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TATTICA DEI MOVIMENTI OPERAI*

Mus10/i11i comincia col raJJegrarJi del largo intèrvento della e/a,;e m111mù1 ed espone quindi i metodi delle lotte operaie che Ji combaJ· lono in base alla fotta di d a.ue, Afferma che l'organizzazione~ cosciente, non solo quando i soci pagano regolarmente le quote mènsili, ma qua.odo frequentano le assemblee, vi discutono i problemi della classe e vi praticano la solidarietà. Bisogna che l'organi2zazione sia omosenea, cioè compatta. Come per ascendere una montagna ci vogliono solide gambe, forti polmoni, e occhio sicuro, così p erché il proletariato possa conquistare dei mig lioratnenti parziali e possa infine liberarsi dal giogo dei padroni, occorrono caratteri forti, operai capaci dei piccoli e grandi sacrifici. Tutti gli eserciti hanno avuto degli eroi, cioè dei soldati che non han cessato di combattere, sebbene feriti, cosl l'esercito proletario ha i suoi eroi e sono quelli che nelle lotte non abbandonano mai il campo e resistono fino all'ultimo sopportando con animo tranquillo privazioni, persecuzioni, miseria e fame.

Il compagno M,wolini tratteggiò quindi la figura morale del Cf'II• mi,o, Diu, che quando i crumiri vengono a occupare i nostri posti e a fare opera di tradimento, noi dobbiamo difende rci.

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Però la nostra propaganda deve rivolgersi a questi poveri schiavi dell'anima immersa ancora nelle p iù fitte tenebre e cercare di mettecvi un raggio della nostra luce.

Prima di chiudere la Jua conferenza che /111 come al solito, chiara nella forma e convincenle, i J comp. M11uolini ammonl gli operai che nelle guerce vincono i forti, non mai i deboli, se non ricorrono a in· ganni e tradimenti. Le nostre battaglie devono essere combattute a viso aperto : vincitori noi dobbiamo dire : abbiamo meritato la vittoriavinti dobbiamo poter dire: la nostra scon6tta non è stata determinata dalla nostra vilti. E anche una battaglia perduta può giovare, se essa invece di avvilire e disperdere, raccoglie e sprona i combattenti a tentare e a volere la vittoria. (ln11Jile dire che il comp. M11uolini fu appla11diJiuimo).

• Riassunto délla conferenza. tenuta a Bolzano, nel giardino della birreria o: Scidcl », la mattina del 16 magio 1909, davanti a « circa 400 muratod a. (Da L'Av1111rirt d,J LAii~rmor,, N, zo, l9 maggio 1909, V).

MEDAGLIONI BORGHESI IL «VIVEUR»

La parola francese e non traducibile esattamente in italiano, mi la persona ch'essa designa è internazionale. Il 11i11eur è il parassita pel eccellenza - il dissipatore della ricchezza sociale accumulata da altre mani - è l'uomo che non produce nulla, né materialmente, né spiri' tualmente.

j Non cercate il 1Ji11eur all'alba quando Ja città si risveglia e le strade dei sobborghi e dei quartieri poveri risuonano del passo affrettato degli operai che vanno a riprendere la fatica quotidiana, non ceocatclo a mezzogiorno quando le strade si gonfiano del flutto della gente che interrompe il lavoro per affollare le mense.

Il vi11eur è arrivato a letto quando il gallo cantava e, come dice Parini, a lui soavemente -i lumi chiuu quel gallo che li Juale aprirs altrui.

11 viveur è andato a letto, quando la. sua sveglia suona verso le quattro. t bene aUora uscire. L'onore della prima visità spetta al parrucchiere, che con diligenza preclara deve conferire l'ultima moda della piega e del ciuffo, o della scriminatura alle chiome bene spc,so rade rade del 11ive11r. Poi una passeggiata a piedi cosl - per guardare e p~r farsi guardare. Dopo la cena1 quando le prime ombre de Ua sera calano, incomincia incontrastato il regno del 11iveur.

La sua. corte è il caffè, il gran caffè sfolgorante di luce, sotto alla quale le procacità nude delle orizzontali s'impongono agli sguardi di tutti; i suoi cortigiani sono gli amici maggiori e minori, i suoi servi sono i camerieri, le sel'Ve, il vetturale che curvano ad un cenno l a testa e piegano la schiena. Avvicin~tevi al tavolo dove il t1iveur esercita incontrastato il suo dominio e ostenta il suo panciotto fantasia e distende sul marmo la mano carica di anelli !

Allung.lte le orecchie : Il vif,ieur e i suoi compagni non parlano di politica. B un ugomento plebeo. Non si occupano d'arte. Li lQ{Q in• competenza in questo campo è colossale Di letteratura forse' Dei passati conoscono li Tempiello di Venere , dei contempor1nei: ù rim, di Argia Sbolenfi. Parleranno d'affari.... Sl.. d'affari. Ma sono gli affari che ben di udo si concludono alla Borsa. Quasi sempre è lo stroziìno che s'incarica di certe difficili partite. L'argomento del discorso è l 'ult ima avventura. galante, il recente scandalo matrimoniale, una conquista amorosa, una forte perdita sul campo delle corse o attorno al tavo lo verde di un bisca clandestina, una fuga , un banchetto, un veglione

Vedete quel piccolo signore calvo, dagli occh ietti obliqui, dallo sguardo strisciante che parla a voce bassa? . E il suo vicino alto, secco, dalle lunghe braccia scimmiesche?... E il terzo adolescente, ma daUa f conte già solcata da rughe precoci, dalle labbra cascanti che non conoscono più le rose deJla giovinezza? E quel vecchio da.Ilo sguardo osceno o ripugnante? Una donna seminuda gli titilla il naso b itorzoluto con wla piuma e il lurido vccchio sorride di un sorriso da impotente e da m alato

Sono i 1JitJe11,s, o folla anonima di mise rabili che passi timorosa davanti alle grandi vetrine dei ca.Hè e n on osi gua rda r dentro.... Sono gli uomini che vivono di notte nei ca ffè, n elle bische, nei postriboli! La loro m ente è piccina, ma 1a loro superbia è baronale.

Non han no idee, non hanno pwgrammi, non dio. La loro religione è il piacere, non il piacere nobile che dà all'organismo · un senso di gioia, sibbene il piacere volgare, arti6cia.le, falso, orpellato d'ipocrisie o sgargiante del rosso di tutte le impudenze. E alla mattina, quando l'alba accenna lieve a oriente, i viveur.s tornano alle loro ca.se.

In questo modo, o con leggere varianti, pasn.no tutti i giorni e tutta la vita. Non sempre la fortuna Ji protegge.... Molte volte, in pochi anni, molti patrimoni avit i scompaiono, ed ecco allo ra il 11ive11r costretto a vivere. di ripieghi, contentarsi dello srudo che gli amici non immemori gli prestano, a limitare il n ume ro delle sue stanze e dei suoi vestit i, a mangiare alle tavole deg l i altri. a sentire insomma l'alito freddo di quella triste signora che si chiama Miseria ed ha per figlia la Fame.... Vita inut ile a sé ed agli altri è q uella del viv, ur, Morendo, la penna del giornalista trova sempre per lui una frase d'ipocrisia e si dice: « li morto era assai noto nei ritrovi mondani della. città )>.

Il vi1Jeur è il prodotto tipico della società e delle classi che si corrompono, che si dissolvono. Roma conobbe i vi11e11rs forse più spirituali dei moderni, ma non meno corrotti o degenerati. Oggi i vive11rs costituiscono la vegetazione che il fango sociale esprime dal suo seno. E come i viveurs di Roma antica o diavano i nazzareni, i novt.tori, i cristiani e reclamavano contro la vile plebe l'applicazione integrale delle f e roci leggi persecutorie, egualmente i J1ivt11r.s de lla borghesia detestano il proletariato, le idee moderne, il pro8resso, la rivoluzione. Dai 11i11e11rs deJJa borghesia, da questa congrega di avventurieri, dì bari, di ladri, sono usciti i « pattuglioni dell'ordine » che funzionarono a Bologna durante l'ultimo sciopero generale, sono usciti i 4 Jiberì lavoratoti » parmensi, i volontari « dell'agraria », i rivoltellatori delle donne, i BagelJatori dei bambini, sono usciti i vigliacchissimi che a Milano fischiavano gli- operai e li percuotevano, sotto la protezione benevolente delle guardie

I 1,1i11curs sono, a tempo perso, i poliziotti volontari, i più feroci sostenitori della reazione

I 11iveur1 di Roma passarono e quelli della borghesia non saranno eterni. Il proletariato ha J!:ià acceso la grande 6amma purificatrice.

MUSSOLINI

Da L'A11t141tÌr8 d,I Lavor11tor8, N. 20, 19 maggio 1909, V.

I compagni falegnami italiani del laboratorio Brand in questa città, 00ft rie~ mai il gi.ornale l' A1111m i1• a cui eni hanno diritto, semplicemente perch.!: il fiduciario che t un tedesco, mentre si preoccupa molto di diffondere la H o/z,irb,it", crede lecito di pNticare questa specie di ostruzionismo a danno oostro I compagni hanno già protestato contro questo inqualificabile modo d'agire, ma fino ra senza risu ltato Se questa corrispondenza non sortir¼ effetto alcuno, ricocceremo a mezzi più energici Abbiamo diritto al giornale e poicM sappi~ ch'esso vieae sempre regolarmente spedito, chiediamo che al sabato mattina il fiduciari o ce lo distribuisca, come fa col giornale tedesco,

2 inutile! l buoni, bravi, carissimi, ordinati, calmi, pratici compagni operai tedeschi sono maledettamente ancora impcdati di nazionalismo ! f: per un residuo (speriamolo !) di sciocco nazionalismo, che si pratica questo ostruzionismo, anzi questo esclusivismo contro la stampa italiana socialista, E giacché ci sono, voglio aggiungere ancora qualche cos'altro. Noi socialisti ita liani e italiani d'Italia, dep loriamo il contegno dei compagni socialisti-democratici tedeschi. Non solo i governi p re ndono delle misure reazionarie contro gli operai italiani, ma anche nel seno delle organizzazioni operaie si praticano a danno dei compagni italiani tante piccole vessazioni che ci ripugnano profondamente. Non molto che a Bolzano si tenne una riunione operaia tedesca, in cui gli italiani erano interessati Ma non appena uno dei cosidetti referenti, si rivòlse agli italiani in italiano fu u rlato e costretto a cambiar lingua. Invece alla birreria Seidel in un comizio che presenziai e nel quale non vi erano che cinque o sei operai tedeschi, poté il Pitacco far loro un piccolo discorso in tedesco, senza che nessuno dei 300 e più operai italiani elevasse una voce di protesta. Noi ci spogliamo sempre più del nazionalismo e lo lasciamo fare ai padroni, gli operai tedeschi-austriaci non se ne possono liberare. Questa condizione di cose va notata per attestare, in fatto d'ideale socialista, Ja nostra superiorità.

Un altro caso. Non è molto tempo che a Innsbruck si tenuto un congresso politico socialista. Credete voi, che almeno per spirito di çama,fffl,ri, j compagni di Innsbruck ci abbiano invitati ad offrire la

Opera Omnja Di Benito Mussolini

nostra adesione? Mai più. V'è una Commissione Esecutjva del P. S Trentino e probabilmente anche un partito, ma. i compagni dì Innsbruck, che forse conoscono l'organiuazione del partito socialista cinese, ignorano o fingono d'ignorare la nostra esistenza.

La serie dei documenti potrebbe continuare. Noi non protestiamo: constatiamo. Solo ci auguriamo di non doverci più occupare di queste miserie.

Ci auguriamo insomma, che il grido di Carlo Marx: « Proletari di tutto il mondo unitevi», trovi un'applicazione pratica. Certi esclusivismi non hanno ragione d'essete. Si deve permettere l'uso di tutte le lingue in un comizio di operai. Ho assistito a Ginevra, a Berna, a Milano e altrove a riunion i in cui si facevano discorsi in quattro lingue. Cari, carissimi compag ni tedeschi, non fate dunque del pangermanismo> o peggio de ll' imperialismo linguistico!

Anche l'italiano, il disprezzabilissimo italiano•, ha di ritto di citta• dinanza nelle assemblee di opera i e nelle riunioni dì persone civili.

Poiché l'italiano, il disprezzabilissimo italiano è stato consacrato da un poeta universale, molto tempo prima che Klopstock scrivesse la sua MeJJiade e Goethe il suo Paflst, Quanto poi al grande poeta nazionale austriaco, io offro un piccolo fiorino di mancia a chiunque me lo sappia indicare....

NOTA DI MUSSOUNI &BNITO

Da L'A.v11tni11 dt l Lttvor4lort, N. 20, 19 maggio 1909, V,

• Nel numero suco!ssivo Mussolini rettifica: « Nel mio ,ommento 41/a ,or· ,hpondniu dtJ Bo/uno, ,n ,mo Jvarfont 1ipog,afi,o ,ht mi p,nn, J; ret1iffra,r1. Non. ho urillo "Jùp,,r:ahiliuimo" itt1Ji4no, m4 "dt!preZZ41iuimo ". Nel primo ,a.,c t1o"dh1 dir, dn fitaliaru, è lingua diJP,n:,zb;/,, mtttlre in11«1 la J«ond.t PtSrola Jig11i/ha ,ht rilaliano è dhp,ez::aJo da JutJi ,o/oro d, non lo t apiJCono , nor, tonouon /11 Jtc ri,i. N,mma hng11a d,J mondo i dirprtZubi/e N,pp t1r1 q111/J4 p1.1,lt1ta d1.1i (sic] Z11li Ogni Jing11a l l',sp,mion, d,; hisog11i, d,ll, ttr1dui:e, J ,lla spiritualità di un d1tHmin1.1Jo popolo. p,, flm l o og,:i Jing111.1 ht1 di,ittc IUl' esiswn:a , //U ,isp, tto ah,t1;, MUSSOLINI •. (PBll L'l!:$1t.TIIZU. da L'Àlilit11ire d,I LA110,aJort , N. ll, 26 maggio 1909, V),

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