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Due militari e due generali: Pino e Teulié Pag

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Resta infine il Capo Squadrone Montebruno, comandante dell’artiglieria leggera assegnata alla Divisione, il quale si è sempre distinto per un alto livello tecnico e la capacità di portare avanti l’istruzione dei propri uomini.

Due generali e due militari: Pino e Teulié

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Come abbiamo visto la genesi della spedizione italiana a Boulogne deve in toto le sue origini e la sua strutturazione al desiderio ed alla programmazione del generale Pino. La sua impronta nella scelta degli uomini, dei reparti e degli ufficiali si farà sentire lungo gran parte dell’esperienza di questa Divisione, anche dopo l’abbandono del comando da parte di Pino. Non possiammo quindi non tracciare un’immagine del generale senza però volerne descrivere la biografia. Intorno alla sua figura, che diventerà particolarmente controversa a causa dei fatti dell’arpile 1814 che termineranno con la caduta del Regno, vi sono state diverse biografie. Sicuramente dobbiamo segnalare quella presente nell’opera di Lombroso sui più importanti ufficiali italiani95, in particolare per la precisazione di come la sua carriera non possa essere letta solo alla luce dei fatti del 1814. Molto più importante troviamo l’opera di Arianna Arisi Rota96, in cui si comprende la complessità di una figura militare a mal partito fuori dalla condizione bellica e incapace a livello politico. Tali mancanze sono ben evidenti non solo ai suoi colleghi e superiori politici, come Melzi e Bonaparte, ma anche allo stesso Pino. Principale problema, che segnerà tutta la carriera del generale, è una smodata passione per il gioco che lo porterà a perdere cifre enormi e a sopravvivere grazie alle continue elargizioni da parte del Vice-Presidente, del Viceré o di Bonaparte. Basandosi sulle notizie a lui avverse il suo stesso ingresso nelle truppe cisalpine nel 1796 si deve ad un esilio temporaneo da Milano per cause di debiti. Sicuramente però, Pino seppe come distinguersi nella carriera delle armi, dimostrando un notevolissimo coraggio personale, sprezzo del pericolo e ottime capacità di condurre gli uomini. Una sua caratteristica fu infatti quella di farsi ben volere dagli uomini, sia tramite elargizioni che nella condivisione dei pericoli. Le necessità finanziarie, mai cessate, lo spinsero verso uno smodato desiderio di far carriera che è alla base di sue innumerevoli richieste di impiego, a volte le più improbabili. Lo sesso Murat, amico e protettore di Pino, gli scrive con una lettera del 2 marzo 180597 di essere più costante nelle sue richieste, onde non perdere il favore di Bonaparte. Pino, infatti, dopo aver chiesto prima di partecipare alla spedizione a Santo Domingo, poi il comando

95 Cfr. G. Lombroso, Vite dei primarj generali ed ufficiali italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche dal 1796 al 1815, Milano, 1843 96 Cfr. A. Arisi Rota, Domenico Pino. Il mestiere delle armi e le insidie della pace, in Armi e Nazione : dalla Repubblica cisalpina al Regno d’Italia (1797-1814), a cura di Maria Canella, Atti del convegno storico tenutosi a Milano nel 2002, Milano, 2009 97 Vedi Annessi, C ME, Lett. 1808, pag. 210

della Divisione in Francia, ora, ferito ad una gamba, chiedeva il Ministero della Guerra italiano, posto per il quale lui stesso si era detto incapace in una lettera a Melzi. Sempre nel rapporto a Bonaparte sugli ufficiali italiani così lo descrive Melzi: “Jeté dans la carrière des armes sans la moindre

instruction, sans aucune connaissance relative, il y a développé un instinct militaire qui lui tient lieu de tout le rest. Il aime son métier, il est brave et très déterminé. Ce qui le rend assez utile dans la guerre, pourrait le rendre très incomode à la paix, faute de jugement et d’idées. Penchant naturellement au parti révolutionnaire, ce ne serait peutêtre pas sans consequence qu’il restait longtemps isolée avec un corps dont les officiers en général sont plus au moin dans le meme esprit.” Allo stesso modo sempre a Melzi si deve una descrizione quanto mai precisa del carattere militare di Pino, che è si un soldato, ma più un granatiere che un ufficiale! Uno dei problemi del carattere del generale che influirà sulla Divisione in Francia è sicuramente la sua tendenza a creare dei rapporti clientelari tramite l’assegnazione di impieghi e gradi. Su questo punto sia il Ministero che Melzi si impegnano fin da subito a impedirgli qualsiasi promozione all’interno dei Corpi, obbligandolo a sottomettere ogni decisione a Bonaparte. Nonostante ciò, sia per tentativi esterni, sia per il sostegno di Pino, diversi personaggi, anche abbastanza ambigui, tentano con diversi risultati di aggregarsi alla Divisione ed ottenere un impiego remunerativo in seno a questa. Tali richieste occuperanno notevoli sforzi da parte di Melzi, Marescalchi e Teulié, ricadendo negativamente sulla figura di Pino, più o meno implicate nel sostenerli. A fianco del generale comandante, resta fondamentale la figura del generale di brigata Pietro Teulié. Una sua biografia è stata recentemente tracciata da Maria Luisa Betri98 ed insieme a questa dobbiamo citare il testo di Jacopetti, suo aiutante di campo, pubblicato nella già citata opera di Lombroso99. Avvocato di orgine milanese, arruolatosi nel 1796, salirà i gradi della carriera militare, passerà in Francia nel 1799 e ritornerà in Italia al seguito dele truppe nel 1800. La sua opera più importante resta sicuramente la prima ristrutturazione delle truppe italiana che viene attuata durante la seconda Cisalpina, di cui è Ministro della Guerra. A questo periodo si deve sicuramente la fama di cui gode presso i soldati per i tentativi fatti di migliorarne la posizione. Fervente repubblicano e sostenitore dell’indipendenza italiana, cade in disgrazia a cuasa dei versi del capitano Ceroni e viene destituito dalle sue funzione e dal suo impiego. Possiamo riscontrare dalla corrispondenza del Vice-Presidente, come goda del suo favore anche se non richiede mai ufficialmente di essere reinserito in servizio. Amico di Pino con cui condivide le simpatie repubblicane, non è però in rapporti stretti. Al momento della sua sospensione, è il generale con la maggiore anzianità di servizio. Ha fama di ottimo organizzatore e capace di tenere la discipina e il controllo degli uomini. Se non fosse stato per la sua scomparsa nel 1807, Teuliè si sarebbe proabilmente dimostrato il

98 Cfr. M.L. Betri, Per una biografia di Pietro Teulié, generale e ministro repubblicano: Il triennio repubblicano., in Armi e Nazione : dalla Repubblica cisalpina al Regno d’Italia (1797-1814), a cura di Maria Canella, Atti del convegno storico tenutosi a Milano nel 2002, Milano, 2009 99 Cfr. G. Lombroso, op. cit.

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