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Democrazia diretta e Internet
Una dimensione nuova di partecipazione popolare nell’era digitale
Ilaria Rivera
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1. La democrazia digitale nel panorama politico contemporaneo
«La sovranità non può essere rappresentata, per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: o è quella stessa, o è un’altra; non c’è via di mezzo. Ogni legge che non sia stata ratiicata direttamente dal popolo è nulla; non è una legge» (J.J. Rousseau, Il contratto sociale, 1792, 15).
Data questa imprescindibile premessa teorica, con la quale l’Autore pone l’accento sull’impossibilità di frapporre un iltro rappresentativo nella approvazione della legge, che rappresenta espressione della volontà popolare generale, occorre però osservare che, nell’esperienza contemporanea anche la partecipazione democratica sembra assumere forme nuove. In particolare, si fa riferimento allo stretto legame tra le forme di democrazia e la sussistenza di strumenti tecnologici che sembrano superare il iltro della rappresentanza partitica e favoriscono forme immediate di espressione del consenso popolare.
Si assiste alla modiicazione dei modi di consultazione della popolazione, che viene coinvolta nelle decisioni politiche attraverso nuovi mezzi1, quali i sondaggi, i forum, i blog, in una sorta di moder-
1 Per un approfondimento, si veda B. Ekdale, K. Namkoong, T.K.F. Fung, D.D. Perlmutter, Why Blog? (Then and Now): Exploring the Motivations for Blogging By Popular American Political Blogger, in New Media & Society, 12, 2, 219 ss.
Nodi virtuali, legami informali: Internet alla ricerca di regole na “piazza” multimediale.
L’e-democracy2, o democrazia digitale, assume, quindi, particolare importanza nei processi di elaborazione dell’indirizzo politico del Paese. In ogni caso, in questa visione integrata, non si può escludere il ruolo del Parlamento, organo destinato al confronto delle opinioni e delle ideologie espresse dai rappresentanti politici.
2. Il ruolo di Internet quale strumento di dialogo tra governanti e governati
L’interazione tra le forme di democrazia diretta, nelle più recenti rappresentazioni venute ad emersione per il tramite dello strumento informatico, e le modalità di esplicazione della democrazia rappresentativa, di cui la Carta costituzionale ne costituisce il presupposto fondativo, sembra determinare una prospettiva nuova nel panorama politico contemporaneo, nel quale gli ordinari processi decisionali si arricchiscono della consultazione popolare nella elaborazione di scelte politiche condivise o, quanto meno, condivisibili.
In tal senso, la partecipazione popolare attraverso le modalità che la rete consente rappresenta un viatico per la destrutturazione del diaframma sussistente tra i singoli cittadini e le Aule parlamentari, quali luogo di rappresentazione sintetica degli interessi di questi ultimi.
I media, i blog, i forum, come si è potuto notare negli ultimi anni, sono diventati luogo privilegiato di espressione del consenso dei cittadini sulle proposte formulate dai rappresentanti politici o di confronto nella scelta stessa dei soggetti che li rappresenteranno in Parlamento. Internet è ormai lo strumento preferenziale attraverso cui si forma il contatto tra eletti ed elettori. Il ricorso alle piattaforme multimediali consente al cittadino di ottenere un’informazione trasparente sull’operato delle autorità pubbliche3 e di avere la possibilità di controllare le decisioni delle stesse.
2 Per una rilessione sul punto, si veda C. Rabbitto, Il ruolo degli strumenti di e-partecipation nel processo di e-government. Il coinvolgimento dei cittadini nel policy making, in Informatica e diritto, 2008, 435 ss.
3 Così, M. Mezzanotte, I Blog e la politica: l’agorà virtuale per la formazione del consenso, in Federalismi.it, 2015, 1, 9.
Anche la recente approvazione della Dichiarazione dei diritti in Internet, elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet della Camera, dimostra come la società contemporanea si stia indirizzando verso meccanismi nuovi di dialogo e di comunicazione, che superano le barriere isiche e costituiscono ormai un elemento acquisito nella vita quotidiana di ciascuno. In specie, nel Preambolo – ove si afferma che Internet contribuisce «a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni […] Ha ampliato le possibilità di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica» – si sottolinea l'importanza del ricorso alla rete per la condivisione di idee e per la circolazione di informazioni tra i cittadini e le Istituzioni.
3. La democrazia digitale e le tradizionali forme di espressione democratica
Ciò che colpisce è la inusuale interazione tra le tecnologie moderne e l’organizzazione politica, che sembra afidare i meccanismi decisionali a piattaforme digitali nelle quale gli individui sono in grado di esprimere la propria opinione circa le proposte politiche avanzate. In tal senso, il web costituisce lo strumento attraverso il quale la democrazia rappresentativa viene afiancata da elementi immediati, che si concretano nella forma – senza alcuna interposizione – tra governati e governanti. È evidente, però, che l’utilizzo di Internet risulta problematico nella misura in cui questo sia accessibile ad una sola parte della collettività, rischiando, con evidente eterogenesi dei ini, di distorcere la rappresentazione reale del consenso popolare. Non può sottacersi, indubbiamente, la portata innovativa del fenomeno digitale nell’elaborazione del processo decisionale, che in questo modo sembra ridurre lo iato esistente tra Istituzioni e cittadini e sembra rinsaldare il legame iduciario che si è progressivamente assottigliato a causa della crisi dei partiti politici4 e della conseguente difidenza nei riguardi di questi ultimi5 .
4 Cfr. G. Azzariti, Internet e costituzione, in Politica del diritto, 2011, 3, 369, il quale sottolinea l’impossibilità che Internet possa sostituirsi completamente al vuoto dei partiti politici, pur rappresentando – “non troppo, non poco” – un valido strumento per consentire la partecipazione popolare nonché la connessione tra le persone.
5 Cfr. G. Brunelli, Partiti politici e dimensione costituzionale della libertà asso-
Come dimostrato dalla recente storia politica, i blog hanno costituito il mezzo di dialogo e di strutturazione di decisioni concertate, soprattutto nella scelta dei candidati in vista delle tornate elettorali6 o nella selezione dei candidati per la carica a Presidente della Repubblica (si pensi, al riguardo, alle Quirinarie, messe in pratica dal Movimento 5 stelle in occasione dell’elezione ultima del Presidente della Repubblica). Il blog, nella sua applicazione speciica alle dinamiche politiche, pare rappresentare la cartina al tornasole del gradimento popolare7 nei riguardi della formazione partitica o del leader di volta in volta in considerazione.
Questo diventa terreno di dialogo che nasce dalla necessità di portare gli orientamenti e gli indirizzi politici assunti a conoscenza della collettività, nella prospettiva della formazione di una volontà consapevole e trasparente8, e si arricchisce nell’intenzione di fare dell’opinione espressa dai singoli la base fondativa del percorso politico da intraprendere, nel soddisfacimento delle esigenze sociali prospettate.
Naturalmente, in quest’ottica, l’e-partecipation9 si afianca ai ciativa, in F. Biondi, G. Brunelli, M. Revelli, I partiti politici nella organizzazione costituzionale, Napoli, Editoriale Scientiica, 2016, 24, mette in evidenza anche la crisi del popolo, derivante dalla «latitanza dei corpi intermedi (in particolare i partiti), come soggetti che organizzano e rappresentano gli interessi, componendoli e bilanciandoli nella decisione politica parlamentare». meccanismi convenzionali di formazione del consenso popolare, quasi a rappresentare una moderna agorà ateniese. Questo, in ogni caso, non preclude la previsione di ulteriori istituti di consultazione; infatti, Internet non vale a contribuire alla formazione di un tertium genus10 nell’ambito di un ordinamento democratico, accanto ai circuiti noti di democrazia rappresentativa e di democrazia partecipativa ma pare costituire lo strumento di valorizzazione della pluralità sociale nella manifestazione della volontà politica.
6 Per una disamina dell’utilizzo dei social e dei mass media in occasione delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti negli ultimi anni, tra gli altri, cfr. R. Davis, Typing Politics. The Role of Blog in American Politics, New York, Oxford University Press, 2009; F. Pizzetti, Partiti politici e tecnologie, in Federalismi.it, 2008, 2, 11 ss. e ivi compresa la ricca bibliograia richiamata.
7 Cfr. M. Mezzanotte, I Blog e la politica: l’agorà virtuale per la formazione del consenso, cit., 21.
8 Ciò viene sottolineato, in sede internazionale, dallo stesso Consiglio d’Europa, che, nella Raccomandazione CM/Rec (2009)1, si evidenzia che l’e-democracy facilita la fornitura di informazioni per «promuovere migliori e più legittime decisioni politiche».
9 Per una ricostruzione del dibattito dottrinario, cfr. P. Costanzo, Miti e realtà dell’accesso ad internet (una prospettiva costituzionalistica), in Consultaonline. org, 2012; M. Nisticò, P. Passaglia, Internet e Costituzione. Atti del Convegno di Pisa il 21 e 22 novembre 2013, Torino, Giappichelli, 2014. Più nel dettaglio, sulla partecipazione popolare al processo di revisione costituzionale, come per il caso recente della Costituzione islandese, cfr. T. Groppi, La e-partecipation e i processi di elaborazione e revisione costituzionale, in Ianus, 2014, 11, spec. 15 ss.
In altre parole, Internet non costituirebbe un modo nuovo di concepire la democrazia ma semplicemente una modalità esplicativa diversa, da inquadrare pur sempre nel contesto della democrazia rappresentativa e nell’infungibile funzione di intermediazione partitica11 all’interno delle Aule parlamentari. Gli istituti classici di democrazia diretta permangono ma si afiancano alla possibilità di trovare applicazione attraverso più ampie piattaforme informatiche, in grado di raccogliere il consenso di un ampio bacino di individui.
4. L’affermazione di movimenti politici “di
Digitale
Peraltro, la recente esperienza politica sembra avvalorare l’importanza assunta dallo strumento digitale anche nella affermazione di partiti e di movimenti12 in grado di raccogliere le istanze dei citta- dini13, sempre più insofferenti verso una classe politica usurata, e di farsi portatori nelle aule parlamentari del pressante disagio sociale. La previsione di piattaforme digitali e di modalità comunicative immediate tramite la trasmissione di incontri in diretta streaming ha portato, nel corso degli anni, ad una modiicazione evidente del processo formativo del circuito partitico. In particolare, spesso il web ha costituito una modalità espressiva di partiti cc.dd. antisistema – tra i quali il Movimento 5 Stelle14 in Italia, Podemos in Spagna e il partito pirata in Germania e in Svezia – la cui principale vocazione si è dimostrata quella di combattere l’organizzazione istituzionale tradizionale e di affermare un concetto nuovo di democrazia15, nel quale ricomprendere primariamente la volontà popolare, nelle diverse forme di applicazione dello strumento informatico. Senza alcuna pretesa di esaustività, basti osservare che questi partiti – o formazioni politiche, in generale – sembrano inverare una rinnovata manifestazione del patto sociale tra rappresentati e rappresentati il cui tessuto connettivo è formato dalla rete e dai connessi meccanismi comunicativi.
10 Così, T. Groppi, ivi, 25 e, analogamente, F. Gallo, Lectio magistralis del Presidente “Democrazia 2.0. La Costituzione, i cittadini e la partecipazione”, in www. cortecostituzionale.it.
11 I quali, in attuazione del dettato costituzionale di cui all’art. 49 Cost., concorrono evidentemente a tutte «le decisioni politiche dello Stato» (cfr. C. Esposito, I partiti politici nella Costituzione, in Studi di diritto costituzionale in memoria di Luigi Rossi, Milano, Giuffrè, 1952, 148). D’altra parte, come sottolineato da attenta dottrina (cfr. C. Mortati, La Costituente, Roma, 1945, 54), solo con l’intermediazione dei partiti politici i cittadini sarebbero in grado di «formare e esprimere una volontà unitaria».
12 Per una disamina del panorama politica, si veda P. Marsocci, Sulla funzione costituzionale dei partiti e degli altri movimenti politici, Napoli, Editoriale Scientiica, 2012.
Le conseguenze del progressivo silacciamento delle maglie sussistenti tra le Istituzioni e i cittadini, determinate, peraltro, dallo sfaldamento partitico e dalla frammentazione rappresentativa, sembra dunque aver contribuito a rafforzare la prevalenza di movimenti e, più in generale, organizzazioni politiche in grado di cogliere le istanze sociali e farne la giustiicazione della propria azione politica. Si tratta, per lo più, di soggetti politici la cui missione è quella di porsi in contrasto con le Istituzioni parlamentari, promuovendo una forma di democrazia partecipativa, nella quale “i cittadini sembrano avere sempre ragione”. Si badi, la forma dubitativa è giustiicata dalla considerazione dalla concreta organizzazione interna a tali strutture partitiche, nelle quali le decisioni continuano ad essere prese16 dai vertici, i quali sono in grado di decidere l’inserimento o, più spesso, l’espulsione di componenti non più graditi. Continuano, quindi, a porsi problemi non tanto di legittimazione esterna al partito o alla formazione politica, bensì di legittimazione interna in ragione del grado di discrezionalità nelle scelte di indirizzo.
13 A tal proposito, T. Casadei, Il mito del «popolo della rete» e le realtà del capo. Nuove tecnologie e organizzazioni politiche nel contesto italiano, in DPCE, 2015, 3, 893 e 896, evidenza l’emersione di una nuova forma di militanza politica «tutta giocata in rete e nel cyberspazio» ma, più in particolare, che afianca il dato digitale a quello territoriale.
14 Cfr. P. Corbetta, E. Gualmini (a cura di), Il partito di Grillo, Bologna, Il Mulino, 2013; E. Greblo, La ilosoia di Beppe Grillo: il movimento 5 stelle, Milano-Udine, Mimesis, 2011.
15 Al riguardo, C. Biancalena, Il populismo nell’era di internet. Retorica e uso del web nel Movimento 5 stelle, in Il Mulino, 2014, 1, 61, osserva la duplice funzione di queste neoformazioni politiche, ossia quella di placare l’insoddisfazione dei cittadini, dando loro «una valvola di sfogo non violenta» e, al contempo, di alimentarla quando le promesse vengono disattese.
5. I passaggi evolutivi del contesto politico-partitico, ossia per una deinizione “digitale” dei soggetti politici
Ad ogni modo, quello che preme evidenziare è che l’avanzamento delle nuove tecnologie sembra aver segnato il passo del progressivo ampliamento degli strumenti di espressione e di propaganda a disposizione dei partiti politici. È possibile, infatti, assistere ad una prima fase, nella quale il consenso si formava nel pubblico confronto di piazza o nei circoli di partito, ino ad arrivare ad altra fase caratterizzata dalla massiccia presenza di mezzi di telecomunicazione e dal loro conseguente utilizzo per ampliicare la eco propagandista dei leader di turno. È in questo momento che trova attuazione un fenomeno del tutto inedito, soprattutto da parte di alcune forze politiche, ossia quello della personalizzazione dell’indirizzo politico e della concentrazione in capo ad un unico leader17 del percorso ideologico di un determinato partito. Questo processo, come anticipato, viene agevola- to dalla moltiplicazione dei canali comunicativi radiotelevisivi e dalla strumentalità degli stessi ai ini promozionali dell’idea politica.
16 Sempre attuali sono le rilessioni esposte da Calamandrei nella seduta del 4 marzo del 1947 in sede di Assemblea costituente che evidenzia l’impossibilità che di coniguri realmente un ordinamento democratico «se non sono democratici anche i partiti in cui si formano i programmi e in cui si scelgono gli uomini che poi vengono esteriormente eletti coi sistemi democratici».
17 In questo senso, F. Gallo, Lectio magistralis “Democrazia 2.0. La Costituzione, i cittadini e la partecipazione”, cit., 3, sottolinea la trasformazione dei partiti politici, che «tendono a riorganizzarsi intorno ai leader e, seppur indeboliti, operano ancora da attori necessari». Questi, quindi, «sono anzitutto al servizio di un leader o di un candidato».
Questo percorso di ravvicinamento popolare sembra, infatti, accompagnarsi ad una dimensione nuova di rafigurazione delle strutture partitiche, che paiono dissolversi a favore del solo leader che, in questo modo, predomina sulla scena politica. In questo modo, la partecipazione popolare rischia una strumentalizzazione in senso populista, nel senso che i rappresentanti politici fanno progressivamente leva sulle esigenze dei cittadini per legittimare il proprio ruolo. La propaganda assume nuovi accenti con l’affermarsi di Internet e dei social media. Il linguaggio politico certamente risente di meccanismi di rinnovamento dell’architettura sociale e delle innovazioni tecnologiche. Il web si trasforma da strumento meramente informativo a oggetto di rappresentazione del programma politico tramite tecniche comunicative rapide ed eficaci.
Con l’avvento di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione, cambiano ancora una volta le dinamiche relazionali tra soggetti politici e cittadini. Si torna ad un’ottica “di piazza”, anche se, nel caso speciico, questa sembra trovare una collocazione immateriale e dai conini indeterminati.
La partecipazione politica trova, quindi, nuove declinazioni, così come il coinvolgimento politico si vale di ulteriori strumenti persuasivi. Ciò sarebbe dimostrato anche dal frequente ricorso alle piattaforme digitali per la diffusione di informazioni e per il rafforzamento dei meccanismi di idelizzazione dell’elettorato18 . In questo senso, Internet permette al singolo individuo di operare un raffronto immediato e diretto tra i programmi politici espressi e di formare autonomamente una posizione deinita.
La valenza positiva di Internet si ravvisa nella moltiplicazione delle possibilità espressive della collettività nella prospettazione dei propri bisogni e nella partecipazione alla deinizione della politica nazionale19, di concerto con i soggetti istituzionali designati. D’altra parte, non può non evidenziarsi la problematicità del ricorso incondizionato allo strumento digitale per la rappresentazione delle esigenze sociali perché ciò potrebbe comportare una perdita di tono della macchina burocratica complessivamente intesa e della complessità – da intendersi come pluralità – politica tipica di un ordinamento democratico che ambisca a deinirsi pluralista.
18 Ben mette in evidenza M. Revelli, La crisi del partito politico e i paradigmi organizzativi, in F. Biondi, G. Brunelli, M. Revelli, I partiti politici nella organizzazione costituzionale, cit., 135-136, la trasformazione dell’elettorato, «lontano mille miglia da quello che aveva costituito la base della precedente “democrazia di partito”, stabile e inquadrabile […] perché saldamente ancorato alle sottostanti aggregazioni sociali che ne rendono trasparenti e prevedibili le domande e le aspettative».
Il meccanismo decisionale continua a formarsi nel confronto politico interno alle Aule parlamentari ma sembra trovare il presupposto giustiicativo nella considerazione delle scelte popolari e nell’espressione del consenso dei cittadini in relazione all’indirizzo politico generale. In tale prospettiva, l’elaborazione concertata della volontà politica attraverso lo strumento digitale20 sembra costituire l’aspetto prodromico alla deinizione conclusiva della politica nazionale.
6. La rappresentazione popolare sul web quale mezzo di sintesi delle esigenze sociali
Ciò premesso, però, è di tutta evidenza che le recenti formazioni politiche non riescono a mantenere una certa stabilità nella luidità popolare di cui si fanno portatrici. La considerazione non è di poco momento se si guarda alla possibilità di rimettere interamente al consenso popolare la scelta dei rappresentanti, dei meccanismi decisionali e degli approdi risolutivi. In questo modo si assisterebbe all’esautoramento delle strutture partitiche, non più necessarie nella intermediazione tra istituzioni e cittadini. La ricca potenzialità di Internet nel panorama costituzionale contemporaneo dovrebbe, al contrario, essere sfruttata al ine di agevolare l’affermazione degli organismi politici e di consentire quel rilevante interscambio di opinioni e di proposte tra e con i cittadini.
19 Cfr. P. Marsocci, Cittadinanza digitale e potenziamento della partecipazione politica attraverso il web: un mito così recente già da sfatare?, in Rivista AIC, 2015, 1, 13.
20 Ivi, 14, laddove si sottolinea la possibilità per la democrazia di avvalersi delle nuove tecnologie via via disponibili.
Nodi virtuali, legami informali: Internet alla ricerca di regole
In fondo, è proprio questo che vale a caratterizzare il web, ossia la possibilità di unire attraverso la previsione di network diversi soggetti21, anche a grande distanza tra di loro22, consentendo a questi ultimi di esprimere il proprio parere circa gli intendimenti politici da adottare ovvero di manifestare le proprie necessità.
L’uniicazione, ovvero la sintesi, delle singole posizioni soggettive è dunque possibile attraverso quei “contenitori virtuali”, quali sono i blog, i forum e i social media, che, in ogni caso, non sembrano prendere il posto della realtà isica ma apportano soltanto a quest’ultima gli strumenti per raggiungere un maggior grado di effettività.
A tal riguardo, è interessante, d’altra parte, osservare che la piattaforma digitale è divenuta anche il punto di incontro tra tendenze ideologiche variegate e, a volte, contrastanti, che nella realtà isica avrebbero giocato sul piano dell’antagonismo politico mentre nella prospettiva virtuale sembrano unirsi nell’intento di contestare le Istituzioni parlamentari.
La dimensione politica sembra godere così di una fase di rinnovamento, consentita dal superamento delle barriere isiche e dall’assottigliamento delle distanze tra rappresentanti e rappresentati. D’altro canto, l’allargamento del consenso politico, data la signiicativa articolazione sociale, tende a rendere maggiormente visibile la dificile conciliabilità delle contrastanti posizioni, nell’ottica di un’esigenza uniformatrice della collettività.
Il pluralismo politico che si tratteggia nello Stato costituzionale contemporaneo riceve nuova linfa nella previsione di strumenti digitali di confronto e di elaborazione delle azioni politiche da in- traprendere. L’agone politico si muove su un terreno nuovo – immateriale – che vede l’interazione di soggetti diversi e al di fuori dei circuiti rappresentativi tradizionali.
21 In senso critico, M. Cuniberti, Tecnologie digitali e libertà politiche, in Diritto dell’Informatica e dell’Informazione, 2015, 2, 278 ss., osserva che la rete non può essere assimilata ad una sorta di “formazione sociale” sia per l’assenza di ine comune sia per l’assenza di regole di organizzazione la cui violazione determini l’insorgere di responsabilità giuridica. D’altra parte, il fatto che sia possibile costituire un’associazione tramite Internet non comporta automaticamente che si possa dilatare la nozione di “associazione” anche all’ambito digitale, con conseguente estensione di garanzie costituzionali.
22 Così, P. Marsocci, Cittadinanza digitale e potenziamento della partecipazione politica attraverso il web: un mito così recente già da sfatare?, cit., 3, sottolinea che Internet favorisce l’accesso a «una comunità elettronica di utenti, enormemente vasta, con i quali si può comunicare in diversi modi».
Come si è tentato di evidenziare, indubbiamente la portata del web come strumento di partecipazione popolare ha il pregio di perseguire l’intento di ridurre la frattura patologica tra governanti e governati; tuttavia, questo può, in talune occasioni, trasformarsi in un mezzo di divulgazione pericolosa di informazioni fallaci e distorsive23, con la probabile devianza della percezione popolare. Per ovviare a questa problematica sarebbe certamente auspicabile prevedere meccanismi di controllo circa la corretta veicolazione delle informazioni ma questo rischierebbe di comportare un’indebita ingerenza nella diretta interazione degli operatori politici con i cittadini nelle forme costituite e costituende, facilitate senz’altro dall’innovazione tecnologica.
In conclusione, così delineato, il quadro ordinamentale sembra individuare un fenomeno democratico 2.0.24
7. Conclusioni: ovvero per un Parlamento 2.0
Pur in considerazione della qualiicata potenzialità dello strumento digitale nella rappresentazione del consenso popolare e nella conigurazione di un canale comunicativo privilegiato tra cittadini e Istituzioni, non è possibile addivenire alla parossistica conclusione che i partiti avrebbero perso la funzione rappresentativa propria nel circuito politico. Il popolo25 rimane sì detentore della sovrani- tà26 e determinatore della politica nazionale; ad ogni modo, però, il iltro partitico risulta necessario per l’operazione di sintesi delle plurali istanze sociali. Solo in questo modo, sarà conigurabile una dimensione politica integrata, nella quale le decisioni pubbliche passano per il consenso popolare e si compongono nella rappresentazione – e nella rappresentanza – partitica.
23 In senso contrario, cfr. L. Corchia, La democrazia nell’era di Internet. Per una politica dell’intelligenza collettiva, Firenze, Le Lettere, 2011, che esalta il fattore interagente di Internet, in grado di aggirare i tentativi di gruppi organizzati di imporre manipolazioni e censure.
24 Sul punto, tra gli altri, M. Cuniberti, Nuove tecnologie della comunicazione e trasformazioni della democrazia, in Id. (a cura di), Nuove tecnologie e libertà della comunicazione, Milano, Giuffrè, 2008, 343 ss. Più in particolare, sull’e-democracy, tra gli altri, cfr. P. Costanzo, La democrazia elettronica (Note minime sulla c.d. e-Democracy), in Diritto dell’Informazione e dell’Informatica, 2003, 3 ss.; D. Pitteri, Democrazia elettronica, Roma-Bari, Laterza, 2007.
25 Si richiama la categorizzazione di Pierre Ronsanvallon del ruolo del popolo-sorvegliante, popolo-veto e popolo-giudice.
In conclusione, ciò che merita, in questa sede, evidenziare è che l’interazione tra democrazia, politica e nuove tecnologie determina modiiche importanti nella deinizione delle modalità comunicative, che, in ogni caso, non sembrano abbandonare i canali privilegiati di espressione, ma si corroborano nella previsione di strumenti altri.
Volendo portare il discorso ad ulteriori conseguenze e provando ad anticipare possibili prospettive evolutive, non sembra risultare lontano uno scenario nel quale il ricorso al web contribuirà a costruire un Parlamento 2.0.