RAPPRESENTAZIONI DELLA GRANDE GUERRA

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BLAISE CENDRARS SCRITTORE E SOLDATO di Riccardo Benedettini Nel titolo di questa lezione ho voluto mettere in rilievo, accanto al nome di Blaise Cendrars (18871961), i termini di «scrittore» e «soldato» perché è su queste due parole che penso ci si possa soffermare per comprendere il nesso tra la Grande Guerra (Cendrars, «Matricule 1529», vive in prima persona l’orrore del fronte) e il mestiere di scrivere («le métier de l’homme de guerre est une chose abominable et pleine de cicatrices, comme la poésie!»). In questo itinerario di comprensione delle varie forme di «écriture» assunte dal nostro scrittore (Cendrars fu poeta, romanziere, autore di mémoires, giornalista, ma anche fotografo, cineasta, pittore ...), il discorso sulla guerra acquista un rilievo particolare. Se da un lato, infatti, la guerra in generale non è certo propizia alla letteratura («C’est la guerre de 1914. [...] Quelle perte pour la poésie!») – e ricordo che Cendrars, a differenza degli amici Apollinaire e Aragon, scrive molto poco negli anni del primo conflitto e sembra quasi limitarsi a immagazzinare delle immagini («Survint la guerre. [...] Une flamme créatrice me dévorait, mais je n’écrivis pas une ligne: je tirais des coups de fusil»87) –, d’altro lato, il giovane poeta di nazionalità svizzera le riserva una posizione speciale. L’esperienza della guerra permette a Blaise Cendrars, naturalizzato francese il 16 febbraio 1916, di «rinascere»: alla vita e alla scrittura. Facciamo un passo indietro e risaliamo alla scelta del nome «Blaise Cendrars» al posto del patronimico Frédéric-Louis Sauser: una constatazione, forse semplice, ma non priva di significato se consideriamo che essa è stata in qualche modo segnata da tutto quel che lo scrittore sentiva intorno a sé e che avrà soprattutto degli importanti risvolti nella creazione successiva. Se, come scrive Jean Starobinski, «le nom est vraiment une identité, si l’essence d’un être humain peut y être atteinte et violentée, le refus du patronyme tient lieu d’assassinat du père».88 E in effetti, è noto, Cendrars vuole, in primo luogo, cancellare simbolicamente il «côté alémanique» presente nel nome del padre (originario dell’Oberland bernese) e, dandosi un nome che, anche a livello di suono, risulti molto più francese, egli sembra volersi creare una vita da cui esca il proprio nome («Je me suis fabriqué une vie d’où est sorti mon nom»). All’origine di tutto, il fascino per il fuoco (le feu, quasi un anticipo dell’omonimo romanzo di Henri Barbusse) e la cenere (la cendre): «Une cendre brûlante où rien n’est allumé, / Mais où tout ce qu’on jette est soudain consumé», come già Cendrars annotava in un Cahier Noir il 18 ottobre del 1906 a San Pietroburgo. Dal fuoco alla brace (la braise), dalla brace alla cenere. Braise ardent, da cui Blaise Cendrars, appunto, con uno scambio tra la -r e la -l: «Ainsi, mon nom l’indique: CENDRARS. Tout ce que j’aime et que j’étreins / En cendres aussitôt se transmue... [...] en riant de cette étymologie pragmatique: – Et Blaise vient de braise. Confusion des R - und L - laute»;89 ma anche un rinvio a Saint-Blaise, comune del cantone di Neuchâtel, nonché, più letterariamente, a Blaise Pascal e a un altro scrittore pieno di ardeur e a lui caro: Henri Beyle, lo Stendhal autore della «Vie d’Henri Beyle Brulard». Dunque, scelta di rottura che, a partire dagli anni 1912-1913 – dopo il viaggio-rivelazione a New York durante il quale il giovane poeta errante e tormentato conoscerà la solitudine e la miseria dell’uomo, avvicinandosi a quello che poi sarà un motivo ricorrente di tutta l’opera, vale a dire la Passione del Cristo e il motivo della resurrezione (rinvio al lungo poema del 1912, Les Pâques à New York, strutturato in quattordici strofe, come le quattordici stazioni della Via Crucis, composte da distici che oscillano tra la litania medievale e la prosa poetica più moderna, nonché alle figure di Lazzaro, di Maria Maddalena e all’immagine mitica del phénix che rinasce dalle proprie ceneri e 87

M. CENDRARS, Blaise Cendrars, Paris, Balland, 1984, p. 847. J. STAROBINSKI, «Stendhal pseudonyme», in L’Œil vivant, Paris, Gallimard 1961, p. 192. 89 B. CENDRARS, Une nuit dans la forêt, in Œuvres complètes, Paris, Denoël, 1960-1964, t. VII, p. 17. Quasi tutte le mie citazioni rinviano a questa edizione Denoël; HF e MC sono le abbreviazioni usate per rinviare a L’Homme foudroyé (1945) e a La Main coupée (1946). 88

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