POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE VOL III TOMO II (PARTE SECONDA)

Page 1

(parte seconda)



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

MARIO MONTANARI

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

VOLUME III IL PERIODO FASCISTA

TOMO II (parte seconda) LA SECONDA GUERRA MONDIALE

ROMA2007


INDICE

Parte terza - LA GUERRA LUNGA (1941-1943) ..........................

441

Cap. VIII - La campagna del 1941 in A.S. I . La situazione generale a metĂ marzo 1941 ............................ 2. La pr.ima controffensiva italo-tedesca.. .................................. 3. I combattimenti sul fronte di Sollum ...... ....... .... ........... .... ..... 4. Il generale Cavallero al Comando Supremo.......................... 5. L'operazione Crusader .......................................................... 6. L'abbandono della Cirenaica................................................. 7. Considerazioni .......................................................................

443 454 468 48 1 501 524 533

Cap. lX - La campagna del 1942 in A.S. 1. La situaz.ione generale nel gennaio 1942 ............................... 2. La seconda controffensiva italo-tedesca................................ 3. Il problema di fondo ciel teatro del Mediten-aneo .................. 4. Tobruk .................................................................................... 5. Il dilemma strategico.............................................................. 6. Le prime due battaglie cli El Alamein .................................... 7. La terza battaglia di El Alarnein............................................. 8. Considerazioni .... ........ ....... .... ... ... .... ... ..... ... .... ... .... ...... .... .... ..

549 561 576 587 602 617 635 652

Cap. X - La campagna di Russia 1. L'operazione Barbarossa........................................................ 2. Le operazion i del CSIR.......................................................... 3. Le operazioni dell'ARMIR .................................................... 4. Considerazioni.......................................................................

665 672 690 707


Pag. Cap. XI - La campagna di Tunisia 1. La ritirata da El Alarnein alla Tunisia ... .... ... ... ........... ............ 2. L'operazione Torch e la reazione dell'Asse........................... 3. La situazione politico-militare all'inizio del l943 ................. 4. Da Kasserine all' Akarit.......................................................... 5. La fine della guen-a in Africa................................................. 6. Considerazioni.......................................................................

715 731 751 767 786 796

Partè quarta - LA SCONFITTA ... .... .... ....... .... ....... ....... ... ... ......... ...

807

Cap . XII - Lo sbarco alleato in Sicilia 1. Vigil ia d'invasione.. ............................................................... 2. La gueffa in Sicili.a................................................................. 3. La caduta del fascismo ...........................................................

809 824 838

Cap. XIII - Conclusioni l. L'entrata in guerra dell'Italia................................................. 2. La guerra dell'Italia................................................................

853 863

Indice dei nomi................................................................................

877


PROPRIETÀ LETTERARIA 111/ti i diritti riservali. Vie/a/a anche la riproduzione parziale senza autorizzazione

© 2007 - Ufficio Storico SlvIE - Roma


PRESENTAZIONE L'opera del generale Mario Montanari è intitolata "Politica e strategia in cento anni di guerre italiane", e mai come nel periodo affrontato in questo volume, 1.940-1943, il mancato o distorto collegamento, appunto tra politica e strategia, tra gli obiettivi politici e le operazioni militari necessarie per raggiungerli, ha avuto per l'Italia e per la sua storia maggiori conseguenze. Questa distorsione nel collegamento tra la politica (con Mussolini che forvola sulla reale efficienza delle Forze Armate, ritenendo con eccesso di ottimismo, che queste non sarebbero state pronte prima del 1942) ed i vertici militari si può riscontrare sin dall'inizio, con la tardiva, pressoché inutile e costosa offensiva contro la Francia sulle Alpi Occidentali ed il mancato studio (non parliamo cli realizzazione) dell'invasione di Malta. Distorsione che prosegue poi nell'estate con I' incomprensibile, parziale smobilitazione dell'Esercito, con le conseguenze che si avve1tono in autunno con la guerra di Grecia. Anche in quest'ultima occasione la volontà politica -di Mussolini e di Ciano- si impose sulle più che naturali considerazioni contrarie , di carattere militare, che il Capo cli Stato Maggiore Generale, Maresciallo Baclogho non seppe e non volle opporre, come avrebbe potuto e dovuto. E bbe così avvio la disgraziata offensiva contro la Grecia, così come ebbe avvio l'offensiva su Sicli - el Barrani, imposta eia Roma ad un recalcitrante Maresciallo Graziani. Erano, queste offensive, la manifestazione più evidente della "guerra parallela", condotta clall 'Italia a fianco, ma senza la collaborazione diretta, dell'alleato germanico. L'esito sfavorevole cli queste due mosse la concomitante incursione degli aerosiluranti inglesi a Taranto segnarono poi, nella primavera del 1941, la fine della "guerra parallela" e l'inizio della "guerra subalterna", con l'intervento della Germania nei Balcani e nel Mediterraneo, mentre si consumava la perdita dell'Africa Orientale. In Africa Settentrionale -un teatro operativo ritenuto dai Tedeschi poco determinante- la cooperazione fra le nostre Forze Armate e quelle germaniche non fu facile e la superiorità bellica degli Alleati dopo una serie di avanzate e ripiegamenti portò, nel maggio del 1943, alla caduta di Tunisi, ma, specie dalla storiografia estera, l'apporto italiano è stato talvolta trascurato, minimizzato a beneficio di Rommel e del suo Africa


4

POLIT[C,\ E STRATEGJA JN CEKTO ANNI Q_~ GUERRE ITALIANE

Korps, passando sotto silenzio l'eroico comportamento dei nostri soldati, specie ad El Alamein ed in Tunisia. Ugualmente difficile per la presenza partig.iana, e ricca di complicazioni di natura politica, fu la permanenza delle nostre truppe nei Balcani ed in Grecia a fianco delle truppe di occupazione tedesche e di quelle dei governi da queste istituiti. La nostra partecipilzione alla campagna di Russia, voluta anche per motivazioni ideologiche, costosissima in termini di vite umane, e la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti furono i momenti maggiormente caratterizzanti di questa "guerra subalterna". La sua lunga durata vide così usurarsi su più fronti le già scarse risorse militari italiane iniziali, mentre la superiorità alleata, con le incursioni aeree, cominciava ad essere avvertita anche sul territorio nazionale. Dopo la fine della resistenza in Tunisia, con lo sbarco in Sicilia fu la volta della caduta del regime e della sconfitta strategica definitiva. Si aprivano, per l'Italia, quasi due anni di guerra in casa. Ci sembra comunque giusto chiudere questa introduzione con le medesime parole apposte dall'autore a conclusione del volume: "È doverosa, a questo punto, una semplice, lineare constatazione. Scorrendo mentalmente gli oltre tre anni di guerra, dal 10 giugno 1940 al 25 luglio 1943, possiamo e dobbiamo riconoscere che i soldati, i marinai e gli aviatori italiani si sono disciplinatamente battuti in una lotta ineguale, consapevoli dell'inferiorità dei mezzi cli cui erano dotati, e pur avvertendo ben presto la lunga ombra dell'inevitabile sconfitta". Col. Antonino ZARCOl\TE


SIGLE USATE NEL VOLUME ACS ACIT AIT AP ARMIR ASMAE AUSSME CAM CCSM CSIR CTA DAK DDI DELEASE IGM DSCS OBS OKW OKH OKM OKL SIM S.H.A.T. S.M.R.E. USSME USSMA USSMM USSMRE

Archivio Centrale dello Stato Armata corazzata italo-tedesca (in A.S .) Armata italo-tedesca (in A.S.) Atti Parlamentari Annata italiana in Russia Archivio Storico Ministero Affari Esteri Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito Corpo d'armata motorizzato (in A.S.) Comando del Corpo di Stato Maggiore Corpo di spedizione italiano in Russia Corpo tedesco d'Africa Deutsche Afrikakorps Documenti Diplomatici Italiani Delegazione del Comando Supremo in A.S. Istituto Geografico Militare Diario Storico del Comando Supremo Oberbefehlshaber Si.id Oberkommando der Wehrmacht Oberkommando des Heeres Oberkommando der Marine Oberkommando der Luftwaffe Servizio Informazioni Militari Service Historique de I' ArmĂŠe de Terre Stato Maggiore del Regio Esercito Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico Stato Maggiore dell' Aeronautica Ufficio Storico Stato Maggiore della Marina Ufficio Storico Stato Maggiore del Regio Esercito



SEGNI CONVENZIONALI usati negli schizzi Sono stati impiegati i segni convenzionali in uso attualmente nell'esercito italiano, e precisamente:

l. Simboli base:

unitĂ

D

Comando

~

installazione logistica Comando logistico

Âľ

2. Simboli d'arma

fanteria

X

bersaglieri

~

carristi

e=>

cavalleria

(2j

artiglieria

,., .)

•

genio

rn

truppe motorizzate

000

. Simboli di rango:

armata corpo d'armata divisione

xxxx

xxx xx

reggimento battaglione-gruppo

IJJ

n

compagnia-batteria

brigata x Per indicare un complesso tattico si usa il simbolo I il simbolo di rango.

Isopra


....c..P=OLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

.=... 8 ____________

4. Indicativo delle unità: Alla sinistra del simbolo base si pone l'indicativo numerico corrispondente al simbolo cli rango rappresentato ed alla destra l'indicativo dell'unità nella quale è inquadrato il reparto in questione.

Es. 2

i:z:l s indica il II btg. ciel 5° rgt.f.

5. Indicativo di nazionalità: Ove necessario, a destra del simbolo base sono usate le sigle IT: Italia; GE: Germania; UK: Gran Bretagna; AU: Australia; NZ: Nuova Zelanda; FR: Francia; PO: Polonia.


PARTE PRIMA

LA NON BELLIGERANZA (1939-1940)



PARTE TERZA

LA GUERRA LUNGA (1941-1943)



Capitolo VIII LA CAMPAGNA DEL 1941 IN A.S. (marzo 1941-gennaio 1942)

l. L A SITUAZIONE GENERALE A METÀ

MARZO

1941

Prima di esaminare le intese intercorse fra Roma e Berlino per l'intervento delle forze germaniche a fianco di quelle italiane in Balcania ed in Africa settentrionale, sembra opportuno un cenno all'importanza sino aUora attribuita dalJa Germania al Mediterraneo nel suo complesso. La dichiarata intenzione dell'Italia di condurre da sola e per proprio conto la gue1n nel teatro del Mediterraneo , considerato sua sfera d'influenza, era stata accettata da Berlino, talché inizialmente l'interesse strategico di Hitler per quest'area si limitò a Gibilterra, la cui conquista tuttavia non avrebbe risolto la guerra contro la Gran Bretagna. Bisogna aggiungere al riguardo che l'auspicata partecipazione spagnola all'operazione si presentava particolarmente onerosa per l'aiuto da fornire con continuità alla dissestata economia della Spagna, ed anche problematica per il netto rifiuto di Franco di cedere una delle isole Canarie e la Guinea al futuro impero coloniale tedesco nell'Africa occidentale. Nell'estate del 1940 la fiducia dell'OKW in una strategia offensiva dell'Italia in Africa settentrionale si stava affievolendo. Secondo il diario del gen. Halder, capo di S.M. dell'Esercito, in una conferenza de{ vertici militari tenuta ìl 30 luglio venne riconosciuto che «con l'Italia non sono realizzabili grandi cose. L'offensiva contro l'Egitto non avrà risultati decisivi se rimarrà in mani italiana. La dipendenza dell'Italia da ristrettezze economiche e la mancanza di spirito offensivo impediscono un contributo decisivo» e si affacciò l'idea di sostenere l'offensiva di Graziani con divisioni corazzate tedesche 1• Chi però, con maggiore insistenza ed incisività, sostenne con Hitler la concezione di una strategia periferica, volta a colpire la Gran Bretagna 1 FRANZ HALDER, Kriegstagebuch, Kohlhammer, Stuttgart 1963, II voi.


POLITICA E STRATEGlA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

nelle sue posizioni ciel Mediterraneo, fu l'amm. Raecler, comandante in capo della Kriegsmarine, che sin dal 6 settembre aveva sostenuto la convenienza di prendere in seria considerazione questa linea di condotta proprio nell'eventualità - affiorata in quel periodo - di una rinuncia o un rinvio dello sbarco in Inghilterra. Non soltanto, dichiarava, l'importanza del Mediterraneo per la Gran Bretagna era somma e con ogni verosimiglianza l'Italia, la partner più debole dell'Asse, sarebbe stata la prima ad essere attaccata, ma la posizione delle Potenze dell'Asse si presentava come estremamente favorevole per l'acquisizione del controllo del bacino centro-orientale e per un'offensiva a fondo contro l'Impero britannico. E il 26 settembre tornò alla carica affermando la necessità di «chiarire la questione del Mediterraneo)) nell'inverno 1940-1941. In altri termini, oltre alla conquista di Gibilterra ed all' occupazione delle Canarie, occorreva attaccare in Egitto sino al Canale di Suez e proseguire, attraverso la Palestina e la Siria, sino alla frontiera turca. Così - diceva Raeder, decisamente ostile ad avventure nell'Europa orientale - «una volta giunti fin là, la Turchia sarà in nostro potere. Allora il problema russo si presenterà sotto una diversa luce ( ...). Non è certo che sia necessaria un' avanzata contro la Russia dal nord». Hitler sembrò abbastanza incline a prendere in consjderazione l'idea e rispose all'ammiraglio che s.i riservava, dopo la firma del Tripartito, di avere un colloquio con Mussolini, con Franco e con Pétain. Avrebbe allora 1;otuto valutare bene quale delle due alleanze - con la Francia oppure con la Spagna - offrisse i maggiori vantaggi. Quanto al1'Unione Sovietica, avrebbe cercato di incoraggiarla verso la Persia e l'India per raggiungere uno sbocco sull'Oceano Indiano , per essa più importante delle posizioni sul Baltico2 . In realtà non tanto l'Oceano Indiano quanto l'Europa sud-ori.e ntale costitujva la principale mira di Stalin. Non per nulla le «trattative» avviate nei colloqui ciel 12-13 novembre 1940 a Berlino, con la proposta a Molotov di un accorcio che avrebbe trasformato il Patto Tripartito in Quadripartito con l'inserimento dell'Unione Sovietica, si arenarono un paio di settimane più tardi. Il 26 novembre Stalin comunicò all'ambasciatore tedesco von der Schulenburg che l'Unione Sovietica era disposta ad associarsi al Patto alle seguenti condizioni: «l. Le truppe tedesche dovranno essere subito ritirntc da.Ila Finlandia( ...) che appartiene alla sfera d'influenza dell'Unione Sovietica ( ...). 2 ER1C RAE.DE.R, Mein Leben, Tubingen 1957, II, p. 246 e seg.


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICA S.ETrENTRJONJ\LE _ _ _ _ _ __

- - - - - - 445

2. Nel corso dei prossimi mesi la sicurezza dell ' Unione Sovietica negli Stretti dovrà essere garantita mediante la stipulazione di un patto di mu tua assistenza fra l'URSS e la Bulgaria( ...) e con la creazione, da parte dell'Unione Sovietica, di una base per forze teJTestri e navali, con un raggio tale da includere il Bosforo e i Dardanelli, grazie ad un contratto d'affilio a lunga scadenza. 3. L'arca a sud di Batum e di Baku in direzione, genericamente, del Golfo Persico sarà riconosciu ta come il centro delle aspirazioni dell'Unione Sovietica. 4. Il Giappone rinuncerà ai suoi diritti alle concessioni di carbone e di petrolio nella parte settemrionale dell'isola di Sakhalin»3 .

A queste richieste, considerate un «ricatto a sangue freddo», Hitler replicò dicendo ai vertici della Wehrmacht che <<una vittoria tedesca è divenuta , per la Russia, cosa ìnsopportabile. Perciò essa va messa in ginocchio non appena possib il e» 4 . Nel quadro, appunto , dell'operazione Barbarossa, i cui preparativi dovevano essere portati a termine entro il 15 maggio 1941, era prevista l'operazione Marita (durata massima quattro sett imane) per prendere Salonicco e la Tracia e coprirs i in tal modo il fianco destro ed il tergo durante la campagna cli Russia. Inizio dell'impresa: entro il marzo 1941. La richiesta d 'aiuto presentata dall'ambasciatore Alfieri all'inizio di dicembre , in definitiva, rientrò nell'operazione Marita. È comunque indubbio che a partire dal dicembre 1940 ogni attenzione cli Hitler e dell'OKW si concentrò sull'ormai decisa operazione Barbarossa, il che comportò il rifiuto di prendere iniziative offensive su altri teatri d'operazioni. Di conseguenza, mentre all'operazione Marita venne dato carattere molto violento e risoluto in quanto poi urgeva recuperare al più presto le divisioni corazzate per la Russia, gli interventi in Africa settentrionale fu rono isolati e con il minimo impiego di truppe all'unico scopo di puntellare il fron te italiano e questo principio rimase inalterato anche quando si riscontrò il peso dell'Afrikakorps nei vistosi successi africani. Una volta riconosciuta da Hitler la necessità di un concorso all'Italia, a fine dicembre 1940 una missione militare italiana (gen. Favagrossa, gen. Fautilli e gen . Gandin) si recò a Berlino per concretare i vari aspetti del concorso in questione 5 . Cì limiteremo qui alla conversazione 3 WILLIAM SHlRER, S1oria del Terzo Reich., cit., p. 877 . 4 Ibidem.

5 USS.ME, Diario storico del Comando Supremo, cit., II, tomo 11, doc. 11 9, 120 , 121 .


446

POLITICA E STRATEGIA JN (ÉNTO ANN I DI GUERRE ITALIANE

che il gen. Jodl ebbe con il gen. Gandin, presente l'addetto militare gen. Marras6 . Jodl, in qualità di capo reparto operazioni dell 'OKW, tenne ad esprimere con assoluta chiarezza due concetti fondamentali. Anzitutto la Germania era pronta ad intervenire ove ritenuto utile, però desiderava non essere messa in situazioni tali da compromettere il grande prestigio conquistato sui campi di battaglia europei. In secondo luogo, essa nutriva la più assoluta certezza della vittoria finale; anche se la guen-a fosse durata a lungo , essa non sarebbe perita di fame perché prima avrebbe fatto morire di fame tutti i territori conquistati. A sostegno di siffatte argomentazioni, Jodl fece una sintesi strategica quanto mai consolante: la battaglia aerea contro l'Inghilterra si sviluppava con efficacia; la guerra navale nell'Atlantico stava mettendo a dura prova l'organizzazione dei rifornimenti alla Gran Bretagna; in Romania stava per iniziare la radunata cli una ventina di divisioni ed i primi di maggio sarebbe stata sfen-ata l 'offensiva contro la Grecia. Quanto alla Libia, si trattava di non perdere Tripoli e il concorso tedesco poteva esplicarsi in reparti d'arresto (Sperrverhande) i.n grado di interdire lunghi tratti di fronte con poche forze, campi minati e carri armati. Il gen. Gandin aveva ascoltato senza interloquire. Poi prese la parola e riepilogò con franchezza la posizione italiana: in Albania ed in Libia le cose si erano messe male e presto poteva accadere altrettanto in Egeo ed in Africa orientale. Questo rendeva l'intervento tedesco urgente e necessario. In Balcania poteva manifestarsi anche sotto forma di accentuata minaccia dalla Bulgaria, ma in Africa settentrionale occorrevano due Panzerdivisionen, uniche capaci di respingere gli inglesi con una controffensiva. Jodl ne convenne, ma disse che la conclusione spettava al Fuhrer, in quei giorni a Berchtesgaden. L' Oberkommando der Wehrmacht seguiva con comprensibile attenzi.one gli sviluppi bellici in Libia . Quando cadde Barclia , chiese esplicitamente una nuova valutazione italiana. La risposta di Guzzoni che definì la situazione «nel complesso grave, ma che non può togliere la volontà di affrontarla e la speranza di superarla»7 - evidentemente apparve convincente perché il I O gennaio von Rinte!en comunicò le decisioni favorevoli di Hitler. Così il 19 gennaio Mussolini si recò a 6 7

AUSSME, Carteggio Marras. Diario storico del Comando Supremo, data 9.1.1 941 , ali. 4l6.


LA CAM PAGNA DEL 194 1 IN AFRICA SETIENT'-" Rl=ON ' -"A=L=E _ _ __

447

Berchtesgaden. Era, come sappiamo, scuro e depresso per la perdita di Klisura in Albania e per la caduta di Bardia, ma si rasserenò appena si vide accolto da Hitler con affabilità e senza «condoglianze nascoste». Quanto alla Libia, Hitler disse che mandare oltremare una Panzerdivision avrebbe comportato troppo tempo a causa della complessità della sua struttura e quindi sarebbe giunta tardi, ma assicurò che la 5" leichte Division sarebbe stata assai più utile, tesi invero piuttosto opinabile. Molto probabilmente i suoi commenti sulla situazione in Africa settentrionale furono volutamente sfumati per non urtare suscettibilità, specie dopo il rapporto ottimistico di Guzzoni, rapporto accolto dai tedeschi c'on scetticismo. I colloqui di Berchtesgaden8 r ivestirono grande importanza e non per nulla l'OKW aveva richiesto la presenza del capo di S.M. Generale o di un suo sostituto: essi avviarono la fine della guerra parallela. Mussolini si trovava in difficoltà troppo serie in Albania ed in Libia per poter sottilizzare. Già in dicembre gli si era presentata l'umiliante prospettiva di chiedere l'intervento dell'alleato in Albania per evitare il peggio. La nomina di Cavallero e poi la sostituzione di Soddu avevano ridato un po ' di equilibrio alla battaglia. Comunque in Africa il discorso era differente: i carri tedeschi apparivano indispensabili. D.i sicuro Mussolini pensava che la presenza germanica non influisse molto sulla condotta della guerra in quello scacchiere, ma quanto meno Hitler lo avrebbe tenuto d'occhio . A dire la verità il Fi.ihrer nutriva più di un dubbio sulla solidità militare dell'alleato e la caduta di Tobruk fu in certo modo decisiva. Non in quanto inattesa, ma perché costrinse a guardare in faccia la realtà. Il 2 febbraio von Rintelen presentò al Comando Supremo una secca richiesta di «alcune informazioni sulla situazione in Africa settentrionale in relazione alla minaccia di occupazione totale della Cirenaicaed alla suesseguente difesa della Tripolitania»9. Guzzoni rispose il giorno dopo e, fra l'altro, ammise l'impossibilità di un giudizio sulla durata presumibile della resistenza in Cirenaica1°. Il messaggio non soddisfece Hitler, il quale cominciò con il sostituire il gen. Funck alla testa della 5" leichte Division, apparsogli troppo pessimista, con il gen. Streich, poi volle sentire van Rintelen. Questi si presentò il 6 febbraio alla Cancelleria e riferì: 8 USSME, Diario

storico del Comando Supremo, cit., Ili, tomo II, doc. 47 . Ibidem, III, tomo I, p. 245. IO Ibidem, p. 252.

9


448

POLITICA li STRATEGIA IN Cf>NTO ANNI DI GUERRE JTAL!,I\NE

«Gli inglesi sono in procinto di occupare Bengasi e Agedabia, come anche il resto della Cirenaica: solo poche forze itali ane potranno salvarsi in Tripolitania. Le cinque divisioni italiane in corso di traspmto non possono eia sole difendere Tripoli ( ...). La difesa di Tripoli poggia sulla Sirte ed ha solo possibilità di successo nel caso sia affidata ad un fo1te gruppo mobilissimo, che possa effettuare la difesa contrattaccando. Senza aiuto tedesco la Libia è perduta» 11 •

A questo punto Hitler rimosse le ultime esitazioni e l'OKW firmò l'ordine per l'operazione Girasole. Secondo ìJ pensiero germanico la difesa doveva svolgersi molto ad oriente di Tripoli e basarsi sulla resistenza statica cli una linea di sbarramento ed una reazione manovrata di truppe corazzate. Perciò la 5" leggera sarebbe stata rinforzata da un reggimento carri. Con buona verosimiglianza la nuova offensiva britannica non sarebbe stata sferrata prima di due mesi, quindi il completamento dello sbarco della divisione doveva aver luogo entro metà marzo. Tenuto conto, inoltre, della grande importanza politico-militare della Libia, era prevista la partenza di una Panzerdivision. che, unitamente alla 5" leggera, avrebbe dato vita al Deutsches Afrikakorps (DAK) agli ordini del gen. Rommel. Il quale Rommel, convocato subito ed informato dell'incarico, uscì dallo studio di Hitler commentando con von Rintelen: «Un lavoro dannatamente difficile». Mussolini rimase ampiamente soddisfatto per questa conclusione, al punto cli accettare un accordo su 11' impiego delle truppe tedesche in teatri d'operazioni italiani comprendente i seguenti punti: « I . Le truppe tedesche in Libia ed in Albania saranno tatticamente alle immediate dipendenze del Comandante Superiore sul posto, per il resto dipendono dal Comandante dell'esercito( ...). 2. Esse devono essere impiegate soltanto a unità complese o almeno a divisioni complete( ...). 3 .... 4. Nel caso in cui alle truppe tedesche venisse affidato un compito la cui esecuzione, per convinzione del loro comandante, potrebbe portare soltanto a un grave insuccesso e quindi alla menomazione del prestigio delle truppe tedesche, il comandante tedesco ha il diritto e il dovere, informando il generale tedesco di collegamento del Comando Supremo italiano a Roma, di chiedere la decisione del Flihrer, a mezzo del Comandante Superiore dell'esercito. 5. Il X corpo aereo tedesco rimane alle dipendenze del Comandante dell'aviazione, Maresciallo del Reich Goering ( ...)» 12 .

JI 12

E. VON RlNTELEN, Mussolini l'alleato, cit., pp. 120-121. AUSS1Vffi, Fondo Convegni e colloqui italo-tedeschi. Convegno di Merano ( I 3

febbraio 1941).


449

LA CAMPAGNA DEL l94 I IN AFRICA S ETrENTRIONALE

Le firme di Keitel e di Guzzoni sanzionarono la fine della guerra parallela.

*

*

*

Lo stato di fatto esistente in Libia nel febbraio 1941 fu visto con occhio differente dai due Comandi Supremi dell'Asse e da chi era in posto. Roma e Berlino si trovarono sostanzialmente concordi sul compito da assegnare alla 5" annata: consentire l'arrivo dei rinforzi corazzati e motorizzati italiani e tedeschi. Il guadagno cli tempo, almeno tre settimane, c.iove\fa essere ricercato con una manovra ritardatrice iniziata nella Sirtica e con una difesa statica il più ad oriente possibile rispetto a Tripoli (almeno oltre Misurata) allo scopo di costringere gli inglesi a battersi con il deserto alle spalle e dare sicurezza ai campi di aviazione avanzati. In definitiva, una difesa avanzata con un atteggiamento di trans izione e di sicurezza, del tutto alieno da qualsiasi iniziativa. Il gen. Garibaldi, a Tripoli , non nascose un certo scetticismo riguardo alla possibilità di una difesa nella Sirtica. Disponeva soltanto cli carri leggeri modestissimi; le divisioni di fanteria mancavano nella maggior parte delle artiglierie (cedute a suo tempo in rinforzo alle grandi unità della 10a armata), dei battaglionl mitraglieri e delle compagnie controcarri previste dagli organici; disponeva di appena 200 automezzi efficienti per trasporto truppe. In quelle condizioni giudicava pericoloso spostare le divisioni nella zona desertica, comu nque avrebbe mandato all'altezza di Sirte il X corpo (D.f. Pavia, D.f. Bologna e D. cor. Ariete). Rommel sbarcò a Tripoli il 12 febbraio. Il primo scaglione della 5" divisione leggera arrivò la sera seguente e due g iorni più tardi si era già portato a Sirte. A Roma cresceva la fiducia. Il 4 marzo Guzzoni convocò i capi dì Stato Maggiore per esaminare insieme la situazione libica. Venne riconosciuta la necessità di incrementare le forze di Gariboldi, prima per la riconquista della Cirenaica e successivamente per procedere verso il Canale di Suez. Indipendentemente dal concorso delle unità tedesche, il programma prevedeva il completamento delle D.f. Pavia, Bologna, Brescia e Savona; la ricostituzione della Sabratha; il potenziamento della D. cor. Ariete con carri M 13; l' invio della D. mot. Trento e di altre due divisioni organiche, nonché supporti e servizi di corpo d'armata. Chiarissimo il pensiero operativo: la riconquista della Cirenaica non poteva prendere il via prima di settembre. Tra l'altro, non si era ancora compreso quale fos-


450

_ __ _ _ ____:_P..::. <'l=: Ll..:..: Tl=CA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITAUANE

se il piano del gen. Wavell, che si riteneva disponesse in Cirenaica di due divisioni corazzate e di un corpo australiano su tre divisioni. A metà marzo Rommel fu convocato a Berlino. Intendendo sottoporre a Hitler in persona i suoi progetti , egli preparò una lunga e dettagliata relazione , particolarmente interessante in quanto rifletteva il pensiero cui darà corso spesso con atti di iniziativa unilaterale. Partendo dal presupposto che nei prossimi due mesi il grosso delle forze britanniche del Medio Oriente sarebbe stato impegnato per l'occupazione della Siria e per le operazioni in Africa orientale, reputava improbabile sia un' offensiva inglese contro la Tripolitania, sia un intervento tempestivo nei confronti cli un fulmineo successo italo-tedesco. Oltre a queste considerazioni, tenne presente anche l'ormai prossima estate. «( ...) Perciò - proseguiva la re.lazione - per la condotta di tutte le operazioni rimane disponibile solo il mese di maggio. È necessario quindi che ogni preparazione sia conclusa per la fine di aprile. Lo scopo di un'operazione di attacco può essere solo il cuore dell'Egitto (Alessandria, Cairo, Canale di Suez). La limitazione alla riconquista della Cirenaica significa solo riconquista di territorio ( ...). L'intera operazione deve essere divisa in due tempi: battere l'armata inglese in Cirenaica e poi rottura[= irruzione] sul Cairo( ...). Se come sfruttamento del primo successo potrà essere effettuata una rapida puntata con deboli forze verso l'Egitto, risulterà dallo sviluppo della situazione ( ...)» 13 .

Il corpo corazzato britannico doveva essere annientato ad Agedabia, fase decisiva dell'intera operazione; poi, a settembre, poteva avere inizio la seconda fase, vale a dire il blocco delle truppe australiane dislocate fra Bengasi e Derna, aggirando il gebel attraverso il deserto e raggiungendo la costa alle spalle del nemico. Due concetti-richiesta fo1mulati nella relazione meritano risalto: la completa autonomia dell'Ajhkakmps (con le unità italiane ad esso aggregate) rispetto al Comando Superiore A.S. e la prosecuzione verso il Cairo dopo aver battuto le forze britanniche in Cirenaica. Essi costituiranno per Rommel due punti fermi e fonte di discordia con gli alleati italiani ed anche con i superiori tedeschi. TI 20 marzo Rommel espose le sue idee a Hitler, ma il maresciallo von Brauchitsch gli tolse ogni illusione specificando che per il prossimo futuro 13 M. MONTANARI,

Le operazioni in Africa settentrionale, II, Tobruk, USSME, Roma 1993, 2" ed., ali. 1. Per gli eventi militari su questo teatro d'operazioni nel 1941 si rimanda in particolare a questa opera ed alle fonti in essa citate.


45 J

LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICA SE'ITÈNT RIONALE

LA SITUAZIONE DELLE GRANDI UNITÀ BRITANNICHE IN MEDIO ORIENTE A METÀ FEBBRAIO 1941 In realtà (1)

Secondo il S.I.M.

l. In Cirenaica: 7" divisione corazzata 4" divisione corazzata un corpo d'armata australiano con due-tre divisioni una brigata francese

l . In Cirenaica: 7• divisione corazzata due reggimenti carri della 2" divisione corazzata 6" divisione australiana

un battaglione mot. francese

I

2. Al confine libico-egiziano: 6° div.isione inglese divisione neozelandese una divisione polacca una divisione indiana

3. In Egitto: una divisione corazzata inglese divisione mot. London una divisione inglese una divisione australiana due divisioni indiane una divisione neozelandese

2 . In Egitto: 6" divisione inglese divisione neozelandese una brigata polacca

2• divisione corazzata (meno due reggimenti carri)

4. In Palestina: 8" divisione inglese 7° divisione australiana

4. In Palestina: 7• divisione australiana 8" divisione australiana 1" divisione cavalleria inglese

5. In A.fi"ica orientale: 4" divisione indiana 5' divisione indiana 1" divisione anglo-sudanese una brigata francese la divisione sudafricana due-quattro divisioni indigene

5. 1n Africa orientale: 4a divisione indiana 5" divisione indiana 1• divisione sudafricana 11 • divisione africana 12" divisione africana

(1) Terzo Despatch del gen. Wavcll sulle Operations in the Middle East from 7th February, 1941 to 15th July; 1941 , inviato al War Office il 5.9.1941 e pubblicato come supplemento alla London Gazette del 2.7 . I 946.


452

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALI ANE

non si prevedeva alcuna offensiva in grande stile in Africa settentrionale e che per il momento non doveva attendersi rinforzi. Non poteva spiegargli che era in ballo l'operazione Barbarossa, perciò tagliò corto dicendogli che una volta arrivata la 15a Panzerdivision, a fine maggio, doveva limitarsi a dare battaglia ad Agedabia e, forse , riconquistare Bengasi 14 . Ma Rommel era troppo persuaso della necessità dì sfruttare la temporanea debolezza britannica jn quello scacchiere per rassegnarsi e, appena rientrato a Tripoli, infom1ò Gadboldi che il suo piano era stato accolto. Però c'era dell'altro. Prima di pattire per Berlino, Rommel aveva incaricato il gen. Streicb dì predisporre per l'occupazione di el-Agheila, punta avanzata del dispositivo avversario, da cui irradiavano continue molestie alle nostre colonne di rifornimenti per il presidio dell'oasi di Marada. Su tale indirizzo, il mattino del 24 una formazione italo-tedesca raggiunse l'obiettivo e prese possesso anche dei vicinj pozzi d'acqua e del campo d'aviazione. Il nemico si sottrasse allo scontro. Il piccolo episodio avr~t un seguito inatteso. Rommel non sì stancava di riesam inare la situazione. La stretta di Marsa el-Brega, sulla quale erano ripiegati gli elementi avanzati britannici, rappresentava U primo passo della d ìvisata controffensiva. Se si fosse lasciato agli inglesi il tempo di rafforzare quelle posizioni sarebbe diventato difficile sloggiarli ed anche aggirarli da sud, date le caratteristiche del terreno. Visto che Marsa el-Brega costituiva nello stesso tempo buona posizione difensiva e buona base di partenza per la controffensiva, Rommel preferiva attaccare con le modeste forze disponibili al momento , piuttosto che attendere la fine di maggio e regalare così agli inglesi il tempo dj organizzarsi convenientemente 15 . Ne parlò con Gariboldi e questi annuì «rimanendo inteso che l'avanzata sarà graduale» 16 . L'azione del 31 marzo, in sostanza, non fu affatto concepita come lo scatto anticipato della maggiore impresa da affrontare due mesi più tardi, bensì come semplice assestamento preliminare . Nessuno, nemmeno Rommel , poteva supporre che si sarebbe presto trasformata nella spettacolosa riconquista della Cirenaica. Con l'invio di un corpo cli spedizione in Grecia al comando del gen. Wilson si modificò il quadro di battaglia britannico. In marzo il gen. 14

E . ROMMEL, Guerra senza odio, Garzanti, Milano 1959, p. 20 . Ibidem, p. 14. I 6 Diario storico del Comando Superiore A.S., data 29.3.1941.

15


LA CAMPA(;KA DEL 19<11 IN AFRICA Sll'ITENTR),:.. O'"-" NAL -= r; _ _ __

Neame comandava le forze britanniche ìn Cirenaica. Al disciolto Comando XIll corpo era subentrato il Comando I corpo australiano (gen. Blamey). Le truppe in loco si limitavano alla 9a D.f. australiana ed alla 2a D. cor. (meno una brigata partita per la Grecia). La prima era appena arrivata dalla Palestina per sostituire la 6a D .f. australiana, destinata anch'essa ad andare in Grecia; la seconda aveva sostituito la 7" D. cor. ritirata in Egitto perché completamente esaurita. Wavell aveva calcolato cli avere davanti a sé un periodo di tranquillità operativa sullo scacchiere libico, visto che le decrittazioni Ultra avevano consentito di conoscere la data approssimativa di sbarco della sa leggeta (aprile) e della 15" Panzer (maggio), ed anche quando venne a conoscenza dell'arrivo delle prime unità tedesche non si preoccupò eccessivamente, ipotizzando tutt'al più qualche sondaggio verso el-Agheila: la lY Panzer non sarebbe giunta fino a maggio, poi le sarebbe occorso un minimo cli ambientamento, per cui, a conti fatti , si sarebbe arrivati a giugno e per quell'epoca Cheren sarebbe caduta ed una o due divisioni indiane, e fors 'anche la 1a sudafricana, sarebbero affluite in Egitto . Il tempo sembrava giocare a favore degli inglesi. Il capo cli S.M. Generale Imperiale, gen. Dill - che in quel periodo si trovava al Cairo- , volle però dare un'occhiata allo scacchiere. Wavell lo accompagnò e con lui si spinse sino ad el-Agheila, passando per Antelat. Entrambi si accorsero al primo sguardo che qualsiasi combattimento nella zona desertica a sud cli Bengasi sarebbe stato alla mercé della formazio ne corazzata più forte. La fanteria era priva di voce in capitolo. Wavell rimase sconcertato. Dopo la conclusione dell'operazione Compass la sua attenzione si era rivolta, di necessità, ai problemi balcanici ed all'inquieta situazione in Siria e nell'Iraq, perciò aveva lasciato fare al gen. Wilson. Adesso si rendeva conto che il terreno oon era qualeimmaginato sulla base dei rapporti e che la dislocazione dei reparti appariva insoddisfacente 17 . «Trovai Neame pessimista ed assillante nella richiesta di rinforzi di ogni genere che io non avevo - ebbe a scrivere più tard i - . Le sue disposizioni tattiche erano decisamente sballate [ crazy]; aveva messo una brigata della 9" divisione australiana di Morshead in mezzo al la pianura fra Agheila e Bengasi, con entrambi i fianchi scoperti, immobilizzata per mancanza di meni di traspo1to, del lutto inutile e chiara preda dei pochi carri che avessero fatto .irruzione da el-Aghcila.

17

R.J. Cou.1NS, Lord Wavel.l, Hodder and Stoughton, Lonclon 1964, p. 355 .


454

- -- - - - -'-' l'O:..::Lc..: IT=JCJ\ E STRATEGIA JN CENTO ANNI DJ GUERRJ; ITALIANE

Ordinai che ripiegasse sulle alture ad oriente di Bengasi, dove c 'era un minimo di posizioni difendibili(...). Tornai indietro preoccupato e depresso da tale vista, ma non c'era nulla che io potessi fare. I trasferimenti per la Grecia erano in pieno sviluppo e non mi era rimasto niente. Ma avevo tristi presentimenti e la mia fiducia in Neame era scossa» 18 .

Rientrato al Cairo il 19 marzo, Wavell spedì a Neame dettagliate direttive: una controffensiva del]' Asse era possibile, ma in ogni caso la preservazione delle truppe britanniche da una disfatta e eia pesanti perdite era molto più importante della disputa del tenitorio. In nessun caso era lecito rischiare un rovescio irreparabile per conservare Bengasi. Occoneva attenersi ad una linea dì condotta elastica manovrando con la 2" D. cor. sul fianco del nemico. Ed il 30 marzo telegrafò ancora avvisando che, stando alle informazioni, il nemico già a metà aprile avrebbe potuto muovere con una divisione corazzata ed una motorizzata. Comunque, aggiunse, «non credo che egli sia in grado di effettuare un grande sforzo per un mese ancora ( ...). Vostro compito per i prossimi due mesi è di mantenere il nemico nello spazio di 150 miglia tra Agheila e Bengasi, senza gravi perdite per le vostre truppe corazzate e motorizzate» 19 . In conclusione, nell'ipotesi, sempre ritenuta improbabile, di un'offensiva a fondo nelle prossime tre-quattro settimane, Neame doveva ripiegare lentamente sul gebel ed ivi resistere il pitt a lungo possibile. Neame, che proprio quel giorno aveva diramato un'istruzione nella quale osservava non esistere alcuna prova sicura di attacco imminente, alle 14 del 31 rispose al comandante in capo: «Il compito mi è assolutamente chiaro( ...). Il nemico ha cominciato stamani ad avanzare da Agheila, apparentemente soltanto lungo la strada ( ...)20 .

2 . L A PRIMA CONTROFFENSIVA ITALO-TED ESCA . A fine marzo le truppe italiane erano a11ìcolate in tre aliquote: il XX corpo (gen. Spatocco) con la D.f. Savona ed i presidi della frontiera tunisina e della piazza di Tripoli; il X corpo (gen. Barbieri) con le D .f. Pavia, Bologna e Brescia, oltre a truppe e servizi di corpo d'armata, schie18 J. CONNELL, Wavell. Scholar arul Soldier, 19

Ibidem , pp. 390-391 . 20 Ibidem.

Collins, London 1964, p. 385.


LA CAMPAGNA DEL 19,1 1 JN AF'RICASE1TENTRIONALE

455

rato all'altezza di Sirte; la D. cor. Ariete e la D. mot. Trento (incompleta) dipendenti dal Comando Superiore A.S. 21 . L'Afrikakorps praticamente si limitava alla 5" leggera, ma la D. cor. Ariete e la D.f. Brescia (pur appartenendo al X corpo) erano poste a disposizione di Rommel per l'impiego. La 5• squadra aerea (gen. M.Aimone-Cat) comprendeva la 13" D. aerea Pegaso e la 14" B. aerea Rex. Il Fliege,fiihrer Afrika (gen. Frolich) dipendeva dal X Fliegerkorps (gen. Geissler), dislocato in Sicilia. Per dare un'idea dell'imprevedibile - e velocissimo - svolgersi degli avvenimenti, diremo subito che soltanto le unità in mano a Rommel ed il X corpo condussero l'intera operazione da el-Agheila al confine egiziano e che'è perfino difficile indicare una sequenza cadenzata di atti tattici. A titolo orientativo e per comodità di esposizione si possono, comunque, individuare tre fasi sufficientemente distinte , anche se senza soluzione cli continuità: sbalzo di sorpresa fino a Bengasi (31 marzo-notte sul 4 aprile), avanzata da Agedabia e Bengasi su Mechili-Derna (4-8 april.e), investimento di Tobruk e raggiungimento del confine (9-13 aprile). Complessivamente Rommel aveva agli ordini immediati circa 25 mila uomini, 231 carri dalle 10 alle 21 tonnellate , 117 cani leggeri da 3,5 tonnellate e 27 autoblindo dalle 5 alle 8 tonnellate; 72 pezzi da campagna e 220 controcarri. Per quanto l'obiettivo fosse limitato - il possesso di Marsa el-Brega - egli non poteva prescindere da un elementare esame dei rapporti di forza. Ma il cardine del confronto si basava sui carri armati e in materia il paragone tecnico era determinante al di là de] n umero: i Cruiser A 10 e A 13, i cani migliori britannici , erano sulle 15 tonnellate ed avevano un pezzo da 40/53, mentre i tedeschi Pzkw 1II G e Pzkw IV E erano sulle 20-21 tonnellate e dotati rispettivamente di un pezzo da 50/42 ed uno da 75/24 , quindi la superiorità tecnica germanica era inequivocabile. Ad essa Rommel aggiungeva il livello addestrativodegli equipaggi, che stimava a proprio favore per maggiore esperienza bellica. Infine, la struttura della 5" leggera e l'impossibilità di sfruttare utilmente i reparti di carri leggeri italiani indussero - ed i risultati furono ottimi - all'impiego di gruppi tattici di costituzione variabile secondo gli sviluppi del combattimento. Il mattino del 31 marzo ebbe inizio la 1icognizione offensiva verso la stretta di Marsa el-Brega e su Bir es-Suera, tenute da elementi della 2" divisione corazzata inglese. Entrambi gli obiettivi vennero raggiunti nel

2 1 Il

Comando Superiore A .S . aveva assorbito il Comando 5" armata.


456

POLITICA ESTR,Xl'EGI A IN (:ENT() ANN I 01 GUERRE ITAUJ\NE

SITUAZIONE ITALO TEDESCA al 30 marzo 1941

Cr"n

5irle

)!.~~,J-~~,..J.r

)

... - _,.. ... _. ...

_,I '

'

,'

pomeriggio con l'appoggio di un paio di incursioni di Stuka. La 2" divisione corazzata ripiegò verso Agedabia. Dopo brevissima pausa Rommel riprese l'avanzata ed il 2 aprile anche Agedabia era occupata. Nei Comandi britannici si ingenerò incertezza. Il gen. Neame aveva posto il vincolo d'impiego per la 3a brigata corazzata, l'unica di cui disponesse la 2a divisione , senza sua previa autorizzazione, il che provocò scarsa incisività d'azione. Ne derivò che all'alba del 3 aprile la brigata corazzata era sparpagliata, disorganizzata ed a corto di carburante ed il gruppo di sostegno aveva perso metà dei suoi mezzi e non risultava in grado di sbarrare la strada per Bengasi. «La storia del 3 apri-


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICA $E1TENTRl0:s!ALE

le è quella cli un continuo aumento della sfortuna e della confusione» fu commentato22 . Naturalmente Churchill si fece subito vivo: «Sarebbe estremamente desiderabile - scrisse a Wavell - che l'offensiva tedesca contro la Cirenaica venisse stroncata. Qualunque disfatta inflitta ai tedeschi avrebbe conseguenze psicologiche di vasta portata. Sarebbe giusto cedere terreno a scopo di manovra, ma un'eventuale definitiva ritirata eia Bengasi sarebbe assai dolorosa ( ...)» 23 .

;}nche Garibaldi si fece sentire. Aveva percepito i sintomi delle reali intenzioni dì Rommel e si affrettò a comunicargli: «Dalle notizie ricevute desumo che lei continui ad avanzare e ciò non corrisponde a quanto da me disposto. La prego di attendermi prima di prosegui.re il movimento». Ma dai primi interrogatori dei prigionieri risultava che in campo britannico si era formata la convinzione di avere a che fare con un intero corpo corazzato tedesco. Simile notizia incoraggiò tanto Rommel che nel pomeriggio del 3 decise «di rimanere alle calcagna del nemico in ripiegamento e, se possibile, dì prendere con un colpo di mano tutta la Cirenaica»24. Nella sua mente si stava completando il proposHo cli passare dal piccolo atto preliminare alla maggiore offensiva di maggio, al grande disegno dell'immediato raggiungimento della frontiera egiziana. Mussolini, più che soddisfatto dell'occupazione di Marsa el-Brega, I incaricò Gariboldi di rivolgere un elogio a Rommel , in vitandolo nel contempo alla cautela perché gli eventi balcanici costringevano ad ìmpon-e un ritardo all'invio in Libia di altre divisioni . Gariboldi spiegò che Rommel stava superando gli ordini impartitigli e perciò si proponeva di parlargli personalmente. Ritenendo peraltro opportuno «un ordine più autorevole per convincerlo rimanere nell'ambito d'azione stabilito», glÌ avrebbe comunicato l'elogio del Duce unitamente al tassativo ordine cli questi cli sospendere l 'avanzata25 . Poi si recò al Comando dell'Afrikakorps. L'incontro, avvenuto nel pomeriggio del 3, dette luogo ad una discussione «alquanto vivace», come riferito dallo stesso Rommel. Gariboldi cominciò con il chiedere gli

22 I.S.0. Pu,YFAIR, The Medilerranean al1{[ ihe Middle East, cit., II, p. 21. 23 W . CHuROOLL, La seconda guerra mondiale, cit., parte III, I, p. 236. 24 25

E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., pp. 16-17. Diario storico del Comando Superiore, data 2.4.194 I.


458

- - - - - - - - ------'P-" 0-"' 1,1..:..: Tl-"" C,..:..: '\Ce..: ·i Sc.:. T:.,: RA: -"'T"" EG "" J"A"l"N-"'= -' CENTO ANNl DI GUERRE ITALIANE

venisse illustrata la situazione , quindi vietò qualsiasi sviluppo dell'azione senza l'autorizzazione del Comando Supremo. Rommel replicò di non poter attendere disposizioni, che forzatamente sarebbero risultate superate dagli eventi, e che «come generale tedesco doveva diramare i suoi ordini in base alla situazione del momento» 26 . A Tripoli era intanto giunta la risposta di Mussolini , dalla quale appariva chiaro come al Duce non dispiacesse affatto la prospettiva di sfruttare a fondo l'imprevisto stato di cose generato dalla prima spinta esplorativa. Gariboldi ne fu oltremodo seccato perché il ritardo di questa direttiva rispetto alle circostanze lo aveva esposto - legato com'era alle precise disposizioni precedenti - ad assumere un atteggiamento «sfasato» , che sarebbe stato costretto a sconfessare. L'episodio, purtroppo non isolato , delinea con efficacia il carattere delle relazioni instauratesi sin dall'inizio fra il Comandante Superiore in A .S. ed il comandante clell 'Afrikakorps. Secondo gli accordi e ]a logica il rapporto sarebbe dovuto essere di piena dipendenza operativa, ma all'atto pratico, in virtù della clausola mirante a salvaguardare il prestigio tedesco, detto rapporto poteva sostanzialmente invertirsi , ponendo il Comando Superiore, e con esso il Comando Supremo, a rimorchio dell'iniziativa di Rommel. Indipendentemente dalla palese anormalità della questione, questa situazione era destinata a mettere il Comando Superiore in gravi difficoltà, in quanto responsabile, per la pa.Lte italiana, dell'intera sfera logistica delle operazioni. Là seconda fase dell 'offens iva riguardò la manovra per l 'accerchiamento delle forze britanniche nel gebel cirenaico, puntando da Agedabia su Mechili e su Tmimi, sul golfo di Bomba, e tagliando in tal modo l' unica grande via di comunicazione alle loro spalle. La realtà degli avverùmenti trascinava ormai anche il Comando Supremo sulla scia delle colonne proiettate alla riconquista della Cirenaica. Il 5 aprile il gen. Guzzoni, esaminando con von Rintelen l'andamento delle operazioni in Libia, osservò che la situazione si presentava effettivamente favorevole e riconobbe 1'opportunità cli lasciare ai Comandi in posto la decisione sugli ulteriori sviluppi. Nel contempo, in un colloquio svoltosi ad Agedabia verso mezzogiorno, Rommel illustrava a Garibo1di i lineamenti della manovra appena iniziata: azione principale, con la massa delle forze, sulla direttrice Ageclabia-Mechili-Derna; azione secondaria di 26 H.O. BEHRENDT, Rommel. Kenntnis vom Feind in Afrikafeldzug, (Notizie sul nemico avute da Rommel durante la campagna d'Africa), Rombach, Freiburg 1980, p. 86.


459

LA CJ\Mf'J\GNA DEL 1941 IN AFRICA SETTENTRIONALE

LA PRIMA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA

, .• '

::,---_: :.- - -


460

POLIT IC;\ E STRATEG IA IN CENT() ANNI DI GUERRE ITALIANE

rastrellamento lungo il litorale; azione aerea lungo la via Balbia e sulle zone di possibile imbarco. Ammetteva l'esistenza di un periodo di crisi nei rifornimenti, ma confidava ugualmente di riprendere la Cirenaica nel giro di un paio di giorni o, quanto meno , di accerchiare le truppe britanniche dislocate nel gehel per poi annientarle nei giorni successivi. In questo quadro intendeva: avviare la 5" leggera e la Ariete verso la zona Bomba-A in el Gazala e nel contempo effettuare il rastrellamento verso Derna con la Brescia, la Trento ed alcuni reparti della 5" leggera. Gariboldi approvò ed assicurò che l'Intendenza avrebbe spostato in avanti , quanto più rapidamente possibile, le basi logistiche necessarie all'alimentazione delle operazioni in armonia con l'allungamento delle linee di rifornimento. Comunicò anche che erano già in atto previdenze per la riutilizzazione del porto di Bengasi e mise a disposizione di Rommel l'aliquota della D. mot. Trento , già pronta a Misurata. Ciò nondimeno il problema logistico rimaneva la maggiore angustia del Comando Superiore. L'avanzata italo-tedesca fino a Mechili e Dema - e lo sarà anche dopo - si tradusse in un disperato arrancare di teste di colonne in una specie di spossante gara contro un altrettanto disperato retrocedere di aliquote nemiche . Mentre però i gruppi tattici attaccanti erano sospinti dalla ferrea volontà di un capo tenace su obiettivi ben definiti e chiari a tutti, le unità in ripiegamento muovevano senza una guida ferma, in base ad ordini modificati di frequente, in un clima di disordine, parente prossimo di quello che aveva condotto i resti della 1oa armata di Tellera a Beda Fomm. Il commento di Rommel è veramente illuminante sul suo modo di pensare: «Nella guerra moderna non era mai stata intrapresa fino allora un'offensiva così impreparata. Essa richiese moltissimo dai comandanti e dalla truppa, specie per quanto riguarda le doti di improvvisazione, e in parte i comandanti non furono in grado cli raggiungere gli obiettivi prefissi. Particolarmente notevole il fatto che alcuni cli essi volevano fare soste inutili per rifornirsi con tutta comodità di muniz ioni , provvedere al pieno dei serbatoi e revisionare gli automezzi anche quando un immediato attacco offriva la migliore possibilità di successo27 . Per il comandante l' unica norma deve essere il tempo previsto per eseguire l'operazione ( ...)»28 .

27

Anni dopo, leggendo Krieg ohne Hass, il gen. Streich ebbe a commentare: «Era sempre questo il punto dolente, il fatto che le illusioni di Rommel rimanevano sempre a corto di benzina. E non era colpa di nessuno dei suoi comandanti, ma proprio sua» (D. TRVING, La pista della Volpe, cit., p. 97). 28 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., pp. 35-37.


Quindi volle tentare di prendere Tobruk prima che fosse troppo irrobustita e costituisse una spina nel fianco delle forze proiettate alla fro ntiera egiziana. La conquista di Mechili fu certamente dovuta alle personali doti di volontà e di energia di Rommel , il quale non esitò a riconoscere l'estremo impegno delle scarne avanguardie29 . Agli occhi delle truppe italiane in Libia la presa di el-Mechili rivestì un profondo significato. Per le divisioni aggregate all 'Afrikakmps o destinate a raggiungerlo fu motivo di orgoglio, di fiducia; per tutte le altre un ità rimaste in Tripolitania, tali sentimenti furono appannati da un senso di frustrazione. S i trattava di truppe sfuggite a Beda Fomm o che avevano•assistito al pe noso riflusso dei resti della 10" armata, legate ad una vite di routine, incomplete e perfino a stento in condizioni di effettuare un proficuo addestramento. Il mattino ciel 9 aprile la ricognizione aerea accertò che la zona ad ovest del meridiano d i T mimi era stata sgomberata da ll ' avversario e che Tobruk sembrava il punto di concentramento delle forze britanniche in ritirata. Verso mezzogiorno Romme l impartì i nuovi ordini. Forse in un primo momento egli ritenne che iJ nemico intendesse ripetere a Tobruk l' evacuazione cli Dunkerque . Certo pensò ad una d ifesa della piazza appena abbozzata e spronò le division i. 11 10 e I' 11 aprile vennero dunque impiegati per l' investimento di Tobruk, piì:1 mediante una serie d i puntate o ricognizioni offensive che secondo un piano metodico. Aci ogni modo la sera dell ' 11 la Brescia fronteggiava le difese occidentali della città e la 5" leggera i lati sud e sud-est con l'al iquota dei reparti alla mano. L'Ariete raggiunse el-Adem tra la sera del 12 ed il pomeriggio del 13 . Un ' ora dopo l'arrivo del Comando cli divisione, Rommel ordinò alla colonna Montemurro d i proseguire su Bardia, dove nella mattinata seguente si unì al 3° gruppo esplorante tedesco, davanti al quale g li inglesi si erano ri tirati verso il passo Halfaya senza reagire. In quattordici g iorni erano stati percorsi mille chilometri e catturati 2500 prigionieri , fra i quali sei generali, ed ingente quantitativo di materiali . A parte Tobruk, di cui continuò il blocco, il raggiungimento della frontiera aprì a Rommel nuovi orizzonti. Pensò che ormai il Comando britannico non fosse in condizione cli poter stroncare subito una penetra29 Alcuni giorni dopo il fallo d 'arme, fece pervenire al col. Montemurro, comandante dell '8° bersaglieri, la croce di ferro di 2" classe: la prima ricompensa al valore concessa da parte tedesca ad un italiano in Africa settentrionale.


462

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GlJERRE ITALIANE

zione in Egitto ed informò il Comando Superiore A.S. del suo proposito di proseguire con l'avanzata oltre confine con le avanguardie per battere le riserve inglesi a mano a mano che gli si fossero opposte. Non appena assicurati i rifornimenti, la massa delle divisioni avrebbe dovuto seguire con immediatezza. A Roma, gli uffici operazioni del Comando Supremo e dello Stato Maggiore dell'Esercito avevano finito per entrare nello spirito dell'iniziativa di Rommel, pur conservando una cautela di fondo . In sostanza, poiché si stimava che il nemico potesse superare l'evidente periodo di crisi in un paio di mesi, occorreva studiare la possibilità cli sfruttare la situazione trasportando entro maggio in Norclafrica anche la D. mot. Trieste ed un'altra divisione da motorizzare, nonché il necessario incremento del supporto logistico. Ma Guzzoni non era affatto del parere di incoraggiare Rommel dei suoi disegni a largo raggio, ben sapendo che l'incoraggiamento era l'unica cosa cli cui Rommel non avesse bisogno. Perciò non esitò a porre alla firma di Mussolini una lettera per Garibaldi con la direttiva di rafforzarsi sulle posizioni raggiunte prima di proseguire oltre Sollum: «Difficoltà logistiche et logoramento conseguenti vastità et rapidità operazioni che ci hanno condotto Bardia et forse Sollum impongono ora un tempo di sosta per riorganizzazione reparti et rifornimenti. Occorre anche per le future operazioni che le truppe operanti siano fortemente rinforzate. Non est possibile intervenire immediatamente con azioni da mare oltre quella dei mezzi insidiosi( ...). U Corpo Aereo Tedesco non può per un certo periodo di tempo essere distratto da compiti che mirano ad eliminare nel più breve tempo possibile difese inglesi et greche sul territorio greco( ...). In questa situazione sarebbe oltremodo pericoloso proseguire l'avanzata oltre Sollum prima di avere una sufficiente preparazione. Quello che intanto interessa, più che una ulteriore avanzata lungo la litoranea, è l'occupazione delle oasi di Giarabu b et possibilmente cli Siwa»30 .

Gariboldi, più che persuaso della necessità di una sosta, si affrettò ad ordinare a Rommel di provvedere a scegliere una posizione alla quale ancorarsi e poi di orientarsi alla rioccupazione dell 'oasi di Giarabub. Anche Rommel aveva finito per giungere alle stesse conclusioni. Visto fallire il tentativo di prendere Tobruk con un attacco speditivo, rappresentò all'OKW l'.impossibilità di prevedere il giorno in cui sarebbe stato 30

Diario storico del Comando Supremo, data 13.4.1941, al!. 711.


463

Li\ CAMPAGNA llt;:L 194 1 IN AFRIC/\ Sl:'irENTRIONALI!

in misura di portare un nuovo attacco, decisivo, a Tobntk, perché subordinato ali 'arrivo di rinforzi. Per tale motivo doveva rinunciare temporaneamente a prosegu ire l'avanzata in Egitto «malgrado le opportunità senza pari offerte dalla situazione generale». Il gen . Halder fu felice di poter scrivere nel suo diario: «Adesso [Rommel] è finalmente costretto ad ammettere che le sue forze non sono sufficienti ( ...). Un 'i mpressione che q ui avevamo già da un pezzo». Il 15 aprile il gen. von Rintelcn consegnò a Guzzoni un documento riportante il pensiero dell'OKW circa le operazioni in Africa settentrionale. Prima di tutto veniva esplicitamente assicurato che anche i.I FUhrer concbrdava in pieno con il Comando Supremo sull' indispensabil ità di una sosta. In secondo luogo si precisavano «le premesse per evitare un insuccesso» nell'offensiva verso il Canale: rinforzi terrestri (IY Pan zerdivision e divisioni italiane) dall a madrepatria ed aerei (tre o quattro g ruppi di vario tipo) fo rniti dal X Fliegerkorps; ampliamento della base di partenza, da avviare con l'occupazione delle oasi di Giarabub e di Siwa per la protezione del fianco esposto; costi tuzione di una valida organizzazione logistica in Cirenaica in grado di soddisfare le esigenze delle forze sia terrestri sia aeree; eliminazione di qualsiasi interferenza britannica contro le retrovie . Quest' ultimo punto riguardava la presa di Tobruk, la protezione della litoranea e della navigazione costiera e la protezione dei convogl.i provenienti dall'Italia. Importante la chiusa della memoria: «TI tempo di sosta previsto non esclude però avanzate di reparti da ricognizione verso est con lo scopo di chiarire la situazione e di ostacolare la costruzione metodica di un fronte di difesa inglese»3 1.

*

*

*

Il mattino del 6 aprile arrivò al Cairo il primo dispaccio spedi to da Londra dopo l'inizio dell'operazione Marita. I capi di Stato Maggiore riconoscevano la massima priorità al ristabilimento del fronte nel deserto occidentale egiziano, perciò la 7a divisione australiana non sarebbe partita per la Grecia e l'occupazione del Dodecaneso era rimandata ad altra epoca. Inoltre venivano annunciati rinfo rzi di mezzi corazzati, di mezzi naval.i e di aerei. Nel pomeriggio i comandanti in capo si riunirono. Tutti convennero sulla urgenza di stabilizzare le operazioni e di con-

31 Diario

storico del Comando Supremo, data 15.4.194 1, ali. 822.


46:.'-. 4 _ _ _ _ __

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

servare Tobruk, la cui autonomia era stata portata a diversi mesi. Wavell stabilì di rinforzarne il presidio (la .18" brigata australiana era già in viaggio via mare), di rimanere attestato alla frontiera per esercitare una minaccia nei confronti dell'assedio della piazza, di ripristinare il vecchio piano difensivo appoggiato a Marsa Matruh a protezione del Delta. Il maresciallo cieli' aria Longmore dichiarò che avrebbe aperto nuovamente gli aeroporti ad est di Matruh, concentrandovi il maggior numero di apparecchi in afflusso. L'ammiraglio Cunningham affermò di nutrire piena fiducia nelle possibilità della Mediterranean Fleet di garantire i rifornimenti a Tobruk via mare. Per quanto la difesa della piazza in questione non fosse agevole a causa dell'ampiezza del suo perimetro , il gen. Morshead annunciò ai suoi comandanti in sottordine: «Non ci sarà un' altra Dunkerque . Se dovremo uscire di qui ci apriremo la strada combattendo. Qui non c'è né resa né ritirata» 32 . Disponeva di quattro brigate australiane, della 3a brigata corazzata e di numerosa artiglieria. Indubbiamente il possesso di Tobruk costituiva per gli inglesi una carta importante, soprattutto per la fonzione offensiva che essa avrebbe potuto svolgere nelle operazioni successive. Churchill fu chiarissimo: la piazza doveva essere conservata «non come posizione difensiva, ma come preziosissima testa di ponte contro il fianco di qualsiasi avanzata verso l'Egitto>>. Era possibile tenerla grazie alla Desert Air Force ed alla Mediterranean Fleet ed era indispensabile tenerla perché si trattava di sban-arè il passo verso il Canale. Bastava guadagnare tempo: «Noi abbiamo là o in viaggio per tale destinazione mezzo milione di uomini e montagne di rifornimenti» 33 . E Churchill sapeva che il 10 aprile Roosevelt aveva tolto il Mar Rosso dalle zone di combattimento vietate alle navi mercantili americane e che si proponeva di inviare in Medio Oriente un fiume di rifornimenti sulle rotte del Mar Rosso e del Golfo Persico. Rommel si arrovellava, rendendosi ben conto che fi no a quando non avesse ripreso Tobruk «ci saremmo trovati in una situazione tattica e strategica molto delicata, che avrebbe avuto ripercussioni specialmente nel caso di un attacco britannico al fronte di Sollum»34 . L'arrivo dell'A32 ANTH()NY HECKSTALL-StvUTH, Tobruk, Blod I 959, p. 47. 33 Churchill a Roosevelt in data 13.4.1941 in W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte lll, I, p. 244. 34 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 38.


LA CAMPAGNA DEL. J9,II IN AFRICASE'T'TENTRIONA l,I!

465

riete lo indusse a compiere un nuovo tentati vo . Alle 4,30 ciel 14 aprile, dopo un intenso tiro cli preparazione, il 5° Panzerregiment irruppe nella breccia aperta ma, trovatosi senza collaboraz ione di fanteria e senza appoggio di artiglieria, verso le 9 fu costretto a ripiegare rapidamente per sfuggire al totale annientamento. Rommel sfogò il suo disappunto con i comandantf della 5a leggera e del 5° Panzerregiment. Altri tentativi, compiuti il 16 ed il 17 andarono a vuoto per un complesso di motivi: ordini spesso dati verbalmente, sul tamburo, a reparti diversi; disguidi; difficoltà di collegamento; insufficiente capacità penetrativa dei gruppi tattici messi insieme sui due piedi; difficoltà di orientamento nel polverone sabbibso sollevato dal fuoco delle artiglierie, A prescindere, naturalmente, dalla solidità della difesa e dalla ottima organizzazione del suo fuoco, Rommel si rassegnò, Con le forze disponibili non era possibile aver ragione de!Ja difesa «anche e soprattutto a causa del cattivo addestramento ed armamento delle unità ital iane»35 , Ma come il gen, Streich, anche il gen, Baldassan-e, comandante dell'Ariete, ed il gen. Nuvoloni, comandante della Trenio, cominciavano a mordere il fren o. Senza discutere sugli indubbi insuccessi, essi avevano a lamentare lo sbr iciolamento e l' impiego a spizzico delle rispettive divisioni, Nuvoloni volle parlare con Rommel e gli chiese che la Trento potesse quanto meno assumere una certa completezza ordinativa , cosa cui Rom mel aclerl volentieri, ma che prese ben tre giorni. Sin dal 12 aprile Gariboldi si era portato con il proprio Comando tattico a Bengasi per segu ire più da vicino le operazioni , ma in particolare per risolvere tre problemi non poco complessi: il recupero del materiale bellico sparpagliato nell'intera Cirenaica, il ripristino dell'ammi nistrazione italiana sul gebel ed il sostegno logistico delle trnppe agli ordini di Rommel. Il primo era compli cato per la deficienza dei mezzi di trasporto; il secondo era delicatissimo perché si trattava di riportare l'ordine in una popolazione araba sovreccitata, riconducendo al nostro controllo i delusi ed i riottosi e catturando i ribelli; il terzo problema erarisolvibile però limitatamente a quanto già si trovava con Rommel. In altre parole , non poteva mandargli le due divisioni richieste per il b.locco di Tobruk né rendere possibile l'occupazione di Giarabub e di Siwa. Rommel mostrò di comprendere le circostanze e disse che avrebbe tentato la conquista di Tobruk con le divisioni in posto , debitamente completate, e con la 15" Panzer. 35 Ibidem,

p. 47.


466

_

_ _ __ _ __ _ ____,_P=OLITIC!\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

A Roma ed a Berlino si guardava all'Africa settentrionale con una certa inquietudine. A Roma si riconosceva la gravità di un rifornimento oltremare ormai troppo inferiore al fabbisogno e si desiderava avere un'idea precisa di come stessero le cose. Il gen. Roatta, dunque, sbarcò a Tripoli il 18 aprile. Doveva soppesare attentamente le condizioni dello strumento operativo in Tripolitania, ove il 15 si era ricostituita la Y armata al comando del gen. Caraccio]o , ed in Cirenaica, ove i problemi concernevano le artiglierie ed i carri armati . Per le artiglierie , data la mancanza di pezzi di medio calibro, unico rimedio rapido appariva l'aviazione. Per i carri armati, le cause del mancato e tanto atteso rendimento degli M 1.3, i mezzi più moderni costruiti dall'Italia, erano quelle emerse negativamente a Beda Fomm: personale non sufficientemente istruito per carenza di tempo dedicato ali' addestramento tecnico, assenza nei repruti di veri specialisti del caJTo in questione, talune deficienze tecniche, mancanza di radio sui can-i ed impossibilità di recupero e riparazione per l'inesistenza di mezzi idonei e di personale addetto 36 . A Berlino spirava aria di scetticismo e di critica, temendosi che l 'Afrikakorps fosse gettato in tali difficoltà da costringere l'OKW ad inviargli rinforzi molto più necessari altrove (l'operazione Barbarossa non poteva subire altri ritardi). Il gen. Halder scrisse nel suo diario: «In tutti questi giorni Rommel non ha invialo un solo rapporto chiaro e credo che la situazione sia molto confusa. Rapporti di ufficiali provenienti dal teatro africano, come anche una lettera privata , provano che Rommel non è all'altezza del suo compito. Per tutto il giorno corre tra i suoi reparti troppo sparpagliati, organizza ricognizioni offensiva in cui disperde le sue deboli forze ( ...)» 37 .

Per un esame approfondito delle circostanze fu mandato in Libia il gen. Paulus, quartiermastro generale dell 'Esercito. Questi arrivò con un'opinione assai vicina a quella di Gariboldi, tuttavia finì per approvare un nuovo tentativo per Tobruk. A fine aprile la dislocazione sommaria delle forze italo-tedesche era la seguente: a. alla fron tiera, sulle posizioni di Bardia-Sollum: colonna Montemurro, aliquota della 15" Panzerdivision. ed .il XV/16° raggruppamento artiglieria di corpo d'annata; 36

37

Diario storico del Comando Superiore A.S., data 21.4.1941. F. HALDER, Kriegstagebuch, cit., Il., data 23.4.1941.


LA CAMPAGNA DEL 194 1 l)'i AFRICA %TrENTRl0NALli

467

b. davanti a Tobruk: D.f. Brescia, D. mot. Trento e D. cor. Ariete, tutte pressoché al completo; S" /eichte Divisio,t, pressoché al completo; 15" Panzerdivision più o meno al 50%; c. in Cirenaica occidentale: D.f. Bologna in zona Derna e D.f. Pavia in zona Sirte; d. in Tripolitania: D.f. Sabratha (resti) a Homs e D.f. Savona in zona Garian .

La 5a squadra aerea si era trasferita quasi per intero in Cirenaica. Secondo le direttive di Rommel, la rottura della cerchia difensiva della piazza doveva ricercarsi su un unico tratto in corrispondensa di Ras el-Medauuar, mentre il rimanente fronte sarebbe stato investito da energiche azioni dimostrative. Alle 19 ,15 del 30 aprile, dopo un bombardamento cli Stuka ed una breve ma intensissima preparazione d'artiglieria, cominciò l'attacco. Alle 21,30 la breccia era aperta per una profondità di circa tre chilometri, ma la penetrazione non riuscì più a progredire. Nelle prime ore del 2 maggio Rommel riconobbe ancora saldissima la resistenza e ordinò di insistere nello sforzo solo laddove si fossero presentate condizioni favorevoli . Era una battuta d'arresto ed il 4 maggio , dopo un contrattacco britannico, il secondo tentativo poteva considerarsi fallito , anche se Ras el-Medauuar rimaneva in mani tedesche, e i saltuari scontri locali che seguirono non modificarono la situazione. Nel rapporto per l' Oberkommando des Heeres il gen . Paulus scrisse che l'Afrikakorps si trovava in condizioni tattiche difficili e logisticamente precarie. Era indispensabile un concreto e consistente intervento superiore. Al termine di una serie di conferenze con i capi di Stato Maggiore e con il gen. von Rintelen, adesso anche capo della missione militare tedesca presso il Comando Supremo, Guzzoni il 27 aprile tirò le conclusioni. Malta doveva essere bombardata giornalmente ed il trasferimento del X F liegerkorps dalla Sicilia alla Grecia, per «avvicinarlo maggiormente alla Cirenaica ed all'Egitto>> , annullato. La sicurezza delle rotte per il trasporto in Africa dì unità e materiali poteva essere assicurato soltanto utilizzando i porti di Tunisi e di Bisetta. Due giorni dopo Guzzoni incaricò formalmente von Rintelen di prospettare all 'OKW la necessità cli adoperare i porti tunisini, pur tenendo presente il lunghissimo percorso via terra per raggiungere il fronte, come unica via d'uscita per aumentare il volume del traffico diretto al Nordafrica; purtroppo il 5 maggio von Rintelen comunicò che il governo del Reich non poteva accedere alla richiesta «perché troppo gravi sarebbero state le complicazioni che sareb-


468

_ __ _ _ _ _ _ _:P...,O'-" Ll:..o. T'-" lC:..o. A:=.. ES ,:.:T=RATEG!A IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

bero derivate da un rifiuto francese» 38 . Guzzoni commentò che «Se , comunque, si esclude la possibilità di trattare con la Francia per avere Tunisi, bisogna tentare Malta. Diversamente bisogna rinunciare a marciare sul Delta da ovest»39 . Il 25 aprile, su insistenza del gen. Student e contro il parere dell' 0berkommando der Wehrmacht, Hitler aveva emanato la Disettiva n. 28, nella quale l'obiettivo di Creta veniva definito necessario come base di guerra aerea contro la Gran Bretagna nel Mediterraneo orientale.

3. I COMBATTIMENTI SUL FRONTE DI SOLLUM Vista l'esperienza negativa, Rommel abbandonò per il momento il pensiero di espugnare di forza Tobruk e si rassegnò ad un vero e proprio assed.io della piazza. Accolse inoltre il suggerimento cli Paulus di individuare una posizione ad occidente di Tobruk sulla quale ripiegare ed accettare battaglia nell'eventualità che un'offensiva britannica fortunata riuscisse a superare lo schieramento avanzato di Bardia-Sollum ed a minacciare alle spalle il dispositivo attorno a Tobruk. Anche Garibolcli convenne su tale opportunità e la posizione arretrata fu subito reperita: fra quelle possibili, la zona di Ain el-Gazala si prestava con maggiore facilità ad una difesa statica e ciò fu sufficiente per accettarla. Si componeva cli una linea avanzata e di una posizione principale. La prima correva ad una diecina di chilometri ad ovest di Acroma e le venne assegnata la funzione fondamentale di assicurare il tempo per una regolare occupazione della posizione principale . Davanti ad un consistente attacco nemico i suoi difensori dovevano ripiegare. I lavori difensivi furono affidati ad oltre 2 mila operai, inquadrati in compagnie lavoratori, sotto la direzione ciel Comando Superiore del Genio A.S .. A metà maggio la posizione era in pieno allesthnento, ma occorreva ovviare ali 'interruzione della via Balbia in corrispondenza di Tobruk, aggirando la città con una strada fuori della gittata delle artiglierie inglesi. La «strada dell'Asse», come fu chiamata, sarà ultimata a fine agosto. 38

In realtà, da tempo erano iniziati approcci con il governo di Vichy. Ed anche se i negoziati si stavano letteralmente trascinando, il 27 marzo la Francia aveva convenuto di porre Biserta a disposizione della Germania. In cambio, questa avrebbe autorizzato taluni spostamenti di truppe. 39 Diario storico del Comando Supremo, data 5 .5. I 941 , ali. 321.


_ _ _ 469

Per l' utilizzazione d i Ain el-Gazala , Rommel ch iese al Comando Superiore A.S . una divisione destinata all'occupazione stabile, intendendo ritirare le truppe dal confine e dal blocco d i Tobruk soltanto in caso cli estrema necessità 40 . Da parte britannica era stata formata, appena oltre frontiera, la Mobile Force (geo. Gott) - composta dal gruppo di sostegno della 7" di visio ne corazzata e dalla 22" brigata delle Guardie , oltre ad unità minori quale e lemento avanzato della Western Desert Force, com andata dal gen. Beresford-Pcirse. Wavell era poco inc line ad accettare una stasi operativa e fin dal l O maggio pensò ad un ' operazione in Cirenaica , non appena raccolte truppe sufficienti. Senonché avvenne qualcosa d i insperato. Il dispaccio con il quale il gen. Paulus aveva descritto all ' OKW la poco fel ice condizione d i Rommel fu decifrato da Ultra e Churchill volle approfittarne. Il 7 maggio scrisse a Wavell che gli riconosceva il pieno diritto di valutare le circostanze e di decidere di conseguenza , tuttavia, quando il convoglio Tiger fosse riuscito a passare il Canale di Sicilia, sarebbe veramente venuto il momento di «agire ed osare»41 . Anzi gli promise un trasferimento di Hurricane da Malta all' Egitto. Anche Wavell era venuto a conoscenza delle comunicazioni tedesche. Mosso dal deside rio di fare qualcosa prima dell' arrivo ciel g rosso della 15a Panzerdivision e della rimessa in funz ione del porto di Bengasi, rispose: «Ho ordinato che tu ui i carri armati disponi bili siano messi a disposizione delle forze di Gou per un'azione offensiva nella zona di Sollum. Questa è ora in fase cli intensa preparazione e dovrebbe aver luogo tra breve. La sospenderò soltanto se un co mpleto disastro dovesse colpire Tiger»42 .

La Mobile Force aveva già iniziato sondaggi con grosse pattuglie cl i combattimento mcccaniziatc , ma tutti erano stati rintuzzati col fuoco e

40

D iario storico del Comando Superiore A.S ., data l4.5 .194 1. convoglio, il primo a tentare il passaggio attraverso il Mediterraneo da quando il X Fliegerk01ps si era insediato in Sicilia, era costituito da cinque mercantili carichi di 295 carri e 53 Hurricane . Passò per Gibilterra la notte sul 6 maggio e d iresse verso il Canale di S icilia scortato dalla /-1 Force dell 'amm. Somerville, dai rinforzi per la Mediterranean Fleet condotti dall'amm. King. Il passaggio del Canale di Sicilia ven ne effettuato nella notte sull '8. A questo punto la H Force tornò indietro, rilevata dalla Mediterrnnean Fleet al completo. 42 W. C! ruRCH ILL, Lo seconda guerra mondiale, cil., patte lii , .I , pp. 376-377. 4 1 Il


POLITICA E STRATEGIA IN Ci:iN'l'O ANNI DI GUERRE ITA LI/\NE

470

LA POSIZIONE DIFENSIVA SCELTA AD OVEST DI TOBRUK

LE6E:Nl>A .

...........-~...,..,,..__ L ina.a avanl':dT.a

~-. . :· .-.··


__ 471

con contrattacchi locali. Il 12 maggio il convoglio Tig er con 82 cruisers , 135 Matilda e 21 carri leggeri, raggiunse Alessandria. Comunque Wavell aveva già preso la sua decisione. Senza attendere che i carri trasportati daJ convogl io fossero pronti per il combattimento, aveva ord inato che il gen. Gott, rinforzato da quanto dispon ibile sul momento , attaccasse nel settore di Sollum. Qualora l'azione fosse coronata dal successo, avrebbe preso in considerazione un'operazione combinata della Mobile Force e del presidio di Tobruk per rompere l'assedio e ricacciare l'avversazio ad ovest della piazza. Per questo secondo tempo, probabilmente sarebbe stato necessario attendere che almeno una parte dei carri scaricati 1da Tiger venisse presa in consegna dagli equipaggi e posta in condizioni di affrontare il combattimento. L'operazione Brevity prese il via nelle prime ore del 15 maggio. Le fo rze de l gen. Gott erano articolate in tre complessi tattici : la 22n brigata delle Guardie doveva impadronirsi del passo Halfaya, proseguire sulla ridotta Capuzzo e puntare su Bardia; la 7" brigata corazzata doveva procedere lungo la direttrice Bir esc Sceferzen-Sidi Omar-S idi Azeiz eliminando via via ogni ostacolo; il gruppo tattico fornito dalla Rifle Brigade aveva il compito di impedire all'avversario di uscire da SoJlum Bassa e, successivamente, di occupare Sollum Alta. Lo schieramento italo-tedesco alla frontiera, agli ordini del col. von Herff, si basava su due capisaldi avanzati (Sollum e passo Halfaya) i tre capisaldi centrali (Nezuet elAbeisi , Bi r Musaid-ridotta Capuzzo e Bir Hafid) ed uno arretrato (Bardia). Alla mano una riserva corazzata tenuta a Bardia. Nel tardo pomeriggio del 15 i combattimenti ebbero una sosta. Nessuno aveva idee chiare su quello che stava succedendo. Al Comando dell 'Afrikakorps le prime notizie inviate da von Herff destarono allarme , tanto da far pensare si trattasse di un'operazione in grande stile intesa a rompere il blocco di Tobruk. Gott aveva dapprima stentato a valutare l'andamento dei singoli scontri, ma verso sera finì per temere che la brigata Guardie venisse spazzata via da un forte contrattacco dei Panzer tedeschi. Ali.e 21 inviò un messaggio al gen. Beresford-Peirse proponendo il ripiegamento sul passo Halfaya. La risposta gli arrivò alle 2 ,45 del 16 e non era consola nte: doveva continuare la lotta, la situazione sarebbe stata riconsiderata alla luce dei pr.imi rapporti della ricognizione aerea . Ma Gott aveva rotto gli indugi già da un'ora: la 22" brigata delle Guardie doveva concentrarci ali ' Halfaya e la 7a brigata corazzata fermarsi in retroguardia a Sidi Azeiz . Nella mattinata del 16, grazie all'arrivo di un battaglione di Panzer, il col. von Herff cominciò a recuperare le posizio-


472

POLITICA 1,; STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Ju!a : = • 0

6

ni. A mezzogiorno la ridotta Capuzzo e Musaid erano riconquistate, alle 14 lo era Sollum ed all'imbrunire le truppe corazzate tedesche si arrestavano sulla linea Sidi Omar-Sidi Suleiman-Sollum. Il 17 l'operazione Brevity poteva considerarsi fallita, anche se l'Halfaya restava in mani inglesi. Il 18 la situazione era completamente ristabilita. *

*

*

A metà maggio 1941 la situazione generale attorno al Mediterraneo risultava leggermente favorevole all'Asse. In Balcania l'annientamento e l'occupazione della Jugoslavia e della Grecia, nonché l'allineamento di Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria avevano dato alla Germania


I.A CAMPAGNA OEL 194 1 IN AFRICA SE"l'J't::NTRIONALH

un blocco territoriale compatto dal Baltico all ' Egeo ed all'Asse una posizione di vantaggio nel Mediterraneo centroorientale e soltanto la resistenza di Malta figurava all'attivo dellla Gran Bretagna. In Africa settentrionale il primo attacco inglese si era concluso con un netto insuccesso e soltanto la resistenza di Tobruk era al!' attivo dell'avversario. Nel Mediterraneo le forze navali inglesi regnavano appoggiandosi a Gibilterra, Malta, Creta ed A lessandria, ma si trattava di un dominio insidiato dalla presenza aeronavale dell'Asse saldamente appoggiata aJle basi ita1iane, greche e dell 'Egeo. Nel Medio Oriente lo stato delle cose era in e voluzi o ne e poteva vol gere a favore dell ' uno come dell'altro antagonfata: dipendeva molto da chi aveva le idee più ch iare. Nel breve momento di pausa , la prima a muoversi fu la Germania, che il 19 maggi.o dette il via all'operazione Merkur per la conquista di Creta. Era la logica conseguenza dell 'occupazione della Grecia e difatti il gen. Freyberg, comandante della guarnigione britannica, non aveva es itato a chiedere che <<si ponga in primo piano il dilemma: o rifornirci con mezzi sufficienti per difendere l' isola o rivedere la decisione di difendere Creta» 43 . E la sera del 26 maggio segnalò che «Quale che possa essere la decisione presa dal comandante in capo, da un punto cli vista esclusivamente militare la nostra situazione qui è senza speranza ( ...)>> 44 . La notte sul 29 cominciò l'evacuazione delle truppe britanniche da Creta e si concluse la notte sul JO giugno. L'importanza della conquista venne successivamente d imostrata daJJa sensibile influenza ben presto esercitata in tutto il bacino orientale del Mediterraneo dall'aliquota del X Fliegerkorps trasferitasi nell ' isola, ma le perdite subite dai paracadutisti della Luftwaffe lasciarono il segno. Al punto che Hitler, il quale aveva concesso a malincuore l'autorizzazione per l' impresa, giunse a concludere con il gen. Student che «l'ora dei paracadutisti è passata»45 . Comunque l'ormai imm inente operazione Barbarossa impegnava a fo ndo l'Oberkommando der Wehrmacht. In questo periodo la questione del Levante francese cominciò a complicare notevolmente la posizione della Gran Bretagna nel teatro d ' operazion i del Medio Oriente. Nel 1932, scaduto il mandato della Società delle Nazioni , Londra aveva riconosciuto l' indipendenza dell'Iraq 43

W. C HURCHI LL, La second(I guerra mondiale, c it. . parte III , I, p. 314. Ibidem, p. 337. 45 B. L tDDEU. H ART, Storia di Il//{/ sconjìlla, cit., p. 278. 44


474 _

_ _ _ _ _ _ _ _ _ ___,P~O= L IT = IC = A=E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUBRRE ITALIANE

LA CONQUISTA INGLESE DELL'IRAQ

l>

A'RABIA

ac.;,; ·.

SAUDITA LE:CrE NDA: '

Oteodo1to .Su.I.a '

• so "" ,.., .... Ktl.


475

LA CAMPAGNA DEL 1941 JN AFRICA SE1TENTR IONALE

ed il giovane Stato si era impegnato a prestare assistenza alla Gran Bretagna in caso di guerra , nonché a consentire il passaggio delle truppe britanniche per recarsi in Palestina. Nell 'aprile 194 J un colpo di Stato spodestò il Reggente, Abdul Jllah, fi loinglese, e portò al potere un governo cli «difesa nazionale», nazionalista e di chiare simpatie per l'Asse, con alla testa Alì el-Gailani. Tale governo non venne riconosciuto da Londra e, dopo un breve periodo di tensione, s i arrivò allo scontro fra truppe irachene ed inglesi. Ne derivò l'occupazione britannica dell 'Iraq, non tempestivamente ostacol ata dalla Germania. Chiusa questa partita, si aprì quella in Siria , anch 'essa dall '8 giugno libera dal mandato marimasta •sotto il controllo dell ' Alto Commissario francese , nominato dal governo di Vichy. TI possesso della Siria av rebbe assicurato alla Gran Bretagna la continuità territoriale fra Egitto e Turchi a e rafforzata la sua posizione diplomatica ad Ankara, perciò nel maggio 1941 , allorché il governo Pétain concesse l' uso degli aeroporti siriani per il transito degli aerei tedeschi destinati all'Iraq ed autorizzò l'invio cli una missione della Luftwaff e per l'organ izzazione dei campi d'aviazione, la crisi rapidamente precipi tò. L' 8 giugno, appunto , ebbe inizio l' invasione britannica ed il 14 luglio la Francia Libera , ormai politicamente riconosciuta, assumeva il controllo amministrativo de lla Siri a e del Libano. «Il successo della campagna di Siria - commentò Churchill - migliorò sensibilmente la nostra situazione strategica nel Medio Oriente. Esso sbarrò le porte ad ogni altro tentativo di peneLrazione avversaria dal Mediterraneo verso est , trasportò a 400 chilometri più a nord la nostra linea di difesa del Canale di Suez e liberò la Turchia da ogni preoccupazione per la sua frontiera meridionale»47 .

*

*

*

La sera del 26 maggio, quando la perdita di Creta era chim·amente questione di giorni, i capi di Stato Maggiore, a Londra, esaminarono la situazione. Dovendo e volendo continuare a rifornire Malta cd a insidiare il traffico maritti mo verso e dalla Libia, occorreva la disponibilità dei campi d'aviazione de lla Cirenaica. Urgeva quindi ricercare una vittoria decisiva nel deserto occidentale egiziano per «distruggere l 'escrci to ne46 47

B. L IDDELL HART, Storia di unu sco1ifì1ta, cit., p. 278. W. C HURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit.. parte Ilf. l , p. 373.


-4'-7c.c6_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _-'-P=OL =IT '-'-IC = A=.E'-" · S'-" TR =A'-'TE =G=IA-'-'I~N CE =·NTO ,i f'!Nl DI GUERRE ITALIANE

mico in una battaglia combattuta con tutte le forze disponibili>>. Questa la direttiva indirizzata a Wavell48 . Wavell rispose a Sir John Dill confermando di voler utilizzare ogni sua forza nell 'offensiva, però rappresentò che il riordinamento della 7" divisione corazzata procedeva a rilento talché non si poteva pensare che fosse pronta prima del 7 giugno, come minimo. Ed aggiunse, a malincuore: «Ritengo giusto informarvi che la portata del successo raggiungibile con questa operazione è, a mio avvjso dubbia» . Confidava peraltro di respingere Rommel ad ovest di Tobruk e di riaprire le comunicazioni con la piazza. Naturalmente non avrebbe mancato di sfruttare al meglio qualunque successo, però doveva tener conto delle difficoltà di natura meccanica relative ai carri appena ricevuti ed allo scarso addestramento del personale. Insomma, «non potremo accettare battaglia con fiducia nonostante inferiorità numerica come facemmo con gli italiani». Poi inviò al gen. Beresford-Peirse l'ordine per l'operazione, inizialmente denominata Bruiser e successivamente Battleaxe. Per questa ambiziosa offensiva il piano definitivo si basava su due assunti: Rommel doveva essere pienamente battuto e respinto oltre Tobruk; occorreva effettuare l'operazione il più presto possibile , prima cioè che a Rommel arrivassero rinforzi terrestri ed aerei. Si prevedevano tre fasi: prima, disfatta delle truppe dell'Asse nella zona Bardia-Halfaya-Sicli Omar-Sidi Azeiz; seconda, avanzata su Tobruk-el Adem e disfatta delle truppe assedianti ]a piazza; terza, sfruttamento del successo su Dema ed el-Mechili e, ove possibile, oltre. Il ruolo della guarnigione di Tobruk veniva lasciato alla decisione di Beresford-Peirse. La revisione dei mezzi corazzati non era tuttavia cosa rapida ed a fine mese Wavell dovette chiedere cli posporre l'inizio cli Battlea.xe al 10 giugno e quando giungerà quella data dovrà spostarla ancora di cinque giorni, con somma in-itazione di Churchill, per completare l'addestramento tattico ed al tiro degli equipaggi della 7a divisione corazzata. La sera del 10 Wavell comunicò a Dill il disegno di manovra. L'attacco sarebbe stato sfen-ato con tre colonne: quella costiera, con obiettivo SoUum, e quella centrale, cui era dato l'obiettivo dell'Halfaya, erano formate dalla 4" divisione indiana rinforzata dalla 4a brigata corazzata; la colonna di sinistra, formata dal grosso della 7a divisione corazzata, doveva girare più a sud per dare protezione al fianco esposto del dispositivo e per imporre battaglia alle forze corazzate nemiche. Dal risultato della prima fase - I'etimi48

J. CONN ELL, Wavell, Scholar and Soldie1; cit., pp. 481-482.


__ 477

nazione delle strutture statiche dell'Asse - dipendevano gli sviluppi dell 'operazione. In caso favorevole , l'orientamento era di isolare Bardia e proseguire su el-Adem. Tenendo conto delle informazioni raccolte, Wavell calcolava di affrontare con 200 Matilda e cruiser sicuramente i 100 Panzer del fronle di Sollum e , soltanto nell'eventualità peggiore, anche i 200 Panzer accorsi da Tobruk. In realtà, la l Y Panzerdìvision disponeva solo di 85 carri efficienti e la 5:, leggera di una cinquantina. I CAPISALDI SUL FRONTE DI SOLLUM il 15 giugno 1941

.

-· ·--··- ----··---. -...-·--- ··-·--·--~--··

- - --

I ii

Il

tI

!

- - -·---·--

- -·· -· . ·-·

/

t\P.,,B.JuJerzen

1, ' ~

.,t I

,,,. \ i't )

Scala:

11 J

I

:,

T

i

/

,.,

l

11 4[

L..fGf.NDLl

o I

I

Carosaldi organiz.z.afi e rresid,.:1ti' Zone di pàtt"ugliamen'to


478

- -- - - - - - - - ~ POLITICI\ E STR/\lliGIA IN CENTO ANNI Ol GUERRE ITALIANE

Il sostegno aereo assicurato dal maresciallo dell' Aria Tedcler, che aveva sostituito Longmore, prevedeva 128 bombardieri medi e pesanti inglesi contro 79 tedeschi e 49 italiani, e 116 caccia inglesi contro 76 tedeschi e 156 italiani. La Mediterranean Fleet, dal canto suo, doveva prepararsi ad aprire al traffico il porto di Sollum continuare il rifornimento cli Tobruk. Nei Comandi dell'Asse la sensazione di un 'imminente offensiva britannica si era diffusa sin dai primi cli giugno, pur non percependone l'entità. A pa1iire dall'8 giugno i sintomi si fecero sempre più evidenti e, naturalmente, le misure difensive più accurate. Quasi tutti i capisaldi avevano un presidio misto. Il più robusto era quello dell'Halfaya (un migliaio di uomi ni, gli altri erano sui 200 uomini. A Bardia si trovava il grosso della D. mot. Trento . La condotta della difesa si fondava sull'azione manovrata della 15a Panzerdivision e della 5a leggera negli intervalli fra le strutture statiche. Dato il previsto attacco di corazzati, i pezzi contraerei da 88 tedeschi erano stati subito destinati al compito controcarri. Poco dopo le 4 del 15 giugno i capisaldi più avanzati avvertirono il rombo di motori lontani, poi, alla luce del giorno, apparvero i carri in movimento. Nella tarda mattinata l'attacco contro l'Halfaya era nettamente fallito ad opera soprattutto dei pezzi da 88 e da 50 tedeschi. La colonna centrale si impegnò a fondo per l'intera giornata riuscendo ad occupare la ridotta Capuzzo. La 7" brigata corazzata, sulla sin istra, giunta verso Hafid Ridge, dopo una serie di scontri con il 5° Panzerregiment finì per battere in ritirata verso il reticolato di frontiera lasciando sul terreno più cli metà dei suoi cruisers. Per l'intera giornata Rommel non influì direttamente sui combattimenti, limitandosi a dire al Comando della 15" Panzerdivision cli «tenere il passo Halfaya e battere il nemico>>in attesa cli rinforzi . La sera del 15 il Comando dell'Afrikakorps calcolava - a fronte di lievi perdite in carri armati - di aver messo fuo ri combattimento 60 tanks, ma non riusciva a farsi un'idea precisa di quanti potessero ancora esser messi in linea dalla 7a divisione corazzata. In effetti, dei 100 Matilda della 4a brigata corazzata, solo una cinquantina, compresi 11 frettolosamente riparati, erano efficienti; e la 7a brigata corazzata dagli 88 cntisers iniziali era scesa a 37. A conti fatti la 7a divisione corazzata aveva perso la metà dei suoi caITi nella prima giornata dj battaglia, senza avere ancora atlì"ontato il grosso dei Panzer. La seconda giornata cominciò bene per la Desert Western Force perché il caposaldo di Musaicl era stato occupato all'alba e, nel corso


della mattinata, il contrattacco della LS3 Panzerdivision su Capuzzo fu respinto nettamente. A mezzogiorno però il largo movimento avvolgente compiuto dalla 5a Leichte costrinse la 7a brigata, rimasta con 25 cruisers in tutto, a ripiegare su Sicli O rnar. La sera del 16 g iugno Wavell, recatosi a Sidi el-Barrani dovette ammettere che la situazione non si presentava bene: l'Halfaya resisteva accanitamente, i cani della 7a divisione erano ridotti ad una settantina, la Royal Air Force aveva subito perdite pesanti . Comunque stabilì di raccogliere le due brigate corazzate e di affrontare a forze riunite I' Afrikakorps . Purtroppo la 7a brigata si trovava così mal ridotta che ail 'alba del 17 si portò nella zona di Bir Chreigat, a circa 25 chilomètri oltre fro ntiera, per riordinarsi . Rommel percepì presto che la partita era giunta ad una svolta. «Secondo le apparenze - scrisse poi - il capo britannico non si raccapezzava più in quella situazione. Vidi chiaramente che non sapevano a qual punto si trovassero . Io decisi di approfittarne per chiudere la sacca fino ad Halfaya» 49 . E ordinò alla I 53 Panzer d i avvolgere da ovest di Bir Hafid le truppe britanniche della zona di Capuzzo, ed alla 53 leggera di compiere l'avvolgimento a più ampio raggio , da Sidi Omar-Sidi Suleìman, puntando entrambe sull' Halfaya. Verso le 11 di mat6na il comandante della 4 3 divisione indiana, resosi conto del pericolo, preferì ripi egare anch 'egli oltre frontiera. R ommel fu «straordi nariamente irri tato per la perdita d i un 'occasione così propizia»50, e Wavell cominciò il telegramma per il gen . Dill con queste parole: «Sono dolente di comunicare il fall imento di Battleaxe ( ...)»51 . Il 21 giugno Churchill comunicò a Wavell: «Sono g iunto alla conclusione che la nomina del gen. Auchinleck a vostro successore come comandante degl i eserciti del Medio Oriente sia richiesta da ragioni di interesse generale ( ...)» 52 . Auchinleck era il comandante in cap o in India. Al suo posto fu inviato Wavell.

I due falliti tentativi d i prendere Tobruk da parte italo-tedesca e le due fallite offensive sul fro nte di Sollum da parte britannica generarono una specie di «stallo» . Fu accettato volentieri da entrambi gli avversari a causa cieli ' imperiosa necessità di un congruo periodo di sosta operativa da dedicare ad un riordinamento ed al potenziamento delle forze. 49 50

E. R OMMEL, Guerra senza odio, c it., pp. 59-60. Ibidem, p. 51 . 51 J. Cor.;NEL, Wavell, Scholar and Soldie,; c it., p. 500. 52 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte lll, I, p. 388.


480

POLJTlCA E STRAfEGlA IN CENTO ANNI Dl GUERRE lTALJANE

LA SITUAZIONE AL TERMINE DELL'OPERAZIONE «BATILEAXE» (18 giugno 1941)


_ _48 1

4. I L GENERALE CAVALLERO AL COMANDO S UPREMO li 10 giugno I 940 era entrato in funz io ne l'Alto Comando delle Forze Armate con il nome di «Comando Supremo, Stato Maggiore Generale»53. Costituzione e funzionamento di tale organismo erano stati defi niti da Badogli.o con una lettera ai capi di Stato Maggiore in data 4 giugno a propria firm a . Per la verità, s i trattava di un semplice e limitato ingrandimento dell'esistente «Ufficio ciel Capo cli S.M. Generale» (portato ad una ventina di ufficiali in tutto), e no n incideva nei rapporti fra Mussolini e sottosegretari, che per la R. Marina e la R. Aeronautica erano anche capi di Stato Maggiore. Il 6 dicembre dello stesso anno Cavallero sostituì Badoglio , ma, dato il difficilissimo momen to attraversato dalle truppe d'Albania, si recò subito a Tirana e poi, a fi ne dicembre, subentrò a Soddu pur conservando la carica di capo di S.M. Generale. Da questo momento, du nque, sino al termine del conflitto con Grecia ed Jugoslavia, il vertice operativo italiano fu rappresentato da due persone: Cavallero , il capo d i S .M. Generale, a Tirana, completamente assorbito dalle operazioni in Balcania; Guzzoni, il sottocapo di S.M. Generale e nel contempo sottosegretario per la Guerra, a Roma, a curare la parte generale della guerra, su ordini di Mussolini, ed in particolare a tenere i contatti con i tedesch i e con i Comandi Superiori cieli ' Africa settentrionale , clell' Africa orientale e dell'Egeo. In pratica Guzzoni fu il vero capo di S.M. di Mussolin i, il quale, a quanto annotò il gen. Armellini , «Intanto si monta e - specialmente dopo liberatosi dell ' incomodo badogliano - si dà atteggiamento di comandante e fa sentire e pesare sempre di più la sua personale azione di comando. Ora compila e firma ordini, impartisce direttive di impiego dove si leggono di queste frasi: costituire la seconda schiera, resistere ad oltranza, fare la massa, ecc.; vigi la personalmente e controlla la partenz.a e il movimento di piccoli reparti. Ma è tutto improvvisato e appiccicaticcio dilettantismo. Allo studio profondo di problemi, che non capisce , non pensa. Crede dar esempio di grande comandante dando ad intendere che vede tutto, che sa tutto e vuol sapere tutto. Sta così 14 o 15 ore in uftìcio, abusando del telefono e obbligando tutti a non

53 Data l'abbreviazione telegrafica «Stamage», nella corrispondenza d'ufficio venne solitamente usato il solo «Stato Maggiore Generale». f7orse questa fonnula piaceva di più a Badog lio perché, essendo il Capo dello Stato Maggiore Generale, poteva firm are in prima persona.


4_8~2_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _P_OLITICA E STRATEGIA IN CEN'l'.0 ANNI DI GUERRE ITALIANE

distaccarsene, per dimostrargli - anche inventando - che seno sempre anch'essi sempre informati di t.utto,, 54 .

Ancora a giudizio di Armellini , Guzzoni dava affidamento perché serio, lavoratore, preparato , senza fare ombra a Mussolini, che, essendo stato nominato il comandante supremo, «vuole realmente, direttamente e personalmente comandare, anche se non ne possiede la capacità». Perciò Guzzoni, il quale con molta pazienza e serenità gli presentava ed illustrava documenti, carte e diagrammi, gli andava bene al punto che «lo chiama a tutte le ore e, quel che conta, lo sta a sentire senza disagio e un po' lo segue. La carica di Capo di Stato Maggiore Generale poteva benissimo essere lasciata scoperta( ...)>>. Ed a tal proposito un'osservazione di Armellìni può spiegare qualcosa. A quanto sembra circolavano voci sulla resipiscenza di Mussolini circa la nomina di Cavallero, molto discussa nell'ambiente militare, sì eia tenerlo «il più lontano possibile, con la scusa dell' Alban ia» 55 . Ebbene, dopo la conclusione delle ostilità con la Grecia, mentre era in corso la definizione de.i termini dell'occupazione del territorio ellenico e della nuova distribuzione delle forze armate italiane in Balcania, Mussolini ventilò a Cavallero l'intenzione di lasciarlo in posto quale governatore Generale dei territori greci occupati. Cavallero, assai poco soddisfatto della prospettiva, rappresentò che si sarebbe trovato a comandare una frazione delle truppe al momento ai suoi ordini e che l'incaiico, per lusinghiero che fosse, nulla aveva a vedere con la carica di capo di S.M. Generale. In conclusione pregava di «voler riconsiderare l'argomento prima di tradurre il preavviso in determinazione ufficiale>> e di accogliere il suo desiderio di riprendere effettivamente la carica rivestita56. Mussolini non rispose subito. Lasciò passare una settimana e nulla risulta circa il motivo del ritardo. Soltanto il 27 aprile gli telefona assietrandogli che, non appena ultimati gli accordi in corso con i tedeschi, sarebbe tornato a Roma57 . Cavallero allora pose mente al problema più importante: la revisione della legge istitutiva della carica di capo di S.M. Generale. A tale sco-

54

Q. ARMELLINI , Diario di guerra, cit., p. 243. Ibidem, pp. 235-236. Sull'azione cli Guzzoni cfr. E. FALDELLA, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., p. 345. 56 Diario Cavallero, data 20.4.1941 . 57 Ibidem, data 27.4.1941. 55


LA CAMPAGNA DEL 194 1 IN AFRICA SE'ITENTR!ONAL,,. E_ _ _ _ __

FUNZIONI DEL CAPO DI S .M. GENERALE secondo il R.D.L. del 27 giugno 1941, n. 661 Capo del Governo

~ 1

• S.I.M.

2

3

4

4

t Capi di S.M . di Forza Annata

Ministri Esteri e Forze Annate

Capo di S .M. Generale

l

• I

Comandanti Sup. Forze Armate oltremare

informazioni e ragguagli politico-militari ..................,.. proposte di carattere militare - -·-·- - - - ~ direttive ·····-·········-······,,... disposizioni esecutive

po il 14 maggio inviò a Mussolini una lunga lettera con allegato uno schema di decreto legge. Premessa l'accertata non rispondenza deT R.D .L. 6 febbraio 1927, n. 68, «alle necessità del più proficuo funzionamento» della carica di capo di S.M. Generale, Cavallero proponeva «alcuni ritocchi» alla legge in questione ed alle successive varianti, allo scopo di consentire al capo di S.M. Generale di essere responsabile verso il Duce nell' assolvimento dei suoi compiti: preparazione alla guerra e coordinamento della sistemazione difensiva dello Stato (art. 2 dello schema di decreto). Per rendere concreto il concetto di responsabilità, ravvisava la necessità cli «conferire al capo di S.M. Generale autorità corrispondente alla eletta responsabilità, ponendo( ...) i capi cli Stato Maggiore delle forze


484

POLITICA E S'fRATEGI A IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIA :-IE

armate alla dì luì diretta dipendenza per tutto quanto concerne l'esercìzio delle sue attrìbuzioni. Risponde a questo stesso criterio la norma che ìl capo dì S.M. Generale prenda posto nell'ordinamento generale dello Stato subito dopo ì ministri in carica, e ciò per sopprimere l'assurdo oggi esistente che un capo di Stato Maggiore di forza armata dìpenda dal capo di Stato Maggiore Generale per questa sua qualità, ma glì sia superìore per quella di sottosegretario» (art. 3). Per poter rispondere della preparazione militare occorreva che ìl capo cli S .M. Generale potesse «esercitare vigilanza su tale preparazione e ciò non soltanto in sede di puro coordinamento , ìl che equivarrebbe praticamente a nulla» (art. 5); nonché potesse jntervenire come consulente «per l'impiego degli ufficiali generali o degli ammiragli nel comando di grandì unità od incarichi corrispondenti» (art. 6). Per poter esplicare una fattiva azione dì coordinamento era necessario che il Segretarìo generale della Commissione Suprema di Dìfesa «facesse capo» al capo di S .M. Generale in tema di studi o disposizioni di carattere esecutìvo riguardanti gli Stati Maggiori di forza annata (a11. 8), e che il capo di S .M. Generale inoltre fosse sempre «tenuto al corrente dal sottosegretario alle Fabbricazioni d.i guerra su tutte le questionì interessanti la preparazione e l'efficienza bellica delle forze annate (materie prime, produzione bellica, ecc.)» (art. 9). Infine lo schema non prevedeva più la carica di sottocapo di Stato Maggiore Generale, «sembrandomi possibile che nelle brevi assenze ciel titolare (la mia prolungata assenza per la guerra in AJbania non può considerarsi che eccezionale) il generale addetto possa far fronte al lavoro corrente»58 . Guzzoni si trovava in una posizione delicata rispetto a Cavallero. Mentre questi necessariamente era portato a concentrarsi sulle operazioni in Albania, ìl suo sottocapo, dal Comando Supremo , possedeva una visjone assai più completa delle esigenze dei teatri d'operazioni e questo, per forza di cose, fi nì per provocare non poche divergenze di vedute. Cavallero non tollerava obiezioni e contrasti e così Guzzoni acquistò ai suoi occhi il gravissimo torto cli essersi opposto, in gennaio, all'invio in Albania cli quattro divisioni promesse da Mussolini e di aver voluto imporre, in aprile, la difesa dello Scutarino sulla linea dei fiumì Bojana58 Diario Cavallero, data 14.5.1941.. Vds. sull'argomento L. CEVA, La condoua italiana della guerra. Cavallero ed il Comando Supremo 1941-1942 , Feltrinelli, Milano 1975, pp. 24-33.


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN Af'RIC:ASETTENTRIONAl, E

Drin. Di conseguenza, investito dagli espliciti rimproveri di Cavallero al rientro di questi a Roma (18 maggio) 59 , presentò a Mussolini ipso facto le dimissioni da entrambe le cariche ricope1te, rifiutando l'offerta del Duce di rimanere come sottosegretario. Cavallero si mise immediatamente al lavoro. Il 19 consegnò a Mussolini la bozza di decreto circa le atn·ibuzioni del capo di S.M. Generale e propose come nuovo sottosegretario per la Guerra il gen. Scuero, il quale doveva procedere ad un rimaneggiamento del Gabinetto, in modo da limitare le competenze del ministero ai campi amministrativo, disciplinare e logistico e da lasciare allo Stato Maggiore dell'Esercito la piena competenza operativa. Mussolini lo invitò ad illustrare il «progetto» ai sottosegretari-capi di Stato Maggiore della Marina e dell'Aeronautica per raccogliere eventuali osservazioni e proposte cli mod ifiche, ed il 26 Cavallero gli inviò per l'approvazione il testo aggiornato, con l'incl.icazione dei suggerimenti dei «camerati delle tre Forze Armate» 60 . I quali avevano precisato che la consulenza del capo di S.M. Generale circa l'impiego dei generali e degli ammiragli venisse richiesta a partire dal rango di corpo d'armata o squadra . Il gen. Pricolo aveva aggiunto la consulenza ciel capo di S.M. Generale «per quanto concerne la ripartizione tra le varie forze armate delle somme da stanziare in bilancio per le esigenze della difesa». Il decreto fu promulgato .il 27 giugno e sarà convertito in legge il 5 dicembre 1941. Un argomento, il più importante per Cavallero, era scomparso: la definizione della posizione del capo di S.M. Generale davanti ai sottosegretari. Rimaneva, peraltro , ugualmente importante , 1'autorità del capo di S .M. Generale di inviare le proprie direttive aicapi cli S.M. di Forza Armata senza passare attraverso i ministri. Quanto alla struttura del «Comando Supremo» , tale la denominazione a par-tire dal 20 maggio, erano da sottolineare due elementi. Anzitutto, potenziamento a parte, la presenza di ufficiali di Marina e di Aeronautica non tanto a titolo di «rappresentanza» quanto al preciso scopo di favorire l' esame interforze di situazioni e problemi cli natura strategica. In secondo luogo, il passaggio del Servizio Informazioni Militari (SJM) dalle dipendenze dello Stato Maggiore dell'Esercito a quelle del Comando Supremo.

59 60

Diario Cavallero, data I 8.5.1941. Ibidem, data 28.5.1941.


486

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _POLIHCA E STRAl' EG IJ\ IN CENTO ANNI DI GUERRE ITAl, IAN I"

11 23 maggio Cavallero ricevette il gen . von Rintelen e gli consegnò una lettera per il maresciallo Keitel: «( ...) La mia assenza per dirigere le operazioni sul fronte albanese - scriveva Cavallero - non mi. ba consentito di realizzare jJ vivo desiderio di avere un incontro con voi. Lo farei cli buon grado e consiglierei [= coglierei] volentieri l'occasione per sottoporvi alcuni problemi che interessano la nostra attività bellica. Se credete che ciò possa avvenire prossimamente, vi sarei grato se mi faceste conoscere l'epoca più opportuna»61 . L'opportunità di contatti fra i due vertici militari era fuori discussione, anche per essere informati sulle intenzioni tedesche, sempre conosciute a cose fatte. Il primo problema operativo sul quale Cavallero portò la sua attenzione rigwu·dò il Mediterraneo e, più precisamente, un'operazione potente se non proprio decisiva contro la Mediterranean Fleet e la H Force di GibHterra, che intendeva attuare «prima che la Germania ottenga l'intervento della flotta francese (questione di prestigio come potenza militare)» 62. Il 25 maggio ricevette l'amm. Riccardi ed il gen. Pricolo per discutere la questione. Concetto base: attirare le forze avversarie creando loro un obiettivo interessante (un convoglio) «da una parte e dall'altra del Canale di Sicilia e quindi attaccarle con azione aero-navale a massa», sfruttando il possesso, scontato, cli tutte le basi della Grecia. Epoca approssimativa: agosto . Un gruppo di lavoro , composto dal gen. Ganclin, capo del T repat.to del Comando Supremo, ed un delegato per ciascuno dei due Stati Maggiori, doveva procedere ad uno studio preliminare, determinando le ipotesi in cui tale azione poteva essere ricercata, concretando le possibilità operative e precisando le necess ità cli coordinamento63 . Riccarcli e Pricolo non mossero sostanzi al i obiezioni, neanche sullo scopo da raggiungere. Lo studio, presentato a fi ne mese64 , riepilogava le forze navali «pronte all'impiego» fino alla seconda metà di luglio: la corazzata Littorio, 15 incrociatori, 28 cacciatorpediniere (di cui 12 assegnate alla scorta dei trasporti con la Libia) e 20 sommergibili. Nella seconda metà cli luglio sarebbe stata pronta anche la Vittorio Veneto . Quanto alle forze aeree, era prevedibile l'impiego, senza inten-ompere la protezione ciel traffico con la Libia, di 8 gruppi da bombardamento, 1 gruppo Stuka, 3 61 Diario

Cavallero, data 23 .5. I 941. Diario Cavallero, data 14.5 .1941 . 63 Diario storico del Comando Supremo, data 30.5. I 941 , ali. 179 I bis. 64 Ibidem , data 14.6.J 941, ali. 740. 62


I,A CAMPAGNA DEL I 94 I IN AFRICA SETrENTRJON,~ AL ,,.,E:...__ __

487

squadriglie di siluranti e 5 gruppi di caccia, Tuttavia previsioni circa rapporti di forza a distanza di due mesi erano difficili e, soprattutto, si riconosceva che «noi, disponendo di forze navali inferiori , non abbiamo possibilità di provocare il nemico all'azione in condizioni di superiorità locale, perché esso si opporrà ovviamente alle nostre iniziative inviando in mare reparti superiori a quelli da noi impiegati». Le zone idonee all'intervento concomitante erano due: la prima fra la Sicilia e la Sardegna, la seconda ad ovest della Sicilia; da escludere un'operazione nel Mediterraneo orientale a causa della preponderante presenza della Mediterranean Fleet e della limitata potenzialità delle basi gret he, Cavallero non ne rimase convinto ed insistette nel non scartare a priori la possibilità di un'azione a massa contro la flotta di Alessandria. In questo orientamento fece firmare da Mussolini una direttiva per realizzare «uno schieramento che consenta di agire con la massa delle forze navali ed aeree contro aliquote della flotta inglese in zone ove sia assicurata la protezione aerea» secondo lo studio citato, I due Stati Maggiori interessati dovevano compilare i «conseguenti piani operativi, che dovevano entrare automaticamente in azione con un ordine esecutivo»65 . In agosto due annotazioni di Cavallero chìatiranno la situazione cli fatto. Il 19 agosto scrisse: <<La Marina ha rappresentato che le scorte di carburante sono ridotte al minimo e così suddivise che non vi è da per tutto un rifornimento completo per una squadra navale». Ed il 21 agosto: «Ricevo Riccardi e Pricolo. Mio concetto base: rendere inabitabile il Mediterraneo al nemico con tutti i mezzi di cui disponiamo: caccia, sommergibili ed aerei» 66 . Con Roatta, Cavallero esaminò uno studio preparato dall'ufficio operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito per un'offensiva verso l'Egitto. A dire il vero lo studio, datato 23 aprile e di cui si ignora il pa-trocinio, rivestiva carattere molto teorico giacché si basava su due premesse non dipendenti dalla nostra volontà: la utilizzazione dei porti tunisini ed un concorso in Panzerdivisionen. L'idea era di costituire un'armata d'Africa o armata coloniale, alla quale assegnare come compito immediato la conquista dell'Egitto sino al Canale cli Suez, sviluppando eventualmente le operazioni verso la Palestina e la Transgiorclania. 1 compiti successivi riguardavano la riconquista dell'Impero ed eventuali operazioni verso l'Africa equatoriale francese sino a raggiungere l'At65

66

Ibidem, data 14.6.1941, ali. 740. Diario Cavallero, date citate.


488

POLrnc;A ESTR,HEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

lantico , nella zona Douala-LibreviJ!e (!) . Le velleità non si arrestavano a questo. Ad occidente, data per scontata la difesa della Tripolitania, si prevedeva l'eventuale occupazione della Tunisia e dell'Algeria. Il computo delle truppe occorrenti, a prescindere dal contributo tedesco, comprendeva dieci divisioni per la conquista dell'Egitto e l'eventuale spinta verso la Palestina e la Transgiordania; cinque divisioni, oltre a sei o sette recuperate dal gruppo precedente, per la riconquista dell'Impero ed eventualmente per la puntata verso l'Africa equatoriale francese; cinque division i, infine , per la difesa della Tripolitania e per eventuali operazion i (in connessione con nuove grandi unità provenienti dall'Italia e sbarcate jn Tunisia) contro l' Africa settentrionale francese. Di queste 20 divisioni italiane, 4 dovevano essere corazzate per la battaglia contro unità similari, 6 motorizzate per la cooperazione con quelle corazzate e le rimanenti 10 autotrasportabili coloniali per lo sfruttamento del successo, azioni di concorso ed anche per compiti autonomi laddove consentito dal terreno e dalla situazione. 11 tutto inquadrato in due armate e sei corpi d'armata con adeguati supporti e servizi (vds. specchio pag. seguente). Lo studio, che si innestava sulla decisione, già presa, di rivedere l'organico delle divisioni in Libia per adeguarlo alle ormai anche troppo evidenti caratteristiche della guerra del deserto, richiedeva peraltro un tempo considerevole per l'approntamento dello strumento operativo, talché la sua conclusione era significativa: «allo stato attuale si Iitengono più urgenti la messa a punto delle unità di cui è già previsto l' invio in A.S. e la designazione delle altre unità da trasferire»67 . Il Comando Supremo, chiamato in causa per un più preciso indirizzo, indicò gli orientamenti di massima per la predisposizione delle unità occorrenti per la riconquista dell'Impero (armata d'Africa) una volt.a raggiunto il Delta. Prevedeva una massa di quindici divisioni, di cui 5 da trarsi da quelle che avevano raggiunto il Nilo (armata d'Egitto) e 10 appositamente approntate in Italia con organici adatti allo scopo e mezzi 68 . Secondo i calcoli dello Stato Maggiore dell'Esercito circa i soli automezzi, l'armata d'Egitto non sarebbe stata pronta prima del dicembre 1941 e quella d'Africa non prima dell'autunno 1942. Senza soffermarsi su un'analisi critica dello studio, da un lato è innegabile la perplessità derivante dal confronto fra la dimensioni di un simile progetto e talune nostre carenze certo non facilmente eliminabili, quali artiglieria 67 Studio dell'ufficio operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito in data 23.4.1941. 68 Diario storico del Comando Supremo, data 6.5.194 1, a.Il . 359.


489

LA C}\MPAGN;\ DEL 1941 IN AFRICASETIENTRIONALE

PROGRAMMA PER L'IPOTESI «ARMATA D'AFRICA» 5" armata (I)

corpi d'armata speciali:

divisionj corazzate:

autotrasportabile (3)

Ariete (1 )

xvm corpo (3)

Centauro (3) Littorio (3) Freccia (4)

6" an\iata (3)

corpi d'armata normali:

divisioru motorizzate:

X corpo (1)

Trento (1)

XX corpo (I)

Trieste (2)

VI corpo (3)

Piave (2)

XXII corpo (3)

Pasubio (3) Torino (3) Pistoia (3)

coloniali autotrasp.: I

Pavia (1) Brescia (I) Bologna (1) Savona(!) PugJie (3) Marche (3) Firenze (3) Forlì (3) Ravenna (3) Messina (3)

(I) Già in Libia.

(2) Di invio disposto. (3) Da approntare in Italia. (4) Da costituire ex-novo in Italia o per trasformazione di divisione celere.


490

POU TlCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

superate, mezzi corazzati troppo inferiori a quelli del nemico, insufficienza qualìtativa e quantitativa dei mezzi di trasmissione, alimentazione logistica del teatro cl' operazioni africano aleatoria; da un altro lato non figurava con la indispensabile chiarezza la parte che si desiderava affidare al determinante (possiamo dirlo senza falsi pudori) concorso tedesco . Naturalmente il progetto si trascinò in qualche studio settoriale poco convinto e si esaurì il 22 giugno, quando Mussolini decise la partecipazione dell'Italia alla guerra contro l'Unione Sovietica. Appariva comunque concreto lo sforzo per il potenziamento delle truppe in Libia. Guzzoni aveva ordinato che per il 10 settembre si trovassero in Africa sedici divisioni alleate, di cui dodici mobili e quattro d'occupazione. Delle grandi unità in posto, otto erano o dovevano essere rese mobili (15a Panzer~ 5" leggera, D. cor. Ariete, D. mot. Trento, D.f. Bologna, D.f. Brescia, D.f. Pavia e D.f. Savona) ed una rimaneva d'occupazione (D.f. Sabratha). Occorreva dunque che dall'Italia venissero spedite quattro divisioni mobili (una o due tedesche e tre o due italiane) e tre d'occupazione italiane. Le divisioni italiane mobili avrebbero assunto l'organico cli <<divisione motorizzata tipo A.S .»; quelle d'occupazione avrebbero avuto in proprio i soli automezzi per le artiglierie e la vita dei reparti. Per l'inquadramento di queste sedici divisioni si pensò inizialmente di costituire due armate: la 5" in Tripolitania e la 6a (o la 10" ripristinata) in Cirenaica. L'idea per quest'ultima armata venne abbandonata sia perché gli accordi presi con l'OKW prevedevano che iI comandante dell'Afrikakorps dipendesse direttamente dal comandante superiore; ma soprattutto perché, introducendo il concetto di un'an11ata da battaglia, per così dire, <<Si rischierebbe di sentirsi proporre di nominarne comandante il generale Rommel e non potremmo negarlo, non potendo contestarne i meriti dopo le prove fatte». Perciò Guzzoni aveva stabilito: per le operazioni in Egitto, tre corpi d'armata, uno dei quali tedesco, alle dirette dipendenze ciel Comando Superiore; per il presidio della Libia, il Comando 5a armata su due corpi. Mussolini e Cavallero erano scontenti ed uno dei motivi di questo stato d'animo derivava dalla sempre in sospeso questione dell'utilizzazione dei porti tunisini. Il 26 maggio Cavallero si recò con von Rintelen a Palazzo Venezia, dove Mussolini affrontò la questione dei rifornimenti 69

Diario storico del Coma11do Supremo, data 8.5.1941, ali. 480.


LA CAMPAGNA DEL 194 1 IN AFRICA SETTENTR.l~ O~N~A L =E ~-------

491

oltremare, insistendo sull'assoluta necessità di dispone del passaggio per la Tunisia, e pregò il generale tedesco di interessare al riguardo Keitel. Von Rintelen portò la risposta dell' Oberkornmando der Wehrmacht pochi giorni dopo: «La concessione di passaggio per Biserta è solo ai tedeschi e solo per rifornimenti cli carattere non bellico. Per ora noi non si può fare, né conviene farlo con la forza>> 70 . Mussolini allora pretese di ricevere dalla Francia un trattamento uguale a quello germanico, ma tutto rimase com'era. Sulla proposta di un colloquio con Keitel, v<m Rintelen non aveva recato il benché min imo cenno di risposta. Improvvisamente, il 30 maggio , Hitler fece sapere che desiderava conferire con Mussolini al più presto: «domani o dopo» . «Il Duce - annotò Ciano - non ha gradito né l'invito né la fom1a. 'Sono stufo di essere chiamato col campanello' ed ha fissato per dopodomani. Al Brennero. Non ci è stato detto nulla del1' oggetto della visita, ma, a occhio e croce, credo debba trattarsi di uno cli questi argomenti: Francia o Russia» 7 1. A quest'ultimo riguardo il col. Amé, capo del servizio informazioni militari (SIM), aveva comunicato che notizie raccolte a metà maggio a Budapest davano per sicuro un attacco della Germania all' Unione Sovietica il 15 giugno72. Il 30 maggio, per l'appunto , il gen. Manas, addetto militare a Berlino, chiarì la situazione con un lungo rapporto: «Da molto tempo si parla dell' eventualità di una azione mi litare tedesca contro la Russia. E questa voce è alimentata in modo pa1ticolare dal concentramento crescente di forze terrestri ed aeree verso il confine sovietico( ...). Obiettivo essenziale della German ia sarebbe quello di eliminare definitivamente ogni minaccia da oriente e soprattutto di assicurarsi riforni menti alimentari e di materie prime. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto mettendo la mano, in un modo o nell' altro, sul ricco tenitori o dell 'Ucraina e probabilmente anche sulbacino petrolifero del Caucaso, come pure assumendo il controllo delle comunicazioni russe, il cui riordinamento è indispensabile per assicurare l'afflusso dei rifornimenti( .. .) . Alla Russia la Germania rimprovera essenzialmente: - l'assorbimento delle provincie baltiche, il quale non sarebbe stato contemplato chiaramente negli accordi dell'agosto 1939; - l'annessione della Bessarabia e, soprattutto, i mancati rifornimenti , particolarmente sensibili ne i confronti dei cereali e di alcune materie prime.

70 D iario

Cavallero, data 29 .5 .1941 . G. CIANO, Diario, cit., p. 518. 72 Ibidem, p. 512. 71


492

_ __ _ _ _.:..; Pl~)Lo;_r;_: ncA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITJ\LJJ\NE

È evidente che l'eventualità cli un prolungamento della guerra oltre il 1941 mette in primo piano per la Germania il problema dei rifornimenti, a cominciare da quello dei generi alimentari. La situazione alimentare dell'Europa si presenta oggi deficitaria e questa deficienza sarà prevedibilmente ancora più sentita nell'anno prossimo. Per tale ragione diventa indispensabile per la Germania e per l' Asse garantirsi il possesso o il controllo di alcune zone di produzione della Russia. Il Fi.ihrer si trattiene ormai da circa un mese a Berchtesgaden, insieme con lo Stato Maggiore Generale. È molto probabile che in questo periodo si stiano concretando le decis ioni per l' ulteriore sviluppo delle operazioni nel corso di quest' anno. È evidente che l'anno in corso deve essere utilizzato dalla Germania per sfruttare al massimo l'attuale sua superiorità, allo scopo di determinare una decisione o guanto meno di creare le condizioni più favorevoli per affrontare una guerra cli lunga durata. Le operazioni possibili, oltre quella contro la Russia, sono quelle già note: Suez, Gibilten-a e Isole Britanniche. Non entra nel quadro di questo rapporto esaminare queste operazioni, ma occorre osservare che il controllo della Russia creerebbe delle condizioni vantaggiose per determinate l'intervento della Spagna, assicurando ad essa i rifornimenti di cui essa ha bisogno, e per piegare la Turchia. Per quanto riguarda la risoluzione della questione russa, elementi vari farebbero propendere verso una soluzione con la forza, la quale permetterebbe di risolvere il problema, nel modo più integrale, come è nelle direttive germaniche, assicurerebbe alle forze armate tedesche un nuovo strepitoso successo e Ji4uiderebbe dcfo1itivamente il comunismo e le forze armate bolsceviche( ...). Per le operazioni contro la Russ.ia la Germania dispone già attualmente in Polonia, nella Prussia orientale e nella Romania cli una massa valutata a l J 5 div isioni, le quali potrebbero essere rapidamente rinforzate con numerose altre divis ioni provenienti dal territorio del Reich ( ...). Circa la durata delle operazioni l'opi nione prevalente poneva a calcolo circa, tre mesi, ma non mancano alcuni i quali ritengono che un mese possa essere sufficiente per determinare il crollo bolscevico. Elemento essenziale per lo sviluppo rapido delle operazioni l' impiego di una grande massa di truppe corazzate e motorizzate e di una grande massa di aviazione. Elemento indispensabile è lo sfruttamento della stagione asciutta; pertanto l'epoca utile per l'attuazione cli queste operazioni può estendersi dalla metà di giugno fino agli ultimi di settembre. Le decisioni al 1iguarclo dovrebbero così essere prossime»73 .

Immediatamente Mussolini chiamò Cavallero e, affermata l'impossibilità dj r imanere estranei ad una lotta contro il bolscevismo , lo incaricò di predispo1Te l'approntamento fra Lubiana e Zagabria di una divisione motorizzata e di una divisione corazzata, più la divisione Granatieri7 4 . 73

USSME, Le operazioni delle unità italiane sul.fronte rus so, 2° ed., Roma 1993,

doc. 3. 74

Diario Cavallero, data 30.5 .1 941 .


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICASETIEN;.: TRJ -"'O '"-N;.:.,; A""' U"-,_ __

493

Il 2 giugno ebbero luogo al Brennero i colloqui separati MussoliniHitler e Cavallero-Keitel. Il primo fu ampio e vago. Hitler elette al suo interlocutore l' impressione di non avere un preciso piano strategico perché si limitò a concetti generali, a parte la sua, fiducia nella guerra sottomarina; ma non volle scopri.re il suo gioco. Anche le conversazioni fra Keitel e Cavallero non uscirono dal generico, eccezion fatta pér il ribadire tedesco che «La situazione impone un' intesa con la Francia per la ulteriore condotta deJla guerra in Mediterraneo( ...). Le necessità di rifornimento della Cirenaica per le truppe tedesche ci hanno spinto a richiedere il permesso di sbarcare in Tunisia limitatamente ai rifornimenti. Ciò abbiamo potuto ottenere perché fortunatamente abbiamo qualcosa in mano eia dare ai francesi. Se avessimo scelto la maniera forte avrenuno automaticamente provocato la separazione dell'Impero dalla Francia metropolitana ed avremmo dato forza al movimento di De Gaulle. Perciò abbiamo seguito una via opposta cercando una collaborazione europea della Francia con l'Asse. La Francia ha acceduto alle nosb·e richieste, sia pure a malincuore, sotto l'incubo del duro inverno trascorso ( ...)»75 .

In conclusione, da parte germanica fu chiara l'intenzione di tacere fino all'ultimo le decisioni sull'operazione Barbarossa, nonché la limitata impo1tanza attribuita in quel momento dall 'OKW al teatro nordafricano. Da parte di 1Cavallero stupisce l'atteggiamento eia lui tenuto in un incontro che aveva desiderato. Scorrendo nel verbale i suoi interventi spiace rilevare un tono timidamente riguardoso, eia sottoposto, e la scarsa incisiv.ità delle sue domande e richieste , quasi djmenticando l'interesse vitale della Libia nel Mediterraneo e tutti i promemoria e gli studi degli Stati Maggiori concludentisi regolarmente con un «non ce la facciamo» . O, forse, convito anch'egli dell'imminenza di qualcosa nell'Est europeo, temette di apparire poco diplomatico costringendo l'interlocutore a rompere il segreto di simile determinazione . Mussolini in un primo momen to manifestò soddisfazione per la constatata cordialità dei rapporti italo-tedeschi, però qualche giorno dopo sbottò: «( ...) E personalmente ne ho le tasche piene di Hitler e del suo modo di fare. Questi colloqui, preceduti da una chi.amata di campanello, non mi piacciono: col campanello si chiamano i camerieri. Poi che razza cli colloqui sono? Debbo per cinque ore assistere ad un monologo abba75

Ibidem, data 2.6.1941.


494

POLITICA ESTR,UEC IA IN CENTO ANNI DI GUERRI; ITALLANE

stanza noioso ed inutile ( ...)»76 . Senza dubbio in Mussolini l'incontro non mancò di provocare irritazione oltre che delusione, tanto più che anche i sondaggi fatti da Ciano con Ribbentrop ebbero miglior risultato. Il ministro tedesco aveva addirittura affermato che le «voci» sull 'imminente inizio delle operazioni erano «destituite di fondamento» o «per lomeno eccessivamente premature»; ad ogni modo non riteneva che Stalin volesse fare «la follia>> di attaccare il Reich e comunque, se la situazione fosse precipitata, l' Armata Rossa sarebbe stata «letteralmente spazzata via>> dalla Wehrmacht77 . Il 10 giugno von Rintelen consegnò al Comando Supremo un appunto che riportava il pensiero del Ftihrer sulla «condotta della guerra in Africa settentrionale»: il sicuro flusso dei rifornimenti era «il compito più urgente per la continuazione della gue1rn>> e la conquista di Tobruk costituiva la premessa per la ripresa dell'offensiva su Alessandria. Occorreva perciò potenziare mezzi di difesa per l' uno e mezzi d'offesa per l'altra78. Francamente c 'è eia restare interdetti sullo scambio di vedute fra i due alleati! Cavallero rispose di conseguenza, ma approfittò dello spunto offertogli per tornare sulla necessità cli «avviare urgentemente la massima possibile utilizzazione ciel porto di Biserta»79 . Poi concentrò quasi - torneremo su questa precisazione - tutte le sue cure sull'assetto dello scacchiere cirenaico-egiziano. 11 potenziamento delle forze era stato studiato e programmato eia Guzzoni in un piano che comprendeva: l'adozione cli un nuovo organico per la divisione motorizzata (D. mot. tipo A.S ., cli cui si è fatto cenno) ma anche per la divisione corazzata; la costituzione cli divisioni d' occupazione con qualche rimaneggiamento rispetto alla «binaria»; il completamento organico delle grandi unità e dei supporti e servizi dislocati in Libia; l'invio di nuove grandi unità. Il tutto con diverse priorità. Considerate inoltre le circostanze, Cavallero incaricò il capo cli S.M. dell'Esercito cli recarsi in Libia per esaminare bene la situazione sotto molteplici aspetti, clall 'organizzazione di comando ali' efficienza bellica delle grandi unità, alle possibilità operative. Il gen. Roatta arrivò a Bengasi il 14 giugno, alla vigilia dell'operazione Battleaxe. Ebbe naturalmente molteplici contatti con Garibaldi, 76

G. CtANO, Diario, cit., p. 523. Colloquio C iano-Ribbentrop in data 2.6.1941, DDI, 9" serie, VII, doc. 200. 78 Diario storico del Comando Supremo, data 10.6.1941 , ali. 508. 79 Ibidem, data 12.6.1941, ali. 634. 77


LA CAM PAGNA DEL 194 1 IN AFRICA SETTENTRJO'--' NA :..:,Le:. Ec..__ _ __

Rommel ed i principali comandanti e soppesò con cura i diversi risvolti del problema strategico. Nelle tre distinte relazioni che compilò per riferire a Cavallero su specifici argomenti, sì espresse senza mezzi termini. L'espugnazione di Tobruk era vista attraverso due fasi: una preliminare e di sgretolamento progressivo della difesa ed una conclusiva da attuare con una o più spallate. Per l'operazione era calcolato l'impegno di quattro divisioni corazzate, cinque di fanteria, una motorizzata, supporti vari di artiglieria e genio. Oltre alla 5a squadra aerea era chiesto l'intervento dell'Aeronautica della Sicilia e del X Fliegerkmps. La difesa delle retrovie (nei confronti di sbarchi di commandos e di incursioni cli complessi tattici meccanizzati) era stata prevista e richiedeva un fabbisogno di tre divisioni autopo,tate e adeguate forze aeree. L'offensiva verso l'Egitto era stata studiata a puro titolo orientativo e con larghissimo margine di approssimazione, stante l'aleatorietà di disegni a lunga scadenza. A prescindere dal rischio cli trovarsi poi di fronte a situazioni assai differenti da quelle previste, i rinforzi da mandare in Africa erano tali e tanti da rendere impossibile un calcolo d'ordine pratico sui tempi occorrenti per l'approntamento dello strumento operativo. Al ritmo in atto dei trasporti marittimi si sarebbe arrivati all'autunno 1942. Tirando le somme, Roatta non pensava si potesse concepire l'espugnazione di Tobruk a breve scadenza, né concepire un'operazione su Alessandria se non come un'eventualità assai lontana. Si dichiarò persuaso che il nemico avrebbe tentato una nuova offensiva molto più consistente - e su questo tutti i comandanti in Libia concordavano - prima ancora che il Comando Superiore fosse in grado di prendere Tobruk. Perciò il problema immanente non era quello dell'offensiva in Egitto, bensì quello della difesa, visto nei suoi cinque aspetti principali: difesa dei fronti avanzati ( confine e Tobruk), difesa su posizioni arretrate (Ain el-Gazala e uadi Derna), difesa dell'interno, difesa costiera, difesa (eventuale) della frontiera tunisina. Con un'avvertenza: discutibile la convenienza di mantenere unità sulle posizioni arretrate finché non fosse assicurato almeno lo stretto fabbisogno per i fronti avanzati. Torniamo adesso al «quasi» tutte le cure riservate da Cavallero allo scacchiere cirenaico. Il «quasi» era determinato dall'orientamento dato il 30 maggio da Mussolini circa le tre divisioni da approntare fra Lubiana e Zagabria in previsione di un conflitto germano-sovietico. Nelle prime ore del 22 giugno l'ambasciatore von Bismarck recò a Palazzo Chigi una lunga lettera di Hitler per Mussolini. Ciano riferì telefonicamente a Mussolini, in quei giorni a Riccione, la comunicazione


496

POLITICA E STRATEGIA JN CEJ\TO ANNI DI GUERRE JTALIANE

dell'apertura delle ostilità e poi in mattinata notificò all'ambasciatore sovietico la dichiarazione di guerra dell'Italia80 . Il ministro per gli Scambi e Valute, Riccardi, in un colloquio con Ciano finì per sbottare: «Oramai, nel regime, la sola cosa che potrebbe ancora stupirmi sarebbe vedere l 'uomo gravido: fuori di questo abbiamo visto tutto!» 81 . Nella sua lettera Hitler sottolineava alcuni punti fermi. Primo: «L'Inghilterra ha perduto questa guerra» ed essa si aggrappava come ultima ancora di salvezza al «socio russo», perciò, «( ...) dopo una lunghissima meditazione sono venuto nella determinazione di strappare il nodo scorsoio prima che esso venga serrato . In questo modo io credo, Duce, che rendo quest'anno alla nostra comune condotta di guerra il più grande servizio possibile».

Secondo: il pieno successo in Russia era sicuramente raggiungibile in pochi mesi e, comunque, anche se a fine anno la Wehrmacht fosse costretta a lasciare nella Russia occupata una sessantina di divisioni, rimarrebbe ugualmente forte e «Se l'Inghilterra tuttavia non dovesse essere in alcun modo ammaestrata da questa dura realtà, allora, con le spalle libere, potremo dedicarci con forze accresciute alla liquidazione di questo avversario».

Terzo: l'Africa settentrionale non correva alcun pericolo sino all'autunno e, d'altro canto, prima dell'autum10 «non può assolutamente prendersi in considerazione la possibilità di un attacco sull'Egitto>>. Quarto: l'offerta di un corpo di spedizione era apprezzata ma declinata perché, al momento almeno, non necessaria: «L'aiuto decisivo - spiegava Hitler - Duce, Io potJete sempre fornire col rafforzare le Vostre forze nell'Africa settentrionale, possibilmente anche volgendo lo sguardo da Tripoli verso l'Occidente, col costituire un contingente per ora sia pur piccolo, che in caso di violazione dei trattati da parte francese possa marciare in Francia [= nell'impero francese]. Ed infine con l'intensificare la guerra aerea, e dove sia possibile quella dei sottomarini nel Mediterraneo>>8 2 .

80 L'Italia si considerò in stato di guerra con l'Unione Sovietica «dalle 5,30» di quello stesso 22 giugno. L'ora è volutamente identica al gruppo data-orario della lettera di Hitler a Mussolini. 8I G. CIANO, Diario, cit., p. 527. 82 Hitler a Mussolini in data 21 .6. I 941, DDI, 9" serie, VH, doc. 288.


LA CAMPAGNA IJBL 194 1 IK ArRICA SETTENTRIONALE _

_ __

Insomma, meglio sarebbe stato per l'Italia pensare ad affrontare le proprie esigenze in Libia. Sta di fatto, però, che eia quel momento ebbe inizio in Italia una frenetica attività per dotare convenientemente il corpo d'armata speciale di personale, materiali d'armamento e mezzi (soprattutto autocarri). A parte la considerazione che, nonostante ogni sforzo, il corpo di spedizione fu lungi dal ricevere una fisionomia equilibrata e solida, in linea con i prevedibili impegni operativi , è indubbio che il «saccheggio» provocato dal suo approntamento incise pesantemente sulle disponibilità per la Libia, per l'appunto quando, in particolare al Comando Supremo, si aveva motivo di ritenere imminente e pericolosa una ripresa offensiva britannica in Cirenaica. :Mussolini rispose il 23. Approvò, come sappiamo , toto corde considerazioni e decisioni di Hitler. D ichiarò che il carattere ideologico della nuova guerra impediva all'Italia di rimanerne estranea e , con notevole improntitudine , aggiunse: «Vi ringrazio quindi, Fi.ihrer, di aver accolto la partecipazione di forze terrestri e aeree italiane ne l numero e per il settore che gli Stati Maggiori stabiliranno. Contemporaneamente ogni sforzo sarà fotto per consolidare le nostre posizioni nc.11' Afriea settentrionale tanto ad ovest per vigilare su Weygand, quanto ad est per impedire ogni tentati vo inglese di riscossa, tentativo che non è prevedibile dopo il grave insuccesso delle forze inglesi ( ...)» 83 .

Cavallero, per parte sua, si mostrò «d'avviso che i tedeschi possano facilmente riportare una grande vittoria e crede che le masse armate bolsceviche si sbanderanno provocando il collasso» 84 . La replica di Hitler venne dopo una settimana d 'operazioni. Era soddisfatto per la partecipazione armata di altri Stati contro il bolscevismo, però dovette ammettere, con palese contrarietà, qualcosa di non previsto: «La più importante constatazione che io ed i miei Generali abbiamo fatto è stata una che veramente ci ha sorpresi nonostante tutte le previsioni. Duce, se questa lotta non fosse avvenuta ora, ma anche soltanto poclù mesi o un anno più tardi, noi avremmo - per quanto possa essere terribile questo pensiero - perduto la guerra,> 85 .

83

Mussolini a Hitler in data 23 .6.1941 , ibidem, VII , doc. 299 cit. 84 G. CIANO, Diario, cit., p. 527 . x5 La sorpresa di Hitler e dell'OKW derivava dall 'assoluta ignoranza circa le reali dimensioni dcli ' Armata Rossa. A Berlino non si aveva idea che l'Unione Sovietica disponesse di carri come il T 34 da 32 tonne llate con un pezzo da 85, come il KV li da 53 tonnellate con un pezzo da 152, e nemmeno di lanciarazzi multipli (PAUL C ARELL, Rtissia I94 i -1945. Operazione Barbarossa, Longanesi, Mi Iano 1963 , pp. 67-68).


498_ _ _ _ _ _ _ _ __

POLITICA E STRllTEG IA IN Ct;NTO ANNI DI GUERRE lT,\LlANE

Anche se possiamo considerare questa affermazione come strumentale ai fini della dimostrazione della bontà della decisione presa di attaccare subito l'Unione Sovietica, resta il fatto che, date le circostanze , Hitler sj rimangiò il pur co1tese rifiuto del concorso italiano: «Io accetto con gratitudine la Vostra generosa offerta, Duce, cli mandare un corpo italiano ed aerei da caccia italianj sul teatro bellico orientale ( ...)». Ed auspicò un incontro a due al fronte russo 86 .

Mussolini fece preparare da Cavallero le direttive per il gen. Bastico, in partenza per la Libia quale nuovo comandante superiore87 . Direttive assolutamente generiche e caratterizzate da una forte attenuazione del realismo cui si ispiravano i rapporti d.i Roatta, secondo i quali in sostanza, se non si risolveva una volta per tutte il problema logistico, per quello tattico non restava che fare il possibile con quanto in posto , rassegnati ad attendere la nuova offensiva britannica. Le direttive impartite sotto l'autorità della firma del Duce, invece, senza nulla promettere circa una prossima intensificazione dei rifornimenti, astrazion fatta per una platonica affermazione di principio, prescrivevano di assicurare la difesa della Cirenaica e di preparare la conquista di Tobruk, operazioni che Roatta aveva dichiarato possibili senza un cospicuo incremento dei rifornimenti ordinari e straordinari di ogni genere. L'offensiva verso Alessandria era rimandata «ad epoca più propizia», senza altre precisazioni che la collegassero alla risoluzione del problema dei trasporti oltremare, oppure al termine della campagna di Russia, oppure al momento in cui la Germania lo avesse deciso. Perché proprio questo è il punto. Non per nulla von Rintelen, in un appunto in data 2 luglio, aveva scritto: <<È intenzione dell'OKW di aggredire le posizioni britanniche nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, dopo che la campagna di Russia sia terminata e appena le forze corazzate, quivi impegnate, siano disponibili per altri teatri di guerra ( ...),> 88 .

Si ricava, insomma, l'impressione di un attendismo operativo deliberatamente assunto davanti all'iniziativa altrui - del nemico o dell'al86 Hitler a

Mussolini in data 30.6.1941 , DDI, 9" serie, VII, doc. 335.

87 Il gen. Bastico prese visione delle direttive, datate 16 luglio, prima della parten-

za da Roma. Assunse il comando il 18 luglio. 88 Diario storico del Comando Supremo, data 2.7.1941 .


L A CA~'ll'AGNA DEL 194 1 IN AfRlCA SETIENTR!ONALfi

499

leato - ed insieme un certo velleitarismo. Impressione che sembra confermata dalla memoria sulla situazione politico-militare che una settimana più tardi Mussoli ni presentò al Re 89 . Nella lettera di trasmissione , ben si vede come a Mussolini non sia sfuggita la nota di incertezza contenuta nella comunicazione cli Hitler: <<ln Russia - scrisse Mussolini - si avanza, ma con un tempo di marcia inferiore a quello previsto , non solo dagli incompetenti»90 . Nel documento in questione appaiono con chiarezza sia la rinuncia ad uno sforzo concreto per modificare il disagio delle truppe in Libia, sia un orientamento mentale volto ad una difesa generale. Non solo, ma accadto all'assenza di ogni preoccupazione per i rifornimenti dalla madrepatria ed a decisioni prive di connessione con la realtà - quali la costituzione di una massa di manovra nella pianura padana di «almeno 20 divisioni» ed il calcolo cli arrivare ad una disponibilità complessiva per la primavera del 1942 di «almeno 80 divisioni>> , di cui cinque corazzate ed otto motorizzate, quando l'ostacolo di qualunque problema organico , tattico e logistico erano autocarri, artiglierie e carri armati - risulta sempre più determinato l'interesse verso il fronte russo. L'errore dell 'apertura di un nuovo fronte, come in Grecia quando Graziani già lamentava difficolta in Africa, stava adesso ripetendosi. Purtroppo occorre anche dire che la memoria in argomento era stata approvata da Cavallero quattro giorni prima91 , senza a quanto pare , obiezioni di sorta, nemmeno per avvertire che la disponibilità cli unità corazzate non si limitava ad un determinato gettito della produzione industriale, ma comportava un indispensabile volano cli carri e soprattutto una efficiente organizzazione per il recupero e le riparazioni, nostro tallone cl' Achille. Qualche giorno più tardi Keitel si rivolse a Cavallero, con una lunga lettera92 . Dava notizie sugli avvenimenti in corso in Russia e ringra~ziava, a nome ciel Fùhrer, dell'offerta «in caso cli necessità» di un secondo corpo d'armata italiano. Inoltre confermava, sia pure in prospettiva

89 Memoria di Mussolin.i per il Comando Supremo in data 24.7.1941 , in V. ZINCO(a cura), Hitler e. Mussolini, Rizzoli , Milano 1946, doc. 49. 90 Ibidem, cloc. 49. 9 1 Diario Cavallero, data 20.7.1941. 92 Ibidem, data 2.8.1941. La lettera è databile a fine luglio. li 24 .luglio Mussol.ini aveva scritto a Hitler preannunciando l'mTivo del corpo cl'mmata speciale fra il 10 ed il 15 agosto, e proseguendo con questa frase: «Ho intanto in preparazione un secondo corpo d'annata e potrei preparare un terzo, in caso di necessità» (DDI, 9" serie, VII, doc. 420).

NE


500

POUT!Ct\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITAl, IANE

lontana, la minaccia tedesca da nord sul Medio Oriente, traendone motivo per avvalorare l'ipotesi di un'offensiva britannica in Cirenaica nel prossimo futuro: «È tuttavia certo che gli Inglesi hanno riconosciu to qual maggior pericolo minaccerà, al termine della campagna all'Est, le loro posizioni nel Medio Oriente. Se opereranno correttamente (come dobbiamo presupporre) essi saranno portati a ritentare, nei prossimi mesi, l' attacco alla Cirenaica( ...). Non è tempestivo stabilil'e, prima che la campagna dì Russia sia conclusa, il comune piano di guerra delle potenze dell'Asse contro le posizioni inglesi del Mediterraneo( ...). Tale piano non verrà allora dettato dalla volontà di riposare sugli allori, bensì da quella di util izzare l'inclusione della Russia come base di operazioni in grande stile anche nel Medio Oriente, atte a migliorare la situazione strategica dell'Italia( ...)».

Il punto centrale non era tanto l'esame dell'ipotesi difensiva meno ancora, di quella offensiva, quanto l'unità di comando sui due fronti di Sollum e di Tobruk e la costituzione di un Panzergruppe Rommel con l'Afrikakorps ed un corpo italiano. Naturalmente il Panzergruppe sarebbe dipeso dal Comando Superiore e tale da poter essere staccato dal corpo italiano d'investimento di Tobruk. In definitiva, a parte la dovizia di suggerimenti e di pareri ed il marcato tono cortese, l' unico interesse manifestato per i problemi dell'Asse in Africa si traduceva nell'intenzione di rinforzare l'Afrikak01ps. Seguiva un cenno a non contare su Biserta e , dulcis infundo, una speranza: «Il Vostro desiderio, nuovamente trasmessomi dal generale von Rintelen, d.i concedere a fabbriche italiane la costruzione del carro III o IV, è attualmente in esame: esso verrà, per quanto possibile, soddisfatto».

Cavallero tirò le somme in un appunto in data 5 agosto per Mussolini: «Impegnatasi la Germania al fron te russo, la guerra nel bacino del Mediten·aneo è rimasta essenzialmente affidata alle anni italiane. Si è fatto di conseguenza ogni sforzo per potenziare il più possibile le forze terrestri ed aeree dislocate in Libia e tale indirizzo ha poi trovato espressione nelle direttive al Generale Bastico da Voi , Duce, firmate il 16 luglio( ...). Ciò premesso, è logico prevedere che il nemico tenterà di profittare di questa situazione per attaccare al più presto in Cirenaica, tanto più che esso può presumere di sollevare contro di noi, in caso di vittoria, il Nordafrica francese . Scopo inglese, già dichiarato: acquistare il dominio su tutta la costa africana settentrionale.


LA CAMPAGNA DSL 194 1 IN AFRICA SE'lì'ENTJ~IONALE.

Non si tratta quindi ora, per noi , di espugnare Tobruk o di attaccare l'Egitto, bensì di metterci in grado di dare una vittoriosa battaglia in Cirenaica ( ...)»93 .

Subito dopo rispose a Keitel , comunicandogli di essere in partenza per la Libia allo scopo di renders i conto di persona della situazione e chiuse con un «ringraziarVi sentitamente, anche a nome del Duce, per la vostra decisione di autorizzarci a riprodun-c il carro P 3. È questo un atto di cameratismo da noi molto apprezzato» 94 . Credette risolto un g rosso problema , ma si illudeva. Le speranze consentite da Keitel non si tradurranno mai in realtà per un complesso dj motivi di varia natura e di non semplice interpretazione95 .

5. L'OPERAZIONE CRUSADER ( 18 NOVEMBRE-7 DICEMBRE 194 l) Dopo la visita di Cavallero, in Libia fu avviato un riassetto generale di ogni settore, ma soprattutto di quello logistico. I Comandi della 5n armata e del XX corpo fu rono sciolti e sostituiti da un nuovo Comando della Tripolitania , preposto all'intera organizzazione territoriale e difensiva. In Cirenaica il quadro di battaglia comprese il Pan zergruppe, agli ordini di Ronunel, formato dal DeuLsches Aji·ikakorps (gen. Crtiwell) e dal XXI corpo italiano (gen. Navarini) e incaricato dei fron ti di Sollurn e di Tobruk, ed il «corpo d'armata di manovra» (CAM) , comandato dal gen. Gambara 96 , tenuto più a tergo, fra Be11a ed Ain el-Gazala. S i cercò di attenuare per guanto possibile i troppi aspetti negativi della scarsa preparazione del personale e le carenze dj amalgama iniziali per sopperire a quanto non fatto o fatto, male in madrepatria . Perciò furono istituiti centri di istruzione di vario tipo. Si volle anche rivedere l'efficienza delle di visioni mobili. Per l'Ariet.e, lo Stato Maggiore aveva pensato d i completare entro agosto il reggimento cruTi con gli M 13 ed in settembre inviare un secondo reggimento carri medi , ma Cavallero bloccò subito la cosa. La divisione sarebbe divenuta troppo «pesante» e

93

Diario Cavallero, data 5 .8 .1941. USS ME, Diario storico del Comando Supremo, c it. , fV, tomo li , doc. 61 . 95 Sull 'argomento vds. L. CEVA e A. CURAMI, La meccaniz.zazione dell'Esercito iwliano dalle origini al 1943, USSME, Roma 1989, I, cap. 15. 96 Il gen. Gambara assunse il comando del corpo d'annata di manovra pur conservando la carica di capo di S.M. del Comando Superiore. 94


502_ _ _ __

_

_ _ _ _ __,P,.,,, OLIT!CA E STIV\TEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

sostenne preferibile che l'Ariete disponesse di un solo reggimento caITi, «quindi più leggera, più manovriera, come fosse una brigata». Cosicché le tabelle organiche diramate a fine agosto contemplarono l '8° bersaglieri, il 132° can-isti su carri M 13 ed il 32° reggimento artiglieria. li 32° reggimento carri, su tre battaglioni di carri leggeri, rimase per il momento in rinforzo alla divisione. Come evidente, il problema di fondo dei carri armati rimaneva in sospeso. Da tempo esistevano incertezze e dubbi in proposito ed i carri M 13 presentavano una serie di difetti ancora tutti da eliminare. Secondo un programma prospettato da Fiat e Ansaldo a Cavallero, a tempo debito l'Italia avrebbe potuto contare su quattro tipi di carri: - carro armato L 6 (circa 6,8 tonn.): in corso cli produzione presso gli stabilimenti Spa, con un ritmo massimo previsto di 65 unità mensili; - carro armato M 13 (circa 15 tonn.) con motore maggiorato: in produzione per le ultime 700 unità della commessa presso gli stabilimenti Spa e Ansaldo, con un ritmo, di circa 10 unità mensili; - carro armato da 18 tonn.: riproduzione del Pzkw III. La sua produzione poteva sostituire quella del carro M 13 non appena terminate le predi.sposizioni per la produzione; - carro armato da 25 tonn., con cannone da 75: era in corso di allestimento un prototipo. Purtroppo il «tempo debito» non verrà né per il carro da 18 tonn. né per quello da 25 . Mentre, sia pure stentatamente , aveva luogo un miglioramento delle condizioni delle grandi unità terrestri, la R. Aeronautica, alle prese con analogo problema, era riuscita in maggio a realizz,u·e infrastrutture in grado di accogliere reparti aerei già in attesa cli trasferimento. Ma in tema di potenziamento sorsero discussioni fra Comando Superiore e Comando 5a squadra, derivanti in realtà da incomprensioni e divergenze di vedute che provocavano malintesi, interferenze e suscettibilità. E se in campo italiano i rapporti talvolta non risultavano di reciproca soddisfazione, ancor meno lo saranno quelli fra Comandi italiani e Comandi tedeschi. Il fattore condizionante concerneva in primo luogo la sicurezza dei convogli. La questione dei rifornimenti alla Libia presentava una molteplicità di aspetti: tonnellaggio disponibile, rotte, potenzialità di scarico dei porti cli arrivo, possibilità di utilizzazione di Bisetta, scorte aeree e navali per i convogli, offese nemiche aeree, cli superficie e sottomarine.


ORGANIGRAMMA DELLE TRUPPE OPERANTI IN CIRENAICA COMANDO SUPERIORE A .S. (gen. Bastico)

I

J

Corpo Armata di Manovra C.A.M. (gen. Gambara)

I

D.. cor. Ariete

I

Raggr. Espi.

I

15" D. cor.

Gruppo 2orazzato Africa G.C.A. (gen. Rommel)

I

I

Corpo Ted. Africa C.T.A . (gen. Cri.iwell)

D.mot.

Trento

I

I

21• D. cor. D.f. Savona (già 5" D. legg.)

I

D . Bologna

D. )avia

(2)

(2)

I

I

I

XXI C .A. (gen . Navarini)

I

D.z.b. V (I)

D.f.

J·escia (3)

rI

a 1quote DJ. Sabratha

(1) li 27 novembre assumerà la denominazione di 90" Leìchte Dìvìsion. (2) Le D.f. Bologna e Pavia erano destinate ad assumere l'ordinamento della D. mot. Trento. (3) La D.f. Brescia doveva conservare la struttura delle divisioni metropoUtane.

Ma peritali ani e tedeschi il punto centrale dell 'intero problema era Malta. Lo stesso Rommel decise di rivolgersi direttamente all'OKW cd in un rapporto del 19 luglio scrisse: «Ritengo il problema di Malta tale da dover essere risolto subito, come è stato per Creta. In ogni caso è necessario, per i rifornimenti attraverso il Canale di Sicilia, che i convogli siano assolutamente indisturbati ( ...). Sono d'avviso che ( ...) l'azione per Tunisi e Biserta sia condizione indispensabile per l 'csito dell'avanzata cieli' A.frìkakorps verso la valle del Nilo( ...). Mi pennetto perciò di suggerire all'OKW di prendere in considerazione per la prossima offensiva (che, ripeto, non potrà fars i prima dell'autunno) una doppia manovra, verso est e verso ovest, con l'occupazione di Tunisi e di Biserta, nonché, se opportuno, dell'Algeria( ...)».


504

-

- - - - - - --'P"" OL ,,,_IT =!CA E STR1\TEGI,\ IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Oltre alla difesa dei convogli esisteva per la R. Marina il gravissimo inconveniente della carenza di carburante, tanto avvertita che il 2 settembre Cavallero, in occasione di voci circa un'uscita in mare della Mediterranean Fleet, disse all'amm. Riccardi: «Non impegneremo la squadra se non nel caso di obiettivo nemico importantissimo. Però la squadra deve rimanere in stato di approntamento nelle sue basi» 97 . Proprio in settembre l'amm. Weichold mandò all'OKW una lettera allarmante: «Oggi, come sempre, la flotta britannica domina il Mediterraneo( ...). L'arma britannica più pericolosa è rappresentata dai sommergibili, soprattutto quelli operanti da Malta( ...). Le formazioni dell'aviazione italiana che attualmente si trovano in Sicilia ed in Africa settentrionale sono insufficienti ad arrestare le operazioni aeree e navali britanniche( ...). Ammonisco ancora una volta, con carattere d' urgenza, a non sottovalutare i pericoli derivanti dalla situazione navale nel Mediterraneo ( ...)» 98 .

In quei frangenti, Cavallero ordinò a Roatta di riprendere gli studi per l'occupazione di Malta e Hitler risolse di offrire il Comando della 2a Luftflotte (maresciallo Kesselring) con il II Fliegerkorps, da schierare in Sicilia, e, in più, un congruo numero di U-Boote. Rommel era comprensibilmente in tensione. Poiché alla frontiera egiziana sembravano presenti solo la 7" divisione corazzata e la 4a divisione indiana, non considerava verosimile un'offensiva britannica equesto lo stimolava ad approfittare della favorevole circostanza per muovere contro l'Egitto. Ma per farlo occon-eva l'aITivo degli indispensabili rifornimenti ed il completamento delle grandi unità, nonché la conquista di Tobruk. Non apparendo realistico provvedere in tempo per i rifornimenti, concluse che «bisogna limitarsi alla rapida eliminazione di Tobruk» da attuare al più tardi per metà novembre99 . Il 9 settembre Cavallero convocò il gen. Gambara a Roma, ma prima ebbe modo di farsi un'idea più precisa della situazione. Nel pomeriggio dell' ll si presentò von Rintelen, il quale accennò a previsioni tedesche di una prossima iniziativa inglese ed appoggiò la richiesta di r.inforzi avan97

Diario Cavallero, data 2.9.1941. W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte Ill , Il, pp. 131-132. 99 Diario storico del Comando Superiore in data 6.9.1941. Von Rintelen consegnò copia della lettera al Comando Supremo il 12 settembre. 98


LA CAMP.A.GN/\ DEL l94 I IN AFRICA SETrENTRlONALE

505

zata da Bastico e da Rommel. 11 13 fu la volta del gen. Gause, capo di S.M. del Panzergruppe, a caldeggiare l'opportunità di rinnovare l'attacco a Tobruk a fine ottobre. Il 15 fu il turno cli Gambara e la riunione fra Cavallero, Roatta e Gambara trovò tutti d 'accordo sul valutare essenziale l'espugnazione cli Tobruk prima di procedere sul Canale , e quindi sulle relative predisposizioni entro ottobre. Così il disegno per impadronirsi della piazza andò rapidamente assumendo contorni definiti. Fra i contorni <<definiti» uno però aveva valenza negativa. Nel trimestre luglio-settembre era sbarcata in Libia appena la metà del fabbisogno per i consumi ordinari, ad ovvio detrimento delle scorte. Tutto era in ritardo anche nel programma di ottobre e la situazione logistica pareva avviata ad un netto peggioramento . Per giunta, dalla metà cli ottobre aumentarono gli indizi di una probabile grossa offensiva britannica, che sarebbe scattata quando le truppe dell'Asse si fossero impegnate nuovamente contro Tobruk. Un telegramma inviato all' Associateci Press a Londra dal con-ispondente del Cairo diceva: «L'esercito più potente che la Gran Bretagna abbia mai radunato prima nel!' Africa è dislocato nel Deserto Occidentale per la difesa dell'Egitto e per un' evenrnale azione contro le forze italo-tedesche in Libia, azione che forse sarà decisiva ( ...)>) 100•

Mentre nel Comando Supremo e nel Comando Superiore A.S. accanto alla cautela affiorava una certa inquietudine, Rommel continuava a scartare la probabilità di un' iniziativa britannica, al punto di recarsi a Roma per una licenza di quindici giorni, e di manifestare sia a Cavallero sia, in conversazione telefonica, a Jodl piena fiducia: in ogni caso il nemico sarebbe stato bloccato alla frontiera dalla 21 a Panzerdivision. Dopo numerosi colloqui , anche con i ve11ici della Kriegsmarine e della Luft: wajfe, il parere tedesco rimase orientato alla conquista di Tobruk entro la fine cli novembre. «Concordo pienamente! - scrisse Cavallero nel suo diario -. Aggiungo però che bisogna riesaminare alcuni aspetti ciel problema» . Gli aspetti, o meglio le obiezioni da lui avanzate vennero una ad una smontate da von Rintelen 101 . Nel pomeriggio del 14 novembre, riunione con Pricolo, Riccardi, von Rintelen e Rommel, venne ripresa la questione dei trasporti per la Libia. Dal verbale si trae uno spiacevole senso di insoddisfazione. I problemi logistici debbono essere affrontati 100 10 1

Ministero della Cultura Popolare, bollettino del 19.10.1941. Diario Cavallero, data 1.3. 11.1 941.


_

_ _ _ _ _ _ _ _ _ ____:_: PC,c, )l,:.: He!:lCe_cA,_,E·'-"S'-" TR "A 'e,_ T,e, EG""lA " -'IN CENTO ANNI 01 GUH<RE IT.'- LIANE

con una nitida esposizione preliminare che metta a confronto possibilità ed esigenze incontrovertibili, prospetti una o più soluzioni, suggerisca la soluzione considerata migliore; dopo di che un dibattito a ragion veduta può e deve consentire di pervenire ad una conclusione realistica. Dalla seduta cli quel pomeriggio , non certo condotta con sistematicità, sembra invece che eia parte italiana si sia voluto «far tornare i conti» per accogliere l'intento tedesco di attaccare Tobruk a brevissima scadenza102 . li 15 novembre Cavallero dichiarò a Bastico: <<Come già discusso e convenuto con Voi e col generale Gambara in precedenti riunioni, la presa di Tobruk è il solo mezzo per migliorare la s.ituazione tattico-strategica costà e metterci, se tempestivamente attuata, nell.a possibilità di affrontare in buone condizioni un attacco nemico in forze( ...). Perciò: 1. completamento della preparazione con i mezzi esistenti e con quelli in corso di afflusso; 2. decisione circa il momento cli eseguire l' attacco, subordinata ai dati della situazione generale , demandata a codesto Comando che ne ha la piena responsabilità (d'intesa con il generale Rommel)» '°3 .

Il giorno successivo Rommel ripartì in aereo , ma il maltempo e noie ai motori del velivolo lo costrinsero a pernottare a Belgrado e ad Atene , cosicché poté rientrare in Cirenaica solo il 18. Appena in tempo per ricevere il generale Cunningham. *

*

Anche l'organizzazione britannica in Medio Oriente subì nell'estate 1941 sostanziali cambiamenti, solo in parte provocati dall'andamento delle operazioni in Cirenaica. Il settore logistico fu quello maggiormente interessato, visto che nell'ottobre 1940 il ministero della Guerra aveva fissato tre traguardi successivi: autonomia per nove div isioni entro l' anno , per quattordici nel giugno 1941 e per ventitre nel marzo 1942. Darilevare che 1' 11 marzo era entrata in vigore la legge americana «Affitti e prestiti» e che Roosevelt aveva dichiarato che la difesa della Gran Bretagna rivestiva un'importanza vitale per gli Stati Uniti. 102 USSME,

Verbali delle riunioni tenwe dal capo di SM. Generale, cit., II, verb. n. 43. Diario storico del Comando Supremo, data 15 .11.194 1, ali. 866. È probabile che Bastico si sia chiesto perché la propria responsabilità dovesse essere «d 'intesa con il generale Rommel» . 103


LA CAMPAGNA DEL 1941 JN AFRICA SII lTENTRIONALE,_ _ __

Il 4 luglio il gen. Auchinleck assunse il comando in capo delle forze tenestri del Medio Oriente. Churchill, ritenendo cli trovarsi in piena sintonia cli vedute con questo nuovo comandante, gli spedì subito un telegramma mellifluo con cui gli faceva capire di affrettarsi a concludere la campagna di SiJia; di attaccare a breve scadenza in Cirenaica, eventualmente anche prima di ultimare le operazioni in Siria, affidando il comando delle truppe al gen. Wilson. Auchinleck rispose dopo un paio cli giorni dicendo che nessuna offensiva era pensabile senza una solida base operati va, il che esigeva tempo. Una volta realizzata la base si poteva prendere in considerazione la questione libica, la quale richiedeva: la disponibilità di dtle o meglio tre divisioni corazzate e di una motorizzata; l'appoggio da parte di una forza aerea indipendente tatticamente dalla Royal Air Force; il concorso della Mediterranean Fleet. L'offensiva avrebbe avuto come scopo l'eliminazione dell'Asse dal Nordafrica, ma per evidenti motivi logistici sarebbe stata cadenzata in tre fasi, la prima delle quali rappresentata dalla riconquista della Cirenaica. Si aprì subito una discussione che, ad un ce1to punto, fece capire l'opportunità di un incontro per chiarire bene punti di vista e programmi. Auchinleck, dunque, fu convocato a Londra, ebbe lunghi colloqui con i vertici militari, passò un cordialissimo week-end nella residenza cli campagna di Churchill, ma non cedette cli un millimetro: l 'offensiva sarebbe stata sferrata a novembre, avrebbe avuto dimensioni mai raggiunte sino allora e sarebbe stata diretta dal gen. Alan Cunningham (fratello dell' amnùraglio), comandante della EastAft·ica Force sino al 29 agosto, e non dal gen. Wilson 104 • Churchill dal canto suo guardava molto più avanti e già coltivava un progetto personale per l'autunno 1941 e per il 1942. Battuto Rommel e conquistata la Tripolitania (operazione Acrobat), il Nordafrica francese poteva essere indotto a staccarsi dal governo di Vichy; inoltre, trasportate una divisione corazzata e tre di fanteria dal Regno Unito nel Meditetrnneo , il possesso di Malta e l'acquiescenza della Francia avrebbero consentito di aprire un secondo fronte in Sicilia (operazione Whipcord). In Russia l'avanzata tedesca sarebbe stata ancora seriamente impegnata e l'Italia, dopo il rovescio in Libia, avrebbe trovato difficoltà a battersi da sola. «Se prima di gennaio - scrisse al ministro per il Medio Oriente, Littelton possiamo assicurarci il possesso di tutta la serie di aeroporti di Tripoli, Malta, SiciJ04

\V. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte llf, II, pp. 32-41. C fr. del deserlo, Longanesi, Milano 1961, pp. J19-120.

CORRELLI BARNEIT,I generali


508 _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _PO_ L_r_n c~·A_J_,s_·T_RA_T_J~~;r_A_IN·~c~E~NT~O~A~N~N~IO~l~G= UE=·R~RE ~· l=T= AL=lA =N=E

lia e Sardegna, e possiamo insediarvici , si creerà la possibilità di attacchi potenti e forse decisivi contro l'Italia, il socio più debole dell'Asse ( ...). Fondamento di quanto sopra è naturalmente il successo di Crusader. Voi dovreste salutare con gioia la grossa diversione di forze nemiche, particolarmente aeree, che Whipcord provocherebbe, purché essa abbia luogo contemporaneamente all'Acrobat ( ...)»105 .

Il ministro Littelton, al Cairo, mostrò la lettera ai comandanti in capo i quali non condivisero affatto il pensiero strategico di Churchill. A prescindere dalla maggiore importanza da essi attribuita alla djfesa del Medio Oriente, ritenevano non necessaria né possibile l'invasione della Sicilia, preferendo dì gran lunga, eventualmente, l'occupazione di Biserta. Abbandonata Whipcord, Churchill propose allora al Comitato dei capi di Stato Maggiore l'operazione Gymnast, cioè uno sbarco a Biserta o Casablanca, e tutti si trovarono d'accordo. «Abbiamo perciò definitivamente deciso - scrisse ChurchHl al gen. Ismay, segretario del Comitato dj difesa imperiale - di agire secondo la seguente successione: Crusader, Acrobate Gymnast. Su questo punto non vi può essere alcuna rinuncia>> 106 . In Egitto naturalmente si pensava soltanto a Cru.sader. Fra il ritorno di Auchinleck dalla visita a Londra e l' inizio dell'offensiva trascorsero tre mesi, durante i quali vennero nettamente differenziati gl i scacchierj operativi affidando a ciascuno di essi una vera e propria armata. In P,ùestina e Transgiordania venne formata la 9a armata (gen. Wilson), in Egitto I'8a (gen. Cunningham). L'approntamento di quest'ultima ebbe luogo nei mesi di settembre e di ottobre. La Western Desert Force diventò il 13° corpo (gen. Godwin-Austen), un secondo corpo inquadrante la massa corazzata divenne il 30° corpo (gen. Norrie). Il primo ordine di Auchinleck risale al 2 settembre: «1. ( ...) ho deciso di sferrare un'offensiva in autunno con lo scopo di cacciare il nemico dal Nordafrica. 2. L'offensiva sarà svolta in due fasi. Prima fase: conquista della Cirenaica. Seconda fase: conquista della Tripolitania ( ...)».

E precisò che obiettivo immediato era la distruzione delle forze co105

W. CHURCllILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte UI, II, pp. I 96-1 99. p. 200.

106 Ibidem,


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICA SET r ENTRJONAL,:. E _ _ __

509

razzate nemiche e che prevedeva di poter ordinare l'operazione all'inizio di novembre IO?. Dopo qualche incertezza, Cunningham formulò il seguente piano: il 30° corpo doveva girare a sud delle difese di frontiera italo-tedesche, cioè a sud di Sidi O.mar, e portarsi nella zona di Gabr Saleh, dove si pensava che Rommel avrebbe affrontato lo scontro decisivo dei carri. Il I 3° corpo, invece, doveva «fare il minimo assoluto» finché non fosse stata ben individuata la direzione del contrattacco corazzato tedesco . Poiché però nacque il timore che Rommel penetrasse per l'appunto nell 'intervallo fra i due corpi britannici ed attaccasse la sinistra del 13° còrpo , Cunningham affidò ad una delle tre brigate della 7a divisione corazzata la protezione del fianco del predetto corpo. Consapevole del pericoloso compromesso, si consolò riflettendo che, dopo tutto, il compito della 4a brigata corazzata era temporaneo: non appena si fosse stati sicuri dell'inesistenza di una minaccia per il 13° corpo, essa si sarebbe riunita alla divisione. «La prima sera - diceva Cunningham - le sue [di Rommel] intenzioni si saranno rivelate e la decisione potrà essere presa» 108 . Sono evidenti le indecisioni di fondo nel disegno di manovra. Fare la prima mossa e poi aspettare la risposta del! 'avversario per decidere come continuare l'operazione significa rinunciare al l'iniziativa, elemento principale cli un'offensiva. Come poi si vedrà, date queste premesse, nonostante Rommel tardasse tre giorni a prendere le sue contromisure, in quei tre preziosi giorni Cunningham rimase inattivo, esitante sul da farsi. A fine ottobre, dunque, 1'8a armata comprendeva: - 13° corpo d' armata su 4" D.f. indiana, 2" D.f. neozelandese, I" brigata carri e suppo1ti;

- 30° corpo d'armata su 7" D. cor., l" D.f. sudafricana e supporti; - unità d'annata, fra i quali la 2• D.f. sudafricana e l'Oasis Group (un complesso tattico meccanizzato e livello brigata); - guarnigione di Tobruk costituita dalla 70" D.f. britannica rinforzata da una brigata polacca e da una brigata carri, e unità minori; - guarnigione di Marsa Matruh costituita dalla 2" biigata sudafricana rinforzata.

De.1patch sulle Operations in the Middle East from lsl November to 151h Augusl 1942, data 27.1.1943, pubblicato come supplemento alla London Gazelle del !07

13 .1.1948 , app. l. 108 J.A.I. AGAR HAMILTON e L.C.F. TuRNER, The Sidi Rezegh Battles 1941, Oxford Un iversity Press, Cape Town 1957, p. 69.


5l0

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNJ DJ GUERRE ITALIANE

IL CAMPO DI BATTAGLIA

..

: .· .

-:.

- --

..·-· ___,.......-. -:::::::::::::::::::::::::::::::1 - - - - -- ·- · - · ·--- -- - - - - -- - - - - --1 ·----- - -- - - -- ----~

··-· --·-···----------·-

M

- - -

~rsa\.uuh _

/

I

!

/

_ __


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICASETJ'ENTRIONALE

51 l

Il 16 novembre Cunningham aveva completato il concentramento delle sue truppe e 118 mila uomini erano pronti a muovere. Il Comando Superiore italiano opponeva loro 100 mila italiani e 70 mila tedeschi delle due note grandi unità complesse: il Panzergruppe Afrika ed il corpo d'am1ata di manovra. In pratica, la battaglia era affidata al primo, giacché il secondo, che aveva ceduto la D. mot. Trento per l'attacco a Tobruk, fungeva da riserva strategica. L'articolazione del Panzergruppe rispondeva a varie esigenze: sicurezza alla frontiera, garantita da uno schieramento italo-tedesco fornito dalla D .f. Savona e da un'aliquota della divisione Afrika; blocco di Tobruk affidato al XXI coq>o italiano; conquista cli Tobruk assegnata a due divisioni italiane del XXI corpo e due tedesche dell'Afrikakorps; pronto intervento contro un'eventuale offensiva inglese affidato inizialmente alla Panzerdivision; controllo dell'ampio spazio fra Sidi Omar e Bir el-Gobi affidato ai due gruppi esploranti tedeschi delle Panzerdivisionen. Tutte le divisioni di fanteria italiane erano più o meno incomplete, inegualmente fomite di artiglierie e di pezzi controcarri; peraltro il confronto riguarda i carri armati e gli aerei. L'8a armata metteva in linea circa 750 carri, di cui 477 con il 30° corpo, 135 con il 13° corpo e 126 a Tobruk 109 , senza contare una riserva di altri 259 110 . In campo italo-tedesco i carri efficienti erano 395, e precisamente 249 dell'Ajì-ikakorps e 146 del corpo d'armata cli manovra 111 . Se in un quadro generale il rapporto risultava di 1,8 a 1 a favore dei carri britannici, esso diventava di 4 a l considerando i soli PZKW III e IV, i più competitivi. In compenso le unità clell' Asse disponevano del vantaggio offe1to dalla forza cl' arresto delle artiglierie controcaITi tedesche eia 50/60 e eia 88, all'epoca a dir poco formidabili. Quanto al sostegno aereo, la Western Desert Air Force metteva in linea 650 caccia e bombardieri, con più di 550 apparecchi efficienti, cui dovevano aggiungersi 74 aerei cli Malta, 66 dei quali efficienti. La suaazione era in corso eia metà ottobre con tre obiettivi: conquistare la superiorità aerea in Cirenaica, causare perdite ai rifornimenti marittimi e ter-

109 Secondo il Playfair (op . cit., p. 30) i carri erano 738, di cui 94 cruisers di vario tipo, 21 O Crusader, 173 Stuart con il 30° corpo; 3 cruisers e 132 carri per fanteria (Matilda e Valentine) con il 13° corpo; 32 carri Jeggerì e 69 Matilda a Tobruk. Secondo Liddcll Hart, erano 756: 336 cruisers, 195 Stuart e 225 Matilda e Valentine). 110 Sì trattava di carri ìn corso di riparazione. 111 In particolare: 174 Pzkw lil e IV, 70 Pzkw Jl , 5 di preda bellica e 146 M 12. Non sono calcolati, per ovvi motivi di inconsistenza i 162 carri leggeri suddi visi fra le divisioni italiane.


512

POUTlCA E STRt,t'EGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

restrì dell'Asse e svolgere un esauriente lavoro di ricognizione. Il tutto senza svelare troppo le intenzioni di offensiva. La 5" squadra aerea italiana disponeva complessivamente di 475 aerei, di cui 313 efficienti 112 , ma gli apparecchi da combattimento utilizzabili nella Cirenaica orientale si limitavano a 57 bombardieri, 5 aerosiluranti e 107 caccia, i tre quarti dei quali efficienti. Il Fliegerfiihrer Afrika disponeva di circa 150 bombardieri e caccia, di cui metà efficienti. Il 15 novembre, appena rientrato al proprio Comando, Rommel fu messo al corrente delle grosse masse di veicoli avversari segnalati dalla ricognizione aerea fra Marsa Matruh e la Ridotta Maddalena, ma non prese la notizia in seria considerazione. Spiccava la differenza fra i Comandi italiani e tedeschi nel valutare gli elementi informativi acquisiti. Gli italiani, concordemente ritenevano imminente un fo1te attacco britannico; fra i tedeschi «a nessuno venne in mente che il nemico avrebbe potuto iniziare un'offensiva con l'intento di decidere l'esito di tutta la campagna!» 113 . Soprattutto Rommel rifiutava una simile ipotesi. Nel pomeriggio del 18, quando le pattuglie esploranti segnalarono i primi scontri con unità nemiche e il gen. Criiwell fu per prendere misure cautelative, Rommel, che nel frattempo si era rimesso a studiare l'attacco a Tobruk - intendeva sferrarlo il 23 -, ammonì seccamente il comandante dell'f\fì'ikakorps: «Non dobbiamo perdere )a padronanza dei nervi!». Quella sera il rapporto situazione del Panzergruppe diceva: «Situazione del nemico inmmtata ( ...)»IJ 4 . Invece per il Comando Superiore A.S. le notizie ricevute apparivano più che significative. Non a caso a mezzanotte comunicò al Comando Supremo che «Intercettazioni radio trasmesse in chiaro lasciano suppon-e imminente attacco nemico da sud Sidi Omar in direzione Bir el-Gobi» 115 , ed avvertì il Comando del corpo d'armata di manovra di prevedere per il 20 l'offensiva inglese.

*

*

*

Alle 6 ciel 18 novembre il 30° corpo britannico cominciò ad attraversare il reticolato cli frontiera. All'imbrunire aveva raggiunto la zona

llZ Situazione inviata il 19 al Comando Superiore A.S. 113 H.O. B EHRENDT, Rommel kenntnis vom Feindt imAji·ika Feldz.ug, (Notizie sul ne-

mico avute da Rommel durante la campagna d'Africa), Rombach, Freiburg 1980, p. 126. 114 Diario storico del Comando Superiore A.S., data 18.11.1941 . 115 Ibidem.


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN ArRlCA SE1TENTRIONA L~

513

di Gabr Saleh , .mentre la fronte del 13° corpo andava ad «incollarsi» alle difese italo-tedesche del fronte Sollum-Sidi Omar. Tutto bene, dunque? No , tutto troppo bene. Cunningham, in aderenza al disegno di manovra, aspettava che la sua mossa iniziale provocasse una pronta replica tedesca, tale da fornire lumi per la seconda. Invece la reazione fu praticamente inesistente e sul fronte regnò il silenzio più assoluto. Paradossalmente, al termine di una giornata tranquilla, i capi britannici «si trovavano nella strana condizi.one di possedere l'iniziativa e di essere incerti su come usarla poiché il nemico non agiva» 116 . Il silenzio si ruppe il 19. In base agli ordini ricevuti, la 7" divisione corazzatà si mosse alla ricerca dell'avversario con la 22" e la 7" brigata corazzata, tenendo alla mano il gruppo di sostegno e lasciando la 4n a Gabr Saleh per dare sicurezza al fianco esposto del 13° corpo. Verso mezzogiorno la 22a brigata corazzata, respinti elementi della Ariete giunse davanti a Bir elGobi e non pensando di trovarsi di fronte ad una difesa organizzata, partì all'attacco. Ma sul posto c'era l'Ariete, pronta a riceverla anche se incompleta.mente sistemata sul teITeno. All'avanzata, pressoché in linea, dei tre reggimenti di Crusader che sbucavano d'improvviso dalla nu volaglia giallastra di polvere e sabbia, si oppose il fuoco a bruciapelo di tutti i pezzi del!' Ariete. L'arresto frontale fu brutale e la 22• brigata cercò allora di manovrare. Verso le 15, quando il suo avvolgi.mento sulla sinistra stava dando speranza di successo , l'Ariete lanciò il contrattacco. Dopo un'ora cli lotta indecisa l'avversario rnppe il contatto disordinatamente. L'Ariete segnalò la perdita di 49 carri, la 22" brigata indicò 82 carri distrutti o danneggiati. Verso mezzogiorno, ignaro del combattimeoto appena iniziato a Bir el-Gobi, Cunningham autorizzò il gen . Norrie , comandante del 300 cor~ po, a puntare su Sicli Rezegh, alle spalle del blocco cli Tobruk. Mentre però .il raggiungimento cli Sidi Rezegh con l'intera 7à divisione corazzataavrebbe rivestito un peso di forte rilievo, il semidisastro della 22" brigata ed il compito vincolato della 4" brigata a Gabr Saleh consentirono in pratica alla sola 7" brigata corazzata di muovere su Sidi Rezegh. <<Fu così che la resistenza cieli ' Ariete cambiò tutto il corso dell'operazione Crusader» 117 . Lo scontro a Sid i Rezegh fra la 7a brigata ed un 'aliquota della 21a Panzerdivision ebbe luogo nel pomeriggio e durò un paio d ' ore, poi gli inglesi ripiegarono a sud del Trig el-Abd . Le perdite dì carri furono minime per i tedeschi e non pesanti per gli inglesi. I 161.S.0. PLAYf'A!R, The 117

Mediterranean and l'vfiddle Eas/, cit., p. 39. J.A.I. AGAR-HAMLLTON e L.C.F. TURNER, The Sidi Rez.egh Battles, cit., p. 139.


514

PIANO DEFlNITIVO PER L'OPERAZIONE «CRUSADER» E ORDINI INIZIALI CON LE NOTIZIE DISPONIBILI SULLE FORZE DELL' ASSE (17 novembre 1941)

----------------··-

o LG.rz,

,' /

'

, ' ~cala

...

,.


LA CAMPAGNA DEL 19<1I IN AFRICA SmT!;NTR IONA LE

515

La sera del 19 novembre l'incertezza regnava in entrambi i campi. Al Comando del 30° corpo le notizie pervenute sino all'imbrunire davano la situazione addirittura favorevole, al punto che Cunningham telegrafò a Londra: «Sembra proprio che il nemico sia stato sorpreso e che ignorasse l'imminenza e la violenza del nostro attacco. Secondo indicazioni, che però debbono essere confermate, esso cercherebbe di ripiegare dalle posizioni di Bardia-Sollum. Finché non conosciamo la linea raggiunta oggi dalle nostre unità coraaate non è possibile dire di piL1 sulla battaglia in corso. Personalmente sono felice della situazione ( ...)» 118 .

Il Comando cieli 'Afrikak01ps quella sera ricevette ordìne di attaccare e distruggere l'avversario già logorato nell'area Bardia-Sicli OmarGabr Saleh-Gambut. In tal modo i due contendenti si prepararono alla lotta: Criiwell orientato verso Sidi Omar e Norrie verso Sidì Rezegh. Dalle due parti si stava conducendo la battaglia sulla base di ìpotesi sul nemico. Tutti i Comandì seguì vano a stento lo svolgersi dei combattimenti e spesso le supposìzìonì pìù ìncredibili alteravano la realtà. Basti dire che il 20 novembre il Comando W' armata aveva con sorpresa ricevuto la segnalazione della Western Desert Air Force circa un cospicuo movìmento cli mezzi dell'Asse verso occìdente: eia Bardia verso Tobruk, da Tobmk verso Ain el-Gazala, da el-Adem verso Acroma. Poteva essere interpretato in due modi diametralmente opposti: il ripiegamento dell' Afrikakorps oltre Tobruk oppure l'allontanamento dalle divisioni italiane dal campo di battaglia nel quale I'Afrikakorps si apprestava ad affrontare il 30° corpo. La prima ipotesi fu quella che raccolse maggior credito e l'impressione che Rommel intendesse riordinare le proprie forze ad ovest di Tobruk rimase per l'intera settimana successiva. A dire il vero Cunningham era turbato per il fatto di non percepìre alcun sintomo reale della reazione di Rommel. Ad ogni modo, per il momento non rimaneva che attendere i risultati dell'azione della 7" divìsione corazzata. Gli ordini di Rommel erano improntati alla più decisa aggressivita: «Il Panzergruppe Ajì·ika annienterà il 20 novembre il nemìco incuneatosi ad ovest di Sidi Omar. Esso terrà la linea Sollum-Bardia e respingerà ogni tentativo di sortita del nemico eia Tobruk ( ...)». Ma quando il notiziario radio diramato dalla B BC alle 21 ciel giorno 20 annunciò che «l' sa I 18

J. CONNELL, Auchinleck, cil., p. 342.


516

- - - - - - - - - '''-"'O 'c= L:..:. IT~ I C;:..: J\..= E-=s·= m ATEGIA IN CENTO A!'llil DI GUERRE ITALIANE

amrnta con circa 75 mila uomini ha iniziato l'offensiva generale nel deserto occidentale con l'intento di distruggere le forze tedesche e italiane in Africa», si squarciò il velo dell'incertezza. Compreso il vero carattere della minaccia, Rommel accolse )a proposta di Criiwell di disimpegnarsi a sud, di riunire le due Pan.zerdivisionen con un movimento notturno e poi irrompere a massa sui fianchi e sul tergo del nemico procedente su Tobruk. Verso la mezzanotte Rommel inviò a Cri.iwell il seguente messaggio: «La situazione nell'intero teatro d'operazioni è molto critica ( ...). Il 21 novembre l'Afrikaporps deve iniziare cli primo mattino il movimento e seguire i carri nemici che avanzano su Tobruk. Obiettivo: il centro dell'aeroporto di Sidi Rezegh». Al Comando clell'8ii armata regnavano soddisfazione ed ottimismo. Alle 8,45 del 21 Cunningham aveva ricevuto un dispaccio dal Comando del 30° corpo, secondo il quale l' Afrikakorps aveva «preso una legnata» nel pomeriggio precedente. Anche al Comando del 13° corpo tutti erano convinti che l'Afrikakorps fosse stato fatto a pezzi dalla 7" divisione corazzata. In definitiva Crusader procedeva per il meglio: ridotto il corpo tedesco ad un complesso corazzato di scarso peso bellico e scontata la rottura dell'assedio a Tobruk, il 13° corpo poteva entrare in azione. All'alba ebbe luogo la sortita della guarnigione di Tobruk, intrapresa dalla 32a brigata corazzata con unità della 14" e della 16" brigata di fanteria. Ptutroppo le forze non risultarono adeguate né alla rottura del cerchio assediante, né a raggiungere l'obiettivo di ed-Duda e nemmeno a tenerlo se conquistato. Così, nel pomeriggio il tentativo, pur avendo ottenuto qualche successo , si arenò, anche per l'assenza del calcolato aiuto esterno eia parte del 30° corpo. Per dirla con la narrazione ufficiale britannica: «La situazione era adesso così straordinaria che un breve cenno non sarà fuori luogo per rendere più chiari gli avvenimenti. Su circa cento miglia cli terreno, dal limite della sortita cli Tobruk al deserto a sud-est dell'aero.porto di Sidi Rezegh, le forze delle due parti contrapposte si erano uddi.rittura sovrapposte come gli strali di un gelato napoletano( ...). Come si vede, una situazione molto ingarbugliata che, ove suggerita come supposto in una esercitazione con i quadri, sarebbe stata respinta in quanto nella realtà queste cose non possono assolutamente accadere»' 19•

In un quadro più ampio, però, una sequenza di valutazioni, diciamo pure di comodo, avevano portato ad una convinzione non realistica: !'in119

J.S.0. PL,\YFA IR, The Mediterranean and Middle East, cit., Il , p. 46.


LA CAM PAGNA DEL 194 1 IN AFRICA SETTENTRIONALE

_ _ _ __.::.517

tenso movimento verso occidente rilevato dall 'aviazione il 19, lo strano ripetersi dei combattimentì presto interrotti dai tedeschi, il recentissimo abbandono del campo di battaglia dì Gabr Saleh, la convinzione del gen. Norrie - di quel mattino - che l' Afrikakorps ripiegasse verso nord-ovest dopo aver preso «una legnata», tutto ciò spiega quanto poi scritto da Auchinleck: «Il 21 novembre, pensando come tutti che le forze corazzate nemìche fossero state messe fuorì causa dalle nostre, il gen.Cunningham dette ordine al 13° corpo di iniziare la sua manovra, ed io concordai con tale decisione>> 120 . Il 22 novembre la prìma battaglia di Sidi Rezegh entrò nella fase • Quella sera, dopo una lotta accanita, Rommel calcolò che ìl 30° critica. corpo avesse perduto 207 carri ad opera dell'Afrikakorps, cioè più di un terzo delle forze corazzate. Di conseguenza, dopo uno scambio dì vedute con il gen. Gambara, ordinò: <<Il Panzergruppe risolverà la battaglia il 23 novembre nella zona a sud-est di Tobruk mediante un attacco concentrico del DAK e di un'aliquota del corpo Gambara ( ...)». In sostanza, l' Afrikakorps avrebbe attaccato da est e da sud, mentre l'Ariete sarebbe piombata alle spalle del grosso del 30° corpo, raccolto a sud dì Bir Creimisa. Il giorno seguente, domenica dei morti, ebbe luogo il maggiore scontro fra corazzati combattuto in Africa settentrionale. Al calar della notte di quella domenica cli fuoco , i resti delle unità britanniche rifluìrono in disordine verso est. Poco era possibile conoscere dei fa tti e dei risultati: l'unica impressione viva davanti agli occhi di tutti era guelfa ciel d.ìsastro. Ad occhio e croce, la 5a brigata sudafricana era scomparsa come unità combattente, la 1a era ancora disponibile, la 7" divisione corazzata verosimilmente non impiegabi le tanto presto. A questo era ridotto il 30° corpo. La realtà, però, non era così brutta come sembra-::, va in quel momento. Un punto stava all'attivo de11'8a armata: le perdite tedesche. I 90 Panzer tuttora disponibili era quanto rimaneva dei 250 in linea il 19 novembre. Ed esisteva un altro tasto doloroso: la scomparsa di troppi comandanti cli reparto. Secondo Liddel Hart, <<l'oneroso costo dì questo successo tattico tedesco fu, sotto il profilo strategico, più dannoso per il nemico di qualsiasi altro evento>> 121 . Alla luce degli avvenimenti success.ìvì si può concordare sull'affermazione, tuttavia sembra lecito chiedersi quale alternativa avesse CrUwell e, specialmente, se il giudizio

c.

120 AUCH INLECK, Despatch, cit., p. 338. 12 1 J.A.l. AGAR-HAMILTON e L.C.F. TURNER,

The Sidi Rez.egh Battles, c it. , p. 27 l.


518

POLITICA F. STRATl:GIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

sarebbe rimasto immutato ove Rommel non avesse immediatamente deciso la corsa alla frontiera contro le retrovie britanniche. Verso mezzanotte il Comando Superiore A.S. riferì al Comando Supremo: <<( ...) Manovra accerdùante secondo piano prima indicato et alla quale partecipa oltre che distaccamento Ariete anche Raggruppamento CAM non è ancora ultimata. Ala italiana et ala tedesca si sono riunite at ore 12,30 at Dahar er-Reghem et ham10 così chiuso masse corazzate nemiche in un cerchio che si stringe d'ora in ora ( ...)» 122 .

Al gen. Cri.iwell la situazione si presentava in questi termini: la 7" brigata corazzata era stata distrutta il 21 novembre, la 4" lo era stata il 22, i resti della 7" divisione corazzata ed il grosso della l" divisione sudafricana lo erano stati il 23 . Quindi «Non c'è più pericolo per Tobruk» riportò il diario cli guerra dell 'Afrikakorps. Non resta va che incalzare le forze sfoggite e le altre unità dislocate fra il Trig Capuzzo ed il Trig el-Abd e distruggere anch ' esse. Ma Rommel la pensava diversamente e all'alba del 24 i ragguagli ricevuti da Criiwell furono un ulteriore spinta a seguire il primo impulso: «Il gruppo offensivo di Tobruk - egli disse - è in gran parte liquidato. Noi piombiamo ora sul nemico al fronte orientale ed annientiamo i neozelandesi e gli indiani prima che si uniscano con i resti del battuto gruppo principale. Contemporaneamente prendiamo Bir Habata e Maddalena per impedire il rifornimento del nemico. Non c'è un minuto da perdere. Dobbiamo sfruttare l'effetto deprimente della sconfitta e procedere alla massima velocità con tutti i reparti verso Sidi Omar» 123 . Il rastrellamento del campo di battaglia sarebbe stato compiuto d~ùla fanteria della divisione Afrika. E Rommel non immagi.nava che proprio quel giorno Cunningham voleva abbandonare la partita! Il disegno di Rommel prestò il fianco a critiche negative ma anche ricevette plauso. Il gen. Carver, ad esempio, scrisse che non soltanto l'impresa si basava su un quadro falso della situazione, ma «la maniera avventata con la quale egli la guidò personalmente contribuì largamente al suo insuccesso e fu quasi la causa diretta della sconfitta della sua armata ( ...)» 124 . Il gen. Bayerlein, capo di S.M. dell'Afrikakorps, giudicò invece «la decisione cli Rommel ce,tamente la più audace di quante ne abbia mai prese e venne criticata dalle autorità tedesche, che non furono mai in grado di capire con 122 Diario storico del Comando Superiore A.S., data 23.11.1941. 123 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 8 1. 124 MICHAEL CARVl!R, Tobruk, Baldini e Castoldi, Milano

1966, p. 99.


LJ\ CAMPAGNA DliL 1941 IN AFRICA SETTEKTRIONALE

519

esattezza questo teatro di gue1rn» 125 . Resta il fatto che se la concezione può essere discussa, nessun dubbio può esistere sulla maniera «avventata» (per dirla con Carver) con la quale Rommel la mise in atto. Cunningham si trovava palesemente in crisi, sì da risolversi a chiedere l'urgente intervento personale di Auchinleck. Colto di sorpresa da quell'appello, Auchinleck arrivò alla Ridotta Maddalena in serata. Secondo Cunningham occorreva scegliere tra il continuare l'offensiva col rischio di perdere gli ultimi carri e con essi l'8a armata e l'Egitto, oppure abbandonare la partita e salvare l'armata e l'Egitto. La risposta era implicita. Ma Auchinlek fu fermo e ordinò la prosecuzione del!' operazione con lo scopo di riprendere Sicli Rezegh e stabilire il contatto con la piazza di Tobruk: il nemico stava «premendo qua e là e ovunque, in quello che mi appariva un disperato sforzo per sbilanciarci» 126 . Cunningham si allineò senza discutere ed emanò gli ordini conseguenti. Fra le 10 e le 12 del 24 novembre l'Afrikakorps e l'Ariete si posero in movimento procedendo a tutta velocità verso il confine, incuranti degli sporadici attacchi sui fianchi e di quanto veniva superato. Alle 16 Rommel raggiunse il reticolato di frontiera presso Gasr el-Abd con la testa della 21" Panzerdivision. Aveva perso il collegamento con le varie unità perché i mezzi radio erano rimasti per la strada; l'1\frikakorps risultava spaventosamente sparpagliato; i comandanti di alto grado viaggiavano pressoché soli, privi peifino di una scorta degna di questo nome, in mezzo ad un frammischiamento di reparti amici e nemici che sembrava inestricabile; i Comandi tattici faticavano a conservare raccolti i loro pochi mezzi; l'Ariete e la Trieste erano rimaste indietro, prive di collegamento con il Comando del corpo d'armata cli manovra; nessun contatto era stato cercato dal Panzer: gruppe o dall'Afrikakorps con la divisione Savona per ricevere notizie sicure sulla situazione nel settore Sidi Omar-Capuzzo. Eppure tutto ciò nonpareva pesare sulla visione operativa cli Rommel, il quale intendeva schiacciare e distruggere il 13° corpo britannico «ad oriente del fronte di Sollum, ad occidente del fronte cli Sollum e di Barclia», affrontando e possibilmente risolvendo a quanto sembra - l'impresa nelle ventiquattr'ore successive127 . 125

E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 82. c. AUCHINLECK,Despatch, cit., p. 339. 127 Rommel aveva preso seco il gen. Gausc, suo capo di S.M., e lasciato al Comando del Panzergruppe il ten. col. Warlimont, capo ufficio operazioni . A questi confidò che sperava di far ritorno entro la sera del 24 e, in ogni caso, non oltre il mattino del 25 (M. CARVER, Tobruk, cit., p. 99). l26


_52_0_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ P~O=L l=TJ~C,~-\E~· S~T=R,=\T=EGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE l'lì\LIANE

Se le truppe dell 'Afrikakorps erano arrivate esauste oltre confi ne senza aver annientato il 30° corpo britannico, la loro incursione nelle retrovie dell'8 11 armata aveva provocato uno scompiglio tutt'altro che trascurabile. Però, mentre esse correvano verso Gasr el-Abd, le unità del 30° corpo cominciavano a riordinarsi. I combattimenti cli confine risultarono presto slegati, confusi e privi di un preciso scopo. La sera del 26 Rommel risolse di compiere un ultimo sforzo il giorno seguente per liberare le spalle delle difese di confine. Senonché, alle 6 del 27 novembre la 15" Panzerdivision ricevette un ordine perentorio del ten. col. Westphal , rimasto ad el-Adem: «( ...) al momento attuale impossibile comunicare con Comandante in capo . Comando Panzergruppe vi ordina di mettervi subito in movimento per alleggerire nostro fronte Tobruk. Situazione assai precaria» 128 • In effetti le circostanze attorno a Tobruk destavano preoccupazione. La 2" divisione neozelandese, forte cli una novantina cli Matilda e di Valentine, aveva occupato il campo cli aviazione cli Sicli Rezegh e d'intesa con la guarnigione aveva rotto l'assedio . Per inciso, il gen . Godwin-Austen colse l'occasione per insediarsi in Tobruk con il suo Comando del 13° corpo. A questo punto Rommel si rese conto del pericolo incombente ed ordinò l'abbandono della fascia di confine.

*

*

*

La seconda battaglia di S.idi Rezegh si svolse dal 28 novembre al 7 dicembre ed impegnò fanterie e resti di unità corazzate. A Roma gU sviluppi della situazione erano seguiti con viva apprens ione. Non appena iniziata Crusader, Mussolini era entrato in agitazione. Aveva affidato il comando operativo a Rommel; aveva spedito telegrammi di incitamento a Bastico, Rommel e Garnbara. Il 30 novembre Cavallero consegnò al gen. von Rintelen un appunto: «Duce desidera conoscere dal generale Rommel quanto segue: 1° suo giudizio sulla situazione; 2° sue intenzioni per la condotta ulteriore della battaglia ( .. .)». Rommel rispose immediatamente mettendo il dito sulla piaga: «( ...) un contino e garantito afflusso di anni e materiali logistici (in specie carburante e munizioni) è indispensabile anche in caso che la battaglia in corso 128

D. lRVING, La pis1a della volpe, cit., p. 155 .


LA CA~1PJ\GNA DEL 1941 IN AFRICA SETIENTRIONAL.E

521

continuasse. Per poter respingere futuri e rinnovati attacchi britannici occorre peraltro un pronto afflusso di altre divisioni corazzate e di importanti forze aeree. Dal termine dell'arrivo di questi rinforzi e dei rifornimenti conseguenti dipende anche il termine della presa di Tobruk» 129 .

Il 1° dicembre il blocco di Tobruk era nuovamente ripristinato, per quanto il presidio avesse creato e mantenesse un saliente a ed-Duda, e l'intera zona di Sidi Rezegh si trovava nelle mani dell'Asse. Quella sera Rommel comunicò alI'Oberkommando der Wehrmacht: • «Nei duri comballimenti susseguitisi senza interruzione dal 18 novembre al 1° dicembre furono distrutti 814 can·i armati e autoblindo e abbattuti 127 aeroplani. Il grande bottino di anni, munizioni e automcZ?.i non è stato ancora valutato. I prigionieri superano i 9.000 fra cui 3 generali» 130 .

Anche Bastico aveva comunicato a Roma il proprio pensiero. A suo giudizio la lotta stava assumendo le caratteristiche della guerra di logoramento, quindi occonevano rinforzi e rifornimenti e soprattutto i battaglioni cani della D. cor. Littorio. Cavallero spiegò che si stava facendo il possibile, ma che «è necessario quindi fronteggiare per il momento situazione con mezzi disponibili in posto» 131 . Della risposta di Cavallero venne subito informato Rommel . Al vertice dell'8a armata si era intanto verificato un grosso cambiamento. Convintosi dell'esaurimento psico-fisico del gen. Cunningham, il 26 novembre Auchinleck lo aveva esonerato dall'incarico e sostituito con il gen. Ritchie, sottocapo di S .M. del Comando in capo del Medio Oriente, anche se troppo <<nuovo» all'ambiente per poter esercitare un immediato controllo effettivo sulla battaglia in corso. «L'operazione Crusader - è stato giustamente osservato - aveva raggiunto uno stadio di dispersione e di confusione mai visto in guerra prima di allora, con le forze dell'Asse inestricabilmente mescolate a quelle britanniche da Sidi Omar fino a El Duda ( ...). Né da parte tedesca, né da parte britann ica c'era ormai un piano coerente; solo un proposito, espresso in un centinaio di scontri disordinati» 132 . In realtà chi dirigerà la lotta dell'8a arma129

Diario storico del Comando Supremo, data 3 .I 2.194 1, ali. 94 bis. E. ROMMR, Guerra senza odio, cit., p. 90. Diario storico del Comando Supremo, data 2.12.1941, ali. 98. l32 D. CORRELLI BARNEIT, / generali del deserto, cil., p. 179.

l30 131


522

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

ta sarà Auchinleck, con la sua spiccata personalità e la sua indubbia lucidità di vedute. Il 1° dicembre egli si porta al Comando dell'armata, alla Ridotta Maddalena. Vi rimase dieci giorni. Concordava con l'opinione dì Rìtchie, che l'esito della battaglia fosse ancora in bilico e che una continua pressione sul nemico ormai logorato, avrebbe condotto alla vittoria. Aveva detto bene Bastico: la battaglia stava assumendo le caratteristiche del logoramento e l'Asse era al punto morto inferiore. Non riceveva più niente, mentre il nemico si rinsanguava. Fra l'altro era già sbarcata in Egitto la l" divisione corazzata, proveniente dal Regno Unito, e stava per essere avviata all'8" armata per un intenso programma addestrativo, ma a portata del campo di battaglia. Rommel si proponeva il rastrellamento dell'area a sud-est di Tobruk e l'invio di due complessi corazzati al fronte di Sollum, ove due giorni prima il piccolo presidio italo-tedesco di Sidi Omar era stato sopraffatto e Bardia e le difese orientali non potevano reggere a lungo. Nel contempo il corpo d'annata di manovra e la 90" leggera si sarebbero diretti verso Sidi Omar per circondare il nemico, ed il XXI corpo avrebbe cercato di eliminare il saliente di ed-Duda. A conti fatti, la giornata del 3 dicembre si tradusse in uno sterile logorio perché i due gruppi tattici dell 'Afrikakorps vennero arrestati ad una quindicina di chilometri da Bardia e dovettero tornare indietro dopo aver subito perdite, ed il tentativo di ridurre il saliente cli ed-Duda fallì. E la situazione appariva adesso sotto altra luce. Le ultime informazioni segnalavano il concentramento clj consistenti truppe britanniche nella zona cli Bir el-Gobi, dove ìl gruppo battaglioni Giovani Fascisti si era organizzato a difesa. Fu verso mezzogiorno ciel 4 che Rommel portò l'attenzione su questa località. Il presidio aveva brillantemente respinto, nella mattinata, un attacco, con ogni probabilità non fine a se stesso . C'era eia temere che si trattasse di un preliminare ad un forte tentativo cli scardinare da sud l'assedio di Tobruk. L'intuizione era giusta. Ritchie considerava assolutamente necessario attirare nel deserto i Panzer facendoli uscire dalla zona di Sidi Rezegh ove si trovavano al sicuro, circondati dai micidiali pezzi controcarri. Per conseguire questo scopo aveva divisato di attaccare el-Adem, «il punto chiave dì tutta la battaglia di Tobruk», con il 30° corpo, in concomitanza con una sortita della guarnigione. Date le prospettjve e visto che i rinnovati tentativi a ed-Duda a nulla approdavano, Rommel prese allora la brusca deliberazione di «preparare l'abbandono del settore orientale del blocco» della piazza a favore


LA C1\MPAGNA DEL 1941 IN Al'RICA S ETIENTRl()NALÈ

di uno sforzo concentrato di tutte le unità mobili nella zona di Bir el-Gobi. Intendeva, in altri termini, lasciar perdere temporaneamente ciò che non poteva tenere e che avrebbe provocato dispersione di truppe. Quindi: rinuncia alla puntata su Sollum, interruzione dell'azione a ed-Duda, abbandono dell'area a nord di Belhamed, sgombero dell'intero apparato logistico dell'Afrikakorps a Gambut, spostamento dei corpi di Criiwell e cli Garnbara nei pressi cli el-Adem. La sera del 5 dicembre Rommel ricevette il ten. col. Montezemolo, inviato da Cavallero. Dopo aver riassunto le ultime vicende, le sue conclusioni sono così riportate da Montezemolo: <<( •.•) La situazione è pertanto grave perché le nostre forze hanno avuto perdite mollo notevoli in uomini ed in armi. Le due divisioni corazzate germaniche, che hanno iniziato la battaglia con oltre 250 carri ne haru10 ora complessivamente meno cli 40, gli altJi sono distrutti. Molte sono le perdite in ufficiali: delle sole due divisioni tedesche sono caduti 16 comandanti di battaglione e reggimento; in complesso sono caduti circa 4.000 uomini tedeschi; le perdite italiane non sono ancora segnalate, ma vengono valutate altrettanto( ...). Il gen. Rommel chiede invio di munizioni per continuare con onore la battaglia e non essere costretto a capitolare per mancanza cli muni zioni. Se non sarà possibile tenere la Cirenaica, il gen. Rommel ritiene miglior soluzione ripiegare nella Tripolitania piuttosto che farsi aggirare e dover capitolare. ( ...) ha già dovuto praticamente togliere l' assedio a Tobruk ( ...). Bardia resiste ancora; la fronte Halfaya-Sidi Omar per due terzi; ha viveri fino a domani; sarà quindi costretto ad abbandonarla ed a ripiegare la Savona a Bardia ( ...). Domani si agirà a Bir el-Gobi; se le cose andranno bene si guadagnerà un po' di tempo ( ...)» 133 .

L'indomani Montezemolo si presentò a Bastico per ragguagliarlo sul colloquio con il comandante del Panzergruppe. Bastico allibì. Da quanto_ gli veniva via via comunicato da Rommel non aveva avuto modo di ricavare prospettive così allarmanti. Finì comunque per trovarsi d'accordo nel prevedere il ripiegamento, lasciando in sospeso il dove fermarsi 134 • Verso le 9,30 del 7 dicembre Rommel ebbe un colloquio con H gen . CrUwell. Se l'avversario non fosse stato battuto quel giorno - egli disse, secondo quanto riportato dal diario di guerra c!ell'Afrikak.orps - sarebbe stato giocoforza abbandonare il fronte di Tobruk e ripiegare sulle posi133 134

Diario storico del Comando Supremo, data .14 .12.1941, ali. 801 e 803 . Jbidem, ali. 804.


524

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI G\!f'RRE ITALIANE

zionj di Ain el-Gazala. Anche il fronte di Sollum doveva essere abbandonato. Alle 11 , visti i risultati insoddisfacenti degli scontri fra i corazzati, il Comando del Panzergruppe impartì gli ordini per l'accorciamento della linea. La 90" leggera era già ad Ain el-Gazala, a cavallo della via Bal.bia. In serata fu ordinata la ritirata su Ain el-Gazala da iniziare il giorno seguente. Così calava il sipario sull'ultimo tentativo di Rommel di stroncare l'operazione Crusader.

6. L'ABBANDONO DELLA CIRENAICA Non appena ricevuto il rapporto del ten. col. Montezemolo, Cavallero preparò le direttive per Bastico. Il 7 dicembre le fece firmare da Mussolini e le mostrò a von Rintelen, al quale confidò: «Abbiamo vinto la battaglia, ma la partita è perduta perché non si può alimentare la battaglia stessa>> 135 . Al riguardo, avrebbe voluto inviare subito la divisione corazzata Littorio, già pronta, ed una divisione motorizzata, ma il problema dei porti tunisini giaceva tuttora irrisolto. Von Rintelen si limitò a ripetere il pensiero ufficiale dell'OKW e cioè che l'attività della 2a Luft.flotte di Kesselring e l'incremento delle forze navali leggere tedesche lasciavano sperare in un miglioramento del traffico oltremare. Per l'indirizzo da dare alle operazioni, Cavallero concordava con Bastico e Rommel: il blocco di Tobruk non poteva essere mantenuto e si imponeva la rottura del contatto con il nemico . Su tali basi erano formulate le direttive. Premessa la necessità di tentare di conservare la Cirenaica con ogni sforzo, anche per l'importanza rivestita dal porto di Bengasi, occorreva predispone 'l'organizzazione della posizione cli Agedabia per consentire sufficiente sicurezza alla manovra di ripiegamento; affidare la condotta delle operazioni ad un unico comandante (cioè Rommel), secondo direttive del Comando Superiore, ma con piena libertà di esecuzione; cercare di non lasciare cadere in mano al nemico le fanterie 136 . Bastico ricevette il dispaccio nel pomeriggio del 7. Non potendo Rommel muoversi in quel critico momento, egli consentì a recarsi il mattino seguente al Comando tattico del Panzergruppe. 11 colloquio fu affrontato da un Rommel «molto eccitato>> e da un Bastico fermamente de-

135

136

Diario Cavallero, data 7 .12.1941. Diario storico del Comando Supremo, data 7.l2.J941, ali. 391 bis.


LA C/\MPAGNA DEL J9,JJ IN i\rR ICASElTEN'J'RJONALE

525

ciso a non perdere le staffe . Le contestazioni di Rommel toccarono vari argomenti, alla cu i base stavano due r ilievi sostanziali: la lentezza del corpo d ' armata di manovra nel partecipare all'azione dell'Afrikakorps e le inframmettenze cli Gambara sul XXI corpo. A prescindere da talune distorsioni e da una certa eccessività, i fatti erano incontestabili. Come è facile immaginare, il dialogo era però salito rapidamente di tono e Rommel finì per trascendere: «eccitatissimo, con fare imperioso e spiccatamente villano , grida che ha combattuto per tre settimane per vincere una battaglia e che è deciso a portare le sue divisioni a Tripoli e poi farsi internare in Tunisia (i suoi ufficial i annuiscono con cenni del capo)». Bastico eb'be il buon senso di contenersi e «gli fa cenno con la mano di abbassare il tono della voce», riportando po i la conversazione a forma più calma. Motivi di opportun ità indussero il comandante superiore a non trasmettere ufficialmente il resoconto del colloqu io al Comando Supremo1 37. Per il momento si limitò a telegrafare di aver conferito con Rommel e che «il colloquio è stato lungo et qualche volta alquanto vivo. Mi riservo riferire per lettera su taluni particolari ( ...)» 138 . Anche Rommel annotò l'incontro, ma in termini alquanto differenti: «[S.E. Bastico·I è preoccupato soprnltutlO per la zona di Agedabia e vorrebbe trasferirvi il più rapidamente possibile una divisione italiana. Si sviluppa una discussione molto aspra, durante la quale dico, fra l'altro, apertamente a S.E. Bastico che non avrei acconsentito alla sottrazione di nessu na unità italiana ed all 'impiego di questa da parte sua. In tal caso non mi sarebbe rimasto altro che eseguire la ritirata attrnverso la Cirenaica con le sole unità tedesche abbandonando alla loro sorte quelle italiane( ...). Per farla breve, non permetto che si souragga al mio comando neppure un soldato italiano. Dopo di che Bastico cede>, 139 .

Il giorno successivo, Bastico fece recapitare a Rommel le proprie direttive . Prima di tutto tenne a fare una precisazione: «In accogl imento della richiesta da Voi formulata nel colloquio di ieri 8 dicembre , riconosciuta la necessità che la battaglia in corso sia condotta - secondo le mie di rettive - da un comandante un ic(l ( ...) , ho determinato che dalle ore zero di oggi 9 dicembre, anche tutte le truppe di terra operanti nel territorio della Cirenaica (XC.A .) passino ai Vostr i ordini( ...)». 137 TI verbale fu recato in via confi denziale al Comando Supremo cie l ten . col. Montezemolo. 138 Diario storico del Comando Snpremo, data 9 .12.194 l , ali. 524. 139 E. ROMMEL , Guerra senza odio, c.i t. , p. 94.


526c__ _ _ _ __

POLITl<.:A E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Poi comunicò le istruzioni ricevute dal Comando Supremo, alle quali aggiunse alcuni orientamenti complementari, e chiuse con una frase significativa: «Vi prego, signor Generale, volerm i tenere informato preventivamente delle Vostre decjsioni» 140 . L' arretramento sulla posizione di Ain el-Gazala - composta da una linea avanzata, già occupata dalla 90" leggera, e da una arretrata - ebbe inizio nella notte sul 1O, senza disturbo cli sorta da parte avversaria; ma a Roma il dispaccio di Bastico aveva suscitato dubbi ed anche qualche allarme, talché Cavallero stabilì di rimandare in Libia il ten . col. Montezemolo per «vedere la situazione e gli stati d'animo», convincere tutti dell'importanza primaria rivestita dalle difesa di Agedabia e definire la latitudine dell'azione cli comando cli Rommel 141 . Montezernolo fu accolto assai bene da Bastico, da Rommel e da Kesselring, il quale aveva ritenuto opportuno recarsi anch'egli in Libia per rendersi conto delle specifiche142. La prima comunicazione di Montezemolo fu inquietante: <<( .. .) Delineasi preoccupazione Supercomando; Rommel intende ripiegare più profondamente cli quanto Supercomando ritiene necessario in relazione azione et immediate possibilità nemico ( ...)» 143. II lungo telegramma con cui Cavallero volle intervenire era pressoché superfluo perché incaricava Bastico di invitare Rommel ad esaminare bene «situazione propria et dell'avversario» prima di prendere decisioni radicali. In realtà si stava creando un equivoco, in quanto Rommel era, sì, p.iù che risoluto a non lasciarsi imbottigliare in Cirenaica, ma se e fin.ché possibile avrebbe tenuto duro ad Ain el-Gazala, anche perché Kesselring gli aveva dichiarato che da Creta si trovava in condizioni di offrire un prezioso concorso aereo alla lotta in Cirenaica, ma non in Tripol itania. Questo disse Rommel a Montezemolo I' 11 dicembre, esprimendo persuasione che «la crisi comunque perdurerà fino arrivo qualche rinforzo» 144 . In definitiva, la sua linea di condotta dipendeva da

140 Diario storico del Comando Superiore A.S ., data 9.12.l 941. 14 1

Diario Cavallero, data 8.12.1941. <<Appresi le preoccupazioni di Rommel - scrisse più tardi Kesselring - e per la prima volta ebbi conoscenza dei contrasti italo-tedeschi» (ALBERT KESSELRING, Memorie di guerra, Garzanti, Milano 1954, p. 102). 143 Diario storico del Comando Supremo, data I l.12.1941. 144 11 13° corpo disponeva adesso della 7• D. cor. (sulla sola 4" B. cor.), della 4" D.f. indiana (su 5" e 7" brigata), della 5" brigata neozelandese, della brigata polacca e della 70" D .f. di Tobruk. 142


LA CAMPAGNA DEL 194 1 IN 1\l'RICA SElTflN'J'RJONALE

quello che avrebbe fatto il nemico . Ad ogni modo, dati l'atteggiamento spregiudicato e privo di riguardi per l'alleato da un lato ed il sospetto dall 'altro, era inevitabile un prossimo nuovo attrito . Ritchie desiderava non concedere tregua alle truppe dell'Asse e per meglio agire di conseguenza modificò la struttura dell 'armata. Attribuì la responsabilità delle operazioni contro il Panzergruppe al 13° corpo del gen. Godwin-Austen ed assegnò il compito di el iminare le residue resistenze italo-tedesche alla frontiera al 30° del gen. No1Tie 145 • La sera del 13 dicembre Rommel ebbe un colloquio con Montezemolo~Fu molto esplicito. A suo giudizio il momento si faceva critico perché gli inglesi premevano e si riprendevano più rapidamente del Panzergruppe . Non poteva resistere più a lungo ad Ain el-Gazala per mancanza d i rinforzi e data anche la minaccia di avvolgimento da sud. Insomma, posto che lo scopo da conseguire non era certo quello di farsi distruggere ad Ain el-Gazala per perdere poi Cirenaica e Tripolitania, bensì quello di difendere la Tripol itania per impedire che Ritchie raggiungesse la Tunisia, aveva stabilito di ritirarsi gradualmente. Tutto ciò nella assoluta consapevolezza «che il Duce abbia lasciato a lui piena libertà di manovra per l'intera Cirenaica et che decisione tenere o meno linee successive sia di sua competenza in relazione situazione del momento». Montezemolo riferì subito a Roma, prima in sintesi 146 e poi in dettaglio 147 . Dal canto suo, Bastico lamentò con Cavallero che «tendenza Rommel ritirarsi su linea Derna et o ltre aumenta di ora in ora», mentre gli attacchi sino allora sferrati dal nemico erano stati respinti sulle posizioni di Ain elGazala 148. A dire il vero, che gli avven_imentj potessero volgere al peggio stava diventando chiaro a molti e, dopo un nuovo colloquio con Rommel avvenuto nella tarda mattinata del 14, Bastico dette facoltà di ripiegare da Ain el-Gazala, beninteso con ogni riguardo per la fanteria appiedata 149 . Il 15 dicembre, mentre la pressione fron tale del 13° corpo britannico si faceva più insistente, la 4 3 brigata corazzata si spinse decisamente in avanti, lungo il fianco scoperto del Panzergruppe, puntando su Tmi145 li 30° corpo era rimasto con la 1• D.f. sudafricana (con la sola 1• brigata), la 2• D.f. sudafri cana e la I" brigata carri. l 46 Diario storico del Comando Supremo, data 14.12.1941 , a li. 801 . 147 Ibidem, ali. 802. 148 Diario Cavallero, data 14.12 .J 94 1. 149 Diario storico del Comando Supremo, data 14. 12.1941, ali. 803.


528

_ _ _ _ _ _ _ ___:_P.:,c O"'Lr.,_, rr:,:: CA "-'E,· 0S,.,._ TR e,,Ao,. :rE "·G "'-" IA _,..,IN , CENTO ANNI DI GUERRE ITA LIANE

mi, alle spalle della posizione d i Ain el-Gazala. Alle 8 del 16 dicembre Rommel emanò gli ord in i esecutivi di ritirata; nella tarda serata le divisioni di fanteria poterono sganciarsi. A Roma il contrasto di vedute tra Bastico e Rommel, specie dopo i colloqui del 13 e 14 dicembre, spinse Mussolini ad inviare sul posto Cavallero al fine di sanare il dissidio e cl' imporsi d'autorità. La situazione era stata discussa alla luce della perdita per siluramento - avvenuta nella notte sul 13 - di due piroscafi che trasportavano in Libia due compagnie di carri tedesche ed un battaglione di carri italiano su cui si faceva immediato affidamento. Cavallero sempre più incl inava per una ritirata su Agedabia 150 . Arrivò in Cirenaica nel pomeriggio del 15 dicembre ed il giorno dopo ebbe ripetuti colloqui a Cirene con Bastico e Gambara ed a Be1ta con Kesselring e Rommel. Poi, il mattino del 17, tenne una riunione al Comando del Pan.zergruppe . Rommel riepilogò gli elementi essenziali del problema operativo, fece presente che la condizione cli spossatezza delle truppe non avrebbe consentito loro di battersi in campo aperto e si dichiarò intenzionato a tenere il più a lungo possibile la linea Derna-Mechili. Se peraltro il nemico avesse attaccato con la massa contro Mechili per raggiungere Agedabia, sarebbe stato giocoforza ritirarsi rapidamente, sotto la protezione d i retroguardie, per guarnire in modo consistente Agedabia . La sera stessa Montezemolo recò a Rommel un appunto d i Cavallero circa l'opportunità di vagliare bene le circostanze prima di ordinare l'abbandono della linea Derna-Mechili . Rommel replicò che purtroppo non c'era più tempo da perdere: «La situazione è così cambiata che solo la rapidità può salvarci. Pare certo ormai che il nemico marci verso Agedabia, premendo con minori forze sulla via Balbia; da aggiungere inoltre che la flotta nemica è in mare con tutte le sue forze e che porta coo sé un gran numero di piroscafi e che quindi è da presumere che il nemico possa tentare uno sbarco di rilievo, non si sa dove, forse ad ovest di Agedabia ( ...)».

Perciò aveva già impartito gli ordini per la ritirata, lasciando in posto retroguardie motorizzate, in grado d i sganciarsi a loro volta quando fosse il momento . Montezemolo si affrettò a tornare a Cirene ed a riferire la conversazione. Cavallero, come Bastico e Gambara, manifestò 150

Diario Cavallero, data 14.12.1942.


LAçAMP/\GNA DEI, 194 1 L-; AFRICA SEITl,NTRIONALE

529

dubbi sull'esistenza di un pericolo reale e volle tornare a Berta. Qui alle 23 si riunirono i principali esponenti militari italiani e tedeschi. Dopo lunga discussione fu riconosciuto che la minaccia ravvisata da Rommel aveva qualche base di fond amento , ma si rimandò a l giorno successivo, per disporre di maggiori elementi di giudizio, una decisione sulla celerità da imprimere al ripiegamento 15 J. Le posizioni di Bastico-Gambara e di Rommel erano contrastanti. D 'ambo le parti i ragionamenti mostravano lacune e distorsioni , ma Cavallero aveva la mente sufficiente libera da preconcetti e nella notte ripensò al quadro complessivo . Il mattino seguente decise di mettere un punto fermo alla vicenda. «Ritengo scris~e nel diario - che allo stato delle cose il gen. Rommel abbia una chiara visione della manovra da compiere, che forse i suoi allarmi sui pericoli che minacci ano le nostre truppe siano anche un poco esagerati per scuotere Supercomando, restìo a dare ordini di arretramento agli elementi pedanti, ai servizi. Ritengo indispensabile la massima concordia degli animi e che tutti facciano il possibile affinché i movimenti riescano nel modo migliore» 152 . Ed in tal senso si espresse alle 9,30 al Comando Superiore. Questo conferì una diversa atmosfera alla riunione tenuta alle 14 a Bengasi, in cu i Rommel disse subito che , non ave ndo la ricognizione aerea confermato il temuto avvolgimento ad ampio raggio, contava di dare conveniente regolarità al movimento retrogrado. Il mattino del 19, in un'ultima conferenza a Bengasi , Kesselring comunicò che la colonn a avvistata il g iorno precedente nel deserto risultava a circa 50 chilometri a sud-ovest di Mechili e tutti convennero sul mi glioramento presentato dalla situazione, nonché sulla concreta speranza che la manovra, già bene avviata, si concludesse in modo più che soddisfacente. Poi Rommel, in risposta a precisa domanda di Cavallero , indicò i lineamenti generali del dispositivo che intendeva realizzare ad Agedabia. Cavallero approvò ed alle 10 parù con Kesselring e Montezemolo per rientrare a Roma. Oltre ali 'atteggiamento del nemico - che per la verità non si mostrava assillante - Rommel osservava anche lo stato delJe truppe tedesche e italiane. Se quelle corazzate avevano un potenziale espresso dal numero dei carri efficienti disponibili, le fanteria subivano, in quel genere d i 15 1 Diario Cavallero, data 17.12.1941 . Cfr. E. R OMMEL, Guerra senza odio, cit., pp. 96-97 , che forni sce un resoconto molto vivace della riunione. 152 Diario Cavallero, data 18. 12. 1941.


530' - - - - - - -

_ __ _ _ __,P_,, O:,e Ll"TICA -' E STR1\TEOIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

combattimenti, un'usura di altro tipo, per taluni aspetti più grave. Il mattino del 23, dunque, egli inviò una lettera a von Rintelen per il Comando Supremo e, per conoscenza, a Bastico: «Prego di voler comunicare - scrisse - quanto segue al Generale Cavallero per il Duce:

1°. La capacità combattiva delle truppe italiane durante 5 settimane di ininterrotti combattimenti gravi e ricchi di perdite, sebbene tatticamente favorevoli, ha sofferto in modo tale che le unità italiane non sono più atte per la difesa contro un attacco nenùco decisivo sul fronte necessariamente ampio delle posizioni di Agedabia ( ...). Pertanto correrei il pericolo di espo1Te le truppe all'annientamento sulla posizione di Agedabia operativamente non favorevole . Non sarebbe più perciò possibile assolvere l'incarico del Duce di difendere sino all'estremo la Tripolitania. Mi vedo, di conseguenza, costretto a combattere soltanto con azione temporeggiante sulle posizioni di Agedabia ed a ritirare la massa delle truppe sulle posizioni essenzialmente più favorevoli dal punto di vista operativo a sud cieli' Arco dei Fileni . 2°. Una possibilità di svincolare via te1n le truppe italiane e tedesche che si trovano sul fronte fo1tificato di Bardia-Sollum-}falfaya e Cirener non esiste ( ...). Parimenti è impossibile di sgomberare queste truppe con navi da guerra italiane ( ...). Pertanto queste truppe rimangono completamente abbandonale a se stesse ( ...). Ho pertanto ordinato ai generali Schmitl e De Giorgis di continuare l'eroica resistenza delle loro truppe ed ho fatto loro presente la grande importanza di tale compito. Contemporaneamente ho però lasciato ai due generali libertà di azione e li ho autorizzati, qualora dovessero ritenere inutile un'ulteriore resistenza, di cedere le armi a condizioni onorevoli dopo aver esaurito le riserve di munizioni e viveri ( ...)» 153 •

Bastico fu colto alquanto di sorpresa sulla questione di Agedabia, ma sostanzialmente si trovò d'accordo sul giudizio complessivo ed in tal senso scrisse a Cavallero. La risposta del Comando Supremo fu recata dal ten. col. Montezemolo il 24 dicembre: Mussolini accettava la proposta d i Rommel di limitarsi ad un'azione ritardatrice attorno ad Agedabia per il tempo necessario a realizzare Io schieramento per la difesa ad oltranza ad est di el-Agheila. Pieno assenso anche in merito al fron te Barclia-Sollum-Halfaya154. Il 25 dicembre il Panzergruppe si assestò ad Agedabia . La forza presente (24 mila italiani e 10 mila tedeschi) non era tale da conferire tranquillità:

153 154

Diario storico del Comando Superiore A .S ., data 23.12.1941 . Diario storico del Comando Supremo, data 23.12.I 941, ali. 1325 .


53 1

Grandi unità

Forza al

Perdite complessive

15..11.1 94 1

28.12.1941

6.585 6.51 9 6.383 9 .041

2.775 4.699 2.983 4.821 8.609 4.731

O .f. Brescia D.f. Bologna D.f. Pavia D.f. Trento D.f. Triesre D. cor. Ariere Supporti di corpo d ' armata e d'annata

6.231

3.8 10 1.820 3.400 4.220 2.200 1.500

12.195

7.000

5 .195

Totali

57.763

23.950

33.8 13

10.809

Comunque le divisioni di fanteria avevano costituito una serie cli capisaldi di compagnie rinforzate, specialmente con pezzi controcani. Il corpo d'annata di manovra e l'Afrikako,ps si erano disposti a sud a protezione del fianco esposto. L'avversario si era arrestato ad una trentina di chilometri, sull'alli neamento semicircolare di Antelat-Saunu-Giof el Matar. Auchinleck aveva scritto a Ritchie che se Rommel fosse riuscito a concentrarsi ad Agedabia, quello sarebbe diventato l'obiettivo principale. Probabilmente il Panzergruppe avrebbe tentato di guadagnare tempo in quella località, perciò se il 13° corpo fosse riuscito a spingere avanti forze sufficienti il nemico poteva essere catturato 155 . Il gen. Godwin-Austen volle farsi un'idea chiara circa le mire di Rommel ed il 26 dicembre si convinse che il suo antagonista si proponeva di resistere in posto finché non fosse stato preso cli petto. Poiché era facile arguire il logorio subito dalle truppe del! ' Asse, con un risoluto a fondo, forse Crusader riusciva a concludersi in bellezza. Ordinò, dunque, che la brigata deUc Guardie attaccasse nella stessa notte il settore del XXI corpo italiano, fra il mare e la pista per Antelat, e la 22" brigata corazzata entrasse in Lizza il mattino seguente, operando sul fianco destro delle difese di Agedabia, alla ricerca dell'Afrikakorps, la cui dislocazione non era nota. Anticipando con ottimismo il risultato, l'Agenzia Reuter annunciò dal Cairo: <<I resti dcli' Afrikakorps e de li 'annata italiana sono in fuga lungo la Sirte, sulla strada che porta a Tripoli. L'obienivo principale, l'annientamento delle forze nemiche nel deserto occidentale, è staio raggiunto dall'8" armata. Le forze corazzate tedesche sono state distrutte e non resta che un pugno di carri che, in preda al panico, cerca scampo verso Tripoli». 155 J . CONNELL, Auchi11/eck,

cit., p. 410.


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANI::

Senonché la brigata delle Guardie, troppo dispersa, poté attaccare solo all'alba del 27 dicembre con alcuni. dei suoi reparti e dopo un paio di ore venne respinta sanguinosamente senza che la linea risultasse nemmeno intaccata. Quanto alla 22" brigata corazzata, dopo un faticoso avvicinamento nel dese110, si limitò a spingere elementi contro I' Afrikakorps che liquidò ]a p untata senza sforzo. Due nuovi tentativi compiuti il 28 ed il 30 dicembre non sortirono migliore risultato, talché il 31 dicembre Godwin-Austen si convinse di non poter contare sulla 22a brigata corazzata per ulteriori immediati combattimenti e di dover perciò attendere l'arrivo di rinforzi. Nel frattempo urgeva riaprire i porti di Bengasi e di Derna a causa dell' eccessivo allungamento delle comunicazioni terrestri . Al Comando del Panzergruppe la soddisfazione era vivissima. Si calcolavano fumi combattimento 134 mezzi corazzati britannici e pareva che l'avversario ripiegasse: il 13° corpo verso Mechili e la semidistrutta 223 brigata corazzata verso nord-est. A Rommel balenò la possibilità e l'opportunità di incalzare il nemico, ma per il momento attese le notizie della ricognizione aerea. Nel pomeriggio del l O gennaio, invece, le intercettazioni e le segnalazioni dell'aviazione mostrarono che gli inglesi non si erano ritirati e che stavano ricevendo nuove unità. Allora Ronunel si rassegnò ed ord.inò la ritirata del X e del XXI corpo su Marsa el-Brega. Un movimento indisturbato, che si completò entro il 2 gennaio. fl 5 gennaio il corpo d'armata di manovra e l'Afrikakorps lasciarono, a loro volta Ageclabia. Il Comando del 13° corpo non valutò le segnalazioni di un intenso traffico, fornite dalle pattuglie e dall'esplorazione aerea, come indizio cli un ulteriore ripiegamento italo-tedesco. Così, il 7 gennaio alcune pattuglie dettero all'improvviso la notizia dell'avvenuta evacuazione cli Agedabia. Appena i sospetti divennero certezza, la ricognizione terrestre si spinse decisamente verso sud e nel volgere di una settimana individuò il nuovo andamento delle posizioni in corrispondenza di Marsa el-Brega. Auchinleck non si trattenne dal manifestare il proprio pensiero a Ritchie: «Ho la spiacevolissima sensazione - scrisse - che i tedeschi ci battano in astuzia ed in tattica, nonché in velocità, ed io debbo sapere al più presto possibile se questo è vero. Se così è, allora dobbiamo cercare immediatamente nuovi capi. Nessuna considerazione personale o il possesso di qualità come il coraggio e la popolarità possono essere addotte come sufficienti per conservare il posto ( ...)» 156 .

156

Ibidem , p. 422.


LA CA.\1 PAGNA DEL 194 1 IN A FRICA SETITlNTIUONALE

533

La resistenza italo-tedesca ad Agedabia e l'ordinato ripiegamento su el-Agheila causarono a Churchill una fortissima delusione. In quel periodo egli si trovava a Washington alla conferenza anglo-americana Arcadia (22 dicembre 194.1 - 14 gennaio 1942), conseguente all' attacco giapponese a Pearl Harbour. Alla illustrazione degli ultimi avvenimenti fattagli da Auchinleck rispose senza mascherare il proprio disappunto: "Temo che c iò significhi che il grosso delle sette divisioni e mezzo nemiche è riuscito a porsi in salvo oltre il gomito della Grande Sirte e che ormai si ritirerà senza ostacoli lungo le sue linee di comunicazione ( ...). Ci era sembrato di capire ~he Voi foste convinto di poter tagliare fuori senz'altro la fanteria italiana di Rommel con la vostra avanzata lungo la pista di el-Abd, ma ora è evidente che essa è rimasta fuori dalla rete. In quale misura tutto ciò influirà sull'operazione Acrobar !occupazione della Tripolitania]? ( ...)» 157 .

Mentre l'anno, dunque, si chiudeva nella Cirenaica occidentale senza che si fosse verificata una ripetizione della battaglia di Beda Fomm, in Marrnarica cominciava la lotta del 30° corpo britannico per eliminare le ultime resistenze dell'Asse. Ridotta allo stremo, la guarnigione italotedesca di Bardia si arrese il 2 gennaio. Il gen. De Giorgis, all'Halfaya, continuò a resistere ad attacchi ed a bombardamenti sino all 'alba del 17 gennaio, quando la mancanza di acqua potabile e di viveri lo costrinse alla resa. Auchinleck riferì: «Poche armi utilizzabili caddero nelle nostre mani e nessuna provv ista cli rilievo. I prigionieri erano esauriti dalla mancanza di nutrimento» 158. Churchill, che assai poco aveva digerito l'afflosciarsi di Crusade,~ inviò ad Auchinleck un telegramma piuttosto sarcastico: «Congratulazioni di cuore per un altro brillante e tempestivo successo» 159 .

7. CONSIDERAZIONI

ALia fine del 1941 la g uerra «europea» era di ventata «mondiale». Per collocare in questo nuovo e più ampio quadro la posizione militare dell 'ltalia sembra opportuno tornare brevemente alla decisione strategica di Hitler di ricercare la soluzione ciel conflitto con la Gran Bretagna 157

W. CHURCHILL, La seconda guerra 111011diale, cit., parie IV, I, pp. 42-43. C. AUCHlNLECK, Desparch, cit., p. 348. 159 J. CONNELL, l w chinleck, cit., p. 436. 158


534

-

----

- -- -~ POe.,, Le., IT,:= IC=A E STRATEGIA IN CENTO ANNT DI GUERRE ITALIANE

manifestamente non realizzabile , al momento, mediante uno sbarco oltre Manica - attraverso la liquidazione dell'Unione Sovietica. L'attacco tedesco fu improvviso, ma non quanto solitamente si crede. I ventìdue mesi intercorrenti tra la firma del patto di non aggressione (23 agosto 1939) e l'apertura delle ostilità (22 giugno 1941) erano trascorsi in una drammatica partita a scacchi fra Hitler e Stalin, nel corso della quale la tensione politica volta a volta si inasprì pericolosamente e sfumò blandamente (con riserve mentali d'ambo le parti). Di fronte allo spettacoloso trionfo della Germania in occidente, Stalin, allarmato, pensò bene di impadronirsi di tutto ciò che poteva prima che la Wehrmacht risultasse libera da impegni militari nel continente. Così, all'occupazione tedesca di Parigi (14 giugno 1940) fece riscontro fra il 15 ed il 18 giugno l'occupazione sovietica dei paesi baltici con la scusa cli «porre fine a tutti gli intrighi con cui l'Inghilterra e la Francia avevano cercato di seminare la discordia e la sfiducia fra la Germania e l'Unione Sovietica» in quel settore 160 ed alla firma del! 'armistizio di Compiègne (22 giugno) corrispose l'occupazione della Bessarabia e del la Bucovina settentrionale (27 giugno). Ma nel complesso sembra potersi affermare che, pur intendendo approfittare senza scrupoli delle circostanze favorevoli, Stalin non desiderava affatto rischiare una rottura con Hitler ed era ben lungi dall'immaginare che questi , proprio in quel periodo avesse deciso cli risolvere la questione sovietica nella primavera del 1941 161 . Due erano i punti di particolare delicatezza politico-strategica: il nord della Finlandia con la miniera di nickel di Petsamo, sulle quali Mosca avanzava pretese di controllo e da cui Berlino si riforniva abbondantemente; la zona petrolifera della Romania, in prossimità della quale si erano portate le forze sovietiche nella Bessarabia occupata. Per il primo, la Germania si accordò con la Finlandia (22 settembre 1940) per trasferire sue truppe attraverso ìJ territorio finnico sino ai fiordi settentrionali deUa Norvegia, sì da poter prontamente intervenire in caso di invasione sovietica nella zona di Petsamo. Per il secondo punto dolente, in occasione deJI'arbitrato di Vienna (30 agosto 1940), che forzava la Romania a cedere gran parte della Transilvania all'Ungheria, la Germania e l'Italia si impegnarono a garantixe l'inviolabilità del territorio rumeno. Non

160 l 6J

W. SHIRER, Storia del Terzo Reich, cit., pp. 860-862. F. HALDER, Kriegstagebuch, cit., Il , data 31.7.1940.


LA CAMPAGNA DEI. 194 1 IN Afllli:A Sl!'l"ll iNTRIONALll_ __

solo ma, dopo l'abdicazione di re Caro! (6 settembre) e l'assunzione del potere del gen. Antonescu, su richiesta cli quest' ultimo Hitler inviò in Romania la nota forte missione militare che tanto seccò Mussolini. Le risentite proteste di Molotov per g li accordi tedeschi stabi liti con Finlandia e Romania, presi senza consultazioni preliminari come previsto dal patto di non aggressione, rimasero senza risultato. La freddezza dei rappo1ii fra Mosca e Berlino fu naturalmente acuita dalla firm a del Patto Tripartito (27 settem bre). Per ridurre allora l'evidente tensione - e soprattutto per evitare che le cose precipitassero prima di essere pronto - Hitler fece inviare da Ribbentrop una lunga lettera a Stalin con una panoramica fatua e presuntosa della situazione strategica, accusando la Gran Bretagna di aver provocato le misure testè adottate dal Reich (!) ed invitando l'Unione Sovietica ad unirsi alle Potenze del Tripartito per dividersi il mondo . Il tutto da discutere con Molotov in una sua attesa visita a Berlino. Molotov arrivò nella capitale germanica il 12 novembre. Fu ricevuto da Hitler e da Ribbentrop: non ebbe alcuna remora nel porre una serie di domande «difficili» e nell' ascoltare «con volto impenetrabile» le risposte magniloquenti o imbarazzate, generiche od evasive. Chiarì che la Finlandia (sfera d'influenza sovietica) non dovevano trovarsi soldati tedeschi; affe1mò la necessità d i «verificare» la garanzia data alla Romania in quanto chiaramente volta contro l'Unione Sovietica; chiese il pensiero personale di H itler sull ' intenzione sov ietica di offrire alla Bulgaria la stessa garanzia data dall'Asse alla Romania; lasciò cadere la ripartizione del mondo preferendo d iscutere di problemi «piu vicini all 'Europa» e dichiarò che l'Unione Sov ietica intendeva ottenere una via d ' uscita dal Baltico e dal Mar Nero. li 14 mattina ripartì per Mosca . Il 26 novembre Stalin fece avere la sua risposta all 'ambasciatore tedesco, von der Schulenburg. Accettava di buon grado la proposta di associarsi al Tripartito , ma poneva alcune condizioni: « I. Le truppe tedesche dovrann o essere subito ritirate da lla F inlandia ( ...) che appartiene alla sfera d ' influenza de ll'Unione Sovietica( ...). 2. Nel corso dei prossimi mesi la sicurezza dell'Unione Sovietica negli stretti dovrà essere garantita mediante la stipulazione di un patto di mutua assistenza fra l'URSS e la Bulgaria ( ...) e con la creazione, da patte dell'Unione Sovietica, di una base per forze terrestri e navali, con un raggio tale da includere il Bosforo e i Dardanelli, grazie a un contratto d'affitto a lunga scadenza. 3. L'area a sud di Batum e di Baku in direzione, genericamente, del Golfo Persico sarà riconosciuta come il centro delle aspirazioni dell'Unione Sovietica.


536

-

- - - - - - - - - - 'P'-" O"" Ll~Tl'C'-'-' -"A E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE rlì\LJ,~NE

4. Il Giappone rinuncerà ai suoi diritti alle concessioni di carbone e di petrnlio nella parte settentrionale dell'isola di Sachalim, 162.

Da notare la nessuna menzione all'Oceano Indiano che Ribbentrop aveva cercato cli far passare come principale aspirazione clell 'Unione Sovietica. «Stalin è .intelligente e astuto - d isse Hitler ai principali esponenti militari -. Pretende sempre cli più. Ricatta a freddo ( ...)» 163 e ordinò a Ribbentrop d i lasciare la lettera cli Stalin senza risposta. Il 18 dicembre diramò la direttiva 21: l'Operazione Barbarossa. Dal canto suo Stalin, benché messo cli fronte all' adesione della Bulgaria al Tripartito (1° marzo 1941), all 'interruzione delle forniture tedesche in compenso di quelle sovietiche, all'attacco tedesco alla Jugoslavia, con la quale proprio il 6 aprile aveva firmato un patto cli amicizia e di non aggressione, non mise in atto rappresaglie né ritardò le proprie consegne di materie prime . Tuttavia il 5 maggio in un discorso - di cui non fu diffuso il testo - tenuto al termine di un grande banchetto al Cremlino , disse che <<Nell'attuale situazione internazionale dobbiamo essere pronti a sorprese» ed il giorno seguente la «Pravda» rese noto che Sta!in aveva sostituito Molotov come presidente del Consiglio dei commissari del popolo, vale a dire come primo ministro, rimanendo beninteso a capo del PCUS . L'ambasciatore Schulenburg disse a Ribbentrop che a suo avviso «Stalin si è prefisso l ' obiettivo di risparmiare all'Unione Sovietica un conflitto con la Germania 164 . Pur accentuando l' intento di mantenere buoni rappo1ti con Hitler, Stalin infatti non nascose il fotte concentramento di truppe alla frontiera occidentale, dando a vedere che l'URSS, se aggredita, si sarebbe difesa. Come sappiamo, la, presunta debolezza del sistema sovietico e la conosciuta decapitazione dell'Armata Rossa, appena compiuta da Stalin, indussero a reputare risolvibile in breve tempo e senza grossi problemi l'annientamento dell'Unione Sovietica. Il 30 aprile 1941 il maresciallo von Brauchitsch, com.andante in capo dell'esercito tedesco, si mostrò convinto che «dopo battaglie di confine prevedibilmente dure» la campagna sarebbe terminata «entro quattro settimane» e che sarebbero rimaste semplici operazioni di rastrellamento dell'immenso territorio sino alla li162

W. SHIRER, S1oria del Terzo Reich, cit., pp. 872-877.

163 F. HALDER, Kriegs1.a.gelmch, cit., data 16.1.1941 . 164 A . HILLGRUBER, La strategia militare di Hitler, cit.,

p. 545.


537

nea Arcangelo-Astrakan 165 . 11 3 luglio il gen. Halder, suo capo di Stato Maggiore, annotò: «Probabilmente non è un 'esagerazione quando sostengo che la campagna contro la Russia è stata vinta in quattordici g iorni» e, pur ammettendo che l'estensione del territorio e l'accanimento della resistenza fatta con tutti i mezzi avrebbero richiesto «ancora molte settimane», previde la ripresa delle operazioni contro la Gran Bretagna «non appena la gue1Ta ad oriente fosse passata dalla fase della distruzione dell 'esercito nemico alla fase della neutralizzazione economica>> 166 . Il 23 lugl io lo stesso Halder scrisse in un appunto per Hitler: «Tra un mese circa [cioè a fine agosto] si può pens,u-e che le nostre truppe saranno attorno a Leningrado , a Mosca, sulla linea Orel-Crimea; all'inizio di ottobre sul Volga; a novembre a Baku-Batum» 167 . Del resto la valutazione britannica era analoga, anzi prevedeva che le truppe tedesche raggiungessero il Caucaso a fine agosto-prj mi di settembre 168 . Alla fine di settembre Hitler dette ordine di predispo1Te la smobilitazione di quaranta d ivisioni di fanteria per aumentare la mano d'opera impiegata nell'industria bellica ed il 3 ottobre, in un discorso al popolo germanico , affermò: «Io dichiaro senza riserva che il nemico ad est è stato schiacciato e che esso mai più si rialzerà( ...). Dietro le nostre truppe si stende già un territorio due volte più grande del Reich tedesco nel 1933 , quando io sal ii al potere» . Fu un mese più tardi, quando il fango bloccò l'offensiva autunnale contro Mosca, che Hitler si rese conto del fallimento del piano di guerra per il 1941. 11 5 djcembre l'intero fronte tedesco che avvolgeva la capitale sovietica sì trovava immobilizzato dal fango , dalle perdite subìte, dall'esaurimento fisico e dallo scoraggiamento. Il giorno successivo ebbe inizio la controffensiva russa condotta dal gen. Zukov con cento divisioni. Sul finire dell'anno è dunque facile comprendere come le maggiori attenzionidi Hitler e cieli' Oberkommando der Wehrmacht fossero rivolte al fronte msso.

*

*

All 'altro capo ciel mondo anche il terzo partner del Tripartito , il Giappone, aveva i suoi problemi, obiettivamente non di poco conto. AI 165

F. I-IALDER, Kriegstagebuch, cit., 11 , p. 38 . Ibidem, Ill, p. 106. 167 ANTHONY READ e DAVID FJSHER , L"abbraccio mor1ale, Ri zzoli, Milano 1989, pp. 656-659. 168 LLEWELLIN WOODWARD, BriTish Foreign Policy ÌII the Second World War, l, London 1962, p. 153. 166


538

POLITICA ESTRATEOfA IN CC:NTO ANNI 01 GUERRE ITALIANE

primo posto si trovava la necessità di concludere al più presto la pace con la Cina, che stava logorando le forze e le risorse nipponiche e della quale non sj scorgeva la fine. ·Poi urgeva trovare una soluzione in tema cli materie prime. I due problemi erano in qualche modo connessi e su entrambi si profilava la presenza dell'Unione Sovietica e degli Stati Uniti. Il 27 luglio 1940 la conferenza imperiale tenuta a Tokio aveva precisato la «sfera di prosperità comune della Grande Asia Orientale», ricca di materie prime . Si trattava di un'area comprendente la Birmania, la Thailandia, la Malesia, le Indie Olandesi e le Filippine. Poiché al controllo di essa veniva attribuita un 'importanza vitale per il Giappone, occorreva realizzare un «nuovo ordine» nel Sud-Est asiatico procedendo, se e finché possibile, con mezzi pacifici. Intanto , per isolare la Cina, il governo nipponico cominciò ad esercitare pressioni sulla Francia di Vichy, ottenendo il 29 agosto il consenso a dislocare truppe nell'Indocina settentrionale. Per garantirsi appoggi in Europa il 27 settembre firmò il noto Patto Tripartito, un accordo impo1tante per il Giappone perché gli offriva garanzie senza impegnarlo eccessivamente. Il Patto delimitava anzitutto la sfera, cli azione dei contraenti: alla Germania ed all'Italia era riconosciuto i) diritto di creare un «nuovo ordine» in Europa (art. 1) ed al Giappone quello cli creare un <<nuovo ordine» in Asia orientale (art. 2). Comportava la reciproca cooperazione, anche militare, qualora uno dei tre Paesi fosse aggredito da una Potenza non implicata, all'atto della firma, nella guerra europea o nel conflitto sino-giapponese (art. 3). Escludeva qualsiasi interferenza ciel Trattato nei rapporti politici stabiliti dai singoli contraenti con l'Unione Sovietica (art. 5). In defi nitiva mentre il Patto Antikomintem era rivolto contro la Russia, il Tripartito era chiaramente diretto contro gli Stati Uniti. La strategia di Hitler consisteva peraltro nel! 'affrontare un nemico per volta. li turno degli Stati Uniti sarebbe venuto dopo la sconfitta del1'Unione Sovietica e della Gran Bretagna. Per il momento, il Giappone era considerato un utile deterrente per evitare l'entrata in lizza dell' America e l'insistenza con la quale esso venne invitato a prendere le anni in Estremo Oriente non era rivolta contro l'Unione Sovietica o gli Stati Uniti, bensì contro la Gran Bretagna: «( ...) si deve mettere in rilievo - scrisse Hitler nelle direttive del 5 marzo 1941 circa la collaborazione con il Giappone - il fine comune della guerra, che è abbattere rapidamente con la forza l'Inghilterra in modo eia tener lontani dalla guerra gli Stati Uniti.


LA CAMPAGN,\ DEL 194 1 IN AHflCA SETTENTRJONAI.E

_ _ _ __.:::539

La presa di Singapore, posizione chiave dell ' Inghilterra in Estremo Oriente, rappresenterebbe un successo d'importanza decisiva per tutta la condotta di guerra delle tre Potenze» 169 .

Anche secondo l'amm. Raecler la conquista cli Singapore «risolverebbe tutti gli altri problemi asiatici riguardanti gli Stati Uniti e l' Inghilterra>> consentendo al Giappone cli evitare la guerra con l'America 170 . Da parte sua Tokyo prese a stringere i tempi. Il 13 aprile 1941 riuscì a stipulare con Mosca un patto quinquennale di neutralità, che - rafforzato dall 'inatteso attacco tedesco del giugno successivo - gli garantì le spall~ nell'ormai decisa espansione verso il sud. Infine, il 24 luglio la Francia consentì l'impianto di altre basi aeree e navali anche nell'Indocina meridionale. In tal modo Singapore veniva ad essere compresa nel raggio d'azione dei bombardieri nipponici. La reazione americana fu immediata. Due giorni dopo Roosevelt congelò tutti i beni giapponesi negli Stati Uniti ed il provvedimento fu subito adottato anche da Gran Bretagna, Olanda, India e Birmania. Il Giappone importava il 90% del proprio fabbisogno di petrolio dalle Indie Olandesi e dagli Stati Uniti: chiara, dunque, la crisi ape1ia dalla drastica decisione. Intanto, il 21 giugno la Germania aveva iniziato il Blitzkrieg in Russia. Per quanto sicuro di una nuova rapida vittoria, sin dal 1O luglio Hitler prese a sollecitare l'ambasciatore Ott a Tokyo affinché persuadesse il governo giapponese dell'opportunità cli attaccare al più presto Vladivostok unendosi alla Germania nella guena contro l'Unione Sovietica 171 . Non per nulla, pochi giorni più tardi manifestò a Mussolini il suo vivo disappunto per il fatto che i giapponesi «non si rendano conto dell 'occasione unica che offre loro l'attuale situazione e che, nonostante ciò, non approfittino cli essa» 172 . Fu solo dopo lunghe discussioni che il governo Tojo, succeduto al governo Konoye, risolse di impadronirsi del Sud-Est asiatico con la forza iniziando le operazioni entro il dicembre 1941, qualora non fosse riuscito a risolvere la situazione mediante negoziati diplomatici con Washington. Nella eventualità - ritenuta molto probabile - di dover riconere alle armi, occorreva occupare intatti i campi petroliferi di Sumatra, del

169

W. SIIIRER, Storia del Terzo Reich, cit., p. 945. l corsivi sono di Hitler. Ibidem. 171 Ibidem, p . 950. 172 Hitler a Mussolini in data 20.7 .I 941, DDI, 9" serie, VII, doc. 410. 170


540

POLITICA E STRATEGIA lN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Borneo e di Giava, e poi assicurare ìl trasporto del petrolio e delle altre materie prime (caucciù, bauxite, stagno ecc.) in patria, previa neutralizzazione delle basi inglesi di Singapore in Malesia e di quelle americane nelle Filippine. Di conseguenza, nell'agosto 1941 venne fissata la linea strategica da seguire nel caso peggiore: un improvviso attacco coordinato contro la Malesia e le Filippine, seguito dalla invasione del Borneo, di Sumatra e di Giava. Ma il comandante in capo della flotta, amrn. Yarnamoto, volle premettere a tale offensiva un elemento decisivo, tale da garantire diversi mesi di sicurezza operativa: l'attacco di sorpresa alla Pacific Fleet americana di base a Pearl Harbor, nelle Hawai. Diciamo subito che questo particolare disegno fu dapprima violentemente osteggiato dallo Stato Maggiore della Marina Imperiale , però finì per essere accettato ed il 3 novembre il piano era completato. Esso comprendeva tre fasi. La prima riguardava l'incursione su Pearl Harbor e la conquista del Sud-Est, raggiungendo una linea perimetrale di difesa costituita dalle isole Curili, Wake, le Marshamm, le Gilbert, Timor, Giava e Sumatra. La seconda fase concerneva il rafforzamento di questo semicerchio difensivo e lo sfruttamento delle risorse dei territori occupati; la terza si traduceva nella difesa ad oltranza delle posizioni acquisite sino a persuadere Stati Uniti e Gran Bretagna ad accettare una pace di compromesso. I tentativi di accordo diplomatico si arenarono per l'appunto in novembre. Gli Stati Uniti ponevano la pregi udiziale del ritiro delle truppe nipponiche dalla Cina e dall'Indocina ed il riconoscimento del governo nazionali sta cinese a qualunque discussione sull'embargo , conci iz ioni evidentemente inaccettabili per il Giappone. Il 30 novembre H governo di Tokyo telegrafò all'ambasciatore Oshima, a Berlino , che le conversazioni con Washington erano fallite e che doveva avvertire Hitler e Ribbentrop «in grande segretezza, che vi è estremo pericolo che la guerra scoppi d ' un tratto fra il Giappone e le nazioni anglosassoni in seguito a qualche scontro a fuoco e che quel momento può essere più vicino cli quanto si possa immaginare» 173 • Il messaggio fu intercettato e decrittato a Washington 174, che così non poté più dubitare dell'imminente apertù ra delle ostilità.

173

U.S.

GOVERNMENT PR!NTJNG OFFICE,

Pearl Harbor Anack, Washington I 946,

XII, p. 204. 174 CORDELL HULL,

The 1'vfemoirs o.f Cordell Hull, New York 1948, p. 1092.


LA CAMPAGNA DEL 19,11 IN APRICA SETIENTR IONALE

541

Il 1° dicembre, in una nuova conferenza imperiale, a Tokyo fu decisa la guerra. L'attacco a Pearl Harbor venne stabilito per le ore 8 del 7 dicembre (ora locale) co1Tispondente alle 13,30 dell'8 dicembre a WashingLon. L'8 dicembre Roosevelt sostenne al Congresso, con scarso rispetto per la verità, che l' incursione giapponese era giunta proditoria e senza alcun indizio premonitore 175 ed ottenne con un solo voto contrario l'assenso a proclamare lo stato di gue1Ta contro il Giappone. Non accennò alla Germania. Tokyo aveva voluto premurarsi in anticipo circa l'atteggiamento di Berlino e di Roma. Il 3 dicembre g li ambasciatori giapponesi avevano chiesto formalmente che, nell'om1ai inevitabile scontro contro le Potenze anglo~assoni, Germania e Italia facessero seguire la loro dich iarazione di guemt a quella del Giappone e si impegnassero a non firmare trattati di pace od arm istizi separati con i comuni avversari . Per quanto il Patto Tripattito fosse esplicito nel precisare che il concorso militare sarebbe avvenuto solo nel caso di un contraente aggredito, Ribbentrop con il benestare di H itler - che in primavera si era già sbilanciato avventatamente con il min istro degli Esteri Matsuoka - preparò una bozza cli accordo in tal senso e nelle primissime ore del 5 dicembre l'ambasciatore von Mackensen la sottopose a C iano, il quale assicurò l'approvazione di Mussolini e chiese che il documento venisse consegnato contemporaneamente ai rappresentanti nipponici a Berlino ed a Roma. Ribbentrop non rispettò la richiesta, cosicché l'ambasciatore Oshima ricevette il progetto alle 4 da Ribbentrop e l'ambasciatore Horilciri alle 10 da Ciano. Letteralmente in exfl'emis dunque, il Giappone strappò il consenso di Germania e Italia. Ma era un consenso cli massima, non ancora firmato da Hitler e da Mussolini. Comunque 1' 8 dicembre, conosciuto l'attacco giapponese, Ribbentrop telefonò a Ciano e I' 11 dicembre, più o meno contemporaneamente, Hitler al Reichstag e Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia 176 dette175

In realtà, già da alcune ore risperto all'inizio dell'attacco i pri ncipali protagonisti della vicenda conoscevano gran parte della lunga nota giapponese che doveva essere presentala dall 'ambasciatore Nomura alle 13 dell '8 dicembre ed avevano compreso trattarsi della guerra, pu r non ri uscendo ad individuare luogo ed ora del primo colpo. Ma Roosevelt fu obbligato a nascondere che da tempo a Washington venivano interccrtali e decifrati i messaggi giapponesi nel codice diplomatico Purple diretti alle ambasciate ni pponiche (cfr. PETER HEROF., Pearl Harbo1; Rizzoli, Mi lano 1986, p. 338). · 176 «Da noi - co1ru11cnt<) Bottai - un uomo di fronte ad una foll a comandata da impiegati e di scolari: nel paese del diritto tuuo va contro ogni forma. Consiglio dei Ministri , Gran Consiglio, Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Direttorio del Partito, tutto è scavalcato, ann ullato( ...)» (G. BOTIAI, Diario, cit., p. 292).


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIAN E

ro l'annuncio dell'entrata in guerra con gli Stati Uniti. Se Hitler prese la decisione perché navi americane avevano già cominciato a sparare contro sommergibili tedeschi ed era convinto che ormai l'America avrebbe aperto le ostilità 177 , nulla giustifica l'impulsiva presa di posizione di Mussolini. Peggio ancora: l'ambasciatore americano Phillips, assente da Roma, aveva fatto sapere che intendeva rientrare subito in sede per conferire con il Duce, asserendo, con intenzione, che «qualsiasi decisione che potesse essere presa [eia Washington] nei confronti della Germania, non coinvolgerebbe necessariamente l'Italia» 178 . Ebbene, l'avance venne lasciata cadere con indifferenza. Quello stesso 11 dicembre Italia , Germania e Giappone si impegnarono formalmente a <<condurre in comune la guerra imposta loro dagli Stati Uniti d' America e dall'Inghilterra con tutti i mezzi a loro disposizione sino alla fine» ed a non stipulare né armistizio né pace «senza reciproca intesa» 179 . Bisogna anche dire che gli accordi si spinsero ad un intento cli coordinamento degli sforzi ineccepibile. Il 15 dicembre venne stabilita la costituzione di una Commissione del Tripartito, composta dal ministro Ribbentrop e dai due ambasciatori a Berlino , Alfieri e Oshima, e di due sottocommissioni tecniche ad alto livello interalleate per lo studio e la soluzione clelJe questioni militari ed economiche connesse con lo svolgimento delle operazioni. La Commissione doveva trattare «in sede politica» i problemi comuni per la condotta generale della guerra 180 . Non solo, ma il 18 gennaio 1942 venne firmata una convenzione che provvide alla delimitazione delle rispettive zone di influenza, all'indicazione dei teatri d'operazione , a specificare le primarie responsabilità cli natura politica e militare della Germania e cieli 'Italia in Europa e del Giappone in Asia, alla previsione cli organi di collaborazione tripartita in ogni campo181. Il tutto, peraltro, rimase quasi interamente sulla carta 182 . Hitler e Mussolini si lasciarono convincere dal Giappone aggressore a schierarsi al suo fianco, al di là dei precisi limiti del Patto Tripartito e non pensarono nemmeno a chiedere, come contropartita, cli entrare in campo contro l'Unione Sovietica. Probabilmente Hitler si rese conto che 177

Testimonianza di Ribbentrop a Norimberga. Colonna a Ciano in data 9.12.1941 , DDI, 9° serie, VII, doc. 836. 179 Ciano a Alfieri in data 10.12.1941, ibidem, doc. 841. ISO Alfieri a Ciano in data I 5.12.1941, DDI, 9" serie, VIU, doc. 25 . 18 1 Cfr. DDI, 9" serie, VIII , doc. 117, 142 e 169. 182 Indelli a Ciano in data 20.6.1942, ibidem, cloc. 634. 178


LA CAMPAGNA DEL J94 I IN AFRICA SETTENTRIONALE

543

il Giappone non era in grado di affrontare le Potenze anglosassoni e nel contempo volgersi contro la Russia, e pensò che esso, di cuì sopravvalutava la potenza militare, dopo aver eliminato i suoi avversari in Estremo Oriente, avrebbe comunque attaccato l'Unione Sovietica ed aiutato la Gennania a chiudere la partita. Naturalmente Tokyo e Mosca sì guardarono bene dal non rispettare il loro comodo patto cli neutralità. La prima si limiterà a qualchè .inutile tentativo di riportare la pace fra l'URSS e l'Asse; la seconda romperà il patto solo dopo il lancio della bomba atomica su Hiroshima. Quanto al Duce è stupefacente la min imizzazione con la quale considerò l'evento. È pur vero che il 27 dicembre, in Consiglio dei ministri, riassumendo la situazione politico-militare concluse che la guen-a <<sarà lunga, molto lunga, più lunga della prima guerra mondiale. Forse ne avremo ancora per cinque o più anni, ma sul suo esito finale la inia certezza è incrollabile» 183

il che piombò 1'uditorio nel «più assoluto silenzio perché, purtroppo nessuno condivide la sua certezza» 184, ma Ciano aggiunse : <<Svaluta al minimo l'America ed il suo reale peso nel conflitto» 185 . Alla fine del 1941, dunque, l'Italia si trovava impegnata su tre teatri d'operazioni: l'Africa settentrionale, in cui la presenza delle truppe corazzate tedesche era risolutiva rispetto alle concrete possibilità italiane; la Russia, ove la part~cipazione italiana, ben poco significativa in confronto alle forze schierate dalla Germania, si dimostrava peraltro gravosa per il Comando Supremo italiano; l'Africa orientale, in pratica ormai abbandonata a se stessa. In seconda istanza seguivano il contro11o dei paesi occupati in Balcania, le misure cautelative contro la Francia, la difesa dell~ isole e delle coste della penisola. Inevitabilmente simile ventaglio di impegni bellici suscitava problemi di tutt'altro che agevole soluzione. Se l'usura del corpo di spedizione in Russia e, come se non bastasse, l'approntamento dell'armata voluto da Mussolini rappresentavano il problema più impellente, il traffico nel Mediterraneo e Malta erano sicuramente il più importante. La crisi nei rifornimenti maritti-

183 GIUSEPPE GORLA, L'llalia nella seconda guerra mondiale. Diario di un milanese, ministro del re nel governo Mussolini, Baldini e Castoldi, Milano 1959, p . 275. 184 Ibidem. 185 G. CIANO, Diario, cit., p. 572.


544

POLITICA E ST~ AT EGIA IN Cl:!NTO ANNI 1)1GUl;RRE ITALIANE

mi all'Africa settentrionale raggiunse il punto più alto in novembre, con una percentuale mensile cli perdite pari a quasi il 70% dei materiali trasportati, punta negativa mai toccata in precedenza né in seguito. L'arrivo in Sicilia della 2a LuftjZotte e l'aumento del numero dei sommergibili tedeschi nel Mediterraneo arrecheranno presto un certo sollievo, ma i punti deboli rimanevano i soliti: Biserta e Malta . Circa il primo, per quanto Mussolini insistesse di persona, Hitler non intendeva forzare la mano con il governo di Vichy. Per Malta, è interessante esaminare la posizione di Kesselring, giunto a Roma il 28 novembre 1941 con l'incarico, conferitogli da Hitler, di Oberbefehlshaber Sud (OBS), ossia cli comandante superiore del Sud, e con il compito di migliorare le possibilità cli riforn imento delle truppe combattenti in Africa settentrionale «mediante un'energica azione contro la base navale ed aerea di Malta» 186 . La carica di Kesselring - sottoposta solo a Mussolini - gli consentiva di disporre direttamente o indirettamente di tutte le forze tedesche dislocate in Italia, Grecia e Libia. A queste egli pensava di aggiungere quelle cedutegli per l'impiego dall 'Italia, ma siffatta autonomia operativa - che fra l'altro consentiva alla Germania un certo «controllo» sul Mediterraneo - non era accettabile per il Comando Supremo , anche perché Kesselring sarebbe stato in condizioni di impartire disposizioni alla R. Marina. Cosicché il 29 novembre Cavallero spiegò al feldmaresciallo cli non poter consenti re uno scavalcamento del Comando Supremo e dichiarò che al massimo avrebbe assegnato talune unità aeree. Kesselring non insistette ed anzi inizialmente limitò la sua attività di comando alla sola 2" Li{ftflotte, composta dal II Fliegerkorps in Sicilia, dal X Fliegerk0tJ?S in Grecia ed a Creta e dalle unità del Fliege,juhrer in Libia. Chiese, in compenso, la piena collaborazione da parte delle Forze Armate italiane e Cavallero promise che nessuna misura sarebbe stata presa dal Comando Supremo nel teatro di guerra del Mediterraneo senza la partecipazione e l'adesione dell'OBS. La promessa venne mantenuta e Kesselring tenne a riconoscere che essa «rese possibile un'efficace azione comune» 187 , con buoni risultati nella protezione aerea dei convogli e nell 'offesa aerea contro Malta. 186 A. KESSELRING, !vlemorie di guerra., cit., p. 96. Ricevuto il compito, Kesselring rappresentò subito a Hitler, presente Goering, la sua preferenza per la conquista di Malta, ma ricevette la risposta che le forze disponibili non consentivano tale operazi.onc. 187 Ibidem, p. 97 .


545

Ma fu in Africa settentrionale che la collaborazione italo-tedesca, posta su un piano più complesso, in quanto la cooperazione tattica toccava una serie di questioni di non facile intesa, incontrò difficoltà tutt'altro che trascurabili. Pesarono attriti in tema di azione cli comando e di coordinamento di sforzi; pesarono le differenze di procedimenti operativi e di procedure logistiche; pesarono le differenze di carattere ordinativo. Diciamo pure che fin dall'inizio si fronteggiarono due «atteggiamenti», o meglio due stati d'animo. Da parte tedesca fu chiaro i) senso cli superiorità e la scarsa considerazione militare nei confronti dei Comandi e delle unità italiane a causa dell'infelice situazione in cui si trovavano. Da p~ute italian'a fu inevitabile il senso di frustrazione provocato dall'invocato urgente intervento dell'alleato per non essere cacciati in mare, nonché la mortificante constatazione della spiccata differenza cli efficienza operativa rispetto alle formazioni tedesche. Si aggiunga la nostra impreparazione mentale e tecnica alla cooperazione interforze ed interalleata. Oltre a queste note di tono generale, affiorò ben presto lo scontro di personalità. Si è accennato agli attriti insorti fra taluni capi italiani, Bastico e Gambara in testa, e Rommel. Ma non si trattava soltanto del carattere «indipendente» di quest'ultimo. Al comandante ciel Panzergruppe venivano mosse due critiche cli fondo: la discutibile condotta della battaglia della Marmarica 188 ed il suo modo di impiegare le truppe italiane. Circa il primo addebito, indubbiamente per più giorni Rommel non aveva dato la sensazione cli reggere con mano salda le reclini della battaglia, non curato l'impiego a massa delle sue truppe mobili e troppo confidato nel proprio istinto. Il 2 dicembre, dopo cinque giorni cli lotta, Cavallero ricevette una lettera personale del gen. Gambara: «Per cinque giornate intere poche forze nel settore di Tobruk, rafforzate allameglio con elementi fatti affluire da tergo, hanno contenuto e respinto coi denti il nemico, che fo1temente premeva da Tobruk e da Rezegh. Al quinto giorno, Rommel, finalmente edotto di quanto qui accadeva, ha ordinato a tre divisioni il ritorno verso ovest e lui stesso, miracolosacente sfuggito agli inglesi , è riuscito a rientrare al Comando( ...). Oggi si è così ottenuta l'occupazione di una importante posizione fra Rezegh e Tobruk (Belhamed) . Non discuto né critico. Rendo solo noto che il Comando continua a funzionare, a strappi, in base a situazioni viste e giudicate in stretto raggio nello stesso campo di battaglia( ...).

188 Comprendiamo in tale espressione la prima battaglia di Sidi Rezegh, l'incursione attraverso le retrovie dell'8' armata britannica, la seconda battaglia di Sidi Rezegh e l'abbandono del blocco di Tobruk.


546

POLITICA é STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRé ITAUANE

A tutt' oggi tre quru'ti del Comando dei corpo corazzato tedesco è in mano del nemico. l i Posto Comando Rommel idem. Il Comando della 21" Panzer idem. Il Corpo d' armata di manovra scisso funzione a strappi e bocconi per ordini emanati direttamente da Rommel, senza collegamento, senza unità d'azione, senza tener conto della linea dei rifornimenti ( .. .)» 189.

A prescindere dalla vena polemica, innegabilmente il quadro sintetizzato da Gambara corrispondeva alla sostanza dei fatti. E quanto alla seconda critica, in effetti troppe volte Rommel impiegò le unità italiane senza tener conto della realtà delle circostanze né della fis ionomia organica, delle nostre divisioni, sì da aggravarne le condizioni, già cli per sé scadenti. A metà del 1941 Io Stato Maggiore dell'Esercito studiò e diramò tabelle organiche intese a porre le grandi unità elementari in Cirenaica in grado di bene assolvere il loro compito; tuttavia gli eventi prima impedirono la completa attuazione dei provvedimenti in questione, poi condussero a formazioni lontanissime dagli organici. Il lavoro di trasformazione delle unità fu fortemente ostacolato non soltanto dagli insufficienti arrivi dalla madrepatria, ma altresì dal persistente più o meno stretto contatto col nemico, in un dispositivo tattico assai frazionato, che non era possibile modificare per adeguare lo schieramento alle considerazioni di carattere organico. Le operazioni, infatti, imposero di creare, in assenza cli appigli naturali, una linea di capisaldi fortemente interrati, sì da arrestare l'attacco dei carri avversari e da fornire un perno alla manovra dei nostri. Senonché la costituzione delle nostre divisioni cli fanteria, e segnatamente di quelle «tipo A.S.», apparve sempre eccessivamente debole di reparti ed insufficiente di armamento 190 . A parare un simile stato di cose si provvide, fra l'altro, utilizzando tutte le armi recuperabili sul campo dì battaglia, cosicché il complesso tattico che ne derivava rispondeva più o meno bene allo scopo, ma dal punto di vista ordinativo nulla aveva a che vedere con le tabelle organiche. Di tutto ciò evidentemente Rommel non aveva alcuna responsabilità né in alcun modo poteva modificare la situazione, tuttavia bisogna ri189

Diario Cavallero, data 2.12.1941. conto dell'impossibilità di realizzare unità motorizzate e delle circostanze, Bastico dette mano ad un riordinamento ordinativo senza nemmeno attendere la preventiva autorizzazione del ministero della Gueua. Stabilì. che .le cinque divisioni di fanteria in linea di riordinassero secondo il modulo «divisione fanteria A.S . 42», adattando le tabelle organiche «D. mot., tipo A.S.» secondo i suggerimenti forniti dall'esperienza operativa. t 9o Tenuto


LA CAMPAGNA DEL 1941 IN AFRICA SElTJiNlRIONALE _ _ _ __

conoscere che sovente i compiti assegnati alla divisioni italiane determinavano la formazione di complessi tattici assai eterogenei, sulla cui efficienza relativa egli poi recriminava ingiustamente. Si aggiunga che il corpo d'armata cli manovra, cioè la grande unità più forte di cui disponesse il Comando Superiore A.S., non offrì in quel primo periodo di vita le prestazioni che si era confidato di ottenere. A titolo cli commento sull'operazione Crusader, che chiuse la campagna del 1941 in Africa settentrionale, dobbiamo riconoscere che nella inevitabile ritirata Rommel riuscì a salvare buona parte della fanteria, lacldo\!e non tutti probabilmente ne sarebbero stati capaci, e che Ritchie ebbe a portata di mano il risultato pieno, ma lasciò sfumare le occasioni. «L'operazione Crusader - osservò un testimone di parte inglese - fu quindi, senza alcun dubbio, un successo cli notevole importanza. Tuttavia nessuno avrebbe potuto affermare che si era trattato cli una battaglia o di una serie di battaglie soddisfacenti» 191 .

19 1 M. CARVER,

Tobruk, cit., p. 1983.



Capitolo IX LA CAMPAGNA DEL 1942 IN A.S. (gennaio-novembre 1942)

1. L \ SITUAZIONE GENERALE NEL GENNAIO 1942 Nessun dubbio che i due principali eventj del 1941 - l'attacco tedesco aJl'Unione Sovietica e l'attacco giapponese agli Stati Uniti - abbiano impresso, sommandosi, una svolta fatale alla guerra. Entrambe le decisioni erano state prese, a Berlino ed a Tokyo, nel massimo segreto e dopo attenta ponderaz.ione, ma sulla base di calcoli militari rivelatisi errati essenzialmente sui tempi. In merito alla prima, Hitler si sentì in certo modo obbligato a fornire «spiegazioni» all'alleato in sottordine, Mussolini, affermando che «Se la lotta non è venuta ad una decisiva conclusione c iò non è dipeso dalla insufficienza ciel comando e da mancanza di truppe alleate, e neppure dalla vastità dello spazio, ma esclusivamente dalle sfavorevoli condizioni atmosferiche che, nei sei mesi necessari per l'offensiva ci hanno condannato praticamente a più di tre mesi di completa immobilità» 1•

Comunque intendeva riprendere l'offensiva immediatamente all' inizio della stagione asciutta. La seconda spinse subito il Giappone a stringere i contatti con l' Asse ed a proporre un'intesa volta a sfruttare nell'interesse comune sforzi strategici necessariamente settorial i. Il 15 dicembre 1941 , quindi, venne istituita a Berlino una «Commissione del Tripartito», composta da Ribbentrop e dai due ambasciatori Alfieri e Oshima, ed integrata da due sottocommissioni di esperti per le questioni militari ed economiche2 . Il 18 gennaio 1942 , poi , le tre Potenze stipularono, sempre a Berlino, un accordo militare che definiva i rispettivi teatri di guerra ed i 1 Hitler

2 Alfieri

a Mussolini in data 29.12.1941 , DDI, 9" serie, Vlll , doc. 80. a Ciano in data 15 .12.1941, ibidem, VIII, doc. 25.


550

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

rapporti di collaborazione. Il 70° grado di longitudine era il diaframma: ad oriente agiva il Giappone, ad occidente Italia e Germania. Nell'Oceano Indiano le circostanze potevano suggerite lo svolgimento di operazioni oltre la linea stabilita. Le direttive strategiche erano così. espresse: <<1. Il Giappone condurrà le operazioni nei mari del Sud e del Pacifico, cooperando con quelle italiane e tedesche contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti dell' America dei Nord. a) Esso annienterà le basi principali dell'Inghilterra, degli Stati Uniti dell'America del Nord e dell'Olanda nella Grande Asia Orientale e attaccherà od occuperà i loro ten·itori che ivi si trovano. b) Esso cercherà cli annientare le forze terrestri, navali ed aeree nordamericane ed inglesi nel Pacifico e nell'Oceano Indiano per assicurarsi , il controllo del Pacifico occidentale. e) Nel caso in cui le flotte nordamericane e inglesi si concentrassero per la maggior pa.rte nel!' Atlantico, il Giappone intensificherà la guerra al traffico in tutto il Pacifico e l'Oceano Indiano e inoltre invierà una parte della sua flotta nell 'Atlantico e vi coopererà direttamente con le Marine italiana e tedesca. 2. L'Italia e la Germania conducono le operazioni contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti dell'America del Nord, cooperando con quelle giapponesi nei mari del Sud e del Pacifico. a) Esse annienteranno le basi principali clell'lnghilterra e degli Stati Uniti del1' America del Nord nel Vicino e nel Medio Oriente, nel Meditenaneo e nel!' Atlantico e attaccheranno o occuperanno i loro territori che ivi si trovano . b) Esse cercheranno di annientare le forze terrestri, navali ed aeree inglesi e nordamericane nell'Atlantico e nel Mediterraneo e di annientare il traffico commerciale nemico. c) Nel caso in cui la flotta inglese e nordamericana si con centrassero per la maggior parte nel Pacifico, l'Italia e la Germania invieranno una parte delle loro forze navali nel Pacifico e vi coopereranno direttamente con la Marina giapponese».

Ovviamente questi principi di ordine generale erano integrati da modalità esecutive finalizzate ad agevolare ed a promuovere la cooperazione ne.i vari campi: della pian ificazione e dello svolgimento della guerra al traffico marittimo; delle informazioni importanti per le operazioni; dell'opera di disgregazione militare del nemico; della reciproca trasmissione dì notizie militari, del collegamento aereo fra i tre Paesi e dell'apertura della via marittima per l'Oceano Indiano 3 . 3

USSME, Diario s1orico del Comando Supremo, cit., VI, tomo II, cloc. 7. Cfr. DDI, 9" serie, VIII, doc. 169.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICASETl'ENTRJONALE _

_ _ __ __ _ _ __

551

Inoltre si pensò alla diffusione di una dichiarazione del Tripartito a favore dell'indipendenza del popolo arabo e dell'indiano, puntando su11a diffusa solidarietà antioccidentale che in Asia lavorava ovunque a favore del Giappone 4 • Se l'idea di pervenire al Medio oriente dall'Egitto e dall'India per poi volgere oltre il Caucaso prestava il fianco a giustificati dubbi di fattibilità a causa del tempo che ciò avrebbe richiesto, è assodata la somma preoccupazione destata in America per le Filippine ed in Gran Bretagna per l'India. Non a caso Churchill, in un lungo appunto in data 2 febbraio per il gen. Ismay, scrisse: «( ...) 5. Il rafforzamento dell'India ha acquisito carattere di assoluta urgenza. Sono assai preoccupato dalle reazioni che le vittorie giapponesi avranno in tutta l' Asia; sarà necessario avere sottomano un maggior numero di soldati britannici in India. Non c'è alcuna necessità di fonnare divisioni complete, dato che debbono servire alla sicurezza interna contro eventuali rivolte ( ...)» 5 .

Qualunque fosse la prospettiva suggerita dalla spettacolare serie di vittorie giapponesi, nel teatro di guerra europeo-nordafricano il discorso cambiava radicalmente. Non poteva sussistere alcun dubbio sul fatto che la direzione bellica, in pratica, fosse nelle mani della Germania giacché sul proprio teatro d'operazioni l'Italia non appariva in grado, da sola, di risolvere il proprio problema strategico. Non solo, ma pedino in campo tattico e logistico aveva bisogno ciel concorso tedesco , date le gravi carenze di armamento e di 8otazioni emerse nelle campagne del 1940 e ciel 194 l. Vediamo dunque come Hitler, colui che ormai indiscutibilmente determinava ogni indirizzo operativo, si proponeva cli ovviare al fallimento del Blitzkrieg. Secondo il gen. Blumentritt, nuovo sottocapo di S .M. del1'Esercito , Hitler contava cli ottenere nel 1942 quello che gli era sfuggito nel 1941. Questa sua fiducia non si basava su un attento confronto di forze e mezzi, bensì derivava dal cieco, violento rifiuto di credere possibile un rafforzamento sovietico . D'altronde «non sapeva che altro fare, perché non voleva dare ascolto a nessuna proposta di ritirata. Sentjva cli dover fare qualcosa, e questo qualcosa poteva essere soltanto l'offensi4 JoN HALLJDAY, Storia del Giappone contemporaneo, Einaudi , Torino 1979, pp. 239-251. Peraltro il Giappone, che considerava i problemi arab.i «di esclusiva competenza italiana», preferì rinviare analoga dichiarazione per l'India al momento in cui fosse in grado di far seguire un' immediata azione militare (Alfieri a Ciano in data 12.2.1942, DDI, 9" serie, VIII, doc. 256) . 5 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, p. 124.


552

POLrnc,, E STRATEG IA IN CL:NTOANNJ DI GUERRE ITAL!Ai''IE

va». Fermamente risoluto, dunque, a riprendere lo sforzo, respinse il suggerimento dei suoi generali di puntare su Mosca, centro nevralgico del! ' Unione Sovietica, e si orientò verso la conquista del Caucaso, sollecitato anche dalJe pressioni dei dirigenti dell'economia tedesca6 . Da parte italiana, Mussolini amava, come si è visto , le frasi ad effetto ma certo non si illudeva che l'economia italiana potesse reggere ancora per quattro o cinque anni di guerra. Non gl i rimaneva che confidare nella Germania e nel Giappone. In gennaio vennero definite le intese operative fra Comando Supremo e Oberbefehlshaber Siid circa la lotta nel bacino del Mediterraneo . Le direttive per la cooperazione aeronavale italo-tedesca restavano di competenza del Comando Supremo, presi ovviamente gli ordini da Mussolini, in collaborazione con l'OBS e con i capi di S.M. della R. Marina e della R. Aeronautica. Su tali basi si addivenne , il 19 gennaio, ad un comune programma, istituendo nel contempo vari organi di collegamento volti a fac ilitare la cooperazione a tutti i livelli. In particolare, per l' Africa settentrionale venne prevista, in casi di urgenza, l'azione autonoma delle unità dipendenti dalla 5a squadra aerea e dal Fliegerfiihrer Afi'ika, senza preventivo accordo e, tenendo presente la necessit~t di armonizzare le operazioni aeree nel campo tattico con quelle terrestri , venne lasciata autonomia sufficiente al comandante della 5a squadra ed al Fliege,fiihrer per realizzare la più efficace collaborazione permanente. Quanto alla guerra sul mare, il Mediterraneo era ripartito, per ]ericognizioni, tra R. Marina, R. Aeronautica e OBS, con vincolo di pronto scambio dei risultati fra tutti i Comandi interessati . Nei compiti specifici della 2a Luftflotte rientravano le ricognizioni sistematiche e la neutralizzazione di Malta nonché gli attacchi contro forze navali in qualsiasi zona del Mediterraneo avvistate. Erano cli pertinenza della R. Aeronautica il concorso alle operazioni per la neutralizzazione di Malta, le azioni di aerosiluramento contro unità navali ovunque avvistate e le ricognizioni sulle basi aeree e navali a Cipro, in Siria ed in Palestina. Le scorte antiaeree ed antisommergibili furono suddivise, seppure non rigidamente. Dal canto suo Supermarina aveva esaminato le esigenze della guerra sul mare con la Seekriegsleitung anche perché nella seconda metà dì dicembre la situazione nel Meclitenaneo si era modificata sensibilmente a favore cieli' Asse. Nella notte sul 19 dicembre la Forza K di Malta, an6 B.H. LIDDELL H ART,

Storia di ww sconfitta, Rizzoli, Milano l 956, pp. 336-337.


L A CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SITTrENTR JONALE

553

data incontro al convoglio Breconshire e poi incaricata di individuare e di attaccare un convoglio italiano diretto a Tripoli, finì in un campo minato posato da incrociatori italiani che provocò la sostanziale fine di quella forza navale. Come se non bastasse, la stessa notte il sommergibile Sciré del comandante Borghese lanciò tre mezzi d'assalto subacquei nella rada di Alessandria mettendo fuori combattimento le corazzate Valiant e Queen Elizabeth e danneggiando un cacciatorpediniere. Così la Mediterranean Fleet restava con tre incrociatori ed una dozzina di cacciatorpediniere7 . Nei giorni 14-15 gennaio si incontrarono a Garm isch l'amm. Riecardi •e l' amm. Raeder. Il programma concordato prevedeva lo studio a seduta plenaria della situazione strategica nel Mediterraneo, dei traspotti marittimi e dell 'approvvigionamento di nafta. I colloqui personali vennero riservati a questioni più delicate, fra le quali i rappo1ti con la Francia e l'eventuale concorso di forze italiane nel mar Nero. Concordi sul fatto che il mantenimento ed il rafforzamento delle posizioni in Africa settentrionale costituissero l 'obiettivo primario da conseguire, e quindi sulle necessità di neutralizzare Malta, pur studiandone le possibilità di occupazione, i due interlocutori manifestarono punti di vista differenti sugli altri argomenti . Circa la Francia, Raeder sostenne la convenienza di consentire al governo di Vichy la possibilità di riarmarsi per difendere la Corsica, il Nordafrica e J'Africa occidentale da eventuali azioni britanniche o degaulliste, mentre per Riccardi a simile orientamento si opponeva il fondato timore che le forze francesi potessero far causa comune con il nemico in qualunque momento . II secondo punto si traduceva nel rafforzamento del dominio navale nell'Egeo soprattutto in funzione dell'offensiva che la Germania intendeva riprendere in Russia in primavera. Al ri-=guardo, Riccardi dichiarò francamente che l'Italia non era in grado di fornire le navi desiderate per i prevedibili rifornimenti, a causa della penuria cli tonnellaggio in cui si trovava la sua Marina mercantile. Ma l'elemento che sistematicamente si riproponeva ad ogni riesame delle possibilità operative era il vitale problema della nafta. Da ambo le 7 Il 18 gennaio Churchill scrisse al gen. Jsmay: «Vi prego di riferirmi su quello che si fa per emulare le imprese degli italiani nel porto di Alessandria( ...). C 'è forse qualche ragione per la quale s i debba essere incapaci di sferrare attacchi cosl scientificamente preparati come gli italiani hanno mostrato di saper fare?( ...)» (W. CHURCH ILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, p. 472.


554

_

_ _ _.:._: P('-"' )L"-' IT_:.:c lC"-' A-"E"-' S"lc'RJ\TEGIA :o IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

parti infatti si registravano serie difficoltà, nonostante la riduzione dei consumi al minimo . La R. Marina necessJtava di 75 mila tonnellate mensili solo per garantire i trasporti per la Libia, con esclusione quindi di qualsiasi importante impegno delle squadre navali, e le sue disponibilità non consentivano margini di manovra. La Kriegsmarine, dal canto suo, aveva rinunciato alla propria quota di nafta della Romania a favore della R. Marina. Apparendo peraltro l' esportazione rumena di affidamento relativo, le delegazioni concordarono sul principio che le due Marine si sarebbero appoggiate a vicenda, con le rispettive riserve, a favore dell'operazione di volta in volta ritenuta più impo1tante. Riccardi concluse la relazione sul convegno in modo significativo: «li compito fondamentale che la Marina italiana deve assolvere rimane quello dei rifornimenti libici: se tale compito non potesse svolgersi per deficienza di nafta, tutta la situazione mediterranea risu lterebbe gravemente compromessa».

Il 22 dicembre Churchill, con i principali esponenti militari del Regno Unito, giunse a Washington e vi rimase per tre settimane, impegnato in quella serie di conversazioni e contatti che prese il nome di Arcadia. Appena arrivato consegnò a Roosevelt tre lunghi appunti concernenti gli sviluppi della gue1Ta secondo il suo personale punto di vista. Il primo riguardava la campagna del 1942 sul fronte atlantico, che avrebbe dovuto consentire la conquista dell'intero Nordafrica; il secondo si riferiva al fronte del Pacifico e indicava come obiettivo di fondo la costituzione nel giro di cinque mesi, di una flotta da battaglia superiore alle forze navali giapponesi sì da costringere il Giappone a rientrare nei suoi limiti territoriali; il terzo considerava la campagna del 1943 in Europa per abbattere la Germania. La parte più importante del primo (scritta il I6 dicembre) partiva dalla vittoria di Auchinleck data per scontata per la fine del mese, con la disfatta delle unità italo-tedesche in Cirenaica e la conseguente acquisita sicurezza di Alessandria e del Canale. Auchinleck naturalmente avrebbe subito proseguito su Tripoli e raggiunto la frontiera tunisina. Nel contempo occorreva compiere ogni sforzo per guadagnare alla causa degli Alleati l'Africa settentrionale francese, usando qualunque allettamento , lusinga e forma di persuasione nei confronti del governo di Vichy e delle autorità mil itari cli Rabat, Algeri e Tunisi. E bisognava anche chiedere a Vichy l'invio della flotta da Tolone a Biserta e ad Orano. Insomma occorreva convincere la Francia a partecipare nuovamente alla guerra co-


!::_A. CAMPAGNA l)EL 1942 IN AFRICASEITENTRJONALE

- - - - - - - - - 555

me <<belligerante cli primo piano». In ogni caso, pur se il Norclafrica francese si fosse schierato a fianco degli Alleati con il beneplacito cli Vichy, si rendeva necessario prevedere lo sbarco in Marocco ed in Algeria di 200 mila anglo-americani. «Per concludere: lo sforzo principale offensivo della guerra in Occidente durante il 1942 - terminava Churchill - sarà rivolto all'occupaz ione ed al controllo, da effettuarsi dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, di tutti i possedimenti francesi nell'Africa settentrionale ed occidentale , e al successivo controllo, ad opera della Gran Bretagna, dell'intero litorale nordafricano da Tunisi all' Egitto, assicurando così, se la situazione navale lo consentirà, il libero transito aura verso il Meditcrra11eo, verso Levante cd il Canale di Suez. Questi grandi obiettivi potranno essere raggi unti solo se la superiorità aeronavale britannica ed americana sarà mantenuta nell' Atlantico, se le linee di rifornimento continueranno ad assolvere il loro compito senza interruzione e se le isole britanniche saranno efficacemente protette contro un'invasione» 8 .

li pensiero di Churchill incontrò l'approvazione cli mass ima di Roosevelt e dei suoi consiglieri. I lavori dì Arcadia si conclusero con altre due importanti decisioni . L'una cli carattere nettamente politico: il 10 gennaio Roosevelt (U.S.A.), Churchill (U.K.) Litvinov (U.R.S .S.) e Soong (Cina) firmarono per primi la Dichiarazione comune delle Nazioni Unite, per la quale 26 Stati accettarono il p rogramma ed i prindpi contenuti nella Carta Atlantica, sottoscritto da Roosevelt e da Churchill I il 1941, e si impegnarono a condurre guena a fondo contro i Paesi del Tripartito ed i loro alleati ed a non concludere armistizio o pace separata con alcuno dì essi9 . La seconda decisione, di carattere più strettamente militare, fu l'istituzione del Comitato dei capi di Stato Maggiore Riuniti con sede a Washing::_ ton, organismo che stentò alquanto ad entrare in funzione , ma che una volta rodato superò lo scetticismo inglese e si rivelò quanto mai utile allo scopo. Gli americani misero subito allo studio la spedizione nel Norclafrica. L'operazione, denominata Supergymnast e posta sotto comando e pianificazione amerjcana , veniva ad assorbire quella britannica in Tuni8 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte III, II, pp. 306-307 . 9

Oltre le quattJO Grandi Potenze citate, fii-marono Australia, Canada, Costarica, Cuba, Cecoslovacchia, Repubblica Dominicana, San Salvator, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Polonia, Sudafrica, Jugos lavia.


556

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALlANE

sia (Gymnast) e si basava sul presupposto di una moderata collaborazione francese, ma riteneva possibile anche qualche sporadica resistenza locale. Il primo obiettivo era costituito da una salda e sicura affermazione in Marocco, poi l'avanzata sarebbe proseguita verso la Tunisia. Naturalmente molto dipendeva dall'offensiva condotta dall'8a armata in Egitto , ma non soltanto da questa. A fine gennaio a Londra sorsero molti dubbi, alimentati sia dalla rapida lievitazione degli impegni operativi in Estremo Oriente, sia dalla crescente incertezza su.ll 'auspicato concorso francese. Così nei primi giorni di marzo i capi cli Stato Maggiore britannici informarono Washington che a loro avviso nessuna iniziativa ciel genere sembrava realistica prima dell'autunno. Gli americani condivisero tale opinione, vista anche l 'insoclclisfacente andamento delle operazioni in Libia. E intanto si prepararono. Non sarà male, a questo punto, dare un'idea della potenzialità industriale degli Stati Uniti. Non appena scoppiata la guerra Roosevelt ordinò un programma di produzione bellica che prevedeva i seguenti traguardi: Mezzi aerei da combattimento .... ............. . carri armati .. ................................... . cannoni contraerei .......................... . cannoni controcarri ........................ . mitragliatrici ................................. . navi mercantili (in t.s.l.) ................. .

1942

1943

45.000 45.000 20.000 14.900 500.000 8 milioni

100.000 75.000 75.000 non fissato non fissato 10 milioni

Sono pochi dati, sufficienti tuttavia a ritenere che molto probabilmente se Mussolini avesse appena intuito la potenza dell'industria americana sarebbe stato assai più prudente in politica estera.

*

*

*

Tirando le somme, gli immediati obiettivi che il Comando Supremo italiano si poneva consistevano nelle predisposizioni per l'operazione Malta e, in Libia, nel ùassetto delle forze e nel rafforzamento delle posizioni di Agbeila-Maracla, dalle quali agire «con continue puntate offensive terrestri ed aeree per non lasciare fiato al nemico» 10 . A questo proIO

Diario Cavallero, data 6.J . I942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRlCA SEIT,E NTRl = O =N"-' A""' LE"-o_ _ __ 0=

557

posito, Kesselring fece notare che le posizioni in questione apparivano ben poco favorevoli, specie d'estate, per carenza d'acqua e difficoltà di rifornimento. Meglio sarebbe stato, una volta riordinato il dispositivo , attaccare e riprendere Bangasi, ma Cavallero tagliò corto dichiarando che per il momento occon-eva «rimettere in efficienza le forze e sorvegli are la situazione nemica. Si avrà poi tempo per decidere» 11 . Ma il 22 gennaio dovette correre in Libia, dove all'improvviso il Panzergruppe si era mosso 12 • Rommel aveva ben presto preso in considerazione la possibilità di un'azione contro un avversario necessariamente in difficoltà dopo l'attravetsamento di quasi tutta la Cirenaica. Il 12 gennaio, nel corso cli una riunione per studiare tale ipotesi, l'allora magg. von Mellenthin, capo ufficio informazioni de] Panzergruppe, rappresentò che questo avrebbe goduto di una certa superiorità in mezzi corazzati sino al 25 gennaio, poi la bilancia sarebbe tornata a favorire gli inglesi. Ciò posto, e tenendo presenti i difetti delle posizioni attuali ed il logoramento delle fanterie italiane , il conservare un atteggiamento difensivo poteva diventare pericoloso. Rommel rimase colpito eia tali considerazioni ed accolse il suggerimento, rendendosi peraltro conto cli dover contare molto, se non tutto, sul fattore sorpresa. Ne derivarono rigide precauzioni in materia. «Il comandante del l' Afrikakorps - ricordò von Mellenthi n - non venne informato del piano sino al 16 gennaio ed i suoi divisionari ricevettero istruzioni verbali il 19» 13 • D'altronde era inevitabile procedere per approssimazioni successive, anche perché dal 13 gennaio si profilò possibile un nuovo sforzo britannico. Alle 10 di quel mattino , infatti, il Comando del XXI corpo d' armata aveva ricevuto un eloquante fonogramma: «La battaglia è imminente, perciò sollecitare invio di tutto quanto disponibile di personale e materiali . Rommel» 14 . Il 15 gennaio il pensiero cli Rommel venne a completarsi. Alle 11 del mattino an-ivò al Comando del corpo d'armata di manovra (CAM)

11

Ibidem, data 11 . lJ 942. Per gli eventi militari su questo teatro d'operazioni nel 1942 si rimanda in particolare a ivi. MONTANARI, Le operazioni in Africa settentrionale, III, El Alamein, USSME, Roma 1993, 2" ed., ed alle fonti in esso citate. 13 FRJ EDRICH VON M ELL ÉNTHIN ' Panzer Batties, Futura Publications, London 1977 , pp. 100- 101. 14 Diario storico del Comando XXI corpo d' armata, data 13.1.1942. 12


558

POLITICA E STRA rEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

ed avvertì il gen. Zingales 15 : <<La situazione nel nostro scacchiere è buona; tuttavia forse domani il nemico attaccherà tra il Faregh e la Balbia. Il CTA 16 ed il CAM contrattaccheranno e distruggeranno la massa nemica manovrando e serrandola contro il mare. Sarà così vinta la battaglia cominciata il 19 novembre». Ciò detto, prescrisse che i comandanti tenessero i reparti alla mano e con le dotazioni al completo 17 . Ovviamente aveva già toccato l'argomento con il gen. Criiwell, comandante dell'Afrikakorps. Vale la pena di sottolineare come a questo punto, ed ancora per un paio di giorni, egli pensasse non già ad un'offensiva, bensì ad un contrattacco risolutivo contro un avversario al quale egli lasciava la prima mossa. In altri termini, era orientato ad una battaglia difensiva. Fu il 17 che il disegno operativo cambiò, probabilmente ritenendo ormai improbabile un nuovo tentativo dell'8a armata, viste le non brillanti condizioni in cui risultavano trovarsi le truppe britanniche davanti al Panzergruppe. Fatto si è che nel pomeriggio Rommel tornò al Comando del CAM e conferì a lungo con Zingales: aveva in animo di agire controffensivamente «fra pochissimi giorni» per annientare il complesso nemico a sud-ovest di Agedabia fra la via Balbia e l'uadi el-Faregh. «Eliminato l'avversario che si trova in tale zona, si vedrà in seguito se le operazioni dovranno procedere o se i reparti dovranno ritirarsi sulle basi di partenza». Questa volta si trattava di battaglia ojfensiva 18 . Il 19 gennaio, alle 10, Rommel impartì gli ordini per l'attacco ai comandanti di grande unitit interessati convocati al Comando del Panzergruppe . Nel pomeriggio ordinò lo spostamento delle divisioni nelle zone di raccolta approfittando del ghibli che, soffiando con violenza, avrebbe nascosto i movimenti all'osservazione aerea britannica. Poco più tardi, la precisazione: l'inizio dell'operazione era fissato per le 8,30 del giorno 21. Da quanto precede emerge chiaramente come il disegno di Rommel sia venuto a concretizzarsi solo negli ultimi giorni e come le misure cli segretezza assunte rientrassero nelle normali precauzioni da adottare in simili circostanze. Rommel peraltro si compiacque del silenzio usato nei 15 11 gen. Z ingales aveva sostituito il gen. Gambara nel comando del corpo d'armata cli manovra in data 31.12.1941. 16 Normalmente il Deutsches Afrikakorps (DAK) nella corrispondenza italiana era indicato secondo la traduzione italiana: corpo tedesco cl' Africa (CTA). 17 Diario storico ciel Comando ciel CAM in data 15. I. I 942. 18 Ibidem, in data 17.1. 1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICf\S EITENTRIONALE

559

confronti del Comando Supremo, dell'OKW e del Comando Superiore A.S., ma che Bastico avesse già ricevuto un orientamento sembra convalidato dal fatto che il 18 egli mandò il gen. Gambara da Rommel per sentire come stessero le cose: «Ieri inviato da Rommel generale Gambara - scrisse a Cavallero -. In lungo cordiale colloquio Rommel espresse calorosi ringraziamenti per rapidità ricostituzione divisioni, di cui è vivamente ammirato per altissimo spirito offensivo ( ...). Come da me previsto , anche Rommel è del parere che nuova offensiva progettata dal nemico abbia ancora a subire qualche ritardo. Egli ha altresì manifestato intenzione procedere con CAM e DAK operazione o'ffensiva scopo sconvolgere schieramento nemico a sud Nfarsa Brega. At richiesta parere, ho fatto da generale Gambara rispondere che suo parere collima perfettamente col mio( ...). Nel complesso, ho il piacere di dire che tutto va bene» 19 .

Bisogna tuttavia rkonoscere che, pur avendo discusso con il Comando Superiore le sue intenzioni, Rommel non aveva precisato il momento stabilito per l'inizio dell'offensiva, dando evidentemente l'impressione che questo fosse imminente ma non immediato. Questo atteggiamento studiatamente reticente di Rommel fu mantenuto sino all'ultimo anche con lo Stato Maggiore italiano di collegamento. In sostanza, quello che Rommel aveva custodito gelosamente nel proprio animo era soprattutto il proposito - se appena i combattimenti fossero volti al bello, e vedremo la sua cautela nei primi giorni - cli partire per una nuova galoppata sino a Tobruk, come fatto l'anno precedente. Segretezza a parte , Rommel non desiderava intromissioni o interferenza da chicchessia e_, adesso che il comando di tutte le truppe operanti ai margini della Cirenaica gli consentiva in certo modo di «neutralizzare» il Comando Superiore, non intendeva rischiare un veto cli Mussolini o cli Hitler. Il 13 gennaio Churchill aveva scritto ad Auchinleck: «Senza dubbio avete ogni ragione per cercare la decisione in una battaglia sul fronte di Agheila-Marada. Vi appoggerò qualunque sia il risultato» 20 . Ma proprio il giorno seguente il gen. Ritchie chiarì ad Auchinleck che reputava impossibile per 1'8a armata riprendere l'offensiva prima del 15 febbraio a causa di problemi d'ordine logistico ed organico. Circa l'avversario, il ·19 20

Diario storico del Comando SuperioreA.S., data I 9.1.1942.

J. CONNELL, Auchinleck, eit., p. 424.


560

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

lL DISEGNO DI MANOVRA ESPOSTO DA ROMMEL il 19 gennaio

\ .' \

l

/ I

servìzio ìnformazionì dava per certo che Rommel non potesse ìmpostare una qualunque mossa consistente prima della metà di febbraio; non scartava tuttavia la possibilità di ìnizjative locali. Accettata tale jpotesi, a puro titolo d ì scrupolo la 1a divisione corazzata, a contatto con il Panzergruppe fu incaricata di mettersi nelle condizioni di condurre un ' eventuale azione ritardatrice sino all'allineamento Agedabia-el Haseiat, dove l' intero 13° corpo si sarebbe rapidamente concentrato. Auchinleck, soppesata attentamente la situazione, il 10 gennaio diramò la direttiva n. 110 all'8a armata ed al Comando delle truppe britanniche in Egitto: « I. È mia intenzione continuare l'offensiva in Libia e l'obiettivo rimane Tripoli. 2. Vista, comunque, la fluidità della situazione strntegica generale dobbiamo


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETI'ENTRION= AL=E_ _

56 1

considerare l'cvennialità di non poter continuare detta offensiva in Libia e di dover passare alla di fcnsiva sul fronte occiden tale ( ...)».

Pur prendendo in esame tutte le eventualità, appariva chiara l'assenza di preoccupazioni in merito agli intendimenti di Rommel, tanto da dare per scontato di poter scalzare il Panzergrupp e dalle attuali posizio ni per poi occuparle a fronte rovesciato. li suo assillo era il fronte settentrionale, Cipro compresa. Comunque in caso di gravi difficoltà in Libia, non avrebbe esitato ad abbandonare tutta la Cirenaica, Tobruk inclusa, allo scopo fondamentale di difendere il Canale di Suez e l'area del Golfo Persico , Da notare, per inciso , la prescrizione finale delle dixettive: «10. Continuare il lavoro relati vo ai piani originali circa la posizione di El Alamein, quando si presenti l'occasione , finché non saranno completati»21.

Per la pri ma volta la posizione difensiva di El Alamein appariva in concreto negli studi operativi britannici. Il 2 1 gennaio il gen . Brooke, capo di S.M. Imperiale, scrisse ad Auchinleck esprimendo il ram marico che ciroostanze di vario genere (comprese quelle navali) impedi ssero di dare il via all 'operazione Acrobat, cioè alla conquista della Tripolitania22 . Per l'appunto quel giorno «l'improbabile accadde e, senza alcun segno premonitore, le forze dell' Asse cominciarono ad avanzare» 23 . Nessuna, fra tutte le informazioni raccolte dall' lntelligence Service, aveva raccolto un attendibile spunto per pensare ad una ritirata o ad un imminente attacco . Se voce si era sparsa fra il 16 ed il 19 gennaio, ri guardava invece un possibile sbarco a Malta24 .

2. LA SECONDA CONTROFFENSIVA ITALO-TEDESCA Il dispositivo d'attacco, raccoltosi sulle basi di partenza durante la notte , si mise in movimento alle 8,30 del 21 gennaio, preceduto clall'in-

21

c. AUCHINLECK, Despatch, cit., App. 6, pp. 377-378.

22

J. CONN E.LL, Auchinleck, cit., p. 432.

23

c. Ai.;CHINLECK , Despatch, c it., p. 348.

24 F.H. HtNSLEY, British lntellige11ce in rhe Second World War, H.M.S.0., London 198 1, II, pp. 33 1-332.


562

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

tervento dell'aviazione. Nel corso della riunione del 19, Rommel aveva spiegato le modalità dell'accerchiamento. Ritenendo impossibile indicare a priori ove si sarebbe chiusa la tenaglia, si era riservato di impartire ordini azione durante. Ma qualcosa si palesò ben presto diverso da quanto immaginato. Non si incontravano reazioni. Davanti al Panzergruppe si trovavano solo il gruppo di sostegno e la 200a brigata delle Guardie della I3 divisione corazzata. In altre parole il «grosso» che Rommel pensava di accerchiare non esisteva. Le piccole colonne britanniche operanti fra il mare e l'uadi el-Faregh videro con stupore apparire le divisioni corazzate dell'Asse e, appena sicure trattarsi di un attacco, iniziarono un celere ripiegamento senza molte preoccupazioni di resistenza o di. contrasto dinamico. Rommel si rese conto allora cli dover rivedere i suoi progetti. L' avversario non sembrava temibile e per giunta, stando alle intercettazioni radio, pareva in angustie cli vario genere. Per il momento, dunque, si poteva ipotizzare uno scontro nella zona di Agedabia, con l'intervento della 2a brigata corazzata, ed era possibile aver ragione di queste forze. In tale ordine di idee Rommel pensò anche di acquisire spazio a nord di Agedabia e di portare avanti, a scaglioni, il X ed il XXI corpo. La richiesta rivolta al Comando Superiore suscitò l'immediata diffidenza di Bastico. Conoscendo Rommel, egli capì che al benché minimo successo il tedesco non si sarebbe femrnto nella zona di Antelat, ma avrebbe proseguito la corsa verso nord, trascinando il Panzergruppe più o meno alla ventura . Non che Bastico fosse per principio ostile ad una vera e propria controffensiva, ma riteneva pericoloso lanciare in profondità una puntata, inizialmente concepita come manovra limitata davanti alla posizione difensiva, senza una conveniente organizzazione. E poi, sapendo quali fossero le condizioni delle divisioni di fanteria , non si sentiva cli buttarle allo sbaraglio ancora incomplete. E poi mancavano gli autocaITi. E infine se, dopo un 'avanzata di qualche centinaio di chilometri, queste divisioni fossero state costrette a ripiegare, si sarebbe perso quanto raggranellato a fatica. Il 22 gennaio , mentre Rommel commentava con soddisfazione al gen. Zingales che «il nemico non potrà più sfuggi.rei. Nella sacca formata vi sono circa 2.000 automezzi>> 25 , Cavallero arrivò a Tripoli. Era infastidito per il dissidio esistente fra Comando Superiore e Panzergruppe, o per meglio dire fra Gambara e Rommel, e considerava utile un interven25

Diario storico del corpo d'armata di manovra, data 22.1.1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETIENTRIO:,,IALE

-- ~

to personale. Nel colloquio che in serata ebbe luogo al Posto tattico del Comando Superiore, Bastico , spalleggiato eia Gambara e dal gen. Marchesi, comandante della 5" squadra aerea, si espresse in termini di serio dubbio sulle reali intenzioni di Rommel. Mostrò i dati sul riordinamento in corso del X e del XXI corpo e cercò di convincere i visitatori (era presente anche il gen. von Rintelen) della necessità cli arrestare l'azione. In un appunto fissò gli argomenti per tenere a freno Rommel: « I. La situazione attuale im pone un atteggiamento difensivo-attivo di vigile attesa sulle posizioni atlualmente occupate (Marsa el-Brega-Aghcila-Marada). 2. Quanto ha fallo presente l' Ecc. Cavallero su possibili azioni nemiche nella , Tripolitania rende ancora, pel momento. più necessario tale atteggiamento. 3. Avevo approvato la puntata offensiva a raggio limitato proposta dal gen. Rommel , perché tendeva ad allontanare nel tempo eventuali azioni offensive nemiche, cd a saggiare, tenendolo desto, lo spirito combattivo delle nostre truppe. 4. La "puntata" minaccia di mutarsi in una "corsa in avanti" che non approvo, né posso approvare perché: - porrebbe in nuova crisi le unità, che non hanno ancora superato quella del ripiegamento; - non potrebbe avere obiettivi lontani, perché non abbiamo i mezzi per alimentare un' azione offensiva a largo raggio: - potrebbe creare una nuova situazione assa i più debole della precedente. 5. Ciò posto, reputo necessari o di richiamare senza indugio alcuno il gen. Rommel ad una più realistica valutazio ne della situazione, ed ordinargli , al caso, di sospendere ogni ulteriore avanzata e ritirarsi sulle posizioni di pat1enza» 26 .

Il giorno dopo Cavallero e Kesselring - anch'egli arrivato in Libia raggiunsero Rommel ad Agedabia. Questi, per quanto la l" divisione corazzata britannica fosse riuscita a sfuggire alla rete, si mostrò soddisfatto degl i sviluppi dei combattimenti e, ancora cli più, per le notizie recategli eia Kesselring: il Panzergruppe era stato eia Hitler elevato al rango di Panzerarmee Aji-ika e lui stesso nominato Oberbefehlshaber (comandante in capo). Cavallero si congratulò per il successo e chiese di conoscere i disegni per il futuro. La domanda era tendenziosa perché da indiscrezioni o considerazioni personali cli fonte tedesca erano affiorati gli obiettivi di Barce e di Ain el-Gazala. Rommel si tenne piuttosto su lle generali, accennando al palese disorientamento esistente nelle file britanniche ed alla possibilità di sfruttare gli eventi senza molte remore; poi, di fronte alle obiezioni di Cavallero, sembrò accettare l'arresto ciel26

Diario Cavallero, data 22.1.l 942.


564

_ __ _ _ _ _ __:P.:, Oc,c L~ LT,:, IC"-' A'-" E'-"ST,RATEGJ,\ IN CENTO ANNI m GUERRE ITALIANE

l'avanzata in corrispondenza di una linea non ben definita a nord di Agedabia. «Sue idee mi sono apparse ancora in formazione - telegrafò Cavallero a Mussolini - ma mi sono reso conto esser ben fisso in lui pensiero portare sue truppe su quella qualsiasi linea avanzata che avesse raggiunto» 27 . Anche Kesselring era convinto di questo , pur vedendolo secondo un'ottica differente: «Nonostante l'accordo con gli italiani, sapevo benissimo - scrisse più tardi - che Rommel, quando avesse ottenuto un successo iniziale, non si sarebbe arrestato se non quando avesse incontrato una forte resistenza da parte del nemico, concetto che a me sembrava giusto» 28 . Tuttavia non si sbilanciò apertamente . Fatto accettare, con evidenti riserve mentali da parte di Rommel, il principio di fermarsi poco oltre Agedabia, Cavallero sostenne l'opportunità di non sguarnire le nuove posizioni di el-Agheila, poi «Ho inoltre espresso al gen . Rommel - proseguì nel suo messaggio a Mussolini - il mio avviso motivato che scopo della sua azione deve essere battere il nemico, disorganizzarlo, anche annientare se possibile le unità avversarie che sono a portata di mano, ma non di conseguire progressi cli territorio che per ora almeno si convertirebbero in nostra debolezza».

La versione di Rommel è naturalmente diversa: «Il gen. Cavallero portò direttive del Duce per le ulteriori operazioni. Tutto stava ad indicare che Roma era tutt'altro che soddisfatta del contrattacco della Panzerarmee. Durante la d iscussione, Cavali.ero disse: "Fare semplicemente una sortita e poi tornare indietro" . Non accettai questo e gli risposi che ero dec.iso a fare i conti col nemico finché me l'avessero consentito le mie truppe ed i rifornimenti; la Panzerarmee era cli nuovo in movimento ed i suoi primi colpi erano andati a segno. Noi c i saremmo diretti prima a sud e distrutto il nemico a sud di Agedabia; poi verso est ed infine verso nord-est. Avrei sempre potuto ripiegare sulla linea di Marsa el-Brega se le cose fossero andate male, ma questo mi interessava poco: il mio obiettivo era molto più alto. Cavallero mi scongiurò di non procedere oltre. Gli risposi che nessuno, tranne il Fiihrer, poteva faimi cambiare la decisione, perché la lotta sarebbe stata condotta principalmente da truppe tedesche. Alla fine, dopo qualche tentativo di Kesselring per appoggiarlo, Cavallero se ne andò brontolando ( ...) 29 .

27

Diario storico del Comando Supremo, data 24.1.1942, ali. 1213. A. K ESSEL.R ING, Memorie di guerra, cit., p. 116. 29 B.H. L IDDELL. HART, The Rommel Papers, Harcourt, Brace and Co., New York 1953, pp. 18 1- 182. 28


È facile osservare che ambo le parti hanno fornito un resoconto di comodo. Per quanto condiscendente, Cavallero non avrebbe tollerato un così aperto atteggiamento di sfida e le «Direttive del Duce», eia lui compilate la sera stessa, sarebbero state caratterizzate da un riferimento esplicito a quanto emerso nel colloquio. E Rommel, per quanto ruvido e deciso nel tratto, doveva pur mantenere un minimo cli form a, specialmente in presenza cli Kesselring, suo superiore, tanto più che nel pomeriggio del 23 non poteva avere la certezza cli un pieno successo. Come eletto, in serata, ad el-Agheila, Cavallero stilò le «Direttive del Duce», nelle guaii , dopo una lunga premessa sulla dipendenza della condbtta della guerra in Africa settentrionale dalla situazione nel Mediterraneo, precisava: « l . La nostra posi:t.ione di resistenza verso est è rappresentata dall'allineamento Marsa Brega-Marada. Marada deve essere rinforzata; 2. La situazione generale del Mediterraneo non consente per ora di pensare ad uno spostamento in avanti del nostro schieramento; 3.... 4. Per dare alla nostra difesa un carattere di spiccata attività e per disorganizzare i preparativi di anacco del nemico, le forze mobili eseguiranno, quando se ne presenti l'opportunità, operazioni offensive a raggio limitato per battere l'avversario che si avv icini a conveniente portata; a questo compito coopererà in modo particolare l'arma aerea; 5. Le unità di fanteria non dovranno essere distolte dalla posizione di resistenza e quivi dovranno attendere alla loro completa riorganizzazione. li Duce s i riserva di modificare questa direttiva in relazione ai possibiU mutamenti deli ri situazione generale,) 30 .

Francamente dirertive del genere s i prestano ad una severa cnt1ca. Non si vede il motivo di attribuire a Mussolini direttive che il capo di S.M. Generale aveva tutti i titoli per emanare in prima persona; l'intensificarsi dell'offensiva aerea su Malta nulla aveva, evidentemente, a che fare con il problema della scarsità di nafta messa in evidenza con enfasi; l'affermazione circa l'impossibil ità di spostare in avanti il dispositivo a causa della «situazione generale nel Mediterraneo» stona palesemente con i gravi danni apportati il 19 dicembre alla Valumt ed alla Queen. Elizabeth ad Alessandria , ormai ben conosciuti a Roma, e quando proprio

30 Diario storico del Comando Supremo, data 23.1 .1942, ali. 1175 e data 25.1.1942, all. 1213 .


566= - - - -- ___ _ _ _ __,_POL!TICJ\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI I)[ GUERRE ITALIANE

Cavallero aveva detto a Kesselring, il 1O gennaio: «Ritengo che questa diminuita pressione del nemico nel Mediterraneo possa durare almeno due mesi» 31 • Per cli più le ipotesi sulle mire nemiche in Tnusia o nel Sahara, anch'esse accennate nelle direttive, non potevano certo essere considerate, al momento, realistiche. Quanto alla visione operativa di Cavallero e di Bastico, pur riconoscendo fondate le preoccupazioni per le fanterie italiane, bisogna ammettere due gravi carenze: l'insufficiente percezione delle possibilità offerte dal deserto alla guerra dei corazzati e, soprattutto, un'eccessiva tendenza al.la difensiva. All'atto pratico, ovunque il nemico avesse fatto arretrare od arrestato le nostre forze si determinava un istintivo bisogno di aggrapparsi a posizioni, il cui valore intrinseco era palesemente relativo perché sempre aggirabili, almeno su un fianco. Se in determinate circostanze tale atteggiamento appariva giustificato da indiscutibili necessità di riordino del dispositivo tattico o logistico, assai meno lo era dall'attesa di tempi migliori o, secondo l'espressione usata in questo caso, di «possibili mutamenti della situazione generale». In sostanza, è con un senso cli disagio che si rimarca l'assenza di un qualsiasi volitivo proposito nelle direttive di Cavallero. Affiora la mentalità di chi, trovandosi in difficoltà materiali e giudicando dette difficoltà non imputabili a se stesso , assume un atteggiamento assai più prossimo al fatalismo che non al fermo desiderio di risolvere il problema che lo riguarda direttamente. Il 25 gennaio fu una buona giornata per la Panzerarmee. Ancora una volta la la divisione corazzata inglese era sfuggita, però i suoi repaiti si raccoglievano in completo disordine a più di 60 chilometri a nord di Msus . L'intervento di Auchinleck, giunto in aereo a Tmimi, ove si era stabilito il Comando dell'8" armata, fu provvidenziale. Esaminata la siluazione con Ritchie, bloccò l'ordine del comandan te del 13° corpo di abbandonare Bengasi e di ripiegare sulla linea Derna-Mechili . L'esame attento deglj avvenimenti convinse Auchinleck che Rommel era pervenuto a Msus sul)'onda di un successo superiore alle sue stesse aspettative e che esistevano ancora modo e tempo per ributtarlo sulle posizioni di Marsa el-Brega. Di conseguenza: nessun ripiegamento, ma contrattacco concentrico su Msus. La Panzerarmee, dal canto suo, aveva veramente bisogno di una sosta per raccogliersi, rifornirsi, recuperare i carri in avaria e radunare il grosso bottino abbandonato sul campo di battaglia . 31

Diario Cavallero, data 10.1.1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AF'RJCA SEITl'JNTR IONALE

Intanto Cavallero era tornato a Tripoli , ove ricevette un messaggio di Mussolini: «Ricevuti vostri te legrammi. In base elementi situazione generale( ...) et se le vostre d irettive al generale Rommel sono antecedenti alla situazione quale risulta dai dati dell'odierno bollettino (25 gennaio), ritengo et Voi converrete che sia bene lasciare al generale Rommel una certa latitudine per l' ulteriore movimento,, 32.

Cavallero rispose: «Per il Duce. Mi fo premura comunicarvi che generale Rommel ha condiviso direttive impartitegli Vostro nome et vi si copforma nel seguito sua azione. Riferirò verbalmente particolari»33 . Il mattino seguente rientrò a Roma in aereo. Rommel era tentato di ripetere il piano che l'anno precedente l'aveva portato , in una corsa vertiginosa, al confi ne egiziano . Puntando con rapidità su el-Mechi li avrebbe isolato Bengasi ed il gebel, ma questa volta esistevano troppe di fficoltà per il rifornimento del carburante. Perciò, a malincuore, r ipiegò su una alternativa nùnore: Bengasi. Convocò al proprio Comando i generali Gambara e Marchesi e sintetizzò il proprio pensiero operativo. Tenuto conto del palese disorientamento intuibile nei Comandi britannici e della loro intenzione , a quanto pareva , dicostituire una linea difensiva nel gebel, da Derna a Mechili, aveva deciso cli avanzare con le forze mobili su Bengasi per battere la 4" divisione indiana e catturare i grossi depositi di materiali ivi esistenti. Ad operazione ultimata avrebbe fatto ripiegare il corpo d'armata di manovra e l'Afrikakorps a tergo dell'all ineamento Beda Fomm-Antelat, garantito dalla divisione Sabratha e dalla 90" leggera, per procedere alla loro ricostituzione. Qualora il nemico avesse evacuato l'intera zona di Be ngasi, egli avrebbe mantenuto il contatto con elementi esploranti. Il X ed il XXT corpo non dovevano lasciare le posizioni di Marsa el Brega-Maracla. Il 28 gennaio, all'alba , ebbe inizio l 'avanzata, che si concluse feli cemente il giorno successivo con l'entrata in Bengasi, anche se la 7a brigata indiana riuscì a sfuggire alla rete . Per l'Asse il ritorno a Bengasi segnava evidentemente una tappa ed il modo col quale era avvenuto induceva a guardare oltre, tanto più che si diffuse l'impressione di un orientamento inglese all'abbandono dell' intera C irenaica . Peraltro Rommel

32

Diario storico del Comando Supremo, data 25.1.1942, ali. 1278.

33

Ibidem, ali. 1265 .


5~8,<__ _ _ __

POLITICA i.; STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERR[ ITALIANE

GLI AVVENIMENTI del 28 e del 29 gennaio 1942 IN CIRENAICA

~-

"'""' 't~c


LA CA/v!PAGNA DEL L942 IN AFRIC A Sf::ITENTRIONALE

569

era meno avventato di guanto taluno credesse. Certamente adesso si sentiva ben sostenuto. Hitler aveva fatto conoscere al Comando Supremo cli ritenere necessaria l'occupazione cli Bengasi e dei campi di aviazione viciniori, nonché conveniente l'occupazione di una li nea «ad est di Derna» e, felice per l'iniziativa del suo generale, ne aveva annunciato alJa radio la promozione a colonnello-generale . A parte ciò, in effetti urgeva riordinare le unità meccanizzate ed il ricco bottino di quei g iorni veniva a proposito. Intanto due raggruppamenti tedeschi si inoltrarono nel gebel senza incontrare serie resistenze. Nel tardo pomeriggio del 3 febbraio raggiungevano e superavano Dema, già sgomberata dal nemico, ed in serad i due raggruppamenti si arrestavano di fronte a Tmimi. Rommel aveva ottimi motivi per essere soddisfatto. Dall'inizio della controffensiva le perdite inflitte all'avversario ammontavano a circa 380 mezzi corazzati, 192 pezzi di artiglieria, 1.220 automezzi, 50 aerei e 3 .300 prigionieri 34 , il tutto con poca spesa. Dalle intercettazioni, poi , risultava che Ritchie stava organizzando una posizione difensiva nel triangolo Tobruk-Ain el Gazala-Bir Hacheìm e dovunque erano segnalate unità britanniche in ritirata. Dopo altre discussioni e contrasti fra Comando Supremo, Comando Superiore A.S. e Comando Panzerannee, l' 11 febbraio Cavallero trasmise a Bastico nuove esplicite disposizioni. Per prima cosa ribadì il concetto informatore delle precedenti direttive: «assicurare in qualunque momento et in qualunque situazione la difesa della Tripolitania»; poi definì gli scopi del! ' occupazione della Cirenaica: assicurare la disponibilità del porto di Bengasi e dei principali aeroporti, consentire la reazione manovrata contro nuove offensive britanniche e facilitare la preparazio~ ne per la successiva avanzata su Tobruk. Ciò posto, dal 14 febbraio il X corpo passava alle dipendenze ciel Comando Superiore, che doveva cu:: rame la rimessa in efficienza (essenzialmente sotto il profilo degli automezzi), senza abbandonare la posizione di resistenza di el-Agheila. ln ultimo una raccomandazione: l' ampliamento dell'occupazione della Cirenaica e la libertà d 'azione concessa alla Panzerarm.ee dipendevano dalle condizioni logistiche che il Comando Superiore era in grado di assicurare35 . 34 Secondo fonte britannica le perdite fra il 21 gennaio ed il 6 febbraio ammontaro-

no a 1.390 uomini (morti, feriti e dispersi), 72 carri med i e 40 pezzi da campagna (1.S .O. PLAYFAJR , The Medi!erranean and Middle Easl, cit., IV, p. 152). 35

Diario storico del Comando Supremo, data 11.2. I942, ali. 556.


POLITICA E STRAfEGIA IN CENTO ANKI DI GUERRE ITALIANE

Se i reparti avevano subìto un inevitabile logorìo, non bisogna credere che si imponesse-un riordino sul tipo di quello affrontato al termine della ritirata su el-Agheila. Al contrario esistevano ottime condizioni di base: morale elevatissimo, spir ito d'iniziativa, nutrito bottino. Basti pensare che il solo corpo d'armata di manovra, partito da Marsa el-Brega con circa 700 autocarri, giunse a Mechili con 1.300 automezzi, viveri abbondanti e riserve di carburante per un migliaio di chilometri. Bastico prese atto delle direttive e le inoltrò a Rommel, il quale non fece commenti. Si limitò a comunicare che verso la metà del mese avrebbe riferito al Comando Supremo a Roma ed al Qua11ier Generale del Fì.ihrer sulla situazione . In tale occasione avrebbe chiesto una licenza di qualche settimana per ragioni di salute. Il 15 partì in aereo alla volta di Roma ed il giorno dopo anche Bastico si recò a Roma per una cliecina di giorni. Da parte britannica, Auchinleck sintetizzò in una nota per i l Comitato di Difesa del Medio Oriente le sue riflessioni sui recenti avvenimenti e sulle decisioni da prendere. A conti fatti, sulla base di un presumibile confronto tra i carri medi d is ponibili dalle due parti , il via ad una nuova operazione britannica poteva essere messo sicuramente in programma per i primi di maggio. Comunque per il momento occorreva stabilire un fronte sicuro, al cui riparo rimettere a punto un complesso di forze tale da consentire una sollecita ripresa. In definitiva: garantire una linea ad ovest di Tobruk per difendere la piazza; tenere Giarabub per proteggere il fianco meridionale ciel dispositivo; allestire, a titolo cautelativo, una linea fra SoJlum e ridotta Maddalena36 . Questo programma fu cond.iviso dagli altri comandanti in capo.

*

*

*

Sembra opportuno sottolineare la fondatezza di un'affermazione del gen. Bayerlein: <<La battaglia d'inverno del.la Marmarica ha un'importanza del tutto pa1ticolare perché qui nacquero e furono fissati e sperimentati i principi tattici fondamentali della guerra nel dese1to. Tutti i successi delle azioni che seguirono si fondano su queste esperienze e conducono infine al punto culminante dell 'offensiva d'estate,

36

c. AUCHINLECK , Despatch, cit., app. 8 .


LA CAMPAGNA DEL 1942 !N AFRICASETrENTRIONALE _ _ _ _ __

LA SITUAZIONE ITALO-TEDESCA LA SERA del 12 febbraio

\

\I

~-~,_.,,

I

I

I

I

J

i.-ils""U:S - -

I

I

,,

I

I I

'\ \

\

\I I I

, I

I

I I

, I

. I

\

\

\

I \

\

0=========1:2oo:= =======lOO 'Km

I

I

\

1

HarMiA

I

\",rn

c;.;,J,,r


57?

POLITICA ESTRATEGlA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

nella quale la tattica del deserto cd il comando di Rommel riportarono inverosimili trionfi» 37 •

Le analogie e le differenze fra la controffensiva italo-tedesca del 1941 e quella del 1942 sono facilmente individuabili. Entrambe cominciarono con la caratteristica del colpo di sonda, volto ad accertare la consistenza delle forze nemiche, sconvolgerle ed acquistare un po' di spazio (per utilizzare posizioni migliori nel primo caso , per disporre di più vasto campo di manovra per i corazzati nel secondo) . La spinta a procedere audacemente venne in realtà provocata dall'avversario: sorpreso e disorientato per la celerità e la decisione della puntata, credette di trovarsi di fronte ad una vera e propria offensiva e, sopravvalutando l'entità dei cmTi dell 'Asse, si adattò più o meno presto ad una ritirata per evitare di perdere le truppe ·della Cirenai.ca occidentale. E sostanzialmente vi riuscì perché la prima volta i prigionieri catturati dalla Panzerannee Afrika ammontarono a poco più di 2 mi la uomini , la seconda volta a circa 3 mila, di cui 2 mila nei combaWmenti svoltisi nella zona di Agedabia fra il 21 ed il 23 gennaio. Nel 1941 Rommel arrivò a Tobruk in nove giorni, nel 1942 ad Ain el-Gazala in quindici. In entrambe le circostanze egli impiegò soltanto truppe meccanizzate: la 5a leggera, l'Ariete ed elementi motorizzati della Brescia nel 1941; la lY e la 21a Panzer, l'Ariete e la Trieste nel 1942. La differenza di fondo risiede nel tipo di manovra e su questo influì certamente l'entità delle forze britanniche. Premesso che la spregiudicatezza della progressione di Rommel fu sempre, soprattutto agli i nizi, molto calcolata e gli sviluppi operativi si tradussero in sostanza in uno sfruttamento del successo ottenuto nei combattimenti dei primi giorni, occorre rimarcare una situazione complessiva di favore a fattor comune, anche se per cause diverse. A fine marzo 1941 la Gran Bretagna aveva spostato la sua attenzione sugli avvenimenti balcanici e le due vittorie riportate sugli italiani - la distruzione della 10a annata a Sicli el-Barrani ed il felice esito della battaglia al largo di Matapan - l'avevano indotta a concentrarsi sull'aiuto militare alla Grecia (operazione Lustre). Cosicché in Cirenaica erano rimaste la 2a divisione corazzata (priva di una brigata), la 9a divisione australiana e la 3a brigata motorizzata indiana ad assolvere un compito non di tutto riposo, ma neanche proibitivo: difendere il .fianco sul deserto finché non 37 E. ROMMEL,

Guerra senza odio, cit., p. 112.


LA CAMPAGNA DEL 1942 !N AFR!CASE'ITENTRION ALE

LA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA OCCIDENTALE nel 1941

573


574

POLITICA E STR!ITEGIA IN CENTO ANNI DI ClUERRB ITAUANG

LA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA OCCIDENTALE nel 1942

'\ \. Ru:J.Mae/J.

\

~

t

"- ,..,.="-=-•'".,,o~"""'==-= --~

.• •....

~

+

•••


LA CAMPAGNA DJ;L 1942 IN AFRICA SETT!:;J\TRJONALE

fosse risolta la partita balcanica. Nel 1942 la vittoriosa operazione Crusader e l'entrata in campo degli Stati Uniti avevano fatto considerare possibile la prosecuzione dell'avanzata su Tripoli. È pur vero che sul mare l'assenza della Mediterranean Fleet questa volta non era determinata da un divergente gravoso impegno, bensì da una sconfitta (I 'incursione dei mezzi speciali della R. Marina ad Alessandria), tuttavia sullo scacchiere libico bastava difendere il fronte del deserto finché la macchina bellica non si fosse spostata in avanti di quel tanto sufficiente per spazzare via i resti del Panzergruppe. Perciò , di tutte le truppe dell'8" armata, davanti a Rommel era rimasto il 13° corpo con la 1a divisione corazzata (meno una brigata) , la 200" brigata delle Guardie e la 4a divisione indiana. La 7a divisione corazzata e la 22a brigata corazzata erano state ritirate, l'una per rientrare in Egitto e riordinarsi dopo la vittoriosa galoppata dal confine sino ad Agedabia, l'altra per rifugiarsi a Tobruk e riordinarsi dopo la batosta subita a sud di Agedabia a fine dicembre. Le informazioni fornivano ai Comandi dell'Asse un quadro sufficientemente valido; a quello che mancava od era incerto suppliva lo straordinario intuito di Rommel. Così nel 1941, raggiunta Agedabia ed avendo eliminato dalla scena la 3" brigata corazzata inglese, egli non ebbe esitazioni ad avvolgere l'intero gebel puntando su el-Mechili ed Ain elGazala. Invece nel 1942, non essendo riuscito ad accerchiare davanti alle posizioni di Marsa el-Brega né ad avvolgere a nord-est cli Agedabia consistenti truppe nemiche, si limitò ad impegnare i corpi corazzati nella protezione del fianco esposto, prima l'Afrikako,ps a Msus mentre il corpo d'armata di manovra ed il raggruppamento Marcks puntavano concentricamente su Bengasi; poi il corpo d'armata di manovra a el-Mechili mentre i raggruppamenti tedeschi Marcks e Geissler arrivavano al golfo di Bomba. Le due irruenti avanzate furono in pratica «improvvisate» da Rommel, che le guidò spostandosi sul campo di battaglia in aereo o i.n auto e mostrandosi ovunque si dirigessero le sue colonne. Da Agedabia a Bengasi si può dire che ogni giorno apparisse presso quasi tutti i Comandi delle un ità dell 'Afrikakorps e ciel corpo d'annata di manovra. Dopo Bengasi concentrò l'attenzione sulla progressione dei raggruppamenti attraverso il gebel. Ma - pur se obiettivamente il posto cli un comandante d' armata non può ravvisarsi presso le colonne di testa - a differenza di quanto rilevato durante la sua corsa alla frontiera, ali 'inizio di Crusader egli non fu irreperibile durante i combattimenti: quasi sempre un efficientissimo sistema delle trasmissioni radio, anche in movimento, lo tenne collegato con il Comando della Panzerarmee .


576

-

- - - - - - - - 'P-"0 Lr..:..: =.: ri-"' CA ..:..:E ::..:'S:..:..:..: "fRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GUERRE ITAUANE

In campo italiano, salta agli occhi una continuità di comportamento in entrambe le offensive sia nei Comandi di maggior livello sia tra le truppe operanti: i primi, al solito, restìi ad avanzare «troppo», le seconde traboccanti di entusiasmo e di legittima euforia. Secondo il punto di vista britannico le cause del rovescio furono le difficoltà di alimentazione di un grosso complesso di forze oltre Agedabia e la sostituzione delle vecchie esperte unità corazzate con altre cli recente afflusso. Sulla motivazione logistica si può convenire, ma soltanto in parte; alla fin fine noi abbiamo rifornito tre corpi d'armata italiani ed uno tedesco per otto mesi fra Tobruk e la frontiera, superando difficoltà ben maggiori in tema di trasp01ti terrestri e marittimi nonché di disponibilità di materiale. Sul secondo motivo osserviamo che tra la 2" divisione corazzata del 1941 e la 1" divisione corazzata del 1942 le differenze in tema di addestramento ed anche di disponibilità di carri erano notevoli, però la sorte toccata alla 1a era assolutamente imprevedibile agli occhi inglesi. A detta di Churchill si trattava di una delle migliori unità britanniche: formata in gran parte da personale con più di due anni di addestramento, «aveva raggiunto un livello di preparazione altissimo , quale non era dato di trovare in nessun' altra delle nostre unità regolari»; i suoi automezzi erano stati adattati alle esigenze del deserto già in Gran Bretagna; era sbm·cata in Egitto in novembre e, dopo un nuovo controllo dei mezzi, aveva attraversato il deserto con i carri montati su carrelli, giungendo ad Antelat in perfetto ordine. Eppure, senza essere neanche stata impegnata in una battaglia, aveva perso un centinaio di carri. «Quando si pensi - commentò Churchill senza perifrasi - al costo, al tempo ed al la fatica necessaria alla creazione di una unità come una divisione corauata, con tuui i suoi uomi ni esperti e addestrati ( ...) è davvero increscioso vedere quali meschini risultati si siano ottenuti a causa della pessima direzione ( ...)» 38 .

3. I L PROBLEJ',,1A DI FO NDO DEL TEATRO DEL MEDITERRANEO Il 14 ottobre 1941 Cavallero aveva scritto nel suo diario: «Invio al gen. Roatta l'ordine di studiare un'azione per l'occupazione cli Malta: esigenza C 3. Data l'impossibilità di potersi valere di Bisetta, tale azione diventa indispensabile>> . Dunque una scelta obbligata, vista la rilut38

W. CHURC Hll..L, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, p . 57.


LA CAMPAGNA IJEL 1942 IN AFRICA SETTF.NTRl()NALE

tanza di Hitler a forzare la mano alla Francia. Che in quel momento abbia avuto origine un concreto ed organico progetto non significa che in precedenza la conquista dell'isola non fosse stata presa in attenta considerazione. Tutt'altro . Però circostanze di vario ordine avevano, di volta in volta, indotto ad accantonare l'idea; anche perché - è bene dirlo subito - la questione era vista eia molti con scetticismo e da tutti come assai ponderosa39 . Da parte tedesca, il maresciallo Kesselring si convinse subito del1' <<intollerabile minaccia che Malta rappresentava per le nostre vie di rifornimento e mi fece comprendere l'importanza decisiva del bacino del Meditèrraneo per l'andamento della guerra»4o, perciò con venne non soltanto sulla necessità che «Malta sia resa inefficiente, e questo per assicurare i trasporti fra l' Italia e l'Africa settentrionale italiana e la supremazia aerea in tale spazio»41 , ma altresì nel riservare alla 2a Luftjlotte, più potente e meglio attrezzata, la neutralizzazione della capacità offensiva aerea e marittima dell'isola. Durante il mese di gennaio 1942 tutto sembrò procedere per il meglio, grazie anche al gravissimo colpo inferto alla Mediterranean Fleet la vigilia di Natale, e le perdite dei convogli scesero dal 70-80% al 2030%. Per quanto il progetto di massim,a per Malta fosse ormai completato, restavano in piedi alcuni problemi particolari di non semplice soluzione. E, soprattutto, si profilava sempre più forte l'esigenza, più ancora dell'utilità, di un concorso tedesco. L'atteggiamento di Hitler e dell 'Oberkommando der Wehrmacht era stato noncurante all'inizio, negativo poi a causa delle perdite subite dal corpo aviotraspo1tato a Creta e della previsione che Malta sarebbe stata un 'impresa ancora più dura. Ma in febbraio 1942 Raeder e Kesselring tornarono alla carica separatamente. Raeder aveva pa1tecipato al convegno dei Comandi navali dell' Asse a Gannisch (14-15 gennaio), nel corso del quale era emerso l'unanime accordo sulla neutralizzazione di Malta con l'offesa aerea, sbarramento di torpedini e agguato di mezzi insidiosi; nonché sull'importanza 39 Per una esauriente disamina dell'argomento s i rimanda a MARIANO GABRIELE, Operazione C 3: Malta, USSMlVf, Roma 1965. Cfr. anche ALBERTO SANTONI e FRANCEsco MA'ITESINI, La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo , Ed. Ateneo e Bizzarri, Roma I 980. 40 A. KESSELRJNO , Memorie di guerra, cit.., p. 102. 41 G . SANTORO, L'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, cit., p. 263.


POl, ITICA E STRATEGIA IN CENTO ANN I DI GUERHE ITALIANE

578

rivestita dall'occupazione di Malta secondo il piano del Comando Supremo, beninteso non appena consentito dalle circostanze42 . li 13 febbraio l'ammiraglio venne ricevuto da Hitler ed ebbe modo di esporre il proprio pensiero: <<La situazione in questo mare è definitivamente favorevole nel momento attuale( ...). Suez e Bassora sono i pilastri delle posizioni britanniche in Medio Oriente: se queste posizioni cadono sotto il peso di una pressione concertata del!' Asse, le conseguenze per l'Impero britan.nico saranno disastrose. Secondo informazioni attendibili, gli inglesi sanno bene a quale pericolo sono esposti in Egitto. Essi temono che le forze italo-tedesche possano prendere contatto con i giapponesi( ...). La vittoria nel Mediterraneo dipende da due fattori: il potere mariltimo e la cooperazione aeronavale-terrestre. La Marina non può operare senza l'aiuto e la cooperazione dell'arma aerea; questa a sua volta, dipende dalla Marina per i rifornimenti e dall'Esercito per le basi. La strategia nel Mediterraneo, dunque, deve coordinare questi tre fattori per assicurare il successo: il potere nrnrittimo che assicura i riforni menti, i rifornimenti che assicurano I.e basi, le basi che assicurano il potere marittimo. La chiave di questo circolo è una base centrale da cui partire, e la base di gran lunga più importante nel Mediterraneo è la fortezza insulare di Malta» 43

In conclusione, risultava indispensabile impadronirsi di Malta al più presto e lanciare un'offensiva verso il canale di Suez entro l'anno in corso. Raecler aggiunse che, ove non fosse stata decisa l'operazione Malta, si rendeva inevitabile la prosecuzione del bombardamento aereo dell' isola. Hitler ammise la validità di quanto esposto e caldeggiato da Raeder, ma con molte riserve meotali . Anche Kesselring intervenne in quello stesso mese e con tanto fervore che Hitler volle calmarlo: «Stia tranquillo , maresc.iallo Kesselring, agirò appena possibile»44 . Tuttavia si limitò ad ordinare un rafforzamento ciel blocco aereo ed a rassicurare Mussolini. Ma fra OKW e Comando Supremo affiorava, attraverso il silenzio dubbioso e distaccato del primo, una mancanza di intesa sostanziale. Era difatti, allo studio la grande offensiva estiva in Russia, il cui appoggio aereo richiedeva il richiamo di aliquote dei corpi aerei impegnati nel Mediterraneo. Ne derivò che le cure per il fronte russo provocarono nuovamente l'adozione cli mezze

42

Arclùvio USSMM, busta 102, cart. Studi e corrispondenza con Kesselring. Cit. in M. GABRrELE, Operazione C 3: Malta, cit., pp. 135-136. 44 A. KESSELRING, Memorie di guerra, cil., p. 102. 43


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN ArRJC:\ SE'rfENTRJONALE

579

misure nel Mediterraneo e che Hitler finì per approvare senza convinzione la bozza del progetto per la conquista di Malta45 . Il 17 marzo Kesselring si recò con von Rintelen da Cavallero e fece presente che nel giro di breve tempo l'azione di forza su Malta sarebbe terminata, dopodiché i compiti della 2a Luftflotte sarebbero stati rivisti. Cavallero si affrettò a replicare che la preparazione per lo sbarco procedeva alacremente e che «si ha il fermo proposito di essere pronti. a fine luglio>>. Rappresentò l'utilità di qualche battaglione di paracadutisti tedeschi e la necessità di impedire la soluzione di continuità tra la fine del bombardamento intensivo sull' isola (collocabile a metà aprile) e la messa a ~unto definitiva dello strumento di sbarco (fine luglio). Kesselring tenne tuttavia a chiarire che «se si presenta l'occasione , sarebbe un delitto non sfruttarla>> e che perciò in circostanze del genere diventava «opportuno tentare anche un semplice colpo di mano>>. Questo discorso non suonò convincente a Cavallero, il quale perciò si tenne sulle generali con il risultato di generare nei tedeschi un vago senso di sfiducia. Non per nulla von Rintelen alla fine disse che l 'OKW desiderava sapere se il Comando Supremo considerava seriamente l'operazione C 3. Naturalmente ricevette conferma46 . L'offensiva aerea si era scatenata su Malta con una violenza tremenda, sì da porre a Londra preoccupazioni gravissime per la sorte dell'isola. Nella seconda metà di marzo l'amm. Cunningham volle fare uno sforzo supremo per un grosso rifornimento via mare con il convoglio M.V. 10 scottato dalla Forza B eia Alessandria e con il concorso della Forza H da Gibilterra. Questo tentativo dette origine alla seconda batta-= glia della SiJte (22 marzo) e solo in parte raggiunse lo scopo. Se le formazioni aeree cieli' Asse poterono vantare un sensibile successo sul con-voglio, la battaglia navale lasciò in campo italo-tedesco un'impressione sfavorevole per l'inopinata rottura del contatto da parte dell'amm. Jachino47, e Raeder tornò alla carica con Hitler: soltanto la conquista di Malta avrebbe consentito l'eliminazione della presenza inglese nel Mediterraneo . Riprese le proposte cli Rommel, ed accettata la partecipazione tede45

Tra l'altro Hitler «non voleva affidata agli italiani il compito di dirigere tale operazione, che riteneva molto difficile e su cui occorreva riflettere molto» (KURT ASSMANN, A11nifa1ali per la Germania, Garzanti, Milano 1953, p. 265). 46 Diario Cavallero, data 17.3.1942 e sintesi colloquio. 47 G. G!ORGERINI, La guerra italiana sul mare, cit., pp. 355-359.


580

_ _ _ _ ____;l:...: 'O=UTlCA E STRATEGIA lN CENTO ANNI I)} GUERRE ITALIANE

sca ad una soluzione di forza , il «Grande Piano>> fu suddiviso in due fasi: l'operazione Hercules (da noi denominata C 3) contro Malta e l'operazione Aida verso il Canale: «Finché la prima non fosse stata condotta a termine, le trupppe in Africa avrebbero dovuto sospendere la loro avanzata; con la conquista di Malta sarebbero stati assicurati i rifornimenti a Rommel ed egli sarebbe stato in grado di agire con tutto il peso del le sue forze contro il bastione egiziano» 48 .

Ma «solo il 21 aprile l' OKW si dichiarò pronto ad appoggiare i preparativi italiani per la conquista dell'isola» 49 . Rommel si era presentato a Rastenburg il 17 febbraio, pensando di trova.re nel Fi.ihrer interesse ed entusiasmo per la prossùna campagna libica. Hitler invece, pur esprùnendo una sincera soddisfazione per il modo con cui la Panzerarmee aveva superato il difficile momento, ascoltò l'enunciazione del programma africano con sostanziale indifferenza. Preso com'era dalle preoccupazioni per il fronte russo50 , respinse ]a richiesta di rinforzi e nemmeno volle prendere io considerazione i progetti per la prosecuzione dell'avanzata verso il Nilo. Rommel allora propose l'occupazione di Malta per eliminare la costante minaccia ai rifornimenti via mare, ma Hitler si limitò a qualche generica osservazione e rimase nel vago anche quando Rommel chiese direttive per l'ulteriore condotta delle operazioni io Africa settentrionale. Piuttosto demoralizzato, Rommel si fermò a Roma nel viaggio d i ritorno ed il 18 marzo fu condotto da Cavallero a palazzo Venezia. Con molta semplicità indicò a Mussolini il suo obiettivo: quanto prima possibile Malta, poi Tobruk. Se i preparativi per Malta avessero richiesto tempi più lunghi del previsto, egli era disposto a cambiare la precedenza ed attaccare Tobruk per prima. Poi accennò ai suoi propositi. In breve, per il momento il problema operativo poteva limitarsi ad impedire il consolidamento del fronte avversario e, per contro , ad irrobustire quello dell'armata. Il primo scopo era conseguibile entro breve tempo (due o tre mesi, al più) in relazione alla messa a punto dell'apparato logistico, mediante un

48 ANTONY MARTIENSSEN, Hitler e i suoi ammiragli, Garzanti, 'tv1ilano 49 E. VON RlNTELEN, Mussolini l'alleato, cit., p. J.56.

1950, p. 126.

so A parte la rimozione di numerosi generali della Wehrmacht sul fronte russo, la controffensiva sovietica non era ancora terminata e l'usura tedesca era tale che l'OKW stimava necessari altri 800 mila uomini per ripianare le perdite e riprendere l'offensiva.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN_AFRICASEITENTRIONALE

581

vero e proprio attacco condotto dall'Afrikakorps e dal corpo d'armata di manovra per l'elinùnaziooe delle forze corazzate britanniche. Il secondo scopo richiedeva di portare alcune divisioni di fanteria sulla posizione di resistenza, al cui riparo i corpi corazzati potessero rimanere pronti ad agire. Mussolini non si sbilanciò , ma Rommel trasse l'impressione di averlo convinto. Difatti, appena rientrato in Libia si premurò di illustrare al Comando Superiore A.S. «le direttive del Duce del 18 marzo», secondo le quali il nuovo compito affidatogli consisteva a suo dire «nella preparazione per la continuazione dell'attacco, con obiettivo di battere l'armata campale inglese, poi prendere Tobruk ed avanzare ulteriormente oltre Bardfa-Sollum» 5 1. Ne derivava la preghiera di <<mettere, possibilmente presto, alle sue dipendenze, 1uue le truppe che si trovano già in Africa e previste per la continuazione dell'attacco, per rendere possibile un addestramen/o unitario per l'impiego previsto»52 .

Naturalmente fra le esigenze a carico italiano figuravano il completamento di tutte le divisioni (per l'Ariete occorrevano almeno 200 carri ed il li.vello di forza delle divisioni di fanteria del X e del XXl corpo andava dai 3.800 uomini della Brescia ai 4 .700 della Trento e della Sabratha). Seguì uno scambio di lettere fra Cavallero e Bastico e di discussioni fra Bastico e Rommel che si concluse con l'assunzione di uno schieramento leggerme9te più avanzato della Panzerarmee a fine aprile.

Il 29 aprile ebbe luogo a Klessheim l'incontro fra Keitel e Cavallero, il quale aveva portato seco un promemoria con il «preventivo di spesa» per Malta. Di fronte al]' entità del concorso richiesto alla Germania, Keitel, com'era da prevedere, obiettò l'impossibilità di forn ire in tempi_ brevi la divisione paracadutisti, i mezzi navali e le 40 mila tonnellate cli nafta richiesti. Di conseguenza, poiché non si poteva neppur pensare di attuare l' impresa a metà giugno, tanto valeva dare la precedenza a Tobruk. Messe le cose in questi termini, a Cavallero non r imaneva che convenire. E così fece a malincuore , non convinto ed ausp.icando con insistenza che, almeno, la conquista di Malta non fosse rimandata oltre la prima quindicina di luglio53 . 51 Diario

Cavallero, data 31.3.1942. sto1ico del Comando Superiore A.S., data 24.3.1942. 53 Diario storico del Comando Supremo, data 29.4.1942, ali. 1496. 52 Diario


582

POLITICA ESTRATEGJA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Il giorno successivo la riunione riprese a Berchtesgaden con la partecipazione cli Hitler, presente anche Mussolini. Dopo uno sguardo alla situazione al fronte russo fatto dal gen. Jodl, Hitler prese la parola manifestando la piena fiducia nella vittoria finale e facendo qualche osservazione su ogni scacchiere. In questo quadro di.ch iarò che occorreva prevedere un intervento contro la Francia. Poiché le truppe tedesche erano limitate, 1'Italia avrebbe dovuto tenersi pronta «con forze adeguate, fra le quali almeno una divisione corazzata» a tale eventualità. Mussolini non fece piega assicurando che le divisioni disponibili per l'esigenza in questione sarebbero state otto, compresa una corazzata. Allora Hitler aggiunse che anche in Tripolitania sarebbe stata opportuna la presenza di un paio di division i corazzate. Questa volta fu Cavallero ad assicurare che la Littorio era già a Tripoli e sarebbe stata al completo nel giro di due o tre mesi. Hitler non fece commenti al riguardo e passò alla questione Malta: doveva essere tolta alla Gran Bretagna. Subito Cavallero prese la palla al balzo e mostrò l'elenco di quanto l'Italia aveva e di quanto la Germania avrebbe dovuto dare. Hitler promise genericamente di venire incontro alle necessità italiane , ma poi la discussione si spostò sul momento più opportuno per l'esecuzione del piano. Cavallero rinnovò la proposta di. dare la precedenza a Malta piuttosto che a Tobruk, ma questa volta le obiezio1ù sorsero da parte di Kesselring. Il ragionamento cli questi era convincente: iniziata l'operazione I-lercu.les, quasi sicuramente 1'8" armata si sarebbe mossa in Libia e le forze aeree dell'Asse, fortemente impegnate su Malta, non sarebbero state in grado di sostenere il confronto con la Royal Air Force in Africa. Per contro, attaccando e conquistando prima Tobruk, si sarebbe posta 1'8a armata nelle condizioni cli non poter agire per tutta la durata dell'operazione H ercules. Keitel e Jocll si schierarono a favore della tesi di Kesselring. Cavallero si rassegnò a consentire l' offensiva di Rommel con l'obiettivo limitato di riprendere Tobruk e di raggiungere la frontiera (durata prevista dallo stesso Ronunel: due settimane). Anche Mussolini concordò e Hitler concluse: «allora occorre dare l'azione in Libia a fine maggio o ai primi di giugno e rimandare l'azione su Malta a metà Iuglio ( ...)» 54 . Stranamente nessuno si accorse, o si sentì di obiettare, che non era pensabile il poter mantenere ancora per due mesi e mezza una tale pressione su Malta da impedirne la riorganizzazione dopo la precarietà delle condizioni in cui versava a fine apr.ile. E ciò pur ritenendo, a quel) 'epoca, 54

Diario storico del Comando Supremo, data 30.4.1 942, ali. 1544.


LA CAMPAGNA DEL 1942 JN ArRICASETl'ENTRJONALE

che gli obiettivi principali dell'offesa aerea non fossero stati raggiunti (Kesselring); che la capacità difensiva dell'isola fosse stata solo parzialmente menomata (Keitel); che la carenza cli nafta ponesse la flotta italiana nell'estrema difficoltà di ostacolare, alla lunga, i rifornimenti via mare da parte britannica (Cavallero). E pur sapendo (tutti) che a brevissima scadenza gran parte della 2n Lufiflotte avrebbe lasciato il Mediterraneo. *

*

*

Il 7 febbraio il Comitato di Difesa del Medio Oriente comunicò a Lond'ra l'intenzione di arrestare la spinta nemica in corrispondenza di Ain el-Gazala oppure , nel caso peggiore, alla frontiera egiziana. Durante la messa a punto cli una robusta posizione difensiva, sarebbe stata organizzata un'offensiva alimentata da Tobruk, senza peraltro adombrare neppure la data approssimativa di inizio di tale operazione. Senonché il 17 febbraio - due giorni dopo la caduta di Singapore - il gen. Brooke, capo di S .M. Imperiale, ordinò al comandante in capo del Medio Oriente cli mandare in India ed in Birmania tre divisioni, data la situazione creatasi in Estremo Oriente , e per cli più avvertì che nei prossimi sei mesi l'Egitto non doveva attendersi 1inforzi55 . Per l'appunto in quel periodo Malta chiese che un'iniziativa inglese in Cirenaica alleggerisse la pressione dell'Asse sull'isola. Londra venne allora nella determinazione di anticipare la ripresa dell'iniziativa in Libia e questa decisione condusse presto ad un aspro attrito fra Churchill ed Auchinleck. Il 26 febbraio il Premier, che non si capacitava come l'esercito del Medio Oriente, «il quale aveva ormai raggiunto la forza di 630.000 uomini e riceveva continuamente rinforzi, dovesse starsene ozioso così a lungo, gravando in tal misura sul nostro bilancio»56 , chiese esplicita:.mente ad Auchinleck quali fossero le sue intenzioni 57 . La lunga risposta di Auchinleck, secondo la quale solo a partire dal I O giugno avrebbe raggiunto una ragionevole superiorità di forze e di can-ì, non soddisfece i capi di Stato Maggiore, concordi nel non poter accettare un'inerzia che si sarebbe protratta sino a luglio, quando il rifornimento di Malta da Gibilterra era diventato proibitivo e quello da Alessandria era legato ad

55

J. CONNELL, Auchinleck, cit., p. 454. 56 \V. Cl·IURCHJU. , La seconda guerra mondiale, 57 Ibidem, p. 341.

cit., parte IV, I, p. 340.


584

POLIT ICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GU ERRE ITALIANE

un'avanzata in Cirenaica. Soprattutto non si giustificava il fatto che l'Asse riuscisse a r.iprendersi dopo una disfatta, mentre il Comando del Medio Oriente incontrava difficoltà. L'in-itazione cli Churchill aumentava a dismisura, tanto che nel mese cli marzo pensò perfino di sostituire Auchinleck con il gen. Alexancler, comandante delle forze britanniche in Birmania, oppure di richi.amare Wavell clall'lnclia. Brooke lo convinse ad aspettare. Durante il successivo mese di aprile tutta l'attenzione cli Churchill e dei capi cli Stato Maggiore si concentrò su due nuovi temi (Malta a parte): lo sbarco oltre Manica proposto dal gen. Marshall, capo cli S.M. dell'Esercito americano e presidente del Comitato dei capi di S.M. Riuniti, per il prossimo settembre e l'apparizione della flotta giapponese nell'Oceano Indiano. Fu così che, almeno per qualche settimana, Auchinleck poté attendere con calma ai suoi preparativi. Ma il 23 aprile scoppiò una bomba. I capi cli Stato Maggiore a Londra inviarono a tutti i comandanti in capo oltremare un apprezzamento della situazione strategica complessiva, dal quale risu ltava l' eventualità che, proseguendo rapidamente verso occidente la vittoriosa avanzata nipponica, l 'India venisse a trovarsi in grave pericolo e le comunicazioni marittime, nonché la stessa sicurezza del Medio Oriente, minacciate. Auchinleck discusse il documento al Comitato di Difesa del Medio Oriente: «Questo mi sembra - esordì - che ci imponga un completo riesame del nostro attuale orientamento strategico». Elencò tutta una serie cli fattori negativi del teatro d'operazioni finendo col dire che siffatta esposizione «può essere considerata pessimistica, ma è reale e bisogna farvi fronte». Poi, dopo una lunga dissertazione su varie ipotesi operative, venne al dunque: «Sono costretto, quindi, a concludere con estrema ri luttanza che nelle presenti critiche circostanze noi non possiamo permetterci di sferrare un'offensiva in Libia, ma al contrario dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi per incrementare gli apprestamenti difensivi nell'intero Medio Oriente, e nello stesso tempo cedere le risorse di cui possiamo fare a meno a beneficio dell'lndia ( ...))> 58 .

Quando la lunghissima lettera di Auchìnleck arrivò a Londra, Churchill divenne furibondo e, d'impulso , pretese l'immediata sostituzione cli Auchinleck con Alexancler. Brooke riuscì a calmarlo con molta fatica, anche perché era sostanzialmente concorde nel giudicare inappropriate le 58

.I. CONNELL, Auchi11leck, cit., pp. 486-488.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICASEITENTRIO'.'<ALE

risultanze della valutazione fatta al Cairo. La posizione di Malta si era aggravata e le misure in corso per dì fendere Ceylon e l'India sembravano sufficienti , perciò l'inizio di un'offensiva in Libia era più che auspicata. Churchill, raffreddando i bollori , si calmò e rispose ad Auchinleck ringraziando per «l'offerta di indebolire ulteriormente il Medio Oriente per far fronte al pericolo indiano», sottolineando che il maggior contributo che egli potesse dare alla guena nel suo complesso consisteva nel battere il nemico in Cirenaica, e confidando che le direttive in materia inviate da Londra avrebbero avuto «piena esecuzione per la data da voi citata» 59 . Stava diventando un dialogo fra sordi, comunque Brooke propose di da~e tempo ad A uchinleck sino al 15 giugno, e cli invitado a coordinare l'operazione con l' invio di convogli a Malta, nonché a tenersi pronto a trarre vantaggio da un'eventuale offensiva di Rommel. Questa ipotesi stava facendosi lentamente strada. Fu nella seconda metà cli aprile che il servizio informazioni militari a Londra si persuase, stud iando i rapporti situazione provenienti dal Cairo, che Rommel stava preparando una nuova offensiva. Tale possibilità venne seguita con la massima attenzione sulla base delle decrittazioni dei messaggi Enigma e 1'8 maggio fu accolta la previsione che l'attacco contro Tobruk avrebbe avuto luogo probabilmente nella terza settimana cli maggio e che un'avanzata verso il Delta sarebbe stata impossibile durante l'estate a causa della limitata disponibilità di carburante rimasta a Romme160 . Ma ancora il Comitato di Difesa del Medio Oriente si mostrò incline a non assumere iniziative, preferendo invece attendere che l'attacco della massa corazzata italo-tedesca si logorasse per sfenare un contrattacco risolutivo: «Noi riteniamo ancora - terminava il dispaccio per Londra - che il rischio per l'Egiuo, costituito dalla distruzione alla spicciolata delle nostre forze corazzate che può risultare da una nostra prematura offensiva, possa essere più serio e più immediato di quello conseguente dalla possibile perdita di Malta, per quanto grave questa risulti>>61 .

Di fronte ad una simile presa di posizione Churchill spedì un nemmeno troppo velato ultimatum:

59 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, p. 359. 60 F.H. HINSLF.Y, British lntelligence in the Second World War, cit., Il, p. 61

I.S.O. PL,\YFAtR, The Mediterranean and Middle East, cit.. , III, p. 203.

358.


586

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE fTi\LIANE

«l. I capi di Stato Maggiore, il Comitato di Difesa ed il Gabinetto di guena hanno esaminato nuovamente l'intera situazione. Siamo dcc.is.i ad impedire che Malta cada senza che prima tutto il vostro esercito abbia combattuto strenuamente per la sua difesa ( ...). A paragone di questi disastri, noi consideriamo i rischi che voi potreste affrontare per la sicurezza dell'Egitto decisamente inferiori , e pertanto li accettiamo. 2. Insistiamo perciò sul punto di vista già illustrato, con questa specificazione: la data più remota che noi possiamo accettare per .impegnare il nemico dev'essere tale da favorire il passaggio del convoglio previsto per il periodo di giugno senza luna ( ...)>,62 .

Era la scelta fra l'esecuzione dell'ordine o le dimissioni dall'incarico. Dopo una settimana di silenzio Churchill sollecitò un chiarimento. Il 19 maggio Auchinleck rispose che avrebbe eseguito le istruzioni ed aggiunse: <<( .•.) 4. Ci sono molti segni che il nemico intenda attaccarci in un prossimo futuro. Se egli attacca, la nostra azione futura dovrà essere determinata dai risultati della battaglia e non può essere prevista in questo momento. 5. Supponendo che il nemico attacchi per primo, è mia intenzione che il generale Ritchie scateni l'offensiva in Libia alla data che meglio si accordi con l'intento di distrane il massimo di forze nemi.c he per aiutare il convoglio di Malta e che contemporaneamente assicuri il massimo grado di preparazione da parte delle forze impegnate nell'attacco»63 .

Il 25 maggio Ultra consentì a Londra di «leggere» tre dispacci tedeschi dai quali si poteva arguire che l'inizio dell'offensiva di Rommel era ormai questione di ore. Il 26 pomeriggio, verso le 18, il servizio intercettazioni dell'8a armata captò l'ordine Venezia e lo interpretò correttamente come il segnale convenuto per il via all'operazione6 4 •

Il commento finale di Churchill fu tipico . Ricordò la storiella del1'uomo che voleva dare la purga a11'orso e che, preparata con ogni meticolosità la polverina, si accingeva a soffiarla con un imbuto nella gola dell'animale. Ma l'orso soffiò per prùno65 .

62 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, pp. 360-361. 63 J. CONNEI..L, Auchinleck, cit., pp. 498-499. 64 F.H. H1NSLEY, British. In1elligence, cit., li, p. 366. 65 W. CHURCHfLL, La seconda guerra mondiale, parte IV, I, p. 365.


L A CAMPAGNA DEL 1942 IN A FRICA SETIENT~R=IO =N"-' AL e:,Ee· _ _ __

5~:Z

4.TOBRUK

Due giorni prima della riunione di Berchtesgaden Bastìco si era recato al Comando tattico della Panzerarmee, ad Umm er-Rzem, e Rommel gli aveva anticipato il proprio disegno, 01mai a fuoco: un progetto molto chiaro - annjentamento delle forze britanniche ad ovest di Tobruk e conquista della piazza - che il 30 aprile venne messo per scritto e comunicato ufficialmente al Comando Superiore, all'Oberbefehlshaber Sud ed al gen. von Rintelen (per il Comando Supremo), nonché all'amm. Weichold (rappresentante della Seekrìegsleitung presso Supermarina). La concézione operativa si traduceva in un attacco frontale condotto dalle grandi unità cli fanteria fra la costa e Mteìfel el-Chebir, un fronte cli una quarantina cli chilometri, inteso ad impegnare lo schieramento difensivo britannico ed attirare verso nord le riserve corazzate nemiche, ed una manovra avvolgente sferrata con i corpi corazzati in direzione dì Bir Hacheìm, per proseguire, ivi giunti, verso nord alle spalle del dispositivo statico avversario. Un 'ala motorizzata avrebbe agito all'estrema destra, sul fianco esposto, raggiungendo el-Adem e poi Acroma. L'azione era scand ita in tempi successivi, ma strettamente ravvicinati, il cui calcolo orientativo prevedeva l'annientamento del grosso clel1'8" armata entro la sera del secondo giorno; la conquista di Tobruk sullo slancio, senza soluzione di continuità, oppure con un attacco speditivo concluso entro il quarto giorno. Considerando indispensabili un paio cli giorni ancora per il riordino ed il rifornimento delle unità, al sesto giorno la Panzerarmee sarebbe stata in grado di puntare alla frontiera. Beninteso, il progetto si basava su alcune premesse. Rommel, come Bastico, ignorava ancora le decisioni prese a Berchtesgaden in merito a Malta. Avrebbe voluto attaccare all'inizio di giugno, cioè in un periodo lunare favorevole , approfittando del rapporto di forze del momento, reputato accettabile, ma previa eliminazione dì Malta. Qualora, per contro, l'impresa fosse stata rinv iata , si sarebbe adattato ad anticipare la propria azione. Occorreva perciò conoscere con urgenza le risoluzioni prese dal Comando Supremo e dall'Oberkommando der Wehrmacht. Poi si rendeva indispensabile l'attuazione completa del previsto programma di completamento e cli rafforzamento: afflusso entro il mese dei rinforzi tedeschi già annunciati (fra cui 57 Panzer dei tipi IIl e IV) e dei reparti e mezzi destinati a portare a livello organico le divisioni italiane; disponibilità in loco di 25 unità cli carburante , 5 unità cli fuoco e 30 giornate di viveri; sicuro e massiccio intervento aereo italiano e tedesco. In-


588

POLITICA É STR1'1TEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITAl, IANE

fine il Comando Superiore A.S. doveva cedere almeno una delle divisioni tuttora ad Agedabia e co)à non più necessarie, per evitare di dover impiegare unità motorizzate nell'azione frontale, ed altresì costituire un autogruppo per il trasporto di una divisione per volta66 . Bastico trasmise subito il programma a Roma e dedicò il 2 ed il 3 maggio ad una accurata ispezione, con Rommel, allo schieramento. Il 5 maggio arrivò Cavallero. Sul disegno operativo cli Rommel non mosse alcun sostanziale rilievo. Le perplessità sorgevano, purtroppo, sulla messa a punto dello strumento bellico. In sostanza, egli dovette ammettere, con ovvìo rìncrescìmento, l'ìrnpossìbìlità di aderire alle rìchieste, se non in rnìsura alquanto rìdotta. In lìnea generale molto era possibìle attuare a favore delle unità tedesche, grazie ai provvedimenti già adottati; ma per le divisioni di fanteria italiane le deficienze, soprattu tto in campo automobilistico , non erano colmabili in tempi brevi. Quanto al concorso delle altre Forze Armate, un apporto consistente alla 5" squadra ed al Fliegerfiihrer era già definito, mentre minimo poteva essere quello navale, consentito solo per qualche mezzo insidioso. Ciò posto, Cavallero tenne a precisare che «lo scopo generale a cui deve tendere la condotta della guerra in Libia è quello di raggiungere la possibilità di attuare operazioni rìsolutive in Egìtto» 67 . Era la prima volta che si sbilanciava, sia pure con un attento giro dì parole. Le dìrettìve de] 23 marzo approvavano l'operazìone contro Tobruk «oltre l'estate» e prevedevano l'avanzata «verso oriente» in un tempo successivo, e cioè dopo l'afflusso cli altre due divisioni corazzate, una tedesca ed una italiana. Che si verificasse un'evoluzione nelle direttive è più che normale; che esistesse una lungimirante e ferma ampiezza di vedute operative come-. Cavallero vorrà far apparire nelle direttive che impartirà a Bastico al termìne del colloquio - è tutto da dimostrare. Il fatto è che, secondo i calcoli del Comando Supremo: «Se riusciremo a non incontrare grosse perdite ed a superare i quantitativi trasportati in aprile, potremo avere le G .U. italiane e tedesche perfettamente a punto a fine autunno anziché a fine anno. Per fine anno potrnmo in tal caso portare oltremare altre G.U. (per la frontiera tunisina o per alimentare operazioni verso oriente)» 68 .

66

Diario storico del Comando Superiore A.S ., data 30.4.1942 . Diario Cavallero, Riassunto visita in A.S. nei giorni 5 e 6 maggio 1942. 68 Appunto interno del Comando Supremo in data 29.4.1942. 67


LA CAMPAGNA DEL J9>12 IN AFRICASf:1ì ENTRJON= A L=E~ - - - - -

589

Di queste previsioni, però, Cavallero non fece cenno . Si limitò aribadire il concetto cli astenersi in modo assoluto dal provocare una profonda usura della Panzerarmee, tale eia compromettere il laborioso lavoro di ricostruzione e potenziamento delle divisioni. Quindi, non invischiarsi in un logorante investimento di Tobruk o, peggio ancora - ove Ritchie evitasse la battaglia ed arretrasse al confine - di lasciarsi trascinare nuovamente nel duplice, pericoloso ed operoso impegno di assediare Tobruk e fronteggiare nel contempo le forze corazzate inglesi ad oriente. Inoltre l'offensiva non doveva incidere sulla preparazione dell'operazione C 3, essenziale per gli sviluppi della guerra nel Mediterraneo. Quindi i rinforzi aerei sarebbero stati ritirati dopo il 20 giugno. A chiusura ciel colloquio, Cavallero consegnò a Bastico le direttive del Comando Supremo: «l. Obiettivo: battere le forze mobili avversarie schierate ad occidente di Tobrnk . In caso favorevole , attacco speditivo contro Tobruk. La presa di Tobrnk è condizione categorica per lo spostamento in avanti del nostro schieramento; verificandosi tale condizione, lo schieramento sarà po1tat.o sulla 1.inea Sollum-Halfaya-Sicli Omar, linea che la massa dell' armata corazzata non dovrà oltrepassare. Qualora l'occupazione di Tobruk non riuscisse, lo schieramento da assumere dopo la battaglia non dovrà oltrepassare la linea di Ain el-Gazala ( ...)>>69 .

Il giorno succ"essivo Cavallero, accompagnato da Bastico, si recò da Rommel e lo mise al corrente delle conclusioni cui era pervenuto. Ripartì da Barce il mattino del 7 per rientrare a Roma. Sulla base di quanto concordato, Bastico fece proprie le direttive ricevute e le passò a Rommel, ponendo a sua disposizione la divisione Sabratha ed unità minori. Il 12 maggio il concetto di manovra era venuto completandosi anche nei particolari.All'imbrunire del giorno D il X ed il XXI corpo dovevano aver raggiunto le basi di partenza per l'attacco. Alle 14 di quel giorno l'Afrikakmps ed il XX corpo (denominazione assunta dal corpo d'armata cli manovra, dopo lo scioglimento del XX corpo in Tripol itania), con la 90" leggera sulla destra, dovevano muovere per raggiungere le rispettive zone A, che alle 21 avrebbero abbandonato per muovere verso le zone B. All'alba del D+ 1 i corpi corazzati dovevano proseguire dalla zona di Bir Hacheim verso i rispettivi obiettivi C e la 90a leggera 69 Diario storico del Comando Supremo, data 5.5.1942, ali. 2 10.


590

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ POLITICA il STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

IL PIANO DI BATTAGLIA DI ROMMEL


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN i\FRlf.A SETIJ :NTRIONALE

59 1

avrebbe puntato su el-Adem, spingendo elementi ad Acroma. In tal modo, verso mezzogiorno l'accerchiamento delle truppe britanniche operanti ad ovest di Tobruk sarebbe stato completo. A questo punto sarebbe iniziato l' annientamento delle forze intrappolate. Secondo il Fliegerfìihrer von Waldau la caccia inglese sarebbe stata distrutta entro il secondo giorno, perciò la battaglia di annjentamento poteva essere condotta a termine entro il terzo giorno. Quanto a Tobruk, l ' attacco speditivo si presumeva già attuabile il quarto giorno; ad ogni modo, non appena ultimato l'annientamento. Queste le previsioni. A dire il vero, non pochi comandanti in sottordine manifestarono dubbi e perplessità. Fra questi il col. Bayerlein, capo di Stato Maggiore dell'Afrikakorps, il quale reputava rischioso procedere all'azione prima di aver eliminato il caposaldo di Bir Hacheim70 . Rommel era s.icuro di sé, reputava accettabili i rappo1ti di forze anche se leggermente sfavorevoli all'Asse, era convinto della riuscita del pi.ano . Però dopo qualche titubanza preferì cautelarsj con una variante (Venezia) al piano: se il giorno D la 4" brigata corazzata inglese fosse segnalata ancora ad oriente di Bir Hacheim, il movimento della massa avvolgente sarebbe stato sensibilmente allargato, in modo da far passare la sinistra del XX corpo a circa sei chilometri a sud delle località. Il gen . Ritchie, sotto le pressioni di Londra, aveva intanto definito il piano per l'operazione Buckshot, l'offensiva incaricata di perseguire gli obiettivi non raggiunti da Crusader. Si era persuaso che per una rapida e vittoriosa manovra occorresse tagliar fuori l'intero gebel e che il successo fosse ottenibile partendo da Bir Hacheim con il 30° corpo in direzione cli Mechili, sì da minacciare l'avvolgimento da sud dell'armata italo-tedesca, mentre il 13° corpo avrebbe premuto frontalmente le fanterie dell' Asse. In certo modo era la replica del piano di Rommel. Ma se questi desiderava che l'attacco del X e del XXI corpo italiani trattenesse a nord le uni tà corazzate britanniche, Ritc bie in vece ammetteva che l' Afrikakmps ed il XX corpo scendessero verso sud : in tal caso era deciso a dar loro battaglia con il 30° corpo. In funzione dell'operazione Buckshot erano stati presi numerosi provvedimenti di natura logistica. Non si trattava tanto dei depositi campali a sostegno immediato dei due corpi d'armata, quanto dell'impianto di tre grosse basi la cui protezione aveva comportato l'allestimento di ?O D BSMOND YOUNG,

Rommel, Longanesi, Milano 1959, p. 167.


592

POLITICA E STRATlòGIA lN CliNTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

LA VARIANTE «VENEZIA» AL PIANO DI ROMMEL


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN ;\FRICA SETTENTRIONALE

593

numerose posizioni non in sistema e molto sparpagliate. Questo nocque parecch io allo schema difensivo cui si dette mano q uando l'alteggiamento di Rommel si fece decisamente minaccioso . Il 20 maggio Auchinleck inviò a Ritchie disposizioni dettagl iate con l'esortazione, fra l'altro, ad impiegare unitariamente le due divisioni corazzate lasciandole esenti da qualsiasi incarico statico71 e , a ruota, gl i mandò ancora qualche riga: «( ...) il nemico è impaziente ed il suo attacco può giungere da un momento all'allro. Come sapete dalla mia precedente lettera, sto affrettando i rinforzi per voi con tutta la mia energia! Ritengo che se voi riuscite a convogliare armonicamente quanto avete e quanto state per ricevere in un grande colpo contro l'avversario, noi lo manderemo all'inferno! Ho piena fiducia nelJa vostra capacità di fare questo ( ...)» 72 .

Ritchie rispose rassicurando il comandante in capo e soggiungendo che «qualunque direzione scelga [il nemico], la nostra carta migliore risiede nel contrattacco con i mezzi corazzati per distruggerlo . Siamo pronti per questo( ...)» . Tuttavia, secondo il gen. Messervy, comandante della 7n divisione corazzata, Ritchie era «fiducioso e deciso nel parlare, ma dava l' impressione di non essere altrettanto fiducioso e deciso nell'intimo»73 . Il 25 maggio Rommel anticipò ai comandanti di corpo e di divisione l'adozione della variante Venezia e preavvisò che l'indomani era il giorno D, pur invitando ad attendere l'ordine esecutivo74 . Così alle l4 del 26 la Panzerannee iniziò il movimento in avanti. li coordinamento dell'azione di fissaggio dei corpi italiani X e XXI era stato affidato al gen. Crilwell . Lo svolgimento dell a battaglia di A in el-Gazala - senza dubbi o quella in cui maggiormente brillarono la tenacia, la saldezza d'animo e l'abilità operativa di Rommel - può esser vista articolata in quattro fasi. La prima (27-29 maggio) riguardò il mancato pieno successo della massa corazzata italo-tedesca. Questa, mentre il X ed il XXI corpo pro71

C. AUCHINLECK, Desparch, cit., pp. 390-391. J. CONNELL, Auchinleck. cit. , p. 514. 73 Ibidem . 74 La diramazione degli ordini scritti da parte del Comando della Panzerarmee fu la seguente: li maggio, preavviso operativo; 20 maggio, ordine d'operazioni completo di nove allegati. I Comandanti di corpo d'armata diramarono i propri ordini, verbali e scritti, fra il 2 1 ed il 25 maggio. Il 25 maggio il dispositivo era pronto a passare all'offensiva. 72


_

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __,_P.:,,-' O LlTICA E STIV,rl,GIA IN C!;NTO ANNI DI GUERRE rfALIANE

LA BATTAGLIA DI AIN EL-GAZALA (27 maggio)

JoD~ L_~

I


~ -CAMPAGNA DEL 1942 IN Ar:RICA SETf ENTRl'-"' ON c:.c 'A""' L~ E __ _

_ _ __

cedevano all'azione frontale, dalla zona B si era aperta a ventaglio in direzione nord. La 90" leggera investì e disperse senza molte difficoltà la 7a B. mot. inglese e raggiunse el-Aclem, vi si sistemò e spinse elementi esploranti ad Acroma. L' Afrikakorps travolse la 4a B . cor. e la 22" B. cor.; il XX corpo, con la sola Ariete, si scontrò e travolse la 3a B. mot. indiana. Si è parlato della sola Ariete :in quanto la Trieste, per un disguido , si era indotta ad aprirsi un varco attraverso i campi minati a nord del caposaldo cli Bir Hacheim. Al momento questo si tradusse in un grosso inconveniente per il XX corpo , ma un paio di giorni dopo si rivelerà un vantaggio per l'intera massa di manovra. n 29 la situazione della Panzerarmee apparve critica. Sull'attacco frontale delle fanterie si era verificata un'improvvisa crisi di comando per la perdita ciel gen. Criiwell , caduto prigioniero a seguito dell'abbattimento della Cicogna sulla quale sorvolava le linee. La massa di manovra cominciava a trovarsi in sofferenza di carburante e munizioni in quanto la corrente dei rifornimenti alle sue spalle era diventata ovviamente aleatoria. La Trieste era peraltro riuscita a superare la profonda fascia minata e ad aprire fra i capisaldi nemici di Gor el-Ualeb e cli Bir Hacheim un canale di alimentazione per le unità motocorazzate. Rommel allora concentrò l'intera massa cli manovra, compresa la 90a leggera, fra il Trig Capuzzo ed il Trig el-Abd, praticamente con le spalle alla fascia minata, in attesa dell'inevitabile contrattacco delle unità corazzate britanniche. La decisione cli Rommel cli cercare di aprirsi una strada sicura cli rifornimento e di eventuale ritirata attraverso i campi minati fu compresa eia Ritchie, grazie ai rapporti delle ricognizioni aerea e terrestre. Per giunta il servizio informazioni aveva scoperto la crisi di carburante delle divisioni corazzate clell' Asse. Quindi la concentrazione della massa di manovra italo-tedesca venne concordemente interpretata come un palese segno di debolezza. Altre ventiquattr'ore dì forte impegno l'avrebbero condotta al completo esaurimento delle risorse. Diventava ovvio pensare ad un contrattacco massiccio . La seconda fase (30 maggio- IO giugno) vide completarsi l' assetto difensivo dell'Afrikakorps e del XX corpo. Nel pomeriggio del 30 Rommel così riepilogò la situazione al Comando Supremo ed al Comando Superiore A.S.: «( ...) L'armata corazzata ha inflitto al nemico forti perdite con sopportabili perdite proprie. Il nemico ha perduto sinora i 2/5 dei propri carri. Prevedo per il 31


596

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI QUERRE ITALIANÉ

ORDINE DI BATTAGLIA DELLA PANZERARMEE AFRIKA afla data del 26 maggio 1942 Comando della Panzerarmee Afrika (gen. E . Rommel) X corpo d'armata (gen. B . Gioda) su: D.f. Brescia (gen. G. Lombardi) D:f. Pavia (gen. A. Torriano) truppe e servizi di corpo d'armata XX corpo d'armata (gen. E . Balclassru-re) su: D. mot. Trieste (gen. A. Azzi) D. cor. Ariete (gen. G. De Stefanis) truppe e servizi di corpo d'armata XXI corpo d'armata (gen. E. Navarini) su: D.f. Trento (gen. C. Gotti) D.f. Sabratha (gen. M. Soldarelli) 15a B. Schiitzen (col. Menny) truppe e servizi di corpo d'armata Deutsches Afrikakorps (gen. W. Nehring) su: 15" Pan.zerdivision (gen . G. von Vaerst) 21" Panzerdivision (gen. G. von Bismarck) truppe e servizi di corpo d'armata

90a divisione leggera (meno 15" B.) (gen. U. Kleemann) Comando artiglieria 104 Comando artiglieria italiano (gen. Nicolini) raggruppamento Hecker truppe e servizi d'armata


1, ACAMJ>AGNA DEL 1942 IN AFR ICA SEITENTRIONALl!

----597

LO SVOLGIMENTO DELL'OPERAZIONE «ABERDEEN» (5-6 giugno)


598 _ _ _ _ _ _ _ _ _ __

POLITICA É STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE rli\LIANI;

maggio l'attacco a scopo risolutivo delle forze corazzate nemiche da est e da nord e lo affronterò sull'attuale zona di schieramento. Sono convinto del favorevole risultato di questa battaglia difensiva tanto più che la truppa ha ottimo spirito e i suoi rifornimenti verranno completati nel corso di questa notte. Io conto che il nemico perderà domani nuova mente un notevole numero di carri e pertanto indebolirà ulteriormente le proprie forze. Spero di poter passare nuovamente all'offensiva nei prossimi giorni, dopo la temporanea stasi difensiva imposta da ragioni di rifornimento ( ...)» 75 .

Ma occorreva anzitutto eliminare il caposaldo di Got el-Ualeb , tenuto dalla 15(f' D.f. jnglese, il che avvenne nel pomeriggio del 1° giugno. La terza fase della battaglia (2-11 giugno) comprende la lotta nel Calderone - come venne denominata, per il suo ribollire di scontri , la zona compresa fra Sidi Muftah-Bir el Harmat e Got el-Ualeb e la conquista di Bir Hacheim. A conti fatt i, per Rommel, il quale ormai aveva la sicurezza dei rifornimenti e dell'eventuale via di ritirata attraverso lo squarcio realìzzato fra i due Trig, si trattava di togliere di mezzo un pericoloso perno di manovra avversario; per Ritchie invece tutto stava nell'obbligare, direttamente o indirettamente, la massa di manovra italo-tedesca a sloggiare. Il 1° giugno, dunque, prese il via l' operazione Aberdeen, con la quale Ritchie contava di risolvere la battaglia. «Se mai un'operazione poté essere paragonata al gesto di un uomo che infila il braccio in un nido di vespe, quella fu l'operazione Aberdeen» commentò il gen. Carver76. La sera del giorno seguente essa era irrimediabilmente fallita. Per Bi r Hacheim, presidiata dalla 1a brigata France libre, la resa ebbe luogo il mattino dell ' 11 giugno, dopo intensi bombardamenti. La quarta fase (12-15 giugno) fu conclusiva. L'azione concentrica sviluppata contro il grosso britannico disposto a sud-ovest di Acroma dette il colpo di grazia alla unità corazzate dell '8" armata. Così la notte sul 15 giugno Ritchie ordinò il ripiegamento. La battaglia di Ain el-Gazala fece svanire le speranze britanni.che di occupare gli aeropo11i della Cirenaica occidentale, creando apprensioni a Londra per la sopravvivenza cli Malta. Il tentativo cui fu dato corso per 75 GIUSEPPE MANCINELU ,

Dal fronte dell'Africa settentrionale, Ri;rzoli, tviilano 1970,

p. 97 . 76

M. CARVER, Tobruk, Baldini e Castoldi, Milano 1966, p. 244.


LA CAMPAGNA DEI , 1942 JN AFRICA Se.'JTENTRJONA l,E

599

rifornire l' isola comprendeva due operazioni: Harpoon da Gibilterra e Vi gorous da Alessandria, molto simjlj alle precedenti dello stesso tipo. Il 12 giugno Supermarina ricevette notizia dell'uscita in mare della Forza H da Gibilterra e di un ' aliquota della Mediterranean Fleet da Alessandria. Nonostante l'angosciosa situazione della nafta per la R. Marina e della benzina per la R . Aeronautica, la flotta italiana salpò: il contrasto all 'operazione Harpoon fu affidato alla 7(1 divisione navale (amm. Da Zara) , quello all'operazione Vigorous al grosso della squadra (amm. Jachino). Il complesso delle nostre azioni venne poi denominato «operazione di mezzo giugno» e riscosse pieno successo . Il convoglio WS/19 .z da Gibil terra tocco Malta semidistrutto ed il convoglio MW.11 da Alessandria non pervenne nemmeno a destinazione perché l'amm. Harwood, nuovo comandante della Mediterranean Flee1, alla notizia che la flotta italiana aveva preso il mare richiamò l'amm. Vian annullando Vigorous. Tuttavia, a prescindere dal risultato, in campo italiano si dovette riconoscere che la cooperazione aeronavale lasciava ancora molto a desiderare per molti aspetti. «Non può non rilevarsi che il successo tattico nel contrasto al convoglio di Gibilterra - osservò il gen. Santoro - non fu adeguato all'entità delle forze impiegate, né così completo come forse avrebbe potuto essere se alcune manchevolezze non si fossero rilevate nell'impiego aereo e navale»77 e «nel campo della collaborazione aeromarittima - ammise l'amm. Jachino - non si è mostrato da parte nosu·a un serio progresso. La ricognizione è stata scarsissima di risultati e molto tardiva nelle informazioni; la di fes a deJla caccia spesso assente, sempre inefficace»78 . La questione di Tobruk era fortemente dibattuta a Londra, Churchill ricevette il 15 giugno un telegramma di Auchinleck, con cui venivano riferiti gli ordini impartiti a Ritchie: «a) NON cedere al nemico la linea Acroma-e! Adem-el Gobi; b) NON perrnellere che le sue forze vengano investite in Tobruk; c) attaccare e molestare il ne mico dovunqu e se ne presenti l ' occasio ne ( ...)» 79,

77 G. SANTORO, L'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, cit., Il , pp. 390-391. 78 G. FIORAVANZO, La Marina italiana nella seconda guerra mondiale. Le azioni navali dal I O aprile 1941 a/1'8 settembre 1943, USSMM, Roma 1960, pp. 333-334. 79 J. CONNEtL , Auchinleck, cit., pp. 575-576.


600

POLITICA E STRATEGJA h\l CENTO ANNI DI GUERRE ITALIN<E

Constatando l'inesistenza di un tassativo ordine cli difendere la piazza e non essendo tipo da sorvolare su quanto gli stava a cuore, Churchill non esitò a replicare: «Siamo lieti di ricevere la vostra assicurazione circa la volontà di non cedere Tobruk. Il Gabinetto di guerra interpreta il vostro telegramma nel senso che, in caso di necessità, il generale Ritchie lascerebbe a Tobruk tante trnppe quante ne occorrono per garan ti.re il sicuro possesso della piazza,,80 .

Ma Ritchie non si era reso esattamente conto dell'importanza della posizione cli el-Adem e, conseguentemente, il suo abbandono per ripiegare le truppe alla frontiera mise in crisi il piano difensivo britannico. Il 18 giugno Rommel - saputo dal Comando della 21" Panzer che «la via Balbia [ad oriente di Tobruk] è raggiunta e tagliata» - si trasferì proprio a el-Adem con il Comando della Panzerarmee, non inseguì e diramò l'ordine di attacco alla piazza: quel giorno dedicato al completamento del blocco; il 19 alle ricognizioni di dettaglio (campi minati, basi di partenza, schieramenti di a1tiglieria); la sera ciel 19 e la nolte sul 20 all'occupazione delle basi cli pmtenza; il 20 all'alba intervento massiccio degli Stukas e subito dopo inizio della preparazione d'artiglieria. Alle ore 20 del 20 giugno il gen . Klopper, comandante ciel presidio , inviò al Comando dell'8a armata un eloquente messaggio: «Mio Comando accerchiato. Fanteria sul perimetro sta ancora battendosi duramente. Io continuo a resistere, ma non so per quanto tempo» 81 . Alle 6 del 21, al termine cli una breve conversazione via radio, Ritchie autorizzò la resa, ove ritenuta inevitabile , e Klopper inviò parlamentari con bandiera bianca verso le linee della Trento e della l Y Panzer. L'ordine del giorno di Rommel fu orgoglioso, fiero e ... significativo: «Soldati!

La grande battaglia della Marmarica è stata coronata dall'espugnazione di. Tobruk. Sono stati fatti in totale 45 .000 prigionieri e distrutti o catturati I .000 carri armati e quasi 400 cannoni( ...). Ora si tratta di annientare completamente il nemico. Non ci fermeremo finché non avremo distrutto le ultime parti dell'8" annata britannica( ...)>>.

Il giorno seguente egli veniva a sapere dalla radio che Hitler gli aveva concesso il bastone di feldmaresciallo. 80 81

Ibidem . I.S.O. PLAY FAIR. The Mediterranean and Middle East, cit., 111, p. 272.


l.A CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETll:NTRlONi\,_,l."E'' - - - - -

L'AVVOLGIMENTO DI TOBR UK

O !'-----"'!'!i======,o't"'

601


602,:___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ___,P'-"O""' U'-" Tl,:,: CA ,..,_E "·-'Se.,T-" RA ,..,.,T-"' EG =lA ., IN CENTO ANNl DI GUERRE l'l>\Ll;\NE

Per concorde generale ammissione la caduta di Tobruk fu considerata in Gran Bretagna e nel Commonwealth un disastro secondo solo alla resa cli Singapore. Governi ed opinione pubblica si chiesero attoniti come avesse potuto crollare in ventiquattr'ore una piazza che in precedenza aveva resistito ad un assedio di sette mesi con una guarnigione di pari entità.

5. lL DILEMMA STRATEGICO Mai come il 21 giugno 1942 Rommel mostrò come si dovesse e si potesse incalzare il nemico, giocare d'anticipo sul tempo e sfruttare il momento favorevole. Alle 9 ,45, non appena accolta l'offerta cli resa del gen. Klopper, diramò a tutti i Comandi dipendenti il perentorio messaggio: «La fortezza cli Tobruk ha capitolato. Tutte le unità si riuniscano e si preparino per l'ulteriore avanzata». A mezzogiorno dispose gli spostamenti per la sollecita ripresa del movimento e nel pomeriggio convocò a rapporto i comandanti di corpo d'armata per impartire gli ordini circa l'annientamento delle truppe nemiche dislocate alla frontiera. Naturalmente, date le circostanze, gli interventi cli più alto livello furono pressoché immediati. In quello stesso pomeriggio Kesselring arrivò in volo dalla Sicilia. A quanto risulta, il colloquio con il vincitore di Tobruk si fece presto molto vivace. Per Kesselring era scontato che, secondo· le decisioni prese a Roma ed a Berlino , fosse adesso la volta dell'operazione Hercules, tanto più che Malta dava segni di ripresa . Per Rommel, invece, occorreva sfruttare al massimo il successo in Africa settentrionale: un ritardo, sia pure di poche settimane, avrebbe consentito a11'8a armata di riorganizzarsi e di impedire una profonda penetrazione in Egitto della quale esistevano ora tutte le premesse. Insomma, non si poteva lasciar sfuggire un'occasione unica per raggiungere il Canale, l'obiettivo della campagna. Ergo, Malta poteva aspettare. Kesselring troncò il discorso avve1tendo che guanto prima avrebbe riportato in Sicilia i rinforzi aerei dati al Fliege,jìihrer Afrika per l'offensiva; Rommel la sera stessa si rivolse ali' Oberkommando der Wehrmach/> 2 . Anche per Bastico era scontato l'arresto dello slancio offensivo. Infatti, per avere conferma, si affrettò a comunicare a Roma il proprio orientamento operativo: «( ...) conseguire conquista linea Sollum-Halfa82

F.

VON M.ELLENTHJN,

Panzer Battles, Cassel, London 1955, pp. 149-150.


603

ya-Sidi Om ar, come da direttive Comando Supremo n. 30760 data 5 maggio»83 . Cavallero rispose subito ribadendo, a nome del Duce, le citate direttive; segnalando la necessità che la «sistemazione» deJl'armata sul fronte Sollum-Halfaya avesse luogo con sollecitudine e che Giarabub venisse ripresa quanto prima possibile; disponendo, infine, che i reparti aerei destinati all 'operazione Malta fossero messi in libertà con urgenza. Occorre però prec isare che Mussolini, euforico per la vittoria , era più che propenso a non fermarsi al confine: «Adesso teme che non si sappia e non si osi sfruttare a fondo il successo. La sua fiducia è soltanto per Rommel ( ...)»84 . Il Comando Supremo era di tutt'altro avviso e non certo 'per una preconcetta 1igidità. Il quadro operativo era letteralmente dominato da due fattori , la cui immanenza costitui va un autentico incubo: la mancanza di nafta per le navi e la precariet~1 dei rifornimenti e de.i trasporti per la Libia. Appena tre giorni prima, in sede di riunione sui trasporti oltremare, l'amm . Sansonetti aveva d ichiarato di poter opporre ad un grosso convoglio britannico solo qualche sommergibile perché «siamo assolutamente con le navi vuote» , ed il gen. Santoro aveva avvertito che la R. Aeronautica disponeva di appena sette siluri per gli aerosiluranti85 . Stando così le cose, Cavallero sottopose alla firma di Mussolini una lettera per Hitler, nella quale rappresentava l'urgente necessità per l' Italia di ricevere nafta e si soffermava sulla opportunità di dare corso alla programmata operazione Hercules o C 3: «Mi è anche doveroso aggiungere - proseguiva la lettera - che l'agosto è l'epoca ultima dell'anno che permetta di eseguire l'operazione su Malta; dopo d i che sarebbe giocoforza attendere l'estate del 1943 con le conseguenze che Voi, FOluer, perfettamente conoscete. L'occupazione di Malta, oltre a risolvere il problema del traffico nel Mediterraneo (Li bia-Egitto), ci resti tuirebbe la piena disponibilità delle nostre forze aeree, che sono oggi vincolate al settore Mediterraneo e così ri marranno fino a che Malta resterà in possesso del nemico ( ... )»86.

La lettera fu recapitata a Berlino in un momento di generale esaltaz.ione per l' inaspettata vittoria, per cui la persistente contrarietà di Hi tler

83

Diario storico del Comando Superiore A.S ., data 2 1.6. 1942 . Diar io Cavallero, data 22.6.I 942. 85 USSM E, Verbali delle riunioni 1e11U1e dal capo di S.M. Generale, cit., III, verb. n. 178. 86 Diario storico del Comando Supremo, data 20.6. 1942, ali. 11 12. 84


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GlJERR E ITALIANE

all'impresa di Malta trovò nuovi punti di forza nelle prospettive sventolate da Rommel: possibilità di annientare le forze britanniche alla frontiera; opportunità di sfruttare la debolezza temporanea dell'8" armata proseguendo in profondità in Egitto; congrua riduzione del problema logistico grazie all'abbondante preda bellica. Così Hitler, nonostante il parere negativo dell'amm. Raeder, non esitò a dare priorità alla prosecuzione immediata dell'offensìva, mettendo da parte Malta. E allorché il gen. von Rintelen telefonò all'OKW comunicando le intenzioni di Rommel e la sua richiesta che il Duce togliesse la limitazione alla libertà d'azione, concedendogli «tutte le truppe attualmente sotto il mio comando per la continuazione della lotta», il gen. Jodl rispose che la conquista dì Tobruk aveva mutato la situazione e che perciò l'operazione Hercules non appariva più necessaria. Viste inutili le proteste, von Rintelen si rassegnò ed alle 11,10 del 23 si presentò a Cavallero per metterlo al corrente sia della richiesta di Rommel sia delle intenzioni di Hitler. Cavallero, seccato nel vedere ribaltati radicalmente gli accordi, replicò che i progetti iniziali potevano anche essere modificati, ma avanzò sulle prime varie obiezioni di merito. Poi, rendendosi conto di chi era il vero detentore del potere decisionale, chiese espl icitamente «di precisare se il Ftihrer è deciso a rinunciare all'azione su Malta»87 . Quando si recò da Mussolini, conobbe la risposta di Hitler: <<( ...) JJ destino, Duce, ci ha offerto una possibilità che in nessun caso si presenterà una seconda volta sullo stesso teatro di guerra. Il più rapido e totalitario sfruttamento di essa costituisce, a mio avviso, la principale prospettiva militare( ...). Se ora i resti di quest'armata britannica non venissero inseguiti fino all'ultimo respiro di ogni uomo, succederebbe la stessa cosa che ha fatto sfuggire il successo agli inglesi, quando, giunti a poca distanza da Tripoli , si sono improvvisamente fermati per inviare forze in Grecia( ...). Se adesso le nostre forze non proseguono fino all'estremo limite del possibile nel cuore stesso cieli' Egi uo, si verificherà innanzi tutto un nuovo afflusso di bombardieri americani ( ...). Inoltre ne seguirebbe un concentramento di tutte le forze inglesi ed americane ovunque raccoglibili. In breve ne deriverebbe un cambiamento della situazione a nostro sfavore. Ma l'inseguimento senza tregua del nemico condurrà al d isfacin1ento. Questa volta l'Egitto può, senza condizioni, essere strappato ali 'Inghilterra ( ...). Quindi se io, Duce, in quest'ora storica che non si ripeterà posso darvi un consiglio che viene dal cuore più premuroso, esso è questo: ordinate il proseguimento delle operazioni fino al completo annientamento delle truppe britanniche, fino a che il Vostro Comando ed il maresciallo Rommel credono di poterlo fare

87

Diario Cavallero, data 23.6.1942.


LA (;,\MPJ\GNA DEI. 1942 IN ~FRICA S ETl'ENTRJONALE

605

militarmente con le loro forze. La dea della fortuna nelle bauaglie passa accanto ai condottieri soltanto una vo lta . Chi non l' afferra in un momento simile, non potrà molto spesso raggiungerla mai più ( ...)»88 _

Nel frattempo, nel tardo pomeriggio del 22 giugno, Bastico volle incontrare Rommel al Comando tattico dell 'armata posto ad una trentina di chilometri da Bardia. 1n que.i g iorni le tru ppe italo-tedesche stavano attestandos i alla fro ntiera. L'avanzata su Sollum e Sidi el-Ban·ani era prevista per il 24, ma l'esplorazione aveva raccolto fondati indizi del ripiegamento britannico su Marsa Matruh, lasciando al confine soltanto un ve.Io cli fo rze. Perciò Rommel intendeva anticipare i tempi ed attaccare l'indomani, 23 giugno. Egli , dunque, espose la situazione, le possibilità d 'azione e le relati ve prospettjve con visibile entusiasmo , tanto da prendere in contropiede Bastico, il quale, più che convinto dell' opportunità di una sosta, non aveva nemmeno preso in considerazione la prosec uzione dell'offensiva. Cercò comunque di evitare che su questa eventualità venisse intavolata una discussione sui d ue piedi: «Le direttive del Comando Supremo - si limitò ad osservare - non vanno d 'accorcio con i suoi piani. Bisogna fermarsi a Sollum-Halfaya e solo dopo l'operazione di Malta e quando avremo riorganizzato le nostre forze, che sono stremate , potremo riprendere la marcia, verso est». «Io non conosco altre direttive - interruppe scortesemente Rommel - che quelle del Flihrer e le direttive del Flihrer, in questo caso, sono identiche alle mie. Tobruk teneva alto il morale degli inglesi. Senza Tobruk gli inglesi sono djstrutti . È successo lo stesso ai francesi, quando hanno perduto Parigi» . Di fro nte a simile atteggiamento, Bastico ribatté seccamente che non avrebbe mai dato l'ordine ili proseguire, al che Rommel, i1Titatissimo, uscì villamunente dal locale della ri unione. Il gen. Barbasetti, che aveva accompagnato il Comandante Superiose, cd il col. Mancinelli , capo dello Stato Maggiore di collegamento con la Panzerannee, fecero notare a Bastico che non poteva esimersi dal trattare la sostanza della questione, sia pure senza pervenire ad una conclusione che a questi punto spettava al Comando Supremo , cosicché, rientrato Rommel, il colloquio venne ripreso. Rommel aveva una risposta per og1ù obiezione. Gran parte delle scorte era stata inghiottita daJl'offensiva: però il bottino preso a Tobruk garantiva almeno un mese di autonomia; per rendere sicure le comunicazioni fra Italia e Libia occorreva conquistare Mal88

Diario storico del Comando Supremo, data 23.6.1942, al!. 1293 bis.


606

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

ta: però il problema del Mediterraneo poteva essere risolto direttamente sulla sponda africana; l'alimentazione delle truppe da Tripoli e da Bengasi era insostenibile: però il porto di Bengasi sarebbe stato riutilizzabile entro pochi giorni ed era facile prolungare i trasporti di cabotaggio; la massa d' urto dell'armata rischiava di anemizzarsi rapidamente; però stando alle calcagna dell'8a armata si sarebbe impedito l'inversione dei rappo1ti di forza. Insomma, secondo Rommel la partita si presentava certamente difficile ma non impossibile . La sua conclusione fu tipica: <<Sono libero ai fianchi e sulla fronte. Nessuno può fermanni. So che a Roma insistono per realizzare .l'attacco a Malta. Bisognava farlo prima. Malta, del resto, bombardata a dovere e sorvegliata dalla Marina italiana, non potrà darci fastidio>>.

Preso il berretto , aggiunse: «Io vado. Se gli italiani vogliono seguirci vengano pure, altrimenti si fermino. Per me è indifferente» 89 . Dovette peraltro convenire che una decisione di quella portata politica e strategica non poteva essere presa dagli astanti, né, men che meno, sui due piedi. Di colpo cambiò umore. Soffise a Bastico dicendogli: «Fin da adesso la invito a colazione al Cairo»90 . Bastico assicurò che i termini della questione sarebbero stati riportati esattamente a Roma e ripartì senza essersi sbilanciato sul proprio punto di vista. Tuttavia le argomentazioni cli Rommel lo avevano in buona parte convinto. Il mattino seguente inviò al Comando Supremo un resoconto del colloquio, presentando con precisione le circostanze ed il proprio pensiero sulla prosecuzione cieli' offensiva. «Esprimo parere che ipotesi conquista Egitto nelle attuali condizioni materiali e morali delle forze nemiche, et indipendentemente da condizioni politiche che io non conosco, presenti bensì difficoltà, ma non si debba escludere».

Però tenne ad avvertire: «Sono convinto che nonostante precise limitazioni del Comando Supremo, pure ieri, 22, ricordategli, Rommel, anche nella esaltazione in cui lo ha posto la

89 Settimanale ,<Tempo», n. 50, data 9.12.1958, Il maresciallo Bastico risponde a Montgomery. Secondo Mancinclli, Rommel disse: «Le truppe tedesche marceranno sul Canale; spero che i camerati italiani non ci lasceranno soli» (GIUSEPPE MANClNELLI , Sul ji-onte dell'Ajì·i<:a settentrionale, Rizzoli, Milano 1970, p. 129). 90 Settimanale «Tempo>>cit.


607

grande vittoria che ha conseguito, non si fermerà se - come est prevedibile - azione contro linea Sidi Omar, che egli intende attaccare entro domani 24, nel caso che le trnppe inglesi si lascino agganciare, riuscirà vittoriosa( ...). Né ritengo che Rommel limiterà future operazioni semplici puntate su Sidi Barrani aut Marsa Matruh intese dare altro colpo residue tnrppc inglesi et impossessarsi aut distrnggere magazzini; lanciate truppe non est prevedi bile che egli si induca poi a retrocedere. Tutto ciò avverrà in brev issimo volgere di tempo. Per arrestarlo, ad esempio, dopo azione Sidi Barrani aut Marsa Matruh occorrerebbe dargli urgenza ordini categorici ai quali Rommel non potesse in qualunque caso sottrarsi ( ...). D'altra parte ritengo necessario in ogni caso impedire che Rommel agisca d'iniziativa aut forzi la mano con sole forze tedesche; se forze tedesche marcerannb conquista Egitto, anche forze italiane dovrebbero concorrervi ( ...)»91.

Il 23 giugno arrivarono al Comando Supremo, una dopo l'altra, la lettera di Hitler, la relazione di Bastico, una comunicazione di Kesselring favorevole ad una avanzata sino ad El Daba, ma soprattutto una preziosissima intercettazione tedesca: l'apprezzamento della situazione mili tare in Africa settentrionale formulata dall 'addetto militare americano al Cairo al Diparti mento della Guerra degli Stati Uniti. Secondo questi, 1'8" armata aveva in tutto ci nque divisioni, di cui due logore, e forse una brigata autonoma; degli oltre I .500 carri disponibili al 27 maggio erano rimasti solo 100 carri al fronte e 27 nel Delta; le artiglierie perdute si aggiravano sul 50%, il morale dell 'armata e della Royal Air Force era assai basso; la Mediterranean Fleet era impotente. In conclusione: la sconfitta doveva essere attribuita soprattutto a deficiente azione di comando; se Rommel aveva in mente di prendere il Delta , quello era il momento migliore; gli inglesi dovevano affrettarsi a riordinare le truppe se volevano opporre «almeno una rispettabile resistenza» contro le forze dell'Asse; urgeva rifornire i britannici cli bombardieri, carri e artiglierie92 . La lettera di Hitler sovreccitò Mussolini: «( ...) essa - ricordò von Rintelcn - trovò con mio rincrescimento una anche troppo favorevo le accoglienza ( ...). Con orgoglio mi guardava cd era fuoco e fiamme per l' immediato attacco contro l'Egitto e per la presa del Cairo e cli Alessandria. La fiducia di Mussolini nella strategia di Hitler era fino a questo momento intana» 93 .

9 1 Diario

storico del Comando Supremo, data 23.6.1 942, aU. 1280 bis.

92 tbidem, data 23.6.1942. all. 1292. 93

E. vo:-s RINTELÉN, Mussolini, l'allemo, cit., p. 160.


608

POLITfCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Il documento americano, naturalmente, elette il colpo cli grazia ali' accantonamento clell' operazione C 3. Cavallero era insoddisfatto e preoccupato . Nel pomeriggio parlò con von Rintelen. Non volle anticipare le cose e preparò intanto un telegramma per Bastico: <<( •..) Secondo infomrnzioni qui pervenu te eia fonte attendibile collasso forze inglesi è molto superiore a quanto potevasi attendere e costituisce fatto nuovo che permette considerare prosecuzione avanzata su Egitto. Duce concorda in massima pensiero Rommel; considera però che esso esige esame alcuni importanti problemi interessanti scacchiere meclite1Taneo. A questo fine Duce ha disposto che Capo Stato Maggiore Generale sia costì giorno 25 con Capo Stato Maggiore Aeronautica»94 .

Quindi, alle 18,30 con i capi cli S .M . della R. Marina e della R. Aeronautica e lo stesso Rintelen, riprese l'argomento . In sintesi, si concordò sulla necessità di mantenere sotto pressione Malta, chiedendo un concorso aereo a Kesselring, e senza abbandonare il progetto C 3. A tal riguardo I'amm. R iccardi precisò che l'operazione non sarebbe stata più attuabile dopo il 10 settembre, però , qualora l'offensiva cli Rommel avesse riscosso successo, la C 3 si sarebbe risolta da sé, continuando beninteso ad interdire .i rifornimenti all 'isola95 . Infine, alle 20 Cavallero si recò a palazzo Venezia a presentare a Mussolini i risultati dei colloqui, ferma restando la sua convinzione che le possibilità di successo di un 'offensiva in Egitto fossero condizionate dalle condizioni di sicurezza del traffico con la Libia. In altri termini, il problema di avanzata verso oriente era problema del Mediterraneo al cui centro stava Malta, come il mattino seguente dirà ai suoi collaboratori e ripeterà al gen. Marras, convocato a Roma96 . Nelle primissime ore del 24 Rommel ricevette una comunicazione di von Rintelen: «Duce approva l'intenzione della Panzerarmee di inseguire il nemico. Generale Cavallero arriverà in Africa il 25 giugno per incarico del Duce poli<llldo nuove direttive. A causa della ripresa di Malta, la situazione dei trasporti marittimi è difficile, quindi trasferimento di unità della Luftwaffe in Sicilia è indispensabile per assicurare vostri rifornimenti, in quanto terraimo Malta sotto pressione( ...)» .

94

Diario Cavallero, data 23.6.1942. Ibidem. 96 Ibidem, data 24.6.1942.

95


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SEITENTR IONALE

- - - - - - 609

Cavallero, con Fougier e von Rintelen, arrivò in aereo al campo cli aviazione di Derna nel tardo pomeriggio del 25: in città li attendevano Bastico e Kesselring per un primo scambio di vedute. Nella riunione, Kesselring si espresse con molta chiarezza. Era assolutamente persuaso della necessità di distruggere le rimanenti forze dell '8a armata; purtroppo tale risultato era sfuggito ed il nemico stava palesemente ripiegando senza neanche opporre una seria resistenza. Ne derivava che da un lato più arretrava e p.iù migliorava la propria posizione, dall'altro la riscontrata facilità di avanzare rischiava di farci perdere il senso della misura. Limitandoci all'aspetto aviazione, bisognava calcolare un rapporto di forze tli circa 600 aerei britannici contro 120-130 aerei cieli' Asse, di cui una metà troppo arretrata per poter essere utilizzata. Comunque, anche riuscendo a portare tutto avanti, era convinto di non poter appoggiare 1'avanzata in Egitto oltre El Alamein. Fece una pausa poi, in tono grave, proseguì: «Di questo giudizio mi sento responsabile davanti alla storia». Rompendo un penoso momento cli silenzio generale, Cavallero accennò al problema di Malta e Kesselring tirò le fila circa le ipotesi operative: «Primo caso: l'avanzata continua ed in ouo o dieci giorni gi unge al termine [cioè sino ad El Alamein]; in questo periodo non vi è nulla da fare a Malta. Secondo caso: l'avanzata si arresta (sulle posizioni di confine]; si riprende l'azione su Malta, si dà corso nuovamente ai rifornimenti e si riprende l'avanzata con i rifornimenti ricevuti. Il prim.o caso è l' unico possibile perché( ...) siamo troppo deboli per combattere da due parti. Ho la netta sensazione che continuando l'avanzata [oltre El Alamein] sì comprometta tutto il successo della batwglia» 97 .

Tn assenza di Rommel, la riunione terminò senza decisioni , ma Cavallero si era formato un quadro sufficientemente chiaro delle circostanze. e tale da consentirgli di consegnare a Bastico le direttive formali del Comando Supremo. Naturalmente premettendo la frase rituale: «il Duce ordina>>. In sostanza: raggiungere la stretta cli El Alamein, quale linea di partenza per ogni azione ulteriore, dopo aver eliminato la base britannJca di Matruh ed annientato le forze nemiche ad essa appoggiate; portare avanti a qualunque costo lo schieramento delle forze aeree del!' Asse; subordinare ogni progressione oltre El Alamein alla situazione, soprattutto mediterranea98. L'allineamento di Kesselring e di Cavallero aJle decisioni di Hit97

98

Diario Cavallero, data 25.6.1942. Diario storico del Comando Supremo, data 26.6.1942, ali. 1419 bis.


610

POLITIC A E STRAfEGlA IN CENTO ANNI DI GUl~RRE ITALIANE

ler e di Mussolini a favore dei progetti di Rommel si espresse dunque con un compromesso: sì fino ad El Alamein, no oltre. Il male minore, insomma. Bastico ritenne inutile sollevare obiezioni, essendosi formato idee chiarissime sulle discussioni con Rommel, specie se sostenuto da Hitler, e si preoccupò invece della sottovalutazione del problema logistico. Il gruppo dei capi militari si recò al Comando tattico dell'armata il giorno successivo, 26 giugno. Rommel «arrivò dopo un'ora circa - ricordò Bastico - , bianco di polvere e accigliato. Non fece complimenti con nessuno; a Kesselring, anzi, non rivolse neppure la parola». Appena entrati nella casa cantoniera che fungeva da posto comando, Rommel prese la parola ed annunciò: «Siamo in marcia e ci avviciniamo al campo trincerato di Marsa Matruh. So che sarà un osso duro. È una base dal perimetro di circa 20 chilometri e profonda 4 ( ...). Dentro Marsa Matruh c'è materiale per alimentare un'armata intera» . «E dopo Marsa Matruh?» domandò Cavallero. «Andrò avanti sin dove sarà possibile - rispose secco Rommel -. Ho poca benzina e pochissima acqua, ma in questo clima di successo i soldati non domandano da bere e neppure da mangiare. Vogliono soltanto andare avanti». Poi si volse a Bastico: «Anche i soldati italiani che ho avuto ai miei ordini sono stati magnifici. Sul campo non c'era differenza fra loro ed i tedeschi. Ormai non c'è motivo di fermarci . Ciò che è rimasto indietro dovrà venire avanti appena se ne presenterà l'occasione e vi saranno i mezzi». Quindi spostò il discorso sull'aviazione. La Royal Air Force stava imperversando , ma tra poco sarebbe stata privata degli aeroporti di cui al momento fruiva. Lo scopo dell'azione era rappresentato dal rapido raggiungimento della stretta di El Alamein, «ulteriore obiettivo il Nilo, sia per eliminare Alessandria sia per andare al Cairo». Infine si indirizzò a Kesselring, chiedendo il suo intervento presso il Hihrer «perché mi vengano inviate con urgenza truppe fresche ed unità corazzate». Kesselring gli spiegò che, visti gli impegni esistenti ovunque , almeno per il momento non doveva sperare rinforzi. Mentre ferveva la discussione, giunsero notizie contraddittorie sulla battaglia in corso a Matruh , ma Rommel non si scompose e continuò infervorato: «Per adesso arriverò ad El Alamein, ma gli obiettivi sono altri: Alessandria, Cairo , Nilo. Se l'armata riusciJà a superare la stretta di El Alamein, cosa che credo , il 30 giugno sarò al Cairo». E, abbozzando un sorriso, aggiunse: «Vi aspetto là. Potremo parlare con più comodo>>. Bastico, secondo i suoi ricordi , ascoltava in silenzio questa specie di sermone ed ogni tanto rivolgeva occhiate di sgomento a Cavallero ed


LA CAM PAGNi\ DEL l 942 lN AFR[C A S E'ITfiNTRIONALc

61]

a Kesselring, «che avevano assunto un atteggiamento impenetrabile, da statua. Nessun muscolo dei loro visi si muoveva». Alla fine del monologo, Cavallero lo prese in disparte e gli chiese un parere. «Pareri nuovi, nessuno - rispose Bastico -. Il mio parere lo conoscete già ed insisto su quello. Del resto lo conosce anche Rommel. Bisogna sostare col grosso delle forze sul ciglione dell'Halfaya, creare là le nostre difese e riorganizzarci. Possiamo occupare Sid.i el-Bainni e Marsa Matruh, costituendo a Giarabub un forte ridotto per la protezione lontana del fianco destro e compiere da questa posizione puntale offensive con reparti corazzati. Quando le nostre forze saranno completamente riorganizzate, si potrà attaccare di nuovo ed investire El Alamein. Ma, adesso è troppo tardi per cambiare programma. Il programma d.i Rommel riposa su una concezione così ottimistica della situazione che non mette conto discuterne. Speriamo in Diol».

Cavallero «non fiatò» e Kesselring si limitò a tornare alla carica per lo spostamento in avanti delle unità della Luftwaffe, ottenendo la promessa di ogni impegno in proposito. In conclusione, Cavallero fece leggere da von Rintelen in tedesco le diJettive stilate la sera prima e Bastico ne elette copia a Rommel. Così ebbe termine la riunione 99 . L'atteggiamento del capo di S.M. Generale è inspiegabile. Rommel annuncia la conquista di Alessandria o del Cairo nei prossimi quattro giorni ed egli gli consegna l'ordine del Duce di «subordinare ulteriori progressi in forze~ di là della stretta indicata [El Alamein] alla situazione, soprattutto meclitenanea>> e non dice sillaba! Ed è altresì di difficile definizione iJ seguito. Sta di fatto che appena rientrato a Derna egli telegrafò al gen. Magli, del Comando Supremo, il nulla osta per la venuta di Mussolini in Africa e poco dopo riferì a Mussolini di aver trovato una situazione delicata per un evidente dissidio tra Kesselring e Rommel, di_ averlo composto <<sulla base delle vostre direttive che ho comunicato a Superasi et illustrato at Ronunel et Kesselring , presenti Bastico et Fougier, raggiungendo su cli esse perfetta intesa ( ...)>> 100 . Fu il mattino del 27 che si rivelò il mutamento d'opinione di Cavallero. Evidentemente preso dal fascino di un ingresso trionfale ad Alessandria, egli riesaminò, insieme con il ten. col. Montezemolo, la prose-

99 Non esiste verba]e del colloquio. Esso è stato ricostruito su lla base di quanto ricordato da Bastico (n. 50 del sellimanale <,Tempo» del 9.12 .1 958 cit.) e del riassunto che figura nel diario Cavallero in data 26.6.1 942. ,oo Diario storico del Comando Supremo, data 26.6.1942, ali. 1434.


POLITICA E STRATfiG IA IN CENTO ANNl DI GUERRE !TALIANJ;

612

cuzione dell'offensiva verso il Nilo e fissò nuove direttive per Bastico, naturalmente d'ordjne del Duce: «Il proseguimento delle operazioni dalla base di partenza Golfo degli Arabiel Qattara, dopo che siano state battute le forze avversarie che ancora contrastano la nostra avanzata, viene concepito come segue: I. obiettivo il Canale di Suez, mirando a Suez etl a lsmailia; da Ismailia, appena possibile, su Port Said. Scopo: bloccare il Canale ed impedire afflusso di rinforzi dal Medio Oriente; 2. presupposto di questa avanzata è che sia assicurata l'occupazione del Cairo, anche fronte a sud (aeroporti compresi); 3. bloccare le provenienze da Alessandria ( ...) finché non sia possibile occupare la piazza; 4. garantirci le spalle contro possibili sbarchi da mare( ...); 5. il Duce prevede che nell'avanzata al Canale le forze italiane e germaniche siano egualmente rappresentate ( ...)» 101 •

In altri termini, completa adesione al disegno di Rommel, lasciando cadere ogni altro problema, dal Mediterraneo a Malta, alla nafta per la R . Marina . Da notare il «dopo che siano state battute le forze avversarie che ancora contrastano la nostra avanzata», e cioè: non appena sfondato ad El Alamein, il che non sembrava messo in dubbio. Qualche considerarazione sugli orientamenti strategici venu ti a confronto a fine giugno 1942. Hitler si trovava alla v.igilia della seconda potente offensiva sul fronte russo con ambizioni verso il Caucaso, cosicché, pur guardando con favore ad una contemporanea pressione dell'Asse verso il Medio Oriente, non era disposto a sottrarre forze al1' impegno vitale cui stava accingendosi. Non a caso aveva scritto a Mussolini di ordinare lo sfruttamento del successo in Egitto «fi no a che il vostro Comando ed il maresciallo Rommel credano di poterlo fare con le loro forze», e quanto a Malta, si può concordare con Mancinelli che - ferma restando la validità dell'ammissione di Kesselring che la situazione dell'isola sarebbe diventata molto precaria, una volta presa Alessandria - appare improponibi le un confronto fra la realtà della disastrosa conclusione della nostra corsa al Nilo ed il successo del tutto ipotetico della conquista di Malta. Non dimentichiamo che l'impresa di Creta, unico punto d i riferimento per un 'operazione tipo la C 3, aveva rasentato il fallimento e comunque il buon esito finale

10 1

Ibidem, data 27.6.1942, ali. ]470 bis.


J.,A CAMPAGNA DEL 19<12 IN AFRICA SE'JTENTRlONALE _ _ _ _ _ __

613

aveva avuto un prezzo altissimo di perdite. Quindi «si trattava di scegliere fra lo sfruttamento di un successo brillante, già riscosso, ed il rischio di un'operazione anfibia più o meno immediata, di grandissimo rendimento, ma di esito incerto» 102 . È vero che, in fondo , anche la prosecuzione verso il Canale non offriva assoluta garanzia cli successo, difatti Bastico si sarebbe fermato poco oltre la frontiera egiziana e Kesselring alla stretta di El Alamein; tuttavia lo stesso Mancinelli non ha esitato a riconoscere, e a distanza di tempo, la decisione del 23 giugno come «perfettamente aderente alla situazione sorta dalla grande vittoria della Marmarica» 103 : di fronte alla posiz1one in cui 1'8" armata era venuta a trovarsi , l'unico modo di saggiarne la residua resistenza rimaneva quello «di andare avanti e tentare la prova 104 . In conclusione, sempre a giudizio dì Mancinell i l'errore fondamentale, di partenza, doveva ascriversi ai maggiori livelli. Una volta rinunciato a Malta, occorreva trasferire a vantaggio dell ' armata di Rommel uno sforzo equivalente. Era privo di logica l'ordinare lo sfruttamento del successo in profondità con un compito ritenuto risolutivo sul piano strategico e lasciare l'avanzata clell ' armata ali' esau1ìrnento delle sue forze residue 105 . Il 18 giugno Churchill si recò a Washington con il gen. Brooke, capo di S.M. Imperiale, ed il gen. Ismay, segretario generale ciel Comitato dei capi di Stato Maggiore. Scopo del viaggio era quello di concertare, con i vertici militari e politici americani, opportune misure circa le operazioni ciel 1942-43 nel quadro della strategia «Germany first». Nel primo pomeriggio del 21 si trovava nello studio di Roosevelt, quando venne recato un telegramma al presidente. Questi lo lesse e lo passò a Churchill senza dire una parola. IJ dispaccio comunicava che «Tobruk sì è arresa; 25.000 uomini sono caduti prigionieri». Incredulo , Churchill inca=ricò Ismay di chiedere conferma a Londra. La conferma arrivò e fu seguita da un altro telegramma proveniente eia Alessandria: «Tobruk - riferiva l'amrn. Harwood - è caduta e la situazione è così peggiorata che Alessandria può essere evidentemente attaccata dall'aviazione nel prossimo futuro; in vista dell'imminente periodo di luna piena, invio tulle le unità della flotta

102

G . MANCINELLJ, Dal fronte dell 'Afì·ica settentrionale, cit., pp. 135-136. Ibidem, p. 332. 104 Ibidem, p. 134. JOS Ibidem, p. 137.

103


614

_ _ _ _ _ _ _ l'OLITICJ\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANI.i

del Mediterraneo orientale a sud del Canale di Suez, in attesa degli eventi. Conto di far uscire la Quee11 Eliz.abeth dal bacino al la fine cli questa settimana» 106

In serata giunse anche un messaggio del Comitato dì Difesa del Medio Oriente. Il rapporto delle forze contrapposte appariva favorevole in campo aereo, ma non altrettanto in quello terrestre. Tenuto dunque conto delle circostanze, sembrava logico trattenere l'avversario alla frontiera con truppe meccanizzate per garantire il ripiegamento ciel grosso dell'8" armata su Matruh e per consentire l'approntamento cli una forza d'attacco in grado di riprendere l'iniziativa. Quella sera, verso mezzanotte, dopo una riunione con Roosevelt ed i capi di Stato Maggiore americani, Churchill telegrafò ad Auchinleck incitandolo ad opporre una strenua resistenza sulle posizioni cli Soilum, in attesa dei consistenti rinforzi già in viaggio, senza accettare la «anomala situazione creata dai cani pesanti di Rommel». Gl i Stati Uniti, inoltre, avevano promesso l'immediato invio dì 300 Sherman., da sottrarre alle divisioni corazzate americane, e di un centinaio di semoventi da 105 1o7 . Auchinleck era volato subito a Maaten Baggush, al Comando del'8a armata e, ragguagliato da Ritchie sulla situazione, approvò il compito affidato al 13° corpo di opporre il massimo ritardo alla Panzerarmee sulle posizioni di confine ed il proposito di offrire battaglia con ìl grosso deile truppe appoggiato al campo trincerato di Matruh. Tornato al Cairo, però, rifletté a lungo. Non si nascondeva le conseguenze di. una sconfi tta a Matruh: le ultime unità efficienti dell'armata si sarebbero liquefatte, senza alcuna possibilità di sostituzione; sarebbe stata la fine della campagna, dell 'Egitto e addirittura del Medio Oriente; ne sarebbero probabilmente derivati profondi rivolgimenti politico-militari , a cominciare dal possibile intervento turco a fianco cieli' Asse. Tutto sì sarebbe deciso nella sola battaglia cli Matruh. E Ritchie questa battaglia l'avrebbe persa, ne era sicuro. «Decisi dunque - scrisse più tardi - che non potevo correre il rischio di essere inchiodato a Matruh» 108 . L'unica alternativa favorevole era la stretta di El Alamein, dove il Comando del 30° corpo stava già imbastendo una posizione difensiva. Qui sarebbe stato possibile imporre al nemico una seria battuta d'arresto a vantaggio del riordinamento dell'annata e dell'arrivo dei rinforzi. 106

W. C HURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte 107 J. CONNELL, Auchinleck, cit., pp. 595-596. IOS A UCHINLECK, Despatch, cit., p. 328.

c.

IV, I , p. 439.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SEITENTR l()NA LE

615

A parte ciò, occorreva risolvere il problema del comandante, problema molto delicato a causa ciel momento critico che le truppe stavano attraversando e difficile per La scelta ciel sostituto. Alla fine Auchinleck stabilì di prendere lui stesso la guida clell'8a armata ed il 25 giugno ripartì per Maaten Baggush. Poco prima di salire sull'aereo gli fu recapitata, una urgente e perentoria lettera cli Churchill che, senza mezzi termini, lo sollecitava a battersi con la massima decisione sulla linea di Matruh 109 • Se rimaneva qualche dubbio, questo si dissipò quando raggiunse l'armata: il nemico era già a contatto e quasi certamente l'attacco si sarebbe pronunciato l'indomani. Non rimaneva dunque cbe accettare la sorte•e prepararsi alla battaglia. Ma obtorto collo. Infatti, come ebbe a confessare più tardi, «avevo un djsperato timore che le truppe di Matruh sarebbero state circondate» 110 . La battaglia fu caratterizzata da uno schema a dir poco singolare ed inconsueto. Da una parte un attaccante il quale, senza un'idea precisa dell'avversario che intende distruggere, pressato dal tempo segue il piano ormai tipico ciel deserto: impegno frontale e largo avvolgimento eia sud . Dall'altra, un difensore che accetta lo scontro soltanto perché non è riuscito a sottrarsene, ma si propone di ripiegare non appena se ne presenti l'occasione favorevole. 11 mattino del 26 le forze cli Rommel si misero in movimento. Alle 19 ,20 ciel giorno successivo, d'improvviso e d'iniziativa il 13° corpo britannico diramò l'ordine cli cominciare la prima fase della ritirata, cioè l'arretramento sulle posizioni cli Fuka, lascjando in seria difficoltà il 10° corpo . L'intenzione di reiterare una temporanea resistenza a Fuka s.i rivelò subito chimerica ed a quel punto all'intera 8" armata non rimase che accelerare la ritirata su El Alamein. Se a favore di Rommel, quindi giocarono in modo determinante l'efficienza operativa delle sue truppe, non si può trascurare la grave responsabilità di Auchinleck nell'incerta condotta della battaglia. Fermo restando che da circostanze indipendenti dalla sua volontà si trovò costretto ad attendere Rommel, sta di fatto che nelle sue direttive aveva precisato l'intenzione di opporre «la più energica res.ìstenza possibile», !09 «Voi - scriveva Churchill - avete in forza più di 700.000 uomini nel Medio Oriente. Ogni uomo abile al combattimento dovrebbe essere messo in condizioni di battersi e se necessario di morire pur di vincere» CW. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I, p. 446). 1IO D . CORRELLI BARRE':rr, / generali del deserto, cit., p. 265.


6 16

POLITICA F. STRAT EG IA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

IL DISEGNO DI MANOVRA DI ROMMEL A MATRUH ED IL SUPPOSTO SCHIERAMENTO BRITANNICO (24 giugno)

~~

- - - --=-=-- - - _ ~ --- - - - --- ------ - --=- =--- ~

-==---- -- ·

- ----

- - - - -- -

- - - ---=~

---

............ .

---- . ---- . --- .

-

-

- -

•-

~-

·T,0 -

- --=-= ::....:;:=-._ _


617

LA CAMPAGNA DEL, 1942 IN AFRICA SETfENTRIONAl, E

però aveva anche chiarito esplicitamente che non intendeva giocare 1'8" armata a Matruh, vale a dire di esser pronto a retrocedere non appena si fosse presentato il pericolo dell'avvolgimento. «Una battaglia - ha commentato von Mellenthin - non può essere combattuta in questo modo ( ...). Come risultato dell'esitazione di Auchinleck, i britannici non soltanto persero la grande occasione di distruggere la Panzerarm.ee, ma subirono un serio rovescio, che facilmente poteva mutarsi in un disastro irreparabile ( ...)» 111 .

0

6. LE PRL\1E DUE BATTAGLIE DI EL ALAMEIN Il 28 gi ugno Auchinleck inviò al capo di S.M. Imperiale un apprezzamento della situazione in Africa settentrionale molto realistico. Del1'avversario mise in risalto da un lato la capacità e per altro verso le crescenti difficoltà cli rifornimenti. Chiarì che intendeva arrestare l'avanzata italo-tedesca verso il Nilo conservando 1'8a armata «nello stato di complesso mobile campale», vale a dire che rifiutava persino l'idea cli una battaglia d'arresto. Si proponeva infatti cli «imporre il maggior rallentamento possibile, senza che ciò comporti l'accerchiamento o la distruzione dell'annata, sulla linea di Fuka e poi sulle posizioni di El Alamein». E «ove la ritirata eia El Alamein diventasse obbligata, 1'8" armata( ...) ripiegherebbe lungo la pista dei barili da Deir el Qattara al Cairo ( ...)» 112 • Quella sera stessa la conquista del campo trincerato di Matruh era completata e nelle mani di Rommel cadevano altri 5 mila prigionieri ed un nuovo ricco bottino di armi, mezzi e materiali di ogni genere. Sfuma:. ta, come, si è detto, l'auspicata tappa a Fuka, l'armata si diresse verso El Alamein , una fascia di deserto larga circa sessanta chilometri e lunga più o meno altrettanti, compresa fra il mare e la depressione di Qattara. Su queste posizioni Auchinleck si accinse a sostenere l'attacco di Rommel, che le intercettazioni radio davano per imminente. L' 3a armata metteva in linea circa 15 mila fanti, 400 pezzi d'artiglieria , 150 can-i ed un centinaio cli autoblindo; ma Rommel non aveva di più , anzi, a ben guardare molto meno: 330 pezzi tedeschi e 200 italiani (compresi una cinquantina di pezzi eia 25 libbre cli preda bellica) , 55 carri tedeschi e 70

l i i F. VON MELLENTHIN, Panzer Ba11[es, cit.,p. 112 J. CONNELL, Auchinleck, cit., pp. 621-623.

156.


618

-

- - - - - - - - ' -l'O '""L"-' IT.:_: IC=A E STRATEGIA IN CENTO ANNI 1)1 GUERRE ITALIANE

italiani, 15 autoblindo, 2 mila fanti tedeschi e 8 mila italiani. Von Mellenthin sostenne che, in base all 'esperienza cli Matruh, lo sfondamento a sud del campo cli El Alamein offriva concrete speranze di successo perché l'irruzione delle forze tedesche alle spalle delle difese statiche britanniche «avrebbe gettato il nemico una volta di più in fuga precipitosa»113 . Ma lo slancio offensivo con cui ebbe inizio la prima battaglia di El Alamein si esaurì in tre giorni . Lo stesso von Mellenthin fu costretto ad ammettere che ogni speranza svanì già il 10 luglio: un bombardamento aereo a tappeto gettò il disordine nelle file dell'Afi'ikakorps e mise in ginocchio la Trieste e, peggio ancora, l'armata cominciò a lasciarsi invischiare in una battaglia di logoramento. Nonostante le prime avvisaglie dell' esaurimento dell'offensiva, Mussolini, giunto il 20 giugno a Dema, convocò Cavallero a Berta per comunicargli la promozione a maresciallo d'Italia e rimase in attesa della grande vittoria. Rommel, intanto, sentiva la partita sfuggirgli di mano . Il mattino del 3 luglio chiese al Comando Superiore l'invio urgente del maggior numero possibile cli battaglioni del X e del XXI corpo, visto che I'i nconsistenza delle divisioni di fanteria le rendeva letteralmente incapaci di assumere la responsabilità di adeguati tratti di fronte. In serata si rassegnò a fermare le truppe. La situazione si era fatta preoccupante. Le Panzerdivisionen, punta di diamante dell'armata, apparivano provatissime; l'Ariete al momento risultava inutilizzabile; le divisioni di fante ria italiane avevano toccato ormai l'estremo limite della sufficienza operativa. Von Mellenthin ricordò amaramente: «Ognuno si rese conto che l'offensiva iniziata il 26 maggio , e che aveva 1iportato così spettacolose vittorie, era purtroppo giunta alla fine» 114 . Quel giorno il Comando Superiore, naturalmente con il beneplacito di Mussolini, prescrisse l'adozione della denominazione Armata italotedesca (AIT) in luogo della precedente Armata corazzata Africa o Panzerarmee Afrika. Esam inata la situazione , Rommel risolse cli passare temporaneamente alla difensiva e portare a termine il completamento del!' armata, specialmente sotto il profilo logistico . Riteneva sufficienti allo scopo guindici giorni , durante i quali contava cli ricevere 12-15 mila compie-

113 114

F. VON MELLENTH IN, Panzer Ballles, cit.., p. 161. Jbidem , p. 162.


LA CAM PAGNA DEL 1942 IN AFRIC,\ SETIENTRLON_,c:. \L ,cE ec·_ _ _ _ _ __ 1 0

_ _ _ _ _ _ ___::619

IL DISEGNO DI MANOVRA DI ROMMEL ED IL SUPPOSTO SCHIERAMENTO BRITANNICO il 1° luglio

;~,r ..r 1,-.,, ... ,r

,.· ·.. J


620

POLITICA [l ST RATWIA IN CENTO ANNI D I GlJERRE ITALIANE

menti tedeschi e riportare a livello le divisioni italiane . Il mattino del 5 luglio convocò dunque a rapporto i comandanti di corpo d'armata. Ammise che , malgrado gli sforzi compiuti negli ultimi giorni cli accaniti combattimenti., non era stato possibile conseguire un successo di portata strategica in quanto l'assetto difensivo britannico si era palesato più consistente del previsto. Di conseguenza l'armata si attestava sulla linea attuale per consentire il recupero di ciò che era rimasto indietro, nonché l'afflusso di complementi e di rinforzi. Non appena rimessa in sesto, avrebbe ripreso l'avanzata. Nel frattempo, però, occorreva mantenersi sul Ruweisat, un lungo costone roccioso con rilevante significato tattico, contro i prevedibili contrattacchi avversari. Anche Mussolini aveva percepito il forte disagio verificatosi ed anch'egli si sentiva in una posizione falsa , essendo arrivato in Africa per partecipare al trionfo finale mentre si trovava invece in un ambiente operativo che a sprazzi di speranza alternava motivi cli serio dubbio. Non si recò a visitare le truppe in Egitto e fu male. Il I 3 luglio fece chiedere a Mancinelli quanto tempo Rommel calcolasse necessario ancora attendere per il riordino clell'armata 115 . La risposta fu molto semplice: Rommel non riteneva «potersi procedere ripresa offensiva prima totale completamento armata, a meno che particolari cixcostanze inducano accelerare tempi». Le informazioni in possesso del Comando dell 'AlT, se lasciavano stimare scarsa una resistenza ad .Alamein, davano per più che probabile una nuova battaglia per il Cairo, e questo comportava la disponibilità di un'armata in piena efficienza con un supporto logistico assolutamente a punto. Non appena fosse apparsa plausibile la ripresa del1' offensiva, Rommel avrebbe attaccato solo con le forze meccanizzate, lasciando le fanterie ad El Alamein a titolo precauzionale. Conquistato il Cairo, le fanterie avrebbero naturalmente raggiunto le divisioni corazzate e motorizzate 116 •

In campo britannico esisteva più di una preoccupazione. Il 12 luglio Churchill aveva avvertito Auchinleck di non potergli mandare altre truppe, oltre quelle già in viaggio e programmate per agosto, prima della fine di ottobre, ma che comunque si rendeva indispensabile sconfiggere Rommel o almeno costringerlo ad arretrare <<a distanza di sicurezza dal Delta»:

115 116

Diario storico del Comando Superiore A.S., data 13.7.1942. Ibidem, data 14.7.1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN Al'IHCA SETIENTRIONAl,E

era l'unico modo per allontanare i timori di vedere i tedeschi irrompere in Medio Oriente dal Caucaso o dalla Turchia. In questo clima e proprio il 13 luglio, quando le intercettazioni rivelarono lo spostamento della 21 a Panzer all'estremità settentrionale del fronte di El Alamein, maturò il problema del. Ruweisat, la punta del saliente centrale creato dalla penetrazione dell' AIT nelle difese britan_niche. Auchinleck telegrafò a Brooke: «Le truppe tedesche sembrano adesso fortemente disperse, con la 21" Panzerdivision. a nord, la 15° al centro e la 90" leggera a sud; così sto per cogliere l'occasione favorevole di colpire duro al centro contro gli italiani. :Mia intenzione è di at1i:1ccare gli italiani dovunque possibile, dato il loro basso morale e perché i tedeschi non possono tenere fronti estese senza di loro» 117_

Il 15 luglio cominciò iJ primo combattimento difensivo del Ruweisat. Il mattino del 17 Mancinelli telegrafò a Bastico: «In seguito nuovo sfondamento avvenuto stanotte in corrispondenza giunzione 'frento-Trieste, situazione complessiva armata est giudicata maresciallo Rommel molto delicata . Maresciallo Rommel prega urgentemente Ecc. Bastico et possibilmente Ecc. Cavallero venire qui oggi stesso, per esame completo situazione et conseguenti determinazioni» 118

Rommel aveva riferito le circostanze all'Oberkommando der Wehrmacht in termini djfferenti: «( ...) Seguito sfondamento avvenuto nel corso degli ultin)! giorni nelle linee dei corpi italiani, nonché am1ientamento cli quasi quattro divisioni italiane, efficienza bellica AlT est talmente diminuita che non est più possibile esecuzione atti offensivi contro nenùco che si sta rafforzando i_n fanteria, carri e a.ttiglicria. Se nemico riuscisse a reali'.lzare altri sfondamenti, posizione El Alamein non potrebbe più essere tenuta ( ...)» 11 9 .

Quella sera lo stato delle divisioni italiane era il seguente: X corpo - D.f. Brescia: un battaglione, 1ùente ,utiglieria; D.f. Pavia: due battaglioni; XX corpo - D. cor. Ariete: un battaglione bersaglieri, 15 carri, un gruppo artiglieria; D. cor. Lillorio : un battaglione bersaglieri; D. mot. Trieste: tre battaglioni,

un gruppo artiglieria;

117 F.H . HINSLEY , British lntelligence in the Seco11d Wor/d War, cit. 118 Diario storico del Comando Superiore A.S ., data 17.7 .1942. 119

Ibidem.


62?

P()l.lTICA E STR/ITEGIA IN CENTO ANN I 1)1 GUERRE ITALIANE

XXI corpo - D.f. Sabratha: nessun battaglione completo, niente artiglieria; D. mot. Trento: nessuna notevole perdita. Art.iglieria d 'armata: una batteria.

Preoccupatissimi, Cavallero e Bastico si recarono subito ad El Daba per studjare il da farsi con Rommel e per rappresentare, da parte cli Mussolini, l'assoluta necessità cli astenersi da iniziative particolarmente logoranti per le fanterie, che stavano vivendo e combattendo in condizioni ben più che disagevoli. Rommel fece un riepilogo degli ultimi avvenimenti e dichiarò francamente che la situazione era critica. Con le forze ancora disponibili avrebbe cercato di dominarla, ma nel caso cli nuovi urti come quelli appena sostenuti non sarebbe stato più in grado di fronteggiare gU eventi benché la posizione scelta fosse la migliore. Concluse chiedendo rinforzi a Kesselring ed a Cavallero ed avvertì che se non gli fossero arrivati entro una settimana, sarebbe stato costretto a ripiegare. La disponibilità di carri era penosa: Ariete 15 carri, Littorio 16 carri, Afrikakorps 30. Ove la fronte venisse sfondata non esisteva alternativa a dar corso al combattimento temporeggiante in una lenta ritirata 120 . Cavallero riferì a Mussolini il colloquio avuto con un Rommel realmente allarmato. Ormai era evidente che la speranza di una corsa al Nilo era svanita; che la presenza del Duce in Cirenaica, senza mai aver parlato con Rommel e con i principali comandanti al fronte - lui , il comandante supremo - appariva insostenibile; che infine occorreva imprimere il massimo impulso ai rifornimenti a favore clell'AIT. Il giorno 19 tornò con Bastico da Rommel per assicurare l'immediata disponibilità della Bologna e della Giovan.i Fascisti ed il programmato invio della divisione paracadutisti (non ancora chiamata Folgore), della Pistoia e della Brennero, nonché da parte tedesca della 164• D.f., della brigata paracadutisti Ramcke e cli una brigata contraerei con 72 pezzi da 88, oltre naturalmente a numerosi complementi d'ambo le parti. Rommel ascoltò ma, quando Cavallero sentenziò con supponenza che ripiegare era un termine da cancellare dal vocabolario bellico in quel settore, replicò asciutto: «Non si tratta di parole o cli termini. La guerra si fa con i mezzi e soltanto con quelli» 121 . Nel rapporto serale tenuto a Berta, alla presenza anche di Kesselring e di Fougier, Mussolini 120

Settimanale «Tempo» n. 51, datga 16.12.1958, Il maresciallo Bas1ico risponde a Montgomery. Cfr. Diario Cavallero, data 19 .7. I 942. 12 1 Diario storico del Comando Supremo, data 19.7.1942, ali. 1195.


LA CAMPAGNA ))EL 1942 IN AFRlCA SEITENTRl()NALE

623

consegnò a Cavallero una nota redatta personalmente, i cui punti salienti erano due: «I.( ...) La battaglia di Tobruk è chiusa; quella di domani sarà la battaglia del Delta. Il tempo per preparare questa battaglia deve essere numerato a settimane, ma non bisogna perdere un minuto solo di tempo a prepararla in questa gara di velocità oramai impegnata fra il nen1ico e noi. 2. Prima conditio sine qua non per preparare questa battaglia è quella di conservare a qualunque costo le attuali basi cli partenza. Ogni altra ipotesi deve essere scartata a priori ( ...)» 122 .

n giorno seguente Mussolini tornò a Roma. Il suo umore nei giorni successivi ben risulta dal dia.rio di Ciano. 21 luglio: «Il Duce è di buon umore, soprattutto perché è convinto che nel giro di due o tre settimane si potrà riprendere la marcia in avanti in Egitto ed arrivare al1e grosse mète del Delta e del Canale( ...)». 22 luglio: «Mussolini ha scritto una lettera a Hitler ( ...). In realtà scopo principale della missiva è quello di mettere i punti sulle i circa la divisione Sabratha perché Rommel aveva mandato in Germania un telegramma denigratorio( ...)» . 23 luglio: «( ...) dopo due giorni di ostentata sicurezza ha buttato la maschera ed ha parlato chiaro. È fu rioso con i militari che "per la seconda volta lo hanno esposto alla brutta figura di andare al.fronte in momenti poco felici" (faceva allusione al suo viaggio in Albania). La nomina di Cavallero a Maresciallo non poteva essere evitata perché' egli si trovava "tra Rommel e Kesselring come Cristo fra i ladroni" . Del resto anche Ba.stico sarà nominato Maresciallo e dopo di lui altri generali e "non escludo anche Navarra, il mio uscere" ( .. .)». 24 luglio: «Sempre più antitedesco . Oggi sono due gli spunti: una dichiarazione del generale Manas sulla scarsa considerazione in cui viene tenuto il nostro apporto militare da patte dello Stato Maggiore germanico e l'incompren: sione dei nostri bisogni e delle nostre aspi.razioni industriali (...)» 123 . Un solo commento: è troppo comodo lamentarsi di essere «mal servito». Auchinleck si orientò a riprendere il tentativo con due azioni, l'una a seguito dell'altra, in rapporti di tempo e di spazio tali che la seconda fosse lanciata quando ancora la maggior parte delle forze corazzate italo-tedesche si trovasse invischiata nelle difficoltà causate dalla prima.

122

Diario storico del Comando Supremo, data 19.7 .1942, ali. 11 95. Diario, cit., date cit..

123 G. CIANO,


624

P<)LITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI D( GUERRE ITALIANE

Nelle prime ore del 22 luglio il 13° corpo mosse contro le posizioni dell'Asse a cavallo del Ruweisat e due giorni dopo il 30° corpo attaccò dal campo trincerato di El Alamein. Verso mezzogiorno del 22 la situazione generale si presentava incerta. Mancinelli comunicò al Comando Superiore: «( ...) Maresciallo Rommel ritiene probabile imminente nuovo attacco da Alam Nayil [sud del Ruweisat) et est seriamente preoccupato circa possibilità resistenza dopo severe perdite stamani. Soprattutto est impressionato da ritardo affluenza rinforzi (anche tedeschi), talché crisi attuale non sembra avviarsi verso prossima soluzione. Qualora attacco nemico dovesse riuscire compromettere intero schieramento, mar. Rommel sarebbe indotto emanare ordin.i di ritirata}, 124.

Il messaggio pervenne al Comando Superiore come una folgore, tanto più che alle 19,30 la situazione venne descritta da Mancinelli «ancora estremamente critica». Tuttavia, - appena un paio d'ore più tardi seguiva un tranquillizzante: «Giornata, che est stata certamente dura per AIT, si chiude pertanto con netta vittoria difensiva» 125 . Nel frattempo Bastico, allan11ato, aveva espresso a Rommel la propria perplessità perché le circostanze, quali descritte nelle varie comunicazioni, non sembravano tanto gravi. «In ogni caso - tenne a ricordare ripiegamento generale sarebbe in contrasto con ordine preciso Comando Supremo di resistere a qualunque costo su linea attuale>> 126 . Il tutto era suggerito da Cavallero, non ancora rientrato in Italia. Rommel rispose piuttosto seccamente: «Contrru'iamente al punto di vista sostenuto da V.E., sono del parere che la situazione al fronte di Alamein è da dieci giorni straordinariamente critica e, malgrado la vittoriosa difesa di ieri, rimarrà c1itica finché i previsti rinforzi non saranno giunti( ...). Quale sia la situazione rea.le, lo si può giudicare solo qui al fronte( ...) . Le forze affluii e ultimamente sono state completamente assorbite dalle perdite degli ultimi sei giorni ( ...). Se il nemico, mediante le sue forze superiori in tutte le armi, riuscirà a sfondare il fronte scarsamente presidiato, mi troverò costretto a dover decidere se: a) continuare la lotta sino all'ultima cat1uccia ( ...); b) oppure abbandonare le posizioni di El Alamein e( ...) ritirarmi gradualmente su posizioni ru-retrate più vicine alle basi cli rifornimento e quindi salvare I' Africa settentrionale.

124

Diario storico del Comando Superiore A.S., data 22.7.1942. Jbidem. 126 Ibidem . 125


LA CAMPAGNA D EL 1942 l N AFRlCASETIENT , .,R=IO "-'N-"·A=L "'1; - - -

625

Ritengo che quest'ultima soluzione sia l' unica possibile e prego l'Ecc. Vostra di esprimere il suo punto di vista in merito>>127 .

Di fronte a questa prospettiva, così perentoriamente prospettata, Bastico non poté che mandare la lettera a Cavallero, tornato a Roma, il 23, dicendo che concordava con Rommel, ma, considerando le rigide direttive del Duce, attendeva l' approvazione del Comando Supremo. La replica cli Cavallero lo lasciò senza parole: «(...) comunque è ovvio che, in ca.so avvenimenti imprevedu ti di vasta portata, Comandi in sito devono prendere nuove istruzioni. È anche evidente che, per usare espressioni telegramma Rom mel , perdita Africa Settentrionale non può in nessun caso essere contemplata» 128.

Con la fine di luglio si concluse la prima battaglia di El Alamein, quella che Rommel aveva condotto sullo slancio dell'inseguimento, e poté finalmente iniziare un periodo di riassetto globale senza l'assillo degli attacchi britannici. Anche l'8a armata infatti era esausta. Non lo sapeva, ma tra il 15 ed il 17 luglio per poco non aveva conquistato in anticipo la vittoria di El Alamein. Non vi era riuscita in parté grazie all'energia de.i contrattacchi italo-tedeschi e molto per carenze nell'azione di comando britannica.

*

*

Il 27 luglio Auchinleck approvò un apprezzamento della situazione compilato dal geo. Dorman-Smith, iJ capo di Stato Maggiore dell'armata, che prevedeva data e disegno di manovra di Rommel per quella che sarebbe stata la battaglia di Alam el-Halfa, indicava le modalità per far fallire l 'azione dell' AIT e, infine, suggeriva il criterio sul quale impostare la successiva risposta britannica: sfondamento nel settore cli El Alamein. L'appunto concludeva in questi termini: «(...) Durante il mese di agosto è prevedibile che noi ed il nemico c i rafforziamo saldamente sulle posizioni attuali ; quindi è improbabi le per ambo le parti lariuscita di un'azione. Se le situazioni ten-estre ed aerea non cambiano, 1' 8' annata a

l 27

Jbidem, data 23.7.1942.

l28 Ibidem, data 27.7.1942.


""' 62,:::6:...__ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ___,Pc:,O""'LIT,ICA E STRATEGIA JN CENTO ANN I DI fi UERRE ITAl, JANE

metà settembre circa potrà ricevere in rinforzo due divisioni corazzate e due di fanteria. Questo può assicurare la superiorità sufficiente a giustificare un attacco ( ...). Il programma a lungo respiro è quello di addestrare le divisioni arrivate recentemente per la controffensiva che è augurabile poter iniziare nella seconda metà di settembre» 129 .

A Londra, però, ChurchilJ non riusciva a frenare né irritazione né impazienza. Era assolutamente scontento dell'andamento delle operazioni in Egitto e altrettanto convinto che il Comando in capo non fosse all'altezza della situazione. Del resto anche Brooke condivideva non poche perplessità. Decisero di recarsi al Cairo. Churchill arrivò il 4 agosto e dopo un paio di giorni di visite e di colloqui prospettò al Gabinetto di guerra a Londra un drastico mutamento strutturale. Il Medio Oriente doveva dividersi in due distinti teatri d'operazioni: il Medio Oriente, limitato alla Persia ed all 'lraq, ed il Vicino Oriente , comprendente Egitto, Palestina e Siria. Auchinleck avrebbe assunto il comando del nuovo Medio Oriente con la 10• armata, ed il gen. Alexander quello del Vicino Oriente con 1'83 e la 9• armata. Per il comando de11'8a armata indicò il gen. Gott. II Gabinetto di Londra trovò discutibile la riorganizzazione dell 'i ntera area medio-orientale, ma finì per accettare l'idea lasciando libertà di scelta per le nomine dei nuovi comandanti. Il 7 agosto però l'aereo sul quale si trovava il gen . Gott venne abbattuto da un caccia tedesco ed allora Brooke ripropose per 1'8a armata quello che sin dall'inizio era stato il suo candidato: il gen . Montgomery, e la spuntò. All'offerta del settore Persia-Iraq e della 10a armata Auchinleck rispose che preferiva ritirarsi. Il gen. Alexander si presentò al Cairo 1'8 agosto e due giorni dopo Churchill gli consegnò le direttive: «I. Vostro piirno e principale compito sarà quello di cattu rare e distruggere alla prima occasione l'esercito italo-tedesco comandato dal feldmaresciallo Rommel, insieme con tutti i suoi rifornimenti e con tutte le sue installazioni in Egitto ed in Libia. 2. Voi assolverete o farete in modo che altri assolvano tutti quegli altri compiti che sono di competenza del vostro Comando, senza che ciò pregiudichi il compito indicato al paragrafo 1, che deve essere considerato assolutamente più importante nell'interesse di Sua Maestà» 130 .

129

c. AUCHJ NLECK, Despatch, cit., p. 395 e seg. Cfr. c. BARNETI, I generali del de-

ser1.o, cit., app. Be p. 457 e seg. 130 W. CHURCHILL,

La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, Il, p. 78.


L A CAMPAGNA OEL 1942 IN AJ'_RICA S ETil;NTRl()NAL!;

627

Il 13 agosto il gen. Montgomery prese il comando dell'8" armata. Anche in campo itaLiano erano stati apportati cambiamenti all 'organizzazione di comando in Africa settentrionale. Il Comando Superiore delle Forze Armate dell 'A .S., retto da Bastico, promosso maresciallo d'Italia, assunse la denominazione di Comando Superiore delle Forze Armate della Libia (Superlibia), con giurisdizione militare su tutto il territorio pertinente al Governo Generale della Libia . L' AIT di Rommel passò alle dirette dipendenze del Comando Supremo, con ovvia soddisfazione dell'interessato. Peraltro fu istituito quello che Cavallero definì un «giunto elastico», la Delegazione del Comando Supremo in Africa Settentrionale (Delease), affidata al gen. Bm·basetti, già capo di S.M. del Comando Superiore A.S ., con i compiti di provvedere all'alimentazione logistica dell'armata italo-tedesca avvalendosi dell'Intendenza A.S., di coord inare l'organizzazione e l'efficienza dei rifornimenti italiani con quelli tedeschi oltre confine e di assumere il comando delle retrovie. Inoltre il Comando della sasquadra aerea con le forze operanti in Egitto passò alle dipendenze disciplinari di Delease. Così il Comando Superiore si vide privato d i punto in bianco di un proprio apparato logistico e, perciò, costretto a rivolgersi per qualsiasi motivo a Delease. Questo quando a Roma l'ipotesi di uno sbarco alleato nel Nordafrica francese veniva considerato in prospettiva tutt'altro che remota. La ristrutturazione, voluta eia Cavallero, fu accolta senza convinzione da Mussolini ed entrò in vigore il 16 agosto. Da rimarcare la persistente contrarietà a costituire organi di comando italo-tedeschi, volendosi sottolineare, contro ogni evidenza, il carattere esclus.ivamente italiano della lotta nel Mediterraneo ed in Africa settentrionale. Il 10 agosto Rommel annotò nel suo diario: «Kesselring è stato qui ieri. Ci siamo trovati d'accordo sul futuro. Ora si tratta di utilizzare appieno queste poche settimane per essere pronti. La situazione sta modificandosi giorno per giorno in mio favore» 131 • Nell'eventualità di una inizìativa inglese, probabile a breve scadenza nel settore settentrionale del fronte, lo schieramento offriva ormai ampie garanzìe cli reggere l'urto; per l'imminente offensiva italo-tedesca le prospettive di successo apparivano rilevanti . A Barbasetti disse che prevedeva di muovere verso il 26 agosto , a luna piena, in modo da poter iniziare e continuare le operazioni di notte. Poiché il disegno di manovra si basava principalmente sulla 131

B.H. L JDDELL HART, The Rommel Papers, cit., p. 263.


628

---~ PO . LITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GUERRE ITALfANE

sorpresa, rinunciava alla preparazione d' artiglieria, e d'aviazione. Per finire, Rommel dichiarò che, grazie agli aiuti fornitigli dal Comando Supremo e dal Comando Superiore, la sua fiducia <<Si è gradualmente ristabilita ed è tornata infine alla temperatura dei bei giorni di Tobruk e cli Marsa Matruh» 132 . Quando la sintesi dell'incontro giunse a Roma, Cavallero sussultò: che cosa voleva dire «viene stabilito che l'attacco avrà luogo, salvo imprevisti, verso il 26 agosto»? Per quanto convenisse sull'opportunità cli battere sul tempo gli inglesi, non poteva consentire che altri pervenisse a determinazioni di competenza del Comando Supremo. E risolse cli tornare in Africa. Arrivo a Derna il 16 agosto. Il giorno seguente, esaminate varie questioni di natura logistica con Bastico, Barbasetti e von Rintelen, fissò le direttive per Rommel sulla base delle precedenti del 26 giugno, precisando che la data d'inizio dell'operazione era necessariamente subordinata al buon esito del programma dei rifornimenti tuttora in corso, ecomunque l'avrebbe sottoposta all' approvazione del Duce. Due giorni dopo illustrò personalmente queste direttive a Rommel, presente V.esseldng. Non esiste un verbale della riunione , ma la discussione non pare si sia svolta in un'atmosfera cordiale. Rommel era tornato ad un cupo pessimismo, derivante dalla situazione nel Mediterraneo. Era critico nei confronti dell'organizzazione logistica italiana 133 e non esitò a mostrare una netta sfiducia nella buona riuscita dell'offensiva. Cavallero garantì che il Comando Supremo avrebbe fatto arrivare tempestivamente tutto l'occorrente e Kesselring assicurò che in caso di necessità la Luftwaffe avrebbe trasportato 500 tonnellate al giorno via aerea. Rommel non sembrò molto convinto , ma alla fine si strinse nelle spalle dicendo che avrebbe attaccato se e quando avesse ricevuto l'indispensabile 134 . Rientrato a Roma, Cavallero cercò in ogni modo cli far quadrare i conti dei trasporti marittimi , ma senza significativi risultati. Il tallone d'Achille sia per l' AIT, sia per la flotta, sia per l'Italia intera era costituito dalla carenza di carburante. Rommel sollecitava. In un momento di scoraggiata irritazione chiese perfino la sostituzione per malattia, poi volle restare e rischiare. Era consapevole di giocare la carta decisiva in condizioni precarie: rapporto di forze di non pieno affidamento (nella 132

Diario storico del Comando Superiore A.S., data 14.8.1942.

133 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., pp. 213-217. 134 G. MANCINÉLLI, Dal fronte dell'Africa settentrionale,

cit., pp. 158-159.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETl'f:NTRIONAL~- - - - -

_ _ _ _ _ _ _ 629

IL QUADRO DI BATTAGLIA DELL'ARMATA ITALO-TEDESCA PER LA BATTAGLIA DI ALAM EL-HALFA Comandante: feldmaresciallo Erwin Rommel capo cli S .M.: gen. Alfrecl Gause X corpo d ' annata (gen. Federico Ferrari Orsi) su: D.f. Brescia (gen. G. Battista Oxilia) ............................................ .4.300 u. D.f. Folgore (gen. Enrico Frattini) ................................ .................5.200 u. B. par. Ramcke (gen. He1mann Ramcke) ...................................... .4.000 u. truppe e servizi cli corpo d'armata ................................................. .2.300 u. totale ..............................................................................................15 .800 u. XX corpo d ' armata (gen. Giuseppe De Stefanis) su: D. cor. Ariete (gen. Adolfo lnfante) ................. ...............................7 .200 li. D. cor. Littorio (gen. Carlo Ceriana Mayneri) .......... ......................4.600 li. D. mot. Trieste (gen. Francesco La Ferla) .................... ..................5.300 u. truppe e servizi di corpo d'armata ....... ........................................... 1.500 u. totale ............................................................................................. 18 .600 u. XXI corpo d'armata (gen. Enea Navarini) su: D.f. Trento (gen. Francesco Scotti) ................. ..... ......................... ..5.200 u. D.f. Bologna (gen. Alessandro Gloria) .......................................... .4.800 li. 164" D.f. (col. Carl-1-lans Lungershausen) .................................... 10.600 u. truppe e servizi di corpo d'armata ................................................. .3.700 u. totale ................................ :.......................... ..................... .............24.400 u.

Deulsche Afrikakorps (gen. Walther Nehring) su: 15" Panzerdivision (gen. George von Bismarck) ......................... .12.000 u. 21" Panz.erdivision (gen. Gustav von Vaerst) .. ............................. .11.700 u. truppe e servizi cli corpo d 'annata ................................................. .3.000 u. totale .............................................................................................26.700 u. 90" divisione leggera (gen . Ulrich Kleeman) .......................................8.500 u. Comando artiglieria 104 ............................ .................... .......................3.500 u. 19:1 divisione contraerea .. ... ........ ..................... ............................. ...... .. .5.900 u. truppe e servizi d'armata ....... .............................................................25.000 u. N.B. La forza delle unità tedesche è approssimata


630

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANc

realtà risultera nettamente sfavorevole); rifornimenti al limite dell'indispensabile ed aleatori; sfiducia nel Comando Supremo e nell 'OKW. Le premesse per l'insuccesso c'erano tutte. Nonostante il suo pessimismo e le non buone condizioni fisiche , Rommel si mise all'opera non appena partito Cavallero. Il 20 agosto espose ai comandanti di corpo d'armata il disegno cli manovra: avvolgere da sud lo schieramento nemi.co con le forze corazzate ed attaccarlo sul rovescio per distruggerlo. Una concezione simile a quella della battaglia di Aìn el-Gazala. Complessivamente, disponeva cli poco più di 84 mila tedeschi e c.irca 44 mila italiani 135 . Alle dipendenze di Delease si trovavano altri 48.600 italiani, sparsi un po' ovunque. Il rapporto fra le forze clell' AIT e quelle presunte dell' 8" armata aUa data del 29 agosto era il seguente: btg. f. e guast.: 66 dell' AIT contro 66 britannici; art. campale: 536 pezzi contro 576; carri medi: 447 (di cui 244 italiani) contro 450; autobl indo: 78 (di cui 32 ital iane) contro 150; aerei caccia: 365 (di cui 215 italiani) contro 600; aerei bombardamento e d'assalto: 335 (di cui 165 italiani) contro 500.

Naturalmente il significato di queste cifre globali è relativo. Rommel calcolava di scagliare di sorpresa la massa corazzata sulle similari unità nemiche, travolgendole l'una dopo l'altra. Gli era già riuscito e sperava che gli inglesi ricadessero nello stesso errore. Il disegno di manovra definitivo, diramato il 22 con l'ordine d'operazioni, prevedeva due attacchi front.ali eia parte ciel XXI e del X corpo a carattere dimostrativo ed un avvolgimento eia sud con i corpi corazzati, con l'estrema destra oltre il costone di Alam el Haifa (nel progetto iniziale l'avvolgimento incideva sul costone in parola). Comandanti e Stati Maggiori tedeschi erano convinti di poter cogliere un nuovo successo . Pur consapevoli delle difficoltà di rifornimento; pur conoscendo l'incompletezza del XX corpo, che tra l'altro dovette lasciare sulle posizioni iniziali i due terzi delle fanterie ed un terzo dell' artiglieria; pur avendo motivo di ritenere che il Comando dell'8" armata prevedesse la ripetizione dello schema di manovra posto in atto ad

135 Il quadro di battaglia mette .in evidenza il livello di forza presente delle divisioni italiane rispetto a quelle tedesche.


LA CAMPAGNA DÈL 1942 IN AFRICA Sl'i'ITENTRIONAL,E , e.__ __

63(

Ain el-Gazala in base ad un semplice esame della carta topografica; pur possedendo elementi probanti sulla superiorità della Royal Air Force; pur sapendo tutto questo, Kesselring (il comandante superiore del Sud), Gause (il capo cli S.M. dall'armata), Nehrìng (il comandante clell'Afrikakorps) , Bayerlein (il capo di S.M. dell'Afrikakorps) , si dichiararono in quei giorni o più tardi pienamente fiduciosi della riuscita del piano. Montgomery aveva realizzato un immenso campo trincerato, il cui perimetro poggiava su alcune posizioni chiave - Tel1 el Eisa, Kuweisat, Alam Nayil e soprattutto Alam el Halfa - e si saldava alla costa con campi minati e capisaldi predisposti. Nell 'interno, alcuni capisaldi davano profondità al sistema. Secondo il servizio informazioni, l' AIT contava circa 82 mila uomini, di cui metà tedeschi. Di questo complesso, 25 mjla tedeschi con 230 Panzer e 17 mila italiani con 200 carri M 14 sarebbero stati impegnati nella prevista manovra avvolgente. L'8" armata contava 935 carri, dì cui 713 efficienti e sul campo di battaglia. Più precisamente: 164 Gran.t americani contro 110 Pzkw ID e IV; 370 Valentine e Crusader contro 93 Pzkw ffi; 179 Stuart contro 12 Pzkw 11 e 244 carri M 14. L'avanzata delle divisioni dell'Asse, iniziata alle 19,30 del 30 agosto, si svolse in un clima del tutto diverso da come immaginato. Non soltanto fu assai più lenta del previsto, ma la prima nutrita reazione dì fuoco ebbe luogo iin corrispondenza di un campo minato dì dimensioni neppure sospettate. L'intoppo fu micidiale e l'alba del 31 vide l'intera massa cli manovra impastoiata in mezzo ai due principali campi minati , con errori di direzione di movimento, con due dei tre comandanti dell'A-.fi'ikakorps fuori combattimento, in un' allarmante confusione ben alimentata dalle continue incursioni della Desert Air Force. Rommel nerimase fortemente contrariato , non avendo previsto di dover ricorrere a vere e proprie operazioni di forzamento dì campi minati. Verso le 8 si chiese seriamente se non convenisse rinunciare all'offensiva, visto che la sorpresa era sfumata e che ormai bisognava fare i conti con la reazione dinamica nemica. Alla fine decise di continuare in direzione nord con la destra, l'Afi'ikakmps, contro la posizione dì Alam el Halfa. Il 1° settembre l'andamento dei combattimenti non parve migliorare la situazione. I bombardamenti aerei ed i lenti trafilamenti attraverso i campi minati causavano difficoltà molto gravi alle colonne dei rifornimenti. E quando la progressione della 15" Panzer sino ad Alam el Halfa indusse i Comandi clell 'AIT e clell 'Afrikakorps a sperare in una felice


632

f>(JLITJCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GUERRE ITALIANE

conclusione dell'atto tattico - non avendo ancora intuito la potenza difensiva conferita dal difensore alla posìzione - , il Comando della divisione comunicò un resìduo di carburante per appena 40 chilometri! Nessuna compensazione possibile nell 'ambito dell 'Afrìkakorps; nessuna speranza di un pronto intervento deglì organi dei servizi logistici tedeschi. In queste condizioni Rommel non se la sentì di continuare. Considerati i vani tentativi clell 'Afrikakorps, nella tarda mattinata del 3 settembre egli 1iconobbe che l'attacco «non poteva più fare breccia» 136 e si rassegnò a sospendere l'operazione per retrocedere passo a passo sulle posizioni cli Bab el Qattara-El Taqa. Da parte britannica, la battaglia fu impostata e condotta con una unitarietà cli ampio spicco, secondo una concezione generale rigidamente difensiva. Mentre Rommel faceva affidamento sulla riscontrata lentezza di reazione dei Comandi inglesi, questa volta gli venne opposta, una inattesa immobilità. Beninteso , entro determinati limiti cli difesa statica. La vera grossa reazione pianificata da Montgomery era prevista, contro la destra dell'armata italo-tedesca, ove avesse girato ad est di Alam el Haifa. In tal caso si sarebbe vista arrivare sul fianco esposto ed al tergo i 400 carri della 10" divisione corazzata. Per gli inglesi non si può parlare di vittoria decisiva, come sarebbe stato se Montgomery avesse lanciato la 10" divisione corazzata contro il XX corpo e l' Afi"ikakorps fermi a sud di Alam el Haifa, ed attaccato a fondo là m assa italo-tedesca in ripiegamento per annientarla. Montgomery si giustificò con due motivi. Anzitutto non era molto soddisfatto del livello addestrativo de11'8" armata né dei mezzi a disposizione; in secondo luogo, «Non era affatto ansioso - spiegò più tardi - d i forzare Rommel a disimpegnarsi cd a ritirarsi in buon ordine sulle posizioni di el-Agheila [!]. Se dovevamo assolvere il compito, era fondamentale far sì che Rommel rimanesse in posto a combattere per poi infliggergli una sconfitta decisiva» 137 .

Rommel addebitò l'insuccesso a quattro fattori: mancata sorpresa, estensione dei campi minati avversari, predominio della Royal Air Force e crisi del carburante. La mancata sorpresa dipendeva dal fatto che il ne-

136

E. R OMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 227. 137 B ERNARD MONTGOMERY , Memoirs, Connell, London

1958 , p. llO.


633

LA CAMPAGNA OEL 1942 IN AFRICA SclTENTRlONALE

IL DISEGNO DI MANOVRA DEFINITIVO DI ROMMEL PER LA BATTAGLIA D I ALAM EL-HALFA (22 agosto)

w,· n1

r.= = ,.;==":,or ==;,;;,;= =,;,"'"


POLfTICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI 01 GUERRE ITALIANE

mico attendeva l'attacco grazie ad informazioni di prigionieri, naturalmente italiani (si ignoravano le decrittazioni inglesi dei messaggi Enigma). La questione dei campi minati si palesò all'improvviso , ma obiettività vuole che si riconosca l'assenza di ricognizioni spec(fiche preventive non disposte dal Comando dell' AIT. Il predominio aereo britannico era purtroppo un dato cli fatto e sicuramente le incursioni diurne e notturne provocarono un vero sconquasso nelle colonne ed un continuo stato di tensione nelle truppe. La scarsa disponibilità di carburante era innegabile e le perdite sopportate dalle navi dell 'Asse ed in specie dalle petroliere ebbero ripercussione immediata sull'offensiva a causa dell'inesistenza cli un volano in grado di assorbire le interruzioni ciel flusso dai rifornimenti dalla madrepatria. È verosimile che ognuno dei coefficienti negativi c itati abbia rivestito un ruolo nella determinazione di Rommel , ma come ben osservato da Manc.inelli: «Per ovvie ragioni , lo Stato Maggiore dell'AIT ha preferito poi mettere in particolare rilievo il fattore carburante, estraneo alla sua sfera di responsabilità, talché nessun rilievo di errata valutazione e di imprevidenza potesse essere sol.levato a suo carico>> 138.

Rommel non considerò la sconfitta come decisiva. Consapevole della propria inferiorità e, in particolare, insicuro dei rifornimenti, aveva iniziato la battaglia non ripromettendosi grandi obiettivi, pronto però a sfruttare al massimo qualunque occasione. Constatato il fallimento della mossa, preferì non insistere in quella che ormai stava diventando un'impresa avventata. Adesso l'unico contegno da tenere era quello cli approfittare dei campi minati britannici a scopo difensivo per rimanere sulla linea di El Alamein «che rappresenta ora la linea definitiva in Africa», come ebbe a dichiarare al gen. Barbasetti 139 . Il col. Mancinelli si affrettò a comunicare al Comando Supremo il suo pensiero sull' immediato futuro: «Giudizio situazione presso Comando AIT - telegrafò il 5 settembre -. Non ancora parlato in proposito con nrnrcsciallo Rommel, ma non, dico non, dubito concordare pienamente. Occasione favorevole per rapida conquista Egitto definitivamente perduta. Preparazione nuova operazione richiederà almeno tre mesi, ammesso che vengano inviate sufficienti forze, mezzi, riserva logistica. Infatti 22a di138 139

G. MANClNELLJ , Dal fronte dell'r1frica settemrionale, cit., p. 169. Diario storico di Delease, data 8.9.1942.


LA CAMPAGNA Dl~L 1942 IN AFR ICA SEJTENTRJONAL =E~ - - -

visione tedesca inizierà trasferimento soltanto fine coJTente mese cd impiegherà ( ..?..) un mese al ritmo della 164". Con assoluto ottimismo s i cons idera invece eventualità attacco inglese che anzi potrebbe sbloccare nostro favore attuale situazione. Tale eventualità ritenuta poco probabile( ...). Naturalmente circostanze esaminate, che sono circoscritte locale teatro di operazioni, potrebbero essere influenzate ed anche totalmente mutate da sviluppi Caucaso. Rommel ve1Tebbe ( ...) in Europa per periodo di riposo» 140 .

7. LA TERZA BATTAGLIA DI

EL ALA!VlEIN

Il 22 settembre, prima di lasciare l'Egitto, Rommel tenne rapporto ai comandanti di corpo d'armata e di divisione e spese qualche parola di commento sull'esito insoddisfacente della battaglia cli Alam el Haifa. Non lasciò trasparire quello che , stando al suo diario, doveva essere il suo reale pensiero: un forte scetticismo nel futuro dell'armata corazzata italo-tedesca (ACIT), nuova denominazione dell'AJT, e della Libia intera, provocato dalla indiscutibile superiorità della Royal Air Force e dalla insostenibile penuria dei rifornimenti, diventata un autentico incubo. Al termine del rapporto comunicò formalmente la propria partenza e la notizia suscitè) sconce1to e disagio. Né il cenno alla necessità di un congruo periodo cli riposo apparve del tutto convincente, anche se da tempo la sua stanchezza fisica e la sua tensione nervosa erano chiaramente avvertibili. Probabilmente si pensò al ben conosciuto attrito con Kesselring. Ad ogni modo Rommel confidò al gen. Stumme, arrivato il 19 per sostituirlo, che nel caso di una grande offensiva dell'W armata, si proponeva di interrompere le cure e di tornare subito in Egitto. Il giorno successivo Rommel era a Roma. Si presentò al Comando Supremo per mettere a fuoco tre argomenti cli fondo. Primo, il sostegno logistico dell'ACIT: occc)ITevano complessivamente 120 mila tonnellate mensili contro un massimo raggiunto sino allora di 80 mila tonnellate. Secondo, il personale: bisognava avvicendare 30 mila uomini, cli cui 12 mila malati ; se non si trovava il modo di rimpatriarli e cli sostituirli esisteva il rischio cli un crollo nel morale delle truppe, cosa di cui Rommel declinava la responsabilità. Il terzo tema era legato alla soluzione invero poco ortodossa data ad un aspetto non secondario del problema difensivo dell'ACIT. Jn sostanza, a causa dello stato «miserevole» dell'arma140 Diario storico del Comando Supremo, data 5.9. J942.


636

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALl1\NE

mento italiano, il ricorso al frammischiamento di unità dell'Asse, già attuato in precedenza entro limiti contenuti, veniva ora applicato in misura assai più ampia ed esteso alle grandi unità in riserva. In altre parole, come aveva spiegato Mancinelli in una relazione del 14 settembre, nella posizione di resistenza i battaglioni italiani si alternavano a quelli tedeschi, pur mantenendo inalterati i rapporti con i rispettivi Comandi di reggimento. La conseguente compenetrazione a pettine presentava ovvi vantaggi ed altrettanto evidenti inconvenienti. Quanto alle riserve, il provvedimento era di semplice «affiancamento»: Ariete e 21a Panzer, Littorio e 15a Panzer, Trieste e 90a leggera. Per il momento Cavallero accettò la spiegazione di Rommel, cioè che il provvedimento adottato avrebbe consentito di meglio resistere ad un violento urto b1itannico nel settore centrale 141 . L' indoman i fu la volta di Mussol ini. Cavallero e Rommel vennero ricevuti alla Rocca delle Caminate, vicino a Forlì, ove il tedesco tenne una replica di quanto già esposto a Roma, rincarando la dose ma concludendo con una nota d.i moderato ottimismo: «Non lasciai dubbi - scrisse pitt tard.i - che se i rifornimenti non fossero stati inviati almeno nella misura da me richiesta , noi avremmo dovuto abbandonare il Nordafrica» 142, si mostrò scettico sulla possibil ita di un'iniziativa inglese e, in ogni caso , assicurò di poterla arrestare con una difesa manovrata e contrattacchi ad obiettivi limitati (cioè non in profondità) 143 . Appare strana una certa discordanza fra le previsioni operative presentate a Cavallero il 23 e quelle esposte a Mussolini il 24. In mancanza di convincenti spiegazioni si deve ritenere che il pensiero di Rommel sia stato mal sintetizzato o compreso. Rommel riprese il viaggio per la Germania sicuramente sfiduciato e scontento . Nelle sue note è esplicita la critica di scarso impegno rivolta alle massime gerarchie italiane. In tutti recepiva lo stesso tacito commento: «Tanto ve la caverete bene lo stesso!» . Vero si è che se in Italia di fronte alle difficoltà si scrollavano le spalle fiduciosamente , l' opinione generale in Germania appariva ai suoi occhi ancor più deprimente nella sua sicumera: «Noi vinceremo perché noi dobbiamo vincere!» 144 • 141

Diario Cavallero, data 23.9.1942.

142 B.H. LIDDELL H ART, The Rommel Papers, cit., p. 293. l.43 Diario Cavallero, data 25.9 .1942, riassunto del colloquio

detto militare tedesco aggiunto, col. Otzcn. 144 B .H. LIDDELL HART, The

Rommel Papers, cit., p. 294.

fra Cavallero e l'ad-


LJ\ CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETTENTRl()NALE

637

In patria Rommel venne accolto con tutti gli onori. Hitler gli consegnò personalmente il bastone di feldmaresciallo e lo ascoltò con simpatia e comprensione quando espose le cause dell'insuccesso di Alam el Haifa e quando illustrò lo schieramento dell' AClT. E le promesse di rinforzi di personale e mezzi furono tranquillizzanti. A fine settembre si faceva gran conto sulla neutralizzazione di Malta, che doveva essere ripresa vigorosamente in ottobre. Cavallero era letteralmente angosciato ed a buon motivo: qualunque iniziativa l'Italia intendesse assumere per mare era soggetta al vincolo della disponibilità di carburante, orma! fuori delle nostre possibilità risolutive. L'offensiva aerea sull'isola ebbe inizio 1'11 ottobre. Per qualche giorno il successo parve ruTiciere alle forze aeree cieli' Asse, ma nel prosieguo gli sforzi si rivelarono sproporzionati rispetto ai risultati. Per giunta la Luftwaffe subì un pesante logoramento, talché il 20 Goering dispose la sospensione dei bombardamenti riconoscendone il fallimento: nessun aeropo1to dell'isola risultò mai inagibile per più di mezz'ora, i velivoli ivi di base continuarono impe1teniti ad assalire il traffico mercantile verso la Libia e le perdite di apparecchi (32 aerei) furono prontamente rimpiazzate con 29 Spitfire lanciati dalla portaerei Furious. Il 22 ottobre ebbe luogo a Taormina, alla sede dell' Oberbefehlshaber Sild una riunione ad alto livello per un esame complessivo della situazione 145 . Può rivestire interesse considerare le premesse italiane e tedesche. Cavallero prese le mosse dall'ipotesi peggiore indicata da Mussolini: un'offensiva nemica a breve scadenza sul fronte egiziano, senza alcuna preoccupazione per la frontiera tunisina, «che potrà entrare in gioco in periodo più lontano». Per la cronaca, lo sbarco alleato nel Nordafrica ebbe luogo sedici giorni dopo. Kesselring, dal canto suo, manifestò la convinzione che, se l'offensiva britannica avesse avuto in izio, ciò sarebbe stato più per ragionl politiche che militari. Quindi «oggi la situazione egiziano-libica non è preoccupante, ma potrà diventarlo più in là» . Il giorno seguente cominciò la terza battaglia di El Alamein, una di quelle decisive della seconda guerra mondiale. Entrambi i capi erano fuori strada, ma d'altronde, qualunque altra ipotesi avessero studiato, a quel punto che cosa in concreto avrebbero potuto fare di più dj quanto non abbiano fatto sulla base di ipotesi inesatte? Per l'intero mese di ottobre continuò la messa a punto del dispositivo dell' ACIT. Consisteva in un soddisfacente sistema cli campi minati, 145

Diario Cavallero, data 22.10.1942 .


638 - - - - - - - - - -

POLITICA E STRAT EGIA IN CENTO ANNI Dl GUERRE l"lì\LIJ\NE

profondo dai 5 ai 7 chilometri, ad andamento sinussoiclale dal mare alla depressione cli Qattara, in gran parte su due fasce continue e parallele, a distanza variabile tra cli loro dai 2 ai 4 chilometri e collegate eia bretelle minate. Infine, due ulteriori fasce si stendevano a tergo ciel centro dello schieramento: una con andamento equatoriale, a salvaguardia del fianco destro del settore settentrionale; l'altra in senso meridiano con la duplice funzione cli contenimento nei confronti di uno sfondamento da parte nemica nonché di perno cli manovra per le riserve corazzate. La posizione difensiva comprendeva una zona cli sicurezza costituita dall'intera profondità delle fasce minate, quindi dai 5 ai 7 chilometri; una posizione di resistenza, immediatamente a tergo della precedente, profonda 2-3 chilometri; infine una zona di schieramento delle artiglierie cli corpo d'armata e d'armata e cli dislocazione delle riserve. In prima schiera erano disposti il XXI (a nord) ed il X corpo d'armata, mentre le divisioni corazzate dell' Afrikakorps e del XX corpo costituivano la riserva. Secondo il servizio informazioni e prescindendo dalle forze dislocate nel Delta, 1'88 armata comprendeva ora 8 divisioni di fanteria e 4 corazzate, 4 brigate cli fanteria autonome ed 1 corazzata, contro 8 divisioni cli fanteria e 4 corazzate, più una brigata paracadutisti, clell'ACIT. Un rapporto di forze dunque a prima vista pressoché equivalente, il che poteva far bene sperare alla difesa. Il quadro cambiava totalmente, invece, se si faceva riferimento agli uomini ed ai mezzi. A 104 mila italiani e tedeschi si opponevano circa 200 mila britannici; l'artiglieria era calcolata superior'e alla nostra; ai 500 carri medi clell 'ACIT si contrapponevano un migliaio cieli' ga armata; contro i 700 aerei clell' Asse la Royal Air Force sembrava schierare un numero triplo di apparecchi . La concezione difensiva ciel gen. Stumme seguiva esattamente le raccomandazioni di Rommel: una resistenza in posto ad oltranza con intervento delle riserve corazzate per stroncare le penetrazioni. Rommel sapeva benissimo che le truppe bri tanniche erano particolannente adatte al previsto tipo di battaglia, ma «non volevo - spiegò mettenni di nuovo nell'imbarazzante situazione cli dover troncare una battaglia perché eravamo senza benzina . In una battaglia difensiva manovrata la mancanza di carburante significa la catastrofe» 146 . E, come se non bastasse, anche la situazione generale. L'atmosfera era di calma e fiduciosa attesa cli un'operazione nemica sulla cui immagine e potenza si conosceva molto. A dire il vero non sembra che Stumme «sentisse» l'offensiva così 146 B.H. LIDDELL 1-IART, The Rommel Papers, cit., p. 298.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA S[ffrENTRIONALE

639

prossima. Diversamente non si comprende come, nuovo dello scacchiere, accettasse lo scontro con Montgomery privo dei comandanti del X e del XXI corpo (rimpatriati per avvicendamento) , nonché del proprio capo di Stato Maggiore) gen. Gause, partito il 10 ottobre per licenza) e di quello dell'Afi"ikakorps (col. Bayerlein, in licenza), ìl cui comandante, gen. von Thoma, era anch'egli privo di esperienza del deserto. La sera del 23 ottobre il bollettino dell' ACIT diceva: «Situazione nemica invariata». Gli aspetti del problema strategico britannico da coordinare erano tre: l'operazione Torch, cioè lo sbarco nel Nordafrica francese, le cui implicazioni 'e le incognite politico-militari locali consigliavano psicologicamente e militarmente di farla precedere da una decisa affermazione in Egitto; Malta, la cui autonomia di viveri e carburante sino a novembre rendeva necessario un convoglio di rifornimenti e quindi urgeva la conquista degli aeroporti della Cirenaica; l'offensiva dell'8" armata, che doveva cominciare con il plenilunio, dunque il 22 settembre o il 24 ottobre. Evidentemente quest'ultimo fattore in certo modo condizionava gli altri. Dopo la battaglia di Alam el Halfa, Montgomery si persuase dell'impossibilità di muoversi in settembre, appena due settimane dopo aver respinto l'ultimo tentativo di Rommel e, cli conseguenza, optò per la notte sul 24 ottobre, tredici giorni prima di Torch, allora stabilita per il 4 novembre. li lavoro di preparazione fu imponente sotto ogni profilo: dell'amalgama delle unità, ,clell' addestramento, clell' assimilazione dei «tempi» dell'operazione , dell'assetto logistico, del piano d'inganno. Montgomery si propose di conferire alle posizioni tenute dall'81' armata una solidità a tutta prova, sia per non correre rischi durante la fase organizzativa, sia per consentire alla base di partenza cli raccogliere le unità nel caso di insuccesso parziale (un insuccesso totale era escluso). Una volta ricevuta l'approvazione ciel gen. Alexander sul disegno di manovra , Montgomery espose ai comandanti di corpo d 'armata e di divisione , convocati il 15 settembre, i lineamenti del piano per Lightfoot (Pié leggero) , il nome convenzionale attribuito all'offensiva. Il 30° corpo doveva creare due larghi passaggi a nord ed a sud di El Wishka, attraverso i qual.i sarebbe transitato il 10° corpo per attestarsi «su un terreno cli sua scelta a cavallo delle linee cli rifornimento nemiche>>. La mossa avrebbe indotto la 15a Panzer e la Littorio ad intervenire andando incontro allo scontato annientamento. Nel settore meridionale il 13° corpo avrebbe esercitato uno sforzo sufficiente per far passare la 7" divisione corazzata e trattenere in zona la 21 " Panzer e l'Ariete.


640

POLITICA EST~ATEGIA IN CENTO ANNI DI Q.1,/ERRE ITALIANE

Peraltro il 6 ottobre Montgomery decise bruscamente cli modificare il piano per quanto concerneva l'impiego del 10° corpo. Ultra aveva reso noto che al 30 settembre l' Afrikakorps riusciva a mettere in linea 224 carri ed il XX corpo 270. Di conseguenza il 10° corpo britannico, invece di portarsi al più presto in campo aperto per l'eliminazione delle forze corazzate dell'ACIT, doveva arrestarsi appena oltre lo sbocco dei varchi sì da proteggere l'azione di sistematico sgretolamento delle strutture statiche italo-tedesche ad opera de] 30° corpo. Qualora le riserve corazzate settoriali dell' ACIT fossero intervenute, sarebbero andate incontro ad un logorìo sul tipo di quello incontrato ad Alam el Halfa. A completamento dei dati di confronto di cui ogni armata disponeva, aggiungiamo i dati reali circa le disponibilità dei due avversari nei campi dei cani armati e dell'aviazione. Per i primi ricordiamo che stavano per affrontarsi 422 Grant e Sherman (29-30 tonn., con pezzo da 75) contro 30 Pzkw IV (25 tonn., con pezzo da 75); 294 Crusader (20 tonn ., con pezzo da 57) contro 171 Pzkw III (22 tonn. , con pezzo da 50); 194 Valentine III (18 tonn., con pezzo da 40) e 119 S1uart (13 tonn ., con pezzo da 37) contro 279 M 14 (14 tonn. , con pezzo da 47). Per la seconda ci limiteremo per semplicità ai soli apparecchi da combattimento vero e proprio. La sa squadra aerea schierava 230 caccia e bombardieri efficienti ed il Fliege,:fiihrer appena 11 O. Questi 340 velivoli era tutto ciò che si poteva opporre ad un avversario le cui unità aeree da combattimento comprendevano 775 apparecchi britannici e 197 americani efficienti. Il l 9 ottobre Montgomery riunì gli ufficiali del 13 ° corpo e poi quelli del 30° corpo; il giorno seguente si rivolse agli ufficiali ciel 10° corpo. Fra gli argomenti trattati figura la condotta della battaglia che egli intendeva adottare: «Progressione metodica; distruzione del nemico pezzo a pezzo, con calma e sicurezza. Colpire i carri e colpire i tedeschi. li nemico non può sostenere una battaglia lunga, noi possiamo. Dobbiamo perciò affrontarlo duramente; nessun comandante di reparto deve alleggerire la pressione; orientarsi ad una lotta accanita di una sellimana . L'intera questione durerà 10 gionù. Non attendersi subito risultati spettacolari» 147.

14i

B. MONTGOMERY , lv!emoirs, cit., pp. 126-127.


!:,_'.!_<;01'>1PAQNA DEL 1942 IN A['RJC:A SErrENTRJONALE

IL DISEGNO DI MANOVRA DI MONTGOMERY PER L'OPERAZIONE «LlGHTFOOT»

64]


- - --"P ..:,: 0.:::: Ll_:_: Tl.::, CA .,_,E=STRATEGlA IN CENTO ANN I Dr GUERRE ITALlANE

L'ordine del giorno cli.ramato il 23 mattina cominciava con due frasi eloquenti: «Quando assunsi il comando dell'8' armata, dissi che il compito era di distrnggere Rommel e la sua annata e che questo sarebbe stato fatto non appena fossimo pronti. Noi adesso siamo pronti» 148 .

Il venerdì 23 ottobre trascorse per le truppe clell' ACIT come una giornata di ordinaria tranquillità, nell'attesa un poco annoiata di un'offensiva nenùca che prima o poi sarebbe giunta. Alle 21,40, ora locale, su un fronte di circa 50 chilometri, l'orizzonte davanti alle linee italo-tedesche avvampò improvvisamente, mentre un uragano di fuoco martellante si abbatteva sugli schieramenti di artiglieria e sui rovesci della difesa. Intanto, volando al di sopra delle nubj, 48 bombardieri della Royal Air Force sganciavano a loro volta 125 tonnellate di bombe sul dispositivo dell'Asse. Alle 22 le quattro divisioni in prima schiera del 30° corpo britannico (gen. Leese) lasciarono le basi di partenza e mossero contro le posizioni del XXI corpo italiano (gen. Gloria) nel settore settentrionale del fronte. Più a sud il 13° corpo britannico (gen. Horrocks) concentrò lo sforzo contro le posizioni della Folgore, al centro del X corpo (gen. Frattini). Il rapp01to sulla battaglia compilato dal servizio informazioni inglese alle 19 asseriva che «sembra che abbiamo ottenuto una completa sorpresa». Quanto al risultato, il 30° corpo aveva realizzato una breccia ampia una diecina cli chilometri proprio in direzione del cuore delle comunicazioni cieli' ACIT ed il 10° corpo ne aveva approfittato per portarsi oltre l'imbarazzante fascia minata. Il punto dolente, se mai, riguardava il 13° corpo, il quale era stato arrestato dall'aspra resistenza opposta dalla Folgore. Quella sera l'atmosfera non doveva essere delle migliori al Comando del XX corpo d'armata, perché il capo di S.M. scrisse sul diario storico: «L'azione nemica, improvvisa e violenta, per quanto prevjsta, ha sgomentato la truppa, che deve fare appello a tutte le energie per ristabilire la situazione seriamente compromessa». Per giunta, risultato disperso il gen. Stumme durante un giro cli ricognizione in macchina 149 , il gen. von Thoma assunse il comando interinale dell'armata, mentre veniva subito richiamato Rommel.

148

Ibidem, p. 127. Il corpo del gen. Stumme, sbalzato dalla vettura, venne ritrovato la notte successiva. La morte fu attribuita ad apoplessia. 149


LA CAMPAGNA DEL 1942 JN Af'RlCASEITENTRIONALE

643

QUADRO DI BATTAGLIA DELL' ACIT alla data del 23 ottobre 1942 Comandante: gen. George Stumme capo di S .M.: col. Siegfried Westphal X corpo d 'annata (gen. Enrico Frattini ad interim) su: 17'' D.f. Pavia (gen. Nazareno Scattaglia) 27" D.f. Brescia (gen. Brunetto Brunetti) 185" D.f. Folgore (gen. Enrico Frattini) supporti di corpo d'annata servizi di corpo d'armata XX corpo d'armata (gen. Giuseppe De Stefanis) su: 101" D. mot. Trieste (gen. Francesco La Ferla) 132• D. cor. Ariete (gen. Francesco Arena) 133" D. cor. Littorio (gen. Gervaso Bi tossi) supporti cli corpo d'annata servizi cli corpo d'armata XXI corpo d'armata (gen. Alessandro Gloria) su: 25" D.f. Bologna (gen. Alessandro Gloria) 102• D.f. Trento (gen. Giorgio Masina) supporti di corpo d'annata servizi di corpo,cl'annata

Deutsches Aji·ikakorps (gen. Wilhelm von T homa) su: 15" Panzerdivision (gen. Gustav von Vaerst) 21" Panzerdivision (gen. Heinz von Ranclow) 90• Leichtedivision (gen. T heoclor von Sponeck) 164a Panzergrenadieredivision (gen. Karl Lungershausen) 22" B. par. (gen. Hermann Ramcke) supporti cli corpo d 'annata Supporti cl' armata Servizi d 'armata

A Roma, dapprima Cav,ùlero rimase incerto sul significato da attribuire ,ùl'iniziativa di Montgomery, poi però telegrafò a Bastico: «Tutto lascia prevedere che attacco inglese fronte El Alamein costituisca inizio preannunciato ed attesa grande offensiva. Non si possono prevedere svi-


644

-

- - --

- - -~"O "" L"-'rr=ICl\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITAUANE

QUADRO DI BATTAGLIA DELL' 8" ARMATABRTTANNICA alla data del 23 ottobre 1942 Comandante: gen. Bemarcl L. Montgomery Capo di S.M.: gen. Francis de Guingand 10° corpo d'annata (gen. Herbert Lumsden) su: l" D. cor. (gen. Raymond Briggs) 10" D. cor. (gen. Alee H. Gatehouse) 8" D. cor. (gen. C.H. Gardner) supporti di corpo d'armata 13° corpo d'armata (gen. Brian C. H01TOcks) su: 7" D. cor. (gen. fohn Harding) 44" D.f. (gen. I.T.P. Hughes) so• D .f. (gen. fohn S. Nichols) supporti di corpo d ' armata 30° corpo d'annata (gen. Oliver Leese) su: 51" D.f. scozzese (gen. D.N. Wimberley) 2" D .f. neozelandese (gen. Bernard C. Freyberg) 4" D.f. indiana (gen. F.I.S. Tuker) 9" D.f. australiana (gen. Leslie Morshead) 1a D.f. sudafrica (gen. Daniel H. Pienaar) supporti di corpo d'annata Truppe d'annata

Juppi, ma è da attendersi che azione verrà portata a fondo ( ...)» 150 . E dispose che il gen. Nebbia, partisse immediatamente per prendere il comando del X corpo. Alle 11 circa del 25 Rommel atterrò a Ciampino. Lo attendeva il gen. von Rintelen che lo mise al corrente degli avvenimenti egiziani. li fatto saliente era rappresentato dallo sfondamento, per il momento contenuto , nel tratto centrale del XX corpo. Brutto amu·e, ma in fondo rientrava nell'imponderabile della battaglia. Piuttosto, l' ACIT disponeva di carburante per appena trecento chilometri su strada! Probabilmente Rommel ebbe la triste sensazione che la fine si approssimasse: «Temendo che avremmo dovuto combattere questa battaglia con ben poche spe150

Diario Cavallero, data 24.10.1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICASETrENTRJONALE

645

ranze di successo - ricordò - attraversai il Mediterraneo con il mio Storch ed all'imbrunire raggiunsi il mio Comando» 151 .

Qui conobbe i particolari della morte del gen. Stumme e von Thoma lo ragguagliò sulla battaglia in corso. La ricostruzione dei dispositivi, pur non esatta, era tale da far tremare le vene ed i polsi per il settore del XXI corpo, per il quale si attendeva il ritorno del gen. Navarini. In sostanza, era confermata l'assoluta superiorità avversaria in aviazione, artiglieria, mezzi corazzati, nonché carburante e munizioni 152 , e non sembrava improbabile che Montgomery fosse disposto ad imporre una battaglia di logoramento sapendola insostenibile per l' ACIT. Stando così le cose, Rommel decise di spostare a nord , con le riserve, la 90a leggera, la 21 a Panzer ed un gruppo tattico dell'Ariete. Il logorio era però sensibile ed il bollettino serale del 26 diramato dal Comando cieli' ACIT fu eloquente: «Presso le trnppe si registrano segni certi di esaurimento: ciò non solo è dovuto all'intenso fuoco dell' artiglieria ed alla superiorità aerea nemica, ma anche al fatto che molti combattenti italiani e tedeschi che si trovano in Africa settentrionale eia più cli 18 mesi non resistono più pienamente alle fatiche( ...). La situazione carburanti è tesa come non mai ( ...). La situazione muni zioni obbliga ad ulteriori economie che rappresentano una gran prova per le truppe, di fronte al forte consumo cli munizioni britannico».

E Cavallero annotò nel suo diario: «Adesso il problema è vedere quello che si fa per'rimediare. Se per Rommel la giornata confermò la dolorosa impressione di una lotta senza concrete speranze, per Montgomery fu di profonda riflessione. L'offensiva sembrava arrivata ad un punto morto, nel senso che il tentativo di sfondamento eia parte della fanteria era fallito e quello da parte dei corazzati non riusciva a superare la barriera dei pezzi controcarri. Da un calcolo approssimativo le perdite britanniche in personale e carri risultavano doppie dì quelle italo-tedesche. I principali comandanti si mostravano pensierosi . .Leese ebbe un commento significativo: «Fummo ad un pelo dal perdere il controllo della battaglia>) 153 . In compenso 151 B.H. LIDDELL HART, The Rommel Papers, cit., p. 305. Durante l'assenza cli Rommel il nemico aveva affondato tredici fra piroscafi e motonavi, una cisterna e tre rimorchiatori in viaggio per l'Africa. 152 Era stato calcolato che nella preparazione d'artiglieri a ciel 23 sera fossero stati sparati non meno di 130 mila colpi . l53 L. PHlLLlPS , El Alamein, Garzanti, Milano 1964, p. 209.


POLlTlCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI OI CHJERIUl ITALIANE

646

Montgomery non fu nemmeno sfiorato dal dubbio di non vincere. La rottura non si era verificata? ebbene non rimaneva che trovare il modo migliore per ottenerla. La lotta riprese furibonda e la sera del 27 ottobre Rommel mandò un S.0.S. a Roma ed al Quartier Generale del Filhrer. La gravità della situazione aumentava. La posizione di resistenza stava sgretolandosi, le fanterie reggevano ormai al limite delle loro possibilità, i corazzati non riuscivano a ridurre i bubboni. Era chiaro che Montgomery avrebbe continuato a distruggere l' ACIT pezzo per pezzo, approfittando della sua immobilità e sfruttando l'ampio margine di superiorità in ogni campo. A Roma era arrivato Goering e subito ebbe luogo un colloquio di chiarimento ad alto livello. Tutti concordarono su un'affennazione di Goering: «non vi sono ragioni per pensare che l'annata corazzata non tenga, a condizione che aJTivino tempestivamente i rifornimenti». Ed ognuno per sua parte - Goering, Cavallero, Kesselring e perfino Mussolini - promise qualcosa 154. Nessuno venne sfiorato dal pensiero che forse il rifornimento cli carburante e di munizioni, pur riuscendo ad affluire in grande quantità ali' ACIT, non sarebbe stato sufficiente a colmare il troppo forte divario di forze e mezzi . Al Quartier Generale di Hitler, ove l'attenzione continuava a polarizzarsi su Stalingrado, la richiesta di inviare subito in Egitto per via aerea un reggimento cli fanteria di stanza a Creta non fu accolta. Ormai in Egitto si approssimava il momento delle grandi decisioni e, tenuto conto della nota concezione che l'Africa si teneva o si perdeva sulle posizioni di El Alamein, occoJTeva che il Comando Supremo esprimesse il proprio punto di vista. Rommel chiese dunque senza perifrasi una visita di Cavallero: «In considerazione serja situazione sarei grato se Vostra Eccellenza venisse al più presto mio Comando per colloquio» 155 . Cavallero eluse l'invito allegando la necessità della sua «spinta personale>> a Roma (!), e delegò in sua vece il gen. Barbasetti. Questi, accompagnato dal gen. Bemasconi, che alla vigilia della battaglia aveva assunto il comando della 5a squadra aerea, arrivò al Comando del!' ACIT nella tarda mattinata del 28. Rommel fu sereno ma fermo. Ben valutando la gravità degli argomenti in discussione, pregò che quanto da lui esposto venisse portato a conoscenza soltanto di Mussolini e di Cavallero.

154 155

Diario Cavallero, data 27.10.1942. Diario storico di Delease, data 28.10.1942.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETTENTRIONALE

«In sunto - telegrafò Barbasetti - nostro amico desidera sappiate quanto segue: se azione nemica dovesse perdurare con intensità attuale per altri due o tre giorni, ACIT non, dico non, sarebbe in grado di resistere oltre. Da tale crisi ci si potrebbe salvare con forte urgentissima affluenza aerea munizioni ( ...), carburante ( ...) et uomini ( ...)» 156 .

A dire il vero Rommel aveva finito per convenire con Barbasetti che: «Non è possibile rompere il combattimento per sottrarsi al.l'avversario indipendentemente dalla scarsezza di truppe che potrebbero ritirarsi( ...) manca la benzina per la manovra. Non c'è che la soluzione di dar battaglia fino all'estremo sul fronte di El Alamein»157.

Tuttavia non sapeva rassegnarsi ad una fine più o meno gloriosa e, nel pomeriggio, si mise a verificare con il col. Westphal l'esistenza di una linea arretrata da utilizzare ai fini difensivi, sia pure a tempo limitato. La jndividuò alla stretta di Fuka, che presentava il vantaggio non indifferente di trovarsi alle spalle la base di Matruh . Poteva funzionare. li 30 ottobre vi si recò dj persona e si persuase. Il punto chiave era rappresentato dalle divisioni di fanteria, per arretrare le quali in una notte gli occorreva un «prestito» di 1.500 autocarri. Ne parlò con Mancinern e lo incaricò cli informare il Comando Supremo e Delease, precisando naturalmente che l'ipotesi di ripiegamento sarebbe diventata operante solo in caso di reale pericolo di rottura del fronte 158 . Questo ripensamento, del tutto inatteso, provocò sconcerto sia a Delease sia al Comando Supremo . Il 31 Barbasetti si precipitò da Rommel e, chiarito di non avere automezzi da cedergli, recò la netta opposizione di Mussolini a qualsiasi ipotesi di ritirata. In definitiva ripeté tal quale il concetto sostenuto da Rommel il 29: ni.ente da fare se non resistere sul posto.Rommel rimase molto turbato, consapevole che gli eventi avrebbero potuto costringerlo ad affrontare il ripiegamento sacrificando la fanteda 159 . Dall'altra parte della coHina, Ultra aveva messo il Comando dell'8" armata al co1Tente degli affondamenti di piroscafi italiani con carburante

156

157 158

Tbidem, data 29.10.1942. Ibidem.

Diario storico del Comando Supremo, data 30.:10.1 942. Cfr. G. MANC INELLI, Dal ji·onte dell'Africa settentrionale, cit., pp. 192- I 97. 159 G. MANCINELU, Dal.fronte dell'Africa settentrionale, cit., pp. 197-198.


_

648

_ _ __ __ _ _.:._: POc,.::L::.:_ ITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE. ITALIANE

e munizioni ed informato che il giorno precedente Rommel si era rivolto a Kesselring per chiedere rinforzi, data «la situazione estremamente critica» , e che il mattino di quel 29 ottobre aveva deciso di mandare tutti gli automezzi disponibili a Bengasi a prendere carburante. Tutto ciò venne soppesato attentamente in una riunione al vertice. Erano arrivati anche Alexander e Casey, il ministro dì Stato, spinti dalle critiche che cominciavano a circolare a Londra. Fu avanzata la proposta cli mutare direttrice di attacco, portandola più a sud, ma Montgomery non intese ragioni. Si piegò ad un'unica concessione: dì posporre la prosecuzione del!' operazione alla notte sul 31 , poi spostata alla notte sul 2, considerando la stanchezza delle truppe. Montgomery chiamò Supercharge la stoccata che, secondo l'espressione usata in una lettera a Brooke, avrebbe scaraventato Rommel giù dal trespolo. Tutto sommato si trattava cli una nuova edizione corretta di Lightfoot: rottura ad opera della fanteria, con una penetrazione inizialmente prevista di quattro chilometri di profondità e poi, il mattino del 31, portata a circa sei chilometri per sconvolgere su maggiore spazio le difese dell' ACIT; successiva irruzione di una massa corazzata e distruzione delle riserve corazzate italo-tedesche; infine disintegrazione completa delle retrovie avversarie e clell' ACIT tutta 160 . Alle 0,55 del 2 novembre la divisione incaricata cli aprire la breccia 161 varcò le fettucce che determinavano la linea di partenza e procedette dietro una cortina mobile (una granata ogni dodici metri) avanzante ad intervelli di due minuti e mezzo ed a sbalzi di cento metri, attuata da 192 bocche eia fuoco. La massa corazzata destinata a sboccare dalla breccia ammontava a circa 570 carri, di cui 133 Grant e 152 Sherman. Ad essi l' ACIT opponeva 102 Panzer III e IV e 65 M 14. Nel tardo pomeriggio del 2 novembre Rommel si convinse della ineluttabilità della ritirata su Fuka dal momento che I'ìntero settore settentrionale era anelato perduto e che sull' ACIT si succedevano senza interruzione ondate cli una quarantina di bombardieri inglesi ed americani. Non ebbe più esitazioni e comunicò il compito clell'Afrikako1ps e del XX corpo: resistere fino all'indomani e poi arretrare combattendo ed il più lenta-

160

Ordine d'operazioni dell'8'' armata in data 30.10.1942. Si trattava di una divisione di formazione: Comando 2" DJ. neozelandese con qllattro brigate di fanteria cli differenti divisioni e due brigate corazzate. 161


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SEITENTRIONAl, E

IL DISEGNO DI MANOVRA DI MONTGOMERY PER L'OPERAZIONE «SUPERCHARGE»


650

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI I)) ClJERRE ITALIANE

mente possibile per salvare le fanterie. Poi preavvisò il X ed il XXI corpo ed alle 19,30 dispose l'abbandono delle posizioni fin da quel)a notte. Il bollettino serale dell' ACIT conteneva la frase: «L'armata sj prepara, aritirarsi dal 3 corrente passo per passo, combattendo, dalla soverchiante pressione nemica. A questo scopo divisioni fanteria saranno ritirate già nella notte dal 2 al 3 corrente per portarle successivamente passo per passo indietro ( ...)>> 162 . Poiché il bollettino venne spedito alle 22 ,27 del 2 novembre, i destinatari dovevano trovarsi di fronte al fatto compiuto. In Italia ed in Germania il ventilato accenno di Rommel ad una ritiera stata interpretato come una non insolita manifestazione di pessirata mismo . Suscitò perciò sorpresa il telegramma di Barbasetti, arrivato alle 21, che chiedeva lumi circa <<ordini che Comando Supremo ha dato aut che intende dare at Rommel per sviluppi battaglia et soprattutto linee da tenere in caso di ripiegamento» 163 . La risposta cli Cavallero fu immediata e ... cli assoluto disimpegno: «Battaglia est diretta da maresciallo Rommel: tenetevi in stretto contatto con lui et inviate frequenti notizie» 164 . II mattino del 3 novembre, visto il bollettino dell' ACIT, Cavallero informò Mussolini poi riesaminò le circostanze ed inviò un messaggio a MancineIli: «Pregasi comunicare Rommel che Duce ritiene necessario mantenere a qualunque costo attuale fronte poichè secondo avviso Comando Supremo territorio egiziano non offre posizioni idonee se non per sosta et temporanea resistenza per riordinamento forze ( ...)» 165_

Di ciò dette notizia a Barbasetti, spiegando che, a suo giudizio, occorreva proseguire la resistenza ad oltranza ad El Alamein. Qualora Rommel fosse stato costretto ad imbastire una manovra in ritirata, l'unica linea naturale difensiva era offerta dalla posizione Sollum-Halfaya. La decisione spettava a Rommel. Peraltro alle 10 ,50 venne intercettato un lungo messaggio trasmesso dal Quartier Generale del Ftihrer all'ambasciata tedesca a Roma per l'inoltro urgente a Rommel. Il bollettino serale dell 'ACIT era pervenuto a Hitler solo verso le 9. Accompagnato da un'esplosione di furore, il contrordine fu immediato:

162 Diario

storico di Delease, data 3. I J. I942. Jbidem, data 2.1.1.1942. 164 Ibidem. 165 Diario storico del Comando Supremo, data 3.11.1942. 163


LA CAJ1,1PAGNA DEL 1942 INJ',FR ICA SETl'ENTRIONAL,,.:,c. E _ __

651

«( .. .) Nella situazione nella quale Ella si trova non c'è altro da fare che non arretrare di un passo e lanciare nella battaglia ogni anna, ogni combattente disponibile(...). Alle Sue truppe non resta al tra via che la vittoria o la mort.e» 166 .

Nessuno si chiese se l'ordine di rimanere in posto fosse o non compatibile con il ripiegamento con tutta probabilità già in atto, come detto nel bollettino serale del 2. Infatti era già cominciato un primo sganciamento. Rommel ricevette dopo mezzogiorno del 3, come due fucilate, il telegramma del Comando Supremo con l'invito a «mantenere a qualunque costo l'attuale fronte» ed il vincolo di Hitler cli scegliere fra la vittoria o la morte. Non osò disobbedire sic et simpliciter al Fiihrer e fece sospendere i movimenti in corso, anche se apparve subito impossibile ricondurre in linea i reparti. Era consapevole che «l'ultimo soldato sapeva che ormai, pur facendo il massimo sforzo, le so1ti della battaglia non potevano più mutare» 167 . Mentre dall'Italia e dalla Gennania partivano le secche ingiunzioni per Rommel, Montgomery teneva rapporto ai comandanti di corpo. Le notizie che affluivano al Comando dell'W annata erano contrastanti. In complesso sembrava che la difesa controcarri tedesca fosse ancora efficiente. Per contro qualche comandante appariva perplesso e si chiedeva sino a quando la pressione poteva essere esercitata. Erano già undici giorni di durissimi combattimenti. Perdere la battaglia non era possibile, ma, non riuscire a vincerla era tutt'altro che improbabile. D'altro canto il dominio aereo risultava assoluto e dalle decrittazioni dei messaggi Enigma del giorno precedente si sapeva che Rommel ed il Fliegerfahrer avevano segnalato una situazione insostenibile. In mattinata, poi, la ricognizione aerea riscontrò un crescente movimento verso ovest sulla rotabile costiera ed un deflusso dal fronte lungo le piste del dese1to. Più tardi nuove decrittazioni chiarirono l'ordine cli Rommel per il disimpegno delle divisioni di fanteria e la sua intenzione di cominciare la ritirata sin da quel giorno, disputando il terreno palmo a palmo. Che l' ACIT si ritirasse era l'ultima cosa che Montgomery potesse desiderare, perciò a mezzogiorno si orientò ad uno sforzo decisivo mirante ad aggirare, più che a sfondare, l'ultimo ostacolo costituito dall' Afrikakorps. Quando, in serata, venne informato da nuove decrittazioni che Rommel aveva rinunciato a levar le tende, Montgomery diramò gli ordini esecutivi per l'ultima spallata.

166 167

Diario Cavallero. E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit ,, p. 284.


652

POLITICA E STRATEGlA IK CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Il mattino del 4 novembre Kesselring arrivò in Egitto ed ebbe un lungo colloquio con Ronunel. Inizialmente si mostrò propenso a sostenere la tesi di Hitler, ma quando seppe che l'Afrikakorps era rimasto con una ventina di carri efficienti e conobbe meglio la situazione, reagì immediatamente e suggerì a Rommel di «considerare il messaggio di Hitler come un appello anziché un ordine preciso» . Rommel esitava, sembrandogli il telegramma inequivocabile. Kesselri.ng insisté e lo convinse a rivolgersi all 'OKW spiegando che soltanto il ricorso ad una ritirata avrebbe consentito di conservare almeno una parte dell'Africa settentrionale. Aggiunse che egli stesso avrebbe caldeggiato tale soluzione con un proprio telegramma al Ftihrer. Così fu fatto 168. Il susseguirsi di brutte notizie fece però maturare la determinazione. Nel primo pomeriggio non era più possibile illudersi sulla possibilità cli una resistenza in posto: il fronte dell 'Afrikakorps appariva sfondato in più punti, iJ X ed il XXT corpo erano in via di annientamento ed il X abbandonato a se stesso, le colonne meccanizzate britanniche godevano della più completa libertà di manovra e la Royal Air Force infuriava. A questo punto Ronunel abbandonò ogni esitazione ed impartì l'ordine cli ritirata generale. Erano le 15,30. Il consenso di Hitler partirà alle 20,50 e perverrà al Comando dell' ACIT il mattino successivo. Quello di Mussolini arriverà ancora più tardi a causa dell'interruzione dei collegamenti. Alle 23 ,40 il gen. von Rintelen telefonò a Cavallero rìferendo una nuova comunicazione di Kesselring: «Fronte sfondato al centro. Ariete circondata, Presso il DAK in tre punti profonde inuzioni. Generale comandante DAK prigioniero. L'annata corazzata tenta durante la notte di ripiegare sulle posizioni di Fuka, ove sono determinate condizioni difesa relativamente favorevoli (.,.)» 169 ,

8. CONSIDERAZIONI Nel corso del 1942 la situazione militare italiana, da tempo poco soddisfacente nel suo complesso, era sensibilmente peggiorata sino a farsi preoccupante. Cavallerq ne sembrava ben consapevole, eppure, sor-

168

A . K ESSELRING, Memorie di guerra, cit., p. 137; 8.H. L IDDELL HART, The Rommel Papers, cit., p. 322; D. IRV ING, La pista della volpe, cil., pp. 247-248. 169 Diario Cavallero, data 4.1 I .I 942.


653

prendentemente (ed ins piegabilmente) non si tratteneva dall' avanzare ipotesi operative assai poco in sintonia - se non in aperta contraddizione con la sconfortante realtà. L'idea peregrina di irrompere nella Francia meridionale aprendo un nuovo fronte, quasi che non fosse sufficiente lo stato di crisi prodotto da quelli già attivi , rientra cli sicuro in quel novero. Questo progetto era riconduc ibile ali 'atteggiamento francese nei confronti dell' Italia, ritenuto ambig uo ed infido, ed anche - e forse più a lle affermazioni in proposito di Hitler a Berchtesgaden a fine aprile. Fatto sta che Cavallero volle farn e oggetto di esame il IO settembre, spingendosi fino a configurare i possibili tempi della manovra: «Se ci muoviamo - affermò - dobbiamo arrivare aJ Rodano come primo s balzo. Per la primavera dobbiamo essere preparati a spingerci sino ai Pirenei» . Le obiezioni di Ambrosio furono s ufficienti a far rientrare il singolare proposito , il cui esame fu rimandato a tempi migliori 17°. Non si trattava, comunque, di un episodio isolato, ma di una tendenza fin troppo frequente . Era chiaro da tempo che i tentativi di tamponare almeno in parte le numerose falle prodottcsi dello strumento bellico urtavano contro l'amara constatazione di non disporre cli risorse nella misura necessaria e neppure del sufficiente. Era altresì palese che i programmi pre parati per il 1943 dal geo . Ambrosie per l ' Esercito , dall'amm. Riccardi per la Marina e dal gen. Fougier per l'Aeronautica dovevano considerarsi inattuabili: il potenziamento di 30 divisioni (di cui 4 corazzate), l'impostazione di una seconda nave portaerei (oltre all'Aquila già in allestimento) e l' incremento della produzione mensile di aerei , più che un traguardo avevano assunto i contorni di un miraggio . Eppure, nemmeno la percezione del desolante, ed inconfutabile, divario fra le esigenze e le dispo nibilità riusciva a scuotere una certa irragionevole fiducia, quando non la pretesa, che l'alleato fosse pronto ad intervenire a sanare le diffuse carenze. Questa la sensazione che, non senza disagio , si ricava clall 'esame dei documenti e delle annotazioni a margine dei massimi responsabili politici e militari. Al gen. Favagrossa sembrò, a torto od a ragione, che Cavallero peccasse dì ingiustificato ottimismo cd influenzasse Mussolini. Visto che nelle riunioni de i capi di Stato M aggiore non riusciva acl imporre un più cauto programma, presentò ed illustrò al Duce un lungo e dettagliato promemoria, con il quale dimostrava come per l'Esercito il potenzia-

170

Diario Cavallero, data 1.9. I942.


- - - - - - - - - - - 'P~OL[T!CA E STRilThGIA IN CENTO ANNI 01 GUERBÉ ITALIANE

mento sarebbe stato fllusorio e comunque non era pensabile di costituire altre divisioni corazzate , che la difesa contraerei del paese si trovava in condizioni penose e che non sarebbe stato possibile assicurare un sufficiente rifornimento di munizioni. Le altre due Forze Armate versavano in condizioni migliori anche se perduravano serie difficoltà nel reperire alluminio, rame ed acciai speciali 171 . Mussolini aveva seguito attentamente l' esposizione, lasciando però intendere di ritenerla improntata ad un eccessivo pessimismo. Favagrossa allora chiese di conferire con il capo di S.M. Generale sull'intero argomento. L'jncontro ebbe luogo il 27 settembre: Cavallero si mostrò convinto delle buone prospettive esistenti per la Marina ed anche per l'Aeronautica; per contro dovette ammettere che per l'Esercito la presente situazione in tema di materie prime non avrebbe consentito di completare il potenziamento delle 20 divisioni più impegnate (Russia ed Africa settentrionale) e men che meno di provvedere al rinforzo delle altre 1O come sarebbe stato necessario 172 . Il 1° ottobre Mussolini tenne a sua volta rapp0110 a Palazzo Venezia ai vertici militari ed anche in questa circostanza mostrò una netta incapacità a recepire gli aspetti fondamentali dei problemi militari. In sostanza, tra frasi ad effetto , enunciazioni categoriche di azioni irrinunciabili (prescindendo dalla concreta possibilità di attuarle) ed ottimismo mal collocato, egli pilotò la discussione in modo che il vero nodo del problema strategico italiano, vale a dire l'eccessiva dispersione degli sforzi bellici a fronte delle ridotte capacità operative dello strumento militare, non fu nemmeno sfiorato. Cominciò con il rilevare la preminenza del teatro d 'operazioni nordafricano sugli altri tre (Russia, Balcania, Alpj occidentali), posto che richiedeva l'impiego di dieci divisioni sul fronte egiziano e vincolava altre unità sia per difendere la Tripolitania sia per un'eventmùe occupazione della Tunisia, in caso di sentore di sbarco alleato. Fatto, infine, il punto sugli ultimi avvenimenti e sulle attuali necessità delle tre Forze Armate, elette la parola ai responsabili militari, ma evidentemente senza dare eccessiva importanza alle lamentele in cui costoro subito si produssero. Anzi affermò tranquillamente di aver «l'impressione che intensificando lo sforzo, ottenendo qualcosa dalla Gennania, specie in materia di carbone e cli acciaio, e con un migliore sfruttamento delle materie prime, si possa far fronte se non al 100%, almeno a gran parte del programma».

171

172

Perché perdemmo la guerra, cit., pp. 179-18 I. Diario Cavallero, data 27.9.1942.

CARLO FAVAGROSSA,


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SE'l"l'ENTRIO "-'N'-" A"" LE ,:_ · _ _ _ _ _ _ _ __

_ _ _ _...::'655 .

Cavallero intervenne a sua volta ed osservò che se i calcoli su cui basarsi erano quelli presentati da Favagrossa, diventava impossibile procedere al previsto potenziamento delle divisioni prescelte. Stando così le cose, era evidente l'inaccettabilità della ripartizione delle materie prime compiuta a titolo orientativo dal FabbriguetTa e propose che essa venisse aggiornata ogni due mesi. Quindi assicurò la piena collaborazione fra Comando Supremo e Fabbriguerra e Mussolini si dichiarò «molto soddisfatto dell'interessante riunione» esprimendo «la speranza che anche le incognite che ancora rimangono possano essere risolte». Poi rilevò come tutte le deficienze prospettate derivassero dal fatto che l'Italia, secondo gli accordi, sarebbe dovuta entrare in guerra solo nel 1942, ma «la Storja - sentenziò - non può scegliere né orari né Wnerari. Se nel I 925 si fosse dato maggiore impulso all'autarchia, oggj il problema sarebbe risolto!»173. Che dire? Soffermiamoci un momento sulla questione del potenziamento e del supporto logistico con riferimento alla campagna del 1942, soprattutto nella sua fase «egiziana». Che il Comando Supremo abbia cercato di far miracoli è fuori discussione, tuttavia nessun provvedimento concreto riuscì a migliorare le condizioni dell' ACIT sì da conferirgli quell'assetto rkhiesto dalle circostanze e dai compiti. I1 quadro che emerge dalle relazioni dei comandanti di grande unità è penoso e mortificante insieme. Il decantato «potenziamento» si rivelò semplice eufemismo. Si potenzia una unità già efficiente per portarla a livelli di efficienza ancora maggiori; le divisioni italiane invece erano logore, molto al di sotto dell'organico e, alla prova dei fatti, non all'altezza dei compiti loro commessi a causa del loro lamentevole stato. Qualche esempio significativo: nella Pavia le compagnie fucilieri contavano 70-80 uomini al massimo, il 270° fanteria disponeva in tutto di sette autocarri ed il 28° di quattro. Nonostante gli sforzi enormi, è giocoforza riconoscere che non una delle difficoltà che angosciavano le unità al fronte venne risolta: non quella dei quadri, non quella del personale in genere, non quelle dei collegamenti, della motorizzazione e dei trasp01ti. Passiamo al secondo punto. Un'organizzazione logistica di scacchiere, specie oltremare, poggia la propria funzionalità su tre pilastri: personale addetto ai diversi servizi, scorte e mezzi di trasporto. Qualun-

173

Diario Cavallero, data I. IO. I 942.


656

POLlTlCi\ E STRft:fEGIA IN CENTO ANNI l)J GUERRE ITALIANE

que insufficienza si ripercuote sulle unità e, quel che è peggio, in misura differenziata, per cui i reparti di prima linea od in condizioni disagiate saranno i peggio serviti, il che provocherà amari confronti e dure contestazioni. Per il personale basti dire che il 26 ottobre 1942 Delease sollecitò l'invio dall'Italia di ben 277 sottufficiali e 3.093 militari di truppa (due terzi dei quali indicati di urgente necessità) dei vari servizi per colmare le deficienze organiche dell'Intendenza Superiore. Per le scorte, i calcoli fatti dall'Intendenza per disporre di due mesi di autonomia comportavano un'assegnazione straordinaria (cioè oltre le 40 mila tonnellate mensili di rifornimenti ordinari) di 83 mila tonnellate. Però l'esame compiuto dallo Stato Maggiore dell'Esercito circa la possibilità di esaudire l'esigenza in base alle disponibilità e ripartendo i materiali in assegnazioni straordinarie mensili nell'arco di tempo luglio-dicembre 1942, portò subito ad un primo taglio nel settore delle munizioni: 16 mila tonnellate contro Je 30 mila occorrenti. Un secondo taglio riguardò il materiale del genio: 10 mila tonnellate anziché 20 mila. Non basta: la Direzione Superiore Trasporti escluse di poter attuare i trasporti straordinari delle 60 mila tonnellate entro il dicembre. Nella ipotesi più favorevole il programma poteva essere assicurato per appena 25 mila tonnellate 174 . Non solo, ma il calcolo di 83 mila tonnellate di rifornimenti straordinari si fondava su dati di valore medio, vale a dire senza tener conto dei consumi derivanti da eventuali e possibili battaglie, per i quali si sarebbe provveduto a posteriori ripristinando i livelli con i rifornimenti ordinari. E ancora, più grave, da parte dell'Autorità centrale le richieste - sia di rifornimenti ordinari sia di quelli straordinari - venivano considerate soddisfatte ai porti d'imbarco, e quindi senza tener conto delle perdite per affondamenti di piroscafi durante la navigazione. Esaminando i dati riferiti agli invii dalla madrepatria nel 1942, si resta colpiti dal basso livello delle spedizioni marittime nei primi sei mesi dell'anno - quelli favorevoli - tanto da indurre a condividere le critiche dei molti che attribuirono buona patte della responsabilità del disastro di El Alamein alla mancata concentrazione di ogni energia per mandare in Libia la maggior quantità possibile di personale e materiale quando i pericoli erano minimi. In tema di spedizioni, è bene anche ac-

174

Si tenga presente che le spedizioni nel 1942 assorbirono per i pezzi campali l'equivalente della produzione nazionale in corso più il 50% tratto dalle scorte; per gli automezzi il 52% della produzione e per i carri armati 1'81 %.


LA CAMPAGNA DEL 19421.N AFRICA SloT l'ENTRlONALE<.-_ _ __

657

cennare ad un'altra causa di gravi intoppi: la scarsa ricettività dei porti in Cirenaica. Bengasi non superava la possibilità di scarico giornaliero di 1.500 tonnellate, Tobruk a stento le 1.000 tonnellate, Marsa Matruh, quando poté fonzionare, si limitava a 300 tonnellate. Tirando le somme e, si ripete, a dispetto degli sforzi compiuti dal Comando Supremo e dagli Stati Maggiori di Forza Armata, non si può non espdmere un giudizio poco favorevole sull'intera politica dei rifornimenti. Non aveva tutti i torti Kesselring, il quale, dopo un attento esame della questione e vari colloqui con Cavallero, finì per dichiararsi convinto dell'insufficiente utilizzazione del potenziale bellico, della cattiva òrganizzazione della produzione bellica, della difettosa impostazione dei problemi logistici. Esistono attenuanti, ma anche errori non giustificati. Pochi dati per porre in evidenza il divario con le possibilità garantite all'avversario: nello stesso periodo , ai centri logistici di Alexander affluirono 72.000 automezzi, 6.000 pezzi campali e 2.500 carri armati contro i nostri rispettivi 4.000 automezzi , 370 pezzi e 850 carri. Questi numeri valgono a ripiegare assai meglio di qualunque studio le cause prime di una sconfitta già segnata. *

*

*

Sotto il profilo più spiccatamente operativo in Africa settentrionale, riprendiamo tre argomenti: l'organizzazione di comando, lo sfruttamento del successo dopo Tobruk e la ritirata da El Alamein. Per il primo sono sufficienti poche parole. Basta uno sguardo all' organigramma per vedere il maggior difetto che possa esistere in un teatro d ' operazioni ed in uno scacchiere. Se fino all'agosto 1942 Bastico aveva in mano tutte le leve cli comando, nonostante le interferenze del Comando Supremo e dell' Oberkommando der Wehrmacht, chiamati in causa da Rommel quando gli faceva comodo, e degli Stati Maggiori di Forza Asmata, l'istituzione di Delease significò la rottura dell'equilibrio. È inutile ripercorrere la genesi del provvedimento, letteralmente imposto da Cavallero per motivi personali, ma è evidente il disagio operativo del Comando Superiore A.S. e dell' ACIT, privi entrambi dell' apparato logistico e del concorso diretto della sasquadra aerea e delle unità della R. Marina. Ad ogni modo, probabilmente l'errore pìù grosso fu il non aver dato vita ad un Comando operativo italo-tedesco all'atto della costituzione del


6_5_8_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __,P-" O=LITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANI;

LE FORZE ITALO-TEDESCHE OPERANTI IN A.S.

Comando Supr emo

Superi ib1a mar. Bast ico

AC'I T

I, Delease

ma r. Rommel

I

! gen 8:irbase11 i

_:r

[ j lntenòenza

A. S.

r:

I DAK

gen . Palma

gen. von Thoma

! Com.

Mii. T r ipolit. ~e n. Roncaglia Com. Mii. Cirenaica gen. lvaldi

I

i

• <E,-

~I a11re ro rze

Del. I. n. l

· Ì tedesche ACI T 1

Tripoli

I

Del. I. n. 2 Bengasi

1.....

Del. l. n. 3 Matruh

~ X corpo

I L- -

OQM

-

-

-

gen. Ferrari Orsi

-- ---'

~ XX corpo

Com. Mii. Sahara gen. Mannerini

I

gen. De Stefanis

I

I Com. Aeronautica 1 - - - - - -- - - - - 1 Com. s· squadra gen. Bernasconi Tripolitania

Com. Marina Tripolitania

_ __

~

Com. Marina Libia 1--- - -- - ---1 amm. Giartosio

alimentazione logistica

~

XXI corpo gen. Navarini


1.,A CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETIENTRIONAl, E

659

Panzergruppe. Si sarebbe salvato il geloso principio di un teatro d'operazioni in mano italiana, come riconosciuto logico anche dall'OKW, e nel contempo si sarebbero assai meglio armonizzate le componenti alleate nella grande unità strategica incaricata di conduITe la guerra in Libia ed in Egitto. Presumibilmente molti inconvenienti si sarebbero attenuati e nella crisi di El Alamein la diramazione degli ordinj non avrebbe subìto omissioni fatali. Per la corsa al Canale di Suez a seguito della riconquista di Tobruk, occorre anzitutto considerare la questione dal punto di vista di Rommel. Per esperienza personale egli si era convinto che nella guerra nel deserto il fatfore vincente fosse rappresentato dalla formula velocitàxpotenza, quindi gli assi della partita, cioè le unità corazzate, dovevano essere giocati senza esitazione, anzi con audacia. «L'audacia operativa e tattica - tenne a spiegare - non va confusa con il gioco d 'azzardo militare. Audace è un'operazione che solo possibilmente conduce al successo des iderato, ma con la quale, anche in caso di mala riuscita si ha ancora in mano tanto da poter dominare .la situazione . Gioco d'azzardo è, invece, una manovra che può condurre o alla vittoria o all'annientamento della proprià unità>).

Però aggiunse: <<Vi sono situazioni che giustificano anche una misura simile, specialmente quando( ...) la sconfitta è questione di tempo ed il guadagnarne non ha importanza e l'unica possibilità ancora esistente consiste in un'operazione straordinariamente rischiosa)> 175 .

Oltre alle note argomentazioni da lui addotte a favore del I' immediato sfruttamento del successo, è da riconoscere presente un certo astiosQ. atteggiamento nei confronti del Comando Supremo e del Comando Superiore A.S ., derivante, è da ritenere, dalle misure cli cautela e dai vincoli pastigli sin dall 'inizio della riconquista della Cirenaica. Aveva sempre morso il freno e spesso fatto di testa sua ed i fatti gli avevano dato sempre ragione con un successo insperato da tutti. Perciò, posto che la modestia non figurava certo fra le sue qualità, Rommel si sentiva psicologicamente poco disposto ad accettare cons igli e perfino direttive italiane che potessero comprimere la sua libertà d'azione.

175

E. ROMMEL , Guerra senza odio, cit., p. 17.


660

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNJ 01 GUERRE ITALIANE

Naturalmente le obiezioni di Cavallero (Bastico, in fondo, era più incline a favorire iniziative) non derivavano da dispettose prese dì posizione: per quanto a volte discutibili, esse dipendevano da reali difficoltà italiane nella messa a punto delle divisioni o nei rifornimenti. Ora, la corsa verso il Canale esigeva la garanzia dei trasporti marittimi dalla madrepatria ali' Africa e questa era inficiata dall'esistenza cli Malta. Senza l'occupazione di Malta, penetrare in Egitto equivaleva a trovarsi in breve bloccati nel deserto privi dì rifornimenti e quindi in balia del nemico . In sostanza, secondo Cavallero le posizioni di Sollum-Halfaya-Sidi Omar dovevano costituire il limite massimo dell'avanzata. Conosciamo la conclusione. Al termine di una riunione nella quale Rommel esibì una stupefacente sicurezza unita ad una indisponente supponenza, che gli derivavano naturalmente dall'appogg.io di Hitler, Cavallero si adeguò anche troppo, indicando nelle sue direttive la stretta di El Alameìn quale traguardo dello sfruttamento del successo e, nel contempo, base di partenza per la futura offensiva tesa a raggiungere il Canale. Fu un errore proseguire immediatamente l'inseguimento alle calcagna dell '8" armata? Le opinioni sono divise e molte forse suggerite dal senno del poi. Prescindendo dalla questione Malta, la decisione presa il 26 giugno non sì direbbe sbagliata in toto, tenendo ben presente che la stretta di El Alameìn, caldeggiata anche eia Kesselring, fu scelta come posizione favorevole ad una difesa liberamente utilizzata, spazzata via una fragile opposizione, per l'allestimento cli una posizione difensiva. Non fu vista come ostacolo difensivo britannico davanti al quale arrestarsi. L'esame a freddo del problema operativo, considerando anche le condizioni dell'8" armata, che non senza ragione le informazioni riferivano come pressoché drammatiche, condusse a valutare utile e priva di rischi la corsa in avanti e l'occupazione di El Alamein. «Allora - commentò a posteriori il gen. Navarini - dopo i successi conseguiti, era logico pensare di essere giunti al momento dì poter agire sulla base del presupposto che ogni audacia fosse non soltanto possibile ma doverosa» 176. Del resto, tanto per indicare il pensiero corrente, il 2 luglio un promemoria interno del gen. Fassi, capo reparto operazioni del Comando Supremo ed in agosto capo di S .M. di Delease, si esprimeva in questi termini:

17

6 Relazione del gen. Navarini dell'aprile 1943.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN AFRICA SETrENTRIONALE _

_ _ _ __

66[

,di fel ice sviluppo delle operazioni in corso in Egitto, rendendo probabile l'ipotesi d.i un'occupazione a scadenza prossima dell'i ntero Delta ciel Nilo, induce ad alcune considerazioni sulla dete1minazione dei successivi atti strategici operativi. Essi potrebbero ridursi sostanzialmente a due: a) operazioni ad ovest del Canale di Suez( ...); b) operazioni verso il Sudan e successivamente nell'alta A.O.I.",

e prospettava la possibilità di lasciare la prima impresa ai tedeschi, con la partecipazione di due-tre divisioni italiane , e la seconda esclus ivamente alle forze italiane. Il Fiihrer ha affermato: «A.mio modo di vedere, quando un'mmata corazzata èondotta con audacia sorprende l'avversai-io, il suo braccio d'azione non è limitato che dall'usura dei mezzi e dalla possibilita di un regolare rifornimento». Ecco il punto. Dopo la battaglia di Matruh, checché si m·gomentasse, anche un cieco si sarebbe accorto che l'ansimante sostegno logistico non avrebbe pem1esso aJJ'mrnata di anivare in accettabili condizioni di consistenza ad El Alamein. «La tremenda usura subita da tutti i reparti, una volta raggiunta Marsa Matruh , avrebbe dovuto costituire una seria remora per il proseguimento dell'offensiva. Per agire a fondo , come fu fatto - ha continuato il gen. Navm-ini - bisognava avere almeno la ce1tezza, che il nemico fosse effettivamente ridotto alle poche forze superstiti dell' 8" annata. Ciò non era» 177 . Indubbiamente, tenuto conto del fattore logistico nella sua più ampia accezione , possiamo d ire che dopo Matruh occorreva u n riesame della situazione assai più ponderato. Fu per l'appunto la sua mancanza a trasformare l' audacia in azzardo. Il terzo argomento concerne l'interrogativo se abbandonare tempestivamente El Alamein, e quando, oppure accettarvi una battaglia difensiva che tutto faceva prevedere come decisiva. L'iniziale tentativo di travolgere le linee britanniche compiuto a fine giugno ebbe un significato sul quale nessun equivoco poteva sussistere, Perfino Rommel dovette riconoscere che l'unica occasione di superare di slancio i resti dell'8a armata era tramontata per sempre . «La reazione che il nemico manifestò sin dal primo momento - scrisse Navarini - fu tale che ben presto ci convinse di essere giunti al punto morto in cui le nostre sparute forze non erano più capaci di vincerne la resistenza» 178 .

177 178

Ibidem . Relazione Navarini cit.


662

POUTJCA E STRATEGIA IN CloNTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Fu allora che Rommel, in un momento di ragionata sfiducia, ventilò a Cavallero l'ipotesi di lasciare le posizioni di El Alamein e manovrare in ritirata verso il confine per sottrarre il grosso dell' ACIT al rischio di un attacco nemico condotto con assoluta superiorità di mezzi. Il momento di sfiducia passò e già ali' inizio di settembre, dopo la vittoria difensiva di Montgomery ad Alam el-Halfa, si diffuse e presto si rafforzò a tutti i livelli la convinzione di essere in grado di reggere su quelle posizioni anche ad un consi.stente attacco britannico. Da ciò derivò il secondo errore, la cui responsabil ità risale specialmente a Rommel. Come messo in rilievo da Mancinelli, il feldmaresciallo non era uomo da coltivare contemporaneamente concezioni differenti: in quel momento prevaleva la convinzione di essere in grado di affrontare a pié fermo il nemico e non esisteva dubbio alcuno sulla sicurezza dell'armata 179 . Ciò lo indusse a trascurare la necessità di studiare l'arretramento dell' ACIT per il caso peggiore, proprio quella stessa ipotesi che lui per primo aveva sollevato un paio di mesi prima, e neppure si soffermò, in vista di tale eventualità, ad orientarsi sulla scelta del modulo: se manovra ritardatrice o manovra di ripiegamento. Fu, questa, una grave omissione che pesò negativamente sugli eventi successivi . Poche parole sull'atteggiamento dei principali personaggi di fronte al dilemma di lasciare o non l' ACIT ad El Alamein, considerando naturalmente l'evenienza che vi fosse annientata e quindi sparisse dal teatro d 'operazioni. Hitler era dispostissimo ad accettare la perdita dell' ACIT. La cosa rientrava nel suo modo di vedere e l'imporrà all'armata cli Paulus a Stalingrado; d'altronde dell'Africa gli importava poco; dopo tutto vi aveva spedito l'Afrikakorps solo per aiutare l'Italia. Kesselring possedeva una visione ampia della guerra nel Mediterraneo e, una volta posto davanti ad aspetti nuovi o non conosciuti del problema operativo, non esitava a ricredersi e ad ammettere un proprio en-ore di valutazione. Era pienamente consapevole della somma importanza dell' ACIT: la battaglia di El Alamein si poteva perdere, l'armata no. Mussolini amava le direttive imperiose e le frasi forti, ma alla fine, in mancanza di una propria idea ben definita, seguiva passivamente le decisioni di Hitler. Cavallero, dal canto suo, considerava gli avvenimenti sotto un'ottica molto pa1ticolare. Alla più che pertinente richiesta di Barbasetti circa le direttive del Comando Supremo, dopo una risposta sbrigativa aveva precisato che l 'e179

G. MANCINELLJ, Da/fronte in Africa settentrionale, cit., p.172.


LA CAMPAGNA DEL 1942 IN ,\FRICA SE1ìENTRl ONAL E

ventuale ritirata non poteva che essere condotta dal comandante dell' ACIT, cosa piuttosto ovvia. Tuttavia l'ottimismo con il quale soppesò la capacità di superare la tremenda prova difensiva sembra gli abbia fatto perdere di vista la possibilità di una rovinosa sconfitta. In altri term ini, non risulta si sia chiesto coo che cosa avrebbe arrestato l'irruzione dell'8" armata in Libia, una volta distrutta l' ACIT in Egitto. Il problema si affacciò di prepotenza durante la terza battaglia di El Alamein. L'Oberkommando der Wehrmacht ed il Comando Supremo, pur riconoscendo esaurita la forza di penetrazione dell' ACIT, costrinsero l'armata ad irrigidirsi in una difesa ad oltranza ad El Alamein, questa essendo la migliore posizione oltre confine. L' ACIT fu così lasciata ad esaurirsi in una sterile battaglia di logoramento. Auchinleck non aveva esitato un istante a decidere la tempestiva ritirata pur di salvare 1'8" armata. Poteva Rommel, tornato a precipizio in Egitto, a battaglia cominciata, agire d'iniziativa? I suoi primi preoccupati rapporti incontrarono scetticismo e critica. L'OKW taceva. Per Cavallero egli era allarmista, per Kesselring indeciso, per Goering pessimista, per Barbasetti incerto. Chiese di parlare con Cavallero , ma questi non ritenne di recarsi all'appuntamento e delegò Barbasetti. Rommel parlò con Barbasetti e lo pregò che le sue parole venissero portate a conoscenza dei soli Mussolini e Hitler, tanto la situazione appariva drammatica. Non si sentì di ignorare il duro perento1io ordine del Fi.ihrer: dopo tutto conosceva come venivano trattati i comandanti in casi del genere. La·vicenda del gen. Hoepner, sul fronte russo, degradato e cacciato con infamia dall'esercito, insegnava. Poi le cose precipitarono. La terza battaglia di El Alamein ebbe uno scopo politico ed uno militare 180. Sotto il primo aspetto, i francesi del Nordafrica non avrebbero contrastato l'operazione Torch, i sovietici si sarebbero r.incuorati e l'opinione pubblica in Gran Bretagna e nel Commonwealth avrebbe ripreso fiducia. Sul piano militare, vinta l' ACIT, diventava possibile proseguire verso la Tripolitania contemporaneamente alle truppe sbarcate in Marocco ed in Algeria. L' saarmata conseguì entrambi gli scopi.

*

*

*

li 1942 vide le divisioni italiane e tedesche pa1tire da el-Agheila, arrivare ad El Alamein in una vivida sequenza di vittorie ed infi ne abbandonare per sempre l'Egitto e la speranza di giungere al Canale dì Suez. ISO

H. ALEXANDER, Memorie, cit., p. 43.


664

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Fra le tre battaglie che si svolsero ad Alamein, il ruolo decisivo spetta sicuramente alla seconda: la battaglia di Alam el-Halfa. Se la prima poteva essere considerata un insuccesso più che comprensibile essendo stata affrontata sullo slancio, la seconda fece toccare con mano che uno sfondamento di forza del dispositivo britannico non era più pensabile e che il tempo non avrebbe che aumentato il divario di potenza a favore ciel nemico. La terza battaglia, dunque, fu la logica conclusione della partita, così come nella prima guerra mondiale lo era stata la battaglia di Vittorio Veneto (la terza sul Piave) dopo la battaglia chiamata del Solstizio (la seconda). L'8a armata poté legiWmamente essere orgogliosa della netta vittoria, a prescindere dal peso dei fattod a suo favore; mal' ACIT cadde in piedi. Il commento di Liddell Hatt sulla disperata lotta sostenuta dall'armata italo-tedesca è di tutto rilievo: «È quasi incredibile come i difensori abbiano potuto resistere così a lungo» 181 .

l8 I

B .H. LIDDELL HART, Storia militare della seconda guerra mondiale, cit., p. 425.


Capitolo X LA CAMPAGNA DI RUSSIA (1 941-1942)

1. L '9PERAZIONE B ARBAROSSA

Per quanto nel convegno del 2 giugno 1941 al Brennero nulla fosse stato detto circa l'Unione Sovietica, le successive notizie fomite dagl i addetti militari a Berl ino ed a Bucarest non lasciavano più dubbi sull'approssimarsi dei conflitto e si facevano sempre più circostanziate. Si noti che, mentre Hitler poggiò la sua decisione essenzialmente su argomentazioni di carattere strategico, Mussolini si mostrò subito come affascinato dall 'idea della crociata contro il bolscevismo. È pur vero che le sue dichiarazioni di principio erano da prendere con cautela, conoscendo la sua predilezione per le frasi ad effetto; infatti il 1° luglio, a distanza di appena dieci giorni, confidò a Ciano: «S pero solo una cosa, che in questa guerra d'oriente i tedeschi perdano mo lte penne. È una falsità il parlare di tona antibolscevica. Hitler sa che il bolscevismo non esiste più da un pezzo. Nessun codice tutela la proprietà privata come il codice civile russo. Dica piuttos to che vuole abbattere una potenza continentale che ha carri da 52 tonnellate e che si preparava a saldarg li il conto» 1•

In ogni caso, il desiderio di partecipare a questa nuova impresa bellica germanica, prevista ovviamente vittoriosa, era reale e sincero olu-e che sorretto da motivazioni congeniali al carattere del Duce. Tn primis restituire il concorso fornito da Hitler in Africa settenU-ionale e poi non sfigurare agli occhi dei tedeschi, mettendo in campo una «presenza» in grado di competere con quella degli alleati minori (Ungheria e Romania). TI 5 luglio, in sede di Consiglio dei ministri, Mussolini avrà uno sfogo significativo: «Certo - dirà con voce "grave, accorata" - ormai si pone il problema delle proporz ioni tra ciò che hanno fatto i 1.edeschi in ques ta guerra e quello che no i ab-

1 G. CIANO, Diario, cii., p. 530.


66.::_ 6 _ _ _ __

_

_ _ _...:.P.>:. O:e: U.:.: Tl"" C.cA.:..E ,c;S=TRATEGJA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

biamo fatto e faremo. È un problema che avrà inevitab.ilmente ripercussioni politiche. Non basta dire che noi abbiamo tenuto impegnato il nemico. Bisogna tenerlo impegnato per batterlo~ e non per essere battuti. Se Graziani m'avesse ascoltato! Si sarebbe difeso anche l'Impero. L'ho detto tante volte che la Libia era il bastione dell'Impero. Un giorno si dovrà far chiaro su questa faccenda: e non è detto che Graziani rimarrà Maresciallo d '.ltalia» 2 .

A metà giugno il gen . Marras , convocato a Roma, segnalò l'elevato spirito combattivo delle forze tedesche ammassate alla frontiera orientale e ne indicò gli obiettivi principali: Leningrado, Mosca, Odessa. Tornato a Berlino, riferì che il gen. Jodl, messo al corrente dell'intenzione italiana di prendere parte alla lotta su quel teatro d'operazioni , aveva osservato che il corpo d'armata poteva essere utilmente inserito fra l'armata rumena e le forze ungheresi, evitando in tal modo il contatto tra le due nazionalità, noto1iamente in attrito3 . Ma Hitler, come sappiamo, dichiarò - a ragione - per il momento non necessario l'aiuto offerto, invitando invece Mussolini a concentrare l'attenzione e le forze sul teatro nordafricano 4 . Soltanto a fine giugno, si risolse ad accogliere «con gratitudine la generosa offerta»5 . In contrapposizione al sensato suggerimento tedesco di pensare prima di tutto al nostro problema africano, risalta la totale assenza di obiezioni. da parte di Cavallero ali' impulsiva decisione di Mussolini di assumere un nuovo oneroso impegno militare, oltretutto non richiesto, a distanza di migliaia di chilometri dall'Italia, e con le prevedibili ed evidenti difficoltà di alimentazione sotto ogni riguardo . Peggio ancora, nell'assicurare telefonicamente il Duce sul buon andamento della preparazione del corpo di spedizione - che dal! 'iniziale orientamento di Mussolini (una divisione motorizzata, una corazzata ed una di fanteria) era passato ad un complesso di due divisioni autotrasportate ed una celere6 -, Cavallero si espresse con una inspiegabile soddisfazione. Nell'occasione, in pratica alla vigUia dell 'apertura delle ostilità da parte tedesca, egli accennò alle D .f. Pasubio e Torino usando come sinonimi i termini autoportate e motoriz.zate, quanto meno dando l'impressione che il problema degli automezzi fosse stato in qualche 2

G . BOTTAI, Diario, cit., p. 276. Marras al Comando Supremo in data 20.6.1941 , USSME, Le operazioni delle unità italiane alfro,ue russo, cit., doc. 6. 4 Hitler a Mussolini in data 21.6.1941 cit., DDI, 9" serie, VII, <loc. 288. 5 Hitler a Mussolini in data 30.6.1941, ibidem, doc. 335 . 6 USSME, Diario storico del Comando Supremo, cit., IV, tomo I , data 21.6.1941. 3


LA CAMPAGN;\ DI RUSSIA ( 1941- I942) _

_

_

667

modo risolto, il che non rispondeva assol utamente al vero! E, ancora, si soffermò con enfasi sulle ai.tiglieric di corpo d'armata «tutte da 105/32, cioè a lunga gittata», pur sapendo benissimo trattarsi di bocche da fuoco riadattate, con serie limitazioni ed inconvententi al tiro, e provviste di una gittata cli appena 14 chilometri7. Quanto alla composizione ciel complesso di forze, alla cui testa era stato destinato il Comando del corpo cl 'armata autotrasportabile (gen. Zingales), occorre fare due osservazioni. In primo luogo la divisione celere, strutturata, secondo la regolamentazione d' impiego dell'epoca, in funzione di compiti di esplorazione strategica sul fronte di un' armata in terreò i collinosi o di media montagna, era del tutto inadatta ad operare nella pianura sarmatica. In secondo luogo, l'essere il corpo d'armata impostato soltanto su due divisioni «binarie» (anche se rinforzate da una legione della milizia) escludeva a priori ogn i possibilità di eseguire quella manovra assegnatagli dalla dottrina. Da ultimo, all'Intendenza speciale fu attribuita una confusa fisionomia di organo preposto al coordinamento di una base logistica statica di grande u1ùtà complessa, anziché di organo di comando logistico operante al seguito. Inevitabilmente una configurazione del genere provocò, sin dall'inizio, una serie di intralci sul piano organizzativo e di assestamento sia per la contemporanea presenza dell 'ufficio servizi del corpo cl'mmata - che tendeva a sostituirsi all 'lntenclenza nelle sue specifiche attribuzioni nei riguardi delle divisioni - sia per la difficoltà di articolare l'Intendenza in modo da consentire l'alimentazione logistica ciel CSTR negli spostamenti subito cominciati. In conclusione non si può davvero asserire che al corpo di spedizione sia stata conferita una fisionomia tattica accettabile, soprattutto in vista del prevedibile impiego. L'i mpressione, insomma, è che - secondo quella che stava diventando un 'autentica fissazione in campo organico - avesse preso piede l'erronea convinzione di aver realizzato un complesso leggero, agile, manovrabile, nel quale probabilmente la divisione celere, che disponeva di un gruppo cli carri eia 3 tonnellate, era immaginata come un elemento di manovra affidabile e funzionale. Per la messa e punto dei reparti si attinse largamente un po ' dovunque, con l'obiettivo di portare le divisioni a pieno organico e rinforzarle in misura adeguata. Fu incrementata la dotazione di mortai da 81 (che però non potevano sopperire alla scarsità di artiglierie, per giunta vec7

Diario Cavallero,data 2l.6 .1 94 l.


-

----------~ PO'-" Lc,_:. IT=JC,'\ E STRATEGIA I N CENTO ANNI Dl GUERRE ITALIANE

chie e di limitata potenza e gittata) e ai pezzi da 47/32 (anch'essi superati come arma controcarri); fu potenziata la disponibilità di unjtà del genio e persino di reparti aerei , oltre alla citata Intendenza ad hoc. Naturalmente il dolente problema degli automezzi mostrò subito la sua gravità. Pur «spogliando» il fronte occidentale, come Cavallero ebbe a dire a M ussolini8 , non fu possibile assegnare più di un autogruppo pesante ed uno misto: troppo poco rispetto al fortissimo fabbisogno . Il 9 luglio un ordine del Comando Supremo stabilì ufficialmente la costituzione del Cor7Jo italiano di spedizione in Russia (CSIR)9 ed il giorno seguente iniziarono, a scaglioni, i trasporti fe1Toviari per la zona cli scarico, stabilita nell'Ungheria orientale. Il 13 luglio il gen. Zingales, ammalatosi in viaggio, fu ricoverato d'urgenza in una clinica a Vienna e Cavallero ne propose l 'immediata sostiluzione con .il gen. Messe, da poco rimpatriato dfù1' Albania. Questi partì il maltino del 15 da Padova senza ricevere alcuna direttiva a causa dell'urgenza, né trovò Zingales a Vienna in condizioni di ragguagliarlo convenientemente. Il 17 arrivò a Marmaros-Sziget, dove il col. Piacenza, capo di S.M. del CSIR gli fornì i primi orientamenti: assegnazione all' 11" armata tedesca, schierata sul Dnestr tra la 17" am1ata tedesca e la 4a rumena nell'ambito ciel gruppo armate Sud (mar. von Runclstedt). QUADRO DI BATTAGLIA DEL CSIR alla data del 1° agosto 1941 Comandante: gen. G . Messe capo di S.M.: col. G. Piacenza comandante dell 'artiglieria: gen. F. Dupont comandante ciel genio: col. M. TireUi divisione autotr. Pasubio (gen. V. Giovannelli) divisione autotr. T'orino (gen. C. Manzi) 3" divisione celere Pr. A. duca d'Aosta (gen. M. Marazzani) supporti di corpo d'armata Intendenza speciale Est (col. E. Gatti) unità R. Aeronautica (col. C. Drago)

8

Diario Cavallero, data 29.6.1941. Il CSIR contava 62 mila uomjnj, 140 pezzi di artiglieria campale, 80 pezzi contraerei di cui 64 da 20, 108 pe,.zi controcarri da 47/32, 60 carri L 3, 5.500 automezzi, 4.600 quadrupedi. 9


LA CAM PAGNA DI RUSSl,\ (1941 -1942) _ __

669

Appena assunto il comando, Messe si rese conto «dell'assoluta insufficienza dello strumento affid atogl i» e considerò il corpo d'armata come «uno dei soliti compromessi tra volere e potere», in quanto dei d ue autogruppi, uno era impegnato per i servizi dell'Intendenza, senza peraltro risultare sufficiente , e l' altro bastava appena per l'autotrasporto di una sola delle due divisioni di fan teria. «Si era probabilmente pensato commentò - che il corpo d'armata avrebbe operato secondo un cliché invariabile di manovra di scavalcamenti a ripetizione: una divisione combatte e l'altra, autotrasportata , la scavalca al momento opportuno, appieda e rimanda gli automezzi a caricare la divisione rimasta indietro per condùrla ad un nuovo balzo». Invece, poiché la divisione impegnata nella battaglia continuerà a muoversi ed a combattere, senza perciò trovare modo di lasciare gli automezzi, la seconda sarà costretta ad arrancare a piedi per ce ntinaia di chilometri per «serrare sotto» 10 • li trasferimento per fe1Tovia dell' intero corpo di sped izione sino alla zona cli scarico durò ventisette giorni e si concluse il 5 agosto . Il movimento proseguì su automezzi, anch 'esso a scagli oni, sino alla zona di radunata (circa 280 chilometri) . Mentre era in corso l'afflusso delle unità in Romania, il 14 luglio (il giorno prima che Messe partisse per sostituire il gen. Zingales) Mussolini aveva manifestato a Cavallero l'intenzione di «costituire un secondo corpo d'armata per l' oriente, con fanteria a piedi ma con i servizi motorizzati» 11• Il capo di S .M. Generale non sembra abbia sollevato obiezioni ed una settimana più tardi , il 21 luglio , Mussol ini tornò sull 'argomento. In una memoria sulla situazione politico-militare presentata al Re, affermò con tranquilla naturalezza che, dopo il fronte cirenaico, «Altro fronte in auo è quel.lo orientale-russo. Dato quanto altri Stati minori del nostro hanno fatto , bisogna preparare un secondo corpo d 'armata - motorizzato più o meno a seconda delle possibilità - oltre ai battaglioni Galbiati [di camicie nere]. Non possiamo essere meno presenti in Slovacchia e bisogna sdebitarci con l'alleato» 12 .

Evidentemente gli sfuggiva - né gli ven ne fatto notare - che se il CSJR già incontrava ostacoli di vario tipo, derivanti principalmente dal-

guerra al fronte russo. 4" ed., Rizzoli , Milano J 964, p. 56. Diario Cavallero, data 14.7.1941. 12 Diario Cavallero, data 24.7 . I941. IO GIOVANNI MESSÉ , La

11


670,___ _ _ _ _ _ __

POLITICA E STRATEGIA lN CENTO ANNI DI GUERRE lTALIANE

la vastità inconsueta del teatro d'operazìonj , dall' enonne lunghezza del cordone ombelicale con la madrepatria e dalla carenza di automezzi, l'affiancamento di un secondo corpo , vale a dire la costituzione di un'armata, avrebbe fatto crescere in misura esponenziale le difficoltà. Per non parlare della colpevole leggerezza del motorizzare «più o meno a seconda delle possibilità» dopo un anno di guerra e ben conoscendo le nostre lacune nel campo della motorizzazione. L'errore commesso aprendo un fronte greco qu ando in Africa Graziani già lamentava complicazioni ed intralci stava ripetendosi. Evidentemente la recente esperienza non aveva lasciato traccia. L'orientamento del Duce, con il tacito assenso del Comando Supread inviare in Russia un secondo contingente di truppe fu comunicamo, to a Messe il 20 luglio da un ufficiale del Comando Supremo , il maggiore Peralclo, in visita ispettiva alla zona cli scarico . Messe scattò ed incaricò l'ufficiale di riferire a Roma «l'assurdità cli un simile progetto» dimostrandogl i che l'organizzazione in corso cli approntamento non sarebbe stata assolutamente in grado di provvedere alle esigenze di due corpi d'armata; che il nuovo corpo, appiedato , non avrebbe potuto raggiungere tempestivamente il CSIR «ormai proiettato verso oriente» e che in ogni caso sarebbe stato più opportuno pensare prima a motorizzare la Pasubio e la Torino. Per concludere, Messe non esitò a dichiarare che «nelle condizioni materiali del nostro Esercito, sarebbe stato grave e1Tore pensare di allargare il campo delle nostre responsabilità in un teatro così loi1tano» 13 . Il maggiore Peralclo, al rientro in sede, fu immediatamente accompagnato da Cavallero a palazzo Venezia per riferire a Mussolini il parere contrario di Messe all 'invio di un secondo corpo d'armata 14 . Per il momento l'idea venne lasciata cadere , ma l'offerta era già stata inoltrata a Hitler. Vi accennò Keitel in una lettera a Cavallero a fine luglio: «È giusto che io vi fornisca di nuovo un quadro sintetico della situazione secondo il mio attuale giudizio. Nonostante la tenace resistenza ed i numerosi contrattacchi ciel nemico le operazioni ad est si svolgono in conformità del piano prestabilito( ...). Il Fiihrer ha preso atto della magnanima offerta del Duce cli concedere, in caso di necessità, un secondo corpo italiano per il fronte est e ringrazia ( ...).

13 14

G. MESSE, La guerra al fronte russo, cit., p. 58. lbidem, p. 59.


671

IL TRASFERfMENTO DELCSIR IN ROMANIA

U RS S

UNGHERIA ROMANIA

50


_ 67_2_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __

POLITICA E ST RATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

La vittoriosa conclusione della battaglia al centro del fronte orientale fornirà la base per le future operazioni ( ...)» 15 .

2. LE OPERAZIONI DEL CSIR Allo scoppio delle ostilità lo schieramento delle forze tedesche ed alleate si estendeva dal mare di Barents al Mar Nero, con tre obiettivi di primo tempo: Leningrado, per privare la flotta sovìetìca del Baltico della principale base di Kronstadt e per eliminare la possibilltà di una controffensiva nemica diretta alle spalle dell'avanzata della Wehrmacht su Mosca; Smolensk, base di partenza per la prosecuzìone dello sforzo in profondità su Mosca; Kiev, per il controllo del r.icco territorio ucraino. La pianificazione iniziale tedesca si fondava sulla previsione che l'Armata Rossa avrebbe accettato la battaglia decìsìva ad ovest del Dnepr per difendere i centri industriali della Russìa occìdentale e che l'intera campagna si sarebbe conclusa in otto-diecì settimane. Perciò gli studi si limitarono al raggiungimento della linea Leningrado-Smolensk-Kiev, previsto in tre-quattro settimane. AI gruppo dì esercito Nord (maresciallo von Leeb), con il concorso finlandese, fu assegnato l'obiettivo di Leningrado; al gruppo d'esercito Centro (maresciallo von Bock) quello di Smolensk; al gruppo d'esercito Sud (marescìallo von Rundstedt), con il concorso ungherese e rumeno, ìl Dnepr da Kiev a Dnepropetrovsk. In complesso si trattava dì poco più dì 3 milioni di uomini ben inquadrati e bene armati . Lo schìeramento sovietico aveva risentito sensibilmente dello spostamento verso ovest delle frontiera dopo l'annessione dei nuovi teITitori in Polonia. Evidentemente sulla «linea Stalin>> - un sistema di fortificazìoni profondo dai 30 ai 150 chilometri, organizzato dal Baltico al Mar Nero, ma con qualche soluzione di continuità ed incompleto, comprendente ì poco consistenti campi trincerati di Leningrado, Smolensk, Kiev e Odessa - non si poteva più imperniare la concezione difensiva perché arretrata di 300-500 chilometri rispetto ai nuovi confini. Perciò, insieme con la dislocazione di fortì masse ad occidente di detta linea si iniziò l'allestimento di opere difensive permanenti e campali. In altri termini si volle costituire una fasc ìa di copertura che consentisse da un lato una spiccata azione di logoramento e di frenaggio e dall'altro eventuali of15

Diario Cavallero, data 2.8.1941.


673

LA CAMPAGNA DI RUSSIA(l94 L- 1942)

L'OPERAZIOl'-.T.E BARBAROSSA LEGENDA . . . . .OlFlETTRICI o· A1TACC0 tzi::O>OELLf FORZE TEDESCHE

e:::>

..... .. ..

••o•

......

0B1Éll1V0 FINALE

... .

•!Kitov

v;i·

·

~···· .. ..

e'l<uib't$CCY

o

tt.O 140 ~ I C ....

fensive partenti dai salienti di Bialistok e di Leopolì. L'articolazione delle forze risultò quasi automatica nella mattinata del fatale 22 giugno per trasformazione dei distretti militari di Leningrado , del Baltico, Occidentale, di Kiev e di Odessa in «Fronti» rispettivamente Settentrionale, Nord-occidentale , Occidentale, Sud-occidentale, Meridionale 16 . La disastrosa condotta della campagna di Finlandia aveva fatto toccare con mano la crisi prodotta dalle sanguinose purghe nei quadri delle

16 JOHN ERJCKSON,

pp. 586-589.

Storia dello Stato Maggiore sovietico, Feltrinelli, Milano 1963,


674

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

CONFINI DELL'U.R.S.S. E «LINEA STALIN>>

Confine occident,:,le· delf 'U.RS.S.

ol 1938 Lineo

Stalin

• .... Confine occ1dento~e dell URSS. al 22 g i ugno 1941

u

MAR CASPIO

NE

--

~0 ~~

120

24Q

3L....i/9

6SL..JiO

8. . .96G

K.M.


LA CAMPAGNA DI RlJSS1A ( l94 1-l942)

675

forze armate, specialmente ad alto livello 17 . Lo stesso Stalin non poté ignorarlo, tanto da consentire al maresciallo Timosenko, nominato commissario alla Difesa nel maggio 1940, di ripristinare i gradi di generale e di ammiraglio, aboliti dopo la rivoluzione (però il termine «ufficiale» era ancora proscritto, usandosi in sua vece quello di «comandante>>); di reintrodurre il saluto militare e di imporre una disciplina fonnale e sostanziale più netta; cli bandire la «fraternità>> tra ufficiali e soldati. Furono reintrodotti i commissari militari, temporaneamente aboliti, per «mettere in guardia il Comando Supremo ed il governo contro i comandanti ed i lavoratori politici indegni del grado di comandante e di lavoratore politico» 18 . Particolare attenzione venne inoltre dedicata all'addestramento dei quadri e delle truppe . .Perfettamente consapevole della situazione militare dell'URSS, Stalin volle evitare di offrire alla Germania un qualsiasi spunto per attaccare. Ad ogni buon conto avvertì lo Stato Maggiore Generale ed i comandanti dei distretti militari di confine che avrebbero risposto in prima persona delle conseguenze derivanti da incauti spostamenti di truppe e vietò categoricamente di effettuare qualsiasi spostamento di unità in prossimità della frontiera senza sua esplicita autorizzazione 19 . Secondo le rivelazioni di Chruscev, alle prime notizie dell'invasione tedesca, Stalin si rifiutò duramente di credere alla guerra: per alcune ore si irrigidì nell'illusione che si trattasse di un grave episodio di ... insubordinazione da parte della Wehm1acht! 20 . L'offensiva germanica si espresse con una violenza tremenda. I Fronti Nord-occidentale ed Occidentale furono sfondati in più tratti e travolti in quarantott' ore, mentre la Lufti11affe distruggeva od abbatteva_

17 ln quell'incredibile bagno di sangue furono eliminati tutti i vicecommissari alla Difesa, 75 su 80 membri del soviet militare, 3 su 5 marescialli, tutti i comandanti di distretto, quasi tutti i capi delle amministrazioni politiche dei distretti, 13 su 16 comandanti. d'armata, 60 su 67 comandanti di corpo d'annata, 136 su 199 comandanti cli divisione, 221 su 397 comandanti di brigata, 20-25.000 ufficiali dei gradi da colonnello a capitano (cfr. ROY M EDVEDEV, Lo stalinismo, Mondadori, Milano 1972 e JOJIN ERJCKSON, op. cit.) . Come ammise Chruscev, la purga militare continuò sino al 1941, senza distinzioni fra quadri militari e quadri politici. 18 J. ERICKSON , Storia dello Stato ,'viaggiare sovietico, cit., p. 600. 19 GEORGI ZuKOV, Memorie e battaglie, Rizzo.li, M.ilano 1970, p. 262. 20 J. ERICKSON , op. cit., p. 590.


676

P()LITICA E STRATEGIA JN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

LE FORZE CONTRAPPOSTE al 22 giugno 1941

•

BUDAPEST

/ N <? r o


LA CAMPAGNA DI ~ ~ S IA ( l.cc 94c:_: 1·.:..:: 19.:::: 42:1) _ _ _ _ _ _ _ __

677

circa 2.500 aerei sovietici21 . Nelle circostanze anzidette non c'è da meravigliarsi se le contromisure adottate dai comandanti di Fronte furono poche, tardive o en-ate. La battaglia di Minsk-Bialistok (26 giugno-3 luglio), cha vide l'accerchiamento di tre armate e quattro corpi corazzati sovietici, destò ovunque viva impressione. Stando ai calcoli germanici essa costò ali' Armata Rossa circa 100 mila prigionieri, 2 .600 carri armati distrutti o catturati, 1.500 cannoni e 246 aerei. Stalin reagì da par suo ordinando la fucilazione , a titolo di esempio e di monito per tutti , del comandante del Fronte Occidentale, del suo capo di Stato Maggiore e del comandante dell':.iviazione del Fronte. Identica sorte toccò al comandante della 4a armata, accusato di tradimento 22 . Quindi, riesumando un collaudato sistema in voga durante la guerra civile, dispose la costituzione di «distaccamenti per la sicurezza delle retrovie» con unità del NKVD per impedire alla truppe di ripiegare senza autorizzazione. La misura, per quanto efficace, si rivelò superflua. Le truppe russe, infatti, benché mai comandate e sconvolte , si battevano <<con feroce determinazione» come scrisse il gen. Halder nel suo diario. Dopo simile sconquasso, constatando insoddisfacente e complessa la condotta delle operazioni, il Comando Supremo sovietico (Stavka) decise di modificare l'articolazione di comando ad alto livello. A fine mese lo schieramento venne suddiviso fra tre principali Comandi (Fronti): Nord-occidentale (maresciallo Vorosilov), Occiçientale (maresciallo Timosenko) e Sud-occide1~tale (maresciallo Budiennij) per opporsi ai similari Comandi tedeschi. Ad ogni comandante di Fronte fu affiancato un super-commissario, con il grado cli tenente generale, quale «rappresentante del partito e del governo nel!' Armata Rossa»: Zdanov con Vorosilov, Bulganin con Timosenko e Chruscev con Budiennij. Il 19 luglio Stalin aveva assunto personalmente la carica di commissario alla guerra ed il 7 agosto quella cli generalissimo, imitando Hitler e Mussolini. Intanto, mentre ancora era in corso l' afflusso del CSIR in Romania,

il gen. Messe si recò al Comando 11 a armata tedesca, alle cui dipenden-

21 A

tutta prima Goering non credette a questo risultato (A. K ESSELRING, Memorie

di guerra, cit., p. 78). 22 J. E RICKSON, S10ria dello Stato Maggiore sovietico, cit., p. 597.


678

POLITICA E STR,\TÈG IA IN CENTO ANNI DI GUÉRRE ITALIANE

ze il corpo era stato posto, per presentarsi al gen. von Schobert. E subito sorse una discussione di principio circa l'impiego delle truppe italiane23 . Nel quadro della manovra strategica in pieno sviluppo, l'armata aveva rotto le resistenze nemiche sul Dnestr e si apprestava a proseguire l'azione in profondità. Non djsponendo di riserve, affidò tale funzione al CSIR quale primo compito , ma non nascose l'intenzione cli ricorrere alle singole divisioni ove ritenuto utile. Messe, naturalmente, rappresentò il fermo proposito di attenersi alle direttive ciel Comando Supremo relative all' impiego unitario del corpo d'annata. Comunque aderì all'ordine di spostare il CSIR sino alla zona di Jampol, presso il Dnestr, ad un centinaio cli chilometri oltre la zona di radunata. La questione di fondo giunse all'OKW e Keitel, nella accennata lettera del 31 luglio a Cava1lero, tenne a precisare: «( ...) Per quanto concerne il gruppo d'esercito Sud, fondate ragioni ci pennettono di prevedere l'annientamento di importanti forze avversarie già sulla riva destra del Dnepr. Faremo il possibile affinché il corpo di spedizione italiano, che si sta ora trasportando verso l'Ungheria e sta già avanzando, possa ancora partecipare a queste operazioni. Sarà nostra cura che il corpo italiano venga impiegato compatto. Non è però escluso che si possano presentare situazioni nelle quali sarebbe contrario al senso d i responsabilità rinunciare all'impiego di una o due divisioni già disponibili per il solo fatto che le due altre divisioni o la terza non si trovassero ancora sul posto. Analogamente, a suo tempo, il corpo germanico in Africa lanciò immediatamente al combattimento persino piccoli reparti, dopo il loro sbarco ( ...)»24.

Il concentramento a Jampol non ebbe mai luogo a causa del precipitare degli eventi, ma, a parte ciò, Messe dovette riscontrare come l' infelice denominazione di «autotrasportabili» attribuita alle divisioni italiane stesse provocando nei tedeschi «un'accentuata incomprensione», per dirla con sue parole, circa le reali possibilità cli movimento delle stesse. Lo spiacevole e dannoso equivoco di ritenere ogni divisione dotata di mezzi di trasporto fu sciolto soltanto con paziente insistenza. In base alla pianificazione ciel movimento verso Jampol, la prima unità a parti.re doveva essere la Pasubio, con inizio dell'autotrasporto, a

23 Per gli aventi sul fronte russo cli interesse italiano si rimanda alle seguenti pubblicazio11 i dell'USSME: Le operazioni delle unilà italiane alfron/e russo cit., L'lta.lia nella Relazione ufficiale sovietica sulla seconda guerra mondiale, Roma I 978, / servizi logistici delle unità italiane al fronte russo, Roma "1975 ed alle fonti in esse citate. 24 Diario Cavallero, data 2.8.1941 cit. ·


LA CAMPAGNA DI RUSSIA(i94 1· 1942"'L ) _ _ _ _ _ _ _ _ _ __

679

scaglioni, il 30 luglio. Senonché il 31, mentre più a nord si stava concludendo la battaglia di Smolensk (in corso da metà luglio) con un nuovo grande successo, il Comando 11a armata informò della necessità di accelerare i tempi: dal 10 agosto il CSIR doveva mettersi in grado di agire con almeno due divisioni per rastrellare la zona compresa fra il LIV ed il XXX corpo d'annata tedesco ad oriente del Dnestr. Subito dopo, però , la possibilita di ingabbiare un grosso complesso cli forze sovietiche intrappolate fra il Dnestr ed il Bug, spinse il gen . von Schobert a chiedere l' invio della Pasubio, già a Jarnpol, ad agire nell' ambito dell'armata portandosi con un largo giro avvolgente al Bug e scendendo lungo la destra del fiume per impadronirsi dei passaggi di Jasnaja Poljana, sul basso Bug, e sbarrare così il passo ai resti delle truppe nemiche attardatesi fra i due corsi d'acqua. Considerato il carattere di eccezionalità delle circostanze ed il brillante compito affidato alla divisione, Messe aderì senza esitazioni alla richiesta. La battaglia ebbe esito vittorioso e la Pasubio svolse bene la sua parte. Il 10 agosto la situazione del CSIR era la seguente: il Comando a Oligopol, ad ovest del Bug; la Pasubio raccolta ad est ciel basso Bug; la 3a Celere in movimento fra Dnestr e Bug; la Torino, sempre a piedi, ancora in cammino verso il Dnestr; i servizi d'Intendenza diluiti sull'interminabile linea di comunicazioni, in gran parte non utilizzabile per il doppio transito, da Botosani a Oligopol (circa 300 chilometri). A questo punto, dopo la battaglia di Uman, il Comando grnppo d'esercito Sud decise di passare il CSIR alle dipendenze del 1° Panzergruppe (gen. von Kleist), diretto verso il basso Dnepr per l' occupazione dei ponti cli Dnepropetrovsk e cli Zaporoze, i soli esistenti in zona. Occorreva che il CSIR raggiungesse il fiume entro il 29 agosto per svincolare le truppe corazzate dal compito difensivo. Naturalmente all'origine dell' ordine permaneva l'errata valutazione della reale mobilità delle divisioni autotrasportabili. Tenuto anche conto delle distanze eccessive, delle pessime condiziotù stradali, dei subitanei cambiamenti cli compito, fu molto se la sola Pasubio rinforzata poté assumere la responsabilità cli un settore sul Dnepr il 18 agosto nell'ambito del III corpo d'armata corazzato tedesco. Messe, il quale vedeva il CSIR pressoché al limite delle proprie possibilità, l' 11 agosto si rivolse al Comando Supremo segnalando il bisogno urgente cli almeno altri due autoreparti e specificando con intenzione: «Indispensabile che tutti reparti avviati questo fronte siano esclusivamente aut.oportati. Caso contrario est preferibile rinunciare quals iasi apporto di forze


680~ - - - - -

POLITICA J::STRAT_l:_ç)!A IN CENTO ANNI Ql GUERR E ITALIANE

poiché esse sarebbero destinate inevitabilmente rimanere centinaia di chilometri indietro»25 _

Il 3 settembre anche la 3a Celere ed il grosso dei supporti di corpo d'aimata raggiungevano il Dnepr. La Torino continuava a marciare a piedi. Il 30 giugno Hitler, nell'accogliere l'offerta del concorso militare italiano, in un primo momento declinata, aveva invitato Mussolini a visitare il fronte or.ientale: «( ...) Ho riflettuto se non sarebbe psicologicamente giusto se noi due proprio nel corso di questa lotta ci potessimo incontrare in qualche luogo al fronte. Il luogo più appropriato sarebbe naturalmente il mio stesso Quartiere Generale oppure un ' altra delle località all'uopo previste, poiché si trovano colà le condizioni necessarie per quegli impianti dai quali io - almeno per un periodo di tempo piuttosto lungo - non potrei allontanarmi che con molta difficoltà»26 .

Il Duce, dunque, il 24 agosto partì per Rastenburg accompagnato da Cavallero. Ciano dovette rinunciare al viaggio perché ammalato. La questione dell'aumento del contingente italiano in Russia fu toccata da Mussolini con Hitler e da Cavallero con Keitel. Il primo colloquio fra i due dittatori ebbe luogo il 25 agosto e si tradusse essenzialmente in un monologo di H.,itler. Questi a,nmise la sorpresa dell'accanita resistenza opposta dai soldatj sovietici, comunque si dkhiarò privo di qualsiasi dubbio sull'esito della lotta: «la forza militare russa dovrà fatalmente frantumarsi, al più tardi entro ottobre, sotto i ripetuti colpi che le vengono e le verranno inflitti». Le perdite tedesche erano contenute nella modesta misura di 68 mila caduti ed il bottino di guerra risultava talmente ingente che egli aveva deciso di «concentrare d'ora innanzi lo sforzo produttivo nella costruzione di sottomarini, carri armati ed attiglierie contraerei»27 . Nel secondo colloquio, svoltosi in serata, Mussol ini espresse il vivo desiderio di una più ampia ed incisiva partecipazione italiana alle operazioni e quindi di una maggiore presenza . Secondo il verbale: «L'Italia - ha detto il Duce - ha abbondanza di uomini e può ancora inviare sci, nove ed anche più divisioni. JJ Fiihrer ha detto di apprezzare vivamente questa offcr-

25

Diario storico del Comando Supremo, data 11.8.1941 , ali. 706. Hitler a Mussolini in data 31.6.194.1 cit., DDI, 9" serie, VII, doc. 335 . 27 G. MOSCA, L'Europa verso la catastrofe, cit., II, PP- 325-328.

26


LA CAMPAGN;\ DI RUSSIA ( 1941 -1942)._ _ _ _ _ __

681

ta per .la quale ha molto ringraziato il Duce. Tuttavia egli ha osservato che la grande distanza del fronte russo dall'Italia e le difficoltà di carattere logistico rendono non poco arduo il problema del trasporto e del funzionamento di ingenti masse militari. Il Duce ha confermato da parte sua che l'Italia può recare alla guerra contro la Russia un contributo di maggiore rilievo ed ha suggerito che ulteriori aliquote di truppe italiane vengano impiegate in sostituzione dalle truppe tedesche inviate in congedo. Il Ftibrer ha preso atto di questa proposta che verrà ulteriormente esaminata ed ha accennato alla possibilità di impiegare le truppe italiane in Ucraina, ove la temperatura media invernale non è, ù1 genere, inferiore ai 6 gradi sotto zero»28 .

Mentre Hitler si teneva, in sostanza, sulle generali, Keitel fu esplicito. Premesso che la difficile situazione logistica nella quale era venuto a trovar~i il CSIR era derivata anche dal rapido spostamento in avanti del fronte, asserì che la crisi poteva, ormai considerarsi superata. Riconobbe senza ambagi la grave situazione in tema di automezzi, di gomme e di carburante, poi venne al dunque: «(...) In merito all'invio di un secondo corpo d'armata italiano a) fronte russo, si ringrazia sinceramente da parte tedesca. È però da tener presente che il Comando tedesco non potrebbe dare alcun aiuto in fatto di automezzi; ve n'è già tanta penuria che il maresciallo Brauchitsch ha chiesto ed il Fiihrer ha concesso, sia pure a malincuore, di avviare senz'altrn al fronte la produzione automezzi cli luglio. Né sarebbe prudente utilizzare per questo secondo corpo italiano automezzi destinati alla Libia. Di più ci si avvia verso l' inverno che può essere sopportato dagli italiani molto meno facilmente cli quanto possono sopportare il caldo i tedeschi in Lib.ia. Abbiamo stabilitO di impiegare nel sud il corpo italiano appunto perché il clima è più favorevole. In conclusione sarebbe molto gradito che il Comando italiano, prima di decidere l'invio di un secondo corpo d'annata in Russia, valutasse questo aspetto del problema automezzi».

Cavallero non sembrò minimamente turbato: «È chiarissimo. Noi non siamo in condizioni di dare al nostro secondo corpo d ' armata tanti automezzi (4.600) quanti ne abbiamo dati al primo. Questo secondo corpo d'annata è di costituzione normale ed ha motorizzati solo i servizi. Ri ferirò pe1tanto al Duce in argomento. Ad ogni modo informo che il secondo corpo d' annata, se dovesse essere inviato, sarebbe pronto a partire sin dai primi di settembre)>29 .

28

Ibidem, pp. 328-33 1. storico del Comando Supremo, data 25.8.1941 , ali. 1636.

2 9 Diario


682

PO UTICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

A parte l'insistenza, certo inopportuna, nella profferta di un nuovo corpo, pur essendo inequivocabile lo scarso gradimento - motivatissimo - di Keitel, lascia interdetti la tranquillità con cui la gravissima questione della mobilità sembrava venir risolta da Cavallero: lasciare le truppe a piedi! È incredibile la disinvoltura con la quale venivano superate le giuste critiche di Messe e le puntualizzazioni di Hitler e di Keitel. Il 28 mattina Mussolini e Hitler, con i rispettivi seguiti, si portarono a sud di Uman, dove Messe presentò un'unità di formazione. Chiamato in disparte da Mussolini, Messe riassunse la pesante situazione logistica, in particolare per i trasporti, ma il suo interlocutore «non disse una parola: era come assente» 30 . La conversazione fu troncata dal sopraggiungere del primo reparto che sfilava. Il 5 settembre il CSIR assunse la responsabilità del tratto di fronte assegnatogli sul Dnepr, a monte di Dnepropetrovsk: un settore di un centinaio di chilometri da tenere con la Pasubio e la 3a Celere. Il 15 settembre, dopo un mese di marce a piedi (circa 1.300 chilometri), anivò la Torino e si schierò subito sul fiume prolungando la destra del corpo d 'armata di altri cinquanta chilometri. L'azione difensiva del CSIR si inquadrava nella grande manovra iniziata il 25 agosto dal 2° Panzergruppe ciel gen . Guclerian, proveniente eia nord, e dal 1° Panzergruppe ciel gen. von Kleist eia sud, dopo aver forzato la linee ciel Dnepr a Kremencug , manovra che riuscì a chiudere in un'immensa sacca ben cinque armate sovietiche ad oriente di Kiev. Nell'ambito dell'operazione complessiva il CSIR partecipò, finalmente riunito, alla battaglia di Dnepropetrovsk e, in particolare, ebbe un suo ruolo indipendente nell 'annientamento delle forze nemiche rimaste nella zona di Petrikovka (28-30 settembre). Il risultato della battaglia di Kiev fu spettacoloso: 665 mila prigionieri, 3 .700 carri distrutti o catturati, circa 900 pezzi d'artiglieria ed un'incredibile quantità di materiale beJJico d'ogni genere. Stalin non aveva consentito lo sgombero di Kiev e dell'ansa del Dnepr: «Resistere su] posto e se necessario morire!»31 . L' Ucraina era conquistata e la strada per il bacino del Donec aperta.

30 G. MESSE, La guerra al fronte russo,

cit., p. 88. del gen. Guderian al gen. Potapov, comandante della 5' armala sovietica, caduto prigioniero (P. CARELL, Russia 1941-1945, Longanesi, Milano 1967, p. 149). 31 Dall'interrogatorio


LA CAMPAGNA DI RUSSIA (1941- 1 ,.,_ 94= 2' ) - - --

683

La conquista cli Stalino e del bacino del Donec compiuta dal 1° Panzergruppe, diventato la la Panzerarmee 32 il 5 ottobre, ebbe luogo nella seconda metà cli ottobre. Con l'occupazione dei centri minerari ed industriali cli Gorlovska e di Rykov e la conquista di Nikitovka si concluse per il CSIR il primo ciclo operativo. Quest'ultimo periodo rappresentò, scrisse Messe, «la maggior punta di crisi logistica di tutta la campagna, il linùte massimo fra l'osare ed il potere», provocata dall'enata struttura del corpo, dalle inadempienze tedesche in fatto cli rifornimenti e di convogli ferroviari, del peggioramento delle condizioni atmosferiche. Già i primi di ottobre Messe , attraverso l'ufficiale di collegamento tedesco con il Comando della ia armata corazzata, aveva avvertito che, raggiunto Stalino, il CSJR non si sarebbe più trovato in grado di continuare lo sforzo operativo oltre il bacino del Donec senza un congruo periodo di riordinamento e cli riposo, ottenendo la puntualizzazione che ìl corpo italiano era inquadrato in un'armata tedesca e quindi doveva obbedire agli ordini come i corpi tedeschi. Messe replicò allora di essere pienamente consapevole dei suoi rapporti cli dipendenza d'impiego, ma anche di rispondere delle sue truppe al Comando Supremo. Ciò chiarito, precisò le condizioni alle quali il CSIR avrebbe potuto seguire la penetrazione in profondità tedesca. Poi telegrafò a Roma: «Seguito grave situaz ione logistica determinatasi per cattivo tempo et pessime condiz.ioni strade ma soprattutto per inadempienza germanica tradottasi mancato arrivo anche minimo treni et trascurabilissimo controbuto diretto viveri, ho chiesto at Armata sue intenzioni circa impiego CSIR dopo occupazione distretti industiali Stalino et Gorlovka . Avuto seguente risposta: "Concorso CSIR molto desideralo fino at raggiungimento meta finale Armata nelle due ipotesi: primo obiettivo Stalingrado; secondo obiettivo pozzi Maikop". Ho pertanto incaricato colonnello Chiusi 33 rappresentare Armata considerazioni logistiche necessarie per consentire assolvimento nostro compito con radio che riporto integralmente( ...)».

Le considerazioni logistiche si traducevano in tre punti essenziali: garanzia della disponibilità immediata cli un terminal ferroviario a Dnepropetrovsk e, appena possibile, a Stalino; temporaneo rifornimento di v.iveri e carburante da parte tedesca sino alla costituzione della base avanzata a Stalino; sosta temporanea delle operazioni per consentire il 32 La 1• armata corazzata comprendeva due corpi corazzati (IJ l e XIV), u·e di fanteria (XLIX alpino, CS.lR e t• armata rumena) ed una riserva cli due divisioni di fanteria. 33 Ufficiale di collegamento de.I CSIR presso il Comando armata.


6_8_4_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~P~OL=IT=IC=A~E~S~TR=A=TE=GIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

riordino delle truppe e dell 'Intendenza34 . «Il Comando Supremo - commentò poi Messe - ritenne bene di. non rispondere affatto» 35 . Dopo la congu.ista di Rostov (20 novembre) e la sua rioccupazione da parte sovietica (29 novembre) fu chiaro che neJla Russia meridionale la spinta offensiva tedesca si era esaurita, così l'OKW dovette acconciarsi alla decisione - obbligata ancorché tardiva - di accettare la sosta invernale. Si aprì, quindi, un ciclo difensivo durante il quale il CSIR rimase in linea, presidiando un settore cli oltre 50 chilometri con le sue tre divisioni sempre più logore e senza alcuna prospettiva di avvicendamento, e alternando azioni cli consolidamento a difesa contro tentativi di sfondamento nemici. *

*

Al Comando Supremo le difficoltà del CSIR non erano certo disconosciute e tuttavia non tramontava l'intenzione di portare il contingente italiano a livello d'annata, ad onta delle deficienze onnai acclarate in tutti i campi, in primis in quello degli automezzi. Negli studi e nelle discussioni al riguardo si inserì una serie di richieste-proposte cli Messe: trasformazione della 3" Celere in divisione motorizzata e costituzione di un raggruppamento a cavallo a se stante, con tutti i reparti montati della divisione; assegnazione cli due divisioni alpine con le quali sostituire in linea la Pasubio e la Torino, abbisognevoli cli profonde trasformazioni organiche (motorizzate o da montagna) se non proprio da rimpatriare; ripianamento deJle perdite e completamento dei materiali di ogni tipo; assegnazione, infine, dj un battaglione can·i medi e di due squadriglie di caccia. I provvedimenti di più facile attuazione e di minor peso (3" Celere e raggruppamento a cavallo) ebbero corso entro la prima metà di marzo 1942. Gli altri, i più complessi , dmasero, come sempre, in sospeso. Sull' intera questione dell'intervento italiano in Russia seguitò a pesare un insieme di superficialità, di preoccupazioni relative e cli acquiescenza ai desideri di Mussolini, che ben si rileva dai diari cli Ciano e cli Cavallero. Dopo i colloqui di fine agosto al Quartier Generale di Hitler, era subentrata una pausa, ma l' 11 ottobre Mussolini tornò sulla sua fissazio-

34

G. MESSE, La guerra al fronte russo, cit., pp. 141- 142. 35 Ibidem, p. 142.


LA CAMPAGNA DI RUSSIA (194 1-1942)

685

ne: pensava di mandare in Russia 20 divisioni nella primavera del 1942, «così si potrà avvicinare il nostro sforzo bell ico a quello germanico (!) disse a Ciano - e impedire al momento della vittoria, perché è certo che la vittoria ci sarà, che la Germania detti la sua legge a noi tale e quale ai popoli vinri»36 . TI Re, dal canto suo, convocò Ciano a San Rossore per ribadire la sua «netta avversione» all ' idea d i aumentare il nostro impegno in Russia e dep.lorare che Cavallero parlasse della possibilità concreta di approntare 20 divisioni per la primavera37 . Nel giro di una settimana le 20 divisioni scesero a 12 e poi a 638 : «( ...) ammessa quest' ultima ipotesi [tranquillità nei Balcani ed alla frontiera francese] - scrisse Cavallero a Roatta, dopo aver parlato con Mussolini - noi potremmo rendere disponibili 6 divisioni al massimo , sottraendole alle unità della frontiera occidentale ed a quelle della riserva centrale; queste uni tà potrebbero essere fornite con organici al completo di uomini e mezzi. Esse però: - non riceverebbero l'aliquota aggiuntiva di anni controcarri e contraerei fornite alle unità già in viate al fronte ru sso; - non riceverebbero automezzi per il loro autotrapo1to; a tali automezzi dovrebbero provvedere le autorità germaniche» 39 .

I tedeschi, lo sappiamo, avevano già detto e ripetuto di non essere in condizion i di fornire nulla del genere, ma secondo Ciano Cavallero asseriva «di aver risolto il problema della motorizzazione , non dando camion alle truppe, ma portando la tappa quotidiana di marcia della fanteria da 18 a quaranta chilometri al giorno»40 . Alla fine ai novembre Ciano si recò a Berlino. In un colloquio con il Fi.ihrer tornò l'insistenza italiana per una maggior presenza in oriente. Hitler si espresse senza perifras i: l'invio di divisionj corazzate(?) italiane non gli sembrava «necessario né consigliabi le» , «Viceversa ( ...) accetterebbe con favore la presenza di divisioni alpine nel settore sud del fronte russo. Truppe alpine che sa essere ottime e che in collaborazione coi tedeschi e con le attuali forze italiane, per le quali ha avuto ancora parole di elogio, dovrebbero attaccare il Caucaso. Una vo lta superata le montagne cd ini-

36 37

G. CIA:-.10, Diario, cit.. p. 544. Ibidem , p. 545. 38 Diario Cavallero, data 22.10.194 1. 39 Diario storico de l Comando Supremo, data 23 .10.1941 , all. 1346 bis. Cfr. G. CIANO, Diario, cit., p. 548. 40 G. CIANO, Diario, cit., p. 548.


686

- - - - - - - - --'--' PO e..,L,,., IT~IC,::_ A,_,E'-" S'-" TR =ATEGIA IN CENTO ANN I DI GUERRE ITAl, IANE

ziata l'azione in Oriente, la pa1tecipazione italiana dovrà necessariamente assumere proporzioni di molto maggiore po1tata, soprattutto perché ]a lotta sarà trasportata in un settore destinato a far parte dello spazio vitale italiano ( ...)>>4 1.

Mussolini prese la palla al balzo e si offrì di triplicare le forze del corpo di spedizione: «( ...) Per questo sforzo comune - rispose - sto provvedendo, in relazione al Vostro recente colloquio con il Conte Ciano, a predisporre un corpo d'armata alpino composto dalle nostre migliori truppe, e un corpo d'armata di fanteria eia montagna che, insieme con il CSIR, pienamente ricostituito di uomini e di mezzi, potranno rappresentare un vigoroso apporto delle forze armate italiane al proseguimento della Vostra magnifica avanzata al Caucaso ed oltre» 42 .

Hitler ringraziò alla fine del mese per l'offerta «dei corpi d'annata italiani (sei divisioni) che costituiranno un'annata al cui comando saranno sottoposti anche forze germaniche» ed aggiunse che, avendo l'intenzione di riprendere l'offensiva non appena tornata la buona stagione , sarebbe stato bene che detti corpi arrivassero durante l'inverno» 43 . L'atteggiamento del capo di S .M. Generale è, a dir poco, strano. Non si comprende come, constatata l'estrema difficoltà di tenere a livello e riforni re il CSIR - secondo i calcoli fatti dal Comando Supremo il riordinamento ed il ricompletamento del corpo, dopo cinque mesi di campagna, non sarebbe stato ultimato prima della metà di marzo e solo ove i tedeschi avessero garantito complessivamente 60 treni, oltre ai 10 convogli mensili per i rifornimenti ordinari -, sia pure a causa dell 'incompleta osservanza tedesca (non necessariamente e non sempre per cattiva volontà) degli accordi presi in campo logistico, ritenesse di poter sostenere un'armata che si sarebbe spinta ancor più lontano ciel CSIR. Non si comprende come, toccato con mano l'ostacolo per noi insormontabile degli automezzi, ritenesse di superarlo insitenclo con l'OKW affinché se ne facesse carico, pur avendo già ricevuto reiterate 1isposte negative. Non si comprende come , dovendo prevedere che la Germania non volesse o potesse cedere automezzi e carburante, non si impuntasse prima con Mussolini e poi, convinto il Duce, con l'OKW su una conditio sine qua non: niente automezzi , niente armata in Russia . 41 42 43

R. MOSCA, L'Europa verso la catastrofe, cit., ll, pp. 350-351. Diario Cavallero, in data 3 .12.1941. Hitler a Mussolini in data 29 .12. I 941, DDI, 9" serie, VIII, doc. 80.


687

Esisteva inoltre un problema ancor più grave, in quanto connesso con il prolungarsi della guerra su tutti gli altri fronti: la situazione dell'esercito. Secondo le direttive imparlite da Mussolini nel luglio 1941 , occorreva raggiungere per la primavera del 1942 la disponibilità di «non meno di 80 divisioni» 44 . Il programma di potenziamento studiato in settembre prevedeva di compiere nel periodo invernale il completamento al 100% di 33 divisioni sulle 64 esistenti e di costituire 16 nuove divisioni, di cui 4 complete e 12 con organici e mezzi ridotti. In parallelo ed al di fuori del predetto programma si sarebbe provveduto ali' alimentazione degli scacchieri operativi ed al potenziamento delle frontiere marittime (costituzione di divisioni costiere, di battaglioni territo1iali , ecc.) . Il 6 gennaio 1942 Cavallero fece il punto con Mussolini. Non c'era eia rallegrarsi. Le 71 divisioni disponibili (a parte le truppe dell'Impero) risultavano di efficienza assai varia e quelle operanti (8 in Libia e 3 in Russia) richiedevano rinforzi e adeguamenti. La Balcania assorbiva 33 divisioni: I 1 in una Croazia agitata, 4 e mezzo in un Montenegro in fermento , 6 in un'Albani a scontenta, 8 in una Grecia affamata e 3 nell'Egeo. Nel territorio metropolitano si trovavano 27 divisioni e mezzo, delle quali 6 e mezzo alla frontiera francese, 6 nelle isole, 5 per la difesa costiera od orientate ad impieghi particolari. Rimaneva la cosiddetta riserva centrale . La sua esistenza è stata da qualche studioso connessa con la convenienza di avere a po1tata di mano truppe per l'eventualità di agitazioni popolari contro il regime. ln verità, nulla è riscontrabile, nel carteggio del Comando Supremo e dello Star.o Maggiore dell'Esercito, che pos1;a giustificare tale interpretazione . Nelle intenzioni del Comando Supremo detta «riserva centrale» doveva, molto semplicemente, rappresentare un serbatoio di divisionj pronte ad intervenire per particolari esigenze operative in Francia o altrove. Ad ogni modo , nel gennaio 1942 essa contava 9 divisioni dalla consistenza più apparente che reale, essendo formata daUa D. cor. Littorio (buona parte della quale in corso di invio in Africa e di prevista ricostituzione); dalla D.f. tipo A.S . Piave, di previsto impiego in Libia; dalla 2a D. cel. in corso cli trasformazione in divisione corazzata; dalla D . cor. Centauro, dalla D. paracadutisti e dalla D. aut. Spezia, tutte incomplete; nonché dalle «divisioni di occupazione» Murge, Macerata ed Emilia anch 'esse

44 «Memoria sulla situazione politico-militare» compilato da Mussolini per Cavallero, Diario Cavallero, data 24.7 .1941.


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUÈRRE ITALIANE

incomplete . Questo significava che soltanto nella primavera, con l'aumento della riserva centrale, si sarebbe resa disponibile qualche unità «per impiego su altri fronti, previo esame della situazione generale» 45 . Quale reale affidamento potessero offrire le 43 divisioni incomplete (31 esistenti e 12 di nuova costituzione) è assai difficile dire, anche perché il loro completamento, ove si fosse reso necessario, sarebbe risultato chiaramente impossibile. Comunque nei primi giorni di marzo 1942 Cavallero presentò un nuovo appunto sull'argomento. Dovette riconoscere che né la scadenza né gli obiettivi potevano venir rispettati per molte e svariate cause, fra le quali difficoltà della produzione (deficienza di materie prime, carenza di energia elettrica); affondamento di notevoli quantitativi cli materiale bellico; insoddisfacente requisizione quadrupedi (solo 17 mila invece dei 28 mila preventivati); diminuzione della disponibilità di autocarri (appena 4 mila in luogo di 7 mila); impreviste esigenze operative (principalmente per il corpo di spedizione in Russia) che aveva assorbito 1.800 autocarri, 3 .500 quadrupedi, ecc.; sviluppo delle operazioni in Africa settentrionale. In sostanza, al momento esistevano soltanto sei divisioni «complete o quasi» 46 , che potevano diventare 23 in giugno con l'afflusso delle reclute classe 1922. Nessuna speranza per la costituzione cli due altre divisioni corazzate, data la mancanza di carri ed il ritardo nel completamento delle tre divisioni esistenti (Ariete, Littorio e Centauro) provocato dalla sopravvenuta necessità di inviare in Libia aliquote dj carri «sfusi» per il ripianamento delle perdite. Un quadro del genere è, bisogna ammetterlo, sconsolante. Non si è in grado di esaminare le basi sulle quali era stato varato il programma, tuttavia appaiono evidenti errori di previsione e di impostazione o eccessi immotivati di ottimismo. Quasi tutte le cause di alterazione nel regolare svolgimento del piano potevano e dovevano essere valutate in sede di programmazione. Una, poi, è inaccettabile: la supina obbedienza alla decisione politica di inviare un corpo di spedizione in Russia. Cavallero concluse che era «da ritenere che, con le disponibilità in atto e prevedibili cli personale e materiale, il programma delle 77 divisioni, di cui a fine aprile 23 complete e 51 non complete, ed a fine giu-

45

Promemoria di Cavallero per Mussolini, Diario Cavallero, data 6.1.1942.

46 D. alp. Taurinense , D. cor. Littorio, D. mot. Pistoia, D. mot. Piave, D.f. Livorno e

D.f. Granatieri di Sardegna.


LA CAMPA CNA DI RUSSIA ( 194 1-1942)

- - - - - - - 689

gno 3 1 complete e 41 non complete, non sarà attuabile nei termini di tempo sopracitati». Per provvedere all'attuazione tempestiva dei programma, egli si limitò ad indicare i «problemi fondamentali» che «si presentano»: anticipo di chiamata alle armi del personale ed aumento della produzione di carri, artiglierie, autocarri, munizioni ecc .. Infine aggiunse: «Subordinatamente, rimarrebbe da esaminare la convenienza di apportare qualche modificazione al programma di potenziamento in atto»47. Superfluo un commento. Della messa a punto di quella che doveva diventare 1'8" annata italiana, Messe era stato tenuto del tutto all'oscuro, al contrario del Comando la Panzerarmee informato dall' OKW, cui il gen. von Rintelen forniva notizie da Roma. Quando le «voci» si fecero più insistenti, Messe scrisse una lettera personale a CavaJJero chiedendo, fra l'altro, conferma o smentita circa le indiscrezioni che circolavano. Cavallero rispose «scivolando» sull'argomento , il che confermò a Messe la fondatezza delle «voci>>, ed a fine aprile il gen. Biglino, a capo dell'Intendenza del CSIR, tornò da Roma, dove era stato convocato per motivi di servizio, fornendo notizie precise. Sconcertato per l'evidente non cale in cui i suoi rapporti sul fronte russo erano stati tenuti, Messe chiese ed ottenne di rientrare in Italia per qualche giorno al fine dì conferire sulla questione. Presentatosi al Comando Supremo manifestò a Cavallero il suo vivo risentimento per il silenzio osservato nei suoi confronti a proposito della costituenda armata; rilevò che le proposte avanzate circa il rinforzo da mandare al CSIR per sostituire la Pasubio e la Torino erano rimaste senza risposta ed infine dichiarò «sempre convinto che l 'invio di un'intera armata al fronte orientale costituisse un grosso errore». Cavallero mostrò di non gradire l'insistenza, perché tagliò corto: «Le decisioni sono state prese dal Duce sulla base di considerazioni politiche ed è inutile discuterle»48 . Messe non replicò, ma lasciò un promemoria preparato in precedenza: «A campagna estivo-autunna.le conclusa è mia opinione che le divisioni organiche del CSIR dovrebbero rimpatriare. Ritengo che esse, o quanto meno la massa dei veterani che le costituiscono, non siano in grado di affrontare una seconda campagna invernale>>49 .

47 Promemoria di Cavallero per Mussolini, Diario Cavallero data 4.3. I 942. 48

G. MESS8, La guerra al fronte russo , cit., pp. 233-234.

49 Ibidem,

p. 209.


690

- -- - - - - - - 'P ~O=Ll=Tl=CA =E ~S . TRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALlANE

Ricordando l'episodio dopo la guena, Messe aggiunse che fin da allora ricevette l'impressione che CavalJero fosse anch'egli ben poco persuaso dell'opportunità di mandare un'armata al fronte orientale, specialmente date le condizioni in cui versava l'esercito , ma evidentemente quando si accorse , dopo qualche tentativo di sostenere questa tesi, che Mussolini si era intestardito, «ripiegò come era sua abitudine sulle proprie posizioni, dimenticando che sulle spalle del Capo di S.M. Generale venivano a pesare gravi e precise responsabilità personali»50 . Il 2 giugno Messe fu ricevuto da Mussolini a palazzo Venezia. Non ebbe remore a ripetere che mandare un'armata in Russia era un enore e che i tedeschi non avevano mai rispettato le convenzioni, specie in materia di rifornimenti e di trasporti. L'obiezione del Duce era scontata: «Caro Messe, al tavolo della pace peseranno assai più i 200 mila del1' Armata che i 60 mila del CSIR»51 .

3. LE OPERAZIONI DELL' ARMIR La costituzione de11'8a armata risultò , come prevedibile, un sensibile onere per l'esercito, tenuto conto del contemporaneo sforzo per alimentare tutti gli altri fronti, attivi o non, e della necessità di provvedere alla difesa dei territorio metropolitano52 . Dall'esame del quadro di battaglia si ricavano comunque due incongruenze. La prima: i tre corpi d'armata erano su tre divisioni, vale a dire non un ordinamento medio, come sarebbe stato nel caso di divisioni «ternarie», bensì un ordinamento minimo, trattandosi di «binarie». La seconda: il Comando d ' armata non disponeva di divisioni quale propria riserva ed il corpo alpino era ipotecato per il Caucaso. Si aggiunga che su nove divisioni operative, soltanto due potevano muovere su automezzi (la motorizzata 3a Celere ed una delle due autotrasportabili del XXXV corpo), quindi 1'8a armata, come tale, non sarebbe stata in grado di partecipare ad offensive ad ampio raggio. Un chiaro segno di tutto ciò , purtroppo si era già visto con il CSIR. In merito alle artigli.erie , si osserva che, in fase di approntamento dell' ARMIR, il Comando Supremo si LTovò in pratica a dover scegliere 50

Ibidem, p. 234. pp. 236-237. 52 L'8" armata contava 237 mila uomini , 25 mila muli, 16.700 automezzi, 960 pezzi campali, 55 cairi leggeri e 19 semoventi da 47/32. 51 Ibidem,


LA CAMPAGNA DI RUSSIA ( 194 1• 194 .2~ ) _ _ _ _ _ _ __

691

QUADRO DI BATTAGLIA DELL'8a ARMATA alla data del 9 luglio 1942 Comando 8° armata: Comandante: gen. T. Gariboldi Capo di S.M. gen. B. Malaguti comandante de ll'artiglieria: gen. M. B~tlotta comandante del genio: gen. A. Forgiero comandante Aeronautica: gen. E. Pezzi II corpo d'armata (gen. G. Zanghieri) su: J;).f. Sforzesca (gen. C. Pellegrini) D.f. Ravenna (gen. E. Nebbia, poi gen. F. Dupont) D.f. Cosseria (gen. E. Gazzale) supporti e servizi di corpo d'armata XXXV corpo d'armata CSIR (gen. Messe, poi F. Zingales) su: D. aut. Pasubio (gen. V. Giovannelli, poi gen. G. Boselli) D. aut. Torino (gen. R. Lerici) 3" D. Celere (gen. M. Marazzani, poi gen. E. de Blasio) supporti e servizi di corpo d'armata Corpo d'armata alpino (gen. G. Nasci) i,u: D. alp. Tridentina (gen . L. Reverberi) D. alp . Julia (gen. U. Ricagno) D. alp. Cuneense (gen. E. Battisti) D .f. Vicenza (gen. E. Pascolini) supporti e servizi di corpo d'armata Truppe d'armata Intendenza d'armata (gen. C. Biglino) N .B.: La costituzione operativa dei corpi d'armata subì molti cambiamenti nel corso delle operazioni.

fra le esigenze della Libia, dove era in gestazione l'offensiva per lariconquista di Tobruk con quel che ne derivava, e le necessità della Russia. La preminenza fu attribuita a queste ultime . Eppure il fronte italiano era in Africa settentrionale! Fu, dunque, assegnata all'ARMIR la quasi totalità delle poche artiglierie moderne di medio e grosso calibro disponibili: l'unico gruppo da 210/22 (gittata massima su i 15.400 metri) e tre su quattro gruppi da 149/40 (gittata sui 23.700 metri), 24 dei 48 pezzi da 149/28 (gittata sui 13.300 metri) ceduti dalla Germania, 52 su 220 pezzi


692

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

contraerei. Quanto all'artiglieria divisionale, mentre le perdite in Africa settentrionale vennero sempre rimpiazzate con gli antiquati pezzi da 75/25 e 100/17, alle divisioni dell 'ARMIR furo no dati 75 pezzi da 75/18 (gittata 9 .500 metri) e 36 mezzi da 75/32 contraerei , gli unici moderni a disposizione 53 . L'8" armata si trasferì in Russia natunùmente a scaglioni. Gran parte del II corpo arrivò al terminal ferroviario Cha.rkov fra il 17 giugno ed il 7 luglio. Il 14 luglio ebbe inizio il trasporto del corpo d'armata alpino. Nel frattempo il CSIR, temporaneamente alle dipendenze della 17a armata tedesca, (che stava per trasforrnm-si in gruppo d'esercito A) e rinforzato con le prime truppe giunte dall'Italia, partecipava all'offensiva d'estate. A fine lugl io 1'811 armata, superato il Donec, mosse per schierarsi sulla destra del Don, fra la 2" armata ungherese e la 6" tedesca, inquadrata nel gruppo d'esercito B (gen. von Weichs). Il suo dispositivo comprendeva due corpi italiani ed uno germanico . Precisamente, da sinistra a destra, a partire da Pavlovsk, si succedevano il II corpo con la 294a divisione-tedesca, la Cosseria e la Ravenna; il XIX corpo tedesco con la Torino e la 62a divisione tedesca; il XXXV corpo con la Pasubio e la Sforzesca . In riserva la 3" Celere. Lo schieramento fu attuato fra il 10 ed il 15 agosto. Meritano cenno i «principi per la difesa del Don» diramati dal Comando gruppo d'esercito, fra i quali: «I . La difesa dei fiumi non viene fatta in modo elastico, bensì in modo rigido. Si tratta anzitutto di impedire al nemico nel modo più assoluto di attraversare, anche temporaneamente, l'ostacolo del fiume. Attacchi nemici debbono essere annientati davanti alla linea di difesa e ciò con il fuoco concentrato di tutte le anni. La linea di difesa viene rappresentata dalla sponda da noi occupata. Eccezioni a tale principio richiedono il consenso da patte del Comando Superiore del Gruppo d'armate e dovranno essere proposte su caita topografica 1: I00 .000. 5. Piani di fuoco, con i quali si coordina il fuoco coordinato dell'artiglieria, delle armi anticarro e delle armi pesanti della fanteria, devono garantire una completa protezione di fuoco davanti e su li 'ostacolo anticarro e consentire il concentramento del fuoco in centri di gravità( ...). 8. Le riserve locali (per il contrattacco) devono essere tenute possibil.m.ente vici.ne alla linea di difesa ( ...)>, 54 .

53 L. CEVA, La condotta italiant1 della guerra, cit., pp. 97-98. 54 USSME, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, cit., pp. 654-656.


LACAMPAGNA DlRUSSIA(l941•19~4=2),...__ _ _ _ __

LO SCHIERAMENTO DELL'8a ARMATA SUL DON nell'agosto 1942

6" ARMATA

2· ARMATA UNGHERESE

~

e>

·-r

COSSERIA

g· ARMATA

693


694

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNr DI GUERRE ITALIANE

Il gruppo d'esercito B aveva ricevuto il compito di raggiungere il Volga a Stalingrado con le annate 6a e 4a corazzata, per poi assumere atteggiamento difensivo a sicurezza del fianco esposto e del tergo del gruppo d'esercito A penetrato nel Caucaso. Nel contempo doveva mantenere il possesso della linea del Don, per proteggere le proprie spalle, con la 2a armata tedesca, la 2a ungherese e 1'8" italiana. Il settore assegnato a quest'ultima raggiungeva, sul teITeno , i 270 chilometri ci rca; ogni divisione italiana (binaria) teneva un fronte sui 30-35 chilometri ed ognuna delle tedesche (ternarie) aITivava ai 55-65 chilomet1ì. Evidente la sproporzione fra compito difensivo e forze a disposizione: destinando alla linea tutti i battaglioni di fanteria, risultava per ciascuno un tratto di circa 6 chilometri. E la manovra del fuoco diventava un 'illusione. Il gen. Gariboldi si era subito recato al Comando del gruppo d'esercito B per manifestare il proprio disappunto sia per il poco confacente impiego dell'armata, sia per l'inadeguatezza delle forze, ma il gen. von Weichs aveva replicato che la difesa del Don rivestiva somma importanza perché strettamente connessa all'offensiva sferrata dal gruppo d'esercito A nel Caucaso, e qualora si fosse riscontrato un serio pericolo di forte offensiva sovietica all'8a annata sarebbero stati inviati tempestivi rinforzi. D'altronde bisogna ammettere che questo era l'impiego più adatto al nostro contingente. Sul Don l' ARMIR combatté due battaglie difensive. La prima (20 agosto- 10 settembre) fu sostenuta principalmente dal XXXV corpo nonché dal XVII corpo della contigua 6" armata tedesca , contro rispettivamente la 63" e la 21 a armata sovietica, decise ad impedfre alla 6" armata tedesca di raggiungere il Volga a Stalingrado. Nel settore italiano l'iniziale flessione della Sforzesca, provocata dal forte urto sferrato da quattro divisioni sovietiche contro uno schieramento ridotto ad un vero e proprio velo difensivo , venne prima arrestata poi annullata, grazie anche all'intervento della 3" Celere ed al sopraggiungere dei primi reparti della D. alp . Tridentina . La mancanza di unità corazzate in riserva si era fatta sentire, così come aveva nuociuto il problema della saldatura fra 1'8" armata e la 6" armata tedesca (gen. Paulus), problema derivante dai compiti di ben differente tipo affidati alle due armate: difensivo per l'una ed offensivo per l'altra. Stabilizzatasi la fronte , il Comando del gruppo d'esercito B convenne in parte sulla valutazione esposta dal gen. Gariboldi circa l'eccessiva ampiezza del settore italiano e l'assenza di grandi unità a tergo della linea. Il settore, dunque, fu accorciato cli una quarantina di chilometri (il


LA CAMPAGNA QI RUSSIA ( I941 - I942)

tratto già occupato dalla Sforzesca), il corpo alpino si inserì sulla sinistra dell'armata e la 22ii Panzerdivision fu orientata ad intervenire a favore dell' ARMIR. L'entrata in linea del corpo d'armata alpino ebbe luogo al tennine della prima battaglia, nella terza decade di settembre, e si completò i primi di ottobre, dopo qualche disavventura. L'impiego della grande unità era stato prospettato da Ciano, con serena incoscienza, a Hitler nei colloqui del 25-26 ottobre 1941 a Rastenburg «per il forzamento del Caucaso»55 e reiterato a fine novembre su incarico di Mussolini56 . Gli arrivi nelle località di scarico ferroviario si succedettero fra il 28 luglio ed il 21 agosto per il grosso (la Julia sbarcò nella seconda metà di agosto), ma sin dal 10 agosto il corpo d'armata fu posto alle dipendenze d'impiego della 17a annata tedesca. Nel giro di una diecina di giorni il Comando del nuovo gruppo d'esercito A (maresciallo List) modificò radicalmente il programma. Dapprima ordinò che la Tridentina venisse trasportata a destinazione su automezzi forniti dall'autorità tedesca, mentre le salmerie dovevano compiere a piedi il tragitto (circa 330 chilometri); poi comunicò cli non disporre degli automezzi necessari e di conseguenza i reggimenti della divisione dovevano anch'essi avviarsi a piedi a partire dal 17 agosto. II 17 però dispose di sospendere il movimento ed il 19 comunicò che il corpo alpino tornava alla dipendenza dell'8" armata in quanto, mancando la possibilità di trasferirlo rapidamente nella zona di previsto impiego, esso non sarebbe giunto in tempo utile per pa.11ecipare alle operazioni. Così la destinazione del corpo alpino passò dal Caucaso alla steppa. 11 14 ottobre l'Oherkommando des Heeres diramò al gruppo d'esercito B direttive per la campagna invernale 1942-1943: «( ...) La campagna invernale è alle porle. Al fronte orientale spetta il compito, eccezion fatta per le operazioni tutt'ora in corso o previste, di difendere a qualunque costo le linee raggiunte contro ogni tentativo di sfondamento dell' avversario».

Le prescrizioni erano rigide: rinuncia in via di principio ad ogni offensiva; nessun abbandono delle posizioni tenute; pronta eliminazione delle eventuali infiltrazioni; contenimento delle eventuali brecce e con55 R. MOSCA , L'Europa 56 Ibidem, p. 350.

verso la catastrofe, cil., Il, p. 345.


- -- - - - - - - - - - - - - - 'P -O '~LJ =~ TI~C~ .A~E~S ~T~R =ATEGJA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

SITUAZIONE DELL'8a ARMATA al 10 dicembre 1942

2' A. UNGHfRESE

(

Kal\hr.iro,h •

,4_ Nihhl.ojt

)

~"'

-?

/2·

A. ROM EHA


I.A C,\MPAGNA Dl RUSS IA ( 194 1· 12:ill_

trattacchi locali dalle posizioni rimaste intatte; resistenza ad oltranza , se ci rcondati , «fino alla liberazione»57 . Il 1° novembre il gen. Messe cedette il comando del XXXV corpo al gen. Zingales e rimpatriò per avvicendamento da 1.ui fonnalmente richiesto. Nei giorni successivi l' ARMTR assunse lo schieramento con il quale affrontò la seconda battaglia del Don ( 11-·19 dicembre) . Che la Stavka nutrisse l'intenzione di vibrare un colpo potente in corrispondenza dei settori italiano e rumeno era stato percepito dai Comandi dell'Asse. L' offensiva sovietica, denominata Saturno, era stata stabilita per il 10 dicembre ed impegnava il Fronte di Yoronez con la 6a armata; il F ronte Sud-ovest con le armate 3", 1a Guardie e Y corazzata; il Fronte di Stalingrado con la 53 armata d'urto. Difetti organizzativi, ed anche l'attacco tedesco a Stalingrado, cost1insero la Stavka a rimandare l' operazione al 16 dicembre ed a modificare alquanto il piano,·che nella nuova versione prese il nome di Piccolo Saturno . Lo sforzo principale doveva essere sferrato dalla 6a armata e dalla l" Guardie, partendo dall'ansa rientrante del Don a Yerhnij Momon e da Vesenskaja per scendere alle spalle dei dispositivi italiano e mmeno, con il concorso della 3" armata Guardie . All'alba del 16 dicembre oltre 2500 bocche da fuoco iniziarono una p reparazione d 'artiglieria di 70 minuti essenzialmente contro le posizioni tenute dal II corpo d 'armata. Malgrado l'ammorbidimento subìto durante la fase preliminare di logoramento (I 1-15 dicembre), le divisioni italiane - secondo ammissione avversaria - «opposero accanita resistenza e spesso passarono al contrattacco. Per completare lo sfondamento delle difese tattiche fu necessario fare intervenire sin dal primo giorno i corpi corazzati» . Più esattamente: «Realizzando un ' audace concentrazione di forze sulle direttrici principali , il Comando sovietico seppe assicurare una superiorità decisiva sul nemico in corrispondenza dei tratti di sfonclamento»58 . La superiorità decisiva era veramente tale : secondo i dati del nemico , essa si basava su un rapporto a suo favore nella misura di 5,76 a I per i battaglioni di fanteri a; di 15,5 a 1 per i carri; di 6,13 a L per le artiglierie e di 200 a zero per i lanciarazzi. Da ciò l'inevitabile successo della penetrazione realizzata dalle unità corazzate sovietiche con conseguenze disastrose per la difesa.

57 USSME, Le

operazioni delle unità italiane al fronte russo, cit., doc. 92. Col. V. GURKJN, Sco,,fi ua delle forze tedesche-fasciste sul medio Don in «Rivista storico-militare» sovietica, maggio 1973 . 58


~

- - - - - - --

POl, ITICA E STRATEGIA IN CfiNTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

SCHEMA DEI PIANI OPERATIVI SOVIETICI «SATURNO» E «PICCOLO SATURNO» dicembre 1942

eROSSOSC

.,_.. ar,.!'o.lur. , .:..:: .-a.[>

1>,,. 7.'c<'ol.., Sctf~r-n.::.

5 IO. Q Q.

o

il

I

Jt

U

kn

I Facciamo un passo indietro. A Roma tenevano banco le notizie provenienti dall'Africa settentrionale, in continuo progressivo peggioramento, mentre gli eventi russi erano considerati con un ce1to distacco. 11 6 djcembre l'ambasciatore von Mackensen propose ufficialmente a Mussolini una visita in Germania fra il 15 ed il 20 del mese. Pochi giorni più tardi Hitler fece sapere che, non volendo imporre al Duce un lungo viaggio sino alla Prussia orientale, né potendo egli lasciare il suo Quartier Generale, chiedeva venisse inviato Ciano accompagnato da Cavallero, perché «i colloqui saranno importanti». Da un'indiscrezione cli Bismarck, consigliere d'ambasciata a Roma, si seppe però che l'invito a Ciano derivava dal fatto che Hitler desiderava evitare una discussione di politica generale con Mussol ini. D'altronde al centro dei colloqui c 'era


699

ga ARMATA ITALIANA

lallllsbu I

I

I I I

I li~

I

: I

I

,- -I

~ }xv~:· ,.:·:;O Ii 1 t s ~ a ~}ve.A .

' : IÒ

i

~

n{Q]m[QJ:

Kl~

---'----xxxx

Il rbun

1

!111

[Q)}

: r*-1. ~

XXY C.A. cot

I l.Q_J,11 ~ I l

•: ~. } VI C.A.1-l

iiÒ ln• [Q}} 1 I

r * ..

~

l.Q_J,11 ~ l 1

XVIII ~A. cor.

I dlll c,1 thr•d•ltl, 1t hll1I 1tl' ullli t 1111 tuu11l111h11 i,111 lt11t 1nletlch 11 c.11looduu l u llt di ulluu. , 11,u1•11 d• lull ,h,l11ntld1 , ,1ruass In Il tnll Il Il' S (a11tlt lltU ddla lìthh Stulu ll!Ulhrt

,t1

l!!!.!!!

ltuu, hUrliulll ,uull

I HPORTO TU li :

hru ltUnc IHKQ!t

1 Olthlul lultlh 10,J, hdUh

Il lllt~cou,uh

hUt tnhUtlC IIIKtJIC

4 8111. h11crh mcl1utu1a 2 111, c.otuuti

~

01, ts•• Il btttrb

[QJ

lriaat• evamh

~

Mttb •

I o)

•11,r.nuttc:11uut,

fMttril

• ttdmt..


7.90 _ _ _ __

_ _ _ _ _ _.,_ PO , :,LeclT,_,ICA E STRJ\l'EGIA lN CENTO ANN I DI GUERRE ITALl~NE

la questione francese, motivo per cui sarebbe intervenuto anche il ministro Laval. Ad ogni modo, Mussolini non sollevò obiezioni, ma impartì precise istruzioni a Ciano: dire a Hitler che egli giudicava indispensabile an-ivare ad un accorcio con l'Unione sovietica o almeno fissare una linea difensiva che potesse essere tenuta con poche forze ( !) , in quanto il 1943 sarebbe stato l'anno dello sforzo anglosassone. Gli invitati italiani giunsero a Rastenburg il 18 dicembre. All'arrivo <<non si è nascosto - annotò Ciano - né a me , né ai miei collaboratori, il disagio per le notizie della rottura del fro nte russo. Si tendeva apertamente a darne a noi la col pa» 59 . I colloqui si svolsero nei giorni 18-20 dicembre. La lunga esposizione fatta da Hitler su c iò che era stato compiuto vittoriosamente e ciò che doveva ancora essere conseguito ricalcò linee ben conosciute: risultati fino allora ottimi, momento difficile, prospettive ottimistiche. Ciano e Cavallero fecero presente l'opinione cli Mussolini: «Egli (il Duce] si pone il problema della guerra in Russia e considera anche la possibilità di una soluzione politica con questo paese: arrivare cioè ad una Brest Litovsk. Ciò allo scopo di rendere disponibili delle forze per l'occidente. Se questo accordo non è possibile, il D uce pensa all' utilità di disporre sul fronte russo uno schieramento difensivo, economico, sempre per rendere disponibili forze per lo scacchiere Medite1Taneo, dove ritiene che ci sarà la decisione del la guerra. In questo caso, il Giappone pou·ebbe interessarsi per indurre la Russia a dirigere il suo dinamismo verso l'Asia Centrale».

Hitler rispose che, in linea cli principio, vedeva il problema in tennini simili, però, «Se oggi, per mezzo di un armistizio, la Russia avesse tempo sei mesi per riorganizzarsi, noi avremmo, dopo questo periodo, di fronte un nemico contro il qua.le dovremmo nuovamente difenderci. Trovare una linea che assicuri tanto a noi quanto ai russi i necessari viveri, materie prime, petroli, è cosa impossibile. D'altra parte anche l'Italia e le altre Nazioni europee dipendono dalla possibilità di attingere a quelle fonti( ...). Per concludere, se noi tentassimo un accorcio con la Russia, gli anglo-americani farebbero di tutto per evitarlo; vi sarebbe inoltre la conseguenza certa che la Finlandia passerebbe dalla parte di questi ultimi. In sostanza; .l'accorcio con la Russia rappresenta la quadratura del cerchio: soluzione impossibile».

59

G. CrANO, Diario, cit., p. 678.


LACAMf>AGNA DI RUSS IA ( l9<1J- 19'@_

_ _ 7_0 1

A quel punto Cavallero portò la discussione sul problema ciel Mediterraneo e sulla sua impo1tanza agli effetti della condotta generale della guerra, prospettando tra l'altro che l'Italia, da sola, non era in grado di fronteggiare il potere aereo acquisito dagli Alleati. Insomma, occorreva occupare la Tunisia per risolvere la questione dei rifornimenti in Africa settentrionale. Hitler concordò, però si riservò di riprendere il discorso più tardi©. Il giorno successivo Cavallero telefonò a Garibaldi. Le notizie dal fronte non furono confortanti: la situazione dell'8a armata si era fatta molto precaria e per chiudere la falla apertasi fra Charkov e Kantemirovka il Comando tedesco stava ricorrendo ad unità fatte affluire dalla Francia61 . Preoccupato per il decorso delle operazioni, prima di ripru·tire per l'Italia Cavallero incaricò il gen. Marras di raccogliere direttamente aJ fronte elementi cli valutazione, prendendo contatto con il gen . Garibolcli ed i vari Comandi in sottordine, in particolare il Comando cie l II corpo d'armata, maggiormente provato. Marras partì per il fronte il 25 dicembre passando per il Comando del gruppo d'esercito B sia all 'anelata sia al ritorno. Rientrato a Ber! ino, il 14 riferì a Roma le sue impressioni. La lunga ed accurata relazione si soffermò su diversi argomenti, sì da fornire un quadro complessivamente esauriente degli eventi e delle circostanze in cui. si erano verificati: riassunto delle operazioni nel settore dell'armata; le perdite in uomini (62 mila fra caduti e dispersi e 7 mila feriti), armi e mezzi perduti (7 mila automezzi, in maggioranza per carenza di benzina); il contegno delle truppe in combattimento; le cause dello sfondamento del fron te. Circa le truppe, Marras citò la Cosseria e la Ravenna, le q uali, come confermato dal gen. Jodl , ripiegarono solo su ordine superiore e senza alcun cedimento a stanchezza o depressione, ed i cui comandanti dei reggimenti di fanteria erano tutti caduti sul campo. Non possedeva elementi di giudizio sulle altre divisioni, comunque riferì che <<da parte germanica si è molto restìi a riconoscere espressamente la resistenza delle nostre truppe, ma si è anche dimostrato un riserbo crescente nell'accenno a casi di scarsa resistenza». Peraltro il comunicato tedesco del 29 dicembre diceva: «( ...) nei combattimenti difensivi entro la grande ansa ciel Don si è particolarmente distinta la divisione italiana Julia». Nella relazione non 60

Per i colloqui di Rastenburg vds. i verbali e gli appunti di Ciano e Cavallero per Musso)jni in DDJ , 9' serie, IX , doc.414. 415,4 18, 421,422, 423,430 nelle date 18-

22.12.1942. 6J DiarioCavallero, date 18-20.12.1 942.


702.__ _ _ _ __

- -- - - ---'P ' -'0'"'1""IT ,_,l=CA E STR!\TEGI."' IN CENTO ANNI DL GUERRE lTALIANf;

SECONDA BATTAGLIA DIFENSIVA DELDON <<FASE DI ROTTURA» 16-19 dicembre 1942

l '[ -

.G E X O• l

Uau dllenslo 1ll'l1illt dtll• 1utta1li1 . . . . . H . . . li11.n di rl1l1u111ult uuinh Il IS Xli ---·· .11. ----- • • • • • \8 • - · - .... Uan di r1,ltturunlo dii 19 1111 lii 19•2 i:=:::::..+- Olrettricì 41 att.acu tnittlu

C)

._,

6n1dl oaih· sulttich

-...... ,_ · -.:__-:--, r

,A.,

. -

· - . .!UI . _

f

o.

·-·-·---·"'

- · - - - · _j,1~,!.__

~mo TERNO~

3· A. ROM E NA


LA CAMPAGNA DI RUSSIA ( I94 1-1942)

703

figura un'osservazione che si legge nella minuta, e cioè: «( ...) la mancanza di spirito militare dimostrata dal personale dei servizi, il quale praticamente è stato impotente ad opporre qualsiasi resistenza anche contro pochi mezzi, in base al principio che il personale dei servizi non combatte» . Quanto alla rottura del fronte , gli elementi che al momento sembravano di maggior rilievo erano quelli più o meno già avvertiti nella precedente battaglia del Don. Ma la parte più interessante della relazione riguardava «le gravi difficoltà nelle quali si è svolta l'azione di comando detl '8a armata, a causa delle continue ingerenze e nel controllo esercitato dai Comandi superiori germanici» .

.

«Questa situazione - continuava Marras - ha limitato notevolmente la libertà d 'azione del Comandante dell'armata. Il generale voo Weichs, comandante del Gruppo d 'armate, nel parlare degli avvenimenti ha lealmente riconosciu to che l'Annata è stata schierata su fronti eccessivi, che mancavano le riserve, che non era potuto fare quanto desiderabile per rinforzare l'arrnamenlo delle nostre divisioni; ha tacitamente lasciato capire che su alcune questioni non gli era stato possibile aderire al punto di vista dell '8" armata, pur condivide ndone talvolta il parere; tutto ciò in dipendenza degli ordini ricevu ti dalle autorità superiori. li Capo di Stato Maggiore dell'Esercito (gen. Zcitzler), per sua parte mi ha dichiarato che il Comando Supremo gennanico esercita su tutte le armate un attivo controllo e avoca a sé anche decisioni di dettaglio. Ma, a patte questa azione molto accentrata da parte dei superiori Comando germanici , il Comando dell'8" armata ha incontrato molte difficoltà per l'invadenza e le interferenze dell'ùnponente nucleo di collegamento tedesco, costituito da un generale di corpo d 'armata, provvisto di un proprio Stato Magg iore e di nuclei di collegamento in sott' ordine, con un totale di oltre 80 ufficiali, abbondante personale di truppa e mezzi di comunicazione. Questo organo di esagerato sviluppo non si è limitato ad esercitare fu nzioni di collegamento, quali erano indispensabili e utili, ma ha anche sviluppato un· azione di controllo, osservando, criticando, intervenendo presso il Comando dell 'armata c determinando talvolta l'intervento dei Comando superiori. Il generale von Tippelskirch preposto a questo collegamento, è uomo amb izioso e invadente. Egli usa tenersi in stretto contatto con tutte le unità germaniche dell'arrnata, dando talvolta ordini dei quali non sempre pare abbia informato il Comandante dell'armata ( ...). In sostanza, il sistema di collegamento germanico, così come è stato attuato, ha avviluppato le nostre grandi unità in una rete la quale ha disturbato gravemente la nostra azione di comando. talvolta si è arbitrariamente sovrapposta ai nostri Comandi e in definitiva ha detenninato una certa frammentazione del comando ( ...)» 62 .

62 AUSSME, Fondo Marras, racc. 48, fase. 5 e racc. 50, fase. S. Il corsivo è sottolineato nell' orig inale.


ZQL _ _ _ __

_

_ _ __ POLITICA 11STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

CavalJero in quel momento era preso da problemi di ogni genere: la Cirenaica era stata abbandonata, i tedeschi avevano occupato la Tunisia, i rifornimenti oltremare si erano fatti ancor più precari, l'esigenza di organizzare la difesa della Si.cilia e della Sardegna era diventata pressante. Tutto ciò aveva spinto il capo di S .M. Generale a recarsi in Libia ed in Tunisia con Kesselring per rendersi conto personalmente di come stessero le cose, anche perché fra Bastico e Rommel sembravano ripresi i contrasti. Rientrato a Roma e letta la lunga relazione di Marras, il 13 gennaio Cavallero fu ricevuto dal Re, al quale illustrò in dettaglio le prospettive per la Tripolitania e la Tunisia. Toccò anche il teatro d'operazioni russo e il Re, mostrando «particolare interesse al riguardo», chiese se il Comando Supremo avesse intenzione cli «ricostituire parte delle unità disorganizzate». Alla risposta affermativa di Cavallero manifestò il parere che fosse preferibile ricostituire un solo corpo d'armata rimpatriando il resto 63 . Viste le accuse tedesche, per evidenti motivi cli prestigio non si poteva ritirare l'intero contingente e, d'altronde, anche Garibaldi ravvisava la possibilità di conservare soltanto il II corpo con le divisioni Ravenna e Cosseria ad organici ridotti, previa assegnazione di artiglieria, automezzi e quadrupedi. Su incarico cli Mussolini, Cavallero ne parlò al1'0KW, cosicché il 20 febbraio il nuovo capo di S.M. Generale, gen. Ambrosio, diramò l'ordine conseguente. L'azione sovietica tendente all'isolamento delle forze tedesche miranti al possesso di Stalingrado, fu la prima di una vasta offensiva strategica che, estendendosi da sud verso nord, nel giro di tre mesi travolse ben sei armate: la 6a e la 4a Panzerannee tedesche e la 3a rumena, 1'8a italiana, la 2a ungherese e la 2a tedesca. Inizialmente, nella terza decade di novembre, infranto il dispositivo della 4a Panzerarmee e della 3a rumena, isolò la 6a armata tedesca a Stalingrado unitamente ad unità della 4a Panzer e rumene. A metà dicembre, sfondato il centro e la destra del1' ARMIR e travolta la sinistra della 3a armata rumena (operazione Piccolo Saturno citata), i tronconi vennero avvolti in una sacca . Nella seconda decade di gennaio 1943, rotto l'appena riformato fronte dell '8" armata italiana e della 2a ungherese (operazione Ostrogorsk-Rossos), fu realizzata un'altra sacca nella quale fu coinvolto anche il corpo d'armata alpino . I primi di febbraio fu la volta dell'accerchiamento della 2" arma-

63

Diario Cavallero, data J3 .l .1943 .


LACAMPACNA DJ RUSSlA (l 941· 1942) _ _ _ _ __

705

ta tedesca. Soltanto nella seconda decade di marzo fu possibile al Comando tedesco arrestare il profondo sfondamento. L'8" armata, come tale, concluse ogni attività operativa sul fronte russo il 31 gennaio. Si trattava adesso di raccogliere e concentrare i resti delle divisioni in zona di radunata, ma qui sorse più acuta l'incomprensione o l'indifferenza germanica. La lim itata concessione cli treni e di carburante, che costrinsero le truppe a compiere centinaia cli chilometri a piedi perdendo uom ini giorno per giorno; l' incertezza circa le zone di raccolta che subivano varianti continue con allungamento delle marce per via ordinaria; l'esclusione ciel traffico italiano sulle migliori strade, riservate ai movimenti tedeschi; il divieto ai reparti italiani cli entrare in Kiev ed in Dnepropetrovsk; la nessuna assistenza eia parte dell'organizzazione tedesca delle retrovie; tutto ciò contribuì a deprimere ulteriormente il morale delle truppe. Nella prima metà cli marzo, mentre il corpo alpino stava rimpatriando per ferrovia, Marras visitò ancora 1'8a armata e si recò al Comando del gruppo d'esercito Centro per discutere in merito al riordino del II corpo. Se questo doveva essere impiegato al fronte, occorreva metterlo in condizioni di combattere alla pari con le unità tedesche, quindi la Germania doveva cedere al più presto le anni ed i mezzi di cui il II corpo era in difetto. Ma per un riassetto del genere occorreva prima di tutto stabilire una definitiva zona di riord ino, adatta anche alle esigenze adclestrative. Il 30 marzo il corpo d'armata - al quale in data 15 marzo il Comando sa armata, che stava per rimpatriare, aveva ceduto la propria autorità sulle truppe .italiane rimaste in Russia - si era così completato: Comando, supporti e servizi di C.A ..................... .480 uff. e 11.500 tr. D .f. Ravenna ..........................................................400 e 9.600 " D.f. Cosseria .........................................................420 e 9.000 " Intendenza ..............................................................560 e 8.500 " Peraltro il gruppo d'esercito, che pure avrebbe volentieri impegnato subito le divisioni, non giungeva a conclusioni circa la cessione cli artiglieria e di altri materiali e mezzi necessari . La stessa zona indicata per la ricostituzione dei reparti (Gomel-Bobruisk-Minsk) non poteva essere accettata, anche perché le caserme e gli immobili militari erano occupati


706

_ _ _ _ _ _.:..; l'O ::.::LITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

SCHEMA DELL'OPERAZIONE SOVIETICA «OSTROGOZSK-ROSSOS» 13-27 gennaio 1943


LA CAMPAGNA Dl RUSSIA 0 941-1942)

707

dai tedeschi. Alla fine, in parte per questo tentennamento ed in parte volendosi evitare che le unità italiane finissero per essere impiegate in compiti di sicurezza mentre quelle rumene, ungheresi , slovacche e spagnole combattevano, Ambrosio cambiò parere e convinse Mussolini ad una soluzione che mascherava appena l'intenzione cli chiudere l'avventura russa . Il 12 aprile , dunque, telegrafò a Marras: «A seguito conversazioni con OKW questo Comando Supremo habet ancora attentamente esaminato possibilità ricostituzione II C.A. et habet concluso che condizi.oni migliori per rapida rimessa in efficienza dette unità sono offerte da Madre l;'au·ia alt Comunicate pertanto at OKW decisione questo Comando Supremo di provvedere at riorganizzazione II C.A. in Italia et prendete accordi con competenti organi germanici et con Superesercito per modalità rientro et concessione mezzi trasporto necessari» 64 .

È interessante notare che, a differenza di quanto sempre fatto in precedenza, la decisione viene adesso comunicata dal Comando Supremo senza far riferimento ad una determinazione del Duce.

4 _CONSIDERAZIONI

Poche le considerazioni in margine a quanto esposto. A prescindere dalla decisione, e quindi dalla responsabilità, politica - che di strategico nulla aveva la partecipazione cli 60 mila od anche 200 mila uomini in Russia accanto ai tre milioni di combattenti messi in campo dalla Germania sul fronte orientale -, alla quale peraltro Cavallero si era sottomesso senza palese opposizione, gli elementi negativi cli partenza sono facilmente riepilogabili: struttura del CSIR prima e cieli' ARMIR poi non adeguata al compito ed al teatro d'operazioni; insistenza dell'invio del corpo di spedizione ad onta della piena consapevolezza di. tali èomprovate insufficienze; enormi difficoltà logistiche oltretutto irrisolvibili senza il consenso ed il concorso del vero padrone cli casa, la Wehrmacht. Il primo e principale commento negativo a nostro carico concerne l'organizzazione dell 'ARMTR. Mentre per il CSIR tra la decisione e la partenza degli scaglioni passò meno di un mese, per l' ARMIR il progetto venne messo allo studio sin dall'autunno 1941. Nessun dubbio che lo Sta-

64

Diario storico del Comando Supremo, data 12.4.1943.


70__8~- - - - -

POLITJCA é STR/ITEGIA rN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

to Maggiore dell'Esercito abbia attinto a quanto disponibUe per approntare nel modo migliore il II corpo ed il corpo alpino, con relativi supporti d'atmata e servizi d'Intendenza, però - come molto a proposito Messe ebbe a rinfacciare a Cavallero a fine maggio 1942, e poi a Mussolini - né si tenne nel dovuto conto l'esperienza fatta dal CSIR, né s i ritenne opportuno mandare qualcuno a farsi un'idea ben precisa del teatro d'operazioni e delle previsioni d'impiego dell'atmata65 . Per inciso, se il corpo alpino fosse andato nel Caucaso, a qualche centinaio cli chilometri dall'armata, avrebbe operato in un ambiente naturale più congeniale, avrebbe dovuto affrontare problemi logistici maggiori di quelli incontrati dal CSIR e non sarebbe stato più recuperabile una volta iniziata la ritirata. L' 8" annata, dunque, si trovò a battersi sul Don con un corpo d'armata (il CSIR) già logorato da una campagna invernale in Russia, un altro (il Il) del tutto nuovo al particolare quadro operativo - motivo per cui si procedette ad uno scambio parziale di divisioni -, ed un terzo (l'alpino) già posto alle dipendenze d'impiego tedesche e destinato ad operare «fuori dell'ambito clell' armata». Il tutto con i ben conosciuti punti deboli nei settori dell'armamento e dei trasporti. Per dare un'idea delle dimensioni del problema logistico e delle difficoltà che la Direzione trasporti dovette risolvere, sembra sufficiente precisare che l'organizzazione d'Intendenza nell 'autunno 1942 si articolava in: - l'organizzazione di retrovia sulla destra del Donec con le basi di Dnepropetrovsk e di Stalino; - elementi di raccordo, necessari per il trasbordo dei materiali dovuto all'interruzione delle linee ferroviarie a Likaja-Staraja Stan.ica ed a Ostrogorsk-Jevdakovo; - basi avanzate a Millerovo,Cerkovo, Kantemirovka, Rossos oltre la quali iniziava la zona dei servizi divisionali. L'ampiezza di quest'area complessiva raggiungeva i 350 chilometri da nord a sud ed i 500 chilometri da est ad ovest, v,ùe a dire era pari a più della metà della superficie della penisola italiana. Si aggiungano il pessimo stato delle strade e l'insufficienza delle ferrovie, aggravata dalla diffe-

65 Un elemento che avrebbe dovuto indmTe a ben riflettere concerne le perdite subite dai tedeschi sul fronte russo a tutto febbraio 1942: oltre I milione di uomini (di cui 202 mila morti, 750 mila feriti e congelati e 47 mila dispersi) pari al 3 1% dell'intero esercito tedesco.


LA CAMPAGNA DI RUSSJA (1941 -1 942)

709

renza di scartamento dei binari russi. «Il problema dei rifornimenti nella campagna di Russia - disse il gen . Blumentritt, capo di S .M. della 4" armata nel 1941 - fu molto serio e venne complicato dalle condizioni locali»66 . Decisivo ed illuminante, ai fini della valutazione degli ostacoli posti dalle circostanze allo svolgimento ciel servizio trasporti, e quindi all'organizzazione logistica in generale, nell'ambito - lo si tenga ben presente - di un gruppo d'esercito tedesco, appare questo strale.io della relazione compilata dal gen . Gualano, già direttore dei Traspotti d'Intendenza: «( ...) I nostri trasporti ferroviari , giunti al termine del territorio nazionale, si immettevano in un piano di trasporti già faticosamente e da lunga data elaborato in collabora:done con le autorità tedesche: solo quando giungevano alla località di destinazione potevano dirsi definitivamente nelle nostre manj ( ...). Il tenuissimo quanto interminabile filo teso fra la madrepatria e le truppe operanti (circa 5000 chilometri) sembrava doversi spezzare da un momento all'altro: seguire i nostri trasporti era una cosa pressoché impossibile. I nume.rosi nostri organi ferroviari dissemjnati sulla lunga linea d 'operazioni attraverso quattro o cinque nazioni segnalavano tempestivamente il passaggio del trasporto nelle varie stazioni. Ma ogni calcolo, ogni previsione continuavano ad essere assolutamente campati nel buio, lasciando alla branca più delicata della logistica il carattere di una costante incenezza che si ripercuoteva nei servizi e molto spesso sulle stesse operazioni ( ...). Ed appena i convogli arrivavano in zona si iniziava la lotta per ottenere un economico piazzamento sotto scarico ed evitarne lo spezzettamento. I grandi centri erano ricchi di scali di smistamento e spesso si perdevano giorni preziosi per rincorrere da una stazione all'altra ed acciuffare il convoglio o le parti smembrate di esso( ...). Necessità ferrovierie hanno tante volte imposto cli scaricare, come accennato, nel più breve tempo possibile i trasporti che giungevano dall'Italia. Montagne di materiali si accumulavano sotto le intemperie senza poterli avviare a lle truppe operanti, dando agli uomini preposti al servizio la sensazione di una impotenza insuperabile. Basterà ricordare lo stato degli impianti e dei binari delle stazioni russe:·ogni manufauo distrutto, ogni capannone lacerato dalle bombe( ...). E non era ancora la sosta, definitiva! Partivano dai centri avanzati altre autocolonne, altre colonne di carreggio, di slitte e di salmerie per ramificarsi sino ai più piccol.i reparti e portare ai combattenti la v.ita e le anni ( ...)» 67 .

Nella fantasia popolare la campagna di Russia si è tradotta neJ1' «immagine stereotjpata del fantaccino armato di un inutile moschetto, che si trascina assiderato nella neve con indosso scarpe di cartone e pa-

66 67

B.H. LIDDÈLL H.'-\RT , Storia di una sconfitta, Ri zzoli, Milano 1972, p. 304. USSME, / servizi logistici delle unità italiane al fronte russo, cit., pp. 342-343 .


POLITICA[: ~TRATEGIJ\ IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

710

strani sdruciti»68 , con automatica accusa ai vertici militari di gravissima imprevidenza. Al riguardo vale la pena di soffermarsi brevemente sul servizio di Commissariato. Da un rapido esame della documentazione agli atti dell'Ufficio storico dell'Esercito, il ten. col. Cappellano ha potuto accertare come, facendo tesoro dell'esperienza compiuta nel corso della campagna di Grecia, la programmazione dei rifornimenti per l'equipaggiamento del corpo di spedizione in vista dell ' inverno 1941-42 sia iniziata sin dall'agosto avvalendosi anche dell'opera di apposite commissioni di acquisto istituite in Ungheria ed in Romania, alle dipendenze dell'Intendenza del CSIR ed inserite , sotto il profilo commerciale ed amministrativo, nel Centro approvvigionamenti di Bucarest. Analogamente fu provveduto per l'8a armata la cui Intendenza stabilì una adeguata dotazione individuale invernale per l'intero personale dell'armata ed una congrua dotazione di reparto, in proporzioni differenti, per i reparti in linea o nelle retrovie. La gran parte degli oggetti di vestiarioequipaggiamento pervenne all'Intendenza entro il mese di agosto, come da programma; fra le poche inadempienze della Direzione Generale del servizio cli Commissariato figuravano i cappotti di pelliccia, che al 20 dicembre 1942 erano distribuiti a11'8" annata nella misura dei tre quarti del fabbisogno (180 mila su 230 mila). In definitiva, lo sforzo degli organi centrali fu innegabile e tutto sommato soddisfacente per i vari tipi di indumenti, eccezion fatta per la calzature, anche se, ascoltando i suggerimenti di Marras e di Messe, i risultati potevano essere migliori. Resta peraltro ingiustificato il fatto che la distribuzione dell'equipaggiamento invernale ai reparti sia iniziata soltanto a novembre e con lentezza (anche per le solite difficoltà di trasporto), quando già nevicava e la temperatura notturna scendeva sino ai 20° sotto zero. Ed una più grave disfunzione si manifestò presto. Una disfunzione che derivava da un'errata interpretazione del concetto di riserva o di razionamento. Che, in vista di un ciclo operativo con interrogativi di sviluppo, con una risicata disponibilità di materiale e con rifornimenti ordinari aleatori, un Comando si cauteli stabilendo un razionamento od un livello di scorte sotto il quale non scendere, proprio per poter in qualche misura affrontare il temuto imprevisto , è più che nom1ale. Però il principio può valere per i viveri, per il carburante, per le munizioni (ricordiamo che ad El

68 FlLIPPO C APPELLANO,

braio 2002.

Scarpe di cartone e divise di tela in «Storia militare»,

feb-


LA CAMPAGNA [)[ RUSSIA ( 194 1-1942)

711

Alamein H gen. Sturnme ordinò di non replicare alla preparazione d'artiglieria britannica per economizzare munizioni), non certo per il vestiario-equipaggiamento: avere soldati che combattono scalzi e scarpe in magazzino è un non senso, più che un malinteso senso di economia. Eppure questo accadde e, di conseguenza, grossi quantitativi di materiali giacenti nelle basi logistiche furono incendiati prima dello sgombero o caddero i.n mani sovietiche durante la ritirata, suscitando un immaginabile risentimento nei soldati dell' ARMIR. I~ merito alla condotta della battaglia difensiva, il gen . Gariboldi, nella relazione compilata dopo la guerra, mise in rilievo - come del resto già fatto dal gen . Marras - il mancato accoglimento tedesco delle richieste di materiali di rafforzamento e di mano d'opera (questioni strettamente regolate dal Comando tedesco), il tardivo riconoscimento dell'imminenza dell'attacco sovietico da tempo avvertita dal Comatdo saannata , i vincoli prescritti circa l'impostazione difensiva, la carenza di riserve corazzate. In definitiva, sottolineò le condizioni infelici nelle quali le truppe dell ' ARMIR vennero a trovarsi. Tutto vero, ma per obiettività è doveroso vedere come anche i tedeschi si siano trovati a battersi69 . Nel dicembre 1941 il maresciallo von Brauchitsch, colpito da grave attacco cardiaco , chiese di essere sostituito al comando dell'esercito. Hitler prese la palla al balzo: accettò le dimissioni, dando all'opinione pubblica l'impressione di un esonero dovuto al fallimento dell'offensiva su Mosca, ed il giorno 19 decise di <<seguire la propria intuizione» ed assunse il comando dell'esercito, aggiungendolo a quello della Wehrmacht preso nel 1938 . Da quel momento le direttive dell'Oberkommando des Heeres furono da lui firmate e diramate con la perentorietà degli ordini . Liddell Hart, dopo il conflitto, interpellò diversi generali e le loro risposte furono più che eloquenti circa l'atmosfera creatasi. 11 gen. Heinrici ricordò che, poco dopo la sua nomina a comandante della 48 armata nel 1942, decise di ritirare un piccolo complesso tattico da una posizione mal difendibile. Subito venne ammonito dal gen. von Kluge, comandante del gruppo d'armate Centro, che «se avessi fatto ancora qualcosa del genere, il meno che mi poteva capitare era il tribunale cli guerra» . Nes-

69 Vds. OSSME, «L'8" armata nella seconda battaglia difensiva del Don ( 11 dicem.bre 1942-31 gemwio /943), T ip. Regionale, Roma 1978 .


71= 2 _ _ _ __

POl, ITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

sun ripiegamento, per limitato che fosse, era consentito senza l'ordine esplicito de] Fi.ihrer70 . Ovviamente ne derivava un'obbedienza paralizzante lungo l'intera catena di comando, pur essendo convinzione diffusa fra l generali che il ricorso ad una difesa elastica o - quando il caso - ad una ritirata strategica avrebbero ottenuto risultati migliori, consentendo esse un ritorno offensivo. Alla domanda se il ricorso a simili procedimenti avrebbe potuto logorare l'Armata Rossa sino ad annullare il suo slancio offensivo, il gen. Dittmar rispose: «Credo che avremmo potuto farlo; i vantaggi della difesa elastica erano evidenti, ma i nostri capi militari non potevano applicare questo tipo di difesa come sarebbe stato necessario, a causa delle obiezioni di Hitler. Allo Stato Maggiore Generale [sta per OKHJ non fo permesso di ordinare la costruzione cli linee difensive arretrate e nemmeno di preparare piani per l'eventualità che fossimo costretti aripiegare. Gli venne proibito di formulare piani per una ritirata ( ...)»71 .

Così l'ordine di resistere in posto a oltranza divenne esiziale, specialmente in relazione al fatto che «il fronte medio di una divisione era dai 30 ai 40 chilometri, e anche nei settori cruciali, come quelli più vicini a Mosca, variava dai 15 ai 25 chilometri. L'esigua profondità dello schieramento - osservò il gen. Blumentritt - era tanto più pericolosa per la difficoltà di far affluire e smistare i rifornimenti, difficoltà aggravata a sua volta dalle difficoltà di costruire strade e ferrivie». Peraltro spiegò che sovente i dispositivi divisionali riuscivano a reggere l'attacco grazie alla disponibilità di reparti carri e di fanterie motorizzate: quando l'urto sovietico riusciva ad aprirsi un varco nella posizione difensiva, l'intervento di piccoli complessi meccanizzati era spesso sufficiente a rintuzzarlo prima che la penetrazione potesse sfociare in uno sfondamento72. Indubbiamente la situazione strategica nel teatro d'operazioni orientale si era fatta critica e le cond izioni delle annate tedesche assai delicata. Secondo Marras , le perdite complessive dall'inizio della guerra a fine febbraio 1943 erano valutate fra i due ed i tre milioni di uomini e nella campagna invernale tuttora in corso risultavano distrutte 60 divisioni, comprese quelle alleate. La mobilitazione integrale in Germania avrebbe dovuto fornire quattro milioni di uomini, di cui due utilizzabili per il

70

B.H.

L11)DELLHART,

7 1 Ibidem, 72

p. 371.

Ibidem, p. 334.

Storia di una sconfitta, cit.,p. 368.


~CAMP!°'GNAl)I RUSSlA( i94'-'l-=19..:.:: 42,_ ) _ __

713

fronte, però non tutte le perdite in armi e materiali d'armamento erano ripianabili 73 . A prescindere da questo quadro, l'atteggiamento dei Comandi tedeschi nei nostri confronti non appariva tale da rimuovere inevitabili attTiti. Passava da una piuttosto risentita accusa di cedimento delle annate alleate come causa prima dello sfondamento ad una voluta cortesia puramente formale, da un'implicita sfiducia nel contributo fornito dagli alleati alla promessa non mantenuta - di fornire materiale bellico al corpo italiano di prevista ricostituzione. È indicativo di particolare diffidenza un provvedimento preso nei confronti cli Marras: gli fu negato il pennesso di avere colloqui con uftìciali dell'OKH, con l'avvertenza che le future autorizzazioni sarebbero state concesse previa formale richiesta scritta e motivazione dettagliata !74 Il consuntivo italiano della campagna, il cui giro di boa fu rappresentato da Stalingrado, non poteva che essere negativo, ma soprattutto gravissimo fu il contraccolpo psicologico. Con il rimpatrio dei resti dell 'ARMIR nacquero in Italia tre stati d' animo di differente tipo, ma tutti pericolosi e destinati ad ingrandirsi in progressione geometrica. Nei reduci, e cli conseguenza nel giro del parentado e delle conoscenze, si radicò per la prima volta un senso cli profondo risentimento verso i tedeschi per l'atteggiamento prepotente e le sopraffazioni talvolta subìte. Nelle famiglie dei dispersi ebbe inizio jj doloroso dramma dell'incertezza-speranza che si ingigantirà nell 'immediato dopogue1rn75. Nella popolazione, in generale, il disastro suscitò un'onda emotiva ancor più violenta di quella ricevuta dall'infelice impresa greca e dalle notizie provenienti dall'Africa settentrionale. Si rafforzò l'ostilità contro il regime ed i commenti sulla guerra diventarono apertamente asp1i . Nelle regioni settentrionali, soprattutto non si perdonava la decisione cli aver mandato un' intera armata in Russia a combattere per i tedeschi e cli aver costretto gli alpini a battersi nella steppa. «A Udine - annotò Bottai a fine marzo- , senso diffuso di scoramento per quella che ormai lassù si chiama la strage degli alpini. Più o meno cope1tamente la si addebita a Mussolin i. «Abbasso Mussolini, assassino degli alpini» canticchiano a mezza voce i reduci dalla Russia nei campi di concentramento contumaciale»76 .

73

Marras al Comando Supremo in data 24.2.1943,AUSSME, Fondo Marras, racc. 485. al Comando Supremo in data 15.2 .1943, ibidem. 75 La questione dei prigionieri in Russia è stata ben riepi logata dal gen . Messe nell'appendice I al suo La guerra alfiw1te russo, cit. 76 G. B OTTAI, Diario, cit., p. 369. 74 Marras



Capitolo XI

LA CAMPAGNA DI TUNISIA (novembre 1942-maggio 1943)

L. LA, RTTIRATADA E LALAMEIN ALLA TUNISIA

Lo sganciamento dalla pressione dell'8" annata sul campo di battaglia di El Alamein fu drammatico. L'ordine di ritirata , diramato da Rommel nel pomeriggio del 4 novembre, fu determ inato non già da una libera decisione, bensì dall'urgenza cli abbandonare sul più presto il terreno della lotta per recuperare almeno parte clell' ACIT. Peggio ancora: l'idea o piuttosto la speranza cli riprendere in mano le truppe sulla linea cli Fuka, che teoricamente offriva q ualche appiglio, non resse davanti alla realtà di un disastroso crollo, della perdita di ogni collegamento, dell'incalzare del nemico, dell'implacabile imperversare della Royal Air Foree . Nella notte sul 5 novembre, passeggiando con il gen. Mancinelli sulla striscia di atterraggio di Fuka, Rommel mise a nudo il tumulto di sentimenti che si agitava nel suo animo. Era visibilmente inasprito per gli ordini di Hitler e cli Mussolini che l'avevano inchiodato troppo a lungo davanti ad El Alamein, angustiato per la sorte delle truppe di cu i ignorava perfino che cosa avrebbe potuto recuperare, preoccupato per l'ulteriore svolgersi della campagna dato l'ormai incolmabile divario dì forze, deciso tuttavia a giocare ancora la partita nonostante la povertà dei mezzi disponibili. «Erano pensieri amari - ricordò più tardi egli stesso - in quella notte di clisfatta» 1. Ma seppe anche formulare una valutazi.one operativa nitida e scevra da incertezze. In quelle circostanze senza illusioni di vittoria in Russia, con l'incognita del convoglio anglo-americano di eccezionali dimensioni segnalato a Gibilterra, con 1'8" armata strapotente in marcia verso la Libia, il successo finale in Europa gli appariva assai dubbio e la sconfitta in Africa sicura. Ai suoi occhi esisteva, ormai, una sola possibile linea di

1 B.H. LJDOEL HART, The

Rommel Papers , cit., p. 355.


716

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE )'(;\LIAKE

condotta: portare in salvo fino alla Tunisia l'armata evitandole quanto più possibile altre perdite e poi realizzare subito una Dunkerque africana2 . Inutile discettare se eia parte cli Rommel si sia trattato di concezione dettata da puro pessimismo, visto che ancora non conosceva l'entità delle forze sulle quali avrebbe potuto contare e dei rinforzi che sarebbero affluiti clall 'Italia e dalla Germania, oppure cli spassionato esame della situazione effettuato in base alla consapevolezza della portata della sconfitta ed alla triste esperienza circa lo scarso affidamento dell'aiuto ottenibile dal Comando Supremo, clall'Oberbefehlshaber SUd e clall'Oberkommando der Wehrmacht. Il proposito cli trasferire i suoi uomini in Tunisia, sfuggendo ad ogni tentativo di aggancio dell'avversario, sarà in Rommel incrollabile. A Roma ed a Rastenburg la pensarono diversamente. Ma erano lontani dall'Africa e minimizzavano lo sfo1tunato esito della battaglia di El Alamein. Ritennero perci.ò possibile opporre battute d'arresto a Matruh e, soprattutto, al confine. Alla luce di p iù predse informazioni divenne purtroppo chiaro che una sosta prima di raggiungere il confine libico poteva unicamente essere regalata dal nemico. D'altra parte l'ACIT aveva assoluto bisogno di mettere un po' di spazio fra sé e 1'8" armata di Montgomery. Il periodo operativo comprendente la ritirata dall'Egitto sino alla Tunisia può essere suddiviso in due fasi: il ripiegamento su el-Agheila, il «collo di bottiglia» per l'entrata in Tripolitania (5-21 novembre), e la ritirata da e1-Aghei1a alle posizioni di Mareth in Tunisia (16 dicembre 1942-31 gennaio 1943)3 . La prima fase non ebbe molta storia. Rommel, fra l' altro , sentiva il peso delle accuse di trascuratezza e di abbandono delle fanterie italiane rivoltegli l'anno precedente. Ogni posizione venne quindi evacuata nel fermissimo intento di evitare di farsi agganciare dal nemico. A Matruh il movimento retrogrado ebbe inizio a scaglioni il 7 novembre, a SollumHalfaya 1'11 novembre , ad Ain el-Gazala il 14 e ad Agedabia il 19. Lo schieramento sulla linea di Marsa el Brega-el Agheila-Marada fu completato il 21 novembre.

2

G. MANCINELLI , Dalfronle dell'Africa se11en1rionale, cit., pp. 212-213. Per gli eventi militari relativi alla ritirata da El Alamein ed alla campagna di Tunisia si rimanda a M. MONTANARI, Le operazioni in Africa settentrionale, IV, Enfidaville, USSME, Roma 1993, ed alle fonti in esso citate. 3


LA CAMPAGNA 01 TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1941 ) _ _

7L7

La questione della battuta d'arresto sulle posizioni di SollumHalfaya-Sidi Omar costituì il primo episod io della lunga diatriba che ac-· compagnerà l'intera manovra in ritirata. Per il Comando S upremo era possibile trattenere temporaneamente la penetrazione inglese prima sul ciglione anzidetto, perché vi esisteva un'organizzazione difensiva già imbastita con reparti della D .f. Pistoia a cura di Delease, e poi alla stretta di el-Ag he ila, perché presumibile limite de lla capac ità cli progressione britannica. La resistenza al ciglione doveva consentire l 'allestimenro di una posizione difensiva ad el-Agheila con reparti della D.f. Spezia a cura del Comando Superiore della Libia. Naturalmente, come secondo momen'to, il terreno fra il confine ed el-Agheila sarebbe stato ceduto sistematicamente, per sbalzi successivi e combattendo. Anche l 'O KW e I' OBS concordavano su s imile linea di condotta. Esistevano , in sostanza, due orientamenti opposti. Gli Alti Comandi intendevano dar corso ad una vera e propria manovra ritardatrice per guadagnare tempo a favo re della sistemazione di posizioni retrostanti. Romme l, invece, reputava attuabile soltanto una manovra di ripiegamento per salvare l'armata. Se si fosse trattato di una disquisizione di carattere dottrinale, mal di poco. Il guaio stava nella radicale diversità fra i due tipi di manovra e nel ruolo e nel peso assai diverso che il combattimento vi esercitava: nella manovra ritardatrice lo scontro costituiva parte integrante e di ordi naria amministrazione, nel ripiegamento era un 'eventualità evitabile che in ogni caso avrebbe coinvolto le sole retroguardie. E questo era il punto: mentre Rommel intendeva rifiutare la battaglia per non subire perdite inutili , gli altri ritenevano che fosse in grado di poterla accettare senza molti rischi. In fondo il dissidio non era difficile da superare: sarebbe bastato un ordine perentorio ed inequivocabi le. Purtroppo le direttive del Comando Supremo presentarono quasi sino all' ultimo due gravi caratteristiche negative. Troppo a lungo parlarono di difesa ad oltranza anziché di difesa a tempo determinato; di ripiegamento solo in caso di insostenibi le attacco nemico e previa autorizzazione superiore senza, peraltro, rischiare l'annientamento dell 'armata. Non che Cavallero, per primo, non si re ndesse conto dell'inconciliabi lità di tali pretese. Comprendeva sicuramente di imporre vincoli poco realistici al riottoso comandante dell' ACIT, ma in certo modo vi si sentiva costretto perché negava atl'cndibilità alle affermazioni di impotenza di Rom mel (ingiustamente), gli attribuiva il deliberato intento di agire di testa propria (esattamente), minimizzava le ristrettezze organi-


718 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ____,_P-"' OL "I'.T,_,l.s:, Ci.\,_,E...,S'--'-' TRATEGIJ\ IN CENTO ANNI DI GUÉRRE ITALIANE

che e logìstiche dell'armata (arbitrariamente) e sottovalutava il pericolo di un abbraccio mortale da parte britannica. Due altri personaggi si trovavano direttamente coìnvoltì negli avvenimenti: Kesseldng , l'Oberbefehlshaber Sùd, e Bastìco , ìl comandante superiore delJa Libia. Il primo, basandosi sui rapporti del Fliegerfiihrer Afrika ed in special modo sulle precedenti sbalorditive vittorie del 1941, si era persuaso che Rommel, ove l'avesse veramente voluto, sarebbe stato capace di buttarsi all'improvviso sulle avanguardìe nemiche, disperderle e ... riprendere l'iniziativa. In ogni caso, non ammetteva ìl costante rifiuto delle occasioni di lotta. Bastico , che male aveva sopportato la costituzione deJla delegazione ciel Comando Supremo, interpretandola come una rottura dell'unità dicomando e come sicura fonte di divergenze, cli interferenze e frammentazioni delle responsabilità operative nello scacchiere, si era ritratto in un ruolo da spettatore sempre più allarmato. Allorché Cavallero glì comunicò lo scioglimento di Delease in data 14 novembre, cioè il ritorno del]' ACIT e di tutte le forze armate della Libia alle sue dipendenze, e gli assegnò come compìto la difesa della Tripolitania contro 1'8a armata, Bastico si trovò a dover recriminare, e con eccellenti ragioni, sino al termine del mandato, cioè sino al 31 gennaio 1943. Contro il Comando Supremo, perché invece di impartì re direttive lineari inviava telegrammi di compromesso o addirittura ambigui, perché non manteneva le reiterate promesse di rifornimenti e di rinforzi e perché lasciava crescere il pericolo dì una penetrazione americana nella Tunisia centrale. Contro Rommel perché non obbediva alle ingiunzioni di Roma e perché ogni volta abbandonava a precipizio una posizione provocando un dramma, nello spostamento dei servizi d'Intendenza. Tuttavia nelle sue periodiche proteste al Comando Supremo egli sempre riconobbe le tremende difficoltà del feldmaresciallo tedesco, sempre lamentò che l 'ACIT si trovasse ìn uno stato penoso per la mancanza cli tutto, sempre avvalorò l'impossibilità di condurre qualche combattimento manovrato per carenza dì carburante e di munizioni. E, dal canto suo, Rommel mostrò cli essersi reso conto del disagio in cui versava il comandante superiore.

Al rovescio subìto ad El Alamein si era infatti aggiunto lo sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese. L'apertura di un nuovo scacchiere colse il Comando Supremo e l'OKW praticamente di sorpresa. A dispetto delle segnalazioni del


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-M AGGIO 1943..,_ } _ __

7[9

servizio informazioni sin dai primi di ottobre e dell'apprezzamento di Supermarina a fine mese, l'imminenza di un'operazione così imponente non aveva evidentemente trovato credito. Altrimenti sarebbe incomprensibile, prima ancora che ingiustificabi le, che nessuna misura concreta abbia fatto seguito alla generica ammissione di un'emergenza del genere da parte di Mussolini e di Cavallero. I più apertamente increduli ad un'iniziativa alleata nel Marocco o nell'Algeria fu rono i tedeschi; in parte perché troppo tardi si resero conto del gravissimo fallimento dell'azione contro i convogli in navigazione nell' Atlantico , in parte perché non vollero mai ammettere che i francesi , invece di resistere contro un' invasione anglo-americana, avrebbero finito per assecondarla. Quest'imprevidenza dell'Asse costò cara, provocò una grave incertezza strategica e portò ad intervenire in Tunisia all'insegna di una perniciosa improvvisazione. In un primo momento, infatti, «Il nostro intervento in Tunisia - aveva detto Cavallero a Kesselring - è l'unico modo per salvare ancora la Tripolitania»4 . Un paio di giorni dopo egli sostenne con il gen. von Rintelen la convenienza di rinunciare alla Cirenaica e raccogliere le forze in Tripolitania, sfruttando le maggiori possibilità di rifornimenti presentate dai porti tunisini. La Tripolitania, asserì, rivestiva importanza determinante in quanto l'asseffagliarsi nel piccolo spazio tunisino avrebbe condotto in breve tempo alla resa5 . Pochi giorni più tardi - preceduto ,da un'enfatica direttiva di Mussolini di «difendere la Tripolitania fino all'estremo e, se necessario, con atti di eroismo tali che debbano costituire una vera e propria epopea»6 - fece una rapida visita in Libia ed espose a Bastico il suo pensiero, vale a dire preparare una solida difesa sulla linea Marsa el Brega-el Agheila-Marada, con un'avanstruttura di sicurezza ad Agedabia. Al rientro a Roma il punto di vista cli Cavallero era mutato: «Comunque - disse a Kesselring - il problema principale è ora Tunisi. Se perdiamo la Libia potremo ancora agire. Se perdiamo la Tunisia non sarebbe più possibile fare altro». Quando però von Rintelen gli pose il quesito se non convenisse ritirarsi a Gabès invece cli voler tenere la Libia ad ogni costo, rispose che «se ci ritiriamo a Gabès anche la Tunisia è

4

Diario Cavallero, data 8 .11.1942. [bidem, data 10.11 .1942. 6 Diario storico del Comando Superiore Libia, data 8.1 1.1942.

5


720

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI t)I GUERRE lTAUANE

perduta. Quindi occorre dire a Rommel che su el-Agheila si deve fermare definitivamente»7 . Rommel non era affatto convinto di poter sostenere una battaglia ad el-Agheila, con il deserto sirtico alle spalle, ed avrebbe preferito trasferire senz'altro la fanteria 400 chilometri più a tergo, all'altezza di Buerat el-Hsum, all'estremità occidentale della Sìrtica: le poche unità meccanizzate lasciate ad el-Agheila sarebbero state sufficienti per obbligare l'avversario a montare un attacco evitando poi l'impegno di una battaglia. Il 19 novembre Rommel telegrafò a von Rintelen: «Prego comunicarmi quali deduzioni sulla futura condotta delle operazioni hanno tratto il Duce ed il Comando Supremo dal mio rapp01to del 17 novembre sullo stato e la forza dell'armata. In caso si venga a battaglia sulle posizioni di Marsa Brega, i reparti non motorizzati italiani subiranno, secondo ogni probabilità, la stessa sorte dei loro camerati di El Alamein. ( ...). Per questo ripeto la mia preghiera, già più volte inoltrata, di motorizzare le unità a piedi mediante assegnazioni di automezzi de11'Intendenza» 8.

Bisogna dire che anche a Roma cominciava ad affiorare qualche dubbio . Il 17 novembre il capo di S.M. dell'Esercito, gen. Ambrosia, poco impressionato dal perentorio ordine di Mussolini di resistere ad ogni costo sulle posizioni occupate, domandò apertamente quale scopo si proponesse di conseguire una resistenza ad oltranza ad el-Agheila e non esitò ad aggiungere che, considerata l 'eventualità, pur soltanto teorica, di perdere la Libia, occorreva riflettere bene se convenisse spedire altre truppe oltremare. Cavallero elencò una serie di motivi obiettivamente abbastanza validi, tra i quali il fatto che l'abbandono sic et simpliciter della Tripolitania avrebbe portato subito l 'ACIT sulla linea degli Chotts tunisini, dando vita ad una deprecabile «cittadella della capitolazione», ma finì per ammorbidire il concetto: non resistenza ad oltranza, bensì una resistenza quanto più a lungo possibile9 . Intanto Bastico aveva comunicato, il vivo desiderio di Rommel cli conferire con Cavallero al più presto ed in effetti un chiarimento di persona era diventato indispensabile ed urgente. In fondo, tutti i capi milita-

7

Diario Cavallero, data 15.11.1942. Diario storico del Comando Supremo, data 19.11.1942, ali. 1501 bis. 9 USS ME, Verbali delle riunioni, cit., III, verb. n. 289. 8


ri riconoscevano la necessità di evitare che l' ACJT venisse costretta ad accettare battaglia. La diffcrenz,a di visione operativa risiedeva nel fatto che Cavallero e Kesselring intendevano che l' intera ACIT rimanesse ad el-Agheila sino a che il nemico non si fosse schierato per l'attacco, mentre Rommel considerava questo atteggiamento troppo pericoloso e compromettente ai fini del ripiegamento su Buerat, soprattutto per le fanterie italiane. Diciamo pure che Bastico, inizialmente concorde con Cavallero e Kesselring, aveva preso a dubitare dell'entità e tempestiv ità dei r iforn imenti promessi dal Comando Supremo. Il 24 mattino si incontrarono al campo di aviazione presso l 'Arco dei Fi1eni Cavallero, Kesselring, Bastico e Rommel. Erano presenti anche il gen. Bemasconi , comandante della 5n squadra aerea, ed il gen. Seidemann, Fliegerflihrer Afrika . Rommel riepilogò la situazione e le notizie sull'entità delle forze britanniche che , secondo le sue previsioni , l'avrebbero attaccato nel giro di due-tre settimane e concluse: «L'armata ha impiegato tutto per tenere il fronte di Marsa Brega-Mara ua, ma le sue forze sono limitate e non si potrà fare nulla se dovesse avvenire uno sfondamento della posizione. A tergo si trovano delle truppe quasi disarmate. Se ven-à ingaggiata battaglia sulla predetta linea, non sarà poi possibile organizzare una qualsiasi altra difesa verso Tripoli. Gli ordini avuti dal Duce sono stati di difendere questa posizione ed essa sarà difesa ( ...)» 10 •

Evidente il tono polemico ciel discorso. Al termine di una lunga discussione, Caval1ero e Kesselring ripartirono in aereo. Di proposito il primo aveva evitato di giungere ad esplicite determinazioni: preferiva impartirle eia Roma con l'avallo di Mussolini e voleva anche riparlare della questione con Kesselring , dopo un completo riesame del piano dei trasporti oltremare. Le direttive inviate da Cavallero, pur sotto un'impostazione apparentemente intransigente, indjcarono una linea di condotta di compromesso: «Ho riferito al Duce quanto espostomi colloquio 24 corrente. Duce dispone: I 0 Prolungare quanto più possibile an-esto su linea Marsa Brega tenuto presente che periodo piogge sarà verosimilmente at nostro favore . 2° Al più presto attaccare decisamente avanguardie nemiche in presenza per riprendere iniziativa et imporre ad esse deciso arresto ( ...). 4° Ripiegamento su linea Bucrat può essere considerato nel solo caso che un attacco nemico in forze decisamente prevalenti si delineasse( ...)».

10

Diario Cavallero, data 24.11.1942.


722

POLITICA E STRATEGJAh'I CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Comunque, il movimento retrogrado doveva essere autorizzato dal Comandante superiore, al quale, a sua volta, veniva imposto di «chiedere autorizzazione Duce salvo caso di assoluta urgenza, nel qual caso potrete decidere direttamente» 11. Bastico passò le direttive a Rommel, attenuandole nella prescrizione di attaccare al più presto le avanguardie britanniche e lasciando libertà di decisione in merito. ll 29 novembre un messaggio dell'ACIT colse alla sprovvista il Comando Superiore. Bastico allibì: «Vi comunico - gli scriveva Rommel - che mi sento obbligato di conferire personalmente col Fiihrer, comandante supremo delle forze germaniche, sulla situazione ed approvvigionamento delle forze tedesche dell'armata corazzata d' Africa. Partenza il mattino del 28.1 1.1 942, ritorno entro l-2 giorni. Nel frattempo assume il comando il generale delle truppe corazzate Fehm, 12 .

Un contegno siffatto era, a dir poco, sbalorditivo. «Solo in questo momento (ore 14) - Bastico telegrafò immediatamante a Roma - ( ...) sono informato che maresciallo Rommel, senza chiedermi autorizzazione, est pa11ito per Germania. Mi astengo da qualsiasi commento» 13 . Verso le 15 di quello stesso 28 novembre Rommel giunse all ' aeroporto di Rastenburg, nella lontana Prussia orientale. Lo attendevano il maresciallo Keitel ed il gen. Jodl, entrambi estremamente cauti e riservati. Alle 17 fu ammesso alla sala conferenze della Wolfschanze e l'accoglienza di Hitler fu dura: «Come osa lasciare il suo Comando senza mio permesso?». Rommel descrisse le tribolazioni dell 'armata durante la battaglia di El Alamein e la ritirata e questo fu il solo argomento che riscosse l'approvazione del Fiihrer, il quale si degnò di definire esemplare ed unica la condotta delle operazioni sino a quel momento. Ma quando Rommel illustrò le deficienze del! ' ACIT, i difetti delle attuali posizioni e le urgenti ed ingenti necessità di rifornimento, l'atmosfera, già tesa, si inasprì di colpo. Hitler contestò la debolezza delle truppe tedesche , mostrò ch iaramente di ritenere esagerate le richieste avanzate. Rommel allora, esacerbato per le ingiuste accuse, si accalorò e sostenne la necessità di dare per inevitabile l'evacuazione dell'Africa e più o me-

11 Ibidem,

data 25.11.1942. Diario storico del Comando Superiore Libia, data 28.1 1.1942. 13 Ibidem, data 28.11.1942. 12


LA CAMPAGNA DJTUNJSIA (NOVEMBRE 1942-MAGGlO 1943)

no breve scadenza e, di conseguenza, J'opportunità dj salvare quanto più possibile dell'armata. L'accenno ad una Dunkerque tedesca «ebbe l'effetto di una scintilla nel barile delle polveri» annotò Rommel. Hitler si trovava alle prese con la difficilissima situazione creatasi sul fronte russo, ove la 6" annata ed una parte della 4a armata corazzata erano state in quei giorni accerchiate a Stalingrado, e psicologicamente rifiutava dj preoccuparsi degli avvenimenti del teatro nordafricano. Scattò infuriato ed investì Rommel. Mai egli avrebbe consentito l'abbandono dell'Africa: esistevano motivi politici che imponevano la conservazione cli una testa di ponte oltremare , ed alluse' alle ripercussioni che simile atto avrebbe provocato in Italia. In definitiva, nemmeno a pensare di lasciare la Tunisia e nemmeno la Trjpolitania. Ad ogni modo, essendo innegabile il logorìo subito clall' ACIT, sj impegnò a far giungere uomini, mezzi, rifornimenti, una ventina di pezzi eia 88 di nuovo tipo ed un certo numero cli carri 11ger. Il Reichmarschall Goering, munito cli pieni poteri, doveva accompagnare Rommel a Roma per trattare la questione con il Comando Supremo 14 . A Roma l'inizio non fu molto promettente. All'arrivo, nel pomeriggio del 30 novembre, furono ricevuti da Kesselring, il quale sorrise ironicamente all'idea avanzata da Rommel e caldeggiata da Goering cli fare massa con tutte le forze dell'Asse in Tunisia per attaccare violentemente gli inesperti americani in Algeria, giudicandola una scusa per abbandonare la Libia 15 . A suo avviso «alla fine di novembre, raggiunta la gola cli el-Agheila, era ormai scongiurato ogni pericolo immediato per l'armata cl' Africa» 16 . Più tardi MussoJini ricevette a palazzo Venezia i visitatori. Non esiste un verbale della riunione, ma Rommel ne fornì un riassunto abbastanza chiaro. Per quanto concerneva la difesa della Tripolitania, pare che Mussolini abbia accolto senza drammatizzare la preferenza di Rommel per la linea di Buerat. Infatti decise di dare il via, o meglio di accelerare l'approntamento delle predette posizioni, portandovi subito le truppe non motorizzate. La difesa della linea Marsa el Brega-Maracla doveva naturalmente continuare finché possibile. A conti fatti, Rommel vedeva so14 E. ROMMEL,

Guerra senza odio, cit., pp. 332-333 . Cfr. D,wm IRVING, La pista della volpe, cit., p. 262. 15 D. IRVING, La pista della volpe, cit., pp. 259-262. 16 A. KESSELRJNO, Memorie di guerra, cit., p. 152 .


724

POUTICA 13 STRATEGlA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

stanzìalmente accolto ìl proprio pensiero , anche se sul piano fom1aie esisteva qualche condizionamento: sì alla linea di Buerat, sì al ripiegamento delle fanterie , sì alla protezione del movimento retrogrado ad opera delle truppe corazzate, ma reazione manovrata contro il nemico e conservazione il più a lungo possibile delle attuali posizioni. «Era già qualcosa» commentò Rommel 17 • Da rilevare che non una parola venne spesa da Cavallero per richiamare duramente Rommel circa la grave mancanza commessa. Ba.stico avrebbe ben meritato tale presa di posizìone. Per completare il quadro, Goering inviò al Fi.ihrer un rappOLto evidentemente assai pesante e crìtìco, perché Hitler, data una rapida scorsa al messaggio, lo avrebbe passato al gen. Jodl osservando: «Il Reichmarschall dice che Rommel ha perso l'autocontrollo» 18 .

*

*

*

Rommel rientrò in Africa il 10 dicembre assai turbato. Si era formato il convincimento di dover contare soltanto sulle proprìe forze e pensava tristemente che <<sarebbe stato necessaria la massima mobilità per impedire che un qualsiasi ordine ìnsensato portasse all'annientamento dell'armata». Non nascose ai suoi collaboratori la delusione per la scarsa sensibilità mostrata clall 'OKW per la drammatica situazione in cui si trovava l' ACIT e questo peggiorò il clima psicologico. Ma, stando ai suoi ricordi, c'era qualcosa di nuovo, molto più importante. Certe considerazioni jndubbiamente circolanti fra i tedeschi e forse alcuni accenni colti qua e là in ambito italiano portarono Rommel a gravi conclusioni. «L'artificiosità dell'Asse - annotò - veniva profondamente sentita da molti italiani, i quali perciò credevano che nel successo finale noi avremmo avuto poco riguardo ai loro interessi. Era opinione generale che una crisi politica interna minacciasse Mussolini nel caso che si fosse perduta la Tripolitania ( ...). Una gran parte degli italiani non voleva più essere della partita e rifletteva sul modo migliore di ritirarsi» 19 . Appena riassunto il comando dell'armata, Rommel sospese l' avviamento e l'impiego in linea di truppe non motorizzate e chiese un ab-

17 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 336. 18 D. lRVJNG , La pista della vol.pe, cit., p. 262. 19 E. ROMMEL, Guerra senza odio, cit., p. 337.


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

_ _ _.,.:.725

boccamento con Bastico. Sapeva indispensabile un colloquio, nonché un accordo, almeno di massima, sul da farsi. La mattina del 3 dicembre i due marescialli si incontrarono sul campo di aviazione di Tamet, ad ovest di Sirte ed esaminarono la situazione. L' AClT raggiungeva complessivamente gli 83 mila combattenti, dì cui 33 mila italiani20 e 50 mila tedeschi. Le disponibilità di carri medi ammontavano a 42 mezzi italiani e 54 tedesch i. Per gli automezzi, risultavano disponibil.i 3 .700 veicoli efficienti e poco più di 1.500 inefficienti italiani, mentre i tedeschi, secondo Kesselring, potevano contare su 10 mila automezzi efficienti. Tirate le somme , Bastico e Rommel convennero sull'opportunità di iniziare l'arretramento delle fanterie su Buerat nella notte sul 6 dicembre. Le truppe meccanizzate (in prevalenza tedesche) avrebbero costituito retroguardia con il compito di ripiegare combattendo. Ma entrambi erano preoccupati e Bastico indirizzò al Comando Supremo una lettera assai ferma, rilevando l'irrisorio quantitativo di rifornimenti ricevuti a dispetto delle grandi promesse. «Questa situazione, che non esito a definire angosciosa - scrisse - diventa ogni giorno cli più dì dominio pubblico et si va diffondendo nonostante ogni sforzo, la non infondata sensazione che la Libia sia abbandonata a se stessa»21 . Il 12 dicembre ebbe inizio un complesso di azioni locali da parte britannica, chiaramente a titolo di «prologo» dell'imminente offensiva. Considerati perciò l'ordine del Comando Supremo di evitare una battaglia decisiva sul posto, l' impossibilità di ricorrere ad una reazione manovrata per carenza di benzina e la probabilità di un aggiramento dal sud , Rommel decise cli cominciare subito l'arretramento delle unità mobili. Mentre però era in pieno sviluppo lo sganciamento dalle posizioni di Marsa el Brega-el Agheila-Marada e con ogni sforzo si andava sistemando la linea di Buerat, in Rommel tornò ad affiorare l'orientamento di trasferire l' ACIT in Tunisia, per riunirla alle altre forze dell'Asse ivi raccolte . Bastico, messo al corrente da Mancinelli che la tesi stava conquistando molti ufficiali tedeschi, si rivolse a Cavallero chiedendo esplicite direttive: iniziare senz'altro , con le necessarie cautele , lo sgombero 20 Le divisioni di fanteria italiane rimesse in sesto erano la 1i-ies1e, la Spezia, la Pistoia e la Giovani Fascisti. 2 1 Diario storico del Comando Superiore, data 11.12.1942. La lettera urtò la suscet· tibilità del Comando Supremo, che replicò con sufficienza.


726

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUER RE ITALIANE

LO SCHIERAMENTO DELL' ACIT AD EL-AGHEILA (1 ° dicembre) I

.

.

--~i1Wct~ .'-..\I '- ......_

·-...

/

i

/

/

I

\.

---·'--.. I

\

.

\

\

\

l \

o I

'· s~ I \

-·- ·- ......

\

. ....__

"·


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO'-'l-"" 94:::, 31_ __

727

logistico e di qualche reparto in Tunisia, oppure difendere sino all'estremo la Tripolitania tutto sacrificando?22 Cavallero rispose che, poiché l'entità del potenziamento delle truppe in Tunisia dipendeva dal tempo disponibile, il Duce aveva stabilito lo scopo da conseguire: massimo guadagno di tempo. Di conseguenza, <<SU linea Buerat truppe ACIT si fermfoo con compito di resistenza ad oltranza. Fate conoscere at maresciallo Rommel che questo est ordine categorico del Duce»23 . Bastico trasmise ali' interessato il messaggio , ma non se la sentì di avallare un equivoco di fondo e replicò al Comando Supremo confermando l'indilazionabile necessità di inviare in Tripolitania i mete1'iali rich iesti e promessi. «Altrimenti - avvisò senza ambagi - escludo che Rommel possa attenersi ordine ricevuto» 24 . Infatti Rommel esplose e, polemicamente, pose il netto quesito: o difesa ad oltranza della posizione di Buerat, con implicito pericolo di annientamento, oppure immediata messa i n salvo delle fanterie lasciando i.n posto solo elementi meccanizzati. «Si prega di voler dare immediata decisione. L'armata continua a difendere fino a nuovo ordine»25 . Il quesito fu rivolto a Bastico e, tramite von Rintelen, al Comando Supremo ed all'OKW. Cavallero si trovava in treno , di ritorno da Rastenburg, dove, come sappiamo, aveva incontrato Hitler. Fu molto seccato, anche perché Hitler gli fece chiedere a quale partito intendesse attenersi. Nella ridda di messaggi che si sussegu irono e si incrociarono , alla fine Bastico comunicò a Rommel che il Duce ordinava di «resistere a Buerat con la massima decisione ed il più a lungo possibile» in modo da consentire l'afflusso in Tripolitania, via Tunisi, di rifornimenti e rinforzi26 . li fatto era che Cavallero e soprattutto Kesselring non credevano al~ le difficoltà lamentate da Rommel; anzi Kesselring era addirittura convinto che l' ACIT fosse in grado di contrattaccare e guadagnare «almeno qualche settimana» 27 . Tuttavia Bastico, pur dissentendo in parte dalle vedute di Rommel , non chiudeva gli occh i di fronte alla realtà né era molto disposto a tacerla . Il 26 dicembre sentì il b isogno di insistere senza mezzi termini con il

22

Ibidem, data 15.12.1942. Diario Cavallero, data 19.12.1942. 24 Diario storico del Comando Superiore, data J9.12.1942. 25 Ibidem, data 20.12.1942. 26 Ibidem, data 21 .1942. 27 Diario Cavallero, data 22.12. 1942. 23


728

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI 01 GUERRE ITALIANU

Comando Supremo e lamentò che difficoltà di rifornimenti potessero limitare la decisione del comandante ed indurlo a prendere iniziative avventate. Occorreva assolutamente provvedere «con mezzi eccezionali e senza tardare un giorno ( ...). Rifornimento eccezionale est conditio sine qua non per potersi difendere» 28 . Dovendosi ammettere il fallimento dei calcoli per sostenere la lotta in Tripolitania, una resistenza spinta fino all'annientamento non avrebbe avuto senso, quindi il ripiegamento passo a passo dell' ACIT da Buerat alla linea degli Chotts diventava scelta obbligata e la rimessa in efficienza delle posizioni di Gabès urgente. Cavallero inviò a Tripoli il gen. Gandin con direttive di Mussolini. In sostanza, si trattava di guadagnare sei-otto settimane opponendo resistenze in successione di tempi a Buerat, Homs, Tripoli, Zuara, Gabès 29 . Bisogna riconoscere che, in un momento di tensi.one così elevata ed in una situazione tattica tanto difficile, poco fu compiuto dal Comando Supremo e dall'OKW per rendere più sopportabile l'onere della lotta a chi conduceva le operazioni in Libia. Alla limitata chiarezza di vedute in campo strategico si aggiungeva una strana tendenza a complicare le cose. Ce1tamente esisteva un problema Rommel. Gandin avvertì Cavallero che Rommel era ossessionato dal timore di non arrivare in Tunisia prima cieli' occupazione di Gabès da parte britannica e che «se non si accetta tesi Rommel occorrerebbe sostituirlo perché egli mal esegue ordini in contrasto con intendimenti da lui manifestati, anche perché, come ha ripetutamente espresso, non vuole nuovamente esporsi accusa abbandono truppe italiane»30 . Cavallero e Kesselring pensarono bene di volare in Tripolitania ed in Tunisia per rendersi conto di persona dell'andamento delle operazioni. Il 6 gennaio 1943 incontrarono Bastico e Rommel al Comando dell' ACIT. Per quanto l'avversario si mostrasse assai poco aggressivo, non potevano sussistere dubbi sul suo prossimo attacco, essendosi certamente reso conto della manovra in atto da parte dell'Asse. Kesselring sostenne che l'ACIT non avrebbe incontrato ostacoli a ripiegare lentamente verso la Tunisia, anche perché il gen. Fougier aveva assicurato il concorso della R.

28 Diario storico del Comando Superiore, data 26.12.1942. 29 Diario storico del Comando Supremo, data 27. 12.1942, ali. 1949. Cfr. Diario

Cavallero, pari data. 30 Diario storico del Comando Superiore, data 31.12.1942.


LA CAMPAGN,\ DI TIJN1SIA (NOVEMllKE 19-12-MAGGIO 19-1,11__

__ 729

Aeronautica al Fliegerfiihrer Afrika. Cavallero, dal canto suo, ammise apertamente l'inevitabilità di sgomberare la Libia, constatata l'impossibilità di un accettabile flusso di rifornimenti. Tutte le speranze in proposito erano naufragate nonostante gli sforzi immani e di fronte al clil.emma se tenere la Tunisia o la Tripolitania non esistevano più incertezze. Poi Cavallero e Kesselring si recarono a Medenlne per visitare Je fortificazioni francesi di Mareth. Come già si sapeva, esse costituivano un buon appogg io per quanto da sistemare e riordinare radicalmente. I due marescialli rientrarono a Roma persuasi dell ' ineluttabilità di affro?tare il problema della persona di Rommel. Cavallero, saputo che Kcsselring stava per recarsi a Rastenburg a conferire con Hitler, gli disse in via «strettamente personale e confidenziale» che Mussolini riteneva oppo1tuna la sostituzione del comandante dell' AClT. Il 15 gennaio Kesselring tornò dalla Germania ed informò che l'accerchiamento a Stalingrado della 6" armata cli Paulus e l'andamento generale della guerra in Russia obbligavano l'OKW a riprendere in esame il problema africano in relazione alla diminuita disponibilità di n·uppe e di mezzi . In altri termini, dalla Germania non c'era da attendersi molto. Proprio quel giorno il XXX corpo del gen. Leese attaccò la linea ad est di Tripoli in un quadro di assoluta padronanza del cielo. Il rapporto d i forze calcolato dal servizio informazioni dava a Rommel poche speranze: - carri armati: 93 deU' Asse contro 650 britannici; - autoblindo: 33 contro 200; - pezzi da campagna: 170 contro 360; - pezzi controcarri: 177 contro 200; - aerei: 150 contro 4-500 .

L'eccessivo divario cli forze, la carenza cli automezzi e la scarsità di carburante angosciavano Rommel , al punto che si lasciò andare a fosch e previsioni: probabilità di vedere gli inglesi a Tripoli già il giorno 20 e seri dubbi di riuscire a portare a Mareth il grosso delle fan terie italiane, talché risolse sui due piedi cli effettuare un nuovo ripiegamento, dandone conoscenza al Comando Superiore solo ad ordini già diramati. Cavallero e Kesselring pensarono bene, allora, di tornare nuovame nte in Africa. Il 20 gennaio, a Tunisi, ebbero un lungo colloquio con il gen. von Arnim, comandante della 5a armata tedesca schierata nella Tunisia settentrionale, fronte ad ovest.


730

_ __ _ _....,_ P= OL=!T=!CA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Rommel, che aveva g ià abbandonato con il grosso le posizioni di Homs-Tarhuna, li raggiunse e spiegò la propria repentina decisione di portarsi a ridosso cli Tripoli come necessaria per fare cadere la minaccia cli avvolgimento dell'intera ACIT da sud. Cavallero, per nulla persuaso della validità del motivo, gli significò seccamente che <<il Duce mi ha dato l'incarico di comunicarvi che vi richiama all'osservanza delle direttive da lui impartite»3 1• Dopo lunga discussione e polemiche prese di posizione di Rommel, Cavallero finì per autorizzare I'ulteriore ed immediato arretramento cli due terzi delle fanterie alla linea di Mareth ed il ritiro delle retroguardie lasciate a Homs ed a Tarhuna. Nella conversazione finale, a quattr 'occhi, fra Cavallero e Kesselring giunse a maturazione un problema da troppo tempo in sospeso . A provocare il definitivo chiarimento fu lo stesso Rommel, il quale dichiarò di sentire il bisogno assoluto di un lungo riposo al termine della ritirata a Mareth. li 22 arrivò al Comando Superiore la decisione ultima cli Mussolini: dovendo scegliere fra la resistenza a sud-est di Tripoli con l'inev itabile ann ientamento clell' ACIT e la rinuncia alla lotta con il salvataggio della massa corazzata a Mareth, era meglio salvare l 'A CIT, possibilmente al completo. Subito Rommel ricevette il via e Cavallero rientrò in Italia. Il 23 gennaio, dopo lo sgombero delle retroguardie dell ' Asse, gli inglesi entravano in Tripoli. Le sei settimane che il Comando Supremo aveva posto come lasso di tempo minimo da guadagnare si rid ussero ad una sola, dal 15 al 23 gennaio. Fino all'ultimo Rommel riuscì ad agire come volle. Forse , come sostenne Bastico , avrebbe potuto guadagnare un paio cli setti mane in più senza eccessiva difficoltà. Forse agevolò la soluzione del problema logistico di Montgomery abbandonandogli Tripoli. Sta di fatto che salvò l 'ACIT e la portò in buone condizioni di efficienza sulle posizioni di Mareth. Ed in questo fu ammirevole. Alle ore zero del 31 gennaio, quando il passaggio delle trupppe oltre frontiera poteva considerarsi ultimato , Bastico cedette il comando cli tutte le forze italiane dislocate nella Tunisia meridionale a Rommel ecl il Comando Superiore Forze Armate della Libia cessò di funzionare. Rommel, la cui domanda di licenza per motivi di salute era stata accolta, avrebbe lasciato l' ACIT una volta schierata sulla linea di Mareth. Il gen. Messe era in arrivo per assumere il comando della nuova I" annata italiana. 31

Diario Cavallero, data 20.1.1943.


Ma c'era dell'altro . La perdita della Tripolitania, vale a dire l'abbandono dell' intera L ibia, dette a Mussolini una scossa. P ur avocando a sé le più importanti decisioni di carattere strategico, egli scaricava abitualmente sui «tecnici» gli insuccessi lavandosene tranquillamente le mani. Ora però, in presenza d i una sconfitta di tali proporzjoni e, più in generale, del la disastrosa piega presa dalla guerra , avvertiva la necessità di indicare un responsabile ali 'opinione pubblica turbata ed allarmata. Peraltro occorre anche dire che le critiche nei confronti di Cavallero erano estremamente aspre e diffuse . Così il 30 gennaio questi venne d' improvviso esonerato dalla carica di capo di S.M. Generale. Gli subentrò il gen . Ambrosio, che lasciò la carica d i capo di S.M. dell'Esercito al gen. Rosi. Al posto di quest'ultimo, comandante della 6" armata in Sicilia, passò il gen. Roatta, il quale a sua volta cedette la 2" armata in Croazia al gen. Robotti.

2. L 'OPERAZIONE T ORCH E LA REAZIONE DELL'ASSE L' apparato predisposto per l'operazione Torch (sbarco nel Nord africa francese) , destinato a compiere il primo passo per capovolgere le so,ti dell a guerra, fu il più rilevante e completo messo insieme sino allora per un' impresa anfibia senza precedenti. Secondo il piano diramato il 20 settembre, gli sbarchi dovevano essere effettuati su un certo nu mero di spiagge in c01Tispondenza di Casablanca, Orano ed Algeri. Raggiunti gli obiettivi iniziali - comprendenti il porto e gli aeroporti viciniori -, la testa di sbarco di Casablanca e di Orano venivano unite per consentire l'afflusso della 5" armata americana, incaricata d i fronteggiare la possibile minaccia tedesca dalla Spagna o disordini nel Marocco spag nolo. Quella di Algeri doveva ingrandirsi fino a permettere la messa in campo della 13 armata britannica, cui spettava muovere verso la Tunisia. Le unità dirette a Casablanca partivano dagli Stati Uniti , le altre dalla Gran Bretagna . Il corpo di spedizione ammontava complessivamente a 65 mila uomi11i, ripartiti in tre aliquote: la Western Task Force (gen. Patton) con 25 mila uomini, la Center Task Force (gen. Fredendall) con 18.500 uomini e la Eastern Task Force (gen . Ryder) con 20 mila uomini. L' insieme delle forze navali venne posto agli ordini dell'amm . Cunningham, quale <<comandante navale aUeato». Si trattava di più di 300 navi da guerra e circa 370 navi eia carico con oltre 400 mezzi da sbarco . Quanto alla protezione indiretta, nel Mediterraneo la H Force (amm . Syfret) doveva impedire al-


732

POLITICA 11STRATEGIA IN CENTO ANJ\l DI GUERRE ITAl.lANE

IL QUADRO GENERALE DELL'OPERAZIONE TORCI-I

t

, , ,,. \ .. _. ,- ... , ............ '

•

I


IL DTSPOSJTJVO ALLEATO PER L'OPERAZIONE TORCH comandante in capo gcn. Eisenhower capo di S.M. gcn . Bedcll Smith

.

sostituto comandante in capo gen. Clark

I

I

comandante navale alleato amm. Cunningham

comandante forze aeree U.S .A . gen. Doolittle

comandante forze aeree U.K. mar. Aria Welsh

I

I Western Task Force gcn.Patton

I

Ccnter Task Force gcn. Fredendall

Eastern Task Force gen. Ryder

aliquote delle: 3" D.f. USA 9' D.f. USA 2• D. cor. USA

aliquote delle: l" D.f. USA 1• 0 . cor. USA 1•B. anfibie UK

aliquote delle: 9" D.f. USA 34" D.f. USA 78" D.f. USA

25 .000 uomini 250 carri

18.500 uomini 180 carri

20 .000 uomini

la flotta fran cese di Tolone ed a quella itéùiana di intervenire. La G Force incrociava a sud delle Azzorre per garantire gli sbarchi in Marocco. Entro tre giorni dal giorno D, da GibilteJTa sarebbero partiti l 60 aerei per Casablanca, altrettanti per Orano e 90 per Algeri. Dopo sette settimane, cioè a fine dicembre, i calcoli prevedevano nel Nordafrica occidentale I .244 apparecchi di ogni tipo, compresi 232 di riserva, per il Western Air Command (gen. Dool ittle) e 454 per I' Eastem Air Command (mar. Welsh). Per quanto minuzioso il piano consentiva una certa elasticità di applicazione, soprattutto in alcune sue parti, e ciò a causa dell 'atteggiamento francese, che con ugual grado di probabilità, poteva ostacolare o age-


734 - - - - - - -- - - -

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

volare l'invasione. I contatti politici per il buon esito di Torch erano stati curati esclusivamente dagli americani e si incentravano sugli accordi stabiliti dal console generale ad Algeri, Murphy, con i1 gen. Mast, comandante della divisione di Algeri , disposto alla collaborazione. La situazione rappresentata da Murphy, sulla base cli informazioni francesi, sembrava in equilibrio instabile. Ma, a prescindere dall'attendibilità delle notizie sulle intenzioni tedesche, esisteva il non trascurabile problema della personalità francese da appoggiare quale massima autorità dell'Africa nordoccidentale. Date le circostanze, la scelta si presentava assai delicata e su ogni possibile leader esistevano perplessità. I principali esponenti locali erano il gen. Juin, comandante in capo delle forze terrestri ed aeree, ed il gen . Noguès, residente generale in Marocco, ma entrambi, pur sostanzialmente favorevoli agli Alleati, si mostravano palesemente incli.ni ad aspettare gli eventi . L'amm. Darlan, comandante in capo delle forze armate di Vichy, sembrava propenso a trasferirsi in Algeria po1tando seco la flotta di Tolone, però il personaggio appariva sfuggente, ambizioso e di incerta fede. Ci sarebbe stato a portata cli mano il gen. De Gaulle, ma il suo gesto di aperta sfida a Pétain e la sua attività a fianco degli inglesi gli avevano procurato una certa ostilità da parte degli ufficiali che consideravano il governo .di Vichy come il solo legale. Rimaneva la candidatura del gen. Giraud, comandante d'armata nel 1940 e molto noto per la sua fuga dalla prigionia in Germania. Al momento era a Lione sotto discreta sorveglianza della polizia. Insomma, era un grosso punto da risolvere. Fra le 19,30 del 5 e le 14 del 7 novembre, centoquaranta navi alleate entrarono nel Mediterraneo nella programmata sequenza. I francesi disposti alla coUaborazi.one, pur dovendo immaginare .imminente Torch date le voci sulle contromosse italo-tedesche, non supponevano neppur lontanamente che l'operazione fosse già avviata. Quando ne furono avvisati, rimasero esterrefatti, specialmente perché sembrava impossibile che il gen. Giraucl potesse lasciare la Francia prima del 20 novembre. Murphy si era fatto po1tavoce di questo imbarazzo ed il l O novembre aveva pregato Washington di ritardare il giorno D di un paio di settimane, tanto più che secondo il gen. Mast un preavviso così breve equivaleva quasj ad un «ultimatum di ostilità»32. Naturalmente nulla venne cambiato, con il risultato che sotto il profilo 32

M'-\RK CLARK , La 5° armata americana, Garzanti, J\!Wano 1952, p. 52. Liddell Hru1 commentò: «Il preludio diplomatico agli sbarchi fu una specie di miscuglio di elementi western ed.i elementi di racconto di spionaggio, il tutto condito da inte1mezzi comici, trasportato nel campo della sto1ia» (S1oria militare della seconda guerra mondiale, cit., p. 445).


L.A CAMPAGNA DI TUNISIA (NOV EM flRli 1942-MAGGIO I <)43)

__

politico la situazione non si sarebbe potuta aggrovigliare maggionnente. Il 7 novembre il gen. Giraud si presentò a Gibilterrn e si premurò di chiarire senza perifrasi che si attendeva di assumere jl comando supremo di tutte le forze alleate nel Norclafrica. Dopo una notte di discussioni con Eisenhower, consentl a farsi trasportare ad Algeri appena possibile per diventare il comandante in capo delle forze francesi e per cooperare con le truppe alleate. Senonché ad Algeri si trovava l'amm. Darlan , tornatovi d ' improvviso il 4 novembre per ragioni famili ari, e questi, in base ad un decreto del 24 giugno 1942, aveva pieni poteri su ogni questione di carattere militare riguardante la sicurezza cieli' Africa settentrionale ed occidentale francese! L'operazione Torch vera e propria ebbe inizio nella notte sull'8 novembre. J.n Marocco le paventate complicazioni si manifestarono sin dal principio. Il gen. Patton aveva sarcasticamente predetto seri guai provocati dall'incompetenza cieli' U.S. Navy e difatti si verificarono molti contrattempi e ritardi, tuttavia la confusione in campo francese consentì di prendere terra senza eccessivi inconvenienti. Ad Orano le cose andru·ono peggio a causa di una decisa reazione francese. Ad Algeri invece lo sbru·co alleato ebbe luogo senza particolari ostacoli. TI vero nodo da sciogliere era politico ed il suo valore determinante per l'intera Africa francese. TI 9 fu una giornata interlocutoria, anche se in Marocco e ad Orano continuò la resistenza francese. Il 10 mattina l'amm. Darlan , pressato dal gen. Clark, ordinò la cessazione delle ostilità «a nome del mareciaUo Pétain» . Non venne obbedito subito, perché sconfessato da Vichy, ma ben presto l'invasione tedesca della Francia meridionale si incaricò di sistemare tutto ed il 13 novembre si addivenne ad un accordo conclusivo: Dru·lan sarebbe stato Alto commissario e comandante delle forze navali; Giraud, comandante in capo delle forze terrestri ed aeree; Juin, comandante delle forze terrestri ed il gen. Mendigal, comandante di quelle aeree. Eisenhower non poteva immaginare la tempesta che il «compromesso con D,u-Ian» suscitò. Da troppo tempo l 'ammiraglio era presentato dalla stampa come un filonazista per poter essere ora accettato dal! ' opinione pubblica. Di fronte allo scoppio di indignazione popolare, Roosevelt ebbe l'idea peregrina di spiegare pubblicamente che l'accordo con Darlan era «soltanto un espediente provvisorio, giust ificato unicamente dalle attuali necessità belliche»33 . Ovvia ed inevitabile l' amarezza di D,u·lan ed il risentito malconte nto dei generali che l'avevano appoggiato. 33 W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, I , p. 254. La frase riprendeva un brano da una lettera personale di Churchill a Roosevelt in data 17 ..11 .1942.


736

POLITICA EST A.TEGIA IN CEN'l O ANNI l)I GUERRE ITALIANE

GLI SBARCHI DELL'OPERAZIONE TORCH

,

-....,_,

___ ',,

--,,,,

SPAGNA

/

___.:..._ .,.,,--

'


737

LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

Mentre si svi)uppava l'avanzata delle colonne alleate verso la Tunisia, )e truppe francesi si mobilitavano febbrilmente. Esse avevano morso il freno per più dì due anni. Con mìlle accorgimenti, pur subendo lariduzione di organico imposta dalle clausole d 'arm istizio, avevano nascosto armi, munizioni, materiali d'ogni genere un po' dovunque, ed ìl Comando in capo aveva approntato un piano di mobilitazione molto accurato. Cosicché la 19a regione militare (diventata 19° corpo d'armata) doveva fornire le divisioni di marcia dì Algeri, dì Costantina e di Orano , nonché una brigata leggera meccanizzata; il Comando Superiore del Marocco, due divisioni di marcia ed una brigata leggera meccanizzata; il Comando Superiore della Tunisia, un complesso di forze pari ad una divisione. Sul piano strategico si era affermata l'assoluta convinzione della difesa del Nordafrica contro qualunque tentativo ostile. *

*

*

I primi di novembre l'attenzione del Comando Supremo era naturalmente polarizzata sulla disperata lotta in corso ad El Alamein, ma il 4 sera, in una riunione ristretta, l'amm. Riccardi si mostrò impensierito per la forza navale in allestimento a Gibilterra . A suo avviso si trattava di un'azione in grande stile e molti sintomi facevano pensare ad un'operazione di sbarco . Anche i tedeschi, del resto, cominciavano ad agitarsi34. Venne subito posto mente alla Tunisia: l'operazione C 4, ossia l'occupazione della Tunisia da parte dell'Asse , presa in esame sìn dal precedente mese d.i luglio, aveva alla sua base 1' ip~tesi di contemporanei sbarchi alleati in Marocco ed in Algeria, nonché un atteggiamento francese inizialmente ostile agli invasori e successivamente, non appena delineatasi la nostra reazione, ostile all'Italia; il tutto sotto lo sguardo incerto ciel governo di Vichy e della flotta di Tolone . Il quadro con-isponderà esattamente alla realtà cli novembre. In fase stucljo la consistenza ciel corpo di spedizione italiano era stata ravvisata in nove divisioni di vario tipo (compresa una cli paracadutisti ed una corazzata) raggruppate in due corpi d 'armata, a loro volta inquadrati in un 'armata con relativi numerosi supporti, e con tutto il concorso possibile da parte della R. Marina e della R. Aeronautica. Peraltro, poiché una si mile disponibilità risultava chimerica, l'intera questione era rimasta in sospeso. 34

USSME, Verbali delle riunioni, cit., III, vcrb. n. 287 .


738

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRJ; ITALIANE

Il 6 mattina Kesselring si presentò al Comando Supremo. A prescindere dall'angosciosa situazione in cui versava I' ACIT, egli non esitò a palesare serie preoccupazioni per l'eventualità di uno sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese . Ormai le informazioni italiane riferivano di un primo convoglio di una cinquantina di navi in viaggio e, anche se quelle tedesche ancora non fornivano dati di questo genere, non si poteva ignorare che, ove ricavata la certezza dell'imminente apertura di un nuovo scacchiere africano, si imponevano due misure immediate: concentrazione di tutto lo sforzo aereo contro il convoglio piuttosto che a favore dell 'ACIT e sbarco cautelativo a Tunisi, anche per sostenere i francesi che intendessero battersi contro gli invasori. L'occupazione della Tunisia, già prospettata al Fi.ihrer, avrebbe consentito la tanto sospirata comunicazione fra la Sicilia e l'Africa, soggiunse Kesselring e chiese se l'Italia avesse previsto l'operazione. «Tutto è previsto e predisposto» si affrettò ad assicurare Cavallero, ma rilevò che avrebbe dovuto rinunciare all'operazione C 2 (Corsica) e che comunque uno sbarco senza il consenso francese avrebbe reso necessario il sostegno di una forza navale. E qui sorgevano le difficoltà: purtroppo la flotta italiana si trovava nell'impossibilità di agire a causa della nota mancanza di nafta35 . Perciò Cavallero concluse: «Prima bisogna vedere l'atteggiamento dei francesi . Se si difendono contro gli angloamedcani o sono almeno sicuramente neutrali la cosa è possibile, altrimenti non conviene»36 . In sostanza, l'atteggiamento assunto era di attesa di un chiarimento politico (comportamento francese in Marocco-Algeria in caso di sbarco alleato) e di difesa contro tentativi verso Sardegna e Corsica. Alla sicurezza della Corsica venne assegnata priorità uno. Da parte tedesca, pur nell'attesa di un chiarimento politico, l'orientamento era invece aggressivo. Nel tardo pomeriggio le informazioni si fecero più precise e più allarmanti. Il 7 mattina - mentre aerei del II Fliegerkorps e sommergibili dell'Asse davano principio al conlrnsto con la flotta d'invasione - Kesselring tornò al Comando Supremo accompagnato d,ù gen. von Rintelen e dall'amm . Weichold, per comunicare le direttive ricevute dall'OKW a favo35 La flotta italiana contava complessivamente su 6 navi da battaglia, 8 incrociatori , 21 cacciatorpediniere e 39 sommergibili dispo1ùbili, ma, a parte il fatto che solo con le navi da battaglia moderne ed i sommergibili sarebbe stato possibile contrastare il nemico a grandi distanze dalle basi, la situazione della nafta costituiva un vincolo insuperabi le. 36 Diario Cavallero, data 6. 11. l 942.


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942°.'v!AGGIO 1943)

739

re dell' ACJT: Hitler si era convinto che lo sbarco avrebbe avuto luogo a Tripoli ed a Bengasi per tagliare la ritirata a Rommel 37 . Più tardi von Rintelen informò, sempre per conto dell'OKW, che secondo notizie confidenziali spagnole i tre convogli principali erano diretti contro l'Italia (bombardamento aerei inglesi erano in corso a Savona, Genova e Milano), mentre altri convogli avrebbero sbarcato 50 mila uomini sulle sponde africane. Per quanto molto scettico sull'attendibilità di questa comunicazione, Cavallero ordinò l'allarme alla difesa costiera e la dispon ibilità di forze d'intervento in Liguria , a nord di Roma e fra Roma e Napoli. Nelle prime ore dell'8 novembre tutto si chiarì: sbarchi in atto in Marocco ed in Algeria . A sera l'amm. Darlan ordinò alle forze di Algeri di cessare il fuoco. Da quel momento ebbe inizio la reazione dell'Asse. Il pensiero di Cavallero circa la Tunisia era semplice: niente da fare perché mancava la disponibilità della flotta, mancavano i carri, mancavano i 20-30 piroscafi occorrenti per la spedizione. E mancavano anche le truppe, perché quelle destinate alla Corsica - la D.f. Cremona e la D.f Friuli - erano dotate di pochi pezzi controcarri e contraerei. Senonché un colloquio avuto con Mussolini a mezzogiorno del1'8 novembre rovesciò i suoi propositi.. Il Duce annunciò che l' amm. Darlan aveva chiesto aiuto, per il momento aereo, alla Gennania e che, di conseguenza, occorreva metter mano all'operazione Tunisia con la massima urgenza. Niente operazione Corsica: la Germania non concedeva il nulla osta38 . L'intera giornata del 9 trascorse nell'affanosa preparazione del contingente da trasportare subito in Tunisia e nell'attesa dei risultati del convegno chiesto da Hitler per l'immediato esame della situazione con i responsabili politici dell'Italia (partì Ciano, in sostituzione di Mussolin i in cattive condizioni di salute) e della Francia (Laval) . Ciano arrivò a Monaco, sede stabilita per la conferenza, verso le 22 e poco dopo ebbe luogo una prima riunione fra tedeschi e italiani. L'atmosfera era palesemente agitata ed altrettanto chiaramente nessuno si faceva grandi illusioni sulla probabilità che la Francia si schierasse dalla parte dell'Asse. Ad una iniziale confusa conversazione seguì un prolungato silenzio. Poi Hitler si volse bruscamente al maresciallo Keitel: «Marciamo subito sulla Corsica e sulla Francia. Quando si può comin-

37

38

E. VON

RINTELEN , Mussolini l'alleato, cit., p. 1.69. Diario Cavallero, data 8.11 .1942.


740

_ _ _ _ _ _ _ POLITlCA E STRATE(; IA IN CENTO ANNI Dl GUERRE ITALIANE

ciare?». La risposta di Keitel fu pronta: «Anche subito. Basta dare l'ordine di attacco. Non vi è da pensare ad alcuna resistenza seria»39 . L'andamento del convegno fu ben descritto daJla relazione del gen. Gandin, che aveva seguito Ciano: «Il ministro Lavai esordisce tessendo le lodi del trattamento usato dalla Germania alla Francia in regime d ' armistizio. Passa poi a rappresentare l'ostacolo delle rivendicazioni italiane e di un'eventuale occupazione di territori metropolitani e del Nord Africa francese . Hitler gli toglie la parola e l'invita a rispondere categoricamente ed inuuedi.atamente se il Governo francese consente a dare punti di sbarco alle truppe dell ' Asse in Tunisia. Alle tergiversazioni e disquisizioni di Lavai, Hitler scioglie la seduta. Chiama poi il maresciallo Keitel e gli ordina di preparare le disposizioni per l'invasione della Francia a pa11ire dal giorno 11 novembre, iniziando il movimento a ora che sar11 concordata con l'.ltalia, la quale dovrà agire nello stesso senso nella zona metropolitana francese, in Corsica ed in Tunisia(...). Impressioni. Grave apprens ione nel Ftihrer ed in tutti i capi militari. Il Maresciallo Goering ha ammesso che questo è il primo colpo duro che riceve l'Asse(...). Ho parlato col Ftihrer, col Marescial.lo Keitel e col Generale Jodl circa la visita compiuta il 6 novembre al Maresciallo Rommel. Tutti concordemente si sono dimostrati poco desiderosi di ascoltare le gravi notizie sul!' Armata corazzata italo-tedesca e sulla Libia, manifestando chiaramente di non essere appieno compresi della gravità della s ituazione in quelJo scacchiere ( ...)»40 .

TI giorno 11, dunqu e, il Comando Supremo dette il via alle o perazioni O (Ovest=Francia), C 2 (Corsica) e C 4 (Tunisia). I primi reparti della 4" armata (gen. Vercellino) passarono la frontiera a mezzogiorno; lo sbarco in Corsica cominciò nel pomeriggio. Che le djverse e contemporanee iniziative, decise pressoché all'improvviso e messe in atto repentinamente o quasi, si svolgessero all'insegna della perfetta regolarità nessuno potrebbe pretenderlo. Difatti, anche se esistevano progetti più o meno particolareggiati, si verificarono vari scompensi. Sull'occupazione della Francia meridionale si ebbe subito «un po' di ritardo» , come Cavallero comunicò a Mussolini, ma il fatto è che ben 39 40

L. SIMONI, Berlino, Ambasciatore d'Italia, cit., p. 287.

Diario Cavallero, data 11 .11 . I 942. Se a ,t\,'lonaco i tedeschi sembrarono «decisamente perdere la testa» <li fronte alle confuse notizie provenienti dal Mediterraneo, Ciano non scherzava: «Siamo finiti ed i tedeschi ancora non se ne rendono conto. Sono morti di paw·a, ma non credono alla disfatta. A<l aprile gli Alleati saranno in Italia e noi pagheremo per tutti» (L . S1MON 1, Berlino, Ambasciata. d'Italia, cit., p . 288).


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

741

raramente le grandi unità italiane hanno posseduto i mezzi di trasporto, il sistema delle trasmissioni e l'autonomia tattica e logistica necessari per agire con la spregiudicatezza e la forza richieste dalle circostanze, e, diciamolo pure, mancava quella particolare attitudine ad affrontare la novità e l'imprevisto che tante volte si è avuto modo di ammirare neJ1e formazioni tede::;che ai vari livelli. Di conseguenza, lo scopo veniva anche raggiunto, grazie alla buona volontà e sempre che assistiti dalia buona sorte, ma non con l'ordine e la compiutezza desiderati. L'operazione Corsica soffrì, forse, di un inconveniente di base: le redini furono sempre tenute dal Comando Supremo allo scopo di coordinare più rapidamente e più efficacemente le unità delle tre Forze Armate, però non pare infondato il rammarico del gen. Caracciolo , comandante della 5" armata in Toscana, quando seppe (giorno 12) che dalle ore zero del 13 doveva assumere la responsabilità della Corsica, inserendola nel quadro difensivo della Toscana . Quanto alla Tunisia, l'ipotesi operativa era stata considerata ìn un succinto studio dell' ufficio operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito dato in visione, pochi giorni prima, al gen. Sogno , comandante del XXX corpo incaricato della spedizione. A parte la sgradevole constatazione , fatta da questi, di uno studio del tutto teorico ed assolutamente avulso dalla realtà41 , il che costringerà ad affannosi ripieghi presi sul tamburo , si registrò subito uno spiacevole disguido, esagerato nelle sue conseguenze da Kesselring, ma che poteva benissimo essere evitato. Hitler aveva trattato Lavai senza alcuna preoccupazione di forma, ma con i militari francesi si mosse assai più cautamente. Intanto chiese a Pétain il consenso all'occupazione militare della Tunisia; poi fece prendere contatto con il residente generale francese, amm . Estéva; quindi nominò Kesselring responsabile delle operazioni contro gli Alleati, alle dirette dipendenze del~ l'OKW, vietandogli però di recarsi in posto. La componente italiana era stata ignorata, almeno per il momento. L'inopinato anivo a Tunisi dj ventidue Macchi 202 ìnsìeme con una formazione della Luftwaffe suscìtò un'immediata ed allarmata reazione ostile dei francesi, talché Kesselring si premurò di avvertire Cavallero. Fu con immaginabile imbarazzo che questi dovette spiegare a Mussolìni come, contrariamente ai tedeschi, il governo italiano non avesse preannunciato l'arrivo dell' unità aerea in Tu-

4 1 Relazione del gen. SOGNO, li XXX corpo d'armata italiano in Tunisia, USSME, Roma 1952, pp. 48-49.


POLJTlCA ESTIU,TEGIJ\ IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALJJ\NE

742

nisia. Di fronte alla presa di posizione verificatasi, Mussolini autorizzò il rientro dei velivoli in Sicilia. Un episodio del genere si commenta da solo. Comunque l'intero problema del Nordafrica francese rimaneva ancora in sospeso e giustamente Cavallero lamentò con von Rintelen la mancanza di un concreto programma comune dell'Asse. Il 12 novembre cominciò l'afflusso dei reparti tedeschi in Tunisia. Un paio di giorni più tardi iniziò quello del XXX corpo italiano. Il 16 giunse il gen. Nehring. Incaricato sui due piedi di accorrere all'ACIT, sulla linea di el-Agheila, a Roma si era sentito comunicare l'ordine di partenza per la Tunisia, dove avrebbe assunto il comando di tutte le truppe dell'Asse in posto. Le direttive di Kesselring furono chiare e ... franche: «È della massima importanta avanzare verso ovest per guadagnare libe1tit d'azione. Si dovrebbe raggiungere più o meno il confine Tunisia-Algeria. L'OKW ed io speriamo che Lei riesca nel suo compito di tenere Tunisi» 42 . Nehring si convinse, dunque, che in quelle circostanze la miglior difesa fosse l'attacco. Stando alle confuse notizie e segnalazioni, era a favore di Biserta che sembrava più urgente acquistare respiro. Perciò, come prima misura, ordinò ad un complesso tattico italo-tedesco di muovere verso Tabarka respingendo se possibile il nemico fino a Bona. Il 19 arrivò il gen. Gandin, mandato da Cavallero per risolvere un nuovo problema presentatosi al Comando Supremo: la prospettiva concreta di una pericolosissima puntata delle forze alleate su Sfax e Gabès. Se il nemico avesse raggiunto ed occupato questi due obiettivi, la Tunisia settentrionale - e con essa tutte le truppe dell'Asse sino allora sbarcate per fronteggiare l'operazione Torch - sarebbe rimasta isolata, con ovvie gravissime ripercussioni sulla possibilità di resistenza in Africa settentrionale. Non rimaneva che precipitarsi a presidiare in qualche modo la Tunisia centrale. Kesselring ordinò a Nehring dì occupare Gabès ed al II Fliegerkorps di sorvegliare la zona. Dal canto suo Cavallero dispose l'invio della 50a brigata speciale (gen. Imperiali) per l 'organizzazione di un settore Gafsa -Gabès-Sfax. La posizione italiana era tutt'altro che piacevole nei confronti dei francesi e dei tedeschi. Su formale <<Ìnvito» di Nehring, il gen. Lorenzel-

42 VoLKMAR KDHN,

Mit Rommel in der Wiiste - Con Rommel nel deserto, 2'' ed., Motorbuch Verlag, Stuttgart 1975.


1, A CAMPAGNA DI TUNfSlA (NOVEMBRE 1942·MAGGIO 1943) _

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __:. 7~43

li, comandante della D .f. Superga, dovette impartire disposizioni ai reparti di non esporre la bandiera nazionale, dovendo essi considerarsi ospiti. Per la verità, analoga direttiva era stata rivolta anche alle unità germaniche, ma per quanto ci riguardava era evidente l'intento di contrastare ogni possibile affermazione italiana sulla regione, con il pretesto di non urtare la suscettibilità francese e di pregiudicarne la collaborazione, ritenuta - con un ottimismo sconfinante nella superlicialità - possibilissima dalla maggior parte dei francesi. E neppure i rapporti italo-tedeschi andavano al meglio. Ciò dipendeva in buona misura dalle circostanze, ma certo il carattere di Nehring non ,iiutò il superamento dell' attrito iniziale. Il Comando del XC corpo tedesco aveva articolato la testa di sbarco in tre settori: settentrionale o di Bise1ta; centrale o Tunisi nord; meridionale o Tunisi sud. I primi due disponevano di truppe italiane e tedesche, il terzo era interamente italiano ed agli ordini del gen. Lorenzelli . Gli inconvenienti cli natura organica e logistka erano inevitabili. *

*

*

Con il trascorrere dei giorni il pr,oblerna dell'Africa settentrionale si complicava sempre pìù. Cavallero era persuaso che il nocciolo della questione fosse rappresentato dalla Tunisia. Avvertiva il dramma di mancare di tutto, anche di div ision i, visto che ormai bisognava por mente ad un' assai più consistente difesa del territorio metropolitano. Per sinùle esigenza, Ambrosia affermò necessarie dieci divisioni e, all'idea di Cavallero di richiamare dalla Russia il corpo d'armata alpino, suggerì, più radi~ calmente, di far rientrare l'intera ARMIR. Ma Cavallero non se la senti di affrontare Mussolini e l'OKW su tale argomento, prevedendo una rispo~ sta negativa, e preferì attingere dalla Balcania od anche dalla Francia. Peggio ancora, la situazione dei trasporti oltremare non accennava a migliorare nonostante le grandi speranze riposte nella testa di sbarco tunisina. Non solo , ma c'era da temere un ulteriore peggioramento della situazione nel giro di un paio di mesi , perché la conquista degli aeroporti della Cirenaica rendeva tutto più facile alla Mediterranean FLeet, rifornimenti a Malta compresi. Si era giunti ad un punto motto: Supermarina declinava ogni responsabilità e cliclùarava che il nodo strategico rientrava nella competenza di Superaereo e dell' OBS; questi si stringevano nelle spalle perché ormai l'impiego degli aerei e degli equipaggi stava raggiungendo il massimo li-


_

_ _ _!.O PO<.e:Le., l'l.!! 'lC,.:: A~E STRATEGJA lN Cl; NTO ANNI DI GUERRE JT;\LIANE

vello; in Africa, due eserciti chiedevano disperatamente rinforzi e rifornimenti perché dovevano battersi contro avversari superiori in ogni campo. Nell'impossibilità di trovare una soluzione, il problema di Malta venne del tutto abbandonato e l'attenzione concentrata sul piano terrestre. Nella notte sul 22 novembre, in una riun ione tenuta con Riccardi, Fougier, Kesselring e von Rfotelen, Cavallero volle toccare una questione di fondo: «Dobbiamo alimentare - egli disse - due teatri di guerra. Questi due teatri sono fra loro strettamente collegati. Dobbiamo renderci conto che lo sforzo che si fa per uno di essi non danneggia l' altro( ...), ma la nostra coscienza deve essere ben chiara su questo punto: se dovess imo conce1mare il nostro sforzo in una direzione, quale sarà questa? Certo la Tunisia. Si arriva così a.Ila seguente domanda: pensa il maresciallo Kesselring che le esigenze della Tunisia ci consentano di fare per Rommel il minimo che abbiamo detto? Se ciò non fosse, desidero saperlo subito per potermi regolare».

Kesselrìng replicò che quanto esisteva in Tripolitania doveva essere considerato a favore dell' ACIT e che soltanto una grave minaccia nello scacchiere tunisino avrebbe potuto indurre a toccare le forze di Rommel per porvi riparo. «In Tunisia - spiegò - si tratta di una corsa per guadagnare l'ora. In Tripolìtania si tratta di guadagnare l'ora e la settimana>>. Cavallero trasse le conclusioni: la condotta della guerra ne.i due scacchieri nordafricani costituiva un unico problema operativo. Ciò posto, non rimaneva che «seguire ora per ora lo svolgersi degli avvenimenti» e regolarsi in modo eia dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Questa, in sostanza, l'idea-guida43 . Inutile osservare che simile impostazione concettuale della condotta deUa guerra in Africa non appare molto incisiva. Per quanto lento ed irregolare fosse l'afflusso di truppe cieli' Asse in Tunisia, ancor più lenta ed irresoluta era cons.iderata a Londra l'avanzata alleata verso Bise1ta e Tunisi. ll diario del gen. Brooke registrava giornalmente lo scontento per l'insufficiente rapidità delle operazioni nel Nordafrica francese e per il rallentamento dell'offensiva cle11' 8" armata in Cirenaica. Nelle sue note personali Brooke si lasciò anelare a commenti critici nei confronti dell'azione di comando americana44 , ma pro-

43

Diario Cavallero, data 22.11.1942. Longanesi, Milano 1966, pp. 481-482.

44 ARTHUR BRYANT, Ali'al/acco,


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 19•12-MAGGIO 1943)

LE PRIME AZIONI IN TUNISIA (17-23 novembre 1942)

745


746

- -- - - - - - - - - ' -l'-"OL ='-lT .:..:cJC ='A :cE STRATEGIA IN CENTO ANN I Dl GUERRE ITALIANE

babilmente il punto fondamentale era un altro: una maggiore audacia nella compilazione del piano, cioè l'estensione degli sbarchi verso la Tunisia, avrebbe forse ottenuto quel successo così desiderato. È certo che le preoccupazioni dell'Asse erano più che giustificate. Bastava guardare la carta dell'intera Tunisia per rendersi conto con disappunto che, a due settimane dalla sua costituzione, la testa di sbarco italo-tedesca rimaneva più o meno quella originaria. Ma Kesselring era veramente un capo di alto livello e seppe conservare freddezza di ragionamento: in una situazione ambientale tutt'altro che chiara, gli angloamericani avevano le loro gatte da pelare e sicuramente intendevano evitare qualsiasi rovescio. D'altro canto, le rilevanti distanze in un ten-eno non conosciuto , montuoso e pericoloso , rappresentavano inevitabilmente un elemento ritardatore, pur ammettendo la rimessa in esercizio della ferrovia. Quindi, almeno per il momento, sembrava improbabile un'operazione in grande stile, l'unico vero pericolo. Per contro occon-eva dare per scontate forti puntate nemiche, suggerite anche dalla sicuramente conosciuta debolezza dell'Asse. Questo pensava Kesselring, comunque due questioni reclamavano provvedimenti urgenti: Nehring non appariva all'altezza e le forze italo-tedesche dovevano venir incrementate e presto. Si ri.volse a Hitler, caldeggiando la istituzione di un Comando Superiore e trovò consenso ed appoggio45 . Dove veramente il quadro tattico lasciava ape1ta ogni possibilità era nella Tunisia centrale, una specie di terra di nessuno , e questo valeva per ambedue le parti in lotta. Sin dal 14 novembre il gen. Welvert, comandante della divisione di Costantina, aveva spinto un forte distaccamento su Tebessa, ma la situazione era confusa e tutte le guarnigioni del sud erano ripiegate. L'Asse, come già detto, aveva avvertito il pericolo tuttavia non poteva concludere nulla, almeno con la rapidità auspicata. In definitiva, con elementi italo-tedeschi vennero occupate Gabès (18 novembre) e Gafsa (21 novembre). Con ciò il fronte della 508 brigata speciale superò i 350 chilometri di ampiezza e per ciò, i.nevitabilmente, qualche iniziativa nemica ebbe successo: il 22 novembre Gafsa tornò nelle mani alleate ed il giorno seguente fu la volta di Sbeitla. Sotto l'insistenza cli Kesselring per l'ampliamento della testa di sbarco, il gen. Nehring risolse di prendere l'iniziativa. La carta da giocare era rappresentata dall'arrivo di parte della 10a Panzerdivision; l' obiet45

A. KESSELRlNG, Memorie di guerra, cit., pp. 168-169.


LA CAMf>AGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIQ.=19~43~) _ __

- - - - - - ~747

tivo da raggiungere, la stretta di Tebourba (ad occidente dell'abitato) che consentiva migliori condizioni di difesa contro offese provenienti da occidente. L'operazione (1-4 dicembre) ebbe buon esito e che il suo significato fosse ben superiore al successo locale fu avvertito subito eia Eisenhower. Da un lato stava a dimostrare che le forze clell' Asse cominciavano ad acquisire capacità offensiva, dall'altro che le truppe alleate avevano raggiunto il limite massimo dell'avanzata. In una lettera ad un amico Eisenhower fu schietto: «Pensa che il m.iglior modo cli descrivere le nostre operazioni fino ad oggi è di dire che esse hanno contravvenuto ad ogtù principio di guerra riconosciuto, sono in contrasto con tutti i metodi operativi e logistici illustrati nei manuali e saranno condannale nella loro totalità in tutte le classi del Leavenworth and War College per i prossimi venticinque anni» 46 .

11 6 dicembre giunse da Roma il gen. Gause con l'incarico di trasmettere all 'amm. Derrien, comandante delle forze navali francesi in Tunisia, l'ultimatum di Hitler. Ma c'era qualcos'altro che Gause, incidentalmente, disse a Nehring, prendendolo letteralmente alla sprovvi.sta: due giorni dopo sarebbe arrivato il suo successore. Questi era il gen. von Arnim, comandante del XXXIX corpo d'armata sul fronte russo. Convocato al Quartier Generale del Filhrer insieme con il suo capo di Stato Maggiore, gen. Ziegler, gli fu comunicato che in Tunisia doveva essere costituita la 5" armata corazzata della quale avrebbe assunto il comando , che il programma prevedeva l' invio cli tre divisioni corazzate e di tre motorizzate , nonché della potente divisione Hermann Coering della Luftwaffe. Richiesti di un'opinione operativa, i due generali concordarono su un'offensiva da Tunisi-Biserta in direzione ovest per raggiungere anzitutto la catena montuosa al confine con l'Algeria, poi i porti di Bon"ft e di Philippeville ed infine, nell'ipotesi più favorevole, Orano. Hitler li promosse entrambi al grado superiore e li spedì in Africa. Arrivarono a Tunisi la sera dell'8 dicembre. Il giorno seguente il gen. Nehring rimpatriò. Il mattino del 9 il gen. Gause si presentò all' amm. Derrien e pose l' ultimatum dando mezz'ora di tempo per la risposta: doveva consegnare ogni installazione militare e la resa dei militari francesi, che sarebbero stati inviati in Italia od in Francia quali prigionieri di guerra. Derrien accettò le condizioni ed ordinò la resa. 46 B.H. LIDDELLH1\RT, Storia

militare della seconda guerra mondiale, cit., p. 478.


7-'-4'-"8' - - - - - - - - - - - - ---'P..::. 0 ::.: Lr-'-' rt-"' CA -'-'E ::..:'S:..=: 'TR,'ITEGIA I N CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Nell'assetto da conferire alle truppe dell'Asse in Tunisia, l'istituzione dì un Comando d'armata tedesco faceva pensare alla prossima costituzione di almeno un paio di corpi d'armata, ma per le forze italiane si prolungava una strana ince1tezza. li Comando del XXX corpo, sempre in Italia, era tenuto al margine di quanto si attuava nella testa di sbarco non per ipotetiche ragioni di segretezza bensì, viene da ritenere, per pura e semplice mancanza di idee chiare sull'ordinamento da assumere nel nuovo scacchiere. Un colloquio concesso da Kesselring al gen. Sogno, alla sede dì Frascati, fu piuttosto generico e di circostanza. Il 20 dicembre Sogno fu ricevuto a palazzo Venezia. Ben ricordando come il comandante della D .f. Superga, gen. Lorenzellì, fosse partito senza precise istruzioni superiori circa la linea di condotta da tenere, anche nei confronti dei tedeschi, sì aspettava un completo indirizzo. Rimase deluso: Mussolini non uscì dal vago né fece commenti quando Sogno ricordò come la D.f. Livorno, appartenente al XXX corpo, fosse tuttora in madrepatria senza che esistessero indizi di partenza. Un paio di giorni più tardi fu la volta di Cavallero, appena tornato da Rastenburg e preoccupato per il proposito di Rommel di ritirarsi in Tunisia. Sogno espose, dunque, il proprio pensiero sulla situazione operativa nello scacchiere interessato, ma Cavallero «non rispose con un concreto apprezzamento>>. Osservò allora che la testa di sbarco attorno a Biserta ed a Tunisi non sembrava sufficientemente robusta ed ampia, sì da svincolare le truppe mobili da preoccupazioni circa la sicurezza dei porti alle loro spalle, ma Cavallero «obiettò, vagamente e senza direttamente interloquire sull'argomento prospettato, che ormai, con le possibilità consentite all'aviazione operante a massa, il vecchio concetto delle teste di sbarco circoscritte doveva, in certo qual modo, considerarsi superato». Invece , il capo di S.M. Generale sì soffermò sull'importanza delle comunicazioni fra Tunisi e Tripoli: contava sul XXX corpo per il mantenimento di tale cordone ombelicale. Come è naturale, Sogno insisté nel sollecitare l'invio del]a Livorno ed una volta di più rimase interdetto sentendosi rispondere che la questione sarebbe stata tenuta presente e comprendendo che ancora non ne era stato deciso il trasferimento oltremare, e men che meno dei supporti di corpo d'armata. In sostanza, anche questa visita si rivelò una delusione. Sogno si rese conto dell'incertezza sulla condotta da seguire e del1' indetermìnata visione dei prevedibili sviluppi della lotta esistenti a] vertice politico-m1litare italiano. Del pari riportò la sgradevole sensazjone che non si volessero contrastare apertamente gli intendimenti di Mus-


LA CA.VIPAGNA 0J TUNISIA (NOVEMBRE 1942-M,\G(aO 1943)

749

solini, senza, nel contempo, essere in grado di garantire loro una piena esecuzione47 . Nel pomeriggio del 26 di.cembre egli arrivò a Tunisi e subito si presentò al Comando tedesco. Von Arnim lo accolse con un rapido inquadramento e gli comunicò l' intenzione cli affidargli la responsabilità ciel settore meridionale - articolato nei sottosettori di Sousse, di Sfax e di Gabès -, mentre i settori Tunisi nord e Tunis i sud (affidato al grosso della D.f. Superga) erano in mano tedesca. Sogno, scontento per la mescolanza delle unità italiane e tedesche e per la limitata sfera d'azione lasciata al XXX corpo su reparti italiani, prese tempo. Voleva rendersi ben conto cl.i come stessero le cose e poi informare esaurientemente il Comando Supremo per ricevere adeguate direttive. A fine dicembre gl i Alleati avevano il V corpo britannico (gen. Allfrey) a nord, il distaccamento d'armata francese (gen. Juin) al centro ed il II corpo americano (gen. Freclendall) nell'ampia zona fra Tebessa e Gafsa. II 1° gennaio 1943 si costituì la I a armata britannica (gen. Anderson) ed il 4 la 5" armata americana (gen. Clark). 11 nuovo anno presentò all'Asse la necessità di risolvere rapidamente alcuni problemi locali e la convenienza di dare una «spazzolata» all'intera Dorsale orientale per conferire finalmente un minimo cli tranquillità al fronte italo-tedesco ed alla linea di comunicazione con la Tripolitania. A tale scopo venne preparata e svolta l'operazione Eilbote (corriere espresso), suddivisa in Eilhote I (18-20 gennaio) ed Eilbote II (21-23 gennaio). Se l'operazione nel suo complesso provocò una seria scossa ne] distaccamento d'armata francese, che venne sciolto con poca spesa ed il conquistato controllo cli gran parte della Dorsale orientale rappresentè un concreto e notevole vantaggio, bisogna riconoscere che ciò non rivestiva valori determinanti. Da un lato la scarsità di truppe impediva la realizzazione di una posizione di resistenza cli rassicurante stabilità; dall'altro si dava per scontato che l'attenzione di Eisenhower si sarebbe fissata sulla Tunisia centrale. E ben si vedeva come qualsiasi suo atto inteso ad i1Tobustire il fianco merid.ionale alleato potesse costituire premessa cli temibili sviluppi verso Kairouan e Sfax. Sarebbe stato pericoloso illudersi , pensava von Arnim, che sfuggisse a lungo l'opportun.ità cli tagliare il canale di alimentazione per l'armata di Rommel. '17

E. SOGNO,// XXX corpo d'armata italiano in Tunisia, cit., pp. 52-56.


750

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GU ERRE ITALIANE

Durante questi avvenimenti, Eisenhower si era recato a Casablanca, ove stava per iniziare la conferenza ad alto livello sulla quale ritorneremo. In quella sede espose ai capi di Stato Maggiore i lineamenti della divisata operazione Satin, intesa ad interrompere le comunicazioni fra Tunisia e Libia, e la data orientativa: il 22 gennaio. Il gen. Brooke non ne fu entusiasta: considerata la probabilità di contrattacchi da nord e da sud, che bisogno c'era di cacciarsi in un'avventura così rischiosa? Anche AJexander, presente alla conferenza, confermò l'inopportunità di un'iniziativa del genere. L'8a annata sarebbe an-ivata a Tripoli probabilmente prima della fine del mese, in concomitanza con l'inizio cli Satin, ma Montgomery poteva anche essere temporanearente fermato, non fosse altro che da difficoltà di rifornimenti. Quanto a Rommel si poteva ragionevolmente ritenere che gli fossero rimasti una sessantina di carri e 20 mila tedeschi efficienti, nonché 30 mila tedeschi ed altrettanti italiani sulla cui capacità combattiva era difficile formulare giudizi. Ad ogni modo, la speranza di veder arrivare in Tunisia un'armata italo-tedesca a pezzi appariva del tutto priva di fondamento. In definitiva, esistevano molte probabilità che la puntata su Sfax si trovasse alle prese con i tremendi contrattacchi di von Amim da nord e di Rommel da sud. Tanto valeva, quindi, rimandare ad altra data l'operazione, sì da contare sul concorso clell'8a armata. Forse Eisenhower nutriva qualche incertezza di suo48 , fatto sta che si convinse subito e, rientrato ad Algeri, il 18 gennaio convocò a rapporto i principali comandanti e comunicò loro che le operazioni da svolgere nella Tunisia centrale dovevano semplicemente limitarsi ad agire «contro le comunicazioni Tunisi-Tripoli in vista della preparazione cli un' offensiva generale che avrebbe avuto luogo a metà marzo». In sostanza: piccole operazioni tattiche purché tali da non compromettere l'equilibrio della situazione. Inoltre il 21 dispose che tutte le truppe in linea passassero agli ordini del gen. Anderson . In tal modo la l" armata britannica sarebbe stata formata dal V corpo britannico (gen. Allfrey), dal 19° francese (gen. Koeltz) e dal II americano (gen. Fredenclall). Gli ultinù giorni del mese videro un nuovo tentativo della 5a armata corazzata cli raggiungere un assetto rassicurante sulla parte inferiore della

48

A suo dire, Eisenhower avrebbe esposto il piano in forma dubitativa, precisando per giunta che non se ne potevano prevedere i risultati né le conseguenze (DWlGHT ErSENHOWER , Crociata in Europa, Mondadori, Milano 1949, p. 179).


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIQ 1943)

75 1

Dorsale orientale, fra il passo di Djeloula e quello di Faid . Non si trattava di un'operazione in grande stile, ma piuttosto di una serie di attacchi settoriali il cui r isultato complessivo avrebbe consentito un sensibile miglioramento della posizione di resistenza senza correre eccessivi rischi. Il 3 febbraio il passo Faid fu conquistato dall'Asse; le iniziative poste in atto dagli Alleati furono sterili e provocarono perdite e malumori. QUADRO DI BATTAGLIA DELLA I" ARMATA BRITANNICA alla data del 13 febbraio 1943 Comandante: gen. K. Anderson V corpo d'armata britannico (gen. C.W. Allfrey) su : 46" D.f. (gen. H.A. Freeman-Atwood) 78" D.f. (gen. V. E velegh) 6• D. cor. (gen. C .F. Keightley) suppo1t i di corpo d'armata

XIX corpo d ' armata francese (gen. L. Koeltz) su: divisione del Marocco (gen. Mathenet) l" D .f. americana (gen. T. Allen) 34" D.f. americana (gen. C.W. Ryder) supporti di corpo d'armata II corpo d'armata americano (gen. L.R. Fredendall) su: divisione di Costantina (gen. J. Welvert) B. legg . mecc. francese (gen. St. Didier) l" D . cor. americana (gen. O. 'Ward) suppotti di corpo d'armata Riserva d'armata: 1• G. Guardie (gen. R.A. Copland-Griffith)

3. LASITUAZIONE POLITICO-MILITARE ALL'INIZIO DEL 1943 L' inverno 1942-43 si era aperto sotto i peggiori auspici per l'Asse. La campagna dì Tunisia, affrontata con più affanno che rapidità, vedeva momentaneamente anestata la spinta alleata verso Tunisi e Biserta soltanto grazie ali ' e1Tore commesso dagli anglo-americani di sbarcare forze insufficienti ad est di Algeri. Era però evidente trattarsi di questione solo rimandata. A prescindere dalle misure iniziali - che una fredda disamina


752

POUTICA E STRATEGIA IN CEKTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

delle circostanze, tempestivamente effettuata senza incertezze e mal collocati ottimismi da parte italiana e senza l'ostinato rifiuto a ritener prossima l'ìnvasione ciel Nordafrica francese da parte tedesca, avrebbe potuto rendere più organiche ed efficaci-, condizionate dalla necessità cli intervenire in un modo qualunque, si rendeva indispensabile una decisione cli somma importanza strategica. Occorreva, in altri termini, stabilire se assegnare alla testa di sbarco lo scopo cli consentire nel giro di un paio cli mesi (vale a dire prima del1'eccessivo rafforzamento delle truppe alleate) il recupero dell'armata di Rommel ed il suo trasporto in Sicilia, oppure se resistere oltremare il più a lungo possibile per ritardare lo sbarco in Europa sull'aperto fronte italo-greco. Non venne indicato né l'uno né l'altro scopo. «La confusione delle idee - osservò il gen. Faldella - e l'instabilità dei propositi fecero sì che si finì per resistere per resistere, con risultati decisamente negativi: l'armata italo-tedesca andò perduta e furono annientate le truppe sbarcate in Tunisia, le forze marittime ed aeree subirono un logoramento definitivo, furono consumati preziosi materiali e anelò perduta la flotta mercantile superstite, senza riuscire a ritardare l'assalto all'Europa in misura apprezzabile» 49 . li citato convegno del 18-19 dicembre 1942 a Rastenburg, al quale Ciano e Cavallero si erano presentati con la precisa direttiva di Mussolini di suggerire senza molte perifrasi la scappatoia di una pace separata con l'Unione Sovietica per recuperare truppe a vantaggio della lotta in Africa, in Balcania e fors 'anche in Occidente, consentì semplicemente di constatare l'irrigidimento tedesco. O, per l'esattezza, cli rendere ancor più chiaro il baratro al quale ci sì avvicinava: «La situazione militare su tutti i setlo1i - annotò il diplomatico Lanza sotto la data del 19 dicembre - appare grave. Marras la espone a Ciano con precisione spietata. Le sue conclusioni sono fin troppo ovvie, e per questo forse Cavallero lo guarda cli traverso e poi si allontana nervosamente. Ciano dà l'impressione di aver perso completamente i nervi. Non sta fermo un momento; si alza e si siede; scherza, poi si rabbuia; ha scoppi improvvisi di risa; tenta un ragionamento filato e finisce per imprecare. Il suo ritornello è sempre lo stesso: non c'è nulla da fare, i tedeschi non intendono ragioni, i tedeschi hanno perso la guerra. Improvvisamente Alfieri ha un inaspettato soprassalto di energia e parla con sufficiente efficacia della necessità di tentare uno sganciamento. Ciano lo guarda

49 E. FALDELLA, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., p. 524.


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (KOVEMBRE 1942-MAGçl~l, 0"-'-'19•-1"'' 3,_ ) _ _ __

_ __ _ _ _ __ 753

con occhio stanco (evidentemente già pensa a tutt'altro), poi lascia cadere queste testuali parole: "Niente, niente! Non resta che attendere il tracollo!"»50

Nel gennaio 1943 la situazione italiana era certamente gravissima . Gli avvenimenti di Russia e d'Africa stavano portando al sacrificio le migliori divisioni. Tra le rimanenti, una trentina si trovavano in Balcania, sette in Provenza ed in Corsica. In Italia erano dislocate quattro divisioni in Sicilia, altrettante in Sardegna e nove nella penisola. A queste si aggiungevano dodici divisioni costiere in Italia e due in Corsica. Mentre le grandi unità impiegate in Balcania ed in Francia raggiungevano un discreto livello di efficienza (benché infirmato dalla povertà di mezzi di traspo.rto e dalla mediocrità dell'armamento), quelle nel territorio nazionale presentavano non poche insufficienze sia in campo organico che addestrativo . Quanto alla flotta, la violenta incursione dei Liberator americani su Napoli del 4 dicembre aveva messo fuori causa la 7a divisione incrociatori, nonché indotto le maggiori unità ad abbandonare il Mediterraneo centrale. Il trasferimento a La Spezia della squadra segnò il ritiro dall'arena delle più potentj navi italiane, ma bisogna malinconicamente riconoscere che sarebbero in ogni caso rimaste inattive, ovunque dislocate, per mancanza di nafta. In quella disperata crisi di carburante, emerse il coraggio degli incursori subacquei. La prima operazione fu tentata 1'8 dicembre da Algeciras contro navi della H Force a Gibilterra, ma fallì. La seconda venne svolta il 12 dicembre contro mercantili nel porto di Algeri: uno fu affondato e tre danneggiati. La R. Aeronautica contava su complessivi 860 apparecchi da combattimento efficienti su una disponibilità di 1.430. Decisamente poco. Né si può dire che il quadro non fosse prevedibile. I primj di settembre 1942 il Comando Supremo aveva fatto preparare dai tre Stati Maggiori un «programma 1943». Quello presentato dal R. Esercito tendeva a raggiungere quattro obiettivi. Per la parte ordinativa generale mirava alla piena efficienza di trenta divisioni operanti (venti fuori d'Italia e dieci nel territorio metropolitano), inquadrate in un conveniente numero di grandi unità d'ordine superiore. Per i materiali, si voleva dare il massimo incremento alla produzione dei carri mmati per mettere in linea quattro divisioni corazzate entro il primo semestre ed una quinta, su carri P 40, entro il secondo semestre. In proposito conviene osservare che Hitler aveva so L. S IMONI, Berlino, Ambasciata. d'Italia, cit., p. 300.


7 _ 5_4_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~PO ~ UT = l= CA~ E~S=TRA: = T= EGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

consentito all'Italia la riproduzione del nuovissimo carro tedesco Panther, il modello più moderno, non ancora introdotto nell'esercito tedesco, ma si preferì concentrarsi sul P 40 piuttosto che aprire un nuovo programma. Terzo obiettivo era la disponibilità di rifornimenti ordinari adeguati al fabbisogno di trenta divisioni operanti. Infine, occo1Teva portare alla massima capacità produttiva gli impianti industriali esistenti nel giro di pochi mesi, in modo da ottenere i livelli di produzione voluti. Il gen . Favagrossa, sottosegretario per le Fabbricazioni di guerra, appena ricevuti i tre programmi fece presente a Mussolini l'impossibilità di accogliere le richieste. Nel promemoria con il quale spiegò il dolente diniego, richiamò l'attenzione su alcuni fattori determinanti: l'enorme aumento di materie prime occorrenti rispetto alle già faticose assegnazioni dell'anno in corso (1942); l'impossibilità di incrementare la produzione nazionale di materie prime, in costante e notevole calo; l'inutile speranza di ottenere aumenti dalla Germania, visto che, appena un mese innanzi, i rappresentanti tedeschi avevano dichiarato di non trovarsi in grado cli garantire nemmeno le forniture promesse per il 1942. A conti fatti, l'Esercito doveva accontentarsi di rimettere in sesto le due divisioni corazzate in Africa settentrionale (Ariete e Centauro). Nulla si poteva fare per migliorare le condizioni di altre divisioni, né la difesa contraerei territoriale, e nemmeno per assicurare i rifornimenti munizioni secondo i consumi previsti. Per la Marina e l'Aeronautica le difficoltà più grosse riflettevano l'alluminio, il rame e gli acciai speciali. Infine, anche la Marina mercantile sarebbe rimasta in piena sofferenza. Insomma, dal documento risultava evidente che - per dirJa con Favagrossa - «se senza gli aiuti dalla Germania non si sarebbe potuto affrontare l'attuazione del programma 1943, senza l' attuazione di esso non si sarebbe potuto continuare la guerra» 51 . A prescindere dalle materie prime, Favagrossa formulò riserve pienamente giustificate: i bombardamenti aerei del quarto trimestre 1942 ed i conseguenti notevoli danni inferti ai grossi centri industriali dell'Italia settentrionale (Torino, Milano, Genova, Savona) provocarono infatti l'inevitabile e temuta contrazione in molti settori della produzione, peggiorando lo stato cli fatto. Inoltre, la Germania a fine novembre dichiarò cli non poter concon-ere al nostro programma 1943, a causa dei disastrosi effetti dei bombardamenti alleati. Mussolini volle fare il punto e chiese a Cavallero un programma riveduto e corretto, da esaminare con tutti gli interessati . La riunione, pre51

G. FAVAGROSSA, Perché perdemmo la guerra, cit., pp. 179- 182.


LA CAMPAGNA DI T UN(SIA (NOVEMBRE 1942-MACGIO 1943)

755

ceduta da altre parziali convocazioni fatte da Cavallero, ebbe luogo a palazzo Venezia il 29 gennaio 1943 e vi parteciparono ben ventiquattro esponenti militari e civili. Le difficoltà del momento erano da tutti avvertite. La caduta di Tripoli , per guanto attesa, aveva lasciato il segno ed era appena pervenuta la notizia che a Casablanca gli Alleati avevano lanciato la formula della «resa incondizionata». Eppure Mussolini sembrava stranamente incline a sdrammatizzare. Il 23 gennaio aveva espresso la convinzione in Consiglio dei ministri che la guerra sarebbe durata «ancora tre o quattro anni» 52 . Il 28 , a detta di Ciano, mostrò aperta fiducia nella ripresa del controllo della situazione in Russia da parte tedesca, ed anche per la Tunisia «non vede nero»53 . Adesso, in apertura di riunione, tracciò per sommi capi e con voluta disinvoltura i lineamenti delle ultime vicende belliche: «( ...) L'attuale situazione presenta aspetti positivi e negativi. Negativi nel senso che il nemico ha preso l' iniziativa della operazioni in terra, ha messo piede in Africa sellentrionale e ba l'iniziativa delle operazioni aeree. Positivi ne.I senso che il nemico non ha ancora conseguito risultati strategici tali da cambiare la situazione. Credo che questa sarà contenuta e superata»54 .

Poi ascoltò il nuovo calcolo delle esigenze minime prospettate dai responsabili delle singole Forze Armate e della Marina mercantile, nonché le possibilità indicate dal gen . Favagrossa per la produzione e dal gen . Scuero per il personale alle armi. Date le circostanze, il «potenziamento» si ridusse perciò alla ricerca del migliore impiego del poco disponibile. La lettura del verbale è muminante circa la complessità e la gravità dei problem i. Al cli là delle formule, la vera conclusione era: per il primo semestre 1943 in qualche modo si tirerà avanti , per il seguito si vedrà. In altri termini, l'Italia era giunta al capolinea dello sforzo belli: co , ma Mussolini si guardò bene dal trarne le conseguenze. Quanto deciso non arrecava il minimo apporto alla soluzione ciel problema strategico. Eppure il panorama descritto dallo stesso Mussolini non era affatto consolante, a dispetto del tono di sufficienza: in Grecia «sappiamo che sono tutti contro di noi... se sbarcassero gli anglo-americani tutti i greci farebbero causa comune con essi»; in Albania «la situa-

52 53 54

G. CIANO , Diario, cit., p. 692. Jbidem, p. 693. USSME, Verbali delle riunioni, cit., IV, pp. 279-303 .


.:..: 75~6'--_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _...:.P.,c OL :e:.IT .,_,IC ,,,,A .,_,E"-"S"-' TRATEGIA IN CENTO ANNl DI GUERRE ITALIANE

zìone va continuamente peggiorando>>; il Montenegro «è tranquillo, ma non c'è da fidarsi perché ciò non è ottenuto che a mezzo di intese di carattere politico»; in Croazia «la situazione è confusa ... i nostri soldati hanno visto scene orripHanti, questa gente è ancora all'alba cli una vita civile»; ìn Slovenia «fino al 1° giugno 1941... i rapporti fra noi e gli sloveni erano abbastanza cordiali. Tutto è caduto>>; in Corsica «la situazione è soddisfacente per quanto noi siamo dappertutto odiati>>; in Provenza «anche lì ci detestano, quas.i come detestano i tedeschi. Una parte della popolazione tenta, credo con non grande fortuna , cli sobillare i nostri soldati». Ebbene ì due angosciosi nodi da sciogliere, i punti sui quali si imponeva con urgenza la definizione della linea di condotta da seguire, vennero liquìdati con poche parole. Tunisia: impedire che il nemico superasse i sessanta chilometri intercorrenti fra le sue posizioni ed il mare per dividere l'armata di von Arnim da quella di Rommel. Sicilia: non era certo da quella porta che gli Alleati sarebbero potuti arrivare alla Germania, quindi ad essi conveniva sbarcare in Grecia. Questa la sintesi ciel Duce. Tre giorni più tardi Cavallero era esonerato dalla carica di capo cli S.M. Generale e sostituito dal gen. Ambros.io. AJ posto di questi, come capo cli S.M. dell'Esercito, subentrerà il gen. Rosi.

*

*

*

L' esonero cli Cavallero stava maturando da un paio di mesi , giacché il rovescio di El Alamein aveva consentito alle sempre più dure critiche nei confronti del capo cli S .M. Generale di trovare crescente credito presso il Duce55 . L'evento determinante, ad immediato seguito della sconfitta, fu lo sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese. Certamente il maresciallo ne rimase sconcertato e adottò misure non propriamente brillanti per organicità e tempestività. Dapprima esìtante , rifiutò a lungo di riconoscere persa la partita in Africa settentrionale. Secondo una fonte a lui vicina, solo dopo la visita del 18-19 dìcembre al Qua1tier Generale di Hitler egli avrebbe deciso di risolvere il problema strategico in termini drastici. Appena rientrato da Rastenburg, riferì l'andamento dei colloqui al Duce ed al Re (23 dicembre) e prospettò - pare - l'impossibilità di rimanere oltremare e la convenienza cli ritirare tutte le forze disponibili in Sicilia ed in Sardegna per rivolgere ogni cura ed attenzio55 L. SrMONJ, Berlino, Ambasciatore d 'Italia, cit., p. 306.


J,,A CAMPAGNA O.I TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGcao 1943)

757

ne alla diretta difesa del Paese. 11 suggerimento sarebbe stato respinto perché irrealizzabile e , soprattutto , politicamente inopportuno56 . Che un siffatto pensiero abbia attraversato la mente di Cavallero e che anzi sia stato palesato a qualche intimo appare certo verosimile, ma che si sia tradotto in una proposta formale sembra poco attendibile, visto che nessun documento a sostegno di tale versione è stato rinvenuto. Inoltre pare lecito dubitare che Cavallero abbia raccomandato a Vittorio Emanuele l1I una soluzione strategica già rifiutata da Mussolini. Si tenga presente che nel diario del Primo aiutante di campo generale del Re non esiste cenno specifico, mentre l'argomento sicuramente vi figurerebbe se toccàto nella conversazione, perché connesso con un commento fatto il 14 novembre proprio dal sovrano. Quel giorno Vittorio Emanuele III, consapevole della gravità deUa situazione , aveva mostrato al gen. Puntoni un appunto preparato per M ussolini ed osservato: «Ormai bisogna provvedere seriamente alla difesa dell'Italia, concentrando il più possibile d i forze sul territorio metropolitano. Non credo oppo1tuno aderire alla proposta dei tedeschi i quali, in caso di sbarco in Italia, vorrebbero mandare nella penisola 100.000 uomini. Bisogna fare di tutto per ottenere il rimpatrio delle nostre unità che si trovano in Russia ( ...)»57 . Invece, il 26 dicembre Cavallero incaricò Puntoni cli riferire al Re che, vista l'impossibilità di alimentare lo scacchiere libico, il Comando Supremo aveva deciso di evacuare la Tripolitania per concentrare tutto in Tunisia. Per la verità, a quel punto nulla di risolutivo poteva essere compiuto senza un cospicuo apporto germanico. E davanti ai tedeschi era piuttosto difficile impuntarsi per la semplice ragione che l'alleato povero, come il parente povero, ha scarsa voce in capitolo, specialmente quando l'alleato fotte ha sulle braccia un proprio problema di ampiezza e gravità crescenti . Il gen. Marras non esitò ad avvisare che la Germania stava attra=versando un periodo d i acuta crisi: mancava di riserve ed i soldati al fronte russo erano logori. Per cli più «in ogni angolo d'Europa fermenta l'odio contro i tedeschi ed il loro sistema di occupazione»58 . Indipendentemente da pecche organizzative , obiettività vuole che si riconosca la sostanziale e drammatica miseria italiana. Rileggendo verbali, appunti , sintesi cli colloquj , c i si imbatte ad ogni passo nella neces56 CARLO C AVN,LERO ,

Il dramma del maresciallo Cavallero, Mondaclori, Milano

1962, p. 150. 57 PAOLO

PUNTONI , Parla Vi/torio Emanuele III, Palazzi, Milano 1958, pp.

104. 58

Ibidem, p. l I 5.

1.()3-


7 _ 5_8_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~P~OL =IT = lC = A=E~ST ~ RATEGIA lN CENTO ANNI DI GUERRE l'J)\LIANE

sità di un aiuto tedesco.Anzi, peggio: l'unica via d'uscita eia molte difficoltà viene indicata nella richiesta dei più svariati rinforzi di armi, mezzi, reparti e materie prime dalla Germania. Atteggiamento , questo, irritante per l'OKW, che accoglieva le continue sollecitazioni con una buona dose di scetticismo, impazienza e indifferenza. Che la Germania non assolvesse gli impegni presi con l'Italia è associato, ma pare eccessivo sostenere che lo facesse per dispetto. Indubbiamente occon-eva unire la fermezza alla diplomazia. Cavallero cercò di agire in questo senso, ma con risultati discutibili. Anche se nei suoi colloqui con Kesselring non risulta abbia mai mancato cli dignità e pur se Kesselring ebbe sempre a manifestare considerazione e riguardo per Cavallero , un osservatore quale il col. Dollmann disse che le relazioni fra i due «presentavano l'enorme vantaggio che l'italiano di fronte al tedesco si dimostrava sottomesso addirittura» e che per Kesselring «la vera testa fra gli alti comandanti italiani era Roatta, la cui acuta intelligenza, per quanto priva di scrupoli, gli fece sempre molta impressione» 59 . Non c'è dunque da stupirsi se l'atteggiamento generale , alcune eccessività di tratto o debolezze di Cavallero provocarono giudizi assai aspri da parte di molte personalità del tempo ed anche di inferiori60 . Il gen. Faldella, le cui pagine sul personaggio sono probabilmente fra le più equilibrate, ammise che la diffusissima opinione di un 'estrema cedevolezza del capo di S .M . Generale a desideri e pretese germaniche trovò convalida nella contrarietà e perplessità manifestate dai tedeschi per il suo esonero61 ed il riscontro più inequivocabile venne proprio da fonte germanica62 . Fra l'altro sembra stesse prendendo fisionomia un orientamento di ben altro genere. L'indubbia ambizione di Cavallero, iJ suo attaccamento alla carica svelato dal freq uente aperto desiderio di compiacere Mussolini, l'assurdità di talune manifestazioni di ottimismo - quale l'affermazione che «mete lontane per noi sono Algeria e Marocco>>63 - , tutto ciò,

59

EUGENE Dou.MANN,

Roma nazis1a, Longanesi, Milano 1950, pp. 128-129.

60

11 gen. Ceriana Mayneri, di solito misurato nei giudizi, commentò: «Il maresciallo Cavallero è stato sostituito ieri dal generale Ambrosio. Era tempo che se ne anelasse: era troppo legato ai tedeschi»

(CARLO

CERIANA MAYNERl, Parla un comandante di trup-

pe, Rispoli, Napoli 1947, p. 136). 61

E. FALDELLA, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 554-561. E. VON RINTELEN, Mussolini l'alleato, cit., pp. 178- 179. 63 Cfr. P. PUNTONI, Parla Vittorio Emanuele lii, cit., pp. 98-99. 62


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

_ __ _ _ _ _ __;759

unitamente alle precarie condizioni di salute del Duce ed all'andamento della guerra, suscitarono sospetti di mire di natura politica64 . Anche Carlo Cavallero ha toccato l'argomento: «Pur essendosi recisamente rifiutato, negli ultimi tempi del suo comando, di accettare il suggerimento tedesco inteso ad indurlo a sostituire di fatto Mussolini nella direzione della guerra, tuttavia mio padre era ormai convinto che fosse indispensabile: I. Ridare al Re il comando effettivo delle Forze Armate( ...); 2. Chiedere ai tedeschi le forze indispensabili per la difesa del suolo della Patria. Nel caso che tali forze non fossero concesse, accordarsi con l'Alleato per un drganico sganciamento, tale da consentirci di sfruttare tutte le nostre possibilità ancora in nostre mani per trattare col nemico il nostro rientro nella neutralità ( ...)» 65 .

Indubbiamente qualcosa doveva agitarsi nell'animo e nella mente di Cavallero, comunque, dal canto suo, Mussolini cercava il momento propizio per eliminare dalla scena sia Cavallero sia Ciano. Il 17 dicembre Vittorio Emanuele III si mostrò con Puntoni alquanto stupito per aver visto il capo di S.M. Generale, ricevuto in udienza il giorno prima, più preoccupato per la propria immagine politica che non per l' andamento delle operazioni. «Ne ho parlato anche col Duce - disse il Re - ed il Duce ha preso l'occasione per attaccare a fondo Cavallero, la cui posizione, pertanto, appare piuttosto scossa. Chi non se ne rende conto è proprio il capo di Stato Maggiore Generale ( ...)»66 . In realtà Cavallero sapeva ben issimo da che parte spirasse il vento a lui più contrario. La sera ciel 10 gennaio si recò da Mussolini e, lamentate le interferenze di Ciano nella sua azione cli comando , chiese un intervento autorevole per far cessare la spiacevole situazione. Mussolini promise di parlare con il ministro degli Esteri ed il giorno dopo partì per la Rocca delle Caminate. Fu durante la diecina di giorni che trascorse in Romagna che maturò la determinazione di eliminare i due personaggi. Il 21 gennaio Ciano seppe dal suocero che la sostituzione dj Cavallero, probabilmente con il gen. Ago, era imminente. Il 25 Mussolini fece al Re «un'altra sfuriata contro Cavallero». Il 30 pomeriggio l'esonero per lettera e la nomina di Ambrosio. Il 3 febbraio Cavallero venne ricevuto al Quirinale. Dopo il commiato dal sovrano, si fermò per qualche 64 GIACOMO Z ANUSSI ,

Guerra e catastrofe d'Italia, Corso, Roma 1945 , f, p. 293. cit., p. 153 .

65 C. CAVALLERO, Il dramma del maresciallo Cavallero, 66 P. PUNTONI, Parla Vittorio Emanuele lii, cit., p. 111.


_76_0_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

minuto con Puntoni e gli disse: «Mi accusano cli essere stato troppo debole con i tedeschi e di non aver prospettato la situazione militare nella sua cruda realtà. Li lascio dire ( ...)»67 . L'esonero di Cavallero suscitò nell'Esercito e nell'opinione pubblica un'impressione innegabilmente favorevole. Forse Ambrosio non possedeva la levatura mentale cli Cavallero, ma, al punto in cui erano arrivate le cose, al timone occorreva un uomo di carattere, capace di mettere i punti sulle i con Mussolini e con i tedeschi. Dollmann commentò: «Proprio in quei giorni Mussolini aveva sottoscritto il primo atto del suo suicidio politico, sostituendo il maresciallo Cavallero con il generale Ambrosie al posto di Capo di Stato Maggiore Generale (...)»68.

Il mattino del 31 gennaio Mussolini ricevette Ambrosio e gli comunicò di averlo prescelto quale nuovo capo di S.M. Generale. Il nocciolo del colloquio può ridursi alle seguenti poche battute: M.: Quali sono le vostre intenzioni? A.: Riportare le nostre divisioni in patria, alleggerire le mansioni oggi accent:rate al Comando Supremo puntare i piedi di fronte ai tedeschi. M.: Benissimo69 .

Forse l'approvazione di Mussolini era solo formale , forse i propositi di Ambrosia collimavano con i suoi nascosti desideri, probabilmente non aveva più un partito a cui appigliarsi ed il vedersi adesso al fianco un uomo notoriamente risoluto ed alieno da compromessi lo tranquillizzò in certa misura. Gli argomenti accennati da Ambrosio rivestivano un'accentuata complessità. Prima di tutto c'era la questione del Comando Supremo, il cui funzionamento non soddisfaceva. La proclamazione di «Roma città aperta» aveva obbligato a qualche misura d'ordine pratico, vale a dire a portare fuori città almeno i centri operativi militari. In dicembre il reparto operazioni del Comando Supremo si era trasferito a Carbognano, nei pressi del lago di Vico. Senonché il permanere a Roma di Mussolini, che 67 Ibidem, p. 118. 68 E. DOLL.MANN, Un libero schiavo, Cappelli, Bologna 1968, pp. 249-250. 69 G. CASTELLANO, Come.firmai l'armistizio di Cassibile, Mondadori 1945, pp. 26-

27. Cfr. Jo DI BENIGNO, Occasioni mancate. Roma in un diario segreto, SEI, Roma 1945 , p. 37.


l.1\ CAMPAGNA DI T UNISIA (NOVEMURe 1942-~·(!;\GGIO 11/43)

si sarebbe dovuto spostare a Caprarola, obbligò i capi cli Stato Maggiore a restare nella capitale con parte dei rispettivi coliaboratori. Così il reparto operazioni del Comando Supre mo rimase isolato nella sede di campagna sino all'invasione della Sicilia, dopo di che venne riportato a palazzo Yidoni. Quanto al funzionamento dell'intero organismo, l'intenzione di Ambrosio di elim inare gradualme nte le branche di specifica competenza delle singole Forze Armate non trovò possibilità di attuazione a causa del succedersi degli eventi. Circa il richiamo d i divisioni oltre confine, il riferimento riguardava essenzialmente la Balcania e, in particolare, la divisa ed occupata Jugoslavia'. Ivi la situazione si aggrovigl iava sempre d i più. Gl i antagon isti erano tre: gli ustasa di Pavelié, croati e cattolici; i cetnici di Mihailovié, serbi e ortodossi; i partigiani comun isti di Tito. La lotta fra costoro aveva assunto aspetti letteralmente atroci70 . Fin dal 6 febbraio Ambrosio, alla richiesta del gen. Warl imont dell'OKW che il territorio rastrellato in Croazia con l'operazione Weiss ]"venisse subito occupato eia truppe italiane, replicò tranquillamente di non essere in condizioni di aderire: «È anzi nostro intendi mento ritirare forze dalla Croazia» specificò . Intervenne Hitler. li 14 febbraio giunse a Roma Ribbentrop, accompagnato da Warlimont e dal nostro ambasciatore Alfieri. Il 26 ebbe luogo una riunione a palazzo Venezia e elette modo cli vedere cli che pasta fosse fatto Ambrosia. Avendo Mussolini preso a parlare in tedesco con Ribbentrop, Ambrosio chiese in tono fermo , ed ottenne , che la discussione avvenisse nelle rispettive Lingue con successiva traduzione ad opera degli interpreti. Il punto di vista germanico si fondava sulla probabilità di un prossimo sbarco anglo-americano in Grecia, confortato dall ' immediato concorso di cetnici e cli partigliani titini nelle retrovie dell'Asse. Perciò il Fi.ihrer reputava necessaria la realizzazione cle ll ' unità cli comando in tutta la Balcania affidata al gen. Loehr, nonché l' inizio di operazioni contro cetnici e comunisti per conferire tranquillità al territorio occupato. La questione del comando unico tedesco non era una novità e già Cavallero si era dichiarato contrario. A mbrosia conosceva bene i precedenti perciò la sua risposta fu pronta e negativa. Ribbentrop irritatissimo si lanciò al-

70

Nella sola estate 1942 i progrom scatenati dagli ustasa ù1 Croazia avevano causato oltre 300 mila vittime fra serbi, musulmani, ebrei e zingari (cfr. EDMOND PARIS , Ge1wcidio nella Croazia satellite, Club Editori, Milano 1976).


762

_ __ _ _ _ __,P ' -" O"" Ll'TICA -=' E STR1Xl'l::GIA IN CéNTO ANNl DI GUERRE ITALIANE

!ora in un vero e proprio atto d'accusa. In realtà - disse - i Comandi italiani nei Balcani agivano per motivi ed interessi propri e si mostravano contrari ad ogni collaborazione con l'alleato tedesco, ed in questo indirizzo si distingueva il gen. Pirzio Biroli, governatore del Montenegro. Mussolini, buon conoscitore del tedesco, aveva seguito il veemente attacco ed incassò tranquillamente. Intanto però l'interprete traduceva in italiano. Mi accorsi - ricordò l'allora ten. col. Mellano, presente alla riunione - che il generale Ambrosia dimostrava sdegno ed ira crescenti. Alla fine, in mezzo alla sorpresa generale, piantò un formidabile pugno sulla scrivania, tanto da far saltare penna e matite fin sotto il naso cli Mussolini che gli stava di fronte, e, volgendosi al ministro degli Esteri tedesco, disse con voce concitata: 'Non permetto ad uno straniero cli parlare a questo modo cli un generale italiano'. Subentrò un silenzio imbarazzante»71 . Dopo di che, Ambrosia annunciò seccamente ai tedeschi che «da quel momento in poi egli avrebbe considerato le questioni militari esclusivamente dal punto di vista delle esigenze dell'Italia. II Duce, che dallo scoppio della guerra parole simili non aveva mai osato dirne, respirò di sollievo nel vedere che la responsabilità di levate cli scudi qualcuno se la prendeva ancora»72 . La riunione venne rapidamente chiusa. Mussolini si riservò di far conoscere le decisioni in merito e Ambrosio si alzò e se ne andò per primo «con un rigido attenti e battito di tacchi, a mo' di saluto, verso Mussolini e Ribbentrop 73 . L'indomani il Comando Supremo ricevette le conclusioni del Duce. Primo: il coordinamento fra le truppe dell' Asse in Balcania si imponeva e doveva essere attuato dall'Oberbefehlshaber Sud-Est, gen. Loehr. Secondo: occoreva stroncare la rivolta nei territori occupati e quindi studiare con i tedeschi operazioni di grande polizia in comune. Ambrosia non si era fatto illusioni . Non batté ciglio e soltanto sul finire della primavera ordinerà l'esecuzione parziale di tali direttive. Il colloquio fece sensazione fra i tedeschi. Ribbentrop tornò in Germania per niente soddisfatto e l'episodio lasciò traccia. Lo scontro con Ambrosia sarà ricordato dal Volkischer Beobachter nell'ottobre cli quello stesso 1943 con il commento che in quella sede «si manifestò chìara-

7 1 PIETRO MELLANO, Da Roma a Brindisi (via Pescara), Picchi , Tivoli 1967, p. 35. 72 E. DOLLMANN , Roma nazista, cit., p. 189. Il col. Dollmann era presente come in-

terprete tedesco. 73 P. MELLANO, Da Roma a Brindisi, cit., p. 36.


LA C,\MPAGNA DI TlJN fSlA (N_QVEMORE 1942-M/\GGIOc..:.19 "-"4=3) _ __

763

mente una certa tendenza dello Stato Maggiore italiano contro l'esercito tedesco ed il sabotaggio degli ordini del Duce» . In realtà, da parte germanica era emerso un deciso orientamento a prendere in mano le redini di una lotta sempre più difficile ed aspra. Evidentemente l'alleato italiano non offriva ormai solide garanzie. Mussolini non aveva ancora finito: doveva liquidare la «fronda» interna. La sera del 5 febbraio l'Agenzia Stefani annunciò il completo rimpasto del governo. Mussolini assunse in prima persona il ministero degli Esteri, con Bastian ini come sottosegretario. Soltanto due ministri si salvarono: Teruzzi, ministro clell' Africa Italiana, e Pareschi, ministro dell'Agricoltura. Ciano fu nominato ambasciatore presso la Santa Sede, Grandi presidente della Camera. L'8 febbraio Mussolini espresse all'ambasciatore von Mackensen la speranza <<Che io provvedessi - telegrafò von Mackensen a Ribbentrop - perché il cambio di governo fosse considerato da noi come un normale avvenimento interno italiano. Esso non riguarda in nessun modo le nostre reciproche relazioni( ...). Risposi che ero tuttavia sorpreso da questo cambio della guardia. Il Duce superò soJTidendo questa obiezione e disse: "Ancora una volta questo è il mio metodo. Dovete cercare di capirlo pian piano"»74 .

Ma un paio di giorni più tardi l'ambasciatore riferì particolareggiatamente sui risvolti del rimpasto ministeriale. Messo al con-ente dei dubbi, delle critiche e dei malumori largamente diffusi in Italia, Mussolini si era convinto che «( .. .) per prendere di nuovo fermamente le redini del governo e ristabilire il suo prestigio personale, era ormai tempo di mostrare chiaramente alla pubblica opinione che egli era ancora incontestabilmente al centro del potere e che bastava un tratto di pemia per sostituire i suoi collaboratori (...)» 75 .

*

*

*

In dicembre Roosevelt e Churchill proposero un incontro a Stalin per decidere il da farsi dopo l'occupazione dell'intera costa nordafrica74

75

F'REDERICK W. D&\KIN, Storia della repubblica di Salò, Einaudi, Torino 1963, p. 152. Ibidem, p. 153.


764

- -- - - - - - ~P '-"" O"" Ll~T,,, IC=A E STRATEG IA IN CENTO ANNI DJ GUERRE ITALIA:-JE

na. L'indisponibilità del partner sovietico indusse gli anglo-americani a scegliere Casablanca per un loro esame della situazione sotto il profilo esclusivamente militare. La conferenza ebbe luogo dal 14 al 24 gennaio 1943 e si aprì con una serie di contatti prelimfoari fra i due Stati Maggiori, che misero in luce una pressoché rassegnata convinzione dell'impossibilità di dar corso a Round-up (invasione della Francia) prima della tarda primavera del 1944 e, nel contempo, una non indifferente divergenza di vedute sugli impegni bellici sino a quell'epoca. Per gli inglesi l'orientamento era chiaro: sfruttare al massimo gli effetti della conquista della Libia e della Tunisia al triplice intento di costringere l'Italia ad uscire dalla guena, di non dare tregua alla Germania e di fare intervenire la Turchia al fianco degli Alleati. Naturalmente sarebbero continuati i rifornimenti all'Unione Sovjetica e proseguita l'operazione Bolero (i preparativi per l'operazione Round-up). Qualora circostanze favorevoli avessero fatto considerare buone le possibilità di successo, un corpo di spedizione di 20-25 divisioni poteva sbarcare nel continente europeo al termine dell'estate di quello stesso 1943. Aci ogni modo era assolutamente da escludere, come pericolosissima, una qualunque intempestiva ed insufficiente iniziativa. In sostanza, un'operazione Hus!cy (invasione della Sicilia) o Brimstone (invasione della Sardegna) ed il successivo sbalzo nella penisola italiana avrebbero determinato con molta verosimiglianza la caduta di Mussolini e tolto di mezzo I'Italia, costretto Hitler ad una dispendiosa campagna nel Mediterraneo a spese delle difese nell' Europa occidentale , e fornito basi aeree per colpire gli stabilimenti bellici della Germania meridionale ed i campi petroliferi rumeni. Se poi si fosse riusciti a far entrare in campo la Turchia, i rifornimenti all'Unione Sovietica ne avrebbero tratto grande vantaggio e gli impegni della Germania nel sud-est europeo avrebbero ulteriormente indebolito il fronte occidentale. Gli americani la pensavano diversamente. Non soltanto ritenevano che operazioni nel Mediterraneo potessero influire sensibilmente su Round-up, ma addirittura temevano che la lotta in Italia fin isse per assorbire le preziose risorse ammassate per lo sbarco in occidente, dissanguando gli Alleati come la Tunisia aveva dissanguato l'Asse. Quindi, se si riconosceva l'impossibilità di uno sbarco in Francia entro l'anno in corso, tanto valeva rivolgere qualche attenzione alla minaccia giapponese. Benché le battaglie del Mar dei Coralli e di Midway avessero scongiurato un vero pericolo di ulteriore espansione nipponica, i combatti-


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942,MAG=Gl~O=l9~43~) _ _

765

menti di Guadalcanal e della Nuova Guinea avevano posto in solare evidenza che i giapponesi si battevano alla lettera «fino all'ultimo uomo» . Il solo pensiero di dover conquistare una dopo l' altra le basi periferiche create dal nemico, prima di arrivare alle grandi isole nazionali, a prezzo di un immane sacrificio di vite americane era insostenibile per il Pentagono. Se dunque una sosta operativa in Europa era inevitabile, una sostanziosa aliquota di mezzi anfibi poteva essere devoluta alle esigenze asiatiche: avrebbe consentito agli inglesi la riconquista della Birmania per riaprire la via per Ciungking ed agli americani di impedire il consolidamento nipponico nelle isole Salomone. Ad onor del vero, Roosevelt non concordava affatto su questa impostazione del problema strategico fatta dal Pentagono. L'accettazione di un ristagno operativo in Europa rhchiava, a suo avviso, addirittura di provocare un accordo Stalin-Hitler sul tipo di quello del 1939 e, in ogni caso, concedeva libertà d'azione alla Wehrmacht, che sembrava ancora in grado di mettere in ginocchio l'Armata Rossa. Il 20 gennaio le lunghe ed esasperanti discussioni - in cui si era inserita la fatica di mettere d'accordo Giraud e De Gaulle, convocati in un secondo tempo - si conclusero in una riunione plenaria dove i lineamenti generali della futura strategia assunsero forma definitiva. 11 documento finale, dal titolo «La condotta della guerra nel 1943>>, accoglieva sostanzialmente il concetto britannico e , per quanto riguardava il teatro del Mediterraneo, indicava due obiettivi: l'occupazione della Sicilia allo scopo di intensificare la pressione sull'Italia e la <<fattiva collaborazione» della Turchia. Il principio strategico «Germany .first» era confermato, ma nulla risultava sul prosieguo della lotta contro l'Italia. La cautela degli americani in proposito derivava dal fatto che essi non erano sicuri che l'insistenza inglese per il Mediterraneo non derivasse da considerazioni politiche. Gli americani agivano secondo una visione molto semplice . A loro interessava soltanto «vincere la gue1Ta» perciò, forti della propria potenza industriale, miravano ad ammassare nel Regno Unito una tale forza militare da poter mettere piede in Francia a dispetto di qualsiasi opposizione tedesca. La composizione dei punti di vista fu infine raggiunta almeno in linea di massima. Intanto però occorreva concludere la partita della Tunisia. Naturale conseguenza della ben avviata cooperazione anglo-americana fu il nuovo assetto stabilito, a partire dal febbraio, per l'organizzazione di comando nel teatro del Mediterraneo, nettamente distinta da


7_6_6_'- - - - - - - - - - - ~P~O= LITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GUERRE ITALI ANI;

quella del Levante: Eisenhower comandante supremo con Alexander come sostituto; il mar. capo dell'Aria Tedcler e l' arnm. Cunningham comandanti in capo rispettivamente aereo e navale. A Casablanca Churchill non formulò obiezioni di sorta, ma rientrato in Inghilterra credette opportuno avvertire Roosevelt che sicuramente la nomina di Eisenhower avrebbe sollevato un vespaio da parte della stampa britannica, in piena sintonia con l'opinione pubblica. Propose dunque cli comunicare che Eisenhower diventava il comandante supremo, Alexander comandante delle forze alleate in Tunisia, Tedder comandante delle forze aeree e Cunningham di quelle navali. Per rendersi conto dello stato d' animo inglese bisogna ricordare che , per effetto dell 'enorme sviluppo delle forze armate americane, quasi tutti i gradi più elevati erano di necessità ricoperti con promozione «temporanea». Il che significa che l' 11 febbraio Eisenhower ricevette la quarta stella da generale grazie alla nomina a comandante supremo , ma sull'annuario degli ufficiali in servizio permanente era ancora... colonnello . Durante la conferenza venne presa anche una determinazione che più tardi ricevette molte e fondate critiche, al punto di essere giudicata come uno dei più grossi errori della politica alleata: l'imposizione della resa incondizionata a Germania, Italia e Giappone . Sull'argomento Churchill nutriva invero qualche incertezza ed il 20 gennaio, durante le discussioni, si rivolse al Gabinetto cli guerra chiedendo d i esam inare l'opportunità cli limitare la formula alla Germania ed al Giappone. «L' omissione dell'Italia - spiegò - servirebbe ad alimentare in q uesto paese le tendenze favorevoli ad una pace separata» . A Londra il quesito venne subito messo in discussione ed il giorno seguente partì la risposta: «Il Gabinetto, valutati tutti i pro ed i contro, è stato unanime nel ritenere che non sia opportuna l'esclus ione dell' Italia, giacché darebbe luogo inevitabilmente a preoccupazioni in Turch ia , nei Balcani ed altrove. Non siamo neppure convinti che l'esclusione susciterebbe reazioni favorevoli in Italia. È assai più probabile ottenere l'effetto desiderato dagli italiani , facendo conoscere tutti i guai ai quali stanno per andare incontro» 76.

Tuttavia, un conto era la decisione ed un conto il comunicato da diramare a chiusura dei colloqui. Secondo Churchill, il documento fu preparato e soppesato parola per parola e da esso era escluso qualsiasi rife-

76 W. C!iURCIITLL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, Il, p. 3 I 3.


L A CAMPAGNA DI T UNISIA (NOVJ; MBRE 1942-MAGGIO 1.-94 -'--=3)' - - - - - -

767

rimento alla resa incondizionata. Spiccata fu dunque la sopresa sua e ciel gen. Ismay quando nella conferenza stampa tenuta il 24 gennaio Roosevelt dette l'annuncio al mondo ed al nemico. In Italia la stampa ironizzò sui propositi alleati e l'opinione pubblica non palesò segni di reazione. Ma in Germania le ripercussioni furono vivaci: «Nel popolo germanico e particolarmente nell'esercito - ricordò ìl gen . Guderian - l'effetto di tale brutale pretesa fu profonda. Specialmente profondo per i soldati. 01mai non poteva esistere più dubbio sul fatto che i nemici erano animati da v?lontà annientatrice del popolo germanico ( ...)»77 .

Anche in campo alleato un passo così sconsiderato suscitò polemiche. Roosevelt cercò cli scrollarsene cli dosso il peso: a suo dire la frase non era stata premeditata e nella conferenza stampa «il pensiero si incuneò nel mio animo ( ...) e la cosa successiva cli cui mi resi conto fu che l'avevo eletto»78 , ma Sherwood, suo stretto collaboratore ed amico, smentì tale versione sostenendo che l'annuncio fu un atto politico meditato e pienamente rispondente alla ferma conviznione del presidente di non consentire una pace negoziata , né un qualcosa di simile ai Quattordici punti di Wilson , le cui clausole potessero essere aggirate da un nuovo Hitler79 .

4. DA KASSERINE ALL' AKARIT Dopo l'abbandono della Tripolitania e la realizzazione di un suffi: ciente assetto della testa di sbarco clell' Asse in Tunisia, si imponeva un attento esame della simazione per decidere l'indirizzo da imprimere allé operazioni. Riepiloghiamo anzitutto lo schieramento italo-tedesco. A nord era disposta la 5" armata corazzata di von Arnim, fronte ad ovest, con 105 mila uomini e 464 cmTi; a sud l' ACIT cli Rommel, fronte a sud, con 225 mila uomini e 123 carri. Ogni armata dipendeva direttamente dal Co-

i7 HE!NZ GUDERIAN, Ricordi di un soldato, Baldini e Castoldi., Milano 1962, p. 294. 78 ROBERT SHERWOOD, The White T:Iouse Papers of Harry Hopkins, II, New York

J946, p. 693 . 79 Jbide,n.


768

POLITICA E STR/ffJ::GlA IN CF.:;,;TO A NNI 0 1 GUERRE ITALIANE

IL DISEGNO OPERATIVO ITALO-TEDESCO PER LE OPERAZIONI «MORGENLUFT» E «FRUEHLINGSWIND»


L A CAMPAGNA DI T UNISIA (NOVEMBRE 1942-MJ\00!0 1943) _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _7 '-""69

mando Supremo ed era servita eia una delegazione d'Intendenza. Al concorso aerei provvedevano rispettivamente il Fliegerkorps Tunis (gen . Seidemann) con 285 apparecchi e la sasquadra aerea (gen. Bernasconi) con 113. Nei primi giorni cli febbraio tornò sul tappeto un orientamento accarezzato già da qualche tempo dall'OKW: la conquista di Tebessa. Dal canto suo, Rommel, nel cui animo l'aria della Tunisia aveva suscitato novelle energie, cominciò subito a riflettere sulla possibilità di un'operazione contro Gafsa, che avrebbe allontanato il pericolo della tanto temuta offensiva aJleata su Gabès e che poteva essere sferrata prima che l '8" armata britannica si raccogliesse davanti alle posizioni di Mareth. In una riunione tenuta il 9 febbraio nei pressi di Gabès, presenti Kesselring e, per il Comando Supremo, il gen . Gandin, venne dunque stabilita un'offensiva articolata in due operazioni: Friih.lingswìnd (vento di primavera) ad opera della 5a armata su Sbeitla e Morgen.hfft (aria mattutina), sfalsata di un paio di giorni, condotta dall' ACIT ma con il concorso della 5" armata su Gafsa. Inizio cli Friihlingswin.d il 16 febbraio . Ambrosio approvò il piano , con r iserva di prosecuzione su Tebessa in caso favorevole. Non appena terminata l'offensiva su Gafsa - stabilì Kesselring - von Arnim avrebbe assunto il comando ciel gruppo d ' armata lasciando la sa armata al gen. von Vaerst, mentre il gen. Messe avrebbe assunto il comando della l " armata italiana80 . Quanto alle aviazioni, giova dire che le direttive impartite ai generali Bernasconi e Seidemann, rispettivamente da Fougier e da Kesselring, furono pressoché identiche: appoggio alle operazioni terrestri in Tunisia, offesa al traffico marittimo alleato , protezione del traffico marittimo ed aereo dal!' Asse fra Sicilia e Tunisia. «Come se tutto ciò non fosse sufficiente per le deboli forze aeree dell'Asse - osservò il gen. Santoro - ( ...) le direttive italiane prescrivevano addirittura di "essere pronti in potenza a stroncare tentativi di sbarco del nemico nei vari scacchieri ciel Mediterraneo: Sardegna, Corsica, Sicilia, Francia meridionale, penisola italiana, Grecia, Doclecaneso"81 . Inutile un commento su compiti così sproporzionati rispetto alla disponibilità della R. Aeronautica in Tunisia.

so Messe avrebbe dovuto entrare in carica il 5 febbraio , ma, date le circostanze e per esplicito desiderio di Rommel, consentl a rimandare la cosa al termine dell'operazione in preparaz ione . 81 G. SANTORO, L'Aeronau1ica ilaliana nella seconda guerra mondiale, cit., II, pp. 501 -502.


770

_

_ _ _ _ _ ___e. POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNl DI GUERRE ITA LIAN~

Il 14 febbraio Kesselring e Warlimont partirono per Rastenburg. Secondo il Kriegstagebuch dell 'OKW, la situazione dell'Asse in Africa poteva considerarsi «simile ad un castello di carte»: con ogni probabilità a metà marzo gli Alleati si sarebbero trovati in condizioni di sfen-are un'offensiva concentrica da occidente e da sud e, nonostante l'abilità dei capi e lo spirito combattivo delle truppe, le due armate non avrebbero retto alla prova se non rifornite tempestivamente di ingenti rinforzi e di ingenti quantitativi di materiali e mezzi. Il problema dei rifornimenti aveva assunto proporzioni immani. Von Arnim aveva calcolato la necessità cli 150 mila tonnellate mensili per le truppe e la popolazione civile italo-tedesca. Kesselring poté assicurare un minimo cli 90 mila tonnellate, ma Ambrosia dichiarò possibili solo 80 mila tonnellate. Il lento riassetto ordiÌ1ativo dell'Asse in Tunisia, gli sbarchi di nuove truppe, l'annunciato arrivo della D. cor. Hermann Goering e della 999a brigata Afi·ika, le 80 mila tonnellate di rifornimenti mensili presumibilmente disponibili e le reali scarse quantità di viveri, munizioni e carburante, erano tutti argomenti sui quali quotidianamente Ultra ... riferiva al Comando in capo alleato. «Dalla fine di dicembre, il servizio cifra decrittò i messaggi praticamente ogni giorno, sì da offrire un continuo apprezzamento della situazione logistica»82 . Erano perciò conosciuti i previsti cambi di comandanti, il rifiuto di Rommel a lasciare l 'ACIT, gli spostamenti. delle Panzerdivisionen, la relativa efficienza della 21 a Panzer. Alla fine di gennaio si consideravano present.i in Tunisia 75.400 tedeschi ed il 13 febbraio, alla vigilia dell'offensiva clell' Asse, la 5a armata corazzata era stimata sui 110 mila uomini, compresi 33 mila italiani e 20 nùla militari della Luftwaffe e della Kriegsmarine. In merito ai disegni operativi di von Amim e di Rommel, invece, per una serie di difficoltà organizzative gli Alleati non stavano ricavando un quadro ben definito, con il risultato che su taluni argomenti esisteva dovizia di dettagli, su molti altri assai poco. Le informazioni discordavano soprattutto sul ventilato attacco italo-tedesco verso Gafsa. La battaglia di Kasserine (19-22 febbraio) riveste una fisionom ia a se stante nella campagna cli Tunisia. In teoria costituisce la prima fase della manovra per linee interne contro la I" e 1'8a armata britannica. In realtà le cose stavano in modo differente. Dagli entusiasmi iniziali di Rommel si era rapidamente passati a sempre crescenti incertezze, non 82 F.H. HINSLEY, 13ritish lntelligence in the Second World Wm; cit.,

II, p. 576.


LA CJ\MPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943}

771

tanto sulla concezione strategica, quanto sull'effettiva capacità di portare a termine un'operazione di tale rilevanza. Non per niente , mentre in un primo tempo la direzione complessiva era stata appannaggio di Rommel, quando si passò alla pianificazione si finì per accettare che Frulingswind e Morgenluft fossero due azioni ben distinte fra loro e sotto la guida dei rispettivi comandanti d'annata. E sul dopo tutti concordarono nel riservare la decisione in base alla nuova situazione. L'operazione Friihlingswind (14-15 febbraio) gettò lo scompiglio nella I a divisione corazzata americana a Sidi Bou Zie! e le causò perdite cli un centinaio cli carri e di una sessantina di mezzi semicingolati83 . La Morgenluft (15 febbraio) raggiunse Gafsa senza incontrare grande resistenza. Fu nella giornata ciel 16 che le decisioni del!' Asse vennero a definizione e si tradussero nella prosecuzione dello sforzo in profondità. Da parte alleata, invece, la crisi che aveva toccato il II corpo del gen_ Fredendall era tale che il gen. Anclerson si rassegnò presto a ripiegare sulla Grande Dorsale garantendo la stretta cli Kasserine. Rommel aveva intuito lo stato cli nervosismo dei comandanti americani impegnati per la prima volta in un campo cli battaglia, nonché lo sconquasso prodotto nel settore meridionale alleato. Questo gli suggerì l'idea cli sferrare un pesantissimo colpo all'intera la armata britannica. Bisognava, però, osare e, se in precedenza non aveva esitato ad affrontare rischi, «nelle circostanze in cui ci trovavamo bisognava sicuramente osare molto cli più»84 . La scelta dell'obiettivo era fra Tebessa e Le Kef, e per Rommel non esistevano dubbi: il raggiungimento cli Tebessa e la pronta proiezione dei gruppi esploranti verso Bona potevano - almeno lo auspicava - indurre l'avversario ad abbandonare la Tunisia. Il valore cli questa concezione operativa risiedeva nel puntare su un obiettivo decisamente a tergo del fronte alleato, in modo da evitare l'intervento delle riserve settoriali, e nell'agire con una massa corazzata così potente da travolgere un'eventuale resistenza, senza perdere troppo tempo. A Rom·a non si concordò e, pur premessa «l'opportunità unica di ottenere un successo decisivo in Tunisia», le direttive di Ambrosio precisarono come segue lo scopo della manovra: 83 La confusione. futa.le che la sera del l5 il gen . Ward, comandante della divisione, riferì al Comando del .LI corpo: «O noi abbiamo battuto loro, o loro hanno battuto noi» (G. HowE, Northwest Africa: Seizing the Iniziative in the West, Washington, D.C., I 957, p. 415. 84 B.H. LIDDELL 1-IART, Rommel Papers, cit., p. 402.


772

_

_ _ _ _ _.:...: POLITICA ~~TRATEGIA IN CENTO A:-ii'H DI GUERRE ITALIANE

IL DISEGNO OFFENSIVO DELL'ASSE nel febbraio 1943

_,---o~~~èrta

.... ... ,.

r ·

T . .I ' \ . _..._ -"- --- Bona

o, __.,-----~,/

'\

u

.r·

,•

7\

,...,\ ? r·--0-,, _, /) f

\

,. SETTORE

,,•

Tunisi

(:BRITANNICO

\

/

•·

(-

/ ·· .

QLe Kef /

I

--"-/

\

SETTORE

Susa Ò,"'-

FRANCESE

Kai?ouan

-\ \

) / Sfax / / Q _}

ALGERIA

.,-•

; \.

c ...... ..,

ÒGabès L, .)

Mare .

,,:o ..__,.,-l_)\ ·, ~. . ,:'.._~---. Lmea <l1 j --... . rriureth

TUNISIA 100 km

'·..

.....,

.\ LIBI

I

.

«( ...) minacciare alle spalle il V corpo d'armata britannico con un profondo attacco verso nord e possibilmente isolarlo, comunque però costringere il nemico sul confine nord-tunisino a ritirarsi» .

Di conseguenza, si doveva puntare «in un primo tempo» su Le Kef con tutte le forze mobili dell' ACIT più la 1O e la 21 a Panzer della 5a armata. Per Rommel, che ricevette il messaggio nelle prime ore del 18 febbraio, fu un'enorme delusione in quanto linùtare l'attacco a Le Kef rappresentava per lui «una miopia operativa che faceva rizzare i capelli>)85 . 85 8.H. LfDDELL H ART, Rommel Papers, cit., p. 402.


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-M AGGIO 1943)

773

Eppure un avversario di tutto r.ispetto temette proprio la mossa su Le Kef: «Se fosse riuscito a raggiungere Le Kef, sarebbe anivato alle spalle del 5° corpo . Ciò avrebbe sbilanciato il nostro dispositivo in Tunisia e condotto alla ritirata se non al disastro»86 affermò Alexander. Il mattino del 19 Rommel attaccò in direzione della stretta di Kasserine. La giornata si chiuse con un insuccesso , ma il giorno seguente le truppe dell'Asse sfondarono obbligando gli Alleati ad una precipitosa ritirata. Il geo. Alexander si era proposto di fare un giro d'ispezione prima di assumere il comando nel nuovo 18° gruppo d'armate. Fra il 16 ed il 18 febbraio visitò i tre corpi della Ia armata e gli bastò per vedere in quale ·stato un paio di giorni di combattimento avessero ridotto buona parte delle unità alleate: «Mi accorsi che la situazione era ancora più critica di quanto non avessi immaginato ed un'ispezione nel settore di Kasserine mi mostrò chiaramente che, nell'inevitabile disordine della ritirata, le truppe americane, francesi e britanniche erano state mescolate in modo inestricabile, che non esisteva alcun piano difensivo organico e che l'incertezza più completa regnava nei Comandi delle grandi unità» 87 .

Stabilì dì entrare in carica immediatamente, con un giorno di anticipo rispetto al previsto. Il 21 nella sua prima conferenza non esitò a dichiarare che la situazione in Tunisia era «disperatamente critica» e che, al momento, l'unica cosa da fare era irrigidire la resistenza ovunque. L'immediata ripresa dello sforzo italo-tedesco apparve agli occhi alleati gravida di conseguenze estremamente serie, ma Rommel era fin troppo consapevole dell'esiguità spavantosa delle sue forze e la sera del 22 rinunciò al prosieguo dell 'operazione. Churchill aveva seguito con trepidazione e malumore crescenti lo svolgimento della battaglia. Il 24 scrisse ad Alexander per dirgli che contava su di lui per rimettere in sesto le cose. Questi rispose tre giorni dopo illustrando le circostanze e confessando: «( ...) Mi duole darvi un dispiacere, ma la vittoria finale in Africa settentrionale non è affatto imminente (is 11otj~1st round the corner). C'è ancora moltissimo da fare sia per tetl'a sia nell'aria ( ...)>>88 .

86 HAROLD ALE.XANDER , D'El Alamein à Tunis et cì la Sicile, Lavauzelle, Paris 1949, p. 102. 87 Ibidem, p. LO I. 88 \V. CH URCHILL, la seconda guerra mondiale, cit., parte IV, Il, p. 396.


774

_ _ _ _ _ _ _ _ _ POLJTICA E STRATEGIA IN CENTO ANN I_~ GUERRE ITALIA:SE

LA SITUAZIONE GENERALE alla data ciel 1° marzo


775

LI\ CAYIPAGNA Dl TUNISIA (NOVEMBRE I942-MAGGIO I 943)

Immediatamente dopo la conclusione della battaglia, Comando Supremo e OBS presero due provvedimenti che, se posti in atto in precedenza, avrebbero verosimilmente sortito migliori risultati: la costituzione del gruppo d ' annata agli ordini di Rommel (23 febbraio) e l'offensiva deIJa 5" armata corazzata. Quest'ultima (26 febbraio-2 marzo) fu deludente. La testa di ponte non risultò ingrandita né acquistò spazio a beneficio di Bise1ta e cli Tunisi.

*

*

*

If gen. Messe assunse il comando della la armata italiana il 20 febbraio89. Le direttive ricevute da Mussolini il 23 gennaio, alla presenza di Cavallero, erano state strabilianti: «Dare scacco anzitutto alle forze avversarie che da ovest e da sud tendono a stritolare in una morsa la nostra occupaz ione tunis ina. Nell'estate si riprende rà l' iniziativa delle operazioni con una grande spin ta offensiva verso l' Algeria-Marocco e per la riconquista della Libia»90 .

Di fronte al silenzio di Cavallero, Messe non aveva esitato a mostrare scarso entusiasmo per un compito che giudicava superiore alle forze e mezzi disponibìli e concettualmente errato sul piano strategico, concluclenclo con «Al massimo si potrà pretendere che si resista sino all 'estremo»91. La replica cli Mussolitù venne dopo un momento cli imbarazzato silenzio e si ridusse ad un paio di frasi inconcludenti, che però lasciavano intravvedere pessimismo per il futuro 92 . 11 quadro che Messe presentò al gen. Ambrosia sulle condizioni della truppe italiane, ancora inquadrate nell' ACIT, non era certo brillante . Oltre a dieci battaglioni e venti batterie per il completamento delle division i, più dieci gruppi per le artiglierie di corpo d'armata, occorreva ricostituiJ·e praticamente ex-novo la D. cor. Centauro e trasferire in Tunisia una seconda divisione corazzata. Per le unità tedesche le cose stavano ancora peggio. Le deficienze superavano il 50% della forza combat-

89 In realtà il Comando della l" annata italiana era stato istituito il 5 febbraio , ma solo il 20 le uni tà cieli' ACIT passarono alle sue dipendenze. 90 GIOVANN I MESSE, La mia armata in Tunisia, Ri z.zoli , Roma 1960, p. 120. 9 1 !bidem. 92 Jbidem, p. 121.


776

_ _ _ _ _ _ _ _l'~O = LIT ~ ICJ\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIAKE

tente, il 70% dei carri, il 40% delle autoblindo, 1'80% dei pezzi controcarri ed il 65% delle artiglierie. In poche parole: «Il grado dl logoramento di queste unità è spinto ad un punto tale che la capacità bellica di ogni singolo reparto non può essere che mini ma» . Messe però volle sottolineare anche un altro importantissimo aspetto: «( ...) Non si può dimenticare che le truppe dell'armata partecipano dal novembre al deprimente fenomeno dei ripiegamento conseguente ad una sconfitta. Occorre, perché riacquistino la fiducia in sé, che trovino qui ( ...) che qualche cosa di nuovo è intervenuto. Ma questo qualcosa ( ...) non può essere rappresentato che da nuovi mezzi che il Paese appresta per mettere Le sue truppe in grado di affrontare il nemico in condizioni d i non eccessiva inferiorità( ...) . Non si deve dimen ticare che nella battaglia di El Alamein il nemico ha vinto appunto per la schiacciante superiorità cli artiglierie, carri, aviazione»93 .

E le condizioni della 5" squadra aerea non erano meno disastrose . Il settore sud disponeva di 18 caccia MG 202 efficienti su 40 in carico e di 14 caccia AC 200 senza piloti. Pur essendo in arrivo un gruppo completo di MC 200 nonché i piloti per i predetti 14 aerei, le speranze di poter contendere il cielo alla Royal Air Force erano illusorie. Con il primo orcljne del giorno, Messe diramò le direttive per la difesa della posizione di Mareth, direttive che , rispetto alle precedenti di Rommel, contenevano due elementi nuovi: la funzione della «posizione avanzata» e 1' impiego dell'artiglieria. La F armata aveva ripreso il problema operativo affrontato a suo tempo dalla Francia, ma in circostanze ben differenti avendo a che fare con un avversario superiore in tutto, capace di rapido movimento ovunque, non legato alle vie di comunicazione, dotato di risorse logistiche immense, capace ed allenato a vivere e combattere nel deserto anche a forti distanze dalle basi , in grado di condurre un'azione di forza per sfondare e superare un sistema fortificato, necessariamente di non grande efficienza. Quindi soluzione obbligata diventava la resistenza su posizioni favorevoli, sfruttando le esigue riserve corazzate per contrattacchi nel campo tattico. Tenendo presente la realtà attuale della minaccia da ovest e le limitate forze italo-tedesche presenti in Tunisia, ben difficilmente suscettibil i

r

93 G . MESSE, La armata italiana in Tunisia (Relazione), USSME, Roma 1950, ali. 5 . Cfr. Diario storico del Comando Supremo, data 8.2.1943, ali. 540. Da aggiungere la necessità cli sostituzione di 18 mila uomini che da circa due anni si trovavano in Africa.


l.A CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943'-')_ _ _ _ __

MORFOLOGIA DELLA REGIONE CENTRO-SUD TUNISINA E LINEE DI PENETRAZIONE

I.Gerd

+

+

+ +

foumm Tathaou1ne

i~ I~ ~~

'~

~~~

t +

.

+

+

+

+-

..+ +

..•.

t

.

+

LEGENDA

a

direttr,c, offesa

xxxxxx linee di difes.i

=== comunicazioni principali /I

secondarie


778

POLITICA ESTR,XJ'J::GJA 1:-1 CÉNTO J\:-JN J DI GUERRE ITALIANE

cli consistente incremento, sorgeva l'interrogativo sulla convenienza di difendersi sulla linea Mareth-El Hamma oppure più indietro, ali' Akarìt. Rommel meno chiaramente, Messe più esplicitamente, ebbero ad ind icare la loro preferenza per quest'ultima soluzione, ma il Comando Supremo aveva deciso per la prima, al fine di giovarsi della pur sommaria e poco solida organizzazione ciel terreno effettuata dai francesi, e su di essa la 1a armata si accinse a battersi . Alexancler aveva individuato la manovra per linee interne intrapresa dall'Asse e l'intento cli resistere in Tunisia quanto più a lungo possibile. E si rendeva anche ben conto della necessità cli alleggerire la pressione italo-tedesca contro gli americani . Con le direttive che diramò il 21 febbraio suddivise la campagna in due fasi. Nella prima 1'8a armata doveva sfondare la posizioni cli Mareth e superare la soglia di Gabès; la 1a armata, dal canto suo, avrebbe cooperato per impegnare le riserve italo-tedesche. Nella seconda fase si sarebbero susseguiti le conquiste degli aeroporti, il blocco del nemico nella Tunisia settentrionale e, infine, il suo annientamento. Nel tentativo di sconvolgere i preparativi clell'8a armata, Rommel decise di attaccare improvvisamente il XXX corpo inglese, già disposto davanti al settore di Mareth. A dire il vero non era affatto entusiasta della determinazione, sia per gli scoraggianti rapporti di forza, sia per la disperata situazione logistica. Si rassegnò alla mossa soltanto in considerazione della gravità delle circostanze. L'urto violento doveva essere portato con le tre Panzerdivisìonen dell' Afrìkakorps per avvolgere da sud le unità britanniche impegnate frontalmente dal XX e XXI corpo italiani. La battaglia di Medenine (6-7 marzo) si risolse purtroppo in una delusione. «Un grande scoraggiamento - ebbe poi a scrivere Rommel - prese tutti noi. L'offensiva de11'8a armata ormai era imminente e dovevamo affrontarla. Per il gruppo d'armate restare ancora in Africa equivaleva adesso ad un suicìdio»94 . Quasi lo scacco non bastasse, la notte sull '8 marzo arrivò un dispaccio di Kesselring che comunicava l'assoluta disapprovazione di Hitler circa l'abbandono della posizione di Mareth-El Hamma. Rommel decise allora di recarsi al Quartier Generale del Fi.ihrer ed il 9 partì in aereo lasciando il comando del gruppo d'armate a van Arnim, mentre il gen. van Vaerst assumeva quello della 5" armata. 94 B .H . LIDDELL H ART,

Rommel Papers, cit., pp. 416-417.


779

Dopo un colloquio a Roma «alquanto aspro» con Mussolini, Rommel fu accolto a Rastenburg con riguardo ma con evidenti segni di compatimento. Hitler, manifestamente abbattuto per la tragedia di Stalingrado, si mostrò convinto che quanto gli veniva prospettato dipendesse da un inaccettabile pessimismo e concluse dicendo a Rommel di prendersi una licenza per motivi di salute; sarebbe tornato in Africa più tardi «per le operazioni contro Casablanca» (!)95 . Non bastava. Pensò bene di rispondere alla lettera di Mussolini dell'8 marzo96 , con la quale il Duce implicitamente gli chiedeva rinforzi per la Tunisia, affermando la <<ormai definitivamente avviata» stabilizzazione del fronte orientale, facendo una lunga dissertazione di carattere operativo ed assicurando un incremento della presenza tedesca. Non mancò una stoccata: <<La tragedia è che quest'uomo [Romme.l], che è uno dei miei più valorosi ufficiali e che dispone di capacità e di audacia in misura straordinaria, è fallito per il problema dei rifornimenti, che può essere risolto solamente con un'intensificazione al massimo dei trasporti via mare». Ed una so.llecitazione: «Dalla soluzione di questa questione, Duce, dipende il destino dei Vostri possedimenti nordafricani e con esso per noi due una grande premessa per finire vittoriosamente questa guerra»97 . In poche parole: se anche la Tunisia era perduta la responsabilità ricadeva sull'I.talia, che non sapeva «realmente e profondamente» studiare e risolvere il problema dei trasporti oltremare. Montgomery aveva stabilito di attaccare la sera del 20 marzo , con la luna piena. Prima però volle portare a termine i preliminari con azioni locali iniziate la notte sul 16. Il suo disegno di manovra si basava su un violento attacco frontale con il XXX corpo (circa 58 mila uomini); un secondo attacco, leggermente sfalsato nel tempo, con la 2a D.f. neozelandese fortemente rinforzata contro la soglia di El Hamma sì da in-om-pere sul tergo della armata italiana; l'immissione di una forte riserva (il X corpo con due divisioni corazzate) nel combattimento nel tratto ove si fosse realizzata la rottura; un massiccio e concentrato intervento dell'aviazione. Nessuna preoccupazione per le possibili contromosse dell 'Asse: i messaggi Enigma mostravano rapporti di forza troppo favorevoli per impensierire98. 95 Ibidem, p.419. 96

Mussolini a Hitler in data 9.3 .1943, DDI, 9a serie, X, doc. 95 .

97 Hitler a Mussolini in data 14.3.1943,DDI, 9" serie, X , doc. 116. 98 F.H. HINSLEY, Briiish lntelligence in 1he Second Wor/d War, cit., II, p. 598.


l''OLITICA E STRATEG IA IN CENTO ANNI l)I GUERRE ITALIANE

QUADRO DI BATTAGLIA DELLA l" ARMATA ITALIANA alla data ciel 15 marzo 1943 Comandante: gen. G. Messe capo di S.M. italiano: geo . G. Mancinelli capo di S.M. tedesco: gen. F. Bayerlein comandante dell'artiglieria: gen. P. Belletti comandante del genio: gen. E. Rea

XX corpo d'annata (gen . T. Orlando) su: D.f. Giovani Fascisti (gen. N. Sozzani) D.f. 'frieste (gen. F. La Ferla) 90" D.f. leggera (gen. T. von Sponeck) supporti di corpo d'annata

XXI corpo d'armata (gen. P. Berardi) su: D.f. Spezia (gen. G. Pizzolato) D.f. Pistoia (gen. G. Falugi) 164" D.f. leggera (gen. K. von Liebenstein) supporti di corpo d ' armata alle dirette dipendenze ciel Comando cl'am1ata: D. cor. Centauro (gen. C . Calvi di Bergolo) Raggr. Sahariano (gen. Mannerini) 15" D. Panze1/5renadiere (gen. W. Borowitz) 19" D. Flak (gen. G. Franz) Truppe d ' armata

Il 20 marzo Montgomery rivolse un vibrato ordine del giorno alle truppe, in cui premetteva che «i giorni dell'Asse in Nordafrica sono veramente contati» e finiva con un «Avanti sino a Tunisi! Buttiamo il nemico in mare!>>99 . Tre cose assillavano Messe: la carenza di artiglieria pesante, l'esaurimento del materiale di rafforzamento e l' incertezza sul concorso delle riserve corazzate. Sui primi due punti non si faceva illusioni, sul terzo chiese formalmente di conoscere l'orientamento del Comando gruppo d'armate. Von Arnim rispose subito precisando il previsto impiego della 21a Panzer a favore della 1• armata e concordando su un organizzatoripiegamento sulla linea dell' Akarit qualora la situazione avesse detenni99

B.L. MONTGOMERY, Memoirs, cit., p. 161.


L/\ C/\MPAGN!\ Dl TUNISIA NOVEMORE 1942-.MJ\GGIO 19 '--' 4J'--') __

781

QUADRO DI BATTAGLIA DELL'8a ARMATABRTTANNICA alla data del 18 marzo 1943 Comandante: gen. B.L. Montgomery capo di S.M.: gcn . F. de Guingand X corpo d'armata (gen. B.G. Horrocks) su: 1• D. cor. (gen. A.F. Fisher) 1• D. cor. (gen. G.W. Erskine) supporli di corpo d'armata XXX corpo d'armata (gen. O. Leese) su: 50a D.f. (gen. J.S. Nichols) 5 la D.f. (gen. D. Wimberley) 4• D.f. indiana (gen. F.S. Tuker) supporti di corpo d'armata

Corpo neozelandese (gen. B. Freyberg) su: 2• D .f. neozelandese (gcn . B. Freyberg) 8" D. cor. (gen. C.B.C. Harvey) Truppe d'armata N.B.: Le divisioni britanniche erano dotate in genere di tre reggimenti (equivalenti ai nostii gruppt) dj rutiglieria eia campagna, uno controca1ri cd uno contraerei. nato il rischio della distruzione dell'armata 100 . Nella tarda serata Ultra fece conoscere entrambi i messaggi ai Comandi alleati 101 . L'operazione Pugilist (20-28 marzo), almeno secondo l ' impostazione iniziale, fa llì di fronte alla resistenza italiana , ma il 24 lo spostamento del centro di gravità dell'attacco sul.la soglia di El Hamma obbligò von Arnim a dare l'ordine cli «iniziare il ripiegamento dalle posizioni di Mareth alle posizioni di Gabès». Messe stabilì di cominciare la sera successiva, cioè all'imbrunire del 25. Peraltro, come ormai prevedibile, il mattino del 28 apparve ev idente che il pericolo immanente sulla soglia di El Hamma consigliava di arretrare la difesa direttamente s ulle posiz ioni dell' Akarit. Quella sera stessa Messe fu costretto a dare i 'ordine esecutivo. Le perdile della I" armata furono gravi. l prigionieri, secondo fonte

100 101

Diario storico del Comando 1• armata, data I 9.3.1943. F.H. HINSI.EY, British /11tellige11ce in the Seco11d World Wm; cit., 11 , pp. 598-599


782

_ _ __ _....:P.:,c O"" LIT .;..:l"" CA ..,_,E~S=Tl~ATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANg

britannica, ammontarono a 7 mila, di cui circa 2 .500 tedeschi , buona patte dei quali dovuti alla nota deficienza di automezzi. Dal lato avversario la battaglia è stata esaltata come luminosa vittoria ottenuta grazie all'abilità di Montgomery. Questi riconobbe trattarsi dello scontro più duro dopo El Alamein, cosa che non può meravigliare, vista la materiale impossibilità per l' ACIT di affrontare una seconda battaglia in Cirenaica od in Tripolitania e la nessuna intenzione del suo capo cli accettarla. Attribuì eccezionale robustezza alle posizioni di Mareth, il che sembra esagerato considerandone le caratteristiche e l'immensa estensione del fianco occidentale a stento controllato. Criticò Rommel ( !) per aver sparpagliato le sue unità corazzate, il che è assolutamente ingiusto. Sorvolò invece, volentieri, su un paio cli aspetti. Primo, che se fosse esistita una forza aerea clell 'Asse appena adeguata, probabilmente l'azione neozelandese sarebbe diventata assai ardua. Secondo, che la difesa per tappare un buco doveva scopri rne un altro. Che uno sfondamento in COITispondenza di El Hamma oppure di El Guettar potesse provocare una crisi indescrivibile era ampiamente ovvio per tutti i comandanti italiani e tedeschi. Quindi doveva essere ovvio anche per l'avversario. Von Arnim, Messe e von Vaerst non risolvevano più problemi tattici: facevano semplicemente quello che potevano nelle loro tremende condizioni cli inferiorità.

*

*

*

Il 17 marzo Ambrosia aveva indicato al Comando gruppo d'armate Africa la linea di condotta eia seguire: possibilmente espandersi verso ovest con la 5" armata e difendere ad oltranza le posizioni di Mareth con la ia armata. Questo assai più per obbedire alla direzione politica della guerra che per scelta strategica. Da allora, ed ancor più durante la battaglia cli Mareth, il Comando Supremo si arrovellò nella ricerca cli qualche parvenza di soluzione accettabile. Ambrosia si faceva sempre meno illusioni. Il 13 marzo, uscendo dall'udienza reale, aveva eletto al gen . Puntoni: «La Tunisia è perduta. È soltanto questione di tempo» 102 . In tale stato d'animo, per la terza volta in un mese, presentò a Mussolini un duro apprezzamento della situazione strategica. Per la Tunisia era chiara la rinuncia ad ogni speranza: J02 P. PUNTONI, Parla

Vittorio Enumuele lii, cit., p. 125.


1..ACAMPAGNA DI TUN ISIA(NOVEMBRE 19,12-MAC.GIO 194~

783

<< I. li possesso della Tunisia è subordinato ad un deciso predominio aereo e ad un co ntinuo ed adeguato afflusso dei rifornimenti. Queste due condizioni ora non sussistono( ...). 2 . La prospelliva di cui sopra, cioè l'eventualità che la Tunis ia non possa essere mantenuta, comporta di considerare subito due questioni: a) Se convenga con tinuare a geuare mezzi e uomini nella fornace Tunisia, facendo il gioco del nemico, oppure riservare gli uni e gli altri per i grnvi compiti avvenire. b) All'ultimo momento l'Alleato chiederà navi per il denusso dei materiali. Queste non dovranno essere concesse. perché l'Italia non ha navi da perdere. Si deve considerare che anche dopo abbandonata la Tunisia, occorreranno navi per rifornire la Sicilia, la Sardegna, la Cors ica, l'Albania, la Grecia e l' Egeo; e che tutta l'offesa nemica al traffico, che ora prevalentemente si manifesta sui nostri traffici per la 'lùnisia, si riverserà sui traffici per gli altri scacchieri. Questi traffici risulteranno oltre modo onerosi, ed in previsione di ciò non possiamo perdere navi» 103 .

Può meravigl iare l'assenza di un cenno all'ipotesi di una Dunkerque a profitto delle truppe d 'Africa, sia pure in termin i teorici ; ma è molto probabile che a quel punto una si mile alternativa fosse già stata scartata come assolutamente i mpraticabile. Ttoppo evidente risultava infatti il dominio aeronavale acquisito dagl i Alleati e troppo inconsistente appariva l'effettiva possibilità di recupero di un'aliquota delle armate. Non s.i trattava nemmeno di scegliere chi salvare e chi condannare alla prigionia , o meglio chi condannare a battersi per consentire ad altri il rimpatrio. Era arrivato il momento di assegnare a fredd o al gruppo d 'armate il semplice ed amaro compito di guadagnare tempo per migliorare le condizioni di difesa della Sicilia, della Sardegna ecc. TI senso e loscopo della memoria erano questi. Naturalmente un discorso del genere non poteva che provocare una messa a punto dell'intera condotta della guen-a . Le previsioni si orientavano verso l'attendibilità di uno sbarco nemico nelle isole italiane o nella penisola balcanica subito dopo la liquidaz ione dello scacchiere tun isino. Stavano venendo al pettine tutti i nodi. Fra gli altri , quello di una direzione della guerra dipendente, all'atto pratico, dalla volontà del partner più forte. Anche se l' Italia stava affondando in un vero marasma politico-militare - paurose carenze nei trasporti marittim i, insuperabili deficie nze di materiali e mezzi di ogni genere, impossibi lità di ostacolare un ' offensiva aerea nemica, impossibilità di opporsi ad un poderoso tentativo di sbarco nelle isole, nella penisola od in Balcania, insufficiente recupero di qualche divisione male armata, organizzaz ione di comando 103 Diario storico del Comando Supremo, data 24.3. I 943, ali. 1856 bis.


_ __ _ _ _ _ _ _ ____,_ PO = L!TICA E STRAJ'EGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

operativo non rispondente - qualora veramente aiutata, era in grado cli fare qualcosa. In definitiva: <<Ritengo necessario - concluse Ambrosio nell'appunto - che quanto sopra venga rappresentato e discusso francamente e senza sottintesi con l'Alleato, soprattutto per stabilire il suo concorso per l'avvenire e delineare in comune la futura condotta strategica della guerra( .. .). ( ...) dobbiamo pretendere un concorso alleato nella misura necessaria e lo dobbiamo ottenere sub.ito per evitare che possa riuscire tardivo. Diversamente s i imporrà un riesame della nostra linea cli condotta)>104 .

Mussolini approvò. Non poteva fare altro; ma di sicuro non gli sorrise la prospettiva di una discussione di tal fatta con Hitler. Cominciò con lo scrivergli. Argomento di fondo era la chiusura del capitolo Russia a tutti i costi, perché «la Russia non può essere annientata», protetta com'era dall'immensità dello spazio. Quindi o una pace di compromesso o la stabilizzazione della fronte 105 . Bisogna dire che in questo periodo prese a diffondersi nei circoli tedeschi e degli alleati dell'Asse la cauta speranza che Mussolini potesse rivestire il ruolo storico del salvatore ... della guerra. L'unico che avrebbe potuto persuadere Hitler era unanimemente ritenuto il Duce. Ma questi non era più l'uomo cli Monaco . Non soltanto era invecchiato, malato e stanco. Era già vinto. Per quanto riguarda la Tunisia, sul piano pratico tutti, Comando Supremo e OKW, concordarono nello spedire oltremare quanto stabil ito , nel proclamare i più fieri propositi cli resistenza ad oltranza e nello sperare che il gruppo d'armate Africa reggesse ancora per qualche tempo. Quanto? Quello che avrebbe concesso il nemico. Aci ogni modo bisognava impartire direttive molto concrete a von Amim ed Ambrosia, riconosciuto che la minaccia sulla destra ed al tergo della l" annata poteva imporre un ulteriore ripiegamento dalla linea dell 'Akarit per evitare l'annientatento dell'armata, dispose l'organizzazione della linea Gebel Mansour-Enfidaville e lo studio cli un ripiegamento con difesa manovrata dall' Akarit per il caso peggiore. Kesselring, contrarissimo ad una misura del genere, insisté nel presentare la situazione sull' Akarit con pieno

104 Ibidem . Il documento verrà illustrato da Ambrosio ai capi di S.M. dell'Esercito e della Marina il 29 mattina. JO:i Mussolini a Hitler in data 26.3.J 943, DDI, 9" serie, X, cloc. 159.


LA CJ\J"IPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

ottimismo. Ed insisté nel rinnovare la richiesta di trasportare personale con cacciatorpediniere. Ambrosio rispose freddamente: «È necessario che il Maresciallo si convinca che non solo la Tunisia, ma anche l'Italia è in pericolo. La Sardegna, poi, è minacciata anche indipendentemente dalla caduta della Tunisia» e rifiutò di rischiare i pochi cacciatorpediniere rimasti per un compito del genere 106 . Studiando la prosecuzione dell'offensiva oltre Gabès, Montgomery si era posto l'interrogativo se Rommel (!) si sarebbe servito della linea dell' Akarit per costringerlo almeno ad una battuta d'arresto. Ordinò al X corpò di saggiare la possibilità di un attacco speditivo, ma il 31 marzo il gen. Horrocks, dopo reiterati «assaggi», rispose che il X corpo da solo non ce l'avrebbe mai fatta. Il giorno successivo Montgomery informò Alexander: «Sono stato arrestato da una forte resistenza all'uadi A.karit. Mi sto preparando a sfondare le posizioni nemiche e sferrerò un grosso attacco la notte sul 5 aprile, continuando il giorno 5» e chiese che il Il corpo americano facesse un passo avanti 107 . Alexander approvò. L'offensiva ebbe inizio nella notte sul 6 e le azioni cli fuoco effettuate prima della vera e propria preparazione d'artiglieria raggiunsero un grande risultato: interruppero la maggior parte dei collegamenti a filo della 1a armata. Mancando la possibilità cli correre ai ripaii con raddoppi o centri cli trasmissi.o ne sussidiari, l'azione di comando della difesa si trovò inceppata da comprensibili gravissime difficoltà, prima delle quali la non tempestiva e per giunta incompleta conoscenza degli avvenimenti in corso sulla posizione di resistenza. Le prime penetrazioni nel sistema difensivo si registrarono verso mezzogiorno. Nel tardo pomeriggio si diffuse la consapevolezza che l'indomani la l" armata avrebbe cessato di vivere. Messe avvisò von Arnim e questi verso sera autorizzò il ripiegamento durante l'arco notturno. Non fu cosa semplice, a partire dalla banale diramazione degli ordini ai reparti, quasi ovunque a mezzo ufficiale. Si verificarono equivoci ed incomprensioni fra Comandi italiani e tedeschi. Purtroppo le nostre divisioni si trovavano in condizioni di non poter sostenere neppure una fase di completo movimento ed erano costrette a ricorrere ad una serie di ripieghi e cli adattamenti onerosi e di limitato rendimento. Questo riusciva

106 Diario storico del Comando Supremo, data 28.3.1942, all. 2174. 107 1.s.O. PLAYFAIR, The Mediterranean and Middle East., cit., LV, p. 357.


J>OLlTICA E STRATIJGIA IN CENTO ANNI DI GUé RRE ITALIANE

incomprensibile ai tedeschi, i quali, benché vedessero con i propri occhi lo stato delle grandi unità italiane, continuavano a riferire ogrù loro concezione operativa alle divisioni germaniche, quasi sempre in grado cli muovere, manovrare e combattere. La battaglia clell' Akarit (5-6 aprile) lasciò la bocca amara a Messe. Anzitutto, troppo pesanti i condizionamenti subiti: la gravissima minaccia sin dall'inizio sospesa sulla destra e sul tergo dell'armata; poi l'immediato investimento eia parte britannica; infine una condotta della difesa che non sembra esagerato definire quasi «alla cieca». A dispetto di siffatto quadro, per 1'8a armata non si trattò di una scampagnata. «Il nemico - scrisse Montgomery compiendo sforzi immani, mi impedì di sboccare in terreno aperto prima di annottare» 108 , anche se in realtà uno sfondamento non si verificò. In conclusione , la battaglia dell'uadi Akarit ebbe un esito negativo per la l" armata, tuttavia essa riuscì a sganciarsi in pieno combattimento e ad arretrare la massa delle sue truppe sulle posizioni retrostanti. L'8" armata riuscì a vincere la battaglia, ma non a distruggere l'avversario.

5. LA FINE DELLA GUERRA IN AFRICA

Il convegno di Klessheim (7-1 O aprile) doveva nelle speranze ital iane, e non soltanto italiane, rappresentare una svolta. Troppe cose erano accadute. Anzi, troppe delusioni. Bisognava riconoscere la realtà cli rovesci forse determinanti: El Alamein, l'operazione Torch, Stalingrado avevano ovunque consegnata l'iniziativa strategica nelle mani del nemico . L'eliminazione dall' Africa , l'apertura del secondo fronte in Europa, un tremendo terzo inverno in Russia, tutte cose prima considerate quasi con ironja, adesso si profilavano minacciosamente prossime. E se la Romania guardava con spavento verso est, l 'Italia vedeva arrivare la guerra - quella guerra che Mussolini per tanto tempo aveva cercato di non far «sentire» al popolo italiano - alle proprie coste. La Germania si rendeva conto della necessità di aiutare l'Italia, ma sapeva anche che poteva farlo soltanto a spese del fronte orientale e su questo punto Hitler sembrava irremovibile. Come si è detto, si pensava che una sola persona conservasse tanta influenza su di lui da persuaderlo a chiudere quella partita: il Duce. Non a caso il 4 aprile, alla vigilia della partenza, il primo ministro 108

B.L. MONTGOMERY, Da El Alamein al.fiume Sangro, Garzanti, :tvWano 1950, p. 9 1.


i,A CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAG..:,c Gl=O_,., l9c:, 43") _ __

INDICAZIONI SCHEMATICHE PER IL RIPIEGAMENTO SULLA LINEA DI ENFIDAVILLE

787


788

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI 1) 1GUERRli ITALIAN~

ungherese, Kallay, in visita a Roma, supplicò Mussolini di «prendere senza indugio qualche iniziativa per far cessare il conflitto ed assicurava in anticipo la piena adesione del suo governo a qualunque azione l'Italia credesse necessaria alla propria salvezza»109 . Mussolini si limitò a promettere un generico intervento presso Hitler, almeno per il problema russo. Ad una pace separata per l' Italia ed i paesi satelliti per il momento non c'era nemmeno da pensare, visto anche il tema della «resa incondizionata» sventolato dagli Alleati. A tempo debito, peraltro, la questione poteva essere ripresa in esame 110 . Della delegazione facevano parte Bastianini , sottosegretario agli Esteri (il dicastero era stato assunto personalmente da Mussolini), ed Ambrosio, ciascuno con i propri esperti. Si può dare per certa l'intenzione di Mussolini di parlare chiaro con Hitlerl 11 , Luttavia chi scese alla stazione del castello di Klessheirn non era sicuramente al meglio delle condizioni: «Pallido, le guance smunte, il volto dominato dai grandi occhi scuri: un uomo invecchiato ed avvilito salutò il suo collega tedesco» , così lo dipinse il col. Dollmann, che lo accompagnava come interprete 112 . Peggio ancora: durante l'intero periodo Mussolini rimase quasi sempre isolato, incontrandosi una volta o due al giorno, a tu per tu , con Hitler per i colloqui previsti . Il Comando Supremo aveva approntato un nulr ito promemoria circa le questioni eia trattare ai diversi livelli. I punti principali erano tre: la condotta strategica, il teatro d'operazioni della Tunisia e la disastrosa si tuazione militare italiana. Circa il primo conosciamo il pensiero dominante cli Ambrosio: «( ...) il passaggio alla coalizione avversaria dell' iniziativa delle operazioni su tutti i fronti operativi, tranne che nel campo della guerra sottomarina, e la schiacciante superiorità aerea - che consente al nemico di tenere la produzione bellica dell'Asse ad un livello piuttosto basso, e di minacciare il morale delle popolazioni - impongono di ridurre i campi operativi per concentrare gli sforzi contro il nemico più pericoloso - l'Inghilterra - fino al suo annientamento. Conseguentemente, si rende necessario risolvere al più presto o mediante una pace di compromesso, che dia sufficienti garanzie (sia pure a costo di notevoli concessioni temporanee) , o stabiliu.ando il fronte orientale, in modo da recuperare la maggior quantità possibile di forze( ...)» .

109

GIUSEPPE BASTIANINI, Uomini, cose,fatti, Vitaliano, Milano 1959, p. 90. F. DEAKJN, Storia della repubblica di Salò, cit., pp. 257-258. 11 1 Cfr. GIACOMO ACERBO, Fra plotoni di esecuzione, Cappelli, Bologna J.968, p. 488. 112 S. DOLLMANN, Un libero schiavo, cit.., p. 256. 110


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVBMBRE 19'!2-MAGGIO 1943)

789

Considerando i prevedibili sviluppi delle operazioni alleate una volta conquistata la Tunisia, bisognava riconoscere che rimanere in possesso di questa ad ogni costo rappresentava «il mezzo pfo efficace per assicurare la difesa di retta dell 'ltalia e indiretta della Balcan ia» 113 . A Klessheim si vide netto il solco che om1ai divideva politici , diplomatici e militari italiani dal gruppo dirigente del Terzo Reich. L'idea di una pace cli compromesso o di una stabilizzazione del fronte in Russia venne nuovamente e recisamente rifiutata da Hitler. Da parte tedesca si viveva nell'inealtà. Keitel ripeteva le fantasticherie del suo capo sulla ripresa offensiva ad oriente. L'amm. Doenitz, nuovo comandante in capo della Kriegsmarine, giurava sul successo della sua guerra sottomarina. Ribbentrop interveniva di rincalzo, ma quando «dopo di esserci sfiatato a descrivere le sanguinose irreparabili perdite subìte dall'esercito russo, s'era sentito rispondere dall'impassibile Ambrosia con un freddo "speriamo bene", lo stupore non aveva conosciuto limiti» 114 . Quanto poi alla situazione italiana ed alla probabilità di uno sbarco alleato in Sicilia ed in Sardegna, non era difficile accorgersi che per i tedeschi i problemi del Mediterraneo appartenevano ad un teatro di secondaria importanza. Concordavano, bensì, sul concetto di tenere il più a lungo possibile la Tunisia, ma alla fin fine uno sbarco nelle isole italiane non era alle porte del)a Germania. Hitler cercò di rassicurare Mussolini garantendogli la difesa dell'Africa ed affermando: «Col vostro appoggio, Duce, le mie truppe faranno di Tunisi la Verclun del Mediterraneo». Mussolini, ricordò Dollmann, annuì cortesemente , mentre gli ufficiali italiani e tedeschi impallidivano 115 . A conti fatti, Mussolini non raccolse successi. Ottenne la conferma di von Arnìm al comando del gruppo d'armate e qualche generica promessa e questo fu tutto. Però g)j accenni fatti da Bastianini alla situazione interna italiana 116 e l'atteggiamento di Ambrosio colpirono sgradevolmente gli esponenti germanici. Dollmann lo rimarcò e più tardi commenterà: «Grazie al Generale Ambrosia( ...) i tedeschi poterono per lo meno all'epilogo conoscere un comandante italiano che non esitava neppure

113

PromemoriaAmbrosio data 11.4.1943, DDI, 9" serie, X , doc. 220. Roma nazisla, cit., p. 189. 115 Ibidem, p. 15 1. 11 6 E. DOLLMANN, Un libero chiavo, cit., p. 258.

114 E. DOLLlvL\NN,


790

POLITICA E STRATEGIA lN CENTO ANNI DJ GUERR.E ITALIANE

davanti al Fi.ihrer, al Duce, a Ribbentrop ed all'intero Quartier Generale di Hitler a difendere gli interessi del suo paese, sollecitando e provocando decisiotù in tal senso» 117 . Tornato a Roma, Mussolini riferì al Re di aver trovato «molta confusione» da parte di. Hitler, di aver ricevuto promesse cli aiuto in aerei e cruTi per la Sicilia ed ottenuto il rimpatrio del II corpo d'annata, cioè dei resti dell' ARMIR, dalla Russia. *

*

Il 13 aprile s.i concluse il ripiegamento della 1a armata sotto la costante - pur se non assillante - pressione britannica. La sa annata corazzata era stata anch 'essa costretta ad arretrare e nel tratto di Medjez elBab temeva addirittura la rottura del fronte occidentale. Il pessimismo dilagava, unitamente al senso di impotenza. Tutti comprendevano che la battaglia di Tunisi era perduta in partenza per difetto d'alimentazione. limitarsi a sottolineare con enfasi la necessità di «durare» era privo di significato operativo, però Mussolini finì per lasciare intravvedere quanto , a suo avviso, la «resistenza fino alla fine» dovesse protrarsi: sino all'autunno. Non per un calcolo strategico, bensì per... la speranza che accadesse qualcosa: «Nella mia visita al Fiihrer ho visto la concordanza di tutti, dico tutti, Keitel

ecc., circa l'importanza di Tunisi. Tutte le possibilità possono avverarsi se noi resistiamo, e quindi noi terremo» 1l 8 .

La situazione era seguita con estrema attenzione dagli Alleati per l'urgenza di concludere la campagna. Il 28 marzo il gen. Brooke aveva indicato la necessità di concludere la conquista della Tunisia entro la fine di aprile, sì da poter utilizzare nuovamente le rotte del Mediterraneo. Non solo, ma il 7 aprile i capi cli Stato Maggiore britannici avevano segnalato al Pentagono la possibilità che l'Italia potesse orientarsi ad un 'evacuazione in massa dalla Tunisia, cosa da impedire ad ogni costo. 117 E. DOLLMANN,

Roma nazista, cit., p. 188. Diario storico del Comando Supremo, data 12.4.1943 , sintesi colloquio Mussolini-Kesselring, ali. 859. 118


LA CAMPAGNA Dl TUNISIA (NOVEMBRE 1942-MAGGIO 1943)

791

Il 10 aprile le decrittazioni dei messaggi Enigma dettero un'altra soddisfazione all '8a armata: gran parte della 21 a Panzet~ della 164" e della 90a leggera erano costrette a ripiegare a piedi per mancanza di carburante, abbandonando tutto il mateùale pesante. In questo quadro Alexander stabilì il passo successivo: «Lo sforzo principale nella prossima fase operativa - scrisse a Montgomery sarà eseguito dalla l" annata. I preparativi sono già abbastanza avanzati per attaccare al più presto il 22 aprile. La zona più adatta per l'impiego dei corazzati è la pianura ad ovest di Tunisi; si rende perciò opportuno che una divisione corazzata çd un reggimento autoblindo siano inviati al IX corpo al più presto possibile. Spero che pensiate di sviluppare la massima pressione contro la posizione di Enfidaville in concomitanza con l'attacco della l" annata ( ...)» 119 •

L'attacco della la armata, con obiettivo Tunfai, mirava a rompere in due lo schieramento della 5" Panzerarmee. A nord il li corpo americano doveva puntare su Biserta e rastrellare le forze rimaste a nord; il grosso dell'armata avrebbe invece schiacciato il resto della sa Panzerarmee verso sud, a ridosso della 1a armata italiana e contro l'incudine clell'8" armata britannica. I rapporti di forza valutati dal Comando l 8° gruppo d'armata apparivano estremamente favorevoli agli Alleati: circa 10 a 1 per i carri; 4 a 1 per le a11iglierie da campagna e pesanti campali; 5 a 1 per i pezzi controcani. Le direttive finali per l'operazione Vulcan furono emanate da Alexander il .1 6 aprile ed accrebbero il ruolo di Montgomery. Alla pressione continua da esercitare contro l'armata di Messe si aggiunse il compito di avanzare lungo la direttrice Enfidaville-Hammamet-Tunisi per impedire all'Asse l'ultimo rifugio nella penisola di Capo Bon. A metà aprile le consistenza del gruppo d'annata Africa era valutabile in 200 mila uomini complessivamente: 70 mila italiani e 43 mila tedeschi per la 1• armata; 34 mila italiani e 18 mila tedeschi per l' Afrikakorps, che era stato preso alle dirette dipendenze da von Arnim; 1.800 italiani e 34 mila tedeschi per la s• armata. Il Comando Aeronautica Tunisia, che aveva sostituito il disciolto Comando 5" squadra aerea, disponeva di una cinquantina di velivoli da combattimento. li Fliegerj'Uhrer~ invece, aveva ancora 328 apparecchi . Il dispositivo assunto dalla 1a armata presentava una caratteristica: l'inserimento di battaglioni tedeschi nelle divisioni italiane e viceversa. 119

I.S .O. PLAYFAIR , The Medi1erranean and Middle East, cit., IV, p. 397.


792

POLITICA E STRATEG IA IN CENTO ANN I DJ GUERRE ITALIANE

MORFOLOGIA DELLA REGIONE FRA ENFIDAVILLE E TUNISI

li provvedimento era stato accettato da Messe, riconoscendo il vantaggio di una conveniente ripartizione del più moderno armamento tedesco . Non si trattava, d'altronde, di una novità e non dette luogo a seri inconvenienti, benché aumentasse la difficoltà dell'azione di comando nelle divis.ioni italiane verso i reparti tedeschi, tendenti ad agire in modo autonomo o ad opporre altro ordine impartito da autorità germanica. Giova precisare però che, a differenza di quanto attuato ad El Alamein, cioè di un sistema «a pettine» con indefinite responsabilità di comando in ogni settore, adesso venne seguito il criterio della piena dipendenza dei battaglioni dal Comando cli divisione responsabile del settore. Quindi, il 17


LA CAi\>lP,\GNA DI TUNISIA (N()V E.MBRE 1?~2-MAGGIO 194_3)

aprile la Giovani Fascisti aveva tre battaglioni di fanteria suoi e tre tedeschi; la Trieste cinque battaglioni suoi ed uno della Luftwaffe; la 90a leggera quattro battaglioni suoi e due italiani; la Spezia tre battaglioni di formazione ed uno tedesco; la Pistoia tre battaglioni suoi; la 164a leggera due battaglioni suoi, uno della 15" Panzer ed uno italiano. In riserva la 15" Panzer~ al momento con soli quattro carr.ì ed un battaglione di Panzergrenadiere; un battaglione della Pistoia, due dì bersaglieri e due della R. Aeronautica. Questa era la l" armata, a parte ì supporti dì coq)o d'armata e d'armata. li calendario-programma di Alexander prevedeva l' inizio dell'attacco della ga armata nella notte sul 20 , quello della la armata il 22 e quello del II corpo americano il 23. La battaglia di Enfidaville (19-30 aprile) sì aprì con molta fiducia dì Montgomery: «Tutte le mie truppe hanno un altissimo morale - comunicò ad Alexander - e vogliono essere presenti alla Dunkerque finale ( ...)» 120 . Dopo un paio dì giorni però, nonostante l'inesauribile appoggio dell'artiglieria, l'azione preliminare Oration, condotta essenzialmente dalla 2a D.f. neozelandese e dalla 4" indiana, si concludeva con un sostanziale insuccesso. Montgomery ne prese atto e si persuase che uno sfondamento attraverso la zona collinare appariva molto problematico ed altrettanto oneroso, perciò decise cli spostare il centro dì gravitazione dell'attacco nella fascia costiera. Subentrò un momento dì riordino e le azioni dell 'ga armata si affievol ìrono pur se la modesta atti v ìtà locale si risolse in un inutile logorìo. Messe e Montgomery erano entrambi assai pensierosi. Il primo , per quanto contento del brillante comportamento delle truppe, guardava al futuro con crescente preoccupazione. La Y armata tedesca era impegnata a fondo e le sue difficoltà spaventavano, costringendo von Arnim ad attingere reparti alla già striminzita l" armata. Il 28 aprile la forza in linea risultava la seguente: Giovani Fascisti 3.600 uomini , Trieste 2.300, Pistoia 2.200, Spezia 2.500 . L'artiglieria del XXX corpo disponeva di 18 pezzi, quella del XXI di appena 7! L'atteggiamento di Montgomery è di difficile comprensione. Da un lato informò Alexancler che si proponeva dì sfondare e di portarsi nella zona di Hammamet, dall'altro dette al geo. Horrocks la netta sensazione

120

LS.O . PLAYFA IR, The Mediterra11ew1 and Middle East, cit., IV, p. 402.


794

POUTICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERREJTALIANE

di una scarsa fiducia nel tentativo nella fascia costiera 121 . Chiese un colloquio con AJexander ed il giorno 30 ebbe modo cli esporre il proprio pensiero. Ammise di ravvisare ben poche probabilità cli esito favorevole anche per il tentativo a cavallo della litoranea e propose l'abbandono dell'operazione. Alexander probabilmente nutriva già qualche dubbio. Per di più aveva constatato che, nonostante la durezza della battaglia ed il logorio degli effettivi, la V armata italiana era stata in grado di cedere alla 5" germanica le poche unità corazzate di cui disponeva senza subirne apparenti conseguenze. Adesso, sentiti i rapporti sui combattimenti , si formò il giudizio che «gli italiani si battevano particolarmente bene, meglio dei tedeschi che si trovavano in linea con loro» 122 . Perciò fece presto a decidere. L'8" armata avrebbe assunto, disse a Montgomery, un compito di fissaggio e trasferito immediatamente alla 1a le forze esuberanti al predetto compito: la 4a indiana, la 7'1 corazzata e la 201" brigata delle Guardie. L'operazione Vulcan prese il via il 23 aprile e da questo momento cominciò la crisi finale della campagna tunisina . Messe commentò malinconicamente che gli accaniti combattimenti della difesa potevano riuscire a contenere per alcuni giorni la violenza dell'attacco, ma la sorte delle due annate dell'Asse, non più alimentate , era definitivamente segnata123. Anche Alexander lo sapeva. Le decrittazioni dei messaggi Enigma mettevano in luce le disperate angustie in cui si dibattevano von Vaerst e Messe. Il 24 aprile venne valutata una disponibilità italo-tedesca di 60 mila combattenti, 100 carri e 115 aerei efficienti contro, gli oltre 300 mila uomini, 1.400 carri e 3.340 aerei alleati 124 . E le intercettazioni del 28 e ciel 29 resero noto che il Comando gruppo d ' armata Africa si aspettava «il completo collasso logistico». Il mattino ciel 6 maggio iniziò l'operazione Strike. II giorno dopo gli Alleati entravano .in Biserta ed in Tunisi. L'annuncio fu dato dal Comando Supremo e dall'OKW 1'8 maggio. Fra 1'8 ed il 9 maggio il fronte della 5a Panzerarmee si liquefece. I resti del gruppo d ' armate, vale a dire l' Afrikako17Js e la l" armata italiana, si disposero a semicerchio davanti all'acces-

121 W.G. STEVENS, Bardia to Enfidaville, War History Branch, Wellington 1962, p. 352. 122 H. ALEXANDER, D 'El Alamein à Tunis età la Sicile, cit., p. 34. 123 G. MESSE, la armata italiana in Tunisia, cit., p. 272. 124 H.F. I-IINSLEY, British lntelligence in the Second World Ww; cit., rI, p. 6 11.

r


L,\ CAMPAGNA 1)1 TUNISIA (NOVl:lM8R8 1942-MAt;GiO 19<1"-'3) _ __

795

so alla penisola di Capo Bon, ma non c 'era più niente da fare. Il mattino del 12 il gen. van Arnim si arrese alla 4" indiana. Poco dopo si arrese l'Afrikakorps . Rimaneva in piedi unicamente la logora armata italiana . Si chiuse a riccio, coprendosi ad ovest ed a nord, addossata al mare. Quel mattino Messe riferì a Roma che la situazione generale, l'enorme sproporzione di forze ed il progressivo esurimento delle munizio,.. ni di artiglieria lasciavano prevedere l'impossibilità di protrarre a lungo la resistenza. Mussolini lo lasciò libero di accettare un'onorevole resa. Messe cercò allora di mettersi in contatto radio con il Comando dell'8a armata britannica. Rispose il gen. Freyberg, ora comandante del X corpo: <<La vostra resa deve essere senza condizioni( ...)» . Messe lasciò cadere la questione, però la situazione stava letteralmente precipitando , in quanto i battaglioni tedeschi cominciavano a gettare le armi, l'uno dopo l'altro. Anche le bocche da fuoco si riducevano al silenzio. Su ordine del gen . Belletti, comandante dell'artiglieria dell 'a1mata, l'ultima salve era preceduta dal grido: «Viva il Re ! Viva l'Artiglieria! » e, davanti alle batterie sul presen.tat arm, i pezzi ven ivano distrutti. Alle 19,35 giunse l' ultimo telegramma da Roma. Era personale per Messe: «Cessare combattimento. Siete nominato Maresciallo d' Italia. Onore a voi et vostri prodi. Mussolini.» 125 . 11 bollettino n. I083 diramato il 13 maggio dal Comando Supremo annunciava: «La 1° armata italiana, cui è toccato l'onore dell'ultima resistenza dcli' Asse in terra d'Africa, ha cessato stamane, per ordìnc del Duce, ìl combattimento. Sottoposta aU'azione concentr ica ed inintcrrotla di tutte le forze anglo-americane terrestri ed aeree, esaurite le muniziorù, priva onnai di ogni rifornimento, essa aveva ancora ieri validamente sostenuto con il solo valore delle sue fanteria , l'urto nemico. È così finita la battaglia africana, durata, con tante alterne vicende, trentacinque mesi (...)».

Lo stesso giorno l'OKW fece un analogo annuncio, precisando che «le nostre truppe sono state sopraffatte a causa dell' assenza di rifornimenti e non sotto gli assalti del nemico, che tante volte, in quello stesso teatro d 'operazioni , aveva dovuto piegarsi davanti alla superiorità delle nostre armi» . Giustamente il gen. von Rintelen pose in risalto come per la prima ed unica volta l'OKW abbia confessato apertamente che , a dispetto di og ni promessa d 'aiuto e di ogni ord ine perentorio, alle truppe 125

Diario storico del Comando Supremo, data 12.5. 1943 .


796

POLIT[CA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GURRRE ITALIANE

in Libia prima ed in Tunisia poi erano mancati i mezzi occorrenti per battersi in condizioni accettabili 126 . L' ultima parola spetta ad Alexander: «Signore - telegrafò a Churchill - è mio dovere informarvi che la campagna di Tunisia è conclusa. Ogni resistenza nemica è cessata. Siamo padroni di tutte le coste dell'Africa settentrionale» 127 .

6. CONSIDERAZIONI li punto origine è rappresentato dalla impreparazione politica e militare della campagna e dalla insufficienza dei mezzi con i quali l' impresa iniziò e proseguì. Impreparazione ed insufficienza che, e doveroso ed irritante dirlo, stavano accompagnando le nostre armi dallo sciagurato 10 giugno 1940. Non si vuole tanto calcare la mano sulla mancata percezione di un prossimo e comunque più che probabile sbarco alleato in . Nordafrica, quanto sulla passività politico-diplomatica dì fro nte all'intangibilità delle colonie francesi testardamente imposta da Hitler; quanto sulla timidità del Comando Supremo nel chiedere ali 'OKW almeno il transito dei rifornimenti attraverso la Tunisia. Ma se questi rilievi possono trovare giustificazione nell'impossibilità cli costringere i tedeschi, o piuttosto la persona di Hitler, a cambiare ordine di idee , ci sembra che due altre impreviclenze abbiano colore esclusivamente italiano. Sul piano politico-diplomatico mancò una qualunque attività intesa a creare almeno un'atmosfera a noj favorevole, se non ad attivare una decisa collaborazione; per quanto aleatorio il risultato, essa non venne nemmeno tentata e la Delegazione italiana d 'armistizio lasciò la Tunisia all'indomani degli sbarchi anglo-americani senza fornire indicaz ioni e suggerimenti di sorta alle prime truppe italiane inviate sul posto. Sul piano militare spicca l'assenza di misure realistiche ed efficaci per l'operazione C 4. Il gen. Sogno fu esplicito: «ciò che sussiste, e non può essere contestato, è che nessuna predisposizione, da parte italiana, era in atto». Le misure studiate per l'eventuale occupazione della Corsica erano state attente, precise, sempre aggiornate, in modo da entrare in funzione al semplice via!

126 E. VON R tNTELEN, 1vlussolini, l'alleato, cit., p. 223. 127

W. CHURCHILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte IV, II, p. 414.


LA CAMPAGNA DI TUNIS IA (NOVEMJ\RE 1942-MAGGIO l? E l _

797

«(...) poiché analoga preparazione non era stata effettuata, non con uguale scrupolosità ma neanche abbozzata, non potevano ovviamente eli minarsi le conseguenze nell' improvvisazione, quali che fossero le disponibili tà ed il rendimento deg li organi preposti ali 'esecuzione e dei mezzi che potessero esservi impiegati» 12 8.

Per l'intero mese di novembre 1942 gli attacchi ai convogli dell' Asse per la Tunisia furon o portati quasi esclusivamente da sommergibi li, con l'affondamento di una sola nave dovuto ad una mina. In questo periodo furono trasportati via mare 13.300 uomini con 1.600 automezz i e 17 mila tonne llate di materiali vari e carburante, ed il 15 novembre l'amru . Riccardi aveva scritto a Cavallero: «Il traffico con la Tunisia è avviato. Può essere intensificato nella misura necessaria a portare ed alimentare le forte di occupazione purché tutti i nostri mezzi facciano massa per esso».

Sicuramente incise in senso negativo il contemporaneo corso del!' operazione C 2 (Corsica) e Sogno, ancora, annotò: «Appare, dopo ciò, evidente che, non essendo affatto impossibile conferire ai primi sbarchi in Tunisia maggiori proporzioni, le nostre forze sbarcate avrebbero conseg uentemente potuto assumere un atteggiamento iniziale ben più deciso verso le truppe francesi che, sgombrata la Tunisia orientale e raccoltcsi sulla Dorsale tunisina, vi avevano assunto funzione di avanzata copertura ( ...)» 129 •

La condotta delle operazioni dell'Asse non acquistò peso reale sino a metà gennaio 1943, quando con Eilbote si volle alleggerire la pressione nemica nel settore della divisione Superga . Comunque fu soltanto a metà febbraio , con le operazioni Frùhlingswind su Sbeitla e Morgenluft su Gafsa, preliminari rispetto alla battaglia di Kasserine , che il gruppo d'armate Africa prese , per la prima e unica volta , l'iniziativa offensiva. Messe osservò che il Comando Supremo aveva adottato la soluzione di alimentare la resistenza delle truppe oltremare senza dedicarvi la ferma determinazione indispensabile affinché l' alto prezzo risultasse redditizio. Però «quando si pensi - confessò il gen. Francesco Rossi, sot-

128 V. SOGNO, Il XXX corpo d 'armata ilaliano in 1i111isia, cit., p. 2 17. Si ricorda che il 7 luglio I 942 Cavallero aveva ordinato al gcn. Gand in la «trasformazione» della esigenza C 3 (Malta) in esigenza C 4 (Tunisia). 129 !bidem, p. 2 19.


728 - - - - - --

P()UTICA E STRATEGIA IN CENTO A NNI DI GUERRE ITALIANE

tocapo di S.M. Generale - che per potenziare le truppe in Tunisia noi fummo persino costretti a togliere i fucili mitragliatori, le armi controcani e simili alle truppe in Sicilia, senza possibilità di immediato reintegro (a parte i deleteri riflessi morali sulle truppe), si comprende come U potenziamento della Tunisia andasse a totale danno dell'efficienza della Sicilia, cioè della Madrepatria» 130 . Francamente non si vede l'indispensabilità di raccogliere armi in Sicilia, invece che nell'Italia settentrionale, tanto più che l'assetto difensivo delle isole appariva seriamente preoccupante. Senza scendere nei particolari circa le unità dislocate in Sicilia ed in Sardegna, diremo che la difesa costiera palesava una scoraggiante inefficienza (per non dire inconsistenza) e quella mobile una modestia senza pari, e che il Comando Supremo, pur consapevole di ciò, non riusciva assolutamente a trovare un'accettabile soluzione 131 . L'8 febbraio 1943 von Rintelen comunicò all'OKW che le forze atmate italiane non gli sembravano in grado cli contrastare uno sbarco in grande stile. Da parte germanica si cercò allora di accogliere in qualche misura le insistenti richieste di Roma di forniture di grandi quantitativi di armi moderne, però anche la produzione bellica tedesca si trovava in crisi ed entro il 19 aprile soltanto la Sardegna ricevette un primo invio di 19 pezzi di artiglieria. Chi non si staocava di insistere per stimolare la lotta in Tunisia era il maresciallo Kesselring. Uno spiccato ottimismo lo portava a non considerare nella giusta prospettiva significato e scopo di quello scacchiere. Aveva convinto l'OKW e ne era stato a sua volta influenzato: a suo giudizio, tenere la testa di ponte era possibile ancora per parecchio tempo e di rinunciare alla lotta non era nem meno il caso di parlare. Più tardi attribuì la perdita della Tunisia alla sostanziale sottovalutazione da parte dell'Asse dell'importanza del teatro nordafricano, che non consentì di sfruttare a fondo le favorevoli occasioni di vittoria; all'insufficiente cura posta nell'organizzazione e nella, protezione dei rifornimenti marittimi ed aerei , da cui derivò il progressivo arresto dell'alimentazione logistica; all'eccessiva condiscendenza nei confronti della Francia, cui regalò l'intangibilità della Tunisia sino all ' ultimo momento. Ed infine chiamò 130 FRANCESCO Rossr, Come arrivammo all'armistizio, Garzanti, Milano 1946, p. 12. Le armi furono tolte alla D.f. Aosta, la cui fanteria rimase perciò alcune settimane senza altro armamento che il fuc ile! 13 1 Per la situazione in Sicilia si rimanda ad ALBERTO SANTONI, le operazioni in Sicilia ed in Calabria, USSME, Roma 1989.


LA Ci\MPAG~A DI TUNISIA(NOVCoMrlRE 1942-MAGGIO 1943)._

in causa la questione del capo di S .M . Generale, essendosi immediatamente reso conto delle implicazioni del «cambio della guardia» . Ambrosie, infatti, non ebbe remore nell'annunciare senza perifras i l'intenzione di pensare prima di tutto agli interessi italiani e lasciò trasparire il des iderio di non lasciarsi invischiare irrimediabil mente in Tunisia. Non poteva, tuttavia, prendere delibernzioni cli tale rilevanza strategica senza l'autorizzazione di chi deteneva il controllo politico della guerra, cioè di Mussolini, e nemmeno senza una parvenza di beneplacito dell 'alleato , ormai accusato di deleterio egoismo . Perciò tutta l'insistente opera di Kesselring per orientare la condotta strategica italiana ne l senso·voluto dall'OKW venne ben presto in contrasto con la fermissima volontà di Ambrosie di liberarsi dalla tutela germanica diventata insopportabile. Von Rintelen , accortosene, cercò cli avvicinare in qualche modo le posizioni dei due interlocutori , ma senza risultati apprezzabili 132 . A prescindere, comunque, dallo «scollamento» sempre più evidente ai massimi livelli, non bisogna dimenticare l'assai più grave mancanza d' intesa fra i capi tedeschi in Tunisia: gli attri ti , 1e incomprensioni e le rivalità fra Rommel e von Arnim per ce1to non giovarono alla riuscita dell 'offensiva su Kasserine. Il risultato finale delJa campagna non sarebbe natural mente cambiato, tuttavia, a detta degli stessi Alleati, il contraccolpo sarebbe stato molto più violento . Sul piano pratico, al logorio subìto dalle forze corazzate a Kasserine si aggiunse quello analogo e più pesante ancora di Medenine. Kesselring manifestò un'aperta insoddisfazione: quest'ultima battaglia, a suo avviso, «scoprì debolezze notevol i nel comando e nell'esecuzione». Si convinse che ormai bisognava adattarsi alla difensiva e che perciò non c'era più nulla da fare. Von Arnirn, inizialmente molto fiducioso nonostante le visibili difficoltà, ben presto, con il riscontro della povertà dei rinforzi e dei rifornimenti, risentì delle drammatiche contingenze e, una volta assunto il comando del gruppo d'armata, la sua azione apparve spesso indecisa, tendente all' impiego a spizzico delle pur limitate riserve, ed i provvedimenti adottati talvolta lo furono in 1i tarclo e talaltra sembrarono poco consoni alle circostanze. Peraltro Messe e Sogno concordemente lo videro un vero soldato nell'animo e nello spirito. In merito alla condotta delle operazioni da patte alleata assai poco è da dire, tenendo conto de l divario di fo rze esistente fra i contendenti . Al132

E. vo~ RlNTELEN . Mussolini, l'alleato, cit., p. 183.


800

_ _ _ _ _ _ _ _ __,_,, POLITICA E S1'RAfliGJA IN Cl; NTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

l'accurata organizzazione di Torch non pare abbia corrisponso un adeguato sviluppo dell'invasione. Una maggiore audacia ed una dilatazione degli sbarchi verso oriente avrebbe probabilmente consentito di mettere in seria difficoltà la frettolosa e confusa creazione della testa ponte italotedesca. Anche sotto il profilo del comando le cose non anelarono lisce. Forse le difficoltà con Darlan, De Gaulle e Giraud non erano esattamente configurabili a priori, tuttavia passarono ben quattro mesi prima che il controllo di tutte le forze alleate venisse affidato veramente ad un comandante unico: Alexander. Sul piatto alleato della bilancia pesò grandemente l'organizzazione logistica americana, un'organizzazione di un pragmatismo e di una dovizia di materiali per noi impensabili . «Immense quantità cli provviste , di munizioni, di vekoli e di materiali bellici di tutti i tipi affluivano nei porti nordafricani - descrisse Cunningham - ed in un sol giorno, al pri.ncipio di febbraio, vi furono ottanta navi mercantili, fra piene e vuote, nel porto di Algeri» 133 . Le perdite dal novembre 1.942 al marzo 1943, toccarono appena il 2,4% del totale in tonnellate di stazza lorda. li problema era il superamento del canale di Sicilia. Nei primissimi giorni di .dicembre accaddero due episodi che influirono in grande misura sulla cosiddetta «terza battaglia dei convogli». La prossimità di Bona, dove si era installata la Forza Q (contrammiraglio Harcourt), e di Malta offrì agli Alleati la possibilità di utilizzare anche navi di superficie contro il traffico marittimo dell'Asse lungo le poco più cli venti miglia intercorrenti dalla Sicilia alla Tunisia. Nella notte sul 2 dicembre erano in mare quattro convogli italiani e la Forza Q, informata tempestivamente da un messaggio Enigma e dalla ricognizione aerea dei movimenti in atto, intercettò il convoglio G poco dopo la mezzanotte. «Per il nerni.co fu una vera tragedia - scrisse l'amm. Cunningham -. Quattro navi di rifornimenti o trasporti e tre cacciatorpediniere, attaccati a bruciapelo, furono affondati o incendiati. Fu un'orrenda scena di navi che saltavano in aria in preda alle fiamme fra nubi di vapore e cli fumo( ...). Non una nave dj quel convoglio sopravvisse» 134 . Il convoglio trasportava circa 1.800 uomini, 700 tonnellate di materiale bellico, 12 pezzi da 88 con relative dotazioni , 32 automezzi e 4 carri armati .

133 A. CUNNINGHAJ\·t,L'odissea 134

Ibidem, p. 378.

di un marinaio, cit., p. 387.


LA CJ'\MPAGJ\A DI TUNISIA (NOVEMBRE L942-MAGGIO 1943)

801

Il 4 dicembre ebbe luogo il grande bombardamento di Napoli, che provocò seri danni alla nostra forza navale. Ne derivò il decentramento della flotta di cui si è detto: corazzate e incrociatori alla Spezia e la 3" divisione alla Maddalena. Rimase a sud , a Messina, soltanto 1'8" divisione, ma in gennaio lascerà anch'essa la zona per trasferirsi a Taranto. «Il trasferimento alla Spezia segnò dunque il ritiro dalla lotta di quelle corazzate che sino a quel momento, direttamente o indirettamente, erano state il fulcro della guen-a in Mediterraneo: le sorti dell'Italia dovevano fatalmente precipitare» 135 . Inutile rammentare tutte le riunioni per definire una conveniente difesa dei convogli, specialmente contro l' insidia sottomarina. La crisi scoppiò in pieno a marzo. Il 10 marzo, ìn una seduta a palazzo Venezia per un esame concernente la Marina mercantile, Cini, ministro delle Comunicazioni, snocciolò una serie di cifre sconfortanti. In stretta sintesi, per i traspo1ti via mare rimanevano appena 600 mila tonnellate di navi mercantili di efficienza ridottissima; anzi, salvo poche eccezioni, erano le navi più lente . Inoltre il coefficiente dì utilizzo era minimo per mancanza cli scorta , possibilità di offesa avversaria, carenza di attrezzature portuali, scarsità di banchine, magazzini, scali ferroviari, esigua capacità di carico e di scarico delle maestranze, nonché irrazionale utilizzazione provocata da esigenze militari, per cui talvolta diventava indispensabile far partire le navi anche a carico incompleto . E dopo la lunga esposizione Cini concluse: «Questa situazione potrà migliorare attraverso una più razionale utilizzazione, ma non può sostanzialmente essere cambiata. Occorre guardarla nella sua realtà, occorre adeguare i programmi alle possibilità; ciò riguarda chi ha la responsabilità della guerra» . Al che, il responsabile della guem1 - Mussolini - ringraziò per <<la chiara ed esplicita esposizione che solo oggi, 10 marzo 1943, è rappresentata nella sua piena realtà, a differenza delle cifre vaghe che fino ad oggi erano state indicate>>. L'accusa era manifestamente indirizzata a Cavallero. Al termine de.lla riunione Mussolini consolò i presenti affermando che sperare in un capovolgimento della situazione sarebbe stato un sogno, ma si trattava semplicemente «di galleggiare, di durare» . E quando C.ini rilevò che la situazione ciel momento era già al margine delle possibilità, Mussolini non fece piega: «Siamo in una difficilissima situazione

L35 M ARCO AN' rONJO BRAGAOIN , JL

ri, Milano 1982, p. 242.

dramma della Marina italiana, Oscar Mondado-


802

POLlTJCAE STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE lT!\ LlANE

dal punto di vista del tonnellaggio. Dobbiamo proteggere quello che abbiamo e colmare il più possibile i vuoti: è sicuro che avremo un deficit, si tratta di andare avanti. Se si arrivasse a 60.000 tonnellate/mese di perdite sarei, oggi 10 marzo, molto soddisfatti» 136 . Inutile replicare. Il verbale naturalmente tace in proposito, ma secondo il gen . F. Rossi, presente alla riunione, Cini, sullo slancio delle amare verità, non esitò ad affermare che la gravissima situazione imponeva di riesaminare, alla luce delle pratiche possibilità, la posizione italiana in seno all'alleanza con la Germania . Mussolini troncò immediatamente l'esplicito invito con un «Ciò equivarrebbe a sganciarsi dalla Germania ed a finire separatamente la guerra, e questo non sarà mai!» 137 . A fine aprile le cose si complicarono ancora di più, se possibile. Sia per i bombardamenti aerei nemici, sia per difficoltà di scarico da parte degli enti destinatari, la circolazione dei treni sulla rete meridionale e soprattutto su quella siciliana si era fatta molto irregolare ed andava progressivamente peggiorando con minaccia di ingorghi e di pericolosi arresti. L'inoltro dei treni oltre Palermo, per Trapani, era diventato impossibile a causa dei gravi danni mTecati alla stazione di Palermo ed ai due ponti ferroviari sul fiume Oreto, ma in primo luogo per la distruzione del deposito locomotive con annesse officine. Inoltre gran parte del personale ferroviario , terrorizzato per le perdite subite e sfiduciato per la mancanza di ricoveri idonei, non si presentava al lavoro e l'arresto della circolazione aveva creato una giacenza di oltre mille carri merci fra Messina e Palermo, in buona percentuale carichi di derrate per la popolazione civile delle province cli Palermo, Trapani e Agrigento. Bisognò, in definitiva, spostare il traffico aereo per la Tunisia sugli aeroporti della Sicilia orientale. Ma i giorni del gruppo d'armata Africa erano contati. Un giudizio sull'organizzazione dei rifornimenti dall'Italia in quest' ultimo periodo non è semplice perché ormai le difficoltà erano tali e tante da rendere disperata l' impresa. Per giunta qualunque considerazione dovrebbe essere fatta sulla base cli dati statistici incompleti e perfino contraddittori. Complessivamente, dal 10 dicembre 1942 al 13 maggio 1943, sbarcarono 157 mila uomini, 8.500 automezzi ed almeno 400 carni ed autoblindo (cifra stimata) . Non si possono ignorare le amare accuse di Rommel circa l'insufficiente aiuto ricevuto nella primavera del

136 137

USSME, Verbali delle riunioni, cit., IV, vcrb. n. 9, p. 326. P. Rossi, Come arrivammo all 'armistizio, cit., p. 84.


LA CAMPAGNA DI TUNISIA (NOVEM13RE 1942, MAGGIO 194,c:, 3' - - - - - - - - - - - - - - - - - " 8=03

1942, allorché le perdite in navi mercantili si limitarono al 12,5%. Quanto poco gli sarebbe bastato per ottenere un successo tattico, almeno quello, tanto maggiore! E, per contro, quanto sarebbero stati utili in Sicilia quei rinforzi mandati in Tunisia! La terza battaglia dei convogli si concluse dopo sei mesi di durissima lotta. La R. Marina vi perse 12 cacciatorpediniere, 12 torpediniere, una corvetta, un'ottantina di navi minori e 135 piroscafi. Vediamo adesso più da vicino le condizioni delle truppe italiane oltremare e, in particolare, quelle della l" armata. Ripetiamo che un confrontò con l'avversario non si pone neppure. Come parlare di ordinamenti quando non soltanto la nostra divisione di fanteria tipo A.S, era poca cosa in sé (la sua struttura era stata determinata da esigenze tattiche difensive e da limitazioni concrete in ogni settore), ma nessuna delle nostre grandi unità riuscì mai a raggiungere l'organico previsto? Tutte indistintamente le divisioni, italiane e tedesche , si batterono sempre come complessi di forze eterogenei, mescolando battaglioni esperti con battaglioni di marcia o di complementi, reparti logori con repaiti appena sbarcati. Esiste indubbiamente una differenza fra il rendimento delle truppe italiane dell 'ACIT, che operarono nel deserto libico, e quelle della la armata, che agirono sulle colline tunisine. Le une subirono il pieno peso di un 'inferiorità materiale non superabile. In Tunisia invece per la prima volta, sia pure non subito e non sempre, le truppe italiane si trovarono a battersi in un ambiente naturale rotto, dove gli appigli ciel terreno potevano compensare le tante deficienze, dove il carro armato finalmente trovava vita difficile. È vero che il livello addestrativo dei complementi si dimostrava normalmente assai limitato , tuttavia laddove si verificò un minimo di accettabilità nel rappo1to difesa-ampiezza del settore difensivo il nemico non passò; vedansi la linea di Mareth e quella di Enfidaville, a dispetto del dominio aereo alleato. E, in merito alla aerocooperazione, a quanto riferito da Messe essa lasciò molto a desiderare in Tunisia: «A questo risultato negativo concorreva l'insufficienza quantitativa di apparecchi e l'organizzazione difensiva dell'Arma aerea. Questa infatti aveva voluto conservare autonomia rispetto al Comando delle forze terrestri( ...). Per cli più le due aviazioni , italiana e tedesca, lavoravano pure in regime di autonomia, perdendo così ancora di rendimento complessivo» 138 . 138 G. M ESSE,

La

r armala i1aliana in Tunisia, cil., pp. 315-316.


804

--------"~ OL=r = nC =A~E=S~Tl~ t 'i~TEGIA [N CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Infine, il governo del personale. Dobbiamo apertamente ammettere che lasciò fortemente a desiderare per inspiegabili ed inconcepibili superficialità ed insensibilità. Ljmitiamoci a pochi punti. Con il rimpatrio dei Comandi territoriali della Libia e di organi di vario tipo, tornarono in Italia anche elementi da poco tempo in Africa provocando commenti di fuoco da parte di chi combatteva nel deserto perfino da oltre diciotto mesi. Né il ministero della Guerra seppe portare l'attenzione sull'argomento , né i Comandi della Libia seppero intervenire subito per evitare l'iniquità. Eppure la questione dei rimpatri costituiva da tempo uno dei problemi più angosciosi. Altro punto. A tutto marzo 1943 il comandante della 1a armata ed il comandante del XXX corpo non avevano ancora la facoltà di concedere le ricompense al valore <<sul campo» , facoltà che in Libia era stata concessa a Bastico, dopo peraltro molte insistenze. Per finire bisogna segnalare un dettaglio umile, ma molto significativo: la scarsissima preoccupazione per il regolare tifomimento di oggetti di uso personale e corrente , quali bottoni, filo, aghi, rasoi, buste e ca1ta da lettere, cartoline, matite, distintivi di grado per sottufficiali e graduati , fregi, mostrine ecc. Come stupirsi se ìl soldato si sentiva trascurato? Non per niente Messe, che si ricordava della campagna di Grecia e di quella di Russia, nella sua relazione parlò di «miserevole governo del personale». E si è arrivati a parlare dei rapporti con i tedeschi, nonché a raccontare i commenti di nuovi protagonisti . «Come ben sa chiunque abbia vissuto e combattuto per lungo tempo con i tedeschi - è ancora Messe che parla, ma Sogno concordava in pieno - l'armonia procedeva in ordine decrescente dalla linea di combattimento alle retrovie, sfumando da un ammirevole cameratismo ad uno stato di tensione e talvolta di vera ostilità, determinato quest'ultimo dalle incorreggibili caratteristiche teutoniche dalla mancanza di tatto, della boria, della prepotenza. Così è che i rapporti del Comando d'armata con gli elementi alleati assumeranno valore sostanzialmente diverso procedendo dal fronte alle retrovie». Inevitabile il risentimento italiano , tanto più vivace quanto più plateale era il fatto origine del dissidio. Ma era questione di mentalità e cli sistema. Anche il gen. Marras indicava da Berlino il sottile significato di vari bollettini clell'OKW: nei settori del fronte tenuti daglì italiani la situazione veniva ristabilita in toto od in parte ad opera esclusiva delle truppe tedesche. Aci esempio, secondo il bollettino ciel 22 marzo: <<( ...) nella Tu-


LA CAMPAGNA D I TUNISIA (NOVEMBRE 1942-M AGG IO 1943)

nisia meridionale ed in quella centrale notevoli forze inglesi ed americane attaccano le posizioni italiane ( ...)» . Quello del giorno successivo precisava che «( ...) nella Tunisia meridionale ed in quella centrale proseguono gli accaniti combattimenti. Contrattacchi di truppe tedesche hanno respinto in alcuni punti il nemico ( ...)». Così è facile immaginare i commenti della stampa germanica circa la caduta della Tunisia. Si trattava di spiegare all 'opinione pubblica la rapida fless ione di una difesa incautamente presentata come capace di lunga durata, quindi da un lato venne dato largo risalto al valore del soldato tedesco che aveva ceduto soltanto alla strapotenza degli Alleati, dall 'altro apparvero pochi cenni sulla presenza e sulla resistenza delle truppe italiane, non senza qualche insinuazione tendente ad attribuire ad esse la causa principale del crollo subitaneo 139 . La perdita dell'ultimo lembo di terra africana destò fra gli alleatj dell' Asse molto sconcerto . L'addetto militare italiano in Bulgaria segnalò la «profonda impressione» e «l'accresciuto pessimismo» suscitati dal1'evento in tutti gli ambienti, giacché l'ultimo colloquio Mussolini-Hitler e la conseguente propaganda avevano ingenerato la persuasione di una vittoria anglo-americana «molto problematica», almeno in brevi termini di tempo. Ma soprattutto «ora l'attenzione di tutti è rivolta sull'Italia, della cui capacità di resistenza la maggioranza dubi ta», ritenendo assai probabile un tentativo di sbarco nemico in Sardegna , che «riuscendo, potrebbe avere incalcolabili ripercussioni di indole morale e materiale sul popolo italiano» . D'altronde , anche l'atteggiamento di militari e civili tedeschi in Bulgaria per motivi di servizio allarmava: essi manifesta-· vano quasi apertamente la loro depressione ed il loro scoraggiamento e formulavano oscure previsioni circa l'esito della guerra 140 . A Berlino ufficialmente si taceva, però il Volkischer Beobachter si premurò di spiegare che per la Germania il fronte per eccellenza era quello orientale, dove essa combatteva per l'esistenza del Reich contro le energie infernali del Bolscevismo; che l'Africa era sempre stata un teatro secondario in quanto essa non doveva diventare - e difatti non lo era diventata - un secondo fronte; che adesso gli anglo-americani, i quali dovevano prepararsi a condurre azioni contro il continente europeo,

139 140

Diario storico del Comando Supremo, data I 8.5.1943. /hidem, data 23 .5 .1943.


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

avrebbero compreso quel che significava dover tenere una testa di ponte oltremare 141 . Parole. La realtà era veramente sconfortante. In Italia si profilava la prospettiva cli un'invasione nella consapevolezza di una assoluta inadeguatezza nel cielo, sul mare e per terra. Le illusioni erano cadute per quasi tutti. La produzione industriale procedeva a singhiozzo e dipendeva dagli invii dalla Germania per determinate materie prime, il morale della popolazione era bassissimo, lo spirito delle truppe sfiduciato ed apatico. Gli scioperi di marzo a Torino ed a Milano, proclamati per ragioni economiche, in effetti avevano finalità politiche e «il fatto notevole - scrisse Senise, capo della polizia - che agli sci.operi tutti partecipano, fascisti e non fascisti» 142 . Lo stesso Farinacci scrisse a Mussolini: «( ...) li Partito è assente ed impotente ( ...). Ora avviene l'inverosimile. Dovunque, nei tram, nei caffè, nei cinematografi , nei teatri si critica, si inveisce contro il regime e si deni gra non più questo o quel gerarca ma il Duce. E la cosa gravissima è che nessuno insorge. Anche le questure rimangono assenti, come se l'opera loro ormai quasi inutile ( ...)» 143 .

Sul piano militare c'era cli peggio. Anche von Rintelen se n'era accorto ed il suo commento fu estremamente centrato: «Alle FF.AA. italiane era stata spezzata la spina dorsale. L'esercito agonizzava» 144 .

141

Ibidem, data 21.5.1943. Quand'ero capo della polizia, Ruffolo, Roma 1946, p. 17 I . 143 R. DE FELICE, Mussolini, l'alleato, cit., l, tomo II, p. 952. 144 E. VON R INTELEN, Mussolini, l'alleato, cil., p. 187. 142 CARMINE SENTSE,


PARTE QUARTA

LA SCONFITTA (1943)



Capitolo XII LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA

1. VIGILIA D'INVASIONE

Nel corso della conferenza dì Casablanca la decisione di sbarcare in Sicilia ottenne la convinta approvazione non solo del massimo livello poli tico ma anche dei capi dello Stato Magg iore combinato (Combined Chiefs of Staff), l'organismo che riuniva i capi di Stato Maggiore americani ed inglesi, operante sotto la direzione generale di Roosevelt e di Churchill per la condotta della guerra 1• Lo scopo del!'operazione Husky, questo il nome in codice, era cli «rendere più sicura la linea di comunicazioni attraverso il Mediterraneo; allentare la p ressione tedesca sul fronte russo; intensificare la pressione su11'Italia» 2 . Questo però non poteva bastare a Churchill. Infatti, non appena certo deU' imrninenza della vi ttoria su l suolo africano, sì concentrò su l problema strategico del «dopo Tunisia». Telegrafò perciò a Roosevelt prospettandogli la necessità di individuare con urgenza le lince d'azione su due specifici punti: nel teatro europeo, la prevista operazione ìn Sicilia ed il relativo sfruttamento del successo, dato per sicuro; nel teatro asiatico, la condotta de!la campagna in Birmania. La conferenza Trident, tenuta a Washington dal 12 al 25 maggio , s i aprì con una lunga esposizione d i Churchill. In merito al Medite1Taneo, egli caldeggiò la prosecuzione di Husky con un attacco diretto ali ' Italia peninsulare: se questa, come tutto lasciava prevedere, si fosse arresa, gli Alleati sarebbero in un sol colpo e ntrati in possesso dei porti e degli aeroporti indispensab ili per le successive operazioni in Ba lcania.

1 Da non confonde(c con gli organi collegiali nazionali dei due paesi, quali per la Gran Bretagna il «Comitato dei Capi di Stato Maggiore» (Chiefs of Staff Co111111i11ee) e per gli Stati Un iti i «Capì di Stato Maggiore congiunti» (Joi111 Chiefs of Sta./J). 2 W. CHURC HILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte N, .li . p. 320 .


810

- - - - - - - ----"-" POLITICA ESTR,trEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Le discussioni si protrassero alquanto e, dopo una lunga serie di riunioni di carattere prettamente militare, i capi dello Stato Maggiore Combinato si trovarono d'accordo su questa risoluzione: «Il comandante in capo alleato in Africa settentrionale riceverà ordine d.i studiare con urgenza le operazioni di sfruttamento dello sbarco in Sicilia ritenute più idonee per eliminare l'Italia dal conflitto e per impegnare il maggior numero possibile di forze tedesche. Quale delle varie operazioni vada adottata, e successivamente attuata, dovrà essere deciso dai capi dello Stato Maggiore Combinato»3 .

Churchill trovò simile formula evasiva e perciò insoddisfacente. Decise dunque cli recarsi di persona ad Algeri per affrontare la questione direttamente con Eisenhower e chiese a Roosevelt di far partecipare all'incontro il gen . Marshall. I colloqui si svolsero dal 29 maggio al 3 giugno e concentrarono l'attenzione sulle linee programmatiche sostenute dal Premier britannico: «( ...) 3. Costringere, o indurre, l'Italia a deporre le anni è l'unico obiettivo nel settore mediterraneo che giustifichi la campagna già iniziata e l'entità delle forze alleate disponibili in questo settore. L'occupazione della Sicilia costituisce la premessa indispensabile, mentre l'invasione della penisola italiana e la conquista di Roma sono, evidentemente, le mosse successive. In tal modo si potrà recare il massimo contTibuto alla causa alleata ed al progresso generale della guerra, sia in questo settore sia in quello della Manica ( ...)» 4 .

Nella discussione e nell'illustrazione dei. rapporti cli forza tra Alleati e l'Asse, Churchill fu appoggiato dai suoi generali - Brooke, Alexander e Montgomery - e finì per convi.ncere , almeno in parte, Eisenhower, il quale si dichiarò propenso a passare immediatamente lo stretto cli Messina costituendo in Calabria una testa di ponte se I' occupazione della Sicilia fosse stata contenuta in una settimana o poco più. Marshall, invece , preferì non prendere posizione, ritenendo opportuno farsi un'idea ben precisa delle reazioni tedesche , sia in Sicilia sia nella penisola. Churchill insisté e giunse a promettere cli portare sullo scacchiere italiano altre otto divis ioni britanniche dal Medio Oriente, ma Marshall, pur assicurando di non voler dibattere l'impegno assunto a Washington di puntare sulla disfatta dell'Italia, si atten-

3 4

Ibidem, parte IV, II, p. 446. Ibidem, parte IV, II, p. 460.


m

LO SBARCO ALLEATO JN SICILIA

ne ad un principio di cautela in merito al seguito da dare all'occupazione della Sicilia5 . Alla fine , comunque, un' intesa di massima venne raggiunta in questi termini: se il superamento della difesa in Sicilia si fosse rivelato troppo gravoso e lento, le operazioni successive avrebbero avuto come obiettivo la Sardegna (soluzione vista con favore dagli americani); se, al contrario, la conquista fosse avvenuta celermente e senza eccessivo logoramento, gli sforzi successivi sarebbero stati incanalati verso l'Italia peninsulare, anche perché «non meno di Roma poteva soddisfare le esigenze della campagna di quest'anno» 6. li piano originale di Husky prevedeva per il giorno D due sbarchi nell'isola. Il principale fra Gela ed Avola, l'altro fra Sciacca e Marsala. Due-tre giorni più tardi sarebbero sbarcate altre forze: le inglesi nel golfo di Catania, le americane fra Castellamare e Termini Irnerese. L'operazione fu affidata al XV gruppo d'armate (gen. Alexander), composto da11'8 3 amiata (gen. Montgomery) e dalla 7" armata (gen. Patton). La reiterate proteste di Montgomery per l'eccessiva ampiezza della testa di sbarco prevista per la sua armata portarono ad una radicale modifica del piano. Eisenhower accolse le argomentazioni di Montgomery, basate sulla previsione di una forte opposizione italo-tedesca e venne così decisa una unica testa di sbarco su un fronte cli circa 180 chilometri, imperniata sulla punta sud-est della Sicilia e divisa in due settori. In tal modo, 1'8a armata avrebbe puntato su Augusta e Catania e la 7a avrebbe protetto il suo fianco esposto. Il 13 maggio i capi di Stato Maggiore combinati approvarono il piano definitivo. li giorno D venne stabilito per il 10 luglio. *

*

*

Da parte italiana le ipotesi di operaz.ioni anfibie alleate contro la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e la Provenza erano state naturalmente prese in attenta considerazione. n gen. Ambrosia dedicò due riunioni all'esame dei problenù difensivi della Sardegna (29 aprile) e della Sicilia (2 maggio) con i capi e sottocapi di Stato Maggiore e con i comandanti re-

5 Ibidem, paite IV, Il, pp. 463-464. 6 Ibidem, parte V, I , p. 51.


§12

POL ITlCA E STRATEGfA IN CENTO ANNI DI GUERRE 11~\LIANE

IL PIANO INIZIALE ALLEATO PER «HUSKY» (CCS PLAN-CASABLANCA - gennaio 1943)

D•2

lffll§§

____a

2 Divi5ioni

1 5tg. Cllrri

._,.--

,,

.~1,,,,_--

~~

/

_,, .,/

'1-/

/'

\;alan ·

1

I Divisione

1 Btg. ro.rri

/ I

I

\

~

I

· ',

·.ti'" A~.f.~~.(.... .......,/

.·•····

,, , r"

G •

.. .,, ·..

:\° '}

•·•·····

_...

D . •3

IIP ~

· i~ ~

Divisione 1 a,19ata 1 Divi&ione oviolrasp.


LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA _ _ _ __

IL PIANO DEFINITIVO ALLEATO PER «HUSKY » (maggio 1943)


POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

sponsabili delle isole. In particolare, per la Sicilia il gen . Roatta, comandante della 6" armata, tenne un 'esposizione molto chiara e realistica sullo stato di fatto, concludendo: «l nostri alleati conoscono bene la nostra situazione. Contro un 'azione di sbarco in grande noi possiamo fare sol.o un'onorevole resistenza, ma non abbiamo la possibilità di ricacciare l'avversario( ...)».

Dal canto suo, !'a.mm. Riccardi dichiarò che, stante la necessità di conservare la forza navale disponibile a favore della Sardegna, finché esisteva questa minaccia, non reputava attuabile il contrasto navale di un'operazione anfibia avversaria in una zona completamente dominata dall'aviazione nemica. Il gen. Fougier affermò, invece, che le forze aeree dell 'Asse erano in grado di «contrastare efficacemente lo sbarco» in Sicilia, ove soltanto questa venisse attaccata7 . La minaccia alle isole ed alla penisola italiana pose a Hitler un problema nuovo: si trattava di tenere lontano il più possibile la guerra dalle frontiere del Reich e quindi di contribuire alla difesa dell'Italia con forze tedesche. I rapporti di von Rintelen da Roma non erano rassicuranti . L'esercito italiano - egli scriveva il 5 maggio - non pareva all'altezza del compito: «Le ragioni principali sono l'armamento e l'equipaggiamento assolutamente inedeguati, lo scarso addestramento del corpo degli ufficiali, la preparazione psicologica insufficiente della massima parte degli altri ranghi e l'assenza di entusiasmo dovuta ai dubbi circa l'esito favorevole della guerra( ...) . II nerbo dell'esercito italiano è stato distrutto in Africa, in Grecia ed in Russia». Le truppe italiane erano valide soltanto come «debole sostegno di un forte alleato». Inevitabilmente il primo impatto con l'inizio dell ' invasione della madrepatria diventava un punto interrogativo ed avrebbe avuto un'importanza decisiva, giacché se la prima ondata dello sbarco anglo-americano avesse riportato un successo ne potevano derivare «spiacevoli conseguenze, tenuta presente l'imperante atmosfera di fatalismo». Insomma, «l'esercito italiano non è , da solo , in condizioni di arginare con successo un attacco poderoso contro il suo territorio metropolitano. Ciò si può ottenere soltanto con un forte aiuto tedesco e con riserve mobili centrali» 8 . 7

USSME, Verbali delle riunioni, c it., verb. n. 19. Relazione di von Rintelen in data 5 .5.I 943, in F. DEAKIN, Storia della Repubblica di Salò, cit., pp. 283-285 . 8


LO SRARCO ALLEATO ù\l SICILIA

Il 6 maggio Kesselring comunicò al Comando Supremo che, con le unità rimpatri ate dalla Tunisia e l'arri vo di nuovi reparti dalla Germania, entro poche settimane sarebbero state disponibili tre divisioni tedesche per la difesa dell 'Ital ia ed il 9 maggio Hitler ne offrì altre due. Mussolini rispose il J.2 1ingraziando e dicendo che tre divisioni gli sembravano sufficienti purché dotate di c,mi , tuttavia chiese sci battaglioni di carri, cinquanta batterie contraerei ed altrettante squadrigl ie di aerei9 . H itler inisté : poiché le due divisioni di formazione g ià in Sicil ia ed in Sardegna erano sensibilmente più deboli di quelle organiche e la terza non risultava di possib ile costi tuzione, era pronto a mandare due altre divisioni: la 16a Pan.zergrenadiere e la H. Goering 10 . H itler voleva farsi un ' idea ben precisa della s ituazio ne. L'amm. Doenitz non appena rientrato in Germania gli riferì che «i l piano per man tenere le isole italiane si sm·ebbe risolto in un'operazione puramente difensiva, che avrebbe consumato molte energie senza liberare l'Asse dalla sua posizione difensiva 11. E il barone von Ncurath, nipote ciel. predecessore d i Ribbcntrop all'Auswartiges Anit, il 20 maggio fo rnì ulteriori ragguagli ben poco rassicuranti, a seg uito d i una sua visita in S ici lia. In breve: le truppe tedesche nell'isola erano divenute molto .impopolari per il loro comportamento; e ra «opinione d iffusa in tutta l' Italia meridionale che la guen-a finirà con la venuta degli inglesi e che la presenza dei tedeschi non fa che ritardarla» ; il gen . Roatta, comandante della 6a armata, aveva ammesso di «non aver troppa fid ucia nella difesa della Sicilia» perché troppo debole e con truppe male armate. In sostanza «la minaccia alla Sicilia da parte dell'invasione nemica è gravissima» 12 . Per Hitler e l' OKW il quadro politico-militare che concordemente veniva prospettato circa la situazione italiana non lasciava dubbi: occorreva diffi dare della «tenuta» dell ' Italia, a prescindere dalla persona del Duce. E Hitler il 20 maggio prese la decisione di prepararsi al peggio . Ordinò du nque all ' OKW di stud iare due piani: l 'Alarico (nome significativo) per l'eventuale occupazione militare dell'Italia; il Costantino per sostituire all 'occon-enza le truppe italiane nei Balcani. Poi orientò ver-

9 USSME, Verbali delle riu11io11i, cit., IV, verb. n. 15 data I3.5 .1943 , p. 376. IO F. D EAKIN, Storia della repubblica di Salò , cii., p. 284 . 11 Ibidem, p. 287 . 12 W. CHURCIITLL, La seconda guerra 111011diale, cit., parte V, I. pp. 45-46.


816

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERR ll ITALIANE

bai mente alla possibile emergenza italiana Rommel, il quale si installò a Wiener Neustadt con un embrione di Comando d 'armata, ed i1 gen. Lohr, Oberbefehlshaber Sud-Ost, di sede a Salonicco. A fine maggio Ambrosio tornò ad esaminare la «Esigenza S .S .», ossia la difesa della Sicilia e deJJa Sardegna, con i capi ed i sottocapi di Stato Maggiore della R. Marina e della R. Aeronautica e con Kesselring, per armonizzare l'impiego delle due forze armate 13 . E il 30 maggio un cambio al ve1tice incluse quello della Sicilia. Il gen. Roatta subentrò al gen. Rosi come capo di Stato Maggiore dell'Esercito e lasciò il comando della I" armata e delle Forze A1mate della Sicilia al gen. Guzzoni 14 . Questi fece subito un lungo giro d'ispezione, al termine del quale confermò al Comando Supremo la già nota delicatezza della situazione: «Nel complesso situazione difensiva inadeguata di fronte mezzi offesa avversaria. Forze mobili terrestri et capacità reattiva nostra aviazione insufficienti. Spirito popolazione depresso. Reputo necessaria altra divisione germanica corazzata et una divisione motorizzata italiana oltre at rinforzo aviazione. Mi adopero per potenziare materialmente, spiritualmente difese et per creare fronte unico forze armate, gerarchie partito, popolazione» 15 .

Tale giudizio smentiva nettamente la diffusa tendenza dei Comandi in sottordine a presentare le disfunzioni come di lieve entità e comunque sanabili in breve, a causa di un malinteso senso di spirito di corpo e di orgoglio personale 16 . Ma Guzzoni tenne anche a mettere bene in risalto una peculiarità: «Mai come neJJa Sicilia di oggi situazione militm·e e s irnazionc politica sono intimamente connesse e debbono perciò essere considerate insieme per una valutazione completa delle forze di resistenza dell'isola di front.e ad intensificate offese aeree ed a tentativi di sbarco ciel nemico che non è da escludere possano verificarsi in breve. La popolazione è , nel complesso, di morale depresso. Alle cause più remote ( ...) si sono aggiunti in modo decisivo la deficiente alimentazione ed i bombardamenti aerei ( ...) . Da mesi e mesi la popolazione è rimasta senza pasta, senza zucchero, senza olio. Riceve ora solo una parte delle assegnazioni arretrate( ...).

13

14

USSME, Verbali delle riunioni, cit., IV, verb. n. 21. I.I gen. Guzzoni, già da due anni in ausiliaria, fu richiamato in servizio per l'oc-

casione. 15 Diario storico del Comando Forze Armate Sicilia, data 14.6.1943. 16 Ibidem, data 9.6.1943.


LO SBARCO ALLEATO IN SJCIL =l~ A _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __

L'offesa aerea nemica ba prevalentemente colpilo i più popolosi e ricchi centri costieri determinando lo sfollamento della popolazione verso l'interno dove le condizioni di vita sono di gran lunga peggiori . Ne è derivato aggravamento della crisi alimentare, ricovero per la maggior parte degli sfollati non abbienti indecoroso ed antigienico, rottura violenta dell'unità familiare così sentita dal siciliano. A ciò si aggiunga la crisi dell ' acqua in molti centri abitati(...) . La depressione aumenta e con essa dilaga il sentimento che "si fin isca in qualunque modo pu rché si fin isca". C'è persi.no qualcuno che pensa alla Libia che " sta finalmente tranquilla"(...) . Mi sono dilungato a considerare la situazione pol.itica per due ragioni: la prima perché una parte notevolissima delle forze amiate è costituita da elemento siciliano che non può non risentire dello stato morale della massa della popolazione; in secondo luogo perché l'enorme massa della popolazione addensata in gran pa.rte dell'immediato retroterra della zona costiera( ...) verrà forse a trovarsi nella zona di combattimento, inu·alciando le operazioni e rendendo più difficili i movimenti lungo le rotabili( ...)» 17 .

In siffatto clima si verificarono i dolorosi episodi dj Pantelleria e di Lampedusa. L'isola di Pantelleria, situata fra la Tunisia e la Sicilia, era nota coma la «Gibilterra del Mediterraneo centrale» e presentava tali ostacoli naturali nei confronti di un'operazione anfibja che «molti dei nostri comandanti esperti e ufficiali di Stato Maggiore - scrisse Eisenhower - erano decisamente contrari all'operazione, perché un fallimento avrebbe avuto un effetto scoraggiante sul morale delle truppe da impegnare contro le coste della Sicilia» 18 . Però possedeva un campo di aviazione che gli Alleati giudicavano prezioso ai fini di un ulteriore appoggio aereo di Hu.sky. E inoltre le due persone che in materia più contavano nel Comando alleato, vale a dire Eisenhower e l' amm. Cunningham, erano giunte alla concl usione che l' impresa fosse relativamente facile. Alla base di questa convinzione stavano le confortanti e confermate notizie sullo spossamento del popolo italiano nonché la fiducia che un prolungato bombardamento aereo e navale avrebbe potuto perfino provocare la resa prima ancora dello sbarco 19 . Così fu fatto e Pantelleria sj arrese l' 11 giugno «proprio mentre le nostre truppe - scrisse ancora Eisenhower - passavano dalle navi alle imbarcazioni d'assalto»20 . Il 12 si arrese Lampedusa ed il giorno dopo Linosa.

17

Diario storico ciel Comando Forze Armate Sicilia, data 14.6.1943. Crociata in Europa., Mondadori, Milano 1949, p. 214. 19 Ibidem, pp. 214-215 . 20 Ibidem . 18 D . EISEN HOWER,


818

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

*

*

*

La caduta delle tre isolette ebbe pesanti ripercussioni di ordine psicologico, soprattutto sulla popolazione siciliana, e suscitò commenti amari ad alto livello, da Mussolini a Kesselring, per non parlare dell'orgogl ioso confronto britannico fra Pantelleria e Malta. E all 'estero venne considerata una conferma della gravissima crisi materiale e morale in cui si trovavano l'Italia e le sue Forze Armate. Il 19 giugno Vittorio Cini, in Consiglio dei ministri, non esitò a porre Mussolini di fronte al dilemma se proseguire la guerra o se uscirne. Nel primo caso, ammesso con molti dubbi che fosse ancora realistico nutr ire qualche speranza di successo, occorreva condurla «nel migliore dei modi» e cioè adottare cambiamenti radicali. In particolare: dare al conflitto carattere nazionale, affidare il comando supremo a chi spettava (vale a dire al Re), assumere atteggiamento più fermo nei confronti della Germania, adeguare gli obiettivi alle concrete possibilità, impostare diversamente la propaganda. Se , invece, si decideva di cercare la pace , bisognava creare i presupposti favorevoli «istituendo dei rappo1to indiretti per eventuale soluzione , non chiudendosi le porte alle spalle, anzi predisponendo le possibili vie d'uscita». In ogni caso si imponevano «programmi e idee chiare e soprattutto tempestività d'azione che è la base di ogni successo». A questa presa di posizione, Mussolini si limitò a replicare che si u·attava ormai solo di «vincere o cadere accanto alla Germania» 21 . Ci nque giorni p iù tardi M ussolini tenne al direttorio del P.N.F. il discorso del «bagnasciuga», indicando come tale il tratto di spiaggia lambito dal mare ove sarebbe certamente fallito il tentativo di sbarco in Sicilia. Tanta sicurezza tradiva peraltro un grosso punto interrogativo . «Il nemico deve giocare una carta - disse -. Ha troppo proclamato che bisogna invadere il continente. Lo dovrà tentare, questo, perché altrimenti sarebbe sconfitto prima ancora di aver combattuto( ...). È del tutto chiaro che se questo tentativo fcùlirà, come è mia convinzione, il nemico non avrà più altre carte eia giocare per battere il Tripartito» 22 . Ma era veramente convinto che il tentativo fallisse? E se non fosse fallito? Mussolin i non poteva ignorare la debolezza delle difese dell'isola. Non volen-

21 A LFREDO DE MARSICO, 22

25 luglio 1943. Memorie per la storia, Bari 1983, p. 71. B. M USSOLINI, Opera omnia, cit., XXXI, p. 185 .


I.O SBARCOAl .1,EATO IN SIC:l l.lA

819

do ammetterlo si lasciò anelare ad una imprudente ed impudente affermazione. Così il successo alleato avrà peso doppio. Naturalmente in Germania le diffidenze aumentarono. Il 22 giugno il gen . von Senger und Etterlin , destinato in Sicilia quale ufficiale di collegamento con il Comando 63 armata, fu ricevuto all'Obersalzberg da Hitler, il quale «prevedeva già una prossima defezione clell' Italia». ln un colloquio s uccess ivo, a guattr'occhi, il gen. Warlimo nt, dell'OKW, espresse la convinzione che fosse difficile resistere a lungo in Sicilia e che, nella probabile eventualità che il nemico fosse sbarcato in forze , la cosa rnig liore sarebbe stata quella di «trasferire sul continente il grosso delle truppe dislocate in Sicilia»23 . Gli avvenimenti, frattanto, impressero maggiore incisività ai colloqui fra Ambrosio e Kesselring, con conseguenti richieste da parte italiana di altre g randi unità meccanizzate tedesche. Così la 3a e la 16a Panzergrenadiere scesero in Italia nella seconda metà di giugno dislocandosi fra Roma e Salerno, mentre la Hermann Goering passava lo stretto di Messina e raggiungeva la 15" divisione di formazione Sizi/ien, ed i prin1i di luglio arrivarono la 26a e la 29a Panzergrenadiere. Bisogna sottolineare l' incertezza di previsioni esistente ad alto livello circa le intenzioni anglo-americane. Il 2 luglio, sulla base delle informazioni sul nemico, Ambrosia ravvisava nella Sicilia il più probablle obiettivo alleato, Kesselring non escludeva la Sardegna, Roatta ipotizzò un attacco principale alla Sicilia corredato eia uno dimostrntivo contro la Sardegna ed una «puntata» sulla costa occidentale della penisola fra Roma e Napoli 24 . Comunque iJ 7 luglio il Comando Supremo diramò diJettive generali «per la difesa contro attacchi nemici». S i trattava di direttive piuttosto generiche che si concludevano con un'esortazione alla resistenza, significando che «un clamoroso insuccesso del primo forte attacco nemico all'Europa poteva avere un' influenza decisiva sulle sorti della guerra»25 . Un'inutile enfasi retorica. L'organizzazione difensiva della Sicilia si articolava in due settori di corpo d'armata , il XII (gen. Arisio) ed il XVI (gen. C. Rossi) , e le tre

23 FRIDO VON S ENGER UNO ETTERLIN,

la guerra i11 Europa, Longancsi, Milano 2002,pp. 173- 174. 24 USSME, Verbali delle ri1111io11i, cit., verb . n. 26. 25 Di ario storico del Comando Supremo, data 7.7 .1943 .


820

POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIA!:'Jj;

Piazze militari marittime di Messina-Reggio Calabria, di Augusta-Siracusa e di Trapani. Quest'ultima poi mutata in Difesa di porto. Dai due Comandi di corpo d'armata dipendevano una difesa perimetrale, affidata a grandi unità costiere ed a Difese di porto, ed unità mobili per interventi a diversi livelli (gruppi mobili per la difesa degli aeroporti, gruppi tattici per la difesa delle coste e divisioni per contrattacchi) . L'efficienza delle truppe preposte alla difesa litoranea era decisamente limitata: «I comandanti erano, di massima, Generali di brigata che avevano raggiunto tale grado nella riserva. Quasi tutti conservavano inalterate le belle qualità di vecchi soldati, ma difettavano di preparazione professionale aggiornata. I capi di Stato Maggiore erano ufficiali col titolo S .G., ma non erano in servizio di Stato Maggiore. Avevano tutta la responsabilità dei colleghi delle Grandi Unità ed erano in peggiori condizioni per mancanza di collaboratori con lo stesso titolo. I Quadri nella quasi totalità provenivano dalla riserva o dagli ufficiali di complemento. Molti di essi erano carichi di anni, con preoccupazi.o ni familiari e senza preparazione professionale aggiornata, o inesperti c senza maestJi. La truppa era costituita in gran parte da classi anziane, mentre erano stati esonerati molti giovani, e per il 70% proveniva dal reclutamento regionale. Non disponevano di mezzi di trasporto ad eccezione di un certo numero di biciclette ed in parecchi casi il rifornimento dei viveri e dell'acqua avveniva a spalla d'uomo. La dislocazione era in zone inospitali, spesso malariche, o presso centri abitati a diretto contatto con la popolazione civile. r turni di servizio erano pesantissimi per la costante riduzione della forza a causa della malaria, per cui non wtte le opere erano presidiate. Non esisteva alcuna possibilità di concedere turni di riposo veramente ristoratori, né di svolgere un proficuo addestramento. Tutti recavano sul volto i segni della snervante attesa che durava da anni( ...). In sintesi, le truppe in parola avevano scarsa capacità combattiva e le Grandi unità scarsa coesione»26 .

Delle quattro divisioni italiane mobili, solo la Livorno era autotrasportata, le altre disponevano di automezzi per un solo battaglione. Le due divisioni tedesche (15" Panzergrenadiere, già Sizilien, e Ja Panzer H. Goering) apparivano bene annate e bene addestrate, ma anch'esse non del tutto mobili. La 29a Panzergrenadiere cominciò a sbarcare in Sicilia il 15 luglio.

26 ATIIUO Q UERCIA, Situazione difensiva della Sicilia alla vigilia dello sbarco anglo-americano, Centro Alti Studi Militari, Roma 1951-52. Il geo. Quercia era stato capo di S.M. del XII corpo d'armata in Sicilia.


LO SBARCO ALLEATO IN SIC!~

QUADRO DI BATfAGLIA DELLE F.A. IN SICILIA ALLA V lGILIA DELL'INVASIONE Comandante F.A. Sicilia e 611 armata: gen . A. Guzzoni capo di S.M.: gen. E. Faldella comandante dell'artiglieria: gen. M. van den Hcuvel comandante del genio: gcn. F. Ravero intendente: gen. U. Abbondanza Comando XIT corpo d'armata (gen. M . Arisio) su: D.f. Aosta (gen. G. Romano) !:>.f. Assietta (gen. O. Schreiber) truppe di corpo d 'armata 207° D. costiera (gen. De Laurentis) 202n D. costiera 208" D. costiera (gen. M. Marciani) 210• D. costiera 136° rgt. costiero autonomo Difesa porto cli Palermo (gen. M. Molinero) Comando XVI corpo d ' armata (gen. C. Rossi) su: D .f. Napoli (gen. G.C . Gotti Porcinari) truppe di corpo d'armata 206" D. costiera (gen. A. d'Havet) 213" D. costiera (gen. C. Gotti) XVlll Br. costiera (gen. O. Mariscalco) XlX Br. costiera (gen. G. Bocchetti) Difesa porto di Catania (gcn . A . Passalacqua) A disposizione Comando 6" armata: D.f. Livorno (gen. D. Chirieleison) Comando Militare Ma1ittimo Autonomo Sicìlia (amm. P. Barone) con: Piazza M.M. di Messina-Reggio Calabria (amm. P. Barone) Piaz.z.a MM. di Augusta-Siracusa (amm. P. Leonardi) Piazza M .M . cli Trapani (amm. G. Manfredi) Comando Aeronautica Sicilia (gen. A. Monti) Unità tedesche (gen . Mi.iller): Pan zerdivision H. Goering (gen. Conrath) 15" Panzergrenadiere (gen. Rodt) 29" Panzergrenadiere (gen . Fries) (dopo il 15 luglio)

82 1


_ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __,_ PO ,cL ~0lc.:. T,., IC"-A'-'E·'"'S"'T'-"R,.,_A,.,_ T,,,. EG.lA IN CENTO ANNI Dl GUERRE rn\LIANI;

SCHIERAMENTO DELLE UNITÀ PER LA DIFESA DELLA SICILIA (9 luglio 1943)

t:::;, D,..

,ve,\ 1

,lol,Me

:~

Crvp;i, lcak,o

;,:J

(i( l,lpC'.11 11101-Mf, d• ~ : ... ,l

o

,o

Km


82].

Complessivamente si trovavano nell'isola 260 mila uomini, di cui 175 mila combattentj italiani e 28 mila tedeschi con circa 500 pezzi da campagna, 100 carri armati italiani (divisi fra i gruppi tattici ed i gruppi mobili) e 140 tedeschi (più altri 15 in arrivo). I lavori di fortifi cazione pe1manente e semipermanente erano pochi e spesso incompleti ; difettavano le anni controcarri e le mine; i trasporti di ogni tipo si dibattevano in crisi di quantità, di carburante e di riparazioni; la rete delle trasmissioni presentava m olte lacune. Quanto alla concezione difensiva, posta l'impossibilità di difendersi sulla costa per la quasi certezza di essere distrutti dalle artiglierie navali alleate, non rimaneva che tenere la riserva in posizione aJTetrata per intervenire a ragion veduta ed a massa dopo la presa di terra del nemico, pur tenendo presente la probabilità cli risultare troppo deboli per ricacciare in mare l'avversario che avesse già superato il momento critico dello sbarco. A parte ciò Kesselring, contrariamente al pensiero di Guzzoni , volle dislocare le sue divisioni tedesche separatamente , nei due settori di corpo d'armata, anziché tenerle riunite per attuare un contrattacco violento. La difesa navale fu affidata solo a mezzi sottili italiani e tedeschi e, quanto all'aviazione, la più che evidente sproporzione di forze rispetto agli Alleati 1isultava aggravata dal numero degli obiettivi da proteggere, tanto più che il Comando Supremo credette oppo1tuno un eloquente, quanto poco rassicurante, monito inserito nelle direttive diramate il 7 luglio: «Non bisogna chiedere né attendere l'impossibile da Il' Aeronautica nella colJabornzione in campo tattico. L'Aeronautica agisce con largo , generoso cameratismo, fino al limite delle possibilità; ma non bisogna chiederne l' intervento per compiti non adeguati, che possono e debbono essere svolti dalle for,.e terrestri e navali ( ...)» 27 .

Grazie a Ultra gli Alleati possedevano una buona conoscenza della nostra situazione in Sicilia. Non per niente essi calibrarono la forza d'attacco essenzialmente sull'entità delle truppe tedesche presenti nell ' isola: se queste fossero state superiori alle due divisioni organiche individuate, l' operazione Husky avrebbe dovuto essere rimandata per poter organizzare lo sbarco con maggiori fo rze28 .

27

Diario storico de l Comando Supremo, data 7.7.1943 cit. in Europa, cit., p. 211.

28 D. E1SC:..'IHOWÈR , Crociala


824

POLITICA J; STRATEGIA JN CENTO ANNl DI GUERRE ITALIANE

2. LA GUERRA IN S!Cll,IA L'esecuzione del piano Husky era affidata ad un complesso di 160 mila uomini con 600 carri armati, 14 mila automezzi, 1800 pezzi d'artiglieria ed il supporto di 2.500 aerei efficienti. La 7a armata del gen. Patton impiegava il II corpo (gen. Bradley) con tre divisio1ù; 1'8a armata del gen. Montgomery sbarcava il XXX corpo (gen. Leese) ed il Xlll (gen . Dempsey) con cinque divisioni e truppe da sbarco. Era inoltre previsto il successivo afflusso di una divisione corazzata americana e di due divisioni di fanteria britanniche. Il trasporto del corpo di spedizione era effettuato eia 22 convogli per un totale di circa l .750 navi e mezzi eia sbarco, 236 navi eia traspo1to, 86 navi da carico e 525 navi eia guerra, fra le quali 6 corazzate e 2 po1taerei. ll 9 luglio l'amm. Cunningham diramò un messaggio a tutte le navi: <<l. Stiamo per imbarcarci nella più importante impresa della guerra: colpire per la prima volta il nemico nella sua stessa terra. 2. li successo significa l'apertura del secondo fronte con tutte le sue conseguenze, e la prima mossa verso la rapida e risolutiva sconfitta dei nostri nemici. 3. Il nostro obiettivo è chiaro, e nostro primo dovere è di far giungere a terra questa enorme spedizione in tempo minimo e successivamente di mantenere le nostre forze militari ed aeree a mano a mano che avanzeranno inesorabilmente entro il terrìtorio nemico. 4. Ciò comporta grandi rischi e dobbiamo accettarli . La salvezza delle nostre navi e ogni altra considerazione vanno relegate in secondo piano oppure trascurate secondo che richiesto dal compimento del nostro principale obiettivo ( ...)»29 .

Mentre paracadutisti ed alianti atterravano nella notte sul 10 luglio sui rovesci delle difese costiere, l'imponente complesso navale apparve davanti alle coste alle prime luci dell'alba: «Gli Alleati - scrisse l'amm. Morison - avevano chiuso in una muraglia di navi un buon terzo della Sicilia. Nessuna forza al mondo avrebbe potuto impedire loro di stabil.irvi la loro testa di ponte»30 . La presa cli terra sotto la protezione delle artiglierie navali e di potenti formazioni aeree ed il dilagare verso l'interno, a dispetto dei pri mi interventi locali dei gruppi tattici e delle divisioni Livorno e H. Goering nella piana di Gela e della Napoli nel settore di Siracusa, furono inevitabili talché, dopo un paio di giorni di impari lotta 29

A. CuNNJNGHAM, L'odissea di un marinaio, cit., p. 413 .

30

In E. FALDELLA, L'Italia nella seconda guerra mondiale, cil., p. 613.


LO SBARCO ALI .EATO IN SICILIA

825

e la caduta di Siracusa avvenuta la sera dello stesso 10 Juglio, Guzzoni si rese conto dell 'assoluta inesistenza di prospettive di respingere le cospicue fo17.,e anglo-americane sbarcate e prese in considerazione, se non propr;o lo sgombero dell'isola, almeno l'idea cli raccogliere le truppe disponibili attorno aJl'Etna su una linea sufficientemente ristretta per fron teggiare l'invasione con qualche speranza cli arresto . Ambrosia intanto aveva chiesto a Kesselring l'intervento di altre unità aeree, sia pure temporaneamente, ed il 12 Mussolini, tramite il gen. Marras , si rivolse a Hitler segnalando la «assoluta necessità di un urgente cd importante rinforzo di aviazione germanica per difesa Sicilia»3 1. Kesselring si precipitò in Sicilia, dopo aver disposto l'immediato aviolancio della la divisione paracadutisti e, vinta la resistenza di Hitler, l'invio della 29a Panzergrenadiere. Dalla sua visita riportò un'impressione decisamente «scoraggiante» a causa del diffuso disorientamento di Comand i e truppe risontrato. La Sicilia occidentale era ormai priva cli valore tattico e le unità recuperate potevano essere utilizzate in altro modo. Convenne perciò con Guzzoni di organizzare una posizione di resistenza nella cuspide nordorientale dell'isola sull'allineamento S. Stefano di Camastra-Nicosia-Leonforte-Catania e - sentito Hitler - il 13 luglio comunicò a Mussolini e ad Ambrosia l'intenzione tedesca cli «tenere l'isola anche solo in pa1te»32 . Mussolini era depresso ed insieme invelenito a causa delle desolanti notizie che continuavano a pervenirgli sulla lotta in Sicilia. Scrisse una secca lettera a Guzzoni, invitandolo ad infliggere «le più gravi sanzioni in alto ed in basso» contro chi mancava al dovere33 ed il 14 luglio inviò un lungo appunto ad Ambrosio con una serie di richieste di chiarimenti, tra le quali primeggiava una dura domanda: «Si è fatto e si vuol fare qualcosa per reprimere il caos militare che si sta aggiungendo al caos civile determinato da bombardamenti in tutta l'isola?». Non mancavano comunque direttive ispirate ad irragionevoli speranze: «Concludendo, la s ituazione può essere ancora dom inata purché ci siano, o ltTe ai mezzi, un piano, la volontà e la capacità di applicarlo. li piano non può essere sinteticamente che questo:

31

Diario storico del Comando Supremo, data 12.7 .1943, ali. 585.

31 Jbidem, data 13.7.1943, ali. 672. 33

Diario storico del Comando Supremo. data 14.7.1943, ali. 708.


826

_ _ _ _ _ _ _ _ __ _ POLITICA E STR ATEG IA IN CENTO ,\NNl DI GUERRE ITAl,IANE

SITUAZIONE DELLE FORZE il 12 luglio 1943


LO SBARCO ALU;,\TO IN SJCILIA

A. Resistere a qualunque costo a terra.

B. Ostacolare i rifornimenti del nemico con l' impiego massiccio delle nostre rorze dì mare e de l c ielo» 34 .

Era un chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Lo stesso giorno Ambrosie gli illustrò in un promemoria le «prospettive aperte nell 'eventualità di perdita della Sicilia": «La sorte della Sicilia <leve considerarsi segnata a più o meno breve scaden-

za. Le ragioni esscnziaH del rapido crollo sono: - l'assoluta mancanza di contrasto navale cd il debole contrasto aereo durante l'avvicinamento alla costa, lo sbarco , la penetrazione avversaria e le nostre reazioni controffensive; - l'inadeguatezza dell'armamento e dell'inquadramento delle G.U. costiere, la scarsità e poca robu stezza dei lavori <lirens ivi, la poca efficienza (armamento e mobilità) delle G.U. di manovra italiane ( ...). Occupata la Sicilia, al nemico si offrono possibiHtà di agire: a) contro l'Italia continentale( ...); b) in Sardegna e Corsica, come atto preliminare ad un'azione contro la penisola e le coste provenzali( ...)».

In nessu n caso , proseguiva, gli italiani si trovavano in grado di fron teggiare da soli la situazione. Quindi occorreva un fortissimo concorso bellico tedesco in Sicilia, anche a costo di interrompere temporaneamente le operazioni in corso in Russia. In definitiva , «(...) l' alleato non ci può convincere che vi siano probabilità <li vittoria per l' Asse, se non viene impedita la costituzione di un secondo fronte terrestre, in Europa, finché perdura la guerra in Russ ia. Se non si può impedire tale costituzione, co mpeterebbe alle più alte autorità politiche considerare se non convenga risparmiare al Paese ulteriori lutti e rov ine ed anticipare la fine della guerra, dato che il risultato finale sarebbe indubbiamente peggiore fra uno o più anni»35 .

Ma Hitler non intendeva impegnarsi troppo a fondo sul fronte mediterraneo. TI 15 lugl io, in una riunione a palazzo Venezia, Kesselring consegnò a Mussolini la risposta del Ftihrer alla lettera del 1236 . Hitler nulla faceva per mascherare la propria insoddisfazione: 34 BENITO

MussouNr, Storia di un anno, Mondadori, Milano 1944, pp. 53-55. della repubblica di Salà, cit .. pp. 372-373. 36 USSME, Verbali delle riunioni, cit., I Y. p. 382. 35 F. D E.AK IN, Storia


POLITIC,\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

«(. ..) Dopo l'inatteso rapido sfaldamento delle forze impiegate nella difesa costiera, le quali, come comunicato Vi dal gen. von Rintelen, almeno in uno dei settori più importanti non hanno nemmeno accettato il combattimento, il compito principale dell'aviazione deve essere( ...) rivolto alla distruzione nella misura massima possibile del tonnellaggio di naviglio nemico( ...)>>.

Ora, per poter contare su un efficace intervento della Luftwaffe occon-eva disporre in Calabria di basi bene organizzate: <<Con ciò, Duce, tocco l'argomento decisivo, che anche in passato ha ripetutamente e gravemente pregiudicati l'impiego ed il rafforzamento dell' aviazione germanica in Italia, e precisamente la 11. 1ancanza di un'organizzazione a terra sufficiente e adatta e le insormontabili difficoltà che da parte italiana si sono opposte ali.a creazione di tale organizzazione ( ...)»37 .

Questione aviazione a parte, il punto cruciale per i rifornimenli in Sicilia - alla cui sicurezza Hitler subordinava l'invio di altre truppe - era rappresentato dai collegamenti marittimi nello stretto cli Messina. Ebbene, la sera del 16 luglio il gen. Guzzoni venne infonnato che «le navi traghetto Cariddi e Villa e le navi Baia e Capo d'Istria erano inutilizzabili perché gli equipaggi quasi al completo avevano abbandonato le navi>>38 . Come se non bastassero le difficoltà create da una situazione operati va complicatissima, dai continui imprevisti, dal non semplice recupero delle unità inizialmente dislocate nel settore occidentale dell'isola, il 17 luglio Kesselring comunicò che tutte le truppe tedesche passavano agli ordini del gen. Hube , comandante ciel XIV Panzerkorps. Non soltanto ebbero allora inizio interferenze negli ordini, ma ben presto si verificarono penosi incidenti. Durante l'afflusso verso la linea di resistenza, i reparti tedeschi a piedi pensarono bene di provvedere a spese delle unità italiane. «I comandanti dei battaglioni tedeschi - ricordò il gen. von Senger - avevano ricevuto ordine di motorizzarsi con gli autoveicoli degli italiani che non combattevano più. Ciò provocò delle sparatorie con morti eia entrambe le parti»39. Nel frattempo l'ambasciatore Alfieri aveva indirizzato un'eloquente lettera al sottosegretario Bastianini. La Germania era totalmente impe37

Hitler a Mussolini in data 12.7.1943, DDI, 9" serie, X, doc. 499.

38 Diario storico del Comnclo F.A. Sicilia, Relazione del Comando FA. Sicilia dal

15 giugno al 20 luglio 1943. 39 F. VON S ENGER UND ETIERLJN, La guerra in Europa, cit., p. 203.


LO SBARCO ALLEATO IN SICJLIA

829

gnata sul fronte orientale e , nell'intento di allestire nuove divisioni con calma, cercava di non essere disturbata su altri fronti. Perciò «( ...)considera i territori dei paesi alleati ed occupati , ad essa periferici, come veri e propri bastioni della fortezza tedesca( ...) . L' Italia viene appunto a costitui re uno di questi bastioni . La potenza anglo-americana, scatenata, contro di essa , trova così uno sfogo ed un' usura che al trimenti potrebbero minacciare regioni più direttamente collegate al territorio tedesco».

Seguiva la domanda conclusiva: «(...) fino a quando l' Italia, strem ata di forze ed attaccata da tu tte le parti , potrà accompagnare e seguire l'alleata Germania nel suo cammino di resistenza che, come più sopra accennato, si delinea assai prolungato nel tempo? ( ...)» 40 .

Bastianini , allora, chiese al Comando Supremo un promemoria per contestare al Reich, con dati di fatto, come l 'ltalia avesse ripetutamente attirato l'attenzione della Germania su ll'aggravarsi della situazione mil itare nel Mediterraneo e domandato un concorso di truppe e mezzi, nonché per specificare le promesse fatte dalla Germania ne i vari convegni e non mantenute o solo parzialmente mantenute4 1. La replica alla iisposta di Hitler fu preparata da Ambrosia su incaiico di Mussolini. Essa, contestate in parte le critiche mosse dal Fi.ilu·er, poneva in evidenza gli insufficienti aiuti fomiti dall'OKW e fmiva in questi termini: «6. In ltalia il nemico ha aperto il secondo fronte , sul quale concentrerà le ingenti possibilità offensive dell 'l nghilterra e dcli' America, per conquistare uon solo l' Italia, ma anche aprirsi la via dei Balcan i proprio nel momento iu cui la Gem,ania è fortemente impegnata sul fronte russo. Il sacrilìcio del mio paese non può avere come fun zione pri11cipale quella di ritardare l'attacco diretto alla Germania. La Germania è più forte economicamente e mi litarmente dell ' Italia; il mio Paese, che è entrato in guerra tre anni prima del previsto e dopo due guerre, è andato via via esaurendosi bruciando le sue risorse in Africa, Russia e Balcania. Credo , Fiihrer, che sia g iunta l'ora d i esaminare in com une la situazione per trarne le conseguenze più conformi agli interessi comuni e di ciascun paese»42 .

40 Alfieri a J3astianini in data 14.7.1 943. DDI, 9" serie, X, cloc. 511. Cfr. L. SIMONI, Berlino, Ambasciata d ' Italia cit., pp. 360-36 1. 4 1 Comando Supremo a ministero Affari Esteri in data 16.7. I943, ibidem, doc. 517. 42 Sull'argomento cfr. F. D EAKIN , Storia della repubblica di Salò, cit., pp. 375-377 e Arnuo TAMARO. Due anni di st.oria, Tosi, Roma 1948, I, pp. 186-1 87 e II voi., pp. 587-591.


830c__ _ _ _ _ _ _ _ __

POLITIC,\ E STRATéGIA l N CENTO ANNI DI GUERRE ITAl,IANE

Il ritenere - da parte alleata - possibile provocare grossi rivolgimenti interni i.n Italia con l'invasione della Sicilia ed i bombardamenti si stava mostrando previsione fondata . I maggiori esponenti del partito fascista si agitavano nella consapevolezza dell'approssimarsi di una crisi del regime43 . Nel pomeriggio del 16 luglio una quindicina di gerarchi44 , con alla testa il segretario Scorza, si recò a palazzo Venezia per chiedere «( ...) la r.imessa in atto della Costituzione. Prevede questa che tu s ia il primo disse Bottai a Mussolini in un silenzio tutto teso -, ma non il solo, dei ministri; il primo, dunque, in un Consiglio dei ministri realmente esistenti per ogni settore, anche quelli, per esempio, e non sono secondari, della guerra, della marina, dell'aria, degli esteri , degli interni. Non è esatto quanto tu hai opposto a Giuriati, che i sottosegretari di codesti dicasteri è come se fossero ministri. Il difetto è appunto in questo "come se", che viene ad annullare, proprio in sede collegiale , ossia nel Consiglio dei ministri, quella presenza distinta ed individualmente responsabile dei ministri, che è garanzia di esame e dibattito di problemj e situazioni( ...). Penso inoltre ( ...) che anche altri istituti debbano essere ravvivati in quest'ora, quelli che rappresentano il Paese; I.e due Camere . Difficile, lo so, e non scevro d'inconvenienti, ché da troppi anni sono costretti a compiti subalterni ( ...)» .

La requisitoria di Bottai era ineccepibile. Riconosceva la posizione di capo di Mussolini, ma chiedeva la con-esponsabilità che legasse a lui i ministri e che «visibilmente dia al Paese la consapevolezza d'un comando non meramente personale, ma collettivo, maturato e formato nel vaglio multianime». Certo, l'immagine del Duce riceveva uno scossone. Mussolini promise di convocare il Gran Consiglio e commentò: «Si dirà, in campo nemico, che s'è radunato per discutere la capitolazione. Ma l' adunerò» 45 . Va da, sé che il problema italiano era seguito e studiato al Quartier Generale del Fi.ihrer con crescente preoccupazione. Il 17 luglio, in una conferenza indetta eia Hitler per fare .il punto sulla situazione in Sicilia, l'amm. Doenitz non es itò ad approvare i provvedimenti proposti dal gen. Jodl un paio di giorni prima per evitare la disintegrazione sia mili-

43 Il 14 luglio il segretario del partito, Scorza, avrebbe detto all'ambasciatore von Mackensen: «Fate sapere a Borman che il Parti to Fascista è in pericolo, e che, di conseguenza , è in pericolo il Partito Nazionalsocialista» (G. BOTTAI, Diario, cit., p. 393). 44 Ciano era assente perché ammalato. <<La sua tesi: armistizio immediato» (ibidem). 45 G . BOTTAI, Diario, cit., pp. 394-398.


__fili

tare sia politica dell'Italia46, cioè di porre comandanti tedeschi in tutti i posti importanti del teatro mediterraneo. «Se vogliamo tenere l 'l talia disse Doenitz - bisogna che truppe tedesche ed artiglieria costiera tedesca rilevino i porti della penisola. Altrimenti a Taranto ed a Napoli toccherà lo stesso destino di Augusta» . Von M ackensen, convocato da Roma , acce nnò a quanto sapu to da alc uni gerarch i fascisti e H itler commentò che «soltanto mis ure barbariche possono serv ire a salvare la nazione» . Poi concluse: «Tutto d ipende da un cambiamento radicale della situazione italiana. Se riusciamo ad otte nerlo, vale la pena di rischiare, altrimenti non c'è motivo di inviare altre truppe tedesche e di impegnare le nostre ultime riserve»47 .

*

*

*

Il cambiamento radicale stava proprio per accadere, ma non come auspicato da Hitler. Il quale, comunque, incaricò von M ackensen di rientrare su bito a Roma e comunicare la sua disponibilità a venire in Italia per una urgente conferenza al vertice. In tutta fretta , nel pomeriggio del 18 venne combinato l'inconn·o di Feltre. Da parte tedesca si intendeva proporre la costituzione di un Comando tedesco , agli ordini di Mussolini , preposto alla condotta unitaria delle operazioni, mentre il maresciallo von R ichtofen , comandante della 2a Luftjlotte, avrebbe assunto il comando delle due aviazioni dell'Asse . li C omando Supremo e gli Stati Maggiori delle tre Forze Armate italiane dovevano fo rnire una piena e leale collaborazione48 . Mussolini affrontò l'incontro in condizioni di salute e psicologiche di inferi orità. Secondo una confidenza fatta da Bastian ini ad Anfuso il mattino del 19, egli «no n aveva più nessuna reazione esteriore. Si era chiuso in un mutismo impenetrabile; era impossibile indovinare il suo pensiero»49 . Il viaggio da Treviso a Feltre consentì alle due delegazioni, italiana e tedesca, di scambiare le prime battute. Keitel avvisò che «rinforzi tedeschi non potevano essere disponibili prima di un paio di mesi», perciò

46

Kriegstagebuch dell'OKW, data 15 .7 . I943 . Fiihrer Co,~ferences 0 11 Naval Affairs, 1943, London 1947-48, pp. 59-62. 48 DtNO ALFTERJ , Due diflatori difronte, Rizzo li , Milano 1948 , p. 305. 49 Kriegstagebuch dell'OKW,data 19.7 .1943 . 47


832

POl.lTlCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI (iU1'RRE IT,\ LIANE

suggeriva, con trasparente tendenziosità, di inviare subito nel mezzogiorno le divisioni italiane dislocate nel centro e nel nord della penisola, comprese quelle alpine e quelle in riordinamento. Il loro posto sarebbe stato preso dalle divisioni tedesche di previsto afflusso in Italia a suo tempo. Ovviamente Ambrosia replicò che le necessità italiane riguardavano le divisioni meccanizzate, di conseguenza a sud dovevano andare proprio le grandi unità germaniche50 . Il convegno si svolse a villa Gaggia presso Feltre. Prese subito la parola Hitler con una serie di dichiarazioni circa la situazione bellica in generale e italiana in pruticolare, infiorettate eia pesanti rilievi critici sull' intero organismo militare deH' Itaiia. Quindi venne al dunque: «Sarebbe pertanto fondamentalmente importante sapere se si ritiene che sia meglio che la battaglia decisiva avvenga in Italia. Allora in questo caso sarebbe un peccato mandare altri uomini in Sicilia. Le divisioni corazzate una volta perdute sono assai lente a ricostituirsi ( ...). Qualora invece si voglia tenere la Sicilia, allora si dovrebbe tratre da ciò tutte le conseguenze, anche le estreme. Allora la Germania manderebbe al Sud unità molto buone. Una tale decisione però richiederebbe, dal punto di vista della condotta della guerra, impegni di vasta portata. Quello che si è svolto ora in Sicilia non deve più ripetersi! Reparti tedeschi dovrebbero essere inviati laggiù per fom,are prima un fronte difensivo e poi un completo fronte offensivo( ...). Come detto, bisognerebbe però, qualora ci sì decidesse a resistere, tnme ferree conseguenze proprio come egli, il FUlu·er, ha fatto in Germania con durissimi provvedimenti (. ..). Si tratta ora, anche per l'Italia, di una decisione di principio che porta con sé le più dure conseguenze e rende necessario spezzare tutte le resistenze ( ...)»5 1.

Nell'intervallo per la colazione, Ambrosia, Bastianini ed Alfieri si raccolsero, indignati, attorno a Mussolini - che era stato silenzioso ed intimidito - per convincerlo ad opporsi, in privato, con Hitler. Ambrosia fu particolarmente aspro 52 . «Mussolinj ebbe uno scatto, poi sì riprese( ...) - raccontò Alfieri -. Ci invitò a sedere(...). "Credete forse - disse - ( ...) che questo problema io non lo senta agitarsi da tempo nel mio spirito travagliato? Dieu-o la maschera della mia apparente impassibilità è un profondo assillante tormento. Ammetto l'ipotesi: sganciarsi dalla

°Colloquio Ambrosìo-Keitel in treno, data 19.7.1943, DDI, 9" serie, X, doc. 530.

5

51

Colloquio Mussolini-Hitler a Feltre, data I 9.7.1943, ibidem, doc. 531 cit.

52 Secondo Bastianìni , Ambrosie intimò a Mussolini di uscire dalla guerra entro

quindici giorni (G. BASTlANINI, Uomini, cose,Jaui, cìt., p. 120).


l,O SBARCO ALLEATO IN SICILIA

Germania. La cosa è semplice; un giorno, ad una data ora, si lancia un messaggio radio al nemico. Quali saranno le conseguenze? il nernico pretenderà, giustamente, una capitolazione. Siamo disposti a cancellare d'un tratto venti anni di regime? Ad annullare le realizzazioni di un così lungo e faticoso lavoro? A riconoscere la nostra prima sconfitta militare e politica? A scomparire dalla scena del mondo') E poi s i fa presto a dire: sganciars i dalla Germania. Quale atteggiamento prenderebbe Hitler? Credete forze che egli ci lascerebbe libertà d' azione?"» 53 .

Mussolini, infine, sembrò orientato a toccare l'argomento con Hitler, ma quando l'aereo di questi scomparve alla vista si rivolse ai suoi collaboratori: «Non è stato necessario - disse rapidamente - che io facessi quel discorso a Hitler, perché questa volta mi ha fermamente promesso di inviare tutti gli aiuti secondo le nostre richieste. Naturalmente - sottolineò rivolgendosi ad Ambrosio - bisogna che le nostre richieste siano ragionevoli e non astronomiche» 54 .

Tirando le somme, come Keitel aveva precisato ad Ambrosie, per mettere a disposizione dell'Italia «tutto quanto era possibile», Hitler pretendeva tre cose: sul piano tattico , un aumento delle forze italiane tale da consentire di ritirare in seconda linea le divisioni mobili tedesche (la 15" Panzergrenadiere e la Goering); sul piano operativo, la sicurezza dei rifornimenti e la costituzione di una forte difesa in Calabria e nelle Puglie; sul piano organizzativo, pieni poteri, anche civili, al Comando 7a armata - cui sarebbe stato affiancato un elemento di collegamento germanico - per realizzare alla lettera una guerra totalitaria 55 . Tornato a Roma, a mezzogiorno ciel 20 Ambrosio si recò a palazzo Venezia e commentò la situazione a Mussolini. Se si accettavano le pretese del FHhrer ne sarebbe derivata una fo1ma di controllo tedesco a sud e, a breve scadenza, l'occupazione militare dell'Italia settentrionale con la scusa di organizzare la difesa contro uno sbarco alleato in Liguria. In caso contrario, d'altra parte, il fronte italiano sarebbe crollato e la guerra in comune terminata. Mussolini tacque, ma la sera, ricevuto nuovamente Ambrosio, gli disse con calma di aver ripensato al discorso fattogli il giorno prima circa lo «sganciamento» dalla Germania e di aver deciso di scrivere a Hitler in proposito. A questo punto , Ambrosio, ancora urtato

53

D. ALFIERI, Due dittatori difronte, cit., p. 3 I5. Ibidem, p. 3 I7. 55 DDI, 9" serie, X, doc. 533.

54


834

POLITJCA ESTRATE(;IA IN CENTO ANNI DI GUERR E JTALIANE

per la passività mosh·ata da Mussol ini a Feltre , ribatté con veemenza che ormai l'occasione per parlare chiaro era stata lasciata cadere e che una lettera non poteva sostituire quanto non detto al momento opportuno. Perciò chiese bruscamente l'esonero dalla carica. Mussolini troncò la discussione e respinse le dimissioni affermando che, in quelle circostanze, esse avrebbero nuociuto al Paese56 . Merita rilievo un singolare episodio ad immediato seguito del convegno di Feltre. Il gen . Jodl, «data l'impressione riportata» in quell'occasione, revocò l'ord ine dj preallarme per le operazioni Alarico e Costantino57. Il 22 luglio Mussolini venne ricevuto dal Re, il quale al tennine del1'udienza confidò a Puntoni: «Ho tentato di far capire al Duce che ormai soltanto la sua persona, bersagliata dalla propaganda nemica e presa di mira dalla pubblica opinione, ostacola la ripresa interna e si frappone a una definizione netta della nostra situazione militare. Non ha capito o non ha voluto capire . È come se avessi parlato al vento» 58 .

Tuttavia Mussolini ben si rendeva conto di quanto la situazione si facesse insostenibile sia per l'Italia sia per la sua stessa persona. Nel fermento che circondava l'imminente convocazione del Gran Consiglio della quale Vittorio Emanuele UI, molto informato, attendeva l'esito per intervenire- , egli pensò di poter risolvere la crisi. A mezzogiorno del 25 luglio ricevette il nuovo ambasciatore del Giappone Hidaka e, quando questi gli disse che il proprio governo era «pronto a collaborare con il governo italiano nel modo che si ritenga più opportuno per addivenire ad un miglioramento» della situazione politico-militare europea, dichiarò con ostentata sicurezza di aver deciso «di compiere nel corso della settimana ventura un energico passo presso il Fiiluer, per attirare tutta la più seria attenzione sulla situazione che era venuta a determinarsi negli ultimi tempi e per indurre il Fiihrer stesso, come già altre volte egli aveva tentato, a far cessare le ostilità sul fronte orientale, giungendo ad un componimerto con la Russia. Una volta ottenuto ciò, il Reich avrebbe potuto far sentire

56 R. Dli FEUCE, Introduzione a Dino Grandi, 25 luglio. Quarant'anni dopo, Il Mulino, Bologna 1983, p. 3 I; GrusEPPE CASTELLANO, Come firmai L'armistizio di Cassibile, Moncladori, Milano 1945, pp. 56-57 e La guerra continua, Rizzoli, Milano 1963, pp. 30-31. 57 Kriegstagebuch clell 'OKW, data 25.7. I943. 58 P. PUNTONI, Parla Vittorio Emanuele lll, cit., p. 141.


835

LO SBARCO ALLEAJ'! )_ IN SIC , ,,IL ,,.,I,_,_ A _ _ _ _ _ _ _ __

tutto il peso del suo potenziale bellico contro gli anglo-americani i11 Mediterraneo, ristabilendo così una situazione indubbiamente oggi compromessa( ...)».

Fu, dunque, in questo ordine di idee che egli espresse il vivo desiderio che il presidente Tojo appoggiasse con tutte le sue forze tale passo presso il Fiihrer, altrimenti l'Italia <<Si sarebbe, e a breve scadenza, trovata neJl'assoluta impossibilità di continuare le ostilità e sarebbe stata costretta a dover esaminare una soluzione di carattere politico»59 . Il disegno di Mussolini era di un ottimismo semplicistico: convinto Hitler a risolvere il problema sovietico, sarebbe stato possibile stabilizzare il fronte meditenaneo; restituita al Re la delega del comando delle forze am1ate operanti60 e compiuto un altro rimpasto governativo, avrebbe risolto la crisi interna. 1125 luglio, alle 22,45, l'EIAR diffuse il seguente comunicato: «S.M. il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato, presentate da S.E. Il Cavaliere Benito Mussolini ed ha, nominato Capo del Governo, Primo Mi.nistro Segretario di Stato S .E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio».

*

*

*

Intanto la situazione in Sicilia era ulteriormente peggiorata. Le perdite subite dalle divisioni italiane, anche per il «crescendo impressionante» delle diserzioni 61 , avevano indotto il gen. Guzzoni a sciogliere il XVI corpo: il Comando assunse la responsabilità della difesa costiera sullo stretto di Messina ed i resti della Livorno e della Napoli furono assorbiti dal XIV Panzerkorps. Dopo la scomparsa di Mussolini dalla scena politica, il gen. Hube chiese insistentemente il comando dell'intero fronte a terra. Il 31 luglio Guzzoni gli comunicò l'autorizzazione ricevuta dallo Stato Maggiore dell'Esercito e dispose il trasferimento in Calabria del Comando XII corpo, del Comando della D.f. Aosta e del Comando fanteria della D.f. Assietta62 .

59 A. TAMARO, Due anni di storia, cit., I, p. 72. 60 B. M ussoUNJ, Opera omnia, cit., XXXIV, p. 355. 6I Alla data del 20 luglio le perdite della Livorno erano pari al 60% degli effettivi ; della Napoli all'80%, dell'Aosta al 25% e dell 'Assiella al 30% (Diario storico del Comando 9" armata, data 20.7. l 943). 62 A quella data l'Assietta aveva perduto 16 morti, 20 feriti e 9.1 10 dispersi e sbandati; l' Aosta contava J 57 morti , 696 feriti e 2 .686 dispersi e sbandati.


POLITICA E STRATl,GIA JJ\ CENTO A KKI DI GUERRE ITALIANE

Il 2 agosto il nuovo ordinamento entrò in vigore, ma, ormai si trattava di sgomberare le truppe dall'isola. L' 8" armata britannica e la 7a armata americana presero a convergere su Messina ed il sempre più ristretto spazio nel quale si stava riducendo la difesa e contro il quale si concentrava l'offesa aerea alleata aveva reso insostenibile la resistenza, tanto più che si temevano sbarchi avversari in Calabria miranti ad inte1rnmpere le possibilità cli deflusso delle unità che cominciavano a ritirarsi dalla Sicilia. Il 9 agosto , dunque, lo Stato Maggiore dell'Esercito dispose che il Comando 6a armata si portasse in Calabria ed estendesse la sua azione cli comando sino alla strozzatura in corrispondenza del golfo di S. Eufemia. A dfapetto della soverchiante superiorità cli forze alleata , il movimento retrogrado del XIV corpo tedesco su posizioni successive riuscì non soltanto a svolgersi regolarmente, ma a consentire il recupero dalla Sicilia, fra il 3 ed il 16 agosto, cli 62 mila italian i con una cinquantina di pezzi eia campagna e controcarri e 300 automezzi. Lo sgombero delle truppe tedesche (operazione Lehrgang), iniziato la notte sul 12, ebbe termine all'alba ciel 17 agosto . Si trattò di 40 mila uomini con 10 mila automezzi, 17 carri, 94 pezzi di a1tiglieria e 18 mila tonnellate di materiale bellico, nonché cli quasi tutti i traghetti e mezzi da sbarco. Guzzoni volle manifestare al gen . Hube il suo riconoscimento per l'alta capacità operativa messa in luce dalle unità germaniche, ed altresì la sua gratitudine per il generoso concorso dato all'evacuazione dei reparti italiani63 . Sulla caduta della Sicilia i commenti sono stati molto duri. Innegabilmente la tenuta morale cli troppi reparti si mostrò assai fragile; innegabilmente le divisioni costiere, in generale, non poterono opporre che una ben limitata resistenza; innegabilmente il comportamento della popolazione siciliana elette motivo a polemiche; innegabilmente l'efficienza delle nostre divisioni mobili fu nettamente inferiore a quella tedesca. Per ognuno cli tali rimarchi esiste una spiegazione di cui si è fatto cenno in precedenza. Ad esse occorre aggiungere la diffusa convinzione che il nuovo governo po1tasse rapidamente alla fine delle ostilità co_n gli anglo-americani . . Il rapporto del]a lntelligence americana in data 27 luglio si espresse in questi termini : <.<Per la maggior parte le unità da campagna italiane non hanno dimostrato un livello di determinazione morale e combattiva mol_to più alto di quello delle forma63

Diario storico del Comando 6" annata, data I 6.7. I943 .


l_:9 SBARCO ALU;.",TO IN S!CIUA _ _ _ __

SITUAZIONE DEI GIORNI 11 e 14 agosto 1943

837


838

POLITICA E STRATEG IA IN CENTO ANNI DI GUERRE llALIAN I>

zioni costiere, la cui capacità fu così deplorevolmente bassa. Una chiara stanchezza verso la guerra ed un sentimenlo cli sfiducia circa la situazione dell'Italia sono stati tuttavia i fattori ovviamente più potenti per influenzare e permeare in profondità l'interno dell'Esercito cli campagna, con il risultato che un senso di inferiorità e di futilità ha distrutto il suo ardore ed il suo morale»64 .

La breve campagna di Sicilia provocò un inasprimento nei sentimenti dei tedeschi nei conJronti dell'Italia. Come ha ricordato il gen. von Senger und Etterlin, in tutte le relazioni germaniche pervenutegli in merito alla lotta sostenuta in Sicilia «si snoda un comune filo conduttore: la diffidenza, la delusione, l'odio contro l'alleato italiano>>, accusato cli tradimento 65 .

3. LA CADUTA DEL FASCISMO

La netta sconfitta cli El Alamein e lo sbarco degli Alleati nel Nordafrica francese, aggiungendosi alle cattive notizie provenienti dalla Russia, avevano fatto cadere le ultime illusioni italiane. Ormai s i era al «principio della fine» . Lo stesso Mussolini sentiva nell'aria il cambiamento: ~<Fin dall'ottobre 1942 - scrisse nell'agosto dell'anno seguente ho avuto un presentimento continuamente crescente della crisi che mi avrebbe travolto» 66 . Ed inoltre sempre più evidente appariva in lui l'usura del fisico e del sistema nervoso . Il 21 novembre 1942 il ministro Gorla lo vide in tali condizioni da descriverlo in termini veramente allarmanti: «Ha l'aspetto di un moribondo: bianco cadaverico, con le occhiaie scavate e gli occhi febbricitanti cerchiati di blu; sembra che debba svenire da un momento all'altro» 67 . In questo clima di generale depressione presero il via due sondaggi, indipendenti l'uno dall'altro, ad opera di membri della famiglia reale, intesi a conoscere (e trattare) le condizioni poste dagli Alleati per una pace separata: il primo a Ginevra, attivato da Aimone cli Spoleto, poi duca d'Aosta, d'intesa a quanto pare con il cugino, principe Umberto; il 64

A.N. GARLAND and H. McGAW SMYTH, U.S. Army in World War Il. Sicily and the S11rrender ofl!aly, New York 1965, p. 270. 65 F. VON SENGER UND EITERUN, la guerra in Europa, cit., p. 21 I. 66 B. Musso.UNI, Opera omnia, cit., XXXIV, Pensieri ponrini e sardi, p. 276. 67 G IUSEPPE GORLA , L '//alia nella seconda guerra mondiale. Diario di un milanese ministro del Re nel governo Mussolini, Balclini e Castoldi , Milano 1959, p. 378.


LOSBARCOALLEi\TOrN -" Sl"C"" 'IL"" IA' - - - --

secondo a Lisbona condotto dalla principessa Maria José, molto presente in tutte le vicende del tramonto fascista. L'iniziativa del duca di Spoleto fu accolta dal ministro degli Esteri inglese , Eden , con un certo interesse, ma le trattative si trascinarono inconcludenti sino alla caduta di Mussolini68 . Quella di Maria José giunse a maturazione con un pregiudizievole ritardo, coinvolgendo il presidente portoghese, Salazar, solo nel giugno 1943 , talché le buone disposizioni di quest' ultimo si infransero, nell'agosto, contro la fo1mula della resa inconclizionata69. Sempre nell'autunno 1942 cominciarono e prendere consistenza gli orientàmenti di quattro gruppi di personaggi circa la possibilità-neces sità di uscire dalJa guena prima che questa investisse il suolo metropolitano: il vertice militare, i fascisti moderati, gli antifascisti e la Corona. Gli avvenimenti sono così conosciuti che c i limiteremo ad una stretta sintesi70 . I capi militari erano, come naturale, i più consapevoli non soltanto del fatto che la guerra fosse perduta, ma anche della tutt'altro che chiara via d ' uscita dalla drammatica situazione creatasi. Il loro punto cli riferimento era il Re e per certo nulla avrebbero messo in atto senza il suo benestare. Sul finire del novembre 1942 il Grande Ammiraglio Thaon di Revel si era fatto latore presso il sovrano della convinzione di un gruppo cli ufficiali di Supermarina che per l'Italia si imponesse una pace separata. La risposta di Vittorio Emanuele III non era stata negativa, anzi egli aveva mostrato cli condividere tale apprezzamento; tuttavia, spiegò, si rendeva necessario che certe circostanze maturassero7 1. Il maresciallo Badoglio si era mosso in altra direzione, ed a titolo del tutto personale. Nel gennaio 1943, cercò un contatto con elementi britannici. L'iniziativa, da lui stesso ammessa, anche se in termini piuttosto generici72 , trova conferma in una lettera in data 1° febbraio cli Eden all'incaricato d'affari americano a Londra, Matthews:

68

M. Tosc,\No,Dal 25 luglio all'8 seuembre, Le Momùer, Firenze 1966, pp. 162- 165. M. TOSCANO, Dal 25 luglio a./l'8 settembre, cit., pp. 167- 181 . Cfr. principalmente in proposito R . DE Fl':LICE, Mussolini l'alleato, I, tomo lf; F. DEAKJN, Storia della repubblica di Salò, cit. e relativi riferimenti bibliografici. 7 1 MARCANTONIO BRAGADIN, Il dramm.a della lvlarina italiana, 1940-1945, Oscar .Mondadori, Milano 1982, pp. 230-231. 72 P. BADOGLIO , L'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., p. 63 . 69 7

°


840

POLITICA E STRATEGIA IK CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

«Uno dei nostri rappresentanti in Svizzera - scrisse - ha appreso che il maresciallo Badoglio è desideroso, ad un dato momento, di assumere il potere e di stabilire in Italia un governo militare. Egli è in contatto con il maresciallo Caviglia che lo assisterebbe in tale progetto. Il maresciallo Badoglio ha proposto di inviare un emissario, il generale Pesenti, in Cirenaica per discutere un'azione coordinata entro e fuori d'Italia per rovesciare il regime fascista ( ...)>}73_

A prescindere dalla scarsa attendibilità di un'intesa fra Badoglio e Caviglia74 , l'apertura ciel maresciallo venne lasciata cadere, invero senza motivi convincenti, posta che lo stesso Eden il 14 gennaio 1943 aveva osservato a] Matthews che «un generale, con sufficiente seguito nel1'esercito , quale il maresciallo Badoglio, potrebbe al momento opportuno essere in grado cli rovesciare il governo» 75 . Evidentemente l' atteggiamento britannico mirava ad evitare qualsiasi combinazione che comportasse impegni per il futuro da parte alleata e limitarsi a puntare su un collasso interno cieli 'Italia provocato dall'intensificarsi delle operazioni militari e, in primo luogo, dai bombardamenti aerei sulle principali città76 . Sul! ' atteggiamento cli Cavallero cli fronte alla chiara crisi bellica che investiva l'Italia alla fine ciel I 942, disponiamo cli due testimonianze. Secondo il figlio: «È noto che, ancora in carica, aveva dato al generale Ambrosia [allora capo di S.M. dell'Esercito] ordine di preparare un piano per lo sganciamento dai tedeschi . Quando fu più libero dì responsabilità [cioé dopo l'esonero dalla carica di capo cli S .M . Generale], prese gli accordi indispensabili a un trapasso del comando militare da Mussolini al Re» 77 . Secondo il gen. Carboni, nell'interrogatorio ciel 27 agosto 1943, durante la detenzione del maresciallo a Forte Boccea, questi dettò «un poco intelligente memoriale, di 7 od 8 pagine, pieno di assurdità e di contraddizioni», nel quale dichiarava cli aver progettato «un colpo di Stato contro Mussolini e contro i tedeschi» 78 . Ancora una volta

73 Foreign Relations of the United States . Diplomatic Papers 1943, II, Europe cit. in M. TOSCANO, Dal 25 luglio a/l'8 settembre, cit. , p. 20. 74 Cfr. «Rassegna del Lazio» , Anno dodi.ccsimo, Numero speciale 1965. Atti convegno Nazionale sulla Resistenza , intervento di Bianca Ceva, pp. 69-70. 75 In M. TOSCANO, Dal 25 luglio all'8 settembre, cit., p. 16. 76 Ibidem, pp. 16-17. 77 CARLO CAVALLERO, Il dramma del Maresciallo Cavallero, Mondadori, Milano .I 952, p. 157. 78 GIACOMO CARBONI, Memorie segrete, 1935- 7948, Parenti , Firenze 1955, p. 237.


I.O Sl!ARCO Al,LE,\TO IN S lCll.l A

84 1

la figura dello sfortunato maresciallo si propone in termini di grande ambiguità e di carenza decisionale nei suoi disegni, quali che fossero. Ambrosio , animato da ben diversa risolutezza, pur frenato dalla disci pi inata osservanza dei limiti del proprio incarico di capo di S .M . dell'Esercito , ad un certo punto, convinto della necessità di interrompere il corso degli eventi, decise di muoversi. Un'annotazione del suo diario in data 4 dicembre 1942 - «Visto Bonomi; proposta Badoglio; abdicazione S.M.; il principe; armi; Cavallero» 79 - sta ad indicare l'esistenza di contatti con esponenti antifascisti, ma senza seguito . Una volta assunta la carica di capo di S.M. Generale, si mostrò disponibilissimo ad un'azione radicale, anche se a determinate condizioni. li 13 marzo 1943, uscendo da una udienza reale, confidò al gen. Puntoni che la perdita della Tunisia era ormai questione di tempo e che «sarebbe opportuno costringere il Duce a ritirarsi per lasc iare il posto a uomini nuovi» - cioè Badoglio, a suo giudizio - in quanto Mussolini «è ormai nelle man i di Hitler e , per lui, quel che conta è solo il fascismo»80 . In attesa di una decisione del Re, intendeva premere su Mussolin i affinché lui stesso si separasse dalla Germania e concludesse un armistizio con gli Alleati: «Non è assolutamente vero - dichiarò dopo la guerra - che, fin dai primi giorni della mia no mina a capo di Stato Maggiore Generale, io avrei predisposto un piano d'azione im mediato e, d.irerno, di forza. Senza dubbio conoscevo bene la nostra situazione militare; sapevo che era disperala, ma la mia iniziale speranza era di poter riuscire a convincere Mussolini ad un rapido sganciamento dai tedcschi»81 •

D'altronde, la persuasione che soltanto Mussolini protesse trovare una via d'uscita , inducendo Hitler a consentire all'Italia di tirarsi fuori dalla guerra, per ingenua che fosse risultata largamente diffusa . Il maresciallo Caviglia, ad esempio , a metà aprile 1943 annotava nel suo diario che l'unico modo di sortire dal conf litto, ammesso che fosse ancora possibile, si riduceva ad un serio colloquio del Duce con il Fiihrer per dimostrargli che «rimanendo in guerra , l'Italia può essere invasa, può diventare una pedana per l' invasione della Germania; mentre se fosse neutrale

79 Diario Ambrosia , data 4. 12 .1943, cil. da R . DE FEuCE nella l11troduzione a D.

25 luglio. Quarant'anni dopo, cit., p. 44. &O P. P UNTONI, Parla Vittorio Emanuele lii, cit., p. 126. 81 «Corriere della Sera» dell'll mar,w 1955.Cfr.G.CASTELLANO, Comefirmai l 'armistizio di Cassibile, ciL, p. 37 . G RAN DI ,


~84_2_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~1'0~L~LT~LC~A~E~ST~R~A~T E~Gl A IN CENTO ANN I DI GUERRE ITALIANE

potrebbe ancora esserle d'aiuto ed avere al congresso della pace una voce nell'interesse comune». Non che Caviglia attribuisse molte probabilità di successo ad una tesi così strampalata, dovendo riconoscere che Hitler non poteva ammettere l'uscita dell'Italia dalla guerra, anche perché avrebbe offerto un pericoloso esempio alla Romania ed all'Ungheria, tuttavia reputava tale mossa necessaria, posto che l'alternativa di un gesto di forza italiano avrebbe sicuramente provocato l'invasione tedesca della penisola e la trasformazione di questa in un campo di battaglia altrui82 . Dei due marescialli d'Italia contattati dagli ambienti antifascisti, Caviglia finì per tenersi in disparte a causa del profondo dissidio con Badoglio, e questi, molto prudente di fronte alle varie avances, non lasciò dubbi sul fatto che si sarebbe fatto avanti soltanto «per ordine e con l'appoggio del Re» 83 . A parte ciò, negli incontri che a fine giugno ebbe con esponenti politici, quali Bonomi, Casati e Bergamini, si dichiarò d'accordo sulla costituzi.one a tempo debito di un ministero essenzialmente politico. Con Ambrosio sì soffermò su due specifici punti: l'arresto di Mussolini e dei principali gerarchi e la neutralizzazione della Milizia. Nel frattempo Ambrosio aveva ottenuto da Mussolini la nomina del gen. Sorice a sottosegretario per la Guerra, e del gen. Roatta a capo di S .M. dell'Esercito, entrambi uomini di sicuro affidamento in caso di crisi. Ma anche gli alleati minori dell'Asse erano inquieti. Secondo un rapporto del ministro plenipotenziario italiano in Romania, consegnato al sottosegretario Bastianini il 5 giugno 1943, il ministro degli Esteri rumeno, Mihai Antonescu, figlio del maresciallo, aveva concluso una sua panoramica sul difficilissimo momento bellico in questi termini: <<( ..•) Si tralla di un calcolo materiale( ...) è una questione di tempo ed il tempo è conb·o di noi ( ...). Militarmente quindi non gli pare più possibile che la guerra possa essere vinta. È l' ultima ora - afferma Antonescu - per ritornare al metodo politico. È perciò l'ora del Duce, che potrebbe immortalarsi attraverso una Monaco della guerra . Anche i frequenti contatti che ha avuto e che ha con ambienti militari e diplomatici tedeschi in Romania lo hanno convinto che questa idea è largamente diffusa anche in Germania e nel seno stesso del partito nazista( ...). Antonescu perciò ritiene che il Duce, prendendo l'iniziativa per una accorta prudentissima azione diplomatica, non solo salverebbe i paesi del!' Asse da una situazione drammatica, ma renderebbe un segnalato servizio alla stessa Germania».

82 ENRICO C ,WJOUA, Diario (aprile 1925-marzo 1945), Roma 1952, p. 402. 83 GIUSEPPE SP,,l.,,.\RO, I democratici cristiani dalla di1ta1ura alla Repubblica,

no 1968, p. 208 e seg.

Mila-


843

I.O SBARCO ALLEATO IN SICILIA

Il «segnalato servizio» in questione consisteva, secondo il disegno politico di Romania e di Ungheria, in un accordo che Mussolini, alla lesta di un Asse trasversale danubiano-balcanico, avrebbe stabilito con gli anglo-americani. Questo avrebbe consentito alla Germania di vedersela da sola, e vittoriosamente, con l'Unione Sovietica, ed alla Gran Bretagna di «salvare dal caos l'Europa e arrestare la Russia che arrivava inevitabilmente, nell'ipotesi di una nostra sconfitta, sul Mediterraneo. Nessuno immagina che i.n caso di vittoria Inghil terra e America resteranno per qualche generazione a montare la guardia in Europa contro lo slavismo. D 'al.tra parte una pace negoziata in Europa permetterebbe agli anglo-an'lericani di regolare la situazione col G iappone nel Pacifico»84 . TI 17 luglio, poi , Bastianini si recò d'iniziativa in Vaticano e presentò al cardinale Maglione, segretario di Stato, un appunto derivante dall'essere <<giunte a noi voci di iniziative che il Papa non sarebbe alieno dal prendere». Posto che l' Italia non si trovava in condizioni di tentare, da sola, di staccarsi dal.la Germania per non trasformare automaticamente il paese in un campo di battaglia, «qualora la situazione militare in Italia dovesse ancora peggiorare, la sola persona in grado di convincere Hitler a abbandonare il territorio italiano dalle truppe tedesche è il Duce. Di qui la necessità che l'Inghilterra e l'America non pongano la pregiudiziale immediata dell ' allontanamento del Duce e c iò nel loro stesso interesse. I tedeschi, infatti , si ritirerebbero pri ma alla linea del Po, dove gli anglo-americani dovrebbero affrontarli e poi alla linea del Brennero. L'in tervento di Mussolini presso Hitler può ad essi evitare di affrontare due volte i tedeschi nel nostro tc1TiLorio ( ...)»85.

rar

Paolo Monelli ha osservato che, paradossalmente, «mentre ci si convinceva sempre di più della necessità di mandar via Mussolini>) in quanto responsabile pieno di una catastrofica situazione politico-militare, «d'altro canto si pensava che fosse più facile a lui che ad un altro d'arrestare la guerra e lo si incoraggiava a fare questo (vedi convegno di Feltre) , dopo di che lo avrebbero mandato via lo stesso»86 . Dopo la conferenza di Klessheim Ambrosia cambiò atteggiamento, essendosi reso conto della resistenza passiva che Mussolini opponeva ad ogni sollecitazione intesa a provocare un inequivocabile chiarimento 84 REN/\TO BovA SCOPPA,

Colloq11i con due diuaiori, Ruffolo, Roma 1949, pp. 102- 108.

85 A. TAMARO, Due anni di storia, cit., I, pp. 70-7 1. 86 P. M O~ELLI, Roma 1943, cit.. pp. 130- 131.


844

PQI .J'rlC,\ E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI_GUERR!, ITALIANE

con Hitler. In occasione del convegno di Feltre, quando anche le sorti della Sicilia erano segnate, volle mettere Mussolini in condizioni di fare il passo decisivo. Come sappiamo, tutto fu inutile . Però , a questo punto, Vittorio Emanuele III si era finalmente risolto ad intervenire . Se molti ritennero a lungo che unicamente il Duce avrebbe potuto ottenere il placet di Hitler per rientrare in una illusoria neutralità, altri, ed in particolare i più decisi oppositori del fascismo, pensavano che soltanto ìl rovesciamento di Mussolini e del regime avrebbe consentito lo sblocco della situazione. Per fare questo occorreva risalire al Re, direttamente oppure attraverso il ministro Acquarone o il primo aiutante di campo, gen. Puntoni. Il progetto delle correnti antifasciste era di «servirsi della monarchia e del suo prestigio sulle Forze Armate per riacquistare alla nazione la libertà di decidere del suo destino, e servissi di questa libertà per denunciare l'alleanza, separandosi dalla Germania e, occorrendo, resistere alla sua aggressione». Lo sviluppo degli avvenimenti delineato da Bonomi mostrava una candida e fiduciosa semplicità. La denunzia dell' alleanza con la Germania doveva aver luogo dopo «i pochissimi giorni necessari a dare le opportune disposizioni militari (raccolta delle nostre forze, rottura delle comunicazioni sulle vie donde poteva sferrarsi un attacco germanico) perché l'Italia si tenesse pronta a resistere alla più che probabile rappresaglia tedesca» . Quanto agli Alleati, nel frattempo il nuovo governo antifascista «doveva semplicemente avvertire il Comando delle forze anglo-americane che esso era alla vigilia di essere aggredito dalle forze naziste e pe1tanto chiedeva l' intervento degli Alleati in quei porti(...) prescelti per uno sbarco ed in quelle zone dove l'aviazione alleata avesse ritenuto opportuno installarsi. Non dunque richiesta di armistizio in conseguenza della nostra piena capito.Iazione, ma semplice, dignitosa, logica offerta agli Alleati di un nuovo campo di battaglia, dove noi e loro saremmo andati incontro alle forze gennaniche ancora - nella loro massa principale - collocate oltre la cerchia de11cAlpi» 87 .

Sorvolando sull'assoluta mancanza d.i percezione di quanto negli Alleati fosse rad icato il concetto della «resa incondizionata» quale unica

87 l VANOE BoNOMI, Diario di un anno (2 giugno 1943-10 giugno 1944), Garzanti, Milano I 947 , pp. VII-VIII.


LO SBARCO ALLEA l'O L'I SICILIA_

845

possibilità offerta all'Italia per chiudere le ostiJità con le Nazioni Unite, era indispensabile smuovere il Re, ma quesli, nonostante l'ormai deciso intendimento di esonerare Mussolini , appariva ancora vincolato da aiidi formalismi costituzionali . Il risultato di tale conflitto interiore era un atteggiamento ermetico che regolarmente deludeva tutti coloro che lo avvicinavano. ln merito, poi , al fuluro governo , il sovrano scartò sia la prima proposta formu lata da Badoglio d'intesa con Bonomi di dar vita ad un governo politico, sia la successiva, di un governo misto, con Badoglio presidente e Bonomi vicepresidenle e con i ministri scelti dal primo per i dicasteri militari e dall'altro per quelli politici (da assegmu·e ai sei partiti antifascisti). Secondo Bonomi, questo governo avrebbe dovuto affrontare subito le due operazioni: il rovesciamento del fascismo e lo sganciamento dalla Germania. La guerra sarebbe proseguita «per i pochissimi giorni necessari ad ingannare la Germania sui nostri propos iti» e non per un periodo più lungo88 . Il voluto gove rno di affari , senza colore politico , imposto dal Re presentava il grave rischio - e lo si vide immediatamente - di non ricevere alcun appoggio dai partiti politici. li J 6 marzo Vittorio Emanuele IIT aveva ammesso con il gen. Puntoni «la necessità di un gesto decisivo nei confronti di uomini e cose», ma affermato anche essere indispensabile «scegliere il momento giusto» perché «uno sbaglio nella scelta del tempo potrebbe essere fatale per il paese» 89 . A metà maggio egli aveva compilato tre appunti molto realistici sulla situazione pol itico-mili tare in generale e su quella dell' Ital ia in particolare , senza peraltro giungere a conclusioni concrete90 . Ed i primi cli giugno Puntoni annotò che il Re «( ....) È consciò della gravità della situazione e medita sul da farsi. ma ritengo che almeno per adesso sia ancora deciso ad appoggiare l'azione di Mussolini. Il piano che Sua Maestà sia elaborando nella sua lesta è un mistero per tutti. Ritengo che neppure AcqLJ arone ne sia al corrcnie» 91 .

La caduta di Pantelleria spinse il gen. Ambrosie a prospettare al Re, senza reticenze , la necessità di allontanare Mussolini dal potere e «l'op-

88

Ibidem, p. 20. P. P UNTON I , Parla Vittorio Emwzuele lii, cit., pp. 125- 126. 90 P. D EAKIN , Storia della repubblica di Salò, cit.. pp. 335-337. 91 P. PUNTON I , Parla Vìnorio Emanuele lii, cit., pp. 132-133 . 89


846

POLITICA E STR,\TIZGIA IN CENTO ANNI J)I GUERRE ITALIANE

portunità di una dittatura militare con alla testa Caviglia o Badoglio», che potesse iniziare subito trattative con gli Alleati. Il tutto , prima dell'affluenza di altre truppe tedesche nella penisola che avrebbe compromesso lo sganciamento italiano92 . E fu in quel periodo (primi di luglio) che Ambrosia disse al gen. Castellano di studiare un nuovo progetto per arrestare Mussolini93 . Per quanto, cedendo alle insistenze di Acquarone, il sovrano avesse ricevuto alcuni esponenti dell'opposizione politica, nonché Grandi e Badoglio , la decisione di procedere venne comunicata ad Ambrosia da Acquarone il 20 o il 21 luglio: lunedì 26 luglio, al termine della consueta visita «di servizio>> al Quirinale, il Duce sarebbe stato licenziato ed arrestato. La lettera fatta recapitare a Vittorio Emanuele lII dopo le ore 17 del 24 luglio, con allegato l'ordine del giorno che Grandi si apprestava a presentare al Gran Consiglio a palazzo Venezia, fece anticipare di un giorno il programma . La sera ciel 19 luglio Grandi partì da Bologna, determinato a chiedere a Mussolini la convocazione del Parlamento o del Gran Consiglio. L'udienza ottenuta il 4 giugno al Quirinale lo aveva stimolato all' azione. In quella occasione il Re era stato «meno ermetico del consueto». Aveva ascoltato le preoccupazioni del gerarca circa la disperata situazione in cui si d ibatteva l'Italia e , riconoscendo l'impossibilità di ricevere uno spunto «costituzionale» dal Parlamento, accennato al Gran Consiglio del Fascismo «come possibile surrogato»94 . Il 21 Grandi seppe dal segretario del partito, Scorza, che il Duce aveva appena stabilito per le ore 17 di sabato 24 luglio la riunione del massimo organo del regime. Grandi si era preparato a sostenere un proprio ordine del giorno impostato sul ripristino integrale dello Statuto e quindi sull'abolizione del regime totalitario: «Il Re - pensava - aveva domandato per agire un voto cli decadenza e cli condanna della dittatura, espresso dagli organi costituzionali. Questo era il mezzo che bisognava

92 i bidem,

p. 136.

93 GTUSEPPE CASTELLANO,

La guerra continua, Rizzoli , Milano l 963 , pp. 25-28. Castellano, nel promemoria che presentò ad Ambrosia, mise in chiaro che per l'arresto di Mussolini bisognava escludere Palazzo Venezia e Villa Torlonia, per evitare una probabilissima sanguinosa azione di forza. Restava la scelta fra la catlllra mentre il Duce si recava ad assistere ad una esercitazione militare fuori Roma oppure il Quirinale. 94 D. GRANDI, 25 luglio . Quarant'anni dopo, cit., p. 193 .


LO SBARCO ALLEATO IN SICI~

fornire al Sovrano , questo il punto cli partenza indispensabile» e la riunione del Gran Consiglio cadeva a proposito. Non era stato più convocato dopo il 7 dicembre del 1939, ma proprio per questo la sua deliberazione veniva ad assumere maggiore importanza. Peraltro esso non aveva mai votato: Mussolini ascoltava le relazioni, le proposte e le obiezioni, poi concludeva e presentava all'assemblea una deliberazione da lui stesso pred isposta o fatta stilare in precedenza 95 . Ammesso , dunque, che Mussolini consentisse una votazione , occorreva raccogliere una maggioranza sicura che approvasse l'ordine del giorno Grandi. Nel brevissimo tempo disponibile i contatti furono numerosi; ma i consensi 'vennero espressi «di massima» 96 . Comunque Grandi volle avere un colloquio preliminare con il Duce. Fu ricevuto nel pomeriggio del 22 a palazzo Venezia ed anticipò «parola per parola, tutto quello che avrei detto e fatto in Gran Consiglio». Mussolini lo lasciò parlare senza interromperlo, poi «Hai finito?» domandò in tono glaciale . Alla risposta affermativa, continuò: «Ebbene sappi alcune cose che dovrai bene fissarti in mente e sulle quali ti invito a rifl ettere quando sarai uscito di qua: I) La guerra è ben lungi dall'essere perdura; avvenimenti straordinari si verificheran no fra poco nel campo politico e militare, tali da capovolgere interamente le sorti della guerra; Germania e Russia si accorderanno; l'Inghilterra sarà distrutta. 2) Io non cedo i poteri a nessuno; il fascismo è forte, la nazione è con me, io sono il capo, mi hanno obbedito e mi obbediranno. 3) C'è, è bensì vero, molto disfattismo in giro fuori ed entro il regime, ma esso sarà curato a dovere come si merita non appena io giudicherò che sarà venuto il momento. 4) Per tutto il resto, arrivederci posdomani in Gran Consiglio. Puoi andare»97 .

La storica seduta ebbe inizio alle 17 ,1 5 del 24 luglio. Mussolini entrò nella sala del Gran Consiglio e si diresse alla sua poltrona. Era pallidissimo ed aveva un espressione amaareggiata. Prese la parola quasi svogliatamente. Molti mesi più tardi disse al futurista Marinetti: «Sentii subito neìl'mi a un'ostilità dura. Parlai senza entusiasmo a bassa voce. Mi dava un tremendo fastidio la luce delle lampadine elettriche ( ...). Mi sembrava di assistere al processo contro di me. Mi sentivo imputato e nello stesso tempo spettatore ( ...) ogni energia era in me improvvisamente sopita>> 98 .

95 96 97

Ibidem , pp. 224-226. Ibidem, p. 245. Ibidem, p. 242.

98 GIANFRANCO B IANCHI,

Perché e come cadde il fascismo. 25 luglio, crollo di un regime, Mursia , Milano 1972, p. 466.


_ _,.., PO,::LITICA E STRATEGlA IN Cl3NTO ANNI DI GUl3RRE l'r,\I.IANE

Riconosciuto che «la guerra è giunta ad una fase estremamente critica. Quella che poteva sembrare, ed era ritenuta da tutti un'ipotesi assurda ( ...) si è verificata: l'invasione del territorio metropolitano» , ammise che «in questo momento io sono certamente l'uomo più detestato, anzi odiato in Ita1ia»99 . Poi per tre quarti d'ora foce un riassunto desolante dei recenti avvenimenti militari, scaricando ogni colpa e responsabilità sui generali che avevano «tradito» ed elogiando le truppe tedesche. Quindi concluse: «Ora il dilemma che si pone è il seguente : guerra o pace, resa a discreàone o resistenza ad oltranza? I partigiani della capitolazione sostengono che questa guerra è impopolare. forse fra le classi alte ma non tra il popolo ( ...). I disfattisti sostengono che la Germania non ha ai utato l'Italia . È falso. Essa ci è venuta sempre incontro con generosa solidarietà( ...). Cambierò i comandanti e chiamerò a difendere il territorio metropo litano tutte le forze non ancora impiegate. Le difesa sono preparate e tutte le fortificazioni in ordine. Nel 1917 si perdettero alcune prov ince del Veneto però non si parlò di capitolaiione. Allora si parlò di trasferire il governo in Sicilia: oggi, se sarà ine vitabile, esso sarà trasferito nella valle del Po» 100

Dopo vari interventi, si alzò Grandi e lesse il proprio ordine del giorno , seguito da una vera e precisa requisitoria 101 che dette la stura ad un 'appass ionata e lunga discussione generale. Mussolini la seguì in silenzio, con il volto impassibile. Alle 23,30, d'improvviso, annunciò che data l'ora tarda la seduta veniva sospesa e rinviata al giorno seguente. Subito Grandi si oppose: «Da questa sala dobbiamo uscire con una deliberazione, dovessimo restare qui per un' intera settimana». M ussolini lo fissò fntensameotc, poi consentì: la discussione sarebbe ripresa dopo venti minuti «e passeremo ai voti». Nell'intervallo Grandi raccolse venti firme cli adesione e, non appena ricominc.iata la seduta, consegnò la propria mozione con le venti firm e a Mussolini. Ma non era finita. Mussolini lasciò spazio ad alcuni interventi, poi tornò a parlare. Sostenne di non aver affatto sollec itato il comando delle Forze Armate, conferitogli dal Re su iniziativa di Badoglio; ribadì la piena fiducia nella vittoria grazie a «imporranti segreti di carattere militare» noti al Fi.ihrer ed a lui; ammo99

B. MussOUNI , Storia di un amw

(Il 1empo del bastone e della carota), Monda-

dori , Milano 1944, pp. 73-74. 100 DINO G RANDI, 25 luglio. 101 Ibidem, pp. 285-299.

Quara111'anni dopo, cit., p. 253.


LO SBARCO ALLEATO IN SJCIL!,A ~ _ _ __

849

nì infine che , posta la chiamata in causa della sua stessa persona, egli non era disposto «a farsi jugulare»: «Il Re( ...) quando gli racconterò domani quello che è avvenuto stanotte, certamente mi dirà: "La guerra è pervenuta ad una fase critica. I vostri vi hanno abbandonato. M.a il Re, che vi è stato sempre vicino, rimane con voi". Questo, sono certo che mi dirà il Re. E allora quale sarà la vostra posizione? Fate attenzione, signori !»102 _ .

A questo punto Grandi si alzò di scatto protestando per il «ricatto» ma Scorza, il segretario del partito, presentò a sua volta un ordine del giorno di sostegno a Mussolini. Alla fine, al termine di nuove veementi discussioni , fu dato corso alla votazione. L'ordine del giorno Grandi raccolse 19 sì contro 7 no. Mussolini concluse: <<Voi avete provocato la crisi del regime» e sciolse la seduta. Erano le 2,30 del 25 luglio 1943. Grandi era atteso con ovvia impazienza dal duca Acquarone. Il loro colloquio, dalle 4 alle 6 del mattino , ebbe luogo nell'abitazione del marchese Zamboni per ragioni cli riservatezza. In questa circostanza Grandi consegnò al ministro della Real Casa una delle due copie originali dell'ordine del giorno con le 19 firme dei votanti a favore e lo pregò di riportare al Re alcune importanti considerazioni sull'immediato futuro: urgenza di nominare un nuovo governo per prevenire un eventuale gesto di forza di Mussolini con l'appoggio tedesco; necessità di «sincronizzare» l'eventuale richiesta di mmistizio agli Alleati con la preparazione a resistere contro l'inevitabile reazione tedesca, posta l'impossibilità per l'Italia di uscire dalla guen-a; formare il nuovo governo con uomini nuovi, non compromessi in alcun modo con il regime e di indiscusso prestigio, sotto là presidenza del maresciallo Caviglia, decisamente preferito a Badoglio; diramare i più urgenti provvedimenti a scioglimento delle strutture fasciste. Quanto a se stesso , Grandi si escluse dalla rosa dei papabili ed invece si offrì di recarsi a Madrid per prendere segreto contatto con gli Alleati e preparare discretamente ed ufficiosamente le trattative d'arrnistizlo 103 . Per quanto battuto dal voto, Mussolini non mostrò un eccessivo turbamento. Nel pomeriggio si recò a Villa Savoia convinto cli poter climo-

Hl2

Ibidem, pp. 263-264. Ibidem, pp. 270-271. Bianchi riporta un testo inedito della dichiarazione da consegnare al Re in op. cit., pp. 533-536. 103


850

- -- - - - - - - - ' P"" OL=IT =lC = A=E~· S~T= RA ·=:rEGJA lN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

strare a1 Re che, stante la funzione consultiva del Gran Consìglio, quel voto non implicava alcuna conseguenza e quindi non era «valido» sul piano politico. Alla peggio, pensava, il Re gli avrebbe revocato la delega concessagli il 10 giugno 1940 ciel comando delle Forze Armate operanti su tutte le fronti. Invece fu accolto con queste parole: «( ...) Il voto del Gran Consiglio è tremendo. Diciannove voti per l'ordine del giorno Grandi, fra di essi quattro Collari dell ' Annunziata. Voi non vi illuderete certamente sullo stato d'animo degli italiani nei vostri riguardi ( .. .). Ho pensato che l'uomo della situazione è, in questo momento, il Maresciallo Badoglio. Egli comincerà col formare un governo di funzionari, per l'amministrazione e per continuare la guerra. Fra sei mesi vedremo. 'Iì.ltla Roma è già a conoscenza dell'ordine del giorno del Gran Consiglio e tutti attendono un cambiamento» 104 .

Non si comprende perché Mussolini, pur avendo letto (e definito inammissibile e vile) l'ordine del giorno Grandi in precedenza; pur avendo ricevuto da Scorza un ambiguo accenno a qualcosa di «giallissimo» che poteva accadere in sede di Gran ConsigEo; pur riconoscendo che la mozione Grandi rischiava di <<mettere in giuoco l'esistenza del regime», come dirà nel corso della riunione; pur potendo approfittare della successiva proposta di Grandi di rinviare la convocazione del Gran Consiglio, abbia voluto «assolutamente venire ad un chiarimento della situazione» 105 . Era troppo sicuro di sé? Però, a conclusione della votazione disse agli oppositori con almeno apparente commozione: «Voi avete provocato ]a crisi del regime>>106 . Non solo, ma quando neIJa tarda mattinata del 25 , prima ancora di chiedere udienza al Re, Scorza gli telefonò per comunicargli che «la notte aveva portato consiglio e che c ' erano delle resipiscenze in giro», egli rispose: «Troppo tardi» 107 . Da tutto ciò si sarebbe indotti a ritenere che reputasse chiuso il suo cìclo dittatoriale e fosse rassegnato ad uscire dalla scena politica . Un'uscita sicura per la propria incolumità personale, tanto da considerare possibile una specie di «arresti domiciliari» alla Rocca delle Caminate e da offrire a Badoglio la propria collaborazione108 . Secondo Grandi, in-

104

B. MussoLJNI, Storia di un anno, cit., pp. 89-90. Ibidem, p. 70. 106 Ibidem, p. 82. 107 Ibidem, p. 87 . 108 Ibidem, p. 94. 105


LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA

_ _851

vece, Mussolini, anche se colto alla sprovvista dall'approvazione data dal! 'assemblea alla mozione determinante, era certo di chiarire la situazione con il Re e di poter regolare poi con calma i conti con i «traditori». Avrebbe così dimostrato a Hitler di essere padrone della monarchia e dell'Italia tutta. Dopo di che avrebbe raccolto l'implicita sollecitazione fattagli dal Fi.ihrer a Feltre: prendere in mano le redini de lla guerra e del paese con estrema risolutezza. Tale interiore proposito , a giudizio di Grandi , sarebbe stato confortato dal discorso te nuto da H itler il 10 settembre successivo: , «Tutta la crisi che ha portato al colpo di stato del 25 luglio fu il fermo intendimento de l Duce di ottenere i pieni poteri per condurre la guerra sacra fino in fondo. Si trattava di prendere le misure più dure contro i sabotatori della gucJTa, aperti e nascosti ( ...)» 109.

La tesi appare piuttosto opinabile. Sta di fatto che Mussolini nulla fece per impedire il prevedibile corso degli eventi e che il mattino del 2 5 luglio egli non pensò di riprendere il controllo della situazione in qualsiasi modo. Dal canto suo il Re, in una lettera scritta il J O giugno 1944 ad Acquarone, dichiarò: «Fin da l gennaio del 1943 io concretai definitivamente la decisione di porre fine al regime fascista e di revocare il Capo del Governo, Mussolini. L'attuazione di questo provvedimento, resa più difficile dallo stato di guerra, doveva essere minutamente preparata e condotta nel più asso luto segreto, che venne da me mantenuto anche con le poche persone che vennero a parlarmi del malcontento del Paese. Ella è stata al corrente della mia decisione e delle mie personali direnive e sa che solo queste dal gennaio 1943 portarono al 25 luglio successivo»' 10.

È francamente difficile prendere per valide queste affermazioni. Pur concedendo al Re la mossa determinante e pur ritenendo possibile che nel gennaio 1943 egli si fosse convinto della necessità di liquidare Mussolini , è indubbio che tale idea rimase in lui ben nascosta e non assunse fi sionomia concreta. Né sembra potersi parlare di minuziosa preparazione dell 'evento. Appare più verosimile che il problema dell'uscita dalla

109 1IO

D. GRANDI, 25 luglio. Quaranl 'anni dopo, cit. , p. 3 IO. Jo 01 B E:-IIGNO, Occasioni mancate. Roma in un diario segreto ( 1943-1944),

SEI, Rom a 1943 , p . 83. Cfr. P. M ONELU , Roma 1943, cit., p. 11 3.


852

POLITICA E STRATEGIA IN CEJ\TO ANNI or GUERR I; ITALJ~\ NE

guerra si sia posto al sovrano a metà maggio - come dimostrerebbero i tre citati appunti del 15 maggio -, ma senza che ne derivasse l'intento cli risolverlo né che venisse connesso con l'esonero di Mussolini. Il 19 maggio Puntoni annotò nel diario: «Alla consueta relazione il Sovrano mi confida un suo dubbio e dice: "Temo che da un momento all'altro il governo inglese o il Re d'Inghilterra si rivolgano a me direttamente per trattare una pace separata. La cosa mi metterebbe in un grave imbarazzo. Se questo dovesse avvenire agirci senza sotterfugi, ne parlerei con il D uce per essere d'accordo sulla linea da seguire"» 11 1.

Subito dopo la partenza di Mussolini da Villa Savoia in stato cli arresto, Vittorio Emanuele III convocò Badoglio e lo incaricò di fonnare il nuovo governo, di cui gli indicò quasi tutti i nomi. L'annuncio dato dall'EIAR delle <<dimissioni» presentate da Mussolini ed accettate dal Re, e del conseguente incarico conferito al maresciallo Badoglio , fu seguito dalla diramazione cli due proclami, l'uno di Vittorio Emanuele e l'altro di Badoglio, entrambi scritti da Vittorio Emanuele Orlando, in quei giorni il più ascoltato consigliere della Corona 112 . li proclama cli Badoglio diceva: <<Per ordine di Sua Maestà il Re e Imperatore assumo il governo militare del Paese con pieni poteri. La guerra continua. L'Italia, duramente colpita nelle sue province invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode del le sue millenarie tradizioni( ...)».

La frase infelice «La guerra continua» poteva ancora comprendersi come temporaneamente inevitabile, infatti non ingannò né Alleati né Hitler. Ma quella dell'Italia che «tiene fede alla parola data» fu un penoso, grave errore sotto più cli un aspetto . Con essa, fra l'altro, si riconosceva un impegno della Nazione, oltre quello ciel governo fascista, e si veniva a fornire alla Germania uno spunto per accusare l' Italia cli slealtà .

111

P. PUNTONI, Parla Vittorio Emanuele Ili, cit., p. 132. Qualche settimana pi.ù tardi Orlando d ichùu·ò al ministro rumeno Comnène, senza ombra di imbarazzo, che «trovava assurda la formula proclamata dal maresciallo Badoglio, " la guerra continua">> (N!KOLAO Cm,1NÈNE, Luci ed ombre sull'Europa , Bompiani, Milano 1957 , p. 120). 11 2


Capitolo XIII CONCLUSIONI

l. L'ENTRATA IN GUERRA DELL'lTAUA t ommentando la caduta di Mussoli ni , Churchill scri sse nelle sue memorie: «Cosl finirono i 21 ann i della dillantra di Mussolini in Italia, durante i quali egli aveva sollevato il popolo italiano dal bolscevismo, in cui avrebbe potuto sprofondare nel 1919, per portarlo in una posizione in Europa quale l' lrn lia non aveva mai avuto prima. Un nuovo impulso era stato dato alla vita nazionale. L'Impero italiano nell'Africa settentrionale fu fondato. Molte importanti opere pubbliche in Italia furono completate. Nel 1935 il Duce con la sua forza di volontà aveva soprnffatto la Lega delle Nazioni - "cinquanta nazioni capeggiate da una sola" - cd era riuscito a conquistare l'Abissinia. Il suo regime era troppo costoso, senza dubbio, per il popolo italiano, ma è innegabile che altrasse , nel suo periodo di successo, un grnnclissirno numero d ' italiani. Egli era, come ebbi a scrivergli in occas ione del crollo della Francia, "il legislatore d'Italia". L'alternativa al suo regime avrebbe potuto essere un' Italia comunista, che non sarebbe stata fonte di pericoli e sciagure di naturn diversa per il popolo italiano e l' Europa. L'errore fatale di Mussolini fu la dichiarazione di guerra al la Francia cd alla Gran Bretagna dopo le vittorie di Hitler nel giugno 1940. Se non lo avesse commesso, avrebbe potuto tenere benissimo l'Jtalia in una posizione d 'equilibrio, corteggiata e ricompensata dalle due parti, derivando inusitate ricchezze e prosperità dalle lotte cli altri paes i. Anche quando le sorti della guerra apparvero manifeste, Mussolini sarebbe stato bene accetto agli Alleati . Egli aveva mo lto da dare per abbreviare la du rata del confl itto . Av rebbe potuto scegliere con abilità ed intelligenza il momento più adatto per dichiarare guerra a Hitler. Invece prese la su-ada sbagliata. Non aveva mai compreso a pieno la forza della potenza marinara, così egli perseguì la propri a rovina. Le grandi strade che egli cosrrnì rc~ternnno un monumento al suo prestigio personale e al suo lungo governo» 1•

Quali i motivi che cond ussero Mussolini all '«errore fatale»? Fu, quel passo estremo, il calcolato punto di arrivo e insieme il naturale

1

W. CH URCHJLL, La seconda guerra mondiale, cit., parte V, vol. I , p. 66.


854

POLITICA ESTRA1'EGI A IN CENTO ANN I DI GUIZRRE ITAl..lANE

sbocco di un programma imperialista, posto che, nel cosiddetto discorso dell'Ascensione pronunciato il 26 maggio 1927, egli aveva dichiarato con sicumera che la fine degli anni Trenta avrebbe costituito «un punto cruciale della storia europea» ed allora l' Italia avrebbe fatto sentire la sua voce e visto «finalmente» riconosciuti i suoi diritti 2 . Oppure fu il determinarsi di ce1ti eventi , provocati da altri e sfuggitigli di mano, per così dire, a costringerlo ad una decisione per lui inevitabile? Riprendiamo in rapida sintesi i punti salienti della politica estera di Mussolin i. È generalmente riconosciuto che egli assunse il governo senza un vero programma d i. politica estera e, men che meno, senza una «teoria politica» sul tipo di quella enunciata nel Mein Kampf dì Hitler3 . Tuttavia risentiva , come messo in chiara evidenza da Ennio Di Nolfo, di un sentimento assai diffuso fra gli italiani: l' insoddisfazione della posizione del1'Italia nell'ambito europeo . Si trattava di un vero e proprio complesso di inferiorità, risalente addirittura alla nascita del Regno d'Italia, eia cui derivavano tendenze espansionistiche che si accentuaro no per le delusioni e le frustrazioni causate dalla «vittoria muti lata» ciel 19 1. 84 . Le principali aspirazioni si spingevano lungo tre direzioni in corrispondenza delle quali i precedenti tentativi erano falliti: l'Albania, per il controllo del!' Adriatico, dove la penetrazione italiana aveva incontrato la rivolta locale; l'Abissinia, per un migliore assetto coloniale, dove la spinta in profondi tà era stata stroncata dall a sconfitta di Adua; la Tunisia, per le possibilità politiche offerte dal forte insed iamento italiano, dove la penetrazione si era trovata bloccata dall'affermazione del protettorato francese. Ora, per ciascuna di queste ambizioni , l'Italia sosteneva esistere un punto d'appoggio. Per l'Albania , la dichiarazione della Conferenza degli Ambasciatori del 1921; per l'Abissinia, un asserito riconoscimento inglese ad interessi generali ital iani, eccezion fatta per il bacino del lago Tana; per la Tunisia, i compensi coloniali adeguati previsti dall'art. XIII del Patto di Londra5 .

2 B ENITO M ussoLINl, Opera omnia, voi. XXU , Firenze 1957 , p. 386. 3 R ENZO DE. FELICE, Alcune osservazioni sulla politica estera mussoli11ia11a,

in «L'Italia fra Tedeschi e Alleati», Il Mulino, Bologna 1973, p. 58 e seg. 4 J F.NS PETERSl!N, Hitler e Mussolini. La dijjìcife alleanza, Latcrza, Bari l 978, pp. 553; G1usEPPE CAROCC1 , La politica estera dell'Italiajascista, Lateo.a, Bari 1968 , pp. 18-19. 5 P 1F.TRO Q UARONI, L'flalia dal 1914 al 1945, in «Nuove Questioni di Storia contemporanea», Marzorati, Milano l 986, p. 121 1 e seg.


CONCLUSIONI

855

Tale insieme di rivendicazioni, riassumente le ambizioni de Il ' Italia quaJe Grande Potenza, rimase vivo sino alla seconda guerra mondiale e indica come «il revision ismo italiano non fosse un'invenzione di Mussolini, ma avesse profonde radici nella storia, in anni nei quali l'espansione europea appariva ancora poss ibile»6 e nei quali le controvers ie territorial i erano ali' ordine del giorno. Si possono individuare tre fasi distinte nella politica estera di Mussolini. La prima, dal 1922 al 1933, cioè sino all'avvento al potere di Hitler; la seconda dal 1933 al 1936, vale a d ire sino alla conquista dell'impero; la terza dal 1936 al .1940, momento dell'entrata in guerra a fianco della Germania . In ogni caso merita risalto l'affermazione dell 'ambasciatore Quaroni: «La politica estera di Mussol ini è stata, in larga misura e per lungo periodo, appoggiata ed approvata da larghi settori dell'opinione pubblica italiana; è stata approvata, anzi in molti casi ed in larga misura addirittura ispirata, dagli organj tecnici della diplomazia italiana»7 . Inizialmente la linea di condotta di Mussolini non si discostò molto dalla tattica tradizionale seguita sino allora. In sostanza si mostrò propenso a mantenere l ' Italia a fianco della Gran Bretagna e della Francia, purché queste riconoscessero il diritto italiano a conseguire alcuni risultati di soddi sfazione: controllo dcli' Adriatico ed influenza egemonica nei Balcani da condividersi con la Francia; predominio sull'Etiopia, del resto riconosciuto ed accettato sin dal 1906 da entrambe le Potenze; diritto a tutelare il gruppo etnico ital iano stabilitosi in Tunisia. La mancata buona volonlà francese cd inglese nel raggiungimento di un compromesso, non difficile, su questi punti fu un grosso errore8 . Una svolta nel modus operandi di Mussolin.i si verificò nel 1929-1930 , in concomitanza con due specifici eventi: da un lato la stabilizzazione interna del regime attraverso la Conciliazione ed iJ Plebiscito, dall'altro il clamoroso successo di Hitler nelle elezion i del settembre 1930. L' indirizzo prescelto fu il ritorno alla politica del «peso determinante», in particolare fra la Francia e la Germania, che sembrò portare a positivi risultati.

6 ENNIO D1 Nouo, Le oscillazioni di Mussolini, in «Nuova Antologia», n. 2 176, 1990, pp. 172- 174. 7 P. QUARONI, L'llalia dal 1914 al 1945, cii., p. 1236. 8 E . D1 NOLFO, Le oscillazioni di Mussolini, cit. , pp. 177-178.


856 - - - - -

POLITICA fi STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

La seconda fase risulta di difficile interpretazione a causa delle vistose ed umorali «osciJlazioni» di Mussolini. Nel 1933-34 egli apparve veramente in grado cli esercitare il «peso determinante», poi la sopravvenuta crisi nei rapporti con la Gran Bretagna e la Francia del 1935 provocò un'evoluzione che lentamente condurrà all'intesa italo-tedesca: non potendo l'Italia ridursi ad una posizione di isolamento politico, diventava naturale prendere in considerazione l'alternativa della Germania. La terza fase si caratterizzò per il repentino slittamento del contenzioso internazionale sul piano ideologico, e fu per 1'appunto quest'ultimo che animò la politica dell' Asse 9 . Il passo iniziale fu compiuto con l'adesione al Patto Antikomintem (6 novembre 1937), al cui riguardo Ciano scrisse cli aver visto raramente il Duce più felice: «Non è più la situazione del 1935. L'Italia ha rotto l'isolamento. È al centro della più formidabile combinazione politko-militare che sia mai esistita» 10 • A dire il vero Mussolini era anche ben consapevole del prezzo da pagare, cioè la questione austriaca, ed altresì del pericolo che legarsi a Hitler in un qualsiasi modo poteva provocare il coinvolgimento in grosse difficoltà internazionali, però durante la sua visita a Berlino (27-28 ottobre 1937) aveva ottenuto l'assicurazione di Goering che «niente sarà fatto in quella direzione senza una previa intesa con I'ltal ia» 11 . Con tutto ciò, il colpo cli forza dell' Anschluss da parte tedesca (1112 marzo 1938) ebbe luogo senza alcuna conce1tazione e, peggio ancora, l'increscioso silenzio preventivo si ripeté in occasione dell'occupazione di Praga ( 15 marzo 1939). In entrambe le circostanze nessuna delle Potenze occidentali si mosse. A questo punto Mussolini certamente si avvide di aver perduto il ruolo cli «primo» nel!' Asse Roma-Berlino, quel ruolo che si era illuso di rivestire . Per giunta, la situazione denunciava preoccupanti sintomi di instabilità . All' evidente procedere di Hitler per il conseguimento ciel suo programma revisionista, senza tener alcun conto degli interessi italiani né del Patto cli Monaco, Gran Bretagna e Francia opponevano adesso una netta posizione , cominciando a concedere garanzie ai Paesi ritenuti più esposti alla minaccia germanica e, naturalmente, in primis alla Polo9 Cfr. P. QUARONI, L'Italia dal 1914 al 1945, cit., pp. 1230-1235. IO G. CIANO, Diario, cit., pp. 53-54. Cfr. B. MussoLINT, Opera omnia, cit., XLII, pp. 194-196. 11 R. DE FELICE, Mussolini il duce, cit., II, p. 415.


857

CONCLUS ION I

nia. In sostanza divenne chiara l'intenzione di ricorrere alle armi ove la Germania avesse fatto un'altra mossa aggressiva. Premessa la consapevolezza dell'assoluta necessità cli alcuni anni di pace per l' Italia e, nel contempo, la con vinzione dell'ineluttabilità della guen-a, per Mussolini si trattava ora di scegliere se ritirare il consenso all'alleanza con il Reich dato il 23 dicembre J 938 , dopo averlo rifiutato od eluso per ben tre volte quell 'anno ad onta delle i nsistenze di Ribbentrop; oppure se arrivare all'alleanza, vincolandola peraltro a precise procedure di consultazioni reciproche ed obbligatorie, nonché all' impegno di Hitler di non provocare una guerra generalizzata prima del 1942 almen6. Optò per l'alleanza, senza consultarsi con alcuno dei suoi principali collaboratori.

*

*

*

Accanto a Mussol ini erano i vertici della politica estera e dello strumento mil itare: il m inistro degli Esteri ed il capo di Stato Maggiore Generale . Ciano costituì il pi ù grossolano sbaglio commesso da Mussolini nella scelta delle persone per altissimi incarichi. Pur possedendo indubbie qualità positive di intelligenza, acutezza di giudizi e capacità organizzativa, gli mancava soprattutto «la capacit~t della creazione poi itica ponderata e organica» 12. Ed a questa nota negativa di fon do si sommavano una vani tà ed una leggerezza sconfortanti. Non seppe agire da moderatore ne i limiti che Mussolini gli concedeva e <<quando gli forzò la mano , fu quasi sempre a favore di decisioni errate»B . Il capo di Stato Maggiore Generale era relegato «in una nicchia ben circoscritta» 14, alle dirette dipendenze del capo del Governo . Ne abbiamo parlato , sottolineando come l' organizzazione e l'iter procedurale nei rapporti fra i ministri interessati (sempre Mussolin i) ed i rispettiv.i capi di Stato Maggiore di Forza Armata svuotassero di peso la carica di capo di S .M. Generale . È vero che 1'8 giugno 1940 , alla stretta vigilia dell'entrata dell'Italia in guerra, Mussolini , nell 'incdita veste di. comandante

12

G. BRUNO G UERRI. Galeazw Ciano. c it., p. 163. Ibidem, p. 217. 14 F ERDINANDO G EUCH , L'Alto Comando del/e forze armate. in «Rivista Militare» 1946, p. I 242. 13


858

_____ - - - ~ PO=L!TICA E STRATEGlA IN.CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

supremo, riconobbe al maresciallo Badoglio - con una lettera, non con una legge - la competenza in tema cli preparazione bellìca delle terre italiane d'oltremare e di direttive strategiche per lo svolgimento delle operazioni, ma precisando «d'ordine mio», con il che egli sottolineava la volontà cli reggere in prima persona la condotta della guerra. Mussolini si era infatti formata un'alta opinione di sé anche come capo militare. «In questi mesi di esperienza di guerra - disse al gen. Soddu il 12 settembre 1940 - ho fatto tanta pratica da giudicare inutile uno Stato Maggiore Generale. Flnlta la guerra farò da me, tutt'al più con un segretario»15. Pur volendo attribuire alla frase il valore cli semp]ice battuta, si avverte in essa una buona dose di convinzione. D' altronde il sistema di governo fortemente accentrato portava Mussolini a slimare troppo angusto il punto di vista puramente militare dei generali: «Io che ho in mano la politica, vedo la situazione generale e posso meglio giudicare fattibile quello che voi non ritenete» diceva loro 16 . E poiché nessuno poteva contestare la preminenza del giudizio politico in sede conclusiva, tutte le obiezioni finivano per rientrare. Senza contare la persistenza del dubbio: «E se avesse ragione anche questa volta?». Non dimentichiamo, tra l'altro, l'importanza cli un fattore psicologico assai diffuso nella classe dirigente dello Stato e naturalmente fra i gerarchi fascisti: l'acquisita disabitudine alla personale responsabilità di qualunque decisione, anche nel singolo settore cli attività. Tutto dipendeva dal Duce, il quale, per quanto lasciasse parlare, su tutto imponeva il suo pensiero e la sua clecisi.one in termini definitivi. Ne derivava naturalmente l'alibi di comodo che le dimissioni dettate eia un caso cli coscienza a nulla servissero: con il successore le cose sarebbero andate avanti . secondo la volontà del Duce, quindi era inutile prendere posizione. Orbene , il maresciallo Badoglio fornì pareri e formulò proposte , ma non fece mai valere un proprio motivato ed autorevole pensiero tecnicomilitare, che , pur senza sopraffare la preminenza della politica, sarebbe stato certamente in grado di condizionarla ed anche di orientarla correttamente. Egli si piegò alle decisioni di Mussolini, talvolta non condividendole per solidi motivi tecnici, evidentemente perché considerò assolto il propri.o compito ìstituzionale con la semplice presentazione delle

15

16

Q. ARMf LLJNI, Diario di guerra, cit., p. 82. Jbidem, p. 122.


CONCLUSIONI

859

obiezioni militari e, in ogni caso, si reputò non coinvolto nella responsabilità politica della decisione. La dichiarazione rilasciata nella riunione del 17 ottobre 1940 ai capi di Stato Maggiore è emblematica del suo atteggiamento mentale: <<( •.• ) io vi dico francamente che non sono in grado di illustrare a voi la portata politica della cosa la guerra alla Grecia , perché non è di mia competenza e non invado mai il campo altrni. li Duce ha giudicato e dichiarato che per lui è di somma importanza l'occupazione della Grecia. Quindi non si discute( ...)».

L'inesistenza di un vero Comando Supremo, ossia di uno Stato Maggiore interforze, in aggiunta alla scarsa .incisività dell'azione cli guida di Badoglio, nocque non soltanto ai fini cli una concreta preparazione alla guena - il che non significa che questa potesse e dovesse essere a punto nel 1940 - ma anche cli una concezione strategica globale nel teatro del Medi.tenaneo. E, posto che Mussolini si riservava di intervenire quando le sorti deJla Francia fossero già compromesse, mancò uno studio tempestivo sia circa la condotta della fase iniziale delle operazioni, sia in merito alle possibilità offerte dalla caduta della Francia. Così ogni Forza Armata entrò in campo per proprio conto, ciel resto secondo le note direttive del Duce, il quale con la strategia della «guena non gueneggiata» forse pensò di superare le vive contrarietà mostrate dai vertici militari e forse anche cli rendere più «tollerabile» la dichiarazione cli guerra alla Francia. A quest'ultimo riguardo è noto il biasimo espresso da Roosevelt ed abbondantemente ricordato anche in Italia: «In questo 10 giugno 1940 la mano che stringeva il pugnale lo ha piantato nella schiena del vicino». Si è visto come Mussolini, in realtà, fosse addirittura orientato a rimanere con le armi al piede. A parte ciò, merita nota il fatto che il biasimo rivolto all'Italia non si sia ripetuto a carico dell'alleata Unione Sovietica, allorché questa, due giorni dopo il lancio della bomba atomica su I·Iiroshima, dichiarò guerra al Giappone, rompendo il patto di neutralità quinquennale firmato il 13 aprile 1941. Bisogna ammettere che l'aspetto morale in politica estera è quasi sempre stato in sottordìne rispetto agli interessi del Paese. Se guardiamo proprio il comportamento clella Francia nei confronti della Polonia, riceviamo una conferma a tale constatazione. Il 19 gennaio 1939 il gen. Gamelin, comandante in capo desìgnato per il tempo di guerra e capo di


~o

POLITICA J:: STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Stato Maggiore dell'Esercito francese, firmò una convenzione militare con il gen . Kasprzycki , ministro della Guerra polacco, con la quale, in caso di aggressione tedesca, si impegnava a far subito intervenire l'aviazione francese, a scatenare «il terzo giorno azione offensiva ad obiettivo limitato» ed a sv iluppare dopo il 15° giorno «un'azione offensiva con il grosso delle forze» per disimpegnare la Polonia. Al dunque, l'unica mossa compiuta fu quella di entrare il 9 settembre 1939 nella Saar ed occupare alcune cittadine che vennero evacuate una diecina di giorni più tardi. Il 12 settembre Gamelin spiegò al Consiglio Supremo: «Gli avvenimenti in Polonia erano tali che il proseguimento jntensivo dei nostri attacchi ( ...) non sembrava più doversi imporre poiché non avrebbe potuto più avere in alcun modo influenza sugli avvenimenti in Polonia». Così - continuò amaramente Paul Reynaucl - «egli lasciò che il grosso delle forze tedesche distruggesse la Polonia per poi voltarsi verso la Francia» . Il gen. Jodl dichiarò a Norimberga: «Nel 1939, la catastrofe fu evitata soltanto perché le llO divisioni francesi ed inglesi se ne stettero inattive contro le nostre 25 divisioni dell'Ovest». Ed il geo. Halcler, a sua volta, disse: «La vittoria in Polonia era possibile per noi soltanto scoprendo quasi completamente la nostra frontiera occidentale. I Francesi avrebbero potuto attraversare il Reno senza possibilità da parte nostra di impedirlo e avrebbero minacciato la zona della Ruhr che era, per la Germania, il fattore più decisivo nella condotta della guerra» 17 .

*

*

*

Come sappiamo, Mussolini accettò senza discutere l'estrema rigidità del Patto cl' Acciaio, anche se appena dopo la firma pensò bene cli porre alcuni inequivocabili. punti fermi. Lo fece con il cosiddetto Memoriale Cavallero, ribadendo i motivi per cui l'Italia aveva bisogno cli un periodo di preparazione che poteva estendersi a tutto il 1942. Occorre peraltro tener presente che la preparazione bellica di cui il Duce amava discettare abbondantemente era più che altro velleitaria, in quanto si riduceva all 'intento di completare le dotazioni (fossero qualitativamente aderenti alle necessità o meno) e ad ammodernare gli armamenti delle Forze Armate (cosa ben difficilmente ottenibile entro il 1942). Il tutto non collegato ad un vero piano di gueffa ed a precise ipotesi operative, in base alle quali calcolare esigenze e possibilità. 17 P."UL R EYNAUD,

Memorie, Cappelli, Bologna 1964, pp. 268-269.


CONCLUSIONI

861

Se Mussolini intese iI Patto d 'Acciaio come uno strumento in grado di impedire, attraverso le consultazioni, l'evenluale precipitare di situaz ioni indesiderate, ben si comprende come nell'agosto 1939, dopo l'incontro Hitler-Ciano a Berchtesgaden , egli si sia sentito tradito, rendendosi conto che la clausola dei tre anni di attesa, per lui vincolante, non sarebbe stata rispettata. E si capisce anche perché nell'autunno di quel] ' anno abbia avuto inizio la costruzione delle fortificaz ioni militari lungo il confine italo-tedesco. Lo scoppio dell'inatteso conflitto europeo obbligò dunque Mussolini a prendere una decisione impo1tantissima: si trattava cli scegliere tra la neutralità, l'intervento a fi anco della Germania oppure l' intervento con le Democrazie occidentali. Esclusa subito quest'ultima ipotesi per i noti motivi psicologic i ed ideologici, ed esclusa pure l'entrata in guerra con il Terzo Re ich vista l' impreparazione militare , non restava che la neutralità. Mussolini considerava tale soluzione pressoché disonorevole, ma reputò di poterla giustificare trasformandola in neutralità «a tempo» . Un tempo non definito a priori, ma tale da consentire o un' opera cli mediazione fra i contendenti ai fini di una pace di compromesso, prospettiva particolarmente seducente, oppure un 'entrata in campo solo nel momento in cui la situazione strategica generale fosse così sbilanciata a favore della Germania da permettere all'Italia di gettare sulla bilancia il proprio «peso risoluti vo». Con queste idee Mussolini dichiarò la «non belligeranza». L'autunno 1939 fu caratterizzato eia seri a tensione nei contatti italotedeschi a causa dell ' inosservanza da parte germanica della clausola di tempestive consultazioni e, non ultimo, per la segretezza mantenuta in merito al Patto Hitler-Stalin; l'inverno 1939-40 registrò il punto più alto della crisi, comunque non infl uente sul Patto d'Acciaio, con la lettera di M ussolini del gennaio 1940, ma, appena un mese più tardi, si registrò il rapido miglioramento dei rapporti; la primavera ciel 1940, con i successi del Reich in Norvegia, Danimarca , Belgio e Olanda, sciolse le esitazioni di Mussoli ni e lo spinse all'intervento. Rimaneva la scelta del momento. Quello che accadde sul fronte occidentale nel maggio-primi di g iugno fu qualcosa che nessuno avrebbe mai immaginato: in tre settimane le potenti ed intatte forze della Francia vennero schiantate. Dinnanzi alla spettacolare offensiva tedesca la sensazione di una guerra ormai in via cli rapida conclusione a causa della superlativa superiori tà della macchina bellica germanica si diffuse negli ambienti politici, militari e diplomatici in tutto il mondo. Lo stesso avvenne ad ogni livello e, in particolare, nell'opinione pubblica dell'intera Europa e dell'America.


862

POLITICA E STRATEG IA IN CENTO ANNI DI G UERRE ITALIANE

Per Mussolini, gìà fermo nel prìncipio che la guerra fosse l'occasione per realizzare le conclamate ambizioni fasciste, più ancora che revisioniste , il grande successo di Hitler, fortemente garantito dall'alleanza con Stalin, non poté che significare i1 desiderato presentarsi delle circostanze ideali. E immediatamente stabilì il giorno dell'apertura delle ostilità: il 10 giugno. L'enore commesso fu dunque di valutazione della situazione strategica e, per un elementare senso di obiettività, bìsogna riconoscerlo in certo modo comprensibile perché condiviso ovunque. Una sconfitta tedesca «all'alba del 1940 apparìva un'ìpotesi inverosimile» 18 . L'essere entratì in guerra con una preparazione militare insufficiente fu semplicemente la naturale conseguenza di questo errore di valutazione. Per quanto scarsamente capace di stimare appieno l'incidenza dei fattori militari, finanziari, economici, industriali, organizzativi su una guena moderna, Mussolini non era così sprovveduto da non rendersi conto clell 'insufficienza degli armamenti dell'Esercito e cieli' Aeronautica, sapeva bene che l'economia del Paese non si trovava in conclìzioni cli soppo1tare uno sforzo bellico cli vaste dimensioni e di lunga durata, non ignorava affatto che l' Italia non disponeva di molte materie prime essenziali per la produzione bellica e nemmeno della valuta pregiata per acquistarle all'estero. Il tronfio accenno agli <<otto milioni di baionette» non deve ingannare: era semplicemente una di quelle frasi ad effetto che ogni tanto Mussolini «sparava» per colpire l'immaginazione delle folle, ma a cui egli stesso era lungi dall'attribuire consistenza. Ordunque se l'offensiva germanica in occìdente fosse stata arrestata dalla Linea Maginot e dalle forze alleate, l'idea dell ' intervento avrebbe ipso facto perso il crisma di «felice opportunità» e sicuramente Mussolini si sarebbe ben guardato dal precipitarsi sui campi di battaglia. E si noti che, pur nell'assoluta convinzione di dover intervenire prima che fosse troppo tardi, le sue direttive iniziali imposero una sconcertante difensiva su tutti i fronti terrestri . Meno rischio di così! Peraltro è jJ caso cli osservare come, nonostante i lunghi mesi della non belligeranza, vale a dire di attenta osservazione e di valutazione dei pro e dei contro, Mussolini abbia rotto gli indugi precipìtosamente senza neanche stabilire con

18

E. DI NOLFO , Mussolini e la decisione italiana di entrare nella seconda guerra mondiale in «L'Italia e la politica di potenza in Europa (1938-1940).», Marzorati, Milano

1985,p.25.


CONCLUSIONI

la Germania un preciso accordo diplomatico sugli obiettivi della guerra dell'Italia, quando aveva, sempre accusato i governi liberali di non aver sufficientemente negoziato l'alleanza dell'Italia durante la prima guerra mondiale 19 . Purtroppo gli errori di valutazione in tempi di crisi raramente rimangono privi di pesanti conseguenze. Quello compiuto da Mussolini portò ad una dichiarazione di guerra così repentina da ottenere subito un primo effetto negativo: la perdita, del tutto gratuita, di oltre 1.200 tonnellate di naviglio mercantile, pari ad un terzo abbondante della nostra flotta mercanti le in navigazione all'estero . E si era appena all 'inizio.

2. LA GUERRA DELL'lTALIA Quale «comandante supremo», Mussolini volle dare all'azione di comando un carattere personale , anche nella forma. Ma era un orecchiante: «Dominato da preoccupazioni di prestigio· ha serino il gcn. Faldella -. propenso ad agire in base a stati d 'animo ed a risentimenti, del tutto estraneo ai problemi logistici, alla valutazione degli effettivi rapporti di forza, ignorando la necessità di preparare bene e compiutamente, prima di agire ( ...)» 20 ,

egli non poteva che peggiorare la situazione dopo l'armistizio con la Francia. Sulla impreparazione delle forze armate si è già detto. In sé e per sé, è difficile indicarla come <<colpa» del governo e dei vertici militari perché tale nel 1940. Le esigenze belliche in Africa orientale ed in Spagna erano state cospicue. Non tanto per i. materiali - quasi tutti risalenti alla Ia guemt mondiale - consumati, perduti o lasciati nell'Impero o ceduti a Franco, quanto per le spese sostenute e per la gravosità del ripristino delle dotazioni, del reintegro dei consumi, del rinnovo dei mezzi e della costituzione delle scorte per i nuovi materiali in rapporto alle scarse risorse economiche e finanziarie del Paese ed alla capacità di un'industria nazionale, solo in taluni settori moderna. Occorrevano tempo - ben più dei tre o quattro anni ventilati da Mussolini - e situazione di pace. Mancarono l'uno e l'altra.

l9 P. QuARON1, l'Italia dal 1914 al 1945, cit., pp. 1238-1239. 20 E. FALDEl,LA, L' lwlia nella seconda guerra 111011diale, cit., pp. 709-7 10.


864

f>OLITl<.:A E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUl3RRE ITALIANE

Se il concetto della «guerra non guerreggiata» era, a dir poco, difficilmente conciliabile con gli scopi politici che voleva raggiungere, il subitaneo ripensamento di Mussolini di passare all'offensiva immediata sulle Alpi occidentali fu pernicioso. Le circostanze in cui questa venne effettuata condussero ad uno scacco (prevedibile) e, peggio ancora, a mettere in aperta evidenza preoccupanti debolezze dell'esercito sotto troppi aspetti: dal cattivo funzionamento dei Comandi alle insufficienze organiche delle unità, alle carenze d'inquadramento dei reparti, all'inadeguatezza logistica ed alla difettosa cooperazione aeroterrestre. Eppure, nella breve pausa seguita all'armistizio con la Francia il Duce dette il via alla vera «guerra parallela» e commise errori strategici privi di valida giustificazione, quali l'avanzata su Sidi el-Barrani e l'aggressione alla Grecia. Le delusioni lasciarono il segno in lui, ma se ne scaricò l'animo riversando accuse e responsabilità sui generali. La sua azione dicomando si fece meno personale, però si era ormai alla «guerra lunga» e la condotta del conflitto, sul piano della politica estera come su quello della strategia, risultò condizionata da Hitler, nei confronti del quale crebbe il complesso di inferiorità di Mussolini. Ne derivarono nuovi errori: l'invio dell'8" armata in Russia che aumentò l'aggravio operativo; il maggiore impegno nei Balcani con l'assorbimento di troppa parte dell'esercito; il disperato sforzo su El Alamein senza la possibilità di un adeguato sostegno; il prolungamento della resistenza in Tunisia ormai senza scopo. Il maresciallo Badoglio fu compartecipe cli due errori iniziali di Mussolini: la dichiarazione cli guerra, da addebitare alle particolarissime circostanze; la guerra contro la Grecia, derivante eia un incredibile miscuglio cli faciloneria e superficialità. Pur essendo contrario ad entrambe le vicende - soprattutto alla questione greca, di cui vide chiaramente l'improvvisazione -, in parte si lasciò convincere da Mussolin.i e da Ciano («politicamente hanno fatto Lutto» disse, stringendosi nelle spalle), ed in parte si astenne dal contrastare vigorosamente la decisione, come avrebbe potuto e dovuto, limitandosi al preciso e ristretto ruolo di «consulente» del capo del governo. Reagì solo quando fu attaccato personalmente eia Farinacci di fronte ali' opinione pubblica. Troppo tard.i. Il maresciallo Cavallero fu, a sua volta, compartecipe degli errori successivi. Indubbiamente egli assunse l'incarico quando la guerra italiana aveva già imboccato la strada fatale. Comunque rimane innegabile una certa soggezione alle richieste e pretese tedesche21 . 21

E.

FALJ)ELLA, L'llalia

nella seconda guerra mondiale, cit., p. 559.


_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 865

CONCLUSIONI

Detto questo , non sarà male ricordare che nel dicembre 1940 il vertice militare si presentava con questo singolare organigramma: - comandante delle truppe operanti su tulli i fronti: Mussolini, decisamente inadatto al ruolo; - ministro della Guerra, della Marina e dell' Acronaulica: Mussolini, il quale, essendo capo del governo, delegava le funzioni ai sottosegretari di Staco; - sottosegretario per la Gue1Ta: il gen. Guzzoni, che era anche sottocapo di Stato Maggiore Generale; - sottosegretari per la Marina e per l'Aeronautica: rispettivamente l' amm. Riccardi ed il gen. Pricolo, che rivestivano contemporaneamente le cariche di capo di·Stato Maggiore della loro forza armata; - capo di Stato Maggiore Generale: il gen. Cavallero, impegnato in Albania ccl in procinto di assumere il Comando Superiore delle forze armate d ' Albania e, quindi, sostituito a Roma dal sottocapo di S.M. Generale, gen. Guzzoni; - capo di Stato Maggiore dell'Esercito: il maresciallo Graziani, impegnatissimo in Libia come Comandante Superiore delle forze armate dell'Africa settentriona.le e, quindi, sostituito a Roma dal sottocapo di S.M. dell'Esercito, gen. Roana.

Naturalmente i sostituti a Roma dovevano tenere il titolare al corrente del lavoro d 'ufficio e sottoporre alla sua approvazione e firma i documenti più importanti. Insomma, all' affacciarsi del 1941 il provvedimento più urgente ed importante da prendere in campo militare concerneva proprio l'organo incaricato della condotta della guen-a, soggetta da mesi agli impulsi umorali di Mussolini, priva di un'energica azione del capo di S .M. Generale , lasciata in buona misura alle singole forze armate a causa dell'inesistenza di un vero e proprio Comando Supremo . Ma ormai le direzione delle operazioni passava di fatto alle mani tedesche. Di questo disordine organico il responsabile primo fu Badoglio , il quale già in precedenza aveva accettato (per non d ire ambìto) un secondo incarico impegnativo conservando la carica di capo di S.M . Generale, e nulla trovò da eccepire sull'abbinamento sottosegretario-capo di S.M. di Forza Armata. *

*

*

Il crollo francese mutò in modo sensibile la situazione internazionale. L' inattesa scomparsa dalla scena politico-militare di una protagonista sino allora considerata la più forte Potenza militare in Europa, ebbe ripercussioni in tutto il mondo. Le Potenze anglosassoni apparvero chiaramente determinate ed unite. Churchill già il 4 giugno aveva dichiarato ai


866

_ _ POLITICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI GUERRE- ITALIJ\N'c

Comuni che <<anche se, cosa cui non credo neppure per un istante, quest'isola o gran parte di essa dovesse essere soggiogata e ridotta agi i estremi, allora il nostro Impero al di là dei mari, armato e difeso dalla Marina b1itannica, continuerebbe la lotta fino al giorno in cui , quando Dio vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua forza , si farà innanzi a salvare ed a I iberare I' Antico» 22 . Roosevelt il I 6 maggio aveva chiesto al Congresso uno stanziamento straordinario di un miliardo di dollari per gli armamenti (ed il Congresso aveva concesso addirittura un miliardo e mezzo) , in particolare per il potenziamento dell'industria aeronautica sì da raggiungere la produzione di 50 mila apparecchi all'anno, e il 10 giugno annunciò in un discorso all'Università di Charlottesville: «Noi metteremo le ricchezze materiali del nostro Paese a disposizione di coloro che oppongono resistenza alla violenza» 23 . Nell'Europa continentale, invece, prese piede, almeno per un certo tempo, l'assoluta convinzione che la Gran Bretagna sarebbe stata costretta ad accettare un compromesso con la Germania oppure ad arrendersi dopo un breve ciclo operativo. Non solo, ma l'evidente supremazia tedesca nell'Europa centro-occidentale consigliò molti Stati, specialmente quelli orientali, ad avvicinarsi alla Germania per timore dell 'espansionismo sovietico . E la stessa simpatia interessata si manifestò anche nel mondo arabo e pe1fino nel Sudamerica24 . Dal canto suo , Stalin rimase sgradevolmente impressionato dalla caduta della Francia. La campagna di Finland.ia, terminata il 12 marzo 1940, aveva fatto comprendere quanto fosse indispensabile un totale riordinamento dell'Armata Rossa, così gravemente scossa dalle tremende purghe del 1937-1938. Così dal maggio 1940 era stato avviato un programma revisionista in ogni settore: dal nuovo codice disciplinare (che ripristinava i gradi zaristi negli ufficiali generali e negli ammiragli, il saluto militare, il distacco fonnale fra ufficiali e soldati, l'isolamento dei commissari) all'addestramento tattico, alla riorganizzazione dell'articolazione di comando. Ma poiché tutto questo comportava tempo per l'assimilazione, Stalin considerò le circostanze con occhio dubbioso e reagì da par suo con una serie di contromisure politiche e strategiche nella zo-

22

W. CHURCIIILL, La seconda guerra mondiale, cit., parte seconda, I , p. 121. A. HJLLGRUBER, La strategia mili/are di Hi1ler, cit., p. 119. 24 Ibidem, pp. 97-102. 23


CONCLU.~Sl"O""' "NI' - - - - - - - -

867

na cli influenza sovietica riconosciuta dalla Germania, per creare una fascia cli sicurezza non più neutrale, come sino allora, bensì sovietica fra il Baltico ed il Mar Nero. E dopo l'annessione dei Paesi baltici , compresa la striscia cli frontiera lituana rfaervata alla Germania, e della Moldavia (Bessarabia e Bucovina settentrionale), manifestò il suo interesse per i Balcani stabilendo relazioni diplomatiche con la Jugoslavia, appoggiando le pretese ungheresi nei confronti della Romania e quelle bulgare verso la Grecia. Dopo di che, rendendosi conto di trovarsi automaticamente nella invidiabile posizione cli essere desiderato come partner da tutti i contendenti, attese proposte concrete in primo luogo dalla Germania, ma intenzionato a trarre vantaggi dalla situazione a passo a passo, senza peraltro lasciarsi costringere ad una scelta definitiva fra le patti in lotta. Hitler, dopo la vittoria di Parigi, aveva previsto una imminente mossa britannica25 , talché quando, dopo alcune settimane, dovette registrare l'assoluta assenza di segni che facessero ritenere il governo inglese propenso alla pace, rimase sconcertato e lentamente cominciò a pensare all'invasione dell'Inghilterra, pensando che una più diretta dimostrazione della potenza militare del Terzo Reich avrebbe indotto il governo inglese a miti consigli. Il primo cenno al riguardo lo diede il 2 luglio, incaricando i capi delle tre Forze Armate di studiare il problema, ma a puro titolo di eventualità. Difatti il 7 luglio egli apparve a Ciano «piuttosto incline a continuare la lotta ed a scatenare una bufera d'ira e di fuoco sugli inglesi» , tuttavia deciso a ponderare bene la situazione ed a non precipitare la decisione26 . Finalmente il 16 luglio Hitler si sbilanciò con una prima direttiva: «Poiché l'Inghilterra, nonostante la sua situazione militare disperata, non dà segni di voler venire a patti, ho deciso di preparare un'azione di sbarco in Inghilterra e, se necessario, di eseguirla ( ...)27 . Questo .il quadro sommario che si presentava a Mussolini - sostanzialmente bene informato dai rappmti degli ambasciatori e degli addetti milita25 Il 13 giugno, in un'intervista al «Journal Amcrican» di New York, Hitler aveva detto che non intendeva affatto proporsi la distruzione dcli' Impero britannico e che, per suo conto, chiedeva all' Inghilterra, come condizione di pace, solo la restituzione delle ex-colonie tedesche. · 26 G. CIANO, Diario, cit., p. 451. 27 B. LmDE.LL HART, Storia di una sconfilta, cit., pp. 246-247.


868

POLITICA E STRATEGlA IN CEKTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

ri - nell'estate 1940 e che egli guardava con un misto di autocompiacimento , di fiducia , di desiderio di farsi apprezzare da Hitler e di nervosismo. Tanto da dare corso alla «guerra parallela», da lui annunciata e voluta per dimostrare la propria indipendenza di azione e per acquistare da solo titoli di prestigio politico-militare. Ammettendo l'estrema difficoltà di dare vita ad un Comando Supremo italo-tedesco, giacché l'Italia non avrebbe potuto rivestirvi che un molo in sottordine, occorreva allora proporzionare con grande ponderazione gli obiettivi alle reali possibilità dello strumento militare italiano, che già aveva dato segni di insoddisfacente efficienza. Invece i confusi sentimenti che si agitavano nell'animo di Mussolini lo spinsero ad iniziative slegate e contraddittorie, ad impulsi presto lasciati cadere, provocati dall'intento di dimostrare una chiara visione strategica e dalla quasi immediata, dolente ed irata ammissione dei limiti delle forze italiane. Uscita la Francia dal conflitto, per l'Italia l'area nevralgica diventava «mediterranea» e le direzioni, dunque, lungo le quali il Duce volle condurre la sua guerra parallela furono due: l'Egitto e la Grecia. *

*

*

L'importanza attribuita da Mussolini e da Badoglio al teatro d'operazioni del Mediterraneo ed allo scacchiere libico-egiziano appare di difficile definizione. A tratti, soprattutto da parte di Mussolini, balenava l'aspirazione a conseguire un risultato di rilevante valore strategico raggiungendo il Canale di Suez, sia pure dopo una prima tappa a Marsa Matruh. In altri momenti invece primeggiava, specie da parte di Badoglio, una visibile prudenza. Altre volte ancora si riceveva la netta sensazione che il proposito dì penetrare in Egitto, più o meno in concomitanza con lo sbarco tedesco in Gran Bretagna, derivasse essenzia lmente dal desiderio di un'affermazione agli occhi dell'alleato. TI tutto con un deciso rifiuto aricevere un concorso attjvo tedesco , benché spontaneamente offerto da Hitler. Peggio ancora, per quanto in precedenza fosse stata contemplata l'eventualità di una guerra coinvolgente l'Africa settentrionale, nessun piano era stato concordato per la conquista d i. Malta, indicata dallo Stato Maggiore deJla Marina come indispensabile, e nessun provvedimento era stato adottato per dotare la Libia di truppe in grado dì muovere e battersi nel deserto e nemmeno per potenziare dette truppe. Per giunta, ricordiamo le direttive di Mussolini sulla rigida difensiva. In sostanza, una critica severa non può essere rivolta alla mancata immediata conquista di Malta, bensì alla mancata predisposizione dell'operazione sin dal tempo di pace.


CON(:LUS[ONI

Le superficiali mire sulla Balcania finirono per polarizzarsi sulla Grecia, modificandosi lentamente fino a tradursi nell'occupazione della penisola ellenica per raggiungere lo scopo strategico di impedire agli inglesi di installare basi aeree e navali in territorio greco. Le due imprese si svolsero in modo assolutamente diverso da come immaginato da Mussolini, per il sernpljce motivo che la guerra parallela, benché calcolata di durata linùtata e con obiettivi limitati , superava le possibilità di quella «preparazione al 40%» avvertita da Badoglio ed accettata dal Duce soltanto per compiere l'atto di presenza indispensabile per sedersi al tavolo deUa pace. Stando così le cose, l'Italia non si trovava nelle condizioni di sopportare due sforzi contemporanei. Il che, comunque, non impedì a Mussolini di valutare le prospettive militari con una spensieratezza al limite dell'incoscienza. Quando, il 29 agosto, Ciano gli telefonò da Salisburgo che il Fiihrer non aveva ancora preso una decisione e che gli sembrava che da parte tedesca si fosse attenuata la convinzione di poter concludere il conflitto entro il 1940 , Mussolini non fece piega. Anzi, sembrò molto contento del prolungarsi della guerra «oltre il mese in corso e forse al cli là dell'inverno, perché ciò da modo all'Italia di compiere maggiori sacrifici e di affermare meglio i nostri cliritti>>28 . Che dire? li 19 ottobre Mussolini annunciò a Hitler l'intenzione di <<rompere gli indugi e prestissimo» con la Grecia, essendo questa uno dei capisaldi strategici della Gran Bretagna nel Mediterraneo, ed aggiunse con sicumera che sperava «di poter condurre l'azione simultaneamente e sul fronte greco e su quello egiziano»29 . Il sipario calò sulla «guerra parallela» all'inizio della primavera del 1941. I risultati potevano considerarsi a dir poco infelici. La campagna sulle Alpi occidentali si era risolta in un mezzo insuccesso; la prima campagna in Africa seltentrionale, dopo gl i immotivati entusiasmi iniziali suscitati dall'avanzata su Sicli el-Barrani, condotta senza convinzione da Grazia ni, si era conclusa con una disfatta inimmaginabile e con la perdita dell'intera Cirenaica; la campagna di Grecia, progettata e cominciata nella stagione più sfavorevole come una «passeggiata militare>> , era passata dalla dolorosa soqJresa del fallimento dell'offensiva in Epiro al drammatico allarme

28 G. CIANO, Diario, cit. , p. 462. 29 .Mussolini a .Hitler in data 19.10. 1940, DDJ , 9" serie, V, doc. 755 cit.


870

l'OLITICJ\ E STRi>,TEGIA IN Cl; NTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

provocato eia una controffensiva greca apparsa inarrestabHe; la guena in Africa orientale aveva visto l'invasione e la perdita dell'Impero; la lotta nel Mediten-aneo era stata segnata da episodi tutt' altro che esaltanti, quali la battaglia di Punta Stilo e l'incursione degli aerosiluranti inglesi a Taranto. L'opinione pubblica era turbata. Lo smacco sul fronte occidentale fu attutito dall'mmistizio con la Francia; la perdita dell'Impero fu accettata come evento più o meno inevitabile, visto il suo isolamento; l'episodio di Taranto suscitò profonda emozione e provocò una modifica non da poco nella dislocazione strategica delle forze navali. Ma mentre le sconfitte inflitte dalla Gran Bretagna, pur destando un senso di doloroso sgomento, potevano essere in certa misw-a ritenute spiegabili, gli avvenimenti sul fronte greco provocarono riflessi negativi cli enorme rilevanza sotto ogni aspetto. Il prestigio militare dell'Italia ne use) gravemente menomato non solo sul piano interno, ma altresì e soprattutto su quello internazionale. Le forze della Grande Potenza quale si presentava l'Italia avevano attaccato la piccola Grecia e per poco non erano state ricacciate nell'Adriatico perdendo l'Albania! Sul piano politico e militare i rovesci subiti in Africa settentrionale ed in Albania furono determinanti perché costrinsero Mussolini a chiedere aiuto a Hitler. La guerra parallela era finita.

*

*

*

Dopo la mortificante ed ingloriosa fine delle ambizioni del Duce , ebbe inizio , in sordina, quella guerra che nessuno a Roma avrebbe voluto: la guena lunga, non a torto da taluno definita la «guerra subalterna». Venne affrontata dal nuovo capo cli S.M. Generale, Cavallero, a seguito di una sostanziale revisione delle attribuzioni specifiche della carica e della costituzione di un vero Comando Supremo (maggio 1941). Cavallero manifestò una spiccata volontà accentratrice, con conseguenti riflessi positivi e negativi . Fra i primi ce1tamente risalta l'intento di considerare la guerra sotto ogni angolazione, compresa quella economica . Fra i secondi è da citare l'intolleranza all'altrui indipendenza cli giudizio. L'esempio più probante si rinviene proprio nei suoi rapporti con il capo cli S.M. dell'Esercito. La costante e vigile presenza di Cavallero ai colloqui del gen. Ambrosio con Mussolini - laddove gli altri due capi di S.M. potevano avvicinare il Duce da soli, nella loro qualità di sottosegretari per le rispettive Forze Armate - impedì spesso una franca ed aperta conversazione. Quando, in talune circostanze, Ambrosia non si peritò di esprimere opinioni in contrasto con le sue, Cavallero se ne risentì aperta-


CONCLU.=Sf=O=Nf_ _ _ _ __

871

mente, muovendone rimprovero. Un ulteriore appunto riguarda una visione strategica a volte troppo collimante con l'ambizione personale, come apparve nel 1941 durante la campagna di Grecia; in Africa settentrionale nel 1942 con la costituzione della Delegazione del Comando Supremo che dette luogo a vari inconvenienti; in Tunisia, all'inizio del 1943, prima che Hitler proponesse il comando unico al gen. von Arnim. Ad ogni modo bisogna riconoscere che finalmente le Forze Armate italiane vennero sottoposte ad un vero Comando Supremo, responsabile della direzione e condotta dello sforzo bellico nazionale, nel quadro delle dir~ttive di Mussolini, e la disordinata situazione esistente ai vertici militari venne in sostanza a cessare. Rimase , purtroppo, l'handicap di partenza, che anzi si fece pesantissimo. Se la guerra «di presenza» era stata intrapresa senza alcuna velleità offensiva puntando sull'imminente conclusione del conflitto; se la «guen-a parallela» era stata affrontata con ottimismo a dispetto dell'incompleta preparazione bellica e di una produzione industriale già in affanno30 contando su previsioni di una breve durata, la «guerra lunga» obbligava l'Italia ad accettare un duello ad armi impari senza aver modo , materiali e tempo per portare l'efficienza delle sue Forze Armate al livello richiesto dalle circostanze. «Ovunque ci si voltasse - ha scritto il generale Favagrossa - si riportava l'impressione di miseria, e con la miseria non si fa la guerra» 31 . Stando così le cose, con l'insufficienza dei mezzi e l'aleatorietà dei rifornimenti, le conseguenze di ogni e.rrore od omissione di pur limitata entità rischiavano cli diventare gravi. Il concorso tedesco era ormai riconosciuto come indispensabile per risolvere qualunque problema operativo nel teatro del Mediterraneo ma, essendo tale teatro visto con scarsa considerazione e senza un corretto apprezzamento delle sue possibilità strategiche da Hitler e dall'Oberkommando der Wehrmacht, inevitabilmente sfumò il conseguimento degli obiettivi primari subito indicati eia Cavallero: J'utilizzazione dei porti di Tunisi e di Bise1ta per i rifornimenti militari delle forze dell'Asse in Africa settentrionale, l'azione a massa cotro la Mediterran.ean. Fleet e la conquista di Malta. 30 Nel I 941 ben 729 stabilimenti industriali su circa mille controllati dal Commissariato Generale per le Fabbricazii.rni di g uerra erano stati costretti ad interrompere, in tutto o in parte, le lavorazioni. per carenze di vario genere, energia elettrica compresa (C. F AVAGROSSA, Perché perdemmo la guerra, cit., p. 167). 3 1 Ibidem, p. 231.


Si aggiunga che nel secondo semestre del 1941 si toccò con mano l'imprevidenza logistica e la difettosa iniziale visione strategica africana. Il problema dei problemi, quello dei rifornimenti via mare, diventerà insolubile e condizionerà negativamente e drammaticamente l'andamento delle operazioni de.Il' Asse. In defi nitiva, da questo momento le truppe italo-tedesche , e particolarmente quelle italiane, fecero quello che potevano. L' iniziativa militare italiana ovviamente si ridusse di colpo a poca cosa; quella poi itica invece fece nel 1941 due passi clamorosi aprenti, ognuno , nuovi problemi strategici e logistici per le fo rze armate italiane: le dich iarazioni di guerra all'Unione Sovietica (22 giugno) ed agli Stati Uniti (1 1 dicembre). Anche queste decisio ni sono illumina nti c irca il modo cli governare di Mussolini, sempre più compreso nel ruolo di «signore della guerra». Legg iamo , infatti , nel diario cli Ciano: «22 giugno. Alle tre del mauino Bismarck mi po1ta una lunga missiva di Hitler per il Duce. Spiega le ragioni ciel suo gesto [il via all'operazione Barbarossa I(...) . Ne informo telefonicamente il Duce, che è sempre a Riccione. Poi cerco, cli buona mattina, l'Ambasciatore elci sovietici per notificargli la dichiarazione di guen-a (...)»12 .

Tutto qui . Quanto agli Stati Uniti , il periodo aprile-agosto 1941 aveva fornito elementi sufficienti per indicare da che parte inclinassero le loro simpatie concrete. L' approvazione della legge «Affitti e Prestiti» de l!' 11 marzo , con la quale l' immenso potenziale industriale cd economico americano era messo a disposizione della Gran Bretagna; la proclamazione dello stato di «ill imitata emergenza nazionale» il 27 maggio; lo sbarco di truppe americane in Islanda il 7 luglio; la firma della Carta Atlantica il 14 agosto, erano tutti «fatti» inequivocabili. L'attacco giapponese a Pearl Harbour accelerò la decisione americana. L' 11 dicembre, alle 14 ,30, Ciano ricevette l' incaricato d 'affari americano ed alle 15 Mussolini dette la notizia al popolo romano dal balcone dì palazzo Venezia . Però la manifestazione, «nel suo complesso , non è stata molto calorosa>> annotò Ciano33 .

32

G. CIANO, D iario, cit., p. 526. Per inciso, la valuta,.ione dello Stato Maggiore Imperiale britannico fu che i tedeschi sarebbero arri vati al Caucaso a fine agosto-primi di seuembre (L. W OODWARD, British Foreig11 Policy in the Second World War, Loodon 1962. p. 153). 33 G. CIANO, Diario, cit., p. 566.


873

CONCLUSI~)

Era proprio necessario per l' Italia allargare la guerra all 'Unione Sovietica ed agli Stati Uniti? Nei confronti di Mosca, la prontezza con la quale Mussolini si allinea a HiLler, anche se da pa1te tedesca nessuna pressione venne esercitata per indurlo a scendere in lizza, trova un movente nel timore di «una sproporzione Lroppo grande tra l'apporto gennanico e quello italiano alla guerra dell'Asse», per dirla con Mussolini 34 . Da ciò la frenesia di mandare truppe al fronte orientale e poi di passare da un corpo d'annata ad un'inLera armata. L'errore fu assai grave. A nzitutto l'ARMTR, in rapporto alle forze messe in campo dalla Germania, non poteva rivestire eccessiva impo1tanza (almeno in quella fase iniziale dell 'operazione Barbarossa); in secondo luogo il s uo invio costituiva un lusso che l' Italia non ern in grado di pennettersi, una dispersione ed un dispend io di forze inaccettabile. È probabile, secondo De Felice, che le considerazioni di fondo ten ute prese nti d a Mus solini siano state due: il pensiero che la li quidazione dell 'Unione Sovietica (data per scontata) avrebbe tolto alla Gran Bretagna l' unico alleato s ul continente, il che avrebbe favorito il raggiungimento dell'auspicato traguardo di una pace di compromesso; la fiducia, una volta liquidata l'Unione Sovietica, di riuscire a convincere Hitler a colpire a fond o la Gran Bretagna nel M editerraneo ed in Medio Oriente, proprio per indurla ad una pace di compromesso35 . in merito agli Stati Uniti, restano inspiegabili la sufficienza e la sottovalutazione espresse da Mussoli ni di fronte al solo ingresso nel conflitto dell ' America. Ebbe presto modo di ricredersi.

*

*

*

Il terzo anno di guen-a (1942) fu decisivo perché durante il suo corso si manifestarono appieno gli effetti mii itrui dei due eventi politici citati. Effetti che impressero una svolta radicale all'andamento della guen-a. Una gueITa onnai di logoramento nella quale all'usura dell 'Esercito, che si traduceva in perdite di intere grandi unltà e nella difficile, lunga e spesso incompleta «ricostituzione» di altre, si unirono quelle dell'Aeronautica e della Marina, nel quadro di una sempre più netta supremazia alleata in termini di potere aereo-marittimo. L'Aeronautica si vide, di necessità, sacrificata nel diretto sostegno delle operazioni terrestri - e perfino in azioni contro formazioni co-

34 G. GORLA , L'Italia nella s~co11da guerra mondiale, cit., p. 217. 35

R. De FELICE, Mussolini l'alleato, cit., l bis, pp. 394-398.


874

POLlTICA E STRATEGIA IN CENTO ANNI DI c:tJERRE ITAUANE

razzate in Africa settentrionale - a scapito dell'impiego strategico. La Marina ben presto venne a trovarsi a dover assolvere, come compito principale, la protezione dei traspo1ti tra l'Italia e la Libia con quattro palle al piede: l'insoddisfacente cooperazione aeronavale, la mancata conquista di Malta, la mancata occupazione della Tunisia, la carenza di nafta. Eppure nel teatro d'operazioni del Mediterraneo, proprio nell'estate del 1942, la situazione sembrò a Roma, ma anche a Rastenburg, tale da indurre ad accarezzare la speranza cli poter giungere al Canale di Suez e colpire al cuore la Gran Bretagna. Purtroppo più che di speranza si trattava di illusione. Anche se per assurdo l'armata corazzata italo-tedesca avesse retto, senza indietreggiare cli un passo sulle posizioni di El Alamein, l'urto possente dell'8a armata britannica appoggiata da una strapotente Air Force, l'eccessivo divario di mezzi fra i due competitori e l'impossibilità delJ'Asse (più esattamente dell'Italia) di trovare una soluzione ai vari e assillanti problemi di natura logistica avrebbero alla lunga reso insostenibile la posizione cli Rommel. Tutto ciò a prescindere dallo sbarco anglo-americano nel Nordafrica francese. Una volta affem1atasi l'operazione Torch, la pressione delle due forti masse nemiche operanti concentricamente dall'Algeria e clall 'Egitto non avrebbe consentito alcuna seria possibilità di successo ad una manovra per linee interne tentata da un' ACIT la cui prima difficoltà era la penuria cli carburante. E con l'entrata in azione delle forze aeronavali mnericane la superiorità degli Alleati divenne tale che la flotta italiana non riuscì nemmeno a riprendere il controllo del bacino centrale del Mediterraneo. Mentre dunque la Germania si trovava alle prese con la gravissima minaccia diretta sul fronte orientale, l'Italia dovette subire lo sviluppo ineluttabile di eventi fatali: prima Ja sconfitta nello scacchiere egiziano; poi la sconfitta nel suo stesso teatro d'operazioni; infine, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, la sconfitta strategica definitiva. Una sconfitta di tali dimensioni da provocare il crollo del regime e, insieme, l'ape1tura del periodo più oscuro nella storia dell'Italia unitaria.

È doverosa, a questo punto, una semplice, lineare constatazione. Scorrendo mentalmente gli oltre tre anni di guerra, dal I O giugno 1940 al 25 luglio 1943, possiamo e dobbiamo riconoscere che i soldati, i marinai e gli aviatori ital iani si sono~disciplinatamente battuti in una lotta ineguale, cons.apevoli dell'inferiorità dei mezzi di cui erano dotati e pur avvertendo beri presto la lunga ombra dell'inevitabiJe sconfitta.


INDICI



INDICE DEI NOMI

Abbondanza Ugo, 821 Abebé Aregai, 152 Abd ul-lllah, 475 Acerbo Giacomo, 788 Acquarone Paolo, 844, 846, 849 Agar-H a milton J.A.L. , 509, 5 12, 51 7 Ago Pietro, 759 Aimone-Cat Mario, 305 , 455 Aimonino Aldo, 129 Alegi Gregory, 97 Alexander Harold, 584 , 626 , 639 , 648 ,657,663,7 50 , 766, 77 3 , 778 ,785,791 ,793,794,796, 800 ,8 10,8 11 Alfassio Grimaldi Ugo, 68 Alfieri Dino, 61 , 66,216,340,341, 382,394,445,542,549,828, 829 , 831-833 Alì el-Gailani ,475 Alleo Terry, 75 1 Allfrey Charles W. , 749,750,751 Ambrosio Vittorio , 653 , 704 , 720 , 731,743,756, 760-762, 770775 , 782,784,785,788,789, 799 , 811 ,81 6, 819 ,825, 827 , 829,832,835 , 840-843, 845 , 846,870 Amé Cesare, 350,491 Amendola Giorgio, 67 Anderson Kenneth, 749-75 1, 771 André Gianluca , 30, 59 Anfuso Filippo, 30 , 66 , 205, 216 , 831 Antonescu Jon, 347,348, 535 Antonescu Mihai , 842

Antonelli Francesco, 129 Arena Francesco, 643 Arena Nino , 97 , 98, 100, 1OI , 352 Arisio Mario , 127, 368, 8 I 9 Arme llini Quirino, 72 , 11 2, 171 , 21 0,220,22 1, 264 ,340 , 341 , 343. 344,349, 353 ,376, 377 , 482 ,858 Arnim Hans-JUrgens von , 747 , 749 , 750 ,7 56 ,769, 770 , 780-782, 784,789,793,795 ,799 Arnold Henry, 109 Assmann Kurt, 157 Attolico Bernardo , 18, 25, 30-33, 35,36, 44,49,57, 58,61, 205 Avvantaggiato-Puppo Franca, 205 Auchinleck Claude, 479 , 507, 508, 51 7,51 9 ,521,522, 531 -533, 554 , 559-561, 570, 583 -58 6 , 593,599 ,6 14 , 615,6 17 , 623 , 625,626,663 Azzi Arnaldo, 596 Babini Valentino. 254, 287 Baccari Alfredo, 322,324 Badoglio Pietro , 68-71. , 73-77, 79, 83 , 84, 110-1 16, 119, 120, 130, 139, 143, 144, 146-154, 157, I 5 8, 160 , 162-1 64 , I 67, 17 1 , 186, 189-1 9 1, 200-202 , 205210, 212, 215 -2 17, 220-223 , 228,231,236,237,240, 242244 , 246 , 248-250 , 257, 260267, 269,275,302, 3 12-316 , 318, 322 , 335, 339-343, 345 , 349-3 55, 363, 365 , 374,377 ,


878

_ __ ___cP.= 01=, JT=IC=A = ES =TRATEGIA IN CENTO ANNI DI (;{)ERRE ITA LIANE

378,381,383,431,434,436, 481,835, 839 -841 , 845-850, 852,858,859,864,868,869 Bakopoulos Konstantinos, 398, 419 Bakos Gheorghios, 428,429 Baistrocchi Federico, 145,372 Balbo Italo , 68, 69, 123, 129, 151, 183,184, 228,231,234, 236, 240,242,243,244 BaldassaJTe Ettore, 128,465,596 Balocco Riccardo, 128 Balotta Mario, 691 Balsamo Carlo, 140 Bancale Emilio, 391,437 Barbasetti di Prun Curio, I 27 , 605 , 627,628,634,646,647,650 , 663 Barbieri Alberto, 129,131,464 Barnett Correili, 507,521,615 , 626 Barone Pietro, 821 Bastfanini Giuseppe, 49 , 432, 763, 788,789,828, 829 , 831 , 832, 842,848 Bastico Ettore, 498, 505, 506, 520530, 546 , 559,562,563,566, 569 ,.570 , 581 , 587 -589, 602, 605,606 , 609-61 1, 622-624, 627 , 628,643,660,716,7 19, 721 ,722 , 724,725,727,730, 804 Battisti Emilio, 206, 207, 691 Baudino Carlo, 354 Baudoin Paul, 205,234 Bayerlein Friedrich, 570, 591, 631 , 639,780 Beck Joseph, Il, 12 Belletti Pietro, 128, 780,795 Belot Raymond, 194 Benin i Zenone, 343, 344 Benoist-MĂŠchin Jacques, 200, 205, 216 Berardi Paolo, 780

Berendt Hans Otto, 458,512 Beresford-Peirse Noel, 471,476 Bergamini Carlo, 140, 842 Bergonzi Angelo , 322 Bergonzoli Annibale, 129,23 1,254, 256,257 , 258 , 283 Bernasconi Mario, 646,721,769 Bernotti Romeo, 123, 139, 195 Berti Mario, 130,237, 240, 252, 254, 257, 259,271,281 Bertini Francesco, 127 Bertoldi Sisto, 327 Biancheri Luigi, 140 Bianchi Gianfranco, 847 Biglino Carlo, 689,69 1 Bignami Mario, 287, 291 Bismarck Georg, 596 , 625 Bismarck Otto, 495,698 , 872 Bitossi Gervasio, 128,643 Blamey Thomas , 453 BlumentrittGi.inther,551, 709,712 Bocchetti G., 821 Bock Fedor von, 672 Bollea Ottavio, 127 Bonini Silvio, 129 Bonnet Georges, 16, 17, 26 Bonomi I vanoe, 841, 842, 844, 845 Borghese Junio Valerio, 553 Bornian Martin, 830 Boris III, re di Bulgaria, 354, 355 Borowitz W., 780 Boselli Guido, 691 Bottai Giuseppe, 19, 28 , 36, 67, 70, 81,82,432,433, 541,666 , 713 , 830 Bova Scoppa Renato, 843 Bozzetti Giuseppe, 68 Bradley Omar, 824 Bragadin Marco Antonio , 801 , 839 Brauchitsch Walter von, 536, 681, 711 Briggs Raymond , 644


INDICEUEI Nm.H ,_,__ _ __

Brivonesi Bruto , 140 Bryan Arthur, 744 Brooke Alan, 561, 583-885, 613 , 626,648,744, 750 , 790,810 Brunetti Brunetto, 643 Bucliennij Semion Mihai loviĂŠ, 677 Bulganin Nikolaj AlexandroviĂŠ, 577 Burckhardt Carl, 34, 43 Cacloma Luigi, 119 Calvi cli Bergolo Carlo , 780 Canipioni lnigo, 268 , 269 Canevari Emilio, 223 Cantalupo Roberto, 431 Cappellano Filippo, 710 Caracciolo di Feroleto Mario, 466, 741 Carboni Giacomo, 208,840 Carnimeo Nicola, 322 Carocci Giuseppe , 854 Caro I I, re di Romania, 535 Carver Michael , 518 , 519,547,598 Casardi Ferdinando, 140 Casati Alessandro , 842 Casey Richard, 648 Castagna Giacomo, 128 Castellano Giuseppe, 760, 834, 841 , 846 Cattaneo Carlo, 140 Cavagnari Domenico , 77, 113, 136, 138, 153-1 57 , 160, 161 , 163, 177, 19 1, 192, 220,269,270, 352 Cavallero Carlo, 840 Cavallero Ugo, 74 , 119, 275 , 281, 322, 378, 381 -385 , 387 , 388, 390 , 391, 393 -396 , 398, 401 406, 408, 409, 411 -413 , 415 , 419 , 421,425,426 , 430 , 436 , 437 , 447 , 481-487 , 490 , 492495, 497 -506, 520-530 , 544, 55 7 , 559 , 576, 579-583 , 588,

879

589,603 , 604 , 608-61 1, 618, 622-624 , 627, 628 , 636, 637, 643 -646, 650, 652-657, 660 , 663, 666-670 , 678, 680-682 , 684-690, 698 -701, 704, 707 , 708 , 717 -72 1, 725 -73 1, 738744, 748,752 , 754-761, 775 , 797,801, 840, 841, 860, 864 , 865 , 870,871 Caviglia Enrico, 211 , 840-842, 846 , 849 Ceriana Mayneri Carlo, 629, 758 Cerio Giovanni, 129, 254 Cermelli Mario, 190 Ceva Lucio, 87, 88, 96 , 97 , 109, 484 , 692 Chamberlain Neville , 13 , 15 , l 9 , 26,39 , 40 , 60 Chastenet Jacques, 205 Chiusi , 683 Chrus cev Nikita , 675,677 Churchill Winston, 14, 15, 28 , 64, 200,236 , 253 , 260 , 297,377 , 407, 457 , 464 , 469, 473 , 475 , 479,504,507 , 508,538 , 55 1, 553 -555, 576 , 583 -586 , 599, 600, 613-615 , 626, 628 , 630, 735,763,766,773 , 809,810, 815 , 853,865 , 866 Ciano Galeazzo, 18, 25, 26, 29-32 , 35-41,44,49,50, 52, 58-64,66 , 67 , 69, 72 , 8 1, 109 , 158, 162, 202-206, 208, 235 -238, 249 , 250 , 263 , 264 , 275 , 279,280 , 335 -344, 347 -350 , 352-35 4 , 363-367, 374, 376, 38 J , 382, 386-388, 393, 431 -434 , 49 1, 494,495,497, 541-543, 623, 665,684,685 , 686 , 695,698, 700 , 701 , 739,755 , 759,796, 856 , 857 , 864,867,869 , 872, 873


880

_

_ _ _ ____.!..O l'OLTTICA E STRATEGIA IN CENTO i\NNJ DI GUERRE ITALIANE

Cini Vittorio, 80 J , 802, 818 Clark Mark Wayne, 734, 735, 744 Clodius Karl, 50 Cocchia Aldo, 163 Collalto Renato , 133 Collins R.J. , 453 Colonna Ascanio, 109,542 Comnène Nikolao , 852 Cona Ferdinando, 129,231,290 Connell John , 454,476 , 479, 515 , 531 , 533,561,583,584,586, 599,617 Copland-Griffith R.A., 75 1 Coturri Renato, 128 Coulondre Robert, 19 , 20, 25, 31 Cremascoli Giuseppe, 129 Cri.iwell Ludwig, 512 , 515-518 , 523,558 , 593,595 Cunningh am Andrew, 193- 195, 236 , 268,269,368,464,579, 731 , 766,800 , 817,824 Cunningha:m Alan, 318, 327 , 331, 506-509 , 5 11, 513,515,517 , 519,521 Curami Andrea, 87, 88, 96, 97, 107 Da Barberino Raoul, 133,231 Dahlerus Birger, 21 Dalaclier Edouard , 16, 26, 39 DaJl ' Ora Fidenzio, 128 Dalmazzo Lorenzo, 130, 238 Darlan François , 734, 735 , 739,800 D' Arle Federico, 128 D'Avanzo Giuseppe, 190 Da Zara Alberto, 140,599 Deakin Freclerick, 763, 788 , 814 , 815 , 827 , 839,845 De Blasio E., 691 De Bono Emilio, 128 De Cia Amedeo, 127 De Courten Raffaele, 213,215 De Felice Renzo, 53-55 , 58, 59 , 64,

68,81 , 381 , 806,834,839,841, 853,873 De Gaulle Charles, 734,765 ,800 De Giorgis Fedele, 129,530,533 De Gu ingand Francis, 644, 781 De Laurentiis, 821 De Leonardis Massimo , 68 Della Bona Guido, 129, 287 Della Mura Vincenzo , 129 De Marsica Alfredo, 818 Demestikas Panaghiotis, 429 Dempsey, 824 De Pignier Augusto, 128 Derrien, 743 De Simone Carlo, 327 De Stefanis Gi useppe, 127, 596 , 629,643 De Vecchi Cesare Maria, 129 D ' AvetAchille, 821 Di Benigno Jolanda, 851 Dickinson D .P., 318 Diclier S.T. , 751 Di Giamberardino Oscar, 136 Dill .fohn, 417,418 , 453 ,476,479 Di Nolfo Enrico, 51, 61, 853, 855, 862 Dittmar, 712 Doenitz Karl, 789,815 , 830 Dollmann Eugene, 758, 760 , 762, 788-790 Doolittle James, 733 Dorman-Smith Eric, 625 Douhet Giulio, 137, 189 Drago C. , 668 Drakos Markos , 398,401 Dupont Francesco, 668, 691 Duroselle Jean-Baptiste, 15 Eden Anthony, 297,417,418, 839, 840 Eisenhower Dwight, 733, 735, 747, 749,750, 766, 810,811,817


88 1

Erikson John, 673,675,677 Erskine George, 78 1 Esposito Giovanni, 128 Esteva Jcan-Pien-e, 741 Evelegh Vivian, 751 Fabry Philippe W., 14, 16, 17, 36, 37 Falangola Mario , 140 Faldella Emilio, 116, 162,199,208,

209 ,2 16, 2 19, 752, 758, 82 1, 824,863,864 Falugi•Giuseppe, 780 Farinacci Roberto, 370,806 Favagrossa Carlo, 85, 89, 94, 105, 119 , 123 ,445, 65 3-655, 754, 755,871 Ferrara, 333 Ferrari-Orsi Federico, 128,629 Ferone Ernesto, 143 Ferrere Alberto, 127 Fiorava nzo Giu seppe, 135, 136, 193,599 Fiorenzoli Benedetto, 128 Fisher A. Frank, 781 Fisher David, 537 Forgiero Arnaldo, 127,691 Fougier Rino Corso, 133,210,609, 6 11,622 ,65 3, 728 , 744,769, 814 Franco t Bahamonde Francisco, 57 , 175,444, 863 François-Poncet André, 72, 83, 162, 171 Fratti1ù Enrico, 629,642,643 Franz G. , 780 Fredendall Lloyd, 731 , 749 ,750,

751, 771 Freeman-Atwood H.A., 751 Freyberg Bernard, 473 , 644 , 78 1,

795 Fries, 821 Frolich Stefan, 455

Frusci Luigi , 130, 308, 321, 322,

324,326,327 Fuller Jolm Frederick, 28,297, 302 Gabriele Mariano , 157,577,578 Gabutti Gualtiero , I 29 Gafencu Grigori, 11 Gallina Sebastiano, ·130, 254 Gallinari Vincenzo, 189,20 1,203,

206,211, 223 Gambara Gastone, 127, 40 I, 402,

404,437,501, 504-506, 517 , 520 , 525 ,528,529 , 545,546, 559 ,567,563, 567 Gambclli Remo, 129 Gamelin Maurice, 17, 26, 28, l ii , 112, 161 , 183 ,859,860 Gandin Anto nio, 439, 445, 446 , 486,728,740,742,759,791 Gardncr C.H., 644 Garland A.N., 838 Gariboldi Italo, 129, 150,227,305, 449 , 452 ,457 ,458,460, 462, 465,466,468,494,69 1,694, 701 ,704,7 11 Garehouse Alee, 644 Gatti E., 668 Gause Alfred, 505,629,639 , 747 Gazzale E., 691 Gcl ich Fernando, 857 Geloso Carlo, 129, 336,337, 359, 368,372,382,385,391,398, 404-406, 424,429 Chigi Pellegrino, 348 Gioda Benvenuto, 127, 596 Giorgerini Giorgio, IO I, 136-139, 268 Giorgio II, re di Grecia, 429 Giovannelli Vittorio, 128,691 Gloria Alessandro, 127 , 629 , 642, 643 Giraud Henri-Honoré, 734, 735, 765, 800


882

POLITICA E STR;\TEGJA IN CENTO ANNI DI GUERRE lTALfJ\NE

Girlando Emanuele, 127 Giuriati Giovanni, 830 Godwin-Austen A. Reade, 311 , 508 ,

Hailé Selassié, 317, 322 Halder Franz , 19, 21, 22,443 , 463 ,

520,527,531 , 532 Goebbels Joseph, 27 Goering Hermann, 20, 27, 32, 33, 44 , 48 , 66 , 201,407,448,544, 637 , 646,663 , 677 , 723,740, 833,856 Goglia Luigi, 315 Gorla Giuseppe, 543,838,873 Gott W.H.E. , 469,471,626 Gotti C., 821 Gotti Porcinari Giancarlo, 821 Grandi Dino, 18, 28, 29, 62, 68, 82, 841, 846-851 Grattarola Attilio, 128 Graziani Rodolfo, 80, 81, 111, 119, 120, 123, 148-152, 154, 1.59-163, 171,184,185 ,189, 199-201, 207-209, 211,212, 220-223 , 228, 244-250,252-254,256,257,260263, 265-267, 271,273,276, 279-285, 287,288 , 290, 298-300, 303-305 , 349,365,367,435, 499; 666, 670,865,869 Grazzi Emanuele, 335, 336, 351, 353,354 Grossi Camillo, 127, 172 Gualano Antonio, 709 Guarneri Felice, 28 , 29, 46, 47, 48 Guderian Heinz, 682, 767 Guerri Giordano Bruno, 431, 857 Gurkin V. , 697 Guzzoni Alfredo, 127 ,211, 223, 275,281,282,284,305,336, 354,376,381,383,385,387, 393,394,401,406,410,417, 438 -440, 446-449 , 458, 462 , 463,467,468, 48 1-484 , 490 , 494,816 ,821 ,823,825 , 828, 835,865

Halifax Edward F.L., 17, 21, 26 Halliday Jon, 551 Harcourt, 800 Harding John, 644 Harvey C.D.B., 781 Harwood Henry, 599,613 Hecker, 596 Heckstall-Smith Anderson, 464 Heinrici Gotthard, 711 Henderson Nevile, 15, 19, 23, 25,

466,534,536,537,677,860

26,31 Herde Peter, 541 He1ff Maximilian von, 471 .Heuvel M. van den, 821 H idaka Shirokuro, 834 Hillgruber Andreas, 31, 44, 866 Hinsley F.H., 561,585,586, 621,

770,779,781,794 Hiranuma Kuchiro, 17 Hitler Adolf, passim Hoepner Eri eh, 663 Horikiri, 541 Horrocks Brian, 642,644,781 , 785,

793 HoweG., 771 Rube, 828 Hugues .I .T.P., 644 Hull Cordell, 540 Huntziger Charles-Léon, 218 Ilari Eraldo, 133 l ndellì Mario, 542 Infante Adolfo, 629 Irving David, 520, 723, 724 lsmay Hastings Lione!, 253, 508,

551 , 553,613 Jachino Angelo, 102, 103, 137, 141 ,

156, 195,268-270,368,579,599


INDICE DEI NOM,'-1 _ __

Jacomoni di San Savino Francesco , 337 , 338,343 , 344,350, 367 , 432 JankoviĂŠ Radivoje, 418 Jodl Alfred, 31, 394,407, 414, 446, 582, 604,666, 70] , 722, 724 Jodl Ferdinand , 393 Juin Alphonse, 734, 735, 749 Kallay von Nagy Miklos, 788 Kasprzycky, 860 Keigl{tley F. Charles, 751 Keitel Wilhelm, 20, 112, 207, 209 , 210 ,214,217 , 374,394,407 , 49 1, 493,499,501 , 581 -583 , 670 , 678-682,7 12 , 739,740, 789, 831-833 Kesselring Albert, 504 , 524 , 526, 528 , 529, 544,557, 563-579, 582,583,602 , 607-613, 622, 627,628 , 631,635,646,648 , 652 , 657 , 660,662 , 663,677 , 704, 718-721, 723,725 , 728-730, 738,74 1, 742,744 , 746 , 748, 758,769,770,778 , 784,799, 815,818,819 , 825 , 827 , 828 King Ernest, 109, 469 Kleemann Ulrich, 596 Kleist Ewald von, 682 Klopper H.B., 600,602 Kluge Gtinther von, 7 11 Koeltz Louis-Marie, 750 , 75 1 Koryzis Alexandros , 417 Kosmas Gheorghios, 426 Kotoulas Joannes, 388,419 La Ferla Francesco, 629,643,780 Lanza Michele (vds . Simoni Leonardo) Lavai Pieffe, 700 , 739, 740 . Lebrun Albert, 203 Leese Oliver, 642, 644,729,781,824

Legnani Antonio, 140 Leonardi Dante Ugo , 821 Lerici R. , 129,691 Leto Guido, 67 Liddell Hart, 297, 473 , 475, 51 1, 517 , 552,564,627,636 , 638 , 645 , 664,709,711 , 712 , 715, 734, 747 , 771,772, 778 , 867 Liberati Amedeo, 130 Liebenstein Kurt von, 780 List Wilhelm, 429 , 695 Littelton Oliver, 508 Litvinov Maksim LitvinoviĂŠ, 13, 50 Loehr Alexander, 761 , 762 , 816 Lombardi G., 596 Longmore Arthur, 478 Loraine Percy, 41 , 49, 72 Lorenzelli Dante, 127,742, 743 , 748 Lorenzini Orlando , 324 Lumsden Herbert, 644 Lungershausen Karl-Hans, 529 , 643 Mackensen Hans Georg von, 50, 60, 63, 66, 200 , 201, 348 , 374, 408,541,698,763,830,831 Maggiani Pietro, 129 Magistrati Massimo , 33,432 Magli Giovanni, 129, 6J.:I Maglione Luigi, 843 Malaguti Bruno, 69 1 Maletti Pietro, 250, 254, 275 Mancinelli Giuseppe, 598 , 605,612, 613 , 620,624,628,634,636 , 647,650,662,715,716 , 725 , 780 Manfredi G., 821 Mannerini Alberto, 780 Manzi Luigi, 128, 668 Marazzani Mario, 128, 668 , 69 l Marchesi Vittorio, 563, 567 Marciani M., 821 Marcks Werner, 575


884

l'OLITICA E STRATEGIA lN CENTO ANNI DI GUERRE ITALIANE

Marconi Guglielmo, 110 Marenco di Moriondo Alberto, 140 Marfuggi Ugo, 367 Marghinotti Mario, I 28 Marinetti Filippo Tommaso, 847 Mariscalco O., 821 Marras Efisio, 210,2 16,244,281 , 382,392,393,446,491, 608 , 623,666,701, 703-705 , 707, 710-713,752,757 , 804 , 825 Marshall George, 109 , 584 , 810 Martin i, 322 Martienssen Anthony, 580 Masina Giorgio, 643 Mast Charles-Enunanuel , 734 Mathenet, 751 Matsuoka Yosuke, 541 Mattesini Francesco , 190,577 Matthews , 839,840 Matteucci Pellegrino, 140 Mazarakis Alexandros, 429 Medvedev Roy, 675 t-..follano Pietro, 762 Mellenthin Friedrich von, 557 , 602, 617,618 Melotti Carlo, 127 Mendigal, 735 Menny,596 Mercalli Camillo, 127, 391 Merzari Fabio, BO Messe Giovanni, 128, 263 , 385 , 388, 668-670, 677-679 , 682684, 689-691 , 697 , 708, 710, 713,730 , 769,775 , 776,780782, 785,786 , 791 , 793-795 , 803,804 Messervy Frank W., 593 Metaxas Joannis, 351 , 353 , 4 I 9 MĂŹcheletti Paolo , 127 MihajloviĂŠ Draza, 761 Minniti Fortunato, 85 , 86, 107, I IO , 144, 149

Moccagatta Vittorio, 136 Molinari Michele, 129 Molinero M., 821 Molotov Vjaceslav Mihailovic, 1315, 35, 36,444, 535 Mondini Luigi, 336,342 Mondino Umberto, 127 Monelli Paolo, 843,854 Montanari Mario, 72, 78 , 89, 114, 115, 122, 123, 125,175,231, 336,350,372,377 , 43 1, 450 , 557 Montemurro Ugo, 461 Montezemolo Giuseppe Cordero Lanza di, 523-530 , 611 Montgomery Bernard Law, 626, 627,631,632 , 639 , 640, 643646, 648 , 651 , 662 , 7 16,730, 750, 779-782, 785 , 786,791, 793 , 794, 810 , 811, 824 Monti A ., 821 Morigi Giorgio , 426 Morison Samuel Eliot, 824 Morshead Leslie, 464, 644 Mosca Rodolfo, 50, 52, 54, 82, 214, 219 , 250,262,349,374,680 , 686,695 Mtiller, 821 Murphy Robert, 734 Mussolini Benito,passim Muti Ettore, 148 Nasci Gabriele, 357, 359 , 362,423, 425,691 Nasi Gugliemo, 130, 314,315,330, 333,369 Navarini Enea, 128, 501 , 596, 629, 645,660 , 661 Neame Philip, 453 , 454 , 456 Nebbia Edoardo, 127, 644 , 691 Negri Luigi, 127 Negri Paride, 129


INDICE Dl:il NO.VII._ __

Nehring Walter, 596,629, 742, 743, 746 , 747 Neurath Konstantin von, 815 Nichols John S. , 644,781 Nicolini Salvatore, 596 Noel Léon, 18 Noguès Charles August Paul, 233235 , 734 Nomura,544 Norrie WiJloughby, 508,513,527 Nuvploni Luigi, 128, 455 O' Connor Richard , 253, 275, 276, 284,285,288,297 , 299,300 Ogorkiewitz Richard, 57 Ollearo Alfonso, 127 Olry René Henri, 168, 210 Orlando Taddeo, 129, 780 Orlando Vittorio Emanuele, 852 Oshima Hiroshi, 540-542, 549 Ott Eugene, 539 Oxilia Giovan Battista , 629 Pafundi Giuseppe, 412 Paladini Riccardo, 140 Papadopoulos Demetrios , 427 Papagos Alexandros, 362 , 368, 383, 384, 390 , 396, 401 , 417-419, 421,427 Pareschi Carlo, 763 Pariani Alberto, 40, 74, 75 , 80, 81, 113, 120-122, 124, 145 , 372 Parisot Henri, 83 , 17 1 Pascolini E., 691 Pasetti Antonio , 140 Passalacqua Azzo, 821 Patton George, 731, 735, 811 , 824 Paulucci di Calboli Giacomo, 68 Paulus Friedrich Wilhelm, 466-469, 662, 694,729 Petrazzoli Gino, 129 Pellegrini Aldo, 133

885

Pellegrini C., 691 Peraldo Primo, 670 Perino Egisto, 213 , 215 Perugi Giulio, 127 Pescatori Armando, 130,254,275 Pesenti Gustavo, 130, 254, 275 Pesenti Gustavo, 130 , 308, 840 Pétain Henri-Philippe , 203, 205, 216,234,236,444,475,734 , 735,74] Petersen Jens, 854 Petra di Caccuri Carlo , 128 Pezzi Enrico, 691 Phillip L., 645 Phillips William, 63,542 Piacentini Pietro, 133 Piacenza Guido, 668 Piana Mario, 287 Piazzoni Alessandro, 129 Pienaar Daniel, 644 Pietro II, re di Jugoslavia, 406 Pignato Nicola, 96 Pini Vladimiro, 140 Pinna Pietro, 133 Pintor Pietro, 127, 209 Pirzio Biroli Alessandro, 406, 419, 423-426, 429 Pitassi Mannella Enrico, 130, 238 Pitsikas Joannes , 369,398,401,419, 427,428 Pizzo]ato Gavino, 128, 780 Platt William, 311 , 318,327 Playfair I.S.O., 457, 5l1, 512,516, 569 , 585,600,785 , 79 1 Porro Felice, 133 , 252, 259, 282, 306 Potapov, 682 Pricolo Francesco , 40, 81 , 97- 101, 113,132,1 38, 153, 154, 161-163, 171,178,190,210,211,220,253 , 282,343,352,363 , 365,381,404, 410, 486, 487,505 , 865


?86' - - - - -

POIXrJCA E STRATEGIA IN CENTO ANNI Dl GUl::RRE ITALIA~

Priore Mario, 127 Puntoni Paolo, 71 , 374, 757-760 , 782,834,841,844, 845,852 Quaroni Pietro, 855,856,863 Quartararo Rosaria, 41, 60, 64 Quercia Attilio, 820 Raeder Erich, 45, 444, 539 , 553, 577,578,604 Rainero Romain , 213,217 Ramcke Hermann, 622,629,643 Randow Heinz von, 643 Ranza Ferruccio, 133, 266, 359, 409 Ra vero F., 821 Read Anthony, 532 Repaci F. Antonino, I08 Reynaud Pau l, 62, 203, 234, 236, 860 Reverberi Luigi, 691 Ribbentròp Joachim von, 12, 14, 18, 20,23,27,30-34,36,37,44, 49-52, 2 I 3, 214, 340, 341 , 348, 494,535,536 , 541,542,549, 563,580 , 761 -763, 789 , 790, 815,857 Ricagno Umberto, 69 I Riccardi Arturo, 486,487 , 504, 505, 553,608 , 653,737,744,797, 814,865 Riccarcli Raffaele, 48, 49 , 496 Richtofen Wolfram von, 831 Rintelen Enno von, 29 , 84, 152, 159,165,387,393,408,410, 414 , 439,446-448, 458,463 , 467 , 486,490,491,494,504, 505 , 524,530,579,587,604, 607 -609, 6Il, 628,644,652, 689,719,720,727,738,739 , 742,744,758,795,796,799, 806 , 814

Ritchie Neil, 521, 522, 527, 531, 532,559 , 566,586, 589,591, 593 , 595,598-600,614 Roatta Mario, 159, 200-203, 206209 , 212-217, 244 , 246, 280 , 281 , 305,338, 339 , 342 , 346352, 354,363,367,376,377, 385,434,466,487, 494, 495, 498,504,576,685,731, 814816, 819,842,865 Robotti Mario, 731 Rodt, 821 Romano G., 821 Romeo Rosario , 87 , 88 Romero Federico, 128 Rommel Erwin, 448-450, 452 , 455462, 464-469 , 476,478,479, 480 ,495 , 500-507 , 509,512, 515-533 , 545-547, 557-567, 569, 570,572,575,580 , 585 -589, 591,593,595,596,598,600, 602-607, 610-615, 617,618,620, 632, 634-639,642,645-648,650652, 657,659, 66 1-663 , 716-725, 727,729,730,739,740, 748752, 756,767 , 770-773, 775 , 778,779,802,816, 874 Roncaglia Ettore, 128 Roosevelt Franklin Delano, 50, 6264, 214,236,464,506,539, 541 , 554,555 , 613,735,763, 765-767,809,810,859,866 Rossi Angelo, 128 Rossi Camillo, 129 Rossi Carlo, 357 , 359, 361, 369, 437,819,821 Rossi Francesco, 126, 213 , 215, 347,797,802 Rosso Angelo, 36 Roux Matteo , 128 Rov ighi Alberto, 307,359 , 361, 369,437, 819,82]


INDICE DE.,_,_ ! N=O~=· ll _ _

Rundstedt Gerd von, 217 , 668 , 672 Ryder C.W., 73 1,751 Sabati no Arnaldo, 133 Salvemini Gaetano , 337 Sansonetti Luigi, 140, 603 Santoni Alberto, 577 Santoro Giuseppe , 98, 119, 131, 134, 139, 191 , 343,577, 599 , 603,769 Santovito Ugo, 127 SartÒris Francesco, 129 Savoia Umberto di, principe di Piemonte , 127, 838 Savoia Adalberto di, duca di Bergamo, 128 Savoia Aimone di, duca di Spoleto, 140,838 Savoia Amedeo di, duca d'Aosta, 130, 157,185,316, 319,321 , 324, 326, 329-332 Scala Edoardo, 127 Scattaglia Nazareno, 643 Schmidt Paul Otto, 23, 27 , 206 Schmitt, 530 Schobert Eugen von , 678,679 Schreiber O. , 821 Schulenburg Friedrich von der, 13, 34,444, 535,536 Scorza Carlo, 830,846,849, 850 Scotti Francesco, 629 ScueroAntonio, 127,412,485,755 Sherwood Robert E., 767 Schirer William, 15, 16, 19-22, 24, 31,39,52,445,534,536,539 Seidemann Hans, 721,769 Senise Carmine, 806 Senger und Etter!in Frido von, 819, 828,839 Serrano Sufier Ramon, 58 , 374 Sibille Luigi, 130 Silvestri Fernando, 133, 238

- - - -----"'887

Simoni Leonardo, 41, 48 , 49, 201, 216,218, 740,753,756 Simovié Dusan, 406,415,418 Soddu Ubaldo, 40, 71, 81 , 11 1, 116, 121 , 123 , 124, 147, 15 7, 160, 163, 192 , 210, 220 , 221, 223, 224, 228, 245, 248, 275, 339341, 345, 350-352, 363 , 365369, 371 , 372, 378,379, 381385, 387,388 , 390, 435,436, 438,447,858 Sogno Vittorio, 129, 741, 748 , 749 , 797,799, 804 Somerville James, 258,469 Sorice Antonio, 382, 388,436, 842 Sozzani Nino, 780 Spataro Giuseppe, 842 Spath Hans, 411 Spatocco Carlo, 130, 454 Spigo Umberto, 85 , 105 Sponeck Theodor von, 6 13,780 Stalin Josip Vissarionovié, 11, 13 , 14 , 16 , 34, 35, 36 , 444, 534, 536 , 675,677,682,763,765, 861,862,866 Starace Achille, 40,221 Stefanelli Giuseppe, 130 Stevens G.W., 794 Streich Johannes, 452,460 , 465 Student Kurt, 468 , 473 Stumme Georg, 635,638,642,643, 645 , 711 Syfret Neville , 731 Suvich Fui vio , 431 Tamaro Attilio , 829,835, 843 Tedeschini-Lalli Gennaro, 133 Tedder Arthur, 478 TeJlera Giuseppe, 150 , 28 1,287, 288 , 290,291 Teruzzi Attilio, 157, 763 Teucci Giuseppe, 32, 48,201


888

P()LITICA E STRATEGIA IN CEN_TO ANNI DI GUERRI', ITALIANE

Thaon di Revel Paolo, 839 Thoma Wilhelm von, 204,639 , 642 , 643 , 645 Tiberio Ugo, 107 Timosenko Semen K. , 675 , 677 Tippelskirch Kurt von, 703 Tirelli V., 668 Tojo Hideki, 835 Torriano Arturo , 596 Toscano Mario, 839,840 Tracchia Ruggero, 130,254 Trezzani Claudio, 307,314,315 Truchet AndrĂŠ, 234 , 235 Tsolakoglou Gheorghios, 419,421, 429 , 430 Turner L.C.F., 509,512 Turr Vittorio, 140, 359 Ullein-Reviezy, 408 Vaerst Gustav von, 596, 629, 643, 769,778,782,794 Valle Giuseppe, 40, 77, 80 , 81, 98, 113, 178 Varda Giovanni, 130 Vecchi Giovanni, 120, 409,412 Vecchiarelli Paolo, 127 Vercellino Mario , 128, 263,367, 368,372,740 Vespignani Ottorino, 133 Vian Philip, 599 Visconti Prasca Sebasti ano, 129, 266, 275, 337-339, 34]-344, 350 , 354, 355,357,359,363, 365-369,372,387,432,435 Vittorio Emanuele III, re d'Italia, 68, 71 , 737,759,834, 844-846, 851,852 Volkrnar KUhn, 742 Vorosilov Klementi, 12, 14, 15, 677 Vuillemin Joseph, 200

Waldau Otto von, 591 Ward O., 75 1, 771 Warlimont Walter, 761,770,819 Wavell Archibald , 253 , 256, 258, 267 , 273,275,284,285,288, 302,311,317,318,331,334, 429,450,453 , 454 , 457,469, 471 , 476,477,479,584 Weichs Maximilian von, 692, 694, 703 Weichold Eberhard, 134, 504 , 587, 738 Welles Surnner, 50, 54, 81 Welsh William, 733 Welve11 Joseph, 746, 751 Westphal Siegfried, 520, 643, 647 Weygand Maxime, 151, 152, 154, 161, 234-236 Wimberley D.N., 644,781 Wilson Henry Maitland , 238, 273, 417-419 , 42 1, 425,427,452, 453,507,508,767 Woermann Ernest, 41 Woodward Llewellyn, 872 Young Desmond , 591 Yamamoto Isoroku , 540 Zaccone Ernesto, 129 Zaglio Pietro, 129 Zanghieri G., 69 l Zani Francesco , 128 Zannini Licurgo, 121 Zdanov,677 Zeitzler Kurt von, 703 Ziegler Heinz, 747 Zingales Francesco, 128 , 417, 558, 667-669, 691, 697 Zukov Georgij KonstantinoviĂŠ, 537




Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.