LA «GUERRA IN CASA»
Occupazione tedesca e Resistenza in provincia di Benevento ERMINIO FONZO
Nella provincia di Benevento1, come in molte altre località italiane, la guerra arrivò nell’estate del 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia. Il capoluogo sannita si trovava in una posizione strategicamente rilevante, perché posto sulla linea stradale e ferroviaria che collega Napoli alla Puglia, e nel luglio del ’43 molti reparti della Wehrmacht transitarono sulle strade vicine al centro urbano. Vi si trattenne un piccolo nucleo, che si unì al debole presidio del Regio Esercito comandato dal colonnello Francesco Moccia, il quale dal 1941 era alla testa della scuola militare «Nunziatella», trasferita provvisoriamente da Napoli a Benevento. Prima dell’armistizio la presenza dei soldati tedeschi, anche a causa del loro esiguo numero, creò pochi problemi. Il 25 luglio, anche nel Beneventano, la caduta del fascismo fu salutata con manifestazioni di giubilo e devastazioni delle sedi del PNF. Sin dal 1940, smaltito l’entusiasmo per la «proclamazione dell’impero», il consenso per il regime era iniziato a diminuire e nel 1943, in seguito alle disastrose sconfitte militari, si era completamente eroso. La caduta di Mussolini fu accolta ovunque con soddisfazione e in molti paesi i cittadini scesero in piazza per festeggiare2. Il fascismo si dissolse come neve al sole: a Benevento, come in altre realtà dell’Italia meridionale, esso era stato un movimento «importato» dall’esterno, al quale la popolazione e la classe dirigente si erano adeguate per necessità e per conformismo; era stato per lo più un’operazione trasformistica, grazie alla quale molti esponenti della vecchia élite, che già avevano dominato la vita sociopolitica negli anni dello Stato liberale, conservarono le redini del potere3. Pertanto la caduta del Duce non creò rimpianti in nessuno, tranne che nei gerarchi locali che fino ad allora avevano spadroMERIDIONE Sud e Nord nel Mondo
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