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CAPITOLO XVIII L 'ULTTMO ANNO DI GUERRA: LA RIVINCITA! »
CAPITOLO XVIlI
L'ULTIMO ANNO DI GUERRA: LA RIVINCITA!
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Secondo l'esperienza degli Alleati franco-inglesi, se le quattro divisioni italiane di cavalleria al completo, con l'armamento e coi cavalli, alla fine deJl'ottobre '17 fossero state disponibili come riserva sul Tagliamento, esse avrebbero potuto essere suH'Judrio il 25 ottobre con una massa di 1.000 mitragliatrici e 120-150 pezzi. E se la stessa massa anziché tentare di frenare frontalmente l'inseguimento nemico, nella zona Palmanova-Mortegliano, avesse agito fronte a nord est ed a nord, la ritirata sarebbe stata protetta ben diversamente ed il passaggio del Tagliamento si sarebbe forse svolto in maniera diversa; purtroppo la guerra, com'è noto, non si fa con i se.
Ritornando alla Cavalleria italiana, essa, dopo le magnifiche prove fornite nel ripiegamento stava, nel 1918, per dare a tutte le Armi consorelle degli eserciti, alleati e no, un esempio di impiego razionale, violento, audace, vittorioso.
Dopo essersi sistemati a difesa sul Piave, era apparso chiaro che su quel fiume si decidevano tutti i destini della Patria, non solo quelli militari.
Nell'inverno 1917-1918 la necessità di potenziare il volume di fuoco e la celerità d'intervento dell'Arma fece sì che si costituissero cinque sezioni mitragliatrici ciclisti, una per ogni squadrone a cavallo, armate di due mitragliatrici pesanti ciascuna. Questi reparti avrebbero dato ottima prova nella fase finale della lotta.
Durante il periodo trascorso sul Piave, la Cavalleria sbrigò i compiti che le erano stati affidati di controJJo, esplorazione e sicurezza. Durante l'offensiva austriaca del giugno I 918 e le operazioni susseguenti, furono impiegati sulla linea di fuoco squadroni dei reggimenti Piemonte Reale, Lancieri di Firenze, Cavalleggeri di Foggia e di Caserta; furono impiegate pure la ID Brigata e la 4a Divisione di Cavalle1ia, che fornirono pattuglie esploranti.
Come esempio dei servizi resi dall'Arma, il Reggimento Cavalleggeri di Caserta era dislocato da tempo nella zona del Montello e nelle retrovie, un po' più a sud di esso. Dopo intense esercitazioni e sorveglianze, esso aveva una perfetta conoscenza della difficile zona. Ai vari reparti di altre Armi presenti nei singoli settori della zona assegnatagli, esso poteva fornire guide sicure, brave anche di notte, a perfetta conoscenza delle strade e di sentieri di fortuna, capaci di evitare le zone scoperte o principalmente battute del fuoco nemico. Sferratasi il 15 giugno, l'offensiva nemica, che interessò specialmente la zona di uno degli squadroni di Caserta , i cavalleggeri, incitati dai loro ufficiali, si prodigarono incessantemente per otto giorni. Collegarono sotto il fuoco le prime linee, ristabilendo il contatto coi reparti in linea interrotto dall'azione nemica e più in generale sostituendosi a tutti gli altri mezzi di collegamento che il fuoco dell'avanzata nemica aveva paralizzato o distrutto.
Si dovette in gran parte a quei Cavalleggeri se i comandi poterono funzionare, anche nei momenti più duri. Essi ed i loro commi Li toni degli altri squadroni divennero quasi leggendari tra le truppe deJle altre Armi, che li avevano battezzati "guide del Montello". Ciascun reparto e ciascuna unità affluente in quella zona ebbero la guida di nuclei di Cavalleggeri e, quando apparve chiaro che il nemico accennava a ripiegare, i Cavalleggeri, sebbene esausti non meno dei loro cavalli, con entusiasmo accompagnarono e qualche volta soccorsero i reparti inseguitori, fornendo loro preziose indicazioni. Analogo servizio prestarono gli squadroni dei Lancieri di Firenze un po' più a sud e non furono meno apprezzati o lodati. La loro opera può essere esemplificata da un episodio che in quel contesto di guerra di posizione appariva come di altri tempi: nel tardo pomeriggio del 15 giugno era
corsa voce che intorno a Giavera fossero apparsi degli Ulani. Uno squadrone, il 2°, era stato inviato a controllare la notizia. Era falsa. Ma il capitano che lo comandava, avendo avuto l'impressione che poche forze nemiche tenessero il paese, non esitò a lancìare due plotoni alla carica. I nuclei nemici ne furono tanto impressionati da abbandonare le mitragliatrici per darsi alla fuga, ma non così in fretta da evitare che 25 di loro fossero trafitti dalle lance; così lo squadrone riconquistò un cannone e altro materiale bellico e tenne il paese finché accorsero truppe di fanteria.
Nella zona sud di Monastièr fu costantemente impiegato Piemonte Reale; esso pure diede nuclei colleganti e fornì guide; ed esso pure, con uno Squadrone al comando di un tenente riconquistò dei pezzi di artiglieria con una magnifica carica. Poi passò ad operare intensamente nella zona tra Sile e Piave.
Presso ponte di Piave una pattuglia uffidali del Reggimento Foggia il 23 giugno tentò la traversata del fiume, ma il fuoco delle mitragliatrici nemiche le causò perdite ed impedì il passaggio.
Il giorno successivo la 4a Divisione di Cavalleria fornì sei pattuglie ufficiali - della VII Brigata - che dovevano tentare il passaggio a nuoto del fiume fra il ponte della Priula e Palazzon. La vigilanza nemica impedì la riuscita del tentativo, benché una pattuglia rimanesse per ben diciotto ore su uno degli isolotti. Durante tutte queste azioni sparse vi furono perdite di uomini e di cavalli, ma le truppe malgrado le incessanti e prolungate fatiche, furono magnifiche.
Più complesse le azioni della ID Brigata di Cavalleria a Monastièr. Era stata chiamata il 18 giugno per tentare un'irruzione a cavallo contro nuclei ed infiltrazioni nemiche. Costretta a passare sulle strade dalla natura del terreno, effettuò una carica che non riuscì e perse 50 uomini. Il giorno seguente, aumentando la pressione nemica contro la linea avanzata del caposaldo, un gruppo di squadroni fu appiedato e, poiché avvenne che i reparti laterali ripiegarono rapidamente (come del resto era già successo durante la ritirata al Tagliamento), la Brigata tenne da sola per giorni la linea di resistenza del caposaldo. Sostenne validamente l'urto nemico e ne alleggerì la pressione con irruenti contrattacchi alla baionetta. Ne uscì con perdite per 200 uomini, quattro ufficiali uccisi e 12 feriti.'35
Quando, ai primi di luglio, fu chiaro che la possente offensiva dell'esercito austro-ungarico era naufragata, fu chiaro pure che la riconquista delle terre invase e la vittoria decisiva potevano arrivare in breve tempo. Le direttive del Comando Supremo orientarono in tal senso la preparazione della Cavalleria, assegnandole compiti precisi e potenziandone il volume di fuoco.
L'esperienza delle azioni della Battaglia del Solstizio, come sarebbe poi stata chiamata la battaglia difensiva di giugno, avevano meglio chiarito come alla Cavalleria, ed anche gli squadroni delle T.S., spettassero compiti importanti e complessi quali l'esplorazione ed il collegamento. Va poi considerato il fatto che le esperienze al1eate avevano dimostrato, in una certa misura, che esisteva ancora la possibilità di agire in profondità nella conquista del terreno. Infine la celerità della Cavalleria era tanto più apprezzata quanto più rapidi e profondi erano i movimenti delle masse di fanteria, e quanto più vaste le zone su cui ess.i si svolgevano.
Perciò il Comando Generale dell'Arma di Cavalleria intensificò l'istruzione dei quadri e quella dei reparti sui mezzi di collegamento, che vennero aumentati e coordinati, sul modo di combattere delle altre armi e sull'adattamento delJ'azione della Cavalleria alla natura del terreno di prossimo impiego. Si mirò a rendere familiare la tattica dell'infiltrazione e a coordinare l'impiego dei reparti a cavallo con quelli più specificamente atti ad esplicare azione di fuoco, facendo anche esercitazioni d'insieme tra squadroni di cavalleria ed unità d'Assalto. Si stabilirono pure criteri d'impiego per

135 AUSSME, B 4 9651, Riassunto operazioni svolte della cavalleria periodo giugno luglio 1918.
Schierati per la cerimonia, Piemonte Reale, 1918.

le batterie a cavallo e per le autoblindo-mitragliatrici. Di conseguenza, dovendo agire in coordinamento con le altre Armi, a turni, durante l'estate del 1918, vennero inviati gli ufficiali superiori ai corsi istituiti presso le Armate e presso una Grande Unità di Cavalleria e gli ufficiali inferiori ai diversi corsj tenuti dal]e Armate e al corso di perfezionamento ufficiali. Venne fatta un'attiva preparazione, emanando direttive e sorvegliando esercitazioni intese a tenere desto lo slancio e l'ardimento, qualità essenziali dell'Arma, e a stimolare ed allenare costantemente le forze fisiche ed intellettuali degli ufficiali e della truppa.
Si ottenne dalle superiori autorità - cioè dal Comando Supremo e, per suo tramite, dal Ministero - che la mobilità e l'efficienza dei reparti fossero accresciute con l'aumento dei mezzi meccanici di trasporto, anche se questo in prospettiva era un passo in più verso l'abbandono del cavallo. Fu deciso che anche la potenza di fuoco dei reggimenti di T.S. fosse incrementata con l'assegnazione di altro personale a ciascun nucleo di ciclisti, e che nuovi mezzi di collegamento fossero assegnati ai comandi di unità e di reparto dell'Arma. Poi si coordinò l'impiego di questi ultimi, esercitando i reparti all'uso di essi e delle pistole Very, mai adoperate prima nell'Arma, e stabilendo speciali codici di segnalazione, si predispose il concorso dell'aviazione per le divisioni di cavalleria e si costituì presso ciascun reparto un nucleo speciale di ufficiali e di personale di truppa esclusivamente addetto alle segnalazioni ed ai collegamenti. L'organico ufficiali dei reggimenti e dei comandi di Brigata e di Divisione venne di conseguenza aumentato e, infine, furono emanate disposizioni per l'integrazione in ogni circostanza del funzionamento dei vari mezzi di collegamento.
Scorta ai prigionieri nel I 918, poco prima della fine della guerra.

E, siccome il terreno di futuro impiego era intersecato da numerosi corsi d'acqua con andamento normale al prevedibile asse di operazioni, fu disposto che tutti i reparti indistintamente fossero addestrati ai guadi ed ai passaggi a nuoto. Furono quindi adottati speciali sistemi di passerelle di corda per varcare piccoli corsi d'acqua e si studiò la possibilità di trasportare oltre i fiumi le autoblindo-mitragliatrici, valendosi dei mezzi delle Sezioni da ponte per Cavalleria.136
Come è noto, il piano offensivo concretato dal Comando Supremo Italiano prevedeva una duplice azione: dimostrativa sulla fronte della 6a e 43 Armata, risolutiva su quella delle Armate 12a, 8a e 10\ che doveva essere completata dall'intervento, in un secondo tempo, della 3a Armata e delle divisioni di cavalleria.
Le forze austro-ungariche in Italia ammontavano a 57 divisioni e mezza, con 6.030 pezzi e 564 aeroplani ed erano adesso articolate in tre gruppi d'armate: quello del Trentino, ora comandato dall'arciduca Giuseppe, binario come l'altro di Boroevic sul Piave, ed il nuovo Gruppo d'Armate dj Belluno, incaricato della difesa tra Piave e Brenta e sottoposto a von Goglia. In totale però solo 36 divisioni e mezza erano in prima linea, perchè l'Imperiale e Regio Stato Maggiore aveva schierato le proprie forze prevalentemente in difesa, sulle due linee all'uopo predisposte: la Kaiserstellung, profonda 2 o 3 chilometri, e la Konigstellung, in via di completamento.
Dall'altra parte Diaz nuovo Capo di Stato Maggiore aveva, da sinistra a destra, le armate 1\ 4U, 12\ 83, 10a e 33 • La 12° e la 10\ rispettivamente agli ordini del generale francese Graziani e dell'inglese Lord Cavan, contavano però una tre divisioni italiane ed una francese e l'altra due divisioni italiane e due britanniche. Complessivamente Diaz, su 57 divisioni che aveva, ne poté mettere 22 in prima linea e 16 in seconda, con 4.150 pezzi ed oltre 600 bombarde. Nella terza settimana di ottobre tutto il dispositivo era pronto per queJla che sarebbe passata alla storia come la battaglia di Vittorio Veneto.
Iniziò la 4a Armata, attaccando gli Austriaci sul Monte Grappa il 24 ottobre 1918, ad un anno esatto dall'offensiva di Caporetto. Sull'altopiano di Asiago entrarono in azione gli uomini della 6a, mentre quelli della 12a attaccavano sul Piave. Il 25 ed il 26 il fiume in piena arrestò le operazioni lungo tutto il suo corso, mentre la 4a Armata continuava a combattere sul Grappa.
Nella notte fra il 26 ed il 27 il Genio gittò ponti e passerelle sotto un fuoco tremendo, consentendo alle armate 83, 10a e 12° di traversare il fiume e costituire delle teste di ponte, rispettivamente verso Sernaglia, Valdobiaddene ed Ormelle. Gli Austriaci si difesero con tutte le forze su tutta la linea, concentrando il fuoco del1e loro artiglierie sui ponti appena gittati e cbe il Genio doveva continuamente ricostruire per gli effetti delle cannonate e della piena.
Il 28 il generale Caviglia fece passare il XVIII Corpo sui ponti usati dalla 10a Armata e lo fece convergere sul ne. mico, consentendo l'ampliamento delle teste di ponte. Nella notte il Genio gittò un'altra serie di ponti per i rinforzi, che permisero di prendere Susegana e minacciare Vittorio Veneto.
Davanti ad una simile situazione Boroevic, nel pomeriggio stesso del 29, ordinò la ritirata sulla seconda linea difensiva. 11 giorno seguente 1'8a Armata forzò la stretta di Serravalle, ]a 10° arrivò sulla Livenza, la 12a prese la strettoia di Quero e la 33, ricevutone l'ordine, passò il Piave.
Il 31 ottobre 1918 l'avversario, contro cui gli Italiani si battevano da oltre cent'anni, l'Imperiale e Regio Esercito Austro-Ungarico, sj sfasciò per sempre.
Ed ecco cosa aveva fatto la Cavalleria. Il 27 ottobre 1918 il Comando Generale dell'Anna di Cavalleria si era trasferito da Este a Villa Franchetti (a San Trovaso di Treviso) assumendo la denominazione di Comando del Corpo di Cavalleria. Aveva alle proprie dipendenze la 28 e 3a Divisione di Cavalleria, ma si era previsto d'assegnargli anche la 1 a e la 4a se, verificatosi l'atteso sfondamento, si fosse reso possibile l'impiego in massa delle truppe celeri.

136 AUSSME, Comando generale dell'anna di cavalleria: ai comandi di divisione, brigata e di reggimento cli cavalleria, Appunti sull'azione della cavalleria nei giorni 26 ottobre - 4 novembre 1918.
Il 28 ottobre la situazione fece passare la 1 a Divisione dalle dipendenze dell' 83 Armata a quelle della 103 per rimetterla a disposizione deU'83 il 30 e farla passare al Corpo di Cavalleria il l O novembre, in vista dell'inseguimento. Similmente la 4a Divisione, a disposizione del1'8° Armata, passò il 29 ottobre a far parte del Corpo di Cavalleria.
Il favorevole andamento dell'offensiva aveva indotto il Comando italiano il 28 ottobre 1918 a muovere le quattro divisioni di cavalleria, che erano: la la a Paese, Castagnole e Monigo, la 2° a Presina, Gazza, Ospitale di Brenta, San Giorgio in Bosco; la 33 a Camisano, Grumolo delle Badesse e Crisignano e la 4a a Piombino Dese, Scandolara e Trebaseleghe. I compiti assegnati loro oltre Piave dal Corpo di Cavalleria erano i seguenti:
I) prevenire il nemico ai ponti del Tagliamento, da Pinzano al mare, e occuparli;
II) tenere il contatto con le colonne nemiche in ritirata;
III) se impossibile oltrepassare il Livenza, agire contro il fianco destro dell'avversario e recargli il maggior danno possibile.
Per riuscirci, il Comando del Corpo aveva deciso di raggiungere al più presto con il nucleo principale della forza la pianura compresa tra la ferrovia Sacile-Codroipo al sud, il corso del Tagliamento ad est, la linea pedemontana Maniago-Aviano al nord ed il corso del Livenza tra Polcenigo e Sacile all'ovest. Di là poi bisognava proseguire velocemente verso il Tagliamento, per prevenire il nemico ai ponti di Pinzano, Bonzicco e della Delizia, mentre un distaccamento, operando a sud della suindicata ferrovia, doveva agire con lo stesso scopo verso i ponti di Latisana.
Occorreva prima di tutto assicurarsi i passaggi su I Livenza. Infatti l'avanzata delle tre di visioni di cavalleria - 2a, 33 e 4a - dal Piave aveva come primo obiettivo proprio il passaggio sul Livenza, che non poteva effettuarsi al nord della ferrovia Conegliano-Sacile, perché là avrebbe operato già la I a Divisione di Cavalleria e la ristretta zona di terreno racchiusa fra la ferrovia stessa e le colline, percorsa da due sole rotabili in senso ovest-est, rendeva rischioso un eccessivo agglomeramento di unità. Sarebbe stato giocoforza formare lunghe e lente colonne, facile bersaglio dell'artiglieria nemica. Di conseguenza il Comando del Corpo di Cavalleria fissava alla quattro divisioni, come primo fronte da raggiungere, il tratto di Livenza tra Sacile e Brugnera - inclusa - dando alla 23 Divisione il tratto tra Brugnera e Porto Buffolè inclusa. Da tale fronte, avanzando con l'ala destra della 411 Divisione da Brugnera, per Porcia, su Pordenone, la massa principale del Corpo di CavalJeria sarebbe sboccata nella pianura al nord della ferrovia Pordenone-Codroipo, per procedere poi celermente sul Tagliamento. La 3a rnvisione, giunta ultima sulla sinistra del Piave. doveva rimanere momentaneamente in riserva nella zona Tezze-Marano-Vazzola. Di là doveva seguire la 1 a a nord di Sacile e buttarsi nella pianura appena fosse stato aperto un passaggio, portandosi poi in linea sulla sinistra delle altre divisioni: avrebbe avuto come speciale obiettivo i ponti di Pinzano.
Era stato infine ordinato che, qualora le divisioni non avessero potuto oltrepassare il Livenza, dovevano arrecare il maggior danno al nemico agendo ''con ardite puntate" sul fianco delle colonne in ritirata dal Piave al Livenza. Essendo poi stato disposto che la 1 n Divisione di Cavalleria volgesse verso il nord - Vittorio ed alta valle del Piave - il comando del Corpo di Cavalleria provvide perché anche la 3a entrasse in linea, dirigendosi sul tratto di Livenza fra Polcenigo e Sacile. Come riserva venivano destinate un Brigata di Cavalleria (la III) ed una Batteria a cavallo della 2° Divisione, assegnando loro come dislocazione la località di Orsago. L'altra Brigata della stessa Divisione, la IV, doveva operare a sud della ferrovia Sacile-Pordenone-Codroipo, gravitando però col grosso delle sue forze verso la ferrovia stessa ed inviando un distaccamento per l'occupazione di ponti del Livenza. In tal modo il Corpo di Cavalleria operava con due divisioni e mezza nella piana a nord della citata ferrovia, verso il tratto del Tagliamento fra Pinzano ed i ponti della Delizia, e soltanto con una Brigata al sud della linea suddetta.

Messa al campo per il Piemonte Reale nel 1918.
Piemonte Reale schierato per la cerimonia, 1918.

Nelle prime ore del 29 ottobre si iniziarono i movimenti. La 1 a Divisione si attestò sul Piave tra Spresiano e Lovadina; la 23 si trasferì nella zona Istrana-Quinto di Treviso-Zero Branco-Badoere; la 3a si trasferì nella zona Piombino Dese- Scandolara-Trebaseleghe e la 4a passò nella zona PaeseCastagnole-Monigo.
La 1 a Divisione, passata sulla sinistra del Piave per i ponti di Palazzon e Salettuol - passaggio difficile e laborioso, vista la profondità del fiume e la velocità della corrente - ebbe il compito di puntare su Sacile e Vittorio, in cooperazione con le truppe della 103 Armata. A sera raggiunse la linea del Monticano, saldamente tenuta dal nemico; due brigate britanniche ed una italiana non eran.o riuscite a superarla.
Il Corpo di Cavalleria costituito dalle divisioni 28 , 3a e 4a si apprestò a passare sulla sinistra del Piave e, nella notte sul 30 ottobre, raggiunse la linea Cimadolmo-Borgo Malanotte, dove sostò in attesa di ordini. La 4a Divfaione in particolare si attestò al ponte H, 500 metri a valle del ponte della Priula, la 3a si accodò alla 2\ che si portò al ponte di Palazzon. Complessivamente nella giornata del 29 ottobre le quattro divisioni avevano percorso_, la 1 a 35 chilometri, la 2a 65, la 3a 70 e la 4a 40.
Il passaggio del Piave da parte della 4a Divisione - difficile per le condizioni di corrente, la poca stabilità del ponte ed il buio notturno - sub1 un arresto dalle 2 alle 6 del mattino del 30 ottobre, per la rottura del ponte stesso. Soltanto alle 10 la parte combattente della Divisione raggiunse l'altra sponda, poi iniziò l'attraversamento la 38, che passò dopo aver dato la precedenza a due reggimenti di artiglieria di Corpo d'Armata. Perciò soltanto nel pomeriggio del 30 le divisioni riuscirono a raggiungere la dislocazione seguente: 4a Divisione, tra Codognè e Vazzola; 28 tra Visnà e Borgomalanotte e 3a tra Mareno e Tezze.
Intanto la 1 a occupava, combattendo, Fontanelle, Codognè, Gaiarine e Conegliano, mentre i suoi distaccamenti erano spinti su Vittorio. Data la situazione, vennero fissati quali obiettivi sul Tagliamento: i ponti di Pinzano e di Bonzicco alla 33 Divisione, iJ ponte della Delizia alla 4a e quelli di Latisana alla 2a, che doveva occuparli con un distaccamento, gravitando col grosso delle sue forze verso nord in concorrenza delle conversione della massa del Corpo di Cavalleria.
Si prescrisse di non diluire l'azione su tutta la fronte, ma di attaccare con impeto in alcuni punti concentrandovi tutti i mezzi di penetrazione disponibili. Aperto un varco, si doveva procedere celermente sugli obiettivi assegnati, subordinando a ciò qualsiasi altra considerazione.
Il 31 ottobre, il giorno decisivo, vinte le resistenze incontrate lungo il Monticano, la 4a Divisione si attestò al Livenza tra Sacile e Brugnera: un gruppo di Cavalleggeri Guide attaccò Sacile, fortemente difesa da forze nemiche. Tre battaglioni britannici, trascinati dall'impeto dei Cavalleggeri, concorsero all'azione e la città sulla sinistra de] Livenza ridiventò italiana. All'alba dello stesso giorno una pattuglia di Vittorio Emanuele e una di Milano - 2a Divisione di Cavalleria - entrarono per prime in Oderzo. Ricognizioni spinte su tutta la fronte del Livenza trovano tutti i ponti distrutti, la riva sinistra saldamente occupata e guarnita da uno schieramento di mitragliatrici e di reparti di assalto. La 3° Divisione di Cavalleria nel pomeriggio raggiunse il ponte di Fiaschetti a nord di Sacile, l'unico preso intatto grazie alla pronta e decisa avanzata della 1a Divisione di Cavalleria, e si diresse su Polcenigo. Forze austriache ne occupavano saldamente la stretta.
La cooperazione tra il Gruppo d'Artiglieria a cavallo, le mitragliatrici e i ciclisti dei reggimenti Montebello e Vicenza costrinse gli Austro-Ungarici a ripiegare. Alle 18.30 la 3° Divisione occupò Polcenigo e spinse una pattuglia sul Tagliamento. Lo stesso giorno la la Divisione di Cavalleria riuscì, come si è accennato, ad occupare il ponte di Fiaschetti ed alle 15.30, prima tra le truppe italiane ed alleate, passò il Livenza. Il Reggimento Genova caricò i reparti nemici sostenuti da mitragliatrici e vicini alla sinistra del fiume, poi, a notte, la Divisione sostò con la TI Brigata a Vigonovo e la I richiamata da Vittorio - a Cordignano. Nella giornata la 1 a Divisione aveva catturato circa 1.000 prigionieri ed una ventina di mitragliatrici a fronte di qualche perdita, tra cui un ufficiale e 30 uomini

Uomini, cavalli e biciclette dj Piemonte Reale.

Panoramica del Reggimento Piemonte Reale schierato in aperta campagna, 1918.
feriti. Alla sera la Divisione ricevé dall'8a Armata l'ordine d'agire per Vittorio verso l'Alto Cadore, raccogliendosi l'indomani a sud est del lago di Santa Croce.
Nella notte del I O novembre elementi esploranti della 4a Divisione passarono sulla sinistra del Livenza e riferirono che il nemico si stava ritirando. Alle 14, gettato un ponte a Francenigo, la VII Brigata puntò su Pordenone, che risultò sgombra e saccheggiata, constatando che il ponte sul Meduna verso Casarsa era distrutto. Nella notte stessa elementi leggeri della 2a Divisione passarono il Livenza tra Varda e Porto Buffo]è, mentre venivano allestiti passaggi per il transito del resto dell'Armata.
Il 1 ° novembre, all'alba, la 3a Di visione mosse verso il Tagliamento, ma truppe austriache, fra cui la 6a Divisione di Cavalleria, appiedata e sostenuta da batterie e da numerose mitragliatrici, occupavano la linea San Martino-Sedrano-San Quirino-Nogaredo.
La XII Squadriglia autoblindo-mitragliatrici venne lanciata su Nogaredo: artiglieria e mitragliatrici nemiche aprirono il fuoco a brevissima distanza. Quattro autoblindo furono colpite ed immobilizzate e quasi tutti gli ufficiali feriti. Giunsero in rincalzo i ciclisti del Reggimento Saluu.o e la lotta si protrasse fino a sera. Il Reggimento Savoia sulla sinistra, nonostante iJ fuoco d'artiglieria e di mitragliatrici avversarie, caricò arditamente verso San Martino ed ebbe sensibili perdite; oltrepassata la prima linea nemica, si trovò di fronte ad altre successive resistenze, appiedò e combatté.
Contro Sedrano un Gruppo del Reggimento Sa/uzzo effettuò un'azione aggirante, contemporaneamente uno di Vicenza per San Quirino puntò su San Foca, per tagliare la ritirata al nemico. La pressione sulla fronte e la minaccia di aggiramento costrinsero sull'imbrunire l'avversario a ripiegare e nella notte ad abbandonare] 'intera linea. Nella stessa giornata del 1 ° novembre, la 1 a Divisione raggiunse Vittorio Veneto, mentre, alla stretta di Fadalto, le fanterie ancora combattevano per vincere la resistenza nemica. A sera la Divisione ricevette l'ordine dal Comando Supremo di raggiungere al più presto Stazione per la Carnia, per interrompere le comunicazioni del nemico che facevano capo alla Val del Ferro.
Per assolvere questo compito, il 2 novembre la 1 a Divisione, preceduta da colonne celeri mosse su Stazione per la Carnia per Maniago e Pinzano e tagliò le provenienze dal Mauria, mentre con un'altra colonna, risalendo il Meduna, scese in Val Tagliamento tra Ampezzo e Tolmezzo.
La colonna celere di avanguardia, composta da ciclisti, superata una breve resistenza sul Meduna occupò Maniago e, alla sera, Travesio. L'altra colonna, un Gruppo Squadroni di Genova Cavalleria con lo Squadrone mitragliatrici, raggiunse Tramonti di Sopra.
La 3a Divisione, informata che due colonne nemiche si erano dirette durante la notte tra il 1 ° e il 2 novembre rispettivamente ai ponti di Pinzano e di Bonzicco, mosse all'alba del 2 novembre e giunse a Tauriano. Staccato contro la colonna nemica diretta su Pinzano, il Reggimento Saluu.o caricò e catturò 400 prigionieri, due cannoni e sei mitragliatrici presso Istrago, annoverando fra i caduti il capitano Libroja, poi il Reggimento proseguì su Pinzano.
Contro la colonna nemica diretta a Bonzicco si mosse Montebello: un'intera divisione nemica era asserragliata e si difendeva disperatamente nei caseggiati di Bardeano e Provesano. Entrò in azione una batteria a cavallo, mentre i lancieri appiedati attaccavano gli abitati con azione avvolgente. Il rimanente della divisione, senza preoccuparsi delle mitragliatrici in posizione nei pressi di Spilimbergo, conquistò di viva forza la località, catturando prigionieri, sei cannoni, molte munizioni, materiali e un treno di vettovagUe. Savoia Cavalleria, sostenuto dall'artiglieria a cavallo procedé subito verso i guadi del Tagliamento. Il sopraggiungere della notte sospese l'operazione.
La 43 Divisione, all'alba del 2 novembre, occupato Cordenons dopo una breve ma vivace azione contro nidi di mitragliatrici e dopo aver catturato 140 prigionieri e ingenti materiali, si spinse su Bonzicco. Alle 16 la sua Vll Brigata proseguì per San Giorgio nella Richinvelda, ma si arrestò perché ostacolata da un nutrito fuoco di mitragliatrici appostate sulla linea Provesano-Cosa e Pozzo. lo nemico intanto bruciava il ponte di Bonzicco.

TI 3° Gruppo Bersaglieri Ciclisti, addetto alla 4a Divisione, era stato intanto avviato ai ponti della Delizia. Occupato Orcenigo di Sotto, informava che Cevraia, Orcenigo di Sopra, Villa Si]e e Castions, che costituivano parte della testa di ponte sulla destra del Tagliamento in corrispondenza dei ponti deJJa Delizia già fatti brillare, erano saldamente in mani avversarie.
La IV Brigata della za Divisione, guadato il Meduna nei pressi di Pordenone, prosegu} su Azzano Decimo, incontrò notevoli resistenze ed i ponti sui numerosi corsi di acqua tutti distrutti. Tale situazione lasciava naturalmente prevedere una lenta e difficile avanzata. Il comandante la Divisione propose allora ed ottenne di costituire una colonna celere, formata da una compagnia ciclisti, dalle sezioni mitragliatrici e dalla III Brigata in riserva ad Orsago con due sezioni autoblindo, da inviare per Sacile al ponte di Latisana. Allo scopo di aggirare la resistenza oltre il Meduna, il generale Luigi di Robbiante venne autorizzato a spostare la Brigata a nord della ferrovia Pordenone-Casarsa. Dalla mattina, in seguito all'ordine del Comando Supremo di inseguire il nemico in ritirata su tutto il fronte, il comando del Corpo di Cavalleria, dal quale veniva a dipendere anche la la Divisione di Cavalleria, ordinò alla I a Divisione di raggiungere al più presto Stazione per la Carnia per interrompere le comunicazioni nemiche che facevano capo alla Val del Ferro e di spingere distaccamenti verso i] nodo stradale di Tarvisio; alla 3a d'inseguire il nemico puntando su Udine e Cividale, intercettare le strade che da San Quirino e Monte Purgessirno risalgono le valli del Natisene e dei suoi affluenti e spingere esplorazioni su Tolmino e Plezzo; alla 4a di puntare su Pozzuolo-CormonsGorizia, occupando i ponti dell'Isonzo da Salcano a Peteano, e di spingere esplorazioni su Schonpass e Dromberg; infine alla 28 d'inseguire il nemico sulla direttrice Palmanova-Monfalcone, occupando i ponti sull'Isonzo da Peteano al mare.
L'indomani, 3 novembre, la la Divisione perseguì energicamente gli obiettivi assegnatile. La colonna celere d'avanguardia occupò Pinzano e le alture di Campeis, dopo aver vinto la forte resistenza nemica. Il grosso della cavalleria marciò su Travesio e a sera la I Brigata giunse nei pressi di Flagogna.
La 3a Divisione alle 7 .30 guadò al galoppo il Tagliamento nei pressi di San Odorico e di sorpresa s'infiltrò nella linea delle fanterie austriache, sorpassandola e giungendo sulle artiglierie prima che potessero aprire il fuoco. La situazione era pericolosa: un'intera divisione austriaca e numerosissime mitragliatrici guarnivano il tratto di sponda raggiunto; ma lo slancio dei cavalieri e la depressione morale degli avversari la risolsero. Il nemico rinunciò ad ogni ulteriore difesa e chiese di parlamentare.
Nella stessa mattina la 4a Divisione iniziò il passaggio del Tagliamento con la VII Brigata ed una batteria a cavallo ai guadi di San Odorico. Malgrado il fuoco di artiglierie e mitragliatrici nemiche, il Reggimento Vercelli raggiunse il costone di San Odorico e catturò 536 prigionieri e due batterie, mentre Nizza Cavalleria, con un'altra marcia, raggiungeva anch'esso la sinistra del Tagliamento.
Parlamentari austriaci si presentarono ai comandi della 3a e 4a Divisione annunciando che l'armistizio era stato firmato. Il Conte di Torino, comandante del Corpo di Cavalleria, che seguiva da presso le due divisioni, aveva anch'egli passato il Tagliamento e, saputo dell'armistizio, ordinò ai comandan6 delle divisioni stesse di imporre la resa nemico e, neJ caso non venisse accettata, di continuare senz'altro l'offensiva.
Di fronte a tale contegno energico e deciso, il generale Schonauer, comandante della difesa sulla sinistra del Tagliemento, si arrese. Passata frattanto sulla sinistra del Tagliamento anche la VIII Brigat.a, che si dislocò tra San Odorico e Turriva, i cavalieri procedettero al disarmo dei reparti della 44a Divisione austriaca, che complessivamente comprendeva cinque generali, 370 ufficiali, 6.996 uomini di truppa, 70 cannoni da campagna, 60 da trincea, 103 mitragliatrici, munizioni e numerosissimi materiali vari.
Precedentemente anche la 3a Divisione era passata sulla sinistra del Tagliamento ed uno squadrone di Savoia, in avanguardia alla Divisione stessa e.condotto dal colonnello Amedeo Marchino,

appena nominato comandante del Reggimento, sfuggì al fuoco avversario. Poi galoppò alla volta di Udine e vi giunse alJe 13.30, recando l'annuncio della riscossa e occupando la stazione ferroviaria.
La VI Brigata giunse nella mattinata presso Bagnara dove ricevé messi che annunciavano l'armistizio. Il comandante la Brigata li trattenne e proseguì l'avanzata. Prese così di forza Bagnara, Cordovado e Saccudello, catturando complessivamente J .600 prigionjeri tra i quali un colonnello. Reparti celeri della Brigata, spinti su Cinto Caomaggiore, inflissero perdite notevoli all'avversario e catturarono prigionieri, raggiungendo nelJa mattinata la Saga, a nord ovest di Portogruaro. Il Gruppo Celere staccato il 2 novembre dalla 2a Divisione compì un largo giro e, superate non lievi difficoltà, giunse verso il mezzogiorno del 3 novembre davanti al ponte di Latisanotta. Una compagnia ciclisti passò sul ponte della ferrovia di Latisana ed entrò in paese, catturando 278 prigionieri, dei quali 8 ufficiali. Alia sera la Brigata si attestò al Tagliamento tra Morsano e Latisana. Il comando del Corpo di cavalleria rimise a disposizione della 23 Divisione la III Brigata con l'ordine d'eseguire un'energica puntata su Palmanova e Gradisca: la Brigata guadò il Tagliamento nei pressi di S. Odorico e nella serata raggiunge Flaibano.
Il 4 novembre, il giorno della Vittoria: al comando del Corpo di Cavalleria venne comunicato l'ordine del Comando Supremo che alle 15 le ostilità dovevano essere sospese. Il Comando impose alle divisioni un ultimo sforzo, perché all'ora stabilita, puntando sugli obiettivi già fissati, venisse raggiunta la linea più avanzata possibile.
La colonna celere della t a Di visione di Cavalleria, vinte le ultime resistenze a Tolmezzo e ad Amaro, giunse verso le 14 a Stazione per la Carnia. Sorprese una colonna nemica in ritirata su Resiutta e la fece prigioniera; erano il comandante della 343 Divisione con il suo stato maggiore, circa 10.000 uomini di truppa. Le autoblindo aprendosi la marcia fra carreggi, quadrupedi e truppe nemiche, catturarono un comandante di Corpo d'Armata austriaco, mitragliarono un treno in movimento verso Pontebba e arrivarono a Chiusaforte.
All'armistizio il Reggimento Monferrato raggiunse Tolmezzo, dove stavano per arrivare la colonna che aveva risalito il Meduna e il Reggimento Roma proveniente da Chiaulis.
Tra Gemona e Venzone restarono bloccate le divisioni nemiche 41 a Honved - ungherese - e 12° di cavalleria appiedata. Per concessione del Comando Supremo dette divisioni avrebbero poi avuto passo libero per Pontebba, ma disarmate. Il bottino ammontò a 98 cannoni, 5.000 fucili e ingente quantità di materiale bellico di ogni specie.
La 3a Divisione, aperto il varco alle nostre fanterie che stavano arrivando al Tagliamento, puntò su Udine, dove giunse alle 11, proseguì per Cividale e, alle 15, si arrestò nella valle del Natisene all'altezza di Biarzo tenendo alcuni elementi avanzati a Robic, a 4 chilometri circa da Caporetto. Durante questa rapidissima avanzata, la divisione catturò convogli nemici, per complessivamente altri 3.000 prigionieri, tra i qua1i due colonnelli, 300 cavalli ed ingenti quantità di materiali.
La 4a Divisione lasciò l'Vlll Brigata a custodia di prigionieri, dato il contegno poco rassicurante di alcuni ufficiali nemici, e procedé su due colonne verso Gorizia. Una colonna celere di Bersaglieri Ciclisti e mitragliatrici di cavalleria mosse da Flaibano e urtò contro un forte reparto avversario, schierato con artiglierie e mitragliatrici presso il cimitero di Galleriano. L'attacco, breve e risoluto, portò alla cattura di 18 ufficiali, 985 soldati. sei cannoni, 20 mitragliatrici, cavalli e materiali vari. Il comandante la divisione, venuto a sapere che parecchi ufficiali austriaci, compresi i due generali, erano riluttanti e deporre le armi a Pozzuolo del Friuli, vi si recò e impose loro il disarmo nonché quello delle truppe là dislocate. L'altra colonna, costituita dalla VII Brigata di Cavalleria, muovendo da Flaibano incontrò una tenace resistenza a Lumignacco da parte di due compagnie ungheresi di Honved, che si an·esero dopo uno scambio di colpi, cosicché a]le 15 la Brigata poteva schierarsi sulla fronte Lumignacco-Risano-Tissano.
Per la stessa ora elementi celeri della 4a Divisione erano arrivati a Cormons, Manzano e Buttrio.

La la Divisione di Cavalleria in movimento verso il Piave nel 1918.

Sezione Autoblindomitragliatrici e reparti montati della 2" Divisione di Cavalleria verso il Torre.
La III Brigata, nelle prime ore del 4, da San Odolico puntò verso Palmanova. Vinta la tenace resistenza di una retroguardia asserragliata a Morsano, con un'azione in cui rimasero feriti il colonnello Panicati, il maggiore Zarone ed altri ufficiali del Reggimento Vzttorio Emanuele li, la Brigata alle 15 raggiunse, presso il km 4 della strada napoleonica Codroipo-Palmanova, una colonna nemica in ritirata. Il comandante della 23 Divisione di Cavalleria, che marciava in testa alla Brigata, stabilì col colonnello austriaco comandante 1'83° Fanteria quale linea raggiunta quella di Feletis-Fauglis.
La VI Brigata, passato il Tagliamento ali' al ba del 4 novembre sui ponti di Latisana e Latisanotta, avanzò celermente su Cervignano. Incontrò resistenza nemica sul Cragno, ad ovest di Palazzolo dello Stella, e, trovato un ponte distrutto, cercò un passaggio più a nord. Il Reggimento Mantova caricò brillantemente nei pressi di Talmassons la scorta di una colonna carreggio in ritirata, infliggendole forti perdite e catturando oltre 1.000 prigionieri: tra le perdite de] Reggimento vi fu un ufficiale ucciso e qualche altro ferito.
Il Reggimento Aosta catturò due colonne nemiche nei pressi di Pocenia, facendo complessivamente 600 prigionieri, di cui 20 ufficiali, e 70 carri. A Torsa fu accolto da fuoco di mitragliatrici, cercò un varco più a sud e, con successive azioni a fuoco e a cavallo, entrò alle 15 a Cenriolo, caricando al galoppo e con lo stendardo in testa.
La colonna celere della 28 D1visione, spinta innanzi alla VI Brigata di Cavalleria - reparti ciclisti divisionali, 7a Squadriglia Autoblindo e una compagnia Bersaglieri Ciclisti, a cui si erano uniti in seguito due squadroni di Piemonte Reale - vinse, con audace azione, successive resistenze a San Giorgio di Nogaro, a Torre di Zuino e a Masseria di Tre Ponti, catturando numerosi prigionieri, carreggio, cannoni e materiali. Alle 15 occupò Cervignano dove, col comandante la 588 Divisione austriaca, fatto prigioniero assieme a tutto il suo stato maggiore, venne stabilita come linea raggiunta quella Joanniz-Cervignano-Grado.
Il Corpo cli Cavalleria aveva così assolto i compiti fissatigli. Agendo come avanguarclia delle Armate, valendosi dei suoi soli mezzi, superò per primo tutte le resistenze incontrate sui successivi corsi d'acqua che sbarravano le sue direttrici cli marcia, sopravanzando fin dal 2 novembre il Corpo britannico dislocato sulla sinistra del Piave, quando le divisioni di cavalleria distavano da quel fiume circa 70 chilometri. La capitale del Friuli fu occupata dalla cavalleria il 3. Il 4 le di visioni avevano superato combattendo percorsi varianti dai 40 ai 90 chilometri e, dal 29 ottobre al 4 novembre, ne avevano percorsi da 300 a 350, spesso non ricevendo a causa della celerità della marcia, i viveri ed i foraggi.
Nei giorni di combattimento ufficiali e truppe si nutrirono con la carne dei cavalli caduti, uccisi e feriti. Complessivamente il bottino raccolto dal Corpo di Cavalleria assommò a: 10 generali, 1.378 ufficiali di altro grado, 40.200 prigionieri fra sottufficiali e truppa, 3.500 quadrupedi, 322 cannoni di vario calibro, 628 mitragliatrici, 27 .900 fucili, 3 treni completi ed altro materiale ferroviario, oltre a ingente carreggio, numerosi autocarri, grandissimi depositi di munizioni e quantità notevoli di viveri e foraggi. Nel calcolo dei prigionieri non si tenne conto delle tre divisioni intere che, chiuse dall'avanzata del 4 nella zona di Osoppo, virtualmente catturata, furono, d'ordine del Comando Supremo, lasciate ritirare disarmate per la Pontebbana. le quali avevano nel complesso una forza di circa 31.000 uomini e 7.000 quadrupedi.137
La guerra era finita e la Cavalleria sembrava tornata ad essere un'Arma preziosa. La tecnologia però aveva compromesso per sempre l'uso del cavallo.L'Arma sopravvisse alla guerra, ma cambiando, nel corso degli anni, il suo tradizionale mezzo di trasporto, sostituendolo con altri più moderni, ma sempre con lo stesso spirito che l'aveva e l'avrebbe ancora contraddistinta sui campi di battaglia.

m AUSSME, B 4 9651 2, Comando del corpo di cavalleria; oggetto: relazione sommaria sulle operazioni svolte dal corpo di cavalleria, 16 novembre 1918.
Autoblindomitragliatrici e batterie a cavallo della 2" Divisione di Cavalleria nell'ottobre 1918.

CavaJJeria e ciclisti della 3• Divisione di Cavalleria sul Piave: 1918.
Elementi della la Divisione di Cavalleria in montagna nel 1918.

Un ufficiale di cavalleria cammina a fianco a delle truppe inglesi, Piave 1918.
Lanciere a Udine liberata. 1918.

Cavalieri sul greto del Tagliamento nel 1918.

Ottobre 1918: la cavalleria avanza in Friuli.

Attraversamento del Meduna.

4 novembre 1918: guardia allo stendardo dei Cavalleggeri di Roma, custodito nel fodero.

Ufficiali dei Cavalleggeri di Alessandria a Trento nel novembre del 1918.

Quel che resta del campo di battaglia dell'Adriawerke nel novembre 1918.

3 novembre 1918 il tenente Genovesi con il plotone di avanguardia a Trento, davanti al monumento a Dante.
Trento 1918, lo stendardo dei Cavalleggeri di Alessandria.

Il Reggi.mento Cavalleggeri di Alessandria con lo stendardo a Trento nel 1918.

Lo stato maggiore della 3° Divisione con le AA RR i Duchi di Pistoia e di Bergamo a Trento passa in rassegna il Reggimento Alessandria, 1918.
