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2. Design.italia.it: un’identità coerente dei servizi pubblici
Al sito, al servizio “da utilizzare” dobbiamo saper sostituirne uno “da vivere”. Solo attraverso un’esperienza piacevole e appagante, dove la creatività, la semplicità, l’armonia sono valori riconosciuti, vi sono le condizioni per un rapporto sereno con la pubblica amministrazione, dove il cittadino si sentirà a pieno titolo parte di una comunità.
Quindi insieme alla Presidenza del Consiglio, l’Agenzia per l’Italia Digitale ha rilasciato design.italia.it, dove si possono trovare linee guida per migliorare la progettazione dei servizi, che raccoglie le migliori esperienze internazionali e le traduce in principi e strategie chiari, al passo con le normative comunitarie.
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Proprio sull’apertura e sull’inclusività si concentrano alcuni passaggi: come ad esempio il primo principio delle linee guida, dove si sottolinea la necessità di pensare prima ai cittadini, i veri utilizzatori:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e devono poter accedere ai servizi senza distinzione di sesso, di lingua, di età, di condizioni personali e sociali. È compito della Pubblica Amministrazione rimuovere gli ostacoli di ordine tecnologico, geograico, sociale e culturale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno utilizzo dei servizi e l’effettiva partecipazione alla vita civica e democratica del Paese».
Un mutamento di paradigma notevole, che richiede il cambiamento totale nell’ideazione, nello sviluppo e nel rilascio di un servizio, che si interseca con l’art. 3 della Costituzione, sancendo il principio di uguaglianza formale e sostanziale anche nella sfera pubblica digitale (dai conini sempre più labili con la realtà “isica”).
Principi che hanno già attuazione in alcune delle infrastrutture immateriali come SPID, il sistema pubblico di identità digitale (Art. 64 del nuovo Codice dell’Amministrazione digitale – www.spid. gov.it), che permette l’utilizzo dei servizi pubblici e privati in modo semplice, ma sicuro (attraverso sistemi di riconoscimento dell’iden- tità) che non lede i diritti alla privacy dei cittadini in quanto non permette la proilazione, ma solo l’autenticazione.
Nei prossimi anni si perderà l’uso della parola “digitale”, perché tutto sarà digitale, per principio.
Fare le politiche sarà un esercizio di service design, dove le idee e la loro implementazione saranno ben collegate e i servizi plasmeranno il modo di governare, non viceversa: mettendo i cittadini al centro, lavorando in maniera agile, aprendo dati e processi, lo stesso governo cambierà, perché verrà ripensato anche il modo di emanare le leggi: sarà più veloce, più frequente, passando dalla sequenza alla circolarità.
Uno Stato che passa dal presentarsi “utilizzatore del digitale” all’“essere digitale”, ovvero che riesce ad applicare le culture, le pratiche, i processi e le tecnologie utilizzate oggi per rispondere alle aspettative e ai bisogni dei cittadini, cercando sempre di ridistribuire le opportunità, le informazioni e i dati, risorse sempre più preziose nella società della conoscenza e disinnescando le potenziali vulnerabilità di sicurezza e di privacy che stanno minando i nostri rapporti sociali.