LA SHOAH: IL GENOCIDIO DEGLI EBREI D'EUROPA

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l’istituzione di una serie di fabbriche di cadaveri perfettamente organizzate: i campi di sterminio. Dopo avere sperimentato altri metodi omicidi, dopo l’invenzione dei furgoni a gas con i quali le Einsatzgruppen e altri reparti uccidono gli ebrei a migliaia, i nazisti decidono di costruire impianti a gas permanenti. Diversamente da quanto in generale si ritiene, la decisione di usare il gas in impianti mobili o permanenti non è dettata da considerazioni di efficienza, ma dalla ricerca di un metodo che eviti alla truppa il peso psicologico delle uccisioni cosiddette ‘selvagge’. Testimonianze fornite nel dopoguerra chiariscono che già a metà agosto del 1941 lo stesso Heinrich Himmler ha dato facoltà di esperire metodi di esecuzione capitale diversi dalle fucilazioni di massa, causa di abbrutimento tra gli effettivi delle Einsatzgruppen.10 Il primo grande centro di eliminazione mediante camere a gas permanenti viene allestito a Bełżec (Galizia orientale), dove le esecuzioni vengono avviate a partire dal 17 marzo 1942. Gli autori dei crimini di massa sono uomini delle SS, assistiti da miliziani ucraini ed estoni; le vittime sono soprattutto ebrei evacuati da Lublino e Leopoli. I campi della morte vedono la luce soprattutto in Polonia poiché, in tutta Europa, la Polonia è il paese con la massima concentrazione demografica di ebrei e si offre perciò, sotto il profilo logistico, come l’ambiente più adatto a ospitare gli impianti dello sterminio. La collocazione dei vari campi obbedisce a precise considerazioni strategiche, in quanto ognuno dei Lager è destinato a eliminare gli ebrei di una determinata regione: gli ebrei del Warthegau finiranno a Chełmno, gli oltre due milioni di ebrei del ‘Governatorato generale’ nei tre campi di Bełżec, Sobibór (presso i confini dell’Ucraina) e Treblinka (un centinaio di chilometri a oriente di Varsavia), e quelli dell’Europa occidentale, meridionale e sudorientale ad Auschwitz. Sobibór e Treblinka entrano in funzione rispettivamente nel maggio e nel luglio 1942. Questi centri utilizzano camere a gas alimentate dall’ossido di carbonio emesso da motori a nafta. Le cifre dei morti sono elevatissime, soprattutto a Treblinka, dove viene consumata la ‘grande azione’ a carico degli ebrei già ammassati nel ghetto di Varsavia. Ma il programma di sterminio approvato dalla conferenza di Wannsee trova la realizzazione più micidiale e tecnologicamente più raffinata ad Auschwitz (Oswiecim, in polacco), una cittadina a ovest di Cracovia, da cui dista circa 50 chilometri. Sorge nei dintorni di Auschwitz quel Lager che, come è noto, è destinato a diventare il più grande cimitero ebraico del mondo. Di Auschwitz si parla generalmente come di un unico campo, ma in realtà si tratta di un complesso concentrazionario che copre una superficie di 40 chilometri quadrati, suddiviso in tre distinti Lager di grosse dimensioni: Auschwitz 1; Auschwitz 2 o Birkenau; e Auschwitz 3, noto come Monowitz, cui vanno aggiunti oltre quaranta sottocampi. Auschwitz 2 diventa il centro dello sterminio di massa a partire dal 1942, mentre ad Auschwitz 3 la fabbrica del complesso chimico IG Farbenindustrie, che produce gomma sintetica, assorbe molti dei prigionieri idonei al lavoro pesante. Il nucleo originario (Auschwitz 1) è un campo di concentramento simile a molti altri, istituito nella primavera del 1940 tramite il riuso di una vecchia caserma dell’esercito polacco. Il primissimo trasporto di 30 prigionieri vi viene effettuato il 20 maggio 1940. Si tratta di criminali comuni (Berufsverbrecher) di nazionalità tedesca, trasferiti dal Lager di Sachsenhausen e destinati, come vuole la pluriennale pratica imperante nei campi di concentramento nazisti, a svolgere ‘funzioni ausiliarie’ nel nuovo campo. Del ruolo che costoro andranno in realtà ad assolvere testimonia il fatto stesso che i militi delle SS li informano – appena arrivati – che avranno il còmpito di sorvegliare dei ‘delinquenti’ polacchi. In tutta evidenza si tratta di una provocazione, cinica e calcolata: infatti nei ricordi e nelle relazioni dei detenuti internati allora nel campo, abbondano le violenze e le varie forme di vessazioni inflitte ai prigionieri polacchi proprio da parte dei delinquenti comuni (oltre che, naturalmente, dal personale delle SS del quale i criminali sono una sorta di longa


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