IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFIC IO STORICO

GIUSEPPE CONTI

IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

ROMA - 1984


PROPRIET A' LETIERARIA

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© BY UFFICIO STORICO SME - ROMA 1984

STILGRAFICA - ROMA • 1984


PRESENTAZIONE Monte/ungo, nel dicembr~ del 1943, era un nome sconosciuto. Esso aveva un senso soltanto peri «locali» dell'alto bacino del Volturno. Dal punto di vista operativo il significato di questa località non ha aumentato la sua importanza neanche dopo ifotti d'arme del dicembre 1943. I combattimenti che vi si sono infatti svolti - specie se posti accanto a quelli di Cassino, che ben altra importanza assumono nella ston'ografia militare - hanno scdrso peso nell'economia della campagna d'Italia 1943-1945. Ma, come ebbe a dire ti generale Utili, «anche se il combattimento di· Monte/ungo non è stato un modello di arte militare, e nemmeno si potrebbe sostenere che abbia avuto un peso di rilievo sul complesso delle operazioni, tuttavia, per ti suo valore ideale, esso appartiene non alla cronaca ma alla stona d'Italia e non sarà perciò dimenticato. Poiché esso permise che si diffondesse nel mondo la notizia che, per la pn·ma volta nella seconda guerra mondiale, i soldati italiani si battevano a fianco dei soldati alleati, e si battevano con impeto e saldezza». Questi soldati erano quelli del 1 ° Raggruppamento motorizzato italiano, la pnma unità costituita - fra mille difficoltà frapposte dagli Alleati - dal Governo italiano del sud dopo l 'armistizio dell'B settembre 1943. Il presente libro è appunto la storia del 1 ° Raggruppamento Motorizzato, la storia di' un momento di gravissima cnsi del Paese e delle sue Forze Armate, di tutto un popolo. Ebbene, in un così triste momento i soldati di questa unità, attraverso Monte/ungo e Monte Marrone, dissero che vi erano uomini che sapevano reagire, organizzarsi, operare e monre indicando a tutti la via del dovere, la via ardua della 11·nascita e della ricostruzione. · Per tali motivi, le vicende di quegli uomini - anche se operativamente pn·ve di· grande valore tattico e strategico - èi devono apparire nella luce dei grandi fotti della stona, fatti di profondo significato per noi come soldati~ fotti riassunti dalla volontà di riprendere la lotta, dalla fede nel futuro , dall'abnegazione nell'assolvimento del dovere, · di un penoso dovere! · Il volume non vuole essere e non è una ristampa dell'edizione del 1949; è un'analisi nuova impostata su documenti e testimonianze postume all'uscita del pn·mo studio. Il libro è opera del dottore Giuseppe CONTI, collaboratore appassionato e accurato dell'Ufficio Ston·co e n"cercatore presso I' unz·versità degli Studi di Roma. Ringrazio ti professor Renzo De Felice, maestro dell'autore, che ha curato la prefazione di quest'opera.

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IL CAPO DEU 'UFFICIO STORICO



PREFAZIONE Dire che le polemiche e le contrapposizioni tra studiosi «laici» e «chierici» di storia mtlitare siano ormai finite sarebbe 'un 'affermazione non vera e comunque troppo ottimistica. Eppure negli ultimi· dieciquindici anni anche a questo proposito molte cose sono cambiate e, certo, cambiate in meglio. Il decantarsi di certe polemiche alla cui radice erano soprattutto motivazioni d'ordine politico-ideologico, ti ricambio generazionale, ti moltiplicarsi delle occasioni di contatto, la maggiòr disponibtlità di fonti e di possibtlità di accedere ad esse sono certo state tra le ragioni principali di questo cambiamento . Ciò che oggi talvolta contrappone e arma polemicamente ancora gli uni contro gli altri «laici» e «chierici» direi che o rientra nella normale dialettica tra studiosi che si dedicano esclusivamente ad una «storia speciale» e studiosi ai quali la realtà st01ica da studiare appare più variegata e complessa e considerano pertanto le «storie speciali», per un verso, ausiliarie e, per un altro verso, non sufficientemente capaci di rendere, appunto, la realtà storica in tutta la sua complessità neppure al loro specifico livello di Jpecializzazione; o è la conseguenza di pregiudiziali ideologiche e politiche di fondo , praticamente insanabili e che, mi sembra doveroso riconoscerlo a tutte lettere, sono oggi assaipiù frequenti tra i «laici>> che tra i «chierici». Personalmente sono convinto che, al punto al quale sono am·vati gli studi di storia militare, un dibattito a fondo sarebbe oggi assai utile e per il progresso degli studi (sia di quelli di storia militare sia di quelli di storia tout-court) e per i rapporti e lo svtluppo .della collaborazione tra «laici» e «chierici». Una collaborazione che non solo è necessario si/accia sempre meno episodica e più stretta, ma, soprattutto, che si allarghi dal terreno attuale ad un terreno più vasto. E dicendo ciò, si badi bene, non auspico affatto una trasformazione della storia nulitare in qualcosa d'altro, un suo annacquamento o una sua «auszlzarizzazione>>, ma, appunto, un allargamento della collaborazione, degli scambi documen tari, delle suggestioni metodologiche e tr:matiche, qualcosa, insomma, di simile - per fare un solo esempio - a quello che in Francia è avvenuto per gli studi delle relazioni internazionali grazie a Renouvin e soprattutto a Durosefle e ai suoi allievi. Siamo proprio sicuri che opinione, attitudine, mentalità, mito, ideologia siano concetti-realtà che non aiuterebbe,:o - se opportunamente studiati - a rendere più completa e corposa la storia militare e più effettiva fa comprensione del ruolo delle forze armate nella vita nazionale e rispetto ai comportamenti e alle decisioni dei politici? Che, per fare due soli esempi, molte cose non sarebbero più chiare se potessimo disporre di studi seri· ed approfonditi sull'immagine che gli italiani hanno avuto negli ultimi due


secoli delle proprie for:ze armate e sull'auto i'mmagine che queste avevano di·se stesse? Purtroppo non credo che un simile dibattito sia oggi veramente possibile. Per un verso a non renderlo veramente possibile c'è la crisi della storiografia italiana, . di cui una delle manifestazioni più evidenti è il rifuggere da vere e propri·e prese di" posizione scientifiche (persino a livello di recensioni); p.er un altro verso c'è il prevalere in molti «laici» e «chierici» di un rispétto per ti «pluralismo» che in realtà nasconde sovente preoccupazioni e interessi che p oco o nulla hanno a che fare col «pluralismo» e che, invece, tendono solo al mantenimento e all'instaurazione di buoni rapporti/orma/i. Queste ed altre consimili considerazioni sono venuto facendo tra m e e m e leggendo questo libro di' Giusepp e Conti·. Un libro, a mio avviso, ben ri·uscitq non solo sotto il profilo della ncchezza della ricerca e della puntuale ed intelligente ri·costruzione delle vicende connesse' al pri·mo importante fotto d'armi sostenuto dal nuovo esercito italiano dopo l'B settembre 1943, ma anche sotto quello di un inquadramento - direi naturale e cioè senza forzature polemiche e ridondanze rispetto all'economia generale del lavoro - delle vicende stesse nel loro particolare contesto politico. E uso questo termine e in senso proprio e in senso lato. Un libro, dunque, che, dato l'autore e la sede nella quale è pubblicato, è una dimostrazione concreta sia dei progressi compiuti dalla storiògrafia mzft'tare in questi anni, sia della positività della collaborazione tra «laici» e «chierici». Un libro, ancora, che, a chi lo sappia leggere tenendo presente la letteratura e la memorialistica coeve agli avvenimenti trattati in esso, può suggerire una seri·e di spunti e di considerazioni non privi di significato per comprendere meglio, per approfondire stori·camente quel periodo tanto in generale quanto in ,:zferi'mento anche alla particolare condizione polàica (anche qui uso il termine sia in senso propriò sia in senso lato) nella quale si vennero a trovare (oggettivamente e soggettivamente) le forze armate e l'esercito in specie. Faccio un solo esempio. Non è certo mia intenzione sopravvalutare l'importanza della costituzione del primo raggruppamento motorizzato e dei fotti d'arme di Monte Lungo e di Monte Ma'TTone; è però un fatto che una loro importanza essi ebbero sotto tutta una serie di profili~ che Conti, direttamente o indirettamente, mette bene in luce. Detto questo, resta il fatto che se si riprendono in mano i diari~ la memorialistica polt'tica del tempo (cioè le fonti sotto questiprofilipi·ù significative) non si p uò non notare come tali vicende o non vi appaiòno del tutto o vi appaiono solo per incidens, così come, in definitiva, non vi appare il problema dell'esercito, salvo i casi nei quali esso è prospettato come un pericolo (perché regio) o una sorta di residuato delfascismo. L'unico diariò che in qualche m ùura fa eccezione alla regola è


quello di Benedetto Croce, in cui a Monte Lungo sono dedicate alcune linee (alla data del 24 dicembre 1943) e il problema dell'esercito e della sua partecipazione alla guerra contro i tedeschi non è visto esclusivamente in termini politico-partitici. Tipica è (sempre sotto la data suddetta) questa annotazione: «Ho ripensato al corpo di volontari che avevamo ottenuto di formare nell'ottobre scorso e del cui fallimento mi sono rimaste oscure le cagioni~ e forse furono di diversa origine ma convergenti. Certo vi s'immischiarono anche zelanti agenti monarchici, e qualcuno fu da me incontrato, e molte false notizie furono diffuse. Ricordo che l'ufficiale americano che il 31 ottobre mi parlò della necessità di sciogliere le iniziate formazioni di volontari, mi disse che era giunto e stava pronto un corpo di cinquecento volontari venuti da parte del re, benissimo equipaggiati ed armati, e mi domandò che cosa io pensassi che dovesse farsene. Risposi: - Accettarli senz'altro e mandarli a combattere. Se noi siamo falliti nel nostro tentativo, bisogna far largo a coloro, da qualunque parte vengano, che sono già pronti a combattere contro i tedeschi. - » Le altre fonti a nostra disposizione rivelano non solo una totale politicizzazione del discorso relativo alle forze armate, ma soprattutto un disinteresse, una sottovalutazione del problema che non possono non indurre ad una serie di considerazioni a proposito delle conseguenze che tale duplice atteggiamento ,ebbe rispetto agli Alleati, all'opinione pubblica e alle forze armate stesse. Mettere a fuoco, comprendere aspetti della realtà di un determinato momento come questi è in sede storica ormai necessario. E non ci si venga a dire che ciò facendo si fa de! revisionismo storiografico (un termine che sotto certe penne serve ad adombrare oscure ed inammissibili rivalutazioni politiche), ché, anche se vi è chi non vuole ancora riconoscerlo, fare storia non vuol dire esercitare la giustizia, condannare o assolvere, spartire il bene e il male, ma comprendere il più possibile un periodo e le sue eredità. Renzo De Felice


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CAPITOLO I

LA DIFFICILE RIPRESA NEL "REGNO DEL SUD"

I primi provvedimenti La mattina dell'8 dicembre 1943, fanti e bersaglieri del I Raggruppamento motorizzato iniziavano l'attacco al Monte Lungo inquadrati fra i reparti della 5 a Armata americana. A tre mesi esatti dall'annuncio dell'armistizio, l'ingresso in linea di truppe italiane a fianco di quelle alleate, segnava una tappa fondamentale nel difficile processo di ripresa dell'organismo statale italiano dopo i tragici avvenimenti di settembre che ne avevano messo in forse la stessa esistenza. Lasciata Roma il 9 settembre, il re e il Governo italiano erano giunti a Brindisi, la nuova e incerta capitale nella quale l'll mattina, lo Stato italiano iniziava la sua fragile vita. Nasceva così, nelle quattro province del re, Brindisi, Bari, Lecce e Taranto, quello che sarebbe stato chiamato comunemente il "Regno del sud" (1). In attesa di una legittimazione, giunta qualche giorno più tardi da parte dei vincitori, il nuovo Stato dovette subito provvedere alla propria sopravvivenza, messa in forse dalla minaccia delle forze tedesche presenti ancora in gran parte del territorio pugliese, non lontano dalla stessa capitale. Le autorità militari cercarono subito di appurare l'esatta entità delle forze disponibili. Per quanto riguarda l'Esercito, gli ultimi dati certi disponibili risalivano alle ore 20 dell'8 settembre quando la situazii:m e delle forze dislocate nell'Italia meridionale e nelle isole, era la seguente:

Italia meridionale 7a Armata: Generale Mari'o Arisio

XIX Corpo (in Campania)

Divisione di fanteria "Pasubio" (r'); 222° Divisi'one costiera; XXXII Brigata costiera.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTOlUZZATO

IX Corpo (poi LI) (in Puglia)

XXXI Corpo (in Calabria)

Sardegna (Comando Superiore Forze Armate Sardegna, Generale Antonio Basso)

XIII Corpo

XXX Corpo

Riserva

Corsica

VII Corpo d 'Armata, Generale Giovanni Magli

Divisione di occupazione "Piceno "; Di.visioni costiere 209a e 21 0a; XXXI Brigata costiera. Divisione di fanteria "Mantova" Divisioni costiere 211 a, 212 a, 214 a e 227 a; Divisione di fanteria "Sabauda"; Divisioni costiere 203 a e 205a; XXXIII Brigata costiera; Divisione di fanteria "Calabria "; Divisione costiera 204 a; IV Brigata costiera; Divisione di fanteria "Bari"; Divisione paracadutisti "Nembo" e I Raggruppamento corazzato; Divisioni di fanteria "Friuli" e "Cremona"; Divisioni costiere 225 a e 226a; I Raggruppamento granatieri; I Raggruppamento alpino; I Raggruppamento motocorazzato.

In trasferimento da Bologna alle Puglie era la Divisione di fanteria «Legnano», che entrò poi a far parte del LI Corpo d 'Armata (2 ).


LA OlfflCJLE RIPRESA NEL "REGNO DEL SUD"

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Gli avvenimenti militari provocati dall'annuncio dell' armistizio influirono in maniera trascurabile sulle Forze Armate dislocate in questi territori, cosicché alla fine di settembre, quando si ebbe un quadro più chiaro e definito della situazione, il Governo di Brindisi poteva contare, sulla carta, su 9 Divisioni mobili, 12 Divisioni costiere e 2 Brigate costiere, oltre a numerose unità minori, tutte raggruppate in 5 Corpi d'Armata, con oltre 400 mila uomini, metà dei quali in Sardegna (3 ). Si trattava di una forza non trascurabile; ma passando dalla carta alla realtà le cose cambiavano notevolmente in peggio. Così descrive il quadro della situazione il maresciallo Messe qualche mese più tardi in sede di consuntivo:

Quanto rimaneva dell'Esercito era in sostanza un troncone, staccato da un corpo prima completo, che occorreva n'organizzare per renderlo a sua volta capace di vita autonoma. Delle unità disponibili erano ben note le deficienze di ogni genere: - divisioni mobili di nome ma non di fatto perchè sprovviste di mezzi di trasporto adeguati per quantità e qualità e con armamento assolutamente sorpassato nspetto alle esigenze della guerra moderna; . - divisioni costiere male armate ed equipaggiate e costituite da personale - ufficiali e truppa - non certamente scelto fra il migliore. L'organizzazione territonale e dei servizi era ancora in piedi in Puglia e in Sardegna, seriamente disorganizzata in Calabna completamente scomparsa in Sicilia e in Campania (4). In queste condizioni di sfacelo le autorità militari di Brindisi si misero all'opera a partire dall'll settembre. Nelle caotiche giornate che seguirono l'annuncio dell'armistizio, mentre qua e là nel territorio del "Regno del sud" scoppiavano scontri spontanei coi tedeschi, il Comando Supremo e lo Stato Maggiore dell'Esercito emanavano i primi comunicati contenenti i provvedimenti più urgenti per rimettere in piedi l'organismo militare ed imprimere una direzione unitaria all'azione antitedesca. In questa fase la filosofia che ispira le autorità militari italiane si può ridurre a un solo punto, mettere quante più unità sia possibile nella condizione di partecipare al più presto alla lotta contro i tedeschi, al fianco delle truppe britanniche che stavano risalendo la penisola lungo due direttrici di marcia: dalla Calabria e da Taranto. A tale scopo miravano infatti gli ordini emanati nella seconda decade di set-


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tembre. Già il giorno 11 infatti il Comando Supremo si rivolgeva agli Stati Maggiori delle ere Armi con il foglio 1O15 riguardante l'impiego delle Forze Armate (5). Preso atto che i tedeschi hanno apertamente iniziato le osttfità contro di noi, occorreva, secondo il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio, considerarli di conseguenza (. . .) nemici e le Forze Armate debbono decisamente combatterli. Era la consacrazione della defintiva rottura con il passato e l'inizio di una fase nuova nella storia delle Forze Armate e dell'intera nazione. Alla guerra dichiarata si sarebbe giunti soltanto un mese più tardi, ma il primo passo era stato fatto. Un passo un po' tardivo si potrebbe dire, almeno in forma così chiara e decisa; ma se nel recente passato vi erano state incertezze ed esitazioni , d'ora in avanti si cercherà da parte dei comandi militari italiani di bruciare le tappe per recuperare il terreno perduto. I comp!ti spettanti alle Forze Armate secondo Ambrosia erano quesu:

Le unità germaniche occupano in forze l'Italia settentrionale e centrale; un 'aliquota è tutt'ora in Italia meridionale e Sardegna. Occorre pertanto raggruppare le Forze a nostra disposizione allo scopo di: - opporsi· innanzi tutto ad eventuale ulteriore dilagazione delle forze avversarie; - procedere quindi in cooperazione con le Forze anglo-americane all'azione offensiva per la liberazione di tutto zi territorio nazionale (6). Da parte sua lo Stato Maggiore impartiva il 12 settembre al Comando della 7a Armata le Direttive per le operazioni in Puglia. Si trattava di disposizioni per la costituzione di colonne celeri che avrebbero dovuto iniziare una serie di puntate in avanti partendo da B"rindisi, da Taranto, o da località intermedie (. . .) (7). Disposizioni, per la verità, piuttosto vaghe, che risulteranno velleitarie alla prova dei fatti. La loro genericità era dovuta in parte alla mancanza di informazioni precise sulle forze germaniche, ma soprattutto alla ancor più vaga conoscenza della consistenza delle forze di cui si poteva effettivamente disporre al momento. Per il momento si procedeva a tentoni, timorosi dello stato di disordine, non soltanto materiale, che presumibilmente avrebbero trovato le truppe avanzanti; non ·a caso Roatta raccomandava: Le colonne mantengano ti possesso dei punti terminali raggiunti (... ). Vi si asserraglino, prendano alla mano tutte le forze


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. locali o sparse nei dintorni. Le riorganizzino dando loro ordini per la difesa locale. Più avanti il Capo di Stato Maggiore ritornava su questo punto che evidentemente lo preoccupava, scrivendo:

È necessario prendere alla mano, con tutti gli accorgimenti possibili, i reparti sparsi. Dare loro istruzioni semplici, attuabili, utili al complesso. Non dare loro ti senso che sono abbandonati e che non funziona più nu//a (. . .). Soprattutto intendo che si dissipi al più presto e nel modo più pronto, più energico e più radicale una atmosfera del tempo di pace che ho dovuto constatare in un grosso presidio e che probabilmente si estende anche a molti altri. Erano i primi passi verso la ricostruzione del morale dei soldati, un tema sul quale dovremo ritornare in più occasioni, ma che qui ci è sembrato opportuno accennare, seppure di passaggio, per la sua importanza, insieme a un altro aspetto che riprenderemo in esame più avanti: quello delle conseguenze psicologiche provocanei soldati dalla nuova situazione politico-militare creatasi in seguito all'armistizio. Una situazione delicata come poche altre nella storia dell'Esercito italiano che richiedeva interventi tanto pronti quanto oculati:

te

Bisogna annervare gli uomini, spiegare loro la attuale situazione, svegliare negli spiriti uno stato di animo ostile contro gli antichi alleati che dopo essere trascorsi contro di noi ad intollerabili soprusi e violenze, già mentre combattevamo al loro fianco, hanno dopo /'armistizio, presa l'iniziativa di aperti atti di guerra. Insomma, le operazioni contro i tedeschi erano necessarie non soltanto per h convenienza matenale che evidentemente presentavano, ·ma soprattutto per il carattere morale che rivestivano, carattere che le rendeva esemplari di fronte agli anglo-americani e di fronte a/le nostre truppe. · Una settimana più tardi Roatta tornava sullo stesso tema con una circolare inviata il 20 settembre a tutti i comandanti, sino a que//i di battaglione e gruppo compresi: la diffusione capillare cui era destinata e il titolo stesso della circolare, «Riscossa», testimoniano il valore che il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito attribuiva al documento (8). Per noi esso è importante perché ci permette di cogliere sul nascere l'equivoco di fondo che caratterizzerà a lungo i rapporti fra italiani e anglo-americani. Scopo del messaggio ç di


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chiarire agli ufficiali e, attraverso di loro alla truppa, la situazione politico-militare venutasi a creare con l'armistizio. Richiamandosi alle argomentazioni contenute nei proclami di Badoglio, Roatta così delinea il quadro della situ azione: l'Italia, una volta concluso l'armistizio, intendeva mantenere (un) atteggiamento pacifico, amichevole verso i tedeschi;

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ciò non è stato possibile per /'offensiva contemporanea e violenta contro le nostre truppe scatenata dai tedeschi; offensiva che

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non può essere stata improvvisata, ma rappresentava /'esecuzione di un piano da lunga mano preparato e che sarebbe entrato in attuazione al momento giudicato opportuno, i·ndipendentemente daf/'armistizio; - scopo di questo piano era di ridurre l'Italia a paese schiavo del Reich e servirsene come comodo campo di battaglia per tenere lontana la guerra dalle frontiere germaniche. Per raggiungere tale scopo i tedeschi non hanno esitato a fare ricorso alla proditonétà, mettendo in mostra brutalità inaudita contro militari e civzli, inosservanza completa e conclamata delle più e/ementan· leggi e consuetudini di guerra. Tutto ciò ha comportato secondo Roatta profondi mutamenti nei rapporti fra Italia e Germania: infatti il Reich col suo comportamento:

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si è, di iniziativa, trasformato da alleato in feroce nemico, ha njnombato l'Italia in una nuova guerra.

Di conseguenza non soltanto i rapporti fra Italia e Germania, ma anche quelli fra Italia e anglo-americani sono stati profondamente trasformati dall'aggressione tedesca a causa della quale ora l'Italia è automaticamente (. .. ) affiancata agli avversari"di ieri. Da questa premessa, forse un po' semplicistica, ma inconfutabile nella sostanza, Roatta fa scaturire in modo meccanico una conclusione non altrettanto implicita:

L'armistizio e le sue clausole sono virtualmente superate (. . .) Le truppe italiane, vigliaccamente costrette dai tedeschi a riprendere le armi, intraprendono la medesima lotta che conducono le forze armate angloamericane e sono, senza proclamazioni ufficiali, divenute loro alleate. Qui sta a nostro avviso una delle chiavi d i lettura per comprendere gli equivoci e i malintesi che caratterizzeranno i


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rapporti fra italiani e anglo-americani nei mesi success1v1 e le conseguenti delusioni che ne scaturiranno per la parte italiana. Secondo Roatta dunque, gli avvenimenti successivi all'8 settembre avrebbero mutato, de facto almeno, lo status internazionale dell'Italia di fronte agli anglo-americani, non più nemici ma, nel breve volgere di 24 ore, alleati addirittura (9). Ora, secondo il Capo di Stato Maggiore occorreva mettere a frutto quanto più efficacemente possibile questa favorevole contingenza nella convinzione che tanto più ci sarà concesso (. . .) all'atto della pace, quanto più avremo collaborato alla feùce concluszòne de( conflùto in corso. In questa direzione, lo Stato Maggiore si andava appunto muovendo in quei giorni con una serie di disposizioni ai comandi dipendenti relative alla collaborazione con gli anglo-americani. Il 13 settembre dava ordini alla 7a Armata di cooperare con le forze alleate sbarcate a Taranto dove si doveva dirigere appunto la Divisione «Mantova» proveniente dalla Calabria; recava la stessa data l'ordine impartito al IX Corpo relativo ad azioni da eseguire contro i tedeschi (10). Negli stessi giorni veniva costituito il ·LI Corpo d'Armata il cui comando era affidato al generale De.Stefanis; esso assorbiva le unità del soppresso IX Corpo, cioè la Divisione di fanteria «Piceno», cui si aggiungeva la Divisione «Legnano», le Divisioni costiere 209a e 210a, la XXXI Brigata costiera; il nuovo Corpo aveva giurisdizione sulle piazze di Brindisi e Taranto . Il compito affidatogli era quello di agire in cooperazione col V Corpo d'Armata britannico che stava sbarcando in quei giorni in Puglia (11). Forze del LI Corpo fecero effettivamente in tempo a prendere parte _nelle giornate del 18, 19 e 20 settembre ad alcuni -· combattimenti contro i tedeschi che si svolsero a nord dell'allineamento Corato-Potenza: si trattò della Divisione «Piceno» rinforzata da due battaglioni della Divisione «Legnano» e dal LI battaglione d'istruzione (12).

Fine dei combattimenti Furono queste le ultime operazioni che videro impegnati reparti italiani al sud: dopo questa data occorrerà infatti attendere 1'8 dicembre per vedere nuovamente in azione le truppe italiane al fianco degli anglo-americani. Il 22 settembre infatti veniva annun-


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ciato da p ane del generale Mason-MacFarlane che d'ora in avanti il LI Corpo d'Armata avrebbe avuto soltanto compiti di retrovia e doveva cedere tutti gli automezzi agli anglo-americani (13 ). Negli ambienti politici e militari del «Regno del sud» la decisione giunse come un fulmine a ciel sereno. Secondo Roana si trattò di una vera e propria doccia fredda. Scriverà il Capo di Stato Maggiore alcuni anni più tardi:

Le supreme autorità italiane, considerando di essere di/atto in guerra contro la Germania (. . .) non solo erano fermamente decise a partecipare con tutte le forze e i mezzi disponibili alle operazioni, ma si aspettavano, senza l'ombra di un dubbio, che gli «Alleati» ~vrebbero immediatamente accettato e sfruttato in pieno la nostra cooperazione. (14). Si trat tava d i una delusione giustificata? Dal punto di vista formale la decisione anglo-americana era ineccepibile . Al momento infatti i rapporti fra Italia e alleati erano regolati .dall'armistizio breve che con teneva le disposizioni di carattere generale proposte dal generale Eisenhower a nome delle Nazioni Unite e accettate dal maresciallo Badoglio Capo del Governo italiano (1 5). Le clausole del documento, di natura essenzialm ente politico-militare, erano, come è noto, piuttosto dure. Le Forze Armate italiane non dovevano limitarsi alla cessazione immediata di ogni attività ostile alle Nazioni Unite (art. 1): per quella parte di esse che si trovava all'estero, era previsto l'immediato richiamo in Italia (. .. ) da ogni

partecipazione alla guerra in qualsiasi zona si trovino attualmente, (art. 8). L'articolo 11 poi_suonava minaccioso preannunciando:

Il Comandante in Capo delle Forze alleate avrà pieno diritto di imporre misure di disarmo, di mobilitazione, di smilitarizzazione. L'annuncio dato il 22 settembre dunque, alla luce di quanto detto fino ad ora, potrebbe apparire n iente altro che l'attuazione, oltretutto tardiva, delle disposizioni armistiziali. Ma il problema non è così semplice . Come è noto il testo dell'armistizio breve era stato accompagnato da quello che è con osciuto come memorandum di Quebec. Si trattava di una dichiarazione congiunta del presidente americano Roosevelt e del premier inglese Churchill, redatta il 17 agosto con l'approvazione di Stalin , tendente ad attenuare , almeno in parte, le negative impressioni che presumibilmente avrebbe suscitato negli italiani la durezza delle condizioni di armistizio che essi erano chiamati a firmare. A leggerlo attentamente, il documen-


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to, sotto una forma colloquiale e accattivante, ribadiva nella sostanza i punti fondamentali dell'armistizio breve. C'era però qualcosa di effettivamente nuovo rispetto a quello, dove si affermava proprio in apertura, riferendosi appunto alle condizioni dell'armistizio breve:

Queste ( .. ) non contemplano l'assistenza attiva de/l'Italia nel combattere i tedeschi. La misura nella quale le condizioni saranno modificate in favore dell'Italia, dipenderà da/l'entità de/l'apporto dato dal governo e dal popolo italiani alle Nazioni Unite contro la Germania (16). Da parte italiana si sopravvalutò certamente la portata del doct,1mento che fu a lungo il punto di riferimento della nostra politica estera. Si trattò però di un errore di ottica politica in parte giustificabile: in quel momento esso era per i governanti di Brindisi una vera e propria ancora di salvezza, secondo la definizione datane · dal generale Smith a Castellano ( 17). Inoltre, se errore vi fu da parte italiana, esso fu favorito dal comportamento ambiguo degli alleati i quali, in sede di trattative armistiziali, sottolinearono in modo eccessivo per essere casuale, l'importanza che il memorandum poteva avere per l'Italia. Il generale Smith nel corso dei colloqui con Castellano pose più volte l'accento proprio sulla prima parte del documento che alla luce della sua interpretazione, sembrava completare, se non modificare addirittura, il testo dell'armistizio breve (18). Si trattava soltanto di un bluff, di un espediente per indorare la pillola amara che gli italiani si stavano preparando a inghiottire con la firma dell'armistizio breve? Anche . ammesso che così fosse, e nulla al momento autorizzava a crederlo, che cosa impediva alle autorità politiche e militari di Brindisi di stare al gioco, per così dire? Così avvenne infatti e una volta adempiute le formalità burocratiche, ché tale appariva in questa ottica la firma dell'armistizio breve, gli italiani mostrarono di voler credere fino in fondo alla promessa del memorandum di Quebec come alternativa, almeno nello spirito, al testo armistiziale. Inevitabili la confusione e i malintesi che ne seguirono, i quali, per la verità, furono favoriti da una interpretazione del memorandum che non si accontentò di essere letterale, ma cercò di trovarvi anche quello ·che non c'era. In che cosa doveva infatti consistere l'apporto che il governo e il popolo italiano dovevano fornire alla causa alleata? Per gli italiani la collaborazione doveva realizzarsi soprat-


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tutto come partecipazione diretta alle operazioni. Ma il memorandum, seppure con una prosa contorta, ribadiva che questa non era contenuta nelle condizioni di armistizio; queste dunque, a rigore di logica non potevano essere modificate da una condizione che escludevano categoricamente. Col tempo si sarebbe constatato amaramente che il compito riservato dagli anglo-americani all'Esercito dei nuovi partners doveva riguardare soprattutto la fornitura di mano d' opera. La collaborazione militare però non era esclusa completamente: era prevista in forma non ufficiale e settoriale. Il memorandum affermava infatti che le Nazioni Unite assicureranno

tutto l'aiuto possibile (. . .) ovunque le forze italiane o gli italìani combatteranno i tedeschi o distruggeranno proprietà tedesche, oppure ostacoleranno i movimenti tedeschi( ... ) (19). Al momento dunque, agli italiani e alle forze italiane, significativamente separati, erano richieste azioni di guerriglia, di commandos, sia in forma di sabotaggi, sia per fornire informazioni· sul nemico immediatamente e regolarmente (20). Questo orientamento, comune ai due alleati, è riscontrabile più chiaramente nelle posizioni britanniche, anche nelle settimane successive. Gli americani non si pronunciarono esplicitamente in merito fino alla fine di settembre quando p resero posizione con Eisenhower in maniera alquanto diversa. Gli inglesi sin dall'inizio si mostrarono decisamente contrari a ogni forma di collaborazione operativa ufficiale da parte delle Forze Armate italiane. Non ci riferiamo soltanto alla risposta negativa alla richiesta d i Castellano, fatta sin dai primi incontri con gli anglo-americani, che all'Italia fosse dato di combattere come alleata contro i tedeschi: risposta comprensibile a una richiesta un po' troppo audace dato il momento (21). In realtà da p arte inglese non si pensava quasi certamente neppure p er il futuro a una partecipazione delle forze italiane alle operazioni che non fosse nelle form e indicate. E' quanto affermava esplicitamente Alexander il 3 settembre nel colloquio con Castellano : riferendosi p roprio al m emorandum di Quebec, il generale inglese ricordò che nel preambolo vi era detto chiaramente che l'Italia non poteva essere alleata delle Nazioni Unite dopo avere fatto la guerra ad esse. Perciò la collaborazione militare italiana si sarebbe limitata ad azioni di guerriglia (22) . Più precise proposte in tal senso furono fatte allo stesso Castellano il giorno successivo quando fu interpellato da un u fficiale inglese circa la realizzabilità di azioni nelle retrovie tedesche (radio clandestine


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sabotaggi ecc.). Uno di questi ufficiali, il maggiore Rosebery, voleva addirittura creare squadre di sabotaggio traendo gli uomini dall'Esercito italiano (23). . Dopo 1'8 settembre, oltretutto, le cose cambiarono in peggio per l'Italia, a causa del crollo politico e militare del paese, che non faceva ben sperare gli anglo-americani sulle capacità del binomio Re-Badoglio di consegnare zf malloppo, per dirla con Churchill, cioè di mantenere fede agli impegni contratti con la firma dell'armistizio. Lo stesso Eisenhower, che pure risulterà il meno ostile fra i rappresentanti alleati verso gli italiani, così scriveva al generale Marshall Capo di Stato Maggiore dell'Esercito americano:

Internamente gli italiani sono stati così deboli che abbiamo avuto poco o nessun pratico aiuto da loro (. . .) Badoglio vuole vedermi. Sto per dirgli di venire qui.' Egli vuole portare qualcuno del suo «staff» ma non so immaginare che cosa zf suo stato maggiore può comandare in questo momento. Poche unità di artiglieria appoggiano la divisione aviotrasportata britannica a Taranto . Ciò ha, naturalmente, servito a tenere i tedeschi preoccupati, ma non vi è stato nulla nell'effetto prodotto che somigliasse a quanto era nel regno delle possibilità (24). Delusione dunque da parte alleata, espressa in modo inequivocabile da Eisenhower con una asprezza di toni che peraltro . il Comandante in Capo alleato non userà più in seguito. La cosa in parte è spiegabile con la difficile situazione in cui Eisenhower si dibatteva in quei giorni. Non è un caso che la lettera porti la data del 13 settembre, lo stesso giorno in cui gli alleati a Salerno furono più vicini alla disfatta (25 ). È comprensibile perciò che Eisenhower carichi la dose: la responsabilità dell'Italia opportunamente sottoli- -· neata nella circostanza poteva servire ad attenuare in qualche misura l'impressione negativa ricevuta a Washington per l'insoddisfacente andamento delle operazioni in corso . A questo punto viene da chiedersi se gli anglo-americani davvero credevano o speravano più di tanto nelle capacità di resistenza dell'Italia. Essi dovevano sapere bene, dato che era stato loro ripetuto più volte da parte degli emissari italiani, che l'armistizio era stato richiesto perché le Forze Armate erano nella impossibilità di continuare la guerra e la popolazione era stremata (26). Essi erano anche consapevoli che il repentino cambiamento di fronte avrebbe comportato problemi enormi, addirittura irripre-


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vedibili, dal punto di vista psicologico per gli ufficiali e la truppa chiamati a combattere da un giorno all'altro contro gli alleati di ieri (27). Tuttavia secondo gli anglo-americani, si era fatto meno di quanto si p oteva, molto meno di quanto era nell'ipotetico regno delle possibziità di cui parlava Eisenhower; cosicché neppure le aspettative più caute avevano trovato conforto (28). Gli italiani obiettavano, come è noto, che l'esito disastroso della proclamazione cieli' armistizio era dovuto alla condotta degli anglo-americani i quali, anticipando la data dell'annuncio dello stesso e non fornendo la divisione aviotrasportata richiesta, avevano lasciato il Governo italiano in balia dei tedeschi, dopo aver millantato una forza che in realtà non avevano. In tal modo si era innescato quel circolo vizioso di accuse, polemiche, risentimenti che avvelenarono a lungo i rapporti fra i nuovi partners. È probabile ch e una condotta delle trattative di armistizio più accorta da entrambe le parti avrebbe potuto, se non evitare, almeno attenuare le conseguenze negative che peraltro l'Italia doveva pagare inevitabilmente per uscire anzitempo dalla guerra. Purtroppo, c'erano da entrambe le parti difficoltà obiettive non facili da superare: gli anglo-americani dovevano fidarsi di un paese che aveva fatto loro guerra per tre anni; gli italiani erano costretti a muoversi con comprensibile cautela per via della presenza in Italia dei tedeschi, formalmente ancora alleati , ma ormai di fatto invasori, con le 17-18 divisioni affluite dopo il 25 luglio. Sfiducia, prevenzioni eccessive da una parte, timori, mancanza di iniziativa, rassegnata passività dall'altra, portarono a quel tipo di epilogo, dal quale scaturì quella che è stata d efinita una reciproca de/usiòne (29). La Missione militare alleata a Brindisi

Come è logico, dati i· rapporti di forze esistenti, soltanto agli anglo-americani era dato di tramutare in atti concreti questo stato d'animo verso il loro nuovo partner. Agli italiani, che pure avrebbero potuto in una certa misura , rimproverare agli anglo-americani il loro comportamento non sempre lineare, toccava invece tacere. Era questo il consiglio che rivolgeva loro esplicitamente il generale Mason-MacFarlane riferendosi in particolare a certi larvati rimproveri che gli erano stati rivolti a Brindisi in merito alle scelte


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strategiche alleate nella campagna d'Italia. Il generale inglese era giunto nella capitale del «Regno del sud>> il 12 settembre a capo di una missione interalleata inviata da Eisenhower per prendere contatto con il Governo del maresciallo Badoglio che ne aveva fatto esplicita richiesta. L'esito dell'incontro, come è noto, fu in definitiva positivo per il traballante Governo italiano che vide nell'occasione riconosciuta la propria l~gittimità da parte degli anglo-americani (30); ma l'avvio dei colloqui non fu certo incoraggiante, anche a causa della personalità del capo missione (31). Per quanto riguarda la situazione militare, il quadro delineato dal Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio era sconsolante. Tutto ciò che rimaneva dell'Esercito era rappresentato dalle Divisione «Mantova», «Piceno» e «Legnano», più alcune Divisioni costiere, dislocate nell'Italia meridionale. Inoltre, le Divisioni «Cuneo» e «Acqui» potevano essere recuperate rispettivamente da Samos e da Cefalonia, altre unità dalla Sardegna e dalla Corsica (32). Secondo il rapporto del generale Mason-MacFarlane le unità erano prevalentemente prive di mezzi di trasporto, l'armamento era tipo 1918; avevano poco carburant<; e scarso munizionamento. In definitiva, avvertiva il generale Mason-MacFarlane, l'aiuto militare che gli italiani potevano dare era praticamente nullo (33). Per il momento comunque, di collaborazione militare non era neppure il caso di parlare. Il problema di fondo da risolvere era quello dei rapporti politici fra i nuovi partners e in particolare quello dello status da dare all'Italia. La soluzione definitiva si ebbe circa un mese più tardi allorché l'Italia, dopo aver dichiarato guerra alla Germania, divenne cobelligerante delle Nazioni Unite. Ma fu la Missione militare inviata a Brindisi a metà settembre a gettare le basi del futuro riconoscimento , fornendo ad Eisenhower un quadro abbastanza · realistico della situazione italiana del momento e suggerendo la possibile soluzione. Avendo ricevuto un primo rapporto sugli incontri di Brindisi da parte di Murphy e Macmillan, consiglieri politici rispettivamente di Roosevelt e Churchill, Eisenhower poté scrivere a Marshall il 18 settembre facendo delle proposte concrete. Eisenhower esordiva con una certa durezza verso l'amministrazione di Brindisi, libera di esercitare la propria autorità, con zf consenso alleato, solo su 5 province dell'Italia, con una· popolazione di circa 2 mzfioni e comprendente circa 3 Divisioni . dell'Esercito, una Aviazione insignificante e una certa quantità di persona/e navale (34). Il quadro non appariva confortante dunque,


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ma Eisenhower non si scoraggiva per così poco e mostrava subito con chiarezza il suo orientamento sulla questione:

(. . .) l'importanza dell'amministrazione Badoglio - sosteneva il Comandante Supremo alleato - risiede nella sua incontestata pretesa di legalità. Eisenhower era dunque convinto della necessità e opportunità di mantenere in vita e rafforzare il Governo italiano: Non abbiamo dubbi sulla sincerità del Governo Badog/z"o di cooperare con gli alleati, anche se dal punto di vista militare esso finora offre soltanto poche divisioni nel tem'torio libero dai tedeschi. Una volta deciso di lasciare in carica l'attuale governo italiano , restava sempre da risolvere la questione p rincipale, rappresentata dallo status da attribuire alla amministrazione Badoglio ed all'Italia come tale. A tale proposito commentava significativamente il Comandante in Capo deJle forze alleate: Questo punto vt'tale di politica guiderà tutta l'azione esecutiva nella sfera militare, politica e di p ropaganda. Eisenhower auspicava che la questione venisse risolta al più presto prima che nascessero equivoci spiacevoli, soprattutto sul piano militare. Al momento infatti , per esplicita dichiarazione d i Badoglio , l'Italia era difatto in stato di guerra con la Germania. In effetti, riconosceva Eisenhower, numerose Divisioni italiane stavano collaborando alla difesa dei porti, mentre due incrociatori venivano impiegati nel trasporto truppe e rifornimento dal nord Africa alla Corsica con rischio considerevole. Ora, proseguiva Einsehower, (. .) tutto ciò per quanto sia necessario al nostro successo, è incompatibile con le condizioni d 'armùtizio (. . .). Come fare allora? Gli italiani debbono essere disarmati e dispersi in base all'armistizio o impiegati ad assistere attivamente le nostre forze? ( .. ). Le istruzioni generali in possesso di Einsenhower prevedevano di dare appoggio alle unt'tà italiane ed agli indt.vidui che resistono, o si oppongono ai tedeschi ed all'impiego delle navi italiane. Tali istruzioni, proseguiva Einsehower, se sono chiare ed in armonia con le esigenze m zHtarz· ·e le mie idee ( ... ) non sono affatto compatibili con le disposizioni dell'armistizio lungo di cui ho l'ordine di ottenere la firma. Era, questa di Eisenhower, una chiara seppure implicita denuncia delle contraddizioni del comportamento sin lì tenuto dagli anglo-americani verso l'Italia per la quale non si era ancora scelto, per così dire , fra la durezza di Cassibile e le aperture di


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Quebec. Il Comandante io Capo alleato concludeva l'analisi politica conseguentemente caldeggiando una qualche forma di

riconoscimento «de facto» dell'amministrazione Badoglio quale cobelligerante od associato militare soggetto a certe condizioni (... ) (3 5). Poi chiudeva la lettera con alcune considerazioni che illuminano ulteriormente non soltanto il suo pensiero , ma il modo stesso 'di concepire la condotta della guerra in corso da parte degli ambienti militari americani. Dopo avere riconosciuto l'importanza dei vantaggi ottenuti con la resa italiana, Eisenhower spezzava una lancia in favore dell'Italia e della sua collaborazione militare con questi argomenti:

(. .. ) abbiamo una dura e rischiosa campagna dinanzi a noi nella quale i nostri rapporti con gli italiani potrebbero rappresentare la differenza tra un successo completo e uno soltanto parziale. Al di là delle formalità armistiziali, nate dalle cautele della politica e della diplomazia, Eisenhower con estremo pragmatismo esortava i propri superiori a gettarsi dietro le spalle un passato fatto di tre anni di guerra e di guardare al presente e, soprattutto, a un futuro che appariva pieno di incognite per le Forze Armate anglo-americane impegnate nella campagna d'Italia (36). La posizione di Eisehower fu infine fatta propria da Roosevelt e da Churchill, ii quale riuscì però grazie anche all'appoggio sovietico a far accettare agli americani la firma dell'armistizio lungo, questione lasciata in sospeso dal Comandante in Capo alleato. Il 23 settembre furono impartite da Eisenhower le direttive congiunte dei capi dell'esecutivo alleati, perfezionate il giorno 25. In conclusione si prevedeva per l'Italia: Badoglio avrebbe dovuto fumare il lungo armistizio e dichiarare guerra alla Germania; in cambio all'Italia sarebbe stato concesso lo status di cobelligerante (ma non di alleata) delle Nazioni Unite. La partecipazione italiana alle operazioni poteva essere eventualmente favorita da Eisenhower, sulla base della necessità militare, mediante l'alleggerimento delle condizioni di armistizio. Eisenhower era autorizzato in ogni caso a incoraggiare in tutti i modi possibili, l'uso vigoroso (sic), sotto la

(propria) direzione, Germania (37).

delle forze

armate italiane contro la

Questa soluzione, che riuniva come si diceva le richieste americane e quelle britanniche (e sovietiche) era dunque il frutto di un faticoso compromesso fra posizioni alquanto diverse: infatti


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mentre gli americani avrebbero voluto che l'Italia dichiarasse guerra alla Germania ma non erano interessati strettamente alla firm a dell'armistizio lungo, gli inglesi consideravano quest'ultimo come obiettivo irrinunciabile, mentre erano disposti a lasciare libertà a Badoglio circa la dichiarazione di guerra (38). Quanto ai russi, la loro posizione riuniva i due punti: l'Unione Sovietica infatti, da un lato appoggiava la posizione britannica in merito alla firma del!' armistizio, dall' alero si dichiarava disposta ad accettare che l'Italia combattesse al fianco delle ere potenze alleate, concordando in ciò con gli Stati Uniti (39). Sulla base delle istruzioni ricevute, Eisenhower impartì gli ordini relativi al generale Mason-MacFarlane per la convocazione del previsto incontro con Badoglio che fu fissato per il 29 settembre a Malta (40). Alla vigilia della riunione, in concomitanza con l' alt imposto al LI Corpo d'Armata, giungeva da parte alleata l'autorizzazione alla creazione di una unità motorizzata destinata a combattere al fianco degli anglo-americani: nasceva così il I Raggruppamento motorizzato . Secondo Badoglio la decisione fu presa da Eisenhower al quale era giunto dritto al cuore il telegramma inviatogli dal Capo del Governo italiano per protestare contro il provvedimento annunciato da MacFarlane. Sebbene non vi siano prove concrete in tal senso, la versione di Badoglio non_si può escludere (41). Tuttavia, l'imminenza del convegno di Malta nel quale gli italian i sarebbero stati chiamati a firmare le pesanti clausole dell'armistizio lungo , fa sorgere il sospetto che fra i due avvenimenti vi possa essere un rapporto di causa ed effetto. In ogni caso, la concessione di un Raggruppamento motorizzato di 5000 uomini in luogo di un Corpo d'Armata, mostrava come da pane alleata non si intendesse lasciare agli italiani la scelta delle forme della partecipazione alle operazioni , Il convegno di Malta Nella importante riunione del 29 settembre a bordo della «Nelson» fra i rappresentanti dei Governi alleati e quelli del Governo italiano, una gran parte della discussione fu dedicata ai problemi di natura militare (42). Da pane italiana era stato portato un lungo memoriale redatto in comune dagli Stati Maggiori delle tre Forze Armate, nel quale erano riassunte le condizioni delle


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stesse alla data del 25 settembre; vi erano poi esposte le linee d'azione proposte da parte italiana per l'utilizzazione delle nostre forze in collaborazione con quelle alleate operanti sul nostro territorio (43): Per quanto riguardava l'Esercito, lo Stato Maggiore aveva indicato in 10 Divisioni mobili e 11 costiere le forze sotto il controllo del governo nazionale. Segnalava inoltre in fase di riordinamento nelle Puglie, provenienti dai Balcani~ elementi di 4 Divisioni, mentre vi erano difficoltà di recupero di altri 25 mila uomini dislocati nei Balcani. Circa le ipotesi di cooperazione attiva dell'Italia, lo Stato Maggiore, dopo aver riferito delle operazioni in corso nelle Puglie per costituire un distaccamento motorizzato che avrebbe preso parte alle operazioni dell'8a Armata, passava alle proposte. Il piano di collaborazione prevedeva per l'immediato 1'utilizzazione di 3 Divisioni già nella Puglia e in Calabria, alle quali si poteva aggiungere in tempi brevi altre 4 Divisioni~ (3 di fanteria e una di paracadutisti), recuperabili dalla Sardegna e Corsica. Complessivamente dunque, 7 Divisioni le quali, con un modesto concorso angloamericano di automezzi, avrebbero potuto diventare addirit. tura 10 e costituire una vera e propria Armata. Un piano per lo meno ottimistico la cui presentazione poteva avere un senso soltanto come una mossa tattica, come una dimostrazione della volontà italiana di collaborazione. Del resto, gli stessi rappresentanti italiani dovevano rendersi conto perfettamente che al momento non era possibile assumersi un impegno di quella mole: infatti le proposte venivano immediatamente fatte seguire da una più realistica analisi della situazione:

Le divisioni difettano però (come hanno sempre difettato) di mezzi corazza#, di art-igliena contro-carro e contro-aerea. In questo momento poi, che non esistono nell'Italia meridionale stabilimenti di produzione, e che molti depositi sono caduti nelle mani germaniche, difettano anche di munizioni e di oggetti di equipaggiamento (specie calzature). Si faceva perciò affidamento sugli anglo-americàni per l'assegnazione di una certa aliquota di mezzi corazzati e di artigùen·e contro-carro e contro-aeree alle divisioni italiane, oltre a quelle relative agli automezzi e oggetti di equipaggiamento. Il compito di colmare il divario, notevole, fra necessità e disponibilità, spettava


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dunque agli alleati, con conseguenze facilmente immaginabili per le prospettive di successo dei programmi italiani di collaborazione militare. Il promemoria non potè essere conosciuto dagli anglo-americani prima del convegno di Malta. Esso fu consegnato al capo della Missione militare perché lo facesse avere ai generali Eisenhower e Smith. Il contrattempo, però, non ebbe effetti rilevanti. Nella conferenza infatti lo stesso generale Eisenhower chiarì in modo inequivocabile il proprio pensiero circa il contributo che gli italiani potevano dare alle Nazioni Unite sul piano militare, e dette in qualche misura una risposta indiretta alle proposte contenute promemoria. Eisenhower sosteneva che gli americani non potevano

nel

riorganizzare tutto un esercito perché (. . .) troppo impegnati. Occorreva perciò scegliere le Divisioni migliori che devono essere equipaggiate con l'armamento delle meno buone. Le migliori al momento della battaglia devono essere perfettamente equipaggiate (44). A Badoglio spettava com inciare subito quest'opera di selezione per armare i migliori, per organizzare, con i propri mezzi, delle Divisioni di èlite, come si esprimeva Eisenhower con una formula certamente non scelta a caso: dunque la crema dell'Esercito, i migliori: perciò, inevitabilmente, pochi o, almeno, non la quantità sperata dagli italiani. Un piccolo esercito di qualità che doveva fare da sé: gli americani lo avrebbero aiutato con le enormi quantità di preda bellica di cui disponevano ma che non intendevano dare a tutti e disperdere in giro, ma concentrare per i migliori (45). Queste Divisioni dovevano cominciare subito l' addestramento: appena saranno pronte - continuava Eisenhower - avvertiteci e noi le ispezioneremo e p oi saranno messe in azione: ma quante Divisioni esattamente? Eisenhower non entrò in particolari. Badoglio non chiese ulteriori chiarimenti poiché riteneva spettasse ai generali la definizione di questi dettagli (46). Questo fu un grosso errore da parte degli italiani che quasi certamente persero una buona occasione per strappare allo stesso Comandante in Capo alleato un impegno preciso sulla questione. Un a occasione unica si potrebbe dire, poiché Badoglio rivide in seguito Eisenhower soltanto sul finire di dicembre, quando ormai questi stava per lasciare il settore del Mediterraneo per assumere il comando dello sbarco in Normandia . Ciò nonostante, si può dire che quello di Eisenhower fu un


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discorso complessivamente concreto e accettabile per la controparte; un discorso che può essere considerato deludente soltanto in relazione ad aspettative che obiettivamente non avevano ragione di esistere (47). Le proposte di Eisenhower costituivano infatti una base di partenza, quantitativamente ristretta forse ma solida, per la ripresa dell'Esercito italiano e per la collaborazione con gli alleati. Un primo passo concreto dunque, anche perché commisurato alle reali possibilità italiane del momento. Se le cose presero poi una piega diversa nelle settimane successive fu dovuto a una serie di fattori diversi che esamineremo in seguito. Già a Malta però emerse uno di questi elementi sfavorevoli agli sforzi italiani di partecipare in misura consistente allo sforzo bellico alleato sul nostro territorio. A Malta gli italiani poterono vedere e quasi toccare con mano come le posizioni anglo-americane erano in realtà la somma di due parti spesso disomogenee. lo si vide in particolare nel momento in cui Eisenhower rassicurò Badoglio sulla partecipazione di truppe italiane alla presa di Roma, contraddicendo in una certa misura lo stesso Alexander che riteneva ormai immodificabili i piani operativi alleati in Italia:

Sono sicuro - affermava invece il Comandante in Capo che il generale Alexander potrà aggiustare le cose in modo da arrivare a una collaborazione effettiva. Non vedo difficolta perché le truppe italiane entrino con le prime truppe in Roma (48). alleato -

In definitiva si può dire che la conferenza di Malta fu abbastanza positiva sotto l'aspetto militare. Certamente la posizione alleata' era nell'insieme prudente, di studio: essa lasciava ben sperare per le aperture di Eisenhower, mentre appariva preoccupante la diffidenza malcelata, per non dire l'ostilità, di Alexander (49). Se le cose stavano in questi termini, è pur vero che a Malta non fu fatto da parte italiana molto per sbloccare la situazione. Ciò probabilmente fu dovuto ancora una volta al modo ambiguo in cui si erano messi i rapporti con gli anglo-americani: a Malta i nostri rappresentanti, Badoglio in testa, furono · letteralmente costretti a firmare le pesanti clausole dell'armistizio lungo e questo contribuì forse a raffreddare le loro buone intenzioni (50). È ~nche vero però che le loro risposte furono alquanto insoddisfacenti, soprattutto per quanto riguardava il punto al quale


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. gli americani mostravano di tenere di più, la dichiarazione di guerra alla Germania (51). Le conseguenze del mancato scioglimento di questo nodo centrale si sarebbero fatte sentire assai presto. Per il momento la conferenza di Malta ebbe l'effetto di una iniezione di fiducia per le autorità politiche e militari italiane, cosicché a Brindisi per circa due settimane si visse in un'atmosfera di rinnovate speranze. Il 30 settembre i rappresentanti italiani consegnarono il promemoria al generale Smith, senza ottenere risposta. Già il giorno successivo 1 • ottobre però il Capo di Stato Maggiore Generale impartiva le disposizioni per l'approntamento di Grandi Unità, ispirandosi alle affermazioni fatte in proposito da Eisenhower a Malta. Secondo il programma di Ambrosio si prevedevano tre diversi gruppi di unità per altrettanti impieghi diversi: a) presa di Roma, per la quale, oltre al Raggruppamento motorizzato, si dovevano prepàrare le Divisioni «Nembo» e 2, possibilmente 3 Divisioni di fanteria; b) prosecuzione delle operazioni oltre Roma: comando LI Corpo d'Armata e Divisioni «Mantova», «Piceno» e «Legnano», (almeno due); c) unità di occupazione; destinate a presidiare i grandi centri e principalmente Napoli e Roma, man mano che l'occupazione procedeva verso nord. A tale scopo era prevista l'utilizzazione delle Divisioni costiere, opportunamente riunite e costituite come Divisioni d'occupazione, compatibilmente con la necessità della difesa delle coste. Ambrosio commentava esplicitamente: L 'appron_tamento delle unità di cui sopra è assolutamente urgente e dall'azione di quelle di cui ai punti a) e b) sipuò sperare in una diminuzione delle imposizioni dell'armistizio (52). Alle offerte di carattere generale fatte da Ambrosio, fecero seguito nei giorni successivi proposte specifiche come quella relativa alla formazione di Grandi Unità con prigionieri di guerra; offerta fatta il 3 ottobre e rinnovata il giorno 11, il 26 e ancora in seguito, sempre senza esito (53).

S. Spirito: prima riunione · Il 5 ottobre il generale Ambrosia, in vista del!' incontro del giorno successivo col generale Alexander, sottopose al maresciallo Badoglio un piano d'azione che nelle intenzioni del Capo di Stato


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Maggiore Generale doveva segnare un vero e proprio salto di qu.alità nelle relazioni fra italiani e anglo-americani. Dopo aver sottolineato i numerosi vantaggi di carattere morale, se non materiale, che l'armistizio aveva comportato per gli alleati, Ambrosia osservava che numerose e importami questioni di natura militare restavano ancora da definire. Poiché, a suo avviso, la Missione di collegamento non et,! più sufficiente allo scopo , egli suggeriva di istaurare contatti diretti col generale Alexander, comandante il XV Gruppo di Armate che proprio in quei giorni stabiliva il proprio quartier generale a Santo Spirito, grosso centro balneare situato una quindicina di chilometri a nord di Bari. Qui il 6 ottobre avvenne appunto l'importante incontro fra la delegazione italiana, composta dal maresciallo Badoglio e dal Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosia, e i rappresentanti alleati nelle persone del generale Alexander, del suo Capo di Stato Maggiore e deì maresciallo dell'aria Coningham. Si trattò di un incontro positivo, almeno nelle apparenze, soprattutto per l'atteggiamento insolitamente benevolo e accomodante messo in mostra dagli anglo-americani e dallo stesso Alexander. Badoglio, nelle sue memorie, parlerà di un clima di reciproca fiducia; giudizio confermato dalla sintesi de/ co//oquzò nella quale si parla di un 'atmosfera di simpatica cordialità e comprenszòne (54). Quasi certamente fu l'atteggiamento del generale Alexander, così diverso da quello tenuto una settimana prima, a Malta, a favorire queste ottimistiche impressioni. Alexander aveva esordito sign ificativamente ricordando quanto aveva affermato Eisenhower a Malta a proposito dei piani operativi alleati che erano stati concretati senza tenere calcolo del concorso di forze italiane; ciò non significava tuttavia, aggiungeva subito il generale inglese per -· ammordibire la prima affermazione, che non si sarebbe accettato l'aiuto italiano:

Se questo vi sarà, si avrà un ulteriore vantaggioso incremento delle forze disponibili. Alexander si dichiarava poi favorevole non soltanto alla richiesta fatta da Badoglio circa l'ingresso simbolico a Roma di truppe italiane al fianco di quelle anglo-americane, ma anche alla loro partecipazione ai combattimenti per la presa della città. Ma la novità maggiore quella che fece scattare la molla della speranza, fu la richiesta fatta da Alexander agli italiani che


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conoscono il te1,eno e posseggono notizie sulle truppe tedesche, di fornire anche qualche consiglio; questo in relazione alla seconda fase delle operazioni alleate in Italia che si doveva concludere con la presa di Roma. Per la terza fase, che aveva per obiettivo la valle del Po , addirittura Alexander avrebbe gradito la co//aborazione delta parte italiana nel/o studio dei piani strategici che debbono condu1,e al Po e oltre. Dunque, sui tempi lunghi, le cose sembravano mettersi per il meglio. Ma per l'immediato che cosa c'era di concreto, oltre alle molte parole? Intanto Alexander prendeva atto delta avvenuta costituzione del Primo Raggruppamento motorizzato al quale il generale inglese assegnava il compito di partecipare alte prossime operazioni in modo da rappresentare le truppe italiane alta presa ed a/l'ingresso nel/a capitale. Se poi nel frattempo gli italiani riuscivano a recuperare qualche altra uni(à con capacità di movimento, e tattica analoga a quel/a del Raggruppamento motorizzato, secondo Alexander era tanto di guadagnato. Il generale inglese. era lieto di accogliere e impiegare anche elementi sfusi che possano ben figurare nel complesso motocorazzato anglo-amen:Cano; ma c'era da farsi poche illusioni in quanto l'offerta , riferita specificamente alla «Nembo» al momento in Sardegna, cadeva nel vuoto in partenza poiché gli italiani erano nell'impossibilità di effettuare da soli il trasporto sul continente delle truppe prescelte. Nel complesso dunque, per quanto riguardava la partecipazione operativa vera e propria, almeno per il momento, non c'era da aspettarsi molto di più del Raggruppamento motorizzato. Invece Alexander rinnovava la richiesta di truppe per il riattamento e (la) protezione delle vie di comunicazione, la difesa del/e coste, la difesa contraerea, la difesa antiparacadutisti, la guarnigione del/e città occupate (.. .) e , ancora una volta, ribadiva le sue aspettative sul/e operazioni di sabotaggio del/e popolazioni e delle truppe datesi alla campagna. In conclusione il pensiero di Alexander sulla partecipazione italiana alle operazioni belliche, al di là delle frasi di circostanza e di cortesia, poteva così riassumersi: 1) il contributo italiano non integrava in alcun modo lo sforzo bellico congiunto degli anglo-americani, rispetto al quale era un di più; 2) questo contributo, pur così ridotto, non sarebbe stato aumentato prima della conclusione deJ ciclo operativo che aveva come obiettivo finale la presa di Roma.


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Questo fu in effetti quanto avvenne, nonostante le molte promesse più volte rinnovate in quei mesi: occorrerà infatti arrivare all'estate del '44 perché la nostra partecipazione alle operazioni, almeno nominale, possa fare finalmente, con la nascita dei Gruppi di Combattimento, il tanto atteso salto di qualità. Lo stesso Corpo Italiano di Liberazione, sorto tra marzo e aprile del '44 per una sorta di germinazione spontanea dal Raggruppamento motorizzato, non rappresenterà rispetto a quello niente più che una variante quantitativa. In sostanza, a parte le prospettive di collaborazione futura, che potevano avere effetti positivi dal punto di vista psicologico, l'unico concreto risultato scaturito dall'incontro fu la creazione di una Missione Militare italiana di . Collegamento presso il Quartier Generale del XV Gruppo di Armate. La Missione, comandata dal generale Umberto Utili futuro comandante del Raggruppamento motorizzato, era composta di altri tre ufficiali, uno dei quali dell'Aeronautica, e di un ristretto numero di militari di truppa, dattilografi, autisti~ piantoni e attendenti (55). Un paio di vetture completavano l'organico di uomini e cose, invero un po' modesto di quella che nelle intenzioni degli italiani avrebbe dovuto rappresentare l'equivalente della missione alleata guidata dal generale Mason-MacFarlane. Il generale Utili, che visse sin dall'inizio quella esperienza deludente, così descrive il nascere delle illusioni:

L'accoglimento senza soverchie difficoltà della nostra richiesta di una . missione dello SMRE presso il generale Alexander aveva fatto rinascere audaci speranze nei nostri capi militari: si pensava che essa poco alla volta avrebbe potuto forse diventare una specie di canale . parallelo e rivaleggiante d'importanza con la Missione ·· Militare presso l'Esercito Italiano di· recente costituzione, e di cui non si prevedeva ancora la schiacciante onnipotenza a cui sarebbe rapidamente salita (56). In effetti la Missione, che sarebbe entrata in funzione il 15 ottobre, non diventò mai quello che un giorno si era ingenuamente sperato, una specie di ambasceria militare, un saldo punto d'appoggio della stessa politica di governo; non lo divenne perché non era nei piani anglo-americani ed i nostri sforzi per modificarli furono sempre inatiii (5 7). Nel frattempo però ben più gravi avvenimenti di natura


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IL PRIMO RAGGl(UPPAMENTO MOTOlllZZATO

politico-diplomatica impegnavano in quelle settimane il Governo e le autorità militari di Brindisi. Gli americani, richiamandosi a quanto affermato a Malta, premevano con insistenza perché l'Italia dichiarasse guerra alla Germania, un passo ufficiale questo che avrebbe sancito a loro parere una situazione di fatto che durava ormai da un mese. Da parte italiana, e soprattutto da parte di Vittorio Emanuele III, si cercò, come è noto, di temporeggiare, nella speranza di poter ottenere qualche contropartita vantaggiosa dalla dichiarazione di guerra alla Germania e soprattutto dalla eventuale rottura col Giappone . La vicenda conferma sostanzialmente quanto osservato fino ad ora circa l'equivoco di fondo che pesava sull'atteggiamento italiano nei rapporti con gli anglo-americani. L'ostinata resistenza del re, appoggiata probabilmente nella circostanza dal Capo di Stato Maggiore Generale, dimosèra come a Brindisi, a un mese dell'armistizio, non si fosse ancora compreso che il passaggio di campo non sarebbe stato indolore come si era speraco (58) . Soltanto così si può spiegare infatti l'illusione di poter negoziare un atto politico al quale i nuovi partners mostravano di tenere tanto. Senonché, al momento, l'Italia aveva una forza contrattuale pressoché nulla e fu giocoforza piegarsi alla volontà anglo-americana e dichiarare guerra alla Germania, pur senza molta convinzione, il 13 ottobre (59). Una volta compiuto il grande passo però, a Brindisi ci si atte11deva finalmente il salto di qualità nelle relazioni con gli anglo-americani, a cominciare ovviamente dalla partecipazione alle operazioni militari. Invece, di lì a poco, sarebbe arrivata una nuova cocente delusione. Per il momento comunque la dichiarazione di guerra comportava il riconoscimento all'Italia di paese cobelligerante con le Nazioni Unite. Il comunicato diramato per l'occasione congiuntamente dai Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, così affermava: I governi della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e del!' Unione Sovietica riconoscono la posizione de/ governo italiano come è stata delineata dal Maresciallo Badoglio e accettano l'attiva collaborazione della Nazione e delle Forze armate italiane come cobelligeranti nella guerra contro /a Germania (60). Dopo aver precisato che il nuovo status non mutava agli occhi degli alleati il carattere provvisorio dell'attuale Governo italiano e


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1' opportunità che a guerra finita il popolo italiano decidesse con mezzi costituzionali la sua futura forma di governo democratico, il documento sembrava riecheggiare i contenuti del memorandum di Quebec dove affermava: I rapporti di cobelligeranza tra il governo italiano e quella delle Nazioni Unite non possono di· per sè alterare le condizioni firmate recentemente che conservano la loro piena validità. Queste condizioni possono essere modificate soltanto previo accordo tra i governi alleati e alla luce del grado di assistenza che ti governo italiano sarti in grado di dare alla causa delle Nazioni Unite (61). A distanza di un mese dal!' armistizio la scena si ripeteva: gli anglo-americani rinnovavano le loro promesse parlando di generica assistenza, e gli italiani esprimevano pubblicamene la loro rinnovata fiducia in una crescente partecipazione alle operazioni; il maresciallo Badoglio ricevendo i giornalisti il 13 ottobre subito dopo la dichiarazione di guerra affermava: Scopo unico del mio governo è quello di liberare zl Paese dalla oppressione tedesca. È evidente che tale liberazi'one non potrà essere raggiunta se non unendo strettamente la nostra azione militare con quella degli" angloamericani (62). Il giorno successivo rispondendo alle domande del corrispondente dell' «Eight Army News», il Capo del Governo ritornava sull'argomento sottolineando ancora più esplicitamente proprio l'aspetto della collaborazione militare: Noi abbiamo già equipaggiato numerose truppe che presteranno la loro opera agli ordini del generale Alexander (..) Non posso precisare a quale armate alleata verranno assegnate. Ma questo non è che l'inizio. Nuova delusione

Invece era tutto, almeno per il momento. Il 17 ottobre il generale Taylor, capo di S.M. della Missione militare alleata, inviava al Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosia un prome-. moria che aveva per oggetto la Politica riguardante l'impiego delle Forze Armate italiane. Il documento, che sarebbe rimasto in vigore fino al febbraio '44., prevedeva la suddivisione delle truppe italiane in tre categorie, corrispondc:;mi grosso modo ad altrettante forme di utilizzazione:


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- truppe combattenti; - truppe nelle linee di comunicazione, delle difesa costiera e dei servizi; - mano d 'opera civile mobilitata (64). A evitare equivoci e fraintendimenti 10 relazione al pnmo pu nto si precisava subito: A causa delle difficoltà di comando, sostentamento e di rinnovo, non è previsto l'impiego su vasta scala di Forze italiane come truppe combattenti. Per ora non ci sono progetti d'impiego di formazioni combattenti~ a parte la brigata rinforzatà in attesa di ordini. Dunque, eccezion fatta per i circa cinquemila del Raggruppamento motorizzato, i soldati italiani erano destinati, nei piani alleati, a compiti di secondaria importanza nella quasi totalità. Si trattava di compiti che potevano andare dalla pura e semplice manovalanza, alla fornitura di servizi che richiedevano vari livelli di specializzazione (genio, trasporti, collegamenti), ma che, in ogni caso, erano lontani dalla massiccia partecipazione alle operazioni, ben altrimenti qualificante, che gli italiani desideravano (65). Si trattava dunque di una nuova doccia fredda, più grave della precedente però perché giungeva a distanza di un mese da quella, dopo che i due schieramenti ex nemici avevano avuto tutto il tempo per una approfondita conoscenza reciproca, necessaria soprattutto agli anglo-americani per rimuovere i dubbi sulla buona fede degli italiani e sulla loro volontà di cooperazione. Evidentemente il punto non era questo , e gli avvenimenti successivi lo avrebbero dimostrato ampiamente. Per il momento comunque non restava che prendere atto della decisione anglo-americana. Lo faceva il Capo di Stato Maggiore Generale che il 19 ottobre manifestava alla Missione militare alleata la propria delusione: da parte italiana, scriveva Ambrosia, si sarebbe desiderata una più larga partecipazione alle operazioni belliche delle armate anglo-americane, che non si limitasse cioè al solo I Raggruppamento motorizzato. Del resto , proseguiva Ambrosia, la azione bellica diretta, che è la più efficace, specie dopo la dichiarazione di guerra, era in armonia con quanto era stato autorevolmente affermato da parte alleata: che cioè le condizioni di armistizio saranno attenuate in relazione alla nostra reale collaborazione (66).


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Con gli occhi fissi al memorandum di Quebec le autorità militari italiane, come quelle politiche · del resto, continuavano ad avanzare offerte di collaborazione operativa che gli anglo-americani regolarmente respingevano. Tuttavia anche questa volta per nulla scoraggiate le autorità militari italiane rinnovarono nei giorni successivi agli anglo-americani l'offerta di truppe da affiancare al Raggruppamento motorizzato: prima un battaglione arditi e due battaglioni micraglieri, poi le truppe italiane dislocate in Sardegna per impiegarle nella lotta contro i tedeschi: anche queste proposte caddero nel vuoto (67). Inaspettato giunse invece il 29 ottobre un comunicato della Missione militare alleata che sembrava premiare gli ostinati sforzi italiani. Il Comandante in Capo alleato, diceva il messaggio, desiderava che zl governo italiano provvedesse subito alla formazio ne di una divisione per l'impiego in combattimento (68). La decisione di Eisenhower, che appariva in evidente contrasto con quanto stabilito dalla Missione militare il 17 ottobre, sembrava un primo passo verso la realizzazione delle promesse fatte da Eisenhower a Malta. Invece si trattava dell'ennesima delusione, stavolta per la verità definitiva poiché facendo cadere le ultime residue illusioni, spingeva gli italiani a un atteggiamento più realistico . Vediamo come si svolsero i fatti. Il 27 ottobre il Comandante in Capo alleato, generale Eisenhower, aveva inviato in Italia due telegrammi: in quello indirizzato alla Missione militare alleata, Eisenhower, richiamandosi a un suo precedente messaggio dell'8 ottobre relativo all'impiego delle forze italiane, chiedeva notizie circa stato attuale passi relativi alla questione e sollecitava che tali passi fossero accelerati. Intanto disponeva che la Missione chiedesse al Governo italiano . di mettere in piedi una Divisione. Eisenhower così precisava il suo pensiero:

Questa Divisione sarà organizzata come truppa da montagna e sarà costituita, per quanto possibile e preferibilmente, intorno al reggimento già assegnato alla 5 a Armata: tuttavia se vi sono ragioni che lo rendono necessario, può essere aggiunta al reggimento stesso. Quali potevano essere queste ragioni Eisenhower non lo precisava: in tal modo il Comandante in Capo alleato lasciava al generale Alexander, dal quale dipendevano direttamente le truppe operanti in Italia, la più ampia discrezionalità nell'azione. Ciò appare evidente anche dal contenuto dell'altro telegramma inviato


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lo stesso giorno direttamente al comando del XV Gruppo d'Armate per chiedere che venisse comunicato in dettaglio numero e tipo

delle unità di cui si· desidera l'impiego (.) p er poter compilare un quadro di battaglia completo delle unità italiane per il nostro impiego . La scelta definitiva, era dunque affidata al generale inglese il quale non sembrava certo disposto ad allargare cali limiti. Questo era il giudizio che n e dava il generale Utili , all' epoca capo della Missione Militare italiana di Collegamento presso il Comando del XV Gruppo d'Armate . Recatosi il 28 ottobre a S. Spirito per discutere appunto della questione, Utili così riassumeva l'esito dei colloqui:

Ho conferito stamane col generale Martin in argomento ai due (..) dispacci del Q. G. di Eisenhower comunicati alla Missione per conoscenza. Ho avuto subito l'impressione che i risp ettivi p unti di vista si fossero tutt'altro che avvicinati. In sintesi: a) per il m omento è previsto soltanto l'impiego del raggruppamento Dapino; nel caso che l'esperienza dimostri che si tratta veramente di truppe «buonissime» si potrà pensare a fare entrare in linea anche il raggruppamento èia montagna (di cui ho notificato la composizione); è comunque escluso l'impiego· di qualcosa di p iù di una divisione italiana nel ciclo op erativo in corso; la questione potrà essere se mai riesaminata più tardi, c.ioè dopo l'occupaziòne di Roma, Firenze ecc. (69). Dunque, appena arrivate al Comando del XV Gruppo d' Armate le direttive di Einsenhower, per la verità già abbastanza vaghe , subivano nuove pesanti restrizioni. L' allargamento , pur limitato del nostro concingence era subordinato al superamento di un vero e proprio esame; in ogni caso se ne sarebbe riparlato dopo la liberazione di Roma. Utili ebbe l'impressione di trovarsi di fronte a un nuovo espediente da pace degli alleati per procrastinare ogni impegno preciso che potesse limitare in qualche misura la loro libertà d'azione; così commentava al termine della sua relazione:

N el complesso l'impressione lasciatami dal colloquio non è stata gradevole. Il senso crudo del discorso mi è sembrato il seguente: fate ciò che di volta in volta vi chiediamo senza tentare di estendere il vostro concorso; un atteggiamento collaborati·vo è per lo meno prematuro e per ora ci infastidisce.


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Fine delle illusioni Questa volta la lezione sembrava essere stata capita. A questo punto era ormai inutile anche sapere che all'interno dello schieramento alleato vi erano uomini ben disposti verso la causa italiana. Di fronte alla diffidenza e ali' ostilità operante di vasti settori, soprattutto di parte britannica, a che cosa serviva quello che Utili definiva con grande efficacia zf buon volere dùtratto che ci dimostrano gli americani? (70). Quali che fossero i contrasti interni allo schieramento alleato e le alchimie dalle quali scaturivano le posizioni ufficiali, quello che contava alla fine era che queste si presentavano, almeno in apparenza, unitarie e la tendenza dominante in esse era contraria a una partecipazione italiana alle operazioni che non fosse· soltanto simbolica. Il futuro comandante del Raggruppamento motorizzato fu il primo a quanto ci risulta, a prendere atto della situazione e a trarne le conseguenze implicite· (71 ). Nelle sue memorie il generale Utili ribadisce in modo molto chiaro le sue convinzioni di allora in proposito. Riferendosi in particolare all'azione della Missione da lui comandata, Utili ricorda gli sforzi messi in atto per poter disporre delle Grandi Unità italiane dislocate in Sardegna e in Corsica che costituivano la migliore carta de/ nostro gioco. Ma il punto dolente era proprio questo:

Era appunto questo gioco che gli A//eati non erano disposti a consertirci, sicché urtai subito ne/ più secco «fin de non recevoir». Mi si rispose crudamente che zf XV Gruppo d'Armate aveva forze combattenti in eccedenza per entità e qualità e che /a nostra partecipazione simbolica a/la guerra era già realizzata dal picco/o Corpo del genera/e Dapino. Gli a//eati avevano bùogno soltanto di unità lavorative e di reparti ausiliari per servizi di retrovia: noi dovevamo dar mano energicamente a/l'organizzazione razionale di questi elementi ed è così che àvremmo cooperato ne/ miglior modo a/la liberazione del nostro paese. In sostanza si voi/e formi capire che tanto meglio sarebbe stato quanto prima avessimo n·nunciato ad assurde fantasie (72). Finalmente si cominciava da parte italiana a prendere atto dei termini reali della politica per l'Italia adottata dagli anglo-americani; una politica che potremmo definire «dei piccoli passi», in base alla quale il nostro paese era chiamato a pagarsi zf biglietto, secondo


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l'espressione di Churchill, ma, come è ovvio, nei modi e nei tempi scelti dai vincitori. È fin troppo evidente perciò che la partecipazione diretta, massiccia alle operazioni militari non era né poteva essere uno dei modi più graditi in molti ambienti alleati, soprattutto britannici, per i vantaggi politici che avrebbe arrecato all'Italia rispetto alla più umile e dequalificante fornitura di mano d'opera, la quale, bisogna riconoscerlo, risultava anche più utile e meno costosa per gli alleati dell'apporto di qualche Divisione da approntare a proprie spese, per poi offrirla agli italiani a permettere loro di fare bella figura. Questa volta i comandi italiani compresero che bisognava cambiare rotta e prendere atto di una realtà che si stava rivelando ben diversa da come la si era immaginata. Il Capo di Stato Maggiore Roatca mostrava, fin almente , di volerlo fare con freddo realismo. Così scriveva al generale Ambrosio il 29 ottobre evidentemente ispirandosi alle parole di Utili:

È constatato, una volta di più che gli anglo-americani, mentre da un lato (a parole) ci invitano a combattere e fanno dipendere la nostra sorte futura dalla entità del nostro apporto bellico, dall'altro (a fotti) cercano di ridurre al minimo tale apporto (73). Mettendosi nei pann i degli anglo-americani, secondo Roatta, si potevano anche riconoscere plausibili, se non giuste, le loro posizioni. Quasi certamente gli americani avevano sperato di ottenere dall'armistizio risultati più consistenti di quelli ottenuti effettivamente, risultati che permettessero loro di conquistare tre

quarti almeno dell'Italia (. . .) ed affacciarsi in battaglia alle porte meridionali della Germania. Quanto agli inglesi secondo Roatta probabilmente non erano mai stati molto propensi all'armistizio:

essi pregustavano il momento in cui avrebbero potuto eliminare qualsiasi potenza italiana dal Mediterraneo, annettersi la Sicilia (una Malta molto più grande e più comoda); invece, proprio a causa dell'armistizio, e del nuovo status dell'Italia, gli inglesi avevano dovuto ammorbidire l'atteggiamento verso l'ex nemico. Considerando poi che le cose neppure erano andate bene dal punto di vista militare, per cause di cui gli americani non sì riconosceranno mai colpevoli, è comprensibile, ammetteva Roana, come gli anglo-americani ora facciano la voce grossa. Tanto più che i reparti italiani sono in gran parte armati, vestiti, equipaggiati e vettovagliati da loro. Non si può pretendere dunque che gli alleati si


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prestino al gioco: si tratterebbe di accettare a condizjoni del tutto passive, una collaborazione che permetterà agli italiani di acquistare meriti da far valere al momento opportuno e a loro di dover limitare le rivendicazioni verso l'ex nèmico : non si può proprio, conclude Roatta, negare che l'atteggiamento di chiusura è giusto, o per lo meno plausibile. Ma se agli anglo-americani la condizione di vincitori dava la possibilità di mostrarsi delusi dei nuovi partners e di conseguenza di alzare il prezzo della collaborazione, gli italia.ni da parte loro dovevano pur difendersi. Che cosa dobbiamo fare? si domandava a questo punto il Capo di Stato Maggiore, la cui risposta era realistica come l'analisi che l'aveva preceduta:

Secondo me, dobbiamo cominciare col lasciare perdere qualsiasi relazione di «dare ed avere» fra il nostro contributo bellico ed ti trattamento che ci sarà rùervato a fine guerra. Dobbiamo dimenticare tale relazione o - per meglio dire non accennarvi mai più. Ma se non si combatteva in nome delle promesse di Quebec che cosa restava agli italiani? Secondo Roatta bisognava proporre d'ora in avanti agli alleaci una collaborazione disinteressata, basata unicamente su concetti morali e su concetti di diritto. Gli italiani, si doveva dire ai cobelligeranti, vogliono battersi perché non intendono assistere da spettaton· alla liberazione del (loro) paese; vogliono battersi perché così facendo dimostreranno col paragone che se negli ultimi mesi di guerra le truppe hanno manifestato minore combattività e se infine si è giunti ali' armistizio, ciò non è avvenuto per vigliacchert'a, ma unicamente perché il paese non sentiva la guerra di allora. Da queste premesse di carattere morale scaturiva automaticamente, secondo Roatta, il diritto degli italiani a prendere parte alla guerra di liberazione della loro Patria. Il ragionamento, p er la verità, era un pò tirato per i capelli; in pratica le motivazioni erano sempre le stesse , né potevano essere diverse : di carattere morale e di diritto . La novità era che finalmente si era compreso l'opportunità di mettere la sordina alle motivazioni rivendicative contenute nella partecipazione italiana alle operazioni belliche. Questo non sarebbe servito a far mutare automaticamente l'atteggiamento di quanti ci erano ostili; ma era, se non altro, una dimostrazione di coerenza logica, ancora prima che politica, evitare di chiedere a costoro di


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farci combattere proprio in nome di quelle ragioni per le quali essi cercavano di impedircelo! A questo punto però cominciava il difficile. Una volta ·o ttenuto di combattere sulla base di questa linea occorreva, se si voleva essere coerenti, affrontare da soli le difficoltà di natura tecnica rappresentate dalla cronica mancanza di mezzi, armi, munizioni. Roatta mostrava sulla carta questa coerenza: (. . .) ci dobbiamo sforzare di non far dipendere la nostra collaborazione operativa da apporti materiali anglo-americani. Apprezzabilissima affermazione di principio, ma più facile a dirsi che a farsi. Gli italiani non potevano cenamente offrire ai nuovi partners unità blindate, moto-corazzate o motorizzate. Poco male: infatti non era di queste che essi avevano bisogno perché, scriveva Roatta, ne hanno fino a mai!; invece, proseguiva il Capo di Stato Maggiore, Noi abbiamo una cosa che essi non hanno più, ossia le modeste antiquate truppe a piedi, someggiate e ippotrainate. Dato il terreno in cui si combatte, date le esperienze che i cobelligeranti stanno facendo e ancor più faranno , è questa la moneta che possiamo spendere. Roatta proponeva perciò: Cominciamo magari con piccoli reparti, scelti, equipaggiati ed armati con mezzi esclusivamente nostri, ed otteniamo che siano impegnati in montagna, là dove non ci sono Cristi di cam· armati od autoblindo che tengano, e vediamo (... ). Un giorno ci verranno probabilmente a pregare di dare loro le divisioni, tutte le divisioni che abbiamo. E se questo non accadrà, avremo almeno fatto ti nostro dovere. Questa dunque la nuova line.a _d i condotta proposta da Roatta , il quale, ammaestrato dalle,..esperienze negative fatte fino a quel momento, riteneva che si dovesse cambiare anche l'interlocutore immediato: non bisognava continuare a perdere tempo in trattative inutili e dispersive colla missione x o colla missione y. Bisognava che il Governo stesso si impegnasse in prima persona affrontando la questione al più presto - con chi può decidere. Un'aspirazione quella del Capo di Stato Maggiore destinata però a rimanere in gran parte sulla carta di fronte alle difficoltà tecniche al momento insuperabili per gli italiani con le proprie forze. Inoltre, col crescere e rafforzarsi degli organismi di governo alleati, (AMG, Commissione Alleata di Controllo (ACC) con le varie sottocomrruss1oni, Consiglio Consultivo per l'Italia), il con-


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troll o divenne più capillare, l'iter burocratico da seguire anche per la più piccola pratica più lento e<J. esasperante, e gli intralci all'azione degli italiani si moltiplicarono (74). Cambiamenti ai vertici militari

Per di più, proprio in quei giorni stava per avere il suo epilogo la delicata vicenda riguardante i generali Ambrosio e Roatta da tempo bersaglio di dure accuse da parte del Governo jugoslavo in relazione ad atrocità che sarebbero state commesse da reparti da loro comandati in Croazia (75). La posizione dei due generali si aggravò decisamente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre in seguito alla conferenza di Mosca. Al termine dei lavori fu emessa una dichiarazione relativa all'Italia da parte dei tre Ministri degli esteri alleati che al paragrafo 7 recitava: I capi fascisti e i generali dell'esercito riconosciuti o sospettati di essere criminali di guerra devono essere arrestati e consegnati" alla giustizia (76). A metà novembre sia Roatta che Ambrosio, seppure con motivazioni ufficiali diverse, finirono per lasciare le cariche che occupavano (77). Al loro posto subentrarono il maresciallo d'Italia Giovanni Messe che assunse la carica di Capo di Stato Maggiore Generale e il generale di Corpo d'Armata Paolo Berardi che veniva nominato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. I due erano reduci dalla prigionia in Inghilterra insieme al generale Taddeo Orlando che assumeva in quei giorni la carica di Sottosegretario alla Guerra nel Gabinetto cosiddetto dei Sottosegretari varato il 16 novembre a Brindisi da Badoglio (78). I nuovi arrivati si misero subito al lavoro con nuova lena e con qualche illusione (79). Dei tre, il più noto e il più influente era senza dubbio il maresciallo Messe e ben presto l'impronta della sua mano si potè avvertire, se non altro nell'atteggiamento fermo e dignitoso col quale perorò la causa che più stava a cuore ai comandi e al Governo italiano in quel momento: quella della sempre più ampia e qualificata partecipazione italiana alle operazioni (80). Il primo impatto ufficiale del Capo di Stato Maggiore Generale con la nuova realtà avvenne il 23 novembre a Brindisi nel colloquio con il generale J oyce, capo della Commissione di Controllo Alleata (ACC) (81). Messe espose nell'occasione il proprio progetto di lavoro m


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modo chiaro e netto sin dalla premesse nella quale affermava come proprio intendimento che le forze armate italiane diano agli anglo-americani una collaborazione attiva, schietta e completa, nel campo operativo, nella protezione delle retrovie ecc., collaborazione che, in · una parola, raggiunga il più alto livello p ossibile materiale e spirituale. A tale scopo a parere di Messe occorreva un potenziamento delle Forze armate italiane che doveva passare attraverso:

1} una epurazione dei quadn· sotto il punto di vista tecnico, professionale, morale e politico (.. .) 2} Una disponibilità di viveri, vestianò, equipaggiamento, armamento, quadrupedi~ mezzi di trasporto (.. .). Messe chiariva subito, probabilmente a scanso di equivoci più o meno interessati, che gli italiani intedevano fare da soli nei limiti del possibile. Era sua intenzione perciò sfruttare ogni disponibilità delle terre italiane Nberate in modo da alleggen·re al massimo zl concorso da n'chiedere alla parte anglo-americana. A tale scopo occorreva però: a) libera disponibilità di tutto ti materiale comunque di proprietà delle FF.AA. italiane esistente nel temtorio già liberato (Sicilia compresa); b) che vengano sospese le richieste per altn.' scopi di materiali, quadrupedi, automezzi, ecc. da parte anglo-americana (. . .); c) che vengano restituiti all'Esercito Italiano gli ingenti quantitativi di materiale di ogni genere, armi, quadrupedi ed automezzi lasciati in Corsica. Nonostante tutto, Messe era consapevole che le deficienze in alcuni campi sono gravi e le FF.AA. italiane non potranno fare tutto da sole, pertanto sarà necessan'o che gli anglo-amen·cani vengano incontro alle nostre necessità per fornirci quanto u/ten.òrmente ci manca. Joyce si dichiarava pienamente convinto di quanto esposto da/l'eccellenza Messe, e assicurava che per quanto starà in lui farà zl possibile prospettando con energia e chiarezza persuasiva i problemi al Comandante in Capo. Messe ribadiva queste posizioni il 29 novembre indirizzando al Capo della Commissione di Controllo Alleata un promemoria nel quale recuperava una proposta a suo tempo avanzata da Ambrosio, quella di dare vita a grandi unità utilizzando prigionieri di guerra


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dell'Africa settentrionale. Con questi elementi volontari, si potevano formare eventualmente un paio di divisioni per le quali armi e dotazioni necessarie dovrebbero essere fornite dagli alleati (82). Come si vede Messe, ancora più esplicitamente di quanto fatto una settimana prima, modificava l'impostazione proposta da Roatta circa l'opportunità politica e psicologica di fare da soli, evitando cioè di ricorrere a un aleatorio e comunque politicamente impegnativo aiuto anglo-americano. Fare da soli, sembra dire, Messe, ma fin dove si arriva; poi ci penseranno gli alleati a fornirci l'aiuto necessario. Un ritorno al passato, un passo indietro rispetto a una acquisizione faticosamente raggiunta? Solo in apparenza. Messe era un «uomo nuovo» rispetto ai suoi colleghi che avevano pagato di persona il pesante retaggio dell'armistizio; egli sapeva di essere tornato in Italia grazie alla buona disposizione degli alleati, gli inglesi soprattutto, dai quali era stimato com~ comandante per le recenti vicende belliche in Tunisia (83). E comprensibile dunque che egli si aspettasse un trattamento adeguato : che senso aveva altrimenti avere liberato dalla prigionia il maresciallo d'Italia Giovanni Messe per poi continuare tutto come prima? (84) . Non sappiamo se Messe si illudesse veramente sulla possibilità di ottenere dagli anglo-americani più di quanto avevano ottenuto i suoi predecessori; certo è che egli si comportava come se lo credesse e, soprattutto, come se gli anglo-americani fossero tenuti a darlo per scontato. Col tempo, anche il Capo di Stato Maggiore Generale si sarebbe adeguato alla realtà. In questo periodo le sue prese di posizione ci sembrano ispirate da uno stato- d'animo che definiremmo di prudente speranza, unita peraltro a una decisa volontà di far valere le proprie ragioni. La prudenza emerge in più di una occasione per frenare pericolosi entusiasmi e aspettative fuori luogo come quando all'inizio di dicembre, commentando in calce un appunto relativo al potenziamento delle forze armate italiane, scriveva: io attenderei che almeno ci autorizzassero a costituire la Divisione < <Legnano»; se questa autorizzazione viene sarà un primo passo a nostro favore e allora var;à la pena di iniziare l'annoso lavoro proposto (85) . La prudenza di Messe era pienamente giustificata: infatti non soltanto l'attesa autorizzazione non giunse mai, tanto che col tempo la questione della ((Legnano» fu lasciata cadere, ma anzi, proprio in quei giorni la situazione subì un brusco peggioramento. Il 7 dicembre la Commissione Alleata di Controllo invitava il


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generale Utili, comandante della Missione Militàre italiana di Collegamento presso il XV Gruppo di Armate, a fare i passi necessari presso il proprio Governo perché fosse messo a disposizione del Comando in Capo alleato un notevole quantitativo di mortai da 81 e da 45 (86). La richiesta era tale , replicava Messe, che se fosse stata rispettata alla lettera, i reparti italiani ne sarebbero risultaci menomati gravemente non solo (nel) morale, ma anche (in) quel minimo di efficienza necessario per poter assolvere i compiti ad essi affidati dal Comando in Capo alleato col noto memorandum della Missione Alleata in data 17 ottobre. In pratica, tutti i reparti italiani, ad eçcezione del Raggruppamento e della fantomatica Divisione in via di costituzione, sarebbero stati sottoposti al prelevamento delle armi le quali, oltretutto, erano tolte agli italiani per essere distribuite alle forze operanti in Jugoslavia (!) (87). Nonostante le proteste italiane, gli americani si mostrarono irremovibili. Il 15 dicembre il generale Taylor, pur dichiarandosi perfettamente compreso delle argomentazioni del Capo di Stato Maggiore Generale italiano, che assicurava di aver segnalato al Comando in Capo alleato, ribadiva le richieste e precisava il tipo di armi e munizioni che doveva essere subito posto a disposizione del Comando in Capo delle forze alleate traendolo dalle disponibilità italiane nella penisola e in Sardegna (88) . . La reazione di Messe era pronta e dura, per quanto i rapporti di forze esistenti potevano permetterlo. Dopo aver assicurato che lo Stato Maggiore dell'Esercito stava già provvedendo a soddisfare le richieste della Commissione, Messe si apriva a un vero e proprio sfogo:

Desidero tuttavia faroi noto, con tutta franchezza, che l'ordine impartito dal Comando in Capo alleato costituisce per me una vera e inaspettata delusione. Sono rientrato dalla prigionia col fermo proposito di esplicare tutta la mia opera p er rimettere in efficienza le Forze Armate Italiane, (... ) e dare la massima collaborazione alle armate angloamericane, per il raggiungimento del comune scopo di scacciare i tedeschi dalla Penisola (89). Dopo essersi richiamato alle proposte fatte alla fine di novembre e alla speranza di vederle prese in benevola considerazione (. .. ) nel quadro della cobelligeranza, Messe continuava:


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È superfluo che vi esponga, Signor Generale, le ripercussioni morali di simile provvedimento sulle truppe e sui comandanti e la grave delusione e la pessima impressione sul pubblico italiano quando inevitabzlmente ne verrà a conoscenza. A parte la grave menomazione di efficienza materiale che ne conseguirà. Sottolineati i rischi politici e psicologici connessi al provvedimento, Messe concludeva con un monito significativo:

Qualora la situazione che si verrà così a creare dovesse essere definitiva, e comunque permanere a lungo, ne verrebbe sostanzialmente compromessa la possibilità di far fronte anche ai compiti minimi previsti per l'Esercito italiano dal promemoria della Missione Militare Alleata del 17 ottobre, nonché alle necessità presenti e future dell'ordine pubblico. S. Spirito: seconda riunione.

La presa di posizione di Messe non ebbe una risposta diretta, ma le questioni da lui sollevate furono riprese due giorni più tardi nella riunione tenuta a S. Spirito presso la sede del Comando del XV Gruppo di Armate. Vi presero parte per gli anglo-americani, Eisenhower e Alexander coi rispettivi Capi di Stato Maggiore, Smith e Richardson, il generale Joyce, capo della ACC, il generale Taylor, Capo di Stato Maggiore della stessa e il generale Robertson, comandante lo scaglione amministrativo avanzato del Comando in Capo alleato. Per la parte italiana erano presenti Badoglio, in qualità di Capo del Governo, e il Capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Messe. Si t~attava della più importante riunione fra italiani e anglo-americani dal convegno di Malta. 1.a presenza di Badoglio dimostrava la volontà italiana di spostare sul piano politico la discussione delle questioni militari più spinose, secondo il suggerimento di Utili, a suo tempo raccolto da Roatta ed ora fatto proprio da Messe che alla vigilia della riunione di S. Spirito prese decisamente posizione in tal senso con una preoccupata leue·ra inviata a Badoglio il 18 dicembre. Vi era ripetuto, a beneficio del Capo del Governo quanto scritto al generale Taylor circa la situazione di disarmo morale e materiale nella quale le richieste della Commissione di Controllo facevano precipitare l'Esercito


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italiano: una situazione, scriveva Messe, in cui ci verremo inevitabilmente a trovare qualora non intervenga, nell'atteggiamento alleato un deciso cambiamento d 'indirizzo nei nostri confronti e che Messe illustrava in tutta la sua crudezza (.. .) per quei passi che V.E. ritenesse opportuno fare (90). Il primo passo compiuto a S. Spirito, ancora prima di passare a trattare i singoli problemi, fu proprio quello di porre sul tappeto la richiesta di una più ampia partecipazione italiana alle operaztòni avvenire che dagli americani fu accettata come questione di principio (91). Essa avrebbe riguardato per il momento la solita Divisione «Legnano» e il battaglione arditi richiesto dal generale Alexander; in seguico sarebbero state designate altre unità, sempre in relazione alle possibilità dei mezzi di trasporto; le solite difficoltà di natura logistica venivano dunque riproposte come possibili ostacoli oggettivi, trascendenti perciò la buona volontà degli alleati. Questi intanto rinnovavano la richiesta di armi italiane da inviare ai partigiani jugoslavi. La parte italiana fece p resente che ciò avrebbe creato notevoli difficoltà per adempiere i compiti previsti dagli accordi che proprio in quella sede erano stati appena riconfermati: infatti, mentre per armare le scarse truppe italiane destinate a combattere avrebbero provveduto direttamente gli anglo-americani , le unità di occupazione, che erano la stragrande maggioranza, dovevano essere armate ed equipaggiate dalla parte italiana. La decisa presa di posizione degli italiani, Messe in particolare, convinse gli americani a riesaminare 1' intera questione cercando di tener conto delle esigenze delle due parei (92). In definitiva, ancora una volta molte promesse ma scarsi risultati ·concreti dal punto di vista della partecipazione alle operazioni. Per il momento l'onore di rappresentare l'Italia in armi al fianco degli alleati, restava una prerogativa del I Raggruppamento motorizzato che proprio in quei giorni era entrato in linea. Prima di parlare di questi avvenimenti, dovremo riprendere la narrazione dalla fine di settembre.


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(1) Cfr. A. Degli Espioosa, Il Regno del sud, Editori Riuniti , Roma, 1973, terza edizione di un classico del nostro migliore giornalismo storico, come lo definisce giustamente Enzo Samarelli nella presentazione; ma anche lavoro al quale è giocoforza ricorrere non esistendo a cutt' oggi una compiuta ricostruzione storica del periodo. Si veda anche V. Vailati, L'armistizio e il Regno del .rud, Palazzi Editore, Mi lano , 1969. (2) Per la situazione delle Forze Armate italiane alla data dell'armistizio e in particolare per le conseguenze che l'avvenimento ebbe sulle stesse, cfr. SME, Ufficio Storico, Le operazioni delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943, Roma, 1975, p. 48 e sgg. (3) SME, Ufficio Storico, 1-3, 23311, SMG 1944, n. 1260, Relazione sulla .rituazione delle Forze Armate. D'ora in avanti, Relazione Messe, 24 aprile '44. (4) Ibidem . (5) Cfr. allegato n . 1 al presence volume, dal quale sono tratte le citazioni successive. (6) Ibidem. (7) SME, Ufficio Storico, Le operazioni delle unità italiane nel settembre · ottobre 1943, cit. pp. 232-3, dal quale sono tratte le citazioni successive . (8) ACS, PCM. 1944-47, 1.1.26, f. i3530, SMRE, 20 settembre '43, n. 1, circolare

Riscossa, dalla quale sono tratte le citazioni successive. (9) Roana non era però il solo ad essere caduto nel!' equ ivoco. Il generale Moncgomery ricorda di avere avuto alla metà di settembre qualche problema con zf comandante della 7° Armata, generale Rizzio (in realcà Mario Arisio, n. d ' a.) il quale, in qualità di ufficiale più anziano del settore e in forza della cobelligeranza in arto, riteneva che la s• Armata dovesse senz'altro operare ai suoi ordini. Forse per mercere fine ad ogni dubbio in proposito il Capo di Staro Maggiore Generale Ambrosie, emanando le disposizioni per la collaborazione colle truppe alleate, al fin e di agire in piena coordinazione di sforzi, raccomandava ai Capi di Staro Maggiore delle uc Arm i di evitare di proporre, per ora, che G. U. alleate operino ai nosl1i ordini, cfr. C.S .. 14 settembre '43, n. 1104, allegato n . 2 al presente volume. Per la citazione di Montgomery, cfr. The Memoirs of Field-Mar1hal the Viscount Montgomery of Alamein, Collins, ScJames's Place, London, 1958, p . 197. (10) SME, Ufficio Storico, Le operazioni delle unità italiane nel 1ettembre-ottobre

1943, cit. p. 214 , foglio 27. (11) Ibidem, p . 215. (12) Ibidem, pp. 227-231, dove si possono avere maggiori notizie sui combattimenti episodici e le reazioni verificatisi nelle Puglie. (13) Badoglio protestò contro il provvedimento inviando al generale Eisenhower un telegramma nel quale affermava tra l'altro: ( . . .) noi abbiamo chiesto l'armistizio perché

deboli ma non siamo dei poltroni alt Alla liberazione del nostro pae1e dai tedeschi intendiamo concorrere col nostro sangue alt Voi che siete co1ì grande soldato comprenderete no1tri 1entimenti e non permetterete che ci venga inflitto un trattamento così umiliante per noi alt Spero in una vostra favorevole risposta che ci permetta di agire da soldati a fianco delle vostre truppe. Per quel che ci risulta, Eisenhower non rispose al messaggio di


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTO.R IZZATO

Badoglio. Per la vicenda cfr SMG, 28 febbraio 1946, n. 333, oggetto: Azione svolta dal Comando Supremo e dallo Stato Maggiore Generale p er il p otenziamento dello sforzo bellico italiano in cooperazione con gli alleati. Si cratta di un documento di 37 pagine firmato dal generale Claud io Trezzani, inviato al Ministero degli Esteri che aveva espresso il derideri.o di raccogliere tutta la maggiore documentazione pouibile nei riguardi dell'apporto italiano alla gue"a (.. .). Per questo documcmo, che d 'ora in poi indicheremo come SMG. 28 febbraio n. 333, e per il telegramma di Badoglio cfr. SME, Ufficio Storico, 1-3. rispettivamente 85/8 e 92 /2. Sulla base della documentazione fornica dallo Stato Maggiore Generale fu poi redarrn il volume del Ministero degli Affari Esteri, Il contributo italiano nella gue"a contro la Germania, Roma, 1946. (14) M. Roatta, Otto milioni di baionette, Mondadori, Milano, 1946, p. 342. (15) Per il testo dell'armistizio breve cfr. U.S. Army in World War Il, The Medite"anean Theater of Operations, Sicily and the Su"ender of Italy. by Lieutcnant Colone! Albert N. Garland and Howard Mc Gaw Smich assisted by Martin Blumeoson, Office of the Chief of Milicary History, Deparcment of the Army, Washington, D.C., 1965 «Appendix> C pp. 558. D'ora in avanti: Su"ender. Cfr. il testo italiano in allegato ' n. 3 al presente volume. (16) Ibidem pp. 447-8 e «Appendix> B. pp. 556-7. Cfr. il testo italiano in allegato n. 4 al presente volume. ( 17) G . Castellano, Come firmai l'armistizio di Crmibile . Mondadori, Milano, 1945, p. 137. (18) Cfr. G. CascelJano, op. cit., pp. 137 e 161. (19) Memorandttm di Quebec, cit. (20) Ibidem. (21) W. Churchill, La seconda gue"a mondiale, Mondadori, Milano, 1951, voi. 9, La campagna d'Italia, p. 115. (22) G. Castellano, op. cit. 158-9. Alle- parole di Alexander Castellano ceagì richiamandosi proprio al memorandum di Quebec, e alla promesse fattegli da Eisenhower. Smith, che aveva seguito con evidente disagio la conversazione, cercò di rassicurare il generale italiano dicendo che Alexander ha il tono burbero, ma è in sostanza rm buon uomo. In questa occasione Castellano per la prima volca ebbe la sensazione che esisteva una certa differenza di trattamento verso di noi tra gli amen'cani e gli inglesi. I primi più affabili, più comprensivi; più benevolmente disposti, i secondi irreprensibili nella fomuz, ma più ngidi. Questa differenza ho avuto occasione di notare maggiormente in seguito: ogni volta che ho trattato con gli americani ho riscontrato della buona volontà nel venirci incontro; quando ho trattato con gli inglesi non sempre ho trovato gente ben disposta in nostro favore. (23) G. Castellano, op. cit., pp. 171-2. Cfr. anche M. Toscano, Dal 25 luglio a/1'8 settembre, Le Monnier, Firenze, 1966 , p. 219. · (24) Per il testo della lettera cfr. The Papers of Dw1ght David Eisenhower, The John Hopkins Press, Baltimore and London, 1970, The War Years: III, pp. 1411-1413 .


u DlFFICIJ.U RIPRESA NEL ·REGNO DEL suo·

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(25) Surrender, cit. p. 541. (26) In effetti i comandanti alleati non si facevano molce illusioni. Eisenhower il 22 agosto sperava tutt'al più in uno o due giorni di aiuto da parte dell'esercito italiano, per quanto demoralizzato e~ corto di equipaggiamento, nella fase più critica dell'operazione «Avalanche». Cfr. U.S. Army in World War II, The Mediterranean Theater of Operations, Salerno to Cassino, by Martin Blumenson , Office of che Chief of Military History, Unired States Army, Washingcon, D .C. , 1969, p. 24. Alexander, con una p unta di razzismo, affermava, a p osten·o,i, di non avere creduto che l'esercito italiano porem: fare meglio che in Sicilia. Anche il popolo, e lo stesso proletariato, apparivano in preda all'apatia, conseguenza di venti rtnni di corruzione e di inefficienza fascista. Cfr. p . 46 di A. Alexander, Le armate alleate in Italia dal 3 settembre '43 al 12 dicembre '44, edizione italiana dell' omonima pubblicazione, apparsa come Sttpplement to «The London Gazette» del 6 giugno 1959, curata dallo S.M. Difesa, Servizio Inf. FF.AA., uff. 'O' . (D'ora in avanti: A. Alexander, Supp!ement) . (27) Gli alleati sembravano rendersi conco di queste difficoltà. Eisenhower scriveva il 27 luglio che le truppe italiane avrebbero ritenuto completamente disonorevole cercare di volgersi in modo deciso contro i loro precedenti r1lleati. Cfr. lecrera 27 luglio ai Capi di S.M. combinati, in Surrender, p. 271. Analoga la posizione di Alexander il q uale però sembra rim proverare Badoglio per essersi accorto solo al!'rtltimo momento (. .) che non

poteva onorevolmente ordinare al suo popolo direttamente di intraprendere azioni contro i tedeschi, A. Alexander, Supplement, p . 45. (28) Anche Alexander, come Eisenhower, riteneva il collasso superiore a ogni previsione. Cfr. Supp!ement, cit. p . 29. (29) Cfr. Surrender, p. 542, M. Toscano, op. cit. p . 220; SME, Ufficio storico, Le operazioni delle unità italiane, cit. , p . 44, sottolinea i limiti messi in mostra dalla parte italiana nella circostanza, riscontrabili soprattutto nella mancanza di chiarezza e iniziativa, nella preoccupazione quasi ossessiva di mantenere il segreto ad ogni costo. La posizione alleata fu invece caratterizzata, a parere di Paolo Berardi, da un senso di diffidenza, associato a sentimenti di dispetto e nsentimento i qual i, persistendo anche dopo l' armistizio, impedirono agli alleati stessi 11.na migliore utilizzazione del successo militare con l'abbattimento dell'esercito italiano. Cfr. P. Berardi, Le consegttenze strategiche della diffidenza alleata verso l'Italia, in «Rivista Militare», VIII-IX, 1947, pp. 898-903. (30) Sulla Missione, cfr. Surrender, cit. p . 540 e sgg. A. Degli Espinosa, op.-cit p. 45 e sgg., E. Aga Rossi, La politica degli alleati verso l'Italia nel 1943, in «S toria Contemporanea», dicembre 1972 , a. III , n . 4 , p . 891 e sgg. Secondo le disposizioni di Eisenhower, i compiti della Missione erano esattamente quelli di uasmettere le istruzioni del Comandante in Capo alleatO al Governo italiano, raccogliere informazioni del servizio segreto e dare vita, per quanto era possibile, a un 'azione coordinata dell e Forze Armare e del popolo italiano contro i tedeschi. Cfr. Surrender cit. p. 541. (3 1) Harold Macmillan, Vent'anni di pace e di guerra, memorie 1923-45, Mondadori, Milano, 1969, pp. 496-7, definisce una scelta sfortunata quella di mettere a capo della Missione il generale Mason-MacFarlane. L' uomo poli tico britannico rimase negativamence colpito tra l'altro dall'atteggiamento ostile assunto dal capo missione verso il re d'Italia, cosa abbastanza strana per un ufficiale britannico. Anche Robert Murphy, il consigliere politico di Roosevelt, notò l' ostilità verso gli italiani del generale Mason-MacFarlane, il cui atteggiamento egli definisce prevenuto sotto piit di un aspetto. R. Murphy, Un diplomatico in prima linea, Da Monaco alla vigilia della nuova frontiera, Mondadori, Milano, 1967, p . 288.


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(32) Cfr. allegato n. 5 al presence volume, contenente il verbale della riunione delle autorità militari italiane con i generali Mason-MacFarlane e Taylor, nella quale furono appunto discusse le questioni di nat ura militare. Per una visione complessiva dell 'azione svolta dalla Missione, cfr. Surrender, cit. pp. 542- 3. Cfr. anche P. Badoglio, l 'Italia nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano, 1946, p. 127 e sgg., il quale però ne dà una versione edulcorata, a vantaggio della propria immagine. (33) Surrender, cit. p. 543. (34) Per il testo della lettera, cfr. Foreign Relations of the United States. Dipk>matic Papers 1943, II Europe, Washington, United States Governmcm Printing Office, 1964. (D'ora in avanti: FRUS), p p. 356-370. Lo si può vedere a nche in The Papers of D.D. Eisenhower, cit. PP: 1430-4. (35) Il capitano Butchcr, ufficiale di collegamento di Eisenhower, così scrive: Ike ha fatto presente al C.S. che da un punto di vista militare gli alleati dovrebbero rafforzare il governo legale italiano del re e del Maresciallo Badoglio e accettarlo come cobelligerante: se no l'unica alternativa è di costituire un governo militare allealo per l'Italia occupata, ma questa soluzione ci obbligherebbe ad impiegare molti dei nostn' uomini per la polizia e l'amministrazione del paese. H. Butcher, Tre anni con Eisenhower, Mondadori, Milano , 1948, p. 415. Anche il generale Smith, Capo di SM di Eisenhower, sostiene che questi si preoccupava di associarsi l'ait,to dell'esercito italiano per una campagna per la quale sapeva di non avere sufficienti forze( .. }; per questo motivo era pronto a venire inconuo agli italiani facendo loro consistenti concessioni sul piano politico (es. lo staf1u di alleato anziché di cobelJigerame); il Comandante Supremo alleato però non aveva potuto far niente contro l'influenza inglese (nella quale andava compresa anche una certa gelosia di Alexander verso Eisenhower): in definitiva, i britannici sarebbero stati, sempre a parere di Smith, pronti a mandare al diavolo il piano anglo-americano pur di mettere knok-ont l 'Italia. La testimonianza de l generale americano è riportata dall'ambasciatore Quaroni nella lettera scritta all' ambasciatore Piccromarchi il 26 giugno 1946 e pubblicata in G. Castellano La guerra continua, Rizzoli, Milano, 1963, alle pagine 222-224. (36) Eisenhower era consapevole che la linea da lui proposta po teva avere delle ripercussioni p olitiche e (.. ) sollevare notevole opposizione e critiche da parte della pubblica opinione, particolarmente sensibilizzata dal recente ccaso Darlan•. Consigliava perciò il generale Marshall e le autorità politiche di amibuirc senz'altro ai comandi militari le responsabilità di quelle scelte g iustificandole appunco con l'argomento della necessità militare che, ne sono convinto, dovrebbe essere il fattore determinante. Cfr. FRUS, pp. 367-370. La necessità di tenere conco dell'atteggiamento dell'opinione pubblica alleata nel rrattare con italiani appartenuti al partito fascista, è sottolineata anche da Murphy, op. cii. p . 283, il quale m ette in evidenza come i mil itari avessero in qucsco campo le mani più libere dei politici. Macmi llan sottolinea che i milicari furono più rapidi ed clastici nell'istaurare rapporti di co llaborazione cogli ex nemici: I co1ide1tt· leader

dell'opinione pubblica, specie nella Jlampa, furono fin troppo propensi a biasimarci per un altro patto infame, co1ne quello che un anno pn·ma era stato stretto nel Nord Africa. H. Macrnillan, op. cit. pp. 502 , 508. (37) Cfr. W. Churchill, op. cit. pp. 206-8. FRUS, cit. pp. 373-6. Sui rapporti fra italiani e anglo-americani e per la diversità delle posizioni nel campo alleato verso l'Italia, cfr. N . Kogan , L'Italia e gli alleati, Lerici, Milano, 1963, e E. Aga Rossi, La politica estera amencana e l'Italia nella seconda guerra mondiale nel volume Italia e America dalla grande guerra ad oggi, Marsilio, Padova, 1976. Sulla politica estera britannica nel periodo da noi preso in esame, cfr. British Foreign Policy in the Second World War, by Sir


LA DimCH.E RIPRESA NEL "REGNO OEL SUO"

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llewellin Woodward, London, 1962, HMSO , in particolare pp. 225-238. La diversità d e lle posizioni politiche de i due alleaci occidentali verso l'Italia è fin troppo nota per meritare di essere approfondita. Gli inglesi, dire ttamen.t e interessati all'area m editerranea, avevano come obiettivo, sul piano ioternazionale il d efinitivo ridimensioname nto dell' Iralia come potenza navale, su q uello interno l'assicurazione della concinuicà moderara dello Stato attraverso il binomio Victorio Emanuele III-Badoglio , q ual i garanti app unto di cale scelta politica attraverso la firma degli armistizi . G li Stati Uniti invece, sia per motivi politici interni (presenza di una popolosa comun ità ita liana decis iva a i fini eleccorali) sia perché, essendo ancora alla ricerca di una chiara strategia imperialistica tend evano a rinviare al dopoguerra le decisioni politiche più im pegnative, apparivano nell'insieme me no «pu nitivi» verso il nostro paese. Questo schema interpretativo, u tile per sp iegare sui tempi lunghi le linee generali della strategia politica anglo -americana, non va forzato troppo: per quanto riguarda gli americani in particolare , se è vero che l'assenza di u n «contenzioso» con l'Italia permetteva loro di essere più flessibili, almeno sulla carta, così da po ter utilizzare eventuali aiuti degli ex-nemici senza troppe remore di carattere politico , è anche vero che molto spesso q uesti aiuti finirono per essere rifimati perché non strettamente funzionali alle esigenze militari alleate che nella strategia americana d ovevano avere il sopravvento su ogni altra considerazione di carattere politico-diplomatico. Inoltre, per comprendere l'accuazione concreta della politica alleata verso l'Italia, occorre tenere sempre presenti le «variami» rappresenta ce dall'azione diretta dei vari enti e coman di alleaci nell'applicazione delle direttive di carattere generale: il notevole m argine discrezionale di cui godevano, permetteva loro, a seconda dei sentim enti d i a ntipatia, benevolenza, risentimen to verso gli ex-nemici, d i cambiare in meglio o in peggio le d irettive ricevute, in misura talvolta co nsiste nte. (38) M. Toscano, riferendosi alla scarsa importan za che Churchill sembrava annettere alla questione, commenta che questo punto non era trascurabile, tranne che p er chi non

attribuiva alcun interesse a/l'intensità della collaborazione italiana nella lotta contro la Germania. M. Toscano, op . cit. p. 88. Lo stesso Toscano, p . 85 , sosciene che gli inglesi avrebbero avuto questo atteggiamento già nel periodo dei «quarantacinque giorni». D i diverso parere Elena Aga Rossi, secondo la quale ancora il 9 settembre, Churchill pensava che un app oggio utile contro il nemico non solo sarà aitùato, ma anche 1icompensato, cfr. La politica degli alleati; cit. p . 891. È probabile che in questo periodo Churchill sperasse effettivamente di trarre qualche vantaggio da eventuali sollevazioni popolari contro il fascism o. Lo stesso riferimento, citato in precedenza, di Alexander al proletariato mi lanese sembrerebbe confermare l'esistenza di simili aspeccacive in alcuni ambienti inglesi. Meno credibile l'aspettativa di u n aiuto diretto delle Forze Armate, al quale neppu re Churchill era interessato, per motivi politici evidenti. (39) La posizione sovietica, certamente non dovu ta a benevolenza verso l'Italia, era invece una dimostrazione della spregiudicatezza che ispirava la politica estera sovietica , il cui obiettivo primario, come per gli S.U. , era al momento quello militare. Macmillan, op. cit. p. 502, commentava così il pragmatismo russo: Stalin si sta dimostrando molto

ragionevole. È favorevolissimo al re d'Italia (e anche al papa, se necessario) purché lo aiutino a combattere i tedeschi. (40) Tra il 26 e il 27 settembre vi furono vari colloqui preparatori d el convegno: il 26 il generale Mason-MacFarlanc si incontrò con Victorio Eman uele lll; il giorno successivo incontrò Badoglio insieme a Murphy, Macmi llan e Smith, latore del testo dell' armistizio lungo. Cfr. Surrender, cit. pp. 546-8. (41) P. Badoglio, op. cit. pp. 130 e 142.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZ.ATO

(42) Sul convegno di Malta, cfr. Surrender, cit. pp. 549-552; M. Toscano, op. cit. 106 e sgg., che contiene anche il resoconto più completo disponibile sui colloqui, dal quale sono tratte appunto le citazioni successive. (43) Una copia del Promemoria, di 15 pagine dattiloscritte, datato 28 settembre e recante in prima pagina la scritta a penna Compilato per la riunione di Malta, è in SME, Ufficio Storico, 1-3, 119/2. (44) M. Toscano, op. cit., resoconco dei colloqui cit. p . 115.

(45) Ibidem, pp. 115-6. (46) Ibidem, 115. (47) Scrive M. Toscano, op. cit. p. 125 che se queste parole di Eisenhower non fossero state rapidamente dimenticate si sarebbero evitate molte delusioni successive. (48) M. Toscano, op. cit., resoconto cit. p. 114. (49) Anche Toscano; op. cit. p. 124, sottolinea la differenza; per quànto riguarda la .circostanza sottolinea il fatto che Eisenhower comprese zJ valore psicologico di un ingresso delle truppe italiane fra i primi reparti che avrebbero liberato Roma. (50) M. Toscano, op. cit. 119. (51) La voloncà di non firmare la dichiarazione di guerra alla Germania prima della liberazione di Roma e della formazione di un nuovo governo più rappresentativo dell'attuale, era stara comunicata a MacFarlane da Victorio Emanuele nell'incontro del 26 settembre. Cfr. Surrender, 546-7. Nel corso del convegno di Malta Eisenhower era tornato più volte sul!' argomento giustificando tra l'altro la richiesta con la necessità di dare soddisfazione all'opinione pubblica dei paesi alleati: Per tre anni gli italiani sono stati nemici dei miei governi. Noi dobbiamo tenere conto delle opinioni pubbliche dei paesi alleati. Questo cambiamento delle opinioni pubbliche non può avvenire nelle masse con la velocità con cui può avvenire nell'animo di soldati seduti intorno a un tavolo (. . .) per l'opinione pubblica occorre al più presto la dichiarazione di g1terra . Badoglio, invitato espressamente a manifestare il suo parere, si era_ dtchiara_ro d'accordo, ma prote~tò la proprfa incompetenza a decidere dato che la dtchiarazione di guerra è una prerogativa esclusiva di S. M. il Re. Cfc. M. Toscano, op. cit. p. 110. (52) C.S. l ottobre '43, n. 1615, Approntamento G. U. per le prossime operazioni, in SME, Ufficio Storico, l-3, 9215, allegato n. 6 al presence volume. O

(53) SMG, 28 febbraio '46, n. 333, cit. (54) Cfr. P. Badoglio, op. cit. p. 158. Una copia dattiloscritta di 8 pagine della sintesi del colloquio è in SME, Ufficio Storico, 1-3, 4113-4: le successive citazioni delle parole di Alexander sono tratte appunto da questo documento. (55) U. Utili, «Ragazzi in piedi!». La ripresa de/l'esercito italiano dopo 1'8 settembre, Mursia, Milano, 1979, p. 31. Le memorie del generale Utili riguardano le vicende della Missione di Collegamento e del Raggruppam ento fino alla conquista di Monte Marrone. Basandosi evidentemente sulla vasca documentazione di cui disponeva, Utili offre una ricostruzione degli avvenimenti che per la ricchezza delle informazioni e la


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loro attendibilidl, costituisce un contributo insostituibile per la ricerca sull'argomento. Il libro è staco curato da Gabrio Lombardi che ha introdotto le pagine di Utili con una premessa che riprende quasi integralmente lo scritto dello stesso Lombardi, Il generale Utili nella guerra di liberazione, apparso in s:ME, Ufficio Storico, Memorie storiche militari, 1978, pp. 26 1-309. (56) M. Utili, op. cit. p. 32. (57) Ibidem, p . 44 (58) ln un promemoria p reparato in quei gio;ni per il Ministro della Real Casa Acquarone, il generale Ambrosio si dichiarava del parere che la dichiarazione di guerra andava offerta in cambio di una adeguata contropartita; bisognava evitare insomma che si ripetesse quanto era accaduto con l'armistizio e gli avvenimenti successivi, tutti a vantaggio degli anglo-americani. Bisognava ottenere in sostanza che ci mettano in grado di combattere realmente (..) e quindi debbono portarci in continente le divisioni delta Sardegna-Corsica (queste ulti,ne complete) e fornire i mezzi per metterci in efficienza altre divisioni·. In definitiva, se non si voleva fare una dichiarazione platonica che servirebbe soltanto ai loro fini politici, scriveva Ambrosio, La cobelligeranza dovrebbe essere oculatamente negoziata. Quanto alla rottura delle relazioni diplomatiche con il Giappone richiesta dagli alleati, neppu re era il caso di parlarne senza alleanza politica. Per il documento cfr. V. Vailaci, op. cit. pp. 367-9. lo quegli stessi giorni Acquarone riceveva da Algeri una lercera di Castellano di run'altro tono con la quale il capo della Missione militare italiana presso il Comando in Capo de lle Forze alleate ad Algeri, in base ai suggerimenti dello stesso Eisenhower, esortava il Ministro della Real Casa a fare pressione sul re perché 1)' dichiarasse guerra alla Germania, 2) rompesse le relazioni diplomatiche col Giappone; i vantaggi che sarebbero derivati dalla decisione erano di carattere psicologico (favorevole impressione sull'opinione pubblica alleata) e politico (rafforzamento del Governo italiano, co belligeranza ecc.). La lettera, darara 2 ottobre, è pubblicata in V. Vailati, Badoglio risponde, Rizzali , Milano, 1958, pp. 169-170 e in G. Castellano, La guerra continua, cit. pp. 177-9. (59) Sulla dichiarazione di guerra cfr. Surrender, pp. 549-552 e «Politica Estera,, n. 6, luglio 1944, numero speciale: Dall'ar,nùti'zio alla liberazione di Roma, pp. 48-9; vi si può leggere il testo del breve comunicato con il quale l'ambasciatore italiano a Madrid comunicava all'am basciatore di Germania nella capitale spagnola che (.. ) di fronte ai continui ed intensificati atti di guerra compiuti contro gli Italiani dalle forze armate tedesche, l'Italia si considera dalle ore 15 (ora di Greenwich) del giorno 13 ottobre in stato di guerra. con la Germania. Di seguito, il testo del proclama rivolto agli italiani dal maresciallo Badoglio per l'occasione. (60) Cfr. «Politi~a Estera, , cit. p. 49. (61) Ibidem. (62) Per il testa dell'intervista cfr. L'Italia libera e la sua politica estera, Rassegna degli avvenimenti e documentazione ufficiale inedita, a cura di Annibale Del Mare e Giovanni Acquaviva, Taranto, 1944, pp. 31-32. (63) Ibidem . 32-34. (64) Copia del documento in SME, Uffico Scorico, 1-3, 23311, allegato n . 2 a C.S. 22 ottobre '43, n. 2170, ora allegato 7 al presente volume.


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IL PRI MO RAGGRUPPAMENTO MOTORI ZZATO

(65) Per l'attività di manovalanza, o comunque non strettamente bellica, svolta in favore degli alleati da reparti italiani, si veda Ministero della Difesa, SME, Uflìcio St0rico. Le unità Ausiliarie de/l'Esercito Italiano nella Gue"a di Liberazione, Roma, 1977. (66) C.S. 19 Otto bre '43, n. 2066, allegato a C.S. 22 ottobre '43, n . 2170, in SME, Ufficio Storico, l-3, 23/Z. (67) SMG, 26 febbraio '46, n. 333, cit. (68) Per il cesto dei due telegrammi cfr. SME, Ufficio Storico , 1-3, 233/1 tele n. 09105, 27 ottobre '43 da Q.G. Forze Armare a FATIMA (Missione Militare alleata a Brindisi) e 09084, stessa data e mittente, a 15 • Gruppo d'Arma te, entrambi allegati a SMRE, 29 ottobre '43, n. 1550. Stando alla testimonianza di Castellano, si sarebbe trattato di una decisione strappata, per così dire, al generale Eisenhower grazie ai buoni uffici del generale Smith che ci è sicuramente e sinceramente amico, oltreché all'insistenza dello stesso Castellano , mentre erano caduti nel vuoto gli sforzi del Capo del Governo Badoglio e del Comando Supremo per ottenere una maggiore partecipazione alle operazioni. Le difficoltà erano dovute alla sfiducia nello spin.to combattivo delle nostre truppe da parre del Comando in Capo alleato che perciò non aveva alcuna intenzione di impiegarle. Cfr. R. Missione ltaliana presso il Comando in Capo Alleato, 30 ottobre '43 , n. 427, in SME, Ufficio Storico, 1-3, 23311. Nel suo libro La gu.e "a continua, cit. p. 181. Castellano sostiene invece che Eisenhower sarebbe staro favorevole alle proposte avanzate da Badoglio circa l'incremento delle forze italiane combaue nti, soprattuno co n tru ppe alpine particolarmente adatte al terreno dell'Italia centrale: una volta giunta a Brindisi però la proposta sare bbe stata bocciata dalla Commissione Alleata di Controllo. In proposito cfr. anche P. Badoglio, op. cit. p. 246-249, e The Papers o/ D.D. Einsenhower, cit. pp. 1534-5, dove si può leggm: la risposta del 28 ottobre alla lellcra di Badoglio de l 12 dello stesso mese. (69) Ibidem. Missione Militare italiana di Collegamento con il XV Gruppo di Armate, 28 ottobre '43 , sen za prot. allegato a 29 ottobre '43, n . 1550, cit. (70) U. Utili, op. cit. p. 108. (71) A questo punto la situazione non doveva essere ancora del tutto chiara ai comandi militari italiani a giudicare da quanto scriveva Ambrosio il 22 onobre, nell'impartire disposizioni al generale Castellano, che era a capo della Missione Italiana presso il Comando in Capo alleato nel Mediterraneo (Algeri). li Capo di Stato Maggiore Ge nerale, riferendosi al promemoria del 17 Ottobre della Missione militare alleata, affermava che se anche si poteva far entrare in linea un'altra divisione motorizzata accanto al Raggruppamento già esistente, era pur sempre troppo poco, per rm Paese come il nostro, da far pesare m ila bilancia al momento opportuno. D'altra parte , non potendo potenziare da soli le nostre Divisioni con armi moderne, reparti corazzati e a1,1omezzi, occorreva che gli americani ci aiutassero con i loro mezzi per potenziare il concorso attivo che è nostra /emta intenzione dare per .rcacàare i tedeschi dal nostro molo ed anche oltre. Cfr. C.S. 22 ottobre '43, n . 2170, in SME, Ufficio Storico, 1-3, 233/1. Castellano, rispondendo una settimana più tardi sotcolineava con enfasi l'opportunità di chiedere il meno pouibile e cercare di fare ricorso alla nostra disponibilità di armi. Cfr. R. Missione lraliana, presso il Comando in Capo Alleato, 30 ottobre '43 , n. 427, cit. (72) U. Utili, op. àt. pp. 42-3. Anche Roma, op. cit. 348, parla di una tacita •fin de non recevoir» da parte alleata circa le continue pressanti offerte di truppe combattenti che giungevano da Brindisi. Lo stesso Roatta, p . 343, così cerca di spiegare l'atteggiamento


LA DIFFICILE RJ PJlf-SA NEL "REGNO DEL suo·

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anglo-americano nei nostri confronci: Ci può essere stato

1111 resto di diffidenza (abbastanza spiegabile) di fron te al nostro rapido nvolgimento politico e militare; dello scetticùmo circa le nosh'e p ossibilità operative all'indomani stesso dello sfacelo conseguen te all'armistizio; il desiderio di agire esclusivamente con le proprie forze; la preoccupazione che, ammettendo una nostra cooperazione operativa (che non avrebbe potuto assumere un valore determinante) ci si impegnasse in qualche modo, a npagarcene poi con delle concessioni sprop orzionate; e fo rse un residuo di risentimento per il nostro passato, remoto e proIIimo, e la tendenza che ne derivava, a mantenerci nella veste di nazione vinta ed arresasi· a discrezione. Oppure - conclude Roatta con una ipotesi che riteniamo la più vicin a alla realtà - hanno giu ocato tutti questi elementi, o diversi fra essi, in solido.

(73) SME, Uffico Storico, SMRE, 29 ottobre '43, 1550, Impiego truppe italiane, cit. dal q uale sono uarte le successive citazioni nel testo. (74) Sui vari aspetti dell'amm inistrazio ne m ilitare e civile alleata dell' Italia, cfr. C.R.S. H arris, Allied M:Jitary Administration of Italy, 1943-1945, London, 1957, Her Majesty's Stationery Office, in particolare pp. 108-122; L. Mercuri, 1943-1945 Gli alleati e l 'Italia, ESI, Napoli, 1975, D .W. Ellwood, L'alleato nemico. La politica dell'occupazione anglo-americana in Italia 1943-1946, Feltrinelli, Milano, 1977. La creazione di una Comm issione di Controllo per l'applicazione dei concenuti dell'armistizio lungo sotto gli ordini e la direzione del Comandante in Capo alleato, era prevista dall'art. 37 dello stesso armistizio lungo. La Commissione, sorta dalle ceneri della Missione militare inviata a Brindisi in settembre, entrò in funzione il 10 novem bre. Il generale ame ricano K. A. Joyce fu posto alla guida del nuovo organism o coo la carica di vice-presidente (preside nte era appunto Eisenhower) e la stessa carica assunsero i responsabili delle 4 sezioni nelle quali l' ACC era divisa: 1) militare (a sua volta suddivisa in Marina, Forze terrestri, Aeronautica, Prigionieri di guerra, Fabbriche di Materiale bellico, Controllo del Materiale bellico, 2) politica, 3) economica e ammfoistrativa, 4) trasporci. A ll'inizio di gennaio '44 il generale Joyce fu sostituito dal generale Mason-MacFarlane che procedette a una ristrutturazione radicale della Commissione. Per quanto riguarda la parte militare, abolita la sezione esistente, fu rono create 3 .s otto-commissioni, una per ogni Arma, completamente autonome. La sotto-commissione per l' Esercito (MMIA) fu affidata al generale inglese C.C. D uchesne che la comandò fino alla metà di aprile , q uando fu sostituito dal generale Browning. Per l'ACC cfr. oltre a C.R.S. Harris, precedememence citato, Re1oconto delle

attività 1volte dal G011erno Mi/ilare · Alleato e dalla Commissione Alleata di Controllo in Italia, Quaderni della FIAP, n. 17, Roma, s.d . Per i difficil i rapporti delle autorità mili rari di Brindisi con la MMIA, cfr. P. Berardi , Memorie di un Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, O. D.C.U., Bologna, 1954. (75) Sulla vicenda cfr. A. D egli Espinosa, op. cit. pp. 209, 235 , 251 ; P. Badoglio,

op . cit. 161-2; G. Zanussi, op . cit .. pp . 276-9. (76) Per il testo della di.chiarazìone re lativa all 'Italia, cfr. «Politica Estera, n. cit. pp. 50-51. (77) Per Roacra sarebbe stato chiesto dai governi inglese e americano all'inizio di novem bre l'allo ntanamento perché considerato criminale di guerra; qualche giorno più tardi anche Ambtosio sarebbe p assa(to) fra i criminali di guerra. Ques to è q uanLo scrive G. Zanussi , op. cit. pp. 278-9. Badoglio, op. cit. pp. 16 1-2 sostie ne che Il Genemle

Ambrosio, che già aveva pa11ato i limiti d'età, spontaneamente (. .) propose di eJJere 1ostituito dal Maresciallo MeIJe nella carica di Capo di Staio Maggiore Generale, desideno questo esaudito dal Re che n ominò l'Am brosio Ispettore Generale dell'Esercito.


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(78) Cfr. A. Degli Espinosa, op. cit. pp. 237-8 e P. Badoglio, op. cil. pp. 156-7. Paolo Berardi, Memorie, cit. p. 53, scrive in proposito: Non ho mai potuto appurare i motivi che provocarono il nostro trasfen·mento in Itali.a. Forse era nel disegno occulto di Badoglio di cambiare l'alto comando dell'Esercito, ma di questo disegno non doveva aver parlato con 11es111no. Appena giunti a Brindisi, secondo Berardi, i ere reduci dalla prigionia non avrebbero avuto subito sentore di imminenti cambiamenti: per Messe si sarebbe anzi prospetta ca l' ipotesi di una nomina a Ispecrore dell' Escrciro. carica che Bcrardi definisce ononfica, perfettamente inutile e di carattere ambiguo. (79) Taddeo Orlando scrive nelle sue memorie che an momento della partenza aveva la speranza, condivisa dai suoi compagni di prigionia, di poter ricostituire la I Armata con i suoi due corpi d'armata, XX e XXI, e con le sue qttattro divisioni, per portarle in Italia a combattere contro il nemico tedesco. Cfr. T. Orlando, Vittoria di un popolo, Corso , Roma, 1946, p. 74. Anche Berardi, Memorie, cit. p . 71, parla di illusione con la quale eravamo partiti dall'Inghilterra, circa la possibilità di allineare, accanto agli alleati, un piccolo esercito con fisionomia propria: tale illusione, per ammissio ne dell o stesso Berardi, continuerà ancora a lungo. (80) L'avvicendamento ai vertici militari non dovene avvenire in modo del tutto indolore. Secondo G. Reisoli, Fuoko su Adolfo, fuoko m Benito, Rispoli Editore in Napoli, 1948 , pp . 118-1 19, ad essi furon o commesse le pirì alte dignità militan·, quasi che la qualità di ex prigionieri ne assiet,rasie preventivamente il prestigio, invece di essere considerata, come accadeva in passato, quanto meno una sventura. Il fatto è che sempre per gli italiani, fu p regio venir di fuori, non importa per quale ragione. Di tono analogo una leccera di 1m alto uffici.aie riprodotta in appendice all'opera citata di G. Zanussi, p. 374 che così la commenta: Senza voler entrare in 111,en'to alla questione (..) è tremendamente arduo sentenziare o trarre conseguenze nei riguardi degli avvenimenti del settembre '43 da parte di ufficiali che ne erano in tutti i sensi le mii/a migli.a lontano. Dall'alcra parte Berardi avrebbe esplicitamente dichiarato ad Ambrosio che i capi che avevano sostenuto le accascianti vicende della sconfitta, per quanto esenti dalla responsabilità personale di questa, e per quanto grandi fossero le loro benemerenze nell'aver capeggiato il capovolgimento della rituazione, erano destinati a ritirarsi, così come era avvemtto p er Cadorna, dopo Caporetto, in una .rituazione cento volte meno tragica. Cfc. P. Berardi, Memorie, cit ., p. 54. (81) SME, Ufficio Storico, 1-3 233/1. Riassunto del colloquio avvenuto tra l'eccellenza Messe e il generale Joyce capo Missione di Controllo Alleata il giorno 23 novembre 1943 in Brindisi, allegaco n. 8 al presente volume, dal quale sono uatte le successive citai ioni. (82) SME, Ufficio Storico, I-3, 98-3, C.S. , 29 novembre 1943, n. 3329. (83) Cfr. in proposito A . Degli Espinosa, op. cit. p. 251 -2. Cfr. ' anche G . Zanussi, op. cit. p. 276. (84) Sulle aspettative legate al ri torno di Messe, cfr. A. Degli Espinos:t, op. cit. pp. 251-2, secondo il quale il maresciallo, proprio per la simpatia di cui godeva presso gli al leati, potè accingersi con fiducia al lavoro di n'sollevavzento d'animi e d'organizzazioni. Anèhe G. Zanussi, op. cit. pp. 276-7, seppure con ton i e fi nalità dive rse, sembra confermare questa versione: vista la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, egli era giunto alla conclusione che forse era il caso per Roatta di mettersi da parte: non essendo egli riuscito a trovare un cuneo per far breccia ne l muro alleato, occorreva lasciar provare un alcro: vediamo - avre bbe detto Zanussi a Roana - se quest 'altro può essere Messe.


LA DlfflCILE RIPRESA NEL "REGNO DEL suo·

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(85) SME, Ufficio Storico, 1-3, 9813, Promemon'a per il Capo di S.M. Generale: potenziamento delle Forze Armate italiane. Riferendosi a recenti colloqui del colonnello Edo Rossi con membri della Commissione Alleata di Controllo, l'estensore dell'appunto suggeriva venissero prese oppc;,rtune misure per il potenziamento di dieci divisioni costiere da trasformare in divisioni di occupazione (. .) e di 4-5 divisioni mobili (..) per renderle idonee a combattere a fianco delle unità anglo-amen"cane, se ciò ci ve"à n"chiesto. (86) SME. Ufficio Storico, 1-3, 233/1 , Commissione Alleata di Comrollo, 7 dicembre '43, n . 02930. (87) Ibidem, C.S. 13 dicembre '43, n. 3748. (88) Ibidem , Commissione Alleata di Controllo, 15 dicembre '43, n. 471. (89) Ibidem , SMG, 18 dicembre '43 , n . 3843. (90) Ibidem, C.S. 18 dicembre '43, 3848. (91) Per la riunione di S. Spirito cfr. il resoconto datato 21 dicembre, allegato n . 9 al presente volume. (92) Badoglio, op. cii., p. 162, parla di una fiera protesta da parre di Messe per una ceuione di numerose armi a favore dei partigiani balcanici inoltrataci dal Comando Supremo Alleato. Ciò avreb be provocato la sorpresa di Eise nhower e Smich i quali non erano al corrente di que,ta richiesta. Smith avrebbe anzi esclamaco dopo averla esaminata: Noi vogliamo che gli italiani ri battano con gli alleati contro i tedeschi e per alzare il loro morale porn'amo via foro le armi!. Se vera la notizia, che non trova conferma nel resoconto da noi citato, potrebbe spiegare la decisione alleaca di rivedere l'intera questione.


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CAPITOLO II LA NASCITA DEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO . Le prime difficoltà Ufficialmente il I Raggruppamento motorizzato nasceva il 28 settembre 1943, come da disposizioni impartite in data 26 settembre dal comando del LI Corpo d'Armata, al quale era stato affidato dallo Stato Maggiore l'incarico di costituire la nuova unità. Questo l'organico previsto: Comando di raggruppamento (S.M. e Q. G.) . Un rgt. di frt. motorizzato, su: comando di rgt. (il comando 67 ° rgt. ftr.),· un btg. di ftr. motorizzato (1!67°) un btg. bersaglieri moton'zzato (51 ° btg. d'istruzione); un btg. di ftr. (I/93 °); una cp. fuctloni «S» da 20 (280 °); una sezione salmen'e. Un rgt. art. motonzzato, su: - comando di rgt. (ti comando 11 ° rgt. art. cl.a. «Mantova»); due gr. da 75/18 T.M. (del rgt. art. d.a. «Mantova»); un gr. da 100122 T.M. (ii CCCXIV); un gr. da 105 I 28 (il Xli); una btr. da 20 e.a. (del rgt. art. cl. a. «Mantova») . V btg. contro carri su: - comando di btg. - due cp da 47132 (16° e 56°),· - 5° cp. cam· L. 35 l.f. Una cp. mista del genio, con un plotone artieri, un plotone telegrafisti, un plotone marconisti. Una sezione CC.RR .. Servizi: un nucleo sanità; un nucleo sussistenza (1).


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

A questo risultato si giunse in m9do piuttosto caotico e attraverso una serie di incomprensioni, e contrasti che si protrassero ancora per qualche settimana fra i vari enti e comandi incaricati di dare vita alla nuova unità che ne risentì ovviamente dal punto di vista dell'efficienza e della rapidità dell'approntamento. La confusione, dovuta prevalentemente a conflitti di competenze, nasceva, in parte, da buone intenzioni: si voleva cioè che la funzione di rappresentanza che era stata assegnata al Raggruppamento, fosse la più ampia possibile (2). Perciò furono interessati alla sua creazione in molti, forse in troppi, dal Comando Supremo allo Stato Maggiore , dalla 7a Armata al LI e IX Corpo d'Armata, dai comandi delle Divisioni «Legnano», «Piceno», «Mantova» e «2 lOa» costiera, alla Legione dei carabinieri di Bari. Senza contare l'Aeronautica e la Marina, alle quali peraltro fu giocoforza ricorrere per sopperire alle molte deficienze di mezzi e armi. Tutto ciò non poteva non avere pesanti conseguenze sull'elasticità nei rapporti fra i vari comandi, sulla rapidità ed efficacia delle decisioni da adottare, sulla stessa immagine di efficienza che si dava agli anglo-americani. Quanto ai contrasti e alle incomprensioni cui si accennava all'inizio, traevano in gran parte origine dalle condizioni di estrema difficoltà nelle quali ci si trovava a operare in quei giorni nel «Regno del sud», difficoltà dovute a ristrettezze inimmaginabili e, spesso a mancanza assoluta di mezzi; non facilitavano però il compito i conflitti fra gli uomini, per lo più strascichi di antiche gelosie, in pane acuite dalle recenti dolorose vicende. In questo modo si spiega la vicenda stessa del comando della nuova unità, affidato in un primo tempo al generale Zanussi e, successivamente al generale Vincenzo Dapino (3). Va infine considerato, per completare il quadro, l' errore di valutazione politica nel quale stavano incorrendo i comandi militari italiani circa la natura dei rapporti che si sarebbero istaurati con gli anglo-americani e, di conseguenza , le loro illusioni in merito alla partecipazione italiana alle operazioni; argomenti questi sui quali ci siamo lungamente intrattenuti nel capitolo precedente e i cui effetti possono essere qui verificati in modo concreto. Il 26 settembre Roatta, rispondendo a quesiti della 7 a Armata in merito alla natura che avrebbe avuto l'unità allora in gestazione, faceva alcune osservazioni che ci sembrano significative dello stato d'animo con il quale ci si accingeva all'opera. Così scriveva il Capo di Stato Maggiore:


I.A NASCITA OEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

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Il Raggruppamento è di esistenza provvisoria. Ha lo scopo di permettere ad una rappresentanza dell'Esercito italiano di prendere al più presto parte alle operazioni alleate, così come già stanno facendo Marina ed Aviazione. Appena possibile la partecipazione dell'Esercito sarà estesa ad intere G. U. e gli elementi del Raggruppamento di cui sopra torneranno al loro posto normale (4). Certamente Roatta intendeva l'esperienza del I Raggruppamento motorizzato limitata soltanto dal punto di vista quantitativo e temporale: una partecipazione dignitosa, seppure ridotta nelle dimensioni. Era soltanto l'inizio , una sorta di biglietto da visita. Bisognava però presentarlo subito. Tanto valeva dunque, fare in fretta, e intanto continuare a prepararsi per una partecipazione massiccia e qualificata, magari con una piccola Armata. Questa pericolosa riserva mentale, destinata a cadere col tempo, ma forse troppo tardi, fu quasi certamente male intesa da parte di alcuni e si rivelò dannosa per la rapida ed efficace organizzazione del Raggruppamento . Probabilmente essa fornì uria giustificazione a quanti, enti e comandi, richiesti di uomini e/ o mezzi, si sentirono in diritto di tergiversare, per guadagnare tempo in attesa di probabili contrordini, o, addirittura, come in alcuni casi avvenne, di inviare materiali e personale scadenti (5 ). D'altra pane era umano che molti comandanti ritenessero quasi un delitto smembrare e ridurre all'inefficienza le loro unità, col rischio consistente di farle finire come manovalanza, della quale gli anglo-americani in quei giorni si mostravano tanto avidi; il tutto per rifornire una piccola unità destinata a vivere, come confermava lo stesso Capo di Stato Maggiore, lo spazio di un mattino. Probabilmente erano queste le considerazioni che ispiravano lo stesso generale De Stefanis, comandante il LI Corpo d'Armata che infatti entrò in contrasco con lo Stato Maggiore in merito ali' organico del Raggruppamento. De Stefanis appariva preoccupato, e non ne faceva mistero, delle possibili conseguenze negative che un' opera di prelevamento indiscriminata di uomini e mezzi avrebbe potuto avere sulla Divisione «Piceno» e soprattutto sulla «Legnano», deputata a fornire la maggior parte di reparti al nascente Raggruppamento (6). La polemica proseguiva nei giorni successivi finché il 1 ° ottobre il comandante del LI Corpo d'Armata sentiva il bisogno di fare alcune precisazioni. Incanto De Stefanis assicurava lo Staco


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Maggiore che sia il comandante del LI che tutti gli ufficiali del comando, nonché i dipendenti comandanti di corpo, sono pienamente compresi della importanza e della necessità della migliore organizzazione del I Raggruppamento Motorizzato, unica rappresentanza combattente del R.E. Italiano presso gù Alleati (7). Quanto al comportamento tenuto in quei giorni dal comandante del LI, non andava giudicato come tergiversazione, secondo quante aveva fatto lo Stato Maggiore, ma era la conseguenza di difficoltà oggettive incontrate nell'opera di approntamento del Raggruppamento motorizzato. Il quale, peraltro, grazie alla alacre opera di tutti, era ormai quasi completamente a punto (. . .) per quanto riguarda personale, armamento ed equipaggiamento . De Stefanis non faceva peraltro mistero che la convinzione che lo aveva sin lì guidate era che fosse conveniente di non mettere completamente a terra le unità dipendenti assicurando ad esse i mezzi per la vita e per le più strette necessità di combattimento con particolare riguardo alle artiglierie. Ciò· essenzialmente in dipendenza dello scopo per cui era stato costituito zi LI C.A., del compito generico ad esso affidato e della necessità di non svalonzzare l'azione morale in corso. Dal momento però, che lo Stato Maggiore aveva determinato doversi ricorrere anche all'annullamento dell'efficienza dei Reparti~ il comandante del LI assicurava che tutte le propn·e disponibilità in fatto di automezzi efficienti ed idonei, sarebbero state messe, senza eccezione, a disposizione del Raggruppamento. Una conclusione piuttosto risentita dunque ma che, se non altro, aveva il merito di porre fine alla polemica. Nei giorni successivi però una situazione analoga si riproponeva fra lo stesso De Stefanis e il generale Dapino, probabilmente come strascico della polemica precedente. Il 3 ottobre il comandante del Raggruppamento aveva preparato un lungo promemoria riguardante numerose questioni da nsolvere al più presto per assicurare un buon approntamento del I Raggruppamento Motorizzato (8). Il documento sarebbe stato sottoposto dallo stesso Dapino direttamente al generale Roatta, scavalcando le normali vie gerarchiche, a cominciare dallo stesso De Stefanis, dal quale l'unità dipendeva (9). Il comando della 7a Armata chiamato in causa coglieva l' occasione per ribadire che incaricato della costituzione del raggruppamento (era) ti 51 • CA e ad esso compete (va) provvedere al completamento dell'unità (10).


I.A NASCITA DEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

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De Stefanis da pane sua assicurava il 4 ottobre di avere dato disposizione perché le richieste di Dapino fossero soddisfatte, nei limiti del possibile e della autentica necessità, sulla quale l'ultima parola spettava allo stesso De Stefanis, a cominciare dai moschetti automatici, dalle 2000 bombe a mano, dagli elmetti (1200 di nuovo tipo, secondo la precisa indicazione di Dapino!). Qualche contrasto permaneva sui 20 radiotelegrafisti inviati al Raggruppamento, che secondo De Stefanis non potevano essere rutti inidonei, secondo il giudizio datone dal comando di quella unità, e soprattutto sugli automezzi. Il comando del Raggruppamento segnalava la m ancanza di 108 autocarri; De Stefanis faceva scendere la cifra a 75-80 e assicurava di avere dato le disposizioni necessarie perché fossero forniti al Raggruppamento (11). La questione si trascinò ancora per varie settimane e alla fine di ottobre, in vista dell'imminente trasferimento nella zona di Avellino, Dapino la ripropose al LI Corpo d'Armata riaccendendo la polemica ( 12). Anche tra Comando Supremo e Stato Maggiore, come si diceva in precedenza, vi furono dissensi che almeno in apparenza sembrano avere carattere prevalentemente tecnico riguardando la natura stessa del Raggruppamento. Il Comando Supremo voleva una unità completamente motorizzata; lo Stato Maggiore mostrava di preferire una soluzione di tipo misto, dando vita a un connubio mulo-motore, per dirla con Zanussi (13). La decisione di Roatta di procedere in questa direzione provocava la. reazione del Comando Supremo che appariva contrariato dalla mancata attuazione delle disposizioni emanate (14). Le scelte operate dallo Stato Maggiore erano indirettamente giustificate in un foglio inviato alla 7 a Armata quello stesso giorno da Roatta il quale spiegava il proprio operato appunto con la fretta e la natura temporanea del Raggruppamento, ma nello stesso tempo riproponeva di fatto la soluzione mulo-motore. Su questo punto però il Comando Supremo era categorico. Il 27 giungeva allo Stato Maggiore il parere di Ambrosio: Nessuna salmeria. Tutto deve essere motorizzato (15). L'esigenza di offrire al più presto agli anglo-americani una unità completamente motorizzata, faceva ritenere accettabile al Comando Supremo, persino la rinuncia, almeno momentanea, al secondo battaglione fanteria perché appiedato, oltreché alla 280a cp. fuciloni da 20 «S.» perché inadatta a una unità motorizzata. Questa fu infine la soluzione adottata e in base a queste direttive si continuò a lavorare.


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IL PRIMO RÀGGRUPPAMENTO MOTORJZZ,\TQ

All'inizio di ottobre la situazione di approntamento tracciata dallo Stato Maggiore era la seguente: risultavano a posto come personale, armamento e materiali, il I/67°, il LI bersaglieri, il V battaglione controcarro, la compagnia carri l.f., il CCCXIV gruppo da 100/22, il XII gruppo da 105/28, la compagnia mista genio, il nucleo sanità e il nucleo sussistenza. In via di organizzazione erano il comando di Raggruppamento e il comando autoreparto per Raggruppamento motorizzato. Difficoltà incontrava l'artiglieria, dato che i due gruppi da 75 / 18 ed una batteria 20 m/ m «Mantova» non erano ancora giunti dalla Calabria (16). Nell'insieme dunque, se non si etano rispettati i tempi previsti, la situazione non era certo drammatica (17). Il solito commento finale a matita in calce al foglio, diceva infatti: (. . .) nel complesso abbastanza a punto, meno gli automezzi ancora in via di recupero (18). In effetti quella degli automezzi, insieme alla carenza di munizioni, risulterà la vera spina nel fianco per il Raggruppamento dal punto di vista dei materiali. La questione, come abbiamo visto, impegnava in quei giorni il comandante del LI Corpo d'Armata, generale De Stefanis e il generale Dapino. Lo Stato Maggiore intanto si stava adoperando da parte sua pe.r soddisfare le esigenze del Raggruppamento con mezzi che non fossero quelli dell'Esercito che a un primo esame effettuato erano risultati inidonei allo scopo. Roatta si era rivolto allora alla Marina e all'Aeronautica in particolare, che sembrava essere in possesso di mezzi in numero sufficiente e soprattutto del tipo più adatto, i «626»; con questi si sarebbe potuto creare un parco automezzi omogeneo, seppure con un ritardo di altri 8-10 ·giorni. Intanto Roatta per accelerare i tempi aveva disposto che gli enti dell'Esercito fornissero subito al Raggruppamento z/ massimo degli automezzi: sarebbero stati reintegrati con quanto requisito all'Aeronautica e alla Marina (19). Lentamente dunque, mentre venivano superare le difficoltà della fase d'avvio, il Raggruppamento cominciava a prendere forma. · Diciamo lentamente perchè in effetti per tutto il mese di ottobre l'organico dell'unità subì continue modifiche le quali, se non ne alterarono le strutture portanti, contribuirono a ritardare il necessario processo di assestamento, l'affiatamento fra i reparti e la stessa preparaz10ne. Le modifiche strutturali più consistenti si ebbero come detto proprio in fase d'avvio il 29 settembre con l'eliminazione della


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LA NASCITA DEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

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280a cp fuciloni <<S» da 20 e della sezione salmerie (mentre veniva sostituito il I/ 93 ° con il II/ 67°) (20 ). Il 6 ottobre veniva ufficializzata l'eliminazione della compagnia carri lancia fiamme da 35 preannunciata al Raggruppamento il 4 ottobre con ordine verbale (21 ). Nelle tre settimane successive vi furono una serie di disposizioni che aggiungendo o cogliendo tasselli , completarono il mosaico definitivo del I Raggruppamento motorizzato. Il 6 ottobre furono costituiti il nucleo movieri e l'autoreparto pesante (22). Il giorno 8 veniva assegnato al Raggruppamento il nucleo postale , che prendeva servizio il 16 (23 ). Nei giorni 22 e 23 venivano assegnati ancora, provenienti dalla «Legnano», il 34 ° nucleo chirurgico e il 244 ° ospedale da campo (24). Nello stesso periodo , le terze batterie dei due gruppi da 75 / 18 passavano alle dipendenze del LI Corpo d'Armata (2 5). La perdita era grave perchè il Raggruppamento vedeva così notevolmente ridotta la propria potenza di fuoco, della quale invece tanto bisogno avrebbe avuto di lì a poco. Nel giro di una settimana, tra il 20 e il 25 ottobre, falliva anche il tentativo dello Stato Maggiore di dare vita a un reparto di arditi paracadutisti del quale abbiamo fatto cenno nel capitolo precedente (26). Comunque, alla fine di ottobre alla vigilia del trasferimento nella zona di Avellino, il I Raggruppamento motorizzato, aveva ormai assunto una fisionomia abbastanza definita, quella che manterrà fino alla metà di gennaio 1944 (schizzo n. 1) Addestramento

Il p rimo mese di vita del Raggruppamento fu dedicato prevalentemente all'addestramento degli uomini. La truppa aveva bisogno di cure non indifferenti, a cominciare da quelle di natura esteriore. Erano appunto norme formali quelle contenute nella circolare diramata il 6 ottobre dal comando del Raggruppamento dal titolo significativo «Scattare» (27). Vi si indicavano diversi aspetti disciplinari che a parere del generale Dapino lasciavano al momènto alquanto a desiderare; tanto che il comandante del Raggruppamento sentiva il bisogno di concludere la circolare raccomandando che fosse oggetto di apposite istruzioni da ripetersi

e da controllare fino ad accertare che tutti (dico tutti) i soldati elencati nei ruolini dei' capisquadra abbiano imparato il contenuto dei(..) numeri sopratrattati (28) . Il contenuto cui si riferiva Dapino


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(uso della voce, saluto, condizioni della divisa, ordine nelle marce), il tono da lui usato e la pignoleria con la quale sottoponeva la questione ai comandi dipendenti, tutto fa pensare che le condizioni disciplinari dell'unità fossero al momento piuttosto scadenti. Non abbiamo possibilità di riscontri diretti per verificare l'efficacia dell'intervento di Dapino. A giudicare da quanto scriveva . lui stesso una settimana più tardi la questione potrebbe apparire superata. Il 13 ottobre Dapino emanava una nuova circolare che aveva per oggetto l'Addestramento e che esordiva così:

Dopo il decorso periodo di sistemazione ed addestramento formale (..) occorre, da parte di tutti~ dedicarsi con grande zelo e passione a/l'addestramento vero e proprio (. . .) (29). Il Raggruppamento era dunque veramente a posto dal punto di vista disciplinare? Ci sembra piuttosto improbabile dato il poco tempo trascorso, ma le scadenze si avvicinavano e bisognava passare a fasi successive della preparazione. Al momento infatti il Raggruppamento aveva un chiaro e preciso (. .) scopo da raggiungere, quello di: Prepararsi a combattere come truppa motorizzata a fianco degli angloamericani (30). Occorreva ·perciò, secondo Dapino, abbandonare la mentalità di truppà a piedi (. ..) essere metodici nella preparazione e decisi, anzi spregiudicati ed irruenti ne/l'azione. Il comandante del Raggruppamento passava a descrivere minutamente i compiti nuovi che spettavano ai vari reparti e le modalità di esecuzione: la realtà dei fatti si incaricherà di vanificare le preoccupazioni di Dapino cosicché, per cause ad esso esterne, il I Raggruppamento non sarà mai fino in fondo una unità completamente motorizzata, al punto che nel gennaio del '44 il generale Utili porrà fine all'ibrida situazione, eliminando ogni vestigia di motori~zazione; ma la circolare di Dapino ci sembra una prova della buona volontà e dall'impegno con i quali gli uomini del I Raggruppamento motorizzato cercarono di adeguarsi alla nuova situazione tecnica e operativa per essere all'altezza del compito impegnativo e delicato affidato loro. Le direttive di carattere addestrativo emanate da Dapino venivano intanto verificate in una serie di esercitazioni che si succedettero a partire dalla metà di ottobre e che videro impegnati ora i singoli reparti, ora l'intero Raggruppamento. È questo il caso


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dell'esercitazione di marcia di autocolonne, con la partecipazione di' tutti i reparti e servizi (. .), effettuata ti 15 ottobre alla presenza del comandante il LI Corpo d'Armata (31). Col passare delle settimane, al fine di migliorare il livello d'affiatamento e di preparazione generale del Raggruppamento in vista del sempre più imminente impiego, si cominciò a intensificare anche l'addestramento tattico. Un'esercitazione ridotta, cui presero parte il LI btg. bersaglieri e un gruppo tattico composto dal I/67° e dalla 16a compagnia e.e., si tenne il 25 ottobre nella zona San Pietro Vernotico-Torchiarolo (32). Il 26 ottobre e il 27 si effettuarono altre due esercitazioni tattiche che videro impegnati oltre al LI e al I/ 67 °, una batteria da 75 / 18 dell' 11 ° artiglieria (33). Mà~ l'esercitazione più importante, quella che in una certa misura coronò il periodo di preparazione svolta a San Pietro Vernotico e concluse il primo mese di .vita del Raggruppamento, si tenne il 2 novembre: fu più importante sia dal punto di vista tecnico che da quello «politico». Alla manovra dei reparti del Raggruppamento, che aveva il compito di respingere verso sud-ovest il nemico insediato sulla ùnea delle Murge Salentine, assistettero infatti insieme a Roatta e De Stefanis, numerosi ufficiali alleati, tra i quali i generali Taylor e Duchesne, oltre ad alcuni rappresentanti della stampa britannica (34). Era la prima volta che le autorità militari anglo-americane vedevano il Raggruppamento in azione. È difficile stabilire con esattezza quale impressione ne ricavarono: · come in altri episodi riguardanti il Raggruppamento, le testimonianze in proposito sono discordanti. Enea Castelli scrive che alla fine dell'esercitazione tutti i presenti espressero zl loro compiacimento. Antonio Ricchezza dà una versione alquanto diversa dell'avvenimento:

Gli alleati guardano, osservano, si scambiano qualche occhiata e alla fine concludono che le possibilità italiane di battersi sono piuttosto modeste. Il morale degli uomini è buono, dicono, ma zl matenale, oltre a essere insufficiente, fa pietà. Il n'torno agli attendamenti di San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Ce/lini, è quindi mogio, avvilito (35 ). Qui però la contraddizione è forse soltanto apparente; probabilmente si trattò di un giudizio differenziato, come si può intuire dal fugace cenno fatto da Ricchezza: si sarebbe trattato insomma di un esame complessivamente positivo per gli uomini, del tutto


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negativo invece per i mezzi, a conferma di una situazione ormai ben nota agli americani. Proprio in quei giorni del resto, il tenente colonnello Tuzi, capo di stato maggiore del Raggruppamento nel corso di una lunga visita compiuta dal 24 al 29 ottobre al comando della 5 a Armata per trattare varie questioni relative all'approntamento e all'impiego. del Raggruppamento aveva avuto conferma della disponibilità americana a fare tutto ti possihtle perchè (zl Raggruppamento) possa avere (. .) quanto gli occorre ancora per completarsi (36). È probabile dunque, che in seguito alla esercitazione del 2 novembre si verificasse quanto si ripeterà alla fine del mese, quando le numerose deficienze riscontrate nei materiali non impediranno agli americani di mandare il Raggruppamento a combattere a Monte Lungo. Questa volta, quali che fossero le carenze messe in mostra dall'unità italiana, non modificarono il programma già da tempo stabilito per essa nell'ambito della più generale strategia della 5 a Armata americana. Lo stesso Tuzi nella relazione riassuntiva dei colloqui. così sintetizzava tale programma:

Il Raggruppamento riceverà presto, entro una settimana, l'ordine di trasferirsi in una zona di raccolta stabilita ad Avellino, ove si perfezionerà e completerà l'addestramento, secondo le direttive che verranno impartite dal Comando Americano (37). L'entrata in linea era previsa per l'inizio del ciclo operativo che seguirà dopo 7-10 giorni di sosta dopo l'attuale, ritenuto chiuso col prossimo assestamento completo delle truppe anglo-americane al Fiume Garig/iano, già raggiunto in parecchi punti dai reparti più avanzati (38). Ad Avellino Appunto allo scopo di riconoscere /'itinerari; che dovranno percorrere i reparti del Raggruppamento, il generale Dapino si recò ad Avellino la mattina del 3 novembre. Il giorno successivo giungeva infatti, trasmesso dalla 7a Armata, l'ordine dei comandi britannici che prevedeva il trasferimento dell'unità italiana ad Avellino entro il giorno 8 novembre (39). Il viaggio di trasferimento, iniziatosi all'alba del giorno 6, si concluse nella giornata dell'8, secondo i programmi, dopo tre tappe di 400 chilometri percorsi sotto una pioggia incessante,


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grandine e un freddo intenso che depressero non poco il morale degli uomini (40). Unica, seppure parziale consolazione, le varie dimostrazioni tributate dalla popolazione civile durante zl transito nei centn· abitati, specie a Potenza e ad Avellino: in particolare, nel capoluogo irpino, nonostante la pioggia, il Raggruppamento è sfilato fra due ali di popolo plaudente. La città era imbandierata. Al palazzo del governo fra le bandiere degli alleati vi era quella italiana (41). Il 9 novembre, completate le operazioni di trasferimento, il Raggruppamento aveva assunto la nuova dislocazione nella zona di Avellino (42). Nel capoluogo irpino l'unità italiana rimase per quindici giorni, esattamente nella seconda e terza settimana di novembre: un periodo breve dunque, ma sufficiente a incidere profondamente in senso negativo suHa compagine morale delle truppe. In un primo momento il trasferimento sembrò positivo. Non che la permanenza a San Pietro Vernotico fosse stata sgradevdl~, tutt'altro. Il primo mese di vita del Raggruppamento era trascorso, come ricorda un testimone, in Un paese gettato a mezza strada fra Brindisi, Lecce e gli ulivi, poco lontano dal mare, ana buona, gente ospitale (43). Un luogo ideale forse per truppe ritirate dalla linea dopo un periodo di intensa attività, non certo per uomini che dovevano temprarsi in vista di un impiego imminente. Al Raggruppamento occorreva dunque una salutare scossa e a tale scopo sembrò particolarmente stimolante l'avvicinamento ai reparti del II ·corpo d'Armata americano con il quale gli italiani erano destinati a combattere e marciare su Roma. Si sperava che in tal modo si stabilisse un maggior rapporto di collaborazione (e) più solidi vincoli fra i (..) reparti. L'impressione positiva fu confermata dal senso di soddisfazione col quale i soldati accolsero il generale Clark che passò, in rivista il Raggruppamento 1'11 novembre (44). Anche l'impatto con l'ambiente campano era stato favrevole, come detto, grazie alle manifestazioni di simpatia delle popolazioni locali. I nuovi alloggiamenti risultavano più confortevoli di quelli lasciati in Puglia, così come più confortevoli risorse sembrava offrire la nuova zona di acquartieramento (45). Si trattò di illusioni di breve durata. Ben presto sorsero i primi problemi. Si cominciò con i contrastifra le truppe e la popolazione a causa del cosiddetto scudo sabaudo. All'indomani della costituzione del Raggruppamento era stato scelto, forse con scarso senso dell'opportunità politica, come distintivo del Raggruppamento, uno scudo di Savoia (46). Questo


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emblema fu dapprima dipinto sugli automezzi, poi apposto sulle divise dei soldati che dovevano fregiarsene anche durante la libera uscita. Proprio in queste occasioni numerosi soldati del Raggruppamento furono costretti a venire alle mani con elementi locali, presumibilmente repubblicani, per rispondere ai motti ironici o ai tentativi di strappare loro lo scudetto cucito sulla divisa. Cesare Medeghini, all'epoca tenente dell' 11 ° artiglieria, ricorda che portare cale emblema(..) anche su/ petto(..) fuori de/ Raggruppamento,

fu spesso motivo di frequenti e non lievi liti che molti di noi dovettero affrontare in ogni parte dell'Italia liberata; e così commenta: evidmtemente fra lo scudetto sabaudo e la psicologia popolare erano sorte notevoli incompatibilità (47) . Il generale Dapino sosteneva invece: i militan: dipendenti sono orgogliosi dello scudo sabaudo loro concesso e ne comprendono in pieno ii significato. Contro malintenzionati che avevano tentato di strappare loro /o scudo sabaudo dall'uniforme, alcuni fanti del Raggruppamento hanno reagito energicamente (48). Forse le affermazioni di Dapino erano un po' troppo ottimisàche, prendendo per consapevole adesione ai valori rappresentati dallo· scudo, quella che era il più delle volte una reazione dettata da spirito di corpo, quando non addirittura da motivi di autodifesa. In ogni caso Dapino esprimeva assai bene le posizioni di quegli ufficiali del Raggruppamento, i quali, in perfetta buona fed e, ritenevano di concretizzare ' e riconfermare nel piccolo triangolo di stoffa, la continuità del giuramento prestato alla persona del re Vittorio Emanuele III (49). Dall'altra parte c'erano però gli antifascisti di fede repubblicana che altrettanto a ragione dal loro punto di vista consideravano provocatorio lo sfoggio di quell'emblema date le polemiche sulla questione istituzionale che infiammavano in quei giorni gli ambienti politici del "Regno del sud" (50). È appunto in questo clima di infuocate passion( politiche che fu possibile il duro scontro verbale che vide protagonisti sulle colonne del locale organo del Partito d'azione, da una parte un allievo ufficiale del Raggruppamento , dall'altra un giovane studente redattore del giornale stesso. Lo spunto della polemica fu dato da un articolo apparso appunto su «Irpinia Libera» il 13 novembre a firma Antonio Maccanico. L'autore, dopo aver condannato duramente l'opera di mistificazione e corruzione morale della gioventù perpetrata per vent'anni dal fascismo, esortava i suoi coetanei, per i quali l'antifascismo prima ancora che una conquista politica era una


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prerogativa esistenziale, a non lasciarsi abbattere -dalla delusione, ad . . . . . ague come ai g1ovaru competeva 1n quei momenti: In quest'ora nessuno deve dtjertare: in tutte le città liberate gli studenti si organizzano, operano, studiano i problemi comuni: e qui non saremo da meno (51). Due settimane più tardi sul numero 5 di «Irpinia Libera» appariva una lettera del sergente A.U. Silvestro Amore della 3a cp del 67 ° reggimento fanteria del I Raggruppamento che rispondeva al Maccanico dicendosi sostanzialmente d'accordo con la sua analisi del passato, ma non con le sue proposte per il futuro. Al momento non si doveva, secondo il sergente Amore, restare, studiare, organizzarsi: questo era il comportamento tenuto da antifascisti, liberali, rivoluzionari e altn· (. .) quando i tedeschi imperversavano in molte città or ora liberate ( ... ); comportamento censurabile poiché, scriveva il sergente Amore, la libertà bisogna conquistarsela; quello era il momento buono per farlo, un'occasione da non lasciarsi sfuggire: Si corra (. .) alle armz:· ci si arruoli volontariamente con le truppe italiane e alleate (. .. ) Uno solo è ti posto dei giovani: «AL FRONTE» (52). La risposta di Maccanico che chiudeva, almeno ufficialmente, la polemica non si fece attendere. Nel numero successivo del giornale, prendendo spunto dalle .accuse rivolte dal sergente Amore agli uomini politici antifascisti, Croce e Sforza in testa, Maccanico accusava a sua volta l'interlocutore di non avere capito ancora nulla della situazione politica: gli antifascisti, e gli universitari fra questi, non avevano certo paura di battersi, tanto è vero che avevano cercato di mettere in piedi un esercito di volontari a Napoli andato a monte perchè si era chiesto loro il giuramento al re (53). Il nodo della questione era appunto questo: Sforza, Croce e gli altri uomini politici rifiutavano di collaborare con il re che aveva dichiarato guerra alla Franàa, all'Inghilterra, all'America, alla Grecia, alla Jugoslavia, alla Russia, con l'uomo che, custode della costituzione, è stato il primo a violarla. Invitare i giovani a combattere sotto l'egida di quel sovrano in nome della patria, era un vero e proprio ricatto, simile a quelli più volte perpetrati dal fascismo proprio ai danni dei giovani. Certo i margini di attesa erano estremamente ridotti, ammetteva Maccanico, ma ciò non doveva spingere i giovani a decisioni intempestive: Sappiamo l 'importanza che avreb-


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be per gli sfruttatori una cieca frenesia bellica e le conseguenze disastrose di una falsa "union sacrée" edificata sulla nostra euforia; ma proprio per questo, proseguiva lo studente avellinese, ( ... ) noi non ci prestiamo al gioco; poi, con un riferimento fin troppo chiaro allo scudetto, affermava: Si sappia una volta per sempre che noi non ci lasceremo cucire patacche sul petto, né ci faremo irreggimentare in compagnie di ventura. Infine forse per attenuare la durezza delle affermazioni precedenti o per timore di essere frainteso, ribadiva in conclusione:

Quanto al giovane sergente, stia pur certo che non passerà tanto tempo e saremo tutti con lui a combattere, ma giusto in tempo per evitare che egli torni di nuovo indietro deluso e amareggiato, come dalle steppe di Russia. Di tono analogo quanto si poteva leggere in quegli stessi giorni nell'edizione m eridionale dell '«Unità» stampata a Napoli. Il giornale comunista prendeva spunto dallo stesso particolare d ello scudetto per attaccare la persona del re fascista ed esprimere l'auspicio che si desse vita a un esercito di uomini coscienti' di

battersi per la nazione e non per una classe, né per una casta, né p er una famiglia (54). A questo clima infuocato fu da più parti attribuito il fatto nuovo e inquietante che alla metà di novembre venne ad accrescere le difficoltà del Raggruppamento. Il giorno 15 il Diario storico annotava per la prima volta:

Si sono verificate alcune diserzioni, di cui alcuni casi sporadici erano già avvenuti nei giorni precedenti (55). Il Diario segnalava 13 casi; ma già due giorni più tardi il numero era salito a 20 (56). Il comandante del Raggruppamento, mettendo a conoscenza il Comando Supremo e lo Stato Maggiore della novità, commentava:

Tait' casi non costituiscono ancora grave motivo di allarme, date le soddisfacenti condizioni morali della maggioranza dei militari del Raggruppamento, sono tuttavia causa di non lieve preoccupazione, quali sintomi di alcuni· stati d'animo che, qualora dovessero rafforzarsi od estendersi: p otrebbero infirmare la compagine spirituale del Raggruppamento e la sua stessa efficienza (57).


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Per questa sua pericolosità, al momento soltanto potenziale, il fenomeno era tenuto sotto attento controllo dalle autorità militari italiane. Il generale Rossi, Sottocapo di Stato Maggiore reduce da una visita al Raggruppamento, il 20 novembre, quando il numero dei disertori era già salito a 27, sottolineava un inquietante elemento che si era verificato negli ultimi tempi; riferendosi al rapporto di Dapino del 17 scriveva: \ Ai 20 diserton· indicati in quel foglio sono da aggiungersi altn· 7 allievi ufficiali dà bersaglieri dei distretti dell'Italia centro-settentnònale. Quest'ultima circostanza accresce la gravità del fatto generale. Gli altn' diserton· appartengono ai distretti siculi' e men'diona!t~ e, qualcuno, non n·entrato da permesso, può. ancora tornare al Corpo (58). Certamente i numerosi contrasti fra ambienti militari e ambienti politici non contribuivano a incoraggiare lo sforzo del I Raggruppamento motorizzato che mentre avrebbe avuto particolarmente bisogno in quel momento delicato della solidarietà di tutti gli italiani, si trovava invece al centro di polemiche che finivano per ripercuotersi sull'animo dei combattenti. Ma la polemica politica dilagante può contribuire a spiegare soltanto in parte il disagio morale che serpeggiava fra i soldati del Raggruppamento in quelle settimane. Numerose altre erano le cause, di çarattere morale e materiale che stavano alla base della crisi. Lo dimostra il fatto che le preoccupazioni dei comandi si manifestarono ancora prima di arrivare ad Avellino, come si può capire dal tipo di propaganda svolta fra le truppe già nel mese di ottobre: tutti gli ufficiali - comandanti compresi - scriveva una relazione del Nucleo ' A' (Assistenza) - nei momenti di sosta del programma di addestramento durante le ore di nposo, si mescolano fra i soldati parlando tra loro delle contingenze attuali, della necessità del nuovo sforzo richiesto all'Esercito italiano, dà nostri nuovi alleati, di quello che essi sono stati nel passato, cercando di correggere ti concetto che di loro se ne era fatto, delle atrocità commesse dai tedeschi, e della immancabile vittona che ci am'derà (59) . Come si vede lo sforzo degli ufficiali del Raggruppamento mirava a fornire i rudimenti di una nuova coscienza politica che rovesciasse le basi stesse della pluriennale propaganda fascista


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antibritannica e antiamericana. Si trattava di convincere masse sfiduciate, della necessità di riprendere le armi contro quello che fino a poche settimane prima era stato l'alleato, a fianco degli ex nemici. Le notizie provenienti dalle terre occupate circa le violenze commesse dai tedeschi facilitavano quest'opera risvegliando o facendo nascere rapidamente sentimenti di ostilità verso il tradizionale nemico. Contribuivano a questo scopo anche numerosi soldati e ufficiali che, arrivati dal nord avendo attraversato le linee nemiche, venivano assegnati al Raggruppamento (60). La difficoltà maggiore stava invece nel convincere i soldati che la guerra non era finita con 1'8 settembre e che anzi, proprio a partire da quella data il popolo italiano, tutto il popolo italiano e non soltanto le truppe combattenti, era direttamente coinvolto in un conflitto che ora si combatteva sul territorio nazionale. Una verità che si presentava in tutta la sua sanguinosa evidenza agli occhi di chiunque avesse voluto vederla e per la quale neppure ci sarebbe stato bisogno di interventi pedagogici. Invece questi si rendevano necessari e non sempre sortivano l'effetto sperato (61). Lo sforzo propagandistico era continuato una volta giunti ad Avellino, ma qui ci si era scontrati con una realtà ben diversa da quella tranquilla e un po' sonnolenta lasciata a S. Pietro Vemocico. Quella della Campania era una situazione in ogni senso anormale, come scriveva un testimone. Una situazione di crisi più grave che altrove perché quelle province erano al momento zona di retrovia

quasi i·mmediata e totalmente sottoposta al governo mihtare alleato, con tutte le conseguenze che ciò comportava, a cominciare, per quanto ci riguarda, dalla impossibilità per il governo nazionale di far rispettare le leggi sul reclutamento e sui richiami alle armi che infatti erano sospesi, e comunque facilissimi da eludere . La intensità inusitata dà bombardamenti" aerei, e le battaglie combat-

tute tra Salerno e Napoli, accompagnate dalle distruzioni e dai saccheggi perpetrati dalle truppe in ritirata, avevano impoverito paurosamente la regione, e ciò rivestiva carattere di particolare gravità data la popolosità della zona (62). Colpiva soprattutto coloro che vi giungevano per la prima volta, lo spettacolo d i fame, sfiducia, sovvertimento dei valori morali che si pn.:s<:mava ai loro occhi (63) . Dovunque imperava il mercato ne ro, con cucco ciò che il fenomeno comportava, dai facili arricchimenti, alla corruzione, alla delinquenza crescente (64). A contatto con questo ambiente i reparti del Raggruppamen-


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to, che avrebbero avuto bisogno ancora di tempo e di ben altro clima per temprarsi, subirono un duro contraccolpo psicologico. Prima ancora e più efficacemente di qualsiasi polemica politica, condotta pur sempre in maniera formalmente corretta, seppure aspra, sulle colonne di un giornale, demoralizzava i soldati del Raggruppamento, l'azione interessata di molti elementi della popolazione che cercano di dissuadere dal combattere i soldati, anche per tema che la n·nascita di un sano organismo militare possa significare la sottomissione a obblighi nguardati come un faticoso fardello (65). Ma non erano soltanto i giovani, direttamente interessati a evadere gli obblighi militari, a pensarla così: era la massa della popolazion e che, secondo la testimonianza del generale Rossi, appariva ormai contraria alla guerra, contro chiunque essa sia (66). Questo è il punto chiave della questione: il diffondersi del sentimento qualunquistico del rifiuto di combattere, l'estendersi a macchia d'olio della convinzione, avvalorata da quanto ogni giorno si vede, che l'affrontare i rischi della gue1ta non sia un obbligo per tutti, bensì soltanto di chi vuole: una mentalità che nel migliore dei casi vedeva i soldati disposti ad accettare il dovere di difendere la nostra Patn'a (. .. ) sino al parallelo della propna casa (67). Non era certo facile combattere questi modi di pensare, e tuttavia era necessario intervenire presto e con energia per evitare che andassero ad alimentare un fenomeno che qualora dovesse rafforzarsi e diffondersi, infirmerebbe l'efficienza spirituale del Raggruppamento compromettendone, con la compagine disciplinare, la stessa efficienza bellica. Occorreva prevenire e reprimere senza colpevoli debolezze, come scriveva Dapino che suggeriva ai comandi da lui dipendenti alcuni concetti da chiarire agli ufficiali e alla truppa dipendente (68). In primo luogo andava ricordato che il Raggruppamento non costituisce un reparto di volontan· bensì i'! primo elemento del rinnovato Esercito Italiano, sul quale incombe la grave responsabilità di dimostrare, con la sua condotta sui campi di battaglia, il din'tto della nostra martonata Patria ad un migliore avvenire. A chi era insensibile ai richiami patriottici e sentimentali, Dapino suggeriva di ricordare che il dovere di fare la guerra valeva ancora per tutti, e non soltanto fino al parallelo della casa di ciascuno, cosicché trascurarlo significava ancora macchiarsi di disonore e incorrere nelle sanzioni più gravi che prevedevano la fucilazione immediata per i disertori· passati al nemico e per quanti


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disertassero quando ìl Raggruppamento sarà zn presenza del nemico. Se l'opera di prevenzione non dava i suoi frutti, si doveva passare alla repressione e a tale scopo Dapino sollecitava i comandanti dei vari repani di dare corso senz'altro alle denunce per ì casì sìnora verìficatì. Dapino era tuttavia consapevole delle molte difficoltà del momento, cenamente non adatto a convincere 5000 giovani che loro e loro soltanto potevano e dovevano sacrificarsi per rappresentare l'Italia in armi accanto agli alleati e salvarne l'onore anche a costo della vita. Tutto questo mentre migliaia di loro coetanei evitavano impunemente di assolvere i loro doveri militari. Così, dopo aver usato il pugno di ferro, il comandante del Raggruppamento ammorbidiva i toni e affermava:

Indìpendentemente da quanto sopra, rendendomì conto perfettamente delle difficoltà e del carattere delìcato del momento presente, non mancherò dì fare tùtto il possìbzle per venìre ìncontro alle gìuste aspìrazìoni ed ai gìustìficatì bìsogni deì miei soldati~ coì quali, come è sempre stato mìo costume, -intendo procedere ìn cameratesca unìone dì anìmì e di ìntentì. Nelle settimane successive l'impegno di Dapino si concretizzò in una serie di iniziative sia di carattere ricreativo, per rialzare immediatamente il tono dei soldati, sia di carattere propriamente assistenziale per prevenire le cause di possibili disagi materiali. Il problema economico-alimentare, era divenuto infatti fonte di panicolare malcontento dopo l'arrivo ad Avellino, quando agli uomini del Raggruppamento fu possibile uno sconfortante confron.to con i colleghi americani. Si provvide allora ad adeguare la razione viveri e l'indennità operativa. La prima era insufficiente per le esigenze di truppe impegnate in un addestramento particolarmente intenso; l'alimentazione si rivelava carente sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, spesso persino ' nella razione di pane. Né i soldati italiani potevano integrarla all'esterno dato che i prezzi di mercato erano lievitati in modo abnorme per la presenza dei militari americani dotati di ben altre possibilità economiche. Oltretutto, essendo la stragrande maggioranza dei soldati di origine centro-settentrionale, non poteva sperare neppure in eventuali aiuti da parte delle famiglie rimaste al nord (69). A partire dalla metà di novembre si cominciò a dare soluzione a questi problemi che erano statr1 affrontati sin dalle Puglie. Entrò


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finalmente in vigore la nuova tabella viveri disposta dalla 5a Armata nella prima metà del mese e ciò permise un notevole miglioramento del vettovagliamento dei militari, sia per la qualità, che il valore energetico degli alimenti distribuiti. Inutile dire che il provvedimento fu accolto con manifesta soddisfazione dalla truppa (70). Nello stesso periodo venne anche risolta la questione degli assegni straordinari. Per l'esattezza, già il 5 novembre il Comando Supremo aveva cercato di dare una risposta concreta alle richieste del personale del Raggruppamento proponendo, senza successo, al Governo il raddoppio dell'indennità dr operazione per il solo Raggruppamento (71). Il 17 novembre il generale Dapino disponeva di sua iniziativa la concessione di un assegno straordinario variante da L. 10 per i soldati, caporali e caporali maggiori, a L. 18 per i marescialli (72). In seguito lo stesso Stato Maggiore provvedeva molto opportunamente ·ad aumentare le modeste cifre proposte da Dapino e così i militari del Raggruppamento, alla vigilia dell'entrata in linea, potevano percepire il nuovo assegno, nella misura di L. 40 per caporali maggiori, caporali e soldati, 45 per i sergenti, 50 per i sergenti maggiori, 55 per i marescialli (73). Un analogo intervento, secondo il comandante del Raggruppamento, si rendeva necessario per i generi di conforto, vino, sigarette, scatolame vario, i quali, opportuni in normali condizioni, erano addirittura indispensabili in quel caso, al punto che Dapino era disposto a procurarseli anche a pagamento (74). Scrivendo a Messe il 19 novembre il comandante del Raggruppamento sottolineava in particolare come la mancanza di tabacco influisse negativamente sull'animo dei soldati, e proponeva, in attesa della prevista assegnazione da parte americana, di rifornire urgentemente il _. Raggruppamento, magari traendone da altri reparti (75). Sul piano delle iniziative più specificamente propagandistiche, gli sforzi furono altrettanto numerosi, ma non sappiamo se i risultati furono altrettanto positivi. Per tutto il mese prosegu1 intensamente l'opera svolta da ufficiali del Nucleo «A» e di cappellani militari, i quali si mischiavano ai soldati al fine di conoscerne i sentimenti, necessità, desideri, per informarli della situazione militare e politica (76). A queste venivano affiancate come si diceva iniziative di carattere ricreativo. All'inizio di novembre Dapino segnalava l'opportunità di organizzare spettacoli cinematografici che sono stati sempre bene accetti dalla truppa, e


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chiedeva anche qualche fisarmonica e giuochi vari (77). Erano ben modeste ptetese, come si vede, ma evidentemente risultava difficile soddisfarle se alla fine del mese Dapino doveva rinnovare le richieste (78). Era la vigilia dell'entrata in linea e a questa data il Raggruppamento non disponeva ancora di un ciclostile, come sottolineava Dapino, cosicché ci si doveva accontentare di battere a macchina il giornale dell'unità, l' «Allegro Motorizzato>>, definito con molta benevolenza dal comandante del Raggruppamento un periodico umoristico (79). Si trattava di pochi fogli, semplici nella forma tipografica e ingenui nel contenuto che raccoglievano poesie, barzellette, cronache della guerra ecc. Preparato dall'ufficio «A» del 67 ° reggimento con la collaborazione dell' 11 a artiglieria, il foglio avrebbe potuto avere una maggiore efficacia se dotato di una veste tipografica più allettante e di una maggiore diffusione. Tuttavia anche così era stato accolto simpaticamente dai soldati; sintomo di una inappagata richiesta di informazione all'interno del Raggruppament-0, dimostrata del resto dal favore riservato alla distribuzione serale del bollettino diramato alle 13 da Radio Londra e soprattutto del foglio «Fiamme dai Fronti». Il periodico pubblicato a cura del ·comando americano, era uno stralcio di notizie tratte dalla stampa quotidiana italiana circa le devastazioni e i soprusi compiuti dai tedeschi nel tem"torio ancora in loro possesso. Dapino ne chiedeva almeno 1000 copie tradotte in italiano (80).

I congedi Alla me;:à di . novembre un altro duro colpo fu inferto alla compagine del Raggruppamento che tanto faticosamente stava preparandosi. Il giorno 10 lo Stato Maggiore disponeva l'invio in licenza illimitata dei sottufficiali non di carriera e dei militari delle classi 1911-1912 (81}. Si trattava di un provvedimento gravido di conseguenze negative per il futuro del Raggruppamento: oltre al danno rappresentato dalla perdita .di 600 elementi, c'erano da temere i riflessi psicologici, su coloro che restavano. Tuttavia, benché grave, quest'ultimo rischio non era paragonabile a quello che si poteva correre rinviando ulteriormente i congedi. Dapino scriveva infatti che non era prudente rinviare ulteriormente il provvedimento di . congedo, non essendo più possibile ormai , contare sul rendimento dei congedanti. Bisognava dunque rassegnarsi a tamponare la falla provvedendo alla immediata sostituzio-


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ne dei partenti con altrettanti elementi tratti dalle classi giovani che nmarranno certamente alle armi (82). Il provvedimento era dunque inevitabile e improcrastinabile. Si sarebbe dovuto prevedere in anticipo questa eventualità e non averlo fatto costituì indubbiamente una prova di intempestività da parte delle autorità militari italiane. Ma ormai, al punto in cui si era giunti, era inutile recriminare: occorreva passare all'esecuzione dei provvedimenti cercando di ridurre al minimo le ripercussioni negative; a cominciare da quelle di natura tecnica: l'emorragia infatti non era rilevante · soltanto . dal punto di vista quantitativo, riguardando circa il 10 per cento dell'organico, ma anche perché trattandosi di soldati anziani, molti di loro erano elementi specializzati, capi pezzo ecc. (83). Il generale Dapino si mise subito io moto. Il 19 si recò a Brindisi presso il Comando Supremo per riferire della grave crisi prodotta nel Raggruppamento dal provvedimento. Lo stesso giorno il comandante del Raggruppamento preparava un promemoria per il maresciallo Messe nel quale approfondiva alcuni aspetti della vicenda. Dapino appariva preoccupato per due ordini di motivi in particolare: in primo luogo le conseguenze che potevano aversi nel tessuto stesso dell'unità; in secondo luogo i riflessi negativi che inevitabilmente il provvedimento avrebbe provocato nei rapporti con gli americani. Non era difficile prevedere come avrebbero reagito costoro nell'apprendere, dopo essersi sentiti ripetere in continuazione che il Raggruppamento era pronto a entrare subito in linea, che invece occorreva attendere ancora giorni perché una parte è andata in congedo! E poi, se per l'immediato la vicenda provocava una cn'si di

gravità eccezionale che compromette(va) l'efficienza bellica del Raggruppamento, per il futuro le prospettive erano addirittura buie agli occhi di Dapino che così scriveva:

Se poi, come ha accennato l'eccellenza Rossi, verranno inviati in congedo anche i militari delle classi 13-14-15, si prospetta un vero e propnò scioglimento dei reparti (84). Unica magra consolazione, poiché spesso non tutto il male viene per nuocere, era che l'attuale sfavorevole evenienza poteva diventare un'occasione propizia per riparare a certi vizi d'origine che il Raggruppamento continuava a trascinarsi dietro in rapporto alla qualità degli uomini. Secondo Dapino questa volta gli

elementi da trattenere devono essere tutti volontan· ed essere scelti


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

uno per uno e personalmente da ufficiali .del Raggruppamento inviati alle unità e ai campi di riordinamento. Era l'unica via da seguire secondo Dapino, poiché l'esperienza insegna che ogni altro sistema non dà risultati voluti (85 ). La vicenda dei congedamenti appariva tanto più grave poiché veniva a cadere proprio nel periodo in cui il Raggruppamento avrebbe dovuto effettuare una esercitazione tattica preannunciata dagli americani nel corso della loro ispezione effettuata il 13 novembre. Proprio in quella occasione, oltretutto la commissione america~ na composta da ufficiali dello SM della 5 a Armata e del II CA aveva avuto una impressione non buona delle condizioni di approntamento dell.'unità italiana. Così scriveva il Diario io proposito. La rivista è stata minuta, quasi fiscale . Alla fine, mentre sono state espresse parole di compiacimento per la maggior parte dà reparti, non sono mancate - da parte di qualcuno - allusioni (che non si ritengono giustificate) a qualche manchevolezza nei riguardi dell'addestramento di alcuni reparti. È rimasta l'impressione che le autorità militari alleate, in seguito ai recenti eventi bellici ed alla constatata inferiorità del nostro materiale, diffidino dell'efficienza bellica e dell'addestramento del raggruppamento e se ne vogliano assicurare prima del suo impiego in combattimento (86). Al di là delle reciproche impressioni negative riportate nell' occasione, soggettive e suscettibili d'errore e significative tutt'al più delle difficoltà ancora esistenti nei rapporti fra italiani e alleati, c'è da dire che la commissione americana aveva effettivamente potuto constatare una serie di carenze sulle quali del resto erano pienamente d'accordo anche gli italiani. Preoccupavano soprattutto la scarsa efficienza di armi e automezzi. In particolare, per quanto riguardava le armi, occorreva secondo gli americani costituire un deposito di riserva per sostituire quelle che durante zf r;ombattimento si rendessero inefficienti; per le munizioni proponevano la costituzione di un PAM con almeno 10 giornate di fuoco per tutte le armi (oltre alle munizioni che il Raggruppamento porta al seguito). Altre 10 giornate di fuoco dovevano essere assicurate da un deposito munizioni più arretrato (87). Dapino aveva in effetti già sottolineato la necessità di creare un deposito di munizioni italiano a Carditello, località vantaggiosa per la sua vicinanza al fronte e perché nelle vicinanze si trovano


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altri depositi di munizioni italiane (88). Si trattava dunque di carenze e limiti noti che il Raggruppamento si trascinava dietro dalla nascita e che riemergeranno più volte in seguito , a cominciare dalla esercitazione effettuata dal Raggruppamento nei giorni 25 e 26 novembre nella zona di Maddaloni. Anche stavolta il giudizio sul comportamento appare differenziato: male i mezzi, bene gli uomini, se non altro per l'impegno profuso. Il maggiore Vismara, all'epoca Capo di SM del Raggruppamento, scnveva:

Tutti hanno fatto del loro meglio: gli artieri con un vento gelido e sotto la pioggia, in 36 ore di lavoro consecutivo hanno costruito un ponte di 18 metri sul quale sono passati carichi di 11 tonnellate. Gli artiglieri hanno preso posizione nel fango che amvava ai mozzi delle ruote ed hanno Jparato in modo da meravigliare gli osservatori amen."cani. Anche i fanti, i bersaglieri e i servizi si sono prodigati per far bene (89). Come al solito le note dolenti erano venute dalle deficienze del nostro equipaggiamento e dei nostri mezzi. Il problema numero uno (. . .) ora che dobbiamo entrare in linea, è diventato quello delle munizioni, scriveva Vismara. Gli americani non potevano fornirle e anche il recupero di quelle esistenti nei depositi della Sicilia e della Sardegna era da escludere o perché erano già destinate ad altri reparti o per manqmza di navi (dicono loro, commentava scettico Vismara a questo proposit0). Insomma bisognava fare da soli per raggiungere almeno l'ammontare di 1O 'unfoc'. Gli americani indicavano come ottimale la cifra di 20 'unfoc': sono troppe - scriveva ancora Vismara - ma quelle che abbiamo ora sono effettivamente troppo poche. D'altra parte lo stesso Keyes aveva messo le mani avanti dichiarando al comandante -· del Raggruppamento : Con quelle che avete dopo 5 giorni non sarete più impiegabili" (90). Quanto agli automezzi erano diventati zf problema numero due soltanto perché ce n'era uno molto più grave e impellente. Il parco macchine a disposizione del Raggruppamento già scadente e limitato , era oltretutto destinato a deteriorarsi rapidamente con il prevedibile aumento di perdite dopo l' entrata in linea (91 ). Tutti questi problemi furono lungamente dibattuti nel corso della discussione della manovra tenuta nel teatro del palazzo reale di Caserta. Il giudizio dei giudici di campo americani era così riassunto da Vismara.


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lL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Tutti hanno messo in rilievo che zf Raggruppamento per zf grado di addestramento raggiunto, per la disciplina e per lo spirito che lo anima può considerarsi pronto ad entrare in azione quando abbia riàvuto i mezzi necessari· che ancora gli mancano (92). Il notevole divario esistente fra la quantità e la qualità dei - mezzi italiani e degli americani era indubbiamente dovuto alle nostre carenze, ma anche alle eccezionali disponibilità grazie alle quali gli americàni potevano ·permettersi di fare una guerra da ri·cchi, al punto di non riuscire neppure a capire la dimensione nella quale operavano gli italiani, costretti ogni giorno ad arrangiarsi, alla meno peggio. È quanto spiegava all'amico Boscardi, il maggiore Vismara che così descriveva la mentalità americana:

·Per darti un 'idea, gli ameri·cani non comprendono come si possa tirare avanti senza impermeabili, senza guanti da lavoro, senza 12 paia di calze e tre paia di scarpe come hanno loro (93). Si trattava insomma di . un divario difficilmente colmabile, anche col tempo. N e era perfettamente consapevole il generale Keyes che al termine della riunione, secondo la testimonianza di Vismara, preso in disparte il generale Dapino, gli aveva detto che se avesse dovuto attendere di portare i reparti italiani all'altezza dei propri per quanto riguardava il materiale, avrebbe avuto il tempo di finire questa guerra e di incominciarne un'altra. Non era questa la strada da percorrere dunque . Perciò Keyes, proseguiva Vismara, visto lo spirito delle . nostre ottime truppe , aveva deciso di impiegarle dando loro compiti adeguati ai loro mezzi (94). Due giorni dopo la discussione nella reggia di Caserta, il generale Keyes comunicava a Dapino le proprie intenzioni di impiegare il 1 ° Raggruppamento Motorizzato Italiano in un 'azione offensiva intorno al 6-10 dicembre, nell'ambito della quale all'unità italiana spettava il compito di attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo (95 ). Era dunque questo l'obiettivo ,adeguato alle possibilità attuali del Raggruppamento. Purtroppo si trattò di una scelta infelice come poche altre, come avrebbero constatato di persona fanti e bersaglieri italiani pochi giorni dopo. Nell'esposizione del proprio orientamento sull'azione, il generale Keyes assicurava da p;i.rte sua l'appoggio di numerose artiglie-

rie, ciò avrebbe permesso di limltare l'impiego dell'artiglieria organica del Raggruppamento, così da avere un 'adeguata disponibilità di munizioni per tutta l'operazione. Su quesco tema insisteva


LA NASCITA DEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOT01ll7..ZA'f0

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il comandante del II Corpo americano che si diceva preoccupato per

eventuali carenze ed esortava Dapino a sottoporgli prima possibile un calcolo approssimativo delle munizioni che (. . .) necessitano per condurre a termine questo attacco contro forte resistenza nemica (96). Questo aspetto della preparazione all'azione imminente preoccupava anche i comandi del Raggruppamento che già nei giorni precedenti avevano presi i provvedimenti necessari per ammassare al P.A.M. di Cappuccini almeno 10 (possibilmente 20) unità di fuoco: della questione era personalmente responsabile il .colonnello Valfrè di Bonzo sotto la cui guida l'opera di raccolta delle pninizioni proseguì con la massima energia fino quasi alla vigilia dell'azione (97). Negli stessi giorni giungevano finalmente al Raggruppamento i complementi che dovevano sostituire i militari congedati: 105 arrivarono il 1 ° dicembre da Conversano, altri 450 il giorno 3 da Francavilla Fontana. In tal modo, almeno sul piano numerico, si poterono ripianare le perdite (98). La vicenda dei congedi appena conclusa, servì se non altro come esperienza al comando del Raggruppamento che il 27 novembre costituì un battaglione complementi su quattro compagnie: la 1 a e 2a fanteria, la 3 a bersaglieri e 4a batteria artiglieria (99). Negli ultimi giorni di novembre veniva finalmente definita anche la questione delle dipendenze del Raggruppamento. Il Comando delle Forze Armate della Campania il 27 comunicava le disposizioni dello Stato Maggiore in base alle quali dal 22 novembte il Raggruppamento dipendeva dallo stesso Comando Forze Armate della Campania a tutti gli effetti (. . .) eccettuato che per l'impiego (100). Per questo l'unità era infatti a disposizione del II Corpo della 5 a Armata americana da circa un mese, in seguito ad accordi presi all'inizio di ottobre fra Alexander e Clark: il generale americano nella circostanza si sarebbe dichiarato disposto ad accogliere un contingente italiano nelle sue file; il passaggio ufficiale del I Raggruppamento motorizzato alle dipendenze della Grande Unità americana era avvenuto il 31 ottobre (101). Così ricorda i fatti nelle sue memorie lo stesso Clark: Ci venne assegnata anche una unità italiana, organizzata appunto per combattere al fianco degli alleati. Era ti I Raggruppamento moton'zzato italiano, comandato dal generale Dapino. Promisi agli italiani che avrei assegnato loro, ad una data prossima, una missione importante, e Dapino mi assicurò che i suoi soldati,


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IL PRIMO RAGGRU PPAMENTO MOTORIZV,TO

svelti ed evidentemente entusiasti, erano pronti per qualsiasi cosa (102). Ora, finalmente, il momento tanto atteso era arrivato, anche se, forse, non si trattava del momento migliore per entrare in linea. Il I Raggruppamento motorizzato sarebbe stato impiegato nell'attacco alla «Winterline» affidato alla 5a Armata, secondo gli ordini impartiti a Clark da Alexander il 16 novembre. Alle 1'3, 30 del 6 dicembre i reparti del Raggruppamento iniziavano la marcia di trasferimento per raggiungere la zona di impiego: il 7 dicembre erano dislocati nella zona di Mignano (103 ). [schizzo n . 2]. ·


Calvi Risorta M

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(1) Diario storico, allegato n. 1, Comando del L1 Corpo d'Armata, 26 settembre 1943, n. 761, oggetco: Costituzione I Raggruppamento Motorizzato, ora allegato n. 10 al presente volume. (2) Ibidem. Una dimostrazione del valore in tutti i sensi rappresentativo assegnato al Raggruppamento è data dalla sottolineatura da parte del Diario storico della composizione eterogenea dell'unità nella quale confluivano soldati di quasi tutte le regioni d'Italia. Per l'esattezza le percentuali erano le seguenti: Lombardia, 33,20%, Veneto 16%, Emilia 10,80%, Puglic 7%, Marche 5%, Piemonte 4,80%, Lazio 4,10%, Toscana 4.10%, Emilia 4 % , Campania 3 % , Abruzzo 3% , Liguria 2 % , Lucania 1 % , Calabria 1 % , Umbria 0,60%, Sardegna 0,35%, Estero 0,05. Diario storico, 27 ottobre. (3) Nel Diari.o storico alla data 28 settembre si può leggere: Comandante il IRM è il Sig. Generale Giacomo Zamusi.II giorno successivo l'estensore del Diario appunta: a Comandante del I Raggruppamento motorizzato, in sostituzione del signor Generale Giacomo Zamtssi è stato nominato il signor Generale Vincenzo Dapino, già comandante interina/e della divisione «Legnano» . Zanussi, stando alla sua testimonianza, avrebbe volontariamente rinunciaco all'incarico per dissensi di carattere tecnico col Comando Supfemo circa la natura che doveva avere il nascente Raggrnppamento, argomenco sul quale corneremo più oltre. Questa però sarebbe stata soltanto la goccia che fece traboccare il vaso, poiché già nei due o tre giorni in cui (si era) dato anima e corpo al nuovo lavoro, aveva incontraco, o (gli) era parso di incontrare nello stesso ambiente dello .rtato maggiore, della 7• armata, del LI corpo di armata e del vice comando della divisione «Legnano» (. . .) uno stato d'animo tutt'altro che favorevole nei suoi confronti. Ciò era forse dovuco al fatto che era considerato la «longa manus» di Roatta, o che andava a rubare il posto al Generale Dapino vicecomandante della «Legnano». Cfr. G . Zanussi, op. cit., p. 257 . Il generale Utili, futuro comandante del Raggruppamento, nel suo libro citato ricorda di essere stato la prima persona designata a comandare il Raggnippamento a fine settembre, seppure per sole 24 ore: il generale Roatta aveva offerco poi l'incarico a Zanussi che lo aveva accettatO, ma dopo alcuni giorni (. . .) aveva rinunciato (. . .) in una crisi di malumore ed il comando era passato a Dapino. U. Utili, op. cit. pp. 55-56.

(4) SME, Ufficio Storico, 1-3, 9212, SMRE, 26 settembre 1943, n. 464, oggetto: Costituzione I Raggruppamento motorizzato. (5) Se ne lamenterà in più occasioni il generale Dapino che il 7 otcobre scriveva: ( ... ) continuano a verificarsi ritardi, giungono ancora elementi fisicamente o moralmente, o tecnicamente non idonei e mezzi inefficienti oppure depauperati di tutto ciò che può asportarsi dai mezzi stessi. In Diario storico, ·allegaco n . 19, IRM, 7 ottobre '43, n. 4. Cfr. anche A. Ricchezza, Qui si parla di voi, Bolis, Bergamo, 1946, p. 15, e E. Castelli, Profilo ston·co del LI battaglione · AUC - 1943 nella guerra di liberazione, Manfredi Edicore, Palermo 1971; p. 35. L'autore all'epoca faceva parte della 1• compagnia del LI bersaglieri allievi ufficiali, della quale d iven ne successivamente comandante. (6) In particolare De Scefanis sotcolineava l'eccesso rappresentato a suo parere da 4 gruppi di artiglieria per un solo battaglione: infatti , concludeva il comandante del LI Corpo d'Armata, il secondo battaglione di fanteria essendo appiedato verrà quando potrà e se potrà. De Srefanis esp rimeva queste preoccupazioni in una lettera privata inviata al generale Francesco Rossi, Vice Capo di Staeo Maggiore Generale mettendolo al corrente del rischio implicito nelle decisioni dello Stato Maggiore, decisioni che se arcuate comportano il completo sfasciamento della «Legnano». Cfr. SME, Ufficio Storico, 1-3, 9212 lettera datata 25 settembre.


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(7) SME, Ufficio Scarico, L-14, 5414, f. 31, Raggruppamento Motorizzato, sottof. Completamento unità IRM, Comando LI Corpo d'Armata, 1 • ottobre 1943, o . 858, dal quale sono tratte le citazioni successive. (8) SME, Ufficio Storico, L-14, 5414, cit., Comando I Raggruppamento Motorizzato, promemoria 2 ottebre 1943. (9) La notizia si ricava da un appunto a penna, in calce al foglio LI Corpo d'Armata, 4 ottobre '43, n. 901, inviato al Comando 7• Armata avente per oggette: Approntamento del IRM. L'appunto, reca la firma «P», presumibilmente Pelligra, Capo di S.M. della 7• Armata. Cfr. SME, Ufficio Sterico, L-14, 5414, cit. (10) Ibidem . (11) Per la questione, oltre al già citato foglio 4 ottobre, n. 901 del LI C.A., cfr. anche il foglio 906, pari data, dello stesso comando. (12) A fine ottobre Dapino rinnovò la richiesta di au tomezzi, a suo avviso soltanto in parte soddisfatta nelle settimane precedenti. De Stcfanis rispondeva duramente che tali (ichiesce non erano conformi a verità e che le preoccupazioni esposte a riguardo (erano) esagerate e come tali (rivestivano) carattere artatamente allarmistico. Cfr. SME Ufficio Scarico, L-14, 5414, cit. , Comando LI Corpo d'Armata, l novembre '43, n. 1571. O

(13) G. Zanussi, op. cit., voi. II, pp. 256-7. Secondo l'autere il Comando Supremo avrebbe manifestato la stessa incomprensione degli anglo-americani sulla natura della guerra che si scava combattendo in !calia, senza avere peraltro la scusante dell' inesperienza che a quelli poteva essere concessa. (14) Lo si può co nstatare in un appunto del Comando Supremo del 26 seHembre dove vengono sottolineate le p,incipali varianti operate dallo Scate Maggiore alla linea proposta appunto dal Comando Supremo. Queste riguardano l'introduzi one di salmerie e della 2so• compagnia da 20 'S' e inoltre la sostituiione del l/6ì° col l/93 ° . Cfr. SME, Ufficio Sterico, 1-3, 9212. (15) Comando Supremo, 27 settembre '43, n . 1527, a SMRE, 26 settembre, n. 88, in SME, Ufficio Storico, 1-3, 92/2. (16) SME, Ufficio Storico, 1-3, 9212, SMRE I Rep. - Uff. Ord. e Mob. 20 ott. '43 , n . 163 a C.S .. Si trattava della risposta al fono 1 • ott. '43 n . 1612 (ibidem). (17) SME, Ufficio Storico, 1-3, 92/2. Il ritardo sui tempi previsti' era sottelineato in una nota a matita sul foglio C.S. 1° ott. ' 43 avente per oggetto la Costituzione del IRM. Considerando che l'unità doveva essere pronca per le ore O del 30 settembre, si sollecitavano notizie in merito allo State Maggiore: di qui il fonogramma citato del 1• ottebre. · (18) SME, Ufficio Storico, I-3, 9212, SMRE, 2 ott. ' 43, 163, cir. La nota aggiungeva: per l'artiglieria, se non amveranno in tempo i due gr. da 75118, partirà col gr. da 100 e da 105 già costituiti. (19) Riportata in C.S., appunto l occ. '43, avente per oggetto la Costituzione del IRM, citato. O


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(20) Diario storico alla data 29 settembre. (21) Diario storico, 6 ottobre e SMRE, 6 ottobre, n . 199, allegato n. 14. (22) Diario storico, 6 ottobre e allegati 16 e 17. (23) Diario storico, 8 e 16 ottobre e allegato n. 20, SMRE, 5 ottobre, n. 50/ l. (24) Diario storico, 22 e 23 ottobre e allegati 27 e 28. (25) Diario .rtorico, 27 otrobre e allegato 29, LI Corpo d 'Armata, 25 otrobre n. 0/3/1578. (26) Diario storico , 21 e 29 ottobre e aJlegati 26 e 30. Il 21 ottobre giungeva a l Raggruppamento il foglio dello Scato Maggiore 20 ottobre n. 286, col quale si comunicava la costituzione di un reparto ardici paracadu tisti che avrebbe facto parte del Raggruppamento (ali. 26): Il 29 ottobre si può leggere nel Diario Storico che lo Staro Maggiore, con foglio 25 otrobre n. 311, aveva comunicatO l'annullam ento delle d isposizioni precedenti. (27) Comando IRM, 6 ottobre ' 43, n . 189, allegato n. 18 a Diario storico. (28) Ibidem . (29) Comando IRM, 13 ottobre '43, n. 323, aJlegato n. 21 a Diario storico. (30) Ibidem. (31) Diario storico, 15 ottobre. (32) Diario storico, 25 ottobre. (33) Diario storico, alle date. (34) Diario storico , 2 novembre . . (35) Per le testimonian ze cfr. E . Castelli, op. cit., pp. 37-8 e A . e G. Ricchezza, L'esercito del sttd. Il Corpo italiano di liberazione dopo 1'8 settembre, .Mursia, Mi lano , 1973, pp. 44-45. Lo stesso Antonio Ricchezza però, nell'altro suo libro cicaro, scritto nel 1946, afferm ava: Fanti; bersaglieri; artiglieri, genieri, autieri, carabinieri, portaferiti, si sono prodigati tanto da riportare lwinghieri apprezzamenti alleati. Il compiacimen.co degli alleati e il suo personale, fu trasm esso agli uomini del Raggruppamento dal Capo di Stato Maggiore Roana il giorno successivo all'esercicazione. Cfr. Diario storico, 3 novembre e allegaco n. 35. (36) Comand o IRM, 29 otrobre '43, Relazione sulle varie questioni trattate presso il Comando della 5 a Armata americana a Napoli e Caserta, allegato a IRM, 31 orcobre ' 43, n. 431, in SME, Ufficio Scorico, L-14, 5414, Costz'tttzione JRM,, f. Completamento unità del IRM. Cfr. anche Diario storico, 24 e 29 ocrobre. (3 7) Ibidem. (38) Ibidem.


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(39) Diario storico. 4 novembre e allegato n . 36. (40) Diano stonco , 6, 7 e 8 novembre. (41) IRM, 10 novembre '43, n . 471, allegato n. 44 a Dian·o ston·co , Anche Vincenzo Cannaviello, Avellino e l'Irpinia nella tragedia del 1943-44, Avellino, 1945, p. 166, scrive che nel pomenggio dell'B novembre '43 una folla di popolo (. . .) è in ansiosa attesa mentre su molti balconi sventola la bandiera italiana. Sta per arrivare dalle Puglie il primo nucleo dell'esercito nostro, là ricomposto (. ..). Ed ecco comincia tra scrosci d'applawi una sfilata che pare interminabile di cam· e motociclette del I Raggruppamento (. . .). Secondo C. Medeghini, Gli italiani nella guerra di liberazione da Cassino alle Alpz~ S.E.S.A., Bergamo, 1945, p . 13, invece, ad aspettare il piccolo esercito della riscossa non c'erano più di una ventina di persone animate da molta buona volontà. Due versioni, come si vede, il cui contrasto non può essere spiegato neppure attribuendolo al diverso stato d'animo con il quale i due testimoni possono aver vissuto l'evento, e che si sottopongono come tali ali· attenzione del lettore. (42) Dian·o storico , 9 novembre '43 . (43) Cfr. C. Medeghini, op. cit., p . 12. Analogo giudizio sulla permanenza nelle Puglie in C. Giachello, Da Cassino al Po. Pagine di un diario, Guzzani, Como, 1945, p . 11; l'autore all'epoca era tenente del 67° rgt. (44) IRM, Nucleo 'A', 28 novembre, '43, n. 104, allegato 82 a Diario storico, Relazione sullo spirito dei militari e sulla propaganda svolta dal l • al 15 novembre '43 .

(45) Ibidem. (46) Si trattava di una croce bianca in campo rosso, contornaro da una fascia azzurra. Cfr. IRM, 5 ottobre '43 , n. 4, allegata n . 13 a Dt"ario stonco. (47) C. Medeghini, op. cit .. p. 26. Anche E. Castelli, op. cit. , pp. 38-9, scrive di zuffe e risse fra giovani locali e allievi bersaglieri, particolarmente presi di mira. (48) IRM, 28 nov. '43, 104 cit., allegato 82 a Dian·o ston·co. Forse lo stesso Dapino aveva qualche dubbio in proposito se sentiva il bisogno di fare alcune precisazioni ricordando ai soldati che la Croce di Savoia(. .. ) è il distintivo del Raggruppamento e non un 'insegna che voglia testimoniare, nel confronto di altri reparti, un 'esclusiva o maggiore fede che è invece, per libera elezione spirituale e per il giuramento prestato, nei cuori e nella volontà di tutti i soldati d'Italia. Cfr. IRM, 17 novembre '43, n. 894, allegato n . 55 a Diario stonco. (49) Utili, che si trovò ad ereditare la delicata questione, definisce quella di Dapino una scelta ingenuamente ispirata da un senso di personale devozione, senza alcun fine politico (. . .) . Dello stesso tenore la testimonianza del ceneme Orazio Chiodini, all'epoca ufficiale a disposizione del generale Dapino, quale si può leggere in G. Gerosa Brichetto, Il generale Vincenzo Cesare Dapino, a 25 anni dalla morte (1957-1982}, Mignano di Montelungo, 1982, p. 208. li libro, scritto da Gerosa, all'epoca ufficiale medico del Raggruppamento, con il contributo documentario dello scesso Chiodini , fornisce, pur con una certa disorganicità, utili notizie biografiche del generale Dapino. Tornando allo scudetto, Utili liquidò la questione con un abile espediente da lui stesso così raccontato: Alle nttove truppe che entravano a far parte del Raggruppamento non feci distn.bttire lo scudetto, alle antiche non lo proibii", soltanto mi astenni dal rinnovarne le distn"buzioni;


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praticamente, col normale consumo delle uniformi dove era stato. una volta cucito, diventò sempre più raro. La scelta era ispirata al principio sostenuto da Utili di parlare sempre di ciò che ci unisce e mai di ciò che ci divide, alla luce del quale confermare l'uso dello scudetto sarebbe stata una sciocca sfida ai partiti antimonarchici, proibirlo una manifesta. zione altrettanto inopportuna. Cfr. U. Utili, op. cit., pp. 78-79. (50) Le dure polemiche fra il gruppo dirigente di Brindisi e i partici politici che andavano faticosamente ricostituendosi nell' Icalia meridionale, raggiunsero l'acme nel congresso di Bari (28-29 gennaio '44) che costituì uria vasca cassa di risonanza alle richieste che i partiti avanzavano da mesi ormai: l'abdicazione del re, la formazione di un nuovo governo a base democratica che prendesse il posto di quello presieduto da Badoglio del quale gli antifascisti si rifiutavano di far parte, l'intensificazione dello sforzo bellico contro i tedeschi. Sebbene il bersaglio principale degli ,macchi degli antifascisti fosse il binomio Vittorio Emanuele III-Badoglio, le Forze Armate finivano per essere coinvolte nelle polemiche: le si accusava di essere uno suumento in mano del sovrano, di essere impregnate di spirito fascista; se ne richiedeva un profondo rinnovamento dal punto di vista professionale e soprattutto politico, attraverso una vasca e radicale epurazione. Pressoché tutti i partici auspicavano la costituzione di formazioni volontarie che si affiancassero alle forze regolari (PCI, e partiti moderaci) o che addirittura si sostituissero ad esse (PSI, P d' A.). Sulle vicende politiche del «Regno del sud», oltre i già citaci lavori di Degli Espinos;i e della Vailat i, si veda B. Croce, Quando l'Italia era tagliata in due. Estratto di un diario (luglio 1943 - giugno 1944) , Laterza, Bari, 1948; utile anche la ' consultazione del diario dell'aiutante di campo di Vittorio Emanuele III, generale Paolo Puntoni, Parla Vitton·o Emanuele lii, Aldo Palazzi editore, Milano, 1958. Si vedano inoltre, N . Gallerano , La. fotta politica nell'Italia del Sud dall'armistizio al Congresso di Ban~ in «Rivista Storica del Socialismo», fascicolo 28 (maggio agosto 1966 - anno IX), pp. 3-70, e G. Comi, Aspetti della riorganizzazione deffe Forze armate nel Regno del sud, (settembre 1943 - giugno 1944), in «Storia Contemporanea», a VI, 1975, n. 1, pp. 85-120. Sul ruolo di Badoglio si veda inoltre quanto scrive G. Rochat nella biografia del maresciallo scritta in collaborazione con P. Pieri, Pietro Badoglio, UTET, Torino, 1974. (51) L'episodio è ricordato, in forma più o meno ampia, da gran parte della memorialistica sul Raggruppamento, che si limita però a citare l'ultimo dei ere articoli fornendo così un quadro parziale della polemica. Cfr. A e G. Ricchezza, L'eseràto del sud cit., pp. 49-50, e E. Castelli, op.cit. p . 39. Per l'articolo citato, cfr. «Irpinia Libera», 13 novembre '43, a. I, n . 3, Noi e l'antifascismo, nella rubrica Nel mondo goliardico, nella quale apparvero anche i due successivi. (52) «Irpinia libera», 27 novembre '43, n. 5. Senza titolo, nella rubrica citata. La lettera recava il timbro p.m. 155, 15 novembre 1943. (53) «Irpinia libera», 4 dicembre '43, n. 6, Perchè e per c/Ji?. La questione dei volontari cui fa riferimento Maccanico costituì in quelle settimane un aluo motivo di polemiche fra gli ambienti militari di Brindisi e i partiti politici che furono promotori fra settembre e ottobre di numerose iniziative per dare vita appunto a bande di volontari che dovevano combattere i tedeschi al di fuori delle strutture deH'Esercico regolare. Le vicende della più importante di queste formazioni è stata deostruita da C. Pavone, I Gruppi Combattenti Italia. Un fal/ito tentativo di costituzione di un corpo di volontari ne/l'Italia meridionale, (settembre-ottobre 1943), in «Il Movimento di liberazione in Italia», n. 34-35, f. 1-2, pp. 80-119. In proposito si veda anche B. Croce, op.cit. settembre-ottobre, passim e G. Conti op. cit., pp. 95 e sgg. (54) «L' Unità», dicembre 1943, n. 2, Vogliamo un esercito senza scudetto.


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(55) Diario storico, 15 novembre. I casi erano così distribuiti: 5 ali' 11 • rgt. aniglieria, 5 al LI battaglione bersaglieri, 3 al 67 • rgt. fanteria. (56) Diario storico , 17 novem bre. (57) SME, Ufficio Storico, 1-3, 9212. IRM, 17 novembre, '43 , n . 905, allegaco a foglio 20 novembre '43, Visita al Raggruppamento Motorizzato , a firma gen. C.A. Francesco Rossi. (58) Ibidem, foglio 20 novembre a firma gen. Francesco Rossi cit. (59) IRM, Nucleo 'A', 1 • novembre '43 , n . 63 Relazione sulla propaganda svolta fra le truppe, allegato n. 53 a Diario storico. (60) Cfr. IRM, Nucleo 'A', 28 novembre '4ì, 104, cit. (61) Ibidem . Segnala l'eliminazione già avvenuta di alcuni elementi spiritualmente non temprati e l' esistenza di altri che non hanno ancora superaco i tentennamenti e le pusillanimità che seguirono gli avvenimenti dell'B settembre. Dapino suggerisce di sostituirli con elementi di maggiore saldezza spirituale , magari i complementi in arrivo, per evitare di vederli defezionare, in caso di possibili difficoltà, dopo aver assicurato le autorità americane che il Raggruppamento inquadra degli elementi spiritualmente pronti. (62) Cfr. Dalle Puglie alla Valle Padana, Milano-Roma, 1945, p. 41. Au tore della monografia, che è la scoria della 210• Divisione fanteria, e Lionello Boscardi. (63) C. Medeghini , op. cit. p. 12 . (64) Secondo A. e G. Ricchezza, L'esercito del sud, pp.47-8. Quest'atmosfera contagia in breve tutti gli uomini del Primo Motorizzato, attraverso l'esempio di molti complementi i quali si presentano volontari, mettono la propria firma, vengono vestiti da capo a piedi e la mattina dopo sono già spariti nel micidiale caos di quei giorni. Secondo l'autore è così che si spiegano moltissime defezioni. Si arraffa la rozza coperta da campo, divenuta all'improvviso un bene prezioso, si mettono le mani su quattro carabattole e si va a vendere tutto in città( ... ). (65) SME, Ufficio Scorico, 1-3, 9212 , IRM, 17 novem bre '43, n . 905, Assenze arbitarie. (66) Cfr. Foglio 20 novembre '43, a firma gen. Francesco Rossi, cit. (67) IRM, 17 novembre '43 , n. 905 àt. (68) Cfr. IRM, 17. novembre '43, n. 894, allegato 55 a Diario sto'nco, cit., dal quale sono tratte le citazioni successive. (69) Il problema era già stato affrontato alla fine di ottobre da Dapino che lo aveva sottoposto al comando del Ll Corpo d'Armata, caldeggiando I' aumenco degli assegni soprattutto per non creare una troppo evidente disparità fra il trattamento fatto al soldato italiano in confronto a quello praticato dagli angloamericani. Cfr. lRM, 1• novemb re ' 43, allegato n. 53 a Diario storico. (70) Cfr. IRM, 28 novembre '43 , n . 104 , cic. Cfr. anche Diario storico, 18 novembre. La questione era stata affronrara dal tenente colonnello Tuzi alla fine di ottobre . Si era deciso di modificare la razione normale vive,i del soldato americano (5 tipi


LA N ASCITA DEL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTOR IZZATO

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da 3200 fino a 5000 calorie) adattandola alle abicudini alimentari del soldato italiano, arricchendola cioè con grassi e farinacei. Complessivamente il valore energetico sarebbe oscillato fra le 3600 e le 3800 calorie, per raggiungere le 4000 con l' aggiuma della razione complementare viveri di conforto. Cfr. IRM, 29 ott0bre ' 43, Relazione ml/e varie

questioni trattate presso il Comando della 5 a Armata americana a Napoli e Caserta, allegato a IRM, 31 ottobre, n. 43 1, cit. (71) Cfr. foglio 20 novembre '43, a firma Francesco Rossi, rit. Già il 20 ottobre Dapino aveva richiesto un fondo assistenza di 50 mila lire . Non a, en lo avuto risposta, aveva deciso di distribuire ai milita,i pirì, meritevoli e bisognosi, pre1J1i in denaro tratti dagli utili degli spacci reggi11Zentali. Cfr. IRM, 1 ' novemb re '43, n. 63, cit. (72) Cfr. IRM, 17 nov. n. 492, allegato a foglio 20 nov. a firma gen. Francesco Rossi, cit. (7 3) Cfr. IRM, 28 novembre '43, 104 cit. Cfr. anche Diario storico, 25 novembre. Per gli ufficiali invece la questione era ancora allo studio. (74) IRM, 1 • novembre '43, n. 63 allegato n. 53 a Diario stanco. (75) SME, Ufficio Srorico, 1-3, 9212, IRM, 19 novembre '43 , 494, Promemo,ia per l'Eccellenza zJ Maresciallo d'Italia Messe. (76) TRM, 28 novembre '43, 104, cit. (77) Ibidem e IRM, 1 • novembre '43 , n . 63, cit. (78) IRM, 28 nov., 104, cit. Nell'occasione Dap ino rich iedeva apparecchi cinemacografici con generacori di corrence elettrica, per trasmette re program mi di carattere ricreativo (films) ma an.che docum entari di vario genere; apparecchi radio riceventi, prontuari per la conversazione con i mili tari alleati. carte geografiche e a ltri strum enti utili

a chiarire gli sviluppi e zJ valore delle operazioni in corso sui vari fronti . (79) IRM, 28 novembre '43 , 104, cit. L'iniziativa sarebbe stata presa dal tenente Luigi Colombo, autore di n umerosi componimenti poetici ispirati a lle vicende dell'unità, inesaunbzJe letterato del Raggruppamento, come è definito nel volume Il 67 • Fanteria, Cento anni di storia, 1862-1962 , compilato dal capitano Pier Amedeo Baldrati, Como, 1962, p ,96, (80) IRM, 28 novembre '43, n . 104, cii. (81) Diario storico, 21 novembre '43 e IRM, 21 novembre '43, n. 1025, aJlcgaco n. 66 a Diario storico. (82) IRM, 19 novembre '43, n. 494, a Messe, cit. (83) Cfr. foglio 20 nov. a firma geo. Francesco Rossi, cit. (84) Ibidem. G li americani furono ufficialmente messi al corrente del cambiamento dei programmi il 19 novembre. Cfr. Diano storico alla data. (85) IRM, 19 nov. '43 , n . 494, cit. Nell 'occasione Dapino chiedeva anche la sostituzione del II gruppo da 100/22 dell' l 1 • reggimento arciglieria co n il I gruppo da


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

100/22 dell' 11 • artiglieria «Mantova»: Il gruppo in questione - scriveva il comandante del Raggruppamento - ha molti elementi scadenti ed infidi: è quello che ha dato il maggiore numero di disertori. Non ci risulta che la sostituzione sia poi avvenuta. (86) Diario storico, 13 novembre. (87) SME, Ufficio Storico, 1-3, 9212, Headquarters Fifth Army, 15 novembre '43, n. 5, prot. G-4. I:,a mddivisione in più località - spiegavano con pignoleria gli americani - è desiderata per evitare che, qualora rm deposito venisse colpito dal nemico, il Raggruppamento doveSJe restare senza munizioni. (88) Comando II Corpo d'Armata americano, 13 novembre '43 , G-1, allegato n. 51 a Diario storico. (89) SME, Ufficio Storico, l-3, 9212, IRM, 28 novembre '43, n. 527, Promemona per il maggiore Boscardi, allegato a C.S. 1 • dicembre '43, appunto ·avente per oggetto I Raggruppamento Motorizzato. (90) Dapino si mostrava consapevole dei limiti e delle esigenze del Raggruppamento. Nel Rapporto sull'esercitazione dei giorni 25-26 novembre 1943, sottolineava come dall'andamento della esercitazione fossero emerse quali necessità principali quelle relative ali' equipaggiamento e alla dotazione di matenali: soprattutto riserva di vmnizioni (. .. ) automezzi, gommature e ricambi (. . .) potenziamento del parco e dei mezzi del battaglione genio ecc. Per il dettaglio cfr. allegato n. 11 al presente volume. (91) IRM, 28 nov., '43, n . 527, Promemoria per il maggiore Boscardz; cit., Nell'appunto del C.S. si prevedeva di poter fornire munizioni per 20 un/oc, tranne che per i pezzi da 75/ 18 e 47 /32 per i quali si poteva arrivare a 10 un/oc. Per il resto avrebbe pcovveduto lo SMRE ricorrendo alla Sardegna. Prospettive peggiori per gli automezzi: Non ne abbiamo, commentava senza mezzi termini l'estensore dell'appunto, che concludeva: Probabile però che qualcosa daranno gli americani ad operazioni iniziate. (92) Ibidem. Intanto Vismara richiedeva urgentemente allo Stato Maggiore gabbani impermeabili da fornire agli artien·, alle sentinelle, a tutti quelli che sono costretti a stare al loro posto anche se piove. C'era bisogno anche di 5 o 6 interpreti: c'è sempre una quantità di scartoffie amen'cane, scriveva Vismara che commentava malignamente: in questo sono peggio di noi. (93) Ibidem. proprio la questione del vestiario fornì in quei giorni lo spunto per una polemica provocata dalle affermazioni del corrispondente della agenzia «Reuter» secondo il quale le. auwrità militari italiane avevano rifiutato l'offerta alleata di fornire ai soldati del Raggruppamento uniformi adeguate al clima invernale soltanto pe.rché non si voleva che andassero in linea con uniformi non di prescn'zione. In tal modo i nostri soldati erano costretti a indossare ancora le divise di tela. Al Capo del Governo, maresciallo Badoglio, che aveva richiesto chiarimenti sulla vicenda, lo Stato Maggiore, in seguito a una rapida inchiesta, aveva risposto che si trattava di voci del tutto infondate: le auton·tà alleate non hanno fotto nessuna offerta - scriveva lo Stato Maggiore - e perciò è inesatto dire che il generale Dapino l'abbia rifiutata. Il vestiario io dotazione ai soldatì del Raggruppamento comprendeva, oltre alla divisa di tela kaki incriminata, una divisa di panno grigio verde e un pastrano, oltre ad altri indumenti vari; un terzo dei militari aveva in dotazione due paia di scarpe, il resto uno soltanto. Cfr. SME, Ufficio Storico, I-3, 92/2, SMRE, 11 dicembre, n . 1102, seguito a foglio 3 dicembre 11. 878, cfr. anche appunto C.S. 9 dicembre e appunto 6 dicembre del colonnello Edo Rossi, capò ufficio collegamento con


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LA NASCITA D EL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

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la Commissione Alleata di Controllo, contenente la nota di Badoglio. L'episodio pot(ebbe apparire insignificante se non riguardasse l'unica unità italiana combattente al fianco degli alleaci, per di più nd momento delicato in cui si stava preparando ad entrare in linea: si può facilmente immagina(e quale effetto poteva avere il diffondersi di simili voci che il Comando Supremo, meno diplomaticamente dello Stato Maggiore definiva senza mezzi termini inventate. La polemica fu probabilmente circoscritta, ma un' eco possiamo trovarla in C. Medeghini, op. cit., p. 1_4. · (94) Ibidem . Per la verità, che Monte Lungo non fosse il facile obiettivo che il generale Keyes mostrava di credere, lo avevano già sperimentato a proprie spese gli uomini della 3• Divisione americana che per dieci giorni cercarono disperatamente di forzare l'accesso dal sud alla stretta di Mignano, finché non furono rilevati dalla 36• Divisione dopo aver conquistato e difeso con molta fatica, soltanto il primo obiettivo, Monte Rotondo. Dal 5 al 15 novembre gli esausti combattenti della 3° Divisione fanteria fecero la conoscenza della forza di ostacoli come Monte Lungo e Monte Rotondo formidabili barriere in se stesse, per di più rafforzate da postazioni di artiglieria, campi minati; ostacoli per cam· che rendevano non realizzabile un attacco dall'apertura ineridionale della stretta che il generale Truscocr aveva perciò deciso di attaccare dalle montagne sui fianchi. Cfr. The History o/ the Third lnfantry Division in World War II, Infanuy Journal Press, Washington, 1947 , p. 97-102. (95) Comando II Corpo d'Armata americano, 29 novembre '43, allegato .n. 84 a Diario storico. (96) Ibidem . (97) Diario storico, 28 e 29 novembre, 2 dicembre '43 .. (98) Diario storico, 1' e 3 dicembre. (99) Diario storico , 27 novembre. A proposito dei complementi Utili scrive che il problema del rifornimento uomini fin che il CIL ebbe vita non trovò so/11.zione. Neppure la creazione di un secondo battaglione complementi migliorò la situazione : forse perché il problema fu affrontato con criten· di ordina1ia amministrazione (.. .) e non venne valutato in tutta la sua importanza che era anche p olitica. Fatto sta che dal serbatoio predisposto si trasse per lo più materiale piuttosto J'cadente. Cfr. U. Utili, op. cit. pp. 96-8. (100) Diario stanco, 27 novembre. (101) Fifth Army History, pare. III, The Winter Line, Firenze, s.d . (ma 1945), p . 10. All'inizio di ottobre era sembrato che il Raggruppamento dovesse dipendere dalla Divisione paracadmisti inglese «Airborne», tanto che Dapino aveva preso contatti diretti con i comandi di quella Divisione per definire i piani di azione comune. Cfr. Diario stonco, 5 ottobre. (102) M.W. Clark, 5° Armata amen·cana, Garzanti, Milano, 1952 , p. 234. Probabilmente si riferisce a ques to colloquio il Diario .rtorico, alla data 20 ottobre dove si fa cenno al viaggio a Napoli al comando della 5• Armata del generale Dapino, al quale il generale Clark aveva dichiarato di essere lieto cbe le truppe italiane si affianchino presto a quelle alleate per cacciare dall'Italia l'invasore tedesco . (103) Diario storico, 6-7 dicembre '44. Alla data del 7 dicembre Raggruppamento avevano assunto la seguente dislocazione:

reparti del


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IL PRIMO RAGGRUPPAMÉNTO MOTORIZZATO

Comando di Ragg.to 67° Rgt Fanteria

V Btg. ControcaffO LI Btg Bersaglieri 11° Rgt Artiglieria U Btg. misto Genio Quartiere Generale Autodrappello P.M. 155 Autoreparto pesante 51 • Nucleo Sussistenza 51° Nucleo Sanità 34• Nucleo Chirurgico 244 • Ospedale da campo 51 ° Sezione CC. RR.

: Zona Sud-Est di Mignano Zona Nord-Est di Mignano •

»

Zona Nord-Ovest di Mignano Zona Sud-Est di Mignano Zona Sud-Ovest Km. 180 S.S. n. 6 Zona Sud-Est di Mignano Zona Sud-Ovest Km. 180 S.S. n. 6 Zona di Riardo Zona di Riardo Zona Sud-Est di Mignano Zona Nord-Ovest del Quadrivio della Catena »

Zona Sud-Est di ltfignano





CAPITOLO III.

MONTE LUNGO

La «Winter Line» Di fronte alla «Winter Line» gli americani erano venuti a trovarsi nella prima metà di novembre, dopo una lenta e faticosa avanzata costata un mese di dure lotte, in seguito all'attraversamento del Volturno (1). Fu un impatto difficile quello con l'autunno italiano che lasciò il segno sulle truppe di Clark che ne ricavarono un triste presagio sul futuro che le attendeva. Così descrive la situazione materiale e morale il comandante della 5 a Armata:

(. . .) ci trovammo di fronte un terreno tra i più diffictli tra quelli incontrati poi e ti tempo peggiore di tutta la campagna. La pioggia cadeva a torrenti, i veicoli sprofondavano nel fango fin sopra i mozzi delle ruote, le terre basse diventavano man· di melma e le retroguardie tedesche si trinceravano abilmente sulle alture per ntardare la nostra avanzata (2). Ma non erano soltanto le avversità atmosferiche a deprimere

gli stanchi e infangati uomini della 5a Armata; incideva negativamente sul loro morale sempre più col passare del tempo la

sensazione di affrontare ogni giorno una posizione difensiva formidabtfe, mentre (avanzavano) a poco a poco attraverso quell'aspro terreno (. . .) (3 ). Era una sensazione pienamente giustificata : gli americani stavano cominciando a fare le spese della forza della «Winterstellung» prima ancora di conoscerne con esattezza l'esistenza. Soltanto sul finire di ottobre infatti essi poterono avere da alcuni prigionieri le prime notizie sul sistema difensivo tedesco: notizie vaghe e spesso contrastanti circa una linea difensiva che correva dal Tirreno all'Adriatico; in realtà, come poterono constatare direttamente in


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IL PRIMO RAGGRU PPAMENTO MOTORIZZATO

seguito, si trattava di due munitissime linee, distinte ma integramisi e costituenti un unico baluardo (4). [schizzo n. 3]. La principale delle due, propriamente detta «Linea Gustav» univa effettivamente i due mari nel punto più stretto della penisola, misurando circa 160 Km. Nel versante tirrenico, che è quello che ci interessa più da vicino, correva lunga il Fiume

Garigliano dal Mare Tirreno al Fiume Gari, poi seguiva la riva destra di questo verso Cassino e · p roseguiva lungo le p endici avanzate dei colli dietro Cassino verso Atina (5 ). Su questa linea i tedeschi intendevano fermare gli alleati definitivamente.. Per proteggere i lavori di fortificazione e allo scopo di rallentare l'avanzata nemica però, i tedeschi avevano provveduto a costruire davanti -a questa un'altra linea a carattere temporaneo che essi chiamavano «Reinhardt» o «Bernhard» e che agli anglo-americani indicheranno come «Winter Line» (6). Nel settore americano passava a sud di M.

Marrone lungo i colli sopra Venafro, verso la stretta di Mignano tra M. Sammucro e le masse collinose del Maggiore e del Camino, entrambi tenuti in forze. Continuava lungo le pendici' orientali e meridionali del Camino e infine superava il Fiume Garigliano per unirsi alla linea Gustav (7). La forza dell'intera «Winterstellung» stava nel fatto che era un sistema di difese dislocate in profondità, prive di un punto chiave. Non c'era possibilità di sferrare un colpo decisivo che ne determinasse il crollo: ogni montagna doveva essere p resa separatamente, ogni valle rastrellata, e poi à si trovava di fronte a sempre nuove montagne e a un 'altra linea che doveva a sua volta essere spezzata da ostinati attacchi di fanteria (8). A metà di novembre dunque le truppe americane avevano già fatto conoscen za con le difficoltà del nuovo settore , in particolare col pilastro meridionale della Winter Line, il Monte Camino, posizione di capitale importanza per 1' osservazione della zona circostante (9). Proprio l'esito disastroso dell'attacco al monte a opera di reparti della 56a Divisione britannica nei giorni tra il 5 e il 15 novembre, aveva convinto Clark che era il caso di dare un periodo di riposo a truppe ormai logorate, molte delle quali combattevano ininterrottamente da oltre due mesi , dall'epoca dello sbarco a Salerno (10). In queste condizioni era da escludere un attacco immediato da parte dell'Armata che doveva limitarsi a

mantenere le posizioni attuati: raggruppare le proprie forze e prepararsi a lanciare un attacco attorno al 30 novembre (11).


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MONTE I.UNGO

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Sul fronte della 5a Armata la direttrice d'attacco pressoché obbligata era quella che seguendo la ss. statale n. 6 Casilina;; attraversava la cosiddetta stretta di Mignano (Mignano Gap). E questa una angusta valle il cui ingresso dal sud è controllato dal già citato gruppo del Camino, comprendente i monti La Difensa, la Remetanea e Maggiore. La Casilina la percorre affiancata alla ferrovia Roma-Napoli fin poco dopo l'abitato di Mignano che sorge al centro della valle. Poi, di fronte a M. Lungo, la ferrovia volta a sinistra e la strada a destra per proseguire verso Cassino. All'estremità settentrionale la stretta è dominata dal Monte Sammucro (m. 1205) di fronte al quale, verso occidente, si trova M. Maggiore (630 m.) . Esattamente al centro della stretta, Monte Rotondo (m. 357) e Monte Lungo (m. 351) due formidabili bam·ere a dispetto dell'altezza. Dopo Monte Lungo in successione, come violente ondate nella superficie piatta della valle, Monte Forchia e Monte Trocchio (12). Infine, dopo il Trocchio, l'ampia valle del Liri, l'ingresso a Roma. L'attacco alla «Winter Line» In vista della ripresa operativa il Quartier Generale della 5 a Armata emanava il 24 novembre le Istruzioni speciali n . 11 nelle quali era previsto un attacco in tre fasi discinte l'ultima delle quali doveva concludersi con lo sfondamento al centro per guadagnare l'accesso alla strada di Roma nella valle del Liri (13). La prima fase, con inizio il 2 o 3 dicembre, doveva portare alla conquista delle posizioni-chiave di Monte Camino, Monte La Difensa e Monte Maggiore. Quanto alla fase centrale, nella quale era prevista l'entrata in linea del Raggruppamento, aveva come obiettivo principale Monte Sammucro e un attacco verso occidente lungo la strada Colli-Atina (14). Alla vigilia dell'attacco la 5a Armata era schierata su tre Corpi d'Armata lungo un fronte di circa 70 chilometri. A occidente, dalla costa a Monte Camino, vi era il X Corpo d'Armata comandato dal generale inglese McCreery (Divisioni di fanteria 56a e 46a ); l'estrema destra era tenuta dal VI Corpo d'Armata (Divisioni di fanteria 45 a e 34a) comandato dal generale americano Lucas. Al centro si trovava il II Corpo d'Armata comandato dal generale americano Keyes alle cui dipendenze operavano i generali Truscott (3a Divisione) e Walker comandante della 36a Divisione .. fanteria («Texas>>): a questa unità americana fu aggregato il I Raggruppamento motorizzato italiano (15).


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A queste forze i tedeschi potevano opporre forze quasi equivalenti, ammontanti a circa cinque Divisioni granatieri corazzati, più la Divisione corrazzata «Hermann Goering» di riserva. Per di più, le due Divisioni schierate al centro della linea erano fresche: una di queste , la 29a Divisione granatieri corazzati, teneva le posizioni centrali e settentrionali d ella stretta di Mignano e in particolare Monte Lungo (16). La prima fase dell'attacco, detta anche operazione «Raincoat», ebbe inizio regolarmente il 2 dicembre. Alle 16,30 le artiglierie della 5a Armata forti di 925 pezzi, aprirono il fuoco : tutti i pezzi meno 105 tiravano sulle posizioni che il nemico occupava sulle pendici nude e rocciose del Monte .Camino (17). L'azione dell 'artiglieria proseguì per due giorni; furono lanciati proietti/i ad alto esplosivo e al fosforo contro le caverne e le trincee profonde dei tedeschi (18). Era la massa di fuoco più intensa vista fino a quel momento nella campagna d'Italia: tuttavia gli esiti furono inferiori all 'attesa (19). Alle 16,30 la 56a Divisione iniziò l' attacco rinnovando con due battaglioni il tentativo di conquistare Monte Camino la cui vetta fu occupata finalmente il 6 dicembre. Mentre questo attacco , il più importante previsto nella I fase, avveniva sulla sinistra del fronte a opera delle unità del X Corpo d'Armata, al centro le truppe del II Corpo si battevano duramente per conquistare prima e difendere poi i monti La Remetanea e La Difensa, che costituivano la chiave d'attacco alla cresta del Monte Maggiore, occupati definitivamente soltanto aJla metà dell'8 dicembre. Quanto al Monte Maggiore, l'attacco fu affidato al 142° reggimento fanteria americano (36a Divisione) che riuscì ad occuparne le sommità (quote 619 e 630) il 3 dicembre e le difese da numerosi attacchi tedeschi nei giorni successivi (20). Si chiudeva così la prima fase con un sostanziale successo e col raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il 7 dicembre , mentre la prima fase era ancora in corso, aveva inizio la seconda i cui scopi erano così indicati nella relazione ufficiale della 5 a Armata: Il compito p rinàpale della seconda fase, assegnato al Il Corpo, era il Monte Sammucro. L'operazione «Raincoat» aveva aperto la strada al Gàrigliano per una distanza di venti miglia dal mare, ma le alture di Monte Lungo e Mon!e Sammucro che controllavano la


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stretta di Mignano e /'ingresso alla valle del Liri~ erano ancora in mano al nemico. La stretta valle compresa fra queste due montagne era molto ben difesa, con San Pietro ai piedi del Sammucro come centro di resistenza. Perché un attacco contro San Pietro avesse successo occorreva che Monte Lungo e quota ,l 205, la sommità del Sammucro, fossero conquistati (21 ). Si trattava di un compito non facile, al punto che occorsero due tentativi per avere ragione della tenace e ben organizzata resistenza tedesca; cosicché la seconda fase dell'attacco alla «Winterline» si sdoppiò nelle due battaglie di San Pietro, secondo la definizione degli americani. Questo compito, come detto, era stato assegnato al II Corpo d'Armata e, in particolare, alla 36a Divisione americana («Texas») alla quale a partire dal 4 dicembre fu aggregato il I Raggruppamento motorizzato che si doveva tenere pronto a muovere la forza necessaria all'operazione (.. ) la sera del 6 dicembre, secondo · le indicazioni del comunicato del II Corpo d'Armata americano inviato al comandante del Raggruppamento il 3 dicembre (22). Il generale Dapino a tale scopo prendeva immediatamente contatto col comandante della 36 a Divisione americana per istruzioni e per coordinare dei piani di azione. I risultati dei colloqui furono poi riassunti dal generale Walker in unMemorandum per zf generale Dapino nel quale si prevedeva che: - il Raggruppamento doveva occupare i pendii orientali di Monte Lungo dando ti cambio ad elementi del 141 ° fanteria ed avanzare poi per conquistare Monte Lungo ad un 'ora che verrà designata la mattina del 7 dicembre - allo scopo di compiere ti cambio di cui sopra, il Raggruppamento sarebbe andato in posizione durante la notte del 5-6 dicembre: la notte del 6-7 dicembre poi, la fanteria dell'unità italiana avrebbe dato il cambio al battaglione di sinistra del 141 ° fanteria, che ora occupa i pendii orientali di Monte Lungo. - il battaglione del 141 ° fanteria al momento in posizione su Monte Rotondo, sarebbe invece rimasto sul posto fin dopo la conquista di Monte Lungo; sui pendii meridionali di Monte Rotondo poteva sistemarsi a riserva anche il battaglione di riserva del Raggruppamento motorizzato. - l'appoggio diretto alla fanteria del I Raggruppamento motorizzato sarebbe stato fornito dal reggimento di artiglieria dell'unità italiana stessa;


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11 PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

- l'azione si sarebbe svolta su un terreno limitato a sinistra dal ruscello «Fosso di Lupo», e a destra dalla strada statale n. 6 (Casilina); - dopo la conquista di Monte Lungo, si sarebbe provveduto a organizzare a difesa i pendii occidentali del monte stesso per respingere possibili contrattacchi, specialmente da nord-ovest (23). Erano come si vede indicazioni preliminari riguardanti i compiti spettanti al Raggruppamento e il settore ad esso assegnato nell'azione imminente. Il 6 dicembre giunse dal comando della 36a Divisione americana l'ordine di operazione n. 39 relativo all'attacco a Monte Lungo e Sammucro alle ore 6,20 dell'8 dicembre (24). Questo il piano d'azione predisposto da1 generale Walker: - sulla destra, il 143 ° fanteria doveva attaccare con non meno di un battaglione principalmente ad ovest dei pendii mendionali di M. ~ammucro e conquistare S. Pietro e l'altopiano a nord-ovest di S. Pietro; un altro battaglione del 143 ° fanteria, cominciando ad avanzare alle pn·me oscun'tà del 7 dicembre fungo zf corso d'acqua ad ovest di Ceppagna, doveva essere in grado, a/l'alba de/1'8 dicembre di, sistemarsi a dzf~sa del Monte Sammucro; su ordine della Divisione, doveva continuare l'attacco per conquistare S. Vittore e l'altopiano a nord e ad est. - al centro, secondo gli accordi presi, il I Raggruppamento , dopo avere dato il cambio ad elementi del 141 °fanteria(. . .) in posizione sui pendii sud-orientali di Monte Lungo, alle ore 6,20 dell'8 dicembre doveva attaccare, conquistare e mantenere le posizioni di Monte Lungo, intanto, - a sinistra, il 142° fanteria, che già la sera del 7 avrebbe provveduto a rastrellare la cima del M. Maggiore (. .. ) occupando con avamposti la linea Feccia, appoggiava l'attacco del I Raggruppamento motorizzato italiano con fuoco di armi leggere nella valle tra M. Lungo e M. Maggiore. ' - L'artiglieria della 36a Divisione avrebbe appoggiato il 142° e 143 ° fanteria con priorità alla richiesta del 143 ° (..) ne/l'azione di appoggio genen·co. Il 636° battaglione anticarro era pronto ad azioni di fuoco in appoggio del I raggruppamento motonzzato dietro richiesta. Il 6 dicembre, dopo. aver ricevuto le istruzioni della 36a Divisione americana, il generale Dapino inviava ai comandanti dipendenti l'Ordine di operazione n. 1 nel quale affermava che il


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Raggruppamento avrebbe attaccato preponderando con le forze lungo il costone q. 253-343-351 (25). La colonna, guidata dal colonnello Bonfigli comandante il 67 ° reggimento fanteria, comprendeva il LI battaglione bersaglieri, il V battaglione controcarri, 2 plotoni artieri con elementi specializzati nella ricerca di mine, e 2 sezioni da 20, m/m. l'attacco principale sarebbe stato condotto da un battaglione fanteria in primo scaglione, mentre l'altro battaglione, in secondo scaglione, restava sulle pendici sud di Monte Rotondo. Sulla sinistra il LI bersaglieri avrebbe operato in appogio con un attacco sussidiario contro Colle San Giacomo. Complessivamente la fanteria combattente ammontava a circa 1500/ 1600 uomini, 600 circa per ciascuno dei due battaglioni del 67 °, ai quali andavano aggiunti i circa 350 del LI bersaglieri (26). Il giorno successivo, con l'Ordine d'operazione n. 2 si prevedevano alcune modifiche riguardanti l'aggregazione di una sola compagnia di bersaglieri al 67 ° da impiegare per proteggere dalle provenienze della zona di Colle San Giacomo l'azione del battaglione in primo scaglione (27). Le altre compagnie dovevano rimanere sul rovescio di Monte Rotondo per costituire riserva del Raggruppamento. Quanto all'artiglieria erano previsti tiri di preparazione a partire da 45 minuti prima dell'ora «H» fissata per l'attacco ad opera dell'll reggimento artiglieria su Monte Lungo, limitatamente al settore compreso fra la ferrovia e la rotabile nazionale n. 6. Mezz'ora prima dell'ora «H» l'artiglieria americana avrebbe aperto il fuoco su Monte Lungo, Colle San Giacomo e zona retrostante a questo. A partire dall'ora «H», mentre 1'11 ° artiglieria continuava a tirare su Monte Lungo, l'artiglieria americana teneva sotto il fuoco Colle San Giacomo, pronta ad allungare il tiro su Monte Lungo dietro richiesta italiana (28). Tutto sembrava dunque predisposto per l'attacco italiano su Monte Lungo, dosso allungato, scoperto e roccioso (. . .) vera e propria altura carsica, spezzata in una serie di ondulazioni di altezza crescente man mano che si procede verso le posizioni nemiche (29). Per quanto riguarda la situazione del nemico, va osservato che le notizie in possesso di italiani e americani presentavano una discrepanza che avrebbe dovuto essere tenuta in maggiore considerazione: l'Ufficio «I» del II Corpo d'Armata americano riteneva che la linea tedesca partisse da q. 100 della ss. n. 6 a nord-est di Monte Rotondo per tagliare le pendici orientali di Monte Lungo, attraverO


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

sare il Torrente Peccia, risalire a Colle San Giacomo e attestarsi sulle basse pendici settentrionali di Monte Maggiore; secondo le informazioni in possesso degli italiani, che alla prova dei fatti risulteranno esatte, invece la linea risultava più a sud, passando per Monte Rotondo q. 253, per scendere a Ponte Primo Peccia (30). Queste posizioni erano tenute, secondo le informazioni ricava. te da prigionieri e disertori, poi verificate direttamente, dal III battaglione del 15 ° reggimento della 29a Divisione granatieri corazzati: in tutto 4 compagnie, la 9a, la 10a, 1P, e 12a . Le prime due, ai margini orientali di Monte Lungo, le altre due su quelli settentrionali: complessivamente circa 500 uomini. A sinistra del III era schierato il I battaglione dello stesso reggimento, mentre il II era in secondo scaglione. Sul monte si trovavano numerose postazioni di mitragliatrici e mortai ( 31). La prima azione su Monte Lungo (schizzo n . 4)

La sera del 7 dicembre, poche ore prima dell'attacco italiano, ebbero inizio le operazioni per la conquista degli obiettivi sulla destra di Monte Lungo: il Monte Sammucro e il paese di San Pietro Infine (32). Le truppe della 36a Divisione americana, e precisamente il I battaglione del 143 ° reggimento fanteria, mossero all'attacco della quota 1205 del Sammucro, mentre il III battaglione «Rangers» puntava su quota 950. Conquistati i due obiettivi con un riuscito attacco a sorpresa, le unità americane erano ricacciate sulle posizioni di partenza da un contrattacco tedesco la mattina dell'8 dicembre. Soltanto un nuovo duro attacco permetteva al I battaglione di riprendere quota 1205 alla metà di quella mattina, mentre quota 950 era riconquistata dai «Rangers» soltanto all'alba del giorno successivo, 9 dicembre. Occupate le quote dominanti il giuoco sembrava fatto: invece i tedeschi mantenevano il controllo della valle e di San Pietro grazie alle loro posizioni sulle pendici inferiori del monte (33). Quanto a San Pietro, le cose andarono ancora peggio. Qui il II battaglione partì all'attacco contemporaneamente al I Raggruppamento motorizzato, esattamente alle 6,20 dell'8 dicembre, ma, percorsi poco più di 400 metri, i fanti americani dovettero arrestarsi

di fronte a un fuoco di mortai pesanti, artiglierie e mitragliatrici (34). Neppure le due compagnie del III battaglione


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MONTE LUNGO

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inviate in soccorso del II battaglione riuscirono a raddrizzare la situazione. Durante la notte le posizioni tedesche furono sottoposte a un intenso fuoco d'artiglieria. All'alba del 9 fu ripreso l'attacco che si protrasse dalle 7 alle 19 ma con risultati insignificanti. La fanteria fu costretta ancora una volta a tornare sulle posizioni di partenza lasciando all'artiglieria la magra soddisfazione di far

piovere bombe nemiche (35).

sulle

pressoché inespugnabili postazioni

Mentre questi fatti accadevano sulla sua destra, il I Raggruppamento motorizzato si preparava ad attaccare all'ora «H» Monte Lungo coperto da una fitta nebbia che impediva l'osservazione del fuoco dell'artiglieria. Secondo Dapino questo risulterà comunque

abbastanza soddisfacente essendo stati eseguz"ti tiri di inquadramen- · to nel giorno precedente (36). Tiro preciso forse ma, certamente, non altrettanto efficace come vedremo. Alle 6,20, come previsto, ha inizio l'attacco. I fanti del I battaglione in primo scaglione cominciano ad avanzare verso quota 253. Sulla sinistra.è schierata la 2 a compagnia bersaglieri, che procede a cavallo della ferrovia (3 7). L'avanzata dei fanti è subito ostacolata da alcune contrarietà, sebbene di lieve entità per il momento, così descritte dal capitano Enzo Corselli comandante la 1a compagnia:

Iniziammo il movimento durante il fuoco di preparazione, ancora in una fitta oscurità. Ma, a causa di questa e del terreno compartimentato e rotto, i nostri plotoni si disunivano e perdevano la direzione. Sciupammo così del tempo prezioso, sfasando la nostra azione rispetto al fuoco d'artiglieria, col quale era sincronizzata in base all'orario, non essendo possibile l'osservazione date le condizioni di visibilità (38). La perdita di tempo si rivela dannosa anche perché impedisce __ di approfittare dell'oscurità fino in fondo; nel frattempo il nemico ha avuto modo di capire le intenzioni italiane e. di correre ai ripari: ben pr~sto i reparti del Raggruppamento sono sottoposti a raffiche

sempre più intense (. . .) e i proiettili, impattando sul terreno roccioso, generavano mùiadi di schegge (39). Per fortuna la nebbia è ancora fitta e serve a proteggere gli uomini della 1a compagnia che scendono di corsa da quoti 253 con le squadre ancora in fila (40). Ben presto un nuovo grave contrattempo viene a turbare la avanzata: la perdita del collegamento col comando di battaglione, assicurato a mezzo di un telefono volante; isolati dal resto del reggimento, i fanti del


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

1 ° battaglione continuano l'att acco mentre cresce di intensità il

fuoco nemico, sia di mortai sia di armi leggere ·(41) . Bisogna stringere i tempi, anch.e perc~é intanto la nebbia va diradandosi. Lasciamo di nuovo la parola al capitano Corselli: La çompagnia spiegò le squadre diradandosi sul terreno, poiché l'aumentata visibilità lo consentiva senza che zJ reparto si disunisse, ed assunse la formazione di attacco con due plotoni avanzati ed uno di rincalzo. Superammo, senza incontrare il nemico, l'obiettivo intermedio (quota senza indicazione di numero) (42).

La risposta a questa apparente anomalia la forniscono immediatamente gli stessi tedeschi con un fuoco micidiale di armi automatiche proveniente da Mònte Maggiore: Evidentemente commenta il Corselli - quell'obiettivo era «tenuto» col fuoco

accuratamente predisposto su di esso (43). È appunto questo fuoco inatteso che sta seminando strage sulla sinistr,a fra i bersagl(eri: particolarmente sotto tiro è il fianco sinistro del fronte d'attacco del battaglione bersaglieri dove agisce la 2 a compagnia. Questa è letteralmente presa fra due fuochi, quello

frontale e d'infilata sulla sinistra, per l'improvviso svelarsi da questa parte di un reparto tedesco che per evitare di essere tagliato fuo1i dalla nostra azione frontale stava ritirandosi dalle basse pendici di Monte Maggiore per ricongiungersi al bastione di Monte/ungo (44). L'improvviso attacco tedesco provoca il vuoto fra le file della compagnia che in breve tempo perde gran parte dei suoi effettivi, compresi 4 ufficiali (45). Frattanto sul Monte Lungo la 1a e la 2 a compagnja, seguite dalla 3 a di rincalzo, proséguono l'avanzata. Fino ad ora le perdite non sono state sensibili, secondo Corselli, per via della nebbia e

della nostra corsa sènza respiro che ci aveva fatto superare lo ' · sbarramento del fuoco dei mortai avversari (46). A questo punto la sv~lta. Mentre sfumava la nebbia (e) zf sole decembn:no si levava scialbo a illuminare la fase .conclusiva (.. .) la reazione nemica raggiungeva l'apice della sua violenza. Il terreno era spazzato dal fuoco delle mitragliatrici, frontalmente, dalle posizioni di quota 343, e d'infilata e di schiancio da Monte Maggiore (47). È lo stesso fuoco che a valle, sulla sinistra del fronte principale d'attacco ha decimato i bersaglieri del LI battaglione. Per i fanti del 67°, più defilati, le cose per il momento vanno meglio.


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Ess/ poi sono ormai sotto l'obiettivo; ha ora inizio un duello a bombe a mano che vede gli italiani svantaggiati rispetto ai tedeschi, costretti come sono a lanciare le bombe dal basso verso l'alto, stando al/ò scoperto . Inoltre, dispongono sol.tanto di bombe tipo SRCM contro le più efficaci bombe Mod. '24, che i tedeschi lanciano legate a grappoli di tre (48). È in questa fase che i reparti del 67 ° subiscono le perdite più pesanti. Ciò nonostante, con un ultimo sforzo elementi della 1 a compagnia riescono a conquistare numerose postazioni di q . 343 : a meno di due ore dall'inizio dell'attacco, l'obiettivo sembra essere stato raggiunto (49); è però una vittoria effimera:

Prima ancora che potessimo pensare ad oltrepassare le postazioni espugnate ed a consolidarci sul terreno, un fuoco violentissimo c'investì (50) . La reazione tedesca coglie di sorpresa gli italiani non tanto per la sua violenza, peraltro prevedibile, quanto per la sua natura insolita che il capitano Corselli così descrive :

Non era ti classico fuoco di repressione effettuato da artiglieria e da mortai. Era zl tiro mirato, diretto al singolo avversario da brevissima distanza, effettuato da un nemico che non riuscivamo ad individuare. In tre anni di guerra su diversi fronti e contro eserciti diversi, mai avevamo subito una tale forma di contrattacco (. .) . I tedeschi strisciavano .a terra· vicinissimi, fra roccia e roccia, si frammischiavano a noi e ci bersagliavano con raffiche di mitra e . bombe di pistola (5.1). Anche da parte tedesca si ·sottolinea la sorpresa provocata negli italiani dal contrattacco inarrestabile lanciato dai cacciatori che avevano ormai superato l'iniziale momento dipaura (52). Di fronte alla reazione dei tedeschi che ora escono al contrattacco, i fanti del 67 °, esaurite le scorte di bombe a mano, non disponendo che del lento fuoco dei· (. . .) moschetti '91, sono costretti a ripiegare (53) . La ritirata delle truppe italiane è protetta dalle artigl,ierie del 141 ° inviate per la circostanza su Monte Rotondo e dagli obici del 194 ° e del 15 5 ° artiglieria campale che battono la sommità di Monte Lungo e in particolare le posizioni di quota 343 per scoraggiare i tedeschi da/l'approfittare del successo (54). Mentre i resti della 1 a e 2 a compagnia e della 3 a del I battaglione rimasta di rincalzo, sono ricacciati verso le posizioni di partenza, su quota 253 vengono inviate le compagnie 6a e 7a del II battaglione che era


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stato lasciato in secondo scaglione. Questa unità si era nel frattempo notevolmente ridotta di forze, sia per alcune perdite dovute al tiro dei mortai tedeschi, sia, soprattutto, perché molti dei suoi componenti si erano sbandati impressionati dalle voci allarmistiche provenienti dalla prima linea: soltanto a sera inoltrata erano npresi alla mano e inviati su quota 253 dove giungevano alle ,19,30 (55). Alla fine della giornata il bilancio risultava molto grave per le perdite di uomini e per la profonda depressione morale provocata nelle truppe dall'esito negativo della prova. La situazione, per la verità, apparve anche peggiore di quanto realmente fosse perché la confusione del momento fece lievitare fin quasi a raddoppiarle le perdite del Raggruppamento che a un primo esame sembravano ammontare a circa 500 fra morti, feriti e dispersi (56). Successivi e più attenti controlli dettero il seguente quadro definitivo, certamente non lieve, ma meno tragico della situazione: 47 morti, 102 feriti, 151 dispersi ( 57). Impossibile tradurre in termini concreti la portata del danno morale che fu comunque profondo e duraturo, come vedremo in seguito. Le cause di un fallimento

A questo punto è d'obbligo domandarsi perché sia fallita un'azione come quella su Monte Lungo che sulla carta appariva facile e alla quale gli italiani si erano apprestati pieni di entusiasmo e grandi sperttnze di successo, secondo le testimonianze degli stessi. americani (58). A questo interrogativo cercarono di rispondere subito i protagonisti della vicenda per trame insegnamenti che permettessero di ritentare con successo l'operazione . Il generale Dapino fu il primo a muoversi in questa direzione . Le sue considerazioni, scritte a caldo, individuano le cause dell' insuccesso nella mancata realizzazione di ·a lcune condizioni preliminari ritenute dagli stessi alleati indispensabjli per il buon esito dell'intera operazione. Il pensiero di Dapino si può così sintetizzare: contrariamente a quanto ripetutamente affermato dai comandi del II Corpo d'Armata e della 36a Divisione, · 1) le posizioni di Monte Maggiore non erano completamente in mano alleata al momento dell'attacco italiano su Monte Lungo, 2) l'attacco del 143 ° reggimento non ebbe successo nella conquista di San Pietro e


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del Monte Sammucro (sulla destra di Monte Lungo), 3), Monte Lungo non era difeso da un velo di fuoco, ma da forze consistenti e ben equipaggiate, 4) l'artiglieria fu meno efficace del previsto, 5) i reparti del Raggruppamento furono portati in linea, per motivi di sicurezza, soltanto il giorno precedente l'azione, senza concedere loro il necessario periodo di orientamento, 6) per questo stesso motivo non ebbero il tempo di raccogliere informazioni di prima mano e di vagliare l'esattezza di quelle che erano state loro fomite (59) . L'esito negativo della prova diveniva m queste condizioni pressoché inevitabile. Dapino riconosce tuttavia che vi furono anche da parte italiana alcune carenze che attribuisce in parte al collasso provocato in alcuni dalla sorte toccata al I battaglione fanteria, ma in parte anche alla deficienza dei quadri, particolarmente avvertita nel II battaglione del 67 ° fanteria nel quale effettivamente il fenomeno dello sbandamento fu più rilevante (60). Da parte loro gli americani tendono generalmente a individuare le cause del fallimento nei limiti soggettivi delle truppe italiane e negli errori commessi dai comandi del Raggruppamento piuttosto che nelle pur riconosciute difficoltà. oggettive presentate dall' azione. È un'impostazione che possiamo cogliere, come è stato giustamente affermato, già dal messaggio inviato il 10 dicembre al generale Dapino dal generale Walker comandante la 36a Divisione che dopo aver elogiato le truppe italiane per l'entusiasmo, lo spirito ed zf magnifico coraggio che hanno dimostrato, così conclude: Sono sicuro che le vostre truppe, come le nostre, integreranno il loro entusiasmo con una maggiore esperienza per portare a termine l'opera di distruzione del nostro comttne nemico (61) . Ma quello che qui è appena un cenno, attenuato dalle espressioni di cortesia e dall'accostamento delle vicende dei soldati italiani a quelle dei cobelligeranti americani, in sede storiografica è divenuta una precisa impostazione interpretativa. Martin Blumenson, uno degli storici ufficiali dell'Esercito degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, insiste , oltreché sull'inesperienza, su errori e disorganizzazione; errori riscontrabili 1) nella scelta tattica di avanzare in formazione compatta, fidando più del dovuto nell'azione demolitrice dell'artiglieria; 2) nella carenza di munizioni verificatasi nel vivo della battaglia a causa delle errate valu tazioni


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di Dapino circa le necessità del Raggruppamento in proposito. La disorganizzazione, fu particolarmente grave nei collegamenti tra fanteria, artiglieria e servizi. Inoltre Blumenson ritiene di dover sottolineare come alla vigilia dell'azione il generale W alker perdesse gran parte della sua fiducia nel successo in seguito alla visita del gen<Erale Dapino che lo impressionò meno che favorevolmente. Con la qual cosa Blumenson sembra voler suggerire, senza troppi sottintesi , un'altra possibile concausa del fallimento (62). Va detto però che a conclusione della sua analisi sulle cause del mancato successo del Raggruppamento motorizzato italiano, Blumenson riconosce che Monte Lungo, e in particolare la sua estremità meridionale, non era un obiettivo facile per una unità che intraprendevala sua prima azione operativa (63). Questa verità evidente, che costituisce agli occhi dello storico americano una grossa attenuante, non sposta i termini del problema rispetto ali' impostazione di Dapino: in sostanza per Blumenson è pur sempre per proprie carenze soggettive che l'unità italiana non colse l'obiettivo propostole; obiettivo difficile certamente, ma tale, sembra dire Blumenson, da poter essere conseguito da un reparto esperto e bene addestrato. Come si vede l'impostazione è affatto opposta a quella del generale Dapino per il quale le cause del fallimento sono, per così dire, esterne all'operato della propria unità e, in definitiva, dovute a circostanze tali da mettere in difficoltà qualunque tipo di truppa, a prescindere dall'addestramento e dall'esperienza. Quale di queste due linee interpretative è quella corretta? È quello che cercheremo di chiarire avendo come punti di riferimento nella nostra analisi le indicazioni fornite dai due autori citati. Tornando a Dapino, abbiamo visto che il comandante del Raggruppamento motorizzato sotrolineava (punti 5 e 6) come molto grave il fatto che le truppe italiane fossero condotte in linea soltanto alla vigilia del combattimento, cosa che impedì loro di prendere confidenza con il terreno e informazioni di prima mano sui tedeschi. Su quest'ultimo punto torneremo fra poco. Per quanto riguarda il primo, si tratta di un fatrore la cui importanza ai fini della riuscita dell'operazione si commenta da sola. La scarsa, o per meglio dire nulla, dimestichezza con il campo di battaglia ebbe effetti disastrosi sulla fanteria che iniziò l'attacco in una totale crisi di disorientamento (64).


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Circa l'azione di fuoco dell'artiglieria (Dapino, punto 4) essa fu breve ma di intensità eccezionale, come scrive il capitano Corselli che così precisa: Però, come constatammo una volta che fummo sulle postazioni nemiche, il tiro della nostra artiglieria risultò corto e quello dell'artiglieria americana lungo (65). Intanto però l'enorme sfoggio di potenza da parte dell'artiglieria americana aveva avuto l'effetto di far sorgere negli italiani ingiustificate aspettative negli effetti del tiro preparatorio, con conseguenze nefaste per gli attaccanti. A questo stato d'animo si dovrebbe dunque l'adozione di un piano d'attacco preparato e condotto secondo una tecnica da passeggiata da effettuarsi lungo la linea di massima pendenza, come lo definisce Cesare Medeghini: un giudizio forse un pò forte ma che conferma quanto scritto dal Blumenson circa l'indisciplina d'attacco con la quale le nostre truppe si lanciarono alla conquista di Monte Lungo (66). Un atteggiamento non giustificabile ma nella circostanza spiegabile con la convinzione di trovare su Monte Lungo una resistenza se non vinta per lo meno notevolmente ammorbidita dalla serenade americana che aveva preceduto l'attacco (67) . In tal modo si spiegherebbe anche la sottovalutazione di quelli che il Medeghini definisce eventuali imprevisti, anche di carattere meteorologico, che avrebbero potuto verificarsi durante lo svolgimento dell'azione. In particolare la nebbia che, presente sul monte al momento dell'attacco, si sollevò all'improvviso nel corso della battaglia lasciando allo scoperto gli attaccanti, dopo aver protetto le prime fasi dell'azione. In tal modo, fanti e bersaglieri (che avevano marciato con tanta sicurezza tenendo i fianchi completamente scoperti) si trovarono circondati non appena la nebbia si dileguò , divenendo oggetto come si è visto, di un vero e proprio tiro al bersaglio da parte dei tedeschi (68). Qui Medeghini tocca due punti già citati dal generale Dapino e precisamente il fatto che le nostre fanterie furono sottoposte a intenso fuoco proveniente dai fianchi che dovevano essere liberi e l'inattesa intensità del fuoco tedesco. Cominciamo da questo secondo aspetto. I tedeschi, scriveva Dapino (punto 3), non disponevano su Monte Lungo di un semplice velo di fuoco; erano invece numerosi e bene equipaggiati. In realtà il numero assoluto dei tedeschi non era elevatissimo e, come abbiamo visto in·


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precedenza, le loro forze erano sufficientemente note ai comandi del Raggruppamento alla vigilia dell'attacco. Le posizioni di Monte Lungo erano tenute dal III battaglione del 15 ° reggimento granatieri corazzati su quattro compagnie per complessivi 500 uomini circa, ai quali si opponevano i poco meno di 1000 tra fanti e bersaglieri del 67° in primo scaglione. Sulla carta dunque un rapporto di 2 a 1. Nella realtà le cose andarono molto diversamente perché i difensori di quota 343 poterono contare sull'apporto di elementi della «Goering» e sul fuoco inatteso dei reparti lasciati sulle pendici di Monte Maggiore; per contro le unità del 67 ° in secondo scaglione non furono quasi di alcun aiuto ai reparti in ritirata (69). Nonostante ciò è probabile che i tedeschi impegnati nella difesa di Monte Lungo furono inferiori numericamente agli italiani ma sufficienti, date le favorevoli condizioni logistiche e di armamento , per rovesciare i rapporti di forza a proprio vantaggio. In particolare, i tedeschi si rivelarono superiori per quanto riguarda l'armamento. Di ciò gli italiani vennero a conoscenza alla immediata vigilia dell'attacco, forse troppo tardi per correre ai ripari . Furono gli stessi americani, ai quali stavano dando il cambio, a informarli:

(. .. )i tedeschi sono relativamente pochi, ma dispongono di un grande volume difuoco e tirano assai bene. Avrete difronte truppe ·scelte della 29 Divisione Panzergrenadiere (70). Queste truppe di prima qualità si erano organizzate a difesa in formidabili postazioni (. .. ) di forma circolare, scavate nella viva

roccia con esplosivo, munite di un parapettò costituito da sacéhetti di sabbia inframmezzati da pezzi di rotaia divelti dalla strada ferrata che correva a fondo valle (. .. ). Ciascuna postazione era presidiata da due soli uomini che però disponevano di un MG 42, due fucili Mauser con cannocchiale, due pistole mitragliatrici~ per la difesa vicina, e casse di bombe a mano (71). Da questo punto di vista invece da parte italiana vi erano carenze che si rivelarono particolarmente gravi proprio al momento del contrattacco tedesco allorchè, esaurite le bombe a mano, ci si dovette difendere con i poco efficaci moschetti «91», perché scrive Corselli - la compagnia aveva ricevuto solo tre mitra 38 Il,

al momento di andare in linea, destinati ai soli comandanti di plotoni fucilieri (72). Per quanto riguarda il fuoco inatteso sui fianchi che falcidiò le truppe attaccanti, esso proveniva dunque da Monte Maggiore dato


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per certo in mano degli americani. Per l'esattezza Dapino sottolinea che anche sul fianco destro riteneva alla vigilia di non dover nulla temere avendogli assicurato gli americani che l'obiettivo previsto da quella parte (Monte Sam~ucro-San Pietro Infine) sarebbe sfato

attaccato e sicuramente conquistato. L'ordine di operazione n. 6 della 36a Divisione americana, datato 6 dicembre, prevedeva, come abbiamo visto, si dovesse

attaccare e conquistare Monte Lungo e Monte Sammuero (sic) alle ore 6,20 de/1'8 dicembre (73). Un attacco simultaneo dunque nel quale ciascuno dei due attaccanti avrebbe potuto trarre beneficio dal successo dell'altro. Se ciò non avvenne fu appunto per il contemporaneo fallimento del I Raggruppamento motorizzato e del 143 ° fanteria americano dovuto in gran parte a cause comuni. C'è da osservare anzi che la relazione ufficiale della 5 a Armata affronta in modo alquanto diverso l'episodio sostenendo che il fallimento del tentativo di prendere San Pietro mediante una manovra di aggiramento sulla sinistra (Monte Lungo) e sulla destra (Monte Sammucro) fu dovuto appunto al mancato successo delle operazioni condotte sui fianchi: a sinistra dal Raggruppamento italiano, del quale peraltro si riconosce il coraggio nella battaglia, a destra, dal II battaglione del 143 ° reggimento (74). Questa unità americana fu letteralmente inchiodata dal fuoco di fianco che proveniva dalle posizioni tedesche sul Monte Sammucro. Così commenta la relazione ufficiale americana:

Ogni accesso a San Pietro era protetto dal fuoco di fianco che proveniva dalle posizz"oni ancora tenute dal nemico su Monte Sammucro e Monte Lungo. Il villaggio non poteva essere preso finché il nemico non fosse stato sloggiato da queste posizioni di fianco (7 5). Il mancato successo del Raggruppamento motorizzato viene dunque inserito all'interno del complessivo fallimento dell'intera azione e messo in stretto rapporto a quello del II battaglione del 143 ° reggimento sulla destra e il ragionamento di Dapino viene ad essere rovesciato per quanto riguarda il fianco destro del Monte Lungo: non è stato, secondo gli americani, il fuoco proveniente da destra a impedire il successo italiano, ma, al contrario, la mancata conquista del monte da parte dei fanti del Raggruppamento ha impedito per la sua parte al 143 ° impegnato nell'attacco a San Pietro di avere il fianco sinistro libero. Il ragionamento della


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relazione ufficiale americano è formalmente ineccepibile, traendo forza dalla stessa impostazione tattica della battaglia che aveva come obiettivo principale lo sfondamento al centro su San Pietro (ed eventualmente la successiva conquista di San Vittore) da ottenere appunto mediante l'aggiramento sui fianchi. Ma se è vero che, i reparti americani operanti al centro dello schieramento d'attacco possono lamentarsi di non aver ricevuto l'aiuto sperato dai loro compagni di Divisione sulla destra e dagli italiani sulla sinistra, questi, a loro volta, hanno diritto di recriminare per essersi trovati di fronte a una situazione sul fianco sinistro talmente imprevista e difficile da fronteggiare, da causare il fallimento dell'azione ~ impedire loro di assolvere il compito che gli era stato affidato . Ed è proprio la seconda battaglia di San Pietro che conforta le affermazioni di Dapino su questo punto, che riteniamo effettivamente una delle chiavi di volta per comprendere il fallimento del primo tentativo: il 16 dicembre infatti lloccupazione, questa volta completa, di Monte Maggiore faciliterà la conquista di Monte Lungo, preludio alla definitiva ritirata tedesca dalla stretta di Mignano. Per quanto riguarda la p resenza tedesca sulle pendici di Monte Maggiore, la maggior parte degli autori ha sottolineato l'inesattezza delle informazioni in possesso degli americani: quèsti per la verità, sapevano che i tedeschi tenevano ancora numerose posizioni sul monte e alla vigilia dell'attacco · su Monte Lungo se ne accorsero . anche gli italiani. La mattina del 7 dicembre infatti, il capitano Corselli andò in ispezione con un suo ufficiale oltre la quota 253 per rendersi conto del terreno sul quale si sarebbe dovuto attaccare (76). Ecco la testimonianza del comandante della 1 a compagnia che si esprime in terza persona:

La giornata era chiara: appena i due ufficiali ebbero superata strisciando la quota 253, sul lato ovest (. . .) raffich~ rabbiose e qualche colpo isolato di fucile li accolsero (. . .) Corselli si sorprese del fatto, dal momento che la posizione occupata e i numerosi ripari rocciosi offerti dal terreno facevano escludere l'avvistamento dalle posizioni tedesche sulla quota 343. Appena qualche attimo di incertezza poi una raffica con cartucce traccianti, chiarì la situazione: il fuoco proveniva dalla loro sinistra, da Monte Maggiore. Ma questo monte ci era stato dato occupato dagli americani, possibile che fossero loro a sparare? Essi sapevano


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che zf te17'eno su cui sparavano era occupato da noi: non erano gli americani ovviamente, ma i tedeschi: (. . .) e /Joi zl ritmo delle mitragliatrici '42, le mitragliatrici dai 200 colpi al minuto che noi · chiamavamo la «voce d-i Hitler» era inconfondibile: quindi su Monte Maggiore, dal quale si dominava tutto zf percono che la compagnia avrebbe dovuto effettuare attaccando, vi erano i tedejchi! (77). La preoccupazione di Corselli è comprensibile: l'inattesa novità poteva sconvolgere tutti i piani di attacco. Il comando italiano informato della cosa cercò chiarimenti presso gli americani ottenendo una risposta apparentemente rassicurante:

(. . .) la situazione a Monte Maggiore era fluttuante, essendovi ancora delle residue postazioni tedesche in caverna, ma gli amen'cani avrebbero effettuato delle azioni contro di esse nel corso del nostro attacco, per cui non sarebbero state in condizioni di nuocerci (78). Ma non fu così e lo stesso Corselli commenta amaramente: Invece l'indomani, propnò zf fuoco proveniente da questo monte, doveva costarci caro (79). Come si spiega tutto ciò? È sufficiente a tale scopo l'ipotesi di un equivoco (?) su/l'interpretazione delle quote avanzata, peraltro senza molta convinzione, dal colonnello Castelli? (80). In ogni caso mancò un'altra delle premesse sulle quali si basavano i piani di operazione elaborati dai comandi americani: vale a dire, l'appoggio dalla sinistra all'attacco del Raggruppamento da parte del 142 ° reggimento fanteria. Infatti contrariamente alle assicuraziòni l' at-

tacco contemporaneo sulle pendici di Monte Maggiore (. . .) non venne nemmeno tentato dai fanti americani, lasciando così sguarnito il settore (81). I fanti italiani si trovarono a dover combattere _ sotto glz' sguardi di gente che da/l'anfiteatro circostante li osservava curiosamente con le armi ai piedi (82). Queste vicende helliche e, ancor più le conseguenze «politiche» che queste ebbero di lì a poco, (vale a dire h decisione americana di ritirare il Raggruppamento dal fronte e utilizzarne la maggior parte degli effettivi per servizi ausiliari) hanno spinto qualche autore ad avanzare l'ipotesi che da parte americana ci sia stata la precisa volontà di provocare proprio quel tipo di risultato. Secondo Filippo Frassati e Pietro Secchia infatti, le stesse truppe italiane furono le · prime ad avere la scoraggiante sensazione di

essere state. deliberatamente mandate allo sbaraglio dagli alleati, in


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

base al calcolo che un insuccesso iniziale avrebbe costùuùo un ottimo pretesto per liquidare ogni ulteriore pretesa ùaùana di contribuire efficacemente alla guerra, sia potenziando quell'esiguo corpo, sia costituendo altre unùà da combattimento, e non solo fornendo uomini per lavoro. di manovalanza (83). L'ipotesi non è priva di suggestioni anche perché permetterebbe di dare una spiegazione logica a una serie di punti oscuri finora esaminati, a cominciare dalla precipitazione con la quale l'unità italiana fu portata in linea e mandata a combattere praticamente «al buio», per finire col modo sconcertante con il quale fu lasciata sola nel momento cruciale della battaglia. Ma in casi di questo genere è bene fare attenzione alle troppo facili suggestioni. Senza voler prendere in considerazione le ragioni politiche che al momento consigliavano una partecipazione, seppure soltanto simbolica, degli italiani alla guerra, basterebbe ricordare che furono gli stessi americani ad offrire al I Raggruppamento la possibilità di ritentare Ja prova una settimana più tardi; nella circostanza parvero addirittura forzare la mano allo scoraggiato generale Dapioo che da parte sua avrebbe voluto rinunciare e ritirare anzitempo il Raggruppamento (84). Ma · ancora prima di ogni altra considerazione, ci sembra valgano a ridimensionare l'ipotesi che stiamo discutendo alcuni riscontri obiettivi sui metodi di guerra messi in mostra dagli americani in questa fase della campagna d'Italia e alcune vicende · che , anche in conseguenza di quei metodi, videro protagoniste negative le loro truppe. A cominciare da quelle del 143 ° fanteria che nell'assalto a San Pietro Infine ebbe una sorte non dissimile da quella toccata al I Raggruppamento motorizzato (anche per quanto riguarda i danni dovuti al previsto fuoco di fianco). Non era la prima volta del r~sto che questo accadeva, né sarebbe stata l'ultima se si pensa al tentativo di attraversare il Fiume Rapido effettuato il 20 e 22 gennaio 1944 che vide ancora una volta la 36 ° Divisione comandata dal generale Walker andare incontro a un clamoroso insuccesso (85 ). Per questo episodio, a guerra finita, Clark fu sottoposto a una inchiesta voluta dai reduci della Divisione «Texas» che ritenevano di essere stati sprecati senza un motivo in una operazione che non aveva posszbzfità di successo (86). Un ragionamento non molto diverso da quello che fa giungere il generale Utili alla affermazione che a Monte Lungo gli italiani furono impiegati


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come cavie: un'ipotesi che abbiamo preso in considerazione per gli italiani, ma che evidentemente non è neppure pensabile per le truppe americane. Dunque, la spiegazione di questi fallimenti va cercata altrove; e l'analisi in parallelo delle due battaglie, di San Pietro e del Rapido , ci è estremamente utile a tale scopo, tante e tali sono in questi due episodi le analogie per quanto riguarda gli errori commessi dagli americani e le incertezze e i limiti da loro messi in mostra in entrambe le occasioni nel la impostazione prima e nell'esecuzione poi dell'attacco . Questo infatti, in entrambi i casi non fu preceduto da una scrupolosa ricognizione delle posizioni nemiche, né da piani per tran-e in inganno il nemico , né da prove generali; mancò insomma del tutto quell'incenso lavoro di preparazione che gli americani, a detta del generale inglese Jackson, consideravano alquanto retrogrado (87). A rendere più difficile l'azione contribuì inoltre una consistente rigidità (. . .) del sistema di comando americano secondo il quale i piani operativi erano elaborati nei minimi dettagli dal comando di divisione e reggimenti e battaglioni dovevano seguire tassativamente i relativi ordini scn"tti; questi vincoli diventavano tanto più pesanti quando, come sostiene lo storico inglese Fred Majdalany riferendosi al caso della battaglia del Rapido, la divisione aveva (. . .) opinioni che si potrebbero definire «stravaganti» sul modo di condurre le operazioni (88) . Quest'ultimo giudizio per la verità non ci sentiremmo di applicarlo alle decisioni adottate dal comando della 36 a Divisione per la prima battaglia di San Pietro; parlare di idee stravaganti ci sembra in questo caso un po' forte, ma certamente come nel çaso della battaglia del Rapido, si trattò di una operazione mal condotta · dal comando e dallo stato maggiore della 36a divisione americana (89). Questo comportamento denota nei comandi americani una leggerezza non spiegabile se non ipotizzando da parte loro un clamoroso errore di calcolo circa le reali difficoltà del compito che li attendeva; a cominciare dalla sottovalutazione della tenacia dei tedeschi ne/l'azione difensiva, con l'inverno quale loro alleato (90). Probabilmente coglie nel segno Puddu quando sostiene che nel dicembre del 1943 gli americani non avevano ancora smaltito l'euforia della conquista della Sicilia, la quale fece ritenere possibtie di condurre la guerra solo a cavaliere delle grandi vie di


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comunicazione, a mezzo di grosse colonne motorizzate precedute da avanguardie di cam· armati e di aerei~ limitando al massimo l'impiego della fanteria (91). Era la rpentalità africana, basata sulle grandi possibilità di manovra, utile a vincere le battaglie nel deserto, in Russia, nell'Europa centrale, ma incapace di capire la diversa natura della guerra di montagna; abituati all'idea che tutto si sarebbe risolto rapidamente con l'intervento di mezzi corazzati e artiglieria, gli americani, scrive ancora il Puddu, finirono persino per dimenticare fa norma elementare di assumere preventivamente informazioni sul nemico (92). È appunto questo misto di incredulità e factioneria, per dirla ancora col Puddu, che governa i comandi americani nelle fasi preparatorie dell'attacco alla «Winter Line» per quanto riguarda l'attività informativa. Secondo la testimonianza insospettabile di Martin Blumenson, alla vigilia dell'attacco i generali Keyes e Walker, rispettivamente comandante del II Corpo d'Armata e della 36a Divisione, non erano ancora a conoscenza: 1) della reale entità delle forze nemiche, 2) delle loro intenzioni operative, al punto da ritenere che si preparassero a una ritirata. (9 3). Sul finire di novembre i due generali erano convinti che San Pietro e Monte Lungo non sarebbero stati oggetto di una accanita difesa da parte tedesca, essendo Monte Lungo completamente dominato da Monte Maggiore e da Mome Rotondo. Quanto a San Pietro, e all'intero Monte Sammucro, addirittura apparivano liberi da truppe tedesche. (!) Dunque, i servizi di informazione alleati non soltanto non erano riusciti a conoscere l'entità delle forze tedesche, ma, quel che è più grave, avevano equivocato sulle loro intenzioni , ritenendo che intendessero ritirarsi da una posizione che i tedeschi si preparavano invece a difendere a oltranza. Al servizio informazioni americano, conclude significativamente Blumenson, era sfuggito quanto San Pietro fosse inaccessibtie. Tutto questo, nonostante quanto era toccato io sorte a un battaglione Rangers che nella notte del 29 novembre, nel tentativo di avvicinarsi appunto a San Pietro, era stato inchiodato dal fuoco tedesco proveniente dal villaggio riportando ben 10 morti e 14 feriti. lo questa circostanza il generale Walker attribuì il fallimento alla mancanza di determinazione del comandante, ritenendo che una rapida manovra avrebbe port ato i <<rangers» in San Pietro.


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Nei g1or01 success1v1, durante la settimana che precedette l'attacco a Monte Lungo, questa situazione non subì sostanziali modifiche. Gli ulteriori tentativi di ottenere informazioni contribuirono anzi a confermare i generali americani nell'errore; in particolare, le perlustrazioni effettuate da pattuglie di «rangers» nelle notti del 2 e del 4 dicembre, senza incontrare nemici, dovettero convincere definitivamente il generale Keyes che i tedeschi erano pronti a ritirarsi dopo avere effettuato una dimostrazione di forza. Ma la stessa notte del 4 dicembre, scrive ancora Blumenson, una pattuglia del 143 ° fanteria riferì che (San Pietro) era pieno di truppe nemiche. Dunque, i segnali d'allarme non mancarono per i generali americani i quali non seppero o non vollero ascoltarli perché troppo fermi n ella loro convinzione .. In definitiva, come scrive Blumenson con una affermazione che si commenta da sola, Keyes e Walker ancora non conoscevano la forza delle difese tedesche quando organizzarono la successiva fase delle operazioni. Tutto questo potrebbe spiegare l'equivoco in cui caddero i comandi americani circa le reali difficoltà dell'attacco alla stretta di Mignano e, in particolare a Monte Lungo considerato un obiettivo facile, scelto apposta per reparti alla prima azione, e rivelatosi invece una noce dura da schiacciare, secondo la più appropriata definizione di Alexander. In questo errore, secondo Lombardi, sarebbe caduto lo stesso comandante del Raggruppamento il quale, sedotto dalla portata spirituale di un possibile successo, non valutò forse a pieno tutte le difficoltà (94). Questo è appunto quanto rimprovera al generale Dapino anche il generale Basso, comandante delle Forze Armate della Campania, dal quale dipendeva il Raggruppamento, che individua le cause del!' insuccesso: - nella mancanza di una accurata, severa organizzazione preventiva, non basata soltanto su informazioni verbali sulla situazione di fotto preesistente, ma controllata con accurati accertamenti da parte del Comando Italiano in posto, per garantire al reparto operante la cornice di inquadramento tattico sì da evitargli, con opportune predisposizioni concomitanti, la possibilità di forti' reazioni frontali e fiancheggianti. - nell'essere Stato assegnato al Raggruppamento un compito tattico notevolmente superiore alle sue possibilità, organiche e di


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armamento; infatti il voler affrontare con azione a sè stante, come si è fatto, la conquista di Monte Lungo, quando non si è garantiti dal possesso di Monte Maggiore a sud-ovest e del costone di San Pietro Infine a nord est, è azione avventata che non può dare garanzia di successo se non con notevole sacrificio di sangue e con la assicurata possibz'lità di alimentazione della battaglia, disponendo di numerosi reparti di riserva ed un potente, sicuro appoggio di mezzi di fuoco (95). Ora, tutte queste condizioni non sussistevano già prima del difficile impegno il quale, a parere di Basso, fu assunto perciò con poca ponderatezza e con misure precauzionali assai limitate; questo perché il Comando del Raggruppamento si era fatto convincere facilmente che l'azione nella quale si impegnava era facile in quanto su Monte Lungo si sarebbe trovato di fronte ad un'occupazione nemica leggera (. . .) (96). Il giudizio di Basso era molto severo, ma viene da chiedersi quale alternativa aveva effettivamente il comando del Raggruppamento all'entrata in linea. È evidente che un rinvio non soltanto era inopportuno, ma, al .µiomento, appariva del tutto ingiustificato. Non era opportuno per motivi politici fin troppo evidenti: un nostro rifiuto, pur motivato, di combattere ora che ce ne veniva offerta 1' occasione, dopo settimane di pressanti richieste in tal senso, avrebbe senz'altro avuto conseguenze di gravità imprevedibile nei rapporti con gli alleati. Certamente le considerazioni di natura politica sarebbero state messe da parte di fronte a insuperabili deficienze di carattere tecnico-militare: ma da questo punto di vista non vi erano guasti irreparabili o, comunque, tali da mettere in discussione addirittura la partecipazione all'azione su Monte Lungo. Vi erano, come detto, carenze di materiale, munizioni soprattutto, che si stava provvedendo a colmare; l'azione era presentata ostentatamente come facile e quasi scelta apposta per una unità che entrava in linea per la prima volta, gli ~omini erano pronti a battersi, e poi sui fianchi avrebbero avuto la presenza rassicurante di due collaudati reggimenti della 36a Divisione americana. Col senno di poi possiamo dire che si trattava di impressioni fallaci, che le lacune si rivelarono più gravi del previsto. Ma in quel momento le condizioni complessive del Raggruppamento , sia materiali, sia spirituali, non sembravano tali da impedire il battesimo del fuoco della prima unità operativa italiana rinata dopo la catastrofe nazionale dell'8 settembre.


PANORAMICO 01 M.LUNGO VISTO DALLE P.ENOICI

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La seconda azione su Monte Lungo (schizzo n. 5)

Ammaestrato dall'esperienza dell'8 dice.r:nbre e ormai consapevole della reale difficoltà dell'azione, il generale Walker preparò questa volta un piano d'attacco su larga scala, coordinato e

progressivo contro i tre obiettivi immediati: San Pietro, Monte Lungo e San Vittore (97). L'azione si sarebbe aperta con l'attacco alle pendici del Monte Sammucro, un miglio a occidente della quota 1205 il cui possesso ben poco aveva giovato agli americani. Una volta conquistaco il triangolo costituito dalle quote 816, 730 e 687, Walker avrebbe

definitivamente circondato San Pietro e cercato di tagliare ai tedeschi la via della ritirata da Monte Lutigo (..) Inoltre avrebbe avuto truppe in buona posizione per una avanzata verso San Vittore (98) . Questi compiti erano affidaci al I battaglione del 143 ° fan teria e al 504 ° paracadutisti che avrebbero attaccato nella notte sul 15 dicembre (99). A questo punto, a mezzogiorno del 15 dicembre, poteva avere inizio la successiva fase nella quale lo sforzo principale era rappresencaco da un movimento a tenaglia contro San Pietro operato da carri avanzanti da est e appoggiati dall'avanzata del 141 ° fanteria da Monte Rotondo, a sud (100) . Una volta messi fuori gioco i difensori di San Pietro, o, almeno , impegnatili in combattimento in modo che non potessero minacciare Monte Lungo, Walker intendeva dare inizio a quella che nei suoi piani doveva essere la fase conclusiva dell'intera operazione: nella sera del 15 dicembre il 142 ° reggimento fanteria americano avrebbe attaccato Monte Lungo da occidente, dalle posizioni di Colle San Giacomo e dalle quote 141 e 72, preventivamente occupate nei giorni precedenti l'azione, per conquistare la sommità centro-settentrionale del monte. La parte meridionale era lasciata al I Raggruppamento motorizzato . che avrebbe attaccato all'alba del giorno 16: in tal modo l'unità italiana rientrava in linea a una settimana dal sanguinoso esordio dell' 8 dicembre (101). La realtà dei fatti sconvolse il piano del generale Walker che ebbe si successo, ma, per ironia della sorte, trovando una realizzazione, per così dire, a rovescio rispetto alla formulazione originaria. In pratica, .il contributo determinante per la vittoria finale venne proprio da quel fianco sinistro che nei piani doveva agire per ultimo, nella speranza di poter beneficiare dei progressi


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degli altri settori. Infatti, i reparti del 1 battaglione del 143 ° fanteria operanti sul Monte Sammucro, partiti all'attacco nella notte fra il 14 e il 15, non soltanto non riuscirono a raggiungere l'obiettivo, ma subirono una durissima lezione dai tedeschi e furono costretti a ritirarsi sulle posizioni di partenza: a giorno fatto,

allorché zf generale Walker contava di avere in mano i tre colli posti nella parte occidentale del Sammucro, il battaglione difanteria non soltanto aveva fallito il proprio obiettivo, ma era ridotto a 155 effettivi, per di più privi di munizioni (102). Sorte analoga 'toccò al 504 ° battaglione paracadutisti che dopo un'avanzata di poche centinaia di metri, fu costretto a ritornare sulle posizioni di partenza e non potè fare altro che sistemarsi sulle pendici inferiori di q. 681 (103). La prima fase dell'azione che aveva come obiettivo il triangolo del Sammucro sulla destra del fronte d'attacco, si era dunque conclusa con un nuovo fallimento. Più o meno analogo l'esito della seconda, iniziata nonostante ciò alle ore 11 del 15 dicembre come previsto dal piano. Questa volta furono i carri «Sherman», usati per l'occasione nell'attacco su San Pietro , a subire i duri colpi del nemico: dei 16 carri utilizzati, soltanto 4 fecero ritorno alla base di partenza (104) . Anche peggio andarono le cose per i fanti del Il battaglione del 141 °. Partiti all'attacco alle 12 dello stesso giorno riuscirono ad avvicinarsi all'estremità meridionale del villaggio ma qui poterono salvarsi dal micidiàle fuoco tedesco soltanto grazie a un provvidenziale muretto di pietra dietro il quale trovarono riparo. Tra la notte del 15 e l' alba del 16, il battaglione, spinto dal

quartier generale del reggimento a prendere San Pietro a qualsiasi· costo, ritentò nonostante le gravissime perdite subite, ben due assalti; gruppi di soldati riuscirono attorno alla mezzanotte del 15 a raggiungere le prime case del villaggio a colpi di granate e di

baionetta ma, privi di rinforzi non poterono resistere. Quelli che furono in grado di farlo, tornarono al muretto di pietra (105). All'alba del 16 il drammatico epilogo:

Con una forza effettiva di non più di 130 uomini, tf 2 ° battaglione del 141 ° fanteria rinnovò zf tentativo (..) nello stesso momento in cui zf 1 ° battaglione del 143 °, sulla cima del Sammucro, tentava di nuovo di raggiungere i suoi due obiettivi presso l'estremità occidentale della montagna. Nessuno dei due battaglioni compì progressi. Nel pomeriggio zf 2 ° battaglione del 141 ° tornò battuto su monte Rotondo. La mattina successiva, tf 17


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dicembre, l'esausto 1 ° battaglione del 143 ° fu sostituito dal 1 ° del 141 ° e gli stanchi uomini discesero da Monte Sammucro e furono inviati nelle retrovie per un periodo di riposo (106). L'intera· stretta di Mignano e non soltanto Monte Lungo si stava dunque rivelando una noce dura da schiacciare! Ancora una volta l'assalto all'obiettivo principale era fallito: sembrava destinato che la sorte della battaglia di San Pietro fosse legata a Monte Lungo. N ella notte sul 16 dicembre il 142° partì all 'attacco dalle posizioni di Monte Maggiore e Colle San 'Giacomo conquistate nei giorni precedenti: il II battaglione puntò verso l'estremità settentrionale di Monte Lungo, il I si diresse verso la parte centrale dello stesso. Entrambi ottennero un immediato successo:

Presero zf nemico di sorpresa, snidarono dalle trincee zf battaglione di ricognizione della 29 Divisione panzer e raggiunsero la sommità della montagna all'alba (107). A questo punto scattò l' ordine per l'entrata in azione del I Raggruppamento motorizzato . Alle 7 ,40 del 16 dicembre il comando tattico dell'unità italiana comunicò al comandante del 67° reggimento fanteria che il II/142° aveva occupato le quote 141 e 351 su Monte Lungo e disponeva che il reggimento di fanteria e il LI battaglione bersaglieri si tenessero pronti a iniziare l 'attacco secondo i piani prestabiliti (108).' Questi piani erano stati comunicati al generale Dapino il 13 dicembre. In base all'ordine d'operazione n. 40 della 36a Divisione il Raggruppamento italiano doveva attaccare a giorno fatto, ti

mattino del 16, su ordine della Divisione, per prendere e tenere quota 343 e rastrellare le pendici di Monte Lungo ad ovest della ordinata 960 ( 109). Il giorno successivo, 14 dicembre, il comando del 142° fanteria precisava: I Raggruppamento motorizzato darà ii cambio a questo

reggimento su ordine del generale comandante la Divisione dopo che il 142 ° fanteria avrà finito di spezzare ogni resistenza nel suo settore (1 10). Sulla base di queste direttive D apino emanava l'ordine di operazione n. 4, in data 15 dicembre che prevedeva:

li I Raggruppamento motorizzato inquadrato a sinistra con il 142 ° fanten'a americano e a destra con il 141 ° fanten'a amen·cano, nprenderà l'attacco su Monte Lungo (111).


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Dapino chiariva i suoi intenti operativi in questi termrn1: m primo luogo occorreva impadronirsi dell'altura senza indicazioni di quota sita a circa 300 metri a nord-est di quota 253 mediante azioni sui due lati di gruppi di combattimento di fanteria. L'attacco, che sarebbe stato preceduto da 30 minuti di fuoco della artiglieria, doveva essere appoggiato nel suo svolgimento dal fuoco delle armi di accompagnamento schierate sulla base di partenza e da quello delle armi schierate sui pendii di Colle San Giacomo (112). In secondo tempo occorreva puntare su quota 343, l'obiettivo principale, mediante azioni di· gruppi di combattimento di bersaglieri provenienti da Ponte Peccia, operanti in stretto contatto con le fanterie che sarebbero partire dalle pendici meridionali del monte. Contemporaneamente si doveva provvedere a mantenere i contatti con il 142 ° fanteria sulla sinistra e con il 141 ° sulla destra rispettivamente con pattuglie di bersaglieri e di fanti ( 113). La scelta del piano era questa volta per alcuni aspetti obbligata o, almeno, condizionata dalla necessità di coordinare le proprie mosse con quelle delle unità americane che agivano· sui fianchi del Raggruppamento. A tale proposito gli americani stessi posero alcune limitazioni alla nostra azione: in particolare, la fanteria italiana non doveva nella propria azione superare le pendici nord di Monte Lungo ad ovest della quota senza numero, 300 metri ad ovest di q. 253. Quanto all'artiglieria non doveva eseguire tiri ad ovest di q. 343 affinché il nostro fuoco non danneggiasse le colonne del 142° reggimento americano (114). Particolarmente gravi risultarono i limiti imposti ali' artiglieria, anche perché all'ultimo momento si dovette rinunciare all'aiuto americano: infatti un gruppo da 155 dato in appoggio al Raggruppamento venne all'ultimo momento distolto. Come se non bastasse, un gruppo di mortai da 107 sollevò obiezioni per la difficoltà tecnica di effettuare tiri su un obiettivo tanto vicino alla linea di fanteria (quando si decise, l'occupazione della quota era ormai un fatto compiuto) . ( !) Insomma, gli italiani ancora una volta dovettero fare praticamente da soli, e stavolta fecero le cose per bene. Scrive Dapino:

Si decise allora di eseguire la preparazione sulla quota con tutti

i mortai da 81 del 67° fanteria {12 pezzi), con un gruppo da 75118 che prese posizione in località completamente dominata e scoperta onde eseguire i tiri di infilata. Si crearono inoltre due basi difuoco,


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con armi di accompagnamento, completamente all'infuori del nostro settore, sulla vetta di Monte Rotondo e su Colle San Giacomo. Da esse le posizioni nemiche potevano essere colpite anche sui rovesci. I rimanenti gruppi di artigliena avrebbero eseguito concentramenti tra quota precedente e la q. 343. La mattina del 16 l'artiglieria aprì il fuoco:

Alle ore 8,30 iniziò zl tiro di preparazione che si rivelò subito di una precisione meravigliosa: quello sulla quota senza numero 300 metri a nord-est di q. 343, a non più di 200-250 metri dalle nostre linee, destò l'ammirazione degli osservatori amen'cani. L'attacco delle fanterie ebbe inizio alle ore 9,15. Partirono il II battaglione fanteria e una compagnia della LI bersaglieri:

Il nemico, stordito dal tiro della nostra artigfiena, minacciato sul tergo dall'azione del 142 ° fanteria, non offrì questa volta una resistenza tenace. Alfe 10,20 fa quota senza numero era conquistata e alfe 12,30 le prime pattuglie del II/67° giungevano sulla quota 343 mentre più a nord i bersaglieri prendevano contatto sul costone di Monte Lungo col 142 ° reggimento fanteria americano. Questa volta tutti gli obiettivi assegnati al primo raggruppamento motorizzato erano stati raggiunti. Le perdite si rivelarono relativamente contenute: 6 morti e 30 feriti. Furono presi prigionieri 5 tedeschi, ma molti di più se ne potevano catturare se gli americani non avessero limitato il nostro raggio di azione sul versante nord, cosa che permise ai tedeschi di ritirarsi verso San Pietro. La seconda azione del I Raggruppamento motorizzato su Monte Lungo si concludeva dunque con un successo; un esito peraltro prevedibile già alla vigilia, come riconosceva lo stesso Dapino. Secondo il generale italiano infatti questa volta le condizioni erano favorevoli, principalmente per due motivi: 1) il fatto che era sgombra dal nemico tutta la zona di Colle San Giacomo dalla quale proveniva in precedenza un micidiale fuoco di armi automatiche sui fianchi meridionali di Monte Lungo; 2) L'attacco di due battaglioni de/ 142° reggimento fantena americano contro le quote settentrionali di Monte Lungo che ne minacciava l'intera occupazione.


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(1) Sulla campagna d'Italia si vedano G.A. Shepperd La campagna d'Italia 1943-1945, 'Garzanti, 19ì0, A. Jackson, La battaglia d'Italia, Baldini e Cascoldi , Milano, 1970, M. Puddu, Guerra in Italia, 1943-'45, Roma s.d. ma 1965, e inoltre il già citato rapporto di Alexander - del quale si può utilmente consultare anche Le Memorie del generale Alexander, 1940-45, Garzanti, Milano, 1963. Sulla natura e gli scopi della campagna d'Italia nell'ambito della strategia complessiva anglo-americana, cfr. anche D.D. Eisenhower, Crociata in Europa, Mondadori, Milano, 1949, e G.C. Marshall, La vittoria in Europa e nel Pacifico, Rattero Editore, Torino, 1948 (si tratta del Rapporto del

Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Americano al Ministero della Guerra per zl periodo dal 1 • luglio 1943 al 30 giugno 1945). (2) M.W. Clark, op. cit. pag. 225. Per le vicende della 5• Armata in Italia e quindi indirettamente anche per il Raggruppamento, relativamente al periodo che da essa dipese, cfr. la già citata Fifth Army History relazione ufficiale in 9 volumi pubblicata a Firenze nel corso della guerra, opera indispensabile per la ricchezza dei dati (icavabili da una ricostruzione sempre essenziale ·ed esauriente. In mancanza di questa, si può utilmente ricorrere al volume From Salerno to the Alps. A History of the Fifth Army. 1943- '45, edited by Lieutenant colone] Chester G. Starr, Washington, Infanrry Journal Press, 1948, compendio fedele dell'opera maggiore dovuto appuntò al colonnello Starr dell'Ufficio storico dell'Esercito americano. Analogo ragionamento vale per alcun i opuscoli pu bblicati dal Ministero della Guerra degli Stati Unici dedicati a singole fasi della campagna. In particolare, per il periodo che ci interessa, si vedano, War Department , From the Volturno to the Winter Line, e Fifth Army at the Winter Line, American Forces in Action Series, Military Intelligence Division, U .S. War Deparcment, Washington D.C, rispettivamente dicembre 1944 e giugno 1945 . (3) M.W. Clark, op. cit. pp. 225-6. (4) Fifth Army History, cit. part. III, The Winter Line, pp . 5-6 . Cfr. anche A. Alexander, Supplement, pp. 59-60. A. Kesselring, Memorie di guerra, Garzanti, Milano, 1954, pp. 205-6. (5) Ibidem. Oh.re alle due linee principali esistevano numerosi raddoppi, come si può vedere dallo schizzo n. 3. Sulla definizione delle linee non rutti gli autori concordano. Il Puddu, ad esempio, considera «linea Gustav» soltanto il raddoppio alle spalle della «linea Bernhard», la posizione di resistenza che correrebbe dal Tirreno ali' Adriatico. La differenza nella terminologia non muta ovviamente la sostanza della questione. (6) Ibidem. F. Von Senger Und Etterlin, Combattere senza paura e senza speranza. Longanesi, Milano, 1968, p . 311, parla di «Linea Bernhard»; invece «Linea Reinhardt» la definisce A. Kesserling, op. cit, pp. 205-6 e «Linea Reinhard» R. Bohmler, Monte Cassino, Edizioni Accademia, Milano, 1979, p. 190. '

(7) Fifth Army History, cit., pp. 5-6. (8) Ibidem. (9) M.W. Clark, op. cit., pp. 221-3. ( 10) È il caso de lla 56 1 Divisione britannica dipendente dal X Corpo d'Armata inglese. Cfr. A. Alexander, Supplement, p. 72 e M.W. Clark op. cit. pp. 231-2 . (11) Fifth Amty History, cit. Operations Inscrucrions, n. 10, 16 nov '4~ .


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(12) Ibidem, p. 3 (13) Ibidem, Operations Instructions n. 11, 24 nov. '43 e M.W. Clark, op. cit., p. 236. (14) Ibidem. (15) Fifth Arrny History, cit. p . 36, e M. Blumenson, op. cit. pp. 2'.>2-3 . (16) Per le forze tedesche cfr. F. Senger, op. cit. pp . 312-319, passim, R. Bohmler,

op. cit. pp. 313-4, M.W. Clark, op. cit. p. 237. (17) M.W. Clark, op. cù. p. 237 , e Fifth Army History, cit. p. 26. (18) M.W. Clark, op. cit. p . 237. (19) Fifth Army History, cit., pp. 25-26, analogo è il giudizio di R. Bohmler, op. cit., pp. 314-5 e F. Senger, op. cit. p. 320, che parla di un fuoco tambureggiante quale non avevo più visto dopo la prima guerra mondiale. (20) Per questa fase dell'attacco alla linea d' inverno , si vedano in particolare M. Blumenson, op. cit. pp. 262-'9, Fifth Army History, cit. pp. 20-33, M.W. Clark, op. cit.. pp. 236-8. (21) Fifth Army History, cit., p. 35. (22) Diario storico, 3 dicembre '43, e allegato n. 90; ora allegato n. 13 al presence volume. (23) Diano storico , 4 dicembre '43 e allegato 91; ora allegato n . 14 al presente volume. (24) Dian'o storico , 6 dicembre '43 e allegato n. 97 ; (cfr. allegato n. 15). Secondo q uanto scrive Robert, L. Wagner, The Texas Army. A History o/ the 36th Division in the ltalian Campaign, Ausrin, Texas, 1972. p. 56, la scel ta di Walker era io una certa misura obbligata poiché il terreno non offriva possibilità di operare manovre sui fianchi che permettessero di aggirare la «Winter Lioe». Soltanto con la buona rùtscita di operazioni localizzate era possibile strappare poco alla volta tel'Teno alle d1fe.re tede.rche fino alla conquista di M. Lungo a sinistra e ,11'. Sammttcro ,,i destra, indispe nsabile per il superamento della stretta di Mignano. Si tratta evidentemente di una sostanziale m od ifica, per non dire del rovesciamento, degli intendimenti tattici manifestati dal generale Truscott, comandante la 3a Divisione poco prima che l'u nirà americana fosse ririrata. Si veda quanto riportato nella nota 94 del capirolo precedente.

(25) Diario ston·co, e allegato n. 98 , IRM, 6 dicembre '43, n. 603, Ordine di operazione n. 1, oggetto Attacco di Monte Lungo; (cfr. allegato n. 16) (26) Dian·o storico, allegato n. 106, IRM, 10 dicembre '43, n . 630.

(27) Diario storico, allegato n. 99, IRM, 7 dicembre '43, n. 613. (28) Ibidem.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(29) Diario storico, allegato n. 107, IRM, 11 dicembre ' 43; è la relazione compilata dal generale Dapino sull'azione svolca 1'8 dicembre dal Raggruppamento. (30) Diario storico, 7 dicembre '43. (31) Ibidem . Cfr. anche R. Bohmler, op. cit. pp . 313-4. Per l'esattezza, il III battaglione del 15 • reggimento granatieri corazzati, (Pz. Gr. Rgt. 15) era costituito da cacciatori (jiiger) . Lo si può vedere in J. Lemelsen, 29 Divùion , Podzun-Verlag, Bad N auheim, 1960, p. 480. Si tratta della storia della Divisione protagonista della difesa della stretta di Mignano, dalle origini alla fine della guerra. L'opera è dovuta a più autori era i qua.li il generale Walter Fries, già comandante della Divisione dal l marzo '43 al 30 agosto '44, il quale ricostruisce appunto le vicende della campagna d ' Italia. O

(32) Per queste vicende cfr. M.Blumenson, op. cit. p. 275 e sgg., Fifth Arrny History, p. 37 e sgg. (33) Cfr. le considerazioni di Blumeoson, op. cit. pp. 274-5 . (34) Ibidem e Fifth Army History, cit. p. 37. (35) Fifth Army History, cit., p. 37 . (36) Diario storico, allegato 107 cit. (37) Ibidem. (38) E. Corselli, I dettagli tecnici, trascurati, si vendicano, in «Rivista Militare», anno VIII, o. 6, giugno 1952,pp . 722-3. Nonostante il titolo e, presumibilmente, le intenzioni dell'aucore che voleva farne un semplice studio dell' importanza della cura dei particolari tecnici nell'addestramento, la preparazione e l'impiego dei minori reparti, l'articolo costituisce una preziosa testimonianza di prima mano sull'azione di Mome Lungo. L'autore infatti, comandante della l' compagnia del 67° fanteria, ferico gravemente e decoraco con medaglia. d 'argento per l'azione dell'S dicembre, ricostruisce nei particolari l'esperienza della propria unità in quella occasione. (39) E. Corselli, op. cit., p. 723 . (40) Ibidem. (41) Ibidem. (42) Ibidem. (43) Ibidem, 723-4. (44) E. Castelli, op. cit., pp. 45-6. (45) Ibidem, p. 46. Cfr. anche Diario storico, allegato n. 107, relazione del generale Dapino cit. dove si legge: che la 2• compagnia bersaglien: colpita dal tiro di numerose mitragliatnci tedesche nmaste illese dopo la preparazione (. .), è in breve decimata e costretta a ripiegare. (46) E. Corselli, op. cit., p. 724.


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(47) Ibidem Cfr. anche Diario stonco, allegato n . 107 cit., relazione Dapino 11 dicem bre cit.

(48) E. Corselli, op. cit., p . 724. (49) Diario ston·co, allegato 107, relazione Dapino 11 dicembre '43 cit. dove si legge: Alle 8, 10 q. 343 è raggiunta. Anche i tedeschi, dal loro punto di vista, erano giunti alla stessa conclusione; sc;condo il generale Fries gli italiani, dopo avere utilizzato abilmente le favorevoli condizioni atmosferiche , e in particolare la nebbia abbastanza fitta che lasciava la visuale soltanto ne/Je vicinanze, avevano lanciato un attacco massiccio contro le deboli postazioni di sicurezza tedesche. Gli uomini del III battaglione, in particolare la 9• compagnia; si erano difesi disperatamente; spararono tutto ciò che era possibile, tirarono bombe a mano contro il nemico all'attacco, ma tutto fit inutile. In pochi minuti i nostri ragazzi furono sopraffatti. La maggior parte cadde e già il ne1mco irrompeva sicuro della vittoria (. . .) Era una crisi che difficilmente poteva risolversi in nostro favore, né era difficile prevedere quali conseguenze avrebbe avuto (. . .). Cfr. J. Lemelsen, op. cit., p . 342 . (50) E. Corselli, op. cit., p. 725 Dapino ne lla sua relazione dell' 11 dicembre scrive: A questo punto si scatena il fuoco infernale di mitragliatrici e mortai: di fronte, dalle postazioni della quota, molte delle quali sono in caverna, di fianco, dalle pendici di Monte Maggiore e da Colle San Giacomo . È a questo punto, sempre secondo Dapino, che si può constatare come il tiro di artiglieria non ha avuto pratico effetto. (51) E. Corselli, op. cit. p. 725. Lo stesso Corselli scrive che a dar man forte ai difensoci della q. 343 sarebbero affluiti perfino gli equipaggi della divisione Goering, rimasti in fondo valle, perché i mezzi blindati non potevano inerpicarsi su per il monte. Cfr. anche A. Ricchezza, Qui si parla di voi, cit. p. 68 e più diffusamente L'esercito del sud, cit. p. 64. (52) J. Lemelsen, op. cit. p. 343, che così descrive l'attacco dei cacciatori: am·vano improvvisamente da ogni parte (. .); senza pietà il loro fuoco colpisce il nemico in fuga, solo un pensiero «avanti; avanti» (. .). Il contrattacco si .svolge come un 'esercitazione. li , nemico è così confuso che non riesce a mettere in piedi una difesa (,.). Enfasi descrittiva a pane, la versione tedesca conferma sostanzialmente quanto scritto da Corselli circa l'esplosione improvvisa e inopinata della reazione nemica: la cosa si spieghere bbe, sempre a detta del generale Fries, con la prova di coraggio data nella circostanza da un caporale maggiore pluridecorato, Ewald Scherling, che postosi alla cesta dei suoi compagni, li avrebbe rinfrancati con il suo esem pio riuscendo a ribaltare le sorci ormai in apparenza -· segnate della battaglia. (53) R. Corsclli, op. cù. p. 725. Oltretutto, in questa fase particolarmente delicata della battaglia, gli attaccanti vennero a trovarsi praticamente senza ufficiali comandanti: Gli attaccanti(. .) cercavano i loro capi, rna non c'erano piiì capz; non c'era pitt nessuno che in questo momento decisivo potesse guidarli, potesse spingerli in avanti: possiamo leggerlo in Lemelsen, op. cit. p. 343; ç Corselli, op. cit. 725: La 1° compagnia npiegava stremata e senza ufficiali dopo due ore di attacco che l'aveva portata vittoriosa su q. 343.

(54) Fifth Army History, cit. p . 38 e M. Blumenson, op, cit. p. 276. (55) Diario stonco , allegato 107 , relazione Dapino 11 dicembre cit. (56) Questi dati si diffusero rapidamente. Anche B. Croce, nel suo diario alla data del 24 dicembre scriveva che nell'attacco di Monte Lungo i soldati italiani avevano lasciato cinquecento morti.

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IL PRI MO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(57) Diario ston·co, 8 dicembre '43. Sulle perdite del Raggruppamento nel periodo settembre '43 . aprile '44, e in particolare per il mese di dicembre, vi è una grossa confusione dovuta per lo più al fatto che i vari autori, riferendosi a periodi di tempo diversi l'uno dall'altro, forniscono dati non omogenei e quindi non raffrontabili. Alcuni esempi per tutti: M. Blumenson, op. cit. , p. 276, parla di 84 morti, 122 feriti, 170 dispersi in relazione alla battaglia di Monte Lungo; Fifth Army History, voi. III cit. p . 95, fornisce le seguenti cifre riferite al periodo 16 novembre - 15 gennaio: 113 morti, 191 feriti, 282 dispersi (le cifre desunte dal Dian·o ston'co per lo stesso periodo sono rispet.tivamente: 78 , 255 e 166). A. e G . Ricchezza, L'Esercito del md, cit. pp. 67 e 74, riponano la cifra di 47 morti per la prima battaglia di Monte Luogo (come il Diario ston·co); ma alla p . 79 dello stesso libro parlano di 79 mort.i, 190 feriti e 150 dispersi riferendosi alla scessa battaglia. E. Castelli, op. cit. pp. 4-7 e 50 fornisce due cifre complessive: 360 perdite per la prima battaglia di Monte Lungo e 428 per la conquista del colle. Per quanto ci riguarda ci atteniamo alle cifre quotidianamente riportate nel Diario storico, in base alle quali abbiamo appunto elaborato l'elenco delle perdite complessive del Raggruppamento che costituisce l'allegato 38 al volume. Elenchi nominativi dei caduti del Raggruppamento si possono trovare in A. Ricchezza, La ventà sulla battaglia di Cassino e l'apporto del Corpo Italiano di Liberazione, Fratelli Pozzo Editori, Torino, 1958, appendice, p. 5, (81 nomi) e nel più recente L'esercito del md, pp. 214-5 (85 nomi). Per i bersaglieri cfr. l'elenco fornito da E. Castelli, op. cit. pp. 85-86 (31 nomi); notizie molto precise sono fornite per quanto riguarda i fanti dalla pubblicazione 67° Reggimento Fanteria «Legnano», Caserta, 1944, pp. 21-2, dove compaiono i nominativi di 49 caduti, con la data del decesso. (58) M. Blumeosoo, op. cit. , p. 276. (59) Cfr. allegato 107, relazione Dapino, 11 dicembre '43, cit. (60) Ibidem. (61) Il cesto del messaggio in allegato n. 108 a Dianò storico. Per ie considerazioni, cfr. A. Buzzi, Quelli di Monte/ungo, in «Rivista Militare», 1969, n. XII, p . 1514 . (62) Per le considerazioni di Blumenson, cfr. l'opera citata alle pagine 275-6. In netto contrasto con le impressioni ricevute da Walker, risulta il giudizio del capo ufficio personale (G-1) del II Corpo d'Armata americano, il quale, in un rapporto per il generale Keyes su una visita al Raggruppamento, così scrive: lungo tempo venne passato con zi Generale Dapino che appare essere un ottimo comandante. Cfc. Comando del II Corpo d'Armata, G-1, 13 novembre 1943, allegato n. 51 a Dianò storico. (63) M. Blumenson, op. cit. pp. 275-6. In genere neppure questo riconoscimento troviamo nelle opere degli autori stranieri (americani, francesi, inglesi) i quali, pur differenziandosi nei toni e nei contenuti de l ~iudizio hanno in comune la tendenza a isolare l'azione del Raggruppamento dal conresio in cui si svolse, facendo'he un episodio a sé stante difficilmente comprensibile. Questo vale per la ciraca Fifth Army History, voi. III, pp. 36-8, che pure dedica all' avvenimento una certa attenzione socrolineando anche la forza delle postazioni difensive tedesche e il coraggio messo in mostra dagli italian i nella circostanza; così come vale per E. Linklarer, The Campaign in Italy , H.M.S.O., London , 1951, pp. 145-6, che si limita a mettere in evidenza il primo dei due fattori sopra indirnci. Anche peggiore il trattamento riservato all'unirà italiana nella relaz io ne ufficiale britannica sulla campagna d'Ital ia dove l' amore, dopo aver dichiarato di essere costretto per motivi di spazio a dedicare un riassunto alle operazioni della 5• Armata nell'attacco alla «Wincer Line», scrive che 1'8 dicembre il I Raggmppamento ·m oto,izzato (.. .) attaccò M. Lungo ma non riuscì a prenderlo e così le difeJe tedesche a S. Pietro Infine rimasero intatte . Presentata in cal modo, la seconda fase dell'accacco alla «Linea d 'inverno» diventa


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incomprensibile: tutto si riduce alla sconfitta del Raggruppamento il quale peraltro, neppure viene nominato quando è ricordato, in cinque righe, il secondo attacco a Monte Lungo. Cfr. United Kingdom Military Series, History of the Sewnd World War, Campaigns, The Mediterrane.an and Middle East, voi. V, by C.J.C. Molony, H.M.S.O. , London, 1973 pp. 518-9. Tanro breve quanto feroce il riferimento al Raggruppamento contenuto nell'opera di M. Carpentier, Les Forces Allies en lta/ie, Edicions Berger-Levraulc, Paris, 1949, pp. 50-5 1. Il generale francese , ali' epoca Capo di S.M. di Juin, scrive infatti che a M. Lungo una brigata motorizzata italiana, aggregata al 2° C.A . americano, fece un'apparizione tanto breve quanto poco brillante. (!) (64) E. Castelli, op. Clt. p. 45 (65) E. Corselli, op. cit. p. 722 (66) C. Medeghini, op. cit. p. 23. Secondo Roben Jars, La campagne d'ltalie, Paroc, Paris, 1954, p . 74, si sarebbe trattato di un attacco lanciato con poco lodevole precipitazione, questa, insiem e al fatto che Monte Maggiore non era del tutto liberato, sarebbe stata la causa del fallimento. Il maggiore Edmund Bali, ufficiale della )'' Armata, scrive che il Raggruppamento era tanto desideroso di ottenere un successo, che si comportò con coraggio e in modo spettacolare, ma senza molto giudizio. E.F. Bali, Staff Officer with the Fifth Am;,y, New York, 1958, pp 251-2 . Al giornalista del «New York Times», Herberth Matthews, l'attacco italiano su Monte Lungo avrebbe ricordato addirittura la carica di Balaclava: vedilo citaro in E. Castelli, op. cit. p. 16 e G. Ansclmi , Monte Lungo, gloria d'Italia, in «Rivista .Milicare», 1946, I, pp. 11-12. (67) E. Castelli, op. cit. p . 45 scrive: L'attacco avvenne di slancio perché fidavamo nella preparazione delle artiglierie e nella nebbia incombente che nascondeva gli attaccanti al nemico. (68) C. Medeghin i, op. cit. p. 23 (69) E. Corselli, op. cit. pp. 727-8, scnve: Avevamo la superiorità numerica, non c'erano reticolati, non c'erano mine, non si verificò un massiccio tiro da parte dell'artiglieria avversaria; i cedeschi avevano però dalla loro:_ (il) terreno particolarmente vantaggioso per la difesa; (la) superiore cono.rcenza ed abitudine allo stesso; e inoltre, la superiorità de/l'armamento individttale che sviluppava uno straordinario volume di fuoco e .riplasmava a tutte le fasi dei combattimento. (70) E. C-0rselli, op. cit. p. 718. Fatca eccezione per Martin Blumenson, sul quale ritorneremo più avanti, gli americani sono alquanto reticenti sull'esattezza delle informazioni di cui disponevano alla vigilia della battaglia di San Pietro, circa la reale consistenza delle forze tedesche. Roberr Porrer, all ' epoca Vice Capo di Stato Maggiore del generale Keyes, è il solo, a quanto ci risulta, a fare propria la versione ufficiale. Secondo la Slla testimonianza, che si può leggere in Robert H . Adleman-George Walton, Oggi è caduta Roma, Mondadori, Milano, 1968, pp. 207-8, la collina era tenuta da 2 sole compagnie di un battaglione del genio (sic): tutto lasciava prevedere, secondo l'ufficiale americano, una vittoria facile, che avrebbe dato agli italiani 11.na spinta morale. Se ciò non avvenne, fu per colpa degli italiani stessi: Sembra che qualcuno, nell'unità italiana, parlasse: sta di fatto che quando fu lanciato l'attacco, le due compagnie del genio non c'erano più e al loro posto (..) c'era una divisione corazzata (!) Una versione a dir poco disinvolta degli avvenimenti (a cominciare dal nferimenco curioso alle due compagnie del genio), che non meriterebbe di essere ricordata, se non fosse riportata, pu r con alcune diversità, da M. Clark, op. cit. p. 240, il quale scrive che la notte prima dell'attacco alcuni soldati

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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

italiani si erano avvicinati alle linee germaniche ed avevano · gridato minacce e insulti, promettendo che avrebbero punito i nazisti i quali avevano abbandonato le truppe italiane durante la campagna d'Africa: il comandante della 5" Armata non fa riferimento alle forze tedesche su Monte Lungo e si limita a sottolineare che in tal modo mancò la sorpresa, li particolare riferito dai due ufficial i americani non crova riscontro in alcun altro autore: volendo avanzare un'ipotesi, si può pensare al gonfiamento, presumibilmente avvenuto nelle reuovié, di una voce che aveva peraltro un fondamento di veri tà, Gli icaliani, quasi certamente, effettuarono il cambio in modo non abbastanza silenzioso: secondo E, Corselli, op. cit. pp. 718-9 gli ame ricani avrebbero sotcolineato il particolare al momento di lasciare le posizioni su M. Lungo. La assoluta silenziosità e compostezza dei movimenti dimostrata dagli americani andava attribuita, secondo Corselli, al fatto che si muovevano in un terreno che ormai conoscevano a 'Tnemoria, e all'equ ipaggiamenco di cui disponevano, studiato nei particolari affinché fosse evitato ogni rumore, ogni tintinnio. Il particolare non ci sembra comunque sufficiente a spiegare la mancata sorpresa tedesca riferita da C!ark e, addirittura, il fantomatico rafforzamento delle poscazioni di cui parla Porter. Stando a quando si legge in J. Lemelsen , op. cit. H2 , da parte tedesca si era potuto accertare a mezzo di pattuglie la presenza di notevoli raggruppamenti di nemici su M. Luogo: ciò avvenne la notte dell'8 dicembre, ma la notizia non turbò più di tanto i comandi tedeschi i quali, anzi, furono sorpresi dall'improvviso attacco iraliano, come scrivevamo in precedenza. (71) E. Corselli, ~p. cit. p. 718. (72) Ibidem. (7 3) Allegato n. 90 a Diario storico, cit. (74) Fifth Army History, cit. pp. 38.-9. (75) Ibidem. Robert L. Wagner, The Texas Army, cit. pp. 74-75, fornisce una versione parzialmente diversa della vicenda: l'attacco del II e III battaglione del 143 • fanteria americano sarebbe stato ostacolato soltanto dal fito co pesante di mortai e mitragliatrici proveniente da Monte Lungo. Lo storico texano tace sul fuoco proveniente da destra, dal Monte Sammucro appunto, del quale gli americani avevano appena occupato la q. 1205, ma non le pendici inferiori, le quote 687-730-8 16, la cui conquista, non a caso, sarà l'obiettivo preliminare della seconda battaglia di San Pietro, come vedremo più oltre. In definitiva, secondo lo storico della 36• Divisione «Texas», il fallimento del tentativo dell'8 dicembre sarebbe da imputare prevalentemente, se non esclusivamence al I Raggruppamento. (76) E. Corselli, op. cit. p. 720 (77) Ibidem.

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(78) Ibidem. Anche il colonnello Bonfigli, comandante del 67° fanteria, afferma di avere fatto alcune obiezioni (. .) dopo aver riconosciuto la zona; gli fu detto che pn'ma dell'azione (avrebbe) avuto assicurato il fianco sinistro con la conquista di tutto il massiccio del Monte Maggiore. Cfr. Comando 67 ° Reggimento fanteria motorizzato, 29.12 .1943 , n. 4584, allegato a IRM, 29 dicembre ' 43, Situazione del Raggruppamento, allegato n . 140 al Dian·o storico. · · (79) E. Corselli, op. cit. p. 720. Anche Lord Strabolgi, The conquest of Italy , Hutchinson, London, 1944, p. 91, attribuisce un peso determinante a questa inattesa circostanza della quale gli italiani non erano colpevoli: a causa di un cattivo lavoro dello


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stato maggiore (l'errore non fit italiano) essi avanzarono lungo la collina nella convinzione che il fianco sinistro fosse sicuro. Non era stata presa in considerazione una umià germanica che apri un pesante fuoco di mitragliatrici e mortai contro i fanti italiani. Nonostante le notevoli perdite, gli italiani incalzarono e giunsero a combattere corpo a corpo con baionette e granate. Gli italiani raggiunsero l'obiettivo, ma più. tardi furono co1tretti a cedere parte del terreno. In questa e in succes1ive operazioni Ji comportarono con bravura e coraggio. (80) E. Castelli, op. cit. pp. 44-45. L' interrogarivo è nel testo. (81) E. Castelli, op. cit. pp. 44-45; G. Lombardi, op. cit. pp. 25-6; A. Buzzi, op.

cii. p. 1514. (82) La citazione di Utili è in A. e G. Ricchezza, L'esercito del md, cit. p. 68. {83) F. Frassati · P. Secchia, Stona della Resistenza. La guerra di liberazione in Italia

1943-45, Edit0ri Riuniti, Roma, 1965, voi. 2°, p. 513. (84) Srando a quanto scrive il capitano Butcher, Clark avrebbe dovuto insistere con il generale Dapino affinché il Raggruppamento ritentasse insieme agli americani la conquista del Monte Lungo dopo il fallimento della prima prova. La teStimonianza dell'ufficiale americano è confermata da Berardi il quale parla di affe1t11oso cameratismo da parre di Clark il quale, all'indomani d ell'S dicembre, avrebbe detto a Dapino: voi non tornerete

indietro, per ora, voi ripeterete l'azione meglio aiutati; dopo che avrete riconquistato Monte Lnngo, sarete ritirati e riordinati. In tal modo, secondo il Capo di Staro M:tggiore dell'Esercito, Clark riconosceva impliciramcnte l' errore di impostazione da parte americana e al tempo stesso, Senza mortificanti espres1ioniper gli italiam; wppiiva, con la sua buona energia, allo scoramento del comando italiano. Cfr. H . Butcher, op. cit. p. 450 e P. Berardi, Memorie, cit. p. 81. (85) F. Majdalany La battaglia di Cassino, Garzanti, Milano 1976 p. 76 scrive: La battaglia di Cassino cominciò la notte del 7 gennaio (.. ) ma il combattimento entrò nei vivo quando la 36° divisione amencana 'Texas' entrò nei campi aiiagati, pieni di mine, per raggiungere la riva del Rapido, e nei due giorni e due notti drammatici che un giornalista americano descrisse poi, forse esagerando un poco, come il maggior disastro delle armi americane dopo Peari Harbour. (86) Ibidem.

(87) W. G. F. Jackson , op. cit. p. 227. {88) F. Majdalany, op. cit. p. 83. Anche Utili, op. cit., p. 36, sostiene che senza alcttna pretua di istituire dei confront1; appariva evidente che 1a vumtalitii militare americana era assai più formale, più incaseliata e più metodica della nostra. (89) F. Majdalany, op. cit. p . 83. Nella prefazione al citato The Texas Army, Roben Wagner difende l'operato del generale Walker in relazione al disastro sul Rapido. Dopo aver accusato Fred Majdalany di non aver compreso, come molti altri inglesi del resto, il significato della partecipazione americana alla campagna d' Italia, riferendosi in particolare all'episodio del Rapido, l'autore se la prende con Martin Blumcnson la cui opera rifletterebbe il punto di vista ufficiale delta 5° Armata e dei generale Clark. Se vi fu un piano msenJ,llu per l'attraversamento del fiume, la responsabi lità, sostiene Wagner, non fu di Walker ma di Clark e Keyes. Quesca polemica, nel merito della quale non entriamo

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11. PJUMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZ2ATO

per ovvi motivi, è una conferma indiretta di quanto sostenevamo in precedenza circa le numerose e gravi carenze messe in evidenza nella circostanza dai comandi americani. Quanto alle affermazioni di Wagner circa il carattere ufficiale dell'opera di Blumenson , è fin troppo facile dimostrare che il lavoro dell'autore texano, pur non .avendo i caratteri dell'ufficialità, è una difesa ad oltranza della 36 Divisione «Texas» e dei suoi comandanti. (90) W.G.F. Jackson , op. cit. p . 227. (91) M. Puddu; op. cit., p. 299. Analogo il giudizio di Paolo Berardi secondo il quale gli anglo-americani si presentarono ad affrontare una gue"a di montagna con truppe che erano state preparate per la lotta nei deserti africani. Cfr. Il contributo dell'Esercito italiano alla gue"a delle Nazioni Unite, in «Rivista Militare», 1947, VII, pp. 745-6. (92) M. Puddu, op. cit. p. 299. (93) M. Blumenson, op. cit. pp. 270-4, donde sono tratte, anche le successive citazioni. Lo stesso Blumenson riporta (alle pagine 276-7) una testimonianza del generale Walker che non depone cerco à favore della serietà del comando della 36• Divisione nella condotta della battaglia di San Pietro. La matti na dell'8 dicembre, scrive Blumenson, mentre un battaglione di fantena amencano stava respingendo un contrattacco su quota 1205, mentre il battaglione Rangers veniva ricacciato da q. 950 e l'attacco italiano su Monte Lungo stava andando incontro a un disastro, un gruppo di dignitan· era in visita al posto comando divisione del generale Walker; c'erano tutti, da Clark ad Alexander, da Keyes al principe Umberto, e incorno a loro una folla di giornalisti e fotografi. In questa calca di visitatori che andavano e venivano, il generale Walker, stando a quel che confidava al suo diario il 9 dicembre, avrebbe avuto le sue difficoltà nell'occuparsi delle esigenze tattiche della battaglia' Sebbene la cosa possa apparire incredibile, doveva trattarsi di una situazione abbastanza frequente: anche Clark, op. cit. p.228, lamenta di essere stato più volte sopraffatto dai vùitaton·; tra questi soprattutto i VIP (Very Important Persons) in giro per il fronte senza seri motivi, secondo il comandante della 5• Armata. (94) Cfr. G . Lombardi, Il Corpo Italiano di Liberazione, 28 settembre 1943 - 25 settembre 1944, Magi Spinetti, Roma, 1945., p. 21. Cronaca documentata ed essenziale delle vicende delle due unità, il libro fu scritto per desiderio del generale Utili, nei mesi di ottobre e novembre 1944, in Piedimonte d'Alt/e - presso i'/ comando del Gruppo di Combattimento «Legnano• - sulla base del diario storico e di tutti i documenti onginali del IRM e del Corpo Italiano di Liberazione che il comando del Gruppo «Legnano» aveva ancora presso di sé. Lo scrive lo stesso Lombardi nella premessa, p . 18, al libro di Utili citato. (95) SME, Ufficio Storico, I-3, 9211-5, Comando Forze Armate della Campania, 12 dicembre '43, n. 650. Inoltre -l'azione secondo Basso, era stata da parte del comando del Raggruppamento, male organizzata e condotta con poca previdenza, basa'ta soltanto sullo spirito aggressivo della truppa; questo era stato veramente lodevole nei reparti avanzaci, mentte si era dimostrato deficiente in quelli retrostanti, conseguenza inevitabile del disorientamento di fronte a una situazione manzfestatasi contran'a a ogni aspettativa.

(96) Ibidem. Proprio per evitare il ripetersi di simili spiacevoli dannosissime sorprese, per il futuro il comando del Raggruppamento avreibbe fatto bene, secondo il generale Basso, ad essere più prudente nell'asmmere impegni (.. .) . (97) M. Blumenson, op. cit. p. 279; sulla seconda battaglia di S. Pietro anche Fifth Army History, III, cit. p. 39-41, Dian·o storico, allegato n . 111, 36• Divisione, 13 dicembre '43, ora allegato n . 18 al presente volume.


MONTE LUNGO

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(98) M. Blumeoson, op. cit. p . 279, e allegato n. 111 a Diario storico, cit. (99) M. Blumenson, op. cit. p. 280. (100) Ibidem. (101) Ibidem.

(102) M. Blumenson, op. cit. p. 280 e Fifth Army History, p. 39. (103) Fifth Army History, cit. p. 39. (104) Ibidem. Cfc. anche M. Blumenson, op. cit. p. 283. (105) Fifth Army History, cit. p. 39-40. M. Blumenson, op. cit. pp. 283-4. (106) Fifth AmJy History, cit. pp. 40-41. (107) M. Blumensoo, op. cit. pp. 284-5. (108) Diario storico, allegato n. 117. (109) Diario ston·co, allegato n. 111, cit. (110) Diano storico, aLlegato n. 114. (111) Dian·o storico, allegaco n. 115, ora allegato n. 19 al presente volume. (112) Ibidem. (113) Ibidem. (114) IRM, 18 dicembre '43, n. 569, Relazione sut/'azzone del giorno 16 dicembre per la conquista di Monte Lungo, allegato n. 124 a Diario storico dalla quale sono tratte le successive citazioni.

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CAPITOLO IV.

LA CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

All'indomani della seconda battaglia di Monte Lungo la situazione del I Raggruppamento motorizzato era oltremodo critica. Difficoltà di natura psicologica e materiale si intrecciavano strettamente rendendo problematica addirittura la permanenza in linea della provata unità italiana. Già dopo il primo sfortunato attacco al monte, il generale Dapino aveva segnalato i gravissimi danni subiti dall'unità nella circostanza (1 ). Particolarmente preoccupanti risultavano le perdite umane alle quali non si era potuto riparare per mancanza di complementi adatti. Nella settimana fra il primo e il secondo attacco la situazione peggiorò a causa dello stillicidio delle perdite (. . .) prodotte dai

mortai nemici che potevano colpire tutto ti nostro schieramento salvo un breve rovescio sulla q. 253, da/ tiro di artiglieria sullo schieramento dei nostri gruppi, dalle frequenti azioni di pattuglia, dal mitragliamento degli aerei nemici (2). In quest'atmosfera a dir poco deprimente fu preparato il ritorno in linea. Oltretutto, come scriveva il generale Dapino: La vita delle truppe (. .. ) era dura, fatz'cosa: tutti i rifornimenti a partire dal cimitero di Mignano, dovevano essere fotti a spalla dagli stessi reparti per l'impraticabilità delle strade ai nostri· automezzi. Persino l'acqua doveva essere inviata dalle · retrovie. Specialmente faticoso era zl rifornimento dei reparti di q. 253, (. . .) dai fianchi rapidi, rocciosi, scoperti e battuti dal fuoco nemico (3). · Questo quadro non mutò dopo la vittoriosa prova del 16 dicembre che, contribuì appena a risollevare il depresso morale delle truppe italiane: i péoblemi grossi restavano irrisolti. Dapino riteneva che per riportare zl IRM alla sua primitiva

efficienza, (occorressero) a/ più presto un battaglione organico di


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

fanteria e una compagnia di bersaglieri; inoltre era necessario completare il btg. complementi attualmente z'n corso di costituzione (4). Per quanto riguardava il delicato problema dei quadri, la situazione era anche più difficile:

Occ01Tono un comandante di battaglione di fanteria, 4 o 5 comandanti di compagnia, altrettanti subalterni tutti sceltissimi e l'esperienza insegna quanto sia difficile trovarne nell'attuale momento sia tra i cosiddetti ufficiali in spe che tra quelli di complemento (5). Del problema furono immediatamente informate le autorità militari italiane. Ne fu messo al corrente anche il comando della 36a Divisione: il gen. Walker, si recò subito a rendersi conto di persona delle condizioni dell'unità italiana alle sue dipendenze (6). Il 18 dicembre, due giorni dopo il vittorioso secondo combattimento su. Monte Lungo, il comando del II Corpo d'Armata disponeva che il Raggruppamento si ritirasse nella zona di Venafro-Ceppagna in riserva per un necessario periodo di riposo, considerate le perdite

subite per la conquista di Monte Lungo e la necessità di ricostituzione, ed addestramento dei reparti (7). Il provvedimento era quanto mai opportuno e giunse oltremodo gradito agli stanchi effettivi del Raggruppamento. Lo stesso giorno, presumibilmente prima di ricevere la comunicazione americana, il generale Dapino scriveva a proposito dei propri soldati:

Ora, come naturale, sentono zl bisogno di un periodo di riposo necessario anche per riordinare e completare i reparti ormai notevolmente ridotti. Sembra infatti che nei prossimi giorni la 36a Div. ftr. e quindi il Raggruppamento, verranno ritirati in zona arretrata (8). Dunque, la situazione al momento era certamente difficile, ma non ancora disperata, come sarebbe diventata di lì a pochi giorni. Si trattava per il momento di compiere in uh organismo ancora in gran parte sano, almeno in apparenza, la sostituzione di alcuni organi malati, di rinvigorirlo con una nuova linfa. Occorreva però intervenire con la massima fretta perché gli americani sembravano avere tutta l'intenzione di riportare presto in linea l'unità italiana. Il 19 dicembre, quando ancora il Raggruppamento non aveva comincìato le operazioni di trasferimento nella zona di riposo, il generale Dapino e il suo Capo di Stato Maggiore parteciparono infatti a una riunione presso il comando del II Corpo


I.A CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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d'Armata americano: presenti i comandanti dei reparti dipendenti dalla Grande . Unità americana, vennero esposti e discussi i piani delle prossime operazioni (9). Ma due giorni più tardi accadeva un fatto nuovo che faceva saltare anche i programmi minimi e segnava l'inizio del lungo periodo di crisi dal quale il Raggruppamento sarebbe uscito soltanto un mese e mezzo più tardi, all'inizio di febbraio 1944. Nella notte fra il 21 e il 22, al momento della partenza degli ultimi reparti per la zona di riposo, si dovettero constatare le assenze arbitrarie di ben 50 bersaglieri del LI battaglione; nel corso della marcia notturna di trasferimento, eseguita sotto una pioggia continua, si verificarono poi significativi atti di insofferenza e di indisciplina da parte di qualche soldato: per il Raggruppamento era il colpo di grazia (10). Il 22 dicembre infatti, il generale Dapino si decideva a un passo doloroso ma che a suo parere era ormai improcrastinabile, pena la paralisi per l'intera unità: recatosi al comando del II Corpo d'Armata americano e illustrata al generale Keyes la situazione del Raggruppamento, Dapino dichiarava che per l'inferiorità dell'ar-

mamento, e dei mezzi, ed altresì per le perdite (40%) subite dalla fanteria - zf Raggruppamento (era) nella impossibilità di assolvere i compiti assegnati ( 11). Era un passo gravido di incertezze per il futuro dell'unico reparto italiano combattente con gli anglo-americani, ma seppure con ti cuore gonfio di amarezza, Dapino si era deciso a compierlo nella convinzione che un rientro in linea intempestivo avrebbe prodotto tf disfacimento dei reparti di fanteria (12). Del resto, a confermare Dapino nelle sue pessimistiche previsioni contribuivano gli sconsolati rapporti sulle condizioni morali delle truppe, compilati dai comandanti dei minori reparti da lui dipendenti. Particolarmente grave e preoccupante risultava la condizione del 67 ° reggimento fanteria quale emerge dalla relazione inviata a Dapino dal colonnello comandante Bonfigli, il cui intervento ebbe quasi certamente un effetto decisivo nella decisione di Dapino (13). Il 67° reggimento risultava letteralmente a pezzi sotto il profilo psicologico e morale , e la cosa risultava tanto più amara, secondo lo stesso comandante, confrontando l'attuale condizione a quella di poche settimane prima. A Brindisi, dove era stato colto dall'armistizio, il reparto aveva tenuto bene e, mentre intorno si verificavano molteplici episodi di sbandamento, il 67°


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

non si era fatto contagiare e, ad eccezione di undici disertori siciliani e calabresi, non fu toccato dal clima di smobilitazione e non dovette registrare episodi di jnsubordinazione, disgregazione ecc. Del resto, era stata proprio la saldezza dimostrata in quelle circostanze a farlo scegliere come reparto di fanteria per il nascente Raggruppamento. Nella fase della sua riorganizzazione anzi, allorché si dovettero ridurre gli organici, essendo stato eliminato il terzo battaglione, gli uomini del 67 ° dettero una nuova prova della volontà che li animava; così scriveva il colonnello Bonfigli: (. . .) mifu assai diffictie scegliere gli uomini da /asciare, perché tutti i fanti - in prevalenza settentrionali (lombardi e vecchi combattenti _d e/ fronte occidentale e di Albania, con forte aliquota di reduci da//'A.S. e dai/a Russia) - chiedevano di venire a combattere inquadrati nella nuova unità. Promisi ai restanti che li avrei fatti raggiungere ti reggimento in un secondo tempo. Che cosa era dunque accaduto di tanto grave da ridurre in quelle condizioni il reggimento? Le cause indicate dal colonnello Bonfigli possono essere riunite in due gruppi: quelle che potremmo definire, in senso lato, di natura politica, di carattere generale, valide per l'intero paese e, perciò, per le Forze Armate nel loro insieme; le altre, di carattere militare, psicologico, relative specificamente al Raggruppamento. Per il colonnello Bonfigli il disorientamento genera/e seguito all'8 settembre era certamente il contesto in cui andava inserita l'intera vicenda, il punto di partenza obbligato. Ma, come abbiamo visto, questo avvenimento, dalle conseguenze funeste per gran parte delle Forze Armate, non intaccò in modo decisivo il morale del 67 °; il quale restò saldo anche di fronte alle molte difficoltà materiali delle settimane successive, rappresentate dalla scarsezza del vitto, dal modesto so/do ecc. Non fu invece insensibile, la truppa, alle polemiche politiche che prendevano corpo in quei mesi nel «Regno del sud»: cominciatono allora a circolare fra i soldati i primi preoccupanti interrogativi: . I fanti si chiedevano <<Per chi» e «per che cosa» si doveva combattere se la guerra era ormai perduta e se i vecchi e tradizionali ideali venivano così liberamente svuotati dalla propaganda dei vari partiti. ' Particolarmente dolorose furono poi le accuse n·volte direttamente e pubblicamente ai componenti del Raggruppamento di essere delle compagnie di ventura. Fu allora, scrive ancora Bonfigli,


I.A CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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che cominciarono a manifestarsi i primi segni di stanchezza. Ciò nonostante, alla vigilia della battaglia di Monte Lungo, il 67° rappresentava ancora 1-ma bella unità di forza e di spirito, scrive Bonfigli. Fu l'esito disastroso della prima baccaglia di Monte Lungo a scatenare nel reggimento dubbi e incertezze fino allora allo stato latente, e a mettere in moto il meccanismo del rifiuto . Le perdite altissime subite dal 67°, l'impressione di essere stati utilizzati per un obiettivo sproporzionato alle forze, per di più con l'impiego di armi non adeguate al compito, la convinzione insomma di un sacrificio inutile ed esclusivo, mentre da un lato producevano una profonda amarezza, dall'altro contribuivano a riproporre motivi di polemica e di malcontento momentaneamente sopiti in vista della difficile prova. Ci si cominciò a chiedere con più insistenza, ora che c'erano stati i primi morti, perché soltanto il Raggruppamento doveva combattere a nome di tutti per tenere alto l'onore dell'Italia; l'essere una minoranza trascurabile in armi attribuiva oltretutto all'unità un carattere volontaristico (. .. ) non sentito e non voluto dai più; oltretutto la maggior parte dei soldati combatteva ormai da almeno 6 anni , mentre fenomeni di sbandamento di ogni genere venivano tollerati, finendo, di fatto, per essere legalizzati. L'ingiustizia si riproduceva all'interno dello stesso Raggruppamento dove il sacrificio maggiore spettava alla fanteria, troppo poca e troppo sola per avere possibilità di avvicendamento nello sforzo e nel sacrificio; e poi, a che prò questo sacrificio se il fante sentiva alle proprie spalle non unanimità di sentimenti e di

propositi: ma una pubblica ed acida discussione? Insomma, far parte dell'unico reparto italiano combattente al fianco degli alleati, non solo non era motivo di onore e distinzione, ma finiva addirittura per costituire per i 5000 del I RaggruppamentO, fonte d i discriminazione in rapporto ai loro commilitoni, e li rendeva passibili di feroci vendette da parte del nuovo nemico, secondo voci incontrollate diffusesi in quelle settimane nell' ambiente del Raggruppamento. In queste condizioni era impossibile, n'chiedere al 67 ° attn· sforzi combattivi, secondo il colonnello Bonfigli che così precisava:

È infatti doveroso che io dica anche che non pochi ufficiali hanno la convinzione, derivata da elementi di fatto, che in caso di impiego e di attacco non sarebbero seguiti dai fanti.


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Il problema, secondo Bonfigli, non si sarebbe risolto concedendo quindici o venti giorni di riposo alle truppe: ormai sui fanti del 67° non si poteva, a giudizio del suo comandante, più contare come .forza combattente. Del resto. essi avevano assolto appieno al . propno compito:

Se è vero - scriveva Bonfìgli - che dal comportamento dei miei fanti in una difficzle azione come fu la conquista di Monte Lungo dipendeva zl criterio Anglo-americano dell'accettazione de/l'impiego di altre unità italiane a fianco degli alleati stessi, si può affermare che (. . .) tale condizione è ormai superata (. .. ) L'impegno d'onore è stato assolto. Bonfigli concludeva ~a sua analisi in modo perentorio:

Il 67 • ha dato tutto quanto era umanamente posszhzle dare (. . .) Non può dare e non si può chiedere di più. Mentre il 67° passava la mano, non era molto migliore la situazione dell'altro reparto di fanteria, il LI bersaglieri. Più rassicurante invece, secondo il generale Dapino la condizione di spirito dell' 11 • artiglieria, del battaglione e.e., del battaglione genio e dei servizi. Dal raffronto appariva evidente, secondo lo stesso Dapino, che, prescindendo dalle altre circostanze che possono

influire sullo spirito dei singoli reparti, la ragione fondamenta/e del diverso grado di efficienza dei reparti stessi consiste nel diverso grado di pericolo al quale essi sono esposti e nella diversa entità dà sacrifici da essi subiti (14). Il comandante del I Raggruppamento concordava dunque nella sostanza con la analisi del colonnello Bonfigli, che egli riprendeva e allargava all'intero Raggruppamento: zl s_enso di solitudine di fronte al sacrificio, il disagio morale fra le truppe frutto della crisi di sfiducia che sta attraversando gran parte del nostro popolo, ormai conscio di essere stato ingannato da una falsa propaganda (... ) nel lungo periodo del regi~e fascista; e ancora, timori di una possibile guerra civile, e le preoccupazioni per la prolungata lontananza delle famiglie, l'imposszhzlità di poter comspondere con esse e l'incertezza della loro sorte (15). Tutti questi erano anche per Dapino elementi che pesano duramente sullo spirito delle truppe. Cosicché ad esse non si potevano chiedere sacrifici che non fossero contenuti in certi limiti. Non lo si poteva perché mancavano i presupposti che normalmente sorreggono lo

spirito della truppa: la consuetudine del dovere, il senso di stabilità


LA CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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delle istituzioni, la certezza del premio p er chi adempi'e al proprio dovere e del castigo per chi vi si sottrae (16). Tutto ciò contribuiva ad aggravare i mali propri del Raggruppamento, le cui origini andavano cercate nel modo stesso in cui l'unità era sorta: questo il parere del suo comandante che , riprendendo temi a argomenti già più volte sostenuti, così indicava tali cause:

La mancanza di un programma iniziale, preciso e definito germogliato da un solo cervello; la dipendenza da troppe autorità (Comando Supremo, Stato Maggiore, 7° Armata, LI Corpo d'Armata): la incomprensione, contro la quale mi sono invano battuto, dimostrata dai corpi chùimati a darci ciò che avevano di meglio in fotto di uomini e si sono invece sistematicamente liberati degli elementi indesiderabili; la grettezza di taluni enti che ci han~o consegnato solo parte del materiale che avrebbero dovuto fornirci~ sceglt"endolo accuratamente fra il più scadente, i numerosi ritocchi nei quadri, i molti mutamenti nel personale, attuati su vasta scala nella speranza di tonificare l'ambiente (. .. ) (17). Per tutte queste ragioni Dapino riteneva di poter affermare che il Raggruppamento era nato male: ben lungi dal rappresentare,

dal suo nascere, il fiore delle nostre superstiti Forze Armate. Bisognava ora ricominciare da capo, riorganizzando il Raggruppamento secondo un programma ben definito, consono ai

compiti che ci sono affidati ed al terTeno sul quale dobbiamo operare, con quadri ed uomini di provata fedeltà e capacità, armati in misura proporzionale all'armamento del nemico. Soltanto a queste condizioni il Raggruppamento poteva essere ricondotto al fuoco. In caso contrario, concludeva Dapino, ( ... ) meglio vale

discioglierlo; per non macchiare di disonore anche l'Esercito della Riscossa. Parole dure come si vede, quasi certamente ispirate da una profonda amarezza, ma che tuttavia dimostrano come la situazione del Raggruppamento fosse difficile in quel momento dal punto di vista psicologico, prima ancora che da quello tecnico. Ma gli americani l' avrebbero capito e, soprattutto avrebbero avuto la pazienza di attendere? Di lì a pochi giorni gli italiani appresero che da parte americana ci si stava orientando in tutt'altra direzione: lo smembra~ento del I Raggruppamento. Ma andiamo per ordine.


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JL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Il 25 dicembre il II Corpo d'Armata, che aveva stabilito la zona di S. Agata dei Goti come nuova sede di accantonamento, comunicava che il Raggruppamento non era più alle proprie dipendenze e passava direttamente a quelle della 5 a Armata (18). (schizzo n. 6) Finiva così un ciclo, e mentre fra le truppe si allentava la tensione, grazie anche alle festività natalizie, il Raggruppamento si preparava a vivere le settimane più difficili della sua breve esistenza. Nelle retrovie

La prima preoccupazione di Dapino appena raggiunte le retrovie, fu rivolta proprio all'aspetto psicologico della crisi del Raggruppamento. Rivolgendosi ai comandi dipendenti il 30 dicembre Dapino muoveva loro un velato rimprovero:

Per alcune segnalazioni pervenutemi e per constatazioni che ho avuto l'occasione di fare personalmente, ho ragione di ritenere che l'assistenza morale delle truppe non riceva, presso alcuni reparti dipendenti, tutte le cure che essa richiede, specialmente nell'attuale momento (19). A tale proposito Dapino auspicava che i comandanti e gli ufficiali tutti facessero uno sforzo particolare p er tenersi in continuo contatto con i militari dipendenti, al fine di conquistarsene la fiducia e la confidenza, pur senza tollerare alcuna diminuzione della autorità inerente alle loro funzioni di comando e al loro grado. La truppa andava tenuta costantemente al corrente (. . .) dei principali avvenimenti militari e politici. A questo scopo veniva stampato

dal

comando

del

Raggruppamento ,un

apposito

bollettino informazioni la cui lettura e spiegazione da parte degli ufficiali doveva servire a dimostrare l'andamento della campagna ed a rafforzare sempre più la fiducia nella vittoria. Tutto poteva essere utilizzato a questo scopo: gli ufficiali avr;bbero di volta in volta posto l'accento sull'avvenimento a loro parere più adatto; poteva trattarsi di un fatto di grande risonanza, come una vittoria militare alleata, o dell'esempio, volto a stimolare lo spirito emulativo, fornito da quanti nell'Italia occupata dai tedeschi,

svolgono attiva opera di resistenza affrontando i rischi ed i sacrifià


-======== =~= = = = -== =======~~= ==========-

Schizzo iv 6

I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO SI TUAZIONE GRAFICA AL 28 DICEMBRE 194?>


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l A CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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di una guerra senza quartiere; oppure di uno più «privato>>, per così dire, ma non meno sentito dai soldati come le manifestazioni di elogi e di riconoscimento espressi dalle autorità italiane e dai comandi alleati per il comportamento delle nostre truppe nelle recenti azioni, o le manifestazioni di solidarietà dimostrate in modo concreto da enti, comitati, singole personalità e dalla stampa. In particolare, meritava di essere sottolineata, secondo Dapino, la sottoscrizione aperta in favore del Raggruppamento dal giornale napoletano «Il Risorgimento». L'iniziativa aveva permesso ai soldati di ricevere pacchi dono natalizi che risultavano particolarmente graditi per il significato simbolico che esprimevano ancora prima che per il loro valore intrinseco. Tutto questo avrebbe dimostrato che il Raggruppamento non era abbandonato a se stesso ma che anzi, dopo la fase di sbandamento seguita all'annuncio dell'armistizio, ora la compagine militare stava riorganizzandosi rapidamente e intendeva dedicare una cura particolare e crescente all'unità che rappresentava l 'avanguardia del rinato Esercito italiano. Certamente Dapino non si illudeva sulla efficacia taumaturgica di questi argomenti e consigliava i comandanti dipendenti che avessero fallito con l'opportuna opera di persuasione , di operare nei confronti di qualsiasi genere di sfiducia e dì disorientamento adottando le misure adatte a isolare e a rendere inoffensivi quegli elementi che possano esercitare una z'njluenza deleteria sullo spirito della truppa. Dapino era comprensibìlmente preoccupato che molti degli elementi che minavano il moraJe delle truppe potesso intaccare anche i nuovi reparti (. . .) assegnati al Raggruppamento (20). Invece, una volta eliminati con la persuasione tutti gli elementi che turbano l'animo del soldato, e se , (.. ) l'unità nella sua nuova costituzione potrà evitare scosse eccessivamente dure, quale quella da essa subita nel àclo operativo già svoltosi, si renderà possibtle la formazione di uno spirito combattivo e di una coesione che consentano · al Raggruppamento di assolvere i compiti affidatigli ( 21 ) . Progetti contrastanti

A tale scopo appunto si stava lavorando a Brindisi. Il 31 dicembre il Capo dì Stato Maggiore Generale Messe e il Capo di Stato


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTOR IZZATO

Maggiore dell'Esercito Berardi si incontrarono per decidere i provvedimenti da adottare per il rafforzamento del Raggruppamento . Le decisioni più importanti riguardavano : 1) l'assegnazione del 68 ° reggimento fanteria in sostituzione del 67° (. . .)che pur rimanendo in forza al Raggruppamento stesso, verrà ritirato per riordinarsi, rimanendo per l'impiego a disposizione dello SMRE; 2) costituzione del 13 ° reggimento bersaglieri, su due battaglioni che, unitamente al XXXIII battaglione bersaglieri proveniente dalla Sardegna, sarebbe andato ad affiancarsi al LI già in forza al I Raggruppamento motorizzato; 3) invio di 2 plotoni mortai da 81 di nuova costituzione; 4) assegnazione del battaglione arditi Boschetti per il quale restava da decidere se sarà impiegato direttamente dal Raggruppamento o, pur n·manendo in forza al Raggruppamento stesso, sarà impiegato dalla 5 a Armata; 5) assegnazione di 200-250 moschetti automatici (22). Il programma era ambizioso, si trattava di immettere forze fresche negli organici notevolmente ampliati del Raggruppamento: la forza dei bersaglieri infatti risultava praticamente raddoppiata passando da uno a due reggimenti. Il tutto, in tempi relativamente brevi: subito i 2 plotoni mortai; entro un paio di settimane il 68 ° per il quale risultavano già pronti 600 complementi, mentre per il LI bersaglieri erano già pronti 150 dei 370 previsti. Per gli altri reparti non si facevano previsioni dovendo arrivare dalla Sardegna con mezzi di imbarco alleati. La realtà si doveva rivelare molto diversa. Già cinque giorni più tardi il generale Dapino comunicando alla 5a Armata tali decisioni, tracciava un quadro meno ottimistico: risultava ridimensionato il programma e i tempi di approntamento notevolmente allungati. Il comandante del Raggruppamento prevedeva infatti l'assegnazione ali 'unità del solo XXXIII battaglione bersaglieri che, unitamente al riordinato LI, avrebbe dovuto formare un reggimento: del 13 ° reggimento dato in fase di costituzione appena 5 giorni prima, non vi era più traccia. Per i tempi di attuazione dei provvedimenti riguardanti il XXXIII e il battagùone Boschetti, Dapino si affidava alla rapidità con cui da parte anglo-americana verranno concessi i· mezzi di trasporto occorrenti per trasportare i reparti dalla Sardegna (23).


LA CRJSJ OEl I RAGGRUPPAMENTO

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Nello stesso tempo però Dapino prevedeva che il 68 ° non sarebbe stato pronto prima. della fine del mese, anziché per la metà come era stato previsto da Messe e Berardi. Inoltre venivano rinnovate agli anglo-americani richieste di armi e mezzi che avrebbero dovuto sopperire a eventuali carenze da parte italiana. Non sappiamo quali reazioni si attendessero a Brindisi e al comando del Raggruppamento comunicando queste notizie. Tutto lascia credere però che si fosse abbastanza ottimisti sul fucuro immediato dell'unità. Non si spiegherebbe altrimenti la proposta fatta allo Stato Maggiore dal comando del Raggruppamento il 10 gennaio di modificare i_l nominativo dell'unità in Divisione <<Victorio Veneto» (24). Gli anglo-americani invece erano di tu tt'altro parere, come detto, anche se non fu facile capirlo subito: come già più di una volta in p recedenza, essi lanciarono una serie d i segnali concradittori. Il 15 gen naio giungeva dal comando della .5 a Armata il foglio 336 che, riferendosi alla lettera di Dapino del 5 gennaio, dichiarava di ritenere opportuni i provvedimenti presi dal comando italiano per la riorganizzazione del Raggruppamento (25) . A cale proposito anzi, lo stesso comando americano aveva inviato l' 11 gennaio una circolare contenente una serie di suggerimenti riguardanti vari aspetti della preparazione del Raggruppamento che andavano particolarmente curati per rimediare alle deficienze messe in mostra dall'unità italiana nelle recenti operazioni: occorreva perciò, secondo il comando della 5 a Armata, sottoporre le truppe per due settimane a un (..) intenso addestramento (. .) prima che il Raggruppamento entri nuovamente in linea (26). Il comando della 5a Armata sembrava dunque decisamente orientato a u n nuovo prossimo impiego del Raggruppamento, come scriveva il Dian.ò ston.·co il 16 gennaio . Neppure le pessimistiche conclusioni d i una severa inchiesta americana circa l 'efficienza tecnica del Raggruppamento avevano dunque influito sulle d eterminazioni del comando della 5 a Armata cui è da tempo ben nota la situazione del nostro equipaggiamento, commentava ottimisticamente Dapino lo stesso giorno (27 ). Invece le cose stavano in maniera alq uanto diversa: così, mentre ufficialmente si approvava la ripresa dell'unità italiana e si prendevano provvedimenti in tal senso , in forma velata e non appariscente si stavano facendo passi che andavano nella direzione opposta. L' 11 gennaio il comando 5a Armata aveva già dato disposizioni per il temporaneo passaggzò di 250 autien.· alle


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZi\TO

dipendenze della 5 11 Armata (28). Si trattava di una· perdita significativa per il numero degli uomini sottratti al già dissanguato Raggruppamento che rischiava di restare letteralmente paralizzato data la funzione del personale richiesto dagli americani. In realtà era soltanto l'inizio di una vera e propria emorragia che si sarebbe manifestata in tutta la sua ampiezza e pericolosità nei giorni immediatamente successivi. Il 12 gennaio una nuova impellente richiesta giungeva dal comando 5 a Armata riguardante la compagnia artieri del LI battaglione misto genio che doveva essere trasferito nella zona di Venafro passando alle dipendenze del 11 Corpo per lavori stradali(. . .). Il 23 gennaio il comando 5 a Armata disponeva ti temporaneo passaggio alle dipendenze del 21 ° gruppo spiaggia nella zona di Teano di una compagnia del 67 ° rgt. fanteria ( ... ) (29) . Il giorno successivo, 24 gennaio, infine, il comando 5 a Armata disponeva zl trasferimento dell'intero 67 ° rgt. fanteria alle dipendenze del II CA (30). Ormai era chiaro e inequivocabile che non si trattava soltanto di provvedimenti che andavano sminuzzando la compagine del Raggruppamento, come si esprimeva eufemisticamente il Diario il 24 gennaio: era invece in atto da parte americana una vera e propria smobilitazione dell'unirà i cui reparti sarebbero stati utilizzati un po' alla volta per lavori di manovalanza. lo apprendiamo con dovizia di particolari dalla preziosa testimonianza del capitano Medici-Tornaquinci, del!' ufficio G. -3 che teneva i collegamenti con la 5 a Armata (31 ). Il 24 gennaio l'ufficiale comunicava al comando del Raggruppamento la nostra situazione nei confronti della 5 a Armata, a suo parere attualmente delle più difficili. Per la verità, dopo Monte l ungo gli americani avevano compreso la delicata situazione del Raggruppamento ormai impossibilitato a continuare a partecipare ad operazioni in seguito alla sua diminuita efficienza. Il 15 ° Gruppo d'Armate aveva accettato il programma di riorganizzazione dell'unità proposto da parte italiana, prendendo per buone le assicurazioni di Dapino di potersi rio1ganizzare in breve tempo mediante com/Jlementi che sarebbero venuti- dalle Puglie. Ma a distanza di oltre un mese dal ritiro del Raggruppamento dalla zona di Monte lungo , trascorso cioè più del tempo prospettato come necessario per z! ritorno in combattimento, che cosa era . stato fat. to si ch iedeva Medici-Tornaquinci? la situazione appanva scoraggiante: In tale periodo non un complemento è arrivato; l'autocolonna partita da più di venti giorni da Brindisi non è ancora rientrata; ieri


LA CRISI DEI. I RAGGRUPPAMENTO

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ti comando della Campania comunicava di far ritornare ti LI Btg Bersaglieri in Puglia per la sua riorganizzazione. Quest'ultima notizia oltretutto, commentava preoccupato Medici, non era ancora a conoscenza del Comando 5 ° Armata. Ma questo da parte sua non aveva avuto. bisogno di ulteriori chiarimenti sulla situazione del Raggruppamento. Già largamente informato delle carenze strutturali dell'unità, aveva avuto certamente, secondo Medici, notizia dal servizio inform azioni del morale assai basso di certi reparti del Raggruppamento. Di fatto, già all'inizio di gennaio l'ufficiale di collegamento italiano aveva avuto la netta sensazione che in seno alla 5 a Armata, per tutte le su esposte ragioni, si stava maturando un notevole cambiamento nei nostri confronti. Era, a suo avviso, il terzo stadio dell'evoluzione dell'atteggiamento americano verso gli italiani che poteva essere così riassunta: I-freddezza verso ex-combattenti; 11-cordialt'tà sincera per la volontà di intervento, comprensione con una certa riserva di giudizio definitivo; 111-(attuale): disprezzo come combattenti e benevolenza verso «brava gente», incapace di grandi cose. A questo punto dunque gli americani ci consideravano come un inutile peso quale uni'tà combattente e desideravano soltanto sfruttare le nostre possibilità unicamente come lavoratori. Perché si era giunti a questa situazione? La risposta offerta da Medici è nella sua analisi fortemente autocritica del comportamento italiano. La 5 a Armata aveva preso quella drastica decisione per ti nostro non molto brillante debutto; per le lunghe tergiversazioni, ti ri'tardo, per essa incomprensibile, dei complementi (. .. ), le nostre nchieste di materiali, rappresentate come indispensabili, richieste che essa attualmente non può o non vuole soddisfare; In particolare, risultava gravissima l'assenza prolungata anche di un comandante titolare del Raggruppamento che impediva agli americani di avere regolari e continuaci contatti con tale comandante. Utili sostituisce Dapino al Comando del I Raggruppamento motorizzato

Su questo aspetto occorre soffermarsi un momento. Alla metà di gennaio il Raggruppamento motorizzato cambiò comandante. Il 16 gennaio il Comando Forze Armate della Campania comunicava


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IL PRI MO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

che in data 9 il Ministero della Guerra aveva disposto che il generale di Brigata Umberto Utili assumesse il comando del Raggruppamento in sostituzione del generale Vincenzo Dapino; nel frattempo il comando interinale era stato assunto con decorrenza 15 gennaio dal colonnello Valfré di Bonzo (32). Il generale Utili sarebbe giunto al Raggruppamento soltanto la sera del 23 assumendo il comando effettivo a partire dal giorno successivo. Per il momento si tratteneva in Puglia per presiedere alle operazioni di approntamento di alcuni reparti destinati al Raggruppamento (33). Era il proseguimento di un lavoro cominciato gjà da alcuni giorni, esattamente da quando, 1'8 gennaio, Utili aveva avuto da Messe la comunicazione informale della prossima nomina a comandante del Raggruppamento; così descrive la scena lo stesso Utili: L '8 gennaio tornai a Brindisi per consegnare alcuni dettagliati promemoria sui risultati del mio recente viaggio. Il Maresciallo Messe mi fece sedere a s'immerse nella lettura; ad un tratto levò zl capo e tendendomi un fascicolo attraverso la scrivania: «Beh!» mi disse, «intanto leggi questo e poi mi dirai che cosa ne pensi». Era una relazione del generale Dapino sull'attuale efficienza morale del I Raggruppamento Motorizzato. S'era già sparsa la voce di una seria crisi seguita al combattimento, e quanto le nostre truppe si fossero impegnate con slancio e valore. Ma non m'immaginavo che essa fosse così preoccupante come nel documento veniva descritta,· il generale si mostrava profondamente accorato e le sue previsioni non erano affatto incoraggianti. «Ebbene»? mi domandò il Maresciallo quando ebbi finito. Mi strinsi nelle spalle: «sarà un affar serio» risposi. «Hum! Tu prenderai queste truppe. Quando credi di essere pronto a partire?». «Anche subito» (34) . E subito infatti si mise a lavoro il generale Utili prendendo contatti con reparti in approntamento destina6 a far parte del I Raggruppamento motorizzato, instaurando rapporti che si sarebbero rivelati preziosi in futuro. Per il momento però la sua assenza dal comando rischiò di far precipitare la situazione. Ali' inizio di gennaio, avvertendo il mutamento di clima, il capitano Medici aveva consigliato il generale D apino di chiedere un colloquio al comando 5 a Armata per definire la nostra posizione ed eventualmente cercare di riparare le eventuali mancanze. Successivamente, secondo Medici, il comando del Raggruppamento (. . .) cambiò idea



Dai porti della Sardegna partono mezzi e m,;


ueriali per il 1 ° Raggruppamento Motorizzato.


Il generale Clark, comandante della 5 a Armata Americana, con il generale Dapi no, dietro il quale si intravede il generale Walker, comandante della 36~ Divisione Americana.

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Allievi ufficiali e fanti del Raggruppamento attraversano l'abitato di Mignano (dicembre 1943).


Un sergente dei bersaglieri mostra un moschetto automatico Beretta ad un sottufficiale çlella 5 a Armata.

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Trasporto di materiali e munizioni verso la linea d: l fuoco.


Il maresciallo d'Italia Giovanni Messe, Capo di Scaco Maggiore Generale, visita reparti del Raggruppamento.


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Soldato italiano

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Manifesto di propaganda tedesco, lanciato sulle linee italiane per incitare alla resa i militari del Raggruppamento (aprile 1944).


ltal~ani, ·soldati del 1° ragruppamento !. . Le Nazione t:ni!e ,·i an\'ano prome~!-O la pace, il ritorn(> :tlle vosttt famiglie ·eJ alla normalità ne1le terre Ja loro ocupatc

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u Jfuern. che credevate fìnità. continua anche per ~Yoi . \'oi siete costttttì a ponare 1Je armi in una lotta a tìanco ~ truppe d·~i c~Jòre e d' ogni.;.pae~e. Chi non p.uò c~inhattere, deve lav0rart' .per questa gente con se.uso salario, poco pane e per ·. di :Più disprezzati. Vi ~ìete jmm~ginato tutto ciò? •

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Alpini del Raggruppamento rafforzano le difese di Monte Marrone (aprile 1944).



Il generale Utili mostra al generale Leese, in visita al Raggruppamento, le carte operative di Monte Marrone (aprile 1944).


I



LA CRISI DEL I R,\GGRUPPAMENTO

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e da allora sono trascorsi 20 giorni senza che nessuno sz sia presentato alla 5a Armata per una chiarificazione (35). Dato il momento particolarmente delicato, gli americani, come è comprensibile, avrebbero voluto per interlocutore il comandante effettivo. Del resto sarebbe stato interesse degli italiani stessi disporre al momento di una guida energica e dalle idee chiare quale Utili seppe dimostrarsi appena assunto il comando. Invece, nelle cruciali due settimane centrali del mese di gennaio si venne a verificare una vera e propria vacanza di comando. Appena giunto a destinazione , Utili si trovò a dover affrontare una situazione che appariva drammatica ma non disperata secondo il capitano Medici-Tornaquinci che era ottimista, nonostante tutto. Intanto a suo parere era possibile ottenere un ritorno in linea del Raggruppamento nonostante la sentenza emanata, sia purè non ufficialmente, ma praticamente in atto che ne decretava la morte. Tutto ciò a patto che si mettesse in mostra rutta la nostra buona volontà soprattutto fattiva, proseguiva Medici che così completava il suo pensiero:

Gli americani, meglio di noi, conoscono le nostre deficienze in armi, autocam·, pile e radio. No'n occorre ricordargliele in continuità; essi rispondono: se non potete fare la guerra, non la fate! Occorre far da noi, esclusivamente da noi~ e presto. Dare insomma la dimostrazione che la buona volontà c'è e che concludiamo (36). Ci siamo dilungati sulle proposte finali di Medici perché ci sembrano riassumere bene la linea di condotta adottata da Utili a partire dal giorno 24. Non sappiamo quanto i consigli dell'ufficiale di collegamento italiano abbiano influito sulle decisioni del nuovo comandante d el I Raggruppamento. È probabile che i suggerimenti del capitano Medici siano stati pienamente recepiti e fatti propri da Utili rafforzandolo in una linea di condotta peraltro già elaborata nei giorni precedenti il suo arrivo al Raggruppamento. Utili del resto si rese conto immediatamente da solo che ormai c'era ben poco da sperare non soltanto nell'aiuto degli americani ma addirittura nella loro buona disposizione. Il nuovo comandante scava appunto riflettendo sui danni prodotti sulla compagine del Raggruppamento dalla sottrazione d i vari reparti operata in quei giorni dagli americani, allorché giunse l'ordine citato di trasferire l'intero 67° alle dipendenze del Il C.A. con compiti ausiliari. Così descrive lo stesso U tili le sue impressioni del momento:


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IL PRI MO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZAT O

Davvero non si cominciava bene. Sfumavano subito le mie speranze di costituirmene col tempo una riserva. (. ..) A parte questo, collegando tutti gli ordini n."cevuti~ c'era da prevedere anche ti peggio e da temere di essere giunto troppo tardi (37). Chiesto e ottenuto tramite gli ufficiali di collegamento italiani un colloquio col comandante la 5a Armata e col suo capo di S.M. , nel pomeriggio dello stesso giorno 24, Utili partì per Caserta accompagnato dal ten. col. Luigi Lombardi. L'impatto con il generale Gruenther, Capo di S.M. della 5a Armata, non fu dei più incoraggianti secondo il comandante del Raggruppamento: Mi limitai a rispondere freddamente ai suoi quesiti sulle truppe in approntamento. (.. .) D'altronde egli non entrava nel vivo delle mie preoccupazioni ed io diffidavo di prendere con lui l'iniziati·va (38). Per fortuna, con Clark il ghiaccio si sciolse e le cose sembrarono mettersi subito al meglio:

Il comandante dell'armata mi accolse som'dendo con quella franca e semplice familiarità che già mi aveva ispirato simpatia. L'istinto mi suggen·va di avere fiducia. Gli dissi che quattro battaglioni erano sostanzialmente pronti a raggiungermi e gli esposi i particolan· della loro formazione; lo assicurai che l'approntamento era stato una cosa sena e che prendevo su di me la responsabilità che queste truppe non avrebbero sfigurato. Non potevo credere che i suoi sentimenti verso di noi fossero cambiati'; combattere aveva per noi un significato vitale. Ma egli era troppo grande soldato per non rendersi conto che io dovevo superare grosse difficoltà. Bisognava darmi il tempo ragionevole perché potessi raccogliere e rendere omogenea la mia unù'à e perciò occorreva affrettare il trasporto della gente che avevo in Puglia e la restituzjone di quelle aliquote del vecchio Raggruppamento che erano stàte impiegate fuori di esso; altrimenti ogni sua buona intenzione sarebbe nsultata inoperante. La prosa di Utili che procedeva co~e un rullo compressore, nonostante il capitano Cicogna, che fungeva da interprete, traducesse pacato, frase per frase, raggiunse l'effetto sperato. Clark sembrò infatti bene impressionato dall'esposizione del generale italiano che aveva seguito con attenzione guardandolo negli occhi e approvando col capo. La sua risposta fu infatti breve ma eloquente:


U CRISI DEL 1 RAGGRUPPAMENTO

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Generale, la comprendo ed apprezzo la sua esposizione. I suoi soldati combatteranno con noi e sono certo che combatteranno bene. Darò gli ordini per quanto mi chiede. Lei attenda serenamente a mettersi la sua gente alla mano; mi dirà lei' stesso quando sarà pronto (39). Le cose sembravano dunque mettersi per il meglio; superato rapidamente e in maniera più facile del previsto il duro e inatteso ostacolo, il pessimismo, come spesso accade in questi casi, lasciò il posto all'ottimismo più sfrenato; si ricominciò subito da parte di tutti a fare i più ambiziosi progetti per il futuro:

Sulla via del ritorno imbastivamo con Lombardi progetti concreti di riorganizzazione e di addestramento. Di fronte a Sant 'Agata, al di là del fiume !se/ero, avevo notato sul nlievo del Taburno terreni che presumevo assai adatti per esercitazioni di combattimento; in combinazione con quelli bisognava studiare zone di alloggiamento che nsultassero a conveniente portata; disposi per le ricognizioni. Accanto al paese c'era un battaglione amen·cano di cam· in turno di riposo; andavo vagheggiando la possibilità di istruzioni tattiche in comune con la nostra fantena, forse sarebbe stata un 'ipoteca preziosa per l'avvenire. Avrei voluto anche organizzare una scuola di tiro (40). Probabilmente gli italiani sarebbero stati un po' meno ottimisti se avessero conosciuto il contenuto , e soprattutto il tono, del memorandum prepararo lo stesso giorno 24 dal ten. col. Brisach del servizio G-3 per il Capo di S.M. della 5a Armata generale Gruenther. L'ufficiale americano di collegamento esponeva al superiore il nuovo organico del Raggruppamento proposto dal generale Utili nei termini seguenti:

a) Un Rgt. di Fantena, il 68 °, organico 2 battaglioni; forza totale circa 1. 800 uomini. b) Un Rgt. Bersaglien·; organico 2 battaglioni; forza totale circa 1.250 uomini. I due battaglioni saranno zl 29° (zona di Bn.ndisi) e il 33 ° (Sardegna). Il 51 " Btg. che fa ora parte del Raggruppamento non sarà incluso. c) Un Btg. Paracadutisti, il 185 °1 organico tre compagnie; forza: 15 ufficiali e 450 uomini (. .. ) . d) Un Btg. Alpini comprendente una battena da 75 mm. someggiata; forza 600 uomini.


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IL PRlMO RAGGRUPPAMENTO MOTO RIZZATO

e) Il Battaglione «Arditi» dalla Sardegna: forza 600 uomini. f) L'Artiglieria (4 gruppi) ed il Genio rimarranno come sono attualmente (41). li ten. col. Brisach illustrava poi dettagliatamente i vari punti del programma sottolineando l'intento di Utili di trasformare il Raggruppamento da motorizzato a normale non motorizzato, ma con una compagnia di· automezzi e di guidatori raccolti dai reparti al momento della loro smotori.zzazione. A tale proposito chiariva subito che il ritorno dei 250 autieri richiesto espressamente d a Utili, sarebbe stato impossibile per almeno un altro mese per le esigenze operative della Sezione trasporti che li aveva richiesti. Ma, a parte queste difficoltà, non certo le prime e neppure le ultime che gli italiani si trovarono di fronte , quello che più colpisce negativamente è, come detto, il tono dello scritto che non nascondeva dubbi e incertezze circa l'effettiva capacità del Raggruppamento e le sue reali possibilità di rientrare in linea. Le affermazioni di Utili erano accompagnate da ripetute e insistenti espressioni attenuative: certamente intenzionali, del tipo: dichiara ti Generale Utili, è stato dichiarato e simili, che avevano lo scopo di far pesare completamente sul generale italiano le responsabilità delle affermazioni stesse e di mettere in evidenza lo scetticismo che nutriva in proposito lo stesso Brisach che così concludeva:

Il Gen. Utili sembra essere fermamente convinto nell'idea che il Raggruppamento Italiano è prossimo a poter essere nuovamente impiegato in azione malgrado le povere condizioni· delle sue armi e del suo equipaggiamento. L'atteggiamento dell'ufficiale americano testimonia l'esistenza in vari ambienti della 5 a Armata di vaste sacche di scetticismo, se non di vera e propria sfiducia, nelle capacità di ripresa dell'unità italiana: l'Ufficio operazioni era certamente uno di questi; quanto al ten. col. Brisach in particolare, lo stesso gen. Utili aveva ricevuto questa impressione nelle numerose riunioni organizzative tenute con lui dopo il colloquio del 24 gennaio. Così scrive Utili:

Su tali argomenti ebbi particolareggiate conversazioni col tenente colonnello Brisach dell'Ufficio Operazioni, col quale trattai anche circa le mie intenzioni relative ai due battaglioni bersaglieri, la revisione degli organici, zl mio programma di addestramento e l'afflusso di nuove unità.


LA CRISI DEL l RAGGRUPPAMENTO

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Di massima ogni iniziale divergenza di vedute venne superata; tuttavia l'atteggiamento personale del Brisach mi lasciò una impressione poco gradevole. Egli oscillava tra la sufficienza un po' sprezzante e lo scetticismo appena larvato. Ciò dava · credito all'impressione degli ufficiali di collegamento che l'ambiente dell'Ufficio Operazioni fosse ancora mal prevenuto nei nostri confronti (42). L'esistenza di posizioni di questo genere in_ seno alla 5a Armata potrebbe spiegare l'evolversi della situazione nei giorni a cavallo tra gennaio e febbraio. Così Utili descrive i fatti: Improvvisamente, zi 3 febbraio mattina, un ordine assolutamente inspiegabzie ci percosse come un fulmine a ciel sereno. Era la richiesta, cruda e categorica, di mettere subito a disposizione 650 uomini da impiegare come lavoratori. Stentavo a credere ciò che leggevo. Il comandante dell'Armata mi aveva rassicurato personalmente sulle sue intenzioni: i successivi contatti col suo Stato Maggiore erano stati sostanzialmente in armonia con le direttive date in mia presenza. Ora, senza una ragione apparente, tutto cambiava. E cambiava in modo irreparabile giacché non avrei potuto ottemperare a quell'ordine senza sconnettere tutte le unità già assai striminzite, e senza praticamente annullare ti reggimento d'artiglieria ovvero i due battaglioni testé giunti; in tutti i casi si trattava d'infliggere al Raggruppamento un colpo mortale (43). Che cosa era cambiato nel giro di 1O giorni per giustificare quella decisione apparentemente inspiegabile che segnava un passo indietro decisivo? Dopo aver sospeso l'esecuzione dell'ordine, Utili cercò subito una risposta all'interrogativo: ottenuto un colloquio con il capo Ufficio operazioni delfta 5a Armata, Utili si recò a Presenzano accompagnato dal tenente colonnello Lombardi e dal capitano Cicogna che avrebbe fatto da interprete. Il dialogo fra Utili e il generale americano, presente il tenente colonnello Brisach, merita di essere riportato integralmente secondo la ricostruzione fatta dallo stesso Utili: Esposi obiettivamente la mia situazione. Se l'ordine fosse stato confermato non avrei potuto più riparare al danno che ne sarebbe stata la conseguenza. L'armata avrebbe potuto ottenere facilmente altre unità poco o punto utilizzate; per me invece quei 650 uomini


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZATO

erano insostituibili perché costituivano la vera ossatura di tutto l'organismo. Tanto valeva rinunciare al principio di una forza italiana combattente; ma questo non mi sembrava il proposito del generale Clark che con me si era espresso in tutt'altro modo e col quale, se mai, chiedevo di parlare direttamente (44) . Sembra di assistere alla replica del colloquio con Clark del 24 ma a differenza del comandante l'Armata, il capo Ufficio operazioni non appare altrettanto ben disposto:

Il mio interlocutore ascoltava la traduzione dell'interprete con volto impenetrabile; gli argomenti non sembravano avere presa su quella liscia parete. Egli mi fece annunziare gelidamente che si trattava di una necessità improrogabile e che per intanto bisognava che l'ordine avesse esecuzione (45) . Perso per perso, il generale Utili tenta una mossa tanto audace quanto poco ortodossa:

Sta bene - replicai - il mio governo mi ha destinato a comandare queste truppe per combattere; ora mi dite che il loro impiego sarà diverso. In tal caso, il mio mandato è esaurito. Non ho competenza a trasmettere simili ordini; non posso che attendere una pronta sostituzione. Il volto del generale espresse un sincero stupore. Egli non si attendeva questa resistenza che giudicava molto sconveniente. Volle farmi notare che essa era contro tutte le regole e rammentarmi che non potevo sottrarmi agli obblighi della disciplina (46). Utili, che è d'accordo sostanzialmente su questo punto col suo interlocutore, cerca di aggirare l'ostacolo con un'argomentazione cavillosa e patetica al tempo stesso:

Sono venuto da voi come soldato (. . .) e non mancherò ai miei doveri di soldato. Ma ciò che mi chiedete equivale aèl abdicare a questa mia qualità di .combattente che mi stringe, con lealtà reciproca, al vostro fianco; è su questo punto che non vi posso obbedire. Soltanto il mio governo può, se lo crede, sottoscrivere una simile rinuncia. Voi detenete ancora tanti miei compagni come prigionieri di guerra; alla peggio, capirete che voglio essere trattato come uno di loro, che le convenzioni internazionali assicurano da ogni violenza al loro sentimento di fedeltà verso il proprio paese (47).


LA CRISI .DEL I RAGGRUPPAMENTO

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Gli sforzi di Utili sono ammirevoli, ma lo stesso comandante del Raggruppamento sembra poco convinto del buon esito dei suoi tentativi: Un imbarazzante silenzio fece seguito· a queste mie dichiarazioni; evidentemente il caso non era previsto ed zl generale esitava ad assumersi la responsabilità delle decisioni. Gli americani si n'tirarono. Non sapevo come fosse andata a finire, ma non mi pentivo affatto di avere obbedùo all'impulso (48) . Di lì a poco Utili apprenderà di avere avuto ancora una volta partita vinta, grazie forse soprattutto alla sua ostentata determinazione:

Il generale n·entrò e mi comunicò asciuttamente che l'ordine sarebbe stato n'tirato ( . .) Però zl generale mi soggiunse, fissandomi con intenzione, che le mie truppe avrebbero dovuto n·entrare presto in linea. Io non ero pronto, ma mi inchinai in segno di assenso (49). Probabilmente il generale americano, costretto a ritornare sulla propria decisione, aveva voluto togliersi una soddisfazione personale con questa ultima mossa, che Utili non poteva cerco rifiutare avendola sollecitata con tanta passione. Il burrascoso colloquio aveva dato i frutti sperati sul piano operativo ma non aveva chiarico i motivi della improvvisa richiesta americana. Il generale Utili così si interroga in proposito nelle sue memorie: Rievocando a mente più serena quegli eventi non so ancora trovarne una convincente spiegazione. Mi npugna di ammettere che zl generale Clark mi avesse illuso deliberatamente o avesse poi cambiato idea; non saprei immaginare per quale ragione: (50). Più convincente, anche a nostro avviso, le seconda ipotesi: È assai più presumibile che egli attnhuisse un 'importanza militare molto relativa all'impiego del Raggruppamento e che dopo zf nostro colloquio non se ne sia più interessato, tanto più che l'incerto andamento della battaglia nella testa di sbarco di Anzio assorbiva probabilmente tutta la sua attenzione. Ciò può avere incoraggiato i suoi collaboraton·, dopo un certo tempo, a chiudere questa noiosa pendenza delle truppe italiane secondo le propn·e opinioni. Dal loro punto di vista forse non avevano torto; nel n'tardo del 68 ° e in genere nei nostri indugi essi vedevano semplicemente una prova di cattiva volontà (51).


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Superato l'incidente Utili riprendeva il lavoro llliZiato una ventina di giorni prima. Già dalla metà di gennaio, come detto, Utili aveva cominciato a seguire personalmente la preparazione dei reparti destinati a far parte del Raggruppamento. I contatti erano cominciati col XXIX battaglione bersaglieri destinato a rinforzare il LI. Al momento (. . .) ti problema più serio del battaglione era quello del completamento degli organici; c'era da definire, da una parte la situazione di un centinaio di reclute non ancora formate e istruite, sulle quali non si poteva fare assegnamento senza prima sottoporle ad un breve ma intenso periodo d'istruzione; dall'altra parte c'erano altrettanti(. . .) bersaglieri di classe antenòre al 14 (. . .) richiamati urgentemente a Salice, (dopo essere stati assegnati a reparti lavorativi impiegati nel porto di Taranto), per mancanza di complementi. Questa decisione, dovuta a cause di forza maggiore, si era rivelata però infelice da un punto di vista psicologico provocando malumori fra i reparti. La soluzione del secondo problema fu rapida e quasi obbligata; seppure a malincuore infatti, il generale Utili si vide costretto a rinunciare a quei veterani sui quali c9ntava {52). Per le reclute la soluzione fu più soddisfacente, ma avremo modo di ritornarci. Una parola a parte merita la vicenda dei paracadutisti «Nembo» che entrarono a far parte del Raggruppamento quasi per caso proprio in quei giorni di metà gennaio. In vista del ritorno al combattimento, Utili aveva fatto richiesta di un certo numero di moschetti automatici (...) per avviare l 'armamento della fanten'a verso soluzzòni più adeguate alle esigenze del combattimento moderno (... ) . Si era pensato di cercare le armi occorrenti presso un battaglione di paracadutisti della Divisione «Nembo» dislocato a Squinzano, cittadina a una quindicina di chilometri da Lecce dotati di fucili automatici «Beretta»: ma i paracadutisti , conosciuto l'ordine, si rifiutarono categon·camente di consegnare le armi. Irritato, ma al tempo stesso interessato da questa inattesa reazione, Utili volle verificate personalmente la situazione e a tale scopo un pomeriggio si recò improvvisamente a Squinzano agli alloggiamenti del battaglione. La visita dette ottimi risultaci: Utili fu bene impressionato da quei paracadutisti i quali, radunatisi rapidamente davanti a lui , l'avevano ascoltato con crescente interesse e partecipazione mentre prometteva loro come premio al ritorno in linea, l'ingresso


LA CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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per primi in Roma liberata (53). A questo punto Utili aveva fatto ritorno a Brindisi con una proposta che a prima vista poteva apparire piuttosto una battuta:

Ebbene - disse· Utili - se non si possono avere i mitra Beretta dai paracadutùti, datemi i paracadutisti e così avrò anche i · Beretta (54). Ottenuto il personale consenso e interessamento di Messe alla proposta, Utili cercò senza molte speranze quello della MMIA: questa invece, una volta tanto, non fece opposizione e così il 185 ° reparto arditi paracadutisti «Nembo», come fu ribattezzato, fu il primo a partire e il primo ad essere impiegato (55 ). In quei giorni fu anche avviato da Utili il tentativo di incorporare nel Raggruppamento il battaglione alpini di stanza a Nardò; anche su questa vicenda, che si concluderà positivamente alla metà di marzo con l'inserimento del battaglione alpini «Piemonte» nel Raggruppamento, avremo occasione di ritornare. Il processo di ristrutturazione del Raggruppamento in corso in quei giorni costrinse Utili ad affrontare subito la questione centrale della sua natura di unità motorizzata. In realtà questa caratteristica era stata sempre più teorica che pratica. Gli organici degli automezzi, già in partenza stabiliti in base a criteri della più rigida economia, si erano col tempo ulteriormente assottigliati, sia per la precaria condizione iniziale d'efficienza del materiale, sia per .le dure condizioni del suo impiego. Per il futuro, i programmi già

approvati o semplicemente allo stato di speranza, contemplavano un aumento di truppe, mentre assolutamente nulle erano le possibilità di incremento dei mezzi esistenti e perfino di sostituzione di quelli diventati inservibili. Una decisione drastica si imponeva dunque a questo punto; infatti non era più possibile mantenere al Raggruppamento la primitiva fisionomia di unità motorizzata (56). Poteva in parte consolare la constatazione che ormai erano dileguate molte illusioni circa una guerra di rapido movimento in Italia, e questo faceva sperare Utili di poter tenere dietro anche a piedi ai futuri progressi degli anglo-americani. Ma, a parte il conforto di natura tecnico-strategica, la decisione di smotorizzare, il Raggruppamento nasceva da carenze di mezzi: ancora una volta insomma si era costretti a fare di necessità virtù. C'era ancora da risolvere un problema: come utilizzàre gli automezzi disponibili in dotazione esclusivamente ai vecchi reparti


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IL PRIMO RAGGRU PPAMENTO MOTOR!ZZ:IT O

del Raggruppamento. Ad evitare possibili gelosie , Utili ritenne opportuno un accentramento quasi totale dei mezzi di trasporto al Comando di Raggruppamento . La decisione riguardava anche i cirta 450 quadrupedi che costituivano le salmerie organiche del 68 ° · fanteria, il solo che ne disponeva. Per le salmerie la decisione fu immediata; per gli automezzi si dovette attendere l'autorizzazione degli americani che ne fecero oggetto di maturo esame e infine concessero il benestare. In tal modo (. ..) nacquero il Reparto Salmerie al comando del magg. Bottini e zf 250 ° Autogruppo misto al comando del magg. Catalano (5 7).

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LA CRISI DEL I RJ\GGRUPPAMENTO

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(1) Diario stonco, allegaci 107 e 106, rispettivamente IRM, 11 dicembre '43 cit. e 10 dicembre '43, o. 630. (2) Diario storico, allegato o. 124 cit. Nel corso di uno di questi attacchi morì un ufficiale dell'Ufficio operazioni e restarono feriti il maggiore Campello, interprete del Raggruppamento, e 6 militari di truppa. (3) Ibidem. (4) Ibidem. Cfr. anche allegati 106 e 107 cit. (5) Diario storico, allegato 124 cit.

(6) Diano stonco, alle date 11 e 12 dicembre, colloqui con il generale Coronaci e il colonnello Lella, entrambi dello Stato Maggiore; il generale Walker si recò a visitare il Raggruppamento il giorno 11. (7) Diario ston·co, 18 dicembre '43. (8) Diario stonco, allegato 124 cit. (9) Diario storico , 19 dicembre '43. (10) Diario storico, 22 dicembre ' 43. (11) Ibidem. (12) IRM, 29 dicembre '43, allegato n . 140 cit. (13) Si veda la relazione del comandante del 67° reggimento fanteria, 29 dicembre, n. 4584, cit., dalla quale sono tratte anche le successive citazioni. (14) IRM, Nucleo ' A', 10 gennaio '44, n. 65, allegato n . 155 a Diario storico. (15) Ibidem. (16) Ibidem. ( 17) Relazio ne per il maresciallo Messe, senza data ma posteriore al 22 dicembre '43, Ricostituzione del I Raggruppamento Motorizzato, in SME, Ufficio Storico, l-3, 92/2. Dapino aveva certamente motivo di lamentarsi della grettezza esistente in talun i emi: ancora il 20 dicembre il comandante del Raggruppamento era cosrreno a pre ndere posizione contro la decisione del Direttore generale del Servizio di Commissariato del Ministero della Guerra, di interrompere la disrribuzione dei generi di conforto ai soldati del Raggruppamento poiché svolgono attività in favore degli alleati (!); Dapino comu nicava al Comando Forze armate della Cam pania e allo Sraro Maggiore che avrebbe continuato a distribuire quei generi ai soldati del Raggruppam ento, trattandosi di reparti che rappresentano le sole tmppe dell'esercito italiano che presentemente .rtarmo combattendo per l'onore dell'Italia. Il maggiore Vismara, riferendosi all'infelice espressione attività in j.,wore degli alleati, commentava con amara ironia: Credo sia stata dimenticata la parola «sospetta» . Cfr. in l-3, 92/2 , IRM, 20 dicembre '43 n. 1176, per l'intervento di Dapino, e IRM, 20 dicembre '43, n. 683, per Vismara.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(18) Diario storico, 25 dicembre e allegato n. 137, foglio II Corpo d'Armata americano. Nella notte fra il 26 e il 27 dicembre avveniva il trasferimento nelle retrovie. Il 27 dicembre i reparti del Raggruppamento avevano assunto la seguente dislocazione: S. Agata dei Goti Comando di Raggruppamento Melizzano 67" Rgt. Fanteria - C.do Solopaca I Btg. Il Btg. Frasso Durazzano LI Bti Bersaglieri Faggiano e Verroni V Btg. e.e. Airola 11° Rgt. Artiglieria - C.do Montesarchio I Gruppo Airola Il Gruppo Zona Sorgente Rizzo IJJ Gruppo Airola IV Gruppo Moiano L{ Btg. misto Genio S. Agata dei Goti · Quartier Generale S. Agata dei Goti A1ttodrappello S. Agata dei Goti P.M. 155 S. Maria a Vico 51 • Autoreparto pesante Valle di Maddaloni 51 • Nucleo Sussistenza S. Agata dei Goti 51 • Nucleo Sanità S. Agata dei Goti 51a Sezione CC.RR. (19) IRM, Nucleo 'A', 30 dicembre, '43, n . 164, allegaco 143 a Diario storico, da cui sono tratte le citazioni successive. (20) Allegaco n. 155, cit. (21) Ibidem. (22) Cfr. C.S., 1 • gennaio '44, appunto contenente le Conclusioni circa i provvedimenti a favore del I Raggruppamento Motonzzato, del colloquio del 31 dicembre 1943 tra il Maresciallo Me.rse e il Generale Berardz; allegaco n. 145 a Diario Ston·co, ora allegato n. 20 al presente volume. (23) IRM, 5 gennaio ' 44, n. 18, allegato n. 148 a Diario storico, ora allegato n. 21 al presente volume. (24) Diario stonco, 10 gennaio '44. (25) Diario storico, 15 gennaio '44, e allegato n. 156, Comando 5• Armata, 14 gennaio '44, n . 336, ora allegato n. 22 al presente volume. , (26) Comando 5• Armata, 11 gennaio '44, n. 353, allegato n. 161 a Diario storico, ora allegato n. 23 al presente volume. (27) IRM, 16 gennaio '44, n. 73, allegato n. 157 a Diario ston·co. Dapino si riferiva al foglio 10 gennaio '44, allegato 158 a Diano stonco, del comando 42· battaglione Ordnance (servizi artiglieria e automobilstici), dal quale il Raggruppamento dipendeva dal punto di vista tecnico. Nel foglio era detto esplicitamente che tenendo come base l'equipaggiamento americano come veicoli ed armi il I R.M. Italiano non è in grado di combattere dal punto di vista Ordnance. Le carenze maggiori riguardavano le parti di ncambio basilari per gli automezzi; le armi leggere delle quali il 30% era arruginito o


LA CRISI DEL I RAGGRUPPAMENTO

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eroso, mentre 1'80% sparava un colpo alla volta. Il giudizio finale ribadiva che il Raggruppamento non poteva essere mantemtto in combattimento (Le sott0lineature sono nel test0); vedilo in allegato 24 al presente volume. (28) Diario storico, 11 gennaio '44. (29) Diario stonco, 23 gennaio '44. (30) Diano stonco, 24 gennaio '44. (31) Ufficio di collegamento con la 5• Armata G-3 . Operazioni, 24 gennaio '44, (d'ora in poi semplicemente: relazione Medici-Tornaquinci, 24 gennaio '44) dalla quale sono tratte le successive citazioni. Anche Utili, op. cit. p. 82, scrive che si era avuto sentore del oambiame nt0 di umore degli americani, poi confermato da Medici-Tornaquinci.

(32) Diario storico, I 7 gennaio '44 e foglio 794 del Comando Forze Armate della Campania, allegato n . 159. (33) Diano storico, 18 gennaio '44. (34) U. Utili, op. cit. p. 54. (35) Relazione Medici-Tornaquinci, 24 gennaio '44, cii. (36) Ibidem. (37) U. Utili, op. cit. p. 83. (38) U. Utili, op. cii. p . 84. (39) U. Utili , op. cit. pp. 84-5. La ricostruzione di Utili è confermata da l Diario storico che alla data del 24, commentando l'esposizione dei farti, scrive: In complesso, la sit11azione, al termine dei vari colloqui appare pienamente chiarificata; apprezzati il previsto am·vo di un btg. paracadutisti, la progettata costituzione di un autogruppo per tutti gli automezzi del Raggruppamento; il prossimo am'vo in zona di un reparto salmerie. (40) U. Utili , op. cit. p. 85 . Pro babilmente dall'ottimismo del momento nacque l'ordine del giorno n. 6 con il qua.le il nuovo comandante indirizzava iI suo saluto ai reparti dipendenci e che si chiudeva con l'espressione Ragf1%zi in piedi perché questa i l'aurora di un giorno migliore , dalla quale è stato tratto il titolo del libro di Utili più vol te citato. Gabrio Lombardi nel.la premessa allo stesso, p. 25, così ricord a l'effetto di quel messaggio: Chi ha vissuto le vicende di quei mesi - e sono passati trentacinque anni risente il brivido che lo percorse, nell'ascoltare quelle parole: quasi un improvviso festoso squillo di tromba in un grigio mattino p iovoso. Per il testo del messaggio, già allegato 168 a Diario storico, cfr. allegato 25 al presente volume. (41) Comando s• Armata, Memorandum per il Capo di S.M. 5° Armata, allegato 170 a Diano stanco. (42) U. Utili, op. cit. p. 104. (43) U. Utili, op. cit. p . 105 . (44) U. Utili, op. cii. pp. 106-7.


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(45) Ibidem. (46) Ibidem. (47) Ibidem . (48) Ibidem. (49) Ibidem. Il giorno successivo, 4 febbraio, giungeva al Raggruppamento per conoscenza il foglio 1034 della 5• Armata con il quale Clark disponeva che per le previ.rie

operazioni della 5 • Armata non si ripeterà, come per il passato, l'impiego del I Raggruppamento italiano per guardie e altri servizi. Clark comunicava inoltre ai reparti dipend enti che il Raggruppamento sarebbe stato pronco per l'impiego per il 10 febbraio e raccomandava che venisse trasportato rapidamente il 68' reggimento fanteria dalle Puglie alla zona della 5° Armata. Cfr. allegato n. 178 a Diario storico. (50) U . Utili, op. cit. p. 108. (51) Ibidem . (52) U. Utili, op. cit. pp. 70-1. (53) U. Utili, op. cit. pp. 72-3 . (54) U. Utili, op. cit. p. 74. (55) Ibidem. (56) U. Utili, op. cit. p. 77. (57) U. Utili, op. cit. p. 77 e 103-4.


CAPITOLO V

LA RIPRESA E IL RIEN1RO IN UNEA

Finalmente il 5 febbraio giungeva l'ordine del comando della 5a Armata che stabiliva il passaggio del Raggruppamento alle dipendenze del Corpo di spedizione francese (C.E.F.) a partire dalle ore 12 dello stesso giorno (1). Per l'impiego il Raggruppamento sarebbe stato alle dipendenze della 2a Divisione marocchina (D.I.M.) comandata dal generale Dody col quale il generale Utili prendeva contatto lo stesso 5 febbraio a Colli al Volturno. I risultati dei colloqui erano concretizzati dal comando del Raggruppamento con il foglio 174 che stabiliva in data 5 febbraio l'ordine di movimento per tutti i reparti~ ad eccezione dell'artiglieria per il giorno successivo (2). . Il 6 febbraio il Raggruppamento si trasferiva nella zona Maddaloni-Caserta-Caiazzo-Dragoni-Alife-Venafro-Zona sud di Montaqutfa: il giorno successivo anche l' 11 ° reggimento artiglieria effettuava il movimento previsto raggiungendo la zona d'impiego (3). A questa data il Raggruppamento era così dislocato: Comando di Raggruppamento Montaqutfa; XXIX Btg. Bersaglien· Zona Ravindola (sud di Montaqutfa); CLXXXV Btg. Paracadutisti Zona R. Petrara; V Btg. e.e. Zona T. Ravindola; Z ona Ovest di Monteroduni 11 ° Rgt. Art., Comando » !Gruppo T Tnverni » II Gruppo T. Ravindola » III Gruppo T. Ravindola » IV Gruppo Cerqueto; U Btg. misto Genio Zona T. Ravindola; Z ona Le Camere/le; 51 a Sezione Sanità Zona Le Camere/le; 244 ° Ospedale da campo


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

34 ° Nucleo Chirurgico 51 a Sezione Sussistenza

Zona Le Camere/le; T Ravindola (4) (Schizzo n. 7)

Nuove difficoltà

Il trasferimento non avvenne però in modo del tutto tranquillo. Il giorno 6 infatti, al momento della partenza si dovettero registrare tra i reparti numerosi casi di assenze arbitrarie. In base ai primi rapidi controlli risultavano mancami :all'appello circa 200 uomini, appartenenti per lo più ai vecchi reparti del Raggruppamento (5 ). Erano interessati dal fenomeno il V battaglione e.e., il battaglione genio e , soprattutto, il LI battaglione bersaglieri. Qui appariva particolarmente grave la situazione di una compagnia che avrebbe dovuto rinforzare ti XXIX (6). Il generale Utili apprese le prime, vaghe, ·notizie sull'accaduto mentre procedevano i preparativi per la partenza, svoltisi quasi dovunque .in modo abbastanza regolare: Soltanto dei bersagli'eri non mi riusciva di sapere nulla di preciso, scrive nelle sue memorie il comandante del Raggruppamento che così prosegue:

(. . .) il maggiore Bore/li si era recato a Bonea, dove sembrava che gli allievi ufficiali avessero fatto una specie di pronunciamento. Alquanto inquieto saltai in macchina e mi portai sul posto. Nel cortile del fabbricato (. ..) ufficiali e truppe erano riuniti' in capannelli a commentare i fatti' e a ricostruire i particolari (. . .). Si trattava di questo: alla sveglia quasi due terzi della compagnia non aveva risposto all'appello (. .. ) (7). Ancora una volta il Raggruppamento si trovava a dover affrontare una situazione particolarmente delicata. L'avvenimento aveva fortemente impressionato tutti quanti e Utili avvertì ti pencolo di un vero e propnò franamento morale· che avrebbe trascinato nella rovina anche le altre unità (8). Un aqeggiamento di debolezza (e tale sarebbe potuta apparire ai soldati anche l'ammissione di circostanze attenuanti che pure esistevano), poteva provocare un effetto catastrofico secondo Utili. Il comandante del ~agg~ppamento scelse la via della durezza, caricando volutamente 1 tom:

Feci suonare l'adunata e parlai brevemente. Non potevo trovare parole abbastanza roventi per quella vergognosa defeziòne in un momento così delicato, con tanti stranien· che avevano gli


Schizzo IV" 7

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I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO SITUAZIONE

GRAFICA AL 7 FEBBRAIO 1944

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LA RIPRESA E Il RIENìRO IN LINEA

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occhi su di noi e giudicavano da noi tutto ii resto del paese. I colpevoli sarebbero stati rintracciati ad ogni costo e non vi sarebbe stata alcuna indulgenza. La compagnia sarebbe partita ugualmente . Non v 'era che un modo per riscattare l'ignomia che ricadeva su tutti: triplicare lo sforzo e l'abnegazione (9). Mezz 'ora dopo l'intera autocolonna del XXIX Battaglione muoveva anch'essa p er la sua destinazione. La gravità del!' episodio richiedeva un intervento adeguato: recatosi a Napoli, Utili chiese immediate ed esemplari misure per rintracciare e punire i colpevoli al Comando delle Forze Armate d ella Campania. Il generale Basso, compreso della situazione, aderì alle richieste del comandante del Raggruppamento: inviato nella zona di S. Agata ii colonnello comandante i CCRR ed un notevole

rinforzo dell'arma (. .. ) convocava inoltre ti Tribunale Militare Straordinario ( 1O). Le ricerche dei carabinieri portarono ali' arresto di 24 · militari che venivano giudicati dal tribunale militare riunitasi a S. Agata dei Goti dal 7 al 9 e condannati complessivamente a poco più di ere anni di reclusione. La entità delle pene non corrispondeva alle

aspettative del Comando che in una situazione difficile come quella attuale, avrebbe voluto almeno qualche esempio di giusta severità ( 11). Nonostante tutto, la rapidità del giudizio e il fatto stesso che si fosse concluso con delle con danne, se pur lievi, fece cadere la speranza, o la convinzione, della impunità assoluta radicata in molti dei disertori, cosicché 38 di essi rientrarono spontaneamente. Mentre si metteva in moto il meccanismo della repressione per bloccare u n contagio che p oteva avere conseguen ze irreparabili in _ quei momenti , il comando del Raggruppamento cercava di individuare le cau se del disagio per poter intervenire nella maniera più efficace presso le truppe in maniera preventiva. Nell'insieme il quadro che emerge dall'analisi appare m eno allarmante di quanto ci si potrebbe attendere data la dimensione del fenomeno delle assenze arbitrarie. Si trattava di fatti certamente gravi, ma non tali da giustificare (. . .) conclusioni. pessimistiche sulla saldezza della compagine del Raggruppamento (. .. ) (12) . Secondo Utili infatti gli avvenimenti del 6 feb braio rappresentavano z'n certo modo l 'epilogo di una situazione già scontata e ormai superata: un fenomeno certamente doloroso per molti motivi ma, in definitiva, non del


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

tutto negativo, trattandosi di una vera e propria operazione chirurgica, con la quale l'unità si è liberata degli elementi più riottosi e meno temprati(l3). Il venir meno dell'influsso deleterio di quegli elementi che, per l'una o per l'altra ragione, tendevano a sottrarsi ai nuovi sacrifici loro richiesti' (. .. ) non poteva che giovare alla parte sana dei reparti (14). Questa era costituita dalla grande maggioranza dei nuovi arrivati i quali, seppur influenzati da quelle cause di dison·entamento che trovano la loro origine nella situazione generale del paese, apparivano invece immuni da quelle forme di sfiducia e di indisciplina che erano alimentate da particolari situazioni e vicende del Raggruppamento (15). Secondo Utili potevano ascriversi alla parte sana anche. singoli elementi dei vecchi repani i quali, avendo resistito finora alle tendenze dùgregatn'à manifestatesi nell'unità, davano affidamento di poter essere utilizzati se affiancati da elementi sani: era il caso appunto di numerosi bersaglieri già del LI i quali, passati al XXIX btg. (.. .) sembrano ormai saldamente insen"ti nel nuovo reparto ( 16). All'inizio, per la verità, anche in alcuni dei nuovi repani vi erano state difficoltà di varia natura: ìl battaglione arditi all'arrivo in continente, dovette registrare ben trenta diserzioni. L'iniziale stato di incenezza era attribuibile, a parere del comandante il Raggruppamento, al lungo periodo di inattività, che era coinciso con u n altrettanto lungo pen'odo di contatto con le popolazioni civili, soggette a tutte le cause di dison·entamento, che la presente situazione politica e militare inevitabilmente comporta; infine, per quanto riguardava in panicolare il battaglione arditi e il XXXIII battaglione bersaglieri, andava considerato l'insufficiente regime alimentare al quale erano stati sottoposti per la loro permanenza in Sardegna (17). Ora, rimosse le prime due cause con l'arrivo al Raggruppamento, eliminata la terza grazie all'ottimo trattamento da essi goduto in zona di operazioni, i nuovi reparti sembravano pienamente efficienti ( 18). Per quanto riguarda le condizioni materiali di vita, abbastanza soddisfacente era ritenuta dai più l'alimentazione, sebbene vi fosse una c;ontinua richiesta di generi di conforto, ,comprensibile data la particolare rigidezza del clima. Scriveva il ten. col. Lombardi alla metà di febbraio: Occorrono generi di conforto. Apprezzatissimi i 6. 000 pacchetti di sigarette mandati dallo S.M.R.E. Necessan·o del cognac o grappa di cui· si sente un gran bisogno. Invece di denan· mandateci questi genen· di conforto: sono più apprezzati dalla truppa (19).


LA RIPRESA E IL RJEN'rRO IN LJNl)A

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I motivi di malcontento in questo periodo non si discostavano da quelli che abbiamo esaminato per i mesi precedenti e derivavano dalla scadente situazione del vestiario (. .. ) e delle calzature, ma soprattutto dalla mancanza di notizie da parte delle famiglie, particolarmente avvertita da coloro che le avevano al nord. Ma mentre per costoro si poteva giustificare la situazione con cause di forza maggiore, per i soldati originari delle regioni meridionali e delle isole era difficile trovare una spiegazione plausibile al fatto che ti funzionamento delle comunicazioni postali è praticamente nullo, come scriveva ali' inizio di marzo il generale Utili che commentava: (.. .) è veramente assurdo che gente che si batte non possa dare

né ricevere notizie dalle famiglie residenti" in Puglia, in Calabria, in Sardegna, in Sicilia. È inevitabile che questo stato di fotto alimenta nella truppa una sorda in'itazione la quale - se non si provvede finirà per sboccare i·n diserzioni e fenomeni gravi di indisàplina (20). Nel complesso, come dicevamo, una situazione che si andava normalizzando dopo la crisi di metà gennaio; un clima di operosità e di ritrovata fiducia che faceva scrivere, forse con un po' di enfasi ma significativamente al ten. col. Lombardi:

Sono certo che siamo sulla buona via per una rinasàta sostanziale del nostro Eseràto. Lasciateci fare e, se ti diavolo non ci mette la coda, combineremo qualcosa di buono (21 ).

Impiego con le unità francesi Parte del merito di questa favorevole situazione andava attribuito secondo la testimonianza dei comandi del Raggruppamento alle autorità militari francesi e, in particolare all'opera del generale Guilfaume. In principio la decisione americana di mettere il Raggruppamento a disposizione d ei francesi aveva colto di sorpresa il comando italiano : ragioni di evidente opportunità politica avrebbero suggerito di evitare un provvedimento che poteva avere ripercussioni gravi sul piano psicologico 1 soprattutto per gli italiani. Il ten. col. Lombardi scriveva in quei giorni:

(.. .) confesso che quando abbiamo ricevuto l'ordine di passare alle dipendenze dei francesi ci siamo sentiti" assai tristi e incerti (. . .) (22).


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Alla prova dei fatti le comprensibili apprensioni degli italiani si dileguarono rapidamente e ciò grazie appunto all'atteggiamento comprensivo e cameratesco dei comandanti francesi Juin e Guillaume. È difficile poter dire se con altri uomini al loro posto il rapporto sarebbe stato altrettanto cordiale e costruttivo; certo è che il giudizio degli italiani sui francesi in rapporto a questo periodo e unanimemente positivo, seppure con sfumature diverse a seconda del personaggio considerato. L'impatto col generale Juin, ad esempio, non fu cerco morbido per il generale Utili che così descrive l'incontro col comandante del C.E.F.:

Scendeva verso di me alquanto staccato dal seguito, figura eretta ed energica di vecchio soldato solido, sguardo limpido e vivo, aspetto in cui si fondevano la dignità e la fierezza. Mi irrigidii nel saluto. Egli mi apostrofo bruscamente, l'amara rampogna del passato traboccò in un fiotto di concitate parole, e io sostenevo quell'urto immobile ed in silenzio, gli occhi nei suoi, accettando lealmente l'intima pena, disposto a comprendere, ma anche determinato ad esser compreso. Poi scosse ti capo e batté con violenza in terra la punta del bastone; mi tese la mano sinistra e allora mi accorsi che l'altra mano era offesa da una vecchia mutilazione: 'Ora non parliamone più', mi disse somdendo, 'siamo soltanto dei soldati~ che combattono per la propria patria contro lo stesso nemico' (23). Qui sta forse la chiave per comprendere l'atteggiamento dei comandanti francesi: Poiché eravamo gli uni e gli altri dei soldati' - scrive ancora Utili-, può darsi che abbia contribuito una specie

di solidan'età professionale, una istintiva simpatia di combattenti che onorano la stretta fedeltà alla bandiera (24). Dello stesso parere sembrerebbe Guillaume quando confida a Utili:

Noi militari dobbiamo obbedire (. . .), sa zl Cielo dove ci porta la politica. I miei camerati ed io stesso abbia~'O accolto a schioppettate gli amen·cani al Marocco quando sono sbarcati. Quello era l'ordine; eppure il nostro cuore era con loro (25). Sul generale Guillaume il giudizio è addirittura entuasiastico:

Uomo molto notevole per intelletto e per cuore, nettamente filoitaliano lo definisce Utili. Secondo Lombardi il generale francese, nativo di Bn'ançon con moglie di Biella (era) persona degna ed intelligente vecchio alpino, italofilo al 100% (26). Nelle sue memorie Utili così scrive:


Li\ RIPRESA E Il RIENTRO IN LINEA

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(. . .) egli si adoperò in ogni modo per agevolarci materialmente e per imprimere un tono cordiale e fiducioso ai nostri rapporti; sento il dovere di ricordarlo come un benemerito di quei difficili inizi della nostra rinascita militare (. . .) difficilmente per noi si sarebbe potuto fare una scelta più felice (27 ). Il Raggruppamento che di u n po' di fortuna aveva certamente bisogno, poté giovarsi delle favorevoli condizioni ambientali. Il primo, positivo risultaco della collaborazione fu la felice soluzione del problema delle dipendenze lasciato sospeso dagli americani; così Utili sulla vicenda:

Quando passammo a discutere le m odalità del nostro i·nserimento, ebbi.Jiilieta sorpresa di constatare che i francesi avevano già risolto con molto tatto il problema delle dipendenze. Avrei assunto direttamente la responsabifi'tà di un tratto di· linea tenuto dai miei due battaglioni ed era previsto che dipendessi dal comando della 2° Divisione Marocchina p er tratto di un mio pari-grado (28). Il generale di Brigata in questione era appunto Guillaume. Questi il 10 febbraio giungeva al comando tattico del Raggruppamento dove teneva un Iapporto agli ufficiali italiani esprimendo la sua profonda soddisfazione di avere alle dipendenze truppe italiane e inneggiando alla piena fratellanza delle armi delle due nazioni latine (29). Anche la scelta del settore sarebbe stata opera del generale Guillaume, secondo Utili. In un primo momento il compito assegnato al Raggruppamento, per quanto di natura eminentemente difensiva, apparve delicato e difficile perché:

- il settore occupato dalle nostre truppe costituisce estrema ala destra della 5 a A rmata e saldatura con 1'8° Armata, protegge una importante via di arroccamento ed assicura il fianco destro delle truppe francesi attaccanti; - il terreno veramente impervio, le quote delle posizioni e l'inclemenza della stagione attuale costituiscono un duro collaudo dello spirito di sacrificio delle nostre truppe (30). Il ten. col. Lombardi così descriveva il settore: La zona è impervia perché si lotta con montagne dolomiti'che e con neve: le condizioni atmosferiche sono pessime e siamo sottoposti a bufere poco gradevoli specie per le truppe sc~t'erate e


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

per gli osservaton.· (uno è a 1200 m. su un costone da aquile. M. Castelnuovo) (31). Tornando sull'argomento circa un mese piii ta.rdi , però, Utili metteva in secondo piano questi aspetti, mostrando di apprezzare in pieno il fatto che il ritorno in linea del Raggruppamento fosse avvenuto in un. settore che, nonostante i gravi disagi imposti dalla stagione e dal clima montano, aveva il pregio di essere relativamente calmo: ciò aveva permesso alle truppe di n.prendere gradualmente familian."tà con il pencolo (32). Il passaggio ufficiale alle dipendenze del C.E.F. avvenne la mattina dell'8 quando giunse dal comando della Divisione marocchina l'ordine d'operazione n. 1, con il quale si comunicava che il Raggruppamento era messo a disposizione per l'impiego del generale di Brigata Guillaume comandante il Gruppo nord della 2 a Divisione marocchina. Questi così chiariva le proprie intenzioni operative:

(. . .) Approfittare dell'entrata zn linea di questo Raggruppamento per: a) rafforzare al massimo l'occupazione dei monti che si estendono lungo la linea pn.·nczpale di resistanza; b) schierare in profondità zf dispositivo in modo da disporre di elementi suscettibili di rafforzare un punto minacciato o di intraprendere un contrattacco ( 33). I compiti specifici assegnati al Raggruppamento, che doveva dare il cambio al 4° Gruppo Tabor marocchino (4° G.T.M.), erano così definiti: a) proteggere la strada d'arroccamento Colli-Scapoli-Cerasuo-

lo sbaTTando le pendici est ed ovest del M. Castelnuovo consolidandosi da una parte sul M. Castelnuovo e dall'altra sul Colle ]ardini; . b) assicurare ti collegamento a Castel S. Vincenzo con la sinistra della Divisione polacca (34). Lo stesso giorno giungeva l'ordine del 4 ° G. T. M. che stabiliva il cambio al 5 ° Tabor nella serata dell'8 e il cambio all' 11 ° Tabor nella serata del giorno successivo; contemporaneamente il Raggruppamento assumeva il comando del settore (35) . La sostituzione dei reparti francesi avveniva secondo il programma previsto ad opera rispettivamente del CLXXXV battaglione paracadutisti e del XXIX bersaglieri (36).


LA RIPRESA E IL RIENTRO IN LINEA

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Il giorno 10 il comando della 2a Divisione marocchina inviava l'ordine di operazione n. 46 che annun ciava un'imminente azione offensiva prevista per il giorno «j», nell'ambito della quale al Raggruppamento spettavano compiti prevalentemente difensivi consistenti nel (. . .) difendere la linea attualmente occupata e

contt'nuare la pressione verso nord, mentre zl gruppo sud svolgerà azione offensiva; per la circostanza venivano a mancare però al Raggrup'pamento ben tre d ei quattro gruppi del!' 11 ° artiglieria, esattamente il I, il II e il III, che avrebbero agito alle dipendenze dell'unità francese (3 7). Il giorno 11 il Raggruppamento risu ltava così schierato:

- ti Battaglione Paracadutisti: tra M. La Rocchetta e M. Castelnuovo all'altezza di Colle Jardini, con un forte dùtaccamento a Castel S. Vincenzo per il collegamento con i polacchi dell'Ba Armata e rincalzi a Rocchetta al Volturno,· - il XXIX Battaglione Bersaglieri: tra M. Castelnuovo e M. Marrone all'altezza di Colle Rotondo, con distaccamento a M. Castelnuovo (q. 1250) e n·ncalzi a Castelnuovo paese; - V Battaglione controcarro: con una Cp. in riserva a disposizione del Raggruppamento nord francese una Cp. in posizione a Colli; - IV Gruppo da 75 118 a nord-est di Colle Papa, perché svolga azioni di fuoco a fat?Ore delle fan ten·e di cui sopra (38). O

Il resto dell' ll artiglieria, cioè il I, II e III gruppo , come previsto dall 'ordine n. 46 verranno dislocati a sud-ovest d i Colle Papa a disposizione della 2a Divisione marocchina. Un'ultima annotazione che ci sembra significativa, riguardava il fatto che nessuna riserva è alla mano del Comando di Raggruppamento (39). Intanto, poco alla volta, il Raggruppamento andava ampliando l'organico. Provenienti dalla Sardegna, giungevano, rispettivamente 1'11 e il 14 feb braio, il I battaglione arditi e il primo scaglione del XXXIII battaglione bersaglieri. Il 13 era giunto il II battaglione del 68 ° reggimento fanteria, seguito due giorni più tardi dal I battaglione. Il 14 era stata restituita dagli americani la 5P compagnia artieri (40). Proprio in vista di questi arrivi, il generale Utili aveva avuto il 12 un colloquio con Juin e Guillaume per discutere della possibilità

di un ampliamento verso ovest del settore del Raggruppamento (41).


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

La questione era ripresa dal generale Guillaume il giorno 13 febbraio nel foglio 27, Nota per la difesa del Raggruppamento nord, nel quale si affermava che dal punto di vista difensivo era intenzione del comandante del Raggruppamento nord di ( ... ) immediatamente approfittare dell'am·vo di nuovi elementi della bngata italiana per estendere verso ovest il fronte di tale brigata e costituire delle nserve, recuperando in particolare una parte del 4 ° G.TM. (42). In effetti a metà febbraio, con gli arrivi dei reparti citati, l'unità italiana andava assumendo, come scriveva il maresciallo Messe, forze e carattenstiche di una divisione ed è da n"tenere che potranno essergli assegnati dai comandi alleati un settore ed un compito autonomi da altre G. U. similari (43). In attesa di un riconoscimento formale anche . da parte anglo-americana ad una situazione di fatto che ·si sperava ormai irreversibile, il comando del Raggruppamento si adeguava alla nuova situazione. Si provvedeva intanto, in considerazione della consistenza organica raggiunta delle fanterie, a creare un Comando della Fantena al quale veniva preposto, a decorrere dal 14 febbraio, il colonnello Fucci (44). Utili intanto continuava nel suo programma di ingrandimento graduale del Raggruppamento, attraverso aggregazioni successive, contenute, ma costanti. Questa volta la richiesta riguardava truppe alpine ed era motivata ineccepibilmente con la natura del settore in cui il Raggruppamento era chiamato a operare, aspro terTeno di alta montagna, nel quale appunto la presenza di un reparto alpino, più che utile, è da n·tenersi indispensabile (45 ). Più colorita, ma altrettanto esplicita la richiesta formulata in quei giorni allo Stato ~aggiore dal tenente colonnello Lombardi nella lettera più volte citata: Il btg. alpini sarebbe utilissimo direi indispensabile: se non ci sono motivi gravi sarebbe cosa santa mandarcelo. È zona da alpini e potrebbero fare miracoli. Riprendete in esame questa situazione particolare del nostro fronte e.. . date fa montagna ai suoi figli (46). Gli alpini sarebbero giunti un mese più tardi, in tempo per partecipare da protagonisti all'occupazione del Monte Marrone. Intanto, nella seconda metà di febbraio e per gran parte di màrzo, continuò per il Raggruppamen to sia nel campo operativo che ~ quello organico un'attività intensa, sebbene minuta e poco appartscente.


LA RIPRESA E lt I\IENTRO lN LINEA

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A metà febbraio venivano effettuati una serie di movimenti nello schieramento dei reparti. Il 16 una squadra della 123 a compagnia arditi dava il cambio a una squadra di paracadutisti distaccata nell'osservatorio di Monte Castelnuovo (q 1250). Lo stesso giorno il II battaglione del 68 ° fanteria dava il cambio in linea al XXIX battaglione bersaglieri (47). Due giorni più tardi era il I battaglione del 68 ° a sostituire il CLXXXV battaglione paracadutisti. Cosicché l'intero reggimento fanteria era schierato in linea (48). Sempre il 18 febbraio veniva disposta, con decorrenza dal giorno successivo, la costi'tuzione di un caposaldo a q. 1180 fra

Monte Marrone e monte La Rocca, presidiato da un plotone fucilieri rinforzato da una squadra mitraglieri del XXXIII battaglione bersaglieri. L'iniziativa aveva lo scopo di assicurare lo stretto co//egamento tra il settore di Castelnuovo (Il/68 °) e l'occupazione francese de/le Mainarde (4 ° rgt. TI M) per garantire altresì la rotabile Co//i-Att'na da eventuali puntate nemiche (49). Il giorno successivo il comando del Raggruppamento emanava un ordine conterlente le direttive per la sistemazione dzfensz·va del settore. Preso atto del compito temporaneamente difensivo affidato all'unità, venivano fissati:

- limiti del settore: coJ/e }annini ad est, la linea per M. Mare, M. Marrone, Mass. Coia ad ovest;· - schieramento: 68 ° Rgt. fanteria in linea, rinforzato dal V Btg. e.e. e dal I Btg. Arditi col IV Gruppo da 75118 in appoggio diretto; - riserva di settore; CLXXXV Btg. Paracadutisti, a/le dipendenze dirette del Comando di Raggruppamento; - direttive e modalità generali per la difesa del settore (50). Qualche giorno più tardi venivano riconfermati i compiti difensivi del Raggruppamento in seguito a cambiamenti nel settore del Corpo di spedizione francese ( 51). Il 23 febbraio veniva effettuata una ricognizione del corso del

Volturno ne/la zona compresa fra la sorgente del fiume e il ponte rotto a/lo scopo di a,ccertare la possibzlùà di infiltrazione di mezzi blindati e corazzati. Gli esiti venivano comunicati al 68 ° Fanteria che aveva il compito di attuare la difesa anticarro ne/la zona (. . .) (52).


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZ:\TO

Notizie sul nemico - Azioni di pattuglie

Per quanto riguarda i tedeschi, non sembravano disporre su questo fronte di effettivi importanti, come scriveva il 13 febbraio il generale Guillaume , il quale però sottolineava subito dopo i numerosi vantaggi che al momento il nemico aveva rispetto alle forze del C.E.F.: - dispone di truppe abituate alla montagna ed equipaggiate per vivervi in inverno (btg. di alta montagna, btg. di cacciatori); - beneficio del vantaggio del terreno (osservatori); - i suoi piani di fuoco sonq perfettamente stabiliti, specie per ciò che si riferisce ai mortai; - mantiene strettamente ti contatto (pattuglie giornaliere aggressive); . Ha pure la possibtlità di: - approfittare di ogni nostra debolezza per n'occupare qualche punto importante; - di tentare, con azioni di sorpresa, di ributtarci dal San Pietro, partendo dai burroni nord-est di S. Biagio (53) . Complessivamente fronteggiavano il Raggruppamento la 5a Divisione alpina e la 305 a Divisione fanteria. In particolare si era potuto appurare che sul fronte assegnato al Raggruppamento era schierato il III battaglione cacciatori alpini di alta montagna (54). Proprio in quei giorni si era cominciato a riprendere contatto col nemico attraverso una serie di piccole azioni di pattuglia che si protrassero fino alla metà di marzo e avevano lo scopo di chiarire la situazione e trovare sicurezza in avanti (e) di svegliàre nelle truppe intraprendenza e mordente (55). Il 18 una squadra di paracadutisti era venuta a contatto con elementi avanzati tedeschi in ricognizione sul Monte San Michele, dando vita a una rapida e violenta azione di armi automatiche e lancio di bombe a mano (56). Il 24 un attacco a un posto di osservazione a ·ovest di S. Michele veniva respinto dalla reazione di alcune pattuglie italiane che presumìbilmente infliggevano qualche perdita ai tedeschi, come si poteva dedurre dalla traccia di sangue e dal materiale abbandonato (57). . Più grave lo scontro avvenuto nella notte sul 4 marzo quando un pos.to avanzato italiano in zona Cimitero S. Vincenzo, (6 UOIJ?.ini al comando di un ufficiale) venivano attaccati da una consistente pattuglia tedesca, (presumibilmente composta da non


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mepo di trenta elementi). Gli attaccanti erano costretti a ripiegare dalla pronta reazione italiana, lasciando sul terreno vario materia/e;..,_ ma da parte italiana si ebbe un morto, due feriti e un dispef so (58). . Nuove trasformazioni dell'organico

Proseguivano intanto gli sforzi di Utili per dare maggiore consistenza organica alla fanteria. In raie direzione l'iniziativa più importante fu quella riguardante la costituzione di un battaglione artiglieria accompagno per il 68 ° reggimento fanteria. Il foglio 21 febbraio, 300, prevedeva che il V battaglione e.e. cessasse d i essere autonomo e assumesse, a partire dal 25, la denominazione di III battaglione armi accompagnamenco, sotto la dipendenza del reggimento di fanteria (59). L'iniziativa, motivata da Utili con ragioni di carattere tattico, non ebbe però l'approvazione degli anglo-americani i quali esigevano che qualsiasi modifica di carattere organico relativa al Raggruppamento fosse direttamente sottoposta al giudizio del comando della 5a Armata che avrebbe poi comunicato il proprio parere allo Stato Maggiore italiano tramite la Commissione Alleata di Controllo (60). Utili non si scoraggiava · e il 23 marzo, nell 'imminenza dell'attacco a Monte Marrone, riproponeva la questione allo Stato Maggiore avanzando le seguenti richieste: a) che sia assegnato al 68 ° far. un vero III btg. àoè un btg. fucilieri, tale e quale come il primo e il secondo; b) che il V btg. e. e. sia trasformato in btg. A.A. divisionale su tre cp. mortai da 81 su tre plotoni ciascuna (totale 27 mortai) ed una cp. cannoni da 47132 di quattro plotoni (totale 8 cannoni); (61).

Nell 'attesa chiedeva di essere autorizzato a mantenere de facto i provvedimenti adottati. Anche stavolta le proposte di Utili non trovarono buona accoglienza. Così ricorda il comandante del Raggruppamento:

La questione si trascinò lungo tempo senza concludere; un altro battaglione per zl 68 ° non lo ebbi mai e, mutata la situazione, mi decisi io stesso a ridare al V controcarro la sua fisionomia originale (62).


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Il PRIMO RAGGRUPPAMEN TO MOTORIZZATO

Andarono invece in porto i progetti di trasformazioni di carattere organico riguardanti i reparti bersaglieri. I provvedimenti adottati alla fine di febbraio tendevano a recuperare il meglio del LI, ormai da tempo destinato quasi a una funzione di serbatoio. Fu disposto perciò che il LI: a) restituisse al XXIX battaglione la compagnia reclute e due plot0ni da 47 / 32; b) fornisse un comando di battaglione, una compagnia deposito del 4 ° reggimento e la maggior quantità possibile di complementi e materiali per il 4° bersaglieri (63). Negli ultimi giorni di febbraio si definì anche la situazione dei servizi del Raggruppamento : tra il 25 e il 26 giunsero dalla Puglia il 250° reparto salmerie forte di circa 350 muli, parte dei quali furono distribuiti fra il 68 ° reggimento fanteria e il battaglione paracadutisti (64). Il giorno 27 1'866° ospedale da campo proveniente dalla Sardegna andava a rafforzare il settore sanitario del Raggruppamento (65). Il giorno successivo veniva finalmente sancita la costituzione_, già da tempo decisa, del 250° autogruppo misto e contemporaneamente cessavano di funzionare il distaccamento automobilistico del 67° reggimento fanteria e il 51 ° autoreparto pesante (66). Dal 1 ° marzo infine, con la perdita da parte dei reparti del Raggruppamento della definizione di motorizzato, veniva ufficializzata una situazione di fatto che durava ormai da tempo (67). All'inizio del mese di marzo dunque il Raggruppamento aveva raggiunto una consistenza organica non trascurabile, destinata a crescere entro breve tempo con i nuovi arrivi preannunciati dallo Stato Maggiore il 5 marzo che riguardavano il battaglione alpini ' «Piemonte» e il CLXXXIV battaglione guastatori della Divisione «Nembo»; inoltre veniva annunciato l'approntamento di un altro battaglione alpini(. . .) e di un gruppo so111,,eggiato da 75113 (68). Il battaglione alpini «Piemonte>> tanto atteso, giungeva finalmente il 19 marzo in perfetto ordine, come ricorda' il generale Utili , che lo aveva richiesto ancora una volta una settimana prima al generale Berardi, Capo di Stato Maggiore (69). Dalla 5a Armata americana all'8a britannica - Impiego con le wùtà polacche · Le prime tre settimane di marzo oltreché alla attività operativa e alle trasformazioni organiche, continuante peraltro senza grossi


LA RIPRESA E IL RIENTRO IN UNEA

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clamori fino alla fine del mese, furono dedicate ai lunghi preparativi che precedettero il cambiamento nelle dipendenze di impiego del Raggruppamento. Il generale Utili fu informato il 10 marzo dal generale Guillaume che ti Corpo di Spedizione francese, con tutta probabzHtà, dovrà lasciare l'attuale dislocazione per essere impiegato in altro settore; conseguentemente ti Raggruppamento, rimanendo sul posto; amplierebbe zl suo settore con l'inclusione delle Mainarde e passerebbe alle dipendenze del C.A. polacco, destinato appunto a . prendere il posto del C.E.F. (70). Lo stesso giorno il generale Utili si incontrava col generale Anders, comandante del C.A. polacco per una riunione di carattere orientativo (71). Era la prima di una serie di riunioni che impegnarono da una parte il comandante del Raggruppamento e i suoi più stretti collaboratori, dall'altra numerosi ufficiali polacchi della 5a Divisione che a vario titolo visitarono il Raggruppamento per la definizione dei programmi di collaborazione e la messa a punto dei particolari del passaggio. Il 12 e 13 febbraio, rispettivamente al comando tattico e a Benevento, si tennero due riunioni per discutere varie questioni riguardanti il vettovagliamento, l' equipaggiamento e i trasporti (72). Il 16 erano il generale Utili e il suo Capo di Stato Maggiore a recarsi al comando del Raggruppamento nord per incontrarsi col generale Guillaume e con il generale Sulik, comandante la 5 a Divisione polacca che avrebbe dovuto assumere il comando del settore a ovest del Raggruppamento italiano. Il generale Sulik comunicò al generale Utili che a partire dai primi giorni di aprile il Raggruppamento avrebbe assunto il controllo della zona <lelle Mainarde momentaneamente tenuta dalla Divisione polacca (73). Gli ultimi dettagli inerenti lo schieramento ed il settore del Raggruppamento, furono discussi da Utili col generale Sulik il 21 marzo (74). Cinque giorni più tardi i laboriosi preparativi si concludevano: alle ore 12 del giorno 26 marzo il Raggruppamento p~sava alle dipendenze della 5 a Divisione polacca «Kresowa» la quale contemporaneamente assumeva il comando del settore tenuto dalla 2 a Divisione marocchina. Il generale Utili assumeva il comando del settore nord (75 ). L'avvenimento era importante poiché chiudeva una fase precisa della vita del Raggruppamento. La fine della collaborazione coi francesi e l'inizio di quella coi polacchi, segnava infatti il passaggio


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

dell'unità italiana dalle dipendenze della 5 a Armata americana a quelle dell' ga britannica. Dal punto di vista logistico il Raggruppamento , come preannunciato, manteneva lo stesso schieramento, ma veniva a trovarsi ora all'estrema sinistra dell'8a Armata, dopo avere operato all'estrema destra della 5a.


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( 1) Diario stanco, 5 febbraio '44 e allegate n. 180, Comando 5• Armata, 5 febbraio '44, senza prot.

( 2) Diano ston·co, 5 febbr~io '44, e foglio IRM, n. 174, allegato n. 181. Lo stesso giorno giungeva il foglio 325 del Comando FF.AA. della Campania (allegato n . 182) con il quale si comunicava che a decorrere dal l ' febbraio il 67 • non faceva più parte del Raggruppamento e passava alle dipendenze della 210• Divisione cosùera. ( 3) Diano storico, 6 e 7 febbraio '44. ( 4) Diario ston·co, 7 febbraio '44. ( 5) Il Diano storico alla data del 6 febbraio indicava la cifra di 190 casi, confermaca dal foglio del IRM, 11 febbraio '44, n . 222 in SME Ufficio Storico, 1-3, 9111 -J. Un mese più tardi, la Relazione sullo spirito delle tmppe e sulla propaganda svolta nel mese di febbraio del IRM, Nucleo 'A', 8 marzo 1944, n. 414, riporta la cifra di 211 casi.

( 6) IRM, Il febbraio '44, n. 222, cit. li Diano storico scriveva il 31 gennaio: si dispone che il XXIX Btg. Bàsaglien· ceda la Cp. reclute al U Btg. avendone in cambio la Cp. di formazione dislocata a Bonea; fu appunto questa unità ad essere decimata dalle diserzioni. ( 7) U. Uùli, op. cii., p. 115. ( 8) Ibidem, p. 116. ( 9) Ibidem , pp. 11)-6.

(10) IRM, 11 febbraio '44, n. 222, cit. (11) Ibidem. La natura ·dei prowedimcnti auspicati era così indicala. È opinione personale del Comandante del Raggruppamento che l'unico provvedimento, doloroso ma logico, da adoJtare fosse la decimazione. Per quanto penosa possa essere comiderata questa misura, egli la n'tiene l'unica capace di n·donare alle truppe in linea il semo del dovere militare di ogni cittadino mentre il Paese è in guerra. Le indulgenze sono esiziali ed altri epi.sodi del genere potrebbero avere per conseguenza lo sfasciamento del Raggmppamento e l'annullamento di tutte le nostre speranze di ri.scoisa. A margine, dovuta presumibilmente allo Scate Maggiore al quale il foglio era indirizzate, si può leggere l'annotazione a penna No. (12) IRM, 8 marzo '44, n. 4 14, cit. C'è da osservare però che la relazione è dell'inizio di marzo, quando il problema era forse già superato; da ciò probabilmente la maggiore serenità con la quale Utili guardava al futuro. (13) Ibidem. Utili esprime in definitiva un giudìzio analogo a quello di Dapino difronte a una situazione già vissu ta dal primo comandante de l Raggruppamento. (14) Ibidem. (15) Ibidem. (16) Ibidem . (17) Ibidem.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(18) Ibidem. (19) La citazione è tratta da un appunto del Comando Supremo datato 15 febbraio '44, che riporta il testo di una lettera del ten. col. Luigi Lombardi Capo di S.M. del Raggruppamento. Il destinatario non è indicato, ma si tratta presumibilmente di un ufficiale dello stesso Comando Supremo. L'appunto è in SME, Ufficio Storico, 1-3, 9211-5. (20) IRM, 8 Marzo '44, n. 414, cit. (21) Lettera del ten. col. Lombardi, cit. (22) Ibidem. Secondo Utili, op. cit., p. 133, La questione dei nostn· rapporti coi francesi destava q11alche inquiet11dine anche nel Comando alleato in Italia. Il generale D11chesne, di passaggio al Comando della 5 • Armata, cercò di sondarmi con qualche domanda indiretta; 10 affrontai l'argomento con t11tta franchezza e lo rassic11rai completamente. · (23) Ibidem , p. 112. Il maresciallo Juin da parte sua ricorda brevemente l'unità italiana nel suo libro Memoirs. Alger- Trmis-Rome, Fayard, Paris, 1959, voi. I, p. 284 , con Je seguenti parole: cette division, commandée par le général Utile(sic) et formée de braveJ Piémontais entrainés à la montagne et pas mal équipés, je l'avais placée sous le commandement du général Guillaume à l'extreme droite de· man diJpositif sur le pentes neigeuses des Abrozzes ou opéraient des battaillons allemands de haute montagne, toujours à skis, qui nous nargauient. Elle y avait foit bonne contenance et dans un accord parfait avec /es goumiers. Pressocché identico, per contenuti e spazio, il ricordo dello stesso Juin nel suo libro successivo·La campagne d'Italie, Ed. Luy Victor, Paris, 1962, p. 82. (24) U . Utili, op. cit. p. 110. (25) · ibidem. (26) Lettera cit. del tcn. col. L. Lombardi. (27) U. Utili, op. cit. pp. 112-3 . Nel complesso, secondo Utili, zJ contegno di quasi tutti i francesi fu ispirato a cordialità, IRM, 11 febbraio '44, n. 222 cit. Però lo stesso Utili ricorda che a contatto col generale Dody, comandante della 2• Divisione marocchina, e diretto superiore di Guillaume, avvertì una sfumatura di maggiore freddezza. U. Utili, op. cit., p. 113. 11 generale Carpentier, op. cit., pp. 50-52, descrivendo la situazione all'inizio di febbraio, così liquida i rapporti col Raggruppamento: ( ... ) la miJsion d11 C.E.F. est: d'attaquer vers l'ouest (. ..) cette attaque doit etre menee par la 3 • D.1.A., le front pamf du sector francais restant a la charge de la 2• D.I.M., renforcés des q11elques unites italiennes du generai Utile (sic). (28) U. Utili, op. cit. , p. 112. Dietro questa questione, apparentemente di poca importanza, ve ne sarebbe stata un'altra ben più grave, riguardante ancora una volta un tentativo di smembramento del Raggruppamento. Stando alle memorie di Utili, in un primo momento il passaggio con i francesi avrebbe dovuto riguardare soltanto due battaglioni, da utilizzare di rincalzo sul rovescio di posizioni debolmente occupate, eventualmente al comando di un colonnello americano. Utili avrebbe protestato di non poter accettare che altri assumesse il comando di truppe che gli erano state affidate dal Governo italiano, dichiarandosi pronto anche a ncevere ordini da un colonnello e magan· da un maggiore (. ..) purché le troppe italiane in linea non fossero frazionate e


LA RlPRESA E IL RJENTRO IN LINEA

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continuassero a combattere sotto il suo comando. Questa la conclusione della discussione svoltasi al comando della ) • Armata: I miei amici americani debbono avermi giudicato un cavillatore e probabilmente avevano fretta di sbarazzarsi di me e della mia gente. Si consultarono collo sguardo e si strinsero nelle spalle. 'Allora' mi dissero, 'metteremo il Raggruppamento a di.sposizione del C. E.F. , e la questione sarà risolta coi- francesi' . 'D'accordo' conclusi, 'me la vedrò coi francesi' . Cfr. U. Utili, op. cit., pp. 109-110. (29) Diario storico, 10 febbraio '44.

(30) IRM, 11 febbraio '44, n. 222, cit. (31) Lettera, cit. del ten . col. L. Lombardi. (32) IRM, 8 marzo '44, n. 414, cit .. Anche A. Buzzi, Quelli delle Mainarde, in «Rivista Militare», 1970, I, p. 1O, scrive che la scelta di un settore relativamente tranquillo fu fatta per permettere al Raggruppamento di farsi le ossa. (33) Diario storico, 8 feb braio '44, e allegato n . 186, 2• D.I.M., Groupement Nord, 8 febbraio '44, n . 341, ora allegato n. 26 al presente volume. (34) Ibidem . (35) Diano stonco, 8 febbraio ' 44, e allegato n . 187, ora allegato n. 27 al presente volume. (36) Diano storico, 9 febbraio ' 44. (37) Diario stanco, 10 febbraio '44 e al legato n. 188. (38) IRM, 11 febbraio ' 44 , 222, cit. (39) Ibidem. (40) Dianò storico, alle date e U. Utili, op. cit. , p . 133 . Nel 68° rgt. erano stati immessi elementi del LII bcg. d'istruzione «Curtarone e Montanara», composto prevalentemente di studenti universitari. Sulle vicende dell'unità cfr. G . Tamborrino Orsini, Dal Volturno al Metauro (Esperienze di guerra degli universitari nella lotta di liberazzone) Rebellato Editore, Padova, 1970. (41) Dian·o Storico, 12 febbraio ' 44. (42) Cfr. allegato n . 28 al presente volume, 2• D.l.M. - Raggruppamento Nord 13 febbraio '44, n. 27. (43) Cfr. Comando Supremo, 16 febbraio '44, n . 11224, a firma Messe, in SME, Ufficio Storico, 1-3, 9211-5.

(44) Diario stonco, 13 febbraio e allegato n . 190. Cfr. anche U. Utili, op. cit. p . 69, che scrive di Fucci: fierissimo soldato (... ) l'averlo al mzo fianco è stata una grandissima fortuna. Disgraziatamente uno sciagurato destino doveva colpirlo a settembre facendo capitare una mina sotto una ruota della sua jeep; egli ninase gravissimamente mutilato, si salvò per miracolo dalla morte per dissanguamento (. .. ) .

(4)) IRM, 11 febbraio '44, n. 222 cit.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(46) Lettera cit. del ten. col. L. Lombardi. (47) Diario storico, 16 febbraio ' 44. (48) Diano storico, 18 febbraio '44. (49) Ibidem. (50) IRM, 19 febbraio '44, n. 289, allegato n. 194 a Diario storico ora allegato n. 29 al presente volume. (51) Diario storico, 23 febbraio '44, e Comando Raggruppamento Nord, stessa data, allegato n. 199. (52) Diario ston'co, 23 febbraio '44. (53) 2• D.I.M. , Raggruppamento Nord, 13 febbraio '44, n. 27, allegato n. 191 a Dian·o storico. (54) Diario ston'co , 7 e 20 febbraio '44; alla data del 20 il III battaglione risultava costituito da: - Una compagnia comando. Comprende: una sezzone da ricognizione, una di pionieri ed una di trasmissioni; - quattro compagnie da combattimento. Ogni compagnia comprende 3 sezioni leggere (ognuna su tre gmppi con una mitragliatn'ce; una sezione pesante, su due gmppi con una mitragliatrice speciale); un gruppo con mortaio da 81. (55) U. Utili, op. cit. , p. 144. (56) Diario ston·co, 16 febbraio '44 e U. Utili, op. crt., p . 145 . (57) Diario ston:co, 24 febbraio ' 44. Cfr. anche U. Utili, op. cit. , pp. 145-6.

(58) Diario storico, 4 marzo '44 , cfr. anche U. Utili, op. cit. , pp. 148-9. (59) Diario ston'co, 21 e 25 febbraio '44. (60) SMRE, 14 marzo '44, n. 2223, allegato n . 30 al presente volume. (61) IRM, 23 marzo '44, n . 561, allegato n . 227 a Dian·o storico. (62) U. Utili, op. cit., p . 142.

'

(63) Diario storico , 22 febbraio '44. Cfr. anche U. Utili , op. cit., pp. 138-9, il quale però, dopo aver affermato che i provvedimenti tendevano a recuperare quanto fosse possibile del ll, scrive che era sua intenzione mantenere in vita il ll, costituendolo provvi.roriamente colla compagnia motoczdisti che (attendeva) da/Ja Sardegna e con una compagnia arditi su due plotoni che erano stati selezionati rispettivamente nel XXIX e nel XXXIII Battaglione; ma alla fine dovette rinunciarvi perché la pn·ma non am·vava mai. · (64) Diario storico, 25 e 26 febbraio ' 44. Cfr. anche U. Uti li, op. cit. pp. 142-3. (65) Dzàrio storico, 27 febbraio '44.


LA RIPRESA E U. RIENTRO IN LINEA

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(66) Diario storico, 28 febbraio '44. Cfr. anche U. Utili, op. cit. p . 77 e 103. (67) Diario storico, 3 marzo '44 e foglio IRM, stessa data, n . 24, allegato n. 207 cfr. capitolo precedente. (68) Diario storico, 5 marzo '44. (69) Diario storico, 19 marzo '44; cfr. anche U. Utili , op. cit., pp. 162-5 . (70) Dianò storico, 10 marzo '44; e U. Utili, op. cit., pp. 152-3. (71) Diario storico , 10 marzo '44; e U. Utili, op. cit., pp. 153-4 . . (72) Diario storico, alle date. (73) Diario storico , 16 marzo '44. (74) Diario storico, 21 marzo '44.

(75) Diario ston·co, 25-26 marzo '44. Intanto, il 23 marzo giungeva notizia che il generale di Brigata Umberto Utili era nominato facente funzione del grado superiore. Dianò storico, 23 marzo e Ministero della Guerra, n. 806, allegato n. 225 .


ZONA DI M.MARRONE




CAPITOLO VI.

MONTE MARRONE

I piani per l'occupazione di Monte Marrone

L'ipotesi dell'occupazione di Monte Marrone era stata presa in considerazione già alla metà di febbraio dal generale Guillaume come una· delle possibili azioni offensive da affidare al Raggruppamento motorizzato nel prossimo futuro. Nel già citato foglio del 13 febbraio, il comandante del Gruppo nord della 2a D .I.M., ipotizzava per l'unità italiana: (. ..) i'n direzione nord, azione di. effettivi ristretti", con obiettivo la conquista de/l'insieme Marrone~Mare per privare il nemico di tali importanti osservaton·. Possibile sfruttamento successivo verso la Meta (.. .) (1). Le proposte del generale francese trovavano perfettamente d'accordo gli italiani già da tempo orientati in tale senso. Scrive Utili nelle sue memorie: Anche a prescindere da tali direttive noi fummo subito e tutti convinti della necessità di precedere i tedeschi nell'occupazione stabile di Monte Marrone (2). Mentre c' era accordo sull'obiettivo di fondo, italiani e francesi · divergevano sui tempi nei quali effettuare l'impresa e sugli scopi da ' assegnare ad essa. Proprio la diversità di atteggiamento in proposito sarebbero alla base , secondo Utili, del ritardo col quale si compì la occupazione del Monte Marrone. Da parte francese si sarebbe preferito, secondo il comandante del Raggruppamento, di soprassedere in omaggio al principio di non stuzzicare il cane che dorme; tanto più che gli avvenimenti recenti avevano rivelato una acuta sensibilità del nemico in quel settore . Si poteva perciò ragionevolmente temere che i tedeschi non si sarebbero rassegnati alla perdita del Marrone e che una nostra iniziativa avrebbe messo il settore in


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

movìmento aprendo una sequela dìfastìdì (3). Insomma, misurati i pro e i contro che sarebbero derivati dall'impresa, i francesi sembravano propensi a rinviarla a un futuro non meglio precisato. Questo, sempre secondo Utili, era in particolare l'atteggiamento del comando del C.E.F. e della 2a Divisione marocchina. Quanto al generale Guillaume, la sua esitazione a darci mano lìbera, sarebbe derivata dalla speranza di poter inserire l'azione degli italiani sul Monte Marrone in una offensiva più complessa da effettuare a tempo opportuno. Questo il parere di Utili che così cerca di ricostruire il pensiero di Guillaume: Suppongo che egli vagheggìasse una manovra d'ala dì truppe ùalìane e di' «goumiers» marocchinì, ìn forzè e per l'alto,· nel Parco Nazionale d'Abruzzo, quando la battaglia decisìvafosse cominciata riprendendo a pìù ampìo raggìo il motìvo tattico dell'offensìva autunnale che doveva sboccare su Atìna, ma sì era esaun'ta ìn un duro contrasto dopo il forzamento del Rapido (4). Anche in questo caso però eventualì operazionì prelìmìnari avrebbero messo l'avversanò sull'avviso, rischiando di compromettere il buon esito del progetto. In tal modo dunque si spiegherebbe il fatto che i francesi appoggiarono pìenamente il nostro punto di' vista soltanto quando fu deciso ti.cambio del C.E.F. col II Corpo polacco e sotto la precisa condìzìone che l'impresa fosse effettuata non pn·ma del passaggio dì responsabilità della lìnea (5). Nel frattempo però i preparativi per la conquista del monte non si erano fermati. Utili e Guillaume si erano più volte incontrati dopo il 13 febbraio per discutere dell'occupazione di Monte Marrone e dell'impiego del battaglione alpino «Piemonte», destinato ad assumere il compito principale nell'impresa (6). Utili aveva lungamente studiato ì termìnì del problema (.. .) apportando ritocchi e mìglioramenti al progetto di elaboraztòne (7). Quando il 19 giungeva dalle Puglie il battaglione «Piemonte»~ le predisposizìonì per ìl suo impìego avevano già raggiunto uno stadìo avanzato (8). In effetti il 22 marzo il comandante del Raggruppamento poteva inviare al comando Gruppo nord e al comando della 5a Divisione polacca una nota circa l'occupazione del monte Marrone (9). L'opportunità dell'impresa era definita lapidariamente Evidente dal generale Utili per questi motivi: Il Marrone in mano tedesca compromette molto senamente le condiztòni della difesa del settore Castelnuovo e nel settore


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Mainarde; una 7!0lta occupato dai tedeschi, impadronirsene di viva forza costituisce una operazione di dubbio esito e che potrebbe costare sensibili sacrifici. Acquisita l'opportunità dell'operazione, Utili passava a descrivere le modalità della stessa. Essa doveva avvenire di sorpresa nei seguenti termini: Pattuglie a ventaglio che partendo da q. 1180 e dal piede dei vari canaloni del versante orientale am·vano pressoché contemporaneamente sulla linea della cresta verso le 7 del mattino. Stabilito in cresta questo servizio di vigilanza leggera, iniziare l'ascesa da q. 1180 e da valle Petrara delle unità destinate a presidiare la posizione; nel complesso non più di 200 uomini che potrebbero installarsi sul Marrone tra le 9 e le 1O del mattino. Le forze destinate all'operazione erano: a) il battaglione alpini «Piemonte>>, che aveva il compito de/l'occupazione del Monte Marrone; b) il battaglione paracadutisti, che doveva assicurare zl fianco destrò del battaglione alpini spostando avanti la posizione di resistenza del settore Castelnuovo (:.. ); c) il XXIX battaglione bersaglieri, in riserva tra Castelnuovo e Masseria Abruzzese. Qualche preoccupazione nutriva Utili per la difesa del monte a conquista avvenuta. Infatti la conformazione del terreno, uniforme e· in lieve pendio verso ovest, difficilmente avrebbe consentito di assumere una soddisfacente profondità di schieramento. Inoltre, la presenza in Val Viata di larghe chiazze di bosco che si spingono in genere fino alla cresta, poteva agevolare l'avvicinamento del nemico. In considerazione di ciò, Utili prevedeva: Un'occupazione dell'ala della montagna a nuclei largamente intervallati· ben forniti di armi automatiche ed aggrappati il meglio possibile ai roccioni che strapiombano su Valle Petrara; - una sistemazione - la più rapida possibile compatibilmente alla fase accessoria ( mine e reticolati); - una attivissima osservazione vicina e lontana; - una efficiente organizzazione difuochifrontali e d'infilata. La data orientativa prevista per l'operazione era il 2 5 marzo, ma un rinvio era quasi certo dovendosi completare la realizzazione di misure preventive di ordine tattico e logistico.


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Lo spostamento di data vi fu effettivamente ma non tanto a causa dei motivi lamentati da Utili, quanto per via delle decisioni francesi sulla questione comunicate a Utili il 23 marzo dallo stesso Guillaume. Dopo aver definito perfettamente studiato il progetto di operazione presentato dal comandante del Raggruppamento, Guillaume faceva presente che questa non poteva avere luogo che . dopo ti cambio in corso e dopo la presa del .comando del settore da parte della 5a Divisione polacca, cioè dopo ti 27 Mano (10). In pratica Utili aveva detto la stessa cosa, ma questa era fa. dimostrazione della volontà dei francesi di non assumersi responsabilità dirette in questa vicenda tanto più ora che stavano lasciando ai polacchi il comando del settore. A questo punto ormai non restava che attendere l'arrivo dei polacchi per poter riprendere il discorso lasciato a metà con i francesi e stabilire direttamente con loro i dettagli dell'intera operazione. Nel frattempo i reparti interessati all'operazione, cioè il battaglione alpini «Piemonte», il CLXXXV rep. paracadutisti «Nembo», il XXIX battaglione bersaglieri e il 68° reggimento fanteria di riserva, a decorrere dal 24 marzo, passavano alle ,dipendenze del colonnello Fucci che aveva assunto il comando della fanteria, come abbiamo visto, a metà febbraio (11). Puntualmente, la sera prima di assumere il comando del settore loro affidato, i polacchi giunsero al comando tattico del Raggruppamento per prendere gli accordi preliminari circa l'operazione per l'occupazione di Monte Ma77one. Il colonnello Rudniki, vice comandante la 5a Divisione polacca e il comandante l' artiglieria offrirono tutto l'appoggio di fanteria e di artiglieria. Entrando nei dettagli, furono poi fissati gli obiettivi e concretate le azioni di fuoco che artiglieria divisionale e di C.A. polacca dovevano svolgere durante l'azione a richiesta del Raggruppamento (12). Il 27 marzo il comando del I Raggruppamento riceveva l'Istruzione segreta e personale n. 343 con la quale il generale Sulik esponeva i suoi intendimenti e le sue considerazioni sulla azione per l'occupazione del Monte Ma77one; nello stesso giorno giungeva sempre dal comando della 5a Divisione, l'Ordine generale, nel quale era riassunta la situazione nostra e avversaria (e) precisati i compiti della divisione stessa e zl concetto di manovra (13). Per meglio inquadrare l'azione affidata al Raggruppamento esamineremo per primo proprio questo documento. Il generale Sulik vi


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prendeva in considerazione i compiti attuali della Divisione «Kresowa» la quale, rinforzata dal I Raggruppamento Motorizzato e dal fuoco d'artiglieria del II C.A. (.. .), doveva:

Mantenere l'attuale linea di difesa. - Potenziare questa difesa con lavori di fortificazione ed ostacoli passivi. - Approfondire la difesa (.. .). - Con le nserve divisionali contrattaccare per riconquistare le posizioni eventualmente occupate dal nemico entro la linea di resistenza. Qualora la situazione sia tale da impedire il contrattacco delle riserve, esse dovranno schierarsi a tenere M. Passero-Monna Casale-La Falconara (14). Come si vede, si trattava di compiti essenzialmente difensivi; la sola ipotesi di contrattacco era contemplata al fine di riconquistare posizioni eventualmente perdute, entro la linea di resistenza. All'interno di questo quadro d'insieme si inserivano i due settori di difesa previsti dal comando della 5a Divisione polacca. L'uno, il settore di San Biagio, era affidato alla 5a Brigata; l'altro, il settore Mare, al Raggruppamento, con il compito di impedire la penetrazione nemica in direzione Colle Altare - M. Mare-ScapoliColli al Volturno (15). Anche l'occupazione di Monte Marrone dunque era un'azione difensiva, di carattere preventivo potremmo dire, come risulta chiaramente da quanto scriveva Sulik in proposito: Credo che quando la neve si sarà sciolta, ti nemico rinforzerà la sua azione sul massiccio dell'Abruzzo, sfruttando i punti di osservazione più alti. È possibile che esso occuperà il M. Marrone come base per l'azione offensiva alle nostre spalle in direzione di Scapoli-Colli al Volturno. Ho deciso di prevenire questa azione prendendo pn·ma del nemico almeno il Monte Marrone, includendolo nel sistema difensivo del settore (16). J Sulik raccomandava la sorpresa e la massima segretezza nell'esecuzione di questa azione che doveva avere luogo nella notte fra il 30 e il 31 marzo. Una volta occupato Monte Marrone spettava a Utili decidere, se la situazione del nemico e del terreno sarà . favorevole, di occupare anche zJ M. Mare (senza l'obbligo di tenerlo ad ogni costo come parte del sistema difensivo). L'occupazione di


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Monte Mare veniva a completare, a giudizio di Sulik, l'azione sul Monte Marrone. L'occupazione di'_ Monte Ma77one da parte nostra non dà completamente la sicurezza dell'osservazione nemica alle nostre spalle; ciò si potrà ottenere soltanto dopo l'occupazione del Monte Mare. L'occupazione del M. Mare nel prossimo avvenire sarà più facile quando avremo la nostra osservazione sul Monte Marrone, ma può essere più difficile perché zl nemico rinforzerà la difesa di questa posizione (17). Infine, dopo 48 ore dall'occupazione di Monte Marrone , il I Raggruppamento doveva assumere la difesa delle Mainarde: in particolare si trattava della quota 1478, tenuta dal 13° battaglione fanteria polacca (18). Ci sembra interessante a questo punto riportare il commento di Utili a questi avvenimenti, contenuto nelle memorie. Scrive Utili: Dall'esame di questi documenti emerge che non esistevano contrasti di opinioni. Mi si lasciava in fondo libertà di azione e si prevedeva di darmi tutto l'appoggio che sarebbe stato _posszhzle; certe generiche raccomandazioni rispondevano piuttosto, ad una consuetudine formale che al proposito di ricordarmele. Meritano nlievo solo due cose. L'una è un moderato suggerimento polacco di ·occupare possibilmente anche il Mare; (. .. ) L'altra è ti preavviso che ad operazione riuscita avrei dovuto rilevare anche quota 1478 (. ..) (19). La quota 1478 delle Mainarde sarà effettivamente rilevata dal Raggruppamento il 3 aprile in sostituzione di reparti polacchi (20). Quanto al Monte Mare, Utili riterrà opportuno lasciar cadere quello che definisce un moderato suggen·mento polacco. In effetti si trattò di una scelta coerente con il quadro che il comandante del Raggruppamento si era proposto . di un miglioramento della situazione difensiva (. . .); d'altra parte ritenendo chè soltanto il possesso del .tnangolo monte Mare - Colle Altare - Monte Corallo fosse indispensabile ai tedeschi, Utili temeva che essi si sarebbero rassegnati, alla sua perdita assai meno facilmente che alla perdita del Marrone (21). · Intanto proseguivano i preparativi per l'azione. Il 28 marzo il comandante della fanteria emanava l'ordine d'operazione n. 395 riguardante l'occupazione di Monte Marrone. Ali' ora «h» del giorno «X» il battaglione «Piemonte» avrebbe dato corso all'occupa-


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zione di sorpresa del Monte Marrone. Il movimento del grosso doveva essere preceduto da elementi esploranti alleggeriti che, procedendo rapidamente (. . .) sulla linea di cresta, avrebbero protetto ti successivo movimento di scagNoni arretrati dalle dirette offese avversarie; l'occupazione della linea di cresta doveva avere carattere nucleare in corrispondenza dei" punti più forti, più delicati, di maggiore dominio e di· più vasto campo di osservazione e di tiro sul versante occidentale del Monte Marrone. Il colonnello Fucci raccomandava che tra i primi· materiali ad affluire sulla linea di cresta vi fossero gabbioni~ matasse di filo spinato, mine a strappo, talchè prima di sera sia già stato dato soddisfacente sviluppo allo stendimento di reticolati· e dei campi di mine (a non meno di 50 metri dalle postazioni delle armi), siano messe in opera molte bombe a mano, in funzione di mine (. .. ). Erano gli appostamenti difensivi per quella che veniva definita da Fucci una posizione di resistenza che doveva essere tenuta ad ogni· costo contro eventuali aziòni avversane che presumibilmente condotte da grosse pattuglie, avranno il carattere di assoluta sorpresa, specie di notte. Il battaglione «Piemonte» doveva strettamente collegarsi· tatticamente con la occupazione italo-polacca delle Mainarde (q. 1478) a sinistra e con la occupazione di q. 1344 del CLXXXV Btg. Paracadutisti (a destra); infine con la occupazione arretrata di q. 1180 che resta alle dipendenze tattiche del xxJ.x btg. bersaglien· (22). I compiti dell' artiglieria vennero precisati il 29 marzo dal

colonnello Valfrè di Bonzo che ricordando e sottolineando il carattere di sorpresa dell'occupazione, disponeva che nessuna azione di fuoco (dovesse) precedere ed accompagnare, di massima, ti movimento del battaglione alpini. In concreto , dunque, durante l'azione i gruppi dovevano tenersi ·pronti ad effettuare tiro di accerchiamento sugli osservaton· di M. Cavallo, M. Mare, Colle dell'Altare, M. Marrone; tiro di neutralizzazione sulle pn·ncipaN vie d'accesso alla zona di monte Marrone (23). Oltre all'aniglieria italiana Valfrè di Bonzo poteva disporre di quella polacca; scrive Utili:

Il compito del colonnello Valfrè era quello di tenere saldamente in pugno le redini di una massa di fuoco italiana e alleata, che all'occorrenza poteva diventare imponente. I polacchi avevano messo a disposizione un raggruppamento d'appoggio «Zabkewskie-


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go», costituito dal 6° Reggimento artiglieria leggera e dai gruppi di corpo d'armata, eventualmente potevano intervenire da est anche due gruppi della 3 a divisione per azioni di fuoco sul San Michele, Monte Mattone, Pizzone e Casone del Medico (24).

Notizie sul nemico Alla vigilia del!' azione la situazione del nemico era ormai nota abbastanza precisamente anche nei dettagli, grazie alle notizie

ricavate dai notiziari dei comandi italiani ed Alleati, dall'interrogatorio dei civili che hanno abbandonato zi territorio occupato dal nemico, da notizie fornite da vari agenti~ dalla continua metodica e silenziosa attività di pattuglie dei reparti in linea (25). Nel settore del Raggruppamento risultavano schierate le seguenti forze: - 5 a Divisione alpina comandata dal generale Ringel comprendente: - 2 reggimenti di fanteria da montagna, l' 85 ° e il 100 °; - 1 reggimento di artiglieria da montagna, il 95 °; - battaglioni vari da ricognizione; - III battaglione indipel).dente di cacciarori alpini da alta . . montagna su cmque compagnie; - raggruppamento «Bode» costituito dal 576° rgt. ftr. già della 305a Divisione, vari battaglioni, servizi (26) . · L' organizzazione difensiva dei tedeschi nel settore del Raggruppamento presentava carattere campale specie sulla linea avanzata ove era rappresentata da numerose postazioni non occupate permanentemente. Negli ultimi tempi, come era statq previsro, lo

scioglimento della neve e l'inizio della stagione pn·mavènie (aveva) dato luogo ad una maggiore attività del nemico che si era concretizzata in un aumento dell'attività di osservazione terrestre e ricognizione aerea(. . .) di pattuglie(. .. ) informativa (27). Il nuovo inverno in linea aveva però lasciato il segno sui tedeschi; l'equipaggiamento cominciava a difettare : le uniformi apparivano in pessimo stato, le scarpe logore. Il morale risultava alquanto scosso. Si erano notati segni di stanchezza e di sfiducia sull'esito del conflitto (28) .



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L'AZIONE DI MONTE MARRONE


MONTE MARRONE

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L'occupazione (schizzo n. 8)

Il 30 marzo finalmente, veniva stabilito per le ore 3, 30 del mattino successivo l'inizio delle operazioni per l'occupazione del Monte Marrone (29). Il battaglione «Piemonte>>, che a partire dal 24 marzo aveva cominciato le operazioni di trasferimento sulle posizioni di partenza, era così dislocato: - comando di battaglione 1 a e 3 a compagnia, zona nord di Colle Rotondo; - 2a compagnia, q. 1180, a sud di Monte Marrone; - batteria da 75/ 13, M. Castelnuovo (30). Il 30 marzo il CLXXXV battaglione paracadutisti si schierava a nord-est di Colle Rotondo (31). Il giorno precedente il maggiore Briatore, comandante del battaglione «Piemonte», aveva impiantato ti suo comando tattico a 400 metri circa a nord-est di Colle Rotondo; la sera del 30 il colonnello Fucci, ultimata la rete dei collegamenti ed allestito il suo posto di comando in Val Petrara un chilometro a sud della sella di q. 970, (. . .) vi si insediò nell'imminenza dell'azione, avendo attigui al proprio ti comando dell'll artigliena e quello del IV gruppo assegnatogli in appoggio diretto (32). All'alba del 31 marzo ebbe inizio l'azione. Così la descrive il generale Utili:

Alle 3,30 del 31 marzo il «Piemonte» incominciò l'operazione. Precedevano i nuclei esploraton· delle tre compagnie, suddivisi in pattuglie, ciascuna per un itineranò conosciuto e prestabilito; gli uomini erano alleggeriti al massimo, armati soltanto di mitra e di bombe con abbondante munizionamento. Non incontrarono il nemico e si acquattarono in cresta tra le 6,30 e le 7, 15 del mattino(33). Alle spalle delle avanguardie giungeva poi il grosso delle rispettive compagnie. Scrive ancora Utili:

Seguivano per l'occupazione stabile della posizione un plotone fucilieri ed una squadra mitraglzatrici su due armi per ciascuna compagnia. Anche questo scagliòne era stato per quanto possibile alleggerito e giunse sull'obiettivo con più dura fatica e intervallo di circa un 'ora. Tutte le rimanenti forze furono impiegate come


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portatori sudando, sdrucciolando, riprendendosi, sospese sull'abisso in vertiginoso equilibrio, col piede sull'orlo appena apprezzabile di . una cengia e le mani nervosamente contratte attorno a una sporgenza della parete verticale; (. .. ). (34) . Così, nella sorpresa più assoluta, come nei piani, senza sparare un colpo e con due soli feriti, a causa di incidenti di percorso, il Monte Marrone era conquistato (35). Completata felicemente l'operazione, si provvide alla sistemazione difensiva del settore. Il 4 aprile il comando fanteria del Raggruppamento esponeva i mezzi a disposizione e la loro dislocazione per la sistemazione difensiva del settore Castelnuovo, nel quale rientrava appunto Monte Marrone. Questo era diviso in tre sottosettori: - Valle Viata, la cui difesa fu affidata al XXXIII battaglione bersaglieri; esso era delimitato ad ovest della Valle Venafrana Casone Mainarde-Masseria Capaldi - q. 970 della Croce, ad est della Valle Viata - q. ll80 - colle Alto; - Monte Marrone, difeso dal battaglione alpini «Piemonte», rinforzato da una compagnia mortai del III battaglione del 68 ° reggimento fanteria; - Rio Petrara, difeso dal CLXXXV battaglione paracadutisti «Nembo». La nuova linea di resistenza aveva il seguente andamento: Casone Mainarde - margine nord della posizione di q . 1478 delle Mainarde - linea di cresta di Monte Marrone - q. 1344 - q. 970 q. 1214 - Colle Jardini. Si provvide rapidamente alla messa in opera di reticolati, campi minati e alla costruzione di piste d'accesso (36). (schizzo n. 9) La settimana successiva in conformità con le nuove esigenze del settore, vi furono alcune modifiche allo schieramento dell'artiglieria: il 5 aprile il I gruppo da 105 / 28 fu schierato ad,est di Colle Papa, il IV ad ovest della stessa località; il giorno dopo zl terzo pezzo della batteria alpina da 75 I 13 (venne) messo in posizione su M. Marrone nel settore della Ia cp. alpini (37). Frattanto il 3 aprile come previsto, gli italiani sostituirono i polacchi sulla q. 1478 delle Mainarde, assumendo la responsabilità del settore. Così scrive il Diario storico: Una compagnia fucilieri e la compagnia a.a. del XXXIII Btg. bersaglieri sostituisce zl reparto polacco di presidio nella zona delle


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Mainarde. Due squadre fucilieri del predetto Btg. vengono dislocate l'una a Casone delle Mainarde e l'altra a Masseria Capa/di per assicurare la saldatura col settore polacco di sinistra. A nord-est di Colle Rotondo sono schierati due plotoni mortai da 81 del XXIX btg. bersaglieri (38). Sorpresa e reazione tedesca

È stato detto come l'azione su Monte Marrone fosse condotta rispettando alla lettera la consegna del silenzio, dell'immobilità, ii divieto di comparire in vista e di far fuochi; cosicché da parte del nemico non vi fu nessuna reazione: all'apparenza - scrive Utili i tedeschi non si erano accorti di nulla (39). Il sospetto che sul Marrone stava succedendo qualcosa di nuovo, scrive ancora Utili , i tedeschi dovettero averlo probabilmente a giorno fatto, quando le artiglierie alleate e i mortai iniziarono i tiri di aggiustamento , con un'intensità che non poteva essere considerata normale (40). Per il momento la risposta del nemico sembro comunque limitarsi a un comunicato radiofonico trasmesso il 2 aprile da «Radio Roma» col quale si annunciava che a Monte Marrone un attacco di truppe neozelandesi (sic) era stato stroncato con gravi perdite per zl nemico (41). Si trattava, secondo Utili, della risposta indiretta a quanto comunicato il 1 ° aprile dal bollettino alleato che aveva annunciato ch e sul fronte italiano - nell'Appen-

nino centrale - truppe alleate hanno avanzato di un chilometro conquistando un 'altura di importanza strategica· (42). Mentre proseguivano le schermaglie verbali dei bollettini radio e della stampa, destinati alle retrovie, sul fronte si potevano avvertire già dal giorno avanti i p rodomi di una reazione montante destinata a crescere nei giorni successivi e raggiungere l'acme nella notte di Pasqua, era il 9 e il 10 aprile, a dimostrazione, come aveva compreso Utili, che i tedeschi non erano indifferenti alla conquista · del Monte Marrone da parte alleata. Un primo campanello d'allarme fu costituito da1la pattuglia di 6 sciatori che - come scrive Utili - dalla sella tra Mare e Marrone venne zigzagando a curiosare senza avvicinarsi al di qua degli 800 metri(. .. ) verso le 15 del 2 aprile: gli alpini della 1 a compagnia naturalmente non la molestarono (43). Non si potè invece evitare di ingaggiare battaglia il mattino del giorno seguente quando attorno alle 5, 30 una pattuglia


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

composta di 8 - 10 uomini si avvicinò a un posto avanzato della 1 a

compagnia alpini situato nella stretta a nord di q. 1770 e di M. Marrone (44). Tre tedeschi che ingannati dal silenzio si erano audacemente avvicinati a una ventina di metri, furono colpiti dal fuoco improvviso della compagnia: due di loro furono feriti e catturati, mentre il rimanente riusciva a ritirarsi attraverso il bosco (45). Anche il giorno successivo 4 aprile a notte fatta una pattuglia

di una trentina di uomini(. .. ) tentava un nuovo colpo di mano sul nostro posto avanzato del cimitero di San Vincenzo. Ma trovò energica reazione e dovette ripiegare abbandonando un morto sul terreno mentre noi avemmo due feriti leggeri (46). Per alcuni giorni i tedeschi non si fecero più vivi. Poi, nella notte del 10 lanciarono l'attacco più consistème nel tentativo di ricacciare gli italiani da Monte Marrone. Il generale Utili che aveva trascorso la giornata di Pasqua con gli alpini che presidiavano il monte, così ricostruisce i fatti:

Durante la notte, improvviso si scatenò il combattimento. Dato l'allarme, l'artiglieria entrò in azione sugli obiettiviprestabtùti; nel cielo nero lassù verso ti Marrqne guizzavano vampe di colpi in amvo e i razzi tracciavano più in alto sottili parabole di colore. Interrotti i collegamenti colla cima non si sapeva più che cosa pensare. Passammo momenti di ansietà, poi il crepitio delle armi automatiche si fece più rado e verso l'alba si spense; sapemmo poco dopo che la situazione era ristabilita (47). Che cosa era accaduto esattamente nelle circa due ore del combattimento lo si potè ricostruire con una certa fatica, soltanto alla fine dello scontro. Utili così prosegue il suo racconto:

Verso le 3,25 le vedette udirono rumori sospetti, poi uno schianto vù,·fno al bosco, probabilmente uno scoppio li una mina in cui qualcuno era incappato; l'oscurità era fitta ed 'una nebbia spessa gravava sul versante occidentale. Alle 3,30 un tiro intenso di artiglierie e di mortai~ accompagnato da lancio di numerose bombe da fucile, si abbattè sulle posizioni per qualche minuto; poi gruppi di assalto attaccarono vigorosamente puntando sulla se/letta e contemporaneamente cercando di avvolgere dall'interno la cima nord (48). · L'attacco era diretto contro le posizioni tenute dalla 1 a e 3 a

compagnia alpini e, con azione diversiva, (contro) la q. 1344


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MONTE MARRONE

presidiata da elementi del 185 • Reparto Paracadutisti Arditi «Nembo» (49). Le forze attaccanti ammontavano a una compagnia rinforzata, un centinaio di uomini scelti in camice bianco, scrive Utili, il quale aggiunge: Si trattava dz' gente molto agguerrita e decisa, non numerosi ma di forza prefettamente proporzionata al compito ed alle condizioni· della difesa che erano state assai bene valutate. Le infiltrazioni p assarono il reticolato, seguì una mischia violenta nel buio di cui nemmeno i· presenti poterono afferrare i particolari. Sopraggiunti n'nforzi dall'ala sinistra della 3 a compagnia, il nemico fu ricacciato, ripiegò sul margine del bosco, poi lentamente si sottrasse (50) . Il bilancio dello scontro era così sintetizzato dal Diano storico: Le perdite inflitte al nemico, accertate, ammontano a due morti e un pngioniero (. . .); il materiale catturato è costituito da: due mitraglt'atn'ct~ tre pistole mùragliatnà·, 4 fuctft' Mauser con lanciabombe, una pistola lanciarazzi; 4 canne di ricambio per mitraglt'atn'ce, 1 barella, van·e cassette di munizioni, bombe a mano, bombe per tromboncino; inoltre sono state notate tracce di corpi trasànati che fanno presumere essere state le perdite nemiche molto più gravi di quelle surriportate (5'1). Agli scontri presero parte anche 1' artiglieria italiana e quella polacca con tiri di interdizione e di sbarramento. Cesare Medeghini, che dal 5 aprile si trovava col I gruppo a Colle Papa, sottolinea che tutto il Reggimento, con attivissimo fuoco di sbarramento, contnbuì notevolmente a stroncare un contrattacco tedesco a monte Marrone nella notte che definisce la più laboriosa di tutta la nostra permanenza a Colle Papa (52). Lo sforzo congiunto ebbe successo e L'alba del/' 11 trovò tutto il settore calmo e zl bel battaglione «Piemonte» al suo p osto su q. 1700 (53). Qui sarebbe rimasto indisturbato fino allo spostamento della linea del fronte : Dopo questo insuccesso - commenta Utili - altri tentativi tedeschi contro zl Marrone non furono più rinnovati; col 1 O aprile zl suo possesso diventò per noi definitivo (54). Valore morale della conquista di Monte Marrone

La conquista e la successiva difesa del Monte Marrone ebbe vasta risonanza sulle fonti di informazione italiane e alleate: in

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particolare, «Radio Londra» dedicò più di una trasmissione all 'avvenimento. Il 3 aprile Paolo Treves, uno dei commentatori italiani dell'emittente inglese, apriva la rassegna con un omaggio al valore italiano, sostenendo che la conquista delle due vette da parte di

truppe italiane ripresenta a/l'attenzione del mondo le virtù militari· del soldato italiano quando sappia di combattere per una causa giusta (55). Il valore politico, soprattutto di fronte agli alleati, di questi episodi di valore, (dz) questo ri·torno offensivo, anche sul fronte, dei combattenti italiani contro zf comune nemico, era ribadito dallo stesso Treves in una successiva trasmissione del 6 aprile (56). Anche sulla stampa italiana la vicenda di Monte Marrone aveva la stessa chiave di lettura. La «Gazzetta del Mezzogiorno» l' 11 aprile nel riferire che i soldati italiani avevano frantumato un attacco tedesco diretto contro due quote di Monte Marrone, esaltava la rinata fratellanza fra popoli liberi· che vedeva gli italiani combattere fianco a fianco con soldati di altre terre straziate dalla guerra come zf nostro (. . .) paese in una vera alleanza di spirito e di sforzi (5 7). Il giornale di Napoli «Il Risorgimento», pur riconoscendo che quella di Monte Marrone era stata una modesta impresa guerresca, affermava che grazie agli alpini, ai bersaglieri·, ai fonti del fronte di Cassino era possibile adesso agli italiani alzare un poco la fronte. L'autore, che dichiarava di voler evitare la poesia e attenersi alla prosa, finiva per fare forse un po' di retorica, ma la sostanza del ragionamento era inoppugnabile (58) . C'era in tutti, come si vede, la speranza che finalmente, cementata dal comune sacrificio, · la cobelligeranza cominciasse àd essere qualcosa di più di una parola, Anche gli alleati esaltarono l'impresa sulla stampa ma in chiave prevalentemente tecnica, lasciando in di~pane, i contenuti politici (59). Il «Corriere Alleato» dell'8 aprile definiva la cattura da

parte di truppe alpine scelte della cima di M. Marro'ne (. . .) un modello di preparazione meticolosa, sicurezza di prim'ordine, e di migliore impiego di·truppe specializzate. Non si era trattato di una grande battaglia ma certo di un esempio di come uomini adatti, adoperati in uno speciale lavoro e al tempo stesso giusto, possono portare ad una brillante ri·uscita (60) . Di questo stesso parere appare Utili secondo il quale Monte Marrone dimostrò che

operando con serietà, giudizio e decisione, si potevano ottenere risultati brillanti e sostanziosi senza incorrere in inutili sacrifici.


MONTE MAJlRONE

195

L'impresa, a parte i vantaggi operativi immediati, produsse soprattutto risultati psicologicamente importanti, come scrive nelle sue memorie Utili che così prosegue:

Dal pieno successo le nostre truppe attinsero fiduàa in se stesse e coscienza delle proprie possibilità. Monte Marrone costò al battaglione «Piemonte» non più di venticinque perdite tra morti e feriti, sia negli scontri che nel logorio di trincea; e nemmeno un disperso. Anche zJ bzfancio tra rischi e profi'tti era perciò incoraggiante. Ne guadagnò potentemente la compattezza del nostro piccolo corpo che verso la metà di aprzfe aveva ormai superato bene le crisi iniziali e dava affidamento di mantenersi saldo anche nelle prove avvenire. Su questo punto ero diventato del tutto tranquzflo (61).


196

IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

(1) Diario storico, alfegato n. 39 cit. (2) U. Utili, op. cit. p. 150. (3) U. Utili, op. cit. p. 151. (4) Ibidem. (5) Ibidem. (6) Diario storièo, 4, 7, 10 marzo. Il giorno 7 Utili e Guillaume avevano effettuato una ricognizione a vista del Monte Marrone da q . 1478 delle Mainarde. (7) U. Utili, op. cit. pp. 156-8. Utili att ribuisce gran parte del merito del progetto, particolarmente dal lato tecnico alpini.stico, al capitano degli alpini De Cobelli, il pùì appassionato propugnatore dell'impresa del Marrone . Altrettanto preziosa sarebbe stata l'opera di un nucleo di alpini specializzati, restituiti dalla 5' Armata alla metà di marzo: comandati da capitano Silvestrini, si prodigarono nell'opera di esplorazione dei canaloni che adducevano in cresta da Val Petrara e individuarono d ue nuove vie d'accesso, oltre a quella già scoperta da De Cobelli. (8) U. Utili, op. cit. p. 158. In particolare le predisposizioni riguardavano la preparazione di un piano di fuochi di rispettabile efficienza e misure varie di carattere logistico. (9) Diano storico, 22 marzo e allegato n . 22 dal quale sono tratte le citazioni successive; ora allegato n. 31 al presence volume; cfr. anche U. Utili, op. cit. pp. 165-8. (10) Cfr. allegato n. 228 a Diario Storico, Comando Gruppo Nord 23 marzo, n . 228, ora allegato n. 32 al presente volume. (11) Diario storico, 23 marzo '44. (12) Dian·o ston·co , 25 marzo '44; cfr. anche W . Anders, Un'armata in e.r11io, Cappelli, Bologna, 1950, pp. 203-4. (13) Per i due fogli v. Dian·o storico, 27 marzo '44 e allegati n. 232 e 233, datati rispettivamente 25 e 26 marzo. Per il secondo documento cfr. allegato n . 33 al presente volume; cfr. anche U. Utili, op. cit. pp. 169-70 dove è riportato il testo del secondo documenco. (14) Allegato n. 232 cit. (15) Ibidem . (16) Allegato n. 233 cit. (17) Ibidem. (18) Ibidem. (19) U. Utili, op. cit. p. 170.


MONTE MARRONE

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(20) Ibidem. Utili afferma di essere stato favorevole a questa decisione di Sulik perché la quota 1478 faceva sistema colle difese di Monte Marrone, perciò trovò non solo accettabile, ma vantaggioso il lieve dispendio di forze che ciò comportava.

(21} Ibidem. (22) IRM, Comando Fanteria del Raggruppamento, 28 marzo '44 , n . 395, allegato n. 236 a Diario storico, ora allegato 34 aJ presente volume. (23) Cfr. il foglio dell' 11 • Reggimento Artiglieria, Ufficio Tiro, 29 marzo '44, n . 457, allegato n . 238 a Diario storico. (24) U. Utili, op. cit. p. 172 . (25) Comando IRM, Ufficio Capo SM. Sez. Informazioni, 30 marzo '44, allegato n. 240 a Diario storico. (26) Ibidem, cfr. anche Diano storico, 30 marzo '44. (27) Allegato n. 240 cit. (28) Ibidem. Il Raggruppamento, come abbiamo visto, era invece in netta ripresa dal punto di vista psicologico. Tuttavia proprio alla vigilia dell'azione, vi. furono due episodi che richiesero il pronto intervento di Utili. Il primo vide protagonisti i paracadutisti che si rifiutavano di andare in linea con le divise della fanteria, le sole disponibili al momento. Soltanto la solita energica presa di posizione del comandante del Raggruppamento riuscì a convincerli dell'inopportunità dell' atteggiamento assunto. Il primo di aprile, iniziando le ricognizioni proprio dai paracadutisti, Utili li trovò al loro posto di stupefacente buonumore (..) pieni di zelo nel lavoro di rafforzamentq: il ritorno in linea, secondo Utili, aveva eliminato rapidamente le conseguenze negative di una quarantina di giorni di inerzia. Sempre questioni di vestiario, ma ceHamente meno fucili, all'origine dell'altro «caso•. Gli alpini non intendevano restituire le duecento serie d 'indumenti d'alta montagna (..) quanto di meglio e pitì. completo si potesse desiderare in materia, che gli americani, dopo averle fornire, chiedevano ora indietro in seguito al passaggio del Raggruppamento dalla 5• all'8• Armata. Utili riuscì a stento a ottenere una proroga nella restituzione, spegnendo sul nascere un pericoloso focolaio di malcontento. Per i due episodi, cfr. U. Utili, op. cit. pp. 175-6 e 161-2. (29) Diano storico, 30 marzo '44. (30) Dian·o storico, 29 marzo '44; cfr. anche U . Utili, op. cit. p. 170. (31) Diario ston·co, 30 marzo '44. (32) U. Ucili, op. cit. pp. 171-2. (33) U. Utili , op. cit. pp. 172·3. Il Dian·o storico, 31 marzo '44, scrive che la cresta di M. Marrone era stata raggiunta alle ore 7, 15 dagli elementi della 1 • , 2° e 3 • cp. alpini «Piemonte» incaricati dell'operazione. (34) U. Utili, op. cit. pp. lì2·3.


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IL PRIMO RAGGRUPPA.MENTO MOTORIZZATO

(35) Cfr. Diario storico, 1• aprile '44. A questa data i reparti del Raggruppamento risultano così dislocati:

C.do Fanteria del Ragg.to 68° Rgt. Ftr. - Comando I Btg. - C.do

l" e 3" Cp 2" Cp. 4° Cp. II Btg. - C.do Tutte le Cp III Btg. C. do 9" Cp. 10° Cp. 11° Cp . 4 • Rgt. Bers. -Comando XXIX Btg. C.do una Cp. n·manenti Cp. XXXIII Btg. C. do 1 PI. fucilien· e 2 PI. mortai LI Btg. Bersaglien· Btg. Alpini Piemonte - C.do l", 2" e 3" Cp Btr. da 75113 185° Rp. Par. Nembo - C.do Tutte le Cp. IX Reparto d'assalto - C.do 110" Cp. n·manenti Cp. 11 • Rgt. Artigliena - C.do 1 • Gruppo 4"!II Gruppo 5° e 6°/11 Gruppo III Gruppo IV Gruppo Btr. da 20 LI Btg. misto Genio Quartier Generale 250 • Autogruppo misto 6° Reparto Salmerie 51" Sezione Sanità - C.do I Reparto II Reparto 244 • Ospedale da campo 470 • Ospedale da campo 866 • Ospedale da campo 34 • Nucleo Chirurgico 29" Ambulanza Radiologica 51" Sezione Sussistenza

: pendici Sud-occidentali di M. Castelnuovo. : Scapoli : Rocchetta al Volturno : Colle }ardini : Castel S. Vincenzo : decentrata fra le suddette : Rocchetta Nuova : Rocchetta Nrtova : Castelnuovo : pendici Sud di M. Mar.rone : ad ovest di q. 1193 di M. Castelnuovo : Ponte Rotto (Nord di Colli) Fornelli : Castelnuovo : Rio Petrara (Sud-Ovest di q. 1250 di M. Castelnuovo) : Castelnuovo : Fornelli : rovesci sud di q. 1478 delle Mainarde : Airola : Nord-Est di Colle Rotondo : M. Marrone : M. Castelnuovo : pendici occidentali di M. Castelnuovo, ad Ovest di q. 1193 : fra q. 1344 di M. Marrone e q. 1214 di M. Castelnuovo : Scapoli : Castel S. Vincenzo : Scapoli : Scapoli : Rio Chiaro : Masseria De Amicis : Cerasuolo Vecchio : Masseria De Amicis : Colle Papa : Scapoli-Castelnuovo-Colle Papa : Scapoli : Colli al Volturno ' : S. Agata dei Goti : Sud di Fornelli : Sud di Scapoli : Sud di Scapoli : Sud di Castel S. Vincenzo : Zona Arniere (Nord Est di Venafro) : Sud-E.rt di M. S. Paolo (sud di Colli) : Sud-Est di M. S. Paolo (Sud di Colli) : Sud-Est di M. S. Paolo (Sud di Colli) : Zonà Arniere : Corno del Ponte (sud di Colli)


MONTE MARRONE

35" Squadra Panettien·

39" Sezione CC.RR. 5 I" Sezione CC. RR.

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Airola Colli al Volturno Colli al Volturno

(36} Cfr. foglio o. 46 del Comando Fanteria del I Raggruppamento motorizzato, allegato n. 249 a Dian·o storico e lo stesso Dian·o in data 4 aprile '44. (37} Diario stonco, 5 e 6 aprile. (38} Diario stanco, 3 aprile, e U. Ucili, op. cit. p. 175. (39)U. Utili, op. cii. p. 173. (40) U. Ucili, op cit. p. 174. (41) U. Utili, op. cit. p. 180. Cfr. anche A. Ricchezza, Q1ti si parla di voi, cit. p . 140. Le inesattezze dei comunicati tedeschi sono dovute in parte a informazioni inesatte e parziali, ma anche alla precisa volontà di sminuire il va.lore morale e policico dello sforzo bellico del «Regno del sud>. (42) U. Utili, op. cit. p. 180. (43 ) U. Utili, op. cit. p . 174. (44) Dian·o stonco, 3 aprile '44. (45) Ibidem. I tedeschi lasciarono sul terreno 1 fucile micragliatore, 2 pistole mitragliatrici , 2 fucili «Mauser», I binocolo, munizioni varie e bombe a mano. Inoltre proseguiva il Diario - un altro componente la pattuglia nemica sarebbe rimasto ucciJo e seppellito sotto il Colle dell'Altare. Cfc. anche U. Utili, op. cit. pp. 174-5. (46) V. Utili, op. cit. p . 175. Diario stonco, 4 aprile scrive che i tedeschi ebbero un morto e lasciarono sul terreno cassette di munizioni e materiale vario; da parte italiana si ebbe un ufficiale e un soldato leggermente feriti. (47) U. Utili, op. cit. p . 179. (48) Ibidem. (49) Diano storico, 10 aprile '44. (50) U. Utili op. cit. p. 180. (51) Diano storico, 10 aprile '44.

(52) C. Medeghini, op. cit. p. 41. Diario storico, 10 aprile '44. (53) C. Medeghini, op. cit. p. 40. (54) U. Utili, op. cit. p . 180. (55) Cfr. P. Treves, Sul fronte e dietro il fronte italiano, Sandron, Roma, 1945, p. 160. e M. Piccialuti Caprioli, (a cura di) Radio Londra, 1940-45, Invencario delle crasmissioni per l'Italia, Min. Beni Culturali, Roma, 1976, voi. TI, pp. 555-6. Il Dian·o


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

storico del 2 aprile scriveva: Varie trasmissioni di Radio Londra di ie1i e di oggi hanno dato comunicazione della conquista di.M. Marrone da parte delle truppe italiane, definendolo una altura di importanza strategica che sovrasta una stradr, di rifornimenti tedesca. (56) P. Treves, op. cit. p. 164, riferisce di un contrattacco nella zona di Monte Marrone, spezzato dalle truppe italiane: probabilmente quello del 4 aprile. Anche Umberto Calosso il 5 aprile da Radio Londra aveva esaltato la conquista del Monte Castelnuovo e del Monte Morrone (sic) da parte dell'esercito regolare italiano. Cfr. M. Piccialuti Caprioli, op. cit. p. 557. (57) «La Gazzetta del Mezzogiorno», 11 aprile '44 . Anch e in li.. Del Mare, La guerra è passata, Cosmopolita, Roma, 1945, pp. 150- 1, nel quale sono raccolti molci dei pezzi scritti da,ll'autore per il giornale di Bari, in qualità di corrispondente di guerra. (58) «Il Risorgimento», 5 aprile ' 44, Un au.rpicio (Monte Marrone). (59) «Il Corriere alleato», 8 aprile '44, La presa di Monte Marrone. Numerosi i messaggi di felicitazione per l'impresa: significativo quello di Clark che esprimeva la soddisfazione di avere avuto alle proprie dipendenze le truppe i taliane. Cfr. Diario storico, 4 aprile '44 e allegato o. 248. Di contenuto analogo l'indirizzo di saluto di Anders dell'll aprile, in Diario storico, 14 aprile e allegato n. 270. Il giudizio positivo del comandante del II Corpo polacco è confermato nel libro citato io cui è scritto: Nella zona della 5a Divisione, dove l'addensamento delle forze era maggiore e brevissima la distanza delle posizioni tedesche, le pattuglie e le ricognizioni nella terra di nessuno potevano essere effettuate solo di notte. Una delle operazioni più importanti fu compiuta dal. Gmppo italiano il 30 marzo quando un Battaglione di Alpini espugnò il picco di Monte Marrone; nonostante le difficoltà d'accesso alla regione e le condizioni invernali, gli italiani conquistarono due cime di quella montagna e un contra.ttacco, subito sferrato dai Tedeschi, fu respinto con l'assistenza dell'artigliena polacca e i Tedeschi subirono perdite assai elevate. W . Anders, op. cit. p. 205. (60) U. Utili, op. cit. pp. 181-2. Alle pagine 173-4 Utili riporta il giudizio del maggiore Starckiewicz, ufficiale polacco di collegamento, in quale, superata l'iniziale incertezza dovuta forse ali' eccessiva sicurezza degli itaLi,ani, definì l'azione un classico esempio di operazioni di montagna. (61) U. Util i, op. cit. pp. 180 e 181-2 . Una verifica, seppure indiretta della crescente saldezza psicologica del Raggruppamento si ebbe a metà di aprile quando furono accolti dalla generale indifferenza i volantini di propaganda e invitanti alla diserzione lanciati dai tedeschi. Eppure gli argomenti erano beo scelti, richiamandosi a motivi pieni di fascino per la maggior parte dei soldati del Raggruppamento che erano esonati a tornare 111/e loro case, dalle loro madri, mogli, figli ( .. ); come avevano fatto del resto, 'ITligliaia di altri soldati italiani, tra i quali molti della divisione 'Legnano '. Perché dunque, proseguiva uno di questi manifestini rivolgendosi in prima persona ai soldati del Raggruppamento, (..) proprio voi dovete combattere e sopportare disagi e pericoli per un ideale che non avete? Vedilo in allegato n. 35 al presente volume. (62) U. Utili, op. cit. p. 181.

(63) Ibidem.


EPILOGO DAL I RAGGRUPPAMENTO AL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

L'episodio di Monte Marrone avrebbe dovuto dimostrare una volta per tutte agli anglo-americani che la loro esperienza di guerra di montagna non valeva la nostra e che quindi conveniva accettare il più largo contributo militare che offrivamo con insistenza: questa, secondo Utili, la speranza cullata da molti in quei giorni; invece - commenta il comandante del Raggruppamento-, non se ne fece più nulla e fu un peccato; forse non soltanto per noi. (1) Proprio in quei giorni, alla metà di aprile, le autorità militari italiane apprendevano in effetti che il Raggruppamento, con una forza che ormai ammontava a 9-10 mila unità, destinata a diventare 12-14 mila, mutato il nome in Cprpo Italiano di Liberazione, sarebbe stato ancora per lungo tempo la sola unità combattente italiana a fianco degli anglo-americani. Dopo la riunione di S. Spirito del dicembre . '43 erano continuati da parte italiana i tentativi di rendere effettiva ed operante l'adesione di principio da parte alleata ad una più ampia e qualificata partecipazione italiana alle pperazioni, riconfermata in quella occasione. Le difficoltà di sempre sembravano ora accresciute dal mutamento ai vertici militari alleati verificatosi all'inizio del 1944 con la partenza di Eisenhower e Smith. Il nuovo Comandante Supremo alleato del Teatro mediterraneo, generale Wilson e il suo vice, generale Devers, non avevano incoraggiato le speranze italiane, stando a quanto riferiva Castellano circa il colloquio da lui avuto con i due generali il 16 febbraio. Wilson non si era pronunciato perché ancora non sufficientemente al corrente della questione; Devers si era maggiormente sbilanciato dichiarandosi convinto del vantaggio di una maggiore partecipazione italiana alle operazioni, ma aveva subito fatto presenti le molte difficoltà che vi si opponevano nel campo dei trasporti e sottolineato che arbitro dell'impiego delle cru ppe era al momento il generale Alexander. Nulla dunque che già non si sapesse, e niente di più di una


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTOR l7.2ATO

adesione morale alle richieste di Castellano da parte dei due massimi responsabili militari alleati nel Mediterraneo. (2) Di concreto c'era invece l'azione della Sottocommissione Esercito della Commissione Alleata di Controllo che in quel periodo era intervenuta a più riprese sull'assetto futuro dell 'Esercito italiano, con successive messe a punto che nel corso _d ei primi mesi del '44 modificarono più volte, spesso in maniera sensibile, la consistenza della forza combattente prevista. Le prime indicazioni inviate al maresciallo Messe dalla Commissione Alleata di Controllo il 6 febbraio, consideravano genericamente come base dei progetti l'esistenza di due Divisioni, la «Piceno» e la <<Mantova», da usare per addestramento e sicurezza interna, insieme alla Divisione da combattimento, formata da una Brigata motorizzata, (il IRM, nd'a), più la Divisione <<Nembo» dalla Sardegna. La forza totale delle tre Divisioni sarebbe stata di 32 mila uomini. (3) Dieci giorni più tardi la Sottocomissione per l'Esercito precisava le intenzioni alleate in materia: ferma restando la cifra complessiva di 32 mila uomini, si annunciava che le due Divisioni con compiti" di sicurezza interna, dovevano essere equipaggiate come permettevano le riserve esistenti e addestrate in vista di un possibile impiego bellico. (4) Il 29 marzo però, con una delle sue tipiche oscillazioni, la posizione alleata sembrò irrigidirsi, e si tornò a parlare di una Divisione da combattimento , forte di 12 mila uomini, separata dalle Divisioni «Piceno» e «Mantova» (5 ). La decisa presa di posizione da parte italiana, mirante a ripristinare il principio di una forza globale per le tre Divisioni i·n parola, di cui una operante e le altre due addestrate in vista di un possibile impiego bellico, sembrò dare i suoi frutti all'inizio di aprile quando la Sottocommissione comunicò gli attuali organici approvati; essi comprendevano nuovamente un_ità combattenti e unità per la sicurezza interna (.. .) in questa misura: 13.674 Corpo Italiano di Liberazione 9.607 - Divisione «Piceno» 9.415 - Divisione «Mantova» 1:404 - Reparti complementi

-

tot.:

34.100 300

tot.:

34.400

Comando di C.A.


DAL I RAGGRUPPAMENTO AL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

203

Si stabiliva inoltre il principio che, qualora fosse assegnato o destinato ad essere incluso nel Corpo Italiano di Liberazione, personale in eccedenza nspetto all'organico di base, per tale eccedenza saranno ridotte di altrettanto le divisioni .«Mantova» e «Piceno». (6) All'interno della cifra complessiva e per il momento immodificabile di 34-35 mila unità, era concessa dunque una certa libertà di movimento riguardo agli organici. Era l'accettazione, almeno parziale, da pane alleata del principio della elasticità richiesto dagli italiani a fine marzo: ne avrebbero potuto beneficiare il Corpo Italiano di Liberazione, appunto per gonfiare gli organici fino a che era tecnicamente possibile; ma poi? Non era molto per essere il risultato di mesi di proposte, offerte, faticose riunioni ecc. Era quanto pensava il Capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Messe, come emerge dall'analisi della situazione da lui delineata a fine aprile. (7) Al momento, e finché non si fosse raggiunta la linea Pisa-Rimini, i programmi alleati prevedevano per l'Esercito una forza oscillante intorno alle 350 mila unità. Di queste, oltre la metà, circa 180 mila soldati, era destinata ai servizi ausiliari, alle dipendenze dei comandi alleati; il resto era ripartito in 10 Divisioni (per 4 Corpi.d'Armata) da utilizzare nelle isole e nella penisola fino alla linea Pisa-Rimini, in compiti di sicurezza delle linee di comunicazione e ordine pubblico. Per due di queste Divisioni era prevista in linea eventuale la partecipazione alle operazioni. ' Non era questa, scriveva Messe, la partecipazione bellica che matenalmente e soprattutto moralmente il Paese può e deve dare, tanto più ora che la Patna nostra per volontà di tutti i partiti si avvia verso la sua concordia spirituale. D'altra parte, una volta che gli anglo-americani avessero aderito alle richieste italiane, avrebbero dovuto armare, vestire ed equipaggiare queste Divisioni. Si ripresentava dunque il solito circolo vizioso che durava ormai da mesi e che bisognava spezzare una volta per tutte. A questo scopo non era però sufficiente né competente la sola autorità militare, secondo il Capo di Stato Maggiore Generale che così concludeva: (. . .) la realizzazione dei nostri «desiderata»· non può essere che la conseguenza di un deciso cambiamento di indinzzo nella politica delle 'Nazioni Unite nei nostn· confronti che soltanto l'azione del governo può tentare di ottenere col far n·conoscere l'Italia come alleata. (8)


204

IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZA.TO

In pratica, si trattava del rovesciamento dell'impostazione data al problema in settembre: messe da parte le illusioni di poter contribuire combattendo a migliorare le future condizioni del trattato di pace, si confidava ormai soltanto in un mutamento radicale dell'atteggiamento anglo-americano verso il nostro paese per ottenere una maggiore partecipazione alle operazioni. Una conclusione amara, sia rispetto alle aspettative dei mesi precedenti, sia perché veniva dal maresciallo Messe, costretto, come i suoi predecessori, a prendere atto di una realtà che si stava rivelando più dura del previsto. Impiego con le Unità britanniche (X C.A.) Intanto un nuovo cambiamento di dipendenze si stava preparando per il Raggruppamento. Il giorno 11 il generale Sulik, comandante della 5 a Divisione fanteria polacca, comunicava che a partire dal 13 aprile l'unità italiana, restando nel suo attuale settore, denominato <1ardini», avrebbe assum o anche il settore di «Cerro», dando il cambio ad un battaglione della 3 a Divisione «Carpatica». Questi compiti erano affidati al Raggruppamento in connessione con la sostituzione del II Corpo polacco da parte del X Corpo d'Armata britannico che avrebbe assunto la responsabilità del settore dal 15 aprile: a decorrere da quella data il I Raggruppamento passava alle dipendenze della Grande Unità britanica. (9) L'avvio della collaborazione con i britannici presentò qualche problema. Il nuovo settore che il Raggruppamento avrebbe dovuto assumere richiedeva l'impiego di forze che al momento l'unità italiana non aveva a disposizione. Lo comunicava il generale Utili a Sulik il 12 aprile dicendosi disposto, in base a un apprezzamento realistico del terreno e delle forze a una estensione più contenuta del settore attualmente controllato dal Raggruppamento. (10) Di tutt'altro parere era però il generale McCreery, comandante . il X Corpo d'Armata britannico, il quale si recò al comando del Raggruppamento il giorno 13 per dare personalmente disposizioni circa i limiti orientali del Raggruppamento che dovevano estendersi fino ad includ~re M. Curvale che, per la sua importanza, (doveva) essere fortemente presidiato . (ln Utili cercò allora di ottenere almeno che fosse assegnato al Raggruppamento il battaglione della Marina «Bafile» al momento a


DAl I RAGGRUPPAMENTO AL CORPO ITALIANO DI UBElv\ZlONc

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disposizione del XIII Corpo d'Armata britannico; ma la richiesta cadde nel vuoto e si dovette attendere giugno per avere l'unità nelle file del Corpo Italiano di Liberazione. (12) Il nuovo settore assunto dal Raggruppamento veniva affidato al II battaglione del 68 ° fanteria, rinforzato dal IX reparto d'assalto, a decorrere d al 14 aprile. (13) Lo stesso giorno giungevano le direttive del X Corpo d'Armata britannico dalle quali risultava che la Grande Unità aveva il compito di difendere il

settore appenninico (da Falena a Terelle) sul fronte dell'sa Armata, inquadrato fra il V C A a nord ed ti XIII C A a sud. Al Raggruppamento era affidata la difesa del settore «Y» ( ..) inquadrato a destra colla 24 a Brigata Guardie, a sinistra colla 2 a Divisione Neo-Zelandese. (14) Mentre si prendevano gli ultimi accordi con gli inglesi, i polacchi si preparavano a lasciare il settore: i rapporti con l'unità italiana si interrompevano però per breve tempo; sarebbero ripresi due mesi più tardi e continuati praticamente fino allo scioglimento del Corpo Italiano di Liberazione alla fine di settembre. Il generale Anders e il generale Sulik esprimevano con toni sinceri, prima con messaggi poi di persona al generale Utili, la loro soddisfazione per aver avuto il Raggruppamento alle proprie dipendenze e il rammarico di dover lasciare le truppe italiane. Il generale Sulik così scriveva ad Utili il 14 aprile riferendosi alla collaborazione fra la 5a Divisione e il Raggruppamento :

Sono del parere che essa sarà motivo per un più forte allacciamento dei legami di amicizia tra le nostre nazioni, legami già formatisi nel secolo scorso durante le lotte «per la nostra e la vostra libertà». · Nell'allontanarmi auguro a Lei, sig. Generale, ed ai suoi soldati del I Raggruppamento motorizzato, in nome dei miei dipendenti e mio di ottenere i più brillanti successi sul campo di battag!i'a nell'avvenire. Auguro che portino al più presto alla liberazione della vostra bella Patria dal giogo del comune nemico . (16) Parole che non possono essere considerate di circostanza, ma . che testimoniano invece, come è stato scritto, che Anche coi

polacchi si erano stretti - nei brevi giorni di collaborazione diretta - vincoli di stima e di comprensione reciproca. (17)


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Nuova denominazione del Raggruppamento

Il 17 aprile infine giungeva dallo Stato Maggiore la comunicazione che la Commissione Alleata di Controllo aveva autorizzato il cambiamento di denominazione del Raggruppamento che a partire dal giorno successivo 18 aprile si sarebbe chiamato Corpo Italiano di Liberazione. (18) Sebbene la trasformazione avvenisse senza nette cesure ma anzi all'insegna di una sostanziale continuità organica, il mutamento di denominazione non poteva essere considerato soltanto una modifica formale. La nuova unità poteva comare, come detto, su un organico ormai quasi raddoppiato rispetto a quello di partenza del Raggruppamento: era certamente ancora troppo poco, come sottolineava il maresciallo Messe, rispetto alle aspettative italiane, ma non lo era in rapporto alle condizioni di partenza del settembre '43. Sul piano politico, la nascita di un nuovo Governo, formato in quei giorni a Salerno dal maresciallo Badoglio con la partecipazione dei partiti politici, all'insegna di una faticosamente ritrovata unità nazionale, appariva a molti una favorevole circostanza: finalmente si poteva sperare come auspicava il maresciallo Messe, che si creasse

intorno alle Forze Armate un 'atmosfera di amore e di simpatia che dia a chi combatte la sensazione di essere seguito, apprezzato ed appoggiato da tutto ti Paese. (19) Il futuro della nuova unità che stava nascendo alla metà di aprile del '44 appariva, almeno sulla carta, certamente meno ,drammatico di quanto non fosse quello del Raggruppamento alla fine del settembre del 1943. Senza voler stabilire graduatorie di merito, che non avrebbero senso in questo caso, ancor prima di essere ingenerose, crediamo di poter dire che i 5 mila del Raggruppamento si trovarono ad affrontare una prova difficile come poche altre nella storia civile e militare del nosqo Paese. Non furono certamente tutti eroi i 5 mila del Raggruppamento, né si poteva chiedere loro di esserlo, come scrive giustamente Gabrio Lombardi, proprio perché erano soltanto cinquemila, riuniti sulla

base di circostanze casuali, in mezzo alla marea degli eserciti anglo-americani: pochi dunque, talmente pochi da far ritenere loro del tutto inutile il sacrificio che gli veniva richiesto. (20) Proprio per questo,· perché furono soltanto 5 mila, oggi possiamo apprezzare in tutta la sua portata il valore morale del loro impegno, al di là del grado di consapevolezza con il quale lo affrontarono, in


OAJ. I RAGGRUPPAMENTO AL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

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circostanze nelle quali, come scriveva il generale Dapino ricordando quegli avvenimenti qualche anno più tardi, sembrava quasi impossibile (. . .) si potesse creare ed organizzare un qualcosa di efficiente, anche una piccola unità, capace di rappresentare presso i potenti Eserciti Alleati, la Nuova Italia ed ii Nuovo Esercito Italiano. (21)


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IL PRIMO RAGGRUPPA.MENTO MOTORIZZATO

( 1) U. Utili, op. cit. p. 181. ( 2) SME, Ufficio Storico, 1-3, 23311 , R. Missione Italiana presso il Comando in Capo alleato, 7 febbraio '44. Cfr. anche G. Castellano, La guerra continua, cit., pp. 189-92.

( 3) SME, Ufficio Storico, 1-3, 11911, Comando Commissione Alleata di Controllo, 6 febbraio '44, n . 37. ( 4) Ibidem, Sottocommissione per l'Esercito, Commissione Alleata di Controllo, Comatido Arretrato (MMIA) 17 febbraio '44, G/6/19, a S.E. il Maresciallo Messe. ( 5) Ibidem, Sottocommissione Esercito, 23 marzo ' 44, G/6/ 1/29 e Comando Supremo, 29 marzo '44, n. 12069 a generale Mason-MacFarlane, Comando C.C.A.

( 6) Ibidem, C.S. 14 aprile '44, appunto riguardan~e il Riordinamento dell'Esercì-

to. ( 7) Cfr. Relazione Messe, 24 aprile '44, 12603, cit. ( 8) Nell'estate del '44 con la dichiarazione di Hide Park fatta da Roosevelt e Churchill, si ebbe in effetti come è stato scritto, il primo .sintomo di un cambiamento nella politica alleata verso l'Italia. Era l'annuncio del cosidde·tto New Dea/ per l 'Italia che prevedeva l'estensione al nomo paese degli aiuti UNRRA e la promessa di una parziale smilitarizzazione della commissione alleata. Più che all' azione del nostro governo, la svolta va amibuita alle preoccupazioni di Roosevelt in vista delle imminenti elezioni politiche americane, nelle quali il voto cattolico e italo -an1ericano poteva risultare determinante. Quanto allo «status», esso non subì modifiche fino al tracrato di pace del 1947. Cfr. E. Aga Rossi, La politica estera americana e l'Italia nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 165 e 169.

( 9) Comando 5• Divisione fanteria «Kresowa», 11 aprile ' 44, n. 497, allegato n. 36 al presente volume. (10) Comando IRM, 12 aprile '44, n. 728. Utili proponeva che il limite destro avesse il seguente andamento: Colle della Gallina, R.ne Pantane/lo, mulattiera tra R.ne Pantane/lo e M. Curvale, q. 1003 su detta mulattiera - Cupone (località compresa) . Inolcre il comandante del Raggruppamento faceva presente che l'unità era in linea da 56 giorni e le truppe non (erano) piiì fresche . ( 11) Diario storico, 13 aprile '44. (12) Ibidem . ( 13) Diario storico . 14 aprile '44. li battaglione assumeva il seguente schieramento del settore, il cui nome era stato mutato da ~ardini:o in «Cerro»: comando btg. su M.S. Croce; 5• cp. su M. Curvale; 6• e 7' cp. sulla linea di resiscenza; s• cp. decentrata fra le · cp. fucilieri. (14) Dian'o stanco, 14 aprile '44 e X C.A. britannico, Direttiva operativa n. 30, allegare n. 268; IRM, 14 aprile '44, n. 749, allegato n . 269. In base alle nuove disposizioni, mentre il limite sinistro restava invariato, quello destro assumeva il seguente andamento: q. 350 sulla rotabile Cerro -Acquaviva - impluvio da q. 350 a Fonte di


DAL l .RAGGRUPPAMENTO AL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

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Acqu11ra - M. Curvale - M. Castellano-Vado della Forcella - M. Sitacciaro - Colle della Gallina - q . 1364 (R. ne Le Case) a sud-ovest di Colle della Croce (località inclusa). La linea di resistenza aveva il seguente andamento: Castel S. Vincenzo - Madonna delle Grazie M.S. Croce - Q. 1076 - La linea di sicurezza andava da sbocco est della stretta di S. Michele a Foce-Colle Alto - Madonna dell'Assunta - Monte Portella - Monte Fosse - q. 1260 di Monte ·Curvale - Passo Podagroso. Era prevista inoltre la costituzione di un forte caposaldo con funzioni di sicurezza, osservazione e scoglio a M. Curvale, 111 di là della linea di resistenza, mentre alla s:icurezza del fianco destro delle nostre posizioni e (al) collegamento colla 24 Brigata Guardie si sarebbe provveduto a mezzo pattuglia.

(15) Diario storico, 14-15 aprile . . (16) Comando 5• Divisione polacca «Kresowa», 14 aprile '44, allegato nl 273 a Diario storico. (17) Cfr. G. Lombardi, in appendice, p. 186 a U. Utili, op. cit. (18) Cfr. allegaco n. 37 al presente volume. (19) Cfr. Relazione Messe, 24 aprile '44, cit. (20) Cfr. Premessa al libro di Utili , cit. p. 23. (21) Cfr. Prefazione del generale Dapino al libro di A. Ricchezza, Qui si parla di voi, cit.


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ALLEGATI


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ALLEGATI

Allegato 1

COMANDO SUPREMO . Reparto Operazioni

N . 1015 di prot. C.S., P.M. 21, 11 settembre 1943 Oggetto: Impiego Forze armate.

A S. E. il Capo di Stato Maggiore R. Esercito A S. E. ti Capo di Stato Maggiore R. Marina A S. E. zl Capo di Stato Maggiore R. A~ronautica 1 ° - I Tedeschi h anno apertamente iniziato le ostilità contro di noi; di conseguenza sono da considerarsi nemici e le Forze armate debbono decisamente combatterli. 2° - Le unità germaniche occupano in forze l'Italia settentrionale e centrale; un'aliquota è tuttora in Italia meridionale e Sardegna. Occorre pertanto raggruppare le Forze a nostra disposizione allo scopo di: - opporsi innanzi tutto ad eventuale ulteriore dilagazione delle Forze avversarie; - procedere quindi in cooperazione con le Forze anglo-americane ali' azione offensiva per la liberazione di tutto il territorio nazionale. 3 ° - Nella situazione in atto è di particolare importanza garantire l'attuale sede del Governo da eventuali improvvisi colpi di mano. 4 ° - Prego le Eccellenze in indirizzo volermi comunicare le conseguenti disposizioni di carattere generale che in merito verran. . no unpamte.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENT O MOTORIZZATO

Allegato 2

COMANDO SUPREMO Reparto Operazioni

N . 1104/C.S./4 di prot., P.M. 21, 14 settembre 1943 Oggetto: Collaborazione colle truppe alleate. Provvedimenti per fronteggiare sorprese.

All'Ecc. Capo di S. M. R. Esercito All'Ecc. Capo di S. M. R. Marina All'Ecc. Capo di S. M. R. Aeronautica I. - È da prevedere che prossimamente nostre G. U. verranno a trovarsi per esigenze operative in contatto con unità similari inglesi. In tale ipotesi occorre che i nostri comandanti si presentino subito ai comandanti delle unità inglesi per prendere i necessari accordi allo scopo di cooperare su di un piano di attiva collaborazione. Durante tali contatti bisogna evitare di insistere troppo sulle note nostre deficienze perché, a parte ogni altra considerazione, ciò verrebbe automaticamente a menomare il valore del nostro concorso. Si farà quello che si potrà. Alle reali nostre deficienze occorre far fronte essenzialmente con ripieghi dettati dalla volontà e con l'energia derivanti dall'intimo convincimento che è dall' entità della nostra collaborazione che dipenderanno in gran parte le condizioni migliori che verranno fatte al nostro Paese all'atto della pace. Evitare di proporre, per ora, che G. U. alleate operino ai nostri ruilici. · 2. - Per facilitare gli accordi con gli Inglesi è opportuno che tutte le truppe che sono nella zona e che vi affluiranno dalla · Calabria passino agli ordini di un unico comando. Questo prenderà tempestivamente contatto col comando del V C. A. inglese, che sbarcherà presto in Puglia, per agire in piena coordinazione di sforzi. Analogo contatto dovrà essere preso dal comando 7 a armata, fermo restando che - salvo ordini in contrario - il V C. A. inglese non dipenderà dal comando armata.


AUEGATI

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3. - La nostra volontà di combattere sarebbe inesorabilmente frustrata dall'insufficienza o peggio dall'esaurimento delle munizioni. È necessario quindi rastrellare accuratamente le munizioni ovunque dislocate , e dislocarle in depositi ben sistemati e controllati. Occorre, in altre parole, una saggia economia di questo prezioso materiale per evitare di trovarsi a serbatoi vuoti dopo pochi giorni di combattimento. Altro elemento di massima importanza su cui richiamo l'attenzione è l'efficienza delle calzature nelle unità destinate a operare. Allo scopo di garantire al riguardo una sufficiente disponibilità dispongo che al personale di truppa della R. Marina e della R. Aeronautica sia lasciato un solo ,paio di calzature. Quelle esuberanti e le scorte dovranno essere passate subito a disposizione dei reparti del R. Esercito. 4. - Occorre predisporre al massimo grado tutte le misure atte ad evitare la possibilità di sorprese nella città di Brindisi. A tale scopo siano adottate misure draconiane: in ogni caserma venga tenuto sempre pronto un picchetto armato. Il mantenimento dell'ordine pubblico in tutta la zona da noi controllata è affidato allo S.M.R.E. In parallelo alle m isure di cui sopra occorre instillare in tutti uno spirito di pronta reazione ad ogni tentativo di sorpresa, · reprimendo con ogni mezzo quel fenomeno di psicosi pressoché generale diffuso nei reparti, che porca ad assistere inerti alle incursioni di scarsi elementi lanciati a taglieggiare le popolazioni ed a razziare viveri ed automezzi. 5. - Gradirò essere informato delle conseguenti disposizioni che verranno impartite dalle Vostre Eccellenze.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 3

ARMISTIZIO BREVE (Short Military Terms)

1. - Cessazione immediata di ogn1 attività da parte delle Forze armate italiane. 2. - L'Italia farà ogni sforzo per negare ai Tedeschi tutto ciò che potrebbe essere adoperato contro le Nazioni Unite. 3. - Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite dovranno essere consegnati immediatamente al Comandante in capo alleato, e nessuno di essi potrà, ora, o in qualsiasi momento, essere trasferito in Germania. 4. - Trasferimento immediato della flotta italiana e degli aerei italiani in quei luoghi che potranno essere designati dal Comandante in capo alleato, insieme coi dettagli sul loro disarmo che saranno da lui fissati. 5. - Il naviglio mercantile italiano potrà essere requisito dal Comandante in cap_o alleato per supplire alle necessità del suo programma militare-navale. 6. - Resa immediata della Corsica e di tutto il territorio italiano, sia delle isole che del continente, agli alleati, per quegli usi come basi di operazioni e per altri scopi a seconda delle decisioni degli alleati. 7. - Garanzia immediata del libero uso da parte degli alleati di tutti gli aeroporti e basi marittime in territorio italiano, senza tener conto dello sviluppo dell'evacuazione del territoriÒ italiano da parte delle forze tedesche. Questi porti ed ,aeroporti dovranno essere protetti dalle Forze armate italiane finché questo compito non sarà assunto dagli alleati. 8. - Immediato richiamo in Italia delle Forze armate italiane da ogni partecipazione nella guerra in qualsiasi zona in cui si trovino attualmente impegnate. 9. - Gar?,flzia da parte del Governo italiano che, se necessario, impiegherà tutte le sue Forze disponibili per assicurare la sollecita e


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precisa esecuzione di tutte le condizioni d'armistizio. 1O. - Il Comandate in capo delle Forze alleate s1 riserva il diritto di prendere qualsiasi misura che egli ritenga necessaria per la protezione degli interessi delle Forze alleate per la prosecuzione della guerra, e il Governo italiano si impegna a prendere quelle misure amministrative o di altro carattere che potranno essere richieste dal Comandante in capo, e in particolare il Comandante in capo stabilirà un Governo militare alleato su quelle parti del territorio italiano che egli riterrà necessario nell'interesse militare delle Nazioni alleate. 11. - Il Comandante in capo delle Forze alleate avrà pieno diritto di imporre misure di disarmo, di mobilitazione, di smilitarizzazione. 12. - Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario che l'Italia dovrà impegnarsi ed eseguire saranno trasmesse in seguito.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZATO

Allegato 4

MEMORANDUM DI QUEBEC

( ... ) a) La capitolazione incondizionata dell'Italia viene accettata secondo le clausole indicate nel documento che gli deve essere consegnato (si tratta del testo dell'Armistizio breve da consegnare al generale Castellano, N. d 'A.). ( ... ) b) Queste condizioni non contemplano l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i tedeschi. La misura nella quale le condizioni saranno modificate in favore cieli' Italia dipenderà dal1' entità dell'apporto dato dal Governo e dal popolo italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durame i1 resto della guerra. Le Nazioni Unite dichiarano tuttavia senza riserva che ovunque le forze italiane' o gli italiani combatteranno i tedeschi o distruggeranno proprietà tedesche od ostacoleranno i movimenti tedeschi, esse riceveranno tutto l'aiuto possibile dalle forze delle Nazioni Unite. Nel frattempo i bombardamenti degli alleati verranno effettuati su obiettivi che influiranno sui movimenti e sulle operazioni delle forze tedesche. e) La cessazione delle ostilità fra le Nazioni Unite e l'Italia entrerà in vigore a partire da una data e da · un'ora che verranno comunicate dal generale Eisenhower. ( ... ) d) Il Governo italiano deve impegnarsi a proclamare l' armistizio non appena esso verrà annunciato dal generale Eisenhower e ad ordinare alle sue forze ed al suo popolo di collaborare,da quell'ora cogli alleati e di resistere ai tedeschi. e) Il Governo italiano deve al momento dell'armistizio dare ordini che tutti i prigionieri delle Nazioni Unite in pericolo di cattura da parte dei tedeschi siano immediatamente rilasciaci. f} Il Governo italiano deve al momento dell'armistizio dare ordini alla flotta e alla maggior parte possibile della marina mercantile di partire per i porti alleati. Il maggior numero possibile di aerei militari dovrà recarsi in volo alle basi alleate. Qualsiasi nave o aereo in pericolo di cattura da parte dei tedeschi deve essere distrutco.


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Nel frattemp o vi sono molte cose che il maresciallo Badoglio può fare senza che i tedeschi si accorgano di quello che si sta preparando. La natura precisa e l'entità della sua azione saranno lasciate al suo giudizio; ma si suggeriscono le seguenti linee generali: 1) Resistenza generale passiva in tutto il Paese se quest'ordine può essere trasmesso alle autorità locali senza che i tedeschi lo sappiano . 2) Piccole azioni di sabotaggio in tutto il Paese, specialmente delle comunicazioni e degli aeroporti usati dai tedeschi. 3) Salvaguardia dei prigionieri di guerra alleati. Se la pressione tedesca per farli consegnare diventa troppo forte, essi dovranno essere rilasciati. 4) Nessuna nave da guerra italiana deve essere lasciata cadere in mano tedesca. Le disposizioni dovranno essere date per assicurarsi che tutte queste navi possano salpare per i porti designati dal . generale Eisenhower no.n appena egli ne darà l'ordine. I sottomarini italiani non dovranno sospendere le missioni, dato che ciò rivelerebbe il nostro comune scopo al nemico. 5) Nessuna nave mercantile dev'essere lasciata cadere in mano tedesca. Le navi nei porti del nord d<;>Vranno se possibile recarsi nei poni a sud della linea Venezia-Livorno. In caso disperato dovrebbero essere affondate. Tutti i piroscafi dovrebbero tenersi pronti a salpare per i porti designati dal generale Eisenhower. 6) Non si deve permettere ai tedeschi di prendere in mano le difese costiere italiane. 7) Predisporre i piani perché al momento opportuno le unità italiane nei Balcani possano marciare verso la costa dove potranno essere trasportate in Italia dalle Nazioni Unite. ( ... ).


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 5

VERBALE DI RIUNIONE TRA S. E. IL CAPO DI S. M. GENERALE ED I GENERALI MASON MAC FARLANE E TAYLOR

(Presenti S. E. il Ministro della Man:na, S. E. il Sottocapo di S. M. Generale, il Generale capo reparto operazioni). Gen. Mason: Nei riguardi della Marina rappresenta che da parte dell'ammiraglio Da Zara è stato espresso il desiderio che sia fatta una emissione radio diretta al popolo italjano in nome della flotta. Ecc. Ambrosia: Prega il Ministro della Marina di rappresentare la cosa al Capo del governo e di preparare direttive per la trasmissione radio. Si riserva di dare al generale Mason una risposta entro le ore 17. Gen. Mason: Comunica che nella zona di Crotone si è verificato un incidente per cui alcuni marinai e militari della nostra difesa sono stati disarmati. Avverte di aver telegrafato al generale Eisenhower pregandolo di dare ordini in proposito. Informa poi che si è verificato un malinteso circa alcuni nostri piroscafi che si trovano in porti spagnoli. Le autorità spagnole hanno disposto. servizio di guardia a detti piroscafi per evitare atti di sabotaggio, però non hanno dato al Comando alleato la possibilità di prendere contatto con i comandanti delle navi per trasmettere loro le direttive a nome del Governo italiano. Amm. De Courten: Farà in modo di eliminare ogni malinteso. Ecc. Ambrosia: Rappresenta che i Tedeschi si stanno impadronendo delle Isole Ionie e Dalmatiche e minacciano la Corsica e l'Elba: nelle Isole Egee si sono già impadroniti di Rodi e sono in pr~cinto di attaccare Lero. Bisognerebbe reagire subito per impedire che i Tedeschi si impadroniscano di posizioni molto importanti dalle quali sarà in seguito difficile scacciarli. Sarebbe pertanto necessario agire al più presto impiegando unità navali da guerra anglo-americane o italiane. Di questa questione è già stato fatto accenno all'ammiraglio Power.


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Gen. Mason: Ritiene che l' ammiraglio Power avrà certamente comunicato la cosa al generale Eisenhower; ad ogni modo telegraferà egli stesso questa sera. Passando quindi ad esaminare in quale modo le forze italiane disponibili possano collaborare con le forze alleate chiede: - un quadro per quanto possibile completo (dislocazione, forza, armamento, mezzi di trasporto , munizioni) delle grandi unità che si trovano nelle zone ove stanno operando le armate alleate; - notizie sulle grandi unità italiane che si trovano nelle zone occupate dai Tedeschi; - notizie sulle truppe che si trovano in zone nelle quali non hanno avuto contatto con i Tedeschi e che sono rimaste isolate e senza direttive. Tutte queste notizie serviranno per mettere al corrente della situazione il generale Eisenhower; dopo di che si potrà stabilire un incontro per organizzare il da farsi. Naturalmente deve essere bene evidente che non ci si potrà attendere risultati sensazionali a breve scadenza. Le operazioni sono in corso e continueranno a procedere, ma non si può immaginare che Montgomery raggiunga Rom a in tre o quattro giorni. Ecc. Ambrosio: Rispondendo alla prima questione, comunica la situazione delle forze attualmente in Calabria e Puglia (Div. «Mantova» - parzialmente motorizzata - nella zona di Monte Pollino, in corso di trasferimento via m are da Crotone a Taranto; Div. «Piceno» - senza automezzi - nella regione Taranto-Brindisi; Div. «Legnano>> nella zona di Brindisi m eno un reggimento e un gruppo rimasti tra Chie_ti e Pescara; una divisione costiera che si sta riunendo a sud-est di Brindisi: artiglierie e reparti genio di C. A.). Gen. Mason: Dice che a suo parere sarebbe bene che i comandanti delle grandi unità si mettessero a diretto contatto con i comandi alleati in zona. Quasi certamente sarà possibile fornire benzina; meno probabile che si possa disporre di automezzi. Ecc. Ambrosiò: Rappresenta che le nostre unità hanno bisogno anche di scarpe . (Gen. Mason dice che saranno fornite). Circa la organizzazione di comando , considerato che a Taranto è in corso di sbarco il 5 ° C. A. britannico, propone di mettere


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questo ed il 9 ° C. A. italiano alle dipendenze della 7a armata italiana, la quale a sua volta dipenderebbe dal gen. Montgomery. Gen. Mason: Farà p resente la proposta; egli non è autorizzato a prendere decisioni. Ecc. Ambrosio: Osserva che sarebbe opportuno che una divisione del 5 ° C. A. sbarcasse a Bari anziché a Taranto. Gen. Mason: Dice che non è facile cambiare all'ultimo momento un progetto che è stato minutamente elaborato. Chiede notizie sulla nostra situazione in fatto di armamento e munizioni. Avverte che non sarà possibile fornirci armamenti moderni. Ecc. Ambrosia: D ato che nel territorio da noi controllato non vi sono arsenali e depositi di munizioni, è necessario far ricercare in Sicilia e in Africa mitragliatrici, cannoni e munizioni italiane. Fa rilevare l'importanza dei numerosi campi d'aviazione delle ·Puglie. Gen. Mason: Di questa questione si interesserà particolarmente il generale d 'aviazione Poster, il quale interverrà alla riunione che avrà luogo domani 15 alle ore 10,30. Ecc. A mbrosio: Farà intervenire alla riunione anche il generale Sandalli. Gen. Mason: Chiede notizie delle nostre divisioni in Balcania. Ecc. Ambrosio: Espone la situazione dalla quale risulta che potrebbero essere ricuperate via mare le divisioni «Cuneo» da Samos ed «Acqui» da Cefalonia. Qualche unità potrà essere forse ricuperata via mare da Venezia; inoltre unità potranno essere ricuperate dalla Sardegna e dalla Corsica. Gen. Mason: Chiede se si ritiene possibile che qualche unità dislocata nella zona occupata dai Tedeschi passi a combattere a loro fianco. Ecc. Ambrosia: Lo esclude; potrà verificarsi il caso solo per qualche reparto cc. nn. Osserva che nell'attuale situazione sarebbe da tentare una grossa operazione di sbarco nella zona di Ancona per tagliare tutte le comunicazioni ai Tedeschi. Un'operazione del genere risolverebbe in modo radicale la situazione. Chiede poi se sarebbe possibile avere notizie della Balcania tramite elementi dell'Intetligence Service colà dislocati. Gen. Mason: Rileva che, data la difficoltà di poter fare


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assegnamento sulle Forze italiane dislocate nella zona controllata dai Tedeschi, la questione più urgente è quella di agire sulle comunicazioni tedesche con atti di sabotaggio. Sulle comunicazioni continuerà ad agire la R.A .F. con i suoi bombardamenti. È urgente cercare di ristabilire i contatti con l'Italia occupata. Il Comando alleato potrà fornire posti radio. . Ecc. Ambrosia: Per l'azione aerea potranno essere fornite indicazioni sulla organizzazione logistica tedesca nella zona di Mantova e di Garda. Precisazioni al riguardo saranno fornite dal generale Roatta. Gen. Mason: Chi,e de se disponiamo soltanto di radio Bari per trasmettere le direttive del Governo ed informa che a partire da domani egli disporrà di un posto radio del quale potremo servirci per comunicare con Londra e con Algeri. P. M. 21, 14 settembre 1943


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Allegato 6

COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni N. 1615/0p. di prot., 1 ottobre 1943 Oggetto: Approntamento G. U. per le prossime operazioni. All'Ecc. Capo di S. M. R. Esercito All'Ecc. Capo di S. M. R. Marina All'Ecc. Capo di S. M. R. Aeronautica 1° - Al convegno di Malta il generale Eisenhower ha dichiarato quanto segue: È molto importante che le truppe italiane concorrano a liberare ti tem·torio italiano. Perciò io sceglierò le divisioni migliori che dovranno essere armate con l'armamento delle meno buone. Le miglion~ al momento della battaglia, devono. essere perfettamente equipaggiate. Prego perciò il maresciallo Badoglio di scegliere subito le truppe ed iniziare l'organizzazione per armare le migliori. Quelle meno armate o disarmate potranno essere impiegate in compiti tem'toriali. Noi non possiamo equipaggiare tutto un esercito perché siamo troppo impegnati. Perciò ti maresciallo Badoglio deve riuscire a creare delle divisioni di «élité» con i propn· mezzi. Naturalmente noi aiuteremo con le enormi quantità di preda bellica che abbiamo, ma non bisogna dipserderle dandole a tutti, bensì concentrarle per i migliori. Appena saranno pronte queste divisioni occorre avvertirci, che noi le ispezioneremo e poi saranno messe in azione. 2 ° - Il quadro generale del lavoro di riorganizzazione da compiere è il seguente: a) approntamento di unità da impiegarsi alla presa di Roma; b) approntamenw di unità da impiegarsi oltre la presa di Roma, nell'avanzata verso nord; c) costituzione di unità di occupazione.


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L'approntamento delle unità di cui sopra è assolutamente urgente e dall'azione di quelle di cui a) e b) si può sperare in una diminuzione delle imposizioni dell'armistizio. 3 ° - Unità per la presa di Roma (oltre al Raggruppamento motorizzato già costituito): divisione «Nembo» e 2 (possibilmente 3) divisioni di fanteria tratte dalla Sardegna-Corsica. Per la divisione «Nembo» ho già impartito disposizioni con foglio 1598 di ieri. Le divisioni di fanteria dovranno essere potenziate quanto più possibile nell'armamento e nella motorizzazione, pur senza essere totalitariamente motorizzate. I reggimenti di artiglieria dovranno essere su 4 gruppi, più, se possibile, uno o due gruppi di artiglieria contraerea, .preferibilmente da 90. Per il caso che le divisioni possano essere inquadrate in un C. A. si dovranno approntare anche le truppe e servizi di un C. A., di cui mi riservo di nominare a suo tempo il comandante. Faranno parte delle truppe di C. A. i raggruppamenti motorizzati e corazzati già costituiti ed esistenti in Sardegna-Corsica. Infine si disponga che siano tratte dalla Sardegna tutte le dotazioni di munizioni ed altri materiali, che difetteranno in continente, e necessarie per combattere alle grandi unità che saranno tratte dalla Sardegna-Corsica. Per il maggior potenziamento delle unità, si dovrà fare largo ricorso ai volontari specie delle province centrali e settentrionali d'Italia, e sardi, eliminando tutti gli elementi fisicamente e moralmente non idonei. Appena la Corsica sia libera da Tedeschi, le truppe e le dotazioni italiane siano trasferite in Sardegna. 4 ° - Unità per la prosecuzione delle operazioni oltre Roma: Comando del LI C. d' A. e divisioni «Mantova», «Piceno» e «Legnano» (o per lo meno due). Per la motorizzazione di tali unità, si farà quanto sarà possibile. L'essenziale è di costituire reparti bene armati ed equipaggiati, con spirito elevato, forte disciplina, utilizzando largamente i volontari da trarsi anche dal campo di riordinamento, e dotando le divisioni del maggior quantitativo possibile di artiglierie. Sarà molto opportuno nell'interno di ogni divisione approntare in primo ·tempo un raggruppamento del tipo di quello recentemente costituito, sul quale concentrare i mezzi disponibili,


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

per il caso si presenti la necessità di impiegare tale raggruppamento prima ancora che la divisione sia interamente costituita. Per la prosecuzione delle operazioni oltre Roma, dovranno essere approntati i btg. alpini, ora in Corsica, adeguatamente muniti di salmerie. Intensificare quanto più possibile l'addestramento delle predette unità, liberandole da servizi di fatica. 5 ° - Unità di occupazione. - A mano a mano che la occupazione del territorio avviene verso nord, bisognerà presidiare i grandi centri, e principalmente Napoli e Roma. A tale scopo si prestano le divisioni costiere, che dovranno essere riunite e costituite come divisioni d' ocrnpazione, compatibilmente con la necessità della difesa delle coste. Ai presidi delle grandi città dovrà essere posta particolare cura, perché siano sufficientemente solidi per la tutela dell'ordine pubblico. Si appronti anche il comando XXXI corpo d'armata. 6° - Gruppi motonzzati, reparti complementi. - Indipendentemente da quanto sopra, e per il caso possano essere utilmente impiegati con le divisioni inglesi, dovranno essere approntati i gruppi_ di . artiglieria motorizzata di qualsiasi calibro, purché mu01z1onat1. Inoltre si dovranno preparare i reparti complementi, per ora, per le divisioni impiegate per la presa: di Roma. 7 ° - La collaborazione della R. Marina si esplicherà prevedibilmente sotto forma di .scorta ai nostri convogli, secondo accordi da prendersi col Comando inglese. 8° - Per l'aviazione ho già segnalato la opportunità di rivedere l'intelaiatura esistente e di riunire i reparti in Puglia. Superaereo, in accordo col Comando inglese, stabilirà a suo tempo le possibilità e le modalità della cooperazione aeronautica alla presa di Roma. 9° - Superesercito prenda al più presto contatti c~n la Missione anglo-americana al fine di dare pratica ed urgente attuazione al recupero di armi di preda bellica, italiane e germaniche, in Sicilia, in Calabria ed in Africa settentrionale. Per l'Africa potrebbe affidarsi la direzione del recupero al generale Castellano. Eventualmente altre necessità inerenti ali' equipaggiamento, specie invernale, cui non fosse possibile provvedere coi nostri mezzi, mi siano segnalate al più presto.


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10° - Infine prego Superesercito di esaminare come potrebbe essere utilizzato il personale (specie volontario) che è ritornato alle proprie case in seguito ai recenti avvenimenti e che man mano si renderà disponibile col progredire della nostra avanzata. Prego comunicarmi quanto verrà disposto in ordine a quanto sopra e quando presumibilmente le unità destinate ad essere impiegate per la presa di Roma potranno essere pronte. Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosie


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Allegato 7 MISSIONE MILITARE Apo 512 17 ottobre 1943 Promemoria Per il Gen. Ambrosia, Capo di S. M. Generale Oggetto: Politica riguardante l'impiego delle Forze armate italiane. 1. - La Missione militare alleata ha ricevuto dal Comandante in capo alleato un esposto sulla politica riguardante l'impiego delle Forze armate italiane. Non si fa menzione della flotta dato che il suo impiego è stato stabilito in un accordo precedente. Queste linee generali contemplano l'impiego delle Forze armate italiane in tre categorie: come truppe combattenti; come truppe nelle linee di comunicazioqe, della difesa controaerea dei servizi; e come mano d'opera civile mobilitata. 2. - Impiego come truppe combattenti. A causa delle difficoltà di comando, di sostentamento e di rinnovo, non è previsto l'impiego su vasta scala di Forze italiane come truppe combattenti .. Per ora non ci sono progetti d'impiego di formazioni combattenti, a parte la brigata rinforzata ora in attesa di ordini. 3. - Impiego come truppe nelle linee di comunicazione, della difesa costi'era e dei servizi. a) Truppe nelle linee di comunicazione. Ci sarà aumentato bisogno di truppe in Sicilia e in Italia per i servizi di guardia, per la protezione contro sabotaggi e per la sicurezza interna man mano che le truppe alleate avanzano verso il Nord. Inoltre saranno necessarie in Sardegna alcune precauzioni difensive. Si ritiene che un totale di 10 divisioni sarà necessario per questi compiti. La dislocazione prevista è la seguente: Sardegna: 1 divisione e 2 divisioni costiere sarde: Sicilia: 1 divisione italiana da campo;


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Italia a sud della linea Napoli-Foggia: 3 divisioni; Italia a sud della linea Pisa-Rimini e a nord della linea Napoli-Foggia: 3 divisioni. b) Difesa controaerea e costiera. Si desidera impegnare su vasta scala unità italiane di difesa controaerea e cosnera. È probabile che la difesa controaerea di certe zone sarà affidata agli Italiani ed in altri casi unità italiane saranno impiegate a rinforzare le difese alleate di porti e simili. c) Unità dei servizi. Si ritiene che il nemico ritirandosi distruggerà porti, strade, ferrovie e collegamenti nel modo p iù vasto. Ciò imporrà un gran peso alle unità del genio e dei collegamenti e richiederà il massimo impiego di mano d'opera italiana specializzata e non specializzata. Inoltre ci sarà un costante bisogno di unità meccaniche di ogni genere. Conseguentemente è progettato di ritenere tutte le unità specializzate delle Forze armate italiane per collaborare con le analoghe truppe alleate. 4. - Impiego delle Forze aeree italiane. È previsto che le Forze aeree italiane dovrebbero preferibilmente essere impiegate per sostenere le Forze armate italiane e se possibile le Forze dei patrioti nei Balcani. Aerei non operativi ed equipaggi, compresi aerei da trasporto e da ricognizione marittima, saranno impiegati normalmente per sostenere le operazionl alleate. Il personale italiano sarà per quanto possibile impiegato per la riparazione e la manutenzione degli aerei italiani. 5. - Smobilitazione. Per la smobilitazione di personale non specializzato, attenta considerazione deve essere data ai bisogni dell'agricoltura o delle miniere. Si desidererebbe conoscere approssimativamente quanta mano d'opera dovrebbe essere rilasciata dalle FF. AA. per il pieno sviluppo dell' agricoltura e delle miniere in vista di bilanciare i bisogni civili e militari. Un'ulteriore smobilitazione tuttavia non dovrebbe aver luogo, a meno che si stabilisca che la situazione del lavoro civile è tale da assicurare un impiego alle truppe smobilitate e che i bisogni dei lavori militari sono coperti. 6. - Trasferimento di truppe italiane dalla Sardegna.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Vi sono approssimativamente 188.000 uomini in Sardegna. Non appena l'imbarco sarà possibile si desidera trasferire .nell'Italia continentale circa 140.000 uomini con un minimo dr equipaggiamento. Quanto segue riassume le precedenti linee generali applicate alle varie categorie esaminate. a) Specializzati. La precedenza assoluta sarà data all'impiego di specializzati italiani del genio, dei trasporti, dei collegamenti. b) Forze combattenti. Presentemente un a brigata rinforzata è riservata per l'impiego in operazioni attive. c) Truppe nelle linee di comunicazione. Probabilmente occorreranno 10 divisioni per i servizi di sicurezza delle linee di comunicazione: tre per la Sardegna, una per la Sicilia e sei per l'Italia a sud di Pisa-Rimini. Tuttavia la scarsità di mano d'opera può rendere necessario il ridurre questo numero. d) Difesa controaerea e costiera. Queste unità saranno trattenute. c) Forze aeree italiane. L'aviazione italiana sarà impiegata per sostenere le Forze italiane e quelle dei patrioti nei Balcani, per servizi di corriere e per·1a ricognizione marittima. Gli specialisti dell'aviazione italiana saranno impiegati presso gli aerei italiani e alleati. f) Comando. Le unità italiane saranno lasciate sotto i loro locali .comandanti, il controllo operativo rientrando nei rispettivi Comandi alleati. g) Mano d'ope,:a. Unità e prigionieri di guerra non richiesti per i suddetti doveri saranno impiegati in lavori. Un importante scopo di ciò è rendere disponibile la mano d'opera necessaria per l'agricoltura e le miniere. Qualche smobilitazione a questo fine può anche diventare necessaria. Maxwell D. Taylor Generale di brigata U.S.A.


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Allegato 8

RIASSUNTO DEL COLLOQUIO AVVENUTO TRA L'ECC. MESSE E IL GENERALE JOYCE CAPO COMMISSIONE DI CONTROLLO ALLEATA, IL GIORNO 23 NOVEMBRE 1943, IN BRINDISI

L'Ecc. Messe ha prospettato il suo intendimento che le forze armate diano agli anglo-americani una collaborazione attiva, schietta e completa, nel campo operativo, nella protezione delle retrovie, ecc., collaborazione che; in una parola, raggiunga il più alto livello possibile materiale e spirituale. All'uopo occorre p otenziare le FF.AA . italiane ed in particolare i reparti dell'Esercito; egli ha assunto la carica di Capo di S.M. Generale prefiggendosi essenzialmente di raggiungere questo scopo appunto per poter dare quella collaborazione appassionata, generosa ed efficace di cui sopra ha fatto cenno. Il potenziamento delle nostre forze .a rmate richiede: 1 • - una epurazione dei quadrì sotto il punto di vista tecnico, professionale, morale e politico: questo è preciso ed esclusivo compito del Capo: di S. M. Generale che vi provvederà con il concorso delle dipendenti autorità militari. 2 • - una disponibilità di viveri, vestiario, equipaggiamento, armamento, quadrupedi, mezzi di trasporto ecc. che non solo rispondono alle necessità della preparazione alla guerra dei reparti ma la cui disponibilità stessa ha un alto riflesso sul morale del personale poiché non vi è nulla che più scoraggi gli uomini quanto il vedersi sprovvisti di ciò che è strettamente necessario per vivere e per combattere. . È evidente che si deve prima di tutto sfruttare ogni disponibilità delle terre italiane liberate in modo da alleggerire al massimo il concorso da richiedere alla parte anglo~americana. Perciò richiede: a) - libera disponibilità di tutto il materiale comunque di proprietà delle FF.AA. italiane esistente nel territorio già liberato (Sicilia compresa); b) - che vengano sospese le richieste per altri scopi di materiali, quadrupedi, automezzi ecc. da parte anglo-americana


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poiché le continue e foni sottrazioni tolgono ogni possibilità di rimettere in efficienza reparti dell'Esercito anche di modesta entità; c) - che vengano restituiti all'Esercito italiano gli ingenti quantitativi di materiali di ogni genere, armi , quadrupedi ed automezzi dovuti lasciare in Corsica. 3 ~ - Malgrado quanto sopra le deficienze in alcuni camp i sono gravi, e le FF.AA. italiane non potranno fare tutto da sole; pertanto sarà necessario che gli anglo-americani vengano incontro alle nostre necessità per fornirci quanto ulteriormente ci manca. Il generale J oyce si è dimostratb pienamente convinco di quanto esposto dall'Ecc. Messe ed ha dichiarato che per quanto starà in lui farà il possibile prospettando con energia e con chiarezza persuasiva i problemi prospettatigli al Comando in Capo. Egli all'uopo richiede uno specchietto riassuntivo del materiale di ogni genere che ci risulta disponibile nei vari magazzini dell'Italia liberata (Sicilia, Sardegna e Corsica comprese), e di pertinenza a tutte e tre le FF.AA. L'Ecc. Messe chiede per tutti gli Ufficiali che saranno incaricati del particolare lavoro un lasciapassare per tutto il territorio dell'Italia liberata onde poter visitare i magazzini , depositi ecc. esistenti nelle varie regioni ed accertarne la consistenza. L'Ecc. Messe ricorda che non è ancora pervenuto il nullaosta per la costituzione, 1' addestramento e successivo impiego in linea della divisione da montagna «Legnano» e la conseguente autorizzazione con concessione di mezzi di trasporto per trasferire dalla Sardegna in Continente l'aliquota di mezzi e materiali di prevista assegnazione alla predetta divisione. Aggiunge che la costituzione di reparti efficienti risponde non solo ad una impellente necessità morale del popolo italiano che vuole e deve concorrere alla cacciata dei tedeschi dall'Italia, ma anche ad una necessità degli anglo-americani poiché col procedere verso nord occorrerà assicurare la tranquillità d i ordine e la sicurezza delle retrovie; se non vi saranno all'uopo unità italiane disponibili, gli alleati dovranno distrarre numerose truppe dal fronte o sottrarle ad altri scacchieri operativi.

P. C. C. Il Capitano di· Fregata Carlo Cordero di Montezemolo·


All.EGATI

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Allegato 9 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni 21 dicembre 1943 Riunione tenuta nel pomeriggio del 20 dicembre 1943 in S. Spirito presso la sede del XV Gruppo Armate anglo-americane

Presenti: Parte anglo-americana: Gen. Eisenhower, comandante in capo delle Forze alleate. Gen. Alexander, comandante del XV gruppo armate. Gen. Smith, capo di S. M. del gen. Eisenhower. Gen. Richardson, capo di S. M. del gen. Alexander. Gen. Joyce, presidente della Commissione alleata di controllo. Gen. Taylor , capo di S. M. della Commissione alleata di controllo. Gen. Robertson, comandante dello Scaglione amministrativo avanzato del Comando in capo alleato. Parte italiana: Maresc. Badoglio. Maresc. Messe. Si è trattata anzitutto la questione della fiducia che gli Anglo-americani devono avere nelle truppe italiane, indipendente- mente dalle prove fornite nelle operazioni della Sicilia, ed in relazione invece a quelle date dai nostri soldati nella Grande Guerra, in Tunisia e attualmente sul fronte della 5a armata. La parte anglo-americana, dopo aver fatto l'elogio del comportamento del Raggruppamento motorizzato, riconosce che si deve ritenere che gli Italiani torneranno a battersi come ~na volta, pure ammettendo che per questo occorre~à un certo tempo. Comunque, è stata accettata, come questione di principio, una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire. Se ciò non si potrà attuare subito, come desiderabile, si deve alle gravi difficoltà incontrate dagli Anglo-americani per mettere le


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truppe italiane in ordine, come armamento ed equipaggiamento, data la crisi alleata nei trasporti via mare. La parte anglo-americana vuole provvedere anche all'alimentazione della popolazione civile italiana (confessa che sulla entità dei rifornimenti al riguardo erano stati fatti calcoli errati), oltre a provvedere all'armamento ed all'equipaggiamento delle truppe italiane. . Gli' alleati ritengono di dover dare la precedenza ai bisogni della popolazione civile. In sede di· precùazione, si è stabilito: - le truppe italiane destinate a combattere devono avere armamento ed equipaggiamento non inferiore a quello anglo-americano: per questo, provvederanno gli alleati; - le truppe italiane che hanno compito di unità di occupazione, dovranno essere armate ed equipaggiate dalla parte italiana; è previsto il concorso anglo-americano per il vestiario. Per la manovalanza, gli alleati forniranno il vestiario (in particolare scarpe) che risulterà mancante alla parte italiana, dopo . l'utilizzazione dei materiali italiani attualmente a disposizione.

La divisione «Legnano» sarà approntata: e così pure zJ battaglione ardùi richiesto d al gen. Alexander. Sarà mantenuto a numero ed in efficienza zf I raggruppamento motorizzato. È accettato il principio di una più larga pdrtecipazione, in seguito, oltre la «Legnano», sempre in relazione alle possibilità dei mezzi di trasporto. È accettata senz'altro la richiesta della libera disponibilità del

vestian"o ed equipaggiamento della penisola. Per tale materiale, dislocato nei magazzini della Sardegna e della Sicilia, la parte italiana ne chiede la libera disponibilità, proponendo di studiare la possibilità di trasporto con mezzi di piccolo cabotaggio e con l'utilizzazione, per lo sbarco, dei porti secondari. La parte anglo-americana aderisce di massima, ma si riserva di dare risposta in base allo studio della questione dei trasporti. La parte anglo-americana, ha assoluto bisogno dell'armamento che ha richiesto alla parte italiana perché è necessario aumentare l'armamento dei partigiani jugoslavi , affinché questi possano impegnare il maggior numero possibile di divisioni tedesche.


A.ll.oGAT I

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La parte italiana rappresenta però che se le viene sottratto l'armamento attualmente disponibile nella penisola, in Sicilia ed in Sardegna, non sarà in grado di armare le divisioni di occupazione. La parte anglo-americana comunica che studierà una soluzione della questione che tenga conto delle due necessità: per quanto concerne l'ultima forte richiesta di armi, si riserva di riesaminarla e di deciderla. Sarà destinato un generale alleato per trattare direttamente col Comando Supremo le questioni di armamento e di equipaggiamento. La parte italiana chiede che sia facilitato il rientro in Patria dei prigionieri già richiesti e di quelli che lo saranno. La parte anglo-americana promette di fare al riguardo tutto il possibile.

Impressioni complessive. Animati da maggior comprensione sono apparsi i generali Eisenhower e Smith; quest'ultimo è quello che in sostanza ha trattato i problemi relativi alla parte italiana. Il generale Alexander è sembrato un po' meno accessibile, per quanto, una volta assicurato che saranno soddisfatte alcune sue particolari richieste, si sia associato alle conclusioni, sia pure con un certo sforzo.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 10

Urgentissimo

COMANDO DEL LI CORPO D'ARMATA Stato Maggiore - Ufficio Operazioni N. 761/0rd. di prot., P. M. 410 , lì 26 settembre 1943 Oggetto: Costituzione I° raggruppamento motorizzato. Indirizzi

A conferma ordini verbali dati questa mane ai comandanti delle divisioni «Piceno» e «Legnano» resta stabilito quanto in appresso: 1. - Sotto la data del 28 corr., deve costituirsi il «1° raggruppamento motorizzato» con le.seguenti unità: a) comando di raggruppamento (S. M. e Q. G.); b) un rgt . di ftr. motorizzato su: - comando di rgt. (il comando 67 ° rgt. fanteria), - un btg. di ftr. motorizzato (1/ 67°), - un btg. bersaglieri motorizzato (LI btg. d'istruzione), - un btg. di frt. (1/93°), - una compagnia fuciloni «S» da 20 (280a), - una sezione salmerie; e) un rgt. an. motorizzato su: - comando di rgt. (il comando 11 ° rgt. art. d. a. «Mantova»), - due gr. da 75/18 T.' M. (del rgt. art. d.a. «Mantova»), - un gr. da 100/22 T. M. (il CCCXIV), - un gr. da 105 / 28 (il XII), - una btr. da 20 c. a. (del rgt. art. d. a. «Mantova»); d) V btg. contro carri su: - 2 cp. da47/32 (16a e 56a), - 5 a cp. carri L 35 I. f. ; e) una cp. mista del genio, con un plotone amen, un · plotone telegrafisti, un plotone marconisti;


ALLEGATI

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f) una sezione CC. RR.; g) servizi: -"- un nucleo sanità, - un nucleo sussistenza. 2. - La trasformazione o costituzione ex-novo dei reparti, che devono entrare a far pane del raggruppamento, avrà luogo con le modalità seguenti: 1 ° - rgt. di ftr. motorizzato. a) comando di rgt.: l'attuale comando del 67° rgt. ftr. modificato secondo glì organici di cui all'allegato I. Le autocarrette, il munizionamento ed ogni altro materiale verranno tratti dalle disponibilità della div. «Legnano». Per l' eventuale completamento delle dotazioni, richieste a questo comando Ufficio Servizi - ed al comando genio del LI C. A.; b) btg. di ftr. motorizzato: l'attuale 1/67°, modificato secondo gli organici di cui ali' allegato 2. Per il personale: richiesta diretta di complementi al comando del IX C. A. Le autocarrette, il munizionamento ed ogni altro materiale verranno tratti dalle disponibilità della div. «Legnano». Per l' eventuale completamento delle dotazion'i, richieste a questo comando Ufficio Servizi - ed al comando genio del LI C. A.; e) LI btg. bersaglieri: l'attuale LI btg. d'istruzione, ordinato su 2 cp. autocarrate ed una cp. motociclisti e motomitraglieri (organici di cui ali' all. 3). Le biciclette attualmente in dotazione siano versate al 9° rgt. autieri; dJ il I / 93 ° conservi l'attuale formazione organica, salmerie escluse. Il comando della div. «Legnano» disponga l'urgente completamento del reparto; · · - richiedendo eventuali complementi ·direttamente al comando IX C. A., - completando l'armamento del btg. con 2 morrai da 81 da trarre dalle proprie disponibilità, che saranno poi reintegrate a cura della 210a divisione costiera, - richiedendo a questo comando ed al comando genio LI corpo d'armata i materiali occorrenti per il completamento del reparto;


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

e) la 2soa cp. fuciloni «S» da 20 verrà impiegata nella sua attuale costituzione organica; /) la sezione salmerie assumerà la formazione di cui allo specchio allegato 8. \ · Per la sua costituzione dispongo che vengano utilizzati: - i 48 quadrupedi da sdma attualmente in dotazione al I/93°; - 56 quadrupedi da soma, 8 quadrupedi da tiro e 4 carrette con relativo personale della salmeria del V btg. e.e. (accordi diretti .con la 210 a divisione costiera); - rimanente personale (ufficiali sottufficiali e truppa), a cura della div. «Legnano»: - subalterno veterinario assegnato a cura della direzione di ippica e veterinaria del IX C. A. 2 ° - rgt. art. motorizzato: a) per quanto riguarda le unità di artiglieria non dipendenti da questo coniando le relative disposizioni verranno impartite dal comando artiglieria della 7a armata; · b) il CCCXIV gruppo da 100/22 T. M. conserverà la attuale formazione: previa sostituzion_e delle trattrici Breda con autocarri. Il comando artiglieria provveda al ripianamento delle eventuali deficienze di personale, munizioni e materiali per il raggiungimento del 100°/9 degli organici. le 6 mitragliatrici~· e relative munizioni, verranno cedute dal comando -210a divisione, costiera, che le trarrà dalle armi"sfuse in dotazione; 3 ° - V btg. e.e.; assunta la formazione indicata al precedente capo I lettera d), con gli organici di cui ali' allegato 4. Il comando di div. «Piceno» disponga in conseguenza. 4 ° - cp. mista del genio: venga costituita a cura del comando genio del LI C. A. con gli organici di cui all'allegato 5, con personale e materiale tratti da quelli comunque disponibili; 5 ° - sezione CC. RR.: sia costituita con gli organici di cui ali'. allegato 6 a cura del comando del gr. CC. RR. di Brindisi. Il personale dovrà essere tratto dalle disponibilità del gr. suddetto, eventualmente integrato da altro personale fornito dal comando Legione CC. RR. di Bari; 6° - nucleo sanità e nucleo sussistenza: siano costituiti a cura delle competenti direzioni del IX C. A. con le formazioni di cui ali' allegato 7.


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ALLEGATI

3. - Automezzi: - tutti i reparti suelencati porteranno al seguito gli automezzi attualmente in dotazione o previsti al precedente capo 2°; - per il completamento, riserva di disposizioni. 4. - Vestiario: - a tutti i militari costituenti il raggruppamento (ufficiali compresi) dovrà essere distribuita - su richiesta d iretta degli enti interessati alla direzione di commissario del IX C. A. - la serie di vestiario caki con bustina e senza elmo coloniale. 5. - Tutti i reparti sopra elencati dovranno essere trasformati e costituiti con la massima urgenza e dovranno trasferirsi a S. Vito dei Normanni entro il 28 corr. , ad eccezione del comando del 67° rgt. ftr., I/ 67°, I/ 93 °, 280a cp. fuciloni «S» da 20 e sez. salmerie che si concentreranno a Brindisi. Per il trasferimento a Brindisi della 280a cp. fuciloni provvederà questo comando. 6. - Mi siano comunicati entro il 28 corr. i dati relativi alla forza, mezzi e armamento dei reparti costituenti il raggruppamento. 7. - Ricevuta.

Il generale comandante Giuseppe De Stefanis

(Allegati omessi)


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZATO

Allegato 11

COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Uff. Capo S.M. - Sez. Op. Inf. Serv. P.M. 155, lì 27 novembre 1943 Oggetto: Rapporto sull'esercitazione dei giorni 25 -. 26 Novembre 1943. GIORNO 23: Alle ore 16 sono stati recapitati al Comando del I Raggruppamento Motorizzato Italiano gli ordini per la manovra. Si è subito proceduto: a) - alla loro traduzione b) - alla convocazione dei Comandanti il 67 ° Rgt, Fanteria, il LI Btg. Bersaglieri, l' 11 ° Rgt. Artiglieria, il V Battaglione e.e., LI Btg. Misto Genio e dei Capi Servizi per le ore 18, per un primo orientamento sull'esercitazione. Nella riunione della sera dopo un preliminare orientamento sulla carta, è stata decisa per il giorno successivo una ricognizione da parte delle S.M. del Raggruppamento, e dei comandi interessati (quelli predetti nonché, i comandanti di Btg. fanteria, Gruppo artiglieria e cp. Genio) allo scopo di: · _ a) - riconoscere gli itinerari per la zona ·di Montesarchio, le zone di scarico e le zone di sosta dei vari reparti; b) - riconoscere gli itinerari per la zona di attestamento; e) - riconoscere la zona di attestamento; d) - stabilirne le modalità; e) - riconoscere a vista la zona a nord della ·linea di attestamento. GIORNO. 24: La ricognizione avvenuta regolarmente, dalle ore 8 - alle 14 ha raggiunto gli scopi prefissi. In particolare si è visto che la chiave del movimento del Raggruppamento , consisteva nel riattamento


ALLEGATI

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delle due interruzioni stradali sulla rotabile Campoli - Montesarchio a monte di quest'ultima località. Allo scopo è stato provveduto per l'immediato inizio dei lavori. Al rientro a Maddaloni (ore 14) si è provveduto a preavvisare verbalmente i vari comandi della partenza stabilita nel mattino successivo ed alla diramazione dell'ordine per: - il trasferimento - lo scarico - la sosta del Raggruppamento nella zona di Montesarchio. (Ordine d'operazione 511 di prot. diramato ore 20). GIORNO 25: - Nel mattino avvengono regolarmente i movimenti ordinati. Il Comando dell' 11 ° Rgt. Artiglieria da inizio ai lavori per la preparazione del tiro e lo schieramento dei gruppi e provvede nel pomeriggio alle intese col Comandante della fanteria. - Alle ore 9 - è diramato l'ordine per l'attestamento (n. 512 di prot. Op.) dei reparti nella zona di Monte Mauro. - Alle ore 14 - È diramato l'ordine per l'attacco. - Alle ore 13, 30 è inviato nella zona di attestamento il III gruppo da 75 / 18 in considerazione del tempo considerevole previsto per il suo schieramento. ~ Procede tra difficoltà dovute alle condizioni del tempo e alla scarsezza dei mezzi di riattamento delle interruzioni tuttavia alle ore 21 - può iniziare il movimento verso le zone prestabilite. Alle ore 1 - del giorno 26 le interruzioni sono oltrepassate. GIORNO 26: - Alle ore 7 - il Raggruppamento è pronto per l'attacco sa1vo il II ed il III gruppo d'artiglieria le cui operazioni di schieramento sono ritardate dalle pessime condizioni del terreno. - La manovra non può peraltro iniziare alle ore 9 - quando è ultimato lo sgombero del campo di tiro, operazione che per ristrettezza del tempo a disposizione non ha potuto essere condotta a termine prima di tale ora. ( ... ). Durante la manovra. il I e II gruppo d'artiglieria hanno eseguito i concentramenti di volta in volta ordinati dal comandante dei Giudici di Campo.


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

CONSIDERAZIONI A mio parere lo svolgimento della manovra mentre ha dimostrato che il Raggruppamento può considerarsi a punto per quanto concerne la sua preparazione ha messo pure in evidenza le manchevolezze nel suo equipaggiamento e nelle sue dotazioni di materiali che ho già resi noti nei particolari a codesto comando con i fogli: - 917 del 19 / 11 diretto al Comando 5a Armata - Ufficio G 4 - 967 del 23 / 11 diretto al Comando 5a Armata - Ufficio G 4 In sintesi le necessità principali che mi occorrerebbe provvedere s1 nassumono: - nella costituzione di stabili riserve di munizioni - nell'assegnazione degli automezzi, gommature e ricambi occorrenti - nel potenziamento del parco e dei mezzi di collegamenti del Btg. Genio - nell'assegnazione del seguente materiale di equipaggiamento (specialmente scarpe, giubbe per motociclisti, impermeabili per truppa).

Il Generale Comandante Vincenzo Dapino


AJl.EGATI

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Allegato 12

Segreto COMANDO DEL II CORPO D'ARMATA Esercito degli Stati Uniti APO 302, 29 novembre 1943 Oggetto: Operazioni.

Al Comandante I raggruppamento motorizzato italiano Cane: Italia 1: 5O. 000 1 ° - Ho l'intenzione di impiegare il I raggruppamento motorizzato italiano in una azione offensiva intorno al 6-10 dicembre. 2° - La S.V. prenderà provvedimenti per attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo, basandosi sui seguenti dati: · a) le posizioni previste degli elementi avanzati della 36a divisione ed i vostri limiti di settore ed obiettivi sono riportati nell'accluso lucido op~rativo (omesso); . b) la zona di attestamento per tale attacco sarà in generale a sud-est di Mignano; e) numerose artiglierie saranno disponibili per sostenere il vostro attacco. L'impiego della vostra artiglieria organica dovrà essere limitato, onde abbiate una adeguata disponibilità di munizioni per tutta l'operazione; d) per l'attuale situazione del nemico nella vostra zona di avanzata, vedi i rapporti periodici del Servizio Informazioni. Per le fotografie dall'aereo e le ultime interpretazioni fotografiche, prendere contatto con l'Ufficio Informazioni del II corpo. 3 ° - I dettagli per le posizioni e le ricognizioni, verranno concordati attraverso l'Ufficio Operazioni del II corpo. Il mio Stato Maggiore sarà disponibile ogni momento per assistervi nel coordinare e preparare il vostro piano. 4 ° - Mi preoccupo per quanto riguarda le vostre esigenze di munizioni. ·Mi sottometterete, il prima possibile, un calcolo


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

approssimativo delle munizioni che vi necessitano per condurre a termine questo attacco contro forte resistenza nemica. 5 ° - Quando avrete completato il vostro piano generale, esso verrà a me sottoposto per l'approvazione. Maggior Generale Comandante Geoffrey Keyes


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Al.LEGATI

Allegato 13

Segreto COMANDO DEL II CORPO D'ARMATA

3 dicembre 1943 Oggetto: Operazioni.

Al Comandante del I raggruppamento motorizzato. Sarete aggregato alla 36a divisione per la prossi ma operazione contro Monte Lungo . Presentatevi a1 Generale comandante la 36a divisione per istruzioni e per coordinamento dei piani di azione, il 4 dicembre. Sarete pronto a muovere la forza necessaria all'operazione, verso la zona avanzata di attestamento, sugli automezzi, la notte sul 6 dicembre, sempre agli ordini del comandante del II corpo. Passerete agli ordini del Generale comandante la 36a divisione dopo l'arrivo al punto dove lascerete gli autocarri, nelle vicinanze di

H-0306. D'ordine del Generale Keyes.

Il Capo di S. M. Willems


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORlZZATO

Allegato 14

COMANDO DELLA 36a DIVISIONE FANTERIA Apo 36 - U.S. Army Memorandum per il Generale Dapino 1. - In accordo colla nostra odierna conversazione, si desidera

eh~ il I raggruppamento mot. occupi i pendii orientali di Monte Lungo dando il cambio ad elementi del 141 ° fanteria che si trovano ora in tale posizione, ed avanzi per conquistare Monte Lungo ad un'ora che verrà designata la mattina del 7 dicembre. 2. - Il limite di sinistra si estende lungo il ruscello Fosso del Lupo (questo escluso). Il limite di destra è costituito dalla strada statale n. 6. 3. - Dopo la conquista di Monte Lungo, i pendii occidentali di questo verranno organizzati a difesa per respingere possibili contrattacchi, specialmente da nord-ovest. 4. - Allo scopo di compiere il cambio di cui sopra, si desidera che il rgt. d'artiglieria del I raggruppamento motorizzato vada in posizione_ dl.!r~nt~ la notte 5-6 dicembre e che la fanteria del I raggr. mot. vada in posizione dando il cambio al btg. di sinistra del 141 ° fanteria, che occupa ora i pendii orientali di Monte . Lungo, durante la notte del 6-7 dicembre. 5. - Il comando, del I raggr. mot. verrà nella posizione ora occupata dal comando 141° fanteria. 6. - Le linee telefoniche ora usate dal 141 ° fanteria tra le loro posizioni sul fronte ed il comando di divisione passeranno al I raggr. mot. 7. - Il personale necessario per la ricognizione e quello per guidare le truppe nelle posizioni loro .assegnate arriverà nella posmone ora occupata dal 141 ° fanteria nella serata del 5 · dicembre. 8. - Il battaglione del 141 ° fanteria, che si trova ora in posizione sul Monte Rotondo, rimarrà in posizione fin dopo la conquista di Monte Lungo. Il battaglione di riserva del I raggr.


AllEGATI

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mot. può essere sistemato a riserva sui pendii meridionali di Monte Rotondo, in attesa· di ordini. 9. - L'artiglieria da utilizzare per il diretto appoggio della fanteria del I raggr. mot. sarà costituita dal rgt. di art. del raggr. stesso. Verranno effettuaci concentramenti di artiglieria in appoggio generico sui punti prestabiliti di Monte Lungo e di Monte S. Giacomo a misura che verranno richiesti attraverso il col. Hess, comandante l'artiglieria della 36 3 divisione. L'artiglieria di C.A. effettuerà fuoco di controbatteria e di interdizione su posizioni conosciute dell'artiglieria ne~ica. Magg. Gen. U.S. Army Fred L. Walker


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 15

COMANDO. 36a DIVISIONE FANTERIA Apo 436 - U.S.A.

6 dicembre 1943 ORDINE DI OPERAZIONE (F.O.) 39 1. Nessun mutamento. 2. 36a divisione. a) Aggregati: I raggruppamento motorizzato italiano, III btg. Ranger (arditi), 636° btg. anticarro, 75 3 ° btg. carri armati, compagnie A e B del 2° btg. chimico, 443 ° btg. armi automatiche, X plotone della 42a cp. di comm.to del rgt. gr. b) Attaccare e conquistare M. Lungo e M. Sammuero (sic) alle ore 6,20 dell'8 dicembre. 3. a) 141° fanteria. I Un btg. dopo essere stato sostituito e messo a riserva divisionale nella zona ovest di Presenzano, durante la notte sul 7 dicembre, muove nella notte sull'8 verso le posizioni a sud-ovest di Venafro, come riserva divisionale. 2° - Un btg., meno i distaccamenti, continuerà ad occupare la posizione difensiva di M. Rotondo e appoggia l'attacco del 143 ° fanteria con fuoco della cp. cannoni e di armi legger'e nella Valle tra S. Pietro e la strada statale n. 6. Dopo esser stato sostituito nella notte sul 9 dicembre, dalla posizione di M. Rotondo muove verso le riserve divisionali nell'attuale zona d'attendamento del btg. b) 142° fanteria (con aggregato il III btg . .del 141 ° rgt. ftr). I° - Tiene la posizione su M. Maggiore (finché viene sostituito dalla 56a divisione). 2 ° - Dà il cambio ad elementi delle forze speciali sul M. Difensa e su M. Remetanea. 0

-


AU.EGATI

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3 ° - Rastrella la cima di M. Maggiore alle prime oscurità del 7 dicembre, occupando con avamposti la linea Peccia. 4 ° - Appoggia l'attacco del I raggruppamento motorizzato italiano con fuoco di armi leggere nella valle tra M. Lungo e M. Maggiore. 5 ° - Mantiene contatto col I raggruppamento mot0rizzato sulla destra e con la 56a divisione sulla sinistra. c) 143 ° fantena. I Attacca con non meno di un battaglione principale ad ovest dei pendii meridionali di M. Sammuero e conquista S. Pietro e l'alt0piano a nord e ovest di S. Pietro. 2 ° - Un btg. del 143 ° fanteria, cominciando ad avanzare alle prime oscurità del 7 dicembre lungo il corso d'acqua ad ovest di Ceppagna, raggiungerà all'alba dell'8 dicembre l'altura presso 982180 e si sistemerà a difesa di un forte nucleo ad ovest della sommità di M. Sammuero. 3° - Continua, su ordine della divisione, l'attacco per conquistare S. Vittore e l'altopiano a nord e ad est. 4 ° - Rastrella elementi ostili lungo i pendii meridionali di M. Sammuero. cl) I raggruppamento motonzzato italiano. 1 ° - Dà il cambio nella notte sul 6 dicembre ad elementi del 141 ° fanteria, che si trovano ora in posizione sui pendii sud-orientali di M. Lungo. 2° - Alle ore 6,20 dell'8 dicembre attacca, conquista e . mantiene M. Lungo. 3 ° - Si pone in contatto col 143 ° fanteria presso la curva stradale in zona 970145 e presso RJ in zona 957153. 4 ° - L'artiglieria del raggruppamento opererà in appoggio specifico del raggruppamento stesso. e) Artiglien'a della 36a divisione. 1 ° - Elementi aggregati: il 443 ° btg. di armi automatiche. 2 ° - I reggimenti del 13 3 ° e 131 ° di artiglieria da campagna agiranno in appoggio specifico del 143 ° fanteria. 3 ° - Azione di artiglieria in appoggio generico dell' artiglieria divisionale: priorità alla richiesta del 143 ° ftr. 4 ° - Fuoco di ·massa nella zona di S. Vittore-M. Chiaia. f) 636° battaglione antican-o. 1° - Appoggia l'attacco del 143° ftr. da posizioni adatte. O

-


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTOR IZZATO

2 ° - Si tiene pronto ad azioni di fuoco in appoggio del I

raggruppamento motorizzato dietro richiesta. 3 ° - Si tiene pronto a battere irruzioni di carri dal!' ovest durante il procedere dell'attacco. g) 735 ° battaglione di cam· armati. 1 ° - Costituisce la riserva divisionale nell'attuale zona. 2 ° - Si tiene pronto ad attaccare in direzione di S. Vittore. h) 36° Truppa cavalleria da ricognizione. 1 ° - Stabiliranno un osservatorio su M. Lungo e sull'altipiano a nord-ovest di S. Pietro appena queste zÒne saranno conquistate. 2 ° - Stabiliranno un osservatorio a nord-ovest di S. Pietro verso l'altipiano a nord-ovest di S. Vittore, appena sarà staro conquistato. i) Compagnie A. e B. del 11 btg. chimico. 1° - Rimangono aggregate al 142° ftr. j) III battaglione genio. 1 ° - Manutenzione delle strade e rastrellamento delle mine nella zona del 142 ° ftr. l) 1 ° - .............................................................. . 2 ° - Tutte le unità sul fronte di combattimento saranno dotate di granate di fumo giallo per consentire agli aerei alleati la identificazione delle truppe amiche. 3 ° - Segnale di riconoscimento per le pattuglie notturne: lettera « T » segnalata in alfabeto morse a mezzo di una lampada bleu. 4 ° - Vedi allegato amministrativo. 5 ° - a) 1 ° - Silenzio radio da parte del I raggruppamento motorizzato prima dell'ora H (forse iniziare N.D.T.). 2 ° - Segnale per aumentare il fuoco di appoggio dell'artiglieria: razzo verde. b) Comando di divisione: invariato.

Generale Walker


AillGATI

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Allegato 16 COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Ufficio Capo di S.M. - Sez. Op. Inf. Serv. N. 603 di prot. Op., Maddaloni, g. 6, ore 10 Allegati: N. I (omesso)

Urgente - Segreto Oggetto: Attacco di Monte Lungo. Carta: 1:50.000 (Quadranti di Cassino-Venafro). ORDINE OPERAZIONE N. 1

(Indirizzi omessi) I. Situazione. - nemico come da allegato n. 1 (omesso); - nostra: la 5a armata intende riprendere l'offensiva. Il II C.A. ha il compito di conquistare Monte Sammuero (sic.) e di difendere quindi le provenienze da M. Cassino; - agùcono: sulla destra del raggruppamento la 36a divisione di fanteria americana rinforzata con obiettivo M. Sammuero, obiettivo eventuale S. Vittore del Lazio. Sulla sinistra le truppe alleate si sono attestate a M. Maggiore. II. - Compito del I raggruppamento motorizzato: - conquistare M. Lungo; - respingere eventuali contrattacchi da nord-ovest. III. - Settore d'azione: - limite di destra: strada nazionale n. 6; - limite di sinistra: Fosso del Lupo (escluso). IV. - Intendo: - attaccare preponderando con le forze lungo il costone q. 253-q. 343-q. 351; - sussidiare l'attacco con altro contro C.le S. Giacomo. V. - Dispongo. a) colonna d'attacco: comandante: comandante 67° rgt. fcr; b) composizione: - 67 ° fanteria, - LI btg. bersaglieri,


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

V battaglione controcam~ -

2 plotoni artieri (con elementi' specializzati per ricerca

mine), - 2 sezioni da 20 mm. e.a.; e) obiettivo: le quote settentrionali di M. Lungo ; d) direzione d'attacco: costone di M. Lungo; e) modalità d 'azione: - un btg. ftr. in 1 ° scaglione, - un btg. ftr. in 2 ° scaglione sulle pendici di M. Rotondo, - sussidiare l'attacco con azione del LI bersaglieri sulla sinistra (sud di M. Lungo); f) azione truppe in posto: . - il battaglione americano che presidia M. Rotondo rimarrà in posto sino al raggiungimento dell'obiettivo d'attacco; Quello schierato a cavallo di M. Lungo verrà ritirato non appena sostituito dalle nostre truppe; - modalità di scavalcamento concordate a mezzo elementi già inviati in linea nella notte sul 6. VI. - Artiglieria. Agirà tutta alle mie dipendenze. Compiti: appoggio durante l'attacco. La preparazione sarà svolta dal!' artiglieria americana. Eventuali tiri di controbatteria e di interdizione saranno richiesti all 'artiglieria americana tramite comandante artiglieria della 36 a divisione americana. Zona schieramento: - III e IV gruppo da 75/18: a cavallo della rotabile n. 6 all' altezza Mignano; - I gruppo da 105/28 e II gr. da 100/22: zona Campozillone. VII. - Genio. Gli elementi non impiegati si dislocheranno in zona M. 37 (rotabile n. 6). Provvederà alla sistemazione dell'osservatorio divisionale in zona est Mignano (accordi con il maggiore Grassi). VIII. - Inizio attacco. Al mattino del.. .. in ora da stabilire. IX. - Collegamenti. Il comandante il btg. misto genio provvederà ai seguenti collegamenti:


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ALLEGATI

1 ° - con il comando 67 ° rgt.: a mezzo radio e telefono (sfruttando il filo americano); 2 ° - con il Quartier Generale: a mezzo radio (e possibilmente telefono); 3 ° - con l'osservatorio divisionale a mezzo radio e telefono. Dalle ore O del 6 dicembre sino alle ore 24.00 del 17 dicembre saranno usate soltanto le seguenti frequenze: - 67° rgt. ftr.: 2330 - 2160; - U btg. bersaglieri: 2495 - 2155; - 1.1 ° rgt. artiglieria: 2535 - 2660 - 2800 - 2875 - 2975 2900 - 3060 - 3180 - 3380 - 3500 - 2765 - 2830 - 2895 - 2995 - 3045 - 3285 - 3535; - btg. misto genio: 1965 - 2035 - 2055 - 2105 - 2210. X. - Posto Comando: - Casa Rossa I km. nord-est di Campozìllone (destra orografica Torrente Cesima). XI. - Servizi. Ordine a parte.

Il Generale comandante Vincenzo Dapino


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 17

COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Ufficio Capo di S.M. - Sez. Op. Inf. Serv.

N. 630 di prot. Op., P.M. 155, 10 dicembre 1943 Oggetto: Azione di M. Lungo.

Al Comando 36° divisione fanteria americana. - A.P.O. 36. e, per conoscenza: Al Comando 11 Corpo d'armata americano. - A.P.O. 302. Nell'azione dell'8 dicembre il I raggruppamento motorizzato italiano in tre ore, dalle 6,20 alle 9,20, nel tentativo di conquistare M. Lungo, ha perso il 30% della fanteria combattente (n. 500 perdite su circa n. 1.600 fanti combattenti: n. 600 per ciascuno dei due btg. del 67° rtg. fanteria e n. 360 del LI bersaglieri. La fanteria partita per l'attacco con slancio, confidente nell' efficacia della preparazione di artiglieria, nella sicurezza delle azioni di fuoco proveniente da M. Maggiore, nella opinione di trovarsi dinnanzi ad un solo « velo di fuoco », si trovò invece di fronte ad una organizzazione di fuoco lasciata intatta dalle artiglierie, a forze valutate ad almeno un battaglione rinforzato, ai tiri concentrici partenti da q. 343, da Colle S. Giacomo e dalle pendici di M. Maggiore a sud di Casa La Selva. · Reputo a mio parere che per una ripresa dell'attacco occorre: a) Tatticamente: - che siano preventivamente occupate le pendici di M. Maggiore a sud di Casa La Selva; - che sia eseguita una prolungata e massiccia preparazione di artiglieria ed aerea su Colle S. Giacomo e su M. Lungo in modo da annichilire, se non le armi, almeno il morale della difesa; - che sia compiuta l'occupazione di S. Pietro Infine e che l'azione sia contemporanea a quelle di altre unità contro il Colle S. Giacomo e q. 72 (930142), e ciò allo scopo di evitare, come avvenne il giorno 8, che l'azione si risolva in un attacco isolato;


ALI.EGATI

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- che alla destra del raggruppamento agisca altra colonna con direttrice q. 193-q. 180 di M. Lungo. b) Organicamente: - che sia concesso il tempo di riorganizzare le truppe di fanteria del raggruppamento così duramente provate dall'azione del giorno 8, e che la fanteria sia rinforzata da un nuovo battaglione che oggi stesso ho richiesto al Comando Supremo italiano. Per quanto riguarda la situazione attuale, in relazione a quanto comunicato con rapporto G-2 = n. 33, par. d) del n. 3 e confermato dalla nostra osservazione, prospetto la opportunità di dislocare sulle pendici SW di M. Rotondo, a sostegno del raggruppamento, attualmente sprovvisto di riserva, un battaglione di fanteria.

Il Generale Comandante Vincenzo Dapino


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JL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 18

Segreto COMANDO 36a DIVISIONE FTR. I miglio SW Presenzano - It alia 13 dicembre 1943 - ore 20,00 ORDINE D'OPERAZIONE N. 40 Carte: Italia 1:50.000 - fogli 160 II e 161 III . 2. - a) 36a div. ftr. con assegnati: 504 ° gruppo di combattimento paracadutisti (con assegnato 3° btg. arditi e cp. B dell'83° btg. chimico), I raggruppamento motorizzato italiano, 753 ° btg. carri, 636 ° btg. anticarro, I plotone 47 cp. commissariato, 2 ° btg. chimico, attacca il 15 e 16 dicembre per prendere Monte Lungo, S. Pietro, S. Vittore e le alture nord e nord-est di S. Vittore. b) Il movimento per occupare le alture nord ed est di S. Vittore continua progressivamente con lo scopo di rafforzare e tenere le q. 729, 687, durante la luce del giorno 15 dicembre. e) L'attacco di M. Lungo comincerà alle ore 17 del 15 dicembre, avvicinando le truppe all'obiettivo il più possibile durante l'oscurità e continuando l'attacco durame il giorno 16. d) L'attacco a S. Pietro verrà lanciato alle ore 1.2 del 15 dicembre. 0

e) .. .. . . f) Linea di partenza: quella occupata dalle unità in pnma linea.

3. - a) 141 ° rgt. fanteria: 1 ° - con non meno di un battaglione attacca, unitamente all'attacco dei carri, il 15 dicembre, prende e tiene il villaggio di S. Pietro. Avanza dalle vicinanze di Collina Monticello dentro S. Pietro con, o seguendo da vicino, i carri d'assalto;


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ALl.!:GATI

2 ° - mantiene il contatto con il 143 ° rgt. ftr. sulla destra. b) 142° rgt. fanteria: 1 ° - dalle posizioni di attestamento sulle pendici nord di M. Maggiore attacca la notte sul 16 per prendere le alture di M. Lungo ad ovest della ordinata 960 occupando l'estremità ovest di M. Lungo. Proteggerà il fianco sinistro deJla divisione da possibili contrattacchi tedeschi d.all' ovest; 2 ° - mantiene il contatto col I Raggruppamento mot. sulla destra. c) I raggruppamento motorizzato italiano: 1 ° - attacca, a giorno fatto, il mattino del 16 dicembre su ordine della divisione, per prendere e tenere q. 343 e rastrellare le pendici di M. Lungo ad est della ordinata 960; 2 ° - si tiene pronto ad occupare ed organizzare a difesa dietro ordine - le pendici ovest e nord-ovest di M. Lungo, sostituendo gli elementi del 142 ° rgt. ftr.; 3 ° - tiene il contatto col 141 ° rgt. ftr. sulla destra; 4° - l'artiglieria d el raggruppamento il 15 dicembre appoggia l'attacco di S. Pietro con tiri sulle pendici nord-est di M. Lungo e su q. 343. i) 36 ° reparto da ricognizione: Stabilisce posto di osservazione su M. Lungo e M. Eustachio, non appena le nostre truppe occupano quella zona. k) 2 ° battaglione chimico: Annebbia le pendici nord-est di Monte Lungo da q. 343 al naso che si trova nella zona 954150 era le ore 12 e le ore 14 del 15 dicembre.

Maggiore Generale Walker


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 19 Segreto COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Ufficio Capo di S.M. - Sez. Op. Inf. Serv. N. 656 di prot. Op. , P.M. 155 , lì 15 dicembre 1943 ORDINE DI OPERAZIONE N. 4 Carta: 1:50.000 (Quadranti Cassino-Venafro). Oggetto: Attacco di M. Lungo. (Indirizzi omessi)

I. - Situazione: - nemica: nota ; - nostra: nota. Il. - La notte sul 16 dicembre la 36a divisione riprenderà l'attacco con obiettivi: Monte Lungo - S. Pietro Infine-S. Vittore del Lazio-altura a nord e a nord-est di S. Vittore. Il I raggruppamento motorizzato inquadrato a sinistra con il 142 ° rgt. ftr. americano ed a destra con il 141 ° rgt. ftr. americano riprenderà l'attacco di M. Lungo. III. - Compito del raggruppamento: - prendere e tenere q. 343. e rastrellare le pendici di M. Lungo ad est dell'ordinata 96. IV. - Inizio dell'attacco: il giorno 16 dicembre in un'ora che verrà designata dal comandante la 36a divisione. L'attacco verrà preceduto: - dall'azione del 142 • rgt. ftr. americano che nella notte sul 16 attaccherà con obiettivo le quote ad ovest di q. 343 di M. Lungo (ovest dell'ordinata 96); - dall'azione del 141 ° rgt. ftr. e di una compagnia carri americani che il giorno 15 attaccheranno con obiettivo S. Pietro Infine; - dalla preparazione di artiglieria della durata di 30'. V. - Intendo: - impadronirmi in un primo tempo , agendo per l'alto, dell'altura senza indicazione di quota 300 m. a nord-ovest di q. 253;


ALLEGATI

-

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attaccare, m un secondo tempo, per le pendici sud

· q. 343.

VI. - Ordino: 1 ° - colonna di attacco: __: costituzione: un btg. di fanteria - LI btg. bersaglieri - V battaglione e.e. - 2 sezioni da 20 mm. - 2 plotoni artieri; 2 ° - obiettivi: 1° obiettivo: altura senza indicazione di quota 300 m. a nord-ovest di q. 253; 2° obiettivo: q. 343; 3 ° - modalità di azione: a) conquistare in un primo tempo l'altura senza indicazione di quota 300 .ni. a nord-ovest di q. 253, mediante azioni sui due lati di gruppi di combattimento di fanteria; b) appoggiare l'azione, oltre che con il fuoco delle armi di accompagnamento schierate sulla base di partenza, anche con aliquote di dette armi schierate nei pressi di Colle S. Giacomo; c) attaccare quindi q. 343 mediante azioni di gruppi di combattimento di bersaglieri agenti dalla zona di Ponte 2 ° Peccia in direzione della quota stessa; d) concorrere all'azione dei bersaglieri con gruppi di combattimento di fanteria che sulle pendici meridionali di M. Lungo agiscano a stretto contatto dei primi, puntando su q. 343; . . e) mantenere il contatto con il 142 ° rgt. fcr. americano sulla sm1stra a mezzo pattuglie di bersaglieri, e col 141 ° sulla destra a mezzo pattuglie di fanteria. VII. - Artigliena: a) giorno 15: dalle 7 alle 17,30 concentramenti tra q . 343 e q . 141 di M. Lungo (accordi diretti tra comandante 11 ° artiglieria e comando artiglieria della 36a divisione); b) giorno 16: dalle ore 7, su mio ordine concentramenti di un gruppo americano da 155 sull'altura senza indicazione di quota a nord-ovest di q. 253 (sarà opportuno che la fanteria sino al momento dell'attacco stia a ridosso dei ripari di q. 253); c) preparazione: - inizio: su mio ordine; - durata: 30'; - obiettivi: per la sezione da 75 / 18 dislocata in regione Fecicce e per il gruppo americano da 15 5: altura senza indicazione di quota a


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

nord-ovest di q. 253 (concorreranno contro tale obiettivo anche i morrai da 81 della fanteria e la sezione dislocata in regione Ponte 2° Peccia); i rimanenti gruppi dell' 11 ° aniglieria eseguiranno concentramenti a cavallo del costone di M. Lungo tra q. 343 e l'avvallamento sul rovescio settentrionale dell'altura senza indicazione di quota a nord-ovest di q. 253; la nostra artiglieria non dovrà eseguire tiri ad ovest della linea d'ordinata 96. VIII. - Genio: gli elementi non impegnati rimarranno a mia disposizione presso il comando di raggruppamento. IX. - Collegamenti: - quelli già in atto; - frequenze e indicativi: noti. X. - Posto di comando ed osservazione: immutato. XI. - Servizi: omessi. Il Generale comandante Vincenzo Dapino


ALLEGATI

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Allegato 20

COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni

lì, 1 Gennaio 1944

Conclusioni circa i provvedimenti a favore del I raggruppamento motorizzato, del colloquio del 31 dicembre 1943 tra il maresciallo Messe ed il generale Berardi 1 ° - Assegna,zione del 68 ° Reggimento Fanteria, in sostituzione del 67 ° Reggimento Fanteria, attualmente al Raggruppamento, che, pur rimanendo in forza al Raggruppamento stesso, verrà ritirato per riordinarsi, rimanendo per l'impiego a disposizione dello .S.M.R.E.. Si prevede che il 68° Fanteria sarà pronto al massimo tra 15 giorni: saranno immessi subito in tale Reggimento i 600 complementi già pronti per il Raggruppamento. 2 ° - Il 13 ° Reggimento Bersaglieri, che andrà a far pane del Raggruppamento, e di cui è già stata ordinata la costituzione, sarà su 2 Battaglioni, il LI (già al Raggruppamento) che riceverà i complementi in approntamento (3 70, di cui 150 già pronti) ed il XXXIII (forza: 700) che dovrà venire dalla Sardegna. 3 ° - Saranno avviati subito 2 plotoni mortai da 81 di nuova costituzione (raggiungeranno il Raggruppamento con i complementi del LI Battaglione). 4 ° - Prevista assegnazione del Battaglione Arditi «Boschetti», attualmente in Sardegna, che o sarà impiegato direttamente dal Raggruppamento, o, pur rimanendo in forza al Raggruppamento stesso, sarà impiegato dalla 5 a Armata Americana. 5 ° - Assegnazione di 200 - 250 moschetti automatici, in relazione alla disponibilità di munizionamento. Se il munizionamento non sarà sufficiente, si farà richiesta di tale numero di moschetti automatici alla parte anglo-americana. p.c.c.

Il Capo di Stato Maggiore (Magg. in s. S.M. Luigi Vismara)


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 21

RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Uff. Capo S.M. - Sez. Op. Inf. Serv.

N. 18 di prot. Op., P.M. 155, lì 5 gennaio 1944 Oggetto: Ricostituzione del I liano.

O

Raggruppamento Motorizzato Ita-

AL COMANDO 5a ARMATA AMERICANA, A.P.0. 464 0

Il Comando Supremo Italiano allo scopo di potenziare il I Raggruppamento Motorizzato e di metterlo in condizione di entrare in linea il più presto possibile, è venuto nella determinazione di: · 1) - assegnare al Raggruppamento il 68° Rgt. Fanteria. Il Reggimento sarà pronto al massimo tra 20 giorni; 2) - a,ssegnare al Raggruppamento il XXXIII Btg. Bersaglieri attualmente in Sardegna ed un Comando di Reggimento Bersa~rl. . Il XXXIII Btg., col Battaglione Bersaglieri già in forza al Raggruppamento (LI) e che si ricostituirà nella zona di S. Agata dei Goti, formerà un Reggimento Bersaglieri; 3) - assegnare al Raggruppamento il Battaglione arditi «Boschetti» attualmente in Sardegna; 4) - assegnare al Raggruppamento due plotoni mortai da 81 per aumentare la potenza di fuoco del LI Btg. BersagFeri (i ploto1:ii sono già pronti); 5) - ritirare in zona arretrata il 67 ° Rgt. Fanteria. Esso verrà riordinato in un secondo tempo e . potrà essere imp_iegato solo quando verrà dato nuovamente disponibile dallo S.M.R.E.; 6) - Assegnare al Raggruppamento 400 moschetti automatici in modo da darne tre per ogni squadra fuèilieri. Qualora il munizionamento non risultasse sufficiente tali armi verranno richieste alla parte anglo-americana. L'attuazione dei provvedimenti di cui al precedente numero 1)


AU.EGATI

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richiederà a1 massimo 25 giorni (31 gennaio). Quella dei provvedimenti di cui ai numeri 2) e 3) dipende unicamente dalla rapidità con cui da parte anglo-americana verranno concessi i mezzi di trasporto occorrenti. In considerazione di quanto sopra ho esposto, prego codesto Comando di voler indicare la zona dove dovrà· essere inviato il 67 ° Rgt. Ftr. per l'ulteriore suo riordinamento, non essendo sufficiente l'attuale zona assegnata al Raggruppamento, in modo_da lasciar libera l'area attualmente da esso occupata per il 68 ° Rgt. Fanteria. Con l'occasione rappresento la necessità che sia inviato nella stessa zona dove si dislocherà il 67 ° Rgt. Ftr. anche il Battaglione Complementi il quale attualmente ha i soli quadri e manca completamente di truppa e che durante la fase di formazione necessita di una sede che gli consenta di provvedere adeguatamente alla sua costituzione.

Il Generale Comandante Vincenzo Dapino


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZAT O

Allegato 22

COMANDO V ARMATA Apo 464 - U.S. Army AG 336, 2-Y, 14 gennaio 1944 Oggetto: Riorganizzazione del I raggruppamento mot0rizzato italiano.

Al Generale comandante ti I raggruppamento motorizzato italiano. 1. - Con riferimento alla lettera n . 18, Sez. Operazioni, del comando del I raggruppamento motorìzzato italiano, in data 5 gennaio 1944, è opinione di questo Comando che le misure che voi ritenete adeguate per la riorganizzazione del raggruppamento, sono opportune. 2. - La sostituzione del 67 ° rgt. fanteria col 68 ° rgt. fanteria sembra non presenti grandi difficoltà, poiché quest'ultimo essendo nella zona di Brindisi è dislocato ad una distanza ragionevole dalla vostra attuale dislocazione. 3. - Il problema del trasporto, senza dubbio, porterà ~n ritardo alla trasformazione dei bersaglieri in reggimento. Non si ritiene opportuno che la detta trasformazione sia compiuta prima che il vostro raggruppamento sia riportato in combattimento. Sarà fatta richiesta per l'assegnazione ed il trasporto del comando di reggimento e del XXXIII btg. dalla Sardegna . 4. - Il battaglione << Arditi » è già stato richiesto dalla Sardegna. Non si conosce quando potranno essere disponibili i mezzi di trasporto. 5. - Si è d'accordo sul fatto che sono desiderabili tre fucili automatici in più per ogni squadra di fanteria. Dato che i magazzini di armamento americani sono appena sufficienti a rifornire le truppe americane, i fucili automatici sopraddetti e le relative munizioni dovranno essere tratte dai magazzini italiani.


ALLEGATI

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,, 6. - Il 67° rgt. fanteria potrà essere spostato per il riaddestramento e riorganizzazione nella zona in vicinanza.di Apollosa. 7. - Il btg. complementi potrà essere spostato da tale dislocazione nella vostra attuale zona se lo ritenete opportuno. 8. - Si è pure d'accordo che l'aggiunta di due plotoni di mortai da 81 mm. al battaglione bersaglieri è desiderabile. 9. - Il periodo addestrativo di due settimane prescritto nella lettera di questo comando, in data odierna, all'oggetto «. Addestramento », è stato fissato per adeguarsi alla vostra riorganizzazione. Per ordine del Luogotenente Generale Clark. Capitano A.D. G. - Vice-Aiutante Maggiore B.D. Morgan


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 23

COMANDO V ARMATA Apo 464 - U.S. Army

AG 353 - Y, 11 gennaio 1944 Oggetto: Addestramento.

Al Comando I Raggruppamento Motorizzato. 1 • - Recenti operazioni del I raggruppamento motorizzato

italiano con il II corpo d'armata misero in luce alcune deficienze di addestramento che occorre siano corrette prima che il raggruppamento entn nuovamente in azione . 2 • - Le unità del raggruppamento dovranno essere quindi sottoposte per due settimane ad un periodo di incenso addestramento .durante il quale dovrà essere posta particolare cura sui . seguenti punti: a) Nell'addestramento disciplinare far comprendere a tutti i gra.di l'assoluta necessità di una stretta obbedienza a tutti i comandi, ordini ed istruzioni. Questo può essere ottenuto con frequenti istruzioni comandate da giovani ufficiali e da sottufficiali. b) Basilare l'addestramento della fanteria, insistendo sulle modalità tattiche e tecniche delle piccole unità: il gruppo di combattimento, la squadra ed il plotone nell'attacco di forti capisaldi nemici e l'avanzata delle armi alternando il fuoco al movunento. e) Pattuglie, soprattutto pattuglie notturne ; l'importanza di assegnare specifiche missioni alle pattuglie; la necessità di celeri notizie sui risultati delle pattuglie; riferendo fotti e non supposizioni; assegnazione di determinati itinerari alle pattuglie. d) Movimento di unità all'attacco di posizioni, sfruttando l'oscurità, insistendo sul controllo del movimento e sulla stretta disciplina delle luci e dei rumori. e) Per le unità di artiglieria, esatte ricognizioni delle strade aa11e zone di radunata ai punti dove dovrà essere presa posizione;


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ALLEGATI

occupazione di nuove posizioni, di giorno e di notte con molta attenzione alla copertura ed all'occultamento sia in marcia che nelle nuove posizioni di tiro; disciplina stradale, instillando in tutti gli autieri e nei comandanti di colonna la necessità di una stretta osservanza delle regole di marcia e dei regolamenti sui movimenti degli autoveicoli. f) Per tutte le unità perfette istruzioni sui regolamenti sanitari; inculcare in tutti che le fosse per le latrine devono essere · fatte e devono essere usate. 3 ° - Vogliate preparare un programma d'istruzione per un periodo di due settimane, da mettersi in atto con l'arrivo del 68° rgt. fanteria. Dovrà essere considerato un minimo di otto ore al giorno di addestramento. Un terzo del tempo di addestramento dovrà essere destinato ad addestramenti notturni. Il programma di istruzione per le due settimane dovrà essere presentato a questo comando prima di iniziare il periodo di addestramento. 4 ° - La zona di addestramento sarà così delimitata: est di Maddaloni, nord della Strada Maddaloni-Benevento, ovest di Benevento. 5° - Per ispezionare l'addestramento ed aiutare i comandi di unità, se da voi desiderato, saranno assegnati al vostro raggruppamento per il periodo di addestramento di due settimane i seguenti ufficiali americani: ten. col. o maggiore, capo ispettore e consigliere per la fanteria. 4 maggiori o capitani, ispettori per l'artiglieria. I maggiore o capitano, ispettore per il servizio sanitaçio. Dal Comando del Generale Clark.

Capitano A. G.D., Ass. Aiutante

Magg. B.D . Morgan


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IL PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato ~4

COMANDO DEL 42° BATTAGLIONE ORDNANCE Apo 464

110 gennaio 1944

Oggetto: Situazione dei veicoli e del materiale Ordnance italiano.

Al Comandante del 2630 battaglione Ordnance (Prov.). A.P.O. 464. 1 ° - In riferimento alla richiesta telefonica del 10 gennaio 1944, del ten. col. Anamonoff al ten. col. Detwiler, si rimette la situazione dei veicoli e del materiale Ordnance italiano. (L' ispezione in corso non è ancora completata ma circa il 60% dei veicoli e delle armi sono stati accuratamente ispezionati): a) Tenendo come base l'equipaggiamento americano, come veicoli ed armi, il I raggruppamento' motorizzato italiano non è in grado di combattere dal punto di vista Ordnance. Le seguenti constatazioni rispecchiano quanto si è rilevato nell'ispezione fatta: 1 ° - la manutenzione dei veicoli nel primo e secondo scaglione mette in evidenza la mancanza di istruzioni ed inoltre la mancanza delle parti di ricambio basilari, delle possibilità di sostituzione del materiale più importante e particolarmente dei mezzi di pulizia e di preservazione; 2 ° - nessun anticongelante per i veicoli; alta percentuale di batterie scariche (i veicoli non si mettono in moto). Coperture e camere d'aria italiane non resistenti, con una grande percentuale delle gomme montate molto logorate; mancanza di catene antislittamento; 3 ° - circa il 30 % di tutti i veicoli, compresi i trattori dell'artiglieria, necessita di riparazioni di notevole entità. Inoltre i verricelli dei trattori dell'artiglieria sono in genere inservibili; 4 ° - circa il 30 % delle armi leggere è arrugginito o eroso in maniera tale da essere inservibil½ tenendo come base l'equipaggiamento americano , ed inoltre 1'80% di esse spara un colpo alla voha;


ALLEGATI

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5 ° - le armi dell'artiglieria, in se stesse, sono m genere usabili. b) Quanto riportato al paragrafo a) mostra chiaramente che zJ raggruppamento non può essere mantenuto in combattimento con le risorse attualmente note (italiane) di parti di ricambio, coperture e camere d'aria, ecc. Per quanto riguarda l'artiglieria non ci sono materiali di ricambio disponibili, di maggiore importanza per sostituire le perdite di combattimento. Esistono delle attrezzature · mobili inadeguate per riparare i veicoli in avaria. Inoltre, i veicoli mancano di manovrabilità nel fango o nelle scarpate ripide, e devono perciò dipendere dal servizio ricupero americano, per spostarsi nelle zone montagnose o altrimenti difficili dell'attuale fronte. Conclusioni Per le cause sopraelencate, il I raggruppamento motorizzato italiano non è in grado di combattere (nè può essere in grado di combattere con le risorse di materiale di ricambio attualmente note). Inoltre, anche se messo in azione, non può essere mantenuto in combattimento per le stesse ragioni.

Ten. col. Ordnance, Comandante John G . Detwiler


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 25

COMANDO 1° RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Uff. Capo S.M. - Sez. Op. Inf. Serv.

Ordine del giorno n. 6, P.M. 155, lì 24 gennaio 1944 Nell'assumere oggi l'effettivo comando del I Raggruppamento porgo ai miei soldati e ai miei collaboratori d'ogni grado il mio primo caldo saluto ed il fraterno saluto dei fanti, dei bersaglieri e dei paracadutisti in approntamento nelle Puglie e che, ormai pronti anch'essi a combattere, non attendono che gli automezzi per raggiungere i camerati che li hanno preceduti. Valorosi veterani del I Raggruppamento! Sono fiero di essere stato destinato a comandarvi. Nell'ora più amara e più difficile, quella dello smarrimento e dello sconforto, voi avete dato l'esempio generoso dell'azione ed avete versato il vostro sangue, che è sempre qualcosa di più prezioso delle chiacchiere, nella santa riscossa contro i tedeschi. Onore ai vostri Caduti, onore ai vostri feriti ma onore anche al più umile di voi! Nella battaglia che si è accesa da due giorni, Roma risplende fulgida in fondo, come una gemma ed è la nostra meta: Guardate a Roma, ragazzi, con gli occhi dello spirito. Guardate alle vostre famiglie lontane, straziate ed oppresse, quelli di voi che, come me , l'hanno al di là. Ragazzi, in piedi: perché questa è l'aurora d'un giorno migliore. 0

0

Il Generale Comandante Umberto Utili


AilEGATI

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Allegato 26

Segreto

2° D.I.M. GROUPEMENT NORD Etat Major -3 ° Bureau

N. 341 Ordine d'operazione n. 1

(Indirizzi omessi) 1 ° - Il raggruppamento italiano (Stato Maggiore - 2 battaglioni - 2 cp. c. c. - 3 gr. cl' art.) è messo a disposizione del Generale comandante il gruppo nord. 2 ° - Intenzione del comandante del gruppo: approfittare dell'entrata in linea di questo raggruppamento per: a) rafforzare al massimo l'occupazione dei monti che si estendono lungo la linea principale di resistenza; b) schierare in profondità il dispositivo in modo da disporre di elementi suscettibili di rafforzare un punto minacciato o di intraprendere un contrattacco. 3 ° - A questo scopo il raggruppamento italiano darà il cambio al 4 ° G.T.M. nel sottosettore attualmente occupato da questi (sottogruppo est). Ricognizione da effettuare la mattina dell'8 febbraio. Mettersi d'accordo per la presa di posizione previ accordi diretti fra il comandante del raggruppamento italiano e il comandante del 4 ° G.T.M . in modo da liberare: - l' 11 ° tabor per le ore 17 del 9 febbraio; - il 5 ° tabor per le ore 18 dell'8 febbraio. 4 ° - Il compito del raggruppamento italiano è: a) proteggere la strada d'arroccamento Colli-Scapoli-Cerasuolo sbarrando le pendici est ed ovest del M. Castelnuovo consolidandosi da una parte sul M. Castelnuovo e dall'altra sul Colle Jardini; b) assicurare il collegamento a Castel S. Vincenzo con la sinistra della divisione polacca.


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IL PRIMO RAGGRU PPAMENTO MOTORIZZATO

5 ° - Una delle compagnie contro carro del raggruppamento italiano sarà tenuta di riserva fino a nuovo ordine a disposizione del Generale comandante il gruppo nord (Regione di Colli). 6 ° - Artiglieria: a) i due gruppi da 75 / 18 del raggruppamento italiano saranno affiancati rispettivamente ai due gruppi da 105 d'appoggio diretto al gruppo nord . Schieramento da regolare previ accordi diretti con 1'artiglieria divisionale; · b) l' impiego del gruppo da 105 / 28 sarà oggetto di ulteriori ordini; e) il sottogruppo est potrà fare richiesta di fuoco per l'appoggio d'artiglieria: - da una pane al gruppo d'appoggio 3/ 64; - dall'altra pane all'artiglieria della divisione polacca. Accordi diretti da prendere con i diversi elementi dal comandante l'artiglieria del raggruppamento italiano. 7 ° - Il comando del raggruppamento italiano funzionerà a Scapoli a panire dalle ore 12 del giorno 9 corrente. Assunzione di comando alla stessa ora. Relazione sullo schieramento del raggruppamento da indirizzare al generale comandante il gruppo nord la mattina del 10 febbraio. Il comandante del sottogruppo est invierà un ufficiale di collegamento al comando del gruppo nord ogni giorno alle ore 9 e alle ore 16. Inoltre invierà ogni giorno al gruppo nord alle ore 5-10 e 16 un fonogramma con le novità avvenute. Lì 8 febbraio 1944 ore 8.

Il Generale di brigata: Guillaume Comandante del Gruppo Nord


AlllGATI

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Allegato 27

4 ° GRUPPO TABOR MAROCCHINO Stato Maggiore

Ordine di operazioni 1 ° - Il cambio al 5 ° Tabor da parte delle unità italiane avrà luogo come stabilito (Nota n. i.510/G.T.4) nella serata dell'8 . Febbraio 1944 (Presa di comando dagli Italiani: ore 20). Il cambio all' 11 ° Tabor, contrariamente alla nota succitata si effettuerà nella serata del 9 Febbraio 1944; Guarnigione di Castelnuovo nella mattinata del 10 Febbraio. Presa di comando dagli Italiani: il 9 Febbraio alle ore 20.

P. C. 8 febbraio 1944 - ore 16 Il Tenente Colonnello Soulard Cdt le 4° G.T.M.

p.c.c. Il Capo di Stato Maggiore Ten. Col. S.M. L. Lombardi


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 28

Segreto 2° D .I.M. - RAGGRUPPAMENTO NORD

Stato Maggiore - 3 ° Bureau Nota per la difesa del raggruppamento nord N . 27

In seguito ai movimenti di avvicendamento che sono appena terminati, la difesa nel quadro del raggruppamento nord si presenta come segue: I. - Caratteristiche generali. Difesa su due lati: - lato nord, rappresentato dal M. Mare e le sue varie ramificazioni; zona molto nevosa, che non permette nessuna azione di qualche importanza, nè da parte del nemico , nè da parte nostra; - lato nord-ovest, costeggiato dal massiccio del S. Croce, parimenti nevoso; poi il corso del Rapido difficilmente attraversabile da elementi di qualche importanza. Alla cerniera, comandante la spianata di S. Biagio, la Costa S. Pietro, chiave di tutto il sistema difensivo. II. - Nemico. Non sembra disporre, su questo fronte, di effettivi importanti. Ma: - dispone di truppe abituate alla montagna ed equipaggiate per vivervi in inverno (btg. di alta montagna, btg. di cacciatori); - beneficio del vantaggio del terreno ( osservatori); - i suoi piani di fuoco sono perfettamente stabili, specie per ciò che si riferisce ai mortru; - manuene strettamente il contatto (pattuglie giornaliere aggressive). Ha pure la possibilità: - di approfittare di ogni altra debolezza per rioccupare qualche punto importante; - di tentare , con azione di sorpresa, di ributtarci dal S. Pietro, partendo dai burroni nord-est di S. Biagio. III. - Intenzioni del comandante del raggruppamento. Nel quadro del compito ricevuto:


ALLEGATI

I

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1 ° - mettere in opera tutti i mezzi possibili per la difesa della costa S. Pietro; 2 ° - aggrapparsi fermamente a tutti i capisaldi della linea raggiunta, rafforzando la difesa con fili spinati e campi di mine; 3 ° - costituire delle riserve; 4 ° - con intensa attività di pattuglie mantenere stretto contatto col nemico e ricercarne i punti deboli. IV. - Utilz'zzazione dei mezzi. 1 ° Fanteria Il 4 ° rgt. Tir. Mar. è incaricato della difesa del punto di vitale importanza: Costa S. Pietro e i due massicci immediatamente alle sue SJ?alle, Mainarde ad est e S. Croce a sud-ovest. E spalleggiato e protetto ad est dalla brigata italiana, che presidia il complesso di Rotondo-Castelnuovo-Jardini e assicura il colleg_amento a S. Vincenzo con la divisione carpatica. E spalleggiato e protetto a sinistra dai goums del 4 ° gruppo T.M. Tutte le unità sono impiegate ad eccezione di un cabor meno un goum. 2 ° Artiglieria Tutta l'artiglieria dislocata nella zona è in grado di concentrare il suo fuoco oltre le difese di Costa: S. Pietro. Inoltre il 1 ° gruppo da 75 italiano si trova in appoggio diretto della brigata italiana e un gruppo da 105 M. effettua i suoi tiri oltre la parte occidentale del fronte. V. - Possibilità da considerare. 1 ° - Dal punto di vista offensivo: Tre azioni offensive possono essere prese in considerazione: a) In direzione nord, azione ad effettivi ristretti, con obiettivo la conquista dell' insjeme Marrone-Mare per privare il nemico di tali importanti osservatori. Possibile sfruttamento successivo verso la Meta. b) In direzione nord-ovest, azione di maggiore importanza volta a dar respiro alla Costa S. Pietro, impadronendosi dell'altura nord-est di S. Biagio. e) Sulla direttrice generale S. Pietro-Picinisco, un'azione coordinata con un'offensiva lanciata più · ad ovest e volta a conquistare il complesso del massiccio di M. Bianco. Queste varie azioni, che possono essere sia successive che c?nco.mitanti_, saranno oggetto di studi dettagliati nei prossimi giorni.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Esse sono evidentemente in funzione: - degli effettivi che vi potranno essere impiegati, sia m fanteria che in mezzi di fuoco (artiglieria e mortai); - e soprattutto, data la quantità di neve , dell'equipaggiamento speciale che potrà essere fornito a tali truppe, e che ha fatto oggetto delle mie lettere n. 377 C.G.M. - 40 del 12 febbraio 1944 e 17/ G. N. dell' ll febbraio 1944. 2 ° - Dal punto di' vista difensivo: Immediatamente , approfittare dell 'arrivo dei nuovi elementi della brigata italiana per estendere verso ovest il fronte di tale brigata e costituire delle riserve , ricuperando in particolare una parte del 4° R.T.M. Appena possibile, riportare sotto il comando del gen. com.te i goums marocchini, l'VIII tabor e, successivamente, il 3 ° G.T.M. , la cui presenza permetterà: - di avere a disposizione un'importante riserva di pattuglie e colpi di mano; - di estendere eventualmente verso ovest, fino alla regione di Valvori, la zona d'azione del raggruppamento nord . .P.C. 13 febbraio 1944.

Il Generale di brigata: Guillaume Comandante ti Raggruppamento Nord


ALLEGATI

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Allegato 29

Segreto-urgente COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Ufficio Capo S.M. - Sez. Operazioni N. 289 di prot. Op., 19 febbraio 1944 Oggetto: Sistemazione difensiva settore Castelnuovo-Rocchetta. Carta: 1:50.000 Al Comando 68 • Rgt. Fanteria Al Comando 4 • Rgt. Bersaglieri Al Comando CLXXXV Btg. Paracadutisti Al Comando I Btg. Arditi" Al Comando V Btg. Controcarro Al Comando 11 • Rgt. Artiglieria e, per conoscenza Al Comando 2 a Divisione Marocchina - Raggruppamento Nord Al Comando Fa·nteria divisionale Al Comando LI Btg. Misto Genio Seguito e conferma ordini verbali: 1. - Situazione nemica: a parte. 2. - Situazione nostra: Raggruppamento in linea nel quadro di: - 5a armata americana; - C.E.F.; - Raggruppamento nord 2 a divisione marocchina (Generale Guillaume - Posto comando Selvone); - schieramento all'estrema ala destra delle unità sopra indicate, in contatto con l'ala sinistra dell'8a armata inglese (3a divisione polacca). 3. - Missione: temporaneamente difensiva nel settore delimitato: - a destra: Colle Jannini (incluso)-Pizzone (escluso )-Castel S. Vincenzo (escluso)-Masseria Petron~ (esclusa)-(limite destro del settore della 5a armata);


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l l PRJMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZAT O

- a sinistra: M. Mare-M. Marrone-Mass. Coia (località inclusa) con compito difensivo. 4. - Schieramento: a) 68° rgt. fanteria in linea, rinforzato da V btg. controcarro, btg. arditi « Boschetti »; IV gruppo 11 ° artiglieria schierato a Colle Papa in appoggio diretto; b) CLXXXV btg. paracadutisti«. arditi Nembo » a Rocchetta Nuova in riserva di settore (dipendenza diretta da questo comando); e) 4 ° rgt. bersaglieri in approntamento a Fornelli e a Montaquila; d) ll rgt. artiglieria (meno il IV gr.) impiegato nell'intero settore della 2 a divisione marocchina secondo ordini direttamente ncevutt. 5. - Direttive generali per la difesa del settore: a) due sottosettori di battaglione rispettivamente fra M. Marrone e M. Castelnuovo e fra M. Castelnuovo e M. Rocchetta; b) posizione di resistenza: - nel sottosettore di sinistra: Colle Rotondo-Castelnuovo (abitato); - nel sottosettore di destra: barra di Colle Jardini; e) garanzia di possesso dell'osservatorio di q. 1.250 di M. Castelnuovo a saldatura dei due sottosettori; d) robusto collegamento materiale: - con le unità polacche sulla destra (Castel S. Vincenzo); - con le unità marocchine sulla sinistra (q. 1. 180 di M. Marrone). In particolare: - in Castel S. Vincenzo: schieramento di armi pesanti organizzato a caposaldo col compito di battere di fianco forze nemiche eventualmente attaccanti in direzione di CoHe Jardini; - a q. 1.180: un pl. bersaglieri a saldatura fra l' occupazione italiana di Colle Rotondo e l'occupazione marocchina di q. 1.478 delle Mainarde (ordini dettagliati a parte); e) btg. arditi in riserva a Scapoli col compito di: alimentare un attivo pattugliamento di sicurezza nel triangolo S. Michele a · Foce-M. S. Michele-Colle Alto; !) 56a cp. controcarro (V battaglione) schierata a Ponte Rotto a sbarramento delle" provenienze da Alfedena ed Atina; O


/\LI.EG/\11

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g) comando delle truppe in linea (comando 68 ° rgt. ftr. a Scapoli). Previsto che il comando raggruppamento si sposti prossimamente a Colli. 6. - Attendo non appena possibile (comunque non oltre il 21 corrente mese) dal comando 68 ° rgt. fanteria lucido dettagliato degli schieramenti effettuati e del piano dei fuochi.

Il Generale comandante Umberto Utili


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ÌL PRIMO RAGGRUPPAMEl:\'TO MOTORJZZATO

Allegato 30

STATO MAGGIORE R. ESERCITO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Ordinamento

N. 2223/0rd. di prot., P.M. 151, 14 marzo 1944 Oggetto: Costituzione III btg. a. a. del 68° rgt. ftr.

(Indirizzi omessi) La costituzione dettagliata dei reparti m atto assegnati al I raggruppamento e di quelli destinati ad esservi ancora immessi, ha formato oggetto di recente proposta di questo S. M. al Comando in capo alleato tramite commissione di controllo. Pertanto non è possibile sul momento sanzionare quanto proposto con foglio 2342, data 2 c. m. di codesto comando in quanto: - le disposizioni prese contrastano con le proposte suddette; - è intendimento della parte alleata che modifiche organiche, richieste di rinforzi o di complementi per la nostra G. U. combattente, pervengano tramite comando 5 a armata e dopo il vaglio da parte del comandante di detta G. U. Il V btg. c. c. resti quindi non irreggimentato, sia pure colla effettuata trasformazione della 16a cp. cannoni in cp. mortai da 81.

Naturalmente se il comandante del raggruppamento ritiene opportuno impiegarlo di massima a favore del 68° rgt. fanteria, ciò può essere sempre fatto senza mutare la struttura organica di detto reggunemo. Prego comunicarmi: motivi della trasformazione della 16a cp. canno01 m cp. mortai; disposizioni d ate per i pezzi da 47 /32 resisi esuberanti.

Il Capo di Stato Maggiore Gen. P. Berardi


AL.LEGATI

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Allegato 31

COMANDO I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Nota circa l'occupazione di Monte Marrone 22 marzo 1944

1 • - Opportunità dell'impresa. Evidente. Il Marrone in mano tedesca compromette molto seriamente le condizioni della difesa nel settore Castelnuovo e nel settore Mainarde; una volta occupato dai Tedeschi, impadronirsene di viva forza costiruisce una operazione di dubbio esiro e che potrebbe costare sensibili sacrifici. 2° - Data dell'operazione. Per prevenire il nemico, la più prossima possibile. Per dare garanzia di successo, occorre però assicurare il tempo necessario per una buona organizzazione preventiva dei fuochi e dei rifornimenti. A titolo orientativo, la data per ora prevista è il 25 marzo. Il ritardo nell'arrivo delle salmerie alpine potrà rendere necessario un corrispondente rinvio. 3• - Modalità dell'operazione. Di sorpresa. Pattuglie a ventaglio che partendo da q. 1180 e dal piede dei vari canaloni del versante orientale arrivano pressocché contemporaneamente sulla linea di cresta verso le 7 del mattino. Stabilito in cresta questo servizio di vigilanza leggera, iniziare l'ascesa da q. 1180 e da Valle Petrara delle unità destinate a presidiare la posizione; nel complesso non più di 200 uomini che potrebbero installarsi sul Marrone tra le 9 e 10 del mattino. Al loro seguito colonne di portatori nella misura più larga possibile. In previsione di possibili contrattacchi di sorpresa nella prima notte successiva all'operazione, occorre sfruttare al massimo le ore di luce per una prima sistemazione della posizione e per l'esecuzione di qualche tiro di aggiustamento di artiglieria, mortai ed armi pesanti in grado di dare un concorso di fuoco.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZA TO

4 ° - Forze a disposizione e schieramento. Sono destinate all'operazione le seguenti forze: a) battaglione alpini « Piemonte »; b) battaglione paracadutisti; c) XXIX battaglione bersaglieri·. Il battaglione alpini ha il compito dell'occupazione di M. Marrone. Il battaglione paracadutisti ha il compito di assicurare il fianco destro del battaglione alpini spostando avanti la posizione di resistenza del settore Castelnuovo fino alla displuviale era Rio Petrara e Val di Mezzo per q. 1344 di M. Marrone, sella di q. 970 e q. 1214 di M. Castelnuovo. XXIX battaglione bersaglieri in riserva tra Castelnuovo e Masseria Abbruzzese. È previsto che il Il/ 68 • rgt . ftr., attualmente in linea nel settore di Castelnuovo, si raccolga dopo lo scavalcart\ento da parte del btg. paracadutisti e si sposti nel sottosettore di Colle J ardini, passando in secondo scaglione. Il colonnello Fucci, comandante la fanteria del raggruppamento, assumerà la direzione dell'operazione e provvisoriamente il comando del sottosettore ovest da Val Viata (esclusa) a M. Castelnuovo (incluso). Il colonnello Capuco, comandante del 68 ° rgt. ftr. assumerà il comando del sottosettore est, avendo ai propri ordini diretti il I e II bcg. del proprio reggimento ed elementi minori. Comando 4 ° rgt. bersaglieri e XXXIII btg. bers., provvisoriamente in terzo scaglione a Fornelli, meno gli elementi distaccati a q. 1181 (un plotone fucilieri) e a q. 1478 delle Mainarde (un plotone fucilieri e due plotoni mortai). 5 ° - Difesa di M. Marrone. È dubbio che la configurazione del terreno uniforme ed in lieve pendio verso ovest consentirà di assumere una soddisfacente profondità di schieramento. Questo inconveniente è aggravato dal fat to che in Val Viata larghe chiazze di bosco si spingono in genere fino alla linea di cresta agevolando l'avvicinamento del nemico. Occorre prevedere: - un'occupazione dell'ala di montagna a nuclei largamente intervallati ben forniti di armi automatiche ed aggrappati il meglio possibile ai roccioni che strapiombano su Valle Petrara;


ALLUGAT!

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una sistemazione - la più rapida possibile compatibilmente alle difficoltà di rifornimento e di trasporto a pie' d'opera - di difese accessorie (mine e reticolaci); una attivissima osservazione vicina e lontana; - una efficiente organizzazione di fuochi fron tali e d'infilata. In linea di massima è da ritenere che: - il tratto di fronte più delicato si debba localizzare tra la q. 1770 e la q. 1344; - che su tale tratto le direzioni d'attacco da nord (Val di Mezzo) e da nord-ovest (regione Ferruccia) siano più pericolose della direzione d' attacco da ovest (M. mare). Conseguentemente sono stati previsti: a) tiri d'infilata in alta Val Viata, da parte di 5a e 6a btr. obici da 100 mm. schierate in regione Cerasuolo Vecchio, con osservazioni a q. 1478; b) tiri d'infilata in alta Val Viata e su.Ila sella tra M. Mare e M. Marrone, da parte di u na compagnia di sei mortai da 81 (del 68° fanteria) da schierare a circa metà percorso era q. 1180 e la cima sud di M. Marrone con osservazioni a detta cima; e) tiri in regione Ferruccia e in Val di Mezzo, da parte di una compagnia di sei mortai da 81 ( del bcg. paracadutisti) da schierare sui rovesci di q. 1344, con osservazione su detta quota; d) tiri d'infilata in regione Ferruccia, da parte di una btr. da montagna da 75 (del btg. alpini« Piemonte »), di una compagnia mortai da 81 (del 68° fanteria) e di due plotoni (4 pezzi) da 47 (del btg. paracadutisti) da schierare, in posizione di agguato in cresta o p resso la cresta di M. Castelnuovo, nei pressi di q. 1193; e) concorso di fuoco , secondo le rispettive possibilità di tiro di un' altra batteria obici da 100 e di 4 ber. di obici da 75, attualmente schierati in difesa dei settori di Castelnuovo e di Colle Jardini; f) impiego, dove, come e quando le circostanze lo consentiranno, dei sei mortai in organico al battaglione alpini « Piemonte ». Inoltre sara opportuno predisporre il concorso eventuale di fuoco delle artiglierie alleate in grado d i realizzarlo ed in modo particolare il concorso dei mortai e delle mitragliatriçi pesanti di q. 1478 aventi azioni su testata della Valle Viata. 6 ° - Misure preventive. Sono di ordin e tattico e logistico.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Le prime essenzialmente consistono nell'apprestamento delle basi di fuoco previste al paragrafo precedente (scelta delle nuove. posizioni, lavori di accesso alle postazioni, trasporto delle munizioni, impianti di nuovi osservatori). Esse sono in corso e per assicurare loro una conveniente protezione si è già provveduto a rinforzare l'occupazione avanzata nel settore - Castelnuovo. Le seconde riflettono la costituzione di basi di rifornimento (munizioni, viveri e materiali del genio) in Valle Petrara per il successivo inoltro su M. Marrone a dorso d'uomo. Esse, come gia accennato, sono in ritardo per il mancato arrivo delle salmerie del battaglione alpini e della batteria da montagna.

Il Generale comandante Umberto Utili


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ALLEGATI

Allegato 32

CORPO DI SPEDIZIONE 2a Divisione Marocchina - Gruppo Nord - Ufficio Operazioni

N. 228 G/M, 23 marzo 1944 Oggetto: Progetto d'operazione in vista dell'occupazione di M. Marrone, stabilito dal generale comandante il I raggruppamento italiano. 0

(Indirizzi omessi)

Il progetto di operazione qui unico, perfettamente studiato, dà luogo alle seguenti annotazioni: I. - Data dell'operazione. Come dalle vostre istruzioni l'operazione non potrà aver luogo che dopo il compimento del cambio in corso e dopo la presa del comando del settore da parte della 5a divisione polacca, cioè dopo il 27 marzo. II. - Ricerca della sorpresa. a) Tutta la modifica della disposizione e il piazzamento del materiale visibile dal nemico, deve essere evitato prima del giorno «

J ».

.

b) Occorrerà il più grande impegno per realizzare di notte l'occupazione delle posizioni. Se l'assenza della luna e le difficoltà del terreno non lo permettono, gli elementi incaricati dell' operazione dovranno lasciare le loro basi di partenza alla base delle pendici del Marrone almeno verso l'alba, anche prima se possibile. c) I tiri di sbarramento davanti alle posizioni dovranno essere eseguiti con molta discrezione sia qualche giorno prima dell'operazione, sia quando l'occupazione degli obiettivi sarà stata realizzata. III. - Artiglieria. L'operazione dovrà essere protetta, non soltanto per mezzo dell'artiglieria italiana, ma con tutti i gruppi che possono intervenire contro gli elementi n emici che tentassero di attaccare le posizioni del Marrone sia partendo dal Mare, sia dall'Alto Chiaro, sia infine dalla Valle di Mezzo.


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

L'artiglieria della 5 a divisione polacca, eventualmente l' artiglieria americana, dovranno a questo scopo prevedere dei tiri: - sul Mare e nella depressione tra il Mare e il Marrone; - sulla costa 1806 e le pendici ovest ed est di questa. La possibilità d'intervento sulle pendici est del Mare e cieli' Altare (regione della Ferruccia) dovranno essere egualmente studiate dall'artiglieria della 3 a divisione corazzata.

Il Generale: Guillaume Comandante i Goums marocchini


All.EGATI

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Allegato 33

COMANDO 5a DIV. «KRESOWA» 343/ Op. Tj. 44, 26 marzo 1944

N. 3 Istruzione personale e segreta Carta 1 : 25 .000 - Foglio 161 - IV

(Indirizzi omessi). 1. - Credo che quando la neve si sarà sciolta, il nemico rinforzerà la sua azione su Mass. dell'Abruzzo, sfruttando i punti di osservazione più alti. È possibile che esso occuperà il M. Marrone come base per l'azione offensiva alle nostre spalle in direzione di Scapoli-Colli al Volturno. 2. - Ho deciso di prevenire questa azione, prendendo, prima del nemico, almeno il Monte Marrone, includendolo nel sistema difensivo del settore. 3. - Credo che l'occupazione del M. marrone provocherà in un primo tempo un contrattacco e forte reazione di fuoco del nemico e, successivamente, esso invierà la maggior parte delle forze sulle montagne dell'Abruzzo. 4. - L'occupazione del M. Marrone da parte nostra non dà completamente la sicurezza dell'osservazione nemica alle nostre spalle; ciò si potrà ottenere soltanto con l'occupazione del M. Mare. 5. - L' occupazione del M. Mare al prossimo avvenire sarà più facile quando avremo la nostra osservazione sul M. Marrone, ma può essere più difficile perché il nemico rinforzerà la difesa di questa pos1z1one. 6. - Il compito di occupare e mantenere il M. Marrone è affidato al Generale comandante il I raggruppamento motorizzato italiano. Il Generale comandante il I raggruppamento potrà decidere, se la situazione del nemico e del terreno sarà favorevole,


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

di occupare anche il M. Mare, (senza l'obbligo di tenerlo ad ogni costo come pane del sistema difensivo). 7. - Gradisco avere copia del progetto di cui al foglio n. 564/0p. 8. - Vi prego di panare la vostra attenzione sulla necessità di effettuare l'azione di sorpresa preparandola con la massima segretezza. 9. - Circa la data dell'operazione, credo che si debba effettuare la notte 30-31 marzo, perché per questa data sarà terminato il rilevamento dell' aniglieria francese da pane di quella polacca ed i muli del battaglione alpini saranno in posto. La data esatta sarà fissata dal comandante del I raggruppamento motorizzato italiano. 10. - per assicurare la collaborazione da parte della 5 a divisione, e per regolare l'appoggio da parte delle unità polacche, incarico il colonneUo di S.M. Rudnicki, vice comandante della 5a K.D.P. 11. - Dopo 48 ore dall'occupazione del M. Marrone, il I Raggruppamento italiano p renderà la difesa delle Mainarde, rilevando il 13 ° btg. fcr. 12. - In conseguenza di quanto sopra, il punto 10 dell'ordine di operazione, I parte va completato: « non permettendo al nemico che è sul Coll'Altare e M. Mare di discendere in direzione sud e sud-est con la difesa del M. Marrone e delle Mainarde ». 13. - Limiti del settore dopo che il raggruppamento italiano avrà assunto la difesa delle Mainarde: V.le Venafrana - C.ne le Mainarde - Mass. Capaldi - 003335 - q. 970/004325 - La Croce Falconara (posizioni incluse per il settore di S. Biagio). 14. - Punto di saldatura assicurato: dal comandante del settore Mare, con l'incrocio dei fuochi di propri elementi distaccati a C. ne le Mainarde. 15. - Il nome convenzionale del M. Marrone sarà: « RO-

MA». Il Generale Comandante la 5 ° Div. K Sulik


All.EGATI

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Allegato 34

1° RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO Comando fanteria del raggruppamento

N. 395 di prot. Op., 28 marzo 1944 Oggetto: Occupazione d el M. Marrone. Carta topografica: tavoletta 1 : 25.000 - Castellane al Volturno (ripe. U. T. dello S.M.R.E. - ed. marzo 1944)

(Allegati n. 3 omessi) (Indirizzi omessi) I. - Faccio seguito alla mia lettera n. 339 del 25 marzo, oggetto: « Schieramento settore Castelnuovo ». Il. - Il giorno x, all'ora h, il btg. alpini « Piemonte » darà corso all'occupazione di sorpresa del M. Marrone, attenendosi alle seguenti prescrizioni: a) il movimento del grosso dovrà essere preceduto da elementi esploranti alleggeriti che, procedendo rapidamente ed affermandosi sulla linea di cresta, dovranno proteggere il successivo movimento degli scaglioni arretrati dalle dirette offese avversarie; b) la occupazione della linea di cresta avrà carattere nucleare in corrispondenza dei punti più forti, più delicati, di maggiore dominio e di più vasto campo di osservazione e di tiro sul versante occidentale del M. Marrone; e) nessun' arma automatica dovrà avere la direzione di tiro parallela alla osservazione ed alle provenienze avversarie perciò: :-- tiro fiancheggiante, - incrocio dei fuochi con le armi contigue, - nessuna postazione in vista, sia come rilevato sul profilo della linea di cresta che come feritoie non schermate al tergo (basta un telo da tenda). III. - Sia proceduto ad un conveniente e sollecito sgombero del campo di tiro dalla boscaglia, tenendo presente le prescrizioni


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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

relative ai tiri di aggiustamento dei mortai e delle artiglierie (§ VIII e IX).

IV. - Tra i primi materiali, dovranno affluire sulla linea di cresta gabbioni, matasse di filo spinato, mine a strappo, talchè, prima di sera, sia già stato dato soddisfacente sviluppo allo stendimento dei reticolati e dei campi di mine (a non meno di 50 metri dalle postazioni delle armi); siano messe in opera molte bombe a mano, in funzione di mine, secondo istruzioni verbali già . . 1mpart1te. V. - la occupazione della cresta del M. Marrone ha valore di posizione di resistenza; · essa perciò dovrà essere tenuta ad ogni costo contro eventuali azioni avversarie, che, presumibilmente condotte da grosse pattuglie, avranno il carattere di assoluta sorpresa, specie di notte. VI. - Il battaglione alpini « Piemonte >> dovrà strettamente collegarsi tatticamente: - a sinistra: con la occupazione italo-polacca delle Mainarde (q. 1478); a destra: con la occupazione di q. 1344 del CLXXXV btg. parac.; con la occupazione arretrata di q. 1180 che resta alle dipendenze tattiche del XXIX btg. bersaglieri. VII. - Il comandante del CLXXXV btg. parac.sti applichi, per la. parte che concerne il suo tratto di settore, lç prescrizioni di cui ai precedenti paragrafi II, lettera b), e), III e IV. VIII. - Mortai da 81 (vedi lucido allegato n. 1). a) Schierati: 2 plotoni mortai del CLXXXV btg. parac.sti, .6 mortai (2 per ciascuna cp.) del btg. alpini« Piemonte », 9a e 10a cp. mortai del III/ 68 • rgt. ftr. Concorrono, per eventuali azioni di fuoco su mia esclusiva richiesta: 2 plotoni mortai del XXXIII btg. bersaglieri. Non schierati: 2 plotoni mortai del XXIX btg. bersaglieri. Totale: 36 mortai. b) Compiti: - plotoni mortai del CLXXXV btg. parac.su: zona di sorveglianza n. 1, tratti di sbarramento n. 11-12; - mortai del btg. alpini « Piemonte »: zona di soverglianza n . 2, tratti· di sbarr~ento n. 13-14-15;


ALLEGATI

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9a cp. menai del III /68° rgt. ftr.: zona di sorveglianza n. 3, tratti di sbarramento n. 16-17; _, 10a cp. menai del III/68° rgt. ftr.: zona di sorveglianza n. 4, tratti di sbarramento n. 18 e 19; - plotoni menai del XXXIII btg. bersaglieri: tratti di sbarramento nell'alta Valle Viata (comuni alla difesa delle Mainarde). e) Modalità: - i menai del btg. « Piemonte » e CLXXXV parac.sti agiscono alle dirette dipendenze dei rispettivi comandanti di btg.; - le cp. 9a e 10a, al comando del comandante il III/68°, costituiscono massa di manovra alle mie dirette dipendenze; - i tiri di aggiustamento per lo sbarramento saranno effettuati il giorno x· dalle ore h alle ore h + 60': 9a cp., dalle ore h + 60' alle ore h + 120': menai del btg. alpini « Piemonte », dalle ore h + 120' alle ore h + 180': menai del CLXXXV btg. Paracadutisti, dalle ore h + 180' alle ore h + 240': 10a cp. mortai; - riserva di comunicare il giorno x ed ora h prima della quale è vietato qualsiasi tiro. d) Collegamenti: - con filo diretto: tra me e le cp. 9a e 10a ed i plotoni del XXXIII btg. bersaglieri; - tramite rispettivi comandanti di btg. : i rimanenti. IX. - Artiglieria: - IV/ 11 °: alle mie dirette dipendenze dalle ore 6 del giorno x ; - btr. alpina: continua a rimanere alle mie dipendenze; azioni di fuoco soltanto su mio ordine; - II e III/ 11 °: concorso in seguito a mia richiesta rivolta al comando I raggruppamen to. · Compiti: nessuna azione di fuoco precederà o accompagnerà il movimento del btg. Saranno invece: - effettuati tiri di accecamento sugli osservatori nemici principali (M. S. Michele, M. Mattone, Colle dell'Altare), già in esecuzione sin dai giorni precedenti;


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

predisposti tiri di interdizione sulle principali vie di accesso alla zona di M. Marrone; - effettuati tiri di aggiustamento nei tratti di sbarramento « Aosta », « Ivrea »e« Torino »quandola cresta del M. Marrone sarà stata occupata. Osservazione: la pattuglia O . C. del II/ 11 °, già dislocata con il comando btg. alpini, seguirà nel movimento i -reparti avanzati del btg. stesso in modo da stabilirsi e funzionare sulla vetta, appena raggiunta. Richieste di fuoco: saranno effettuate direttamente ·d a me e, parallelamente, servendosi delle pattuglie O.C. Collegamenti: - a filo e radio: quello in atto; - in caso di mancato funzionamento , e soltanto per quanto riflette lo sbarramento: serie di razzi rossi: « apertura del fuoco >>, serie di razz1 verdi: « cessazione del fuoco ». X. - Riferimenti: valersi del profilo del M. Marrone e relativa numerazione. XI. - Collegamenti: restano invariati quelli disposti al paragrafo 8 del citato foglio n . 339. XII. - Posto di comando: invariato. XIII. - Prescrivo che le comunicazioni sollecite, complete ed esaurienti delle novità, mi siano inviate - con tutti i mezzi a disposizione -, non appena si verificano, anche negative alle ore 3,30, 9,30, 15,15, 21,30 di ciascun giorno. XIV. - Riserva di comunicare giorno x ed ora h . XV. - Ricevuta.

Il Colonnello Comandante Ettore Fucci


ALLEGATI

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Allegato 35

Manifesto propagandistico lanciato dai tedeschi nelle linee italiane

Italiani, soldati del I raggruppamento. Le Nazioni Unite vi avevano promesso la pace, il ritorno alle vostre famiglie ed alla normalità delle terre da loro occupate. E come mantengono le loro promesse? La guerra, che credevate finita, continua anche per voi. Voi siete costretti a portare le armi in una lotta a fianco di truppe d'ogni colore e d'ogni paese. Chi non può combattere deve lavorare per questa gente con scarso salario, poco pane e per di più disprezzati. Vi siete immaginato tutto ciò? Soldati italiani del I raggruppamento, lavoratori al fronte! Non sapete che milioni di vostri fratelli, e fra questi molti dell'ex divisione « Legnano », si trovano felici nelle loro case, dalle loro madri, mogli, figli? E perché proprio voi dovete combattere e sopportare disagi e pericoli per un ideale che non potete avere? Il cammino oltre le linee è breve! Chi vuole venga! I compagni tedeschi vi accoglieranno come fratelli e voi potrete il più presto tornare nell'Alta Italia, dove c'è pane e lavoro per tutti, e chi ha la famiglia in un altro paese, può avere lo stesso pane, lavoro ed una vita tranquilla molto lontano dal fronte. Soldato italiano! Migliaia dei tuoi compagni hanno passato le linee ed ora lavorano tranquillamente e contenti nelle loro case. Anche la tua famiglia ti aspetta!!!


302

IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 36

COMANDO 5a DIVISIONE DI FANTERIA «KRESOWA» Numero di riferimento 497 /0P. TJ AL COMANDANTE DEL 1 ° RAGGRUPPAMENTO ITALIANO Conferma di ordini verbali lri conformità con l'ordine del II C.A. polacco in data 2 aprile 1944 e col suo messaggio. Vi debbo informare che i seguenti compiti sono stati affidati al 1 ° Raggruppamento Motorizzato

Italiano in connessione con la costituzione del II C.A. Polacco da parte del X C.A. Britannico: · 1 ° Il f Raggruppamento Motorizzato Italiano rimarrà nel suo attuale settore ed assumerà anche il settore di Cerro dando il cambio ad un battaglione della 3 a Divisione Carpatica in data 13 aprile. Col comando della 3a divisione Carpatica dovrà essere stabilito diretto contatto per quanto riguarda il cambio nel settore di Cerro. Il confine tra il settore del 1 ° raggruppamento motorizzato Italiano e il settore della 24a Brigata Guardie sarà il seguente: PONTE di 157394 - Q. 924 (135419) - Q. 1174 (110438) - Q. 1233 (035458) Q. 1364 (G 985403) - il tutto compreso nel settore della 24 a Brigata Guardie. 2 ° - Dopo l'assunzione del settore del II . Corpo d'Armata polacco da parte del X C.A. Britannico, il 1 ° Raggruppamento Motorizzato Italiano passerà alle dirette dipendenze del Corpo d'Armata Britannico. Il X C.A. Britannico assumerà il comando del settore del II Corpo Polacco in data 15 aprile 1944. Fino a tale data, tutte le unità che dovranno sia sostituire che essere sostituite rimarranno sotto il comando del II Corpo Polacco. 3 ° - Il X Corpo Britannico provvederà 400 portatori per rifornire le unità sul M. Marrone. 4 ° - I dettagli verranno discussi con Voi dal Comandante il X Corpo Britannico nel prossimo futuro. O

Il Maggiore Generale Comandante Sulik


AllEGATI

303

Allegato 37

STATO MAGGIORE R. ESERCITO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Ordinamento

N. 2545/0rd. di prot . , P.M. 151, 3 aprile 1944 Oggetto: Denominazione G. U. combattente.

(Indirizzi omessi). L' A. C. C. ha comunicato che è stato autorizzato che la nostra G. U. combattente venga chiamata: « CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE » con decorrenza dal 22 marzo u. s. Costituzione e dipendenze rimangono invariate. Evitare l'uso dell'abbreviazione« C.LL. ».

p. Il Capo di Stato Maggiore Gen. G. B. Oxilia


3Q4

Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Allegato 38

Perdite del I Raggruppamento motorizzato dal 28 settembre 1943 al 17 aprile 1944 Morti

Feriti

Dispersi

Totale

5 ottobre 12 ottobre 25 ottobre

1 1 1

1

Tot. ott.

3 1 4 1 1 2

3

5 novembre 6 novembre 7 novembre 10 novembre 22 novembre 27 novembre

1

Tot. nov.

1

7 dicembre 8 dicembre 9 dicembre 10 dicembre 11 dicembre 12 ·dicembre 13 dicembre 14 dicembre 15 dicembre 16 dicembre 17 dicembre 18 d icembre 19 dicembre 20 dicembre 22 dicembre 31 dicembre Tot. clic.

5 47

1 2 1 6 1 10

9 10 102 44 1

1 1

1

4 1 1

2 1 10 151 7

1

18 9 23 5 30

8

1

1 2

2 1 2 3 1

76

253

166

'

15 300 44 8 2 20 10 29 6 48 1 3 3 2 3 1 495


305

AI.1.EGAH

Morti 7 gennaio Tot. geo. 3 febbraio 6 febbraio 12 frbbraio 15 febbraio 16 febbraio 18 febbraio 24 febbraio 25 febbraio 27 febbraio Tot. feb. 4 marzo 13. marzo 15 marzo 16 marzo 19 marzo 20 marzo 21 marzo 22 marzo 24 marzo 25 marzo 27 marzo 31 marzo Tot. mar. 1 aprile 2 aprile 3 aprile 4 aprile 5 aprile 6 aprile 7 aprile 8 aprile 10 aprile 11 aprile 12 aprile Tot. apr. Tot. generale

1 1 1

Feriti

· Dispersi

I

.

1 2 2 1 1 1

1 1 2 2 1 1

10

2 4

1 1 3 1

8

1 1 1 3 91

Totale

1 1 4 3

1 1 2 4 1 1 2 18 1 1 1 2 3 1 3 1

8

4 5 22 315

175

1 2 2 2 1 1 1 1 1 2 13 4 1 8 3 2 1 1 5 5 1 1 2 34 1 1 1 2 3 1 3 2 5 1 5 25 581



INDICI(*)

(*) Fra parentesi sono indicate le citazioni che compaiono in nota.



INDICE DEI NOMI DI PERSONA

Acquarone, Pietro, 49 Acquaviva, Giovanni, 49 Adleman, Robert, H., (125) Alexander, Harold, 14, 23, 24-27, 29, 31, ,41, 42, (44, 45, 46, 47, 48), 79, 80, 113, (120, 128), 201 Aga Rossi, Elena, (45, 46, 47), (208) Ambrosio, Vittorio, 8, 17, 24, 25, 30, 34, 37, 38, 39, (43, 49, 50, 51, 52), 59 Amore, Silvestro, 66, 67 · Anders, Wladislaw, 173, (196, 200), 205 Anselmi, Giorgio (125) Arisio, Mario, 5, (43) Badoglio, Pietro, 10, 12, 15 , 17-20, 22-25, 28, 29, 37, 41, (43-52), (85, 88, 89). 206 Baldrati, Pier Amedeo, (87) Bali, Edmund, (125) Basso, Antonio, 6, 1I 3, 114. (128), 1.61 Berardi, Paolo, 3 7, (45, 51, 52), (127, 128), 140, 141, (156), 1ì2 Blumenson, Martin, (44, 45), 103, 104, 105 ,112 ,113, (121-125, 127, 128,1 29) Biihmler, Rudolf, (120, 121, 122) Bonfigli, Ulisse, 97, (126), 133-136 Borelli, Ferdinando, 160 Boscardi, Lionello, 78, (86, 88) Bottini, Sergio, 154 Briacore, Alberto, 189 Brisach, Raymond, 147-149 Browning, Langley, (51) Butcher, Harry, (46), (127) Buzzi, Arrigo, (124, 127), (17ì) Cadorna, Luigi, 52 Calosso, Umberto, (200) Campello, Ranieri, (155) Cannaviello, Vincenzo, (84)

Carpentier, Marce!, (125), (176) Castellano, Giuseppe, 13, 14, (44, 46, 49, 50), 59, 201, 202, (208) Castelli, Enea, 63, (81, 83, 84, 85), 109, (122, 124, 125, 127) Catalano, Pietro, 154 Chiodini, Orazio, (84) Churchill, Winston, 12, 15, 17, 19 , 34, (44, 46, 47), (208) Cicogna, Alessandro, 146, 149 Clark, Mark, W., 65, 79, 80, (89), 91, 92, 110, (120, 121, 125, 126, 127, 128), 146 , 150, 151, (158), (200) Colombo, Luigi, (87) Coningham, Arthur, 25 Conti, Giuseppe, (85) Coronati, Emilio (155) Corselli, Enzo, 99, 100, 101, 105 , 106, 108, 109, (122, 123 , 125, 126) Croce, Benedetto, 67, (85), (123) Dapino, Cesare, Vincenzo, 32, 33, 56, 58-62, 64 , 66, 69, 71-76, 78, 79, (81, 82, 84, 86, 87, 88, 89). 95, 96, 99. 102-105, 107, 108, 110, 113, 117, 118, 119, (122, 123, 124, 127), 131, 132, 133, 136-144 , (155, 156), (175). 207, (209) Darlan, François, (46) De Cobelli, Augusto, (196) Degli Espinosa, Agostino, (43, 45, 51, 52), (85) Del Mare, Annibale, (49), (200) De Stefanis, Giuseppe, 11, 58-60, 63, (81, 82) Devers, Jacob, L. , 201 Do<ly, André, W., 159, (176) Duchesne, C.C., (51), 63, (176)


310

IL PRIMO R.AGGRUPPAMENTO}IOTORIZZATO

Eisenhower,. Dwight, D., 12, 14-20, 22-25 , 31, 32, 41, (43-46, 48, 49, 50, 51, 53), (120), 201 Ellwwood, David, D., (51) Frassati, Filippo, 109, (127) Fries, Walter, (122, 123) Fucci, Ettore, 168, (177), 184, 187, 189 Gallerano, Nicola, (85) Garland, Albert, N., (44) Giachello, Carlo, (84) Gerosa Brichetto, Giuseppe, (84) Gruenther, Alfred, 146-7 Guillaume, Augustin, 163-8, 170, 173, (176), 181, 182, 184, (196) Harris, C.R.S., (51) Jackson, W.G.F., 111, (120, 127, 128) Jars, Robert, (125) Joyce, Kenyon, 37, 38, ·41, (51, 52) Juin, Alphonse, (125), 164, 167, (176) Keyes, Geoffrey, 77, 78 (89), 93, 112, 113, (125, 127, 128), 133 Kesselring, Albert, (120) Kogan , Norman, (46) Lella, Francesco ( 15 5) Lemelsen, Joachim, {122, 123, 126) Linklater, Eric (124) Lombardi, Gabrio, (49), 113, (127, 128), (157), 206, (209) Lombardi, Luigi, 146, 147, 149, 162, 163, 164, 165, 168 , (176, 177, 178) Lucas, John, P., 93 Maccanico, Antonio, 66, 67, (85) McCreery, Richard, L., 93, 204 Mac Millan, Harold, 17, (45, 46, 47) Magli, Giovanni, 6 Majdalany, Fred, 111, (127) Marshall, George, C., 15 , 17, (46), (120) Martin, John, T., 32 Mason-MacFarlane, Noel , Charles, 12, 16, 17, 20, 27, (45. 46, 47, 48, 51), (208)

Matthews, Herberth, (125) McGaw Smyth, Howard, (44) Medeghini, Cesare, 66, (84, 89), 105, (125 ). 193, (199) Medici-Toroaquinci, Lorenzo, 142-5, (157) Mercuri, Lamberto, (51) Messe, Giovanni, 7, 37-42, (43, 51, 52, 53), 73, 75, (87), 139, 141, 144, 153, (155, 156), 168, (177), 202-204, 206, (208, 209) Molony, C.,) .. C., (125) Montgomery, Bernard, L., (43) Murphy, Roben, 17, (45, 46, 47) Orlando, Taddeo, 37, (52) Pavone, Claudio , (85) Pelligra, Raffaele, (82) Piccialuti, Caprioli, Maura, (199, 200) Pieri, Piero, (85) Pietromarchi, Luca, (46) Porter, Robert, ( 125, 126) Puddu, Mario, 111, 112, (120, 128) Puntoni, Paolo , {85) Quaroni, Pietro, (46) Reisoli, Gustavo, (52) Ricchezza, Antonio, 63, (81, 83, 85, 86), (123,124,127), (199), (209) Ricchezza, Giulio, (83, 85, 86), (127) Richardson, A.A. , 41 Ringel, Julius, 188 Roatta, Mario, 8-12, 34-37, 39, 41, (43, 44, 50, 51, 52), 56-60, 63, (81, 83) Robensoo, Brian, 41 Rochat, Giorgio, (85) ' Rosebery, magg., 15 Roosevelt, Franklin, Delaoo, 12, 17, 19, (45 ). (208) . Rossi, Edo, (5 3), (88) Rossi, Francesco, 69. 71, 75 , (81, 86, 87) Rudniki, col., 184 Santarelli, Enzo, (43) Scheding, Ewald, {123) Secchia, Pietro, 109, (127)


INDICI DEI NOMI DI PERSONA

Seoger und Etterlin Frido, (120, 121) Sforza, Carlo, 67 Shepperd, G.A., (120) Silvèstrini, Athos, (196) Smith, Walter, B., 13, 22, 24, 41, (44, 46, 47, 50, 53), 201 Stalin, Josif, V., 12, (47) Starckiewicz, magg., (200) Stare, Chester, G., (120) Strabolgi, Joseph, M., (126) Sulik, Nicodemo, 173, 184-6, (197), 204-5 Tamborrino Orsini, Gaetano. ( 177) Taylor, Maxwell, D., 29, 40, 41, (46), 63 Toscano, Mario, (44, 45, 47, 48) Treves, Paolo, 194 (199, 200) Trezzani, Claudio, (44) Truscott, Lucian, K., (89), 93, (121) Tuzi, Arnaldo, 64, (86)

311

(48, 49 , 50), 62, (81, 84, 85, 89), (127, 128), 143-154, (157, 158), 159-168 , 171-3, (175-9), 181-7, 189, 191-5, (196, 197, 199, 200), 201, Ì04, 205, (208, 209) Vailati, Vanna, (43, 49), (85) V~lfrè Di Bonzo, Corrado, 79, 144, 187 V~ma_ra, Luigi, 77, 78, (88), (155) Vmono Emanuele III di Savoia, 28, (47, 48), 66, (85) Wagner, Roben, (121, 126 , 127, 128) Walker, Fred, L., 93, 95, 96, 103, 104, 110, 112, 113, 115, 116, (121, 124, 127, 128), 132, (155) Walton, George, (125) Wilson, Henry, M. , 201 Woodward, Llewellin, (47)

· Zanussi, Giacomo, (51, 52), 56, 59, (81, Umbeno II di Savoia, (128) Utili, Umbeno, 27, 32, 33, 34, 40, 41, 82)


INDICE DELLE LOCALITA' GEOGRAFICHE Abruzzo, 176, 185 Acquaviva, (208) Adriatico, 91, (120) Africa, 18, 39, (46). (126), 134 Airola, (156), (198 , 199) Albania, 134 Algeri, (49, 50), 159 America, 67 Anzio, 151' Appennino, 191 Arniere, zona, (198) Atina, 92, 93, 169, 182 Avellino, 59, 61, 65, 69, 70, 72 Balaclava. (125) Balcani, 21 Bari, 5, 25, 56, (85), (200) Benevento. 173 Biella, 164 Bologna, 6 Bonea. 160, (175) Briançon, 164 Brindisi, 5, 7, 8, 11, 13, 16, 17 , 24, 28 , 37, (50, 51. 52). 65, 75, (85), 132 , 133 . 139. 141, 142, 143, '147, 153 Caiazzo, 159 Calabria, 6, 7, 11, 21, 60, 163 Campania, 5, 7, 70 Caporetto, (52) Cappuccini, 79 Carditello, 76 Caserta, 77, 78, (83, 87), 146, 159 Casilina, Via, 93, 96 Casone del Medico, 188 Casone Mainarde, 190 , 191 Cassibile, 18 Cassino, 92, 93, 127, 194 Castel S. Vincenzo, 166, 167, (198), (209)

Cefalonia, 17 Cellini, 63 Ceppagna, 96, 132 Cerasuolo, 166 Cerasuolo Vecchio, (198) Cerro al Volturno, (208) Cerro (settore), 204, (208) Chiaro, Rio (198) Colle Altare, 185 , 186, 187 (199) Colle Alto, 190, (209) Colle della Croce, (209) Colle della Gallina, (208 , 209) Colle Jannini, 169 Colle Jardini, 166, 167, 190, (198), 204, (208) Colle Papa, 167, 190, 193, (198) Colle Rotondo, 167 , 189, 191, (198) Colle S. Giacomo, 97, 98, 115, 117, 118, 119, (123) Colli al Volturno, 93, 159, 166, 167, 185, {198, 199) Conversano, 79 Corato, 11 Corno del Ponte, (198) Corsica, 6, 17, 18, 21, 33, 38, (49) Croazia, 37 Cupone, {208) Dragoni, 159 Durazzano, (156) Emilia, (81) Europa, 112 Faggiano, (156) Falena, 205 Firenze, 31, (120) Fonte Acquara, (209) Fornelli, {198) Fosso del Lupo, 96


INDICE DELLE LOCALITA' GEOGRAFICHE

Francavilla Fontana, 79 Francia, 67 Frasso, (156) Gari, Fiume, 92 Garigliano, Fiume, 64, 92, 94 Germania, 10, 12, 13, 17, 18, 19 , 20, 24 , 28, 34, (47, 48, 49) Giappone, 28 (49) Gran Bretagna, 28 Grecia, 67 Greenwich, (49) lscleo, Fiume, 147 Inghilterra, 37 (52), 67 Italia, 8, 10-21, 23, 28, 31, 34 39, 42, (46, 47), 50., 69, (82, 85, 89, 91), 94, 110, (120, 122 , 124, 127), 135. 138 , 153, (155), 176, 203, 208 Jugoslavia, 40, 67 La Croce, 190 La Falconara, 185 Le Case, (209) Lazio, (81) · Le Camerelle, 159, 160 Lecce, 5, 65 Le Mainarde, 169, 173, 183, 186, 187, 190, 191 . (196, 198) Liri, Fiume, 93 Lombardia, (81) Maddaloni, 77, 159 Madonna dell'Assunta, (209) Madonna delle Grazie, (209) Madrid, (49) Malta, 20, 22-25, 28, 31, 34, 41, (48) Marche , (81) Marocco, 164 Masseria Abruzzese, 183 Masseria Capaldi, 190, 191 Masseria Coia, 169 Masseria De Amicis, (198) Mediterraneo, 22 , 34, 202 Meluzzano, (156) Mignano, 80, (89, 90), 92, 93, 94, 95. 108, 113, 117, (121, 122), 131

313

Moiano, (156) Monna Casale, 185 Montaquila, 159 Monte Camino, 92-94 Monte Castellano, {209) Monte Castelnuovo, 166, 167, 169, 182, 183, 189 , 190, (198) Monte Corallo, 186 Monte Cavallo, 187 Monte Curvale, 204, (208, 209) Monte Fosse, (209) Monte La Difensa, 93, 94 Monte La Meta, 181 Monte La Remetanea, 93, 94 Monte La Rocca, 169 Monte La Rocchetta, 167 Monte Lungo, 5, 64, 78, (89), 91, 93 - 108, 110, 112-115 , 117-119, (121-129), 131, 132, 135, 136, 142 Monte Maggiore, 92, 93, 94, 96, 98, 100, 102, 106, 108, 109, 112, 113, 117, ( 123, 125 , 126) Monte Mare, 169, 181, 185-7, 191 Monte Marrone, (48), 92, 167, 168, 169, 171, 181-7, 189-195 , (196-8, 200), 201 Monte Mattone, 188 Monte Passero, 185 Monte Forchia, 93 Monte Porcella, {209) Monteroduni, 159 Monte Rotondo, 89, 92 , 95, 97, 98, 101, 112, 115, 116,. 119 Monte Sammucro, 92-96, 98, 103, 107, 112, 115 , 116, 117, (121, 126) Monte S. Croce, (208, 209) Monte S. Michele, 170, 188 Monte S. Paolo, (198) Montesarchio, ( 156) Monte Sicacciaro, (209) Monte Taburno, 147 Monte Trocchio, 93 Mosca, 37 Murge Salentine, 63 Napoli, 24, 67, 68, 70, (83, 87, 89), 93, 161, 194 Nardo', 153 Normandia, 22


314

IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Pantanello (208) Parco Nazionale d'Abruzzo, 182 Passo Podagroso, (209) Pearl Harbour, 127 Peccia, Torrente, 96, 98 Petrara, Rio, 159, 190, (198) Piedimonte D' Alife, (128) Piemonte, (81) Pizzone, 188 Po, Fiume, 26 Ponte primo Peccia, 98 Ponte secondo Peccia, 118 Ponte Rotto, (198) Potenza, (65) Presenzano, 149 Puglie, 6, 7, 8, 11, 21, (43), 65, 72, (81, 84), 142, 143, 144, 146, (158), 163, 172, 182 Quadrivio della Catena, (90) Quebec, 12, 13, 14, 19, 29, 31, 34, 44 Rapido, Fiume, 110, 111 , (127), 182 Ravindola, 159, 160 Riardo, (90) Rocchetta al Volturno, 167, (198) Rocchetta Nuova, (198) . Roma, 5, 23-26, 31, (48, 49). 65, 93. 153 Russia, 67, 68, 112, 134 Salerno, 15, 70, 92, 206 Salice, 152 Samos, 17 S. Agata dei Goti, 138, 147, (156), 161, (198) . . S. Biagio, 170, 185 S. Maria a Vico, (156) S. Michele a Foce, (209) S. Pietro Infine, 95, 96, 98, 102, 107,

108, 110-1,17, 119, (124, 125, 126, 128), 170 S. Pietro Vemotico, 63, 65, 70 S. Spirito, 24, 25, 32, 41, 42, (53). 201 S. Vincenzo al Volturno, 170, 192 S. Vittore, 96, 108, 115 Sardegna, 6, 7, 8, 17, 21, 26, 31, 33, 40, (49), 77, (81, 88), 140, 147, 148, 162, 163, 167. 172 , (178), 202 Scapoli, 166, 185, (198) Sicilia, 7, 34, 38, (45), 77, 111, 163 Solopaca, (156) Sorgente Rizzo, (156) Squinzano, 152 Stati Uniti, 20, 28, (47), (120) Taranto, 5, 7, 8, 11, 15, 152 Teano, 142 · Terelle, 205 Tirreno, 91, 92. (120) Torchiarolo, 63 Toscana, (81) Triverni, 159 Tunisia, 39 Umbria, (81) URSS, 20, 28 Vado della Forcella, (209) Valle di Maddaloni, (156) Valle Petrara, 183, 189, (196) Valle Venafrana, 190 Valle Viata, 183, 190 Venafro, 92, 132, 142, 159 Veneto, (81) Verroni, (156) Volturno, Fiume, 91, 169 Washington, 15


INDICE DELLE UNITA'

UNITA' ITALIANE

Comandi superiori Ministero della Guerra, 144, (155), (179) Comando Supremo, 7, 8, (44, 50), 56, 59. 68, 73, 75, (81, 82, 88, 89). 137 (176, 177). (208) Stato Maggiore R.E., 7, 11, 21 , 27, 40, 55-61, 68, 73, 74, 79, (81 , 82, 83 , 88, 89). 137, 140, 141, (155), 162, 168, 171, 172, (175), 206 Comando Forze Armate della Campania, 79, 113, (128), 143, (155), 161, (175) Comando Superiore Forze Armare della Sardegna, 6

Grandi unità 1• Armata-, 52 . 7• Armata, 5, 8, 11 , (43), 56, 58, 59, 64, (81, 82), 137 VII Corpo d'Armata, 6 IX Corpo d'Armata, 6, 11, 56 Xlll Corpo d 'Armata, 6 XIX Corpo d ' Armata, 5 XX Corpo d'Armata, 52 XXI Corpo d' Armata, 52 XXX Corpo d •Armata, 6 XXXI Corpo d 'Armata, 6 LI Corpo d'Armata, 6, 11, 12, 20, 24, 55-61 , 63. (81, 82, 83, 86). 137 Corpo Italiano di Liberazione, (C.I.L.), 27, 89. (128), 201,202,203,205,206


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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORJZZATO

Divisioni di fanteria Divisione ftr . «Acqui», 17 Divisione ftr. «Bari», 6 Divisione ftr. «Calabria», 6 Divisione ftr. «Cremona», 6 Divisione fcr. «Cuneo», 17 Divisione fcr. «Friuli», 6 Divisione fcr. «Legnano», 6, 11, 17, 24, 39, 42, 56, 57, (81), (200) Divisione ftr. «Mantova», 6, 11, 17, 2( 56, 202, 203 Divisione fcr. «Pasubio», 5 Divisione fcr. «Piceno», 6, 11, 17, 24, 56, 57, 202, 203 Divisione ftr. «Sabauda», 6 Divisione paracadutisti «Nembo», 6, 24, 26, 152, 172, 202 Divisione «Vittorio Veneto», 141

Divisioni e brigate costiere 203 • Divisione costiera, 6 204• Divisione costiera, 6 205 • Divisione costiera, 6 209• Divisione costiera, 6, 11 210• Divisione costiera, 6, 11, 56, (86), (175) 21 l' Divisione costiera, 6 212• Divisione costiera, 6 214a Divisione costiera, 6 222 • Divisione costiera, 5 225 • Divisione costiera, 6 226• Divisione costiera, 6 227• Divisione costiera, 6 IV Brigata costiera, 6 XXX! Brigata costiera, 6, 11 XXXII Brigata costiera, 5 XXXIII Brigata costiera, 6


INDICEDEU.EUNITA'

Altre unità e comandi Gruppo di combattimento «Legnano», (128) I Raggruppamento alpini, 6 I Raggruppamento corazzato, 6 I Raggruppamento granatieri, 6 I Raggruppamento motocorazzato, 6 LII bcg. d'istruzione «Curcatone e Montanara1>, (177) Btg. Marina «Bafile», 204 Legione CCRR di Bari, 56

Il primo raggruppamento motorizzato e i suoi reparti IR.M., 5, 20, 24, 26, 30, 31 , 33, 40, 42, (48, 50); 55-80 passim, (81-90 passim), 93, 95-99, 102, 103, 104 , 106, 107, 109, 110, 113, 114, 115, 117 , 118, 119, (120, 121, 122, 124, 125, 126, 127, 128), 131-154 passim, (1:55, 156, 157, 158), 159-174 passim, (175-177, 178, 179), 181, 184, 185, 186, 188, 189, (197, 198, 199). 201, 202, 204, 205, 206 , (208) Comando IR.M., (156), 159, (198) Q.G. IR.M., (156), (198)

Reggimenti 67° ftr. , 55 , 74, (84, 86, 90), 97, 100, 101, 103, 106 , 117, 118, (122, 126), 133-6, 142, 145 , (155. 1:56), 172 68° ftr., 140, 141, 147 , 151 , 154, (158), 167 , 169, 171 , (177), 184, 190, (198), 205 93 ° ftr., 55, 61 (82) 4 • bersaglieri, 172, (198)

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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

13 • bersaglieri, 140 11 • artiglieria, 55, 66, 74, (86, 88, 90), 97, 136, (156), 159, 167, 189, 193, (198)

Battaglioni I btg. del 67° ftr., 55, 60, 63, (82), 99, 100, 101, 103, (156) II btg. del 67° ftr., 61, 101 , 103, 119, (156) I btg. del 68° ftr., 167, 169, (198) II btg. del 68° ftr., 29, 167, 169, (198), 205, (208) III btg. del 68° ftr., 190, (198) I btg. del 93° ftr., 55, 61 , (82) XXIX btg. bersaglieri, 147 , 152, 159, 160, 161, 162, 166, 167, 169, 172 , (175, 178), 183, 184, 187, 181, (198) XXXIII btg. bersaglieri, 140, 147, 162 , 167, 169, (178), 190, 191, (198) LI btg. bersaglieri, 11, 55, 60, 63 , (86, 90), 97 , 100, 117, 118, 133, 136, 140, 143, 147, 152, (156), 160, 162, 172, (175, 178), (198) CI.XXXIV btg. guastatori paracadutisti, 172 CLXXXV btg. paracadutisti «Nembo», (poi reparto paracadutisti arditi «Nembo»), 147, 152, 153, 159, 166, 167, 183, 184, 187, 189, 190, 193, (198) btg. alpini «Piemonte», 147, 153, 172, 182 , 183, 184, 186, 187, 189, 190, 193, 195, ( 197, 198, 200) I btg. arditi «Boschetti» (poi IX reparto d'assalto), 140, 148, 162, 169 IX reparto d'assalto, (198), 205 III btg. armi accompagno, 171 V btg. e.e. (poi III btg. a.a.), 55, 60, (90), 97, 136, (156), 159, 160, 167, 169, 171 LI btg. misto genio, (88, 90), 136, 142, (156), 159, 160, (198) btg. complementi, 79, 132

'


INDICE DELLE UNITA'

Gruppi d'artiglieria I gr. dell'U rgt. are., (156), 159, 167 , 190, 193, (198) II gr. dell' 11 • art., (156), 159, 167 III gr. dell'll • art. (156), 159 , 167, (198) IV gr. dell'll • art., (156), 159, 167, 169. 189, 190, (198) 0

CCCXIV gruppo da 100/22 T.M. (poi li gr. da 100/22), 55, 60 Il gruppo da 100/22, (82, 87) gruppi da 75/18, 55. 60, 61, {82) gruppo da 100/22 div. art. «Mantova», (88) gruppo da 75/13, 172 XII gruppo da 105/28, (poi I gruppo da 105/28), 55, 60 I gruppo da 105/28, (82), 190

Compagnie, batterie d'artiglieria e reparti minori P cp. del 67 ° ftr., 99 , 101, (122, 123) 2• cp. del 67° ftr., 100, 101 3• cp. del 67 ° ftr., 67, 100 , 101 6• cp. del 67° ftr., 101 7' cp. del 67° ftr. , 101 P cp. del 68° ftr., (198) 2• cp. del 68° ftr., (198) 3• cp. del 68 ° ftr., (198) 4• cp. del 68° ftr ., (198) 5• cp. del 68° ftr., (208) 6• cp. del 68° ftr .. (208) 7 • cp. del 68 ° ftr., (208) 8" cp. del 68° ftr .. (208) 9• cp. del 68° ftr., (198) 10• cp. del 68° ftr.. (198) 11 • cp. del 68 ° ftr. , (198) 1• cp. reclute del xxrx btg. bersaglieri, (175) 1 • cp. del LI btg. bersaglieri, (81)

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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

2• cp. del LI btg. bersaglieri, 99, (122), (199) cp. formazione d el LI b tg. bersaglieri, (175) P cp. del btg. alpini «Piemonte», 189-92. (197. 198) 2• cp. del btg. alp ini «Piemonte>, 189, (197 , 198) 3• cp. del btg. alpini "'Piemonte•, 189, 192, 193, (197, 198) y.: cp. carri l.f. L. , 35, 55 , 60, 61 16• cp. del V btg. e.e., 55, 63 51' cp. arcieri, 167. 56• cp. del V bcg. e.e .. 55 110• cp. del IX reparco ard iti, ( 198) 123• ep. d el IX reparto ardici, 169 280 2 cp. fuciloni «S> da 20, 55 . 59, 61, 82 ep . misra genio, 55 , 60 1• ep. fu. del btg. complementi, 79 2• cp. ftr. d el btg. complementi, 79 3• cp. bersaglieri del btg. complementi, 79 4• ber. art. del btg. complementi, 79 bu. da 20 (del rg t. arr. «Mantova»), 55, 60, (198) ber. da 75/ 13, 190, (198) ber. da 75 / 18, 63 aucodrappello, (90), (156) 51 • autoreparto pesante, (90), (156), 172 250° autogrup po misco, 154, 172, (198) 6 • reparto salmerie (già 250 • reparto salmerie), (198) sezione salmerie, 61 250 • re parco salmerie, 154, l 72 5 I• nucleo sanità, (poi 51 • sezione sanità), 60 , (90), (156) 51' sezione sanità, 159, (198) 244° ospedale da campo, 61, (90), 156, (198) 470° ospedale da campo, ( 198) 866° ospedale da campo, 172, (198) 34• nucleo chirurgico, 61, (90), 160, (198)


INDICE DELLE UNITA'

29• ambulanza radiologica, (198) 51 • nucleo sussistenza, (poi 51 • sezione sussistenza), 60, (1 56) 51' sezione sussistenza, 160, ( 198) 35• squadra panettieri, (198) 392 sezione CC.RR., (198) 5P sezione CC.RR. , (90), (156), (199) nucleo postale, 61, (156)

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IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

UNITA' ANGLO-AMERICANE

· Comandi superiori Comando in Capo alleato (v. anche Comando Supremo alleato), 40, 41, (49, 50) Comando Supremo alleato, (46, '.>3) Capi di S.M. combinati alleati, (45)

Grandi unità XV Gruppo di Armate, 25, 32, 33, 41, 142

UNITA' AMERICANE

Grandi unità 5• Armata, 5, 31, 64, 73, 76, 79, 80, (83, 86, 89, 90), 91, 92, 94, 107, (120, 124-8), 138, 140, 141-9, (156, 157 , 158), 159, 165, 171, 172, 173, (175, 176, 177), (196, 197) II Corpo d'Armata, 65, 76, 79, (88), 93-95 , 97, 102, 112, (124), 132, 133. 138, 142, 145, 182 3• Divisione fanteria, (89), 93, (121) 34• Divisione fanteria, 93 36• Divisione fanteria («Texas•), (89), 93-96, 98, 102, 103, 110, 111, 112, 114, 117, (126, 127, 128), 132 45" Divisione fanteria, 93


INDICE DELLE UNIIA'

Gruppi tattici e reggimenti 21 ' gruppo spiaggia, 142 141' rgt. fcr. della 36• Div., 95, 96, 101 , 115-118 142" rgt. ftr. della 36• Div., 94, 96, 109, 115- 119 143° rgt. ftr. della 36• Div. , 96, 98, 102, 107, 110, 113, 115, 116, (126)

Battaglioni e gruppi d'artiglieria I bcg. del 141 • fcr.; 117 II btg. del 141° ftr., 116 I btg. del 142 ° ftr. , 117 li btg. del 142° ftr. , 117 I btg. del 143" fcr., 98, 107 , 115, 116, 117 Il btg. del 143 ' ftr., 98, 99, 107, (126) III btg. del 143° ftr., 98 , (126) III battaglione «Rangers», 98 42 ' btg. «Ordnance», 156 504 ' btg. paracadutisti, 115, 116 194 • artiglieria campale, 101 155' an iglicria campale, 101 636' btg. anticarro, 96

UNITA' BRITANNICHE

s• Armata, 21, 43, 165, 172, 173, (197), 205 . V Corpo d'Armata, 11, 205 X Corpo d' Armata, 93, 94, (120), 204, 205 XIII Corpo d'Armata, 205 46• Divisione ftr., 93 56• Divisione ftr ., 92 , 93, 94, (120) Divisione paracadutisti cAirborne,, (89) 24• Brigata guardie, 205, (209)

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IL PRIMO RAGGRUJ>J>AMENTO MOTORIZZATO

UNITA' NEOZELANDESI 2• Divisione, 205

UNITA' FRANCESI Corpo di spedizione francese, (C.E.F.), 159, 164, 166, 169, 170, 173, (176, 177), 182 2• Divisione marocchina, 159, 165, 166, 167, 173, (176, 177, 178), 181, 182 3• Divisione marocchina, (176) Raggruppamento nord della 2• Divisione macocchina, 166 , 168,(177, 178), 181, 182, 196 4° Gruppo Tabor, 166, 168, 169 5 • Gruppo Tabor, 166 11 • Gruppo Tabor, 166

UNITA' POLACCHE II Corpo d'Armata polacc~. 173, 183, 185, (200, 204) 3" Divisione fcr. «Carpatica», 188 , 204 5• Divisione ftr. «Kresowa», 173, 182, 184, 185, (200), 204, 205 V Brigata, 185 Raggruppamento d'appoggio «Zabkewskicgo», 187 6° rgt. art. leggera del raggruppamento «Zabkewskiego», 188 13 ° btg. ftr., 186


INDICE DELJ,E UNITA'

UNITA' TEDESCHE Grandi unità 5• Divisione alpina, 170, 188 29• Divisione Panzergrcnadier, 94, 98, 106, 117 305• Divisione fanteria, 170, 188 Divisione corazzata «E. Goering», 94 , 106 , (123)

Raggruppamenti e reggimenti Raggruppamento «Bode», 188 15 • rgc. della 29• Divisione Pz . Gr. , 98, 106 , (192) 85 • rgt. della 5• Divisione, 188 95 • rgt. art. montagna della 5" Divisione , 188 100° rgc. della 5• Divisione, 188 576° rgc. fcr., 188

Battaglioni e compagnie I bcg. del 15° rgc., 98, 106 Il btg. del 15° rgt., 98 III btg. del 15 ° rgc., 98, 106, (122, 123) III btg. cacciatori alpini, 170 , 178, 188 9• cp. del IIl/15°, 98, (123) 10• cp . dd lll/15°, 98 11" cp. del Ill/15°, 9.8 12• cp. del III/ 15°, 98

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Il PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

INDICE DEI DOCUMENTI ALLEGATI

pagma ALLEGATO 1 - Comando Supremo, 11 settembre 1943, n. 1015 ALLEGATO 2 - Comando Supremo, 14 settembre 1943, n. 1104 ALLEGATO 3 - Armistizio breve ALLEGATO 4 - Memorandum di Quebec ALLEGATO 5 - Verbale di riunione tra S.E. il Capo di SMG e i generali Mason Mac Parlane e Taylor ALLEGATO 6 - Comando Supremo, 1 ° ottobre 1943, n. 1615 ALLEGATO 7 - Missione Militare, 17 ottobre 1943 ALLEGATO 8 - Riassunto del colloquio avvenuto tra l'Ecc. Messe e il generale Joyce capo della Commissione di Controllo Alleata, il giorno 23 novembre 1943, in Brindisi ALLEGATO 9 - Comando Supremo, 21 dicembre 1943, riunione tenuta nel pomeriggio del 20 dicembre 1943 in S. Spirito presso la sede del XV Gruppo Armate anglo-americane ALLEGATO 10 - Comando LI d'Armata, 26 settembre 1943, n. 761 ALLEGATO 11 - Comando I Raggruppamento motorizzato, 27 novembre 1943 ALLEGATO 12 - Comando II Corpo d'Armata, 29 novembre 1943 , APO 302 ALLEGATO 13 - Comando del II Corpo d'Armata, 3 dicembre 1943 ALLEGATO 14 - Comando della 36a Divisione fan~eria, memorandum per il generale Dapino ' ALLEGATO 15 - Comando 36a Divisione fanteria, 6 dicembre 1943 ALLEGATO 16 - Comando I Raggruppamento motorizza. to, 6 dicembre 1943, n. 603 ALLEGATO 17 - Comando I Raggruppamento motorizzato, 10 dicembre 1943, n. 630 ALLEGATO 18 - Comando 36a Divisione fanteria, 13 dicembre 1943, Ordine d'operazione n. 40

221 222 224 226 228 232 236

239

241 244 248 251 253 254 256 259 262 264


ll'IDICE DEI DOCUMENTI ALLEGATI

ALLEGATO 19 - Comando I Raggruppamento motorizzato, 15 dicembre 1943, n. 656 ALLEGATO 20 - Comando Supremo, 1 ° gennaio 1944 ALLEGATO 21 - Raggruppamento motorizzato, 5 gennaio 1944. n. 18 ALLEGATO 22 - Comando V Armata, 14 gennaio 1944, AG 336, 2-Y ALLEGATO 23 - Comando V Armata, 11 gennaio, AG 353-Y ALLEGATO 24 - Comando del 42 ° battaglione Ordnance, 10 gennaio 1944, APO 464 ALLEGATO 25 - Comando I Raggruppamento motorizzato, 24 gennaio 1944, ordine del giorno n. 6 ALLEGATO 26 - 2° D .I. M. Groupement Nord, 8 febbraio 1944, n. 341 ALLEGATO 27 - 4 ° Gruppo Tabor marocchino, 8 febbraio 1944, ordine di operazioni ALLEGATO 28 - 2° D.I.M. - Raggruppamento Nord, 13 febbraio 1944, nota p er la difesa del raggruppamento nord ALLEGATO 29 - Comando I Raggruppamento motorizzato, 19 febb raio 1944, n. 289 ALLEGATO 30 - Stato Maggiore R. Esercito, 14 marzo 1944, n . 2223 ALLEGATO 31 - Comando I Raggruppamento motorizzato , 22 marzo 1944, nota circa l'occupazione di Monte Marrone ALLEGATO 32 - Corpo di Spedizione, 2a Divisione Marocchina - Gruppo Nord, 23 marzo 1944, n. 228 G /M ALLEGATO 33 - Comando 5a Div. «Kresowa», 26 marzo 1944, ri. 343, Op. tj ALLEGATO 34 - I Raggruppamento motorizzato, 28 marzo 1944, n. 395 ALLEGATO 35 - Manifesto propagandistico lanciato dai tedeschi nelle linee italiane ALLEGATO 36 - Comando 5a Divisione di fan teria «Kresowa», 497 Op. tj ALLEGATO 37 - Stato Maggiore R. Esercito, 3 aprile 1944, n. 2545 ALLEGATO 38 - Perdite subite dal I Raggruppamento motorizzato dal 28 settembre 1943 aJ 17 aprile 1944

327

266 269 270 272 274 276 278 279 281 282 285 288

289 293 295 297 301 302 303 304


328

il.PRIMO RAGGRUPPAMlWIO MOTORIZZATO

INDICE GENERALE

PRESENTAZIONE PREFAZIONE

CAPITOLO I

CAPITOLO II

CAPITOLO III

CAPITOLO IV

La difficile ripresa nel «Regno del sud»

pagma 5

I primi provvedimenti Fine dei combattimenti La Missione militare alleata a Brindisi Il convegno di Malta S. Spirito: prima riunione Nuova delusione Fine delle illusioni Cambiamenti ai vertici militari S. Spirito: seconda riunione Note al I capitolo

5 11 16 20 24 29 33 37 41 43

La Nascita del Primo Raggruppamento Motorizzato

55

Le prime difficoltà Addestramento Àd Avellino I congedi Note al II capitolo

81

Monte Lungo

91

La «Winter Line» ' L'attacco alla «Winter Line» La prima azione su Monte Lungo Le cause di un fallimento La seconda azione su Monte lungo Note al III capitolo

91 93

55 61

64 74

98 103

115 120

La crisi del Raggruppamento

131

N elle retrovie

138


INDICE GENERALE

CAPITOLO V

CAPITOLO VI

Progetti contrastanti Utili sostituisce Dapino al comando del I Raggruppamepto motorizzato Note al IV capitolo

139

La ripresa e il rientro in linea

159

Nuove difficoltà Impiego con le unità francesi Notizie sul nemico - Azioni di pattuglie Nuove trasformazioni dell'organico Dalla 5a Armata americana all ' 8a britannica - Impiego con le unità polacche Note al V capitolo

160 162 170 171

Monte Marrone

181

I piani per l'occupazione di Monte Marrone Notizie sul nemico L'occupazione Sorpresa e reazione tedesca Valore morale della conquista di Monte Marrone Note al VI capitolo EPILOGO

329

Dal I Raggruppamento al Corpo Italiano di Liberazione Impiego con le unità britanniche Nuova denominazione del Raggruppamento Note all'epilogo

143 155

172 175

181 188 189 191 193 196 201 204 206 208

BIBLIOGRAFIA

211

ALLEGATI

219

INDICE DEI NOMI DI PERSONA INDICE DELLE LOCALITA' GEOGRAFICI-IE INDICE DELLE UNITA' INDICE DEI DOCUMENTI ALLEGATI INDICE GENERALE

309 312 315 326 328



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