IL MIO DIARIO DI GUERRA (1915-1917)

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BENITO MUSSOLINI --i Il mio diario di guerra

( 1915-1917)

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MILANO CASA EDITRICE "'IMPERIA,, 192 3
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(1 9 15 -1 9 17) ron I O illu,trazionl f u on' te~lo IMP ERIA CAsA EDITRICE DEL P ARTITO NAZIONALE fASC!BTA MILANO - V ia P i,,tro Verri 12
Il mio
di guerra

IJir1ttidiriptoddcionccditradO.Wonesoiw,_,•u.i per lllltl i p,,cti, c.ompte.i I• 5vuia, t. N«v.p e ro!.ncìa.

Copyri~ F.bbnio 1923 by Cut. Editrice lMPERiA

PROPRIETÀ I..ETIERARlA
l •. Z • 19H • lodu11M Cr.icha AMOOEO NICOLA e C . MìLuoo Vu--

BENITO MUSSOLINI

della d ..e 1883, richiamato alle armi il 31 a~olto 1915, a,scpalo ali' [ 1° benaa:lieri, fu rna11da10 al fronte il Z ll!tùlmbn rw:.ceaivo.

.4 CHI.. .

.4 voi, miei comm ilitoni del fortissimo 11° ber.saglieri, dedico queste cronache di guerra. Sono m ie e vostre . C'è in ques te pagine la mia e la vostra vila: la vita monotona ed emozionante, stmplice ed intensa che abbiamo insieme trascorso nelle indimenticabili giornale della trincea.

Serbo di voi tutti il piU profondo ricordo . Chè voi mi avete al/erto una consolante certezza laddove non esisteva che una speranza e un atto di fede: sulle aspre cime delle Alpi contese - nella dura e pur tan lo eroica guerra d'assedio - avete dim ostrato c he la vecchia stirpe italiana non è .esaurita, ma reca nel s u o grembo i tesori di una giovinez za p erenne, M .

l.
1916
settBMBR:8-NOVBMBRB

In trincea coi soldati d'Italia

9 Settembre.

Da staman i circola la notizia della nostra prossima, quasi imme diata partenza per la linea de] ìuoco. Dove andiamo? Nessuno lo sa dire con esalttzza . Non import.a. L'ess enziale è di muoversi. Il riensiero di passare alcuni mesi in guarnigione mi sgomentava. La notizia della partenza si !- diffusa tra i plotoni, ma non h a sollevato una grande emozione . E' tempo di guerra: si va alla guerra. E' naturale! D'altra parte lo stato d'animo di questi richiamati dell'84 non è negativo. Uomini di trent'anni comprendono certe necessità. Vi sono molti foterventisti anche all'ipfuori dei milanesi: ne ho conosciuto un altro, un caporale di Crespino, in quel di Rovigo. Gli elementi di lievito non mancano. Una grata sorpresa mi attende. Ricevo un big lietto che dice: 1c L'ex-linotipista de11'Avanti, Adolfo Giretto, ora residente a Rovigo, per mezzo dell amico BatLag lini, le manda i saluti più affe ttuos i, ricordandolo n. Un caporale milanese c he e ra stato des tinato al deposito, se n 'è torn ato con zaino e fucile in compagnia per a nd are insieme con tutti noi al fronte. Bel gesto! II . caporale

::, i chiama Mario Morani. Gi ornata melanconi ca. Prima pioggia autunnale. Sottile, silenziosa, insistente.

11 Settembre.

Staman i, insieme con altri dodici soldati, sono stato coman dato di guardia al Tribunale di Guerra del 3° Corpo d'Armata. Ho assistito - Come se ntinella d'onore - allo svolgimento di due proce·ssi poco importanti. Primo. Un territoriale di 39 anni, imputato di abbandono di posto. Faceva il mugnaio . Un povero diavolo che è li vido di paura. Il P. M. chiede un anno di reclusione, mn il Tribunale assolve. Secondo processo: quattro imp utati di un furto di scarpe. E' una storia compl icata e noiosa. Il Tribunal e condanna. Credevo , in verità, che la Giustizia Militare fosse più sbrigativa, sommaria. E' in vece minuziosa, analitica. Mi è apparsa più incline all'indulgenza di quella civile, per effetto, forse, di quella sp ec ie di imponderabile so lidarietà professionale che si s tabilisc.e fra uomini

61'arme .

12 Settembr~.

Siamo stati richiamati il 31 agosto e la nostra vita di guarnigione è g ià finita. S i annuncia in forma ufficiale che partiremo domattina a lle 7. Si an-

"

n uncia anche, che verso mezzogiorno il colo n ne llo ci passerà in rivis ta e ci terrà unn u mnrule n. So. no le und ici quando la tromba alla porla s nona l'a l · tenti: è il colon nello che entra in caserma . Usciamo nel cor tile, armati senza zaino . F ormiamo una specie di quadrato . Suona un'altra volta l'allenl i II lenente colonnello parla. Discorso terru leNa . Bisogna trova re allri accenti quando si è dinan zi a uomini di trenta e più anni. Bisogna consider are i soldali come uomini, non come matricole. Pci graduati t'è un supplemento di morale, Ial1 o dal ~c11entc lzzo . Jo che so no soldato semplice, m e ne vado fuori.

13 Seltem brt .

Ore due: sveglia e in r ango. C'è da r icevere la cinquina, un paio di scarpe di fatica, una coperta da campo e una scatoletta di carne da consumare durante il viaggio . Quest'operazione dura un pa io d'ore. I bersaglieri si pigiano dinanzi alla fureria . Chi fa tu tto, dentr o, è il sergente Fogli, ferrarese. Grida, lavora e s uda come un facchino. E ' l'alba! - Zaino in s palla! -

In marcia verso la stazione. Il treno è pronto, ma si parle con u n lieve ritar do. Siamo 351, com· pres i i t re ufficia li - un tenente e due so ttotene nti - che ci accompagnano. Occupiamo i vagon i. Nel· l'attesa, una don na, completamente vestita di nero, taglia i g ru pp i d elle persone raccolte attorno a l

IL M IO DIARIO DI GUl:!11!!.l 15

treno e s i getta fra le braccia del marito che parte. li marito, col ciglio asciutto, si divincola dolcemente dalla s tretta affettuo sa e incuora la donna che si allontana - adagio - con le mani sulla fa ccia, per nascondere le lacrime. E ' l'unico episodio patetico della partenza. li nostro vagone è adornato di rami. Una prima scoss a. Un fischio breve. Ecco: il treno va. Addio! Addio! Un agitare convulso di mani fuori dai finestrini e un gridare t umultuoso : Addio! Addio! Poi canti a voce spiega ta. J mei amici g ridano: Viva l'Itali a ! Attrave rs iamo la campa g na bresciana. Va ste di s tese di ve rde che impallidi sce sotto il s ole autunnale. Lago di Garda. Non l'ho mai vi sto cos i bello! Pe schiera. Cittadella grig ia. Mi ricorda un anno di vita milit are . Addio, vag a penisola di Sirmione inca n tevole! S iamo alle campa gne ver onesi, melanconiche, sassose. Fa caldo. Sosta a Verona. Sosta più lunga a Vicenza. A Treviso grande movimento di soldati. Un treno di feriti. Altri vagoni pieni di soldati di fanteria si accodano al nostro treno, ch e diventa lunghissimo e deve rallentare la marcia. St azioni: Conegliano, Pordenone, Sacile. Crepuscolo serale. Nel cielo che incupisce volteggia un Farman. A Casarsa lunga tappa. Si aggiungono al nostro treno vagoni di artiglieri. Un \'agone scoperto porta un cannone di proporzioni spettacolose. E' tutto circondato di fronde verdi. Uno dei serventi agita una grande bandiera tricolore. Entu siasmo generale. Saluti fra i soldati delle varie aPmi. Udine - quando vi giungiamo alle

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19 - è bufa. Intel'lninahili treni per i rifornime nti sono immobili lungo chilometri e chilometri di binari. Quale som ma enorme di s forzi richiede il rifornimento e vettova gliamento di un esercito che combattei Cividale. E' notle alta e non vedo nulla. Ci rechiamo agli accantonamenti. Càpito coi miei amici nel solaio di un contadino. Sonno profondo. 14 Setlembre,

Sveglia alle cinque . Sento ch e le mie ossa s ouc un po' ammaccale . Un'ora di marcia, con uno zaino e he pesa trenta chili, mi r imetterà in forma. Siamo nel cortile dell'ncca ntoname nto e attendiamo l'ordine di partire per Capore llo . Un bambino altrave rsa la s trada gridando : - Un ae roplano! Un aeroplano! -

C'è infatti un velivolo austriaco, altissimo. Immediatamente entr ano in azione le batterie antiaeree. Si ode distintamente il loro crepitio. Le nuvolette verdognole degli shrapnels punteggiano l'orizzonte.

Ma il velivolo nemico, che si è tenuto sempre a una quota altissima, torna indietro.

Cividale: città simpatica. D'interessante: il monumento ad Adelaide Ristori. Qui più ancora che u Udine s i ho l'impressione della guerra vicina . File interminabili di comions automobili e di carri d'ogni specie vanno e vengono incessantemente .

Scrivo queste linee nel cortile di una falloria, •iura nte un alt. W-OU.t.•/IMJt.fo,lf,_,..

IL M.IQ DIAIUO Dl 01.JEIIRA 17

Qualcuno dei miei compagni dorme. Qualcun altro scrive. Sotto un pergolato si gioca alla morra. Giunge da lontano il rombo del cannone. lo amo questa vita di movimento, ricca di umili e di grandi coge.

15 Seltembre.

Tappa a San Pietro al Natisone. Primo dei sette Comuni in cui si parla il ùialetto sloveno. Incomprensibile per me.

Il tenente Izzo ci ha invitati ieri sera a bere un bicchiere di congedo con lui. Egli ci accompagna s ino alla linea del fuoco, poi ritornerà a Brescia, per entrare come osservatore nel corpo aviatori. Riunione fraterna, simpatica. Son con me Buscerna, Morani, Tafuri , Bocconi. Stamani, sveglia alle sei. In marciai Sole cocente. Il polverone sollevato continuamente dai camions e dalle colonne delle salmerie ci acceca.

Ecco Stupizza, l'ultimo paese italiano prima dclia gueITa. Troviamo della birra eccellente a un prezzo discreto.

Di lì a poco giungiamo alla linea del vecchio confine. A lato della strada c'è una casa e un posto di guardia. Le insegne austriache sono scompar~e. Momento d'emozione per mc che mi ricordo di e~scre stato nell'ottobre del 1909 sfrattato da i, tutti i paesi e regni dell'Impero austriaco)).

Il tenente grida : - Viva l'Italia! -

"
l!lf.NITO MUSSOLINI

Io che mi lrovo in testa alla colon na ripeto il grido, cd ecco quattroce nto voc i gridare in coro:

- Viva l' Italia! -

Giungiamo dopo una marcia falicosa a Uobich, primo villaggio cx aus triaco. A Hob ich , tappa di alcune ore. Ci precipiliamo nell' unica osteria . Noto nn bambino di sei o sette anni che s i afferra al braccio di una pompa e ci scJ\ve di acqua. Gli domando :

- Come ti c hiami?

- S ta nko.

- Epoi?'-

II bambino non ca pisce e non ri sponde. Lo domando a una r agazza che attrave rsa il cortile.

-S i ch iama Robancich. -

Nome, pre ttamente s lavo .

Nel prato, poco lungi, un ca pora le, il milanese Bascia Ua, fo circolo. Ha ritagliata e l'ha conservata nel porta foglio una cartina della zona di guerra . Col dito tes o, egli indica il famoso e misterioso .\fontrc Nero.

Iscrizione trovata, due chilome tri prima di Caporetto, su di u na cappella votiva al ciglio della strafila·:

Nikdar Noben se ni Bil zapuscen

Kiv varlvo Marjis B il izzogen.

Caporetto. Non ho visto che un campanile IJianco con una guglia grigio-ve rde, s ottile. Una moltitu dine d i soldati si affolla attorno a noi per cercare i compaesan i. Ci accampiamo poco lungi dall'Isonzo, s ulla nuda te n-a. Miei compagni di

IL MIO OIAIUO OI OUIIUU. 19

tenda: caporale Buscema, caporale Tafuri, capo· ral ma ggiore Bocconi. NelJa notte romba il cannone, verso Gorizia . Nell 'accampamento - vigilato dalle sentinelle - .'<ilenzio alto. Si sente la guerra.

Mattinata fredda. Sull 'Isonzo è un velo di nebbia. La notizia del mio arrivo a Caporetlo si è diffusa. Discorsi e impress ioni. Due soldati d'artiglieria. Accidenti/ A sentirli, il nostro esercito è quasi interamente dis trutto ; l' Jnghilterra dorme : la Francia è spezzata; la Russia finita. Discorsi odios i e imbec illi che io ho sentito ripetere tante volte. I due compa r i - che non sono mai stati al fuoco - la piantan o in temp o gius to per evitare una e nerg ica ca zzoUatur,a . Ma ecco t re bolognesi. Il loro morale è infinitamente mig liore. Durante la distribuzione del rancio, un capitano medico mi cerca tra le file.

- Voglio stringer la mano al Direttore del Popolo d'Italia. -

Pomeriggio di chiacchiere. Episodi di guerra. Esaltazione unanime degli alpini. L'Isonzo! Non ho mai visto acque più cerulee di quelle dell'Isonzo. Strano! Mi s ono chinato s ull'acqua fredda e n e ho bC'vulo un :3orso con devozione . Fi u me s1::1crol

20 IIBNl'l'O lltl'8S0l.JNI

Partenza. And iamo aggrega li nen più al 12" bersaglieri, ma ali' 11°, che si trova sulla catena del Monte Nero. Un sottotenente medico rodigino che s ta al comando di lappa, vuole conoocerm i e salulamni. Mi offre una eccellenle tazza di caffè. Siamo in rango. II lenente Izzo ci fa alcune raccomanda7.ioni. Ci ~ice che a un certo punto della strada saremo a tiro del cannone nemico.

- Guai ai ritardatari! -

11 battaglione non sembra allatto preoccuparsi .

- Classe di ferro, I' 84! -

Il <e morale n è ancora più elevalo. I discorsi slul'idi che erano rari prima, non si odono più. C'è dell'allegria. Un artigl iere di Corticella, ta le Mengoni, mi accompagna per un tratto di strada.

Attraversiamo gli attendamenti delle salmerie e degl i alpini. L'artigliere bolognese di quando in quando mi precede per annunciare a grupp i di suoi amici il mio pass aggio. Molti mi salutano con simpatia. Auguri! Val ichiamo l'Isonzo. A Magozo

- piccolo paese sloveno, dove non sono rimaste d1c due vecchie, le qua li si nutrono col rancio dei soldati - - incontriamo una colonna di prigionieri. Li circondiamo. Sono 4.6. Un intero plolone , con un cadetto e un sotl'uffic iale. li loro equipaggiamento è huono . Siedono su due fil e per terr(l.. Molti fumano. Hanno, specie gli anziani, l'aria soddisfatta. Ma il cadetto , che sta dietro agli altri, è nervoso. Si morde le labbra. Trattiene a stento le lacrime. Il caporale Tafuri gli dice:

IL MIO DIA.RIO DI OUl!.RRA il
17 Settembre.

BENITO MUSSOLINI

- Non temete, in Italia sarele lratlalo bene.

- Glauben Sie? - interroga dubiloso il cadetto. E' giovane. Non arriva ai Vent'anni.

Un bersagliere di scorta mi racconta come furono caltura ti. Di fronte alle posizioni del 33° hall . dell' 11° bersaglie ri c'era un a trincea dall'aspetto formidabile. La notle sco r sa è stata ordinata l'avanzata. Una squadra di b ersaglieri si è spintn inosservata fin sotto i reticolati e ha fallo brillare un tubo di gelatina, seguilo da un ass allo irrompente alla baionetta. Gli austriaci non se l' aspettavano, non s ono riuscili a sparare ch e qualche fucilata. Hanno levate le braccia. Si s ono arresi.

- Bono taliano, rispettare prigi oniero! -

Riprendiamo la nostra marcia. Dobbiamo ra ggi ungere la quota 1270. S iam o sulla mulattiera che va al Monte Nero. Incon tri amo dei feriti. Alcuni leggeri che fumano e sorridono. Altri più gravi. l lno di essi ha il volto coperto da un g iornale . Sotto si vede la fuccia tumefatta e insanguinata. Due feriti austriaci. Uno leggero. Un altro pi ù grave: deve aver le bracc ia spezzate . So no diretti ull'infcrmeriu - se zione dell a Sanità - di Magoso.

Colonne lunghissime di salmerie. Senza i muli non s arebb e possibile le guerra in montagna. I più stanchi di noi caricano g li zaini sui muli.

Verso sera gi ung iamo nella zon a battuta dali'artigl ieria austriaca. Fi schi ano ne ll 'a ria - col loro si bilo caratteristico -le granate. S on o formidabili. Qualche bersagl iere è un po' emozionato .

"'

Jo che marcio in fondo alla colonna, incoraggio coloro che mi stanno vicini.

Passata la prima e comprensibile emozione, la marcia faticosa con zaino completamente affardellalo riprende, sotto il fuoco abbastanza accelerato òell'arliglieria nemica. Una grannla scoppia vicino a una colonna di muli, ma non fa vittime. Un'altra cade e scoppia in prossimità di un gruppo di beorsaglieri e solleva un turbine di s chegge .

Un bersagliere grida ch e è ferito. Ha avuto la clavicola frantumata. Un'allra granala scoppia accanto a un altro gruppo nel quale mi trovo io. Spezza diversi grossi rami di un albero. Siamo coperli di foglia e lenriccio. Nessun ferito. Gli au~lriaci tirano a caso. Imbruna quando giungiamo al comando. Siamo attesi da un marPsciallo. Si.amo da dodici ore in marcia. Ne ss uno è rimasto indietro. E si lralla di soldati dei distretti di Cre, mona, Rovigo , Ferrara, Mantova, nati e vissuti nelle più basse pianure d'Italia. Vecchia e sempre giovane stirpe italica! Un bersagliere mantovano mi avvicina e mi dice:

- Signor Mussolini, giacchè abbiamo visto che lei ha molto spirito (coraggio) e ci ha guidati nella marcia sotto le granate, noi desideriamo di essere comandati da lei Sancta simplicitasf

Ci contano e ci dividono nei lre battaglioni de ll' 11° bersaglieri.

E ' l'ora dell a separazione. Il lenenle Ino , che torna a Brescia insieme con l'ottimo caporale Biagi o Biagi di Cento, ci saluta. Noi, aisegnati al

IL MIO DIARIO DI OUURA 2 3

33° battaglione, riprendiamo la marcia in fila indiana. Sono le dieci. Solto a un costone fumano le marmitte delle cucine. Ci preparano il rancio. Un po' scarso, ma eccellente. Pasta, brodo, un pezzo di carne. Ma molti as.selali chiedono imrano dell'acqua. Ci stendiamo fra i macigni, all'aria aperta. Non fa freddo. Not te stellata, plenilunare. Silenzio. Sp etta colo fa ntastico. S iamo in allo! Siamo in alto! Già battezzati dal fuo co dei cannoni. Cosi si chiude la prima giornata di guerra!

Stamani ci hanno diviso nelle ti·c compag ni e del batta glione. L'operazione è s tata lunga . Alcuni caporali e sergenti ci hanno fatto passar e il tempo, raccontandoci episodi glor ios i del!' 11° bers aglieri d urante i primi mesi di g uerra.

S ono ass eg nuto all' 8\ Sono con mc Bus cema , Morani, T afuri . Verso se ra ci muoviamo per raggiungere la nos tra posizione. Inv ece di andare per la mulattiera, di amo la scalata - quasi verticale -al costone. Dobbi amo giungere a quota 1870. Una discreta altitudin e, come si vede . L'a s censione ci abbrevia di almeno tre ore il cammino, ma è faticos a, t anlo più che n on abbiamo il bastone da montagna e portiamo lo za ino. Gli uomini dei ( < posti di colle g amento u ci hanno guid ato. Ness uno è r ima s to in dietro, ma siamo giunti a notte inoltra la . Prim a ùi g iu ni:,("cre alla met a, pa ssiamo accanto a fo sse di soldati italiani. Qu attro o cin-

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que. Mi sono chinalo su una rozza croce di legno e ho letto.

Osca,· De Lucia, sergente morfo il 13 .'(e!lembre 1915.

Le a!lre croci non recano nomi. Sono fos.se collettive.

Poveri morti, se polti in queste impervie e solitarie giogaie! Io r o rto nel mio cuore la vostra memoria!

Ci siamo accovacciali fra i sassi, sotto le stelle. Un ufficiale è passato fra noi e ci ha ordinalo di caricare i fucili e di innastare le baionette. Nessuno , per nessun motivo, deve abbandonare il proprio posto!

Alle dieci è iJH:omiuciatu l'azione. Ecco il pu,11 secco e fragoro so dei fucili italiani. I fueili austriaci affrettano il loro ta-pum. Le u motociclette de lla morte u incominciano a galoppare. Il loro la-tata -la ha una velocità fantastica. Seicento co lpi a! minuto. Le bombe a mano lacerano l'aria. Dopo mezzanotte il fuoco è di una intensità infernale. Razzi luminosi' so lcano inintewottam ente il ciclo, men tre si spara disperatamente su tutta la linea Raffiche di pallottole scrosciano sulle nostre le s te.

-A terra[ /\ t er ra! -- si grida.

Ma io debbo alzarmi per cedere il mio posto a un ferito che ha le braccia massacrate dallo scorpio di una bQmba. Mi chiede con voce lamentosa òell'acqua, ma il soldato portaferiti mi prega di non dargliene. Copro il ferito con la mia coperl<1 Ji lana. Fa freddo. Dopo mezzanotte una esplosio-

IL MIO DIARIO Dl GUERRA 25

ne formidabile ci fa balzare in piedi. Una mina aus triaca ha fatto saltare parte del cocuzzolo occ"tLpato do. un plotone dell'S- compagnia. Un grande baleno solca il cielo tempestoso e un boato profondo riempie la valle. Passano altri feriti lievi che si recano senza aiuto al posto di medicazione. Il fuoco di fucileria diminuisce. Verso l 'alba cessa. La prima notte di vita in trincea è stata movimentata ed emozionante. Di buon mallino, i nostri cannoni tempestano di proiettili le posizioni nemiche. Poi, anche i cannoni tacciono. Nella valle è la nebbia. Sulla cima dove ci troviamo, il sole. Nel!' accampamento, il silenzio pieno e pensoso dei soldati all'indomani di una battaglia.

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Tra il Monte Nero, il Vrsig e lo J aworcek

19 Settembre.

Dopo la distribuzione del caffè, adunata. 11 mag1,\iore Cassala, comandante del battaglione, ci tienP. un breve discor&o di saluto e di incornggiamenlo. Parole affettuose e toccanti. Vicino al posi.o di :nedicazione, dal quale ci parla il maggiore, è un ferito, con una gamba spezzata da una scheggia di bomba. Faccia serena. Profilo delicato. Chiede un ~orso di caffè. Unn sigaretta. E lo portano via. Fuoco stracco di fucileria Ira le vedette. Nuova udunata. E' il capitano della c01npagnia, Vestrini, che viene a salutarci. Ha la testa fasciata. Stanotte , mentre in piedi da prode e valoroso dirigeva il combattimento, una pallottola ne mica lo ha ferito alla faccia. Per fortuna, non è grave. Egli ci dice:

- Il comando del battaglione vi ha destinati alla mia compagnia. Da due giorni voi apparIBnelc a un Reggimento eroico che qui, su queste rocciose cime, ha compiuto gesta memorabili. Queste terre, ch e erano e sono nostre, le abbiamo riconquistale. Non senza spargimento di sangue. Anche stanotte.

una maledetto mina austriaca h a seppellito molti dei miei bersaglieri, ma i nemici l'lumno pagata <.:!'Ir a . Le nostre mitragliatrici, come avete sentito, non sono state in operose . Voi s iete qui a compiere il più s;acro ed il più aspro dei doveri che un cittadino ha verso la patria. Ma io conto su dì voi. S iete uomi ni già temprati alle lotte della vita. Quando s arete ama\gamflti cd affiatati cogli anziani, , ,oi s arete animati dallo si.esso entusiasmo e dall'identica volontà di vincere. Voi tro,•erete in me, non s olo il superiore, ma il padre, ma il fratello. Dove p otrò agevolarvi, lo farò. Fidatevi di me. Auguri! -

Il capitan o h a fi nito. Le s ue parole, franch ~ e commosse, sono scese nel profondo dei nostri cuori. E' un uomo che ispira molta fiducia e molta s impatia. Un tenente fa u n passo innanzi e grida :

- Bersaglieri de ll 'ottava compagnia, al vostro capitano Vestrini, burra i

- Hurra! Hurra! Hurra! - rispondiamo noi, a gl'nn voce.

I portaferiti stanno ora raccogliendo i cadaveri tlei soldati caduti stanotte. Sei, finora . Vengono deposti ai margini della m ula Lliera, nell'attesa di _ essere identificati e sepolti . C'è fra loro un magni~ fico tipo di abruzzese, che ho conosciuto ieri. Ha la testa avvolta in u n telo da tenda. I morti sono coperti. Non s i vedono che le ma ni irrigidite, nere per il longo de lla trincea . I soldati anzinni passano e n on g u ardano.

Ho noto.lo - con piacere, con g ioia - che tru

28 B&NITO MUBSOLI NI

ufficiali e so ldati regna la più cordiale camara· de rie.

La ,,i ta di rischi continui lega le a nime. Più che superiori, gli ufficiali mi appaiono come fratelli. E ' bello / Tutto il formalismo discip linare della caser· ma è abolito. Anche l'uniform e è qua si abolita. Proibi to - anc he nei ripari - di portare il berretto fez. Abo lito il pennacchio tradiz iona le al cappe llo. Caschi di lana, invece, che i so.Jd at.i freg iano esteticament e di una sldletta. Si può parlare con un ufficiale, senza bisogno di impalarsi su ll 'a ttenti. E' diQìcile, in montagna, star s ull 'allenti . .

Con questi uffiriali, coloro che parlano di un 1·afforzamenlo del militarismo, con la inevit.ubile vittoria itali ana, si divertono a in seguire dei fantasm i. n militarismo u made in Germany n non ha attecchi to in Ital ia. D'a lt ron de questa ~erra, fatta dai popoli e non dagl i eserr iti di caserma, segna. la fine del militarismo di casta o profe55ional e.

L'enorme maggioranza degli ufficiali italiani r ven uta , con I~ mobilitazione, dalla vita civile. Tutla l'ufficialità ·dei subalterni è formata di tenenti e sottotenen ti di complemento i:-he si battono e muo · iono da pfodi.

Alcuni ufficiali mi vogliono conoscere. Ecco il sottotenente Lohengrin Giraud. Giovane e va loroso . Proposto per la medaglia d'argento al valor militare.

- Ho un nome tedesco, o piultosto wagneriano - · mi dice - ma dete sto i tedeschi.

Mi narra. L'll settembre, la 3" compagnia ebbe l'ordine di attaccare il cocuzzolo dell 'Vrsig, di coni

IL ldlO DllJUO DI OU&B!tA lJ9

quislarlo e di gettare in basso - dall'altra parte - gli austriaci. La compagnia era comandata da Umberto V illani. Un audace. Un uomo che non sapeva nè ridere, né sorridere. Scoccata l'ora, mez1.ogiorno e dieci, il Villani s i lanciò all'assalto fra i primissimi, alla testa del (< plotone d 'o nore>> che egli aveva costituito fra i migliori elemen ti della compagnia. Appena iniziato il combattimento, il Villani - che stava ritto in piedi per ordinare la disposizione delle squadre che avanzavano - fu ferito da una fucilata. Non se ne curò . Di lì a pochi minuti, fu abbattuto dallo s coppio di una bomba. Ebbe appena il tempo di gridare:

- Bersaglieri della settima, avanti ! A destra ! Stendetevi ,a destraJ Viva l'Italia! -

E' morto. Allora il comando della compagnia fu assunto dal ·sottotenente milanese Giraud . In piedi. anche lui, ferito anch e lui, non però gravemente, incurante del pericolo e della morte, diresse la furiosissima battaglia, che durò venti ore. Esaurite le bombe, s i ebbe un a corpo a corpo micidia le e indescrivibile. Mo l' azione fu coronato eia s uccesso. Gli austriaci furono rigettati dall'altra parte del cocuzzolo. Molti cadaveri nei burroni.

- Mi piacerebbe di averti nella settima compagnia - mi dice Giraud.

Tenente Cauda, dei carabinieri, venuto a combattere volontario. E' un sardo. Coraggio e sangue freddo eccezionali. Parla lento, a ll'inglese . Tenente Corbelli, romagnolo, di Russi.

Una voce:

- C'è qui il bersagliere Mussolini?

ao
BGNlTO

- Sono io.

- Vie ni che voglio abbracciarti.

E ci abb raccia mo. E' il capitano Festa de lla 1~ compagnia del 157° fante r ia, che occupa le no· stre posizioni.

- La 'lua campagna giornalistica per l'intervento onora le e i l giornalismo italiano! - aggiun· ge, alla presenza dei bersaglieri disseminati nei ripari.

- Questa, caro Mussolini, è una guerra terribile. Abbiamo di fronte dei barbari che ricorrono a tutte le insid ie... Ma - e si volge anche agli altri - coraggio e, soprattutto, religione del do· \"ere! -

Se ne va. E' basso, tarch ioto , barbuto . Porta gli occhia li. I !:>UOi sold ati parlano di lui con vene· razione .

La mia compagni a è comandata ai posti avan- , zati, di g uardia.

Tramo nto. Il caporale Claudio Tommei - romano - mi o ffre u n passamontagna e un numero del Rugantino. Gr azie , Quando, in Italia, si parlava di trincee, il pensiero coITeva a quelle inglesi, scavate nelle pianure basse di Fiandra e munite di tutto il comfort, non escluso - si dice - il termosifone . Ma le nostre_. qui, a quasi 2000 metri sul livello del mare, sono ben diverse. Si trattn di buche scavate fra le rocce, di ripari esposti olle intemperie.

Tutto provvisorio e fragile. E' veramente una gueITa di giganti quella che i soldati d' Italiafo r tissimi - combattono.

IL M IO DUIUO DI GUICRII.,\ 31

Non dobbiamo espugnare delle fortezze, dobbiamo espugnare delle montagne. Qui, il macigno è un'arma f! micidiale quanto il cannone!

Il vento della sera porta in allo il freddo e il fetore dei cadaveri dimenticati.

Notte chiara, di stelle. 20 Settembre.

Appena è giorno, il capitano mi chiama. Vado con lui alla trincea più avanzata. Riparalo da due s acchetti di terra, posso guardar e. con una relaliva tranquillità, il luogo conteso. E' uno spiazzo di forse 150 metri quadrati. Non più. Il u cocuzzolo >i ha perduto i suoi connotati. E' stato spianato, livell ato dalle bombe e dalle mine. Macigni frantumati, grossi pali, fili di ferro, stracci di uniforme, zaini, borracce: segni delle tempeste. Gli austriaci sono a lrent: · metri - appena - da noi. Non si fanno vedere,

Le nostre mitragliatrici non scbenano. Chi si scopre, è fulminato.

Un siciliano coraggiosissimo, tal Failla, sta oltre la trincea e getta bombe. Gli mancano. a un certo punto. Il caporale Morani gliele porta volontariamente. E' appena giunto che una bomba austriaca gli cade vicina. Per un momento non lo vedo più. Trepidazione. Ma ecco che s i rialza e viene di corsa verso di uoi. Mi cade fra le braccia. E' soltanto ferito. Ha il volto sporco di polvere e di sangue . Le ferite s ono olle gambe. Vuole che

,.

io lo accompagn i al posto di medicazione. Lo porliamo in barella, io e il portaferiti Greco. Il Morani è ca.Imo, tranquillo . Non un grido, non un gemito._ Contegno _da vero sol~a to . Il_ te~ente me-. dico gh fa una pruno sommaria med1caz1one e m1 ussicura che le ferite non sono gravissime. Ci abbracciamo. Il Morani è portato via in barella, io torno al mio posto. Giunge un ordine scri tto:

- ll bersagliere Mussolini deve presentarsi, armato, al Comando del Reggimento! -

Zaino in spa lla . Un'ora di marcia. La sede de l Comando è in una mod esta e rozza baracca di legno.

- Prima di tutto - mi dice il colonnello - ho il piacere di s tringervi la mano e sono lieto di a\·ervi nel mio Reggimento; poi, avrei un incarico da affidarvi. Voi dovreste rimanere con me. Siete sempre in prima linea, esposto, anche, al fuoco dell'artiglieria. Dovreste sollevare il tenente Palazzeschi di una parte del suo lavoro amminis trativo e dovreste scrivere, nelle ore di sos to , la s toria del Reggimento, durante questa g uerra. E' una proposta quella che vi faccio, beninteso; non un ordine/ -

Il colonnello Giuseppe Barbieri è un roma.gno\o, Eli Ravenna. Ha. infatti la cc linea. n del romagnolo.

Gli rispondo:

- Preferisco rimanere coi miei compagni in trincea ...

-E allora non se ne parla più. Accettate un hicchiere di vino. -

IL MIO DI,UI.IO DI ousruu 33
MuuoU..J,. //mio ,/f,ir/o ,//flnffll,

Non è buono il vino del coJonnello, ma in mancanza di meglio .., Ho chiesto e ottenuto di passare alla 7• com pag nia per essere insieme col te nente Giraud.

Alcuni bersaglieri, addetti al Comando, mi manifestano le loro meraviglie peri il mio rifiuto.

- Sono alla g uerra per combattere, non per scrivere! -

Risalendo il monte, pass o vicino alle cucine. C'è un enorme 305 non esploso. Poco lungi un cadavere di austriaco, abbandonato . li morto stringe a ncora fra i denti un lembo di bavero della sua tua ica che - strano! - è ancora intatta . Ma sotto, attraverso la carne in putrefazione, si vedono le ossa. Gli ma ncano le scar pe. Si capisce! Le scarpe tlegli austriaci sono mollo migl iori delle nostre. Poco prima di arrivare a ll a tr incea , incontro Gir aud col mio nuovo capitano, Adolfo Mozzoni. Gli riferisco il mio colloquio col colonnello. Si congralula del mio rifiuto che giudica n nobilissimo )).

- Anch'io sono un po' giornalista , - mi dice, -e faremo insieme un giorna le delle trin cee... 2 1 Settembre.

Sono andato a salutare gli am ici den·s~ compagnia. Trovo il capilano Vestrini, ferito una seconda volta da pnllottola che gli ha attraversato 1a guancia. Se ne va all'infermeria.

Tornando dal Coma ndo del ba llaglione, mi consegnano un giornale vecchio di quattro giorni.

34

Posta dall 'ltalia, niente ancora. Pazienza. Ma un guardafili mi passa una missiva a mano. E ' la lettera scritta a matita di un soldato, che incontrai per la prima volta, durante la marcia verso la linea del fuoco, a Planina Za-Plecan. Volle allora che firmassi una cartolina. Si è ricordato di me. E' certo Husconi Francesco, dimorante in via Malpensata, 2, a Lecco, e ora soldato di fanteria.

E ' un documento interessante, nella sua commovente semplicità, e dimostra da quali spiriti siano

:=orretli gli umili soldati d' Italia. Dice:

,, Caro. Mussol ini, sono un povero operaio soldato. Tratto dagli studi a tenera età per le gravi condizioni di famiglia, venivo posto nella grande fiumana proleta rio. e da cssu coi nvolto. Tanto fu il mio dolore a lascinre le scuol e elementari; ma il pensiero di portare un non lieve contributo di sollievo alle tristi condizioni della mia famiglia , mi rendeva orgoglioso. Per gli studi, pensavo, dedicherò le ore libere: così feci)).

Dopo aver parlato delle lotte fra neutralisti e interventisti , prosegue:

u Poco tempo dopo, era per me l'ora di aggiun· gere l'opera al pensiero. Son oggi, otto mesi n.

Parla del noslro incontro e continua:

<( Mi lasciò la s ua firma, ma più ancora sento, nel mio cuore e nell'anima mia, una luce viva ed un contento che giammai scorder·ò e che mi accompagneranno fino al compimento del des tino della Patria... ,,.

Non è semplice e non è grande il ling uaggio di ri.ueslo ignoto soldato operaio?

IL lHO DIARIO DI OUBlilU 3G

E' ve nuto l'ordine di dare il cambio alla ga compagnia cbe occupa uno dei costoni avanzati d el \'rsig. Si parte. Marcio in tesla alla colonna, insieme col tenente Giraud. Tragilto lungo e faticoso. Attraversiamo due passaggi pericolosi. Nell'uno c'è il pericolo delle mitragliatrici; nell'altro c'è il rischio di essere schiacciati dai macigni che gli austriaci rotolano continuamente dall'alto. Il mio caposquadra è il calabrese Lorenzo Pinna di Nicastro, studente, volontario. S uo padre è un ingegnere del Genio Civile.

- Chi avrebbe mai pens ato che mi sarei trova to con Mus solini soldato semplice! Lo scrivo s ubito n mio padre, che spesso mi padava di lei. -

Nel p rimo p assaggio scoperto, che attravers ia· mo - mollo dis tanziati gli uni dagli a ltri e di cors a - c'è il cad avere di un saldalo aus lriaco. E' vollato con la far,:ia contro terra. Rotolando dall'alto, l'unifonne è andata in brandelli. La schiena J; nuda e nera come l 'inchiostro. Fetore. Il tenente Giraud ci precede sempre. Nelle sue parole, mi sembra di scorgere qualche oscuro presentimento.

- Vedi, Mussolini, qui si può morire e si muore, senza combattere Abbiamo appr.na occupato il ripidissimo pendio <lei monte, che una triste notizia si rlitlonde fra noi. ll tenente Giraud è rimasto ferito gravemente dalla fucilala di una vedetta aus triaca , mentre s i re<·nva ins ieme col capitano e il sergente a ispezionare la posizione. La pallottola gli è entrata dalla spalla , Vedo venire verso di me il portaferiti Al· berto De Rita che mi dice:

30
BENITO MUSSOLINI

_

Il tenente Giraud mi manda a salutarvi ...La nolizia ha rallristalo profondamente tutti i bersaglieri che amano molto il loro ufficiale e ad· dolora me, in particolar modo. E' sera. Ci sten· diamo accanto agli alberi sulla nuda terra. Razzi luminosi e pioggia di bombe.

22 Settembre.

Calma. Qualche cannonata, qualche fucilata delle vedette. Giornala meravigliosa di sole. Il capitano Mozzoni mi chiama alla sua tenda. Trovo con lui il sottotenente Fava, dd 27° battaglione. Lung.1, amirhevole conversHzione.

23 Settembre.

Siamo a 1897 metri d'altezza. ll pendio della montagna è del 75-80 %. Una vera parete. Guai a rotolare un sasso! Per salire e scendere ci gioviamo di una corda che, legala agli alberi, va dal Comando della compagnia al pos lo es tremo di collegamento, in fondo valle. Ieri sera, pioggia ecce:tionale di bombe. Sono bombe che si annunciano con un sibilo curiosissimo.Quasi umano. Sono lanciate col fucile. Se trovano il terreno molle, non sroppiano. Ma ieri sera sono scoppiate quasi tutte. Nessuno di noi ha ootuto chiudere occhio. Un morti, e un ferito. 11 ffiolio è tal Berlelli, richiamato de11'8-1, contadino di Migliarino {Ferrara). La bom-

IL !trtlO DIARIO Dl GUERRA :37

ba gli è scoppiata sopra e gli ba squarciato il petto. Il ferito non è grave. Si dis tribuisce In posta.

Il mio compagno di trincea, l'abruzzese Giacobbe Petrella, di Pescasseroli (Aquila), lavora furio!:Hlmente di vanghetla e piccozzino per rendere un pochino più solido il nostro riparo. Accanto a me alcuni bersaglieri giocano tranquillamente a sette e mezzo. E' quell'indemoniato di Marcanio che tiene il banco.

Mi metto a giuocare anch'io e perdo . Se non tuonasse il cannone, non sembrerebbe di essere in guerra.

Giornata di grande sole .

Nel bosco è un lento cadere dì foglie. Si diffon· dono tra le squadre le prime notizie. Non sono liete.

Ieri .sera, sull'imbrunire, un richiamato che si recava d{corvée a prendere il pane, nell'att.raversa1·e la solita posizione scoperta, è stalo fulminato da una fucilata. Si chiama DiAgio Benati, dell'8·1, ferrarese anche lui.

Vedo passare gli zappalori. Il porla-mensa degli ufficiali, t a l Rossi Giusl':ppe, manca. Ferito? Morto? Disperso? Bombe, bombe, bombe tutta la notte, si no a ll'alba. Nessun morto, alcuni Cerili. Matti1'13ta di sole e di cannoneggiamento. Passa un Tau-

38 l'IENITO llUSSOLlNI
~4 Seltimbre.

be altissimo. Bianco. A tremila metri. La posta . Per noi, richiamati dell'84 1 nulla. E' Lristcl 25 Settembre.

Stanotte dalle 2,30 alle 4, ¼ sono montato di ·vedetta per la nostra squadra che si trova a un posto avanzato. Era con me, altra vedetta, Barnini Washington, certaldese. Vero toscano del paese di Boccaccio: ogni parola, due bestemmie. Sono stato con orecchi cd occhi spalancati, ma nessuno 1,i è visto. Quattro bombe ~:ono scoppiate a pochi metri dal nostro posto. Luna velala da nubi bianche . Veniv.:i. dal burrone il tanfo dei cadaveri dissepolti. li bel tempo è finito. Ieri, ancora il sole - un po' ~tanco - del setlembre; oggi la nebbia, la piog-

gin, il freddo dell'inverno. Turhinìo di foglie che cadono con rumore secco sui nostri teli da tenda. I miei compagni, della prima squadra, Pinna, Perella, Barnini, Simoni, Parisi, Di Pasquale, Bot~ tero, Pecere, accovacciali come me sulla nuda terra, nel cavo di una roccia, dalla quale filtra l'acqua, sono silenziosi. Qualcuno dorme. Piove.

26 Seltembre.

Piove sempre. Da ventiquattro ore. Io sento l'acqua fredda che mi lava la pelle e finisce nelle

!'Carpe. Stanotte un nostro posto di collegam~nto di (iUaUro uomini e un caporale è stato catturato

IL MIO DIAll.10 Dl O 01!:II.RA 39

dagli a ustriaci truccati da bers aglieri. Nessun a nuova del porta-mensa Ros si. 11 sergente Simonelli lo dà per n di sperso,,. Stanotte nessun ferito. Grazie all'umidità del terreno, poche bombe !, OOO scoppiate. Il capitano Mozzoni, che ha ricevuto in dono due botti g lie di cognac, lo ha fatto distribuire ai bersaglieri. L 'atto indica il cuore e la gentilezza dell'uomo.

:Mentre scrivo, la pioggia è diventata nevischio ch e batte soneramentc e rabbiosamente s ulla nostra tenda. Il che non impedisce a Pinna e Barnini di intonare una canzone nella quale si parla di una 1, regina che si vorrebbe incoronare )). Rombo, a intervalli , il cannone. Ora cant ia mo tutti insieme:

E la bandie ·era

Dei tre colo-ori

E' semp re stata la più bella, bella, bella Noi vogliamo sempre quella Noi vogliamo la libertà ..

Distcibuzione gratuita di tabacco, si gari, siga~ rette. Parisi m'in segna: « Non bisogna accendere in t.re con lo stesso fiammifero. Altrimenti muore il più piccolo dei tre)), Superstizi oni delle trincee. Accendiamo in due. Fumo.

40 BENl'IO MUBSOLlNI

Come si vi ve e come si muore nelle linee del fuoco

27 Sdlembre.

Da ieri mattina non abbiamo in corpo che u n iOt'SO freddo di caffè. Piove sempre. Da due g iorni, ininterroltamenle. Stanotte non ho r:hh1so occhio. ~li trovavo sollo ln tenda con un tal J annazzonc, 1111 contadino del Beneventano, il quale, inzuppalo fradi,·io, come me, e un po' febbricita nte, gemeva:

- Madonna mia bella! Madonna mia bella!

- Bas ta, bai,la, Jannazzone! - gli h o detto

- Non credete in Dio, voi'? -

1\fon ho risposto.

fo, invece, inga nnavo il tempo, le dodici ore in~ermina bili ~ella notle, rimemorando le poesie imparate nel bel tempo felice e lontano della mia g iovinezza. Effclto delle circostanze - climateriche, la pnesia che mi è tornata alla memoria, è ! ,a caduta del Parin i. S trofa a strofa sono g iunto sino a i versi:

1t Ed il cappello e il vano

u Bmlon dispersi nella via, raccoglie u.

Poi non mi sono ricordato più. Cambiamo posizione. Andiamo in fondo valle alle sorgenti dello Slatenik, un torrente che sbocca nell'Isonzo, nella conca di Plezzo. Nei ripari che gli austriaci hanno abbandonato, troviamo un po' più di comfort. In questa zona sono ancora visibili i segni della travolgente avanzata degli ila· liani .

Sul terreno tormentalo e sconvolto sono disseminati, in disordine, bossoli di proiettili d'ogni ca libro, giberne, scarpe, zaini, pacchi di car1uccie, fucili, cassette di legno sventrate, tronchi d'alberi ilbbattuti, reticolati di ferro travolti, scatolelte di carne vuote con diciture tedesche e ungheresi, fazzoletti, teli da tenda. Qua e là sono degli austriaci morti e malamente sepolti. Tra g li altri un ufficia le.

Qui furono distrutti due reggimenti di bosniaci e el'Zegovinesi.

La posta: pacchi e lettere, ma per me e per tutti i richiamati dell'84, niente ancora. Soffia un vento impetuoso e freddo. Distendiamo su i cespugli, al sole , le nostre mantelline e coperte, inzuppale di acqua.

29 Settembre.

Due giorni e due notti di pioggia. Tempesta. Veniva dal Monte Nero. Sono, siamo fradici sino alle ossa. I ber saglieri preferiscono il fuoco all'acqua . Fuoco di piombo, si capisce. Ma stamani.

"

tepido fa dimentico.re le giornate piovose. Lo Slalenik - ingrossato - urla in fondo al vallone. Si distribuisce la posta. Finalmente, dopo quindici giorni, c'è quolch: coso. anche per me. ~el trincerone che occupiamo s i può accendere 11 fuoco. Ogni tenda ha il suo. Qui, l'unico pericolo - oltre a quello delle cannonate e delle pallottole vagahùnde - è dato dai macigni che rotolano dall'Vrsig. Di quando in quando si sen te gridare : - So.sso! Sasso! -

Guai a chi non lo evita a tempo!

L'l1° bersaglieri è stato rudemente provato, ma il (( morale " dei soldati è eccellente. Anche i poifus dell'84 f:tanno cambiando psicologia. Diventano solda ti. Sembrano già lonlanissim i i primi gior· ui, quando bastava il rombo dPl cannone, il fischio cli una pallottola o la \'ista di qualche cadavere per emozionarli. Distribuzione di alcuni indument i invernali. Sono ottimi.

Ho portato - poichè li desiderava - alcuni numeri arretrati del Popolo al mio capitano hfozzoni. Era aiutante in prima; ha preferito riassumere il comando della compagnia. Uomo che conosce gli uomini, soldato che conosce i soldati. I bersnglieri gli vogliono molto bene. Non ha bisogno di ricorrere a misure disciplinari per ottenere che ognuno adempia il proprio dovere. Mi offre biscotti e tre

IL t.110 DlAB10 Dl O UERBA 43

pacchetti di sigarette. E' con lui il tenente Morrigon i, romano, simpalicissimo e fortunalo. E' giunto, dal 12°, un cadetto destinato al comando del primo plotone della nostra compagnia: Firnclli, Ji Bari. Giornata tranquilla,

Piove. li mio capitano, in un rapporto indirizzato al colonnello, fa vivi elogi del mio spirito militare e della mia resistenza alle prime e più gravi fatiche della guerra.

Ver.so sera, intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrici alle falde dcll'Jaworcek. Che gli allri battaglioni abbiano impegnalo un comballimento?

Sono giunti altri ufficiali. I cadelli Barbieri e Raggi. Ora i quadri della nostra compagnia sono ul completo.

Gli austriaci bombardano con granate incendiarie il villaggio di Cezzoga.

11 piantone della fureria, Lamberti, mi reca un biglietto del capitano, che dice:

u Sarebbe mio desiderio che ai bersag lieri della

"
1~ Ottobre. 2 Ollobre . 3 Ottobre.

compagnia fosse es presso nel modo più sen tito a lla loro a nima sem plice e buona, il mio vivo compiar.1mento pe r la fusione g iò s to.bilitasi fr a i vecchi e i giovani bersag lieri ; ciò che dimoitra qu a le s pirito di cameratismo animi il loro cuore . La serena giocondità, il sentimen to di disciplina, la disinvolt.a r esis tenza a i d isagi cui sono sottoposti, ve ng ono da me così a p prezzati, tanto da sentirmene fieramente o rgoglioso . Tullo ciò è indice di alto senti~ento del dovere e d à affidamento della più salda compag ine qu alora a nuovi cimenti si possa essere chiamati. Al bersag liere Mussolini affido l'i nca rico ùi scrivere u n ordi ne del g ior no di compag.eia c he iu una s intes i concett osa e bersaglieresca es prim a tali miei apprezzamen ti , con l'esor taziol).C a perse\'erare, e con la visione di quegli ideali fulgid issimi di Patr ia e di fnmig lia , di c costituiro.nno n s uo tempo il premio più sensibi le per il sacrosanto dovere compiuto 1,.

Io mi domando : u .Ma non è già questo un ordine del giorno bellissimo'! Che cosa posso dire, io, d i meglio e di più? " · T uttavia, obbedisco. Fra anziani e richiama ti, si cominciano a stabilire rapporti di llmicizia . I\'el p rimo plotone, di richiamati non ci sono che io. T u t ti g li altri sono anziani che si tro· ,·ano al reggimen lo dal principio della g ueITo .

Spesso mi raccoulano epic:;odi inlere.ssan t issi mi. L'avanzata su Plezzo, le azioni s ul Vrsig . I ca porali hanno r iu nito le squadre e leggono l'ord ine del g iorno. '

lL M:10 DIARIO Dl OUIIRRA 4 (!

Cielo stellato sino a mezza notle. Stamane nevi· ca . Ci esercitiamo al lancio di bombe.

Stanotte .!!Ono stato quattro ore di vedetta. Pioveva. U Ottobre .

- Zaino in spallai -

E' giunto l'ordine di raggi ungere sullo Jaworcek g li altri battaglioni. Ci mettiamo in ma rcia. li capitano ci precede. Porta lo zaino e la caramell a . Sosta al Comando del regg imento. Discorso del colonnello, seguito dalla lettura di un lungo elenco di bersaglieri della 7• proposti per u na ricomnensa al valor militare.

-Bersaglieri della settima, al colonnello del1' 11°, hurrà!

- Hurrà! ~

Pulizia al fucile. Distribuz ione d i .sca r pe. Durante ques te operazioni, faccio la conoscenza di un sergente degli alpini, di Monza, fenenl issimo in~ lervenlir:;la, entusiasta della nostra guerra .

Giunge 1'8" compngnio.. Qualr.uno mi o.nnuncia c:he il caporale Bu::re.m a è rìmaslo feri to da una

46 B&NITO MU!ISOLlNI
4 Ottobre . 5 Ottobre.

l'Unnonata , il 20 settemb re . li colonnello r ipete il discorso ai bersaglieri dell'S•. Crepusco lo. Si parte.

La marcia di stanotte fra tenebre fiUissime, per una mulaUiera scoscesa e fangosa, entro un bosco, è stata dura.

Parecchie volle i plotoni hanno perduto il colleg11mento. Alcuni bersaglieri sono caduli e non ha n110 polulo proseguire. Anch'io - come tutti - so no cad ulo \'arie volle, mu l'unico danneggiato f' l'orologio che port o al polso . Non va più .

Dieci o re di marcia. Siamo g iunti a lle due del mallino. Per rortun a , non pioveva e e ' erano le s telle . Ci siamo r intanati fra i macigni, nell' attesa dell 'alba.

Sveglia alle ciuque. Ci spostiamo verso l'alto tii un nitro centinaio di metri. Ci troviamo sollo una delle uparclin ripidissime dell'Jaworcek. Dalla cima le \ledette austriache sparano conlinuamenle. Mi mello a lavorare accanitamente di van· ghella e piccone, per farmi un buou riparo . Petrella mi aiuta. Rilro\'O il tenente F ava, che mi presenta al capitano della sua compagnia, J an no· ne. Gli am ici degli alt ri h::1tlaglioni - appena-.sapula del noslro arrivo - mi vengono a cercare.

IL MlO nu.R!O Dl GUllll.llA 47

Hivedo il cnporul maggiore Bocconi, barbuto e un po' dim agrit o, il caporal mo.gg iore Strada, cx vigile mila nese , sempr e pieno d 'entusiasmo ; il caporale Corradini t he mi r acconta la s traordi naria avventura toccatagli. Doveva andare dj g uardia , con una squadr a, al quarto boschetlo. Giunto a un passaggio obbligato e scoperlo, sul quale g li auslriaci rotolavano continuamente sassi e macigni , il Corradini, ·volendo appunto evitare un macigno, mise u n piede in fallo e rotolò giù, in fondo al burrone . Una notle intera rimase laggiù 1 nel fango, sollo la pioggia, ritenendosi ormai perduto.

- Fu il pensiero della mia piccina, che mi diede il coraggio - egli mi dice. - A g iorno fallo, ris a lii il pendio del monte . N'e lla caduta a\1evo perduto tutto; zaino, fu cile, mantellina . Giunsi 11 un piccolo posto di fanteria. La vedelta mi intimò l'ulf . Quando il caporale dei piccolo pos to mi eh· be riconosciuto come a ppar tenente a ll 'esercito italia no, mi lasciò passare. Potei riguadag nare - sa· no e ialvo - la mia compagnia. -

Ecco Hampoldi, ex cuoco del Hcslauranl Casanova . Lo chiamavamo Rampoldo, Rampoldino ...

Ritrovo ancora vivi e in gamba i milanesi Spa· da, Frigerio, Sandri. Viene anche a trovarmi, per co noscermi, il caporale Giustino Sciarra, di Isernia. Ha una curiosa barbetta a punta , rossigna. Cord ialità, simpatia, auguri. Si parla di un'avanzata imminente .

.. BENITO
Mtr880LINI

Dormilo profondamente tredici ore. La stanchezza è passata. C'è un ferito delJ'S• compagnia che viene portato in barella. Una pallottola lo ba colpito mentre si scaldava al fuoco. Canticchia e fuma. Gli scelti tiratori austriaci sparano sempre. Pn forte g ruppo di ferraresi viene alla mia tenda e mi prega di porgere un saluto colletti,,o da mandarsi a un giornale di Bologna. Fatto.

Corvée dì riattamento alla mulattiera. li caporale milanese Bascialla, ch'è stato stanotte di guardi:t ai po5ti più avanzati, mi narra un episodio s ingolare. Si è trow1to - in un riparo - accanto a un bersagliere che pareva dormisse. Egli ha pro,·11to a chiamarlo. A richiam arlo. A scuoterlo. Non rispondeva. Non ~i mo,•eva. Er.a morto . li Bascialla ba passala tutta la notte accanto al cadavere.

Ore quindici. Raffica di artiglieria austriaca. Crepitlo di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, slroncato da una granata, si è abbattuto sul mio r;paro. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del 39" battaglione. trn altro morto degli Alpini. Il bombardamento è finito. E' durato un'ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta. Lunga conversazione col capitano Bono dello 4• compagnia.

Argomento : i colpi di scena balcanici..

Il capit:mo Bono è un in gegno vcrs'atile e d i vasta coltura.

Non dimenticberò il tremila della sua voce, qu ando - me presente - essendogli gi unto uno

IL 1inà DIAIUO Dt OtJltaRA 49
9 Ottobre.

rli quei moduli speciali coi quali s i chiedono a i Reparti notizie di militari, dovette scrivere la pa· rola : morto/

Sera di calma. Qualche fucil a la salila.ria delle vedette fischia di quando in quando nella boscag lia. 10 Ollohre.

Matlinata meraviglios a di sole. Orizzonte limpidissi mo. Si ord ina la s tatis tica d ei caricatori. Ogni i oldato deve averne 28. Ore dicci. l:no shropnel è passa lo ùschiando sulle nostre leste. ln al lo. Nou trascorrono cinque minuti, che un secondo shrapnel scoppia con immenso fragore a tre metri di distanza del mio u ricovero n, a un metro appena dalla tenda del mio capitano. Ero in p iedi. Ho sentito una ventata violenta, seguita da un grandinare di schegge. Esco. Qualcuno rantola. S1 grida:

- Poritaferitil Portaferiti! -

Solto al mio ricovero ci sono due feriti che sem· brano gravissimi. Un grosso macigno è letteralmente inaffiato di sangue . Gli ufficiah sono in piedi che impartiscono ordini.

- Le barelle! Le barelle! -

I fe rit i sono molti e bi sogna chiedere le barelle lllle allre compagnie del battaglione. Ci sono anche dei morti: due . Uno è Janar cl li, l'attendente del tenente Morr igoni . Una pallella di shrapnel g li è entrata dal petto e gli è uscìta da lla schiena .

00

Gliel'hanno trovata fra la pelle e il farsetto a ma· g lia.

- Tenente, mi abbracci! - ha detto Janarelli.

- Per me è finita! -

Vedo il tenenle Morrigoni, cogli occhi luccicanti iii lacrime.

- Ero tnnlo bravo e tanto buono! -

Lo J :marciii sembra dormire. Solo atlorno alla bocca c'è una' g rossa rosa di sangue. L'allro è un richiamalo d el! ' 84. Una scheggia gli ha spezzato il cranio .

Una riga rossa gl i divide a metà la faccia. I ferili sono nove, dei quali tre gravissimi e due disperati.

- Zappatori, in rang o colle vanghette. -

Gli zappatori s i riuniscono coi loro strumenti. Adagiano i morti ~u barelle fatle con r a mi d'albero e sacch i e se ne vanuo. Qui non s i può fare un cimitero. Ilisog nn seppellire i caduti qua e là, nelle posizioni più riparale. L 'emozione della com· pagnia è slata fugacissima. Ora si riprende il chiacchierio. Si fischierella. Si canta.

Quando lo spettacolo della morie diventa abilt.dinario, non fa più impressione. Oggi, per In prima volta, ho corso pericolo di vita. Non ci penso.

Dopo ·un :.Oese mi. lavo e ~i Petti~o. Sch~mp1oing' al marsala .

. Passa il L~nc~te Francis~o d~lla '15• 1co~pa~uia,' d quale mi racconta:

11 Ieri sern gli austriaci hanno inscenalo una di·

IL MIO 01,I.IUO 01 GO'ERR.\ 6 1

mostrazionc antito.liana. Hanno cantato in coro il loro inno nazionale . Poi hanno gridato:.

- Kicchìrichi, kicchirichi! -

u Hanno aggiunto:

- Bersaglieri dell'll0 , vi as.pelliamo! -

u Alla fine, una voce di ufficiale ha urlato al megafono:

- Italiani farabutt~ lasciateci le nostre terre! u.

Meravigliosa mattinata di sole. Il secondo, il terzo, il quarto plolone delila mia compagnia, levano te tende e si spostano per essere defilati dai tiri degli shrapncls. Noi restiamo al nostro posto. Passa un morlo della 13· compagnia. Bombardo.mento di un'ora a s hrapnel. Conversazione col capitano Bono.

La vita in trincea è la vita naturale, primitiva. Un po' monotona. Ecco l'orario delle mie giornale. Alla mattina non e' è sveglia. Ognuno dorme quanto vuole. Di giorno non si fa nulla. Si può andare - con rischio e pericolo di essere colpili dall'implacabile ((Cecchino" -a lrovare gli ami· ci delle altre compagnie; si gioca a sette e mezzo o, in mancanza di carte, a lesta e croce; quando t uona il cannone, si contano i colpi. La distribuzione dei viveri è l'unica variazione della giornata: di liquido, ci dànno una tazza di caffè, una di vino e un poco di grappa; di solido, un pez1.o di formaggio che può valere vcnll cenlesimi e mezza

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BEN1TO MUSSOLINI
• , • • • • 1 1 I I o

scatolello. di came. Pane buono e quasi a volontà. Di rancio caldo, non è questione. Gli aus triacitempo fa - hanno bombardato coi 305 le cucine e hanno fa tto sa llar per aria muli, marmitte e cucinieri.

C'è un'ora nella giornata, che i bersaglieri atlen· dono sempre con impazienza e con ansia: l'ora della pos ta che comin cia a giungere regolarmente . Ci pensa Jacobone, per il Reggimento. Nostro (' postino )1 è il ca labrese Suraci. Quando si grida "postai))' t utti esrono dai ripari e s i affollano attorno al di~:tribulore. Nessuno pensa più alle im:ilale e a~Ji shrapnels.

Ho scrillo u na leltcra per J annazzone e una per Marcanico. Non si n egano questi favori a uomini che possono morire da un momento a ll 'altro . La fidanzata di Marconir.o s i chiama Genoveffa Pa· ris. Questo nome mi riporta, chissà perchè, al tempo dei u Reali di Francia u.

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Pulizia al fucil e . Sole paI!ido. Poi, non c'è nulla ùa fare. Passano i soliti feriti. C'è il bersagliere Donadonihus che s i spidorchia al sole.

- CavaJleria, a destra! Cavalleria, a sinistraigrida e ride, di un riso che sembra quello di un uomo compie i.amen le. felice . .

Piog~ia e p irlocr.hi, ecco i veri nemici del s oldato italiano. Il cfmnone vien dopo.

Uno dei fer ili dello s hrapnel è morto prima di li.rrivare all' infermeria reggimentale.

IL MIO DIARIO DI GUERRA 6.1
/

Altra notizia triste: Ju fucilata di una vedetta ha colpito a morte lai Mambrini, mantovano, menh-e stava Jovorando a fortificare il suo riparo.

La guerra di posizione esige una forza e una resistenza. morale e fisica grandissime: si muore senza cornhaller~!

13 Ottobre.

Stanotte, sulle 23, improvviso e intensissimo fuoco di fucileria e di mitragliatrici ai nostri avamposti. Siamo balzati dai nostri ripari. Un quarto d'ora di fuoco e poi quiete sino all'alba. Mattinata grigia. Vado di corvée colla mia squadra e mi carico di un sa cco di pane. Passa un morto del 39° hatta glione, colpito da fu cilata e da sassata. Si diffonde, tra le squad re, la notizia che presto ci sarà ru azione 11. La noti1.ia non deprime , ma solleva gli animi. E' la prolungata inazione che snerva il soldato italiano. Meglio, infinitamente meglio, al fuoco, che sotto al fuoco. I bersaglieri sono desiderosi di vendicare i compagni caduti a tradimento.

Vicino a me si canta.. E' un inno bersaglieresco:

Piume, baciatemi

Le guance ardenti.

Piume, riditemi Di gioia e &anli;

E ripetetemi:·

Avanti! 1,-vantil

BRNITO MU SSOLI NI
.. ... . . ... . .

Guerra in montagna, tra la neve e il fango

Stamane, solito passaggio di feriti non gravi. Le vedette austriache, implacabili, non cessano un minuto so lo di sparare.

Ore quindici. L'artiglieria austriaca, dal Lipnik, io credo, comincia a bombardare la nostra posizione. Venti colpi da 280 che scoppiano in fondo valle. Quattro non scoppiano. Grida di gioia e di scherno partono dai nostri ripari.

Cessa il 280 e comincia il cannoncino. Lo chiamiamo cosi, col vez1.e.(!"giativo, prcchè, sparando quotiilianamente ci è di ven t ato ormai familiare; ma si tratta di un cannone da montagna da 75. E credo che ce ne sia più d'uno. Quasi tutli gli

!,hrapnels batlono la zona occupnta dal nostro battaglione. Ci mettiamo in quattro, testa a test.a, contro un grosso tronr.o d'albero che ci ripara magni· fìcamente. E' con noi un alpino sorpreso dalla raf~ fica mentre andava a.prendere acqua. Scro~ciano le ,allrtte, rarlono le ramai,rlie, turbinano le foµ-lie. E' finita. Troviamo qualche palletta, qualche

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fch eggia ancora calda . Adesso sono i nostri can· noni che com in ciano a sparare.

Gli austriaci tacciono. Allegria, per noi. Passano lre fe r iti, di cui uno solo r elativamente grave, perchè ha una gamba !=.pezzata. In !onrlo va ll e, il 280 i1a fatto qualche vittima. Ci sono alcuni mortiianlaccini e bersaglieri - dei 11 posti di collega· mento n. Serata di calma. Qua e là s i leva no delle voci che cantano. Ma non sono canzoni del reper· Iorio patr;ottico. Sono del repertorio soldatesco e J•Opolare. Bi,,ogna distinguere. Salvo un a che ha un ritornello che dice:

Trento e Trie3lt

Ti renderò

1~ al tre canzoni sono ben lontane dagli avvenime nti {lltuali. L'immortale Violetta tiene ~mcora il primo posto.

E la Vio letta

La 1,a, la va ...

Alcuni , che deYono es.sere r educi dalla Libia, ,:a ntano invece:

Da Tripoli a Gm·gare.~ch

Si marcia in ferrovia ...

E non manca la canzonetta ~ollacciata, anzi

oscena:

All'osteria del numero uno ..• . . . . . . . . . .

Dammela ben, biondina

Dammela ben, biondaQaa ...

"' 8.1!:NlTO
MUS80L1Nl

Il soldato il:tliano P allegro, particolarmente quando non piove. E anche quando piove, accetta la bagnura con molta filosofia.

15 Ottobre.

Notte di burra!'ica. Il vento mugghiava dal Monte Nero alla Conca di Plezzo e andava a schiantarsi contro la parele altissima e già bianca del Rombon.

Mattinata grigiR, inrcrta. Pas.sano due bersaglieri morti. Devono essere caduti stanotte ai piccoli posli. Noi li vediamo pa5sarr., portali dai portaferiti e segulli dagli zappatori che devono scavare la fossa. Nessuno di noi domanda ch i s iano. Si preferisce ignorare. Alcune ore di lavoro per riaccomodare il nostro il riparo, sconquassato dalla tempesta dì stanotte. Fuoco stracco di fucileria tra le vedelte. Uno dei nostri spara con un fucile au• flriaco.

Tutte le maltine, al momento della distribuzione r..!el caffè, ~orgono discussioni e battibecchi fra hersnglieri e bef'Saglieri e soprattutto fra bersaglieri e caporali. Strano! Sono uomini che potrebbero morire da un momento all'altro e si bisticciano per un sorso di caffè. Ma il .fatto si spiega: anzitutto il caffè è l'unico liquido che il soldato desideri e beva con piacere e vantaggio; poi, nessuno crede di do\'er morire e infine per un senso profondo di giu-

IL !J'IO DIA.RIO DI GUERRA li?
'\..

stizia distributiva. Quando le razioni non sono uguali per tutti, si grida:

- Camorra! Non fare camorra!Purtroppo la camorra, nel senso so ldate sco delfa parola, c'è. Al soldato che sta nelle prime limi, e dovrebbe essere ,e sacro 11 1 non giunge che la rrfinima parte di ciò che gli spetta, giusta il regolamento di guerra. Cafft•, cioccolata, vino, grappa passano per troppe mani di conducenti, caporali, piantoni. La ,e camorra n sembra essere un fatto normale, ma irrita grandemente i soldati, specie in guerra. C'è il caso rli sentirli dire: u Governo ladroln. La camorra finisce per esercitare influenZR. dt>primente su quello .che si chiama il umorale" delle truppe. Io penso che se, per rendere contenti <1uesti soldati, occorre eliminare gli abusi della piccola camorra e distribuire razioni abbondanti e giuste di cat1è, il problema è di facile soluzione. Jmp<1rtate, se <1ccorre, tutto il caffè del Brasile ... Sono giunti gli elmetti per gli shrapnels. Sei, per compagnia, finora. Recano sul davanti que~te <lue iniziali R. F. : Rcpublique Française .

L'lln bersRgli eri è il reggimento italiano per eccellenza. Tutti o quasi i distretti d'Italia vi sono rttppresentati. C'è> qu.ilche sardo, c.i sono dei sicil iani di Cefalù, dei cnlabre si, rlei pugliesi di Bari e Lecce. degli abruzzesi di tutte e quattro le provincie, dei n.t\polrtani di Napoli e Caserta, dei romani, dei toscani di Siena, Firenze, Massa-Garra-

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. ..

r::i, dei marchigiani di Ancona, Ascoìi-Piceno, Pcs:-i.ro, degli emiliani di Ferrara, de i lombardi di Milano, Dres.cia, Cre>mona, Bergamo, Lecco. Sondrio, Mantova; dei veneti di tutte le provincie, ad eccezione di Udine e Belluno.

In guerra, si disprezza il denaro. Chi ne ha, lo manda a casa Non si sa nemmeno come spendere la cinquina. C'è il vivandiere, ma sta molto lontano e non ha che delle scatole di sardine . Giunge di notte e di giorno se ne va. Il valentuomo ha paura delle granale e degli shrapnels. Se io fossi nel colonnello, lo costringerei a rimanere - con noiin prima linea.

16 Ollobre.

Notte eccezionalmente calma. Anche la vedetta austriaca ha riposato. Niente la-pum. Stamani, ~ole. Passano sulle nostre teste - in alto, molto in alto - dei proiettili d'artiglieria, ma non si capisce di dove vengano, nè dove siano diretti. Il lenente Morrigoni, di complemento, mi annuncia la sua promozione a capitano, di complemento. J.ascierli la compagnia. Jl tenente Fanelli se ne va ~ a ll 'infermeria. Ha i piedi rovinati dal freddo e dall'umidità. Due feriti di pallottole. Distribuzione di ,·ioccolato, mandato da un ignoto amico.

- C'è qualcuno che si ricorda di noi!La Libera Stampa di Locarno mi giunge con un articolo dedicato alla memoria di Giulio Barni, cadutQ sul campo di battaglia. Povero ed eroico amico! I supersti ti , fra noi, ti ricorderanno sempre!

lL MIO DURtO DI GUERRA 50

Cader prig ionieri in mano agli austriaci: ecco un'eventualìtà che spaventa i miei comm ilitoni.

- Piuttosto morirei - dicono tuUi.

Questo spiega il numero esiguo di prigionieri ilaliani fatti dall'esercito austriaco. Quelli del nos tro reggimento non arrivano alle decina e sono s tati sempre colti di sorpresa.

Qui, nessuno dice: (! Torno al mio paese!),, Si dice: u Tornare in Italia u. L'Italia appare cosi, forse per l a prima volta, nella coscienza di tant.i $ UOi figli, come una realtà una e ,,ivcnte, com e lo. ratria comune , insomma.

17 Ott obre.

Domenica. La mattinata si annuncia calma. C'è in alto un sole meraviglioso. Ma, improvvisamente, verso le nove, un proiettile da 280 aus triaco, pas.sa sulle nostre teste, col suo sibilo 1c roce. Scoppìa lonlnno, giù, verso lo Slatenik. Di lì a poco, un secondo colpo, accorcialo. Un terzo, 200 metri più giù dal poslo che occupiamo. Un q uarto, diel.ro o noi. Gli austriaci tiran o a caso. Ba ttono la zona.

« Tiro di sfolt imento n come lo chia mi amo noi.

Ecco il sibilo del sesto colpo, Lo sento sopra di me. Vicino, vicino, vicino, a sessanta centim etri

00 B8NlTO MUSSOLINI . ..
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. ..

passa sopra ]e nos lre teste. Io e Petrella s iomo immobili, a terra. li minuto d 'attesa ci è porso lunghissimo. Il proiettile è scoppiato a meno di tre metri da l punto in cui ci troviamo. Con la sola corrente d'aria ba scoperchiato t utto il nostro riparo. Detonazione formidabile. Grandinare d i schegge enormi e di sassi. Un albero è stato s radicalo. Alcuni mac igni frantumati. Ci troviamo letteralmente coperti dalla testa oi piedi di terriccio, sassi e ramaglie.

-S ei vivo?

- Vivo! -

La cinghia del mio fucile è s tata togliota nettamente da una scheggia. Gavetta e tascapa ne sono crivellati di proiettili. li fucile di Petrella ha la. cassa spezzata . Tutti gli nlbcri vicini presentano la corteccia lacerata.

Noi s ia mo mirncolosamente incolumi.

Passa dì corsa da un riparo all'altro l'altendenle del maggiore Cassala, il milanese podista Tet"li, il quale grida :

- Bersaglieri del 33°! Ordine del maggiore, ritirarsi armati sotto al costone! -

Obbediamo. Tutto il battaglione é, ora, riunito sotto una roccia al riparo dei colpi del 280. P asso dinanzi al comando del battaglione. C'è il magg iore, il capitano Mozzoni, il capitano Vestrini. Ho la facci a nera di terriccio.

- Che cosa ti s uccede, Mussolini? - mi domandano.

L'ultimo 280 mi è scoppiato vicino.

- L'ha i scnmpata bella.

tt. MIO DIARIO DI OU!RRA 6 1

Per la seconda volta, a distanza di s ette giorni, ho corso serio e immediato pericolo di vita. Da· s la va che il proiettile fosse scoppiato s oltanto

pac;so indietro, per ridurmi a brandelli. Jannazzone mi dice:

- Si fussi in voi, porterei un cero a Montevergine/ -

Il bombardamento non è continualo. Il mio, è slalo l'ullimo colpo. Ritorniamo ai nostri ripari. Nel pomeriggio calmo, molti si fermano ad osservare la buca enorme, prodotta dallo scoppio del 280. Io trovo una scheggia ancora tepida che peserà un paio di chilogrammi. La me llo fra i miei cimeli di guerra. L'artiglieria di grosso calibro fa meno vittime, forse, di quella di medio e piccolo calibro, ma esercita una influenza deprimente sullo s pirito dei s ol<;lali . Il s oldato di fanteria si senle disarmato, impole nle contro il cannone. Quando l'artiglieria batte le n os tre posizioni,ognuno di noi è come un condannato n morte. Il sibilo annuncia il proiettile e ogni soldato si domanda :. (( Dove scoppierà? u. Contro il cannone non c'è alcuna difesa possibile, all'infuori di quella cos tituita dai u ripari >1 che sono poco profondi e pochissimo cons istenti. Si tratta di sassi ammucchiati insieme con zolle di terra. Bisogna restare immobili , contare i colpi e attendere che il bombardamento fin isca. Per un'altra ragione il cannone impression a il s oldato, ed è i l gene re di ferite ch'csso produce. Le pallottole di fucile o di mitrag li a lrice non s traziano, come un proiettile di cannone.

C'è un solo morto: un coporal mt1ggiore degli

•• 111/.NlTO MUSSOLINI
ui(

zappatori del 27° battaglione. Un milanese, a quanlo mi dicono. E' stato decapitato da una scheggia del 280. Verso sera vado a cercar dell'acqua e passo accanto al luogo dove l'hanno sepolto. E' in un ::ingoio, sollo una roccia , vicino a un tourniquel della mulalliera. Sulla croce, sotto al nome e cognome, c'è un'epigrafe breve e affettuosa. Era un valoroso. A piè d~lla croce ci sono alcune cartoline illustrale. Sulla terra fresca, qualcuno ha spar!-O delle toglie. Alla Caselle - si tratta di due capanne di legno - ritrovo il caporal maggiore milanese Garbagnati. E' addetto ai viveri. Mi offre da bere. C'è una colonna di muli che anrivano. Si sentono da lontano, per il batter dei ferri sui ciottoli del sentiero. S erata tranquilla.

Notte calma. Mattinata di sole. Nel pomeriggio comincia la sinfonia dei nostri cannoni. Sparano da tutte le cime. Noi ignoravamo l'esi stenza di tante batterie. Ecco i i5 nostri. Hanno un sibilo e uno scoppio secco e rabbioso.

I 14() sono imponenti. La detonazione dei loro proiettil i è quasi gioviale, nella s ua profon.dità. 1 210 hanno un boato breve e sordo. Poi, c'è il no5lro simpaticissimo 305. Vien di lontano, di là dai monli, come un pellegrino. Passa sulle nostre tes te lento e solenne. Lo s i può segui re coll'udilo lungo il tragitto. Il colpo di partenza non si sente, to.nto è lontano, ma sentiamo quello d'arrivo. Lo

IL MIO DIARIO 01 OURRRA 63

scoppio di un 305 italiano fa tremare la montagna. Se l'artigliena nemica deprime, l'artiglieria nostra solleva. Quando i nostri cannoni sono in funzio ne, i bersaglieri ~i dò.nno alla pazza gioia. Girano da riparo a riparo, fischiano, cantano. Accompagnano i proiettili con grida, con auguri.

Il soldato di fanteria non ha che un desiderio: quello di sentir sempre la voce dei nostri cannoni, sempre, di notte e di giorno . Quando sono i cannoni austriaci che sparano e i nostri tacciono, i bersaglieri impazienti ... protestano contro la nostra artiglieria che ... risparmia le munizioni. L'azione della nostra artiglieria è dura la un paio d'ore.

Passano delle corvées cariche di munizioni. Cl sono delle casse di bomhe sulle quali sta scritto: Haut, Ras. Eviter les chocs, L'avanzala sembra imminente. Sintomatico! I bersaglieri non dicono: combattimento, azione, battnglia; no: dicono: avanzata. Sembra, per loro, già assiomatico, intuitivo, necessario che una battaglia nostra debba risolversi in un'avanzata. Non è sempre cosi. Ma l'uso generale e unico di questo vocabolo è un t1ltro sintomo dello spirito di aggressività che anima i soldati italiani e delln loro certezza di vincere.

Ciò che più mi ha stupito e commosso in questo primo mese di trincea, è lo stoicismo incredibile di cui dànno prova i soldati italiani feriti. Il mio riparo è sulla mulattiera. Ho.. la finestra sulla .strada. Tutto passa sotto i miei occhi. Ho veduto decine e decine di feriti. I lievi, quelli colpiti a un

"
BRNlTO MUSSOLINI

braccio, per esempio, vanno all'infermeria da soli. Qualcuno, che pur a.,·eva le carni lacerate da schegge di proiellili, fumava tranquillamente una sigurC"tta. Non un lamento. E' straordinario! E' ammirevole! Un mantovano, con un braccio quasi tagliato da una scheggia, si reca da solo al posto d i medicaz ione. E dice al tenente che si affretta altorM a lui, per la medicazione:

- Tenente, tagli il resto! E mi faccia dare un po' di pagnotta! -

Queslo stoicismo è il prodotlo dell'atmosfera in cui si vive. Nessun soldato ferito vuol mostrarsi debole e pauroso del proprio sangue, dinanzi ai compagni. Non solo. C'è una ragione più. profonda. Non si geme per una ferita, quando s i corre conlinuamente il rischio di morte. La ferita è il meno peggio. C-0munque, il silenzio s uperbo di ques ti umili figli d'Italia dinanzi al dolore della carne straziata dall'acciaio rovente, è una prova della magnifica solidità della nostra stirpe.

19 Ollobre.

Notte agitala. Bomhardamenli lontani e profondi. Dicono che è in direzione di Tolmino e Gorizia.

L'(( azione ,, sembra fissata per domani. Sole. ' comincia il concerto maestoso, formidabile delle nostre artiglierie. Chi s ta - anch e pP;r una g iornata sola :-- sotlo il bombardamento di un centinaio <li cn nnoni che sparano simultaneamente, riporta un:\

TL YIO DIAl\10 DI GUERRA 6ò
Muuollai. • fl tJIH Jia,!a J/ 1u•rrd ,

impressione indimenlicahile, sbalorditivo. Alla se~ ra, si è intontiti. I nervi non rispondono più .

Alcune voci del gergo di guerra, in voga nel mio reggimento:

scalcinalo = soldato debole;

baule ""' crdìno;

fifa = pauraj

svirgola = cnnnonata;

omnibus - proiettile da 305:

pizzicare = ferire;

spicciarsela = trovarsi nell'imbarazzo;

pallottola intelligente = pallottola che ferisce soltanto;

pipa = rimprovero;

girare la matricola = idem;

far scrivere a casa = togliere. qualcosa o un soldato;

fnr fesso = idem;

far camorra -. far:>i la pnr!e del leone ; essere fuori uso = inabile n!Je fatiche cti guerra;

marcar visita = recarsi dal medico; vedere il mago = rimanere indietro;

~;;17:~rl: ~e;:Ja l: c1~1c~;frc: retrocedere;

portare a casa la ghirba = tornare a casa sano e salvo.

(La ghirba è un recipiente di tela impermeabile che serve per port.are acqua, vino, calTè).

MNt10 MtrSKOLJNt
. ..

E' giunlo il colonnello. Anche Poùre Michele, il cappellano del rcgg imcnb, è arrivato. Ma gli Rcotla il terreno sotto i piedi.

Ieri sern sono stato di corvée. Mi sono successivamente caricalo di ce nto sacchetti vuoti che dovranno poi - rie mpili di ten'a - servirci per i nostri ripari; di una cassa di bombe e di una scudo d'acciaio che d ' ora innanzi proteggerà coloro che devono tagliare i reticolnti. Mn pesa molto: tredici chilog rammi e me..zo. Finito di lavorare a mezznnolle. S tanchissimo. Il fuoco di fucileria degli alpini sul Vrsig mi ha svegliato verso l'ulba. Tuonano i nostri cannoni, ma l'attacco, si dice, è rinviato a domani.

IL :mo OIARIO bi 0021ì.RA 61 . ..

Le nostre truppe avanzano su Riva e oltre Monfalcone

Ieri gli aus triaci hanno sparato s ui porla fe rili che p assavano pe r la mulnllicro in fo ndo alla valle. U11 porta feriti è sto to mortalme nte c olpito . E' nella zona di Tolmino-Mon te Nero che r o mbada s tamani - più profond mne nle il ca nno ne . F ra un'or a dovr e bbe iuizia rsi l'azione del nos tro rcgg imcnlo. li mio battag lione è di (( rincalw )) fra il 2i 0 e il 39°. Il capitano mi ha propos to - con motivazioni assa i lusinghiere - per la promozione a caporale. Mezzogiorno. U na , ·oce ci grida, dall'alto:

-

Tulli nei ripari! -

lo lardo un poco, ma due gr:mat.c che s fiorano ìl nost ro ripar o m i s pingono nelln tana. S'ini 1,ia il conccrlo de lle m~iglicric. Ore lunghe di allcsa e J i immuL ili fO . I nostri c annoni tuo na no '-Cm prc r cr protc~l?Crc l'av.inw la ùi al c une sr1uud re de l 27" bullaglionc. Or e ci nqne. Usc ia mo dalla buca , a dispcllo de l s oli lo cannon cino a us tri aco ch e ci lm lle 11 s hra1mcls,. P Msimo, ne l crepuscol o, i feh ~i de l-

1',1azion e u. Un sergente è il primo. Ve ng ono due capitani: il ?\-Iorozzo e il Mirto. Quest'ultimo ba la tes la bend11ta. Passa fwuando, tranquillame nte, una sigaretta. Il 39° baltag\ione ha a,iuto 511 feriti e nemmeno un morto. Inlanto gli austriaci hanno incendiato il (1 boschetto n per impedire la nos tro avanzata. Le fiamme altissime a rrossa no l'orizzonte.

22 Ottobre.

Tre mine di proporzioni colw:isali s ono suite fatff' s coppiare dagli aus triaci s ulla cima dcll'Jaworlek, s olle vando un turbine di macigni e di s.issi. · Nessuna vittima.

Oµ-gi, secondo p;iorn o dell'azione. T uonano $Cmf.J-e i ca nnoni. All ù nostra si nistra, s ul P iccolo Jaworcek, fuoc? vi vis s im o di fu cileriu.

23 Oltobn:.

Ie ri sera - a nolte fatta - quattro colpi da 280. Poi, a dne ripre,;e. fuoco intenso di fuci leria austriaca e di cannoni di piccolo calibro. Dopo, dur ante la nolle, calma. La Divis ione ha mand ato un fonog ramma d 'augmio all'11° bersag lieri, nella ricorrenza, tro g ica e g loriosa ud un tem po, di S ciora-S cint. Il m io vic e-squadru :Mar'io S imoui, di Ct1merino, che s i trovnva iu Libia ed e ra a tte nd enk del colonnello Fnra, m i r accoaln s pesso come s i svpise l'epis9dio d i Sçinra·Sciat.

81'lN lTO l1 U BS0LHH

Circa i ris ultati della nos tra t1 azione ,1 non so.p· piamo nulla di precis o. E' rimas to ferito il tene nte 1·olonnello Albarelli. Passa - fa s ciato al capoil caporal maggiore Corradini. Non è grave. Ecco due morti , vittime del 280. Uno di essi è ridotto un infonne ammasso, avvolto in un telo di tenda. Co· mincia in ques to momento, ore dicci, la quotidiana s infonia dei nostri cannoni. Volo basso di corvi. Nel pom erigg io gli austriaci hanno bombardato, per tre ore, In posizione occupata della mia com· pagnia. S ono g li incerti dei e{ rincalzi n. Ci s iamo u ing rotl-ati n in te mpo. Alcuni feriti .

Non comp rendo pe rchè s i faccia una dis tribu1.ionc quotidiana di g rappa ai s oldati. 1n quantità minima, è ve ro, ma si dà a i s olda ti una pessimo abitudine . Il u s orso >1 d'oggi predis pone al bic. chie ri no di domani. Inoltre, c'è ch i riesce qualche volla a berne troppa e orrre Una s pettacolo poco edificante. L'unica punizione che sia a mia cona. scenza è stata inflitta appunto a un caporale che, a~'endo abusato di grappa, è slnto retrocesso.

La nos tra guerra, come tutte le altre, ·è uno guerra di pos izioni, di logoramento. Guerra griµfa. Guerra di rassegnazione, di pazienza, di lenacia. D i giorn o si s ta sotto terra: è di notte che s i può , ,ivere un po' più liberi e tranquilli. Tutta la decorazione della vecchia guerra è sco mparsa. Lo s tesso fucile s ta per diventare inutile . S i va ~ll'assa llo di una trincea colle bombe, colle micid ialis$ ime grana te a ma no. Questa guerra è la più

IL ! llO DlAR lO DI IJ UERRA 71
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antitetica al u temperamento>> degli italiani. Eppure con le nostre meravigliose facoltà di adattamento ci siamo abituati alla guenra delle trincee, alla guerra del fango, dell'insidia continua, che pone il sistema nervoso a una prova durissima. E' straordinaria la resistenza ai disagi e al freddo dell'alta montagna 1 in uomini che vengono da paesi dove non nevica mai! Molte volte ho sorpreso nei discorsi dei miei commilitoni questa affermazione:

- Se fossimo in pianura e in campo aperto, gli austriaci sa rebb e!'o presto spaccia ti!24 Ottobre.

Notle di calma assolut.a. Mattinala deliziosa cti sole. Il primo colpo di cannone è italiano. E' finitu l'azione? Non ne so nulla. Il Rampoldi, passando dalla mia trincea, mi dice che alcuni dei nostri reparti sono giunti sino al cimitero degli ufficiali austriaci, ma non mi sa dire se ci s iano restati. Non tarderò a saperlo, perchè il nostro bottaglionc darà fra poco il cambio a l 39°. Anche il pomeriggio è calmo. Sono chiamato ollo tendo del tenente l--;iuseppe Pianu, comandante interinale della 82"compagnio alpini che sta per ritirarsi a quota 1270.

Il Pianu è un sardo e non gli m::mcano le qualità fisiche e m orali dei sard i. Ne lla tenda ci sono . ultri ufficiali. Fra gli altri il sottotenente 1nedico Scalpelli. Chiacchiere. Posiamo tulli insieme per un gruppo fotografico. Io tengo, nella des tro i una

" BRNlTO MUSSOLINI

hornba. ll Pi a nu - ufficiale valorosissimo - mi nan·a episodi ig noli o poco noti delle prime avanzale italiane nella zona del Monte Nero. Accetto i l suo in vito e re s lo a cena con lui e cogh altri. Menu da grande ri$lorante: risotto, carne arrosto, fritt ata, frulla , dolce . Vini: Chianli da paslo e Gri. g nolino in bottiglie. E' la cena di commiato. Gli r, lpinì, che si son o preparati - s il enz iosamentea lla parlcnza, s lìl a no gifl per la mulattiera. Piauu fu Icw,rc ht sua tenda. Ci sa lutia mo, co n fraterna t·,J rdialità.

Cielo di tempes t.:i. Ii :,ole 1100 ries ce a rom pere la cortina di nm1o le che nas conde il i\Ionlc Nero. Ecco: g li austriaci ricominciano a bombardal'ci.

Sono in funzione cannoni di molli calibri: 05, 75, 155, 280. Ne l pomeril;'gio un colpo so lo di can · none ha ucciso quattro de i nostri. Ordin e di levare le tende e di occupa r e la posizione leuu\a du lia fl• compagnio che va o.gli avamposl i.

Ci siamo sposta li di alcuuc deci ne di metr i, a Ùc $lrn, in alto. Siamo ora a quota 1300 circa . Il mio riparo è mollo meno s olido di quello che ho abbandonato . Inutil e fort ificarlo : non re s teremo c1ui che due o tre g iorni ,

II, » IO UIARJO 01 OUERR.\ 73
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27 Ottobre.

Nevico. La neve filtra dal nostro riparo, do\'e !:iamo in cinque . Accendiamo il fuoco. Ora è permes.e1;0_ Ma il fumo ci acceca. li cannoncino ini1.ia la sua so lita quotidiana sfottitu ra. Total e : colp i 50 a sh rapn el. Tiro stracco ed inefficace. Alcuni ferit i. 11 4° plotone d cIIa nostra compagnia si è reculo cli gun r d ia agli avamposti.

2-8 Ollohre.

La nostra a1·tiglieria bombarda le posizioni degli austriaci. Giunge una tri ste notizia. Il nostro plotone di guardia è stA.to (e pron:110 >) duramenle dal l' artiglieria au:a: lriaca.

20 Ottobl'e.

Neve in quantità. L'aspirante ufficiale Raggi è Yen u to nel mio ricovero e mi ha parlato dell'cpi!-Odio di ieri. Egli è rima~to miracolosa mente inco lume. Gli an~lriar.i p r odigano le cannonate, anche quando il bersaglio è costituito do un soldato Rolo e non mcrilerebbe uno spreco di munizioni. F::itto s i è che gli austri ac i hanno sp orat o 47 colpi òn 75 contro un riparo dove stavano rannicchi:i.li cinque bersaglieri e l'aspirante Raggi . La penultima cannonata è stata micidia le. Uno dei be r sag lieri ha avuto braccia e gambe spezznte. Un a lt ro f' stato ferito meno gravemente. Infine, il caporal Jnaggio re Camellini, de ll a clnsse dell'84, ho ovulo

\ 74

un braccio nettamente asportato da una scheggia. Solo ieri sera, dopo una iniezione di caffeina, pru· ticatagli al posto di medicazione, riprese i se nsi. Volle abbracciare e baciare il capitano. Gli austriaci sparavano a granata. Alzo zero. Distanza 300 metri. I miei commililoni ignorano completamente le vicende e i successi dell'offensiva italiana sugli altri punti dei fronte. Siamo in due. .a leggere i giornali. lo e il caporale Vismara, che riceve l'lla lia. :Mi domando: e, Perchè non si pubblica e non viene. <liffuso fra le truppe combattenti - composte oggi di soldati in grandissima mag-giomnza alfabetiun Bollellino de9li Eserc'.li d'llalia? Disettimanale o lrisettimanale, il BoUellino dovrebbe contenere i Comunicali del nostro Esercito e quelli delle Nazioni AlleRte, unitamente a qualche articolo e racconto di ep isodi di valore, atli a tenere elevate il mora.le delle truppe"·

30 Oltobre.

Notte agitata. Ieri sera gli austriaci hanno fatto esp lodere una mina di proporzioni eno~mi. Pareva r.he tutta la montat(na dovesse 1( sallare n. Le sip-norine impiegate del Credilo lto.Jiano - Sezione di Milano - mi hanno mandato due grossi pacchi di indumenti di lana. Prima novità gentile di que~,a mattinata grigia di pioggia a raffiche.

IL l lJO DIARIO Ili ot:r.F.la i !'t
\

L'inverno nelle trincee dell'alta montagna

Giornata d i sole e di calma. Corre voce che prestiss imo l i nos tr o ha llaglione undrà per qualche trmpo in ripos o a Tr rnova, s ul[ ' Iso nzo. I.a nolizia re nde all egri i m iei com militoni , ma io ho ragio ne di rilcn('.r]a in fo ndata . !'\On tu rbo la loro gioia. E' giunto un buttaglionc di fant eria de l 1~0° reg g imento ; ceco l'orig ine della voce . Ne i u ricoveri " si canta, si fuma, si scrive. Ness uno bada al monot.ono, insistente stillicidio della vedetta aus tria.ca . Il portaferiti Dc Rita, di Fros inoJte, narra le s ue avventure americane. E' s tato sci anni nel Nord-America. Si dichiara repubblica no .

- E pPrchè? - gli ho chiesto.

- Pcrchè sono s tat o a New-York

In realtà, non s a nemmeno il signifìcalo de lla parola II repubblicn n. E', fra l'altro, quns i nna lfnbct a. ì\fn è coraggioso, l't"s istcnte alle fa tic he. I s uoi balliber chi con l'nll.1·0 portaferiti tengono ..illcf{l'U la brigala. l!n'altra \•occ: Tolmino è cndutn. . . Nel pomerip:gio rir.evo un invito d nl capora le Giu·

3 1 O llobr e.

stino Sciarra, di Isernia, della 13~ compagni~. Egli è stato all'Infermeria per farsi visitare ddl capitano e gli è riuscito rli portare in trincea uu po.io di bolliglie di As ti spumante . Beviamo alla sa lute del Reggimento e alle fortune d'Italia. La giornata non finisce brne. VcrSo le cinque fischiu uno shrapnel. Uno solo. Da un riparo si leva un grido d i dolore: ci son o tre feriti, mo, forlunotamentc, non gravi.

1° Novembre.

Comincia - per me - il teno mese di guerrn. Che cosa mi porterà? Notte cti quiete e di sogn i. Da qualche giorno, sako la cnnnonala di ieri sera, l'.irtiglieria nemica tace. Anche il u cannoncino" riposa. Che sign ifica ? Sono st ate trasportate altrove le batterie che tiravano su ll a nostra posizione'! O si prepara con una copiosa scorta di munizioni un bombardamento in piena regola di qualch e giorno? Chissà. Nei ripari si la\•ora nccanilamenlc. Ogni tenda ha il suo fuoco. Si annuncia che Padre Michele dirà la messa al Comando. Ma, della mia compagnia nessuno si muove. Pomeriggio. li ciclo incupisce . Pioggia a r affiche.

- E' la burrasca dei giorno dei morti, - mi diee qualcuno. Accanlo a me, Rizzati, Massari e Sandri, tutti di Ferrara, parlnno lrnnquillamente di canapa, di mediazioni, dei mercati, di barhnhietole, come se non avessero altra preoccupalione.

78 aii:,;o n o "tu SSOL!Nt

Nella teuda vicina i cremonesi Balista e Schizzi cantano una paroùia del tantum-eraum. Ora la pioggia è diventata nevischio. Terzi, l'attendente del tenente colonnello Ga s.s ola, mi dà - passando - una notizia tristis$im a: la morte di Con·idonil

Attendo, con ansia, il g ior'nule, L 'ingegnosità dei soldati italiani si ri ve la nelle trincee. Avere una candela in trincea è un priv ile g io, consentito soltanto agli ufficiali, e non s empre. Ma i bersaglieri hanno risolto - con la ma&,ima economia di mezzi e con la più grande semplicità di apparecchi - il problema della illuminazi o ne serale. Le notli sono ora così lung he! Si prende una scatola di carne in conser va vuota. Si versa dentro un po' d'olio di scatola di sar'dine, insieme a un po ' di grasso liquefatto della scatoletta di carne. Colle pezze da piedi - debitamente .sfilacciatesi fa lo sto ppino che si immerge nell'interno, mentre una delle sue estremità esce fuori da un buco praticato verso il fondo della scatola. Si accende e se lo stoppino è bene inzuppalo, si ottiene una ., luce un poch ino più Ecialba di quella di una lampada ad arco, ma sufficiente per leggere e scrivere una lettera. Provare per credere.

Z

Corridoni è caduto sul campo di battaglia. Ono · re, onore a Lui! Scrivo alcune righe per il Popo lo dedicale alla sua memoria. Ho comunicalo la

IL :M IO bJ ,IJlIO bi GUERRA
7D

uolizin al mio commilitone, il gasisla milanese Pecchio. Sulle prime era incredulo. Quando gli hu mosh'llto In prima pagina del Popolo, ha creduto f'd ha pianto .

Nevico rubbios amente. Tutti i monti s ono giò. bianchi. Ordine di a!Tardellare gli zaini e di teners i pronti per partire. La nostra compagnia deve sos tituire la ~. che s i trova g iù da cinque giorni ai posti avanzali.

Dopo due mesi comincio a conosce re i miei commilitoni e posso esprimere un giudizio su di loro. Conoscere è fol'sc troppo dire. Le mie conoscenze 5ono limitat e al mio plotone e - un poco - alla mia compagnia. La trincea nell'alta montagna cos tringe ogni saldalo a vivere da solo o con qualche compagno, nella propria lana. Cerco di . scru tare In coscienza di questi uomini, fra i quali, per le vicende guerresche, io debbo vivere e, chissà! .. morire.

Il loro u morolc "· Amano la guerra, questi uomini? No. La dcte.st..ano? Nemmeno. L'acce llano t:ome un dovere che non si discute. Il gruppo degli abr,uzze.~i, che ha per (e capo)) o o comparo n il mo amico Petrella, canta spesso una canzone che dice:

E la guerm s'ha da fa, Per·chè il He aecussi vuol.

Non moncano coloro che sono più svegli e collirn.t.i. Sono riuelli che sono s tati all'estero, in Europa e in Am e rica. Hnnno letto prima della guerra

80
BENITO MU8SOLIN 1

qualche giornale. In guerra sono anlitedeschi . e belgofili. Quando il soldato brontola, non è più per il fallo c1 guerra n, ma per certi disagi o deficienze ch'egli ritiene imputabili ai (( capi n. Io non ho mai sentito parlare di neutral ità e di i:nterventismo. Credo che moltissimi bersaglieri, venuti da remoti villaggi, ignorino l'esistenza di queste parole. I moti di maggio non sono giunti fin là. A un dalo momento un o rdi ne è venuto, un manifesto è stato affisso sui muri: ·1a guerra! E il contadino delle pianure venete e quello delle monlagne abruzzesi hanno obbedito, senza discutere.

Nei primi mesi della guerra, i bersag lieri hanno varcato il confine, cogli inni sulle labbra e la fan· fara alla lesta dei battaglioni. Dopo due mesi di sosta a Serpenizza, venuto fina lmente l'ordine di riprendere l'avanzala, i bersaglieri hanno conquista to -· al passo di corsa, malgrado un turbine di cannonale - la Conca di Plezzo e si sono trincerali n quattrocento metri oltre la città, che gli austriaci hanno poi, . quasi completamente distrutta colle granate incendiarie. Quando i bersaglieri narrano gli episodi di quell'avanzata, vibra ancora nelle loro parole la soddisfazione e l'entusiasmo della conquista.

La vita di trincea - monotona e aspra - contrassegnata soltanto dallo stillicidio quotidiano dei morti e dei rerili, indurisce i soldati. Parlar loro , non si può. Riunire gli uomini in prima linea, per tener loro un discorso, s ignifica esporli a un s icu· ro immediato massacro da parte dell'artiglieria nemica. E' il u nemico n, la presenza del n nemi~

lL MIO DIARIO Dl OURRP.A 81

co )) che spia e spara a cinquanta, cento metri, ciò che tiene elevato il umorale 1J dei soldati: non i giornali che nessuno legge; non i discorsi che nes• r:.nuo tiene ..•

Sono religiosi questi uomini? Non credo troppo. Bestemmiano spesso e volentiéri. Portano quasi tutti al polso una medaglia di santo o di madonna, ma ciò equivale a un porte-bonheur. E' una specie di n mascotte )1 sacra. Chi non paga il suo tributo nlle superstizioni delle trincee? Tutti: uflìciali e wldati. Lo confesso: porto anch'io nel dito mignolo un anello fatto con un chiodo di ferro da cavallo .. ,

Questi soldati sono nella loro grandissima maggioronza solidi, sia dal punto di vista fisico che morale. Se il vecchio Enotrio Romano tornasse al mondo, dinanzi a questi uomini meravigliosi nella loro tenacia, nella loro resistenza, nella loro ab· nogazione, non direbbe più come un tempo: La nostra Patria è vile!

Quale altro esercito terrebbe duro in una guerra come la nostra?

3 Novembre.

Ieri sera ci siamo spostati di duecento metri più in alto, ::i destra. Ora comprendo l'obiettivo della nostra azione. Bisognerebbe occupare la depres· sione fra il VPs ig e lo Jaworcek, per tagliare - io credo - la linea della difesa austriaca. A squadre e plotoni, ahbiumo impiegato, per spostarci, quasi

82

due ore. Non pioveva, per fortuna. Il mio riparo è relativamente buono. Da stamani pioggia e ne\'e. La milraglialrice 'austriaca spara, ma siamo udefilati 11 e finona nessuno dei nostri è rimasto ferito. Ci tro\'Ìamo in mezzo al fango. Camminare nella mulattiera significa immergersi nella melma fino al ginocchio. Fra i ripari corre un vero torrente di mota. Qui, siamo più raccolti.

I cannoni austriaci tacciono sempre. I nostri pure riposano. Anche se piove, anche se nevica o tempesta, quando i cannoni nemici tacciono, c'I'! allegria fra noi.

4. No vembre.

Ieri sera il mio plotone - il primo - è stato co· mandato ai piccoli posti. Siamo partiti alle diciotto. Pioggia a scrosci. Buio pesto. Siamo montati a uno n. uno - in fila indiana - per un cammi· namento franato e pieno di fango. Quando i razzi luminosi degli austriaci solcavano il cielo, ci gettavamo di colpo a terna. Giunti alla posizione, non è stato facile trovarmi un riparo. Non un barlume di luce, all'infuori di quella dei razzi, spenti i quali, le tenebre erano più dense di prima. Finalmente ci siamo cacciati, io e il mio capo-squadra Mar.io Simoni, dietro a un mas.';;o roccioso.

Ho chiesto al mio capo-squadra:

- In caso di un attacco austriaco, qual'è la no. stra fronte?

- Quella a destra ... -

IL MtO DtARIO DI OUERR.\ 83

La risposta non mi ha convinto. La responsabilità delle guardie avanzate su lle lince del fuoco è teITihile. Devono costituire una garanzia e una prima difesa per coloro che stanno dietro. Per forlwla, gli austriaci non prendono mai l'offens iva per i primi. Possono contrattaccare, ma 1, attacc:are 11 1 no.

Verso mezzanotte, dopo sci ore di pioggia e di luoni, si fa un grande silenzio bianco. E' la neve / Siamo sepolti nel fango, fradici sino alle ossa. S imoni mi dice:

- Non posso muovere più le punte dei piedi. -

E la neve cade lenta, lenta. Siamo bianchi anche noi. Il freddo ci è penetralo nel sangue. Siamo condannali all'assoluta immobilità. Muoversi significa et chiamare u la mitragliatrice austriaca. Vicino a me e' è qualcuno che si lamenta. Il tenente Fanelli lo redarguisce, con ,,oce sommessa , ma il bersagliere risponde e c'è nella voce una invocaziene quasi disperata:

- Tenente, sono gelato. Non mi u fido,, più. -

E' un meridionale . l\fa anche il lenente, che è di Bari, deve trovarsi in critiche condizioni. Poco dopo, infatti, chiama mc e il Simoni e ci manda insieme dal capitano per chiedere il cambio della guardia. Sono le qual1ro. La nostra guardia do· vrebbc durare ancora quattordici ore.

Trovo il capitano nel suo riparo. Egli, insonne, veglia. Fuma. S i trovano in sua compagnia i sol- l totcnent.i Raggi e Daidone.

- Ebbene?

- Signor capitano, il tenente Fanelli mi mnn-

,., nRNITO MUSSOLINI

da a dirle che i bersaglieri di guardia non resis tono più. Dopo sci ore di pioggia, quattro ore di neve ... -

Il capitano mi fo qualche altra domanda e poi , volgendosi al rottotenenlei Haggi, gli dice:

- Lei va a dnre il cambio con una squadro del t-erzo plotone. .

- Benissimo, capifallo. Le chiedo, però, un favore: mi dia una !'igarettn

Sono torna lo al mio riparo. L'ho lrovalo ancora in piedi, me ntre moltissimi altri erano franati. E ', lìnalmentc, l'nlhn. E' stata la notle più dura dei miei due mesi di lrincca.

5 Novtmb rc.

A giorno fallo:

-P rimo plotone, z:aiuo in spalla ... -

Scendiamo - per asciugarci un poco - alla posizione che occupiwamo primo. l! nostro j>W> · saggio viene s uhito notato dalle vedette austriache. Ta-pum. Ta-pum. Ta-pum. Sette feriti cadono uno rl.opo l'altro. Di gravi non cc n'è che due. Giunti al luogo indicalo, accendiamo dei grandi fuochi . Anche il sole ,,iene a salutarci. Il sereno nel cielo riconduce la g ioia fr.n noi. Il fuoco non, asciug a soltanto i nostri indumenti infangati , ci ralleg ra.

Piet.J:oantonio, u n ubl'uzzese, tornato volonlariument.e dall'Am~rica, insi eme ad altri 2000 per servire ln Pntri11, ci racconta episodi interessanti sulla v ita delle no~trc colonie ù 'ollre Oceano. lmmcn~

IL MIO DIARIO DI GU&FJlA 85

so l'entusi asmo col quale fu accolta Ja nostra dichiarazione di guerro all 'Aus tria. Mollitudini di uomini RS.5ediava no i Consolatì per la \'isita militorc e il rimpatrio.

- Ho visto - dice Pielroantonio - alcu ni scartali mo rders i per la robbia. -

S i comprende. I milioni e milioni dì italianiin parlicolar modo meridionali - che negli ultimi venti anni hanno battuto le strade del mondo, sanno per dolorosa esperienza che cosa vuol dire appartenere a una nazione politicameule e militarmente svalutata,

Ho asciugato al fuoco a nche le pagine di qu esto d iario. Alcune, coll'acqua, sono d iventate ind ecifrabili ,

6 N ovembre.

Tornando ieri sera dalla posizione <love ci eravamo asciugati e rifocillati, ho trovalo il mio riparo occupato da allri. Gli artiglieri de lla Sezione che è con noi mi hanno offerto ospilali là sotto la loro lenda. ·sono stati gentilissimi. Hanno vo luto dividere con mc il loro rancio. C' è fra essi un volont ario, tal Cecconi, , ·icentino. S tamanì, ciclo buio, di tempesta. Al lavoro! B isog na costruirsi il 11 ricovero )> , Tre ore d i fatica . Gra nde fuoco per asciugare il terreno s ul quale dovremo $lenderci .

E ' g iunto dall a Divisione, pe r telefono, l'ordine

•• BENITO MtlSSOLlNI

di partenza per il plotone accelerato degli AUievi TJfficiali. Del mio Reggimento siamo soltanto in cinque: io, Lorenzo Pinna, Vismara, di Milano; MoscHtiello .e Inglese, di Napoli.

Lascio la compagnia. Saluto il copiWno e gli ufficialì. Tutti i bersaglieri mi gridano il loro a(!cttuoso saluto e il loro augurio. Addio! Addio! Non sono contento. Mi ero ormai abituato alh trincea. Scendiamo allo Slo.tenik. Tre ore di marcia faticosa. In certi punti la mulattiera è tutta un pantano. A quota 1270, o Trincerone, tappa. Il maresciallo Zanotti deve farci il foglio di via. Al Trincerone c'è il 27a a riposo. In tutti i reparti ardono grandi fuochi. Qua e là si canta a gran \'ace. Piove. Ci ripariamo nella baracca del cantiniere. Come letto: il rivestimento d i paglia delle bottiglie. Donnire? Niente. Poco lungi è Jacobone, napoletano, che dirige un coro di milanesi. Si canta a voce spiegato la canzone della u povera Rosetta 11:

Ai vmlisette agosto

Era una notte oscura, Commisero un delitto

Gli agenti della Questura ...

7 Novembre.

Prima di scendere a Caporctto, ci siamo recati o.Ile cucine del no~tro battaglione, dove i nostri amici ci hanno re galato un caffè, come si dice in gergo mìlitare, u fuori d'ordinanza)) , Il tempo non

IL ~Il0 DIARIO 01 OUGl!RA 8 7

è mo.lv!'!gio. In marcia! E' la strada di circa due mesi fa. Ecc.o il laghetto di Za Kraju. Ecco il Cimitero del 6° bersaglieri. Un piccolo m uro di cinltt. In mezzo una grande croce, con tcnoglio, martello, cbiodi e un gallo più abbozzato che scolpito. Allorno, ullorno, le fosse. Quante? Un centinaio e più . Una è coperta da un grosso macigno. Mi avvicino e leggo ::

Sottotenente Conte Luigi Alberi.i .

S u un grosso macigno c'è una bella epigrafe, deturpata, però, da un errore grafico, Invece di nuova, è scritto nu.oja. Un altro masso indica una fossa colletti,•a. C'è scritto sopra:

Qui lu.lti riuniti.

La vista di questo Cimitero solit2rio, a piè dei ro~toni ri pidi del Monte Nero, ci rende melanconici e silenziosi. Incontriamo una lunga colonna di muli che viene da Ternava. Ecco Tresenga, formicolante di soldati. Le campane della chiesabella e grande - che s uonano mezzogiorno, mi ianno una strima impressione . A Tresenga si lavora. S01igono da ogni pa11.e baracche. Da Tresenga a Caporetto pochi chilometri. Bella strada. Carrozzabile. Cominciano i segni d ell 'ualtra vita)) . J ncontriamo degli ufficiali dall'uniforme impeccab ile. Attendenti pasciuti e rubicond i, a cavallo. J soldati hanno una cera, molto, molto meno selvaggia <!ella nostra. La guen·11, vista nelle retrovie, non è s impatica. Ecco l'Isovzo impetuoso e ce.ru-

88

Jeo. Caporetto. S'è - in questi due mesi - ingrandito, abbellito. Sempre lo s tesso formidabile movimento di camion s e di carri d'ogni genere. I paesani guardano con una certa curiosità i nostri ohili laceri e infangati, le nostre mani e i no.stri volti sudici e anneriti. Noi s iamo - modestamen· te! - un po' fieri, di essere oggetto della curiosità della gente.

14 Novembre.

Dopo sei g iorni passati a Veruazzo - ambiente mediocre - stamani, domenica, un ordine è venuto, portato da un motocicl ista della Divisione. E l'ordine dice : ,111 bersagliere Mussolini torna al reggimento n. Non domando perchè .

Ln notizia non mi sorpr e nd e e non mi addolor a. Do un'occhiata al Monte Nero, tutto incappucciato di neve e mi dico : (( Domani sftrò n quota 1270 n. Da San Pietro Natisone s i verle ncltame nle stagliarsi sul fon do dell'orizzonte il famoso "Naso di ,\rapoleone n. I miei amici del plotone si mo.<=trano non meno sorpr esi e molto più addolorati di me. La trincea non ha fascino per loro, sebbene fos.'>ero quasi tutti allogati nei u posti ufficiali u e quindi lontani dal pericolo immediato.

Pochi · salut i, in frctl a. Znino in spallo...Mi presento in furer ia. Il maresciallo c'è. Mi paga la ci11quina1 mi consegna l a u bassa u di marcia e una scatole tta di carne.

Sono nella s trada. Mi fermo a San Pielro, al Co-

JL MIO DIARIO Dl QUERRA 89
I I j

mando di Tappa, per attendere un camion automobile che mi trusporti a Caporetlo. Ma qui faccio un incontro inatteso. Trovo Alberto ~Jeschi, ex segretario della Camera del Lavoro di Carrara, soldato della teITitoriale. Egli mi dà un recapito per Caporetto: si tratta di certo Oreste Ghidoni, che ha piantato a Caporetto n · di tessuti e pannine. Ma mentre lungo il marciapiede, ecco giungere ni su di un curro. Mi p:resenta. Il Ghidoni è un mantovano, traslocatosi a Carrara. E' già sera. Ci fermiamo o Pùlfero, villaggio a 10 cl1ilomctri da San Pietro. Ali' osteria troviamo - naturalmente - dei soldati. Ci sonb degli alpini che tornano dal fronte r si recano a Targetto per il plotone allievi-caporali; ci sono dei fanti del distretto di Cremona e della classe dell'83 che vanno a Caporetto. Uomini maturi, ma solidi e pieni di buon umore. Essi mi dicono che nel cremonese non c'è miseria e la popolazione attende con fiducia l'esito della gueiTa. 15 Novembre.

Oggi è il primo anniversario della fondazione del Popolo d'Italia. Ricordi, nostalgie. Mattinata grigia. Partiamo da Pùlfero alle 9. Per giungere

a Caporelto ci ,,ogliono tre ore . Solilo enorme movimento di camions e di carri. Si dice che il fronte mangia per le retrovie, ma le retrovie mangiano il fronte. Nelle retrovie c'è un vero, formidabile esercito, mentre la linea del fuoco è un sottile velo

90
·(;

che sembra sfumare nella lonlananza. Durante il tragillo, il Ghidoni mi racconta i u casi u della politica carrarese. Sono interessanti. Passo le ore libere del pomeriggio a Caporetto, La cittadina è sempre piena zeppa di soldati. Sono sorti qua e là grandi baraccamenti e qualche edificio in pietra. Verso sera, mi reco al Camposanto militare. Il numero delle croci è aumentato. Saranno quattrocento. ·Quelle degli ufficiali, una quarantina. Primo di questi, il colonnello Negrotto. Sulla sua tomba c'è una grande corona in bronzo degli irredenti. Ora vado leggendo alcuni nomi sulle croci. V'è anche qualche austriaco.

L'unica fossa che abbia dei fiori è quella di un soldato austriaco e sulla croce sta scritto: Joseph Waltha, dell'esercito nemico. Il fatto è sintomatico.

In un angolo del Cimitero pei civili, ci sono due fosse senza croce e senza nome. Un soldato mi spiega che si tratta di due gendarmi austriaci fucilati dai nostri all'inizio delle ostilità.

All'estremità del Cimitero militare, che è cintato da un semplice filo di ferro, giunge un carro, ricop erto e trascinato da due soldati zappatori. Ci so no due casse da morto. Aiuto a scaricare la prima. E' pesante. Sono due soldati morti all'ospcdalctto da campo. Crepuscolo. Melanconia. Ritorno in piazza. Compero il Resto del Carlino e trovo In prima notizia del bombardamento di Verona. Crocchi di soldati leggono. Molti altri vanno in chiesa. Vado anch'io. La chiesa di Caporetto ha ai lati due galleì-ie, dalle quali si sporgono i fedeli, come

IL MIO DIARIO DI GUERRA 01

dalle loggette di un teatro. Banchi, gallerie, scalino.tn, sono gremiti di soldati. C'è anche qualch e ufficiale. Ce ne sono dei vecchi e dei giovanissimi. l'n territoriale degli alpini, acc anto a me, ha negli occhi un luccicore di lacrime. All'allarc officia un prete che intona le laudi. I soldati ris pondono in coro : i< Ora pro nobis... n. Verso la fine, accompagnati dal1c note gravi e profonde dell'organo, i soldati cantano un inno. Il r.oro si leva solenne e riempie la chiesa . Io taccio: ig noro l'aria e le parole. Il ritornello dice :

Deh, benedici, o madre, L'italica virtù;

Fa' che trionfino le nostre squad,·e Nel nome santo de l tuo Ge..sù.

Il coro C finito con un lungo gcmìlo dell 'organo .

I soldati sfollano.

16 Nove mbre.

Sono l'unico bersagliere dell'll" che torni al r<:gg imcnto. In marcia. Vicino a Tresenza passo dinanzi a una polveriera. La sentinella mi g uarda e mi l'iconosce. E' un soldato romag nolo del 120" r;i.nleri a . Soffia dal Monte Nero un vento di' neve . Mi affrelto. Niente tappa a Rawna. Qui ci sono dei bersaglieri del mio bntlaglione venuti in corvée. Mi dicono che il 33° battaglione si trova u quota 1270 e non sull' J o.worcck. Notizia conso-

"
BENITO UUSB0L1Nl

lantc. Sc i ore di marcia di meno. Lunga fila di muli carichi di soldati coi piedi congelati. A Za Kraju incontro unn barella coperta. C'è un morto che viene portalo a Cnporetto. Segue un caporale che piange. Lo conosco. E' dell'S· compagnia. Mi d ice singhiozzando:

- Il morto è il sotlotenente Mario Bottigelli, milanese. E' sia.lo fulminato da una pallottola, ieri sera, mentre disponeva il suo plotone di guardia. Ora lo parliamo al Cimitero di Caporetto. -

Al Cimilero del 6" bersaglieri, mi sferza la facda una prima folata di nevischio. Il Monte Ne1'() non s i vede più . Neve. Neve. In trincea, dove sono g iunto dopo tre ore di marcia sollo la neve, ho ritrovato i miei amici, soldati e ufficia li , che mi hanno accolto festosamenle.

Notte di uragano. Eravamo nel rico vero in und ici. l\.foi riparati. Freddo siberiano. l\ra s t.am ani c'è il sole.

lL MIO ouaro Ot GOEAAA n:1
FEBBRAIO· IAGQIO 1916
Il.

Dalle falde dell'Jaworcek

alle vette del Rombon

15 Febbraio.

Caporetto. E' 111 'JUarla volta che passo da questa piccola città slovena, che i nostri occuparono oppena varcalo il confine. Al Comando di tappa trovo ancora lo stesso capitano e i sottufficiali che c'erano nel settembre. Nulla di cambiato. La città mi appare più pul ita, oserei dire ringiovanita, ma più silenziosa e deserta. Pochi soldati, pochi carri. Il vertiginoso movimento dei" primi mesi di guerra esiste ancora, ma è stato devialo alla periferia dove è sorta la ciltà militare con str~de larghe e ampie piazze. Anche la popolazione non è cambiata. Entro in alcuni negozi e trovo ancora le facce enigmatiche che notai la prima volta. No. Questi sloveni non ci amano ancora. Ci subiscono con rassegnazione e con mo.lcclata ostilità. Pensano che noi siamo di u passaggio u, che non resteremo; e non vogliono compromettersi, nel caso in cui ritornassero, domani, i padroni di ieri.

Pomeriggio grigio. Mi dirigo verso il Cimitero

nr~:stro MUl'li!OtINt

militare. C'erano nel novembre trecento fo sse, orn ce ne sono settecento. La siepe di filo di fcITo è sostituita da un muro di cinta .. La cappella reca uella s ua parte esterna questa epigrafe:

PER RIVENDICARE l TERML'1I SACft[

CHE NATURA POSE A CONFINE DELLA PATRIA

AFFRONTARON-0 lMPA\'IDI

MORTE GI.OR10S A.

IL LORO SANGUE GENF.ROSO RENDE SACRA

QU ESTA TERRA REOE"'iTA

2 NOVDIDRE 1015

Si scavano altre fo~e laggiù ... Ritrovo sulle croci i nomi di alcuni miei compag ni dell'll0 • Esco dal Cimitero e mi reco al Tribunale Militare. C'è udienza . Si discute il processo conlro il sergentf: Nicc lli di un reggimento di fanteria, imputato di diserz ione . Il P. M. chiede l'ergastolo, ma il Tri· hunale esclude la diserzione e condanna Nicelli, per abbandono di posto, a venti anni di reclus ione, previa degradazione . Il Nicelli ascolta il verdetto con intlifferenzn e se ne va fra i carabinieri . Segue un s oldato semplice, s icili nno, im puta to d i un delitto analogo e viene assolto .

••

Zaino iu s palla, di ùuon mattino. A picciì s ino a Tcrno,•a, in camion da Tr.rnova a Scpcnizza. Qui mi vien dello che la mia compagnia si lmvu alla destra dell'Isonzo, in una localilà delta Sorgente. In ma1'fia! Ecco risonzo sempre impetuoso, semp re ceruleo, ma, giungendo alle sue rive, vicino alla pal"Sarclla, vengo· accolto da alcune cannonate da 280. Vecchia conoscenza. E come non bastasse il 280, entra in azione un 305. Sosta di un'ora . Pas.. saggio del fiume. A pochi metri dalla passarella r.'è un 305 inesplo c;o e monumentole come il carabiniere di guudia. Alcuni minuti di strada e sono ai baraccamenti invcrn oli occupati do.Jla mia compag nia. J ,1ecchi commilit•m i, ch e avevano avuto qualche notizia del mio arrivo, mi sa lutano e mi ahbraccìano con effusione vivissima. Petre lla1 mio compagno di trincea, mi bacia. Conoscenza di alcuni ufficiali nuovi, fra i quali il lenente Danes i, giovanissimo, appena uscito dalla scuola di Mo· <lena. I vecchi amici sono quasi lutti presenti. La compagnia è ìn rango, armata. Sono proprio ~r· rivato al momento opportuno. E' giunto l'ordine improvviso di salire nella zona del Rombon e precisamente sul Kukla che '5li alpini hanno perduto dopo un allacco di sorpresa. E' già notte quando \,1 compagnia si mette in marcia. Notte di slcllel Ca mminiamo - in silenzio - per qualche c hilo· metro, lungo la strada imperia le di Plezzo ; poi, giunti dopo Osteria al Ponte Ro tto, pre ndiamo o sinistra e cominciamo a salire .

tt 'MIO
bIAllO bi GOÈM!

Panorama meraviglioso. Abbracciamo con lo sguardo tutta la Conca di Plezzo, inondata d al p lenilunio. Otlo ore di mnrcin. Att1·aversiamo Plu· sna, rasa al s uolo dagli austriaci, e giungiamo alla lappa. In una baracca angustiss.ima, capace dì appena ,·enti persone, troviamo posto tre plotoni Facciamo mucchio. E' accanto a me un bersagli e• re nuorn ,·cnnlo cogli ullimi complementi. E' un contadino umbro, tale Arcioni, un tipo posato e tranquillo, che sembra dia;oricntato e smo ntato. Mi domanda:

- Fratello, è V('ro che siamo venuti qui per un'avanzata?

- Non lo so. E se anche fosse?

- Lo domando, per curiosità ...

- Non so nulla. Coraggio/Sono stanchis;:imo e, appena di,;te s o a terra, mi adtlormcnto.

17 Febbmio.

Nevica. Corvée; tavol e per le baracch e e pali di ferro per u cavalli di Fris ia 1,. Zaino in spalla! La compaE{nia s i s posta tulla in prima linea, nell'ultima trincea. Si fa ancora una buona marcia p('r una mulattiera qua si impraticabile. Monto di \'e·

1ìeUa alla estrema destra della trincea. Sono riparalo da sacchetli di neve gelata e da uno scudo di ferro, Tutto il parapetto della trincea è di sacchetti riempiti di neve: fragilis s imo. Dinanzi alla nostra trincea c'è un reticolato in gran parte sommerso

100 llESl'l'O
:llt;SSOLH/1

da llu ueve; un cc11tinaio di mclri più in s u1 si prolÌla il semicerch io del r e ticolato au~lriaco. Fra i <luc relicolali ci sono dell e masse grige in formi: s-0110 cadaveri abbandonali. Nolle serena, di plcui luuio. Siamo in mezzo alla neve. L'occhio abbraccia uu cerchio vastissimo di montagne che mi sono . familiari. Allu mia deslra si profilano il :\fonle Nero, il Vrata, il Vrsig , il Grande e Piccolo Jaworcck. Spetlacolo fanlas lico. Ordine di innaslare le baionelle e di s parare qualche colpo, int.crmitlcntemcnte. Il capitano Rondi, che ha il comando inter inale del ballaglionc, pussa verso la mezzanotte in ispezione la trinccn.

- Nessuno deve dorrnircl - egli ci <lice.Non impress ionale\1i per I~ bombe a mano. -

Freddo acuto. Siamo r.oruplef.a me ntc a ll'aria aperta. La lrincea non oITl'c ripari d i so rta . Ho sparc1 lo durante la notlc mezza d ozzina di caricatori. Gli aus lriaci banno risposlo fia ccame nte. C'è u n ferito, fra noi, mi\ leggero.

l' cncrdl 18 Ft·bbrnio.

Giornala serena , ma frcddis~ima. G1rnrdando

V!.!I'SO l'ltalio, s i \'ede tulla la pianura di Udine e in lontanonza , ollre le lagune, la linea a zzurro, appena percellibill\ dell'Adriatico.

Tre s h rapnds a ustriaci, provenienti foL'SO dallo

.fawon.:e k, ballono su lla lrincca degli alpìui, sol·

:.ost.an!.e o. Ila nOSll'a. Vedo passare, di cori-81 a kuùi

IL ).110 our.10 01 0 1: EllltA 101

forili leggeri. Altri vengono trasportali in barella. Cominciano a tuona re i nostri H9. I pr oiettil i s ibila nti passano s ulle nostre leste a pochi melri d'al~ lezza e piombo.no sulla trincea austriaca. Guardando contro il sole , s i ve de giungere il proiett ile; scmbru una bolliglia nera con un leggero movimento di oscillazione. Tulli i proiettili scoppia no: 't riolloli e pali vengono a cadere s ino ncllc1 nostra trincea. Stormi di corvi volano descri,·cndo ampi cerch i s ulla Conca di Plezzo. Sollo alla n&s tra trincea c'è la fos5a di due soldati caduLi nei primi combattimenti. Tutta la compagnia è rimasta per , 1enl1quallro ore consecuti,,e di vedetl.l a lla tr incea.

19 Fel,b,.aio.

La sol ita corvée. Bisognu a11 1lare a prcndt.:re i , ·iveri al Com:mdo di Brigata. Un'ora di marcia, fa ticosa. Chi ha i chiodi a g uzzi o i fC'rii, pu"ò camminare. I bersaglieri mettono i pied i nei sacche tti per la lerra e non scivolano più. Durante il trag ilLo, l'artiglieria nemica ha bombanlalo la posizione, ma la mulaltieru C sotfo u ùn costone, che forma tm nugolo morlo belliss imo . Sollo <tuellc rocce 5.i e sicuri e s i può - c-ome facciam o - as5istere tnm quillamcute allo scoppio frngoroso dei proiettili nemici. Passa u11 generale. Lo seguono molti ufficial i. Un sei-gen te ddl'S• co mpagnia , tal P eruzzonc, genovese, è :;lato colpilo mortalment e da una fu cilala a l petto. F,' cnrluto seuza un gemito. Gli scarano una fo ss a sotto la neve. Sole grandis ·

simo, quas i primave rile. Si lavoro o. preparare H caval1i di Fri~ia 1> e r eLicoloti. I soldati, nelle ba1•acche , scrivono, scri\1ono.. Mi fenno con u n gruppo di g iova ni ufficiali che fraternizzano con me. C'è il lenente medi co Musacchio, il "quas iavvocato" Peccioli che mi ricorda le manifestazioni e le barrica le romane del maggio; il g ià avvoca to Rapelli, pure romano; Santi e Barbieri della mia compagnia. Altre conoscenze: I"avv. Ghidini, volontario n egli Alpini, avvocato bolognese. Orcline di ser.vizio per la mia compagnia; il primo e secondo plotor.e vanno di guardia alla trincea; il terzo e quarto de\iono spostare avanti i reticolati. Ci vestono di l!ianco . Appena g iunlo al mio posto di vedetta, all'estremità ùestra della trincea, la vedet ta austriaca mi tiro una die tro l'altra due fuci1$1,tc che si spezzano contro lo scudo . Mello la canna dd mio fucile a ll a feritoio e ris pondo. L'aus triaco a s ua volla rispende . Il duello dur a alcuni minuli. Lo s postamento dei reticolati avviene s enza incirlenlì e senza vittim e . Nollf freddis f ima e stella la . Siamo comrlelarnente all'aperto. Quindici gradì sollo zero . Se s i resta immobili, le scarpe gelano e aderiscono al suolo dw·o e sonoro come un me. tallo.

Dome11ica 20 Febbraio.

Sole. Poche e ro.ùc fucilate lra le \eùettc detle s,1uHJre iu tripcea. Alcune cannonate , iJ1nocuc . Con uno houiglin Ji <1 Durber(1 mnabilc n e.be il I.Jcr-

JL MJO Dl.llUO Dl GUl.!iR... 103

sagliere .Moroni Tomaso di Osimo mi ha regalato e con lo scald arancio, facciamo un eccellente vino br ulé che ri stora i miei compagni. Ora, i cannoni austriaci di grosso calibro tirano nella Conca di Plezw, vcl'SO la stretta di Saga per colpire le naflre batterie di 149. I 280 e i 305 scoppiauo inmrnzi e indietro, sollevando nuvole di fumo. E' un pezzo che gli austriaci (< cercano 11 la nostra batteria, ma non l'hanno ancora trovala. Verso sera il :5oltotenente Barbieri mi dice che .il colonnello vuole vedermi. Il nostro colonnello, venuto a comandare il reggimenlo in sostituzione dì Barbiani, si chiama Berulo cav. Giuseppe. Un uomo di me dia statura, asciutto, di poche parole. Capelli bianchi e un pizzetto pur e bianco a lla Lamarmora. E' ~lato ferito sul Carso . Mi presento , saluto.

Una cordiale st retta di mano.

- Ho voluto conoscervi, nel oomento in cui, compiuto il vostro d overe per un giorno e una notte di guardia alla trincea, siete disces o per un po' di riposo. So che siete un buon soldato. Nou nè bo mai dubitato. -

Il colonnello passa ad altro e mi dice :

- Sono stato parecchie volte di picchelto a Milano, per causa vostra e dei vo&lri amici.

- Altri tempi/ - rispondo.

Il colonnello vi\'e la nostra vita, s offre degli steg.. ~i disagi di un semplice soldato. Egli poteva restare in seconda linea con uno degli altri ba llaglio· ni. ma ha voluto essere. col ballagHone più espos to al pericolo . Ciò è molto simpatico e i bersa glieri apprezzano questo gesto. Il colonnello donne su

104
t

alcune tavole in una specie di cuce.ella alla uo melro da lerTa. Solto di lui, a Lerra, donne il suo aiu• t011 tc, il sottotenente milanese Olinto Fantl, uJio tiuon amìco . Da un altro Jalo dell'angusta ba.racca che serw anche da u posto di medicazione)) degli alpiui, dormono i lenenti medici Gargiulo e Congiu, · Il primo meridionale, l'ultimo sardo. C'è anche Don Giovanni, cappellano degli alpini, un pezzo d'uo· mo dull"aria assa i mite

A proposito: la medaglierìa rdigiosa è in dimiriuzione. Net primi trmpi era un imp,rvcrsare di immagini sacre. J soldati ne pmtavano al collo, al polso, sul berretto, nelle dita a roggia di anello. Tutto ciò va cadendo in a·isuso . La tragica esperienza delle prime linee ha insegnato che un amuleto vale l'altro, che il cornetto vale una medaglia; e un gobbo d'avorio un Sant' Antonio. L' ullima trovata in materia di u scongiuri" è quella di loccarsi le stellette (forse per analogia collo u slelloae'! n) o di porlare que~.ta cabalistica epigrafe:

BIPZil\16

C eh. ZI P. S. S.

Migliaia di soldati l'hanno ricevuta pa~saudo -p<1r i paesi della vallata del Natisone. Sono incnpace di decifrarla. ·

lL lllO l,lIAR.10 Dl G1.'ERRA 10.'i
. . ..

21 Febb raio.

Notte di ve nlo violentissimo e gelato. Veniva dal Monte Nero. La tela d ella nostra fra g ile baracca ~i g onfiava, mentre le traverse di legno !:lride,,ano e pareva dovessero rompersi da un momento all'altro. Pigiali gli uni su gli altri. Per muoversi dal fondo della baracca alla porta, s i cammina sui compagni, colle ginocchia e le mani a g uis a di quadrupedi. Nessuno ha chiuso occhio. Alle quatt ro , s ono s tato chiamato per la coruée dei viveri , che bisogna andare a prendere dove s i fermano i muli, nella posizione dove si trova il Comando di Brigata. Anche nel Rombon i nostri mor ti souo disseminali qua e là, dove è s tato possibile di seppellirli. Selle croci a llineate sorgono vicino al Comando di Briga la ; due più in a lto ; qualche altra nei pressi della m ula t tier a. Ma llino d i calma. II le· nenie Rapel.ti mi narra un epis odio che di mostra quanto g iovi ad incu or are i soldati, l'esem pio de· gli ufficiali.

- Il 12" bersaglieri - m·i ·dice Rape lli - crn :1 quota 1270, alle falde del Monte Nero. La nostra l r iucea veniva battuta da parecchie ore da un vio· lento fuoco di artiglieria. Il sergente Dre nna aveva nvulo un momenlo di panico. Piutloslo che rim· p1'0ve r arlo, io mi mis i in piedi s ulla t ri ncea, men· Ire g ranate e shrapnels fi schiavano da og ni pa rte

Il gf'.slo mio, temerario , incuorò i bcrs fl g lic ri, più di qualunque puni1.ionc od eccitamento. Qua ndo, d i lì a poco lorn ai, trova i il ser ge nte Bre nnai che, impassibile e fresco Ira l 'i nfu r iare dei proiellili ne·

100
i

miei, si mise sull'allenti e disse: - Niente di nuo-vo, signor lenente . Presenti, diciannove come prima. -

li colonnello La chiesto una copia del mio ((Gi oruolc di Guerra n dello Ja,vorcek. Ordine di scr\' i· z10 per la uolle: il primo plotone è comandato a porre i (1 cavalli di Frisia u oltre la nostra trincea . Della prima s<1umlra andiamo voloulariamente io e Reali Oreste, milanese. Ci vestiamo di bianco e andiamo su. P.-ima che spunti la luna, usciamo tlalla trincea ins ieme col lenenle Santi. Strisciamo per alcuni metri.. Ad un certo momento, il lenente nvverte un rumore di passi s ulla neve gelata. E' una pattuglia di austriaci. Sosta. Tutto intorno è s ilenzio. Ma le nostre vedette non dormono cd ecco cropit-0. il fuoco della nostra fucileria. Lo. pattuglia nem ica ~i rilil'u in huon ordine .

22 Febbra io.

Notte dì luna , serena, ma freddissima. Si dice: dai quindici ai vcnli gradi sollo zero. l\fa uessuno si sente m:ile. Maiali. in tutto: quattro e più cha malati, indisposti. Cominciamo a ,1 sfottere n gli ,rnslriari. Sopra a un lungo bastone piantiamo una pag11otla di pane e sopra a un altro, iss iamo un cappello da bersagliere. Agitiamo, pe~ qualche lempo, i due has toni nl disopra della lrincen, nrn gli aus triarl non s parnno . Una novitù: il nostro ca pitano Mozioni ,~ tornalo dalla liccuzn invernale. f'ossa _ fra di noi s ululandor i tnlti . JI i an nu ncia c!10,

IL 1'110 DU.RIO Dl GUERRA

con molla probabilità, il reggimento cambierà fronte e andrà in Carnia. Distribuzione di caffl>, cioccolato, burro, castagne secche. Si beve molto r.ognac e molto rhum. I liquori eccitano contro il freddo e soprallullo tengono desti. Da notare: alle quaUro e a mezzanotte, ci \'iene distribuito caffè e latte. E' un record a ques t'altezza! La di s t1·ihuzionc dei viveri è reg olare e abbondante: no n abbiamo il rancio caldo, ma lanl'altra roba lo sostituisce: an('be il prosciutto ch e talvol!a C veramente sq uisito. Il le nente medico Mus acchio mi offre la fotogra!ia dello Jawm·cek, con quc s.ta dedi ca :

All'amico Benito Muss olini off ro

a/{inchè gli ,·icordi il lu og o ov' ebbe il ballesimo del fu oco e la gioia sup rema d i constatare nel cu or e dei suoi com m ili toni le nobili qualità d ella stir pe italica,

Dormiamo sotto a una ba racca, ma sull a ucvc . Ci coulcnlc re mmo di un rochino ùi p aglia , ma uon c'è.

Mercoledì 23 Febb ra io .

Notte di gunrùi u alla trincea. Dodici or e sollo a una im placabile bnfera di neYe . Verso le due $i è udito un vivo fuoco di fucil eria alla nostra des tra, nelle posizioi1i lenule dogli alpini. Sforno balzali

108 DE~ITO MUSSOLJ NI

100 lulli in piedi. Coperti di neve, sembravamo lanti fantasmi usciti da una fossa. Si trattava di un alt:1cco austriaco più simulato che attuato. Il fuoco è duroto una quindicina di minuti. Stamani, alralba, rs• compagnia è venula. a darci il cambio. Durante l'operazione , uno pallottola sola di una wdctta austriaca ha ucciso due dei nos tri: Massari, un richiamato ferrare se dell '84 - un soldato b ravo, disciplinato, volonteros o, che ero stato con me in trincea sullo Juworcek - e Manucci. SoOC\ caduti senza un grido, sul margine inferiore del camminamento. Colpiti entrambi alla testa. Dui buchi uscivano fiotti di sangue che invermigliavu lo neve.

Fatalital

Il Manucci era già partito per la licenza inver1iale ed era giunto a Temova. Qui aspettò sei giorni, perchè le licenze erano state sospese nel settore dell'Alto Isonzo. Dopo sei giorni, ricevette l'ordine di tornare in compagnia. Giunse ieri sera. Stamani è morto. Il Massari era miracolosamente scampato allo shrapnel del 10 ottobre che uccise i suoi rlue compagni di tenda, i ferraresi M.andrioli e Me1loni.

- Portaferiti! -

Ecco De Rita e Barnini. Adagiano in una coperta di lana i due morti e li trascinano piano sulla neve ... Un trasporto colla barella è impossibile, data la ripidità e il gelo del camminamento. La no· !:'lra trincea è falla di neve. J sacchetti non contengono che neve gelata. Le pallottolP- passano come

tt. MIO IH AIUO l'H otrtliRA

r. tt1·0.verso la cn ,1a velina. Bisogna camrninnre n ~t:hien n i.ncurvntn.

Nc,·icu sempre.

Uno. valanga i;:i è schiantata sulla buracca doyc dormono alcuni sottotenenti, le loro ordinanze, Reali ed io. SoUo l'urto, la baracca s i è chiusa come un libro. Per· fortuna, nessuno di noi è rimasto ferito. Ho niulato il tenente Malascherpa - cremonese - a liberarsi dai rottami e d a lla neve, che, s fondando la tela della harnrca1 lo aveva quasi sepolto.

24 Feb braio .

Le solit e dodici ore di guardia alla trincea. Sono, colla mia squadra, capitalo proprio nel punto dove caddero ieri Manucci e Massa ri. La neve è ancora r ossa di sangue. Scendendo - o. servizio ultimato dalla trincea, porto a l maggiore Tenlori, comandante il hatlaglionc Bassano degli alpini, una copia del Popolo, col trafiletto dedirato t1l Volonteri di hfonza. Il maggiore mi ricostruisce lti vicende della nolte tragica - 14 febbra ionella quale fu tentata la riconquista delle posizioni perdute sul Kukla. L'avvocato AUredo Volontcri - -

volontario - mori colpito da una polla in fronte, mentre gridava : - Alpini del battaglione Bas· sono, avanti, sempre avanti! -

Il maggiore Tentori mi r accon ta anche lo fine eroica di un caporal maggiore che, colpilo al ve·n-

!!O 1UlS11'o
M.trSSOllN!

tre, è morto dicendo: Mi za me moro, ma moro contento per l'Italia! Viva l'llalialNelle parole del maggiore - un uomo allo, dal portamento nobile e marziale - vibra ancora un intenso affetto per i caduti.

Ho assistito a sera inoltrata a una scena macabra. Una cassa da morto, fatta rozzamente, è stata caricata su un mulo. Gli alpini lavoravano in silenzio. Dentro ci dev'essere - ho pensato - la salma del povero Volontcrì, ~he la pietà di un amico ha dissotterrato per farla portare in giù, in uno dei cimiteri dei pressi dell'Isonzo.

Venerdi 25 Febbraio.

1\'otte di tormenta. Stamani nebbia e neve si alternano. Abbiamo lavorato intensamente. E' la guerra dei braccianti. La. vanghetta vale il fucile. Ora il nostro camminamento è profondo. Si può stare in piedi senza pericolo di ricevere qualche micidiale pallottola. Abbiamo rinforzato la trinrea con sacchetti di terra. In poche ore ne abbiamo riempito qualche centinaio. E' giunto il nuovo comandante del nostro battaglione, r.av. Galassini, modenese,

Jl tenente medico Musacchio mi parla di uno strano tipo di amm:dato, ch'egli ha visitato stamani. Si tratta di un siciliano che afferma di essere s-tato u fatturalo n1 cioè strl"gato, durante la licenza

a
Mlo IHA!l.ÌO Dt OUtJ\RA 111
. ..

invernale . Sintomi della 11 fattura»: debolezza, inappetenza, dolori vaghi e nos talgia . Comprendo che un s icilinno soffra di nostalgia, nos talgia del sole, frR tant o gelo e tanta aeve!

Gli ufficiali subalterni del mio battaglione sono tutti giovanissimi e ci trattano col 11 tu u confiden· 1iale. La notte scorsa, secondo quanto mi dice il tenente Azwli della o• rompnguia , gli austriaciin vesti bianrhe - si sono mossi per' il solito atlacco, ma i bersaglieri del 33°, rhe non hanno l'abitudine di~astrosa di dormire in trincea, hanno, con cinque minuti di fu oco, sventa to il tenta tivo.

Sabato 26 /f!bbraio.

Nottata di guardia. Tormenta di neve sino a mezzanotte. Il capitano ha vegliato tutta la notte insieme con noi. Ha declamato un brano del Nerone di Cassa. Per ingannare il tempo, abbiamo canticcbiato. A mezzanotte, Reali, chef de cuis ine della squadra, ci ha preparato una specie di punch ehe bruC"iava gli intestini; poi ci ha intrattenuti su ,z:li usi e cos tumi nord·amcricani. Le not izie da Verdun hanno suscitato grande interesse fra noi . \'erso le quattro, s i è udito g ridare alla nostra

sinistra:

- All'armi! All'armi[ -

Siamo usdti immediatamente dalle nost re Lu -

liEN1TO Yl:Yl!SOURt
. ..

elle - qu;1Uro in tulla lo trincea - e ci s iamo messi in li nea. Tutto ciò è avvenuto con lo ra pidità de l bole no.

- Le hombc! Le bombe ! -

I n questo mom e nto il nevi~rhio ri frus ta vio le n~ teme nte lo faccia. Ecco le bomiH'. Il s nc:co e rn in consegna a lla nostrn squadra.

- Fuoco! -

Ho sp ara lo tre niricalori . Poi mi sono .c:caldoto le ma ni a lla canna Le pida del fn ci le. Gli nns lr ioci nou h onno s pa ralo nemmeno un colp o.

All 'alba ho visto u n fenome no s tr:rno , rlov ul o ccr· !amenlc oll 'o1.ione dell'ele ttr icità. La pu nta dell,~ uosl rc baione tte bri ll ava come se fosse us cito d al fuoco. :\ nche il ca pita no ha O~'-erva to il fe nomeno. S tama ni, s o le . Il bia nco della ne ve a bbacina . Solito bom bardame n to deg li a us trioci, contro le noste irreperibili b atterie della s tretta d i Sag a .

Bre\•e sole. Adesso ne vica ininterrotta me nte da quindici ore. Di guardia alla trincea. S e continua li ne vicar e, la nos tra s ituazione pu'ò diventare difJìcile. Oggi, per la p r ima volta, s iamo rimasti senzn pn ne.

Lo po~izione de llo nostra tr incea non ci perme tte , in caso di u n serio ottacco a u s triaco, nessuna possib ilità di scelta : bisogna resiste r e s ino a ll'ul-

YL MIO DIAJllO fi l GUERRA 113
27 Fe bbrai o.
. ..
M• 1toli11i.• //"""dl•,ledl1"'1'•·

l'imo uomo. La trincea è scavata proprio all'orlo di uno scoscendimento del Kukla, che prccipit.n quasi a picco, per alcune centinaia di metri , sino al pianoro dove c'è il Comando di Brigata. Riti· rar.si, s ignifica prccipitnrc, rotolnrc n~Jl'nhi'<RO . HP~c:.isl.erP, dunque, e ..iamo pronti! 28 Febbl'aio.

Oggi abbiamo lavorato di vanghella e badile. Le solite fucilale tra vedette. N t>$.<, tm ferito. 29 Febbraio.

Domani avrò i galloni da caporale. Un piccoki awcnimento nella mia vita dì soldato. li capitano ha motivato cosi la proposta:

u Per l'attività sua esemplare, l'allo spirito bersaglieresco e serenità d'animo. Primo sempre in ogni impresa di lavoro o di ardimento. Incurante dei disagi, zelante e scrupoloso nell'adempimento dei suoi doveri n.

Dialogo colto R \•olo ieri scm :

- Tenente Barbieri, quant'è la forza dello. com~ pagnia montatn stasera di g uardia alla trincea?

- C,entosette uomini.

11,
. ..
+ (>

- Ma lassù non cc ne sono che settantaquattro co ntati da me.

- Si vede ch e i «disponib ilin non sono ,li più.Fra i cosiddetti u di spo nibili n c'è sem pre qualche u imbo sca to )) c he u ~bafa )) la guardia, cioè, non la fa .

1° Mar zo .

Notte di guardia alla trincea. Nevica. So no sce:, o all'alba. Battaglia a pallate di neYc. Giungono, v,"!rso mezzogiorno, alcune bombe austriache. Una vittima. Un alpino del baltaglione Bassano. Lo portano in barella al posto di medicazione, ma ci rr:stano un attimo. Brutto segn o! L'alpino è mortalmente ferito. Sulla mulattiera c'è una s tri sc ia di s angue e di materia cerebrale. Padre Michele mi racconta che al 27° battaglione, che trovasi alla nostra destra, ci s ono stati due morti e due feriti da pallottole delk. vedette. Anche il tenente Rapetti è ferito, ma non gravemeQte. Giovedt, 2 Marzo.

Stan oll e di guardia. Neve. Neve. Sono ubriaco di bianco. Era con noi il capitano. Si è allogato :.illa meglio nella nostra Lana, gocciolante da tulle le parti e ci ha letto mollissime pagine del libro del povero Lucatelli : Come ti erudisco il pupo. Mi sono divertito. Sull'alba il sonno mi ha preso. Per

IL l4l0 DI.UlO Dl QU&IIJIA 116

vincerlo ho ingoiato mezza bolliglio di rhum che, r.ome dice l'etichetta, contiene tanto "alcool pari al 21 %del suo vo lume u. l\"oviti\. Stamani, pres to. una valunga ha travollo quattro alpini e un mulo. Altra novità. Son riaperte le licenze invernali. S pettu anche a mc, di diritto. Fogl io ro~~o, trndotta N. 1.

Partono con me Reali, Morono, Tinella, Morani, il tenente Barbieri di Modena. Terrn novità. Anche il battaglione .a,cende staseru e ,·a a Scrpenizza . Q uesta notizia mi fa piacere. Il pensie ro di lasciare i miei compagni sul Rornbon tu rh:iva un po' )R mia gioia. Durante il trag itto, gli a us triaci ci s pe<liscono tre shrapnels. Qualche alb·a cannonata scoppia su noi, in pross imità di Osteria, s ulla s\.rad~ maestra impe riale <li Plezzo . Nolle cli SO!!ltll u Serpenizza.

3 Marzo.

Le compagnie del mio battaglione sono discese lo notte scorsa. Partenza. Poco oltre Serpenizza, passiamo davanti ai baraccamenti dove hanno pernottato i• miei commilitoni. Auguri e saluti. Piove u dirotto. Sosta a Ternava per il bagno e la visita () medica. Tappa notturna a Svinai a cinque minuti du Caporetto. Svina è un villaggio di poche case . Notte in un solaioi sulla paglia. Non s iamo molti . E' una d e lle ultime tradotte. I permissionaires ten· gono un contegno dignitos o e corretto. Non grid a ,

116

non schiamazzi : la gioia c'è, ma è contenuta nei cuori. Si formano dei crocchi, dove vengono na rrati episodi di guerra. E pas.sano nel racconto il Monte Nero, il Vrata, il Vrsig, lo Jaworcek, il Rombon, le montagne dell'Alto Isonzo, sanlificate dal s angue ita liano.

I L MIO DIAIUO DI OUI.RRA 117
I

Un mese tra le montagne della Carnia

Cerco da cinque giorni il mio battaglione. L'ho lasciato a Serpenizza a riposo. So che i? rimasto dieci gi orni a Pinzano s ol Tag liamento. Poi e partilo per la Carnia, ma per destinazione ignota. Giro d~ cinque giorni, in lungo e in largo, la Carnia, a piedi (' in ferrovia. Da Tolmezzo u Paluzza. La colonnR dei bersaglieri che tornano dn.lla licenza invernale è scortata da due carabinieri a cavallo. Attraversiamo il ponte del But che 11 irrompe e scroscia n. Si marcia in ordine. Ecco Terzo, Cedarchis, Enemonzo, Arta. Ho appena il tempo di leggere l'epigrafe che ricorda il soggiorno di Giosuè Carducci in questi luoghi.

Un po' di sole. La strada s'inoltra fra abetaie foltissime e odoranti. C'è nell'aria il tepore della primavera. I torrenti ingrossati rial disgelo urlano trn le gole dei monti. Veroso Paluzza, la valle del But s i allarga. A Paluzza, il maggiore degli a lpini , r hc ~ta o! Comnndo di lappa . mi dice, fin a lmcn1<', rlovc s i trova il mio battaglione. Lo raggiun-

gcrò domani. Passo la serata a Paluzza , popolatu da soldati di ogni arma. Il paese è intatto. L'art.i· glieria nemica non lo ha mai raggiunto. Timau, ill\Pcce, secondo quanto mi dicono abitanti di Pa· luzza, è una rovina. Timo.u è l'ultimo abitato che si trova, prima di .raggiungere le posizioni 011mai famose del Pa] Piccolo, Pal Grande, Freikofel. 26 Marzo .

Giunge dal Freikofcl il romllo ininter rollo del t'.annone. Si combatte. Ma l'eco della battaglia virina non sembra turbar<' ccces.5ivamc ntc i citladini di Paluzza. La r.aratteri.~t ica c hies etta, diua nzi alla fontann, ri g u rgita di genlc che ascoltf1 la messa. Gruppi, fra i q uali sono molti soldati, !-la nno da vanti alla p orta pr inc ipale e a quelle ' laterali . Un sergente maggiore del Comand o di lappa mi informa che da Timau s i sono chieste "tutte le ambulanze disponibili u. C iò dà un'idea rlella gravità del combattimento.

Alle undici ci raduniamo per partire. S iamo accompag nati dal !-oltote,ienle Mc nini, lombc1.rdo .

Addio Paluzza! AU.ra vcrsiamo il But e tocchiamo Cercivento. Segue Ravascletto, dove troviamo la neve. Sia mo li 047 metri. Vecchi e donne s ono ne lle s trade H g odersi il S(lle e il l'iposo domenicale. Un particola re 8ignifi cali vo c he de nota il p atriottismo di qu este po pola zioni. A Ravascletto -paese di poche c;_mtinaia di a nime - !-0110 ~ta h: ~ottoscritle ben 25 mila lire per il te rzo r res tito

120

uazionale. Sosta per il rancio che confezioniamo in casa di un contadino che ci o ffre le mannillc. In marcia! Ora la s trada riscende . Il panorama rhe si offre allo f';g uardo è semp1-e incantevole . Carnia pittoresca e ospitale!! Breve ta.ppa a Paularo: un villaggio. Entriamo in una cas a - che ha una certa g razia di Yilletta s ignorile - per bere un sorso d 'acqua. Ci viene offerta, con gentilezza, dalle donne dì ca""a . Tre ragazze:- Minà, Antonietta, Maddalena. i\ oto un grande ritratlo di Benedetto Cairoti e uno piccolo di Gabriele d' Annunzio. Donne itatia ni!.sim c. Cantiamo ins ieme l'inno di Oherdan. Saluti e augu ri.

Ecco Comegliaus , da dove comincia la valle ùel lkgano. Tappa senile n Rigolato, pieno di ulpin i ùel 3n _ S ono giovani del 'OG prove nienti da Torino. Le ost erie sono affollate di soldat i. Nelle s trade non ci sono funali. Buio pesto. :Ma d u u n accantonamento, non lungi dalla strarlu p rincipu le, -; i leva un coro:

Al 27 ,uuggio

.4l tramonto del .~ol, A ff ondavasi una barcu

Ne l Lago Maggior.

Bella che dormi

S u l le tto dei fiol',

Svegliali e poi ricevi

Un bacio rl.'arnor ..

li coro le nto u Ir e voci s i diffonde con una certa solennità ne.Un notte stcllnt à.

IL lHO DIARIO DI GUERR!l 12 l

lJo Rigolo.lo a Forni ci sono 7 km. e mezzo di strada maestra. A Forni c'è il Comando del mio battaglione. Lungo !A. stradn, il solito movimento delle retrovie: biciclette, carri, camions. Incontriamo una piccola automobile della Croce Hossa inglese, guidata da uno chauffeur coll'inevil~ile pipa corto in bocca. A Forni, dove giungiamo verso le 11, ci dicono dove si trova la mia compagn ia. Ci mettiamo al seguito della colonna dei muli che portano i viveri. Di rimarchevole a Forni non ho vis to che un palazzo delle scuole elc"" mentori. quasi grandioso. Siamo una decina di

che attraversa un·abetaia cosi folla , che impedisce al sole di giungere a terra.

A quota 1576, alla destra del torrente Bordaglia, che nasce dltl laghetto omonimo, trovo il 1° plotone della mia compagnia. Sono arrivato. 11 plotone è ricoveralo - ins iem e con altri bers aglieri ciclisti del 10" - in una baracca di legno a Ire piani. Di fianco c'è la cucina e uno sgabuzzino, s ulla cui porta mal connessa sta scritto pom- .i posamenle: Sala convegno per fumatori. C'è il fu- ' T mo , ci sono i fumatori , ma quanto alla sala è... un 'esag erazione. La stanchezza mi concilia rapida · mente il sonno.

81!:NIYO MOSSO L I :-. ! 27 Maf'ZO.
:::~~.c~~r;·o~:ndt~~;:rtr;::~~~al~~1:1t~::; '

28 Mu ~zo.

Allia grigi.i. Qualche raffica di nevi::;chio, atte· uuala da ondate di sole. Bizzari·ia della montagna.

11 Coma nd o della nm,tra compagnia è 300 me t ri più in alto . Vi salgo per presentarmi al capitano. Nel t.ragilto ho modo rli orientarmi sulle nostre pos izioni. S iamo for lifì calissimi! T ulta la neve, vicino e lon hmo, è punteggiata dai pali dei nmstri reticolali. Di qui, uon passeranno mai!

29 Murzu.

Shunaui1 ricogni2io11c voloularia . Sono disi:eso ndlu vallc1 sino alla conflueJJ za Jet Bordaglia col Vo luja. LaggiU una s quadra di alpini schyatori si esercita,1a. Pomeriggio insignificante. La prima squadr a è di guardia all 'acc.intonamcnto. S ono capoposto. Notte tranquilla.

30 Marzo.

Nevica da sedici ore. Tullo è bianco. La mulattiera è s ommersa. Pomeriggio: nevica sempre. La posta non è g i unta. Ore lunghe. Nella bo.racca , al primo, a l secondo, al terzo piano - totale a ltezza quattro metri o giù di lì - si g ioca a ca 1te , ~i fum a, ' si canta . Jo, col ventre a terra, scrivo queste note. Tipi di sold ati; Melosi 'Piacentino. lucchese, torna lo dall'America. Classe 1893. E' il

IL lllO DU.RJO !Jt CllltRllA 12,'l

vero tipo del toscano medio: asciutto, intelli gente e provvisto di una buona lingua s nodata .

- Sono tornato in Italia per l'onore - eg li mi dice, iniziancio la nos tra conversazione. - Cinque a nni OI" s ono andai in America e quando fu chiamata la mia classe, non essendomi presentato, fui dichiaralo disertore. In America, a R ichmond, capitale dello Stato di Virginia, avevo un piccolo commercio di confettiere. Gli affari non andavano male. Scoppiò la gnerra europea. Quando l'Itali a e ntrò in campo, sentii che non potevo più oltre res tare lontano dalla mia patria e s ono tornalo. Potevo entrare nella Sanità, ma ho preferito un'arma combattente e sono qui a fare il mio dovere. -

E' un fatto, ch e i soldati tornali dall'Americo ,·os tituiscono la parte migliore '1elle trnppc al fronte.

Domattina, s veg li a alle quattro. Dopo g li allucchi al PaI Piccolo, bis ogna vig ilare . Tale è l 'ordin~ telefonico del capitano.

L'eventualilà di un':nione l us inga i soldati.

Nevica sempre. Sono cadute due va lang he con 1111 boato tremendo. Non si ha notizia di vittime. I morti in segu ito a vulanghe non sono stati molli in (1ue.-,ta. zona: cinque e alcuni feriti. 31 Mm·zo.

Dopo tanta neve, ecco una niallinalu merovigliosu di sole. Nella chi<1rità diufana, trasparente delrorizzonte1 ~i s tugliano netti i profili e le mcrlet-

124 BENlTO Mtr880UNI

wture delle monlngne bianchissime. Loot.ono s i vedono le guglie dolomitich<i del Crttloi·e.

Unn linea s ollilc di pMpora nn.nuncin il sùlc. Se fossi un poe.ta!

fntanto , :il 1:ivoro. La mulattiera è colmn ili 11f'\' f' . Anche i s e ntieri d 'accesso alle ·<1 ridotte u delfo prima e della ser,onda linea sono ns lruili. Dlli cos.lon i q11asi perpendicoliiri dei monti di \ ' as e Ornladel che c i s tanno di fronte, si slacr,ano frequenti valanghe. Da lontano sembrano cascole mugghianti. Tnrbinto di ne ve !-Ulle cime. Pure chP la montagnri fumighi. Pomeriggio solatio e calmo . Qualche 111ri!ata ~olitaria. Ve r so le Ire, abbiamo noloto dw~ palloui bianchi, alt.is~imi , chf' il vento sp ingevn verso di noi, da.Jle linee nemiche. Si tra ltn di uno dPi soliti trucch i austriaci; il cesto de l pallone recava una poesia contro Cadorna - scritta in italiano,._ e due cartine g eografiche: Ciò che otleneva l'Italia senza la guerra e ciò ch e hn ottenuto in dieci mesi di guerra.

Il Comando austriaco che ci fronteggia è rimas to alla Les i del u parecchio i, di giolittiana, nonc hè ignobile memoria.

- Ma se i ledeschi - commenta nn arguto ber~ gainasco - non h:rnno altri u balloni n da sparare, presto son fritti. -

So no capoposto della g uardia al u blockhouse" N . 2 dei .po~ti àvanzati di p r im a linea, oltre il val-

IL YlO D1All0 DI OUSIIRA 123
1G Aprile.
I.

loncello della valanga. Il <( hlockhouse n N. 3 è sfato travolto e sommerso da una valanga. Per for. tuna, era stato abbnndonnto in lernpo e non risono state vittime. Ho con me i be!'saglieri Hooli OrcMc di Milo.no, Alcenzo l\fomore· di Fiume '.\larina. Marano Al1f.uro di Codroipo, Ruggeri Pietro di Fabriano, Afastromonaco Giuseppe ilei ;\folise, Scaf'chetli Ezio nato a Costantinopoli da genitori mantovani e Tonini, piacentino.

I quattro (1 blockhousc n o ridotte, costituiscono la nostra prima linea. La consegna è di difenderli sino all'arrivo dei rinforzi deUa seconda linea e se i rinforzi non arrivano, difenderli egualmente sino all'ultima cartuccia. Sono ridotte costruite con grossi tronchi d'nlbcro, resistenti a granate di piccolo calibro. Per giaciglio, un tavolaccio ricoperto e Peso un po' soffice da uno strato di fronde d'abete che emanano l'odore grato e resinoso delle conifere. Nel pomeriggio, intermittente e innocuo bombardamento a shrapnels. Passa un Taube al tissimo, oltre il tiro pos.<:ibile del nostri fucili. Filn \eloce in direzione <lella Valle del Degano.

2 Aprile.

Sole. Appena giorno, muoviamo in ricognizione verso le posizioni austriache.

Siamo in cinque. La 11eve poco resistente ci impedisce di camminare con velocità. Siamo giunti in prossimità del Passo di Giramondo, dominato aJla sinistra per chi sale lungo il Rio Volaja dal

126 BENITO MtTSSOJ.lNl

Picco di Giramondo che appnrc come un i<Termine )) giganle!".co posto dalla nnl11rn pct ~('\gnore i contin i d ' llnl ia . VeN-o le 10 il c;o!ilo Taub e è venuto s ulle no<ilrc posizioni.

Quantunque fosse mollo nito, abbi amo fallo ruoco egualmente . Dopo il secondo runcio, quando scendono dai monti le prime ombre della sera, mentre sulle cime s i attarda la luminosità del crepuscolo, i soldati s i riuniscono e cantano in coro. Sono vecchie canzoni semplici ùi parole e di melodia , ch e s i prestano a l canto a più voci.

Ieri nel mio blocJd1ouse >) venne cantalo il Lamento del soldato p r. r la morte della fitlanz a la.

Ecco le parole. I versi sono roz1.i, ma c'è in e!'.:-li nnn fresca vena di sentimento:

Trenta mesi che faccio il soldfff11

E una lettera mi " edo arrinar.

Sarà /orse la mia amorosa

Che ho lasciata nel letto ammalà.

A rapporto , signor capitano, Se in licenza mi vuole mandar.

In licenza ti manderia

Purl'hè ritorni da bravo soldà .

Glielo giuro. signor capitano, Ch e ritorno da bravo soldà.

Quando giungo vicino al paese, Le campane io sento a suonar.

I L ):(10 DIARIO nr OUlìRIU 127

Sarù, Jor~r. la mia amoros11 (,'hr la pol'tano a .i;otterrar.

O becchino, dw porli la bara Prr fwJOr(';, riposati un po' .

Se ria viva, 110n l'ho mr1i baciala, (),. r./i't'. morta, la voglio baciar!

La sun /Jocca, ora, sente di terra, Menfrl' prima orlorava di fior /

S ono le cam.oui ~orgule dall'anima primilivri ,lel popolo. Sono passate da generazione R generazione e i soldnt i ~e le s ono trn.'~m~S."f' rla ima dasoo all'altra.

Ore quindi ci. Ri a pparizione del Ta11lu: ne mico , <'h e vola altiss imo. Ve rc;o il tramonlo, ,tuello s lrnc<'O delle oppol:lte artig lie ri e . Dis lribuzione del t abacco governativo, con le relative tre c artoline in franchigia.

S i scrive . S i fuma. Il fumo è una dis trazione. 3 Aprile .

Grande sole. Stnmaui nella solita II ricognizione n ci s iamo spinti ancora più in là. Erano con me i caporali Pictroontonio, un giovane abruzzese tor11alo dall'America per fare il solJato, e Serralo Antonino, llfl valido e animoso siciliano de l Jis trctto di Ce falù. Verso le 11, l'a rtig lieria nemic:l ho battuto con gra nale s hrapnels le nostre posizio-

1'8
UNITO M'OSSOLIN I

ni J elln Scllella (ru il Bul e r u 111ladeL Le granate, scoppiando, r:hiaz7.avano di ne ro la neve . Pomeriggio di silenzio allo, .interrolto soltanto dal rom· bo delle valang he . !,e quali non sono le valang he dirò così u classiche n che si formauo col u s asso che ùa \ vertice" rotola giù nella valle. Sono, io vece, grandi s trati rli neve che slitta dai costoni più ripidi , per e rfelto del vento o del peso delln neye s lessn . Qu a e là, la montagna comincia a mostrare le s ue rocce. E' la primavera ? Un te nente del battag lione ciclis ti mi regala, come !mo ricor· do, una folo~·afìa ùelle pos izioni del Passo di Giramondo e del Volaja . Ieri, men tre g li al pini operava no il " camhio >) dei piccoli pos ti in Bo rdag lio

.

·\\In , furono scopcrli da lle verletle austriac he . Tre rn or ti dei n051ri sono caduti nel cammina menl o, fra la neve.

4 Aprile .

Ricognizione matlutina al valico d('\ Volaja . Sinmo ridisce.o;i per il torrente omonimn sepolto s otto

In neve . Nel pomeriggio, nuova ricognizione su Bordn glia Alla. Siamo saliti per un pendìo ripidis· s imo. Erano con me, il lenente Snnti e tre alpini della co mpag nin volonta ri alpini . Indossavano il camice bianco. Questi volontari s ono in g ran pa r• te cnrnioli e friulani . Gente del paese, Di tutte le d à . Di tulle le condizioni sociali. Sbarro.ndo i pas.

~i a i confin i d ' lt i:11ia, essi difendono le loro case, le loro fami g lie, i loro villaggi che sarebbero i

I L M ro DIARIO Dl OU !MA 129
M u 1inl • n ..,,., <11~.i. Jr""""'·

primi a subire le violenze dell' invasore. Genle simpatica. Siam giunti al laghetto di Bordaglia, completamente gelato. Dal laghetto ha origine il torrente omonimo che si getta a Pierabech nel Fleons o Degano, dopo aver ricevuto, come confluent-e, il Volaja.

Il tenente Santi - che oltre ad essere il mio supe riore, è un mio amico carissi mo - ci lrn fatti ~ostare per alcuni minuti in posizione conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche. Col binocolo si vedono benissimo, anche nei dettagli, i u blockhousc s » austriaci che presidiano il Passo di Giramondo.

Il tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari :ilpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerto un sorso di cognac. Di lassll. lo sg uardo abbraccia un panorama di montagne meraviglioso. Le Dolomiti della s inistr a del Cudon• lanciano al cie lo le loro guglie sott ili. L'animarlinanzi a questa visione - si dilata e si e'>alta. La montagna, come il mare, fa usentire)) l'immensità. 5 Aprile.

Nebbia, maltempo. Matlinata grigia. Nessun a ricognizione. J soldati hanno brevi momenti di te· traggine, seguili da esplosioni di gioia e di allegria talvolta fanciullesca. La neve se ne va. Y bucaneve - primi fiori della montagna - cominciano a tappezzare i tratti scoperti. Oggi, non una ca nnon ata e nemmeno fucileria. Quiete assoluta.

130 81ilNlTO MUS80LJNt

J 1ivug hiamo. Tipi di soldati. Ascenzo Memore , del J is tretto di Savona, marinaio di mesti ere. Basta mos trargli una cartolina illustrata con una barca, per fargli sentire tillie le acute nostalgie del mare.

Nato a Final Marina. I suoi racconti della vita maninares ca m'interessano. Fa il solda to volentieri e odia i tedeschi. Lo chiamiamo marinaretlo .

.Abb iamo invece affibbia to il soprannome di al'abelto a Ezio Lucchetti che è nato e vissuto a Co · slantinopoli, dOYe la famiglia sua è rimasta sollo la pro iezione degli S I.ali Un iti, mentre lui tornava volontariamente in Italia per la guerra. Ha un po ' la silhouette del lurco- Calmo, flemmatico, parla in italiano con un leggero accento esotico un po' turco e un po' francese. Fuma ... come un turco. Una ~igarc tta g li pend e co ntinuamente dalla bocca e un'al tra sta, di riserva, s ull'orecchio destro. Quan•lo Ascenzo \'uo le u sfottere n l'Arabelto , lo chiama ,, aggregato all'Italia n. E allora 1'1lrab etto perde la s ua calma abituale e u scatta n per proclamarsi u italiano ud i razza e di se ntimento.

Pomeriggio. Arriva la po sta . Tutta roba in ritardo. La posta nuova non ha ancorA, come diciamo nel nostro gerg o, u tr ov ata la strada u.

6 Aprile.

Giornata movimentata quella d'oggi. Scrivo queste ri ghe, a nolte all a, nel « blockhouse n illuminato da un mozzicone di candc lo. I miei com. pagni dormono. S tam ani ho comp iut o In so lita ri-

IL M I O DIARlO DI GUERRA 131

t'ogn izionc, S iamo giunti ~ino a l co:slone che pl'r la s ua stron a conformaz ione viene chiomato u SJi ina di pesce n. In quP.l punto In neve è alta olll'C dieci me tri. Hu colmato gli scoscendimenti e formato una specie di piunoro.

Durante tutta la mattinatu, violenlo duello delle artiglierie di medio e grosso calibro. All 'una del pomeriggio ho ricevuto un ordine-fonogramma di intensificare la vigilanza e di la.varare attorno al 1, blockhouse u es'5-endo<:i prohabilità di un atLacco ne mi co. Ci siamo messi imme diatamente al lavoro.

Mentre le artiglierie ricominciavano il loro h omhardamcnto reciproco, abbiamo scava to una Lrinc.:oa o cfostru e uno a s inistra della ridolla. Qui oppor remo la prima res istenza. Poi ci chiuderemo nel 11 blockhouse n r he ha tante feriloi e quanti sono g li uomini di g uordio. La consegna è semp lice categorica. I u blockhouscs » devono res istere a o ltranza, si no all'u ltima cartuccia. Abbiamo infn lti un 'abbondante dotazione di munizioni.

Il te nente ci ha detto :

- In caso di attacco, voi siete i et sacrificati )) s e i rinforzi non g iungono in tempo.Posa di r e ticolati. Oltre i posti di vedetta, i fili tl i ferro dentato sono intricatissimi.

TI bombardameno nemico sul Volaja è tlurulo s ino a notte. D ue granate sono cad ute poco lung i da noi , ma senza scoppiare.

- Vig ilare ! Occhi aper l-i, s tanott e, e orecch ie s rnlancatc! -

132 l!E!'lITO MU8SOJ.!Nf

7 Aprile.

Solit a ricognizione. Ci siamo s pinti oltre il co · ~tone Lambertenghi, cosi chiamato in onore del tenente degli alpini, che scendendo dal Volaja in ricognizione, vi fu colpito a morte da una fucilala austriaca. Qui, alcuni mesi fa, ven ne catturata dai bersaglieri una piccola patluglia nemica. Cielo nubiloso. Pochi colpi di cannone nel pomeriggio,

Il « mora le"· Posso scrivern e dop0 tanti me si di consuetudine coi soldati? Che cosa è il u morale »? Definirlo in maniere precisa , racchiuder lo in un breve giro di frasi come un ordine di servizio f! impossibile. 11 umorale., appartiene alla categoria degli "iinponder11hi li n: non lo si misura, lo s i sente, lo si avverte, lo s i intuisce. li u moru le u è il maggiore o minor sen!-'o di res pon sabilità, il maggiore o minol'e impulso :i l compimento del proprio dovere, il maggiore o minore spiri lo li i aggressività che un so ld ato po ssiede. Il u morale ,, C re lativo, variabi le du momento a momento; du lnogo a luogo. Ques to staio d'animo che si rias-

.-. ume globalmente col te11minc i< morale u è il coefJicienle fondomcnlalc della vittoria, preminente in confronto dell 'elemento tecnico o meccanico. Vincerà chi vorrà vincerei Vincerà chi disporrà delle magg iori riserve di energia psichico volitivo. Cen · lornilo cannoni non vi daran110 la vittoria , se i soltlati nou sa muno copnci t.li muovere all 'ass alto;

11. M I O DIAR IO Ul G\J li:RII.A 133
. ..

so non avranno il coraggio -a un dato momento - di "scoprirsi » e di affrontare la mo11e. Non si può giudicare il umorale n dei soldnli da un semplice episodio o da un contatto occasionale. li ges lo di un soldato vi può far credere che tutto J'csercilo sia composto di eroi, la parola di un altro vi pub far pensare esottamenle il contrario. L'error e della u generalizzazione,, è quello nel quale cadouo coloro che parlano di ({ morale 1) senza aver viss uto coi soldali ed essendosi Jimitnti, invece, ad uua rapida visita o ad un fugaci~ colloquio. li umoraleu dei soldati in prima linea è diverso da quello dei soldati delle retrovie; le ch'ls si anziane e le da ssi giovani ho1mo un e< mo1·ole u diverso; i soldati contadini prese ntano differenze di « moral e u in confronto dei soldati nati e vissuti nell e cillit. li «moraleu dei soldati che hanno Ualtuto le vie del mondo, è più allo di quello dei soldati che nou mossero mai piede oltre la ce rchia del borgo natio; le sfumature sono infinile , come innumerevoli sono i tipi umani. Rivendico il diritto di trattare la queslione, perchè ho 1< s tudialo)) coloro che mi cìrcondono , che dividono mcco il pane, il ricovero, i disagi, i pericoli; ho "sor preso n i loro discorsi , fis.,;ati i loro attegg iam c nli spi ritu ali e nelle pili liVariatc contingenze di lempo e di luogo che la guerra impone al soldato: in prima linea e in sel'Onda linea ; in lrincea e in riposo; durante il fuoco, prima e dopo il fuoco; nel lrcno allmzzato; a ll'ospedale, nelle tradolte; al deposito di riforni· menlo, durante }e marce di giorno e di null e; s ullo la pioggia , sollo la neve, sotlo la rniln1glia ..

l :J4 DE!U TO MUSIIOLlNI

E la mia conclusione è questa: il ((moralen dei soldati italiani è buono: i soldati italiani sono disciplinali, coraggiosi, volonterosi. Sapendoli prenJere per il loro verso, considerandoli cnpaci di rag ionamenti e non semplici numeri di matricola, si può oltcnere dai 59ldati italiani tutlo ciò che s i vuole; dal lavoro oscuro della corvée ali' assallo irruente e micidiale della baionetta.

Una comp agnia in guerra ha circa 250 uomi1ti. Dal punto Ji vista del (< morale n si possono d ividere in g rup pi nella ms.rniera seguente.

Ci sono 25 sa ldali - ar ti gia ni , profc!;.S.ioni~ti e ,o lo11tari ilaliirni - che sentono le r agioni dellr1. nost ra guerra e la com battono i.:011 entusia smo.

Altl'i 2rl so no qu<'lli tornali , olonluriamcnle d;1i pa esi d 'Europa o ùa quelli d'olt re Ocesmo. Gcnlt: che ha vi~suto; ge nte cli c ba ac qui s tato una cer ta esperienza sociale . Sono soldati ottimi so tto ogn i 1·:1pporto. Ci sono una cinqua n: na d'individui g iovani - che fanno la guerra \Oicntieri. Il grol:,· so della compag nia - un centi :rnio - C rapprcse nlato da coloro ch e stanno fra i rassegnati e i \'Olonlerosi: accettano il follo compiuto, sen za di~cuterlo. Sarebhero rimasti volentieri a casn, ma ora la· g11crra c'è e ~a nno compiere il proprio do: ,•ere.

Ci s ono in ogni compa gnia u na quarantina d i ind ividui indefinibili , che possono essere rnlorosi o viglia cc hi , a seconda delle circostanze. Il rimanenlr. si compone di refrattari , di inco~c if'nli, di qualr he canaglia che non s r•mprc ha il coro gg io di ri·:elarsì, per l:.i puurn del Codice Militare.

IL l110 DIARIO Dl OU&RRA 135

Queste cifre possono variare, ma la proporL.ione è quella. In definitiv a , il umorale n dei soldati dipende da quello degli ufficiali che li comandano.

Non è il caso - ora - di dire ciò che s i è fatto l)er tenere alto il umorale 1, dei s oldal-i itali a ni e ciò che non si è futto. Verrà il tempo anche per questo discoreo.

8 Ap,.ire.

Sono smonlulo di guard ia dai "po!!li ava1m1 l-i i), Nel pomeriggio, lt.' solite cannonale· Chi ci boda · i,i1ì?

10 Aprile.

Nie nte di nuorn. La nos tra fatica consis te ades~o nel rintracciare e scoprire i sentieri che la neve ha sepolto. Squadre di operai borghesi lavo rano atlivamenle a cw~lruire nuove u ridotte " e forrn idnbili s barramenti con u tagliate n di abdi .

Un \'Oloulario itulo-ing lese cos i scrive al frutello 4, Marano Arturo, della mia squadra ; è un documento interessa nte:

u Caro fratello , sono selle mesi che mi trovo s ollo le Rtmi inglc:-.i, m~ nncora non s o no stai o in ln1 ltaglia, ma se mi toccasse di andare s al'ei cou-

136 BENITO MUSSOLI~ I
j,
. ..

lento di andare a comballere con quei barbari ger· manesi, sarei contento di morire, ma prima vorrei che qualche germancse mi passa sse fra le mani . Caro fratello, tu mi dici perchè non ho raggiunto le nostre armi italiane. Se avessi potuto sarei ve· 1mto. Ho scritto al Consolalo italiano a Vancouver in Canadà e non mi ha mai risposto. Così raggiunsi le armi in gle !:- i e per la verità non si sta male . Io non parlo l'inglese, ma mi u ranglo n per bene.

Diamoci corag gio tutli e tre i fratelli sino alla dttoria e dopo raggiungeremo la casa paterna tulli e tre in~ieme , per non più abbirndonarla >>.

11 Aprile.

Fatto due trincee e uu sentiero che unisce lutla la lincn delle nostre u ridotte"· Nel pomeriggio . dodici cannonule a shrupnel s.

12 Aprile.

Questa è lu guerra del buio, 1.lella uolte. Le g iornate tra scorron o in una grande tnrnquillilà: le noli.i inv ece sono ~empre movimc11tatc. Si comincia a cornhallere nel r.rcpuscolo e si continua a tenebre Hlie . Sta notte fuoco vivo di fucileri a in Bordaglia Alla. Lo scoppiellare secco dei fu cili er a, di quando in quando, coperto dal fra gore ddle bombe a mano.

Stamani unu leggera ucv icati:l, Pui, sole. Siamo

IL MIO DIARIO DI GUERBA 137

anda ti ad ultimare le trincee. Quando si tratta di questi lavori, i soldati non u battono la fiacca n, Le due trincee dominano tutte la va lle del Volaja. Campo di tiro vastissimo, efficace, inibitorio. Me lo ha rlelto il capitano Ricchi eri, dei bersag lie i·i ciclisti 1 che conosce a meraviglia queste posizioni. Poicbè l'ultima trincea in a lto è stata disegnala Lia me e scavata sotto la mia dire zione, il capitano Ric cbicri mi tributa un piccolo elogio. Ho prepatato su due tabelle di legno, che abbiamo inchiodnto su due lrouchi mozza ti , i nomi ùelle trinc ee. La più lunga , che è quella più in ba sso, sar à chi a1na t:1 d'ora i11 poi il " Tl'inceronc dei hcr'sHglieri ", r1uella in n ito « Trincea Cadorna > , iu o nore del uostro ge.nc1·alis!:iimo.

Voci de l ~e r go di g uerra: trollnpiano = pidocchio; s pazzo lino = attendente; sigare ll e = cartucce fucile modello 1891; carto lina in franchigia = so ldato buffo ; una bu sta co11 quattro cara/Jinic ,·i = lcttc ru assicurata.

13 Aprile.

Maltiuul.i e pomeriggio di ca lnw . A :;e ra full.i, qu ando eravamo già di slt~i sui n o,.: \ri gi aci g li di pag lia ormai triturata, sia mo s tati svegliati dal fuoco. Le no s tre mitragliah ici e qu el le am,triach c t:.intavaoo a go lu , cioè ... a <(nastro>, spiegato e IR fucile ria crepi t..i vu inlcwm s u Bordaglia Alla e Na·

138 llXNl TO MUSSOLINI

vagnist. Silenzio fatto d 'allesu. Poi una voce ha grid9.to:

-All'armi/Alzarci, armarci. riempire il tascapane di ca rlucce è sta to l'affare di un minuto primo. Siamo discesi in attesa di ordini ..Mentre i minuli passava no senza ord iui, io osservavo i miei commilitoni. I giovani tradivano una certa emozione, erano impazienti e temevano di giungere in rilardo a porIure soccorso~ai u frate lli n attaccati in prima linea, ma i vecchi, invece, se ne s lavuuo calmi, c1uasi impassibili e forse uu po' scettici ... Più previd e uli dei giovani, 11011 aveva110 ùimcnlicalo il pa11e, e nemme no la cicra. Falso atlannP': '

Già: fa lso allarme. Ci l'igcllinnw n ie1T: 1, uruiali, per es~cre pronti al primo :1ppcl11>.

1•1 Aprile .

Pomeriggio di intenso bomLarùa111 c11lo. Proiettili di lulli i cal ibri infuocano l'aria. Gli au s lriaci .::li svegliano. La psico lo gia del ,·cct::hio soldato dinanz i al cannone è io queste espre ss ioni. Se è un co lpo isolalo , il soldato si limita aù ossc1·vare:

- E' il buon g iorno! Il buon appetito! La buona wra ! -

Se i colpi so no freque nti , vi pres ta una certa attenzione. Di dove vengono? Ad ogni scoppio, s i dice:

- E ' un 751 Uu J!S51 Un 280! U 11 3001Difficile sbagliare . L'orecchio è ubituato.

IL M.JO DUP.10 Dl GUEHKA 13!)

Infine se il bombaIXlamento è continuo, ininterrotto per ore e ore, una vaga inquietudine afferra l'anima del sold oto1 che si domanda:

- Che cosa succede? -

Oggi il cannone non Sosta. A sera ci g iuugouo notizie incerte sugli effetti del bombardamento. La più provata è stata la sesta compa gnia che occupa posizioni laterali alle nostre, sul Paralba. Un " blockhouse )> avanzato è stato preso dì mira. Una gmnata da 155 è ,::coppiata in pieno s ul <1 blockhouse ,,. Dei nove bersaglieri che lo tlifcndevano, sci sono morti, tre gravemente fcrili. S i sono sa i· vate le due vedette perchè stavano quind ici metri pili innanzi.

15 Aprile .

S ole, ma soffia un vento d i tra montana gelidiss imo. Es plorazio ne s ulle proJ.)uggini del Volaja. ~iamo investili da bufere di neve· Nelle ore po1n.cridiane, intenso bombardame nlo. Ci sono alcuni feri ti leggeri, nella mia com pagnia.

I monti che ci circondano souo quas i tulli alli più di 2000 metri:

Monte Coglians, 2781; Pnsso di Giramondo, 1930; Monl e Creta Verde, 25H);

Paralbn, 2693;

P i1.zo di \fonle Ca rnico, 13fi3 ; Pizzo Timau, 2221; Monlc Cro'3lis , 2251.

140 W,NITO M: USS0Li:Sl
I

S tanolte sono s lnlo poslo di guardia con sei uomi ni o.I ,1 blockhou se u n. 2 b is . Notte ple nilunare , ma freddo cane. Il vento che veniva dalle gole de l Volnjfl c i laglinva lu fa ccia.

17 Aprile.

Stamani, \1iolcnto, reciproco bombardamento. Nel pomeriggio, una ,·co lina di g r nnn lc sono scoppiate s ulla linea dei nos tri (< blockhouses n d i seconda JinPa, ma se nza far (lnnno.

18 Aprile.

1u seguilo nl hombarùamento d i ier i, il c11mbio ,!dia g u:.irdin a i pos li avanzn li (! s la lo eseguilo prima dell'alha. Sveglia alle tr e. Mutlinntu g rigia . La (tridotla n :'I . 8 che occupo io è stata la p ili bersagliata da lla artiglieria nemica. Abbiamo raccolto dei c imeli . Schegge, alcune pallettc di shrapnels, un bossolo da 125 e due spoletle di shrnp· nels graduale a 64 eliometri. Neve per dodici on~ di seguito. Gli abeti .incappncciati nuovamenlc di bianco dànno alla zonn l'aspetto di un paesaggio polare, come se ne vedono n elle vecchie illus tra:;,.io ni di Na tale. Freddo. Silenzio. Malinconia.

Quei.la g uerra è il g rande crog iuolo che mischin o fonde tutti g li itflliani. Il regiona lis mo è fin ito. Degli uomi ni che compongono la mia squa d ra , il Hcoli è mila nese, il Ba listi mantovano, il Tonioi

Il. M I O DIARIO 01 OUl':RRA 141

è piacentino, Meiosi lucchese, Ruggeri marchigiano, Mastromonaco del Molise .

Verso sera, un po' di sole . Ma poi la neve riprende .

20 Aprile.

Una notte di plenilunio nell'a lta mon tagna tutla bianca di neve è uno spettacolo magico, indime nticabile. Ho appreso dal P op olo, che mi arriva abbastanza regolarme nte, In. notizia de1la morte di Gaetano Serraui . Povero am ico! Era buono e bravo: non poleva non essere valoroso. Ricordi. T ris tezza. Slamaoi, i :'ooli1 i innocui col pi di cannone. Pomeriggio invernale . Il vento fi schia dal Volaj n n Navagnist. Nrlla «ridotta" la convet'Sazione gela . I miei commilitoni sono atlorno alla s tu fa.

22 Aprile .

Vigilia di Pasqua. Un vento sciroccale improvviso ha cambiato la neve in pioggia. L'acqua filtra a guisa di stillicidio. Frag ore di valanghe che rovinano tra il Vas e l'Omladet. Il Bordnglia non è più coperto dalla ne\•e e fa sentire fra le rocce In

~ua voce urlante . La cantilena delle f:.11e casca le predispone a l ,;onno. E' giuntn. la pos la. Molle car-

"'
. ..
•.
I I I 1

loline illus trate. Dom:rni Pasqua. S e nza le car-· toline illustrale , nessuno si s arebhe ricordato dellfl solennità.

Pasqua del 1WIG.

Quando, prima dell'alba, mi sono alzato per ispezionare la vedetta, pioveva. Poi, la pioggia è diventata nevischio e neve. Nella <( ridotta n è tulio uno sgocciolamento. Sul piancilo c'è già un bel guazzetto.

- Fra poco si va in buca ... - - dice qualcuno.

Le ore trasco1·rono lent e, interminoùili. S i canlicchia:

IM anche la T 1 ' 1't' i bilt!

IJice ch 'i: .,; /(Ifa in gu e,.,.r, ;

(i ' slala a St.rpeni zza

A ramazzar la terra.

Non attacca. l\fozzogiorno: nevica sempre. Pomeriggio: ne\1ica ancora. Un giornale. L'annuncio dell'arrivo dei soldati russi in Francia, la conquista del Col di Lana e la conquista di Trebisonda solle,·ano gli s piriti. Crepuscolo. Nevica sempre. Pasqua bianca.

26 Aprile.

Notte un po' agitata. VP.rso le d ue le mitrag liatr ici austriache hanno incominciato 11 "canta re n;

lL M.lO OIAR.10 DI GUBRRA 113

nove bombe ~0110 ca<lulc in pros.~imilà •l clla nos lro ,, ridotta n ed onchc alc uni s hrapnels.

Corre voce che abbandoniamo quesla pos izione, per recarci in nitra del fronte, ma s empre in zonn Carnica, Smontato di guardia . . ..

Quanrlo ,;.i è cosi.retti a vivere in molli, bis ogno. abhmtirsi qu('J lanto che hm-ti pl'I' i-o pporlare gli inevitnbili incomenienti, d'ordine matc ri a lr>, nrn. soprattutt o .::piritunle, della prom iscuità .

Nel pomeri ggio, 1111n v:dangn e no rme ili nc,·1i ~i è stacco.la dn pendii dell'Om ladel e liii imboccalo due ca na loni : a un cerlo punto, )a mas sa bianca faceva un salto di un centinaio di metri, e riempi\,a rnl s uo fragore la valle. Finalmente il Volaja mo8lra la sua gobba nud a e non più circo ndata do. nebbia e nuvole.

Verso sera violento bombardamento delle no.:lr~ 1•os izioni, sulla sellette, tra il Vas e l'OmlndeL C'è l'ordine di movimento. Si parte! 28 Aprile.

Svegli a di buon'ora. 1l Volaja ci hn voluto re,ra lare - a guisa 1Ji addio - un'ultima bufera di

144
6 Regio Esercito Italiano WAE6G1MEnTO BEftSAGLIERI _ ••••CQMA.l\lCO -. ~~/"',{__ -------------. ~ 1t1.tdr/1i-~!1ll(~-lt,wnaau--' &LJ,,,1,1,lf,-__J:,lll / .. ..,/~;,,,,,,;;,,.,_.,.,,,J. --- ---- ---- -- -,; (ftJ/,;w~ fJ. htflw.· ,i/ ~&w IJ/,ÌNu',, ef..f:l;fì&:."',:~:::rzL'J.~f-ff. _ ,,,,. ,,1...- <1'4~..l,.,;rr-'~ #~'J'"' fi-4-:,,.,.;,1,_.,,,t; ,ç,r___ ,. µ,.u,:.A'~"'·,4.,,:-~(l,.///r~,..p..._ __ f··--"r-·/·-~.
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neve. Giungono i primi soldati di fanleria che ci db.nno il ca mbio. Zaino in spalla. Scendiamo. Prima tappa al bivio di Pierabi:!ch-Navagnist, per attendere gli altri plotoni d.ella compagnia. Giù nella valle non c'è più neve e fa caldo. Seconda tappa a Forni, per l'adunala di tulte le compagnie del baltugliooe. Due ore di libertà. Colazione all'albergo della Corona. E ' con mc Reali. Una stanzetta al piano supe1; ore chiara e pulita. Alla parete un bel ritratto a penna di Camillo Cavour, con questa dicitura in francese : Premier iWinistre du Roi de S ardaiyne. Una vecchia - di età assai ava nzata, ma a ncora arzilla - sla ag ucchiando, vicino alla fines tra. Le domando:

- Il confine è molto lontano di qui?

- Non molto. Due ore o più .

--:- E come si r.hiama il primo paese tedesco dopo il confine'(

- Luckau.

- Ci siete stata?

- Una volta sola. A Luckau c'è un grande Santuario e tutti gli anni, prima della gueITa, si facevano dei pellegrinaggi. Ci vogliono cinque ore di cammino. Si passa da Pierebech e s i rimonta il fleons .

La vecchia mi racconta, poi, l'episodio dello sgombro di Forni, avve,nuto alcuni mesi fa, sotto ln minaccia di una incursione del nemico.

- Un giorno, all'improvviso, il Sind aco ci diede l'ordine di andar via. Nessuno restò nel paese. 'I utte le case furono chiuse e abbandonate . Che confusio ne! Che dis perazione! Le fami glie povere

IL MIO IHARIO OI OU&\IU }4l)
M11....u..1.·ll""•'"'"• '',.""""· 10

non sapevano come fa re , nè dove recarsi. Noi ci fermammo a lvaro, altri a Rigolala. Donne e bambini piangevano. Scene da piangere. Siamo rimasli lontano quaranta giorni che mi sono sembrati quaranl'anni. Ma se tomasscro un'a1tra volla, io 1;,on partirci più, arn.he se fossi sicura di morire fucilata da quei cani. Sono tanto vecchia! -

Ma il caso non si ripeterà. Le nostre difese nella rnna dell'Allo Degano sono scmplicemcotc formidabili. Scendere, significa volarsi all'inutile mas~acro.

P artenza per Comeglians. Nel prato sono rima· sli alcuni bersaglieri ritardatari. Dut: sono ubriachi fradici . Li portano via in barella. Lungo la .si.rada, ollrepnssiamo altri soldati, che il soverchio vino bevuto ha gettalo a terra. Spettacolo non edificante / La gue rra nelle retrovie è cosi. In prima linea il soldato è soLrio e schiello. Giunlo nello retrovie, riprende le vecchie abitudini dellu betlola mi stificatrice. Ecco Comeglians. Grazioso. I suoi dintorni sono, certo, fra i più panoramici di tutta Ja Carnia. Questa regione afferra il cuore .

Mattinala di sole radioso. I boschi offrono all'occhio tulle le pill delicate sfumature del verde primaverile~ C'è della gioia nella chiarezza diafana dell'orizzonte, nel Degano che rompe le sue acque impetuose fra i sassi, nel bianco dc!la chiesa soli-

143 Bl!NJTO M USSOUNI

lo.ria che dall'alto di una rupe scoscesa dominu il paese, nel fumo delle noslre cucine apprestate dietro un costone perpendicolare, che forma - come 1.ui dice un competente - un angolo morto totale. Oggi, nel paese, c'è più silenzio e più ordine. Le sentinelle vigilano agli accantonamenti. Anche Comeglians - come lulli gli altri paesi della Carnia - è senza uomini giovani. Si vede qualche vecchio! molli bambini e donne. Ho avuto occasione Ji conosce re il Sindaco che è proprietario di un albergo,

- Sono lieto - egli mi dice - di averlo avuto mio ospite e conto di rivederlo a guerra finita.Parlo con uu innamorato della montagna:

- Quando - egli dire - s ono giunto allo. piìi alla vetta, mi par di essere il re dei r e .. .

30 Aprile.

Sveglia pres lisfi imo. E' ancora notte. Zaino in spalla. Da Comeglians a Villa Santina ci sono 13 km. e 800 metri.-Arriviamo a Villa Santina verso le sei e ci fermiamo in un prato nelle vicinan:r:c della stazione per consumare il rancio unico. Il sottotenente avv. Antonino Isola, catanese, viene a cercarmi. Ci vediamo per la prima volta, mo. ci conosciamo - epistolarmente - da molto te mpo. E ' ufficinle al 3° fo.nleria, composto esclusivamcnlt'. di s iciliani.

- Ottimi elemenli, e non lo tlico per rcgiono.lis mol I miei piccoli s iciliani hanno d ato e d1:1ran-

lL MIO DIARIO DI OUSRRA 1-41

110 magnifica provu. Non dcsi derRno che l'nlto.cco alla baionetta.

Parliamo da Villa Santina alle 8,12, in Lrcno s pe· cìa1e. Nei vagoni si beve, si canta. Passiamo: senza fermarci, Tolmezzo e Amaro. Breve tappa a Stazione per la Carnia, In treno sino a Chiusaforte. Di qui a DognA, a piedi. Tn.ppn nolturnn.

Svè glia all'alba. Prendiamo la strada del Canal Dogna. Un a strada carrozzabile, bellissima, creala ex-novo. Prima nou esisteva che unn primitiva mulattiera. Il lavoro è s lato inizialo dalla 4• compagnia del 5° Genio min ato ri, è sla lo proseguito e ultimato dalla T erritoriale e da squadro di opcrni . Questa strada è un lavoro che dovrebbe essere vis to da quanti negano a noi - Ialini - ogni capaciLA di organizzazione e di tenacia . Questa stradt: che, domani, costituirà una ottima via commerciale fra Dogna e Touvin, rappresenta il non plus ultra della modernità, Aù ogni svolla ci sono !t~ c.-anloniere vigilate dalle sentinelle; gallerie , scavale nella roccia, offrirebbero un riparo alla lruppa in caso di bombardamcnlo della valle ; ci sono delle fontan e a zampillo per b ere; una lclefcrica che abbrevia il \ra llo cosiddetto de lle « ram pe ,,. Dopo selle chilomclri di cammino, g iunti a quota 9001000, ci fermi amo. Siamo a l posto. P a rlc della compugnitì si accantona in un gmppello di case

... .l!ENt'ro
UO'SSOLIN'I
Primo Mag g io.

coloniche abbandonate, il mio plotone e il secon<lo piantano le tende.

TI capitano fa adunare i g raduati della compag nia e ci comunica che dal Comando del se ttore dell'Alto Degano sono pervenuti due elogi alla nos tra compagnia per il serv izio di guerra compiuto la ssù

Qui, le montagne so110 pi.JJ. scoscese di quelle che abbiamo lasciato. Abbiamo di fronte la vera parete del Monta sio, la cui c ima tocca i 2754 metri ed è incappucciata di bianco.

Dopo tanti mesi, ho ùormit o nuo vame nte sotto la tenda. La prima vo lta, dopo il mio richiamo, fu a Caporetlo, nel se ltembre . Sonno rlolce, profonJ.o, ripara tore. Stamani, grande sole. In fondo, sc roscia il Dogna. La valle è angusta: meglio, non t•siste. Le montagne, a des tra e parlicolannente a sinis tr,.1 , scendono a picco. Poche ore di lavoro inlcnso e abbiamo trasformato l'accampamento. Sotto In tenda abbiamo messo uno s trato di fronde di abete e di muschio profumato. Ai lati abbiamo piantalo degli alberi per nasconderci alla vista dall'allo. Si respira. Vita semplice. Penso a Rousseau e al suo (< ritorno aUa Natura n.

IL MIO DIARIO DI GU ERRA 140
. ..
.

3 Mag gio.

Un Taub e ci ha fatlo una prima vis ila , ma volava nlti ssimo. Conoscenza di alcuni soldati del Genio mim:l.lori. Sono inlerve nlis ti. Uno ùi essi, N ic ola Pretto, di Valdagno (Vicenza) mi ha dato da leggere un volume degli u Scritti 1, di Giuseppe Mazzini. Pomeriggio di calma assoluta. Ho letto la N uit de Rimini. Peccato che il testo s ia la rdellato di errori di stampa. .Mazzini vi afferra . Ho divorato la Lettera a Ca r lo Alberto - L'a\'CVo le tta. da fludente. C'è in questo scrillo di Mazzini qualch e cosa di profetico. Ho tra.<>critto su l mio t accuino :

11 Non v'è guerra possibile per la Francia ove non s ia nazionale; o\'e non s'oppoggi sulle passioni delle moltitudini, ove non s'alimenti d'uno slancio comunicalo ai 32 milioni che la compongono u.

E più ollre:

" Le grandi cose non si compiono coi protocolli, be nsl indovinando il proprio secolo. li segreto d elM la Potenza è ne lla Volontà ... ))_

E più oltre ancora, ne llo scr itto intitolato: Di alcune cause che impedirono finora in suiluppo de.lta libertà in Italia (1832):

1( Mancano i copi; mancarono i pochi a d irigere i molti, mancarono gli uomini forti d i rede e di ~acrificio, ch e afferrassero intero il concetto frcM mente delle moltitudini - che n e intendessero ad un tra tto le consegue nze - che, bolle nti di tu tte le generose pass.ioni, le concentrassero in una solo, quella della villoria - che calcolassero lu tti gli elementi diffu s i, trovassero la parola di vita e di

100

ordine per tulli - che guardassero innanzi, non oddielro - che si cocciassero tra il popolo e gli ostacoli con la r assegnazione di uomini condannali od essere vittime dell'uno o degli altri; che scrivessero sulla loro bandiera riuscire o morin~, e mantenessero la promessa u.

Non c'è - in questi brani - la divinazione degli eventi o<lierni? Quale meraviglioso u viatico u, per un soldato combattente, gli scritti di Mazzini! .Ua chi li conosce fra questi miei 250 commilitoni?

11 reggimento, dopo dieci mesi passati nella zo11a dell'Alto Isonzo, è venuto qui a riposo. Ne 11veva bisoi;(DO. Ma riposo, non sig nifica ozio. Riposo, se s ignifìr.a non combaltere, vuol dire Ia,•ornre. Strade, bnrncrhe, trincee, spostamento di cannoni.

Stanolte, tempesta. Pareva che la nostra fragile casa di tela doves..<:e venir spazzala via dal venlo impetuoso che mugghiava. La pioggia scrosciava sulla tela, ma dentro non una go('cia. Bisogna non toccare la tela. Oggi, dopçi cinque giorni di atlesa, la pos ta. Ho ricevu to fra l'altro una cartolina con

indiriZ7.o: Cap. B. M11ssolini - Armée Italienne - Zona di Guerra (ltalia). Ifa impiegato un mese giusto a lrovnrmi. Leggo:

lL :MIO DIARIO Dl fHJP.RRA 151
'}Ueslo

Du front belge, le 18-4-9Hi.

u Un pelil saldai bel9e à qui vous avez rendu un immense service vous envoie loutes ses félicilations e.t son admiration. Vous envoie aussi ses plus fer1:enls voeux pour le succès des armées de la grande et noble Ilalie . Un petit frère d'armes qui vous pcnse bien souvent ainsi sur loule votre grande arméeu,

ANTOINE GAST0:-1

3.ème Section Armée Beige - B. 132, Nel pomeriggio, Padre Michele, che non rivedevo più dal Romhon, è venuto alla nostra tenda. Non Per catechizzarci. Ci ha lasciato due pacchetti òi eccellenti sigarette brasiliane e alcune copie dell'opuscolo di Giorgio del Vecchio: Le ragioni morali della nostra guerra. Bellissimo, ma troppo difficile. Vi sono - nel breve testo - lunghe citazioni in latino e in france se. Vi si parla di trascendenza e di contingenza. Buono per il pubblico delle Università, non per i soldati , la maggioranza dei quali scrive stentatamente alla propria famiglia .

.Voci del gergo soldatesco: lima e raspa = personaggi simbolici; un fonogramma = una cannonata.

10 ."i.faggio.

Ho conosciuto il capitano comandante la 4• compagnia minatori . !\Ii sono trattenuto con lui qual-

1'2

di e ora. Si chiama Simoni. Piemontese, un antig ìolillinno e interventista fervente. Mi ba narrato le vicimde guerresche di questa zona che è la piìt tr:mquilla - forse - dell'intera fronte. Mi ha parluto d'una compagnia di alpini, conosciuta in tutta la zona del Fella, col nomignolo di (( Compagnia dei Briganti 11.

Questa compagnia non si compone affatto di ex inquilini delle patrie galere o di gente particolarmente feroce. S i tratla di individui dal fogalo sano. Hanno conquistato delle posizioni dominanti e ci sono rimasi-i, malgrndo i conlraltacchi ostinati degli austriaci. Al 18, JO, 20 ollobre - mi racconta il .capiiano S imoni - i (< h1·iganti u dovetlero sos tenere una dura battaglia . Dopo tre g iorni di violen to bombardamr,nlo, gli aus!.riaci pronunciarono un violento attacco. La proporzione delle for1.e, n el tra i-Lo di fronte dei u briganti n era questa : 123 alpi ni contro almeno un mig liaio di nemici .

Questi mossero all'attacco, con lo zaino in spalla C' ricoperti di fronde, per diss imularsi. Dopo aver rP.sistilo a lungo, i nost1·i alpini chiesero un rinforzo e andò in linea una compagnia di minatori.

- La mia! - mi dice con vivo e legittimo orgoglio il capitano Simoni. - La rotta degli austriaci fu completa. Abbiamo contato, dico contato, 4.00 cadaveri nemici.

Le uoslre perdile furono quasi insignificauli. Avemmo por.be decine di uomini fuori combattimento. Dall'ottobre gli aus triaci rinunciarono ad ogni az1onc.

IL MJO OlARlO 01 GU ERRA 153

14 Maggio.

Ho tra scorso un pomeriggio pienci di gioia e di schietta fratemiH1. Alcun i soldati minatori del 5° Genio mi hanno invitato a un amicale simpo~io nel Joro accantonamento che è a due pass i dal noslro. I commilitoni del Genio ci hanno preparato un banchetto qunsi son tno~o. Ho trascorso sette ore bellissime. Abbiamo parlato di guerra, di politica, di vittoria. Alla fine, per suggellare il ricordo della bella giornata e il vincolo nuovo dell'amicizi a, ci siamo scambiati dei messaggi. Non trascrivo il mio perchè non lo ricordo, ma· mi piace di riportare I quello dei miei commilitoni del 5° Genio, in quanto può documentare del (( morale n dei soldati italiani dopo un anno di guerra.

Eccolo:

<( A Benito .Mussolini, che intese la voce ·delle fumanti rovine del Belgio martire e della Francia invasa e fu assertore fecondo dei diritti della civiltà contro la fnrza bruta, con ammirazione di ila· liani, con affetto di commilitoni n.

Cap. magg. ·Nicola Pretto - Ramella Evaristo - Giuseppe Canepari - De Bernarrii Edoardo - Serg. Salvadori Ah:eo - Ceccali NapoleoneVincenzo Maffei.

E' un documento rhe conserverò fra i più cari ricordi della mia vita.

154 lllll?HTO .MUSSOUNI

Mussolini... al fronte interno

Nel partito socialista è in uso un luogo comune: ic gli eroi del front e int erno! n. E ciascuno scrittore di giornaletti di provincia scrive la frase con un! compiacimento tra il cattivo e l'idiota: a proposi. to, rarnmente: a sproposito, quasi sempre. Una mania anche questa! Della quale è a/fetlo anche il grande Gaetano Zirardini, il quale ha trattato Benito Mussolini da u eroe del fronte interno u, Ora Mussolini mi invia una lellera personale non destinata alla pubblicazione. Ed io - anche a rischio d'una reprimenda - la stampo. Non già per Zir ardini, che non ronta; ma per i non pochi Zirordini più. grossi e più piccoli ond'è popolatai !'Italia!

Purchè si sappia .,u quale fronte combatta 1:Jenilo Mussolini.

Cat'o De Falco,

1R Luglio 1916.

Torno in questo momento da un' u azione» nella zona dell'Alto Fella, rhe mi ha tenuto in movimento

due giorni e una nolle, insieme con la mia pattuglia di volontari esploralori.

Tutto è andato bene. Il nostro fuoco cominciò .i llc 15 di domenica scorsa. La fucileria nemica si fece appena sentire. Chi lavorò fu, come al s olito, il nostro e il u loro i) canno1,1e. Quando gli austriaci s i avvidero dello nostra presenza in un cer io bosco che fronteggia immediatamente le loro posizioni, cominciarono a bombardarci in piena regola. Non crllno gros!:-i calibri (crerlo fossero bocche da 75, 105, 120 e qualche 155l, ma le granale piovevano ·-- letteralmente - a quattro a quallro, con un intervallo di uno o due minuti. L'artiglienia nemica frugò e bucò - cos ì - per almeno un paio d'ore o tre, tulio il bo sco, dall'alto al basso. Una granala da 120, s coppiata fra mc e un alpino, ferì quest'ultimo, ma non g ravemente, a un braccio. E il pomeriggio fini in una relativa calma, che ru di breve durata. A nolle più alla, alcune fu ci lale di patlur,lie richiamarono al fuoco l'artigl ieria nemica. Ricominciò il bombardamento a shrapnels. Spettacolo fantastico, s infonia in grande s tile. Noi eravam o all'addiaccio sotto una pioggfti, temporalesca, riparati contro il gros.so tronco di un abete. Io e l'amico Reali, testa a tes la. Nel breve interva llo fra uno sh rapnel e l'allro, s i lavora va furiosamente di piccozzino e di mani per scavarci la buca sem pre più profonda. Il colpo di partenza ci metteva su ll 'avviso . L'orecchio u abituato u distinA"Ueva in quale direzione filavft il proiettile e quando s i diceva: - Qu esto è per noil - giù colla testa ... La fianuna dello scoppio incendiav a il bosco per

156 J!E:,;/lTO MUSSOLINI

un attimo e poi era il solito vasto scrosciare di palleltc, di ramaglie. Certe spolette avevano nel si bilo qualche cosa di umano.

Sette shrapnel s si abbatterono sul solo nostro albero e non ci ferirono. Alcune pallette vennero o schiacciarsi contro il nostro 1< elmo i, o cagnom, come diciamo noi, nel gergo di gu erra. Alla mntR tino, spostandoci altro ve, gettammo un'occhiata d'addio all'albero che ci aveva salvo.lo e che ora profila - melanconico - il suo trouco spogliato.

IL M IO DIAll(O DI GUlsRRA 157
l\·fUSSOLl:"ll.
1lI
NO\IEMBRE 1918 • FEBBRAIO 1917

NOTA BENE

!Jo al mio attivo, come soldato, i primi mesi di trincea nella zona dell' Allo Isonzo, nell' aulunnoinverno del 1915. Coloro clie, con me o dopo di me. sono pas.<;ali sui co,stoni tragici del Vrsig, dell'Ju.worcelc e del Kuhh, con venti gradi sollo zerocome nel febbraio del 1916 - non. dimenticheranno facilmente quelle durissime giornate. Tlo trascorso !a seconda fase della guerra nella Carnia. Zona relativamente tranquilla, ma di grandi disagi, specie nell'inverno. La prima nev e ci visitò il 20 settembre. Poi siamo uemili sulle quote famose del Bassissima Isonzo. Il primo periodo di trincea sul Carso è già passalo. Gli eventi più notevoli sono consegnali nelle pagine che il Popolo pubblicherà.

E' la guerra a spra sul Carso asprissimo. E' la 1;ita e la morte nelle. trincee, che segnano le nostre tappe, sulla strada di Trieste ..

Le trincee fangose e insanguinate oggi inghiot~ tono gli uomini, ma l'Europa di domani vedrd spuntare da quei solchi tragici i fiori purpurei di 11na più grande liberld.

M.
l . j

Oltti il lago di Doberdò

30 No 11embrc.

Mi hanno de1t.o che per rilrornre il mio reggimento debbo andare a S trassoldo. Parto d a Udine ~Ile 17. E' sera inollrata quando arrivo a S trassoldo. Paese deserto, poco piacevole. Per questo i soldati lo ha nno ribattezzato: Tresoltli. E , forse, non vale di più. Nessuno mi sa dir niente d i preci so. Trovo da dormire in u na nimessn . Mi sprofondo nel fie no e trovo il sonno.

Più innanzi saprò qualche cos u di positivo. Me l o assicura un compagno di viaggio, che trovo lungo la s trada. E' u n bombardiere, che porta al braccio il dis t intivo di u militan ardito),. L'ha otlenulo - egli mi narra - per il coragg io di cui diede prm1a, sul mani.e Cimane, dopo Io scoppio de1la mina austriaca. Cammin facendo, il discorso cade sulla g uerra .

- Hanno fallo mnle, g li austriaci, o dichiararci la gue rra. Li rid urremo olla ci mendicatione ». - -

Al Comando di tappa mi mandano in una pie~ cola local ità vicina. S trada lunga e pesante. Per fortuna c'è un grande sole.

Giungo ad Aquileja, città dalla e!crna impronla

rom ana, a sera larda. Non mi dimentico di visitnrc la cattedrale.

1° Dic e ml;re.

Ma non trovo lracc c del mio reggimen!o. E' sl fllo in riposo, in questi paraggi, mentre io mi trovavo in licenza invernale, ma da qua lche giorno è in linea. Oltre Isonzo s aprò qualche cosa di preciso. Nelle strade larghe e diritte del basso Is onzo, il movimento è semplicemente formidabile, supera la mia immaginn zione. Al bi vio di Pieris trov o, conduttore di un cami on, un amic o int erventi st a della vigilia . Monto sul camion.

Ecco l'I sonzo. Ampi o, ceruleo, chi ariss imo. Ro nchi, quasi intatto. Trovo alcuni so ttufficiali mi ei amici ch e mi in vilan o a dividere la loro mens a. Afontre s i mang ia, g li au s triaci mandano qu a ttro grnnate dirett e oll a stazione. Grande s infonia di s hrapnels contro un velivolo nemico . Alle ore quattro, partem.a. Seguo il mulo che porta la me ns a ag li ufficiali dell a mia compagnia. Al bi vi o Sel1.-M:on fa lcone , una g r an de colonna, fatta con piet re nppena sch eggi ate , rec a un'epigrnfe che non mi è poss ibile copiare. I m uli vanno in fretta . Il movimento, salvo in alcuni punti, non è co ngestionnto. Pa sso sotto le caye di S elz. Ora comprendo le difficoltà enormi ch e dovettero ess ere s uperat e, per espugnare quel primo grande bastion e dell'altopiano carsico . I nostri cannoni tuonano sempre . I se gni delle battaglie s ono ancora evidenti. II ter-

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rcno è lacerato. Trincee sconvolt.c. Cas upole rovi· uatc1 alberi divelli. Nulla è in piedi. La guerra è pnssata qui, col suo terribile rullo compressore. Negli angoli, croci solitarie e collettive. E' il crepuscolo, Mi \10lto, per guardare la pianura dell'I1--onzo. Laggiù , è una striscia di mare.

Doberdò è un nome. Del villaggio non reslano che mucchi di macerie. Passiamo vicino ai due laghi o, meglio, due grossi stagui morti. Alcune voci: è lo nostro quota. Tumulto di voci. Un camion è fermo: ha portato l'acqua. Trovo i bersaglieri della mia compo gnio. Affettuosìssime strette di mano . Mi attendevano.

- Si parlava proprio di voi, in qne!ilo momento - mi dice un bersagliere amico, di Vernale, provincia di Lecce. nicordo che egli mi volle portare lo zaino da Quel T oront a Minigos. Non dime nticherò tale atto di affettuosa simpatia do parte di q ues to umile contadi.no pugliese.

Salgo ai noslri baraccamenti o ricoveri. u Prendo posizione,, nel bnracchino del sergente.

Sera di s telle e di luna . .Mi prc....,:,.cnto al colonnello, che s i trova in primis<:ima linea.

Nella nostra compagnia ci sono stati quattro feriti da scoppio di grano.la. Uno dei carabinieri addetti al Comando del reggimento è morto, l'altro ferito.

11 e , morale )) dei bersaglieri mi sembra elevato, certamente s upcrfore a quello della zona Carnica.

-

Abb iamo tanti cannoni! Avanzare sarà facil e! -

Un senso di fiduci a e ·diffoso in tutti . Andremo .

IL M IO OH.RIO OJ GU IUl&A 16.:>

innanzi. La parola d'ordine che circola fra noi, è questa:

- O Duino mangia i bersaglieri, o i bersaglieri mAngiano Duino! -

Ore 10 di sera.

Mentre scrivo, i noslri cannoni urlano senza tregua. Sulle quote e un bagliore di raggi e di proiettori. Non so come rias~umere le impressioni Lumulluose di questa prima giornata di trincea sul Corso. Sono profonde, complesse. Qui la guerra si presenta nel suo aspetto grandioso di cataclisma umano. Qui, si ha la certezza che l'Italia passerà. Arriverà a Trieste e ollre!

2 Dicembl'e.

Nolte tempestosa di bombardamento intenso. nostri cannoni non hanno avuto un momento di tregua. Stamani piove. Sono le undici. Tre gros!"c granate austriache. Continua il bombardamento da alcune ore. Pas.sano sulle barelle i noslri feriti. Non sono molti e nemmeno gravi. Ma c'è un morto fossù. Una granala lo ha schiacciato sollo una roccia. Alcune granale sono cadute nel lago solle· vando colonne di acqua. Vers o sera, sono entrate in azione le nostre balte.l'ie. Da qualche ora, gli :rnstriaci tacciono. l nostri cannoni tambureggiano. Mentre scrivo sono giunte Ire grosse granate nustriache e uno shrapnel. Altre quallro. Nel mio fir,overo .si gioca tranquillamente n treeetlc.

Lungo le rirn del lngo ci s ono dei frammenti di

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membra umane. Nella sellctta due cadaveri di au: striaci stanno decomponendosi. Poco lungi, un altro morto insepolto . Giungono, col vento del'Ja sera, ondate di tanfo di cadaveri. Nella sellelta ci s ono due cimiteri:· uno auc;triaco e l'altro italiano. Ieri una grossa granata disseppellì alcuni morti. Macabro. Ora comprendo come il solo nome di Doherdò lcITorizzi gli honved ungheresi. Espugna re queste rocce: q uale meravigliosa pagina di eroismo lat.ino!

Ho lavornto come un mulo per costruirmi il mio ricovero blindato. Ho un socio che mi aiuta e che dividerà con me il posto all'a lbergo / Fuoco intenso delle arti glierie per tutta la g iornata. Nel pomeriggio . sette Caproni sono passati su di noi . A sera fo tta, incursione di vefr;1oli nemici.

Pioggia, s tanotte. Mattinata livida e tranquilla . Mentre scrivo passano quelli che hanno :, marcato ,:isiLa,,.

H tempo è indubbiamente allealo dei tedeschi . Lu pioggia ci costringe a de i u rinvii n che permet· tono agli a ltri di fortificarsi . La pioggia ci demoralir.za. Noi siamo figli del solei La terra del Carso i.: aUaccn li ccia . Non v'è rnodo di liberarsene. E'

IL M IO DI.l.l!.lO Dl GUERRA Hi7

rossa più del sangue umano. Sono stato a fare una visita al Cimitero ungherese o itnlo-ung hercsc . Su una tavola della port a s t a scritto:

exoriare nliquis ex ossibus noslris ultor.

Ci sono molte croci, ma quelle del Cimitero italia no sono più numerose. Di feriti, finora, quattro s oltanto, per lo scoppio di una granata; uno solo <li questi, grave, ma non m,ortale .

Pomeriggio quas i calmo.

Nel crepuscolo della sera, le gobbe delle quoic del Carso, si prcscnlnno come divorate, lacerale dalla scabbia. Ciclo nubiloso. Solito r ecipl'OCO e abbastanza innocuo cannoneggiamento serale .

Stasera, niente posta .

Un,1 voce : il bombardamento per l'avanzata comincerò s tanotte. Vedremo e sentiremo. ~fontre · scrivo, s ulle cres te dietro a noi è tutto un va m peggiare e un tuonar di cannoni . Che s ia il preludio?

5 Dicem bre.

Cielo buio e terra più livida ancora. Finito il mio ricovero. E ' ven uto l'ordine di s postarci. Succede sempre così. Ora mi trovo in trincea s ui margini del lago di Dobcrdò. Radi uccelli b ianchi e neri volano sulle acqu e che il vento ma ttinale increspa appena. lo lavoro a farmi u na nuova tana. Lago cli Doberdò! Ch i vive a lungo presso le tue rive, perde l'ab itudine umana del riso. Qui la traged ia, prima ancora cli essere negli uomini, è nel

,.. llENITO MtrSSOLI~I

terreno. Da tre ore i cannoni austriaci ci bombardano. I nostri rispondono. Qualche volta non si capisce quali s ia no i colpi in partenza e quali quelli in arrivo. Nel cielo è tutto un .sibilare di granate che vanno e che vengono. Durante WI bombardamento, io non amo la compagnia. Mi piace di starmene solo. Ho la superstizione che sia più difficile trovarmi.

Un lembo di azzurro verso Duina. I pali metallici die conducevano l'energia elettrica da Monfa lcone a Gorizia, si rincorrono per lungo tratto e ,,bti in lonta nanza, di notte, sembrano croci gigantesche di un cimitero sterminato.

Quanto sangue ha bevuto e betTà questo. terra rnssa del Carso?

Un tenenle, che vien e a trovarmi, mi dà te prime notizie sugli effetti del bombardamento di s tamani.

I cannoni continuano ad urlare. Sono le quattro. JJ tenente che comanda la mia compagnia mi invita a dividere la mensa serale degli ufficiali. Sono con lui vart sottotenenti, di cui uno ha il comando del mio plotone.

Il ricovero è così basso, che non si può stare nemmeno sedut i. Notte. Raffiche di vento e di pioggia. Dalle 9 alle 10 intensissimo bombardamento alla nostra sinistra. E' un mugghiare ininterrotto di g rossi calibri. Un tambureggiamento sordo che g iunge alle orecchie come il boato di un uragano. P iove, ma io e il mio compag no s iamo a bbasta nza bene r ipara ti nel ricovero nuovo che c i s iamo costruiti in poche ore di l avoro. Anc he ~tasera, nicule po$!3. ;\foglio cercMr il :c:.onno.

IL :mo DIARIO DI G UERRA 16!1

6 Dicembre.

SUmoU.e, il mio compagno mi ha svegliato bru~ scarnente.

- u Cristiga )I! Siamo in mezzo a1l 'acqua!Accendo un mozzicone di candchl. Il ricovero è inondato e l'acqua vien giù a catinelle. Ci pro· \'Ìamo a vuotare la tana con le gavette, ma è la · tica inutile. Ci decidi:imo a mettere tre tavole in alto e li ci distendiamo - bagnati fradici - ad attendere l' alhn. D'ora in ora, si accendeva un fiammifero, per constatare la crescita dell'acqua.

Finalmente, l'alba. Verso Aquileia, c'è un vasto tratto di sereno, ma dietro a noi, verso I'Aust1ia, il cielo è cupo. Se \'Cnisse il solei Il buon giorno ci è stato dato slamane. dai cannoni austriaci: tre colpi di piccolo calibro finora. Comincia il solito martellamento dei nostri. Quando piove, nelle trin· cee del lago di Doberdò, si sta peggio che sull'A· damcllo in una notte di tormenta. Queste sono trincee costruite sotto il fuoco dei cannoni e risentono dell'improvvisazione. Sono muretti di s assi. I di· spersi: ce n'è uno, nostro: nn bersagliere ciclista codnlo colla faccia protes a in a vanti mentre anda· va all'assalto. Vicino a lui, il moschetto con la baionetta innastala. E ' là, s olitario. Perchè nessano si cura di seppe1lirlo ? Forse per conservare alla [Rmiglia un 'ultima illus ione sul «di s perso,,? Un po' di sole. Bombarrlamcnto pomeridiano inevitabile. l,ero tirano s ul l{ ri-Kri, s ul rovoscio di quota 208, e nella selletl,a fra pr ima e 5e conda linea no s tra. Vers o la pinnurn s' in.ilznno adagio o.do. g io tre

170 IIBNITO MUi:'SOLOU

grandi palloni-drago. Qualche colpo dei loro {11 cilecca. Specie i grossi calibri.

Passano in alto, lentamente, quasi ansimando e gemendo, i g rossissimi proiettili che vanno molto lontano. Io, lutto solo, fuori della mia lana - a mio rischio e pericolo - mi godo lo spettacolo. auditivo e visivo . Rombo di un velivolo nostro che fila verso Gorizia. Dal Golfo di Panzana s'addensano nuove nubi tempora lesche. Finchè dura lo scirocco non forà bel tempo. Crepuscolo tranquillo. Sono andato a trovare un amico tenente, romano, che ora comanda una sezione di mit.raglfatrici. Non lo vedevo più dal Rombon. Egli mi ha narrato cbe i disertori. austriaci hanno manifestato tut.t.i un sacro terrore dell'artiglieria italiana. Molti" di loro \lenivano dalla Galizia.

- Là, è un paradiso a paragone del Carsodieono. - L'artiglieria russa fa pum-pum-pum a lunghi intervalli, ma non fa il fuoco a tamburo come l'italiana. -

Il rancio giunge alla ser.n. E ' l'unica distribuzione dei viyeri in 24 ore. La razione ii ridotta. L'appetito è sempr e quello. Serata movimentala. Verso le nove, un attacco nemico si è delineato a!la nostra sin istra, s u quota 208. Dopo un vivo fuoco di fucileria, sono entrati in azione i nostri piccoli calibri. Sono uscito dal ricovero per V<'derc di che si tratta.va. Un nostro proiettore illumina,,a la scllett.a fra la quota 208 e la nos tra. T ulto il coslone era punteggiato dallo scoppio ininleITotlo dei nos tri shrupnels e delle uoslre granol •i. Il tambu reggiu re violento er a di c1uo.ndQ in qunn·

lL ).HO DlAIUO DI OOEllRA 171

do soverchiato dallo scoppio dei grossi proiettili. Tutto il costone ena avvolto in una nube di fumo . rossigno, squarciata spesso dai raggi. Tutti i herrnglieri, armati, sono usciti dai ricoveri. Il fuoco dei nostri cannoni ci elettrizza. Una quarantina di minuti è durato il tambureggiamento. Ora è finito-. Passando dai ricoveri , ho raccolto le impre ss ioni dei miei commilitoni.

- Qui si vede la forza degli italiani!

- Non è piti come sullo Jaworcek!

- Adesso sono loro che ,-,i "spicciano n!

- Devono avere avuto una buona scopola!

- Hanno fatto male a muo,•ersi i tedeschi, moltissimo male! -

Pas.sa un nostro ferito, colpito da una scheggia di granala al piede.

Alla 6" compagnia c'è s tato un morto. Ora è silenzio. Soltanto le vedette sparano strac\amente. Vicino a me, i mitruglieri di una {( sezione n lavorano a farsi i ricoveri. Cantfrchiano sommessamente:

Bella bambina, Capricciosa garibaldina, Tu sci la siclla, 'l'u sei la stelle: di noi soldà.

La voce ùe i nostri cannoni: ecco l'argomento travolgente per tenere elevatissimo il umoralen dei :-- oldati. Cielo velato dalla foschi a . Altorno alla luna è un cerchio.

- Cerchio lontano , pioggia vi cina , - mi dice

172

un tenente e aggungc: - Me ne rmcresce, perc hè ciò rimanda la nostra avanzata. -

C'è un po' d'impazienza in tutti, anche nei più negativi/ Avanzare! Ln lotta, col suo appara to av. venturoso, emozionante, e malgrado i suoi rischi, affascina il soldato. La stasi debilita. L'azione rin· franc a. Stanotte bi sogna dormire con un occhio :ipert.o.

Tanto per cambiare, piove a dirotto. li nostro ricovero è un guazzetto di acqua e di fango. Sta · mani, in un ·ora di sosta, le nostre artiglierie avevano aperto un fuoco violentissimo sulle posizioni uemichc. Ora tacciono. Quelle austriache bronlo· !ano alla nostra sinis tra. La pioggia è il quinto ne· mico nostro cd è, forse, il più massacrante di tutti.

Gli automobilisti non sono imboscati perchè sono indispensabili. Quelli che tutte le sere ci por· lano acqua e viveri a duecento metri di distanza dalle nostre trincee di prima linea, rischiano la pelle come noi. Non è molto che un camion con un carico di granate è stato colpilo in pieno, lungo la s trada di Doberdò, da un proiettile nemico. Co· loro che lo guidavano sono andati in pez zi.

Mezzogiorno: piove sempre e più forte. Iersera, dopo sei Iun~hi giorni di privazione, mi è giunto il Popolo, primo numero dopo lo sciopero tipogra · fico milanese.

lL MIO OIAH1C DI OUt:RIU 173

Ieri sera, sull'imbrunire, ci siamo spostati alla· trincea estrema della nostra lin ea. Piovevo. forte. Ci siamo allogali in una tana fangosa. Rada fucileria. Sciupio di rrizzi. Gli nuslriacì sono a 30-50 metri da noi. Ieri sera lavoravano intensamente. Si udi va lo spicconare e il battere delle mazze. Stamani non piove, ma l'orizzonte è g.rigio. Le artiglierie lavorano, m:i senza impegnarsi troppo. Nei ricoveri abbandonali dagli austriaci sul rovescio del Deheli, abbiamo trovalo delle mazze ferrate. La nostra trincea ha qui un tracciato cosi bizzarro, che potremmo essere colpili di fronte e di fianco .

.Ma fra noi e i tedeschi è convenuto una specie di tacito nccordo, per cui non ci spariamo. Noi li vediamo e la sc iamo inoperosi i no stri fucili; essi ri vedono (e noi ci facciamo Yedere anche troppo!) cd u ess i u non lirano. Siamo qui, in queste buche di fango, inchiodati , immobili ncll'alte!:la del nostro destino.

La pioggia di questi giorni ha ahba.ssato un po' il livello del ,e morale u bersaglieresco. Siamo tutti bagnati, fradici, non abbiamo che una coperta e il cappotto: siamo privi degli zaini e non li riavremo se non tornando a riposo. ì\'o n un lembo di a1.Zurro: cielo uniforme, bigio, come il saio di un frate, e sgocciolante.

Gergo di guerra : spazzola = fame; fifhaus = rifu g io sotterraneo blindalo.

La nos tra trincea cinge il campo dell'ullima bat-

,,. t!kl'llto UUSS6LlKI
8 Dicembre.

taglia del novembre. Nelle buche dei 305 abbiamo raccolto e sepolto i cadaveri degli au striaci. Attorno, l1Jl po' di ca lce hiancQ.

Pioviggina. P erò, sembra che l 'oriz zonte voglia finalmente schiarirsi. Comincia la sinfonia quotidiana dei grossi calibri. Gli austriaci sparano poco con calibri piccoli. Tambureggiamento dei nostri.

Stanotte un prigioniero ausb'iaco si è dato spontaneamente alle vedette della 7• compagnia. Egli ha raccontato che il nostro fuoco dell'altra sera ha cagionato gravi perdite agli austriaci. Il prigio11iero è l'unico superstite di un posto colpito in pieno. Gli altri tre sono morti. Una nostra pattuglia si è recata al piccolo posto ed è tornata con tre zaini tirolesi e sette fucili.

Pomeriggio. Un ra gg io melanconico di sole. Una granata austriaca è caduta nella 11 loro n trincea. Immediatamente hanno levato tre razzi per avvertire dell'eITore. Fetore di cadaveri in.sepolti o mal sepolti. Sereno? Un raggio di sole ha squarciato la fitta tendina nuvolosa che ci mortificava e aduggiava da parecchi giorni. Ne approfittano le arti · glierie. Un nostro 280 apre nei reticolati della loro trincea un varco di almeno d ieci metri. u Loro n ci battono a shrapnels. C'è un ferito alla 7• compagnia, ma non è grave. Il cielo si rasserena e si rasserenano gli animi. Il concerto continua.

Un grosso proiettile è calato in pieno su alcuni

IL MIO l11A1tIO i>I l'll!lò:Rll.4 1-7:'.i

ricoveri G\'anwti. Ci sono uomini fuori di combattimento.

10 Dicem bre .

Stanolle, dalle 2 alle 3, lavorato a scavare un camminamento fra le nostre prime linee. Nelle tenebre, appena rischiàrate dolla luna dietro le nubi, il campo di Lattaglia dell'ultima noslra avanzala presenta un aspetto fanlastico. Non s i vedono1 nel terreno sconvolto e lrnntumnto, che detriti e rottami di ogni specie. Ondate di lezzo cadaverico. I tedeschi lavorano indefessamente ogni notte dalle sei dello. sera alle sei del mattino. Cento mazze picchiano le basa mine e cento mine s coppiano nella. notte. Questo lavoro non ci impressiona eccessiramente. Noi S!!.ppiarn o che nulla re5isterà all'azione delle nostre artigli erie. Stamani cielo grigio. Ore dieri: ripresa un po' stanca dei grossi calibr i. Il concerto si accentua, mentre l'orizzonte si rischiara.

Jamiano, il paese che fu raggiunto e abbandonato nella nostra avanzata dei novembre, non dista da noi, in linea d'aria, più di 500-700 metri. Un 305 che passa ogni quindici minuti - regolarmcnlt~ - sulle nostri'! linee, mugolo come un tranvai.

Pomeriggio di pioggia sottile, implacabile! Nell a trincea, silP-nzio. Qualcuno canticchia , ma sommessam ente, senza convinzione. Qua lche colpo inlermittente delle a rtiglierie aume nta la melanconi a . L'a llacco Uustrinco dell'altrti nolle a quol a 208

S1N1TO M.U8!!0LtNt

è stato riferito nel Bollettino del Comando Supre· mo in questi termini: u Sul Carso continuò ieri l'attività CÌtllle artiglierie. La sera, l'avversario, dopo violenta preparazione di fuoco, tentò due successivi attacchi contro le nostre linee a nord-est della quota 208 sud e fu nettamente arrestato e respinto",·

11 Dicembre.

Ieri sera siamo rientrati, dagli avamposti, all'accampamento, Pioveva forte. Molli sino alle ossa, abbiamo atteso pazientemente il cambio. Nell'atto di cedere il rnio ... appartamento al nuovo venuto - l'ospite ignoto, - questi mi ha chiesto.::

- Dove sono i tedeschi?

- LI, a venti metri .

- Tirano col cannone?

- No, perchè siamo troppo vicini a loro.

- Colle bombe?

- Nemmeno. -

Mezzanotte. La pioggia è cessata e il vento im- , petuoso fa galoppare le nubi . E' termina to adesso un violento attacco austriaco di sorpr esa, contro Ja nostra linea. Dormicchiavo. Sono stato svegliato dagli scoppi striduli delle bombarde. Poi la fucilf:ria ha iniziato il fuoco. Violento. Sembra il ticchettio di una gigantesca macchina da scrivere" Sono con me, nella nuova tana, alcuni bersaglieri ..

Qualcuno mi dice:

- Picchiano?

M"uollal,.ffmJaJ/tfT/odirum•,

I!; Y:10 DIMIO D( OUlllUU 17'1

- Parei E forlc! -

Il fuoco dell'artiglieria nemica aumenta di vi-gore. Gli shrapnets sc rosciano sui ricoveri e, poi, è tutta uno. pioggia di schegge e di sassi. S ilenzio d 'attesa.

Un grido vicino lacera l'aria : _

- Portaferiti! Portaferiti! -

Ora le nostre artiglierie sono entrale in funzione. E' un concerto infernale.

- Giovanotti, armatevi e tenetevi pronti! - ortlino ai compagni.

Un tenente passa correndo da riparo a ripnro, urlando:

- Bersaglieri, armatevi, ma non uscile dai ricove ri! -

La tempesta delle a rtig lierie continua, con un crescendo indiavolato. La fucileria, sopraffatta dnl1~ esplosioni, non si sente più. Lo scoppio dei grossi proiettili fa sussultare la collina. Noi, immobili, attendiamo sempre.

E' finita. Passa un ferito alla tesla, ma non è grnve. Cammina, senza scarpe, sul fango, sallel~ lando verso il posto di med icazione. Tre barelle di feriti ali~ gambe. Un altro portalo a s palla. Un feri to al braccio. Due sono gravi. Vi'lnno senza un lamento.

- Sergè, quaggiù c'è uno che non si muove più. E ' colla faccia a terra ...

- E' morto?

- Non lo so .

- Voltalo e portami il piastrino d i riconoscimenlo .

176

- E' morto. E' il romano. -

Un gruppo di bersaglieri è raccolto attorno nl cada vere. E' s tato fulminato da un pollella di ~hrapnel , mentre usciva dal rico\•ero. Appello delle squadre. Nel mio plotone nessun ferito. Nelle oltre compagnie ci sono alcuni uomini fuod di rombattimenlo.

J\lntl innla temporalesca. Burrasca. Le artiglierie tacciono. Mezzogiorno solatìo. Usciamo tutti al sole, malgrodo gli shrapnels. Ci asciughiamo un po'. Nel pomeriggio i loro cannoni tirano qua e là. Mentre scrivo, tirano sulla nostra terza linea, ma le granate cadono nel lago sollevando colonne di acqua. Dal punto dove mi trovo si vede un piccolo tratto di mare. Una domanda che i bersagl ieri mi rivolgono spesso:,

- Qunnto siamo lontani da Trieste? -

Il tenente che comanda la mia compagnia è stato promosso capitano. Gli mando le mie feliciLazioni.

- Per u bagnare" le stellelte ci vorrebbe un harile di grappa ... - commenta un bersagliere che prima della guerrn dimoravo a Trieste.

IL lf!O DIARIO DI onr.r:n... ];,)

Dicembre in trincea

Finalmente un po' di so le. Distribuzione d ell e maschere nuovo modello contro i gas asfissianti e lacrimogen i. Le no stre sono più estetiche di quelle austriache. I bersaglieri escono dai ricoveri. S i r ipuliscono un po'. Molti barbieri p iantano bottega iuori , a rischio e pericolo loro e del.. . cliente. Qua e là si gioca a carte. Nel pomeriggio, tambureggiamento so lito delle nostre artiglierie .

Un ca poral maggiore del 7° bersaglieri viene 11 trovarmi nella mia lana. l\oli parla di Bonomi, di Cod ifova Tomaso e di altri più o meno noti personaggi della po lit ica mantovana. Mi si dichiara neutrali sta, .ma non di quelli u arrabbiati n, II 7° bersaglieri h~ avuto sin qui perd ite superiori alle nostre. Il 280 scoppia to g iorni fa nei ricoveri ha fatto qu alche vi ttima.

' - Io ho sempre creduto che lei fosse al fronte .. . Stasera scrivo del nos tro incontro a Codifova ...

Ci sal utiam o co n molta cordia lità.

Il generale che coma nd a la nostra brigata viene spesso fra no i e parla coi bersaglieri du uomo a uomo. Ciò gli procur a vive simpatie. E' bene par-

lare spesso a quest'umile gente, cercare spesso di scendere verso queste anime semplici e primitive,che costituiscono ancora, malgrado tutto, uno splendido materiale umano.

Battaglia di velivoli nella nostra quota. L'auElriaco ha tagliato la eorda. Non posso sottrarmi alla curiosità dei bersaglieri di un reggimento che sta alla nostra destra. Tre bersaglieri si fermano 'dinanzi alla nostra tann, un po' esitanti. Un caporal maggiore mi dice:

- Scusi la nostra curiosità. Lei è.•.

- Sono io. -

I tre commilitoni mi stringono la mano, siedono come possono, e iniziamo un'amichevole conversazione. Il loro reggimento è stato quindici mesi nel Trentino occidentale, attorno a Bezzecca, ed è stato benissimo. Niente grosse battaglie e perdite insignificnnti. Il mio intel'locutare è bresciano, ora dimorante a Romagnano Sesia, dove è impiegato nel Convitto Curioni.

13 Dicembre.

Notte di pioggia a scrosci. Primo visitatore. Un heJ"Sagliere ùcll'S~, mantovano, che non mi vedeva più da molti mesi.

- Sono tanto contento di averlo ritrovalo. Più contento che se avessi trovato mio fralcllo ...mi dice. - Potrò dire che anche lei è stato in questo inferno e non ha (( tagliuto la faccia ,i ai suoi vecchi compogni dell'8'1. -

182

Mattinata ventosa. Il lago di Dobcrdò è buio. Sento sajla pelle la prima passeggiata dei pidocchi. Ci sono i corredini anti-parassitm-i. Già. Ma hisognerehbe averne uno ogni quindici giorni. La efficacia del n corredino>> è limitata. Dopo quin'rJici giorni, i pidocchi pas._<:.eggiano tranquillamente su quel u corredino)) chf:l avrebbe dovuto sterminarli... Pidocchio più, pidocchio meno ..., Mattinata e pomeriggio di calma insolita. Sono le due e da stamtmi gli austriaci non ci hanno mandato il quotidiano 305 e nemmeno uno shrapnel. Anche i « nostri n riposano. Il tempo è sempre nero, minaccioso. I bersaglieri approfiltano di queste ore <E quiete , per pulire i fucili.

14 Dicembre.

Ogni tanto ci spostiamo da un trinceramento all'altro. I cambi sono talvolta troppo frequenti. Ciò spiega qualche negligenza dei soldati nel migliornre trincee e ricoveri. Per una dimora troppo breve non vale la pena di arfaticarsi ... Ieri fu, per me, una giornata di tetraggine. I iniei nervi u sentivano n il tempo? Pare, perchè ieri sera si scatenò un violento temporale. Tutta la notte ha piovuto .

.Nessuno ha chiuso occhio .. Ancora prima dell'alba, profittando di una brcYe sosta, siamo usciti pPr migliorare un poco questi infelicissimi 1( baracchini n. Anche OJrgi piove. Torrenzialmente. Queste Ire settimane di pioggia incessante hanno esercit:.to un 'influenza depressiva sul umorale,, dei sol-

IL MIO DIARIO DI OV KRR,\ 183

dati. Anche le condizioni di salute ne r isentono. Non fa freddo, ma il fango, l'umìdilà, il gri-· giare dei brevi giorni e ìl buio pesto delle notti Junghis.simc, sono altrettaptì elementi che contribuiscono ad aumentare la musoneria di tulti. Siamo venuti, qui, di notte.. Le marce notturne, anche brevi, affaticano. Io stento molto a camminare fra le tenebre, sotto a un cielo di inchiostro. Scarsa attività delle artiglierie. Le mie mani hanno ora il r;.cgno della più grand(': nobiltà: sono sporche della lerra rossiccia del Carso!

15 Dicemb,.,.

Ieri serri , u no d ~i conducenti - i quali sono i nostri giornali parlati -,- ha diffuso la notizia:

- S ul giornale u ci s ta n la pace! -

Ho pensato che doveva trattarsi delle comuni('azioni di B. Hollweg. La notizia non ha sollevalo soverchia emozione fra di noi . P ur sapendo che io leggo i giornali, nessuno mi ha chiesto null a . Questa indifferenza è sintomatica. Si è parlato troppe volte di pace perchè non è.sista un tal quale sretlicismo, nell'animo dei soldati.

- Non credo più a nulla, - ha det to uno di loro - sino a quando non vedrò le bandiere bian· d 1e sulle trincee . -

Nottata intermina bile, di pioggia a raffiche . Fuo· co di bombf' a~li ava mposti.

Stamani, qualche colpo dì cannone.

L'artiglieri n austria ca tira a caso . Quepta è la

184 llltNITO MU8SOLI!H

mio. impressione. Vn colpo qua, un colpo là. Una gra nata s ulJe trincee, uno shrapnel sulla strada di Doberdò, file molto spesso finisce nel lago. Ciò non turba il solito viavai. Solito e inevitabile. Ecco la strofa dì una canzone in voga fra noi:

O Gorizia, tu sei la più bella E il tuo nome risuona lontano; Or sei passala al dominio italiano, Sarai protetta dal nostro valori

Oggi piove, come ieri, come sempre. Pare una rn.aledizione. Pomeriggio di pioggia incessante . Nel mio r icovero è tutto uno sgocciolamento. Non c'è dubbio: il tempo è il u loro n alleato e forse il migliore. Ci sono in queste trincee dei topi teno· menali. Sembrano gatti e dànno anch'essi I'assallo nottill'no. .. alle nostre pagnotte. Qua e là , per ingannar la noia, si conticchia:

T, à ci vedrà la luna, La luna la .~pia non fa; Là ci vedran le stelle, Le stelle la spia non fan}

Tutte le sere, verso il creplliìcolo, l'attività delle opposte artiglierie si rianima, e nell'aria è tutto nn sibilo di " telegrammi)); come diciamo noi nel nostro gergo. Stasera l'orizzonte è di fiamma, verso la vecchia Italia. Sento lungo lo. strada il rombo dell'automobile che ci porta l'acqua e lo sciocqulo sordo dei muli che vengono in lunga i nterminabile fila . Ver,so le linee nemiche è un continuo

IL 1'110 DlAIUO Dl GOE.RM 185

scoppiare di mine. Sono i tedeschi che scavano le loro u.tane di volpe", nelle quali, al momento buono, rimarranno sepolti. Ci sono delle trincee b.Ustriache che è impos.sibile ripulire, tanto sono piene di morti. Di qui il loro pazzo terrore delle nostre bombarde. S i d ice che una vo ll a ci abbiano gridalo:,

- Se voi non tirerete più con le vostre bombarde, noi non getteremo più i gas asfissianti. -

Stnnotle non ha piovuto. ì\1irncolo! Jn compcn~o, le artiglierie hanno sparato vivamente, soprattutlo la nostra, sino a stamani. Tempo incerto. 'Abbiamo n.vuto un paio di mutande, una camicia. un paio di calze. Tutta roba eccellente . Ci s iamo cambiati. Stiamo meglio. Stamani, nei ricoveri, l'argomento della pace è in discussione. Ma la nota predomin:rntc t- lo ~cetlicismo, come al giungere della prima notizia. Qualcuno, però, ha già notato che stamani l'artiglieria tace. Sul nostro fronte, .sl , ma lng-gii1. ver!-o il mare, il cannone brontola cupamente. So liti shrapne ls dislralti. Pomeriggio di nebbia. Freddo.

17

Ieri sera, verso le sei, fuoco infonso e insolito <legli aus triaci s ulla slru,Jn di Dober<lò. I con<lu·

186 BE:,,'ITO MUSSOLINt
"10 Dicembre .

ccnti frustavano furio samente i muli e correvano. Shrapnels 5 gra11ntc piovevano a quattro a quattro. Ma, fortunatament e, pochi s,s ime facevano bersaglio. O c~d cvano nel lago o al di s opra, sul Debeli. Me ntre l'arti glieria infuriava, noi ci siamo spo s tati lungo la grande s trada maestra che costeggia e domina il lago alla s inis tra, e s iamo venuti agli avampos ti. E' g ià nolle. Ne l cielo è un punteggiare timido ùi sl!'lle. Io le guardo con la trepida adorazionP- di un innamorato. E' il s ereno? Tornerà il sole? Alla no stra destra, lungo il co stone di quota 144, gli au s triaci lanciano grosse bombe . Quando g iungono a terra, sprizzano alcune scintille, poi è lo scoppio, talvolta fragoro s issimo. Una di queste bomb e deve essere caduta in tr ince a , pcrchè s i è udito urlare:

-O Dio! O Dio! Portaferiti . .. -

Poi, s ilenzio. Gli austri aci hanno cont inuato an~ cara per molle ore. Le stelle sono scomparse. Il cielo è tornalo buio. Nelle tene bre del camminamento, qualcuno, brancol:mdo, mi afferra. Io gli dico :

- Di là , di là!

- Chi sci?-

Ri cono sco dalla \'occ il capilauo.

- Buona sera, capitano.

- Buona sera, Mussolini. -

;-\ desso i nos tri pic coli calibri te mpes tano. Stamani, piop-gia. Tutta la notte, sino all 'alba di stamani, i nos tri cannoni hanno bombardato le po:-izioni nemiche di prima e di s econda linea. Ieri se1-n, all'accampamento, c'è slato un s olo ferito del

It MIO DlARIO DI G UERRA 18 7

7° bersagli eri, ma grflvc. Ha unu ga mba spezza lo. Nei ricoveri s i parla poco della pace tedesca. , ' li discorso ca de più volcnlieri s ul riposo, che sembi:a imminente. La trincea, sul Carso, impone d uri sacrifici e più duri disag i aHc h11ppc. Pomeriggio di pioggia, sottile sottile. Più che nelle ossa.i sembra filtrare nelle anime.

18 Dicembre.

Tutla la nollc, cioè a dire quallortlici ore contin ue, ha piovuto. S larnani, fin almente, il sipario uniforme delle nubi sembr a levars i. Il chiaror e promctt.enle viene da Trieste, insieme a un venti· celio freddo. Pr,ime notizie: lo. bombo dcll'allro. ser a ba fotlo due morti e cinque feriti. Il colonnello pass a per la nos lra tr incea e ci domnnda :

- Come va?

- Bene - ris pondiamo .

- Avete freddo?

- Non l an lo. Ci vorrebbe di quando in qua ndo un fiasch etto di vino

H colonnello si allontana.

Da qualche ora gli aus triaci ballano le nostre pos izioni col soli to loro tiro irregolare. Due granale s u quota 208, una mezza dozzina di shrapnels ~udi noi, due gro.<=.se marmitte s u quota H.4 . Qualche 280 s ulla seconda linea . Mezzog iorno. L'oriz1onte s i chiarisce, lllfl i l sole continua a fare il latita nte .

Uno zappolore ci dice che uno granata è caduta.

'"'

::r~:1~ r1~~:~,f~r1tt 7° bersaglieri. Ci sono quattro

Qualche discorso sulla pnce tedesca. La supposta condizione che l'Italia dovrebbe restituire le terre conquistate all'Austria, suscita l'indignazione generale. ScommC'UO che se si facesse un referendum. non si tro\"erehbero dieci soldati propenc;i ad accettare questa condizione .

- Dopo tanto sangue e tanti sacrifici/ -

Ora che il reggimento è tutto riunito, trovo dei commilitoni che non rivedevo più dal settembre dell'anno scoI1So, quando, giunti sullo Jaworcek. fummo ripartiti nei diYcrsi battaglioni. Un incontro gradito i: quello del sergente zappatore Tudori l\fodesto di Tirano {Sondrio). E ' un operaio che ba compreso la necessilà della guer.ra nazionale .

- La << pace tedesca>>, no. Tulti desideriamo la JHtce - mi dice - ma giusta e duratura! -

Mentre scrivo, gli nustriaci hanno incominciato a bombardarci.

La trincea << logora n, perchè C una prigione di fango. Il nostro carceriere è il cannone nemico che ci costringe al silenzio e alla immobilità. Se le trincee sono coperte, 13 pl'igionia è assoluta. Si Yede il sole a scacchi, cioè atlraverso una feritoia. L'esserci adattati a questo genere di guerra è una prova meravigliosa delle qualità individuali e complesse della stirpe italiuna.

Un tenente mi dice che il Duca d'Aosta ha tributa to un encomio solenne alla nostra Brigata Bersaglieri, per il contegno tenuto nelle due notti dei contrattacchi nemici e per i la vori di rafforzamento

IL 11!10 MARIO OI OU.KRM 1 39

della posizione. Un bcrso.gliere dello. mia compagn ia, ta l Si lvio Fil ippi d i Co ll e Val d'E lsa, c.hc' ora è in licenza invernale , mi manda questa cal'tolina:

u Trovandomi in licenza non manco d i mandarle i più sinceri s aluti, rummcntnndolo unilo assieme u lutti i miei amici, ove son rimasti mollo sorpresi òi sentire c he pure lei debba esse re in trincea o.I pari di qualunque umile soldato. Non tio manco.lo di fare i saluti a Mconi, il quale li ha con molto affetto accolti. Cesso, sa lutando lo, spcrundo di ritrovarlo in ottima sn lutc . Di nuovo salnt i affettuosi )).

Ne lle ultime ore del pomeriggio la nostra arti~ glieria intensifica i s uoi tiri. Dalle quatlro alle sci, anche trn le nrtiglicrie semb ra talora stabilita una mutuo. tregua, pcrchè nè i no stri, nè i loro, spa· rano un colpo solo.

Sul costone es terno di quota 208 assistiamo allo s filare di mezzo plotone di austriaci. Le loro Eagomc si profilano nettameilt.c, ne ll'u lt ima chia· rità del giorno. Dalle nostre JincP. n<.m porte ncm. meno un colpo di fucil e, mal grado In vicinanza e la visibili tà de l bers aglio.

E' forse una corvée. No n è nelle nostre abitudini di innata cavalleria tirare su l nemico, quando è inerme.

19 Dicembre.

Stanotte un gallo raspava presso i nostri reti· colati, Sarò un u<li!-pcrso,) di ,Tamano distrulln.

I\JO

Ieri sera , approfitlando della serata - la primo non piovosa ..-1. ho girato un po' sul campo di battaglia. Non vi è un metro quadrato, letl eral· mente, che non sia stato lucer.1lo, sconvolto da <Juattro o cinque granate. Ci sono ancora dei mo1ti ù.bbandonati. Nostri e loro.

All'alba di stamani due bersaglieri zappatori-minatori ci hanno recato la notizia della vittoria francese. Gioia vivissima in tutti. Si discon·e meno d'ieri di pace. Intanto, per cambiare, piove. Tempo assassino. I bersaglieri tulli Inceri, barbuti, inlangati, scrivono le u franchigie n, donnono, si sp idocchiano, giocnno a carte.

Se si raccogliessero tutti i rollami di ferrnproiettili esplosi o da esplodere, pali di fc1To del rctilocati, lamiere, arnesi, ecc., - che si trovano su questi campi di battaglia, si caricherebbero treni e treni a tonnellate.

Verso sera, l'orizzonte ad ovest presenta una striscia di carminio . Non piove più.

- A Venezia c'è il sole! - sento dire con voce che U·adiscc una evidente nosta lgia.

Siamo tomati or ora nll'accam.pamcnto. Oggi l'artiglieria nemica è stato silenziosissima. Soltanto due s hrnpnels distratti sono caduti nelle noslre lince. Dialogo colto a volo nell'oscurità:

- Ritornare all'Austria le terre che abbiamo conqui stato? Questo non sa rà mail

- I nostri morti griderebbero vendetta!

- E non i morti soltanto; anche i vivi! -

Domani è l'anniversario della impiccagione d i 01.icrdan.

IL .!.!IO DIARIO DI GUERR,\ lOl

20 Di cembre .

Stonotte, freddo. Ma nel cielo è tutta la chiarito. che annunzia una bella giornat::.. F inalmente, il s:.>le, il sole, il so lei Pas5ano deg li aeroplani nostri e nemici. Le no stre artiglierie lavorano, come sempre. Otto colp i, uno dietro l'altro, sono caduti ~u l trinceramento austriaro di quota 208. Gli austriaci non hanno uspettato gli altri e ne sono andat i, fuggendo verso la terza linea. Parecchi bersaglieri scendono al posto di medicazione coi piedi congelati . Non è per il freddo, ma per l'umi· dità e per l'acqua delle trincee. Tuttavia non sono gravi.

L'argomento della pace continua ad essere all'ordine del g iorno, ma u nessuno n, dico ne.ssunn, vuol sapere di una pace c1 tedesca"·

Fuoco intenso dei nostri cannoni. Gli austriaci hanno buttato nna ventina di shrapncls sui nostri trinceramenti di tm-za linea.

Serato. di st<>lle!

21

Dicembre.

- Lo stoicismo dei nostri feriti - mi diceva ieri sera un tenente m')dico - è sorprende nte. Giungono o sono portali qui colla cnrne straziata e non un lamento esce dalle loro labbra. I feriti addominali conservano una coscienza lucidi ssima. Una sera, sullo Jaworrek, mi fu portato nn ferito che aveva una gamba frnnlumofa dallo scoppio in pie~

192 ll&!!!'lTO l1U9SOU'.\lI

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no di una bomba. Fu lui che mi disse: - Dottore, tagli! - Gli feci un'iniezione e gli tagliai la gamba. Quel ferito, di cui ricordo ancora il nome, Fumagalli, se ne andò come ero venuto, senza un la"' mento. Le ferite più gravi sono quelle prodotte dallo scoppio di granate , specie se di grosso calibro. Quelle di pallottola - fucile, mitragliatrice, ~hrapncl - sono spesso intelligenti. -

Oggi, primo giomo 1l'inverno1 secondo l'astronomia, si annuncia con un sole scialbo. Verso il mare c'è una cortina di nubi temporalesche. Da qualche giorno l'artiglieria nemica è inoperosa. La nostra, invece, è sempre attivissima. Sono centinaia e centinaia di granate che cadono quotidianamente sulle posizioni nemiche.

Pare ormai sicuro che l'avanzata è sospesa. Se si fosse potuto dare all'Austria una risposta sul ge-nere di quella data dalla Francia alla Germania!

22 Dicembre,

Gli austriaci ci bombardano regolarmente tulle le sere con cannoncini da trincea, che gettano bomhe dallo scoppio formidabile come di un 305.

Tempo nebuloso, ma non piove. Nella mattinala, silenzio delle artiglierie. Anche la nostra tace. Le bombe di ieri sera (ne hanno lanciate oltre trecento) hanno fallo alcune vittime.

IL MIO DIA.11.16 DI OUEMA 193

23 Dicembte. ,

All'una stanotte siamo s i.ali svegliati da un improvviso e vivace fuoco di fucileria nella nostra trincea di avamposti. E' duroto una diccina di minuti. Falso allal'me. Mallinala nebbiosa . l\fo.lgrrulo ciò, azione intensa delle nostre artiglierie. Nel pomeriggio abbiamo seppellito - profitlando della nebbia - un soldato del 21 ° fanteria. Apparteneva 11lla classe dcll'BO, sa rdo. Nelle tasche aveva un piccolo coltello e una lettera ricevuta che diceva: u Spero pres to di rivederti in licenza invernale ... n.

Sera di pioggia e di malinconia.

Una visita graditissima rompe la monotonia della se ra piovigginosa.

Mi sento chiamare. Esco dalla lan a e riconosco Benedetto Fasciola, il redattore del Popolo e ora l'tipitano di artiglieria, in compagnia di Amilcare De Ambris, sollo-capo di marina. I miei ospiti si allogano alla meglio nel mio son tuo so h6lel, illuminato da un mozzicone di candela. Sono venuti a trovarmi. Stanno al di là dcll' Isonzo. Apprezzo come si merita questo gesto di viva amici1.ia. Si parla di tante cose vicine e lonlane ... Dopo alcune ore di co nversazione, li accompagno sulla strada maestra che conduce a Dobcrdò.

E' notte alt.n. Sul costone di quota 144., i tedeschi lanciano i soliti barilotti di esplosivo. Uno sprizzare di scintille, uno scoppio formidabile che finisce in un gemilo allo e sotlilc:

- Qui è la guerra! - mi dice Fasciolo, striµ · gcndomi la mano.

10, JtiNITO
l'JùSS01.l~t

La m ia giornata. Al rnallino non c'è u sveglia n in lrincca. li sonno non è misumto da un regolamento, come iu g uarnig ione, perchè la sua maggiore e minore durata dipende dagli ... evenli. Ore ollo, piccola colazione. Poi leggo i giornali. Scrivo qualche u franchigia )l. A mei.zogiorno, cucina grassn: ventresca, formaggio, frutta. La proporzione della frulla eccola: un arancio, due mele, quattro fichi, sei castagne. A turno, si ca pisce. Dimenticavo: un limone, e queslo quasi lulli i giorni. Nel pomeriggio, niente. Se c'è la nebbia, me ne vado attraverso il campo di battaglia. Si fanno delle (( trouvnilles u ~pesso interessanti. Il cannone ci accompagna fino a sera . Rancio. Silenzio. Nollc intenninnbile . Al~ l'indoman i... è la s tessa cosa .

Vigilia di Natale. Chi ci pensa, fra noi? Cielo plumbeo, nebbia che piove adagio adagio. Lungo la trincea è t utto un picchiettare sui bossoli delle granale esplose, per ricavarne i braccialetti di r ame da portare ai paesi ... E' lo e( chic,, delle trincee! Pomeriggio di tranquillità. L'argomento u par.e n è in ribasso. Ognuno cap isce e intuisce che uon è s uonata quell'ora ...

Il capitano mi ha dato l'incarico di. portare una lettera di auguri nl colonnello. Il colonnello è nn· d ato nelle trincee avanzale. Lo atlendo al ritorno. Agli nuguri del capitano aggiungo i miei. Il colonnello mi dice:.

- Sono stato in trincea a fare gli uugurì ui bersagl ieri. Ma il miglior a ug urio è che il reggimento faccia sempre bene... -

tL MJO DUlltO !il GUil:RllA 195
24 Dicembre.

Ali ' acc:i°mpa mento ho trovato una certa a nima-' zione. S ono g iunti dei regali di Na tale. Vedo delle bottig lie di burhera, adorne del tricolore, e pacchi di biscotti. E' un Comitato che manda ..

Approfittando della nebbia bassa, a nche oggi i bersaglieri si sono sparsi s ul campo di battaglio, tra prima e seconda linea, a frugare il terreno . Si è trovato u n po' di tutto. Longo ha trovato una ma~chera nuovo modello, austriaca, una piccola lrom~ ba per ~gnali-, un pacco di lcllere s pedite e do spedire. Cercherò di decifrare il tedesco d i quell'ignoto austriaco. Il bersagliere Spera ha trovalo un binocolo da campo. L ' ho comperato. Do tanto tempo cerca\'o un binocolo. La strenna natalizia mi è ve nuta da un uffic ia le austriaco che s i cc rilirava n un po' in fretto, evidentemente, verso J omiano . Sarà ancor a vivo o s ar à morto? Su questo campo di baltn g lia, i segni della preci pilosa fuga austriaca sono evidenli e obbondanti. Zaini, tascapane, coperte e una quantità inverosimile di munizioni. Poi boioneLte, foderi di baionette, bombe, carte e stracci. E dovunque buche e dappertutto disseminati a centinaia e centinaia i bossoli degli s hrapncls. Le piogge hanno fatto cres cere i] la go. Alcuni de i nostri rico\•eri sono quasi sommersi dall'acqua. L'artiglieria austriaca non ha ~paralo un sol colpo. Anche lo nostra ha s paralo poch issimo.

100 lU!'.>ltTO :MUSSOLINI

Natale

25 Dicemlm !.

Come ieri, come scn.ipre, du un mese a qucsln parte, piove. Oggi è Natale. Proprio Natale. 25 Dicembre. Terzo Natale in guerra. La data non mi dice niente. Ho ricevu to delle carloline illustra· te coi soliti fanciulli e g li inevitabili a lberelli. Per• thè io r.iprovi un'e co della poesia di ques to ritorno, debbo rievocare la mia fanciullezza lontana. Oggi il cuore s'è inaridito come queste doline rocciose. La civiltà moderna ci ha i<mcccanicizzati 11. La guerra ha portato s ino al!u esasperazione il pro· rcsso di II meccanicizzazionc n della società europea. Venticinque a nni fa io ero un bambino puntiglioso e violento. Alcuni dei miei coetanei r ecano

Hncora nella testa i segni delle mie sassate . No· made d 'ist into, io mc ne andavo dal mattino alla t;era, lungo il fiume, e rubavo nidi e frutti. Andavo a Messa. Il Natale di quei tempi è ancora v ivo nella m ia memoria. Ben pochi crono quelli ch e 11011 andavano alla Messa di Natale. Mio padre e q ualcun a lt ro . Gli alberi e le s iepi ò i biancospino lungo Ia strada che conduce a San Cassiano erano irrigiditi e lnargentati dallo. gnlaverna . Faceva

freddo. Le prime messo erano per le vecchie mattiniere. Quando le ,•edcvamo spunlare al di là della' Piana, era il nostro turno. Ricordo: io seg uivo mia madre. Nella chiesa c'erano tante luci e in mezzo nll'altare - in una piccola culla fiorita - il Bam1,ino nato nella notte. Tullo ciò era pittoresco ed appagava la mia fantasia. Solo l'odore dell'incenso mi provocava un turbamento che qualche volla mi 'dava islanti di muleSSt'!re· insopporlabile. Finalmente una suonala dell'organo chiudeva la cerimonia. La folla sciamava. Lungo la s trada, un chiacchie rio soddisfatto, A mezzog'iorno fumavano c;ulla tavola i tradizionali e ghiotti cap,pelletli di nomagoa. Quanti anni o quanti secoli sono pas.o.;ati da allora? Un colpo di cannone ml richiama alla reallà. E' Natale di guerra .

J\"clla trincea è u n s il enzio pieno di segrcle no· s la lgie. Nat ale m agro. D ei doni mandali dal Comilalo, alla mia comp agnia . sono toccati mezza dozzina di panettoni e allrettanle bolliglie .. Il rancio poi è slalo specialissimo: baccalà in umido con palale. Figurarsi!

2G Dicembre,

MaUinata insignificante. Nel pomeriggio, improvvis o ris,·eglio delle nos tre batlerie . Un tratto Jdla « loro » trincea di primo. linea, è saltalo per aria. Di rim a udo, essi hanno lanciato alcune bom1,(' su quoto }1.'J. Mentre &.rh·o , i t.edcschi lavora · J.lO, p~r noi. Pcidrc l\'I ichele è ,=enulo n trovarci .

198
l

Gli ho accennato all e polemiche suscilat.e dalla mia licenza in,,ernale e gli h o chiesto se sarebbe pronto a rendermi testimonitm za.

- P rontissimo - egli mi ha risposto. - Dit·ei ln verità, che cioè, io l'ho visto dal primo giomo ad ogg i, sempre in prima linea. -

Erano presenti altri ufficiali.

Scrivo queste righe alla luce fumosa di uno scaldarancio, nella più inverosimile delle posizioni . i\'el crepuscolo, si addensano le nubi sciroccal i. Bombe.

27 Dicembre .

S tan olte abbiam o r inforzato la nostra linea d i reticolati. F r a le 22 e le 23 c'è stato un bombar damento reciproco assa i violento . Ma ttina neb ulosa, ma chiara. Mi a ffaccio al parapetto della nost ra trincea. Ci sono di là, a poche diecine di metri, due soldati a us triaci che conversano tranquillamente in piedi. P iù Ioni.ano, un altro soldato, fa, non meno tranquìllamcnlc , la sua 1< toilette n mattinale . Si leva lo g iubba , il corpetto, la camicia; si spidocchia. A o pcrnzione ultimata, un lungo stiramen to di braccia, u n'occhiata in giro, poi se ne torna lentamente alla tana . Io constato che da un mese non mì lavo la fa ccia. L'acqua del lag o è s ospetta. L'ac. qua che g iunge colle ghirbe e ch e bisogna prele-varP. con un « bo no 1), è troppo r ara per sc iupar la . a h1vars i la fi gura.

E' tì ui lo or ora up bop1Par<la1llento infcq.si55irno,

IL '.\f!O DIARIO DI CU EP.RA 19 9

durato da mezzogiorno alle cinque. Il preludio è ~lato austriaco. Bersaglio, come sempre, la quota 144. Grossi calibri che g iungevano accoppia ti. Lu r.ima dì quota 144 era avvolta nel fumo nero e biancastro delle esplosioni, che, portato dal vento, scendeva sul lago e annebbiava tutto l'altipiano di 1 Doberdò. Gli austriaci hanno continualo indistur~ bati per quasi un'ora. Poi sono intervenute le nostre batterie. Per due ore, fuoco d'inferno. La seiletta dove è la nostra trincea era tutto un rimbombo, le vibrazioni d'aria scuotevano i teli da tenda cJ1e abbiamo sulle tane, le doline sobbalzavano. Armalo del mio binocolo, mi sono messo in piedi nel fosso della trincea, a godeNni lo spettacolo. A un cel't.o punto r'è stata una ripresa elci loro, ma breve . Sopraffalli dal numero e dalla potenza delle nostre batterie, gli a ustriaci s i sono rassegnuti a lacere . I nostri hanno continuato, i mplacabilmen· te, sino a lle prime ombre del crepuscolo. Nelle mie orecchie c'è un ronzio curioso.

-E questo non è che un u aperitivo u - ci ba "ctcllo un bombardiere che filava, correndo, lungo un camminamento.

E' sera. Le nuvole si stracciano ... Sul mare è il primo quarto della lnnn nuova ... Nel ciclo sono, qua e là, delle stelle. !8 Dicembrt.

Stanotte il duello delle e.rtiglie.rie non ha avuto sos la. Al tenenle Ga lassi che comanda gli ioppatori

llENlTO :UUSSOLINJ

del 30" battaglione, ho ,chiesto notizie sugli effetti de l bombardamento d'ieri a quota 144 , - Insignificanti - mi ha risposto. - Qu3tlro o cinque ferili al 7", un ferii.o all'l 1°. Le g3llcric s ono state provvidenziali ... -

Mi dice 3nche che ieri sera, sull'imbrunire, un romeno si è arreso. Ma non è slalo possibile interrogarlo, per mancanza di interprete.

Mattinala di so le pallido. Due Caproni, scortati da un i\'ieuport, volteggiano su di noi. I cannoni urlano già l3 loro canzone di morte. Moltiss ime g-ramatc austriache di piccolo calibro che cadono press o .Ja nostra seconda linea, non f:coppiano. Ne obbiamo contale otto. Pomeriggio eh s ole. E' il bel lempo che torna?

29 Dicembre.

Notte agitata. Sto.mani, uno. neL1ia bassa nàsro nde o.Ilo sguardo il lo.go e la pianura di Doher-. dò. Nel cielo è una nuvolaglia grigia che il sole non riesce a disperdere. L'aspetto dei miei commilitoni dopo la permanenza nella trincea carsica, comincia ad essere lamentevole.

Ci sono alcuni casi sospelli di gastro-enterite alJ'S• compagnia. La compagnia ha ricevuto l'ordine di allontanarsi. Si credeva che ci precede!-.se nell'andata a riposo. Ecco: piulloslo che morire in un lazzarelto di cole rosi, preferisco di essere sbrindellalo in cento pezzi da un proiettile da 305. Oggi i cannoni austriaci banno bui.lato qua e là

lL M IO DIARIO DI OUE.P..ltA 201

i solili colpi innocui. Si s badiglia. Chi per noia, chi per uppetilo. Qucs!a è la guerra dell 'immobililà.

Voci del gergo guerresco : benzina = vino; lampione = fiasco di ,•ino. 30 Dicembre.

Tempo acc idioso cd ins idioso1 ·da colera. Difatti il bacillo virgola deve aver fatto la sua comparsa, n giudicare dalle misure igieniche che si s laru10 prendendo. Tutto l'accampamento è bianco di calre, che vien gett.3.ta. fra i baracconi, senza risparmio.

Padre Michele è passalo nelle hincec, offrendo un distintivo tricolore e un foglicllo. Jlo accettato il distintivo, poi mi sono fa tto dare il foglietto. Si tralln della

S0le11ne consacrazione dei saldali del Regio Esercito llaliano al Sacro Cuore di Gesù.

Io non commenlc, trascrivo. Ncll'inlerno del fo.

~l ic ito c'è l'u istruzione n che dice:, u La devozione al Sacro Cuore di Gesù è la grande spera nza dei !empi 110::òlri. 'fui lo noi possiamo r.-llcnere mediante la ferie e l'amore al Cuore rii Gei:;ù. Egli stesso, apparendo alla Beala Marghcrila AlariA in Fra11ci.1 1 h~l dello: u Voi non monchcNle di SO('cors o che q1rn ndo io ma ncht rò di potcu-

!?02

zo.n. Vedete i fran ces i alla boltaalio dello Marna: tutto pareva perduto, qu ando il géncrale Castelnau ebbe l'is piraiionP- d 'invocare il Sacro Cuore e cons acrargli l'esercito. E il risultato fu la meraviglios a vi ttoria che salvò la Fro.ncia. Villoria vogliamo noi pm·e, duplice vittoria: una sui nemici politici, per la grandezza della patria nostra, l'altra su noi stessi per purificarci ed elevarci. Ma per entrambe, se le vogliamo qrnndiose, abbiamo d'uopo di mezzi eccezimrnli. Ed ecco additata la devozione al Sacro Cuore dì Gesù. ,. u.

Poi c'è anche u Un otto di Consacroiione u che fini sce in un Credo, Pater, Ave, Gloria.

Ripeto: non comrnenlo: trascl'Ì\'O, cop io ... il ùocumento.

3 1 Dicembre .

Fine d 'a nno. Messa al 7° bcrsuglieri e dis corso dP.l prete officia nte . Non so chi sia. Non conosco il suo nome . Un mio vicino che ascoltavo mi ha dello che è un abruzzese. Oralore dalla pal'O!a facile, dalla voce s quillante e quel che è l'essenziale, un italiano nel pill fervornso senso dello parola. Mi è piaciuto, nel s uo discors o, l'accenno alla pace tedesca che sa rebbe u lu pace del vincitore che pone il piede sul petto al vinto >,, mentre la nostra pace de ve (1 con&1c rare la giustizia e la libcrl.à dei popoli n etl ha fini to con queste parole: u L'I tal ia unzi lutto e s opra tullo. u.

Avre i vol ulo s 1·iJargli : u Bravo!!!.· Avrei vol ulo

IL 1.JJO O!All!O !II OUl!RRA 203

andnre a stringel"gli lo mano. Voglio qui r icordare il primo discorso ,·cramenlc cd accesamente p'otriollico che ho sentilo in sedici mesi dì g uerra . Giornaro grigia, Il tenente generale che comanda la nostra Di\'isione è fra noi. S embra certa la nostra parlenzn a riposo in un paese dell'Oltre Is onzo, 11cll' Italia redenta. Alcune sellimanc di lJuiete ci tcmpreram10 per l'azione, quando il giorno vc1Tà. Gli amici interventisti che s i trovano nei paraggi cerca no di vedermi. Og gi è venuto a Lm'\'nrmi Enrico Tagliabue, di Monza, parrucchiere e era al'tiglicre.

E' un intcr,ventisla entusiasta, un amico del Popolo. Dopo cinque mesi di front e, ha conservato intatto e a ccresciuto, anzi, il suo pat,,imonio ideale ifintcrvcnlisla. Questi umili figli de l popolo, che hanno sentilo la bontà della nostra causa e la s anlità della nostra guerra, meri terebbero di essere u valorizzuti n un po' di più, a i fini de lla vittoria!

Nel pomeriggio un s ole pallido schiarisce l'orizzonte. La partenza è Hssal u per slasera. C'è l'ordine. Si compie oggi il mio primo mese di t rincea ~ul Carso. Io saiulo il 11)16 che nrnore e il 1917 che comincia: Vi,•a l'Italia!

Gli auslri::ici si sono accorti del nostro movimenio't Non so. Non credo. Certo è che a un dato momento, le artigl ierie nemiche si sono improvvisame nte risvegliate. Un grosso proicllilc è scoppiato in pie no su un ricovero, ma, fort.unalamente, questo ern vuoto. Gli austriaci ci hanno dato la buona tìoo d'anno.

204 BENITO !HJSSOL
I NI

Salut.o, marciando, il 1917

Il UH6 è morto, mentre io marciavo s ulla s trada da Doberdò. Il 1917 l'ho salutato marciando. Ciò è di buon auspicio ...

Primi dieci giorni , ripos o a Pnlazzotto, vicino ad Isola Morosi ni, in un deserto fangoso. Baraccame nti e brande. Bagno. Iniezioni ant icoleriche . Esame delle feci. Segregll.zione. contumac iale. Noia. Dal JO genna io al 20, riposo nei haraccarncnti di Santo Stefano presso Aquileja. Visita al Museo. Conoscenza dello scultore Purlan, milanese, e del pompiere Sala della III Armala, un interventista milanese della vigilia, ancora entusiasta. Notte dall' I 1 nl 12, incursione di areoplani. Cinquantadue bombe innocue. Io pensavo ali& nidiate di bambini veduti ruzzare nelle strade di Aquileja. Lavori di trincea presso le Mura romane . Scoperta di ruderi. Is truzione <lei lancio delle bom~ be . Maestro, un mal"C'sciallo di cavalleria . Mi dice di aver istruito a nche Mal usardi e Trcrè, volontari milanesi.

1° Gennaio 1917.

19 Gennaio .

nipasso l'Isonzo. Emozione. Grande fìume ce. ruleo. Sulle vie del Tevere è naln l'Hnlia, sulle vie dell'Isonzo è rinata. Picri.s. Ancora popolata di donne e bambini. Nelln piazzetta e' è 1mn slnlnn rappresentante una donna in piedi con un libro in mano. La leggenda dice: Afl' Imperatrice Elisabelta. Il popolo di Pieris. Il paese è intatto. Soltanto qua e là, nei muri delle case abbandonate, l'occhio di una granala. Nel cortile del noslro ne· canlonamcnlo alcuni soldati di sanità hanno impiantato una scuola, frequentalo. da un centinaio fra maschi e femmine. Domando a una bambina:

- Che coso. hai impnrato oggi a scuola?

- Niente.

- Vuoi un poco di pagnotta?

- Màgnalela,Radi borghesi.

20 Gennaio.

Inconlro con Guido Podrccca. A fionch i per gli alloggiamenti. Lungo la slrada, poco prima di llonchi, c'è una tomho, che reca sulla croce : u Sol,lafo sconosci11lo )1. Vento frcrldo. Sole .

21 Gennaio.

Bora di T rieste . freddo. Giornata insignificante. rhc tempo òi un (l mor ale 1, pf'~<::imo. ParloUnno

10G ni:-no 11USS0[,INJ

ll'colonnello BC'nito se n'è andato a comandare la Brigata Cremona. Lo ha sostituito il tenente colonne ll o Capanni, che ha mandalo un , •ibranl e saluto nll'l l O glorioso.

Lavoro di trin cea su Dolina llcrg, quota 70, pri. mo ciglione del Carso, sopra Selz. Il campo di battaglia. Impressionautc ancoro.! Atterramento forzato di un nostro veli,1olo vicino a Doberdò. Croci con le corone di rosario appese. Rotoli di carta e cestini di , ·imini colla telaiatura di fen-o. Morti isolati. Mucchi di cadaveri, appena ricoperti di sacchi a terra. Pierli che sporgono. Un teschio. Frammenti di ossa. u Pace, o fratelli n (14° fante· ria). Ferraglie in quantità. Il mare. Laggiù , il campanile quadrato di Aquileja. Più in là un bi:mcheg· giare di case: Cen•ignano.

27·28 Gennaio.

Ne,•e, freddo, noia inlìniln. Ordine, contrordine, di sordine.

30 Gennaio.

I soldati che tornano dalla licenza sono da qmtl· a l.utss a voce del bord ello che u ci s ia )) in Itulia,

IL MIO DIARIO ()J OUEkr.A '.!Ot

perchè quei (t quattro \'Ccchielti n e le donne vogl iono la pace. Va da se, che gli ufficiali pensa-. no ... ad nitro. A Roma, ciurlano nel mOJlico. Go1:emo dell'impotenza nazionalfJ

1° Febbraio.

Lancinlorpedini. Ho lasciato il mio plotone de~ slinnlo a formare il 04° battaglione, probabilmente in Italia. Si è costituita una seconda sezione di lancia Bellica e me ne hanno offerto il coma ndo. Esercitazioni al Poligono di Ronchi. 9 Febbraio.

Marcia alla trincea. Jn posizione. Notte di plenilunio.

- Caporal maggiore, siamo tutti e due del 'Q7.

- Uno vengo. nel mio ricovero. 10 Febbraio.

E' cessato il vento gelato. Mallinata di sole ra~ dios o. Anticipa1.ione di prima\•era. Piccoli lavo ri ~I cammiMmento. Solito fuoco delle artiglierie. Solito passaggio di \'eiivoli. Alcune delle loro grannle sono cadute in pieno nelle loro t rincee . li tiro dell'ar tig lieria nemica continua ad essere mollo ir regolare ed altrettanto innocuo.

bESll'll ~OSS0Ll~t
J

11 Febbraio.

Cannoneggiamento. Gli austriaci ci banno tiralo con le loro bombarde, ma senza far vittime. Pochi colpi. Scoppio solenne. Quando la bombarda ca• de, sembra un gallo con la coda in allo.

12 Fe1Jbrai o .

Lavorai al u camminamento del morto 11 (aus lrinco). Sul cocuzzolo ci sono ancora una decina di cadaveri austriaci e due iloliani, insepolli. Uno è senza tes la. Pomeriggio di pioggia. Vento sciroccale. Il lago di Doberdò s gela. Reciproco concentr:imcnto vivacissimo di fuo chi d'nrllglieria.

13 Fel,brai o .

Il lago di Doherd'ò, lutto ricoperto d i c-nne palustri, presenta l'aspello miserevole di uno stagno, come il limitrofo <i Piclra fio3sa n. I giornalis li che lo hanno trovato (( pilloresco n l'hanno , ,eramenle visto? Violento fuoco. Qualche ferito. Un antofcrilo. Niente aliro. Grande, lepido sole.

14 Ff-bbraio.

Mattinala di sole. P assa un morto tullo ravvolto in un telo da lcnda. Pochi commili toni lo seguono.

M1111olh,l. -// mf• ll..to'111>,,.,.,,

IL MlO ou.r.10 DI QUXRRA !@
"

Un prete fa qunlche gesto. I passo.nti si S<'Oprono e poi se ne vanno. Ieri stra gli austriaci lrnmi o buUalo alcune bombe nella nos tra trincea. Ai pie- ' di di queste quote, ci sono i cimiteri che le consacrano. Il nostro si allarga ... Il breve funerale non ha interrotto il traffico e il movimento degli altri. lo penso con mestizia a quell'ig noto soldato d' llalia che se ne va sottoter.ra, mentre nel cielo si annunzia coi suoi tepori la primavera . IL cannone lavora. Il morto è del 531° reparto milraglieri. E' l'unica villima della bomba dì ieri s era. Pomeriggio di cannonate. Una nostra granata è caduta in pieno nolla loro trincea. Gridavano i boches e scappavano. Un loro porlaferili è accorso. Concerto dei nostri g rossissi mi calibri , s ulh\

0e.fa

domina tutto il golfo di Panznno. Causa In fosch ia del mare, non ho potuto vedere Tr ieste. La nciale dìt,,cj torpedini sui loro reticolati. Per ruppresaglia, gli austriaci I.tanno lanciato scUe granale da 152 sul rovescio di quota HL Feriti: uno, a lla rotula dèl ginocchio.

15 Ft hbroio.

Sole. Sl3notte ho la vorato s ino alle q uattro. Quando mi s ono levato d a i camminnmenli per tornare al mio giaciglio, un quarto di luna rossa illuminn~a sini,1tramcnle il campo di batloglia. Nes-

.. 210
~
h~·i:i:1~· g~!~~~t.;~1~a~:lrs~ • Q

s'lmn no \·illl , stamani. Pomcl'iggio, solita sinfonia. Gergo di guerra : un telegramma = scheggia di granala; atraccore un bottone = tenere un rlii>cors o no ioso ;

s ignorina = sigareHa ; s igare!la = curlnccia da fucile; chioccia = mitragliatrice.

andare alla riparazione = an d are all'o '> ped alc.

Canzone in vog a :

Al 25 luglio, Quando matura il grano1

Al'è nata una bambina

Con una rosa in mano.

Non e una paesana

E nemmeno contadina, E ' nata in un bo scllello

Vicino alla marina.

Vicino alla marina

Dove mi piace star·c, Si vede i bastimenti

A galle ggiar sul mare .

Per galleggiar sul mare, Ci voglion le ba,·chelte, Per far l'amor di sem, Ci vuol le ragaz:.c lfe .

Le ragazzette belle

L'amor non lo san fare;

tr. MIO DIARIO [lt OU F.RR A 2 11

Noialtri bersaglieri Glielo for""".O fare .

Gli ufficiali mi domandano con troppa insistenza le mie opinioni circo. la prossimo., o lontano., fine della guerra.

16 Febbraio.

Conosciulo il dott. Velia, frat.cllo di Ar luro. Sole grande. Solito fuoco. Nel pomeriggio, grande concerto. Parte della loro prima Lrincea saltata in aria. Un Jrnracchino incendiato. Lavorato sino quasi all'alba. Solito insignificante fuoco delle artiglierie. Mezzogiorno. Sole incerto.

17 Febbraio.

Ieri sera, alle dieci, c'è stato allarme nella nostra trincea avanzata. Una pattuglia d i austriaci ha tentato una piccola sorpresa. Si è a,,vicinala ai reticolati. Lancio di bombe fumigene. Una forte esplosione. Tubo di gelatina sotto a i nostri reti· colati. Due cavalli di Fris ia distrutti. Lancio di bombe. Un nostro caporale ferito, Le vedette vigi-

ll~IT'O MtraSOLINI
.,

lavano . Fuoco di fucileria. Bombe Benaglia. Per rappresaglia, abbiamo gettato nove torpedini sulla loro linea. Si è senti to lo zoccolare di un rinforzo austriaco. Tullo la notte lancio di bombe e cannonate. Lavorato per le piazzole di due cannoncini da bombe, per trincea.

18 Febbraio.

Mi accorgo che è dom enica, perché dinanzi al Comando del reggim ento c'è messa. Pochi a scoltatori. Solito discorso . Pomeriggio di fuoco abbastam.a vjvace delle no stre artiglierie. Pomeriggio nubiloso. Le batterie austriache non hanno risposto che fiacchis simament e .

10 F ebbraio.

Fame. 1l rautini ere si è circondalo di cavalli di Frisia, per e,•itare l'assalto dei bersaglieri alle Jterle di pane. Stamani cielo grigio. Fuoco tambureggiante dei nostri cannoni e dei loro. Non ho potuto dormire, perché la terra sobbalzava e nell'aria ero una vibrazione che scuoteva i nostri ripari sulle dolin e . Le bombarde sono bruciate. Sintomo.

20 Febbraio.

Ieri sera, sull'imbrunire, ho sparuto il cannon• cino lanciabombe. bombe "ono cadute in piena

IL l llO D1AJU0 DJ OU ~RA 213

ll'incca dei tedeschi. Soliti cannoncggiomenli, no· ~tro e loro. Mnttinala ven tos a. Grundc messa al Comando. Il tenente meJico Scalpelli se ne va in un ospcd aletto da campo ollre I sonzo. Er a in prima linea dall'inizio della guerra.

21 Febbraio.

Lavoralo gran parle della notte per la poslazione di un cannoncino lanciabomb e. Staman i, all'alha, ho dnto il buon giorno ai tedeschi, con una bomba E:xcelsiOr tipo B, che è caduta in pieno nella loro trincea. Il puntino rosso di una s ig aretta accesa si è spenta e probabilmcnle anche il fumatore. Oggi ci h anno bom ba rda to per pnrecchie ore q di seguilo. Le nos tre p erdite non sono gravi. Tra gli uomini fuori di combattimento ci sono due uiciali, uno dei quali bomba.vdiere. Ho aume ntalo la dose per la buona sera. Ho lanciato due bombe. Bersaglio. Giornata di sole. Le pos tazioni sono fi. nite. S lanotlc conto di dormire a lungo .

22 Febbraio.

Sos pese le licenze s ia per g li ufficiali come per i bersaglier i. Altro sintomo. Rivista a lle scatolcllc e munizioni. Sole. Ore Ire dd pomc1·iggio. Giung o. no da lontano, e p asso.no sulle nostre tes te, grossi proiettili destinati ttllc p r ime linee nemiche. Le nu-

214 BENITO MUSSOLtNI

\'~le delle e~plos io ni oscura no di quando in quando il :!1o)e. S ono diventato un fum atore . Conseguenze

ùt·lla trincea . Le u macedonia>) sono eccellenti. Gli austriaci rispo ndono con s pring·grannle fra lo. pri• JllO. e In seconda linea: due morti e cinque feriti della mia compagnia: la quinta. Un ferito al brac· cio fuma la sigaretta. Due sono gravi.

IL ) 110 DIARIO DJ rJl' li:Rltlr. 2 15
V I f 1

Ferito!

Nel po mer iggio del 23 febbraio 1917, verso le ore 13, si eseguivano a quota 144. dei tiri d' aggiustamento con un landabombe da trincea. Erano attorno a me venti uomini, compresi alcuni ufficiali. La squadra era compos ta d ai solda ti più W'diti della mia compagnia . Il t iro si era s vollo senza il minimo incidente sino al pen ultimo proiettile . Questo, invece, -e ne a vevamo s pedile due casse - scoppiò nel lanciabombe. Fui inves tito da una raffica di schegge e pr oiettato parecchi metri lontano. Non posso dire di più, So che venni raccollo quasi subito da altri bersaglieri accorsi, adagiato in una barella, trasportato a Doberdò per le prime cure, portato più tardi in quest'Ospedaletlo dove trovai un 'assistenza affettuosa, premurosissima. Il capitano medico dott. Giuseppe Piccag noni, direttore dell 'Ospedale di Busto Arsizio, ed i dol~ tor i, tutti e due tenenti, Egidio Calvini di San Remo e Luigi Scipioni di Rosolini (Siracus a) mi curano come se fossi un fratello.

Duru.nle fa degen:a di Mus so lini nel!' Ospedaldlo il nemico, violando ogni legge civtte ed uma• 11a, bombardò quel luogo di so!lerenze con ae- i toplani. Il ferito co8t narra in una pagina del su o ' Diario il doloroso fallo. Malliria del 18 Marzo.

Ore olto. Un po' di sole. Il solito rombo degl i neroplani. Un ferito nuovo è g iunlo questa notte. Io non bo chiu so occhio. S lomo.ni il lermome lro, 37,8. Sl~ cru, 1:,egne1'à 40. Niente mcdicuzionc. Il s ibilo di una grana ta. E' ). sroppiata vicino a lJ 'Ospccl:ile. Un 'a ltra. Una terza. , , l.ln'altro a nC'ora. Tutte n pochi met ri dall 'Ospedale. L'infermiere Parisi è tranquillo.

- Po3sibile - egli dice - che non vedano la Croce rossa sul l.etlo? Non hanno mai Lirato in quei.li quattro mesi. Dunquel -

Ancora un colpo. Il mio vicino, che ha le gambe fracassale ùa una bomha, li conta: s iamo a 15.

- Son pasticci - dice un ferito alla clav icola.

Le medicazioni continuano al pianterreno. Vedo dalla porta spalancata sfilare le barelle. Salgono, d:11 basso, g ri da di dolore. Un rombo. Uno s cro11;cia re di vetri n el corridoio, ne lle camerale. I nos tr i lettucci hanno sobbalzalo .

- Questa è cadulo. più vicino. delle altre - ùico a P Rr i.<,:i .

218 BEN ITO MUSSOLIN I . ..

~fa non ho finito di pronuuciarc ques te parole, che un polver one bianco e dens o s i diffonde ùalle conwrale sulle scale. Dal polverone sbucano e corrono nella mia camcrnta, i feriti che pos sono camminare. Quelli inchiodati al letto si sono ro\'es cialì giù, pazzi d i terrore. I loro urli riempiono l'cdifìcio. Uno, nuovamente ferito alla spalla, si è rotolato dalle 8cale.

Tuili i feriti della camerata li hanno trasportali nella mia. Il dolt. Piccagnoni era a pianterreno e stava operando un ferito gravissimo. Dopo lo scoppio, ha lascialo il ferito agli assistenti ed è cors o di sopra . Ha mes.o;;o un po' d 'ordine. Ila rincuoralo t utti. E ' s tnto ammire,•olc di calma e s angue freddo. Sis temali i feriti, è tornato giù a terminare l'operozione . P e r fortnn a, i n uovi feriti non sono g rnvi. Ii più g r ave e ra ormai guarito . Ora una grossa scheg~ia g li ha rovinato una s pallai Continuano a fasciarlo. Perde tanto, tanto sangue! Quelli che possono parlare, commentano:

- Sono dei vigliacchi ! Degli assassini! Ci \"Q-o gliono uccidere per forza! -

Ci altri, che non possono parlare, fissano le pa· reti con g li occhi spalancali. Ii sibilare delle gr:i.· nate - poichè gli austriaci continuano a sparare - provoca alcuni secondi di silenzio mortale. Ormai cadono lontano.

Il dotl. Piccagnoni, insieme col Jott. Vella e g li .'.l itri due medici, ritorna nella nostra came rata ed a nnuuciA che nel pomeriggio tutti i feriti sarunno portati al di là dell'Is onzo. I vo lti si rischiarano .

- E io? - domando.

IL M IO DJ AR IO DI O O F.RR.~ 210
I I,

- Lei rimune. Non è trasportabile. :Mi far~ compagnia! -

lui.li i miei compagni di dolore sono partiti. Nell'Ospedale sono rimasti i medici, il cappellano , gli in(ermieri. Di feriti, soltanto io. Silenzio grande nel crepuscolo ...

IIB:.ITO
MUSSOLINI
Pomeriguio.
(>

Il Re visita Benito Mussolini e i suoi compagni feriti

(CoT'rnpondt71za di Raffaele Gannei al SRCOLO) Quartier Generale, 7 Marzo.

Stamani il Re ha visitalo l 'Ospeduletto da campo ove è ricoverato il caporal maggiore Benito :Mu550lini. Tornavo g iù dalle trincee di Monfalcone e mi recavo a ·Chiedere notizie dell'amico ferito, le cui condizioni di sa lute negli scorsi giorni avevano avuto un notevole peggioramento, allorchè l'aulomohilc grigia del Sovrano la sciava lo spiazzale che si dislcnde a lato della palazzina dove ha sede 1'0spedaleUo che ospita Mussolini.

11 Re era giunto mezz'ora prima, inatlcso, avcvn rhieslo del Direttore dell'Ospcdaletto, il capitano Giuseppe Piccagnoni, ed aveva manifestato il desiderio di visitare Benito Mussolini e gli altri feriti ivi rico,·erati.

Qualche istante dopo, il Sovrano en lrava nell 1 corsia dove Mussolini era stato trasportato allora allora, reduce da quella che è per lui la più stra· tiante opera zione: la medicazione quotidiana. Mus-

solini crn leggerment e ablMttuto: h.1 mcdicoz ion ~ era statn. forse pili doloros a del solito. . '

Il Re ha domandato al capitano Piccng noni quale fo~se il le tto s11l quale era adagiato Benito Mm;solini.

- E' Il sul secondo letto vicino olla finestra.Mussolini avcrn frattanto riconosciuto il R.c, cd il Sovrano a,,eva immedinlamcnle scort o il ferito.

Avvicinatosi al suo letto, il ne ha flo mandato a Benito Mussolini:

- Come sta, l\Iu,:;solini?

- Non troppo bene, Maestà. -

Il cap ita no Piccagnoni, inte rrogato d a l S0v rano1 ha aggiunto particolari precis i:

- La feb bre si è manifes ta la otlo giorni fo, quando sorse una complicazione in fetliva nelle ferite a lle gambe: la tcmpcrn lura s ape rò i 4.0 gradi. I' infermo passò notti agi la lt', in preda a delirio . Ora la fehhre è diminuita: 38 g radi. Le schegge s ono s tate tutte es tratte e le ferite vanno rimarginnndo~i. i\fa Mussolini so t'frc molto. Figu rarsi che lu s uperfi cie lineare di tutt.e le ferite che torturano il corpo di Benito :Mns.solini raggiunge comples ~ivomcnte g li 80 centimetri. Le due ferite alle gnmbc sono cos ì ampie, che, divaricate, poss ono occoglic· re un pugno di un uomo! -

Il Re ascoltava, guardando il volto dd fcl' ilo.

-· Deve soffrir mollo, lei, pur così forte, in q11es tn. doloroso immobilità!

- E' un s upplizio, ,\faes tà, mo ci vuole pa~ zienza. -

Poi il Re ha chiesto a Mussoli ni i particolari del ,,

222 RJ::Nl't'O MTrSSfltHH
l

doloroso episodio di guerra, ed il fc1·ilo li ha m,rrati con precisione.

- Quale crede sin stata la causa dello scoppio'i' - hu chiesto il Re.

- Il tubo di lancio era troppo arro\'cntato.

- Eh, gi$.i_ - ha aggiunto il Sovrano - for<-c il tiro era stato troppo rapido. -

E poi, mutando discorso:

·- Bicord o? lo lo vidi sei mesi fu all'Osperfnle di Cividale. •

- Ricordo pe rfettamente; allora ero in osserrnzione per malattia .. ,

- Ed oggi -· inlt~rruppe il He - dopo tante prove di valore, è rimasto ferito. -

S eguì un is tante di silenzio. Tutti guardavnno quel soldato valoroso, che, ammaest r ando i suoi uom ini sotto il fuoco austri aco, p er chè ess i potessero del nemico a\'cr ragione, ero. cnduto con pari eroismo del soldato ch e in trincea è sopraffatto dall'impeto d ell 'avversario.

Poi il Re continuò:

- L'altro giorno, sul Debeli, i! generale M... 011 ha parlalo mollo bene di lei ..

- Ho cerca to sempre di fare il mio dovere con disciplina, come ogni altro solduto: è molto buono con me il mio generale.

- Bravo Mussolini! - inl~rruppe il Re. - Sopporti con rw,segnnz.ione l'immobilità ed il dolore.

-- Grnzie, Maes tà . -

U Re si volge"a allora verso gli altri feriti.

Al lato s inistro di Mussolini era un valoroso mu· Wnto, il ser gente Gns perini 1 vnltellincsc, che fu

Il MIO DlARIO DI OUER~\ 2:!J

fcrllo Llalla homLa di un aeroplano presso Doberdò. Anche per lui il Sovrano ebbe parol e di elogio e di incoraggiamento, e fece segnare il suo nome ad un aiutante di campo, insieme a quello Ji un o.Uro mutilalo: Antonio Bertola, siciliano.

Il He, quindi, dopo a\'e r salutato Benito Mussolini, lasciò la corsia e vi sitò le allre sale dell'O s pedale, congralulando s i poi col Direllorc capita no Piccagnoni per l'ordine che aveva trovato.

Ho avvicinalo Mu s'ìolini qualche minuto dopo che il Re fl\' Cva la.5 cialo l'O s pedalctto.

- Sono a ssai contento - egli mi ha dettodella manifes tazione di gentilezza avuta da parte del Sovrano, e delle buone parole che ha rivollo n mc cd ai miei cornpt1gni. -

,.. llliN ITO !.IU!iliOL!N I

AlcapezzalediBenitoMussolini

(C!offl1ponrk11•a rJ,: Sandro Giuliat1i a l Popolo d'Italia.)

Dal Carso, 1° Marzo.

L 'altra sera, dal Popolo d'Italia, ho appreso il tragico incidente di guerra che per poco non costò la vita al nostro valoroso combattente.

La mia trepidazione, il mio dolore furono il do· lore e la trepidar.ione vostra. Non occorre che ,·e ne scriva .

Poco più tardi potevo procurarmi dei giorna li di Roma. Si diceva che le ferite di Mussolini erano molte, ma non gravi; mi tranquillizzai un poco; non t anto però da saper rinunciare ali' is t intivo proposito di correre da Lui, di abbracciarlo, di avere una più esatta e s icura idea del suo male.

Chiesi ed ollenni subito il necessario permesso : notevole cortesia della quale sono as.sai grato a l Direttore de llo. mia unità.

Dove fosse \'Ospedaletto 46 non fu possibile sa• pcrlo. Non risulto.va che esso esistesse . Pensammo ad un errore. Convenimmo nel credere che s i t ral· tasse del 04:6, in funzionr. presso Cormon's . E la mattina dopo part ii.

Mu10U11I.. n.,,,. ilfflo ,Il t""trd•

Qw:ili s inno sto.te le delusioni e l'amntC'7.Z.l prova le arrivando, vi sarà Inc ile immaginare. Trovni l'Ospcdnletto, mo il ferito nos tro non c'e ra! Pca·delti co::l, inutilmente, la mia gìornalo, tiuscc ntlo tutlavia a sapere rhe il ~O ero mollo lontano: mi Aquileja.

Tornai alla mia residenza con l'anima in pena, sconfortato, a'r·vlito. Mi r estava una sola s peronrn: q uell a di avere un secondo permesso. E lo ebbi, infatti.

Ripartito stamani per tempo, autorizza lo ad usufruire d 'ogni mezzo di trasporto, mi diressi nn: iosa menle alla mèta. ]\.farcini in lulti i modi, con tu tti i mezzi: con cnmions, con carri d 'a rtiglieria, con carretti ca ri chi <li materiale, in molli t ral!i . .. p ed i. bus ca/cantibus. Ma marciai sempre.

Alle quattro del pomeriggio, a S0g1·aJ0, mi imbattei in Manlio Morgagni - il d irei.lare am minis trativo del nostro giornale - e nel collega Garinei del Secolo. Tornavano da u na visila a Mussolini. Appresi da essi che l'eroico soldalo aveva molta fe bbre e che I' Ospedaletto 4(3 non e r a più ad Aquileja, ma a Ronchi.

J>a Sagrado a Ronchi - sei o 5elte chilome trinon trovai alcun mezzo di tras porlo . Giuns i lo s tesso, però. E giunsi presto!

All'ingresso del l'Ospedalelto - s itualo in una bella palazzina· r imessa n nuovo dopo le u ingiur ie II della guerra - mi si precluse il passaggio. Il sot.tufficia le d'ispezione aveva un:.1 consegn::i

pred ;::;n e non e ra difpo::;lo nù infrangerla a nc~ un cos to.

- I medici h a nno proibito ogni vi;:;ita. Cc ne sono slnle lroppcf 11 ferito è molto sorfcrcnìc . lh la febbre a 40, stasera. Egli stesso dcs id e r.i Ji c.:,sere lt1sdàfo in puce. ì\Ii Ji,.;piace tanto, ma è i111possibj]e. -

Declina i lo mia quolilà di rcùut!ore del Popolo, dis....,i la mia angoscia per la sorte di Lui, pa rlai d {'t mio affctlo fraterno per il mio Direttore e Mae:-tro .. , Nulla!

Domandai di parlare col Direttore ddl' 0 :;t*"-

tÌtllclto, con qualche medico ... Fui nrcompagn alo dal LenP-nle dotl . Sr.ipioni. HipP.lci J'cs~ r m io, lo scopo de l mio viag gio; doma11dui se era so lo concepibile che fos s i venu to d a tanto lontano per .. !ornarmene ,·ia senza aver ve dt1to Mussolini!

L'ufficb.Je compresi!.

- Aspetli! Ma le raccomando: visita bre\'e.Promisi e ... non mantenni.

Due minuti dopo, ero vicino a Lui. Il nostro incontro fu s inrerament.e commm•so. Io lo bacia i in fronte. Egli so1Tise lietamente. I suoi occhi luminosi face va.no il posto alla parola. Dicevano chiaro che la mia apparizione inattesa era mo.Ho gradita. Per un poco tacemmo. Lui soffriva. Io non sapev:l come cominciare...

- Come slale?

- Sto bene/

-:- Ave le molt a fehhre?

- Passerà!La carlella termografica segnava 39,9. Gli manifes tai i miei scnlìmenli migliori, i voti dei compagni, degli amici, degli estimatori suoi, di lutti g li ones ti , di tutti i buoni, p erchè la guarigione fosse sollecita e completa. l

- Guarirò completamente e presto.L' aiulai, insieme ad un infermiere, a camb iar posizione nel letto. Lo interrogai sulle cause dello scoppio.

- Non le F\O bene - egli rispose . Poi racconltl il fat to come è raccolto nel suo Diario .

Domandai a Mussolini come avvenne la sua assegnazione ad una squadro. di Jnnciatorpedini.

- Nel modo più sempl ice - egli rispose con <' grande serenità. - Il primo di feb braio poleV'l and a re in Italia per un periodo di tempo più. o meno lungo . Ho preferito - e l'ho fatto di mia volontà - di pas.5are al comando di una sezione lancia torpedini, agli ordini di un ufficiale. Alla guarnigione italiana ho preferito le doline del Carso; s ulla quo ta più tragica. Ecco lulto. -

Cosi dicendo, egli scrollava lievemente la lesta s ul guanciale. Gli occhi si spalancarono ... anche d i più . .

Un sorriso di compiacenza - quel suo bel sorriso c.araltcristico, nervoso e cristallino che voi ben conoscete - gli ill uminò il volto pallido. Lo accarezzai su lla fronte. Il gesto mi ricordò che egli aveva la febbre alta . La mia presenza divenlavn, involontariamente, un mo.rlirio . Lo facevo parlar

Blo!NITO
HU!SOLINI

troppo . .Me ne accorsi. Glielo di ssi . Lo esortai a non sforzarsi. Poi soggiun si:

- Darò noti1.ie <li qu~sta mia vis ita ai nostri c.ompagni, agli a mici.

- Si, fatelo. E dilc chiaro e forte che per il trionf o degli ideali di giustizia che guidano gli eserciti della Quadruplice, avre i acce ttato, senza rimpianti, anche un più duro destino. Dit e che sono orgoglioso di avere arrossato col mio sangue, nell'ad empi mento del mio più rischioso dovere, lu ~trada di Tri es te! -

Parliamo d'altro per un poco. Poi induco il valoro so al silenz io , affondando le mani in enormi fasci di telegr ammi e di lettere che sono sul comodino, su una sedia, ai piedi del letto.

Tra i primi dispacci che mi càpitano in mano, ne trovo uno assa i premuroso e cordiale del ministro Com:mdini. Ne ve do quindi di perso ne di ogni condizione socia le: dal nobile Guido Notari dei Duchi della Rovere ai più modesti ed umili operai.

Il ministro Comandini ha telegrafato cosi:

u Commosso per il balfes imo glorioso che ti ha u piagato e fortificalo, ti mando i più fervidi 1Joli u di guarigione sollecita e co mpleta 1>,

L'eroica madre di Filippo Co rridou i telegr afa da. Pausula poche

parole:

cc La mia famiglia è estremamente commosso e le è vicina t) ..

IL ).110 DIAlilO DI GlJ.l.UUJ. 22\J

Nelle poche pnrolc è tutta l'anima de lla donna ~cmplice e slupendu.

Margherita e Cesare Sorfolt.i si esprimono cosi:

u Salutiamo il caro amico, l'eroico combatlenfe, ommirali, trepidanti, au9uranti n.

E il Dottor Risi :

u Saluto le tue gloriose ferite che irl ideafità no" bilissima leniscono e guariranno n

E l'on. Dossi, da Genova:

u Pers onalmente e per il Comitato nazionale anli,, tedesco, m1r,w·o fervi<iament e di. rivederli presto c1 più che mai i.;alida guida nelle lotte de l fronte inu lfrno, non meno importante del fr onte es terno. " dov e li temprasti ed em erge s ti tanto »

Ma uno spoglio comple to è impossibile . Vedo, tra gli nllrì, di s pacci assai afleltuosi del tenen te medico dollor Alberto l\Ios tari - ferito insieme a Mussolini nel tragico accidente di guerra -; del collega Uccelli del Corriere dcli.a Sera, cfoll'ovv. Ermanno Jarach di Milano, del compagno Calassi. di Giampaolo ~1anfredi do Cas te l di S an~ro ; <li un numeroso gruppo di amici di Ro ma; ilei Gruppo socialis ta torine~e dissidente, della Se~ zione repubblicana milanese, dei Sociafo, t i diss iJ c nti di Firenze, della Lego anti ledesca di ~lilano, <lei giornalis ti romani e milanesi1 de lla 1( Fratellanzn Fratti n ùi Fodl, della e t Stampa pe riodica." , d è j n F risci~ti 1riilu11cs j u, ddl' in ~. Vn lsecchj 1 <li

lll'.~ LTO 'llì SSO!. ! N I

I ~· ,; ~ •

Clemente Pinli , de l Comitato delle Federazioni de i Gruppi autonomi d i Mil a no, de l Com ita to d i propaganda patriollica pure di Milano , dell 'ex Consigliere comunale L uigi Bonome!li e ùi moltissimi e mollissimi nitri.

Il maggiore ùc i bersag li eri n. D. de ll o stesso reggimento del no stro va loroso soldato, scri,•e così:

u Caro Mussolini, non ti raccomando di farli animo. Ti oifendere i, perchè ti conosco mio fiero busag liere . Ti auguro di cuore pronta guar igione pe r nverti ancora ll'a i miei e p r es to. Arrivederci, mio buon camerata ,/e lla trincea, e viva l' It alia! u,

Alfonso Vaiana dice:

u Le idee sopravvivono agli uomini ; però quando le idee hanrio asserto ri della llOSlra tempr a, divent1mo altari sui quali gli uomini si immolano volentieri. /le r qttcslo vi auguro la vita e la salu t e" ·

E il ùollor Ambrogio Binda, capitano medico, da Milano:

" Fervidiss imi auguri e d wt abbraccio. Ti aspetto qui! ,i .

Vedo pui lettere e te legrammi hcn auguranti di Dante Uini, di Giovanni Capodivacca, di Giselda

Brebbia, Ida Bacchi , da Milano: CamiUo ed E rminia Guaitani da Cassano d ' Adda, Luigi Boui da Forlì, l' editore . Ferdinando Zappi da Ve rona, un grup po cli opera i do Toriuo; prof. G, C. Fe rr11 ,·i

IL !JIO DIAJllO DI QUl:RR A 2.'}1

da Imola; soldato G. B. Ronconi, Pietro Montani da Reggio Emilia, ecc.

Mi pare di chiudere degnamenle la manata di auguri scelti a caso, con la trascrizione letlerale di questo messaggio da Ferrara:

u Egregio, come po!so augurare berle a mio fi· h glia, combattente sul Carso, auguro a Voi, sol· •( dalo Italiano socialista, una pronta guarigione. "Vostro Angelini Giovanni, umile lavoratore u.

Quanta nobiltà e quanto cuore in queste poche righe modeste!

li tempo urge. Annotta. Mussolini è preso, viii. via, d a un accentuato torpore. Anzichè a diminuire, la febbre accenna ad aumentare. Gli s ussurro qualch e parola . Apre gli occhi, mi tende la mano, s orride lievìssimamenle.

- Che dovizia di affetti in questi telegrammi1 in que~le lettere!

- Veramente! - risponde il noslro eroico bersagliere. - Veramente/ Ringraziate gli emici che sono stati con me in quesl' ora. Ringraziateli al ai-ido di 11 Viva l'Italia! ))_ -

Il volto di Mussolini, incorniciato dalle bende che gli fasciano la tesla, mi appare assai pill pallido, ora. Anche la fronte scolla.

Mi chino su Lui. Ci scambiamo un bacio. Mi allontano volgendomi verso il letlo. I suoi occhi scin tillanti e neri - singolari e suggesliv i tra iJ candore del viso, d el letto, delle fasce, di lulto .;._

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I j

sono di strano contrasto con tanto bianco. Ma sono !lupendamente sereni.

All'uscita, mi intrattengo con i dottori Sciploni Cl Calvini.

- Le condizioni di Mussolini - essi mi dicono - non sono gr11vi. Non sono neppure così lie,•i come qualcuno ha raccontato. T u tt'altro. Egli ha molte ferite trapassanti e a fondo cieco, negli arti inferiori. Una di esse, alla coscia destra, è vasta circa dieci centimetri. Altre ferile interessano il capo, la spalla destra (l a clavicola è rottu) e, più. grandemente, la mano destra, nella quale si riscontra la lesione del carpo. Le schegge trovate sul suo corpo, in seguito ad esami radiografici, sommano a circa quaranta . Sono ~tate estra tte quasi tutte in dne s uccessivi tempi {operazioni). La febbre alta che lo ha p reso non deve preoccupare. Essa è dovuta ai processi infiammatori della feri1a alla gamba, ove profilas i il pericolo di un fiemmone. Scemerà. In ogni modo, salvo ogni compli· cazione, Mussolini ne avrà per almeno una cinquantina di giorni. Se srompare la febbre, polril lasciare ques to Ospedaletto tra circa una settimana. -

Ho raccolLo queste notizie per gli amici. Mi sono congedato con l'anima triste e sollevata insieme .

A nott e alta - s plende la lnna e tuona il cannone - bullo g iù. ques lt' note affrettate. F a fredd o .

L.à ma({i r, a det 2 aprift Bf-tiilo M u~s oliui. acco m-

IL .M.10 DUllO D1 Gl)U.U 288
..'

pagnato dal Dr'. Piccagnoni, direttore dell' O sperlaletlo da campo ove e,.a slalo ricoveralo appcrw. /u ferito, giunse a Milano, accolto con vivissime atfeslcuioni di af/ello da parte dei Uedaltori de t Po· polo <l'llulia e di molli amici che ne allcndevarw a11siosi l'arriL>o.

Con grandi precauzioni fu lolla dal lettuccio dd treno, e trasporla/o all' Ospedale territoriale della Croce llossa di via Arena, ove fu ricev uto d al capitemo doll. Ambrogio Binda, legalo a Mu ssolini da v incoli di fraterna amicizia.

Il Dolt. Binda così parla del periodo in cui ebbe i n. cura il ferito.

Lasciando il campo, Mussolini mi scri,·e va : " Sono s lanco, ho bisogno di ripO!,O. Trovami un lelt-o nel tuo ospedale n.

Ed e ntrò nel mio reparto la matlina del 2 aprile.

Mussolini era enormemente deperito, rortcmente ;,nemizzalo e febbricitante .

Venne ricover11!0 in una mode~ta slanzcll:1 al secondo piano. Doveva sottostare, prima <111olidìonnmcnlc, poi o giorni alterni, a lung he e dolorose medicazioni, che egli sopportò con uno stoicismo ~duna fona d'animo impressionanti anche per noi, rotti a tutti gli orrori delle ferite prodoUe da lle nrmi moderne.

Non volle mai la narcosi, neppure q1111 mlo si I.rull ò <li operazioni neces.snric complcmcnltn·i.

E ra soprallutto la fcritu. olla ga mba dcs lro, che per la scoperlurn dei lendini e de i nen'i renùcv.i s posim:mt e lu medic111.jonc,

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r r ,..

Uno. sola era la s ua preoccupazione: u Dimmi, Bindu, rirrenderò le funzioni dell'arto? Polrò ritornare ìn trincea? 11.

Pus-<;uvn il suo te~po studiando il russo e l' inglese e leggendo opere letterarie e politiche.

Nelle ore pomeridiane aveva la costante compagnia della s ua Signora, della buone e gentile s ignora flachcle, e dei suoi figli Edda e Vittorio. Bruno non era ancora nalo.

Durante la s ua degenza all'Ospedale, non \'i fu uomo politico - italiano o alleato - che, passando per Milano, non abbia sentito il dovere di porg ere un su\ulo ed un augurio al nostro martire.

AYcva una parola nffelluosa pe r tutti i suoi compagni d'ospedulc, su i quuli non voleva a,·ere prcccdem.t, ncll'ulle~a delle medicazioni.

Non ricordo pilt ch i - dei gT'imdi clini ci o pc1lsa tori - ebbe a di re che la prima med icina pe r la guarigione è la volonlà. J\fai, come nel caso <li Mussolini, ehh i a constatare la verità dì questa affermazione.

Voleva g ua rire, voleva che la sua gamba ripre ndesse la funzione ; e non c'erano dolori che lo fe rmas$ero n ei suoi s forzi.

Nel suo corpo rimasero e tuttora vi sono, schepµc all'omero dc~Lro, a lla coscia destra, alle ossa Jclla gambo. deslro e nlln mano s inistra. E qu niche •.-oltu s i fnono scn1i r c!

i\'ctl'~goslo, Mu8solini lusd i) l' U::1pL•1folc son-eg-gc uJos i cou l'niuto ,]elle ~-ruçcç , "

H. M lO DlARJO IH OC'E.RR.\ 2 .1.'}

Tutta la stampa italiana di quel tempo ha pubblicato la noti:ia del ferimento di Mussolini C'°ln commenti di simpatia e di rammarico.

E la stampa france.~e, poi, se n'è pure occupala largamente ed ha avuto per lui parole cordialissime di solidarietà.

'fra i giornali esteri vanno notati: Journal de,; Débals, Le Figaro, Libaté, La France, Libre Purole, Homme Enchàiné, L'Eveil, La Victoire, Humanité, Bataille, Action Française e Radical.

FINE,

236 BENJTO ll.USBO.LJ.tl:l . .'
I
IN DICE I. - Settembre-Novembre 1915 À clii. . ~·- · ....... , •• ,,,.. .,,., Pag , 9 In trinooa coi soldati d'Italia,. ~a ,Tra. il Monte Nero, j} Vrsig e lo Ja.worcek 27 Come si vive o come RÌ muore n elle linee, dr>! fuoco 41 Guerra. in montagna., tra la neve e il fango . 56 Le nostre truppe av anzano RU Ri,·a. e olt re Monfalcone • 08 L'inverno n elle trincee dell'alta. montagna.. ';7
Febbraio-Maggio 1916 Dalle falde dell'Ja.worcek alle vette de.l Rombon 97 'Gn meim tra le montagne della. Carnia. . 119 Mn58('!,lini al. .. fronte intern o . IM III - Novembre· 1916 - Febbraio 1917 Nota. bene Oltre il la.go di Doberdò . Dicembre in trincee. . Nata.le. 161 167 181 197
Il·
e! NiTO M.ù ìssotl:/ t S;1\uto, ma,1·ci 1rndo, il l :'.:117 Jrerilo! P a !J. 20J 217 li Ile vi sita B~nito 'Mt1l;!'!o!in i e i s uoi comp n.~ni feriti 221 Al ca p en ale di Ben ito Mussol in i

CAS A EDITRiCE , IMP ÉRIA, MILANO ()): VIA PIETRO VE.RRI 12

É pubblicalo :

BENITO MUSSOLINI

I discorsi della Rivoluzione

fu/orloM- di 1TALO BALBO

L. 2,ao

r u cicolo io-8° dt 64 pagioe con coper1Ìl\1. 1. du1 ,olori Fo1ogr1.fuo del Duce. fuciri testo.

Sono i diKOni pronunziati a Udine, a Cremona. o. Milano, a Napoli, nticinanti la marcia fa1eista su Roma immortale, e degnamente presentali da Italo Balbo, generaliuimo delle milizie della nuova Italia.

In prepa,arione:

BENITO MUSSOLINI

DIUTURNA

È la raccolta completa degli scritti tracciati dalla vivida penna di Mussolini nd turbinoso periodo che dalla prodamazione della neutralità del 1914 giunge 6no ai ree.enti fatti della Patria no1tra.

Queita pubbllcorfone co.sflfufrà I' a'll'lltnlmenta

più nr.,fevole del 1923 I

/fJ6 -

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