II Battaglione del 45° fanteria, Battaglioni Bers·aglieri 'XVIII e XXV, una Sezione artiglieria .da montagna e una Sezione -

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AZIONI A UTUNNALI

da 47 mm. per i passi di Falsarego e di Valparola puntando sullo sperone Lagazuoi-Valparola ; 311 colonna : per la testata di Valparola verso gli obbiettivi di pendici nord-est di M. Castello e· alture ovest del Lago di Valparola ; 4a colonna : dalla fronte Settsass-Col di Lana contro la cortina Settsass- M. Sief. Lo schieramento delle artiglierie divisionali era il seguente : tra Forcella Travenanzes, Falsarego, Nuvolau, Cinque Torri Tofana 1a: 6 Batterie artiglieria da campagna ; z ½ Batterie da montagna ; una Sezione da 37 mm. ; 1 ½ ]?atteria cannoni da 149 G. (in Val Corteana); tra Valliate, Pra da Pontin, Nuvolau basso ed Averau : 6 Batterie a rtiglieria da campagna ; ½ Batteria da montagna ; un a Sezione cannoni 149 G., una Batteria obici da zro (Pra da Pontin). Dopo che i tentati nostri attacchi di sorprern andarono falliti si rivelò indi5pensabile una buona preparazione d'artiglieria. Il 18 ottobre alle 6 del mattino le nostre batterie aprirono iJ fuoco, a]le ore 14,15 allungarono il tiro e contemporaneamente le 4 colonne partirono simultaneamente all'attacco, ma quasi ovunque es~e furono arrestate da profonde fascie successi,1 e di robm.ti reticolati, sui quali la nostra artiglieria non aveva potuto aprire varchi sufficientemente larghi. Gli attacchi furono però per parte nostra rinnovati fino alla fine del mese cli ottobre conseguendo risultati materiali apprezzabili. La 18a Divisione agl suddivisa in due Raggruppamenti: il Raggruppamento occidentale agli ordini del Comandante della Brigata Alpi (51° Reggimento fanteria, 2 Battaglioni del 52° Reggimento fanteria, 34a Batteria da montagna, una Sezione di cannoni da montagna) operava sulla fronte tra Pasfo Ombrettola e il Cordevole ; il Raggruppamento orientale agli ordini del Comandante la Brigata Calabria era formato dalle truppe della regione Lana con due Batterie da campagna (3a del 32° Reggimento_e 6a del1' 8° da campagna), una Sezione cannoni da 42 mm., e drappelli -

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AZJONI AUTUNNALI

del genio: Le truppe della regione Lana erano agli ordini del Ten. Col. Peppino Garibaldi. Lo sclùeramento delle artiglierie divisionali era il seguente : 33° Reggimento artiglieria campagna col Comando a Moè: I Gruppo col Comando a Ronc ; 2a Batteria a Moè ; 3a Batteria con una Sezione a Pian, e con l'altra sezione alla confluenza di Val Davedina;

Fig. 24 - Colonn. Peppino Garibaldi

II Gruppo col Comando a Cima Valbruna; 4a Batteria a M. Laste, 5a Batteria a Cima Valbruna ; III Gruppo col Comando a Tabià Palazze ; ra. Batteria con una Sezione a Casera del Lago, e l'altra a Monte Padon, 8a Batteria a Sasso del Mulo; III Gruppo bis col Comando a Col Toront ; 6a. Batteria a Col Toront, 7a Batteria al Col Dadant ; 6a Batteria dell' 8° Reggimento artiglieria campagna sul costone · Pieve; II Gruppo del 13° Reggimento artiglieria campagna col Comando a Livinei ; 4a e 5,~ Batteria in regione LivineiM. Peré; za. Batteria montagna a sud-ovest del Lana; -

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Fig. .,-5 - Azioni dell'ottobre 19 15 in Cadore.


AZIONI AL COL DI LAl\'A

34a Batteria montagna col III Battaglione del 51° Reggimento fant eria a quota 2.249 (20 ottobre) ; una Sezione cannoni da 42 mm. col 59° Reggimento fanteria sul costone di Livinei (20 ottobre) ; una Sezione 70 mont. a Passo Ombrettola; una Batteria obici da 210 a Malghe Laste ; una Batteria cannoni da r49 G. (4 pezzi) a Col Toront (il 25 a Malghe Laste) ; una Sezione cannoni da 149 G. (2 pezzi) a Crepe di Ross.

Come sul fronte della 17a Divisione !'artiglierie predette, assegnate alla r8a Divisione, aprirono il fuoco alle ore 6 del r8 ottobre, ma però in regione Fedaia gli Alpini agirono di sorpresa senza preventiva preparazione d'artiglieria. Le nostre truppe della regione Lana attaccarono soltanto il mattino del 22 dopo che la nostra artiglieria aveva inflitto gravi perdite al nemico, il quale pertanto avendo preveduto quali sarebbero stati gli obbiettivi del!' imminente no$tro attacco, aveva tempestivamente tra$ferito nella zona di Col di Lana notevoli rinforzi, costituiti da un Battaglione e tre Compagnie di Kaiserjager, e della 4a Batteria del 41° Reggimento artiglieria da campagna su sei pezzi, e 'disponendo poi che un mortaio da 240 ed uno da 305 fossero messi in grado di battere, da Arabba, il monte tanto conteso. Alle 4 del mattino del 22 ottobre i Battaglioni del ten. col. Gar ibaldi balzarono innanzi : al centro, reparti del 52° Reggimento fan teria r iuscirono ad occupare il Fortino del Cappello di Napoleone, mentre a destra alcune unità del 52° e del 60° Reggimento fanteria conquistarono quota 2.250. Il 26 ottobre il ten. col. Garibaldi avanzò sul Cappello di Napoleone fino alla sella tra il Cappello e il Col di Lana. Le trincee nemiche, colme di cadaveri, atte$tavano chiaramente l'efficacia del nostro bombardamento. Il giorno 28 il II Battaglione del 91° Reggimento fanteria, dopo un'ottima p reparazione d'artiglieria, conquistò di slancio tutte le posizioni nemiche dal Cappello di Napoleone al Panettone, catturando 270 prigionieri ; ìl 3r il t en. col. Garibaldi occupò il Montucolo. Il I Corpo d'Armata prendeva intanto energicamente il nemico alla gola : tra il 20 e il 25 ottobre la 2a Divisione attaccò le posizioni del Forano. -

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AZfONI AL COL DI L ANA

Nella notte sul 20 ottobre il Battaglione .Alpini Pieve di Cadore, preceduto da un plotone sciatori, aveva mosso da Albergo Tre Croci, verso il Forarne, ma, aspramente disturbato dal freddo intenso, la sera del 22 aveva dovuto r ipiegare, e la Brigata Como che doveva favorirne l'azione, dovette fermarsi davanti ai reticolati nemici ancora in efficienza. In comple.,so, in que.,te azioni d'ottobre, la 4a Armata non solo impedì all'avversario cl' inviare rinforzi alla fronte isontina, ma l'obbligò a trasferire notevoli rinforzi nei settori da noi attaccati. Infatti mentre all'inizio dell'azione il nostro IX Corpo d'f\rmata aveva di fronte 7 e ½ Battaglioni, 36 mitragliatrici e 32 bocche da fuoco, ai primi di novembre doveva lottare contro 22 Bat taglioni (rr.802 fucili), nz mitragliatrici e 55 pe7,zi d'a rtiglieria. Notevole sovratutto l'aumento delle mitragliatrici nemiche, che nel fuoco d'armi automatiche dava alla difesa una schiacciante prevalenza sull'attaccante. Un così generoso ed efficace, per quanto indiretto concorso alla lotta nella fronte Giulia, costò alla 4a Armata ben 6.393 uomini, mentre soltanto r.813 nemici vennero messi fuori combattimento. L'accre;;ciuta for za del nemico non ritenne pertanto la nostra 4a Armata dal rinn.ovare senza posa gli attacchi nel corso del mese di novembre. Nella regione del Col di Lana alle ore 8 del 7 novembre la nostra. artiglieria iniziò il fuoco di preparazione : 2 Batterie di obici da zro batterono fino alle n ,30 la Cima del Col di Lana, e dalle II,30 alle 12,30 cinque Batterie del 33° Reggimento da campagna bersagliarono il Colle stesso e le retrostanti posizioni del Sief. Intanto le nostre truppe avanzavano su tre colonne agli ordini del ten. col. Garibaldi : Sul costone Salesei, quattro Compagnie del 59° Reggimento fante ria e una Sezione della 34a. Batteria da montagna ; sul costone di Agai il III Battaglione del 60° fanteria e l'altra Sezione della 34a Batteria da montagna ; sul co3tone cli Castello il III Battaglione del 52° fanteria e la za Batteria da montagna. Il tiro della no.,tra artiglieria riusci a sconvolgere i trinceramenti nemici obbligando i difensori a r intanar si nelle caverne e pa-

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AZ!ONr IN VAL CAMOKICA

ralizzando la sorveglian&a. delle vedette, tantochè a mezzogiorno, una Compagnia del III Battaglione del 60° fanteria, dopo e3sersi per una sottile cre3ta inerpicata dal Cappello di Napoleone fin sotto la Croce del Col di Lana, vi piom~ava di sorpre3a e, unitamente ad un plotone del III Battaglione del 52° Reggimento fanteria, ne catturava il pre_;idio. Ma nel pomeriggio dello ste_;so 7 novembre le batterie au3triache batterono furio3amente la po,izione, che a tarda sera e dopo un sanguino.30 contrattacco nemico, verso le 22 ricadeva nelle mani ·del 3° Reggimento Landeszchutzen. . Il I Corpo d'Armata rinnovò i suoi attacchi il 26 · ed il 27 novembre: ancora una volta gravi sacrifici di sangue mo::;trarono come le pinze tagliafili foJsero imufficienti ad aprire i varchi, nè meglio giovò l' impiego di speciali pedane per superare i profondi reticolati ancorati nella roccia.

*** In Val Camonica durante la grande guerra il Settore Tonale-

Adamello, per la sua eccentricità. rispetto all' intero teatro cli guerra nostro e per il compito assegnato alla I Armata dalla quale questo settore dipendeva, ebbe un' importanza del tutto secondaria ; e perciò raramente le operazioni militari che interessavano tale zona a,sursero all'onore della citazione sul Bollettino di guerra del Comando Supremo. Nella sua apparente tranquillità, e3so ebbe però peciodi di sussulti improvvisi e conservò durante tutta la guerra una particolare sensibilità in conseguenza di situazioni che in determinate occasioni vi si maturarono. L'asperità del terreno, il clima assai variabile neila stagione e.;tiva e inospitale in quella invernale, ed altre ragioni ancora, se e;ercitarono una notevole influenza sull'andamento delle operazioni di guerra, misero l'Artiglieria di fronte a problemi nuovi e comple,si che però furono affrontati e risolti brillantemente quando si trattò di dare alla fanteria, e particolarmente agli Alpini, il fraterno appoggio. · Nell'anteguerra l' Au;tria si era premunita dalla parte della te,tata del torrente Noce facendo erigere quattro opere a difesa diretta della Sella del Tonale, e due opere a dife::;a di Val del Monte : -

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AZ[ONI ALL' ADAMELLO

fronteggiavano il Pa,so del Tonale i Forti Saccarana .e Pozzi Alti, situati a circa 6 chilometri dal no3tro confine ; a qualche chilometro più indietro erano stati co:;truiti i due fortini Strino e Velon, tutti provvisti di un mode:;to armamento di artiglierie (di solito obici da IO e pezzi da 8 in casamatta). Contro la Forcellina cli Montozzo erano stati costruiti i Forti cli Fratta Secca e di Barba di Fiori, provvisti di cannoni da 8 e smsidiati da mitragliatrici. Qualche rifugio era stato eretto alla testata di Val Genova. L' Italia da parte sua nei primi anni di questo

Fig. 27 - Colonn. Annibale Arzani

Fig. 26 - Generale Tito Lanzoni

secolo aveva fatto co ,truire sul versante nord di M. Corno d'Aola il Forte omonimo, armato con 4 cannoni da 149 in cupole gir~voli, de-;tinate a sbarrar.e la Sella del Tonale, e qualche appostamento per artiglierie nella regione adiacente. La teoria degli << ostacoli naturali insormontabili» aveva fatto e3cludere qualsiasi eventualità di operazione di guerra nella regione dell'Adamello ; ma gli au5triaci, dopo la dichiarazione della nostra neutralità, vigilavano attentamente dappertutto, e appena avvenuta la dichiarazione di guerra ci prevennero occupando talune località particolarmente importanti. Ciò originò schermaglie e reazioni da par te no:,tr.a, ed ebbero cosi inizio alcune operazioni a piccolo raggio · intese a rettificare qualche errore iniziale. -

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AZIONI

IN VAL CAMONICA

Allo scoppio delle no3ti:e 03tilità il Settore Val Camonica fu occupato dalle truppe della 5a Divisione di fanteria a complemento di alcuni battaglioni alpini che già vi permanevano da tempo. L'artiglieria del settore vi comprendeva un Comando d'artiglieria d'assedio con sede a Pontagna, tenut o dal magg. Annibale Arzani dal quale dipendevano il Forte Corno d ' Aola, una batteria da 87 B postata a Cima Lesorti, una batteria da r49 G postata a Cima Bleis, una batteria di mortai da r49 G tra la Forcellina di Montozzo ed il Passo dei Contrabbandieri, z cannoni da 75 B montagna postati

Fig. 28 - ·co tonn. Ettore Capuano

Fig. 29 - Capit. Gaetano Brini

alla Forcella di M~ntozzo, una batteria di mortai da zro postata nella regione di M. Tonale (italiano), alcuni pezzi da 75 A per la difesa mobile, e una sezione da 70 montagna. Della sa, Divisione faceva organicamente parte il 27° artiglieria da campagna (colonn. Lanzoni) co3tituito da 8 batterie armate con materiale da 75/906, formate su tre Gruppi : I Gruppo magg. Saracchi colle batterie ra., za e 3a,; II Gruppo magg. Capuano colle batterie t 4a e 5a; III Gruppo magg. De Seigneux colle batterie 6a, 7a e Sa. Per esigenze · di impiego, subito dopo la mobilitazione il III Gruppo, al completo, fu avviato alla fronte dell' Isonzo e rientrò in Val Camonica soltanto alla fine del r9r6. All'entrata in guerra la ra e la za batteria col Comando del I -

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AZIONI IN V AL CAMONICA

Gruppo furÒno avviati a Bormio e dislocati in Val Forcola; la 3a batteria prese posizione nella regione di M. Serodine (M. Tonale) ; il Comando del II Gruppo ebbe sede a Vezza d'Oglio con la 5a batteria (cap. Brini) ; la 4a batteria (cap: Flores) fu lasciata a Edolo quale batteria mobile a diretta disposizione del Comando della Division·e. Nella notte del 24 maggio gli austriaci, prevenendo gli italiani, occuparono il Passo ·del Paradiso da noi chiam_a to Passo del Monticello costituente una angusta depressione che separa la conca di Presena e l'ampia falcatura del Passo Tonale.

Fig. 30 - Gen. Giulio de Seigneux

Fig. 31 - CoJonn. Alfredo Saracchi

Tutta l' importanza di tale regione è data d~lla possibilità di esercitare dall'alto una estesa vigilanza sull'alta Valle Camonka :fin quasi a Vezza d' Oglio : era insomma una spia che gli austriaci mettevano "in casa nostra. Da ciò ull:a serie di tentativi che si possono così ri_assumere : Nella ·notte sul 9 giugno il battaglione alpini Morbegno, scendendo dal ghiacciaio del Pisgana, tenta di sorprendere il presidio austriaco che occupa la Conca di Presena. La sorpresa fallisce e la reazione dell'artiglieria austriaca si manifesta subito con un poderoso concentram.e nto di . fuoco nella Conca suddetta, ca-qsanclo oltre un centinaio cli perdite tra morti e feriti. I no:,tri .osservatori non riescono a scovare pezzi némici che fanno fuoco. -

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A ZIONI IN VAL CAMONICA

L' insuccesso subito porta ad una nuova azione la quale è preceduta da . un nostro bombardamento sui forti austriaci Saccarana e Pozzi Alti. A tal uopo il Comando Supremo invia in Val Camonica due obici da 305 mm. che sono sistemati in postazione nei pressi di Poja, a circa un chilometro p rima di Ponte di Legno e comandati da l cap, Capaldo. Al bombardamento effettuatosi il 15 agosto contro il Forte Saccarana partecipa la batteria mortai da zro (capit. Sbricia-Fior;etti) e uno solo degli obici da 305, non essendo in efficienza gli a ltri p ezzi della batteria. Il mattino del 19 i due obici possono

Fig: 32 - Capit. Ìlùebrando F loi·es

F ig. 33 - Gcn. F ederico Capaldo

agire contro il Forte Pozzi Alti, con effetti visibilmente distruttori, ma nei giorni p recedenti il nemico ha potuto portare ·fuori il materiale e le m unizioni. ~eutralizzata l'azione delle due opere nemiche, il mattino del 25 agosto viene ritentata la conquista del Passo del Mont icello operando dimost rativamente sulla Sella del Tonale con alcuni battaglioni di fanteria ; mentre il battaglione Morbegno, seguito da una Sezione da 70 montagna (ten. Colombo) , per le a lpi di Pajole, deve penetrare in Val Presena e catturarvi il nemico. Tutta la notte sul 25 agosto la Conca di Presena è battuta dal Forte di Corno d'Aola; le posizioni nemiche alla testata di Val Vermiglio sono battute eia uno dei mortai da zro e da lla batteria da

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SCALATE DEI 1>rcc6Lr cALiimt

87 B d~ Cima le Sorti. Con le truppe di fanteria debbono operare

le due batterie del II Gruppo del 27° artiglieria e due pezzi da 76/17 giunti da qualche giorno nella zona, col concorso della 3a Batteria (ten. Pandolfi) da Conèa Serodine. Verso le 6 del mattino del 25 è segnalato il movimento nostro, e l'artiglieria nemica (i pezzi da ro e· da 8 tolti dal Forte Pozzi Alti) aprì il fuoco battendo a zone tutta la prateria del Tonale. Alle 8,40 la 4a Batteria del 27° artiglieria prende posizione al galoppo nei pressi di Cascina Faita, ed apre il fuoco contro le Alpi d.Ì Pajole e poi contro Malga. Pece. Gli scoppi degli shrapnel austriaci sono eccessivamente alti ; le pallette cadono per il proprio peso e non producono perdite nella batteria; qualche perdita si ha nelle truppe di fanteria che tentano cli operare verso le alpi cli Pajole. Per una serie di contrattempi, l'azione non procede: alle ro,3ò l'artiglieria nemica, esaurite le munizioni (come si è saputo dopo) ce.ssa il fuoco; l'azione langue e le nost re truppe ripiega1;0 sulle posizioni di p,trtenza. Il presidio ·austriaco di Conca Presena, oltre a ricevere riforniment~ dalla Valle Verrnigiiana, è in collegamento attraverso i Passi di Marocaro, dei Segni e di Presena, colla testata di Val Genova dove il Rifugio Mondrone ed il Rifugio Bolognini sono organizzati in proposito. Sorge nuovamente l' idea di ritentare la conquista del Passo del Monticello scendendo in Val Presena dal Costoné Casamadré: e dal Castellaccio. Per appoggiare l'azione degli alpini viene destinato un pezzo da 76/Jr.7 sul Castellaccio, e altro pezzo dello stesso tipO' dovrà essere portato sulla vedretta del Pisgana per poter })attere il Rifugio 1VIandrone. Cominciano cosi le scalate dei piccoli calibri su posizioni ritenute inaccessibili : cordate, traini, trasporti a spalla del materiale e delle munizioni interrompono l'attività metodica ed uniforme . dell'.arti-", glieria della zona. Il capit. Flores proveniente dall'artiglieria da montagna, pù1" mantenendo il comando della 4a batteria del 27°, è destinato. ·ad aprire la serie delle numeros~ acrobazie artiglieresche sui ghiacciai : e perciò tra il 29 agosto ed il 2 settembre un pezzo da 76/17 colle sue munizioni è portato Corno Bedole (quota !315) per battere il Rifugio Mandrone; nei giorni dall' 8 al 12 settembre un altro cani10ne

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AZI0N1 I N VAL CAMONICA

da 76/r7 è portato sul Castellaccio. La fatica di pochi artiglieri e degli alpini per portare in alto il materiale e le munizioni superando un dislivello di 2.000 metri a partire dalla Conca di Sozzine (Val Narcanello), riesce veramente estenuante alternando cordate su tratti scoscesi, a strapiombo, con trasporti a spalla. Nella notte sul r4 settembre un battaglione alpini (sempre il Morbegno) deve scendere nella Conca di Presena; il pezzo da 76/r7 deve appoggiarne l'azione battendo le ridottine nemiche ed il capit. Flores è incaricato cli dirigere l'azione del pezzo stesso. Alle 3,30 del I4 il pezzo apre il fuoco contro le ridottine già individuate nel pomeriggio del I3 ed il risultato è visibilissimo. Difficoltà cli terreno non consentono la discesa degli alpini, ed intanto dato l'allarme, l'artiglieria austriaca comincia a battere il Costone Casamadre mentre reparti di fanteria contrattaccano un plotone di alpini che era riuscito a conquistare la quota 2902. Il cannone da 76/r7 riprende il fuoco a 700 metri contro gli attaccanti conseguendo ottimi risultati e facendo rotolar molti nemici nella Conca sottostante. L'artiglieria austriaca, appena individuata la postazione del pezzo da 76/r7 vi concentra un poderoso fuoco che sconvolge la postazione e ferisce gravemente il capopezzo sergente Sanguettola. L'azione si chiude con questo episodio e così anche il t erzo tentativo per la conquista del Passo è fallito. Nei primi di settembre giungono in Val Vermiglio due mortai da 305 au.;triaci e dal 20 al 27 battono intensamente il nost ro Forte di Corno d' Aola, inchiodando una cupola e danneggiando le soprastrutture dell'opera. La batteria di Corno d'Aola effettua frattanto tiri aggiustati nella Conca di Presena e su altri obbiettivi nemici. L' intensa azione dei predetti mortai da 305 rende assai precaria la sorte del personale, il quale però seguendo l'esempio del magg. Arzani, Comandante di Gruppo, del capit. !\fondini Comandante di batteria e di tutti gli altri ufficiali, continua con severa disciplina e con spirito di sacri:fìcio a compiere il proprio dovere, preparati tutti al sacrificio estremo. Ma prima di a rrivare ad un tale epilogo, ordini superiori prescrivono il disarmo dell'opera ed il trasporto del . materiale - meno un pezzo che deve rimanere nel!' interno del Forte - sul costone Dosso delle Pertiche, dove allo scoperto sorge subito la nuova batteria. Verso la fine di settembre il Comando del 27° artiglieria assume


OPERAZIONI IN CARNIA

il comando di tutta l'artiglieria del Settore e vieIJ,e iniziata la preparazione dell'ultima azione che dovrà svolgersi contemporaneamente all'offensiva italiana ordinata per tutto il fronte di guerra. Arrivano nel Settore Val Camonica 3 obici _d a 280 uno dei quali viene postato in un rientrante della strada nazionale del Tonale nei pressi del!'Albergo Faustinelli mentre gli altri due _trovano posto nei pressi di Precasaglie. All'operazione, da svolgersi tra gli ultimi giorni di ottobre ed i primi di novembre, devono partecipare tutte le artiglierie in postazioni fisse e la 4a batteria del 27° 3:rtiglieria che prende posizione con soli tre pezzi a cavallo della strada nazionale, all'altezza di Cascina Faita, con 9sservatorio sul Costone di quota 2100. Nel pomeriggio dèl 31 ottobre un tentativo fatto da una centuria alpina per sorprendere elementi austriaci a quota 2432 del costone dei Monticelli, è presto sventato dal nemico che reagisce con fuoco di mitragliatrici. A protezione del ripiegamento degli · alpini interviene tempestivamente il fuoco dei tre pezzi della 4a. batteria che con raf. fiche a shrapnel ed a granata obbligano gli austriaci ad abbandonare quella quota~ Prima del crepuscolo qualche colpo da 280 è sparato dalla postazione dei Faustinelli senza provocare alcuna reazione di grossi calibri austriaci. Prigionieri nemici informano che uno dei 305 era scoppiato in settembre, e l'altro aveva cambiato settore. Nella notte sul 1° novembre mentre le nostre fanterie avanzano per raggiungere le posizioni di partenza della progettata offensiva, incomincia. una fitta nevicata che in breve accumula oltre un metro' di neve sulla Sella del Tonale, seppellendo uomini e materiali: protraendosi il maltempo, e rendendosi sempre più difficile qualsiasi movimento, !{operazione viene sospesa.

*** In Carnia due .notevoli operazioni d' iniziativa austriaca attestarono quanto anche al nemico riuscisse difficile espugnare posizioni ben sistemate a difesa . . Mentre gli austriaci già in settembre avevano riconquistato le posizioni di M. Lodin-Val di Paulis, in ottobre vollero ridurre più efficacemente la minaccia: che dalle nostre posizioni delle Alpi Car.: niche incombeva sulla Carinzia. In questo settore, 37 Battaglioni italiani (37.524 fucili) con 192

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AZIONI CON'l' RO M. CUASTALLA

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Fig. 34 - A~ioni contro M. Cuastal !·a.

pezzi e 88 mitragliatrici si contrapponevano a forze austriache alquanto superiori (40.000 fucili con 25_0 pezzi e r48 mitragliatrici) . Per fronteggiare l'attacco austro-ungarico nell'azione da esso svolta contro Monte Cuastalta, le truppe italiane erano così schierate a difesa: Comando di Sottosettore : M. Paularo. Tra Pizzo Avostanis e Passo di Pramosio: r4a Compagnia alpini del Battaglione Borgo S. Dalmazzo, 7a Compagnia del 146° Reggimento fanteria, una. Sezione mitragliatrici. Agivano a protezione : 4a Batteria del 49° Reggimento artiglieria campagna a Casera- Cuesta Robbia, 5a e 6a Batteria del 49° Reggimento a M. Neddis, un mortaio da r 49 a Casera Malpasso, una sezione cannoni r49/35 a M. Paularo, 6a Batteria da. 75 A a Monte Paularo e Monte Dinon, r5a Batteria montagna a. Pizzo Avos.tanis.


AZIONI IN C ARNIA

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Fig. 35 - ,c\.zioni in Carnia nell'autunno 1915.

La p reparazione d'artiglieria nemica si prolungò per le tre giornate 9, ro e II ottobre, e alle ore 9 del 12 ottobre, dopo altre due ore di fuoco intenso, notevoli forze avversarie {II Compagnie e 3 Distaccamenti mobili) sferrarono l'attacco. La nostra arfiglieria sbarrò nettamente il passo <.lel Rio Pecol, controbattè energicamente le batterie avversarie, bersagliò implacabilmente le ondate neni.iche di attacco, mentre le nostre fanterie , con mirabile calma le attendevano e, con fuoco a comando a 200 metri, definitivamente le sbaragliavano. Le nostre perdite (17 morti e 45 feriti), in relazione agli scarsi effettivi cli fanteria da noi impegnati, furono abbastanza gravi. Le nostre truppe dovettero poi opporsi all'azione svolta dal nemico e iniziata il r8 ottobre contro il lVIittags Kofel- Kopfach,

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AZIONI IN VAL DOGNA

per la quale la 92a. Divisione austro- ungarica (magg. gen. Fermengl) , sostenuta da 29 pezzi di medio e grosso calibro, oltre alle batterie leggere, urtò contro il nostro Sottosettore Val Dogna. n mattino di quel giorno 18 ottobre lo schieramento italiano era il seguente : Comando sottosettore Val Dogna: Chiont. II Battaglione del 4° Reggimento fanteria e 70a Batteria montagna a Forcella Bieliga ; Battaglione Vàlpellice e 37a Batteria montagna a Cuel Tarond; Battaglione Gemona su Due Pizzi- Mittagskofel- Kopfach-Jof di lVIontasio. In riserva : Battaglioni I e IV del 4° Reggimento fanteria a Chiont e Dogna. Potevano poi agire a protezione le seguenti artiglierie : una Batteria da 305 a Dogna, _una Batteria da 280 a Chiont, una Batteria mortai da 210 a Pian dei Spadovai, un cannone da 149 A. a Somdogna, una Batteria cannoni da r49 G a sud di Pian dei Spadovai, una Batteria da 75 A ad e5t di Splans. Il 14 e 17 ottobre l'avversario aggiustò il tiro; alle 6,45 del 18 iniziò la preparazione d'artiglieria .mentre le sue · colonne d'attacco avanzavano per completare l'avvicinamento (1). Però tre colonne nemiche furono nettamente arrestate dalle nostre mitragliatrici, delle quali agirono con particolace efficacia quelle postate nel punto d'appoggio a sud-e:;t del ì\1ittagskofel e sulle quali si concentrava il fuoco d'artiglieria nemica, vanamente furioso. Lo sforzo austriaco si accanì specialmente contro la Sella di Somdogna, e alle 16,15 dopo aver effettuato per mezz'ora un fuoco d'artiglieria celere e violentissimo, il nemico sferrò l'attacco che però fallì completamente, così come pure andò a vuoto un altro tentativo operato il 19 ottobre. Gli austriaci lamentarono ben 63 morti, 338 feriti, 13 dispersi, mentre noi perdemmo soltanto 70 uomini. (x) Gli a ustriaci impiegarono, oltre ad una Battèria di piccolo calibro; 2 mortai da cm. 30,5; 16 obici da cm. 15; 9 cannoni da cm. 12 ; 2 obici da cm. xo da posizione, .e cioè in totale, 29 pezzi di medio e grosso calibro. I colpi di medio e grosso calibro sparati dagli austriaci· il 18 ottobre furono circa 8000 e cioè moltissimi. Gli inglesi nell'Artois dal 12 al 24 settembre 1915 avevano sparato 22200 colpi d'artiglieria pesante.

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AZIONI DEL DICEMBRE 1915

*** L'autunno, sui monti e nelle fangose_trincee del Carso, cedeva rapidamente il passo al rigido inverno. I quadrupedi delle Batterie da campagna ne soffersero gravemente e si cominciò ad inviare nelle retrovie drappelli di ca\;alli da sella, mentre lunghe colonne di muli delle batterie da montagna e someggiate salivano instancabili sulle più alte pendici con pe:,anti carichi di tavole, di lamiere e di materiali di vario genere per la prima sistemazione invernale dei reparti di pr_ima .linea delle varie Armi: contributo d' incalcolabile valore alla resistenza morale dei nostri soldati e sovratutto dei fanti, altrettanto pazienti e modesti quanto tenaci e valorosi. Ma malgrado l'avversità della stagione la lotta continuava anco1 a ad avere dei sussulti. La ra Armata continuò così la sua tenace se pur lenta avanzata ver6o migliori sbocchi offensivi : in zona di M. Vies, il 7 ed 8 dicembre, con azioni di pattuglie e d'artiglieria vennero aperti i varchi, e la sera del 9 i nostri serrarono sotto a poche decine di metri dagli obbiettivi; e alle r4,30 del 20 dicembre assaltarono e presero M. Mascio e M. Vies. In Val Lagarina, per migliorare le condizioni di vita e per intercettare le comun~cazioni Riva-Rovereto, fu occupata una linea di difesa bassa alle falde dello Zugna e del Baldo, e fra il r 7 e il _25 dicembre vennero occupati senza difficoltà l\foscheri, Toldo, Senter, Loppio e Mori. · Più ad occidente il mattino del 30 dicembre reparti del 6° Reggimento alpini conquistarono di primo impeto Dosso Alto e Malga Zurez, mç1, verso le 14 del giorno stesso, dopo un violento fuoco dellé!, loro artiglieria, gli avversari ripresero Malga Zurez. In complesso la sistemazione difensiva della ra Annata non migliorò perchè praticamente si diedero compiti di resistenza ad oltranza alla linea di difesa bassa, completamente dominata dagli osservatorii e dalle batterie nemiche del Biaema. Nel Cadore nostri attacchi in zona Col di Lana-M. Sief, come al solito, · si intransero contro i reticolati nemici. Sull' Isonzo, il 6 dicembre la felice iniziativa del Comandante del I Battaglione· del 131° Reggimento fanteria· duscl di sorpresa 1

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CARATr:i.l{ISTICHE DELLB LOTTE AUTUNNALI

(come troppe volte seppe fare il nemico) a sfruttare i vantaggi che la nebbia può dare all'attaccante. Senza alcuna preparazione i nostri piombarono inavveriti nella trincea nemica catturandone i difensori e dilagando nelle posizioni avversarie lungo un fronte di circa 400 passi. Dopo varie alternative di attacchi e contrattacchi la posizione restò nelle nostre mani.

*** Nelle fatte narrazioni abbiamo di proposito citato anche fatti di secondaria importanza e ricordati anche piccoli reparti di fanteria affinchè col maggior numero di esempi meglio emergano le caratteristiche di queste lotte autunnali del r9r5, caratteristiche salienti talvolta similari e talvolta opposte tra loro, e cioè, per esempio, la monotonia p ressochè costante di un generale indiriizo tattico, e conseguentemente di risultati; la molteplicità di espedienti e di astuzie : sovrattutto abbiamo ritenuto doveroso di seguire la suindicata metod ica affinchè, nella m.e moria dei letto ri che allo ra combatterono, possano insieme rivivere le ripetute affermazioni di valore dei nostri artiglieri e il diuturno eroico sacrificio dei nostri fanti. Su tutta la fronte la lotta sost anzialmente si ridusse ad attaccare posizioni rafforzate ed a mantenerle contro reazioni avversarie. L'avanzata e la manovra al di là degli obbiettivi raggiunti furono spesso previste negli Ordini d' Operazione, ma non poterono mai essere realmente effettuate, ed i problemi ad esse relativi non ebbero pratica soluzione. Le possibilità della nostra artiglieria, costituita, come sappiamo, da piccoli calibri in gran maggioranza a deformazione, e da modeste aliquote di medii e grossi calibri in gran parte di vecchio modello, possono cosi riassumersi per quanto riguarda le lotte del r9,r5: r 0 ) - Elevata capacità di distruzione di· trincee e di difese di media consistenza, ma però in limiti di tempo assai notevoli: fu quindi quasi sempre difficile di poter ridurre e tanto meno di abolire il tiro di preparazione, tanto che venne perciò a man~re la sorpresa; 2°) - Scarsa o nessuna efficacia/ di distruzione dei reticolati per mancanza di proietti· ad alto contenuto di potente esplosivo.

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LE POSSilHLITÀ DELLA !\OSTRA A RTJGLIERIA

Ottima sarebbe stata la granata-mina da 149/12 pesante campale, ma purtroppo in quella fase iniziale non possedevamo molti mortai da 149 nè molti obici da 149/rz, e parecclii di questi ultimi, come é noto, scoppiarono nei primi mesi di guerra: troppe volte quindi i nostri attacchi si infransero contro reticolati pressochè intatti ; 3°) - Azione estremamente micidiaìe su truppe ammas5ate in trincee ed immobili su terreno scoperto ; efficacia poco minore contro truppe_in moto, che se non poterono quasi mai essere arrestate dai tiri dell'artiglieria, arrivarono però all'as~alto già duramente provate. Ne consegue che per i nostri tiri, l'artiglieria aveva una notevole idoneità a logorare l'avversario nei pei:iodi di relativa calma, idoneità che per altro era neutralizzata dalla scarsezza di munizioni, mentre la nostra artiglieria aveva un~ formidabile capacità d'annientamento di truppe nemiche, ferme sotto i nostri reticolati oppure nel momento in cui esse occupavano una posizione subito dopo di averla conquistata. Viceversa alla nostra artiglieria mancò quasi sempre la possibilità cli svolgere un'analoga a~ione distruttiva contro i rincalzi del difensore, e ciò perchè non avevamo obici cli piccolo calibro e :rerchè i rincalzi austriaci erano talvolta riparati non s6lo dalle ondulazioni e dagli anfratti del terreno montano, ma anche da appositi ricoveri e (( tagli a petto >>. In conclusione, l'a'rtiglieria (non solo la nostra, ma anche e for~e pi11 ancora l'austriaca) poteva talvolta non soltanto impedire che l'attaccante giungesse sull'obbiettivo con un sufficiente residuo di capacità combattiva, ma più spesso riusciva ad ,impedirgli di rimanervi, o rendendogli impossibile la vita, o spianando la via al contrattacco del difensore. 4°) - La controbatteria si rivelava dunque indispensabile in ogni fase dell'azione e specialmente nel momento culminante della lotta, nel momento cioè in cui le teorie sino allora dominanti avrebbero voluto che tutto il fuoco fosse diretto sulla fanteria nemica. Ma la controbatteria riuscì in genere insufficiente e certo poco efficace. Si p uò infatti ritenei:e che essa - sia da parte austriaca che da parte italiana - non abbia mai raggiunto effetti di grande importanza nel quadro complessivo dell'azione tattica anche se generò moltissimi episodii di fulgida bravura artiglieresca e di alto eroismo militare.

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LE POSSIBILITÀ D~LLA NOSTRA ARTIGLIERI A

È però da notare che la deficienza della controbatteria fu assai più funesta a noi, che quasi sempre attaccavamo, che non all'avversario. 5°) - Limitata possibilità di neutralizzare gli elementi attivi nemici, soprattutto mitragliatrici, improvvisamente rivelantisi nel corso dell'azione. Que3te caratteristiche, - emergenti da lunghi mesi di lotta cruenta, trovano la loro spiegazione in condizioni di impiego, di addestramento, di t ecnica del tiro e di organizzazione del materiale; vennero in parte già lumeggiate, ma non sarà forse fuori luogo ripeterle, riassumerle e chiarirle in relazione alle principali ·fasi del combattimento e alle azioni di fuoco dell'Arma nostra. Per ciò che riguarda la preparazione, la scarsezza quantitativa . e qualitativa dei mezzi di distruzione è dimostrata chiaramente dal fatto che spesso lo stesso con,c etto di azione tattica si fece dipendere dall'opportunità o di concentrare nel tempo ò nello spazio il fuoco d'artiglieria, o di farlo agire su ampia fronte per ingannare l'avversario, o addirittura di disperderlo su singoli obbiettivi separati coll' intento di ottenere in qualche modo un minimo di distruzione : in altri termini col poco disponibile si cercò in ogni contingenza di conseguire il massimo p ossibile. Già accennammo all'inidoneità di quasi tutti i proietti, allora in uso, ad aprir varchi nei reticolati, e alla scarsa celerità di tiro dei medii e grossi calibri di tipo antiquato, celerità che del resto anche nei materiali moderni dinùnuisce praticamente assai col crescere del calibro. Di massima poi, sebbene la fissità delle fronti potesse consentire il tiro di preparazione· senza ricorrere a quello di aggiustamento, viceversa vi si faceva quasi sempre ricorso, ma ciò finiva per avere una secondaria importanza, perchè molte e troppe volte parecchie ore di preparazione erano richieste dalla necessità, allora generalmente ammessa, riconosciuta e quindi imposta, di dover riuscire a demolire se non tutte quanto meno la massima parte delle difese avversarie, e questo mentre ancora poche erano le bocche da fuoco potenti e scarso era allora il munizionamento moderno ad alto .esplosivo. Circa l'accompagnamento ed appoggio devesi ricordare come premessa che la possibilità di battere con prontezza ed efficacia gli obbiettivi avversari che improvvisamente si presentano durante il nostro attacco dipende dalla possibilità di r iconoscere al più presto


RELAZI0N l E CONTATTI FRA I VARI COMANDI

l'obbiettivo e agire su di ·esso con sufficiente precisione e potenza di fuoco, senza offendere le nostre fanterie. In questo primo anno della nostra guerra gli avversari · erano spesso a brevissima distanza fra loro ; batterie arretrate potevano quindi difficilmente intervenire senza offendere le proprie truppe. Ed ecco apparire nelle prime linee cannoni da 70/15, da 65/17, e molto spesso anche artiglierie da campagna : bocche da fuoco che tutte quante, come dicemmo, non erano molto adatte per un tale compito, mentre particolarmente inadatto era il· 70/15. Ma d'altra parte in quel momento non vi era nulla di meglio, e l' immenso beneficio morale che i fanti trassero da quell' immediata, visibile e controllabile azione dei cannone sugli obbiettivi che interessavano anche i minori loro reparti, premiò largamente il molto sangue generosamente versato dagli artiglieri in questi tiri... al bersaglio. Le Divisioni e talora le Brigate e le Colonne d'attacco ebbero spesso alle loro immediate dipendenze, come più volte si disse, batterie someggiate, da montagna o da campagna : il re~Jo delle artiglierie dipendeva generalmente dai Comandi d'artiglieria divisionale o di Corpo d'Armata. I contatti con i Comandi di fanteria erano spesso stretti ed intimi oltrechè con le batterie da essi direttamente dipendenti anche con quelle che da un certo tempo erano schierate nel rispettivo settore e che, data la staticità delle fronti, ben conoscevano situazione e terreno. Meno strett i erano viceversa in genere i rapporti tra fanteria e batterie di medio e grosso calibro. . Comunque, le relazioni dei vari Comandi delle Unità d'artiglieria coi reparti in linea, e sovratutto le richieste e gli ordini di fuoco non seguivano nonne assolutamente costanti nè si giovavano ancora di una stabile ed adeguata organizzazione di pattuglie di collegamento. Le trasmissioni di ordini e comunicazioni erano assicurate, per lo più, solamente da portaordini, oscuri eroi, troppe volte arrestati a metà strada dal fuoco nemico ; cosicchè di regola le batte"rie intervenivano per iniziativa dei Comandanti di batteria, agenti talvolta in relazione ad accor di preventivamente presi coi Comandanti di fanteria. Non risulta però che mancati interventi di fuoco abbiano compromesso gravemente azioni di grande importanza, mentre è certo che molte volte i nostri p ezzi, per sagace iniziativa dei loro

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APPLICAZIONÈ DJ;:I SIStEMI DEL TIRO PREPARATO

Comandanti e pet la pronta azione del loi:o fuoco, sventarono improvvise reazioni nemiche. In -questi tiri d'appoggio si sentiva particolarmente la mancanza di obici leggeri, cosicchè alcuni esperti Comandanti di Batteria non - esitarono a ridurre le cariche di lancio per incurvare le traiettorie; ma naturalmente questa non poteva essere e non fu una regola generale. Spesso i Comandi superiori o i Comandi delle Unità di fan- · teria chiedevano il tiro su obbiettivi mai battuti ed anche assai distanti dai consueti bersagli, e questo avvenne non di rado anche di notte o con nebbia, ed in tali circostanze non vi fu la possibilità di aggiustare il tiro. Senza una direttiva uniforme, ma giovandosi delle elevate cognizioni t ecniche apprese nelle scuole di reclutamento, e della pratica professionale acquisita nelle annuali Scuole di tiro, i migliori Comandanti di Gruppo e di Batteria da campagna, mentre applica vano i sistemi del tiro preparato, si misero in grado di tener conto del vento e delle variazioni barometriche e termometriche. Gli artiglieri da fortezza si giovavano dei metodi del tiro preparato, che a molti ed anzi a troppi giovani ufficiali d'artiglieria da campagna non erano famigliari: d'altra parte, anche nella Specialità d'artiglieria da fortezza, gli affrettati reclutamenti conseguenti dalla guerra avevano introdotto ufficiali di troppo scarsa cultura professionale, e talvolta anche di troppo limitata cultura generale. E tutto questo avveniva proprio da noi, in Italia, dove . j:>er merito di nostri illustri artiglieri la Balistica esterna aveva raggiunto da t empo una grande _perfezione scientifica ma d'Ove non se ne erano però completamente chiarite e divulgate le necessarie appliçazioni pratiche ; nè del resto se ne erano preparati i mezzi~ tanto che le batterie po.,sedevano soltanto carte dell'r al roo.ooo. Così la scienza era in parte rimasta praticamente infeconda! Monito altrettanto severo quanto modesto, a non separare m'ai nell'artigliere lo spirito della più ardita iniziativa e l'audacia tatt ica più spregiudicata dalla più completa capacità tecnica, affinchè di tutte le piì1 profonde conoscenze scientifiche egli pòs!:'a all'occorrenza trarre giovamento. Richiesta dalle truppe e prescritta dai superiori Comandi· con sempre cr.escente insistenza, la (< controbatteria » fu affidata a masse


IMPORTANZA DELL ' ARTIGLI'.ERIA

d'artiglieria tenute alle dipendenze dei Comandi d'Armata o di Corpo d'Armata, mas~e alle quali, agli altri compiti già loro demandati, veniva ad aggiungersi anche questo importantissimo. Ma si trattava di masse non molto grandi, e per tale tiro la scarsità di materiali moderni e la deficienza nell'attuazione del tiro preparato facevano sentire tutte le loro dannose conseguenze, giacchè, abili e fortunati tiri di smonto non potevano praticamente valere quanto massicci e improvvisi concentramenti di fuoco che si fossero abbattuti al momento giusto sulle batterie nemiche più moleste. In quel primo anno mancava ancora una rete di osservatorii e di adeguate e sicure comunicazi oni di controbatteria : e del r esto, specialmente sul Carso, i nostri 03servatorii non potevano veder e oltre le dominanti p o:;izioni delle prime linee avversarie, mentre gli aerei, ancora assai scar si, non potevano naturalmente che segnalare obbiettivi ed aggiustare qualche tiro, ma non potevano in genere concorrere all'esecuzione delle r iprese di fuoco. È doveroso ricordare qui l' ingegnoso sistema di riporto del tiro adottato da qualche Comandante di batteria di medio calibro veno la fine del 1915 o al principio del 1916. Aggiustato il tiro sulla batteria avversaria col concorso dell'aereo, s'individuava il punto in cui la traiettoria sfiorava all'incirca l'ostacolo in p ossesso degli austriaci e oltre il quale si celava l'obbiettivo. Per le riprese di fuoco si faceva qualche colpo di controllo su tale punto, e per il tiro d'efficacia si deducevano correzioni percentuali, certamente attendibili anche dal p unto di vista teorico.

*** In conclusione si può affermare che fino dalle prime operazioni belliche l'artiglieria vide ingigantire la sua importanza, tanto che si svolsero talvolta pen.,ino operazioni tattiche di notevole entità. all'unico scopo di conquistare osservatorii più convenienti ai suoi tiri. Le batterie anche da campagna e di medio calibro, s' inerpicarono su terreni e p endii mo11,tagnosi dove in tempo di pace, appena qualche audace alpinista era giunto. Ma i compiti demandati all'Arma crebbero in misura trascendentale : si richiesero perciò masse enormi di p ezzi e di munizioni, ma, malgrado gli sforzi all'uopo compiuti, i due avversarii più insidiosi e piì.1 pericolosi, - reticolati e mitraglia-

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CARATTERISTICHE DE LLA LOT TA MODERN A

trici - sfuggirono troppe volte all'azione del cannone : in linea generale pel reticolato sarebbero occorsi proietti ben diversi da quelli allora in dotazione, mentre poi la mitragliatrice, per le sue dimensioni, offre un bersaglio troppo piccolo, e troppo facilmente può quindi essere ben riparata . . La guerra andava intant9 assumendo aspetti nuovi, ed essi soli potevano spiegarne gli sviluppi e attenuare alcune censure, giu.stificando in gran parte molti insuccessi. Lungo tutta l'estesissima fronte gli avversari erano . venuti quasi subito a stretto contatto in una colossale battaglia che durò qùanto la guerra stessa. Come sui campi di Waterloo e di San Martino si attaccava e contrattaccava per ore ed ore una fattoria o un quadrivio ' stradale, cosi adesso dopo circa mezzo secolo, proporzion fatta alla vastità e intensità della lotta, per mesi e mesi si attaccò e si contrattaccò una quota rappresentante un obbiettivo apparente, per impossessan;i del terreno che costituiva l'obbiettivo reale ; il nemico che cent'anni o cinquant'anni prima sarebbe stato logorato dopo alcune ore o dopo pochi giorni, nella odierna lotta serrata di tutte le energie di un popolo contro quelle dell'altro, sarà esausto soltanto dopo · alcuni lunghi anni. In tale lotta moderna, l'uomo doveva sfruttare al massimo tutti i valori morali, spirituali e materiali propri della sua progredita civiltà informata, da qualche decennio, a grande sviluppo culturale e meccanico. · I più perfezionati mezzi tecnici .però non oscurano, nè tanto meno sopprimono l'antico valore, ma invece suscitano ed esaltano nuove virtù guerriere, e il singolo combattente trova nei mezzi meccanici incitamento ed arma per compiere un eroismo più difficile, più sereno, più audace. La mitragliatrice impone ai suoi serventi massima tenacia, spirito d'iniziativa ed altissimo senso di rn:;pons~bilità, mentre talvolta dell'animo di pochi mitraglieri superstiti fa l'arbitro delle sorti d'un combattimento. Per quanto noi uomini dell' 800, imbevuti di romanticismo passionale, · abbiamo potuto altrimenti opinare, sta di fatto che. le valanghe di fuoco, che l'artiglieria scatena sulle trincee avversarie a stroncare tante vite umane e a soffocare brutalmente tanti eroismi,


ADEGU AMENTO ALLE NUOVE E SIGENZE

sono in realtà regolate e dirette da virtù guerriere più intelligenti e moralmente forse più alte della bella fermezza tradizionale dell'antico cannoniere pronto a morire, tra i suoi commilitoni, sul proprio pezzo. Gli osservatori spinti sulle primissime linee, i telefonisti e i guardafili, instancabili sotto il fuoco più furioso, sono uomini che agiscono isolati e da soli : essi sono •in i·ealtà responsabili soltanto di fronte a Dio ed alla propria coscienza perchè nessuno può efficacemente controllarne lo zelo, ma la loro forza di volontà, il profondo loro spirito del dovere li fanno persistere saldi, impeccabili, tetragoni ai colpi di qualunque ventura. Chi nella guerra moderna non ha visto l'antagonismo tra i brutali mezzi materiali. ed i più nobili valori morali naturalmente rivolti a:ll'attacco decisivo, dell'antagonismo stesso è portato a falsare e quindi· a smin11ire la terribile tragicità che si svolge tutta all' interno dell'animo dell'uomo combattente . che entrò in guerra spiritualmente impreparato, senza ben prevedere ciò che egli stesso, per necessità di lotta, avrebbe creato e fatto. Si trattò per tutti, e segnatamente per l'Artiglieria, di adegua.re addestramento, mezzi e sovrattutto mentalità alle nuove esigenze della guerra. Invero, sulla no.3tra fronte, mentre nell'autunno· 1915 generalmente persistevano metodi di lotta press'apoco uniformi, apparvero spesso, anzi ogni qualvolta le circostanze lo permettevano, dei tentativi nuovi ed audaci fatti da Comandi elevati e anche da Comandi minori, allo scopo cli ottenere la sorpresa e di conservarne gli effetti : tali tentativi erano quasi tutti fondati sull'accordo, nel tempo e nello spazio, fra l'azione della fanteria ed il tiro d'a rtiglieria che si cercava di rendere più concentrato nel tempo, evitando quando era possibile, tiri di preparazione troppo prolungati, e perciò incompatibili con la sorpresa. Forse fu bene per noi che nel primo seme.;;tre di guerra da noi combattuta nel 1915 non si compilassero Istruzioni che della guerra ste.;;sa cristallizzassero, per così dire, l'esperienza, perchè fu così facilitato a breve scadenza il passaggio decisivo a sistemi d'attacco che avevano seguitato ad evolversi e quindi a progredire, e che nella susseguente estate 1916 segnarono colla battaglia cli Gorizia un netto progresso rispetto ai metodi tattici contempòraneamente seguiti dai nostri Alleati. -

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MASCHERAMENTO E COPERTU RA DEI PEZZ[

I reparti si erano andati insensibilmente addestrando anch'essi alle astuzie di guerra, alcune delle quali ,vennero ripetutamente consigliate ed anche prescritte dai Comandi di Grandi Unità. Mentre spesso le batterie furono schierate allo scoperto (for se a nche quando ciò non era assolutamente imposto da necessità tattiche), il mascheramento fu in, genere assai curato e diede risultati talvolta ottimi : all'uopo furono impiegate :r;-eti mimetiche, specialmente sulla fronte della ra Armata ; più ancora furono usate ingegnose coperture di rami, di sassi e di schermi, che abilmente disposti dissimulavano spesso le postazioni delle batterie o davano falsa impre.;sione della loro posizione r ispetto agli elementi circostanti del p aesaggio. Lavoro assiduo di piccone e di mina, opera intelligente di cai:-pentieri, di fabbri, cli falegnami e di muratori più o meno impÌ·ovvisati che costruivano ricoveri e postazioni blindate, specialmente nei settori dove la lotta aveva soste più frequenti e piì1 lunghe. La robusta copertura delle piazzuole dei pezzi, se era giudiziosa mente attuata e se non limitava oltre misura il campo di tiro, come purtroppo talvolta accadeva, non pare fosse dannosa : la copertura e.:,poneva bensì i serventi, come allora si disse, alla morte del topo, se colpita in pieno da potenti p roietti di medio e grosso calibro ai quali quasi mai era in grado di r esistere, ma in compenso riduceva enormemente gli effetti dei proietti di piccolo calibro, diminuiva il potere vulnerante delle schegge e annullava quasi completamente l'efficacia degli shrapnel nemici, ciò che è quanto dire che la copertura delle · piazzuole imponeva alla controbatteria avversaria di spendere molte munizioni pe:r:- ottenei:-e d sultati di qualche importanza. Sopratutto poi dava ai sei:-venti una tranquillità spirituale estremamente favorevole all'esatta esecuzione del tiro. Talvolta fu anche fatto r icorso a « pezzi simtùati », che per qualche tempo riuscivano effettivamente ad ingannare il nemico.

*** La campagna del r9r5 si chiudeva per noi, come per gli Eserciti di tutti gli altri combattenti, col monito assillante ((aumentare la potenza dell'artiglieria i> , mentre poi ovunque e da tutti era sentita - 450 --


l L BINOMIO F ANl'ERIA-ARTIGLIERIA

e perseguita la ne,cessità di realizzare la più intima e pit1 stretta · cooperazione tra fanteria e artiglieria. Purtroppo non di rado le schiette sensazion,i della vita di trincea furono talvolta soverchiate da altre impressioni e da malintesi e, sebbene molto cammino fosse già stato fatto nella via dell'affiatamento tra fanti ed artiglieri, nè da noi nè sulle altre fronti si era ancora raggiunta la meta. Il binomio fatidico (( FANTERIA + ARTIGLIERIA)) si imponeva perchè nella guerra moderna si era rivelato segnacolo in vessillo di sicura vittoria : esso non era soltanto una somma cli sforzi e di azioni, ma una vera sintetica espressione di integrazione di volontà, di anime e di spiriti, e sovrat utto di mutua e completa comprensione.

*** Necessità di esposizione storica ci hanno costretti a dare nelle pagine precedenti il racconto dei fatti senza descrivere la vita intima e movimentata dei reparti di artiglieria che vi hanno partecipato. Ogni . Unità della nostra Arma ha trascorso le sue ore di lotta accanita ed ha visto le vicende più gloriose e più tragiche. Ogni arti.gliere ha partecipato col suo animo·a queste vicende e noi vorremmo poterle ricordare tutte; ma purtroppo molti protagonisti sono scomparsi senza poter narrare gli innumerevoli episodii cui hanno partecipato e le stesse Memorie reggimentali presentano gra,,i lacune o non esistono del tutto, pèrchè non sempre nel ritmo accelerato della vita di . combattimento vi è stato il tempo ed il modo di registrare gli avvenimenti. · Le pagine che seguono non hanno altro scopo che quello di dare al lettore una visione dell'ardua vita e degli eroismi degli artiglieri. Sono esempi sporadici e quindi, valga una volta per sempre, gli artiglieri che non troveranno citati i lorÒ nomi, il loro reparto, il loro Reggimento e . gli episodii ad essi relativi, forse più importanti di quelli riportati, non dovranno farne colpa nè al modesto autore, nè ai suoi bravi collaboratori, nè sovratutto a quest'opera storica, ma ricordare che queste citazioni non hanno altro scopo che quello cli dare un'idea delle vicende e della vita dell'artigliere in battaglia.

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Il. 1° REGG I MENTO D,\

C,H!PAGN/1

A questo scopo riportiamo gli stralci di alcune Memor ie storiche e3istenti p resso alcuni Reggimenti da campagna per il 1915, senza voler pei: nulla mettere in secondo piano le eroiche vicende degli altri Reggimenti e delle altre Specialità dell'Arma.

*** 10 REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Il 30 maggio tutto il Reggimento si riu ui al Libano, e noi primi di giugno si t rasferl a Cencenighe e poscia a Mas d i Celat o Mas di Vallada in Val Biois, dove, nell'ansiosa attesa di entrare in linea, rimase tutto il mese provvedendo all'istruzione del personale e al riattamento delle strade per il trasporto dello batterio verso l'alto Cordevole. Ai primi di luglio, il I e II Gruppo si trasferirono ad Alleghe e alle Grazie, e il 6 luglio finalmente, fra l'entusiasmo cli ufficiali e truppa, passarono il confine a San Vito di Cadore e raggiunsero Poco! (Cortina d'Ampezzo), mentre il III Gruppo rimaneva a Mas di Celat con I.a 7a Batteria in posizione a Passo di Valles o le altre due batterie, 6a ed ga in riserva a Cencenighe. Iniziatesi te operazioni contro gli sbarramenti cli Valle Travenan.zesValparola , il Reggimento schierò l' 8 luglio lo sue batterie tra Varvei e Cinque T orri (in Val Costeana}, con la 4a Batteria distaccata a P asso di Falzarego e la zn. nei pressi cli Ospizio Falzarcgo, per concorrere alle azioni contro i Lagazuoi e Sasso di Stria dove la r7''·. Divisione non era riuscita a progredire sensibilmente nel primo sbalzo offensivo, a causa delle difficoltà del terreno e della tenace difesa nemica . Sebbene violent emente controbattute dal! 'artiglieria avversaria, le batterie appoggiarono efficacemente le azioni della fanteria, la quale, impadronitasi il giorno ro luglio d i Cima Biois, raggiunse nel pomeriggio del 13, con ardita sorpresa, uno sperono della Cima Falzarego, e, riuscita a mantenersi sulla po· sizione conquistata no11ostante i forti cont rattacchi sferrati da l nemico, il giorno 19 occupò Forcella Biois. Intanto l' sa Batteria, sin dal 22 l uglio si era portata da l\fas di Celat a Valliate per concorrere a lle operazioni in Valle Travenanzes, e il Comando del III Gruppo con le Batterie 61> e i' si era trasferito nella zona fra Alleghe e Caprile, rimanendo a disposizione. Il giorno 8 ottobre, anche queste due u ltime batterie entrarono in azione alle dipendenze della•1a Divisione, una in Val San Pellegrino (tra Lago delle Pozze e Monte Uoll'lo) e l'altra a Passo di Valles (tra Monte Predazzo e Cima Valles) operando principalmente nell'alta Valle di San Pellegrino, contro le trincee di fango, ,per appoggia.re l'avanzata della Brigata Parma.

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lL 1° REGGIMENTO l)A CAMPAGJl1A

. Il mattino del 30 luglio venne ripreso il tiro delle artiglierie per preparare il nuovo attacco agli sbarramenti nemici. Nonostante l'asperità del terreno, l'abile utilizzazione del.le batterie nemiche tolte dai Forti e spostate durante le azioni in app9stainenti occasionali, e l'insidia dei ti1..atori nemici appostati nelle infrattuosità delle pareti rocciose, il giorno 3 agosto la nostra fanteria riuscì ad espugnare la Forcella Tofana (Fontana Negra). Sfortunati furono invece gli audaci tentativi fatti nei giorni seguenti dagli Alpini per dare la scalata él,lle ripide pareti del Cat5telletto, torrione roccioso e inaccessibile, a cavaliere della Val Costea11a. e .dell.a Val Travenanzes. Più tardi, il r8 settembre una compagnia di volontari a.lpi-ni ed elementi del 46° Reggimel}.to fanteria raggiunsero però la vetta della Tofana 1a (m. 3220). IL contributo dato dal I e dal II Gruppo al le operazioni svoltesi nel periodo luglio-settembre nella regione delle Tofane fu notevole e meritò l'ammirazione della fanteria e l'elogio dei Comandi superiori. In modo particolare si distinse il II Gruppo che venne additato dal Comando del IX Gruppo d'Armata come esempio di coraggio, di calma, di perizia e cli elevato sentir.nento di cameratismo ed ebbe in premio della sua lodevole attività J' Encomio solenne con la seguente' motivazione : « Dal momento in cui con rapida ed ardita manovra la 4a e 5"' Batteria salirono nell'elevata posizione delle Cinque Torri in Val Costeana, durante tre mesi cli ininterrotta azione çli :fuoco, sotto abile ed infaticabile direzione del Comando del Gruppo, adempirono a l difficile compito con coraggio, calma, perizia e . sentimento elevatissimo di cameratismo che ma.i vennero meno anche sotto l'infuriare dei colpi aggiustati dell'artiglieria avversaria e che destarono l 'ammirazione delle truppe di fanteria aHe cui operazion,i assicurarono nel maggior grado il loro efficacissimo concorso"· Le intemperie autunn.ali imposero una sosta alle operazioni, ma nella seconda metà di ottobre, anche per dare un concorso alla grande offensiva della 3a Armata (3a batta.glia dcli' Isonzo) si volle ritentare un buon dominio su quelle avversarie e una migliore preparazione della ripresa pri maverile. Il 10 ottobre venne infatti iniziato un nuovo attacco generale alle difese dell'alto Cordevole-Valparola, e le batterie del I e II Gruppo, che aveva.no già preparato i tiri su bersagli loro assegna.ti, rivolsero il loro fuoco sulle trincee e sulle artiglierie nemiche della zona, sul tratto Tofane- LagazuoiSettsas agevolando la fanteria. nel compito offensivo di completare l'occupazione di Cima Falzarego e di migliorare la nostra linea sulle falde dei Lagazuoi, mentre 1e batterie del III Gruppo agirono nel settore di San PoUegrinoValles contro le triuç.ee cli fango di Cima di Laste e Cima d i Bocche. Escluso qualche vantaggio ottenuto sul Lagazuoi, sul resto della fronte attaccata l'azione si risolse purtroppo in una serie di generosi tentativi, rinnovati per. giorni e giorni contro i robusti trinceramenti nemici.

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lL 2° REGGIMENTO DA CAMPAGNA

Le forti nevicate del novembre vennero infine ad imporre una tregua sulle tormentate posizioni, ma un compito più arduo attendeva le nostre truppe, richiedendo loro uno sforzo ed uno spi.rito di sacrificio non comuni. I disagi di ogni ge1:i,ere, le difficoltà. dei rifornimenti per strade e mulattiere esposte alle valanghe e alla tormenta, il tiro preciso delle batterie avversarie contro i nostri lavori di approccio, i quasi giornalieri colpi di mano tentati da speciali reparti skiatori contro le nostre trincee e i nostri osservatorii, posero infatti a dura prova la resistenza fisica e morale delle nostre truppe. La batterie del r0 Reggimento, gareggiando in valore con la fanteria, seppero però assolvere il loro dovere, vigilando attivamente i movimenti nemici, sventando le sorprese con tiri improvvisi ed efficaci e battendo i rafforzamenti avversari della zona, nonchè le artiglierie nemiche che molestavano i nostri lavori.

*** 2° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA . - Nei giorni tra il 21 eù il 23 maggio 1915 il 2° Reggimento Artiglieria da campagna, costituito su tre Gruppi e otto batterie, parti da '. es aro per raggiungere la zona cli radunata per la guerra contro l'Austria. Alle ore 5 del 24 maggio, in Rimini, men,tre era in attesa per proseguire il viaggio in ferrovia, il Reggimento ebbe il primo battesimo del fuoco dal bombardameuto eseguito da navi austriache sulla ferrovia e sulla città p er circa mezz'ora. Alcuni colpi caddero anche nei pressi delle località dove eran() parcate le batterie. Il 28 maggio il Reggimento passò il confine a Strassoldo lanciando il grido entusiastico cl i Viva l' Italia ! Tra gli ultimi giorni di maggio ed i primi cli giugno vennero eseguite ardite ricognizioni e finalmente il giorno 4 tutto il Reggimento prese posizione ed entrò in azione alla dipendenza del VII Corpo d'Armata. Il Comando di Reggimento si dislocò a Villa Vicentina. ; i Gruppi si schierarono tra Paparia.no e Belicante ; le Batterie aprirono il fuoco sulle trincee ne'iniche del settore Turriaco-Pieris. La sera del 5 giugno, con i primi fanti e cavalieri, le Battèrie passarono l'Isonzo sopra -un ponte cli barche gettato ad ovest cli Pieris, ed il mattino successivo occuparono nuove posizioni nei pressi di quella località. L ' 8 9iugno il Reggimento avanzò ancora e si portò nei pressi di Dobbia per appoggiare l'attacco sfe1Tato dai Granatieri contro le alture cli quota 61 e di lVI. Cos·s ich a nord di Monfalcone, partecipando cosi alla prima battaglia dell'Isonzo. Il 22 giugno dopo un, breve periodo di sosta, il Reggimento assu.nse,·una

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rr, 2° RBGGIMENTO DA CAMPAGNA

nuova dislocazione e cioè : Comando di R eggimento a San Ca.nzia.no ; I Gruppo a Staranza no ; II Gruppo a Roncbi ; III Gruppo a Begliano. I Gruppi passarono alla dipendenza delle Divisioni del Corpo' d'Armata. Da quel momento cominciò un'azione più serrata e quotidianà in appoggio e a protèzione dei fanti delle Brigate Pinerolo, Campania, Napoli, Friu li ed Acqui, alternantesi all'assalto delle aride petraie del Carso poco a nord di Molfalcone. Le speranze entusiastiche dei primi giorni di poter lottare in campo aperto; con la visione di brillanti prese di posizione a cui le batterie, nell'attesa della vigilia si erano ben addestrate, e di rapide avanzate, cadevano poco a poco. JI pezzi, come i

Fig. 36 - Gen. Guglielmo Pecori Giralcli fanti, cominciarono ad affondarsi nel terreno, si scavarono piazzuole, si costru irono solidi ripari ed ab ili maschera.menti. Il fuoco nemico, le malattie, le avversità atmosferiche misero a dura prova l'animo degli artiglieri, senza però fiaccarlo mai ; anzi dalle prove stesse essi ne uscirono ~empre più temprati, e alacri, ent usiasti, spesso ero1c1, si guadagnarono .fin dall' inizio della guerra la gratitudine dei fanti e l'encomio dei Comandi superiori. Il 28 giugno i serventi del 1° pezzo della 6" ~atteria, rovesciati a terra sotto il riparo, travolto da u na granata, riprendevano imperterriti il servizio del pezzo facendo partire senza a lcun ritardo i due colpi della serie che era in corso di esecuzione. Il morale e la bravura del Reggimento furono ripetut amente riconosciuti ed elogiati: molti documenti ne fanno .fede. Il 29 luglio il colonn. Francesco Garnier, Comandante d'artiglieria della

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IL

REGGIMEì\'TO DA CAMPAGNA

Divisione scriveva: << Il magg. Fecondo che comanda la prima linea di trincee sopra le Cave di Se: tz notifica che il t iro dell'artig1ieria da campagna dell'altra sera ha entusiasmato i soldat1 cli fanteria i quali s i sentono così ben protetti ». Il gen. Guglielmo Pecori-Giraldi, Co1nanclante della 27n Divisione, con Ordine del giorno 29 luglio elogiava i fanti della Di\,isione e gli a rtiglieri del 2° Reggimento campagna: per la conquista di Monte Sei Busi. Il Comandante della Brigata Campania segnalava l'efficacia del tiro del 2° Reggimento sulle trincee di quota 70 e ne ric~iedeva 1' intensificazione. Ne l'agosto dello stesso ann.o i ' Reggimento, schierato da Monte Sei Busi a Ronchi, fu fortemente provato dal tiro nemico eseguito da grossi e medi calibri sia sulla l inea dei pezzi, sia sui posti di comando e sulle zone occupate dagli avantreni e dai reparti cassoni. Giorno e notte gli artiglieri restavano vigili e attivi vicino a i pezzi, pronti a sferrare il fuoco di sbarramento a lla prima richiesta e al primo razzo lan ciato dalle nostre linee. Pezzi isolati venivano quasi sempre portati in posizioni avanzatissime, o nelle trincee stesse per azioni speciali o per disturbare il nem.ico .. Pattuglie di ufficiali e sottufficiali esploravano il terreno avanti alle nostre linee per valutare gli efbtti del tiro e riconoscere i varchi nei reticolati, meritando dal Comando della 23"' Divisione l'elogio per l'ottimo servizio disim.pegnato. Tale fu l'attività del Reggimento fin, verso la fine del primo anno di guerra.

*** 6° REGGIMENTO ART[GLIER[A DA CAMPAGNA. - L' 1I maggio 1915 sotto una pioggia di fiori, fra le patrie festanti can zoni cli g uerra, le batterie di questo antico glorioso reggimento .c omandato brillalltemente dal Col. Luigi Paolo Basso, mossero alla volta di Brescia con la fiducia di chi corre verso la conquista di ideali r adiosi, da cui dipende la salvezza di oppressi. La 111 Batteria ripartì subito per la Val Camonica clbve r imase fino all' u giugno, quindi si portò a Bormio nelle zone dello Stelvio, raggiunta ben presto dalla za. Ba,tteria. Le due Batterie si alternarono sulle più alte cime (Forcola, F o.rcellino, Forni, Capanna Milano) compiendo traini meravigliosi, mentre una batteria rimaneva sempre a Bormio come batteria mobile. Toccò appunto alla za. la ·bella ventura di dover accorrere. in sostegno delle nostre truppe il gi.orno 28 settembre. C,o l desiderio ardentissimo di poter finalmente .combattere l'odiato secolare nemico, a trotto o galoppo sulla larga e visibile strada dello Stelvio, la batteria raggiunse la linea cli battaglia e prese posizione al.la Quarta Cantoniera . .Brillava:i,o al sole le armi terse e brillal:ono {$'li occhi qei cannonieri nell'ardore della lotta,.


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REGGIMENTO DA CAMPAGNA

Scoperti, fulminati da ogni pa.rte cla proietti di tut ti i calibri, senza alcun riparo, sorridenti e calmi , sempre sprezzan t i di ogni pericolo e di ogni m inaccia, i figli del 6° cantarono la canzone della p rima gesta e videro la prima vittoria . E per ques to ardire e per questa forza ci fu dato il piacere cli sentire che il nemico, compreso d i stupore, comunicava. attrcwerso la frontiera svizzera. la propria ammirazione per i cannonieri di quella batteria , che, incuranti del rabbioso divulgare dei proietti, avevano meravigliosamente n1.anovrato e combattuto. Gli artiglieri da campagna divennero p rovetti a.!pi nisti, i;ca.laron,o le piì1 paurose cime d a dove spiarono il nemico, scovarono le p iù a rdite cannoniere avversarie e le fulmina1·ono.

J7ig. 37 - Colo1m. Luigi Paolo Basso Le altre batterie clel Reggimento completavano frat lan fo a Brescia l'a(frettato lavoro della m obilit azione e venivano momentaneamente impiegate i·n dHesa antiaerea. La 3a Batteria veniva inviat a in Val Giudicarie e piazzava una Sezione in posizione antiaerea sul Monte Spigolo. Ma questo impiego n on si acldiceva ai cannonieri, impazienti d i comb attere vera.mente, impazienti di subire l'offesa del nemico per poter lo poi offendere con. più viva forza, con maggiore desiderio. InJatti le pression i esercitate presso i superiori Comandi soddisfecero la s.i,nt a ambiziòne; s ul :finire dell'ottobre 19r 5, il II e III Gruppo lasciarono Brescia, partendo verso il settore d i Gorizia ; il 4 dicembre 1915 post avano ~ pezzi sulle alture di Cerovo, Jasbanah; Pri-Fabrisu, ane· dipendenze della

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IL

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REGGIMENTO l)A CAMPAGNA

Divisione specia.!e, di fronte ai tormentati e tenacissimi Poclgora, Peuma e Grafemberg. Il nem.ico si accorse ben presto di aver di fronte gli instancabili e provetti artiglieri del 6° Reggimen,to : lo confessò un ufficiale superiore fatto prigioniero, che, pur ferito, volle salutare il Comandante di quella « Artiglieria terribile>> per esprimergli la propria grande ammirazione ; ·e lo disse un nostro alto ufficiale assisten,do ai t iri delle batterie nelle storiche giornate di. Oslavia e del Grafembcrg : « Quel Reggimento ricam.a ». 9a

*** ro0 REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA . - Nei primi giorni del giugno 1915 il 10° Reggimento artiglieria, varcato il vecchio confine, per Versa marciò su Romans prendendo posizione ad est di tale villaggio per battere le artiglierie avversarie postate sulle pendici del Carso fra S. Martino e Doberclò, nonchè le trincee e le postazioni sulla sinistra del!' Isonzo dai pressi di Sdrauxina fino all'altezza di Redipuglia. Appena in posizione le Batterie ebbero il battesimo del fuoco perchè dominate dalla vista e dal tiro dell'avversa.rio. Avendo per ciò subito alcune perdite esse ven.nero prima fatte retrocedere, ma subito dopo nuovamente avanzate per appoggiare il proiettato passaggio di viva forza clell' Isonzo. Il Comandante della za, Batteria. fu quindi incaricato cli eseguire una ricognizione che, se pure svol_tasi sotto il fuoco di fucileria e di mitragliatrici nemiche, riuscl a dare le più preziose informazioni sicchè le varie Batterie del Reggimento poterono occupare posizioni particolarmente convenienti per colpire gli obbiettivi ad esse assegnati. Sovra.tutto la posizione assegnata alla zn Batteria risultava completamente scoperta, molto visibile e facilmen.te battibile dalle quote antistanti del Carso, tantochè la posizione stessa dovette essere occupata di notte dopo che nella giornata precedente i pezzi avevano dovuto essere portat i poco distanti dal fium.e e quivi affondati nel terreno alluvionale. A rinforzo degli scudi furono disposti grossi tronchi d'albero, mentre per tutta la posizione e gli accessi ven.nero opportunamente mascherat i con tronchi d'albero, rami e fogliame; le munizioni furono disposte in profonde buche del terreno, il pèrsonale di servizio dei pezzi venne ridotto·al minimo, ed i posti di Comando e l'osservatorio di batteria posti presso la linea dei pezzi. Il ponte in ferro davanti a Sagrado era stato rotto dal tiro nemico, ma essendo ancora appoggiato sulla spalla destra. poteva favorire una con~roffensiva avversaria , la 2n Batteria lo prendeva però quasi di infilata battendo i suoi accessi e tutte le strade da Sagrado a Castelnuovo. Co! concor~o delle altre batterie clel Reggimento, la 2"- poco dopo l'alba apri

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IL 10° REGGIMENTO DA CAMPAGNA

il fuoco contro le trincee presso Sagrado e dopo pochi colpi di aggiustamento raggiunse effetti cosi notevoli per cui si scatenò una violentissima reazione nemica con tiri di tutti i calibri ed anche di grosse artiglierie. I n poco tempo tutto il terreno circostante alla posizione fu scavato e sconvolto, ma mentre fortunatamente nessun pezzo ebbe danni seri, la Batteria potè continuare il proprio tiro accelerandolo e sconvolgendo a sua volta parecchi a,p prestameuti avversari. Venute a mancare le munizioni sulla linea dei pezzi, il rifornimento fu fatto a spalla e poichè le altre Batterie del 10° non si trovavano in posizioni adatte per controbattere le artiglierie austriache, la za più avanzata, assolto il compito assegnatole per primo, r ivolse il proprio tiro contro le postazioni nemiche ormai bene individuate dalle vampe, e con violentissi,mo tiro riusci a ridurne parecchie al silenzio, sebbene vigorosamente controbattute. Il Comandante della Batteria ebbe l'osservatorio demolito da un colpo di grosso calibr·o ed egli stesso rimase in parte seppellito sotto il terreno franato ; molti port a-munizioni furono gettati a terra e parzialmente sepolt i daJlo scoppio delle granate austriache, ma ciò non di meno dall'alba alla sera il tiro non ebbe sosta che per le brevi pause necessarie per la verifica e la conservazione del materiale. Nella giornata la za Batterìa aveva sparato quasi r,500 colpi tantochè le altre Batterie del Reggimento avevano dovuto fornire una parte delle loro munizioni. Si ebbero alcuni feriti ma sebbene la notte precedente non si fosse riposato e per tutto il giorno si fosse sparato ed intensamente lavorato, l'entusiasmo deglf artiglieri era a.I colmo. Dopo qualche giorno altre Batterie del 10° artiglieria furono spostate avanti; sulla sinistra del rn° Reggimento si schierò altra artiglieria da campagna e qualche pezzo pesante campale, e durante la notte le nostre fanterie tentarono e riuscirono ad attraversare l' Isonzo di viva forza davanti a Sagrado, dopo che il ponte di ferro rotto era stato riattato con una passerella. Nella notte s uccessiva venne effettuata una ricognizione oltre Isonzo e poterono così essere constatati i risultati ottenuti dal nostro tiro sulle trincee austriache e l'effetto in genere prodotto dalla nostra a rtiglieria s,ul nemico. Riattraversare il ponte per rientrare nelle nostre linee era particolarmente · pericoloso perchè l'avversario lo batteva con raffiche da rn5 ed il passaggio dovette essere fatto di corsa ed a sbalzi con fermate dietro i parapetti del ponte cosicchè l'avversa.rio non riusci a regolare il proprio tiro ed i nostri ricognitori poterono tornare in sponda destra gettandosi sotto gli argini senza subire perdite malgrado che il nemico avesse sparato in quella notte lunare moltissimi colpi. Per l'opera,,prestata in questa circostanza, il Comando ed il personale della 2a Batteria ebbero un ambito Éncomio. , Questo primo fatto d'ar!fli av:eva dimostrato che l'artiglieria leggera, per

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IL 20°

RliGGIMJlNTO

D-~ CAMPAGNA

far sentire l'e(tì.cacia della propr ia, azione deve spinbersi avanti più che può non preoccupandosi eccessivamente della propria siçurezza, e· confidando d'altra parte per la difesa vicina e sul proprio fuoco e soHatutto s ul v alore d.e i propri serventi e. conducenti che all'occorrenza si uniscono alle truppe di fante ria schierate nei paraggi della Batteria,

*** 20° REGGIMENTO ART!GLXERIA DA CAMPAGNA, - Allo s~oppiare della guerra il Reggimento, coman.clato dal colonn. Amedeo Asinari çli San Marzano, è

Fig. 38 - Colonn. Amedeo Asinari di San Marzano in Cadore : alle batterie è affidato il compito cli presidia.re la conca di .Misurina. È mansione della massima delicatezza e di estrema difficoltà, pel cui assolvi.mento esse debbono . occupare arditissime posizioni, s pingendosi fin s ulle più ~lte vette del Comelico, e concon'.endo alle violenti azioni del Cavallino, del Passo della Sentinella e di Rothek, dalle balze di 1VI. Piana a Col Rosson e Bosco Chi.auri; località quest'ultima che conobbe gli ardimenti della 6a. e de!l'8a Batteria. Dal 4 al 6 agosto r915 le nostre batterie furono .sottoposte alle più violenti offensive nemiche, senza che la lol'o azione avesse a rallentarsi anche solo per un momento. Quando il giorno 6 agosto la 6a Batteria ebbe dall'artiglieria nemica sconvolti i blindamenti e · scavalcati t re pezzi colpiti in pieno, malgrado che ai pochi serventi incolumi fosse dato l'ordine cli ritirarsi, l'ufficiale, che da due giorni si trovava ininterrottamente s ulla linea dei pezzi, vedeva acca11to a sè


JT, 23° R EGGIMEN T O

J)J\

c,u,rrA G:s/,\

i suoi soldati volenterosi e animati dal più vivo entusiasmo, pronti a continu re il fuoco coll' unico cannone ancora in efficienza, col quale, accelerando il t iro, riuscirono a concorrere efficacemente all'azione: splendido spettacolo ' di forza là. dove sembrava che ogni vita dovesse essere spenta dalla violenza del nemico. Ed.accanto a loro moriv<L eroicamente il soldato Santerella, il quale, noncurante del pericolo, si attardava attorno al suo pezzo che, colpito, egli voleva r imettere in efficienza ; e il caporale t elefonista Musacci, colpito a morte, non si allontanava '\ dall'apparato telefonico, e , continuando ad incitare i compagni alla lotta, informava il Comando superiore che la batteria proseguiva nella sua azione. Il successivo giorno r2 fu invece il giorno di sacrificio dell'8a Batteria. I quattro pezzi sono sotto il t iro aggiustato del nemico ; due sono resi inservibili perchè colpiti in pieno, gli altri sono costretti a tacere sulle p iazzuole scon,volte. UfticiaÌi e serventi non cedorw; la batteriw deve riprendere il fuoco e lo riprende ben presto dopo un mirabile febbrile lavoro.

*** 23° REGGIMENTO A'RTlGLT];;RIA DA CAMPAGNA. - Dopo le necessarie ricognizioni, poco lavoro di adattamento stradale e qualche sommaria costruzione cli r ipari, la notte sul 24 maggio il Reggimento prese posizione s ulle alture di Bosco Romagno s ulla strada del :fiume Iudrio avendo sulla sinistra il Monte Corada. dove si riteneva vi fossero opere cli fortificazioni austriache : l'alba del 24 trovò i 32 cannoni del 23° a pochi passi da.I vecchio confine mentre le truppe della 3" Divisione (II Corpo d' Armata), abbattuti i piloni cli confine, passavano il Indrio avanzando verso il nemico. i\lle ore 9 anche il Reggimento riceveva l'ordine cli avanzare e poco dopo anch'ess.o passava a guado il piccolo fiume nei pressi di Dolegna al grido ·nostalgico ed augurale di « addio Italia, viva l' Italia)> ; e poichè il nemico era in ritirata e cercava di rafforzarsi verso l'Isonzo, occorreva raggiungerlo al più presto, e poichè le strade principali erano state da lui interrotte o minate, così fu necessario compiere un lungo e faticoso giro percorrendo la mulattiera Lonzano-Quarzo-S. Lorenzo cli Nobil per giungere a. tarda sera a Visnevic dove furono piazzate le batterie per appoggiare l' indomani l' avanzata delle fanterie verso le alture di riva sinistra dell · Isonzo. All'alba del 25 mentre le nostre fanterie procedevano velocemente s ulle alture d i monte Corada, di monte Plan,in a e del Verovach, anche l' artiglieria avanzò n uovamente e, dopo lunghe e snervanti soste, dispose i propri. pezzi in batteria, a cavallo della strada Visn.evic-Verhovlje-Plava. In queste prime giornate di aspre fatiche e di deficiente a rrivo di viveri, si rivelarono le magnifiche dot i dei nostri cannonieri : instancabili, senza il più piccolo lamento, ma dominat i soltanto dall'a.rdente desiderio di andare

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REGGlMEN'i'O DA CAMPAGJ\A

avanti, essi, che per tre giorni non avevano potuto adeguatamente riposare nè essere vettovagliati, ma avevano viceversa sempre can1minato e quasi portato di peso i loro cannoni su strade accidentate e talvolta impraticabili, erano assillati da un unico pensiero, da un'unica. volontà: far sentire al nemico la voce dei loro pezzi. Mentre le nostre batterie erano in colonna sulla strada, pronte a recarsi in posizione, ricevettero il primo saluto dei cannoni nemici che con shrapnel e con granate cli medio calibro. scoppiati sopra e intorno ai pezzi, senza però comunque turbare i baldi artiglieri del 23° che, fermi ai loro posti sorridevano al pericolo con ironica serenità anelando di potersi vendicare. Alle ore ro il Reggimento era cosl schierato: a sinistra della strada (quota 502 e .5011-) il II Gruppo; fra la chiesa di Verhovlje e l'altura di Verovach il I Gruppo; a destra sul Verovach il III Gruppo. Ai piedi delle predette nostre posizioni e 400 metri pfo in basso scorreva l'Isonzo ; di fronte s ull'altra sponda stavano le ottime posizioni s ulle quali i nostri nemici già si erano saldament e rinforzati. Dall'impervio massiccio del Kuk si distaccano, protendendosi verso ovest, le alture di Palievo tenninanti sul!' Isonzo tra Globna e Flava, col colle di quota 383; a tali alture si attaccano verso s ud-est a guisa di imponente bastione, al quale il corso del fiume serve da fossato, il monte Kuk, il monte Vodice e il monte Santo. Di fronte e sulla destra dell'Isonzo è il monte Sabotino, anch'esso allora fortemente occupato dagli austriaci ; poi si estende la ridente piana cl1e precede il Carso con al centro la bella città di Gorizia. Il nemico era ov unque silenzioso, ma vigilava instancabile per impedire il passaggio del .fiume.· Alla sinistra della 1iostra 3a Divisione vi era la Divisione cli Milizia Mobile coi Reggimenti 12.5°, r26°, 127°, 128° Fanteria e col 48° Reggimento artiglieria; formato da poco tempo con elementi tolti in gran part e dal 23°; alla destra trovavasi la 4• Divisiane col 26° Reggimento artiglieri'a, mentre poi l' rr 0 Reggimento artiglieria da campagna: era in riserva. Il giorno 26 echeggiarono le prime cao.nonate del 23° attiglieria, sparate dalle batterie del III Gruppo. Nei giorni successivi mentre le batterie del I e del II Gruppo aggiustavano i propri tiri sui punti più importanti del terreno, quelle del III Gruppo (specialmente la 60. Batteria comandata dal tenente Battaglia) cooperavano all'attacco che la 4a Divisione tentava contro il Monte Sabotino. In questi nostri primi tentativi di attacco sì dovette subito constata.re l'importanza e la robustezza delle difese blindat e nemiche, delle trincee di calcestruzzo, delle postazioni blindate per mitragliatrici, degli intricati reticolati antistanti che fermavano ovunque l'eroico slancio dei nostri fanti, facendo loro subire gravissime perdite. L'artiglieria nemica, potente e ben defilata era continuamente vigilante, ,


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e durante la notte ripetuti razzi illuminanti rendevano vane le nostre sorprese. In queste condizioni fu n ecessaria una sosta per parte nostra, durante la quale le batterie del Reggiment o rafforzarono le loro posizioni e proseguirono nei tiri di demolizione e di disturbo. Il 14 giugno, dopo una viva p reparazione di fuoco delle nostre batterie, i fanti della brigata Ravenna rinforzata con unità del 125° fanteria, passarono arditamente l 'Isonzo verso Plava ed aggrappatisi alle falde occidentali d ella quota 383, con ripetuti attacchi e gl'avi perdite riuscirono a risalire audacemente la vetta e formare cosi una forte testa di ponte sulla riva sinistra raggiungendo anche l'abitato di Globna. Il I ed il II Gruppo d el 23° artiglieria, incessantemente vigili e animati dal più grande spirito di fratellanza d'armi, prepararono e accompagnarono coi loro tiri la d ifficile operazione frustrando in seguito tutti i tentativi di contrattacchi nemici. Ulteriori nostri sforzi per ampliare la testa di ponte di Plava furono respinti dalle fom1idabili difese nemiche e da concentramenti di fuoco dell'artiglieria austriaca. che impegnava abbondantemente anche i più grossi calibri. Su quel nudo cocuzzolo di quota 383 le numerose prove di valore scossero la resistenza nemica: l'aiuto del :fuoco delle batterie clel 23°, costantemente vigili e pronte, ne assicurò la d efinitiva nostra conquista. Nei successivi mesi di luglio e di agosto, nuovi tentativi da noi operati per avanzare su Pallievo, non fruttarono che leggeri miglioramenti della nostra linea di tr'inceramenti, e costarono purtrnppo molteplici sacrifici d i prodi ufficiali e di valorosi soldati. Nel corso di tali azioni le batterie del 23° con continui cambi di posizione che importavano faticosi traini e duri lavori di r afforzamento, spingendosi coi loro mezzi fino a brevissima distanza dalle trincee nemiche, diedero sempre con vivo entusiasmo il loro valido aiuto alle fanterie: controbattute violentemente dalle artiglierie nemiche di ogni calibro, esse proseguivano impavide il fuoco, nonostante le gravi perdite cli uomini e materiale. Per la loro condotta meritano speciale menzione la 2 • Batteria (capit. Belletti), la 3a (capit. Gino Pavari) e l' 80 (capit. Gino Vannin,i) : la 3a in tre mesi ebbe sette pezzi fuori combattimento perchè colpiti i11 pieno e contò otto morti e venti feriti tra il solo personale delle linee dei pezzi. Nuovi tentativi di avanzata fatti nel mese di novembre col concorso di maggiori fo rze tratte dalla Brigata Firenze, ed i tiri rapidi e precisi delfe batterie del 23°, in appoggio allo slancio dei fanti, riuscirono questa volta a spezzare la linea nemica presso Zagora, ed a tale risultato contribui specialmente una Sezione della 7a Batteria, piazzata coraggiosamente alla quota 383 in trincea a dieci metri dalla linea nemica. Ma i profondi reticolati delle successive linee di difesa avversarie e la preponderanza delle sue artiglierie, scaglio1,ate dal Vodice allo Jelenich, sbarrarono alle nostre truppe ogni ulteriore avanzata


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ricoprendo di cadaveri gli aspri pendii delle alture, sicchè anche tali combattimenti si conchiusero soltanto con un lieve m iglioramento della nostra linea nei pressi delle prime case di Za.gora. Da questo momento riconosciuta la dura realtà per cui con gli scarsi mezzi disponibili riusciva quasi impossibile di poter avanzare ulteriormente, i compiti dell'artiglieria si ridussero a vigilare contro i frequenti ritorni offensivi del nemico e a logorarlo con incessanti tiri su obbiettivi ben studiati ed individuati. Dal dicembre r9r5 al marzo 19r6 i Gruppi del 23° si alternarono in zona di riposo recandosi per circa un mese ciascuno a Ziracco presso Udine.

*** 30° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. Il giovane e brillante 30° Reggimento da campagna, con i Gruppi I e III, il 20 maggio r9r5 trovavasi riunito a Bicinicco, zona di radunata del VI Corpo d'Armata. Nel pomeriggio çlel 23 maggio il Reggimento incolonnato con la 12n Divisione (Brigate Pavia e Casale) si portò alla caserma della Dogana e prese posizione nelle adiacenti praterie, pronto ad aprire il fuoco sulla collina di Medea che si diceva fosse occupata da artiglierie nemiche di grosso calibro. All'alba del 24 le batterie con la r2"' Divisione varcarono a Viscone il Torre che segnava allora il confine, e per Chiopris si portarono a Medea, abbandonata da poche ore dai gendarmi austriaci. Nella stessa giornata rientrarono però in Chiopris dove rimasero accampate circa un.a settim ana : qui furono 1:aggiunte dal II Gruppo che era partito da Conegliano il 24 maggio. Il 5 giugno il II Gruppo prese posizione, battuto da s hrapnel n,emici, sulle colline a nord-ovest cli Capriva ed aprì il fuoco contro il Poclgora. Nel mattino del 4 giugno il I Gruppo si tra.sferì per Connons a Capriva, ove sostò nel parco di Russiz inferiore . Nella notte prese posizione a nord di Mossa e ben presto pagò il s uo tributo di sangue. Il Comandante cli Gruppo magg. Ferruccio Guy, fin dal mattino del giorno 7 aveva stabilito il suo osservatorio s ulla collina cli Pubricla, battuta saltuaria.mente dalle artiglierie nemiche in posizio1,e sulla piana di Gorizia e sulla vetta del Poclgora, Nella mattina del ro giugno, fin dalle prime ore una batteria austriaca cominciò a battere con insistenza le truppe cli rincalzo della brigata Pavia, disposte fra la collina di Pubrida. e Mossa, ma nonostante la più attenta osservazione la batteria austriaca non potè essere individuata. Verso mezzogiorno il magg. Guy con alcuni ufficiali ed artiglieri, fra cui il sergente maggiore Guido l\fastropasqua, essendosi momentaneamente ritirati sul rovescio dell'osservatorio per consumare il rancio, vennero avvisati che dalle vampe dei colpi in partenza si era pot uto individ uare la batteria nemica : accorsero quindi tutti prontamente all'osservatorio e mentre il Comandante la 1n Bat-


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teria stava comunicando i dati di tiro per controbattere la batteria austriaca, una salva a tempo investiva in pieno il gruppo degli osservatori uccidendo fulmineamente il capora.le Ropiarw Pettini da Genova, colpito da una spoletta alla tempia sinistra. Il caporale Pettini era un. giovane pieno di ardimento: con fede era partito volontario per la guerra, e con entusiasmo aveva accettato le mansioni di osserv,1tore cli Gruppo, disimpegnate 11,el modo più scrupoloso. Il magg. Guy ed il capit. Casimiro Pali.eri che pure eraiw tornati immediatamente al loro posto di osservazione vennero investiti da? l1ll.' altra raffica a tempo che, sempre la stessa_batteria. austriaca aveva nuovamente proiet-

Fig. 39 - Maggiore Ferruccio Guy tato sul nostro osservatorio : il magg. Guy colpito in pieno da uno shrapnel, spirava fra le braccia del capitano rimasto pur esso ferito ; il sergente mag. giore Mastropasqua rimanev<t ucciso. Il magg. Ferruccio Guy da Padova, che in quel giorno compiva il suo 44° a1u1,o di età, era veramer1te degno di po1'tare il nom~ di un altro valoroso artigliere particolarmente noto, n.otorio e caro all.'Arma ed alle Batterie a cavallo : egli fu un,,t magnifica figura di ufficiale, una splendida figura di soldato valoroso, colto ed intelligente, .. e morì da prode artigliere. If sergente maggiore Mastropasqua da :\focler\a era un valoroso e distinto sottufficiale, che con .intelligenza e grande attività aveva fino allora disimpegnato le mansioni di esploratore di Gruppo. Questi valorosi segll.ano i primi · nomi della lunga gloriosa schiera dei nostri caduti, ed il loro ricordo deve rimanere incancellabile nel cuore di tutta la grande famiglia del Reggimento.


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_ Il 12 giugno durante una vivissima azione di fuoco contro il Naso di Lucinico {quota 136) la 1a. Batteria, in posizione su quota 94 a nord-est di :\fossa, e la 2"' Batteria comandata dal capitano Ermanno Bottero, in posizion.e fra P ubrida e Bratin is, nonchè la 3a Batteria, ve1lnero fat t e segno ad inteu,s i concent ramenti di artiglierie nemich e di ogni calibro. Il capit. E rnest o Bianchetti fu ferito in fronte ; cadeva colpilo a morte il caporale Gerlando Di Ruto da Girgenti, e rim:l.Sero feriti sette artiglieri della 1"' Batteria. Al capit. Bianchetti veniva conferita la medaglia d 'argento al valor militare per il valoroso contegnè dimostrato. Il II Gruppo del 30° Reggimento comandato dal magg. Francesco Baie-

F ig. 40 - Capit. :VCarìo Lovadina

Fig. 41 - Capi t. Ermanno Bottero

st ra, il 4 giugno per iVIcclea-Borgnano-CormollS raggiungeva Capriva, sulle cui colline il 5 giugno prendeva brillantemente posizione sotlo il tiro nemico. L a 4n Batteria comandata dal capit. Silvio Tosatto alle ore 9,05 faceva partire il primo colpo contro il Podgora, primo colpo con. cui il bel Reggimento faceva sentire la sua voce potente e terribile nella grande guerra. Gli austrici reagirono immediatamente con pezzi di medio calibro e con un mortaio da 305 in posizione sul lato est dell'abitato di Lucinico, colpendo la villa di Russiz inferiore ed il Castello di Spessa, nonchè la sede della 1 2• Dìvision,e. La 4a Batteria pagò il suo primo doloroso t ributo di sangue colla mor te dell'artigliere Guerrino Franchin.i da Grìzzana, che r imaneva ucciso accanto al proprio ca.nnoue, segnando il primo martire della lunga schiera di eroi del valoroso Reggimen,to. L a 5a Batteria, comand ata dal cap it. Mario Lovadìna, in posizione su:lc

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alture a nord di Capriva, a fianco della 4a Batteria, il 5 giugno apriva il fuoco s ulle alture di Vallesella , Mossa e Pubrida, appoggiando l 'avanzata dei fanti della Brigata Casale. Il II Gruppo rimase schierato nella z01ia a nord di Capriva :fino 'alla metà di giugno ; si spostò successivamente sulle alture di Villa Codelli, ove .svolse ininterrotte azioni di fuoco sugli obbiettivì del Naso di Lucinico (quota: 136), Monte Calvario (quota 240) e rive dell'Isonzo fino a. Sant'Andrea . Il III Gruppo al comando del magg. Carlo De Nobili, nella notte del 5 giugno si portò per Borgnano- Cormons al Castello di Spessa e quindi a Capriva su cui il nemico a veva ·aperto il fuoco con un. pezzo da 305 dalla zon a cli Lucinico, e con medii calibri da Gorizia, e nella sera dell' 8 giugno occupava gli immediat i rovesci delle colline di Bosc. L'ardita 6" Batteria, comandata dal capit. Gin.o Giusfredi, occupato il fondo della valletta fra quota 109 e il Bosc, nella mattinata del IO apriva il fuoco su quota 240 d el Podgora. Erano questi i primi colp.i che l 'artiglieria italiana lanciava su quella quota, allora ricoperta di alberi secolari ; per quindici mesi il Podgora doveva diventare teat ro d elle t remende lotte delle nostre meravigliose fanterie, sempre fraternamente appoggiate dal 30° Reggimento artiglieria. Dalle posizioni di Bosc la 6a Batteria svolse un'azione ininterrotta di fuoco sulla cresta e. sulle pendici ovest del Podgor a, e malgrado fosse spesso controbattuta non sospese mai la sua effica~e azione. La 7a Batteria comandata dal te1,ente ·Giovanni _Bocchi alle ore :20 del 6 giugno occupò la selletta fra quota 109 ed il Bosé, s ulla destra della 6:> Batteria, e la m attina del 10 giugno, subito dopo ,µi essa, iniziava tiri di inquadramento sulla zona del Calvario. Fu immediat amente éontrobattuta dal tirò di una batteria di medio calibro postata sulla selletta di quota 157 ed ebbe in quell'occasione il battesimo, d i sangl!e: l'artlgliere Oreste Sassi; veniva ferito da una paUetta cli shrapnel al ginocchio sinistro. L ' Sa Batteria comandata dal capitano Enrico Girolami, contemporaneàmente alla 611 e 7a occupava la posizione fra il Bosc e la chiesetta di S. Mare.o (quota 56). I suoi pezzi entrarono in azione il giorno 10 con tiri di in,quadramento e fino alla metà di giugno da questa zona svolse la sua efficacissima azione sulle . quote 240, 206 e 167 del Podgora. Il comandante l' Sa Batteria fin da questi primi giorni di guerra stabili i collegamenti con la fanteria ed adottò riRari campali per i pezzi, ripari che la successiva esperienza fece giudicare indispensabili ed efficaci. La Batteria rifuggì sempre dai ripari blindati che, aumentando la visibilità e la vulnerabilità, costituivano t alvolta delle. vere trappole per quelli che v.enivano da essi riparati ; impiegò invece scavi convenientemente ·disposti p er il ripa.ro dei servent i e pratici tipi di caserm~tte-


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munizioni. Nel complesso fin dal primo inizio, le postazioni di questa ga. Batteria costituirono un m odello citato spesso ad esempio. In ques to primo periodo di guerra, in cui la fanter ia della 12a. Divisione prese contatto col nemico in, corrispondenza delle falde ovest del Podgora, il comandante del Reggimento colonn. Enrico l\farìn i stabili il suo Comando in una casetta sulla strada fra il Blanchis e Vallisella sul rovescio di quota 94 sfruttando quale osservatorio reggimentale la stessa quota 94. Dopo la prima. fase della presa di contatto col nemico, le nostre truppe passarono ad azioni offensive in corrispondenza della t esta di ponte di Gorizia, mirando ad impadronirsi del Poclgora.

F ig. 42 - Coloun. Enrico Marini Il I 'Gruppo, che dal 25-giugno era al comando del magg. Ugo Luzzati, rimase schierato nelle posizioni fra Nlossa- Brat inis e Pubricla ad eccezione della 2" Batteria che, nella 1J,Otte del 7 luglio, pur sotto raffiche di fucUeria riuscl a postarsi su quota 93 in corrispondenza del Naso di Lucinico. Il giorno 2 0 luglio tale 2a Batteria apriva il fuoco a puntamento diretto s ulle trincee nemiche tirando alla distanza di circa 2 00 metri. La batteria aveva il compito di dare appoggio alla Brigata Casale che doveva espugnare quota 136 e discendere per il rovescio del Podgora fino a ll'Isonzo. Dopo i primi colpì l'ardita batteria venne controbattuta dal.nemico con fucileria e con artiglieria cli t utti i calibri, e ben _pFesto caddero mo:ti o feriti diversi serventi, mentre tutt'intorno la nostra fanteria subiva perdite gravi. Soltanto il 1° pezzo rimaneva in efficienza ed esso eroicamente, fra un uragano di fuoco, continua.va il suo tiro sotto l'immediata di'rezione del sot-


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totenente Francesco Nagliati, sottocomandan.te di batteria. Ben presto anche questo pezzo venne colpito in pieno da uno shrapnel, e gli unici serventi rimasti, soldati Pietro Cicutin da L atisana e Angelo Chieregatti da Tarcento, caddero presso il sottoten. Nagliati, che fra quella tempesta di colpi aveva continuato ad incitarli e con essi aveva compiuto intero il proprio dovere. Rimasto il ca11none senza serventi, il valoroso sottoten. Nagliati, senza esitazione alcuna, con slancio eroico prese il posto dei gloriosi caduti ed incominciò da solo a puntare, caricare e sparare con celerità, mietendo vittime fra i nemici che balzati dalla trincea, marciavano all'assalto . . In aiuto del Nagliati giungevano il sottoten. Pietro Tettamanzi ed il cap. magg. Vittorio Chieu e in tal modo il cannone, a meno di 200 me tri dal nemico potè continuare la sua azione di fuoco e di distruzione per oltre due ore; e quando sul Naso di Lucinico sventolò la bandiera dei gloriosi fanti della Brigata Casale, pur nell'ardore della lotta, da quegli audaci cosparsi di sangue e procedenti fra m ucchi di fanti e di art iglieri cadut i, proruppe entusiastico e potente il grido che vinse il rumore della fucileria e clellé cannonate : Viva la Casale ! Viva l'Italia ! Il capit. Bottero che seguiva l'azione della fanteria, con il prestigio persona}e e con l'esempio seppe, du ran.te la lotta, mantenere saldi i suoi artiglieri al posto di combattimento. Nella sera del giorn.o seguente il r,en. Ravelli, comandante la Brigata Casale, iIW!Ò un vivo encomio alla 2a Batteria per il valore col quale tutti i suoi artiglieri si erano comportati in quella sanguinosa giornata : e cosi pure vennero encomiate la 1a e la 3"' Batteria per l'efficace concorso dato alla fanteria. In queWoccasione è meritevole di ricordo l'impiego della 3n. Batteria che sotto l'intenso tiro nemico cambiò varie volte posizione ed ebbe due can· noni colpiti e vaTii serventi feriti. Lo s plendido contegno della 3a Batteria destò l'ammirazione degli artiglieri di alcune batterie del 14° Reggimento artiglieria da campagna schierato nelle vicina11ze. Dolorosa iu la fine del soldato Francesco Rolfi della za Batteria che in quella giornata, mentre infuriava terribile la lotta, veniva colpito e sfracellato da un proietto da 305 ; del suo corpo non fu possibile t rovare traccia alcuna e solo l' immagine sacra cbe a ricordo della Madre Mli con somma devozione conservava appesa al collo, venne scorta. sul fon.do dell'imbuto formato dal1' esplosione. Al capit. Bottero venne conferita la medaglia d'argento; ai suoi subalterni Nagliati e Tettamanzi ed al cap. magg. Chieu la medaglia cli bronzo al valor militare. Vennero pure premiati con medaglia d'argento il sottoten. Aurelio Forgiero, nonchè i cap. magg. Rodolfo Limonta e Carlo Ferrari, ed il soldato Roberto Santini ; al sottoten. Salvatore Zanetti fu conferita la medaglia cli bronzo ; tutti questi valorosi appartenevano a.Ila 3"'· Batteria. Il


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sottoten. Francesco Mazza della I" Batteria fu promosso per merito di guerra. In questa offensiva il II Gruppo mantenne le posizioni di Villa Codelli ad eccezione della 5"' Batteria che distaccò una Sezione nelle case di Olivers al comando del sottoten. Mario Soderini allo scopo di battere un treno blindato che i nostri informatori avevano segnalato in arrivo a Gorizia. Sulle posizioni di Villa Codelli la 5a. Batteria ebbe il primo caduto nel valoroso soldato Ugo P uozzo da Bottrighe (Rovigo) che impavido era rimasto vicino al suo pezzò, men.tre la batteria veniva colpita da intenso fuoco nemico. Nella giornata del 25 luglio, in seguito ad un nutrito nostro tiro notturno sulle posizioni nemiche del Podgora, contro le cui difese la nostra tenace fanteria lottava invano da giorni, le batterie 48 e 5n furono individuate dal n emico e sottoposte quindi a v iolento bombardamento delle sue artiglierie di grosso calibro, tanto che sulla sola postazione della 5a Batteria caddero più di venti colpi da 305. In questa azione lasciarono la vita gli artiglier.i Luigi Arcangeli da Misano cd il trombettiere Corrado Moschi da Civitella ; riportarono ferite il cap magg Antonio Tornado e diversi artiglieri, fra cui il ciclista Andrea Bucci che, colpito da una .palletta di shrapnel all'addome, mori pochi giorni dopq in un ospedaletto di Cormons . Il giorno 14 luglio le batterie del III Gruppo presero posizione 1,ena pianura di Olivers e fin dai primi giorni furono intensamente 4attute. Il posto di Comando e l'osservatorio di Gruppo vennero stabiliti a quota 72 di Vallisella ; con somma cura furono effettuati i collegamenti colla fanteria della 12a. Divisione e col ferreo battaglione dei Reali Carabinieri occupanti la linea da quota 240 (Podgora) a Lucinico. Fin da quel primo periodo della campagna, questo III Gruppo sviluppò la sua azione agendo con successivi concentramenti su varii obbiettivi riuscendo cosi fra i primi ad impiegare il fuoco a massa sul campo di battaglia. La 611 Batteria, che aveva il suo normale settore d'azione sul Calvario e su quota 136, fin dal p rimo momento venne· controbattuta: una granata austriaca di grosso calibro scoppiò sotto ad un pezzo che fu lanciato in aria, ma subito gli operai di batteria, bench~ sottoposti al tiro nemico, riuscirono a sostituire le parti guas.t e, rimisero quindi il pezzo sulla piazzuola e con esso fo possibile di riprendere il tiro. Il 40 pezzo a puntamento diretto, con poche granate distrusse due cannoni austriaci da montagna che erano comparsi improvvisamente sul Naso di Lucinico per colpire i fanti della Brigata Casale nelle t rincee sottostanti. In, questa occasione pel valoroso contei,no in combattimento, fu decorato con medaglia di bronzo il caporale telefonista Romeo Crotti. L a 78 Batteria, nella zona a sud di Olivers, er a in posizione immediatamente a sud della 6&. Il suo settore normale di azione fu quello di Lucinico

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e, pur essendo s pesso controbattuta da artiglierie nemiche di t utti i calibri, continuò ininterrottamente la sua attività. Spiccò per speciale ardimento il caporale puntatore Guido Ghirelli che rimase ferito. L' ga Batteria in posizione immediata mente a s ud del casello ferroviario di Olivers, a sinistra della 6a Batteria, dopo pochi giorn.i d al! ' inizio dell'azione fu posta alle dipendenze tattiche della Brigata Pavia che da Lucinico doveva aggirare la zona meridionale del Podgora. n Comandante della batteria, capit . Enrico Girolam i, di.resse il tiro dalla collina cli Pubrida., continuamente battuta dalle artiglierie nemiche, schierate a Savogna e che agivano d' infilata. Il capit . Girolami, che ,weva scelto quale osservatorio lo stesso posto do'{e il giorno IO giugno aveva t rovat o gloriosa morte il magg. Guy, poco dopo che l'azione era st ata iniziata, venne colpito da una scheggia di granata ad una spalla. Il valoroso ufficiale benchè dolorante per la non lieve ferita continuò con calma ammirevole a dirigere il t iro e soltanto ad azione compiuta si lasciò trasportare ad un vicino posto di m edirnzione. Nel luglio-agosto- settembre 19 15 il 30° Reggimento artiglieria campagna prese parte a brevi azioni sul P odgora e sul M.onte Fortin. Il I Gruppo durante i mesi di luglio-agosto- settembre venne schiel'ato nella zona ad est di Mossa (tra Lucinico e San Lorenzo cli Mossa) cooperando con ardimento ed efficacia a tutte le azioni che i fanti della Brigata Casale e della Brigata Pavia svolgevano per la conquista del Podgora, e col compito di svolgere le azioni di controbatteria nella piana di S. Andrea_ cli GoriziaSavogna. Le batterie in posizione nella rasa p ianura, completamente in vista degli osservatorii nemici del Podgora e del S. Michele, erano violent emente controbattute ogni qualvolta aprivano il fuoco. Il II Gr~ppo nella prima decade di settembre fu inviato nèlle retrovie per un periodo di ri_poso a Villanova sull' Iudrio e fece ritorno nelle prime linee durante la notte dell' II settembre prendendo posizione nella zona di Villa.n ova e .M onte Fortin, cli fronte a Main izza. Fin da t ale giorno le batterie entrarono in a~ione per controbattere grossi calibri nemici nelle zone di Bos~hini- Poc- R ubbia-Gbrye. Ben presto però i pezzi delle nostre due batterie,, in posizione allo scoperto e non defilati agli osservatorii nemici del S. 'Michele, vennero individuati e immediatamente controbattuti, siccliè due cannoni della 5a Batteria furono smontati e una riservetta- munizioni venne colpit a in pieno : dopo di che per conservare in efficienza i due cannoni superstit i della 5a Batteria, alla :fine di ogni giornata d'azione essi veniva.no . ritirati e cambiati di posizione, A.nche in questa situazione il capit, Mario Lovadina ed i suoi subalterni ten. Mario Soderini ed Eugenio Raneli, nonchè tutti gli a~tiglieri della 5a Batteria ebbero modo di rivelare le loro doti di abile audacia e di t enacia valorosa. La 4a. Batteria comandata. dal capit. Mario Pari., che ai primi di settembre

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era stato sostituito nelle funzioni di aiutante maggiore in 1a. dal capit . Silvio Tosatto, prese posizione sulle falde di Monte Fortin davanti al cimitero di Villanova. I pezzi erano largamente intervallati e posti in formazione del tutto irregolare. La batteria non ebbe a sublre ;:i.è perdite nè danni di notevole entità ; solo l'osserva torio, posto sul ciglio orientale di Monte Fortin sopra Mainizza, il 18 settembre fu colpito, ed i due subalterni Giuseppe Calzavara e .Michele De Fa veri violent.emente proiettati a diversi passi di distanza, rimasero però miracolosa.mente incolumi. L a posizione della 4a Batteria durante questo periodo venne ispezionata dal gen. Paolo Ruggeri Laderchi comandante la Divisione che · con suo Ordine

Fig. 43 - Generale Paolo Ruggeri Laderchi del &'iorno elogiò la batteria per l'occulatezza ed il criterio tattico con cui erano state scelle le posizioni, p er la buona organizzazione del tiro e per la consapevolezza che tutti avevano dimostrato nel disimpegno dei compiti loro affidati. Il UJ Gruppo dalla posizione di Olivers nel pomeriggio del 23 luglio rioccupò le primitive posizioni del Bosc. Segui qui ndi un breve periodo di calma del quale gli ufficiali approfittarono per perfezionare l'istruzione del perso11ale; furono alt resì meglio sistemate le posizioni delle batterie; furono migliorate ed in gran parte effettuate le comunicazioni stradali che univano il Bosc con Capriva, con Mossa e con Va.Jlisella, tanto che in definitiva. il periodo di calma si trasformò in un periodo di lavoro ser~n,o e proficuo, in cui si strinsero sempre più legami di affetto e di cameratismo fra t utt i gli artiglieri del Gruppo. Il

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Batteria prese posizione alle Fornaci di Mossa ; la 7a Bat-

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teria sostitui una batteria del I Gruppo dietro collina Bratinis, e I ' 8° prese posizione a quota 94 tra il Blachis e Mossa : il Comando del I Gruppo occupò la chiesetta di Mossa frequentemente bersagliata dal tiro nemico, e gli osservatorii ,furono posti sulla collina di Pubrida. Sulle posizioni- delle Fornaci cli Mossa, la 6" Batteria con opportuni ripieghi sistemò un cannone per il tiro controaereo che il 20 settembre, benchè individuato e controbattuto dal nemico con t iro a shrapnel, riusci con tiro celere e ben diretto a svolgere efficace azione cli interdizione a due aerei nemici. La 7"' Batteria, durante la permanenza sul rovescio cli Collina Bratinis, assolse sempre lodevolmente il proprio compito per prontezza ed abilità appoggiando i colpi di mano della fanteria in corrispondenza del Podgora. L' 811 Batteria su· quota 94, nella giornata del 19 settembre, benchè molto controbattuta e fatta segno ad intenso fuoco nemico e pur subendo varie perdite, concorse alle numerose azioni sul Podgora : un: cannone venne colpito in pieno ed il valoroso sottoten. Pietro Bogo che, quale sottocomandante, dirigeva le operazioni sulla linea dei pezzi, sebbene ferito, con magnifico spirito di sacrificio rimase fermo al suo posto d'onde si allontanò soltanto ad azione ultimata. Si provvide in seguito a spostare i pezzi verso Mossa, lasciandoli largamente intervallati : in questa posizione l' 83 Batteria non ebbe a s ubire ulteriori danni. Belle prove cli valore e di ardimento diede anche in questo periodo il sottoten. di complemento Vittorio F ussi. In questi primi mesi di guerra il Comandante del III Gruppo magg. Carlo De Nobili , organizzando l'azione deJle tre batterie dipendent i sui dati forniti dagli osservatorii del Bosc, di Olivers e di Pubrida, compi un'efficace azione di cooperazione coi fanti della 12"' Divisione e con il Battaglione dei Rea.Ii Carabinieri. Alla metì.i di ottobre 1915 allorchè il nostro Comando Supremo aveva tutto predisposto per un'offensiva autunnale sul_ medio e basso Isonzo allo scopo cli richiamare sul nostro fronte almeno una parte delle riserve nemiche destinate alla campagna dei Balcani per raggiungere con un'avanzata vittoriosa Gorizia e Duiuo, il 300 Reggimento da campagna che era rimasto qualche giorno a riposo nella zona di Villanova sull' Iudrio, ebbe ordine di assumere uno schieramento decisamente offensivo suJle colline ad ovest di Podgora. Il Comando di Reggimento si stabilì a Casa Blanchis, con osservatorio sulla collina immediatamente a nord di Vallisella: il I Gruppo occupò la zona Bratinis- Pratigrandi- Collina Quadrata, con settore d'azione principale in corrispondenza del tratto quota 240- le Tre Croci (Podgora) , e il Comandante del Gruppo, magg. Luzzati, stabili il suo osservatorio sulla collina Bratinis, comunemente chiamata collina Quadrata. Iniziatasi l'offensiva il giorno 18 ottobre, il Gruppo ebbe il compito di

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TL 30° llEGGIMENTO DA CAMl?ACNA

eseguire tiri di distruzione in corrispondenza delle Tre Croci, verso cui nei giorni successivi' furono diretti gli assaiti della Brigata Pistoia (35° e 36° fanteria). Data la breve distanza delle posizioni nemiche, le nostre batterie furono ben pres to controbattute e subirono diverse perdite in uomini e materiali : sovratutto la 10, Batteria, in posizione a Pratigrancli, fu soggetta a concentramenti di fuoco dell'artjglieria .nemica., e nella giornata~del 22 ottobre ebbe due pezzi smontati e varie perdite nel personale, Il compito del ·I Gruppo divenne poi particolarmente difficile allorquando la nostra occupazione giunse sott o la cresta· in corrispondenza "della quota detta delle Tre Croci perchè in tale tratto la nostrn prima linea distava di soli sette metri dalla linea austriaca, tanto che per t utto l'autunno e anche durante l 'inverno continuò senza requie una lotta di reciproco disturbo. Le batterie del Gruppo ed in particolare la 2 "' Batteria dovevano ogni notte entrare in azione per proteggere la nostra fanteria continuamente molestata dall'.avversario che, dall'alto della s ua posizione, faceva rotolare nelle nostre trincee bombe, petaTdi ed altri materiali offensivi. Ogni giorno all'imbrunire il tiro veniva aggiustato con esatt ezza scrupolosa, le fanterie durante tale tiro sgombravano la prima linea in corrispondenza dei tratti pii1 pericolosi e la rioccupavano ad aggiustamento: ultimato, e pertanto queste quotidiane travagliate manovre e lo stillicidio diuturno di tali operazioni, altrettanto pericolose e micidiali qua.nto inconcl udenti e che avrebbero potuto provoca.re, specialmente in. alcuni periodi del!' inverno, una deleteria tensione nervosa nei nostri soldati, furono da essi sopportate col più ammirevole spirito di sacrificio, col più stoico coraggio s uperate, ritorcendole talvolta a danno dei provocatori. Nell'ofl;en.siva dell'autunno 1915 il II Gruppo occupò 'le colline ad ovest del Podgora, e più precisamente la 40, Batteria prese posizione s ulla collina cli Soncinich, ehi 5a Batteria (su due pezzi) fu postata su uno sperone fra Prat igrandi e quota r28, a poche centinaia di metri dalla linea austriaca. Il Comandante del Gruppo magg. Francesco Balestra, stabilì il suo Comando ed osservatorio nelle vicirianze della 5a Batteria a quota 128 . . Compito del II Gruppo era quello di sostenere l'azione della Brigata Pistoia che teneva la linea in corrispondenza di quota 240, e all'uopo iniziato il tiro sulle difese nemiche all'alba. del giorno 18 ottobre, le due batterie seppero abilmente assolvere il loro mandato appoggiaildo validamente la fanteria, ma ben presto i pezzi della 5a furono individuati e controbattuti dalle batterie . nemiche s istem ate nella zona cli S. Andrea e specialmente da quelle di ·Savogna che eseguivano tiri d'infilata. molto efficaci, coi quali il giorno 2 novembre, mentre la batteria effettuava tiri di accompagnamento r iuscirono a colpire in pieno un nostro cannone, uccidendo il cap. magg. Pierluigi Corrado ed il soldato Alfonso Cordovado. I due pezzi rimasti in · efficien za vennero

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IL 3oo REGGIMENTO DA CAMPAGNA

poi messi in posizione più an·ehata da dove appoggiarono tutte le azioni del novembré 1915. La 40. Batteria sulla Collina di Soncinich si comportò valorosamente nelle più ardue vicende di questa nostra offensiva autunnale; anch'essa diede largo tributo di sangue, e fra gli altri son.o degni di ricordo gli artiglieri Nazzareno Simoncini, Olinto· Genovesi, L orenzo D'Achille e Nazzareno Girandella valorosamente caduti. Sempre in queste azioni autunnali il III Gruppo si portò sulle colline ad ovest del Poclgora, assumendovi uno schieramento decisamente offensivo, e il Comando di Gruppo dopo esservi rimasto alcuni giorni su quota 205, si spostò su quota 206, cli dove poteva osservare, oltre che le falde ovest del Podgqra, anche l' interno dei sobborghi a nord cli Gorizia. La 5a Batteria occupò la selletta fra quota 205 e .quota 206 svolgendo la sua efficacissima azione s u quota 2 06 (Grafemberg), su quota 157 del Podgora, sul vallone dell'Acqua e sul Peuma, potendo inoltre battere d'infilata le difese nemiche di Oslavia. Iniziatasi l'offensiva il 18 ottobre, la 6"' Batteria coi suoi tiri precisi accompagnò più volte le OI].date d'assalto delle Brigate Re, Cuneo, Treviso e altre, che diverse volte raggiunsero la quota 206 sopra Grafembe1g e si avvicinarono alla. quota 160 del Peuma, senza però mai potersi stabilire su quei p unti, saldamente presidiati e fortemen.te tenuti dal nemico. Ma l' azione della 5a B,atteria si sviluppò con pary;icolare efficacia allo sbocco del vallone dell'Acqua, ove gli austriaci avevano sistemato alcune batterie ad est cli Godzia, nella zona cli Castagnevizza e di quota 174, per battere cl' infilata il predetto Vallone, ed. avevano poi costruito diversi s uccessivi sbarramenti per ,coprire le principali linee . dei loro rifornimenti s ul Sabotino, partenti da Ponte sull'Isonzo, fra Gorizia ed il Peuma. In queste memorabili azioni la 5a Batteria benchè fosi;é incessantemente controbattuta dall'artiglieria nemica . e incontrasse perciò gr avi perdite, con tiri intensi e precisi appoggiò e soste1lne la ,fanteria che operava verso il Vallone ; la vita del Comandante la batteria capit. Gino Giusfredi, si svolgeva in pçnnane1lza all'osservatorio della batteria stabilito a quota 206, d 'onde, con. attività instancabile e con grande abilità comandava e manovrava il fuoco contro i numerosi obb.iettivi nemici. La 6n Batteria, per il suo schieramento molto avanzato e per il suo tempestivo intervento nella batt aglia, era nota a tutti i fanti e tutti avevano per essa una vera ammirazione. Nella giornat a del 2 novembre verso le ore 16, mentre sulla linea dei pezz il sottoten. Bruno Di Prampero dirigeva il fuoco quale sottocoma.ndante, venne colpito in pieno da un proietto di grosso calibro che stroncò fulmineamente la nobile esistenza di questo brillante ed intelligente ufficiale cli cavalleria, grandemente stimato -da s uperiori, colleghi ed inferiori per le ele-

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REGGIMEKTO DA CAJ\IPAG:-.A

vate sue doti di mente e di cuore: egli fu decorato con medaglia d'argento al val or militare, e il contenuto di un biglietto da I u(scri tto poco prima della s ua morte e diretto ai suoi parenti, confermò il suo patriottismo, lo sprezzo ciel pericolo, tutta la g randezza dei più alti sentimenti cli uomo e di soldato. La 73 Batteria. occupò le falde est di quota 205 .da ove poteva svolgere la s ua azione nel settore compreso da Oslavia alle falde sud di quota 136 del Calvario, e da tali posizioni essa svolse tutta l'offensiva dell'autunno, d a ndo magn ifiche ripetute prove di coraggio e di tenacia tanto che i fanti la chiamarono " La valorosa», e invero mai come in questo periodo di dolore, cli gioia e di gloria la 70. Batt eria s i sentì pronta e fiera ad ogni dedizione, a tutti i sacrifici ! Dal 18 al 2 1 ottobre prese p arte al fuoco di preparazione dell'offensiva che si sfenò al mattino del giorno 21. Con p articola re intensità sviluppò la ; ua azione sul cosi de tto Naso del Podgora in appoggio alla nostra fanteria che attaccava per prendete d i fianco quota 240 (Mon te Podgora) ; e più volte la batteria con la cooperazione delle rim anenti bat terie degli altri Gruppi, accompagnò le nostre ondate d'assalto che s i dirigevano su q uella massima quota del Podgora. Ma poichè per la posizione occupata e per la s ua vicinanza con le linee nemiche, la batteria non tardò ad essere individ uata e subi to cont10batt uta, ebbe a subìre gravi perdite di uomini e di materiali; quindi, pur occupando sempre le falde ad est cli quota 205 si ritenne opportuno di s uddividerla in d ue Sezioni, largamente intervallate e sistemate a quota differente ; ma a nche in questa formazione il nemico con tiro preciso e continuo riusci s empre ad individuare la posizione dei pezzi ed a controbatterli. Nella not te del 17 n ovem bre, quando t utte le nostre artiglierie ebbero il compito di battere la città di Gorizia nella quale s i erano installate numerose bocche da fuoco n emiche, alla 7'1 Bat teria fu affidato il compito di battere il lato ovest del Cas tello. Ma in quel giorno e nei giorni im.media tamente s uccessivi il tiro dell'art iglieria nemica eseguito con diversi calibri e da diverse direzioni con vera azio ne a massa s u quota 2 05, a ndò inten sificandosi e s ui singoli nost ri pezzi venne in iziato e s uccessivamentc effettuato il tiro cli distruzione. Il giom.o 18 novembre l'osser vatorio di batteria venne colpit o da un proietto di piccolo calibro e poco dopo nuovament e da un proietto da 305 che t ravolse s ul terriccio e t ra le macerie feriti e contusi il Comandante la 7a Batteria capit. Giovanni Bocchi, l'esploratore Luigi Mori da Guastalla, il telefonista Alberto Oleari d i Reggio E milia. ed il sergente- capo telefon ista Domenico Ricci da Borghi (Romagna), che malgrado le gravi contusioni alla testa, con coraggio e sangue freddo già altra vol ta dimostrati in difficili fran-

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IL 30° REGGIMENTO DA CAMPAGNA

genti, esponendosi a gravi pericoli, riusci a mantenere in efficienza il collegamento telefonico t ra osservatorio e linea dei pezzi. Durante questa offensiva autun.nale quasi ogni giorno la 7a Batteria pagava il suo tributo di sangue; ogni giorno uomini e m ateriale venivano messi fuori combattimento dal tiro nemico, e così mentre nell'ottobre erano rimasti feriti l'aspirante Massimiliano Fevretti ed il tenente Aldo Quaglia , il mattino del giorno 23 n.ovembre, mentre la batteria venne nuovamente controbattuta, un pezzo scoppiò violentemente ferendo gravemente diversi serventi e il proprio capo-pezzo Enrico Dall'Asta, e un altro pezzo venne smontatq. Nel pomeriggio poi un . terzo pezzo essendo stato colpito in pieno da una granata. nemica sicchè la batteria era rimasta con un solo pezzo, il capit. Bocchi lasciato l'osservatorio scese in batteria e fra i suoi cannonieri e presso quell'unico pezzo rimasto, rincuorandoli ed incitandoli ottenne di farlo spostare e quindi cli fargli riprendere il tiro contro i normali obbiettivi. Ma un'ora dopo anche questo pezzo veniva colpito dal tiro nemico. Nella notte sul 23 novembre i tre cannoni colpiti dal tiro nemico vennero tolti dalla posizione ; uno di essi in poco tempo potè esser rimesso in efficienza ed accoppiato quindi ad un altro pezzo · fornito dalla 6"' Batteria, costituì uno n uova Sezione che all'alba del 23 riprese il tiro sul P oclgora; ma uno dei pezzi, comandato dal caporale Sgarabotto fu quasi subito smontato, mentre l'altro, servito da artiglieri tutti siciliani e comandato dal cap. magg. Genovese continuò il suo tiro fin verso le ore 10 allorchè chiamato a. battere i rovesci di Oslavia, venne anch'esso colpito -i n pieno. Ancora una volta la Batteria 'era. ridotta al silenzio I Ma gli artiglieri de << La valorosa » rimasti sen.za can.noni impugnarono i moschetti e portandosi immediatamente col loro comancla1,te sulle prime linee del Vallone dell'Acqua combatterono coraggiosamente coi fanti. In queste memorabili giornate si segnalarono per spiccato spirito di sacrificio e per valore, il Comandante della batteria capit. Boccbi, i sottoten.. Aldo Quaglia e Pantaleo Losappio nonchè indistintamente tutti gli artiglieri, tanto serventi che conducenti. Meritevoli di gra1,de lode furono i capi-pezzo sergent e Nin,o Paglierini da Sala di Cesenatico, sergente· Riccioni da Riccione, il caporale Dell'Asta di Reggio Emilia ed il cap. magg. Antoni110 Genovese da Messina. Splendide prove di ardimento diedero i caporali puntatori Ernesto Casellato di Taglio di Po (Rovigo), Vincenzo Sgara.bott o e Primo Merlin da Rovigo, Baldassare Piccinir\i e Giulio Campa1,ini da Reggio Emilia. Mirabile fu il contegno dell'esploratore Luigi Mori e del sergente telefonista Dc.imenico Ricci; m a sopra.tutti spiccò il valore del cannoniere Raffaele Bera.rdi che, pi.t1 volte comandato ed altre volte di s ua iniziativa., portatosi in linea· per riconoscere le posizioni più ava1,zate dei fanti, marciò con essi all'assalto.

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35o REGGil\lENTO

DA CAMPAGNA

L'8& Batteria per l'azione dell 'ottobre 1915 prese _posizione sulla selletta a quota 215 a circa 750 metri a sud di San Floriano, concorre11do validamente e dando sempre tempestivamente il suo contribu to di fuoco a tutte le azion! che si svolsero accanite e con alterna vicenda, per un periodo di oltre quar ant a giorni, nel settore compreso tra il trincerone del Sabotino e quello di quota 188. I pezzi dovettero spesso essere sistemati sul ciglio della posizione, e numerose volte durant e L'azione, la batteria avendo dovuto portarsi a brevissima distanza dalle linee avversarie per battere appostamenti di mitragliatrici che impe~ivano l 'avanzata delle nostre fanterie, ebbe' a subire numerose perdite di uomini, quadrupedi e materiali: il contegno di tutti gli artiglieri fu sempre encomiabile per attività e sp iccato valore, e fra tutti fu ammirabile il contegno dell'artigliere puntatore Alfeo Brevini da Taglio di Po che il giorno 22 ottobre rimase ucciso presso la mira del proprio cannone. Ai primi di dicembre 1'88 batteria occupò quota 192, ed ebbe come zona d'azione principale Oslavia-Peuma- quo!a 157 del Podgora e quota 206 del Grafemberg.

*** 35() R l:mGIMENTO ARTIGLIERIA J)A CAMPAGNA. - Giunto in zona cli guerra, dopo una breve sosta in località di retrovia, il Reggime1,to veniva in.,;ato ad

appoggiare l'avanzata delle Brigate Regin a e P isa, che cercavano di raggiu11-

F ig. 44 - Capit. Francesco Laviano gere l' Isonzo oltre Gradisca, Farra e Monte F ortin, e ad ingaggiare la lotta contro il formidabile baluardo del Monte S. ì.V!ichele.

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35o REGGIMENTO DA CA!vÌPAGNA

All'alba del 5 giugno, dopo aver passato nella notte precedente il torreÌl.te Versa su di un p onte di barche, le Batterie, in posizione a Villa Viola e Villa Freifeld, aprivano d'improvviso il fuoco sul S. Michele e s u S. Martino del Carso. Mercè il loro valido con.corso, il giorno 7 le fant erie occupavano Farra ed espugnavano M. Fortin, s ul quale si portava subito a prendere posizione, . in condizioni molto difficili, 1'8o. Batteria clel Reggimento. Si ebbero in questi giorni i primi feriti della guen'a fra i ·quali gravemente il sottoten. Severino e va.rii uom in,i di truppa dell'8a. Batteria, il capit. Raffaele Pascucci comandante della za., e il capit. Francesco Laviano comandante della quarta. , Allo sfortunato tentativo di passaggio dell' Isonzo nei pressi di Sagrado (notte clal 17 al 18 giugno}, g'li artiglieri del 35° portarono il più fraterno aiuto ai fanti delle due Brigate che dovettero lottare cont ro un nemico avvantaggiato per la preponderanza di mezzi mat eriali e per la disponibilità . cli posizioni strategiche naturali. : al tiro intenso ed aggiustato delle nostre Batterie in appoggio e protezion.e delle far~terie, ris-p ondeva il fuoco r a bbioso dei _grossi -ca-

Fig. 45 - Colonn. Edoardo Scuti

Fig. 46 - Ten. Carlo Ca.ssinis

libri avversarii, .fanto che noi ebbimo gravi perdite e fra gli altri rin~ase ucciso il ten. Carlo Cassiuis sottocomaridante della 4-"' Batteria. Ritentato il passaggio dell'Isonzo il 24 giugno, questa volta il successo coronava l'eroismo dei" fanti e la tenacia degli artiglieri, che prendevano ·poi ancora parte agli attacchi di Monte S. Mi.chele (5 e 18 luglio), durante i quali il Reggimento veniva duramente provato, :fincbè il 4 agosto il Reggimento era rriandato a Castion cli Strada, per un periodo di meritato riposo e di riordinamento, çompletandosi coi primi complementi ricevuti.

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39o

REGGIMENTO DA CAMPAG~A

Per il loro contegno nelle operazioni di giugno e luglio 1915, vennero decorati di medaglia d'argento il colonn. Edoardo Scuti, apprezzato competente artigliere, valoroso soldato e sagace comandante del Reggimento, il ten. Cassinis, il capit. Laviano, il sottoten. Severini, e con medaglia di bror\zo il capit. Pascucci. Ai primi di novembre r915 il Reggimento veniva chiamato nuovamente al fronte prendendo posizione sull'altipiano Carsico, rimanendovi tutto l' inverno e concorrendo a tutte le varie operazioni locali offe1.sive di quel periodo (conquista delle trincee dei Razzi, delle Frasche, e delle Cave cli Selz). Non fu questo un periodo di grandi avvenimenti ma vicev~rsa di grande ed estenuante tensione per la continua vigilanza, per i quotidiani bombardam~~ti nemici, per le difficoltà di terreno e di clima, condizioni tutte che resero duro il soggiorno del Reggimento in quella zona: rimasero feriti il capit. Berti della 4" Batteria ed i sottoten. Colombi e Latini; e furono decorati di medaglia di bronzo al valore il capit. Pascucci ed il sottoten. Latini. Si chiudeva così il primo anno di guerra, anno eroico per l'artiglieria da campagna e del Reggimento in specie, in quantochè da posizion,i in piano e quasi sempre allo scoperto, esso ayeva dovuto assolvere difficili compiti spesso superiori alla sua potenzialità., e cioè distruggere reticolati, sconvolgere triiwee e lottare contro artigl,ierie nemiche di medio e grosso calibro, non solo s uperiori di numero, ma postate in posizioni dominanti e nascoste.

*** 390 REGGIMENTO AR"rIGLIERIA l)A CAMPAGNA. - Il Reggimento venne formato sul principio del 1915 e costituito con elementi" del 14°, del 30° e del 3° Reggimento da Campagna. Nel giugno si concentrò nei dintorni di Lonato ed il periodo trascorso dal Reggimeato s ulle rive del Garda fu intenso di lavoro e di intelligente preparazione alla guerra. Esso ebbe per primo Comandante il Colonn. Umberto Palmegiani che con ferrea disciplina, con numerose marce ed esercitazioni tattiche e con un'ottima istruzione dei serventi e dei conducenti seppe risvegliare l'entusiasmo di tutti ed infondere in ciascuno la certezza che il Reggimento avrebbe saputo sempre combattere da valoroso, resistere con tenacia e trionfare di tutti gli ostacoli. E cosi fu veramente. Chiamato ben presto a prendere parte con la 30"'. Divisione di fanteria ar1'a§pra lotta che si stava svolgendo s ulle rive dell'Isonzo per la conquista del S. Michele, il 5 agosto r915 entrò in linea : Gradisca, Villa Fraifeld, Villa Pitteri, Farra, Molamatta, :.iionte Fortin ricordano ancora i prodigi compiuti, i I cqraggio e l'abnegazione dei suoi soldati, la forza d'animo e l'abilità dei s uoi ufficiali, il colpo preciso ed implacabile dei suoi cannoni.


!L 4.oò ' REGGIMENTO DA CAMi>AGNA"

Furono cento giorni c1i guerra feroce, di duelli sovrumani : dal S. Michele, torvo e pelato, il nemico sorvegliava ogni movimento, ogni lavoro che potesse essere una piazzuola od una riservetta, ogni ombra che potesse essere un cannone, e sulle opere nostre erano raffiche di piccoli, di medii, di grossi calibri che si abbattevano per distruggere, per schiantare ogn.i .cosa. In, fine agosto il Comando del 39° ven.ne assunto dal Col. Paolo Pizzoni èd · è· durante l'anno in cui egli rimase in tale ·posto che il Reggimento ebbe ripetute occasioni cli affermarsi e cli dist inguersi ; e questo seppe valorosamente fare . . Gli artiglieri càlmi e sereni stavano ai pezzi, pronti sempre ad intervenire per aprìte la strada alle fanterie, per rintuzzare gli sforzi accaniti dell'austriaco. Finalmente il 7 novembre 1915 il Reggimento venne ritratto a riposo nella pianura friulana, ed il meritato riposo fu apportatore di nuove energie ~ di 1,uova forza.

*** 40° REGGIMENTO AR'l:IGLIERIA

DA

CAMPAGNA. - Ai primi di giugno

1915,

il Reggimento era sul Corada e l' II dello stesso mese le Batterie del I Gruppo

benchè co1,trobattute da grossi calibri nemici aprirono il fuoco su trnppe avversarie appostate a quota 383, nella zona di Plava ed a P alievo. Il 12 giugno dura1,te la notte le predette Batterie si spostarono per svolg~re un'azioue·di fuoco su Descla onde facilitare alla 33a Divisione il passaggio clell' Isonzo, mentre le Battetie del II Gruppo, in posizione a sud di San Jakob ed a quota 639, battevano i tt'inceramen.ti a valle dell' Is9nzo, di fronte a Descla. L'aspra lotta continuò anche· nei giorni successivi, e il 16 giug1w la 10. Batteria sparò contro i trinceramenti fra Globua e Britof donde truppe austriache molestavano l'avanzata dei nostri fanti su quota 383, e successivamente la 2"', la 3"' e la 6"' Batteria, aHo stesso scopo aprir~no il fuoco contro il bosco a nord-est di quota 383, mentre la 4a Batteria batteva i trinceramenti in direzione di Lozice, e la 5a quelli a sud cli Descla. Tutto il Reggimento era colle fauterie della 33a Divisione per la conquista di quota 383, e con esse il 40° artiglieria condivise gloria, onori e sacrifici lascian_clo sul campo tre ufficiali, un sottufficiale e due soldati, ma in questa tenace ed . eroica fusione di sforzi e cli anime la quota fu occupata e salda.mente tenuta dai nostri. Il 14 agosto il Comando di Reggimento si stabili a Salisce e le sue •batterie occuparono posizioni nella regione Plezzo-Tolmino, ad eccezione della 5.a che rimase presso il Comando di Reggimento per riorganizzarsi, cÒlmando le gravi


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43°

ED

IL 44o

REGGIMENTI DA CAMPAGNA

perdite avute. Anche su queste nuove posizion,i il Reggimento ebbe perdite e danni rilevanti e nelle varie azioni locali si distinsero la 1a e la 4a Batteria. Verso la fine di agosto il I Gruppo prese parte all'attacco per la conquista della Lunetta del Mrzli, e tutte le Batterie, già. agguerrite dalle precedenti prove, tennero un contegno esemplare. Il 19 settembre, colpito ,da granata nemica moriva eroicamente il magg. Edoardo De Magistris, mentre si recava ad ispezionare una Sezione avanzata.

*** 43° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Nel maggio 1915 i valorosi artiglieri del Reggimento mossero da Pisa verso la fronte, dove più cruenta si manifestava la lotta, dove più duro era il sacrificio : s ul Carso, tra le schiere della invitta 3:i Armata, il R eggimento ricevette il battesimo del fuoco. Fu dalle posizioni di Monte Sei Busi che le sue batJerie aprirono il fuoco, e _sulle stesse posizioni. rimasero per' mesi. e mesi partecipando con tiro violento, preciso ed efficace, a tutte le azioni che la storia ricotda coi nomi tragicamente famosi di trincee : dei Sassi Rossi, delle Frasche, dei Razzi, Tortuosa, Y, Ferro di Cavallo e Monte S. Michele. In quelle nostre posizioni, gfa note e individuate dal nemico e da esso controbattute con tiri cli artiglierie di medio e di grosso calibro, il Reggimento versò glorioso tributo di. sangue nella lotta durissima, accanto ai fanti delle ·B rigate Piacenza, Barletta, Chieti, Sassari ecl ai Bersagl ieri impetuosi dell'8° e dèl 13° Reggimento. La 1a Batteria si guadag11ava un encomio dal Comandante della 13"' Divisione per l'impavido contegno tenuto il 13 settembre sotto violentissimo tiro nemico cli distruzione, e il sergente Bigliotta, della 5a. Batteria, si meritava s ul campo - primo di una lu1\ga serie di decorati - la promozione per m.erito di guerra.

*** 44° REGGIMENTO ARTIGLmRfA DA CAMPAGNA . - Il 12 ;tgosto, al termine .della seconda battaglia dell' Isonzo, il Reggimento, raggiunta la zona di guerra e assegnato alla 31a Divisione, schierò le sue batterie nella zona di S. EliaS. Zanut-S. Pietro del!' Isonzo-Begliano partecipando fino al 7 set~embre alle azioni delle Brigate Piacenza, Barletta e Macerata, aventi per obbiettivo la conquista di Monte Sei Busi. Dura.n te la quarta ):),1ttaglia del!' Isonzo (10 novep1.bre~5 dicem.çire} il

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REGGiMENTO DA CAMPAGNA

I ed il II Gruppo del 44° furono coi fanti della 21a. Divisione, mentre il UI ç;ruppo fin dal 28 ottobre rimase alle dipendenze tattiche della 22a. Divisione. Schierate le proprie batterie nella zona di Castelnuovo del Carso-Bosco l:,anciaVilla Viola:-Polazzo, il Reggimento partecipò alle azioni clell'XI Corpo d'Armata p.er la conquista del S. Michele. In quei giorni di dura lotta l'XI Corpo d'Armata cercò di avanzare con la 21a Divisione verso S. Martino, co.ntrb le trincee denominate Ridottine, Rondò, Groviglio e Trincerone ; con. la 22& contro le cime del S. Michele, e con la 29" contro il costone che. da Cima I del S. Michele, per quota r24, scende ad est di Peteano. Benchè le operazioni venissero ostacolate dalle avverse condizioni atmosferiche e dalla forte resistenza nemica, l'azione procedette ugualmente accanita e violenta e,'mercè l' energica ed efficace coop~razione delle varie nostre unità d'artiglieria, comprese quelle del 44°, alcuni reparti della 29a Divisione nel pomeriggio del 20 novembre riuscirono a conquistate tutta la linea del costone di quota 124 fino all'Isonzo, e le truppe della 22a. Divisione pervennero .ad impossessarsi di un tratto del Trincerone presso la 'cappella di S Martino ; mentre poi nel successivo giorno 23 novembre fu possibile ai nostri di occupare la trincea sottostante al ciglione, fra Cima 4 e la cappella di S. Martino.

*** 45° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Il 4 agosto il Reggimento apri perla prima volta il fuoco col compito di preparare ed appoggiare l'avanzata dei fanti della 28a. :Qivisione tendenti all'espugnazione delle difese della Sella di S. Martino. Nell'aspra lotta dei. giorni·seguen.ti le Batterie del 45° continuarono à dare tutto il loro concorso di fuoco o per aprire la via alle nostre fanterie, o per interdire l'affluire di rincalzi nemici sul rovescio della Sella di S. Martino e destinat i a rin.forzare la loro l inea o per preparare un contrattacco o per ostacolare la nostra aval_lzata effettuando lavori di riattamento. Le batterie del 45° parteciparono anche alle frequenti azioni di controbatteria richiéimando sopra di loro il tiro delle artiglierie avversarie la cui azione fu particolarmente intensa nella giornata del 12 agosto per il concentramento di fuoco eseguito dall'artiglieria nemica di medio .calibro contro la 1a. e la 2a. Batteria del 45° Reggimento. Il 21 agos to ripreso.l'attacco contro il S. Martino del Carso: il II Gruppo vi cpncorse con tiri di preparazione, di appoggio e di protezione ; il I Gruppo partecipò all'azion,e di controbatteria provocando una ·violenta reazione nemica che sferrò a sua volta un nutrito m icidiale fuoco di. controbatteria dei


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45~

REGGIMENTO DA CAMPAGNA

suoi medii calibri situati verso Rubbia, e ·per cui la ~ostra 31> Batteria ebbe un pezzo colpito in pieno. Anche il 25 agosto il I Gruppo, dopo aver eseguito qualche raffica sulla ..strada Rubbia-Foschini-Peteano per impedire movimenti del 11emico, venne sottoposto per cinque ore a tii:i violenti di suoi grossi e medii calibri,. che seminarono attorno alle nostre batterie oltre un centinaio di proietti. Il 1° settembre il 45°· concorse col suo fuoco all'appoggio dei failti della 30"' Divisione, e durante tale azione : il I Gruppo controbattè anche ar.t iglierie nemiche che molestavano le nostre trincee di quota 170; e il II Gruppo, su richiesta del Comandante della Brigata Caltanisetta, intervenne tempestivamente sulle provenienze di Devetaki, sulla Sella di S. Martino e sul paese di S. Martino, per arrestare movimenti nemici. Il 5 settembre il I Gruppo lasciò le posizioni di M. Fortin per occupare quelle di Bidischini, ed il giorno 13 l'intero Reggimento venne sostituito dal 15° ·a Viscou,e s:mpre alle dipendenze del XIV Corpo d'Annata. Si inizia cosi per il 45° un breve periodo di riposo impiegato per il riordinamento dei reparti, per l'addestramento del personale e per la costruzione dei baraccamenti. Il 18 ottobre il Reggimento è sulle posizioni di Moraro e Corona per prendere parte con la 28a. Divisione alla terza battaglia dell'Isonzo : il I Gruppo è nella zona di Moraro, il II Gruppo ed il Comando di Reggimento in quella di Coron,a. Nel pomeriggio del r8 ottobre il 45° apri il fuoco contro gli obbiettivi della fronte Boschini-S. Michelè-S. Martino, e la vivace azione delle opposte artiglierie continuò con qualche intensità anche durante la notte.. Il 19, 20 e 21 ottobre le batterie del Reggimento proseguirono nell'azione concorrendo alla distruzione degli ostacoli e all'appoggio di saltuarie azioni preliminari di fanteria, finchè scatenatosi poi a_fondo il nos tro attacco il matti1w del 2r, concorsero validamente all'appoggio prima delle fanterie della 28" Divisione, poi di quelle della 3011 Divisione, la quale ultima il 22 ottobre prese possesso della Cima 4 del S. Michele. In questa stessa giornata il 45° concorse al tiro di ingabbiamento sulle rimanenti cime, tiro che ebbe parte efficace e decisiva nel determinare la resa . ' di circa 2.000 austriaci. Nella notte sul 23 la 5a Batteria si tra..sferi a Villa Viola e passò alle dipendenze del 15° Reggimento artiglieria ; e il 24 ottobre la 40. e la 6& Batteria col comando del II Gruppo passarono alle dipendenze della 21a. Divisione. Il, Reggimento, cosi suddiviso,. partecipò poi alle az.,ioni di carattere locale svoltesi sulla fronte della. 211>, 28a e 29"' Divisione fino al 7 novembre.


IL 46° rrnGGIMENT.O DA CAMl?AGNA

*** 460 REGGIMENTO ARTIGLIERIA J)A CAMPAGNA. - Il 28 luglio l915 il 46° Reggimento artiglieria fu messo a disposizione della r9n Divisione (X Corpo d'Armata) schierata nel settore di Castelnuovo,. e il giorno sue: cessivo le sue batterie erano già in postazione tra Castelnuovo e S. Pietro del!' Isonzo. Nel corso della seconda battaglia del!' Isonzo (18 )uglio-3 ·agosto) il Reggimento appoggiò col proprio fuoco l'azione della 19:i, Divisione che attaccava la linea marginale della conca di Doberdò (quota 164 e quota r2r), nonchè l'azione svolta dall'ala destra del Corpo d'Armata sul S. Michele, tendente a.Ila conquista della Sella del S. lVlarti1lO e di quota r77. Per tutto il mese di agosto le batterie proseguirono la loro azione contro le posizioni avversarie e le artiglierie iiemiche, e con tiri di protezione tempestivi ed efficaci concorsero a frustrare contrattacchi avversari mentre poi con ben aggiustati tiri di interdizione riuscirono a disturbare e talvolta ad impedire movimenti di reparti austriaci. Tra il 4 ed il 7 agosto le ali interne delle Divisioni 28n e 19a del XIV Corpo d'Armata, appoggiate anche dalle batterie del 46° artiglieria, occuparono stabilmente la linea quota 177-quota 164. Ai primi di settembre mentre la 25a Divisione passò in riserva, il 46°. Reg...gimento si portò nelfa zoua -di Alture (sud di Aiello), ove rimase per circa due mesi attendendo al riordinamento delle batterie, ali' istruzione ed addestramento del personale. Al primi di novembre ritornò in linea con la 25a. Divisione disponendosi fra Castelnuovo e Fogliano. Nell' imminenza di riprendere l'offensiva· per lo svolgimento della quarta battaglia dell'Isonzo (ro novembre-2 dicembre 1915) , mentre alla 25a. Divisione veniva affidato il compito di attaccare le posizioni del margine occidentale della Conca di Doberdò agendo colla Brigata Sassari a sinistra in corrispondenza della trincea delle Frasche e della trincea dei Razzi, e la Brigata Macerata a destra contro le trincee delle Nuove Celle e dei Morti, alle batterie del 46° venne commesso l'incarico di preparare e proteggere e appoggiare l'avanzata delle fanterie. Il 10 novembre, dopo un'intensa p reparazione d'artiglieria, le nostre truppe .mossero all'attacco, ma non riuscirono a raggiungere tutti gli obbiettivi, :e soltanto sulla destra la Brigata Macerata conquistò le.trincee Rocciose, elemento della linea nemica antistante alle N uove Celle. Però nei si.iccessivi giorni 13 e 14 novembre i fanti della Briga,ta Sassari validamente appoggiati daUe nostre artiglierie, e in modo particolare da quelle del 46° Reggimento, con impetuosi assalti seppero strappare al nemico le trincee delle F,rascbe


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48°

REGGIMEN'f O DA CAMPAGKA

e dei R azzi, mentre poi successivi contrattacchi avversari vennero risolutamente respinti col concorso del tempestivo ed efficace intervento delle nos tre artiglierie.

*** 48° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA . - Il 28 maggio, durante il primo sbalzo offensivo, il 48° iniziò la marcia verso la frontiera del!' Iuclrio con la 32" Divisione : il 30 era a Pradamano, il 1° giugno a Dobra e il giorno seguente sulle alture di M. Planina. · Il 4 giugno le batterie aprirono il fuoco col compito di preparare ed appoggiare I 'avanzata delle fanterie della 32" Divisione che dovevano passare l' Isonzo a viva forza, ma poichè per le avverse condizioni atmosferiche l'azione dovette essere rimandata, nei giorni seguenti le batterie proseguirono il fuoco perfezionando i loro tiri contro i trinceramenti di Flava, quota 383 e quota 264, e contro le pendici settentrionali del Monte Kuk, e concorsero altresi ad azioni contro il: Sabotino. L'8 giugno vennero riprese le operazioni per il passaggio del fiume e nella notte del ro, reparti del 37° fant eria, riusciti ad irrompere di viva forza sulla sinistra del fiume presso Plava, coll'appoggio e sotto la protezione anche del fuoco delle batterie del 48°, mossero al possesso di quota 383: l'attacco potè così essere alimentato e le nostre truppe riuscirono a consolidarsi sulle posi. zioni conquistate. Durante la prima battaglia deII' Isonzo (23 giugno-7 luglio} il Reggimento rimase sempre schierato sulle stesse posizioni : e a!lorchè il 23 giugiw il II Corpo d'Annat a (32" e 33a Divisione} iniziò le operazioni per raggiungere la linea Monte Kuk-Zagora-Isonzo, il 48° concorse nel preparare ed appoggiare !'.azione dei fanti, battendo i trinceramenti austriaci sulle pendici di M. Kukquota 266-Chiesa di Palievo-Britof-Globna-Grigliesce, ma le operazioni dalla testa cli ponte di Plava verso M. Kuk, per quanto tenacemente condotte dalla 32a. e 33" Divisione, ottennero soltanto qualche risultato verso Globna, non r iuscendo a risalire il ripido versante del Kuk. Nel corso della seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio-Io agosto) nel settore di Plava vennero nuovamente ripetute le operazioni tendenti all'ampliamento della testa cli ponte, ma prima e cioè durante la fase di organizzazione il 480 l'II luglio venne spostato con la 32a Divisione per occupare le posizioni della 33a., e ali' uopo rinforzato con alcune batterie dell'n° Reggimento si dispose su tre Gruppi dislocati rispettivamente a M. Cali, a S Jakob e a Santa Gendra. Iniziatasi la battaglia il 18 luglio, il 48° ebbe il duplice compito di concor-

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IL 480 REGGIMENTO DA CAMPAGNA

rere alla preparazione e all'appoggio della 32a Divisione che doveva agire offensivamente nella regione di Palievo-M. Kuk, e di sorvegliare il fronte Plava-Kambresko. I progressi delle nostre truppe furono però lenti ; la lotta attorno a Plava, .contro le trincee fortissime cli quota 383 ed il costone che da eletta quota scende ali' Isonzo in direzione cli Descla e Britof si fece particolarmente violenta, ma al termine della battaglia, la tenace resistenza è lo slancio delle nostre truppe, appoggiate validamente anche dalle artiglierie del 48°, riuscirono ad occupare alcuni trincera.menti nemici verso Zagora e Palievo. Allorchè il 18 ottobre ebbe inizio la ripresa della precedente offensiva, tutte le batterie del 48° aprirono il fuoco di preparazione per demolire le difese di Globna-Britof. quelle del margine del bosqi di ·quota 383 e della ridotta di Palievo, e questo intenso tiro di preparazione durò ininterrottamente fino al 21 ottobre. In detto giorno scatenatasi l'azione a fondo, il II Corpo d'Armata attaccò con la 32& Divisione le difese di Globna e con la 3a quelle cli quota 383 e di Zagor~ : la 32a in due giorni di violenti combattimenti, appoggiata validamente anche dalle batterie del 48°, riusci ad occupare la posizione cii Globna, e la 3a Divisione, lottando con alterna vicenda fin.o al 1° novembre, espugnò le prime case del villaggio di Zagora rafforzandosi sul margine di esso. Il 27 ottobre grossi nuclei di fanteria austriaca attaccarono le nostre posizioni cl' innanzi a Globna, ma i fanti della 32" Divisione, protetti dal ben, nut rito fuoco delle batterie del 48°, li respinsero infliggendo loro gravissime perdite. Durante la quarta battaglia dell'Isonzo (10 novembre-10 dice7:Ubre) il 48° restò sempre con la 32& Divisione sulle precedenti posizioni occupate. L'II novembre:, dopo intensa preparazione di artiglieria effettuata da tutte le batterie del Reggimento, venne iniziata l' avanzata delle fanterie; si combattè con accanimento per l' intera giornata su tutta la fronte del II Corpo, ma mentre la 3a. e 41i Divisione svolsero delle operazioni offensive, la 328 svolse azione puramente dimostrativa. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, la lotta prosegui nella prima decade di dicembre con intense azioni d'artiglieria, alle qua.li partecipò sempre il 48° Reggimento che eseguì quotidianamente tiri di interdizione sugli obbiej;, tivi .di Britqf-Descla-Palievo-quota 383-Strada Grigliesce-Vodice.

*** A dimostrare come l'azione dell'artiglieria da assedio :fin da queste prime operazioni di guerra s i palesasse efficace e desse importante contributo at conseguimento dei fini propostisi, riportiamo il seguente cenno riguardante


IL VI GRUPPO D'ASSEDIO

il VI Gruppo d'assedio che ebbe compiti importantissimi in se~tori molto delicati. Questo VI Gruppo d'assedio, già III Gruppo del 3° artiglieria da fortezza erci. costituito dalle batterie: 14a e r58 armate con camioni da 149 G. ; 73a batteria con cannoni da 149 B. R.a Marina ; r3on batteria con obici da 280 ; ed era comandato dal ten. col. Alessan,dro Del Pozzo. Il Gruppo si prodigò coi suoi tiri ad appoggiare le nostre fanterie lanciate all'assalto contro le forti posizioni nemiche che attanagliava.no la conca di Plava, ed il suo comandante, incaricato di romprere le profonde difese del nemico su quota 383 non esitò a portarsi sulle prime linee per meglio osservare -la sistemazione, difensiva avversa.r{a. Il ben aggiustato ed efficace tiro delle potenti bocche da fuoco del VI Gruppo facilitò e permise alle nostre fanterie la conquista e l'occupazione del cocuzzolo oves t di quota 383, che, dominando la conca di Plava, consentiva. agli austriaci cli osservare gli intensi movimenti effettuati sui ponti militari da noi gettati fra le due rive dell'Isonzo. Non meno brillante e non meno diffici~e fu l' aiuto che il VI Gruppo diede alle Brigate di f~nteria che ripetutamente assaltarono le posizioni nemiche del Kuk (quota 6ù) e di Zagora.·Dopo giornate di lotta intensa, accanita e sanguinosa, i fanti delle Brigate Ravenna, Forll, Spezia e Firenze riuscirono a formare un accentuato saliente verso quota 6n del Kuk e ad occupare metà. del piccolo villaggio di Zagora, malgrado i violenti contrattacchi sferrati dalle truppe avversarie ed in modo speciale dal 4° Reggimento fan teria di Vienna e dal 22°Reggimento fanteria Dalmata che con ogni mezzo cercava.no di arginare l'avanzata della nostra fanteria. In quelle giornate di audacia, di eroismo e di sacrificio generoso la nostra fanteria ebbe potente, tempestivo ed efficace aiuto dalle artiglierie del VI Gruppo d'assedio che aveva il particolare compito di agire nel settore Kuk-Zagora. Al Comandante del Gruppo ten. col. Del Pozzo devesi riconoscere il merit o d'aver saputo manovrare con audacia, intelligenza e perizia la massa, di fuoco_ di cui erano capaci le batterie non solo del suo Gruppo, ma anche di quelle messe alla sua dipendenza tattica, cosi da smorzare ·sul nascere ogni ·tentativo fatto dal nemico per riprendere le posizioni perdute. Fmono i buoni collegamenti da lui predispos ti fra artiglieria. e fanteria che determinarono materialmente e spiritualmente quella continuità. di in tima e profonda cooperazione tattica fra le due Armi, e provocarono la rinuncia di ogni velleità reattiva da parte avversaria. Tali collegamenti poterono sempre efficacemente funzionare mercè l'opera di ufficiali di artiglieria che il Comandante del Gruppo, di sua iniziativa e con opportuna scelta, in. viò in trincea ·col preciso incarico di collegamentò coi reparti di fanteria, che via via dovevano essere appoggiati dalle azioni delle artiglierie del VI Gruppo : veniva cosi realizzata di fatto quella fusione


CONFRONTO FRA L' OFl'ENSIVA SUL CARSO E QUELLA IN CHAMPAGNE E IN ARTOIS

di intenti e ·di azione che deve caratterizzare la lotta delle due Armi Fanteria ed Artiglieria, e che per il loro armonico miglior impiego apriva anche un campo nuovo, se .non di studi, di applicazione di principii divenuti fondamentali. Per tali sue benemerenze di soldato e di artigliere il ten. col. Del P ozzo fu proposto per la promozione per merito di guerra.

p ARA GRAFO

12°.

CONFRONTO FRA L' OFFENSIVA D'AUTUNNO SULLA FRONTE CARSICA. E L'OFFENSIVA FRANCO- INGLESE IN CHAMPAGNE E IN ARTOIS.

Lo scopo del!' offensiva franco-inglese nell'Artois e nella Champagne coincideva sostanzialmente con quanto ci si proponeva con la terza e quarta battaglia dell' Isonzo, e cioè lo sfondamento del fronte nemico con effetti strategici decisivi : scopo che si credeva fermamente di poter conseguire, così come ne fanno fede le disposizioni prese in Francia per sfruttare il successo, e i reiterati attacchi coi quali il gen. Cadorna sperava di spezzare la resistenza dell'ormai esausto avversario. Sul fronte occidentale, come sul nostro, · si attaccò a fondo là dove la vicinanza di obbiettivi importanti prometteva. notevoli risultati immediati. • I franco- inglesi ottennero una parziale sorpresa strategica perchè il Falkenhayn soltanto tardivamente e cioè il 23 settembre si convinse che gli avversari avevano sferrato una grande offensiva, mentre invece il Comando austriaco non ebbe mai alcun dubbio sulle nostre intenzioni, di esercitare cioè il massimo sforzo sulla fronte isontina. (Yedi Ta v. XIII). Le condizioni di forze degli attaccanti rispetto a quelle dei difensori risultano,. almeno nelle loro caratteristiche più importanti, dal qui allegato specchio. Questi dati - intesi a mettere, con la maggiore possibile evidenza, a raffronto le forze degli attaccanti tra loro e in · relazione agli effettivi ed ai mezzi della difesa, - sono certamente, uno per uno, discutibili perchè troppi elementi erano incerti e troppi altri sfuggono a un quadro puramente statistico, ma nel complesso e


CONFROMTO FRA L ' OFFENSIVA S UL CARSO lì: Q UJ,Lt,A I N CHA MPAGNE E IN AlU'O !S

in molti loro particolari caratteristici non possono mentire : l' inferiorità dei nostri mezzi d'attacco in confronto a quelli- dei nostri Alleati, appare senz'altro grandissima. Si noti che per uno scrupolo elementare d'imparzialità le cifre sono state alterate piuttosto a danno della predetta inferiorità che non era una tesi da dimostr are, ma una verità troppo facilmente prevedibile. È · pertanto interessante di vedere meglio gli aspetti cli questa nostra inferiorità di mezzi. Noi gettiamo quasi subito all'attacco p ressochè 'tutte le Divisioni disponibili, e le poche di seconda schiera erano quasi per intero in Riserva del Comando Supremo : ben diversamente gli Alleati avanzarono, per cosi dire, a falange, ed anzi in Champagne, tanta abbondanza di truppe in seconda schiera finìper essere persino. nociva. ·Quando il nostro fan.te' giunse alle posizioni avversarie, queste, per il nostro tiro di preparazione non avevano subito che una piccola frazione delia analoga massa di fuoco che prima dell'attacco francese si era scatenata sulle trincee tedesche di Champagne e del1'Artois: nella sola preparazione, in Champagne si spararono 1.683.000 colpi di piccolo calibro, mentre noi per tutta la terza battaglia dell' Isonzo avevamo accumul~to appena 1.000.000 di colpi di ogni calibro e ne sparammo certamente molto meno di 800.000. I nostri Alleati avevano molte artiglierie da trincea ; noi purtroppo nessuna. I proietti degli ottimi pezzi rigidi francesi da 95, 120 e 155 erano ben pit1 efficaci delle nostre vecchie granate da 120 e da 149 G., ed anzi per il loro forte ren.dimento in esplosivo erano particolarmente adatti alla distruzione dei r eticolati. D'altra parte la massa totale dei proietti impiegati in Francia fu talmente superiore a quella di cui noi disponevamo, tantochè non si possono neppure istituire paragoni. Si nota soltanto che se nella petraia ondulata del Carso l'efficacia del colpo singolo era aumentata dalle schegge delle rocce (i rincalzi au~triaci erano però ·in parte già provvisti cli ricoveri), nell'alta valle dell'Isonzo i molti « angoli morti » riducevano assai l'effetto del tiro e, l'alternarsi brusco di costoni e di valli, ne aumentava la dispersione, con precipuo vantaggio per il difensore. I nostri Alleati ai comuni. prQietti aggiunsero un largo impiego di gas e di proiet!i a liquidi speciali da noi non ancora impiegati.

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CONFRONTO l'RA L'OFFENSIVA S U L CARSO E QUELLA IN CHAMPAGNE J;; IN ARTOIS

Specialmente quando sul Carso il nostro fante era riuscito a penetrare nelle linee nemiche, sia per la minore quantità di artiglierie e di proietti da noi posseduti, e sia per la difficoltà dell'osservazione terrestre e la scarsità di aeroplani, aveva dalla nostra artiglieria un appoggio assai minore di quello che gli Alleati attaccanti sul fronte francese potevano ricevere dalle loro bocche da fuoco. . Eppure il nostro fante della za e della 3a Armata resistette e durò ; e con deboli rinforzi, ceduti dalle altre Armate italiane, che pur esse non riposavano, dopo soli sei giorni riprese i suoi attacchi - con · 1a lunga quarta battaglia dell' Isonzo. La storia serena che nel dramma della guerra vede un aspetto della più vasta tragedia umana - « sortem hominum » dice Tacito - deve riconoscere che su tutte le fronti i combattenti di ogni Esercito diedero eroicamente tutto quanto poterono ; nessuno però in quell'autunno 1915 si immolò più ostinatamente del soldato italiano. Forse solamente per un aspetto dell'armamento avevamo qualche -superiorità sui franco-inglesi, ed è nella percentuale dell'artiglieria a deformazione : e ciò conferma che a noi faceva più difetto la quantità che la ·qualità ; in ogni modo questa nostra non grande rnperiorità fu pii1 che annullata dalla scarsità di proietti adatti a distruggere i -reticolati. Tanto in Italia che in Francia non sostanzialmente diversi . erano i procedimenti della fanteria : Divisioni avanzate su fronti ristrette ; fanti lanciati all'assalto ad ondate successive. . In Italia però, i metodi d'attacco dovettero adattarsi alle particolari caratteristiche del terreno montano, ed una certa elasticità d'applicazione consentì ad abili Comandanti di prendere felici ini~ ;dative; per esempio quella che ci rese padroni della trincea delle Frasche, · e quella per cui il 5 dicembre i nostri fanti piombarono fulmineamente sull'avversario accecato dalla nebbia. In Francia fu norma generale che lanciatori di bombe precedessero la prima ondata d'attacco prolungando cosi il fuoco di preparazione :fino all' istante dell'urto : da noi per la scarsa disponibilità di bombe ciò avvenne però soltanto qualche volta e sempre con ottimo esito. Il nostro attacco iniziale - e lo notò anche l'avversario - difettò di compattezza anche là dove il terreno l'avrebbe consentito: esso non fu cioè, come in Fra~cia, un' immane muraglia umana che, -

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CONFRON TO FRA L'OFFENSIVA SUL CARSO E QUELLA ' IN CHAMÌ'AGNE E IN ARTOIS /

emergendo dal fumo degli scoppii e dei gas venefici, tutta insieme si rovesciava nella trincea nemica. Ma ben ne sappiamo il perchè : _ mentre in Francia il reticolato avversario era tutto raso al suolo, sulla nostra fronte isontina esso fu aperto da varchi ineguali_ soltanto in pochi punti, mentre per parte sua l'artiglieria austriaca concorreva, con efficacia diversa da punto a punto, a fermare i nostri reparti attaccanti. Conchiudendo si deve rilevare che da noi la preparazione nel r915 era stata insufficiente·. . Intesa, come in Francia, a distruggere l'organizzazione difensiva nemica, la preparazione riuscì colà al suo scopo di sconvolgere quasi totalmente· la prima posizione tedesca (nella Champagne anzi furono distrutti. anche larghi tratti della seconda posizione, arretrata di circa 4 chilometri) mentre sulla nostra fronte Giulia la preparazione da noi fatta ebbe effetti molto ineguali; inflisse gravi _perdite agli austriaci; in qualche punto rase al suolo trincee e ripari; in qualche altro - ove cioè gli obbiettivi non erano ben individuabili e le difese erano particolarmente robuste - ebbe scarsa efficacia ; essenzialmen~e quasi ovunque non riuscì ad aprire sufficienti varchi nei reticol~ti e cioè mancò al mo scopo principale. I franco-inglesi, come noi, subordinarono le consiòerazioni di sorpresa strategica alla necessità cli demolire le difese, .almeno di prima linea ; l'aggiustamento dei tiri venne per ciò accuratameJite . effettuato, e in Francia, come anche in qualche punto della nostra fronte Giulia, produsse esso stesso danni assai gravi al difenso~:e; i tiri di efficacia vennero assai prolungati e mentre sul C~.rso e nel1'Artois si ebbero tre gior~i cli preparazione, nella Champagne se. ne ebbero sei. ' Sappiamo con certezza che in Champagne l'~ffetto dei tiri di distruzione fu metodicamente controllato, e all'uopo pattuglie cli esplorazione si spinsero fin presso alle trincee tedesche, e sui punti nei quali si rivelava ancora qualche segno di vita, il tiro cli preparazione si scatenò pii1 violento. Ql;lalche cosa di simile avvenne pure da noi perchè è indubbio che in vari punti fu metodicamente verificata da pattuglie l'apertura dei varchi, ma è anch e certo ~he anche là dove (e cioè quasi dappertutto) il reticolato fu trovato intatto o non abbastanza distrutto, l'attacco delle nostre fauterie . fu egualmente iniziato ricorrendo anche all'impiego delle pinze . tagliafili e . dei tubi -

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CONFRONTO FRA L ' OFFENSIVA SUL CARSO . E QUELLA tN CHAMPAGNE

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IN AR'l'OT S

di gelatina, che del resto aveva in pii1 luoghi accompagnato il tiro di preparazione. Tutto questo costituiva un nuovo effetto conseguente dalla poca 11,0:;tra disponibilità di munizioni di artiglieria, inadeguata al concetto di manovra del Comando Supremo e alla nostra dottrina tattica risolutamente offensiva. In questo ineguale effetto dei nostri tiri sui reticolati avversari e nei conseguenti diversi provvedimenti adottati per sfruttare ed integrare la deficiente efficacia del nostro fuoco d'artiglieria sta la prima causa di sconnessione degli attacchi iniziali sferrati dalle nostre fanterie. In Champagne, i francesi eseguivano la preparazione organizzando e portando la base di partenza dell'attacco fino a 100 metri dal nemico e completandola con un colossale sistema di camminamenti lungo i quali potevano transitare grossi reparti cli seconda schiera, talvolta anche cli cavalleria. Per parte nostra su tutta la fronte Giulia il lavoro d'approccio era stato proseguito inesorabile in quello scorcio d'estate 1915, che segnò forse sul Carso il periodo più tetro del lungo martirio del fante, triste preparazione morale dell'offensiva d'ottobre; ma il terreno uniformemente roccioso, e quasi dappertutto visto e battuto dal- l'avversario, aveva ostacolato seriamente i lavori. Sul fronte inglese dell'Artois la preparazione sboccò in un attacco con successive grandi nubi cli gas venefico, che fece sentire • suoi effetti d'annebbiamento, se non cl' intossicazione, fin oltre quattro chilonietri, mentre stordiva i difensori della ·prima linea. Subito dietro la quarta nube di gas gli inglesi colla. maschera al volto avanzarono. e facilmente occuparono tutta la prima posizione tedesca.

*** In Francia si volle che la controbatteria precedesse, accompagnasse e seguisse la preparazione d'artiglieria, passando successivamente da tiri di distruzione e da tiri di inquadramento, osservati dagli aerei, a concentramenti di neutralizzazione di gas venefico od almeno irritante. Pare che nell'imminenza dell'attacco d'i fanteria, gran parte delle batterie tedesche cli grosso calibro siano state ben presto distrutte e gravemente danneggiate, mentre molte altre di piccolo 493

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L' U1PIEGO DELL'ARTIGLIERIA

I

calibro venivano neutralizzate : cioè in un primo momento la reazione di fuoco del difensore sarebbe stata relativamente debole, per quanto · risulti che tale reazione sia più volte riuscita a battere con efficacia · colonne d'attacco e batterie che prendevàno posizione allo s~operto. Là dove l'artiglieria tedesca non riuscì a scatenare tempestivi ed efficaci tiri di sbarramento e d'interdizione, gli attaccanti francoinglesi penetrarono fino alle posizioni delle batterie da campagna avversarie che talvolta tentarono e riuscirono a spostarsi, ma altre volte ·furono catturate. Abbiamo già veduto come e perchè da noi il tiro di controbatteria · nel· complesso sia stato assai meno efficace; senza voler contestare che l'esperienza dei nostri Alleati abbia loro suggerito una più completa organizzazione degli osservatorii e degli osservatori e della stessa esecuzione dei tiri informati ad una visione programmatica di una controbatteria prestabilita e sistematica, azione di controbatteria che in It<;1.lia era forse ancora piì1 nelle menti dei Capi che nella pratica attività degli esecutori, non si può del pari contestare che da noi la deficienza cosi sentita di mezzi tecnici, di cui invece erano abbastanza dotati i francesi (aerei, stazioni per rilevamento vampa e fonotelemetriche, materiali telefonici), basta, assieme alla molto minore disponibilità di artiglierie, alla scarsità dei buoni osservatorii terrestri e alla mancanza di esercitati osservatori, a spiegare ampiamente il minore rendWlento della nostra controbatteria. In Champagne, tutte le artiglierie di piccolo calibro e quelle adibite alla distruzione furono messe alle dipendenze dei Comandi di Divisione, mentre i medii e grossi calibri, particolarmente destinati aIJ.a controbatteria dipendevano dai Comandi di Corpo d'Armata. · Per parte dei nostri Comandi, come già si è ;isto, le disposizioni impartite e le soluzioni adottate per l'offensiva d'ottobre in riguardo dei tiri di distruzione e di controbatteria non furono uniformi; e ciò mentre conferma anzitutto il cai;attere di maggiore elasticità dei nostri dispositivi tattici, confenna anche maggiormente che fu la scarsità .di artiglierie e di munizioni ad imporre, caso per caso, la soluzione ritenuta di piìl economico consumo e di più economica usura. Così l'azione di distruzione che, sebbene propria dei medii e grossi calibri, avrebbe potuto forse essere meglio regolata dai Comandi di Divisione, dovette spesso essere accentrata ai Comandi di Corpo d'Armata e in qualche caso a queili d'Armata; la dipendenza dai - - 494 -


L' I MPIEGO D E LL'ARTIGLIERIA

Comandi di Divisione avrebbe certamente favorito i più intimi e più efficaci contatti tra chi doveva effettuare l'apertura dei varchi e chi doveva poi servirsene e sfruttarli. Da parte italiana (gen. Luigi Capello, « Note di guerra») è stato detto che lo schieramento delle nostre artiglierie fosse eccessivamente frontale per cui si venivano così a trascurare i vantaggi dei tiri d' in- · filata. · Per i medii e grossi calibri, lo schizzo n°_29 del Vol. II della nostra Relazione Ufficiale smentisce, almeno in parte, una tale accusa, specialmente se si tien conto delle gittate, dell'accennata scarsezza di mezzi d i collegamento, e sovratutto della penuria di artiglierie, le quali dovevano quindi giocare su ampi settori, ricorrendo a buoni collegamenti coi varii Comandi dei Reparti in linea. Per le batterie da campagna e cioè per i pie.coli calibri, non si conoscono con precisione i particolari dei loro schieramenti, e pertanto le ~tesse predette ragioni avrebbero giustificato uno schieramento piuttosto frontale. In linea generale devesi tuttavia constatare come in qualche caso tiri d' infilata che sarebbero riusciti efficacissimi, siano stati procrastinati o impediti da motivi non completamente plausibili e tanto meno giustificati. Ciò che devesi ormai constatare. e lamentarn, quale fenomeno conseguente dalle varie deficienze rilevate, si è che il successo iniziale non fu adeguatamente sfruttato nè in Italia nè in Francia. Non è nostro compito di approfondire appieno le cause di uno dei più tristi caratteri della snervante guerra di posizione. In Italia, l'attaccante, allorquando riuscì a porre piede nella posizione nemica, vi si fermò esausto e vi rimase esposto ai contrattacchi e ai tiri delle artiglierie nemiche, che difficilmente, come vedemmo, le nostre erano per quantità e per qualità, in grado di contrastare. In Francia invece, subito dopo che l'attaccante era riuscito a penetrare in qualche punto nelle linee -nemiche, si verificò molte volte il cedimento di grandi tratti della prima posizione tedesca, che fu ampiamente oltrepassata; e cioè pareva che tutto fosse stato predisposto per un ·tempestivo, pronto e decisivo intervento di rincalzi costituiti da grosse Riserve alleate : molte grandi unità di fanteria e cavalleria e nunierose batterie _erano pronte ad avanzare ed in parte effettivamente avanzarono contro. le seconde posizioni avversarie, frettolosamente occupate

"

_,_ 495 -


L'IMPIEGO DELL;ARTIGLIE RÌA

dai resti . delle Divisioni tedesche di prima schiera, assai duramente provate, noi:J.chè da rinforzi di non grande entità rapidamente accorsi. Se non che a loro volta le batterie tedesche presero sotto il loro fuoco, preventivamente aggiustato, le unità nemiche che avzanzavano allo scoperto, le arrestarono ed infljssero gravi perdite ai battaglioni, · alle batterie ed agli squadroni mandati di rincalzo dall'attaccante .. Ma anche quando la seconda posizione nemica potè essere raggiunta, l'attacco effettuato dagli Alleati risultò slegato e :i;ion ottenne apprezzabili risultati: e in proposito alcuni scrittori francesi, a ribadire ancora e sempre la indispensabile necessità della più intima cooperazione fra le due Armi, lamentarono che nell'avanzata le batterie dell'attaccante erano sfuggite di mano ai Capi e non avevano armoninicamente operato con la fanteria, deducendone quindi, fra l'altro, la necessità di una larga dotazione di cannoni da 3'7, · i quali, meglio dei pezzi da 75 e di quelli antiquati da 80 avrebbero dovuto accompagnare la fanteria eliminando il suo più terribile avversario : la mitragliatrice. Come è noto, da noi l'impiego di batterie d'accornpagnamento fu largo e redditizio ed ebbe in séguito sémpre maggior sviluppo, tanto che nelle prime linee furono portati pezzi da 65/r7, da . 70/r5 ed anche da 75, e ciò anche quando la fanteria ebbe il cannone da 37. E del resto, se nella terza battaglia dell' Isonzo si dovette talvolta lamentare che alcune artiglierie, schierate troppo indietro, non abbiano avanzato od abbiano avanzato troppo tardi, molto più larga testimonianza si ha di schieramenti assai arditi e talora, anzi, troppo arditi ; nè si deve dimenticare che posizioni assai avanzate non sono spesso le più consigliabili a chi, come noi, avendo poche artiglierie, doveva ampiamente manovrare il fuoco. Sotto questo punto di vista fu particolarmente dannosa la scarsa gittata dei nostri moderni obici da r49/r2 pesanti campali e dei pezzi rigidi da ,I49 G. e da ZIO. Tuttavia, a nostro giudizio, la deficiente attitudine complessiva delle artiglierie a seguire rapidamente ed efficacemente l'avanzata dei fanti dipese in linea generale in gran parte -da insufficienza di addestramento del pe_rsonale, da inanchevolezze di attrezzatura, e sovratutto dall'assenza di predisposizione, sia nei varii Comandi d'artiglieria·e nei reparti minori e maggiori dell'Arma, e sia nei varii Comandi di fanteria delle piccole e grandi unità, Comandi che debbono prendere

- · 496 --


RISULTATI DELLE OFFENSlV.E AUT UNNALI

preventivi e, ad ogni modo, tempestivi accordi con le batterie avanzate ed anche con quelle in posizione un po' arretrata per potersi prontamente giovare della loro azione di fuoco. I risultati complessivi delle offensive autunnali furono, tanto in Italia quanto in Francia, immep.samente inferi'ori alle gravissime perdite subite dall'attaccante; anzi, cfal punto di vista puramente materiale, quasi nulli. Però sulla nostra fr<?nte Giulia, come già osservammo, le perdite degli austriaci furono in proporzione agli effettivi, più gravi delle nostre e d'altra .parte riuscimmo ad impegnare tutte le forze nemiche a noi contrapposte e a richiamarne anzi altre. È inoltre poi necessario di osservare che la profondità dell'avanzata aveva per i franco-inglesi un valore morale ed una importanza materiale ben diversi é · molto maggiori che per noi. Noi eravamo quasi ovunque sul territorio austriaco ed ogni progresso, per quanto lento e faticoso, ci avvicinava a due obbiettivi di primo ordine e già assai vicini : Trieste, grande porto di capitale importanza per la Austria, e Trento, spina dolorosa piantata nel vivo dei nostri sospirati confini naturali. I franco-inglesi dove.vano cacciare i tedeschi trincerati nel cuore della Francia : progressi territoriali di limitata entità giovavano loro ben poco, perchè il nemico avrebbe anche potuto sgombrare volontariamente a puro scopo di manovra - come poi fece nel r9r7 và.ste zone di un paese non suo ; l'Austria - anche per la sua scarsa saldezza interna - non avrebbe invece mai potuto a bbandonare spontaneamente neanche un palmo del suo t erritorio. Gli Alleati a metà ottobre r9r5, visti vani i loro sforzi, desistettero dall'attaccare; noi proseguimmo fino ai primi di dicembre, quando ormai le nostre truppe e la nostra flotta iniziarono quel salvataggio dell' Esercito serbo che, con la collaborazione dei nostri Alleati, conservò all' Intesa, colle superstiti truppe di Re Pietro, . un elemento non solo militarmente assai valido, ma politicamente efficacissimo per agire sugli animi dei popoli balcanici .

*** Il r9r5 tramontava così in luce di sangue, e gia 111 ogni paese belligerante ferveva quel lavorio organico che per l'artiglieria si proponeva di risolvere i grandi problemi che l'a1mo morente aveva -

497 -

,


L'ARTIGLIERIA ITAUAN!\ ALLA FINt,; !>EL I9I5

posti e non del tutto definiti : armi e munizioni per distruggere pit1 prontamente i reticolati; bocche da fuoco, mezzi e metodi per l'accompagnamento delle fanterie; medii e grossi calibri moderni e mobili, a grandi gittate e a tiro sufficientemente celere ; e mezzi tecnici, ed aerei per la controbatteria. Sopra tali questioni organiche stava, dominante, il problema addestrativo che intimamente scaturiva dal' problema tattico della lotta di posizione, quale allora si presentava: spezzare il cordone di trincee tanto .rapidamente e così radicalmente sicchè ne seguisse immediata l'azione decisiva in campo aperto. Ciò, in definitiva,. significava per noi artiglieri : grande potenza ; altissima capacità di manovra del fuoco ; celerità di movimento delle batterie; sicurezza di funzionamento, in sosta e durante le avanzate, degli osservatorii, degli osservatori e delle pattuglie di collegamento. Gli artiglieri di tutti gli Eserciti belligeranti, alla sentita naturale e doverosa ammirazione per la fanteria dovranno accompagnare lo studio più appassionato per imparare a meglio intimamente conoscere l'animo e l'anima dei fanti; questi ultimi dovranno a loro volta meglio conoscere la potenza dell'artiglieria e, diciamo pure, meglio apprezzare · gli artiglieri.

PARAGRAFO

r3o

L'ARTIGLIERIA ITALIANA ALLA FINE DEL

r9r5.

. L'artiglieria italiana nel r9r5 aveva notevolmente accresciuto la sua potenza complessiva senza tuttavia risolvere i due problemi forse più gravi : l'armamento di controbatteria e l'artiglieria da trincea. Proprio alla fine del r9r5 entrò in servizio il cannone da 105/28, di cui diamo pit1 oltre alcuni dati caratteristici e che, an~ora per molti anni terrà onorevolmente il suo posto tra i materiali cli controbatteria. E in quello scorcio di tragico autunno nacque pure - come più ampiamente e quindi meglio si dirà nei successivi capitoli - quella Specialità bombardieri che, nella trincea, in prima linea, e talvoltaanche al cli là, sempre in intima comunione cli vita col fante, doveva essere l'esaltazione e quasi il. simbolo delle vecchie e nuove virtti della nostra Artiglieria, rinnovando attorno ai suoi materiali, sotto certi

. -

498 -

..


CLASSI O' ARTIGLI ERIA CHIAMATE ALLE ARMI

aspetti quasi primitivi, eroismi leggendarii che sembravano appartenere ad uri lontano passato ; ed unendo sovratutto ai fini spirituali strettamente l'Arma nostra all'Arma di fanteria, lanciandosi talvolta con essa verso i più arditi e pericolosi cimenti dell'assalto e della lotta corpo a corpo.

*** Diamo intanto qui nelle seguenti tabelle quakhe dato numerico sullo sforzo fatto dalla nostra artiglieria, e sull' incremento da essa ricevuto nel r9r5 . CLASSI CH IAMATE ·ALLE ARMI NE I REPARTI D'ARTIGLIERIA, DAL MAGGIO AL 31 DICEMBRE r9r5 (L' Es. lt. nella Grande Guerra - voi. II I - Tomo I• bis - al]. 53) Class i alle anni per fatto di leva o ricbiama t e con circ. G. :\'f. 371 del 22-5-1915

ART . . DA

CA)li'.'A(iNA

Art. pes. campale Art . a ~avallo

Art. da rr1ontagna

1878 -- 1879 - 1880 188x dal 1885 al 1895 incl.

cii'c. 592

del 23-7 -1915

cire. 626 del 7-8 -19r 5

circ. 74 1 del 6-ro •1915

Circ. 819 del r 2-rr- 1915

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1884 1877

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1878 - 1879 - 1880 1881 clal 1882 al 1895 incl.

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r878 - 1879 - 1880 r88r rlnl r882 al 1895 incl.

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1878 - 1879 - 1880 r88r da l 1887 al rR95 incl.

1886

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1896 e riforma ti rie. idonei Cl. 1892- 93- 94 id.

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da cost,, e da

fortezza

Automohilist i

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Treno

1877 e

188,1

1885

dal r876 al r 895 inc l.

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499 -

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GRUPPI E BATTERIE DA · MONTAGNA ·E SOMEGGIATI COSTITUITI DAL 24 .MAGGIO AL r5 NOVEMBRE r9r5 (L' Es. Jt. ne ll a Grande Guerra - vol, III - Tomo I 0 bis - ali. n° xo e n)

REl-'Af{TO

ARMA)I ENTO

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U1oiUì someggiate speciali

I Gruppo Spec. Skod a ( 1° e 20 btr. spcc.)

75 Sko<la

settembre r9r 5

II Gruppo Spec. Skoda (3• e 4• btr. spec.)

75 Skoda

settembre 1915

Unità da montagna specia.li

Gruppo

b tr. da mont. speciali (I", 2", 3", 4• btr. spec.J

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500 -

17 settembre 1915


COMANDI DI GRUPPO E COMPAGNIE D'ARTIGLIER IA DA FORTEZZA COSTITUITE DAL 24 MAGGIO AL 15 NOVEMBRE 1915 (L' Es. It. nella Gr ande Guerra - vol. III - T orno I0 pis - a!J. n° 13)

UNITÀ COSTITUITE CON ORDINI 17 AGOSTO E 21 SETTEMBRE 1915

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R EGGIME NTI

CENTRI .d i ~IOBILITAZIONE

CO)IANDI DI GRUPPO

COMPAGNIE

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UNITÀ COSTITUITE

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42


BATTERIE D'ASSEDIO ESISTENTI ALLA FRONTE IK ~UGLIO, NOVEMBRE E DICEMBRE 1915 (L' Es. Tt. nella Grande Guerra - voi. 11 1 - Tomo 1° bis - Ali. 15 e 16}

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BATTERIE ESISTENTI A1414A FRONTE

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RIEPILOGO

.. Piccoli calibri

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Grossi calibri

Totale per. s pecie

1'litr.i- Totale

glia trici Cann. Obici Mortai Cann. Obici Mortai Cann. ()bici iVlortni Cann . Obici Mortai

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-

Luglio 1915 Novembre 1915 Dicembre 1915

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FINO AL 15-n- 1915 (L' Es . lt. nella Grande Guerra - voi. 111 Voi. r bis - All. n° 18)

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AR)I.\MENTO

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COSTITUZIONE

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Data dì p ar· tenza per la fronte

Agosto 1915 (già esistente CO· me sezione)

24-5-1915

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Luogo cli destinazione

Uclinè

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(Vedi 'l'a v. XIY)

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503 -

125½

87

BATTERIE ORGANICHE CONTRAEREI

Specie della batteria

genera]e


N OTIZIE SU LL ' ARTIGLI E RIA .\ USTRO- U NGARICA

***

Per quanto riguarda l'artiglieria austriaca abbiamo già dato numetosi dati nei capitoli e paragrafi precedenti : aggiungeremo qui ancora alcune notizie fornite dal colonn. Eimannsberger nella sua pregiata Opera « L'artiglieria austro-ungarica nella guerra mondiale » : · Nel 1914 erano già state app rova te e sperimentate per la ]oro adozione ed attendevano quindi di essere costruite in serie le seguenti bocche da fuoco:

cannon e da mon tagna mocl. 15 da 75, bocca chi fuoco dr magnifico rendimento, sovratu tto in relazione al suo peso, scomponibile in sei unità. someggiabili, oggi ancora uno dei migliori tip i cli cannone eia montagna ; obice campale mod q da ro cm. ; obice pesante campale mocl. 14 da 15 cm. ; cannone mod. 15 da 104. Tali bocche cla fuoco anche in base alle esigenze moderne, erano sufficìenti a.cl armare l'artiglieria CttmpaJe, astrazion fatta naturalmente da bocche da. fuoco aventi requisiti speciali. Come già detto precedentemente, allo scoppio della guerra erano già pronti i modelli del cannone da montagna, dell'obice pesante e di quello leggero, nonchè del cannone prolungato da 10 cm. ; in tal modo la fabbricazion e in I serie poteva essere senz'altro avviata. Per tutta la durata della guerra non si resero necessari altri tipi di artiglieria campale; tuttavia il nuovo obice campale mccl. 16, per renderlo at-to alle esigenze della guerra a lpina ver:i.ue adattato per il trasporto s u carretta.

CAPfTOLO

QU ARANT ESTMO

La s ituazion e polit ico- militare alla fine del 191 5 - G!i avvenimenti balcanici - La conferenza di Chantilly e gli accordi alleati - L'amplia.mento del!' Esercito italiano - n contribu to della R. Marina - La sforzo del sottosegretaria.t e delle armi e munizioni - La sistemazione invernale - Le operazioni sulla fronte italiana - La preparazione alleata per la grande offensiva di prima-

-

504 -


LA SITUAZIONE ALLA FINE DEL l9I5

vera - L'attacco tedesco di Verdun e la ripresa offensiva italiana - Prodromi dell'offensiva austro-ungarica nel Trentino - Dati relativi alle artiglierie austriache alla vigilia dell'offensiva - Le artiglierie pesanti campali - Le bombarde.

PARAGRAFO 1° LA SITUAZIONE POLITICO-;\HLITARE ALLA FINE DEL

r9r5.

· L'anno r9r5 era stato di lotta assai intensa tra i due gruppi belligeranti e pur non avendo portato alcun elemento decisivo, aveva visto la lotta stessa ad estendersi per la partecipazione di nuovi Paesi alla guerra, e quindi per l'intervento di nuovi Eserciti. In complesso però se pure la situazione politica dei due gruppi belligeranti non appariva in grande disquilibrio, quella degli Imperi centrali stava indubbiamente, se pur ancora insensibilmente, sulla via di peggiorare, nonostante i varii successi militari da essi riportati, e ciò principalmente per il fatto che glj Stati Uniti d'America, dopo il dilagare dell'azione dei sottomarini germanici, si stavano decisamente avviando sulla via di rompere i rapporti colla Germania. La bandiera tedesca era già sparita dall'Asia per opera ciel Giappone e le sue colonie in Africa erano in yia di essere occupate dalle forze dell' Intesa, eccezion fatta di quelle dell'Africa Orientale dove il valoroso colonn. LettowForbek resisteva tenacemente e resistette poi sino all'armistizio. La sagace propaganda dell' Intesa era riuscita, essenzialmente • nei confronti della Germania, a suscitarle contro tutta una corrente avversa, prendendola a partito e demolendola nella pubblica opinione proprio per quelle prerogative che erano per la Germania i basilari elementi di forza e di lotta; cioè il militarismo e la lotta con i sommergibili. Con tale persuasiva propagand a, mentre la concezione del «blocco » effettuato dall' Intesa appariva la più logica e giustificata forma di lotta adatta a fiaccare la resistenza del gruppo avversario, la reazione tedesca a tale forma e cioè il sommergibile, veniva rappresentato agli occhi del mondo quale opera di crudeltà fuori di ogni legge civile. Del pari, l'impiego dei gas di guerra, apparsi appunto la prima volta nel r9r5, suscitò una forte corrente di sempre maggiore avver-

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S IT UAZIO:-<E POLITICO-ìlll LITARE DEl,L' ITALIA

sione per la barbarie germanica. Ad ogni modo a lla fine del 1915 la situazione degli Imperi centrali si presentava, militarmente parlando, ad essi favorevole perchè erano riusciti a distruggere l' Esercito serbo, avevano battuto gran parte del!' Esercito russo, avevano sconfitto il nemico a Salonicco, resistendo poi vigorosamente agli avversarii sul fronte occidentale e su quello italiano : ma tutto .questo non era che apparente. ~on avendo essi raggiunto ancora una decisione, lasciavano tempo agli avversari di accrescere le loro forze e preparare un'adeguata reazione controffensiva : l' Inghilterra alla fine dell'anno aveva già in linea circa 40 Divisioni ed altre 20 nei campi d'istruzione, mentre anche le altre Nazioni, pur avendo subito grav i p erdite, non soltanto le stavano ripianando rapidamente, ma , costituite nuove unit à, dimostravano la loro ferma intenzione di continuare la lotta sino al raggiungimento della vittoria, tanto che nemmeno la paterna proposta avanzata_dal Sommo P ontefice per addivenire a trattative di pace p otevano farle sviare dalla loro ferma volontà di proseguire . fino in fondo. In quanto a l mondo a rabo esso si era già decisamen te schierato quasi t ota lmente contro la Turchia, tanto che, in certa misura, cooperava con l' Intesa. Nel campo politico spiccava p erò purtroppo una caratteristica comune ai due gruppi belligeranti - Intésa. e Imperi Centrali - derivante dalla divergenza insita nella natura delle differ~nti politiche dei varii Stati componenti ; d ivergenza che generando o aggravando l'altra insopprimibile divergenza di concezione nella direzione delle operazioni militari, sarà fonte di fatali insuccessi or del!' uno or dell'altro gruppo. In questo quadro europeo la situazione politico-militare del!' Italia alla fine del 1915 aveva assunto una grande importanza perchè essa non soltanto rappresentava un potente elemento di forz a, ma, dopo che l'esercito serbo, in seguito alla disfatta subita dagli austro-tedeschi-bulgari, era ridotto a brandelli, saldava a sud il cerchio dell' Intesa attorno agli I mperi centrali dall' Ortlcr a Valona, e fronteggiava quindi gran parte del!' Esercito austro-ungarico. Del resto anche nei riguard i strettamente militari la situazione generale in cui era venuta a trovarsi l' Italia alla fine del 1915 era promettente sebbene per le operazioni svolte nei sette mesi precedenti fossero mancati i risulta ti~strategici e quelli tattici non fossero gran -

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GLI A VVE!\"IMENTI BALCANI CI

che importanti. Ciò nondimeno la nostra azione continua e t enace non soltanto aveva portato la massa dell'Esercito al di là delle frontiere, ma le posizioni avvetsarie in alcuni tratti, come nel basso Trentino, erano state spinte indietro ed avevano dovuto arretrarsi più a nord, mentre poi in complesso il Comando Supremo austro-ungarico aveva dovuto via via aumentare le proprie forze contro di noi e moltiplicare'' i suoi apprestamenti difensivi per salvaguardare il territorio dell' Impero. Del resto eseguendo un giro d'orizzonte sul cerchio costituito dai fronti dell' Intesa si può osservare che i ripetuti attacchi dei franco-inglesi sul fronte occidentale, eseguiti ·durante tutto l'anno non erano riusciti ad intaccare le posizioni dei tedeschi pur avendo questi ultimi dovuto diminuire le proprie forze ad occidente per alimentare le operazion i sul fronte russo. Quivi la Russia era stata ridotta alla linea Riga-Pinsk-Cernovitz, dopo aver perduto t ut to il saliente poJacco sotto i reiterati colpi cli Hindemburg ; questo fatto, aggiungendosi alla disfatta serba, veniva fatalmente ad alleggerire il peso dell'Austria-Ungheria verso i Carpazi e verso sud, e di conseguenza lé permetteva di rinforzare il suo schieramento sul fronte italiano.

p ARAGRAFO zO GLI

AVVEX IMEJ\TI

BALCAX ICI.

In seguito alla vigorosa controffensiva effettuata nel dicembre 1914 dall' Esercito serbo dopo la seconda offensiva austro-ungarica, la Serbia sino all'estate del 1915 aveva avuto un breve periodo di sosta nella lotta : sosta altresì perme~sa dai gravi avvenimenti svolgentisi in Galizia pe r cui l'Austria aveva cl ovu to raccogliere il massimo delle sue forze, prima per arginare l'offensiva russa, poi per concorrere all'offensiva tedesca di Gorlice, in fine p er arrestare la controffensiva russa verso Tarnopol. D'altra parte tale sosta era stata preziosa per la Serbia per le gravi perdite da essa subite e p er la conseguente necessità di ripianarle almeno in part e e di riordinare le proprie unità combattenti, e ciò sovratutto perchè verso la fine del 1915 la situazione politico-militàre erasi notevolmente mutata -

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LE COND IZION I DEGLI STATI BALCANICI

in conseguenza del profondo arretramento russo sotto la forte e continua spinta tedesca, e si poteva quindi prevedere che prima o poi l'Austria avrebbe approfittato di tale condizione per ripigliare l' interrotta partita con la Serbia e prendere su di essa la rivincita del clamoroso smacco subito l'anno prima. Vi era poi un nuovo elemento che rendeva più probabile ed anche più pericolosa per la Serbia una tale offensiva e cioè la determinazione della Bulgaria che il 23 settembre 1915 si era decisa a scendere in guerra accanto agli. Imperi cent rali : l'azione politica e diplomatica cieli' Intesa non aveva saputo o potuto prevenire siffatta decisione perchè tutti gli sforzi si erano infranti contro la germanofilia bulgara dovuta fra l'altro a ragioni cl i p arentela dinastica e p robabilmente anche all' infelice svolgimento delle operazioni in corso nei Dardanelli da parte degli anglo-francesi. Il 5 di ottobre la Bulgaria dichiarò guerra all' Intesa ed il suo intervento rappresentò per gli Imperi centrali non soltanto il prezioso concorso di circa 12 Divisioni fresche e bene addestrate, 11).a consentì loro di iniziare tosto la progettata offensiva contro la Serbia e, messa questa fuori causa, di unirsi in un unico blocco dal Mare del Nord alla Mesopotamia isolando per tal modo la Romania. Il Colonnello dell'Esercito serbo, Voivoda Putnki, dopo lunghi e tenaci sforzi era riuscito a raccogliere circa 200.000 uomini, ma questi erano evidentemente insufficienti a garantire la sicurezza dei due fronti a nord e ad est ; egli avrebbe voluto appigliarsi ad un audace espediente, quale quello cli gettarsi subito contro l' Esercito bulgaro in fase di mobilitazione, ma ne fu distolto dall' Intesa che in quel momento si illudeva ancora cli poter avere il concorso della Grecia la quale, in virtù del trattato del giugno 1913 era legata alla Serbia e quindi, in caso di a ttacco bulgaro, le due Nazioni si impegnavano a prestarsi mutuo . appoggio. Ma la Grecia, divisa politicamente tra il partito germanofilo del re Costantino e quello intesista del ministro Venizelos, riuscì a mantenersi neutrale: il primo giustificava tale atteggiamento facendo rilevare che la convenzione del 1913 non aveva valore, dato che la Serbia era già in guerra con gli Imperi centrali, mentre il second o sosteneva che d ovessero vigere gli obbliglù derivanti dalla convenzione stessa. Ma il Venizelos, benchè non fosse prevalsa la sua tesi, ebbe l'abilità di t rovare una nuova forma di intervento e cioè dichia rò che la Grecia avrebbe rispettato la convenzione d~l 1913 nel caso in cui gli Alleati, sostituendosi alla -

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L'OFFENSIVA CONTRO LA SERBIA

Serbia, avessero forniti i 150.000 uomini previsti dalla convenzione stessa. A tale proposta aderirono Francia ed Inghilterra, ma la mancanza di un'unica direttiva interalleata causò un forte ritardo nella costituzione cli tale contingente che gli alleati stessi dovevano formare e per la quale fu scelta come zona di raccolta Salonicco. I primi contingenti sbarcarono soltanto il 5 ottobre e cioè due giorni prima dell'inizio dell'offensiva contro la Serbia, sicchè queste forne alleate non poterono portare alcun aiuto effettivo all'Esercito serbo, in procinto di essere stretto nella tenaglia dell'attacco avversario. Tl gen. Falkenhayn, prima ancora del Comando Supremo austroungarico, aveva intuito il momento favorevole e si era deciso a lanciare l'offensiva cont ro la Serbia dopo le fortunate operazioni sul fronte orientale, che avevano portato tedeschi ed austro-ungarici sul meridiano di Riga, e dopo le sfortunate offensive alleate in Chan1.pagne ed ai Dardanelli e gli scarsi risultati ottenuti dalla lotta sul1' Isonzo. · Tenendo conto dell'andamento della frontiera serba verso la Bulgaria ed Austria-Ungheria, il Comando Supremo germanico ideò l'offensiva con le seg'tlenti modalità : al comando del gen. Mackensen due Armate, una germanica di 7 Divisioni ed un'altra austro- ungarica di .5 Divisioni ed un Corpo d'Armata germanico, dovevano attaccare dalla fronte del Danubio verso sud ; contemporaneamente le · 3 Armate bulgare (II Divisioni), schierate dal Danubio allo Struma, dovevano avanzare verso ovest in modo di prendere alle spalle le forze serbe difendenti la linea del Danubio, e di impedire all' Esercito serbo la ritirata verso sud. Il Vaivoda Putnik di fronte ad una situazione così grave e disperata per le sue truppe, ed a forze tanto superiori alle sue, decise di limitare la difesa alla vecchia Serbia sperando nell'aiuto delle truppe alleate di Salonicco, le quali, costituite da appena due Divisioni, avrebbero puntato sul fianco sinistro dei bulgari. Da parte sua il gen. Mackensen iniziò l'azione il 7 ottobre 1915 con un violentissimo bombardamento, indi passò il Danubio in più punti, for temente contrastato però dalle eroiche truppe serbe ; le Armate bulgare per loro parte avanzarono gradatamente incontrando la debole difesa delle scarse forze avversarie schierate sul fronte est. Da Salonicco qualche rinforzo alleato fu spinto verso nord -

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Leggenda Princip,1/e direzione d'.lftacco dei Tedeschi. Principali direzioni d'attacco deg_liAustro-Ungh. - Pn'ncipa/i dire. __

zioni d'attaao

dei Bulgari.

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Fig. r - Offensiva contro la Serbia.

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L'OPERA DELLA RT':GIA MAR INA

per tentare di dar la mano all'estrema destra dell'Esercito serbo e proteggere la hnea di comunicazione Salonicco-Uskub-Nisc, ma non riuscì nel suo intento e dovette frettolosamente rientrare a Sa-, lonicco. Verso nord- ovest gli austro- ungarici attaccarono il Montenegro ed in seguito si irnpadronirono del Lofcen, e occupata Cettigne, fecero capitolare quel piccolo Stato. Quanto restava dell' Esercito serbo nell' imminente pericolo di essere totalmente distrutto, non aveva altra via di salvezza se non le rupestri- ed impervie strade dell'Albania attraverso popolazioni avverse : furono queste le strade che esso dovette percorrere con penosa odissea cli sofferenze e disagi d'ogni specie in cui rifulse l'eroismo e la resistenza del soldato serbo ; ma sebbene decimato dalla stanchezza, dalla fame e dalle epidemie uno sparuto numero di serbi potè raggiungere i porti dell'Albania ed essere trasportato in salvo a Corfo per un periodo di riposo e cli riordinamento. Il trasporto di quello che era stato l'eroico esercito serbo è opera che onora la R. Marina italiana, principale artefice del difficile salvataggio. Per il trasporto cli tali' truppe serbe furono impiegati i seguenti quantitativi di piroscafi :

N azional-ità . Italiani Francesi Inglesi

No

l'onn. stazza

Viaggi fatti

45

150.000

202

43.000 50.000

IOI

II

z~J

I9

Mentre la Serbia del nord era invasa dagli austro-tedeschi, i bulgari si arrestavano sulla linea Monastir-Doiren, mentre cli fronte ad essi andava accrescendosi e rafforzandosi l'Armata cl' oriente di cui dal luglio 1916 farà parte la nostra -35a Di visione che complessivamente raggiunse ]a forza di 53.000 uomini : Al salvataggio dell' Esercito serbo è strettamente legata l'azione del Corpo Speciale italiano d'Albania: gli avvenimenti succedutisi in questo Paese dalle guerre balcaniche in poi e sopratutto la necessità da parte dell' Italia, potenza protettrice dello Stato di Albania ci imponevano di prendere misure adeguate per salvaguard are i suoi diritti e la sua situazione strategica nelr Adriatico. Questa nostra situazione strategica non poteva essere assicurata·se non coll'effettivo

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5II -


JNV!O DI UN CORPO D 'OCCUPAZIONE TN ALBANTt\

possesso di Valona; possesso che materialmente doveva essere effettuato da. un'occupazione militare in forze t ali da garantirci contro sorprese di rivolta o di attacchi da parte di quelle popolazioni balcaniche sempre in lotta fra loro. All'uopo il Ministero degli Esteri propose di inviare in Albania un Corpo d'occupazione del quale era stata da tempo studiata la formazione, che però fu variata all'ultimo momento sicchè invece di essere costituita da 27 Battaglioni ne ebbe soltanto 18, di cui 8 di Milizia Territoriale, e ciò perchè il Comando Supremo, poco proclive alla spedizione di esso, ritenne di non poter distogliere maggior numero di Battaglioni dalla fronte dallo Stelvio al mare. Ad ogrii modo questo Corpo di occupazione, costituito nel novembre del 1915 al comando del gen. Bertotti sbarcò a Valona il 3 dicembre su 3 Brigate, una delle quali doveva essere distaccata a Durazzo. Appena queste truppe avevano iniziata la loro sistemazione, giunsero nei due porti di Valona e di Durazzo i resti dell' Esercito serbo che batte".'a in pietosa ritirata sotto la pressione delle Armate Mackensen. Verso Durazzo nel febbraio 1916 si ripeterono vari attacchi austriaci ai ·quali validamente si oppose la Brigata Savona ivi stanziata, che però venne poi ritirata il 26 di questo stesso mese cli febbraio.

PARAGRAFO

LA

3o

CON FERENZA DI CHANTILL Y E GLI ACCORDI ALLEATI.

La situazione politico- militare prima accennata era la conseguenza della condotta dell' Intesa, che, se era concorde circa lo scopo da raggiungere, non lo era riguardo alla via migliore per raggiungerlo. E ra in effetto mancata l'unicità direttiva, era mancato un piano d'azione d'insieme ed i.I risultato di queste manchevolezze si rivelò quale dispersione degli sforzi dei vari Alleati laddove sarebbe occorso un concentramento delle loro forze e dei loro sforzi nel punto pitt conveniente : ma gli eventi non erano ancora apparsi in tutta la loro pericolosità e gli Alleati non si dimostravano per ciò ancora propensi a considerare gli interessi generali del!' Intesa, invece cli quelli particolari '-i ciascuno di essi. -

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LA CÒN Ì'Ef{EN 7.A bl CHANTIL L Y

All'intento di raggiungere al più presto il n ecessario ac~ordo fondamentale di intesa fra i vari Alleati e di stabilire quindi· le modalità da seguire nella condotta delle . operazioni, nei giorni 5 · e '6 dicembre del 1915 si riunì a Chantilly, presso la -sede del Comando Supremo francese, la 2a Cof).ferenza tra i Capi degli Eserciti Alleati (r) : l' Italia vi era rappresentata dal gen. Carlo Porro Sottocapo di S. M. delr Esercito. In tale Conferenza fu dapprima esamiuatò un Piano proposto dal Capo di S. M. dell' Esercito Russo, gen . Alexejeff, il quale basaridosi sulla constatazione delle grandi difficoltà incontrate nelle offensive precedenti per rompere linee fortificate, proponeva una grande offensiva d' insieme da effettuare in t erreno libero, e tendente all' invasione dell' Ungheria dove -gli austro- tedeschi non si sarebbero · aspettata un'offensiva in grande stile. Questa offensiva avrebbe dovuto essere lanciata simultaneamente da contingenti franco-inglesi e . italiani con una forza complessiva di 20 Corpi cl' Armata, e cioè circa IO Corpi cl' Armata partenti dai Balcani, e altri 10 Corpi d' Armata russi partenti dalla Galizia e dalla Bucovina. Con tale Piano il gen. Alexejeff si riprometteva, manovrando in terreno libero, di colpire. a l cuore la monarchia austro-ungarica; annulla.re nei Balcani la preponderanza nemica, indurre la Romania ad entrare in . guerra a fian co del!' Intesa, e costringere la Grecia ad abbandonare la sua poco rassicurante neutralità. La realizzazione di tale· Piano .presentavasi però alquanto dubbia date le gravissime difficoltà che attraverso i Balcani si opponevano al trasporto, al rifornimento e. alla manovra di una massa tanto -imponente di forze, e tutto ciò senza tener conto .cp.e certamente ,il nemico non av1:ebbe tardato ad accorgersi di un movimento così cospicuo di uomini e di mezzi, e avrebbe quindi potuto approfittare del momento per agire in forze su altri settori necessariamente depauperati dall' Intesa per costituire e concentrare i 20 . Corpi d'Armata , proposti dall'Alexejeff. Respinto pertanto questo Piano grandioso ma -risGhioso, i rappresentanti degli Eserciti alleati furono d'accordò nel ritenere che la decisione della guerra n·on si sarebbe potuta conseguire se non sui teatri di guerra principali e cioè quelli sui quali il nemico aveva impegnato la massa principale delle sue forze ; pertanto i quattro (1)

T.a , • Con.fercnza si cr:i riuni ta a _Chantilly dal 7 a l 10 luglio 1915 .

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LE OFFEN SIVE 'PROGRAM MATE DA I VAR I E SERCI'fl A LLE ATI .

Eserciti francese, . inglese, italiano e russo av:rebbero dovuto sferrare quasi contempora~eamente; ed appena la stagione lo pi:rmettesse, energiche azioni offensive sui rispettivi fronti in _modo da· togliere al nernko,, l.' iniziativa delle operazioni ed iillpedirgli per ciò di spostare le_· _pr()prie Riserve dall'uno alr altJ:o . fronte. ·)\fase tale decisione rispondeva ad un sano principio, essa non fu però accompagnata nè tanto meno seguita da un Piano organico che con criterio unico regolasse luogo, tempo e ampiezza delle varie offensive, taµtochè in definitiva ogni Comando. Supremo, pur impegnandosi in una o più_azioni, .rimase arbitro ndla scelta del settore in tui agire. • I Cçnpandanti francese ed inglese decisero di effeth1a.re una grande offensiva contro il centro dello schieramento. ted.esco. Il Comando russo i9eò due grandi operazioni: una in direzione di Kovno contro l'ala . sinistra (Armate tedesche) appoggiantesi al g·olfo di. Riga, in ipQd!t da staccarla dal centro e cacciarla verso il Baltico; l'altra che doveva seguire la precedente, contro l'ala destra (Armate austro-ùngai;-iche)· in modo da staccarla dal centro che .così isolato sarebbe stato costretto, a ripiegare. . ~iguardo al ~ronte balcanico fu deciso di conservare pel momento .attitudipe difensiva in attesa dei ri11forzi di truppe italiane, e dell'esf~o delle trattative con la Grecia; i francesi intanto dalla Macedonia · dovevano t ~ndere a saldarsi con le truppe italiane di Albania in modo. da -rendere iniQterrotto · Io schieramento alleato. Circa l'epoca in cui dovevano aver luogo le varie azioni era st<1.to qeciso çhe intanto ne fosse- accelerata subito la preparazione in modo che ciascuna Poten~p. clell'· Intesa fosse in grado di compiere ?,l . p~ù presto -il I11assimo sforz.o, possibilmente. a partire dal marzo 1916. Poichè la Russia aveva informato che ·non sarel:>be stata pronta èhe a giugno, fu deciso che le varie.offen.sive sarebbero state effettuate in quell'epoca, salyo,però a precisarne la data in relazione ad elementi vari1 .quali)e condizio11i. atmosf eriche (specialmente per la Russia e per Italia), la situazione nemica la produzione delle munizioni 11ecessarie; . Ad ogni modo venne stabilito che ciascuna Potenza si t_enesse pronta-ad ar~estare, sy,lla pr9pria fronte e con .i propri mezzi, qual~iasi offensiva nem.iça, e che nel caso cli attacco contro una delle Potenze dell' Intesa tutte le altre dessero il loro concorso nei limiti delle loro possibilità. Successivamente una 3a Conferenza ebbe . luogo a Chqntilly

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NUOVA CONFE RUNZJ\ A CHANTILl. Y

rtei gforni 12 e 13 marzo 1916 alla quale presero par~e soltanto i rappresentanti militari delle P otenze Alleate : oltre a varie decisioni riguardanti l'Esercito serbo, l'Armata d'oriente e le forze italiane in Albania, venne stabilito di intraprendere al più presto l'offensiva generale di cui era stato discusso nella precedente Conferenza, salvo a ·.determinarne la data di comune accordo dei Comandanti in capo. Fu inoltre stabilito il principio del reciproco aiuto secondo i termini già fissati nel dicembre ; le decisioni concernenti la condotta delle operazioni furono poi approvate nella susseguente Conferenza di Parigi (27- 28 marzo) alla quale, oltre ai rappresentanti militari, pr.esero parte i Capi dei vari Stati per esaminare sovratutto i problemi economici e la questione del blocco economico. Per l' Italia parteciparono il gen. Luigi Cadorna, il gen. Alfredo Dallolio, l'on. Antonio Salandra presidente del Consiglio dei Ministri, l'on. Sidney Sonnino Ministro degli Esteri ed il sen. Tommaso Tittoni nostro Ambasciatore a Parigi. In questa Conferenza di Parigi vennero ratificati gli accordi militari di Chantilly ed affermato ancora il principio della solidarietà fra gli Alleati sia nel campo operativo militare e sia in quello economico. Circa il blocco contro gli Imperi Centrali fu deciso di costituire a Parigi un Comitato Permanente col compito di rafforzare, coordinare e unificare l'azione economica delle varie Potenze allo scopo di impedire il vettovagliamento del nemico. In realtà però i razionali e lodevoli principii affermati nelle riunioni di Chantilly e di Parigi dovranno tard are ancora a portare i loro benefici effetti nel campo della .pratica, fino a quando cioè i ripetuti' colpi della sventura faranno impellentemente sentire agli Alleati che per la loro com~ne salvezza si impone fra cli essi la necessità di una effettiva e salda unione di indirizzo e di azione. Da parte sua il gen. Cadorna, già il 14 marzo, inviava al Comandante della 3a Armata ed al Comandante generale d'Artiglieria le << Predisposizioni per la ripresa dell'offensiva generale ,, : in esse era detto che: « alla ripresa dell'offensiva generale, che avrà luogo nella buona stagione e dopo che saranno stati in buona parte ultimati gli apprestamenti in corso, il Comando Supremo intende, sempre che nuove circostanze non intervengano a suggerire una diversa con~ dotta, di concentrare il massimo sforzo contro il campo trincerato di .Gorizia, proponendosi di far breccia successivamente in due tratti della linea avversaria, e cio~ : in primo tempo operare contro la fronte -

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Pln:otSPOSIZIONI DEL NOSTRO CO MANDO SUPREMO

Sabotino- O~lavia tper impadronirsi delle teste cli ponte tenute dall'avversario e ricacciare il nemico oltre l' Isonzo ; in secondo tempo, tolto al nemico il possesso di questo sbocco e con l'appoggio delle conquistate alture, attaccare la fronte di S. Michele- S. Martino». Anche quando l'offensiva austriaca nel Trentino stava · profilandosi sull'orizzonte ormai come certa, e cioè il 26 aprile, il gen. Cadorna persisteva nel suo concetto offensivo senza lasciarsi influenzare dalle vicende del momento, e confermava al Comandante della 3a Armata : (( Se · la situazione quale va delineandosi nello sèacchiere Trentino ha reso necessario notevoli sottrazioni di forze da codesta fronte... siffatti provvedimenti, che si ispirano solo àcl un calcolo prudenziale, non infirmano il mio primitivo concetto offensivo ... È mio intendimento tradurlo prontamente in atto, non appena la situazione lo consenta, con subitanea decisione». Ma neanche fra gli alleati degli Imperi centrali regnava perfetto accordo. I due ·Capi di S. M., gen. Falkenhayn e gen. Conrad, benchè d'accordo circa la necessità di risolvere la situazione lungo tutto il fronte occidentale, avevano idee nettamente opposte riguardo al nemico da mettere per primo fuori causa. Già ai primi cli dicembre del i915 il gen. Conrad, conscio che l' Esercito italiano sarebbe stato assai com.battivo nella primavera del 1916, aveva. fatto conoscere al gen. Falkenhayn il suo piano di attacco contro l' Italia da attuare in primavera e cioè : esercitare un rapido e violento sforzo contro la fronte Tridentina, sboccare nella pianura Veneta tra Schio e Thiene, tagliare le comunicazioni alle Armate italiane operanti sul1' Isonzo e t entare così l'aggiramento di tutto l' Esercit<J italiano. Messo ·questo fuori causa, si sarebbe poi gettato con tutte le forze contro.la fronte francese». Per tale operazione il gen. Conrad chiedeva al gen. Falkenhayn 4 Divisioni germaniche e 30 Batterie pesanti, nonchè la sostituzione di 4 Divisioni austriache sulla fronte orientale · con altrettante Divisioni germaniche in modo che tali 4 Divisioni austriache diventassero disponibili per essere impiegate nella progettata offensiva tridentina. Il gen. Falkenhayn disapprovò il. Piano progettato dal Conrad per tale operazione perchè, secondo lui, non avrebbe potuto portare a risultati politico- strategici tali da riuscire ad eliminare l' Italia .quale Nazione combattente, ed ih ·questa sua opinione il Falkenhayn rimase radicato nonostante l'opera del Conrad per persuaderlo che

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516 ·-


CON TR1\S1'.! FRA GLI IMPERI CENTRALI

su nessun'altra fronte sarebbe stato possibile trovare un settore quale quello tridentino, in cui una fortunata offensiva poteva mettere gli avversari nella più disastrosa situazione. Il gen. Falkenhayn, partendo dal duplice presupposto : che uno sfondamento a massa contro la fronte francese avrebbe avuto un dubbio esito o quanto meno avrebbe costituito un'azione di ampiezza e intensità superiori alle forze di cui la Germania disponeva, e che d'altra parte la Francia, indebolita dalle offensive del I9r5, non sarebbe stata in grado di sostenere una lunga lotta, concludeva affermando la sua fiducia di riuscire ad atterrare l' Esercito francese mediante una battaglia di logoramento. Tale concezione del Falkenhayn risulta chiaramente dal suo promemoria nel Nat ale r.915, in cui era detto : « dietro al settore francese della fronte occidentale, a portata raggiungibile, vi sono obbiettivi per la cui conservazione il Comando Supremo francese è costretto ad impegnare sino · ali'ultimo uomo. Se lo fa, le forze della Francia si dissangueranno giacchè non è possibile sottrarvisi ... mentre la Germania per quelle operazioni, mantenute in ristretto spazio, non sarà costretta ad impiegare forze considerevoli che richiedano di dover sguarnire in modo preoccupante tutte le altre fronti i> . Pertanto, mentre il Capo cli s·. M. austriaco voleva sulla fronte italiana una battaglia di annientamento, il Capo di S. M. tedesco voleva sul fronte francese una battaglia di logoramento, battaglia che secondo il suo intendimento « doveva infliggere al nemico grave danno su un punto decisivo, con. apparato di forze relativamente modesto >> (lettera del gen. Falkenhayn al Capo cli S. ìVI. della 3a Armata austro- ungarica). I due Capi di Stato Maggiore alleati perseguivano scopi diversi e si preparavan9 a . battere ciascuno la propria via: il Falkenhayn verso Verdun, il Conrad verso Asiago.

PARAGRAFO .

4o .

L'AMPLIAMENTO. DELL'ESERCITO ITALIANO .

Il ge1i. Cadorna. fin dal maggio 1915 a\!.e va proposto al Ministero cl.ella Guerra un programma di ampliamento dell'. Esercito colla :crea-


PROGRAM!)fA DI AMPLIAME"'TO DELL' .l,:SERCITO ITALIANO

zione· di nuove Unità da impiegarsi nella primavera del. rgr6. Il progr-amma non fu accettato .per motivi di ordine finanziario, e dopo lunghe discussioni fu notevolmente ridotto e conten,uto nei seguenti limiti : FANTERIA DI LINEA: creazione di 24 nuovi reggimenti (dal 2or al 224) su 3 Battaglioni di 4 Compagnie ed r Sezione mitragliatrici; BERSAGLIERI : 2 Reggimenti più 4r Compagnie per portare i Battaglioni dei Reggimenti già esistenti da 3 a 4 Compagnie ; · . ALPINI : 26 Comandi di ·Battaglione su 4 Compagnie e · ·. mitragliatrici per Battaglione ;

2

Sezioni

ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA: nessun aumento di materiale nè di ·Unità, ma ·soltanto qualche rinforzo di uomini alle Batterie; ARTIGLIERIA PESANTE CAMPALE : IO Comandi di gruppo di obici p esanti campali e 28 Batterie da r49 A. ; 2 Comandi di gruppo di cannoni da ro5 su 3 Batterie; 6 Comandi di gruppo di cannoni da ro2 e r6 Batterie ; ARTIGLIERIA DA MONTAGNA : 4 Gruppi da 65/ 17 su 3 Batterie; ARTIGLIERIA SOMEGGIATA : 9 Gruppi da 65 e ARTIGLI~RIA

DA

FORTEZZA :

20

I2

Batterie ;

Gruppi su 3 Compagnie ; .

GENIO ZAPPATORI : 35 Battaglioni su

2

Compagnie;

GENIO PONTIERI :

2

equipaggi da ponte ;

GENIO MINATORI :

2

Battaglioni su

2

Compagnie.

Inoltre si era disposto per un conveniente aumento dei Sèrvizi per far fronte ai bisogni delle nuove truppe. · Per quanto riguarda1a fanteria il programma non solo fu attuato, ma. ebbe uno sviluppo anche maggiore dovendosi . sostituire i .Reg-

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gìme.nti i11andati ìn· A1bania,· tantodiè ·dal maggio· r91'5 ·al. luglio 1916 la fanteria di linea si ·accrebbe ·di 19 Brigate di .2 R eggimenti; per etti al 1° agostb erano mobilitate (compres·e le truppe - dislocate .in Albania) 92 Brigate con Un totale cli 184 Reggimenti invece dei 144 esistenti -nel maggio del 1915 : è da notare però che la forza delle Compagnie era ridotta da 250 a 225 uomini, diminu.zione compen:.. sata però con . un'alìquota · variabile cli Sezioni di pistole mitraglia.triti. · · ·Per i bersaglieri il programma fu in --massima rispettato. Per gli alpini iJ. programma ebbe una piccola · modificazione,· e cfoè al 1° agosto ·1916 si ebbero 78 Battaglioni su ·213 Compagnìe contro :i 52 · Battaglioni e le 179 Compagnie coi quali si era entrati in guerra. Speciale cura . fu posta nell'aumento delle rnitragliati'ici : -nèl maggio 1915 il nostro Esercifo aveva soltanto 309 Sezioni con una deficienza ·cioè di 314 sul totale di · 623 che erano occorrenti. ·nata l' importanza assuntà da t ale armi si decise di' aumentarne il numero utilizzàndo tutte le mitragliatrici comunque disponibili: acquistan::. clone, richiedendone agli Alleati, ed intensificandone al massimo )a produzione nazionale. I risultati consèguiti dal lavoro · fatto in pròposito furono veramente notevoli, tantochè dalle 618 anni (309 Sezioni) che, come già acéennàto, si avevano ai principio della guerrà, . alla fine del 1916 si era passati a ben 4. 478, e si erano costituite ex-novo bèn 190 Compagnie mod. 907 su 3 Sezioni, 527 Compagnie Fiat pure su 3 Sezioni ed altre 544 Sezioni Fiàt. Inoltre si erano creati i Reparti di autoblinde mitragliatrìéi'; ed alla fine del 1916 ne esistevano 3 Squadriglie, composta ognuna dì 4 Sezioni, delle quali r di riserva. · Per qua.rito riguarda l'Arma di cavalleria è a ricordare ch:e; nel maggio 1915, es.s a si componeva di 30 Reggimenti. Ogni · Reggimento comprendeva 2 Comandi di Gruppo e 5 Squadròni, ad eccezione del Reggimento cavalleggeri dì Lucca (r6°) che aveva 6 Squadroni, e quello di Palermo' (30°) ' che ne aveva 2 formanti l so'Iò-. Gruppo. Dei 30 Reggimenti, 16 erano riuniti in 8 Brigate numerate progressivamènte ed inquadFate a.ila loro · voltà nelle 4 Divisioni di cavalleria; gli altri. r4 Reggimenti erario ripartiti 1 per ·Corpo d'Armàta, ai quali ·e rano assegnati èome truppe suppletive. I Reggimenti cavaUeggeri di Lodi (15°), di Lucca (16°), di Caserta (17°), di ' Pia~ -

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'fRASFERIMiEKTI DI UlfFlCIALI E 'fRUPPA

cenza (18°), delle Guide (19°), e di Palermo (30°) avevano 1 Squadrone in più dell'organico, dislocato in Colonia. Appartenevano all'Arma anche IO Gruppi e 23 Squadroni costitutiti nel dicembre 1914 ; sia gli uni che gli altri avevano una 'n umerazione progressiva, seguita dalle lettere N . F . (nuova formazione). Complessivamente quindi l'Arma di cavalleria comprendeva : 4 Divisioni, 8 Brigate, 30 Reggimenti, 69 Gruppi, 177 Squadroni. Tutte le Unità dipendevano dal Comando del Corpo cli cavalleria, che il 2 novembre 1915 assumeva la denominazione di Comando generale dell'Arma di cavalleria, ed al quale oltre la funzione ispettiva e. tecnica, veniva affidata anche la direzione di quanto riguardava Ja disciplina, l'istruzione e l'addestramento tattico di tutti i Reparti dell'Arma, fatta eccezione degli Squadroni, delle Sezioni miJragliatrici e dei Plotoni ciclisti assegnati alle Armate. Il 15 ottobre 1915, in seguito alle strette economie ordinate dal Ministero, il Comando Supremo disponeva che uno dei 2 Squadroni del · 30° Reggimento ed i IO Comandi cli Gruppo ed i 23 Squadroni ç:li nuova formazione fossero disciolti, eccettuato il 19° che fu assegnato al Reggimento cavalleggeri di Lodi (15°): I Comandi e Reparti cli. cui sopra furono inviati presso detenni;11ati D~positi cli Artiglieria da campagna, presso i quali si procedette al loro scioglimento. Gli ufficiali vennero trasferiti ai Depositi dei Reggimenti di provenienza per essere utilizzati sia nell'interno del territorio, sia pres~o i Comandi, Corpi, Reparti e Servizi dell' Esercito mobilitat0. I1 personale di truppa (tranne i sottufficiali cli carriera, i volontari cli guerra ed ordinari, che· fecero ritorno ai Corpi di provenienza) rimase assegnato ai Depositi e Reggimenti d'artiglieria da campagna, per essere impiegato a suo tempo per l'inquadramento di nuove Unit~ d'artiglieria. Nell'ottobre 1915 il Reggimento Cavalleggeri di Palermo (30°) fu portato anch'esso ·a 5 Squadroni (39°) . .Come è noto, la guerra di p9sizione impedì di impiegare la cavalleria secondo le caratteristiche proprie clell'Arma ;- pertanto, il ComaI)do Sup~·emo ed il Ministero della Guerra disponevano, nell'ottobrb· del . 1915, il ritorno in paese, per tutto l'inverno, delle varie -

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,.,. APPU:DAMENTO DI QUATTRO l) IV ISl01'! DI C.~VA L LERtA I

Unità (40), ad eccezione di uno Squadrone p er Corpo d'Armata e delle Sezioni mitdgliatrici dislocate in prima linea. Ma nel febbraio r9r6, il Comando Supremo; affinchè nessuna delle forze rimanesse inoperosa·, ed « anche per mettere a contributo il tesoro di energie, di pa triottismo e di preparazione dell'Arma di cavalleria i>, emanò le disposizioni per l'appiedamento delle 4 Divisioni. In dipendenza di ciò, esse dovevano conservare intatto il loro inquadramento, e ciascuno dei. r6 Reggimenti assegnati alle medesime doveva essere portato a 6 Squadroni, traendo quelli occorrenti dai Reggimenti delle truppe suppletive (meno il 30°) che dovevano fornire r Squadrone, esclusi i Reggimenti cavalleggeri di Lodi (r5°), di Padova (21°), di Aquila (27°) che dovevano dare 2 Squadroni. Inoltre· la forza degli squadroni veniva portata a 254 uomini di truppa, completandoli prima con gli elementi disponibili prèsso i Depositi appartenenti alle classi 1892, 1893, 1894 e 1895, e successivamente con quelli d ella classe 1896 e infine con q uelli della classe 1891, richiamata dal congedo. La custodia dei ca:valli fu affidata a uomini del Treno ausiliario militare., in ragione di 500 p er R eggimento, inquadrato con ufficiali richiamati. Ad ogni Reggimento si assegnò una 2a Sezione mitragliatrici Maxim ed a ciascuna Divisione una nuova Compagnia genio zappatori. · 0 Il r maggio 1916, la r a, la 2a e la 4a Divisione appiedate furono .trasferite nella zona delle operazioni, ove a turno iniziarono il servizio in linea a cominciare dalla seconda decade dello stesso mese di maggio. Però, il 22 maggio il Comando Supremo ordinò che la 2a e 3a Divisione fossero rimesse a cavallo, e poscia alla fine del mese, su proposta del Comando generale dell'Arma , si dispose che. i cavalli del 6° Squadrone cli ciascuno dei Reggimenti delle 2 Divisioni rimaste appiedate venissero utilizzati per mettere in sella ·gli uomini esuberanti della 2a ~ 3a Divisione in modo da ricavarne 8 Squadroni da assegnare ad alcuni Corpi d'Armata che erano rimasti quasi sprovvisti di truppe suppletive di cavalleria. Il I O novembre il Comando Supremo, cosi .come aveva praticato nell'anno precedente, emanava le disposi·zioni per la dislocazione -

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AliMEN'rl D'ARTIGLIERIA ·

invernale di tutte le Unità di cavalleria che nella prima desade del mese di dicembre raggiunsero le località per ciascuna stabilite~ lranne alcuni Squadroni che rimasero assegnati alle Armate e che ogni due mesi venivano sostituiti da altri Squadroni. · Alla fine dell'anno r9r6, l'Arma di cavalleria comprendeva: 4 ,Comandi di Divisione, 8, Comandi di Brigata, r6 Reggimenti divisionali, II Reggimenti ed 8 Squadroni ripartiti fra i Comandi di Corpo d'Armata quali truppe suppletive, 3 Reggimenti dislocati .oltre mare e 4 Squadroni · autonomi dislocati in Colonia. '

*** Per quanto specialm~nte riguarda l'Artiglieria ~i ritenga quanto appresso. Nel maggio del 1915 i Reggimenti d'artiglieria da campagna erano 49 : di cui 36 con 8 batterie su 3 Gruppi ; IO con 6 Batterie su 2 Gruppi e 3 con 5 Batterie su 2 Gruppi ; vi era inoltre il Reggimento d'artiglieria a cavallo con 4 Gruppi di 2 Batterie; e cioè in complesso · 37r Batterie, delle quaE 238 armate con materiale 75/906, 125 con materiale 75/n, mentre le ·s Batterie del Reggimento a cavallo erano armate col materiale da 75/9r2. Alla predetta data del maggio r9r5 le riserve di materiale erano pressochè inesistenti, e solo esistevano 15 Batterie presso i Depositi centrali ed altrettante nei Depositi per l' istruzione dei complementi. Il Ministero .della Guerra, poco , dopo indetta la mobilitazione, sollecitava l'attività degÙ Stabilimenti ad accelerare la costruzione dei materiali da 75/906 e 75/9n, per i quali nel dicembre r9r5 'erano , in ordinazione : 245 pezzi, 80 affusti e 24 battérie complete da 75/9n ; 400 pezzi e 70 affusti da 75/906 ; e r.ooo tubi da ritubatura, Dei predetti pezzi da. 75/9n, 23r eranò già consegnati il r5 feb~ braio r9r6 mentre soltatito in maggio si poterono avere altri 132 pezzi. In queste condizioni riusciva evidentemente difficile & ,costitùire nuove Unit à, provvedere alla sostituzione del materiale deteriorato o perduto e surrogare quello inviato in Albania, tantochè allorquando si dovettero formare 3 nuovi Reggimenti ·(50°, 5r0, 52°) per le· Divisioni di.. nubva formazione si fu costretti -a vari ripieghi, e fr.a -Faltio ··si ARTIGLIERIA 'DA CAMPAGJ.\"A, ,_

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AUMENTI ARTIGLIJ,:RIA l) A C AMPAGNA E DA MONTA GN A

fece anche ricorso al vecchio. materiale da 75 A. , ed i predetti 3 Reggimenti ebbero la seguente composizione: 50° Regg . : 2 Gruppi di 3 batterie da 75/9rr 51° Regg. : r Gruppo di 3 batterie da 75/906 2 Gmppi di 2 batterie da 75 A. (rigido) 52° Regg. : 1 Gruppo di 3 batterie da 75/906 1 Gruppo di 3 batterie da 75/91r. Grave era anche il problema del rifornimento dei quadrupedi: il Comando Supremo propose bensì di trasformare con traino a motore un'aliquota di batteria da campagna, ma il Ministero non ritenne di rinunciare, neppure in parte al sistema di trazione animale, e per ciò, allo scopo di poter costituire un'adeguata riserva di quadrupedi presso ogni Ar.m ata, . vennero soppressi i drappelli cavalli da sella presso i Comandi delle grandi Unità e le quadriglie-treno ausiliarie degli ospedali da campo, furono ridotte le Sezioni treno presso i Quartieri generali, modificati gli organici delle Unità d'artiglieria, e tolta nna cinquantina di cavalli ad ogni batteria ausiliaria. Da quanto sopra emerge .che dopo circa un anno dalla mobilita~ione la situazione dell'artiglieria da campagna non era gran che migliorata e la formazion~ di nuovi Reggimenti non si era potuta svolgere di pari passo con quella delle Unità di nuova formazione, tantochè se alle prime 3 Divisioni di nuova formazione si erano potuti assegnare i Reggimenti 50°, 51° e 52°, costituiti così come si è detto, alle altre 7 formatesi'fra il ro maggio ed il 1° giugno r916 si era dovuto · provvedere con Gruppi d'artiglieria in parte sottratti alle Divisioni già esistenti, ed in parte alle truppe suppletive dei primi 14 Corpi d'Armata. Alla fine del r916 alle 371 Batterie esistenti al principio della guerra non se ne erano aggiunte eh.e · 17 ; ma da siffatto totale dovevansi sottrarre 8 batterie perdute, 6 dislocate in Libia e 36 utilizzate per - difesa antiaerea, cosicchè alle Unit à mobilitate non rimanevano che 338 batterie, sicchè le 48 Divisioni non avevano in media che 28 pezzi ciascuna, mentre le 36 Divisioni esistenti al principio della guerra avevano in media 41 bocche da fuoco da campagna. ARTIGLIERIA DA MO~TAGNA. - Nel maggio r9r5 le 50 batterie dell'artiglieria da montagna erano riunite in r4 Gruppi e ripartite fra :i 3 Reggimenti da 111.ontagna ed il 36° Reggimento artiglieria da

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A UMENT! ART!GL WRIA ))A MO NTAGNA E SOMEGGIATA

campagna. Facevano parte della specialità altre 7 Batterie armate con materiale da 70 A. delle quali 6 dislocate in Colonia. Nel giugno r915 il Ministero ordinava 12 nuove batterie e disponeva perchè venissero costituite le 4 batterie previste dal!' indice di mobilitazione del r914, ma tale ordine non potè avere esecuzione in quanto che per il ripianamento delle perdite ~ubite si impose la necessità di ripartire i pezzi disponibili fra le Unità mobilitate, mentre altri dovettero distribuirsi fra i . Centri di mobilitazione· per l' istruzione dei complementi. Nel settembre r9r5 con materiale Krupp r913 sequestrato sul piroscafo nemico « Bayern », venne costituito un Gruppo speciale Krupp su 4 batterie che nel febbraio r9r6 venne inviato in Albania. Nel dicembre 1915 si costituirono 4 nuovi Gruppi (dal XV al XVIII) su 3 Batterie ciascuno (dalla 66a alla 7711'); il 1° maggio 1916 tutta l'artiglieria da montagna fu riunita in II Raggruppamenti. N~l novembre 1916 furono formate altre 9 Batterie e costituiti 3 Comandi di Gruppo: complessivamente alla fine dèll'anno 19r6 l'artiglieria da montagna comprendeva 25 Comandi di Gruppo (II di nuova costituzione) costituiti da 82 Batt.erie (25 di nuova costituzione). ARTIGLIERIA SOMEGGIATA. ·- . All'

inizio della guerra disponevamo in tutto di 18 Batterie someggiate, armate con materiale da 70 A . .. che, nel giugno del r915, completatesi con altre due in corso di formazione, salivano in . totale a 20 Batterie someggiate. Esse differivano dalle Batterie. da montagna, oltre che per il materiale (quello delle batterie da montagna era. il 65 mont.) per la loro costituzione organica ; infattl mentre le prime erano formate in 1:nodo da potersi portare con la maggior parte degli elementi fuori delle -rotabili, le batterie someggiate invece potevano in genere p9rtare fuori delle rotabili soltanto i materiali per la linea dei pezzi, risultando per ciò molto' più vincolate alla rete stradale. Ma nel 1916, siffatto inconveniente, in una guerra che già si era stabilizzata e nella considerazione che numerose strade erano già state costruite ed altre erano in ·corso di çostruzione, finiva per avere minore importanza di quanto può sembrare a prima vista, e per ciò, a parità di calibro, furono con. preferenza costituite batterie someggiate anzichè da montagna, çon che si aveva anche un notevole risparmio di quadrupedi ; infatti mentre per una batteria, da montagna (calibro 65) occòrrevano 195 quadrupedi, per una som~ggiata dello stesso calibro

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AUMENTI ARTIGLIERIA PESANTE CAMPALE

ne occorrevano soltanto 137, mentre poi tali batterie someggiate, pur coi loro inconvenienti, riuscivano molto più mobili di quelle da campagna, e sovratutto possedevano in maggior grado la possibilità di dare un appoggio immediato alla fanteria. Per tuttè queste ragioni il Comando Supremo richiese la· costituzione di nuove batterie della specialità che furono armate, oltre che col 70 A., anche col 70 rnont., col 65 mont. ed altresì col 75 Skoda, sequestrato sul piroscafo nemico « Bayern >>. Riassumendo, nell'aprile del 1916 le batterie someggiate erano 59 còn 20 Comandi di Gruppo; nel corso dell'anno ne furono formate altre 27 con 4 Comandi di Gruppo, cosicchè alla fine del 1916 avevamo 76 batterie someggiate delle quali 6 con materiale 75 Skocla, 37 con .materiale da 70 A., 16 con materiale da 70 mont. e 17 con materiale da 65 mont., costituenti cioè in totale 24 Comandi di Gruppo. ARTIGLIERIA PESANTE CAMPALE. - Come già fu ripetutamente detto di questa specialità dell'Arma, fin dal principio si dovè constatare la grande importanza e purtroppo rilevare la nostra grande deficienza. Infatti se le artiglierie da campagna avevano poten.za suffi, ciente contro l'elemento uomo e contro le fortificazioni leggere,>non l'avevano piì.1 contro le fortificazioni cosidette semipermanenti, che si costruivano anche sulle prime linee e specialmente contro i reticolati. Il problema di distruggere questi reticolati per permettere l'avanzata delle fanterie si fece sempre più importante durante la guerra : l'obice da 149 pesante campale lanciava un proietto più che sufficiente per rompere i reticolati e nello ·stesso tempo conservava una mobilità che permetteva cli spostarlo con facilità ove fosse necessario ; ed il cannone da 105, l'altro materiale dell'artiglieria pesante campale, se non lanciava un proietto della potenza del 149, ave.v a però una maggiore gittata e una notevole precisione di tiro che lo rendevano veramente prezioso per completare l'azione delle batterie campali. Si comprende quindi come e perchè il Comando Supremo richiedesse l'aumento e dei materiali e delle batterie di tale specialità; ma la costruzione delle nuove batterie urtava contro molteplici diffiq>ltà specialmente per quanto aveva tratto alla fabbricazione degli affusti. Il 24 maggio 1915 tutta l'artiglieria pesante campale era riunita

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AV MEN'l'1 A R'flGLllsRTA DA l' OR1'EZZA

nei 2 R eggimen ti. 1° e 2° con un totale di 12 Gruppi e 28 Batterie, corrispond enti a II2 pezzi. Per la primavera del 1916 si .sarebbero dovuti costituire : a ltri ·10 Comandi cli Gruppo e 28 batterie ·di obici pesanti campali da 149 A. ; 2 Comandi Gruppo e 6 batterie di cannoni da 105 ; 6 Comandi cli Gruppo e 16 batterie di cannoni da 102. Qu.esto programma subì però delle . varianti, non solo per le già accennate difficoltà di costruzione degli affusti, ma anche per il notevole numero cli scoppi pr ematuri che si verificarono da noi, come in altri Eserciti, fin dal principio della guerra : a luglio 1915 e cioè in m~no di que mesi era.n o scoppiati già 17 obici, tantochè fu prescritto che gli obici non si dovessero impiegare che in caso di assoluta necessità. Per quanto riguardava la fabbricazione degli affusti si provvide affida ndo alla Ditta Ansaldo la costruzione di un affusto più semplice del Krupp, di minore carreggiata e di più facile impiego in zona montana, e che permettesse al pezzo un maggior settore di tiro verticale . Per il calibro da 102 la Ditta Ansaldo installò la bocca da fuoco sulla piattaforma dell'a,utoc.arro Spa, corazzato nelle sue parti principali, ed ancorato la suolo durante il tiro mediante un vomero a quattro ritegni. Per· il calibro da 105 la Wickers-Terni non incontrò soverchie difficoltà ed il programma fu mantenuto. In complesso alla fine del 1916 l'artiglieria pesante campale aveva: 16 Comandi di Gruppo .e 40 batterie da 149 A. ; 14 Comandi di Gruppo e 42 batterie da 105 ; 6 Comandi di Gruppo e 16 b·a tterie da 102.

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ARHGLIER IA DA FORTEZZA. - Al 24 maggio 1915 questa specialità comprendeva IO R eggimenti con 78 Comandi di Gruppo e 277 Com.: p agnie. Nel periodo agosto-settembre 1915, alle predette Unità venne apportato un primo aumento cli 17 . Comandi di Gruppo e 42 Com pagnie per inquadrare 50 batterie d'assedio di nuova formazione, le quali affluirono al fronte tra il settembre ed il dicembre 1915. Per la costituzione di queste Unità da fortezza, oltre al personale esist~nte presso i Depositi di artiglieria da fortezza, si ricorse al trasferimento : di 4.000 uomini appartenenti. all'artiglieria da campagna; di ufficiali tratti· dalle fortezze della frontiera nord-orientale ; di sottufficiali di Milizia Territoriale e di sottufficiali di nuova nomina dell'artiglieria _da campagna ; ed a tutti questi p ersonali venne fatto un breve corso s.ul servizio delle batterie da ·fortezza.

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AUM ENT I ARTJGLIER !A D ' ASSEn t O

Oltre a queste Unità il 28 novembre 1915 il Ministero ordinava la costituzione di altri 20 Comandi di Gruppo e 60 Compagnie, che si mobilitarono nel mese successivo; ed il 18 gennaio lo stesso Ministero ordinò la formazione di altri 8 Comandi di Gruppo e di 17 Compagnie ; nel marzo 1916 veniva poi disposta la costituzione di 25 nuove Compagnie da tenersi pronte per. la fine di maggio, e infine il 5 aprile, per l'imminente arrivo in Italia di cannoni da r20 e da 95 ceduti dalla Francia, veniva ordinata la formazione di 3 nuove Compagnie che cinque giorni dopo erano già pronte a partire per il fron te. Alla fine di maggio 1916, in conseguenza dell'offensiva austriaca nel Trentino, nella quale erano andate perdute più di 200 nostre bocche da · fuoco da fortezza, e . si era d'altra parte reso · disponibile un certo quantitativo di personale, con quest ' ultimo furono costituiti ro Comandi di Gruppo e 40 Compagnie. E poichè intanto si era intensificata la costruzione delle bocche da fuoco, sicchè nemmeno questi personali erano sufficienti per il loro servizio, si dispose per il passaggio all'artiglieria da fortezza di 5.260 militari di 3a. categoria delle classi 1884 e 1885 appartenenti all'Arma di fanteria. , Riassumendo, alla :fin e dell'anno 1916, per quanto riguarda l'artiglieria da fortezza si avevano complessivamente 147 Comandi di Gruppo e 526 Compagnie con un aumento di 69 Gruppi e 249 Compagnie in confronto d el maggio 1915. ARTIGLIERIA D'ASSEDIO. - All'atto della mobilitazione il nostro _Parco d 'assedio comprendeva: 12 batterie di cannoni da 149 A. 7 batterie di cannoni da 149 G. 2 batterie di obici da 210 7 batterie di obici da 280 6 batterie di obici da 305 12 batterie di mortai da 210 ; complessivamente 46 Batterie di cui 31 ripartite fra le Frazioni di parco, e le altre 15 Batterie fra le Armate 1a, 2a. e 3a. La formazione organica di nuove ba.t terie affidata all'Arsenale di Piacenza incontrò notevoli difficoltà : dapprima più di un Reparto cqstituito per servire una determinata batteria, rimase inattivo per un lungo periodo di t empo a causa del ritardo nella consegua del materiale; poi, accelerata la prod uzione dei pe1,zi non si arrivò a provvedere t empestiva~

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UTILIZZAZIONE I)( MAT.F.RTJ\LI V,\lll

mente il personale occorrente per le nuove batterie ; mentre si ebbe poi a verificare un numero rilevante di scoppii di bocche da fuoco, tantochè dal giugno al dicembre r9r5, tra bocche da fuoco scoppiate o consumate od altrimenti danneggiate dai tiri nemici, si dovettero sostituire 4r cannoni da r49 A. e 72 cannoni da r49 G., e nel 1916 ben 26 cannoni da r49 A., 2 cannoni da 203 della R. Marina e 3 mortai da ZIO . . Giova però notare a questo riguardo che anche presso gli altri Eserciti belligeranti ebbero a verificarsi scoppii di bocche da fuoco, e così per esempio, nell' Esercito francese al maggio del r9r5 erano già scoppiati 500 cannoni da campagna, mentre di II2 cannoni da 105 L. consegnati nell'aprile r9r5, in un solo mese ne scoppiarono ben 40. Le cause di tali sinistri erano sempre gli scoppii prematuri, e quindi furono ovunque dettate numerose prescrizioni con le quali si tentò cd effettivamente si ottenne di diminuire così grave inconveniente. Fin dal!' inizio della guerra, allo scopo di aumentare il numero delle batterie d'assedio era stato deciso di utilizzare tutto il materiale del R. Esercito e della R. Marina comunque disponibile in Paese, anche se di tipo antiquato ; furono così costituite batterie con materiali dei tipi più disparati, le quali rimasero in linea fino al luglio-agosto del 1916, epoca in cui tali materiali furono adibiti all'armamento di posizioni arretrate. La R. Marina cedette all' Esercito alcuni cannoni di grosso calibro (da 254 B. e da 305), nonchè altri di medio e ·piccolo calibro (da 203; da r52 B. ; da 149 A., B. e C. ; da r20 A. e da 76) . Nel giugno 19r5 vennero utilizzati i materiali dello sbarramento di Bard ; nel mese seguente quelli delle opere corazzate Brenta, Cismon ed Agno Posina; alla fine di agosto 2 batterie da r49 G. della fortezza del basso Tagliamento e 2 Batterie di · eguale calibro degli appostamenti di Varino e C. Modiana. Infine in settembre il Ministero stabiliva di togliere dalle cupole corazzate del medio e basso Tagliamento e dalla fronte a terra di Venezia: 72 cannoni da r49 A.; e dalla difesa deUa Spezia 12 obici da 280 L. Si resero naturalmente necessarie delle preventive modifiche ad affusti esistenti per potervi incavalcare e sistemare tutte queste bocche da fuoco, ; per tale bisogna quasi tutta l'attività degli Stabilimenti addetti alle costruzioni d'artiglieria venne interamente assorbita per alcuni mesi. -

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CON SlS'f'Jt NZA D E L L'ARTIGLIERIA Ù ' ASSEDIO

Con tutto ciò alla fine del r915 l'artiglieria d'assedio comprendeva: Grossi calibri:

Medi calibri :

Piccoli calibri:

2 1 27 rz 2

batterie di cannoni da 254 B. batteria di cannoni da 305 batterie di cannoni da 280 batterie di obici da 305/27 mortai da 260 e cioè in totale 44 batterie.

r8 batterie di cannoni da rzo r33 batterie di cannoni da r49 7 batterie di cannoni da r52 B. 6 batterie di obici da 149 rz batterie di obici da 2ro rr batterie cli mortai da 149 A . r 2 batterie di mortai da zro e cioè in totale 199 batterie. I

1 r 43 5 2 34

batteria di cannoni da 42 batteria di cannoni da 57 batteria di cannoni da 70 A. batterie di cannoni da 75 A. batterie di cannoni da 75 B . batterie di cannoni da 76 batterie di cannon~ da 87 B. e cioè in totale 90 batterie oltre a 3 sezioni mitragliatrici.

Nel 1916 la necessità di amneiitare le batterie d'assedio c1 mdusse e ricorrere all'aiuto degli Alleati e nell'aprile- maggio del 1916 ottenemmo dalla Francia 60 cannoni da rzo e 80 cannoni da 95 coi quali si costituirono 24 batterie, tenendo ak.uni pezzi in riserva, e ciò in corrispettivo di un quantitativo di mano d'opera italiana costituita dà un migliaio di terrazzieri e da una cinquantina di operai specializzati. Altre 5 batterie da 120 si costituirono nella prima decade di agosto 1916 con altri materiali avuti dalla Francia : e nel ·giugno del 1916 anche l'Inghilterra mise .a . nostra disposizione 8 batterie di obici da 127 su 4 pezzi con 32.000 colpi complessivamente,


AUMENTI ARTIGLIER IA CON'l'RAEREt

ma questi materiali inglesi furono però restituiti il mese successivo per essere messi a disposizione dell' Esercito russo. Fin dal 1° giugno "1916 tutti i Gruppi' vennero riµniti in 32 Raggruppamenti d'assedio distribuiti in 8 Corpi d'Armata che già disponevano cli parecchie .singole batterie d'assedio .; i Raggruppamenti alla loro volta furono riuniti in :Brigate d'assedio. Nel luglio di tale anno, in vista della imminente affluenza di numerose nuove batterie . d'.assedio di tipo moderno, fu deciso di diminuire il numero delle ~atterie di tipo antiquato, ed i materiali antiquati dei Reparti disciolti vennero ·. quasi tutti utilizzati per l'armamento delle seconde linee, ove si costituirono batterie speciali formate da 8 a I2 pezzi. I personali perciò esuberanti furono inviati ai Depositi d'artiglieria da fortezza p er la costituzione di nuove · ·. Unità, tranne quelli delle classi più giovani che in parte furono mandati alla Scuola bombardieri, ed in parte alle Batterie mobilitate, quali complementi di rinforzo. Nonostante i provvedimenti escogitat i per far fronte alla scarsità delle artiglierie d'assedio, e gli aiuti apportati dalla R. Marina e dagli Alleati, il nostro Esercito non potè essere fornito di numerose artiglierie di questa specialità che nel primo semestre del ·1916; epoca nella quale l'industria privata· italiana fu in . grado di costruire regolannente le bocche da fuoco che dovevano costituire l'ossatura dell'artiglieria d'assedio e cioè 1mortai da 260 e da 210, ed i cannoni da r49 A. . Complessivamente alla fine del r9r6 l'artiglieria. d'assedio comprendeva 556 batterie, delle quali 59 di grosso calibro, 403 di medio calibro e 94 di piccolo calibro. Gli allegati specchi, tratti dal Volume III (Operazìoni del 1916 dell'Esercito Italiano nella grande guerra), volume · dal quale sono stati presi quasi tutti i. dati riportati in questo paragrafo, danno il riepilogo delle Batterie d'assedio esistenti alla fronte dal luglio r9r5 al- dicembre 19r6, e lo specchio numerico delle Batterie d'assedio, · distinte per specie e per calibro, esistenti alla fronte nel biennio 19151916·. ARTIGLIERIA CONTRAE REI. ..'.. Nel maggio del 1915 si trovavano nella zona · di occupazione .avanzata 3 Sezioni di artiglieria controaerea e 'precisainent:e : 1 Sezione di 2 pezzi da 75/9n a Cà Campàlto ; 1

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53°


I.

RIEPILOGO DELLE BATTERIE D'ASSEDIO ESISTENTI ALLA FRONTE . DAL LUGLIO :i;9r5 AL DICEMBRE r9r 6 . .

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GROSSO CALI1lRO

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PICCOLO

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dicembre .. . ....

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~cnnaio 1916 .. .

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febbraio .... . . ..

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maggio .. . .. .. . .

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dicembre

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SPECCHIO NUMERICO DELLE BATTERIE D'ASSEDIO DISTINTE PER SPECIE E PER CALIBRO ESISTENTI ALLA FRONTE NEGLI ANNI 1915 e 1916 ll,ITl'ERIE CALIBRO E SPECIE

luglio 1915

305{46 R. M. .. . 254 B R. M ..... 203{45 R.M. ... 152/B/45 R.M ... 149{ABC/L R.M. 149 A e S ...... 149 G ······ . . . 120 AL R. ) I. . . 120 A e. G ..... . 120 B .... . ' ... 120 francesi .... . 95 francesi ..... 87 B ...... ... 76 R. M. ..... .

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ESISTENTI

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663

568

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AUME~Tl ART IGLIERIA COKTRAEREI

Sezione di I pezz,o da 75 E hrardt a Udine ; I S~zio_ne di 1 p ezzo da 75/9II a Cà Boscomantico. _ Nell'agosto le Sezioni di Udine e_di Boscomantico -si ·fu~ero formando la 1a. Batteria controaerea, nel settembre si formar_ono le Batterie 2a e 3a, e nel noyembre si iniziò la costituzione di altre 3 Ba/terie. In gennaio del 1916 la disponibilità dei mezzi qi difesa contraerea era la seguente : Batteria controaerca; · r Sezione d i 2 pezzi da 75/9II ; 21 Batterie da 75/9II (84 p·ezzi tolti a Reggimenti da campagna) ; 10 pezzi da 76/rn su installazioni di circostanza ; 3 Sezioni mitragliatrici Maxim ; r Sezione mitragliatrici di calibro 25 su autocarri ; 23 proiettori da cm. 90 ; 27 aeroplani . . 1a, 2a,. 3a

In base alla predetta disponibilità di materiali il Comando Supremo fissava il proprio fabbisogno in: 34 Batterie; ro Squadriglie da caccia; 34 autoproiettori da · cm. 90 ; materiale t ecnico vario. Il Ministero della guerra accolse integralmente il suddet to programma e nel febbraio del 1916 ordinò la costituzione a Nettuno di : 12 Batterie da 75 CK. a utoportate; 25 Batterie da 75/9n da posizione ; r Sezione trainata da 75/9II ; e 10 Comandi di Gruppo (dal I al X). Ol_tre a questi mezzi, destinati alla zona di guerra, il Ministero istitui_va una _speciale Commissione per lo. studio del fabbi_s_ogno necessario per la difesa del Paese, faQbisogno che venl'!-e conçretato in : 370 ufficiali; ro.ooo uomini . di truppa; ro.ooo fucili -70./87/916 con mirini antiaerei; 50 mitragliatrici su affusto a candeliere; 100 pezzi d'àrtiglieria ; 59 proiettori da cm. 90 ; 60 aeroplani da caccia .e 60 aeroplani .da ricognizione. _ · ·· ·, Però il Ministero, p er non immobilizzare un numero così ip.gente di personale per ·1a-sola. difesa contraerea, disponeva· perchè soltanto gli ·organi di Comando di detta difesa '!eni$sero costituiti in modo permanente con nuclei di elementi tecnici, da completarsi al-momento

- 5JJ -


COMPARSA DELLE BOMBARDE

del bisogno con personale già adibito ad altri servizi territoriaìi ed appositamente addestrati. Nel giugno r9r6, per rendere più rapida l'affluenza alla fronte delle nuove Batterie, fu deciso di costituirle fra quelle già'" dislocate in zona di guerra, e perciò fu creato in Udine alla speciale dipendenza. del Comando Supremo, uno speciale riparto contraerei. · Però il programma iniziale del Comando Supremo non solo··non potè essere attuato completamente, ma subì anche un notevole ritardo nella sua attuazione · parziale, e ciò per molteplici cause, non ultima quella delle difficoltà incontrate nella costituzione delle nuove batferie da ca,mpagna, per il che avvenne che batterie da 75/9rr, destinate a batterie contraeree, dovettero invece essere assegnate. a Divisioni di fanteria. ·rn complesso però l'artiglieria controaerea, se pure ancora numericamente e tecnicamente insufficiente per corrispondere alle molteplici esigenze alle quali era chiamata, aveva nonclimeno ricevuto un notevole sviluppo, cosicchè alla fine del :r;9r6, per la difesa controaerea l'Esercito disponeva complessivamente : di 25 batterie organiche, di 315 pezzi isolati, di 292 mitragliatrici, di 4 treni blindati, nonchè dei seguenti mezzi aeronautici : 8 Squadriglie, 2 Sezioni e 37 appareéchi isolati. . BOMBARDE. - Fin dai primi mesi di guerra , in seguito alla stabilizzazione delle fronti ed alla- conseguente necessit à di distruggere le difese accessorie, specialmente i reticolati, si era imposta la necessità di avere un'arma poJente, capace di infrangere il filo spinato e spianare le trincee, essendosi le ordinarie bocche da fuoco dimostrate inadatte allo scopo. Infatti specialmente per distruggere i reticolati, poichè la loro distruzione avveniva più per effetto di esplosione che di penet.razione non .erano necessari proietti' robusti e con carica interna r elativamente piccola, ma erano invece n~ce~sari proietti . essenzialmente muniti di una forte carica interna, poco iinpòi:tando lo spessore delle pareti dei p roietti stessi. Inoltre, date ·1e brevi di_stanze fra le due· linee contrapposte, bastavano bocche da fuòcb aventi gittata relativamente corta, ma viceversa tiro curvo e ci_oè possibilità di sorpassare ostacoli, avere forti angoli di caduta e _no. tevole velocità di arrivo : a tutte queste speciali caratteristiche. non rispondevano le bocche da fuoco in dotazione all' Esercito ita-

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534 -

I


COSTITUZlONE DELLA SCU OLA Dr S USEGANA

liano, che non possedeva alcuna arma che rispondesse ai suddetti requisiti. Nondimeno poco prima deila nostra entrata in guerra la Società Parodi- Delfino aveva presentato al Ministero della guerra un cannoncino di propria· invenzione, mentre la Casa · Ansaldo aveva in corso di avanzata costruzione due tipi di mortài, studiati è con~ cretati di sua iniziativa, entrambi da cm. 75, uno leggero someggiabile, e l'altro pesante trainabile. Il Governo Italiano dal canto suo era in trattative con quellq francese per ottenere . un certo numero di cannoncini (( Soldati ,, che cominciarono ad affluire ai primi di giugno. L'.Ispettorato delle costruzioni d'artiglieria stava studiando il mod6 di .trasformare in bombarde qualcuno dei vecchi materiali d'artigiieria (specialmente da cm. 87 e da cm. 149) onde ottenere a distanze variabili da roo a r50 metri il lancio di tre proietti-bomba pesanti rispettivamente kg. r6, kg. 46 e kg. IOO. Il Comando Supremo, interpellato dal Ministero della guerra qualche giorno dopo l'inizio delle ostilità, ·circa la convenienza di adottare i predetti mòrtai Ansaldo, ritènne - sufficienti ai . bisogni dell' Esercito zoo pezzi, dei quali roo del tipo leggero e roo del tipo pesante. Tali materiali furono acquistati nel luglio r9r5 ed assegnati alle truppe di prima linea, che nel frattempo avevano avuto in do.~ tazione alcune altre specie di lanciabombe (Thevenot, Toorek, Diatto, ecc.). Ma poichè l'impiego di tutte tali nuove armi aveva· provato là scarsa pratica del personale addettovi, il Còmando Supremo istituiva alle sue dirette dipendenze ·una « Scuola di tiro per bombar· dieri» a ·l\fandre (Susegana). La Scuola, inauguratasi il r 0 gennaio r 9r6 aveva i seguenti com' piti : r) - unificazione dei Centri di Istruzione, già istituiti per ragioni di urgenza presso altri Comandi ; . z) - · studio dell' impiego più opportun·o dei vari tipi di lanciabomb~ già adottati ; 3) - organizzazione dei Reparti da destinarsi al servizio dei lanciabombe e preparazione tecnica del personale ; 4) - p·erfezionamento e piccole riparazioni al materiale atlottato·:; 5) esperimento di nuovi materiali ; -

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CO NSISTE :-IZA DloLL' ARTIGLWRlA DA TR INCEA

6) - costituzione del Centro rifornimento di uomini e quadrupedi; addestramento degli ufficiali inferiori non d'artiglieria, nall'uso dei lanciafiamme e nel lancio delle bombe a mano.

7) -

Per quanto concerne la costituzione e l' impiego delle Unità di bombarde venne stabilito che i diversi tipi di arma da trincea di. piccolo calibro e quindi di minore efficacia avrebbero continuato ad essere serviti dalle truppe presidianti le trincee, mentre per l' impiego delle bombarde di medio e grosso calibro si sarebbero costituite nuove Unità organiche che, bene addestrate, avrebbero saputo ottenere da siffatte armi il massimo r endimento. Ogni Batteria bombarde aveva due scaglioni: batteria di manovra e riserva di batteria: la prima aveva un Comandante, tre ufficiali subalterni ed un numero di pezzi e di serventi variabile a seconda del calibro (6 bombarde e 36 serventi per il calibro di mm. 240 ; 12 bombarde e 48 serventi per i calibri di mm. 50 e di mm. 58). Ogni batteria aveva un'aliquota di carreggio per il trasporto dei pezzi e di una prima scorta di mupizioni : la riserva variava da 24 uomini per le bombarde da 50 e da 58, a 70 per le 240, e serviva per i lavori di sistemazione del materiale, trasporto munizioni, ripianamento, perdite, ecc., ecc. Nel febbraio 1916 il Ministero della guerra su propost a del Comando Supremo, addivenne alla costituzione del Corpo bombardieri che doveva essere gradatamente portato a 180 Batterie di vario calibro su 6, 8 e 12 pezzi ciascuna. Ufficiali e truppa dovevano essere tratti esclusivamente dall'Arma d'artiglieria dando la preferenza ai volontari. In complesso il Corpo doveva essere costituito da 900 ufficiali e 34.000 uomini di truppa. Nel gennaio del 1916 in base al numero dei p ezzi disponibili il Comando Supremo decise la effettiva costituzione delle predette 180 batterie, delle quali 7 da 50 Ansaldo (su 12 pezzi cia'Scuna) ; 70 di tipo 58 A. e 58 B., a nch'esse su 12 pezzi; 8 da 150 Maggiora picco~a su 8 pezzi ; 70 (tipo francese) da 240 su 6 pezzi; ed in fine 25 da 320 Maggiora grande. Per quanto riguarda l'effettiva costruzione delle bombarde, il Sottosegretariato per le armi e munizioni riteneva di poter far allestire per il 30 aprile 1916, 132 batterie e cioè : -

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AUMENTI DELLE . SEZIONI AEROSTATICHE

7 Batterie 35 Batterie 35 Batterie 8 . Batterie 33 Batterie 14 Batterie

da 50 Ansaldo su r2 armi - 84 pezzi; . da 50 An.saldo su 12 armi - 420 pezzi i da 58 B. su 12 armi· - 420 pezzi ; da 150 Maggiora su 8 armi - 64 pezzi ; . da 240 (tipo francese), su 6 anni - 198 pezzi ; da 320 Maggiora su 6 armi - 84 pezzi.

E siccome, a distribuzione avven uta, ogni Corp? d'Armata avrebbe avuto a sua disposizione circa una dozzina di Batterie di Bombarde, il Comando Supreri10 emanò le necessarie disposizioni per la forma?ione di 12 Raggruppamenti costituiti da 36 Gruppi comprendenti ognuno 4 Batterie e cioè complessivamente 144 Batterie. È a rilevare che nel 1916 partirono per la fronte 178 Batterie, se ne armarono 172, ne vennero sciolte 15 per ragioni varie-, sicchè alla fine delranno le Batterie armate di Bombarde ed in efficienza erano 157. In complesso si aveva scarsità di bombarde, ed il bisogno di ottenere spesso concentramenti di fuoco a massa su determinati punti della fronte imposero la necessità cli spostamenti continui delle varie Unità, spostamenti che all'atto pratico non poterono sempre .effettuarsi tempestivamente, dati i mezzi di traino cli cui disponevano allora le batterie ed il tempo · non indifferente che richiedeva l'installazione dei pezzi. SEZIONI AEROSTATICHE D'ARTIGLIERIA. - Il Gruppo specialisti di artiglieria al 24 maggio 1915 aveva mobilitàto 3 Sezioni aerostatiche aulocampali ((1a, za e 3a), z Sezioni da fortezza ed 1 Se;ione. riforni~ menti. Questo Gruppo specialisti d'artiglieria era stato istituito con Decreto ministeriale del 23 settembre 1914 con sede presso .il 3° Reggimento d'artiglieri.a da fortezza in Roma, ed aveva. il compito di coordinare sotto un unico Comando, il funzionamento teci1ico e disciplinare delle Sezioni aerostatiche e fotoelettrid1e p er !'artiglieri?, da fortezza e la Sezione delle comunicazioni per l'artiglieria. Nel 1915 venn~ro soppresse le due S~zioni da .fortezza e costituita la 4a Sezione autocampale. Inoltre dal Battaglione aerostieri ' del Corpo aeronautico furono .cedute la 9a e la roà Sezione da fortezza. Il 1° febbraio· 1916, l'esperienza di oltre otto mesi di guérra à.vendò dimostrato èhe· i palloni-osservatorii d'artiglìerìa, se bene iinpiegati, potevano rendere utilissimo servizio alle . Batterie, il Comando Su-

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. SERVIZIO l'ONOTELEMETRICO

premo invitava il Ministero d_ella Guerra a provvedere al rifornimento dei personale per la costituzione di altre 4 Sezioni autocampali, di cui nel marzo si iniziò la formazione presso le Sezioni già esistenti e precisamente della 5apresso la ra, dèlla 6a presso la 2a, della 7a presso la 3à e dell' Sa presso la 4a. Le nuove unità furono pronte ad. entrare in azione il 20 maggio 1916. Contemporaneamente per ben regolare l'impiego tecnico dei palJoni- osservatorii d !artiglieria, nonchè il servizio rifornimento di materiali aero.s tatici, veniva istituita in Manzinello, alle dirette dipendenze del Comando Supreri:io, una Direzione del Servizio aerostatico d'artiglieria. Fino al termine del 1916 non avvennero altre variazioni. II 27 giugno del 1916 il Comando Supremo, in seguito al favorevole risultato di esperienze fatte presso la 3a Armata per conoscere la postazione delle batterie nemiche per mezzo del suono, stabiliva di allestire gradualmente 20 stazioni fonotelemetriche riunite in 10 Sezioni, ma però nel 1916 se ne costituir<?no soltanto 3, ed altre 3 si formarono .poi nel 1917 (1). SEZION I FONOTELEMETRICHE. -

(r) Parlando di questo servizio fonotelemetrico è dqveroso ricordare come esso venne da noi studia to e p raticato per genialità e virtù di uomini nostri : Paolo Bignami, l'ietro Cardani e Antonio Gai basso. Fin dal giugno x9r5 il sottoten. d'artiglieria di complemento, volontario al fronte, ing. Paolo Bignami Deputato al Parlamen to ebbe l' intuizione della possibilità pratica di individuare con sufficiente esattezza batterie nemiche di cu i n on si vedessero neppure le vampe degli spari, e ne riferì con motivata relazione analitica illustra tiva al Ministero della Guerra ed al Comando d'a.r tiglieria del VI Corpo d 'Armata, e !'_Ispet torato generale dell'artiglieria autorizzò l'uso del metodo proposto dal Bignam_i rivolgendogli un particolare elogio. Successivamente nell'agosto r915 studi ed esperimenti in proposito vennero istituiti e perseguiti dai chiarissi1ni fisici Pietro Cardani e Antonio Garbasso, ed a quest'ultimo, egli pure volontario di guerra, venne poi nel r916, e cioè quando tale servizio venne regolarmente costituito, affidata l'orgaiiizzazione e la direzione del Servizio stesso che, con ap· prezzata competenza H Gar basso manterme fino al termine della guerra. Ancorchè il numero delle Sezioni fonotelemetriche costituite non fosse 1,~ande rispetto ·all'estensione del fronte, i servizi resi dagli specialisti fonotele1ùetrici furono cosi cospicui presso gli Alleati e presso di noi s icchè si ritiene opportuno illustrarne i principii in un b~eve riassunto, e fermare in questa Storia e precisamente nel Volu1ne XII il grado ed il perfezionamen to assunto dagli studi in materia durante la grande guerra. L'argomento vcn-à po_sto a seguito delle Note sommarie sull'Osservazione d'artiglieria, costituendo esso un effettivo complemento a tale forma di indispensabile attività eminentemente artiglieresca, mentre poi i• suoi risultati comportano le maggiori conseguenze, con_g iuntamcnte all'osservazione d 'artiglieria, nel campo tattico e strategico.

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538

.


PORTI RIFUGIO -

ORGAN ICO DEL GEKIO MILITAHE

PORTI DI RIFUGIO. - L' intensificarsi delle offese prodotte dai sommergibili nemici impose la necessità di organizzare sulle nostre coste determinati Porti di rifugio allo scopo, per un.a parte di dare ricovero alle navi che avessero bisogno di protezione contro l'attacco di siluranti e di sommergibili, e d'altro làto di conferire una certa attitudine difensiva ad alcuni Porti non fortificati nei quali trovavansi dei Centri di produzione di materiale da guerra. La sistemazione cli questi Porti si basò sull' impiego di bocche da fuoco antiquatè : in primo tempo con cannoni da 120 G., da 87/98, da 87 B. e da 75 B ., e poscia dal settembre 1916 anche con cannoni da 75 A. Alla fine del 1916 il contributo dato dall' Esercito a questo Servizio ascendeva approssimativamente a 250 ufficiali, 4.900 uomini di truppa e 300 bocche da fuoco.

*** All' inizio delle ostilità l' ARMA guenti specialità:

DEL GENIO

comprendeva le se-

Reggimenti zappatori (:t0 e 2° con 21 Compagnie) ; 1 Reggimento telegrafisti (3°· con •24 Compagnie) ; 1 Reggimento pontieri (4° con 15 Compagnie) ; 1 Reggimento minatori (5° con 21 Compagnie) ; 1 Reggimento ferrovieri (6° con 12 Compagnie).

z

Prima ancora dèllo scoppio della guerra il Comando del Corpo di S. M. aveva proposto l'aumento dei Reparti dell'Arma: in seguito a questo aumento ed a quelli successivi del novembre 1915 e .del febbraio 1916, alla fine del 1916 la sola specialità zappatori comprendeva 51 Comandi di battaglione e 204 Compagnie. Altre specialità create durante la guerra furono quelle dei pompieri, dei lanciafiamme e dèi lanciagas. Nel novembre 1915 il Ministero della Guerra allo scopo di alleggerire i compiti delle Compagnie zappatori sopprimeva i Parchi telefonici divisionali, trasformandoli in Sezioni autonome di telefonisti -del genio da assegnare 1 per ogni Divisione: nel maggio 1916 vennero form,ate 47 Sezioni e alla fine del 1916 v~ ne erano 64. Analogo aumento ebbero le Compagnie _telegrafisti, le Sez~oni -

539 -


LE CONDIZIONI DELL'AERONAUTICA

radiotelegrafisti e, in misura minore, i pontieri ed i minatori. Questi ultimi dovevano assicurare anche il funzionamento dei Gruppi perforatori il cui 1:1,umero andò man mano aumentando fino a raggiungere il numero di 600 verso la fine del r916. AltrQ importante servtzio cui dovette · provvedere la specialità minatori fq quello concernente gli impianti teleferici. Il genio ferrovieri ebbe minori aumenti, e t ioè fu costituita una sola nuova Compagnia, la I 3°' dislocata in Albania, e però nel giugno r916 furono formate 4 nuove Compagnie per il fum;ionamento delle ferrovie Decauville. Il Reggimento genio ferrovieri all' inizio della campagna mobilitò inoltre rr7 Sezioni p er il servizio fotoelettrico che furono poi in seguito notevolmente aumentate, t antochè esse erano 232 nel febbraio 19r6 mentre contemporaneamente se ne stavano costituendo altre 3r2, sicchè alla fine del :i::9r6 funzionavano 20 Sezioni fotoelettriche con 540 stazioni circa.

*** Come è noto, ali' inizio delle ostilità, la potenzialità della nostra era assai poca sovra.tutto perchè i mezzi erano molto scarsi e di gran lunga inferiori sia ai bisogni dell'Esercito e sia alle necessità della difesa contraerea territoriale. AERONAUTICA

Ae-roplani. - Al 24 maggio 19r5 disponevamo soltanto di 72 ap.parecchi, ma grazie all'incremento dell' industria produttrice e delle Scuole pèr piloti, alla fine del p rimo trimestre del 1916 si ave:vano disponibili· alla. . fronte : 7 Squadriglie da offesa Caproni ; 2 Squadriglie da ricognizione ·e çombattimento Voisin; 8 Squadriglie da ricognizione e combattimento Farman ; 7 Squadriglie d'artiglieria di cqi 5 Caudron. e 2 Farman ; 5 Squadriglie da caccia; I Squadriglia di idrovolant i ; e cioè in totale 30 Squadriglie raggruppate in 5 Gruppi. · In · seguito ad ulteriori aumenti, alla fine del r9:r6 l'aviazione mo.bilitata comprendeva 44 Squadriglie con un complesso di 370 apparecchi. -

54° -

/


DIÌUGIBILI - ··A1mos1'A1'I -

CARABINIRRI REAL!

Dirigibili. - L' Esercito ~ra entrato in guerra con 3 soli dìrigibili di tipo antiquato, ed il cui -impiego era consigliabile soltanto in determinate favorevoli circostanze, mentre invece i migliori dirigibili stranieri potevano raggiungere quote .altissime, _él.vevano larga autonomia ed erano capaci .d i portare. un carico di peso çonsid~revole ; fu quindi necessario aumentare il numero dei nostri dirigibili e perfezionarlo. Nel 1915 venne pertanto decisa la costruzione di rr nuovi dirigibili per l' Esercito, dei quali 7 del tipo M., 3 del tipo P., e l del tipo F. Essi furono .tutti allestiti nel 1916 ad eccezione di uno del tipo fvl. che fu soltanto pronto nel 1917. -A(wostati. - Da principio anche questa specialità aeronautica rese ben poco in causa della scarsità quantitativa e qualitativa dei mezzi a disposizione. In totale entrammo in guerra con 6 Sezioni aerostatiche da campagna e 4 Sezioni da .fortezza. Fin dal 1915 fu migliorata la cultura tattica del personale e venne aumentata la cubatura degli aerostati sicchè il Servizio aerostatico \ anelò man · mano affermandosi e diventò di fatto un valido ausilio dei Comandi cli grandi Unità e dell'artiglieria.

*** Per completare il quadro degli ampliamenti effettuati sarà opportuno accennare anche a quanto fu fatto per le altre ARMI e SPECIALITÀ.

All'inizio delle ostilità l'Arma dei Reali Carabinieri mobjlitò l Reggimento di 3 Battaglioni con 3 Compagnie ciascuno, e l Gruppo di 2 Squadroni nonchè 73 Sezioni. Il Reggimento fu sciolto il 15 novemQre: il I :Battaglione rimase ?,ssegnato al Comando Supremo, il II Batfagfione alla 3a Arrnàta, ed il III Battaglione · alla za. Armata. Ma poichè il numào delle Sezioni assegnate alle grandi Unità risultò insufficiente per esplicare tutti i vari servizi affidati all'Arma, il Comàndo Supremo ottenne che si formassero nuove Sezioni mentre poi . vennero costituiti altri. nuovi Reparti di RR. CC. corrispondentemente alla costituzione di nuove grandi .Unità:. Nel dicembre del 1916 la situazione dei. Reparti mòbilitati dell'Arma. era la seguente : · CARABINIERI RÈÀLI.. -

-

54I


AU MENTJ DET~LE FORZE ARMA'!'E

Reparti assegnati al Comando Supremo : 2 Divisioni . provvisorie autonome ; I Battaglione; I Gruppo di Squadroni. Reparti assegnati alle grandi Unità; 94 Sezioni; 92 Plotoni. REGIA GUARDIA DI FINANZA. -

Il Corpo mobilitò 4 Battaglioni

di frontiera, 14 Battaglioni e 2 Compagnie costiere. Alcuni di questi Reparti fin dall' inizio della campagna presero parte diretta alle operazioni, ma poi dovettero essere ritirati dalla prima linea perchè, nonostante le prove dì valore individuale, date da Comandanti e da gregari, i Reparti stessi non erano stati preventivamente addestrati al combattimento e avrebbero quindi dovuto completare la loro istruzione per acquistare la voluta capa,cìtà tecnica. Nel luglio 1916 il Comando Supremo decideva quindi di scioglier:e tali. Reparti per ricostituirli con sole Guardie effettive, e di incorporare . invece le Guardie richiamate in Reparti di fanteria di linea e di alpini. L'organico dei Battaglioni fu quindi dimezzato e ridotto a 9 Battaglioni ed a 4 Compagnie autonome. MILIZIA TERRITORIALE. - Secondo l' Indice di mobilitazione del 6 dicembre 1914, era .previste!, la costituzione di 17 Comandi di Brigata, 44 di Reggimento e 324 Battaglioni dei quali 185 ordinari, 15 costieri e 124 di mobilitazione sospesa: in totale 790 Compagnie. Inoltre dovevano essere formati drappelli speciali per servizi vari, protezione ferrovie, parchi e deposJ.ti centrali, ecc. per un totale di 22:000 uomini. Nel 1915 si costituirono in totale 271 Battaglioni dei quali 135 alle dipendenze del Comando Supremo e 136 in Paese, ma poicliè i primi non bastavano alle molteplici.esigenze delle Armate, ne furono successivamente costit1.1iti altri 17. REPARTI PRES1DIARII. - Al 24 maggio 1915 ogni Reggimento di fanteria e di bersaglieri aveva costituito una Compagnia presidiaria sicchè all' inizio delle ostilità esistevano 109 Compagnie riu~ite in 24 Battaglioni. Il 4 agosto il Comando Supremo decideva di assegnç1,re ad ogni grande Unità una Compagnia presidìarìa per provvedere

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542 -

I


GUARDIA D I FlN i\NZA -

MILIZIA 'l'ERRlTORlALE -

CE NTUR1E

al risanamento igienico del terreno, alla raccolta, _disinfèzione e sgombero degli oggetti di vestiario, ecc. ecc. I Reparti presidiarii venivano inoltre impiegati insieme alle Unità cli Milizia· Territoriale per la difesa costiera, per il servizio delle Intendenze e per il presidio delle fortezze. Per tutti questi servizi le Compagnie presidiarie furono man mano aumentate sicchè alla fine del 1916 ne -esistevano ben 276. Vennero costituite a partire dal gennaio

CENTURJE LAVORATORI. -

1916 con uomini tratti dalla 3a categoria della classe 1881 per sosti-

tuire le truppe di fanteria che si erano dovute impiegare nei lavori di difesa sulla fronte Isontina per sopperire alla deficienza di truppe del genio. Dapprima si formarono 160 Centurie che nel .febbraio vennero assegnate alla 2a e 3a Armata; poi nel secondo trimestre del 1916 ne vennero create altre 504, ed ancora 157 nell'autunno, sicchè alla fine dell'anno erano m.obilitate ben 821 Centurie di lavoratori. COSTITUZIONE D~ _G RANDI UNITÀ. - Nel 1916 si procedette a tale costituzione e cioè le varie Unità .che. si vennero costituendo. furono inquadrate in grandi Unità; Si ebbe dapprima il XVI Corpo d'Armata (Albania) formato dalle 3 Divisioni 38a, 43a, 44a; nel rriarzo 1916 si formarono altre 3 Divisioni 45a, 46a e 47a; nel maggio la 45a Divisione colla 4a Divisione formò il XX Corpo d'Armata; nel giugno 1916 con truppe rimpatriate dalla Libia si formò la 48a Divisione, . e nei primi giorni dello stesso -mese per cura della 3a Armata si costituì ·la 49a Divisione. Altr.e Divisioni si ottennero mediante il cambio cli denominazione di alcuni Reparti tattici : così la Divisione speciale bersaglieri, ricostituita con elementi delle Brigate Aosta e Piemonte ebbe il numero distintivo 36a; il 25 aprile la Divisione Val Lagarina ·divenne 37a ; il ro novembre le truppe del Settore Saga formarono la 50a Divisione ; il 20 dello stesso mese il Settore. Val Sugana divenne 51a Divisione; infine le truppe che costituivano il Nucleo Feriari si trasformarono in 56a Divisione. Il 7 giugno il Settore Brenta°Cismon, rinforzato con la 10a Divisione, costituiva il XVIII Corpo cl' Armata. Altri· 3 Corpi cl' Armata (il XXII composto con le Divisioni 23a e 24a; il XXIV colle Divisioni 32a e 33a ; il XXVI colle Divisioni 45a· e ff.6a) vennero formati in occasione dell'offensiva del Trentino fra il 23 e il 24 maggio 1916, e questi 3 Corpi d'Armata unitamente

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543 -


COS1Tt.UZIONE DI GHAKDl UNITÀ ~ REPARTI DI CO MPLEMJ!NT()

al XX Corpo d'Armata costituirono inizialmente la 5a Armata. Il 23 maggio si costituì col X IV Corpo il Comando truppe Altipiani che 'il 1° dicembre si trasformò in 6a Armata (XVIII, XX e XXII Corpo d'Armata). Il XXIX Corpo d'Armata si costitul 1'8 dicembre 1916 colla 3Jll, e colla 490. Divisione. Complessivamente nel corso del 1916 si erano costituite : 1 Armata, 6 Corpi d'Armata e 13 Divisioni, portando per tal modo il nostro Esercito a: 5 Armate, 20 Corpi d'Armata, 48 Divisioni di fanteria e 4 Divisioni di cavalleria. REPARTI DI COMPLEMENTO. -

Una delle maggiori necessità del-

1' Esercito fu quella di poter garentire la conservazione dell'efficienza

numerica dei Reparti combattenti. Ultimata la mobilitazione, con gli elementi rimasti ai Depositi te1Titoriali furono costituiti R eparti di complemento dai quali gli uomini, man mano che se ne manifestava la necessità venivano riuniti in drappelli e avviati ai R eparti mobilitati. Ma il predetto sistema di rifornimento -presentava molti inconvenienti, poichè gli uomini affluivano ai Repc1.rti mobilitati scarsamente preparati, poco istruiti ed addestrati nonchè incompletamente equipaggiati, sicchè nel luglio del 1915 presso determinati Centri di mobilitazione prossimi alla zona di guerra si istituirono dei Depositi appositamente costituiti per radunare i complementi: ad essi, oltre agli elementi rimasti ai Depositi territoriali affluivano quindi anche gli ufficiali e gli uomini di truppa ammalati o feriti leggeri che si trovavano in condizioni di poter essere rimandati ben presto ai rispettivi Corpi . Tali ultimi Depositi furono dapprima 15, diventarono poi 19 ed infine furono 31. . Ma anche questo sistema presentava come principale inconveniente quello per cui i complementi che giungevano ai R eggimenti mobilitati non provenivano, se non eccezionalmente, dai rispettivi Centri di mobilitazione, e conseguentemente per ovviarvi, nell'aprile del 1916 si passò alla costituzione di speciali Reparti di marcia : tali Reparti di marcia vennero costituiti in Battaglioni nei Depositi dei Reggimenti di fanteria, ed in Compagnie nei Magazzini dei Battaglioni alpini, e fu inoltre prescritto di rispettare la compagine organica di ogni singolo R eparto, tantochè i complementi dovevano al minimo essere in tale numero da raggiungere la forza di 1 Compagnia. Questo sistema rispondeva nel miglior modo alle esigenze del ripia-

544 -

I

I [


A 1J MENTO DEI V ARI SERV IZI

namento delle perdite sia dal punto di vista tattico, sia da quello amministrativo, e per ciò venne seguito durante tutto il 1916 e negli anni successivi, migliorandolo ed ampliandolo. I SERVIZI. - Questo breve cenno sullo sviluppo cli ampliam.ento dell' Esercito nazionale nel 1916 non sarebbe completo se non si accennasse anche a ll'aumento dei Servizi. All'atto dell'entrata in guerra la loro dotazione poteva ritenersi sufficiente a i' numero delle grandi Unità mobilitate, ma coll'aumentare delle forze e dei mezzi si rese neces~aria la costituzione cli nuovi Servizi, nonchè l'impianto di più vasti depositi e stabilimenti. Accenneremo allo· sviluppo di alcuni di essi : - il servizio automobilistico nel maggio 1915 comprendeva : 210 Drappelli, rro Sezioni ordinarie, 61 Sezioni per munizioni, 18 Reparti, 5 Parchi, 4 Depositi centrali, 5 Depositi laboratori, 400 autovetture, 3-400 autocarri, 150 trattrici, no motocicli. Vi era inoltre un Parco automobilistico di riserva che comprendeva 6 Reparti, 26 Sezioni rad doppiate, 1 Laboratorio deposito. Allo speciale servizio erano adibiti 350 ufficiali e 9.000 uomini di truppa. Per le esigenze della guerra i mezzi e gli organici andarono rapidamente aumentando : gli autocarri oltre ad essere adoperati nei ri:fornim,enti normali, ebbero largo impiego in ingenti trasporti di materiali, di munizioni, di,derrate, di acqua ed altresì per il trasporto cli truppe. Alcuni Reparti durante l'offensiva del Trentino percorsero tappe di circa 350 Km., e lo spostamento complessivo di uomini in quel periodo raggiunse la cifra di roo.ooo. Per risolvere il servizio dei rifornimenti dei materiali automobilistici si dovettero affrontare molte e non lievi difficoltà, sovratutto per le com.p licazioni derivanti dai numerosi t ipi in servizio e dalle molteplici parti cli ricambio di ciasetmo di essi. Nell'ottobre del 19-i:6 il servizio automobilistico comprendeva : no ufficiali, 30.òoo uomini cli truppa, 283 Autodrappelli, 210 Autosezioni ordinarie, 80 Autosezioni per munizioni, n3 Autosezioni raddoppiate, 50 Sezioni autotrattrici, 61 Autoreparti, 7 Autoparchi, 5 Parchi autotrattrici, 4 Depositi centrali, 12 Depositi laboratori e Deposito laboratorio m.otociclistico, ro.800 autocarri, 950 autovetture, · 570 trattrici e 4.. 000 motocicli . - Il servizio Sanitario nelle sue diverse unità mobilitate ed in

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545 -


AUMENTO DEI VARI SERVIZI

quelle esistenti a lla fine dell'anno 1916, è chiaramente esposto nel seguen te specchio : = = ===== = =·= = = ~-=-7= = = = = ~ SPEC I E

DEL L E

U S I TÀ

M0B 1L 1TATK

- - -- - - - -- - -- reparti someggiati per gruppo alpino .. ...... . .

3

sezioni sanità ..... .. . . ..... . ..... .. . . . . . .... .

53

ESI STENT I A LLA F I XK DEI. 191 6

9

ospedali o ospedaletti .... . .. • . • . . . . .. ..... . . . autoambulanze . . . . . : . . .... .... ~ ...... . : .... . .

108

autobus ........ . .......... . ..• .

roS

treni attrezzati . .... ....... ...... ... ..•• .... ..

16

ospedali e infermerie militari . .. • . . . .. • ... .... .

61

depositi d i convalescenza . ... . ..... . ... ....... .

6

500

Zl

Il confronto fra le varie cifre basta a dimostrare l' importanza dell'aumento del Servizio Sanitario ; il numero dei posti-letto negli Stabilimenti sanitari mobilitati risultò quadruplicato ; il materiale sanitario in dotazione fu triplicato nei Depositi centrali, e decuplicato negli Stabilimenti di riserva. Per quanto concerne la questione degli ufficiali medici ricordiamo che al 24 maggio r915 il loro numero era di un migliaio dei qua.li 773 in servizio permanente e gli altri di complemento. Per completare gli organici delle Unità esistenti ne mancavano circa 3 .000 e per ovviarvi si provvide : nominando sottotenente di complemento gli ufficiali in congedo di qualsiasi Arma ed i militari di truppa laureati in medicina nominando per t itoli e fino a l grado di maggiori i medici civili professionisti, insegnanti, specialisti ecc. ecc. ; impiegando come aspiranti gli studenti del 5° e 6° anno di medicina dopo un corso pratico di quattro mesi. In tal modo alla fi ne del secondo anno di guerra il numero degli ufficiali medici era salito ad oltre 14. 000, dei quali 8.050 in zona di guerra e 6.000 in Paese. Validissimo fu anche il contributo portato al servizio Sanitario militare dalla Croce Rossa Italiana e dal Sovrano Ordine d i Malta . In zona di guerra la Croce Rossa dislocò 71 ospedali, 4 Sezioni di sanità, 24 t reni ospedali ecc. , ed in zona territoriale circa 200 ospedali con una capacità complessiva di 30.000 posti-letto.

·1 \


A'tlME NTI N EI SERVIZI DI COMMISSARIATO

Il ·sovrano militare · Ordine di Malta costituì numerosi posti di soccorso, 4 treni ospedali, t oriali.

ospedale di guerra e 2 ospedali terri-

I

Il seguente specchio indica l'aumento delle formazioni di guerra del Corpo di Commissariato militare dal maggio r915 alla fine del 1916 : SERVIZIO DI COMMISSARIATO. -

ESISTENTI ALl,A

F ORMAZ I ONI

MOBILITATE

Sezioni sussistenza . .. ..• . . . . : . .. .. ...••• . . . ...

57

70

Panifici avanzati ... . . . . ......... . ...... . .... .

6

6

Sezioni panettieri .. ....... . ... . . . . . .... . . . .. . .

65

132

FINE DEL I9l6

Comandi di parco viveri . .... .. . ..... ••• .. ....

I4

17

Squadre di riserva per T. S. . ... . ..... . . • ... . .

28

28

Squadre di riserva per Gruppi Alpini . .

3

5

Salmerie a disposizione per Gruppi Alpini

3

8

Colonne viveri p er Gruppi Alpini . . . .. . ... . ... .

3

6

I Come si vede le aliquote dei Servizi di Commissariato subirono relativamente pochi aumenti, ma fu necessario provvedere a succes. sivi grandi ampliamenti negli Stabilimenti e Magazzini già costituiti all'atto della mobilitazione. Alcune cifre possono dare l' idea dello sforzo compiuto. Così il consumo giornaliero del grano per la panificazione ammontò fino al primo semestre del 1916 a Quint. 14.500, la carne distribuita giornalmente era di Quint. 7.500, inoltre si fornivano alle truppe, sempre ogni giorno : 3.000 Quint. di pasta o di riso, r.ooo Quint. di formaggio, r.500 Quint. di patate od 800 Quint. di legumi, 300 Quint. di caffè, 400 Quint. di zucchero, r.ooo Quint. di frutta, 2.000 ettolitri di vino; e per il trasporto di tutte le predette derrate occorrevano 500 carri ferroviari. Per la confezione del rancio necessitavano 20.000 quintali di combustibile ; per la giacitura degli uomini 6.000 Quint. di paglia, per i quadrupedi 38.000 _Quint. di foraggi vari. -

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IL CON T RTBUTO D ELL A REGIA MARJ NA

Altra branca del Servizio di Commissariato era quella del vestiario ed equipaggiamento, la cui organizzazione fu veramente imponente. In poco pit1 di un a nno furo no spediti alle truppe operanti circa 5 0 .000.000 cli kg. di oggetti di vestiario di·requisizione, oltre a parecchi milioni cl i serie di indum.enti individ uali invernali forniti sia dai magazzini militari e sia dai Comitati di assis tenza. Questo breve cenno serve a lumeggiare il gigantesco aumento cl i Unità, cl i Reparti e cl i mezzi con1piutcsi nl'l 1916 da l nostro Paese mentre la guerra infuriava ai nostri confini.

PARAGRAFO

50

IL CONTRIBUTO DELLA R EGIA MARINA .

La R. ~farina contribuì in vario modo alle operazioni del R. Esercito, e principalmente svolgendo la protezione d iretta dell'ala destra clcll' Esercito operante, con un insieme di elementi che venivano a costituire una complessa organizzazione. Venezia aveva naturalment e la funzione di servire come base logistica ai rn.ezzi ed alle Unità navali necessarie a lla eletta organizzazione. Escluso, tranne in casi ecceziona li, l' impieg? delle navi maggiori, i mezzi posti a disposizione dalla R. Marina erano costit uiti da artiglierie d i vario calibro che a vevano il compito cli battere le posizioni avversarie per agevolare l'avanzata delle nostre truppe, e le Unità nava li erano rappresentat e da naviglio sottile al quale spett ava la vigilanza da mare per impedire che da questa parte gli austriaci tentassero una qualsiasi azione di sorpresa. I due punti di appoggio di Grado e Mon falcone rappresen tava no le posizioni avanzate di tali mezzi e delle Unità navali. La difesa ma rittima di Grado - ché alla fine del novembre 1916 comprendeva 4 cannoni da 152 mm., 7 da. 120, 16 da 76 contraerei, cd una dozzina di minor calibro, con un totale di r.900 uomini tra i vari servizi e l'armamento. delle opere difensive, - assicurava il tergo dello schieramento della 3a Armata da qua lsiasi tentativo di sbarco da part e del nemico ; la clifesa m.arittima di Monfalcone - sorta sott o il fuoco avversario come posizione avanzata a protezione del fianco

I )


CO NTRIBUT O D ELL A REGrA MARI NA

destro dello schieramento stesso - concorreva con la sue artiglierie anche alle azioni di fuoco offensive per battere le postazioni nemiche del costone da Duino a Miramare. Tale difesa di .Monfalcone nel novembre comprendeva 4 cannoni da 203 mm., 2 da r90 mm., 12 da r 52 mm., 5 da rzo mm.., con un totale di 500 uomini addetti. Ad Aquileia erano stati sistemati i depositi principali delle munizioni che dovevano servire, oltre che alle ·artiglierie delle due predette difese marittime, anche alle artiglierie della H.. Marina schierate alla fronte nella zona del basso Isonzo e che da maggio r9r6 formarono il 33° Raggruppamento d'assedio dipendente dalla 3a Armata. Questo 33° Raggruppamento d'assedio, agli ordini del capitano di fregata Fosch.ini, era costituito da 4 Batterie che traevano il nome dai t enenti di vascello che le comandavano: la (< Buraggi » (5 cannoni da 152 mm.) si trovava sulla riva destra dell' Isonzo; la <e Mongiànlini » (6 cannoni da 152 mm.) su Pontoni del basso Isonzo ; la « Zezi » (4 cannoni da 152 mm.) a Bosco Grande presso la cc Mongiardini n ; una quarta Bat teria era stata data al R. Esercito ed era com.andata e servita da artiglieri, eccezion fatta per i puntatori che erano punt<ttori- scelti della R . .Marina. Coll' Esercito operava anche il Gruppo e< Amalfi )>, costituito da 2 Batterie da 76/17 da sbarco e aggregato al X Corpo d 'Armata. Oltre a queste artiglierie, dislocate sul fronte a terra, la R. l\farina concorse con batterie natanti, sistemate di massima su Pontoni rimorchiabili, alcune su Pontoni semoventi, ed altri infine erano veri e propri Monitori di limitatissimo pescaggio. In tal modo era possibile agire contro le posizioni nemiche sia da mare aperto, sia dai canali . dell' Isonzo, spostando rapidamente gli appostamenti non appena individuati dal tiro avversario. Dal febbraio 191:6 al giugno 1917 entrarono in servizio l'C< Alfredo Cappellini >) ed il e< Faa di Bruno », potenti Monitori con 2 cannoni da 381 mm. in torre, ed una ventina di Pontoni che, senza contare quelli con artiglieria di picco.lo calibro, potevano met<tere in linea 4 pezzi da 305, 3 da 203, 8 da 190 e 6 da r52 mm . Alla. fine di ottobre r9r6 si ottenne dalla R. Marina inglese I Monitore armato con 2 cannoni da 305 ed alcuni cannoni da 75 contraerei. Il Monitore e< Earl of Peterborugh n partì il 15 i10vembre 1916 da Malta e nel mese di dicembre veniva ormeggiato nel canale di Primiero, ma in quell',a nno non venne· utilizzato. -

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RAFFORZAMENTO DELL E BASI ADRlA'l'ICHE

P er il rafforzamento difensivo della base di Venezia fu progettata e venne completata nei primi mesi del 1917 la Batteria <<Amalfi>> da armare con 2 cannoni da 381 sistemati al Cavallino a levante di Venezia; mentre poi entro il primo semestre del r9r7 furono anche sistemate dieci nuove batterie, aumentando la potenzialità del fronte a mare con : 7 cannoni da 152 ; 18 da 120 ed una quindicina di calibri minori. Altri provvedimenti furono presi. per Brindisi la cui difesa del fronte a mare era assai deficiente ; appena pronto vi fu inviato il « Cappellini» che in seguito fu dislocato in Alto Adriatico, e si iniziò contemporaneamentè la costruzione di due batterie con cannoni da 38r. La difesa rimaneva però affidata alle scarse opere esistenti ed alle vecchie corazzate « Re Umberto», «Dandolo>> ed «Italia >> che, a ridosso-delle costruzioni, funzionavano da batterie galleggianti. La zona di Valona, che costituiva con Brindisi il sistema delle nostre Basi meridionali, veniva anch'essa fortificata con un buon numero di batterie che, insieme con quelle sorte poi a Porto Palermo e Santi Quaranta, comprendevano un complesso di ro cannoni da 152, 6 da 120 e una ventina di calibri più piccoli. Le restanti cost e adriatiche, · comprese fra i due Cél-pisaldi di Venezia e cli Brindisi, lungo le quali sorgevano centri importanti e popolosi, direttamente esposti alle offese del nemico e di massima in posizioni poco adatte ad essere fortificate, richiesero provvedimenti speciali (campi di mine e treni armati) ed inoltre in alcuni punti furono apprestate e sistemate delle batterie fiss e. Al termine del primo semestre del 1917 risultavano pertanto armate, da piì.1 o meno lungo tempo, le batterie di Porto Corsin1, Varano, Rodi Garganico, Tremiti, Vasto, Manfredonia, Barletta, Monopoli, Otranto, con un complesso di 32 cannoni di medio calibro e circa 20 cli piccolo calibro. Ma la difesa costiera adriatica non poteva rit enersi soddisfacente se non dopo, che entrarono in servizio i treni armati, per l'organizzazione dei quali, gli studi rimontavano al settembre 1915 quando già una parte del materiale era in approntamento, e quando furono anche stabiliti i luoghi piì.1 opportuni ove i treni dovevano aver sede e le zone che ognuno di essi doveva servire. Un treno armato era costituito da 1 Batteria di 4 cannoni da 152 mm. o da r20 mm., in generale con 1 Sezione di 2 cannoni con-

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TRENI ARMATI

traerei da 76 ; oltre ai carri necessari per la sistemazione delle artiglierie facevano parte del convoglio il carro-osservatorio per dirigere il tiro, i carri-trasporto munizioni e due locomotive, una di testa ed una di coda. Questo insieme costituiva il complesso tattico al quale era aggregato un treno logistico con i carri- alloggio ed i carri-officina che venivano lasci.a ti alla stazione base allorchè il treno . doveva spostarsi per un allarme. Ad ogni treno era afndata una zona di azione di circa 60 km., e la sede normale del treno era stabilita in una stazione ferroviaria · situata circa al centro della zona ; nelle ore di più probabile attacco per parte del nemìco, di massima all'alba, il convoglio tattico assumeva la dislocazione più opportuna per proteggere i punti della zona maggiormente delicati; comunque usufruendo della mobilità (60 km. all'ora) gli era consentito ogni rapido spostamento.nella propria zona. Siccome sarebbe stato impossibile sistemare un binario di corsa da adibirsi unicamente ai treni armati, e poichè d'altra parte la ferrovia litoranea adriatica si prestava molto bene al loro impiego, furono presi gli opportuni provvedimenti per far cessare immediatamente il traffico ferroviario normale allorquando il treno armato doveva spostarsi per un allarme. Molto accuratamente erano stati , anche predisposti il servi~io di vedetta e di avvistamento verso niare, e quello dei collegamenti e delle rapide com~nicazioni fra il Comando dei .treni ed i posti di esplorazione e cli osse.rvazione. Ogni treno _era comandato da un tenente di vascello specializzato nel tiro e per il servizio delle artiglierie, aveva un equipaggio da 60 a go •marinai, mentre alcuni soldati del genio militare erano adibiti alla condotta delle locomotive. I Comandanti avevano facoltà di agire a proprio giudizio nella zona ad essi affidata in base alle informazioni che ricevevano, ed erano quasi totalmente alleviati dalle cure amministrative all'uopo accentrate in una Direzione dei treni armati residente ad Ancona; in tal modo essi potevano dedicare ogni loro attività esclusivamente alla organizzazione combattiva. Per l'allestimento dei treni furono adoperati alcuni carri speciali delle FF. SS. adatti alla postazione dei cannoni da 120 e da 76, ed altri ne furono costruiti per i pezzi da 152 ; i rimanenti servizi furono sistemati in normali carri o vetture convenientemente modificate. In complesso per allestire tutti i treni armati che parteci-

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55 1

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1:0

S FO RZO DEL SOTTOSE G RETAR (ATO ARMI E MU NlZ lO)<I

parono alla guerra furono usati 34 carri per artiglierie, e 75 carrozze normali. Il primo treno prese servizio il 2 novembre 1915 ; alla fine del r9r5 altri d1,1e treni erano pronti ; nel primo semestre del 1916 ne entrarono in funzio1ie cinque ; alla fine cli tale anno tutti i .dieci treni previsti erano ormai dislocati nelle rispettive z.one di guerra sulla costa adriatica. Le dislocazioni subirono man mano qualche variazione per l'adattamento al graduale approntamento delle difese costiere; in un primo tempq si proyvide ad assicurare la difesa del litorale del medio e dell'alto· Adriatico, da Termoli a Ravenna, ed in seguito anchè rii quella del basso Adriatico da Barletta a Brindisi.

PARAGRAFO

LO S FORZO DE L SOTTOSEGRETARIAT O DELLE AR;\U E MU >IIZIOXI. ORGANI' CE NT RALI. - . All' inizio della guerra il rifornimento delle aJmi, delle munizioni e dei materiali varii d'artiglieria e ·c1e1 gtnio era devoluto al Ministero della guerra (Direzione generale di artiglieria e genio). La quantità . ingente dei materiali da approntare indusse il Governo a valersi ben presto della facoltà concessagli con la legge n° 672 del 22 maggio r9r5, cli emanare cioè disposizioni aventi valore di legge su quanto fosse richiesto dalle esigenze della difesa dello Stato e perciò coi, R D. n° ro65 del 9 luglio 1915 creò il (< Comitato Supremo per i rifornimenti delle armi e munizioni », costituito dal Presid ente del Consiglio e dai Ministri degli affari esteri, del tesoro, della guerra e della marina, e creò p ure il « Sottosegretariato di Stato per le armi e le munizioni )) (dipendente .dal Ministero della guerra), per l'esecuzione degli incarichi che gli venivano affidati dal predetto Comitato Supremo. Alla carica di Sottosegratario di Stato pèr le armi e munizioni fu chiamato il gen. d'artiglieria Alfredo Dallolio. Non appena costituito, il nuovo Sottosegretario per le armi" e munizioni venne invitato dal Comando Supremo e dal Ministero della guerra a proporre un regolamento inteso a precisare e quindi disciplinare le modalità cli esplicazione dei poteri conferitigli. A

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· 1


ORGAN!ZZAZIONE DELLA MOBILITAZIONE INDUSTRI ALE

tale bisogna fu sollecitamente provveduto col Regolamento (decreto luogotenenziale n° 1277 del 22 agosto 1915), detto, per le sue finalità, « Regolamento della mobilitazione industriale ». Tale Regolamento comprendeva queste parti essenziali : a) - descrizione dell'organizzazione della mobilitazione nei suoi elementi essenziali (Comitato centrale, Comitati regionali, Stabilimenti industriali soggetti alla giurisdizione militare, ccc., ecc.) ; b) - fl~nzionarn ento dell'organizzazione; e) - trattamento del personale operaio ; d) - disposizioni amministrative. Le varie prescrizioni contenute nel Regolamento della mobilitazione industriale costituivano lo strumento piil valido, per mezzo del quale il Comitato Supremo (e per esso i:l Sottosegretariato armi e munizioni) era messo in grado di provvedere al principale compito indicatogli dal Decreto luogotenenziale e cioè il più ampio e sollecito rifòrniin'ento non solo delle armi e munizioni, rn.a anche la fornitura dei materiali speciali occorrenti per i servizi aeronautici, tanto del R. Esercito quanto della R. Marina. In tal modo veniva .assumendo corpo e vigore il concetto di attribuire ad un'unica organizzazione, .diretta da un'unica volontà, la cura · del rifornimento cli t utti i materiali cli guerra. _fo sostanza tutfa l'organizzazione centrale che provvedeva al rifornimento clelle armi e munizioni si poteva considerare come costituita da tre gruppi di organi con caratteri ben distinti. Un primo gruppo con caratteristica essenzialmente tecnica, il quale ' con i propri uffici provvedeva: all'esame delle invenzioni, esarne che val.eva a stim.olare nel campo scientifico quello studio teorico preliminare , necessario per l'attuazione di richieste o proposte o suggerimenti del Comando Supremo ; .. alla vigilanza tecnica durante la lavorazione, ed all'esecuzione dei colhntdi dei materiali, sia durante la fase di a llestimento, come dopo il completamento . Un secondo gruppo di organi, con carattere prevalentemente commerciale, che provvedeva alla raccolta e preparazione delle materie prime ed a ll'allestimento dei materiali. Era ripartito in Sottogruppi con compiti definiti: Commissioni di acquisto aH'estero,

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COMPln'ENZE l)EI VARI ORGANI ED 'UFFICI

Ufficio di acquist o di materie prime in Paese, Ufficio di st udio e di stipulazione dei contratti, controllo sulla produzione degli Stabilimenti ausiliarii e di Stato, ecc., ecc. Un terzo gruppo di organi, con caratteristica essenzialmente militare, provvedeva al ricevimento, al completamento, alla ripartizione delle anni e delle munizioni, ed al loro invio alla fronte. Gli Uffici del Servizio armi e munizioni andarono col tempo non soltanto aum_entando, ma . altresi specializzandosi nella materia da ciascuno trattata. Il Regolamento della mobilitazione rimase p erò immutato nei suoi- capisaldi per tutta la guerra e ciò vale a provare l'esattezza e la chiarezza della sua concezione . Si deve riconoscere che l'organizzazione della mobilitazione industriale italiana costituisce un'altissima benemerenza per tutte le Autorità che vi furono preposte e sopratutto per il gen. Dallolio che ne fu, si può dire, il creatore geniale ed inst ancabile. Il compito di assicurare l'attuazione dei programmi del Sottosegretariato fu affidato ad un Comitato Centrale di mobilitazione che era presieduto dallo stesso Sottosegretario per le armi e munizioni. Quando questi diventò Ministro per le armi e munizioni, e poi Commissario Generale per le armi e munizioni, continuò sempre a presiedet e il Comitato Centrale. Il Comitato Centrale per la mobilitazione industriale era composto di un gruppo di funzionari governativi (scelt i fra quelli dei Ministeri della guerra, della marina e pel tesoro), di un Consigliere di Stato e di un gruppo di persone di speciale competenza nel ramo delle industrie belliche. Il Presidente del Comitato promuoveva le deliberazioni del Comitato stesso, ne prendeva altre di sua personale iniziativa sulle questioni urgenti e, in entrambi i casi, ne affrettava con ogni mezzo l'attuazione. Il Comitato Cen trale deliberava pure su tutte le proposte che i Comitati r egionali per la mobilitazione industriale facevano allo scopo di migliorare ed aument are la produzione degli Stabilimenti ausiliari, e si pronunciava sui ricorsi contro le ordinanze emesse dai Comitati r egionali per comporre controversie di carattere economico-amministrative e disciplinari sorte fra industriali e maestranze. L' Ispettorato delle costruzioni d'artiglieria con tinuò ad occu-

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PRODUZIONJi ARMI E MU NIZION I I N ITALIA

parsi della costruzione dei materiali d'artiglieria essenzialmente per quanto riguardava le lavorazioni correnti a mezzo degli Stabilimenti militari, ed a sorvegliare il lavoro dell' industria privata per mezzo di Commissioni di ·vigilanza. Nell' intento poi di guadagnare tempo, fu in gran parte accentrato nel Sottosegretariato per le armi e munizioni la funzione consultiva tecnica che, normalmente, era affidata al predetto Ispettorato delle costruzioni. P er conseguenza il Sottosegretario per le armi e munizioni, coadiuvato da un Direttore superiore tecnico e da un Ufficio Tecnico, poteva decidere completamente e rapidamente sulle questioni tecniche, ed emanare senz'altro i provvedimenti esecutivi per la loro attuazione. Oltre a questi compiti il Sottosegretariato per le armi e munizioni ne aveva altri r iguardanti il personale addetto all'industria privata. Bisognava t en ere a numero le maestranze, dare norme per a disciplina interna degli Stabilimenti ausiliari, curare il rendirr..ento di tale personale con l'esame periodico delle paghe e con la vigilanza · igienico~sanitaria; agevolare l'industria della · fornitura della forza motrice e del macchinario. A tutto provvidero le Autorità preposte a tale organizzazione superando difficoltà di ogni genere. LA PRODUZIONE IN ITALIA D ELLE ARMI E MUNIZIONI. - In Italia prima della gu~rra la produzione dei materiali bellici era affidata . quasi esclusivamente agli Stabilimenti militari d'artiglieria e precisamente: a 2 . Fabbriche d'armi, che costruivano armi portatili, da fuoco e bianche ; a 2 Arsenali e 3 ,Officine di costruzione che fabbricavano affusti, bocche da fuoco di vario calibro e proietti; a 2 Laboratori pirotecnici che allestivano cartucce e cartocci ; a I Polverificio che produceva polveri ed esplosivi ; ed in fine ad I Laboratorio di precisione che costruiva alzi, quadranti, t elemetri, ecc. L'industria privata; essenzialmente per la non ingente quantità di materiali che in tempo di pace le si commettevano, concorreva in misura limitata alla fabbricazione di carreggio, proietti, materiali .di precisione e simili. Il grosso materiale d'artiglieria, precipuamente quello coperto da brevetti e di difficile costruzione, veniva commesso all'estero a notorie e grandi Ditte specializzate nell'allestimento dei materiali d'artiglieria : è però doveroso rilevare come talune Ditte italiane, finanziariamente forti e sovratutto guidate da uomini corag-

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CONFRONTI FRA u ,; DOTAZlOK! AL PRIKCIPJO ED ALLA F lKE

giosi e di larga iniziativa avevano compiuto, specialmente negli anni immediatament e precedenti la guerra, patriottici sforzi giganteschi ed erano così riuscite a soddisfar.e lodevolmente importanti forniture, sia in fatto d i costruzione di materiali, sia per qua1~to riguardava il munizionamento. Infatti se il nostro primo materiale da campagna a deformazione (il 75/906) venne fornito dalla Ditta Krupp, il successivo (quello da 75/9rr tipo Deport) avente un affusto di gran lunga superiore e più complicato del primo, fu commesso e costruito interamente in Italia. Per tal modo l' ftalia aveva acq uistata la fiduciosa sicurezza di . potere, con i soli suoi mezzi, provvedere all'apprestamento delle anni e delle munizioni necessarie. Mancavano però purtroppo in gran parte le materie prime che era ci.uindi ineluttabilmente necessario di comprare all'estero, ma malgrado ciò il materiale da campagna, quello nuovo contro . gli aerei, l'obice campale da 149, il materiale da roz e da 105, nonchè i materiali di grande potenza furono costruiti in Italia. Lo sforzo di produzione compiuto dall' industria nazionale in fatto di artiglierie è dato da queste poche cifre : N° N° N° ~o

bocche da bocche da bocche da bombarde

fuoco all' inizio della guerra . . . . . . . . . . . . . . . 2. 070 fuoco alla fine della guerra . . . . . . . . . . . . . . . 9. 021 fuoco costruite durante la guerra . . . . . . . . . . 16. ooo e lanciabombe costruite.. durante 1a guerra . .. . 7. ooo

Quasi tutta questa p roduzione venne ottenuta dal!' industria mobilitata, poichè gli Stabilimenti militari dovettero dedicarsi principalmente alla riparazione cd alla costruzione di parti d'affusto, e di qualche particolare materiale come il 65/17. Molto interessante è l'annesso graficò della « Situazione delle artiglierie dell' Esercito mobilitato dal luglio 1916 al novcm bre 1918 » tratto dallo studio del col. d'art. Mario Caracciolo « ie c,i,fre e la storia» (Riv. d'Art. e Genio, 1936). Da esso si rileva la forte perdita cli artigÌierie sofferta dal nostro Esercito nell'autunno del 1917 e il successivo rifornimento esegu ito dalla nostra industria che, nel termine di soli sei mesi colmò quelle perdite con produzione esclusivamente italiana. Nel maggio 1918 -

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Situazione d elle artiglierie it aliane dal luglio 1916 al novembre 1918.


PROD UZIO NE MUN IZION I

tale produzione raggiunse il massimo mensile di r. 368 bocche da fuoco. Nel maggio 1915 la disponibilità delle nostre armi portatili era di 2.474.000 fra fucili e moschetti e di 700 mitragliatrici. Ai fucili e moschetti continuarono a provvedere gli Stabilimenti militari, la cui produzione raggiunse durante tutta la guerra la cifra di 2. 423 . 350 armi costruite ex- novo. Le mitragliatrici, che fino alla vigilia della guerra erano state fornite dall'industria estera, dovettero invece essere provvedute dall'industria nazionale mobilitata, la quale raggiunse. una produzione complessiva di 3r. 030 mitragliatrici di vario tipo per 1' Esercito e di 5 . 537 mitragliatrici per l'Aeronautica, senza tuttavia riuscire a soddisfare completamente il nostro fabbisogno, tantochè circa 7. ooo mitragliatrici dovettero essere acquistate all'estero. Le munizioni per armi portatili furono quasi completamente prodotte dai nostri Stabilimenti militari. La produzione totale di cartucce per armi portatili modello 1891 rag.giunse i 3. 616 milioni con una produzione giornaliera di 3.400.000 nel 1918. La fabbricazione delle bombe a mano richiese nuovi impianti per parte dell' industria privata : la produzione media giornaliera che nel 1915 era di 5. ooo bombe, aumentò fino a 45; ooo nel 1918 raggiungendo durante tutta la guerra un totale di 22.360.000 boµi.be. Il rifornimento àei proietti d'artiglieria rappresentava il problema bellico più poderoso e quindi richiedeva la produzione più importante della nostra industria mobilitata. I diagrammi qui riportati, tratti dallo studio del gen. Carlo Geloso «Produzione, · rifor11,imento e consumo di · munizioni per l'artiglieria durante la guerra italo-austriaca 1915-r~ >> (Riv. d'Art. e Gen., 1928) dicono lo sviluppò e l'entità di questa interessante lavorazione. Merita rilievo il fatto che fino a tutto il r9r7 la potenzialità di costruzione dei proietti (industria metallurgica ed industria meccanica) fu sempre superiore alla potenzialità di caricamento (industria chimica) : pertar~to nel 1918 il caricamento superò la costruzione perchè quest'ultima dovette essere diminuita col diminuire delle scorte che già si possedevano e sovratutto poi per le diminuite importazioni di materie prime : un tale fenomeno fu del resto av.vertito fin da principio e si spiega tenuto conto delle maggiori difficoltà

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PRODUZION'.E: ES-PLOSIVI E MATERIALE CHIMICO

e complessità d'impianto e di sviluppo dell' industria chimica in confronto di quella meccanica. L'industria nazionale fornì all' Esercito circa 700 milioni di proietti per artiglierie, circa 7 . 300. ooo proietti per bombarde e lanciabombe, e 880·. 830 proietti per l'aeronautica. In totale, soltaù:to per la fabbricazione delle munizioni d'artiglieria, oltre ai materiali metallici sovraindicati, furono necessarie r. 889. ooo tonnellate di carbone. Il trasportò di tutti i predetti materiali a mezzo ferrovia richiese 8. 308 treni di 40 carri. ciascuno, e, per via di mare, 999 piroscafi da 4 . ooo tohnellate. Non sembra vero che l' Italia, tanto povera di materie prime abbia potuto far fronte ad un rifornimento di così . enorme entità, sopportando una corrispondente cifra cli spese valutata in 25 miliardi di lire, che durante la guerra erano lire-oro ! GLI ESPLOSIVI ED IL MATERIALE CHIMICO. - Allo scoppio della guerra l'industria chimica nazionale, sebbene che nel periodo della neutralità avesse avuto un notevole incremento, era tuttavia scarsa e nella massima parte occupata nella fabbricazione di prodotti inor~ ganìci perchè per la produzione di quelli organici mancavano le materie prime, e conseguentemente l' industria ad essi destinata non poteva essere che embrionale, incompleta e quindi artificiosa. Si dovette pertanto far ricorso ali' importazione dall'estero per gran parte dei prodotti chimici intermedi e sovratutto per quelli finiti; questo però non impedì ed anzi sotto certi punti cli vista stimolò la nostra industria chimica a doversi sviluppare in qualche ramo, e possiamo anzi ricordare che taluni progressi conseguiti nel periodo bellico sono tuttora utilizzati nella produzione di'. pace, cosi come per esempio è avvenuto per l'industria della seta artificiale. Alla fabbricazione degli esplosivi di lancio, oltre al Polverificio militare di Fontanµ. Liri (che decuplicò la precedente sua produzione), concorsero vari Stabilimenti ausiliari, senza però riuscire mai ad adeguare la produzione al bisogno, e così nell'anno 1918 in cui il fabbisogno raggiunse il massimo di 3. 850 tonnellate al mese, non si riuscì a provvedere che 3. 600 tonnellate anche ricorrendo nella più larga misura . ai mercati esteri. Il tipo balistite presentò le maggiori difficoltà di-fabbricazione, tantochè si dovette in gran parte ricorrere ad altri tipi nazionali e ad altri tipi francesi, inglesi ed amèricanL

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tA. SISTEMAZIONE I N VERNALE

L'esplosivo di scoppio che era stato adottato poco avanti la guerra era il tritolo, il q~ale doveva sostituire l'acido picrico, ma le difficoltà di poter ottenere simili prodotti, pur ricorrendo all'estero, ci obbligarono ad adattarci ad .à:ltri tipi presentanti sufficient i garanzie d'impiego. Comunque nel r9r8 il fabbisogno mensile d i 4.600 tonnellate dovette essere coperto per circa la mètà coll' importazione dall'estero. Gli esplosivi da mina (dinamite e gelatina esplosiva) erano prodotti nello Stabilimento Nobel di Avigliana. Durante. la guerra, per favorire la prod uzione degli esplosivi di lancio, si ricorse all' impiego di chedditi, di fabbricazione più rapida e per le quali si richiedevano materie prime che si avevano a disposizione; ·ad ogni modo lo sviluppo massimo della produzione nazionale di esplosivi di lancio fu raggiunto verso la metà del r9r7 con un gettito da 4. roo a 4. 500 tonnellate al mese. L'impiego dei gas da combattimento fu una sorpresa della guerra, e la loro fabbricazione non venne da noi conseguita in modo completo nè tantomeno per.tetto, sia per le circostanze speciali della nostra industria e sia per le condizioni del nostro teatro d'operazione, cond izioni poco propizie all'impiego di _tali mezzi d'offesa. Si provvide invece alla difesa individuale e collettiva, organizzando alla fronte un servizio antigas, e studiando, costruendQ e rifornendo le nostre truppe cli numerosi ed efficaci materiali protettivi.

PARAGRAFO

LA SISTEMAZIONJ;: INVERNALE.

La zona sulla quale r ·Esercito stava operando era costituita per la quasi totalità da terreno di montagna, e in molti tratti di alta montagna raggiungente i 3 . 400 metri di altitudine ; la linea avanzata e quella degli osservatorii imponeva il presidio di punti di particolare diffi.col.tà, talvolta eccezionale come accesso e come vita per le truppe ; sopra i 3. ooo metri vi erano per ciò degli osserva torii, dei · posti di vedetta e persino delle piaziuole per artiglierie, e tutte queste installazioni richiedevano particolari e molteplici provvidenze per poter funzionare, mentre era indispensabile soddisfare a -

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l)ISPOS l'flVO DELLE l'RUPI'E

numerose esigenze per potervi far permanere i personali di servizio. Un tratto fortunatamente breve - quello carsico - presentava altresì tutte le caratteristiche del terreno carsico nudo, scoperto e privo di acqua. A tutte le suaccenna te difficoltà contrastava il problema di dover tenere le posizioni conquistate con tanto sacrificio per essere pronti a continuare le operazioni in primavera, il che imponeva la necessità di mantenersi sulle p osizioni occupate. Devesi rilevare che soltanto una minima parte del nostro Esercito era rappresentata da truppe alpine, mentre la grande maggioranza era costituita da t ruppe che non avevano quasi mai vissuto od operato in montagna, provenienti da Distretti meridionali poco o punto assuefatte ai rigori invernali ed equipaggiate in modo normale e cioè per operare in un clima t emperato. Se si eonsiderano tutte queste condizioni ci si può fare un' i~lea dell'arduo e grave problema che si presentò al Comando Supremo ali' inizio della stagione invernaie che in montagna avrebbe avuto una durata non minore di q uattro mesi; si trattava pertanto d i affrontare la prima campagna invernale adottando disposizioni che consentissero di raggiungere una sistemazione completamente nuova, in nessun modo comunque prevista e per ciò non mai studiata prima di allora e tanto meno in qualche modo sperimentata. Nonostante gli studi eseguiti, gli sforzi fatti e la buona volontà esplicata al riguardo dai singoli Alti Comandi fin dall'estate, questa nostra prima sistemazione invernale fu una ben dura esperienza per le truppe, e via via attuata appena si avvicinava il clima rigido, and ò poi in prosieguo di tempo successivamente migliorando. DISPOSITIVO DELLE TRUPPE. - Poichè non si poteva pensare di abbandona.re le posizioni raggiunte, il dispositivo doveva prevedere ia presenza .di un'aliquota d i truppe nelle linee avanzate, sia pur minima ma indispensabile ; ed essendo presumibile che il nemico avrebbe tentato colpi di mano o anche azioni parziali, tali truppe dovevano avere, dietro di loro, sufficienti rincalzi, mentre poi il ·resto delle truppe poteva essere scaglionato indietro in profondità. Ma mentre per queste ultime non fu difficile procurare loro una vita più tollerabile in accantonamenti o in baraccamenti all'uopo costruiti, bei:i p iù arduo ftt il problema per provvedere alle altre : dove il


CONSERVAZIONE DELLE TRINCEE E DEI RICOVERI

ter.reno lo · permetteva furono ricavati ricoveri che permettessero almeno un sufficiente turno al coperto ; dove invece il terreno assolutamente non lo permetteva furono effettu~ti ricoveri ricoperti con lamiere di zinco, sacchi a terra, tavole o tronchi d'alberi, talvolta anche soltanto per pochi uomini. Dal complesso dello schieramento di tutto il fronte il . Comando Supremo ritenne di poter ritirare in z.o na di retrovia, a sua disposizione, 6 Divisioni, 2 Brigate ed r Reggimento di fanteria allo scopo di addivenire alla ricostituzione di tali Unità ed averle in piena efficienza per le operazioni di primavera. I vari Corpi d'Armata da parte loro inviarono nelle retrovie tutti. quegli elementi che non ritennero necessari in zona avanzata. In definitiva, sottratta dalla zona avanzata una buona parte di uomini e di quadrupedi, venne alquanto diminuita la necessità di mezzi -per la loro sistemazione,la quale però -continuò a richiedere·una considerevole quantità di materiali d'ogni genere, data· la forza delle nostre truppe operanti alla fine del r9r5. RIPARO ALLE OPERE DI DIFESA E R ICOVERI. - Il problema eh.e richiedeva in via . indispensabile la più urgente · soluzione era quello riguardante la conservazione delle trincee. Esse,. per quanto lo permise la disponibilità del materiale, furono coperte con tavole, tronchi, . lamiere ondulate in modo che almeno esistesse il riparo dalla pioggia· ; il fondo fu migliorato con tronchi e graticci affinchè la truppa non tenesse le estremità nel bagnato, e successivamente furono poi sul.fondo praticati cunicoli e sfogatoi per lo scolo delle acque, e rivestimenti laterali per peì-mettere al personale di stare appoggiato alle pareti dello scavo ; i posti di vedetta furono ridotti allo stretto numero indispensabile dislocandoli in posizioni adatte. Tali. sistemazioni presentarono particolari difficoltà . in alcune zone di altissima montagna nelle quali si impose la costruzione di · trincee, di gallerie e di ricoveri da ricavarsi nella neve,.nonchè l' istallazione di serie di cc cavalli di Frisia» in sostituzione dei reticolati ordinari, ben presto coperti dalle prime nevi ; in alcune zone le sistemazioni in parola dovettero ess~re scavate nella roccia non essendo possibile farvi arrivare i materiali altrimenti necessari. Nella fascia di terreno immediatamente retrostante alle linee avanzate, terreno quasi totalmente privo di caseggiati, fu attivata la

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1IEZZl DI RIPARO INDIVI DUALE

costruzione di baraccamenti con materiale vario, talvolta ricavato sul luogo stesso. Nell'.interno dei ricoveri, delle trincee e delle baracche, a seconda della loro natura e delle possibilità contingenti, furono preparati dei ·giacigli e dei teli-branda o dei lett ini, e installati rudimentali apparecchi di riscaldamento e cioè caminetti, bracieri, fornelli. Fu poi anche provveduto per i quadrupedi costruendo .tettoie in legno ricoperte con lamiere, e t alvolta anche migliorate da qualche parete di muro a secco, o di lastre di eternit o di tavolato in legno. MEZZI DI RIPARO INDIVIDUALE. - Ma i sovradetti mezzi di riparo collettivi sarebbero risulta ti del tutto inadeguati se non fossero stati integrati da provvidenze di riparo individuale. Come si è accennato, l'equipaggiamento delle truppe - salvo di quelle alpine - era il normale, inadatto per ciò al clima. di alta montagna, tantopiù per indiviclui non avvezzi al freddo, al gelo e alla t ormenta. P er sopperire a tale necessità, su ogni altro provvedimento ebbe in generale la precedenza quello della distribuzione di speciali indumenti di lana, ed alla produzione di essi concorsero il nobile slancio e l'intensa cura del Paese con l'opera delle nostre donne : a quest'opera di alto patriottismo e di benefico contenuto spirituale si deve principalmente se i nostri solda ti ebbero in tempo, con calzettoni, fascie, guanti e berretti di lana anche l' intimo conforto della lontana vigile assistenza dei loro cari, e poterono così non soltanto affrontare i r igori del clima e del luogo, ma superare con lieto animo anche le innumeri sofferenze derivanti dal travaglio morale della solitudine e· del pericolo incessante. Furono altresì distribuite .speciali scarpe da montagna, zoccoli e sostanze grasse per ungere le calzature, ma tutte queste provvidenze non furono sufficienti per vincere la lotta contro il congelamento degli arti : tali casi di congela~ento furono numerosi e dovuti altresi in parte all' insufficienza di alcuni apprestamenti del servizio sanitario. Nell'eventualità che anche durante il periodo invernale si dovessero svolgere fatti d'arme, le truppe furono provvedute di alcuni oggetti propri per la montagna : bastoni alpini, corde, occhiali colorati, sci e vestiari di tela bianca atti a sminuire · la visibilità degli uomini . muovent isi nella neve..


MISURE IGIENICHE

L'ALIMENTAZIONE fu prontamente adeguata alle speciali esigenze del clima sia in quantità che in qualità ; le razioni furono due e cioè una normale producente da 3.500 a 3.900 calorie, l'altra speciale per truppe soggette a lavoro intenso, capace di dare sino a 4.700 calorie; i generi scelti per vitto furono prevalentemente carne e grassi con sussidio di sostanze alcooliche quali marsala, cognac, rhum; nei limiti del possibile vennero poi provveduti termostati, fornelletti portatili e un g.ran numero di speciali scaldaranci di carta pressata, . imbevuta di sostanze combustibili. · Anche la sistemazione logistica fu opportunamente spostata in avanti, venne provveduto all'impianto di forni avanzati, e furono costituiti depositi avanzati di viveri, di generi di conforto, di legna e di carbone affinchè al più presto tutti questi generi e materiali potessero affluire verso le truppe in linea. Specialmente in talune zone il problema del rifornimento acqua assunse peculiare importanza e vastità: in alcuni Settori furono all'uopo installati degli impianti di sollevamento di potenza tale da mandarla sino alle linee avanzate ; in altre zone furono impiantati potabilizzatori o filtri, venne disciplinato o impedito l'uso di fonti non potabili e si costituirono anche degli speciali depositi di acque bevibili, mentre po~ fu promossa _la raccolta dell'acqua piovana. IGIENE. - Le ·misure profilattiche di carattere generale furono al più presto iniziate con le iniezioni contro il vaiuolo, il tifo ed il colera ; fu poi rigorosamente . prescritto che per quanto possibile fosse mantenuta la massima pulizia delle trincee e dei ricoveri, · e periodicamente si praticasse la loro disinfezione; e in prossimità delle truppe furono via via impiantati locali per bagno, macchine sterilizzatrici, lavanderie per oggetti di çorredo ed infine infermerie di pronto soccor~o. Ai reparti aventi quadrupedi venne distribuita polvere di tabacco contro la rogna. Devesi pertanto rilevare che malgrado tut.i.e le predette misure profilattiche e di previdenza la penuria di acqua à portata del singolo individuo, generalmente ovunque sentita, le condizioni di vita e la permanenza talvolta lunga in trincea, annullarono o quasi tali provvidenze e scoppiarono quindi diverse epidemie.

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MEZZI COMUNICAZIONE -

PROVVIDENZE MORALI

VIE E MEZZI DI COMUNICAZIONE E DI TRASPORTO. - La nostra. zona montana nord-orientale non era troppo ricca di strade e parecchie di quelle esistenti erano a fondo naturale ; fu quindi necessario di massicciarne molte, di costruirne molte altre, e contemporaneamente di costruire pure numerose mulattiere. Il lavoro per ciò richiesto fu imponente e faticoso, così come faticoso e diuturno fu quello richiesto per il continuo sgombro della neve per avere sempre in efficienza le necessarie vie di comunicazione. Particolari provvidenze di n on sempre facile realizzazione furono adottate per difendersi dalle valanghe che pur tuttavia nell' inverno del 1915-16 in numero di circa 400 causarono molte vittime. Per i trasporti furono impiantate molte teleferiche di varia portata, realizzando con esse grande risparmio di personale e maggior celerità di trasporto ; in alcune zone i trasporti furono compiuti con slitte ed anche con portatori muniti di gerle ; venne in modo generale applicata ai quadrupedi la ferratura da ghiaccio o da neve.

Parallelamente alle predisposizioni escogitate o realizzate per la migliore sistémazione materiale delle truppe, furono pure studiate, discusse e tradotte in pratica tutte quelle provvidenze di carattere morale che indubbiamen:te servirono a -tener sollevati gli spiriti dei combattenti. F u poi migliorato il servizio postale ottenendo una effettiva celerità nella raccolta, nell'avviamento, nello smistamento, nella distribuzione e consegna della corrispondenza ; altra misura idonea ed assai apprezzata dagli interessati fu l'invio in licenza dei militari che avev~no compiuto già tre mesi di linea, e poichè ciò · generava un notevole movimento di militari sui treni ordinari,. furono. istituite le (< tradotte ». MORALE.

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Se da un lato il problema .del benessere morale e materiale della truppa preoccupava giustamente i vari Comandi, questi non potevano trascurare quello .dell'addestramento dei · Reparti essenzialmente dopo l'esperienza acquisita nel primo anno di guerra, mentre poi la lunga sosta invernale non c}-oveva comunque affievolire il loro spirito offensivo. Furono pertanto emanati ordini vari aventi per scopo il riordiADDESTRAMENTO. ...,


A DDESTRAMENTO INVERNALE

namento dei Reparti e l'istruzione del personale sia nei riguardi dell'addestramento. e sia in quel.li della disciplina ;· e siccome molti ufficiali e molti complementi di truppa giungevano alla fronte istruiti in modo piuttosto sommario e dal punto di vista militare e dal punto di vista spirituale, così presso le grandi Unità furono istituiti vari corsi integrativi coi quali l' istruzione venne perfezionata e specializzata. Il complesso problema della nostra preparazione al primo inverno di guerra, problema nuovo e totalmente mancante di precedenti non potè nè poteva essere risoluto in m0do perfetto : uno sforzo del genere avrebbe necessitato un'esperienza, un'atttrezzatura ed una disponib,ilità di mezzi che noi non possedevamo, e pertanto non si può negare _che qualche cosa di più si sarebbe potuto approntare, almeno per far fronte alle emergenze più · facilmente prevedibili e quindi sopperire alle necessità più impellenti; si sarebbero cosi risparmiati molti mezzi che raccolti ed usati fre.t tolosamente e non sempre con razionale criterio pratico non resero appieno, e si sarebbero sovratutto evitate molte perdite.

*** Riguardo alla fase operativa del periodo invernale, necessariamente limitata nello spazio e nell'entità, il Comando Supremo, già nel noveipbre 1915 mentre l'offensiva autunnale sull'Isonzo volgeva al suo termine., emanava le prime direttive (1). In esse appariva chiaramente l' intenzione di insistere nel programma tracciato sin dall' inizio della guerra e cioè quello di resistere col minimo delle forze sulla fronte montana, e con la massa principale intensificare- sino all'estremo limite la pressione sull'avversario schierato sul medio e sul basso Isonzo, allo scopo di aprire una larga breccia attraverso le linee austriache di difesa ed acquistare libertà di manovra verso i n ostri obbiettivi. E poichè l'esperienza acquisita nei primi sei mesi di .guerra aveva dimostrato chiaramente come nell'effettuare un'offensiva .soltanto adoperando mezzi ingenti fosse possibile conseguire succes,si di una certa entità, il Comando Supremo decideva che a

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(r)

Circolari N° r.065 .del 23 novembre e x.086 del 28 novembre.

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DIRWtTIVE PER LA ·FASE OPERATIVA INVERN Al, E

suo tempo sul medio e basso Isonzo .sarebbero stati messi.in azione tutti i mezzi che il Paese avrebbe potuto fornirgli. Per l'attuazione di tale concetto il Comando Supremo disponeva: 1°) - che alcune. Unità scelte venissero ritirate dalla linea avanzata, e che, dopo essersi ricostituite nelle retrovie costituissero una riserva generale alla sua diretta dipendenza e potessero essere in piena efficienza per la progettata.. offensiva di primavera; 20) - che lungo tutto il fronte verùssero moltiplicate .e rafforzate le linee e le opere difensive in modo da risultare ininterro.tte e continue dallo Stelvio al mare, e da costituire una muraglia tanto solida e profonda da. dare al Comando Supremo l'assoluta c.ertezza che nessuna azione nemica cli sfondamento avrebbe potuto rornperla anche se tentata con forze rilevanti ; 3°) - che le singole Armate, con le truppe ed i mezzi a lOI'o disposizione, svolgessero s.u tutta la fronte la pii1 vigile attività, intesa a tener desto· lo spirito offensivo delle proprie truppe, e si proponessero poi di sgi;etolare qua e là le linee difensive nemiche e di migliorare le proprie.

All'uopo pii1 precisamente veniva prescritto : a)

sulla fronte Giulia la za e 3a Armata, una volta sospese ·1e operazioni in corso e ritirate dalle prime linee le Unità esuberanti, dovevano procedere alla espugnazione delle posizioni avversarie con i sistemi propri della guerra ossidionale. La za. Armata in primo t empo doveva conquistare tutte quelle posizioni che l'avversario Inc:!,nteneva ancora sulla destra dell' Isonzo indi volgersi all'occupazione del Merzli e del Voclil; la 3a. Armata doveva procedere all'espugnazione delle posizioni" nemiche sul S. Michele, sul Cosich e sul Debeli, dando la precedenza a quelle sul S. Michele ; b) - sulla fronte Carnica, all'infuori di una vigile attività intesa . a trattenere ivi le forze nemiche, non dovevano essere svolte speciali operazioni ; e) - sµlla fronte Cadorina .la 4a. Armata çlo_v eva limitare il suo programma operativo a ben sistemare l'occupazione del Col di Lana e posizioni adiacenti;

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SCHIERAMENTO ll'ALIANO S UL FRONTe ISONTINO

d) - sulla fronte Tridentina la 1a Armata, desistendo dalle azioni contro le fortificazioni di Lardaro e di Riva e contro le posizioni solidamente appoggiantesi a questi due sbarramenti, doveva consolidare e migliorare la propria situazione in Val Lagarina, mirando all'occupazione della linea Borgo-Forcella Cadina- Cavalese. Per quanto riguarda l'impiego dell'ar tiglieria il Comando Supremo emanava la circolare N° r.343 del 13 gennaio 1916 in cui erano fissate le norme per la « Ripresa dell'azione offensiva con provvedimenti ossidionali ». In base alle direttive del Comando Supremo ogni Comando di Annata stabili il suo proprio programma particolare precisando ai dipendenti Corpi d'Armata i rispettivi obiettivi a ciascun d'essi assegnati; a loro volta i Comandi di Corpo d'Armata impartirono ai subordinati Reparti gli ordini consequenziali fissando le modalità esecutive per le azioni da svolgere da parte delle minori Unità dipendenti.

PARAGRAFO

L E OPE RAZIONI SULLA FRONT E ITALIANA.

Ali' inizio del 1916 lo schieramento delle Armate italiane sul fronte isontino era il seguente : a) - dal M. Rombon a Mochetta la za. Armata con : il IV Corpo d'Annata da M. Rombon a Doljie, costituito da : Divisione speciale bersaglieri, Gruppi alpini A e B , sa Divisione, in linea ; 33a Divisione in riserva ; l' VIII Corpo d'Armata innanzi alla t esta di ponte di Tolmino, costituito dalle Divisioni 7a. e 13a. ; il II Corpo d'Armata innanzi alla testa di ponte di Plava e al Sabotino, costituito dalle Divisioni 32a, 3a. e 4a; il VI Corpo d'Armata sul resto della fronte, costituito dalle Divisioni 27a, rra. e 12a ; (Ve1li schizzo VI - Schiel'a:men to Armate Haliane sul fronte Isontino). -

570 -


SCHIERAMENTO A USTJW-U NGARICO

come artiglierie la 2a Armata disponeva di 133 Batterie di piccolo calibro, di 42 Batterie di medio calibro e di II Batterie di grosso calibro ; b) - da Mochetta (esclusa) al mare la 3a Armata con:

· l' XI Corpo d'Armata costituito dalle Divisioni 29a, zza e 21a., sino a quota 164 esclusa ; il XIII Corpo d'Armata costituito dalle Divisioni 2511 e 31a, sino al M. Sei Busi (escluso) ; l' VIII Corpo d'Armata costituito dalle Divisioni 23a e 14a. in linea, e colla 16a Divisione in riserva, sino. al mare ; come artiglierie la 3a Armata disponeva di 94 Batterie di piccolo calibro, di 42 Batterie di medio calibro e di 8 Batterie , di grosso calibro. Nella zona Udine- Cervignano- Codroipo era dislocata la Riserva del Comando Supremo formata dal X e XIV Corpo d'Armata e dalle Divisioni ga e 10a. Di fronte a tale nostro schieramento stavano le seguenti forze nemiche : a) - l'ala sinistra del Gruppo Rohr dal ìVf. Rombon ad Auzza con la 44a Divisione sino allo Smogar, il XV Corpo d'Annata (Divisioni 50a e 1a) sino ad Auzza ; b) - 5a Armata da Auzza (e$clusa) al mare, con : il XVI Corpo d'Armata (Divisioni 1811 e 58a in linea, ga Bri~ata in riserva) sino al Vippacco ; il III Corpo d'Armata (Divisioni 6a, z8a, ro6a e 22a in linea, e r78a Brigata _in riserva) sino al M. Sei Busi. ; il Gruppo Monfalcone (Divisioni 6111 e 9a, r9a Brigata Landsturm, 102° Reggimento fanteria) sino . a Duino; m riserva eravi il VII Corpo d'Armata costituito da : 17a Divisione presso Ranziano-Selo, zoa Divisione attorno a Comen, 14a Brigata montagna a S. Croce, 16a Brigata Landsturm montagna a Schonpass ..

Complessivamente vi erano da parte nemica : n6 Battaglioni -

57 1

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OPEHAZlONI DEL FRONTJ1 ISONTINO

e 135 Batterie (di cui 98 di piccolo calibro, 37 di medio e grosso calibro) ..: in totale 650 pezzi _d'artiglieria .

*** In ottemperanza agli ordini emanati . dal Comando Supremo la forza di occupazione della nostra linea avanzata era stata not evolmente ridotta tanto che in linea generale si può dire che dove prima eravi una Divisione era rimasta soltanto una Brigata, e poichè durante le precedenti offensive era stata da noi raggiunta una linea che correva sulle pendici delle alture sulle quali stavano le forti posizioni nemiche, le nostre truppe vennero impiegate a rafforzare le proprie posizioni sia con nuovi reticolati, sia migliorando le trincee esistenti, attendendo poi altresì ai lavori di costruzione di un sistema difensivo arretrato. Le operazioni che furono svolte nell' inverno del 1916 sulla fronte italiana non ebbero vasto raggio, nè potevano averlo, data la stagione ·e la particolare rigidità cli tale anno specialmente in alcune zone di alta montagna dove la neve, rimasta sino a· tarda primavera, non permetteva che scarsi movimenti. Tuttavia anche in talì condizioni non cessò mai l'attività delle truppe, più o meno grande secondo le varie zone e secondo il programma prestabilito da ciascun Comandante di Armata ; attivissime sempre, e su tutta la fronte, permasero le artiglierie, alcun e delle quali postate su posizioni di alta montagna a costo di lunghi e t enaci sforzi per traspor tarvele, per presidiarle e per rifornirle. · Soltanto sulla fronte isontina si svolsero operazioni di qualche importanza :

za ARMATA. - Prima che il IV Corpo d'Armata iniziasse le previste azioni e cioè nella notte del 1° gennaio gli austriaci sferrarono un attacco contro M. Cucla nella zona del Rombon: esso fu respinto, ma il nemico lo rinnovò il 12 febbraio e riuscì ad occupare di sorpresa la vetta. del monte. Il Comando del Gruppo alpini B. che presidiava il ·Settore, decise di riconquistare con nuove truppe la vetta e la ridotta pure presa dal _nemico ed infatti il giorno 20 febbraio alle ore 20,45 i nostri attaccarono con impeto, ma la difesa fu accanitissima e l'esito dell'azione negativo. -

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OPERAZIONI NEI VARI TRATTI DEL PRONTE TSONTINO

Nel settore del Merzli,. verso il quale i prestabiliti lavori di, ap~ proccio non avevano potuto essere portati a buon punto perchè _ ostacolati dalle nevi, il 3 gennaio fu fatto un nostro tentativo di attacco sulle pendici del Vodil, che· venne però subito respinto ; esso · fu .quindi ripetuto il.mattino del 5 da parte della.Si Divisione che riuscLad occupare un posto avanzato austriaco, ritoltoci però dal nemico con. un colpo di. mano. Il 22 febbraio l'avversario dopo un'ora di bombardamento, tentò un' irruzione nella nostra. trincea di quo~a .II86,. ma fu respinto. Sul tratto presidiato daL nostro VII Corpo d'Armata; innanzi a S. Maria-S. Lucia-Kambresco-Liga nei mesi. cli gennaio e :febbraio non si ebbero azioni di qualche importanza: agirono · soltanto le opposte artiglierie e piccoli Reparti: e cosi avvenne. pure innanzi · alla testa. di ponte di. Plava nel Settore del II Corpo d'Armata. · Più attiva fu invece l'azione nel Settore del VI Corpo d'Armata davanti. alla testa di ponte di Gorizia, presidiata dalla 58a Divisione austro-ungarica. Durante la 4a battaglia dell'Isonzo era stato da noi conquistato il tratto di trinceramento quota 188-0slavia, mantenuto anche in seguito · nonostante il tiro continuo del. nemico dalle posizioni dominanti del Sabotino, e le disagiate condizioni di vita delle nostre truppe. Poichè tale tratto di trinceramento rappresentava una grave minacc~a -per le truppe della 58a Divisione austro- ungarica che difendevano la testa di ponte, il Comandante della. Divisione stessa decise di riconquistarlo. Il primo attacco, fissato per il 30 dicembre e rimandato poi all' 8 gennaio, fu iniziato il 14, dopo essere stato preparato colla massima cura e preceduto da intenso fuoco di. artiglieria. Alle ore· 22 le fanterie austriache si lanciarono all'assalto su tutta la fronte Peumica- quota 188-0slavia puntando specialmente contro la selletta di Oslavia che era il punto di conta tto fra le nostre Divisioni 27a e na, ivi riusciremo ad avanzare e verso le ore 23 riuscirono ad occupare il Dosso del Bosniaco. Il mattino del giorno I5 il Comando della nostra 27a Divisione fatte avanzare altre truppe, tentò cli. contrattaccare, ma non. riuscì a . ristabilire la situazione. Rinnovati gli sforzi nel pomeriggio si riusci a riprendere il Dosso del Bosniaco mentre innanzi. ad Oslavia altri Battaglioni della ua Divisione _c ontrattaccarono energk~mente e -

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LE OPJ.sRAZIONI S U OSLA VIA

riuscirono . a riconquistare Oslavia già occupata dal nemico; e ad occupare una sua trincea a quota 133, per riperderla però a sera inoltrata dello stesso giorno. Un nostro nuovo tentativo operato cli conserva dalle Divisioni 27a e na per riprendere la selletta, unica posizione ancora in mano nemica, non ebbe successo, mentre poi nella notte sul 16 gennaio un tentativo fatto dal nemico per riprendere quota r88 ebbe esito negativo essendo stato validamente respinto dalle nostre truppe. · · Nonostante il complessivo insuccesso del primo attacco nemico, il Comando della 58a Divisione austro-ungarica non abbandonò l' intenzione di riconquistare la posizione di Oslavia, ed all'uopo cosi si esprimeva rappresentando al Comando del XVI Corpo d'Armata una tale convenienza : « .. . la riconquista della quota r88 e del terreno a sud lungo la strada, fino alla diramazione della dorsale della chiesa di Oslavia, è ritenuta assolutamente necessaria; .... ciò che si è perduto a suo tempo ad Oslavia deve essere riconquistato se non si vuol mettere in pericolo il presente e l'avvenire della testa di ponte di Gorizia ». Il Comando della 58a Divisione avuta l'approvazione dal Comando Superiore decise pertanto che l'attac_co austro-ungarico fosse ripetuto di giorno il 24 gennaio da parte di 4 Battaglioni dopo breve ma intensa preparazione di artiglieria, alla quale dovevano concorrere r2 Batterie della r8a Divisione schierata su 1\1. K~k (quota 6rr) e su ~L Santo, allo scopo cli prendere d'infilata le posizioni di Oslavfa. È da ricordare che dopo il primo attacco nemico il nostro VI Corpo d'Armata aveva ricevuto 6 Battaglioni di rinforzo dal II Corpo d'Armata e che le sue Brigate, che erano state tra le più provate, si trovavario quindi, proprio in quel momento, in corso di sostituzione : e pertanto solamente la Brigata Granatieri si trovò nella zona del VI Corpo d'Armata dal 21 al 24 gennaio, mentre le altre non vi si troveranno ancora durante il secondo attacco nemico: Come era stato deciso questo secondo attacco fu sferrato il 24 gennaio e l'artiglieria che già nei giorni -precedenti aveva battuto insistentemente il tratto quota r88-:0slavia, intensificò il tiro sino alla massima violenza dalle 14,45 alle 16,45, dopo di che, favoriti dalla nebbia e dalla scarsa luce della sera, i Battaglioni austro-ungarici avanzarono; uno verso quota r88, un altro verso il costone a sud lungo la strada, ed un terzo contro Oslavia. Il tratto attaccato 574 -


OPEìRAZIONI SVOLTE DAT, LA

3"

ARMA1' A

dal nemico, lungo circa 1000 metri, era difeso da 6 delle nostre compagnie in linea e protetto da cavalli di Frisia disposti su due ordini': il tiro nemico riusci ben presto a produrre sufficienti brecce tosto accresciute e allargate da varchi, ottenuti con cariche esplosive, attraverso i quali le fanterie nemiche poterono penetrare ·nelle nostre linee. La dorsale quota 188-0slavia fu presto occupata ed · il nostro 153° Reggimento fanteria, mandato di rincalzo ad .ovest di quota 188, mosse al contra ttacco che riuscì però soltanto parzialmente; anche il 135° Reggimento venne avviato verso la prima linea, ma potè giungervi solamente in parte perchè gravemente ostacolato dal tiro dell'artiglieria nemica. Da parte sua il Comando della 27a Divisione fece subito occupare da due Battaglioni le trincee del Lenzuolo Bianco ; contemporaneamente il Comando della ua. Divisione inviò altri due Battaglioni di rinforzo al Settore di Oslavia; ed in fine il Comando del VI Corpo d'Armata ordinò: di occupare la linea di difesa retrostante a quella occupata dal nemico ; di effettuare una diversione in direzione di Lucinico ; e di spostare in avanti le Riserve (Brigate Granatieri, Pistoia e due Reggimenti di fanteria u 0 e 12°) mettendo poi anche a disposizione della 27a Divisione due Battaglioni del II Corpo d'Armata: Durante la notte dal 24 al 25 le nostre truppe (na Divisione) attaccarono le posizioni della selletta e di Oslavia, e le conquistarono interamente. Meno fortunata fu l'azione délla 27a. Divisione, le cui truppe non poterono avanzare che lentamente e non riuscirono a riprendere la quota 188. La sera del 25 il Comando .del VI Corpo d'Armata in base alle direttive dei Comandi Superiori ordinò che le truppe ripiegassero sulla linea Peumica-Madonnina- Lenzuolo Bianco-Casa delle Riunioni. Tale VI Corpo d'Annata, costituito dalle Divisioni 4a, ua. e 12a, il 30 gennaio passò quindi dalla 2a alla 3a Armata, e così la 3a Armata estese il suo fronte sino al M. Sabotino compreso, nel qual punto nelle nostre linee e posizioni fronteggianti il Sabotino già fervevano e ferveranno sempre piil alacremente i lavori ossidionali che poi si riveleranno idonei ed efficaci durante la 6a battaglia dell' Isonzo. 3a ARMATA. - Soltanto nel Settore dell' XI CorpQ d'Armata si ebbero azioni di qualche importanza, mentre nelle zone degli altri Corpi d'Armata l'attività fu lÌ.mitata a piccole azioni, aventi pii1 che altro lo scopo di tener desto lo spirito offensivo delle truppe. -

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PRI;:PARAZIONE ALLEATA PER LA GRANDE OFFENSIVA DI PRIMAVERA

Dopo l'effettuato arretramento della nostra linea nel Settore del VI Corpo d'Armata (Oslavia) , il Comando della 3a Armata ordinò all' XI Corpo d'Armata che il 25 gennaio, col concorso della Brigata Sassari del XIII Corpo d'Armata effettuasse un'azione contro le posizioni di Monte San Michele; al VI Corpo ordinò invece di riprendere le perdute posizioni di Oslavia, per il che sarebbe stato appoggia,to . dalle artiglierie di medio calibro dell' XI Corpo d'Armata. Il giorno 25 alle ore ro dopo un tiro prolungato di tutte le nostre artiglierie schierate sull'intero fronte della 3a Armata, e poscia dopo · un nutrito fuoco sugli obbiettivi dell' XI Corpo d 'Armata, le fanterie di quest'ultimo iniziarono l'avanzata e raggiunsero il secondo ordine di reticolati nemici, m.a non poterono però proseguire a.vendo constatato come essi non fossero stati distrutti perchè anzi erano in molte . parti completamente intatti.. Altra azione fu t entata dalla 2911 Divisione verso il vallone.delle Quercie il 25 febbraio, ma non riuscendo a raggiungere gli obbiettivi prestabiliti, l'azione stessa venne sospesa. Sul fronte delle altre Armate la situazione delle opposte forze non cambiò sostanzialmente durante l' inverno e non si ebbero in questo periodo che azioni di scarsa importanza. Nelle azioni cui abbiamo accennato la nostra artiglieria, come sempre, si copri di gloria e fu a ttivissima. Ci riserviamo di descrivere le vicende di alcuni nostri Reggimenti alla fine del paragrafo ro0 di questo stesso capitolo, riepilogando la loro attività nel periodo dal gennaio r9r6 fino alla vigilia della battaglia degli Altopiani.

PARAGRAFO

LA .PREPARAZIONE ALLEATA PER LA GRA NDE

OFFENSIVA DI PRIMA-

VERA.

Come si è accennato, nella Conferlnza di Chantilly del 6-8 dicembre r9r5 i Comandanti degli Eserciti alleati riconobbero la necessità di .un'offensiva generale su tutti i fronti e conseguentemente stabilirono di effettuare simultaneamente diverse offensive sulle principali fronti, riconoscendo però anche che, date le particolari con~ -

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IL PROGRAMMA DEL GENERALE JOFFRE

dizioni climatiche della Russia e dell' Italia, tali offensive per essere contemporanee sui risp ettivi fronti non avrebbero p otuto aver luogo prima del mese di g iugno o fors'anche di luglio. Il gen. ]offre pensò t uttavia di coordinare intanto le azioni francesi ed inglesi nel tempo e nello spazio, ed il ro febbraio inviò al gen. Haig (r), Comandante dell' Esercito inglese, una nota relativa alla condotta delle operazioni per il rgr 6 sul fronte occidentale . .Il J offre considerava all'uopo d ue ipotesi : r0)

supponendo che i tedeschi potessero lanciare un'offensiva contro la Russia nella primavera del r gr6, in tal caso tutte le forze d isponibili francesi e britanniche sarebbero state impiegate ad aiutare indirettameµte la R ussia contro una tale offensiva, e tale intervento di aiuto si sarebbe effettuato mediante attacchi coordinati, dai francesi a sud della Somme, e dagli inglesi a nord, previa un'azione inglese nelle F iandre allo scopo di attirare delle r iserve tedesche in quella zona; 2°) - supponendo eh.e 'gli Alleati conservassero l' iniziativa delle operazioni fino all'estate del r gr6, in tal caso francesi ed ing lesi avrebbero effettuato la progettata loro offensiva a cavallo della Somme in epoca prossima al r 0 luglio, ed i loro attacchi coordinati si sarebbero svolti su di un fronte di 70 chilometri da Lassigny a Gommecourt-Hebuterne (2) : per logorare la maggior quantit à possibile di riserve nemiche sarebbero poi state svolte altresi diverse offensive, a raggio limitato e mediant e azioni d i artiglieria, e tali offensive avrebbero avut o luogo : nei mesi di marzo e aprile da parte degli inglesi, mentre da parte delle Armate francesi del centro e dell'est si sarebbero effettua te d ieci o quindici giorni prima dell'offel).siva generale preventivata per giugno- luglio. Il gen. J offre nella nota indirizzata al gen. H aig esprimeva poi il desiderio che l' Esercito inglese adeguasse l'ampiezza del suo fronte alle forze di cui ormai disponeva , in modo da p oter sostituire in tale t ratto di fronte la roa Armata francese tra Arras e Liévin, rendendòla disponibile. -

(i:J (2)

Haig aveva sostituito il maresciallo French il 19 dicembre 1915. E cioè a 12 km. ad ovest di Noyon e circa a 15 km. a nord di Albert.

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PIANI .DEI, GENER,\LE I'OCH E DEL GENERALE HAIG

Il r4 febbraio il gen .. Haig rispose aderendo alle proposte del gen. Joffre in riguardo alla preparazione dell'offensiva comune da effettuarsi sulla Somme, e in riguardo alla sostituzione della roa ArmaJa francese entro breve tempo ; circa l'epoca in cui eseguire le offensive secondarie il gen. Haig si accordò col J offre nel senso di ritardarle effettuandole soltanto poco prima dell'offensiva generale del giugno-luglio. · Raggiuntosi l'accordo fra i due Comand~nti degli Eserciti Al- . leati franco-inglesi, quello francese, in base alle predette intese fin dal r8 febbraio emanò le prime direttive ai Comandanti di Gruppi di Armate. Al gen. Foch Comandante del Gruppo Nord, precisò che le forze a sua disposizione sarebbero state 3 .Armate con un complesso cli r4 Corpi d'Armata, 39 Divisioni di fanteria e 3 territoriali nonchè 1.700 pezzi pesanti abbondantemente provvisti di munizioni; allo stesso gen. Foch prescrisse poi di avviare e condurre la preparazione della progettata azione in modo da poter cominciare l'offensiva in aprile nell'eventualità che si manifestasse improvvisamente una potente offensiva nemica, e p er gli studi inerenti all'azione mise a sua disposizione il gen . Petain con lo Stato Maggiore della za Armata, sicchè il Gruppo Nord del gen. Foch risultò, sul momento, costituito dalle Armate za, 3a e 6a, rna i gravi avvenimenti iniziatisi il 2r febbraio e cioè la grande offensiva tedesca contro Verdun, im.p osero ai Comandi francesi delle sostanziali modificazioni alle direttive ed alle conseguenti predisposizioni prima impartite ed adottate. Ad ogni modo il gen. Foch formulò subito il suo piano offensivo che il 22 marzo ebbe l'approvazione da parte del gen. Joffre il quale, poco dopo, comunicò af gen. Haig quali fossero i suoi intendimenti circa la comune offensiva, dichiarandogli che lo svolgentesi attacco tedesco contro Verdun non doveva assolutamente distoglierlo dal prestabilito disegno offensivo sulla Somme. All' uopo gli precisò : a) - che l'offensiva stessa mirava a rompere il fronte nemico da Hebuternc a Lassigny e quindi a sfruttare il successo puntando ve.rso est; b) - che essa. dovrà aver luogo a cavallo della Somme con la totalità delle forze disponibili sul tratto più elteso che fosse possibile, ma senza attacchi preliminari, dato che il nemico si sarebbe sufficientemente logorato nella lotta contro Verdun;

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Fig. 6 - Schieramento fronte francese 1916.

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MODALITÀ TATTICHE

e) - che l'azione coordinata degli Eserciti francese e ingl~se richiedeva un accurato e coordinato studio ; d) - che il contributo inglese iniziale dovesse essere di 25 Divisioni.

Riguardo alle modalità tattiche da seguire· ii gen. ]offre, in base ad una Istruzione francese apparsa ·il 16 gennaio 1916 circa « gli scopi e le condizioni di una offensiva d'insieme >), stabili che questa offensiva dovesse . essere effettuata mediante attacchi successivi sferrati a brevi intervalli, e che ciascun attacco venisse limitato in profondità secondo le possibilità della preparazione d'artiglieria. Il 24 aprile il gen. ]offre interessava anche il Comando dell' E - · sercito belga affinchè volesse assecondare la prevista offensiva.francoinglese mediante operazioni locali nella regione Dixmude. Gli incessanti e tremendi avvenimenti attorno a Verdun con la conseguente grave usura di molte Divisioni francesi, che ai primi di aprile sommavano già a 40, obbligarono il Comando Supremo francese a sottrarre forze dalla massa di Unità che era stata predestinata per l'offensiva alleata; d'altra parte il gen. Petain, al quale era commessa la difesa di Verdun, il 7 maggio sollecitava il gen. Joffre perchè iniziasse la progettata azione offensiva franco- inglese allo scopo di richiamare forze tedesche su altri punti e quindi di dar sollievo alla lotta sul suo fronte, e il giorno dopo il gen. Haig chiedeva invece ,di ritardare l'azione stessa sino ad agosto dovendo egli ricevere un forte nucleo di artiglierie pesanti. Il gen. ] offre tenuto conto che si imponeva anche la necessità di dare aiuto ai r.ussi, che ai primi di giugno avevano iniziata l'offensiva di Luzk, non vaiiò l'epoca già prevista per l'azione comune e ne fissò anzi l' inizio al 1° luglio. Sembra qui opportuno notare come il concetto - in sè giusto e coerente agli accordi di Chantilly - mentre fu all'atto pratico realizzato dal gen. Joffre in confronto ed a sollievo dei russi dopo che essi avevano sferrato la loro offensiva, non fu viceversa applicato in favore dèll' Esercito .italiano allorchè sul nostro fronte nella primavera del 1916 si scatenò l'offensiva austro- ungarica; e questo deve essere tanto più rilevato ricordando come ben diversamente avesse agito il gen. Cadorna con la 5a nostra battaglia dell' Isonzo, in favore dell'Esercito francese durante la critica fase dell'attacco tedesco di Verdun.

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L'ATTACCO TEDESCO DI VERDUN E LA nIPRESA OFFENSIVA ITALIANA

Dalla preparazione dell'offensiva franco-inglese emerge pertanto 1'incrollabile volontà del Comandante in capo francese, ed il persistere della sua dirett rice cli attacco pur durante le gravi preoccupazioni e gli sforzi conseguenti alla dura e lunga battaglia difensiva di Verdun. ·

PARAGRAFO

roo

L'ATTACCO TEDESCO D I VERDUN E LA RIPRESA OFFENSIVA ITALIANA.

Si è visto quali fossero gli apprezzamenti del gen. Falkenhayn in riguardo alla fronte occidentale ed il conseguente di lui concetto operativo t endente ad imporre ai francesi una battaglia di intenso logoramento in un Settore che questi o non potessero abbandonare senza grave loro danno, o che altrimenti dovessero difendere a costo di qualsiasi sacrificio. Tale concetto operativo del gen. Falkenhayn si era avverato non senza la forte ed autorevole opposizione del gen. Hindenburg e del suo capo di Stato Maggiore gen. Ludendorff i quali, dopo le ripetute operazioni sul fronte orientale - terminate con successo sia pure non decisivo ma coll'occupazione di tutta la Polonia avevano insistito perchè sul fronte orientale fosse p erseguita la vitt oria che avrebbe ap er to la strada verso regioni ricche di risorse, avrebbe · aiutato l'Austria- Ungheria ormai fort emente impegnata dall' Italia, scongiurando l'invasione dell' Ungheria, e avrebbe deciso e forzato la Romania a schierarsi con gli Imperi Centrali; ne sarebbe così risultato un fronçe continuo dal Mare del Nord al l\far Nero ed alla Mesopotamia . Comunque, prevalse il concetto del gen. Falkenhayn informato al principio per cui sul fronte occidentale si dovesse ottenere l'azione decisiva e mettere completamente a t erra la Francia, anima e fulcro della coalizione avversaria; si trattava p ertanto di stabilire su quale tratto del fronte dovesse essere lanciata l'offensiva. All'inizio del r9r6 varii erano i Settori francesi più vulnerabili, ma la scelta tedesca cadde ben presto su quello di Verclun che era e< il punto d'appoggio pit1 for te del quale i francesi disponevano, e dal quale essi pot~vano partire, con mezzi

·- 58I -


r::sirzr,o DLLL' ATTACCO TEDESCO

relativamente limitati, contro la fronte tedesca della Francia e del Belgio (r). (Vedi schizzo VII - Verd1m 1916) . Ed invero Verdun era la grande piazzaforte che ergendosi innanzi a ·quella di Metz, costituiva il potente bastione principale della frontiera orientale francese, la cui conquista avrebbe avuto un grande effetto morale e compensato l'insuccesso della Marna e del1' Yser. Oltre a queste ragioni, il possesso di Verdun avrebbe cagionato tra le Armate francesi del centro e quelre dell'est un'ampia breccia in un settore in cui l'aiuto inglese non avrebbe potuto essere che assai tardivo. Non è poi forse da trascurare il fatto che innanzi a Verdun stava l'Armata del Kronprinz e che questi era stato uno dei propugnatori del!' offensiva sul fronte francese : una sua vittoria così clamorosa avrebbe fortemente rialzato il prestigio della Casa Hohenzollern. A parte queste ragioni di carattere politico-strategico altre ve ne erano di carattere tattico per spiegare la scelta del Settore di Verdun, e cioè: a) - esso era un saliente del sistema trincerato francese e perciò attaccabile tanto da nord quanto da est ; b) -. le posizioni della difesa erano divise in due tratti dal corso della Mosa scorrente perpendicolarmente alle linee ; e) - diverse -linee ferroviarie tedesche adducevano alle predette posizioni sicchè per i tedeschi risultavano facilitate le operazioni di concentramento e di alimentazione della battaglia, . mentre per contro i francesi avevano due sole strade ferrate, di cui una a scartarn.ento ridotto e l'altra già sotto il tiro avversario.

In previsione Jella battaglia il Co;nando Supremo tedesco, già a fine r9r5, richiamò dal fronte orientale varie grandi Unità e le artiglierie pesanti : ceduta la parte sud di tale fronte (Pripet-Romania) all' Esercito austro-ungarico, il Comando tedesco potè lasciare sul fronte verso est soltanto 50 Divisioni più 3 in Serbia, sicchè al febbraio del 1916 sul fronte occidentale la Germania disponeva di 124 Divisioni. Lo stesso Comando t edesco costituì poi ed addestrò all'attacco .( 1)

FALKENHAYN -

Il Conuuulc Supremo detl' Es~rcito tedesco net 1914-r 9r6.

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DISPOSIZIONI DEL COMANDO

ITALIANO

PER LA

58 BATTA GLJ A DELL ' l SONZO

le forze ad esso destinate e cioè 4 Corpi d'Armata ; diede grande impulso alla fabbricazion~ delle munizioni, necessarie per alimentare una battaglia che si prevedeva di non breve durata; e dispose infine perchè fosse raccolta un'imponente massa di artiglierie p esanti fra le quali molti obici da 381 e da 420. · 1 L'attacco tedesco ebbe i1ùzio il 21 febbraio :l:916 dopo una potente preparazione di artiglieria e la lotta si protrasse poi sino alla .fine di dicembre con alternate soste e variazioni di intensità. Non è nella natura e nello scopo della presente opera la trattazione della battaglia, ma è invece necessario accennare ai suoi risultati : essi non corrispòsero certo alle previsioni del Comando Supremo t edesco il quale, se raggiunse qualche successo tattico e territoriale, dovette amaramente constatare che il logoramento delle forze in lotta era risultato assai grande anche per l'Esercito germanico: è ben vero che il numero delle perdite fu maggiore p er i francesi, ma per la Germania il problema del ripianamento si p resentava già tanto grave da rendere pericoloso _un così considerevole dispendio di uomini. Mentre con pericolose alternative stava svolgendosi la prima fase della battaglia di Verdun, il Comando Supremo italiano, fedele a quanto erasi concordato durante la Conferenza cli Chantilly (r}, specialmente in riguardo alla solidarietà fra Alleati, non appena la Francia riclùese l'aiuto italiano, aderì senz'altro e diede subito le disposizioni per la 5a battaglia del!' Isonzo. È da notare però che il Comando Supremo italiano pur provvedendo con tale decisione alle necessità di concorrere alla battaglia di Verdun in aiuto dell'alleata, non desistette. dal suo primitivo piano di una più vasta azione, tanto che dovette interromperne la preparazione per p oter provvedere efficacemente alle contingenze impellenti dell'ora. Poichè i mezzi a nostra disposizione erano sino a quel m.omento ancora. e soltanto quelli della nostra- offensiva autunnale, chiusasi senza notevoli successi, ed i lavori ossidionali per la progettata grande offensiva generale comune erano appena iniziati, così il Comando Supremo ita4ano non poteva dare alla battaglia di marzo ·n carattere granèlioso che avrebbe richie$tO un'offensiva generale, ma limitarsi a far effettuare attacchi parziali in varii Settori, inquadrati (r)

La 3• Conferenza, come si dirà più avanti, fu tenuta nei giorni

12

e r3 marzo.


DISPOSIZIONI PER L'

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R:CIGLI ERIJ\

in una grande dimostrazione offensiva che si svolse dall'n al 15 marzo. Per essa la za Armata, in base alle direttive del Comando Supremo, assegnò come primi obbiettivi al IV Corpo d'Armata il Mrzli ed all'VIH Corpo S. Maria; la 3a Armata per parte sua assegnò al VI Corpo d'Armata il Podgora; all'XI Corpo d'Armata i tratti di fro nte Cima 4-Albero isolato e Cappella diruta-S. Martino; al XIII Corpo d' Armata le trincee fronteggianti le Frasche e le Rocciose e la trincea a F erro di Cavallo; e al VII Corpo d'Armata la trincea a ~eta e S. Antonio Bagni. Ali' intento di assicurare la sorpresa all'azione dei Corpi d' Armata IV e VIII, il Comando della za Armata prescrisse che sul resto della sua fronte fosse contemporaneamente svolta un'energica azione dimostrativa e che dal giorno 8 marzo fosse intensificata su tutta la fronte stessa l'attività di pattuglie tendenti a logorare il nemico e a tenerlo incerto sui nostri intendimenti. Riguardo alla preparazione di artiglieria, stabilito che essa si iniziasse l'rr marzo e si protraesse sino al giorno 13 in cui le fanterie del IV e dell'VIII Corpo d'Armata avrebbero simultaneamente attaccato, il detto Comando della 2a Armata prescrisse : a) - che le artiglierie leggere e le pesanti campali fossero lasciate a

disposizione temporanea dei Comandanti d'artiglieria di Corpo d'Armata per effettuare il tiro sulle trincee, sulle posizioni dei rincalzi, sulle vie di accesso dei rincalzi stessi e sugli appostamenti difensivi nemici che con maggiore urgenza occorreva danneggiare ; b) - che le artiglierie di medio e grosso calibro fossero tenute a disposizione dei Comandanti d'artiglieria di Armata o da questi richieste ai Comandi d'artiglieria di Corpo d'Armata per eseguire a momento opportuno concentramenti di tiro sulle batterie nemiche, le cui postazioni si fossero rivelate; e) - che fosse fatta la massima economia di munizioni in p~evisione del maggior bisogno che se ne sarebbe avuto nella pi11 vasta azione offensiva prevista dal Comando Supremo. Anche il Comando della 3a Armata prescrisse che, simultanea• mente agli attacchi da eseguire contro gli obbiettivi prestabiliti e da


CONTROFFENS IVA A USTRIACA

svolgere in modo da cogliere il nemico di sorpresa, fosse effettuata un'energica azione dimostrativa sul resto della sua fronte. Riguardo alla preparazione di artiglieria prescrisse che le batterie di medio e ·grosso calibro eseguissero concentramenti di tiro su quei tratti della 'linea nemica che dovevano essere superati dalle nostre fanterie nell'attacco degli obbiettivi loro ass~gnati, o su altri di particolare im: portanza, in modo da disorientare il nemico sulla vera direzione di attacco, ed infine che concentramenti cli fuoco fossero fatti . s~11la seconda linea e sulle batterie che si fossero svelate. Dispose poi ancora : che nei giorni· II e rz fossero fatte due pause cli tiro allo scopo di tenere incerto il nemico circa l'inizio dell'attacco e di obbligarlo a tenere forze nelle trincee, sulle quali a-irebbe quindi ripreso il nostro tiro ; che le artiglierie leggere svolgessero tiri prevaleiltemente notturni sulle trincee e sui rovesci, dato che durante la notte la prima linea risultava maggiormente presidiata e dietro di essa si verificava più intenso il movimento ; infine che durante la notte fossero praticate brecce nei reticolati con lanciabombe e tubi esplosivi. Il mattino dell'II marzo da Plezzo af Mare ebbe inizio l'azione della nostra artiglieria : sulla fronte della za Armata gli obbiettivi assegnati non poterono essere raggiunti sovratutto a cagione delle peggiorate condizioni atmosferiche e delle piogge e nevicate abbondanti che impedirono all'artiglieria di svolgere in modo efficace la sua preziosa azione, mentre l'azione delle fanterie dal 13 in poi dovette essere limitata a colpi cli mano e ad ardite puntate che t ennero in allarme il nemico.

*** Alla dimostrazione offensiva italiana seguì una controffensiva austriaca, iniziatasi il giorno 19 marzo e destinata a diminuire la pressione italiana sul campo trincerato di Tolmino e sulla testa di ponte cli Gorizia, e ad allentare sul S. Michele la continua e snervante minaccia esercitata dai Reparti italiani. L'attacco austriaco venne sferrato quasi contemporaneamente nei tre Settori di Tolrnino, cli Gorizia e del S. Michele. Nella zona di Tolmino si combattè con accanimento a Ravnilaz, al cosidetto Trucchetto del Mrzli, ove gli austriaci riuscirono però soltanto ad impossessarsi di piccoli elementi di trincee avanzate e del Trucchetto ; -

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OPEHAUONJ SULLA FRONTI;, MONTANA

alla testa di ponte di Gorizia l'avversario riuscì a penetrare nelle trincee di Podgora ed in quelle del Lenzuolo Bianco, ma i contrattacchi italiani scacciarono gli ·austriaci dalle posizioni e riuscirono a riconquistare tutte le posizioni perdute catt urando numerosi prigionieri ; · sul S. :Michele, il nemico dopo aver invano lottato contro la tenace resistenza dei Reparti dell'XI Corpo desistette da ogni attacco ritenendo che per il conseguimento del suo obbiettivo fosse necessaria una nuova preparazione e che in quella zona fos ·e opportuno sfrnttare l'impiego dei gas asfissianti ; nel settore di Selz il 18° Reggimen to fanteria dal 27 al 29 marzo riuscì a conquistare la cosidetta t rincea a Zeta, togliendo per tal modo al nemico un importante osservatorio della zona fra Mont e Sei Busi e lVIonfaÌcone. In conclusione la controffensiva austriaca falll completamente, di modo che tutte le operazioni del marzo 1916, che gli austi;iaci chiamarono 5a battaglia dell' Isonzo, non portarono alcun squilibrio di rilievo nelle forze contrapposte, nè conseguenza alcuna nella situazione generale; e si può pertant o affermare che le-Annate italiane dell' Isonzo fecero verso la Francia il loro dovere di alleate interrompendo, sia pure per breve t empo, il programma di preparazione tracciato dal nostro Comando Supremo cd i preparativi per la progettata offensiva che era negli intendimenti dello stesso nostro Comando. Non appena le condizioni atmosferiche accennarono a migliorare, l'attività bellica si ridestò anche sulla fronte montana. Una serie di azioni fortunate si ·svolse nel t erritorio della 4a Armata (Cadore), e cioè : la conquista di Pun ta e Pizzo Serauta (quota 3.053) nel massiccio della Marmolada, arditamente compiuta il 6 aprile da un reparto del 51° fanteria; l'occupazione del Passo della Sentinella, effettuata con abile manovra avvolgente il giorno 16 dello stesso mese dalle t ruppe del settore P adola-Visdende ; ed in fine la conquista della Cima Lana, ottenuta med iante il brillamento di una enorme mina sotto la vet ta. I lavori di mina, ordinat i dal Comando della 18a Divisione dopo che i sanguinosi tentativi del 1915 avevano provato l'infruttuosità degli attacchi di viva forza, furono iniziati ai primi di gennaio del r9r6 ed alacremente condotti : alle ore 23 ,37 del 17 aprile fu dato il segnale per il brillamento della mina che convertfle posizioni austriache della Cima Lana in un largo crat ere, entro il quale rimase seppellita buona parte dei difensori austro-ungarici. -

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Contemporaneamente all'esplosione, le artiglierie da campagna e da montagna aprivano un fuoco celerissimo sulle posizioni scon• volte ed il I Battaglione del 59° fanteria, abbandonati i ricoveri, si lanciava quindi all'assalto della vetta, catturando, quasi senza trovare resistenza, i pochi superstiti del presidio austriaco. Complessivamente, mentre durante l'assalto ed in seguito al tiro dell'artiglieria nemica, le nostre perdite furono minime e cioè quattro ufficiali morti e quattro feriti, diciannove soldati morti e ottantaquattro feriti, gli austriaci ebbero un centinaio di morti e lasciarono nelle nostre mani 160 prigionieri, tra i quali 9 ufficiali nonchè 1 cannone da montagna, 4 lanciaborn.be, 4 mitragliatrici, 200 fucili, materiali varii, viveri ed esplosivi. Nei giorni successivi altri reparti della Brigata Calabria, e sul fianco destro elementi della 1711 Divisione tentarono di estendere · l'occupazione fino al ~fonte Sief, ma ormai gli austriaci, riavutisi completamente dalla sorpresa, erano già corsi ai ripari, rinforzando i presidii delle posizioni più minacciate e scatenando un fuoco micidiale . d'artiglieria, sicchè soltanto nel pomeriggio del giorno 21 fu possibile per parte nostra di espugnare la posizione detta Montucolo austriaco, posta lungo le pendici ovest del Lana, ma subito dopo, anche in causa delle peggiorate condizioni atmosferiche, l'azione dovette essere sospesa. Sulla fronte della .Ia Armata ai primi di aprile fu iniziata una serie di operazioni per la conquista del margine occidentale della conca di Borgo. Tra il 4 e il 12 aprile le truppe della r5a Divisione si impossessarono di importanti posizioni, quali il Monte Carbonile e l'altura di S. Osvaldo, ma, in seguito a controffensiva sferrata dal nemico. il 16 aprile, la nostra linea dovette essere nuovamente arretrata. Contemporaneamente a queste operazioni in Valsugana, la 6a Divisione altre ne svolgeva in Val di Ledro per migliorare la nostra situazione difensiva e per acquistare il dominio delle vallate e delle strade del Panale. Con varii combattimenti, svoltisi fra il 3 ed il 15 aprile, furono raggiunte e saldamente occupate le posizioni a nord del solco del Penale, tra Costa cli Salò ed il Monte Sperone, prospicente il Lago di Garda. Nello svolgimento di questa azione merita di essere ricordato un 01iginale impiego di artiglieria da montagna. Lungo le pendici sud della valle correva da G verso E con dolce inclinazione un acquedotto formato in parte da colossali tubi di ce-

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Monte

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F ig. 9 - Az_ione in Val di Ledro .

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AZ!01'1 SU L LAGO 01 CARDA

mento e in maggior parte in galleria, alta poco più di 2 metri e larga circa m. r,50 attraversando, con i suoi varii tronchi in viva roccia, i varii speroni scendenti verso il Ponale : nei pressi di E una condotta d'acqua forzat a scendeva quasi a· picco nella vallata e alimentava una centrale elettrica che forni.va energia a Riva di Trento. Con geniale idea si pensò di sfruttare la galleria : rotta la conduttura . tubolare di cemento in G, l'acqua precipitava nella vallata lasciando pressochè all'asciutto il resto dell'acquedotto e inutilizzando conseguentemente la centrale elettrica. Successivamente gli artiglieri delle Batterie da montagna 3oa., 377a. e 378a. penetravano nella galleria muniti di torce a vento, si spingevano fino in fondo, e ricavavano nel tratto E F numerose feritoie accuratamente mascherate e ampliando poscia la galleria in corrispondenza delle feritoie ricavavano ottime piazzuole : questo lavoro, eseguito in gran part e di notte, non veniva avvertito dal nemico. All' inizio dell'azione i pezzi da montagna della 30a. Batteria potevano così aprire di sorpresa un tiro celerissimo e di grande precisione sui trinceramenti A, B, C e D posti a distanze tra i 500 ed i rooo metri, mentre la 378a, appostata a M. Nodic, e la 377a, schierata nelle vicinanze, contribuivano vigorosamente all'azione. Il tiro fu efficacissimo perchè, data la breve distanza delle difese nemiche, quasi tutte le feritoie delle opere avversarie pot evano essere facilmente centrat e è venivano quindi iqfilate dai nostri colpi, unico mezzo per ridurle al silenzio trattandosi di opere che il nemico aveva costruito in modo solid.issimo in cemento armato e roccia, a prova di medio calibro. Tra queste difese nemiche eravi in D un trincerone veramente formidabile, parecchie feritoie del quale, per la loro ubicazione non potevano essere infila te dai colpi delle nostre batterie da montagna : contro il t rincerone apriva quindi il fuoco un cannone da 305 della R. Marina, appostato nei pressi di Malcesine sul Garda, ed eseguendo tÌn tiro difficilissimo in quantochè le nostre truppe avanzanti erano ormai vicine al trincerone e non potevano proseguire oltre a causa dell"intenso tiro di mitragliatrici che partiva dal trincerone stesso : al terzo colpo il predetto cannone da 305 riusciva a colpire in pieno il trincerone e quindi le nostre truppe che subito vi si precipitarono sopra, non trovarono che pochi superstiti, inebetiti ed incapaci di qualsiasi reazione. Infine sono da ricordare le operazioni compiute dalla 5a. Divisione

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59° -


AZIONI S ULL ' ADAMELLO

Fig. rn - Azioni sull'Adamello..

comandata dall'antico artigliere gen. Cavaciocchi, tra il r2 aprile ·e la metà di maggio r9r6, sui ghiacciai dell'Adamello, memorabili sovratutto per le caratteristiche eccezionalissime di altitudine e di clima di quella regione. I nostri alpini espugnavano due successive linee di posizioni avversarie, passanti l'una per la Lobbia alta-Dosson cl.i Genova-Monte Fumo, e l'altra p er il Crozzon di FalgoridaCrozzon di Lares-Passo di Cavento, acquistando così il dominio dell'alta Val di Genova. Queste operazioni dell'Adamello, durate per più giorni su ampie -

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59I -


LE FASI DEL COMBATTIMENTO

distese di ghiacci, ad altitudini superiori ai 3.000 metri, ritenute fino allora interdette ad operazioni militari, sono forse uniche nella storia ed aggiungono nuova gloria ai fasti delle nostre truppe da montagna. A queste operazioni, che nella regjone dell'Adamello ebbero la durata di poco più di un mese, l'artiglieria non solo partecipò attivamente, ma gli artiglieri, lottando con tenacia e con forza contro gli elementi della natura, dimostrarono la loro resistenza al lavoro· ed alle fatiche più estenuanti, e sotto la guida geniale ed intelligente dei loro ufficiali seppero vincere l' inclemenza delle stagioni, l'asperità delle roccie, le sofferenze e le privazioni provocat e dalle nevi, dai ghiacci e dal freddo più intenso. Anche nel 1916 il tema che informò le operazioni da svolgersi nella regione dell'Adamello rimase quello di cacciare il nemico dal Passo del Monticello agendo per l'alto e dividendo in tre fasi la successione degli atti operativi. Nella prima fase il Comando d'artiglieria di Pontagna invia sulle Vedrette un cannone da 75 A, che viene postato sulle p endici orientali del M. Venerocolo, e due cannoncini da 57 mm. destinati a prendere posizione su M. Venezia. Frattanto si inizia il traino di un cannone da 149 G destinato a prendere posizione sul margine occidentale della Vedretta del Mandrone. Il mattino del 1 2 aprile un battaglione alpini attacca le posizioni di Cresta Croce e della Lobbia Alta occupate dagli austriaci. Appoggiano l'azione degli alpini il 75 A del Venerocolo (che con aggiusta ti tiri diretti dal sottotenente Delle P iane snida il nemico dallà Colletta di Cresta Croce obbligandolo a sgombrare) , il p ezzo da 76/17 che trovasi a Corno Bedole ed i due cannoncini da 57 mm. di M. Venezia. Sotto l'arco delle traiettorie gli alpini avanzanci ed occupano Cresta Croce (quota 3.315), scacciando il nemico· anche dal Passo della Lobbia Alta. Nel combattimento della seconda fase il 1 2 aprile le nostre truppe giungono sul tratto di confine segnato dalla Lobbia AltaM. Fumo. Da questa linea il Comando della 5a. Division:! intende partire per l'attacco della cortina Crozzon di F algorida- Comalares-Corno di Cavento lungo la quale il nemico si è rafforzato. Vengono pertanto aumentate le truppe alpine che dovranno svolgere l'azione; anche l'artiglieria di piccolo calibro viene aumentata di numero; ed a coordinare l'azione delle diverse bocche -

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AZIONI SULL'ADAMEl.LO

da fuoco operanti sulle Vedrette è destinato il magg. Carlo Viola. Alle bocche da fuoco già trasportate sul Pian di Neve 's i aggiungono un secondo cannone da 75 A, due cannoni da 76/r7, due cannoni da 70 mont. e un 75 B mont. Coi due pezzi da 75 A, coi due pezzi da 76/r7 e colla sezione da 70 mont. si costituisce temporaneamente una batteria mista quale cc artiglieria di accompagnamento di alta montagna )l al comando del cap. Flores, incaricato di effettuare le opportune ricognizioni p~r la ricerca delle postazion,i, della direzione dei traini del materiale, e del trasporto del relativo munizionamento. Nella terza decade cli aprile viene compiuto il traino del cannone da r49 G, e la bocca da fuoco prende posizione sulle pendici di M. Venerocolo. La pòstazfone è agli ordini· del cap. Zugni-Tauro. I traini da fondo valle fin sulle posizioni di Cresta Croce costituiscono una delle operazioni più faticose, particolarmente nel superare il tratto ripido, talvolta a strapiombo che intercede tra il Rifugio Garibaldi e la Linea dei Passi; e non lievi difficoltà offre l'ascesa del materiale a Cresta Croce. A tal proposito così scriveva il ·gen. Cavaciocchi nel suo libro su <<L'impresa· dell'Adamello)): Le artiglierie leggere smontate alla staz~one terminale del Rifugio Ga ribaldi dovettero da questo punto essere trainate su slitte lungo il ripido versante nevoso, impiegando squadre di artiglieri e di alpini. Lo spettacolo di questi traini non interrotti 11emmeno durante le nevicate era straordinariamente p(ttoresco e imponente; vedendo salire con ritmo lento ma costante i possenti congegni bellici verso la mèta, si sarebbe detto che qualche cosa di spirituale, qualche cosa cli più elevat_o dello sforzo fisico degli uol_ll.ini li sospingesse in alto, sempre più in alto. ·

Il mattino del 29 _aprile, alle ore 4,30 i reparti del Battaglione Garibaldi iniziano l'avanzata verso gli obbiettivi fissati, aprendosi a ventaglio sulla Vedretta di M. Fumo. L'artiglieria di accompagnamento vigila a protezione dell'avanzata, e appena rintronano le prime fucilate a.ustriache della selletta di Falgorida, i due cannoni da 76/r7 aprono il fuoco contro quella falca tura che in breve .si era coronata di tiratori. La sezione da 70 mont. apre il fuoco contro il Passo di Lares a protezione dell'avanzata della Compagnia alpini che ascende l'altura. È durante tale periodo che uno dei colpi diretti sulle posizioni del Lares prende in pieno una baracchetta ricovero mettendo

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CONQUISTA DELLA TESTA

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V AL GF.NOVA

fuori causa gli,austriaci di presidio e danneggiando una mitragliatrice che si accingeva ad ostacolare l'avanzata italiana. Alle 8,30 l'attacco al Larcs riesce in pieno e gli alpini fanno parecchie diecine di prigionieri senza avere alcuna p erdita. Da un roccione del Falgoricla qualche mitragliatrice resiste per qualche tempo, ma gli austriaci che occupavano la fa.lcatura sono annientati dal fuoco preciso degli shrapnel da 76/r7 : le nuvolette azzurrognole degli scoppi, proiettandosi sulla neve della cresta, producono un effetto impressionante. A combattimento ultimato si rileva che la falcatura di Falgorida è coperta da un allineamento di oltre 60 caduti. Alle ore 13 la roccia sotto il Lares è presa e l'azione langue. Intanto i due pezzi da 70 m.ont. hanno esaurito le munizioni e vengono trainati al P asso Lobbia Alta, pronti a scattare su Passo Toppet e, appena la situazione lo richiede. Durante la notte sul 30 aprile uno cli essi è trainato fin sul Lares per battere di fianco ed alle spalle gli austriaci che sono accorsi da Val Lares ; e nella giornata questo cannoncino riesce ad infliggere molte perdite a truppe nem.iche che a più riprese t entano di manovrare sulle pendici orientali del Crozzon di Falgorida. Da questo ni.omento e per tutta la durata delle operazioni che portano alla discesa degli alpini in Val Genova ed alla loro conquista dei Rifugi .Mandrone e Bolognini, lo spostamento dei due cannoni da 76/17 e di quelli da 70 mont. acquista un ritmo senza tregua. Dal 29 aprile al 19 maggio, epoca della sospensione delle operazioni sull'Adamello, vengono effettua.ti ben 39 traini, particolarmente di notte, anche quando la tormenta ulula paurosamente e nembi di neve pare che vogliano soffocare ufficiali e gregari, artiglieri ed alpini che in fraternità d'armi e di sacrifici compiono miracoli. Colla conquista della testa di Val Genova e coll'offensiva au~ striaca del Trentino, se cessano le operazioni di alta montagna, ogni tanto qualche pezzo continua a fare la spola. Comunque sul1' Adamello tutto il rimanente del r916 viene trascorso combattendo contro gli elementi della natura più eh.e contro i difensori delle posizioni tenute dagli austriaci.

*** Per completare il quadro dell'attività della nostra artiglieria

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STORIE REGGIMENTALI -

DA CAMPAGNA

nel periodo intercedente tra il principio del r9r6 e l' inizio dell' offensiva nemica nella zona degli Altipiani, e dare un' idea della vita e delle gesta dei varii Reparti dell'Arma, riportiamo qualche stralcio di Diario storico : 10 REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Anche nei primi mesi del r9I6, dato il rigore della stagione, le operazioni ebbero stùla fronte cadorina c:1,rattere strettamente difensivo, ma lo sforzo delle nostre truppe per m antenere le po;;izioni, quasi dappertutto dominate da quelle del nemico, fu sovrumano se si p ensa aJle continue difficoltà dei rifornimenti soggetti ali' insidia nemica, alla tormenta, alle valanghe, all'insufficienza dei mezzi. I cannonieri del 1° Reggimento, quasi t ut ti ciel Lazio e dell' Umbria e quindi non preparati a sopportare il freddo e i d isagi dell'alta mo1\tagna, seppero moltiplicare le loro energie, supera.re ogni difficoltà e assolvere sempre in modo ammirevole il loro du ro compit o, compiendo lavori sot to la tormenta, riattivando collegamenti, disturbando l' attività delle fanterie e delle bat t erie avversarie, esercitando dagl i osservatorii la p iù ·accurata vigilanza su ognj minimo mov imento nemico. Alcune Bat terie furono talvolta frazionate ed ebbero le loro Sezioni a rilevante distanza, e ogni Sezione ebbe a sua volta obbiettivi numerosi e dispa· rati ; altre Ba.tterie passarono alle dipendenze dirette di Gruppi alpini, e Repar ti di a rtiglieria anche di alt re specialità passarono alle dipendenze del 1° ,trtiglieria ; tale fraziol\amento e siffatto disseminamento furono imposti e dalla notevole e.:;te1,sione della fronte da proteggere e dalla limitata disponibilità di artiglierie, sp ecialmente di medio e grosso Céilibro. Non p assò quasi giorno senza. che le Batterie del Reggimento non fossero chiam.ite éLd intervenire su qualcuno dei bersagli loro assegnati, ma anche le più iuiprevedute rich ieste di fuoco t rovarono sempre vigili e pronti i nostri artiglieri, e non mancò quindi mai l'appoggio del cannone alle truppe di linea. Nell'aprile del 19r6, sebbene il clima si mantenesse ancora rigido e la tormenta infierisse quasi incessantemente, furono riprese le azioni of.(ensive locali, e il Reggime1,to spostò alcune Sezioni delle sue Batterie verso la Forcella di Fontana Negra , verso il Nuvolau e il costone o rient ale del Col di Lana, per poter intervenire più rapidamente a sostegno della .fanteria. Ui sera del r7 aprile, le Batterie, specialmente la 3a e l' 8ti iniziarono il tiro contro le posizioni n.eniiche del Col di Lana e del Monte Sief e continua.rono intensamente il fuoco durante e dopo il brillamento della mina del Col d i. Lana avvenuto poco prima della mezzanotte, allo scopo di interdire al nemico l'accesso alla cima ·n ord-est del Colle, nonchè al Sief ed al Montucolo, riuscendo cosi a permette r:e-ai no., tri Repai:ti cli fanteria di occupare il camminamento del Col di L ana . impedendo eventuali tentativi o.emici di contrattacco.

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STORIE REGGIMENTALI - zo

E

4° DA CAM.PAGNA

Nei giorni seguen,ti alcuni ritorni offensivi dell'avversario furono sventati dall'efficace e pronta azione delle nostre Batterie e fu in tal modo agevolato il duro compito della fanteria per mantenersi saldamente e rafforzarsi sulle posizioni conquistate. 2° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. -" Ubbidendo alla consegiia del Comandante della 3a Armata: « ... ogni giornata deve segnare un passo avanti verso le posizioni nemiche, ed ogni conquista, una volta fatta, deve essere mantenuta... », le Batterie del Reggimento nei primi mesi·del .r916 presero viva parte alla lotta che sulla fron,te del VII Corpo d'Armata continuava tenace per la conquista, palmo a palmo, del terreno. A fine marzo il Reggimento, insieme alle altre artiglierie del VII Corpo d'Armata, appoggiò l'a.zione della Brigata Acqui (r7° e 18° fanteria) per la conquista della t rincea Zeta di quota 70 meritando espressioni di compiacimento dal Comandante del Corpo d'Annata ·e il seguente alto encomio tributato da S.A.R. il Duca d 'Aosta a tutte le artiglierie del Corpo d'Armata e riportato pell'Ordine del giorno reggim.ental~ n° 187 in data 4 aprile 1916: « avendo potuto raccogliere, anche da parte delle fanterie impegnate, l'unanime attestazione di elogio all'artiglieria di codesto Corpo d'Armata per l'azione svolta da essa nelle giornate del 27-28 e 29 marzo per la conquista della trincea Zeta, prego voler portare a co1wsce11za anche degli a.rtiglieri delle Batterie da campagna e d'assedio, ufficiali e truppa, il mio vivo compiacimento per il concorso prouto, efficace, assiduo da esse prestato alla brillante azione delle fanterie». Il 22 aprile il Reggimento appoggiò col suo•fuoco la Brigata Acqui che avanzavéL per conquistare la trincea alla testata del Vallone qi Selz. Nei giorni seguenti il nemico contrattaccò violen,temente, m.a l'eroismo dei fanti, la vigilanza e la bravura degli artiglieri lo respinsero nettamente. Il Colonn. Ernesto Pittaluga, Còma:n.daute l'artiglieria della 14a Divisione, emanava in tale occasione il seguente Ordine del giorno: cc Agli elogi delle superiori. Autorità per il bel contegno tenuto ieri da tutte le truppe della 14a Divisione durante l'attacco pronunziatosi., unisco il mio vivissimo, sincero ed incondizionato alle truppe d'artiglieria da me dipendenti. Anco ra una volta il nemico, sorpreso e respi11,to dal nostro fuoco impetuoso, irresistibile, avrà pxtato seco la più alta e paurosa ammirazione per la 1wstra artiglieria. Onore ai no3 tri bravi artiglieri' caduti I Il loro sangue rinsaldi sempre più l'animo nostro nel comune intento e ci ritempri alle più dure e gloriose lotte che ci atte11,clono quando potremo far sent ire la potente voce dei nostri cannoni sull'Altip iano carsico, ancora occupato dal nemico. 4° REGGIMENTO ARTIGLCER(A DA. CAMPAGNA. - Purtropp~ 1101i è possibile riporta.re al completo le vicende di questo glorioso reggimento perchè mancano

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LA

6.a

BATTE RIA DEL 40 DA CAMPAGNA

i documenti relativi. È stato possibile rintracciare soltanto qualche· elemento sull'opera svolta dalla 6i> Batteria del Reggimento, agli ordini del Capitano Enrico Modotti, nella Regione di Monte Nero, dal 1915 all'autunno del 19 17. In questo estesissimo· ed importante settor e dal novembre 1916 all'ottobre 1917 fu comandante <dell.e artiglier ie divisionali il v aloroso Colonnello Antonio Cerutti da~ quale quindi dipendeva il 4° da ca;1r1pagna. Questo r eparto di artiglieri, compatto, a.ffiatato ed animalo da grande fede e da indomita volontà,_riusci da solo dopo aver superato con mezzi di fori una zone impervie e voragini precipitose, a piazzare, organizzare e sist emare con

F ig.

II -

Gen. Enrico Modotti .

diuturno e travagliato lavoro, una batteria di 8 pezzi, da campa gna all'altezza di 1700 metri in zona d i ì\fonte Nero, per modo che l'aspra e domina nte posizione del Krasji Vhr v enne in pochi mesi completamente t~·asformata in un vero fortilizio dal quale fu possibile cli realizzare in breve t€ mpo ed in ogni circostanza il più grancle e veloce rendimento di fuoco. Per i risultati così conseguiti la 6a Bat teria ed il suo comandante provocarono l 'eutusia~mo e l'ammirazione delle truppe della zona e di quelle vicine, nonchè il plaurn di tutt i i Comandi Sup'èriori e la lode incondizionata del Comando Supremo e di quello dell'Armata. Per distruggere o quanto meno per far t acere la Batter;a, che ogni giorno gli clava molto fastidio, il nemico sempre e rabbiornmen te si accani su·di.essa con intenso fuoco di mult icalibri e co11centramenti delle su.e numerose e defilate batterie campali, coi poderosi mortai del Forte Hermann del]e Chiuse di Plezzo, e da ultimo con una potente Sezione di cannoni di medi _c alibri i ncavernata alla brevissima distanza cli 31 ettometri. Ma tutti i suoi sforzi ed i suoi tentativi riuscirono vani. Dei lavori eseguiti e dei risultati ottenuti il Comando del I V Corpo di Armata e la Sezio11e fo tografica del Coma11do Supremo fecero eseguire molte

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TRASPORTO l)I ARTIGLIERIE I N ALTA MONTAGNA

Fig. :r2 - Sollevamento di un pezzo sul Rr:aij.

F ig. 13 - Il Crui Vrh nel settore d'i M. Nern.

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L'EROICA CONDOTTA DELLA 6& BATTERIA

Fig. 14 - Il naso di Monte Nero. fotografie che vennero poi riprodot te e comparv ero su molteplici Illustrazioni Nazionali ed Estere. Per i limiti impostici da questo lavoro storico noi dobbiamo ridurre a,l minimo le fotografie qui riprodotte scegliendo le più significative riguardanti l'organizzazione fortificata della posizione e riproducenti alcuni tratti dell'esteso sviluppo della linea. di cintura delle batterie, linea che v em~e progettata e creata dal Capit. Modotti per snodarsi dietro il ciglio tattico della posizione fra creste taglienti e burroni scoscesi. N'on appeni" costruita, tale linea fu armata dagli stessi artiglieri con bi·n ario Decauville per ser vire dapprima per il trasporto e lo scarico del rocciame ricavato dalle gallerie in costruzione e quindi poi per il trasporto di materiali e munizioni ed altresl sovratutto per il rapido spostamento dei pezzi su carrelli convenientemente trasformati, dalle numerose piazzuole e gallerie della posizi.onc per riprendere su bito dopo da altre postazioni il fuoco sugli obbiettivi · precedentemente loro assegnati, e ciò sempre che qualcuno di essi venisse fatto seg1w al tiro di aggiustamento del nemie0 per sferrare il tiro di controbatteria. Per tal modo si raggiungeva anche lo scopo di risparmiare perdite inutili cli personale e di materiale che purtroppo invece si erano avut e all' inizio dato che l' elevata posizione, per Ja uaturaJe configurazione planimetrica e morfologica del suo margine tattico e della ubicazione e dime11Sione dei suoi rovesci immediati non permetteva assolutamente che il solo impiego del t iro a p untamento diretto e quindi a vampa visibile.

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STOR!E REGGIMENTALI - 6°, 7°

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DA CAMPAGNA

Anche quale Comandante di Gruppo in vari Reggimenti da camp agna e quale Comandante di diversi Settori d'artiglieria del fronte, il Modotti, promosso maggiore, si distinse sempre confermando doti di carattere, di arditezza, e di energia, e dimostrando spiccate qualità di comando. In questa diut urna sua opera di comandan te e di soldato, nonchè di tecnico e di dirigente egli pose in evidenza le sue preclari qualità, accoppiando al suo valore di artista, quello tenace di eroico artigliere. 60 R EGGIMENTO ARTIGLIEHIA DA CAMPAGNA. - Nel febbraio 1910, i due Grµppi. del Reggimento -r aggiungevano la Conca di P lezzo, 'guadavano l'Isonzo e postavano i pezzi sul :Òolianika, al passo di Zagradan, sul :Mon te Polonik e sul Monte Stol. F u proprio allora che i cannonieri della 7s. Batteria, attraverso difficoltà inenarrabili, con epica abnegazione compirono il guado dell'Isonzo in piena. Le artigli.cric nemiche, su affusti a scomparsa controbattevano dalle caveme dello Svignak ; ma i pezzi del 6°, benchè postati in contropendenza, scoperti, provvisti di deboli ripari, non tacevano mai, e riuscendo a centrare le. poderose cannonie~e avversarie penetravano coi loro proietti nelle caverne costri1igendo gli austriaci a sgombrarle. La sfavorevole disparità dei mez1.i in nostro confronto era largamente compensata a nostro favore dal!' indomabile ardore, dalla tenace abnegazione e dalla sperimentata bravura elci no!.lri cannonieri! E il :\fonte Kukla fu preso.

7° REGGIMEto.TO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Durante l' inverno-primavera le Bat terie compirono frequenti spostamenti tattici. Alcuni el_ementi v en· nero t rasferiti al Col di Lana alla dipendenza del I X Corpo d 'Armata, e precisamente la 6& Batteria nel dicembre del 1915, e la zn. Batteria nell'aprile 19 16, pochi giorni dopo la storica presa del Colle; altri elementi furono poi spostati in Val P adola (Col Rosson) e in Val Visdente a F orcella Zovo. Dalle altre B atterie del Reggimento veni~ero mantenute le posizioni· del Passo di F alzarego, quelle di Lava.redo, Forcella Longera e Pian di Cengia, ed il loro impiego fatto promiscuamente da intere Batterie, da Sezioni staccate, e talvolta eia pezzi isolati fu dèterminato o imposto dalle esigenze tattiche del momento. 1 0° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAG)!A, - Dopo esser stato schier ato p er alcuni mesi sul fronte della 3a. Annata sul basso Isonzo, t utto il 1 0° Reggimento artiglieria veniva destina to nella zona Carnia. La 2a. Batteria era inviata nell'alto But, a difesa del Passo di :\I{, Croce Carnico, e le altre Batterie del R eggimento venivano assegnate alla difesa di altre valli dell'alta Carnia. N°?ll'ago3to t915 la 2n. Batteria prese posizione provvisoria poco a monte

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STORIA Dl,L 10° DA CAMPAGNA

di Paluzza, in località. Moscardo, dove trovavansi in posizione pochi mortai da 210.. Più a monte, tra Cleuris e Timau ed al Cristo di Timau, vi era una Batteria di obici da 149 ridotta ad un paio cli pezzi. A Cima Avostanis era postata una Batteria da montagna e la nostra prima linea di fanteria correva press'a poco lungo lo spartiacque delle Alpi Carniche principali.' La Batteria colle s ue quattro bocche da fuoco potè prendere posizione sulle pendici orientali di M. Tierz in località Coll'Alto, proprio davanti a Pal P iccolo, ma l'accesso a Coll'Alto essendo costitui_to da un ripido e pessimo sentiero, in alcuni tratti molto scoperto e sdrucciolevole, occorsero ben due giorni e la maggior buona volontà di tutti per effettuare il tré~ino dei quattro pezzi mentre per non essere veduti si dovette passa.re per buona parte fuori del sentiero, lungo la linea di massima pendenza. Eseguito il tra.ino dei cannoni si procedette rapidamente alla costruzione dei ripari per i pezzi e per le munizioni nonchè cli una buona mulattiera con nuovo tracciato ben defilato alla vista e atto al servizio da salma con cavalli. La posizione cli Coll'Alto essendo già battuto d'all'artiglieria avversar ia con colpi di tutti i calibri era così scouvolta e sbucata sicchè ritenevasi difficilmente occupabile con artiglierie. Dopo otto giorni di continuo lavoro, i pezzi debitamente sposta.ti furono pronti ad entrare in azione e muniti di un adeguato muniziouamento, ma i ricoveri del personale, i;ottostanti alla Batteria erano. quanto mai poco confortevoli. Coi mezzi di batteria formata una catena di rifornimento da Tolmezzo venivano fatti affluire munizioni, !'nateriali. e viveri fin presso Cleuris e poi il tutto a salma con cavalli era trasportato in batteria. La posizione di Coll'Alto e tutto l'alto But coi propri affluenti, erano continuamente bat tu ti da artiglierie austriache di tutti i ~a.libri men.tre colpi di fucileria giungevano fin pre~so Cleuris causando qua.lche ferito fra. gli uomini ed i quadrupedi. Le posizioni occupate dal nemico erano fortissime perchè batttevano tutto lo spartiacque dove i nostri erano a con.tatto colle fanterie nemiche e pertanto dalla nostra posizione di Coll'Alto potevasi controbat tere un'avanzata avversaria sboccante da M. Crnce ,da Pal Piccolo e da Pal Grande, mentre però era molto difficile battere le trincee austriache situate quasi tutte sul rovescio della cresta ,in angolo morto e molto vicine alle nostre. La nostra Batteria aveva però buon gioco sul rovescio delle posizioni nemiche, s ulle sue linee di riforn.imento e sopra i rin.calzi, i grossi ed i magazzini e depositi posti sul fondo valle. Il Comando della za Batteria esegui un accurato studio delle posizioni nemiche e coll'aiuto del parroco di C!euris Don Floriano, perfetto conoscitore della Valle del Gai! e del Rio Valentin potè scoprire alcune postazioni di artiglieria austriaca sul Poleuik, individuando cosi alcune posizioni di batterie

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STORIA DEL 10° DA CAMPAGNA

nemiche di medio e grosso calibro nonchè località sistemate per riserve, CO· mandi, magazzini, depositi, laboratori ecc. Vennero quindi stabiliti i necefrnri collegamenti colle truppe in linea e sistemati vari buoni osservatorii avanzati e dopo otto giorni dall'arrivo in posizione la Batteria potè entrare in azione provocando ;ubito una forte reazione nemica effettuata dapprima con pezzi da 105 e poscia con diverse batterie di medio calibro ed anche con qualche pez;.:o da 305 contro le antistanti grotte di Timau al di là del But, località dalle quali gli au5triaci riteneva.I).O partissero i nostri colpi : una sola volta con pochi colpi da 305 il nemico raggiunse le pendici del M. Tierz, trecento metri più in basso ed a Vafte della nostra batteria che essendo riuscita ad individuare la posizione dalla quale sparava il pezzo da.305 potè controbatterlo violentemente ottenendo di farlo tacere. Visti gli ottimi risultati ottenuti, un obice da 149 già al Cristo di Timau fu alquanto spostato in avanti mentre poi si aumentò il numero delle nostre artiglierie nell'alto But a difesa del passo di iVL Croce Carnico. In posizione un po' arretrata alla postazione venne dagli artiglieri in circa due mesi e coi soli mezzi di batteria eleyata una baracca costruita e~senzialmrnte con tronchi di abeti requisiti s ul posto e con tavole forni1 e dai magazzini avanzati, baracca opportunamente ricoperta con cartone incatramato e ma~cheraia con ramaglie e fogliame. Poichè era ris ultato che le artiglierie nell 'alt o :But erano pcc:te, il Comando della 2 11 Batteria ebbe l'incarico di cercare una nuoya posizione per quatti o cannoni da 75 A che furono piazzati sulle pendici nord di l\I. Tierz proprio davanti a)[. Croce, in località Lavaret. Per la costruzione della strada di acceu o a detta posizione il Comando delle truppe in linea mise a disposizione una Compagnia della R. Guardia di Finanza che, trasferitasi nei ricoveri di Coll'P..lto, iniziò la costruzione della strada di accesso a Lavaret in unione agli artiglieri, vincendo e superando con essi enormi difficoltà per colmare, spian,are, spezzare e sovratutto costruire ponticelli in legno sopra i burroni e i crepacci. A dicembre la mulattiera fu ultimata e la posizione del Lavarei fu armata sistemando i pezzi ir1 quattro buoni ripari ben mascherati nel folto del bosco: ,·enne anche costruita una baracchetta per il ricovero del personale, e per rendere il tiro più celere i pezzi furono disposti sopra un robusto telaio di legno in contropendenza. Ai primi di dicembre, appena pronta, la Batteria entrò in azione specialmente contro lo Zellonkofeln e causò enormi danni all'avversa1'io prendendo d'infilata le sue trinceee e alcuni ricoveri posti s ull'alto e sul rovescio. Ma con tutte le artiglierie esistenti nell'alto But non era po~~ibile ancora di battere le poten ti trincee auslriache di Pal Piccolo, e si studiò allora la costruzione di una buona caverna sullo Zellonko!eln da armare con due cannoni da 75 A. I lavori furono iniziati in autunno inoltrato e vennero ben presto

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STORIA DEL

10°

Dl, CAMPAGNA

portati a termine per q uanto non fosse facile lo scavo della caverna a quell 'alt ezza e più difficil~ ancora riuscisse il traino dei due pezzi n.e ll'ultimo tratto dello Zellonkofeln sul quale da parte nostra vi si ascendeva soltanto con una scalet ta. appoggiata a robusti piuoli di ferro saldamente co11ficcat i nella roccia. Non essen:do possibile effettua re il traino lungo té\le scala, stretta e ripida, i pezzi e gli affusti si scomposero ed a braccia con un robusto cavo di acciaio furono tirati su , quasi a piombo lungo la nuda r occia. Compiuto così il travagliato trasporto dei materiali e armata la posi7.ione per opera del perNnale della Batterié~ validamente aiutato da r obusti Alpini, si riu~cì a battere dfracemente di rovescio e d'infilata· le posizioni nemiche di Pal Piccolo tantcchè l'avversario oppose prontamente una vigorosa reazione di fuoco per cui le can·· noniere e il materiale furo1w sif(attamente danneggiati da consigliare ai no~tri Comandi di far tacere quei due pezzi che già avevano del resto egregiamente corrisposto al loro compito e che avrebbero in seguito provocato un'eccessiva . reazione di fuoco avversario sopra i nostr i Alpini. II concetto di spi11gere avanti le artiglierie si era intanto fatto strada e nell'inverno fu deciso il trasporto di due mortai da 87 B al Passo del Cavallo, e cli due ca1il,oni da 75 A pre~so Pal Piccolo. I traini di queste artiglierie furono eseguiti d'inverno fra enormi diffico!Hl., con grande lavoro e molta fatica-del personale. Finalmente anche queste nuove posizioni furono armate, e sempre cét prezioso concorso degli Alpini. Nel marzo la za Batteria del 100 Reggimento opportunamente rinforzata, ebbe a sua disposizione una :forza cornple~siva di oÌtre 4.50 uomini, compresa la Compagnia della R. Guardia di Finanza, con n° 14. pezzi distribuiti in cinque differenti posizioni, assai lontane fra loro e cli accesso difficilissimo. Nell'autun.no-invenw 191.5- 16 le a zioni svolte dal n emico contro le . nostre posizioni di fronte a iv!. Croce Carnico (Zellonkofel n-Pal PiccoloFreikofeh1- Passo del Cavalto-Pal Gra.nde-Pizzo Avostanis) furono numerosissim.e, ed a tutte partecipò la Batteria. Nell'esecuzion,e dei traini e dei vari lavo.ri, t utti i personali diedero prova di buonissima volontà e di non comune valore confermando quelle date s ul· l'Isonzo e dimostrandosi degn,i continuatori dell'antica 2a Batteria del 10° Reggimento nelle aziorù di Mola di Gaeta, di Perugia, cli Ancona e di Custoza. Anche gli ausiliari tratti dai nostri Alpini e dalla R. Guardi.a cl\ Finanza dimostrarono non soltanto infaticata buona volontà ed in teressamento, non furono soltanto· sempre il validissimo complemen,to nell'esecuzione dei lavori stra.dali, del traini e dei rifornimenti, ma si adoperarono anche con, ammirevole camer atismo sulla linea dei pezzi, specie in quei giorni cli p iù intenrn azione, in cui gli artiglieri avevano realmente bisogno di aiuto, di appoggio e di concorso; essi furono per ciò più volte encomia.ti dai superiori Comandi , mentre il personale tutto per l 'opera prestata si ebbe meritato elogio dai

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S T ORIE R EGG IMENTALI -

20° DA CAMPAGNA

Comandi delle truppe in linea, dal Comando delle truppe Alpine a Pal Grande ed al Passo del Cavallo, ed il Comandante della Batteria fu proposto per la concessione della medaglia d'argento al valor militare. Nel febbraio r916 gli Addetti militàri esteri accompagnati dal Capo di S. M. della zona Carnia, visitarono le· posizioni d'artiglieria a Coll'Alto ed al Lavaret e non furono avari di vivo compiacimento per il Comandante, per gli ufnciali e per tutti gli uomini : Artiglieri, Alpini e Finanzieri.

20° REGG.lME NTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - In questo periodo invernale del 1915- 16 l'aspra lotta contro il nemico fu resa notevolmente più ardua dalle difficoltà del terreno e successivamente dai rigori della stagione inver llale, trascorsa ad altitudini fortissime. Pe1· genialità comprensiva e previdente di Comandanti .e per tenace volontà di uomini furono superate difficoltà a prima vista insormontabili. Sotto l'abile guida dell'allora comandante del Reggimento Colonnello Amedeo di San Marzano, furono studiati e creati m ezzi per trainare i pezzi sulle piit alt e creste, e si raggiunsero ris ultati talmente apprezzabili per la loro praticità, che quanto fu fat to allora servì per l'istruzione di altri Reparti che s.i trovavano ,1 ~over operare i11 zona montana : e per la stessa abile tenacia si poterono superare le molteplici difficoltà e gli immaJienti pericoli dell'inverno. Per mesi e mesi gli uomini ed i materiali si mantennero in efficienza sulle più alte vette dolomitiche, e le Batterie vissero in gallerie scavate nella neve, e si ebbe il vanto di poter arrivare alla buona stagione senza ?he avesse a lamentarsi una sola perdita per congelament o. Alla firie del r915 il Reggimento abbandonava il Cadore e si trasferiva in Val Sugana dove si riuniva alle Batterie del III Gruppo che, da esso distaccate sin dall'autunno del r915, avevano nel frattempo scritto pagine di . , gloria a San Floriano, ove· esse avevano preso posizione fin dal novembre 1915, quando il Gruppo era stato chiamato a rafforzare l'azione delle nos tre artiglierie nelle operazioni d 'attacco sul medio Isonzo. In questo Settore il III Gruppo aveva. avuto u1l posto d'onore; gli artiglieri del 20° Reggimento che scendevano dalle aspre vette del sistema dolomitico, portarono i loro pezzi sulle sconvolte colline recingenti la città cli Gorizia cui allora erano rivolti i palpiti di tutta l'Italia. ' Essi portarono nella loro azione tutto lo slancio e tutta l'audacia dei passati cimenti, la forza che li aveva ormai addestrati a trionfare di un ·nemico e di una natura potentemente ostili. E mentre seppero dis t inguersi ed imporsi all'ammirazione dei loro fratelli d ' anni nella lotta giornaliera, della quale con essi misurarono i sacr1fici, meritarono l'encomio solenne quando, incaricati di accompagnare col fuoco le fanterie della Brigata Casale, le pro-

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STORIE REGGIMENTALI - 230

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3oo DA CAMPAGNA

te3sero cori azione mir abile di energia e precisione all'attacco del Calvario di Podgora. 23° REGGIMENTO AR.TIGL!ERIA DA CAMPAGNA. - La primavera 1916 trovò il Reggimento nuovamente schierato di fronte a Plava e al Monte Sabotino. Le posizioni vennero migliorate e furono intrapresi importanti lavori di rafforzamento con costruzioni di gallerie al costone di Prjlesie, a quota 379 del Verovacb, ed al Rudero. Nel mese di maggio l'improvvisa minaccia del nemico sull'Altipiano cli Asiago · nel Trentino, e la necessità di arginarla, mentre richiamarono deJJe truppe di tutti gli altri settori in tale zona, non modificarono la dislocazione delle Batterie del Regglmento che, nella zona di Pia.va, con altre poche truppe rimasero a difesa delle posizioni cla· noi occupate. La nostra critica situazione in tale zo1ia e per la vicinanza delle trincee nemiche e per i ripetuti tentativi di ritoglierci la testa di ponte di Plava, lasciò calmi e sicuri i bravi artiglieri del 23° più che mai vigili e fidenti. 30° ~EGGIMENTO ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Durante i mesi invernali i fanti delle Brigate Re, Treviso, Cuneo, Pavia e Casale tentarono numerosi colpi di mano contro le li1,ee nemiche s ulle falde occidentali •del Poclgora, e verso i primi di marzo fecero qualche azion,e di maggiore entità per cercarvi i punti più deboli. .Messi in allarme dalla nostra aggressività, gli austriaci cercarono di allargarsi verso ovest allo scopo di allontanarci maggiormente cla Gorizia, e· ali' uopo dal 16 al 26 marzo ten.nero le nostre linee sotto un continuo bombardamento. Il t iro fu intensificato specialmente su quota 206, su cui trovava.si l'osservatorio del Comando ciel III Gruppo e quelli della 6a e 711 Batteria. La piccola baracca del Comando di Gruppo fu di$trutta: l'osservatorio delta 6a Batteria, colpito alla ba,5e da un proiettile di grosso calibro ed i.n varie parti da proietti da 152, era diventato inabitabile, ma ciò malgrado la quota 206 che fronteggiava le linee avversarie, benchè incessantemente battuta, non venne abbandonata. Dietro le macerie degli osservatorii abbattuti, il Comauda1ite di Gruppo ed i Comandanti di Batteria arditamente continuarono la loro. vigile o,serva.zione, e quando verso le ore 18 del gior,,o 26 marzo, gli au,triaci mossero all'assalto, da quota 206 del Grafenberg le Batteri.e 6"', 7a ed Sa li fulminaro!lO coi loro tiri intensi e precisi. Al!a sera del 26 marzo il nemico tornò all'attacco con tre Reggimenti di truppe dalmate e stiriane, molto qene appoggiate dai tiri di alcune Batterie da campagna, agenti d ' infilata da quota r77 del Peuma, riuscendo ad impadrouirs.i delle nostre trincee fino alle quote 148 - 163 - r28, ed anzi diverse sue pat-

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tuglie giunsero alla base di quota 206, cioè a poche diecine di metri d?'gli osserva.torii delle B3.t terie 6a e 7a. Ma il tiro intenso e terribile del III Gruppo riusci ad arrestarlo, ed il giorno 27, verso le ore r6, le nostre fanterie, ricevutì adeguati rinforzi, passarono al contrattacco ed alle ore 19 circa tornarono ad impossessarsi delle linee che si era dovut o abbandonare sotto il primo violento urto <lel nemico incalzante e non men.o valoroso. In quei giorni ed in quei frangenti di pericolo e di ansia, tutti gli artiglieri del Gruppo furono veramente degni di ammirazione: ardita fu.l'azione dell.:i, 6"' B1t.teria che, per avere una maggiore efficacia di tiro e per poter battet·e le truppe nemiche più avanzate che si erano spinte a qualche centinaio di metri dalla postazione, fece varie volte togliere i pezzi dai loro ripari per P,Ortarli a braccia. sul ciglio della posizione onde colp.ire con shrapnel a zero gli austriaci che, nonostante le gravi perdite subite, tentavano eroicamente di avanzare ancora ad ogiii costo: al valore degli avversari si contrapposero con vantaggio l'ardimento e lo sprezzo del pericolo dei nostri artiglieri che, combattendo allo scoperto, gareggiarono fra loro indomiti ed inesausti in nobile rivalità cli coraggio e cli eroismo. Dato il tiro celere e continuo, alcune volte i pezzi si incepparoro, ed un pezzo fu addirittura guastato dal tiro nemico, ma a questi danni si mise riparo celermente per opera degli operai di batteria, incuranti dei t iri di fucileria e d'artiglieria che l'avversario continuò ininterrottamente ed in,tensament e sulla nostra ,posizione. · In quelle giornate d'azione dimostrarono grande attività e spiccato ardimento i sottotenenti Mario Malavolti e Tommaso Downie che, quantunque gravemente feriti, continuarono a rimanere ai loro posti di combat tirn.entÒ. ·Riportarono anche ferite gli artiglieri Narciso Tumiatti, P asqualini, Turella, Filiberto Monti, Emilio Melandri, Venturino Spinelli e Pascoli. Furono promossi per merito di guerra il caporale Emilio Melanchi e l'artigliere Valfrido Cantarelli. Non meno brillante fu il contegno della 7a Batteria che sul proprio fronte ebbe il nemico a poche diecine di metri dalla posizione : . ufficiali, graduati ed artiglieri tutti, anche in que;;to combattimerito gen,eralmente conosciuto come cc combattimento delle 40 ore», ben meritarono per la loro condotta. Nel pomeriggio del 26 marzo parecchi artiglieri avendo subit~ la vaccim1zione a,ntitifica erano febbricitanti e quindi a r iposo, ma al momento dell'assalto nemico tutti furono al loro po.,to di co:m,battimento, e incuranti di ogni fatic;.1 e di t utti i pericoli, si d imostrarono pronti a qual~iasi sacrificio. Nella notte del 26 q uesti stessi artiglieri, assistiti, comandati ed animati dai loro ufficiali, - tenente Losappio, aspiranti Cesare Lusignoli e Fernando Bocchi, che sulla linea dei pezzi furono sempre esemplari eccitat ori del pii1 effìcace ardimento, compirono atti di vera prodezza e di ammirevole valore; e agli

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STORIE REGGlMENT ALI -

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urli d i rabbia e cli odio dei.soldati nemici_ lanciati contro le nostre linee, i fieri artiglieri Ro.n3.gn:)li e S iciliani rispoiero con al te grida di sfida, e con viole~ti ed incessanti raffiche di fuoco. Intanto con l'aiuto. dell'unico telefonista superstite, sergente Ricci, e dell'esploratore caporale Mori, che, q uantunque ferito aveva voluto rimanere vicino al suo Comandante, a breve distanza dal nemico, il Comandante della 7" B1tteria contin uava a dirigere il tiro stando dietro le macerie dell'osservatorio di quota 206 tra l' infuriare del fuoço della fucileria avversaria. Fino alla sera del 27 la 7"' Batteria. continuò il suo tiro p reciso e violento sul nemico che verso le ore rg e dopo aver avu to gravi perdite ripassò disordinatamente _la vetta del Podgora , ins eguito dal fuoco efficace del 11,osti-o III Gruppo. Speciale ardimento ed attività mostrarono i capi-pezzo sergente Nino Paglieraui, caporali Primo Merlin, Ernesto Cesellato, Enrico Dall'Asta: più di tutti s i distinse il sergente Berardi che funzionò da capo-pezzo e da puntatore e in quell'.;_zione venne promosso sergente maggiore per merito di guerra. Anche l•Sa Batteria da q uota 192,. ad est di Valerisce, in questa accanita giornata di lotta contribuì efficacement e a respingere il nemico. Fin dal giorno 16 marzo essa era stata soggetta a•diuturno tiro d'artiglieria nemica .di ogni calibro, che era riuscito a smontare un pezzo e a p rodurre gravi da11,ni alla posizione. Nel pomeriggio del 26 durante la notte e nel giorno 27, sotto una vera temp~3ta di fuoco , per la condotta dei propri ufficiali ed a rtiglieri la Batteria ga·ceggiò con le altre Ba.tterie in ardore ed audace ardimento : il sottotenente FuBsi e l'aspirante Bernardini, s t;.mdo sulla li.11ea dei pezzi diedero costante esempio di valore; il Comandante la Batteria, capit. Enrico Giroiami, da un osserva.torio avan.zato sistemato a breve distanza dal nemico, con perfetta calma e sempre in collegamento con la. fanteria, diresse abilmente il tiro sul nemico incalzante, e quando riuscl ad arre3tarlo lo tenne per varie ore sotto un fuoco regolato e n utrito: per il suo esemplare contegno egli fu decorato con medaglia d'argento al valor militare. Degna d i ammirazione fu l ' azione del puntatore Domenico Plaino, che il1 q ueste memorabili giornate di lotta, con vero sprezzo del pericolo, rimase in permanenza presso il s uo pezzo non accettando il cambio di altro servente, finchè colpito in p ieno· il suo canb.one egli rimase ucciso. e cadde sovra, d i esso. Anche il puntatore Pietro Castellani, rimasto ferito, ritornò dopo la medicazione a.l s uo posto di combattimento, ta.ntochè si può ben dire che in q uesta sanguinosa ba.ttaglia 1'8" Batteria confermò la s ua fama di intrepida e VéLlorosa. Per valore e grande ardimento s i segnalò il Comandab,te del Gruppo magg. C<i rlo de Nobili, che col suo cont egno sereno, vigile e fermo, a.llorchè la quota 2 06 fu sottopo:,ta. a intenso tiro nemico cli grossi calibri diede a. tutti esempio mirabile di grande ten.aci,.i, di calma e di elevato spirito di sacrificio. Nel po-

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STORIE RJ,GGIMENTAU -

3oo ·DA

CAM P AGNA

meriggio del 27 marzo, stando dappresso al Comandante la Brigata Treviso, allorch~ fu da p 1.rte n03tra sferrato il contrattacco, il Coma1ldante del Ill Gruppo seppe abilmente far eseguire la necessaria preparazione d' artiglieria provvedendo poi all 'esecuzione dei tiri di accompagnamento colle bocche da fuoco delle batterie del Gruppo. Al termine d i questa lotta cruenta e violenta, il magg. de Nobili riceveva dal Comando·della 38 Armata il seguente telegramma che, fra l'emozione generale, le.sse a tutti gli artiglieri proprio là p resso i loro cannoni, sullo stesso campo di battaglia ancora sconvolto per la dura e sanguinosa rec~nte lotta: Fiero del successo ottenuto, ammirato del vostro valore, vi invio il mio plauso con la s icura: fiducia che come ieri e stamane, saprete sempre affrontare vittoriosamente il nemico ». Ultimata la lettura gli artiglieri innalzarono potente il grido di • Evviva 1' Italia » che si ripetè e propagò in mille echi. Mentre il III Gruppo svolgeva l'anzidetta lotta JJer arginare ·l' avanzata nemica da quota 240 a quota 2 0 6 (Grafenberg), anche le Batterie del 1 e del Il Gruppo con intensi concentramenti di fuoco battevano quota ·2 4 0, il Calvario quo t a 136 {Naso di Lucinico) per impedire una eventuale avanzata degli austriaci da quelle parti e per ostacolare l'accorrere elci rincalzi. Nel mesè di aprile e nella prima decade di maggio 1916, sul fronte dello faonzo e specialmente· in corri.spondenza del P odgora, l'attività dell'artiglieria austriaca fu piuttosto intensa aJlo scopo di sviare la nostra attenzione dal Trentino, e quivi eseguire i preparativi per quella nota ofl;ensiva nemica della « Strafe Expeditioll ». L'azione del fuoco avversario culminò in un violento uombarelameuto ·-delle nostre postazioni di artiglieria e dei nostri osservatorii su t utta la fronte corrispondente alla testa di ponte di Gorizia nei giorni 9, :ro e rr aprile: scopo del nemico era quello di mascherare la partenza per la fronte tridentina, di una parte delle sue artiglierie postate attorno a Gorizia. Alle ore r3 del 7 aprile, mentre su quota 206 un gruppo di artiglieri nostri lavorava attorno all'osser vatorio, una granata nernic,i da 305 Io colpi in pieno: otto di essi rimasero uccisi e vari altri gravemente feriti. I caduti furono : il caporale Oreste Montecchi da Reggio Emilia, splendida figura di artigliere modc3to ed illsieme valoroso, operaio intelligente ed abilissimo che tante prove cli ardimento aveva già dato cattivandosi l'affetto e la stima dei suoi superiori · e commilit oni; gli artiglieri Giulio Campanini e Baldassarre Piccin ini anch'essi da Reggio Emilia., Vir\Cel\ZO Scarabotto déL Rovigo, Mario P uiàtti da Sacile, Aurelio Cabrini da Cremona, Aurelio Londini da Forli e Domenico Morri eia Rimi11i: que;t' ultimo, rimaslo gravemen te ferito, fu t rasportato all'ospedale cli Vi.p ulzauo, ma malgrado le p i(1 amorevoli cure non potè sopravvivere; la m:i.ttina dell'8 aprile poco prima di morire mandò un estremo saluto alla madre lontana, ed a i camerati che lo assistevano spirò gridando : "Viva l' Italia, compagni ve11dicatemi I ».

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S'f ORIJ;;

Rt:GGlMRN1'ALÌ,

A questi valorosi caduti la 7a Batteria innalzò un bel monumento alia cui co3truzion,e concorsero tutti gli artiglieri ·della Batteria : t ale monumento .che e"3iste tuttora a 250 metri a sud-ovest cli quota 206, fronteggiante il Pòdgora e che fortunatamente venne rispettato dal nemico durante l 'invasione dell'autunrio 19r7, rimarrà a ricordo · imperituro del valore dei ,forti figli del -30° Reggimento. Nella prima decade di aprile anche la· collina di Pubrida ove trovavansi gli 03servatorii del ~I Gruppo, venne fatta segno a intenso tiro n.e mico; l'osservatorio del Comando d.i Gruppo fu ripetutamerite colpito in pieno . da grossi .calibri, t arltochè rimasero sotto le macerie il Comandante del II Gruppo·magg. Giacomo Fabbri, nonchè gli osservatori e telefonisti che a stento poteron,o · poi esserµe liberati. . Le posizioni della 4a e della 511 Batteria in quei giorni, e specialmente il 10 e l' II aprile, vennero inter,samente battute; i collegamenti t elefonici furono spe,se volte gua.<;tati e sempre riattivati dagli intrepidi telefonisti cli batteria. Il giorno 10 maggio il tiro. nemico sulla zona dei nostri osservatorii si intensificò, cosicchè ad un.o ad uno gli osservatorii di quota 206 vennero distrutti : il magg. De Nobili col sottotenente Ugo Ottogalli, ufficiale di collegamento del 14° Reggimento artiglieria (I Gruppo), 1wnchè il soldato Girandoni telefonista del genio rimasero sepolti sotto le macerie e fu vero miracolo se poterono uscirne incolumi; ma ciò malgrado la zona degli osservatorii non venne p erò mai abbandonata. Vennero pure battuti e colpiti gli osservatorii di quota 114 fra Soncinich e quota 206, di quota 100 dt Gradiscutta, di quota uo di Pubrida e di quota r2r di Bratinis (Collina Quadrata), e anzi quest"ultimo venne colpito in pieno ·ed il Comandante il I Gruppo, magg. Ugo Luzzatti vi lasciava la vita uriitamente ad otto telefonisti e stendifili delle 3 Ba.tt erie. La salma di questo eroico ufficiale, re$iuce valoroso delle campagne .d'Africa 189.5-97 e molto apprezzato da tutti gli artiglieri del Reggimento e particolarmente noto e beneamato anche dai fanti del Podgora per lo sprezzo del pericolo e per la grande audacia da.lui ì-ipetutamente dimostrati, v enne estratta dalle macerie e con commossa devozione trasportata e sepolta in luogo non battuto dal tiro nemico : alla sua memoria venne conferita la medaglia d'argento al valor militare. Lo sostitul per qualche settimana nel comando del I Gruppo il capit. Silvio Rossi, al quale poi ai prjmi di giugno succedette il magg. Alfredo Cuzzo Crea.. In tali giornat.e si distinse special mente il caporale Lapucci. telefonista del Comando cli Gruppo, che sotto l ' intenso bombardamento si adoperò per riattivare le comunicazioni .telefoniche con le batterie ed ottenne per ciò una medaglia di bronzo al valor militare . . 40° REGGIMENTO

A RTIGLIERIA DA CAM.P AGNA. -

Nel dicembre del 1915,


STORTE REGGIMENTALI -

43°, 44°, 46°

l)A CAMl'AGNA

il Reggimento che era sul Kovacic, col mandato di impedire al nemico irruzioni nella vallata di Totmino, prese parte a svariate azioni di caratt ere locale, sia offensive cbe repressive, e quasi giorna.lmente subì violentissimi concentramenti. cli tiri nemici. Dall'8 aprile al 13 aprile ciel 1916, partecipò alle azioni per la riconquista della Lunetta di Mrzli, rioccupata imprnvvisame1,te dal nemico in quei giorni, e il fuoco di interdizione delle s ue batterie fu così violento e preciso da produrre una tale profonda demoralizzazione nelle truppe avversarie di p residio della Lm,etta, tantochè, impossibilitate a ritirarsi causa il tiro di sbarramento effet tuato dalle nostre batterie, e rimaste anche per ciò prive .di v iveri, dopo . aver subito gravissime perdite, si arresero dandosi prigionieri in massa. Per questo brillante risultato il Reggimento ed in special modo il II Gruppo, fu solennemente encomiato dal Comando delJ•Sn. Divisione. 43° REGGIMENT O ARTIGLmRIA DA CAMPAGKA. - Ai primi di novembre dell'anno 1915, dopo un breve riposo il Reggimento ritornò nel Settore di Monte Sei .Busi dove restò .fino al ro agosto r91 6 e sempre alle dipendenze della 31n. Divisione, prese parte alla 4" e 5a battaglia sull'Isonzo svolgendo vivissime azioni di fuoco in quest'ultima battaglia durante i combattimenti effettuati alle t rincee del ,, ferro cli cavallo », del «ridot ti no», e della trincea «y

•.

44° REGGIMEN TO ARTlGLIE IUA DA CAMPAGNA . - A.li' inizio della 5a battaglia dell'Isonzo il Reggimento era sempre sulle posizioni cli Castelnuovo-Polazzo coi fanti della 2 1a D ivisione. L' u marzo, dopo intensa preparazione d'artiglieria, si iniziò l'avanzata, delle fanterie appoggiate anche dalle µatterie del 44° Reggime1,to. Malgrado le avverse condizioni atmosferiche, le Divisioni 21"' e 22n. il giorno 13 attaccarono risolutamente la fronte cima 4 del . S. ì\1Iichele-S. Martino, impadronendosi del cosidetto «ridottino » presso il Groviglio, e della trincea del « dente del Groviglio »; ma. ,,ei giorni 14 e 15 successivi contrattacchi aus triaci riuscirono. a s t rapparci il terreno conquis tato, per quanto valorosamente conteso d_alle nos tre fanterie appoggiate dal tiro di protezione delle nostre artiglierie. Il 44° Reggimento artiglieria durante tutta la battaglia concorse alla p reparazione, all'appoggio e alla protezione delle fanterie della 211\ Divisione concorrendo poi anche coi suoi tiri contro le linee nemiche sulla fronte della 22& Divisione.

460 REGGIMENTO ARTIGL1"R!A DA CAMPAGKA . - TJ nuovo anno 1916 trovò il 46° Reggimento nelle stesse posizioni e sempre alle dipendenze della 2.5" Divisione.

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PRODROMI OFFENSIVA N!•: L TR HN't'll\0

Durante la 5" battaglia dell' Isonzo dal!' n al 16 marzo 1916, la 250.·Divisione, per assolvere il compito affidatole, stabilì di attaccare le posizioni nemiche con movimento avvolgente per le ali, irrompendo a. sinistra dalle trincee delle « frasche >> ·e a destra dalle trincee « rocciose ». Alla preparazione di questo attacco concorsero le Batterie del 46° Reggimento, ma Uazione delle fanterie fissata prima per il giorno 13 e poi per il s uccessivo giorno 14,. non ebbe pieno sviluppo. . 48° RtWG[MENTO ART(GLfERli). DA CAMPAGNA. - All'inizio della si• ba.ttaglia dell'Isonzo (II marzo 1916) il Reggimento era sempre nella zona di schie~amento della 32a Divisione. Durante tale battaglia (n- 26 marzo) ·tutto il 48°, battendo i noti obbiettivi, partecipò all'intensa attività delle artiglierie della za. Armata, ma l'azione s u tutta la sua fronte ebbe carattere .essenzialmente dimostrativo, sovratut to per un improvviso e persisten te peggioramento delle condizioni atmosferiche.

PARAGRA.FO. Ilo PRODROMI DELL'OFFENSIVA AUSTRO-UNGARICA NEL TRENTINO.

Verso la fine del 1915 gli Imperi centrali, eliminata la Serbia . e conquistata tutta la· Polonia sino al meridiano di Riga, si trovarono in condizioni di non dover temere alcuna offensiva russa per · un non breve periodo EÌi tempo. Mentre il gen. Falkenhayn andava maturando l'offensiva contro Verdun, il gen. _Conrad lavorava per realizzare l'attuazione d·el suo piano, già studiato negli anni precedenti la guerra e consistente nel proposito di attaccare l' Italia, prendendo alle $palle il €,rosso dell' Esercito italiano schierato sull' Isonzo mediante un'azione offensiva dal Trentino attraverso gli altipiani di Folgaria e di Lavarone. Si è già accennato come il Piano del Conrad non avesse incontrato l'approvazione del ·gen. Falkenhayn al quale dal Conrad erano state richieste 8 o 9 Divisioni tedesche in sostituzione di altrettante Divisioni ·austro-ungariche impegnate in Gali_zia . . In. sostanza il Falkenhayn ·pur riconoscendo l'importanza di una siffatta azione c_ontro la nostra penisola, giudicava che l' Italia anche se colpita duramente non sarebbe stata costretta alla pace, ed i11 quanto alle forze per la realizzazione del Piano Conrad stimava che soltanto con 25 Divisioni ed un abbondante munizionaJnento

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MODIFICAZIONI Al PRTMITIVI CONCETTI

sarebbe stato possibile condurre a buon t ermine· un'offensiva de) genere. Il Conrad, :fisso e fermo nel suo d'isegno, non volle abbandonarlo nemmeno dopo il rifiuto del collega germanico e decise quindi di lan- · ciare la progettata offensiva contro l' Italia. La preparazione di tale offensiva fu iniziata nei primi mesi del 1916 ·e fin dal 6 febbraio il Comando Supremo austro-ungarico comunicò al Comandante del fronte sud-ovest, arciduca Eugenio, i suoi intendimenti e le sue direttive in proposito : operare attraverso gli altipiani di Folgaria, Lavarone ed Asiago verso il fronJe Thiene-Bassano con una massa di sfondamento {Ha Armata) seguita da altra massa di manovra (3°' Armata) : le due Armate avrebbero costituito il Gruppo di Armate del Trentino al comando dell'arciduca Eugenio. Il primitivo concetto, sia per ragioni t ecniche e sia p er ragioni di carattere personale dei due Comandanti d'Armata, subì una sostanziale modificazione suggerita dall'arciduca Eugenio : le due Armate si dovevano schierare una accanto all'altra, e cioè l'na. con i 3 Corpi d'Armata in prima schiera, e la 3a con 1 Corpo d'Armata in prima schiera e altri 2 Corpi d'Armata in seconda schiera. Circa la data dell'offensiva fu stabilito che essa avrebbe luogo nella prima metà di aprile, ed infatti il predetto schieramento fu pronto già ai primi giorni di tale mese. Ma le condizioni stagionali e l'abbondanza della neve precedent emente caduta, indussero il Comando del Gruppo di Armate a rimandarla varie volte ed .infine a fissarla per il 15 maggio, ciò che diede a noi il t empo per attuare vari provvedimenti atti a migliorare la difesa. I preparativi di un'offensiva di così notevole ampiezza non erano sfuggiti ai Comandi italiani i cui Uf-fici Informazioni vigilavano attent amente ed andavano raccogliendo abbondanti e precisi dati sui movimenti nemici. Già ai primi di marzo e cioè al loro inizio, l' Ufficio informazioni della ra Armata segnalò un'insolita affluenza di truppe e di materiali nella zona compresa fra Adige e Brenta ; in aprile l'entità di tali trasporti e la loro sistemazione confermarono ·che il nemico stava preparando non soltanto una grande offensiva, ma il ·predetto Ufficio informaìioni della ra Armata potè anche raccogliere notizie per cui l'offensiva stessa avrebbe dovuto effettuarsi tra Val Lagarina e Val Sugana.

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PROMEMORIA DELL' UFFIC IO DEL COMANDO S U PHEMO

Il 12 aprile risultò che nella zona, era vi un Corpo d'Armata al comando dell'arciduca ereditario ; nei giorni successivi furono segnalati arrivi di nuovi Battaglioni nonch.è di artiglierie da 305 e da 420, e di un'altra Divisione; il 24 aprile sempre il detto Ufficio informazioni riferiva p.recisando la presenza di r59 Battaglioni nemici e circa roo batterie, e poco dopo accertava che il numero cli Battaglioni era salito a ben 209. Già nel gennaio da varie fonti erano giunte anche al Comando Supremo notizie concordanti e precise in proposito, e continuarono ad arrivarvi sino all_a vigilia dell'offensiva: e anzi talune di queste notizie erano portate anche da· elementi che non lasciavano dubbio sulla loro fondatezza cli veridicità. Tuttavia in un promemoria trasmesso al gen. Cadorna il 3 aprile, l' Ufficio Situazione èd Operazioni del Comando Supremo riteneva di poter concludere nel senso seguente : « in complesso si è tuttora d'avviso, - avviso, avvalorato dalla impressione che si prova leggendo le intercettazioni telefoniche del nemico, - che il Comando aust~o-ungarico non possa eseguire operazioni offensive in grande stile, e che tutta la sua attività alla nostra fronte è diretta a tenere le posizioni attuali e fÒrse a correggerne la linea più ·avanzata >>. Detto promemoria invero concordava in pieno con la personale convinzione del gen. Cadorna, che cioè il nemico non soltanto non fosse in grado di svolgere un'offensiva di grande stile, ma che-, svol~ gendol!)., avrebbe commesso un. fatale errore, il Cadorna stesso del resto nella sua opera <e La guerra alla fronte italiana i>spiegò in seguito le · ragioni che lo inducevano ad un tale convincimento. Soltanto verso la fine di' aprile nuovi dati forniti da vari Uffici informazioni riuscirono a modificare la radicata persuasione del .n.ostro Comando Supremo e .ad orientarlo verso la presumibile possibilità di attuazione del disegno avversario : In vista pertanto cli una tale eventualità, ormai certa, il Comando Supremo i_taliano attuò alcuni provvedimenti precauzionali nei riguardi della ra Armata alla quale era affidata la difesa d el Trentino, e d'altra parte il Comando di que. sta ra Armata, avendo raccolto molte é preziose notizie circa i Piani del nemico, era ben convinto che l'attacco austriaco si sarebbe svolto sulla sua fronte, ed invocava per ciò che gli effettivi delle dipendenti sue Unità fossero in tempo utile riportati alla primitiva efficienza, cioè a quella che esse avevano prima delle climi-

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DATI RELATIVI ALLE ARTIGl,IERIE AUSTRIACHE

nuzioni subite per alimentare le offensive sull' Isonzo dell'autunno del 1915. In èomplesso, dal marzo al 14 maggio, il Comando Supre1ilo inviò alla 1a Armata le seguenti forze : 70 Battaglioni, 17 batterie di piccolo calibro e 4 batterie di medio calibro, e t enne poi a disposizione del Comando Supremo stesso, per essere impiegate·sulla front~ della 1a Armata, altre z Divisioni e 24 batterie di medio calibro· ; ordinò inoltre il rimpatrio della 44a Divisione dall'Albania ed il suo concentramento nella zona di Desenzano ; e come Riserva tenne a disposizione i Corpi d'Armata X e XIV ad. est del Tagliamento ove era altresi raccolta la 27a Divisione, già destinata alla 1a Armata in caso ·di bisogno. Tale ultima Divisione fu poi infatti la prima a muovere "11011 appena ebbero inizio gli avvenimenti offensivi nemici.

PAÙAGRAFO

rzO . .

DATI RELATIVI ALLE ARTIGpERIE AUSTRIACHE ALLA VIGILIA DELL' OFFENSJ V Ì\ .

· Sulla trasformazione e sull'aumento dell'artiglieria italiana nei primi mesi del 1916, abbiamo già ampiamente riferito trattando dell'ampliamento dell' Esercito italiano, è sarà detto ancora in seguito di due delle specialità che ebbero maggior sviluppo : le artiglierie pesanti campali e le bombarde. Ma anehe nell'Esercito austro-ungarico l'esperienza della guerra ·aveva indotto a vari mutamenti nell'Artiglieria. Nell'agosto del 1914 compiuta ; la mobilitazione generale dell' Esercito austro-ungarico, esso risultò dotato delle seguenti Unità d'artiglieria campale : 42 Reggiménti di cannoni dé!,· campagna 14 Reggimenti di' obici da campagna 14 Divisioni (r) di obici pesanti campali - ro Reggimenti di artiglieria da montagna 8 Divisioni di cannoni da campagna Land wehr (1) In· questo paragrafo si indica col nome di Divisione d'artiglieria la suddivisione del RÉCCIMENTO d'artiglieria : sostanzialmente l' Unità d 'artiglieria italiana corrispondente sarebbe il Gruppo.

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DATI RELATI VI ALLH ARTIGLIERIE AUSTR(ACl-!E

Divisioni cli obici da campagna Landwehr Reggimenti di cannoni da campagna Honwed Divisione di cannoni da montagna (dalmata) Divisioni di artiglieria a cavallo, delle quali .z Honwed - 14: Batterie d i cannoni (di riserva). Esse vennero così distribuite : · - r Reggimento di cannoni da .campagna p er ogni Divisione 'di fanteria mobilitata ;. il "Regginiento . d'artiglieria e la Divisione .di fanteria non portavano lo stesso numero distintivo ; il Reggimento era su 4 o 5 Batterie, e ciascuna di esse, .all'atto della mobilitazione era aumentata da 4 a 6 pezzi; - r Reggimento di obici da campagna p er ognuno dei pdmi 14 Corpi cl '.Armata mobilitati (i Corpi d'Armata XV e XVI ebbero esclusivamente artiglierie da montagi1a) ; il Reggimento d'artiglieria e il Corpo d'Armata portavano lo stesso numero; il Regginiento che era su 4 Batterie e ciascuna di esse all'atto della mobilitazione era aumentata da 4 a 6 p ezzi, venne diviso in z Divisioni (Gruppi) cli z Batterie, ed ogni Gruppo fu assegnato ad ognuna delle Divisioni _d i fanteria che costituivano il Corpo d'Armata. La terza Divisione di fanteria del Corpo d 'Armata, se era di Landwehr aveva un Reggimento di artiglierie da campagna su 4 batterie, I Divisione (Gruppo) .di cannoni ed r Divisione (Gruppo) di obici da campagna Landwehr, ed ogni Divisione (Gruppo) d'artiglieria era su z batterie di 4 pezzi; se la predetta terza Divisione di fanteria clèl Corpo d'Annata era di Honwed, essa aveva r Reggimento di cannoni da campagna Hon.wed. Il numer9 di batterie nei vari Reggimenti d'artiglieria èra va.riabile ; - r Divisione (Gruppo) cli obici pesanti campali per ognuno · dei primi 14 · Corpi d'Armata mobilitati ed alla diretta sua dipendenza; Divisione. d'artiglieria e Corpo d'Armata portavano lo stesso numero ; la Divisione (Gruppo) d'artiglieria era su due . batterie; e ciascùna di esse all'atto della mobilitazione era aument ata da 2 a 4 pezzi; - un'aliquota di artiglieria da montagna, variabile a seconda delle circostanze, per ogni Corpo d'Armata mobilitato (i Corpi d'Armata XV e XVI ebbero, come. si è detto, esclusivamente artiglierie da montagna, e quindi in maggior quantità degli altri Corpi d'Armata)'. I Reggimenti _cli ai"tiglieria da montagna avevano formazione Ini- 8 - 8 - . r - ro

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P ROVVIDEN ZE PER AIJ MJ::NTARE MATERIALI J,; DOTAZCONI

sta in un numero vario di batterie di cannoni e di obici da montagna; · - 1 Divisione (Gruppo) di artiglieria a cavallo per ogni Divisione di cavalleria mobilitata, ed ogni Divisione d'artiglieria era su 3 batterie; - .I Batteria di cannoni di riserva per ogni Brigata di fanteria Landsturm mobilitata. Pertanto la distribuzione cli artiglieria campale fra le grandi Unità austro-ungariche risultò, in linea generale, analoga a quella schematicamente descritta nel seguente grafico . In complesso quindi : 42 p ezzi tra obici e cannoni per ogni Divisione di fant eria dell'Esercito destinata alle vere e proprie azioni di guerra ; 40 pezzi tra bbici e cannoni per le Divisioni di Landwehr, e 6 cannoni per le Divisioni di Honwed, nonchè 8 obici pesanti al Corpo d'Armata, oltre all'artiglieria da montagna che il Comand.o dell'Armata assegnava a ciascun Corpo d'Armata : ogni Corpo d'Armata su 3 Divisioni poteva così contare all'incirca su una media di 140 bocche da fuoco.

*** Ben presto però le necessità della guerra di movimento e di trincea e l'aumento .delle grandi Unità di fanteria, imposto dallo sviluppo delle fronti di battaglia, dimostrarono che le dotazioni esistenti, sia per il loro numero globale che per la proporzione relativa fra le varie specie di bocche da fuoco, erano insufficienti ai bisogni. n Comando Supremo austro-ungarico valutò quindi della massima importanza e della più urgente necessità di aumentare in modo costante ed intensivo le dotazioni organicamente assegnate alle grandi Unità, e di rinnovare completamente i concetti fino allora osservati per la distribuzione e l' impiego delle bocche da fuoco. Già dal 1915 si cominciò quindi in Austria ad emanare una serie di provvedimenti la cui applicazione graduale, in corrispondenza alla potenzialità di costruzione degli arsenali ed alle necessità organiche e tattiche, doveva portare all'attuazione di tutto un vasto programma di riforme che alla fine del 1918, alla caduta cioè della duplice Monarchia, non era stato ancora del tutto attuato. Le linee generali cli questo programma si riassumono nei tre seguenti capisaldi : -

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· 5~ ch'v. fa,n t ,1, ,1, ,J, ,J, ,p F.K.R.3 .

6 6 6

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1 1 1 1

I CORPO .D'ARMATA 12a div. fa,n t P6a div. La,ndwelzr

a 6 (3°rgt..art. camp.) .

1/F. H.R. j

6 6 (1adiv.del l rgt.ob.camp.) 0

•I• •1 1 ,1, ,1, F.KR.2 6 6 6 6 (2°rgt.art.camp.) 1 1l1 . 11 D/F. H R. 7 'l' 'l' .Lw. F. K. D. 4,6 6 6 (2adiv. del l°rgt.ob.camp.) 4 4 (46adiv.art.camp. Lw.) 1 .!: '!' Lw. F.H.IJ. 46 '!' S.H.oI·v. 1 4 4 {46~div.ob.camp. Lw.) 4 4 (1adiv.ob.pes.camp.)

! 111 111 tl 1 111 F. K.R.12 6 6 6 6 6 (12°rgt.art.camp.)

11

t

Fig. 15 - Distribuzione delle artiglierie austro-ungariche fra le Grandi Unità.


l'HOGRAMMA lJI RIFORME

10) - aumentare di molto il n umero delle bocche da fuoco assegnate alle grandi Unità mobilitate ; 2°) - dare una maggiore preponderanza numerica agli obici ed alle bocche da fuoco campali di medio calibro rispetto ai cannoni ed alle artiglierie leggere ; 3°) - assegnare la massa delle artiglierie campali alle Divisioni di fanteria. L'esperienza della guerra aveva infatti confermato fin dal 1915 l'importanza delle Divisioni di fanteria come vere Unità di combattimento, importanza accresciuta di poi dal localizzarsi della guerra di trincea la qua le, dando alle .Divisioni di fanteria fronti estese e maggiori che non si usassero nella guerra manovrata, aveva imposta la necessità di asseg,narc alle Divisioni stesse tutte le artiglierie necessarie per svolgere autonomamente e cioè coi soli loro mezzi un'azione campale. Difensiva od offensiva che fosse per essere quest'azione, occorreva che l_a Divisione d·i fanteria fosse messa in condizioni di effettuare tutti i tiri di preparazione, di sbarramento, di interdizione, di accompagnamento, ecc. ecc. che le contingenze tattiche del momento fossero per richiedere, e fosse d'altra parte in grado di mantenere sempre la mobilità inerente alla sua fondamentale caratteristica di vera grande Unità di combattimento. Venne perta nto dato grandissimo impulso alla costruzione di obici da campagna e di artiglierie pesanti campali, con l' intenzione di assegnare r Reggiment? d'artiglieria di ciascuna di queste specialità ad ogni Divisione di fanteria, a ciascuna delle quali venne anche conservato r Reggimento di cannoni da campagna assegnato dal vecchio organico. Alle maggiori grandi Unità (Corpo d'Armata Armata - Gruppo d'Armate) vennero invece asségnate le grosse e le grossissime artiglierie, nonchè le artiglierie autocarreggiate. Questo vasto programma di riforme, venne attuato, come si è detto, in modo graduale e rispondente alla potenzialità del!' industria nazionale austro-ungarica, e nel corso del suo sviluppo subì modificazioni e migliorament i suggeriti dal progresso della tècnica e dalle nuove esigenze t attiche sorgenti dal prolungarsi della guerra. Nel 1915, come primo passo,. venne aumentato il numero delle Batterie nei R eggimenti di cannoni da campagna portandole in taluni Reggimenti a 9 ed anche a 1 0 Batterie (come nel 21° Reggimento}, sicchè il totale delle Batterie che nell'agosto 1914, fra l' Esercito combattente e le due Landwehr, era di 263, a l 31 d icembre

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AUMENTI ORG ANICI

1915 risultò di 428. Ad ogni Divisione di fanteria di Corpo d'Armata venne inoltre asségnato l Reggimento dì obici legger i da campagna in sostituzione della Divisione d'artiglieria (Gruppo) precedentemente distribuita. La costituzione di questi nuovi Reggimenti venne effettuata: a) - in parte sdoppiando quelli già esistenti ; b) - in parte trasformando l'armamento cli quei Reggim.entì dì cannoni dell' Esercito comb~ttente già esistenti che portavano un numero distintivo uguale a quello dei Gruppi (Divisioni), o dei Reggimenti di cannoni in distribuzione alle Landwehr; e) - in parte infine con nuove creazioni. Alla fine del 1915 il nuovo organico non era stato an·cora completamente raggiunto da tutte le Unità, ma già un foÙe aumento si éia ottenuto in confronto con le antiche dotazioni. .Infatti mentre all'atto della mobilitazione esistevano complessivamente 72 Batterie di obici leggeri ripartiti in 14 Reggiment i ed 8 Gruppi (Divisioni) ; al _31 .Dicembre 1915 si contavano già 143 Batterie di · tali obici, ripartite in 18 Reggimenti, diversamente · numerati , e 12 Gruppi autonomi. Le Batterie dei Reggimenti d'artiglieria che non erano ancora stati costituiti, vennero provvisoriamente assegnate ad altri Reggimenti, talurìo dei quali raggiungeva così un organico persino cli 9 ·Batterie (come nei Reggimenti 17° e 35°). Nell'.artiglieria pesante camJ_)ale durante il 1915 non vennero apportate sostanziali riforme sebben~ che per questa specialità fossero state .decretate la .trasformazione delle vecchie Divisioni (Gruppi) in Reggimenti a formazione mista cli obici é di cannoni, e la costituzione di l Reggimento per cias.cuna d~lle Divisioni di fanteria, alle quali, secondo i nuovi criteri adottati e come si è già. detto, veniva assegnata ·la massa delle ·artiglierie da campo : per evidenti ragioni tecniche alla fine del 1915 le predette provvidenze non erano pertanto molto avanzate nella loro 'attmìzione. Da 28 Batterie ripartite in 14 Gruppi divisionali, ·quale era 'cioè la 'situazione di queste bocche da fuoco nell'agosto del 1914, alla fine del 1915 si passa ad una consistenza di 50 Batterie ripartite in i6 Gruppi, Batterie tutte ,assegnate all' Esercito c·ombattente. A quest'-µltima data si avevano inoltre, se pure soltanto in embrione, in corso di realizzazione i seguenti .provvedimenti : 4 Batterie autonome di cannoni pesanti campalì da cm. 10,3 ed l Divisione (Gruppo) con l Batteria di obici pesanti campali Honwed,. il che alla

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CO NSIDERAZIONI SULLO SVILUPPO DELL'ARTIGLIERIA

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DURANTE LA GUERRA

fine del 1915 por tava a 35 il numero totale delle · Batterie pesanti campali esistenti : Anche nei riguardi dell'artiglieria da montagna e dell'artiglieria a cavallo, ben poco venne fatto nel 1915, t ranne qualche lieve aumento nel numero d i Batterie, e la costituzione di quei Reggimenti o Gruppi che, previsti già nei precedenti progetti di mobilitazione, non erano ancora stati costituiti nel 1914.

*** Sullo sviluppo dell'ar tiglieria austro-ungarica durante la grande guerra ha scritto un'opera intere~santissima il colonn. d'artiglieria austriaco Eimannsberger, e ad essa noi ricorriamo ancora qui per riportare alcune considerazioni ed alcuni dati che completano il quadro sopra prospettato. Parlando delle artiglierie esistenti nel 1914 egli dice : ... Non mi dilungo qui a presentare le singole bocç;he da fuoco . Insisto tut. I tavi.a sul fatto che in base ai piani di guerra e alle caratteristiche dei conseguenti possibili teatri d'operazione, la preponderanza è data dall'obice. Anzi è da rilevare in proposito che balisticamente il cannone d a campagna devesi considerare piuttosto come un obice. Questi tipi di artiglierie - eccezion fat ta del cannone pesante - non sono sta.ti sin qui s~p erati da altri più p erfetti, mentre poi gli apparecchi di puntamento sono tuttora tra i migliori del mondo. Per l'artiglieria pesante veniva costruito tra il 1908 e il 1912 il mortaio da 30 centimetri: era questo il primo mortaio che presentava caratteristiche soddisfacenti per l'impiego contro opere corazzate e in cemento, ed offriva il vantaggio di una relativa mobilità., tanto che poteva, almeno su strade a fondo buono, seguire l' Esercito in campagna: esso era una bocca da fuoco di magnifico rendimento e che ebbe nella nostra artiglieria pesante il posto preponderante che già. era st ato precedentemente attribuito al mortaio mod. 98 da 2 40. Contemporaneamente alla fabbricazione delle artiglierie elencate avveniva quella delle munizioni. La granata per mortaio da 30 cm., di acciaio temperato e che per la ·sua grande carica di scoppio doveva essere necessariamente a parete sottile, era in grado di sviluppare un'enorme energia al momento dell'imbatto: essa cost ituiva. un vero capolavoro della t ecnica degli altiforni delle provincie alpine. Contemporaneamente si fabbricava. la granata-shrapnel, nella quale lo -

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CONSIDJi:RAZIONI SUT.LO SVI LUPPO DELL' ARTtGLIERIA

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shrapnel univa i s uoi effetti materiali in estensione a quelli morali della granata. Tutto considerato, possiamo affermare tranquillamente cbe la tecnica artiglieresca e l'industria austro-ungariche avevano assolto in modo perfetto i compiti loro affidati. ... Nel 1914, a l momento della mobilitazione, ogni Divisione di fanteria disponeva di r Reggimento campale su 5 Batterie e di I Gruppo obici su 2 Batterie, in tota.le 42 p ezzi. Tra Lanclwehr ed Honwed non vi era nessuna sostanziale differenza, e per ogni Corpo d'Armata esisteva I Gruppo di obici pesan ti su 8 p ezzi. Considerando per la Divisione di fanteria 10.000 fucili, si conchiude che per 1 .000 fucili si avevano poco pii1 di 4 bocche da fuoco: numeri che divent.a no ancora più eloquenti se si pon mente che la Divisione di fanteria francese disponeva di 72 pezzi, e quella tedesca di 80 pezzi, ivi comprese le artiglierie pesanti campali. Se ne conchiude che all'inizio della guerra la nostra artiglieria era insufficiente, ed i tipi di bocche da fuoco, eccezion fatt a dei cannoni da campagna, erano sorpassati : considerazione questa da ten~r sempre presente, ogni volta che si deve esprimere un giudizio sulla nostra ar tiglieria dell 'anno 1914 . .. .Nella guerra mondiale, come del resto :n:elle altre guerre, veniva ancora una volta confermata la tesi che la caratteristica principale dell'artiglieria non sta tanto nella sua mobilità quanto nella sua gittata e nell' efficacia dei suoi proietti. Conformemente a tale tesi, nel 19 16 apparivano al fronte il cannone e l'obice autoportati, men tre poi venivano apportate modificazioni al mortaio da 305 per ottenere una maggiore gittatà. ed un più a mpio settore orizzontale di tiro. Nel 19Ì5 anche le bocche da fuoco più pesanti fanno la loro comparsa al frol\te : nella primavera di q uell'anno vengono resi t rasportabili su strada gli obici da 420 approntati per il porto militare di Pola ; nel 191 6 è la volta dell'obice da 38 cm. ; e infine è il turno del cannone da 24 cm. che raggiunge una gittata di 30 Km. Il trasporto di tali possenti bocche da fuoco avveniva a mezzo di trazione elettrica. Òccorre qui ricordare che, eccezion fatta del cannone da 24 cm., le bocche da fuoco suddette erano redditizie soltanto se impiegate in casi speciali, quale per esempio la distruzione rapida di opere permanenti, mentre su obbiettivi di minore impol"tanza, i loro tiri avevano essenzialmente un effetto morale, e pértanto tali colpi dovevano essere considerati come sprecati. La spina dorsale dell'artigÌieria campale continuò ad essere rappresentata dalle bocche da fuoco di piccolo e di medio calibro, con limite massimo a 15 centimetri per l'obice campale; ma il sopravvenire della guerra di posizione costrinse l'artiglieria a completarsi con altri mezzi, e precisamente con quel

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CONSIDERAZ[ONI SULLO SVILUPPO DELL' ARTIGUERIA

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m.:i,teriale speciale che i francesi molto propriamente chiamarono « artigJ.ierie di trincea». La. nostra i11dustria austro-ungarica, oberata di lavoro, fu costrett_a a rinviare la definizione di un tipo moderno cli l~nciabombe ,a quando fosse avvenuta la riorganizzaiione dell'artiglieria, tanto che in cons.e guenza i Iancia_b ombe di piccolo, med_io e grosso calibro poterono .essere distribuiti aJle truppe solta.nto nella primavera del 1918, e pertanto sino a quell'epoca la nostra fanteria fu costretta ad usare, come ar t igli~rie da trincea, dei mezzi di r ipiego improvvisati e costruiti in diverse fabbriche. Ma la difficoltà più grande, specialmente al!' inizio della guerra., non cons isteva nella fabbricazione delle bocche da fuoco, ma bensi nel continuo rifornime.n to delle m unizioni che dal fronte venivano richieste con un ritmo sempre p ii1 impressionante, e all'uopo tutta l'industria metallurgica, fatte poche e gius tificate eccezioni, fu adibita alla fabbricazione di proietti; ma ciò m algrado dovevano passare alcuni mesi prima che tale adat tamen to dell'industria venisse sentito con efficacia dalle truppe operaJ1t i. Intanto non fu possibile evitare c he, per esempio i1ell'autunno del 1914, si manifestasse una vera .crisi di munizioni, aUorc hè le prestabilite·riserve, predisposte fin dal tempo di pace, furono rapidamente esaurite. Chi era allora al fronte ricorda che le dotazioni di mµnizi<mi furnno talmente dstret te che in alcµni casi una bocca da fuoco noq poteva sparare pii1 di ro .colpi al giorno, e· si può q uindi affermare che tale crisi potè essere superata senza troppo ·g ravi conseguenze 1u1ic_arne11t e per il (atto che essa ebbe carattere generale per gli Eserciti di t utti i Paesi in g uerra. :Ad ogùi modo u:n.a tale crisi fornì una dimostrazione convincente della difficoltà che può conseguire dal tradurre in at to teorie nuove, quale per esempio · q uella del ca.nnone a tiro rapido·. Per s upplire alla deficienza numerica d i munizioni, si dòvette rnprasseclere, almeno per un periodo prnvvisorio, alle esigenze qualitative . e fu :così che. n.ell' inverno 1914-15 nacque-la granata ripiena . Nella primavera 1915 le deficienze di munizioni . erano ripianate e non si· ebbero·più crisi pericolose, ma devesi però tener presen te che il nostro c<_msumo di munizioni fu sempi:e notevolmente limitato per rispetto a que)lo fatto · dai tedeschi, che raggiunse proporzion,i addirittura fantastiche . ... Nei primi mesi della guerra, nell'intento cli-costit uire il maggior numero possibile di Batterie fummo costretti a ripristinare anche il mat'èriale antiquato · da campo e da. fortezza, ed in conseguen,za il Comand? Supremo s ' impossessò a nche dei cannoni che la nostra indu~tria aveva preparato per la Turchia e· per ltt Cina. Le .clifferenz·e d'impiego esistenti tra artiglieria campale è artiglieria da fortezza vennero eliminat e s in dall' inizio della guerra. . ; Nel gennaio 1915 si iniziar0no 1~ consegne del nuovo ma~eriale che co_nti.~ 622 -


CONSlDl,RAZ_TONI SULLO SVILUPPO DELL' AR'.l'JGLIERIA

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nua.rono 'ininterrotte sino alla fine della guerra.. La produzione del 1915 : ei_:a esclusivamente intesa a sostituire il materiale antiquato ; e soltanto più tardi si potè provvedere ad un aumento numerico delle bocche eia fuoco. Nel · 1916 vi fu · il pr.imo ed uniforme aumento delle Brigate d'artiglieria campai~. assegnate alle formazioni di linea ed a quelle territoriali : i Reggimenti d'artiglieria ·campale, accanto alle 4 Batterie cannoni ebbero. 1 Batteria contrnaerei, ed.in.oltre ad ogni Brigata cli fanteria ver1nero assegnati r Reggimento campale su 4 Batterie, ed r Reggimento campale con z Batterie di obici ed 1 Batteria cli cannoni pesanti. In conseguenza nell'ottob1e 1916 ogni Div~sione di fanteria disponeva di 6·4 bocche da fuoco a deformazione . ... L'autunno del 1914, con le sue sangµioose battaglie, può essere definito l'epoca eroica: durante quel periodo la fanteria, così come in tempo di pace l'avevano addestrata, assolse valorosamente i compiti affidatile con attacchi veloci e ciò fece ripetutamente anche op~ra11do da sola senza·l 'appoggio del ti~·o d'artiglieria; qualunque fosse stato il nemico che le stava di fronte, la nostra fante-r ia attaccava, anche se l'avversario era schierato d ietro parecchi ordini di reticolati, o protetto in posizioni frontali da Batterie d •artiglieria oppor\ unamente ben postate. Ai nostri fanti una cosa sola non piaceva: la difesa., e pertanto quei pochi mesi deJl'autunno 1 91 4 sono stati caratterizza.ti da aiti di iucreclipile eroismo, ma anche e perc.iò contrassegnati da perdite altrettanto incredibili: alla fine dell'anno 1914 il fìor'fìore del nostro Esercito era caduto. In quell'epocala .fanteria non aveva. una troppo grande opinione dell'artiglieria: ogni fante era convinto - apparentemente con ragione - che in momenti così · critici com~ quelli, t utto .il peso della lot ta doveva grava.r e e gravav~ sulla ,e 1:e. gina :delle battaglie ». Fin dai primi combattimenti apparve che la nostra arti~lieria non era .in grad9 di far. tacere le batterie àv.versarie, e ris ultò pure che in nessun .caso fu possibile, con batterie avanzate e perciò molto J>rovate, di far appoggia.re io.-modo ,efficace gli sfondamenti delle linee nemiche per parte della n,ostrn fa1,teria, e ciò perchè tali batterie venivano ben presto eliminate dalla suJ)eriorità di fuòco dell'avversario. All'artiglieria non rimaneva pertanto altro compito che .quel~o di aiutare l' attacco , delle fanterie rimanendo in posizioni copérte, tanto che conseguiva che le perdite dell'artiglieria eraùo cli gran lunga inferio/i a. quelle della fanteria . ... Col perfezionarsi della guerra. di posizione le poss'ibilità della difesa andarono sempre aumenta1ido : i trinceramenti vennero scaglionati in profondità ; in un labirinto guant? mai difficile da riconoscere e da .i ndividuare trovarono posto: i11 prina linea i combat tenti , pii1 indietro le prime Riserve, poi i lanciabombe ed in fine le mitragliatrici; .e per evitare ogni sorpresa avversa.ria, i cammitlamenti vennero protetti da reticolati . .Si pensi , ora quante e quali, difficoltà si pres~ntassero ad una fant~r(~


CONSIDERAZIONI S ULLO SVIT,IJi>PO DELL'ARTIGLIERIA

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mandata all'attacco di simili posizioni!? P er la fanteria sussisteva.no soltanto probabilità. di successo se preventivamente l'artiglieria riusciva ad abbattere gli ostacoli e poi ad eliminare i nidi di fuoco e specialmente quelli di ·mitragliatrici, ma poichè i difensori mascheravano accuratamente i mezzi a loro disposizione, il compito dell'artiglieria diventava sempre più arduo, e poichè non era possibile ormai di individuare questo o quel centro di resistenza:, occorreva bat. tere e distruggere tutto un complesso sistema fortifìca.t o. I compiti dell'artiglieria si moltiplicarono quindi talmente, sicchè le bocche da fuoco assegnate alla Divisione di fanteria non poteva.no assolverli, sovratutto perchè, nella maggioranza dei casi, il fuoco di distruzione e quindi quello di preparazione non potevano in genera.le essere effettuati che dagli obici. Per ogni offensiva sarebbe quindi stato necessa.r io di concentrare un nu· mero rilevante di <J,,r tiglierie, e _s ovratutto di obici da 15 centimetri. Ma anche portando al massimo il numero delle bocche da fuoco, prima di poter ritenere spianata la via per l'avanzata delle fanterie bisognava sempre contare su un.a grande massa di fuoco che potesse durare per intere ore, e poichè il trasporto di tante a.rtiglierie e sovra.tutto il concentramen,to di un numero cosi imponente cli munizioni richiedeva molte settimane, cosi un attacco ·q ualsiasi fini per diventare e per trasformarsi in un vero è proprio problema sovra.tutto logistico, nel quaie l'Unità elementare d'artiglieria - la batteria - dovendo essere subordinata a tante condizioni di disponibilità di mezzi, del loro traino e del loro trasporto, finiva per venir a perdere completamente la propria indipendenza. · Diventò altresisempre più sentito il bisogno di affidare. alle bocche da fuoco il compito di ridurre al silenzio le bocche da fuoco dell'avversario; in modo che il fante avanzando non dovesse compiere che una marcia, ma nella realtà questo non.potè però avvenire, ed il fante andando all'attacco dovette sempre percorrere un lungo e ·pe11oso calvario. La prima offensiva preparata veramente con criteri moderru e con mezzi adeguati fu quella del maggio 1915 che portò alla sfondamento di Gorlice: successivamente si ebbero altri casi in cui l'attacco - appunto perchè accuratamente predisposto ·ed qpportunamente preparato cor.i una grande massa di fuoco - riusci, mentre poi in altri casi tale preparazione non fu indispensabile, perchè allora intervenne il fattore «sorpresa». Casi tipici del genere furono la presa di Belgrado. il 24 Òttobre 1915 e lo sfondamento del n,ostro fronte a Luck il 4 giugno 1916, e sarebbe invero interessante cli poter elenca.re i mezzi di artiglieria impiegati durante tali azioni. · .F u poi constatato che ogni volta che l!attaccante, usciva dal 1:aggio d'aziolle della propria artiglieria, le su,e condizioni si. facevano più difficili in confronto delle possibilità del difensore : un esempio di questa c?nstataziolle è dato in

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SIT UA ZIONE DELL'ART.lGLl ER1A

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NEL

1914

E NEL 19t.5

modo lampante da quanto avvenne nei nostri confronti durante lo svolgimento dell'offensiva del maggio 1916 contro l'Italia. Il 15 m aggio gli Italiani, sorpresi dalla nostra avanzata, abbandonavano le posizioni di prima linea.,' ma le nostre truppe non riuscirono a giungere in pianura contempora:n,eamente alle fa~terie italiane, le quali ebbero cosi modo di riprendersi e di organizzarsi a difesa prima ancora che le nostre artiglierie potessero intervenire. Se avessimo avuto maggiori quantità d i artiglieria da montagna, la difesà italiana sarebbe stata infranta, e se poi le difficoltà del terreno alpino non 1'avessero ostacolato, le nostre bocche da fuoco avrebbero potuto tempestivamente giungere in pianura ·: in altri termini sulla fronte Tridentina si ripetè I' inconveniente verificatosi in Galizia, e cioè non fu possibile di sfruttare appieno il successo per mancanza di bocche da fuoco e sovra.tutto di munizioni.

*** A riepilogo di quanto scritto dal colonn. Eimannsberger riproduciamo qui la situazione dell'artiglieria austro-ungarica alla fine del r915 da, lui r iportat a:

AGOSTO

Artiglieria da montagna

Artiglieria a cavallo

191 ,1.

72 Batterie di cui 52 di cannoni e 20 di obici, ripartite in xo Reggimenti e r Gruppo autonomo.

O lCEM!lRE

l9l5

ro7 Batteri e di cui 77 di can noni e 30 di obici, r iparti te in r 4 Reggimenti ed r Gruppù ~utonomo del!' Esercito combat tente.

30 Battetie ripartite in ro 35 Batterie ripartite coni.e Gruppi (9 dell' Esercito com- contro . battente ed r di Honwcd)

Finalmente nel 1915 era stato dato anche i mpulso alla costruzione delle Angriffsartillerien, cioè delle grosse e grossissime artiglierie as~egnate alle m;i.ggiori Unità.


LE ARTICLm Rrn PESA NTI CAMPAI.I ITALIANE

Il seguente specchio contiene i dati di confronto fra la situazione n el maggio 1915 e la situazione nel dicembre 1915. BATTERIE

NUMERO SPECIE DELLE BOCCHE DA FUOCO

Morta io da cm. 30,5

I

. Mortaio da cm. · 24 ..

5

Mortaio da cm. 15 ..

IObice da cm.

I

15 . . . .

Cannone da cm.

12 •

Cannone da cm. 10,4 TOTAI.E

\

s

52

10

I

32

Cannone da cm. 15 .

I

20

) '

..... ..

3

15

70

.10

I

I

NEL

dicembre 191 5

maggio 19 15

14

ESIS1'ENTI

9

18

!2

8

I

(

)

78

I \

l

l

2!)

Aumento

Percento di aumento

6 su 14

0,4

3 S\I 5

o, 6

9

9

SU I

8 su 32

0,4

6 su 3

2

-

-

- - -

I

70

107

107

10 7 Stl 70

Que, te Batterie erano ripartite i.n .5 Reggimenti e 9 Battaglioni autonomi di a rtiglieria dà fortezza. PA RAGRAFO

r3°.

L E ARTIGLIE1UE PESANTI CAMPALI.

Già parlando dell'ampliamento dell' Esercito italiano si è accennato allo sviluppo assunto da una specialità dell'artiglieria che era giovane all' inizio della guerra e già fin d'allora di tanto peso, l'Artiglieria pesante campale. L'importanza avuta da questa specialità esige di tornare sull'argomento. Tale specialità già ben nota e sperimentata all'estero, comparve in Italia nel marzo del I9II, quando, per determinazione del Ministero si costitui a San Maurizio una Batteria d'esperienza composta di obici da 149 e costituità con materiale acquistato dalla Ditta Krupp. La Batteria venne formata con elemen~i tratti dai varii Reggim.ehti d'artiglieria da campagna e, sotto la dir.ezione del colonn. Giacinto Sachero ed al comando del capit. Carnillo De Arcà.jne, effettuò un intenso periodo di molteplici esperienze, di marce e di tiro prendendo poi parte alle grandi manovre di quell'anno nel Monferrato. -

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FORMAZIONI•: Dl1I PR I Ml REGGl~H èNl'J

Sul principio del 1912 venne decisa .la creazione di 2 Reggimenti pesanti campali (r0 e 2°), ed in conseguenza la predetta Batteria dovette costituire 2 nuclei da unirsi ad altri nuclei rispettivamente da formarsi : per il 1° Reggimento artiglieria p esante campale dal 5° Reggimento, 17° e 23° da campagna ; e per il 2° Reggimento artiglieria pesante campale dal 3° e 4° Reggimen to da campagna. Il 1° Reggimento ebbe la sua sede in Casale Monferrato ove nel marzo 1912 si costituirono 2 Comandi di Gruppo (I e II) mentre le Bat terie 1a. e za si formarono presso il 5a Reggimento campagna ; la 4a Batteria presso il 17°, e la 5a. presso il 23°. In novembre si formarono 3 nuove Batterie (-3a, 6a. e 7a.) ed il III Comando. di Grupp o. Il 1° Reggimento pesante campale fin dalla primavera 1912 ebbe in tal modo 3 Gruppi di obici (I, II e III) e 7 Batterie e così rimase fino alla fine del 1914. Nel novembre 1914 vennero costituite le Batterie 8a, 9a, 10a. ed il Comando del I V Gruppo e nel gennaio 1915 si formarono le Batterie na, 12a, 13a e 14a nonchè i Comandi di Gruppo V e VI : queste ultime 4 Batterie vennero chiamate di Milizia Mobile. Così il 1° Reggimento pesante campale, all'atto dell'entrata i n campagna, comprendeva 14 Batterie di obici da 149 e 6 Comandi di Gruppo, pei quali il I ed il IV su 3 Batterie, e tutti gli altri 4 Gruppi su 2 Batterie. Il 2° Reggiment o d'artiglieria pesante campale si era intanto andato formando in Modena ove si costitui il 31 marzo del 1912 al comando del ten. col. Andrea Caorsi. Esso fu formato dapprima su due soli Gruppi di obici, ognuno di due Batterie (1a e za ; 4a e 5a) cd andò anch'esso aumentando man mano le sue Unità organiche sino a raggiungere, il 1° gennaio del 1915, la formazione di 4 Gruppi tutti armati di obici da 149 con un totale di ro Batterie. Nei primi mesi del 1915 venne ripresa attivamente la formazione di nuove Unità sicch.è il 24 maggio il 2° Reggimento ebbe come il 1° l'organico di 6 Gruppi cli cui 2, e cioè il I ed il IV erano di 3 Batterie, e gli altri 4 Gruppi di 2 Batterie, con un totafe complessivo di 14 Batterie . .Ma lo sviluppo dei due Reggimenti, fulcro dell'artiglieria pesante campale, non si arrestò a questo punto perchè quasi subit o si manifestò la deficienza quantitativa dei mezzi di tale specialità ed i due Reggimenti predetti furono chiamati a· costituire, oltre ad altri Gruppi cli obici, anche Gruppi di cannoni. Fu cosi che nel I9r6 il 1° Reggimento pesante campale costituì -

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FORMAZIO:STE DI NU OVE U NIT.~ P. C:

5 Gruppi di cannoni da 105 tutti su 3 Batterie, ed il 2° Reggimento formò anch'esso 5 Gruppi di tali cannoni da 105. Nel 1917 il r 0 Reggimento formò poi altri 9 Gruppi di èannoni da 105, tutti su 3 Batterie, ed I Gruppo di obici da 149 su 4 Batterie, e cioè nel complesso durante il biennio 1916-17 il 1° Reggimento costituì 42 Batterie cli cannoni e 4 Batterie cli obici; ed il 2° Reggimento a sua volta formò altri 4 Gruppi di obici da 149 su 3 Batterie, ed 8 Gruppi di cannoni da 105 e.cioè un totale di 39 Batterie di cannoni e I2 Batterie di obici, e cioè complessivamente 97 nuove Batterie. Non è facile ricostruire le vicende dei varii Gruppi sia perchè · di t aluni non si possono rintracciare i diarii storici andati perduti nell'autunno r9r7, e sia anche perchè la numerazione dei Gruppi esistenti nel momento in cui viene elaborata quest'opera storica non corrisponde più a quella che essi avevano negli anni della grande guerra; mentre d'altra parte devesi anche ricordare che taluni degli . attuali Reggimenti d'artiglieria di Corpo d'Armata (già chiamati « pesanti campali ») provengono dalla trasfomarzione di Reggimenti · che durante la grande guerra erano di artiglieria da campagna. Non · potremo perciò far cenno cli parecchi Gruppi che pure si comportarono nel modo più valoroso, tanto che per unanime consenso dei varii Comandi dai quali essi dipesero fu rilevato e confermato che tutte le Unità di questa nuova specialità furono degne delle nobili tradizioni dell'Arma. Tuttavia nell' intento di dare un' idea dell' impiego e del rendimento di questa artiglieria riportiamo le vicende di alcuni Gruppi, dei quali abbiamo potuto rintracciare le memorie storiche. Xl GRUPPO OBICI DA !49 (ORA III GRUPPO DEL 120 REGGIMENTO ARTIGLIERIA .DI CORPO D'ARMATA). - Costituito dal 2° Reggimento artiglieria pesant e campale, partecipò alla battaglia d'ottobre 1917 sul fronte del XXVII Corpo d 'Armata e, essendo riuscito a ritirarsi con tutti i pezzi, malgrado le notevoli perdite subite in personale, quackupedi e carri, c~ntribul prima a ritardare Pavanzata del nemico sul n,ostro territorio, prendendo successive posizioni per la difesa del ponte di Bonzico, e sùccessivamente fu impiegato per la prima difesa del Piave. Nel gennaio del 1918 il Gruppo fu ritirato per procedere al suo riordinamento, ma il 30 dello stesso mese entrò nuovamente in linea col XXVIII Corpo d 'Armata, prese posizione nei pressi di Monastier, e con la 53a Divisione partecipò a diverse azioni fino alla battaglia del Piave, durante la quale, sotto la pressione nemica in primo tempo ripiegò con ardita

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STORIA DI GRUPP I P. C . -

X l J~ XX

manovra notturna fin nei pressi di Ca Topan, ma il 23 giugno, in seguito al contrattacco delle nostre truppe rioccupç> le antiche posizioni nelle quali fu violentemente controbattuto dal nemico e subi perciò numerose e gravi perdite. Dopo la battaglia del P iave il Gruppo partecipò a numerose a,.zioni di fuoco e in fine alla battaglia di Vittorio Veneto. Il 2 novembre 1918 con la 53a Divisione esegui il passaggio del Piave sopra un ponte di bar,c he a Romanziol, e°il giorno susseguente passò la Livenza su -u n ponte di. barf,'.he a -Lorenzago, finchè il giorno 20 raggiunse Aidussina , r imanendo poi in zo~lil, di guerra sino al gennaio del 1919.

XX

IV GRUPPO DEL 2° R E GGIMENTQ ARTIQuesto Gruppo formato dal .Deposito _del 5° Reggiment o artiglieria da campagna, giunse alla fronte. di guerra nel luglio . del 1917, e assegnato all' XI Corpo d'Armat a prese. posizione su .alcune colline a sud- ovest di Loquizza alle dipendenze della 58a D ivisione, partecipò alla battaglia dell'Isonzo dal 15 al 2 2 agosto 1917, bat tendo le difese 11emiche ira · quota 404 e quota 378 nonchè le t ruppe di rincalzo sul rovescio di tali quote. La notte del 23 agos to, con marcia forzata si spostò al I{lobocak, nella zona del XXVII Corpo d'Armata (za· Armat a) .e prendendo posizione, pri,ma ad Aiba e quindi fra Ronzina e Doblar partecipò al.l' offensiva cl.ella Bainsizza. La notte sul 6 settembre, con alcuni pezzi del Gruppo si spostò rapidamente in territorio del II Corpo d'Armat a occupando successivamente le posizioni in prossimità di Ravne, Bi tez, Fobca (S. Gabriele), ed il 2 0 settembre rientrò nelle precedenti posizioni fra Ronzi1,a e Do_blar. Il r2 ottobre questo Gruppo venne man.dato in posizione a Caso11e Solaria (sud-ovest di Passo Sagradan) e qui fu 1;orpreso dall'improvvisa irruzione del nemico il giorno 24. Contro l'avversario che lo mitragliava a tergo,. lottò disperatamente per tutto il giorno 25 ottobre, ma a sera, quasi complçtamente accerchiato, senza più alcuna comunicazione e senza possibilit à, di difesa, cosi come era stato preventivamente concordato col Comandante del Settore (Comandante la Brigata Firenze), il personale del Gruppo fu costretto ad abbandonare i pezzi, e dopo cli aver tolto i cannocchiali e gli otturat ori_, riusci ad aprirsi. un varco, sot traendosi soltanto in quest o . modo all' ,insidia nemica. . Con i pochi cavali.i rima.stigli (i due terzi circa trovavansi ricover,a~i in Juogo di cura perchè deperiti dalle prolungate e dure fatiche) i bravi a1:tiglieri del Gruppo riuscirono ancora a portare in salvo t utto ii rimanent e mat~riale superstite ecl a passare il Tagliamento, parte a Dignano .e parte a Pinzano, dopo .che la piena del fiume aveva spezzato il pont e cli Dignano mentre .uomiµj, cavalli e materiali del Gruppo s tavano percorrendolo. Il Gruppo si riuni quin,d i al campo di riordinamento in Mirandola. GRU PPO DI OBICI DA 1 49 (ORA

GLIERIA DI CORPO D ' ARMATA) . -

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t29 -


STO RIA J')J GRUPP I P.

c. -

XXVI E

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XXVI GRUPPO CANNONI DA 105 (ORA l GRUPPO Dl! L 2° REGGIMENTO ARTIGLIERIA DI CORPO lJ'ARMATA). - Quesfo gruppo venne formato dal 2° Reggimento artiglieria pesante campale nel luglio 1917. Appena costituito e cioè nei primi giorni dell'agosto 1917 raggiunse il territorio di guerra. Assegnato al XII.I Corpo d'Armata (3a Armata) prese posizione alla foce dell'Isonzo, a Punta Sdobba, e partecipò alla sanguinosa offensiva dell' ~ermada (18 agosto). Alla fine d'agosto passò al XIV Corpo d'Armata (2"' Armata) e, in posizione a S. Paul e Ronzina, prese parte all'offensiva della Bainsizza: dcl1'agosto-settembre. La febbre malarica resa più crudele dalle fatiche di quelle due giornate, decimò il personale del Gruppo che purtuttavia, nei primi giorni dell'ottobre venne inviato sulla fronte della 1a Armata per contrastare al nemico la s ua avanzata sugli altipiani. Le Batterie 1a (76&) e la 2 3 (77a) presero posizio11e a M. Magna.boschi e a M. Costalunga; la 3e. (783 ) s u M. Cogola. Il nemico sferrò l'offensiva sugli altipiani nel novembre, e in conseguenza la 1a Batteria (76'~) si spostò a Col della .Berretta, poi in Val Cismon e a Col Moschin, e, unitamente alla 2a Batteria (77"') partecipò con ostinata tenacia e con magnifica calma alla difesa del Brenta (novembre-dicembre), e malgrado le dure perdite s ubite concorse col suo fuoco ai nostri contrattacchi di M. Asolone (15-16 gennaio r9I8), di Col del Rosso e Sasso Rosso (28-31 gennaio e 10-1 2 febbraio 1918). XXVIII GIWPPO CANNONI DA 105 (ORA II GRUPPO DEI, 2° REGCIMEl\"'IO ARTIGLIERIA DI CORPO D'ARMATA). - Centro di mobilitazione di questo Gruppo !u il 1° Reggimento di artiglieria pesante campale. Il Gruppo raggiunse il fronte di guerra nella prima metà di settembre del 1917 e, assegnato al XIII Corpo d'Armata {3a Armata), si schierò sul Carso oltre Nova Vas, prima fra quota 208 sud e quota 238 e, successivamente, alla metà di ottobre sù M. Debeli, prendendo vivamente parte ai combattimenti svoltisi in quel turno di tempo. La sera del 27 ottobre ricevuto l'ordine di ripiegare, in pieno assetto di guerra, durante la notte il Gruppo lasciò le posizioni venendo protetto alle spalle da un sottile velo difensivo formato da 1 Battaglione della Brigata Arezzo. Durante i tre giorni in cui si svolse questa n1arcia di -r ipiegamento venne ripetutamente mitragliato e bombardato da bassissima quota dagli aerei nemici, e pertant.o beuchè per ciò le perdite di uomini, di cavalli, di carri-e di cassoni colpiti in pieno fossero continue e quindi gravi e numerose, la resisténte e magnifica compagine del Gruppo non ne ve11ne comunque scossa, La sera del 30 ottobre il Gruppo, saldo e riunito, attraversò il Tagliamento con tutti i suoi cannoni e col carreggio s uperstite. Il 31 prese posizione a Palazzetto S. Michele, il 10 novembre a S. Giusto Portogruaro, e il 2 novembre

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630 -


STOIUA

DI GRUPPI P . C. -

XXXI. E XLV

a Molino Nuovo del Tagliamen to. La 53 (83 3 ) Batteria battè col fuoco il"ponte sulla Stella di Palazzolo che il nemico aveva prima raggiunto e·tentata di riattare. Avendo poi dovuto abbandonare anche queste posizioni, il XVIII Gruppo ripiegò sul Piave ove pur giungendo con uomini e cavalli completamente esausti, dimostrp di essere · ancora in ammirevole condizione di efficienza: i superstiti, compiendo un miracolo di energia, riuscirono a portare le Bat terie in posizione a Musile e Prelungo di dove, col fuoco, ripresero a contrastare senza tregua gli sforzi del nemic~ che tentava il passaggio deF Piave fra Capo Sile e Zenzon, mentre 1 Sezione della Bat t eria stessa, sposta:ndosi quasi ògni giorno e moltiplicandosi lungo la nostra esile linea difensiva, batteva éol fuoco ogni punto approutato dal nemico,. i di lui osservatorii ed i fortilizi man manò . da essi costruiti. · XXXI GRUPPO CAN'N'ONI DA 105 (onA 1 G1rnPPO DEL 120 REGGIMENTO ARTIGLIERIA m CORPO D'ARMATA) . - Costituito nel settembre 1917 a Ca.sai Monferrato dal Deposito del r 0 Reggimento artiglieria pesante campale,° nel dicembre dello stesso anno era in posizione siil basso Piave riei pressi di S. Biagio di Collalta, e prese parte all'azione di Zenz'on. Nel febhraio' ciel 19i:8 il Gruppo si spostò a Croce, prendendo posizione nei pressi di Iviusile e ·p artecipando a diverse azioni durante le quali assolse magnificamente i compiti affidatigli e subendo perdite non lievi : per ultiino prese poi parte alla battaglia del Piave e quin:di a quella: di Vittorio Veneto. · XLV GRUPPO OBICI DA 149 (oRA III GRUPPO DEL 2° REGGIMENTO ~rnTIGLIERIA DI CORPO D'ARMATA). - Le _B atterie di g_uesto Gruppo obici ·p esante campale vennero formate dal Deposit o del 23° Reggimento artiglieria da campagna, e affront arono il primo fuoco nemico nell'aprile del 1917. La (84"') e 83 (87'') Batteria il 10 maggio 1917 presero posizione a S. Paul (Isonzo) alle dipendenze del XIV Corpo d 'Annata e concorsero efficacemente alla roa Battaglia dell'Isonzo, e più particolarmente -aU'azione per il passaggio del!' Isonzo (15-16· maggio) fra Liga e Bodrez, e alla con.quistà del crinale del Kuch e del Vodice. · Parteciparono allo sviluppo· ulteriore della IO" battaglia dell' Isonzo s postandosi hel Settore del XIII Cotpo d 'Armata di dove concorsero col fuoco -ad assicurare il passaggio del fiume e la conquista di S. Giovanni cli D uino. Spostate successivamente ad Oppacchiasella cooperarono · alla presa di Kostanievica, Hudi Log e Versic (23-30 m aggio). Nei pr imi giorni di giugno si t rasferirono sull'altipiano· di Asiago alle dipendenze del XX Corpo · d'Armata e da M. Forno parteciparono alla sanguinosa battaglia di M. Or t igara ·(n-20 giugno 1917) ; nel luglio ritornarono alla fronte dell'Isonzo alle dipendenze del XIV Corpo d'Armata, e dalle ·posizioni di ];{onzina: e Kambresco

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S'f ORlA lJI GRUPPI I'. C. -

IL E LII

nell'agosto-settembre parteciparono all'azione offensiva dell 'al tipi ano della Bains izza (n"' battaglia dell'Isonzo) ; infine si trasferirono ancora a Zlatua concorrendo da tale posizione alla difesa di M. San Gabriele contro tre ritorni offens ivi del nemico (r3-28 settembre 1917). La ga (90"') Batteria fin dall'aprile in posizione presso Gorizia prese parte alla IO" battaglia dell'Isonzo (maggio 191 7) ed alla presa del M . Sabo.tino. Questo Gruppo, nelle penose giornate dell'ottobre, dopo avere col fuoco tenacemente contrastata l'irruenza del nemico che già era riuscito a travolgere la nostra resistenza, avendo ricevuto l'ordine di ripiegare, benchè incalzato dal nemico, attraverso alla desolazione ed alla confusione di quei momenti, riuscì ad effettuare la marcia sino al ponte di Casarsa a prezzo di sforzo d urissimo, portandovi completamente intatti i pezzi ed i casson_ì ; ma la tenacia eroica spiegata dai bravi cannonieri del Gruppo non riuscì a salvare q uesti materiali dalla cattura p erchè il ponte della Delizia essendo stato fatto saltare, toccò ad essi il supremo dolore di dover abbandonare i propri pezzi e attraversare il Tagliamento al ponte di Madrisio. Nel maggio del 1918 il Gruppo venne ricostituito con n uovo materiale al campo di rio rdinamento di Mirandola, ed essendo assegnato al XXVIII Corpo d'Armata prese posizione a Zenzon di Piave.

IL

IV GRUPPO DEL 12° RJ::GGIMENTO AltTIGL U:· Nell'ottobre del 19 r 8 era in posizione lungo la rotabile di Pralungo-Fossal ta e di Pralungo-Losson. Il 19 ottobre il Gruppo al completo si spostò celeremente nella zona occidentale del Grappa prendendo posizione tra Casone di M. Coston, le pendici occidentali di Moro ed il fondo di Valle Oro. Prese parte alla battaglia di Vittorio Veneto col IX Corpo d'Armata e subl notevoli perdite. GRUPPO OBICI DA 149 .(ORA

R IA DI CORPO D ' ARMATA). -

LII

I! GRUPPO D EL 12° Ri:;GGIMENTO ARCostituito il 15 maggio 1918 a Cavezzo di Modena dal Deposito del 2° Reggimento artiglieria pesante campale, partecipò alla batt aglia del P iave (giugno 1918) e mentre t ut t e le batterie subirono notevoli p erdite, la 1 52a. (at tuale 5") fu particolarmente controbattuta dal nemico anche con tiri a gas. Dopo tale battaglia il Gruppo si spostò in Val Lagarina al Passo 1;3uole, e ai primi dell'ottobre dello stesso anno ritornò sul Piave e, presa posizione s ulle Grave di Pappadopoli, partecipò alla battaglia di Vittorio Veneto. Al mome1'to dell'armis tizio il Gruppo era in posizione sulla Livenza, e res tò poi in zo na di guerra fino al ma rzo del 1920. GR UPPO CAN NONI !)A 105 (ORA

TIGLIERIA DI CORPO D'A RMATA). -

Nel riportare precedentemente le vicende di alcun i Gruppi d 'artiglieria pesante campale, abbiamo di proposito accennato· ad -

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VI CENDI, s·r oRICH E Dl t : N 1TÀ P. c .

alcune azioni alle quali i Gruppi stessi hanno partecipato nei successivi anni di guerra r9r6-r7- r8 ; questo venne fatto al!' intento di dare fin d'ora un'idea clell' impiego e del rendimento di questa specialità d 'artiglieria, e pertanto ne riparleremo ancora più avanti e cioè allorquando tratteremo la storia particolareggiata dei varii periodi e delle singole battaglie.

Già ·s i è accennato alle difficoltà che si ·incontrano nel ricostruire le vicende storiche della specialità pesante campale per il fatto che molti Gmppi hanno spesso e pili volte cambiato numero e reggimento. Per dare un'idea di queste vicende riportiamo qualche cenno sulle trasformazioni subìte dal 32° Reggimento artiglieria da campagna tramutatosi il r 0 agosto r920 in r3° Reggimento artiglieria pesante campale. · Col nome di r3° Reggimento artiglieria pesante campale il r 0 agosto r920 il Reggimento si costitui su 4 Gruppi (r2 Batterie) e r Deposito del disciolto 32° Reggimento artiglieria campagna. I Gruppi I e II (cannoni da ro5/28) furono costituiti dal Gruppo XI (Batterie 3ra, 32a 33a) del r 0 Reggimento pesante campale, e dal Gruppo XV (Batterie 44a, 45a, e 47a) del 2° Reggimento pesante campale. I Gruppi III e IV (obici da r49/r3) furono formati rispettivamente dal Gruppo VII (Batterie r5a, r6a e r7a) del 2° Reggimento pesante campale, e dal Gruppo XVII (Batterie 49a, 50a e 5ra) del r7° Reggimento artiglieria campagna. Il 3r ottobre r926, per effetto della legge II marzo r926 n° 396, il Reggimento assunse la numerazione di 7° Reggimento artiglieria pesante campale. Nella grande guerra r9r5-r8 ognuno dei quattro Gruppi del r3° Reggi~ento artiglieria pesante campale aveva preso parte alle . seguenti azioni : · I Gruppo (XI Gruppo cannoni da ro5/28 del r 0 Reggimento pesante campale) : Nad Logem, Faiti, Magnaboschi, M. Santo, Melette, Col della Berretta, Valbella, Zenzon di Piave, Cava Zuccherina; ·II Gruppo (XV Gruppo cannoni da ro5/28 del zO Reggimento -

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COSTl'ft:ZI01'E 01 ALTRI GRUPPI E BATTEI{()!; P. C.

pesante campale) : M. Zebio, Ortigara, Bainsizza, Costa Raunza, Montello, Monfumo, Vittorio Veneto ; III Gruppo (VII Gruppo obici da r49/r3 del 2° Reggimento pesante campale) : Oppacchiasella, Nova Vas, Monte lesa, Lom di Tolmino, Piave Vecchio, Cima Eckar, Vittorio Veneto; IV Gruppo (XVII Gruppo! obici da r49/ r3 del r 7° Reggimento campagna) : Veliki Kribak, Grappa, P iave. In tutte quesle azioni le belle Batterie che forrnq.rono poi il 7° Reggimento pesante campale, compirono su tutta la fronte dallo Stelvio al mare innumerevoli eroismi e continui sacrifici dai primissimi giorni della guerra fin<> alla vittoria, ed alla conclusione della pace si trovarono sempre presenti, ed ovunque la loro azione potente agevolò i gloriosi fanti cl' Italia nelJ'aspro e sanguinoso cammino.

*** Il lavoro di costituzione di Batterie e cli Gruppi pesanti campali continuò nel r9r8, ed è da ricordare come al principio dell'anno, con spontanee offert e della Nazione si formò · l'a r5oa Batteria di cannoni da 105/28 che ebbe il nome di « Batteria Cesare Battisti », e prese posizione sul Monte Novegno. Riassumendo, alla fine della guerra il r 0 Reggimento pesante campale aveva formato in complessò 9 Gruppi di obici da 149 composti di 23 Batterie, e r8 Gruppi cannoni da 105 con 54 Batterie oltre la Batteria Cesare Batt1sti; il 2° Reggimento pesante campale aveva a sua volta costituito 7 Gruppi di obici con 18 Battarie, e r5 Gruppi di cannoni con 38· Batterie. Ma oltre a queste d ue predette specie di artiglierie p esanti campali durante la guerra a:bbiamo anche avuto le autobatt erie da 102, materiale che rispondeva alla necessità di dotare l'Esercito di un nucleo di artiglierie avent i lunga gittata, media potenza e grande mobilità. L'idea di tali autobatterie venne dalla Ditta Ansaldo che ai primi di maggio del Ì 9r5 aveva in lavorazione e quasi pronti 60 cannoni da 102/35 per la R. Marina, destinati all'armamento ·ctei cacciatorpedinieri in corso di costr uzione. Poichè il Sottosegretariato Armi e Munizioni faceva premura per una più pronta consegna delle bocche da fuoco ordinate, la Ditta Ansaldo propose di approntare 20 dei suddetti cannoni ; op-

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CRI'I E Rl DI IMPrnGO DELLA S P ECIALITÀ P . C .

portunamente sistemati in modo da poter essere utilizzati dal R. Esercito. Ciascun pezzo doveva essere portato da un autocarro SPA, a telaio lievemente modificato ed ancorato al suolo durante gli .spari con un vomero a quattro ritegni, e l'affusto era del tipo a candeliere; la bocca da fuoco era poi completamente definita in tutti · i suoi particolari, essendo già in servizio presso la R. Marina. Il progetto fu approvato nell'inverno 1915-16 da una Commissione espressamente nominata dal Sottosegretariato delle Anni e Munizioni, ed i criteri fondaméntali di impiego della nuova specialità furono i seguenti : r 0 ) - accorrere rapidamenté in soccorso ed a rincalzo dell'artiglieria campale per rompere una imprevista. resitenza nemica; 2°) - riunire rapidamente una notevole quantità di batterie per .agire nel ptmto dove si vuol operare il massimo sforzo ; 3°) - parare prontamente ad una minaccia nemica contro un tratto della fronte scarsamente difesa (linea fluviale, costa, ecc.) ; 40) - integrare l'azione delle masse di cavalleria, all'infuori dell'azion~ particolare · dell'artiglieria a cavallo, sia nel campo strategico (avanscoperta e incursione esplorativa), e sia nel campo tattico. In complesso furono costituiti 6 Gruppi di cannoni da roz, dei quali il .r; II, I V e V su 3 Batterie; ed il IIIed il VI su z Batterie, con un totale di 16 Batterie. I Gruppi rimasero autonomi fino a tutto il 1917 e alla fine di quell'anno furono poi riuniti in I Raggruppamento. È interessant~ notare qui che, mentre durante la guerra le batterie di cannoni da 105 e quelle di obici da 149 furono sempre ippotrainate, quélle di cannoni da roz erano invece autotrasportate ; e pertanto mentre nel dopòguerra le prime batterie da 105 e da 149 vennero conservate diventando atitotrainate, le seconde da roz furono invece soppresse. Ciò fu dovuto essenzialmente al fatto che il cannone da roz/35 costruito per la R. Marina e cioè con traiettoria radentissima per la forte velocità iniziale, non corrispose alle esigenze dèlla guerra campale, giacchè il rapido logorio della bocca da fuoco costringendo a risparmiarla, neutralizzava in gran parte la sua caratteristica celerità di tiro, il munizionail}ento si palesava deficiente, . mentre poi la poca visibilità dello scoppio della granata ed il difettoso - - 635


MOD11'ICAZION 1 AJ MATTmlALI

funzionamento del proiettile a tempo ne diminuivano il rendimento. È anche da notare che l'enorme peso della vettura-pezzo, il limitato settore di tiro ed il pesantissimo ed ingombrante apparato di aggrappamento sul terreno, richiesto per neutralizzare il forte tormento C!iUSato dall'altissimo ginocchiello e dal corto rinculo, concorrevano ad ostacolare grandemente la mobilità di un tale materiale nel campo tattico. Infine il carro scorta, necessario per traspor tare vomeri e puntelli, nonchè i cassoni con cofani ad alveoli, inutili e non rispondenti allo scopo, si aggiungevano per rendere una siffatta Batteri a p esantis· sima cd ingombrante. L'installazione del pezzo fissato all'autocarro fu sosti tuita dapprima col sistemare bocche da fuoco campali su autocarri opportunamente studiati , e poscia, con l'autotraino reso possibile dall' invenzione dei carrelli elastici che sopportavano il peso della bocca da fuoco. Infatti gli affusti cJegli obici da r49 e dei cannoni da 1 05, costruiti per il traino a cavalli, ad evitare qualsiasi sconnessione non potevano marciare ad una velocità maggiore di 10-12 km all'ora, mentre se allogati sul carrello elastico potevano procedere. a qualunque velocità. Inoltre il carrello fu studiato · così che quando si marciava in terreno rotto ed a piccola velocità, esso potesse servire da tramite d'unione fra il trattore e la bocca da fuoco. Sostituiti poi gli autocarri-trattori, con trattori propriamente detti , costruiti per marciare su t erreno comunque rotto e con quattro ruote motrici indipendenti, il problema dell'autotraino potè considerarsi pressochè completamente risolto. Esso ha, rispetto all'autotrasporto, il vantaggio di tenere il mezzo traente distinto dalla bocca da fuoco, sicchè ,un eventuale guasto del primo, non inutilizza la seconda, cosi come durante l'azione, i trattori, che possono essere tenuti divisi dalle bocche da fuoco e riparatj, sono meno esposti ai danni che possono provenire dal tiro avversario. Ed è per ciò che, mentre scriviamo, le nostre Batterie di cannoni da 105 e di obici da r49 sono tutte autotrainate con il pezzo sopportato da un carrello elastico, e così sistemate hanno dato prova di .poter corrispondere a tutte le esigenze del loro impiego. Anche questo sistema sta pertanto per essere superato mediante l'applicazione di gomme semipneumatiche alle ruote dei pezzi stessi ; applicazione attualmente già in corso.


L' ARTIGJ, Jl".R I A DA TRINCEA

p ARA GRAFO LE

14°.

BOMBARDE.

Nei Paragrafi precedenti abbiamo accennato a tutte le specialità dell'Arma, ma il quadro non sarebbe completo se non accennassimo in modo analogo alla· specialità da trincea e cioè alle bombarde. La presente trattazione non ha pertanto altro scopo che quello cli colmare tale lacuna e non già cli narrare la vita e le vicende dei bombardieri, trattazione eh.e troverà invece adeguato sviluppo a sè in altra parte dell'opera. . Dopo le prime_ baldanzose irruzioni oltre le frontiere, la guerra aveva dappertutto assunto il carattere di guerra di posizione; gli Eserciti · si erano sprofondati in grovigli di trincee e circondati di siepi di ferro, le quali costituivano il principale ostacolo per chi doveva attaccare. · Davanti alla vegliata trincea si,stendeva lungo, roccioso, esasperante il ferrugginoso intrigo del reticolato, e per infrangerlo ed aprirsi là via il povero fante non aveva che fragili pinze da giardiniere o insidiosi tubi di gelatina. Presso tutti gli Eserciti belligeranti s'incominciò quindi a studiare la possibilità di impiegare bocche da fuoco .cli facile maneggio, di costo limitato, di fabbricazione spedita e corrente, atte a lanciare a non grandi distanze, proietti capaci di produrre grandi effetti di distruzione sui reticolati e sulle difese accessorie in genere. A pensare ad artiglierie aventi i predetti requisiti erano stati, anche prima della guerra i tedeschi, i quali sin dalla fine del r9r3 aVe\'.'ano in costruzione alcuni tipi di bocche da fuoco che fecero la loro prima comparsa sul campo di battaglia nell'autunno 1914. · In Francia, specialmente per l'opera intelligente ed assidua del . generale d'artiglieria Dumezil, si riuscì in breve a creare un ottimo . materiale da trincea, che fu più tardi in gran parte adottato : a Bourges fu istituito 1:1n <e Centre d' instruction d'artillerie de tranchée >> : dal calibro di 58 mm. leggero e pesante (mortaio da 58 n. r bis e mortaio da 58 n. 2, detti anche per brevità 58 B e 58 A) si passò d'un balzo al materiale da mm. 240 (Batignolle); prima corto e poi lungo, e intorno a questi tre tipi, nella primavera del 1915 s'impernio tutta -

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)>RIMI STUDI IX I'I'.\LIA

Ja produzione francese di bombarde che si sviluppò poi rapidamente. L'Inghilterra ebbe presto anch'essa i suoi materiali leggeri da trincea, sempre più perfezionati, quali il mortaio Stockes ed il lanciabombe Woolwich da 94 mm. e da ror mm. con gittate non eccedenti però i 400 metri. Quali bombarde pesanti l'Esercito inglese adottò dapprima la bombarda francese da 240 C e poi tm tipo di bombarda di media potenza derivata da quella leggera Stockes. Tutti questi tipi di bombarde avevano caratteristiche press'a poco eguali e cioè : a) semplicità di cpstruzione e di maneggio, quindi bocche da fuoco liscie ad avancarica ; b) impiego di proietti con ingenti cariche int erne di potente esplosivo, per ottenere grandi effetti di distruzione ; e) affusto basso e senza ruote con robusta piattaforma, tale da consentire postazioni quanto più posibili interrate e mascherate.

*** >l'ella seconda metà: del r9r5, anche in Italia ebbero inizio gli studi per la creazione di un'artiglieria da trincea e per la preparazione della specialità bombardieri, che noi così chiamamm.o rievocando una storica cd espressiva denominazione della più antica a rtigli eria piemontese. L' ·industria italiana offriv a all' Esercito la bombarda da r50 a gas acetilene tipo Maggiora, la quale fin dall'estate del r9r:=; fu sperimentata in zona d'operazioni ; e più tardi quella da 50 tipo Ansaldo. Mentre si sperimentavano i tipi nazionali, si attendeva pure a studiare alacremente i vari materiali che già erano pronti in Francia. Con la cessione da parte della Francia, di alcune diecine di bombarde da 58 A e da 58 B e con l' invio al Centro di Bourges di nostri ufficiali per lo studio del materiale da 240 ancora in esperimeJ).to, l' Italia si pose decisamente sulla via tracciata dall'Alleata per la costruzione e l'impiego delle bombarde. Si costituì dapprima una scuola di bombardieri alla fronte, nella zona della 3a Armata dove maggiormente sentivasi l'inconveniente di non disporre di mezzi atti a rimuovere gli ostacoli frapposti dal nemico sulla via di Trieste, ed un altro piccolo Centro d'istruzione fu costituito al campo di Cirié.


F ON ùAZIONE DELLA SCUOL A DT S U SEGANA

Successivamente fu creata a Susegana la Scuola bombardieri, ente che sotto la dil:ezione infaticata del colonn. di S. IVI. proveniente dall'artiglieria, Enrico Maltese, fu la fucina a getto continuo che diede origine ed _impulso a tutta là specialità bombardieri, creandone lo spirito, formandone e addestrandone i Reparti, sperimentando e verificando il materiale, curando la ricerca dei mezzi per il suo migliore impiego, tenendo a numero durante tutto il periodo della guerra gli effettivi ed i mezzi della specialità. Come era prevedibile, le principali difficoltà che si presentarono nei primi tempi per una rapida formazione dei Reparti bombardieri furono la deficiente disponibilità numerica delle prime armi, e la troppo diversa provenienza dei personali. In quanto al materiale si osservi che il nostro Comando Supremo, in base alla larga esperienza che già si aveva in materia alla fin e del 1915 prevedeva e in massima stabiliva essere opportuno di · attenersi specialmente ai tipi francesi, e ciò non per semplice spirito cl' imitazione o per l' impossibilità di adottare un materiale di origine prettamente italiano, ma perchè fino a quando la nostra produzione nazionale non ci avesse resi 'indipendenti dall'estero, la Francia ci forniva e ci avrebbe fornito ancora delle armi e sovratutto. d elle parti d'armi cli ricambio : D'altra parte qualche tipo italiano, sebbene meritevolissimo cli considerazione ·e che avrebbe potuto essere perfezionato e reso pitl potente, come per esempio il materiale Ansalcfo da 50 ·mm., clovette e·ssere condannato a sparire 'nell'intento cli limitare i tipi e cioè di non avere troppa varietà di anni nella stessa specialità il che avrebbe ingenerato i gravi inconvenienti di complicare l'addestramento del personale, cli intralciare i rifornimenti e infine anche di diffìcoltare lo stesso impiego tattico.

*** Riportiamo qui le caratteristiche dei tipi in dotazione all'inizio del funzionamento d ella Scuola : - Bombarda da 50 (Ansaldo), d'acciaio del calibro di .50 mm.., scorrevole in culla, munita di freno a ricuperatore. L'affusto era costituito da una cassa cilindrica di ferro che si affondava in una corrispondente buca del terreno. Il pezzo v eniva trasportato sempre -

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Fig. 16 - Bombarda da 58 A.

composto: esso pesava complessivamente 200 Kg. ed aveva una celerità di tiro di un colpo ogni due minuti. Lanciava una bomba del peso di 20 kg. con kg. 3,5 di nitranite, ad una distanza massima di 300 metri. La squadra del pezzo era formata da quattro serventi. - Bombarda da 58 A (ex Dumezil n. 2) d'acciaio, su affusto rigido costituito di due fianchi separabili ; aveva una piattaforma a cassa in lamina di ferro e si trasportava scomposta. Peso complessivo dell'arma completa 400 Kg. Lanciava ogni due minuti una bomba con codolo di mm. 58 di diametro ad alette. Di tali bombe vi erano due tipi: uno da Kg. r6 (con 6 Kg. di carica al perclorato di ammonio) ed una da 45 Kg. (con 25 Kg. di carica). Tali bombe potevano raggiungere rispettivamente le gittate massime di 700 e 350 metri. La squadra del pezzo era formata di cinque serventi. - Bombarda da 58 B (Dumezil-Batignolle), d'acciaio con affusto rigido in un sol pezzo, imperniato su una piattaforma orizzontale e circolare, si puntava in elevazione mediante archi dentati. Veniva trasportata scomposta adoperando speciali carrelli da trincea per le


VARI 'l'IP! DI BOMBARDE. ,

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Fig, 17 - Bombarda da 58 B .

parti più pesanti. Il peso complessivo del pezzo era di Kg. 1.738. Lanciava un colpo ogni tre minuti e 'impi egava una bomba con alette, del peso di Kg. 87 con 45 Kg. di esplosivo (clorato di sodio) con una gittata massima di r.500 metri. La squadra di servizio del pezzo era formata di sette serventi. - Bombarda da 150 (ex Maggiora) aveva un lungo t ubo di la-. miera del calibro di 150 mm. e una grossa culatta cilindrica per con. tenere la carica di lancio (miscuglio di aria e acetilene .prodotta sul posto da un generatoreJ. Lanciava tre colpi al minuto, .la bomba .pe-


VARI TIPI DI BOMBARDE

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F ig. 18 - Bomb arda da 150.

sava 65 Kg:, conteneva Kg. 3,5 di sebul ite e poteva raggiungere la gittata d i 200 metri. Per il servizio della bomba rda si richiedevano sette serventi. Successiva1n en te furono sperimentati il lanciatubi Bonagente, l'oubusier d'attaque Montpensier-Maggiora, la bomba rda Samaia silenziosa, e più ta rdi, la bombarda da 2 40 C (corta) e quella da 240 L {luhga) , la bombarda Van Deuren e quella giga ntesca da 4 00, le quali t ut te furono poi anche adottate nel nostro Esercito. ·. E tra i lanciabombe ricord eremo quello m~ccanico Gardil grande , e piccolo, il lanciabombe meccanico Bea ud, il la nciabombe meccanico


MODIFtéAZION I A MATERIALI lN USO

Fig.

19 -

Bombarda da

240.

Trivelli con relative bombe Roiti, il lanciabombe rotativo Minucciani, i I lanciabombe ad esplosivo tipo Quaranta e tipo Carcano. Si apportarono infine modificazioni a materiali già in uso nel nostro Esercito, quale il mortaietto . Torretta ed il lanciabombe Thévenot, si sperimentarono tipi nuovi di granate incendiarie e cli bombe da impiegare come mine.


BOMBARDA dà 320

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Bombarda da

70

V. D. ; Bombarda da 58 W.


ARMI SPECIALI .

Fig.

22 -

Lanciabombe Stokess . .

Il Comando Supremo intanto, considerat'ì i grand i serv1z1 resi dalla nuova artiglieria da trincea, disponeva che la produzione delle bpmbarde e la formazione di nuovi Reparti fossero molto intensificate, ·e che contemporaneamente si studiassero e si sperimentassero nuovi tipi di bombarde. Così dopo quelle da 240 lunghe, ebbimo le 240 allungate, mediante l'aggiunta di un tubo di prolungamento alle bombarde da 240 L eh.e permetteva di pòrtare la gittata ai 3.200 metri. Dopo l'esperimento poi, invero non molto· felice, di una bombarda da mm. 320, fu adottato un tipo di bombarda ultrapotente avente calibro di 400 mn1. con _.p roietto pesante 260 Kg. e contenente circa 94 Kg. di esplosivo e una gittata massima di 4.000 metri. Nell'offensiva del maggio del 1917 già una di queste form~dabili Batterie fece sentire la suà voce sul Carso ed altre 4 Batterie furono poi inviate alla fronte per l'offensiva di agosto. Altro materiale sperimentato alla Scuola di Susegana nel periodo di stasi invernale 1916-17, e poi adottato, fu la bombarda da mm. 70


L ' OFFENS IVA AUSTRI ACA NEL TRENTINO

del maggiore belga Van Deuren, della quale le caratteristiche principali erano : angolo di incli nazione fisso e variazione del volume della canna di scoppio; tubo di lancio entrante nel codolo della bomba ; accensione elettrica della carica ; proietto del peso di 19 Kg. e di 35 Kg. e corrispond entemente gittate varianti dai 150 agli 850 metri. Infine fu sperimentata anche una bombarda da 58 W, mentre poi entro l'anno 1917 affluirono anche alla fronte alcune Batterie di un · altro tipo Van Deuren. Constatati poi anche i buoni ri sultat i avuti nelle esperienze col lanciabombe inglese Stockes, la Scuola di Susegana nell'estate 1917 iniziò la costituzione di Sezioni armate con tale materiale che dapp rima furono servite da soldati dì fanteria, e poi anche da artiglieri allorchè .dopo la nostra ritirata al Piave tali lanciabombe furono da ti in distri. buzione ai R eggimenti bombardieri-fucilieri.

CAPITOLO QUARANTUNESIMO

L'offensiva a us triaca del T rentino e la controffen:siva i taliana - La battaglia di Gorizia - Criteri cl• impiego dell'artiglieria italiana durante la battaglia - Criteri d · impiego dell'ar tiglieria aus triaca durante la battaglia - Paralleli, deduzioni, insegnamenti nei riguardi delle future operazioni - L a si tuazione delle a rt iglierie al termine della battaglia - La creazione dei Raggruppamenti da montagna e da assedio.

.PARAGRAFO

· L'

OFFENSIVA AUSTRIACA DEL TRE NTINO E LA CONTROFFENSIVA ITALIANA.

La 1a. Armata, schiera ta attorno al saliente tridentino, dal Capo di Sta to Maggiore dell'Esercito aveva avuto il compito di cc opporsi . all' invasione del nem ico attraverso il t ratto di frontiera dallo Stelvio (incluso) al Monte Lisser (incluso) a protezione del rovescio e della zona di r.adunata dell'Esercito (direttive del IO settembre 1914) ;

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647 -


OPERAZI0:SI D ELLA I"' ARMATA .

essa doveva altresì compiere studi e predisporre mezzi per ·una eventuale operazione in Val Lagarina verso il campo trincerato di Trento (varianti del 15 ottobre 1914). · Detto compito era pertanto essenzialmente difensivo, ma non escludeva qualche atto parzialmente offensivo, anche oltre il confine, mirante all'occupazione di qualche favorevole posizione sulla quale ci si potesse stabilire in modo non precario, ma saldamente allo scopo ben determinato d i migliorare le nostre condizioni difensive, e perciò di meglio assicurare, per quanto possibile, la inviolabilità della nostra frontiera (direttive del 30 aprile 1915). Seguendo tali direttive la 1a Armata sino all'inverno 1915-16 aveva effettuato una serie di fortunate operazioni che fruttarorio l'occupazione di vantaggiose posizioni; i salienti di Storo in Val Chiese, e di Ala in Va l Lagarina ·furono eliminati, e la nostra linea portata al solco di Val Daone- Val di Ledro- Loppio- Mori-Val Terragnolo smussando cosi notevolmente la punta del saliente tridentino ; anche in Val Sugana e nella regione di Fiera di Primi ero furono conquistate buone posizioni e venne rettificata la ·linea, sicchè in complesso la lunghezza di questa fu ridotta da 380 km. a 220 km. circa. Tali buoni risultati indussP,ro però il Comando della rtt Armata a spingersi sempre più innanzi occupando così anche posizioni non strettamente comprese nel raggio d'azione stabilito dal compito difensivo che le era stato assegnato : per tal modo fu ad esempio oltrepassato il mandato ricevuto allorchè per le azioni compiute andò addossandosi alle forti e ben munite posizioni nemiche. Anche i lavori di fortificazion e campale procedettero con alacrità, ma durante il periodo invernale dovettero subire una sosta a causa delle abbondanti nevicate, e tale attività non potè quindi essere ripresa che nel marzo- aprile. In complesso ·il sistema difensivo dell'Armata r isultò disposto su quattro o cinque linee d i cui la prima, più avanzata, aveva però assorbito la maggior parte dei lavori e dei materiali, ed alla metà di maggio era la sola veramente completa; le altre erano in via di rafforzamento, ma a tale data presentavano .valore difensivo decrescente dall'avanti al!' indietro, ed assai minore rispetto alla prima linea. Parimenti tutto lo schieramento dell'Armata aveva carattere


SC H IER A;\I EKTO DELLA

ra

ARMATA

piuttosto offensivo che difensivo, e tale cara t teristica aveva particolarmente lo schieramento delle artiglierie con tendenza a portare medii calibri in postazioni anche · fisse verso la prima linea e talvolta troppo -aderenti ad essa. Tale difetto che appariva più consono ad una situazione cli chi deve a vanzare, fu ril evato anche dal Cap o di Stato Maggiore del1' Esercito durante la sua "visita al Settore della 1a. Armata a fine aprile e primi maggio ; a.111,i egli ordinò alcuni particolari arretramenti ed uno schieramento di artiglieria decisamen te difensivo specie sulla fronte della 37a Divisione. Il breve tempo trascorso t ra la predetta visita e l'offe,1siva nemica non permise di fare gran che in proposito; d'altra parte le sicure notizie che già si avevano di tale operazione offensiva immi'nente, meditata, progettata e preparata dal Conrad, impedirono di iniziare un vasto movimento di Batterie che sarebbe stato necessario, ma che avre bbe prodotto una grave crisi in quel delicato momento; in complesso perciò, quasi tutto lo schieramento rimase quale era e così affron tò l'offensiva nemica. ***

Alla vigilia di tale offensiva, la 1a Arma ta presentava. il seguente schieramento. {Yedi Schizzo VIII · Schieramento alla vigilia del-

l'offensiYa) : a) b)

e)

il III Corpo d 'Ar mata dallo Stelvio al Garda con 47 Battaglioni e 2 62 pezzi; la 37a Divisione dalla riva orientale del Garda (r) alla Vallarsa (esclusa) con 25 Battaglioni e 147 pezzi di cui 94 di piccolo calibro, 50 di medio e r cli grosso calibro ; 1) Sbarramento. Agna-Posina , con 15 Ba t taglioni e 141 pezzi di cui 82 di piccolo calibro e 59 di medio calibro ; 2 ) 35a Divisione con 19 Battaglion i e II2 pezzi di cui 70 di piccolo calibro, 31 di medio calibro e 2 di grosso calibro ; 3) 3411. Divisione con 28 Battaglioni e 182 pezzi di cui 105 di piccolo calibro, 64 di medio e 13 di grosso calibro ;

( r ) Il tratto del Lago d i Garda era presidialo da Uni tà territoriali costituenti il settore Peschiera. .


DISPONIBILITÀ ARTIGLIERIE

d)

15a Divisione dal Brenta al Cismon, con 34 Battaglioni e 160 pez_ .zi di cui ro6 di piccolo calibro, 48 di medio e 6 di grosso calibro ; .e) in Riserva: 9a Divisione attorno a Schio con 12 Battaglioni e 24 pezzi; roa Divisione attorno a Bassano con 12 Battaglioni; Gruppo Alpino E presso Marostica con ro Battaglioni e 18 pezzi; in totale 34 Battaglioni e 42 pezzi di .piccolo calibro .

.

Perciò nel complesso la 1a Armata, nel tratto da Garda a Cismon disponeva cli 155 Battaglioni , di cui JO di M. T. e 121 in linea; 773 pezzi di ~rtiglieria di cui 490 di piccolo calibro, 250 di medio calibro e 31 di grosso calibro ; dei predetti 773 pezzi, si trovavano in posizione 731. Riguardo alle disponibilità di artiglierie nel Settore della 1a Annata occorre aggiungere quanto segue : a) il Comando Supremo a fin e aprile ordinò la raccolta nella. pianura vicentina di un nucleo di 18 Batterie così distribuite: 6 Batterie di cannoni da 149/35; 6 di cannoni da ro5 ; 3 di cannoni da ro2; 3 di cannoni da r49/r2 pesanti campali. Delle predette Batterie, già prima del 14 maggio furono assegnate alla _ra Armata: 3 Batterie da 105/17 e l Batteria da 149/12 pesante campale; le rimanenti furono assegnate alla 1a Armata il giorno 16 maggio contemporaneamente alle seguenti altre, in parte già affluitt: : 3 Batterie di mortai da 210/8; 5 Batteri e di cannoni da 149 S; 6 Batterie di cannoni da 149 G ; z Batterie di cannoni da 120 G. · b) il Comando Supremo raccolse nella pianura trevigiana, a portata della fronte tridentina cd a propria diretta disposizione, un altro nucleo mobile di artiglierie, cosi costituito: 2 Batterie di cannoni da 149/35 ; 5 Batterie di cannoni da 149 G ; 3 Batterie di mortai da 210/8; e) nelle opere di confine esisteva ancora parte delle artiglierie che ne costituivano l'armamento, mentre l'altra porzione era stata impiegata nello schieramento delle artiglierie pesanti della 1a Armata ; si trattava di .circa 120 pezzi tra Adige e Brenta e di circa 40 pezzi nello sbarramento Brenta- Cismon.

Riguardo alle munizioni non fu possibile superare la quantità

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DISPON!BILITÀ Jt DEFICIEN ZE

.di r.200.000 colpi; cifra invero assai scarsa, ma forzatament e rela. tiva alla potenzialità della nostra industria cli produzione che . verso il maggio 1916 non aveva ancora raggiunto la produzione giornaliera di 50.000 colpi . Si pensi che il consumo di munizioni avvenuto durante alcune battaglie nel .r915 su altri fronti aveva in pochissimi giorni . di fotta, totalizzato cifre di oltre un milione e mezzo. Per ciò che riguarda le artiglierie tali erano le disponibilità della ra Armata in quan to a numero ; in quanto a qualità, le artiglierie a sua disposizione risentivano necessariamente delle condizioni generali del nostro Esercito agli inizi del 1916 in cui il programma di costruzione délle nuove artiglierie, concretato nel novembre 1915, era in via di esecuzione e si prevedeva che sarebbe stato ultimato verso il luglio 1916. Tale programma prevedeva l'approntamento delle seguen t i nuove Unità d'artiglieria : 12 Batterie da montagna ; ·1 2 Batterie someggiate ; 6 Batterie cli cannoni da 102 pesanti campali; 16 Batterie di cannoni eia 105 pesanti campali; 28 Batterie di obici da 149 p esanti campali, e 6o Batterie pesanti . L'aumento reale eh.e sarebbe risultato era però soltanto parziale, perchè durante i mesi di lotta una buona metà delle bocche eia fuoco da 149 (pesanti e pesanti campali) era già stata messa fuori servizio per varie cause. In sostanza, degli 800 pezzi della 1a Armata buona parte era costituita da materiale antiquato e non mobile perchè le 78 Ba t terie da posizione erano armate con cannoni da 75 A e 87 B, e altre Bat. terie pesanti avevano soltanto il vecchio obice da 210, iJ 120 B ed il I20 G. A queste fort i deficienze bisogna aggiungere quelle relative ai varii materiali occorrenti per il funzionament0 e l'azione di uno schieramento di artiglieria inteso nel senso moderno e quale già . la precedente esperienza sugli altri fronti aveva abbondantemente e chiaramente segnalato : e cioè la necessità cli a:bbonclanti mezzi cartografici aggiornati, mezzi molteplici e perfezionati per assicurare i vari i collegamenti, materiali numerosi di traino e di trasporto ; ma tutti questi mezzi e questi materiali, poic.hè nel Settore che esam.iniamo il Comando Supremo aveva prestabilito alla ra Armata un compito essenzialmente difensivo, potevano, in certo qual modo, o essere limitati in quantità o anche essere notevolmente ridotti trattandosi nel Settore sçesso di sostenere per parte nostra una lotta di. posizione. -

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PROBLEMA DELLA D OTTRINA E DELL' lMPlJi:GO

Molto importante si presentava pertanto e sovratutto il problema della dottrina e dell'impiego dell'Arma in tali condizioni , cioè la sua preparazione tecnica e tattica d i fronte agli avvenimenti che tante informazioni e numerose notizie davano ormai per oer-ti tra aprile e maggio. Durante le nostre offensive nel 1915 sul fronte isontino, ~a preparazione effettuata col tiro di artiglieria era andata via vié\, intensificandosi man mano che affluivano nuove bocche da fuoco, e la durata del tiro stesso si era talvolta prolungata sino a parecchi giorni ; fatto che si era avverato, ed anche in maggior misura, sul fronte occidentale. I procedimenti che per tale tiro erano stati seguiti avevano però con tribuito a sventare il fattore sorpresa, cd il proietto d 'artiglieria si era dimostrato nettamente insufficiente a distruggere, o quanto meno non sufficientemente potente per riuscire a danneggiare il reticolato ; scarso e nbn abbastanza organizzato era apparso il tiro di controbatteria ; quasi manchevole l 'osservazione aerea. Già abbiamo accennato n el Capitolo 38° alle conclusioni cui era giunto il nostro Comando Supremo in conseguenza delle offensive svoltesi su altri fronti, nei riguardi delle future operazioni ed ai tentativi da esso fatti attraverso varie Circolari , per aggiornare le nonne tattiche esistenti cd in specie per perfezionare la cooperazione tra fanteria ed art iglieria ; intanto in pari tempo veniva dato incremento alla produzione dei mezzi in relazione ad progettato Piano del predetto Comando Supremo che fin dall' inverno 1915- 16 aveva orientato le sue decisioni verso una grandiosa azione che con lo sfondamento del fronte nemico a cavallo d i Gorizia, do.veva procurarsi la possibilità di manovrare poi in terreno libero. A tale scopo nel novembre 1915 era stato concretato il programma prima accennato e le sottoelencate artiglierie : 12 Batterie da montagna, 12 Batterie someggiate, 16 Batterie di cannoni da 102 pesanti campali, 6 Batterie di cannoni da 105/28, 28 Batterie di obici da 149/12 e 60 Batterie pesanti, avrebbero dovuto essere pronte per i1 luglio 1916, e cioè per l'epoca in cui la prevista grande azione doveva essere effettuata. Ma purtroppo gli avvenimenti sorpresero il Comando Supremo, che, per tener fede agli accordi interalleati, nel marzo fu costretto a dare la 5a. battaglia dell'Isonzo al solo scopo d'impegnare forze -

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AZIONE D R LL' ARTIGLIERIA NEL LA DIFE NSIVA

austro- ungariche sulla nostra fronte e impedire loro un possibile afflusso su quella occidentale, dove l' Esercito tedesco stava martellando il Settore di ·v erdun ; il 15 maggio ·poi gli austro-ungarici sferrarono l'offensiva n el T~entino di cui sarà detto qui di seguito. Il Comando Suprem? a metà aprile r9r6 aveva emanato una nuova Istruzione den ominata << Criteri cl ' impiego dell'artiglieria» tratta dalla esperienza della guerra ; tale Istruzione, nonostante le sollecitazioni del Comando Supremo, non poteva essere acquisita dalla massa nel completo insieme dei suoi dettami. Senza voler intraprendere qui la disamina dì quanto tali Criteri di impiego stabilivano in riguardo ai compit i dell'artiglieria nell'offensiva, si ritiene invece necessario ricordare quanto prescrivevano circa l'azione d ell'artiglieria nella cli.fensiva, e più particola rmente le seguenti norme : N° 37 del Capo IX : Nell'atteggiamento difensivo non mutano essenzialmente i principii essenziali che regolano l'impiego dell'artiglieria nell'azione ofl;ensiva. Nel comma d), scritto in grassetto, era detto : Non svelare le nostre batterie se non quando possano, preferibilmente di sorpresa, avere sulle fanterie attaccanti azione veramente efficace, decisiva. Nel comma e) : Poichè è poss.ibile attuare migliori predisposizioni per il funzionamento delle batterie, si p uò essere indotti, nella difens'iva, a tenere una parte delle Batterie alquanto più indietro di quanto non si farebbe nell'offensiva. Ciò deve essere esaminato ed attuato, in ciascun caso, con molta cautela, non dimenticando mai che ·gli effetti del fuoco sono tanto più rapidi e sicuri, quanto è mino're la distanza del tiro. In ogni modo, poi, non deve mai indurre a questo arretramento la considerazione di ul'!-a possibile ritirata nostra imposta dal nemico; tanto varrebbe rinunciare prematuramente al proposito di resistere; la perdita dei pezzi, a confronto della ritirata , può mille volte essere cosa trascurabile. Il N° 38 dello stesso Capo diceva : ~ - Quando il nemico attacca, occorre preoccuparsi principalmente della sua fanteria. Per ottenere il massi mo effetto di fuoco, è bene lasciar avvicinare · la fanteria avversaria alle nostre linee d i di fesa, e poi batterla con fuoco intenso e fulmineo quando ò presso ai reticolati; essenzialmente con le artiglierie campali; sviluppare energica azione sugli organi fi ancheggianti con piccole artiglierie a tiro rapido e con mitragliatrici ; e contemporaneamente con.centra re azione di fuoco (sbarramento diretto) sullo spazio immediatamente retrostante alle. linee da cui muove l'attaccallte.


CRITERI

n•

IMPIEGO NI,LLA DIFENSIVA

Quando l'avversario fosse riuscito a por.re piede nelle nostre prime linee, un violentissimo fuoco d'ar tiglieria deve fin dai primi istanti renderle intenibili. Nello stesso modo e con la massima prontezza deve essere possibile sos tenere col fuoco da posizioni coperte retrostanti, la seconda e le successive linee di trincee.. . 2 - Con tale azione contro la fanteria deve essere armonizzata 1'azione del 1'artiglieria intesa a demçilire, in quanto possibile, gli altri mezzi di offesa del nemico. Man mano che si rende necessario, l'artiglieria viene perciò impiegata per battere gli osservatorii dell'avversario, colpire i suoi lanciabombe, paralizzare o almeno gravement e distu rbare I•azione delle sue batterie, cercando però sempre di con.servare il maggior numero di artiglierie per agire di sorpresa contro la fanteria nel momcuto in cui si scopre per I'attacco. 3 - ... li munizionamento deve essere quanto più copioso è possibile, così da non generare preoccupazioni, il cui effetto morale sarebbe grave...

Questi sopracitati criteri d ' impiego essendo stati pubblicati nell'aprile del 1916, non poterono essere sufficient emente assimilati dalla massa dei nostri artiglieri nel breve lasso cli tempo di un solo mese, ma purtuttavia i concetti principali in essi contenuti erano generalmente noti a tutti ed in gran parte essi servirono di norma per l' impiego dell'artiglieria nella battaglia difensiva che ci si attendeva . . E forse la loro applicazione, per altro alquanto rigida, ebbe non poca influenza sui risultati della lotta, e permise al nemico un successo iniziale maggiore di quello che esso avrebbl conseguito se avesse incontrato un'azione d i fuoco meglio organizza ta ; così dì conseguenza le nostre perdite sarebbero risultate minori, e sovratutto meno notevole sa rebbe stato il nostro ·conseguente arretramento che costitul indubbiamente un grave pericolo per la sicurezza di tutto il fronte tridentino. Riferendoci al Piano austriaco ricordiamo che nel capitolo 39° si è accennato come il gen. Conrad, nonostante l'aperta disapprovazione del gen . .Falkenhayn in merito al di lui P iano offensivo contro l' Italia, avesse grande premura di inJerirle un colpo mortale, e come . pertanto, pur di -riuscirvi , decidesse di agire contro di noi con le sole forze austriache traendole da alti:i fronti. Il Conracl però, misurando e valutando le difficoltà d i una azione del genere, la con-

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DTSPOSIZTONI l)EL COMANDO AUSTRTACO

cepì .:.. come ebbe a dichiarare il gen. Dankl - quale una freccia sul fronte ristretto, di sorpresa e furiosa, sino a raggiungere l'orlo del massiccio montano, dopo di .che per continuare l'operazione, doveva ricevere nuovi rinforzi che consentissero di allargare e intensificare l'azione con nuovi e più fort i attacchi. Conformi a tale concetto furono infatti, in primo· tempo, le direttive del .gen. Conracl : delle due ~rmate costituenti la massa d'urto, la na (Dankl), con 9 Divisioni in prima schiera nella zona tra Adige e Brenta, doveva procedere ben compaUa per gli Altipiani di Folgaria e cli Lavarone sul fronte Thiene-Bassano ; 1a 3a Armata (Koevess) con 5 Divisioni doveva seguire l' na Armata e sostenerla nell'azione. In seguito il Comandante del Gruppo di Armate (arciduca Eugenio) considerando che tale schieramento avrebbe all'atto pratico portato al graduale assorbimento delle forze della 3a Armata da parte della na, e persuaso d'altra parte dell'.opportunità di creare, mediante l'impiego delle due Armate affiancate, un dispositivo che potesse essere mantenuto durante tutta l'azione, propose ed ottenne che esse si schierassero una a fianco dell'altra; che l' rra Armata si stendesse ad ovest con 3 Corpi d'Armata in prima schiera e 2 Corpi d'Armata in seconda linea, e che la valle dell'Arsa venisse scelta quale limite cl i saldatura fra le due Armate. . Il t erreno sul q uale doveva essere svolto l'attacco è la zona degli Altipiani, zona che il corso dell'Astico divide in due parti quasi eguali: ad ovest l'Altipiano di Folgaria saldato a quello più breve di Tonezza ; ad est gli Altipiani di Lavarone e cli Asiago più facilmen te percorribili dei precedenti, e che si protendono più · decisamente ed ampiamente sulla pi anura vicentina. Su questi Altipiani la 3a Armata austriaca doveva travolgere le difese italiane e gettarsi quindi sulla pianura ; l'rra Armata a sua volta, con doppia manovra sulle direttrici Folgaria-Schio e Rovereto-Schio, doveva travolgere -le difese interposte e sboccare in piano : l'azione cl ell' na Armata doveva precedere quella della 3a affìnchè, vinte le difese deJl' Altipiano di Fo lgaria e sboccata in piano, potesse obbligare i difensori clell'Al tipi.ano cli Asiago a ripiegare . Il Gruppo cli Armate disponeva di 190 e ½Battaglioni, ùi 18 Reparti Stanclesschiltzen, di 17 Squadroni e di 223 Batteri e : in totale 164 . 000 uom ini. L'azione poteva essere appoggiata da un abbondante ed ecce llente schieram.ento d'artiglieria costituito da -

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INIZIO DELL' OFFENSIVA NEMICA

r.056 pezzi , di cui 64 di grosso calibro, 185 di medio e 7r3 di piccolo calibro ; esso era ordinato, · nella sua maggior parte, attorno a Folgaria, Lavarone e Luserna e cioè in una zona centr<\,lc, ed il suo nucleo centrale era in grado cli dare appoggio tanto alle forze ope- ranti sull'Altipiano di Folgaria, quanto a quelle operanti verso Asiago ; notevole era l'aliquota di bocche da fuoco di grande potenza, fra le quali mortai da 381 e da 420. L'offensiva nemica, iniziata nella notte dal r4 al 15 maggio con un potente tiro di artiglieria contro le nostre linee avanzate, fu seguita lo stesso giorno 15 dall'Azione delle fanterie, svolgendosi nel suo complesso attraverso quattro fasi abbastanza distinte:

ra fase - Dal r5 al 19 maggio : avanzata della destra nemica (rra Armata) in Vallarsa e nel bacino Posina- Astice; .za fase - Dal 20 al 28 maggio : avanzata del centro (3a Armata) sino alle conche di Asiago e di Borgo ; (r) 3a fase - Dal 29 maggio al ro giugno: tentativo di rompere la nostra difesa battendo su tutta la fronte; 4a fase - Dall' II al r8 giugno: ultimo sforzo a cavallo dell'Astice per tentare di romper e al centro. La violenza del tiro nemico cd il fatto che durante lo svolgimento del tiro stesso le sue fanterie avanzassero sino al massimo consentito dalla loro sicurezza, destarono non poca sorpresa nei difensori della nostra linea avanzata, sulla quale, secondo gli ordini del Comando Supremo, non si doveva effettuare la difesa ad oltranza; tale nostra linea avanzata doveva servire da primo urto all'impeto avversario mentre la vera nostra difesa doveva essere fatta .Più indietro sulla nostra linea principale. In complesso però, salvo in alc1Jni Settori, i nostri rincalzi e le nostre Riserve affluirono invece !:> ulla prima linea che, per essere nella prima fase la più lavorata, sembrò dovesse offrire maggior resistenza : è a rilevare che a tale fatto contribui certamente il concetto. di non perdere un palmo cli terreno, mentre altrettanto esiziale fu l'effetto conseguente dall'azione della nostra artiglieria, a cagione del suo schi eramento decisamente avanzato (1) li Ili Corpo d'Armata, costituente l'ala sinistra della n • Armata, passò alla 3• Armata; il XXI Corpo d'Armata della 3• Armata passò alla n• Armata .


CONTJWF FONSIVA ITAL!Aì\"A

e anche a causa dell' interpretazione, forse troppo rigida, data dai vari Comandi dipendenti alle norme di impiego emanate dal Comando Supremo con le Istruzioni sovraricordate. Di fatto, per le suddette ragioni, la nostra artiglieria nella fase in cui avrebbe potuto - specialmente perchè av~nzata - colpire le fanterie attaccanti, e per quanto poteva, le artiglierie nemiche già in azione, non riuscì a farlo in quanto che le truppe cli attacco giunsero pressochè d i sorpresa sino al_le nostre linee e furono subito a contatto di fuoco addirittura in lotta all'arma bianca con · i difensor i. In queste condizioni, per parte nostra, i tiri di repressione, non erano tecnicamente più possibili ; assai problematici diventavano quelli di interdizione poichè molte delle nostre batterie avevano dovuto disporre cambiamenti di posizione allo scopo cli poter svolgere con qualche profitto azioni di fuoco ; mentre poi di tiri di controbatteria non si parlava ancora in quel tempo, nè risulta che una qualsiasi predisposizione .fosse stata allora stabilita in proposito. La prima fase dell'offensiva è quella che dà la fisionomia caratteristica a tutta l'azione della nostra artiglieria, fisionomia che pur.troppo scarsamente può essere migliorata nelle fasi successive, perchè gli eventi della lotta susseguentisi ininterrottamente p er più di un mese, non permettono lo stabilirsi di uno schieramento tempestivamente e adeguatamente elaborato, e <;l'altra parte le perdite di artiglierie da noi subite nella lotta per varie cause, sono notevoli. Soltanto sulla sinistra del nostro schieramento (37a. Divisione) ov:c il ripiegamento era avvenuto durante la prima fase, sebbene in misura limitata, lo schieramento delle artiglierie non subì rilev:anti mutamenti e durò così sino alla fine dell'offensiva nemica, assolvendo pienamente il suo compito. La controffensiva italiana si svolse dal 15 giugno al 24 luglio. Mentre la lotta ferveva sugli alt ipiani e gli austri aci tentavano ancora di sfondare al centro del nostro dispositivo, il Capo di S. M. dell' Esercito, raccolta dal 5 giugno la 5a Armata nella pianura vicentina, . intuendo che lo sforzo nemico ave·va ormai già perduto l'impulso necessario per raggiungere il successo, deci se di passare alla contrçffensiva che volle effettuare al più presto valendosi in parte delle forze della 5a Armata. ~gli volle in sosta nza esercitare una forte azione alle ali dello schieramento nemico con obbiettivo la conquista del costone delle -- 657 -


SITUAZIONE AL I6 CJUGNO

Portule e del Col Santo, costringendo pel tal modo il centro avversario a dover ripiegare. Il XX Corpo d'Armata fu messo a disposizione della 1a Armata, ed il suo Comandante, nominato Comandante :delle truppe dell'Altipiano di Asiago, venne incaricato della Direzione delle operazioni. In data 13 giÙgno il Comando Supremo inviò al Comando della 1a. Armata il progetto di una tale controffensiva, ed il 14 emanò l'ordine di esecuzione da iniziarsi il giorno 16. A questa data la situazione delle nostre forze era di 287 Battaglioni e r.100 pezzi d'artiglieria, di fronte a 169 Battaglioni e 680 pezzi austriaci. Le nostre forze erano cosi schierate. (Vedi Schizzo IX - Situazione al 16 giugno) : 37a. Divisione dalla sponda orientale del lago di Garda a quella occidentale di Vallarsa; V Corpo d'Armata (Divisioni 44a - 27a. - 35a.) dalla Vallarsa a M. Brazomè; X Corpo d'Armata (Divisioni 9°' e 20a) da M. Brazomè a Val . Canaglia; XXIV Corpo d'Armata (Divisioni 32a e 33a) da Val Canaglia· a M. Lemerle; XIV Corpo d'Armata (Divisioni 28à e 3oa)' da M. Lemerle al Turcio; Corpo d'Armata « Z >> (Divisioni 29°' e 34a) da M. Valbella a C. Montagna Nuova; XX Corpo d'Armata (Divisioni 4a - 13a e 25a) da C. Montagna Nuova ai Castellani di S. Marco; XVIII Corpo d'Armata (Divisioni roa e 15a) dal ciglio settentrionale del piano di Asiago a Cimon della P ala; Riserva : la r3a Divisione era nella regione di Lisser; la 32a Divisione si trovava in 2a schiera. Il nemico era così schierato : na Armata dal Garda aU'Astico: XXI Corpo d'Armata (Gruppo Gusek e Divisione K. Sch.) nella zona Val Lagarina-Vallarsa; VIII Corpo d'Armata (Divisioni 57a e 59a) nella zona Pasubioalto Posina ; -

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SVOLGIMENTO l}J'>LL'AZION E ITALIANA

XX Corpo d'Armata (Divisioni Sa - 3a e 44a) nella zona. PosinaAstico. 3a Armata sull'Altipiano cli Asiago : I Corpo d'Annata (Divisioni 34a - 43a e roa) dall'Astico alle pendici nord di Lemerle ; III Corpo d'Armata (Divisioni 28a - 22a e 6a) da Lemerle a Cima Caldiera; XVIII Corp? d'Armata (r8ra Brigata e r8a Divisione) da Cima Caldiera a M. Valpiana; Riserva: la rna Divisione. L'azione italiana si svolse in due fasi, e cioè la prima dal 16 giugno al 5 luglio e la seconda dal 6 ·a1 14 luglio. La ra fase si sviluj>pò sull'Altipiano di Asiago, all'estrema destra dello schieramento, da parte del XX Corpo d'Armata. che disponeva di 104 pezzi ed aveva l'appoggio di altri 44 pezzi del XIV Corpo d'Annata e di 14 pezzi del XVIII Corpo d'Armata; l'azione ebbe inizio il r6 giugnD ed il XX Corpo d'Armata con una conversione a sinistra, nei due giorni r6 e r7 colla sua 4a Divisione conquistò M. Megar e con la 25a Divisione le pendici nord-occidentali di M. Castelgomberto, e con la r3a Divisione le pendici ~ud- orientali di Cima Isidoro. Il giorno 18 l'azione venne continuata per stringere da vicino il nodo di Castelgomberto-Monte Fior con movimento avvolgente del XX Corpo d'Armata da nord, e del Corpo d'Armata cc Z » da sud; dopo · una breve preparazione di artiglieria, nei giorni r8, r9 e 20 giugno il XX Corpo d'Armata completò l'occupazione di Cima Isidoro e si avvicinò a M. Sbartal; il Corpo d'Armata « Z.» attaccò a cavallo di Val Frenzela. L'avversario di fronte alla nostra pressione iniziò il suo ripiegamento, ma la pressione fu da noi mantenuta all' intento di impedirgli un'eventuale sottrazione di forze che esso potesse dirigere sul fronte orientale, ove gli austro-tedeschi dopo· la vittoria di Gorlice incalzavano le truppe russe. Il 25 giugno la ritirata austriaca era compiuta, ed il Comando della ra Armata disponeva di riprendere contatto coll'avversario mediante una decisa avanzata, alla quale venivano destinati i seguenti Corpi d'Armata :


SECO~DA F ASI~ DELLA NÒSTRA AZIÒNÉ

XX Corpo d'Armata con obbiettivo Cim.a Portule- M. ZingarellaM. Zebbio; . XXII Corpo d'Annata (già Corpo d'Armata « Z ») con obbiettivo M. Nos- M. Longara-Gallio; XIV Corpo d'Armata con obbiettivo Zocchi-Ave-Canove; XXIV Corpo d 'Arm.ata con obbiettivo Cesuna-Fondi- Treschè. Essi in.fatti avanzarono verso le linee nemiche, ma l' intenso fuoco dell'artiglieria avversaria non p ermise loro notevoli guadagni palesandosi perciò la necessità di una nostra più completa preparazione. La nostra azione fu perciò ripresa il 30 giugno dopo un breve tiro di preparazione dell'artiglieria dalle ore 18 alle 19,30, pur non avendosi ancora la disponibilità di tutte le artiglierie ritenute all'uopo necessarie, ma però con una quantità di bocche da fuoco superiore a quella dei giorni precedenti, e ciò a llo scopo essenziale di sfruttare il fattore tempo e cioè di far presto ; i risultati però non furono quelli sperati e l'azione venne per ciò sospesa da parte nostra il 2 luglio. Sulla sinistra del nostro schieramento il giorno stesso 30 giugno la 44a Divisione iniziò la conquista del Col Santo, sostenuta dalle sue 84 bocche da fuoco, schierate parte nella regione Pasubio, e parte in quella di Pian delle Fugazze, e appogg iata dal concorso di 46 pezzi della 37a. Divisione, e cioè in totale la predetta 44a. Divisione cfo,poneva di 130 bocche da fuoco. Benchè le nostre posizioni fossero assai sfavorevoli rispetto a quelle dell'avversario che disponeva di 109 pezzi tra i quali I2 grossi calibri, il fuoco della nostra artiglieria venne magistralmente sfruttato ed assecondò così mirabilmente l'azione delle fanterie. La za. fase che si svolse dal 6 ·al 14 luglio rappresenta un ultimo tentativo per la conquista del Col Santo ccl una serie di a ttacchi in Val Posina ed in Val d'Astico. Per l'azione in Vallarsa, tendente al Col Santo, il Gruppo Brigata Ancona, già aggrappato a lle pendici di M. Corno, disponeva di 6 Battaglioni e di z Batterie da montagna, 1 da 70 e l'altro da 65 . Il 9 luglio la vetta del M. Corno venne conquistata; fu p erduta il giorno ro, ma venne ripresa il giorno stesso. Fu durante questo combattimento che vennero catturati i trentini Cesare Battisti e Fabio Filzi. -

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NOS'l' RE OPJm AZIO Nr NEL L UGLTO

rn·Val Posina le op erazioni si svolsero il r2 luglio verso l'obbiettivo Colle della Borcola per parte della 27a Di visione le cui art iglierie (30 pezzi) furono appoggiate da quelle della 44a Divisione (26 pezzi) e da quelle della 35a. Divisione (r6 pezzi di med io calibro) : q uestà azione però non riuscl. (Vecli Schizzo X - Variazioni di linea) . Nei giorni 22 e 23 luglio fu iniziata l'azione verso M . Cimone preceduta · da breve t iro di preparazione d'artiglieria, e terminò con la conquista assai contrastata del M. Cimone, in conseguenza della quale la çlifesa avversaria fu costretta a ripiegare su quota 1217. Sull'altopiano di Asiago dal 6 al 24 luglio vennero lanciati vari attacchi: il primo del giorno 6 fu iniziato con una breve preparazione d'artiglieria e si protrasse si.no al giorno 8 ottenendo qua lche successo locale ; il secondo si svolse dall' rr al r3 contro M. Zebbio e M. Interrotto dopo che la nostra artiglieria aveva avuto un notevole rafforzamento per cui essa era stata portata ad un complesso cli 173 bocche da fuoco per il primo obbiettivo, e d i r6o per il secondo ; il tiro d i preparazione durò da quattro a cinque ore, ma a cagione • della cattiva visibilità, il risultato della distruzione dei reticolati avversari andò in gran parte frustra to e riusci quasi nullo, tantochè le nostre fanterie dovettero forzatamente arrestarsi davanti ad essi. L'ultimo attacco venne sferrato nei giorni dal 22 al 24 luglio sul tratto a nord di M. Zebbio tra Busa del Ghiaccio e Mala Campigoletti, e fu preceduto, il giorno 22, da· un tiro di preparazione d'artiglieria che durò dalle 5,30 alle rz per parte di 6 Batterie da montagna, cli 37 'pezzi fra grossi e med i calibri e di 48 pezzi leggeri ; ma dopo un'ardita puntata eseguita da 2 nostri Battaglioni di Alpini la reazione del nemico fu cosi forte e violenta, sicch.è non fu assolutamente possibile per parte .nostra di proseguire nell'azione. Nello schizzo allegato sono chiarament e indicat i gli ondeggiamenti della linea avvenuti durante l'offensiva austriaca fino al termine della nostra controffensiva .

*** In questa battaglia ha avuto importantissimo gioco la variazione delle forze contrapposte, cd è quindi opportuno il soffermarsi alquanto _su q uesto argomento : dall'opera del gen. Schiarini «L'Armata del Trentino» i cui dati sono a ttendibilissimi e concordano con quelli di molti a ltri autori, risulterebbe che inizialmente a i ;r58 -

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VARIAZIONI DELLE FORZE CONTRAPPOSTE

Battaglioni nostri gli austriaci contrapponevano r93 Battaglioni. Per quanto concerne le artiglierie ci atteniamo alle cifre in cui concorda la maggior parte degli autori e cioè quelle da noi esposte precedentemente. Circa le forze affluite durante la battaglia, p er quanto concerne le forze di fanteria, dall'«Avviamento allo studio della Storia Militare» (Accademia di Artiglieria e Genio, Vol. II, pag. 85), risultano i seguenti dati : tra il r7 ed il r8 maggio si spostarono per ferrovia le fanterie della 27a Divisione che erano presso Codroipo ; il r9 maggio si spostò, pure per ferrovia, l'artiglieria della 27a Divisione e lo stesso giorno si iniziò dalla sinistra d el Tagliamento il movimento del XIV Corpo d'Armata, parte per ferrovia e parte a mezzo di autocarri ; partirono inoltre per via ordinaria 5 Battaglioni ciclisti tolti alla 3a. Armata; il 2r maggio cominciò, anche dalla sinistra del Tagliamento, il movimento del X Corpo d'Armata in parte per ferrovia e in, parte in autocarri ; e con autocarri fu effettuato il movimento di r Brigata di fanteria proveniente dalla Carnia; il 22 maggio fu ·compiuto· il trasporto con autocarri di 2 Battagioni alpini tolti dalla 2a Armata ; I Brigata che era nelle Giudicarie e la 44a. Divisione, dislocata a Desenzano, si spostarono a mezzo di autocarri, mentre per via ordinaria mossero le Batterie che sostavano nella pianura vicentina. Tutti i predetti movimenti furono compiuti alla data del 23 maggio. In tal modo, in sette giorni, il Comando Supremo aveva fatto affluire, a rincalzo della ra. Armata, 99 Battaglioni e 470 pezzi. Queste cifre concordano all'incirca con quelle citate dal gen. Cadoma (pag. 2ro-2rr) il quale afferma che il 29 maggio, nel Settore attaccato, si poteva contare su 2 50 Battaglioni. · Questi dati tuttàvia sono forse un poco esagerati, non nel senso del numero (su cui concordano tutti gli autori) , ma nel senso del tempo ed infatti il gen. Maravigna asserisce che il trasporto della 27a Divisione durò 77 ore e quello del XIV Corpo d'Armata si protrasse per 9 giorni. -

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CONS: DERAlION l SU l RlS ULTATl OTTJ,;N t/TI

Se vogliamo considerare le date in cui le Unità trasportate poterono effettivamente far sentire il loro peso nell'andamento dell'azione, dobbiamo seguire i dati del gen. Schiarini, dati che si possono esporre come segue : :S' U MERO DEI RATTACL!Ols' I ALLE DATE

r5 maggio

22 maggio

..... .. .. ..

158

1 93

270

300

Austriaci ··········

193

1 92

192

169 (2)

Italiani

6 giugno

14 giugno (1)

Note: (1) - Inizìo controffensiva italiana. (2) - Le truppe austriacl1e erano diminuite per le sottrazioni di forze fatte a favore della troll te ori cntale.

Per quan.to ha tratto alle . artiglierie, dall'opera del Cadorna si ricava che le artiglierie austriache all' inizio della nostra controffensiva erano in numero di r 30 pezzi pesanti e 550 piccoli calibri. Se mettiamo in r elazione i dati suesposti con il corso degli avvenimenti vediamo subito come in questa battaglia i risultati sieno stati in diretta relazione e proporzione coi fattori materi ali , forze e mezzi: i vantaggi per gli austriaci cessarono coll'affluire dei rinforzi da parte nostra, afflusso ordinatamente e t empest ivamente effettuato per sapienti disposizioni del nostro Comando Supremo (r), per volenterosa e intelligente dedizione di Comandanti e di gregari : il successo passò quindi decisamente d alla nostra parte allorquando il nostro Comando Supremo, in possesso ormai di forze sufficient i fu in grado di passare alla controffensiva. Non è pertanto in alcun modo confermato quello che dice il V. Krauss in una sua pubblicazione (Die Ursachen von des Niederlage, ( 1) Bas ta accennare che in un solo mese 82 . ooo veicoli fercoviarii afflui rono verso la iona .minacciata trasportando nel complesso movimento di rifornimenti e di sgomberi: 500.000 uof!1ini, 75.000 quadrupedi , 15.000 carri ed enormi quantità di munizioni. La potenzialità normale delle linee ferroviarie impegnate fu oltrepassata di un buon terzo ; inoltre circa I .ooo autocarri, percorrendo per parecchi giorni consecutivi circa 200 km. al giorno tra· portarono in questi due mesi una forza di quasi 100.000 uomini.


CONSIDERA ZIONI St; I RISULTATI OTT~ X UTl

Erinnerung und Urtheile aus dem Weltkrieg - I. Lelunan Munchen 1920) : « Gli austriaci volevano spingere le operazioni in pianura ...

senonchè il Comando cli Armata (Conrad) per il suo contegno p assivo e per la sua condotta poco aggressiva obbligò le operazioni ad arrestarsi assai prima di s boccar e in piano ». Non sembra però che questo giudizio, tanto severo per il Conrad, sia del tutto giustificato : noi sappiamo della sua animosità verso gli italiani e sappiamo altresi che per il trion fo del suo piano d'azione e la riuscita dell'offensiva da lui ad ogni costo voluta, egli non badò alla perdita di circa roo.ooo uomini, tanto che a smorzare lo slancio invero ammirevole delle sue truppe -e ad a rrestare la spinta nemica dovettero contribuire un poco ed in non trascurabile misura proprio quei soldat i italiani che colla loro bravura si incaricarono di smentire il fallace giudizio che di esse dava spavaldamente il Conrad ! Dice infatti lo Stegemann (opera citata, vol. 4°, pag. 424) : « Gli italiani seguirono il nemico alle calcagne comba ttendo sulle vette di Arsiero e dei Set te Comuni. .. Si risollevarono presto dalle loro sventure ; l'attacco degli austriaci aveva infiammato in loro il sentimento nazionale». I dati che abbiamo riportato dimostrano che l'azione nemica faIH non per manca nza di spirito offensivo, ma per mancanza di forze e sovratutto per mancanza di forze fresche nel tempo e nello spazio, giacchè quelle desti~ate all' impresa non erano sufficienti, e esauri tesi nel raggiungere i primi obbiettivi non furono più in grado di poter assolvere i compiti loro assegnati. Nè poteva essere altrimenti perchè il morale dei combattenti era ott imo da am bo le parti : eleva tissimo quello del nostro soldato che sapeva che dalla sua resistenza dipendeva la salvezza del suo P aese ; alta mente aggressivo quello del soldato austriaco presso il quale la preparazione morale era stata molto accurata. Infatti si erano persuasi i solda ti imperiali che la guerra continuava per colpa dcli' Italia che aveva tradito i suoi preced enti alleati della triplice ; si era promessa facile l'invasione del nostro . territorio altra volta dominato dalla duplice monarchia e tiranneggiato dai Croati ; e si era anche lascia ta nascere la cupidigia del saccheggio delle nostre pingui pianure padane. Tra ttandosi di una battaglia in cui ebbe parte grandissima, sia nell' uno che nell'altro campo, il gioco delle R iserve, e dato che il nostro studio deve prendere in esame tutti gli elementi


VALORI,; DI ARTIGLIERI

materiali della lotta, riteniamo opportuno chiudere l'argoment~- citando qualche dato sui fattori che favorirono lo spostamento delle truppe. L'Austria non disponeva che di due sole linee ferroviarie : quella . del Brennero e quella di Pusteria che a Fortezza si fondevano poi in un doppio binario, ma con una preparazione accuratissima aveva creato nel Trentino delle buone basi di operazione migliorando e sviluppando la rete stradale, e sfruttando largamente gli automezzi tanto che avevano potuto essere costituiti vasti magazzini di viveri e nume_rosi depositi di materiali di ogni specie. L'Italia a sua volta disponeva di due linee ferroviarie che univano l'una Vicenza a Cormons, l'altra che univa Padova a S. Giorgio di Nogaio, mentre poi una terza linea ferroviaria, a semplice binario, si svolgeva per un limitato tratto fra le predette linee principali unendo Porto Gruaro a Treviso: proseguimenti e diramazioni dì dette linee agevolavano all'uno ed all'altro capo lo smistamento delle truppe. Nel nostro territorio, oltre alle ferrovie, vi erano inoltre ottime strade rotabili, accur.atamente tenute : la principale dì queste strade da Vicenza giungeva ad Udine per Treviso e Sacile; e un'altra rotabile importante era quella che da Pordenone per Mestre-Treviso e Porto Gruaro metteva capo a Cervignano. Aggiungasi ancora che da e fra queste due rotabili si svolgeva una quantità di altre buone rotabili s_u ssidìarie e di collegamento. Furono queste nostre ottime comunicazioni stradali che favorirono poi l'ardita manovra centrale che ci portò a Gorizia.

*** In questa grandiosa battaglia gli artiglieri italiani hanno fatto prodigi· di valore contribuendo efficacemente ad arrestare e ricacciare l'avversario. E questo valore non potrebbe meglio essere documentato che citando le vicend e che diedero luogo alla concessione di ben quattro medaglie d'oro. , Riportiamo per ciascuno dei decorati quanto dice al riguardo l'opera del!' Ufncio Storico d·ello S. M. del R. Esercito cc Le medagl-ie _d 'oro». Maggiore Chiarle Felice, da Pino Torinese (Torino), Com~ndante del XVII Gruppo artiglieria da montagna· - Trambpleno, 18 maggio -

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IL MAGGIORE FELICE CHIA RLE

1916. Sulle posi.zioni tra il Leno di Vallarsa ed il Leno di Terragnolo era schierato il XVII Gruppo artiglieria da montagna al comando del magg. Felice Chiarle, bella figura di artigliere e di ufficiale. Assegnato al comando di quel gruppo qualche giorno appena prima dell'offensiva austriaca, si preoccupò subito di porre le sue Batterie in condizioni di poter sostenere validamente le fante.r ie nel prossimo grande cimento e, con audaci ricognizioni, si rese subito conto esatto del terreno e della situazione.

F ìg. 4 - Felice Chiarle

Benchè sottoposte, fi n dal primo sferrarsi dell'offensiva, alla violenza del bombardamento nemico, le Batterie da montagna del XVII Gruppo seguitarono per due giorni a sparare incessantemente contro le ondate nemiche che tentavano di sommergere le nostre linee ; di una di esse, rimasta senza capitano, assunse senz'altro il comando il magg. Chiarle, il quale benchè ferito il giorno r6 alla spalla ed alla t esta, volle rimanere in linea fra le sue Batterie, offrendo ai suoi giovani ufficiali l'ausilio della sua lunga esperienza tecnica e l'esempio della sua calma mirabile. Al colonnello del 79° fanteria, che·lo pregava di seguire l'ufficiale medico per farsi medicare, rispondeva : « Ella, signor colonnello, potrà ordinarmi qualunque cosa, ma mai però di lasciare il mio posto e i miei soldati ». Il giorno 17, quasi tutti i pezzi delle valorose Batterie erano già -

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DAMIANO CHIESA

stati posti fuori combattimento dall'artiglieria nemica ; un unico pezzo della 74a Batteria, danneggiato anch'esso e rimasto senza meccanismo di elevazione, seguitò a far fuoco mediante ingegnosi ripieghi, personalmente a~tuati dal magg. Chiarle. Quando anche la voce di quest'ultimo cannone fu spenta, l'eroico maggiore, fatte innestare le baionette ai pochi superstiti delle sue Batterie, si lanciava con essi all'assalto concorrendo con 1 Battaglione del 79° Fanteria a ricacciare un attacco nemico. Nella mischia fu visto battersi come un leone, .fìnchè cadde ferito a morte. L'Artiglieria i taiiana conserverà sempre nei suoi fasti il nome e la gloria del magg. Chiarle e ricorderà s,ernpre con profonda ammirazione, la motivazione, colla quale alla memoria di lui fu decretata la medaglia d'oro al valor militare: « Comandante di un Gruppo d'artiglieria da montagna in sussidio alla fanteria, mancando cli capitano una delle sue batterie più esposte, ne assumeva personalmente il comando che tenne per quattro giorni sotto l'intenso bombardamento nemico e fino a quando gli vennero distrutti tutti i pezzi. Ferito nei primi giorni alla spalla ed alla testa, si rifiutava di lasciare i suoi uomini e la posizione, e concorreva poi con i superstiti all'assalto alla baionetta con le fanterie, cadendo eroicamente sul campo» (Boll. Uff. disp. ro5 del 1916). Sottotenente di complemento Chiesa Damiano, da Rovereto, del 6° Reggimento artiglieria da fortezza {Costa Violina, r5-r9 maggio r9r6). , Damia110 Chiesa, nativo di Rovereto e perciò suddito austriaco, fin da quando era andato a Torino per seguire i corsi di ingegneria alla Scuola del Valentino si era simpaticamente reso noto ai suoi compagni per il suo fervore patriottico e l'odio all'oppressore della sua terra. Alla vigilia della nostra entrata in guerra fu uno dei pii1 ardenti sostenitori dell'intervento italiano e confermò poi le sue parole con . i fatti arruolandosi fra i primi volontari di guerra quale semplice soldato in artiglieria. Chiesto ed ottenuto di essere destinato ad un gruppo d'assedio che operava in Vallarsa, a brevissima distanza della sua Rovereto·, rese importanti servigi guidando ricognizioni e segnalando i bersagli nella zona a lui famigliare. Promosso sottotenente, rinunciò alla licenza che gli sarebbe spettata e chiese di essere dispensato dal servizio di prima nomina presso -

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IL /5ACIHFICIO DI DAM IANO CHI ESA

i l.Deposito del suo Reggimento, ottenendo di essere subito assegnato ad un R eparto operante in Val Lagarina. Destinato al Comando d'artiglieria del Settore Val Lagarina, insistette per essere trasferito ad una Batteria avanzata ed espresse tutta la sua gi.o ia e tutta la sua fierezza quando ebbe l'ordine di raggit1ngere la 963a Batteria da r49 G. postata molto innanzi a Costa Violina.

Fig. 5 - Damiano Chiesa

Il r3 maggio r9r6, nel!' ini.rninenza dell'attacco nemico, il Comando del Gruppo Zugna diede òrdine a l Comandant~ della 963a Batteria che in caso di pericolo, il sottoten. Angiolotti (nome di guerra assunto dal sottoten. Chiesa) fosse ritirato dalla linea ed inviato al Comando del Gruppo. Tale ordine fu ripetuto il mattino . del r 5 quando la violenza ciel bombardamento delle artiglierie austroungariche rivelò tutta l' .imponenza dello sforzo avversario. Il sottoten. Chiesa, cui l'ordine superiore era stato comunicato, benchè conscio della sorte che lo attendeva se fosse caduto nelle mani del nemico, non volle ritirarsi mentre era impegnato il combattimento; per le vicende della lotta, perduto il contatto col proprio .Comandànte di Batteria, dopo ·che i suoi pezzi erano stati resi inservibili dal grandinare dell'artiglieria austriaca, egli volle tuttavia. restare al·suo post o per combattere ancora come semplice soldato e morire sul campo. Ma il destino non volle così. -

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DA)1IANÒ CHIESA

Circondato e fatto· prigio11iero, fu condotto a Rovereto : ricono, sciuto, fu insultato e percosso : trascinato a Trento fu sottoposto ad un simulacro di processo e condannato alla fucilazione. Davanti ai giudici Damiano Chiesa, a11.zichè scolparsi, riconfermò 'i n pieno i suoi sentimenti di appassionata italianità e di odio allo straniero: alle ingiurie degli ufficiali austriaci non si degnò di rispondere; mentre soltanto nei suoi occhi lampeggiava il più profondo disprezzo . Dopo la condanna, della quale ascoltò la lettura con calma impassibile, volle adempiere serenamente ai precetti della sua fede, come cristiano e credente convinto, e poi ... con mente lucida e mano fermissima scrisse poche righe di estremo commiato alla famiglia . Condotto nella fossa del ·s inistro castello del Buon Consiglio, fu posto, senza benda, di fronte al drappeJlo di esecuzione. I soldati avanzarono fino a qu alche passo da lui : tre fucili gli furono puntati al petto e tre alla testa. Egli guardò fisso le bocche delle armi omicide, fino a che la scarica non lo fece cadere ... spezzato ma non piegato. Trento, ricongiunta in fine alla Patria esumò le ossa di lui insieme a quelle di Cesare Battisti e di Fabio Filzi, che come lui erano caduti vittime dell'i mplacabile odio nemico, e le raccolse in un fam~d io, sacro alla venerazione d egli italiani. La Patria decretò alla memoria del giovane martire la medaglia d'oro al valor militare, con la seguente motivazione : « Ferven te apostolo della italianità della sua terra, quando suonò l'ora di affermarla con le anni, tra i primi accorse come semplice soldato cd insistentemente sollecitò, finchè l'ottenne, l'onore di essere destinato ai reparti p iù avanzati, dove rese utilissimi servigi in ardite operazioni ad immediato contatto col nemico, noncurante dell'estrema gravità che avrebbe avuto per lui l'eventuale cattura. Sottotenente in una delle batterie più avanzate, allo sferrarsi di un attacco di soverchia nti forze nemiche, pur sapendo che era stato dato l'ordine che egli fosse ritirato indietro in caso di evidente pericolo, volle rimanere al suo posto per sciogliere :fino all'ultimo il voto del proprio patriottismo, ed anche quando, per l' incòntenibile appressarsi della travolgente onda avversaria, i pezzi furono resi inservibili per essere abbandonati, volle restare a combattere, cercando invano sul campo quella morte che sola poteva ormai salvarlo dal supremo martirio. Circonda to e fatto prigioniero, subì con stoica fermezza i maltrattamenti dei nemici. Tratto dinnanzi ai giudici riaffermò solennemente i suoi scntirn.enti di appassionata italianità ·e

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EROICA CONDOTTA DI LUIGI C IGERSA

con fiero atteggiamento affrontò il supplizio, cadendo fucilato col nome d' Italia sulle labbra; fulgido esempio di patriottico ardore e di insigne eroismo,,. (Boll. Uff., disp. ro3 del r9r9). Maggiore Cigersa Luigi, da Alessandria, del 45° Reggimento artiglieria da campagna (Monte Mosciagh, 25-26 maggio 1916). La sera del 21 maggio, la 34a Divisione raggiungeva la linea Cima Portule-M. Mosciagh, e contro queste nuove posizioni il nemico iniziava subito violenti attacchi. Particolarmente intensa fu la lotta sul Monte Mosciagh, dove nei giorni 25 e 26 la Brigata Catanzaro si battè col già provato suo valore. .

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Fig. 6 - Luigi Cigersa

Sostenevano le nostre fanterie I Gruppo del 5° Reggimento artiglieria da campagna, ed r Gruppo del 45° al comando, quest'ultimo, del magg. Luigi Cigersa : i pezzi erano schierati sulla linea stessa della fanteria, t anto che nelle vicende della lotta 2 Batterie del 5° Reggimento vennero a trovarsi circondate dal nemico. ·Al magg. Cigersa fu allora dato l'ordine di ritirarsi per evitare che anche le sue Batterie cadessero preda del nemico, ma egli rispondeva non essergli possibile ritirarsi, impegnato com'era nel combattimento a brevissima distanza, e d'altra parte non sembrargli opportuno abbandonare senza alcun sostegno fa fanteria, che avrebbe potuto ritirarsi soltanto se protetta dal fuoco delle batterie : e seguitava imperterrito · a

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Luicr crcmisA

dirigere il tiro, mantenendosi sempre in mezzo ai pezzi e rianimando i suoi artiglieri, non pochi dei qua.li caddero accanto ai propri cannoni. Ricevuto una seconda volta l'ordine di ritirarsi, egli rispondeva mandando un suo ufficiale al superiore Comando d'artiglieria coll 'incarico di chiedere munizioni, molte munizioni , ed intanto disponeva per concorrere nella maniera più efficace al ricupero delle 2 batterie del 5° Reggimento cadute in mano al nemico ; ricupero che potè in parte essere effettuato. Giuntogli quindi ancora una volta l'ordine di ritirarsi, poichè era stato deciso l'abbandono della p osizione, con calma mirabile faceva ritirare i suoi pezzi uno alla volt 91 ed al passo, e soltanto quando l'ultima batteria ebbe sgombrato, egli lasciò la posizione. Ma i p ezzi del magg. Cigersa fecero risentire presto la loro voce dalle nuove posizioni di Costalunga e per ben quattordici giorni sostennero il grandinare dell'artiglieria nemica, ·mai ristando dal far fuoco. Gli artiglieri del 45°, benchè ridotti di numero e sfiniti, compirono fino all'ultimo il loro dovere, dando valido concorso al mantenimento di questa nostra estrema linea di difesa, contro la quale cozzò invano la furia nemica. Cosi ancora una volta venivano confermate le nobili tradizioni dell'Artiglieria italiana. Il maggiore Cigersa, dopo aver dato di anima, di attività e di esempio quanto era possibile, cadeva la sera del 9 giugno colpito in pieno da una granata austriaca. Alla memoria dell'artigliere modesto e valoroso, veterano della campagna d'Africa e già ferito sul Carso e decorato di medaglia d'argento, fu conferita una seconda medaglia d'argento sul campo, subito dopo l'azione· di Monte Mosciagh, commutata più tardi meritatament e in medaglia d'oro. La motivazione dice : << Comandante di un Gruppo di tre Batterie in posizione avanzata sul Monte lVIosciagh, sostenne per un intero giorno una lotta alle più brevi distanze dal nemico. Or1inatogli per due volte di ritirarsi, rispose chiedendo munizioni, e soltanto al terzo ordine si ritirò ordinatamente con le proprie batterie, abbandonando per ultimo la posizione (Monte Mosciagh, 25-26 maggio r9r6) . Cadeva poi colpito a morte da una granata m entre, sopra una nuova posizione, opponeva efficace ostinata resistenza al nemico incalzante. Fulgido esempio di eroismo e del più alto sentimento del dovere ». (Boll. Mil., disp. 36 del r92r).

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E ROICA CON'l)OTTA DI ANTON TO TRU A

Capitano Trua Antonio, da Soriano nel Cimino, del 34° Reggimento -artiglieria da campagna (Poggio Curegno, rz giugno 1916). È un altro valoroso artigliere, immolatosi come il magg. Cigersa, nell'aclem.piiuento del proprio dovere e con iJ più sereno spirito di sacrificio. La sua batteria era postata sul Poggio Curegno, altura isolata a sud- est di Velo cl' Astico ; poco a nord si svolgevano le linee occupate dalla nostra fanteria dopo la perdita del Cengio.

Fig. 7 - Ant_onio Trua

Contro di esse il .nemico seguitava a premere minaccioso, per aprirsi il passo verso il piano. Il r2 giugno una bufera di fuoco d'artiglieria si abbatteva sulle trincee di Schiri, ponendo a dura prova la fanteria che le guerniva, ed una Batteria da montagna austriaca, venutasi a postare ai piedi del Mon te Caviogio (Cimone), presso la strada di Val d'Astico, riusciva a battere d'infilata alcuni tratti della nostra linea. Il capit. Trua, dal suo osservatorio riesce ad individuare dalle • vampe la batteria nemica, ma non p uò farla controbattere prontam ente .dai suoi pezzi, essendo interrotte con essi tutte le comunicazioni. Senza esitare un momento, egli abbandona l'osserva torio e s·o tto una grandine di proietti nemici di ogni calibro si precipita verso i suoi pezzi; personalmente quindi li punta uno ad· uno contro

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ERòfCA CON DOTTA DI CI\JSÈPPÈ ZARDÒ

la temeraria batteria nemica e con fuoco celere e preciso la riduce ben presto al silenzio. Ma l'atto risoluto e coraggioso del giovane capitano gli costa la vita : una granata nemica scoppia a pochi passi da lui ferendolo gravemente ad un fianco. · Poco dopo egli spira invocando fin0 all'ultimò anelito la Patria adorata. Anche a quest'altro nobile campione dell'Artiglieria italiana fu concessa Ja medaglia d'oro al valor militare colla seguente motivazione : « Durante una viva azione, essendo state interrotte le comunicazioni telefoniche fra osservatorio e batterie, sprez7,ante del pericolo, abband onò l'osservatorio e completamente allo . scoperto corse ai pezzi, li puntò uno ad uno su di una m.ina..cciosa batteria avversaria che aveva iniziato tiri cl' infilata contro le nostre fanterie e la ridusse in brev~ a l silenzio. Colpito in pieno da un proi etto nemico, lasciò gloriosamente la vita sul cam.po ». (Boll. Mil., disp. 30 del 1917). Tra i valorosi di questa battaglia è cl.overoso ricordare un brillante artigliere che si era già altre volte distinto e che si distinse

Fig . 8 - Giuseppe Zardo

ancora .in seguito. Lo ricordiamo a questo punto perchè esso segna il momento più glorioso della sua vita. Trattasi del gen . Giuseppe Zardo allora maggiore comandante del Gruppo Udine d'a rtiglieria da mont agna (batterie 16a., r8a e 77a), 673 -


LA VALOROSA

AZCONE DT

COMANDO DEL GENERAl,E PE TITTI

01

RORET O

schierato .in linea con le fanterie della 35a Divisione tra Monte Cogolo .e Passo di Campedello nella regione del Novegno. L' rra Armata austriaca dell'Arciduca Eugenio il 2 giugno a~taccò con estrema violenza su · tutti i sei chilometri di fronte il caposaldo del Novegno, per scardinare così il Pasubio · e irrompere al piano. L'attacco al Novegno, preparato e sostenuto da una massa di 264 pezzi di artiglieria (26 di grosso calibro, 60 di medio calibro e 178 di piccolo calibro) doveva essere eseguito - dice la Relazione Ufficiale - dal X:X Corpo d'Armata, mentre l' VIH avrebbe dovuto tenersi pronto ad attaccare Monte Alba non appena caduto il Novegno. Noi avevamo r2 pezzi di piccolo calibro e r8 di medio calibro. La scarsa a rtiglieria della 35a Divisione - ci atteniamo sempre alla Relazione ufficiale - spesso essa pure investita dal tiro dell'avversario assai superiore per numero e per calibri, non consentiva un sistema di difesa economico, come quello di una efficace interdizione della 1:asa dorsale del Ciove e di un potente appoggio a contrattacchi .contro il nemico che l'occupasse. E ciò dà la misura della gratitudine

Fig. 9 - Gen. Carlo Petitti di Roreto

che -è dovuta ai prot~gonisti di cosl costosa difesa : al Comandante della Divisione che seppe esigere, ai suoi dipendenti che seppero yolonté\riamente ·d are. Tra questi protagonisti che, al dire del gen. Petitti, avevano -

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. EROISMO DT GIUSEPPE ZA'RDO

fatto del Novegno l'estremo baluardo che copriva la pianura con una barriera insormontabile, rifulse il magg. Zardo. La battaglia del Novegno durò 9stinatamente e cruentemente dal 2 al r5 giugno, ma culminò, specialmente nella giornata dal r3 al r5, sulle pendici del l\fonte Ciove fino all' irruzione al Passo dì Campedello, dove il nemì<;o potè per un istante avere l' illusìorie di aver oramai aperto il passo sui 'fretti e su Schio. Nei soli due giorni r2 e r3 giugno la 35a Divisione perdette lassù 9 ufficiali morti e 49 feriti ; r83 uomini di truppa morti e ro58 feriti, più 206 dispersi. Il colonn. Varo Varaninì, testimone e partecipe di quelle epiche giornate, nella sua c~mmemorazione del r2 giugno del r927 al Teatro Civico di Schio, dei Caduti del Novegno, diceva che le poche Unità d'artiglieria da montagna agli ordini del magg. Zardo erano come le altre votate al sacrificio, chè tutti sapevano che dì lassù non si doveva ripiegare. Il r3 giugno alle .ore 9, continuava il Varanini, la situazione della difesa accennava manifestamente a farsi più grave. Le perdite in ufficiali si ~ono fatte così ingenti che da un istante all'altro può essere co1npromesso ogni anche miglior proposito di .resistenza. da parte dei reparti. ormai senza guida. Le batterie del ' Gruppo da montagna Zardo, ad esempio, schierate in linea con le fanterie avevano in pochi momenti perduto il comandante magg. Zardo, gravemente feritò, e l'aiutante maggiore ten. Bartolotti, ucciso ; due ufficiali uccisi della 77a batteria, tre ufficiali feriti della r8a batteria. ' . Il Comando di GruppQ ha 12 soldati uccisi e feriti da un solo éolpo da 305 ... Il gen. Petitti invia il suo Capo di Stato Maggiore al Comando del Corpo d'Armata coll'incarico di rappresentare a viva voce le condizioni della difesa. · · Fu proprio quel 305 piombato sul Comando di Gruppo del magg. Zardo che lo lasciò mortalmente ferito sul ·terreno quasi privo . di sensi. Il sangue coagulatosi negli occhi non gli permetteva più dì vedere se non il groviglio dì morti e di feriti in cui era tragicamente ì.'mpigliato. Non aveva forze per muoversi e voce per farsi sentire: era ormai dato per morto e per tale l'avevano segnalato anche al Comando. Egli pe'rò rispose loro che sì sarebbe retto in piedi da sè ,e badassero agli altri commilitoni più bisognosi di lui ; ma invece appena in piedi non vi si resse e cadde svenuto. Il molto s-angue perduto lo aveva fiaccato e non si risvegliò che al posto di medica-

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MEMORIE STORICHE DI U:)IJTÀ D' ARTICLIERtA

zione, d'onde d'urgenza lo si trasportò all'ospedale di Schio temendosi sempre p er la sua esistenza. Al colonn. Varanini, Giu~eppe Zardo dopo la. commemorazione di Schio, scrivèva : nel giugno r9r6 le mie batterie non ebbero da far altro che seguire l'esempio di un Comandante (il gen. Petitti cli Roreto) e mettersi in linea con le fan!erie, per essere in gratlo di servirsi ad un tempo del cannone e del moschet to. Per il suo valoroso contegno il magg. Zardo fu decorato di medaglia d'argento al valor mi litare ; non era questo il primo segno di va lore a brillare sul suo petto perchè già l'anno prima nell'offensiva dal 3 al 9 ottobre, a. Ma lga cli Pìoverna Alta si era guadagnata una medaglia d'argento perchè audacemente superando gravi difficoltà di terreno, esponendosi ad evidente pericolo sotto il fuoco concentrato cli artiglierie nemiche, si era portato in prima linea con Ja fanteria, alla quale efficacemente aveva aperto la strada all'assalto cli un,a forte posizione nemica. Troveremo ancora questa balda figura di soldato, ristabilito dalla grave ferita del 13 giugno 1916 e promosso colonnello, sul Grappa, di nuovo alla fronte di battaglia e ancora una volta alla difesa della sua diletta Vicenza.

*** Basterebbero i fulgidi esempi ora riportati a dare una viva e palpitante visione dell'eroismo dell'artiglieria nell'epica battaglia; ma a completare il quadro e dare un'idea delle vicende dei Reparti riteniamo utile ed interessante stralciare sommariamente quanto è detto nelle memorie storiche di alcuni Reggimenti, spiacenti di non avere quelle cl i tutte le Unità che con sublime valore parteciparono alla lotta. 6° R EGGIME NTO ARTIGLIERIA DA CMIPACN,-'. - Nel magg.io del r916 il TI e 1 l.T Gruppo furono chiamai.i per opporsi alla minacciosa offensiva nemica: a. marce forzate essi raggiunsero la Val d 'A stico met1 endo in posizione i pezzi nei primi giorni di giugno. Le alture (Grumalto, Carre, Contrada Pon) estremi baluardi della valle coronati di pezzi, resistettero finchè alla metà del mese le batterie salirono s ull'Altipiano di Asiago (Monte Pao).


E 20° DA

C1\MPAGNA

L a fortuna cessava cli arridere al nemico ed il valore del soldato italiano riacquistava la maggior par t e del terreno prima abbandonato. All'inizio ciel mese di luglio 1916 le batterie del Reggimento presero posizione completamente. allo scoperto sul Fa.raoro, e quindi s ulle pendici del Monte Zovetto e ciel J.fonte Barco : la fucileria nemica scrosciava. s ugli uomini e sui cavalli ; i comandi brevi e secchi dei nostri ufficiali dominavano i respiri affannosi dei .p ropri solcla ti ed il fragore della battaglia imperversa.va ovunque. Ma subito tuonarono i cannoni del 6°, e iurono essi i primi a portare eia quelle rupi il saluto cl' Italia ai commilitoni che con grave pericolo erano minacciat i dal nemico; i soli. che in quell'ora. di accoramento, rinnovellarono l'entusiasmo e ritemprarono il coraggio nei petti degli eroici fanti che col sangue aveva.no già scritto pagine. gloriose di resistenza, inizio cli vittoria e di trionfo. L'a.rtiglieria austriaca piazzata sul · Monte Ezio dominava e fla gellava le posizioni nostre, ma i caJmonieri delle batterie 48 , 58 ·, 78 e 83 , scesi in linea coi fanti della 33a Divisione stupirono, sgomentarono e riuscirono a s uperare il nemico. Venne così ricuperato un pezzo che un altro nostro reparto era. stato costretto ad abbandonare, e in pie11.o giorno, di faccia alle posizioni nemiche un rnanipolo di cannonieri p iazzò questa bocca da fu oco oltre la nostra linea. Tanto valore rese vana l ' ira nemica; la stella del 6°, vigile e fulgida, sorrise ancora a. quel pugno d'eroi ! Intanto altre miglia.ia. di prodi minacciavano il fianco nemico e lo premevano ineluttabilmente; le famose Divisioni austro-·. ungariche iniziarono così la precipitosa ritirata. 20° RÈGG!MENTO A1ffIGLIERIA DA CAMPAG NA. - Nella primavera del 1916 allorchè si sferrò l'offens"iva austriaca. il III Gruppo da S. Floriano fu tra i primi reparti d ' artiglieria che fu lanciato sul fronte minacciato, venendo al· l'uopo trasferito in Val Sugana. e prendendo posizione tra Borgo- Ospedaletto. Ponte del Gobbo- Striscia L unga; esso concorse così validamen te alla nostra contro$pinta offensiva che arrestò e ricacciò l' impeto nemico. In tali posizioni, sul finire del 1916 il III Gruppo venne poi. raggiunto dal!~ Bat terie degli altr i Gruppi del 20° Artiglieria che nelle loro posizioni del Cadore erano state sostituite dalle Batterie dell' 8° da campagna. AJ· 20° Reggimento venne affidato lo sbarramento della stretta di Ospedaletto dalle pendici Pedretto sin sotto i costoni cli Monte Levri , e da queste posizioni le sue Batterie portarono il loro :concorso a tutte le azioni sul Civa.ron e sull' Ortigara sostenendo asprissimi. combattimenti. Provata fra t utte fu la 4a Batteria che in posizione a Castel Ivano, e sottoposta. alle più violenti reazioni nemiche, ebbe a perdere fra gli altri il

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350 DA CA~1 PAGNA proprio Comandai:te capitano Giovenale, ed il sottocomandan te lenente NaniMocenigo, mentre i loro artiglieri davano prove mi rabili di abnegazione e di eroismo. II capo-pezzo caporal m aggiore Bignozzi, visto il suo cannone sepolto sot to le r ovine della piazzuola dall 'infuriare del t iro nemico, non ha che un ~ogno : riporlo in efficienza; e v i riesce riprendendo così il fuoco, e ciò mentre vicino a lui, ad un altro pezzo, il soldato Bragagnolo, miracolosa-

F ig.

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Ten. Nani Mocenigo

mente illeso dallo scoppio cli un pro.ietto che colp isce e sfonda l o ·s cudo mediano, fa partire immediatamente un colpo gridando all'ufficiale che accorre: « Non si preoccupi, dal momen to che il tiro non deve essere interrotto, e può continuare ! >1 35° RBGGLMEN'l'O ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - i a (( s b afe expedition » aus triaca contro il nostro fronte trentino nel maggio 1916 faceva accorrere in quel setto re, fra gli al t ri Reggimenti, anche il 35° da Campagna. Con solo otto tappe esso si t rasferiva da S. P ietro sull' Isonzo a Cismon ove giungeva il 3 giugno. La sera del giorno seguente 2 Batterie erano già in posizione s ull'Altipiano di Asiago ,sul Monte L ambara cd al Passo della Forcellona in primissima linea. Nei giorni s uccessivi salivano s ull'al tipiano le altre Bat terie che s i schieravano a Cirda e alla Marchesina su M. Chémpele e sul M. Ménderle. In tal· modo il R eggimento aveva l'onore di contribuire alla difesa degli Altipiani sostenendo gli eroici nostri alpi ni e i gloriosi fanti della Brigata Sassari sul massiccio di


39o OA

CAMPAGNA

Castelgomberto; poscia prendeva parte alla nostra con troffensiva che cul minò il 25 giugno con la ritirata nemica. Il 350 Reggimen to, in questa fase dell a guerra scriveva così un'altra bellissima incancellabile pagina di valore e di sacrificio. 390 R EGGIMENTO A RTIGL IERIA DA CAM P A GNA. - Alla fi ne di m arzo del 19r6 fu contro il P odgora e contro il Sabot ino che si punt arono i pezzi del 390; er a periodo di preparazione e non di lotta e pertanto il Colonn. Pizroni provvide e volle che si raggiungesse quella più perfetta preparazione che gar antisse il successo nella pros~ima lotta. Tutto era ·predisposto e preparato per la grande offensiva che doveva liberare Gor izia, e fra l' allro era convenuto che le batterie del 39° fossero le prime ad entrare in città. Ma improvvisamente il R eggimento venne chiamato ad arginare il nemico che, dall ' inv.aso altopiano d i Asiago, cercava di scendere nella ubertosa p ianura vicentina. A marce forzate, camminando d i giorno. e di notte, il reggimento, sceso d al Podgora, raggiunse Ud ine, Cittadella, Bassano, Marostica ; risalì l'alt ipiano sotto pioggia e nevischio, ma il 24 m aggio 191 6 i s uoi cannon i fecero udire la loro voce e costit uirono il primo ostacolo all'avanzata del nemico. P er 30 giorni la resistenza fu dispe rata sul Kaberlaba, sul L emerle, sul Magnaboschi, s ullo Spr unch; mane.avano !'a.equa ed i viveri, talvolta scarseggiavano le munizioni, non esisteva nè un ricovero nè una bara cça per ripararsi dalle in temperie e dal freddo! A Monte Torle gli artiglieri del 39° si difesero coi moschet ti qua ndo i loro pezzi vennero distrutti dal t iro nemico , presidiarono le linee;presero parte ai c-0ntraHacchi, cattur arono intere pattuglie che erano arrivate fino in ba tteria; e tutto questo m entre il tiro del! 'artiglieria austriaca batte.va rabbiosamente d a ogni p arte, smontava i pezzi, uccideva uomini e cavalli. È doveroso riconoscere che la condotta ed il valore spiegato dagli artiglieri del 390 nelle predette azioni del 1916 corrisposero in pieno alla diuturna vigile opera di comando spiegata d al valoroso Colonn.. P izzoni : essi fu rono degni cli lui, ed egli degno di loro. A Monte Torle sorse pertanto il ceppo a r icordo della strenua difesa fatta dal 39° artiglieria e per es's o dettò l'ispirata patriottica iscrizione il T en. Guido R oversi. Il nemico non passò: la sua ritirata, lo sgombro dei paesi occupat i furono premio ambito per gli sforzi degli. artiglieri del 39° che, non stanchi, non domi, lavorarono per altri 2 1 mesi fr a le nevi ed il !nddo, s u rr.ont i inesplorati e boschi fit tissimi per preparare e rafforzare le difese che dovevano impedire al n emico la. profanazione del suolo della Patria. Dal settembre 1916 al !ebbra.io 1917 si succedettero poi nel comando del Reggimento i Colonnelli Francesco Sierra , Guido Manfredini e Fausto Meneghini.

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39o

CIPPO IN MEMORIA DEL

DA CAMPAGNA

gur I CANNONIERI DEL 39° CA MPAGNA - NEI. )l,IC(aO· 19 1 6 - AVU'rA l•'ACO l,TÀ DI Rl'rll<AR~I FER)I! NEL VOl,F.RE DEL LORO ALLA MORTE Al

COLONNl,1,LO -

PAOLO

PIZZONI

HATTJlNDO f: FIACCANDO IL N .D!! CO -

GJ.Olll0Sl CA DUTI I SU PERSl'l'l'I

-

ELESSF.RO

DI

OFFERI RSI

OLTRE OGNI SPERA:-.ZA

CON AMORE CH I> È J'ED E

1:-IAUC U IUTO 11. 18 ·X · 192.5.

Fig.

11 -

Cippo di Monte Torle eretto in memoria dei cannonieri del 39° Regg. da Campagna

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42° E 450 DA CAMPAGNA 4zq REGGIMENTO "ARTIGLIERIA DA CAMPAGNA. - Nei primi giorni di gennaio il 1° Gruppo del 42° artiglieria da campagna prende posizione sull'alt ipiano di Pozza (falda nord del Col Santo) passando alle dipendenze, dello sbarramento Agna- Posina, e successivamen te della 44n Divisione. Il Comando del Reggimen to ed il II Gruppo, solo nella terza decade di marzo si tra.sferiscono nella zo1\a di Marco (Val Lagarina) alle dipendenze del Comando di quel Settore, che s uccessivamente ass ume la denominazione di 3Jl' Divis ione. Da quelle posizioni, durante l 'offensiva austriaca nel Trentino (dal 16 al 30 maggio) le Batterie del Reggimeùto ruppero l ' impeto nemico, proteggendo prima il ripiegamento delle fanterie dalle posizioni ava.11zate alla linea cli resistenza ad oltranza, e poscia sbarrando defi nitivamen te, in unione alle fanterie della 44a. e della 370. Divisione, ogni progresso dell'avversario nella zona SerravaUe-ìVIalga Zugna.-·Pa.sso Buole-Pasubio. Il Bollettino del Comando Supremo del 29 maggio, così an nunciava quell'eroica resistenza: " I r innova.ti, ost inati, sanguinosi assalti dell 'a.vversario sono costantemente infranti claU' incrollabile resistenza delle intrepide truppe della 37a. Divisione». Ai cruenti, infruttuosi attacchi portati dal nemico alla nostra linea di difesa Serra.valle Malga Zugna- Passo . B uole-Pasubio, subentrò un periùdo di sosta durante il quale i Comandi del Reggimento e dei Gruppi·prepararono ed organizzarono il proprio concorso di fuoco ali ' azione controffensiva, concordat a e sviluppata t ra il 16 e il 30 giùgno dalla 443 e 37a Divisione, e conclusasi ~ol,l 'occupazione del t ri ncerone cli Coni Zugna , del Tuia.tassone e <li buona parte della Va!larsa fino a Foppiano. Nel luglio il :e Gruppo, sempre alle dipendenze della. 4.4'i Divisione, era sul Pasubio. Le sue bat terie postate sulle posi:>.ioni di: Monte dietro il Casta, Passo del F ieno e Passo Fontana., concorsero alle azioni di settembre-ottobre per la conquista del Dente del P asubio (quota 2 .200). L'asperità del terreno e le condizioni atmosferiche avverse ostacolarono quella lotta di giganti ; gli a ttacchi furono incessantemente ripetuti, le artiglierie martellarono ed accompagnarono le fanterie s ulla posizione. La conquist a di, quota 2 . 200 si svolse quindi rapida, precisa, implacabile infuriando sulla rea.zione nemica. ; la lotta ebbe alterne vicen dç finchè si stabilizzò sulle pendici meridionali della posizione stessa. irnport aritiss]ma. 450 REGGIM'E NTO ARTIGLJER]A DA C ,\MPA<.iN A. - Scatenat asi il 15 ma ggio 1916 l 'offensiva. austriaca nel Trentino, il Reggimento r ..iggiunse colla 283 Divisione, l'Altipiano di Asiago schierando le sue Batterie nella. zona prima fra M. Interrotto- Iv!. Mosciagh, e poscia fra Costa Lunga e Cima Echar. Nel pomeriggio dell' 8 giugno pronuncia.tosi un violento attacco nemico

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480

DA CAMPAGNA

sulle fa lde occidenlali del Sisemol, il Reggimento api·ì un iuoco rapido cd intenso sulle t ruppe avanzanti, ma il nemico reagì prontamente bersagliando le nostre Batterie durante tutta la giornata con un tiro insistente e ben diretto di grossi calibri. Anche l'indomani l'azione dei grossi calibri nemici prosegui ininterrotta e violenta su osservatorii, Comandi e Batterie : l'osservat orio del I lruppo fu colpito in pieno ed il maggiore Cigersa, che in quel momento stava osservando il campo nemico, rimase ucciso s ul colr,o. Il 16 giugno, all'inizio della controffensiva italiana del Trentino, il 450 era sempre sulle stesse posizioni. Alle ore ~3 del giorno 25 essendo giunt e le prime notizie della ritirata nemica, all'indomani la 280. Divisione ordinò lo spostamento dei due Gruppi d'artiglieria verso Asiago, e il giorno 27 lo spostamento essendo stato compiute, tutte le Batterie del 45° furono pronte ad aprire il .fuoco dopo brevissimo tempo. 11 28 giugno, per appoggiare l'avan.z ata della 280. Divisione, le Batterie stesse apri rono il fuoco cont ro le fanterie nemiche su M. Rasta-1\f. Interrotto, e tale azione si ripe tè poi ancora accanita e violenta a riprese fino al 24 luglio allorchè ebbe termine la nostra controffensiva. 48° REGGJME!':TO AKl'TGLIERIA DA CAMPAG)IA. - Iniziatasi il 15 maggio l'offensiva austriaca nel Trentino, il Comando del 48° il 31 maggio la.sciò il l Gruppo sitlle note posizioni di S. Jakob con la 111 Divisione di cavalleria e raggiunse il II Gruppo che fin dal 14 si era mes rn in movi mento per seguire la 32"' Divisione. La notte sul 4 giugno il Reggimento entrò in azione in Val cl'Astico coi fanti della 320. Divis ione avendo come compito di baltere lo sbocco di Val Canaglia e le pendici del M. Pau per concorrere ad arginare l'avanzata nemica. Ma dopo un'epica lotta sostenuta dalle Brigate Granatieri, :tviodena e Trapani, {32"' Divisione), e dalle Brigate Catanzaro, Pescara e Novara, gli austriaci s 'impadronirono di M. Cengio costringendo la difesa italiana a ripiegare sulhl sponda s inistra di Val Canagli a (Fronte P au-M. Zovett o :r,,r. Lemerle), e con• seguentemente il Comando del 48° artiglieria il 4 giugno ripiegò su Chieppano e il 9 su Grumolo, mentre il II Gruppo del 32° R eggimento ripiegava su Zugliano. Il 15 giugno, all ' inizio della nostra controffensiva, il Comando del 48° passato alle dipendenze della 33° Divisione, predispose per far risalire e schierare i suoi Gruppi sull'Altipiano di Asiago, e il giorno 24 avanzò da Grumolo a P iazzo. Alle ore 13 del 25 allorchè giunsero le prime notizie della ritirata nemica, il II Gruppo del 32° R eggimento avanzò sino a Cima d i Fonte, mentre il Comando del 48° procedette su Casera L avarezza, ed in tale località il Comandante del Reggimento assunse il Comando del II Gruppo del 32°, del II Gruppo

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LA BATTAGLIA D I GORIZI A

del 6°, del II Gruppo del 12° e del XV Gruppo someggiato, ritornando alle dipendenze della 32a Divisione; il II Gruppo del 48° Reggimento restò con la 33a Divisione. Durante t utto il periodo della nostra controffensiva (27 giugno-24 lugli.o) tutte ques te artiglierie concorsero col loro fuoco .1 preparare etl appoggiare l'avanzata dei fanti della 323 e 338 Divisione tendenti alla Val d'Assa.

PARAGRAFO 2° LA BATTAGL JA DI GORI ZIA.

Nei giorni 6, 7 e 8 dicembre 1915 a Chantilly, come si accennò nel Capitolo 40°, i rappresentanti militari clell' Intesa strinsero i rapporti fra cli loro e si accordarono circa il Piano delle operazioni da svolgere nella primavera del 1916. Secondo tali accordi, definiti poi nella seduta del 12 marzo 1916, sul fronte occidentale, francese ed inglesi dovevano attaccare nella Somme il 1° giugno, mentre a tale data noi dovevamo attaccare sull' Isonzo per conquistare la testa di ponte di Gorizia, ed a loro volta i russi il 15 maggio avrebbero dovuto sferrare l'offensiva in Galizia. Ma poichè gli . Eserciti · dell' Intesa non erano stati pronti per effettuare alle prescritte date questa grandiosa azione d'insieme - che forse avrebb e potuto dare risultati positivi - gli Imperi centrali presero l' iniziativa delle operazioni : i tedeschi il 21 febbraio iniziarono contro Verdun la poderosa reiterata offensiva che per poco non li rese padroni della via di Parigi; gli austriaci i~ 15 maggio sferrarono la loro agognata Strafe expedition, di cui si trattò nella prima parte di questo capitolo . Pur t uttavia è da riconoscere che vasti preparativi erano stati fatti nei vari campi dell' Intesa, e da parte nostra il gen. Cadorna, sin dal dicembre, !1,11' indomani degli accordi di Chantilly, non aveva mancato di porre subito mano alle misure necessarie per ripren.dere l'offensiva sul fronte isontino, e in data r6 gennaio 1916 impartiva · - 1e necessarie direttive al Comandante generale d'artiglieria in riguardo alla ripresa offensiva contro. provvedimenti ossidionali, dettando con tali dirett.ive le norme fondamentali circa l'azione delle artiglierie -

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DISPONIBJLTTÀ DI A RTIGLTERIE:

in base agli ammaestramenti delle operazioni svoltisi sui vari fronti nel 1915. L'azione per la quale il (adorna si era impegnato a Chantilly, ed alla quale si era preparato, consisteva nella continuazione degli attacchi contro quegli obbiettivi per cui erano state sferrate le quattro prime battaglie cl cll' Isonzo dal giugno al dicembre 1915, obbiettivi che sostanzialmente erano stati reiterati sforzi essenzialmen te contro le teste di ponte austriache di Gorizi a e di Tolmino, sforzi coi quali però non crasi riusciti a conquistarle. L'importanza di queste due teste di ponte era evidente se si considera l'andamento dc.lla lin ea difensiva austriaca, e per ciò ben a ragione il gen. Cadorna le considerava come i due poli delle nostre offensive. Egli pertanto intendeva di affrontare la testa di ponte di Gorizia, ma non più con gli scarsi mezzi delle precedenti battaglie, sebbene valendosi di quelle artiglierie che il notevole ampliamento del!' Esercito, compiutosi sino alla primavera, gli permetteva di raccogliere e concentrare nel tratto prescelto. Tale ampliamento aveva portato l'artiglieria alle seguenti disponibilità : Batterie Batterie 65 Batterie 85 Batterie 354 Batterie 24 Batterie r44 Batterie

385 73

da campagna (r.540 pezzi) eia montagna (328 pezzi) someggiate ( rÒ8 pezzi) pesan ti campali (321 pezzi) pesanti (r.356 pezzi) controaerei (ro8 p ezzi) di bombarde (r.500 pezzi) .

La produzione giornaliera di colpi era intanto salita da 16.000 unità. Al sudd etto progetto erano informate le direttive via via emanate, e già il 30 gennaio il VI Corpo d'Armata appartenente a.Ila 2a Armata veniva posto alle dipendenze della 3a Armata, sul cui fron te dovevasi svolgere l'azione; fronte che si estendeva così verso nord sino al . torrente Retta e quota 4r8 di Verhovac. Durante lo svolgersi della 5a. battaglia dell' Isonzo, il Comando Supremo in data 14 marzo aveva inviato al Comandante della 3a Armata ed al Comandante generale d'artiglieria le cc predisposizioni a

50.000

-

684-


DIRETTIVR DEL GENERALE CADORNA

direttive per la ripresa dell'offensiva generale» che precisavano il concetto base del gen. Cadorna riguardo alla prevista prossima azione: AJJa ripresa dell'offensiva generale, che avrà luogo nella buona stagione e dopo che saranno stati almeno in buona parte ultimati gli apprestamenti in corso, il Comando Supremo in,tende, sempre che nuove circostanze no.n intervengano a suggerire una diversa condotta, di concentrare il massimo sforzo contro il campo trinçerato di Gorizia, proponendosi cli fare breccia successivamente su due tratti della linea avversaria, e cioè : in un primo tempo operare contro la fronte Sabotino- Oslavia, per impadronirsi della testa cli ponte e ricacciare il nemico contro l' Isonzo ; in un secondo tempo, tolto al nemico il possesso di questo sbocco e con l' appoggio delle co11quistate alture, attaccare la fronte S. Michele-S. 1VIartino. Oltre alle numerose artiglierie che via vra già affl uiscono alla 3a Armat a debbono avere largo impiego le bombarde, esse1nialmentc contro i ,eticolati.

Nella suddetta direttiva era inoltre raccomandata la più accu' rata preparazione aU' intento cli addivenire al concentramento dei mezzi necessari senza comunque minacciare il segreto e per ciò la completa riuscita della sorpresa . .Ma le nuove circostanze alle quali accennava il gen. Cadorna, si anelavano intanto profilando all'ori7,ZOnte, attraverso le già numerose informazioni preannuncianti l'offensiva austriaca nel Trentino; tuttavia il Capo di S. M. del nos'tro Esercito .non si lasciò comunque smuovere dai suoi preesistenti convincimenti e non modificando la sua ferma volontà d'azione nel senso previsto, il 26 aprile informò il Comandante della 3a Armata che : Se la situazione qu ale va delineandosi 11ello scacchiere Trentino ha reso necessarie notevoli sottrazioni cli element i di forze da codesta fronte ... siffatti provvedimenti, che si ispi..a110 ad un criterio prudenziale non infirmano ora il mio primitivo concetto offensivo ...

Scatenatasi la preannunciata offensiva austriaca, questa pur avendo tenu-tt> per un mese la Nazione in seria apprensione, non distolse però affatto la tenace volontà del Capo. Operata decisamente la celere ed idonea manovra per parare alla rn.inaccia nemica, egli appena

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685 -


DIRETT IVE PER LA BATTAGLIA

ebbe - e l'ebbe precisa nell'esatto momento - la percezione che la minaccia stessa era virtualmente cessata, concentrò nella propria mente il secondo tempo della manovra per l'attuazione del concetto che egli si era prefissato. I,nfatti mentre il nemico tentava i suoi ultimi sforzi nel Trentino, il Capo senza lasciarsi impressionare dai suoi ·successi locali lanciò al Comandante della 3a Armata quell~ « Direttive per la 3a Armata» che risuonano nel suo stile migliore: (16 giugn.o} ... Confermo che gli avvenimenti dello scacchiere tre11tino non han.no cambiato il primitivo concet to strategico di operare offensivamente s ulla fronte clell' Isonzo. Mutato è solo per l'inevitabile consumo e logorament o derivante dalle operazioni in corso la disponibilità dei mezzi di azione ... e siffatta menomazione, pur nor, alterando, ripeto, il concetto organico, implic,t una riduzione dell'ampiezza e del raggio operat ivo. In quest'ordine di idee reputo che la ripresa offensiva debba limitarsi in un primo tempo a rettificare la nost ra fronte sulla riva destra clell ' I sonzo prendendo sald? possesso della soglia di Gorizia.

(Vedi Schizzo XI - Battaglia di Gorizia). Il gen. Cadorna riteneva giustamente di poter svolgere con successo questa operazione mediante nn' imponente massa, cli artiglieria concentrata su ristrettissimo tratto, ed i cui limiti in seguito precisava al Comandante della 3a Armata tra Sabotinqf e Podgora. Cessate le azioni sugli altipiani, egli diede pertanto subito ordine alla ra Annata perchè fosse iniziato senz'altro, a partire dal 20 luglio il grandioso rifluire di truppe e di artiglierie verso la 3a Annata. In data 3r luglio il gen. Cadorna dava al Capo del Governo on. Boselli, partecipazione della predisposta prossima azione offensiva, di cui aveva già dat9 assicurazione al gen. ]offre il giorno 28. A questo proposito non è senza interesse ricordare le reiterate richieste del Comando francese che già il 25 giugno, e cioè subito dopo che avevamo superata l'offensiva austriaca ed eravamo impegnati a fondo nella controffensiva, il Joffre, richiamandosi alle decisioni di Chantilly, so11ecitava il Cadorna affinchè l'Esercito italiano attaccasse al più presto il nemico « avec toutes . ses ressources · en honunes et munitions, pour le fixer et le battre ! » Ed il 13 luglio ancora, invocando ccl' interét supréme de la · coalition ,> chiedeva << que la periode pendant laquelle son (dell'Esercito italiano) effort -

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CONCETTO INFO RMAT ORE D E L COMAN DO SUPRE MO

principal sera transporté du Trentin au front del' Isonzo soit aussi réduite que possible .... ». · Ma la ferrea tenacia del gen. Cadorna non aveva bisogno di sollecitazioni e lo provavano i fatti giacchè il tempo impiegato per la preparazione della nostra offensiva contro Gorizia, subito dopo l'offensiva austriaca da noi rintuzzata sugli altipiani e la susseguente nostra, controffensiva, non era stato certo troppo lungo.

*** rr concetto inform,atore che il gen . Cadorna intendeva applicare era essenzialmente quello della sorpresa : giustamente egli pensava che dopo lo sforzo da noi sostenuto nel Trentino, il nemico non a vrebbe mai immaginato una cosi rapida manovra di mezzi da parte nostra, e pertanto era indispensabile che la manovra stessa fosse compiuta in tutta segretezza sfruttando la brevità delle nostre linee di comunicazione Altipiani-Isonzo, rispetto a quelle austriache, all' incirca di doppia lunghezza. Mentre ancora ferveva la lotta sugli Altipiani, il gen. Cadorna al fine cli essere in ·grado cli iniziare così importanti spostamenti appena possibile, fece studiar.e i relativi movimenti dando Ia precedenza alle grosse artiglierie. II movimento doveva essere iniziato il 20 luglio, ma subì il 1itardo di una settimana e fu per ciò incominciato soltanto il giorno. 27, salvo per alcune Divisioni che poterono spostarsi entro la fine dello stesso 'mese, e durò fino al 20 agosto. La massima parte di così grandioso trasporto venne effettuata per ferrovia, ma anche gli autocarri diedero nuova~nente il loro prezioso ausilio, sicchè nell'insieme risultò riconfermata l'eccellent e nostra organizzazione logistica già affermatasi nel maggio durante la battaglia del Trentino per lo spostamento delle nostre R iserve e per la raccolta della sa. Armata. La massa che affluì nella zona Cormons- Cervignano per la preparazione e l'alimentazione della battaglia di Gorizia, fu la seguente : -

.l' VIII Corpo d'Annata con le Divisioni 43a e 48a, e Il XXVI Corpo d'Armata con le Divisioni 23, 46a, rga, ·24a e 47a; e cioè un totale all'incirca : 100.000 uomini, -

687 -


SClTTER AMENT O ARTIGUERIE SETTORE NORD

20.000 quadrupedi , 3 500. carri, r23 Batterie d'artiglieria e 27 Batterie bombarde, al cui trasporto occorsero complessivamente 258 treni che impegna rono 9 032 vagoni. Nelle predette cifre riguardant i le bocche da fuoco è a rilevare che oltre a quelle organicamente assegnate alle grandi Unità trasferite dal Trentino, la ra An nata cedette alla 3a Armata le seguenti artiglierie. (Vetli Schizzo XII • Schieramento artigliel'ie settore nord Gorizia) : 6 Batterie da 65/17 ; 5 Batterie da 70/15 ; I O Batterie di cannoni da 149/35 ; 4 Batterie cl i obi ci da r49/12 ; ro Batterie di cannoni da ro5/28 ; 8 Batterie di cannoni da ro2 ; IO Batterie di mortai da 2ro/8 ; 2 Bat terie di mor tai da 2f,o/9 ; 8 Batterie di obici da 280/C ; 2 Batterie cli obici da 280 I(; 4 Batterie di obici da 305/17 ; e cioè in totale 69 Batterie nonchè 22 Batterie di bombarde di cui : 4 Bat terie da 58 A ; 8 Batterie da 58 B ; ro Bat terie cla 240. Se si consid era ch e nel corso della battaglia vennero poi a ncora trasportati : il XIV Corpo d'Armata con le Divisioni roa e 34a. ; il XXIV Corpo cl' Armata con le Divisioni 4a e 33a ; la 3a Divisione cavalleria; varie Brigate e altre varie piccole Unità ; si hanno i termini del movimento totale, sommante per ciò a circa 300. 000 uomini , 60.000 quad rupedi, 10.000 carri , movimento di trasporto per il quale furono impiegati 24.000 carri ferroviari. -

688 -


SCHIERAME NTO ARTIGLIERIE S E1'l'ORE S(JD

Ma un'azione quale quella ·Che era stata ideata, e c1oe eminentemrnte di rottura con carattere di violenza, implicava la necessità di ·-una forte massa di munizioni ; il Comando Supremo ne assegnò quindi alla 3a Armata cc per l' intera durata dell'operazione J) un quantitativo tale da portare il munizionamento d'artiglieria a 2.148.408 colpi, ripartiti fra. tutti i calibri. Se si considerano i muniz1onamenti relativi ad altre azioni del genere, svolte dai nostri Alleati su altri fronti, tale cifra può sembrare modesta, ma occorre tener prese:q.te che, messa in relazione alla- nostra potenzialità industriale 9-el tempo, essa costituiva un'affermazione dei risultati ottenuti dall' Ente preposto alle Armi e Munizioni, uno sforzo notevole della nostra industria, e rappre~ sentava una dotazione invero rispettabile. In base ad essa il Comando della 3a Armata fissò la seguente media giornaliera di colpi per pezzo. (Vedi Schizzo XIII • Schie-. ramen to artiglierie settore sud Gorizia) : 150 16 50 90

-

45 60 20 30 40

colpi p~r cannone leggero ; colpi per cannone da ro2 ; colpi per cannone da 105/28; colpi per obici e mortai da r49, per cannone da 120 A e da 120 F; . · colpi per cannone da 149/35, da 152,, da r45, da 149 B. R. M., da I49 G ; colpi per obice e mortai da zro ; colpi per cannone di grorso calibro ; colpi per mortaio di' grosso calibro ; colpi per obice di grosso calibro.·

Allorchè prima della battaglia fui·éno compiuti ed ultimati

i trasporti di truppe e di materiali, la 3a Armata, oltre ai Corpi d'Ar·mata VIII e XXVI che affluivano dal Trentino e dei quali fu parlato risultò così costituita : · ~

VI Corpo d'Armata : Divisioni 45a, 24a, ua e 12ain prima schiera; Divisioni 43a e 47a in seconda schiera ; · XI Corpo d'Armata : Divisioni 22a, 21a e 23a; XIII Corpo d'Arm ata : Divisione 31a, Brigata Macerata, e 3 Battaglioni;


SltUAiIÒ:-IE ARTIGLIERIE ALL1,: VARIE U NIT.;.

VII Corpo d'Armata: Divisioni 16a, 14a e ra, Divisione caval·leria ·appiedata; Riserva d'Armata : Divisioni 46a., 48a, 19a, e dall' 8 agosto anche la 34a Divisione. Le artiglierie e le bombarde erano così distribuite : ART!C:1,IERIE

u

I

N' I T

'

(pezii)

piccoli cali uri

Totali

grossi calibri

piccoli calibri

Totali

298

305

603 ( 1)

90

300

390

75

142

2 17

30

180

210

Xl Corp. d'Arm .. . Xlll C. d'Arm .

c.

BO MBARD E

grossi emedi calibri

VI Corp. d' Arm.

VII

(pezzi)

A

d'Ann.

...

2l

56

77

6

72

78

79

! 20

199

12

84

96

-

-

-

-

-

138

636

774

VIII C. d'Arm ...

-

24

24

XXV I C. d'A.

...

-

56

56

Difesa Costiera

..

-

!2

I2

7r5

1.188

I

-

--· 3• Armata Totali .

473 (I )

Le 101 bocche da fuocp di meclio calibro appartenenti al II Corpo d'Armata (2" Arma ta) doveva no agire a favore del V I Corpo d'Armata e per ciò vanno sommate con quelle di questo VI Corpo d'Armata.

*** Il compito affidato dal gen. Cadorna al Comando della 3a. Armata venne da quest'ultimo tradotto, per l'esecuzione, nell' Ordine di operazioni N° 28 del 31 luglio, il quale invero si riportava a varie precedenti direttive e a diversi Ordini riguardanti la preparazione . dell'azione; ed in modo speciale la preparazione dell'artiglieria. Il Comando della 3a Armata affidava al VI Corpo d'Armata il compito dell'attacco e limitava la fronte di sfondamento al tratto Sabotino- Alture di Oslavia, in ,corrispondenza del quale era schi erata la maggior quantità di artiglierie e verso il quale si doveva ~ddensare la~massa di truppe. L' XI Corpo d'Armata con azione della sua .sinistra·. contro -

690 -


DISl'OSlTtVO PER L'ATTA CCO

S. Martino-S. lVIicJ1ele doveva favorire quella del VI Corpo; due . giorni prima però i'l VII Corpo d'Armata doveva svolgere--un'. azion;e impegnativa verso Monfalcone. · A nord con la za Armata era stata infine concordata un'azione consistente nel concorso di un grosso nucleo di artiglierie del II · Corpo d'Armatà. (agente contemporaneamente a quello del VI Corpò) contro le posizioni n emiche nel Settore Tolmino-$. Maria- S. Lucia. Il progettato dispositivo di attacco consisteva n ella contemporanea azione di otto Colonne (due p er ogni Divisione) le quali dovevano oltrepassare il reticolato nemico attraverso i varchi prestabiliti per ciascirna Colonna, indi attaccare gli obbiettivi loro assegnati, dirigendosi verso i ponti d el fiume per ciascuna Colonna anche prefissa ti :

-

45a Divisione (gen. Venturi) : Colonna (col. Badoglio: 78° Fanteria, II Battaglione del 58° e III Battaglione del 55°) doveva impadronirsi dell'alto Sabotino e spingersi sino all' Isonzo ; za Colonna (gen. Gagliani : 77° fanteria e I Battaglione del 149°) doveva per il medio Sabotino raggiungere l'Isonzo; quattro ·Battaglìoni della Brigata Trapani (gen. Emilio D e Bono) erano in Riserva divisionale ;

ra

24a

Divisione (gen. Gatti) : 3a Colonna {gen . Grazioli : 5 Battaglioni della Brigata Lambro) doveva impadronirsi delle q uote r88 e rr8 ; 4a Colonna (gen. Aveta : 4 Battaglioni della Brigata. Abruzzi) doveva impadronirsi d~lle alture cli Oslavia ed avanzare poscia su Peurnica, indi sino all' Isonzo ; in Riserva z Battaglioni;

na Divisione (gen. Giacinto Sachero) : 5a Colonna (gen. Ricordi : 3 e ½ Battagl_ioni d ella Brigata Treviso) doveva attaccare le alture d i Peuma ; 6a Colonna (gen . Pittaluga : Brigata Cuneo) doveva attaçcare il Grafenberg, far cadere la d ifesa cli Oslavia e d el Grafenberg aggirando da nord le difese del Poclgora ; in Riserva : 2 Battaglioni della Brigata Treviso. -

691


COMANDANTI DI GRANDI UNITA

Gen. Alessandro Ricordi

Gen. Francesco Grazioli

Gen. Antonio Gatti

Gen,.~Eugetlio Aveta

Gen. Giacinto Sachero

Gen. Giuseppe Venturi

F igg. 15, 16, 17, 18, 19 e

-

20 -

Comandanti di grande unità

692 -


RIPARTIZIONE ARTIGLIERIE NE.( VARI SETTORI

rza

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Divisione (gen. Fortunato lVIarazzi) : ?1~' Colonna (gen. Tiscomia : Brigata Casale e 5 Battaglioni doveva cdn l' no Reggimento conquistare il Calvario, indi attaccare il Podgora col 12° Reggimento, già investito da nord a sud; sa Colonna (gen. Ravelli: Brigata Pavia e 5 Battaglioni) .aveva il compito ·di impadronirsi dei due ponti di Lucinicco dopo aver attaccato da sud il Podgora; in Riserva 2 Battaglioni.

f,J:~stese e precise erano le direttive cfel Comando della 3a Armata rigu~rdo all'impiego delle ·artiglierie, già studiato sin dall'aprile; e piiµ particolareggiati .ancora erano gli ordini del Comando del VI Corpp .d 'Armata circ?, i _concetti di azi.one, l'esecuzione delle varie specie di tiro e l'imp iego dell'artiglieria pesante. L'artiglieria presso il VI Corpo d'Armata era suddivisa in due Raggruppamenti (9° e 28°) ; il 9° su tre Sottoraggruppan'lenti comprendenti r2 Gruppi e 52 Batterie, schierato sulle alture di San Martino- Quisca-Biliana-Cosana con obbiettivi normali il Sabotino e il Peuma ; il z'8° comprendente ro Gruppi e 32 Batterie schierato a sud del 9° sino a M. F ortin avente gli obbiettivi normali tra il Peuma e la strada Lucinicco- Gorizia. Le artiglierie dei Corpi d'Armata laterali dovevano eventualmente concorrere all'azione delle artiglierie del VI Corpo. Le artiglierie divisionali e le bombarde erano quasi uniformemente ripartite s1,1 ogni Settore · divisionale, e cioè rispettivamente : r.5 e ½ Batterie divisii;mali, e 8 Batterie bombarde alla 45a. Divisione; .I4 Batterie divisionali e ro Batterie bombarde alla 24a Divisione; r5 e ½ Batterie divisionali e II Batterie bombarde al!' rra ?;Qivisione ; 15 Batterie divisionali e II Batterie bombarde alla r2a Divisione. In complesso lo schieramento d'artiglieria per questa battaglia presentava una rilevante densità (65 pezzi e r8 bombarde per chilometro di front e), ed una buona organizzazione dell'osservazione


COMA~DAXTI DI GRANDI UXITÀ

Gcn . Francesco Gagliani

Gen. Luigi Tiscornia

Gen. Agostino RavelJi

Gen. Forlunal.o l\l!arazzi

Figg.

21, 22. 23 e 24 -

Comandanti di grande unità


SISTE MAZIONE DIFENSIVA DEL NEM ICO

e dei collegamenti, anzi si può affermare che esso era il prin10 nostro schieramento veramente organico, potente e congegnato secondo i dettami delle battaglie di rottura avvenute su vari fronti europei. Tutte le artiglierie dovevano essere pronte ad aprire il fuoco il mattino del 4 agosto, ed il tiro doveva svolgersi pass~nèo attra~ verso tre fasi : 1a fase) - tiri contro Comandi, centri di collegamento e qsservatorii del nemico ; - za fase) - tiro di controbatteria e distruzione delle difese nemiche . (compresi otto grandi varchi nei reticolati) tenendo però sempre sotto il tiro i Comandi e le. vie di comunicazione del nemico. Dalle ore 12 alle 12,3 0 e dalle ore 14 alle 14,30 èovevano effettuarsi due pause di fuoco per permettere la verifica dei varchi previsti : per l'apertura di questi varchi dovevano agire le bombarde, ma col concorso cli artiglierie pesanti ; 3a fase) :_inseguito ad ordine del Comando cli Corpo d'Armata si doveva poi iniziare il tiro di accompagnamento allorchè fosse cominciata l'avanzata delle nostre fan terie e durante la loro irru, ziòne sulle linee nemiche : susseguentemente, sposta,mento del tiro sugli obbiettivi successivi.

*** La sistemazione difensiva delle forze austriache sul fronte clel-

1' Isonzo; dal Sabotino al mare, alla vigilia della 6a battaglia, era costituita da due linee difensive munite cli reticolati e di numerose caverne che andavano sempre aumentando di numero. In taltini tratti, specialmente la prima linea presentava due o anche tre ordini . di ·trincee : essa si allacciava presso M. Santo alla cortina ,tra le due teste cli ponte di Tolmino e di Gorizia, . tagliava il Sabotino passandosulla destra clell' Isonzo, scendeva· in Val Pemnica e proseguiva a sud delle alture di Qslavia, <:li Peuma, del Grafenberg e del Podgora ;. a valle dei ponti di Luèinicco ripassava sulla sinistra del fiume distanziandosene tosto verso il M. S. Michele e proseguendo pe1: i capisaldi di M. Sei Busi, M. Cosich, sino alla foce del Timavo , La .seeonda linea, studiata sfruttando le favorevoli concli7.ion_Ì;; · del terreno, correva a circa 5 km. dal ,margine ovest della testa di ponte di Gorizia, pel S. Gabriele- S. Caterina, sulle alture ad est d.i •

-

695 -


.

VARIE ·FASI DELL'AZIONE ·

Gorìzia, per il, S. Marco-Vipacco~Oppachiasella, saldandosi ·alla prima linea a quota 77 di Monfalcone. ·.·· Vi era poi un tratto di linea che collegava, a guisa di corda, l'arco della prima linea tra S. Martino ed il Debeli. Le migliori cure erano state poste nella sistemazione della testa di ponte di Gorizia, e cioè del tratto Sabotino- Podgora ; l' insieme dei 'lavori difensivi e della sistemazione generale erano pertanto tali sicchè gli austriaci ritenevano che la testa di ponte di Gorizia fosse imprendibile, ed a renderla tale erano stati ·indotti dalla sua , grande importanza, rappresentando essa un facile ponte per lo sbocco sulla pianura friulana e la copertura di un nostro attacco ·verso Po• stumia- Lubianà.

*** Di fronte alla· za e alla 3a Armata italiana era schie1:ata la 5a Armata austro- ungarica (gen. Boroevic) costituita dai Corpi d'Armata XV, XVI, VII e dalle Divisioni 9a e 43a. con un totale di 106 Battaglioni e 584 bocche da fuoco. Se si considera però che il XV Corpo d'Armata austriaco e la 6za Divisione del XVI Corpo d 'Ar-" mata stavano di fronte alla nostra za Armata, si rileva ch,e contro la nostra 3a. Armata attaccante vi erano soltanto 78 Battaglioni di fanteria e 384 bocche da fuoco. A difesa della testa: di ponte stava la 58a Divisione costituita dalle Brigate : 4a da montagna; r.zra. Landsturm e 5a da montagna:

*** Benchè l'effettivo m1zio della battaglia sia stato il 4 agosto poichè nei giorni 4 e 5 il VII Corpo d'Armata svolse l'azione contro le alture di Monfalcone allo sc9po di distrarre l'attenzione dell'av..: versario e favorire cosi ·1a sorpresa nel .tratto di attacco, noi suddivi deremo l'azione in varie fasi; a partire dal giorno 6 in cui ebbe principio la vera battaglia offensiva. La p~ima fase si svolse dal 6 al 9 agosto e consistette nell'attacco alla testa di ponte di Gorizia per parte. del VI Corpo d'Armata. Alle ore .7 del -giorno 6 agosto venne iniziata la fase del tiro della nostra artiglieria contro sedi di Comandi, centri, nodi straèali, ecc. ; la ·se~ 696 -


SVOLGIMENTO D.lèLL' AZIONE

c0nda fase del tiro segui dalle ore S col!' intervento di tutta la massa delle artiglierie e delle bombarde, e costitui un'azione di insieme che, per la prima volta sul nostro fronte, diede reali risultati in favore .delle truppe attaccanti. A nord ed a sud rispettivamente il II e l' XI Corpo d'Armata svolsero la prevista loro azione con risultati analoghi. Alle ore r6, dopo le due pause previste, venne allungato il tiro, e le fanterie, già a mmassate nelle trincee, balzarono all'attacco nella prevista formazione di colonn e attraverso i varchi oramai aperti . La ra colonna dopo soltanto 40 minuti raggiunse la quota 609 deJ Sabotino e alle ore rS era già ~ S. Valentino ; la za Colonna giunse poco dopo presso S. Valentino; la 3asolamente a sera inoltrata e dopo aspra lotta potè impossessarsi dell'obbiettivo quota rSS. Ad ogni modo il pilastro nord della difesa austriaca e ci<;>è il Sabotino, era in · nostre mani. Verso l'altro pilastro (Podgora-Gra:fenberg) le tre Colonne 6a, 7a e sa puntarono di slancio contro i loro obbiettivi : la 6a raggiunse il paese di Grafenberg e con alcune pattuglie pervenne sulla ·s inistra del!' Isonzo ; la 7a oltrepassò la cresta del Calvario ; e l' sa raggiunse il secondo ordine di triqcee nem,iche. Tra i due pilastri, la 4a. la 5a Colonna attaccarono le difese di Oslavia- Peuma; la 4a riuscì a raggiungere la quota 130, ma la 5a dovette arrestarsi di fronte alle difese delle · altu.re del Peuina. In complesso alla fine del giorno 6, se ancora qualche caposaldo resisteva, viceversa la situazione generale della. testa di ponte si delineava già pericolosa per i difensori. Vari . contrattacchi locali si svolsero ancora nella serata ma senza notevoli risultati, e pertanto il Comandante della 5Sa Divisione austro-ungarica, ostinato a non cedere, ordinò per il domani il-contrattacco generale. valendosi di 7 Battaglioni che già aveva ,ricevuto e di . altri 2 o 3 che dovevano giungergli il mattino dopo. Da parte del gen. Capello vennero fatte avanzare la 43a. e la 47a Divisione . coll'inten to di poter raggiungere l'Isonzo, sollecitato in ciò anche dal Comando della 3a. Armata che all'uopo fece avvicinare la 4Sa Divisione. Notevole fu altresì la disposizione. del gen. Capello di mettere a disposizione della rza Divisione un Battaglione di' bersaglieri ciclisti e gli Squadroni di cavalleria del Corpo d'Ar.mata, quale nucleo mobile pronto per essere lanciato avanti.

e


L'AZIONI; DI COMJ\KDO DEL GENERALl~ Ci\PELLO

Sul Carso gli altri 3 Corpi d'Armata della 3a Armata attaccarono anch'essi le posizioni nemiche che li fronteggiavano, allo scopo di vincolare truppe ed artiglierie a favore del VI Corpo d 'Armata; ma l'azione principale venne poscia svolta dall' XI Corpo d'Armata che colla sua 22a Divisione attaccò il S. Michele impossessandosi delle Cime· r e 2 che riuscì a tenere nonostante i violenti contrattacchi nemici.

Fig. 25 - Gen. Luigi Capello

.Il giorno 7 agosto, colle occupazioni fatte in Val Peumica e della quota 165, la situazione del lato nord della testa di ponte risultava favorevole per noi ; sul Sabotino un Gruppo d'artiglieria da montagna batteva le difese di Oslavia, ma a sud di P euma le difese nemiche ed il Podgora erano ancora in mano austriaca .. Il Comando del VI Corpo cl' Armata emanò allora alle Divisioni 48.1 24a. e na. l'ordine di attaccare tali posizioni, cd alla 45a. Divisione di puntare verso sud sul fianco del nemico. Però solamente la rza. Divisione riuscì ad avanzare alquanto e le sue artiglierie leggere vennero arditamente spostate avanti. D~ parte sua il nemico riprese i contrattacchi iniziati nella notte, ma essendo già privo di Riserve, nè il Comando austro- ungarico . potendo in tempo fargliene affluire, sia per la distanza e sia per..le esigenze degli altri fronti, il contrattacco nemico non riuscì a smuovere le truppe del nostro XI Corpo d'Armata dalle posizioni conquistate. -

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IL GENERALE BARATTIERI CO MAN DAJ\TE IL l\ UCL EO CE LE R E

Il Comando deÌla 58a Divisione austro- ungarica non avendo potuto migliorare la propria situazione, e privo di efficace appoggio di artiglieria, decise di evacuare la testa di ponte e di portare la difesa sulla sinistra dell' Isonzo, ed all'uopo predispose la distruzione. dei ponti e lo schieramento delle sue artiglierie sulla seconda posi; zione ad oriente della città. Nelle prime ore del giorno 8 ebbero infatti inizio i relativi movimenti che durarono fmo alla sera dell'indomani, mentre retroguardie rimasero a custodia dei ponti che furono poi in gi-an parte distrutti . Il Comando Supremo italiano, avuta cognizione di un tale arretramento del nemico e dell'abbandono delle sue prime linee, ritenendolo in piena rotta w senza riserve, ordinò alla 3a Armata di incalzarlo e di' raggiungere le alture ad est di Gorizi,1, e alla za Armata di appoggiare l'ala sinistra c~ella 3a svolgendo operazioni di un nuçleo mobile verso il Kuk ed il Vodice. Allo scopo di poter poi inseguire il nemico ad oriente dell'Isonzo

Fig. 26 - Gen. Warmonclo Barattieri

e .riconoscerne la sistemazione a ~ i là di Gorizia, presso la 3a Armata venne effettuata la costituzione, già prtvista, di un nucleo celere formato da 2 Battaglioni bersaglieri ciclisti, r8 Squadroni di cavalleria, 2 Sezioni autoblindo 11].it.ragliatrici e r Ba,tteria da campagna, nucleo comandato dal gen. di cavalleria Wannondo . Barattieri ed


SVOLGIMENTO DELL'AZIONE

al quale fu prescritto di non passare l'Isonzo che nelle prime ore del giorno 9 agosto. La sera del giorno 8 le Divisioni del VI Corpo d'Armata partono avanzando successivamente per occupare la riva ·. occidentale del fiume .e costituire qualche piccola testa di ponte sulla riva orientale; la 48a Divisione entra in linea tra la · na e la rza .e tutte e tre pas~ sano all' VIII Corpo d'Armata. La fronte già d·el VI -Corpo viene divisa fra questo e l' VIII, ed essi risultano quindi cosi formati: VI Corpo d'Armata colle Divisioni 45a, 43a e 2411. -; VIII Corpo d'Armata colle Divisioni 48a., na e rza.;

· .~ . ... . ... ed entrambi i Corpi d'Armata sono posti agli ordini del gen . Cap.ello Comandante del VI Corpo d'Armata. Sul Carso l.' XI Corpo d'Armata benchè lentament e continua l'avanzata della sua sinistra nella zona del S. Michele. In seguito agli ordini emanati nella notte sul 9 dal gen. Capello, in quésta giornata si intensifica il pass.aggio dell' Isonzo da parte delle truppe del VI e dell' VIII Corpo d'Armata, passaggio che è p erò sempre ostacolato dal tiro avversario. Il nucleo ·celere formato dalla 3a. Annata, procedendo così come stabilito .avanza sulla piana di Gorizia e nella mattinata dello stesso giorno 9 una parte di esso entra nella città, ma incontrando .subito notevoli ostacoli · alla sua avanzata, il Comandante del nucleo in seguito a nuove ardite esplorazioni può assodare che tale ostacolo non è dato da retroguardie nemiche, ma da una vera e propria sistemazione difensiva austriaca stabilita sui colli ad oriente della città ; ed infatti le nostre Divisioni continuando ad avanzare oltre la piana, si trovano subito a contatto della nuova difesa nemica. Nella mattinata d~llo .s tesso giorno 9 agosto il Comando Supremo ordinò il trasporto della roa Divisione dalla ra. Armata nella zona del VI Corpo d'Armata, perché la sua imperativa raccomandazione che le truppe mettessero « le ali ai piedi» dovette rimanere insoddisfatta di fronte alla nuova situazione che veniva a verificarsi', e per cui mentre si richiedevano n uove forze, non si sarebbe d'altra parte potuto oltrepassare la barriera delle difese se non dopo un nuovo e metodico attacco adeguatamente preparato con tiro di artiglieria : tutto questo emergeva nel momento in cui una partè -

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SECONDA FASE DELL'AZIONE

delle nostre artiglierie di medio calibro erano ancora nelle primitive posizioni, e quelle leggere erano in movimento per avanzare. E da notare che durante la fase di evacuazione della testa di ponte per parte del nei:n,ico, mentre le ulteriori sue resistenze si opponevano fermamente alla nostra avanzata, il Comando della 5a Armata austroungarica, per evitare il più grave disastro di uno sfondamento, aveva potuto rinforzare la sua seconda linea di difesa con tutte quelle Ri~ serve che gli era riuscitò di raccogliere. A sud di Gorizia il nostro XI Corpo d'Armata continuando la ~u a avanzata, dopo aver superato il S. Michele, si affacciava intanto aJ Vallone,. ad ovest del quale il nemico nella notte sul IO inizierà poi il già previsto ripiegamento dall'altipiano di Doberdò.

*** La seconda fase si svolse dal. IO al 17 agosto e consistette nelJ:eseguire operazioni t endenti alla conquista della seconda linea nemica ad oriente di Gorizia e sul Carso. La conquista d.ella città di Gorizia, pur avendo notevole valore morale e tattico, non poteva essere fine a se stessa : era pertanto necessario approfittare del momento e delle condi~ioni dell'avversario per sfruttare il vantaggio già conseguito. TI nostro Comando Supremo stabili per ciò di attaccare la linea nemica che dalle alture ad est della città correva verso sud sino ad orient e del Vallone di Doberdò ; linea che dai nostri Comandi si presumeva non ancora consolidata. Ma la ricognizione di tale linea nemica da parte nostra non era corr.ispondente alla realtà nè confortata da sufficienti informazioni, e, tantomeno dall'osservazione aerea, pur possibile in quel momento anche coi soli scarsi mezzi a disposizione. Sta di fatto che tale errata presunzione originò n el Comando Supremo la decisione di continuare subito l'avanzata, ma non indusse viceversa a preparare un adeguato nuovo schieramento d'artiglieria tale da avere azione sul più avanzato,. eventuale settore della lotta. Il: Comando Supremo stesso, nella concezione di porre sotto· una · st>la direzione operativa l'azione ad est di Godzia con quella attorno a . Plava, la sera del giorno II pose alle dipendenze della za Armata i.Corpi d'Annata VI, VIII e XXVI estendendo cosi la fronte dell' A1~nata. stessa sino al Vi pacco. -

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N UO VA l'ORJ\IA7.!0NE

DELLA Z" ARMATA

Il VI Corpo d'Armata aveva per obbiettivo la dorsale M. SantoS. Gabriele ed iniziò lo spostamento delle -sue artiglierie pesanti nella regione di Oslavia e dietro le colline di Peuma-Podgora ; l' VIII Corpo d'Armata fece passare l' Isonzo ad un Raggruppamento mobile avuto dalh-t 3a Armata ; il XXVI Corpo inseritosi fra il VI e l' VIII, ebbe per obbiettivo il S. Marco ; 1' XI spostò le sue artigglierie da campagna nella zona di Rubia-Cotici-1\farcottini, e puntò verso il Kad Logem; il XIII Corpo, tra il Visinteni ed il lago di Doberdò, portò sul Carso le artiglierie leggere. e 3 Batterie da 149 G ; il VII Corpo portò pure le sue artiglierie leggere sul Carso e schierò quelle pesanti sulle falde del Debeli tendendo all'occupazione di questo. In complesso si ebbe così uno spostamento di tutte le artiglierie da campagna schierate prima in piano, verso l'altopiano, spostamento che però l'azione poscia svoltasi, palesò insufficiente, e ciò tantopiù perché ·è ·da notare che il tiro nemico di interdizione era stato scarso e poco efficiente sicchè tutti i nostri spostamen t.i avevano potuto compiersi senza incontrare notevoli ostacoli, nemmeno ai passaggi obblìgati dei ponti dell' Isonzo. · Nei giorni dall' II al 14 agosto l'ar,ione assunse le caratteristiche di ripetuti sforni esercitati su diversi tratti allo scopo di ottenere una rottura della linea avversaria ; ne derivarono numerosi movimenti cd aggruppamenti delle artiglierie pesanti a seconda degli obbiettivi scelti di volta in volta. Ma le difese della seconda linea austriaca si palesarono assai resistenti, e d'altra parte la nostra preparazione di fuoco non fu sufficientemente organizzata così come era stata nella prima fase della battaglia, e per ciò i risultati furono scarsi e la difesa nemica andò via via assumendo una netta superiorità sull'attacco. Il nostro attacco d'altra parte fin dal giorno IO agosto si sviluppava estendendosi su di un tratto soverchiamente esteso da Plava al ìnarè, con conseguente inevitabile diminuzione di mezzi, e sovratutto con dannosa diluizione di artiglierie. Il giorno 12, in seguito all'ordine del Comando Supremo la zn Armata assunse una nuova formazione, e cioè, costituito il XXVI Corpo d'Armata con le Divisioni 43a del VI e 48a c1ell' VIII, la za Arma'ta, estendendosi dal Rombon al Vipacco, ·risultò formata dai Corpi d'Armata IV, II, VI, XXVI, e VIIT, più la 3a Divisione di -

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I

tìN J~A riAGGIUN:fA . DALLE VAlZÌE AR~·!ATÉ

cavalleria e le Divisioni roa, 46a e 47a. Così costituita la za Armat<l; il I3 agosto si preparò a riprender e l'offensiva il giorno dopo contro i seguenti obbiettivi : il IV Corpo dov~va svolgere un'azione d imos~ rativa ; il II ed il VI, ?trettamente collegati dovevano occupare r ispettivamente le alture ìVf. Kuk-Vodice- lVI. Santo- S. Gabriele; il XXVI Corpo doveva forzare la linea della Vertoibica. Il Comando della 3a Armata, ritenendo che la linea nemica lungo il margine orientale del vallone fosse di scarsa efficienza . impartì ordini perchè i suoi Corpi d'Armata organizzassero una linea di difesa ad est del Vallone stesso. Ma le azioni previste dalla za Armata non ebbero gli sperati risultati, ed infatti: il II Corpo d'Annata non riuscì a superare le resistenze dell'avversario ; il VI Corpo raggiunse l'abitato di S. Caterina, ma non potè avanzare sul S. Daniele; il XXVI e l' VIII non poterono raggiungere le alture cli S . .Marco perchè il tiro delle nostre artiglierie, a causa del fitto bosco antistante, non era riuscito ad aprire i 11ecessari varchi nelle difese nemiche. Sul Carso, l'azione venne iniziata clall' XI Corpo d'Armata e ad essa doveva seguire quella degli altri Corpi cl' Armata ; particolarmen te notevole fu la preparazione eseguita dal tiro delle sue artiglierie che durò per ben sei ore, e dopo il quale le truppe di questo Corpo il giorno 14 poterono giungere ad oriente del Nad Logem; per il giorno 15 venne stabilito che la preparazione d'artiglieria durasse dalle 6 alle r,30 e che in seguito la fanterie · muovessero alla conquista della linea Veliki-Kribach- Pecinka : il giorno dopo la lotta ·si svolse furiosa ed accanita ma non diede i risultati sperati. Il Comando della 3a Armata, in seguito all'esperienza delle predette azioni, stabilì che nei giorni successivi si migliorasse con opportune provvidenze la preparazione d'artiglieria allo scopo di poter quindi riprendere l'avanzata verso· gli obbiettivi prefissati ; ma il giorno 16 agosto il Comando Supremo ordinò di sospendere l'offensiva. La linea raggiunta dalle varie nostre Armate era pertanto la segu~nte: za Armata: Ponte di Salcano - quota 59 - quota 280 del Veliki Krib - quota · 343 del S. Gabriele - ciglio ovest del pianoro

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STAB IL IZZAZIONE .DE L L A LOTTA

S. Caterina. - quota 166 - Cimitero di Gorizia -: 'q uota 165 di Grazigha - quota r7r del nord-est di S. Marco - margine est di S. Pietro - Vertoibica - Merna - Vipacco sino a Konec. 3a> Armata : margine ovest di Pri Stanti - pendici occidentali di S. Grato di Merna - costone ad e·s t del Nad Logem - quota 263 - quota 194 a nord- est di Oppacchiasella - p"endici ocddentali di quota 208 nord e quota 208 sud del lago di Doberdò - pendici orientali del Debeli - quota 121 - quota 85 - quota zr (Lisert). La lotta assunse quindi il carattere di stabilizzazione e le due linee avversarie risultarono a breve distanza l'una dall'altra. *** .

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Il con~etto del gen . Cadorna di impossessarsi della testa di ponte di Gorizia rispondeva ad esigenze di indole strategica che avrebbero in seguito dovuto condurre a realizzare risultati di più · ampio raggio: · La brillante preparazione della nostra artiglieria e le modalità prescritte per il nostro attacco - lodate in seguito anche dal nemico - valsero a porre i difensori in tali condizioni · qa essere costretti àd evàcuare la testa di ponte per evitare il grave peri.colo di essere ·tagliati fuori- e di dover lasciare cosi quasi senza difesa la porta, ormai scardinata, di Gorizia. E questo fu indubbiamente un rapido e rilevante successo se .si considera l'alto grado di perfezione col quale il nemico aveva pre-'parato le difese, il valore e la tenacia con cui le truppe avversarie le avevano tenute. La conquista di Gorizia fu un successo nel campo tattico ed in quello morale, poichè riaffermò l' iniziativa delle operazioni da parte nostra, e confermò al nemico ed agli Alleatt le salde virtù dell' Esercito italiano ; queste· virtù furono riconosciute da illustri nemici e gli stessi austro- ungarici non le cont~starono. La conquista di Gorizia fu p ertanto anche un notevole successo di interesse generale degli Alleati e altresi nel campo politico poichè, assieme alla ~i-ttoria russa di Lutsk (20 luglio 1916), valse a decidere la Roìnania ad entrare' in guerra a fianco dell'Intesa (17 agosto). -

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CONSIDERAZIONI SULLA BATTAGLIA

*** In questa battaglia di. Gorizia sono degni di nota i seguenti due fatt i : la sorpresa strategica realizzata, ·come abbiamo detto, principalmente mediante rapido spostamento di artiglierie dalla front e del Trentino alla fronte Giulia ; ed il buon collegamento dell'artiglieria colla fanteria, collegamento assicurato dalle seguenti disposizioni : studio preventivo delle linee nemiche da parte cli ufficiali delle due Anni, per la determinazione degli spianamenti da eseguire, .e dei varchi da aprire ; invio di pattuglie di collegamento di artiglieria presso le minori Unità cli fanteria e di ufiìciali di fanteria presso gli osservatoi-ii di artiglieria ; ripartizione delle artiglierie cli grosso e medio calibro in Raggruppamenti e Sottoraggruppamenti in modo da ottenere una articolazione elastica della massa che consentisse un razionale decen tramento in base a lle necessità emergenti dalle varie situazioni. Coll'adozione di queste provvidenze fu possibile, a tempo debito, un'ottima manovra cli fuoco.

E a rile;are pure che la controbatteria fu organizzata accura-_ tarnente : in seguito al diligente e ripetuto servizio di osservazione e di _informazione erano note le posizidni di molte Batterie nemiche, · . ed inoltre, nella previsione, che durante l'azione si potessero svélare altre nuove Batterie, il terreno occupato dal nemico fu suddiviso in zone di sorveglianza, singolarmente assegnate alle Batterie destinate alla controbatteria. Per la prima volta furono impiegate su vasta scala le bombarde per l'apertura dei varchi. L'improvviso scatenarsi del fuoco fu terrificante, . tantochè amici e nemici risentirono subito gli effetti morali dell'azione : . per gli avversari di vero sgomento ; per i nostri, di crescente fiducia e di impazienza di raccogliere i frutti di tanta violenza . di fuoco. La relazione del Comando del XV Corpo austriaco così si esprime a. proposito del nostro tiro di preparazione :.


AZIONE DELL'ARTIGLIERIA

Nonostanté i rinforzi da noi avuti, l'artiglierfa (italian a) mantenne il suo fuoco nei limiti soliti fì.no al 5 . agosto. Da quel giorno andò crescendo

il tiro ... Alle 7 antimeridiane del 6 agosto le Batterie nemiche aprirono -il fuoco con, la massima violenza. I. pezzi a lunga portata b_o mbardarono le località e le comunicazioni dietro la fronte . Dopo le 9 antimeridiane, ogni quindici o venti minuti, granate ·di grosso calibro cadevano su Dornberg, dove si trovava il Comando c1·e1 Corpo. A mezzogiorno, le nostre posizioni cli prima e seconda linea ·della testa cli ponte era.no spia.nate. Sul Saboti110, trincee parapetti erano ridotti a buche irriconoscibili ...

e

Abbiamo detto che la manovra di fuoco venne agevolata dalla organizzazione dei collegamenti ; ma, dal momento in cui, in seguito ai primi successi dell'attacco, l'aùiglieria dovette allungare i tiri, l'osservazi'one venne resa difficile a causa della conformazione del terreno tantochè i successivi concentramenti di fuoco non ebbero un'efficacia proporzionata al volume del fuoco stesso, e ciò anche perchè non erano ancora praticamente applicati e sfruttati i perfezionamenti tecnici del tiro, sovratutto in riguardo ai calcoli relativi agli effetti delle variazioni atmosferiche sul tiro stesso. Come si è detto, nella mattinata del 7, respinti quasi ovunque i contrattacchi nemici, l'azione che era stata ripresa, facendola precedere da una violenta preparazione delia durata di un'ora, $Ì sviluppò faticosamente ma con successo; un Gruppo d'artiglieria da montagna prese posizione sulle falde del Sabotino e battè d' infilata le difese nemiche ad est di Oslavia. L'azione proseguì intensa per tutto il giorno 8 e le nostre fa!1terie raggiunsero in pfo punti la, riva destra dell' Isonzo appoggiate dalle artiglierie leggere arditamente spinte in avanti, mentre le artiglierie pesanti concorsero all'azione . permanendo nelle loro posizioni. A questo punto dell'azione, nei riguardi dell'artiglieria, ed in specie di quella pesante, occorre dare il voluto rilievo alla crescente difficoltà del tiro derivante dalla crescente difficoltà dell'osservazione, anche perchè l'andamento delle linee nemiche raggiunte dai nostri era quanto mai sinuoso e fluttuante, mentre parallelamente all'avanzata delle nostre fanterie non si era avuto e non si poteva avere - come sarebbe stato utile, specie per le Batterie pesanti un'avanzata degli osservatorii sui punti dominanti e il rovescio della testa di ponte e la riva sinistra dell' Isonzo . Come abbiam_o vi!:'to, il giorno 9 le nostre truppe entrarono in

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CONSIDERAZIONI SU LLE FORZE CONTRAPPOSTE

Gorizia e la oltrepassarono ; ma vennero arrestate dalla seconda linea difensiva che . si sviluppava da Santa Caterina al Vertoiba, linea imperfettamente conosciuta e ancora assolutamente intatta. Nella zona della testa di ponte di Gorizia le nostre truppe catturarono 22 delle 28 bocche da fuoco austriache ivi esist enti, di cui .3 rese inservibili dal nostro tiro. Su questa cattura il Comando del XVI Corpo austriaco così scrive nella citata relazione : La perdita di 22 pezzi non è un disonore _per l' artiglieria ... Nel dilemma di perdere il materiale o di abbandonare la fanteria nel momento critico, qualsiasi Comandante; per quanto possa essere doloroso, deve risolversi per la perdita del materiale.

A questo riguardo il gen. Montefinale così scrisse nel suo studio «L'artiglieria italiana durante e dopo la guerra europea». (Rivista d'Artiglieria e Genio, 1933). Il principio è logico, semp,e che non sia più efficace, nei riguardi della fanteria, sottrarre tempestiva.mente le artiglieire dalle fluttuazioni del combattimento vicino, ;.dfinchè l'appoggio del fuoco non ven.g;.i a mancare. Necessità, in ogni modo, di uno scaglionamento delle artiglierie in profon.ditii, tale da con.sentire la protezio11e delle fanterie sia sulle posizioni avanzate che su quelle retrostanti sulle quali esse dovessero r ipiegare, cosicchè le Batterie più avan.zate, protette da quelle retrostanti, possan.o adempiere la loro missione fino all' ul timo e, se occorre, fino al sacrifizio.

*** Facciamo ora q ualche considerazione sulle forze contrapposte nella battaglia. Per quanto concerne le forze cli fanteria, dato che esiste la Re-. !azione uffìciale della battaglia fatta dal Comando Supremo e la cui attendibilità non è d'ùbbia, ci atteniamo senz'altro ad essa, tanto più che i dati riportati sono con:fermati dalla maggior parte degli autori ed in particolare del gen. Cadorna. Per quanto concerne Ic- forze di artiglieria riportiamo i dati forniti dal gen. Geloso i quali sono di poco differenti da quelli esposti in principio del presente paragrafo.

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DENSITÀ DRLT,E F ORZE

totale forze sulla fronte : Battaglioni 693 italiani contro 3rr austriaci; a disposizione per la battaglia : Battaglioni 203 italiani contro 86 austriaci (e cioè nel rapporto di 2,3 ad 1) ; forze impegnate :: Battaglioni 203 italiani contro r67 austriaci. ART

l G L l ERTE

impiegate :

Italiane : 570 pezzi pesanti, 690 pezzi leggeri, 768 bombarde; Austriache : 275 pezzi pesanti., 363 per,zi leggeri. La densità delle forze non ern uniforme su tutta la fronte e pertanto, est end endo l'osservazione ad un esarn.e più minuto risulta che : dal Sabotino a Villa Fausta : Battaglioni 73 italiani contro 24 austriaci e cioè in rapporto cli 3 ad r ·; da Villa Fausta a Bosco Lancia : Battaglioni 42 italiani contro 16 a ustriaci e cioè in rapporto di 2,6 ad I ; da Bosco Lanci a a M. Sei Busi : Battaglioni r7 italiani contro 8 austriaci e cioè in rapporto di 2,1 ad r ; da M. Sei Busi al niare : Battaglioni 43 italiani contro 24 austriaci e cioè in rapporto cli r,8 ad r. Anche la massa delle artiglierie preponderava sulla front e Sabotino-S. Michele. Il consumo di munizioni p er parte nostra fu notevole e.raggiunse i 4r.ooo colpi al giorno, ma tale cifra non è però· certamente paràgonabile ai 150.000 colpi che i franc esi potevano giornalmente impiegare nella primavera dello stesso anno alla battaglia cli Verdun (Rivista cl' Artiglieria e Genio, vol. 1°, 1925, pag. ·358) : ad ogni modo è evid ente che la nosh·a superiorità cli forze e cli mezzi era considerevole, specialmente sulla fronte Goriziana. Ma p er farsi un'idea esatta della situazione dobbiamo anche considerare, come mezzi favorevoli all'avversario, le sue ·linee di difesa molteplici e possenti, sistemate su un terreno rotto ·ed intricato -

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BRILLAN TE CONQUISTA D E L SABOTI N O

nonchè la vicinanza di Gorizia, cospicuo centro di risorse. Tuttociò facilitava al nemico la tenace sua resistenza rendendogli possibili i violenti contrattacchi da lui sferrati : e noi sappiamo, come lo sanno i nostri Alleati per loro diretta esperienza, quanta influenza favorevole tali circostanze possano avere sull'esito delle battaglie. Tt!ttavia il nostro successo fu considerevole, di gran lunga superiore a quello ottenuto dai nostri Alleati in circostanze analoghe e con mezzi relativamente molto maggiori. E allora si può concludere che al successo d ebbono aver contribuito in larga misura i fattori che possiamo definire come imponderabili (in quanto rion possono essere espressi in unità di misura} e che, in questa battaglia, a nostro parere, furono : a) - il valore delle nostre truppe ; b) - la sorpresa, ottenuta dal nostro Comando Supremo con l'accurata preparazione della battaglia e l'abile sfruttamento dei mezzi e delle linee di comunicazione. Sta di fatto che il nemico non seppe imm aginare l'eventualità che dopo una battaglia come quella di Asiago, il gen. Caclorna potesse a così breve intervallo di tempo preparare e svolgere una nuova battaglia offensiva prestabilendosi come obbiettivo il pit1 potente punto di' appoggio del sistema difensivo della fronte Giulia ; e) - l'ottimo impiego delle artiglierie da parte nostra. Infatti possiamo dire che l'azione delle nostre artiglierie e delle nostre bombarde, specie nella giornata del 6 agosto, rappresenta un esemp10 classico di impiego del fuoco contro linee fort ificate. ***

Accenniamo ora a qualche dettaglio sull'azione svolta dalla nostra artiglieria. e n ella brillante e fulminea conquista ciel Sabotino perno formidabile della testa di ponte della Piazza., e nella presa del Podgora.. · Premettiamo che varie furono le ragioni del st1ccesso, ma la prima e fondamentale fu la paziente e sapiente preparazione del terreno d'attacco, dovuta alla geniale sagacia del Capo di S. M. della 4a Divisione, l'allora ten. col. Pietro Badoglio. Fin dal marzo1916 egli aveva espresso i suoi concetti in ordine ad una tale azione, -

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LE urnwr'l'lVE DI l'IJ!T RO HAIJ OGLJO

Ten. Col. Badoglio

Oen. Capello

On. Bissolati

Fig. 27 - Il Ten. Col. P ietro Badoglio spiega le sue .d ircttiv.e.

richiamandosi ai principii tenuti in tanto onore nella lontana guerra di fortezza, ed aveva propugnata la costruzione di parallele per gli approcci alle formidabili difese avversarie. Dopo le gravi perdite subìte nei vani e reiterati nostri tentativi fatti nel 1915, il nome del Sabotino era circondato da vero terrore superstizioso : ed infatti la nostra situazione in quel punto era quanto mai critica : il culmine del monte (quota 609) era in possesso degli austriaci, cd aveva davanti a sè, per qualche centinaio di metri, fortissime organizzazioni difensive ; mentre noi eravamo in possesso soltanto della sottostante quota 507, dove a un chilometro · circa di distanza dalle linee nemiche, si svolgeva il nostro semplice trincerone. La costruzione delle nuove linee di approccio fu affidata allo stesso ideatore del piano di attacco; gli fu affidato altresì il Comando delle truppe del tormentato Settore, e con queste duplici mansioni di organizzatore e di Comandante Pietro Badoglio, fin -

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ASSEGN AZIO NE DELLE ARTIGLIERIE

dal mese di maggio, insediato nel suo osservatorio di quota 507, diresse i preordinati lavori in corso di esecuzione, lavori che · si compirono di ùotte sotto i tiri micidiali ·c1elle artiglierie nemiche. Pur in quelle d ifficili condizioni, nello spazio di circa quattro mesi egli a.ttuò i suoi progetti, per cui dal trincerone di quota 507, mediante tre camminamenti (alto, medio e basso) riuscì a far costruire la parallela d i quota 513 (600 metri circa più avanti), poi (zoo metri più avanti) la parallela cosidetta del 74° R eggimento, ed infine la parallela denominata dal 139° Reggimento, e la trincea - camininamento d ella Brigata Toséana - che ·erano a contatto d el fortino e delle linee nemiche. · Ma poichè era assolutamente necessario s1::iianare la · via alle nostre colonne d'attacco distruggendo o net\tralizzando perciò tutto quello che avrebbe potuto opporsi alla loro avanzata:, e proteggerle nel contempo dai tiri d elle artiglierie nemiche anche lontane, sia durante l'att~cco che dopo la conq uista degli obbiettivi, così vennero messe a disposizione della 45a Divisione il 1° e 2° Sottoraggruppamento artiglieria d'assedio del 9° Raggruppamento, ciascuno dei quali era composto di 4 Gruppi, costituiti da artiglierie d i tutti i calibri e cioè da 305, da_ 280, da 260, d a 210, da 152, da 149 e da 120, so:mmanti in totale a 100 pezzi. Il 3° Sottoraggruppamento composto invece di 5 Gruppi con pezzi da 105, da 120, da 149, da 210, da 260, da 280 e da 305 fu riservato per altri obbiettivi, e precisamente: _n ella 1a fase contro gli osservatorii d el Voclice, M. Santo e S . . · Marco; nella za fase contro le · trincee della Madonnina a Case dirute, Poggio d el Bosniaco, quota 188; nella fase di ·irruzione contro gli osservatorii del Vodice, IVI. Santo, Peuma, nonçhè azioni di controbatteria sulle zone ciel Voclice, M. Santo, S. Marco, S. Andrea e S. Pietro. E per far tacere le batterie avversarie del Vodice e del 1VI. Santo, che potevano recare gravi ' danni alle nostre colonne d'attacco, furono destinati a controbatterle 56 pezzi di grosso e medio calibro del II Corpo ·d'~rmata che era schierato al nord d el VI Corpo. Le bom-

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l'IANO O' IMPIEGO l)EI,L' ARTIGL I.ERIA

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barde del 4° Raggruppamento erano : 18 da 240, e 48 da 58 A. L'Artiglieria divisionale comprendeva : 8 Batterie da campagna (5 del 26°, 2 clcll' n° ed r del 7° Reggimento) ; 3 Batterie da montagna; r Batteria someggiata; Ì Sezione eia 75 A e r pezzo isolato : complessivamente 51 pezzi ai quali si aggiungevano poi ancora 15 pezzi appartenenti a 2 Gruppi pesanti campali. Infine Ja 45a Divisione disponeva di 5 Sezioni lanciatorpedini Bettica : delle quali 3 alla Brigata Toscana per la seconda zona di irruzione, e 2 alla Brigata Trapani per la terza zona di irruzione. Fin dal giorno 3 agosto i due Sottoraggruppamenti d'assedio r 0 e 2° iniziarono concentramenti di fuoco sul Dentino e sul Fortino, capisald i delle difese nemiche, e fecero tiri d'interdizione sul ponte ferroviario di Salcano e sulla· passarella di S. Mauro, proseguendo poi i tiri stessi anche nei giorni 4 e 5. l\fa i maggiori risultati si dovevano ottenere con la cosidetta « preparazione immediata », cioè con tiri rapidi e violentissimi che dovevano, nel tempo più breve possibile, aprire varchi alla fan teria attraverso i reticolati nemici, e che dovevano anche assicurarne l'avanzata distruggendo e paralizzando tutti gli organi di offesa nemica. Si veniva così a formare un elaborato piano d' impiego dell'artiglieria, in cui, minuto per minuto, era previs.ta l'azione delle varie batterie, secondo il caratteristico genere di tiro delle loro bocche da fuoco (teso o curvo), e, precisata la loro distanza e la loro posizione rispetto alle linee nemiche, secondo l'importanza degli obbie ttivi da battere, veniva stabilito il genere di tiro da adottare e la potenza di ogni loro colpo. Per l'artiglieria di medio e grosso calibro furono stabilite tre fasi:

· ra fase : dalle 7 alle-8 tiri contro sedi cli Comandi, osservatorii, collegamenti; tiri d'interdizione sui ponti dell'Isonzo per impedire l'accorrere di truppe ;. tiri di controba tteria ; 2a fase : dalle 8 fino alle scatto delle fanterie, tiri di distruzione, dei trincera menti e reticolati delle zone d'irruzione, e tiri di neutralizzazione delle difese nemiche aventi azione sulle zone medesime; continuazione dei tiri di controbatteria e cl' interdizione; 3a fase : attacco, di cui si parlerà in seguito. -

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LE VARI E l'ASI D'AZIONE DELL'AR1'!GLIERIA

Nelle prime due fasi l'artiglieria pesante campale doveva spia.: nare i trinceramenti in corrispondenza dei varchi ; l e bombarde e le Sezion i lanciatorpedini dovevano eseguire la completa apertura dei varchi nei reticolati, e, otten uto questo risultato, portare il loro tiro contro i trinceramenti integrando cosi il fuoco dei pesanti campa.li. L'artiglieria da campagna aveva tre obbiettivi speciali da tenere sotto il suo fuoco e cioè i due predetti capisaldi del Fortìno e del Den tino, nonchè lo sbocco del tunnel in Val Peumica; le Batterie da montagna erano alle dirette dipendenze delle 3 Colonne d'attacco e della Riserva. Dalle 1 2 alle 12,30 e dalla 1 4 alle 14,30 doveva effettuarsi la verifica dei varchi, p er ciascuno dei qualf erano destinati d ue ufficia li, uno d'artiglierifl, ed uno d i fan teria. In questi intervalli le artiglierie di grosso e medio calibro nonchè i p esanti campali dovevano riprendere i tiri come nella prima fase ; le bombarde ecl i lanciatorpedini dovevano invece sospend ere il tiro. Prima pertanto di considerare l'azione dell'artiglieria · durante l'attacco (3a fase), accenneremo come vennero ripartite le forze e quali furono i comp iti della massa componente la Divisione . La 1a Colonna d'attacco (composta di r R eggimento di 2 Battaglioni, più 2 Compagnie minatori e r Batteria da montagna) per la prima e seconda zona d'irruzione, al comando del col. Badoglio doveva : inviare r Compagnia per la prima zona cl' irruzione a bloccare le numerose caverne costruite alla sommità del versante; avanzare nel varco della za zona d'irruzione ; impossessarsi della quota 609 dopo cli aver preso l'antistante D entino ; poi per il costone d i S. Valentino impadronirsi ciel ponte ferroviario di Salcano e della passerella di S. Mauro ; costituire infine sÙlla sinistra del fiume una piccola testa di ponte. La za Colonna d'attacco per la 3a zona cl' irruzione, al com ando del magg. gen. Francesco Gagliani, Comandante la Brigata Toscana (composta di 1 R eggimento fanteria, r Battaglione, 2 Compagnie genio, r Batteria da montagna) doveva, pel costone di S. Mauro, impadronirsi della passerella e costituire sulla sinistra dell' I s~nzo una piccola t esta d i ponte. Un Battaglione, dal basso Sabotino, doveva garantire il fondo di Val Peuma da incursioni nemiche. La Riserva, al comando del magg. gen. E milio D e Bono, Co-

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ESEMPIO CLASS ICO 1)1 CO NCEKT R,UIEN"fO 0 1 F UOCO

mandante la Brigata Trapani, era composta di : r Reggimento, r Battaglione, 3 Reparti mitragliatrici, r Battaglione genio, r Batteria da montagna e 2 Batterie someggiate. E superfluo notare che la parte principale era affidata alla ra Colonna.

· Fig. 28 - Generale Emilio Dc Bono

Durante l'attacco (3a fase) le artiglierie di Corpo d'Armata e di piccolo calibro dovevano riprendere gli obbiettivi dellfl. · ra fase, e tenersi pronte per concentramenti di fuoco su obbiettivi che ostacolassero l'avanzata della fanteria, mentre per parte sua l'artiglieria da campagna doveva dapprima sostituire il fuoco delle altre artiglierie sui varchi, poi accompagnare a vista le fanterie nell'avanza- . ta, e con tiri di sbarramento, proteggere l'occupazione dei vari obbiettivi, tenendosi infine pronta a muoversi per occupare posizioni più avanzate e rispondenti alle contingenze della lotta.

*** U Comando Supremo nella sua (< Relazione sulla conquista di Gorizia » in data 14 settembre, definì l'azione cli preparazione immediata svolta dalle nostre artiglierie : « un esempio veramente classico di concentramento d i fuoco contro linee fortificate » : effettivamente il nostro intenso e preciso bombardamento d'artiglieria aumentò -

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LODEVOLE COMPITO SVOLTO DALL'ARTIG LIERIA

an~ora nelle nostre truppe la fede sicura di poter riuscire a conquistare il Sabotino. Anche i · bombardieri-artiglieri della Specialità da trincea, che coi fanti avevano diviso e vissuto la pericolosa, grama ed est enuante fatica della tri1Jcea fangosa, umida e malsana - riscossero i piì1 alti elogi e furono detti « uomini dalla tempra d'acciaio», per l'ardore e l'abnega.zione dii:nostrati nel manovrare le bombarde che, dovendo essere collocate in posizioni molto avanzate a causa della loro piccola gittata, costituivano facile ~ersaglio ai tiri nemici per la loro visibilità specialmente allorchè effettuavano il loro fuoco. Dal tiro di preparazione delle nostre artiglierie il nemico fu disorientato, e non oppose che un debole tiro di contro-preparazione; la sua difesa fu rigida, e non basata su contrattacchi. Alle 16 precise ebbe lt,10go lo scatto delle nostre fanterie che incominciò co11 quello impetuoso e simultaneo della prima ondata della colonna Badoglio, dalla parallela di partenza, seguito subito dopo dallo scatto della prima ondata .della colonna Gagliani. L'improvviso ed irruento sbalzo delle fanterie sul Sabotino produsse Io scatto in avanti delle truppe di tutti i rimanenti Settori, e gli ufficiali dichiararono che non era p iì1 stato possibile·di trattenere i soldati .in trincea. · Alk 16,38 fu occupata la quota 609 che venne segnata con un disco bianco, e prima delle ore 20 una Compagnia giunse alla passerella di S. Mauro, ove si incontrò con una Compagnia minatori della colonna Gagliani: così, con l'occupazione di S. Valentino e di S. Mauro, la prima colonna aveva raggiunti tutti i suoi obbiettivi, mentre lo stesso colonn. Badoglio fece prigioniero il Comandante della difesa. Resistevano soltanto le truppe ricoverate nella grande galleria di quota 609. · Il Gen. Gagliani essend o rimasto ferito subito dopo i primi successi conseguiti dalla sua colonna, il gen. De Bono, con lodevole iniziativa lo sostituì nel comando della seconda colonna, e non appena preso il Fortino furono organizzate le difese. L'artiglieria in tutta la fase dell'attacco assolse il proprio compito in modo degno di ogni encomio : preciso il tiro cli accompagnamento, efficacissimo il tiro di controbatteria. Così nel giorno 6, la conquista del Sabotino, benchè non fosse ancora materialmente completata, era però pienamente assicurata. -

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COLLEGA.MENTO FRA l' ANTI E ARTIGLIERI

Anche l a galleria di quo ta 609, difesa ten acemente dal nemico, fu da noi presa il g iorno 6 dopo aver costretto i numerosi difensori ad arrendersi per sottrarsi alla soffocazione minacciata dal fumo del petrolio bruciato dai nostri primi reparti cl 'attacco all' imbocco della galleria. Nella notte su.l 7 si ebbe qualche furioso contrattacco nemico contro le posizioni cli S . Valentino, sulle quali si rovesciarono ostinatamen te forti n uclei di a ustriàci, m.a il fuoco delle nostre mitragliatrici ed i d ecisi contrattacclli da noi eseguiti ebbero in fine ragione sull'avversario. N elle prime ore del giorno 7 s{ manifestò it grand e contrattacco austriaco, e poco mancò che lo stesso colonn. Badoglio, men tre alla alba ispezionava i reparti avanzati n ella zona cli S . Mauro, rimanesse circondato da una pattuglia austriaca, alla quale egl i seppe però abihnente e fort unatamente sfuggire. Ma il con trattacco nem ico più importante.s i iniziò alle -ore 7 sulla rronte S. Valentino-S. lVfauro e sulle p osizion i d i Val Peuma dopo una violenta preparazione d'artiglieria. Gli austriaci avanzarono su due colonne, ma mentre la 1a fu rapidamente respinta eia S. Valentino, la 2a. causò gravi p erdite fra i nostri. Degna di menzione fu la condotta d el Gruppo Vicenza d 'artiglieria da montagna, comandato dal capit. Enrico Cittad ino P formato dalle batterie 2oa., 21a e 30•1-, posto a disposizione della nostra seconda colonna (ge1i. Dc Bono) che molto abilmente coadiuvò n ella espugnazione dei trinceramenti ancora in possesso del n emico, e che furono poi d efinitivamente presi durante Ja notte sull'8 . Tutta l'artiglieria d ivisionale, in continuo stretto collegamen to coi .fanti, coop erò con la 1,nassima efficacia all'azione delle fant erie durante le due giorna te di battaglia, riuscendo sempre a spianare loro la via per le successive e rapide avanzate. Cosi il poeta-soldato, Gabriele D'Annunzio, ufficiale di collegamento d ella 3a Armata colla 45a Divisione, ebbe a defini re la fulmin ea operazione : « Fu come l'ala che non lascia impronte, il primo grid o avea già preso il monte ,i.

La conquista del Sabotino fu il vero trionfo dell'organizzazione : organizzazione n el campo informativo che portò ad una conoscenza

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RICONOSCI MENTO ATTI DI VALç>RE

esatta della sistemazione difensiva nemica e delle forze che la presidiavano; organizzazion e del t erreno che permise di schierare le truppe e mantenerle in potenza in gran parte sottratte alle offese nemiche ; organizzazione delle truppe di attacco, di cui ogpi reparto conosceva esatt.a mente il compito spettantegli, la via da seguire, i mezzi dà adoperare ; organizza1.ionc dei tiri d'artiglieria che per la prima volta riuscirono a distruggere tutte le difese passive e a.d inchiod are il nemico nei suoi rifugi. Gli atti di valore compiuti dai nostri, e a nche dai più umili, furono molti ed ammirevoli : le motivazioni deUe ricompense al valore sono splendide e talune commoventi..

F ig. 29 - Col. Alessandro· Cot tin.i

F ig. 30 - Gen.. Giuliano Ricci

Furono premiati colla promozione al grado superiore per merito di guerra i colonnelli Pietro Badoglio, Giuliano Ricci e Ettore Giuria : è sovrattutto a rilevar e come P ietro Badoglio soltanto da tre mesi avesse conseguito la promozion<" a colonnello; la ricompe'n sa attribuitagli per la presa del Sabotino fu quindi particolarmente cospicua e però meritatissima e confermata dal!' uni vcrsah> approvazi one di tut ta la Nazione . . Con l' Ordine Militare cli Savoia vennero premiati il. colonn. di artiglieria Alessandro Cottini, e alcuni comandanti <li Grandi Unità ; -

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ARTICLilmm ALLA PRESA DEL PODCORA

con medaglie d'argento e di bronzo al valor militare, alcuni ufficiali superiori ed inferiori, sottufficiali, caporali e sold ati di artiglieria dei quali 24 lasciarono la vita sul campo.

*** Nella presa del Podgora, oltre alle artiglierie divisonali, fu impiegato il 28° Raggruppamento artiglieria d'assedio (ten. col. Stefano Colom,bino), e precisamente :

Fig. 31 - Magg. Romano Fontana

- il r 0 Sottoraggruppamento (magg. Primo Dallari) forrnato : dal Gruppo di Valerisce-Villa Codclli, di 4 Batterie di obici da 280; dal Gruppo cannoni da 305 ; dalla Batteria Bratinis da r49 A per azioni cl' infilata; e dal Gruppo di grossi calibri Capriva (r Batteria obici da .305, r Batteria di obici da 280 C, e 2 Batterie di mortai da 260 di 4 pezzi ciascuna) : era quest' ultimo il XX Gruppo artiglieria d'assedio comandato dal magg. Enrico Zampini Salazar, ed a tale Gruppo, durante la battaglia fu poi ancora aggiunto un 'complesso da 254 della R. Marina su carro ferroviario. Fu quest' ultimo Gruppo e fu essenzialmente il fuoco dei mortai da 260 che spianò la via ai fanti della Brigata Casale ; - il 2° Sottoraggruppamento {magg. Romano Fontana) formato : dal gruppo Farra-M. Fortin .{r Batteria obici da 280 C e 2 Batterie -

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DISPOSI ZIO NI D EL COMA N])ANTE D 'A RT IGLIERIA DE LLA T 2n DIVISIONE

di cannoni d a I49 A) ; dal Gruppo cannoni da IOZ di (apriva ; dal Gruppo M. Fortin-Stresa (cannoni da 149 A e 105) ; dal Gruppo Sdrausina (cannoni da I49 A, I49 S e ro5) ; e da 1 Batteria di cannoni della R. Marina da 254 a Mossa. Rimanevano a disposizione d el Comandante il Raggruppamen to : 3 bat terie da 105, 2 Batterie da 102 e z Batterie da r49 G. Per l'attacco, il Comando d ella I2a Divisione impartiva le se: guenti disposizioni : - agire in primo tempo contro le difese del Ca l'{ario e contro quelle d el piano gettandosi risolutamente sulle successive trincee nemiche. Dal pian o avanzare quind i sui p onti. Parte d elle truppe scend enti dal Calvario investiranno il PodgoFa da sud ; - in secondo tempo attaccare quota 240 e gettarsi al cli là dell'abitato d el p aese di Podgora, investendolo da ovest, men tre parte delle truppe dell'rra Divisione, scend enti dal Grafenbcrg, investiranno l'abitat o di Podgot'a d a nord . Il Comando dell' ua Divisione a sua volta ord inava d i : - attaccare da ovest e da sud le alture di Peuma, e, superate le difese di quota r6o, procedere d ecisamente all'occupazione delle pend ici ovest d i quota I77 del Peuma, puntando poscia risolutamente all ' Isonzo ; - attaccare il Grafenberg sul tratto compreso tra quota 206 d el Podgora e la Selletta fra Grafcnb erg e Cave ; procedere poi oJtrc fino ali' Isonzo. Il Comandante dell'artiglieria d ella 1:za Divisione (colonn. Achille Borrali), aveva alle proprie dipendenze : il 3° artiglieria campagna (f e rr Gruppo) ; il 30° art iglieria camp agna (I e rr Gruppo) ; il rrr Gruppo d ell'rr 0 artiglieria campagna ; la 7a Batteria someggiata; la 55a Batteria montagna; il XV Gruppo obici pesanti campali da r49 ; la 34a Batteria obici pesant i camp ali da r49 ; il I e X X V Gruppo ciel 1° Raggruppamento bombarde, p iù r Ba tteria. Egli ordinava che : - dopo la fase p reliminare, fendent e alla d isorganizzazione d ei Comandi e dei servizi cli osservazione e di trasmissione, si svolgesse azione cli interdizione e apertura di varchi prima dell'attacco delle fan terie ; - si accompagna ssero le fanterie d urante l'avanzata, compiendo inoltre azioni di interdizione e di controbatteria;

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DISPOSIZIONI DEL COMANDANTE L'ARTIGLI ERI A DELLA I 1a DIVISIO~E

- si impiègassero le artiglierie a massa e con carattere della più estrema violenza. D ·c omandante dell'artiglieria della na Divisione (colonn. Cosmo Caruso) che aveva alle proprie dipendenze : il 14° R eggimento artiglieria campagna, il X VII Gruppo someggiato, I Gruppo obici da 149 A, r Gruppo obici da 149 G, il VII e il XXVIII Gruppo del 12° Raggruppamento bombarde, diramava i seguenti ordini ai dipendenti Reparti :

Fig. 32 - Colon. Cosmo Caruso

- dopo la fase preliminare per colpire Comandi e osservatorii, l'azione della fanteria dovrà essere preceduta da un intenso bombardamento delle posizioni nemiche, fatto con tutte le artiglierie e bombarde disponibili, allo scopo di sconvolgere le trincee, aprire varchi nei reticolati e distruggere gli elementi della difesa vicina ; - durante l'avanzata, le artiglierie di piccolo calibro più vicine batteranno, con tiro accuratamente aggiustato, le posizioni attaccate per impedire che esse all'ultima ora si guarniscono di tiratori, mentre le altre Batterie colpiranno i tratti di trincee fiancheggianti la zona di attacco e i rovesci delle posizioni a ttaccate ; - non appena la fanteria avrà raggiunto i var.chi, allungare il tiro e accompagnare man mano i Reparti avanzanti. Nel capitolo sulla valorosa partecipazione della nostra artiglieria -

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AZIONE DELLE AR'fIGl lERiE DEL

VI .CORPO D'ARMATA

alla ~onquista della piazza, abbiamo già accennato ai compiti affidati alle artiglierie di grosso e medio calibro. In base agli ordini ricevuti dal Comandante dell'artiglieria del VI Corpo d'Armata (colonn. Giuliano Ricci), al 1° Sottoraggruppamento veniva assegnata la 7a zona d i irruzione coi seguenti obbiettivi: - fase preliminar e : osservatorii di S. Gabriele, Peuma, quota 240 del Podgora, Comandi varii in Gorizia e S. Mauro ; - fase di distruzione delle difese nemiche : da quota. 157 del Grafenberg a quota 240 del Podgora; la batteria di Bratinis contro le trincee di Oslavia, d i quota 188 ed oltre (con tiri di infilata) ; - fase di irruzione : rovescio sul Grafenberg dal vallone dell'Acqua a Fabbrica, e azione di controbatteria nelle zone di San Troj ico, S. Rocco, Borgo Carinzia, Villa Ritter, Tivoli, Castagnevizza. Al 2° Sottoraggrupparnento venivano invece assegnate 1'8a e la 9a zona di irruzione coi seguenti obbiettivi : - fase preliminare : osservatorii di quota r88 del Calvario, del Castello di Gorizia, di S. Mauro, di Villa Vasi, di S. Andrea, Comandi vari in Gorizia ; - fase di distruzione : da quota 240 del Podgora alla strada di Mochetta ; le Batterie di M. Fortin, di Stresa e di Sdrausina, con azione di infilata sul rovescio del Podgora ; - fase di irruzione : rovescio del Podgora e del Calvario, pianura ad est di Lucinico, e azione di controbatteria sulle zone di S. Pietro, S. Andrea, Ciprijanisce, Vertojba, Sober, Savogna, Pec, Rupa, Merna. Le batterie a disposizione del Comandante del 28° Raggruppamento dovevano concorrere a i tiri di distruzione e di controbatteria effettuati dai due Sottoraggruppamenti, secondo le esigenze del momento.

*** Dal Comando del VI Corpo d'Armata nei giorni 3, 4 e 5 agosto furono fatti eseguire intensi tiri di preparazione allo scopo di facilitare l'avanzata delle fanterie lungo la linea Lucinico-1VIochette, ed il giorno 6 contemporaneament e all'azione contro il Sabotino, si iniziava l'attacco del Podgora. Alle ore 7 si scatenava il fuoco delle nostre artiglierie contro i Comandi austriaci, gli osservatorii, i colle-

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AZIONE DELLE

ARTIGLI ER IE

DEL VI CORPO D'ARMATA

gamenti, i nodi stradali, i passaggi obbligati ed i ponti sull' Isonzo : tale tiro preliminare fu efficacissimo, e da informazioni di prigionieri risultò che un nostro proietto da 305 aveva colpito in pieno il Comando di una grande Unit à presidiante il cast~llo di Gorizia. Le truppe avversarie furono sorprese dal nostro tiro: i posti di Comando vennero colpiti, i collegamenti furono sconvolti, le truppe vennero costrette a cercar riparo nelle caverne. · Un'ora dopo, tutte le artiglierie, comprese le bombarde, entravano in azione per distruggere le difese nemiche ed aprire i varchi per l'irruzione delle nostre fanterie. Questa seconda fase del fuoco diede risultati. magnifici sin dal primo momento : sotto il tiro tambureggiante delle nostre bocche da fuoco le lince austriache furono quasi totalmente sconvolte. Le bombarde, che per la prima volta venivano impiegate in massa, dimostrarono la loro terribile efficacia nel tiro di distruzione e specialmente sui reticolati nei quali produssero ampi effetti nei tratti stabiliti. Le artiglierie pesanti austriache risposero al fuoco, ma il loro tiro fu lento e disordinato, anche perchè le comunicazioni telefoniche erano state interrotte ; mentre invece attivo fu il fuoco dei piccoli calibri avversari nel battere le nostre prime linee. Alle ore r2 e alle ore r4 avvennero per parte nostra due brevi pause di fuoco per la verifica dei varchi : sulle alture del Grafenberg fu constatato che le aperture dei varchi in corrispondenza delle trincee erano sufficienti, ma non lo erano viceversa nei reticolati del Peuma, ed anche nel Settore Calvario-Podgora-Lucinico; per quanto i varchi fossero buoni in tale settore essi dovevano però essere completati. Alle ore r5 veniva ripreso il bombardamento, ed alle ore r6, mentre le artiglierie allungavano gradatamente il tiro senza però diminuirlo di intensità, le nostre fanterie iniziavano l'attacco del Podgora. La Brigata Casale (i « gialli del Podgora ») si copriva di gloria : 0 l'Ii: fanteria con foga leonina raggiungeva il Fortino del Calvario, e superava la cresta. Alle ore r7 il 12° fanteria con irresistibile slancio attaccava le Tre Croci e la Cappelletta, e occupava gran parte della linea nemica. Alle ore r6,30 la Brigata Pavia aveva intanto attaccato le trincee d1 Lucinico e superato la triplice linea delle difese austriache. -Alle ore r6 anche la· Brigata Cuneo aveva iniziata la sua azione per -

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EROICA

C ONt>OT T A

DI

FILIPl>O . ZUCCARELLO

superare la ·linea nemica, e pur subendo gravi perdite raggiungeva il villaggio · di Grafenberg, mentre viceversa la colonna attaccante i1 ·Peuma (Brigata Treviso) veniva subito fermata ai reticpJati dall' in·tenso fuoco d1 fucileria e delle mitragliatrici nemiclie. Nella notte sul 7 agosto lungo la. ti:onte del Podgora il nemico sferrava favano violenti contrattacchi per riconquistare le posizioni perdute. · · · · . Il mattino del 7 veniva da parte nostra ripresa l'offensiva, sostenuta sempre dall'efficace fuoco delle artiglierie di piccolo, 'medio e grosso calibro, e mentre la Brigata Casale, con eroici sforzi, cercava di avanzare verso l' Isonzo, la Brigat a . Pavia conquistava la terza linea ,di trincea austriache catturando numerosi prigioni~ri.. · Alle ore 2r dello stesso giorno,. truppe austriache, protette dalla propria artiglieria, tentava"no con furio:5i assalti cli scendere da quota 240 verso il Calvario, ma veniv~no r'espinte dalla tenace resistenza del r2° fanteria. Il giorno 8 la Brigata Pavia raggiungeva i ponti di Lucinica: .la Brigata Casale si impadroniva di· tutta la zona de) Podgora facendo circa 700 prigionieri, e perveniva all'Isonzo. L'artiglieria d'ogni ca~Hbro, anche in tale giorno, appoggiò costantemente le varie fàsi della lotta. È da additare ail'ammirazion~ cli tutti il contegno del tenente d'artiglieria Filippo Zuccarello, che meritò !'·appellativo di « eroe del Poclgora ». Egli comandava la rr211 Batteria del .r 0 Raggruppamento bombarde e mentre i suoi pezzi sconvolgevano i reticolati nemici, il prode ufficiale con soli sette bombardieri piombava sulle posizioni· nemiche, catturava 9 ufficiali, 350 austriaci, 3 cannoni, 5 mitragliatrici e 500 fucili, mentre poi liberava roo nostri soldati rimasti poco prima prigionieri : a lu(venn.e conferita la medaglia d'argento al valor militare, e un anno dopo sul Carso egli cacleva da eroe : alla sua · memoria veniva quindi assegnata la medaglia d'oro. Il leggendario episodio del bombardiere Zuccarello trova degno riscontro in quello del sottotenente .Baruzzi. il quale, di pattuglia con soli 4 fanti fra Lucinico e Poclgor,a, catturò 200 soldati ed alcuni ufficiali austriaci, e, passato l'Isonzo a guado, innalzò ,per primo la bandiera italiana sulla stazione di Gorizia. In ogni grande battaglia la storia segnala sempre atti còme . questi di singolare audacia che hanno del favoloso, che provocano all\-

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EROI CA CÒNDOTTA 0EGL1 ARTIGLfE 1H· DELLE VARIE SPJ::C!AT.lTÀ

F ig. 33 - Ten. Filippo Zuccarello e suoi ufficiali

mirazione e l'eccitamento emulativo dei commilitoni e per ciò conferiscono al miglior risultato della lotta, mentre poi assumono col ·tempo · la benefica caratteristica di leggendario eroismo. Nè vì è da meravigliarsi, se si tien conto-degli speciali influssi psicologici ai quali insensibilmente i combattenti vanno soggetti, e dai quali sono irresistibilmente dominati: chi, sotto la valanga di fuoco, subisce la disf.a.tta è soggiogato da una depressione fisica e morale che lo annienta,, mentre chi sta per afferrare la vittoria si esalta, moltiplica i suoi atti di eroismo e si trasforma ìn un titano della Gloria. Al Peuma e al GraJenberg i fanti delle Brigate Treviso e Cuneo, oltrepas·s ate le posizioni di Grafenberg e Cave, accanitamente difese, raggiungevano i ponti dell' Isonzo e cadeva cosi finalmente il Podgora. Nei tre giorni di lotta l'artiglieria italiana di tutti i calibri e gli artiglieri nostri di tutti i gradi e di tutte le Specialità diedero fulgide


ONOR IFICEN ZE

AL

VALORE PE R

L A B ATTAGLIA

DI GORIZIA

prove cli valore e cooperarono efficacemente al successo, sia nella violentissima fase preliminare, sia coi tiri di distruziohe e di controbatteJ;ia, sia infine accompagnando i fanti nell'avanzata:· egualmente. be~ · nemeritarono le eroiche Batterie di bombarde. Le bandiere dei R eggimenti a{ fanteria furono fregiate di medaglia al valor militare : degli artiglieri o provenienti dall'artiglieria ebbero l'Ordine Milita re di Savoia i generali Fortunato l\farazzi e Giacinto Sachero, la m edaglia d'argento al valor militare il tenente colonnello Stefano Colombina. Un obelisco sul Podgora, eretto subito dopo la conclusione della pace, tramanda all'ammirazione e alla riconoscenza dei posteri i nomi dei gloriosi Reggimenti di fanteria e di artiglieria da campagna divisionali, nonchè il nome del 28° Raggruppamen to artiglieria d'assedio e dei suoi Gruppi possenti, quelli .dei forti Gr11ppi pesanti campali, dei Gruppi delle intrepide Batterie da rpontagna, someggiate e di bombarde.

*** La bandiera dell'Artiglieria, unica per tutti i Corpi appartenenti all'Arma, per la battaglia.di Gorizia non ~bbe una speciale ricompensa al valore, mentre p erò furono degnamente premiati gli esponenti dell'Arma. Come è not o, una delle medaglie d'oro assegnate alla bandiera dell'Arma fu concèssa a riconoscimento complessivo del contributo dato dall'Artiglieria durante tutta la Grande· Guerra, e ben si può affermare .che per la sua condotta e per la sua azione nella battaglia di Gorizia l'Arma nostra concorse a benemeritare così alta ricompensa. Ed infatti, così come dice la motivazione della medaglia d'oro, a Gorizia l'Artiglieria sempre e dovunque con abnegazione prodigò il suo .valore, .la sua p erizia, il suo sangue, agevolando alla fanteria, in meravigliosa gara di eroismi, il travagliato cammino della vittoria per' la grandezza della Patria. Numerose furono le medaglie d'oro, d'argento e di bronzo concesse . . alle valorose Unità di fanteria. Riportiamo ora le ricompense al valor militare individuali concesse ad esemplari fulgide figure di artiglieri o provenienti dall'arti-. glieria. Fra i Capi ricordiamo anzitutto l'ailora colonnello di S. M.. Pietro Badoglio promosso maggior generale per merito di guerra

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ONORIFICEN ZE INDIVIDUALI

con la seguente motivazione : « preparò e condusse a compimento la conquista del Sabotino che aprì la via alla vittoria di Gorizia 6 agost o r9r6 >>. Il colonn . . Giuliano Ricci, Comandante dell'artiglieria del VI Corpo d 'Armata, ed il colonn. Ettore Giuria Comandante del 9° Raggruppamento artiglierie d'assedio furono .I?romossi al grado superiore p er merito di guerra. Il ten. col. Stefano Colombino, Comandante del 28° Raggruppamento artiglierie d'assedio, fu proposto per l'avanzamento per merito di guerra, ma, sopraggiuntagli nel contempo la promozione a colonnello, spettantegli per anzianità, ebbe la medaglia d'argento àl vafor militare.

Fig. 34 - Gen. Pietro Panizzardi

NeH' Ordine Militare di Savoia furon!) nominati : Cavaliere di Gran· Croce S.A.R. Emanuele F iliberto di Savoia Duca d'Aosta : « mirabile esempio a tutti delle piì1 · pure virtì.1 militari, guidò un'Armata alla vittoria con alto senno e sereno valoré. Isonzo, maggio r9r5-dicembre r9r6 >> ;· Cavalieri Ufficiali: Marazzi Fortunato : «si distinse per energia ed intelligente azione di comando in una serie di combattimenti vittoriosi che condussero alla salda conquista di posizioni importanti sul Carso. Preparò e diresse con abilità e sagacia l'àzionè offensiva contro la testa di ponte -

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ONORIFICEN ZE I NDIVIDUALI

di ·Gorizia, conducendo con impeto travolgente le sue truppe ad infrangere tutta la va.sta e solida organizzazione difensiva avversaria e varcò primo con esse l' Isonzo, entrando in Gorizia e lanciandosi ali' inseguimento del nemico. - 1\1. S. Michele, novembre-dicembre 1915 ; Podgora-Gorizia 6-8 agosto 19"r6 >> ; Fa.nizzardi Pietro : « con alto intelletto, con tenacia e sicura competenza coordinò, come Comandante di artiglieria d'Armata, e tradusse in atto gli studi relativi allo schieramento e all'impiego delle artiglierie di medio e grosso calibro che condussero alla conquista di Gorizia e del Carso. - Carso-Gorizia giugno-agosto 1916 >>; Ruggeri-Laderchi Paolo : << quale Comandante di Divisione di-

F ig. 35

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Col. Gaetano Beretta

resse con intelligenza ed esperienza le operazioni della propria grande Unità nelle operazioni off.ensive dall'ottobre al dicembre 19r5 contro le colline ad ovest di Gorizia. Quale Comandante di- Corpo d'Armata partecipò alla presa di Gorizia e seppe poi mantenersi, in condiz_ioni_ difficilissime, sulla sinistra dell'Isonzo, ad immediato contatto col nemico, strappando a questo con indomita costanza posizioni potentemente difese. - Ottobre r.9r5-novembre 19r6 » ; • Cavalièri: Beretta ~aetano : « al passaggio dell'Isonzo per la conquista di Gorizia e nei successivi combattimenti çontro I~ posizioni nemicl1:~ .. -

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ONORIFICENZE INDIVIDUALI

del S. Marco, guidò brillantemente l'azione del suo giovamss1mo Reggimento che da lui ricevette compagine ed anima mirabili, dando · continue prove di alte virtù militari, di calmo coraggio personale e di grande perizia (Gorizia, 9-r5 agosto r9r6) . Successivamente tenne saldissimo il Reggimento nel ripiegamento al Piave e quale Comandante di artiglieria divisionale durante la battaglia del Piave e poi durante l'avanzata finale si distinse per intrepidezza ed abilità. In ogni circostanza e dove pii1 grave era il pericolo fu coi suoi soldati capo energico, coraggioso e amatissimo. Gorizia-Piave-Fadalto-Longarone, 27 ottobre 1917-4 novembre 1918 i> ; Carletti Ottorino : « nelle operazioni contro Gorizia e . durante i successivi sei mesi di stretto contatto col nemico sulle alture ad oriente della città si dimostrò· valoroso ed eccellente collaboratore di un Comando di Divisione. Nelle operazioni dell'agosto r9r7 ad est di Gorizia, quale Capo di S.M. di un Corpo d;Armata, fu prezioso e fedele interprete delle direttive del Comando, contribuendo con le sue eminenti qualità militari e col suo personale ardimento; anè~e nelle circostanze più difficili, alla felice riuscita di importanti operazioni - Gorizia, agosto 1916-agosto r9r7 J> ; Caruso Cosmo : « Comandante d'artiglieria divisionale, mercè il suo costante esempio di perizia, di attività e di coraggio e la sua continua opera d i tecnico e di soldato, rendeva il suo Reggimento un esemplare perfetto·, forte, ardito strumento di guerra, e durante le azioni svolte davanti a Gorizia, ai Sober, sulla Vertojbica lo adoperava in modo da porgere sempre fraterno, intimo, valido appoggio alla fanteria, e da essere fattole esemplare dei successi conseguiti. - Gorizia, Sober, Vertojbica, r6 marzo 1916-3r agosto 1917 )>; Cottini Alessandro : « nella conquis'ta del Sabotino diresse con grande valore e perizia l'azione delle artiglierie divisionali, spianando con esse la via della vittoria. Nella battaglia di Gorizia diede mirabile esempio d i energia e di capacità tecnica cooperando efficacemente all'azione della fanteria. - Gorizia, 6-16 agosto r 916 ,, ; Dallari Primo : <( durante la battaglia di Gorizia predispose e diresse con singolare perizia l'azione delle dipendenti Batterie. Caduta la piazza, incurante del violento fuoco . avversario, organizzò di persona i collegamenti con le truppe di fanteria avanzanti e coi retrostanti Comandi. Stabilitosi in località continuamente bersagliata dal fuoco nemico, coordinò la rete degli ossèrvatorii e spesso dalle trincee di -

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MEMORIE STORICHE

DI UNITÀ

D'ARTIGLIERIA

prima linea diresse il tiro delle proprie Batterie, dando prova di esemplare ardire e di rara màestria. Per ben sette mesi, in tali difficili condizioni, mis'e in continua evidenza le su.e elette virtù di Comandante d'artiglieria, rendendo eminenti servigi alle fanterie incaricate della difesa della piazza. In seguito dette in ogni .occasione prova· delle sue splendide doti di valente artiglierie e di valoroso soldato, ·doti che confermò specialmente quale Comandante di Reggimento d'artiglieria da campagna e di artiglieria divisionale nella difesa di M. Cornone e nelle azioni per la riconquista delle Melette e dell'Altipiano della Marcesina fino all'avanzata vittoriosa su Trento. - · Zona di Gorizia, agosto 1916-aprile 1917 ; Altipiano di Asiago, giugnonovembre 1918 » ; Sachero Giacinto : cc guidò le sue truppe nelle operazioni per la conquista della città di Gorizia ed in quelle succe.ssive contro la linea nemica della Vertojbica, dando continua prova delle sue elette · virtù di Comandante e di soldato, sia nella preparazione che nell'attuazione delle operazioni. - Gorizia-Verotibiza, agosto-novembre 1916 )).

*** A complemento di quanto già detto, ·ed allo scopo di dare una palpitante visione delle vicende di alcuni Reparti d'artiglieria riportiamo ancora qualche stralcio di memorie storiche reggimentali. 30° REGGIMENTO ART!GLIERIA CAMPAGN'A. - Durante questa azione il Comando di Reggimento trovavasi a Villa Codelli; il I Gruppo manteneva occupate le posizioui di Bratinis-Prati Grandi; il II Gruppo quelle di Pubrida, ed il III Gruppo ai primi di agosto era schierato nelle posizioni di Iazba1)ach, ad eccezione di una Sezione dell' ga Batteria che trovavasi nella zona di S. Floriano ed era perciò passata alle dipendenze tattiche del 26° artiglieria, mentre poi una intera Batteria del 7° artiglieria, per la durata dell'azione, pa;ssava . invece a far parte del III Gruppo. · Come è noto l'attacco della testa di ponte cli Gorizia venne affidato al IV Corpo d'Armata facente parte de)la 3a Armata. Compito del 30° Reggimento artiglieria era: in un primo t empo, di concorrere all'apertura dei varchi; in secondo tempo di effettuare il tiro d' in- • terclizione sui ponti dell'Isonzo, in corrispondenza del Podgora; mentre poi allo scatto delle fanterie, parte delle Batterie dovevano eseguire tiri di accompagnamento.

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DA CAM P AGNA

Il I ed il' II Gruppo dovevano cooperare con la 12" Divisione, alla quale era stato affidato il duplice compito : di attaccare la piana di Lucinico col concorso della Brigata Pavia; e di attacca,re la quota 240 ed il Calvario col concorso della Brigata Casale. Il III Gruppo doveva invece cooperare con la 2" Divisione {gen. Giacinto Sachero) il cui duplice compito era : d i attaccare il Grafenberg (quota 206) e quota 157 colla B riga,ta Cuneo; e "di attaccare alt resl il Peuma col concorso della Brigata Treviso. Il Reggimento disponeva per la circostanza anche di due mortai da 149 che venuero portati arditamente sulie falde del Podgora avendo ·per compito di battere gli immediati rovesci, onde ostacolare l'affluire d i rincalzi nemici. All'alba del 6 agosto le batterie erano pronte per la grande battaglia. Gli artiglieri attendevano impazienti l'ora di entrare in azione, quando ad essi venne letto il seguen te proclama del Duca d 'Aosta Comandante dell'Armata: « La Patria ci chiama a n uovi gloriosi cimenti, Ci chiama.no gli Alleati per aggiungere ai loro, i nostri trionfi. Ci chiam_auo i nostri gloriosi morti, per vendicarli. La cert ezza della vi ttoria è in me, perchè so che è nei nos tri Capi ed in Voi, perchè è sc~itto dalla giustizia, perchè è nella nostra forza. Le vostre madri, le vostre spose, le vostre sòrelle vi attendono vittoriosi. Avanti dunque, soldati d'Italia! Non vi fermate fin chò non ~vrete il piede sul collo al nemico ! Vincere bisogn.a ! » Il giorno 6, alle ore 7, le Batter ie de!..Reggimento aprirono il fuoco. Il 111 Gruppo tenne sotto il suo tiro i ponti dell'Isonzo N° 3 {località al pon te) e N° 4 (Grafenberg) ; il I ed il II ,Gruppo eseguirono tiri di distruzione sui reticolat i in C?rrispondenza di q uota 240 del Poclgora, ment re poi le varie Batterie vennero spesso chiamate ad eseguire concentramenti sulle posizioni nemiche e sui loro immediati rovesci ; e poichè alla stessa ora erano èntrate in azione le bombarde, si scatenò cosi un uragano d i fuoco per cui i ret icolati, le t rincee, i camminament i ed ogni altra difesa nemica furono rasi al suolo. Mentre le fanterie avanzavano le nostre Batterie continuarono il tiro d ' interdizione per impedire l'accorrere di rinforzi, venendo altresl salt uariamente chiamate ad eseguire concentramenti di fuoco, intensi e violenti, sul davanti delle posizioni raggiunte dalle nostre truppe, per proteggerle d ai contrattacchi del nemico, sferrati con p articolare accanimento durante la not te sul 7 contro la Brigata Casale sul Calvario e contro i 4 Battaglioni della Br.igata Cuneo che occupavano i casamenti di Grafenberg. Entr ambi q uesti tentativi fallirono e dop o otto ore di lotta corpo a corpo nelle case di Grafen.berg, e dopo aver subito p erdite gravissime, specie per effetto del nostro fuoco, verso le ore 10 del 7 agosto gli austro-ungarici • dovettero ripiegare sulle posizioni che · occupavano all'inizio della battaglia. Nello stesso giorno 7 la lotta ricominciò terribile : dopo reiterati a~s.alti la Brigata P avia sempre appoggiata dal ben aggiustato fuoco delle .Batterie

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30° DA CA MPAGNA

del I e del II Gruppo; occupò con alcuni Battaglioni la destra dell'Isonzo; poco a ':alle dei ponti di Lucinico. Durante la notte successiva le nostre Batterie continua.rono il loro tiro d'interdizione sui ponti dell'Isonzo per impedire l'arrivo di rinforzi nemici verso il Podgora, effettuando altresi tiri di sbar-1;amento davanti alle nostre linee. Intanto la resistenza nemica cominciava orma.i ad affievolirsi, tantochè nella notte stessa il Comando austriaco decideva di abbandonare il Podgora ed il Peuma; ed infatti alle ore 5,30 del giorno 8 i ponti dell'Isonzo vennero fatti saltare dal nemico, e sulla riva destra rimasero soltanto poche sue truppe · destinate a proteggere il ripiegamento, e alcuni pochi suoi reparti che non avevano ricevut o in tempo l'ordine di ritirarsi. Nella mattinata del giorno 8, giorno decisivo di battaglia, dopo adeguato tiro di preparazione d ' artiglieria, -le nostre fanterie entusiasmate da.i precedenti successi ripresero gli assalti con maggiore violenza, le Brigate Treviso e Cuneo puntarono verso quota 177 del Peuma e verso il Grafenberg {quota 206), e dopo una accanitissima lotta alle ore 16,30 raggiunsero l ' Isonzo catturando molti prigionieri, mentre la Brigata Pavia, sotto la. protezione del tiro delle nostre Batterie, alle ore 14 raggiungeva i ponti di Lucinico, e la Brigata Casale, vincendo ogni resistenza nemica in corrispondenza del Calvario e di quota 240, alla stessa ora 16,30 si impadroniva del paese di Podgora. . Alle ore 14,25 la Brigata çasale e subito dopo la Brigata Pavia iniziarono il passaggio del fiume e quindi l e nostre truppe ininterrottamep.te passarono sull'altra sponda durante _tutto il pomeriggio, nella notte e·nel mattino seguente, nonostante il vivace e preciso tiro dell'artiglieria nemica. In quella stessa notte dall' 8 al 9 passarono il fiume anche r'epa,rti di truppe celeri (cavalleria e ciclisti) col· compito di occupare Gorizia. · Verso le ore 22 del giorno 8, il III Gruppo lasciò la zona di Iazbanach e per Valer isce- Pri Fabrisu- S. Floriano, sfilando ad-ovest di Oslavia e di quota 160 del Peuma, entrò nella valletta della ·Peumiza, giungendo a Peuma, e nel pomeriggio del giorno 9 prese posizione sulla vicina quota 130. Nella m attinata del giorno 10 le Batterie del Gruppo aprirono il fuoco sulla selletta di Dol, continuandolo :finchè poco dopo le u il Gruppo entrava in Gorizia per il ponte di Grafenberg' (N° 4) sistemando quindi le dipendenti Batterie in Borgo Carinzia. . Alle ore 14 anche il II Gruppo passav.a l'Isonzo sul pont e di L ucinico che nel frattempo era stato da 1101 riattivato, e la 4a Batteria, dopo essersi aperto il passo fra i rottami, i cadaveri ed i grovigli dei reticolàti, e benchè bersagliata dal violento tiro delle artiglierie nemiche, per la strada di Pochetta spingendo i cavalli al galoppo entrava in Gori.zia ancora fumante ' per la bat taglia, e .prendeva brillantemente posizione nei pressi del manicomio. Del pari

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. la 5a Batteria, per lo stesso ponte di Lucinico, che con grande intensità l'artiglieria nemica aveva preso a bersagliare, sfilò al galoppo coi pezzi molto intervallati e prese arditamente posizione nella zona tra S. Pietro ed il manicomio ; le Batterie del II Gruppo aprirono quindi inune4iatamente il fuoco sul S. Mar.co. Poco dopo le 14 entravano in Gorizia anche le Batterie del I Gruppo e presa posizione tra Borgo S. Rocco e Ciprianisce, eseguirono tiri d'appoggio delle nostre fanterie che occupavano la linea della. Vertoibiza. NelÌa serata del 10 agosto tutte le brillanti Batterie del 30° Reggimento erano sistemate in Gorizia, mèta agognata, 0bbiettivo perseguito e premio ambitissimo per quindici lunghi mesi di lotta cruenta ed estenuante.

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40° REGGIMEN'l'O ARTIGLIERIA CAMPA.GNA. - Verso la fine di maggio del 1916, il Reggimento fu chiamato nella pianura vicentina per l 'offeusiva austriaca

nel Trentino, ma poco dopo tornò a spostarsi e prese parte all'azione che condusse alla conquista di Gorizia, concorrendovi dalle posizioni di S. Floriano prima, e poi da quelle di Oslavia e del Peuma. Il giorno n agosto mentre era in corso la seconda fase della 611 battaglia dell'Isonzo, il Reggimento si portò al di là del fiume; in questo periodo le Batterie furono quasi esclusivamente impegnate per l'accompagnamento delle fanterie, ed i più fulgidi ~pisodi .di eroismo· fusero in una sola gloria fanti ed artiglieri. 46° RtmGIMENTO ARTIGLIERIA CAMPAGNA. - Per la battaglia di Gorizia (4- 17 agosto 1916) al XIII Corpo d'Armata era stato assegnato il compito di collegamento tra il VII Corpo che operava a scopo difensivo nel ·settore

Ronchi-Mon.falcone e l' XI Corpo che doveva attaccare a fondo nel Settore S. Martino del Carso-S. Michele. L'azione del XIII Corpo, avente carattere dimostrativo, si· svolse prevalentemente col fuoco delle artiglierie. Durante la prima fase della battaglia (4- 9 agos.to) le Batterie del 46° es·eguivano tiri d ' interdizione all'avanzata nemica, e di appoggio alle azioni svolte .dalle fanterie delle Divisioni contigue. Il 10 agosto poichè il nemico, in couseguenza della perdita della t~sta di poute di Gorizia e delle quattro cinie del S. Michele, aveva dovuto ripiegare dalle posizioni marginali del Carso sulla secouda linea oltre il Vallone, le fanterie del XII Corpo iniziarono l' inS'eguimento. Le artiglierie dovendone seJ guire il movimento, le Batteiie del 4.6° nella stessa giornata del 1Q assunsero la nuova dislocazione nei pressi di Marcottini e nella notte s,u l 13 si portarono sul costoue fra Doberdò e il Vallone a s'ostegno delle fanterie .avanzanti verso la linea nemica Oppachiasella- Nova Vas . Nei giorni successivi il 460 artiglieria, passato alla dipeudenza della 19a. Divisione, che dal i;.3 agosto aveva occupato il Settore di siuistra del XIII

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51ò DA CAMPAGNA

Corpo, appoggiò col fuoco delle sue batterie i ripetuti attac·c hi sferrati dalle nostre fanterie contro la nuova e forte linea di difesa nemica. 5:i:0 REGGIMENTO ARTIGLIERIA CAMPAGNA. ,_ Il Reggimento venne costituito in zona di guerra a Camisano Vicentino l' 8 giugno x9x6, e visse esclusivamente la guerra ii,iziandola contro l 'irruenza nemica minacciante il Tren-· tino. Tut ti gli artiglieri del 5x0 compresero la gravità del momento ·e per la loro fede e per i loro atti compirono gesta vaJòrose mostrandosi degni campioni dell'Arma che s.e mpre e dov unque scrisse pagine innumeri di eroismo e di gloria. Il Reggimento ebbe il suo battesimo di fuoco e di sangue alla battaglia di Gorizia e in quell'occasione il suo contributo fu marcatamente entusiastico, attivo, sempre pronto e rispondente ad ogni r.ichiesta. I cannorii delle prime tre . Batterie il giorno 9 agosto entrarono in Gorizia proseguendo oltre per inseguire i nemici: in breve t empo sopraggiunsero tutte le altre batterie del Reggimento che si schierarono a Savogna, donde efficacemente concorsero col loro fuoco all'azione per il passaggio della Vertoibiza. La prima pagina della storia reggimentale fu scritta cosi tutta di sangue ; ma appunto per ciò la virtù combat tiva degli artiglieri del 5~0 si ~·afforzò infondendo in tutti quello spirito guerriero, quella virtù cli sacrificio e quello ·s lancio aggressivo dimos trati poi nei futuri cimenti. 52° REGGIM ENTO ARTIGLIERIA CAMPAGNA. - Alla fine di luglio del :i:916, il Reggimento formatosi da poco tempo era già in z.ona di guerra e fu assegnato alla 48" Divisione, dipendente a sua volta dall' VIII Corpo d'Armata della 3a Armata; ed il 9 agosto, mentre era in corso la 5a battaglia dell' Isonzo, schierò le sue Batterie nei sobborghi di Gorizia per partecipare all'azione del ·s. Marco, ove riceveva il battesi.mo del fuoco. L'azione del Reggiment o si sviluppò maggiormente nei giorni successivi, d.all' :ir. al x6 agosto, allo scopo di facilitare il compito alla fanteria della 48• Divisione impegnata per la conquista del S. Marco, ~d in questa azione il Reggimento ebbe 4 mor t i e 21 feri t i.

PARAGRAFO

3°.

CRITE R I DI IMPIEGO DELL'ARTIGLIERIA ITALIANA DURANTE LA BA.T· TAGLIA.

Già il 31 ottobre 1915, in seguito àll'èsperienza dei primi mesi di .guerra, il. Comando Supremo aveva emanato colla Circolare 3898 -

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CRIT E RI DI lMPlEG O Dl~LL' ARTIGLIERIA

le norme che dovevano ~ssere seguite nell'impiego dell'artiglieria. Detta Circolare diceva che per ottenere dai tiri dell'artiglieria risultati realmente efficaci e tali da riuscire a sconvolgere le robuste difese nemiche, occorreva concentrare su di esse un fuoco non solo bene aggiustato, ma anche assai violento. Per ottenere ciò e dato che il numero di Batterie di cui disponevamo ed il loro munizionamento erano relativamente scarsi, il Comando Supremo raccomandava : 1°) - la buona osservazione del tiro, fatta con gran cura da perso_nale abile e competente, ben collegato colle Batterie e munito degli strumenti necessari; · 2°) - . la concentrazione del fuoco, effettuata successivamente .. sui vari obbiettivi, in modo da battere ciascuno di essi con quella int_ensità che sola può dare risultati realmente efficaci evitando il disseminamento dei proietti. Per regolare tale concentrazione, una volta determinata la zona nella quale le fanterie .dovevano irrompere, i Comandanti di grandi Unità dovevano indicare ai Comandi di artiglieria quali erano nella zona'. stessa gli obbiettivi specifici sui quali successivamente il concentramento· del fuoco doveva essere portatò, classificando gli obbiettivi stessi per ordine di importanza. Sulla base di queste indicazioni 'i _Comandi d'artiglieria, per ciascuno dei successivi obbiettivi, dovevano determinare le Batterie in grado di batterli più efficacemente, facendo naturalmente concorrere anche le Batterie delle Unità laterali, sovratutto per sfruttare i possibili tiri cl' in.filata e di rovesciò fa~endole, , se del caso, spostare in posizioni più adatte. Gli obbiettivi accennati, quando erano costituiti da tratti della fronte nemica, si trovavano generalmente vicini alle posizioni · occupate dalla nostra fanteria. Per evitare il pericolo che quest'ultima, a: causa delle difficoltà dello aggiustamento del tiro o perla naturale dispersione dei colpi, potesse venir offesa, i Comandanti delle grandi Unità dovevano studiare il modo di far riparare od anche di far retrocedere le fanterie stesse. Naturalmente questo movimento doveva essere fatto in modo che fosse sempre assicurata la pronta rioccupazione della posizione prima occupata:. Quando invece si trattava di batter'e artiglierie nemiche, era da. tener presente che gli effetti che si potevano ottenere erano quasi ·•~empre _assai scarsi, specialmente nel periodo di preparazione nel quale :{ ~rtigl_ieda :nemica era ge:Uera~rnente poco a ~tiya : era 12er ciò co~ve-:- 734 -:-


ORGANIZZAZIONE ED IMPIEGO

niente, in tale periodo, prendere di mira soltanto qualche Batteria nemica che si fosse riusciti a ben individuare,' e viceversa intensificare il fuoco su quelle che si fosse ro svelate per battere le nostre fanterie avanzanti. Quindi in definitiva: prima concentramento contro le posizioni delle fanterie nemiche per facilitare l'avanzata delle nostre fanterie; poi concentramenti contro le Batterie il cui fuoco costituiva il princip ale ostacolo all'avanzata delle nostre fanterie, ben inteso soltanto quando si fosse riuscito a ben individuarle. Nell'effettuare tali concentramenti i Comandanti d'artiglieria fosse ritenuto necessario, a superare -i erano autorizzati, quando I limiti fissati per il consumo medio giornaliero di proietti, specialmente p er quelle artiglierie che avevano un munizionamento più abbondante . Il gen. Tito Montefinale nel suo libro « L'artiglieria italiana durante e dopo la guerra europea» nelle considerazioni sulla prima fase della guerra (ossia dall' inizio delle operazioni fino alla nostra controffem,iva del Trenti:µo) esamina l'organizzazione dell'artiglieria ed il suo impiego, l'osservazione, i collegamenti, la t ecnica del tiro e l' impiego del tiro, dando su ques ti punti una completa visione dei criteri che regola vano l' impiego dell'artiglieria in quel period9. E poichè è difficile dire meglio di quello che egli non faccia quali eran.o tali criteri, ne riportiamo qui un largo sunto : 1° - Circa l 'organizzazione dell'artiglieria ed il suo impiego il Montefì.nale nota che si ammetteva ormai come la dipendenza organica n on dovesse costituire vincolo per l' impiego delle artiglierie, e come il concorso delle artiglierie di un'Unità alle operazioni di un'altra andasse affermandosi sempre più, pur rimanendo inalterata la dipendenza t ecnica. In generale gli scopi fondamentali che regolavano le dipendenze erano: a) poter conseguire in qualunque momento la -intima coopera2ione u:a fanteria ed artiglieria; b) poter assicurare la più rapida ed, efficace man.ovra del fuoco. P~r tale intento era necessario uno str~ttò contatto fra il Comandante delle Artiglierie ed il Comandante delle truppe cui Je artiglierie stes}e erano assegnate. Le artiglierie la cui azione doveva. svçilgersi ad im~ediata richiesta dei Comandanti di fanteria ,erano messe senz:~Jt_ro alla dipendenza di questi ultixµ.i. ~., Si avevano quindi t re specie di dipenden ~e :

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ORGANIZZAhòN'E E ìMPIEGÒ

dai Comandi di fanteria (diretta): Batterie di bombarde e Batterie di accompagnamento; b} dai Comandi cli Divisione (per il tramite dei Comandi di artiglieria divisionale) : Batterie di piccolo calibro ; e) dai Comandi di Corpo d'Armata (per il tramite dei Comandi d'art iglieria di Corpo d'Armata}: Batterie pesanti campali; d) le Batterie pesanti (medi e grossi calibri) erano in massima assegnate alle Armate, ma ven ivano all'occorrenza assegnate ai Corpi d'Armata per ottenere unità di comando. 2° .:.. Per quanto riguarda l'osservai,ione abbiamo già detto dei criteri ai quali essa doveva essere informata. La sua organizzazione aveva fatto dei progressi, ma però i1on ancora s,ufficienti, mentre per contro si era avuto un rapido aumento dei· mezzi ad ess.a inerenti. ' L'osservazione d'artiglieria era organizzata in modo indipendente e per proprio conto da ciascuna delle Batterie, le quali ·erano bensì collegate fra loro e coi Comandi dai quali dipe11devano, ma indipendentemente però dalla rete generale e principale di osservazione della zona o del Settore, il che in ultima analisi richiedeva largo impiego di mezzi e causava mancanza di unità nel servizio. Era canone basilare che chi dirigeva il tiro dovesse personalmente osservarne i risultati. In cons.eguenza della stabilizzazione del fronte gli osservatorii si moltiplicarono con tendenza ad impia11tarsi alle alte quote, e pertanto mancando spesse volte una vera e propria osservazione organizzata per Gruppo, e d'altra parte partendo sempre dal presupposto di dare carattere offensivo alle nostre azioni, non esisteva un organico scaglionamento degli osservatorii ,in profondità, indispensabile sia in offensiva (per il rapido acciecamento di quelli avanzati) e·sia in difensiva : le conseguenze çli siffatte deficienze si rivelarono nello svolgimento dell'offensiva austriaca nel Trentino, ove mo.Jte volte le Batterie restarono priye del!' indispensabile ausilio clell'osservazion.e, perchè essa era stata organizzata tutta _in avanti. Il posto d'osseryazione del Comandante di Gruppo veniva scelto normalmente all'osservatorio che aveva più largo campo visivo per la migliore direzione tattica e per la più precisa sorveglianza tecnica dei tiri. La netta designazione di capisaldi di orientamento '=: gli altri particolari di un'accurata preparaziou~ tecnica del tiro( consentivano talvolta che, l'osservatorio di Gruppo servisse pe1; tutte lé Batterie. Scarso era ancora l'uso di osservatorii ausiliari di trincea, uso che doveva divenire normale nella seconda fase della guerra ; si eccedeva invece in osservatorii blindati, facil1;1e11te riconoscibili dal nemico e contro i quali esso aveva tempo e agio di preparare dei tiri di acfiecamento da eseguirsi al momento dell'azione. L'osservazione aerea era ancora agli inizi, limitandosi per una parte a a)

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ORGANIZZAZIONE E IMPIEGO

quella eseguita da pochi palloni freuati, collocati però a troppo grande dis"tanza dal fronte, e per altra parte a quel_la fatta da aeroplani che però eseguiva essenzialmente un'osservazione a largo raggio di carattere generale, tattico e strategico, potendo tutt'al più osservare l'effetto d· insieme di Ull tiro, ma non seguirlo nelle successive fasi , tantocbè in definitiva l'osservazione aerea constatava, ma non guidava. T utto questo avveniva per deficienza di mezzi aerei, cli buoni collegamenti fra aeroplani e terra, ed anche perchè la uecèssità assoluta dell'osservazione aerea nou era. ancora entrata 1wlla comun.e convinzione: si era allora in un periodo di raccoglimento e di lenta evoluzione che doveva trovare il suo sviluppo soltanto 1,ell'ultima fase della guerra, e pertanto· fin da allora funzionava già nelle squadriglie d•aeroplani un. personale di artiglieria specializzato, che cominciava a dare buoni frutti..· E anche fiil ?a allon si cominciava ad imbastire un'osservazione per la dete~·minazione delle Batterie 1,emiche e degli altri obbiettivi, e tale determinazione era fatta col solito sistema dell' intersezione da due osservatori i laterali collegati fra loro, ma il metodo era evideutemente insufficiente per la determinazione cli Batterie defilate. In questo turno cli tempo avevano altresi inizio i primi. esperimenti di osservazione dedotta dall' impiego di speciali stazioùi fotlO- telemetriche. 3° - I collegamenti materiali, e specialmente quelli .telefonici avevano preso largo sviluppo, ma, . per la· scarsezza di filo telefonico, si impiegavano però di massima linee a semplice conduttore, mentre e facili ed inevitabili induzioni, e le frequenti intercettazio1,i spingevano ad adoperare il collegamento a doppio conduttore, che si era per ciò imposto diventa1ldo quindi normale per le linee più a contatto col nemico. I collegamenti ottici nou erano sufficientemente impiegati, salvo per le ti:uppe clie ne avevano dimestichezza dal tempo di pace {artiglieria da montagna, alpini) mentre l'eliografo, per insufficienza. di. istruzione del personale neJI• impiegarlo, nor) ispirava tut ta· quella fiducia che avrebbe invece meritato. I collegamenti tattici con la fanteria si intensificavano, e in previsione di importanti operazioni, ufficiali d'artiglieria venivano per il collegam~nto, comandati presso le Unità di fanteria, ma non si parlava però ancora della costituzione sistematica e del!' impiego normale di pattuglie di a1·tiglieria e d_i pattuglie miste di fanteria e d'artiglieria. 4° - Circa,. la tecnica del tiro, poichè i procedimen.ti tecnici del tiro non avevano fatto ancora grandi progressi, sotto le pressanti esigen,ze <lei combattimento si se!ltiva da tutti l'assoluta necessità di migliorarli. fo questo periodo della guerra l'indiscussa prevalenza del fuoco sul movimento imponeva nuovi metodi, atti essenzialmente a conseguire un'elasticità di manovra di fuoco ed una precisione di t iro a cui non si era ancora pervenuti e per otte1,erP le quali i metodi cli anteguerra si dimostravano insufficienti.

fin

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Ol~GANIZZAZIONE E IMPIEGO

Soltanto un'efficace preparazione ottenuta col fuoco -d'.artiglieria poteva permettere la riuscita dell'attacco; la difficoltà e spesso l'impossibilità cli guidare un tiro specialmente durante imponenti concentramenti di fuoco su obbiettivi. comuni, imponevano la necessità di prepararlo colla cura più minuzios,a. Si tendeva e ci s i avvicinava quindi sempre più a metodi di tiro preparato e di guerra ossidionale, e nella loro applicar-ione l'<1:rtiglie1)a pesante era pilt adde3trata che n011 l'artiglieria leggera, e ciò ai1che perchè prima della guerra la preparazione del tiro da parte dell'artiglieria da campagna 110n aveva incontrato il favore dei dirigenti. È ben vero che gli artiglieri, educati ed ammaestrati nell'arte del ripiego, aveva.no in guerra saputo supplire alle nuove necessità, mal 'opera. ioro sarebbe stata assai più agevole e redditizia se non soltanto fosse stata imposta dalle contingenze della lotta, ma se le loro menti vi fossero state P,repa.rate, e fossero quiudi state studiate ed emauate in tempo utile, anche per le Batterie leggere, precise 1wrme e disposizioni regolamentari p er la preparazione· del tiro. Le, , studio di. tali 1wrme avrebbe condott o a perfezionare in tempo u_tile i metodi, ·i quali i1wece subirono un periodo di incertezza. e rimasero limitati all'impiego di carte geografiche a grande scala. E poichè, superat a la .frontiera, le carte a grande s cala dovettero necessariamente essere costruite media1,te ingrandimenti d i q nelle a piccola scala, i metodi non potevano rispondere colla necessaria e~attezza, sicchè sove11te i conceutramenti di fuoco ri uscirono poco efficaci, me11ire, finchè era stato possibile l' impiego della nostra carta al 2 5000, rilevata direttament e e mediante riduzione delle levate al 10 ooo, si erano ottenuti buoni risultat i. 5° - In riguardo all'impiego del fuoco, l'esperienza dei primi mesi di guerra aveva concorso a sminuire la troppo netta distinzione, che finp a:llora si faceva, fra le varie Specialità dell'Arma, e ciò in c01,seguenza.della sovrapposizione e spesso della identificazione di modalità e talora di compiti, che indifferentemente s i imponevano a tutte le Specialità, fenomeni n uovi cui faceva riscontro la r apida evoluzioné della frotificazione campale .che talvolta assunse forma di fortifìcàzion.e permanente. Già si è rilevatq come sotto la spinta assillante delle necessità rivelatesi. ogni gionw più chi.arame11te 1iel combattimento, fosse stato raggiunto .un rapido incremento dei mezzi, e pure si è visto come la t ecnica del tiro si.avviasse anch'ess·a acl importanti pede_z ionamenti, ma viceversa duravano _ancora e.la imperfetta. cou.oscenza che ciascuna delle due Armi - fa.1\teria_ ed artiglieria - aveva delle possibilità dell'altra, e l'incompleta visione clelle mutue reciproche necessità. Ma quest'ultima constatazione non deve meravigliare perchè se fili dal tempo di pace niolto si era parlato e molto si era scritto sulla cooperazione e quindi sul collegamento fra le due Armi, viceversa nelle esercitazioni e 1,elle manovre svolte prima della guerra non sj era cerçato cli darvi una pratica a.ttuazione. Cosi la fanteria n.on co1wscendQ abbastanza bene

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NORME EMANATE ùAL COMANDO SUPREMO

ciò' che il concorso del fuoco d'a.rtiglieria poteva effettivamente dàre nel combatt imento, ed ignorando quasi del t utto le leggi di probabilità e di dispersione dei colpi, sopravalutava l'efficacia materiale del singolo colpo; avveniva quindi per ciò che sovente i Comandi di fanteria. rivolgevano a.i Comandi di artiglieria delle richieste di fuoco che importavano compiti che ·questi ultimi non potevano assolvere perchè le artiglierie non vi si prestavano, donde difficoltà per non dire impossibilifa di adeFire alle richieste stesse e conseguentemente parvenza di riluttanza da parte degli a.rtiglieri ad -effettuare il fuoco domandato dai ia.nti. Bisogna pertanto riconoscere che le richieste di fuoco · era.no sproporzionate ai mezzi, e però tenuto conto del travaglio tormentoso . al quale la. fanteria era..,J::ontiuuatamente e continuamente esposta, si giustifica il fenomeno per cui nello stesso tempo si domandava la distruzione dei reticolati, l'aiì.nullamento dell'azione cli fuoco delle Batterie nemiche, la neutralizzazione delle fanterie avversarie. Devesi poi anche rilevare che dal canto suo l'Artiglie.r ia aveva promesso troppo: se pure in m1 certo senso giustificate era.no state però esagerate le a.ssicurazìoni date cli spazzare i.I terreno, cli far tacere le Ba.tterie avversarie, di annienta.re le mitragliatrici: queste troppo facili .affermazioni avevano fatto nascere illusioni che ora si scontavano, perchè la massa. d'artiglieria di cui noi disponevamo non era sufficiente ad ottenere tutto ci~ che sarebbe stato 1,ecessario per permettere l 'avanzata della fanteria.

*** Tutto quanto l'esperienza aveva fino allora insegnato venne dal Comando Supremo codificato nel mese di aprile 1916 in . un fascicolo dal titolo : « Criteri d'impiego dell'artiglieria)>. Data l'importanza delle Norme in essi contenute, li riportiamo qui integralmente : CAPO

I.

COMPITI DELL'ARTIGLIERIA, SPECIALMENTE NELL' AZIONE OFFENSIVA .

I. - I compiti principali dell'artiglieria - la. cui funzione essenziale è immutabilmente quella. di rimuovere gli ostacoli che si oppongono all'azione del~a fanteria. - possono cosi riassumersi :

Acquistare il sopravvento sull'artiglieria avversaria. Questo compito può essere comune a tutte le Specialità, ovvero - secondo la protezione data da.I terreno alle batterie nemiche - essere più specialmente proprio 'di artiglierie a tiro curvo ed a lunga, gittata.. a)

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NORME EMANATE l)AL COMANDO SUPREMO

b) Battere la fanteria avversaria nelle trincee, distruggere i reticolati e le altre difese accessorie. Poichè nella presente forma di lotta è di· solito breve la distanza fra le opposte trincee, simili azioni contro le difese di 1a. linea possono, normalmente, essere compiute dalle bombarde; contro .i t r inceramenti più · robusti e· quelli più arretrati occorrerà impiegare artiglierie cli, medio calibro, e particolarmente gli obici pesanti campali od i mortai. I cannoni da campo potranno disimpegnare tali .compiti solo quando le batterie sian.o numerose e dotate di largo munizionarn.en.to. e) Co2tituire a: tergo e sul . fianco delle linee avanzate nemiche una zona cli assolu ta interdizione: compito che può"' essere, in massima, affidato alle artiglierie campali leggere ed a batterie da montagna o someggiate. rd ) :)3attere sistemat icamen.te le ·zone ove l'avversario la.vora, djstruggere gli osservatorii, con.trastare col fuoco il moltiplicarsi delle difese nemiche, battere .gli appostamenti avversari. per mitragliatrici e per bombarde. Sono idonei à tale compito anche i pezzi di piccolo calibro; trattando~i gen,erahne.nte di danneggiare lavori ècl appostamenti non molto distanti dalle n.ost re linee. Utilissimo è il tiro a granata coi medi calibri per battexe. i lavori nemici piì.1 arretrati. e) Battere sistematicamente le principali comunicazioni del nemico , · specie nei passaggi obbligati, e le sue zone di alloggiamento. Occorrono all'uopo, generalmente, artiglierie di lunga gittata. 2 . - I compiti spettanti all'artiglieria possono, in massima, essere così ripai·titi fra ·le bocche da fuoco dei vari calibri.: a) Artiglie.r ie' di grosso calibro : demolire opere permanenti, trinceramenti molto robusti, e meglio, capisaldi, con molta prontezza e grande effetto morale ; in concorso colle artiglierie .di medio calibro controbatt ere artiglierie, bombardare villaggi, aceampamen ti, ecc., a gr~ndi distanze. b) Artiglierie 'di medio . calibro : controbattere l'artiglieria nemica; demolire t r inceramenti piì.1 arretra.ti e quelli particolarmente .robusti di I" 'linea ; distruggere osservatorii; battere deposit i di munizioni, fabbr icati, ferrovie, manufatti ; bombardare accampamenti, villaggi; interdi·re retrovie a grandi distanze. In particolare, gli obici pesant i campali potranno : concorrere. con le bombarde n,ell'aprire brecce nei reticolati, distruggere appostamenti per mitragliatrici, terrorizzare i difensori, snidare questi ultimi quando siano andati a ripararsi in buche o in pieghe del t erre~10. e) Artiglierie di piccolo calibro : immobilizzare le truppe nemiche a tergo delle trincee da attaccare ; rendere intenibili gli osservat orii vicini ; durante l'avanzata e ad avanzata compiuta, costituire, oltre le trincee avversarie, una cortina di fuoco che soffochi ogni tentativio di contrattacco.

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NOHME EMANATE DAL COMANDO SUPRE MO

Alle batterie da montagna (ed alle. someggiate) sarà sovente affidato inoltre il compitp di accompagnare a più stretto c<,ntatt o. la fanterja con tiJ;i da brevissime distanze, .di completare cioè, specialmente nel tempo, l'azione delle altre batterie. . . Tutte .le artiglierie <li piccolo calibro (da campagna, da montagna, someggia~e) potranno portare efficace contributo al mantenimen to di posizioni conquistate, di fronte a contrattacchi nemici, spingendosi risolutamente innanzi quanto occorra. d) Bombarde: distruggere reticolati, trincee, da distanze molto brevi; produrre effetti terrorizzanti di scoppio fra i difensori delle linee nemiche più ravvicinate. Compatibilmente con le esigenze della situazione, le...quali po.sscmo non di -rado .imporre sovrapposizione o identificazione di compiti, ciascuna delle Specialità di artiglieria deve procurare di non snaturare senza ragione imperiosa, l' indole del proprio impiego specifico. Nel determinare la specie di bocche da fuoco da impiegare, si tenga essenziabnente conto della distanza, del terreno e delia natura del bersaglio eia battere, in guisa da non richiedere alle artiglierie pesanti quanto possòno dare quelle leggere o viceversa. Si economizzeranno cosi nel primo cà~o munizioni ed artiglierie preziose, e nel secondo ca.so non si eseguiranno tiri certamente inefficaci. .Sulla base di tale principio, si cerchi cli ottenere l'indispensabile coordinamento d'azione ·fra le varie specie di a.rtiglieria, in particolar modo fra obici pesanti campali ed artiglierie leggere. 3. - Nell'adempimento dei_compiti nom1ali ora tracciat i e di quelli even° tuali, che po:,:sono essere numerosi, sono condizioni fondamental.i la costante ed-intima cooperazione tra fanteria e artiglieria ed un servizio d i osservazione scrupolosament e preordinato. A tal uopo giova preparare accuratameJ:!te, ed impiegare, ufficiali di a.rtiglieria in servizio' di trincea; cui vengono date, caso per ca.so, concrete istruiioni per assicur.a re il collega.mento intimo e continuo fra. le due Armi in tutti i periodi dell'azione, e per l'osservazione del tiro. In tal modò la, preparazione tattica formerà un tutto armonico colla preparazione tecnica del tiro. Quest'ultima deve essere completata, si che riesca possibile concentrare immediatamente, quando si voglia, il tiro del maggior numero possibile di pezzi su di una data zona o su cli un determinato bersaglio. 4. - L'esper-ienza._ ha inoltre confermato o messe in particolare rilievo qu_e ste altre necessità:

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C0Né0RS0 DELL' ART . NELLA PREPARAZIONE E SVOLGIMENTO D E LL' AZIO)IE

a) Devesi chiaramente prestabilire il congegno delle dipendenze tecniche e tattiche .(V. Capo. VIII), congegno che non. deve per al1:fo mai essere soverchiamente rigido, giacchè sarebbe grave ed imperdonabile errore il perdere una felice occasione cli spontaneo concorso efficace, per troppo rigida osservanza di uno schema di dipe:ndenze. b) Nell' impiego dell'artiglieria non devonsi spezzare i legami organici e tattici se non nel caso in cui ciò sia forzatamente imp.osto dalle circostanze ; in massima, è specialmente da evitare il frazio1iamento della batteria . e) Poichè si dispone di sistemi di puntamento che consentono il t iro da posizioni coperte o semicoperte, non devonsi esporre i nostri pezzi ai tiri diretti del nemico, se non nei casi - da ritenersi pressochè eccezionali - in cui l'artiglieria non possà'.'altriment i adempiere il proprio mandato. d) Con opportune maschere, con batterie simulate ' e con appost amenti m.ultipli (V. Capo VII), deve rendersi difficile al nemico individuare le nostre batterie. e) Si faccia ogni sforzo per rendere possibili i tiri obliqui o d'infilata., perchè ad essi i bersagli si presentano più p rofond i e meno defilati. Sono questi i tir i più'proficui : impressiona.no il nemico e sono i meno pericolosi per le proprie truppe. /) La maggiore gittata delle bocche da fuoco di medio e grosso calibro noa deve, in massima, essere sfruttata per arretrare tali artiglierie, ma bensì venire utilizzata per dominare il nemico alla maggior possibile dista.n za dalla nostra fronte (V. Capo VII) e per fare uso cli cariche minori, che logorano meno le armi. g) Le necessità di impiego non devono mai far dimenticare le esigenze tecniche per la conservazione dei mezzi d'azione. E pertanto: - Si tenga· il massimo conto delle necessità di limitare il logoramento e di evitare le cause di scoppio delle bocche da fuoco, quando le contingenze tatt iche siano per richiedere tiro molto celere. · - Si sfrutti al massimo la possibilità dell' accurato aggiustamen to e cioè si ricerchi l'effetto utile nella maggiore esattezza più che nella maggiore celerità. . Questo è particolarmente vero nei tiri a granata contro trincee, contro appostamenti p er mitragliatrici, ecc. ecc. CAPO II. CONCORSO

DELL 'ARTIGLIERIA NELLA

P RE.P AR,\ZIONE E

' NELLO SVOLGIJl'IEN TO

D E LL ' AT'l'ACCO E NEL MANTENIMENTO DELLE POSIZIONI CONQU ISTATE.

5 . - Si fa astrazione dall'attacco cli sopresa perchè in esso, per <ivvie ragioni, è in massima da escludere l'a;ione preventiva della artiglieria. Quest 'ul-

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CONCORS O DJ::LL '1\RTJ GLIERIA NE LLA PREPARAZIONE E 1\ELL'ACCOJ\ll'AGNAMENTO

tima, potrà t uttavia, occorrendo, intervenire per controbattere artiglierie nemiche che successivamente si rivelino, ed anche per mantenere le posizioni conquistate. Nell'attacco normale, partente da t rincee ravvicinale, si può distinguere in generale: preparazione; accompagnamento; mantenimenlo della posizione conquistata. 6. - La p reparazione tende : a) ad acquistare n ella zona cli attacco il necessario sopravvenlo sulle batterie nemiche. Tale azione deve essere improvvisa, violenta, rapidamenle diretta sulle batterie che man mano si riveleranno. Potrà sovente non riuscire a smontare completament e i pezzi avversari, ma, se sarà condotta energicamente e con opportuni concentramenti di fuoco , perverrà almeno a neutralizzare l'azione (V. Capo V). b) ad aprire nei reticolati e nelle trincee di prima linea dell'avversario le brecce indispensabili per l'avanzal a delle nostre :fanterie. Qucst'a,:ione è svolta in gran par i.e dalle bombarde preccden lemente installate nelle linee avanzate, a buona portata dei punti da battere; ma ad essa possono eventua lmente concorrere le artiglierie, colle avvertenze gfo indicat e ; e) a demolire gli osservatori i nemici, a di~truggere gli apposi amenti per mitragliatrici (V. Capo V), a rendere in genere intenibili gli elementi che fiancheggiano i reticolati ; d) a distruggere trincee e reticolati sulla seconda linea avversaria. La fanteria nemica non suole stare, è vero, in t rincea durante l' accennata azione di preparazione fatta. col tiro di art iglieria. La demolizione delle sue trincee non è tutta~ia meno utile, in quanto le toglie la possibiliià di porsi più tardi al coperto per opporsi ai tentativi nostri di rimuovere i reticolati e di procedere attraverso ai varchi. ::-Jon è possib ile fissare, neppure approssima tivamen te, la durata di questo pèrioclo cli preparazione, variando essa moltissimo a seconda delle situazioni .. Devesi però tendere a sorprendere il nemico colla violenza del fuoco e non dargli tempo di fare giungere rinforzi nella zona più battuta. 7. - L 'accompagnamento è particolarmente devoluto all'aziorw delle mitragliatrici e di tutte quelle batterie cui sia, dal terreno e dalle circostanze, consentito di .portare il · preziosissimo contributo prop~io. Simile azione deve svclger~i particolarmente contro i difensori delle trincee nemiche, e contro le mitragliatrici non distrutte duran te la preparazione, o quelle sma~cheranti~i in qu.esto critico momento. All'accompagnamento concorrono indirett~unente e co11 ininterrotta azione tutte. le altre batterie :

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CONCORSO

DELL'ARTIGLIERIA

NEL

MANTENIMENTO

DELLE

POSIZJONJ

-· col battere le fanterie nemiche delle trincee più arretrate e sui fianchi ; - col continuare a controbattere ene1iicamente le artiglierie avversarié, che in questo periodo si saranno svelate in maggior numero ed avranuo cercato di maggiormente intensificare la propria ~zione ; - col creare sull' immediato tergo e sul fianco delle l_inee attaccate una zona di fuoco, attraverso cui non possa il nemico inviare rinforzi; - . col ricacciare col fuoco r'.1-pidissitilo qualsiasi tentativo di contrattacco. 8. Nel mantenimento delle posizioni conquistate l'artiglieria ha ge1reralinente parte notevolissima-, spesso decisiva, sia nel continuare il-tiro di interdizione nella zona donde muovono ~ contrattacchi nemici, sia concentrando, senza ritard~, violentissimo ,fuoco su quelle batterie avversarie che cerchino di rendet e intenibile la linea raggiunta, Batterie da montagna, someggiate e se possibile di cannoni 'da campagna, arditamente spinte innanzi, gioveranno a ricacciar.e i contrattacchi, a schiacciare le mitragliatrici che il nemico cercherà di porre in azione, specialmente sui fianchi. 9. - L'attacco, una volta iniziato, deve essere portato a compimento colla massima decisione, senza titubanza, e quanto piì1 rapidamente è possibile, per trarre il massimo profitto .della sorpresa. Perciò la partizione in tempi ora seguita ·potrà · non corrispondere sempre all'effettivo modo di sviluppétrsi dell'azione. Cosi pure sarebbe arrischiato, e forse fonte di dannosi preconcetti, il voler dire in quali dei clètti t empi l'azione dell'artiglieria si rende presumibilmente p iù necessaria. Però, fra i modi d'azione dell'artiglieria quello cui deve tendersi in qualsiasi _m omento è il rapido e sicuro concentramento di fuoco, da parte del maggior numero possibile di batterie, sugli obbiettivi che via via si rivelano come · . i più dannosi per. le nostre fanterie. 10. . - Ove il procedime1ito di attacco si avvicini ancor piì1 a quello dell'attacco ossidionale, non muteranno nella loro essenza, le norme fin qui indicate. Potranno invece acquistare iii1porta11za· prevalente tàlune fasi deWazione di artiglieria rispetto a té!,lune altre; e cosi potrà acquistare singolare valore quella che accompagna il momento decisivo dell'assalto, o quella necessaria per il 1ùantenimento delle posizioni conquistate.

r I. - In relazione dei compiti caratteristici dell'artiglieria nell'azione offensiva, e sulla base di intimo e perfetto accordo col comandante delle truppe, il comandante di artiglieria ripartisce le zone di postazione e gli obiettivi fra 0

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°?'44 -


NORME ClRCA GLJ 0SSERVATORH

le dipendenti. unità. Ma t ale ripartizione deve essere tanto più elastica e suscettiva al pronto adattamento ad esigenze improvvise, quanto minore sia il numero delle · batterie disponibili delle varie specie. C APO !TI. 12. UN

NESSUN SACRIFICIO DEVJ,; SEMBR,\RE TROPPO Gl~AVE PE R ASS ICURARE

BUONO E

COMPLltTO SISTEMA D'0SSl1:JWAZI0Nl,;, SOPRATTUTTO CON L'OC-

CUPAZIONE MATERIALE DI ADATT! PUNTI 01 TERRENO.

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OSSERVATORIO

or BATTERIA .

- Le difficoltà di osservazione per ottenere la necessaria esattezza del tiro sono gran.cli (terreno intricato, andamento irregolare delle linee occupale dalle truppe, mutamenti della situazione, ecc.). Consegue che, nei casi in cui il compito ~i osservazione è devoluto al Comando di batteria, l'osservatore (quando non si disponga di subalterni molto esperti) deve essere il ·conandante in persona. Ove ne ravvisi I'opportuni là egli ma1Ì<lerà agli . eventùali osservatori i secondari - con istruzioni ben nette e chiare - ufficiali subalterni. Questi ultimi potranno anche ·essere mandati come osservatori in trincea, col doppio compito già accennato. I4. -

OSSERVATORIO DI GRUPPO .

La postazione delle bat terie, il loro m.odo di raggruppamento, i compiti ad esse assegnati, potranno, non di rado, render conveniente che all'osservatorio principale stia il comandante del Gruppo. La netta designazione cli capisaldi cli orientamento e gli altri particolari di un'accurata preparazione tecnica del tiro potranno, in qualche caso favorevole, anche consentire ché l'osservatorio di Gruppo serva per t utte le batterie del Gruppo stesso. ·15 . -

NO RME GJmER'A LI CIRCA GLI OSSERVATORÌI:

a) Tndipendentemente da considerazioni di carattere tecnico circa la osservazione laterale o bilaterale del tiro, gli osservalorii devono avere campo di vista ampio, an.che perchè non si renda poi presto necessario di spostarli. Conviene che essi siàno spin ti avanti più che possibile.· Ogni qualvolta l'andamento della fronte lo consenta, converrà collocare l'osserva.torio principale, o uno di quelli secondari, molto lateralmente rh,petto alla zona da osservare ed anche, se occorre, sul terreno di azione d i grandi Unità contigue; per avere modo di scoprire interessanti tratti delle posizioni avversarj.e, cl' infilata e perfino di rovescio. b) Nella scelta degli osservatorii, si preferisca.no i punti meno facilmente individuabili del terreno ·e che non presentino forma caratteristica dalla part e

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OSSJ,:RVAZ!ONJ•; DEL TI RO

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rivolta al nemico; lavori eventualmente occorrenti vengano compiuti in isc;i,vo sul ro vescio. In terreni di montagna si evitino i tratti ove la cresta culmina i punti singolari, e si ricordi che gli osservatorii che si profilano in cresta, proiettandosi sul ciclo, sono visibilissimi a forti distanze. Si collochino, ove occorra, gli osservatorii sul versante volto al nemico, mascherati con arte, giacchè il non potere da essi yederc la batteria non costi· t uisce, Lecnicamcate, d ifficoltà assoluta per il tiro. e) Specialmente in montagna gli osservatorii più elevati non sono i>Clll· pre i migliori. Sovente non permettono di seguire nettamente le vicende della lotta vicina e - <l'altra parte - essi sono più frequentemente avvolti nella nclJ. bia. d) Ogni qualvolta si possa, si costruiscano osservatorii simulati e fa.cii· men.te individuabili, per sviare il ti ro n emico e conferire sicurezza e rendimento all'osservazione nostra.• e) ì\Iolto utile costruire, quando si possa, osservatorii a stazione· multipla, con. le stazioni vicin,e fra loro, e comunicanti per camminamenti ; coperti. /) Conviene che all'osservatorio stia il minor numero possibile di persone. Import a però moltissimo che vi vengono chiamati, uno alla volta, colle dovute caut~le, gli ufficiali cui occorra far conoscere il terreno. g) ::l'ell'organizzare qualsiasi sistema d i osservatorii, si abbiano presenti t utti i compiti che alle batterie corrispondenti sono afiidati e quelli che potranno verosimilmente essere loro assegnali in seguito ; si pensi altresì all'osservazione accurata delle retrovie nemiche. !t) Per quanto gli spost amenti degli osservatorii siano da. evitare, pure occorre lutto predisporre per il caso che il mutamento si renda neces~ario: conoscenza delle località ove i nuovi osservatorii devon sorgere; filo telefo. nico per prolungament i dei collegamenti innanzi e sui fianchi ; scudi e materiali di protezione per nuovi osservatorii; mezzi di trasporto degli strumenti. 16. - L'osservazione del tiro deve essere tecnica e tattica. In massima, i due compiti incominciano a fondersi nel Comando di Gruppç_ (quello della bat· teria avrà spesso compiti di osservazione prevalentemente tecnica). Nei Co· mandi di artiglieria superiori a quello di Gruppo, si accentua sempre più il bisogno dell'osservazione particolarmente tattica. Necessità a tutii comune è poi quella di mettersi in condizione di seguire - col minor numero possibile di intermediari - l'andamento della lotta; il che sarà in ogni caso agevolat? dalla materiale vicina1lza dei comandanti di artiglieria ai Comandi di grande Unità.

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.COLLEGAMENTI E OSSERVAZIONE I7. - CRITERI GENERALI CH{CA I COLLEGAMENTI : al Ogni batteria deve essere collegata coi propri osservatorii. b) il Comando di ·gruppo deve essere collegato: - "con tutti gli osservatorii propri e COI\ le proprie batterie ; - con gli scaglioni d i riforn imento fino alla sezione ·di colonna m un izioni {secondi riparti cassoni per artiglieria da mo1,t:agna) ; - col Comando di art iglieria da cui dipende ; . - col Comando delle tr uppe di prima linea cui il Gruppo è tatticamente addetto ; con gli osse1·vatorii di altri Gruppi alla cui azione è coordinata la p ropria; - con gli osser vatorii cli . altri Grnppi da cu i possono vedersi obbiettivi defilat i alla vista degli osservatorii prop ri. Questo schema teorico cli collegamenti deve cssere 'aclattato, con.spirito di praticità, ai si1,goli casi cli raggruppamenti tattici particolari. e) Jl telefono è il mezzo più pratico per attua.re tali collegamenti. Le comunicazioni telefoniche devono essere preordinate con la maggiore possibile larghezza, frequentissimamente ·verifica.te e riparate sen za indugio. d) Non si faccia n1.ai a.ssegna.mento s u di un solo mezzo di comunicazione e si ricordi che, in simile materia, non è possibile improvvisare : occorrono predisposizioni accurate. Al telefono, da impiegarsi, se possibile, con due linee indipendenti, si accompagnino le segnalazioni con ban diere (lanterne di notte), la telegrafla ottica, i posti di corrispondenza, ecc. Il m odo di segnalazione di ta.lune frasi di speciale importa11,za (spostate il tiro perchè vogliamo avanzare - allungate il tiro perchè ci colpisce, ed altre del genere) deve essere oggetto di specialissime cautele bene concret ate in precedenza. 18, - OSSERVAZIONE DEL TIRO DA AEREI (palloni frenati, aeroplan i), Le nonne relative a questo servizio hanno formato oggetto cli pa.rticolari comunicazioni (1) . Si riass umono t uttavia i criteri essenziali d i impiego: a) Ogni volta che un tiro. può essere osservato efficacemente da un osservatorio a terra, si dovra!ln,o risparmiare gli aerei. Dal pallone frenato poi non conviene rip romettersi not evoli risultat i se non in circostanze favorevoli . ._b) L 'osservazione aerea in genere deve impiegarsi cli preferenza per il t iro di batterie pesanti di medio e grosso calibro ; ciò per considerazioni tecniche per beninteso prin cipio di economia nell'impiego degli aerei. (1) Ved._Circolare 1693 · Av. dei 5 ma rzo 19 16 ed annessa i.~t rnzionc sull'esecuz io11c del tiro co l concorso d ell'osservazione aerea .

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ESPJ..,ORAZIONE E IUCERCHE e) Perchè l'osservazione a.crea del tiro sia efficace, è indispensabile che fra chi eseguisce il ti ro e chi lo osserva vi sia pienò affiatamento e sicuro col-· lega.mento, senza l'intralcio di complessi tramiti gerarchici.

C AP O

I V. .

ESPLORAZIONE - RICERCA DELLE BATTERIE AVVERSARIE. 19. - L'esplorazione, avendo per scopo l'accurata e completa ispezione del terreno d'azione, ha funzione piì1 va.sta e comprensiva della osservazione e.lei tiro, e deve essere carat teristicam ente insistente e minuziosa. Suoi fini principali sono : - studio clell' andamento delle linee nemiche, della ubicazione degli osscrvatorii, eèc. - osservazione dell'andamento genera.le dei tiri che vengono eseguiti contro obbiettivi vari ; - ind ivid uare le batt erie ~wversarie, specialmente quelle che tentino comunque di battere le nostre fanterie nei momenti salienti dell'azione; - segnalare d' urgenza agglomeramenti di truppe e colonne nemiche a portata dell'artiglieria; r iferire circa l' andamen to del tiro diretto su di esse. In massima, di questi compiti spetta. all'esplorazione aerea la. parte meno agevole ; la. rimanente a quella da. terra, in modo da completarsi reciprocamente. L'esplorazione deve essere organizzata per cura dei Comandi di artiglieria, cui spetta r iunire e va.glia.re i risultati, per trarne immediato profitto. · I Comandi di art iglieria cui siano assegnati aerei devono accuratamente provvedere all'indispensabile coordinamento tra. l'esplorazione aerca ·e quella da terra. 20. - L'ESPLORAZIO~E DA TERRA. - Si può compiere O stando agli osscrvatorii, oppure percorrendo appositam ente le trincee di prima linea, ovvero utili_zzando le notizie forn ite dagli ufficiali d'art iglieria in servizio di trinc~a (Vedi Capo I), i quali devono studiare in modo co~tinuo le linee n.emiche e seguire l'azione in t utte le sue fasi. In particolare, la scoper ta di osservatorii e di organi di fiancheggiamento non può compiersi che dopo un notevole avvicina.mento alle linee nemiche, da farsi col favore del terreno e della·notte, previo uno studio·da lontano delle linee stesse, dal quale si argomenti dove l'avversario possa raziona lmente averli dislocati. Lo studio m inuto dei t rinceramenti nemici potrà essere facilitat o dall'esame d i fotografie del terreno prese dagli aerei.


VARIE SPECIE DI TIRI

Tn particolari condizioni di terreno e di situazione delle truppe proprie e delle avversarie, può tornare opportuno che l'esplorazione da terra sia coordinata financo per Armate;co1, un sistema, vasto quanto occorra, di osservatorii fn1;1zionanti con unità indirizzo, e con zone ben determinate da sorvegliare. Devono in ogni caso essere ben sistemati gli occorren ti collegamen ti, affinohè i risultati dell'esplorazione possano essere immediatamente utilizzati. 2I. - ESPLOR AZIONE DAGU AEREI .(palloni frenat i, aeroplani). - Deve essenzialme1,te venire utilizzata per completare l'esplo1'azione da terra, là dove questa risulti insufficiente. Tale caso si verificherà specialmente per la delicata ecl importantissima 1 icerca delle batterie avversarie. Le norme di impiego risultano da particolari co1.nunicazioni . .22 . - R1CERCA DELLE llATTl::R!E NEMICH E. - Richiede acume, p azienza ~ tenacia. Nulla deve essere lasciato intentato per ri uscirvi, non escluso l'attacco simulato per indurre le batterie stesse a far fuoco. In tal caso, se l'avversario continuerà a tenere le proprie artiglierie in tu tto od in parte inoperose per n on svelarle, se ne potrà. trarre profitto, mu.tanclo l'attacco simulato in avanzata vera e propria. a) . L 'esplorazione terrestre per la scoperta delle batterie, può farsi generalmente con m inore difficoltà. in. t erreno montano che .in pianura, con osservazioni contempora nee fatte da due osservatorii molto d ista1,ti t ra loro nel senso della frçmte, e ben collegati. In pianura, cli solito occorre spingersi molto su.i fianchi, in punti domtnanti (campanili, ecc.) se possibile, e collimare con grande prontezza alla vampa che si rivela, riferendola •poi ad un punto del terreno. In tutti i ca~i occorre non. lasciarsi i1,gannare dalle batterie simulate, cli cui it ·nem.ico fa largo uso. b) Neppure all'esplorazione aerea la ricerca delle batterie nemiche .s i presenta facile. E poichè esse possono compiere rapidi spostam enti, emerge la necessità che l' esplorazione aerea sia continua e persistente, specie nel pe_riodo che im1nediatamente precede l'attacco.

CAPO V. 1'1R1 CONT RO ARTIGLIERilZ E CONTRO A PPOSTAM ENTI PER MI1'RAGLIATRIC1 TIRI S ULLE RF.TROVIE DEL NEMICO -

TIRI DI NOTÙ:.

23. - Coiitro batterie esattamente individuate. Devesi fare tiro di smonto, e poichè iri esso è generalmeµte bassa la percentuale dei colpi utili; a t iro aggiustato occorrerà spendervi un munizionamento relativamente largo. Sono per-

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AZIONE CONTRO

ARTIGLIERJI! l:: J\PPOSTAJ\!ENTl

PER MITRAGLIA'rRICl

ciò da preferirsi a rtiglierie di minore calibro, per quanto la distanza lo consente; e siccome molto spesso le batterie nemiche saranno fortemente defilate, ri usciranno particolarmente idonei a llo scopo gli obici di minor calibro fra quelli disponibili . In ness un caso devesi rinunciare a lla condizione essenziale di riuscita del tiro, cioè alla precisa rettificazione p er pezzo. La maggiore rapidità di effetti non deve essere ricercata nella maggiore celerità del tiro di una sola batteria, ma nel concorso di parecchie, di cui alcune paralizzano quelle avversarie con t iri a shrapnel, mentre le altre eseguiscono il ti r_o di smonto . 2 4. - Contro artiglierie non esa t tamen te individuate. Quando, nonost ante le più attente ricerche,. sia noto soltanto la zona entro cui la batteria nemica si trova, potdt convenire d i battere questa zona, avendo però sempre ben presente che i tiri non bene osservabili 5i traducono di solito in inutile spreco munizioni. Di massima, in simili casi conviene sorvegliare la zona di postazione della batteri_a avversaria e dirigervi un tiro a shrapnel nei soli momenti in cui le esigenze della situazione lo rendano indispensabile. Quando la distanza lo consenta, è opportuno impiegare artiglierie di piccolo calibro, le quali, preferibilmente, possano battere con tiri <l'infilata o per lo meno obliqui, la presunta posizione dell'artiglieria avversaria. 2 5. - A ZIONJt CONTRO GLI APPOSTAMENTI PER MITRAGLIATRICI - Le perdite maggiori alla fanteria che attacca sono quasi sempre inflitte dalle mitragliatrici appostate in tratti fiancheggianti delle trincee nemiche, e rilevantesi a ll'ultimo momento. La necessità della loro distruzione s'impone m modo assoluto. È dunque necessario ricercare con cura ed individuare tali appostam enti, pur senza bat terli appena scoperti, affinchè il nemico non li rinforzi maggiormente o li sposti in altre località meno facilmente individtmbili o meno esposte. Conviene assai più !'Orvegliarli e preparare cautamente i mezzi occorren ti per la loro distruzione. Questa si effettuerà al moment o del bisogno, cioè poco prima dell'attacco, impiegando le bombarde oppure quelle artiglierie che, a seconda del terreno e della postazione, saranno meglio adatte. · Ottimo impiego possono qui t rovare pezzi isolati di piccolo calibro (preferibilmente da 65 o da 70) delle batterie destinate al maten ale accompagnamento delle fanterie. Dal terreno immediatamente a tergo di esse, che offra un poco di dominio, o di qualche buona postazione verso le ali, quei pezzi cercheranno, con tiro a granata, di imboccare addirittura gli appostamenti delle mitragliatrici. È questo uno dei casi in cui l'artiglieria non deve esitare, ove occorra, ad esporsi allo scoperto, pur di raggiungere rapidamente lo scopo.

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NORME PER TIRI SlJLLE RE TROVIE DEL NlèMICO

Nei ca.~i in cui si giudichi opportuno l'impiego, da con veniente distanza, di obici pesanti campali - aa esempio quando si tratti di appostamen ti arretrati ed individuati - converrà battere ciascuno cli questi appostamenti con un solo obice, riservando l' impiego di una sezione od a.IJ.che cli una batteria a i casi in cui più m itragliatrici siano riunite in un'opera a parte. In ogni caso, il tiro dovrà essere acctiratamente rettificato per ciascuna bocca da fuoco impiegata. 26. - Criteri non sostanzialmente dissimili da quelli accennat i or ora, possono in massima essere eseguiti per l'impiego cli artiglierie contro appostamenti d'altro genere (es. per lanciabombe}, contro osservatorii e - in massima - contro punti singolari, che sia manifestamente necessario distruggere al più presto. 27 . - TIRI SULLE RETROVII! DEL NEMICO . - Nella presente guerra cli resistenza e di logoramento, l'artiglieria deve, ogni qualvolta sia possibile, colpire nei punti vitali le retrovie, d i_sturbare i rifornimenti, bersagliare i magazzini, i parchi ecc., del nemico. Quest'azion,e va svolta in modo continuo, metod.ico, con tiro· molto lento. Indispensabili mezzi per compierla sono : - la solerte vigilanza degli osservat orii (aerei e terrestri) ; - la chiara e sicura -designazione degli obbiettiv;. Si tenga inoltre presente che: · a} per interdire un' importaute arteria conviene pre~1.dere di _mira uno dei punti vitali, demolirlo di giorno con medi e grossi calibri , poi impedirne, se possibile, il riattamento di notte, èon tiri a shrapnel a ritmo molto variabile, ma sempre molto lento; b) necessita ricercare con somma cura l' ubicazione dei ricoveri nemici, per distruggerli col tiro a granata; se ciò non riesca possibile, si cerchi almeno di rintracciare le v ie di comunicazione fra i ricoveri stessi e le trincee, per batterle a momento opportuno ; e) ·in montagna riuscirà molto utile, specialmente d ' inverno, per poter demolire con tiri a granata le baracche nemiche al principio della notte che precede la giornata di Ùn progettato attacco; d) ove si riesca ad individuare magazzini o depositi di derrate, munizioni ecc., devesi cercare al pii'.1 presto di batterli con tiri a granata incendiaria (medio calibro} . 28. - TIRJ Dt NOTTE. - Per sfuggire all'azione distruggit rice del nostro fuoco, il nemico di notte costruisce e riatta ripari ed att ua rifornimenti. Conviene, in massima, disturbare gli uni e gli altri con t iri di ,trtiglieria.

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75I -


NORME PER l TTRT NOTTURNI

·Senonchè, per avere risultati tangibili senza esagerato consumo di munizioni, occorre limitare l'azione a punti ben determi,,ati, sui quali. il tiro sia stato eseguito di giorno a facilitare, in quanto pQssibile, l'esecuzione del tiro con un giudizioso impiego delle stazioni fotoelettriche. È bene tener sempre pr~sente che aggiustare per intero di notte un tiro d i .artiglieria è puro caso; il ritenere esservi riusciti è molto spesso illusione. Non solo, ma anche qualldO il t iro sia stato aggiustato di giorno, llOn si otterrà di notte precisione assoluta per il mutamento sensibile delle condizioni atmosferiche. Si ricordi pure che il tiro di. notte fornisce al nemico preziosi· indizi per individuare le nostre batterie, se non si fa largo uso di maschere ben collocate, sl da celare completamente le ~ampe. Ad ogni modo, i tiri di notte con artiglierie possono tornare ut ili essenzialmente nei seguenti casi: a) per battere strade, nodi stradali e ponti, centri di ~-ifornimento, zone di conce1,tramento d i truppe o siti ove risul ti, in modo indu bbio, che il nemico eseguisce lavori; b) per ricacciare attacchi cli sorpresa contro le nostre linee avanzate ; e) per controbattere artiglierie avversarie che bersaglino le nostre fanterie o le nostre artiglierie. 29. - Indipendentemente dalle norme tecniche regolamentari, per i tiri notturni valgono le segu enti avvertenze : 1°)_ - Nella maggior parte dei casi essi dovranno essere condotti con cadenza irregolare, ma lenta. 2°) - L'opportunità dei tiri indicati" nel capoverso a) deve essere vagliata mettendo a confronto la reale utilità che se ne può ricavare, per rapporto delle operazioni in corso, con gli inconvenienti che ne potranno derivare, e tenendo conto anche di fattori essenzialmente morali {ad es. potrà essere di grande utilità tenere in allarme ed in istato di deprimente insonnia il nemico per una o più notti) . 3°) - I tiri accennat i nel capoverso b) possono riuscire pericolosi per le truppe nostre, specie quando le linee avanzate siano molto vicine a quelle del nemico. Occorrerà perciò stabilire preventivamente, in ciascun caso, quali batterie, per specie e per postazione, siano da scartare in. modo assoluto da un ev·e ntuale intervento. Del resto, i mezzi più appropriati per respingere attacchi notturni - a sussidio della vigile attività della fanteria - sono, in massima, le mitragliatrici, i lanciabombe e le artiglierie di piccolo càlibro sistemate in trincea. 4°) - I t iri accennati nel capoverso e) sono quelli di più problematico rendimento. Se l'artiglieria avversaria da controbatte re è in posizione stata 0

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7,52 -


PROTET1'I DA. IMPIEGARSI

RIFORNIMENTO MU NIZIONI

esattamente individuata di giorno, sarà possibile ottenere qualche effetto ài neutralizzazione, ma poichè il più delle volte le batterie nemiche spareranno da punti 1w1, ben precisati, occorrerà andar molto cauti nel decidersi a volerle controbattere, anche quando se ne scorgano le vampe. Ciò sia per i già accennati svantaggi, sia per la di(ncoltà di tali tiri , sia perchè le vampe rivelatrici possono pervenire da batterie simulate. Quando eccezionali esigenze - qualche volta prevalentemente morali inducano a decidere in senso affermativo, scrupolose provvidenze di ordine tecnico dovranno prevenire confusioni e gravi errori, specie se parecchie batterie vicine sparano contemporaneamente o quasi.

CAPO PROIET't! D A, IMPIEGARSI -

VI.

RIFORNIM E NTO DELLE MUNIZIONI.

30. - L'esperienza di guerra consiglia limitare l'impiego dello shrapnel, in massima, a questi scopi: ricacciare contrattacchi nemici ; battere serventi e paralizzare movimento attorno alle batterie nemiche colpire colo1\ne o carreggi; paralizzare il movimento di fanterie nemiche accorrenti in trincea per camminamenti non, blindati ; tirare contro i riflettor i ; battere accampamenti ; interdire il passaggio in determinati pm,ti ; impedire il riattamento di lavori già sconvolti col t iro a granata. Spesso lo shrapnel delle artiglierie leggere è sufficiente a raggiunger~ lo scopo prefissato, pennetteùdo così di risparmiare artiglierie di m aggiore calibro. La granata si adopera, in tutti gli altri casi, in quelli cioè in cui ~i è via . via fatto cenno nei precedenti Capi, e che.in massinia corrispondono a compiti prevalentemente offet\sivi. I criteri per l'impiego dei vari t ipi di granata non sono mutati rispetto a quelli fin qui vigenti. Per concludere, la pTesente forn1a di combattimento tende ·a conservare allo shrapnel la sola funzione passiva o proibitiva, e ad avvalorare il cri terio di masfima « attaccare con la granata, difendersi con lo shrapnel ». 31. - RIFORNIMENTO DELLE. MUNIZIONI. - Mentre è grave errore spendere per impiego di tiro celere quando sarebbe sufficiente tiro lento ma meglio aggiustato - più m un izion i cli quanto sia ragio11evohnente necessario, è altrettanto grave colpa non fare per tempo affluire alla prima linea, con prudeiùe criterio cli larghezza, quel munizionamento di cui prevedibilmente IJOtrà _essere sentito il bisogno. · · ·· Per quanto, anche nelle giornate di sosta delle operazioni, l'artiglieria non

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P0STAZI01'R DELLE BATTERIE -

RIPARI

debba mai tacere, t11ttavia la metod icità e la parsimonia dei tiri cli tali periodi consentono economie che tornano a tutto vantaggio delle disponibilità di mu n izioni per i giorni di violente azioni di attacco. Nel servizio di rifornimento delle munizio!li, occorrono sovratutto : larghezza di criteri ed oculata previdenza nel predisporre di lunga mano tutt i i particolari; collegamenti sicuri, minuto calcolo del tempo occorrente per i vari movimenti; conoscenza minuta del terreno e specialmente delle strade. Particolarmente nena• guerra di montagna occorre non lasciarf i sorprendere impreparati da improvvise difficoltà : il trasporto con teleferiche deve poter essere, quivi, prontamente s urrogato all'occorrenza con il trasporto a soma o mediante portatori. I rifornimenti d i notte costituiscono ormai la norma pressochè costante, e tutto deve essere adattato a questa neC'essità. La tendenza delle batterie a fonnare piccoli depositi di munizioni nelle immediate vicinanze delle posizioni è fonte di gravi inconvenienti e di pei:icoli . In ·casi eccezionalissimi i Comandi di artiglieria potranno autorizzarne la costituzione, ma dovranno emanare tassative disposizioni per disciplinarne rigorosamente l'uso. C APO

VII .

P OSTAZIONE DELLE BA1'Tlmrn .:... RIPARÌ.

32. - PosTAZIONE o m,LE BATTrmm. - Le esigenze da conciliare nella scelta delle posizioni per a rtiglieria sono complesse, perchè in patte imposte dalle caratteristiche del materiale, in parte dettate dagli scopi m utevoli che devonsi raggiungere. Possono tuttavia valere i seguenti criteri generali : a) p er conseguire maggiore esattezza di tiro (e quindi maggiore p ron tezza d i ris ultati) e per 'evitare la necessità di numerosi cambi di posizioni , si collochino le batterie quanto più è possibile vicine agli obiettivi che la situa zi,me addita. La protezione delle batterie stesse dovrà essere ricercata sovra t utto n.el m odo di occupare la posizione (i1, massima di notte), nei ripari e negli abili spostamen,ti. b) le possibilità consentite dagli attuali sistemi goniometrici di puntamento devono essere sfruttate al massimo, specialmente per ottenere rapidi concentramenti di fuoco, ma non indurre mai a collocare le batterie ·in posizione dalle quali non. possono esercitare t utta l' azione del fuoco eh cm sono capaci: il concetto offensivo di ottenere da ogni mezzo il ren,djmento massimo deve prevalere, anche a costo di sacrifici; e) si scelgano posizioni che consentano il maggiore settore orizz01,tale

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lUPARl E MASCBERAMENT[

di tiro possibile; ciò per tutte le artiglierie, ma specialmente per quelle di grosso e medio calibro ; d) si cerchi di collocare le batterie campali leggere quanto è possibile aui fianchi (ove occorra a1Khe in zone di grandi Unità contigue) in modo da prendere d' in.filata o di rovescio gli obiettivi da battere e da non renderle pericolose per le proprie fa11.terie. Se tali batterie sono 11,umerose rispetto alla fronte, devono essere opportunamente_scaglionate in, profondità, in guisa però da evitare che i colpì nemici diretti su una 1i11,ea danneggino quella retrostante e che questa sia t roppo distante. dai bersagli da battere; · e) in mon,tagua si cerchi cli rendere i cambi di posizione meno freque11,ti ancora che in pia11,ura, perchè essi riescono problematici e molto laboriosi ; si ponga grande attenzione a non lasciare tratti non bat tuti da alcuna batteria; /) per le batterie impiegate in accompagnamento materiale della fanteria (batterie da montagna o someggiate) si cerchi1w posizioni poco dietro la prima linea, preferibilmente sui fianchi, o ai vertici dei rie11,tn:mti e, se possibile, in terren,o leggermente dominante. Affinchè i criteri ora esposti possano sempre trovare logica applicazione in relazione alle esigenze della situazione, è 11,ecessario che i comandanti. delle grandi Unità (o di nuclei tattici occasionali) indichino nettamente ai comandanti di artiglieria il mandato che loro affidano, in relazione agli scopi da raggiungere, ma non fissino in m odo tassativo le zone di postazione delle batterie. I comandi di artiglieri~, nello scegliere la zona ove postare le batterie, dovranno, caso per caso, tra le esigenze da conciliare, discernere le essenziali e sacrificare le altre. 33. - RIPARI. - Siano i pezzi sistemati per il tiro diretto, sia.ii.o predisposti per if tiro indiretto e perciò defilati in modo naturale, sarà. necessario il riparo o quanto meno la maschera; non in con.siderazione soltanto dei probabili tiri dell'artiglieria nemica, ma anche degli osservatorii che il terreno i11,clica come possibili, e sovra t utto dell'esplorazione aerea dell'avversario. j:>oichè nell'attuale fo~nla di lotta s'impiegano anche le artiglierie dei maggiori calibri, devesi conferire ai ripari sempre maggior robustezza. Alla costruzione dei ripari devesi accompagnare l'abituale preparazione di appostamen,ti multipli per ciascuna batteria, l'acco11,cio impiego di batterie simulate e l'adozione di provvedime1~ti intesi a distruggere o per lo meno a disturbare gli osservatorii nemici, e ad ostacolare in ogni modo l'osserva·zione aerea. Si d_a nno qui alcuni criteri direttivi forniti dall'esperielÌza: a) Dato che le- soste prolungate a contatto col 11,ernico permetto11,o l'esecn1.ione cli lunghi lavori, giova adatt are o costruire caverne i11, roccia là

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MASCHERATURE -

BATTERIE SIM ULATE

dove occorra portare artiglierie (specialmente leggiere) a notevole v1cmanza delle linee da attaccare ; o per sistemare ar tiglierie con esclusivo compito fiancheggiante, o comunque destinate ad unico e ristretto obiettivo bene determinato. b) Conviene sfruttare al massimo grado la maschera naturale data dai boschi. In terrer\o n'on coperto da vegetazione, bisogna con molta cura dissi mulare i ripari, mediante materiali del colore del terreno circostante. e) L'effetto dello scoppio dei proiettili all'aperto è molto meno dannoso che in locali chiusi . d) La sistemazione del riparo non deve mai essere tale da rendere malagevole lo spostamento del pezzo. e) Le munizioni devono, per regola, essere tenute in ripari appositi , n.on troppo distanti dai pezzi, protetti con molta cura. Tn massima un cammino coperto (dissimulato anche alla vista degli aerei) deve unire i ripari delle munizioni con. le blinde dei pezzi. Scon,sigliabilc, generalmente, l'affiancare m un riparo unico il pezzo e il cassone. /) I ripari abbiano una rudimentale tettoia estesa s ul di nanzi, di sposta in modo da celare la vampa all'occhio di chi esplora dall'alto, sempre quando ciò non costituisca. indizio per l'osservazione da terra. g) Perchè la mascheratura possa essere effettivamente sfruttata, occorre che i lavori cli costruzione, di armamento e di rifornimento siano fatti di notte, eccetto quando si abbia. la materiale siçurezza che nessu n osservatorio nemico può vedere i lavori. In tal caso, data la eventualità che i lavori stessi possa.no essere rilevati da aerei, occorre predisporre che, ad un dato segna le, i lavori siano immedia tame1,te sospesi e gli uomini stiano in assoluta immobilità.. Analoga predisposizione deve essere presa, se del caso, per l'eventualitfl, che di notte vengano diretti fasci di luce sui lavoratori. li) Gli appostamenti mult ipli, intesi. a .facilitare il proprio spostamento dei nostri pezzi da un punto all'altro (spostamenti da farsi preferibilmente di notte), devono essere collegati con strade, che si dovranno rendere invisibili coprendone il fondo con materiali del e-Olore del terreno circostante. Si no t i che, molte volte, la presenza di batterie viene svelata dai brevi tronch i cli stra.d a che vi adducono paùendo da un'arteria ordh,aria. i) Le batterie simulate, non devono essere si tuate in posizioni tat ticamente inverosimili o eccessivamente allo scoperto. Occ-0rre pure che non si trovino sulla direzione rettilinea congiungente qualche bat teria avversaria con t a luno dei nostri ricoveri, o magazzini, o batterie, o punti vulnerabili in genere. È poi necessario che ad esse si dia verosimiglianza con ]•accensione di castagnole negli istanti in cui partono i colpi delle batterie vere, tanto di giorno quanto cli notte.

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756 -


D1PE1'DENZA DELLE UNITÀ n'ARTIGL.1ERIA

C APO DtPEND[;;N ZA,

VII I .

PER L• I MPIEGO, DELLE

U1'IT,\

D'Atff!GLIERIA.

34. -

L'assegnazione organica delle batterie non ctev'e costituire vincolo per )'impiego; ma, perchè non nascano inconvenienti, è neces~a.rio che, in ciascuna nuova situazione, lo schema delle dipendenze per l'impiego tattico sia concretato in armon ia con le vere esigenze del momen to, nettamente defin ito e ben conosciuto. Non deve cioè mai avvenire che l'indeterminatezza o l'imperfezione del congegno delle dipendenze abbia comunque a produrre ritardi o manchevolezze nell' impiego delle batterie. Qualunque sia _la dipendenza stabili ta per l' impiego t ,tttico, deve ave re sempre pieno vigore la normale dipendenza tecnica delle balf erie dai comandi di artiglieria della grande uni tà cui esse appartengono in quel momento. 35. - Le dipendenze per l' impiego tattico delle un ità d i artiglieria devono essere stabilite in guisa da rendere sicuro e semplice il raggiungimento di questi scopi, che sono fondamentali : potere conseguii-e, in qualsiasi momen to, l'intima cooperazione tra fant eria cd artiglieria ; potere ottenere immediatamente e quando si voglia il concentramento del fuoco del maggior numero di batterie su di un dato tratto o punto delle linee avversa rie ; potere attuare quel razionale coordinamento cli azione J'ra le varie specie d i bocche da fuoco, che consente di sfrutt are le qualità caratteristiche di ciascuna di esse, assicurando così i magg iori risulta.ti col minimo dispendio di mezzi. Ne con.segue che : a) ai comandi di ar tiglieria devono essere ben specificati i compiti da raggiungere, nei singoli momenti dell'azione ; a tale scopo il comando di qualsiasi unità d'artiglieria e. il comando delle truppe a cui tale unit_à è assegnata, devono essere in contatto con t inuo e completo; b} conviene conser vare le batterie quanto più a lungo è possibile alla dipendenza diretta di quei comandi di artiglieria che hanno veste per ordinare i concentramenti di (uocò e i coordinamenti di azione delle artiglierie, che ris ultano via via opportun i, senza doverne rivolgere richiest a ad allri comandi s uperiori. Naturalmente, a tale regola fanno eccezione le batterie destinate a l materia.le accomp,i.gnamento della fanteria, o quelle altre eventualmente assegnate in modo particolare a qualche unità d i fanteria (brigata, reggi men to,

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DIPl~NDEN ZA D ELL E UNITÀ P ' ARTTGL IE RIA

eccezionalmente battaglione) per s uperare prevedute difficoltà. frammentarie e locali . Tali batterie devono essere messe senz'altro alla dipendenza diretta dei comandi di fanteria alla cui azione devono intimamente cooperare. Pertanto, colle modifica1Joni che è obbligo introdurre. volta per volta per tener conto délle particolari necessità della situazione e del momento, in hnea generale la dipenden za delle uniH~ di artiglieria potrà essere così stabilita: le bomba rde, le batterie dest ina.te a.I materiale accompagnamento della fante ria (da mon tagna o someggiata), o quelle altre comunque assegna te per determi nati scopi in modo speciale a ripa rti d i fanteria, dipendono d irett amente dai comandi d i tali riparti; lo al tre. artiglier ie d i piccolo calibro (da campagna even tualmente da montagna o someggiate) dipendono d irettamente dal comando di division.e, o, per esso, dall'ufficiale cui siano sta~e affida te funzioni d i comaIJ,dante d'artiglierie d i divisione ; le art iglierie cli medio e grosso cali bro dipe1\dono direttamente dal comando di artiglieria di corpo d'armata, o dall' ufficiale generale che ne abbi a le attribuzioni, se la situazione, il terreno e le necessità. prevedibili di cooperazione diretta di fuoco colle a rt iglierie dislocat e nella zona di corpi d'armata contiguì,. facciano ritenere s ufficiente l' azione coordinat rice d i tale comando. Se, poi- contro, gli stessi elementi di gìudìzio ora indicati facciano ritenere necessaria l'azione più comprensiva del comando d'artiglieria d'armata per conseguire maggiore r ap idità di disposizioni, le art iglierie d i medio e grosso calibro potranno essere tenute alla diretta dìp endenza ciel Com ando stesso. Come già s'è detto, le eccezioni a ques to schema gen~ra le d i dipendenze saranno frequenti. Così ad esemp ìo potranno essere messe delle batterie d i obici pesant i campali a disposizione dei comandi di divisione per svolgere particolari azioni di demolizione; oppure potranno alcuni gruppi d i artiglieri!\ delle division i venire posti alla dipendenz,1 dire tta ciel comando d_i art iglieria di corpo d'armata, o dell' ufficiale generale che ne abbia le att ribuzioni. a scopo di concen tramento di fuoco o p er otten:re migliore completamento di effett i tra ar tiglieria cli p iccolo calibro e di med io cali bro, ecc. 36. - È necessario non d isturbare, senza impellente 1\ecessità, l'armonico coordinamer\to dell'azione delle art iglierie, e non ingenerare sperdimenti di effett i. Occor re . perciò che i vari comandi resist ano, quando occorra. alle eventuali richieste di fuoco di artiglierie provenien t i da qualche ripa rto, per bat tere con pochi colpi obiettivi d1 importanza p~sseggiera e secondaria.

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7.58 -


L'ARTIGLIERIA NELL' AZI O:S.E D1FE1'S1VA

CA PO L'

I X.

ARTIGLIEfHA NELL'AZ IONE DIFENSJVA.

37. - Nell'alteggiamento difensivo non mu tano sostanzialmente 1 principi essenziali che regolano l'impiego della artiglieria nell'azione offensiva. Acquistano però spiccato valore talune necessità relative alle predisposizioni generali; necessità che qui brevemente s i espongono : a) Lo studio del terreno, i serv izi di osservazione e cli esplorazione e tutto il complesso meccanismo dei collegamenti devono essere curati in modo ancor pii1 scrupoloso che nell'offensiva, perchè in ogni eveniepza la vigile attività delle artiglierie possono t radursi in pronta azione paralìzzat rice di ogni tentativo avversario. Occorre costruire numerosi osservatorii , e preparare molt i osservatori, simulati. Ancor piit che nella azione offensiva si deve cercare cli paralizzare o per lo meno inga11nare l'osservazione dell'attaccante : riconoscere cioè quali punti del terreno di altacco meglio si prestino a ll'osserva.zione nemica, e preparari,;i a renderli, a momento opportuno, inoccupabili; costr uire numerose batlerie simulate, ecc. b) Lo schieramento delle batlerie deve essere stabilito col criterio di non lasciare alcuno spazio non battibile, non solo nella zona d'attacco, ma anche in quella delle proprie difese, preferendo le p ostazioni che permettono i tiri d' infilata e di rovescio. · Si preparino apprestamenti m ultipli per ogni batteria e si predisponga tu tto quanto occorre per rendere rapidi e sicuri gli spostamenli delle batterie. e) La preparazione del tiro, che può essere effettuata in modo migliore che nell'offensiva, deve venire estesa a tutte le batterie, e deve consentire rapidissimi concentramenti di fuoco. È strett o dovere dei comandi di artiglieria di dare le occorrenti disposizioni e di accertare, con frequen ti visite, che tale preparazio.ne sia completa, non solo nel senso delle predisposizioni pel puntamento, ma sia. materialm ente estesa a tutto quanto occorre per aprire immediatamente il fuoco, in qualsiasi momento, cli giorno o di notte. d) Alle considerazioni che concernono la conservazione dei mat eriali, può darsi maggior peso che nell'offensiva. È dunque necessario sfruttare con grande cura le posizioni coperte per il tiro a puntamento indirelto, e matcherare con molta arte i pezzi predispo:,ti per il tiro di~et to. Sadt così anche più facile raggiungere l'intento, a cui dev'esi m irare con ogni sforzo, di non svelare le nostre batterie se non quando esse possano - preferibilmente di sorpresa - avere sulle fanterie attaccanti azione veramente efficace, d~isiva: e) P oichè è possibile attuare migliori predisposizioni per il funziona-

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L' ART IGLI ERIA ~ELL' AZI O='IE D IFENSIVA

mento delle bat terie, si può essere indotti , nella difensiva, a tenere una parte delle batterie alquanto più indietro di quanto non si farebbe nell'offensiva. Ciò deve essere · esaminato ed at tuato, in ciascun· caso, con molta cautela, non dimenticando mai che gli effetli ciel fuoco sono tanto più rapidi e ficuri quanto minore è la distanza d i tiro. In ogni modo, poi, non deve mai indurre a questo arretramento la considerazione d i una possibile ritirata nostra imposta dal nemico; tanto · varrebbe rinunziare prematuramente al proposito di resistere (la perdita dei pezzi - a confronto colla riti rata - può molle volte essere cosa trascurabile}. 38. - Per lo s_volgimen to dell'azione difensiva si tengano presenti i seguenti criteri di massima : 10 - Quando il nemico attacca, occorre preoccuparsi principalmente della sua fanteria. Per ottenere il massimo effetto di fuoco è bene lasciare avvicinare la fanteria avversaria alle nostre linee di difesa, e poi batterla con fuoco intenso e fulmineo quando è presso a i reticolati (essenzialmente con le artiglierie campali}, sviluppare energica azione degli organi fiancheggianti (con piccole artiglierie a ti ro rapido e con ndtragliatrici) e contemporaneamente concentrare azione di fuoco (sbarramento diretto} sullo spazio immediatamente retro!;tantc alle linee da cui muove l'a ttaccante. Quando l'avversario fosse riuscito a porre piede nelle nost re prime linee un violentissimo fuoco d'artigliéria deve fin dai primi istanti renderle intenibili. Kello stesso modo e colla massima ·Prontezza: deve essere possibile sostenere col fuoco, da posizioni coperte retrostanti, la seconda e le linee s uecessiva di trincee. L'accennata forma di azione delle artiglierie nella diretta difesa delle . posizioni a ttaccate deve dunque essere caratteristicamente pronta e violenta. 2° - Con tale azione contro la fanteria deve essere armonizzata l'azione dell'artiglieria intesa a demolire, in quanto possibile, gli altri mezzi di offesa del nemico. Man mano che si renda necessario, l'artiglieria viene perciò impiegata per battere gli osservatorii dell'avversario, colpire i suoi lanciabombe, paralizzare o almeno gravemente disturbare l'azione delle sue batterie, cercando però sempre di conservare il maggiore numero di artiglierie per agire di ~orpresa contro la fanteria nel momento · in cui si scopre per l'attacco. · 3° - Lo shrapnel, è, nella difensiva, il proietto principale. Il munizionamento deve essere quanto più copioso è possibile, co~ì da non generare preoccupazioni, il cui effetto morale sarebbe grave.

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EVOLUZI ONE DEL L'IMPIEGO DELL'ARTIGLIERIA

A fine di assicurare l'accanita resistenza occorre pertanto ripianare con larghezza e senza posa i consumi, per le vie sicure, possibilmente coperte anche dall'osservazione per parte degli aerei.

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In riassunto, come dice il Marras (<C Evoluzione dell' impiego dell'artiglieria durante la guerra ») possiamo osservare : 1° - perdura il con trasto tra la ricerca della sorpresa e la dura ta della preparazione in relazione ai mezzi d 'artiglieria disponibili; d'altra parte sembra si abbia in vista più la sorpresa tattica che quella strategica; 2° - il contrasto è agg ravato dal fatto che si tend e alla d istruzione sistematica delle difese nemiche limit andola p erò ai tratti prescelti per Ì'avanzata delle fanterie, Non è ancora applicato il concetto della neutralizzazione delle difese nemiche, ma bisogna subito soggiungere che la d isponibilità ancora scarsa delle artiglierie, specie a tiro rapido, non avrebbe consentito l'applicazione su vasta scala di tale concetto ; 3° - la necessità della controbatteria si è nettamente affermata ·nelle sue due forme d i controbatteria di distruzione e di controbatteria di neutralizzazione. Tuttavia essa è limitata al periodo in cui si svolge l'attacco ; manca l'azione sistematica e permanente di controbatteria. Ciò sempre per difetto di mezzi, in questo caso essenzialmente di mezzi d'osservazione ed in modo particolare di quelli aerei; 4° - a base dei procedimenti d'azione delle artiglierie è posto : (( il rapido e sicuro concentramento d i fuoco del maggior numero possibile di Batterie sugli obbiettivi che via via si rivelano come i più dannosi per le nostre fan terie ». É questa una massima fondamentale che l'esperienza successiva confermerà pienamente. ma che non potrà essere osservata per difetto di organizzazione ; 5° - il problema dell'organizzazione delle dipendenze viene chiaramente specificato con norme abbastanza elastiche ; 6° - l'accompagnamento viene esercitato essenzialmente mediante tiri di sbarramento fissi ; il concetto delle Batterie dì (e materiale accompagnamen to >i è ben definito se non risol to; .-

761 -


C RITERI

DI I MPIEGO DELL 'A RTIGLIERIA AUSTRIAC A

7° - i procedimenti . difensivi dell'artiglieria conservano un certo carattere passivo ; non è pertanto sorto ancora il concetto della contropreparazione difensiva.

PARAGRAFO CRITERI LA

DI

IMPIEGO

4u

DELL' ARTIGLIE RIA

AUST RIACA

DURANTE

BATTAGLI A.

Nell'offensiva austriaca del Trentino fu utilizzata l'esperienza di Gor1ice, ed infatti il Comando Supremo austriaco mandò all'arciduca Eugenio, per sua norma, copia degli ordini del gen . .Mackensen. Tali ordini rappresentavano una notevole evoluzione nei riguardi del tiro di preparazione da eseguirsi dall'artiglieria, e cioè in luogo del tiro sistematico di più giorni si prescriveva ora una preparazione improvvisa, brev e ed intensa che poteva essere riassunta sinteticamente nei sP-guenti punti : 1° -

2° -

il tiro di preparazione, preceduto da tiri preliminari, deve durare soltanto poche ore, affinchè maggiore possa esserne la violenza; lo sfondamento è basato sulla perfetta, accuratissima cooperazione tecnica dell'artiglieria, spinta fino ai minimi particolari; gli ordini dovranno stabilire con met icolosità ed esattezza i tempi nei quali i tiri debbono essere eseguiti, e le zone a striscie sulle quali debbono effettuarsi, tenuto conto dei valori delle striscie e delle rose di tiro competenti alle varie bocche da fuoco, ed alla posizione del bersaglio rispetto alla batteria.

Le prescrizioni per lo svolgimento dell'offensiva, nella concezione e nei particolari presentavano alcune caratteristiche comuni a quelle seguite nell'offensiva di Verdun, e cioè: a) - impiego a massa di un imponente numero di bocche da fuoco ; b) - tattica basata sopra una preparazione di durata limitata ma intensa con potente bombardamento su ampia fronte, seguito -

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CRITERI DI

llllPIEGO DELL'A RTIGLIERIA AUSTRIACA

· da success1v1 attacchi su fronte più ristretta ; ov~ la conformazione del terreno non permetteva il tiro a striscie, dovevano assegnarsi all'artiglieria speciali obbiettivi di azione ; dovevano essere soppressi gli aggiustamenti preventivi ricorrendo a tiri · densi su forcelle piuttosto ampie; la controbatteria doveva essere prevalentemente di neutralfazazione ; l'accompagnamento doveva farsi mediante dense cortine di fuoco su determinate lince del terreno. A proposito di questi criteri il Comando della fronte sud-ovest (arciduca Eugenio) nel suo foglio 6.800 op. del 9 febbraio 1916 diretto al Comand o Supremo austro- ungarico diceva : Sull'importanza di una poderosa e sistematica azione di artiglieria, quale preparazione alla. prima i rruzione sulla fronle nemica., fortificata durante mesi e mesi di guerra di posizione, non c 'è altro d a dire ... Data la ristrettezza della fronte d'attacco (resa ancor più limi lata a causa dello schieramento delle artiglierie in terreno montano) fì.n dal primo schieramento delle Batterie pesanti si dovrà tenere nel debito conto sia la necessità di poter eseguire un efficace fuoco di fiancheggiamento, sia cli poter sostenere l'attacco con reciproca azione d'appoggio dei vari Gruppi d'artiglieiia (anche pesanti).

Circa la modalità di impiego dell'artiglieria, nello stesso. roglio 6.800 era ancora detto quanto segue : Per le Batterie di grosso ~a.libro si (ratta di debellare, con un numero relativamente piccolo di colpi di elevata efficacia, opere cli limitata estensione, permanenti e campali, capaci di speciali resistenze: dall'artiglieria di medio calibro invece, ci si ripromette un'azione a massa con un maggior numero di colpi che, a prescinçlere dall'appoggio desiderabile delle artiglierie pesanti per il debella.mento dei capisaldi, deve battere tutte le s trisce della fronl~ ne-. mica per rendere possibile l'attacco della fanteria. I moderni obici da 15 cm., data la loro mobili tà, ass umono grande valore per il rapido progresso dell'offensiva ....

In un secondo foglio del 9 marzo 1916 N° 11,761 op. diretto anch'esso al Comando Sùpremo, l'arciduca . Eugenio rispondeva ad alcuni commenti fatti dallo stesso Comando Supremo nel trasmettere


NORME

D' lM l:' IE GO

DEJ.L'ARTI(iL!ERIA

AUSTlHACA

gli ordini p_er la battaglia di Gorlice, cd a proposito delle striscie di terreno osservava : La sostanziale diversità della conformazione del terreno impone un pondera to adattamento delle esperienze tratte in Galizia alle condizioni del Tirolo meridionale. Le strisce di tiro, per i grai~di raggruppamenti sono dete rminate dal terreno stesso (altipiani di Vezzena, Folgaria, del Col Santo e della Vallarsa). Adottando tuttavia il sistema sperimenta to in Galizia di effettuare, entro i limiti di settore delle grandi Unità, s triscie cli tiro piì1 o meno uniformi e parallele, si va ad urtare immediatamente - estendendo le striscie oltre la prima li~ea nemica - contro gli ostacoli nat urali di alta montagna. Cosi ad esempio sull'altopiano di Vezzena, contro la gola a nord di S. P ietro, contro le pare! i della Val d'Assa e quelle ciel Kempel. Ques ta conformazione ciel teneno esclude l'assegnazione cli uniformi striscie di tiro alle Divisioni impegnate su questo altipiano. In questa zona si dovranno assegnare obbiettivi di azione (per Settore) accuratamente studiati e che assicurino reciproco appoggio ...

E più innanzi nello stesso foglio era detto : Anche nei riguardi dell'impiego clell 'artiglieria dovranno tenersi presenti le condizioni speciali del Tirolo meridionale. Le zone ?tte alla postazione delle artiglierie sono piuttosto limitate. L'artiglieria pesante nemica si trova relativamente lontana, dietro le posizioni della fanteria, lungo la linea delle fortificazioni permanenti (Verena, Campolongo, Vezzena) e, in parte, anche nei forti stessi. Sad L necessario clomii,are queste artiglierie durante l •attacco delle fanterie. Per il progresso dell'offensiva e sovratut to per debellare i forti della seconda linea (M. Rasta, Punta Corbin, Comolò) sarà indispensabile spostare avanti l'artiglieria pesante, il che sarà ostacolato dalla penuria di strade carreggiabili.

Queste erano le osservazioni · che l'arciduca Eugenio fece alle suggestioni del Comando Supremo austro-ungarico in merito alla possibilità di applicare i metodi usati a Gorlice, i quali invero furono poi applicati soltanto per quel tanto che era opportuno e possibile. Dall'esame degli avvenimenti, per quanto ha tratto all' impiego tattico si rileva poi che la preparazione fu breve e violenta, esercitata da tutti i calibri ; sconvolte le difese e potentemente battute le artiglierie avversarie, ·la fanteria con perfetto sincronismo scattò all'assalto da posizioni molto_ravvicinate, raggiunte· a gruppi durante


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CR ITERI AUST RIACl DI -IMPIEGO

il tiro di preparazione. Questa venne mantenuta m atto dal fuoco di concentramento delle artiglierie leggere che allungavano il loro tiro non già ad orario prestabili to, ma bensì quando l'assalto era già incominciato e si avvicinava all'obbiettivo da raggiungere. Si deve rilevare poi ancora che, sistemate le batterie nelle prescelte posizioni, il tiro vero e proprio di crescente intensità si ebbe nella giornata precedente lo scatto delle fanterie, per divenire vero e proprio fuoco di distruzione soltanto dalle ore 5 alle 9 del giorno fissato per l' inizio dell'azione della fanteria. Il criterio della preparazione rapida e violenta, attuato poi dai tedeschi nel 1918, non fu quindi ancora messo in' atto nel 1915-16, ma ci fu indubbiamente · la visione, che, specie in terreno montano e dopo un'accurata scelta dei luoghi ove aprire i varchi di irruzione, si potesse raggiungere non solo il successo, ma anche la sorpresa, concentrando in punti prestabiliti il fuoco delle Batterie largamente munizionate. Altro criterio seguito dagli austriaci fu quello di tenere il tiro aderente all'azione delle fanterie nell'ultima fase della preparazione. Alcune batterie di fanteria (r ) dovevano nelle ultime ore agire sui reticolati, in modo che le rimanenti potessero distruggere 6 neutralizzare gli apprestamenti difensivi retrbstanti ; al momento opportuno tutte. tali Batterie allungavano quindi il tiro progressivamente , mentre le fanterie attaccanti dovevano serrare sotto in modo che gli italiani non avessero il tempo materiale di comprendere I' imminenza dell'attacco ma venissero invece subitamente sorpresi dall' irrompere delle fanterie. Bisogna riconoscere che nel,1' Esercito austro-ungarico il buon addestramento in materia diede ottimi risultati perchè causa prima dell' iniziale successo austriaco fu appunto quello conseguente dalla riuscita sorpresa operata dal nemico ai danni delle fanterie italiane 111 trincea. In prosieguo di t empo, data l'organizzazione delle nostre linee di trincea, l'azione preparatoria dell'artiglieria nemica prese sem pre più l'aspetto di azione di artiglieria in guerra cli movimento, e cioè i tiri di preparazione ispirati sempre agli stessi criteri preaccennati consistettero in preparazioni di breve durata, ma violenti (1) Gli austriaci nel 1916 gi:\ avevano le bombarde, ma però dalla Rcla'l. ionc uflìcialc non si rileva che s iano state in tale nnno i mpiegate nell'offens iva del Trentin o.


CRITE RI AUSTRIACI PER LA DIFENSIVA

e furiosi contro le successive posizioni su cui sostavano gli italìani : quindi allora per parte del nemico, l'appoggio e l'accompagnamento della propria fanteria furono prevalentemente effettuati a vista, e pertanto si può ritenere che una tale pratica, più che rispondere ad un criterio prefissato, sia stata una necessità contingente. All' inizio dell'attacco la controbatteria per parte del nemico non ebbe grande sviluppo, ed a questa limitata azione di fu oco certamente influì il fatto che le artiglierie italiane avevano avuto l'ordine di tacere assolutamente fin tanto che le fant erie austriache non fossero scattate all'attacco, tantochè molte delle nostre batterie riuscirono a non essere individuate : però questo criterio italiano, come già si è detto, al predetto vantaggio accoppiava l' inconveniente p er cui veniva agevolata l'azione di sorpresa del nemico, e . cioè allorquando gli austriaci comparivano alla nostra vista erano già quasi arrivati sulle nostre posizioni. In complesso, nell'evolversi dei procedimenti ·d'attacco tendenti a dominare la potenza delle fronti difensive e a conseguire lo sfondamento, l'attacco austriaco sulla fronte italiana rappresentò il primo esempio di· offensiva condotta con mezzi veramente adeguati, e la prima forma di accompagnamento delle fanterie sotto l'arco delle traiettorie. Nei riguardi della difensiva il Comando Supremo austro-ungarico · alla fine del 1915 aveva stabilito dei criteri fondam entali per la gtierra di posizione : in base a tali criteri si raccomandava di organizzare delle seconde e t erze posizioni difensive a distanza variabile l'una dall'altra, col concetto fondamentale che l'artiglieria dell'attaccante non fosse in grado di agire efficacemente contro due posizioni successive senza doversi spostare. Ogni posizione doveva constare di due o tre linee continue atte a difesa, ed inoltre, singoli punti d'appoggio a tergo delle med esime dovevano opporsi frontalmente ad una irruzione avversaria. Circa l'andamento delle singole linee di di.fesa il Comando austroungarico rinunciò al requisito d i tin est eso campo di vista, a tal punto da raccomandare di sistemarle sui pendii della parte opposta al nemico (posizioni in contropendenza) e cioè in posizioni meno esposte all'osservazione avversaria; massima importanza veniva attribuito al fiancheggiamento reciproco di tutti i tratti delle trincee di combattimento, ed era poi vietato di costruire trincee completamente -

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ASSEGNA7.r0NE DI ARTIGLIER I E ALLE DIVISIONI DI FANTERIA

c0perte, raccomandando invece che tutti i difensori, contro il fuoco a massa dell'artiglieria nemica potessero trovar protezione in ricoveri capaci di resistere ai colpi delle granate e da ricavarsi in parte . sotto la linea di cresta e in parte in linee arretr.a te. Era stabilito che base della difesa doveva essere quella di far infrangere l' impeto avversario sulla linea delle trincee avanzate, ed a ·questo scopo doveva concorrere la. fanteria in stretta collaborazione coll'artiglieria. I criteri d'impiego dell'artiglieria nell'azione difensiva erano pressochè uguali a quelli del . r9r5 giacchè il Comando Supremo austro- ungarico riteneva che tale Arma non avesse motivo di riprendere in esame i propri procedimenti di lotta. Nella relazione austriaca, vol. IV si legge : Effettivamente ess·a poteva vantare un'eccezionale parte nei risultati finora ottenuti. Il s uo fuoco di sbarramento ben predisposto si era dimostrato molto efficace an,che nella battaglia di capodanno. In taluni casi si era riusciti a dirigere in modo unitario. da. un unico ente più di 49 Batterie. Po.icbè le Batterie avevano preso posizio.ne avanti, era stato possibile sfruttare bene la gittata dei pezzi ed esercitare dappertutto azione sul fianco . cosa che si c.ercava di ottenere nell a maggior misura possibile. L'esperienza aveva sconfessato i t imori che le Batterie in tal modo potessero esporsi troppo facilmente agli ondeggiamenti della situazione delle fanterie ; la' inevitabile questione che si dovesse tener fermo oppure salvare i pezzi, non era stata nemmeno discussa dai valorosi artiglieri.

Era naturale ch é le norme sperimentate cori buon esito nelle lotte del capodanno r9r6 venissero mantenute ed elaborate. Col localizzarsi della guerra di posizione, riconosciuta l' importanza del complesso di Armi, Corpi e Servizi còstituenti la Divisione di fanteria, vennero dall'Austria-Ungheria attuati pi:ovvedimenti perèhè tale grande Unità fosse in grado di effettuare tutti i tiri di sbarramento, d; interdizione e di bombardamento che la tattica del momento potesse richiedere, e fosse altresì in grado di ,mantenere sempre la mobilità inerente alla propria caratteristica di vera Unità di combattimento. In base a ques to concetto alle Divisioni' di fanteria del r9r6 incominciarono ad essere assegnali un Reggimento di cannoni dl:I. campagna, un Reggimento di artiglieria pesante campale di medio · calibro ed un Reggimento di obici leggeri. E così mentre al principio


SCHIER AMENTO ARTIGLIERIE AVSTRIACHE ALLA BATTAGLIA DI GORIZIA

della guerra ogni Divisione di fanteria austro- ungarica disponeva di un Reggimento campale su 5 Batterie e di un Gruppo per obici su 2 Batterie, in totale 42 peni ; nel 1916 ogni Divisione di fanteria disponeva di 64 bocche da fuoco, ossia da 4 pezzi ogni r.ooo uomini si era passati a più di 6 pezzi (r). Alle Unità maggiori (Corpi d'Armata, Armata, Gruppi di Armate) vennero assegnate le grosse e le grossissime artiglierie, nonchè le artiglierie autocarreggiate. L'impiego dell'artiglieria divisionale era stabilito in modo unitario dal Comandante della Brigata di artiglieria assegnata alla Divisione. Normalm,ente i cannoni e gli obici campali dovevano agire contro le fanterie attaccanti con azione di fiancheggiamento obliquo . L'artiglieria pesante campale, cornprendent~ obici da 15 e cannoni da ro,4 era ripartita in modo da fiancheggiare i settori contigui ; in particolare gli obici dovev;mo poter battere le zone di raccolta antistanti che non potevano essere battute dal tiro radente. Le artiglierie di Corpo d'Armata e di Armata erano ripartite tra i vari Settori per i necessari intervent_i, e dovevano agire contro le Batterie avversarie che infliggevano maggiori danni alla difesa, contro zone in cui fossero segnalati forti ammassamenti cli truppe, e per concentram'e nti di fuoco su determinati obbiettivi. In modo perfetto dovevano essere organizzati : l'osservazione; la sicura reciproca intesa fra !e variè Armi;_ !'apertura hnmediata del fuoco su ogni punto desiderato. Il consumo delle munizioni doveva essere improntato alla massima economia. Come eseinpio di schieramento difensivo delle artiglierie possiamo ricordare que11o delle artiglierie austriache alla battaglia di Gorizia ·: lo schieramento comprendeva : un primo nucleo sulla dorsale Kuk-M. Santo- S. Gabriele e nella conca di Gargaro; un secondo nucleo su11a zona Gorizia- Rosenthal; nonchè un terzo nucleo ne11a piana a sud di Gorizia. Le Batterie del primo nucleo, servite da esercitati osservat9ri installati in ottimi osservatorii, che dai dominanti rilievi di riva sinistra. Isonzo frugavano entro ogni piega del terreno e seguivano (1i Ri cordiamo qui che alla fine della guern1 la Di visione a ustriaca arrivò a i 100 pezzi, e cioè a più del doppio che all' inizio. ·

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SCHrnRAMENTO ARTIGLTERll; AUSTRI ACI-Il'; ALLA BATTAGL IA DI GORIZIA

ogni movimento avversario, provvedevano alla difesa diretta della testa di ponte. · Le artiglierie del secondo Nucleo . provvedevano essenzialmente alla controbatteria. Il terzo nucleo concorreva alla difesa della testa di ponte con i due importanti Gruppi di S. Andrea e di Rubbia collegati fra loro da pochi pezzi dislocati lungo rargine della ferrovia. Tali Gruppi erano prevalentemente costituiti co1:1, medi calibri ed avevano ampie possibilità d'azione contro le posizioni italiane e sulle nostre retrovie. Ventotto pezzi di piccolo calibro sulla destra dell' Isonzo provvedevano alla difesa vicina delle truppe presidianti la testa di ponte . . Il nostro attacco colse 'di sorpresa i difensori ; esso ebbe inizio il giorno 4 agosto con un attacco di diversione a sud fra Selz e Monfalcone, mentre poi l'attacco· decisivo contro la testa di ponte di Gorizia e di M. S. Michele si iniziò nel pomeriggio del giorno 6 dopo un fuoco intensissimo che paralizzò l'azione dei Comandi austriaci e sconvolse le posizioni avversarie. Nel pomeriggio del giorno 8 le truppe italiane iniziarono il passaggio dell'Isonzo . La sera il Comandante dell'Armata austriaca (gen. Boroevic) ordinò di raccogliere il presidio della testa di ponte nella seconda posizione sulle alture ad est di Gorizia ; al VII Corpo d'Armata ordinò di evacuare l'altopiano di Doberdò e di iniziare nella notte lo spostamento del.le artiglierie nella zona ad_ oriente del Vallone : al Gruppo Schek ordinò di arretrare nella zona ad est · dE;I Crni- Krib-Debeli- Vrk, sulla seconda posizione già predisposta. La sorpresa, già determinatasi coll' insospettato schieramento delle forze italiane, l'azione della nostra imponente massa di artiglieria e di bombarde non efficacemente controbattute, la paralisi che si verifi.cò nei collegamenti, la deficienza delle munizioni, furono le cause determinanti per cui l'artiglieria austriaca già fin dalla sera del giorno 6 non fu più in grado di fornire · il necessario appoggio alle sue fanterie. L'arretramento delle Batterie più esposte nella zona a sud di Gorizia e cli quelle dell'altopiano Carsico misero in seria crisi la difesa austriaca, ' Crisi che potè poi essere superata dal Comando austro-


DEDUZIONI E INSEG~Al\1ENTI

ungarico che seppe cogliere e sfruttare tempestivamente il momen to per occupare ed affermarsi sulla prestabilita linea difensiva Monte S. Gabriele-M. S. Marco- Vertoibiza, contro la quale si infransero tutti i successivi attacchi italiani sferrati entro il rgr6.

PARAGRAFO

50

PARALLELI - DED UZIO NI - !~SE.GNAMENTI NEI RIGUARDI DELLE

FUTURE OPER AZIONI.

Abbiamo già parlato della battaglia di Gorizia, nella quale i nostri procedimenti di attacco ~ostituirono un contributo decisivo di successo e furono fonte di sorpresa nel campo nemico. La sang uinosa esperienza del 19r5 aveva dato i suoi frutti : si era cioè compreso che il successo contro le posizioni fortemente organizzate sarebbe stato conseguito soltanto con procedimenti. che frantumassero e paralizzassero il dispositivo avversario, e con fan terie addestrate a saper sfruttare immediatamente l'azione di distruzione· precedentemente svolta. La nostra metodica osservazione terrestre ed aerea aveva potuto dare la conoscenza perfetta del dispositivo avversario ; in base all'esperienza era stata costituita una massa di artiglierie e di bombarde adeguata allo scopo, e mentre le bombarde stesse rappresentavano il mezzo specifico contro l'insidioso reticolato, un impiego di artiglierie e di bombarde, genialmente concepito ed attuato in ogni p articolare, aveva permesso di colpire il dispositivo avversario nei centri vitali, e di aprire brecce nelle sue difese passive con rapidità e sicurezza; la nostra fanteria. era stata addestrat a alla più completa fusione di movimento e di fuoco; alla preparazione dell'artiglieria doveva seguire immediatamente l'assalto, e un ben studiato scaglionamento della fanteria in profondità doveva assicurare l'alimentazione dell'attacco. Già nell'aprile rgr6 il Comando Supremo aveva emanato i « Criteri d 'impiego d'artiglieria ». Nel diramare questo fascicolo il gen. Cadorna scriveva a tutte le Autorità militari : L 'esper ienza della guerra che si comba tte, in o rdine all'impiego dell'arti-

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RIASSUNTO DELLE N ORME DELL'APRILE 1916

glieria offre fin d'ora materia ad interessanti osservazioni, norme pratiche ed accorgimenti varii. Perchè questo insieme cli ammaestramenti possa essere al più .presto portato a conoscenza d i tutti, medit ato e assunto come guida per l'avvenire, ho fatto compilare l'annesso fascicolo contenente i criterii d ' impiego dell 'artiglieria . Voglio che questi ammaestramenti formino oggetto cli attento studio, acciò si sappia poi da t utti agilmente adattarle - di fronte alla visione di;etta dei fatti - alle reali. necessità, con discernimento e prontezza.

E nella premessa era detto : Le presenti norme nOil formano un completo t esto organico, nè sono rigorosamente ordinate secondo una partizione metodica di argomenti. A s.copo di pratica ed immediata applicazione, .sono invece raggruppate e coordinate attorno ai punti salienti p er i quali maggiorment e interessa raccogliere·i dettami dell'esperienza fin qui fatta. Nel medesimo intento, non si è seguita una netta distinzione fra le varie Specialità dell'Arma, giusta quella sovrapposizione - e spesso identificazione di compit i e di modi che la presente guerra impone alle Specialità medesime, ed alla quale del resto fa riscontro la compenetrazione di forme fra la fortificazione camp ale e quella permanente. Si è perciò dato alle Norme, p articolarmente interessanti ora l' l.!na ora l'altra Specialità, maggiore o minore rilievo sécondo l'opportunità cli trattazione, avendo di mira l'azione coordinata, anzichè uno schema.

Riassumiarpo pertanto ancora brevemente i Capi di questa interessante ·pubblicazione dell'aprile 1916 che già abbiamo riportato in esteso : • Capo I - Compiti dell' artiglier.ia specialmente nell'azione offensiva .

r compiti principali possono così riass umersi: a) Acquistare il sopravvento sull'artiglieria avversaria;

b) Batter~ la f~nteria avversaria nelle trincee, distruggere i reticolati e le altre difese accessorie; e) Costituire a tergo e sul fianco delle linee avanzate nemiche una zona cli assoluta interdizione ; d) Battere sistematicamente le zone ove l'avversario lavora, distruggere gli osservatorii, contrastare col fuoco il molt iplicarsi delle difese nemiche, battere gli appostamenti avversari per mitragliatrici e per bombarde ;

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771 -


CONCORSO

DELL'ARTIGLIERIA

NELT.Ò AT1'1\CCO -

OSSERVAZIONE DEL TIRO

e) Battere sistematicamente le principali comunicazioni del nemico. Nell'adempimento dei compiti normali ora tracèiati e di quelli eventuali, che possono essere numerosi, sono condizioni fondamentali la costante ed intima cooperazione tra fanteria e artiglieria, ed un servizio di osservazione scrupolosamente preordinato. A tal'uopo giova preparare accuratamente, ed impiegare, ufficiali d'artiglieria in servizio cli trincea. In tal modo la preparazione tattica formerà un tutto armonico colla preparazione tecnica del tiro. Poichè si dispone di sistemi di pun,tamento che consentono il tiro da posizioni coperte e semicoperte, non clevonsi esporre i nostri pezzi ai ti;·i diretti del nemico, se non .nei casi - da ritenersi pressochè eccezion.ali - in cui l 'artiglicria non possa altrimenti adempiere il proprio mandato. Si faccia ogni sforzo per rendere possibili i tiri obliqui e d'infilata, perchè ad essi i .bersagli si presentano pii1 profondi e· meno defilati.

Capo II - Concorso dell' artiglier1:a nella preparazione e nello svolgimento deU' attacco e nel mantenimento delle posizioni conqitistate. Nell'attacco normale, partente da tri11cee ravvicinate, si può distinguere in generale: preparazione, accompagnamento, màntenimento della posizione conquistata. Fra i modi d'azione deU;artiglieria quello cui deve tendersi in qualsiasi momento è il .r apido e sicuro concentramento di fuoco, eta parte del maggior numero possibile di batterie, s ugli obbiettivi che via via si ri.velano come i più dannosi per le nostre fanterie.

Capo III - Osservazione del tiro. Nessun sacrificio deve sembrare troppo grave per assicurare un buono e completo sistema d'osservazione, sovratutto con. l'occupazione materiale di adatti punti del terreno.

Erano poi date delle Norme per gli osservatorii cli batteria e gli osservatorii di Gruppo, e criteri generali circa i collegamenti . A questo proposito era detto : Le comunicazioni telelo1,iche devono essere preordinate con la maggiore , possibile larghezza, frequent issimamente verificate e r.ipàrate senza indugio. .

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J•:SPLORAZIONJ,; -

TIR! SPECIAJ, l

Nello stesso Capo III erano infine contenute Norme per l'osservazione del tiro da aerei. Capo · IV - Esplorazione. - Ricerca delle batterie avversarie. In tal Capo erano contemplate l'esplorazione da terra, l'esplorazione dagli aerei, la ricerca delle batterie nemiche.

Capo V - Tiri contro artiglieria e contro appostamenti per mitragliatrici. - Tiri sulle retrovie del nemico. - Tiri cl-i notte. Con tro batterie esattàmente individuate devesi fare tiro di smoJJto. Con tro artiglieria non esattamente individuata potrà convenire di battere la zona, avendo però sempre ben presente che i tiri non bene osservabili si traducono di solito in un inutile spreco di munizioni. È raccomandata in particolare modo l' azione· contro gli appostamenti per mitragliatrici : le perdite maggiori alla fanteria che attacca sono quasi sempre inflitte dalle mitragliatrici appostate in tratti ftal\cheggianti delle trincee nemiche, e rivelantisi all'ultimo momento. La necessità della loro distruzione s' impo11e in modo assoluto. È questo uno dei casi in cui l'artiglieria non deve es1tare, ove occorra, ad esporsi .allo scoperto, pur di raggiungere lo scopo. Nella presente guerra di resistenza e di logoramento, l'artiglieria deve, ogni <1ualvolta sia possibile, colpire nei punti vitali le retrovie, disturbare i rifornimenti, bersagliare i magazzini, i parchi ecc. del nemico. Per sfuggire all"azione distruggitrice ciel nostÌ'o fuoco, il nemico di 1iottc costruisce e riatta ripari ed attua rifornimenti. Conviene, in massima, clil;turbarc gli uni e gli altri con tiri di artiglieria. È bene tener sempre presente che aggiustare per intero· di notte \m t iro di artiglieria è puro caso ; il ritenere di esservi riuscit i è molto spesso iJiusione.

CéJ.PO VI - Proietti da irnp,iegarsi. - Rifornimento delle munizioni. La presente forina ciel combattimento tende a conservare allo shrapnel la sola funzione passiva e proibit iva, e ad avvalorare il criterio di massima cc attaccare con la granata, difendersi con lo shrapnel». Per quanto concerne il rifornimento delle munizioni era detto : mentre è grave errore spendere - per impiego di tiro.celere quando sarebbe sufficiente tiro lento ma meglio aggiustato - più munizioni di quanto sia ragionevolmente necessario, è altrettanto grave colpa non fare per tempo affluire alla prima linea,

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PROIETTI

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MU::\l!ZIONI

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R I PARI -

DIPEr-;OENZE

con prud~n te criterio di larghezza, quel muniziona.mento di cui prevedibilmente potrà essere sentito il bisogno.

Capo VII - Postazi'one delle batterie. - Ripari. Si collochino le batterie quanto più è possibile vicine agli obbiettivi che la situazione addita. L e possibilità consentite dagli attuali sistemi goniometrici di puntamento devono essere sfruttate al massimo. Si scelgano posizioni che consentano il maggior settore orizzontale di tiro possibile. Siano i pezzi sistemati per ìl tiro diretto, sieno predisposti per il tiro indiretto e p erciò defilati in modo naturale, sarà necessario il riparo o quanto meno la mascheratura. Alla costruzione dei ripari devesi accompagnare l'abile preparazione di appost amenti multipli per ciascuna batteria, I•acconcio impiego cli batterie simulate.

Capo VIII ,- Dipendenza per l' inipiego delle unità d'artiglieria. Non deve mai avvenire che l' indeterminatezza o l'imperfezione del congegno delle dipendenze abbia comunque a produrre ritardi o manchevolezze. nell' impiego delle batterie. _-e consegue che ai Comandi di artiglieria devono essere sempre ben specificati i compiti da raggiungere, nei singoli momenti dell'azione. Con viene conservare le batterie quanto più a lungo possibile alla dipendenza diretta di quei Comandi d'artiglieria che hanno veste per ordinare i concentramenti di fuoco e i coordinamenti di azione della artiglierie. Le bombarde, le batterie destinate ;i.l materiale accompagnamen to della fanteria, dipendono direttamente dai Comandi di tali Reparli. Le altre artiglierie di piccolo calibro dipendono direttamente dal Comando di Divisione. Le artiglierie di medio e grosso calibro dipendono diret1 amente dal Comando d'artiglieria di Corpo d'Armata.

Capo IX - L'artiglieria nell'azione diiensiva. Nell 'atteggiamento· difensivo non mutano sostanzialmente i principi i essenziali che regolano l'impiego dell'artiglieria nell'azione offensiva. Acquistano però spiccato valore talune necessità relative alle predisposi:doni genetali; necessità che qui brevemente si espon.gono :

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LE SUCC:ESSIVE CIRCOLAlU DEL COM ANDO SUPREMO

• a,) Lo studio del terreno,. i servizi ·di -osservazione e di esplorazione, e tutto il complesso meccanismo dei collegamenti devono essere curati in modo ancor pii'.1 scrupoloso che nell'offensiva. . b) Lo schieramento delle batterie deve essere .stabilito col criter.io di non lasciare alcuno spazio non battibile. e) La preparazione del. tiro, che può essere effettuata in modo migliore che rlell'offensiva, deve venire stesa a tutte le batterie e deve consentire rapidissimi concentramenti di fuoco. d) Non svelare le nostre batterie se non quando esse possano - preferibiJ.mente di sorpresa - avere sulle fanterie attaccanti azione veramente efficace, decisiva. Per lo svolgimento dell'azione difensiva si tengano presenti i seguenti criterii cli massima : quando il nemico attacca, occorre preoccuparsi principalmente della sua fanteria.

*** Era necessario riassumere per sommi capi il predetto importante documento perchè in tal modo il lettore può seguire meglio la relazione che esso. ·ha colle successive Circolari che, sulla base dell'esperienza sono venute man mano integrandolo. Esse furono : Circolare N° 10005 del 17 giugno 1916. Esperienza degli ultimi combattimenti. - Nelle operazioni sugli altipiani il nemico ha tentato cli aver ragione del nostro valore, impressionando le nostre truppe. Ha cercato di intimorirle con tiri d'artiglieria assai più violenti che dannosi e con l'audacia di alcuni gruppi di soldati esaltati da menzogneri discorsi di facile e rapida discesa nella pianura veneta ; è talora riuscito a fare infiltrare nelle nostre linee, approfittando dei boschi, qualche piccolo reparto, che poi si rivelava all'improvviso con fuoco cli mitragliatrici; ha cerca_to di trarci in inganno con finte avanzate intese a guadagnare tempo per lo spostamento delle artiglierie. Per ristabilire completamente la nostra superiorità non occorre escogitare alcun metodo tattico n uovo ; basta ridare a t alune norme, già note ma trascurate, la dovuta importanza. Se ne richiamano le essenziali. 1) Preparazione morale dei combattenti. - La preparazione morale dei combattenti è il fondamento del buon successo. L'uomo che non sia. stato moralmente preparato, non si getta con cuore saldo contro il.nemico, attraverso la zona intensamente battuta dai suoi fuochi,

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CIRCOLARE DEL 17 GIUGNO 1916

nò rima.ne senza sforzo sotto le violente raffiche cli art iglieria; l'istinto di con: servazione, se non dominato, può prevalere nel timore delle pene comminate ai pusillanimi. È indispensabile quindi che al cieco impulso, si sovrapponga il sentimento ciel dovere forte ed incrollabile, che sorregga e trascini l'animo del soldato anche nei momenti di maggior pericolo. 2) Risolutezza massima e ferma volontà in tutti di conquistare le posizioni nemiche a qualunque costo, caratterizzino l'attacco una volta iniziato. Solo in tal modo si otterrà la demoralizzazione dell'avversa.rio ed il consegue11te annienta.mento materiale. Nessun palmo di terreno sia ceduto volontariamente al nemico. Un reparto anche se circondato resista sul post o s ino ali' ul timo uomo se è necessaria la difesa ad oltranza. Il sacrificio di pochi può essere la salvezza di molti ed il germe della vittoria di tutti. L'impiego audace delle mitragliatrici, delle bombarde, delle artiglierie a nulla servirebbe quando non si fosse sicuri che le truppe sono decise a cadere s ul posto, ove occorra, p ur di non abbandonare le posizioni loro affidate. Posizioni completamente accerchiate dall'avversario possono resistere per ore e per giorni , se i difensori hanno nervi saldi e fid ucia nelle proprie forze, cosl da attendere che le azioni controffensive delle altre truppe ricaccino il nemico. 3) Tali principii sieno istillati alle truppe dagli uffiéiali tutti, colla parola e coll'esempio, in particolar modo dai comandanti di compagnia, che dei .loro dipendenti debbono possedere intera la affezione e illimitata la fiducia . 11 comandante d i compagnia viva coi suoi soldati e parli loro ogni giorno, al campo ed in trincea, nei periodi di riposo e durante le soste dell' azione. II temp o non mar.ca: basta volere. Non occorre essere parlatore; le parole più disadorne sono le più convincenti. La retorica non serve: occorre la fede ! Si faccia vibrare l'anima del soldato che è generosa e facilmente accessibile alle parole animale dal calore della convinzione. Si facci a intendere la s ublime bontà della causa di questa guerra, necessaria p er la vita della nostra Patria, di fronte a un nemico c_h e martirizzò i pad~i nostri, insidiò il nostro sviluppo di Nazione, e che, p ur temendoci, finge ora di spregiarci. Si metta in rilievo la nostra superiorità intellettuale, la nostra innata prestanza fi sica, la. ge1~erosità e lo slancio dell 'animo nostro; si elica come tali do ti abbiano facilmente ragione del pesante e r igido metodismo del nemico, purchè il i.;oldato cl; Italia conservi salda la sua naturale audacia. Si ecciti il sent imento di fratern.a cooperazione e di cameratismo, affermando la. necessità del volontario sàcrificio individuale per il raggiungimento dello scopo comune. Si ricordi come la vittoria nasca solo dalla somma di questi nobili sacrifici . Ognuno sia sicuro che il compagno opererà come lui, che i r eparti vicini si comporteranno come il proprio. Si abbia cioè fiducia incalcolabile in sè e negli altri. Si ricordi che chi manca al proprio dovere, quand'è in servizio di sicurezza compromette non solo sè stesso ma anche la vita di migliaia di compagni.

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CIRCOLARJ:: DEL, 17 GIUGNO 1916

4) I comandanti di ogni grado, gli ufficiali generali in specie, si trattengano spesso fra le truppe, e con la parola viva trasfondano la fede ed esaltino lo spirito di sacrificio, in chi deve, con semplicità e convinzione affrontare ogni pericolo. II} Coesione dei reparti. 1) Sul campo di battaglia solo i vincoli organici e disciplinari costringono il soldato anche se di cuore vacillante, a compiere tutto lo sforzo morale e materiale di cui è capace. · Da un anno si combatte in trincea, la vita cli trincea però, se affratella gli individui, tende a rallentare i vincoli disciplinari e affievolire la coesione dei reparti Si ridia dunque vigore alla disciplina nella sua essenza fondamentale ed in tutte le sue manifestazioni. esteriori (vestiario, obbligo del saluto, sfilamento in ordine chiuso ecc. ecc.) . 2) Anche nei reparti maggiori sono sorgente di forza collettiva lo spirito_ di corpo, le tradizioni comuni, l'affiatamento tra le varie unità, fra i comandanti cli vario grado. Di fronte al nemico è più cbe mai necessario che ogni uni t~~piccola e grande operi agli ordini del suo capo naturale. 3} l raggruppanienti tattici occasionali formati da unità tratte da reggimenti vari o da brigate diverse ecc. siano un'eccezione, non la regola. Le dipendenze sul campo di battaglia sono sorgente di coesione e quindi cli forza, solamente se coinçiclono coi tradizionali vincoli organici e disciplinari. La divisione della fronte in settori, ammessa nella difensiva, riesce efficace soltanto quan,do a ciascun :;etto1·e corrispondono unità organiche, sottoposte al proprio comandante. III) Metodi tattici. 1) Nella difensiva l'azione dei comandi superiori non può giungere che in ritardo. Nei casi urgenti si operi adunque come il proprio dovere impone es' informi al più presto l'autorità superiore di quanto si è compiuto. Si curino col massimo impegno i collegamenti . 2} Sieno sempre ben definite le dipendenze tattiche per l'impiego dell'artigli~ria, per poterne immediatamente concentrare il fuoco là dove occorra, senza dover attendere l'autorizzazione di comandi lontani. I comandi di grandi uniHi (eventualmente di brigata e cli reggimento iii fanteria) si assicurino che le proprie batterie abbiano adottato i provvedimenti necessari per raggiungere tale intento, e prendano conoscenza delle disposizioni date presso le unità contigue per fornire appoggio, con tiri d'infilata, all'unità propria. 3) Quando si scorgano o si avvertano pattuglioni nemici anche se muniti di mitragliatrice, sia norma costante per tutti di attaccarli audacemente in qualunque momento. Pochi tira tor~ si impegnino sulla fronte, altri li accerchino

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· CIRCOLA:Rl, DEL I°7 GlUGNO 1916

e Ii costringano a lla resa. Cosi la baldanza n emica sarà ben presto fiaccata. Le nostre pattuglie siano perciò sempre forti, bene inquadrate e se possibile provviste d i mitragliatrici. 4) Il bombardamento per qua1,to intenso dell'avversario non può giustificare l'abbandono di posizioni su cui si debba resistere ad oltranza. Si sfruttino invece i ripari naturali ; se ne costruiscano degli artificiali, lavorando giorno e notte instancabilmente si da richiedere un minor sforzo morale possibile alla truppa che deve occuparli e rimanervi durante il bombardamento. . 5) Il nemico adottando un metodo che noi già avevamo impiegato con buon successo contro di lui sul Carso, h,1 lanciato le prime truppe nelle nostre tri1,cee avanzate durante il bombardamento delle trincee stesse, allungando . di poco il tiro sicchè è riuscito talora a sorprendere le nostre truppe tutt'ora riparate nelle caverne. Si ricordi che anche durante il bombardamento, nelle trincee ava11zate debbono stare vedette, bene appostate e possibilmente riparate in appositi osservatorii blindati o in ricoveri in scavo muniti di periscopio ; che le truppe dest inate alla diretta difesa delle trincee, per quanto dispongano di ricoveri, non devono esitare, qualunque sieno le difficoltà, ad occupare la trincea, quando i primi gruppi nemici stanno per giungere sulle difese accessorie. La responsabi- \... lità in caso. di mancato o tardivo interven to è tutta del com a.I).dante di tali truppe. 6) La difesa solamente passiva è destuiata presto o tardi ad essere sopraffatta. Finchè possibile ci si difenda attaccando e contrattaccando. II possesso di ogni trincea, di ogni. palmo di terreno, sia ad ogni modo contrll.stato con ripetuti contrattacchi, immediati, irruenti, spinti a fondo. · Quasi sempre essi colgono il nemico in un momento di crisi, lo sgominano .e lo volgono in fuga. Non occorrono ordin i per i contr attacchi perchè /questi sono inseparabili da qualsiasi azione difensiva; non si attenda·neppure di controllare gli effetti del tiro d 'artiglieria o delle mitragliatrici : occorre solo prontezza e decisione. L'impeto vale pii1 del numero. 7) Alla ·difesa vicina delle posizioni concorrono, col loro fuoco t errorizzante, le bombarde. Queste sieno impiegate s·enza nessuna preoccupazione della ·1oro sicurezza e della possibilità di ritirarle pur di arrecare al nemico il massimo danno; materiale e morale. 8) Nessun reparto d 'artiglieria abbandoni la propria posizione · senza l'ordine categorico dell·u·fficiale generale (eventualmente di minor grado) comandante delle tFuppe da cui il reparto d'artiglieria dipende tatticamente; non si danneggin; mai vandalicamente e .con errato con,cetto i materiali d'artiglieria ·che si sia costretti ad abbandonare, giacchè, r ipresi saranno di prezioso ausilio. In tali casi si rendano invece inservibili asportando .le parti indispensabili al loro funzion amen to.

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CIRCOLAlrn DEL 17 G11JG!>O 1916

9) Rintuz.z ato l'attacco 11,011, si rin.ur,ci mai a.d in.seguire col fooco, ma sovra.tutto con le baioriette alle reni, il nemico respinto ; è l' unico mezzo per volgerlo iii fuga e per trarre dall'azione difensiva vantaggi positivi. L'audacia è sempre la miglior fonte di buon successo. 10) La mitragliatrice è l'arma. più efficace nel combattimento . vicino. Nell'att acco impiegare le mitragliatrici solta1,to per affermarsi sulle posizioni conquistate e per appoggiare da lontano la fanteria, e snaturarne le caratteristiche essenziali. Audacia somma deve ispirarne I' imp'rego, senza tema che cadano in mano al nemico: ad attacco riuscito, per ogni mitragliatrice perduta, se ne potrau.no prendére assai piì1 ·all'avvers·ario. Qualsiasi piccola asperità del terreno od anche semplice imbuto prodotto dallo scoppio di una. granata. cli grosso calibro, sono suffic:enti a dar riparo ad una sezione di mitragliatrici. Queste armi marcino p erciò con le prime ondate di attacco sieno patt uglie o sieno reparti distesi. Nella difesa le mitragliatrici fiancheggiano i reticolati ed i trinceramenti. Sian.o numerose (impiegando anche quelle dei battaglioni non di prima linea) collocate in appostamenti aventi buon campo di tiro, ben dissimulati, preparati in n.umero superiore a quello delle mit ragliatrici stesse. Nei tratta.echi le mitragliatrici siano spinte. risolutamente innanzi. II} Nell'attacco la press'ione uniforme su tutta la fronte non ha efficacia alcuna. Occorre sfondare le linee avversa.rie nei loro tratti più deboli ; le forze preponderino per ciò in corrispondenza di questi. Lo stesso concetto si applichi nella difesa per impedire al nemico di impossessarsi dei punti particolarmente importanti. 12) Collegamento e cooperaziorw tra unità contigue non devono nell'attacco indurre a tenere indietro i reparti cui sia possibile avanzare; ma devono mira.re invece a. trascinare nell'avanzata i reparti cui si oppongono resistenze maggiori. E cosl nella difesa, l'arretramento impos'to al nemico in un tratto della fronte non deve necessariamente indurre al ripiegamento di t utta la. linea: l'azione sul fianco del nemico che si incunei nella fronte è il miglior ostacolo alla sua ulteriore avanzata.. · 13) Nella guerra presente scavare il terreno è mezzo indisper,sabile per attaccare e per dife1idersi nelle migliori condizioni possibili. Qualsiasi trascuratezza al riguardo è grave colpa dei comandanti. IV) I servizi. r} La preparazion.e logistica è la base su cui deve essere fonda.t:L qualsia.si operazione di guerra. TruJ>pe numerose, ma poco o mal rifornite, dànno rendimento minore di truppe numerica.men.te assai inferiori , ma regolarmente servite di viveri, di munizioni, ecc. I servizi siano dunque commisurati alla qua1,tità di truppa che occorre impiegare specie in montagna. 2} L' i1itimo, costante con.tatto tra Comandi, Intendenza ed organi dei servizi, è per ciò indispensabile per plasmare il funzionamento dei servizi stessi

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CIRCOLARE DEL 23 GIUGNO 1916

alle necessità. delle operazioni. . I servizi siano caratterizzati da larga previdenza - non mai da spreco - e da instancabile operosità del personale che vi è_addetto. Come occorrono ricognizioni continue per le operazioni, sono i ndispensabili frequentissime ispezioni per il funzionamento dei servizi, · da parte degli organi che vi sono preposti. Tali ispezioni sieno particolarmente intese ad eliminare eventuali inconvenienti dovuti a rigida interpretazione cli regolamenti, ed irrazionale applicazione cli dipendenze organiche, a mancanza di iniziativa. 3) Per il buon funzionamento dei servizi, 'le truppe vengano impiegate per g randi Unità costituite, a cui corrispondano organi e s t abilimenti noti., adatti, completi, Nei momenti in cui gli avvenimenti incalzano non è facile improvv_isare organi nuovi. Si ricordi che la divisione della fronte in settori, nella difensiva, non è ostacolo al funzionamento dei servizi, purchè vi sia sufficiente corrispondenza t ra la partizione in settori e l'assegnazione delle unità organiche. Circolare N° 10.700 del 23 giugno 1916. Impiego dell'artiglieria nell'attacco. Nè !'·esperienza <li un anno di guerra nè le norme dettate nel fascicolo « Criteri d'impiego d'artiglieria» sono s tate sufficienti ad ottenere l'opportuno impiego <li quest'Arma nell'attacco. Richiamo ancora una volta alcuni principii fondamentali: 1) Ness una· azione può riuscire se non è sostenuta dal fuoco d'artiglieria. 2) La necess_ i tà di impedire il concentramento dei mezzi d'azione del nemico e specialmel\te del fuoco delle sue artiglierie, impone di effettuare s0Itai1to attacchi su vasta fronte. Ma Io sfondamento delle difese, cui si mira, non è ottenibile che in q uei tratti di contro ai quali si addensino le truppe e si ammassino le batterie. IL DISSEMlNAMENTO DEI MEZZI, DANNOSO SEMPRE, È ESIZIALE PER 1:' ARTXGLIE RlA,

3) All'artiglieria spetta aprire il varco alla f~nteria attraverso le difese nemiche, sostenerla durante l'avanzata e rint uzzare i tentativi di riscossa del1' avversario. Come risultati materiali il suo fuoco mira soltanto a demolire bersagli resistenti od' a creare barriere intransitabili · di fuoco : come risultati morali, tende a terrorizzare l'avversario. In entrambi i casi il colpo singolo è inefficace ; occon:e invece la contemporaneità. degli effetti di tiro di numerose bocche da fuoco. Il numero delle batterie disponibili non è clunque ·mai eccessivo; la maggiore celerità di tiro di poche batterie compensa s olo in p;i.r.te il loro minor numero. 4) Non si lasci sforzo intentato per far giungere le batterie là donde

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CIRCOLARE DEL 19 LUGLIO 1916

possono esercitare la massima azione di fuoco : i risultati ottenibili compensano fatiche e sacrifici per qua1,to grandi. Ristrettezza di spazio non i1\duca mai a rinunciare ali' impiego di qualche batteria. Il nostro terreno rende sempre possibile ove occorra la convenie1,te postazione delle artiglierie in più linee, senza allonta.n,arle di soverch!o dai bersagli. Ad ogni modo i sistemi goniometrici di puntame1,to ed i mezzi. di collega.mento tra osservatorii e batterie consentono J• impiego delle batterie dovunque e sempre. 5)

IL TENERE BOCCHE DA FUOCO INOPEROSE, M!,;NTRE ' L ' ATTACCO SI

EFFETTUA, È VE RO DELl'l-fo.

6) Il tiro d'artiglieria è veramente efficace soltanto se improvviso e violento ; occorre che si inizi di sorpresa, già aggiustato ed inJenso. Per ciò nei giorni preceden,ti all'azione, cautamente e coi, colpi isolati, le artiglierie si procurino i dati per battere .i punti più importanti del terreno d'azione, ed i bersagli da demolire. II timore di svelare le batterie non faccia mai ri n,unctare a tale indispensabile preparazione di tiro: si mascherino però le bocche da fuoco e si faccia largo uso di batterie simulate e situate con verosomiglianza per ingannare l'avversario. 7) Coll'assegnazione dei compiti all'artiglieria non cessa l'azione del comandante dell'unità di più Anni sull'artiglieria stessa ; egli è di:rettamente respo1,sabile se l'impiego delle batterie - come cli tutti i mezzi alle sue dipendenze - non è fatto .i n armonia con le evidenti esigenze del combattimento odierno.

Circolare N° 13.060 ciel 19 luglio 1916. Impiego dell'artiglieria . Permane diffusa e invincibile a · malgrado delle ripetu te raccomandazioni fatte, la tendenza alle sterili azioni cli sola artiglieria disseminate nel t empo e nello spazio. Della in.opportunità di codesti tiri che vengono chiamati di disturbo, di danneggiamento, di rimando, di rappresaglia e via dicendo, ho già. avuto occasioiie cli far cenn.o richiama.n do l'attenzione sul fatto che essi servono unicamente a logorare le nostre anni e a disperdere le nostre munizioni, a fare cioè _e sattament e il giuoco dell'avversar io. Non coordinati ad alcuna azione tattica vera e propria, molto spess.o codesti tiri non sono - 1,eppure dal punto di vista esclusivamen te tecnico cor\dotti con buon criterio. Ad esempio, il far tirare da una batteria tre, quattro colpi giornalmente, oppure di ta,,to in tanto su un determinato punto, è evidente negazione di ogni buona notma, anche nei riguardi strettamente tecnici. Non di rado vengono rappresentati esplicitail1ente come « consuete azioni d'artiglieria" codesti tirj che non. dovrebbero affattò essere consueti , ma li-

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CIRCOLARE DEL 31 LUGLIO J9I6

mitati se· mai a quei casi speciali che in apposite comunicazioni sono stati nettamente definiti. La tendenza costante sia invece rivolta all'azione di tiro coordinata con .operazioni t attiche ben definite. Si cerchi in tali casi, non sarà mai abbastanza ripetuto, di ottenere con ogni mezzo e nella più intensa misura il concentramento di effetti: concentramento per cui non è sufficiente la convergenza dei tiri abilmente preordinata, ma occorre altresi il grande addensamento materiale di idonei mezzi là dove si vuole l'attacco preponderante, fru t tifero, decis,ivo. Si dia da tutti opera incessante, instancabile ad ottenere che la neces's ità di questa! duplice forma di concentramento, da attuarsi sempre con energia prontezza e larghezza di vedute, penetri nella convinzione di tutti fino a divenire istintiva. Circolare N° 14.250 del 31 luglio i916. I riostri metodi di attacco nel giudizio degli ufficiali. dell'esercito nemico. Da recenti_deposizioni di ufficiali austriaci prigionieri o di disertc>ri che per il grado e per la carica che rivestiva1w presso il loro reggimento, ebbero occasio1~e di sentire discorsi ed apprezzamenti dei p ropri ufficiali, si son.o potute raccogliere alcun.e impres-sio1,i dell'avversario sui 1wstri ·metodi di attacco. Esse conferma1,o pien,amente l'opportunità delle disposizioni conte1\Ute nel recente fascicolo (< Criteri d' impiego della fanteria nella giterra di trincea » come si può consultare nei paragrafi del fascicolo s._tesso indicato fra parer1tesi per ciascuno degli argomenti esposti qui di seguito. Se n e dovrà pertanto dare comunicazione a tutti gli ufficiali. I - La preparazione dell'attacco, per parte deH'artiglieria italia11a, dura troppo a lungo, dando sempre al comando austriaco il tempo di far affluire .le riserve. I nostri tiri poi sono sparpagliati su fronte troppo ampia per modo che non scuotono . sufficientemente la resistenza delle fanterie nemiche. Sarebbe molto più efficace un tiro violentissimo e breve, concentrato in zone ristrette. I tiri d' i,1terdizione fatti dalle artiglierie italiane dopo quello cli preparazione, hanno sempre il difetto di.essere troppo lunghi e di colpire zone nelle quali non arrecano che danni e perdite molto relative, perchè le riserve austriache, quando il uostro fuoco di preparazione lascia prevedere un. attacco, serrano molto sotto, a1,nidan,closi in caverne molto prossime ane trincee avanzate. Quindi i t iri d · interdizione per poterle colptre o dovrebbero essere ,fatti contemporaneamente a quello della preparazione dell'attacco, o dovrebb~ro essere diretti sull • immediato tergo delle prime linee. II - Nell'azione delle fanterie i.taliaue manca: quasi sempre l'accordo perfetto con l'artiglieria; ultimata la preparazione del fuoco d'artiglieria, non segue immediato e ·travolgente l'attacco della fanteria, di modo che gli

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C JRCOLARE DEL 3I L UGLIO 1916

effetti conseguiti dai cannoni vengono in gran parte n.eutralizzati da questo ritardo. Altra manchevolezza osservata nell'azione della fanteria italiana è l' ins ufficienza dei r incalzi e la mancanza di percezione del momento opport uno per farli avanzare. Posizioni conquistate con gra.ndi sacrific i debbono esser·e in. seguito sgombrate p erchè i pochi superstiti dei reparti che per primi mossero all'attacco, abbandonati a se stessi senza riforniment i ed aiuti, an.nientati dal fuoco sono sopraffatt i dall'avversario che muove al contrattacco, quantun.que si d ifendano accanitamente sino all'ultima cartuccia ed all'ultima bomba. Il soldato italiano pur averido molto imparato dal principio della guerra, manca ancora di disciplina durante il combattimento, di modo che negli a~t acohi viene spesso a mancare quell' accordo e quella coesione che costituiscono i fattori principali per la riuscita di un'operazione. I gruppi di fanti avanzano con slancio, ma poi t rovandosi isolati, senza collegamentc , senza i rincalzi, si arrestano esitant i come se fossero inconsapevoli dell'obbiettivo da r aggiungere. E di questi mo'menti di incertezz<l. approfittano gli austrici per aggiustare il tiro delle proprie artiglierie e per impedire alle nostre fanter ie un'ult eriore avanzata. III - Gli ufficiali austriaci ha1,no concetto molto elevato del valore degli ufficiali italiani: osservano anzi che questi, marciando costantemente alla testa dei propr i ·r ep arti si espongono maggiormen te alle offese nemiche e non sempre otter,gono di essere seguiti da tut ti i propri solda ti. Poichè però col soldato italiano, educato colla persuasione e non colla coercizione, non potrebbe l'ufficiale marciare sempre d ietro ai reparti, secondo il sistema austriaco, risulta opportuna la nostra prescrizione, forse n,:,n sempre attuata, che l'ufficiale cammini in coda nei camminamenti, esca per ultimo quando si deve muover e da un trinceramen.to, e negli sbalzi e nell'assal to proceda in linea con gli uomini del propr io reparto. IV - Altro nostro grave errore, secondo il concorde parere degli ufficiali austriaci, sarebbe quello d i non saper sfruttare i successi conseguiti. L'attacco italiano generalmellte 110n mira allo sfondamento completo di una intiera zona .di difesa, ma si limita a tendere all'occupazione di una data posizione o di un dato tratto di trincea di prima linea, raggiunto il quale, le t ruppe si ferma.no e si aggrappano al terreno, restandovi inattive e facendovis i distruggere d al tiro aggiustato e micidiale dell'artiglieria nemica, p roprio quando un successivo piccolo sforzo consent irebbe loro di raggiungere grandi risult ati. Cos~ gli aus triaci hanno t empo di far accorrere le riserve nelle t rincee retrostant i e molto spesso d i costruiré addirittura n uovi appostamenti più indietro. Un ufficiale ungherese ha. detto queste testuali parole : "Voi italiani sfondate una porta ed i1wece d i entrare decisamente da


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· padroni, ve ne fate s battere in. viso un'altra, cJ1e vi sbarrà il pasio. Non curatevi della trincea che è una trappola ! Andate avanti ed occupate le doline dove si annidano le riserve, dov• è il cuore della difesa e dove è il centro che organizza la controftesa. Lo sfondamento completo della prima linea vi darebbe la vitto1fa, perchò se è vero che altre linee sono state predisposte più indietro, è altrettanto vero che non vi sono le forze per guarnirle. Le riserve di Corpo d'Arm_ata sono talmente esigue che non potrebbero certament~ arginare un'avanzata che fosse fatta in modo decisivo, senza tente1,namenti, con obbiettivi ben definiti e lontani. Gli austriaci banno anche r ilevato che i nostri soldati mancano della necessaria attitudine ad improvvisare fortificazioni di circostanza nelle posizioni conquistate. Gli italiani, essi han1w detto, all· in,domani di una operazione fortunarn nulla ancora e poco avevano fatto per assicurarsene il possesso della nuova linea, come non avranno certo provveduto a costruirsi ripari sufficient emente forti per resistere al fuoco delle artiglierie.

I proced imenti che si erano seguiti fino all'estate del 1916 offrirono preziosi insegnamenti al nostro Comando Supremo che ne trasse argomento per stabilire i criteri da seguire nelle future operazioni, criteri ch e furono prima sanciti nelle due Circolari del 7 e del!' II settembre 1916 e poi diffusamente promulgati colle Circolari del 20 settembre e del 17 ottobre dello stesso anno. Colla prima Circolare N° 18.275 del 7 settembre 1916 si raccomandava l'impiego dei proiet ti a liquidi speciali contro le batterie avversarie non individuate con. esattezza assoluta; e colla Circolare ~ 0 18.633 del!' 11 settembre 1916 si stabiliva l'opportunità di costruire le mascherature prima dei ripari ed ordinava cli evitare l'accesso a lle batterie a chi non vi si dovesse recare che per ragioni cli servizio.

*** Ci siamo limitati a dare il sunto di queste ultime Circolari in quanto esse si riferiscono alla documentazione prece~ente, ne ribadivano i p rincipii, ne chiarivano i concetti e ne raccomandavano l'accurata applicazione. Riportiamo ora per esteso due importantissim e Circolari successive nel loro testo originale, avvertendo fin d 'ora che mentre in


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questo capitolo le Circolari stesse vengono ricordate quali furono a suo tempo emanate, ritorneremo su di esse per commentarle nei successivi capitoli di questa Storia. Circolare N° 750 del 20 settembre 1916 riguardante alcuni importanti ammaestramenti di esperienza. Le azioni svoltesi in questi ultimi tempi nei varii tratti della nostra fronte confermano taluni semplici ma preziosi ins'egnamenti : in parte diretti, in qua1,to la buoua applicazione fatta ne ha dimostrato la sicura efficacia; in parte indiretti, in quan't o alla mancata od imperfetta loro applicazione pratica ha visibilmente corrisposto in ciascun caso il mancato od imperfetto raggiungimento dell'obbiettivo. Tali insegnamenti credo opportuno portare con più assoluta obbiettività a conoscem-:a di tutti i comandanti, perchè questi ne tengano il massimo conto nella condotta delle operazioni future. A) Un primo important e acc'ertamento di ordine generale, che trova eloquente conferma anche nelle ultime operazioni degli altri sc·acchieri europei interess'a la durata delle riprese offensive per rapporto ai ris ultati. In massima ogni attacco - preparato con . molta cura e perizia, e largamente alimentato con t utti i mezzi occorrenti - porta in tempo relativamente assai breve, talvolta anche di primo impeto, ad un risultat o soddisfacent e od addirittura grande, dopo di eh~ l'equilibrio delle forze opposte s'i. stabilisce rapidamente, ed i suq;essivi conati per ampliare il successo riescono sterili o quasi, sviluppandosi perciò in condizioni di svantaggioso rapporto fra il dispendio dei mezzi ed i ris·ultati (quar,do pur non danno luogo ad arretramenti). Nel primo giorno, insomma, si ha generalment'e il mass·imo risultato còn le minime perdite; dopo cli che il rapporto t ende a capovolgersi rapidamente. Occorre dunque saper cogliere senza ritardo quel punto critico, ed a tal punto saper fermare senza esitazione le operazioni offensive, per consolidàre immediatamente i vantaggi conseguiti e quindi ricominciare ia metodica e completa prep arazione di un 1,uovo sbalzo. Questo sist.ima offre, fra gli altri, il grandissimo vantaggio della · maggiore possibile conservazione dei mezzi per gli sforzi successivi; esso i1ioltre mantiene integra quella grande forza morale che deriva dal veder corrispondere ad ogni ripresa nostra d'azione, un sictiro vantaggio, sia pure di lieve entità, laddove il sistema dell'insistere ad oltranza - in condizioni sempre men.o. buone - contro un obbiettivo non potutosi raggiungere di p rimo impeto, da luogo ad un progressivo s morzamento di energia e di fiducia, spiegabilissimo dal punto di vista umano, e militarment e assai dannoso. B) Il tratto della fronte da attaccare deve avere ampiezza tale da rendere impossibili, o quanto meno assai m<\lagevoli gli int ensi concentramenti


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di tiri su di esso P:r parte dell'artiglieria avversaria; ciò compatibilmente, beninteso con la condizione che i mezzi di cui disponiamo assicurino azione veramente vigorosa su tutto il tratto prescelto. Questa norma non deve soltanto osservarsi nel progettare ed avviare l'azione ; deve farsene applicazione anche in t utto lo sviluppo di questa, avuto specialmente riguardo al modo - che giova riconoscere magistrale - onde il nemico trasporta fulmineamen.te il tiro di numerose batterie sui tratti parziali a cui venga da parte nostra limitata l'avanzata in determinati momenti dell'azion~. In massima questa limitazione è dunque da sconsigliarsi. C) Nel tratto da attaccare, lo spazzamento delle difese nemiche dev;e essere pieno ed assoluto. Non si deve attaccare se non si sieno prima raccolti e predisposti con cautela (in misura sicuramente sufficiente, ~eglio se sovrabbondante) gli strumenti dest'nati ad operare di sorpresa la simultanea e completa distruzione dell'ostacolo, su tutta la fronte d'irruzione. Al calcolo di questi mezzi (essenzialmente bombarde} deve darsi importanza grandissima. I mezzi stessi siano raccolti traendoli dalle .unità non impegna.te in azioni offensive, avendo presente che nella distribuzione loro fra le unità. dipendenti ogni criterio di ripartizione uniforme o di assegnazione organica permanen,te costituirebbe vincolo inopportuno e negazione assoluta di ogni buon criterio d'impiego (r). Nella distruzione dei trinceramenti. e reticolati - alla quale concorrono con le bo~barde anche le altre artiglierie secondo i noti criteri - scopo da da raggiungere è questo: che al momento dell'irruzione delle fanterie nella linea neiµica non costituiscano eccezione i varchi praticati, bensi i tratti rimasti intatti. ... , .. : D) J.?er quauto, .co~,ceme 1o schieramento delle nostre artiglierie (e ciò vale cosi_.per l'offensiva come per la difensiva) sia larghissimo il criterio che deve regolare il meccan.ismo dei trasporti di tiro. Il numero ' delle bocche da fuoco . che debbono pot~re. - ad un semplice · cenno - avere azione efficace sui punti che la conoscenza del terreno addita come i più probabili per evenh1ali necessità di concentramento, deve essere assai grande rispetto al totale dei pezzi di cui si dispone. I11 .p ratica, questo uumero non d~ve mai ritenersi eccessivo. E) La postazione di batterie, capaci di azione obliqua o di infilata deve essere ricercata sempre che. sia.possibile, perchè grandissimo si dimostra (1) Azione a massa e 'cti sorpresa - 1'na'ssirno s fruttarnento del te;Teno per quanto concerne lo· scaglionamento i n profondità - opportuno cornpletainento di' ·azionc fra i minori calibri ed i maggiori - preparazione ànticip'ata di numerosi appòstameriti', per la rapida messa in azione. Tali i dettami p'tatici sù cui occorre instancabilmente insistere, fino a che siano profondamente·radicati nel convin~imento di tu tti.

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in pratica l'efficacia del tiro delle batt erie medesime. Le ragioni di ciò son.o ovvie. F) L'azione contro l'artiglieria avversaria non si esplichi, se non in via di eccezione, con tel,tativi di smonto sistematico, i quali si risolvono sempre in pura perdita di tempo e di m unizioni; piuttosto, invece, con tiri di neutralizzazione a shrapnel e sopratutto con. tiri di proietti asfis'sianti. Quest'ultimo sistema, .nei pochi casi i1, cui fu applicàto, ha dato buoni risultati. Vi è però una stra11a riluttanza ad impiegare tali proietti. Si vinca tale ritrosia e si osservino le. norme all'uopo impartite dal Coma1,do Supremo (Ufficio tecnico). In ogni modo poi, per il tiro .contro le batterie avversarie, il momento singolarmente opportuno 'è quello in cui la fanteria nostrà è maggiormente esposta all'azione delle batterie stesse ; non di massima, quello in cui esse tirano sui 1wstri pezzi. La vecchia idea della n ecessità assoluta di duelli cli artiglieria (quasi avei.ti fine a se stes~i) non è del tutto sradicata; occorre sradicarla. Molto opportuno è anche, per l'azione del t iro contro le batterie avvers-arie, il brevissimo periodo che precede l'istante ii. cui le fanterie nostre balzano fuori .dalle trincee. G) Circa }'.uscita dei reparti dalle trincee, ed il loro sbalzo innanzi, ,sono es,sienzialissime queste avvertenze pratiche: a) su tutto il tratto prestabilito, l'uscita sia contemporanea, ed eseguita assolutamente a scatto ; b.) le cose sieno regolate per modo che, n01, appena cessato il tiro di artiglieria di · preparazione immediata (l'intensificazione di tiro, cioè, che s-:uole precedere l'attacco) le fanterie non ritardino un solo istante il loro scatto, ma si gettino senza indugio sui trinceramenti nemici, s1multaneame1,te su tutta la fro1,te. Solo a questa condizione è possibìle cadere su questi ultimi con efficace sorpresa, prima che i difen'sori si sieno riavuti dal perturbamento prodotto dai tiri nostri. Tale simultaneità di movimento su tutta la fronte di att acco giova a sfruttare i tentativi del nemico di concentrare i t iri su determinati tratti. Essa però non può evidentemente aver luogo s,e non siasi verificato lo spazzament o completo delle difese -n emiche; il che riprova che nell'azione delle bomba1:qe e delle altre artiglierie destinate allo sconvolgime1,.tò . delle difese stesse non devono assolutamente tollerarsi manchevolezze , od imperfezioni.. H) Quanto alla. durata del tiro d'artiglieria di preparazione : raggiungere in modo completo gli scopi di tale tiro dovrebbe essere il .cr/terio unico che ne regola la durata. In pratica però per assicur~re ~a simultaneità ~.e}Jo. sça.tto innanzi dèlle fanterie. ed evitare ,equivoci e ..c.ontrattempi, conviene stabilire in precedenza - su, lp; base di un .calcolQ appros~imato del tepipp occorrente per tale tiro efficace .-,il momento in cui il.det~Q.scatto deve ayvenire. Questa parte del dispositivo è ·si1,golarmente delicata, .i n quanto può

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dar luogo al più completo insuccesso dell'operazione, se avvenga che n~l mo~ mento prestabilito i desiderati effetti del tiro 1wn sieno raggiunti ed abbia egualmente luogo l'ava11zata. Per impedire che ciò accada occorre, con. assai chiari e ben conosciuti segnali preventivàmente conve11uti', fare in, modo che, nella detta eventualità, si possa con sicurezza fare a tutti pervenire l'ordine d i potrarre l'inizio dell'avanzata, ed ottenere che questa aobia 1uogo simultaneamente e di scatto nel nuovo momento. Ed a questo proposito, con particolare riferimento all'attacco di posizioni cli montagna metto in evidenza le necessità che lo schieramento delle batterie, le predisposizioni preventive accuratissime e la quantità sufficiente di buoni mezzi di distruzione siano tali da rendere possibili u1, tiro di preparazione assolutamente breve. Incominciare, in, tali casi, il tiro dì artiglieria un giorno prima dell'attacco, significa compromettere a priori la riuscita del.l'operazione, in quanto costituis'ce invito al nemico a rinforzare l'occupazione di posizioni normalme1ite tenute con limitate forze ; è, insomma, una preventiva rinu11zia a sfruttare il relativo is/olamento in cui si trova1,o di solito tali occupazioni, non di r<,1,do distanti più ore di marcia dalle prime truppe retrostanti. Addensamento soverchiante di mezzi, relativa celerità di azi011e preparatoria con l'artiglieria e con le bombarde e co11temporaneo tiro d' iiiterdizione su gli accessi, · rappresientano i mezzi indispensabili per accaparrare a noi in tali casi quella conveniente probabilità di riuscita che sola può giustificare il tentativo di siffatti attacchi dal carattere piu~tos'to arduo ed aleatorio. I) Un ultimo rilievo devo fare per quanto concerne la sorpresa, della quale credo superfluo ricordare gli evidentissimi vantaggi spesso decisivi . Troppe volte è avvenuto che disertori preannunziassero al nemico un nostro imminente attacco, renden,done cosi più problematico il risultato. Nulla si lasci cli intentatp per prevenire tale eventualità (sorvegliare gÙ individui sospetti, occorrendo, anche, vincolarli; sospendere · l' .i nvio di pattuglie; tenere segretissima fino all'ulthno istante la data prefissa per l'oparazione, ovvero dare ai nostri preparativi carattere di predisposizioni prudenziali in vista.di un probabile attacco nemico, oppure accennare ad una data che sia posteriore di sette od otto giorni àlla vera, ed infine attuare tutti quegli accorgi men ti che caso per caso si dimostrino più opportuni. ' Per l'effettivo inizio delle operazioni, sia sempre fatta una conveniente riserva da sciogliersi all'ultimo istante con un segnale prestabilito. L) · Alla influenza delle condizioni atmosferiche si dia tutta la importanza che·essa merita, e che in pratica è molto grande. Si sappia, all'occorrenza., rinunziare · alla prestabilita azione, se nel momento scelto preventivamente per il suo inizio le condizioni atmosferiche non diano buon affida.mento.

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CIRCOLARE DliL I7 OTTOBRE 1916

Come è ben noto, pioggia e nebbia, ostacolando l'osser vazione dei tiri cli artiglieria riducono notevolmente l'efficacia dei tiri stessi, e cioè tolgo110 una delle condizioni essenziali della buona riuscita dell'operazione. È pur noto che l'umidità dà luogo ad irregolarità nel tiro delle bombarde, rendendo problematica l'azione distruggitrice di questo. È infine da considerarsi che umidità e vento ostacolano i t iri con proietti asfissianti, cioè tolgonÒ uno dei più efficaci mezzi per 1,eutralizzare l'azione di batterie nemiche difficili ad individuarsi o da colpirsi. T utte queste circostan.ze ed anche il fatto che le avverse condizioni atmosferiche determinano disagio materiale o morale nelle truppe ostacolando in più modi lo sviluppo dell'operazione, imp01,gono di prendere, in ciascun caso, in molto attenta considerazione anche questo lato pratico del problema. Ho premesso che le avvertenze, qui saltuariamen.te raccolte come risuÌtato di esperienza, non so1w tutte dovute a constatata inosservanza di buone norme; sono in parte, anzi, dovute a conferma pratica dell'efficacia del loro avvenuto adempimento scrupoloso. Comunque, pur trattandosi d_i cose note, più volte ripetute, io intendo che su tutte le avvertenze stesse si insista moltissimo, con. calore e con tenacia, presso i Comandanti delle grandi unità e presso i Comandanti di ar tiglieria.

Alla predetta circolare che il gen. Cadorna emanò il 20 settembre r9r6 col n° 750, fece seguito una nuova Circolare che lo stesso gen. Cadorna emanò il 17 ottobre 1916 col N° 750 bis e riguardante altri ammaestramenti di esperienza.: . Occorre trarre immediato profitto dei ris ultati pratici di esperienza via via che si acquisiscono; in questo concetto aggiungo alle osservazioni raccolte nella Circolare precedente N° 750, le seguenti: A) La recente azione sulla fronte Giulia ha confermato di quale altissimo valore pratico sia l 'accurata preparazione del tiro ( artiglierie e bombarde). Ha altresì confermato la convenienza di sospendere l'azione offensiva non appena si intraveda· il pm,to critico, oltre il quale rapidamente scemano i progressi nostri e si accentuano per contro le perdite. A questo proposito è però utile che sia richiamata l'attenzione di tutti ì comandanti sù queste necessità'particolari: sospesa l'azione offensiva, occorre prontamente predisporsi ad infliggere il massimo di perdite al nemico non .appena questo muoverà al contrattacco (è essen zialmente una questione di concentramenti fulminei di fuoco) e tenersi pronti in tal caso a sfruttare l'eventuale s.cotimento d~lla compagine organica dell'avversario; per ampliare quanto si può con un nuovo s balzo i vantaggi materiali già conseguiti. Per giudicare in ciascun caso se c0nvenga, o non, questa ripresa i:µun.e -


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diata di azione, occorrono prontezza e squisito senso della situazione. In ogni caso, questo completamento locale di azione non dovrà essere sviluppato oltre il punto critico, rappresentato anche qui dal momento in cui l'azione cessa di es·sere frnttifera per entrare invèce in fase di logoramento. In sostanza, st deve terldere allo sfruttamento massimo dei, risultati dell'azione distruggitrice delle artiglierie, col minimo possibile di per.d ite. Le fanterie sono di giorno in giorno più preziose, sovratutto per le crescenti difficoltà. di reclut arne i quadri ; esse rappresentano una energia ·che deve essere spesa con giudizio. Si avverte poi che questo massimo di risultati cui ho accennato (fatta eccezione per i casi in cui preme raggiungere obbiettivi di grande valore intrinseco) non ta1lto deve valutarsi alla stregua del terren.o che si guadagna, quanto alla stregua dei colpi che si vibrano alla compagine organica del nemico (cattura di prigionieri e di materiali, perdite inflitte) il resto verrà poi. B) Kello sviluppo dell'azione offensiva, la eccessiva preoccupazione del mantenersi all'altezza dei riparti contigui è grave impaccio e può portare all'annullamento di importanti vantaggi già conseguiti; può inoltre essere di dannosa ripercussione su vasto tratto della fronte, se avvenga che altri reparti per analoga preoccupazione s' in.duca.no a re~rocedere essi pure. Se mai, quando taluni reparti siano momentaneamente arrestati nella loro avanzata e costretti ad indietreggiàre, si provveda per rincalzarne l'azione e per proteggerne con opportune disposizioni i fianchi ed il tergo, ma non si cerchi la rettifica della linea col ritrarre indietro i reparti più avanzati. Dei salienti che la linea nostra viene ad insinuare· in quella avversaria, si profitti cmzi per manovrare minacciando reparti nemici sui fianchi. In ogni modo, agli esempi di tenace attaccamento al terreno conquistato, che l'avversario ci offre anche in condizioni difficilissime, deve corrispondere da parte nostra altrettanta tenacia nel difendere ad oltranza ciò che si è faticosamente raggiunto. C) Durata del tiro di preparazione dell'artiglieria : Resta fermo il principio che essa deve essere breve per quanto consentono l'esigenza del tiro bene osservato e la necessità di fare òpera completa di distruzione. La recente esperienza ha però dimostrato come particolari difficoltà 'di distruzione di taluni capisaldi ed anche le esigenze della corta giornata invernale possono utilmente indurre, in via di eccezione, a fare qualche tiro di distruzione con conveniente anticipo, da stabilirsi secondo opportunità in relazione al giorllO approssimativamente fissato per l'irruzione delle fanterie. Ciò non infirma il criterio generale della maggiore possibile brevità. Diluire in un soverchio numero di giorni il tiro di distruzione annullerebbe i vantaggi essenziali dell'azione breve, che sono: scuotere il nemico moralmente; ostacolare la ricostruzione dei ripari; 1w11 dar tempo 'alle ri-

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SITUAZIONE DELLE ARTIGLIERIE AL ' 'l'l.::RMINE DELLA BATTAGLIA DI GOJHZIA

serve di accorrere. D'altra. parte la. soluzione estrema. del tenere piì1 giorni sotto un uragano di fuoco tutta la zona delle difese e delle batterie nemiche avrebbe indubbiamente efficacia., ma contrasterebbe con le condizioni del nostro munizio1,amento. Ovvie sono poi le infelici conseguenze cui questo proc~dimento darebbe luogo qualora, dopo si lungo bombardamento, le mutate condizioni atmosferiche impedissero l 'esecuzione dell'attacco. Intendo in ogni modo che l'eventuale decisione di fare una parte dei tiri di distruzione anche in precedenza, non abbia comunque ad a.vere influenza su la. data prestabilita per l'azione risolutiva. In sost anza, a partire dal momento in cui tutto è prorito, il giorno dell'attacco risolutivo deve essere la prima giornata di · bel tempo, irrevocabilmente, sia. o non sia stata fatta in precedenza. una parte dei tiri di distruzione.

*** Nell'insieme dunque, per quanto riguarda l'artiglieria, nonostante la scarsità dei mezzi e le difficoltà del terreno, furono in notevole progresso i nostri procedimenti d 'attacco. Permaneva però il contrasto fra i mezzi disponibili, sempre .limitati, e l'ampiezza della fronte d'attacco, contrasto che si rifletteva sulla durata della preparazione che avrebbe dovuto essere e che si voleva breve, ma che in pratica era ancora troppo lunga, tantochè la sorpresa tattica fu spesso incompleta, mentre qudla strategica veniva anch'essa ostacolata dai lunghi preparativi richiesti dall'allestimento offensivo della fronte d'attacco.

PARAGRAFO

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LA SITUAZIONE DELLE ARTIGLIERIE AL TER.M~NE DELLA BATTAGLIA.

Al momento ·della sospensione dell'offensiva di Gorizia (r7 agosto) le nostre Armate za e 3a premono contro le nuove linee di difesa austriaca. Le artiglierie pesanti del VI Corpo sono nella regione di Oslavia e dietro la regione collinosa Peuma e Podgora. L' VIII Corpo, raggiunta la linea San Pietro- Vertoiba- Rubbia, ~

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SITUAZIONE ARTIGLIERIE DELLE DUE P ARTI

ha riunito nella piana di Gorizia il Raggruppamento mobile costituito presso la 3a. Armata. La 3a. Armata, sfruttando i vantaggi offerti dalla occupazione del ciglio orientale del Vallone, fa schierare le a rtiglierie dell' XI Corp6 con obbiettivo Vippacco-Margine settentrionale del Carso, e cioè : un nucleo di batterie da r49/35 nella zona Lucinico- 1VIochetta ; un nucleo di artiglierie pesanti campali dietro l'argine ferroviario Sant' Andrea- Rubbia ; un nucleo di mortai da 2ro/8 e da 260/9 e di obici da r49/12 nel Vallone, tra Devetaki e Gabryé Dolenje; un nucleo di cannoni da 120 F., da 102 e da ro5 tra Doberdò e Cmi Krib. . Il XIII Corpo, che occupa fa fronte Visentini- Lago cli Doberdò, oltre le sue batterie da campagna ha portato sul Carso 3 batterie di cannoni da 149 G. Il VII Corpo ha portato anch'esso tutte le sue artiglierie sul Carso piazzando quelle pesanti alle fald e del Debeli. In complesso lo schieramento delle bocche da fuoco sulla fronte Gorizia-Carso è molto avanzato e l'addestramento del personale d'artiglieria viene fatto per eseguire tiri curvi nelle depressioni del Vallone. · Nel numero complessivo totale di bocche da fuoco, circa r.260 pezzi, non si notano variazioni importanti, eccezion fatt a per quelle conseguenti dalle artiglierie scoppiate nel periodo dall' I al 22 agosto e che a mmontano, comprese quelle del VI Corpo, a ben 35, e cioè: 3 obici da 280 C ; r7 obici da r49/r2 campali ; 4 cannoni da 149/35 ; 2 cannoni da 149 S ; 7 cannoni da 149 C ; r mortaio da 260 ; ed r mortaio da 210/8, nonchè per le ':ariazioni risultanti dalle r8 bocche da fuoco deteriorate per altre cause e che per la maggior parte furono cannoni da 102.

*** Da. parte austriaca tra il S. Gabriele ed il mare sono schierate circa 650 bocche da fuoco di cui 360 di medio e grosso calibro, così ripartite: Fronte di Gorizia: XVI Corpo d'Armata (Sella di Dol-Vipacco) con 33 Batterie leggere, II Batterie pesanti e 7 Batterie mortai ; -

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C0NS1Dl! RAZ10 NI E RILIEVI

Fronte Carsica : VII Corpo d'Armata (Vipacco- Oppachiasella) con 22 Batterie leggere, r2 Batterie. pesanti e 6 Batterie mortai ; Fronte Oppachiasella- lVI~re : 9a Divisione con r5 Batterie leggere, r4 Batterie pesanti e 6 Batterie mortai ; sulla froµt e del XVI Corpo d'Armata possono concorrere almeno r5 Batterie del XVII Corpo alcune delle quali sono postate nel territorio del XVI · Corpo, mentre circa 2/3 delle Batterie del XVI Corpo gravitano a sud del parallelo di S. Pietro, potendo costituire così un eventuale notevolissimo concorso sulla ·fronte del VII Corpo. Una relativa maggiore densità di schieramento si ha soltanto a sud della rotabile Oppachiasella- Castagnevizza. Le Batterie della • 9a · Divisione son; schierate prevalentemente sull' Hermada. A favore della fronte Carsica, oltre al fuoco delle 75 Batterie di medio e grosso calibro ivi schierate (delle quali II Batterie di mortai da 210/8 e da 305/17) può convergere anche il tiro di altre 25 Batterie di vari calibri del XVI Corpo d'Armata. In complesso gli austriaci durante la 6a battaglia dell' Isonzo avevano perduto circa 30 bocche da fuoco mentre è da ritenersi che altrettante siano state rese inservibili dall'azione della nostra · artiglieria, ma tutte tali perdite vennero ben presto largamente ripianate e compensate dalle artiglierie giunte alla ,5a Armata ausstriaca dal r5 agosto alla fine del mese, e comprendenti un totale di 38 Batterie in gran parte di nuovo modello e cioè r7 .Batterie leggere, r9 di medio calibro, e 2 di grosso calibro . .

*** Le ricognizioni eseguite tra il r7 ed il 2r agosto consentirono una più adeguata valutazione delle difficoltà che occorreva superare per rompere il fronte nemico. · Per. quanto riguarda l'impiego della nostra artiglieria sono da rilevare : la rapidità con cui si effettuarono gli spostamenti, talvolta anche dei materiali d i maggior calibro : lo schieramento delle artiglierie in genere molto avanzato e spesso fuori Settore; i tiri di preparazione di durata troppo breve ed eseguiti qualche volta in ore differenti dai vari Corpi d'Armata, portarono ad azioni slegate favo-

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CREAZIONE RAGGRUPPAMliNTI D A MONTAGNA E DA ASSl.mIO

rendo l' intervento delle artiglierie avversarie dai Settori laterali e spesso da posizioni donùnanti (S. Gabriele-Ternova-Carso settentrion ale) contro le quali sarebbe stat o necessario per par te nostra un tempestivo ed accurato tiro di controbatteria. Devesi infine riconoscere che quantunque al termine della battaglia la proporzione delle opposte Batterie sia rimasta pressochè immu tata, la nuova linea difensiva nerriica non poteva essere spezzata senza un adeguato raggruppamento di mezzi e cioè di materiali e di munizioni, e sovratutto era indispensabile una orgapizzazione precisa, met odica e perfetta.

PARAGRAFO

· LA. CRE AZIONE DEI RAGGRUPPA '.\lENTI DA MONTAGNA E DA ASSEDIO.

All'atto della mobilitazione erano stat e formate le seguent i Batterie costituenti il Parco d'assedio: rz 7 6 7 2

rz

Batterie Batterie Batterie Batterie Batterie Batterie

cannoni da r49/35 (numerate da I a 12) ; cannoni da 149 G (numerat e da r a 1) ; obici da 305/r7 (numerate da ·1 a 6) ; di obici da 280 (numerate da r a 7) .; obici da 210 (numerate da . r ·a 2) ; mortai da zro/8 (numerate da r a 12) .

Le Batterie. partirono per la fronte nei numeri predetti e colla numerazione che per ogni calibro cominciava da uno e cioè era ripet uta per ciascun calibro, e furono inquadrate in 15 comandi di Gruppo. Accresciuto in seguito il numero dei comandi di Gruppo e delle Batterie alla fronte, allo scopo di p oter procedere ad una precisa individuazione di tutti i repar ti d'assedio costituiti, e di mant enere nello stesso t empo una maggiore riser vatezza sulla loro composizione, il Comando Supremo con Circolai:e 6660 del 4 novembre 1915 st abili, che a datare dal 15 successivo tutte le Batterie assumessero , indipendentemente dal calibro una numerazione unica progressiva. -

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CREAZIONE RAGGRUPPAMENTO DA MONTAèNA E

))A ASSE))10

Nel periodo invernale per'meglio ,coordinare l'impiego dei Gruppi e delle Batterie isolate affluite alla fronte, su proposta dei Comandi d'artiglieria di Armata, venne stabilito di aggruppare tali Unità per Divisione, per Corpo cl' Armata e per Armata; e con circolare r8.ro7 del 27 aprile 1916 il Comando Supremo emanò le disposizioni esecutive affinchè sotto la data del r 0 maggio Ì9r6 fossero costituite ed iniziassero il loro funzionamento i proposti Comandi di Raggruppamento d'artiglieria. I Raggruppamenti d'artiglieria costituiti nell'ambito delle grandi Unità furono : d'assédio, da montagna, pesanti campali, e misti. In ciascun Raggruppamento la costituzione in Gruppi e in Batterie fu determinata : dal Comando della Divisione quando il Raggruppamento era assegnato alla Divisione; dal Comando di Corpo d'Armata (e per esso dal Comando d'artiglieria di Corpo d'Armata e dal Comando di Brigata della specialità) quando il Raggruppamento era assegnato al Corpo d'Armata; dal Comando d'artiglieria d_'Armata quando il Raggruppamento doveva rimanere a disposizione del Comando d'Armata stesso. La formazione dei Comandi di Raggruppamento venne stabilita come risulta dall'allegata tabella, ed ebbero sui reparti e sul personale dipendente le stesse attribuzioni tàttiche, tecniche e disciplinari dei Comandi di Reggimento, e ~orvegliarono altresì il funzion_a mento amministrativo dei reparti dipendenti. , I Raggruppamenti rispondevano ad esigenze ed a criteri organici, e dovevano inoltre .coincidere quanto pi11 poss1bile coi criteri dell'ordinario loro impiego tattico : . quali elementi organici essi erano però suscettibili di moclificazioni dipendenti da necessità di guerra, per cui in determinate circostanze potevano essere rinforzati con nuovi Gruppi e nuove Batterie, od altrimenti ridotti per il.passaggio di Gruppi o di Batterie ad altri Raggruppamenti. Per l' impiego, volta per volta, alcuni Gruppi ed alcune Batterie di un determinat'o Raggruppamento potevano essere posti alla dipendenza tattica di un altro Raggruppamento, così come un intero Raggruppamento poteva, volta per volta, essere assegnato per l',impiego . ad una grai1de Unità diversa da quella da cui organicamente dipendeva. Infine, in relazione alla dislocazione dei reparti e per il migliore . coordinamento dell'azione,. talurii Gn:1ppi o talune · Batterie potevano . essere per un. periodo pìù o meno lungo, posti -

795 -


ORGANICO DEI COMANDI DI RAGGR UPPAME NTO

alla dip endenza disciplinare e tattica di un Raggruppamento di altre Unità. Con i provvedimenti su accennati il Comando Supremo · intese COMANDI DI RAGGRUPPAMEN°TO - - OA ;'ltONTAGNA

0',"SSEOIO

PESANTE

Comandante (Col. o Ten. Col. ) .....

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Aiutante maggiore in r• (capita no).

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.Ufficiale s ubalterno a disposizi one.

da stabil irsi dal Comando del XVI Corpo

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2

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Maresciallo o sergente maggi ore

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Caporal maggiore cli rnaggiori t,à

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Goniornetristi .. .... ... . . . .. . ..

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Ordinanze d'ufficio . ... . . .. . . . '

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a cavallo ..... ... . .....

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Conducenti ........ .

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Au tomohìlisti . .. •• .... .. . . .. .....

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Attendent i ... ..... .... ... . . .....

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5

Carro bagaglio (senza lucina) . ·····

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Cavalli da· sella truppa ..... . .. ...

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3

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da tiro .. . .......... .

.....

3

3

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Autovetture . ..... , .... .. .. .

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3

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1

Biciclette . ....... . ..... ... . .... . Motocicli con cat-ro1.zcll;i ... .

MIS'l 'O

CAMPA LE

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Note -

(1)

(z) (3)

addetto al servizio d i osservazione e trasmissione. a cavallo. eventualmente. 11110

1

di dare all'Artiglieria quella p ii1 salda è regolare costituzione organica che il largo sviluppo assunto dall'Arma esigeva; nell'attuazione dei provvedimenti stessi i Comandi d'Armata dovevano curare di non ostacolare per nulla l'azione di Comando e l'impiego delle

-

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FORMA ZIONE RAGGRU PPAMEN T I DA M ONTAGNA

artiglierie : esigenze queste cui l'organizzazione doveva essere subordinata. In complesso colla costituzione dei Raggruppamenti l'elasticità delle préscrizioni permetteva all'organizzazione stessa di dare unità di comando e d'impiego ad un disparato e mutevole complesso di Unità e di mezzi. In relazione alle disposizioni emanate dal Comando Supremo, vennero formati i seguenti Raggruppamenti : A rviglieria da montagna :

1° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria mont agna) costituito nel territorio della 1a. Annata il 27 aprile 1916. Riunì inizialmente i reparti da montagna e someggiati del XX Corpo d'Armata. Nell'ottobre passò alle dipendenze d el XII Corpo d'Armata, e nel dicembre r9r6 del X Corpo d'Armata . 2° Raggruppamento (Dep<;>sito 1° Reggimento artiglieria montagna) costituito nel territorio della 2a Armata il 27 aprile 1916 con i Gruppi da montagna XVI, XVIII, X X e X XVIII. In data 5 agosto venne assegnat o al Corpo di spedizione d'oriente (35a Divisione). 3° Raggruppamen to (Deposito 1° Reggimento artiglieria mont agna). Costituito nel territorio della 3a. Armata il 27 aprile r9r6, ebbe ingerenza organica, disciplinare e d'impiego sui Gruppi da montagna e someggia ti II, III, VI e VII assegnati all'Armata. 4° Raggruppamen to (Deposito 1° Reggiment o artiglieria mont agna) costituito nel territorio della 3a Armata il 27 aprile 1916, ebbe ingerenza Òrganica, disciplinare e d'impiego sui Gruppi someggiati IV, XI e VI da montagna, assegnati all'Armata. Nell'ottobre r 9r6 pass·ò alle dipendenze della 2a. Armat a (VI Corpo d'Armata). 5° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria montagna). Costituito nel territorio della 4a. Armata il 27 aprile 1916, ebbe ingerenza organica, disciplinare e d' impiego sul I Gruppo da mont agna e sul X XI someggiato, alle dipendenze del IX Corpo d'Armata. 6° Raggruppamento (Deposito 2° Reggimento artiglieria montagna) costituito nel territorio della 4a Annata ebbe ingerenza organica, disciplinare e d'impiego sui Gruppi da montagna I e VIII e V someggiato, assegnati al I Corpo d'Armata. -

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FORMAZIO:::-lE RAGGRUPPAMENTI D'ASSEDIO

7° · Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria 111ontagna) costituito nel territorio della 1a Annata il 24 maggio 1916, ebbe · ingerenza organica, disciplinare e d' impiego sul X Gruppo da montagna e sui Gruppi XI e XV someggiati assegnati al rrr Corpo d'Annata. Nel clicembre 1916 il Raggruppamento passò alle dipendenze del XXIX Corpo d'Armata. 8° Raggruppa.mento (Deposito 2° Reggimento artiglieria montagna) costituito nel territorio della 2a Armata nel giugno 1916, ebbe funzioni ispettive, disciplinari e cl' impiego su parte delle artiglierie da montagna e di assedio assegnate al IV Corpo d'Armat a. 9° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria montagna) costituito nel territorio della 2a Armata nel giugno 1916, ebbe ingerenza organica, disciplinare e d'impiego sui Gruppi IV e XIII someggiati assegnati alla 46& Divisione. 10° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria montagna) costituito nel territorio della 1a Armata il 15 ottobre 1916, ebbe ingerenza organica, disciplinar:e e d'impiego sui Gruppi da montagna XII e XIII· e sul XVI Gruppo someggiato assegnati . al XX Corpo d'Armata. n° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria montagna) . Previsto dalla Circolare 18.107 del 27 aprile 1916 per la zona Carnia (XII Corpo d'Armata) cominciò a funzionare il 1° marzo I917. Artiglieria d'assedio :

1° Raggruppamento, (Deposito 9° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel maggio 1916 ebbe sede a Viéenza e provvide a riordinare i reparti d'assedio provenienti dalla zona di operazioni delJa 1a Armata. 2° RaggJ;uppamento · (Deposito 9° Reggimento artiglieria forte4za). Costituito nel territorio della 1a Armata nel maggio 1916, ebbe sede ad Ala ed ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nella zona Monte AltissimoSerrav~Ile.. (Settore della 37a Divisione). Nel dicembre 1916 passò alle dipendenze del X.XIX Corpo d'Armata. 3° Raggruppamento - (Deposito 10 Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 1a. Annata nel maggio 1916 -

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FORllfAZIONE RAGGRUPPAMENTI D'ASSEDIO

ed assegnato al X Corpo d'Armata, ebbe sede ·a Piovenc ed ingerenza tecnica; tattica e disciplinare sulle artiglierie d'assedio schierate in Val d'Astico. 4° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel t erritorio della ra Armat a n el maggio 1916 ed assegnato al XI V Corpo d'Armata ebbe sede a Marostica ed ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate sull'altipiano d'Asiago nella zona M. Zebbio-Gallio-M, Kaberlaba. Nell'agosto 1916 passò alle dipendenze del XXII Corpo d'Armata. 5° Raggruppamento (Deposito 7° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel t erritorio della 6a Armata nel maggio 1916 ed assegnato al XVIII Corpo d'Armata, ebbe sede a Castel Tesino ed ingerenza t ecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nella zona: Ivano- M. Levre- M. Mezza-M. SilanaForcella Magna . . 6° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 2a. Armata nel maggio 1916 ed assegnato al II Corpo d'Annata, ebbe sede a Debenj e (S. Jakob) ed ingerenza tecnica, dìsciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate n ella zona : Lovisce- Liga-Debenje-S. GendraKorada. 7° Raggruppamento (Deposùo 1° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio della 2a Armata nel maggio · 1916 ed assegnato al I V Corpo d'Armata ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nella zona : Volaria-Mrzli-Versno-Kern-Pleca. 8° Raggruppamento (Dep osito 8° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della za Armata nel maggio 1916 e destinato al IV Corpo d'Armata, ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nella zona: M. J eza-M. Crai- Kovacie- M. Cucco. 9° Raggruppamen to (Dep osito ro 0 . Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio della 3a Armata nel maggio 1916, nel giugno venne assegnato al VI Corpo d'Armata. Ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio dislocate nella zona : M. Pani-Val Peumica- S. .Mauro. 10° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria for-

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FORMAZIONE RAGGtWPPAMENTt O' ASSEDIO

tezza). Costituito nel territorio della 3a Armata nel ·maggio r9r6, nel luglio venne assegnato all' XI Corpo d'Armata. Ebbe ingerenza tecnica, disciplinare ed' impiego sulle artiglierie d'assedio dislocate nella zona : Valisella-Farra- Biasiol-Castelnuovo, e successivamente . spostate fra Rubbi?, ed il Debeli. ·rro Raggruppamento (Deposito 6° Reggimento artiglieria fortezza). Costituifo nel territorio della 3a Armata nel maggio r9r6, nel luglio venne assegnato al XIII Corpo d'Armata. Ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' ilhpiego sulle artiglierie d'assedio dislocate nella zona : Sagrado-Villesse- Dobbia-Bestrigna, e quindi spostate nel Settore compreso fra il Crini- Krib e Monfalcone. Nel settembre passò alla ra Armata e venne assegnato al XXII Corpo d'Armata nella zona : IVI. lVIagnaboschi-M. Busibollo- M. Belmonte. rz 0 Raggruppamento (Deposito ro 0 Reggimento artiglieria fortezzà). Costituito nel territorio della 3a Armata nel maggio r9r6 e destinato al VII Corpo d'Armata. Ebbe inger;enza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nella zona: S. Sdraussina- Polalzo-M. Sei Busi- Ronchi. r3° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito a Treviso presso l'Intendenza generale nel giugno r9r6, nel luglio venne assegnato alla 3a Armata (XIII Corpo d'Armata). Ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona : l\farcottini;_Vizintini-Devetaki. r4° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 4a Armata nel giugno r9r6 ed assegnato al I Corpo cl' Armata. Ebbe ingerenza tecnica, discilinare e d'impiego sulle ~rtiglierie d'assedio schierate nella zona : Cima Vallone- Coltrando-M. Popera- Lago di Misurina. r5° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 4a Armata nel novembre r9r6 in seguito alla trasformazione della za frazione del Parco d'assedio .ed assegnato al IX Corpo d'Armata. Ebbe ingerenza tecnica, clisci. plinare e d'impiego sulle artiglierie d'assedio schierate nel Settore fra Val Cordevole-Val S. Pellegrino-Val Travignolo. r6° Raggruppamento (Deposito ro0 Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio del XII Corpo d'Armata (zona Carnia) nel maggio r9r6 in seguito alla trasformazione della 3a frazione del Parco d'assedio. Ebbe · ingerenza tecnica; disciplinare e d'impiego 800 -


FORl1AZIOlS'l,: RAGGRUPPAME:-ITJ O' ASS E DIO

nel Sottosettore d'artiglieria comprendente le Batterie ed i Gruppi schierati nelle Valli Dogna e Roccolana. 17° ·Raggruppamento (Deposito ro 0 Reggimento artiglieria for. tezza). Costituito nel territorio del XI.I Corpo d'Armata (zona Carnia) nel maggio 1916, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare ed' impiego nel Sottosettore d'artiglieria comprendente le Batterie ed i Gruppi schierati nella Val Fella. r8° Raggruppamento (Deposito 8° Reggimento artiglieria fortena). Costituito nel maggio 1916 nel territorio del XI.I Corpo d'Ar. mata, ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nell'alto Degano ·(Novagiust-Passo Volaria-Forcella Ombladet-M. Voglians-Pendici dello Zellonkofel- Pal Piccolo). 19° Raggruppamento (Deposito 6° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della ra Annata nel giugno 1916, ed assegnato al III Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiegò sulle artiglierie schierate nella zona )1: ForcolaVal Braulino-M. Confinale-M. ForceJJino-S. Caterina-Valfurva. · · 20° Raggruppamento (Deposito 6° Reggimento artiglieria· fortezza) . Costituito nel territorio della 1a. Armata il r 0 maggio 1916, · ed assegnato al III Corpo d'Armata, ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona M. Notta-; Bocca dei Fortini-lVI. Carone-Passo Guil-Punta larici. 21° Raggruppamento (Deposito 6° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio della 1a Armata nel maggio 1916, ed assegnato al V Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona compresa tra la Vallarsa e il Pasubio. 22° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria. fortezza). Costituito nel ·territorio della 2a Armata, nel maggio 1916, ed assegnato al II Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona PlaninaBreg-Verhovljc-Sabotino. 23° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria fort ezza) . Costituito nel territorio della 1a Armata nel maggio ·1916, con la numerazione di 3° Raggruppamento bis ed assegnato al X Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierat e .nella zona : Valle .Sila- Malga BarchettaS. Rocco. Nel luglio ebbe alle proprio dipendenze le artìglierie schic-

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F ORMAZ.tONE R AGGRU PPAMENTI D'ASSEDIO •J

rate nella · zona l\lI. Belmonte- Tresche- Conca- 1\IIalga Barchetta, e nel settembre assunse la numerazione di 23° Raggruppamento. 24° Raggruppamento (Deposito 8° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 2a Armata nel maggio 1916 ed assegnato al IV Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona Zaga-Planina- Jama- Vrsik- Vrata. 25° Raggruppamento (Deposito 1° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito n el t erritorio deUa 2a Armata nel maggio r9r 6 ed assegnato al IV Corpo d'Armata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona M. J eza1VI. Xum-Srednie- Globoca k. 26° Raggruppamento (Deposito 6° Reggimento artiglieria fort ezza). Costituito nel territorio della 3a Armata n el maggio ·1916, nel giugno venne assegnato al XX Corpo d'Armata (1a Armata). Ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e cl' impiego sulle artiglierie schierate nella zona l\lI: Nos- M. Sbarbata:1- lVf. Taverle-M. CuccoMalga Fosset ta. Nel novembre ebbe alle proprie dipendenze le artiglierie schierate nella zona Col d'Astiaga-M. Campolongo. 27° Raggruppamento (Deposito r 0 Reggimento artiglieria for- · tezza). Costituito nel territorio della ra Armata nel settembre 1916 in seguito alla trasformazione del Comando d'artiglieria del Settore P~schiera, venne assegnato al · XXIX Corpo d'Armata. E bbe inger enza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate tra Adige e Garda (Tremosine-Reamol di sopra- Navene e Dosso Casina). 28° Raggruppamento, (Deposito 10° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 3a Armata nel luglio 1916 ed assegnato al VI Corpo d'Armata ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona Gra:fenbergPodgora- Mossa- Lucinico- Mochetta- Rubbia. 29° Raggruppamento (Deposito ro 0 Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel ·territbrio della 3a Annata nell'ottobre 1916 in seguitò allo sdoppiamento dell' n° Raggruppamento, ed assegnato al XIII Corpo d'Armata, ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona Marcottini- Ferleti-Do. berdò-Monfalcone. 30° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria for-

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l>ORMAZIONE RAGGRUl?PAMENTÌ D'ASSEDlO

tezza) . Costituito nel territorio della 4a Armata riel maggio 1916 ed assegnato al I Corpo d'Armata, ebbe inge_renza tecnica, disciplinare e cl' impiego sulle artiglierie schierate nella zona FalzaregoCinque Torri-Fiammes-Val Grande-Tre Croci. 31° Raggruppamento (Deposito 4° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito in zona Carnia nel giugno r9r6 in seguito alla trasformazione della 4a frazione del Parco d'assedio ed assegnato al XII Corpo d'Armata, ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate neJla zona M. Crete- M. Slenza-Pietratagliata-Le 1VIorosine. · 32° Raggruppamento ·(Deposito ro 0 Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito in zona Carnia nel giugno r9r6 ed assegnato al XII Corpo d'Armata ebbe ingerenza tecnica, disciplinare ed' impiego sulle artiglierie schierate nella zona M. Cullar-M. Pizzul-M. Zermula- M. Paularo- M. Scarniz. 33° Raggruppamento (Deposito 5° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 3a Armata nel maggio 1916 ed assegnato al VII Corpo d'Annata, ebbe ingerenza tecnica,· disciplinare e cl' impiego sulle artiglierie schierate nella .zona Punta Sdobba-Porto Rosega-Monfalcoi1e. 349 Raggruppamento (Deposito 9° Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio della 1a Armata in seguito alla trasformazione del Comando d'artiglieria della 13a Divisione, nell'ottobre assunse la denominazione di 34° Raggruppamento e passò alle dipendenze della 6a Arn:iata (XVIII Corpo d'Armata). Ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona Ospedalctto-M. Mezza-Pieve Tesino. 35° Raggruppamento (Deposito r 0 Reggimento artiglieria fortezza) . Costituito nel territorio della 3a Armata nel novembre 1916 ed assegnato al VII Corpo d'Annata, ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona S. PoloSelz-Staranzano-Aris. 36° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel territorio della 3a AnÌ1ata in seguito alla trasformazione del Sottoraggruppamento grossi calibri Nord. nel dicem.bre 1916 ed assegnato all' XI Corpo d'Armata; ebbe ingerenza tecnica, disciplinare e d' impiego sulle artiglierie schierate nella zona Boschini-Peteano-S. Martino del Carso.

.

-

803 -


OPERAZIONI AUTUNNALI SU LLA FRO~TE ITALIANA

37° Raggruppamento (Deposito 3° Reggimento artiglieria fortezza). Costituito nel t erritorio della ra Armata nel dicembre r9r6, nell'aprile r9r7 venn e assegnato al V Corpo d'Armata. 38° Raggruppamento (Deposito . ro 0 Reggimento artiglieria for tezza). Costituito nel territorio della 3a Armata in seguito allo sdoppiamento del 9° Raggruppamento, nell'agosto 1916 assunse la deno·rninazione d i 9° Raggruppamento bis e venne assegnato alla 2a Armata (VI, XXVI e VIII Corpo d'Armata). Ebbe ingerenza t ecnica, disciplinare e d'impiego sulle artiglierie schierate nella zona : Mainiza-Lavagna-S. Andrea-S. Pietro-Gorizia.

CAPITOLO QUARANTADUESIMO

Le operazio1ti autunnali sulla fron,te i taliai\a in rapporto alla battaglia della Somme_ed alla controffensiva francese su Verdun - 7n. - sa - e ga battaglia dell' Ison.zo - Offensiva del Pasubio - · Azioni tra Avisio e Vanoi-Cismon Considerazioni - Regolamentazione di guerra . ed impiego delle artiglierie· in. conseguenza degli avve1,imenti ciel 1916 su tutte le fronti ed in particolare nel!' Esercito italiano - Dati relativi alle artiglierie italiane ed austriache alla fine del 1916 - L'artiglieria d'assalto cd i trattori a cingoli - La ·creazion,e dei Raggruppamenti pesanti campali.

PARAGRAFO

10

LE OPERAZIONI AUTU:\'NALI SULLA FRONTE ITALIANA IN RAPPORTO ALLA BATTAGLIA DELLA SOMME ED ALLA CONTROFFE~SIVA FRANCESE SU VERDUN - 7a, Sa, e 9a BATTAGLIA DELL' ISONZO - OFFENSIVA SUL PASUBIO - AZIONI TRA A VISIO E VANOI-CISì\'lOX - CONSIDERAZIONI. -L' Italia, dopo l'abile manovra centrale che l'aveva portata alla vittoriosa battaglia di Gorizia, · continuò a far onore agli impegni presi nella Conferenza di Chantilly sferrando offensive contempo. ranee o quasi a quelle degli Alleati, in modo da impedire che gli avversari svolgessero a loro volta manovre centrali. L'offensiva sferrata dagli austriaci nel maggio r9r6 sugli alti-

.


OPE RAZIONI S ULLA FRO~TE l•RA NCESE

piani aveva concesso ai Russi di svolgere vittoriosamente la battaglia di Luzk, e mentre le felièi operazioni del gen . .Mangin avevano perm esso ai francesi di rioccupare gran parte delle posizioni perdute attorno a Verclun, e ·mentre nel luglio_.ago~to gli inglesi ed i francesi si erano battuti accanitamente sulla Somme, . gli italiani avevano sfondato il fronte di Gorizia, decidendo così l' intervento della Romania a fianco dell' Intesa. Intanto il gen. Cadorna tenendo fed e a quanto convenuto a Chantilly, non si riposò sugli allori di Gorizia ma continuò ad es-ercitare una implacabile pressione sul nemico costringendolo a non sottrarre forze dalla nostra fronte, ed aiutando così gli Alleati fino alla fine di quest'annata r9r6 che fu veramente gloriosa per gli italiani e per i francesi, e durante la quale l' Italia compì operazioni assai più redditizie di quelle del 1915, con vantaggio proprio, ma forse pit1 degli Alleati. Gli avvenimenti alla nostra fronte, in omaggio al già citato principio di collaborazione fra gli AÌleati, sono ormai talmente legati a quelli delle altre fronti, sicchè, prima cli descrivere le nostre operazioni con particolare riguardo all'artiglieria, è opportuno fare un cenno alle az.ioni che si svolsero sulle altre fronti. BATTAGLIA DELLA SOMME. - Il 1° luglio ebbe mrzio l'offensiva franco-inglese che si svolse coi consueti criteri : di lunga preparazione d'artiglieria (r6 giorni e ½ !) ; lenta successione degli attacchi; e m·etoclismo cli azione che abituava la fanteria a tutto attendere dall'artiglieria senza sfruttare adeguatamente la potenza dei nuovi mezzi che, come ·il fucile mitragliatore e la granata da fucile Viven Bessiere erano stati assegnati alla fanteria . Le Divisioni impiegate nell'attacco vennero, in appositi campi d' istruzione, addestrate in precedenza per ottenere la concordanza d'azione fra artiglieria e fanteria e conseguire per ciò la tempestività dell'accompagnament o d'artiglieria in relazione all'azione· della ·fanteria. Gli inglesi . attaccarono su 24 km. di fronte · con 26 Divisioni, delle quali r5 in prima linea, ed i francesi su r6 km. di fronte con un totale di rz Divisioni. Le densità d'artiglieria erano notevoli: nell'attacco del 3 settembre, i francesi su 26 km. di fronte disponevano di : -

805

..


BATTAGL IA

DELLA SOMME -

CONTROFFENS IVA D I

VERDUN

I . zoo

pezzi d'artiglieria pesante, pari a r pezzo ogni 20 metri; pezzi di artiglieria di grande potenza , pari a I pezzo ogni 245 metri ; I. 200 bomharde pari I pezzo ogni 20 metri ; 700 pezzi da 75, pari a I pezzo ogni 38 metri. ro6

a

La lunga durata del tiro di preparazione per l'at tacco iniziale fece mancare in modo assoluto la sorpresa strategica, mentre quella tattica fu assai limitata ; i successi ottenuti inizialmente non ven nero rapidamente sfruttati; gli attacchi si seguirono ad intervalli troppo lunghi (1° luglio-14-20 luglio-3 settembre) , cosicchè nel complesso la lotta andò prolungandosi senza dare risultati proporzionati. Gli inglesi, i quali riuscirono ad ottenere maggiori progressi, avanzarono 10-15 km. Il tentativo di uno sfondamen to completo, che avrebbe dovuto portare la lotta in campo aperto, fallì pertanto in pieno. Di nuovo non vi era stato che il <e barrage roulant >>, mentre poi per la prima volta erano comparse sul campo di battaglia delle tanks, che però vennero impiegate in piccolo numero e mal collegate con la fanteria, di guisa che non si ottennero risultati apprezzabili, mentre per contro valsero a richiamare l'attenzione del nemico sul nuovo mezzo e lo indussero a studiare i procedimenti per combatterlo. CON'fROFFE~SIVA Dr VERDU~ . - (agosto- d icembre) . - Gli attacchi dei francesi sulla Somme, impegnando le rise~ve ci el nemico lo obbligarono a d iminuire la pressione su Verdun, e la za Armata, a cominciare dall'agosto, ne approfittò p er riguadagnare terreno con attacchi su fronti relativamente ristretti. Alla fine di ottobre gli attacchi si svilupparono su una fronte più vasta (7 k m.) avendo per obbiettivo la ripresa del forte di Douaumont. La preparazione d'artiglieria venne iniziata il 21 ottobre, ed il 24 le trupp e francesi, con slancio meraviglioso, ripresero il for te mentre poi il 2 novembre, dopo nuova preparazione d 'artiglieria· rioccuparono il forte di Vaux : così in qualche giorno, con perdite minime, venivano di nuovo raggiunte le -linee occupate ai primi di rµarzo. Il 15 dicembre venne sferrato un nuovo attacco su una fronte di IO km. facendolo precedere eia una preparazione d'artiglieria

-

806 -


7"

BATTAGLI A l)ELL' ISONZO

durata per 4 giorni: le truppe avanzarono su tutta la linea, ma mentre fu loro facile sulla sinistra e sul centro, incontrarono qualche difficoltà sulla destra, e però il 18 dicembre riuscirono . a ristabilire il fronte del 25 febbraio, e cioè i tedeschi, battuti sulla Somme, si videro portar via in poco tempo quelLo che avevano penosamente conquistato nella zona di Verdun. 'l'**

Passiamo ora ad esaminare le offensive sulla nostra fronte. BATTAGLIA DÈ·L L' I SONZO "(offensiva del 14-17 settembre . sulla fronte Giulia). - Il éomando Supremo, consolidata l'occupazione di Gorizia, intend ev~ impossessarsi del Faiti- Trstel. per poter poi agire a sud verso "l' H ermada, ed a nord verso le alture orientali di Gorizia e il S. Gabriele, ed all'uopo aveva· emanato le opportune disposizioni : le artiglierie della za Armata con imponenti azioni di fuoco dovevano attirare dapprima l'attenzione del nemico sulla zona di Gorizia, e successivamente dovevano neutralizzare l'azione delle Batterie nemiche situate attorno a Gorizia allo scopo di favorire l'avanzata dell'ala sinistra della nostra 3a ,Armata (XI Corpo d'Armata). Era così stato sta:bilito che non appena .la 3a Annata avesse conseguito qualche successo, la za Armata dovesse .sfruttarli attaccando le alture· ad est di Gorizia, ed all'orchè l' XI Corpo d'Armata avesse potuto avanzare verso il Veliki-Faiti, l' VIII Corpo d'Armata, doveva attaccare a sud di S. Marco. La 3a Armata dal Vippacco al mare disponeva delle seguenti artiglierie di medio calibro :

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Batterie di cannoni da I02 12 Batterie di cannoni da ro5 9 Batterie cli cannoni da I20

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Batterie di cannoni da 149 A 6 Batterie di cannoni da 149 G 14 Batterie cl i cannoni da 152

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F1g. I - 7• Battaglia dell 'Isonzo (14 Settembre 19r6) . Schieramento delle artiglierie pesanti campali e pesanti della 3• Armata . (ogni segno convenzionale corrisponde ad una òa tteria)

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SCHIERA'Ì\iE NTO .ARTIGLIERIE

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Bat terie di obici da 149 Batterie di obici da 210

Batter.ie di mortai da 3 Batterie di morta.i da

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210 260

8 Batterie di obici da 280 8 Batterie cli obici da 305

che vennero ripartite come segue : :XI Corpo (sinistra) : 126 cannoru, 52 obici, 13 1fiortai ; XIII Corpo (centro) : 91 cannoni, 14 obici, 20 mortai ; VI Corpo (destra) : 17 cannoni, 12 obici, 7 mortai. Inoltre, le predette due masse laterali del!' XI e del VI Corpo erano state rafforzate rispettivamente : quella di sinistra con 6 obici da 305, 16 obici da 280, 7 mortai da 260 sulle pendici nord del Carso) ; quella di destra con 7 obici da 305 e 14 obici da 280 (nei pressi di ì\fonfalcone). Infine, in cÒrrispondenza della sinistra dell' XI Corpo, . era vi una :massa di 24 cannoni da 149 A , I2 cannoni da 105 e 14 cannoni da 102, per agire in direzione di Ranziano a protezione della sìnistra dell' X I Corpo stesso. . Lo schieramento risultò . come . segue : a) - estrema desti'a : una massa di cannoni a lunga gittata; una .

massa cli grossi calibri; una massa cli cannoni di medio calibro; b) centro: una massa di cannoni di medio calibro; e) - estrema sinistra : una massa, cli grossi calibri ; una massa di èannoni di medio calibro. ~

· La massa di cannoni di medio calibro del centro era più impone nte di· ·quelle delle. ali, e poichè la fascia di schieramento distava da 3 a 4 km. dalla prima linea avversaria ed era profonda circa 3 km., riusciva possibile effettuare concentramenti su _tutto_ il fronte di attacço, mentre le artiglierie..-d i maggiore gitta,ta potevano fare concentramenti di fuoco a distanza di 6-8 km. oltre le linee nemiche, ed eseguire tiri isolati anche a maggiori distanze. ~

809


SV_QLGIMENTO DELLA BATTAGLIA

Era poi stato prescritto che l'azione delle artiglierie doveva passare per le seguenti fasi : tiri su centri vitali e tiri di inte1:dizione (da continuarsi anche durante le altre fasi) ; 2° - tiri di spianamento delle opere di difesa, con partecipazione · delle bombarde; tiri di controbatteria di iniziativa. La controbatteria doveva continuare anche nella seguente 3a fase intensificandosi col concorso delle artiglierie della za. Armata; 3° - accomp agnamento delle fanterie (sbalzi di 300 metri) e spianamento della za. linea nemica (Ranziano-Castagnevizza-Hermada) . 1° -

Alle ore 7 del 14 se ttembre ebbe inizio la preparazione d'artiglieria, che non potè però essere efficace su tutta la front e a causa della nebbia e del vento, tantochè verso le ore r 6, quando la nostra fanteria mosse all'attacco, soltanto le truppe dell' XI Corpo d'Armata, che puntavano verso il Veliki, poterono avanzare senza gravi difficoltà, mentre l'avanzata delle truppe dei Corpi d'Armata XIII e VII fu invece contrastata dall'artiglieria nemica che non era stata · sufficientemente neutralizzata dalla nostra : tuttavia anche queste truppe poterono progredire ; però verso sera l'azione fu sospesa. Il mattino del giorno seguente l'azione riprese con maggiore intensità, preceduta da tiri di grossi càlibri, che distruggevano la seconda linea tra Ranziano e Castagnevizza, e l' XI Corpo d' Armata riuscì ad occupare S. Grado di Merna, mentre il XIII Corpo occupava la quota 208 : preso p erç> sotto violento fuoco dell'artiglieria nemica il XIII Corpo dovette poco dopo ritirarsi. Il fuoco dell'artiglieria nostra continuò anche la notte seguente paralizzando i Comandi e interdicendo le comunicazioni del nemico, ed alle prime ore del mattino il tiro fu intensificato, ma le nostre truppe, ormai logore, non riuscirono a progredire. Di questi decisivi eroici attacchi delle nostre truppe, così scriveva l'arciduca Giuseppe d'Austria, Comandante il VII Corpo d'Armata austro- ungarico : la situazione dive1lta di ora in ora sempre più critica. Gli italiani fanno seguire gli assalti agli assalti e noi soltanto a prezzo di enormi perdite riusciamo a contenerli. E gli italiani ? Giù il cappello ! Lotte selvaggie e disperate hanno luogo tra noi e loro e soltanto la morte parla. Gli italiani vengono all'assalto in masse

-

810 -


83 BATTAGLIA DELL' lSONZO

compatte e subiscono perdite indescrivibili ; si fanno macellare in massa ma p ure continuano finchè pochi uomini rimangono in piedi. E questa lotta prosegue senza posa seminando morti e sterminii.

*** sa I Ln'TAGLIA DELL' I SONZO (offensiva del 9-12 ottobre). - Il Comando Supremo, riordinate le truppe e rifornite le artiglierie, decise di riprendere l'azione precedentemente descritta, con gli stessi obbiettivi e su per giù con le stesse modalità. Questa volta si verificò un fatto per ·noi molto favorevole : l' artiglieria nemica il 9 ottobre, e cioè proprio alla vigilia del giorno stabilito dal Comando Supremo p er il nostro attacco, fu molto attiva e svelò la posizione di quasi tutte le sue Batterie in modo che quando la nostra fanteria mosse all'assalto, e tali Batterie aprirono il fuoco, furono immediatamente controbattute da ben 28 nostri Gruppi di medio calibro. Nel frattempo le artiglierie della za Armata concorrevano alla distruzione degli apprestamen.ti nemici sulla fronte dell' VIII Corpo d'Armata, e quelle della 3a Armata concorrevano alla distruzione sulla fronte dei Corpi d'Armata XI e XIII. In tal modo le nostre truppe, partite dalle alture di Sobel , riuscivano a progredire fino alle pendici est del P ecinka. · L'artiglieria in questa battaglia fece come sempre .prodigi di valore malgrado le condizioni atmosferiche non sempre favorevoli. Il Bollettino del Comando Supremo dell' II ottobre 1916 dice : sulla fronte Giulia,. anche ieri intensa attività delle artiglierie ostacolata al mattino da nebbia... Sul Carso, sçonvolte le intricate difese nemiche con t iri intensi e precisi di artiglieria e bombarde, le nostre fanterie espugnarono e superarono quasi tutta. la linea di moiteplici trinceramenti antistanti a tutto il fronte fra il Vippacco e la quota 2 0 8 ...

*** 9a BATTAGLIA DELL' ISONZO (offenisva del 28 ottobre-4 novembre). - Anche questa offensiva ebbe gli stessi obbiettivi delle due precedenti e si svolse con modalità press'a poco analoghe. La preparazione d'artiglieria ebbe inizio il 28, ma dovette quasi subito essere sospesa percliè fittissima nebbia ostacolava l'osservazione. -8II-

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8• Bat taglia dell'Isonzo (ro Ottobre 1916 )

Schieramento delle artiglierie pèsanti campali e pesanti della 3" Annata. (ogni segno converiiionale corrisponde ad una l>atteria)

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8r2 -


9a.

BATTAGLIA DELL' ISONZO

Il mattino del 31 alle ore 8 fu ripreso il nostro tiro di preparazione che durò tutta la giornata; nella notte i medi calibri tennero sotto il tiro le trincee nemiche già sconvolte, ed il mattino del r 0 novembre intervennero anche tutti gli altri calibri. La preparazione durò fino alle n .30, dopo di che le nostre ·fanterie mossero all'attacco, nè i violenti e ripetuti contrattacchi· nemici riuscirono a fermarle perchè la nostra artiglieria intervenne sempre prontamente e tempestivamente con efficaci concentramenti di fuoco, mentre la nostra controbatteria, per quanto l'osservazione dell'aviazione fosse insufficiente, agiva energicamente contro i nuclei di S. Gabriele, Sella Dol, Ovcia Draga, Kemerliche, Biglia, Vogersko, Moherin, Gradiscutta, Flonclar e Medeazza. In tal modo le nostre fanterie, occupato il Fµ,iti ed il Volkovniak si potevano spingere fino al margine di Castagnevizza ove si consolidarono sotto la protezione delle nostre artiglierie che con violenti tiri di interdizione impedirono al nemico qualsiasi ritorno offensivo. I Comandanti cli Batteria e cli Gruppo furono ammirevoli, e molti cli essi per poter dirigere meglio il tiro, uscivano dagli osservatorii e si spingevano fin sulle p rim_e linee, incuranti del micidiale fuoco nemico. Perdette così gloriosamente la vita il magg. Giuseppe Beleno, nato a Fossato di Vico (Perugia), Comandante il LV Gruppo d'assedio del XXVI Corpo q'Armata, bella figura di artigliere, glorioso veterano della Libia e dell' Eritrea. Egli proveniva dai cosidetti « orologiai»; per titolo di studio era stato ammesso direttamente alla Scuola d'Applicazion~ come sottotenente d'artiglieria nel 1888, e fin d'allora in occasione di campi e di manovre si era fatto notare per la sua maturità d i giudizio, per la sua ponderatezza e sovratutto per la sua flemma di serenità imperturbabile, costante sempre anche nelle più scabrose contingenze. Giuseppe Beleno che aveva· avuto alle sue dipendenze Sem Benelli, venne da lui ricordato nel suo libro « Parole di battaglia)), colle seguenti righe : dopo alcuni mesi trascorsi sul Carso, la fortima mi fece incontrare con lui_sul fronte di Gorizia, e fui agli ordini·suoi. In questa guerra, in cui il valore pare una virtù che stia all'ombra, il coraggio del maggiore nostro pareva un racCOI\tO fantastico, .. Il gen. Badoglio lo. vide un giorno sul Sabotin,o così esposto elle a lui, valoroso, quell'audacia sembrò pazzia.


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Fig. 3 - 9• Battaglia dell'Isonzo (31 Ottobre 1916). Schieramento delle "'a rt iglierie pesanti campali e pesanti della (ogni segno convenzionale corrisponde ad una l>attciria}

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Battaglia dell'Isonzo (31 Ottobre 191 6) .

Schieramentò delle artiglierie pesanti campali e pesanti della 3• A,i:rhata. (ogni segno convenzional e corrisponde ad una batteria)

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815 -


OFFENSIVA SUL PASUBIO

Riportiamo dal!' Opera del!' Ufficio Storico del Ministero della Guerra « Le Medaglie d'Oro», la parte che concerne questo ·eroe: il suo Gruppo, situato nella valle delle Rose presso Gorizia aveva il compit o di battere la quota 171 di S. Marco; l'oss!lrvatorio era a quota 174 cli Castagnevizza. Ma egli soleva dire degli osservatorii : « Là dentro mi viene il mal di capo » ed anche in questa occasione volle uscire per meglio scorgere gli obbiettivi e dirigere su di essi più efficacemente il tiro dei suoi pezz.i. Per due giorni, qua.si, egli restò in, prima linea, ment re attorno a lui scoppiavano frequenti proiett ili avversari. Ma, colpito al _fine in pieno da una granata, perdeva eroicamente la vita.

A questo glorioso campione dell'artiglieria italiana fu concessa dapprima la medaglia d'argento, ma più tardi, per meglio onorare la memoria di chi aveva dedicato tutta la sua esistenza alla Patria, facendo fiorire attorno a sè come J.111a specie di leggenda per il suo costante eroismo, la 111èdaglia d'argento fu commutata in ·quella di oro, con ìa seguente motivazione: Fulgida figura di Coma1\dante e di combattente, siil Grafenberg, sul Sabotin,o, a S. Caterina, ,i Castagnevizza, diresse impavido il fuoco delle proprie batterie stando sempre sulle primissime linee che egli spesse volte olt repassò per spingersi ad immedi,Lto contatto dell'avversario e scrut arne mosse ed intendimenti, destando ovunque ammirazio1,e per il ·suo eroismo divenuto quasi legge1,dario fra le truppe. Per assicurarsi personalmente di aver ben preparato l'attacco delle nostre fanterie e per poterle meglio accompagnare nei loro sbalz-i si portò in un punto avanzatissimo e, splendido ese_m pio di valore e delle più elette virtì1 militari, vi rimase per circa due giorni in,trepido e sicuro, sotto violento bombardamento avversario d i ogni calibro, fino a che, colpito in pieno da una granata nemica, vi lasciò eroicamente la vit a .

*** Oltre alle offensive sul Carso è doveroso ricordare qùelle che si svolsero in altri settori cl.ella nostra fronte, e piì1 precisamente : OFFENSIVA SUL PASPBIO. - Il Pasubio era uno dei principali capisaldi della nostra difesa, e p er conferire ad esso quella solidità e profondità che gli mancavano, era necessario di allargare la nostra occupazione alle circostanti alture tra il Monte Roite _e i Sogli Bianchi.

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8r6 -


F ig . .5 - Ta,ga in memori<L di Giuseppe Beleno.

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817 -


OPERAZIONI SUL P ASUTHO

Durante le operazioni controffensive del mese di giugno avevamo tentato di riconquistare il Col Santo, ma non eravamo riusciti. Un altro attacco era stato tentato il IO settembre, ma aveva dato scarsi risultati, sia perchè eseguito in condizioni meteoriche sfavorevoli, sia per la dispersione delle forze e dei mezzi, e ciò perchè contemporaneamente all'attacco sul Pasubio erasi voluto eseguire un altro attacco contro la fronte Pozzacchio-Monte Spii, fortemente difesa. Il 9· ottobre fu ripreso l'attacco con l'intendimento di sfondare la linea nemica tra Sogi e là quota 2.059, e conquistare la zona del Cosmagnon sino a contatto della sua seconda linea. Le nostre artiglierie e bombarde aprivano il fuoco alle ore 7, e nel pomeriggio. le fanterie attaccavano con successo le trincee di quota 2.043 e progredendo verso le alture di quota 1.985-Panattone, mentre intanto il Battaglione alpini Monte Berico, superate, s0tto il fuoco nemico, le pareti a picco del Dente del Pasubio, dopo furiosa lotta ne occupav:a la parte meridJonale. Durante la notte anche le trincee di quota 1.985- Panattone furono completamen~e occupate, mentre il nemico si accaniva in infruttuosi contrattacchi. Il IO ottobre dopo adeguata preparazione di fuoco, fu conquistato tutto il terreno fra quota 2.043 e Sogi. Il giorno II fu dedicato a rafforzare le posizioni conquistate e nella notte sul r2, le nostre truppe con: un nuovo sbalzo raggiunsero le fald e del Roite e dell'altura di Caserma difensiva. Seguirono poscia p er parte nostra alcuni giorni di sosta per riordinare i reparti e rafforzare le posizioni, ma il Ì7 ottobre, con attacco di sorpresa, le nostre truppe ampliavano l'occupazione del Dente del Pasi.1bio e successivamente lo occupavano anche senz.a però poterne mantenere il p9ssesso, causa i furiosi concentramenti di fuoco delle artiglierie nemiche. Tuttavia il risultato fu socldi%facente, tanto più che in questa battaglia vennero catturati 873 prigionieri, di cui 30 ufficiali, mentre furono presi 8 cannoni, 6 mitragliatrici, alcuni lanciabombe e lanciafiamme e ricco bottino di fuci li e di munizioni. AZIONI TRA A VISIO E VAN01- C!Sl1'I0N. - Già nel luglio- agosto avevamo occupato : la Cavallazza e gli adiacenti passi di Rolle e di

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818 -


AZlO="I TRA AVJSI0 E VA="OI-C ISMON

Colbricon, alla testata del Cismon; l'altura di quota 2.354, a sud di Cima di Cece ; il Cauriol alla testata del Vanoi. Bisognava pertanto allacciare ora tali occupazion.i mediante la conquista di punti intermedi che valessero ad accrescere il nostro dominio sulla valle dell'Avi·sio e sulla strada delle Dolomiti che Ja percorre. Il 15 settembre, mentre nostri nuclei svolgevano azioni dimostrative verso le Cime di Busa Alta, Colloronclo e Val Maggiore, il Battaglione alpini« Monte Rosa», scalate le ripide roccie a nord-est del Cauriol, dopo quattro accaniti assalti espugnava una forte posizione in cresta a 2.318 metri cli altitudine facendo prigionieri e catturando armi. Il 17 le nostre truppe occupàvano l'altura di quota 294, a sud della forcella di Coldosa, alla testata cli Valle Fossernica (Vanoi), cd il giorno 23, reparti alpini espugnarono l' importante vetta del Cardinal a nord-est del Cauriol, superando l'accanita resistenza del presid io nemico. Contro la posizione da noi occupata l'artiglieria avversaria iniziò allora un intenso bombardamento che durò sino al giorno 28, ed a questa a?.ione di fuoco seguì un attacco nemico che fu però da noi nettamente respinto. Poco dopo una nuova nostra offensiva aveva luogo più a nord-est nelle valli di Travignolo e di S. Pellegrino, affluenti dell'alto Avisio, dove le nostre truppe già nel luglio avevano conquistato nel niassiccio del Colbricon la vetta pit't orientale, cioè quota 2.604. Il 2 ottobre arditi nuclei di bersaglieri sotto il fuoco nemicQ scalarono le ripide pareti rocciose della seconda Cima ciel Colbricon e se ne impadronirono. Nella notte sul 3 ottobre l'avversario, dopo un intenso tiro di preparazione d'artiglieria, attaccava più volte ma sempre senza risultato tutte le nostre posizioni sul versante meridionale di Valle Travignolo, e pertanto i nostri non solo lo contrattaccarono ma lo inseguirono anche, riuscendo così a guadagnare nuovo terreno. In ·fine il giorno 5, in Valle S. Pellegrino una nostra colonna espugnava forti trinceramenti nemici sulle pendici di Cima di Costabella, catturando prigionieri ed armi. Richiamata così verso nord-est l'attenzione dell'avversario, ' il giorno 6 ricominciavano i nostri attacchi alla testata del torrente Vanoi, con la conquista della vetta 2 . 456 nel massiccio di Busa Alta, potentemente fortificata. La nostra conquista fu contesa dall'avversario che, nella notte sul 7, nella giornata successiva e nella notte sull' 8, con valore e tenacia ripetè gli attacchi ·intercalandoli con concentramenti di fuo co di grande violenza ed estendendoli


CONSIDERAZIONI

sino alla zona del Cardinal; ma a nulla valsero queste azioni perchè il valore dei nostri alpini ed i tiri precisi e fulminei delle nostre artiglierie ricacciavano nettamente il nemico. Nella giornata del 9, dopo un attacco dimostrativo sulle pendici di Cima di Bocche, nel versante settentrionale di Valle Travignolo, il nemico attaccava con grandi forze· la seconda cima di Colbricon, ma respinto con gravi perdite, nella sera sferrava un nuovo poderoso assalto sulle pendici di Cima di Bocche, riuscendo ad occuparvi alcune trincee, che però un nostro vigoroso ritorno offensivo riusciva a sua volta a rintuzzare completamente e ci faceva rioccupare le trincee perdute. La sera del IO ingenti forze nemiche, col concorso di numerosa e possente artiglieria, reiteravano con tenace insistenza furiosi assalti contro la nostra posizione cli Busa Alta, ma bersaglieri ed alpini, gareggian·do in valore, resistettero prima, e contrattaccando poi alla baionetta inflissero al nemico gravissime perdite. · A metà ottobre le primè abbondanti nevicate chiudevano le operazioni anche in questo. scacchiere.

*** Se si fosse realizzata la sorpresa, le nostre offensive di cui qm si è parlato, avrebbero certamente dato ben maggiori frutti; ma la sorpresa mancò sempre e quindi si dovette agire di pura forza senza avere mezzi sufficienti. Infatti il numero dei nostri pezzi non era adeguato al duplice compito dell'artiglieria, di dovere cioè per- una parte neutralizzare l'artiglieria nemica e d'altro latò spianare la strada alla fanteria, mentre ben più facile era la missione dell'artiglieria nemica che non aveva altro compito che quello di concentrare i fuochi sulla nostra fanteria avanzante e sulie posizioni da essa occupate. Tutto ciò non esclude e devesi quindi riconoscere che da noi la cooperazione tra fanteria ed artiglieria era già notevolmente progredita pur non essendo ancora suffi.cierf'~e. Altrettanto si può dire della controbatteria che sebbene anch'essa molto progredita e sviluppata rispetto ai periodi precedenti non potè però dare tutti i frutti desiderati sia per difetto di organizzazione, sia per difetto di osservazione aerea, e sia infine talvolta per le avverse condizioni atmosferiche. -

820


DE.KSl'rÀ DI SCHIERAME.'.\'TO ALLA

711 B ATTAGLI,\

A dare un'idea dello sforzo dell'artiglieria nelle principali battaglie che abbiamo èlescritto in questo paragrafo citiamo alcuni dati sulla densità di schieramento e sul consumo delle munizioni, tratti da uno studio del gen. Carlo Geloso (Riv. d 'Art. e Gen., volume 1°, 1925) (r). 78 BATTAGLIA DELL' ISONZO fronte d'attacco :· da S. Grado di i\lerna al Liscrt - J<m. DENS ITÀ MEDJ A

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(r) Per la esatta iuteq>retazione dello tre seguenti Tabelle, si avverte che la densità media di pezzi va intesa nel senso di presenza di un pezzo ogni tanti metri, e cosi nella p rima Tabella la densità delle artiglierie di grosso calibro risulta da l quoziente di metri 13.000 di fronte divisi per il numero totale di bocche da fuoco 56, e cioè il numero 232 sta ad indicare che eravi un grosso calibro ogni 232 metri di fronte.

-

821 -


3a BATTAGLIA DÉLL' ISONZO fronte d'attacco - I{i\1. 14 DE1'<SITÀ MEDIA D E I P E ZÌI

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REGOLAMENTAZIONE Dl GUERRA ED IMPIEGO DELLE AHTIGLIERIE

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REGOLAMENTAZIONE DL GUERRA ED IMPIEGO DELLE ARTIGLIERIE IN CONSEGUENZA DEGLI AVVENIMENTI 'DEL 1916 SU TlJTTE LE FRONTI ED !N PARTICOLARE NELL; ESERCITO ITALIANO (1).

L' inverno 1916-17,, analogamente agli a ltri inverni della grande guerra, costituì per gli eserciti cli tutte le potenze un periodo cli riordinamento e cli preparazione per le future operazioni. Tra i molti provvedimenti, dovunque si cercò cli trarre i frutti delle esperienze :fatte nelle azioni precedentemente svolte e cli disciplinarli mediante circolari e regolamentazioni, volgarizzate con opportuni corsi applicativi . . (1) In questa nota s i ritiene necessario stralciare dal testo e mettere in evidenza quanto nel campo tecnico artiglieresco, nella stessa zona d elle opera;;io11i, è stato escogitato e messo in atto, dimostrazione della passione, d ella genialità e della capacità tecnica dei nostri u fficiali d 'artiglieria, che si somma ai risultati conseguiti. Il periodo di guen-a duramente combattuta aveva messo in luce alcune manchevolezze della nostra preparazione bellica in specie nel campo della preparazione del tiro delle artiglierie, e però i numeros i problemi che di mano in mano andavano ponendosi vennero risolti nei modi migliori pei: in iziativa individuale; e specialmente nell'inverno 1916-17 si ebbero . le più complete e concrete manifestazioni di questo lavorìo. Innanzi tutto il concetto prngiudiziale che il tiro delle artiglierie leggere non dovesse essere appesanti to con preparazione e con calcoli - concetto diffuso nella grande massa degli artiglieri e che invano mollo prima delJa guerra spiriti illuminati come quello dcli' allora magg. Alfonso .M attei avevano combattut? - andava scomparendo dopo più di un anno di esperienze. Le tavole di tiro divenivano corredo pr.ezios9 del comandante delle batterie campali non solo, ma poichè il terreno montano e le atto quote non trova~ano rispondenza per l' impiego, non previsto, nella documentazione tecnica dei reparti , si sentiva la necessità che tale documentazione venisse estesa. Si aggiunga inoltre che lo sviluppo della rete stradale montana permetteva di giorno in g iorno l'afflusso in zone, fino allora assolu tamente impervie, di bocche da fuoco pesanti campali e d i medi e grossi calibri d'assedio, cosicchè anche per queste la esistente predisposta docum entazione tecnica si mostrò ben presto inadeguata. DisUvelJi cospicui, posizioni defilate, tiri al disopra di ostacoli rilevanti e di tnJppe amiche, ponevano problemi urgenti e seri i. Gli org;ni tecnici, sorpresi dall 'accumularsi dei problemi e dal]' ingente quamità di lavoro necessario per poxtadi a soluz.ione, _e d'al tra parte .inadeguatamente preparati non potevano segu ire le richieste assillan ti, tantochè grnn parte del lavoro di preparazione per s iffatti t iri, venne espletato presso i reparti e comandi di artigli('.ria sulla linea di fuoco. Con metodi disparati s i cercò di ampliare i dati offerti dall~ esistenti tavole di tiro e di procedere alla costru2,ione di • Traiettorie Grafiche», poi a po·co . a poco i comandi di artiglieria delle grandi Unità raccolsero il lavoro che poteva essere uti-

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CIRCOLARI E REGOI,A MENTAZIONI DEI VARI COMANbl

In Italia tali attività vennero svolte non solo dal Comando Supremo, ma bensì anche dalle Armate e dai Corpi d'Armata. Sovratutto pèr quanto riguarda l'artiglieria la documentazione in materia è assai copiosa e ricca di insegnamenti. Le alte autorità pi·ecitate, logicamente, invece di raccogliere tutti i dati di esperienza e fare un'unica pubblicazione alla fine dell'anno, man mano che se ne presentava l'opportunità compilarono di volta in volta Circolari che, diramate rapidamente .fino alle minori Unità dell'Arma, consentivano di mettere subito a frutto le esperienze nostre e degli altri bellìgeranti in modo che i nostri procedimenti di impiego d'artiglieria si mantennero all'altezza cli quelli in uso presso gli Alleati, e, nonostante le maggiori difficoltà del terreno del nostro teatro di operazione e la considerevole inferiorità di mezzi, i risultati furono davvero ottimi. { li z7.ato, lo avocarono a sè e lo coordinarono valendosi di distinti e colti ufii cia li, fra i quali ricordato in primissima linea il capit. prof. Mauro Picone. .Durante la sosta invernale qui ricordata fu dato il massimo impulso a tale altiyità, e s iintrapprese il s istem.:ttico e rigoroso calcolo di fasci di traiettorie per i proietti delle p rincipali bocche da fuoco. Scartati i vari metod i celeri propos ti dalla balistica esterna si ritenne opportuno riconere per ragioni di. maggiore esatteozza ali' integrazione approssimata delle equazioni dWerenziali del moto del proietto, e si addivenne cosi alla costruzione di fasci di traiettoi-ie grafiche per i mortai da r49, da 2 10, da 260, per gli obici pesanti campali da 1 49, da 280, da 305, per i cannoni da 1 49, da r 52, da 105 ç da 75. Propugnatori di q uesto lavoro che tanto rendimento apportò a ll'effici enza deJla n_o stra artiglieria, furono in tempi successivi gli artiglieri : · gen. Federico Baistrocchi, ge.n. Carlo Ferrario e gen . Roberto Scgrc ricordati in altre pagine di questa Storia.

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*** :Un'al tra forma di attività tecnica che ebbe sviluppo in questo periodo e cbe p er tempo non breve cost ituì un 'altra ardua fatica da ascriversi principalmente al ricordato capi t. prof. }lauro Picone fu la costruzione d i « Tavole cli tiro ad angolo ·fisso». Sempre in dipendenza della conforrnazione d el terre.no che costitui va il più esteso teatro delle operazioni, molte batterie venivano a trovarsi o per le loro caratteristiche balistid1 e o per necessità di impiego in condizioni di non poter esplicare la loro azione totale nel propr:io settore cli tiro, o erano costrette a ricorrere a complicati e len ti ripieghi , ed in definitiva ad avere diminuita la propria efficienza. Studiato il problema sotto tutti i punti di vis ta e, fortunatamente dal punto di vista pratico e non soltanto con elucubrazioni cli tavolino, furono adottate sul terreno quelle provvidenze che meglio servivano ad a t tenuare gli inconvenienti. Ma praticamente per tutte le bocche da fuoco, cannoni compresi, si dovette riconoscere là convenienza di una predisposi-

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COMMENTO DELLE CJ.RCOLAI<I P l<ECEDRNTI

Nel precedente capitolo quinto si sono riportati i testi integrali delle due Circolari 750 e 750 bis rispettivamente del 20 settembre e del r7 ottobre r9i6 ; l'importanza di tali circolari fu ed è tuttora tale per cui si _ritiene opportuno per non dire necessario di doverle riprendere in esame commentandone sovratutto i p unti salienti che costituirono vera dottrina basilare per ·l'avvenire. La prima Circolare del 20 settembre cominciava col parlare della durata delle riprese offensive rispetto ai risultati conseguibili, e faceva notare che ogni attacco, preparato con molta cura e perizia e largamente alimentato con tutti i mezzi occorrenti, in tempo relativamente assai breve e talvolta anche di primo iri1peto porta ad un risultato soddisfacente od addirittura grande, ma subito dopo l'equilibrio delle forze contendenti si ristabilisce rapidamente e quindi zione d i tiri ad angolo fisso. E con criterio tecni co ris pondente a lle necessità contingenti 1-i .:i ddivenne alla comp ilazione d elle rela tive t.:ivole. Co mpilate, diffuse e largamen te applica te - per buona sorte - quando la loro applicazione era utile, questa nob ile cd onerosa fatica non ftt tenuta nel con to che meri tava. Ques ta documentazione sussidiaria, d imostratas i speri men talmente necessario complemento, fu altamen te apprezzata dai combattenti e.be avevano maggiori c.apacità tecniche, fu subìta da altri, fu discussa negli uffici dei tecnici, e finì... p er· essere posta in oblio. Oggi, in cui purtroppo si ha tendenza a dimenticare gli insegnamenti del passato ed i risul tati della pratica esperienza d i coloro che ci hanno preceduto e che in d efinitiva costituiscono . elementi di scienza, sen tiamo il dovere di ricorda re q uanto è s ta to faticosamen te e con sano criterio ela bora to, non soltanto per i risultati a suo tempo conseguit i, ma anche e sovra t.utto per quelli che 1-c n e potranno. ricavare in avvenire. Ricordiamo in q uesta occasione una conferenza su « L' A,-tiglieria. italicma net/(! gnc·rra 111otutiale" tenuta dal p rof. Picone a ll' Università di Catahia n el gennaio 1923, nella quale sono con particolare vivaci tà e competenza messi in luce i problemi tecnici che si sono presentati agli artiglieri della grande guerra, per gli insegnament i che se ne possono trarre.

*** Altra questione tecnica che ha avuto il s uo inizio nell'ultimo scorcio' del 1916 ed ha avuto in segui to il suo sviluppo e la sua soddisfacente soluzione pri ncipalmente ad opera di un va]en te artiglfcrc, il. gen. Del Pozzo, è qtiella della costru:iione dei « Piani di ba tteria ». Come è noto , il piano cli batteria è costituito dall.:i proiezione sulla carta topogralica (o sopra un Incido) di tutti i bersagli che possono essere battut i dalla ba ttcri.:i. La conoscenza dei piani di. bat teria del Settore d~ al Comandan te d'a rtiglieria la possibilità della rapida ed eftic.:ice manovra di fuoco. Nel!' inverno r916-r7 la prat ica della costrnzione dei piani di batteria, anche por le

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COMME NT O DE.L I,E CIRCOLARI PRECEDENTI

i success1v1 sforzi per ampliare il successo i>rima ott enuto riescono sterili o quasi, e ad ogni modo si sviluppano in c.onclizioni cli svantaggioso rapporto fra il dispendio dei mezzi ed i risùltati, se pure talvolta non danno addirittura luogo ad arretramenti : insomma · nel primo giorno si ha generalmente il massimo risultato in rapporto con le minime perd ite, dopo di che tale rapporto si capovolge rapidamente. Occorre dunque saper cogliere senza ritardo quel punto critico di inversione del rapporto :fra i mezzi impiegati e i risultati ottenuti, e saper allora fermare senza esitazione le operazioni conseguite per consolidare immediatamente i vantaggi conseguiti e quindi ricominciare la metodica e completa preparazione di un nuovo sbalzo . Quan to al tratto della fronte da attaccare si precisava che esso doveva essere determinato cosi che i mezzi disponibili assicurassero artiglierie leggere, andò diffondendosi ed affermandosi con i vantagg i che è ovvio descrivere perchè oltre all'essere intui tivi hanno avuto la loro conferrna dagli a vveni lllen ti eh(\ s i sono s ussegui ti: il 1917 segna infa tt i per l'organizzazione a rt iglieresca una serie continua d i indiscutibili success i che s i ripetono e s i amplificano fino alla battaglia del Piave ed alla vittoria finale.

*** Non si può cbiu~Lere q uesta Nota senza accennare alla introduzione d ell'uso dei coefficienti di conezione in relazione alle mu tevoli condi zioni dell'a tmosfera . e del ma teriale. È infatti negli u lt imi mesi d el 1916 e nei primi elci 1917 che s i ini1,ia la pratica di apportare ai da t i di tiro siffatte cone1.ion i, a segui to della comp;:u·sa di pubblicaz ioni effettua te a cura della 3• Arn1ata, riportanti i rela ti vi coefficienti numerici per alcune bocche da fuoco, comprese quolle campali. ìi principale a rtefice di questo ul teriore perfezionamento un altro noto e valente artigliere, il gen. Roberto Segre, i l quale, passato poi alla 6• Armata diede ancora maggiore sviluppo a questo suo la voro. I tiri d'artiglieria nella · guerra di posizione dovevano essere cara tterizzati da \1na gran· dissima precisione. È assurdo pel)sare ad un aggius tamen to ogni volta che si apre il fuoco, nè sarebbero d'altra parte possibili i tiri di not,te, i tiri su bersagli cbe offrono difficoltà d i osservazione, i tiri in condizioni meteorologiche sfavorevoli, i tiri di sorpresa, ecc, e-cc, Parallelamente a quéste considerazioni è superfluo ricordare ciò che è ben noto agli artiglieri o eioè come tra un tiro e l'altro, effettuati con gli stessi dati, si riscontrino sensibil i diHerenze di gi ttata anche quaJtdo soltan to tali tiri vengano eseguiti in ore diverse della giornata . Se poi va riai10 eccezionalmen té le condii.ioni meteorologic.he, pressione, temperatura, stato igrometrico ed in definitiva la densità dell'aria, le differenze in gittata raggiungono va lori di ettometri. ..'\!tre· differenza sensibili s i hanno iii conseguen'.ta delle variazioni di peso d<'i proietti, variazioni che in tempo di guerra posson? assumere ragguardevole entità, mentre

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COMMENTO DELLE CI RCOLARI PRJ.;CEDENTI

un'azione veramente vigorosa su tutto il tratto prescelto e avere .ampiezza tale da rendere impossibili od almeno malagevoli su di esso gli intensi concentramenti di tiro per parte dell'artiglieria avversaria. Questa Norma, era detto nella Circolare, non doveva soltanto osservarsi nel progettare e avv:iare l'azione, ma doveva farsene applicazione anche in tutto lo sviluppo dell'azione stessa, avuto riguardo al modo col quale il nemico trasporta fulmineamente il tiro di numerose sue batterie sui tratti parziali della fronte da noi attaccata, nei quali venga da parte nostra limitata l'avanzata in determinati momenti dell'a.zione. Nel tratto da attaccare lo spazzamen to delle çlifese nemiche deve essere pieno ed assoluto. Non si deve attaccare se non si sieno prima raccolti e predisposti con cautela (in misura sicuramente po i altre differenze s i rilevano an cora in conseguenza della d irei.ione e dell'intens ità del vento . Nel terri torio delle uosire operazioni vi erano fort i o.scursioni di tempera tura e di press ione di 01·a in ora ; di ora in ora s i manifestavano mutevoli condizioni di correnti aeree, i proi<,tti presentavano forti percentuali nelle differenze di peso in dipendenza del loro affrettato allestimento, d ella improvvisata organizzazione degli enti produttori, della non perfezionata capacità delle maes~ranze, della scarsità del materiale; ragioni tu tte che imponevano larghezza di limiti npi collaudi. A queste ragioni di variazioni nelle gittate si aggiungeva i l rapido logorìo delle bocche da fuoco che incideva pure sensibilmente sulle gittate: tra l'inizio e le fasi successive di una .s tessa azione s i r ilevavano, a parità cU altre condizioni, differcnzc effettivamen te pericolose per le nostre truppe partecipanti al .combattimento. D'altra parte poi ancora le limitate dimensioni dei bersagli, elci luoghi di passaggio obbligato su cui era opportuno mantenere sempre il tiro ben aggiustato, l'andamento i rregolare delle lir1~e, l'csistenz;r di trincee avversarie ad immediato contatto, la predisposizione d ei tiri di sbarramento e· numerose altre ovvie ragioni, esigevano. n el tiro precisione assoluta e continua, e tan ta maggio1·e precisione quanto più le condizioni meteorologiche si pxese.ntavano avver~e. Jn fatto di tiri di sbarramel,lto il terreno montano, per la su a conformazione, esigev a poi particolare précisicne e costanza cli risul tati, perchè se il costone da bat tere presenta va andamento superficiale prossimo al· l'andamento d ella curva della traiettoria, p, iccolissime variazioni di gittata ..potevano spostare il tiro di ccntinaia e ·centinaia di metri cosicchè il ·tiro diventava fatale agli scopi da raggiungere, o quanto meno si ~isolveva in uno sperpero ingente di m\lJlÌzioni. Di fronte a questi imperativi categorici: ·precisione cli t iro e costan.za di effetti, il Comandante cli batteria disponeva soltanto dell'osservazione diretta del. proprio tiro, e solo poteva tenere conto ed entro modesti limiti, del logorìo della bocca da fuoco - quando ciò gli r iusciva possibile - mentre invece la maggior pa1·tc delle azioni cui era .chiamato a partecipare si svolgevano od avevano inizio di notte oppure in condizioni meteorologiche avverse, e cioè quando l'osservazione risultava difficiliss ima o impossibile. L'aver .messo a di-

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COMJIU:NTO DELLE CfRCOLARl PRECEDENTI

sufficiente, meglio se sovrabbondante) gli strumenti destirni.ti ad operare di sorpresa la simultanea e completa distruzione dell'ostacolo, su tut ta la fronte di irruzione. Al calcolo di questi mezzi (essenzialmente bombarde) deve darsi un' importanza grandissima. I mezzi stessi devono essere raccolti traendoli dalle Unità non irppegnate in azioni offensive, avendo presente che nella distribuzione loro fra le Unità dipendenti ogni criterio di ripartizione. uniforme o di assegnazione organica permanente costituirebbe un vincolo inopportuno e la negazione assoluta di ogni buon criterio di impiego. Quindi : azione a massa e di sorpresa; massimo sfruttamento del terreno p er quanto concerne lo scaglionamento in profondità ; opportuno completamento di azione fra, i minimi ed i maggiori ca~ s posizione di chi dirige il fuoco elemen.ti per compensare con sicurezza di r isultati la mancata osservazione ed assolvere ai compiti basilari d' impiego, ha certamente costitui to una importante tappa nel progresso organizzativo dell'artiglieria. · Purtroppo, cori quella mentalità cho costituisce da secoli una delle nos t rç carat teristiche etnogeuiche, non modificate affatto dal così detto dina mismo moderno perchè proprio nel . campo della nostra artiglieria ne abbiamo recenti o clamorosi esempi, l'int roduzione di questa auspicata i1uiovazionc fu piuttosto ostacolata, ma dove eb be diffusione diede r isultati superiori all'aspettativa fin dall'inizio. Poco per volta,' grazie all'azione ilJuminata di valenti artiglieri, fra i quali è dovefoso 1·icordare gli allora colonnelli Campana, De Pignier, Montefinalc, il teo. col. Baldassarre, i magg. D'Aponte, FautilH, i capi t. Sper,mzini, Barelli e Picooe che con diretta opera di persuasione ed insegnamenti, con · Studi e con scritti illustrarono i vantaggi dell'uso dei coefficienti di correzione volgar izzandone i concett i, questa sol uzione ~gli ardui problemi d el tiro si impose e fu universalrnente adottata.

*** Il periÒdo invernale 19r 6- 17 segna nel campo tecnico l' inizio o l'affcnnazione ·a i importanti innovazioni, frutto dell'esperienza di guerra, che dobbiamo dire, a tutto vanto dell'ar tiglieria italiana, non trova altrettan to riscontro nè presso le artiglierie degli AJleati nè presso le artiglierie delle Nazioni avvers'a rie. Altri problemi di secondaria importanza vennero risolti nel <:arnpo tecnico in uu ione ed in conseguenza della soluiione dei problemi di impiego determiJ1a ta dalle Circolari cui s i è (atto parola io questo capitolo, ma è sovra tutto da rilevare l'indirizzo metodico e scientifico dato agli inseg1lameuti di guerra ed alla soluzione tecnica dei problemi che volta a volta si presentavano. Ciò si è verificato in grazia di quella solida preparazione scientlfì.ca che d ist ingueva nella guerra passata la massa dei nostri ufficiali d'artiglieria, i quali, senza averne esplicito segno cli speciali zzazione erano tecnici nel p ieno e completo s ignificato della· pa rola, tanto da potere, com battenti ed in combattimento, da re piena solur,ione a complessi problemi,

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COMMENTO Dl,LLJ, C fRCOLAIH PRECEDENTI

libri ; preparazione anticipata di numerosi appostamenti per la rapida messa in azione di batterie che dovessero spostarsi durante l' azione. Nella distruzione dei trinceramenti e dei reticolati lo scopo da raggiungere è quello per cui al momento dell'irruzione delle fan terie nella l_inea nemica, i varchi praJicati non costituiscano già una ec~ezionc, ma un'eccezione sieno invece i tratti rimasti intatti. Per quanto concerne lo schieramento delle artiglierie (e ciò doveva valere tanto per l'offensiva quanto p er la difensiva) sia largamente praticato il criterio che deve regolare il meccanismo dei trasporti di tiro. Il numero delle bocche da fuoco che ad un semplice cenno debbono poter avere efficacia sui punti che la conocenza del terreno addita come i probabili p ei· eventuali necessità di con- . centramento di fuoco, deve essere assai grande rispetto al totale dei pezzi di cui si dispone. Le postazioni d'artiglieria capaci di azioni cl' infilata cd obliqua devono essere ricercate sempre che sia possibile pcrchè in pratica si dimostra l'efficacia delle batt erie in esse sistemat e. L'azione contro l'artiglieria avversaria non deve esplicarsi, se non in via d'eccezione, con tentativi di smonto sistematico, i quali si r isolvono sempre in pura perdita di t empo e cli munizioni, ma piuttosto invece con tiri di neutralizzazione a shrapnel e sovratutto con proietti a gas asfissianti. Quest'ultimo sistema, nei pochi casi in cui fu applicato, ha dato buoni risultati, e devesi vincere la riluttanza incontrata per impiegarli. In ogni modo poi per il tiro contro le batterie avversarie, il momento singolarmente opportuno è quello in cui la nostra fan teria dare alle soluzioni la convalida speriiuentale, s viluppare· gradualmente ques te soluzioni nel pros ieguo della guerra con una serie di iniziative individuali in tese a scopi de finiti ed omogenei, rilevando olt re a lla c.'lpacità t ecnica, una unità di dottrina, indice di tm allo lirnllo culturale <' di una sa,,a organizzazione. L: da augurarsi che questa tradi,. ione affermatasi ancora cosl hrillantemcnte nella grande guerra 1915- 1li abbia a porpctuar~i nella nostra Arma nonostant e le generali od ierne tendenze all'oblio ed alla impronrisaziooe. I risultati cli questo for vore d i opere tecni che, fa tte le eccez ioni su cui abbiamo richiamato l'a ttenzione del let tore, vennero nel dopo guerra a cost it ui re solida ccl efficiente base alla regolamentazione tecnica artiglieresc.-i, e per questo motivo ancora si sono volute mctt<'re in part icolnre evidenza con cenn i sintetici , m:i, ci lns ingh iamo, n on per questo meno ef. lìcac i.


COMMENTO DELLE CIRCOLARI PRE CEDENTC

è maggiormente soggetta all'azione delle batterie stesse, m entre di massima tale momento non è quello in cui esse tirano sui n ostri pezzi; per l'azione di tiro contro 'l e batterie avversarie è anche molto opportuno il brevissimo p eriodo che precede l'istante in cui le nostre fanterie balzano fuori dalla t rincea. Circa l'uscita d ei reparti dalle trincee ed il loro sbalzo innanzi, le predette Circolari precisavano essere essenziale : che su t utto il tratto stabilito, l'uscita sia contemporanea ed eseguita assolutamente di scatto ; che le cose siano regolate in modo che, non appena cessato il tiro di artiglieria cli preparazione immediata (cioè l' intensificazione del tiro che suole precedere l'attacco) , le fanterie non ritardino un solo istante il loro scatto, ma si gettino senza indugio sui trince ramenti nemici, sim ultaneamente su tutta la fronte. Solo a questa condizione è possibile piombare su questi ultimi con efficace sorpresa, prima che i d ifensori si siano riavuti dal perturbamento prodotto dai nostri tiri . Tale simultaneità d i movimenti su tutta la fronte di attacco giova a frustrare i tentativi fatti dal nemico per concentrare i suoi tiri su d eterminati tratti della fronte stessa : cvidentery1ente p erò siffatta contemporaneità non p uò aver luogo se non siasi verificato · lo spazzamento completo delle difese n emiche, il che conferma che nell'aziori,c delle bombarde e · delle altre artiglierie d estinate allo sconvolgimento delle. difese stesse, non d evono assolutamente tol· lerarsi manchevolezze od imperfezioni . Quanto alla durata del tiro cli artiglieria di preparazione l'unico criterio è che tale durata d ia modo e tempo di raggiungere in modo completo gli scopi di questo tiro : in pratica però, per assicurare la simultaneità dello scatto d elle fanterie ed evitare equivoci e contrattempi, convien e - sulla base di un calcolo approssimativo del tempo occorrente p erchè tale tiro sia efficace - stabilire in precedenza il momento in cui d-etto scatto d eve avvenire. Facevasi pertanto rilevare che questa parte del dispositivo è singolarmente d elicata, in quanto potrebbe dar luogo al p iù completo insuccesso d ell'operazione qualora avvenisse che nel momento prestabilito i desiderati effetti d el tiro non sieno ancora raggiunti ed a vesse

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COMMENTO DELLE CIRCOLARI PRECEDENTI

tuttavia ugualmente luogo l'avanzata delle fanterie. Era quindi indicato che per ' impedire che ciò avvenga occorre che con segnali preventivamente convenuti, molto ch,iari e qen conosciuti, le cose sieno predisposte così che in tale eventualità si possa con sicurezza far pervenire a tutti l'ordine di protrarre l'inizio dell'avanzata ed ottenere quindi che questa abbia luogo simultaneamente e di scatto nel nuovo istante, così prestabilito. Ed a ·questo proposito, con particolare riferimento all'aH:acco di° posizioni di montagna,· il Comando· Supremo metteva in evidenza la necessità che lo schieramento delle batterie, le accuratissime predisposizioni preventive e la sufficiente quantità di buoni mezzi di distruzione do;vessero essere tali da consentire di abbreviare il pii1 possibile il tiro d'artiglieria di preparazione. In tali casi e cioè allorquando il tiro di preparazione può essere svolto in breve durata, incominciare il tiro d'artiglieria un giorno prima dell'attacco significa comprometteie a priori la riuscita dell'operazione, in quanto che questo inizio prematuro del tiro costituisce invito al nemico a rinforzare l'occupazione di posizioni arretrate, tenute fino allora con poche forze e non di rado distanti varie ore cli marcia. La Circolare accennava poi ancora a due punti importanti : la sorpresa e· l' influenza delle condizioni atmosferiche. Per ottenere la prima si .raccomandava di tenere segretissima fino all'ultimo istante la data prefissata per l'operazione ; sorvegliare moltissimo gli individui sospetti, sospendere l' invio cli pattuglie, ecc. ; e quanto al}' influenza delle condizioni atmosferiche essa veniva riconosciuta di taJe importanza da consigliare di rinunciare eventualmente all;aiione prestabilita, se nel momento scelto pel suo inizio le condizioni atmosferiche non dessero buon .affidamento ; ciò specialmente perchè pioggia e vento riducòno l'efficacia del tiro d'artiglieria, e vento e umidità ostacolano i tiri con proietti asfissianti. Colla s·econda Circolare 750 bis del r7 ottobre, intregra trice della precedente, era detto che la recente azione sulla fronte Giulia aveva confermato di quale altissimo valore p ratico sia l'accurata preparazione tanto del tiro di artiglieria quanto di quello delle bombarde, mentre ha altresì confermato la convenienza di sospendere l'azione offensiva non appena si intravveda il punto critico, oltre il quale scemano i nostri progressi ed aumentano invece le nostre perdite : in proposito si richiamava l'attenzione sul fatto che sospesa -

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COMMENTO Dl.;LLE cmcoLARl PRECEbEN1't

l'azione offensiva occorre prontamente predisporsi per infliggere al nemico il niassimo di perdite, specialmente con fulminei concentramenti di fuoco non appena esso muoverà al col!-trattacco. Se tutto quanto qui detto vien fatto, la Circolare diceva che bisogna tenersi pronti a sfruttare l'eventuale scotimento della compagine organica dell'avversario per ampliare p er . quanto si può i vantaggi materiali già conseguiti. E p ertanto per giudicare se questa seconda azione convenga occorrono prontezza d 'intuito e squisito senso della situazione, e ad ogni modo anche tale seconda azione non dovrà essere sviluppata oltre quel punto critico nel quale cesserebbe di essere fruttifera per entrare in fase di logoramento. In sostanza, col minimo p ossibile di perdite si deve t endere al massimo sfruttamento dei risultati ottenuti dall'azione distruggitrice del tiro . d'artiglieria. Le fanterie che diventano sempre più preziose debbono quindi C'SSere adoperate con grande giudizio. La Circolare avvertiva poi che, fatta eccezione per i casi in cui preme di raggiungere obbiettivi di grande valore intrinseco, il massimo di risultati da conseguire non deve tanto valutarsi alla stregua del terreno che si guadagna, quanto alla stregua dei colpi che si vibrano alla compagine organica del nemico (cattura di prigionieri e di materiali, perdite inflitte) : avverte la Circolare che il resto verrà poi in seguito. La Circolare stessa accennava ancora al fatt o che, nello sviluppo dell'azione offensiva, l'eccessiva preoccupazione del mantenersi all'altezza dei r eparti contigui riesce di grave impaccio e può portare all'annullamento di importanti vantaggi già conseguiti: si può inoltre avere dannosa ripercussione su vasto tratto della fronte se avvenga che altri reparti, p er-analoga preoccupazione, si inducano a retrocedere. Se mai, quando taluni reparti sieno momentaneamente arrestati nella loro avanzata o altrimenti costretti ad indietreggiare, si provveda p er rincalzarne l'azione e proteggere con opportune disposizioni il fianco ed il tergo degli attigui reparti più avanzati, ma non si cerchi la rettifica <lena linea col ritirare indietro questi ultimi. Dei salienti che la nostra linea viene ad insinuare in .quella avversaria, si profitti anzi per manovrare minacciando reparti nemici sui fianchi. In ogni modo, agli esempi di tenace attaccamento al terreno conquistato, esempi che l'avversario ci offre anche in con-

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AMMAEST RAME NTI E PRINCIPI!

dizioni difficilissime, deve corrispondere da parte nostra altrettanta t enacia nel difendere ad oltranza ciò che si è faticosamente raggiunto. Infine la Circolare ritornava sulla durata del tiro di preparazione dell'artiglieria, confermando il principio che essa deve essere breve per quanto lo consen tono l'esigenza del tiro ben osservato e la necessità di fare opera completa di distruzione. P erò, la difficoltà di distruzione di taluni caposaldi ed anche le esigenze delle corte giornate invernali possono utilmente indurre in via di eccezione, a fare qualche tiro di distruzione con conveniente anticipo, da stabilirsi, secondo l'opp ortunità, in relazione al giorno approssimativamente fìssato per l' irruzione delle fanterie -: ciò non deve pertanto infirmare il criterio generale della maggior possibile brevità da dare alla durata del tiro di preparazione. Diluire in un soverchio numero di giorni il tiro di distruzione annullerebbe i vantaggi essenziali dell'azione breve; che sono : scuotere moralmente il nemico ; ostacolare la ricostruzione dei suoi ripari; non dar tempo alle sue riserve di accorrere tempestivamente. D,'altra parte, se pure la soluzione estrema del t enere per più giorni sotto un uragano di fuoco tutta la zona delle difese e delle batterie nemiche avrebbe indubbiamente efficacia, la soluzione stessa contrasterebbe con le condizioni del nostro munizionamento, ed ovvie sono poi le infelici conseguenze cui questo procedimento darebbe luogo qualora, dopo un lungo bombardamento, le mutate condizioni atmosferiche impedissero l'esecuzione dell'attacco. In ogni modo, l'eventuale decisione di fare una parte dei tiri cli distruzione anche in precedenza non deve comunque avere influenza sulla data prestabilita per l'azione risolutiva. In so'stanza a partire dal momento in cui t utto è pronto, il giorno dell'attacco risolutivo deve essere la prima giornata di bel tempo, irrevocabilmente, sia o non sia stata fat ta. in precedenza una parte dei tiri di ·distruzione.

*** Il Marras, nel suo libro sull'« Evoliizione dell'artiglieria durante la guerra J>, nota che da questi ammaestram enti conseguono i seguenti principii : -

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AMMAESTRAMENTI E PRINC!P!I

a) - l'azione offensiva viene concepita come una serie di attacchi

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b) -

e) d) -

. e) -

/) -

g) -

h) -

i) -

preceduti ciascuno da metodica preparazione, piuttosto che come un unico attacco ininterrotto: poichè prolungando oltre una certa misura la durata delle riprese offensive, il rapporto tra il dispendio dei mezzi ed i risultati ottenibili tende rapidamente a capovolgersi : quindi ad un dato momento deve sospendersi l'azione per riprenderla quando il nemico muoverà al con trél; ttacco ; con un nuovo criterio viene fissata l'ampiezza del tratto cli fronte da attaccare, che deve essere tale da rendere difficile su di esso i concentramenti del fuoco nemiço, e deve avere sempre i mezzi per svolgere azione vigorosa su tutto il tratto stesso; si raccomanda di tendere allo sfruttamento massimo dei mezzi d'artiglieria, in modo da risparmiare la fanteria; lo schieramento delle artiglierie deve avere di mira la possibilità di ottenere nella maggior misura i concentramenti di fuoco; . nella preparazione si deve ottenere lo spazzamento pieno ed assoluto delle difese nemkhe, sicchè, al momento 'dell'irruzione delle nostre fanterie, non già i varchi praticati· nelle difese avversarie, ma ,bensì i tratti rimasti intatti costituiscano l' eccezione; la duraté!. della preparazione deve essere breve, ma contro capisaldi particolarmente resistenti si ammette però la convenienza di fare qualche tiro preliminare di distruzione ; . è stabilita come pratica normale la determinazione. preventiva dell'ora dello scatto delle fanterie in base ad un calcolo approssimativo del tempo occorrente per compiere la preparazione, ma deve essere prevista la possibilità di dover protrarre l'ora dello scatto ; la controbatteria di smonto è eccezionale ; normale quella di neutraljzzazione a shrapnel e sovra tutto con tiri · a gas. La controbatteria rimane però· sempre un atto da svolgersi durante l'azione, nel momento in cui la fanteria amica è maggiormente esposta all'azione dell'artiglieria nemica, e anche nel brevissimo tempo che precede lo scatto delle nostre fanterie ; infine viene tenuta in gran· conto !'"influenza delle condizioni -

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é !RCOLARE DEL 30 DìCEMBRE I91Ò

atmosferiche, al punto di rinunciare all'occorrenza alla data prestabilita per l'attacco quando le condizioni atr;nosferiche non diand buon afndamento. Il .Comando Supremo ribadiva poi ancora _la necessità: r) - dell'azione a massa e di sòrpresa ; 2) - del massimo sfruttamento del t erreno per quanto concerne lo scaglionamento iii profondità; 3) - del completamento dell'azione d'artiglieria fra i vari calibri; 4) - dalla preparazione anticipata di numerosi appostamenti per la rapida messa in posizione e quindi per la rapida entrata m a_zione delle artiglierie di rinforzo.

*** A queste importanti Circolari del settembre-ottobre r9r6, fece ancora seguito la Circolare N° 28.865 del 30 dicembre che indicava le manchevolezze ed imperfezioni riscontrate nell'applicazione pratica dei citati criteri di impiego dell'artiglieria e nella sistemazione dei Comandi e degli osservatorii; lamentava insufficiente contatto fra i Comàndi delle Unità d'artiglieria ed i Comandi delle truppe ai quali tali Unità sono assegnate:· Lamentava poi ancora la .deficiente protezione dei posti di comando e di osservazione, e le imperfezioni dei collegamenti tra fanteria ed artiglieria; metteva in rilievo la necessità di porre sollecito - rimedio agli inconvenienti segnalati, ed ordinava ·ai comandanti èlelle grandi Unità di assicurarsi, nelle .loro ispezioni periodic~e e saltuade, del pratico funzionament~ dei sistemi di collegamenti tra fanteria . ed artiglieria, e prescriveva poi che per controllo venissero improvvisamente ordinati dei conGentrarnenti di fuoco. · Numerose altre Circolari, pur non trattando in modo specifico del!' impiegò 'dell'artiglieria, avevano però còn l'Arma: una stretta a ttinenza in, quanto stabilivano l'organizzazione déi mezzi per determinate azioni, e la costituzione d ei Comandi. Partic.olare importanza rivestivano quelle Circolari concernenti l'organizzazione della .controbattei·ia, per }q. quale il Comando del YLCorp.o d'Armata, fin dal 6 maggio aveva stabilito : << oçcoi;-:re as- . /

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P UBBLI CAZIONE D EL COMANDO SUPREMO NEL L UGLIO 1916

solutamente che le artiglierie nemiche non possano offendere le no~ stre fanterie. Quando la nostra fanterìa starà per irrompere all'attacco, l'azione di controbatteria deve prevenire· il tiro nemico. In quel momento non bisogna attenderlo per batterlo, ma vietarne addirittura l' inizio ii. Questi dettami vennero non soltanto osservati, ma alla fine dell'anno 1916 ne venne sempre maggiormente fatta rilevare l' importanza, e si può anzi dire che per . tutta la durata della guerra si verificò un' insistente raccomandazione affinchè i dettami stessi venissero applicati. In _sostanza, p er l'artiglieria non vi furono innovazioni importanti, e si insistette piil che altro sui criteri e sulle· Norme già sancite ed in particolare sull'organizzazione della manovra · di fuoco basata su un perfetto congegno di concentramenti e su una elastica organizzazione delle dipenden ze. Mentre veniva incontestabilmente riconosciuta la necessità del tiro di contropreparazione, non era però ancora entrata in uso una denominazione che la definisse in modo vero e proprio, nè si parlava ancora della · contropreparazione preventiva. La contropreparazione, nel periodo che qui consideriamo, era intesa come il concentramento del fuoco del maggior numero possibile di artiglierie sulle probabili zone di raccolta del nemico, e come la predisposizione di densi e fulminei sbarramenti in corrispondenza d~i varchi aperti dalle artiglierie nemiche nelle nÒsfre trincee. Prima di chiudere la parte concernente l' Italia, citiamo ancora un'importante pubblicazione del Comando Supremo che, emanata nel luglio r9r6, fu per l'avvenire di prezioso aiutò e di precisa guida ai Comandanti delle Grandi Unità. ~uesta pubblicazione intitolata << Dati pratici di efficacia- delle bocche da fuoco ll, esordiva colla seguente Premessa: Le indicazioni, relative all'efficacia pratica di ciascuna bocca da fuoco, contenute nel presen,te fascicolo, si riferiscono ad alcuni obbiettivi tipici, in condizioni normali di livello, di visibilità e di stato atmosferico. Esse sono sommarie e largamente approssimate, ma sufficienti per i Comandi non d'artiglieria ai quali sono destinate. I. dati qui raccolti non costituiscono vincolo assoluto per l' impiego delle varie artiglierie, quindi, se la situazione lo consigli, si possono battere bersagli

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CIRCOLARE No 12. 9IO

anche al di fuori dei limiti entro indicati, concentrando su di essi, se del caso, il tiro di un maggior numero di bocche da fuoco . D'altra parte i Co11çandi d'artiglieria - consulenti dei Comandi di Grandi Unità, coi quali devono _essere in contatto continuo completo, e dai quali devono ricevere la netta designazione dei compiti da raggiungere - hanno altri elementi, pi~ completi e pii1 precisi, p~r potere sfruttare, quando occorra, tutta la potenzialità delle varie bocche da fuoco.

La Circolare di accompagnamento N°

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così si esprimeva :

Per rendere più agevole l'applicazione delle Norne per l'impiego dell'artiglieria, ho fatto r iunire nell'annesso fascicolo - destinato essenzialmente ai Comandi delle Grandi Unità - i principali dat i prat ici di efficacia delle bocche da fuoco, contro· i bersagli di guerra più comuni. La consultazion.e di tali dati, integrata dal competente parere dei Comandanti d'artiglieria, deve impedire per l'avvenire l' irrazfonale impiego delle artiglierie, contro obbiettivi - per resistenza o per distanza - inadeguati alla loro efficienza.

Nell'interno della pubblicazione, per ogni bocca da fuoco, oltre ai dati di efficacia erano indicati gli obbiettivi per i quali essa non era adatta. In queste Istruzioni tutta l' esperienza di guerra veniva condensata in principii chiari, precisi, che rappresentavano quanto di 1peglio si pensava in quell'epoca, in tutti gli Eserciti. Erano sovratutto da notarsi : a) - l'affermazione dei concentramenti di fuoco come norma generale di impiego ; b) la t endenza, ancora però teorica, a limitare la durata del tiro di preparazione, e conseguentemente a ricercare ed attuare la sorpresa; e) .:.. lo sforzo per la distruzione completa degli ostacoli passivi ; d) - tentativi di .un miglior collegamento tra fanteria e artiglieria.

*** In Francia il documento più importante è costituito clall' Istruzione del 16 dicembre 1916 che tratta degli scopi e delle condi-

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CR!'l'ER! -D 'IMPI EGO NELL'ARTIGLIETHA F RANCnS E ED I N GL E S E

zioni di un'azione offensiva di assieme. Questa Istruzione, che riepilogava tutte le regole derivanti dall'esperienza tratta durante l'anno, insisteva sulla potenza di distruzione dell'artiglieria; indicava minuziosamente il procedimento da seguire per la preparazione d'artiglieria (aggiu·s tamento del tiro, impiego dell'aviazione, depsità che deve avere il fuoco) ; prescriveva le modalità dei tiri di accompagna- · mento nell'attacco; stabiliva i metodi per la lotta delle artiglierie, per la distruzione e per la neutralizzazione. Per quanto. ·concerne la tecnica · del tiro, l' Istruzione francese insisteva sulla necessità assoluta di osservare ·continuamente .il tiro, affermando l'importanza dell'osservazione terrestre e di quella aerea. Questa Istruzione si proponeva essenzialmente di conciliare il metodismo e la rapidità dell'azione, prescrivendo preparazioni metodiche ed attacchi rapidi, e cioè .ogni attacco sferrato su larga fronte, ed i vari attacchi susseguentisi a breve intervallo. La preparazione metodica mirava alla distruzione, non già completa degli apprestamenti avversari, ma limitata agli organi essenziali della difesa, .e pertanto si prescriveva che la preparazione non potesse durare meno di cinque o sei giorni, e lo scatto della fanteria fosse subordinato all'esito del tiro d'artiglieria. Come si vede, mentre in Italia si pl,'opendeva p er le preparazioni di durata limitata sia per avere la sorpresa tattica, e sia per evitare dispendii di munizioni di cui eravamo poveri, le lunghe preparazioni erano ancora in onore in Francia. A questa importante pubblicazione si accompagnava tutta una serie di disposizioni tendenti ad organizzare i Comandi dell'Arma, e tra queste era particolarmente importante la nota del 9 dicembre r9r6 sulle attribuzioni dei Comandanti l'artiglieria d'Armata, di Corpo d'Annata· e di Divisione. · . . I criteri di impiego dell'artiglieria da parte degli inglesi erano analoghi a quelli dei francesi. Favoriti,.d a un'industria di primissimo · ordine, gli inglesi non avevano limitazioni nel consumo di munizioni e si sentivano quindi portati anch'essi alle lunghe preparazioni, ma comprendendo che ormai esse non davano più il rendimento voluto, cominciarono a dare il giusto valore alla sorpresa che ricercarono con i mezzi piì.1 svariati tra cui quello delle Tank-che i francesi non esitarono a definire « Artillerie d'assaut >>. I tedeschi davano molta importanza agli studi relativi all'impiego


INS EGNAMENTI TRA'!TI DAGLI IMPERI CENTRALI

dell'ar tiglieria, e notevole è l'evoluzione in materia nel 1916 e negli anni susseguenti. Già nella battaglia di Verdun era apparso qualche cosa di nuovo: la preparazione di fuoco era stata breve, violentissima e fatta a concentramenti, tantochè i .francesi, pur avendo previsto l'attacco, furono per ciò colti dalla sorpresa e ne ebbero il conseguente danno. I tedeschl trassero inoltre dalla battaglia della Somme preziosi insegnamenti per .nuovi procedimenti difensivi che servirono loro per dare uno scacco al gen. Nivelle nella battaglia clell'Aisne. Alla fine del r9r6 e sul principio del r9r7 gli Imperi centrali stavano tirando il bilancio delle operazioni svolte nell'annata e facendo previsioni per l'avvenire. L'offensiva austriaca alla fron te occidentale non aveva dato risultati, nè era consigliabile il ripeterla perchè l' Italia aveva notevolmente aumentati i suoi mezzi : alla fronte orientale l'offensiva aveva dato tutto quello che poteva dare, e poichè erano ormai evidenti i primi sintomi del crollo della Russia, conveniva agli Imperi centrali di lasciare che agissero i fenomeni interni di disgregazione, già in atto. L'ammiragliato germanico aveva assicurato che entro sei mesi la campagna dei sommergibili avrebbe costretto gli Alleati a chiedere Ja pace. Per tutti questi motivi conveniva loro di attenersi alla difensiva, e la regolamentazione tedesca dell'epoca, basata sulla pubblicazione del Von Below del gennaio r9r7 e sulla Nota del Comando Supremo tedesco del r 0 marzo 1917 risentivano di questa tenden:ta, così come appare dalle seguenti prescrizioni : Un' unica posizione, anche se profonda e bene organizzata, non è sufficiente per resistere ad un tentativo di sfondamen to forte e ben preparat o. Occorre che dietro la prima linea di resistenza vi sien,o almeno due posizioni costruite a distanza tale che, per batterle, il nemico sia costretto a spostare le sue artiglierie. Per la prima linea è molto vantaggiosa - pur con qualche inconveùiente - l'occupazione degli imbuti di granate. È compito dell'artiglieria annientare in germe ogni · attacco nemico. n tiro di sbarramento ba un carattere passivo; l'azione dell'artiglieria della difesa acquista un carat tere attivo, soltanto per mezzo della CO!ltrobatteria metodica, e del bombardamento delle posizioni di partenza dell'attaccante. L a ricognizione aerea è un fattore essenziale per il buono ed efficace impiego dell'artiglieria. ,


AMMAESTRAMENTI TRATTI DAGLI IMPERI CENTRALI

Erano poi messi in particolare rilievo : L 'importanza del tiro preparato, del servizio topografico d'ar tiglieria e delle preventive correzioni dèl tiro; la necessità di un Piano accuratamente elaborato per lo schieramento e l'impiego delle batterie di rinforzo; l' importanza dell'orgal)izzazione ben articolata dei Comandi d'artiglieria e delle varie dipendenze, in armonia con lo schieramento e con la ripartizione dei compiti affidati alla fanteria.

Presso i tedeschi la controbatteria veniva cònsiderata soltanto come un. tiro di distruzione e doveva essere condotta rnetodicamente ; inoltre poi era detto : Che i tiri su zone, ~e non sono contenuti in limitate este11sioni di terreno, sono generalmente inutili, salvo quelli a gas, i quali possono riuscire vantaggiosi per paralizzare momentaneamente l'artiglieria nemica; e che i tiri di annientamento devono es$ere organizzati elasticamente iìÌ modo da potersi adattare alle modificazioni della situa_zione. I regolamenti tedeschi dicevano poi ancora che i concentramenti di fuoco debbono essere accuratamente predisposti per tu t te .le zone più importanti, in modo da poter essere sferrati, all'occorrenza, istantaneamente.

Interessante era la parte relativa all'offensiva, applicabile ai contrattacchi. In essa era detto : Che gli attacchi devono essere studiati minuziosamente e preparati con molta cura regolando giudiziosamente nel tempo e nello spazio la cooperazione della fanteria, dell'artiglieria e dell'aviazione, e l'impiego dei mezzi tecnici. Se si è riusciti a distruggere una posizione nemica coi mezzi tecnici, la fanteria non ha più che_da occuparla. Nella preparazione degli attacchi e de_i contrattacchi bisogna sempre dare all'artiglieria il tempo cli fare le s ue ricognizioni, di regolare il tiro e di effettuare il tiro di efficacia. Bisogna pei·altro che i tiri cli aggiustamento preventivi siano ripartiti in parecchi giorni, in modo da non attirare 1•atte;nzio11e del nemico. D urante l'assalto occorre che l'artiglieria 11011 allunghi il tiro se non quando la fanteria raggiunge la linea battuta; il tiro dell'artiglieria deve precedere la fanteria con sbalzi non troppo ampi:

*** Per quanto riguarda gli ammaestramenti che l'artiglieria au-


AMM AES1'RAMEN'l'L 'l 'RATTI DAL COMANDO AUSTRIACO

striaca t rasse dagli avvenimenti del 1916 non abbiamo delle Circolari analoghe a quelle emanate dal nostro Comando Supremo e testè esaminate, ma nel 1917 il Comando Supremo austriaco emanò delle re Prescrizioni di combattimento per l'artiglieria», in sostituzione della parte IV del Regolamento di esercitazioni in vigore, le quali naturalmente tenevano conto degli ammaestramenti tratti nel 1916 : è quindi interesqante di farne qui un breve esame. Il Regolamento premetteva che la fanteria è l'Arma principale, ed è essa che soppor ta il peso principale del combattimento: nell'attacco l'artiglieria deve appoggiare ed alleggerire la fanteria aprendole la strada col fuo co ; nella difensiva deve facilitarle un' intrepida resistenza ed una vittoriosa difesa. Per questo l'artiglieria forma il nerbo della lotta ; le modalità del suo impiego e l'efficienza da essa conseguita esercitano un' influenza decisiva sull'andamento di ogni bat taglia. Il Regolamento passava poi ad esaminare le caratteristiche di impiego delle varie bocche da fuoco, ma a tal proposito nulla diceva di diverso da quan to vigeva presso di noi. Cosi per l'impiego del cannone campale era detto che è sempre da adoperarsi contro bersagli viventi ed in stretto accordo colla fanteria, specialmente p er il fuoco di sbarramento e di interdizione. Si parlava però dei pezzi da fan teria che nell'offensiva debbono servire per accompagnare l'assalto, m entre nella difensiva debbono impiegarsi contro obbiettivi vicini sui quali essi hanno efficacia pari a quella dei cannoni da campagna. Fattore base p er regolare e dirigere qualunque azione di tiro è confermat o essere l'osservazione, e t ale Regolamento d ava in quel momento la più grande importanza all'osservazione aerea, special~ mente se integrata coll'ausilio della fotografia, la quale riesce a scoprire . obbiettivi non visibili dall'occhio umano, corregge e precisa in ogni caso l'osservazione terrestre; si soggiungeva però che questa osservazione aerea aveva l' inconveniente di non pot ei· e~ere messa a disposizione che di poche batterie. ' Si ammoniva di avere molta cura e speciale attenzione per i mezzi cli collegamento, e fra questi si raccomandava l' impiego di pattuglie d'artiglieria : gli ufficiali di collegamen to di artiglieria, devono stare continuamente a contatto coi comandanti di fanteria presso i quali debbono essere inviati p er un periodo un pò lungo, affinchè abbia fra di loro a stabilirsi la più piena comprensione e quindi

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A MMAESTRA MENTI TRATTC DAL COMANDO AUSTIUACO

a sorgere quella reciproca fiducia onde nell'azione si possa ottenere la più efficace e concorde unità di intenti. P er quanto riguarda l'impiego del fuoco si diceva che l'artiglieria deve da sè saper decidere quando e come combattere prevedendo quali obbiettivi sono più minacciosi o molesti o possono diventarlo durante il combattimento, intervenendo tempestivamente contro di essi. Si devono tenere in massimo conto le richieste della fanteria che sopporta il maggior p eso del combattimento, ma d'altra parte la fanteria deve richiedere all'artiglieria solamente quanto questa può dare, e tenere presente che le esagera te richieste rivolte all'artiglieria si risolvono talvolta in danno della stessa fanteria. Nelle Istruzioni contenute in queste Prescrizioni del Comando austriaco era ancora detto che la guerra di movimento con attacchi decisi è la forma bellica decisiva alla quale il comandante delle truppe dovrà sempre tendere per giungere all'assalto che è la forma di combattimento che sola può assicurare il successo. La forma difensiva con la preventiva intenzione del contra ttacco, può in certi momenti essere adoUata quando l'avversario sia in posi" zione più vantaggiosa, o per ingannarlo sui nostri propositi o per costringerlo ad assumere dispositivi in un determinato senso ed in una voluta direzione . Nella guerra di movimento p er il buon successo è essenziale l'effettuazione di quegli specifici incarichi affidati all'artiglieria dal Comandante la fanteria ed è poi indispensabile il pit1 stretto collegamento fra le due Armi. Il loro accordo è compito del Comando ; à ll'artiglieria spet ta essenzialmente il più efficace appoggio alla fanteria, ma a sua volta questa deve essere convinta che all'artiglieria occorre tempo per sviluppare e spiegare con efficacia la- propria azione, e che un'azion·e precipitata della fanteria non consen te il tempestivo appoggio dell'artiglieria. Speciali Norme venivano date per la scelta degli osservatorii dato che il combattimento si svolge talora con grande rapidità. Non è consigliabile interporre grandi distanze fra osservatorii e po.stazioni delle batterie, e d'altra parte gli osservatorii devono permettere l'osservazione del tiro sulla fanteria che spesso avanza · molto rapidamente : è perciò opportuno di disporre fin dal principio le postazioni delle batterie in posizioni avanzate fin dove lo permettono il terreno e la contro-azione nemica, e ciò vale special-


NORME ED ISTRUZION I NELL'ARTIGLIERIA AUST.R tACA

mente per l'attacco in guerra di movimento, e altresì per _l' inseguimento. Minute prescrizioni venivano date p er le modalità di avanzata dell'artiglieria durante lo svolgimento della guerra di movimento, sull'impiego degli esploratori d'artiglieria, sulla dislocazione dell'artiglieria nelle colonne in marcia ed in movimento, sull' impiego dell'artiglieria dell'avanguardia, sugli ordini da darsi per 1a presa di posizione e sul modo di eseguirla, sulle modalità p er togliere e riparare gli avantreni e p er tenerli collegati col Comando di batteria, ecc·. : tutte disposizioni minute, forse un po' anacronistiche colla speciale guerra di trincea che si stava allora combattendo. Sempre in riguardo alla guerra di movimento il Regolamento austro-ungarico si soffermava a parlare dei cambiamenti di posizione, · - specialmente ali' indietro, che di regola debbono avvenire soltanto per ordine del Comandante delle truppe; mentre viceversa tutte le batterie sono autorizzate ad avanzare, e anzi debbono ritenervisi costrette quando si possa vantaggiosamente sfruttare una posizione avanzata. Nella guerra di movimento, solamente allorchè è iniziato l'attacco si chiariranno le intenzioni del nemico, çlel quale è necessario respingere subito gli avamposti ed occupare le posizioni da essi tenute. In seguito si completerà la ricognizione dell'obbiettivo e, se non si riesce .ad individuare l'artiglieria nemica, neppure ricorrendo al sussidio cli aerei, potrà convenire di iniziare il fuoco con qualche propria batteria per costringere il nemico a smascherare almeno qualcuna delle posizioni occupate dalle sue batterie. Si faceva pertanto a questo proposito rilevare che se il nemico adotta la norma, - stata allora prescritta p er l'artiglieria italiana - di non aprire il fuoco che quando avanza la fanteria nemica, tale ultimo ripiego indicato dal Regolamento p er scoprire l'artiglieria non avrà alcuna probabilità di riuscita. Norme particolareggiate venivano date anche per l'impiego dell'artiglieria nell'inseguimento, precisan.do che il suo obbiettivo dovendo essere la distruzione del nemico, l'artiglieria doveva per ciò avanzare portando avanti specialmente i pezzi a lunga gittata. Per l'organizzazione della difesa · nella guerra di movimento era detto che si applicavano le Norme indicate per la guerra di posizione, effettuandole in misura tanto maggiore quanto più si ha tempo per prepararvisi.


NORME ED PRESCRIZIONI NELL; ARTIGLIERIA AUSTRIAéA

Caratteristica era la p1;escrizione per cui nella difensiva era il Comandante delle truppe che in generale doveva ordinare la apertura del fuoco d'artiglieria. Era poi detto che nella ritirata l'artiglieria deve col suo tiro ritai·dare l ' incalzare del nemico per permettere alla fanteria che si ritira di sfuggirgli, e all' uopo l'artiglieria deve resister e fino all'estremo con una parte dei suoi pezzi, esponendosi eventualmente anche alla perdita dei pezzi stessi. Il R egolamento austriaco passava poi a parlare dell'artiglieria nella guerra di posizione, che avviene quanqo uno degli avversari non ha la forza necessaria per rompere la resistenza dell'altro ed è per ciò un male qualche volta inevitabile. In questa forma di guerra, nella scelta e nell'organizzazione di una posizione d 'artiglieria si deve tener conto delle p ossibilità che l'artiglieria abbia un sufficiente campo .di osservazione, che possa spiegarsi e sviluppare la propria ,azione .. La decisione nella guerra di posizione va cercata soltanto nello sfondamento, e per ottenerlo si devono impiegare forze e mezzi stràordinari, nori dimenticando però che tanto nell'attacco quanto nella difesa il successo dipende più dalle qualità guerriere delle truppe e dall'efficienza dei mezzi impiegati,: dalla loro organizzazione, dal loro impiego e dalla cura dei preparativi, che non dal loro numero. Per quanto riguarda l'impiego dell'artiglieria nella guerra di posizione era consigliato di raccogliere in ogni Divisione tutte le batterie, il cui compito principale è di respingere l'attacco, dividendole in due nuclei : l' uilo costituito prevalentemente di artiglie~ie leggere .destinate per il tiro vicino ; l'altro formato dalla riunione di tutte k altre batterie i cui compiti principali sono il tiro contro l'artiglieria . ,nemica e altri obbiettivi lontani : questo secondo nucleo, destinato a .svolgere la sua azione a maggior distanza deve essere costituito in pre.v alenza con artiglierie pesanti, e pertanto si avvertiva che deve '.s empre essere possibile lo scambio di compiti · fra i due nuclei. .. IiJ. caso di combattimento a fondo, sia di attacco che di difesa, la. quantità di artiglierie da impiegarsi è cosi grande sicchè il Rego,Jamento. prescriveva di assegnare alle Armate un ufficiale generale ·d'.àrtiglier-ia che d'accordo collo Stato Maggiore dell'Armata stessa -eia:borLtµttn problemi relativi all'arrivo, alla distribuzione ed alla dislocazione delle artiglierie e dei lanciabombe fra le varie Unità ,d ipendenti, : alla cooperàzione delle artiglierie con quelle dei settori ··Vicini, ::alla. .condotta del fuoco, alla ripartizione e all'impiego delle


NORMI.; ED ISTR UZIONI NELL' A RTJCLir-mrA AUSTRIACA

varie specie di munizioni. Nella guerra di posizione la ricognizione degli obbiettivi è facilitata sia dall'osservazione aerea e sia da quella terrestre. In ogni Divisione era consigliata l' istituzione di uno speciale reparto di osse~vatori che servendosi di apparecchi ottici ed acustici comunicavano i risultati delle loro osservazioni e audizioni riportandoli su apposite carte topografiche. E ra prescritto che i Comandanti d'artiglieria divisionale dovevano istituire presso il loro posto di Comando un posto-notizie ove affluiscono e vengono elaborate tutte le comunicazioni risultanti dalle singole osservazioni fatte e dalla ricognizione eseguita : in questo' modo si potrà ottenere un esatto e particolareggiato quadro delle posizioni nemiche e dei suoi apprestamenti. 'Nella guerra di posizione si diceva che durante i periodi di calma l'artiglieria deve provvedere al rafforzamento delle sue posizioni e costruire posizioni di cambio per le proprie batterie, in quanto che una batteria che fosse fissa, una Volta individuata, sarebbe fatalmente esposta a subire continue p erdite, per il che è meglio farle cambiare posizione anche se ciò possa presentare difficoltà e pericoli. Questo procediment o è· faci litato dalla preventiva costruzione di numerosi depositi di munizioni e di ricoveri per uomini, protetti dal tiro e dalla vista del nemico, e dalla preventiva individuazione di niolte posizioni di batterie e dalla conseguente misurazione delle relative distanze di tiro. · Il posto del Comandante dell'artiglieria divisionale è presso il Comandante della Divisione. Raramente il Comandante. d'artiglieria .deve personalmente osservare il terreno, e però sarà opportuno scegliere e preparare un osservatorio avente ampia visuale e sicuro collegamento col posto di Comando d 'artiglieria, nel quale dovrà permanere un ufficiale esercitato, in grado di riferire immediatamente al Comandante d'artiglieria i risultati delle continue osservazioni fatte nonchè le sue impressioni sullo svolgimento dell'operazipne. Il servizio di rifornimento munizioni ed attrezzi va preparato ·con molta cura e larghezza di mezzi, con costruzione non solamente di depositi opportunamente molto frazionati, ma di strade e di ferr ovie a scartam ento ridotto, non trascurando, ove possibile, lo sfruttamento cli corsi d'acqua. Su fronti tranquille l'attività del proprio tiro può senza danno essere ridotta al minimo limitandosi a pochi colpi sovratutto di ve-


R E GOLAMENTAZlONE AUSTRIACA

rifica : su tali fronti un obbiettivo meritevole di essere perseguito e bersagliato col tiro può essere l'artiglieria nemica, tenendo però presente che per distruggere una batteria occorrono circa trecento proietti di artìglieria pesante campale. In periodo di calma il tiro cli · distruzione contro apprestamenti di fanteria è inutile perchè essi vengono ricostruiti senz'altro ben presto, mentre viceversa può sempre essere rinumerativo il tiro contro obbiettivi viventi. Qualora venga deciso di passare all'attacco, sono compiti principali dell'artiglieria quelli : di colpire la posizione nemica da attaccare ; di precedere col suo tiro la propria fanteria attaccante, e in fine specialmente nei contrattacchi sferrati dal nemico di inchiodarlo nelle posizioni di partenza, ostacolandogli l'avanzata. La . nostra artiglieria dovrà inoltre proteggere la fanteria dal tiro delle artiglierie nemiche e disturbare il complesso dell'efficienza combat-tiva. del nemico nelle sue retrovie, colpendone le riserve, i collegamenti, i parchi, i ricoveri, i Comandi, ecc. , Per la preparazione del1'.attacco l'artiglieria deve col proprio tiro battere. la posizione nemica colpendo il più profondamente possibile la fanteria che la presidia, per modo che vengano sconvolti i camminamenti e le trincee, siano distrutti i ripari leggeri e risultino sepolti gli accessi ai ricoveri più solidi, o quanto meno ve,ngàno seriamente danneggiati ed .ostruì ti. Ma malgrado l'a ttuazion·e di q uesté . prescrizioni devesi" riconoscere che all'atto pratico il raggiungimento dei fini con esse perseguiti costituisce per l'artiglieria un compito pressochè impossibile, e pertanto, di pari e forse di maggiore importanza del tiro di distruzione, è l'effetto morale dei tiri d'artiglieria contro le truppe 11e!llic!1e che presidiano la .posizione che si· attacca : quest'ultimo risultato si raggiunge impiegando anche grossi calibri, eseguendo . concentramenti di fuoco, accelerando il . tiro e provocando costantemente l' interdizione dei collegamenti avversari. Le batterie che eseguiscono il tiro di preparazione, durante l'attacco della fanteria debbono col loro tiro precederla immediatamente, e per tutta la durata dell'avanzata devono trattenere · gli avversari nei loro ricoveri finchè la nostra fanteria non è pen\:trata nella posizione nemica; un certo numero di batterie deve essere tenuto pronto per colpire eventuali rincalzi e rinforzi nemici avanzantisi allo scoperto, carri armati, autoblinde, ecc., ecc. Per il tiro contro le · artiglierie nemiche è anzitutto da tener


!rnGOLAMENTAZIONE AU STRIACA

presente che, se tutti i mezzi di ricognizione sono stati impiegati bene, si deve essere riusciti ad individuare con approssimativa esattezza la quantità, la qualità, la specie e la dislocazione delle artiglierie che si hanno di.fronte, e perciò oggetto di tale tiro, da eseguirsi prima dell' inizio dell'.attacco di fanteria, è la distruzione delle parti ancora efficienti dell'artiglieria nemica : in quest'aziòne si debbono impiegare bocche da fuoco di tutti- calibri, ma sovratutto artiglierie pesanti, · ed è poi specialmente importante l' impiego dei proietti a gas. " Il tiro che . il nemico effettua con le sue batterie piazzate in posizioni retrostanti deve essere combattuto dal nostro fuoco avente scopo d'interdizione contro le sue vie di comunicazione, collegamenti, ecc. ; e per tale nostro tiro, oltre all' insieme dei cannoni da campagna, si devono specialmente impiegare calibri pesanti a tiro radente. A seconda del terreno, della conoscenza delle forze nemiche e della disponibilità di artiglierie si potrà tenere un .certo numero di batterie in riserva per _impiegarle quando sia necessario un rinforzo, ma in ogni caso è necessario avere a disposizione altre artiglierie numerose e mobili, per seguire le _nostre fanterie che avanzano e per appoggiarle fortemente per permettere loro di sfruttare il conseguito successo iniziale. Questo compito è il più importante ed anche il più difficile che spetta all'artiglieria, e pertanto si ritenga che solamente in parte esso può essere assolto dalle artiglierie che hanno preparato il primo attacco. Per la distruzione di una posizione, tenuto conto della celerità di t iro dei pezzi e delle pause richieste da motivi tattici e tecnici, si possono in linea generale ritenere i se~uenti dati di esperienza :

SPECIE DELLA BATTER IA

Larghezza delle· trincee che ogni batteria pUÒ preparare per l'attacco

Numero dei colpi da spa· rare in 3 ore ci rea

O]Jic i leggeri campali....

100

800

Obici pesanti mod. 13 . .

150

600

Obic:i pesanti mod.

. .

100

400

Obici.pesanti mod. 96 . .

75

300

Mortai da 305 . . .. . .... .

100

02

...


REGOLAMENTAZIONE AtlSTRJACA

~l fabbisogno delle artiglierie deve essere coperto : a)

b)

e)

con l'artiglieria delle Divisioni di prima linea che partecipano all'attacco ; con l'assegnazione di altra artiglieria, in specie. pesante e pesantissima ; con la massima parte delle artiglierie- delle Divisioni destinate per il rincalzo; alle quali quindi, per l'eventuale loro partecipazione al combattimento dovrà rimanere soltanto più una parte delle proprie artiglierie.

Al tiro di preparazione dell'attacco deve as~olutamente essere accordato il .tempo necessario, ma poichè, per quante pr~cauzioni e per -quanti accorgimenti si prendano, è probabile che il nemico intuisca quale sia la parte _del fronte minacciata e provveda quindi per difenderla, ne consegue che i nostri predetti preparativi devono essere condotti il più rapidamente possibile e ridotti all' indispensabile. Allorchè si decide di operare un attacco se ne informano _e si fanno avanzare i Comandanti d'artiglieria ai quali è commesso il compito di prepararlo, ed essi sotto la direzione dei Comandanti 9i fanteria che già conoscono il settore, e coll'ausilio di carte topografiche, schizzi e fotografie·, dovranno. compiere ricognizioni . personali del terreno e possibilmente anche servendosi di mezzi aerei, per venire a completa conoscenza del terreno su cui dovranno operare le proprie forze e quelle del nemico. Il trascurare o peggio non eseguire siffatte ricognizioni per parte dei ,Comandanti d'artiglieria, ricognizioni che occuperanno molto tempo, metterebbe in serio pericolo il successo dell'attacco, tanto che le ricognizioni stesse dovranno essere effettuate molto diligenteménte anche se per ciò richiederanno molto tempo. Il tempo occorrente per eseguire un attacco dipende dalla estensione e dalla resistenza delle posizioni da attaccare nonchè dal numero e dal valore delle forze che le presidiano : quanto più è scarsa la nostra artiglieria, tanto maggiore sarà il tempo occorrente per eseguire l'attacco. Affinchè il nemico non abbia tempo di provvedere per difendersi @ per resistere, devono per parte nostra trascorrere soltanto pochi giorni dal momento in cui si è iniziato l'aumento


REG0LAMENTAZI0Nl:S AUSTRIACA N ELL' OFFENSIVA

del nostro tiro d'artiglieria fino al momento in cui si raggiunge lo scopo, ed all'uopo l'aggiustamento del tiro deve essere eseguito in modo da passare inosservato al nemico e cioè da non farsi accorgere. Riassumendo, il regolamento austro- ungarico prescriveva che nell'offensiva si .dovessero tener presenti i seguenti punti: a)

non si può schematizzare il procedimento per !'-esecuzione del tiro e per il momento dell'attacco; quando il tiro viene sp ostato l'intensità del tiro stesso va alternata con pause di fuoco tanto che, se si procede abilmente, il nemico rim ane in costante inquietudine e confusione circa le nostre intenzioni; b) per l,'annzata della nostra fanteria è necessario che l'artiglieria nemica sia p osta fuori combattimento, o quanto meno gravemente indebolita ; e) l'assalto deve avvenire quando siansi distrutti i più importanti apprestamenti difensivi del nemico ed i loro presidii sieno scossi, nel momento cioè in cui l'avversario è maggiormente colpito dal tiro della nostra artiglieria e non è quindi più in condizioni di fronteggiare l'assalto che deve quindi sferrarsi in immed iata correl.azione col!' intensità del nostro fuoco, cosicchè il nostro prin10 fante che · raggiunge la linea nemica deve arrivarvi quasi insieme all'ultimo. colpo della nostra artiglieria. Il tiro contro l'artiglieria nemica e il tiro d'interdizione della sua attività di fuoco e di movimento non devono mai smettere neppure dopo che l'attacco sia riuscito; d) per l' immediata protezione della fanteria il tiro deve sapersi regolare cosi da procedere adeguatamente coll'avanzata di essa, e, quando la fanteria si ferma, il tiro deve diventare fuoco di sbarramento e di distruzione· arrestandosi davanti ad essa ; e) il cambiamento di posizione .dell'artiglieria deve avvenire in modo che essa possa sempre appoggiare col suo fuoco · la fanteria; /) in ogni momento dell'azione deve sempre potersi ottenere un regolare servizio di comunicazioni e un continuo scambio cli notizie non solo fra le posizioni occupate dalle artiglierie e i rispettivi Comandi d'artiglieria, ma altresì fra i predetti Comandi e. ,q uelli delle altre Armi : ciò può decidere il successo. -

850 -


REGOLAMENTAZIONE AUSTRIACA NELLA DIFENSlVA

g)

in complesso l'artiglieria deve cercare di avere sempre la più larga disponibilità di collegamenti e di mezzi di osservazione ; il suo fuoco deve essere diretto con unità di criterio e di concetto, cd · i concentramenti della sua azione di fuoco devono essere fatti contro gli obbiettivi più pericolosi, il che è abbastanza semplice e .naturale se la preparazione fu svolta in modo sistematico.

Invece quando si è sulla difensiva, il surricordato Regolamento austro- ungarico diceva che durante la fase dei preparativi nemici per l'attacco il compi to essenziale dell'artiglieria della difesa dev'essere quello di combattere l'artiglieria nemica : anche dopo l'inizio dell'attacco ne'mico tale compito dell'artiglieria della difesa non va trascurato perchè se si riesce a danneggiare o a mettere fuori combattimento l'artiglieria nemica, la nostra fanteria rimane alleggerita :mentre alla fanteria nemica si toglie il principale suo appoggio. Il traffico delle retrovie e nella stessa zona del fron te è sempre così intenso che, procedendo sistematicamente nel tiro di distruzione si possono ottenere grandi risultati ; è però necessario di aver eseguito un'esatta ricognizione, di avere quindi precisa conoscenza delle località da battere, e di cogliere poi il mom_e nto opportuno per effettuare il ·tiro che deve essere regolato con molta cura e spesso anzi aggiustato. Nella 'difensiva va attribuita particolare importanza al tiro contro autocarri corazzati e armati, che va eseguito con artiglierie che a tiro radente impiegano speciali proietti, ma tale tiro non deve essere iniziato anzitempo per evitare che il nemico riesca ad individuare le artiglierie che lo eseguiscono; ed inoltre per battere le tank devonsi destinare speciali batterie capaci di effettuare tiri in arca:ta assegnando loro determinati settori di t erreno, e cioè di regola striscie di terreno antistanti le nostre linee : se un cano armato si presenta in ·una di queste strisce, una intera nostra batteria, avente competenza per quel determinato settore, deve puntare su di esso tutti i suoi pezzi, centrarlo coi loro 'fuochi e metterlo fuori combattimento con tiro a ·salve di batteria. E poichè i carri armati non operano isolati così non devesi estendere la regola suddetta nel senso che tutte le batterie che individuano un carro corazzato gli sparino

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85r -


REGOLAMENTAZIONE AUS'tRIACA

contro, giacchè se cosi si facesse qualche st.i:iscia rimarrebbe imbattuta e non si otterrebbe lo scompiglio nell'avanzata dei carri nemici. Sempre nella difensiva tutta l'artiglieria deve partecipare al l'appoggio dei nostri contrattac:chi fin dove sia possibile la coo·. perazione tattica colla fanteria : se il contrattacco non riesce tutta l'artiglieria deve cercare di fermare immediatamente il nemico e nel caso in cuì le nostre munizioni fossero esaurite e non le venisse dai superiori Comandi ordinato di ritirarsi, gli artiglieri devono difendere i propri p ezzi col corpo a corpo. · È da tener presente che per e·ffettuare un attacco in grande, il nemico deve compiere un'ampia e lunga preparazione, sicchè una continua ed attenta osservazione per parte nostra deve far conoscere in t empo ·n settore da lui scelto per l'attacco. Conosciuto ,tale settore di attacco, il difensore deve prevenire l'azio-ne nemica preparandosi a contrastarla e fra l'altro a compiere le necessarie opera.zioni preparatorie per essere pronto ad eseguire un efficace 'tiro d'artiglieria; all'uopo occorre : a) b)

e)

portare i preparativi di artiglieria a celere e buona conclusione ; assicurare in tempo la maggior efficienza del suo tiro eseguendo i necessari tiri di aggiustamento, ed addestrando i personali d'artiglieria e quelli addetti alle anni ausiliarie necessarie per la difesa; danneggiare con costante attività di fuoco il nemico nei suoi varii apprestamenti prima che esso abbia terminato i preparadvi per la progettatà a;ione.

I preparativi per le nostre azioni di fuoco da svolgere in confronto dei varii possibili svolgimenti dell'azione nemica non possono per la loro molteplicità e perchè conseguenti da impreviste evenienze essere fatti con tùtta la necessaria accuratezza, e p.erò non si deve cercare di migliorare l'efficienza del tiro dell'artiglieria coll' infit- . t~rne il fuoco di sbarramento automatico, ma bensì preparando sistematicamente i tiri per il maggior numero di prevedibili e ben determinati casi. Lo sfruttamento di ogni possibilità di osservazione accuratamente eseguita ed interpretata, il lavoro irreprensibile dei varii Comandi ed il mutuo inoltro di notizie fra di loro, la presenza

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CONS!OERAZ!ONI SULLA REGOLAMENTAZCONE AU STRIACA

di sufficienti basi di tiro, sono i fondamenti per una sufficiente azione di artiglieria nella difensiva.

*** Anche da questo rapido esame si può dedurre che l'esperienza del r9r6 non aveva apportato notevoli cambiamenti alle Norme di impiego dell'artiglieria austriaca ; nel Regolamento si nota molta cura nei particolari di impiego in modo da adattare l'azione dell'artiglieria alle speciali condizioni della guerra. Molta importanza e molta speranza si poneva ancora nella guerra di movimento, forse più di quanto fosse lecito attendersi dopo l'esperienza fatta sulla nostra fronte. È vero che sulle altre parti dell' immenso teatro di guerra l' Austria aveva effettivamente fatto la guerra di movimento, e ciò spiega come ad essa vi attribuisse ancora tanta importanza. In tutto il Regolamento appare costante la cura di ben amalgamare l'azione dell'artiglieria a quella della fanteria, anche se talvolta si arriva a prescrizioni che lasciano un po' dubbiosi sulla loro praticità, come per esempio là ove viene ordinato che nella difensiva della guerra di movimento, sia addirittura il Comandante delle truppe ad ordinare l'apertura del fuoco:. Le minute prescrizioni p er l'impiego dell'artiglieria nella guerra di posizione, sono ben rispondenti allo scopo di ottenere il pronto · intervento dell'artiglieria in appoggio della fanteria, sia nell'attacco e sia nella difesa. Specialmente nell'attacco le prescrizioni, se attuate dovevano far si che il tiro dell'artiglieria seguisse molto da vicino l'azione della fanteria, il che è caratteristicamente detto colla frase che « il primo fante deve raggiungere la linea nemica assieme all'ultimo colpo di artiglieria ». E bisogna riconoscere che a questa norma già si attenne la fanteria austriaca nel Trentino, tanto da non dar tempo alla nostra aliiglieria di intervenire t empestivamente contro di essa. Buone in massima le prescrizioni per il tiro contro carri armati, dato che non si avevano allora speciali cannoni anticarro, per quanto talune di esse, come quelle di assegnare striscie di terreno p er le bat terie a tiro areato, lascino un pò dubbiosi sulla loro praticit à. Vi è un accenno alla contropreparazione nella difensiva, per quanto ad essa non si dia l' imp~rtanza che ebbe più tardi da noi, specialment e nella battaglia sugli altipiani del giugno r9:i;6. -

853


DATI RELATIVI ALLE ARTIGLIERIE ITALIANE ED AUSTRIACHE

In complesso questo Regolamento austriaco -era ottimo e preciso; esso cor;eggeva e completava le Norme in vigore per l'artiglieria austriaca specialmente nei particolari, e del resto, l'e$perienza di g1,1erra non· richiedeva al~ri mutamenti. In complesso devesi rilevare che in fatto di impiego d'artiglieria i criteri degli austriaci erano analoghi a quelli dei t edeschi : di fatto ormai il Comando deì due 'E serciti era unico ed il contatto tra gli Imperi centrali diveniva sempre più stretto.

PARAGRAFO 3°. D ATI RELATIVI ALLE ARTIGLIERIE ITALIANE ED AUSTRIACHE ALLA FINE DEL

r9r6.

Caratteristica comune a tutte le offensive del r916 ' era stato l'impiego dell'artiglieria fatto sempre pii1 su vasta scala. La fanteria, che ad ogni azione si r ende conto che le sue perdite sono tanto meno gravi quanto. più l'artiglieria interviene con potenza, aument a di continuo le sue esigenze : e così essa chiede al' cannone di distruggere i reticolati, cli sconvolgere le trinc~e nemiche, di ridurre al silenzio le armi dell'avversario, di accompagnarla passo passo precedendola nella sua avanzata con una cortina protettrice di proietti. Per adempiere a tutte queste missioni l'artiglieria deve aumentare cli . continuo il numero e la potenza delle sue bocche da fuoco, ed inoltre occorre sostituire quelle, invero non poche, o anelate fuori uso P.e r scoppi, o logorate per tiri troppò prolungati o effettuati a cadenza troppo celere, . o altrimenti rovinate dal tiro nemico. Com' è noto, ali' inizio dena· lotta eravamo riusciti a mettere insieme i seguenti quant itativi : ' pezzi · d'artiglieria da campagna 1452 , pezzi d'artiglieria a cavallo ........ . . . 32 pezzi d'artiglieria da montagna . ..... . zoo · pezzi d 'artiglieria someggiata . ........ . 108 pezzi d'artiglieria controaerei .. ...... . 5

Totale pezzi di piccolo calibro . . . . 1797 854 -


DATI RELATIVI ALL E ARTIGLIERIE ITALIANE

p ezzi d'artiglieria pesante campale

r92

p ezzi del Parco d'assedio : mortai da 240 . . . . . . . . . . . . . . . . . . obici da zro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cannoni da r49 A . . . . . . . . . . . . . . . cannoni da r49 (; . . . . . . . . . . . . . . .

48 8 48 28

Totale pezzi del Parco d'assedio

r32

Per i motivi cui abbi.amo accennato, alla fine del r9r6 si diede molta importanza alla riorganizzazione del materiale, ed al reintegro delle dotazioni. Si costituirono altre 52 Batterie· da campagna, 44 da montagna o someggiate, 166 pesanti campali; il numero delle bocche da fuoco. pesanti fu porta to a 2.roo, e pertanto il forte incremento dato dal Paese alla produzione delle munizioni venne in gran parte assorbito dall'aumentato numero delle artiglierie. Un notevole incremento si verificò anche nella produzione degli esplosivi ehe dal gennaio al maggio r9r7 salì da 2. 350 a 3 .250 tonnellate mensili. Sostanzialmente si mirava a realizzare una preponderanza d 'artiglieria sempre più marcata, ma, allargandosi il fronte di azione e moltiplicandosi i compiti assegnati all'Arma, si dovette rilevare che tale preponderai1Za non poteva effettivamente ottenersi-se non disponendo di materiali che consentissero il rapido spostamento ~i batterie pe. santi campali pesanti da un tratto all'altro del fronte. Le possibilità di compiere lo sforzo cui è stato accennato conseguivano p ertanto dai seguenti fattori :

e

dai progressi compiuti dalla nostra industria che riusciva on11ai a riprodurre su vasta scala tipi di materiali già esistenti ; dalla possibilità di far affluire sul campo di battaglia materiali che noi consideravamo ormai troppo antiquati, ma che .Però potevano ancora essere utilmente impiegati in determina~e posizioni; dalla trasformazione di molte artiglierie da marina e delle foft ezze in artiglierie campali ; dalla creazione di nuovi tipi di materiali.

-

855 -


IL CA NN ONE DA

102/35

Già abbiamo accennato in altro capitolo ai nostri materiali in dotazione ali' ., inizio della gùen-a : non ci rimane che accennare ai tipi adottati successivamente, · o ex-novo o mediante trasfonnazioni di artiglierie da marina e da .fortezza, limitandoci però ai più importanti perchè l'intera gamma sarebbe interminabile, e per certi tipi priva di qualsiasi interesse. ' CANNONE DA 102/35: lunghezza totale mm. 3.700; peso con otturatore Kg. 1.220; rigatura elicoidale cal. 36 ; pressione dovuta alla carica massima atm. 2.700; lancia una-granata di "Kg. 13,350 a m. II.600, ed uno shrapnelgranata di Kg. 14,650 a m. 9._500. Affusto a piedistallo su autocarro; altezza dell'asse della bocca da fuoco sul suolo mm. 2.045 ; set tore verticale di tiro da :+ 200 a - 5°; settore orizzontale di tiro 25°; autocarro-cannone (in ordine cli marcia) Kg. 6.900 ; carreggiata (misurata fra i mozzi delle r uo te) mm. 2.oro; passo mm. 3.000. Ques~o materiale possiede facilità di spostamento c_u i però non corrisponde altrettanta celerità cli messa iu batteria; la sua traiettoria è · molto radente ; il suo proietto costruito per usi navali è poco efficace.

CANNONE DA 105: d'acciaio speciale, a corpo d'artiglieria cerchiato in culat ta con manicotto a forzamento; lunghezza della parte rigata mm. 2.520 e cioè 24 calibri; lunghezza totale mm. 2.98 e cioè calibri 28,5 ; congegno di

F ig. 6 - Cannone da 105.

'

chiusura a vite cilindric<J.; congeguo di sparo a percussione, a ripetizione; peso della bocca da fuoco con otturatore Kg. 850; peso dell'otturatore Kg. 35· Affusto a deformazione, lungo ritlculo costante, scorrimento sulla sala per la direzione; freno idraulico a controasta centrale di sezione variabile con valvola per freno di ritorno; settore verticale di tiro da - 50 a + 37°; settore Qrizzon,tale ~i tiro 140 ; carreggiata mm. r,650; diametro delle ruote mm. 1.330;


CANNONI DA 149 A E DA 152/45

lunghezza totale del pezzo in batteria mm. 6.900 peso del pezzo in batteria. Kg. 2.470. Congegni di puntamento: alzo da 105, cannocchiale panoramico mod. Cortese-Falcone. Dati balistici: lancia una granata di Kg. 15,600 a m. 11.400.

'

CANNONE OA 149 4 (per cupole Armstrong): bocca da fuoco: lunghezza senza otturatore" mm. 5.464 , peso senza otturatore Kg. 4.078 , peso dell'otturatore 'Kg. 82, rigatura mista come il cannone da 149 A, tensione dovuta. alla carica massima atm. 2.200. Affusto: di circosta1iza per cannone 149 A mod. G.a rro1ie, altezza asse bocca da fuoco dal suolo con rotaia a cingolo da 149 A mm. r.540, altezza predetto asse senza rotaie a cingolo mm. 1.460 , allgolo massimo conselltito dall'affusto da + 35° a - 5°; diametro delle ruote (del N. 43) mm. 1.560; carreggiata mm. 1.530; affusto completo (senza culla,. r otaie a cingolo e pancone) Kg. 2.610; culla Kg. r.660; pezzo in batteria con rotaie a cingolo e pancone Kg. 10.000 circa; in posizione di traino affusto con culla e canno1ie, senza rotaie a cingolo e pancone Kg. 8.350; avantreno Kg. 250 circa, e cioè in totale Kg. 8.600 circa; passo della vettura mm. 2.600. Dati balistici: lancia una granata di 42 Kg. a m. rr.800, ed uno shrapnel di 41 Kg. a Km. 12 ; è dotato anche· di proietti a liquidi speciali. CANNONE DA 152/45: bocca da fuoco: di acciaio composta; lunghezza della parte rigata mm. 5.570 e cioè calibri ,36,6; lunghezza totale mm. 7.100 e cioè calib.,i 46,2; rigatura a passo costante con verso da sinistra a destra e

o

o

I \

~ ?e~no d/ rotazione affusto _ Fig. 7 - Cannone da 152/45. numero 56 righe ; congegno di chiusura a vitone cilindrico con anello plastico ; congegno di sparo a percussion,e, con percussore a rimbalzo e martello a molla con armamento nell'apertura del vitone, oppure a molla ad otturatore chiuso; · peso della bocca da fuoco con otturatore Kg. 6.470, peso dell'otturatore Kg. 150. Affusto : a deformazione, piccolo ginocchiello, corto rinculo : per il tiro

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857 -


IL MORTAIO DA 260/9 MOD. 16

l' affusto poggia anterionne.nte su una piattaforma arcuata sostenuta da un paiuolo di legno, e posteriormente sul vomero; freno idraulico a c~ntroasta çentrale con valvola per il freno di ritorno ; lunghezza del rinculo mm. 500, ricuperatore a molla e compensatore a molla, a ltezza dell'asse del'pezzo mm. 820 , settore verticale di tiro da - 5° a + 45°; ampiezza del settore di tiro orizzon tale proprio dell'affusto 10°; ampiezza totale masslll!a del settore di tiro orizzontale realizzabile mediante lo spostamento della piattaforma 600 ; peso dell'affusto senza culla Kg. 6.400 ; peso della culla Kg. 2.500 ; peso della piattaforma Kg. 700 ; p eso del vomero Kg. 870 ; peso dei tiranti e accessori · Kg. 230; peso dell'affusto con cannone incavalcato Kg. 14.600; lunghezza del pezzo in batteria mm. 10.900 ; peso del pezzo in batteria Kg. 16.670. Dati balistici : lancia una gr anata di 47 Kg. a Km. 19,5 di distanza, ed uno shrapnel di Kg. 47,500 alla distanza cli 14 Km. MORTAIO DA 26o/9 mod. 16 : bocca da fuoco : di acciaio rinforzato in culatta da un unico manicotto; lunghezza della parte rigata mm. r.906 e cioè

Fig. 8 - Mortaio da 260/ 9 .. calibri 7,25 ; lunghezza totale mm. 2.730 e cioè calibn 10,5; numero delle righe 80; verso della rigatura da destra a sinistra; rigatura passo costante; congegno di chiusura a vite smussata con anello plastico; congegno di sparo con percussore a rimbalzo e martello agente a ripetizione per effetto del proprio peso; peso della bocca da fuoco con otturatore Kg. 4 .170 ; peso dell'otturatore Kg. 300. Affusto : a deformazione ; per il traino è provvisto di assale, ruc5te e avantreno;· per il tiro poggia anteriormente su una piattaforma con perno e posteriormente su un vomero sul quale può spostareyi Ilei senso della direzione; due freni idraulici; lunghezza del rinculo mm. 1.400; ricup eratore idro-pneumatico; altezza della bocca da fuoco da terra a pezzo orizzontale in batteria mm. 1.200; settore verticale di tiro da + 200 a + 65° ; settore orizzontale di tiro di 6° sul

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DEFICIENZE DELL'ARTIGLIE RIA AUSTRIACA I

vomero, e di 600 con spostamenti del vomero; peso del complesso in batteria con piattaforma e vomero Kg. u .800; lunghezza del pezzo in batteria mm . 5.600. Dati balistici: lancia una granata di Kg. 220 alla distanza di 9 Km.

· fiocc/Jio dì calcestruzzo

Fig. 9 - Piazzuola per •impiego contraerei.

Lo stwlio sulle artiglierie controaerei procedeva int<l,nto anche attivamente,. e, memtre erano già in azione le prime batterie da 75 montate su autocarro « Italia », si impiegavano per il tiro controaerei anche batterie da campagna e da montagna i cui pezzi venivano montati sòpra piattaforme girevoli .

*** In Austria per quanto concerne · l'artiglieria si è verificato lo stesso fenomeno già citato nei nostri riguardi all' inizio di questo paragrafo, e cioè alla deficienza quantitativa delle artiglierie campali, subito appalesatasi dopo pochi mesi di guerra, si provvide con la creazione di nuove batterie ottenute 111 parte con bocche da fuoco di -

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MATERIALI AUSTJ{l,\CI

nuova costruzione, ed in parte con altre (essenzialmente obici campali già in allestimento per conto della Turchia e della Cina) . Nel luglio r9r5 la ,consistenza dell'artiglieria austro-ungarica campale e da montagna era già salita a 641 batterie (42r di cannoni da campagna, 85 obici campali, 36 di obici p esanti; 70 di cannoni da montagna e 29 obici da montagna) con un aumento cioè di r70 batterie rispetto a quelle. esistenti a mobilitàzione ultimata, e tale aumento era dato da : r22 batterie di cannoni da campagna, r5 di obici campali, 8 di obici pesanti, r8 di cannoni da montagna e 7 di obici da montagna. Nell'artiglieria da fortezza, chiamata più tardi artiglieria pesante (schwere artillei:-ie) si c<istituirono dapprima nuove unità avvalendosi delle Compagnie d'artiglieria da fortezza e delle bocche da fuoco delle piazzeforti non minacciate, e poscia si crearono di sana piant?, delle nuove Compagnie. Contemporaneamente si procedette : alla sostituzione del mortaio da 24 cm. che si appalesava sempre più antiquato, col mortaio di nuovo tipo da cm. 30,5 ; ed , all'assegnazione di cannoni mod erni da cm. r5 mod . r5 e da cm. 24, e di obici da cm. 38. Già abbiamo accennato in altro capitolo ai materiali in uso presso l'artiglieria austriaca all'inizio della guerra, e -in particolar modo all'ottimo materiale da 305 che aveva sostituito il mortaio da 24 cm. Accenniamo pertanto alle bocche da fuoco più importanti adottate dall'Austria-Ungheria successivamente. OBICE DA 75/13 : bocca da fuoco : di acciaio composta di tubo-anima e manicotto di cerchiatura che porta l'otturatore; lunghezza della parte ngata mm. 800, cioè .calibri 10,7; lungh~zza totale mm. 1.150 e cioè calibri 15,4; numero delle righe 28; verso della rigatura da sinistra a destra; rigatura a passo costante mm. 1.500 e cioè calibri 20 ; congegno di chiusura a cuneo orizzontale ; congegno di sparo a ripetizione a percussione ; peso della bocca da fuoco con otturatore Kg. 106 ; peso dell'otturatore Kg. 13,500. Af{usto : a deformazione a scorrimento sulla sala per il puntamento in direzione ; freno idraulico ; congegno regolatore del rinculo col variare dell' inclinazione ; . lunghezza del rinculo da mm. 900 a mm. 400 ; ricuperatore a molla esternamente al cilindro-freno; altezza dell'asse del pezzo mm. 700; settore verticale di tiro da - 120 a + 50°; settore orizzontale di tiro 7°; carreggiata mm. 950 ; diametro delle ruote mm. 800; larghezza dello scudo d'affusto mm. r.400; altezza totale dello scudo d'affusto da terra mm. 1.300; peso

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OBICI DA 75/13 E DA IOO MOD. I4 dello scudo d 'affusto Kg. 90; peso dello scudo mobile Kg. 60; peso della culla con freno e ricuperatore Kg. roo; peso della slitta Kg. 96 ; peso della testata dell'affusto Kg. IIO ; peso della coda dell'affusto Kg. 50; peso di una ruota Kg. 25 ; peso dell'affusto completo senza scudo Kg. 420. Lunghezza totale del pezzo i,n batteria mm. 3.570; peso del pezzo in, batteria Kg. 600. Il pezzo da 75/13 era ·someggiato, scomposto in 7 carichi : testata ; slitta;

Fig. ro - Obice da 75/13 culla; obice ; coda e ruote ; scudo di affusto ; scudo mobile. Il materiale si poteva anche trainare applicando una timonella a stanghe, la quale quando il pezzo era someggiato v eniva caricata scomponendola llelle sue parti. Dati balistici: lancia una granata di Kg. 6,30 alla distanza di m . 6.700, ed uno shrapnel di Kg. . 6. 700 ad una distan,za di m . 6.600. OBICE DA roo MOD . I4: bocca da fuoco: di acciaio a pareti semplici e in qualche esemplare a tubo-anima cerchiato ; lunghezza della parte rigata. mm. 1.500 e C'ioè calibri 9; lunghezza totale mm. r .900 ossia calibri 19; N° delle righe 36 ; verso della rigatura da sinistra a destra, rigatura a passo costante; congegno di ch iusura a cuneo orizzontale ; peso della bocca da fuoco con otturatore Kg. 400 ; peso dell'otturatore Kg. 40. Affusto : a deforma~ione con ·freno idraulico e ricuperatore a molla ; congeg1w regolatore del rinculo col variare dell'inclinazione; lunghezza del rinculo massimo mm. r.400; lunghezza del rinculo minimo mm. 500; altezza dell'asse del pezzo mm. 1.000; settore verticale di tiro da - So a + 4-80; settore orizzontale di tiro 50 e 20'; carreggiata mm. i .600; diametro delle ruote mm. 1.300; altezza da terra all'estremità dello scudo sollevato mm. r.700; peso della culla

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OBICI DA 100 MOD. 14

con frerw ricuperatore Kg. 230 ; peso di una ruota kg. go; peso dell'affusto completo con scudo kg. t.020; lunghezza totale del pezzo in batteria mm. 5.300; peso del pezzo in batteria kg. r.400. Il materiale veniva n0rmalmente trainato con cavalli ma poteva anche essere scomposto e trainato. in montagna. Per il traino a cavalli si applicava un avantreno. Peso dell'avantreno d'affusto vuoto con timone kg. 450 ; peso dell'avantreno d'affusto con, caricamento kg. I.ooo; lunghezza dell'avantreno con timone mm. 5.300; peso della vettura-pezzo completa kg. 2.400; larghezza totale della vettura-pezzo mm. r.880 ; lunghezza della vettura-pezzo attaccata a tre pariglie mm. 16.000 circa; lunghezza della ,vett~ra pezzo senza éavalli mm. 9,75o. Per il traino in mon,tagua il materi~le veniva scomposto e caricato su appositi carrelli. Con la serie dei carrelli si costituivano tre elementi di traino : traino d'affusto; traino d'obice e culla ; traiiw di scudo.

Fig. II - Obice da 100 mod. 14. Per il traino d'affusto l'affusto si approntava mediante l'applicazione cli una sala e freno per traino <;!'affusto i11 montagna, due ruote, un maschio di attacco della timonella d 'affusto, uno staffone centrale porta-timonella, .una timonella, un bilancino ed altri vari accessori. La sala d'affusto veniva tolta · o portata sul carrello porta-scudo, le ruote di affusto si applicavano al carrello porta-obice e culla. Il peso della vettura era di kg. 550, la carreggiata di mm . 1.100. Il traino d'obice e culla si effettuava con un carrello costituito da un sopporto con sala e freno, al quale si applicavano le ruote nonnp.li d ' affusto. Il peso della vettura era di kg. r.ooo e la carreggiata di mm. I. 100. PerH traino cli scudo il carrello porta-scudi era costituito da un sopporto con sala e freno al .quale si applicavano due ruot e eguali a quelle del traino d'affusto. Il peso della vettura era di kg. 550 e la carreggiata .di mm. 1.100. Per il trasporto delle parti costituenti la serie di carrelli, si univano i due carrelli porta-obice e culla {avantreno e porta- scudi) retrotreno; al carrello

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Ol3ICI DA

roo

ll'IOD.

16

porta-obice e culla si appli,cavano due ruote da montagna in luogo delle ruote normali d'affusto e la cassa del t imone in cui si investiva il timone con i bilancini. Sulla vettura a 4 ruote cosi composta si caricavano le varie parti costituenti i carrelli. Il peso della vettura a 4 ruote completa era di kg. 750, e la carreggiata di mm. 1,100. Le munizioni venivano t rasportate su appositi carrelli. I carrelli-munizioni allorchè non erano impiegati per il trasporto delle munizioni potevano riunirsi in vetture-carrelli. Dati balistici: lancia una granata di 13 kg. a m . 9.300, ed uno shrapnel cli kg. 11,500 alla distanza di 7.800 m . Oa1cE DA 100 MOD . 16: bocca da fuoco : simile a quella dell'obice da 100/17 mod. 14 ; p eso della bocca da fuoco con otturatore kg. 390 ; peso dell'otturatore kg. 38.

Fig. 12 - Obice da 100/17 mod. 16. Affusto : simile a quello del mod. 14; ma ha carreggiata piccola e ruote più piccole ; freno idraulico ; lunghezza del rinculo da mm. r.350 a mm. 500 ; ricuperatore a molla; altezza dell'asse del pezzo mm. 1,020; ~ettore verticale di t ir~ da - 8° ~ + 70° ; settore orizzontale .di tiro 5° e 5' ; carreggiata mm. 1.000; diametro delle ruote mm. 900 ; peso della culla con freno, 'ricuperatore ed equilibratòre kg. 225 ; peso di una ruota kg. 45 ; peso dell'affusto completo con. scudi kg. 840 ; lunghezz,i totale del pezzo in batteria mm. 5.350 ; peso del pezzo in batteria kg. r .250. Per il traino in montagna il pezzo viene scomposto in p arti e caricato s u carrelli; si costituiscono cosi tre elementi di traino e cioè t raino d 'affusto, traino di obice e traino di culla e scudi. Per il traino d'aff usto l'affusto si mette in posizio1le di traino applicandovi un'armatura di protezione, una falsa sala ed una timonella; peso della

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CANNONE DA 152/37 vettura-affusto kg. 700 ; lunghezza con timonella mm. 8.000, lunghezza senza timonella mm. 4.650; carreggiata mm. 1.000. Per il traino d 'o~ice, l'obice è trainato disponendolo sul carrello pel traino di obice e di culla COD: ~cudi; peso della vettura- obice kg. 750; lunghezza con timonella mm. 6.800 ; lunghezza senza timonella mm. 2.500 ; carreggiata mm. 1.000. · Il traino della culla e scudi viene seguito con altro carrello identico al precedente; peso della vettura-culla con scudi kg. 750; lunghezza con·timonella mm. 6.800, lunghezza senza timoJlella mm. 2,500 ; carreggiata mm. 1.000.

Le munizioni della batteria vengono trasportate su carrettini mod. 15 aventi: carreggiata mm. 1.000; diametro delle ruote mm. 900 ; peso del carrettino vuoto kg. 150. Dati balistici: gittata e munizioni analoghe a quelle dell'obice da 100 mod. 14. CANNONE DA 152 : b occa da fuoco : di acciaio composto; lunghezza della parte rigata mm. 4,440 cioè calibri 29,15, lunghezza totale mm. 6.000 ossia calibri 39,36 ; congegno di chiusura a cuneo orizzontale ; congegno di sparo

Fig. 13 - Cannone da 152/ 37. a percussione a ripetizione ; peso della bocca da fuoco con otturatore kg. 4.870; peso dell'otturatore kg. 130. Affusto : a deformazione con doppia sospensione elastica, r inculo variabile ; congegno regolatore del rinculo in funzione del variare dell' inclinazione; altezza dell'asse del pezzo mm. 1.800; settore verticale di tiro da - 60 a + 450; settore orizzontale di tiro 6° ; carreggiata mm. 1-.900 ; diametro d~lle ruote mm. 1,500; lunghezza dell'affusto mm. 7.500; peso dell'affusto kg. 7 .100; lunghezza del pezzo in batteria mm. 9.900; peso del pezzo in batt eria kg. 12,000.


ORICE DA

380

Per gli. spostamenti di questo materiale si ricorre al traino meccanico, scomponendolo in due vetture, come segue : Vettura-affusto cost itui ta da affusto e avantreno; carreggiata dell'avantn:no mm. r.900; lunghezza dell'avantreno mm. 2.850; peso totale kg. 8.900 circa; lun,gbez.za della vettura-affusto mm. 8.700. Vettura-cannone costituita da bocca da fuoco su carro porta-cannone, e da avantreno come sopra; lunghezza del carro porta-cannone senza a van.treno · mm. 4.500; lunghezza del carro porta- cannone con avantreno mm. 7.150; carreggiata del cano porta-cannone mm. 2.300; peso sull'assale anteriore kg. 2.500; peso sull'assale posteriore kg. 6.700; peso totale kg. 9.200; lunghezza della vettura- cannone mm. 9. roo; larghezza della vettura- cannone mm. 2.300. Dati balistici: lancia una granata del peso cli kg. 54 a 21 km. di distanza, cd uno shrapnel di kg . .50 a ro km. Omei,: DA 380 : bocca da {uoco : di acc1a10 composta : lunghezza della parte r igata mm. 4.720 cioè calibri 12,4; lunghezza totale mm. 6.460 ossia calibri 17 ; congeg1w di chiusurn a cuneo ; peso totale della bocca da fuoco con otturatore kg. 20.760. •

Fig. 14 - Obice da 380/ 15 Affusto : è formato da un.a parte inferiore in forma di cassa di lamiera, e da una parte superiore cor,giunta all'altra mediante bulloni e costituente l'affusto propriamente detto; freno ricuperatore idro-pneumat ico ; altezza dell'asse del pezzo mm. 1.850; settore verticale di tiro da + 40° a + 70°; settore orizzontale di t iro 3600; peso dell'affusto completo con scudo kg. 16,600. Piattaforma : consta di un cassone di lamiera con t raverse e rinforzi diviso in due parti; sul suo fon.do è sistemata la corona circolare sulla qua le poggia un tamburo, diviso anch'esso in due parli, che costituisce la piattaforma girevole p rop riamente detta; ad essa viene assicurato l'affusto media1,te chiavarde. Pe~o clell' i1,~tallazione in batteria kg. 81.500.

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. OBICE DA 420/12

Il materiale viene trainato a mezzo d i un treno benzo- elettrico. Per il traino il materia le si scompone in : · vettura- obice pesant e circa kg. 38.600; vett ura- affusto e çulla kg. 34.800. CiascuJ1,a delle due vetture porta mezza piattaforma ; ve t tura- m unizioni con 20 colpi ; ciascuna vett ura cl i carico è cost ituita da due carrelli identici a 4 ruote; ciascun carrello è m unito di due coppie di ruote ,ferroviarie. Sul mozzo si posso1w. investire ~e ruote da strada ave1\t i diametro maggiore. Scartamento delle ruote ferroviarie mm. 1.430; carreggiata (per t utte le .vettu,e) con ruote da s trad,1 mm. 2 .500 ; su ciascuna sala sono montati due motori elett rici della forza cli 15 H . P. ; la corrente è fornita da tma dinamo messa in azione da un· motore a scoppio e sistemata col motore sul carro generatore. Quest o carro generat or.e può circolare con mezzi propri, con o senza le vetture da c,1rico, tanto su strada ord inaria qua1,to s u ferrovia, ma non può essere rimorchiato su ro taie. Il materiale può anche viaggiare su ferrovia con t razione a locomotiva : in qi.1esto caso il carro generatore si carica su un carro· piatto. Il carro generatore rimorchia coi propri mezzi una sola unità cli trasporto, ma su s trade buon.e p uò rimorchian,e a.1,che due. Dati balist ici : lancia una granata cli kg. 740 ad una distan za di m. 15.000. O BICE DA 420 : bocca da fuoco : lunghezza della p arte rigat a mm. 4.. 570 e cioè calibri 1 r ; lunghezza totale mm. 6. 300 ossia calibri 15 ; congegno d i chiusura a ·cuneo; peso della bocca da fuoco con. ottura tore kg. 26.000 peso dell'otturatore kg. 2.000.

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F ig . 15 - Obice da 4 20/ r.2. Affusto : simile all' installazione dell'obice da 380; altezza dell'asse del pezzo m m . 2 . 100; settore vert icale di t iro cla + 4-00 a + 700; settore orizzontale cli tiro 360°; freno idraulico e ricuperatore iclro-pneu~natico ; peso del-

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l/ A n,rGL IE RTA D' ASS AT.TO 1,;n

J TRATTOR I A Cl NGOC,t

l' affusto completo con piattaforma. ed accessori kg. 87.000 ; peso dell' installazione completa kg. n3.ooo. Per il traino d i ques to ma teriale s i ricorre a carri generatori benzo--eletirici, cd a vett ure-carrelli dello stesso t ipo di quelle dell'obice da 38()/1 5 , provviste di servo- motori, uno per ogni ruota. Il t raino si effettua in sei carichi e cioè : r vet tura-:--obice, I vet tura- affusto, 2 vetture per rne1.zo cassone, 2 vetture per mezza piatta forma. La vettura- obice, la vettu ra-affusto, e le due vet tu re per mezzo cassone sono t rainate con un carro generatore benzo-elett rico; le due vetture p er mezza p iat taforma son.o r imorchiate da t rat trici Daimler. · Dati bali:,tici: lancia una granata di kg. r.ooo alla distanza di 13 km .

PARAGRAFO

L'ARTIGLIERI A D ' ASSALTO E D l TRATTORI A CIN GOLI.

Quando gli ingles i, un mattino del settembre 1916, lanciarono sul ca mpo di battaglia d i Bapaum e, contro le formidabili linee tedesche, una macchina semoven te che a vanzava lenta ma sicura di sè, insensibile al crepitio diabolico delle mitragliatrici scatenate con,tro di essa e senza curarsi del violento tiro di sbarramento che le artiglierie tedesche avevano sferrato, di iniziativa, alla vista di questa strana apparizione, t utto il mondo, la cui vita dop o due anni di peripezie sangui. nose era sospesa"in una lotta di titani, ebbe un senso di stupefazione. Per qualche settimana la stampa giornaliera s' impad ronì della novità, e le descrizioni del nuovo strumento di guerra, più o meno inventato, non mancarono, come non fecero difetto le relative illustrazioni di fantasia. Prima nello « Scientific American » e poi, tolto dalla censura il divieto di pubblicazione, in alcune Riviste dei paesi belligeranti, quali l' Illustration, la Nature, ecc. apparvero illust razioni autentiche del nuovo strumento bellico, accompagnate da cenni descrittivi, in base ai quali, confront ando e integrando i dati sparsi qua e là, era possibile di dare una descrizione a bbastanza precisa di tali macchine o automobili annat e che qualcuno iperbolicamente chiamò corazzate terrestri. Si trattava essenzìalmentc di vetture con motore a benzina del tipo caterpillar o bruco, nelle quali il movimento veniva trasmesso dal motore p er mezzo di due ruote motrici dentate, a due larghi -

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L' AUTOM013!LE CORAZZA'rO INGLESE

cingoli snodati, derivazione di quelli ben noti dov-uti alla geniale invenzione del nostro Bonagente; mentre però ciascun cingolo Bonagente avvolgeva una sola ruota, invece nel sistema caterpillar il cingolo era avvolto attorno a d ue ruote disposte l'una dietro l'altra; uno speciale congegno costituito da un respingitore regolabile con un sistema di ruote e di rotelle di scorrimento e di appoggio, permetteva poi di mantenere il cingolo ben disteso. La superficie esterna del cingolo presentava sporgenze o nervature des tinate a facilitare la presa sul t erreno; la superficie interna era solidale con una cat ena ad ingranaggio, ch e serviva di presa ai denti della r uota motrice. L'automobile corazzato inglese, detto t ank, era costituito ; da una parte anteriore o corpo, poggiante su due coppie di ruote provviste cli cingoli del tipo sopradescritto ; e di un carrello posteriore portato da due ruote, che, comandato da un manubrio, faceva da sterzo o per meglio dire. rendeva soltanto più agevole lo sterzo, poichè a rigore l'automobile poteva manovrare anche senza questa appendice, Infatti la forza di propulsione poteva essere a volontà applicata alle due ruote motrici, destra e sinistra, sia conternpora11eamente e nello stesso senso p er marcia avanti e p er marcia indietro, e sia separatamente all'una od all'altra ruota per girare a destra od a sinistra ; si poteva così girare con un minimo raggio cl i volta, ed anche, volend o, sul posto. Il corpo del tank era corazzato tutto all'intorno ed anche alla parte superiore con lamiere di acciaio speciale, resistenti alle pallottole cl i fucileria e di mitragliatrici, alle pallette di shrapnel, ed alle schegge di granata. Dai fianchi, fuori le ruote, sporgevano due piccole torri corazzate ed armate ciascuna di tre mitragliatrici Maxim, montate su installazioni girevoli. I tank inglesi erano lunghi 8 metri circa e larghi pit1 di 2 metri ; il loro p eso era di ro tonn ., la velocità, t enuto éanche conto della qualità dei terreni che queste vetture dovevano percorrere fuori delle ~trade e spesso sconvolti e a fondo cedevole, era molto limitata ed al massimo di circa chilometri 5,5 all'ora. Si comprendé facilmente come simili vetture, coi loro largh i e lunglù cingoli, con la parte anteriore rialzata con inclinazione di 30° a 40° sull'orizzontale, co l loro peso considerevole e con la for tissima presa sul terreno, potessero affrontare e superare difese accessorie, come reticolati, palizzate, e a nche trincee non troppo larghe. -

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LA TAN K ING LESI::

Tank inglese Mark

I

(schema).

Tank inglese ìviark I.

Fig. 16 - Tank inglese (schema e insieme) .


'rANK 'l'IW:ESCHI E F RANCESI

Secondo l'« Engineering,,, l'idea di impiegare vetture caterpillar corazzate e armate a scopo di offesa e di distruzione di difese accessorie in aperta campagna era da attribuirsi a Wiston Churcl1ill, lord dell'ammiragliato inglese, che aveva affida to la esecuzione del progetto al direttore dellé costruzioni navali M, Tennyson d'E yncourt, coadiuvato da una numerosa commissione di t ecnici e anche di ufficiali dell'Esercito e della Marina britannica per la parte riguardante 1'.a rmamento. ' L'apparizione di questi semoventi mostri d'acciaio colpì l' immaginazione dei soldati inglesi, che li battezzarono con nomignoli più o meno appropriati, come cc diplodocus >>, cc créme de menthe », ecc., tra i quali quello di t ank, per la somiglianza con le cisterne automobili, ebbe maggior successo e restò ; secondo altri il nome di tank (cisterna) fu dato a questi a utomobili, quando ancora essi erano in costruzione, allo scopo di evitare indiscrezioni e far credere che si trattasse veramente di auto-cisterne. ·s uperata la prima impressione, indubbiamente sgradevole, prodotta da questi nuovi strumenti di guerra, i giornali tedeschi si sforzarono di negare ad essi ogni efficacia pratica, mentre viceversa nei fogli inglesi ·e francesi si narrava come i tank avessero fa tto miracoli, . distruggendo reticolati , superando trincee, ferm andosi su di esse per colpirne i difensori con tiri d'infilata, ed anche abbattendo muri ed altri ripari. In una corrispondenza di fonte tedesca, pubblicata dal giorqale svizzero « Neue Z;urcher Zeitung » si affermava che nell'attacco del r5 settembre le ,tank avevano avuto scarso successo, ma in una intervista il principe Rupprecht di Baviera, Comandante di un Gruppo di eserciti, fa0eva di questa nuova macchina bellica un ben diverso apprezzar11ento e concludeva nel senso che, occorrendo,, simili automobili corrazzate sarebbero state costruite anche in Germania. E infatti in data 26 febbraio 1917 si ebbe notizia da Pietrogrado che i tedeschi negli ultimi attacchi nella regione dei laghi e p resso Baranovitchi impiegarono per la prima volta automob11i corazza ti simili ai tank. I francesi già li avevano preceduti e fin dal dicembre 1916 avevano iniziato presso Compiègne gli esperimenti per l'adozione di due tipi di carro : l'uno costruito dalla Cas'a Schneider era lungo 6 metri, largo 2 metri, alto metri 2,40 con motore a scoppio, pesava r3 tonnellate e ½, e il suo armamento era costituito da un cannone da 75 e

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CARRO ARMATO TUDESCO

Carro t.edesco pesante (schema) .

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Carro te<lesco pesante.

Fig. 17 - Carro armato t edesco (schema ed ins ieme).

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CARRO ARMATO FRANCESE

Fig. 18 - Carro armato francese St. Chamoncl.

da due mitragliatrici Hotchiss; la sua velocità 'era da 2 ·a 4 km. all'ora con possibilità di superare pendenze del 55 % alla velocità di 2 km. : l'equipaggio si componeva di un ufficiale, due sottufficiali, due mitraglieri ed un artigliere. L'altro tipo di carro era costruito dalla Casa Saint Chamond ; era lungo m. 8 largo m . 2,70, alto m . 2,40 ed aveva anch'esso un motore a scoppio ; era armato di un cannone da 75 e di 4 mitragliatrici Hotchiss: la sua velocità era di 8' km. all'ora ed il carro poteva superare pendenze dal 70 a11'8o % ; l'equipaggio si componeva di un ufficiale, un sottufficiale, due artiglieri, quattro ìnitraglieri ed un meccanico. Ambedue i carri erano corazzati a prova di pallottola perforante e di schegge di granata. Era così realizzata l'idea di Leonardo da Vinci che verso il 1480 scriveva a Lodovico il Moro, duca di Milano : « Farò dei carri coperti, sicur i ed inattaccabili ; se essi penetrassero nelle linee n emiche con le loro artiglierie sbaraglierebbero anche la truppa più nu-

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I TRATT!)RI A CINGOLO

merosa di genti d'ami.e. Diet ro di essi la fanteria potrà avanzare senza pericolo e senza. impedimenti».

Il merito di questo riconoscimento va al ten. col. dell' Esercito francese R. La:fitte, che ne fa menzione nella sua opera magistrale « L' artillerie d' assaut de 1916 a 1918 >>. È ·doveroso altresì ricordare che l' idea del cingolo era sorta al nostro Bonagente e aveva già dato lo spunto aHa trazione meccanica dell'artiglieria campale ; ed infatti negli Stati Uniti d'America ed in Inghilterra ·e rano state fatte con successo prove cli trattori a cingoli. Gli americani avevano riconosciuto che la trattrice caterpiliar (bruco) più usata e più rispondente ·ad usi militari era quel1a tipo Holt piccolo, con ,motore a benzina della forza di 45 HP. In essa il peso della vettura era sopportato da cinque coppie di rotelle piene che poggiavano sulla superficie .interna dei cingoli; la coppia posteriore delle ruote più grandi, a denti, aveva la funzione di trasmettere il movimento dal motore ai cingoli; l'altra coppia anteriore di ruote serviva soltanto di sostegno ai cingoli, che contribuiva a mantenere ben. distesi; per eseguire le voltate il movimento poteva essere trasmesso a volontà ad uno solo dei cingoli. · I cingoli erano larghi c.m. 33 circa e, colla loro grande superficie di appoggio, permettevano molto più agevolmente che non le ruote usuali, sia pur provviste di cerchioni larghi, di percorrere terreni · vari, smossi, a fondo cedevole, coperti di neve, ecc., ecc. Da esperienze fatte in America risultò che queste trattrici potevano anche percorrere strade ferrate muovendo non sui binari, ma lungo di essi sulla massicciata e anche sulle traverse scoperte, ciò che non era possibile ad altri tipi di vetture. La trattrice aveva u.na sola velocità di marcia avanti di km . 5,25 all'ora ed una marcia indietro di km. 3,8; il Field Artillery Boa.rei (Ispettorato artiglieria da campagna degli U. S. A.) aveva raccomandato di munire queste trattrici di due velocità di marcia avanti, e che la maggiore fosse di circa ro km. Il tipo cli caterpillar usato in Inghilterra era simile a quello descritto, dal quale differiva soltanto in alcuni partiçolari, come per esempio nella disposizione delle coppie di rotelle che sopportavano centralmente il peso della vettura e servivano anche, in


CARRO ARMATO ITALIANO

unione colla coppia di rotelle anteriori, a sorreggere e tener distesi i cingoli. Le possibilità offerte allora da siffatti carri impedirono al nostro Esercito di sfruttare questi mezzi, sovratutto tenuto con to delle difficoltà del terreno della nostra fronte prevalentemente montana. Giova però ricordare che, nell'ultimo anno di guerra, s'era già iniziata la costruzione, anche da noi, di numerosi carri armati leggeri, che non furono poi impiegati a causa della cessazione delle ostilità. Si erano anche costituite Unità carriste, alle quali era stato riservato il tipo di carro leggero F iat 3000, costruito dall' industria· nazionale, di ci~·ca 5 tonnellate, armato con due mitragliatrici. Il carro Fiat 3000, perfezionato in alcune sue parti, assunse, più tardi, il nome cli carro annato mod . r92r, e, successivamente, quello di carro armato mod. r930. Un altro fra i primissimi costruiti in Italia fu un tipo pesante, il carro Fiat 2000, di circa 38 tonnellate, armato con un cannone da 65 e sette mitragliatrici : poco 'maneggevole, esso fu presto abbandonato. Ricordiamo anche che carri armati ,furono da noi impiegati, subito dopo la guerra, in Libia, nelle operazioni militari per la riconquista di quelle regioni, e che ne era previsto più largo impiego qualora la resistenza dei ribelli si fosse ulteriormente protratta. Usciremmo dai limiti della nostra trattazione se volessimo profondamente analizzare il problema di questo moderno strumento di guerra, quale fu impostato e risolto negli anni susseguenti al conflitto mondiale. Ci limitiamo a ricordare che imp'o rtanti e geniali realizzazioni furono conseguite da parte dei · nostri tecnici e della nostra incl ustria per tutti i tipi-cli carro rispondenti a finalità tattiche diverse. La soluzione italiana del problema dei carri partì dal concetto fondamentalé di non esagerare in mole e potenza di macchine, e portò a tre tipi, relativi a diverso impiego, e cioè carri di rottura, carri d 'assalto e carri veloci; i primi erano carri armati di fanteria, di medio e cli grosso peso ; i secondi erano carri di fai1 teria leggeri; gli ultimi erano i carri armati leggeri delle truppe celeri. Questa distinzione di carri cli rottura, d'assalto e veloci tien conto della funzione ad essi assegnata in combattimento : ma i carri possono essere anche distinti in base al loro peso, poichè nel peso si assommano le caratteristiche di armamento, di c~razzatura, cli velocità, di autonomia. In base al peso, essi possono distinguersi in leggeri, medi e pesanti : .

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IL P lWBLEMA DEI CINGOLI

secondo la classificazione italiana, i leggeri non superano le 5 tonnellate, i medi non superano le r5 tonnellate, e i p esanti superano quest'ultimo limite. I carri leggeri, modestamente armati e protetti, sono dotati di forte velocità e manovrabilità : i medi e pesanti, più potenti, meglio protetti, sufncientemente manovra bili, sono i più adatti ad agire in forti masse nelle grandi unità corazzate, con azione di urto e di forza . Uno dei più importanti problemi tecnici da risolvere nel dopo~ guerra in fatto _di carri armati era quellç del cingolo. A parte i facili scingolamcnti che, durante la guerra, s'erano dovuti lamentare nei lunghi e scabrosi percorsi, stava il fatto che i cingoli adottati durante la guerra e nei primi a nni del dopo guerra erano costrniti con elementi a piattaforma metallica che, non essendo idonei a. lunghi e solleciti percorsi su strad a, dovevano traspo,rtarsi a parte su speciali carrelli a ruote gommate, trainabili con apposito trattore : ciascun carro, p ertanto, oltre al proprio equipaggio richiedeva ancora quello del trattore col relativo materiale. La nostra industria risolse il problema allestendo nuovi cingoli, non più a piattaforma metallica, m a costituiti con elementi corti di acciaio fuso, collegati fra loro a guida di catena snodata. Un tale tipo ad elementi corti valse inoltre ad eliminare quasi integralmente i faci li e pericolosi scingolamenti. Giova infine considerare che lo sviluppo di questo mezzo offensivo ha fatto sorgere, naturalmente, problemi di difesa, attiva e passiva. La difesa attiva è affidata alle artiglierie e alle armi anticarro, cannoni e anche fucili. È sorta, dunque, una nuova branca per l'artiglieria, a cui son connessi nuovi problemi tecnici e d' impiego. Durante la guerra furono impiegate artiglierie di piccolo calibro, già destinate ad altri compiti, postate a breve distanza dalle prime lince per tirare direttamente sulle tankes. S'impiegarono pezzi isolati da 37 e da 52, e, in determinati settori, ogni batteria da campagna sceglieva una posizione avanzata per un pezzo, dalla quale batteva, con alzo non superiore ai ro ettometri; le zone di probabile passaggio dell'artiglieria. d'assalto nemica, contro la quale poteva anche essere utilmente impiegato un ordinario sbarramento a granate, oppure uno sbarramento a proietti fumogeni asfissianti, sia per disorientare i conduttori, sia per obbligarli a metter la maschera e rendere così impacciati i movimenti dellè macchine. I fuci li e le mitragliatrici furono dotate di pallottole perforanti contro la corazzatura dei carri,

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CRliAZIONE DEJ RAGGRUPPA.MEN'l'J PESANTI CAMPALI

e si ebbero anche veri e propri fucili anti-tanks, montati su appositi cavalletti. Oggi il problema delle artiglierie e delle armi anticarro è affrontato con visione completa degli scopi da raggiungere. Tra blindatura dei carri e armi anticarro si perpetua la classica lotta fra corazza e cannone, tenendo però presente che vi è un limite massimo cli corazzatura, oltre il quale scapiterebbe quella mobilità che è pur fattore essenzràle di redditizio impiego. La difesa passiva è invece costituita da ostacoli, naturali o artificiali, che vengono opposti all'azione dei carri sul campo di battaglia. Era doveroso riportare nella nostra Storia questi cenni sul carro armato e sui trattori a cingoli perchè .ambedue hanno stretta attinenza con l'artiglieria ; il primo perchè, oltre a portare bocche da fuoco, ha fatto sorgere una nuova branca. dell'Arma, quella dell'artiglieria anticarro ; il secondo perchè ha servito a dare impulso agli studi e a.Ile applicazioni riguardanti la motorizzazione delle artiglierie.

PARAGRAFO

LA

5o

CREA ZIONE DEI RAGGRUPPAMENTI PESANTI CAMPALI.

Già si è detto che nel periodo 1915- 16, allargandosi il fronte d'azione e moltiplicandosi i compiti dell'artiglieria, la necessaria ed auspicata sempre maggiore preponderanza dell'Arma non poteva ottenersi, specialmente per parte nostra causa la mancanza cli materie prime e la. scarsità di mezzi :finanziari, se non con il rapido spostamento di batterie pesanti ca:mpali, e cioè pesanti e campali, da un tratto all'altro del front e. Inoltre, erasi ormai riconosciuta la necessità della controbatteria, alla quale risultavano particolarmente idonei i pezzi da 105 cli recente adozione. Le predette considerazioni furono quelle che suggerirono la costituzione dei Raggruppamenti pesanti campali, unità organiche, che possedevano tutti gli ele1nenti necessari per la preparazione e l'osservazione del tiro, e che essendo dotate di una certa mobilità, durante il corso delle operazioni consentivano di aumentare alternativamente la densità dello schieramento sul fronte dell'una o dell'altra Armata.

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't

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I,


LORO ' ASSEGNAZIO NE ALL E GRANDI UNITA

Per questi raggruppamenti, non era ancora ben definito il criterio di considerarli come elementi cli Corpo d'Armata, e ciò perchè, data la ristrettezza della fronte di certe Armate, risultava conveniente cli accentrarli addirittura all'Armata. Del resto tale ar ticolazione rispondeva in sostanza al criterio della variabilità del dosamento delle artiglierie in relazione ed in dipendenza e del concetto generale dei superiori Comandi e delle necessità contingenti della situazione nelle varie fasi dell'azione : principale attributo di tale articolazione doveva per ciò essere quell'elasticità, che consentisse a tali Unità d'artiglieria pesanti campali un sollecito passaggio di dipendenza e un rapido cambiamento di missioni, ciò che in altri termini costituisce ancora e sempre la pratica del principio dell'azione a massa, l'« applica7.ionc della maggior forza possibile nei punti e nei momenti voluti». Come già fu osservato per la specialità d'assedio, l'impiego di raggruppamenti tattici, i quali possono cambiare composizione durante il corso dell'azione, si era manifestato molto utile per ottenere l'adattamento dell'organizzazione della massa dell'artiglieria al dispositivo della :fanteria e al concetto generale dell'azione. Siffa tti Raggruppamenti tattici potevano entro certi limiti prescindere dai vincoli organici, elci quali pertanto, trattandosi cli guerra di posizione, non era sentita l'assoluta necessità. I vincoli stessi sarebbero invece stati importantissimi in guerra cli movimento; e ciò non soltanto per ragioni morali, ma anche per ragioni tecniche : infatti le Unità organiche cli artiglieria dispongono di mezzi di comando e di collegamento perfettamente affiatati, dei quali non sarebbe stato facile dotare i Raggruppamenti tattici provvisori, sovratutto nei loro spostamenti. All'articolazione della massa doveva corrispondere e adattarsi l'organizzazione dei Comandi d'artiglieria, organizzazione che doveva provvedere sia alla ripartizione gerarchica di attribuzioni e sia alla costituzione dei singoli organi di comando nell' interno di ciascun Rapgruppamento tattico provvisorio, in modo da consentire volta per volta l'accentramento o il decentramento dei me7.7.i, agevolando il rapido passaggio di dipendenza. Si vanno così delineando i seguenti concetti : a)

per la specie delle a rtiglierie :

cc

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ad ogni grande Unità veniya


SIT UA ZIONr; OEU)ARTIGLIERfA PESANT E CAJIII'ALE

b)

ALLA FD/J-: DEL 1916

assegnata quella specie di bocche da fuoco aèlatta ai compiti tattici propri dell' Unità stessa)>; per la quantità : « l'artiglieria di una grande Unità variava a seconda della missione di quest'ultima, in modo che, fissato il minimo organico per le situazioni improvvise e per i bisogni più generali, si pot esse completare il fabbisogno d 'artiglieria e cioè dare ~uei rinforzi di artiglierie richiesti dalle diverse situazioni ».

È bene chiarire questo secondo concetto, al quale già si è accennato : la quantità dei mezzi necessari alle grandi Unità per svolgere le progettate grandi offensive e per sostenere previste difensive è in generale cosi cospicua, sicchè a nessuna Potenza sarebbe possibile assegnarla a tutte ed a: ciascuna grande Unità del proprio esercito, in dotazione organica e quindi in modo stabile ; anzi, anche se fosse possibile, ciò non sarebbe conveniente per il fat to che non tutte le Unità svolgono contemporaneamente azioni di grande stile, e nei periodi di sosta e nei settori d'azione secondaria sarebbe inutile, anzi dannoso un eccessivo agglomeramento di 1:1ezzi. Ogni grande Unità deve quindi a vere una aliquota di artiglieria stabile e prefissa ta per i bisogni ordinari, e un 'artiglieria di rinforzo, assegnat a in misura diversa a seconda dei casi, per i periodi di grandi offensive e difensive, artiglieria di rinforzo presa o da una Unità meno impegnata ci da un Nucleo centrale di riserva.

*** Alla .fine ci el era la seguente :

1916,

là situazione dell'artiglieria pesante campale

obici da 149 : 1 6 Comandi di Gruppo e 40 Batterie ; cannoni da 1 05 : 14 Comandi di Gruppo e 42 Batterie ; cannoni da 102 : 6 Comandi di Gruppo e r6 Ba,tterie. (,,.

Nei riguardi dell'allestimentò dei materiali, la Vickers-Terni aveva incontrato gravi difficoltà di ordine tecnico nella costruzione degli affusti modello 941 per obici pesanti campali, per cui si era reso necessario incavalcare le uniche 12 Batterie approntate su affusti rigidi d 'assedio per cannoni da 1 20. -

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rL PROGRAMMA rn NUOVls ARTIGLI E RIE

La produzione delle bocche da fu oco da 105, già-bene avviata, aveva permesso di portare a 42 il numero delle Batterie, compensando in tal modo la deficienza di obici. La consegna del materiale da 102 era stata effettuata abbastanza regolarmente, ma, ultimata la costituzione delle 16 Batterie previste per il 1916, la fabbricazione di tale bocca da fuoco venne sospesa, sia per il suo rapido logoramento rispetto alle a ltre artiglierie campali, e sia per la scarsa disportibilità di munizioni. Superate, nel secondo semestre del 1916, le difficoltà relative agli affusti degli obici pesanti campali, nel novembre si collaudavano tre Batterie di obici da 149 A su affusto Ansaldo, detto poi comunemente mod . 1916, ed una Batteria su affusto Krupp, denominato mocl. 1914, e riprodotto dalla Vickers-Terni, ottenendo così cli poter procedere contemporaneamente a l montaggio degli obici su due tipi dì af(usto. In base ai dati di previsione forniti dalle Ditte costruttrici, il Sottosegretariato per le Armi· e Munizioni stabiliva il programma cli allestimento cli nuove a rtiglierie per l'esercizio finanziario r 0 luglio 1916-30 giugno 1917. Tale programma comprend eva : a)

b)

e)

la sostituzione, durante il periodo invernale dell'affusto rigido per cannoni d'assedio con l'affusto Ansaldo alle 12 Batterie (dalla 29a alla 40a) costituite nel marzo 1916 ; l'allestimento di 92 Batterie di obici da 149 - parte con mamateriale Ansald o e parte con materiale prodotto dalla VickersTerni - di cui 84 da riunirsi in 28 nuovi Gruppi, e le rimanenti 8 Batterie per il completamento di alcuni Gruppi di obici da 149 mod. 14; la costituzione di 8 nuovi Comandi di Gruppo e di 24 Batterie di cannoni pesanti campali da 105.

Complessivamente i Gruppi di obici da 149 dovevano essere portati a 44 e le Batterie a 132; i Gruppi di cannoni da 105 dovevan o salire da 14 a 22, e le Batterie da 42 a 66. Per i Gruppi da 102 non era previsto alcun aumento tenuto · conto delle ragioni sovradette. Con le disposizioni emanate dal Ministero della Guerra per la -

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FORMAZIONE DELLE B ATTERIE E DEI GRUPPI

formazione delle- nuove Batterie, 1venne stabilito' che i pnm1 22 Gruppi comprendessero tutte le Batterie da r49/r4 numerate progressivamente da l a 66, ed i rimanenti Gruppi dal XXIII al XLIV · comprendessero tutte le Batterie da 149/16 dalla 77a alla 132a. In conseguenza, i Gruppi XIII, XIV, XV e XVI, per effetto della prevista trasformazione assunsero gli ordinativi di . XXIII, XXIV, XXV e XXVI, e le relative batterie, dalla 29a alla 40a vennero numerate dal -67 al 78. Risoh,1to il problema degli affusti ed avviata la produzione, tra il novembre 1916 ed il febbraio 1917, venivano allestite con materiale della Vickers-Tcrni, 18 Batterie da 149/14 (dalla 37a alla 54a), e costituiti con le medesime altri 6 nuovi Gruppi (dal XIII al XVIII) . Contempol'aneamente, · con materiale Ansaldo 149/16, venivano format e le Batterie dalla 79a alla 102a, e costituiti con le medesime altri 8 Gruppi, dal XXVII al XXXIV. Nello stesso periodo le Batterie di cannoni da ro5 erano progressivamente portate a 66 ed i Gruppi a 22. Tutte queste Unità, completate durante il periodo invernale e nella prim,wera del 1917, raggiunsero la fronte tra l'aprile ed il maggio. Nel suècessivo mese di giugno, proseguendo nel programma stabilito, si fonnavano tutti i Gruppi da 149/14 fino al XXII (batterie dalla 55a alla 66a), e 3 nuovi Gruppi da 149/16 (XXXV, XXXVI e XXXVII) formati colle batterie dalla 103a alla 1na. In considerazione poi che il materiale per i rimanenti Gruppi sarebbe stato distribuito soltanto fra il luglio e l'agosto - dato che la produzione dell'Ansaldo variava da 6 a 8 batterie al mese, e la produzione della Vickers-Terni oscillava mensilmente da 4 a 6 - il Ministero della Guerra dispose che fossero costituite altre r8 Batterie pesanti campali da ro5 (dalla 6Jl1 alla 84a), portando così. i Gruppi a complessivi N° 28. Nel luglio venivano formate le Batterie dalla 29a alla 36a che furono destinate a completare alcuni Gruppi da 149/14, e 12 nuove Batterie da 149/16 (dalla n2a alla 123a), riunite nei Gruppi dal XXXVIII al XLI; infine nell'agosto si costituivano i Gruppi XLII, XLIII e XLIV, che ebbero le Batterie dalla Ì 24a alla 132a. Nel frattempo veniva predisposto il programma completo di -

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. /

.i


FOR)IAZIONE DI NUOVE UN IT1 PESANTI CAMPALI

allestimento di nuove ar tiglierie per l'esercizio finanziario 1917- 18, che prevedeva la costituzione di 8 Gruppi e di 24 Batterie da 149/14, 8 Gruppi e 24 Batterie da 149/16, 6 Gruppi e 18 Bat terie da 105. Per la denominazione di tali nuove Unità, fu stabilito di assegnare gli ordinativi dal X LV fino al C (Batterie dalla 132a alla :,ooa) cd a nuovi Gruppi da 149/14 quelli dal C in poi (Batterie dalla 301a in poi). In applicazione del nuovo programma, nell'agosto si ordinava la formazione di altri 2 Gruppi (CI e CII) da 149/14 (Batterie dalla 301a alla 306a), e altri 6 Gruppi (dal XXIX al XXXIV) da 1?5 (batterie dalla 85a alla 102a), il che p ortava i Gruppi da 149/14 e da 149/16 a 46, con 138 batterie ; e i Gruppi da 105, da 28 a 34, con 102 batterie. Dato però che la mobilitazione dei Gruppi veniva ordinata soltanto mano mano che le nuove Unità si completavano, nell'ottobre erano presenti in zona di guena solamente : 22 17 28 4 z

Gruppi Gruppi Gruppi Gruppi Gruppi.

obici 149/ 14 obici 149/ 16 çannoni ro5 cannoni 102. cannom. ro2

ciascuno ciascuno ciascuno ciascuno . ciascuno

su su su su su

3 3 3 3 2

batterie I Pezzi 447 (1) . batterie batterie : p ezzi 330 (r). batterie ( . b a tt enc . \ pezzi 64.· 1

Per quanto concerne la costit uzione dei Raggruppamenti il Comando Supremo emanava la seguente Circolare N° 31.079 del 21 ottobre 1916 : Durante il prossimo inverno, saranno costituiti nell'interno del Paese: un certo numero di nuove grandi Unità, complete, esclusi i corrispondenti reggimenti d'art iglieria da campagna; 2° - numerose batterie pesanti campali o d'assedio; 3° - un numero di batterie da campagna sufficiente per portare t utti indistintamente i Reggimenti d'artiglieria da campagna alla formazione normale di 3 Gruppi ed 8 Qatterìe ciascuno,· avvertendo che i reggimenti 1° -

(r) I 21 pezzi da 149 cd i 6 pezzi da 105 mancanti per rispetto all'organico di 4. pezzi per Batteria, souo da ritenersi fuori uso per ragioni varie, e non ancora sostituiti.

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C IRCOLARE DEL 2 I OTTO BRE 't916

40 -

che hanno Batterie distacca.te oltremare riceveranno al trettante Ba tterie in loro sostituzione; un certo numero di Batterie ant iaeree.

L'aumento già avvenuto, e quello che ora avverrà, d i nuove Divisioni -. senza un corrispondente aumento di Reggimen ti di artiglieria da campagna - obbligano a sopprimere l'artiglieria da campagna. suppletiva, e ad assegnare tutta l'artiglieria d~ Cè,mpagna a lle Divisioni, per modo che ciascuna d i queste abbia un pro,prio Reggimento cli tale specialità. Ciò può farsi tanto più agevolmente tefl.endo conto del graduale, continuo aumen to dell'artiglieria pesante campale ; ciò che permetterà di assegnare congrue a liquote di tale artiglieria a tutte le grandi Uuità. In conseguenza di quanto sopra· occorre, durante l'inverno, sottrarre dalla fror,te, in modo graduale, quei R eggimenti d'a rtiglieria da campagna che devono essere assegi,ati alle nuove Unità in via di costituzione. Intendo poi che si approfitti di t ale circostanza per completa.re il riordinamento dell'artiglieria da campagna, già preveduto con Circolare 27.880 del 31 agosto, e che si impone sempre più per ovvie ed importantissime ragioni organiche e disciplinari. Per conseguenza prescrivo quanto segue: 1° - Verranno di massima assegna.ti alle nuove Unità, i Reggimenti d·.~rtiglieria da campagna 30, so, 90, 110, 130, 2 00, 400 e 490. · Per la fiue di gennaio i detti Reggimenti dovranno trovarsi raccolti al completo: il 3°, l' .uo, il 400 e il 490 nel territorio della 2° Armata; il 9° nel territorio della 3n. Armata ; l' 8°, il 130 ed il 2 0 ° nel territorio della 4"' Armata. Gli elementi di tali Reggi.menti (esc,luse le Batterie del 13° e del 49° disloca.te oltremare) che fossero presso altre Armate dovranno raggiungere le Armate anzidette entro il 15 gennaio. I Reggimenti cy>, 1 3°, 40° e 4cy> potranno, se necessario, continuare ad essere i_m piegati dalle Armate presso cui sa.rahn.o raccolti, ma dovranno essere t enuti in condizioni tali da poter essere pronta.mente ritratti dalla fronte ed inviati nelle località di riun ione delle n,uove Division i : ciò che, probabilmente, avverrà entro febbraio. I R eggimenti 3°, 80, 11° e 200 continueranno invece, sino a. nuovo ordine, a rimanere a completa disposizione delle Armate, le qua.li dovranno però avere presente che potrà presentarsi, anche per tali Reggimenti, la necessità di ritirarli dalla fronte. 2 ° - I restanti Reggimenti d'artiglìeria da campagna vengono assegnati organicamente alle Divisioni, nel modo qui appresso indicato :

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ASSEGNAZIONE DEI REGGIMEN'T I DA CAMPAGNA ALLE DIVISIONI DI FANTERIA

Divisione d i fa,iteria

.I

I . '""''"'"' "",,

Divisione di fan teria

Reggimento artigl. campagna assegnato

1 70

2 3 :1,

r8°

25° 230 410

• 24a.

70

2511

4 5° ro0

. campagna as~egnato -·

x• 2•

3il, 4.•

27° 16°

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Settore Sagri

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37° 480 510

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Salvo circostanze eccezionali, dovute a gravi necessità cl' impiego, i comandi cl'Arm,1ta dovranno, d'ora innanzi, evitare ulteriori scissioni e franunischiamenti delle Unità d'artiglieria da .campagna. Presentandosi tale necessità si dovrà, app~na possibile, riordinare e riunire i Reggimenti che fossero stati scissi. I Comandi d'Armata, che ora abbiano alla loro ·.d ipendenza Uni.tà d'artiglieria da campagna non. spettanti aÙe ~ isioni dell'Armata dovranno ritrarle dalla fronte non appena possibile, e, ad ogni modo, entro .il dicembre p . v . sostituendo con Unità proprie quelle che avessero impiego speciale (tiro contraerei). Di mano in mano che dette Unità sara1uw disponibili, ne indicheranno a questo Cqmando la data e la stazione cli partenza. 30 - L 'assegnazione éUlzidettà (N° r e 2 precedenti) dei vari Reggimenti

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883


CIRCOLARE DEL 2I OTTOBRE rgr6

alle Divisioni esistenti ed alle nuove Unità è stata fatta sulla base delle dislocazioni attuali. I Comandi d'Armata sono però autorizzati a proporre, entro il corre nte mese, quelle modificazioni a lle assegnazioni che ritenessero opportune. L'assegnazione - che avverrà gradualmente durante l ' inverno - delle nuove Batterie (da campagna, pesanti campali, d' assedio ed antiaeree) alle Armate faciliterà grandemente l'attuazione di quanto sopra 110 prescrìtto. l Gruppi e le Bàtterie di campagna di nuova formazione passeranno naturalmente ~ f\r parte integrante dei Reggimenti cui saranno assegnati .. Le Batterie antiaeree eia posizione· che verranno assegnate alle Armate dovranno, per quanto possibile, essere impiegate per sostituire le Batterie da campagna ora adibite a tale servi.zio. Di mano in mano che giungeranno alla fronte le nuove Batterie pe!,anti campali e d'assedio, i Comandi d'Armata vorranno proporre la form azione dei nuovi R aggruppamenti che saranno necessari, avendo presente che d i massima converrà che i Raggruppamenti pesanti campali siano misti e formati, cioè riunendo Gruppi di obici da 149 con Gruppi cli cannoni da 105. Coll'occasione raccomando altresì di procurare di dare stabilità, oltre che ai Reggimenti, anche ai Raggruppamenti, per modo che l'azione disciplinare, educativa, istruttiva dei Comandi di Raggruppamento possa svolgersi con continuità cd efficacia. Ricordo, a tale riguardo, che l'età ·g iovanile e l'inesperienza della maggior parte dei Comandanti di Batteria - ed anche di qualche Comandante di Gruppo - esige l'assidmt, vigilante cura dei Comandi di Reggimento e di Raggruppamento, non solo per quanto concerne l'impiego delle Unità dipendenti, ma anche, e forse più, per l'andamento intorno (disciplinare ed amministrativo), per i particolari di servizio, per la cura del personale, dei quadrupedi, dei materiali, ecc., delle singole Batterie. Tale interessamento sarà tanto più efficac~ quanto più, per l'appunto, si darà stabilità alle Unità Reggimento e Raggruppamento. Ciò, ben inteso, senza vincolare l'impiego delliartiglieria, a seconda delle esigenze imposte dalla situazione, ma: procurando di conciliare tali esigenze preminenti con quelle, pure importantissime, cui sopra ho accennato. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito CADORNA

-

884 -


INDICI


'

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.

I

I


Indice dei N orni contenuti nel Volume X ABBREVIAZlONI ambasc. ammir. Hl'Cld.

artigl. uspir. cup. cap. freg. capor-magg. capor. col . <ìip:om. gcn.

ambascia ore ammiràgliu ·arciduca artigliere = ,1spirnnte capitan(} = capltrrno di fregata cnporal maggiore rapornle = eotonnell0 diplomatico - gener:tle

A

giorn.

= gior n:1 lista

grnn<J.

grandu.cu rnnggiore = principe profP.s:;ore r omanziere srrittore sclenzi:1to - sergente moggiore sergente = sottotenente teutmte

mngg. princ. })l'Of.

romnnz.

sc1·1tt. sc!euz. scrgt. magg. sergt. sott. ten.

AXSALDO

ind. :....., 526 · 535 -

63+ . P . . gen . - 24 A . - gen. - 25 - 287. ALn1tRTO clel B elgio . Be, 207. .AL0XF.IIDW • gen. _, 357 . 513. Ar, LfilHAUT 25.

25.

AGO

.AN'.l'ONI.NI -

A.L BNR1·1

L . . a,r t. - 470. ARGAN· ÙHIElSA • col. ,..,..., 21. Auz,rn1 A. · col. -; 431 . 432 4.36. AsBURGo E llgenio arcid. 322 · 612 - 655 - 763 •. 764. A .S RURGO Federico · a.rcid . - 222. Asourwo Frane. Ferdin. . arcid. - 39. 48.

A:UATURO - m g . gen . ...... 6 - 7 - 21. A'.\IBHO::nn'TI .....,

25.

A '.\IORORO -

25.

A;\'GliJI,OT.'.1.'l •

gen. -

A~WIOU:TrI - sott. -

384. 668. '--" 887

AnCA!\GliìLI


INDIC0 DEI NOMI CONTIDNUTI NEL VOLUMEJ X A sBUR.GO Ghwep. Ferdin. · arcid.

-

229 - 403 - 407. gen. - 25.

di S .

von. - gen. 26.

840.

26 · 287

BEJNCIVDNGA - gen. -

ASCOLI AsINARI

B wr.ow

B FNARY -

294.

MAttZANO A . - col.

Bm.1s1::r,Lr

-

460 · 604. AuFFir1vrnui1e:;, - gen. - 222. AVErl'A - gen. 691 · 694.

S. - cornmed. -

813.

B mixNA:rr L . · g e u. _, 19 - 21. B mnAimr P aolo -

26 · 220. R. - artigl. - 477. B mR~l'l'A G. · col. 727. B0RGM.A~:-s · gen. 232 · 239 B isRARDI

241.

P . · col. - 691 709 71.0 - 713 · 715 - 716 71'7 725 · 813. BAISTROCCECI F. · gen. - 25 - 285. BAJ·i\IACARIO - ca,p . ......:, 25 . BALDASSARRE - ten. ,col. - 829. BALfilSTIU F . · lll,tl1gg. 466-474. B AQUB'l' - 25. B ARAT'.r1mn1 YV . - gen. - 699. BADOGLlO

B.~Rl3ARO -"

25. gen. -

B ARBAs1c1"T1 -

BA RBIEJRI - col. -

25. B ARRA --. 26. B.~nR.J-'lRm - :.tmba sc . -

25. 25 .

. BAH.IiJNGO --.

BARTOLCY.rn - t eu . -

26. B ASSO L. - gen. BAs 1.rrco - gen. -

46 - 49 . 140. 675.

B ASSI -

BATTAGLIA - ten: -

26 - 456 · 457. 26. 462.

C. - patriota - 35 . 634 · 660 - 669 . BmcKIDR G. - 26. B IDIDRE ---" 26. BIDLIDNO G . - magg. --; 813 - 817 . BIDI,IN - gen. 207. B mLLEfl"l'I P. - gen . 6 - 463.

BA'.l'Tif-lTI

-; 888

607. gen. - 512. BrANCHIDT'.l.'I E . . ca.-p. ~ 466. BIANCl:II - gen . - 26. BrGLIOTTA - sel'gt. - 482. BIGNAMI P . · tecn. 538. BrGtsozzr - capor-magg. - 678. Brnm · eol. - 397 . BION~r -l\fo!UL\ - geu. 19. Bts'.\IARCK von - 45. BrssoL ATt L. 26 - 710. BLAT'l'O - col. 25. Boccrn G . · ten . - 4G7 · J76 G06. BODY ......, 26. BOGO P . - sott. 473. Ron@M-°ER)<fOLLf . gen . 222. llE RNARoINr • aspir. B BR'L'OT'.l.'I •

BOLLA'.!.'!_ A.. - gen. BOLL I!,,\ -

26.

BONACCOilSI i, BoNALI A .

ù. ·

2G.

ireu . -

V

6

· col. ..... 719. IlORfilLLI · cap . ......,. 7 · 19 · 21 - 829. B OR:'-<THAEG!•m 26. Bouou;vrc - gen. - 415 - 696 . 769. B os0LLL - ministr . - 868. B<Yfi'IDIW E . - eap . 466 · 4:6!). BRAVID'l'A - aimnir. 26. ~


INDIC.BJ DEI NOMI CONTENUTI NElL VOLU:MEl X

BREGAGNOLO ·

a.rligl. -

B 1mGANZD - ten. col. -

678. 312. 478.

BRICCOLA •

-I

e

C,\ ORSI · ·COL ,....,

606.

27.

627.

0APALoo P. - cap. - - 434. 0APElLV) L. - gen . 27 - 383

495 - 697 · 698 - 700 - 710. E . - col. - 432. CARACCIOLO M. - gen . - 27 - 140 556. OAI1Ass0 - col. - 7. C,\RA'.l'l'f L. - gen. '-. 6. C ,mBONl\1 - gen. 27. ÙARI>ANI p . 538. Ù ARLEYr'l'I o. - c ol. 728. O,mOZZI - col. 392 - 400. CARUS0 o. · col. _,, 720 · 728. CASBLLATO E. . . capor. ..:...:. 477 607. CASSINIS o. · t en. - 479 - 480 . CASTIDLN,rn - gen. - 216 - 353. OM:;mx - 27. 0 AP U AKO

CAVACi occHI CA VAL Limo

ÙABIATI

a l'iigl. -

Ù ANTATOHW - col. -

A. - artigl: gen. 383 . BRINI G. - c a p. 432 - 433. BROAD 26. BROCK 26. BRON~AllT - gen . --; 233 - 237 - 240. Bnoè\'Z UOLI • col. --; 26 . BR OOCHU: -'- 26. BnucK\\IULLER - col. -" 26. B 1u 1DJ,Jn)IANN _ 222. Br:USILO!;'JJ' - gen . -, 223 - 226 291. BUAT --; 26. BuFFA DI PumnE'.Ro - gen. 26. B DLOW · gèn. 213 - 214 . . B ULOW - diploma,t, 291. BRIDVI.1'1

V. -

ÙANTARIDT,Ll

A. - gen. --; 591. 19:

. gen . -

ÙAVA)IOOLI - gen . ~

A. - gen. - 27. a.rtigl. --; 608.

gen .

ÙABRINI -

0AVIGL[A ·

L . - gen. - 27 - 48 - 51 52 - 'Ì4 - 81 - 245 - 255 - 287 290 - 293 - 295 298 323 324 37~ - 414 489 - 515 517 662 580 . 613 683 685 - 686 - 687 684 690 70,i 707 - 709 - 770 789 884. 805 CALZAVARA G. - ten. 472. C AL,WIDL - magg. - 1 312. CAMBUSAT - ' I 27. CAMPANA - co.J.. __,, 829. ÙA)!PA~ÌINI • ca,p. - - 477 - 608.

OEJOLA -:- 27.

C ADOH~A

~

~

27. 27.

A . - col. - 597. 27. OHL\RL@ F . - cap. ..:...;. 262 - 665 666 -. 667 . OHIEJRIDGATTI A .. artigl. --. 469. 0HTRSA D . - sott. 667 - 669. Ommu V. · capor. - 469. ÙHUHCHILL W . -" 27. ÙIIDNTIN P. - artigl. _: 469. 0IGIDHSA L. - ma,gg. - 670 - 671 682 . C 1GL TANA - g en. _, 304. ÙEiR.UTTI

0RALLIDAT ~

889..:..;.


INDICE DID[ NOl\il CON'.l.'0NUTf NEL VOLUl\iEl X

32. E . - cap. 0IVR1lllUX __:,, -27. · 0IONCI ....;.

CrTrAorno

DANILOW - gen. -

0LAUSEWITZ · g~n. ~ 60 - 374 . Cumrns do:Q F loriano - Parroco --. 601. 00CHENAU S0N --, 27 . . COLOl\fB;I - sott. _, 480 . COLOMBINO ten. col. - 718 725 - 726. Cor.011,1130 - ten . - 434 . OONIL.\.D H . - gen. 222 - 226 367 516 51'7 229 - 357 611 - 612 - 649 - 654 655

s. :--

664:, CONA - COL - 27. ConoA ---" 27 . OonoovAoo A. - artigl. -- 474:. CORRADO P. ·L. - ·Ca,p . ma,gg. -" 474. ConsmLLI R. - gen. 27. COSTAN'.l'INO di Grecia - Re - 508. COTI·INI A . - col. 392 - 393 -. 717 - 728.

27. 470 . 0SiroSBìRICS - col. __, 60. Ouzzo-OnmA - magg. - 609. CnAMON von - gen. -

CROTTI

R . - ca,por. -

D D' AcRILLr~ L. - artigl. -

475 .

P. - col. - 27 - 718 - 728. DALLOLIO - gen. ~ 515 - 552 - 554. D AL P rAz D. - magg·. 6.

D,\.LLAlU

28. DALWICH ---" 28. D AL'.l'ON

222 - 253 - 655. 239 - 368. 28 D ' A.'INTfNzro G. - poeta, 317 - 716. D'APO:-<'.l'l!J - magg. 829. Dm ANG0Lis __, 79. D 1,; ARcA.TNJ9 C. - cap . -- 626. Dm BoKO - gen. - 713 - 714 715 - 716. DE 0RISTOFORIS - col. - 28 - 60. D IDDIIDUX ANGLAOID _:_ 28 . DI!: .FAVER! 'i) '[. - ten. - 472: D IDI,CROIX -- 28. DI\'ILL' As:r.A E . cap. ma.gg. 477 - 607. D rnc, Pozzo A .. l:en . col. - 488 826. J)rnr,vrn:-sE, - ·COL _, 58 . DANKL - gen . -

716.

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D~

':\'f.>\GIS'rRIS

E. -

D !il 1':fARON'VILLiDl:S -

J82. gcn . -" 207.

m1:1gg. -

Monr - 28. Dm NornLI C. - magg. - · 467 473 - 607 · 608 - 609. Dffi Pw:-srn;rr - col. - 829. D0ROi.\m - a.via.t. - 123. DE S1'1!G~mux G. - magg. ~ 4,32 433 . Dm S'1'1rn',\NO A. - geu. - 79 . 198. DnnTRm,u·Ci' - gen. - 368 . Dr PruMP~o B. - sott. ~ 475. Dr Ru:ro C,. - capor. -'' 466. lJOUGLAS H .-HG · gen . -" 355. DowNn.1 ·r. - sott. 606 . DuBAJr. - gen. - 353 . DTJMIDZlL - gen. 267 · 637 . DUPONT ~ 28. D UTIL ___, 28. D0

890 ' -

J


INDIC!ll 01DI NOMI CONT!i1'<U'l' I NlllL VOLUMEl X

F LOTOw - a mbasc. --,, ;l.40.

E

gen . ......,. 29 212 · ~13 216 · 217 · 253 - 254 . 255 353 - 3 73 · 380. 578. FOGAZZARO A . - roma,n z. ~ 288. FONSANGRIVW ......, 29. FOKTAINE --'- 29. FON'tANA R.. - magg . 718. F OUGIERO A. - sott. _,, 469. F on..,.r 29 . FOSCHINI · gen. --. 29. FoscBIN1 · cap . freg. - 549 . F RANCHINI • gen . ...... 29. F nANCHI NI G. - capor. ,......, 466. FnmNcH . gen. - 207 - 217 . 855 l!'OCH -

EDEltLlli

0. -, 28 - 263.

Eon:nLm

Sac.. J:)rof . -

E U:CAN1"IDSBIDRGlllR -

28. col. -, 28 · 58 ·

75 · 264: · 504 - 620 · 625. 233 - 235 · 237 239 - 241 - 242 - 243 . ERZ81llRGIDR M. ,......; 291 - 317. E !'.'Vb1R P ASCIÀ __.

EscLANGON _,, E·1·IlDNKliJ - ,

28.

28.

F

577. G. - magg. --- 609. FALKmN HAYN • gen. 214: - 215 292 · 355 · 366 - 367 373 489 - 509 · 516 · 517 - 581 582 611 - 654:. FAUC FION 28. FAUTILLI u. · gen. 19 - 829. FAYOLLE • gen. -.: 28. F ECONDO - magg. 4:56. FABBRI

FEOIDRICO

II · Re -

61.

F 0HRARI

F rmRARIO

440.

o. · gen. -;. 28

- _8 25.

28.

383.

29 .

G GAilTJTTI -

29.

691 . 694 .

• gen. -

GALLIENI • gen . ;....;.

242. 211 . 212 - 213.

GALLWITZ - gen . .....

856.

29. GARAVELLI - geu . ....... 29. GARBASSI A. - tecn ........ 538. G AnorN • gen . 29. GARIBAL DI P . - col. 426 . 428 429. GARIONr - gen. _,, 383. GA:VIIDRRA • gen . -

col. --. 28. FIDVRErrTr M. - aspir. - 477. FILZI F . - ten. 660 - 669. FIOCCA I. · gen. 28. FLORElS I. - gen. - 7 - 20 · 21 29 · 433 - 435 - 43'6 · 593 . F~.rARAPPA •

Iì'uLLIDi -+

713 - 715. GALIDNO 29. GALIB - P ascià -

C. - cap. magg. - 469.

F JjJRRY - ,

29.

FRUGONI - gen. -

GAGLIA)(I

FEIDSlllR _. 28. F .rnLIN - 28. F FlRMlllNGL · m a.gg. -

F rnEDE:IUCR --.

;........ 891 -


ll'.\'DICE> DEI NOMI CONTENU'l".I NlllJ, VOLUME X

F. - col. ....... 391 - 455. 29. GASCANI N • g~n. __,, 2.9 - 257. GASSOT .,....;, 29. GA'.l'l'I A - gen. 29. GA'l'TI A NTONIO - gen. - 691 · 692 Gr!ILIES F . .- gen. 6. GrnLOSO o. · gen. _, 29 · 558 70·7 · 821. GENOVIDSI o. · artigl. - 475. GnrnEJT,LI G. . capor. - 471. GIAcc:ar - col. :......., 30. GIARDINO - gen . __,, 30. GmsL · diplom. - . 43. GrLINsK I • gen. __,, 222. GIOLI'ITI G. · stat. __, 289 . 290. GIOV~ALID • cap. 678. GmANDllJLLA N. - artigl. 475. GrnANDONI - a,rtigl. --. 609. GIRANDON - 30. QIROLAMI • cap. - 467 . 471 · 607 . G IURIA E. · gen. __,, 30 - 717 . 726. GJUSFRIDDI G. · cap. -; 467 . 475. GRANDI - gen. 30 . 384. GnASSElLLI · col. 30. GRAZIO!.! · gen. --, 30 . 691 ~ 692. GnIDY Sir Eow. __,, 302. GnIBAUVAL - gen. 61 - 62. Gnou.IBo 30. GUASCOUIN 30. Gucc1 • col. 30. GmmnINI • gen. '--l 30. GUGLIELMO Il · imp. - . 41 · 43. GuY F. - mag_g. - 464 . 465 . 471. Gusc.K • gen. 658. Gusm · col. 233. GUSTAVO ADOLFO __, 61.

H

GAnNih'R

GARRON!ll - g en.. -

-

H,uG · gen. _.:. 577 - 578 · 580. 31. HASS..\N·Issm . gen. 233. H EILLEBA UD - 31. H1snBILLON 31. HElRMmNT -e 31. REllm · gen . - 31 - 83. HrNnic:.sona · gen. 31 - 223 . 226 · 231' · 291 · 355 · 356 357 · 366 · 367 · 372 . 507. H OFRAUER _. 31. HoH E~[,OilID · gen . 53. H OWARO --;, 31. RANA'.l'UAX -

I !GNATHll<'I,' ·

col. -

312.

IMPERIALI G .. ambasc. _

301. 235

I sMAEJI, HACKI - gen. 24.0 · 241. . I sTOMIN . gen . _. 235 · 236 - 242. ITALlCUS --; 31. IwA~ow - gen. - 222.

J .L,cINI

L. · onor. .._. 6.

J AKNUSCK0WIC · gen. J ERROLD - 30. JÈZE __.

30. 31. 207 · 209 . 249 253 292 · 293

JoFFnF. · g en .. -

892-

168 213 276

222 · 313.

· 53 - 141 · 211 212 254 · 275 · 351 · 352


INDICE Dllll NOMI CONTJllNUTI NlllL VOLUMEJ X

353 · 363 · 381 - 577 · 578 · 580 . 686. JOMINI -

gen . -

60.

,To1n - gen . -

31 .

J UDIDNIT SCK •

gen.

232 · 241.

K KAISER -

scritt. -

31.

31.

K1LN0R -

K1·1·CH IDN;i;n -

gen. _,_ 292.

Kr,NrsT von - ten. col. ...... 140. Kr,uK - gen. ~- 211 - 213. KornvE~s . gen . - 222 · 226 · 655. l<RAUS S • gen. 31 - 663. Km .cMEL - gen. - 222 - 226.

L col. - 31 - 873. gen. - 313. L AllIBE'RT - gen. 31. L ANZOKI 'f. · gen . ...... 431 - 432. LAPU CCI - capor. 609. LA R..\ UD ...... 31. LAS'tHIKG t'JDZ 31. L ATINI • sott. 480. L,wIAKO F. - cap . ...... 31 - 478 · 479 · 480.

R - capo~·-magg. - 469. _L rNAR E:S -'I 31. LI:-:$ING1.D:"< • gen. ,....... 372. Lrczzr - gen. - 31. LLOYD G OORGEJ --; 32 · 293. LocK - 31. Looovrco il )'.[_ono - 872. Lo:\rnAnor L. . coL - 6. LOND1NI • :trtigl. 608. Lo~'l'KlJWITSCH . ten. col. _,_ 313. LOSA:PPJO P. · sott. 477 - 606. L OVADINA M . . cap . 466 - 471. LOVElAN-U - 32. L UCACIO · gen . ....... 331. LUCAS 32. LUDENDOR FF · gen . -. 32 · 223 581. LUMBROSO A . ,......, 32 - 40. Lusrnxou - a s p. 606. L u zzATTI U . - magg. ...... 468 473 · 609 . LrnoNTA

LAPI Trn -

L AGUISCEJ -

LEiBAS -

Lm H

31.

31. 31. LEJ N6Tn0 - 31. L EONE7JTI - . 31. L EROY - ; 31. LETI'Ow-F onnIDK - col. .....,, 505. ENAFF -

L lllMONNIER -

~

893

M gen . - 230 - 356 368 - 509 - 512 762. )1AITR0 ---, 32. } L.\L ATESTA - ; 32. M,H ,AVOL'1'1 M. - sot t. - 606. l\I ALTESE E . · gen. :.. . . .;. 32 . 639. MAKCA - col. - 32. MANDÈiL 32. i\:(ANFREDINI G. . col. 679. ì\iANGA.'<ONI O. - gen. 19 - 32. )1ANGIN • gen. 805. l\f A~ AVIGNA • gen. 32 · 662. ) 1 AKEN$Ji)JS' -

~


INDICEJ DEJI NOMI CONTIDNUTI NlllL VOLUMEJ X

F. - gen. - 693 - 694 725 - 726. i\tlAlUB7l'l'I • gen., -4 19 · 21 · 32. MAnrn1 E. - col. -- 468. MA RAZZI

MoRnAcQ - col. -- 33. MoREJLLE -- 33. Morn L. - a,r tigl. - 476 477. Monr - capor. -- 607. MARJtAJEJNI 3~. M ÒRRICONJD A. - col. ....... 6. i\fARRA-JONI - - 3_4. l\foRROND - gen . - 384. MAURAS · ge:Ò.. 32 · 761 · 834. MORTU REJUX 33. MAR'.rINOWI'.l'SH - gen . -- 313. iìfoSCHI c. - a-rtigl. 470. MASTROPASQUA · serg. magg. ·MuNIER - 33 . 464 - 465. MURRAY .WILSON 33. lVfr1•r01 A. - gen . .,......-'/ 21 . 32 - 824. MUSACCI - capor. --:- 461. MAUNOURY - gen. - 209 - 212 - i\!IUSSE•L ......:, 33 . 213 .. Mu ssouK1 B. -- 33. MA UH!i\' ......,, 33 . MAZZA - gen. -- 33. M,\Z~A :E'. - sott. - 470.

M IDLANDRI

N

33.

M,-\ZZIDI :........

M:. - sott . -- 606 .

F . - sott. - 4,69 . MocmNXGo . ten. -- 678.

N ,\GLL\TI

M0NW.HINI

N ANI

M 0aLrn1

F. - col. ....,. 679. P. - capor. - 477 - 607.

NAPOLEONID

MIRA -

33.

NIDUWIR'l'H -

gen . ......,, 2-32 239 · 24:0. MoDOTl'J E. - ca,p, 597 - '599 600. MoLIKARI G . - c ol. 33 - :s97 398 . M ovrrm junior - gen. 205 206 - 207 - 211 - 212 - 214 243.

ìV1I JSCH LA,Ju;WSKY •

MoNDINr -

cap.

MON':1.'AIGN!~ --

-4

436.

o. -

l\:foN'l'FlFINALJl.:

N IDWBOLT - -

61 · 62 · 255. 33. 33.

NrcoÌ,A NICOL -

grand. -

gen . __, 840.· NoBTLI - co]. - 392 - 400.

N rvIDL LID -

33. 33 . Novmr.LI C. - gen . -- 397 . 398. N UY'l'&.'< 33. NoGARO et W 01L -

N ORCEN

-

gen -

312.

capor. ,........,

608.

T. - gen. -

33

83 · 377 · 379 - 707 · 735 · 829. MON'.r.Ì F . - artigl. -, 606. MONTÙ o. - gen . 7 - 20 .

222 -

226 - 357. NI:EJSSEh'< __, 33 .

33.

i\10N1' ANARI - col. -~loN'.rECCHI

T-

o 33. 33 . A . - artigl. -' 476 .

0FJR'l.'ZIDN -

Ù HNIDSORGEJ ---" ÙL0Al10

-- 894 '--


INDICE DEI N OMI CONTENU'l'I NEL VOL UMlll X

OLLIDARO

A. -

g e n. - ;

34. - sott . -

21.

OrrI:JNHJUMECt ,......-; 0'l'l 'OGALLI

u.

609.

R.. - capor. PICCINI B. - capor. PrcrrLmR -,. 34.

P B.l'.l.'TINI

465. 477 - 608.

825 - 826 829 . p P1,E,Rr P . - prof. - 34. PAGANO 34. P10n.nmF0u - ten . col. - 34. PAGIDZY __, 34. PilD1.'RO di Serbia - Re 497. PAGLIERINI N . - sergt. 477 - P INATUBEJ - 34. 607. P rncH8TTr - cap . -; 34. P.WNI01:,LO - , 34. PINTOH, - gen . -" 19 - 21. PALIEHr C. - ca,p . 465. PITI'ALTJ'GA - CÒl. --, 397 - 596 · PALM'IGIANI u. · c o l. --, 480. 691. l'ANIGAI • col. - , 394 - 395. PlVANO - " 34. PANIZZA1m1 P . . gen. 727. P1zzoN1 P . - cot - 394 - 395 PAOLiì'iI - <;ol. 39i 481 - 679 - 680 . PARI l\:I. - ,cap. - 471. PLAINO - a.rtigl. -; 607. PAR0DI -DIDL11'IìS'O 535. PLElWHE - gen. ---" 222 - 229. PASCOLI - artigl. _,, 606. Po G. - ammir. :.......; 19. PAS CUCCI R. - ca.p . 479 480. POINCARÈ R. - 34 - 292 - 293. PASQUALI.'.'<! • l'l ,l't igl. 606. PoLLIO A. - gen. - 51. P ,vr•uso·~ - 34. POXTtJS 34. PAU - gen. - 208. P ,ORRP o. - gen. 34 · 513. PAvAnr . ·cap. ~ 463. i>oTIORElK - gen. - 231. PECORI Gm.-1.LoI - gen . ~ 384 - PRINETTI G. - mi nistro_,, 46 - 140. 455 - 456. PRITTWI'l'Z - gen. 221 _. 223 P :mLLÈ · gen. ~ 312. 226 . P OlI.,LIORA · gen. --, 34. Pnrx _ 34. PmLLrzzAnr G. - capor-magg. ·-a P U CCINI - ; 34. 417. PtJGNANI """"" 34. PElN INON -'I 34. PUIALTI • artigl. __, 608. PEJRCIN - gen. 34. Puozzo U . - artigl. ,---, 470. PmrnmY - 34. PuTNm: - voivoda, ,-" 231 - 508 · PmrnoNm :.......; 34. 509. PIDRSHING - gen. 34. P Ul'AIN' • gen . 353 · 580. Q PIDrl'.I.'TI di RoRID'1'0 O. · gen. 674 - 675. Q UAGLIA A. - ten. --" 477. PrcoNm .M . - cap. -

--- 895 -


INDICE DElI NOMI CONTElNU'l'I NEL VOLU ME X

33. 34.

QU ..\RTIIDRI ----;

R ooeE,nonm · gen. ___, 35.

(~UlNTON -

RO S'l'AGNO · gen. -" R uGGfiiRI L ADJ.1JHCHI -

35. geÌJ. -

472

727.

R

R UPPRT~CHT

R u ssr<r -

di Ba.viera - .870. 223 - 226.

g en . -

E . · ten . ---. 471. S , · col. - 6 · 34. RAVAGLI --, 34. S RAVBLLI - gen. --, 35 · 469 - 693 · 694. S ,ABA'l'l:-lI 35. R.'\Vlfu~NI - col. --; 35. SACH0HO · gen . 5 - 35 - 626 H EI>OUL 35. 691 - 692 · 725 - 729 - 730. REGU0NAU 35 . SALANn1u A. - sfa t . 35 · 48 Hmsou - gen. - 35. 53 - 139 - 140 . 287 - 290 R lilNNf.JNK AMPF - gen . 222 - 223 291 - 294 · 304 - 318 - 320 226. 515 . HrrnNI - 35. SALZA - gen. 222 - 229. RESTA • col. 394 - 395. SA)1:SONOFI•' • gen. 222 - 223 REUSS; · magg. -..:, 119 - 123. 226 . REVElR SI · ten.. ----; 697_ . SA:\'GIOHGI - . 35. RICCARD1 E. · gen . ....., 19 . 21 - 35. SANGinLIA1 ,o ministro - 48 U.ICCBNITI A. · gen. - 35. 139. U.rccr D . · a,rtigl. - ·476. sergt. ----; 436. R iccI G. - gen. - 717 - 721 - 726. SANTAR0LLA - artigl. 467 . R :Iccr - sergt. 607. 8ANTINI R. - artigl. 469. RICCIONI - sergt. 477. SARACCHI A. - m agg. 432 RICORDI - gen. 691 · 692. 433 . RIGNON • col. ---;. 395 - 396. S.o\llDAGNA · gen . ---; 35. Rii\:rAILHO • col. 35 - 360. SARHAT L .. gen . ....., 212. RrvrÈRE 35. SASSI o. - art igl. 467. Rocc ·A .• gen. - 35. S,wou E M AN. Fn,m. - princ. ROGIDR • gen . ....., 35. 721. RoHNm • gen. 35. SAVOIA EUGENIO - pri n c. '---" 61. ROHRllElCK ---; 35. SAZONOFF -· ministro - 47 - 292 ROLFI F. - artigl. -, 469. 303. ROMANO • magg. 35. SBmscrA F I0RETr1 - cap. ~ 436. RoPOLO - te:q . col. 313. S CARAB0I --+ 35. RANDI

RAUDINO

~

896 -


~NDlCEl DIDI NOMI COt,;TIDNU'l'I NIDT, VOLUME X

ScuIAPARELLI - 35. ScHuur:srr - gen. - 35 . 661 - 663.

52 - 205.

ScaLIEl?r"BK - gen . ScHM:I'l't.ER -.

35.

35. Sc1PI0N1 S. - gen. -. 35.

19.

E . - col. _,, 479 - 480. SEJCCO - col. 7 · 20 · 21. Sftcm,: 36. Si,;ECK'r rnn - col. - 368 . 370 . SrrGATO. L. - gen . - 36 - 40 . 294. S0Grn: R · gen. - 3G - 825 - ~2·7. SELr.nms - 36. Sw1rnIG OOKY 36 .

SCUTI

Sr..rnrmn - sott. -

383. d'En,coun ......,. 870. TmTTAMANZr P. - sott. - 469. THOVENIN 37. 'l'ISCOHNIA • gen. 693 - 694. 'l't'l'A O. - mngg . .....; 6. 'l'I'l'TO:-.I '.r. - ambasc. 37 - 47 · 515. '1'0)1:Aoo n. - capor-magg. -., 470. 'l'O)DlA ~INI · gen. 37. 'l'ORRJ1YJ.'1'A . geu . 37. TOSA'I'IO s. - ca.p . __,_ 466 - 472. 'l'osc.rno M . ......,. 304. 'rosTr A . - 37. Tm::;ouIER - 37. 'l'nuA A . - cap. - 672. 'l'HULLI 37. TASSONI - gen. TENNHOK

SCEI\\'ARTI~ -

S0um1~o - gen. -

37.

TARLÈ -

MIO

SKOBJ..:Ll:lF - gen. - 54. SrAcC'i . col. ·- 36. Srrurn., F . - col. - 679. Snro:-.c1"1 N. · al.'tigl. --; 475 S0001 · · gen. - 36. S0o0u1s1 )I. · sott . - 470 . J:71. SOF-FI<..:l A.. __, 36. So:'1]';1:-n 8. · ~~tat. - 35 - 302 30:{ - 30± · 515. SonoE'L' · gen . .....; 20 . SPEn.,:-1.1:--1 - cap . - 829. SPILLEt: - gen. ___, 36.

K . - artigl. --; 606. T U R.-\ TI 37. 'l' GRELL.\ - artigl. 606. TmnAivrr

1'GRLl'l'l''l'T __;

37.

u UnBAL •

gen . -

V. · artigl. - 606. 2 7. 8PLEN1,01:DLLI - ca,p . 36.

353.

SP1K1~r,r.r

SP11'0.u:ur - gen. -

36 36. 36 .

STEGEiHANN STICCA STJLLI\/1\X

G64.

gen . -

37. A . - gior.

VACIAGO --, VALORI

~

V ANDI•JRCKEJLIDN __,, 37. V AN:-1 . cap. - 463 . V ANT HIIDR ~ 37. VAR~\ NJN'I V. - col. 676.

T T,\R G.1 -

V

36. -

897 _

37.

37 - 675 -


INDICE Dliìl: NOMI CONTENUTI NEL VOLUM:El X,

508. 37. Vllù'ITURI - gen. 691 - 692. V .IDR GUIN ;....., 37. VIGANÒ 37. ' VIGNIDHON --; 37. VILLAHI ...:... 37. Vrncr L. - scienz. 872. VIOLA o. - magg. _,, 593; V1scON't'I FRASCA - g~n. 37. VIVIANI ___. 293. VElNI ZIDLOS -

V 0NNIN

WULLUS·RODIGHIDR -

y YAnom-BuLLrcn Y.

W AN • gen.---"

z magg. - 718. L . . sott. - 469 . ZANOTTl . gen. _. 38. ZAPBI - gen. 38. ZARDO G .. gen . - 673 · 675 -.676. ZnrlllRLE ---" 38. ZrnGALEJS • gen. 38. ZUCCARl•lLLO F. ten . - 723 724. Z u~c,rnr - gen. _, 51. ZuGARO F. - col. 38. ZUGNI TA URO • c ap . 593.

234.

37. vV mrnm ......, 38. 38.

38.

WILLIDì\1ARIDS --;

gen. -,

313.

ZANFJITI

v'VASON ,.......;

WIDITBJRSHAUSEJN' - -

312.

HAMB URY W rLLIAM: S -

ZA::-'1PINI -

w

WILD -

38.

___.

38.

870. gen . --; 2,22. V\ÌORON'l'ZOFF - gen. 232. WINSTON 0RURCEIIL -

v'VOYRSCH •

-

898--;


Indice delle illustrazioni

AVVERTENZA: le tre numerazioni si riferiscono : - la 1" (numeri arabi) progressiva per ogni Capitolo, - la 2" (numeri arabi) progressiva unica per l'intero Volum e, la 3a (numeri romani) prog ressiva unica per l'intero Volum e per i soli Schizzi fuori Te~to. Pag. CAPITOLO THE~TASE'I'rESIMO :

1 . Cannone da 87 B. Mocl. 98 2 . Cannone cla 70[15 3 . Cannone d a 65/17 4 • Scl.lema d el ma t. da 65 mon t. 5 - cannone d a 75 A 6 - Cannone cla 75/27 Mod. 06 . 7 • Cannone ed affu sto da 75 )\'l od. 911 8 • Obicc d a 149/12 Mod. 14 O - Obice da 149 G 10 - Moi'taio da 149 . 11 - Cannone da 140/35 12 • Mo1·ta io da 210/8 J3 • Affusto del mor ta io da 210/8 14 . Schema d ell'obice da 805[17 15 - Oblce d a 805{17 al fronte . 16 • Ar tiglierie francesi li - A1·tlg1ierie francesi 18 . Oblce inglese cln 8 polllci (203,2) 10 - Ar tlglierje russe . 20 - Artiglierie au stro-ungariche 21 - Artiglier ie germanich e 22 • Obice rusi:io d a pollici 4,5 23 . Obice russo da Pollici 6

__. 899 -

84 85

86 86 87 88 89

90 91 91 92

93 93 94 95

96 98 09 102

105 107

12.5 126


ll\"0IC0 OE,LLEl ILLUS'l'RAZfONI

Paù,

24 - Scala Ossel'Vatol'io austi·1aca 25 - Scala OsSel'vatorio francese 26 - Scala Osscrvatol'io tedesca

133 134 137

0AI'l'l'OL-O 'llREN'ro'l 'l'l!:SIMO:

1 - 27 - Ca011one italiano da 75/27 _Mod. 11

2 3 4 5

_Materiale austi'iàco Materiali austriaci Materiali italiani _Materiali Italiani Materiali austriaci Materiali Italiani o4 - Obice italiano da 280 in a)ta Valle Dogua 35 - Mol'taio austriaco da. 24 cm. Mod. 08 86 - _Mortaio austriaco da 305/8 S7 - Piano Scblieffen 38 - Battaglia del)e frontiere . 39 - Il fronte stabilizzato nel novembr<' 1914 40 - Operazioni. iniziali 1014 ~n P russia 01:icnt. 41 - Sellieramenti successivi sul fronte Orient. 42 - Oi'fc>nsiva In Polonia 13 - Silunz!one alla fine del Hl14 . 44 - Fr9ute ){c1·idionalc 45 - Batlaglia Sal'ykamysch (l• fase) 16 - B11ttaglia Sarylrnmysch (2" fase) 47 - Cannone Inglese da 18 )lbbre 48 - Materiali ·tngJesi

28 29 30 81 6 - 32 7 - 83 8 9 -

10 11 -

12 13 14 15 16 -

17 18 19 20 21 22 CAPITOLO

-

188 100 101 192

194 196 197 108

199 204 210

219 224

225 227 228

231 234 238

270 281

'ffiENTANO\'.t".SJl\10 :

1 - 49 2 - 50 ".) V • 51 -

I

4 - .52 -

lI

5

-

-

HI

6 7

- 54 -

IV

8

u1; -

-

187

il~

55 -

9 - 57 10 - Ci8 ll 12 - 60 -

vo

V

- L'Itolia nol Mediterraneo secondo il Patto di Londra - La storica seduta della Camera 11 20 maggio Hl15 - La g uerra mondiale 1914-18 (froiitc Haliano) rifer,to - Zona dallo Stelvio alla Carnia rifer.to - '.lona Carnia e Giulia . . r~fer.to - Le prime ùue battaglie dell'Isonzo . l'ifer.to - Pol:lzioni occupate dalla 2" Batt. del' 10<> regg. camp. - L rt battaglia di Gorlice rifer.to - Azioni ottobre JOll'i sul Ca1·so - Colonn. Francesco Garn!e.r - Cofonn. Alessandro Cottini - Colonn . Paolo Pizzoni

-

900 -

808 819 322

823 324 321

8'16

369 · 383 391 392

394


INDICE DElLLID I LLU STRAZCONI

J>ag .

13 - 61 14 - 62 15 - 63 16 - 64

-

17 - 65 · 18 19 20 21 22

-

66 .

23 -

71 -

67 68 69 70

· -

24 - 72 - · 25 - 73 26 - 74 -

27 - 75 28 • 76 29 - 77 30 - 78 31 • 79 -

32 - 80 · 33- 8134 . 82 35 • 83 36 • 84 •

37 . 85 38 · 86 39 . S7. 40 . 88 ·

41 • S9 -

42 · 90 43 • 91 . 44 · 92. 45 • 93 • 46 - 94 -

• Colonn. Nicola Resta. • Colonn. Rod.rigo P anigai • Colonn. Ed9ardo Rignon · Colonn. E rnesto P ittalug9 . Gen. Antonio Molinari · Gen. Corrado · Novelli • CaDOralmaggiore ,Guido Pelllzzarl • Azioni autunno 1915 In Trentino . Azioni 9ttobrE> 1915 in Val Lagarinn • Azioni autllllno 19L5 in Val Giudicarie . A.zioni autunno 1915 in Va l Camonica - Colonn. Peppino Garibaldi . Azioni ottobre 1915 !n Cadore . Gen . Tito La nzoni . . Colonn. Annibale Arzani . Colonn. Ettor e Oapuano . Capit. Gaetan9 B rini - Gen. Glu.lio De Seigneu.\'.: . Colonn. Alfredo Saracchi . Caplt. l~d ebrando Flores • Gen. Federico Capaldo . Azioni contro ;M. Cuasta!lu' . • A7Joni in Carnia autunno 1915 • Gen. Guglielmo Pecori-Giraldi . Colonn. Luigi P aol9 Basso . C-0lonn. Amedeo Asinari di S. Mari-;ano - Magg. Ferruccio Guy • Caplt. Mario Lovadina • Caplt. 'Ermanno Bottero - Colonn. Enr!c9 Marini • Gcn. Paolo Ruggeri Ladercbi • Capit. F r ancesco J,aviano . Colonn. Edoa rdo Senti . Ten. Onrlo Cnssinis

891-

395 895

897 398

898 418

420 421

422 424 426 427 431 431

432 432 433 4P.3

434 434 438 439 455 457 460 4('>5

466 466 468

472 478 479 479

CAPITOLO QUAl!AN'J.'ESU.!O:

1. 05 -

. . • 3 - 97 4 . 98 5 - 09 - . VI • 2 .

96 -

6 · 100 •

Offensh"ll contro Hl Serbia . Situazione art. !tal. dal luglio 1916 al nov. 1018 Disponibllltà e consumo pro,ietti . Quantità metano impiegato nella f abbr. proietti Schieramento Armate italiane ml fronte isontino rifer.to . Schieramento fronte fr ancese 1916 .

-- 901 --

510 557 559

560 570 579


INDICE DELLO: lLL-OS'l' HAZfO?>' I

7 8 9 10 l1 12 13 14 15

- 101 - VII - Verdun ll>lC rifer .to - 102 - Azioni cli Col di Ltllla - 103 . - Azione in Va l di Lc'dro - 104 - Azioni sull'Adamello - 105 - Geo. Enrico _)Iodotti - 106 - S91levaruento di un pezzo sul Kraij - i 07 . Il Or n i Vrh nel settore <li :Montenero · 108 . - Il Naso di ò.Conteuero . . Distribuzione delle artiglierie A-U f ra le gra_c<ti - )09 · Uni tà 1v - n o . . Bombanla da 5S A. ]7 - lll . . Bombarcl n da 58 n. 18 - U2 - Bomba rda da 150 . Bonibarcln da 240 . 19-ll3 . Bombarda da 820 . 20 - J14 21 - 115 - B omhrmln da 70 V.D . ; n omba rd a dn 58 w . . Lnncia l)ombe StokeS!'< 22 - 1J6 -

Pa,g. 582 587 589

591 597 598 598 599 617

040 6-0.

6~2 643 6-14

645 646

C.~l'CTOLO QU ARANTUNESUIO :

1·ifet·.to 1 - ili - VIII . Schieramento ail:1 ,·igilia delroJieusiva ri'fcr .tp :l -118IX . Situ::izione a i lli giugno X - Vi1riazioni (li Jin 0n rifer.to -0 - ll9 - Felice Chinr:e 4 - 120 ;:; · J.21 - Dmufano · Chiesn . Lu igi Cigenm . 0 - 1227 - ]23 . - Antonio Tru a - Giuseppe Zardo 8 - 124 • 9 - 125 - Ca rlo Petllti di Horeto . 10 - 126 - Nani :M.ocenigo 11 - 12i . - Cippo cli Mon te Torle 12 · 128 XT . Battugl.i a . cli Gori zia . rifcr.to 13 · 129 - XII - Sclli eramC'u to art. settor e Nord Godz1.a . rifer.to 14. - 130 - XI II - Schieramento art. settore ud Gorizia rifer.to cla 15 a 20 - da 181 a 186: A. Ri co rdi; F. Grazioli; A. Gotti ; E . Aveta ; G. Sachero; G. Venturi . da 21 a 24 - da 187 a 140: l!'. G:11,?li nnl; L. Tiscornia ; A. Ravelli; F. Mara?:?:\ . . Luigi Ca pello . 2f\ . 141 . Wnrmondo B,uattieri 26 - 142 . Piet ro Ha<loglio s 11iega le sue <lirettive 27 · 113 . . IDmilio Dr Bon o . 28 - 144 . Ales~ancl r o Cottini 29 · 145 . Giuliano Ri cci 30 - 146 .

902

649 658 661 666 668 670

672 673 6'74 678 680

686 688 689

692 694

698 699 710 714. 717 717

l


INDICE DF.<LLID If.LUS'.1.'RAZIO.'H

Pag .

31 . 147 · 32- 14833 - 149 · 34 - 150 •

35 · 151. CAPITOLO

. . . .

Roman9 Fonta na . Cosmo . Caruoo Filippo Zuccarello e suo.i Ufilc!ali Pietro Panizzardi Gaetano Beretta

718

720 724 726 727

QUAllAN'l'ADU.ES'! MO;

1 • 152 .

2 - 153 . 3 • 154 · 4 • 155 ·

5 . 156 · 6 • 157 · 7. 158 · 8 - 159 9 · 160 10 · 161 ·

11 - 162. 12 . 163 ·

13 . 164 14 • 165 • 15 - 166 16 .. 167 • 17 · 168 •

18 · 169 ·

· 7a. Battaglia dell'Isonzo - 8• Battaglia dell'Isonzo . 9• Battaglia dell'Isonzo - 9" Battaglia dell'Isonzo . Targa in onore dl Giuseppe llE'leno . Cann9ne da 105 . Cannone da 152/45 . - Mortaio da 260/9 . Pi:azzuola per impiego contr:-terei · Ooice da 100 Mod. 14 . Obice da 100 ;Mod. 14 . Obice da 100(17 ~fod . 16 - Cannone da 152/38 . - Obice da 380(15 - Obice da 420/12 · Tank inglese - Carro a rmato tedesco - Carro armato fra11 cese St . Oh aooond

~ . 903 -

808 812 814.

815 817

856 S57 858 859

861 862

863 864 865

866 869

87l 872



Indice delle tavole fuori testo (numerazione romama m1ioo progressiva per t1ttto il Volume)

Pau. si riferisce a pag. 188

I . Artiglierie da montagna II • Ar tiglier)a da campagna III • Artiglierie pesanti campali IV . Obici medio calibro assedio, da campo V. Cannoni medio calibro assedio, cla camvo

VI· Artigliel'ie assedio austriacbe medio ca1. VII • !lledii calibri assedio italiani VIII . Artiglie1·le assedio gr ossi callbri JX . Scbieramento arU.glierie 2-' Al'mata X . Schicriimcnto artigilerie 3a ,àrmata

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188

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386

388

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XI . Unità d'Art. combattenti 2a Arm. (autunno 91(')

,)

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))

390

XJI . Unità d'Art. combattenti 3a Arm. (autuunp 91:'i)

I)

))

))

:.103

XIH . Forze iuipcgnate s nÌl'Isonzo e in Francla

))

))

))

,J89

XIV - ArligliCl'ie italiane !n scn·lzlo nel 1915

))

))

))

503

-

905 -

,


'


Indice del decimo volume Pag.

Dedica

8

Presentazione Indice temaJtico per il Volume X

11

P remessa ai Volumi X e XI .

13

Comitato di Redazione per il Volume X .

21

Notizia bibliogra,fì ca e delle fonti per 49° (Parte IV) dal 1914 a,l 1919

capitoli dal 37° al

Capitolo trentasettesimo : § 1.

39

L'ultimatum ~ell'Austria-U11gheria alla Sei·bìa e 10 scoppio della guerra mondiale .

§ 2. La neutralità italian a ed i suoi effetti in rapporto alla cr!si . § 3. Gli insegnamenti d ,)l!e guerre dal 1870 al 1914 e la loro

§

23

39

45

influenza sulle idee correnti circa il combattimento e l'impiego dell'Arma in pa1·ticolare .

53

4. Evoluzione de! criterii che regolano la formazione deHa massa d'artiglieria sul camp0 .

(IO

§ 5. Impiego delle artiglierie e. oorrelazione delle diverse Armi

nel combattimento &econdo 1~ çottrine in vigore nel 1914 .

C4

e quelle estere, con paitticolare riferlment9 alla regolamentazfone austriaca.

08

§ 6. Parallelo tra la regolamentazione italiana

§ 7. L'Artiglierfa italiana nel giugno 1911: Gli .ordinamenti -

La disponibilità dei mezzi - La cultura dei quaòr-I • I material! .

907 -

78


INDIClll DIDL X VOL u:r.m

Png. § 8. Dati r elativi all'armamento degli Eserciti ne} 1()14 - l\Iate-

ri all, munizioni ed artifizi .

97

e problemi in stuello all'inildo, delle ostilltù (Tiro dell'artiglieria - Ti ro al di sopr a delle proprie truppe - Tiro curvo • Nuova istru1.ione tedesca s ul t iro Modificazioni al regola mento provvisorio d i monovra per l'artiglieria da campagoa fra ncese, (•d al regolamento d>'esercizJ per l'artiglieria campale tedesca - Spie~amento dell'artiglieria - Inizio del fuoco - ~ at C'r iali d':1rtlglieria).

§ 9. Questioni tecniche d'artiglieria

Capitolo tr·entottesimo :

109

139

§ 1. La neutr alità Italiana · ed i suoi effetti

139

! materiali e per motlificarc J' ortigli eria durante il perio<lo d ella neutralWt

§ 2. Provvedimenti presi dall'Italia per completare §

3. Il materiale da 75/27 Mod. l1

§ 4. Costil1izione

del n uovi

145

161

r eggimenti

16.5

§ 5. Ordinamento di gu erra ed organir.1.·azione deJle dipendenze

dell'artiglier ia

179

§ 6. Confronto fl'a i materiali d'artiglieria Italiani ed austriaci .

187

§ 7. Le prime opera1.ioni aHa frontiera occidentale e la stabi,

lizznzione delle f ronti - Le 9per azioni <;tùla fronte or ientale e sulle altre · f1:on ti . § 8 .• Deduzioni eò

insegnamenti conseguenti dalle svolte nel }.914 sug 1i altri tcat.-i di guerra .

§ 9. L'artiglieria !tnliana nel maggio 191u ecl i quadri austriaci . § 10.

203

operazioni 245

I quadri ita li.ani

Dati relativi all'armamento degl! eser citi n el 1915

259 20.5

Artiglieria cla trìncea

265

Artiglieria da campagna

268

Artiglieria da montagna Artiglier ia cl'accompagnnmento

271 271

Artiglieria pesante campale

272

Artiglieria pesante Artiglierie inglesi : Art.ìg\ier!e leggere Artiglierie medie Ar tigli~rle pesanti ed ultrapesa ntl

272 27S 279 280 280

...

- ·908


INDICID DIDL X VOLUMID

Pa,q.

Capitolo trentanovesimo :

288

§ 1. La

situazione politico.militare dell'Itaiia all'inizio della guerra Condizioni del nostro Esercito : (Materiali - Uffi<'iaH . Mobilitazione e Radunata).

§

2. Il patto di L-Ondra . Memoriale e accordo definitivo Convenzione militare . Convenzione navale . Dichiarazioni particolari Atto relativo alla pace

283 294

3.00 305 312 314

315 31G

§ 3. La dichiarazione di. guerra italia·na ed i suoi effetti

316

§ 4. La linea prescelta da!l' Austria per la difesa .

322

§

5. Gli scliieramenti - Il primo sbalzo offensivo - La deficienza delle artiglierie pesanti e le sue ripercussioni sul primo sbalzo offensivo

323

§ 6. L'offens~va del Juglio 1915 sulla fronte della 3a Armata • Le

§

prime dt1e battaglie dell'Isonzo . Relazione della 23 Batteria del 100 Regg. èamp.

3.31 345

7. Gli avvenimenti a)le frontiere occidentale fd orientale

3-52

§ 8: Parallelo J)er quanto

riguarda l'impiego delle artiglierie sulla fronte ·occidentale .

357

§ 9. Scarsa conoscenza degli avvenimenti alla f ronte orientale

e conseguente scarso i.nsegnamento dedotti Eserciti compreso quello tedesco .

in

tutti gli 3.65

§ 10. Condusioni del nostro Comando Supremo nei rigua'rdd. delle § 11.

fUture operazi9.ni

374

L'offensiva d'ottobre da Plava al mare. Disposizioni del Comando Supremo e dei Comandi delle Armate circa l'artiglier ia . .Azioni autunno 1915 in T11entino . Azioni ottobre 1915 in Val Lagarina Azioni autunno 1915 in Val Giudicarie Azioni autunno 1915 in Val Camonica Azioni autunno 1915 in Cadore Operazioni. in Cnruia

38.3

909

..

385 4l8 421 . 42"2

42.3 426 437


INDICE DIDL X VOLUME

Pag.

Stralci memQrie storiche Reggimeutali: 1° Regg. da ca,_mpagna 2'> Regg. dll campagna 6° Regg. da campagna 100 )legg. da campagna 200 Regg_ da campagna 23<1 Regg. da campagna 300 Regg. <fa . campagna 35° Regg. ~la campagna 390 Regg. da campagna 400 Regg. da campagna 43° Regg_ da campagna 440 Regg. da campagna 45° Regg. da campagna 46° Regg. da campagna 48° Regg. da. campagna VI Gruppo d'Assedio § 12.

452 454 456

45~ 460 4fa

46-1 478 480 ·!81 482 ,1s2 483 485 486 4$8

Confronto. fra l'offensiva d'autunno sulla fronte carsica e l'o:ffensi.va franco-inglese in Champagne e in Artois

§ 13. L' Artiglleria

489

italiana nlla fine del 1915 .

498

Capito-lo quarantesimo :

504

§ 1. La. s ituazione politico-militare alla fine del 1915

505

§

2.. Gli avvenimel'ti balcanici

507

§

3. La Conferenza di Chantilly e ~li accordi alleati

::512

§ 4. §

L'ampliamento dell'Esercito Italiano

517

5. Il contributo {lella R. Marina .

·'

548

§ 6. L9 sforzo del Sottosegreta'rio armi e muniiioni

§ 7. La sistemazione invernale

552

..

§

8. Le operazioni sulla fronte italiana

§

9. La preparazione alleata per la grande offensiva di .Primavera

562 570 57r,

§ 10. L'attacco tedesco cli Verdun e la ripresa offenJ3iva italiana

58t

Stralci memorie storiche ·reggimentali·: 1° ;Jlegg. da campagna 2'> Regg. da campagna 4° Regg_ da campagna 6° Regg. da campagna 70 Regg, da campagna ·

-

395

596 596 600

600

910

..,

(~


.INDICE DElL X VOLUMEl

J>ag. 10" ~ egg . 20° Regg. 23'> R egg. 30° Regg, 40:) Regg. 43° R egg. 44<> Regg. 4(io Regg. 48"' Regg.

da da da da da

dn da dli da

campagn a Ctlmpagna cam pagna campagna campagna campagna campagna campagna campagna

(500 tl04

605 605 C,09 (ìlO

GlO 610 611

§ 11. P r odromi dell'offensiva ,A-U nel T r entino § 12. D ati

relativi alle l'offensiva

§ 13.

fllJ

artiglier~e austriache alla vigilia del(51.4

Le artiglìerie pesanti campali Stralci mem9rle storiche Gruppi P .C. : XI Gruppo obici da 149 XX Gruppo ob-ici da 149 XXVI Gruppo cannoni d a 105 XXVIII Gruppo cannoni da 105 XXXI GrupJlo cannoni da 105 XLV Gruppo obiCi da 149 IL Gruppo o·b iCi da 149 LTT Gruppo cannoni da 10-:5

626 (128

620 '130 6.30 631 631 <ì32 6t=:2

§ 14. Le Bombarde

637

Capitolo quarantunesimo : § 1. L'9ffeusiva a11striaca del Trentino e lll eont r offensiva

liana Schieramento :11:a v igilia d ell'offensiva SituazJone a1 16 giugno . VariHzio!1i clelle' forze contrapposte Eroismo éH artJgl!eri Stralci mc;rnorie 6° Regg . da 2()0 Regg, da 350 R egg. da 39<> Regg. da 120 R egg. da 45<> R egg , d-a 48° Regg. da

storiche 'reggimentali: campagna · eampagna çampagna campagna campagna campagna campagna

911

ita-

647 640 658 661 665 t'\76

677 078 (,79 tì81

681 ()82


INDICE DlllL X VOLUMEl

P ag. § 2. La Battaglia di Gorizlp. .

683

688

Schieramento ·art;glierie settore Nord Schieramento artiglierie settore Sud Seconda fase della battagii?Stralci memorie storiche'' r eggimen tal\ : 300 Regg. da campagna 400 Regg. da campagna 46<> Regg. da campagna 5i0 Regg. da cnmpagua 52<> Jlegg. da campagna §

689 701

729

732 732 733 733

3. Criteri di )mpiego dell'artiglieria italiana durante la battnglla CAPO

739

Concorso dell'artiglieria 11ella preparazione e nello svolgimento dell'attacco e net mantenimento delle po~:izionl conquistate

742

II:

CAI?o

CAPO CAPO

III: Nessun sacrificio deve sembrare troppo

grave per assicurare un huono e completo sistema d'osservazione

745

IV : Esplorazione.ricerca delle batterie avverSft°rie .

748

V: 1.'iri contro artiglierie • Uri sulle retro,

749

vie . tiri di notte .· CAPO

VI : Proietti da impiegarsi - rifornimento mu-

753

nizioni CAPO VII: Postazione delle Batterle • Ripari

754

CAl>O VIII : Dipendenza, d'artiglieria

757

CAPO § 4.

§

§

733

I : Compiti, dell'artiglieria, spedalmente nell'azione o~enslva .

per

l'impiego, delle Unità

IX: L'1.ntiglieria nell'azione d ifensiva

Criteri di impiego dell'ortiglieria austriaca <lurante la battaglia .

5. ParalleJi . clecluzloni . insegnamenti Riassunto del fascicolo aprile 1916 Circolari varie del 1916

'

6. Lu situazione delle artiglierie al termine ciel!a batt&gl!a

-

759

762 7i0 771

i 75 791

912 -

r

I


I NDICE DEL X VOLU)IFJ

Par,. § 7.

La creazione -ctel R aggrnpptimentì da montagna e da assedio Artiglieria da montagna Art~glieria d'assedio

704 797

798

Capitolo quarantaduesimo : § 1. Le operazioni autunnali sulla fronte Italiana in rapporto

alla battaglia delia Somme ed alla controffl:!nsiva francese su Verdun - 7", go. e 9~ battaglia dell'Isonzo - Offensiva 'sul Pasubio - Azioni tra Avisio e Vanoi-Clsm@ - Considerazioni Battaglia <lella Sommi, Controffensiva d i Verdun 7a Battaglia dell',Isonzo g.. Battaglia dell'Isonzo

§ 2.

§

804

S05 806 807 811

9'' Battaglla dell'Is~mzo

811

Offensiva $Hl Pasubio Azioni tra Av~sio e Vanoi.Cismon .

816

Regolamentazione di guerra ed Impiego de]ie artiglierie in cpnseguenza degli avvenimenti del 1916 su tutte le fronti ed in particolare nell'Esercito italiano . C!rcolnri varie del Comando Supremo . Cfrc-olari successive . Regofomeut~17,ione di guerra negli Eserciti alleati e nemici Ammaestramenti neHa artiglieria a ustriaca .

8. Dati relathi. alle artiglierie italiane edi :iustriache alla fine del 1016 Materiali adottati dai nostro Elserclto : Cannone da 102/35 Cannone da 105 C:rnuoue da 149 A. Cnnnone da l !j2/45 i\Iortai9 da 260/9 Mod. 16 Materlnli adottati dall'Austria: Obice da 75f13 Obice clo. 100 Mod. 14 . Obice da 100{17 Mod. 16 Cannone da 152/38 Obice da 380/15 Obice da 420/12

913

818

824 S2<l

836

838 84.1

854 856 856 8:i7 857

85~

860 86t 863 SfH

86~ 866


INDICE DEL X VOLUMID

Pag. §

4. L 'arJiglieria d'assalto

e-a. ,i

trattori a cingoli

§ 5. La crea~ione dei Ri1ggruppamenti pesanti campali · .

Situazione dell'artiglieria pesante campale .

867

S76

878

Indice dei nomi

887

I ndice delle illmstrazioni.

899

Indice delle 'l'avole fuori testo

905

I ndice delle matel'ie

907

Errata Corrige .

915

-·· 914 _:_


\,

Errata-corrige per il decimo volume

pag. 12 riga 29"- .

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43

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152

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154

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159

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162

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163

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103

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2•

Avisione malcontenti Corpo insegnante 7-1~ ·j5a. divisioni senso d:i inaltre par agrafo, porta culla careggiata cunei f reno fuco gricelina larghe, cat·rel!i

Avisio malcontento C9rso deglì insegnamenti 74• e 750.

Divisioni senno di inoltre paragrafo portn -cnlla ct1rreggiata

cnnei-freno fuoco glieerina larglle). carl'elli cm. infine effettivamente '1'011i1ellate Dati sui Di fatto riguarda infumi aforisma

CM

in fine efettivamente tpnnellare 28"' 24"' . Dadi 35a. . sul 11• Difatto 300. . r iguarda . 35a e 36• . inferiori 3(}> aforismo 3& vantaggl 35"' . conoscenza ~6& . avevano 33"- .

na

vontaggi

cosclE:nza aveva

915 -


• FJRRATA-èORRIGlll PER lL X VOLUME

pag. 166 riga~sza . .artiglierie )) 180 » 24'.' ~ . per Gruppi) )) 198 )) ultima . .. numero òel )) 200 )) 28& . . Diedinhofen )) 3a 207 )) gnerale )) 211 )) 29'> geu. K1uk )) 4a . su Arreas 218 )) )) 220 )) 17a.. logoramento; dell'e. ,, 230 )) 9a . s'ini.zio )) 236 )) zoa Direttrice )) 243 -)) 3ja, conse11gueti )) 244 )) 27" alle sole Falkland )) 249 )) 18" azione, intense 9a. 250 )) tricee )) )) 2v7 24"', 26" e 34• Gascouin )) 264 )) 2?'. Comdante }) 267 )) 5• i\tllninwerfer )) 271 )) 13a. rilevando )) 289 )) 14" zatamente litimata, Giustizia )) 289 )) 28• Il Minlsterp )) 290 )) . 9.. . g:iardo e la Fnincia )) 203 )) 33• essa <Hce di non di non doversi )) 295 )) 32• <·oli a parola «mor ale >>, esso )) 6• 300 )) rato dosi: )) 300 )) 33a morta se infatti )) 301 )) 22a. negìigere alcune possibilità. )) 7• 303 )) cei10 da capo. )) sa ·dall'on Salm1dra vedi 3°'1 )) )) 305 )) JR". delle sue riorse )) 305 )) 33a. le Conteee di Gorizia )) 305 )) 42• Palauolizz, )) 809 )) 21" di Chimara a sud. )) 314 )) 28" tnrà pronto a )) fJà 329 )) nssalto ò alle posiz~oni )) )) 331 Oslava-Podgora 31"' )) 354 )) 10" tedeschi aveno creato

-

916 -

artiglieria per Gruppo) unme>ro dei Diedienhofen generale gen. Kluck su Arras logoramentd; aai1·es'iniziò direttrice conseguenti alle isole Falkland azione; intense trincee Gascanin Comandante l\llinenwerfer dveh.Ìi1do zatamente limitata. Giustizia n Ministro liarclo e la Francia

~ssa dice <H non doversi colla parola « il morale )), esso dosi morta.; se infatti negligere alcuna possìbilità ceno, clii capo dall'on. Salaudra, vedi delle sue risorse le Contee di Gorizìa Palazzuoii, di ChiIDai:a a sncl). saril. pru.nta ll asst1lt9 delle posizioni Oslavia. Podgora tecleschi avevano c·reato


WRRATA-CORRIGE PER IL X VOLUl\H1

pag. 366 riga penultima .. Faleknbayn Falkenhayn » 368 >l 17"' . (co~ gen. lVIackensen, col. Gen. i\fackensen, 1) 387 man.ca l'intestut•.ua : « Dipendenze mezzi aerei >l. >) 39-7 intesta tura ARTIGLIEEIE ARTTGLI ERIID » · 412 r iga_37" . tìnche fi nchè e della

>l

428 ll

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2a .

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466 >>

paese dei pem

l)

20a .

ultima 9a.

e dalla del Forame scia - Fioretti) verso

del F orano . eia - Fioretti)

J.6a. . . verGo 7"' . . Molfalcoue

10"

. Ne

Monfalcone

l'agosto

Nell'agosto continuare austriaci prese dei pezzi

continu re austrìci

>>

473 »

17a . 23

>>

475 >>

38a. .

l>

479 »

»

490 intestatura

i>

521 r iga 2P . . inquadrato

»

·522 >>

15''

>>

523 >>

11" . . un'aliqugta

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524 >> · 26" .

9"' . . Severin o

. Sev·C.l'ini

. C'ONFROMTO

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. Hl. 2 Gruppi e S con 5

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8" . . fozi<p1ar:o. Nel 1915

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4a. iJ XVII~ Gruppo 24"' . . con 1S , Battarie

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653 » ,.35a . . reticolati ; essenzialmente 661 )) 7"' . p recedeuta d a breve tito G64 i> 12a . un poco

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671 >> 681 »

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CONFRONTO

. il 1° Gruppo

sn 2 Gruppi ; e 3 con 5 un'aliquota di batterie· <la ; infatti feziouarli. .Nel 1915 delle artiglierie aveva ìa disciplina perchè battevano la fronte Cima tentato di r iat. il XXVIII° Gruppo

con 1S Batterie rettc9lati, essenzialmente preceduta da breve tit·o non poco in,ano la furia. i l I Gruppo

fronte . . . siffat ti Divis ioni 23,

917

occiclentale, francesi fi·onte . . . siffatti

Divisioni 23a,


li!RRATA-CORRIGEJ PEJR IL X VOLU:MID

pag. 687 riga\ 34a. . e cioè un totale e cioè in totale » 701 >> 2" . . nvanzare. E da avanzare. E' da )) 702 )) 6a . . le sue artigle sue arti)) 703 » 24a .. dalle 6 alle 1,30 dalle 6 a!Ie 13,30 » 707 )) 16.. . . le artiglieire le artiglierie » 712 » 33a . . ?1e, dei trinceramenti ne dei trincerall?,enti )) 720 » l" . . le 11rriglierie le artiglierie )) 728 )) 12a . . di trincea di trincee 741 )) 88" . . o messe in )) o messo in )) 745 )) 13a . . il conandante il comandante » 746 » 3a. . . culi:rµ_na i 1)Unti <.:uJmina in punti )) 750 » 11"- . • sia noto sgltanto sia nota soltanto )) 752 » 3a . . di gìorno a facilitare di giorno e faci!ita"re )) 753 )) 15" . paralizzare movimento attorno alle Batterie nemiche paralizza.re i movimenti at;.. tornp a].le batterie nemiche; )) 754 )) oa . sicuri, minuto sicuri; minuto )) 755 )) 4" . . bile aui fianchi bile Slii fi ancb.i » 758 ll 9a . . som~ggiata), someggìate), » 758 >> 15"" . d'adiglierie d' artiglieria » 772 » 15a . si presenoano sì presentano l> 773 >> 15" . e rivelant!si e rivelantesi » 775 il 7a . . venire stesa venire estesa >l 779 >> 18" . . trattaccbi le contra ltacchì le )) 782 )) 21" .. stesso indicato fra stes!'lo indicati fra )) 784 )) 14a . ancora e poco avevano fatto per assicurarsene !f • ancora o poco avevano fatto per assicurarsi il ll 784 >l 15a . c,ome non avranno come non avevano "" un J> 788 >l 12" . . rendere possibili un rendere possibile ll 788 >l 29a . eventualità (sorvegliare eventu:'tlìtà; sorvegliare >) 793 >) zsa .A.rl)lata aus.Armata au» 795 )) 6" costituì te costituiti 798 )) 10a. . e di assedio )) e d'nsS€'dio )) 807 )) 21a . (-!d all'orchè ell a Jlorchè )) 809 » 13" . . da 260 sulle pendici da 260 (sulle pendici » 816 » 9a. . . colpito ai fine col pit9 alfine

---: 918


ERRATA,CORRIGFJ PER IL X VOLU'.\:llll

pag. 836 riga 16• . l'>

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lamentava insufficiente p or tanza, non r~esce tutta mm . 2.98 e cioè . memtre viene seguito congegno costituito carri di rottura

lamentava l'insuilìciente portanza, non riesce, tutta mm. 2.980 e cioè mentre viene e~guito congegno, costituito rnn i di rottura,

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