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r dicembre

Da Kalabaka a Malakasi. Descrizione della mulattiera che vi conduce. Tempo sereno - aria freddissima. Il nostro bagaglio parte alle 8 per Malakasi, noi ci mettiamo in marcia alle 9.

Per arrivare a Malakasi si segue una cattiva mulattiera la quale dopo di aver rasentato il piede delle roccie di Meteor, a 2 chilometri circa a nord-est di Kalabaka attraversa il Salamorias che qui ha natura torrenziale con letto largo fra 800 e 1000 metri.

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Le roccie di Me teor corona te da conventi ortodossi (ai quali si accede in canestri tirati su da una robusta corda raccomandata ad un verricello) sono geologicamente un conglomerato di ciottoli e deposito calcare. Queste cadono a picco su Kalabaka dal lato sud e sul villaggio di Castrati dal lato ovest. Contro il conglomerato durissimo di tali roccie le acque del Salamorias banno urtato per secoli senza avere il sopravvento: esse sono striate orizzontalmente fin verso la sommità (alta sul fondo della valle duecento metri circa) e ciò conferma a mio avviso l'ipotesi del gran lago che ingombrava tutto il piano di Tessaglia, per cui il corso del Salamorias arrestavasi presso Kalabaka, dove aveva la sua foce fra le roccie di Meteor e le falde settentrionali di Koriakas Vuni.

Attraversato il fiume la mulattiera ne rimonta la sponda destra mantenendosi sempre in fondo alla valle lungo la striscia di terreno coltivato che accompagna quel corso d'acqua: di tanto in tanto, quando le falde dei monti cadono addirittura sul Salamorias, la mulattiera entra nel greto del torrente, ne attraversa i numerosi bracci c he incontra per riguadagnare nuovamente la riva d es tra al riallargarsi della valle. Questa si mantiene di una larghezza fra i 500 ed i 700 metri fino al confluente del Gheneralotiko ed è ombreggiata da platani e querceti nani, con tratti messi a segale ed a gran turco; poscia diventa una forra tutta ingombra dal letto del Salamorias: ed allora la mulattiera risale poi per le falde dei monti ed ha pendenze piuttosto rilevanti, rese più difficili dalla natura acquitrinosa del suolo nel quale le bestie da soma affondano o scivolano

Ad un chilometro e mezzo da Malakasi-han (vasto edifizio in muratura per ricovero dei viandanti che attraversano il Zygos) la mulattiera passa sulla sinistra del torrente e sale sensibilmente fino a raggiungere il paese di Malakasi che trovasi ad un'altezza sul fondo della valle di trecento metri.

Da Kalabaka a Malakasi impieghiamo 8 ore e trenta com· preso un alt di tre quarti d'ora circa. A mezzo cammino fra Kalabaka e Malakasi passa la linea neutra fra il territorio di occupazione turca in Tessaglia e quello rimasto alla Grecia. La scorta ellenica che doveva venire per dare il cambio a quella ottornana, non si trova al posto indicato, né l'incontriamo per via, sebbene i delegati greci tre giorni prima avessero ricevute assicurazioni dal loro governo che una compagnia di fanteria sarebbe stata messa a disposizione della commissione. Si decide di conservare la scorta turca fino a che sia rilevata da quella greca, e con essa entriamo a Malakasi occupata da una dozzina di soldati di fanteria greca, in condizioni di equipaggiamento tali da defraudare i soldati turchi i quali hanno a loro scusa 8 mesi di vita in campagna sotto la tenaa.

La catena di Kratchova lungo la sinistra del Salamorìas, indicata nella carta di Ardagh come ricoperta di boschi, è soltanto alberata leggermente verso la cresta. Il disboscamento vi è stato operato su grande scala ed i tronchi degli alberi tagliati (pini e faggi) sono accumulati in diversi punti lungo i ripidi pendii dei monti donde saranno fatti scivolare nella valle e di là trasportati per acqua al piano, come si fa appunto in Tirolo ed in Cadore. I boscaiuoli sono tutti vlachi. Nell'ultimo tratto della mulattiera per Malakasi si incontrano nelle montagne solfati di rame ed ossidi di ferro in abbondanza, vi sono anche piriti. Fra Malakasi-han ed il paese suddetto, il Salamorias mette in moto una fabbrica per tessuti speciali di lana coi quali si vestono gli abitanti delle vallate del Pindo e due mulini a due macine ciascuno.

2 Dicembre

Malakasi-popolazione vlaca. CÌelo sereno -vento freddogelo ovunque.

S'impiega tutta la mattinata in una conferenza per decidere quale carta debbasi adottare come ufficiale per il tracciato della frontiera. Una brigata di topografi turchi ne ha fatto una per conto suo: è ben eseguita come lavoro artistico, ma vi si riscontra un errore di principio nelle levate; d'altra parte i greci dichiarano di non poterla accettare perché non eseguita sotto il controllo della commissione e questo è giusto. I delegati delle 6 potenze propongono di adottare la carta dell'Ardagh, salve le aggiunte necessarie in quei tratti dove il terreno per cui passa la nuova frontiera non è rappresentato, od è inesatto. Le aggiunte e correzioni saranno prese dalle levate turche verificate sul posto da un delegato ottomano e da un delegato greco. Gli elleni vi si oppongono mentre i turchi accettano; dopo molto discutere si finisce per imporre ai greci la nostra decisione. Visito nel pomeriggio il paese di Malakasi ed i dintorni. E' un grosso villaggio composto di famiglie v lache eccetto quella del medico condotto, nella quale il capo è greco dei più arrabbiati; dev'essere membro della famosa « Etniki Etaria » giacché in casa sua (dove noi alloggiamo) vi è tutto un arsenale di armi e di munizioni Gras delle quali egli doveva fame la distribuzione agli insorti, che in realtà mancarono. Malakasi ricorda i paesi delle vallate tirolesi: ha case in muratura ben costrutte con mura larghe e solide e tetti acuminati ricoperti con lastre di pietra schitosa (specie di ardesia di color chiaro). Nei dintorni lungo il versante meridionale dei monti che finiscono sulla sinistra del Salamorias il terreno è ben coltivato e vi si incontra anche qualche vigneto: sulla destra invece del torrente la montagna è investita da boscaglie di abeti e di faggi che aumentano di mano a mano si avvicinano alla cresta. In tutto il paese aleggia un'aria di prosperità che non abbiamo mai riscontrato in alcuno dei paesi greci attraversati fin qui. E' evidente la diversità di razza fra vlachl e greci: i primi sono della gente piccoletta ma tarchiata, dal viso aperto e bonario, dall'aspetto sano, con occhi sinceri. Sono lavoratori attivi, schivi dalla politica e conducenti una vita semplice e patriarcale. Sono o coltivatori di terre, o proprietari di armenti i cui pastori svernano qua e là nelle diverse vallate, o boscaiuoli e carbonai. Col collega inglese interrogo uno dei maggiorenti che fu in Rumenia ed a Costantinopoli ed egli schiettamente dichiara che per parte sua preferiva il governo del sultano a quello del re di Grecia. « Che volete, egli aggiunse, allora sotto i turchi potevamo avere scuole nostre e nella nostra lingua, adesso siamo obbligati a parlar greco, i nostri figli fanno i loro studi in greco e a poco a poco ci elleniziamo. Nelle famiglie parliamo ancora fra di noi la nostra lingua, ma fuori bisogna parlare greco, fra cinquant'anni qui non vi saranno più vlachi ma greci!» A me poi come italiano, aggiunse: «Noi siamo vostri fratelli, Sintim ginte latina (siamo gente latina)».

Verso sera il capo dei delegati greci viene per dirci che la famosa scorta è arrivata: dice essere composta di venticinque uomini con un sottufficiale: gli domando come mai con un reparto simile non siavi un ufficiale subalterno e mi risponde che da loro non occorre un ufficiale per un distaccamento così esiguo. Siccome egli ed i suoi colleghi furono trovati spesso menzogneri dubito della sua risposta, ne parlo ai colleghi e finiamo per constatare che la scorta di cui trattasi è composta in realtà di nove euzones con un sottufficiale. Hanno aspetto molto migliore dei soldati di fanteria trovati a Malakasi, sebbene non sieno nulla di straordinario e a petto dei quali i nostri alpini apparirebbero ercoli. Non sono reclutati esclusivamente fra i montanari, come da noi, tanto è vero che il distaccamento è composto di uomini di Missolungi.

3 Dicembre

Da Malakasi al passo di Zygos. Descrizione della mulattiera. Passo di Zygos. Mulattiera per Metzovo. Comunicazione fra Metzovo e Jannina. Cielo sereno - aria mite - gelo ovunque. Nelle prime ore del mattino parte per Kalabaka la scortct turca, restano però i soldati di cavalleria per noi c la colonna bagagli. Noi ci mettiamo in cammino alle 9 per riconoscere il terreno fra Zygos e Dokimi; abbiamo tre guide del paese: quella che è data a noi è un vlaco che si professa filoelleno, probabilmente i delegati greci ce lo hanno assegnato con intenzione.

Oiscendiamo a Salamorias e di là per un sentiero raggiungia- mo la mulattiera di Zygos: il terreno a metà della salita inco· mincia ad essere coperto di neve (dieci centimetri di spessore), questa però è stipata e agevola la marcia. Passiamo per Said pascià han, ricovero in legno che può dar ricetto ad una ven· tina di persone con altrettanti quadrupedi e giungiamo a Micro Zygos (piccolo Zygos) dopo due ore e mezza di salita. E' il Micro Zygos un colle secondario c he si trova sul contrafforte separante i due rii che hanno la Joro confluenza a 200 m. ovest del Ponte di Malakasi; il colle non è rappresentato nella carta d'Ardagh.

Da Micro Zygos a Megalo Zygos (grande Zygos) venti minuti di cammino: qui la mulattiera ha forti pendenze sopra uno strato di neve di mezzo metro circa, attraversa un bosco di pini e di abeti, non però molto fitto come lo è nelle Alpi tirolesi. In qualche punto si vedono traccie di disboscamento fatto però senza alcun criterio e con poca economia, chè gli alberi sono sta· ti tagliati molto al di sopra delle radici e ne resta ancora un tronco alto un metro e venti ed anche più sul suolo. La mulat· tiera nei punti più stretti e pericolosi è munita esternamente da lunghi tronchi d'alberi che ne impediscono le frane e ne pre· cisano il tracciato anche sotto la neve, quando questa non rag· giunga altezza eccessiva.

Il colle di Zygos colla vecchia frontiera era in possesso dei greci; è strettissimo perché la roccia ch'egli scavalca, tutta formata di minerali di rame, è a lama di coltello, non vi è quin· di spazio per alcun fortilizio od altra difesa consimile: più in· dietro e più in basso a cinque minuti dal colle fu costruito un largo blokhouse in solida muratura ben protetto contro il freddo e la neve dentro cui possono ricoverarsi una ventina di uomini: contiene un forno, una scuderia ed un magazzino capace di viveri per tre mesi. Lo troviamo disabitato ma intatto.

Dal colle di Zygos si ha una bellissima vista nella vallata di Metzovo ad ovest e verso i monti Chassia: questi ultimi appaiono come cime tondeggianti e con fianchi a declivi dolci rive· stiti di vegetazione. La vallata di Metzovo invece ha versanti ripidi e nudi. La mulattiera che da Zygos conduce al paese di Metzozo diventa sempre più difficile per le forti pendenze e per l'ingombro che spesso vi apportano massi rotolati dai monti. Poco al disotto del colle vi è un blokhouse turco ma attualmente disabitato. Dal colle si scorge distintamente Metzovo che resta molto più in basso sopra uno sperone brullo che comanda il rio e la mulattiera scendenti dello Zygos. Il paese ha un sobborgo sul versante opposto che porta il nome di Anilion, mentre la parte principale del villaggio chiamasi Prosilion. In complesso Metzovo ha poco più tremila abitanti, pressochè tutti vlachi. Dal colle si scorge distintamente il fortino che elevasi nel centro del paese (a Prosilion) isolato, colla fronte principale verso le provenienze da Zygos; è una speciè di fortilizio in muratura di vecchio tipo con muro di cinta munito di feritoie. Chiedo al colagassi di stato maggiore turco Sevfket bey che è con noi e che è stato di guarnigione a Jannina, in quali condizioni si trovi la strada Metzovo-Jannina ed apprendo essere quella una semplice mulattiera, molto buona ma inadattabile al traino.

Dalla gente del luogo ho le seguenti informazioni sulla praticabilità del colle di Zygos: è libero di neve e facilmente transitabile da aprile a novembre. Da dicembre a gennaio e da marzo ad aprile è passato soltanto da pedoni e da bestie da soma con poco carico; in gennaio e febbraio è assolutamente impraticabile in causa delJa gran neve che si ammonta sui due versanti. Da Megalo Zygos e Metzovo gli abitanti del luogo mi assicurano ]a durata del percorso essere di due ore. Il possesso del massiccio di Zygos è militarmente importante per il comando che ha sulle vallate del Salamorias, dell'Aspropotamo, del Metzovo, della Voinca e del Venedikos, nelle quali, durante la buona stagione, si può scendere per sentieri praticabili a truppe di fanteria e ad artig1ieria da campagna.

4 dicembre

Cielo coperto, freddo intenso. Si parte alle 9 antimeridiane, si stabiliscono quattro termini dalla cima di Dokimi al punto di confluenza del rio che ha le sue origini alla cima del Zygos (monte) con quello che nasce presso la roccia a picco a sud di Taburi Athanasaki.

5 dicembre

Piove tutta la giornata, il paese è avvolto nella nebbia e siamo costretti a rimanere chiusi nelle case.

6 dicembre

Nella notte il tempo si è messo alla neve che continua a cadere tutta la giornata; il delegato russo (colonnello Kalnine) ci lascia, dicendosi autorizzato a cessare dai lavori appena la stagione si guastasse.

7 dicembre

Tempo come quello del giorno precedente: la neve aumenta; si decide perciò di sospendere i lavori e di ritirarci a Kalabaka prima che le comunicazioni siano interrotte.

8 dicembre

Da Malakasi a Kalabaka. La seconda mulattiera dalla sinistra del Salamorias. Tempo sereno ma freddissimo - gelo.

Ci trasferiamo a Kalabaka: partendo alle 8 antemeridiane vi arriviamo alle 4. Il Salamorias è ingrossato per cui siamo obbligati presso Kalabaka a scendere molto più a sud (due chi- lometri circa) del guado ordinario per trovare un punto in cui il torrente diviso in numerosi rami permetta di attraversarlo senza pericolo. Apprendiamo che il dì precedente il colonnello Kalnine ha corso rischio di essere travolto dalla corrente e che uno dei soldati turchi datogli di scorta trascinato dalla fiumana dopo aver passato quasi intera la notte aggrappato ad un tronco d'albero e raccolto troppo tardi è morto per assideramento.

In tempo di piena del Salamorias per raggiungere Malakasi da Kalabaka si segue un cattivo sentiero, percorribile con qualche difficoltà da bestie da soma, il quale si mantiene sempre sulla sinistra del torrente. A cinque chilometri circa a nord dj Kalabaka abbandona il fondo della valle, risale a mezza costa i versanti del contrafforte di Kratchova, passa per diversi centri abitati da pastori o coltivatori vlaki, il più importante dei quali è Sutsia, quindi per Libokkovo cade su Malakasi: la durata del percorso, stando alle informazioni assunte sul luogo, è di nove ore circa.

9 dicembre

Cielo sereno. Partiamo alle 8 in ferrovia per Volo dove giungiamo alle 5 e trenta di sera.

10-17 dicembre

Attendiamo a Volo il compimento, per parte dei turchi e dei greci, dei rilievi da aggiungere alla carta d' Ardagh.

18 dicembre

Partenza per Costantinopoli-via Pireo. 19 sera Pireo, 20 partenza per Costantinopoli dove arrivo il 23 dicembre alle 10.

8. V. TROMBI, Completamento dei lavori di frontiera in Tessaglia (1).

M'onoro riferire a vostra signoria sul completamento del lavoro di de limitazione della frontiera greco-turca in Tessaglia avvenuto nel maggio ultimo decorso.

Partito da Costantinopoli il 5 maggio giunsi la sera del 6 ad Atene assieme coi delegati austriaco, francese ed inglese. Là trovammo il delegato russo al quale c i riunimmo per proseguire imme diatamente per Volo, com'era nostro desiderio, essendo autorizzati ad intraprendere i lavori anche senza il delegato tedesco, il quale ci doveva raggiungere più tardi (il 17 maggio). Però ad Atene con nostra sorpresa apprendemmo che i delegati greci, che noi credevamo già in Tes saglia, non erano ancora pronti sebbene al governo ellenico fosse già stato preannunziato il nostro arrivo dal suo incaricato di affari in Costantinopoli. Uno dei delegati era , allora in licenza, un altro, di guarnigione in Corfù; soltanto la sera del nostro arrivo in Atene ricevette l'ordine telegrafico di partire. Noi non mancammo di fare le nostre rimostranze per questo ritardo al governo greco a mezzo dei nostri ministri plenipotenziari ed ottenemmo finalmente che i delegati greci affre ttassero i loro preparativi e si trovassero pron.ti la sera del 9 maggio. Sicché il 10 la commissione internazionale poté imbarcarsi al Pireo per Volo, dove giunse 1'11 alle dieci e trenta antimeridiane. Lo stesso giorno, avuta la assicurazione dagli ottomani che il convoglio dei trasporti era pronto in Larissa, si stabilì coi delegati greci e turchi di partire l'indomani col primo treno per Larissa e di là proseguire la sera stessa per Tirvanos, località giudicata la più conveniente a pernottarvi siccome quella che trovavasi in prossimità del tratto di frontiera presso Valetsikon lasciato ivi sospeso nell'inverno passato per difficoltà avute coi delegati turchi, diffi. col tà che furono poi appianate in Costantinopoli dagli ambasciatori delle sei grandi potenze, risolvendo la questione in fa· vore della TurchiaPer tal modo 1'11 sera com'era stato progettato, la com- miSSIOne di delimitazione trovassi riunita a Tirvanos; essa era composta come segue: colonnello Kalnine per la Russia, il sottoscritto per l'Italia, maggiore Herdliczka, sostituente il tenente colonnello Giesl, per l'Austria-Ungheria, maggiore Fairholme, sostituente il Colonnello Pausonby per l'Inghilterra, capitano De Chapelles per la Francia, capitano De Clear, che giunse soltanto il 17, sostituente il capitano Morgen, per la Germania.

I delegati turchi erano i medesimi dall'inverno passato, ad eccezione del tenente colonnello Haindi bey sostituente il colonnello Riza bey, il quale essendo stato ultimamente promosso generale aveva avuto altra destinazione. Anche i delegati ellenici non erano mutati, tranne due membri aggiunti che non prendevano parte alle discussioni, tenute in seduta plenaria. La giornata del 12 fu dunque impiegata a stabilire il confine presso Valetsikon.

Da Tirnavos la commissione si trasferì il 13 ad Eleutherochorion per riprendere da est ad ovest, cioè da Gritzanon a Malakasi il lavoro interrotto nel dicembre dell'anno passato in causa della inclemenza della stagione.

Tutto proseguì speditamente e concordemente fino al giorno 17 nel quale giungemmo a Kerasia Fliki; qui i delegati greci non tenendo conto del tracciato grafico della nuova frontiera stabilita a Costantinopoli ed annessa ai preliminari di pace, ma stando alla lettera della definizione sommaria della stessa, pure unita ai preliminari di pace, pretendevano di non dover cedere ai turchi la piccola altura che travasi a cinquecento metri ad est di quel villaggio, la quale se occupata dagli ottomani, metteva a disagio i paesani.

Dopo un lungo discutere, i delegati delle grandi potenze riuscirono a comporre il dissidio persuadendo i turchi di cedere ai greci altura reclamata, la quale non aveva alcuna importanza militare, salvo ad avere un compenso territoriale in altri tratti della frontiera non ancora fissata dove il portare più verso sud la linea di confine non portasse danno ai villaggi finitimi.

Rimossa questa prima difficoltà si continuò ancora comodi fino al 20, quando cioè si arrivò col tracciamento della frontiera sulla catena di Kratchova. Il tracciato grafico della frontiera, dopo essere passato a poco più di un chilometro a nord del villaggio di Kakopleor\, si dirige verso le alture di Gribovo (le più elevate della catena di Kratchova), le quali sono lasciate ai turchi. Ora la descrizione sommaria dice che la frontiera si dirige alle vetta di Gribovo di quota 4.786 «qu'elle contourne par le sud». I delegati greci, fermi alla lettera della descrizione rifiutavano di riconoscere il tracciato grafico e pretendevano di contornare dappresso l'altura di quota 4.786, lasciando all'infuori la vetta principale a sud-est di questa (quota 4.854), la .quale ha un vero valore militare per chi ne resti padrone. I turchi necessariamente la reclamavano, e dava ad essi ragione non solo il tracciato stabilito a Costantinopoli ma eziando l'ar- ticolo 2° dei preliminari di pace. I delegati internazionali, eccettuato il russo, riconobbero giuste le domande dei turchi, sicché il deliberato della intera commissione, a maggiorità dei voti, riuscì ad essi favorevole; di qui proteste vivaci dei delegati ellenici, i quali, vista perduta la partita, dichiararono di ritirarsi e di cessare dal prender parte alla continuazione dei lavori. Essi certamente contavano sull'appoggio dato loro dal delegato russo. L'atteggiamento di quest'ultimo è difficile a spiegarsi: in parte io l'attribuisco ad una latente animosità verso il suo compagno d'anni, colonnello Peschkoff, addetto militare a Costantinopoli, il quale dopo aver preso parte ai lavori degli addetti militari in questa capitale per la delimitazione della nuova frontiera, quando si trattò poi di applicarla sul terreno pregò a Pietroburga perché in sua vece fosse inviato il colonnello Kalnine, addetto militare ad Atene. Questi, posando a non conoscere i criteri che servirono di guida al tracciamento della nuova frontiera, cercò sempre di disinteressarsi in tutte le questioni nel risolvere le quali bastava ispirarsi al concetto di dare ai turchi tutte quelle posizion d'importanza militare che permettessero di impedire un nuovo coup de cece da parte dei greci.

Il ritiro dei delegati ellenici causò una sospensione nei lavori chè alcuni delegati delle grandi potenze opinavano esser nulle le deliberazioni che si fossero prese in loro assenza, per il fatto che nei preliminari di pace era detto le determinazioni doversi prendere a maggioranza di due voti su tre: ora, se mancavano i greci, non restavano nelle deliberazioni che due voti solamente.

Per l'interruzione dei lavori la commissione si trasferì il 27 stesso a Genexalis, donde i delegati internazionali informarono telegraficamente i rispettivi ambasciatori dell'accaduto e chiesero istruzioni. Il 21 maggio, per non perdere inutilmente il tempo e produrre ritardo allo sgombro delle truppe turche dalla Tessaglia in causa della frontiera non compiuta, si ottenne che i greci dopo aver informato il loro governo di quanto rifletteva la questione di Gribovo, accettassero di prender parte alla delimitazione della frontiera a nord di Genexalis, poi per regolare il confine attorno a Gribovo, non appena si fossero ricevute istruzioni precise al riguardo.

Continuavamo così il tracciamento della linea fin presso Malakasi; ed il giorno 22, mentre stavamo per raccordare cogli ultimi tre limiti n. l 39, 140 e 141 la frontiera tracciata in quel giorno con quella che avevamo già fissata nel dicembre scorso dalla ve t fa di Dokimi al versa n te est del passo di Zygos, il che avrebbe ultimato il lavoro (salvo ben inteso il confine attorno Gribovo), sorse un'ultima difficoltà da parte dei greci: i quali non ottenendo soddisfazione alle loro pretese si ritirarono di bel nuovo dalla commissione, nonostante che questa volta anche il delegato russo desse torto a loro.

Il motivo del loro ritiro fu il seguente. La descrizione della frontiera dice che questa passa a cinquecento metri ad ovest del villaggio di Malakasi ed il tracciato stabilito a Costantinopoli mantiensi in realtà a distanza anche maggiore. Però convien notare che il villaggio per lo sviluppo che esso ha avuto dopo il 1881, data alla quale fu rilevata la carta dell'Ardagh che servì appunto a fissare in linee generali la nuova frontiera prima di stabilirla sul terreno, ha verso ovest una estensione maggiore di quella che non avesse quando fu rilevata dall'Ardagh la sua superficie. Volendo ora lasciare ai turchi il possesso di una collinetta che domina da ovest il villaggio, la frontiera veniva forse a passare a qualche decina di metri più vicina al villaggio di ciò che era detto nella descrizione. Però i delegati internazionali riconoscevano che il possesso della detta collina era importante pei turchi; che il passare la frontiera a 460 metri invece ohe a 500 dal limite esterno di Malakasi non peggiorava !e condizioni degli abitanti di questo di più che non ne riportasse dal ma:ntenerla: a 500; che il trovarsi qualche capanna, isolata dal nucleo vero del villaggio, a distanza inferiore alla stabilita non costituiva violazione alcuna a ciò che era stato fissato a Costantinopoli e perciò che le pretese dei greci erano ingiustificabili. ·

Essi decisero ancora elle per accelerare, per quanto stesse in loro, il tracciamento del nuovo confine, -di porre sul terreno i termini necessari anche senza il concorso dei delegati greci, di riferirne a Costantinopoli, ed una volta ottenuta l'approvazione del loro operato dai rispettivi ambasciatori, di rendere definitivo il tracciato inviando sul posto uno dei delegati turchi con uno dei delegati ellenici a prender conoscenza dei limiti fissati.

La commissione intera sì trasferì qundi a Genexalis dove rimase dal 22 al 27 maggio, attendendo che dagli ambasciatori fosse risolta Ja questione di Gribovo. Il 27 poi non giungendo istruzioni da Costantinopoli , i delegati delle grandi potenze, ritenendo impellente di ultimare la frontiera presso Gribovo, acciò non ne risultassero difficoltà allo sgombro dei turchi dalla Tessaglia nei limiti di tempo stabiliti, decisero di fissare provvisoriamente il confine sulla dorsale della catena di Krat· ohova, invitando i greci a seguirei per conoscere dove avremmo stabiliti i termini. Così fu fatto, ed il giorno successivo la commissione si mise in cammino per Kalabaka per poi recarsi in ferrovia a Volo, e là asP'ettare dagli ambasciatofi l'approvazione di ciò che essi avevano fatto sotto riserva. A Kalabaka il 28 sera arrivò finalmente la risposta degli ambasciatori, i quali ad unanimità avevano accettate le deliberazioni della commissione internazionale tanto per Gribovo quanto per Malakasi; perciò il tracciato provvisorio diventava definitivo ed il nostro lavoro doveva considerarsi ultimato.

Giunti il 29 a Volo, la commissione attese a lavori di scritturazione dei processi verbali ed al riporto sulla carta della nuova linea di frontiera insieme ai diversi Termini posti sul terreno ed il lo corrente in un'ultima seduta la conunissione, dichiarato compiuto il suo mandato , si sciolse.

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