LA DIVISIONE ITALIANA IN FRANCIA 1803-1806

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Conclusioni Alla fine del nostro lavoro di ricerca dovremmo poter tracciare un bilancio operativo e morale dell’invio della Divisione italiana in Francia e di come questo abbia influito sullo sviluppo della coscienza nazionale tra le truppe. L’invio della Divisione Pino si struttura, fin dalla sua organizzazione, come il maggiore sforzo e preoccupazione della giovane Repubblica Italiana. L’impiego di risorse umane e finanziarie, lo sforzo della struttura statale ai diversi livelli, l’attenzione della stampa non sono giustificabili se non si comprende l’alto valore simbolico di cui viene caricata questa partecipazione militare. La creazione della Divisione, curata nei minimi dettagli, non è il frutto ne del desiderio di gloria di un singolo comandante, Pino, ne uno scotto da pagare all’alleato e protettore francese da parte di Melzi. Viene invece coscientemente creata al fine di rappresentare il meglio delle forze italiane per quella che sembrava dover essere la loro prima esperienza bellica. La Divisione avrebbe dovuto fornire un modello di successo che facesse da esempio non solo alle altre truppe della Repubblica ma, ben più importante, alle masse di coscritti che venivano di anno in anno chiamati a servire lo Stato. Purtroppo saranno le scelte di Bonaparte a condizionare il declino della Divisione ed la sua eclissi dal quadro politico e militare. Al momento della sua formazione la Divisione riunisce quasi 7.000 uomini, ovvero un terzo delle forze totali della Repubblica che, sulla carta, dovrebbero essere forti di 24.000 uomini. In realtà l’effettivo non supera i 18.000 e questo aumenta ancora di più l’importanza dell’evento. Anche dopo il rimpatrio di alcuni corpi, la forza della Divisione resta superiore ai 5.000 uomini e possiamo stimare che ogni anno riceve in media 1.000 uomini di complemento. In totale possiamo calcolare che in questo corpo sono passati oltre 10.000 uomini provenienti dall’Italia. Non trascurabili sono le perdite che, basandoci sulla differenza tra effettivi e complementi ricevuti, sono circa 3.000 nel corso di tutta la permanenza in Francia. A questi sono da sommarsi altri 3.000 uomini persi durante il durissimo assedio di Colberg nel 1807. Tali perdite sono principalmente dovute alla durezza della vita militare, alle malattie ed alla diserzione. Abbiamo visto come successivamente alla prima crisi medica dovuta alle condizioni igeniche durante la marcia la salute dei corpi si stabilizza in maniera accettabile con un lieve peggioramento dalla fine del 1805. La diserzione, vero problema delle truppe sia italiane che francesi dell’epoca, si fa sentire, in particolare durante la marcia verso la Francia. Si riduce notevolmente durante l’esperienza del campo di Boulogne e sembra decisamente ridotta durante la permanenza nel 1806 tra i veterani, toccando invece i coscritti inviati dall’Italia, i quali disertano principalmente durante la marcia.


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