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Note al capitolo IV

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Appendici

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Note al capitolo IV

(1) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 165; M. d. G., Della leva sui giovani nati nell'anno 1844..., cit., pp. 89, 359; M. d. G., Della leva sui giovani nati nell'anno 1847..., cit., p. 64. L'emigrazione, nonostante la forte migrazione stagionale verso le Maremme, non ebbe mai nel forlivese l'influenza che questo fattore rivestì, specie a partire dalla fine degli anni sessanta, in altre realtà territoriali: le provincie romagnole "tutte di sangue caldo, ma senza emigrazione" denunciavano ormai pochissimi renitenti (E. Arbib, L'ordinamento dell'esercito e la leva del 1869, in "Nuova antologia" , a. XXVI (1891), fasc. V, p. 132).

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(2) Zanolini, art. cit., p. 15. Il liberale bolognese, se vede profilarsi i primi germi di una degenerazione della convivenza urbana, continua però a vedere con gli occhi del romanticismo agrario la situazione delle campagne: qui "è assai diversa la qualità del vivere e dei costumi; pochissimi oziosi, braccianti che lavorano a giornata, e quantità grande di contadini che coltivano poderi a mezzadria e si pigliano la metà della rendita. Questi non istanno in ozio, ed anche i piccoli garzoni hanno le loro incumbenze rurali e pastorecchie" (ibidem). La posizione di Zanolini, che considerava la leva militare alla stregua di un mezzo per inculcare nei giovani l'amore per il lavoro e una sana moralità, era comune agli altri articoli e opuscoli propagandistici che furono pubblicati nei primi anni sessanta.

(3) Questa estraneità appare addirittura assoluta per quei coscritti che furono dichiarati renitenti perché ignoravano l'entrata in vigore della leva obbligatoria.

(4) Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 38.

(5) Tra gli oltre 200 volontari cesenati che nel settembre del 1860 si recarono nelle Marche e nell'Umbria per aggregarsi all'armata del generale Cialdini non era compreso "un solo contadino" (S. Sozzi, Breve storia della città di Cesena, Cesena, 1972, p. 233).

(6) Si riporta, per fornire un'idea quantitativa del fenomeno, una statistica dei volontari forlivesi che parteciparono alle campagne risorgimentali del 1848-49 e del 1859-60.

Forlì comuni 1848-49 1859-60 totale 2763

Bertinoro 120

Forlimpopoli

155 Meldola 193 circondario di Forlì 1547 1811 3358 Cesena 831 Cesenatico 154 Savignano 248 circondario di Cesena 740 865 1605 Rimini 949 Sant'Arcangelo 166 circondario di Rimini 646 709 1355

fonte: Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 55

(7) Stefanoni Simonetti, La leva nelle Romagne. Brevi considerazioni alle famiglie dei coscritti, s. l., s. d. [ma 1860], p. 3 (opuscolo conservato in A. S. Fo., Prefettura, b. 771, cit. ). L'autore era maggiore del 21. o reggimento di fanteria.

(8) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 17, cit., lettera del sottoprefetto di Rimini Viani al prefetto di Forlì, Rimini, 2 aprile 1864. I comuni "propensi" al clero erano quelli di Gemmano, Scorticata e Verucchio (ivi, lettera del sottoprefetto di Rimini Viani al prefetto di Forlì, Rimini, 17 marzo 1864).

(9) A parte le campagne, soltanto con alcuni strati urbani più bassi il clero aveva instaurato un legame resistente: "Le campagne e parte del minuto popolo dei murati sono ancora pei Preti" (ivi, fasc. 146, cit., lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Civitella Baccarini al prefetto di Forlì, Civitella, 16 ottobre 1863).

(10) Ivi, fasc. 17, cit., lettera del sottoprefetto di Rimini Viani al prefetto di Forlì, Rimini, 15 luglio 1864.

(11) Ivi, lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Civitella Baccarini al prefetto di Forlì, Civitella, 15 maggio 1864. Il prefetto Campi, in alcuni rapporti inviati l'anno precedente al ministro dell'Interno, aveva invece affermato che il "partito retrogado piuttosto scarso ed inoperoso non dà preoccupazioni" e "scema d'influenza", assicurando che i "pochi uomini del partito retrivo sono impotenti ad attrarre colle usate arti, nell'orbita delle loro aspirazioni le masse delle popolazioni, perché queste servono tuttavia vivo e fresco nella memoria il doloroso esperimento lungamente fatto della mala Signoria di Roma" (ivi, fasc. 146, cit.: lettere del prefetto di Forlì Campi al ministro dell'Interno, Forlì, 21 settembre e 21 ottobre 1863).

(12) "Il partito clericale [...] non è alieno dal soffiare, specialmente nelle campagne, il malumore per le tasse" (ivi, fasc. 17, cit., lettera del sottoprefetto di Rimini Viani al prefetto di Forlì, Rimini, 1 novembre 1864).

(13) Manifesto della Regia Prefettura di Forlì indirizzato agli "Abitanti della Provincia", a firma del prefetto Giuseppe Campi in data 14 novembre 1863. Il manifesto è trascritto in Gioacchino Sassi, Documenti, ms. XIX sec., 2 voll., vol. II, doc. n. 404. Il manoscritto è conservato all'Archivio del Capitolo della Cattedrale di Cesena. Il canonico cesenate nella sua cronaca annota che in città questo manifesto "tutto incendiario contro il clero" fu "dai stessi costituzionali subito levato ove ritrovavasi affisso" (Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, p. 231). Il prefetto Campi, che resse la prefettura di Forlì dal giugno del 1863 al maggio del 1866, caratterizzò il suo mandato con un acceso anticlericalismo (Sozzi, Democratici e liberali..., cit., p. 59).

(14) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 146, cit., lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Meldola al prefetto di Forlì, Meldola, 15 agosto 1863.

(15) Torre, Relazione al Sig. Ministro della Guerra..., cit., p. 165.

(16) Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 37.

(17) U. Foschi, Par mod d'un di. Modi di dire romagnoli, Ravenna, 1975, p. 15.

(18) G. B. Villa, Poesie dialettali (1874-1919), a cura di G. Quondamatteo, Bologna, 1971, pp. 187188. Su questo poeta dialettale dai forti contenuti sociali si vedano: G. Quondamatteo - G. Bellosi, Cento anni di poesia dialettale romagnola, Imola, 1976, 2 voll., vol. I, pp. 8-9, vol. II, pp. 665-667; G. Quondamatteo - G. Bellosi, Romagna. Civiltà, Imola, 1977, 2 voll., vol. I, pp. 350-352. 108

Ugualmente esplicita è "una infame canzone che s'ode tutto giorno in bocca ai ragazzi da strada" trascritta dal cronista forlivese Guarini:

O bela Italia vestita da suldè con Garibaldi a Roma prest a' vlen' andè. O mamma mi dasim un bon curtel par piantel in te col a Vitori Manuel [...]"

(Filippo Guarini, Diario forlivese [1863-1920], ms. XIX-XX secolo, 16 voll., vol. I, p. 111; il manoscritto è conservato presso la B. C. S. Fo. ).

(19) Il prefetto Campi nella sua monografia riprende un articolo di un giornale marchigiano, pubblicato nel 1863, nel quale viene dipinto un quadro della condizione contadina che rappresenta un esempio particolarmente offensivo di tarda satira del villano: "Il contadino non ebbe mai l'onore di indossare altra assisa che il sacco, nel suo petto non ha buttato che lo scapolare, la sua mano non strinse che il bordone, il suo capo non si coperse che del cappuccio d'una di quelle confraternite che marciano all'acquisto delle sante indulgenze. Aggiogare i giovenchi, coltivare il campo, custodire le vigne, riassumeva il tutto quanto eragli consentito dai suoi reggitori. Alieno da ogni idea di libertà di cittadinanza e di patria, educato alla sofferenza ed alla rassegnazione alimentate da un sensismo di religione sterile ed agghiacciante, egli non andava oltre il desco ed il talamo, il campo e la Chiesa" (Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 37).

(20) Zanolini, art. cit., p. 15.

(21) Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, p. 175.

(22) Proverbi romagnoli, cit., p. 759. Altri proverbi sulla coscrizione sono riportati in Questa Romagna. Storia, costumi e tradizioni, a cura di A. Emiliani, Bologna, 1963, 2 voll., vol. I, p. 329.

(23) Cammelli, Al suono delle campane..., cit., pp. 128, 163-164; Marginalità, spontaneismo, organizzazione..., cit., pp. 8-9 (premessa di P. Sorcinelli); Uguccioni, art. cit., p. 15. Una ragione della minore resistenza opposta dalla popolazione urbana all'introduzione della coscrizione può forse essere individuata anch'essa all'interno della sfera economico-produttiva. Se l'introduzione della leva veniva indubbiamente a turbare la vita produttiva tanto degli agricoltori quanto degli artigiani e piccoli commercianti cittadini, il danno economico che l'assenza di un figlio coscritto apportava a queste ultime famiglie era senza dubbio minore. Lo squilibrio che si veniva a creare era infatti più facilmente neutralizzabile per l'esistenza di una differenza di fondo tra l'esercizio dell'artigianato o del commercio e le occupazioni agricole: mentre queste erano pesantemente condizionate dai tempi dell'annata agraria, con dei picchi di prestazioni lavorative e dei periodi di relativa inoperosità, l'attività artigianale o commerciale era sostanzialmente costante nell'arco dell'anno e quindi esente dal rischio che a causa della coscrizione si producessero, come nelle campagne, deficit e strozzature drammatiche sul versante della forza lavoro.

(24) L'"Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola" promossa dal parlamento nel 1877, fonte indispensabile di conoscenza della situazione sociale e produttiva delle campagne italiane nella seconda metà dell'ottocento, fornisce anche delle informazioni preziose sull'influenza esercitata dalla coscrizione sulla popolazione rurale. A questo tema era infatti dedicato il quesito 109

XXIII ("Servizio militare. Svariate influenze di esso sulla condizione dei contadini"). Ovviamente l'inchiesta si riferisce all'atteggiamento nutrito dalle classi agricole verso la coscrizione a circa vent'anni dalla sua introduzione. Non manca tuttavia in questa fonte uno sforzo di sintesi di più ampio respiro, un tentativo di ricostruire la genesi e la storia di questo atteggiamento. Oltre alla relazione del marchese Tanari sulla VI circoscrizione, comprendente le provincie di Forlì, Ravenna, Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma (in Atti della Giunta per la Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, Roma, 1881, vol. II), sono stati utilizzati anche i materiali preparatori, cioè le risposte dei sindaci al questionario dell'inchiesta e le monografie compilate su base circondariale da esperti in agricoltura o da associazioni di settore quali i comizi agrari, che costituirono l'insostituibile documentazione di base per la redazione della relazione. Sull'inchiesta si veda A. Caracciolo, L'Inchiesta agraria Jacini, Torino, 1973. I questionari e le monografie relativi alle provincie romagnole di Forlì e Ravenna, conservati all'Archivio centrale dello Stato, Archivi parlamentari, Inchieste parlamentari, Giunta per la Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, sono disponibili in fotocopia presso l'Istituto storico della Resistenza di Rimini (d'ora in poi I. S. R. Ri. ). Dei 61 comuni delle due provincie 47 risposero al questionario. Le monografie redatte furono sette, di cui due edite: due per i circondari di Cesena e Faenza, una per quelli di Rimini, Lugo e Ravenna. Si è ritenuto legittimo utilizzare anche i materiali relativi al ravennate, dove la coscrizione, seppure con minor intensità rispetto al forlivese, incontrò difficoltà analoghe.

(25) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini: vol. II, Savignano, p. 369; Sarsina, p. 357; vol. I, Scorticata, p. 221. Certamente, dopo l'introduzione della leva obbligatoria, non si manifestarono mai nelle campagne romagnole delle carenze di forza lavoro tali da comportare un arretramento nella produzione di certe colture come invece sembrerebbe essersi verificato, a causa delle massiccie requisizioni di coscritti e dell'altissino numero di refrattari, nel periodo napoleonico (Tonelli, op. cit., p. 88). L'influenza della coscrizione rimane limitata al piano microeconomico (l'azienda agricola famigliare) e non giunge a perturbare quello macroeconomico (la produzione agraria complessiva).

(26) La bibliografia sulla struttura della famiglia contadina è ormai imponente. Si segnalano soltanto alcuni studi sulla famiglia emiliano-romagnola, ai quali si rimanda per una esposizione più approfondita dei suoi caratteri costitutivi e per ulteriori informazioni bibliografiche: C. Poni, La famiglia e il podere, in Strutture rurali e vita contadina, Milano, 1977, pp. 99-119 (ripubblicato in una nuova versione e con il titolo La famiglia contadina e il podere in Emilia Romagna, in C. Poni, Fossi e cavedagne benedicon le campagne. Studi di storia rurale, Bologna, 1982, pp. 283-356); C. Poni - S. Fronzoni, L'economia di sussistenza della famiglia contadina, in Mestieri della terra e delle acque, Milano, 1979, pp. 11-41. Si possono utilmente consultare anche il breve ma denso articolo di F. Cazzola, La formazione di una popolazione marginale in agricoltura: alcune ipotesi di lavoro, in "Annali dell'Istituto Alcide Cervi", a. II (1980), n. 2, pp. 79-86, e l'agile volume di P. Macry, Introduzione alla storia moderna e contemporanea, Bologna, 1980, pp. 91-120. Di Poni si veda anche la premessa al fascicolo di "Quaderni storici" dedicato alla Protoindustria, a. XVIII (1983), n. 52, pp. 5-10. Sull'industria tessile casalinga nel forlivese alla fine dell'ottocento si veda Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Statistica industriale. Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Forlì, Roma, 1900, 2a ed., pp. 46-48.

(27) A. S. Fo, Prefettura, b. 788, supplica di Domenico Prati..., 1861, cit.

(28) Ivi, supplica di Felicia Fiorini all'intendente generale della provincia, Rimini, 26 aprile 1861. Analogamente un renitente di Sant'Arcangelo, interrogato dal procuratore del tribunale penale di Forlì, giustificava la sua fuga con queste parole: "Non mi presentai al servizio militare perché la mia persona era troppo necesaria alla mia famiglia composta tutta d'impotenti e di piccoli" (A. S. Fo., Tribunale penale, 1862, b. 40, fasc. 1529).

(29) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini: vol. III, Cotignola, p. 662; D. Ghetti, Monografia sulle condizioni dell'agricoltura e della classe agricola del Circondario di Faenza, 1879, p. 94. Il danno, secondo Tanari, era quindi "piuttosto relativo che assoluto", in quanto colpiva la "condizione economica delle famiglie, secondo la composizione loro" (Atti della Giunta..., cit., vol. II, fasc. II, p. 364).

(30) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini: vol. I, Gemmano, p. 58; vol. II, S. Mauro, p. 345.

(31) Ivi, Savignano, p. 369. La legge piemontese del 20 marzo 1854 stabiliva, come si è già visto, che fossero esentati i figli unici di padre quinquagenario e i primogeniti di madre vedova o di padre entrato nel settantesimo anno d'età. La legge del 24 agosto 1862 apportò una modifica alla legislazione precedente, accordando l'esenzione a tutti i figli unici. Il generale Torre giustificò questa importante innovazione con la volontà del ministero della guerra "di non portare col reclutamento il disordine e la dissoluzione nelle famiglie", in quanto in alcune parti del paese "la ripartizione del terreno è fatta tra i coloni in guisa che il concorso del figlio unico vi è realmente necessario" (Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., pp. 304-305).

(32) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, Ghetti, op. cit., p. 95. Il generale Torre, riferendosi all'aumento del contingente di prima categoria che si verificò nella leva della classe 1843, affermò che questa maggior richiesta di arruolati non "sarebbe riuscita più onerosa" alle popolazioni, "anzi sarebbe tornata loro di qualche grado più lieve". Infatti, a motivo di questa "contribuzione", il Governo non era più obbligato ad "esigere la immediata e permanente presenza sotto le armi degli uomini di 2. a categoria" e quindi "minori per conseguenza averanno ad essere gli affetti domestici contrariati, minori le industrie disertate dalle braccia operose, minori i mestieri abbandonati e i guadagni sospesi" (M. d. G., Della leva sui giovani nati nell'anno 1843..., cit., pp. 1-2).

(33) Ivi, p. 94.

(34) Atti della Giunta..., cit., vol. II, fasc. I, pp. 246-247.

(35) Rosetti, op. cit., pp. 102-104.

(36) Secondo Tanari "l'emigrazione temporanea era "normale ed estesissima". La destinazione era quasi sempre rappresentata dalla maremma toscana e dall'agro laziale e più raramente anche dalla Corsica, la Sardegna e la Lombardia (Atti della Giunta..., cit., vol. II, fasc. I, pp. 247-248). Al contrario, l'ingegnere Biffi, estensore di una seconda monografia sul circondario faentino, affermava che non esisteva "emigrazione né precaria, né stabile" (L. Biffi, Memoria intorno alle condizioni dell'agricoltura e della classe agricola nel Circondario di Faenza, Faenza, 1880, p. 168).

(37) Nel bolognese "per le grandi famiglie bracciantili della bassa la partenza di un figlio per il servizio militare poteva essere vissuta anche come momentaneo sollievo" (Cammelli, Al suono delle campane..., cit., p. 131).

(38) "Il mondo contadino ha una sua autonomia e una alta compattezza interna, ma non è -di necessità- un microcosmo, chiuso ad ogni rapporto con l'esterno. Di necessità: in effetti la comunità contadina subisce, più che scegliere, i propri contatti con [...] istituzioni diverse da sè" (Macry, op. cit., p. 117). Il rapporto del mondo contadino con l'istituzione militare è da questo punto di vista illuminante. Non è poi senza significato che i contadini romagnoli imputassero la colpa dell'introduzione della coscrizione ai ceti cittadini. Il delegato mandamentale di pubblica sicurezza di Civitella faceva infatti risalire le difficoltà di scoprire gli autori di numerosi furti campestri al 111

"mal'inteso principio di questi montanari di occultare ciò che sanno onde non essere indotti a testimoniare pel timore che hanno dei ladri, e per antipatia contro i paesani ai quali attribuiscono il peso della leva" (A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Civitella..., Civitella, 16 aprile 1864, cit. ).

(39) Biffi, op. cit., pp. 167-168.

(40) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 165.

(41) Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, p. 167.

(42) In questo quadriennio il tribunale celebrò sette processi contro ecclesiastici colpevoli di aver contravvenuto alla legge sulla leva. I reati contestati andavano dalla falsificazione dei fogli di nascita dei coscritti al rifiuto di consegnare i registri parrocchiali, dall'incitamento alla renitenza all'occultamento di renitenti e disertori. Per quanto concerne invece i reati di oltraggio e di ingiurie al governo e alle istituzioni gli ecclesiastici sottoposti a procedimento furono sei.

(43) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1863, b. 5, fasc. 52, lettera del sottoprefetto di Cesena Pallotta al prefetto di Forlì, Cesena, 13 luglio 1863.

(44) A. S. V., Sacra congregatio Concilii, Relationes: b. 163 C, Relazione sullo stato della diocesi di Cesena, Cesena, 27 settembre 1865, cc. 264r-276v; b. 343 C, Relatio status dioecesis foroliviensis, Forlì, 5 dicembre 1863, cc. 116r-124r.

(45) Farolfi, Dall'antropometria militare..., cit., p. 1077; Uguccioni, art. cit., p. 15; Cammelli, Al suono delle campane..., cit., p. 131.

(46) Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 38.

(47) S. Sozzi, Da Quarto all'Aspromonte (Cesena 1860-1862), Faenza, 1961, p. 53.

(48) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 132, cit., lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena Agnetta al prefetto di Forlì, Cesena, 3 febbraio 1863.

(49) La predica di questo "indemoniato satellite del Papa" aveva avuto luogo il giorno di Ognissanti del 1862 a Sogliano, "con grande scandalo del paese". Contro il frate, al secolo Isaia Sabbatini, furono istruiti a breve distanza di tempo due distinti procedimenti presso il tribunale penale di Forlì (ivi: 1862, b. 4, fasc. 75, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena Agnetta al prefetto di Forlì, Cesena, 7 novembre 1862; lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 26 gennaio 1863, cit. ). Altre tre prediche "sediziose" furono perseguite penalmente: nella prima il parroco di Diegaro Paolo Abbondanza aveva rivolto ingiurie alla guardia nazionale (A. S. Fo., Tribunale penale, 1860, b. 29, fasc. 1162); nella seconda, tenuta in una chiesa di Bertinoro, il prelato bolognese Gaetano Golfieri aveva offeso il governo (ivi, 1861, b. 35, fasc. 1376); nella terza, pronunziata a Ronta il 26 gennaio 1862 dal padre guardiano del convento dei cappuccini di Cesena, erano state ugualmente indirizzate ingiurie all'"attuale Governo" (ivi, 1862, b. 98, fasc. 3375).

(50) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 26 gennaio 1863, cit. In particolare, il già ricordato convento dei minori osservanti di Sogliano e quello dei mendicanti di Montiano erano considerati un "focolare d'intrighi". L'importante ruolo svolto, sul piano pastorale, dalla predicazione dei regolari è attestato anche dalle fonti ecclesiastiche (A. S. V., 112

Relationes, Relazione sullo stato della diocesi di Cesena, cit., c. 267r). Un altro centro di "attività cospirativa" veniva individuato nella "Società S. Vincenzo de' Paoli" (A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1864, b. 9, fasc. 57).

(51) Ivi, fasc. 164, cit., lettera del sottoprefetto di Cesena Pallotta al prefetto di Forlì, Cesena, 6 luglio 1863.

(52) Ivi, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 3 febbraio 1863, cit. I rapporti dei funzionari periferici sono tutti concordi nel segnalare il carattere di estrema segretezza della propaganda del clero: il partito clericale "freme nella sua cerchia, e sta ben guardingo a non compromettersi", "non osa agire apertamente" e "si tiene riservatissimo".

(53) Ivi, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 26 gennaio 1863, cit.

(54) Ivi, lettera del sottoprefetto di Cesena..., 6 luglio 1863, cit. In precedenza anche il reggente Agnetta aveva sollecitato un maggior rigore nei confronti dell'azione clericale: "tra i partiti ostili al Governo, [...] lasciato sin oggi con incuria somma, arbitro assoluto di fare e sfare a modo suo, è il partito nero [...] che bisogna attaccare circuire spaventare" (ivi, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 3 febbraio 1863, cit. ).

(55) Si veda il processo celebrato contro il prete Angelo Chiarucci di Ronco, frazione del comune di Forlì, per incitamento dei giovani alla diserzione (A. S. Fo., Tribunale penale, 1862, b. 62, fasc. 2289). Anche l'arciprete di Monte Colombo, in uno strano connubio col sindaco e un consigliere municipale, fu sospettato di aver istigato e favorito la fuga di due giovani del comune (A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 47, cit., lettera del sottoprefetto di Rimini al prefetto di Forlì, Rimini, 27 settembre 1862).

(56) Ivi, estratto della relazione del sottoprefetto di Cesena..., cit. Si veda anche il processo celebrato contro Luigi Baronio, parroco di Diolaguardia, località del comune di Roncofreddo, per falsificazione dei fogli di nascita (A. S. Fo., Tribunale penale, 1863, b. 40, fasc. 1548).

(57) Si vedano i processi celebrati contro Michele Nanni, parroco di Spinello, frazione del comune di Mortano, per ricovero e occultamento di renitenti (Ivi: 1861, b. 22, fasc. 791; b. 26, fasc. 1042), e Luigi Pedriali, economo del seminario di Rimini, per ricettazione di disertore (ivi, 1862, b. 29, fasc. 1153). L'arresto di Pedriali, avvenuto l'8 novembre 1861, viene ricordato anche da Tonini (op. cit., p. 111). L'attività del parroco di Spinello dovette continuare anche negli anni successivi se nel 1864 egli era ancora oggetto delle attenzioni della prefettura di Forlì: "Don Michele Nanni è tenuto universalmente come uomo di perversi costumi, di tendenze affatto contrarie ai principi liberali [...], fanatico alla follia per tutto ciò che tende alla civiltà, ed al progresso, astuto istigatore contro la leva militare alla quale si oppone con tutti i mezzi da lui dipendenti prevalendosi della ignoranza di suoi montanari dipendenti, in una parola infame gesuita!" (A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1864, b. 9, fasc. 115: lettera del giudice mandamentale di Civitella Passega al prefetto di Forlì, Civitella, 20 dicembre 1864; lettera del procuratore del Re al prefetto di Forlì, Forlì 9 dicembre 1864).

(58) Nell'ottobre del 1864 il ministero dell'interno avvertì il prefetto dell'imminente arrivo nelle Romagne di "quattro individui reazionarj" incaricati di "cercare gioventù per condurla a Roma al servizio della Santa Sede" (ivi, 1864, b. 8, fasc. 31, lettera del ministero dell'interno al prefetto di Forlì, Torino, 24 ottobre 1864).

(59) Il partito d'azione, piuttosto che sfruttare il malcontento popolare per il nuovo obbligo, privilegiava il tentativo di reclutare giovani per l'armata garibaldina (Ivi: 1862, b. 4, fasc. 65; 1864, 113

b. 8, fasc. 34). Si veda anche il processo celebrato contro Domenico Coatti, segretario comunale di Saludecio, per aver procurato arruolamenti clandestini per Garibaldi (A. S. Fo., Tribunale penale, 1862, b. 76, fasc. 2821).

(60) G. Mazzini, Scritti editi e inediti, Imola, 1906-74, 98 voll., vol. LXXXV, lettera di Giuseppe Mazzini a Gerolamo Gusella, Lugano, 8 dicembre 1867, p. 298.

(61) Ivi, vol. LXXXVII, lettera di Giuseppe Mazzini ad Adriano Lemmi, Londra, 19 agosto 1868, p. 157.

(62) S. Sozzi, Gli inizi del movimento socialista a Cesena (1866-1870), Forlì, 1969, p. 161.

(63) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettere del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 29 gennaio e 3 febbraio 1863, cit. Si veda anche: ivi, 1864, b. 13, fasc. 327.

(64) Ivi, 1863, b. 5, fasc. 4, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena Agnetta al prefetto di Forlì, Cesena, 5 febbraio 1863.

(65) Monografia statistica..., cit., vol. III, p. 38.

(66) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del sottoprefetto di Cesena..., 6 luglio 1863, cit.

(67) Stefanoni Simonetti, opusc. cit., p. 3.

(68) Tra i molti esempi disponibili di questa letteratura propagandistica è stata privilegiata, nell'esposizione che segue, l'utilizzazione dell'articolo del deputato liberale bolognese Zanolini e dell'opuscolo del maggiore Stefanoni Simonetti, in quanto queste due fonti si riferiscono esplicitamente alle Romagne. Si segnala tuttavia anche altri due opuscoli: C. F. Porro, Dei doveri e dei diritti d'ogni giovane cittadino, dei loro parenti o tutori verso la Leva Militare, Cuneo, 1863; G. Archieri, Trenta situazioni di famiglia spiegate al popolo per conoscere i diritti alla esenzione dal militare servizio spettanti alli giovani concorrenti alla Leva, Pavia, 1865.

(69) Zanolini, art. cit., p. 16.

(70) Ivi, p. 15.

(71) Stefanoni Simonetti, opusc. cit., pp. 4-5.

(72) Ivi, pp. 5-6.

(73) Zanolini, art. cit., p. 15.

(74) Stefanoni Simonetti, opusc. cit., p. 7; Zanolini, art. cit., p. 16.

(75) Stefanoni Simonetti, opusc. cit., pp. 6-7.

(76) Zanolini, art. cit., p. 15.

(77) Ibidem.

(78) Uguccioni, art. cit., pp. 14-15; Cammelli, Al suono delle campane..., cit., pp. 130-131.

(79) DIRSTAT, Popolazione. Censimento Generale (31 dicembre 1871), Roma, 1876, vol. II, p. 313. Il prefetto Campi, nella sua monografia, giudicava "enorme" e "angosciante" la cifra degli analfabeti della provincia, facendo risalire l'"insigne abbruttimento morale ed intellettuale delle nostre tribù campagnole e montanare, che pur troppo trapassò di padre in figlio, come la schifosa eredità di una malattia" all'interesse dell'"antico regime" di lasciare le masse popolari nell'ignoranza (Monografia statistica..., cit., vol. III, pp. 40-41).

(80) A. S. Fo., Prefettura, b. 788, cit., lettera dell'intendente generale della provincia di Forlì ai sindaci dei comuni del circondario, Forlì, 22 ottobre 1861.

(81) Cammelli, Al suono delle campane..., cit., p. 129. Sull'"incuria" e la "svogliatezza" dei sindaci e dei segretari comunali si veda anche Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 139.

(82) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Civitella..., 1 aprile 1864, cit.

(83) A. S. Bo., Tribunale militare di Forlì, b. 112, fasc. 7790.

(84) A. S. Fo., Prefettura, lettera dell'intendente generale della provincia di Forlì..., 22 ottobre 1861, cit.; A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 142, cit.: lettera del commissario di leva di Rimini..., 20 ottobre 1863, cit.; lettera del reggente la sottoprefettura di Rimini Rossi al prefetto di Forlì, Rimini, 21 ottobre 1863; A. S. S. Ri., Carteggio..., classe di leva 1841, tit. V, rubr. 2, lettera del sottoprefetto di Rimini Veglio ai sindaci e ai delegati mandamentali di pubblica sicurezza del circondario di Rimini, Rimini, 20 febbraio 1862.

(85) Del Negro, op. cit., pp. 186-187; Oliva, Esercito paese e movimento operaio..., cit., pp. 56-63. Si vedano anche: M. Bozon, Les conscrits, Paris, 1981 (la situazione della coscrizione in Francia descritta dall'autore presenta molte analogie con quella italiana); P. Clemente - F. Dei - P. De Simonis - G. P. Gri, Studi e documenti demologici sul militare: un approccio bibliografico, in "Movimento operaio e socialista", n. s., a. IX (1986), n. 1, pp. 59-87. Nessuna notizia sulla coscrizione fornisce invece M. Turci, I riti di passaggio riferiti al ciclo della vita (nascita matrimonio - morte) nella realtà culturale romagnola, in "Studi romagnoli", vol. XXXIII (1982), pp. 367-382.

(86) L'affermarsi della coscrizione come rito di passaggio era legato al carattere di prova di virilità che la visita di leva rivestiva. Anche nella provincia forlivese, come nel resto d'Italia, questo elemento viene recepito dalle diverse manifestazioni della cultura popolare. L'appellativo "Schert ad leva", rivolto ai riformati, costituiva un'offesa molto grave. Al noto proverbio

Chi ch' n'è bon pr'e' Re u n'è bon gnaca par la Regina

faceva poi da contraltare la canzone del giovane riformato:

Su la riva ad che fiom, fin a quand e' sol u fa lom, chenta chenta a gola piena una allegra cantilena: Né moglie, né Re,

perciò a pens sol par me!

(Proverbi romagnoli, cit., p. 279; V. Tonelli, Medicina popolare romagnola. Testimonianze della Valle del Savio, Imola, 1981, p. 144).

(87) Altri fattori del consenso che va acquisendo la coscrizione presso le masse popolari sono da individuarsi, secondo Del Negro, nel "fascino dell'ideologia nazionalista" e, per Oliva, nell'affermazione dell'esercito come "spettacolo" e nel "fascino della divisa" (Del Negro, op. cit., p. 186; Oliva, Esercito paese e movimento operaio..., cit., pp. 66-68).

(88) Atti della Giunta..., cit., vol. II, fasc. II. pp. 586-587.

(89) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, vol. III, Riolo, p. 549. L'estensore della monografia sul circondario ravennate ribadiva questa convinzione alla luce di un confronto: "è manifesta la differenza che passa fra il giovane, che prestando servizio sotto le armi, visitò città e paesi e conobbe costumi altrui, e sentì la militare disciplina, e quelli che non andarono più in là dei vicini mercati" (Comizio agrario di Ravenna (relatore G. Barberi), Delle condizioni economicorurali del Circondario Ravennate, Ravenna, 1880, pp. 295-296).

(90) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, F. Masi, L'agricoltura nel circondario di Cesena, 1879, p. 196.

(91) M. d. G., Della leva sui giovani nati nell'anno 1846...[-1860], cit.

(92) Nello specchietto che segue sono posti a confronto, per la provincia di Forlì, i tassi di analfabetismo degli arruolati appartenenti alle classi di leva 1841-1845 (sono stati omessi i dati relativi alle classi di leva 1839-1840 perché privi di attendibilità) con quelli delle rispettive classi d'età al censimento del 1871.

classe di leva % classe d’età % 1841 87, 17 30-31 73, 92 1842 82, 69 29-30 67, 24 1843 82, 51 28-29 73, 01 1844 80, 08 27-28 71, 02 1845 77, 00 26-27 71, 52

fonte: Torre, Relazione al Sig. Ministro della Guerra..., cit.; M. d. G., Della leva sui giovani nati nell'anno 1843...[-1845], cit.; DIRSTAT, Censimento...1871, cit., vol. II, p. 93

(93) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, vol. III, Massalombarda, p. 677. Singolarmente, l'estensore della monografia sul circondario lughese sembra sottovalutare l'importanza dei miglioramenti acquisiti dai giovani dal lato dell'istruzione: "i più tornano come sono andati colla sola differenza di saper leggere, se non lo sapevano prima" (ivi, Direzione del Comizio agrario di Lugo, Sulle condizioni agrarie del Circondario di Lugo, s. d., p. 94).

(94) Del Negro, op. cit., pp. 188-189.

(95) Biffi, op. cit., p. 167.

(96) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, vol. I, Saludecio, p. 179. Per altri ancora poi, l'eventuale miglioramento morale acquisito dal coscritto durante il periodo della ferma svaniva rapidamente: 116

qualche tempo dopo il ritorno a casa egli si uniformava "alle abitudini ordinarie della famiglia" (ivi: Sant'Arcangelo, p. 190; vol. III, Bagnara, p. 475).

(97) Ivi: vol. I, Rimini, p. 33; Verucchio, p. 235; vol. II, Savignano, p. 369. Il sindaco di Conselice affermava al riguardo che "il ladrocinio, i furti, gli assassini, le invasioni ormai sono scomparsi, o pure si verificano in una proporzione molto minore di fronte a quella che si aveva prima dell'obbligatorietà del servizio militare" (ivi, vol. III, p. 625).

(98) Ivi: vol. II, Sogliano, p. 387; vol. I, Verucchio, p. 235.

(99) Ivi, Masi, op. cit., p. 196.

(100) Ivi, F. Ghini, Memoria sul Circondario di Cesena, 1880, p. 212.

(101) Biffi, op. cit., p. 167.

(102) Tra queste anche quelle "socialiste" (I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, vol. II, Gambettola, p. 258). Altri effetti negativi erano rappresentati dalla diffusione della prostituzione (Atti della Giunta..., cit., vol. II, fasc. II, p. 607: "il servizio militare, insegnando a valersi della corruzione cittadina, il vizio per contagio si diffonde nei campagnuoli"), dall'incremento dei furti campestri (ivi, p. 365: "le maggiori esigenze dei reduci obbligano le famiglie a maggiori spese, e queste inducono all'indelicatezza, o più esattamente al furto, per parte dei giovani a danno della propria casa, per parte dei vecchi a danno dei padroni") e dall'abbandono delle campagne (ivi, vol. II, fasc. I, p. 247: "i giovani [...] si determinano qualche volta a cercar fortuna pel mondo, a ridursi nelle città e nei centri urbani").

(103) Ibidem. Veniva lamentato inoltre che il coscritto perdesse "l'amore alla famiglia" (ivi, vol. II, fasc. II, p. 325). Sugli effetti negativi del servizio militare sulla coesione della famiglia colonica non era concorde l'estensore di una delle due monografie sul circondario faentino, il quale affermava invece che i giovani contadini congedati "sono più assennati, giudizievoli e più atti a dare consiglio, a reggere un azienda, ed una famiglia agricola" (I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini, Ghetti, op. cit., pp. 94-95). Secondo Poni, l'insieme di tensioni innescate dal ritorno in famiglia del coscritto, minando l'autorità del capofamiglia e rendendo conflittuale il rapporto padre-figli, mette in crisi l'unità del nucleo famigliare ed è sostanzialmente all'origine, intrecciandosi con la modificazione del sistema ereditario e il mutamento dell'assetto agrario, della disgregazione della struttura tradizionale della famiglia contadina (Poni, La famiglia contadina e il podere in Emilia Romagna, cit., pp. 334-335).

(104) I. S. R. Ri., Inchiesta agraria Jacini: vol. I, Verucchio, p. 235; vol. II, Civitella, p. 400; Montiano, p. 287; vol. III, Cotignola, p. 662.

(105) Ivi, Masi, op. cit., p. 195.

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