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Nicola della Volpe: «I militari per la guerra partigiana - 1943-1945», Edizioni Nuova Cultura, 2011, pp. 436, euro 28,00.

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Il 18 gennaio 2012 presso la Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma è stato presentato il volume «I militari per la guerra partigiana 1943-1945», del Generale Nicola della Volpe, già Vice Capo Ufficio Storico e Capo dell’Archivio Storico dello Stato Maggiore Esercito fino al

2001.

Il volume rappresenta un contributo ed una testimonianza documentata del determinante e prezioso apporto che comandi militari, capi e gregari «con le stellette» vollero e seppero dare alla Guerra di liberazione. Attraverso le documentazioni custodite dall’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito viene infatti descritto quanto l’Istituzione militare fece per l’organizzazione, la conduzione, lo sviluppo e la partecipazione diretta alla guerra clandestina, ovvero alla resistenza contro i nazifascisti dal 1943 al 1945 a partire dalle prime reazioni armate immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio. E quanto la presenza dei militari sia stata richiesta, all’epoca, dalle stesse bande partigiane, per la conoscenza tecnica della guerra che i militari avevano e che altri non possedevano. Una esauriente ricerca in materia è oggi resa possibile grazie anche all’acquisizione da parte dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, della ricca documentazione del Servizio Informazioni Militare (SIM) versata dall’allora Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (SISMi), a cavallo del 2000. Il SIM ed il Comando Supremo, infatti, furono organi propulsori della lotta clandestina e sono le loro carte ad attestare come i militari (si pensi al Colonnello Montezemolo, ai fratelli Di Dio, al Maggiore Martini-Mauri e molti altri) siano stati artefici della lotta e fra mille difficoltà abbiano fornito un contributo rilevante, insostituibile e di estrema efficacia alla liberazione dell’Italia. La speranza è che tale contributo diventi conoscenza estesa con onestà intellettuale anche a livello didattico, in modo che le giovani generazioni abbiano giusta memoria degli avvenimenti e possano identificare le

loro Forze Armate non solo in quelle di Caporetto e dell’8 settembre, ma anche in quelle della liberazione della Patria, affinché apprendano una storia dimenticata di un’epoca così difficile vissuta dai loro antenati.

Sono intervenuti all’evento il Professore Antonello Folco Biagini, Prorettore della Sapienza Università di Roma, Massimo Coltrinari, Generale di Divisione (aus), titolare di Storia militare presso l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI), il Professore Giuseppe Conti, titolare di Storia militare presso la Facoltà di Scienze politiche presso la Sapienza Università di Roma, il Generale di Divisione Enrico Pino, Comandante del Comando Militare Esercito «Veneto», già Capo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito dal 1998 al 2001. Particolarmente significativa, infine, è stata la testimonianza della Professoressa Paola Del Din, Medaglia d’Oro al Valor Militare, sorella di Renato, Sottotenente degli alpini, anche lui Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, caduto in combattimento contro i nazifascisti. Paola Del Din, entrata nella Resistenza con il nome di battaglia «Renata» tra le fila della Brigata «Osoppo», partecipò a numerose missioni oltre le linee nemiche come staffetta ed informatrice. Fu l’unica donna in Italia a lanciarsi con il paracadute (Friuli, 9 aprile 1945) per prendere contatto con una missione alleata e con dei membri della «Osoppo».

Salvatore Orlando Antonio Rossi: «L’armata “risibile” – Il racconto della “bassa” forza. Dalla piana di Gela all’ultima insaguinata primavera», Roberto Chiaramonte Editore, 2012, pp. 240, euro 20,00.

Rassegna dell’Esercito on line n. 4/2013

Il Generale Antonio Rossi, oltre a ricoprire diversi incarichi di prestigio, è stato docente presso la Scuola di Applicazione di Torino e, soprattutto, è un appassionato di storia, la nostra Storia contemporanea, anche se l’ha vissuta «non da protagonista»: ma ha il piglio poeti-

co di chi si pone in maniera critica su avvenimenti ancora controversi. Il suo apporto di pensiero è una testimonianza che ripercorre fatti e circostanze in cui il nostro Esercito combattè onorevolmente e valorosamente una lotta impari per forze

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e mezzi messi in campo dagli avversari.

Il libro non ha lo scopo di analizzare le ragioni delle decisioni prese dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, ma solo di offrire una descrizione degli aspri combattimenti sostenuti dalla Divisione di Fanteria «Livorno» in Sicilia nel luglio-agosto del 1943. Questi ci svelano una Sicilia che ha consegnato alla Storia il suo tributo di sangue e di lotta civile. L’autore ha ritenuto, infatti, necessario parlare delle forze messe in campo a presidio dell’isola, che furono oltre alla «Livorno» i soldati delle Divisioni tedesche della Hermann Goering e degli invasori, la 7° e 8° Armata anglo-americana proveniente dalle coste tunisine, che si contrapposero fino alla capitolazione di quelle italo-tedesche.

Mi sono sembratI molto significativi, per la comprensione delle vicende, i commenti alle immagini raccolte dal Generale Vasco Vichi rappresentanti le fortificazioni allestiste lungo la linea costiera siciliana, che avevano lo scopo di prevenire un eventuale sbarco per l’invasione dell’isola, e le cartine che segnano i movimenti delle forze belligeranti.

Sono capitoli che si leggono velocemente senza soluzione di continuità, che illustrano episodi di semplice quotidianità che si susseguono intrecciando un racconto sincero e vero.

Raccontare significa ripercorrere una meccanica di eventi, affrescare protagonisti, illuminare paesi e tradizioni che comunque hanno costituito il tessuto di un’Italia ancora divisa e problematica nei rapporti con il continente. Le figure di riferimento, il Caporal Maggiore Monti, il Capitano Renzi, il Maresciallo Longoni, il Sergente Capece e il Colonnello Albino, sono le linee portanti del racconto: l’aspetto umano che colora i fatti con aneddoti curiosi, che lo rendono anche appassionante e a tratti romantico. È il racconto di vicende comuni di gente che si è vista coinvolta nella resistenza ad un nemico numericamente superiore, ma che non si è arresa, ed ha combattuto e si sacrificata conscia di doversi poi anche ritirare.

Una delle capacità dell’autore del libro è stata quella di rendere vivi gli scenari nei quali le sequenze drammatiche vissute dai nostri uomini si possono ben additare al martirio di una vera e propria guerra civile. A lui va il merito di aver saputo raccogliere le parole, vere, senza indugiare in una facile retorica, rendendo reali i protagonisti sottoposti alle paure ma anche alle piccole miserie che fanno parte della nostra umanità. L’unico obiettivo dell’autore mi è sembrato, appunto, quello di raccontare i fatti in modo semplice, per dimostrare che in Sicilia ci fu una reale resistenza militare italiana anche se i risultati raggiunti furono «risibili».

A conclusione del suo lavoro, Rossi scrive: «Abbiamo riportato tutti questi nomi e piccoli ritagli delle loro gesta, del loro soffrire e del loro sacrificio... non per sterile esercizio di ricerca, ma per dovere di memoria e passione di documentazione».

Marcello Ciriminna

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