L'ITALIA E I PAESI BALTICI (1919-19249)

Page 76

ostacolato da tutte queste autorità militari e tecniche, le quali si valgono della loro particolare competenza per opporsi o creare ritardi, che egli è stato lieto di apprendere le lagnanze nostre contro le autorità militari della Prussia orientale, che ci hanno mentito costantemente ed hanno tenuto lui all’oscuro della verità vera.”179 A metà gennaio dopo aver espletato quest’ultimo compito, finalmente la missione rientra a Parigi da Berlino dove: “il soggiorno (…) non è così gradevole da desiderarne un prolungamento.”180 La missione internazionale ha raggiunto così tutti o compiti assegnati ed ha soprattutto testato, per la prima volta, i rapporti con il nuovo governo tedesco e, nonostante le considerazioni finali negative di Marietti che trovano riscontro anche nelle testimonianze francesi della vicenda non può non emergere un atteggiamento di collaborazione ambigua del governo tedesco ad onorare gli accordi di pace. Risulta però chiaramente dalla documentazione una volontà del governo di Weimnar di concludere questa vicenda testimoniata anche dal fatto che non può essere stata solo la pressione militare lettone a costringere il ritiro dei tedeschi, come afferma Du Parquet, nè tantomeno questo obiettivo poteva essere raggiunto solo dall’azione concreta di una missione che non aveva mezzi per garantire quel risultato. Come dato generale possiamo quindi considerare il governo Bauer e molte delle componenti delle forze armate tedesche favorevoli a quel ritiro anche perché sicure di evitare ritorsioni al Paese attraverso le sanzioni da parte dell’Intesa che avrebbero sicuramente sollevato l’opinione pubblica tedesca contro di loro; tuttavia è vero che buona parte della classe militare e del governo locale della Prussia orientale fu un ostacolo concreto alla fine dell’avventura baltica di Von der Goltz e che la missione si trovò, in molti passaggi chiave, a dover prendere decisioni azzardate come nel caso della richiesta di armistizio alla Lettonia per impedire il fallimento della ritirata. Da missione tecnica, ma con moltissimi aspetti politici come abbiamo visto, in questo particolare episodio si possono leggere in maniera trasparente non solo la difficoltà di uscire da un ambiguo rapporto con i tedeschi da parte dell’Intesa nell’ utilizzare le sue forze militari per obiettivi politici diversi ma anche la fragilità di un governo come quello repubblicano di mantenere un equilibrio molto precario tra tutte le componenti della società tedesca in quel momento. Marietti ha contribuito con le sue memorie a puntualizzare questa atmosfera lasciandoci una cronaca sintetica e chiara del “tempo confuso” di quei mesi. E questo ci ha permesso di tracciare un quadro più complesso di una semplice ritirata di truppe evidenziando temi e problemi che saranno nei mesi successivi altrettanti punti difficili da affrontare in quelle regioni. Come scrive al generale Cavallero, non senza una punta di immodestia, che questo gli fu facile: “in quanto mi trovai tra la passione francese (si tenga presente che, per la prima volta, un generale francese in territorio prussiano si trovava nella posizione di dare ordini ad autorità militari tedesche), l’interesse inglese (che è fortemente impegnato laggiù) e la dommatica rigidità americana. Ebbi spesso buon gioco; parecchie volte il generale francese venne da me per consiglio, ed ho la convinzione di aver fatto bene la mia parte”.181 Che la sua parte l’abbia condotta con evidente successo lo testimonia anche il fatto che nel 1921 troviamo Marietti come componente italiano della Commissione della Società delle Nazioni per la riduzione degli armamenti182 e che prenderà successivamente il posto del generale Cavallero nella Commissione militare Alleata da dove osserverà da esperto, negli anni tra il ‘23 e il ‘24, la crisi dell’invasione lituana di Memel. 179

RDIP, 12 gennaio, pag. 3 RDIP, 8 gennaio, pag. 1 181 Relazione a Cavallero, pag. 15 non mancano certo, in questa relazione conclusiva, le rimostranze dell’essere stato “paracadutato” in questa non semplice missione: “più soddisfatto sarei, se maggiormente avessi potuto fare, se – cioè – non mi fossi trovato del tutto isolato. Di fronte a missioni complete in personale ed in mezzi, composta di uomini maturi e preparati, io mi sono trovato assolutamente solo, cioè con due tenenti, uno dei quali, con parecchie buone doti, ma ricco d’inesperienza, non rappresentava che un segretario; l’altro, quando aveva provveduto alle quattro necessità materiali della missione, aveva dato quanto poteva”. 182 Archivio Storico della Società delle Nazioni, Commissione militare tecnica per gli Armamenti, vol, 18/01 180

76


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
L'ITALIA E I PAESI BALTICI (1919-19249) by Biblioteca Militare - Issuu