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CAPITOLO SECONDO

I NAZIONALISTI ARABI E L'INTERVENTO MILITARE ITALIANO IN IRAK

Fino al momento dell'entrata in guerra dell'Italia l'insieme delle discussioni circa il futuro del mondo che si facevano a Roma avevano poco evocato l'aspetto militare contingente: pareva che la guerra e le sue esigenze strategiche non facessero pa1te delle preoccupazioni che si potevano avere . Solamente un documento, poco dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia, parve occuparsi con una certa competenza del problema con il pomposo titolo della sua provenie nza : "Commiss ione per le questioni relative ai paesi arabi. Sottocommissione politico - militare". Questo organo concluse i suoi lavori il 15 luglio 1940 con una relazione che, pur nella sua genericità, poneva il discorso militare in piena evidenza e lo collocava in un quadro militare dell'Asse. Questo documento che non fu mai ricordato negli studi succesiùvi, né nelle decisioni del Comando Supremo , avrebbe potuto, se sviluppato adeguatamente in alcune sue parti, costituire la premessa per una visione militare più armonica nei confronti della situazione dell'andamento della g uerra itali ana e soprattutto proseguire il discorso del coinvo lg imento arabo a fianco dell'Asse, discorso che il Memoriale di Gabrielli aveva citato . Quattro erano i punti che venivano ricordati per studiare una strate gia c he l'Italia e la Germania avrebbero dovuto osservare nei confronti del mondo arabo ed essi, pur invischiati con questioni politic he, davano una certa concretezza al discorso ufficiale italiano. Il documento, che ovviamente non metteva in discussione la "v ittori a" in tempi rapidi delle forze armate dell'Asse nel Medio Oriente, né la prevalenza assoluta dell'Italia in quella regione, elencava questi quattro aspetti:

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"l O - Punti strategici nei paesi arabi che, dal punto di vista militare, politico ed economico converrebbe fossero occupati dalle Forze Armate italiane per l a durata della guerra.

2° - Zone o punti strategici che dovrebbero essere assicurati permane ntemente ali ' Itali a anche in tempo di pace - al di foori del territorio dei paesi arabi - per garantire la tutela dei no stri in teressi nei paesi arabi.

3° - In teresse italiano rispetto alle rivendicaz ioni dei paesi arabi s u Alessandretta, sul Cueit e sul!' Arabistan.

4° - Qual è l'interesse dell'Italia rispetto alle aspirazioni di altri Stati sopra territori oggi posseduti o reclamati dai paesi arabi del Vicino Oriente?".

Il documento non mancava neppure di essere diplomatico al punto da ricordare come auspicabile una serie di dichiarazioni politiche immediate destinate agli arabi, dichiarazioni che , alla fine del conflitto e con la vittoria dell'Asse, vi sarebbe stato tutto lo spazio di rivedere del tutto. "Ciò s ignifica - preci sav a la relazione - che, pur salvando le apparenze e rispettando le suscettibilità di tali paesi (arabi) le loro attività politiche, specialmente nel campo internazionale, la loro organizzazione militare e la loro vita economica saran no caratterizzate da un particolare regime di s tretta collaborazione e di amicizia verso le potenze dell'Asse e particolannente ve rso l'Italia la cui predominante s ituazione in tali paesi - che ne costituiscono lo spazio vitale - è s tata già ripetute volte riconosciuta da l! ' alleata Germania e dagli arabi stessi" 16 Ciò che peraltro costituiva la parte assente dalle considerazion i militari ricordate era il silenzio totale del Nord Africa, in quanto gli arabi presi in considerazione parevano essere solo que lli del Vicino Oriente , dall ' Egitto in po i. Evidentemente v i erano al ri guardo delle ovvie riserve ed i riconoscimenti che si offrivano agli arabi del Mashreq non erano offerti a quelli del Maghreb. Vi è inoltre da ricordare che in nessun punto della lunga relazione (20 cartelle) si superava il concetto de l mondo arabo terre no di considerazioni militari e di operazioni strategic h e ma non si giungeva mai al coinvolgimento i n una qualche partecipazione araba all a guerra tramite forze annate proprie , magari al servizio dell'Asse. 1nfi ne tutte queste considerazjo ni militari e strategiche erano fatte nella sola funzione italiana : solo due brevi cenni all'Asse erano contenuti nel documento e ciò q uasi per ribadire una totale ed unica s upremazia militare da rivendicare.

In genere era l'aspe tto politico che ven i va r ibadito e se l'Appello di Radio-Bari ag li egiziani del 17 luglio 1940 parlava di libertà e di indipe nd enza, queste parevano avere quale unico ambito l'Egitto e non certo l'intero mondo arabo. " Sappiate o egiziani - affermava il documento - che l' I talia combatte solta nto contro le forze britanniche c he occupano illega lmente il te1Titorio eg iziano e che servono come base di offesa co ntro la Libia. L' Italia i ntende rispettare l 'indipendenza e la sovranità dell'Egitto . . . " 17 . Con simili dichiarazioni le attese degli arabi c he non fossero eg izia ni, restavano deluse, anche perché pareva che all'Italia, e solo ad essa, dovesse spettare l'onere cli un rapporto futuro tra le potenze dell'Asse e gl i arabi i n ge nera le . Di tale tesi, dell 'esclusività di Roma nel trattare il Medio Oriente , abbiamo anche un a pro va che consiste nella circolare (segre ta) del 20 agosto 1940 ciel Ministero degli Esteri cli Berlino che sottolineava tale politica : " La Germania non persegue interessi politici ne ll'a rea medi terranea, la cui parte meridiona le e orie nt ale è costituita dal mondo arabo. Essa lasce rà quindi all'Italia la precedenza nel riassetto dell'area araba .. . Non vi sarà questione né cli una p re tesa di egemonia tedesca, né di una spartizione dell'egemonia con J'Italia" 18 . Tutto quindi pareva ruotare attorno al governo fasc ista il quale , come è stato già ricordato , non parlava di indipendenza per tutti gli arabi ma evocava solo prospettive cli basso profilo, quale autonomia ed inserimento nell'amb ito di un nuov o ordine mediterraneo.

16 Se ne riportano nell'Appendice documentaria n . 2 i brani p iù s ignificati vi.

Evidentemente ciò non ri spo nd eva alle as p ettati ve dei maggiori esponenti del nazionalismo arabo che invece volevano parlare di indipendenza . Ne ppure quando la situazion e militare sul fronte c irenaico diventerà critica, la posizione italiana parve mutare. Di fronte all e offens ive radiofoniche bri tann ic he a des tinazione del mondo arabo , le quali denunciavano soprattutto le ten den ze filo-Asse ed il "tradimento" della causa araba del mag g ior esponente d el nazionalismo arabo, il G ran Mufti di Gerusalemme Amin al -Hu sseini , i governi dell'Asse si deci sero, il 23 ottobre 1940 , a meg lio precisare la loro futura politica ne l mondo arabo e ciò per reagire alle affermazioni brita nnich e circa l'imperialismo auspicato da Roma come da Berlino . Ques ta Dichi araz ione ins isteva sul concetto di "liberazio ne da ll a oppress ione bri tannica" che a n imav a la politica delle potenze d ell ' As se ne i confronti del mondo arabo, po litica che, invece di nuovi vincoli coloniali, gli prometteva una sicura e mancip az ione : " Per controbatte.re tal e ma lign a propaganda (inglese) e tra nquillizzare i Paesi Arabi circa la politica

17 Se ne veda il testo integrale in R . H . Rainero, La politica araba op c ii p .

105. Da so tt olineare l'importan za che in q uel periodo assunsero le emissioni radiofo nich e s ia dcli ' Asse sia della Gran Bretagna; se ne veda un a analisi in Le radio arabe d 'Europa , in "Orie nte Moderno" sett. 1940, p 444 e segg italiana nei loro confronti, il Governo Italiano conferma quanto ha già fatto diramare per radio in lingua araba , e cioè che esso è sempre stato animato da sentimenti di amicizia per gli Arabi; che desid era di vederli prosperare ed occupare fra i popoli della terra il posto rispondente alla loro importan za naturale e storica; che ha costantemente seguito con interesse la loro lotta per l ' indipendenza, e che, per il raggiungimento di questo fine , i Paesi Arabi possono contare anche in avvenire sulla piena sim patia dell'Italia" 19 . Si trattava di una dichiarazione che giocava più sull'equivoco tra s impatia e amicizia che dominavano i suoi termini concreti, ma era pur un passo verso un impegno che i nazi onalisti gradivano ed in cambio del quale manifestarono, subito dopo, una disponibilità all ' azione militare ed insurrezionale. Se ne fece portavoce u no dei più stretti collaboratori del Gran Mufti , Tewfik al.Shakir, che ebbe alla fine di ottobre, a Roma , un colloquio che meglio precisava gli impegni che gli arabi intendevano assumere entro breve. Dal Rapporto che il dire ttore generale degli Affa ri d ' Europa e del Mediterraneo del Ministero degli Affari Esteri, Gino Buti, inviò , il 31 ottobre 1940, al Ministro Cia no, la posi zione dei nazionalisti arabi risultava den sa di possibili conseguenze pratiche specie per quanto riguardava le attività di gueITiglia che potevano pregiudicare lo sforzo bellico della Gran Bretagna nel Medio Oriente . Veniva infatti dichiarato:

18 C i tato per esteso da S. Fabei, Il fascio, La svastica e la ,nezza/una, Milano , Murs ia , 2002, p 108.

" Riferendosi particolarmente a quanto de tto al paragrafo III - B) del -

1' Appunto sopra trascritto (aiuto da accordare alla Palestina) il Signor Tewfik al -Shakir ha in sistito sulla possibilità di riprendere ed allargare la rivoluzione in Palestina e in Transgiordania . L'estensione del mov imento rivolu zio nario - ha aggiunto - è una quistione che dipende dalla misura degli aiuti, specie in armi, che gli arabi potranno ricevere . Ha detto che in Germania (Amburgo) si trovano , di proprietà dei ribelli palestinesi, cinque milioni di cartucce, 50 mi tragliatr ici, 500-rivoltelle, 200 pistole automatiche a 20 colpi e 1000 fucili. Di tale fornitura è al corrente il Ministro Grobba , già Ministro di Germania a Bagclacl . Desidererebbe - e la Gennania sarebbe d'accordo - che s i. tro vasse modo di far pervenire ques te armi, e s pecie le munizioni, ai naziona listi arabi, vi.a Siria.Gli sarebbe gradito ricevere anche armi italiane (fucili , mu nizioni e bombe a mano). Circa il modo cli inviare le armi, ha accennato - previi accordi da prendere - alla poss ibilità di trasporto a me zzo s ommergibili italian i che potrebbero sbarca.rie clandestinamente sulle co - ste della Siria, dove sarebbero degli agenti arabi a riceverle . Ha suggerito l'invio di un esperto militare a Bagdad , competente in materia aeronautica , al quale potrebbero essere fornite indicazioni utili sulle località da bombardare. Ha detto che nel 1936 la ribellione palestinese , che pure ha raggiunto notevoli propor zioni, è stata sostenuta a mezzo di soli 800 soldati regolari , suddivisi in 40-50 bande , che erano aiutati da tu tta la popolazione. Essi disponevano di 20-25 mila fucili tedeschi , ma mancavano le munizioni , che ha chiesto innanzi e prima cli tutto. Queste cifre sono - ha poi osservato -la prova di quello che gli arabi , anche con scarsi mezzi , possono fare" 20 .

L'insieme di queste proposte non portava forse alla nascita di un vero e propr io esercito regolare arabo da affiancare alle forze armat e italiane impegnate sulla frontiera libico-egiziana, ma esso ne pote va costituire una buona premessa.

Curiosamente le autorità politiche italiane non ebbero l'abilità di cogliere questa occasione ed il Comando Supremo v enne lasciato all ' oscuro di questa eventualità, confinate com'erano le autorità itali a ne nella concezione di una "guerra classica" con i due eserciti, britannico ed italia no, contrapposti s u lla lin ea del fronte cirena ico.

Intanto la questione si spostava dalla Palestina a ll'I rak dove i contatti tra l'unico ambasciatore dell'Asse r i masto in carica a Baghdad, dopo lo scoppio del conf litto , l'italiano Luigi Gabrielli , aveva allacciato con il presidente del Consiglio inviso agli inglesi, il naz ionali sta Rashid Ali al-Gh ailani, rapporti che dovevano sostenere questo gove rn o arabo nei confro nt i delle pressioni britanniche, anche in caso di conflitto armato, ed offrire ali' intero mondo ara bo un centro attorno al quale coag u lare uno sforzo militare favorevo le all 'Asse . L' intenso dialogo tra Rom a e Baghdad, tramite il Gabrie lli , s i ebbe attraverso al meno due e leme nt i, e cioè ]a dichiaraz ione ausp icata di una indipendenza per gli arabi , fatta da Roma come da Berlino, e l 'ass is tenza militare che il Comando Supremo italiano doveva forn ire al debole esercito irakeno in vista di una temuta prova di forza sia co n forze armate bri tanniche ancora stanziate in Irak sia di prove nienza indiana. La concretezza delle richieste di Baghdad all'Italia si può leggere nella comu ni cazione che Gabrielli fece pervenire, in data 10 dicembre 1940 , al ministero degli Affari Esteri. Ciò che venivano definite "le più urgenti occorrenze" che dovevano essere soddisfatte dall'Asse consistevano in cospicui aperture di credito ed in rifornimenti non modesti di materiale militare :

"l. - non meno di 400 mitragliatrici leggere con relativo muni zionamento;

2 . - 50 carri armati legge ri e di media portata (la disponibilità attuale è di 25);

3 . - non meno di 10 batterie antiaeree, mun ite di dispositivo per tiri notturni ;

4. - esplosivi con congegni per interruzioni stradali, brillamento di mine sotto ponti e ferrovie, ecc.

5. - mezzi e mine anticarro

6. - 100 .000 maschere anti -gas" 2 1 .

Ques te richie s te potrebbero sembrare un indice s icuro di una minuz iosa preparazione da patte dei nazionalisti iracheni alla vigilia di una insurrezione anti-britannica , ma se si sco1Te la corrispondenza che in quei giorni viene scambiata al riguardo, ci si accorge che esse so no più il frutto di una improvvisa zione che di serene valutazioni. Infatti per la stessa causa, l'insurrezione anti -inglese a Baghdad e l a coITispondente attività di guerriglia in Palestina , i l Gran Mufti richiedeva , per esempio, in data 7 dicembre, che fossero consegnate altri quantitativi, e cioè:

"- 500 fucili mitragliatori;

- un certo numero di pistole che nella insurrez ione del 1935 so no state già esperimentate;

- 150 mitragliatrici leggere;

- 100 tromboncini l ancia-bombe;

- munizioni per le armi anz idette nel maggior quantitativo poss ibile ;

- bombe a mano nel maggior quantitativo possibile;

- congegni dinamite con contatto a distanza; ,

- ogni poss ibile mezzo anti -aereo e anti-ca1To, data la forma s peciale di repressione che gli ing lesi impiegru10 in Palestina".

Ma lì non si fer mavano le richieste : si aggiungeva , come indilaz ionabi l e il segue nte materiale:

" - 10.000 fucili con almeno 1.000 colpi per fucile;

- abbondante munizionamento per circa 4.000 fucili inglesi moderni posseduti attualmente dagli insorti ;

- abbondante munizionamento per circa 10.000 fucili tedeschi in uso nell'altra guerra che gli insorti ugualmente possiedono; - 15 apparecchi radiotelegrafici da campo".

La partita pareva giocarsi su questi numeri e la guerra, o insurrezione popolare come la si voleva chiamare , sembrava imminente, con pres umibile enorme giovamento per la pressione contro le truppe italiane impegnate sul fronte egiziano . ln realtà le cose si disposero in altro modo. Da una parte le richieste irachene di forniture d ' armi e di materiali non ebbero da parte dell'Italia, seguito alcuno; dall'altra la crisi politica del go verno di Rashid Ali al -Gbailani portò ad una rapida liquidazione di quella pedina filo -Asse. intanto, sempre a causa della mancata dichiarazi one di indipenden za promessa a tutti gli ar·abi, il dialogo tra i nazionalisti ar-abi e d i governi dell'Asse stava diventando un dialogo tra sordi . li Gran Mufti richiedeva questa dichiarazione e condi zionava ogni insurrezione nel Medio Oriente alla firma di questo solenne impegno che, se Berlino e ra incline a sottoscrivere, trovava il governo di Roma assolutamente contrario.

La gravità della sit ua zione politica nell 'Irak precipitò la fine del governo di Ra shid Ali al-Ghailani che dovette s ubire l'offensiva vittoriosa delle truppe britannico-indiane che ebbero subito la meglio sulle resi ste nze dell'esercito iracheno. La crisi fu, sul piano temporale del]' Asse, un vero disastro in quanto, ai primi del maggio 1941 , le attenzioni militari dell ' Asse erano tutt e rivolte altrove: contro Creta che sarà invasa il 19 maggio e soprattutto contro l'URSS il cui attacco avrà inizio il 22 giugno Ciò potrebbe spiegare il ritardo ed un certo silenzio, circa un intervento militare delle forze ai-mate dell'Asse , che il governo nazionalista di Baghdad richiedeva a gran voce. U na sola eccezione vi era stata e fu l'idea di Mussolini di intervenire subito : "all 'inizio di maggio Mussolini aveva avuto l 'idea di mandar-e aerei in Iraq, ma il governo di Vichy si era opposto e quello di Berlino aveva appoggia to i francesi ... "; il 7 maggio egli ordinò al Comando Supremo di approntare un immediato interve nto dell'aeronautica italiana, con cos picuo 1ifornimento di anni. Si sarebbe trattato secondo le s ue indicazion i dell'invio di una sq uadriglia da bombardamento ed una da caccia nonché di 400 mitra g liatrici leggere e di 16 batterie antiaer ee da 20mm con re lativo munizionamento 22 . Questi propositi non e bbero il seguito annunciato anche perché la realtà militare dell'Italia non lasciava spazio e disponibilità a simili decisioni. Solo un aereo SIAIMarchetti S. 79 B giunse a Baghdad, il 10 maggio, per studiare le fasi di un intervento Poco dopo ebbe inizio il promesso intervento. Delle due squadriglie vo lute dal duce , solo quella da caccia fu approntata sotto il comando del cap . Francesco Sforza . S i trattava di undici CR 42 che, partiti il 22 maggio, giu nsero a Mossul il 27 dopo varie soste tecn iche a Valona , a Rodi e ad Aleppo. L 'interven to degli aerei tedeschi fu più nutrito e più sollecito : tra il 12 ed il 15 maggio una squadriglia di 14 bimotori da combattimento Bf llOD-3 e sette bombardieri H e 111 H-6 con altri 20 aerei di assistenza Ju-52 e 4 quadrimotori Ju -90B raggiunsero l'Irak.

22 Ne parlò per primo M. Montanari, Le operaz ioni in Ajì-ica settentrionale, voi.

TI: Tobruk , Roma, USSME , 1985, p . 279; e quindi R. H . Rainero, La politi ca araba, op . cii. p. 113.

L'intervento militare dell'Asse non avve nn e in modo tempest iv o , anche a causa del problema della sosta necessaria agl i aere i sug li aeroporti di Siria per c ui le autorizzazioni di uso furono concesse dalla Francia so lo tardivamente. Quando le forze aeree dell'Asse poterono ragg iun gere l ' Irak , la reazione dell 'esercito anglo-indiano aveva rovesciato l 'iniziale situazione e le sorti del conflitto si erano fatte rapidamente drammatiche per il governo nazionalista . I combattimenti degli aerei italiani e tedeschi furono pochi e vani: il 30 maggio ciò c he restava dell'intera flotta tornò in patria.

Così si concluse il primo inte r vento de ll ' As se nel Medio Oriente che da lì a poco dall ' Irak coinvolse la S i r ia. L'i nvas ione della Siria nella quale vi era il controllo di una specia le commissione della C JAF al coma ndo del gen. Fedele D e Giorgis, si°può considerare una prosecuzione della crisi irachena in quanto il pretesto per l'attacco anglo-gollista fu proprio l'uso degli aeroporti siriani da parte degli aerei dell'Asse d iretti in Jrak. Sul piano militare ciò che andreb be ricordato è la p arte c onclu siva che, proprio il D e Giorgis, fece pervenire al C a p o della C IAF, gen. Pintor, sulla questione araba dopo la fine dei co mb atti menti nell' Irak. Questa relaz ione del 4 gi ugno 1941 appare d i notevole importanza anche perché essa delineava , per la prima volta, l'esigenza, per lo sforzo be lli co complessivo dell'Italia , di inser ire nella propria attività strategica il ricorso a for ze arab e sotto un comando i talo-arabo in grado di sfruttare al massimo tutte le potenzialità insite nei movimenti nazionalisti arabi. Si trattava di coordinare, specialmente nel M edio

Ori ente, le for ze che si opponevano, da anni, al colonialismo inglese e che potevano costituire un utile elemento da utilizzare s pec ia lme nte nelle retrovie del fronte c irenaico Precisava il documento: " La lez ione che si può trarre dagli avvenimenti (dell'Irak) è chiara . L'occasione si ripresenterà e non dovrà coglierci nuovamente impreparati ... " 23 . Il Comando Supremo al quale la relazione fu fatta giungere dal gen . Pintor, non ritenne di dover te nere conto della proposta, ma essa sarà ripresa p i ù tardi, quando , alla fine dell'anno sarà varata l ' iniziativa dei Centri m ilitari arabi da realizzarsi nell'ambito del Regio Esercito . Vi è anche da notare a questo riguardo che le iniziali proposte del gen . De Giorgis ebbero a subire, da li a poco, alla conclusione de l conflitto siriano e dopo il rientro a Torino dello stesso, una profonda revisioni che certamente ebbe effetti negativ i sulla sua stessa proposta. Dopo aver osservato il comp01tamento de ll e folle arabe durante il conflitto tra le forze francesi fedeli a Pétain egli aggressori inglesi e gollisti, egli dedicò un paio di pagine de l suo rapporto finale a "atteggiamento de ll a popolazione durante il conflitto". Le conclusioni della fine di agosto 1941 , sono perentorie: "Al collaudo dell'esperienza del conflitto, la popolaz ione siriana e libanese ha dimostrato, ancora una volta, la sua immaturità politica che rasenta la mancanza cli dignità. Di ciò occorrerà rammentarsi il giorno, speriamo non lontano, ciel 'recide rationem ' . La scusante che essi non amano i fra ncesi no n può essere accettata allorché il proprio territorio è invaso ed allorché i francesi lo difendono anche a l prezzo della loro vi t a Siriani e libanesi hanno sempre preteso clall ' Asse fo rma li promesse di libertà ed indipendenza. Ma pe r r ich iedere c iò occorre possedere un atto di nascita pulito, occorre almeno aver preso posizione decisa in difficili situazioni, occorre meritarselo. Ora, dopo l'esperienza fatta, nego a tali popolazion i diritto e giungo fin'anche a negare che l'od io arabo contro gli ing lesi, a causa della politica filoebraica di quest'ultimi, sia veramente generalizzato e profondo. Fenici e me n ta li tà leva nti na : ecco tutto que ll o che resta de ll a v ieta retorica re lativa al vic i no O r iente ed al mondo arabo in ge nere !"24 .

S i trattava evidentemen te di u n g iud izio severo, che pareva escludere og ni prospett iva sorriden te circa la partecipazione di una vera Legione Araba alla guerra a fianco delle truppe dell'Asse operanti nelle regioni arabe. Di certo, si può ritenere che la posizione ciel gen. De clandestina armata già esistente ed operante, secondo questa dichiarazione, nei territori del mondo arabo. I primi quattro punti della prima parte di questo ultimo documento riguardavano le attività programmate per il futuro m entre i cinque punti della seconda parte ri guardavano azioni concrete di una fantomatica "Legione Araba" composta da "varie migliaia di combattenti" da mettere subito al servizio dello sforzo bellico italiano e gennanico 26 L'esistenza di una simile Organizzaz ione nazionalista araba cli tipo tran snazionale è stata del tutto ignorata dalla maggioranza degli storici; ma una conferma della sua esistenza e della sua operosità ci viene dalle memorie di un capo dei Servizi Segreti della Francia Libera (controspionaggio), Paul Paillole, che ricorda: " En janvier 1941 ... les Services spéciaux allemands ont des contacts réguliers avec des hautes personnalités du monde arabe. L e grand muphti de Jérusalem , Amin al Husseini, ainsi que le Premier ministre irakien Rachid al Gailani ... clisposent d'une Organisation (O.M.I.) de renseignements et de propagande financée par le Reich. Elle va de Casablanca à Tunis et au-delà vers Le Caire et Dams au Maroc Tanger et Tétouan ... Hitler, informé fin janvier 1941 de ces résultats , a exprimé sa vive satisfaction à Canaris ... » 27 . L'importanza cli questa organizzazione di spionaggio rimane quindi confermata, anche se la letteratura al riguardo resta assai modesta, per non dire inesistente . Per quanto ri g uarda le reazioni italiane ali' offerta nazionali sta di collaborazione concreta, ben poco emerge dalla documentazione d ' archivio.

23 La parte sostanziale cie l documento è r iportato quale Documento n. 3.

24 Queste sono le conclus ioni della Rela zione sul conflitto franco -inglese in Siria (giu g no-luglio 1941), Torino, CIAF, agosto 1941, in USSME, CIAF, Racc. 75 , fase . IO, p . 35.

Giorgis non sia stata estranea ad un certo rinvio di ogni decisione in merito ed anche dell'evidente allentamento della politica del sorriso che il governo di Roma mostrava di avere proprio in quel periodo nei confronti delle rivendicazioni politiche dei nazionalisti arabi. Le richieste del Gran Mufti di Gerusalemme e cieli 'ex presidente del Consiglio iracheno, ormai rifugiato politico, erano sempre le stesse, ma il governo fascista tergiversava . Ormai la "guerra santa" che, dal1 '8 maggio 1941, veni.va ribadita da questi esponenti n.azionalisti, non pareva produrre granché sul piano militare, dove rimaneva a dominare la scena e a determinarne le sorti, l'andamento degli scontri in Libia , in una guerra di tipo "class ico" .

In questo quadro vanno ricordate le attività propagandistiche presso le popolazioni arabe, specialmente dell'Egitto e del Nord Africa (dopo novembrel942) con una impressionante serie di aviolanci di manifestini e cli cartoline cli propaganda che da una parte sottolineavano le difficoltà militari della Gran Bretagna e quindi la sua decad enza , mentre dall'altra esaltavano le antiche virtù degli arabi che erano ben capite dalle potenze cieli' Asse e che gli interventi dei massinù esponenti del nazionalismo filo - Asse , Rashid Ali al Ghailani e il Gran Mufti di Gerusalemme celebravano nei loro proclami 25 .

Ma lgrado queste attività di propaganda, la sit uazione rimaneva tesa . Delle mutate disposizioni del governo italiano nei riguardi delle rivendicazioni arabe , ben si accorsero i due capi nazionalisti che, facendo la spola tra Berlino e Roma e pur agitando, da Radio-Bari come da Radio-Berlino, i loro propositi anti-inglesi, non riuscirono t uttavia a sbloccare la reticenza dell 'Asse circa la richiesta di una solenne pubblica dich iarazione di indipendenza futura del mondo arabo. Di fronte a questa situazione di stas i politica, le profferte dei nazionc._tlisti arabi si moltiplicarono invano nel senso dell'impegno anche nùlitare a favore cieli' Asse . Rompendo un immobilismo a q uesto riguardo, immobilismo che tutto faceva d ipendere dalla sottoscrizione della dichiarazione di indipendenza , sia Rashicl Ali al- Gha il ani, sia il Gran Mufti aprirono prospettive nuove di collaborazione . II primo con una bozza articolata di indipendenza araba e cli inser imento nel Tripartito , il 28 settembre, il secondo, poco dopo, il 13 ottobre , con una Dic h iaraz ione di programma che annunciava la messa a disposizione delle forze armate e dello sforzo bellico italiano e germanico cli una " O rganizzazione" 25 Nell'Appendice di illustrazi oni se ne vedano i più diffusi.

Per il SIM si trattava di una realtà tutta da verificare. In concreto non se ne parlò più, se non per evocare l'importanza quasi teorica del movimento nazionalista nel mondo arabo.

Non così pare si sia verificato per la Germania che certamente la prese in se ria considerazione. Queste vicende dovette intrigare le autorità italiane a tal punto che, fin dal 13 ottobre 1941 , allorquando Mussolini ricevette la notizia che il governo di Berlino stava muovendosi per creare un Centro arabo a Berlino, con emittente Radio ad Atene, collegato alle attività del Gran Mufti ed in diretta relaz ione con le strutture militari della Germania , l ' immobilismo italiano parve sconfitto. Come ha avuto modo di notare lo storico Strika, un membro autorevole dell'ambasciata italiana di Berlino, in data 28 gennaio 1942, avvertiva le autorità italiane di queste iniziative ufficialmente taciute all'alleato italiano: "I risultati di que ste manovre , cucite spesso con filo bianco e non molto adatte, anche nella forma, a trarre in inganno due finissimi orientali come il Mufti e Gh ailani . . . non mi pare , almeno per ora , siano stati brillanti ... " 28 . Era, in definitiva un gi ud izio nettamente negativo e ciò dovette tranquillizzare le autorità fasciste. La situazione peraltro non mutò. Per le autorità italiane tutto pareva legato solamen te all 'esito delle battaglie in corso "verso il Canale di Suez", anche senza rimettere in questione il futuro assetto del mondo arabo con pregiudiziali politiche di indipendenza di questo o di quel territorio. Invano il Gran Mufti, dopo essere stato ricevuto dal duce ed alla vigilia di partire per Berlino, aveva tentato , in una lettera del 4 novembre 1941, la carta della devo zione assoluta degli arabi verso Mu sso lini e della sua propria, insistendo sulla sua "ammirazione per le s ue alte qualità e s ul rispetto per la sua eccezionale personalità. Il tutto ruotava attorno alla famosa dichiarazione di indipendenza futura che invece il duce non si decise a dichiarare 29 Nel frattempo il Ministero italiano degli Affari Esteri, d ' intesa con il Comando Supremo, diede, in un Promemoria del 10 novembre , la propria propensione a creare un Reparto Speciale con ele menti arabi da adibire a compiti spec ifici. Peraltro non si precisava il ruolo di costoro nell'ambito delle forze armate del Regio Esercito, ma si sarebbe trattato :

1. di arruolare un certo numero di profughi arabi e di istruirli quali g uastatori, radiotelegrafisti e paracaduti sti;

2. di addestrare una missione militare araba da impiegare per sostenere la rivolta antibritannica, che i capi nazionalisti annunciavano come imminente;

3. di creare una rete di informatori sicuri nei territori ai:abi controllati dagli inglesi;

4. di colpire centri nevralgici delle comunicazioni ne lle retrovie del fronte.

Dopo questi progetti Mus sol ini che aveva dato, il 6 novembre, il proprio assenso ali' idea della prospettata Legione Araba, ricevette , il 18 novembre, una conferma che l 'alleato germanico, senza consulta- zione alcuna con Roma , meditava di recuperare profughi e prigionieri mediorientali da utilizzare al momento opportuno allorquando l'offensiva contro 1' URSS sarebbe giunta nel Caucaso ed avrebbe potuto prendere alle spalle le posi z ioni mediorientali della Gran Bretagna. Non si deve peraltro credere che le iniziative, confuse e disarmoniche, non fossero viste e auspicate nello stesso spirito dai governi di Berlino e di Roma. Il pr imo, senza darne alcun avviso all'alleato italiano , aveva già messo in piedi, in Grecia, a Capo Sunion, un raggruppamento arabo il cui statuto non era stato ben definito ed oscillava tra quello di unità speciali dell ' esercito tedesco (Wehrmacht o SS) e quello di elementi militari di una vera Legione Araba di liberazione. Il testo della formula del giuramento che era stato chiesto a questi volontari, per lo più tratti dai campi di prigionia di francesi e di sovietici, parlava di obbedienza e di fedeltà al Fuehrer e di lotta per la libertà e l'indipendenza degli arabi. Formula equivoca al mas s imo che, di certo non rispondeva alle attese dei capi nazionali sti arabi . La confusione, anche tra le stesse decisioni germaniche, e ra notevole e la prima dicitura del gruppo "Sezione di istruzione tedesco-araba"( Deutsch -Arabische Lehrahteilung) non poteva riassumere le ambizioni dei naziona li st i arabi anche perché , nelle decisioni militari tedesche, vi era una propensione ali' etichetta di "musulmano" in quanto molti musulmani dei Balcani e dell'URSS erano inseriti in queste fonnazioni parallele dell'esercito tedesco . Per la Germania infatti, la priorità era costituita dall ' offensiva contro l'Union e Soviet ica; ben lo dichiarerà , al Gran Mu fti, Hitler allorquando subo rdin erà ogni attività germanica nei paesi arabi all'avanzata nella regione caucasica onde prendere alle spalle le posizioni inglesi nel mondo arabo ed avere così realizzato un doppio fronte d'attacco: "Fino a quando le truppe tedesche non saranno ne l Caucaso è opportuno attendere anche perché non vi sarebbe modo di agire militarmente contro eventuali reazioni che la dichiarazione (di indipendenza) potrebbe provocare da parte inglese"; que s t a dichiara z ione del Fue hre r è del 28 novembre 1941, ma, fin dal lu g lio , le posizi oni di attendismo politico si erano m an ifestate a Berlino nei confronti delle richieste arabe, nella spera nza di una prosecuzione dell'avanzata tedesca nell' Orie n te dell'Unione Sovietica30 E questa posizione di Hitler fu ribadita il 1° dicembre 1941 a llorquando il Gran Mu fti insistette sul suo programma di creazione di una vera Legione Araba da porre a fianco delle forze Armate dell'Asse: "Gli arabi ringraziano il Fuehrer per l 'interessa mento al loro destino manifestato in varie riprese nei suo i discorsi. Inoltre, egli lo ringrazia personalmente per quanto è stato fatto per Rashid Ali el - Gailani. Gli arabi guardano fiduciosi al Fuehrer che conduce una lotta contro tre avversari che sono anche loro nemici, ossia gli inglesi, gli ebrei e i bolscevichi. Gli arabi sono pronti a partecipare a questa lotta a fianco della Germania e non solo in modo negativo, ad esempio con azioni dj sabotaggio e suscitando disordini, ma anche in modo positivo, schierando una Legione Araba che combatta a fianco delle truppe tedesche. Gli arabi sono convinti che una vittoria tedesca tornerà a vantaggio non solo dei tedeschi, ma di ' tutto il mondo, quindi anche degli arabi. Gli arabi desiderano ottenere l'indipendenza e raggiungere l'unità. Per unità essi intendono innanzitutto l'Unione degli Stati Irnk , Siria, Libano , Palestina e Transgiordania. Sarà a discrezione di altri Stati arabi aderire successivamente ad un siffatto Stato unitario. Anche la propaganda inglese promette l' indipendenza e l 'unità per gli arabi. Sussiste quindi il pericolo che, se da parte tedesca non si fa nulla, passino dalla parte degli inglesi quegli elementi che non hanno ancora assunto una posizione definitiva. Inoltre, tutto il mondo arabo aspetta che la Germania precisi i suoi obiettivi nei confronti degli arabi. Egli chiede perciò che il governo tedesco, assieme a quello italiano, pubblichi una dichiarazione in tal senso ai paesi arabi . Il governo tedesco non deve temere che una simile dichiarazione possa indurre gli arabi a battersi prima del tempo . Gli arabi sono bene organizzati e disciplinati e certamente non si battono senza un suo (del Gran Mufti) ordine . Non è nemmeno ipotiz zabile che i turchi si irritino per una siffatta dichiarazione. La Turchia prefe1·isce avere come vicino meridionale uno Stato arabo indipendente piuttosto di un'Arabia sotto il dominio di una grande potenza europea. Inoltre , uno Stato arabo del genere con una popolazione di 7 -8 milioni di persone non rappresenta alcun pericolo per la Turchia che conta il doppio di abitanti . Si deve anche tener presente che la Turchia possiede un esercito ben addestrato ed armato, mentre lo Stato arabo lo dovrà formare gradualmente. Anche la Francia non può obiettare nulla contro la formazione di uno Stato arabo indipendente; infatti, nel suo trattato dj alleanza del 1936 ha promesso alla Siria la piena indipendenza e sovranità e nel 1933 ha dato il suo consenso alla formazione di uno Statocostituito da Siria e Irak - sotto la sovrani tà di re Feisal. Egli deve am- mettere che g li arabi hanno avuto dei dubbi sulle inten zioni di certe grandi potenze europee, per esemp io anche dell'Italia . Anche sotto questo aspetto l'auspicata dichiarazione italo- tedesca rassicurerebbe gli arabi. È estremamente opportuno che la dichiarazione sia fatta al più presto, in modo da poter utiliz zare il tempo che resta sino all ' arrivo dell'esercito tedesco. Egli chiede pertanto che sia pubb licata le dichiarazione ai paesi arabi e promette che gli arabi saranno pronti a versare il loro sangue a fianco dei soldati tedeschi" 31 Di certo non era la prima volta che i capi nazionalisti arabi evocavano la prospettiva di una Legione Araba da affiancare alle truppe italiane e tedesche, ma forse era la prima volta che la quest ione veniva messa in chiaro in un documento altamente im pegnativo .

28 V. Strika , I re1roscena politic i d e l soggiorno di Rashid Ali al -Ghailani in J1alia, in"Oriente Moderno", gennaio -d icembre 1984 , p. 149 .

29 Se ne veda il tes to nel Documento n. 5.

Tuttavia va notato , come s i può vedere chiaramente, che la dichiaraz ione del Gran Mufti non era di totale e definitiva ade s ione ai piani dell'Asse; anzi, in essa veniva accennato al rischio per la scelta filoAsse che il mondo arabo , di fronte alle reticen ze di Berlino e di Roma, per quanto riguardava la dichiarazione di indipendenza, pote ss e, o rifiutarsi di fare scattare le azioni della " Organizz azione" segreta o, addirittura, si schierasse con la Gran Bretagna che di promesse era particolarmente ge ne ro s a. La Legione Araba diventava così una arma politica per nego ziare con Ber! ino e Roma, e quindi l ' intero edificio della " politica araba" , di Roma , come di Be rlino, veniva ad essere messo in crisi, a meno di accettare la richiesta dei nazionalisti. Ad un simile discorso , Hitler rispose con fermez z a ribadendo che s olo dopo che le truppe tedesche avessero raggiunto il fianco meridionale del Ca ucaso si po trebbe portare il colpo mortale all ' imperialismo brita nni co nel Medio Oriente e q uindi procedere, allora e non prima , alla proclamazione de)] 'indipendenza degli arabi. Evidentemente si trattava di una risposta di occasione che teneva peraltro conto sia dei problemi militari italiani in Libia , dove la re azio ne britannica stava prendendo il sopravvento, sia dall'avanzata, q u as i senza sosta, delle truppe germaniche nel cuore dell'URSS .

Su queste due linee , la politica e la m ilitare, si diedero da f are , sia i cap i n azionalisti arabi, sia i governi italiano e tedesco, proprio mentre due grand i novità militari si affacciavano alla ribalta . Da una parte, la comparsa del Giappone come membro dell ' alleanza miliare a due che diventava il Tripartito e dall ' altra, l'entrata in g uerra degli Stati

Uniti, dopo Pearl Harbour (7 dicembre 1941). Entrambi questi eventi ci interessano perché il Giappone non faceva mistero di vantare diritti anche nella questione dell'Asia nùnore, cioè proprio del mondo arabo, mentre gli Stati Uniti potevano dare, con la loro imponente produzione bellica , una svolta decisiva al conflitto in corso, sia nell'URSS, sia nel Medio Oriente. Per quanto riguarda gli Stati Uniti va ricordato che la firma della Carta Atlantica (14 agosto 1941) aveva già acceso le speranza della nascita di una vera e propria "dottrina della Liberazione" che riguardava il "diritto di tutti i popoli di scegliersi la forma di governo sotto la quale desiderano vivere .. . " e quindi la fine di ogni forma cli colonialismo. Rimasto un po ' in sordina all'inizio questo me ssaggio diventerà però fondamentale , quanto alla partecipazione degli arabi alla guerra a fianco dell'Asse, dopo lo sbarco americano nel Nord Africa nel novembre 1942.

Sul piano militare, i capi arabi insistevano nel progetto della nascita della Legione Araba, ritenuta premessa necessaria ad ogni coinvolg imento del mondo arabo a fianco del!' Asse. Il 19 gennaio 1942, essi affermarono a Berlino e a Roma che "i centomila arabi, pre va lentemente marocchini ed algerini, nonché i trentamila arabi prigionieri, presenti in Francia" sarebbero stati pronti "a seguire gli ordini del Gran Mufti ed a combattere , sia per la liberazio ne dei paesi arabi del Vicino Oriente dal giogo in g lese, sia per la liberazione dei paesi del Nord Africa eia ogni eventuale minaccia di manomissione da parte dei degaullisti, s ia, anche dalla donùnazione della Francia di Vichy". Inutile dire che, se la prima proposta poteva ·sorridere anche all'Italia, la seconda, relativa alla "liberazione dal giogo coloniale" dell ' intero Nord Africa trovava il governo fascista decisamente contrario essendo proprio quella regione "prenotata" per la propria espansiooe, a guerra vinta. L'Italia invero si proponeva ben altri fini di quelli auspicati dai nazionalisti arabi i quali, invece, trovavano nella Germania un interlocutore piuttosto disinteressato ai problemi arabi veri e propri. I piani dell'Itali.a erano invece in continua crescita e nel gennaio 1942, una relazione del Ministero degli Affari Esteri già enunciava grandiosi e nuovi progetti : "Ora l ' Italia nuova che uscirà dalla vittoriosa Guerra Mondiale - operante nella sua rivoluzione - dovrà attuare i suoi grandi propositi di collaborazi.one con i Paesi dell ' Orjente vicino e medio nell'ordine politico culturale ed economico, con particolare riguardo alle tendenze secolari dell'espansione ita liana . Lo spazio vitale mediterraneo dovrà costituire il nesso comune fra tutte le varie Nazio ni me- diterranee per poter assicurare una pace feconda e duratura e il progressivo sviluppo di tutti gli stati le cui sponde sono bagnate dal mare. In questa organizzazione - una vera e propria "Commonwealth Mediterranea" - che potrebbe venire chiamata "Impero Mediterraneo" - verrebbero a trovar posto ( oltre Cipro, la Grec.ia e la Spagna) tutti i vari Stati dell'Oriente Mediterraneo Europeo (Turchia) Asiatico ed Africano , cioè tutti i popoli che direttamente o indirettamente si affacciano nel vecchio bacino mediterraneo , tramite della effettiva unità e interdipendenza tra l'Europa, l'Asia e l ' Africa . Di essi , gli Stati del Libano , della Palestina , della Siria , dell'Egitto, della Transgiordania hanno risentito dell ' influsso della civiltà mediterranea, cioè romana, cioè italica; altri - come l' Irak - sono necessariamente attratti verso quella ci viltà . La sua posizione strategica , le grandi possibilità di progresso , la facilità e rapidità ormai raggiunte dalle comunicazioni ne vincolano sempre più l'esistenza alle sponde orientali del Medite1rnneo. Altri infine - come Saudia e Yemen - devono considerarsi come elementi integrativi, perché le coste saudiane e yemenita fanno parte di quel complesso sistema che è il Mar Rosso, la libertà del quale è indispensabile non meno di quella del Mediterraneo di cui non è che la naturale continuazione ... " 32

I documenti che davano una certa conferma a queste speranze non sono pochi; tra essi uno che proveniva dal console italiano di Adana, posizione di avanguardia in Turchia dell'osservatorio italiano sul Medio Oriente , si possono trarre utili elementi che davano alle speranze italiana di imminente rivolta contro la Gran Bretagna da parte delle popolazioni arabe, una conferma evidente: "Lo spirito antinglese già da tempo radicato nel popolo arabo, sia per la spinosa questione ebraica in Palesti na , sia per la non mantenuta fede alle innumerevoli promesse fatte nel passato dall'Inghilterra, oggi, con la nuova situazione, si può affermare che è andato ancor più rafforzandosi, rendendo così più vivi, anche se in parte per riflesso, i sentimenti della popolazione in favore dell'Asse. È interessante analiz zare le ragioni che ne sono la causa e che cercherò brevemente di elencare :

I) la nece ss ità per le autorità inglesi cli re quis ire per i bisogni imm ediati dell ' es e rcito i prodotti del paese , se nza poter ten e r conto delle nece ssità de ll a popolazione locale, dete rminando così l' aumento dei prezz i, rare fazione di merci sul mercato, requisizioni sempre odiose, e conseguente disagio economico e carovita;

2) g li ostacoli e le barriere che s i presentano oggi al paese per qualsiasi scam bio com merciale con l'E urop a, ciò che oltre a incidere s ulla classe deg li esportatori ed importato ri , si rifle tte su tutta la v ita economica in genere. Anche più forte risulta tale fattore. in quanto. prima dell'occupazione della Siria, la propa ga nda inglese si se rviva proprio del miragg io di un ar ipresa commerciale at traverso la Palest in a e l'Egitto , per creare nel P aese, e specie nel Libano, delle correnti filoinglesi;

3) la presenza su l te rr itorio , per necessi tà di g uerra, di truppe di nazional ità e di abitudini molto diverse, e per la più parte insofferenti di disciplina, il c ui contatto inevitabile con la pop olaz ion e ha dato luogo, e va da nd o luogo , a continui incidenti;

4) lo s tato di latente tension e esis tente fra le autorità in glesi e quelle del la Prancia libera;

5) le pressio ni del movimento s ioni s ta per oltc nere che venga riconfermata e rafforzata la posizio ne deg li ebrei in Pa lestina, con l'esclusio ne tota le della popolazione araba dal litorale, l'annessione di alcune zone del Libano me ri dionale, e una espans ione industri a le e commerciale ne i limitrofi paesi arabi; tutte pretese che, per essere appoggiate da l sionismo d'America, hanno gran peso sulla politica dell'Inghilterra;

6) pe r aver dovuto impiegare, per costi tuire nei paesi occupati dei governi asse r viti, ele menti tarati e di seco nd o piano, il cui spirito di servilismo e di basso opport uni smo e ra già p ubbl icame n te noto;

7) il non poter dispon-e di una personali tà di primo piano il cui nome avesse presti g io e risc uo tesse un anime rispe tto; ( l'E miro A bdalla . s ul qùa lc g li inglesi tanto contavano, non ha nessun seguito essendosi da tempo dimostrato incapace e inetto; né, d'altra parte, .lbn Sa ud, tenu to finora in seco ndo pia no e in asprito per la marcata prefe ren za verso Abda lla , è persona c he ora si presterebbe facilmente ad essere strumento degli inglesi).

8) L' essere sta ta la s te ssa proc lamaz io ne dell'indipende nza s iriana e libanese, da cui tanto sperava l'Inghilt erra, per controbattere le dichiara1,ioni dell'Asse, di effetto quasi nullo su ll'opinione pubbli ca che la ha acco lta co me un fatto d e l tutto tran s itorio e p recario;

9) la prese nza nei Paesi dcli ' Asse, del Gran M u fti di Pa lest in a, cli Gailani e di va ri loro seg uaci, il cui asce nd e nte, reso ancora più gra nde da ll e perse- cuzioni , è sempre v ivo nell ' animo degli arabi e concorre a mantenerne des to lo s pirito di na zion ali s mo e di rivolta;

10) l'entrata in g uerra del Giappone ed i rapidi successi militari ri po1tati Nell a mentalità araba è profondamente radicato il co n vincimento che mai il Giappone s i sarebbe deciso ad en trare in g uerra , se no n ne lla asso lu ta s icure zza della vittoria deg li Stati totalitari" 33

In questa analisi le autorità itali ane ritennero di potere indi viduare il proprio s pazio di predominio politico futuro nel Medio Orien te, predominio che già molti documenti u fficia li annunciavano . Per le speranze arabe nel loro complesso, non vi poteva essere s mentita più clamorosa, ma, essendo la citata R e lazione del gennaio un documento segreto , le attività dei due capi naziona li sti proseguirono pur facendo essi notare , a Be rlino , il 17 gennaio, che le retice nze dell'Asse non potevano non tenere conto del "pregiudizio già derivato all'Asse per l'iniziativa presa dall ' In gh ilterra con le dichiaraz ioni di indipendenza all ' Irak , a lla Siria , alla Palestin a ed al Libano, rafforzate d all'adesione am erica na e, per la S iria da quella di Ibn Saud ... ed hanno anche citato , a prova delle mano vre in g lesi in corso, la dichiarazione per la Cirenaica e per i Senuss i, questione che ess i sono ben decisi a non s ollevare". E qu est' ultim a affermazione era un chiaro ricatto al governo di Ro ma il quale non mostrò di cedere a questi richiami e nel ricevere, il 12 febbraio 1942, a Rom a i due esponenti nazion alisti, il ca po del SIM, Cesare Amé, ribadì la posi zione del gove rno italiano. In quella occasione i due insistettero s ulla futura collaborazione militare propug nando "l' istituzio ne di una Legione Araba" accennando anc h e alla "possibilità di incorporare ne lla Legione , oltre che gli arabi residenti in Germania, anche elementi musulmani dell ' Africa francese e della Libia". Ovviamente que s t'ultimo cenno non era ritenuto accettabile dalle autorità italiane le quali non diedero corso al progetto avanzato da i due capi nazionalisti.

Nel frattempo una analoga s ituazio ne di impasse pareva affliggere il governo giapponese per la que stione dell ' India. Nel gennaio, l ' ambasciatore del G iappone a Berlino , genera le Hiroshi O shima, aveva espresso la propria opinione che fosse giunta l 'ora per il Tripartito di rilasciare una d ichiaraz ione co ngiunta circa l'ind ipendenza da riconoscere ai paesi arabi e all'India, ma il governo di Tokyo , non accolse sub i to l'idea della ve ntil ata dichiarazione a proposito de ll'Indi a mentre e ra d ' acco rdo pe r quan to rigu a rd av a i paes i a rabi. M a poco dopo , il primo mini s tro giappo nese Hideki Toj o , d ' intesa con il c apo n az ional ista indiano Sub has Chandra B ose, e con i nazi o nalisti indiani a nti-ingl es i r ifug ia ti s i a B e rlino , dichiarò di vole r sottosc rive re una di c hiarazion e di indipenden z a per l ' lndia. Pertanto , poco dopo , l ' a mb as c iatore Oshima ne dovette prende re atto e c hiarì la sua pos iz ione s ugge re nd o a Roma e a Berlino di d ec idere di fare pe r i p ae si arabi la ste ssa dichiara zione cli indipenden za che il Giappone s ta va m e ditando di fare per l ' I ndia. La qu es tion e s i risol se po siti vamente ma la dichi a razione con g iunta che venne e laborata d a lle tre capitali , il 6 feb bra io 1942 , non e bbe la richie sta pubbli c ità: essa s i r isolse i n una di c hj ara z io ne tripa11i ta segre ta, la quale in definitiva las c iava campo libe ro ad ognun a dell e tre parti di attuare una propria politica . L'o ppos iz ione mag g iore ad un a dichi a razi on e pubblic a venne dal governo di B e rlino il quale si ade g uò alla propos ta di C iano pe r q uanto riguardava un caso s pecifico , l ' Jrak , co n l'ela boraz io ne di un compl esso tr a ttato di coope razione e di a llean za tra le poten ze del tripartito e il futuro gov e rno di Baghdad , a guerra vinta. Le molte stes ure de l documento , che non avev a ne ss un val o re prati c o , dim os tran o le di fficoltà di me tte re d 'accordo i va ri gove rni , a nch e s u que s to testo di trattato, d ' a ltrond e del tutto teorico vis to c he il g o ve rno irac hen o nazion a li s ta firmatari o non es is te va proprio, se non in es ilio. Infine i trattati e laborati furono due : il 26 febbraio , venn e ro approvati due te s ti; nel pr im o i s ot toscrittori e rano lo Stato irache no e g li Stati ara bi , me ntre il secondo rigu a rdava so ltanto l'Ir ak . Va precisato c he il primo testo evocava so lo gli S tati arab i d el Medi o Orie nt e e quindi las ciava g li arabi del Nord Africa fu o ri d a l tratta to e quindi dall ' indipe nden za promes sa. E con un siq1.i le stratagemma, la r ivendica z ion e de ll ' Ita lia ven iva sa l vag uardata.

Intanto s i fac ev a s trad a negli ambienti militari de l Comando Supremo itali ano , la proposta di crea re un a forza ar mat a s pecial e araba da impiegare s ul fronte nordafric a no e , ne l futuro , in tu tte le ope razioni ne l mond o arabo. Si riprendev a insomma, non tanto il proge tto dei nazio n a listi , quanto il piano d'azione della c rea zione di una for za militare araba ne ll ' ambito del Regio Eserci to , creaz ione che già e ra stata auspicata ne l giugno 194 1 e ventilata fi n dal 10 nov emb re 1941 . La que s tione non era se mp li ce e ben presto c i s i accorse c he la cre azion e di una simi le forza , se presentav a possibili futur i vanta g gi, offriva, all 'i ni z io della sua realizz azio ne, non pochi problemi.

QUADRO STRATEGICO-POLITICO DEI PAESI ARABI

(15 luglio 1940)

Al termine dei suoi lavori la speciale Sottocommissione politicomilitare della Commissione per le questioni relative ai paesi arabi compilò, il J5 luglio 1940, una rela z ione conclusiva della quale si riportano le parti più s ign(ficative, relative alle future decisioni militari dell'Asse nel Medio Oriente:

1

° - Punti strategici nei paesi arabi che, dal punto di vista militare, politico ed economico converrebbe fossero occupati dalle Forze Armate italiane per la durata della guerra.

Primo tempo:

Durante il periodo delle operazioni e durante i primi giorni dell'occupazione il problema è puramente militare e di competenza, quindi, dei Comandi delle truppe operanti. È ovvia la necessità, a mano a mano che le operazioni militari lo permetteranno, di occupare e presidiare i gangli vitali dei paesi arabi; i principali centri politici; gli aeroporti; i nodi delle ferrovie palestinesi (come Caifa, Lidda, Gerusalemme, Gaz a, Tel Refaa) .i porti principali e l ' in tero percorso dei due oleodotti appena possi bile il porto di El Cueit e quelli dello Sciatte 1- Arab ...

. . . Si ritiene esprimere il voto che le autorità militari i ta li ane a bbiano presente l 'o pportunità che a tutte le occupazioni terrestri pa1tecipino forze italiane e che le o ccupazi o ni marittime siano riservate alla Marina italiana.

Secondo tempo

Dopo i primi giorni d ell' occupazione si do vrà instaurare un regime militare-politico provvisorio sino alla fine della guerra ...Verranno allora dalle autorità militari dell'Asse, d'accordo con quelle politiche, stabi li ti alcuni punti strategici da conservare s otto occupazione militare sino alla fine della guerra .

2° - Zone o punti strategici che dovrebbero essere assicurati permanentemente all'Italia anche in tempo di pace - al di fuori del territorio dei paesi arabi - per garantire la tutela dei nostri interessi nei paesi arabi.

Isola di Cipro . .. Penisola del Sinai . .. Arcipelago delle Fargan .. .Isole di Gebel Tair, Zubeir e Abu Ali .. .Isola di Camaran . .. Isola Zucur e Hanisc grande .. . Isola di Perim . . . Aden . Nove Distretti , Hadramaut. . . Isola di Socotra , Abd e l Kuri, i Fratelli .. .Isole Curia Mariam ... Sultanato di Oman e !marnato di Mascate .. . Isole di Bahr el Benat e di Taub .. .Isole Bahrein .. .Altre posizio ni nel Golfo Persico sulla costa iraniana ...

3° - Interesse italiano rispetto alle rivendicazioni dei paesi arabi su Alessandretta, sul Cueit e sull' Arabistan. Alessandretta ... Cueit. . . Arabis tan .. .

4° - Qual è l ' interesse dell'Italia rispetto alle aspirazioni di altri Stati sopra territori oggi posseduti o reclamati dai paesi arabi del Vicino Oriente".

A leppo ... Aqaba ... Aspirazioni dell'Iran verso occidente.

FONTE: ASMA E, Affa r i Politici , Italia, b. 70 (1940. Direz . Ge n . Sottcomrn. per lo studio dell e ques tioni te rrito riali) .

Documento n. 3

LE PROPOSTE DEL GEN. DE GIORGIS PER LA CREAZIONE DI UN ESERCITO NAZIONALE DEI PAESI ARABI (4 giugno 1941)

Dopo la fine dei combauimenti in lrak, il capo della Delegazione della C!AF in Siria, gen . Fedele De Giorgis propose al Comando Supremo, in un documento del 4 giugno 1941 , lafonna z ione di speciali gruppi militari nei pa es i arabi da utilizzare nel conflitto in corso . La parte conclusiva del documento precisava:

La lezione che si può trarre dagli avve nimenti è chiara .

L'occasione si ripresenterà e non dovrà coglierci nuovamente impreparati.

Propongo :

1) Sia predisposta al più presto l'organizzazione di tutte le forze antibritanniche del Levante , forze che chiedono solo di essere impiegate.

2) L' organizzazione di tali forze dovrà essere affidata ad un solo individuo: que sti dovrà essere un uomo d'azione, di provata capacità e sopratt utto di estrema decisione; dovrà essere munito di pieni poteri per agire entro vasti limiti senza richi ede re continue autorizzazioni.

Di spo rrà di pochi collaboratori di prima scelta e so prattutto di sua scelta (sono necessari perché le tribù beduine hanno bisogno di essere seguite nell'azione ).

3) Dovranno essere assegnati senza lesinare i mezzi occorrenti (armi , munizioni, esplosivi). Nei mezzi dovrà essere compreso il denaro; occorre che l'incaricato dell'impresa sappia s u quali somme può contare e che ne possa disporre senza formalità superfl ue.

4) Dipenderà direttamente da l Comando Supremo: ma - e questa sarà condizione indispensabile del successo - dovrà essergl i lasciata la piena responsabilità dell'impresa affidatagli e, con la responsab ilità, l'iniziativa più ampia .

Le proposte di cui sopra hanno il valore che si crederà di attribuire loro.

Ritengo peraltro doveroso dichiarare che ad esse sono stato indotto dalla constatazione che il nostro interessamento per il movimento arabo si è ridotto praticamente in attività platonica; non avendo in sostanza costituito un incitamento ma un freno per gli antibritannici che volevano agire. Ed il prestigio nostro non ne ha guadagnato certamente.

È per evitare per quanto possibile il rip etersi di una simile situazione che credo mio dovere segnalare la realtà dei fatti a codes ta Presidenza.

Il generale di divisione

Capo della Delegazione

F. De Giorgis

4 giugno 1941

Allo scopo di migliorare l e rela zioni con Roma e Berlino in vista dì una auspicata Dichiarazione di indipendenza dei paesi arabi, il Gran Mufti rese noto il 13 ottobre 1941 il seguente Programma nel quale accennava , per la prima volta, ad una "Organizza z ione" ali' interno dei paesi arabi al servizio dello -~forw bellico dell'Asse

1) L" 'Organizzaz ione" lavora e lavorerà al di sopra di ogni ideale religioso e pur servendosi della forza che deriva dalla solidarietà musulmana con la causa araba, per ottenere l 'i ndipendenza e la sovranità dei Paesi arabi : Irak, Siria , Palestina e Transgiordania, che, per costituire un'entità economica e politica che possa vivere, devono vedere riuniti i loro IO m ili oni di abitanti;

2) Il Mufti appare intenzionato a s volgere la sua azione con la massima chiarezz a ed onestà di fronte s ia all'una che all ' altra Potenza dell'Asse . È convinto però che i maggior i reciproci interess i che già esistono e che ancor molto più possono essere svi luppati tra l'Italia mediterra nea ed africana ed i Paesi arabi devono avere un giusto riconoscimento;

3) Ove l'unione , l 'indipende nza e la sovran ità dello Stato arabo siano fuori cau sa, il Mufti desidera stabilire una sincera e duratura amicizia e collaborazione con i P aesi dell'Asse che potrà essere consacrata da trattati di commercio e da concessioni econom iche ( petroli, fosfati, cotone e tc.) di massimo favore e di larga portata . Specialmente con l'Italia vede poi la possibilità di larghe intese cultura]i e di trattamento di favore a insegnanti e professionisti italiani. Egli ammira la Germania ed il Fuhrer, ma è convinto che la maggiori affinità e le secolari trad izioni riservino maggiori pos sib ilità di collaborazione da parte del nu ovo Stato mediterra neo con l'Italia, le c ui dottrine fasciste egli ritiene co in cidono perfettamente con la me ntalità e con gli ideali del popolo arabo;

4) Sempre ove l'indipenden za e la sovranità dello Stato arabo s iano fuori causa, tutte le que stioni poli tiche e militar i che interessa no l'Asse e più particolarmente 1'Italia ( Luoghi Santi, Libano, Canale di Suez, Akaba ) potranno essere risolte con spirito di arrendevole za e di massima buona volontà da parte degli arabi .

Su queste premesse - che il Mufti si augura potranno essere accettate da Roma e da Berlino -i programmi suoi per il futuro sarebbero i seguenti :

1) Costituire insieme a Ghai lani , il centro dell'attività della" organizzazione" in Italia e possibilmente nei dintorni di Roma (Ghailani è uno dei membri del Comitato della "Nazione araba").

2) Stabilire un centro di collegamento a Be rlino con uomini di sua , fiducia ed un centro di informazioni e di attività ad Istanbul ;

3 ) Iniziare al più presto le attività d i una stazione radio clandestina " La Nazione Araba" in Italia;

4) Sfruttare le grandi ripercussioni che avrà sul mondo arabo l ' annunzio della stretta concreta collaboraz ione che così verrebbe a stabilirsi tra i Capi dell' "Organizzazione" e le Potenze dell'Asse per provocare attraverso gli agenti rimasti s ul posto, movimenti di rivolta e sabotaggi contro l'Inghilterra in tutti i Paesi arabi. Sfruttare nello s te sso tempo il suo alto prestigio sui musulmani dell ' India, del Turkestan e della Bosnia a favore della causa dell ' Asse ;

5) Costituire una Legione Araba , un corpo di paracadutisti ed un servizio arabo di " Intelligence" per combattere gli inglesi dovunque sia possibile. (il Mufti ritiene possibile ritinire varie migliaia di combattenti).

Documento n. 5

LETTERA DEL GRAN .MUFTI AL DUCE (4 novembre 1941)

Dopo essere stato in colloquio con il duce, il Gran Mi{fti di Gerusalemme, alla vigilia di partire per Berlino onde conferire con Hitler, scrisse, il 4 novembre, la seguente lettera per confermargli la totale devo z ione degli arabi e la sua scelta definitiva a favore dell'asse .

All'Eccellen za il Venerato DUCE,

in occasione della m ia determinazione di partire per Berlino , desidero porgere il mio più vivo ringraziamento per le cortesie e le accoglienze ricevute durante la mia permanenza a Roma ed il mio colloquio con Voi; in modo particolare per le preziose parole da Voi pronunziate a nome Vostro ed a nome del Governo e del Partito, circa l ' idoneità della Nazione arab a alla completa indipenden za ed a governarsi da sé, e all 'acce nno ai sacrifici da essa compiuti per raggiun ge re la me ta: per la Vostra decisa intenzione di realizzare le aspirazioni degl i Arab i e la loro indipendenza con piena sovranità; per la Vostra promessa di aiuto politico e di forniture di anni a ta le scopo; nonché dell'abolizione in Palestina del Focolare Nazionale ebraico; e per le Vostre preziose espressioni che hanno prodotto nell ' an im o mio la più grata impressione , rendendomi tra nquillo e completamente fiducioso , ed aumentando in me l ' ammira zione per le Vostre alte qualità, ed il rispetto per la Vostra eccezionale personali tà.

lo Vi assicuro, Eccellenza, che il Vostro valido ai uto ai Paesi Arabi per la realiz zazione delle loro aspirazioni e per il conseguimento de ll'uni tà e della completa indipendenza con la piena sovranità, sarà accolto dagli Arabi - come merita - con molta gratitudine e con il più alto apprezzamento . Ed a suo tempo tutti noi faremo fino all'estremo limite il poss ibile per il consolidamento dei legami di am ic izia e di collaboraz ione economica tra i due Governi dell 'Asse ed i Paesi Arabi, per il bene comu ne cli ambo le parti; fa remo pure il poss ibi le per combattere gli accaparramenti economic i e i progetti finanz ia r i britannici , ebraici ed americani che tanto hanno nociuto agli interessi arabi . Così anc h e opereremo per il consolidamento delle relazioni econom ic he con le Potenze dell'Asse e per uno scambio reciproco delle risorse economiche, sempre per il bene di ambo le parti.

Mi è anche grato di assicurare Voi , Eccellenza, che i Luoghi Santi nei nostri Paesi sono stati sempre oggetto del nostro rispetto e continueranno ad esserlo anche in avv e nire in modo assoluto; lo " statu quo " dei Luoghi Santi di tutti i riti , delle varie religioni e dottrine sarà mantenuto con ogni cura, sarà pure rispettato accuratamente tutto ciò che riguarda la religione ed i luoghi di culto di tutte le religioni e riti , nonché il loro carattere sacro.

Per quanto concerne l'inclusione del Libano nello Stato Arabo, io Vi assicuro che noi consideriamo i libanesi , siano e ssi cristiani o mus, sul mani, di qualsiasi religione o rito, alla pari di tutti gli altri arabi; essi sono fratelli nostri, arabi come noi, con noi uniti nella lingua, nel1'origine, nella residenza, negli interessi, negli usi e nelle tradizioni . Essi godranno di tutti i diritti spettanti agli arabi viventi in altre parti dei Paesi Arabi ; i loro beni , le loro credenze, i loro luoghi di culto , le loro tradizioni religiose e tutti gli altri inte ressi saranno scrupolosam e nte rispettati, senza discriminazione dagli altri loro fratelli arabi. Tal e inclusione sarà loro sommamente proficua economicamente e moralmente ; e mai ne riceveranno danno alcuno dal punto di vista materiale né da quello morale.

Io sono sicuro che tutte le difficoltà che potranno eventualmente opporsi alla unità dei Paesi Arabi e alla loro stretta collaborazione con le Poten ze dell'Asse , saranno eliminate c'on ogni facilità , grazie alle buone intenzioni esistenti presso le due Parti , unite in stretta e duratura alleanza.

Vogliate accogliere, o Grande Duce, i sensi della mia ammirazione e rispetto .

FONTE: ASMAE, Affari Politici, Palestina, b. 32; nonché ACS , Segr. Part. Del Duce, Cart. Ord. (1922 - 1943), fase. 208878.

Documento n . 6

I PIANI DELUITALIA NEL MEDIO ORIENTE (gennaio 1942)

Il governo italiano volle chiarire con questa dichiara zione dell'inizio di gennaio 1942 i propri propositi riguardo al M edio Oriente ed alle sue popolazioni, nel quadro della sua politica del Nuovo Ordine Mediterraneo:

Ora l ' ltalia nuova che uscirà dalla vittoriosa Guerra Mondialeoperante nella sua rivolu zione - dovrà attuare i s uoi grandi propositi di collaborazione con i Paesi dell'Oriente vici no e medio nell ' ordine politico culturale ed econom ico, con particolare riguardo alle tendenze secolari del l'espansione italiana

Lo spazio vitale mediterraneo dovrà costituire il nesso com un e fra tutte le var ie Nazioni mediterranee per poter assicurare una pace feco nda e duratura e il progressivo sviluppo di tutti gli stati le cui sponde sono bagnate dal mare.

In questa organizzazione - una vera e propria "Commonwealth Mediterranea" - che potrebbe venire chiamata " Impero Mediterraneo"verrebbero a trovar pos to ( oltre Cipro , la Grecia e la Spagna) tutti i vari Stati dell'Oriente Mediterraneo Europeo ( Turchia ) As ia tico ed Africano , cioè tutt i i popoli che dire ttamente o indirettamente si affacciano nel vecchio bacino mediterraneo, tramite della effettiva unità e in terdipendenza tra l'Europa, l'Asia e l'Africa. Di essi, gli Stati del Libano, della P ales tina, d ella Siria, dell 'Egitto , della Transgiordan ia hanno risentito dell ' influsso della civiltà mediterranea, cioè roma n a, cioè italica; altricome l ' Irak - sono nece ssaria mente attratti verso quella civiltà. La sua posizione strategica , le grandi possibilità di progresso, la facilità e rapidità onnai raggiunte dalle comunicazioni ne vincolano sempre più l'esistenza alle sponde orientali del Mediterraneo. Altr.i infine - come Saudia e Yem e n - devono considerarsi come elementi integrativi , perché le cos te sa udian e e yemenita fanno parte di quel complesso sis tema c he è il Mar Rosso , la libertà del quale è indi spe nsa bile non meno di quella del Mediterran eo di cui non è che la naturale continuazione.

Questa organizzazione futura dovrà apparire come la liquid az ione defin itiva di un vecchio mondo c he non ri spo nd e più ai nuovi ideali d a i quali i popoli so no g uidati e so rretti, ideali basati sull'ordine politico e sociale, s ulla giustizia, s ull a eq uità e parità di diritti, sugli e quilibri de ll a ricchezza in rapporto al lavoro, s ulla defini z ione dell e nazion a lità aspir a nti ad aggrupparsi in istinti vi nuclei operanti in una v ita com une e in a rmoni a reciproca.

L' aboli z ione dell e rivalità p e r la conquista dei me rcati e per l'accesso alle materie prime dovrà soffocare qu a ls iasi antagonismo. Questo movimento grandio so c he porta a ll ' uni o ne di tutti i popoli polarizzati ve rso uno stesso mare dovrà essere inquadrato nel nu ovo ordin e economico da s is te mi di scambi comme rciali per via di baratti ( rifornimenti di prodotti industriali in cambio di prodotti agricoli e di mate ri e prime ), da accordi di compen sazione multilaterali, da una intensa e continua collaborazione nel campo politico commercia le e finanziario.

L' Italia dovrà aiutare a ric ost itu ire entità etniche che le vio lenze delle guen-e e delle pac i avevano disperso e sconqu assato (arme ni , ass iri , curdi); favo rire le popolazioni arabe c he anelano alla costitu zione regolare e legale della loro na zionalità : as s ic urare l ' indipenden za degli Stati arabi del pross imo e Medi o Oriente co n ciascuno dei quali l ' Itali a dovrà esse re legata da un trattato di a ll ea nza e d i coop erazione , contrib uire alla soluzione della questione d e i Luo ghi Santi ch e s i impone, e non per sole rag ioni di pres tigio , ad una nazione cattoli ca come la no s tra, c ulla e sede della c hie sa di R oma

L' Italia dovrà recare il suo co ntributo a lla grande opera di industriali zzaz ione de i Paesi d ' Oriente , creando stabilimenti e officine , ce ntrali e let triche , raffinerie , zuccherifici, tess itorie; a ttrezzando comunicazioni stradali e fen-oviarie; ponti; mi g liorando l'ed ili zia nei ce ntri urbani.

Intensa co llabora z ione quindi g uidata d a ll ' Italia, con l'Oriente, colla borazione s ia economica che co mmercial e e culturale, la qu a le co nse nt a in caso di necessità una attiva collaborazione su l piano politico.

Questa co llabora z ione potrà effettuar s i s ia con uno Stato unitario arabo basato sul dec entramento a mminis trativo , sia co n i vari Stati libe ri indipe ndenti , ciascuno vive nte di vita propria.

L'u n ione dei var i Paes i arabi interessati dovrà esse re realizzata solo se una simile decisione ven-à manifestata per volontà del popolo.

È da rite nersi tutt av ia che ancora ogg i l'ara bismo s ia lungi dall'esser pronto a ri sol vere in proprio favo re la questione d' Oriente .

La po ss ibilità di una unit à politica arabo -mu ssulma na appare tuttora come una as pira z ione di inte ll ettuali idea listi. Essa è resa d ifficilmente reali zzabi le dalla mancanza di spirito unitario neg li stessi a rabi.

Nessun paese mussulmano possiede una superiorità politica, religiosa, economica, tale da imporsi agli altri in maniera decisa. D'altra parte può essere pericoloso favorire eccessivamente tendenze estreme nazionalistiche e panarabistiche che oggi soprattutto sembrano facilmente avviarsi verso il fanatismo .

L'Italia si troverà quindi in contatto o con uno Stato unitario retto da forma monarchica o repubblicana, che potrebbe comprendere i soli Paesi arabi dell'Oriente asiatico - con centro Bagdad e Damascoblocco considerevole di oltre 16 milioni di abitanti e somma importante di interessi; o con diversi piccoli Stati indipendenti, cioè con un Regno d'Egitto, con un Regno di Saudia, con un Regno dello Yemen, con un Regno dell'Iran, con uno Stato della Pal est ina e Transgiordania, con uno Stato del Libano e con uno Stato della Siria .

Anche la questione dei due Paesi (Stati del Levante) già sotto li Libano è di carattere cristiano cattolico e autonomo per alta tradizione storica; la Siria di carattere puramente is lamico

Mandato francese non è di molto facile soluzione.

Certo che il distaccare il Libano dalla S iria s ignificherebbe allontanare la fusione dei due territori che riunendosi avrebbero bisogno di integrarsi (il Libano con i suoi porti , la Siria con la sua produzione agricola), significherebbe non agevolare il collegamento della regione interna con quella litoranea, il montagnoso Libano colle fertili pianure del retroterra, accettando due economie diverse ed intralciandone l'interpenetrazione .

Ma è anche certo c he tra arabi cristiani e arabi mussulmani esiste uno stato d'animo caratterizzato da rivalità e odio, che se poteva giovare alla pol itica della Pote nza Mandataria (imperniatas i sulla protezione e sul predominio dei Maroniti) renderà oltremodo precaria la loro pacifica convivenza in uno stesso organismo statale. È quindi assai prevedibile che Beirut e i Maro niti e Melchiti del Libano non accetteranno mai di far parte di una unione siriana e di lasciarsi conglobareessi cattolici e più progrediti - come una provincia di minoranza entro la frontiere della " grande Siria " mussulmana e meno evoluta. Una delimitazione dei confini tra Siria e Libano sarebbe aug urabile per la tranquilli tà futura di quella zona.

Data la peculiare unità geografica della Siria, essa potrebbe risultare come una specie di Stato Federale (l'attuale confom1az ione giuridica della Svizzera) costituito da varie autonomie regionali , con l' abo1iz ione dei frazionamenti attuali e conseguente emendamento degli ordinamenti in precedenza concessi. (Alauiti, Gebel Druso, ecc.) .

Sarà necessario da parte nostra stabilire e mantenere questi rapporti con gli Stati Arabi d'Oriente facendo uso di una politica cauta ed accorta, senza destare apprensioni, senza cioè mostrare pericolose tendenze di predominio .

In seno alla futura organizzazione mediten-anea ogni paese sarà libero di provvedere al suo progresso secondo le proprie inclinazioni e attitudini , senza egemonie politiche né tirannie economiche sopra cioè un piano comune di ordine sociale, di sicurezza economica , di equità politica, con una concreta conciliazione e integrazione reciproca di interessi. Quindi, nessun satellite e nessun astro maggiore.

L' Italia sarà essa stessa considerata come "prima inter pares" .

La potenza italiana sarà per forza di tradizione storica (perché la ' storia d ' Italia è tutta mediten-anea) come il pendolo regolatore e centrale del grande bacino che ha modellato la civiltà del mondo.

La redenzione che l'Asse offre alle popolazioni arabe dell'Oriente si fonda sul lavoro costruttivo e civilizzatore che costituirà la loro missione di domani e sul concetto di superiore elaborazione di una solidari e tà delle varie autonomie politiche mediterranee che dovrà sost ituire quello già logoro delle " indipendenze assolute" fatalmente trascinanti a tendenze egemoniche e a pericolosi antagonismi.

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