I RAPPORTI FRA GLI ALLEATI NELLA COBELLIGERANZA

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

SALVATORE LOI

I RAPPORTI FRA ALLEATI E ITALIANI NELLA COBELLIGERANZA MMIA - SMRE (Military Mission Italian Army - Stato Maggiore Regio Esercito)

ROMA - 1986


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FUSA Editrice S. r. l. - Via Anastasio II, 95 - 00165 ROMA - 1986


PREFAZIONE La monografia descrive i rapporti che intercorsero fra i vertici dell'Esercito italiano e le autorità alleate dal settembre 1943 al maggio 1945. · Ho vissuto in prima persona questo significativo periodo e, per mia diretta esperienza, posso convalidare che i rapporti, almeno quelli a medio livello, non sempre furono agevoli mentre, non di rado, furono caratterizzati, specie nella fase iniziale, da episodi di autentica tensione dovuta alla difficoltà di creare "ex novo" un clima di intesa e di fiducia. Dopo la conclusione dell'armistizio e le convulse e sofferte giornate che seguirono, le nostre autorità militari ritennero di potersi inserire nel quadro operativo anglo-americano immediatamente ed in una condizione di inter pares, specialmente con le forze, tutto sommato ancora efficienti, di stanza in Calabria e nelle Puglie. La valutazione si rivelò prematura ed incontrò fermi ostacoli da pdrte alleata. Fu l'inizio di una serie di snervanti trattative che riservarono non poche delusioni. Gli anglo-americani chiesero in effetti il nostro concorso alle operazioni nella penisola, ma principalmente sotto il profilo logistico. Preso atto di una realtà per il momento non modificabile, per quanto non favorevole a fronte dell'obiettivo di prendere viva parte alla liberazione del Paese, i responsabili del nostro Esercito aderirono alla richiesta - che comportò un impegno imponente e delicato di natura ordinativa, disciplinare ed esecutiva - per creare i presupposti di una più incisiva ed evidente partecipazione operativa, mediante l'impiego di Unità combattenti sulla linea del fuoco . Le nostre Forze Armate, in virtù delle clausole armistiziali, furono inizialmente sottoposte alle direttive della Missione Militare alleata giunta a Brindisi il 13 settembre 1943 ed in seguito, e stabilmente, della Commissione Alleata di Controllo, composta da tre sottocommissioni; per l'Esercito, la Marina e l'Aviazione. La Military Mission for ltalian Army (MM/A) ebbe piena giurisdizione sulla attività del nostro Esercito. Nell'adempimento dei suoi compiti fu in genere piuttosto rigida, ma ciò dipese - occorre onestamente sottolinearlo - soprattutto dal fatto che doveva attenersi .ad una precisa linea politica per quanto riguardava lo sviluppo delle relazioni con le autorità militari italiane. Peraltro, grazie all'opera appassionata e generosa del Generale Utili e all'impegno dei reparti operativi del Corpo Italiano di Liberazione, furono presto raggiunti traguardi di credibilità


da cui prese corpo la rinascita del nostro Esercito. Anzi, per meglio dire, la sua "riscossa", come ebbe ad affermare Edoardo Scala, insigne scrittore di cose militari. L'impegno del I Raggruppamento Motorizzato, del Corpo Italiano di Liberazione e quello successivo dei cinque Gruppi di combattimento (vere e proprie divisioni organiche nonostante la riduttiva denominazione) facilitarono l'azione svolta dallo Stato Maggiore dell'Esercito, dallo Stato Maggiore Generale e dai Ministri della Guerra dell'epoca. Contammo, nell'ambito stesso degli ufficiali della MMIA, più d'un amico, come è stato giustamente posto in luce. Questa monografia, che è corredata di una notevole appendice documentale di più fonti, consente di ripercorrere quelle vicende in tutti i risvolti anche psicologici. Vi figura un quadro completo del consistente apporto dato agli Alleati dal nostro Esercito, con l'indicazione delle perdite subite, da cui non furono esenti le stesse Unità ausiliarie. La monografia rappresenta il logico completamento, in chiave non certo secondaria, del corpus di saggi sulla guerra di liberazione di cui l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell' Esercito si è fatto promotore ed editore. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito


CAPITOLO I ANTECEDENTI. DA CASABLANCA A CASSIBILE

I rapporti fra i vertici militari italiani e gli organismi alleati che, in forza delle clausole armistiziali del settembre 1943, ebbero nei due anni successivi competenza di controllo e di decisione in merito all'impiego delle nostre Forze Armate, e nel caso particolare dell'Esercito, furono molto difficili. Talora fu raggiunto il limite, se non proprio dell'assurdità, sicuramente della incongruenza. Volendo essenzializzare, e facendo ricorso ad una immagine di uso corrente, si può parlare di un vero e proprio braccio di ferro, la cui origine va individuata nella atmosfera in cui si svolsero le trattative che si conclusero con la resa dell'Italia alle Nazioni Unite. Rifercorriamo brevemente quelle vicende. La letteratura de secondo conflitto mondiale è ricca, osiamo dire sovrabbondante, -di opere che illustrano gli avvenimenti dell'8 settembre, sia nella intricata fase preparatoria sia nelle susseguenti tragiche giornate. I giudizi che si leggono in quei testi non sono - né invero potrebbero esserlo - univoci, e in molti casi si presentano radicalmente discordanti. "In proposito hanno avuto il loro peso, nel campo strettamente storiografico, la difficoltà di districarsi nel labirinto di documentazioni ufficiali non sempre esaurienti e talora imprecise, o l'intento di privilegiare, di quegli eventi, ora le finalità e gli aspetti strategici militari, ora i presupposti ed i calcolipolitici; nell'ambito poi della memorialistica è emerso il non infrequente vizio di origine di volere imporre tesi colpevolistiche a tutti i costi, oppure palesemente apologetiche" . (1) Ragionando a mente fredda si deve ammettere che furono commessi errori, sui quali è già stata emessa una "sentenza" che il tempo difficilmente potrà cancellare od anche attenuare. Come in un caleidoscopio si susseguirono impostazioni rigidamente preconcette, ritardi incomprensibili, sospetti e reticenze che generarono pericolosi malintesi, carenze di collegamenti, valutazioni affrettate e prive di una seria verifica.


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I prodromi dell'armistizio si possono far risalire al dicembre 1942. Fu infatti in quell'epoca che negli ambienti della Corte ed in alcune alte sfere militari cominciò ad avvertirsi la opportunità - o per meglio dire la esigenza - di svincolare con una pace separata l'Italia dagli impegni di un conflitt0 il cui esito appariva ormai irrimediabilmente scontato. Ad El-Alamein non solo era tramontato il sogno di raggiungere Suez e di impadronirsi di inesauribili risorse di petrolio e di altre materie prime strategiche, ma si era anche capit0 che la guerra era perduta. E non tanto perché quella battaglia si era conclusa con una sconfitta - che fu pur sempre "gloriosa" ma in quanto la superiorità di mezzi dell'avversario si era delineata in misura talmente schiacciante da far escludere ogni pur tenue possibilità di un ancorchè parziale riequilibrio. Gli Alleati potevano infatti contare sul praticamente inesauribile, massiccio rifornimento da parte del formidabile apparato produttivo statunitense, mentre l'industria bellica dell'Asse andava perdendo ogni barlume di competitività perché sottoposta alle quotidiane, violente offese dell'aviazione nemica, e perché carente di materie prime. Questo senza contare che sul fronte orientale la iniziativa era passata decisamente nelle mani dei russi, e che sui confini della Tunisia, destinata a diventare l'estremo baluardo italo-tedesco in Africa, si addensavano forze imponenti alleate: a quelle britanniche che avanzavano da est si sarebbero infatti aggiunte quelle americane sbarcate con l'operazione Torch e che procedevano da occidente. Di quegli orientamenti italiani giunse sicuramente notizia agli Alleati per i canali di alcune diplomazie neutrali. Ma vi è di più. Analoghi segnali sarebbero rervenuti da "comandanti italiani in Jugoslavia e in Grecia". I 2 dicembre 1942 -Anthony Eden, ministro degli esteri britannico, indirizzò al premier Churchill questa lettera: "Ho ricevuto, nelle settimane recenti, segnali di pace da parte di un certo numero di Italiani che si trovano fuori del loro paese (... .) Si dice che il generale Biro li (recte: Pirzio Biroli), governatore italiano del Montenegro, sarebbe favorevole ad una pace separata. Questa comunicazione, invero molto vaga, giunge dal generale Mihailovié, e non si capisce se la pace di cui si parla dovrebbe avvenire fra l'Italia e gli Alleati, o sarebbe un accordo puramente locale fra gli Italiani e il generale Mihailovié (.... ) Io sono contrario a che si tengano simili contatti. La comunicazione circa il generale (Pirzio) Biroli è troppo incerta; in ogni caso il generale Mihailovié deve combattere contro gli Italiani e non negoziare con loro; io propongo che


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si debba decidere di informarlo in tal senso". (2) . Prescindendo dalfa genericità delle circostanze riportare nella lettera suddetta, è comunque fuor di dubbio che tali "segnali", se veri, non potevano derivare da una iniziativa personale del generale Pirzio Biroli, soldato esemplare, bensì da direttive pervenutegli, sia pure con molta cautela, dall'alto. Semmai dal testo della nota del ministro Eden si ricava una chiara indicazione sul fatto che il generale Mihailovié non era affatto "collaboratore" dei Tedeschi - in tal caso. avrebbe forse approvato il distacco degli Italiani? - come i Britannici in seguito affermarono, nel quadro di uno spietato disegno inteso a demolire l'eroico e leale condottiero cetnico, per finalità di influenza politica, di cui sicurament~ ebbero a pentirsi anche se furono riluttanti ad ammetterlo. E credibile infatti che, se tali "segnali" effettivamente vi furono, essi siano stati diretti a Mihailovié dalle forze nazionaliste serbe e montenegrine dell'area jugoslava di influenza italiana, che cooperavano con le nostre truppe, e che al generale cetnico erano legate sul piano patriottico e sentimentale, nonchè dal fatto che, nella complessa realtà dell'epoca, avevano un nemico in comune: il movimento capeggiato da Tito, di matrice e vocazione orientale. Mihailovié - è bene chiarirlo fu sempre schierato dalla parte degli Alleati e dell'occidente; se mai operò contro gli Italiani, ciò fu per ragioni geografiche, in quanto agiva nell'area jugoslava soggetta al controllo germanico, come pure per un nobile senso di cavalleria, che lo indusse ad evitare scontri con nostre truppe, memore degli interventi umanitari dell'Esercito italiano che nell'estate 1941 valsero a sottrarre all' annientamento le comunità dei suoi connazionali serbi presenti nelle regioni occidentali dello Stato Indipendente di Croazia, che furono bersaglio della sanguinosa persecuzione programmata dal governo ustasci di Ante Pavelié, con l'appoggio tedesco (3). N ella Conferenza di Casablanca (gennaio 194 3) in cui fu deciso di occupare la Sicilia una volta ultimate le operazioni contro la Tunisia, Roosevelt e Churchill confermarono l'impegno dei loro paesi di proseguire la guerra fino· alla resa incondizionata di Germania e Giappone. Da quella dura formula venne esclusa l'Italia, allo scopo dichiarato di incoraggiarla a distaccarsi dai Tedeschi. Il gabinetto di Londra, convocato in riunione straordinaria in assenza di Churchill, manifestò il suo dissenso su quest'ultimo orientamento; il ministro Eden comunicò al suò premier che il governo di Sua Maestà britannica era dell'avviso che anche all'Italia dovesse venire imposta la resa senza condi-


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zioni. Chi informò prontamente Londra dell'andamento della Conferenza di Casablanca (svoltasi, per l'esattezza, nel periferico quartiere residenziale di Anfa)? Fu probabilmente Harold MacMillan, ministro residente britannico presso il Comando in Capo alleato del Mediterraneo. Egli intervenne alla importante riunione, come pure il suo collega di parte americana, Robert Murphy, rappresentante personale del Presidente Roosevelt presso l'anzidetto Comando. Harold MacMillan, diplomatico di innegabile statura, abile interlocut0re e rigido esecutore delle direttive che gli pervenivano da Eden, ebbe grande peso nelle decisioni di carattere politico che gli Alleati assunsero nell'area mediterranea, e cioè nei riguardi di Francia, Italia, Jugoslavia e Grecia. E aut0re di diverse opere sul secondo conflitto mondiale; di recente sono stati pubblicati i suoi Diari di guerra, di estremo interesse nei riflessi delle vicende ricostruite nel presente saggio. (4) Nel successivo mese di maggio 1943, caduta la Tunisia, si tenne a Washington una nuova Conferenza, denominata Trident, per concordare le grandi linee delle future operazioni degli Alleati. Prevalse la tesi sostenuta dagli Americani (che l'avevano già adombrata a Casablanca) e condivisa dai Russi, ma poco gradita agli Inglesi, di portare l'attacco decisivo alla Germania con uno sbarco nel nord della Francia. Il periodo della operazione, chiamata convenzionalmente Overlord, fu fissato di lì ad un anno, e cioè per il maggio 1944. Agli Inglesi premeva però che la guerra proseguisse con vigore anche nell'area mediterranea. Era certo che avrebbero assunto la responsabilità e la direzione delle operazioni in quello scacchiere, essendo scontato (anche se la decisione formale venne adottata successivamente, a Quebec) che il generale statunitense Dwight D. Eisenhower, che ne era il comandante in capo, entro l'anno si sarebbe trasferito in Inghilterra per pianificare e poi guidare la Overlord. I Britannici ottennero quindi che si prevedesse non già la sola occupazione della Sicilia, ma anche l'invasione della penisola , italiana. Va detto che Eisenhower considerava, come unico obièttivo veramente importante nella economia generale della guerra, il possesso della Sicilia, e in via alternativa o sussidiaria quello di Sardegna e Corsica: muovendo dagli aeroporti delle isole tirreniche, i bombardieri anglo-americani avrebbero infatti ,potuto colpire i centri industriali dell'area danubiana controllati dai Tedeschi, azioni non effettuabili, per motivi di autonomia di volo, partendo dalle basi del nord Africa. Perché gli Inglesi insistettero nel ricordato atteggiamento? Taluni affermano che essi coprirono quello che parve di fatto un


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proposito "vendicativo", con la considerazione di impronta strategica che la Germania dovesse venire attaccata anche dal sud dell'Europa. Ma allora perchè - aggiungiamo noi - ignorarono la direttrice balcanica, suggerita con grande avvedutezza dal loro generale Wilson, all'epoca comandante in capo del Medio Oriente, e si irrigidirono su quella italiana a dispetto delle ben prevedibili difficoltà, che in seguito puntualmente emersero, derivanti dalla configurazione naturale della penisola? Il ministro Eden diede febbrilmente avvio alla preparazione di un documento, articolato in numerose clausole, che avrebbe poi costituito, salvi pochi ritocchi, il famoso "armistizio lungo". Inutile dire che si apriva col presupposto della resa del nostro paese senza condizioni. Churchill e Roosevelt rimasero perplessi nel leggere quel testo; in particolare il presidente americano rifletteva sulle ripercussioni che la durezza delle clausole avrebbe potuto esercitare su una larga fascia del suo elettorato, costituita da immigrati italiani. Entrambi finirono comunque per dare il loro assenso; anzi, furono proprio gli Americani a ricordare l'inserimento della formula della resa incondizionata nei successivi atti. Per alcuni Roosevelt sarebbe stato indotto a quel "voltafaccia" da suggerimenti di consiglieri dell'area intellettuale, che contando amicizie nei circoli dei fuorusciti italiani ne avrebbero subito le fressioni. Considerano pure una "contraddizione" il fatto che i 17 luglio, mentre si andava consolidando lo sbarco in Sicilia iniziato sette giorni prima, egli indirizzò agli Italiani un messaggio promettendo una capitolazione onorevole se si fos sero arresi alle Nazioni Unite. (5) A nostro avviso il presidente americano non operò un voltafaccia e tanto meno si contraddisse. Pur minato nel fisico da un male irreversibile, egli fu sempre lucidissimo di mente, e in quella circostanza fece un ragionamento perfetto sotto il profilo politico e psicologico: a imporre all'Italia la resa senza condizioni sarebbero state le Nazioni Unite, mentre esclusivamente come presidente degli Stati Uniti egli prometteva una capitolazione onorevole al nostro paese, impegnandosi - di fronte a quella fascia del suo elettorato di origme italiana - a ricostruirlo dopo la guerra. Decisamente contrario alla politica britannica della resa incondizionata era il generale Eisenhower, che a sua volta il 26 luglio 1943 (l'indomani della caduta del regime fascista), preparò un documento contenente dieci clausole arministiziali da radiotrasmettere agli Italiani. Nel concetto del condottiero alleato le considerazioni di indole militare dovevano prevalere su quelle di


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carattere politico: l'importante era indurre l'Italia ad uscire dal conflitto, e pertanto andavano evitate formule umilianti che avrebbero potuto sortire un effetto opposto. Si astenne quindi dall'inserire in quel documento, che fu poi la base del cosiddetto "armistizio corto", ogni accenno alla resa senza condizioni. (6) Nei Diari di guerra, Harold MacMillan riesce poco convincente proprio alla data del 26 luglio 1943, del giorno cioè in cui, nei propositi del comandante in capo, parve essere accantonata la dura formula di cui si era fatto inflessibile promotore Anthony Eden. Per quel che riflette gli affari italiani, di certo in primo piano in quella giornata a causa della _traumatizzante notizia della caduta di Mussolini, in luogo di annotazioni originali n ei Diari figura un corsivo piuttosto generico. Occorre a questo riguardo osservare che MacMillan molto correttamente ha precisato, nella introduzione dei Diari, di avere in più d'un caso operato, nel pubblicarli, modifiche ed anche omissioni, come pure di avere scritto a posteriori su taluni fatti troppo importanti e segreti per poter essere riferiti sic et simpliciter con le rapide annotazioni vergate sul momento. In tale casistica rientrano i corsivi che si scorgono nel contesto dei Diari, compreso quello che si legge appunto sotto la data del 26 luglio 1943. Quel giorno si . tenne a Tunisi un vertice alleato , presenti E isenhower, il suo capo di Stato Maggiore Bedell Smith e Murphy per la parte americana, l'ammiraglio Cunningham, il maresciallo dell'aria Tedder, il generale Alexander e MacMillan per quella britannica, oltre alcuni componenti dei vari staffs . Riferisce MacMillan che vennero discusse due proposte: 1) il generale Eisenhower avrebbe dovuto rivolgere agli italiani un messaggio evidenziando che gli Alleati, "nel richiederne la resa incondizionata non intendevano imporre termini disonorevoli"; 2) in quanto ai termini era necessario conoscere la g.uarantina di clausole stilate da un comitato a Londra, per le quali si attendeva l'approvazione da parte del governo statunitense. (7) Guardando alla sostanza delle cose è evidente che venne posto il fermo al messaggio già preparato da Eisenhower nel quale, come ricordato, non figurava alcun accenno alla "resa incondizionata". L'obbligato richiamo alle clausole londinesi, infine accettate dal governo di Washington, ebbe il risultato caro ai Britannici: quando tre giorni dopo, il 29 luglio, il messaggio venne messo a punto, in coda alle dieci clausole vergate dal comandante in capo ne figuravano due altre, una delle quali (la dodicesima) implicava l'automatica accettazione da parte dell'Italia delle durissime condizioni elaborate a Londra, e costituenti il fa-


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moso "armistizio lungo". I Britannici - è provato - vollero sempre evitare che l'Italia potesse in qualche modo sottrarsi ai pesanti termini della capitolazione, o anche semplicemente rivendicarne l'attenuazione . (8) Da quanto precede emerge in maniera ben chiara la netta divergenza di sentimenti e di propositi nutriti verso l'Italia da Americani e Inglesi. Una realtà che si manifestò, in forma immutata, negli eventi che seguirono. Il 26 luglio 1943 il nuovo capo del governo maresciallo Badoglio , col famoso "la guerra continua", aveva impegnato l'Italia a proseo-uire la lotta a fianco dei Tedeschi. Ma era fin troppo evidente cl1e si sarebbe adoperato per far uscire il paese, stremato e sconvolto, da un conflitto eroicamente condotto dalle Forze Armate e di~nitosamente vissuto dalla popolazione. Vi è chi addebita a Bactoglio la colpa di non avere immediatamente e con franchezza riferito all'allora alleato germanico tale suo intendimento politico, e sostiene che in tal modo sarebbero state evitate alla nazione le aspre ritorsioni dell'8 settembre. Vi è però un'altra tesi che - senza accettarla né respingerla - ci limitiamo a riferire. Badoglio si propose probabilmente di agire da "vecchio soldato": non volle mettere in crisi le forze tedesche con un improvviso distacco, che sperò di poter concordare in tempi ristretti con un leale scambio di vedute. In parole brevi, si illuse che quello che Mussolini non aveva potuto ottenere da Hitler al convegno di Feltre del 19 luglio, avrebbe potuto ottenerlo lui, svincolato come era da legami di ideologia politica. Se così fu, occorre dire che peccò quanto meno di ingenuità: non tenne presente il fatto che ad interlocutore non avrebbe avuto lo Stato Maggiore della Wehrmacht, ma un Hitler infuriato e spietato. In ogni caso la illusione del vecchio maresciallo, ammesso che l'abbia realmente nutrita, cadde ben presto. I T edeschi rafforzarono la loro presenza in Italia, in attuazione del piano Alarico già a punto fin dal 27 luglio. Costituirono fra l'altro nella pianura padana il Gruppo Armate B, posto agli ordini di Rommel, e chiesero che vi fossero inquadrate due nostre Armate, la 4a e la 8". I Convegni di Tarvisio e di Casalecchio (6 e 15 agosto) inasprirono i già tesi rapporti fra i nostri Stati Maggiori ed i comandanti delle forze germaniche in Italia. Il nostro Governo aveva intanto deciso di avviare trattative con gli Anglo-americani per esserne aiutato a svincolarsi dalla alleanza col Terzo Rei eh. Il 30 luglio l'allora ministro degli affari esteri Raffaele Gùa-


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riglia prese un primo contatto con il ministro britannico presso la S. Sede, Francis O sborne; l'iniziativa cadde praticamente nel nulla perché sia il diplomatico britannico che il rappresentante degli Stati Uniti in Vaticano non disponevano di un cifrario sicuro. (9) L'indomani si tenne al Q uirinale una riunione presieduta dal Re in persona. Vi intervennero il maresciallo Badoglio, il generale Ambrosia, Capo di Stato Maggiore Generale, il ministro Guariglia ed il duca Acquarone, ministro della Real Casa. Fu deciso di entrare in contatto con gli Anglo-americani attraverso le rappresentanze diplomatiche, per rendere noti gli intendimenti dell'Italia. (1O) Due consiglieri d'ambasciata, Blasco Lanza d' Ayeta e Alberto Berio, vennero inviati l'uno a Lisbona e l'altro a Tangeri dove il 3 ed il 6 agosto ebbero colloqui rispettivamente con l'am basciatore britannico Ronald Campbell e col console generale, pure britannico, Gascoigne. La differenza in questi contatti paralleli e contemporanei fu che mentre Lanza d' Ayeta non fece accenno ad offerta di resa, ma si limitò a sollecitare l'appoggio degli Anglo-americani per permettere all'Ital ia di sganciarsi dai Tedeschi, Berio si sarebbe detto dotato di poteri r,er iniziare negoziati armistiziali. Lo stesso 6 agosto, a Berna, 11 Nunzio apostolico avrebbe chiesto al locale rappresentante diplomatico greco di suggerire al proprio governo (in esilio) di offrirsi come mediatore per una pace separata fra l'Italia e gli Alleati. A completare il quadro, pare che un certo Bussetti avrebbe riferito per telefono al console generale britannico in Barcellona di essere portatore di una formale comunicazione (di pace) da parte di vari partiti della sinistra italiana. (11) Fu il solo Berio a ricevere una risposta, e abbastanza eloquente, suggerita dal Foreign Office londinese: gli Alleati non intendevano negoziare un armistizio con l'Italia, la quale doveva semplicemente arrendersi incondizionatamente, ponendosi "nelle loro mani'' . Fu comunicato che in ogni caso i preliminari dovevano svolgersi sul piano militare. In nome del Governo e del Comando Supremo, il maresciallo Badoglio e il generale Ambrosio avocarono a sé la gestione del delicato affare. Essi incaricarono di allacciare conclusivi rapporti con gli Alleati il generale Castellano; mancando notizie di quest'ultimo, qualche tempo dopo affidarono l'identico incarico al generale Zanussi, dello Stato Maggiore dell'Esercito. Il che rese ancor più confusa la già complicata situazione. N on è questa la sede per ricostruire, nelle loro varie fasi, le


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vicende che portarono alla conclusione e alla proclamazione dell'armistizio. Per quel che riflette gli orientamenti ed i comportamenti, in larga parte discordanti, di Inglesi e Americani, riteniamo di essere stati abbastanza esaurienti. Consideriamo ora, sempre per rapidissimi accenni, la condotta dei nostri negoziatori, in pratica quella del generale Castellano essendo stata del tutto effimera la partecipazione alle trattative del generale Zanussi. (12) Il generale Castellano ebbe purtroppo la pretesa di poter trattare con gli Alleati inter pares, e cullandosi in quella erronea convinzione resè in grande misura ininfluente e privo di persuasività il suo pur appassionato operato. Ritenendo di strappare l'ammirazione degli Anglo-americani riferì di essere stato il principale ideatore del complotto del Gran consiglio del fascismo che determinò la caduta di Mussolini, come pure del contemporaneo inganno attuato nei confronti di Dino Grandi (13); suscitò invece una pessima impressione (14). Pressato dagli Alleati, che non facevano che ripetere, con monotonia, che l'Italia doveva arrendersi e rimettersi alla loro totale discrezione, Castellano per delega del maresciallo Badoglio firmò il 3 settembre a Cassibile l'armistizio corto, unitamente al generale Bedell Smith che lo sottoscriveva in rappresentanza del comandante Eisenhower. Quell'atto, in forza del menzionato articolo 12, comportava la accettazione automatica delle clausole lunghe, da sottoscrivere in un secondo tempo ·a più alto livello. Quella procedura, imposta dalle autorità di governo, indignò Eisenhower, il quale giudicò l'armistizio "una truffa, uno sporco affare, un accordo disonesto". Castellano era già a conoscenza del Memorandum di Quebec, votato in agosto dagli Alleati nel corso della Conferenza Quadrant, che stabiliva non essere prevista la partecipazione dell'Italia, a resa avvenuta, alla · guerra a fianco delle Nazioni Unite. Dopo avere firmato l'armistizio corto, Castellano prese visione delle clausole lunghe ed elevò una vibrata protesta, ma inutilmente. (15) Fu allora che Bedell Smith appose all'atto, di suo pugno, questa precisazione: "Le clausole aaaizionali (quelle dell'armistizio lungo: N .d.A.) hanno un valore relativo fintantochè l'Italia collabori nella guerra contro i Tedeschi". Quel chiarimento, breve ma significativo, fu soprattutto una prova della comprensione degli Americani nei confronti del nostro paese. Bedell Smith, capo di Stato Maggiore di Eisenhower durante l'intero corso del conflitto, si dimostrò favorevole all'Italia in più d'una occasione, e lo fece sempre spontaneamente.


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Il seguito è storia nota. Il governo italiano non poté che accettare quel testo. Molto grave fu nelle sue conseguenze l'equivoco in cui incorsero Badoglio e Ambrosie, dietro comunicazione di Castellano, sulla data della proclamazione dell'armistizio. Credettero, chissà perché, che gli Alleati ne avrebbero diffus o al mondo la notizia il 12 settembre. Ambrosie non diede ascolto a Roatta, quando il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito gli riferì, su segnalazione della osservazione aerea, che il mattino dell'8 un imponente convoglio alleato si avvicinava alle coste della Campania, e che quindi lo sbarco che doveva accompagnare la proclamazione dell'armistizio era questione di ore. Fu uno dei tanti errori, ed imprevidenze, commessi in quelle drammatiche circostanze. Le autorità di governo e militari italiane ritenevano che l'armistizio si sarebbe nsolto in un puro e semplice "voltar di pagina"? Forse non tutte, ma alcune - e proprio le più elevate - sembrerebbero averlo pensato. Quali misure si erano adottate? Lo Stato Maggiore dell'Esercito, dopo un chiaro "preavviso" dell'inizio di agosto, aveva diramato alle Grandi Unità dipendenti (territorio nazionale, Corsica, Provenza e Croazia) disposizioni precise e tutto sommato tempestive: memoria 44/0p del 2 settembre 1943, marconigramma 11/ 35708 del 5 settembre, memoria 45/0p del 6 settembre, fono a mano 36415 del giorno 8 (il noto "piano Gambara", vanificato dal ricordato equivoco sulla data di proclamazione dell'armistizio). Il Comando Supremo aveva, a sua volta, diramato alla Marina, all'Aeronautica e alle Grandi Unità terrestri direttamente dipendenti (Erzegovina, Montenegro, Albania, Grecia ed Egeo) . disposizioni tardive, che in taluni casi non giunsero nemmeno a destinazione: promemoria 1 e 2, entrambi del 6 settembre e foglio 24202 dell'8 settembre, quest'ultimo generatore di equivoci (16). Gli avvenimenti assunsero una connotazione di tale gravità da condurre la nazione sull'orlo dello sfacelo. Fu difficile, molto difficile, risalire la china: se ciò avvenne lo si d ovette in grande parte proprio al nostro Esercito, come ricordiamo nel C apitolo IX di questo volume.


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NOTE AL CAPITOLO I (1) Cfr. Bertinaria, Pierluigi, Le trattative, gli inganni, in "Relazioni Internazionali" n. 35, Milano, settembre 1983. (2) F.O. (Foreign Office) 371/33240, 2 December 1942. (3) Cfr. Loi, Salvatore, Le operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia 1941-1943, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 1978, passim. Cfr. anche Poliakov, Leon - Sabille, Jacques, Gli ebrei sotto l'occupazione italiana, Edizioni di Comunità, Milano, 1956, in cui sono descritti i salvataggi di ebrei e di serbi ortodossi operati dai nostri soldati in Croazia. (4) Cfr. MacMillan, Harold, War Diaries. The Mediterranean 1943-1945, MacMillan, London, 1984, passim. '(5) Cfr. Mazzetti, Massimo, L'armistizio con l'Italia in base alle relazioni ufficiali anglo americane, in Memorie Storiche Militari 1978, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 1978, passim. (6) Cfr. Bertinaria, P., op. cit.

(7) Cfr. MacMillan, H., op. cit., pp. 164-165. (8) Cfr. Kogan, Normann, L'Italia e gli Alleati. 8 settembre 1943, Lerici, Milano, I 963, passim. (9) Cfr. su quelle vicende, compresi i convegni di Tarvisio e di Casalecchio: Le operazioni delle Unità. italiane nel settembre-ottobre 1943, a cura di M. Torsiello, C. Brialdi ed altri, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 1975, passim. (10) Ibidem.

(11) Cfr. MacMillan, H., op. cit., p. 179.

(12) Cfr. Beninaria, P., op. cit. (13) All'alto esponente del fascismo era stata promessa la presidenza del nuovo gove rno (affidata invece a Badoglio) purchè facesse ·cadere Mussolini.

(14) Cfr. Mazzetti, M., op. cit., p. 118. (15) I testi del Memorandum di Quebec, dell'armistizio corto e dell'armistizio lungo sono trascritti integralmente in Appendice ai documenti nn. 1, 2, 3. In merito alla protesta di Castellano cfr. Butcher, Harry, Three years with Eisenhower, William Heineman, London, 1946, p. 388 (L'opera è elencata in Bibliografia nella edizione italiana: Mondadori, Milano, 1948). (16) I documenti menzionati figurano in Append.ice in quest'ordine: nn. 4 (sintesi); 5; 6; 9; 7; 8; 10.


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CAPITOLO II I PRIMI RAPPORTI CON GLI[ ANGLO-AMERICANI DOPO L' ARMI[STIZIO

Sommario: La Missione militare alleata Eatima. La Missione militare italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo. Fra possibilismo e diniego. Una riscossa ostacolata.

L'indomani dell'armistizio il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Mario Roatta, atbbandonò Roma al seguito del Re e delle più alte Autorità civitli e militari, che si trasferivano al sud per sottrarsi alla possibiJle cattura da parte dei Tedeschi, e soprattutto per assicurare la ceontinuità dello Stato. Questa iniziativa era stata concordata, ntei prenegoziati di resa, con gli Alleati, i quali intendevano evitar·e che si creasse, nei territori progressivamente liberati, un vuoto (di potere (non sentendosi in grado di provvedere alla normale annministrazione), e volevano avere un interlocutore pienamente legittimato con cui affrontare le molte e delicate questioni che al I.Presente ed in futuro sarebbero inevitabilmente sorte. Dobbiamo dire che Roatta farò da Roma con l'intenzione precisa di fermarsi, unitamente a suo staff, in Abruzzo (1) prendere alla mano le Unità di Calabria e Puglia ancora efficienti, e spingersi avanti lungo la fascia adriattica per costringere le forze germaniche dislocate nel sud a ritiirarsi celermente verso nord onde evitare di rimanere ta~liate fuotri dalle Armate che la Wehrmacht aveva addensato nelle regionii settentrionali. Solo dietro ordine perentorio si imbarcò per Brfodisi. Altrettanto va detto, per fedeltà storica, del principe UmfJerto, che più volte espresse il fermo proposito, durante il tragitto verso Ortona, di fare rientro a Roma per partecipare alla difes,a della capitale. Dovette obbedire a Badoglio, il quale seccameote gli rammentò che, come maresciallo d'Italia, era suo superiotre gerarchico e che pertanto era in grado di impartirgli ordini. L",episodio è descritto da Giovanni Artieri, in un libro dedicato .a quelle vicende. (2)


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Appena insediati a Brindisi, il Governo ed i vertici militari fecero il punto sulla situazione. Per quel che concerne l'Esercito, alla data del 12 settembre si avevano notizie certe sulla efficienza e sulla disponibilità di queste forze:

nell'Italia meridionale 7a Armata (generale Mario Arisio ):

• IX Corpo d'Armata (in Puglia): divisione di occupazione "Piceno" 209a divisione costiera 21 oa divisione costiera XXXI brigata costiera i•

XXXI Corpo d'Armata (in Calabria): divisione fanteria "Mantova" 211 a divisione costiera 212a divisione costiera 214a divisione costiera 22r divisione costiera

• dalla r Armata dipendeva pure il XIX Corpo, dislocato in Campania, che dopo sporadiche resistenze si era dissolto il giorno 11 settembre • dal IX Corpo dipendenvano pure le Piazze militari marittime di Taranto e di Brindisi; al IX Corpo era pure destinata la divisione fanteria "Legnano", in afflusso da Bologna

in Sardegna Comando Superiore FF.AA. della Sardegna (generale Antonio Basso): • XIII Coq~o d'Armata: divisione fanteria "Sabauda" 20Y divisione costiera 205a divisione costiera XXXIII brigata costiera • XXX Corpo d'Armata: divisione fanteria "Calabria" 204a divisione costiera IV brigata costiera

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• Riserva: divisione paracadutisti "Nembo" divisione fanteria "Bari" I Raggruppamento corazzato

in Corsica VII Corpo d'Armata (generale Giovanni Magli): divisione fanteria "Friuli'' divisione fanteria "Cremona" 225a divisione costiera 226a divisione costiera I Raggruppamento granatien I Raggruppamento alpini I Raggruppamento motocorazzato Mancavano notizie delle Grandi Unità del nord Italia e di quelle dislocate in Provenza e nell'area balcanica. A tal riguardo rimandiamo a quanto è riferito nel Capitolo IX. Il maresciallo Giovanni Messe che a metà novembre 1943, come vedremo più avanti, sostituì Ambrosio nella carica di Capo di Stato Maggiore Generale, carica che ricoprì fino al maggio 1945, ha scritto: " ... disponevamo di nove divisioni mobili, di cui alcune notevolmente provate dai recenti combattimenti, di una decina di divisioni costiere. Le prime difettavano di armamento e di automezzi, ma potevano agevolmente essere portate ad un maggior grado di efficienza e costituivano comunque un prezioso strumento per la guerra in montagna, alla quale viceversa mal si prestavano le supermotorizzate divisioni alleate. Le seconde, inadatte all'impiego in prima linea, potevano essere impiegate nei servizi di retrovia e come serbatoio per il completamento delle prime. Vi erano nella penisola magazzini con discrete scorte, vi era in mano alleata in Sicilia, in Sardegna e nel nord Africa abbondante preda bellica non ancora manomessa. Questa sembrava essere logicamente la piattaforma da cui sarebbe partito il nostro sforzo bellico. Anche all'infuori della sua materiale portata, l'immediato reimpiego di quelle unità avrebbe agito come energico tonificante degli spiriti smarriti nella terribile crisi. Invece, non appena l'occupazione della 5a e della Ba armata ebbe raggiunto una sufficiente consistenza, gli Alleati vietarono improvvisamente allé nostre truppe di continuare quella collaborazione operativa che era stata non solo accettata di buon grado, ma anche apprezzata e sollecitata". (3) Ripercorriamo, tappa per tappa, quei fatti dalle connota-


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zioni per molti aspetti sconcertanti. Il Comando Supremo indirizzava l'l l settembre 1943 ai Capi di Stato Maggiore delle tre Armi il fg. 1015, segreto, col quale, ricordato che i T edeschi, avendo apertamente iniziato le ostilità contro di noi, erano da considerarsi nemici ed andavano di conseguenza combattbti, si ordinava di contrastare ogni loro ulteriore rafforzamento nel nostro territorio, raccomandando di procedere in stretta collaborazione con le Unità anglo-americane. Si sottolineava infine l'importanza di "garantire l'attuale sede del Governo (Brindisi = N.d.A.) da eventuali improvvisi colpi di mano". (4) Il giorno 14 il Comando Supremo impartì, sempre ai Capi di StatO Maggiore delle tre Armi, con fg. 1104, segreto, direttive più elaborate, soprattutto per la previsione di imminenti esigenze operative in contatto con similari unità "inglesi". Viene da chiedersi se l'aggettivo, nelle intenzioni del compilatore, comprendeva estensivamente tutti gli Alleati, o si riferiva solo ed esclusivamente ai Britannici, forse perché da parte di questi ultimi si dava per scontato un atteggiamento meno amichevole di quello degli Americani. Si prescriveva di prendere immediato contatto con il V Corpo, in fase di sbarco in Puglia, precisando Armata, non doveva in che anche se operante unitamente alla ogni caso esserne considerato alle dipendenze. Altro particolare: si raccomandava, nei rapporti con gli Alleati, di "non insistere sulle nostre deficienze perché, a parte ogni altra considerazione, si verrebbe automaticamente a menomare il valore del nostro concorso. Si farà quel che si potrà. Alle reali nostre deficienze occorre far fronte essenzialmente con ripieghi dettati dalla volontà". Altra direttiva: rastrellare tutte le munizioni ovunque dislocate per evitare che l'esaurimento delle medesime frustrasse i nostri sforzi. Ed infine, si ordinava di curare il problema "calzature" delle unità destinate ad operare, disponendo che al personale di truppa della Marina e della Aeronautica se, ne lasciasse un solo paio, destinando le esuberanti ai reparti dell'Esercito. (5) In quelle norme si colgono notazioni in un certo senso patetiche: parevano la pianificazione di una sorta di guerra dei poveri. Ma la "riscossa" dell'Esercit0 italiano prese corpo proprio in una siffatta realtà: e per tale motivo, va detto a chiare lettere, fu ancor più miracolosa e meritoria. Il generale Roatta non aveva perso tempo. Il 12 settembre aveva notificatO al Comando della Armata, con fg. 16/1, precise direttive per le operazioni in Puglia confermando disposizioni già impartite verbalmente. Il concetto del Capo di Stato

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Maggiore dell'Esercito rispondeva a due finalità ben coordinate: - assicurarsi il completo controllo della Puglia; spingersi più avanti possibile, per fronti successivi, come prem_essa di una avanzata più decisa insieme alle forze angloamericane_ Per il raggiungimento di quegli obiettivi Roatta prescriveva la formazione di colonne celeri, ed una immediata, quanto energica, opera di recupero morale degli uomini. (6) Il Capo di Stato Maggiore costituì il 14 settembre 194 3 il LI Corpo d'Armata, che inglobava le forze del IX, al quale vennero devoluti compiti esclusivamente territoriali. La nuova Grande Unità, posta agli ordini del generale Giuseppe De Stefanis, operò con un certo successo raggiungendo l'allineamento Martina Franca-Fasano e respingendo un pericoloso attacco tedesco contro un grosso deposito di munizioni situato fra Andria e Corato. Nel quadro delle accennate disposizioni va considerata la circolare (a stampa) n. 1 - 82/0p, datata 20 settembre 1943, che Roatta diramò fino a livello di comandante di battaglione incluso. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito esordiva ricordando che l'Italia aveva concluso l'armistizio sperando di poter mantenere .rapporti pacifici e amichevoli nei confronti dei Tedeschi, i quali però avevano reagito con violenza, secondo un piano evidentemente predisposto, e da attuare - ciò era altrettanto palese :_ al momento opportuno prescindendo dallà resa ·del nostro paese agli Anglo-americani. Per tale motivo la Germania era divenuta un nemico, da combattere a fianco degli Alleati. Il documento si concludeva con una affermazione alla quale non può negarsi una certa logica: "L'armistizio e le sue clausole sono virtualmente superate (. .. ) Le truppe italiane, vigliaccamente costrette dai tedeschi a riprendere le armi, intraprendendo la medesima lotta che conducono le forze armate anglo-americane sono, senza proclamazioni ufficiali, divenute loro alleate". Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito esaminava la situazione con quel realismo che aveva dimostrato anche nelle disposizioni impartite alle Grandi Unità dipendenti prima dell'S settembre. (7) _ Parlando in linea generale, non può neg;:trsi che le nostre Autorità militari agirono di norma dopo l'armistizio con la prontezza che la situazione richiedeva, dimostrando il fermo proposito di combattere contro i Tedeschi. In ciò trovarono o credettero di trovare - una legittimazione in due documenti: il memorandum di Quebec e la clausola apposta da Smith in


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calce al testo dell'armistiAo corto. Il primo atto, pur muovendo dalla premessa che non era contemplata l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i Tedeschi, riportava: "La misura nella

quale le condizioni (di armistizio) saranno modificate in favore dell'Italia dipenderà dall'entità dell'apporto dato dal Governo e dal popolo italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durante il resto della guerra. Le Nazioni Unite dichiarano tuttavia senza riserve che ovunque le forze italiane e gli Italiani combatteranno i Tedeschi, o distruggeranno proprietà tedesche, od ostacoleranno i movimenti tedeschi, essi riceveranno tutto l'aiuto possibile dalle forze delle Nazioni Unite". (8) Non differente era, nella sostanza, il significato della clausola vergata da Smith. (9) Gli intendimenti operativi dei nostri Comandi, pur peccando di ottimismo, avevano una base di ragionevolezza. A renderli "velleitari" fu, come vedremo, il comportamento dei nuovi Alleati. Il 12 settembre era giunta a Brindisi la Missione Militare Alleata presso il Governo italiano, chiamata convenzionalmente FATIMA; la guidava il generale britannico Noel Mason-MacFarlane, capo di stato maggiore era il generale statunitense Maxwell Taylor. Due giorni dopo i predetti alti ufficiali ebbero un incontro col generale Ambrosio, presenti pure da parte italiana il Sottocapo di Stato Maggiore Generale, il capo reparto operazioni del Comando Supremo e l'ammiraglio De Courten, ministro della Marina. Rispondendo a precisi quesiti postigli da Mason-MacFarlane sulla situazione del nostro Esercito, il generale Ambrosio ne fece un quadro piuttosto desolante. Indicò le divisioni sulla cui efficienza si poteva in larga parte contare: la "Mantova", la "Piceno", la "Legnano" e alcune costiere nel sud Italia, quelle della Sardegna e della Corsica. Non mancò di sottolineare la scarsezza del munizionamento e dell'equipaggiamento (leggasi: calzature). In merito alle divisioni dell'area balcanica fece presente la possibilità di recuperare via mare la "Cuneo" da Samos e la "Acqui" da CefalQnia. Così si legge nel verbale della riunione, in Atti del Comando Supremo 1943, che è riportato in extenso in Appendice (10). A proposito della "Acqui" è tuttavia doveroso soffermarsi su due altre risultanze documentali. La prima emerge da un messaggio che il generale Ambrosio inviò al generale Castellano, capo della Missione militare italiana presso il Comando in capo delle forze alleate in Algeri. (11) Vi si legge: "Abbiamo inviato due torpediniere, Corfù seriamente mi-


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nacciata. Nulla possibile per Cefafonia dove situazione grave". Il messaggio, nella copia dichiarata conforme che si trova negli Atti del Comando Supremo, non reca la data, ma in base alla collocazione che ha nel carteggio, risale sicuramente al 14 settembre 1943 (o prima). L'altra indicazione, ancora più inquietante, la offre una lettera "private" di Mason-MacFarlane, datata 14 settembre 194 3. Il generale britannico riferendo del suo primo colloquio avuto con Ambrosia, parla della precaria condizione delle Unità italiane presenti nel sud: praticamente immobili, e con munizioni per circa due giornate di combattimento. Circa le divisioni nei Balcani, Ambrosia gli avrebbe detto: "anche avendo disponibili le navi, non sarebbe bene tentare di recuperarle, perché sono ormai finite" . (12) Un'altra ombra inquietante sulla tragica vicenda della "Acqui". Nel rapporto inoltrato in via ufficiale al Comando in Capo di Algeri, Mason-MacFarlane precisò: "l'apporto che le Unità italiane possono dare alle operazioni alleate è praticamente nullo" . (13) Ambrosia , ignaro, emanava con fg. n. 3 segreto in data 15 settembre 1943, disposizioni per la ricostituzione di nostre Grandi Unità (14). Il 15 e il 16 settembre i capi della missione alleata, presenti anche Harold MacMillan e Robert Murphy, ebbero altri incontri: con Badoglio, col duca Acquarone, ministro della Real Casa, col principe Umberto, col generale Roatta. Il 14 erano stati ricevuti da re Vittorio Emanuele III. In parallelo, anche se ovviamente con diverso peso, era stata insediata in Algeri, con l'autorizzazione di Eisenhower, la R. Missione militare italiana presso il Comando in capo delle Forze alleate. La capeggiava il generale Castellano, ed era composta come segue: col. Adelmo Pederzani, capo di Stato Maggiore, capitano di vascello Ernesto Giuriati, ten. col. Giorgio Tioli, capitano di fregata Amleto Ferraù, maggiore Edoardo Tessitore, capitano Vito Guarrasi, s. ten. Galvano Lanza. Castellano agì con molto entusiasmo, ma con risultati molto scarsi. Del resto non ci si poteva attendere di più, date le circostanze di tempo, e l'ambiente, in cui dovette operare. Si cullò nella illusione di essere altamente considerato dagli Alleati, i quali invece ]?are che avessero di lui una stima piuttosto scarsa. Anche se 11 riferimento può sembrare superficiale, va annotato che Castellano si impegnò nello studio psicologico dei personaggi con i quali fu a contatto in Algeri, comunicando al Comando Supremo i suoi giudizi. Questi, a dire il vero, non sono molto convincenti: ad


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esempio, di Eisenho.wer disse che non era molta intellige~1te e nemmeno preparata>(sic!). In ogni caso è doveroso precisare che l'opera del nostro capo missione fu intensa ed appassionata - di ciò bisogna rendergli merito - e non raggiunse gli obiettivi in cui era lecito sperare perché all'amichevole possibilismo di parte americana ponevano ostacoli i rappresentanti britannici. Questi, nel perseguimento del loro disegno punitivo nei confronti del nostro paese ricorsero sistematicamente ad una tattica basata sulla astuzia. Sapendo di non potere influire su Eisenhower e tanto meno sul suo capo di Stato Maggiore, Walter Bedell Smith, provocarono con un fitto intreccio di messaggi la emanazione di direttive dei governi, che il Comandante in capo non poteva naturalmente ignorare, anche se qualche volta non ne tenne alcun conto. Le nostre affermazioni trovano conforto in numerose testimonianze scritte ed orali. In questa quadro ha una indubbia importanza, per la immediatezza della fonte, quanta ci è stato riferito dalla signora Gilda Massa sposata ad un Italiano noto cultore di storia latino-americana. All'epoca degli avvenimenti narrati la signora Massa serviva nel corpo femminile dell'esercito statunitense, ed era segretaria di Bedell Smith. Laureata in Storia delle letterature moderne alla Cornell University, e buona conoscitrice della lingua italiana, Gilda Massa .'fu per motivi del suo ufficio addentro a tutte le questioni riguardanti il nostro paese. Fra l'altro fu lei a battere a macchina il testo italiano dell'armistizio lungo. Riportiamoci ora alla Missione Alleata FATIMA. Le notizie trasmesse ad Algeri dopo i primi colloqui di Brindisi, diedero materia ad Eisenhower per redigere una circostanziata relazione,, che inviò al generale George Marshall, capo di Stato Maggiore dell'Esercito Americano. Ne indichiamo i punti più importanti. Il comandante in capo delle forze alleate nel Mediterraneo premetteva che il governo italiano era moltp fragile, ma possedeva il requisito incontestabile delle legalità. In' previsione di una guerra lunga e difficile, era necessario utilizzarne l'apporto nel migliore dei modi. Eisenhower ricordava che diverse unità italiane già collaboravano con gli Alleati in difesa di importanti posizioni soprattutto logistiche (come porti e aeroporti), e che due incrociatori della nostra Marina avevano eseguito, ed eseguivano, rischiose missioni di rifornimento alle truppe della Corsica. Il concorso italiano - proseguiva il generale - era indubbiamente vantaggioso, ed andava appoggiata, anche in base alle istruzioni, ben precise, che gli erano state comunicate. Ma


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queste erano in contrasto con le clausole dell'armistizio lungo, che avrebbe dovuto firmare di lì a pochi giorni, e che contemplavano il disarmo delle Unità italiane_ Eisenhower concludeva prospettando la opportunità di considerare superate quelle clausole e proponeva che si concedesse una "qualche forma di riconoscimento de facto all'Amministrazione Badoglio quale cobelligerante od associato militare soggetto a certe condizioni". (15) Mentre Roosevelt e Churchill riflettevano sulle conseguenti decisioni, ecco la Missione Alleata a Brindisi infliggere un duro colpo alle aspettative italiane. Il generale Mason-MacFarlane (ricevette "suggerimenti" da Londra?) il 22 settembre comunicò verbalmente al maresciallo Badoglio che il LI Corpo d'Armata, già operante, doveva essere impiegato in servizi di retrovia, e che per giunta doveva cedere tutti gli automezzi agli Alleati, che pure ne avevano una larghissima disponibilità. La reazione del nostro capo del governo fu immediata. Egli indirizzò al generale Eisenhower questo messaggio: "Generale MacFarlane mi informa che per ordini superiori truppe LI corpo armata italiano dovranno guardare strade ponti aerodromi in seconda linea et cedere tutti autocarri truppe anglo-americane alt Ora noi abbiamo chiesto armistizio perché deboli ma non siamo dei poltroni alt Alla liberazione del nostro Paese dai Tedeschi intenc/,iamo concorrere con il nostro sangue alt Voi che siete così grande soldato comprenderete nostri sentimenti et non permetterete che ci venga inflitto un trattamento umiliante per noi alt Spero in una vostra favorevole risposta che ci permetta di agire da soldati a fianco delle vostre truppe". Il 23 settembre Eisenhower ricevette da Roosevelt e da Churchill il riscontro alla sua relazione, con direttive che vennero perfezionate due giorni dopo. Queste erano il risultato di un compromesso fra le differenti posizioni americane e britanniche; il governo russo, interpellato, aveva in pratica aderito ad entrambe. In sostanza si prescrisse quanto segue: - Badoglio avrebbe dovuto firmare l'armistizio lungo, e l'Italia dichiarare ufficialmente guerra alla Germania, ottenendo dalle Nazioni Unite il riconoscimento di uno status di cobelligerante (e quindi non di alleata vera e propria); - Eisenhower era libero di decidere sulla portata del concorso italiano alle operazioni contro i Tedeschi_ Come si scorge, gli Inglesi avevano raggiunto l'obiettivo, per essi irrinunciabile, di far sanzionare i durissimi termini lunghi; gli Americani quello di utilizzare il nostro potenziale bellico, scarso sì ma rafforzabile, con piena dignità dell'Italia; i Russi, lo


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abbiamo accennato; erano d'accordo su entrambi gli aspetti di quella decisione politico-militare. (16) Il comandante in capo alleato diede ordine a Mason-MacFarlane di convocare una riunione con Badoglio a Malta per il 29 settembre. Naturalmente, data la gravità degli aro-omenti che vi si sarebbero trattati, e delle responsabilità, anche storiche, che vi si sarebbero .assunte, la riunione fu preceduta da diversi colloqui preparaton. Il 26 settembre Mason-MacFarlane fu ricevuto da re Vittorio Emanuele. Questi, alle richieste avanzategli dal generale britannico, rispose di essere pienamente d'accordo sulla opportunità di formare un governo più rappresentativo, in sostituzione di quello, puramente "d'affari", allora in carica. In merito però alla formale dichiarazione di guerra alla Germania, disse che sarebbe stato bene, per una serie di circostanze psicologiche, procedervi dopo la liberazione di Roma. L'indomani 27, Smith, Mason-MacFarlane, MacMillan e Murphy ebbero un lungo colloquio con Badoglio. Il capo di Stato Maggiore di Eisenhower consegnò al maresciallo italiano due copie del testo dell'armistizio lungo (17) ricordandogli che l'art. 12 dello strumento di resa firmato a Cassibile il 3 settembre 1943 (18) contemplava l'accettazione da parte dell'Italia dei termini lunghi, la cui formale sottoscrizione costituiva appunto il principale argomento nella agenda del convegno di Malta convocato per il 29 settembre. Mason-MacFarlane richiamò l'attenzione di Badoglio sull'emendamento apportato nel p reambolo, sopprimendovi la dizione "resa incondizionata". Fece presente che la firma del documento era richiesto dagli Alleati per due motivi: dare soddisfazione alla opinione pubblica dei loro ·paesi; evitare che in una data troppo a lungo procrastinata si potesse equivocare sulle condizioni di dettaglio . Il fo-enerale Eisenhower aveva comunque l'autorità di modificare ne modo da lui ritenuto opportuno talune condizioni, sempre però nello spirito delle dichiarazioni del presidente Roosevelt e del primo ministro Churchill. Badoglio disse che avrebbe discusso col Re il testo dell'armistizio lungo, e propose un nuovo incontro, anch'esso preliminare, per l'indomani alle 10.30. Il generale Smith affrontò allora la questione della dichiarazione di guerra alla Germania, osservando che tale atto avrebbe evitato che i militari italiani catturati dai Tedeschi fossero consi-


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derati franchi tiratori, e non godessero del tradizionale trattamento riservato ai prigionieri di guerra. Altri presenti sottolinearono che la dichiarazione dì guerra alla Germania avrebbe modificato, allentandolo, l'esercizio dei poteri del Governo militare alleato (19), anche con la restituzione della Sicilia alla amministrazione Badoglio. Una clausola relativa al problema istituzionale italiano fu lasciata cadere. I rappresentanti alleati riportarono l'impressione che sarebbe stata proposta ufficialmente da parte nostra, dopo la liberazione di Roma. Il nostro capo del governo disse che era più che soddisfacente, per l'Italia, ottenere lo status di cobelligerante. Nel resoconto di Murphy è riportato che il maresciallo dimostrò di essere non eccessivamente entusiasta di ricevere il riconoscimen to di alleato in senso stretto. (20) Il generale Smith a questo punto ricordò che durante l'ultima guerra l'Italia si era schierata a fianco delle Potenze dell'Intesa senza avere con esse stipulato un patto di alleanza. Identica, aggiunse, era la presente situazione giuridica degli Stati Uniti nei confronti di Gran Bretagna e Unione Sovietica. Il 28 si tenne il previsto nuovo incontro . Badoglio che era accompagnato da Ambrosia e dal col. Jung, esperto di problemi economici, esordì riferendo che aveva esaminato col Re il testo dell'armistizio lungo, e che era pronto a discuterne. Dopo che Mason-MacFarlane ribadì che l'indomani, a Malta, si doveva procedere alla fi rma del documento, il maresciallo espose il suo punto di vista: - erano inaccettabili il titolo dell'atto (Strumento di resa) e la clausola I A (Le forze italiane si arrendono senza condizioni); - il governo da fui presieduto si trovava nella impossibilità materiale d i applicare numerose clausole del testo. I rappresentanti alleati chiesero una breve sospensione del colloquio. Discussero fra di loro la situazione e convennero di insistere, alla ripresa, sulla firma dell'atto . Quindi i soli Smith e Mason-MacFarlane incontrarono Badoglio. G li confermarono che la sottoscrizione del documento doveva avere luogo in ogni caso, ma che si sarebbe tenuto conto delle esigenze italiane con questa procedura: - Eisenhower avrebbe inviato a lui (Badoglio) una lettera intesa a far superare ogni incertezza in merito alla materiale possibilità del governo italiano di dare applicazione a molte clausole, non poche delle quali erano da considerarsi oltre tutto superate dagli avvenimenti posteriori al 3 settembre;


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- il generale avrebbe immediatamente esposto ai due Governi (statunitense e britannico) la richiesta italiana di modificare il titolo del documento e sopprimere la formula della resa senza condizioni, ed avrebbe inoltre caldamente raccomandato che non si desse alcuna pubblicità ai contenuti d ei termini lungh i. Si previde la diffusione di un messaggio del Re per radio, ma in seguito non se ne fece niente perché la registrazione, a causa del tono di voce sommesso e tremolante del vecchio monarca, riuscì male. Nell'ambito del nostro Governo, in quei giorni, si vissero o re agitate. Il generale Ambrosia inviò al duca Acquarone un pro-memoria, sostenendo che la dichiarazione di guerra alla Germania doveva avvenire solo se accompagnata da inequivocabili contropartite. Secondo il Capo di Stato Maggiore Generale, gli Alleati avrebbero dovuto accettare dall'Italia un concorso di guerra ben superiore a quello fino allora consentito, autorizzando il trasferimento in continente delle divisioni presenti in Sardegna e Corsica, e fornendo le di adeguati mezzi. Era poi a suo avviso impensabile rompere le relazioni diplomatiche con il Giappone (come richiesto dagli anglo-americani) senza la preventiva stipulazione di una alleanza vera e propria. (21) Contemporaneamente il duca Acquarone ricevette da. Castellano una lettera di tenore ben differente. Il nostro Capo missione lo esortava - per suggerimento , egli scrisse, di Eisenhower, a fare opera di convinzione presso il Re perché dichiarasse guerra àlla Germania e rompesse le relazioni diplomatiche con il Giappone. Ne sarebbero derivati - coi1cludeva Castellano - vantaggi di natura sia psicologica ch e politica. (22) Per completare il quadro di quei tormentati preliminari, aggiungiamo che alla vigilia del convegno di Malta pervenne al nostro Governo la comunicazione che gli Alleati autorizzavano la costituzione di una Unità combattente, della forza di 5.000 uomini , per l'imminent~ impiego in linea. Nasceva il I Raggruppamento Motorizzato. E tuttavia da domandarsi se quella comunicazione, avuto riguardo ai tempi in cui venne notificata, costituì la risposta alla accorata lettera di Badoglio, o non mirò piuttosto a rasserenare almeno parzialmente l'animo del vecchio maresciallo chiamato a sottoscrivere, di lì a poche ore, l'amaro testo dell'armistizio lungo . Era in ogni caso evidente - considerando l'enorme divario numerico fra il LI Corpo d'Armata, di cui si era impedita l'attività già intrapresa, e l'autorizzata nuova formazione - che gli Alleati si arrogavano ogni decisione sull'impiego dei nostri reparti .


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Il convegno di Malta si svolse, come stabilito, il 29 settembre 1943. Le due rappresentanze si riunirono a bordo della nave da guerra britannica Nelson: quella anglo-americana era capeggiata da Eisenhower in persona, quella italiana da Badoglio. Fu il nostro capo del governo ad aprire la discussione, iniziando dai problemi di indole politica. Dopo avere assicurata che auspicava la formazione di un governo a larga base e di impronta liberale, affrontò il tema della dichiarazione di guerra alla Germania. Al riguardo disse di paventare rappresaglie tedesche sui prigionieri italiani in loro mani; aggiunse che a suo avviso sarebbe stato opportuno attendere la li5erazione di Roma prima di procedere alla dichiarazione di guerra alla Germania. Aggiunse che il governo da lui presieduto esercitava la sua opera in una limitata parte del territorio nazionale per cui non poteva pronunziarsi a nome dell'intero popolo. Era preferibile, concluse, proseguire fino ad allora nella belligeranza de facto. Eisenhower concordò sull'allargamento della compagine ministeriale, salvo sottoporre preventivamente i nominativi a Mason-MacFarlane. Si oppose all'ino-resso nel governo del conte Dino Grandi. Lo proponeva il Re, cl1e ricordando il ruolo avuto da Grandi nella caduta di Mussolini, riteneva che la sua presenza nel governo avrebbe provocato uno scisma tra i fascisti del nord. Eisenhower per contro caldeggiò la partecipazione di Sforza, che si accingeva a rientrare dagli Stati Uniti , al governo; sollevò le riserve di Badoglio, che parlò di ostilità del Re nei riguardi dell'esponente repubblicano. In merito alla dichiarazione di guerra, il comandante in capo alleato insistette sulla necessità che l'Italia vi procedesse senza indugio. Fece presente che numerosi governi in esilio, che non controllavano nemmeno "un pollice" del territorio del loro stata, avevano dichiarato guerra al Terzo Reich. Badoglio replicò che una decisione in tal senso spettava, secondo Statuto, al sovr~no; assicurò che in ogni caso avrebbe svolto opera di persuasione. Furono quindi affrontati i temi di natura militare. Badoglio fece un intervento piuttosto infelice: ebbe l'aria di voler impartire un "rimprovero" e una lezione di alta strategia ad Eisenhower, dicendo che lo sbarco a Salerno era stato un errore e che aveva favorito (sic!) i piani di Kesselring; suggerì pertanto un nuovo sbarco nella zona di Rimini per tagliare fuori le forze tedesche del sud. Badoglio accompagnò il suo dire con un sorriso, caratteristico dell'affetta di un vecchio che "dà avvertimenti a dei ragazzi". (23) Era forse influenzato, Badoglio, dal giudizio di


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Castellano sulla "scarsa intelligenza e scarsa preparazione" di Eisenhower? Parrebbe di sì. Ci sia consentita una breve considerazione. Le operazioni di sbarco im.rlicano due fasi: una offensiva, per la conquista di un lembo d1 territorio ed una difensiva per il consolidamento d elle posizioni raggiunte ai fini dell'afflusso di rinforzi in uomini e mezzi. La zona di Salerno, anche tenendo conto della distanza dalle basi di partenza, era quella che meglio si prestava allo scopo. Sbarcare a Rimini sarebbe stato più sensato? Gli Alleati, che furono sul punto di essere ributtati in mare a Salerno, avrebbero contenuto la controffensiva, nella aperta pianura padana, del Gruppo Armate B di Rommel? Eisenhower non entrò nel merito della dissertazione strategica di Badoglio. Osservò essere evidente che le truppe italiane erano uscite da tre anni da una guerra logorante: testualmente disse "scoraggiante". Aggiunse che procedendo gli Alleati nella avanzata e dovendo truppe italiane parteciparvi , era del massimo interesse che Badoglio scegliesse le divisioni migliori, anche con le dotazioni di altre Unità, perché foss ero a punto al momento dell'impiego "Quando saranno pronte avvertiteci - disse - e noi le ispezioneremo". In quanto alle altre truppe, potevano essere utilizzate in servizio sulle linee di comunicazione , come battaglioni lavoratori, nei porti ecc. Non si impegnò ad equipaggiare tutte le nostre divisioni, ma disse che le avrebbe "amtate" con l'enorme materiale italiano catturato in Tunisia e in Sicilia. Badoglio offrì la partecipazione di otto divisioni italiane. Eisenhower rispose che il generale Alexander, comandante del XV Gruppo di Armate, avrebbe considerato come utilizzare le nostre truppe, e fra queste sicuramente la divisione "Nembo". Eisenhower si disse d'accordo su una partecipazione, ancorchè simbolica, di truppe italiane alla liberazione di Roma. Dopo la firma delle clausole lunghe, Eisenhower assicurò che delle stesse non si sarebbe data alcuna pubblicità. Quindi la esigenza inderogabile di dare soddisfazione alla opinione pubblica dei loro paesi era stato un espediente degli Alleati per indurci alla sottoscrizione di quel documento. La strada degli inganni era ancora aperta. La si chiuse quando subentrò il ferreo e giugulatorio controllo delle tre Sottocommissioni Alleate per Marina, Aeronautica ed Esercite. (24) Al teste dell'armistizio furono naturalmente apportare le modifiche di cui si era parlate nelle riunioni preparaterie. La formula "sen za condizioni" venne riferita non g1à alla resa (come era scritto nella stesura originale) bensì alla accettazione delle clausole aggiuntive. (25)


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A Badoglio fu consegnata la lettera di Eisenhower preannunziatagli il giorno precedente. La riportiamo integralmente: Mio caro maresciallo Badoglio, le clausole dell'armistizio da voi appena sottoscritte sono supplementari all'armistizio militare corto, firmato dal vostro rappresentante e dal mio il 3 settembre 1943. Esse sono basate sulla situazione esistente prima della cessazione delle ostilità. Gli sviluppi degli avvenimenti dopo tale data hanno notevolmente modificato lo status dell'Italia, che ha effettivamente incominciato ,a cooperare con le Nazioni Unite. E pienamente riconosciuto dai Governi sotto le cui direttive io agisco che queste clausole sono sotto taluni aspetti superate dagli eventi posteriori, e altre sono ormai divenute non attuali o sono già state eseguite. Noi pure riconosciamo che presentemente il Governo italiano non è nella possibilità di dare attuazione ad alcune delle clausole. La mancata esecuzione a causa della situazione esistente non verrà considerata come un mutamento della buona fede da parte del!'I talia. Non dimeno, questo documento rappresenta le richieste che il Governo italiano è chiamato ad adempiere quando sarà in grado di farlo. Resta inteso che le clausole sia di questo documento sia dell'armistizio militare corto del 3 settembre potranno essere modificate di volta in volta se esigenze militari o l'allargamento della cooperazione da parte del Governo italiano lo indicheranno come opportuno. 29 settembre 1943 Sinceramente Dwight D. Eisenhower Generale dell'Esercito degli Stati Uniti Comandante in capo delle Forze Alleate

Va detto che in previsione del convegno il Comando Supremo aveva fatto predisporre, in comune dagli Stati Maggiori delle tre Armi, un memorandum da consegnare agli Alleati. Vi si puntualizzava lo stato di efficienza di Esercito, Marina ed Aeronautica alla data del 25 settembre, e si prospettavano la possibilità e le linee del loro impiego nelle operazioni condotte dagli Alleati sul territorio italiano. (26) Riprendiamo da un accurato saggio di recente pubblicazione: ''Per quanto riguardava l'Esercito, lo Stato Maggiore aveva indi-


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cato in 1O divisioni mobili e 11 costiere le forze sotto il controllo del governo nazionale. Seznalava inoltre in fase 'di riordinamento nelle Puglie, provenienti dai Balcani, efementi di 4 Divisioni', mentre vi erano difficoltà di recupero di altri 25 mila uomini dislocati nei Balcani. Circa le ipotesi di cooperazione attiva dell'Italia, lo Stato Maggiore, 'dopo aver riferito dei provvedimenti in corso nelle Puglie per costituire un distaccamento motorizzato' che avrebbe preso parte alle operazioni della Ba armata, passava alle proposte. Il piano di collaborazione prevedeva per l'immediato l'utilizzazione di '3 Divisioni già nella Puglia e in Calabria', alle quali si potevano aggiungere in tempi brevi altre 4 Divisioni (3 di fanteria e una di paracadutisti), recuperabili dalla Sardegna e Corsica. Complessivament,e, dunque, 7 Divisioni le quali, 'con un modesto concorso anglo-americano di automezzi', avrebbero potuto divenire addirittura 1O e costituire una vera e propria Armata. Un piano per lo meno ottimistico la cui presentazione poteva avere un senso soltanto come una mossa tattica, come una dimostrazione della volontà italiana di collaborazione. Del resto, gli stessi rappresentanti italiani dovevano rendersi conto perfettamente che al momento non era possibile assumersi un impegno di quel~a mole: infa!(i le pro_poste v~n_ivano i":1me4iatamente fatte seguire da una piu realistica analisi della situazione: 'Le divisioni difettavano però (come avevano sempre difettato) di mezzi corazzati, di artiglieria contro-carro e contro-aerea. In questo momento poi, che non vi erano nell'Italia meridionale stabilimenti di produzione, e che molti depositi erano caduti nelle mani germaniche, difettavano anche di munizioni e di oggetti di equipaggiamento (specie calzature)'.

Si faceva perciò affidamento sugli anglo-americani per l'assegnazione di una certa aliquota di mezzi corazzati e di artiglierie contro-carro e contro-aeree alle divisioni italiane, oltre a quelle relative agli automezzi e oggetti di equipaggiamento. Il compito di colmare il divario, notevole, fra necessità 'e disponibilità, spettava dunque agli alleati, con conseguenze facilmente immaginabili per le prospettive di successo dei programmi italiani di collaborazione militare." (27) Condividiamo pienamente l'acuta analisi che precede. Aggiungiamo che negli appunti formativi del memorandum. esisteva un paragrafo che merita di essere trascritto:

"Smetterla con i bombardamenti terroristici delle città (vedi Tra-


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ni). Lo scopo di terrorizzare le popolazìoni, e sconvolgere la vita civile, è già stato raggiunto, tanto che si è dovuto chiedere proprio l'armistizio. Quindi non vi è ragione di continuare. Se si vuole distruggere una città, solo perchè ha i Tedeschì, si distruggerà tutta l'Italia. Le vie di comunicazione possono essere battute fuori dalle grandi città". (28)

Il memorandum non fu consegnato alla delegazione alleata a Malta; venne trasmesso il 30 settembre al generale Smith, il quale tramite Castellano rispose qualche giorno dopo che "la proposta italiana di impiegare dieci nostre divisioni non era stata accolta a causa della s.carsa fiducia che gli Alleati riponevano nello spirito combattivo delle nostre truppe". Quali considerazioni si possono trarre dall'andamento del convegno di Malta? Qualche risultato positivo fu indubbiamente raggiunto, soprattutto nelle dichiarazioni di Eisenhower che davano un avvio concreto, anche se molto limitato sotto il profilo combattentistico, alla collaborazione dell'Esercito italiano con gli Alleati. Ma a prescindere dalla irremovibile ostilità britannica, a Malta non manifestata, ma non per questo definitivamente accantonata, e sempre attiva nel frapporre ostacoli alla nostra ripresa, a complicare le cose concorse l'equivoco con cui i vertici delle nostre Forze Armate interpretarono le parole del Comandante in capo alleato. Ne comprese perfettamente il senso il generale Roatta, che il 30 settembre inviò al Comando Supremo il foglio 18/Mob, segreto, avente all'oggetto "Personale per la ricostituzione di G.U.". Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito formulava realistiche proposte per la formazione di quelle Unità di élite di clii aveva parlato Eisenhower. (29) Il Comando Supremo ritenne invece che Malta avesse· aperto una breve e comoda scorciatoia per un inserimento massiccio italiano nel contesto operativo degli Anglo-americani. Non capì invece che vi era da scalare ancora quello che in gergo alpinistico si chiama "un sesto grado", con cordate anche di mortificazione, come i non taciuti servizi di scarico nei docks, da disimpegnare con reparti di nostri militari e non con corvees di civili. E infatti, con una interpretazione eccessivamente estensiva delle dichiarazioni di Eisenhower, il Comando Supremo con foglio 1615/0p, segreto, del 1° ottobre 1943, impartì ai Capi di Stato Maggiore delle tre Armi disposizioni sull'approntamento G. U. per le prossime operazioni". Ambrosio presentava un pro-


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gramma articolato in tre punti fondamentali: - approntamento di Unità da impiegare nella presa di Roma; - approntamento di unità da impiegarsi oltre la presa di Roma, nella avanzata verso nord; - costituzione di unità di occupazione. Per la prima esigenza si prevedeva la partecipazione del già autorizzato I Raggruppamento Motorizzato, della divisione "Nembo" e di altre 2 o 3 divisioni di fanteria. Per la seconda l'impiego del comando LI Corpo d'Armata e delle divisioni "Mantova", "Piceno" e "Legnano". Per la terza infine era pre:vista la riorganizzazione delle divisioni costiere e del comando del XXXI Corpo d'Armata. Si ordinava a Superesercito di prendere contatti con la Missione Alleata per il recupero del materiale di preda bellica in Sicilia e Calabria; eguale compito, p er l'Africa, veniva affidato al generale Castellano. (30) È evidente che erano state travisate, almeno in parte, le conclusioni del convegno di Malta. Siamo indotti a pensare che la presenza, nella delegazione italiana, di un buon interprete non sarebbe stata di troppo. Come giustificare quell'entusiasmo, onesto ma troppo salgariano, che improntava le disposizioni dello Stato Maggiore Generale che abbiamo riassunto? Può darsi che in Ambrosio facessero presa le comunicazioni che gli pervenivano da Castellano, in genere molto ottimistiche e non di rado radicalmente erronee. Basti pensare che il 19 settembre aveva segnalato come a noi "favorevole" il rapporto inviato ad Eisenhower da Mason-MacFarlane dopo i primi colloqui di Brindisi (31 ), mentre il generale britannico aveva precisato - come da noi già riferito - che le unità italiane avrebbero potuto recare alle operazioni alleate un apporto "nullo", il che gli permise di ~trapp~re, _come è le~ito supporre, il consen.so di ~is~n~?wer ad impartire il perentorio ordme che poneva fme all attiv1ta del LI Corpo d'Armata. Si ha la netta impressione che il nostro Capo missione ad Algeri venisse sistematicamente male informato o almeno "emarginato" se non da parte degli Americani, sicuramente da parte degli Inglesi. Amara sorte per chi aveva menato vanto di essere una sorta di eminenza grigia del nostro governo, e di avere non solo preparato il voto del Gran Consiglio del Fascismo che rovesciò Mussolini, ma anche, successivamente, "fatto lo sgambetto" a Grandi. Comunque nei primi giorni di ottobre dovette segnalare di avere appreso che negli ambienti di Algeri si nutriva una scarsa fiducia sullo spirito combattivo delle nostre truppe, come abbiamo già riferito.


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Il 5 ottobre Ainbrosio chiese agli Anglo-americani la restituzione dei prigionieri di guerra in loro mani, per la formazione di nuove grandi Unità combattenti; rinnovò la istanza 1'11 ed il 26 dello stesso mese, ma sempre senza fortuna. (32) Per la esattezza una risposta pervenne, ma assolutamente sconfortante e ben lontana dal soddisfare le pur ragionevoli attese del nostro Capo di Stato Maggiore Generale: la Missione Alleata comunicò che si sarebbe proceduto alla riconsegna di ufficiali, sottufficiali e uomini di truppa, a condizione però che venissero destinati non a reparti operanti, bensì a servizi di retrovia . (33) Per il 6 ottobre fu fissata una riunione presso il comando, in S. Spirito di Bari, del XV Gruppo Armate alleate (Sa americana e sa britannica), che conduceva le operazioni terrestri in Italia. Il giorno precedente Ambrosio aveva presentato al maresciallo Badoglio una relazione in cui, in termini essenziali ma chiari, puntualizzava alcuni temi politici e militari. Sotto il primo aspetto lamentava un certo immobilismo del nostro governo, che si t rovava in una troppo accentuata soggezione nei confronti degli Alleati; sotto l'altro profilo prospettava la necessità che in aggiunta alla Missione in Algeri, si proponesse agli Anglo-americani la costituzione di un organismo di collegamento diretto con il XV Gruppo di armate. (34) Badoglio rispose in maniera piuttosto secca, l'indomani, sottolineando che diverse questioni erano di "completa responsabilità" sua e del Capo dello Stato. (35) Veniamo ora alla riunione di S. Spirito. Per la parte alleata vi intervennero il generale Alexander, comandante del XV Gruppo di Armate, il suo c_a po ufficio operazioni, generale Martin, l'ammiraglio Cunningham; per guella italiana il maresciallo Badoglio e Ambrosio. Alexander dimostrò una comprensione che contrastava con la durezza manifestata pochi giorni prima a Malta. Il nostro capo del governo ne rimase colpito e annotò la circostanza in un suo libro di memorie. (36) Il generale inglese, dopo avere chiaramente detto che i piani alleati erano già a punto e che era impensabile una loro modifica, aggiunse che tuttavia esisteva la possibilità di un concorso italiano, come "vantaggioso incremento delle forze disponibili". Si dichiarò favorevole non solo all'ingresso in Roma di un contingente simbolico italiano, ma anche alla partecipazione di nostre truppe alla liberazione della capitale. Ma quello che aprì l'animo di Badoglio e di Ambrosio a grandi speranze fu la richiesta, avanzata da Alexander, che gli Italiani conoscendo bene il terreno ed essendo in possesso di notizie sulla dislocazione ed entità delle truppe ger-


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maniche, gli fornissero "consigli" in merito alla condotta delle operazioni fino a Roma, e che concorressero allo "studio dei piani strategici" per la avanzata fino alla p ianura padana. La eventualità di una consistente presenza di nostre truppe sulla linea del fuoco si proiettava nel domani ancora lontano. Ma per il presente ? Si era fermi al previsto impiego del I Raggruppamento Motorizzato. Alexander si disse interessato all'apporto di "elementi sfusi" in grado di non sfigurare nel com?lesso motocorazzato alleato. Badoglio offrì la partecipazione della "Nembo", di cui gli Alleati avevano detto un gran bene, alle imminenti operazioni. Alexander disse di gradirla, lasciando però agli Italiani l'incombenza di trasferirla dalla Sardegna in continente: un modo come un altro per dire di no . Il generale alleato accolse di buon grado la richiesta che una nostra Missione, emanazione dello Stato Maggiore R . Esercito, fosse insediata presso il suo comando. Trascriviamo da una monografia recentemente edita a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito:

"In conclusione il pensiero di Alexander sulla partecipazione italiana alle operazioni belliche, al di là delle frasi di circostanza e di cortesia, poteva così riassumersi: 1) il contributo italiano non integrava in alcun modo lo sforzo bellico congiunto degli Anglo-americani, rispetto al quale era un di più; 2) questo contributo, pur così ridotto, non sarebbe stato aumentato prima della conclusione del ciclo operativo che aveva come obiettivo finale la presa di Roma. Questo fu in effetti quanto avvenne, nonostante le molte promesse rinnovate in quei mesi: occorrerà infa.tti arrivare all'estate del '44 perché la nostra partecipazione alle operazioni, almeno nominale, possa fare finalmente, con la nascita dei Gruppi di combattimento, il tanto atteso salto di qualità". (37) Inutile dire che Alexander ribadì l'orientamento alleato ad un massiccio impiego di nostre unità nei servizi di retrovia. Il 13 ottobre 1943 l'Italia dichiarò ufficialmente guerra alla Germania: fu l'ambasciatore a Madrid a darne annunzio formale al rappresentante diplomatico tedesco. Ma i nostri rapporti con gli Alleati mutarono, in sostanza, ben poco se non per nulla. I G overni degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica diramarono infatti un comunicato congiunto, nel quale dichiaravano di riconoscere "la posizione del governo ita-


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liano come è stata delineata dal maresciallo Badoglio" e di accettare "l'attiva collaborazione della Nazione e delle Forze armate italiane come cobelligeranti nella guerra contro la Germania". Il comunicato proseguiva precisando che, nei riguardi degli Alleati, rimaneva immutato il carattere di provvisorietà del governo italiano in carica, e che era opportuno che alla fine del conflitto il nostro popolo fosse chiamato a decidere sul suo futuro democratico. (38) . Nel pomeriggio di quello stesso giorno Badoglio convocò i giornalisti facendo questa dichiarazione: "Scopo unico del miq governo è quello di liberare il Paese dalla oppressione tedesca. E evidente che tale liberazione non potrà essere raggiunta se non unendo strettamente la nostra azione militare con quella degli Anglo-americani". (39) Contemporaneamente il vecchio maresciallo inviò al generale Eisenhower questa lettera:

"Ora che l'Italia ha dichiarato guerra alla Germania, se si vuole che questo sia qualcosa di più di un gesto platonico, è necessario che Voi prendiate in considerazione le mie richieste, così che noi siamo posti in grado di rendere la massima possibile collaborazione alle forze sotto il Vostro Comando. Voi mi avete scritto che L'eventuale miglioramento delle condizioni d'armistizio dipenderà dall'opera del governo italiano. Ma se Voi non mi aiutate, io non potrò esplicare che buona volontà". (40) Sempre il 13 ottobre, subito dopo che giunse la notizia d ella nostra dichiarazione di guerra alla Germania, si tenne in Algeri una riunione per studiare la struttura della Commissione Alleata di Controllo per l'Italia, che avrebbe dovuto sostituire la provvisoria Missione Alleata in Brindisi. I compiti di quell'organismo, secondo la clausola 37 dell'armistizio lungo che ne prevedeva espressamente la costituzione, erano: "rappresentare le Nazioni Unite, incaricato di regolare ed eseguire il presente atto (l'armistizio lungo) in base apli ordini e alle direttive generali del Comandante in capo delle torze alleate". Si riunirono: Robert Murphy e il suo assistente Samuel Reber, il generale Julius Holmes, capo sezione governi militari presso il Comando in capo, il generale J ohn Wliiteley, sottocapo di Stato Maggiore, britannico, i diplomatici inglesi Roo-er Makins, Pierson Dixon e Harold MacMillan. Molti i problemi sul tappeto, compreso quello di "consigliare ed organizzare" il governo italiano e predisporre,


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in tempi brevi, la liqu idazione dell'AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories) in Sicilia e Calabria, trasferendo quelle regioni sotto la autorità della Corona e del governo italiani. I lavori, lo riferisce MacMillan nei suoi Diari (41 ), si presentarono subito molto impegnativi e defatiganti: evidentemente emersero, fin dall'inizio, divergenze di vedute fra Americani e Britannici, sul cappio da porre attorno al collo del nostro paese. Lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva intanto intrapreso l'opera di riorgamzzazione delle nostre U nità, proponendosi questo programma: assegnazione di un terzo reggimento ad alcune divisioni; recupero, almeno nei limiti del possibile, di reparti motorizzati e corazzati presenti in Corsica e in Sardegna; ricostituzione, nella penisola e in Sicilia, di nuove Unità anche con elementi rimpatriati d'oltremare. Quel programma era però destinato a rimanere, quasi integralmente, nelle intenzioni del generale Roatta. La Missione Militare Alleata trasmise infatti al generale Ambrosio, il 17 ottobre 1943, un promemoria segreto, con direttive sull 'impiego delle forze armate italiane. Trascriviamo le parti più importami di quel documento, attenendoci alla traduzione che figura negli Atti consultati, e riferendoci esclusivamente all'Esercito:

"Questa Missione ha ricevuto dal Comandante in capo alleato un esposto (recte: una nota illustrativa) sulla politica riguardante l'impiego delle forze armate italiane ( .. .). Queste linee generali contemplano l'impiego delle forze armate italiane in tre categorie (. ..J: - Impiego come truppe combattenti. A causa delle difficoltà di comando, di sostentamento e di rinnovo, non è previsto l'impiego su vasta scala di forze italiane come truppe combattenti. Per ora non vi sono progetti d'impiego di formazioni combattenti, a parte la brigata rinforzata (leggasi: I Raggruppamento Motorizzato) in attesa di ordini. Impiego come truppe nelle linee di comunicazione, della difesa contraerea e della difesa costiera e dei servizi. a) Truppe nelle linee di comunicazione. (I) Ci sarà aumentato bisogno di truppe in Sicilia ed in Italia per i servizi di guardia, per la protezione contro sabotaggi e per la sicurezza interna man mano che le truppe alleate avanzano verso il nord. Inoltre saranno necessarie in Sardegna alcune precauzioni difensive.


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(II) Si ritiene che un totale di 1O divisioni sarà necessario per questi compiti. La dislocazione prevista è la seguente: - Sardegna: una divisione e 2 divisioni costiere sarde; - Sicilia: una divisione italiana da campo; Italia a sud della linea Napoli-Foggia: 3 divisioni; - Italia a sud della linea Pisa-Rimini e a nord della linea Napoli-Foggia: 3 divisioni. b) Difesa contraerea e costiera. Si desidera impiegare su vasta scala unità italiane di difesa contraerea e costiera. È probabile che la difesa contraerea di certe zone sarà affidata agli Italiani ed in altri casi unità italiane saranno impiegate a rinforzare le difese alleate di porti e simili. c) Unità dei servizi. Si ritiene che il nemico ritirandosi distruggerà porti, strade, ferrovie e collegamenti nel modo più vasto. Ciò imporrà un gran peso alle unità del genio e dei collegamenti e richiederà il massimo impiego di mano d'opera italiana specializzata e non specializzata. Inoltre ci sarà bisogno di unità di meccanici di ogni genere. Conseguentemente è progettato di ritenere (recte = tenere disponibili) tutte le unità specializzate delle forze armate italiane per collaborare con le analoghe unità alleate. ( .. . . .. . .... . . . .. ...... ...... . ...... .. ...... . . . .. .. ..... .. ..... ...... ) " Altre questioni trattate nel documento erano: la smobilitazione che, limitatamente al personale non specializzato, doveva essere attuata tenendo conto delle esigenze della agricoltura e del funzionamento delle miniere; - il trasferimento di nostre truppe dalla Sardegna nel continente, che sarebbe avvenuto appena possibile, per 140.000 uomini, col minimo equipaggiamento, dei 188.000 che vi erano presenti; - l'utilizzazione, come mano d'opera, di unità e prigionieri di guerra non richiesti per gli altri compiti. Nell'ordine delle precedenze, il promemoria considerava assolutamente prioritario l'impiego da parte alleata degli specialisti italiani del genio, dei trasporti e dei collegamenti. Il documento, che era sottoscritto dal generale Maxwell D. Taylor, capo di Stato Maggiore della Missione Alleata, è riportato estesamente in Appenaice. (42) Quella comunicazione provocò un ben comprensibile sconforto negli ambienti governativi e militari italiani, che erano in


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accesa di notizie di diverso tenore. La dichiarazione di guerra alla Germania non aveva ammorbidico l'atteggiamento finora tenuto nei nostri confronti dagli Alleati, che pur avevano tanto insistito perché il governo italiano assumesse quella decisione . Il nostro fermo proposito di partecipare alle operazioni belliche in Italia in una misura se non massiccia quanto meno apprezzabile, era ancora una volta fru strato. A conferma di questa considerazione ricordiamo che il 23 ottobre il generale Alexander, nel corso della sua prima conferenza stampa convocata in Italia, disse testualmente: " ... Noi non abbiamo mai preparato piani dipendenti dalla cooperazione militare italiana. Qualsiasi aiuto degli Italiani è stato per noi un abbuono. Due forme di tale aiuto sono state: i carabinieri, che hanno mantenuto l'ordine, lasciando così liberi i nostri soldati e risparmiando ai nostri generali ogni ansietà, e le truppe italiane che hanno fornito lavoro". (43) Il generale britannico sembrava aver dimenticato le promesse, p~r ~on _dir~ le assicurazioni, fornice a Badoglio e Ambrosie pochi g1orm pnma.


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NOTE AL CAPITOLO Il (1) Aveva già inviato l'autetreno del suo comando tattico a Carsoli.

(2) Cfr. Arcieri, G iovanni, Cronaca del Regno d'Italia: Il - Dalla Vittoria alla Rep11bblica, Mondadori, Milano, 1978, p. 848. (3) Cfr. Messe, Giovanni, Cobelligeranza, in N otiziario dell'Esercito, n. 26/1946,

Roma. (4) Documento n. 11 , riportato in extenso in Appendice.

(5) Documento n. 13 riporcaro estesamente in Appendice. (6) Documento n. 12 riportato in extenso in Appendice.

(7) Si vedano, in proposi to, i documenti n. 4, 5, 6, 9, riportati in Appendice. (8) Il memo randum di Quebec è trascritte estesamente in Ap pendice, documento Il.

1.

(9) La precisazione del generale Walter Bedell Smith è riportata nel Capitelo I. (10) Il verbale è trascritto in Appendice, documento n. '14.

(ll) Documento n. 15, riportate in extenso in Appendice. (12) Documento WO (War Office) 204/970 6.

(13) Cfr . United States Army in \Vorld War Il - The Mediterranean Theater of Operations. Sicily ,md Surrender of ltaly, a cura di Garland A.N. e Smich H.M., con la collaborazione d i Blumenson M., Office of che Chief of Milicary History - D epartment of Army, Washington, 1965, p. 583. (14) Documento n. ·16, trascritte in Appendice.

(15) Riferisce H . Butcher, all'epoca aiutante dl Eisenhower, che il comandante in capo sostenne a più riprese l'oppo rtunità che gli alleaci raffo rzassero il governo legale italiano del Re e di Badoglio, accettandolo come cobelligerante, per evitare di instaurare nel nostro territorio un governo militare anglo-americano, che avrebbe comportato l' impiego di molti uomini in compiti di amministrazione e di polizia. Cfr. Butcher, H arry C., op. cit., p. 415. (16) Cfr . Churchill, Winston, La seconda guerra mondiale, voi. 9°, parte V/I, La campagna d'Italia, Mondadori, Milano, 1951, pp. 206-208. (17) Badoglio era già a conoscenza del testo, nella redazione originale, perché una copia gli era stata inviata il 5 settembre 1943 da Castellano per il tramite del maggiore Marchesi che faceva rientro a Roma da Cassibile. Cfr. Mazzetti, M ., op. cit., p. 143. (18) Il testo dell'armistizio corro è riportato integralmente in Appendice, docu-

mento n. 2. (19) Vedasi il resoconto s u quei colloqui stilato da Robert Murphy, e riportato estesamente in MacMillan, H., op. cit., pp. 233-235 .

(20) Ibidem.


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(21) Cfr. Conti, Giuseppe, Il I Raggruppamento Motorizzato, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, l 984, p. 49, nota 38. (22) Cfr. Vailati, Vanna, Badoglio risponde, Rizzoli, Milano, 1958, pp. 169-170. (23) Cfr. MacMillan, H., op. cit., p. 241. (24) Per un esteso resoconto del Convegno vedasi, fra le tanti fonti, MacMillan,

H., op. cit.. pp. 238-243. (25) Il testo dell'armistizio lungo, come sottoscritto a Malta nella sua redazione ufficiale e definitiva, è riportato in Appendice, documento n. 3. (26) Atto con vari annessi, riportato in extenso in Appendice, documento n. l 7. (27) Cfr. Conti, G., op. cit., pp. 21-22. (28) Vedasi, del gjà menzionato documento riportato in Appendice al n. 17, l'annesso dal titolo "Altre questioni da trattarsi con la Missione Alleata". (29) Documento n. 19 trascritto integralmente in Appendice. (30) Documento n. 20 riportato in extenso in Appendice. (31) Vedasi documento n. 18 riportato in Appendice in cui figurano tra l'altro, i ricordati "giudizi" sui piÚ alti ufficiali Alleati. (32) Cfr. Conti, G., op. cit., p. 24. (33) Cfr. Crapanzano, Salvatore E. , Il I Raggruppamento Motorizzato italiano 1943-1944, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, ta ristampa, Roma, 1974, p. 14. (34) Vedasi documento n. 21 riportato integralmente in Appendice. (35) Vedasi documento n. 22 riportato in extenso in Appendice. (36) Cfr. Badoglio, Pietro, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano, 1946, p. 158. (37) Cfr. Conti, G., op. cit., pp. 26-27. (38) Cfr. Dall'armistizio alla liberazione di Roma, numero speciale di "Politica Estera", luglio 1944, Roma. (39) Cfr. Conti, G., op. cit., p. 29. (40) Cfr. Crapanzano, S.E., op. cit., p. 16. (4 1) Cfr. MacMillan, H. op. cit., p. 253. (42) Documento n. 23 riportato, nella sua stesura integrale, in Appendice. (43) Cfr. Crapanzano S.E., op. cit., p. 18, nota 1.


CAPITO LO III PRENDE CORPO IL CONCORSO ITALIANO ALLO SFORZO BELLICO MENTRE SI IRRIGIDISCE IL CONTROLLO ALLEATO

Sommario: La Commissione alleata di controllo. La sottocommissione per l'Esercito Italiano - MMLA. Cambio della guardia allo Stato Maggiore Generale e allo Stato Maggiore R. Esercito.

Il nostro Capo di Stato Maggiore Generale reagì senza indugio alla deludente comunicazione della Missione alleata del 17 ottobre 194 3. Quarantotto ore dopo Ambrosie aveva già espresso il suo stupore ed il suo rammarico al generale MasonMacFarlane con una nota (1) compilata sotto la suggestione del Memorandum di Quebec, ed in particolare del passo di quel documento in cui si prevedeva che le clausole dell'armistizio sarebbero state modificate in rapporto al concorso italiano alla guerra contro la Germania, e che gli Alleati avrebbero aiutato il nostro Paese per quanto possibile a tale fine. Ambrosie informò Castellano del negativo atteggiamento alleato: il suo fu uno sfogo piuttosto che un invito a intervenire. Il nostro Capo missione ad Algeri gli rispose con una nota e un appunto, più teorici che concreti. Insomma, si pestava acqua nel mortaio (2). Le speranze si riaccesero qualche -giorno dopo. La Missione alleata comunicò, il 29 ottobre, che Eisenhower aveva autorizzato l'immediata formazione di una divisione italiana per l'impiego in combattimento. Nella decisione del comandante in capo si contemplavano due ipotesi: che la nuova Unità inglobasse il reggimento (leggasi I Raggruppamento Motorizzato) già assegnato alla sa Armata, o che fosse "aggiunta" al reggimento stesso. Questo a criterio del generale Alexander. A spegnere gli entusiasmi giunse l'indomani ad Ambrosia, da parte della Missione alleata, un secco promemoria in cui si diceva che per ordine del comando del XV Gruppo di Armate nessuna truppa doveva es-


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sere trasferita dalla Sardegna nel continente (3) . E poichè per formare la nuova Unità si faceva affidamento sulla "Nembo" già visitata dal generale statunitense Roosevelt e trovata in ottimo grado di efficienza - era evidente ch e da parte inglese si creavano intralci alla decisione di Eisenhower. Occorre ricordare che Castellano relazionò sui contatti avuti in quei giorni ad Algeri, riferendo appunto della d ecisione di far approntare una nostra divisione combattente . P recisò che a convincere Eisenhower in tal senso era stato il generale Smith "sicuramente e sinceramente amico" dell'Italia. (4) Ce n'era d'avanzo perché si comprendesse che il Memorandum di Quebec tutto era fuorchè un documento impegnativo per la parte che l'aveva formulato ed enfaticamente diffuso nel m ondo, attraverso radio e stampa, col suo imponente apparato p ropagandistico. Eppure quel singolare equivoco fu duro a morire nel pensiero delle nostre massime autorità del tempo. A onor del vero, qualcuno fra i nostri esponenti aveva percepito immediatamente la realtà . Ad esempio R oatta, che espresse senza reticenze il suo punto di vista 111 una nota indirizzata ad Ambrosia il 29 ottobre (5). Quello scritto del Capo di Stato Maggiore merita di essere attentamente considerata, se non altro perché dimostra che esisteva qualcuno non disposto a farsi gabbare., La ratio della nota era racchiusa in questo periodo: E constatato (.. .) che gli Anglo-americani, mentre da un lato (a parole) ci invitano a combattere e fanno dipendere la nostra sorte futura dall'entità del nostro apporto bellico, dall'altro (a fatti) cercano di ridurre al minimo tale apporto". Roatta si soffermava ad analizzare il p erché dell'atteggiamento alleato, ben lontano dalle facili ed illusorie speranze coltivate da Badoglio e Ambrosie. Osservava che gli Americani erano rimasti d elusi dai risultati dell'armistizio in qu anto, sicuri di conquistare almeno tre quarti dell'Italia ed affacciarsi ai confini meridionali del Reich, si erano trovati, invece, inchiodati a sud di R oma; gli Inglesi poi, a seguita delle trattative armistiziali e dello status di cobelligerante assunto dal nostro Paese, avevano dovuto ridimensionare il dise~no, a lungo pre~ustato, di schiacciarci radicalmente portandoci via anch e la Sicilia. Si aggiungeva il fatto che le operazioni militari nella penisola procedevano in maniera tutt'altro che soddisfacente, e di ciò gli Americani face vano espressamente colpa agli Inglesi. Non era quindi pensabile che gli Alleati accettassero, semplicisticamente, una collaborazione che avrebbe consentito, agli Italiani, di acquistare dei meriti da far valere al momento del trattato di pace, costringendo


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gli ex nemici a limitare le proprie rivendicazioni. L'atteggiamento degli Alleati era, secondo Roatta, '·' non giusto ma plausibile". Esaurita tale premessa il Capo di Stato Maggiore si chiedeva: "che dobbiamo fare?". A suo avviso era necessario "cominciare col lasciar perdere qualsiasi relazione di dare ed avere fra il nostro contributo bellico ed il trattamento che ci sarà riservato a fine guerra. Dobbiamo dimenticare tale relazione o - per meglio dire - non accennarvi mai più" . Roatta proseguiva suggerendo che agli Alleati si facesse presente che gli Italiani non intendevano "assistere da spettatori alla liberazione del (loro) paese" ma che intendevano battersi, e bene, a tale fine . Spostava quindi il problema nel quadro di una collaborazione disinteressata "basata unicamente su concetti morali e su concetti di diritto". Era infatti inconcepibile che si impedisse ad un popolo di lottare per scacciare dal suo territorio l'occupante. Il Capo di Stato Maggiore, affermato che bisognava sforzarsi per non fare dipendere la nostra collaborazione operativa da apporti materiali anglo-americani, osservava che gli Italiani non potevano offrire agli Alleati reparti corazzati, blindati o motorizzati di cui erano abbondantemente forniti, bensì "le modeste, antiquate truppe a piedi, someggiate e ippotrainate", utilissime considerando la configurazione naturale del terreno su cui si combatteva. Aggiungeva infine che bisognava smetterla di trattare con le varie missioni , e che doveva invece il nostro Governo affrontare i vari problemi direttamente con le autorità alleate aventi il potere di decidere. . Ambrosia recepì quel suggerimento e indirizzò a Badoglio una nota invitandolo a intervenire presso i governi alleati (6). In sostanza, Roatta aveva suggerito, sulla scorta delle ormai ripetute esperienze, di modificare la nostra linea di condotta. Una cosa è certa: l'Italia ne avrebbe guadagnato quanto meno in dignità, il che non era poca cosa. A quella realistica disamina il Capo di Stato Maggiore fu indotto dalle sue personali convinzioni, ed anche da un rapporto pervenutogli dal generale Utili. Questi era a capo della Missione militare (espressione dello Staro Maggiore dell'Esercito) di collegamenro col XV Gruppo di Armate anglo-americane, che era entrata in funzione il 15 ottobre. Utili, uomo dalla spina dorsale poco flessibile, e dalla fervidissima intelligenza, aveva capito in un giorno quello che Castellano impiegò diversi mesi a percepire: si rese immediatamente conto che dai nuovi Alleati vi era ben poco da attendersi.


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Ecco come Utili descrive l'avvio del suo compito: « l'accoglimento senza soverchie difficoltà della nostra richiesta di (destinare) una Missione dello S.M.R.E. presso il generale Alexander aveva fatto rinascere audaci speranze nei nostri capi militari; si pensava che essa poco per volta sarebbe potuta divenire una specie di anello parallelo e rivaleggiante d'importanza con la M.M.J.A. (7) di recente costituzione e di cui non si prevedeva ancora la schiacciante onnipotenza a cui sarebbe rapidamente salita.

L'ingresso della Missione nell'ambiente del Comando del XV Gruppo di Armate non mi parve incoraggiante. Il generale Ambrosia e il generale Roatta avevano ritenuto opportuno di intervenire personalmente per la nostra presentazione ufficiale, ma si dette il caso che il generale Alexander si era dovuto assentare per ragione di servizio. La loro macchina era assai più veloce della nostra e ci precedette di circa mezz'ora; al nostro arrivo li trovammo in piedi al sommo della scalinata del comando, in un gruppo di alti ufficiali alleati; la conversazione languiva dopo avere esaurito le formule di cortesia. Fu una presentazione alquanto affrettata, e dopo meno di un minuto i nostri supremi capi militari si accomiatavano e noi venivamo senz'altro messi in libertà." Utili riferisce quindi di un provvedimento alleato che diede la sensazione che lui ed i suoi ufficiali dovessero "sottostare di continuo alla vigilanza sospettosa di un carceriere (anche se) forse si trattava soltanto di una ostentata mancanza di tatto per marcare la nostra posizione di vinti". Più avanti leggiamo, sempre nelle memorie di Utili: "Un paio di giorni dopo il nostro arrivo si ricevette un invito a pranzo dal generale Alexander (.. .) L'accoglienza fu indubbiamente perfetta (.. .) ma la conversazione, guidata naturalmente dal generale Alexander, si aggirò su argomenti retrospettivi: ricordi di guerra, giudizi sugli uomini, politica fascista degli ultimi anni; ed io, si capisce, dovetti farne le spese rassegnandomi colla maggiore cautela che potessi al ruolo di intervistato. Trovai tuttavia il modo di rivolgergli prima del commiato una appassionata perorazione perché venisse accettato al più presto e su larga base il nostro concorso militare per la liberazione del nostro paese: ciò che costituiva d'altronde Pobiettivo principalissimo della missione. Mi parve di essere ascoltato con un certo imbarazzo e una gentile simpatia; mi furono rivolte parole di incoraggiamento ed ebbi anche qualche vaga assicurazione, ma fu tutto; non lo rividi


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che fuggevolmente qualche settimana dopo in occasione di una visita che gli fece il generale Roatta accompagnato dal generale Zanussi. I due generali furono trattenuti a colazione, io no. Anche il generale Roatta, nonostante la cortese accoglienza, non riuscì a realizzare nulla di concreto (. ..)" (8) Il 28 ottobre il generale Utili aveva inviato a Roatta una nota in cui riferiva sul colloquio avuto col generale Martin, capo ufficio operazioni del XV Gruppo di Armate; comunicò che da parte alleata si prevedeva soltanto l'impiego del Raggruppamento Dapino e comunque, al massimo, di una divisione, salvo riconsiderare il problema in seguito, dopo la liberazione di Roma e Firenze; aggiunse che tutte le altre offerte di apporto operativo erano state respinte. Utili concludeva con queste sintomatiche osservazioni: "Nel complesso l'impressione lasciatami dal colloquio non è stata gradevole. Il senso crudo del discorso mi è sembrato il seguente: fate ciò che di volta in volta vi chiediamo, senza tentare di estendere il vostro concorso; un attes_giamento collaborativo è per lo meno prematuro e per ora ci injastidisce". (9) È chiaro, come abbiamo già accennato, che Roatta manifestò ad Ambrosie il su o pensiero, influenzato dalla inequivocabile valutazione di Utili. Lo fece con piena convinzione, amareggiato nello spirito, ma tranquillo con la propria coscienza.

Gli Alleati mettevano intanto a punto le strutture con cui esercitare il loro controllo sull'Italia. N on mancarono i contrasti fra Inglesi e Americani. Il generale britannico Francis Rodd Renne!, capo della divisione affari civili del comando del XV Gruppo di Armate, sollecitò p er sé una sorta di supercontrollo sulle questioni non op erative riguardanti l'Italia, ma non riuscì ad imporre quella che più che una tesi era una pretesa. D opo agitati scambi di vedute, gli Anglo-americani si accordarono su una linea di condotta che prevedeva due organismi. Il f rimo era il radicato AMGOT (Allied Military Government o O ccupied Territory), dotato di ogni e qualunque potere sulle aree non ancora restituite, per insindacabili ragioni operative e di opportunità politica, alla amministrazione italiana. L'altro orgamsmo fu la ACC (Allied Control Commission, in seguito Allied Commission), la cui costituzione era prevista dall'art. 37 dell' armistizio lungo. Essa ebbe il compito di seguire le attività svolte dal nostro Governo legittimo nelle province lasciate fin dall'inizio alla sua giurisdizione (le quattro pugliesi) ed in quelle che gli sarebbero state progressivamente restituite, ma pure di vigilare in ordine all'applicazione delle clausole d'armi-


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In pratica si ponevano in essere due procedure di supervisione: una diretta e l'altra indiretta. È arduo dire quale fosse la più ferrea. Doveva, quasi non bastasse, aggiungersene una terza non molto tempo dopo. La ACC subentrò alla Missione militare alleata insediatasi a Brindisi. Presidente ne era, sotto il profilo formale, il comandante in capo delle forze alleate del Mediterraneo: tale carica fu ricoperta da Eisenhower, Wilson, Alexander. Di fatto però la guida operativa della ACC venne affidata a loro delegati: il generale statunitense Joyce (fino al 10 gennaio 1944), il generale britannico Mason-MacFarlane (da gennaio a giugno 1944), l'ammiraglio statunitense Ellery Stone (dal giugno 1944 in poi). Quasi a volere sottolineare la matrice e il carattere militare dell'organismo, il numero due fu chiamato capo di stato maggiore, carica affidata all'atto della costituzione al generale americano Maxwell Taylor che già l'aveva ricoperta nella cessata Missione militare FATIMA. Nella ACC entrò a far parte anche la Unione Sovietica. La Commissione intraprese la sua attività il 1O novembre 1943; era suddivisa in quattro Sezioni: militare, politica, economica e amministrativa, trasporti. Quella militare era inizialmente articolata, a sua volta, in sei sottosezioni: Marina, Aeronautica, Forze d i terra, prigionieri di guerra, fabbriche di materiale bellico, controllo del materiale bellico. Il generale Mason-MacFarlane ne operò una ristrutturazione suddividendola in tre sottocommissioni: Esercito, Marina, Aeronautica. Q uella dell'Esercito, denominata MMIA (Military Mission for ltalian Army) e subito "ribattezzata" nei nostri ambienti come Mammamia, ebbe a capo fino all'aprile 1944 il generale inglese Duchesne, in seguito avvicendato dal connazionale, e pari grado, Browning (10). Venne instaurato questo schema di rapporti e di controllo: - la ACC esercitò i suoi poteri in rappresentanza dei Governi delle Nazioni U nite, e per essi del Comandante in capo del Mediterraneo, nei confronti del Governo italiano e del nostro C omando Supremo; - le sottocommissioni per le tre Forze Armate decidevano sull'impiego di Esercito, Marina, Aeronautica. L'Italia creò tre organismi di collegamento, che alla data del 16 febbraio 1944 erano chiamati e capeggiati come indichiamo: - Ufficio di collegamento presso la ACC, colonnello Edo Rossi;


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- Missione militare presso il Comando in capo delle Forze alleate, generale Giuseppe Castellano; - Missione militare presso il Comando del XV Gruppo di Armate, colonnello Giorgio Negroni, che in quei giorni aveva sostituito il generale Utili, chiamato ad avvicendare il generale Dapino alla guida del I Raggruppamento Motorizzato. Esistevano inoltre due nuclei del nostro SIM, di collegamento presso i corrispondenti servizi della 5a Armata statunitense e della ga Armata britannica (11). A metà novembre 1943 era avvenuto un avvicendamento pressoché radicale negli alti gradi delle nostre Forze Armate, con riguardo soprattutto all'Esercito. . Rientrarono dalla prigionia in Inghilterra il m aresciallo Giovanni Messe ed i generali Paolo Berardi e Taddeo Orlando. I tre alti ufficiali, all'atto della partenza, erano del tutto ignari dei compiti che sarebbero stati ad essi affidati in patria. Ha scritto Berardi in un suo libro di memorie, preziosa ed ineccepibile fonte per ricostruire tra l'altro l'atmosfera psicologica in cui maturarono gli eventi 1943-1945:

"Quando, il 30 ottobre 1943, il Maresciallo Messe, il generale Orlando ed io fummo avvertiti (. . .) della partenza per Algeri, immaginammo due cose: che fossimo i primi di una lunga serie di prigionieri a rientrare in circolazione, e che fossimo destinati in Algeria per ricostituire qualche Unità con gli ufficiali ed i soldati già appartenenti alla r Armata. Dovevamo presto disingannarci su tali rosee visioni e registrare il primo saggio di diffidenza della politica alleata, che concedeva un inizio senza concedere il seguito, che non utilizzava il magnifico materiale a sua disposizione e che tanto danno doveva, in prosieguo di tempo, produrre alla nostra e alla sua causa. Frattanto Messe, Orlando ed io avevamo preparato liste di nomi e di quadri per far risorgere, se ci fosse stato .concesso, qualche cosa del XX e del XXI Corpo d'Armata. Alle 14.45 del 5 novembre partimmo dall'aerodromo di Londra, alle 13 del 6 giungemmo ad Algeri, ed alle 14.30 dell'B rimettemmo piede in Italia, all'aerodromo di Brindisi. Dunque prima disillusione: niente ricostruzione della r Armata, niente Algeria, partecipazione alla guerra molto dosata e concessa come un favore . Ad Algeri, dal generale Castellano avevamo appreso che un paio di nostre divisioni si stavano allestendo in Puglia e che entro un mese sarebbero dovute entrare in linea: queste in-


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formazioni si dimostrarono presto eccessivamente ottimistiche. (. ..) Non ho mai potuto appurare i motivi che provocarono il nostro trasferimento in Italia. Forse era nel disegno occulto di Badoglio di cambiare l'alto comando dell'Esercito, ma di questo disegno non aveva mai parlato con alcuno. Ed infatti, arrivando a Brindisi, fummo meravigliati di un certo disorientamento, spiegabile con l'illusione, allora non ancora completamente tramontata, di poter rimettere prestofiede a Roma. Non si parlava di mutamenti, ed anzi, poiché i generale Roatta, allora capo di stato maggiore dell'Esercito, era ricoverato all'ospedale per incidente automobilistico, si pensava di sostituirlo con un ottimo generale appartenente al Comando Supremo, mentre il maresciallo Messe sarebbe stato nominato Ispettore del!' Esercito, carica onorifica perfettamente inutile e di carattere ambiguo. Si vociferava anche di una mia destinazione al comando di un corpo d'armata in Calabria, e di una di Orlando non ricordo dove. Orlando ed io fummo interrogati dal generale Ambrosia circa i nostri desideri di destinazione: rispondemmo entrambi che non avevamo preferenze. Il Maresciallo Messe fece capire a chi di dovere che la carica di Ispettore non gli sembrava intonata alle esigenze del momento, ed io, interpellato, espressi il parere che i capi che avevano sostenuto le accascianti vicende della sconfitta, per quanto esenti dalla responsabilità personale di questa, e per quanto grandi fossero le loro benemerenze nell'aver capeggiato il capovolgimento della situazione, erano destinati a ritirarsi, così come era avvenuto per Cadorna, dopo Caporetto, in una situazione cento volte meno tragica. Nel compiere questo atto, che mi pareva di doverosa lealtà ed onestà verso il Paese, non pensavo che avrei aperto la via alla mia destinazione alla carica di capo di stato maggiore (dell'Esercito), tante erano le persone disponibili che ritenevo dotate di titoli superiori ai miei per tale carica". (12) . Le considerazioni che abbiamo trascritto ci dico'n o quanta serietà e serenità di giudizio, e quale modestia, fosserro innate nel generale Berardi. Messe fu chiamato alla carica di capo di Stato Maggiore generale in sostituzione di Ambrosio, Berardi venne nominato capo di Stato Maggiore dell'Esercito, succedendo a Roatta per il quale già si profilava una incriminazione, da parte jugoslava, per presunte atrocità commesse da reparti italiani altepoca in cui comandava la 2a Armata, di presidio nello Stato indipendente di Croazia. Una identica accusa sarebbe stata mossa, qualche


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tempo dopo, ma con molto minore pesantezza, nei confronti di Ambro~io, che assunse intanto la carica di Ispettore generale dell'Esercito. · Orlando venne nominato sottosegretario alla Guerra entrando in quello che fu chiamato il governo dei sottosegretari, e ciò perché beo dodici ministri, dei sedici che facevano parte del primo gabinetto Badoglio, non avevano · potuto raggiungere Brindisi (13). La designazione di Messe, Berardi e Orlando alle cariche che abbiamo indicato suscitò risentimenti fra gli alti gradi dell'Esercito, che era il più direttamente interessato a quell'avvicendamento radicale. Qualcuno, rispondendo alle franche parole di Berardi, da noi ricordate, sostenne che a porsi in disparte dovevano essere i "nuovi giunti", in quanto provenienti dalla prigionia, mai apportatrice di prestigio, e sempre considerata come "una sventura". (14) Giuaizio palesemente ingeneroso. Quelle nomine ebbero scarsa influenza nei riflessi di Marina e Aeronautica, delle quali l'ammiraglio De Courten e il generale Sandalli erano contemporaneamente ministro e capo di Stato Maggiore. Quali furono i motivi che indussero Badoglio, sicuramente col consenso del sovrano, ad apportare quelle sostituzioni ai vertici delle Forze Armate? Probabilmente il vecchio maresciallo volle dimostrare di attenersi ad un principio di perfetto equilibrio, affidando il destino e la guida delle Forze Armate a tre personaggi, lui stesso, De Courten e Sandalli che avevano vissuto le vicende dell'armistizio, ed a tre, Messe, Berardi e Orlando, che vi erano stati estranei. Un compromesso quindi: fatto non nuovo nella storia e nelle cronache di casa nostra. L'avvento di Messe a capo del Comando Supremo segnò un salto di qualità nei rapporti con gli Alleati, grazie al prestigio di cui il maresciallo godeva anche per avere, con la logora 1a Armata, tenuto testa in Tunisia alla soverchiante sa Armata britannica, dandole scacco più d'una volta. Purtroppo il potere decisionale era nelle mani di un interlocutore irremovibile nei suoi disegni punitivi dell'Italia, ai quali sacrificò logica ed interesse, anche operativo. Messe, Berardi e Orlando affrontarono con entusiasmo i problemi ricevuti in eredità dai loro predecessori. Pochi giorni dopo il suo insediamento, il nostro capo di Stato maggiore generale ebbe un colloquio con Joyce. Nell'incontro, avvenuto a Brindisi il 23 novembre 1943, Messe illustrò al responsabile della Commissione alleata di controllo, con


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estrema chiarezza, il proprio programma di lavoro. Esordì affermando che le Forze Armate italiane intendevano dare agli Anglo-americani una collaborazione del più alto livello possibile, sotto il duplice profilo materiale e spirituale, sia sul fronte che nei difficili servizi di retrovia. Aggiunse che, per potenziare convenientemente il nostro apparato bellico, occorreva anzitutto procedere ad una accurata epurazione - tecnica, professionale, morale e politica - dei quadri (e si impegnò di farlo al più presto e di persona), e disporre in adeguata misura di armi, vestiario, viveri, guadrupedi e mezzi di trasporto. A tale n guardo Messe precisò che se gli foss e stato concesso di utilizzare il materiale di fabbricazione italiana immagazzinato nei territori liberati, ben poco avrebbe richiesto agli Anglo-americani per la messa in efficienza dei reparti dell'Esercito. Era peraltro necessario che gli Alleati desistessero dal richiedere come avevano fatto ripetutamen,te - nostro materiale, perché non si pregiudicasse il riordinamento delle nostre Unità. Il generale Joyce dimostrò di condividere quelle argomentazioni e assicurò che si sarebbe enero-icamente adoperato perché le nostre esigenze venissero prese nefla dovuta considerazione da parte alleata. Il nostro Capo di Stato Maggiore generale ricordò infine che si era sempre in attesa della autorizzazione a predisporre per l'immediato impiego la divisione "Legnano", e trasferire dalla Sardegna le aliquote di uomini e mezzi di quella Unità ancora dislocate nell'isola. (15) È agevole rilevare che Messe si attenne, in pratica, ad una via di mezzo tra il linguaggio sostanzialmente "postulatorio" fino ad allora adoperato da Badoglio e Ambrosie, ed il "far tutco da noi" proposto da Roatta nella nota sulla quale ci siamo soffermati. Circa le assicurazioni espresse da J oyce si può giurare, avuto riguardo al carattere leale ed aperto dell'uomo, che furono pronunziate con assoluta sincerità e senza alcun a riserva mentale. L'andamento del colloquio diede un cerco conforto al maresciallo Messe, che infatti il 29 novembre ritenne doveroso, e conseguente, indirizzare al generale Joyce una nota (16) nella quale puntualizzava le questioni affrontate in quel franco scambio di vedute . Sempre il giorno 29 novembre il nuovo Capo di Stato Maggiore del nostro Esercito incontrò il generale Duchesne, capo della MMIA. In pratica Berardi prospettò le stesse esigenze ed avanzò le stesse richieste che Messe aveva illustrato a Joyce. Il


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colloquio si svolse secondo uno schema che doveva divenire abituale: appassionata e convinta perorazione da parte italiana perché si accettasse il nostro concorso operativo in misura apprezzabile, risposte caute ed evasive da parte alleata. (17) In Messe e Berardi l'esito di quei colloqui accese barlumi di una speranza destinata a spegnersi ben presto. E difatti l'autorizzazione ad approntare la divisione "Legnano", sollecitata da Messe, non pervenne affatto. E non solo, ma il 7 dicembre la Commissione alleata di controllo, con nota n . 02930, chiese al generale Utili di fare i passi necessari presso le autorità italiane perché "venisse messo a disposizione del Comando in capo alleato" un ingente quantitativo di armi di nostra produzione. (18) Messe reagì prontamente osservando che quel provvedimento, se attuato, avrebbe avuto serie ripercussioni sul morale e sulla efficienza stessa delle nostre truppe le quali, pressoché disarmate, non avrebbero potuto assolvere adeguatamente i compiti previsti nel promemoria del 17 ottobre 1943. Infatti, a parte il I Raggruppamento Motorizzato, e la ancora aleatoria divisione, sarebbero rimaste prive di armi tutte o quasi le altre unità che, sebbene non in prima linea, erano chiamate ad impe~ni di carattere pur sempre bellico-operativo, come la difesa delle coste, dei porti e degli aerodromi, e la sicurezza delle retrovie. (19) La replica della Commissione alleata non si fece attendere. Due giorni dopo, il 15 dicembre, Messe ricevette un promemoria (20) nel quale si precisava che, traendoli dalle disponibilità italiane esistenti nella Penisola e in Sardegna, dovevano essere consegnati per la destinazione che sarebbe stata decisa dal Comando in capo, i seguenti quantitativi di armi e munizioni: 800 mortai da 45, con 160.000 colpi; 300 mortai da 81, con 60.000 colpi; 180 pezzi da 47/32, con 10.000 colpi; 1.040 mitragliatrici calibro 8, con 4.720.000 colpi, 210 mitragliere da 20 mm, con 230.000 colpi. Nel promemoria si indicava poi che dovevano essere tenuti in riserva per i reparti italiani assegnati alla 5a Armata (I Raggruppamento Motorizzato e reparti di salmerie) nonchè per la divisione il cui impiego era "allo studio": 128 mortai da 45, con 100.000 colpi; 96 mortai da 81 con 24.000 bombe g.a. e 8.000 g.c .; 40 pezzi da 47/32 con 22.400 colpi; 72 mitragliatrici calibro 8 con 506.000 colpi; 20 mitragliere da 20 mm con 56.000 colpi. Una inezia, rispetto ai programmi dei nostri vertici militari. Messe tornò alla carica dando sfogo ai suoi sentimenti di rammarico . In una sua nota indirizzata il 18 dicembre al Presi-


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dente della Commissione alleata di controllo (21) fece anzitutto presente che quell'ordine aveva costituito per lui una "vera e inaspettata delusione". Aggiunse testualmente: "Sono rientrato dalla prigionia colfermo proposito di esplicare tutta la mia opera per rimettere in efficienza le Forze Armate italiane allo scopo di poter dare la massima collaborazione alle armate anglo-americane, per il raggiungimento del comune obiettivo di scacciare i Tedeschi dalla penisola". Mise quindi in evidenza le conseguenze negative, materiali e spirituali, di quella determinazione nei riguardi delle nostre unità e concluse: "Qualora la situazione che si verrà così a creare dovesse essere decisiva, e comunque permanere a lunio, ne verrebbe sostanzialmente compromessa la possibilità di fare fronte anche ai compiti minimi previsti per l'esercito italiano dal promemoria della Missione militare alleata del 17 ottobre, nonchè alle necessità presenti e future dell'ordine pubblico". Quello scritto di Messe rimase senza risposta. La rude ed inattesa presa di posizione alleata raggiunse i nostri Comandi come un fulrpine a cielo, se non proprio sereno, quanto meno rasserenato. E il caso di soffermarsi ad analizzare quell'episodio nei suoi aspetti sconcertanti e contraddittori. Anzitutto può darsi per certo che quella decisione, ancorchè notificata per conto del Comandante in capo alleato, venne di fatto adottata scavalcando Eisenhower. Che questi ed il suo braccio destro Smith ne fossero all'oscuro, emerse nel corso della riunione di S. Spirito del 20 dicembre successivo, di cui diremo più avanti. Tentiamo ora di dare una spiegazione di quella singolare vicenda, basandoci su una serie concatenata di circostanze. Il 24 novembre Harold MacMillan partì per il Cairo dove l'indomani si tenne la conferenza che da quella città prese il nome, presenti Roosevelt, Churchill e Ciang Kai-Shek, allora leader della Cina, tutti con un affollato seguito di consiglieri militari e civili. Rientrato ad Algeri, MacMillan _partecipò il 29 novembre alla prima riunione ufficiale in cui si discusse della formazione e del funzionamento dell' Allied Advisory Council for ltaly (Comitato consultivo alleato per l'Italia), che da qui in avanti chiameremo prevalentemente con la sigla AAC, la cui costituzione era stata decisa nei colloqui di Mosca a livello di ministri degli esteri. Nella capitale sovietica si era appunto trattato della creazione di un Comitato consultivo per l'Europa e di uno per il nostro paese. Alla riunione di Algeri intervennero MacMillan, Murphy


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per gli Stati Uniti, Andrei Vyshinski, vice ministro degli esteri dell'URSS, e Rene Massigli per la Francia. Vyshinski era giunto nella capitale algerina accompagnato da due generali, un ammiraglio e una scorta di "gorilla" armati fino ai denti. (22) Inutile dire che il diplomatico sovietico chiese ed ottenne che il suo governo fosse rappresentato non solo nell' AAC per l'Italia, ma anche nella Commissione alleata di controllo; a quest'ultimo riguardo si riferì al fatto che tale organismo era contemplato (come abbiamo già detto) nell'articolo 37 dell'armistizio lungo , sottoscritto da Eisenhower per conto di USA e Gran Bretagna, che agivano però nell'interesse delle Nazioni Unite. Analoga richiesta avanzò il delegato della Francia, ma gli Americani si opposero alla presenza di quel paese nella ACC. Del Comitato consultivo alleato per l'Italia fecero parte Statunitensi, Inglesi, Russi, Francesi e, in seguito, i delegati di Grecia e di Jugoslavia. Il 2 dicembre 1943 gli accennati personaggi si trasferirono a Brindisi, dove ebbero un colloquio col generale Joyce. In pratica sulle cose d'Italia gravavano tre superpoteri: quello, politico, dell'Allied Advisory Council; quello, diretto, dell'AMGOT sui territori soggetti alla sua giurisdizione (Sicilia, Calabria, Campania); quello, indiretto, della Commissione alleata di controllo, che vigilava sul nostro Governo legittimo in ordine alla amministrazione delle quattro province lasciate alla sua sovranità, nonché alla corretta applicazione delle clausole armistiziali. Era inevitabile che ne derivassero intrecci di competenze, equivoci, contraddizioni. Riportiamoci ai movimenti di MacMillan. Vediamo il diplomatico britannico recarsi nuovamente al Cairo, dove incontrò Churchill, reduce dai colloqui avuti a Teheran, dal 28 novembre al 1° dicembre, con Roosevelt e Stalin. Il 9 dicembre MacMillan era nuovamente ad Algeri. (23) Ed ora veniamo al dunque sulla ragione della pesante richiesta alleata di mettere a disposizione del Comandante in capo il grosso quantitativo di armi e munizioni italiane. Sebbene nella comunicazione scritta non ne venisse fatto accenno, fu poi precisato che quelle armi erano destinate ai partigiani di Tito. Ma allora come non pensare che ciò fosse dovuto a pressioni esercitate da Stalin a Teheran e da Vyshinski, secondo direttive impartitegli, ad Algeri ed a Brindisi? Anzi, precisiamo, a Brindisi, perché l'ordine ai nostri Comandi pervenne dalla Commissione alleata di controllo, essendone ignari Eisenhower e Smith. È da escludere che a sollecitare quella iniziativa fosse stato il governo legittimo jugoslavo, esule a Londra, formato in prevalenza da


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esponenti serbi, che tutto potevano desiderare fuorchè un rafforzamento del movimento di Tito, di cui era già emersa in maniera inequivocabile la vocazione non solo ad eliminare le forze occupanti, ma anche a trasformare in chiave rivoluzionaria il preesieme sistema, con relativa conquista del potere. I Britannici, in quell'epoca, avevano già avviato il programma per demolire Mihailovié ed il suo movimento cetnico (24) e per contro sostenere Tito, e non parve loro vero trovare nei Russi un appoggio a quel disegno. Intanto era entrato in linea il I Raggruppamento Motorizzato . Sulla conquista di Montelungo esiste una copiosa letteratura, nella quale fanno spicco i due saggi editi dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito (25) . È stato doveroso dare largo spazio rievocativo a quel fatto d'arme non tanto per la sua dimensione non diciamo strategica, ma nemmeno tattica, che fu molto modesta, quanto per il grande significato che ebbe nella "resurrezione" del nostro Esercito. Prescindendo dagli aspetti operativi, ved iamo come quella vicenda venne vissuta dai nostri Comandi. Trascriviamo dalle memorie dell'allora Capo di Stato Maggiore dell' Esercito Paolo Berardi: "Il Raggruppamento entrò in azione ['8 dicembre a Monte/ungo, tra Mignano e Cassino, inquadrato in una divisione americana. L'azione, male impostata, spinse avanti verso la punta di un saliente, sui fianchi pelati di una montagna avvolta da altri monti occupati da forze tedesche, i battaglioni del I Raggruppamento, senza che concomitanti azioni americane neutralizzassero quell'avvolgimento. L'azione fu veramente un esame sul valore italiano. Il valore italiano superò la prova. Ma avvenne aò che doveva avvenire: i nostri avanzarono, furono presi di fianco dai fuochi tedeschi, ebbero notevoli perdite (26) e si ritirarono scoraggiati. Scoraggiati i soldati per la loro virtù punita, scoraggiati gli ufficiali per i loro sforzi non coronati da successo, scoraggiato il comando del Raggruppamento per la fortuna che non aveva arriso - per colpa non sua - agli sforzi generosi, ed assalito dal dubbio atroce che l'Unità non fosse più in grado di rimanere in linea. Qui si manifestò l'affettuoso cameratismo d'armi del generale Clark, comandante l:Z 5a Armata americana. Si tratta di sentimenti ai quali soltanto i soldati sono sensibili, là, sulle prime linee, dove i rancori politici tacciono. Il generale Clark, con un suo ordine del giorno, elogiò il Raggruppamento italiano . Poi disse al generale (Vincenzo Dapino: N.d.A .) che lo comandava: "Voi non tornerete indietro, per ora; voi ripeterete l'azione meglio


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aiutati; dopo che avrete riconquistato M ontelungo sarete ritirati e riordinati". Col che riconosceva implicitamente l'errore di impostazione. Senza espressioni mortificanti per gli Italiani egli supplì, con la sua buona energia, allo scoramento del comando italiano . L'atto fu delicato e degno di gratitudine. L'azione fu ripresa il 16 dicembre, meglio coordinata, e Monte/ungo rimase stabilmente occupato dagli Italiani. Allora il Raggruppamento venne ritirato nella zona di Sant'Agata dei Goti e si procedette al suo riordinamento ". (27) Il comportamento del generale Clark in quella circostanza si inquadra nella simpatia che da parte americana fu dimostrata quasi sempre nei nostri riguardi. Probabilmente con l'elogio rivolto ai bravi soldati italiani e con l'incoraggiamento dato al comandante della nostra Unità dopo la fallita azione dell'8 dicembre, egli volle non solo adempiere un dovere di coscienza, ma anche prevenire qualche scettica considerazione britannica che avrebbe fortemente compromessa la nostra ansia di ripresa. Non furono di certo ottimi i rapporti fra Clark e gli Inglesi, se è vero che questi nel marzo 1944, dopo che Eisenhower e Smith erano cessati dall'alto Comando del Mediterraneo, tentarono sia pure vanamente di farlo rimuovere dalla guida della sa Armata, con l'accortezza che il provvedimento non sembrasse però di ispirazione britannica (28) . Clark probabilmente se la legò al dito, e ripagò gli Inglesi facendo loro un grosso "sgarbo": entrò lui per primo a Roma, il 4 giugno 1944. Il 20 dicembre 1943 si tenne a_S. Spirito di Bari, nella sede del Comando del XV Gruppo di Armate, un convegno al quale parteciparono: Eisenhower, Smith, Alexander, Richardson, Joyce, Taylor, Robertson per gli Alleati, Badoglio e Messe per l'Italia. (29) Di quella riunione fu redatto un sommario verbale, a cura del nostro Comando Supremo, che è estesamente riportato in Appendice (30). Ne riassumiamo il contenuto. Venne anzituttO trattata, dalle due parti, la questione della fiducia che gli Anglo- americani dovevano riporre nelle truppe italiane, indipendentemente dalle prove fornite nelle operazioni della Sicilia, e in relazione a quelle offerte nella Grande guerra, in Tunisia e sul front e della sa Armata. Dopo aver rivolto un elogio al comportamento tenuto dal I Raggruppamento Motorizzato nella azione di Montelungo, gli Alleati si dissero propensi ad una maggiore nostra partecipazione operativa, pur facendo presente che sarebbe occorso ancora un certo tempo. Venne quindi affrontato il problema dell'alimentazione


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della popolazione civile, che secondo gli Anglo-americani era da affrontare con priorità. Fu 9.uindi stabilito: - d1 mantenere in numero ed in efficienza il I Raggruppamento Motorizzato; - di approntare per l'impiego la divisione "Legnano" e il battaglione arditi richiesto dal generale Alexander; - di studiare la partecipazione di altre nostre Unità alle operazioni di guerra. Da parte alleata fu assicurato il rifornimento di vestiario per i reparti addetti a compiti di manovalanza. Messe ripropose la questione della cessione delle nostre armi, destinate ai partigiani jugoslavi. Riferisce Badoglio (31) che Eisenhower e Smith si dismostrarono "sorpresi" in quanto non al corrente della famosa richiesta. Smith avrebbe esclamato: "Noi vogliamo che gli Italiani si battano con gli Alleati contro i Tedeschi e per alzare il loro morale portiamo via loro le armi". Si ottenne comunque una evasiva assicurazione di riesame del problema, tenendo anche conto delle esigenze italiane. Il verbale si conclude con queste Impressioni complessive, che trascriviamo fedelmente : "Animati di maggior comprensione sono apparsi i generali Eisenhower e Smith; quest'ultimo è quello che in sostanza ha trattato i problemi relativi alla parte italiana. 1l generale Alexander è sembrato un po' meno accessibile per quanto, una volta assicurato che saranno soddisfatte alcune sue particolari richieste, si sia associato alle conclusioni, sia pure con un certo sforzo" . Sono parole che non abbisognano di commento alcuno. Purtroppo Eisenhower e Smith erano in procinto di partire per l'Inghilterra per predisporre la grandiosa operazione Overlord. Li avrebbero sostituiti i generali Henry, Maitland, Wilson e Jacob Devers, quali Comandanti in capo e in seconda del Teatro Mediterraneo (32). La situazione dei nostri Comandi si fece ancora più ardua. Ma ciò rende ancor più mericoria l'opera, dalla quale mai desistettero, intesa a farci recuperare un posto dignitoso nel contesto bellico alleato. Da una corri'u nicazione di Castellano si era appreso che era in fase preparatoria una "operazione anfibia": evidentemente lo sbarco ad Anzio (33). Lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva proposto al Comando Supremo di chiedere che la MMIA fosse posta a sua "disposizione" (34).


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NOTE AL CAPITOLO Ill (1) Comando Supremo, fg. 2066, 19 ott0bre 1943, segreto, in Archivio Ufficio $corico dello SME, I - 3, 23/1 . (2) Il promemoria di Ambrosio del 19 ottobre 1943, e le due noce d i Castellano, entrambe datate 26 ottobre, figurano in Appendice: documenti nn. 24, 25 e 26. (3) Missione militare alJeaca, Promemoria per l'Ecc. Ambrosio, 30 ottobre 1943,

riservato, documento n. 28 riportato in Appendice. (4) R. Missione militare ie:aliana presso il Comando in capo delle Forze alleate, fg. 427, 30 ottobre 1943, segreto. Atto trascritto in Appendice: documento n. 29. (5) S.M.R.E., fg. 1550, 29 ottobre 1943, segreto, in Archivio Ufficio Storico dello SME, I - 3, 233/1. (6) Fg. 2457/0p segreto d el 31 ottobre 1943, riportato in Appendice, documento n. 30. (7) In effetti la MMIA - Milicary Mission for lcalian Army non era stata ancora costituita. Entrò in funzione il 10 novembre 1943, come Sotcocommissione per l'Esercito della Commissione alleata di controllo. (8) Cfr.: Utili, Umberto, Ragazzi, in piedi, Mursia, M ilano, 1979, pp. 32-35. I "ricordi di guerra" si riferivano alla partecipazione di entrambi al primo conflitco mondiale. (9) Missione italiana di collegamento presso il Comando del XV Gruppo di Armate A.A. , senza n. di protocollo, 28 ottobre l 943, segreto. Il documento è riportatO in Appendice, al n. 27. (10) Il XV Gruppo di Armate si affreccò a ribadire le proprie competenze in merico all'impiego operativo delle nostre truppe, con fg. A/5 AG/8/2/G (Ops) Segretissimo in data 6 novembre 1943, che figura in Appendice: documento n. 31. Tale atteggiamento trova riscontro nel fg. 1980/0p. segreto del 12 novembre 1943 dello Stato Maggiore Regio Esercico, trascritto in Appendice, documento n. 32. (1 1) Per la composizione, cfr. doc. n. 45 riportato in Appendice. (12) Cfr.: Berardi, Paolo, Le memorie di un Capo di stato maggiore dell'Esercito (1943-1945), ODCE Studio Edicoriale, Bologna, 1954, pp. 51 -54. (13) Rimasero tagliati fuori dal Governo i ministri: Raffaele Guariglia (Affari Esteri), Federico Ricci (Interni), Melchiade Gabba (Africa Italiana), Gaetano Azzarici (Giustizia), Domenico Barcolini (Finanze), Antonio Sorice (G uerra), Leonardo Severi (Educazione Nazionale), Anconio Romano (Lavori P ubblici), Alessand ro Brizi (Agricoltura e Foreste), Luigi Amoroso (Comunicazioni), Carlo Galli (Cultura Popolare), Giovanni Acanfora (Scambi e Valute). Il ministro dell'Industria, Commercio e Lavoro, Leopoldo Picardi, si dimise il 16 novembre 1943. (14) Cfr.: Reisoli, Gustavo, Fuoko su Adolfo, fuoko su Benito, Rispoli Edicore in Napoli, 1948, pp. 118-119. (15) Vedasi: Riassunto del colloquio avvenuco era l'Ecc. Messe e il gene rale Joyce, capo della Commissione alleata di concrollo, 23 novembre l 943, Brindisi, riportato in Appendice, documento n. 33.


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(16) Comando Supremo, fg. 3329/0p, 29 novem bre '1943, riservato, trascritto estesamente in Appendice, documento n. 34. (17) Vedasi: Stato Maggiore R. Esercito, Resoconto della riunione tèl'\uta presso lo · S.M.R.E. il 29 novembre 1943, riportato in App·endice, documento n. 35. (18) Il documento figura nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello SME, I - 3, 233/l. (1 9) Comando Supremo, fg. 3748, 13 dicembre 1943, segreto, ibidem. (20) Commissione alleata di controllo, fg. 471 , 15 dicembre I 943, segreto. D ocumento n. 38, rrascrirco in Appendice. (2'1) Comando Supremo, fg. 3843/0 p, 18 dicembre 1943, segreto. Documento n. 39 riportato in Appendice. (22) Cfr .: MacMillan, H ., op. cit., p. 308. (23) Sui movimenti del diplomatico britannico in quelle giornate cfr.: MacMillan,

H., op. cit., pp. 301-323, passim. (24) Sulla amara vicenda del generale Draza Mihailovic cfr.: Loi, S., op. cit., pp. 149-154. (25) In particolare segnaliamo, per l'accuratezza della stesura, e per l'abbondanza della documentazione che le corred a, le monografie: C rapanzano, Salvatore E., op. cit.,; Conti, Giuseppe, op. cit., Entrambe le opere sono state promosse ed edite dall'Ufficio Storico dello Stato Maggio re Esercito. (26) Nell'azione dell'8 dicembre il l Raggruppamento Motorizzato subì queste perdite: 47 caduti, 102 feriti, 15 1 dispersi. N ella successiva az ione del 16 d icembre le perdi~e furono: 10 caduti, 30 feriti, 8 dispersi. In totale: 57 caduti, 132 feriti, 159 dispers1. (27) Cfr.: Berardi, P., op. cit., pp. 80-82. (28) Cfr.: MacMillan, H ., op. cit., p. 400 n. (29) Di Eisenhower, Smith, Alcxander, Joyce e T aylor abbiamo più volte indicato le cariche che ricoprivano nel quadro ordinativo anglo-americano. Richardson viene indicato, nel verbale, come capo di stato mairniore di Alexander. Robertson (figlio del maresciallo sir William Robercson, capo d1 stato maggiore generale britannico nella guerra 1914-1918), era responsabile dello Scaglione amministrativo avan zaco del Comando in capo del Mediterraneo, distaccato in Italia. (30) Vedasi Ap pendi ce, documento n. 40. (31) Cfr.: Badoglio, Piet ro, l'Italia nella seconda guerra mondiale, Mondadori , Milano, 1946, p. 162.

(32) Cfr. documento n. 44 che figura in Append ice. (33) Fg. 688, segreto, 8 dicembre I 943, trascritto in Appendice, documento n. 37. (34) Fg. 2630/0p. riservato, 2 dicembre 1943, riportato in Appendice, documento n. 36.


CAPITOLO IV LA RICOSTRUZIONE MORALE E ORDINATIVA DELL'ESERCITO ITALIANO

1.

Il recupero spirituale

I risultati del convegno di S. Spirito del 20 dicembre non erano stati entusiasmanti. Aprirono però gli occhi a chi aveva la responsabilità delle nostre Forze Armate, e dell'Esercito in particolare, su una realtà che si profilava ormai come difficilmente modificabile. Il maresciallo Messe e il generale Berardi compresero che era inutile seguire la via degli appelli alla comprensione, e dei richiami al Memorandum di Quebec, e relativo corollario di promesse mai mantenute. Decisero di procedere lungo le pur anguste e riduttive direttrici indicate dagli Alleati. Fu una scelta di campo amara, ma concreta; d'altronde non esistevano alternative. Berardi si mise all'opera tenendosi sempre in contatto con Messe e Orlando. La situazione era grave e minacciava di diventare incontrollabile. Le U nità che avevano superato le vicende dell'armistizio conservando una apprezzabile efficienza, erano colpite da un dilagante sconforto, costrette come erano a rimanere inoperose, e afflitte pure da problemi di vettovagliamento. Nei campi di raccolta affluivano poi mi litari sbandati di ogni grado, provenienti dal nord Italia e dai Balcani. Si trattava di raccogliere quelle sparse membra, riunirle in un corpo organico, e soprattutto ridare loro "vita". Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito mirò anzitutto a ripristinare il morale e la disciplina, che sembravano essere precipitate ad un preoccupante livello di degrado. Il 30 dicembre 1943 Berardi diramò una nota, indirizzata "ai sigg. Generali e Colonnelli", in cui stigmatizzava il contegno di allegria tenuto da ufficiali italiani intervenuti ad un trattenimento danzante organizzato da un comando alleato, di cui gli era giunta notizia. Sarebbe statO preferibile, a suo avviso, aste-


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nersi dal partecipare a feste "con la patria in quelle condizioni!". (1) Fece seguito il 3 vennaio 1944 con la nota n. 5566/ 6.1.2.SPN indirizzata ai generali chiarendo il concetto di "Responsabilità". (2) Lo stesso I Raggruppamento Mot0rizzato era piombato in una profonda crisi psicologica. L'agitato clima politico dell'epoca non aveva perdonato, nei primi giorni della costituzione della Unità, che sulle divise fosse apposto come segno distintivo lo scudo sabaudo. La stampa, o meglio una gran parte di essa, non era stata tenera nei confronti di quegli uomini in procinto di battersi per la libertà di tutti, né aveva cam biato registro dopo la sanguinosa prova di Montelungo. Non mancavano le lodevoli eccezioni, come quella del giornale "Il Risorgimento" di Napoli che aprì una sottoscrizione col cui ricavato vennero inviati ai soldati del Raggruppamento pacchi dono natalizi. Per quanto condotta con astuzia, e talora con villania, la campagna contro le formazioni dell'Esercito non sempre raggiunse il segno. Ad esempio, nell'allegate n. 44 al Diario Sterico del I Raggruppamento Motorizzate (novembre 1943) si legge di dimostrazioni di affetto tributate dai civili ai reparti mentre attraversavano centri abitati diretti al fronte. Le accoglienze furono molto calorose soprattutto a Potenza e Avellino. Il popolo, nella sua intramontabile sensibilità, non vedeva affatto in quei "ragazzi" - bianchi o nerissimi che fossero i loro capelli - dei mercenari o dei pretoriani, come una certa propaganda sosteneva: li considerava invece suoi "figlioli", bravi figlioli. Dopo il ciclo operativo di Montelungo il 1 Raggruppamento fu inviato, come abbiamo già riferito, nelle retrovie per riordinarsi. Il comandante indirizzò ai suoi bravi soldati un ordine del giorno che così si concludeva: "Il raggruppamento, cementato a.alle prove subite, orgoglioso dei suoi successi, memore dei suoi Caduti, diventerà uno strumento sempre più v alido er La liberazione della Patria, sempre più degno di costituire i primo nucleo del risorto Esercito italiano". Quelle parole, pur nobili, esaltanti e legittime, non furono sufficienti a risanare il morale dei reparti. Questo appariva profondamente scosso soprattutto nella fanteria, sulla quale erano gravati i compiti più duri e più sanguinosi. E ra evidente che non sarebbe stata pensabile una ripresa operativa, se non si fosse prima ripristinata la saldezza spirituale degli uomini. In una accurata ricostruzione della tormentata atmosfera di quelle giornate, si indicano le cause di tale stato di crisi: "il disorientamento degli animi proprio caratteristico dell'ora grigia che attraversava il Paese; la propaganda disgregatrice di certa stampa politica

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nonchè di taluni elementi incontrollati e incontrollabili la quale, trovando facile appiglio nell'incertezza delle coscienze, finiva con l'insinuare e diffondere il discredito sulle nostre istituzioni e sui capi; lo spettacolo degli sbandati .e dei disertori rimasti impuniti e la pericolosa illazione che, anche sottraendosi al proprio dovere, non si andava ormai più incontro a sanzioni; il generale decadimento delle antiche virtù civili e militari, per cui non pochi cercavano di mascherare la propria debolezza morale (rectius, viltà = N.d.A.) dietro il comodo paravento di motivi ideali non sentiti. Sugli animi deboli le idee corrosive agitate dalla stampa e, in modo spicciolo e perciò ancor più suadente, dalle stesse popolazioni, non tardavano a far presa e ad esercitare una influenza quanto mai deleteria. Discorsi e discussioni in seno a taluni congressi politici continuavano ad aggravare seriamente il turbamento e il senso di perplessità da cui erano pervasi i soldati in genere e in particolare quelli del raggruppamento accusati persino di "neo-fascismo" e di appartenere a "compagnie di ventura". I soldati del raggruppamento sentivano di costituire, in quell'ora di malessere generale, una sparuta minoranza rimasta ancora in piedi, costretta per giunta a sopportare tutti i sacrifici della nuova guerra, senza nemmeno avere alle spalle una unanimità di sentimenti e di propositi. Conseguiva da ciò una malcelata insofferenza, un oscuro e indefinibile disagio morale che inconsapevolmente portava allo scadimento del senso del dovere e dello stesso onore militare. La conclusione era che gran parte dei soldati del raggruppamento - come sarebbe d'altronde avvenuto anche con soldati di quall!nque altro esercito che fosse stato colpito dalla tragedia settembrina dell'armistizio - non voleva più saperne di combattere contro chicchessia". (3) Particolarmente provato era il 67° reggimento fanteria i cui ufficiali erano giunti alla convinzione che, in caso di impiego, non sarebbero stati seguiti dai loro uomini. Gravemente minato era anche il morale del LI battaglione allievi ufficiali dei bersaglieri. Reggevano bene, invece, anche sotto il profilo spirituale, i reparti dell'l 1° reggimento artiglieria, del V battaglione controcarro, del LI battaglione misto del genio, e le unità dei servizi. A metà gennaio 1944, e precisamente il 23 di quel mese, assunse il comando del I Raggruppamento Motorizzato il generale Umberto Utili, espressamente designatovi fin dal 7 dal maresciallo Messe, di cui era stato collaboratore di spicco quale capo di stato maggiore dell'invitto CSIR sul fronte russo. Utili fu sostituito, a capo della Missione Militare italiana di collegamento presso il Comando del XV Gruppo di Armate alleate, dal colon-


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nello Adelmo Negroni. Il generale Utili insediò il suo comando a Manduria, al centro della zona di raccolta del raggruppamento, e volle per prima cosa "tastare il po lso" degli uomini che avrebbe guidato al combattimento. Visitò i reparti, ed il primo impatto, con un battaglione del 67° fanteria, non fu incoraggiante. Si recò quindi a Salice Salentino, dove era accantonato 11 XXIX battaglione bersaglieri, destinato ad unirsi al LI allievi ufficiali. Quel reparto si era battuto ottimamente sul fronte greco-albanese; successivamente era stato trasferito in C roazia dove aveva partecip ato alle operazioni antiguerriglia, ancora distinguend osi; dopo 1'8 settembre era riuscite, fortunosamente , a rimpatriare con la quasi totalità dei suoi effettivi . "In seguito - si legge nelle memorie di Utili - era un poco calato di tono, ma non era spenta l'antica fierezza, nutrita di prestigio fisico e di gelose tradizioni". Il problema più serio ed immediate del battaglio ne , in previsione dell'impiego, era quello del completamento degli organici. "O ltre un centinaio di bersaglieri erano giovanissime reclute, non ancora formate ed istruite, sulle quali non si poteva fare assegnamento senza prima sottoporle ad un breve ma intenso periodo di istruzione. Altrettanti erano bersaglieri di classe anteriore al '14 che in un primo tempo erano stati, in armonia a criteri generali, assegnati a reparti lavoratori ed impiegati nel porto di Taranto; ma dovendosi poi approntare il battaglione e non essendo disponibili altri complementi della specialità, essi erano stati utgentemente richiamati a Salice; il provvedimento aveva provocato molto malumore. Accostata quella gente dovetti convincermi che gli appelli sentimentali avevano poca efficacia; ormai essi erano diversam ente orientati, e d'altronde il principio di obblighi diversi a seconda della specialità non aveva una seria giustificazione morale. M i costava rinunciare a loro anche perché erano dei veterani, ma non esitai a insistere con lo Stato Maggiore perché ritornasse sulle sue decisioni: ciò che fu fatto". (4) Accanto a quelle situazioni negative, ma umanamente comprensibili, si riscontravano però anche episodi decisamente confortanti e positivi. Riferisce il generale Utili: "A Manduria c'era infine un nucleo di bersaglieri che un tenente dei bersaglieri, pluridecorato della campaB_na di Russia, aveva radunato prevalentem ente tra gli allievi ufficiali di complemento che avevano preferito il combattimento ai banchi della scuola; comandati da una testa calda, si m ostravano pieni di ardore". (5) Non è difficile individuare in quell'ufficiale l'allora tenente Folco Di Primio per due motivi: l'appellativo d i testa calda gli fu


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"riservato" da Utili in ripetuti rapporti caratteristici; inoltre la sua azione fra i volontari è menzionata, con citazione del suo nome, in un atto che figura in Appendice di questo volume. (6) Per completare il quadro delle condizioni psicologiche della Unità che rappresentò la punta di diamante della riscossa del nostro Esercito, riportiamo quanto il generale Utili ha scritto a proposito del LI battaglione allievi ufficiali dei bersaglieri: "Per l'intelligenza di certi fatti successivi, è il caso di soffermarsi sulle origini di questo battaglione. Esso era costituito da allievi ufficiali di complemento della specialità. Secondo un criterio introdotto di recente questi allievi . ufficiali, prima di essere ammessi a frequentare un regolare corso presso le scuole, venivano inquadrati in appositi battaglioni d'istruzione dove svolgevano l'istruzione di recluta e sostenevano gli esami ai vari gradi di truppa. Al termine di tale ciclo pratico gli idonei, promossi sergenti, avrebbero dovuto presentarsi alle scuole dopo un intervallo di alcuni mesi. · In realtà questa prevista interruzione del servizio non poté verificarsi; verso il principio dell'estate la tesa situazione militare suggerì di sospendere le licenze e di impiegare i battaglioni così com'erano per la difesa a terra dei campi d'aviazione. Essi furono perciò distribuiti secondo il bisogno in tutto il territorio, ed il LI battaglione assieme a parecchi altri capitò nelle Puglie. Dopo l'B settembre, impiegato nella presa di contatto con elementi tedeschi di retroguardia, dimostrò una vivace aggressività che lo fece prescegliere per la costituzione del I Raggruppamento. La decisione fu accolta dalla massa con entusiasmo, ringagliardito dall'afflusso di elementi volontari tra cui cito un gruppo di allievi dell'Accademia navale, che per combattere disertarono le aule, dando poi sul campo prove mirabile di eroica abnegazione con una singolarmente elevata proporzione di perdite. Il battaglione si comportò bene a Montelungo sia nell'attacco sfortunato dell'B dicembre, nel quale una compagnia fu poco meno che annientata, sia in azioni successive tra cui brillante qualche scontro di pattuglia. Ma nel complesso l'iniziale prova troppo dura ed i disagi della permanenza in linea diedero il tracollo al morale del battaglione. Durante la disastrosa marcia per portarsi nella zona di riposo, molte furono le diserzioni che non poterono essere perseguite. Così si diffuse nei ranghi un profondo senso di stanchezza e di scettismo; e più o meno in buona fede, si fece circolare la voce che di combattere non si sarebbe più


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parlato. Per potere giudicare obiettivamente questo fenomeno bisogna tener conto di parecchie circostanze. In primo luogo si trattava di studenti che per le abitudini di questa loro condizione e per l'ambiente sociale da cui generalmente provenivano non potevano avere una resistenza fisica paragonabile a quella della truppa comune. Essi, pur essendo caporalmaggiori, e in appresso sergenti, poiché nel battaglione mancavano i soldati eccetto che per taluni servizi accessori e d'immediata retrovia, erano costretti a farne tutte le veci nel campo tattico comprese quelle di portatori d'arma e di rifornitori(. .. ) e la modestia di tali attribuzioni era a torto considerata come un'umiliazione da parecchi di loro. Dal punto di vista morale, per essere giovani e come si·suOl dire figli di famiglia, il loro carattere non si poteva ancora consoliclare; non è offendere i loro genitori l'insinuare che per tenerezza li avevano spesso viziati, e comunque preservati dalle asprezze di una vita rude come quella che ora dovevano condurre. Nel complesso ne soffrivano, nel fisico e nello spirito più dei loro commilitoni. Lo stesso loro grado di cultura relativamente elevato aveva sviluppato il loro senso critico senza che l' esperienza della vita li avesse ancora ammaestrati a temperarne gli eccessi. Predisposti dai loro studi alla speculazione teorica, si tuff avano avidamento nella lettura dei giornali e nelle discussioni politiche, ma mancando di calma e di perseveranza difficilmente afferravano il bandolo dell'arruffata matassa che si era formata nel loro cervello pieno di contraddizioni. Nel complesso questa unità offriva un quadro nel quale si ripetevano i motivi già avvertiti in tutte le altre, salvo che essi erano di gran lunga più accentuati: un materiale umano di una fluidità estrema e sconcertante, capace di traboccare così di entusiasmo come di sconforto, senza che per nulla fosse lecito trarne conclusioni definitive". (7) Il generale Utili accenna quindi alla situazione' in cui vennero a trovarsi gli appartenenti al LI battaglione a causa di uno strano ordine superiore. Si erano aperte alcune scuole allievi ufficiali, per permettere a quanti avevano già superato il periodo previste nei battaglioni di istruzioni, di conseguirvi il grado di sottotenente; agli allievi era consentito di sostituire la frequenza nella scuola col servizio volontario, di pari durata, presso unità combattenti al termine del quale avrebbero ottenuto le spalline con giudizio di idoneità dei comandanti. Molti allievi, di fanteria, artiglieria e genio, avevano infatti chiesto di essere inqua-


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drati nel I Raggruppamento. Gli allievi del LI Battaglione, data la carenza numerica della specialità, erano stati invece considerati volontari d'ufficio, senza che potessero esercitare la facoltà di opzione accordata agli altri. Ne derivò un forte malumore, soprattutto per una questione di principio. Se chiamati a decidere, avrebbero sicuramente nella quasi totalità preferito rimanere al battaglione; quello che dava loro fastidio era l'arbitrio perpetrato nei loro confronti. Utili li affrontò, riuscendo a spegnerne il malessere; inoltre ne accolse la richiesta di essere mantenuti riuniti in un unico reparto, e non essere distribuiti negli altri battaglioni bersaglieri (il XXIX e il XXXIII) in procinto di essere inseriti nel Raggruppamento. Il generale Utili, profondo conoscitore dell'animo del soldato, accontentò gli allievi ufficiali del LI Battaglione, ben sapendo che "malgrado la sua goliardica turbolenza, si trattava di gente sveglia e moralmente sana, nella grandissima maggioranza consapevole degli alti interessi nazionali che erano in gioco". L'azione di recupero morale svolta da Utili fu difficile in relazione al fatto che dovette venire attuata in tempi brevissimi in vista del nuovo impiego del Raggruppamento. Non meno ardua fu quella a cui attese il generale Berardi nei confronti delle centinaia di migliaia di uomini in forza all'intero Esercito. Berardi si era reso conto di quanto fosse difficile mandare a combattere quanti più Italiani fosse possibile. Nel suo libro di memorie egli ha così puntualizzato quella situazione indicando i fattori che vi influivano negativamente:

" - non deve recar meraviglia se, dopo tante delusioni e tanto sbandamento, le volontà di combattere f assero assopite ed occorresse un metodico lavoro per risvegliarle, come difatti poi avvenne; - le divisioni dell'Italia continentale vivevano in mezzo agli sbandati, ai reduci, alle famiglie deluse, ai partiti agitantisi e vomitanti odio, in ambiente non atto ad elevarne il morale; - le divisioni della Sardegna, che vivevano in un ambiente più sano, non potevano venire in continente per mancanza di mezzi di trasporto, gestiti tutti dagli Alleati; - il vestiario della truppa e specialmente le scarpe erano in condizioni pietose, il vitto insufficiente; - gli Alleati non avevano gran desiderio che noi prendessimo parte alla guerra come combattenti. Essi, invero, spedivano in Jugoslavia le nostre nuovissime serie di vestiario della Sicilia, e le nostre mitragliatrici, quelle stesse che nel 1945 si trovarono


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puntate contro, al confine giulio. Eppure bisognava andare a combattere, se volevamo gettare le basi di un qualunque avvenire". (8) Berardi lamenta duramente il fatto · che talune correnti politiche si adoperassero per togliere all'Esercito quel tanto di disciplina e di dignità che ancora sopravviveva. Riferisce che perfino Benedetto Croce partecipava a quella campagna. Francamente sconcerta l'atteggiamento tenuto dal grande filosofo che ha la sua meritata collocazione nell'Olimpo del pensierò (chi redige questa pagine ne è un convinto ammiratore); ma è la riprova che molti, anche chi possedeva saggezza in abbondanza, sragionavano. Erano proprio da ignorare tradizioni che avevano nome Goito, Pastrengo, Solferino, Trincea delle Frasche, Gorizia, q. 1050 di Macedonia, Piave, Jagodny, Tobruk, Takrouna? Abbiamo citato a caso. La ripresa, lenta e graduale, era in corso; buoni risultati diede pure il recupero degli sbandati, il cui merito va attribuito a pochi ufficiali volenterosi "che non attesero ordini ed aiuti, ma ricercarono in sé le energie con le quali fare fronte all'impossibile". Il generale Berardi pone in evidenza l'azione svolta dal generale Reisoli e dal colonnello Ronco. Nel Diario Storico dello Stato Maggiore Esercito, sotto la data del 29 febbraio 1944, si poteva leggere questa confortante conclusione:

"Il mese di febbraio ha visto un sensibile miglioramento del morale delle truppe dipendenti, dovuto alla costante opera dei superiori rivolta a sempre migliorare le condizioni del soldato. La possi_bilità di_p_oter comunicare ai propri familiari tramite la S. Sede e l'intensificarsi dell'offensiva alleata sulla Germania hanno contribuito a risollevare gli animi alquanto depressi e a far sì che ogni singolo soldato si dedichi con più rendimento e pas. sione al proprio servizio". Come si scorge, si coglievano i primi frutti di {Ìn impegno encomiabile, al quale attesero gli ufficiali di ogni grado che, a dispetto di una situazione che sembrava disperata, ebbero la forza di non "gettare la spugna". Ci si perdoni questa annotazione di gergo pugilistico. ·

2.

Il riordinamento Si procedette alla ristrutturazione del I Raggruppamento


LA RICOSTRÙZIONE MORALE E ORDI NAT IV A DELL'ESERCITO ITALIAN O

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Motorizzato, ripianando le perdite subite dalla Unità nel ciclo di Montelungo, e mirando a conferirle una maggiore consistenza di uomini e di fuoco. . Il maresciallo Messe e il generale Berardi decisero anzitutto di sostituire il 67° fanteria col 68°, Previdero quindi la costituzione di un reggimento bersaglieri, anche con un battaglione che sarebbe affluito dalla Sardegna, il XXXIII. Tennero conto della assegnazione del battaglione arditi "Boschetti", ancora in Sardegna, che sarebbe stato impiegato direttamente dal Raggruppamento oppure, sempre rimanendo in forza alla Unità italiana, dalla 5a Armata statunitense. Affrontarono il problema dell'armamento decidendo di recuperare 200-250 moschetti automatici in dotazione al CLXXXV battaglione "Nembo" dislocato in Calabria (9). Ma a tale ultimo riguardo accadde un fatto che merita di essere ricordato. I paracadutisti si rifiutarono di consegnare le "loro" armi: splendido, considerati i tempi, atto di insubordinazione che andò a buon fine. Il generale Utili colse la palla al balzo: quel clamoroso gesto di indisciplina in fondo non gli faceva dispiacere. Pur sconsigliato di recarsi tra quella "gente pericolosa", volle conoscere di persona i paracadutisti; rimase colpito dal loro atteggiamento fiero e, portatosi a Brindisi, disse candidamente: "Ebbene, se non si possono avere i mitra Beretta dei paracadutisti, datemi i par acaclutisti e così avrò anche i mitra". Il maresciallo Messe ne parlò al capo della MMIA e ne ottenne il pronto consenso. A questo punto è doveroso riferire che il generale Duchesne, che allora ricopriva quell'incarico, dimostrò nei nostri riguardi, più d'una volta, una certa comprensione, almeno nei limiti consen titigli dalle ferree direttive alle quali doveva attenersi. Gliene dà atto il generale Berardi nel suo libro di memorie. (10) Grazie ad altre autorizzazioni strappate a fatica agli Alleati il Raggruppamento, allorchè venne nuovamente impiegato in linea nel settore delle Mainarde, raggiunse la forza di circa 10.000 uomini, il doppio di quando aveva operato a Montelungo. (11) Abbiamo già detto che il 67° fanteria, provatissimo, era stato sostituito dal 68°; con i battaglioni XXIX e XXXIII (quest'ultimo t rasferito dalla Sardegna) venne ricostituito il 4° bersaglieri, di cui si era recuperata la Bandiera reggimentale; pure dalla Sardegna giunse il tanto atteso I battaglione arditi "Boschetti", che Utili ribattezzò IX reparto d'assalto, in segno di omaggio a Messe che nella guerra 1915-1918 aveva comandato un reparto così denominato. Nel mese di marzo infine il Raggruppamento ebbe nei suoi ranghi il battaglione alpini "Piemonte", già dislo-


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cato in Calabria. La Unità italiana si comportò molto bene; degna di particolare menzione fu la conquista, di sorpresa, di Monte Marrone, ad opera appunto degli alpini, e la successiva tenuta di quella importante posizione. L'invio al fronte del Raggruppamento fu turbato da un preoccupante episodio di indisciplina collettiva, l'ultimo che si verificò nell'ambito del nostro Esercito. All'atto della partenza dalla zona di raccolta si registrarono 190 diserzioni, ancorchè eufemisticamente chiamate "assenze arbitrarie". Gli allievi ufficiali del LI battaglione fecero una sorta di pronunciamento, parzialmente rientrato non appena fra di loro piombò il generale Utili. Questi sollecitò, rivolgendosi al Comando della C ampania dal quale il Raggruppamento dipendeva come ordinamento, pene severe per 1 colpevoli. Due tribunali militari, immediatamente insediati, inflissero condanne da due a quattro anni di reclusione. Utili, soprattutto preoccupato delle ripercussioni che quel grave episodio avrebbe potuto avere su tutte le truppe, contava su pene molto severe. Aveva proposto, pur con dolore, che si procedesse alla decimazione; ma in calce alla sua richiesta si legge un vistoso "No", che sebbene non seguito da firma o sigla fu apposto senza ombra di dubbio dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Berardi. (12) Veniamo ora alla riorganizzazione di tutte le altre truppe di terra. Anche a questo compito si era dedicato, fin dai primi giorni dell'assunzione della carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il generale Berardi. La sua fu un'orera sulla cui difficoltà è superfluo soffermarsi: basti riflettere su fatto che dovette passare attraverso il nodo obbligato dei rapporti con la MMIA. Nel mese di gennaio 1944 il nostro Esercito presentava una immagine ordinativa che ricalcava la preesistente struttura, o meglio quanto di essa si era riusciti a far sopravvivere. Due cose, fondamentali, erano mutate, una in positivo e l'altra in negativo . Infatti i reparti erano stati, come sul dirsi, "ripresi alla mano"; per contro si era stati costretti a procedere ad una declassificazione di numerosissimi di essi: quelli destinati ad una difesa costiera o aeroP.ortuale che si profilavano platoniche; quelli, soprattutto, adibiti ad attività di manovalanza. Abbiamo accennato all'incontro avvenuto il 29 novembre fra Berardi e il generale Duchesne (13). Fu l'inizio di quello che, ricorrendo ad un luogo comune, chiamiamo un discorso fra sordi. Berardi caldeggiò l'impiego in prim~ linea di diverse nostre


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Unità in buona efficienza; il pur cortese interlocutore chiese la immediata disponibilità di 10.000 lavoratori, e oppose un netto rifiuto alla istanza del nostro Capo di Stato Maggiore dell'Esercito di poter utilizzare le scorte di vestiario e di altro materiale accantonate nei magazzini della Sicilia caduti in mano alleata, e negò pure il trasferimento immediato di due battaglioni dalla Sardegna. Il 16 dicembre 1943 il capo della MMIA tornò alla carica ribadendo la richiesta dei 10.000 lavoratori per il porto di Bari, ed aggiungendone una nuova: 8.000 uomini del genio, di cui 4.000 artieri, ed in più, per un secondo tempo, 8 compagnie di specialisti pure del genio. (14) Il generale Berardi ebbe alcuni giorni dopo un altro incontro con Duchesne, e ritenne opportuno puntualizzarne l'esito facendo predisporre per il capo della MMIA un promemoria datato 23 dicembre in cui assicurava che avrebbe provveduto a soddisfare le richieste alleate avanzate con fogli G/I/34 e G/I/35. Aggiungeva però che, al fine di evitare che a distanza di pochi giorni le forze messe a disposizione scemassero sensibilmente, era necessario provvedere a migliorare l'inquadramento dei reparti e le loro condizioni di vita materiale e spirituale. Berardi preannunziava la istituzione di un Ispettorato della manovalanza (che infatti entrò in funzione il 5 gennaio 1944). affidato ad un generale, e la nomina di tre colonnelli, particolarmente energici, al comando dei raggruppamenti lavoratori di Bari,. I?rindì~i e Ta_ranto. trospett?. qu~nd!_ la nece~sità che &~i. uom1ri1: vemssefo sistemati m locali decenti e coperti, e non pm sotto tende logore e con poca paglia; fossero vestiti decorosamente, e dotati di tute, impermeabili e indumenti di ricambio; venissero trasportati con automezzi sui posti di lavoro, se di. stanti dagli alloggiamenti; fruissero del supplemento vitto al pari dei militari alleati. Chiese che per ragiom di opportunità non si affidasse la sorveglianza dei posti di lavoro a elementi di colore. Suggerì infine che si stabilissero turni di riposo, durante i quali gli uomini, sottoposti a un pur leggero addestramento, avrebbero riacquistato disciplina e morale, sentendosi ancora dei soldati. Le sue froposte - concludeva Berardi - avevano lo scopo di ottenere i miglior rendimento della prestazione. (15) · Duchesne, avuto un colloquio col maresciallo Messe, rispose tre giorni dopo fornendo l'assicurazione che il capo ufficiò collegamento della MMIA, ten. colonnello Moriarty, avrebbe compiuto "una inchiesta" sulle condizioni di vita delle truppe italiane adibite a lavori portuali a Brindisi e a Taranto. Aggiunse


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di avere segnalato a chi di competenza la questione del vestiario e del supplemento vitto . Si disse d'accordo sui turni di riposo, suggerendo che per l'avvicendamento si utilizzasse personale della Marina e della Aviazione. (16) All'inizio del 1944 questa era la posizione dell'Esercito italiano, in rapporto alle direttive comunicate d agli Alleati nel dicembre dell'anno precedente. Dovevano considerarsi a disposizione d el Comando del XV Gruppo di Armate tutte le nostre truppe impiegate o da impiegarsi nella zona di operazioni e in quella delle retrovie, dipendend o le prime d alla Grande Unità alleata d i assegnazione , le altre dai distretti britannici I e III e dalla P .B .S. (Peninsular Base Section) statunitense. Le truppe italiane di stanza a sud della linea delle retrovie del XV Gruppo di Armate erano sottoposte al controllo amministrativo e disciplinare dello Stato Maggiore del nost ro Esercito, e per esso dei Corpi d 'Armata IX (Unità delle Puglie e della Basilicata) e XXX I (Unità della C alabria), nonchè al controllo operativo del II distretto britannico. Riassumiamo ora il quadro di battaglia ordinativo del nostro Esercito nel gennaio 1944, indicando la dislocazione dei superiori comandi. (17) Per quel che concerne i vertici indichiamo: il Comando Supremo aveva sede a Brindisi, e imf,iegava 66 u fficiali e 583 sottufficiali e uomini di truppa del 'Esercito; il Ministero della Guerra, lo Stato Maggiore Regio Esercito, entrambi a Lecce, impiegavano rispettivamente 290 e 124 ufficiali, 1.080 e 554 sottufficiali e uomini di truppa. Nelle Puglie avevano sede il Comando generale delle truppe ed i campi di riordinamento, con una forza complessiva di 631 ufficiali e di 6.652 sottufficiali e uomini di truppa. Il IX Corpo d'Armata, con comando a Bari, aveva alle sue dipendenze le Truppe dei Corpi Servizi, la 209a divisione (in massima parte nella zona della 8a Armata britannica), i reparti della difesa contraerea, d ella vigilanza aeroporti e antiparacadutisti. In totale: 2.769 ufficiali e 44. 343 sottufficiali e uomini di truppa. Il LI Corpo d'Armata, sede del comando a Francavilla, inquadrava: T ruppe dei Corpi Servizi, divisioni "Piceno" e " Legnano" , la brigata speciale, la 231" divisione, la base di Brindisi, il 68° fanteria (in procinto di avvicendare il 67° nel I Raggruppamento Motorizzato). In totale : 2. 062 1:1fficiali e 32.515 sottuf-


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ficiali e uomini di truppa. Dal XXXI Corpo d'Armata, comando a Catanzaro, dipendevano: Truppe dei Corpi Servizi, divisione "Mantova", aivisioni 211 a e 212\ reparti e.li difesa contraerea e aotiparacadutisti, truppe dei depositi. In totale: 2.128 ufficiali e 24.373 sottufficiali e uomini di truppa. Il Comando Campania, sede a Napoli, inquadrava: Comando truppe, I brigata (recte: I Raggruppamento Motorizzato) in zona della 5" Armata statunitense, divisioni e 210\ 113° fanteria, 3\ 43, 5a e 6a compagnia someggiata, in zona della 5a Armata citata, 7° reggimento da montagna, truppe zona e depositi, carabinieri e guardie di finanza dell'Italia continentale. In totale: 2.718 ufficiali e 41.447 sottufficiali e uomini di truppa. Dal Comando Sardegna, sede a Cagliari, che inglobava quello del VII Corpo d'Armata, dipendevano: Comando truppe, Servizi, Gruppo Granatieri, Gruppo corazzato, divisioni "Bari", "Calabria", "Cremona", "Friuli" e "Nembo", divisioni 203\ 2043, 205\ 225a e 226\ brigate IV e XXXIII, unità della difesa contraerea, truppe di zona e depositi, gruppi di manovalanza, carabinieri e guardie di finanza. In totale : 9 .102 ufficiali e 174.843 sottufficiali e uomini di truppa. Il Comando Sicilia comprendeva la divisione "Sabauda" con questi organici: 490 ufficiali e 10.732 sottufficiali e uomini di truppa. Non si avevano dati certi sui militari italiani operanti in Balcania, in formazioni autonome o inserite in reparti locali. Il riepilogo della forza indicava questi totali: Italia continentale 10.788 ufficiali 150.436 sottufficiali e truppa Sardegna 9.102 ufficiali 174.843 sottufficiali e truppa Sicilia 490 ufficiali 10.732 sottufficiali e truppa all'estero

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Totale ufficiali sottufficiali e truppa

20.380 336.011


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Dobbiamo precisare che le divisioni 209a e 210a dipendevano rispettivamente dalla ga e dalla sa armata alleate. Alla 210a facevano capo anche le attività svolte per la P.B.S .. Va infine detto che i Comandi dei Corpi d'Armata italiani LI e VII erano tenuti in vita, con personale ridotto allo stretto indispensabile, in previsione di quell'impiego decaduto ormai a tenue speranza. Dopo avere illustrato la situazione dell'Esercito italiano al gennaio 1944, indichiamo ora, riferendoci allo stesso periodo, la struttura della MMIA, che sul nostro Esercito aveva già steso una rete di controllo destinato a divenire sempre più implacabile. Ne era a capo il ripetutamente menzionato generale Duchesne; l'ufficio operazioni e ordinamento era retto dal maggiore H ampton, quello informazioni dal capitano Bu ttehworth; altri ufficiali erano preposti alle sezioni di artiglieria, genio, trasmissioni. L'ufficio di collegamento era affidato al ten . colonnello Moriarty, coadiuvato da sette ufficiali quasi tutti ottimi conoscitari della lingua italiana. L'intendenza era suddivisa in sezioni di commissariato, sanità, automezzi, quartier generale. Era stato ultimato in tempi brevissimi il riordinamento del nostro Servizio Informazioni Militari - SIM, che dipendeva dallo Stato Maggiore Generale (ancora denominato pure Comando Supremo) ma si avvaleva del prevalente apporto di personale dell'Esercito. Fin dal 28 settembre 1943 - definiti 1 suoi compiti secondo le direttive del generale Strong, capo del Servizio Informazioni del Comando in capo alleato del Mediterraneo - aveva avuto inizio la sua attività. A reggere il delicato organismo fu designato il colonnello Pompeo Agrifoglio, del quale si era chiesto ed ottenuto il rientro dalla prigionia negli Stati Uniti. Il SIM venne funzionalmente articolato rn cinque sezioni: - Calderini, incaricata delle missioni sp eciali, compresa la costituzione di cellule informative nel territorio nazionale ancora occupato, nonchè il contatto con cellule già esistenti in Svizzera e Spagna; altro suo compito fu il recupero di militari dall'Albania; collaborò soprattutto con la Spe<ial Force n. 1 britannica; - -Bonsignore, cui era affidata l'attività di controspionaggio nel territorio liberato in collaborazione col britannico SCI e con lo statunitense CIC; costituì un gruppo di polizia militare e nuclei di controspionaggio aggregati alle due Armate alleate ; - Zuretti, che curava la stesura giornaliera della situazione militare, ·e la raccolta e selezione delle informazioni; provvedeva alle intercettazioni radio; predisponeva studi e relazioni anche su altri scacchieri; aveva impiantato il gruppo "interrogatori"; se-


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gnalav_a le notizie di maggior rilievo al G-2 .britannico e all'OSS statunitense; - Organizzazione, cui era commessa la preparazione dei cifrari; compilava bollettini informativi periodici; svolgeva attività di censura; addestrava il personale destinato agli uffici "I" delle varie unità; collaborava strettamente col Quartier Generale alleato e con la MMIA; - Tecnica, che disponeva della 135a compagnia marconisti, costituita da elementi di elevata specializzazione. Tra i numerosi contatti che il nostro SIM attivò nel territorio occupato, menzioniamo quello con la Resistenza militare di Roma, e per essa direttamente col colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che caduto in mano nemica, venne trucidato alle Ardeatine e decorato di medaglia d'oro alla memoria. (18)

Dai riferimenti che precedono emerge l'enorme, prezioso lavoro svolto per il recupero spirituale e per il riordinamento organico del nostro Esercito. Il I Raggruppamento Motorizzato, in prima linea, si batteva bene. Nel mese di marzo cessò di dipendere dal Corpo francese (estrema destra della 5a Armata americana) e fu posto alle dipendenze del Il Corpo polacco (estrema sinistra della ga Armata britannica) continuando ad operare nel settore delle Mainarde. Al generale Utili giunse un caloroso messaggio di elogio e di saluto dal generale Clark, che aveva sempre "creduto" nel valore del soldato italiano. (19) La Commissione Alleata di Controllo dispose che la Unità assumesse una nuova denominazione: Corpo Italiano di Liberazione. Era una notizia bella perchè non solo qualificava, come nazionalità, i nostri reparti e sottolineava il fine per cui combattevano, ma anche perché sottintendeva un ampliamento del concorso operativo italiano. In merito ai provvedimenti adottati per il I Raggruppamento Motorizzato, ed al mutamento di denominazione rinviamo ai doc . nn. 41 e 55 trascritti in Appendice. Lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva già concretamente affrontato il delicato problema del rifornimento alle truppe italiane combattenti in Montenegro (20). Nulla potè ottener e per la divisione "Cuneo", che si trovava in Palestina, i cui reparti ebbero la qualifica di lavoratori. Ciò procurò una nuova delusione. (21)


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NOTE AL CAPITOLO IV (1) Stato Maggiore Regio Esercito, fg. 5351/512/SPN del 30 dicembre 1943. Il documento è in Atti d'Archivio dell'Ufficio Storico dello SME. (2) Documento trascritto in extenso in Appendice al n. 42. (3) Cfr.: Crapanzano, S.E., op. cit., pp. 71-72. (4) Cfr.: Utili, U., op. cit., pp. 70-71. (5) Ibidem.

(6) Stato Maggiore Regio Esercito, fg . s.n. di prot., 12 gennaio 1944. Documento n. 43, riportato in Appendice. Il tenente Folco D i Primio, già del 6° bersaglieri, era noto a tutti per il suo carattere focoso e per la decisione con cui esponeva il proprio punto di vista. Ma era noto anche per un'altra dote: il coraggio. Sul fronte russo rimase due volte ferito in combattimento e meritò quattro ricompense al valore; nella guerra di liberazione fu insignito di altre due ricompense. Il generale d i C.A. Umberto Salvatores, che come colonnello comandò sul fronte russo il 6° bersaglieri nelle operazioni· in cui la unità meritò la prima delle due medaglie d'oro concesse alla sua Bandiera, considerò il Di Primio "l'ufficiale più valoroso del reggimento", il che non è dir poco. (7) Cfr.: Utili, U., op. cit., pp. 89-91. (8) Berardi, P., op. cit., pp. 76-77. (9) Il CLXXXV battaglione paracadutisti, costituito con gli elementi esuberanti del 185° re~gimento della "Nembo", non aveva seguito la divisione quando 9.uesta era stata inviata m Sardegna, nella primavera 1943, per rinforzare la difesa dell'isola. (10) Berardi, P. op. cit., p. 75. (1.1). Pe~ il quadro di battaglia_ del I _Raggrupp~m~nto motoriz~to nei distinti cicli operat1v1 (dicembre 1943 e febbraio aprile 1944) rinviamo al Capitolo IX. (12) I Raggruppamento Motori zzato, fg. 222, 11 febbraio 1943. (13) Vedasi Capitolo Ill. (14) La richiesta venne avanzata durante una riunione tenu tasi presso lo S.M.R.E., pres.enti i generali Duchesne, Berardi e Mariotti, Sottocapo d i Stato Maggiore dell'Esercito. (15) Stato Maggiore Regio Esercito, fg. 3414/0pN, 23 dicembre 1943. (16) MMIA, ref. AQ/1, 26 dicembre 1943. ( 17) Il quadro della situazione o rdinativa dell'Esercito italiano al gennaio 1944 è riportato in Appendice, documento n. 47. (18) In Rom;i occupata teneva i collegamenti fra il Comando Supremo di Brindisi e il colonnello Cordero Lanza la missione BLZ. La capeggiava il maggiore pilota Felice Santini, in seguito d irettore generale dell'aviazione civile (a lui è intitolata una piazza


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nell'aero_porto di Fiumicino); ne facevano parte l'allora tenente dei bersaglieri (oggi generale di C.A. nella riserva) Aldo Giambartolomei, il maresciallo del genio Baldanza, il maresciallo di fante ria Radicati, il sergente maggiore dell'Aeronautica Patrucco. Per incarico della missione il sottotenente dei bersaglieri Rinaldo Rinaldi (oggi a caro di un importante Servizio del Minis tero della Difesa) raggiunse avventurosamente i Veneto per consegnare alla locale Resistenza militare due sofisticati apparati radiotrasmittenti. (19) Il I Raggruppamento Motorizzato, nei due cicli operativi - Montelungo e Mainarde - nei quali venne impiegato, perse complessivamente 583 uomini, tra caduti, feriti e dispersi. (20) Fg. 1/133/Serv., segreto, del 17 gennaio 1944, riportato in Appendice, documento n. 46. (21) Cfr. documenti nn. 49 e SO trascritti in Appendice.



CAPITOLO V SI CONSOLIDA L'APPORTO ITALIANO ALLO SFORZO BELLICO DEGLI ALLEATI

Sommario: li Corpo italiano di Liberaz.ione. Le direttive per l'Esercito italiano impartite dalla MMIA.

Il 17 febbraio 1944 il generale Duchesne inviò al maresciallo Messe una nota in cui si comunicavano le ultime decisioni del Comando in capo delle Forze alleate del Mediterraneo in ordine all'assetto e all'impiego dell'Esercito italiano . (1) Si premetteva che la forza totale delle nostre Unità di terra, del mare e dell'aria non doveva superare, compresi i CC.RR., i 500.000 uomini, numero peraltro - veniva precisato - destinato ad essere "rivisto e ridotto in seguito". In quanto alle razioni viveri ed equipaggiamento che gli Alleati ci avrebbero fornito, si faceva richiamo ad una nota indi rizzata a Messe un mese p,rima. (2) Circa le riserve di materiale italiano si confermava che quelle catturate in Sicilia erano destinate ad altro scopo (cioè per rifornire le truppe di T ito = N .d.A.) salvo l'impegno di consegnarci le esuberanze, mentre quelle dei magazzini m Sardegna e nel continente erano a nostra disposizione. Per quel che concerneva in particolare l'Esercito, se ne fissava la forza in 390.000 uomini e si disponeva che: - venisse approntata una divisione per l'immediato invio in prima linea, e se ne preparassero altre due, una.in Puglia ed una in Calabria, per il successivo, eventuale impiego in combattimento; - si intendevano a disposizione del generale Alexander le divisioni della Sardegna e del continente, in relazione ai compiti della difesa dell'isola .e della sicurezza interna del territorio a nord della linea Napoli-Foggia; - entro febbraio/marzo si dovevano mettere a disposizione degli Alleati altri 45.000 uomini, ed un ulteriore contingente di 60.000 dopo marzo;


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- alla divisione "Sabauda" rimaneva affidata la sicurezza interna della Sicilia; - si poteva contare sul trasferimento di 10.000 uomini al mese dalla Sardegna, con precedenza per i reparti lavoratori anche rispetto alla divisione "Nembo". Era singolare che si fissasse in 32.000 uomini la forz a complessiva delle tre Unità destinate ad operare, compresi "il Gruppo Dapino (recte: il I Raggruppamento Motorizzato, di cui aveva già assunto il comando il generale U tili) e la "Nembo". Seguirono un incontro fra Messe e Duchesne il 4 marzo e diversi colloqui fra Berardi e D uchesne, al fine di chiarire molte questioni e dirimere alcune contraddizioni. Il 23 marzo 1944 la MMIA indirizzò al generale Berardi, e per conoscenza al maresciallo Messe, al ministro della Guerra generale Orlando, al generale Mason-MacFarlane, come capo della ACC, ed al Comando del XV Gruppo di Armate alleate, una nota in cui si stabilivano la consistenza e timpiego dell'Esercito italiano, fino al previsto raggiungimento della linea PisaRimini. (3) Al documento erano unite cinque tabelle, contrassegnate da A ad E, nelle quali si indicavano nell'ordine: i vari contingenti delle forze italiane anche in relazione alla loro dipendenza; gli organici consentiti per la organizzazione centrale (Comando Supremo, Ministero della Guerra, Stato Maggiore dell'Esercito, Guardia reale, I gruppo Guide, Accademia militare); idem per i distretti, depositi e campi di transito (denominati unità statiche); idem per i servizi delle nostre unità; idem per i Carabinieri e la Guardia di Finanza. Ci soffermiamo sulla prima tabella A che contemplava le seguenti forze: Unità combattente 14.100 uomini

Unità dipendenti dallo Stato Maggiore R. Esercito a) nel territorio continentale: • Comando LI Corpo d'Armata divisione "Mantova" divisione " Piceno" • altro C omando di Corpo d'Armata tre divisioni • difesa contraerea Calabria b) in Sicilia: • un Comando di Corpo d'Armata

51.100 uomm1


SI CON SOLIDA L'APPORTO ITALIANO ALLO SFORZO BELLICO DEGLI ALLEATI

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divisione "Sabauda" una divisione (da trasferire daHa Sardegna) c) in Sardegna: • un comando di Corpo d'Armata tre divisioni • difesa contraerea

32.300 uomm1

Unità dipendenti dal Comando del XV Gruppo di Armate alleate • già impiegate • da impiegare • controllo traffico

185 .400 uomm1

20.300 uom1m

Personale in unità miste

1.000 uomm1

Amministrazione: • Organizzazione centrale • unità statiche • serv1z1

42.870 uomm1

Carabinieri e Guardia di Finanza

30.000 uomm1

Il totale generale dei contingenti riportati nella tabella suddetta assommava a 377.070 uomini. Il generale Duchesne accennava ad alcune questioni, come la possibile contrazione del personale dei distretti, e la trasformazione dei Comandi del IX e XXXI Corpo d'Armata in Comandi Territoriali. Ma soprattutto invitava il generale Berardi a fargli conoscere in tempi brevi il suo punto di vista in merito al prospettato ordinamento del nostro Esercito, sì da poterne informare a sua volta il generale Mason-MacFarlane, capo della ACC. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito diede riscontro quattro giorni dopo. (4) Dopo avere reso atto che per la prima volta si era affrontato il problema della suddivisione delle truppe italiane in maniera organica sia pure a scopo prevalentemente logistico, prospettava· le sue osservazioni, ed avanzava motivate proposte di modifica. A suo avviso la formazione di combattimento di immediato impiego avrebbe dovuto avere una forza - comprensiva di quella del Raggruppamento Motorizzato - di 20.750 uomini.


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Si doveva poi tenere conto della esigenza, ignorata nel prospetto del 23 marzo , di destinare adeguate unità alla difesa costiera della Sardegna, voluta dal locale comando alleato. Era poi necessario, per il presidio del territorio fino alla linea Pisa-Rimini, prevedere sette Comandi di Corpo d'Armata rispettivamente per: Sicilia, Sardegna, Puglie, Campania e Calabria, Marche e Abruzzo, Lazio, Toscana, in pratica mantenendo in vita i già esistenti XIII - XII - IX - FF .AA. Campania XXXI - LI - VII, dotandoli di sia pur ridotte unità di artiglieria e genio (queste ultime non contemplate nel prospetto del 23 marzo). Per il predetto presidio occorrevano, secondo Berardi: 4 divisioni in Sardegna, fino a quando si dovesse assicurarne la difesa costiera (2 costiere, 1 di fanteria, 1 motocorazzata) - 2 in Sicilia - 1 in Calabria - 1 in Puglia - 1 in Campania - 1 in Abruzzo - 1 nelle Marche - 1 nel Lazio - 1 in Toscana. Quindi, in luogo delle 1O previste dalla MMIA, 13 divisioni che Berardi così proponeva: "Calabria", motocorazzata, 203° e 204° (Sardegna), "Sabauda" e 205° (Sicilia), "Cremona", "Friuli", "Bari", "Granatieri", "Piceno", "Mantova", 211n (Calabria). Il Capo di Stato Maggiore escludeva da quell'assetto la "Nembo" di cui si dava per scontato l'impiego in linea. Berardi si diceva contrario alla riduzione dei distretti e dei depositi, poiché dalla eventuale loro fusione non sarebbe derivato alcun sensibile risparmio di personale. Considerando al minimo le necessità di organico (ad esempio prevedendo la forza delle divisioni in 9.000 uomini anzichè in 1O. 000 come calcolato . nel prospetto in questione) sarebbero rimasti disponibili per il futuro impiego in servizi logistici per gli Alleati poco più di 30.000 uomini in luogo degli oltre 100.000 di cui si era anticipata la richiesta. "Come si vede - concludeva Berardi - il problema è

grosso e coinvolge questioni fondamentali. Esso non può essere trattato da me con il capo della Sottocommissione Alleata per l' Esercito. Ne riferirò al mio Ministro ed al Capo di Stato Maggiore Generale proponendone la trattazione col capo della Commissione Alleata di Controllo". E difatti lo stesso giorno 27 il generale Berardi inviò un Promemoria al maresciallo Messe ed al Ministro della Guerra generale Orlando riferendo estesamente sulla comunicazione pervenutagli c,falla MMIA e unendo copia della sua risposta. (5) In particolare egli mise in evidenza gli errori di calcolo in cui erano incorsi gli Alleati, e quelli di previsione in ordine alla forza dellq


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Unità combattente. In relazione ai Comandi di Corpo d'Armata - quattro indicati nella nota della MMIA e sette proposti nella sua replica - Berardi evidenziava l'opportunità di mantenerne la classica denominazione, anzichè mutarla in Comandi di zona. Berardi si soffermava quindi sulla opportunità di impiegare 13 e non 10 divisioni per presidiare il territorio fino alla linea Pisa-Rimini e sulla necessità di predisporne otto, mantenendole in vita "nei comandi, nella struttura e negli spiriti" per il presidio dell'Italia superiore. Egli indicava, a tale scopo, "Nembo" e 209°, 210°, 212°, 227°, 225°, 226° costiere e Raggruppamento motorizzato, Unità che nel frattempo dovevano considerarsi a disposizione degli Alleati. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito si diceva contrario alla riduzione del numero dei distretti e dei depositi. In chiusura indicava al maresciallo Messe, come questioni trattabili con gli Alleati: la riduzione fino a 6.000 uomini della forza delle divisioni di occupazione, sì da averne un numero adeguato; il problema dei distretti e dei depositi nel territorio ancora occupato. Il maresciallo Messe non perse tempo. Inviò immediatamente, il giorno 29 marzo, una nota al generale Noel MasonMacFarlane, capo della Commissione Alleata di Controllo (6). Precisando che si pronunziava d'intesa col Ministero della Guerra, Messe faceva sue tutte le considerazioni illustrate da Berardi, salvo indicare in 12, anzichè in 13, le divisioni occorrenti per presidiare i territori fino alla linea Pisa-Rimini. Commentando una vistosa lacuna in cui erano incorsi gli Alleati, il nostro Capo di Stato Maggiore Generale così si esprimeva: "Lo schema di organizzazione proposto non tiene conto delle future esigenze, che sono indubbiamente le maggiori, per il territorio situato a nord della linea Pisa-Rimini. Concordo nel ritenere che non sia il caso di predisporre già le Unità occorrenti per tale territorio (saranno necessarie all'incirca 8-10 divisioni), ma ritengo opportuno disporre fin d'ora, almeno in parte, dell'intelaiatura necessaria, non improvvisabile, per l'organizzazione militare di quelle regioni. A tale scopo potranno servire i comandi delle divisioni costiere da utilizzare intanto per l'inquadramento dei reparti da impiegare alle dipendenze delle Forze alleate in Italia".

Messe precisava quindi di avere considerato necessario esprimere nettamente il proprio punto di vista, trattandosi di problemi di interesse fondamentale nei riguardi dell'efficienza da


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conferire all'Esercito italiano, e di conseguenza dell'apporto che lo stesso avrebbe potuto assicurare alle Nazioni Unite nel quadro della cobelligeranza in atto. Messe chiedeva infine a MasonMacFarlane di far conoscere a sua volta il proprio parere, perché i particolari del piano di organizzazione ed impiego delle Unità italiane potesse trovare una soddisfacente conclusione negli accordi che avrebbero preso i generali Duchesne e Berardi. La MMIA il 6 e 1O aprile comunicò a Messe ed a Berardi due puntigliose precisazioni in merito alle razioni destinate all'Esercito italiano. (7) Ai primi di aprile era entrato in crisi il governo Badoglio. L' Allied Advisory Council si era accordato su una tregua politica fino alla liberazione di Roma, ma i ricostituiti partiti vollero stringere i tempi della assunzione del potere da parte loro. In quella loro attività ebbero l'appoggio di Alexander e di Bogomolov, che era delegato russo in seno all'AAC. Dopo alcune giornate di intense consultazioni fra Americani, Inglesi e Sovietici si giunse il 22 aprile 1944, a questa soluzione: - Vittorio Emanuele III si impegnò a trasmettere al figlio Umberto le prerogative sovrane, come Luogotenente generale del Regno, ed a ritirarsi dalla vita politica subito dopo l'ingresso degli Alleati nella Capitale; - Badoglio costituì un nuovo governo, conservando la presidenza del consiglio ed il ministero degli esteri, ma su una più larga base democratica; (8) - della compagine governativa entrarono a far parte i rappresentanti di sei partiti: democratico cristiano, liberale, azionista, demolaburista, socialista, comunista. Al primo fu assegnato il dicastero dell'interno, nella persona di Salvatore Aldisio; esponenti degli altri cinque partiti - Benedetto Croce, Carlo Sforza, Ugo Rodinò, Pietro Mancini, Palmiro Togliatt i - vennero nominati ministri senza portafoglio. A capo dei tre dicasteri militari vennero confermati Orlando (Guerra), De Courten (Marina) e Sandalli (Aeronautica). Per il resto si ebbe un radicale avvicendamento negli incarichi, designandovi uomini politici. Anche se prospettata come un solido compromesso, quella soluzione aveva posto in essere, di fatto, un governo "a termine", la cui caduta dopo la riconquista di Roma poteva darsi per scontata. Negli ambienti ufficiali delle Forze Armate si sperò che, essendosi realizzata a livello governativo una vera e propria unità nazionale, venisse a cessare la ostilità verso il nostro apparato


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militare. Ma fu nient'altro che una illusione. Ha annotato amaramente Berardi che l'opera svolta da Messe, da Orlando e da lui era "ricompensata coi vitupèri di tanti connazionali, forse inconsapevoli degli sforzi sovrumani che noi facevamo per salvare qualche brandello di nazionale dignità". (9) Una grossa novità, non certo a noi favorevole, era intervenuta intanto anche nell'ambito della MMIA: a capo dell'organismo di controllo si ebbe la sostituzione di Duchesne col generale Langley Browning, anch'egli britannico. I rapporti fra gli Italiani e gli Alleati, sicuramente per quel che concerneva l'Esercito, peggiorarono irrigidendosi unilateralmente nella controparte che, deposta la funzione del "controllo", assunse quella del "comando". Nei comportamenti del generale Browning infatti non vi fu nemmeno l'ombra di quella disponibilità, od anche semplice attenzione, manifestata più volte dal predecessore nei nostri riguardi. ~I cambi? del~a guardia al vertice d~l~a MMIA_ ebbe tuttavia una npercuss10ne m un certo senso posmva: arreco una netta chiarificazione della politica britannica verso il nostro paese; chiarificazione che pur connotata di una innegabile brutalità permise se non altro ai nostri rappresentanti di affrontare non impreparati ogni discussione. Ha scritto Berardi: "Il periodo sino all'aprile era stato, per gli Inglesi, di raccolta di dati e di orientamento: dopo di ciò essi furono in grado di stabilire la politica e il trattamento da usare al vinto. Il generale Browning rappresentò il cane da guardia, garante che l'Italia sarebbe rigata dritta. Egli fu veramente il "Lowe" dell'Esercito italiano." Berardi osserva più avanti che "la prassi esecutiva dell'anzidetto concetto politico consistette nel guinzaglio alimentare della misura delle razioni: o fate ciò che noi vogliamo o vi tagliamo i viveri (.. .) Dal punto di vista militare gli Inglesi perseguivano due intenti: di sfruttare il nostro Esercito piuttosto come ausiliare che come combattente, mediante un controllo umiliante, improntato a sfiducia e a diffidenza (.. .)". (10) Di Browning si può dire che fu il tutore degli intendimenti inglesi. La impressione che di lui riportò Berardi, conservandola per diversi mesi, fu che egli ricevesse direttive e le af plicasse sic et simpliciter senza porvi un minimo di proprio. I nuovo responsabile della MMIA diede un assetto pesantemente burocratico alla attività del suo organismo, e in tal modo questioni della massima importanza, che richiedevano decisioni immediate perché riguardanti reparti combattenti, rimanevano a lungo insolute. Le lettere, frequenti, che la MMIA indirizzava ai nostri Comandi


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erano di solito formulate in tono poco cortese, quasi a significare che non si ammetteva alcuna argomentazione in contrario. Per dovere di obiettività riferiamo di alcuni episodi che dimostrano come dietro la scorza rude dell'inflessibile esecutore di ordini impartitigli, in Browning si manifestò talora quel senso di cavalleria che è innato nell'animo di ogni vero soldato. Ad esempio, disgustato della scarsa, per non dire nessuna, attenzione che le varie correnti politiche, e per esse la stampa di loro estrazione, dimostravano nei confronti dell'Esercito regolare, Browning pretese che sul Corriere di Roma del 26 agosto 1944 comparisse in prima pagina, evidenziato da un titolo vistoso , l'elogio tributato dal Comando alleato al Corpo italiano di Liberazione, per l'elevato spirito combattivo che ne aveva illuminato il comportamento nelle operazioni dal Volturno alla Gotica. E inoltre, quando si dovettero allestire i Gruppi di combattimento, Browning si adoperò con una passione "che avrei gradito - ha scritto Berardi - trovare nelle sfere governative italiane" . Il primo incontro fra Berardi e Browning avvenne il 23 aprile 1944. Erano anche presenti per la parte italiana il generale Oxilia, Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito ed il capo ufficio ordinamento e mobilitazione; per la parte alleata il maggiore Baumann, Inglese. La riunione fu molto tempestosa. Lo si avverte scorrendone il verbale. (11) Berardi propose che si esaminassero tre questioni. La prima si riferiva ai complementi della Unità combattente (I Raggruppamento Motorizzato, nella nuova denominazione di Corpo italiano di Liberazione). Il nostro ·capo di Stato Maggiore indicò in 600 uomini il contingente necessario per dotare di una adeguata riserva la Unità schierata su un fronte di 14 chilometri. Browning rispose con una argomentazione di aritmetica spicciola: Alexander aveva indicato in 14.000 uomini la forza massima del CIL; secondo i dati forniti da Utili, e calcolando anche la "Nembo" di prossimo arrivo dalla Sardegna: si giungeva a 13.724 effettivi; quindi per i complementi restava disponibile la differenza, pari a 276 uomini. Ragionamento semplicistico, per non dire assurdo , considerando che s.i trattava di ripianare le perdite della nostra Unità combattente, che si annunzia. vano be.n superiori a quel numero. Berardi osservò che oltre la cifra di 14.000 uomini, nel programma alleato ne era stata contemplata un'altra, sempre per la forza combattente italiana, di complessivi 32.000 uomini (Unità già in linea da integrare con la "Nembo", "Mantova", "Pice-


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no"), per cui non aveva senso irrigidirsi sugli organici del CIL, dato che al loro aumento sarebbe corrisposta la riduzione degli effettivi delle due divisioni. In tal modo Berardi pose sul tappeto anche il problema della forza dell'Unità già schierata sul fronte. Browning fu irremovibile sul contingente massimo di 14.000 uomini, che con una serie di affermazioni poco chiare e contraddittorie diede per già deciso, in via definitiva, dagli Alleati. Provocò la animata reazione di Berardi, il quale fece presente che quella cifra era riportata in un programma ancora allo studio, e su cui erano stati richiesti i pareri del maresciallo Messe e suo, che comunque avrebbero meritato una risposta, prima che si assumessero decisioni. Il colloquio a quel punto si colorì di toni molto accesi: . Berardi alzò la voce, Browning battè il pugno sul tavolo. La terza questione affrontata rifletteva il 120° reggimento di fanteria, che secondo il nostro Stato Maggiore era destinato a rifornire i complementi alla "Mantova" e alla "Piceno", mentre gli Alleati ne chied evano la trasformazione in unità lavoratori. In apparenza quella riunione si concluse con un nulla di fatto. In pratica diede ai responsabili del nostro Esercito la legittimazione ad agire, ove possibile, ignorando, e perché no, ingannando la MMIA, facendo leva sulle richieste e sull'appoggio di Comandi alleati in linea ai quali stavano a cuore soprattutto le esigenze operative, e che nutrivano scarsa simpatia per la Sottocommissione di controllo, considerata "gente di retrovia". Così avvenne che, con opportuni accorgimenti, il Corpo italiano di Liberazione raggiunse la forza di 25.000 uomini, con piena soddisfazione delle Unità alleate a fianco delle quali combattè. Berardi uscì dall'incontro-scontro con Browning del 23 aprile con la convinzione che il capo della MMIA avrebbe chiesto la sua testa, pretendendone la rimozione dalla carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Invece non accadde nulla, con grande sorpresa di Berardi, che nelle sue memorie ha fatto una osservazione di questo tenore: gli Inglesi non sono propensi ad usare indulgenza solo nei confronti di chi si presenti loro col capo cosparso di cenere; rispettano invece chi si comporta con dignità. E ciò è molto apprezzabile. Browning, presa visione del verbale della riunione del 23 aprile, inviatogli da Berardi, si affrettò in data 26 di quel mese a precisare che: - l'imbarco della divisione "Nembo" non andava interpretato come autorizzazione ad aumentare l'organico del CIL oltre i 14.000 uomini, cifra raccomandata dal Comandante in capo al-


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leato ai Capi dello Stato Maggiore alleato combinato e in attesa delle decisioni di questi ultim i; - la costituzione di reparti italiani doveva proseguire secondo il programma alleato; - accettava il punto di vista italiano in ordine alla terza questione trattata (120° reggimento fanteria) . (12) Berardi trasmise a Messe copia della nota di Browning. Il nostro Capo di Stato Ma~giore Generale si mosse senza indugio, e il risultato lo si ebbe dopo breve tempo . Infatti il 16 maggio pervenne allo Stato Maggiore Regio Esercito il fonogramma della MMIA di cui riportiamo il testo: "È stato deciso di impiegare provvisoriamente divisione "Nembo" oltre alle truppe attualmente presso raggruppamento motorizzato et in secondo tempo di ritirare tutti reparti per costituzione CI L Alt Codesto SMRE non, dico non, dovrà provvedere ali'approntamento o spostamento di complementi di qualsiasi genere se non dietro disposizione di questa Sottocommissione Alt Nessun, dico nessun, reparto nuovo dovrà essere costituito neppure nuovi complemen.ti accantona~i, approntati o spostati 1a Codesto SMRE senza ordine per tramite di questa Sottocommissione Alt Keer colonnello". (13) Ben si comprende che quella decisione non era stata assunta spontaneamente dalla MMIA, che aveva avuto soltanto il compito di comunicarla. Evidentemente Messe si era rivolto a livello ben più alto dove, in forza del suo prestigio personale, era stato ascoltato . Il trasferimento della "Nembo" dalla Sardegna e il suo inserimento nel CIL avvenne in circostanze piuttosto turbinose alle quali è bene accennare . Trascriviamo dalle memorie del generale Berardi, che visse intensamente quelle vicende: "Una divisione tutta particolare per caratteristiche proprie era la "Nembo". Essa era stata costituita nella specialit~'aracadutisti, nel clima di euforia che, indubbiamente, il ascismo aveva suscitato, con uomini dal fegato sano (...) dotati ella spavalderia propria dei soldati destinati ad un particolare sbaraglio: gente che in combattimento è sublime, ma ch,e in pace procura seccature. All'armistizio dell'8 settembre, un battaglione della divisione si era nettamente distaccato dai capi, ed era passato ai fascisti ed ai Tedeschi; era anche avvenuto il doloroso episodio dell'uccisione del capo di stato maggiore della divisione, tenente colonnello Bechi il quale, in quella circostanza, aveva cercato di


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fare opera di persuasione. D urante le operazioni condotte contro i Tedeschi in Sardegna, dall'8 al 20 settembre, la "Nembo" aveva rappresentato un jastidio per il Comando italiano, poiché non soltanto non aveva potuto essere impiegata, ma aveva dovuto essere sorvegliata. Gli Alleati tenevano la "Nembo" in grande suspicione". (14) Berardi riferisce della nomina di un n uovo comandante nella persona del gen erale Morigi e dell'add.estramento al quale fu sottoposta la divisione nei ultimi mesi del 1943 e nei primi del 1944. Furono gli Americani a volere che fosse inviata in linea. Ma mentre i p rimi reparti erano già a bordo per il trasfe rimento giunse da Algeri l'ordine di sospendere la partenza . Perché? Lo apprendiamo dalle memorie di Berardi: "La facenda era andata così (. .. ) Era corsa voce che fosse intendimento della "Nembo" di imbavagliare gli equìpag~i delle navi che la trasportavano e di dirottarle a Livorno per offrirsi alla repubblica sociale fascista. La voce era giunta ali'ammiraglio italiano comandante della base marittima della Maddalena (Bruto Brivonesi = N.d.A.). Dovevano servire al trasporto due incrociatori leggeri. Nella sua preoccupazione per La sorte delle navi, l'ammiraglio non riflettè abbastanza sulle ripercussioni che avrebbe avuto, per l' Esercito e per La Nazione, La partenza della "Nembo", e anziché riferire i suoi dubbi al comandante militare dell'isola, o all'alto commissario politico, ne parlò all'ufficiale di marina inglese di collegamento, il quale si affrettò a comunicare gli stessi dubbi ad Algeri; donde l'ordine di sospensione della partenza". (15) Berardi ricorda poi come, grazie soprattutto alla collaborazione degli Americani, potè chiarire l'equivoco. La "Nembo" alla fine del mese raggiunse il Corpo italiano di Liberazione, sul San gro. La Unità si comportò ottimamente fin dal primo impiego, battendosi con valore e con generosità, tanto più apprezzabili in quanto gli uomini, in quel periodo , non erano del tutto "guariti" della crisi che ne aveva sconvolto gli animi nei giorni dell'armistizio. Se ne rese conto, molto realisticamente, il generale Utili, comandante del CIL, che nel giugno 1944 si oppose al progetto di aviolanciare un battaglione sulle posizioni nemiche. Egli scrisse allo Stato Maggiore dell'Esercito: "Nelle attuali condizioni di impiego ho piena fidu cia nel rendimento della di·visione "Nembo"; ma non insisterò mai abbastanza sopra il fatto che la situazione spirituale dei reparti non è quella normale, e pertanto gli ordini ex abrupto possono provocare sgradevoli sorprese. Nel caso in questione i paracadutisti si sono ormai abituati all'idea di essere impiegati a terra come una specie di truppe d'assalto. Se una aliquota della massa dovesse all'improvviso essere richiamata


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ai compiti della specialità due potrebbero essere le reazioni: o nel senso di una "piantata" generale o nel senso opposto di un generale reclamo di combattere tutti come paradutisti. (.. .) Bisogna aver presente la grave crisi spirituale che la divisione ha superato in Sardegna. ( .. .) Si corre il rischio che il reparto lanciato fonda come neve al sole (... )". (16) L'aviolancio di un reparto della divisione, trasformata in reggimento Nembo nell'ambito del Gruppo di combattimento "Folgore", fu effettuato con successo nella primavera dell'anno seguente. Con l'apporto dei paracadutisti il CIL acquistò la consistenza di un Corpo d'Armata. Le sue file furono ingrossate da altri reparti, fra cui ricordiamo un secondo battaglione alpini, due battaglioni di fanti di marina - Bafile e Grado - riuniti nel reggimento San Marco. Anche l'Aeronautica aveva approntato un suo battaglione sperandone l'inserimento nel CIL; gli Alleati però - forse l;'erché era intitolato al Duca d'Aosta? - ne vietarono l'invio m prima linea. Nel pieno dell'offensiva alleata della primavera-estate 1944, che si esaurì sulle soglie della Gotica, la nostra Unità combattente contava - come abbiamo già accennato - circa 25 .000 effettivi . (17) In quel sanguinoso ciclo operativo il C IL si distinse meritando diversi elogi da parte dei comandi alleati. (18) Berardi, lo ripetiamo, agì sempre d'intesa col maresciallo Messe e col ministro della Guerra generale Taddeo Orlando. Questi attese al riordinamento del dicastero a lui affidato, snellendone al massimo le strutture e migliorandone notevolmente la funzionalità. Un provvedimento molto saggio fu la soppressione della "Divisione Stato Maggiore" del Ministero. Quell'organismo, lungi dall'assicurare una fattiva collaborazione, aveva spesso dato origine a screzi e divergenze difficilmente sanabili fra Ministero e Stato Maggiore, pretendendo di sovrapporsi a quest'ultimo nella soluzione di problemi tecnici. Orlando operò ottimamente, anche considerando che venne chiamato a quella alta responsabilità in un delicato periodo di ricostruzione e di trasformazione. È, codesto, un giudizio del generale Berardi, da tutti condiviso. Nel mese di giugno 1944 lo Stato Maggiore dell'Esercito costituì due sue delegazioni avanzate, una sul versante Adriatico e una su quello tirrenico. Denominate rispettivamente "A" e "T", ebbero a capo la prima il generale De Stefanis, l'altra il generale Soldarelli. Nell'intento di Berardi quelle delegazioni dovevano


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esercitare nei confronti della nostra Unità già in linea, e di quelle, pure nostre, di cui si auspicava un identico im_piego, le prerogative che gli Alleati avevano stabilito essere d1 competenza italiana. Difatti il 4 giugno 1944, mentre il CIL si trovava alle dipendenze operative del V Corpo inglese, Berardi ne affidava le dipendenze disciplinari, logistiche, amministrative e consimili al generale De Stefanis. Questi era invitato ad insediare il suo comando (quello del LI Corpo d'Armata ancora formalmente esistente), col minimo indispensabile del personale, in una località da concordare con l'autorità militare britannica. (19) Le due delegazioni verranno in seguito unificate. (20) Truppe americane entrarono in Roma il 4 giugno; procedeva l'avanzata alleata verso il nord, pur contrastata dalle logore ma sempre combattive Unità germaniche. Nel mese di luglio il Comando Supremo e gli Stati Maggiori delle tre Armi poterono trasferirsi nella Capitale. Sotto la data del 24 settembre 1944 il CIL venne sciolte, per dare vita a due dei sei Gruppi di combattimento richiestici dagli Alleati (21). Ma di ciò parleremo estesamente più avanti. Non possiamo concludere il presente Capitelo senza riportare, almeno in parte, il contenuto dell'Ordine del Giorno che Utili rivolse ai suoi uomini mentre la bella Unità che aveva guidato in tante difficili p rove cessava di esistere. Scrisse il bravo generale:

"Non si scioglie né, credo, si scioglierà mai nei nostri cuori il patrimonio comune delle vicende nobili e dure che abbiamo vissute insieme, e della giustificata fierezza per queste vicende che hanno un valore storico per il nostro Paese. I o sono certo che tutti noi che appartenemmo al CIL ci riconosceremo sempre fratelli (. .. ) e con ciò la nostra solidarietà istintiva e disinteressata sarà cemento per la vita civile della Patria, come il comune ideale di renderla libera a prezzo del nostro sangue è stato cemento per la sua rinascita militare. Sciogliendosi, il CIL darà vita a due nuove grandi unità: la "Legnano" e la "Folgore" (. .. ) Questo è l'ultimo Ordine del Giorno del CIL. Siano perciò in esso consacrati il mio affetto e la mia gratitudine di comandante. (. ..) In alto i cuori di tutti!". (22) Ed ora una riflessione. Sciogliendosi il CIL, si abbandonava qualcosa che era nel cuore di tanti combattenti, della guerra 1915-1918 e di vari scacchieri del secondo conflitto mondiale: si


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dava l'addio al grigio verde. A quella divisa indossata (non ha rilievo se con eleganza o goffamente) sempre con fierezza, immacolata oppure stinta dal sole, logorata dalle intemperie e spesso, molto spesso, bagnata dal sangue. La storia purtroppo, per la sua stessa logica, volta sovente pagina. Ma non cancella, nĂŠ potrebbe farlo, sentimenti e ricordi, che sono il perenne legame tra passato e presente.


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N OTE AL CAPITOLO V (1 ) MMIA, fg. G/6/ 19, segreto, 17 febbraio 1944. Documento n. 48, trascritto estesamente in Appendice. (2) ACC, fg . NEF/MMS, segreto, 9 gennaio 1944. (3) MMIA, fg. G/6/1/29, segreto, 23 marzo 1944. L'atto è riportato in extenso in Appendice, documento n. 51. (4) Stato Maggio re Regio Esercito, fg. 3080/Mob, personale, 27 marzo 1944 . Documento n. 52, trascritto integralmente in Appendice . (5) Stato Maggiore Regio Esercito, fg. 3081/Mob, personale, 27 marzo 1944. L'atto figura in extenso in Appendice, documento n. 53 . (6) Comando Supremo, fg. 12069/0p, personale, 29 marzo 1944. Documento n. 54, riportato integralmente in Appendice. (7) Documenti nn. 56 e 57 trascritti in Appendice. (8) Badoglio mantenne anche l'interim del Ministero dell'Africa italiana. Gli altri ministri furono: Vincenzo Arangio-Ruiz (Giustizia), Q uinto Q uintieri (Finanze), Adolfo O modeo (Educazione N azionale, denominato dal 29 maggio Pubblica Istru zione), Alberto Tarchiani (Lavori Pubblici), Fausto Gullo (Agricoltura e Foreste), Francesco Cerabona (Comunicazioni), Attilio Di Napoli (Industria e Commercio). Carlo Sforza venne nominato Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo; Tito Zaniboni Alto Commissario per l'assistenza morale e materiale dei profughi di guerra. (9) Cfr.: Berardi, P., op. cit., p. 123 . ( IO) Ibidem , pp. 121-123. Hudson Lowe, generale britannico, fu governatore dell'isola di S. Elena, quando vi era confinato N apole.o ne. L'asprezza manifestata nei riguardi dell'imperatore suscitò l'indignazione della stessa opinione pubblica inglese.

(11) li verbale è trascritto estesamente in Appendice, documento n. 58. (12) MMIA, fg. G/6/1/43,personale, 26 aprile 1944. Documento n. 59 in Appendice. (13) MMIA, fonogramma a mano, n. SD/722, segreto, 16 maggio 1944. Documento n. 60 in Appendice. (14) Cfr.: Berard i, P. , op . cit., pp. 100-101. (15) Ibidem, pp. 103-104. (16) Corpo italiano di Li berazione, fg. 1569/0p, segreto, 21 gi ugno 1944. (17) Del CIL, comandato dal generale Utili, fecero parte: divisione "N embo", I brigata, li brigata, 11° reggimento artiglieria, LI battaglione genio, servizi. Per il Quadro di battaglia rinviamo al Capito lo IX . Circa )'impiego della "Nembo" cfr. documenti nn. 61 e 62 in Appendice. (18) La partecipazione della nostra Unità combattente alla avanzata dal Volturno alla ~o tica è descritta in: Crap~nz~no,. Salvatore E., Il Corpo l talian? di Liber_a~ione (aprile - Settembre 1944), Ufficio Sconco dello Stato Maggiore Esercito, 2' Ed1Z1one. Roma, 1871 .


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(I 9) Stato Maggiore Regio Esercito, fg. 6033/0p, segreto, 4 giugno 1944, trascritto in Appendice, documento n. 63. (20) Sui motivi che indussero lo Stato Maggiore dell'Esercito a costituire la Delegazione "A" e sull'attività iniziale di questo Ente cfr. i documenti nn. 64, 65, 66 e 67, in Appendice. (21) La decisione alleata di accrescere l'apporto operativo italiano venne comunicata, sia pure parzialmente, nel corso di una riunione tenutasi il 23 luglio 1944 presso la Commissione alleata di controllo. Il verbale relativo, sul quale ci soffermeremo nel Capitolo VI, è trascritto integralmente in Appendice, documento n. 68. (22) Cfr.: Crapanzano, S.E., op. cit., pp. 330-331.


CAPITOLO VI TEMPI DURI PER LE FORZE ARMATE REGOLARI ITALIA NE

Sommario: Si costituiscono i G,·uppi di combattimento. Compiti e attività dei

BLU (Bri cish Liaison Unics). Si inasprisce il controllo della MMIA.

Estate 1944. Si evolveva favorevolmente, nel solco della svolta ormai irreversibile verificatasi nel quadro del secondo conflitto mondiale, la situazione militare generale degli Alleati; il CIL si era battuto, e si batteva, con onore sul nostro territerio, dove unità ausiliarie italiane davano un prezioso apporto logistico e nostre divisioni di sicurezza garantivano l'ordine pubblico e la ripresa della vita civile; bene si comportava, in Jugoslavia, la divisione "Garibaldi" nata nel novembre 1943 dalla fusione della "Venezia" e della "Tridentina" colà dislocate; giungevano le prime, vaghe notizie dell'impegno, sempre in Jugoslavia, dei battaglioni Garibaldi e Matteotti che a fine ottobre 1944 avrebbero date vita alla brigata "Italia"; nel curriculum di Marina e Aeronautica figuravano numerose missioni di guerra eseguite con bravura. Con l'invio nel nord occupate del generale Raffaele Cadorna, con precise istruzioni ricevute da Alexander e da Messe, si mirava a conferire organicità ed efficienza al movimente di liberazione, al quale da tempo il nostro Stato Maggiore Generale dava un notevole sostegno. (1) Ma vi era di più: gli Alleati avevano richieste il concorso di sei nostre unità combattenti, di livello divisionale, e quindi di una vera e propria Armata. · Sussistevano le condizioni obiettive per ottenere un adeguato e leale ricoscimente del non trascurabile concorso italiano allo sforzo bellico dell e Nazioni Unite, informandone in maniera chiara, e non equivoca e riduttiva, la opinione pubblica mondiale. Ebbene, tutto ciò non avvenne. I Britannici in particolare si adoperarono per sminuire, sul piano formale non potendolo fare su quello sostanziale, la dimensione del nostro contribute alla causa alleata: ma essi non facevano che attuare la


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loro politica unitiva nei confronti del nostro Paese. Ben più grave è però i fatto che i governi che ressero i destini dell'Italia dall'estate 1944 al termine della guerra, ignorando gli appelli e le proposte dei vertici militari, poco o nulla fecero perchè la nostra presenza nel contesto operativo alleato venisse giustamente considerata. Vi fu acquiscenza dove sarebbe stato preferibile far mostra di fermezza e, perché no, di prepotenza. Si avevano le carte in regola per assecondare una impennata della dignità nazionale, ma nessuno seppe gettarle sul tappeto del gioco subdolo in atto contro il nostro Paese, per il quale tanti soldati avevano versato, e versavano, il proprio sangue. Nel 1946, inaugurando a Roma la Mostra dell'Esercito, l'allora Presidente del consiglio Alcide De Gasperi disse testualmente: «(.. .) la virtù dei combattenti, se riconosciuta dai commilitoni, fu spesso ignorata e contenuta dalla diffidenza e dal calcolo dei diplomatici, né ebbe la considerazione dovuta dalla nostra opinione pubblica, prostrata dal disastro nazionale (. .. )". Quelle parole suonavano, e suonano tuttora, di rimprovero verso quanti ignorarono di proposito l'eroismo ed il sacrificio dei nostri soldati, pur avendo l'autorità ed il dovere morale di esaltarli, anche nell'interesse della Nazione. Il 18 giugno 1944, due settimane dopo la liberazione di Roma, cadde il secondo governo Badoglio. A capo della nuova compagnia ministeriale, secondo la concorde proposta dei sei partiti riuniti nel Comitato di liberazione nazionale, il Luogotenente del Regno Umberto di Savoia designò Ivanoe Bonomi, che aveva presieduto un governo prefascista. Bonomi, esponente della Democrazia del lavoro, in aggiunta alla presidenza del Consiglio tenne per sé l'interim degli Interni, degli Esteri e del1'Africa italiana. Per quel che concerne i dicasteri militari sostituì alla Guerra Orlando con il liberale Alessandro Casati, alla Aeronautica Sandalli con il generale Pietro Piacentini, e confermò De Courten alla Marina. Nominò due sottosegretari alla Guerra nelle persone del comunista Mario Palermo e del generale Giambattista Oxilia, reduce dalla Balcania dove era stato vicecomandante e poi comandante della divisione "Garibaldi". (2) Non va taciuto un fatto tanto sintomatico quanto significativo. Gli Alleati, prima di riconoscere il nuovo governo Bonomi, pretesero da questo e dal CLN l'impegno di accettare senza riserve le clausole dell'armistizio. Altrettanto fecero quando venne costituito il secondo gabinetto Bonomi. (3) Ripercorriamo gli eventi di quella estate romana del 1944, sonnolenta negli entusiasmi, ma attiva ed agitata negli intrighi.


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Eisenhower, comandante in capo della Overlord (attacco al l'Europa con lo sbarco in Normandia) aveva preteso che si effettuasse una concomitante operazione sulle coste della Francia mediterranea. Per quella esigenza, denominata Anvil, gli Alleati mobilitarono truppe di riserva che tenevano nel nord Africa, un Corpo francese, e cinque divisioni tratte dal fronte italiano. Pertanto Alexander, perché non risultasse indebolita la forza del XV Gruppo di Armate, aveva richiesto che, per mantenere inalterata la pressione contro lo schieramento germanico, venisse accresciuto il concorso operativo italiano. Di qui il progetto di approntare sei unità, equivalenti ciascuna alla nostra tradizionale divisione. Una logica elementare avrebbe dovuto suggerirne l'impiego in forma compatta, e cioè inquadrandole organicamente in una Armata. E nessuno avrebbe potuto ragionevolmente contestare al maresciallo Messe il diritto di partecipare a p~eno titolo ad ogni decisione sull'impiego operativo dei Grupp1. Ma proprio in quelle circostanze di tempo si scatenò una vera e propria "guerra" contro il Maresciallo . Ha scritto il generale Berardi:

"L'ostilità che venne a Messe dai partiti (italiani = N. d.A. ) è l'attestato più probativo delle sue qualità: se non lo avessero temuto, non lo avrebbero attaccato con tanto accanimento e con tanta malafede per avere appartenuto alla Casa reale, per essere stato promosso maresciallo da Mussolini, per avere comandato il CSJR. I replicati scambi di idee avuti con lui, e la confidenza di cui egli mi ha onorato, mi hanno bene posto in grado di testimoniare che, il maresciallo Messe, non fu mai servo di alcun ree_ime ma che fu guidato, nei suoi atti di soldato, da una sola fede: quello del giuramento prestato (.. .) Si capisce che gli Alleati gradissero l'eliminazione di Messe perché avevano l'interesse ad immiserire l'Italia: ma non avrebbero dovuto proprio gli Italiani aiutarli in questa bisogna. Coincise con la destinazione del generale Browning a capo della MMIA l'inizio di una guerra sorda contro il Maresciallo; gli organi ministeriali, che erano a contatto diretto con la M MIA, non lo sostennero come avrebbero dovuto: si direbbe che, nel Browning, si fosse sviluppata una forma diantipatia personale contro Messe, poco seria, talora manifestata in palesi segni di irritazione ai soli accenni alla persona". (4) Accanto a queste considerazioni del generale Berardi riportiamo un brano, molto significativo, tratto dai Diari di guerra di


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Harold MacMillan. Sotto la data del 29 luglio 1944 vi si legge:

"Ho visto il generale Langley Browning, capo della Sottocommissione per l'Esercito. Abbiamo discusso del riequipaggiamento di quattro divisioni italiane, per disporne di cinque in tutto, con materiale britannico. Sebbene tali programmi procedano bene qui, siamo ancora in attesa della formale approvazione da parte del CCS (Stati Maggiori combinati in Washingt0n). Abbiamo anche trattato la questione se mantenere o sopprimere il Comando Supremo (italiano) ora retto dal Maresciallo Messe . Ho detto al generale che io avrei appoggiato la conferma della carica di Comandante in capo (sebbene a mio avviso sia un obsoleto sistema di organizzazione, come il Duca di Cambridge e il generale Giraud hanno dimostrato) sul piano programmatico, come elemento stabilizzante e di salvaguardia delle esigenze militari da un possibile, pericoloso controllo politico, a condizione che mi si assicuri che Messe, di fatto, non dovrà interferire nella riorganizzazione del!' Esercito secondo schemi moderni". (5) Alla luce delle chiare parole di MacMillan nessuno potrà affermare che quello espresso da B.e rardi fosse un giudizio "di parte". Torniamo ora al colloquio MacMillan-Browning. Il diplomatico, più che mai attento portavoce delle direttive che gli giungevano dal Foreign Office, e da Eden personalmente, si era espresso in termini molto chiari; l'importante era esautorare, di fatto, il maresciallo Messe, prescindendo dalla denominazione della carica che gli si consentiva di ricoprire. II capo della MMIA ebbe in tal modo una sorta di imprimatur per l'azione che aveva in animo contro Messe: intervenne, su questo non possono esserci dubbi, presso il nostro Governo, ed i risultati non si fecero attendere. Sotto la data del 1° agosto 1944 veniva soppresso il Comando Supremo, ferma restando la carica di Capo di Stato Maggiore Generale sempre affidata a Messe. Seconèlo la tradizione italiana (ci riferiamo ai poteri sulla condotta della guerra attribuiti a Cadorna e poi a Diaz (6) durante il primo conflitto mondiale), non esisteva alcuna differenza tra Comando Supremo e StatO Maggiore Generale. Ma se ci poniamo nella mentalità alleata, soprattutto riferendoci alla nomenclatura ordinativa che per un militare quale era Browning faceva testo, una differenza tra le due denominazioni vi era. Comando Supremo per i Britannici equivaleva a Comando in capo, e ritenevano quindi che, allargando la partecipazione operativa italiana ad una Armata, il


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titolare di quell'incarico in uno Stato in guerra, e cobelligerante con le Nazioni Un ite, avrebbe potuto legittimamente rivendicarne la guida. Il capo di stato maggiore, a qualunque livello, per gli Alleati era essenzialmente un collaboratore del superiore diretto, e nel caso dell'Italia, una volta soppresso il Comando Supremo, era ridotto a consulente del Presidente del Consiglio dei ministri, quindi di una autorità esclusivamente politica. Lo scopo della mossa di Browning, e per esso dei Britannici, è evidente. Costretti ad accrescere notevolmente l'apporto in combattimento del nostro Esercico, gli Alleati, e particolarmente gli Inglesi, vollero per quanto possibile limitarne la incidenza conoscitiva nel contesto della opinione pubblica internazionale. Quindi niente Comando globale italiano , e utilizzazione delle nuove Unità in man iera frazionata, inserendole in differenti Corpi alleati. Ricostruiamo ora gli eventi di quelle intricate e poco confortanti vicende, che misero a dura prova i nervi delle nostre autorità militari. Il 23 luglio 1944 venne convocata, presso la Commissione alleata di controllo, una riunione per trattare dell'approntamento di due Gruppi di combattimento italiani, in aggiunta al già operante Corpo di Liberazione. Fra i presenti figuravano : il generale Browning, il colonnello Pisdlej, il maggiore Baumann, ed i generali Berardi, Santi e Oxilia, quest'ultimo nella nuova veste di sottosegretario alla Guerra. Il capo della MMIA comunicò che il generale Alexander aveva appunto richiesto armi e materiali inglesi per la costituzione' di due nuove unità italiane da impiegare in prima linea, unità che, tenendo conco delle proposte formulate dallo SMRE , avrebbero avuto un organico molto vicino a quello delle normali nostre divisioni. Berardi, invitato ad indicare le unità idonee allo scopo, elencò nell 'ordine: "Cremona", "Friuli", "Piceno", "Mantova", "Bari", "Granatieri" (questa disponeva di soli quattro battaglioni, con uomini di classi anziane). Vennero poi discussi i problemi del concentramento e della istruzione dei reparti, e quello della scelta degli ufficiali, da operarsi avendo riguardo a questi fattori : capacità professionale, spirico combattivo, resistenza fisica. Browning informò quindi che ufficiali inglesi avrebbero tenuto corsi sul nuovo armamento ad ufficiali italiani, i quali a loro volta avrebbero addestrato gli specialisti ed i reparti minori.


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Aggiunse che sarebbero stati tradotti e distribuiti i regolamenti britannici, e che presso ogni nostro gruppo di combattimento sarebbero stati distaccati ufficiali inglesi per eliminare eventuali difficoltà interpretative. In merito agli effettivi delle nuove unità ammise - in ciò accogliendo una tesi ripetutamente sostenuta da Berardi - la possibilità di inserirvi, J?revia attenta selezione, personale militare e partigiani recuperati a Roma. Nel concludere la conferenza il capo della MMIA elogiò il comportamento tenuto dalla "Nembo" nei fatti d'arme di quel periodo . Berardi ringraziò a nome dell'Esercito, pregando Browning di comunicare tale ringraziamento al generale Alexander. (7) · Il 31 luglio si svolse una nuova riunione nell'ufficio del capo di SMRE, presenti Berardi, Pisdlej ed altri. Su quell'incontro venne redatto un Promemoria in cui furono accuratamente descritti tutti gli argomenti discussi. (8) Il colonnello Pisdlej riferì di essere reduce da due riunioni tenutesi presso il Comando in capo alleato, e comunicò che in quella sede era stato giudicato favorevolmente quanto già fatto per la riorganizzazione della "Friuli" e della "Cremona". Occorreva però accelerare i tempi della preparazione degli istruttori; come sede dei corsi indicò Benevento. In merito agli organici, l'ufficiale alleato riferì che il generale Browning era d'accordo sull'inserimento di due battaglioni granatieri nella "Friuli"; aggiunse che a suo personale avviso sarebbe stato opportuno ridurre al minimo la presenza dei granatieri, completando gli effettivi della divisione con patrioti. A questo punto Berardi propose che l'arruolamento degli ex partigiani non dovesse venire limitato alla città di Roma, ma esteso all'intero Lazio ed alle Marche. Coma zona di addestramento tattico, il nostro capo di Stato Maggiore suggerì l'Abruzzo, che per la sua configurazione montuosa ben corrispondeva ai settori di prevedibile impiego delle divisioni italiane. Il rappresentante alleato assicurò che si sarebbe fatto portatore di quella proposta, precisando che per il momento restava ferma la decisione sull'area di Benevento, .eer la vicinanza dei porti di Bari e di Napoli, dove sarebbero affluiti nuovi equipaggiamenti. Pisdlej informò quindi che le nuove Unità non sarebbero state chiamate, per ragioni politiche (sic!) divisioni, bensì Gruppi di combattimento. Questi sarebbero stati sei: I Raggruppamento Mocorizzato (poi denominatO "Legnano"), "Nembo" (poi intitolato "Folgore"), "Cremona."; "Friuli", "Mantova", "Piceno". In merito alla loro dislocazione sul fronte - precisò


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Pisdlej - non si conoscevano ancora le decisioni del Comando alleato. Tuttavia potevano prevedersi tre ipotesi: - intercalare i gruppi di combattimento italiani fra le divisioni alleate; - formare un corpo unico tutto italiano; - adottare un sistema misto, riunendo cioè una parte dei gruppi in un corpo italiano, e intercalando gli altri fra le divisioni alleate. Berardi espresse il desiderio che si adottasse il secondo sistema o, in via subordinata, si costituissero due o tre corpi tutti italiani. Furono poi affrontate altre questioni: truppe delle retrovie, divisioni di sicurezza, servizi di sanità, reparti logistici, collegamenti (avendo riguardo, a tale proposito, alla diversità delle lingue). Pisdlej comunicò che tutti i gruppi di combattimento, compresi i due che avrebbero preso vita dal CIL, sarebbero stati forniti di uniformi e di armi alleate. Tenne infine a chiarire che la riunione aveva un carattere di informazione, e che in seguito sarebbe stato notificato il programma definitivo. Berardi si mise all'opera prima ancora che gli pervenisse, il 15 agosto, il preannunziato programma. Impartì anzitutto le disposizioni per lo svolgimento dei previsti corsi addestrativi: ne vennero organizzati quattro rispettivamente sulle armi di fante ria, sui materiali di artiglieria, sui mezzi di trasporto , sull'addestramento tattico . Si provvide a tradurre i regolamenti inglesi e, per superare le difficoltà linguistiche, furono create diverse scuole per interpreti. Venne anche costituita una scuola di colleg;;imenti. Mentre si perfezionava il programma di approntamento dei gruppi, il ministro della Guerra, Casati, diramò, in data 1 settembre 1944 un vibrante Ordine del Giorno all'Esercito, in cui si riferiva il giudizio positivo espresso dal generale Browning nei confronti del CIL e delle truppe ausiliare. (9) D'intesa con la MMIA, lo SMRE predispose un "piano generale" di preparazione dei Gruppi, con riferimento agli organici (compresi quelli dei reparti ausiliari), agli ordini di battaglia, all'addestramento (in cinque fasi), all'amministrazione. Per quel che concerneva l'approntamento, si previde che i Gruppi di combattimento sarebbero stati in grado di raggiungere la zona avanzata: il "Friuli" entro l'ottobre 1944, il "Cremona" entro il 15 novembre 1944, il "Legnano" il "Folgore" a metà dicembre 1944,


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il "Mantova" e il "Piceno" nel gennaio 1945. (10) Il problema più serio fu quello degli organici. Per i sei Gruppi gli Alleati avevano stabilito una forza complessiva di 57.000 uomini, più un 10% per reparti ausiliari e complementi: in totale 62.700 uomini. Esisteva una larga disponibilità di militari alle arm i, per cui non sarebbero dovuti sorgere inconvenienti di sorta; invece se ne ebbero ed anche molto delicati e preoccupanti . Si verificarono continue deficienze provocate da cause varie: malattie, assenze arbitrarie, scarso gettico delle nuove leve, continue richieste di personale da parte degli Alleati, per ottemperare alle quali si dissestarono numerose unità in buona efficienza. Per porre rimedio alla situazione accennata, si attinsero gli elementi necessari, oltre che dai contingenti in armi, anche dai volontari e dai partigiani. Leggiamo nelle memorie del generale Berardi, improntate alla massima schiettezza:

"Il personale dei Gruppi non era scelto ed omogeneo, come sarebbe avvenuto se le nostre divisioni fossero state lasciate nel loro assetto primitivo, e non bistrattate, come ho detto altrove. Le sottrazioni di personale, specialmente autista, effettuate nei primi mesi del 1944, per immetterlo nelle truppe ausiliarie, la destinazione di interi battaglioni ai lavori di mietitura, il cambio di molti ufficiali per le esigenze di congedamento, compromisero la compagine delle unità e furono causa di non lievi difficoltà per i comandanti: per ripianare i vuoti furon presi soldati un po' dovunque, ricorrendo anche agli ultimi sbandati raccolti, trasferendo uomini da unità a unità, ricorrendo affine al richiamo dei disertori del '43. Né gli Alleati si decisero, se non molto tardi, acj ammettere volontari, e cioè gli Italiani disposti a combattere. E onesto riconoscere la fondatezza delle apprensioni degli Alleati: i volontari per passione patriottica, se posseggono doti di entusiasmo e di coraggio personale, sono di norma elementi di scarso spirito disciplinare e di scarsa pazienza, motivi questi di minor loro rendimento: basta leggere il libro di Cadorna ((La riscossa" per rendersene conto. Inoltre, sino all'inizio del 1945, i partiti estremisti facevano del loro meglio, non solo per vilipendere l' Esercito, ma anche per agitare l'idea di ricorrere a formazioni volontarie con ufficiali improvvisati, disconoscendo volutamente gli sforzi meravigliosi del Corpo di Liberazione, ed esaltando esclusivamente le gesta, delle quali molte indubbiamente ammirevoli, dei partigiani". (11)


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Sempre sul. tema degli organici, trascriviamo da un ben documentato sagg10:

Poiché nei Gruppi di combattimento si richiedeva un numero elevato di specializzati, si dovette cercare di trarne il maggior numero possibile sia dai presìdi sia dalle varie unità, a cominciare dalle divisioni di sicurezza. A Roma furono raccolti 1.600 specializzati ed assegnati al Gruppo "Friuli". Per fare fronte al fabbìsogno di specializzati, si provvide anche a trasferirne da un Gruppo all'altro. Così, nel gennaio 1945, fu disposto che gli specializzati del Gruppo "Piceno" passassero al Gruppo "Mantova", per ripianare le deficienze di quest'ultimo". (12) L'impegno con cui le nostre autorità militari si adoperavano per superare ogni inconveniente subì continui intralci da parte degli Alleati, che consideravano il problema "uomini" con una mentalità tutta loro, e ben diversa dalla nostra. Citiamo un episodio che sembra avere dell'incredibile:

"Quando si trattò (.. .) di immettere quali complementi i militari provenienti da Cefalonia, tutti artiglieri che avevano "legami fra loro", avendo combattuto insieme, le nostre autorità proposero di assegnarli ad un solo Gruppo che avrebbe provveduto a ripartirli tra i dipendenti reparti. Il rappresentante alleato allora Li aefinì "uomini difficili" solo perchè essi desideravano andare in uno stesso Gruppo, ed espresse l'avviso che venissero mandati ad un Gruppo, ma per essere adoperati come fanteria o artiglieria a seconda del bisogno, e che se poi insistevano per essere impiegati come artiglieri, allora dovevano essere suddivisi in 2-3 Gruppi, soggiungendo a mo' di conclusione: "o tutti insieme come fanti, o suddivisi come artiglieri". AL che, da parte nostra, furono affacciate riserve sul rendimento che si sarebbe potuto avere con una tale soluzione" . (13) Ci asteniamo da ogni commento. Per risolvere il delicato problema, ed evitare alle nuove Unità in allestimento deficienze di organico, fu creato un reggimento complementi (148 ufficiali e 5 .552 sottufficiali e uomini di truppa), poi denominato Deposito addestramento complementi forze italiane di combattimento. E infine, si procedette alla trasformazione del "Piceno" da gruppo operativo a "Centro add estramento dei complementi", che assorbì il menzionato deposito. Il provvedimento, comprensibilmente doloroso, fu adottato per volere degli Alleati, o per meglio dire degli Inglesi. Occorre tuttavia ripetere - e ci rifacciamo anche in questo caso alle leali pagine di Berardi - che Browning e altri ufficiali


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della MMIA collaborarono efficacemente con lo Stato Maggiore del nostro Esercito nell'alle,stimento dei Gruppi, nonostante i dissensi su taluni argomenti. E pure da ricordare l'opera seria e proficua svolta dall'allora capitano britannico Joseph Cheyne, che apparteneva allo staff della divisione rifornimenti del Comando in capo delle forze alleate, il quale nella primavera del 1944 si era trasferito da Algeri a Caserta. Incaricato della sezione "munizioni e veicoli A (cingolati)", il Cheyne venne inviato a Londra allo scopo di ottenere quei mezzi per i nostri Gruppi di combattimento. Assolse bene il suo compito, superando i non pochi ostacoli derivanti dal fatto che tutto il materiale bellico disponibile era stato riservate alle esigenze operative nella Francia del nord. (14) Il controllo esercitato dalla MMIA continuò comunque ad essere molto severo. Ma almeno si svolgeva ad un livello - di Ministero o di StatO Maggiore - in cui talune disposizioni potevano essere motivatamente contrastate e attenuate, se non modificate. Addirittura irritante fu invece, in molti casi, l'attività dei reparti di collegamento inglesi costituiti presso ogni Gruppo di combattimento: alludiamo ai BLU - British Liaison Units. Questi dovevano operare "come primaria via di comunicazione fra il comando italiano e le formazioni superiori e fiancheggianti in tutte le questio·ni ri~uardanti le unità italiane nel loro ruolo di parte componente delle forze alleate": così si leggeva nella tassativa disposizione ufficiale emanata dalla MMIA, che non era un modello di stile linguistico (e su ciò vi era ben poco da ridire) ma nemmeno di sensibilità anco.rchè rudimentale (e ciò riusciva arduo da accettare). Inoltre ad ogni comando di Gruppo venne assegnato un ufficiale di collegamento della MMIA col compito di trattare "tutte le questioni riguardanti il personale italiano nel suo ruolo di parte integrale dell'Esercito italiano", e tenersi in continuo contatto con i BLU per assicurare che "le questioni essenziali fossero adeguatamente trattate senza scava!camenti e senza perdite di tempo o energie". Ebbene, riferiamo di un episodio che dimostra come proprio i Britannici furono molto disinvolti in tema di "scavalcamenti", ignorando le norme da loro stessi messe a punto. Faceva parte del Gruppo di combattimento "Cremona" il 7° artiglieria, comandato dal colonnello Ottone. Alla Unità vennero assegnate per un certo periodo, di rinforzo, alcune batterie canadesi il cui comandante, ten. colonnello Sterling, fu preposto anche alle artiglierie italiane con un paradossale accorgimento: venne nominato brigadiere generale pro tempore, per giustificare appunto il


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fatto che si ponesse ai suoi ordini il colonnello Ottone. (15) Berardi, sempre nel suo libro di memorie, ha delineato molto obiettivamente l'attività degli ufficiali dei BLU: "(. . .) taluni esercitarono la loro funzione, se pure con fermezza e scrupolo, anche con tatto e riguardo, a titolo di consiglio e di garanzia; altri si comportarono come se fossero veri comandanti titolari, sovrapponendosi addirittura ai comandanti italiani, e per conseguenza, esautorandoli. I nostri comandanti seppero, all'occorrenza, reagire con dignità". (16) Fu proprio il capo di Stato Maggiore dell'Esercito a fornire, nei primi giorni del 1945, al Ministro della Guerra i dati per la preparazione di una nota di protesta contro inammissibili ingerenze dei BLU, da presentare al Governo britannico per il tramite del nostro ambasciatore a Londra. Veniamo ora alla questione del comando delle Unità di combattimento italiano, affrontata per la prima volta, sia pure in linea di massima, nella ricordata riunione del 31 luglio 1944. In quella sede il generale Berardi aveva manifestato l'aspirazione che i Gruppi fossero impiegati riuniti, oppure ordinati in due o tre corpi, sempre sotto un superiore e diretto comando italiano. Il ministro della Guerra, senatore Casati, fece sua la proposta di Berardi e si rivolse in tal senso al generale Browning, rappresentando le ripercussioni favorevoli di natura militare, spirituale e politica che un simile provvedimento avrebbe avuto nei confronti sia dell'Esercito che dell'intero Paese. Il capo della MMIA gli fece pervenire una risposta molto corretta nella forma, ma altrettanto urtante nella sostanza: si diceva spiacente di non poter prendere in considerazione la nostra richiesta perchè il problema era stato già esaminato dal comandante in capo delle forze alleate in Italia, il quale aveva deciso che, tenuto conto della situazione in atto, la formazione di Corpi o Quartieri generali (leggasi Alti comandi) dell'Esercito italiano "non erano necessari né desiderabili". (17) Nel gennaio 1945 fu fatto un nuovo tentativo per via diplomatica, incaricando il nostro ambasciatore a Londra (al quale era stata inviata una memoria largamente esplicativa) di effettuare un passo ufficiale presso il governo britannico, ma gli Inglesi risposero negativamente, e respinsero pure la nostra richiesta di diramare un bollettino di guerra italiano quando i Gruppi di combattimento fossero entrati in prima linea. (18) Alessandro Casati apparteneva ad una antica famiglia lombarda nel cui albero genealogico figuravano illustri personaggi, fra cui Teresa moglie di Federico Confalonieri e Gabrio Casati,


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insigne patriota e uomo politico (19). Il nuovo ministro era stato interventista nel 1915 ed aveva partecipato alla guerra meritando la promozione a tenente colonnello; senatore nel 1923, aveva retto l'anno dopo il Ministero della Pubblica Istruzione. Si era ritirate dalla politica attiva durante il fascismo. Perse nella guerra di liberazione il giovane figlio Alfonso, sottotenente dei granatieri in forza al reggimento San Marco, caduto il 6 agosto 1944 e decorato di medaglia d'oro alla memoria. Casati aveva le carte in regola per reggere il dicastero della Guerra, ma era forse la persona meno indicata per fungere da interlocutore della MMIA. Gentiluomo di' vecchio stampo, non possedeva la grinta necessaria per controbattere i comportamenti dell'organismo di controllo alleato. Per forza di cose, non disponeva di argomenti tecnici con cui opporsi a decisioni assurde e dannose anche per ali Anglo-americani. Si deve poi aggiungere il fatto che spesso gli mancò la solidarietà dei colleghi di governo. Tutto questo spiega come Browning, dopo l'esautoramento di Messe e la sostituzione (ne parleremo in seguito) di Berardi nella .carica di Capo. di Stato Maggiore dell'Esercito poté spadroneggiare a suo piacimento. Non fu soltanto la preparazione organica ed addestrativa dei Gruppi di combattimento a tenere impegnate lo Stato Maggiore dell'Esercito nella seconda metà del 1944. Berardi dovette dedicare le sue cure a diversi altri problemi. Anzittutto diede il suo apporto al riordinamento del Ministero della Guerra, anche in relazione alla pletora di dirigenti e impiegati che erano stati recuperati dopo la liberazione di Roma. Erano all'ordine del giorno le diatribe fra i "capitolini" che si erano prontamente rinsediati negli uffici·, ed i "cirenei" giunti dal sud. Altra questione delicata fu la organizzazione di unità ausiliarie richieste in misura crescente dagli Alleati per i loro servizi logistici. Nel corso del 1944 vennero impiegati, per mansioni varie, 163.361 uomini, in gran parte dipendenti disciplinarmente e amministrativamente dall'Ispettorato del quale abbiamo riferite in precedenza. Un problema decisamente spinoso fu quello della epurazione dei quadri, a cui Berardi volle attendere di persona, per evitare che si giudicasse non con equità ma con rancore indiscriminate, oppure - caso non infrequente - sott o l'impulso di rivalità individuali. Nel 1944 poteva considerarsi sanate il grave fenomeno delle


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diserzioni, eufemisticamente chiamate "assenze arbitrarie". Berardi, nel suo libro di memorie, ne ha acutamente esplorato le cause. Dopo avere parlato della demoralizzazione diffusa in truppe che "travolte dalla bufera, si trovavano spezzettate, private di rifornimenti regolari, mal nutrite, mortificate dal frammischiamento con le ricche truppe vincitrici", e dello scarso mordente di molti comandanti che non si adoperavano col necessario entusiasmo, ha scritto: Al generale scoraggiamento si sovrapponeva la piaga delle diserzioni, del diritto alla diserzione, favorita dalle famiglie, dai paesani, dai partiti che incitavano i soldati a tornarsene a casa, perché tanto tutto era finito e la guerra, la liberazione dell'Italia, eran questioni che riguardavano gli Inglesi e gli Americani. Il tutto incoraggiato dai lauti guadagni annessi al mercato nero". (20)

Quella situazione poteva considerarsi superata nel 1944. Non ci stancheremo di dire, anzi di ripetere, che per fortuna vi fu chi ebbe fede nel recupero spirituale e materiale delle Forze Armate e riuscì, a dispetto dei tempi, a riconferire loro una immagine di dignità. Lo Stato Maggiore Generale aveva provveduto a sopprimere, in data 31 luglio 1944, la missione Castellano, la cui opera era divenuta inutile da quando gli Alti comandi alleati si erano trasferiti in Italia. Ad una proposta di Berardi, accolta di buon grado dal ministro Casati, si deve lo scioglimento del Corpo di Stato Maggiore dell'Esercito (novembre 1944), che a suo avviso "non aveva particolari diritti di esistenza e conferiva ai collaboratori un grado di superiorità non giustificato, su altre collaborazioni tecniche non meno importanti nella guerra moderna". (21) Nello stesso mese di novembre venne meglio definito il ruolo di Cadorna nel nord d'Italia. La necessità . di disporre, mentre incalzava la difficile stagione invernale, di un comando unitario più preparato e responsabile, indusse a modificare ed aumentare le sue attribuzioni: da consulente militare del CLNAI divenne comandante generale del CVL (Corpo Volontari della Libertà) che costituiva la struttura militare dell'organismo politico interpartitico (rappresentante del governo di Roma nei territori ancora occupati). Venne sottoscritto un accordo fra il Comando Supremo alleato del teatro d'operazioni del Mediterraneo e una delegazione del CLNAI. Ci soffermiamo sul contenuto di quel documento. Anzitutto il CLNAI era invitato a realizzare la massima


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collaborazione fra tutte le organizzazioni della resistenza, anche se ad esso estranee. Si prescriveva poi testualmente: "Il comando generale del Corpo Volontari della Libertà (quale comando militare del CLNAI) eseguirà, in nome del CLNAJ, le istruzioni del comandante in capo delle Armate Alleate in Italia, che agirà sotto le dipendenze del comandante supremo alleato (. .. ) Il capo militare ael comando generale del Corpo Volontari della Libertà (quale comando militare del CLNAJ) deve essere un ufficiale gradito al comandante in capo delle Armate alleate in Italia,, . Un'altra clausola stabiliva che il CLNAI avrebbe ceduto al Governo Militare Alleato tutti i poteri sui territori progressivamente liberati. Si concordava, o per meglio dire si prescriveva, infine quanto segue: "Le missioni alleate accreditate presso il CLNAJ e il comando generale del Corpo Volontari della Libertà o presso qualsiasi sua jormazione, saranno consultate su qualunque materia riferentesi alla resistenza armata, all'azione antisabotaggio e al mantenimento dell'ordine. Gli ordini emanati dal comandante in capo delle Armate alleate in Italia, sotto l'autorità del comandante supremo alleato, e trasmessi attraverso le missioni interessate, saranno eseguiti dal CLNAJ, dal comando generale del Corpo Volontari della Libertà e dai loro dipendenti,,. (22) , Che dire di quell'atto? E di tutta evidenza che non si trattò di un accordo negoziato, ma di imposizioni dettate dagli Alleati. Questi - circostanza che merita di essere sottolineata - non fe cero accenno ad alcuna attribuzione, nella materia, dello Stato Maggiore Generale Italiano. Il quale, ciò nondimeno, proseguì ed anzi incrementò la sua azione in sostegno del movimento di liberazione. (23) In pratica, gli Alleati assumevano il controllo della lotta di resistenza. Le direttive del discusso proclama rivolto da Alexander ai patrioti (novembre 1944) ne rappresentarono il primo atto imperativo. Nello scorcio del 1944 si deteriorò, in Italia, anche il quadro politico, fatto non positivo in circostanze di tempo, come quelle, in cui il Paese avrebbe dovuto presentarsi agli occhi degli Alleati e del mondo forte di una compattezza d'intenti, soprattutto ai livelli di maggiore responsabilità. A fine novembre si manifestarono nell'ambito della compagine governativa dissensi, che non fu possibile superare, specialmente in ordine a due problemi: epurazione e rapporti Monarchia - Comitato di Liberazione Nazionale. La crisi fu aperta dalle dimissioni dei ministri Soleri (Te.s orn) e De Courten (Marina), ai quali tenne dietro Io stesso presidente Bonomi, che rassegnò il mandato nelle mani


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del Luogotenente del Regno. Questi, dopo le consultazioni di rito, riaffidò l'incarico di formare il governo a Ivanoe Bonomi, il quale incontrò non pochi ostacoli, compreso il rifiuto di socialisti ed azionisti ad entrare nella nuova compagine. Alla fine, il 12 dicembre 1944, la crisi fu risolta col tacito impegno fra i partiti che si sarebbe costituito un governo di affari, con scadenza al termine della guerra sul territorio nazionale. Quella che abbiamo riferito è la cronaca "ufficiale" della crisi del novembre-dicembre 1944. Ma forse le cose si svolsero in m:1niera differente, e vi pesò l'intervento decisivo di parte britan111ca. Il 17 novembre MacMillan ebbe un colloquio con Bonomi che gli rese noto il suo proposiro di operare un rimpasto nella compagine governativa, fermo restando che intendeva mantènervi "ad ogni costo" socialisti e comunisti, per corresponsabilizzarli nella gestione del sopraggiungente periodo invernale. Le annotazioni sull'incontro riportate nei Diari di guerra del diplomatico , pur essenziali, rivelano che gli Alleati consideravano fastidiosa l'ostilità manifestata nei loro confronti da alcuni ministri, e dai partiti di cui erano esponenti, causa evidente - anche se non dichiarata in quelle pagine - dei dissensi nel governo che ne suggerivano a Bonomi il rimaneggiamento. MacMillan invitò il presidente del consiglio a riflettere seriamente sulla realtà in atto, ed a fargli avere un appunto esponendovi richieste non velleitarie, che sarebbero state esaminate attentamente. (24) MacMillan il 24 novembre era a Londra, convocatovi per discutere con Churchill e Eden le complesse situazioni di Grecia ed Italia. In meriro al nostro Paese propose che la Commissione Alleata di Controllo venisse trasformata in Commissione Alleata, quindi in organo finalizzato a fornire soltanto suggerimenti, salvo conservarle i poteri ordinativi sulle questioni militari. (25) A Londra giunse, il 28, la notizia che Bonomi aveva preparato la lista dei ministri affidando a Carlo Sforza il portafoglio degli Esteri. Immediatamente furono trasmesse a Sir Noel Charles, rappresentante britannico nell'Allied Advisory Council for ltaly, istruzioni perché comunicasse a Bonomi che quella nomina non era gradita. (26) Il presidente designate ne prese atto e la crisi ritornò in alto mare. Fu risolta il 12 dicembre 1944. Sempre in quei giorni, a Londra, fu considerato il caso Badoglio, nuova vittima, o almeno "vittima minacciata" della ventata di epurazione che imperversava a Roma. Fu presa in considerazione la opportunità di effettuare, a difesa del vecchio maresciallo, un passo a livello di autorità militari, sempre coinvol-


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gendovi però gli Americani. (27) La eventualità di sottoporre Badoglio a un processo di epurazione finì per cadere, senza dubbio per imposizione degli Alleati. Il nuovo governo italiano venne insediato, come sopra accennato, il 12 dicembre. Bonomi tenne, oltre la Presidenza del consiglio, l'Interno e l'interim dell'Africa italiana, ma affidò l'importante ministero degli esteri ad Alcide De Gasperi. Nominò vicepresidenti del Consiglio Palmiro Togliatti e Giulio Rodinò e ministro senza portafoglio Manlio Brosio. Per quel che riguarda i dicasteri militari, Bonomi confermò De Courten alla Marina e Casati alla Guerra, con sottosegretari ancora Palermo, e il generale Luigi Chatrian al posto di Oxilia. Alla Aeronautica sostituì Piacentini con Carlo Scialoja al quale, dimissionario nel gennaio 1945, subentrò Luigi Gasparotto. (28)

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NOTE AL CAPITOLO VI (1) Il generale Cadorna faceva parte (unitamente ad un ufficiale superiore inglese, un ufficiale inferiore italiano e un nostro radiotelegrafista) della missione speciale RRR, organizzata dal SIM ed aviolanciata il 12 agoste 1944 in Lombardia, in un campo di ri cezione predisposte da agenti inviati dal sud. Cadorna si mise all'opera come "consulence militare" del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). Dal Quartier ~en~rale Alleato e dallo Stato Maggiore Generale Italiano aveva ricevuto queste 1struz1on1 : - carattere fondamentale della missione: la apoliticità. Relazioni con i partiti ispirate al concetto di utilizzare, senza distinzione di parte, tutte le forze disponibili nella lotta contro il Tedesco; - dipendenza diretta dal Quartier Generale alleato e ital iano (Stato Maggiore Generale = N .d.A.), che si riservavano di impartire eventuali direttive su questioni relative all'organizzazione ed all'impegno delle formazioni di patrioti; - utilizzare le formazioni già esistenti lasciando inalterata, di norma, la loro costituzione e la loro fisionomia; · - tendere al perfezionamento delle organizzazioni in posto ( ... ); - coordinare, quando possibile, l'attività delle formazioni, specie di quelle facenti capo ad organizzazioni distinte, allo scopo di convogliare lo sforzo verso un unico fine; - rappresentare al comando alleato e italiano le possibilità delle varie organizzazioni nel campo operativo, i mezzi necessari per aumentarne eventualmente l'efficienza, il tempo mi111mo di preavviso per l'attuazione dei piani prospettati; - mettersi in condizione di far tradurre in atto dalle organizzazioni, a momente opportuno, eventuali ordini o perativi emanati dal comando alleato ed italiano per azioni combinate con le armate alleate; - collegamento r.t. diretto tra missione e comando alleate e italiano. Collegamenti r. t. in atto tra comando alleato e italiano ed elementi periferici del fronte di liberazione, e conseguenti relazion i dirette, immutati. Cfr.: l'azione dello Stato Maggiore per lo sviluppo del movimento di liberazione, Ufficio Sterico dello State Maggiore, Roma, 1975, pp. 32-33.

(2) Furono nominati ministri senza portafoglio: Benedetto Croce, Carlo Sforza, Meuccio Ruini, Alberto C ianca, Giuseppe Saragat, Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Niccolò Carandini. Croce si dimise alcune settimane dopo; Carand ini cessò dalla carica il 25 ottobre perché nominato ambasciatere a Londra. I.dicasteri, a parte quelli già menzionati nel testo, vennero affidati a: Umberto Tupini (Grazia e Giustizia), Stefano Siglienti (Finanze), Marcello Soleri (Tesoro), Guido De Ruggiero (Pubblica Istruzione), Pietro Mancini (Lavori Pubblici), Fausto Gullo (Agricoltura e Foreste), Francesco Cerabona (Comunicazioni), Giovanni Gronchi (Industria, Commercio e Lavoro). Con decreto 3 luglio 1944 era state soppresso il Ministero della Cultura Popolare e istituito, in stia vece, il Sottesegretariato per la stampa e la informazione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. (3) Cfr. Kogan, Norman, l taly and the Allies, Harward, 1961. (4) Cfr.: Berardi, P. , op. àt. ,, pp. 114-11 5.

(5) Cfr.: MacMillan, H., op. cit., p. 493. (6) Luigi Cadorna e il suo successore Armando Diaz ricoprirono la carica di Capo dello State Maggiore Generale, comunemente chiamato anche Comando Supremo. (7) Il verbale della riunione è riportato in extenso in Appendice, documento n. 68, come già indicato in nota nel precedente Capitolo V.


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(8) Documento n. 69, trascritto integralmente in Appendice. (9) L'OG all'Esercito del 1° settembre 1944 è riportato in extenso in Appendice, documento n. 70. (IO) Quel piano di approntamento e di impiego subì ritardi e varianti.

(11) Cfr. : Berardi, P., op. cit., pp. 187-188. (12) Cfr.: Crapanzano, Salvat0re E., I Gruppi di combattimento - Cremona Friuli Folgore Legnano Mantova Piceno (1944-1945), Ufficio St0rico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 1973, p. 29 e n. 1. (13) Ibidem, n. 2. (14) Sir Joseph Cheyne fece pure parte di una commissione di studio sull'assettO post bellico dell'Esercito italiano . Fu negli anni Settanta addetto stampa presso l'Ambasciata britannica a Roma. Partecipò al Convegno di Bagni di Lucca (aprile 1975) su "Italia e Gran Bretagna nella lotta di Liberazione", svolgendovi una relazione sulle sue esperienze con l'Esercito italiano. Cfr.: pp. 68-72 degli Atti di quel Convegno, opera elencata in Bibliografia.

(1 5) Cfr. : Crapanzano, S.E., I Gruppi..., op. cit., p. 62 e n. 2. (16) Cfr.: Berardi, P., op. cit., pp. 186-187. (17) Cfr.: Crapanzano, S.E., I Gruppi ..., op. cit., p. 39. (18) Ibidem (19) Teresa Casati (1787-1 830), andata sposa al conte Federico Confalonieri, è passata alla scoria come una splendida eroina del nostro Risorgimento. Morì di apprensioni dopo avere tentato invano di far evadere il marito dal carcere austriaco dello Spielberg. Gabrio Casati (1798-1873) podestà di Milano dal 1837, era stato fra gli animatori delle "5 giornate", capo del governo provvisorio lombardo e immediatamente dopo Presidente del Consiglio dei ministri a Torino; rimase esule in Piemonte dopo la sfortunata conclusione della prima guerra d'Indipendenza; senatore e ministro deI!a Pubblica Istruzione, con la legge del 1859 legata al suo nome diede una impronta per mezzo secolo alla politica scolastica nazionale; fu presidente del Senato del Regno dal 1865 al 1872. Insigne orientalista fu infine Agostino Casati (1739-1820). (20) Cfr. : Bcrardi, P. , op. cit., pp. 161 -162. (21) ibidem, pp. 158-159. (22) Cfr.: L'azione dello ..., op. cit., pp. 160-163, in cui è riportato il testo dell'accordo in inglese e nella traduzione italiana. Il documento fu sotcoscritt0 dal generale Wilson, comandante supremo alleato nel teatro d'operazioni del Mediterraneo, e dalla delegazione del CLNAI (Longhi, Maurizio, Mare, Sogno). (23) Ibidem, pp. 82 - 85, 98 - 99, 102 - 103, 108 - 109, 113. (24) Cfr.: MacMillan H ., op. cit., p. 585. (25) Ibidem , p. 590. (26) Ibidem, p . 593.


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(27) Ibidem, p. 597, 599, 601.

(28) Gli altri incarichi nel governo, che nasceva senza la presenza, giĂ accennata nel testo, di socialisti e azionisti, vennero cosĂŹ assegnati: Umberto Tupini (Grazia e Giustizia), Antonio Pesemi (Finanze), Marcello Soleri (Tesoro), Vincenzo Arangio-Ruiz (Pubblica Istruzione), Meuccro Ruini (Lavori Pubblici), Fausto Gullo (Agricoltura e Foreste), Francesco Cerabona (Trasporti), Mario Cevolotto (Poste e Telecomunicazioni), G iovanni Gronchi (Industria, Commercio e Lavoro), Mauro Scoccimarro (Italia occupata). Si noti la suddivisione del preesistente ministero delle Comunicazioni in due dicasteri, Trasponi - Poste e Telecomunicazioni, e la creazione di un nuovo ministero, dell'Italia occupata (soppresso con D.L. del 5 luglio 1945).



CAPITOLO VII L'ULTIMO ANNO DI GUERRA: SI ALTERNANO SODDISFAZIONI E AMAREZZE

Sommario: Il caso Roana. Cambio della guardia al vertice dell'Esercito italiano. L'Ordine di battaglia delle nostre truppe nell'aprile 1945. $rudi e oricmamenti per la organizzazione postbellica dell'Esercito italiano.

L'alba del 1945 non fu salutata da tutti gli Italiani con un identico stato d'animo. Nelle regioni del centro e del sud si ebbero manifestazioni opposte. A Roma e in non poche città non mancarono i tradizionali botti, si udirono musiche assordanti che provenivano da sale da ballo affollate di "segnorine", militari alleati e lenoni nostrani, si tennero cene sontuose nelle case dei nuovi ricchi, i borsari neri: più che la convinzione, è la carità di patria ad indurci a dire che quella gaia spensieratezza coinvolse una minoranza di connazionali. Sempre nel centro e nel sud numerosissime famiglie vissero però il capodanno afflitte da ansie e pene morali (congiunti lontani, al fronte, in prigionia, dispersi, o ricordati nell'ormai ingiallito brevetto della meclaglia "alla memoria") e da preoccupazioni materiali (stipendi da fame e assottigliati dall'imperversante mercato nero, carte annonarie e cose simili). Al nord, naturalmente, nessuno aveva di che rallegrarsi. Ed i nostri soldati? Per quelli dei Gruppi di combattimento in attesa di essere inviati in prima linea, e per i commilitoni delle unità ausiliarie e delle divisioni di sicurezza, il 1° gennaio 1945 fu un giorno come tanti altri. Ai vertici militari anglo americani si erano verificate importanti novità. Il ~enerale Sir H enry Maitland Wilson ("Jumbo" per i suoi soldau), comandante supremo del teatro d'operazioni clel Mediterraneo, si era trasferito a Washington per succedere al maresciallo John D ill (morto nel novembre 1944) quale capo della missione britannica negli Stati Maggiori riuniti. Nel comando surremo delle forze alleate del Mediterraneo gli era subentrato i generale Alexander, a sua volta sostituito dallo statu-


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nitense Mark Clark alla guida del XV Gruppo di Armate alleate. L'avvicenda!nen~o Wilson-Alexander fu per noi Italiani decisamente peggiorativo. Nel crepuscolare autunno romano, alle soglie dell'inverno, erano maturati intanto due casi, entrambi - come suol dirsi sommersi: l'uno perché poteva creare seri fastidi agli Alleati; l'altro perché, intessuto di malafede o quanto meno di malanin~o, non era tale da inorgoglire chi ebbe il compito di farsene regista. Era nato il "caso Roatta". Il governo jugoslavo, ormai nelle mani di Tito, aveva richiesto formalmente che l'ex Capo di Stato maggiore dell'Esercito venisse processato come criminale di guerra, e altrettanto aveva fatto nei confronti del generale Taddeo Orlando, già ministro della Guerra, e all'epoca Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri. Roatta, dal febbraio 1942 al febbraio 1943 aveva comandato la 2" Armata, di stanza in territ0rio jugoslavo dove Orlando, nel 1942, era stato comandante della divisione "Granatieri di Sardegna". Entrambi, nell'adempimento del loro dovere di soldati, avevano guidato le truppe dipendenti contro le formazioni partigiane (1 ), e ciò era più che sufficiente, secondo Tito, per incriminarli con infamia. Per gli Alleati, e per gli Inglesi segnatamente, sorgeva un problema molto difficile da affrontare e di non semplice soluzione. Da un lato i Britannici si sentivano costretti a dare soddisfazione a Tito, nel contesto della politica che perseguivano nei riguardi della Jugoslavia. Demolito Mihailovié, si erano illusi di avere legato Tito all'area occidentale quando il capo partigiano, per sottrarsi alla cattura da parte dei paracadutisti tedeschi aviolanciati sul suo comando di Drvar nel maggio 1944, si era rifugiato in Italia mettendosi sotto la loro protezione. Fu allora che gli Inglesi imposero al governo legale jugoslavo, esule a Londra, e sempre retto da esponenti serbi, un presidente croato nella persona di Subasié. Questi aveva stipulato una intesa col connazionale Tito, delegandogli in pratica quasi tutti i poteri. Il 21 settembre 1944 il capo partigiano era fuggito nascostamente da Lissa, presidiata da reparti britannici, e aveva raggiunto il maresciallo sovietico Tolbukin in Romania, pregandolo di operare una conversione verso la Serbia e insediarlo al governo in Belgrado, cosa che infatti avvenne. Gli Inglesi, facendo buon viso a cattivo gioco, si adoperavano - fatica naturalmente vana - per recuperare Tito alla sfera occidentale. Quindi gli si dimostravano


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accondiscendenti in ogni occasione. (2) Dall'altro lato gli Alleati, ed ancora soprattutto gli Inglesi, temevano che se si fosse tenuto un pubblico processo sarebbero venuti alla luce fatti molto imbarazzanti sul piano politico generale. Nei Diari di guerra di MacMillan, sotto la data del 12 gennaio 1945, si legge appunto dei danni che potevano derivare agli Alleati perché Roatta, già capo di un "eccellente" servizio informazioni, era venuto in possesso di documenti segreti inglesi e americani nel periodo 1934-1939, quando aveva pure intercettato e decrittato i telegrammi cifrati scambiati tra Londra e Washington. Si era inoltre certi che egli fosse in possesso della lettera con cui il premier britannico Chamberlain aveva "offerto" a Mussolini le colonie francesi , fra cui la Tunisia. MacMillan si consultò a lungo con Alexander Kirk, che aveva sostituito Robert Murphy nell'incarico di rappresentante personale del presidente Roosevelt presso il Comando in capo alleato del Mediterraneo, e con Henry Hopkinson, vice di Noel Charles. Vi fu un nutrito scambio di telegrammi tra Caserta (sede dell'alt0 comando alleatO ), Londra e Washington. I menzionati diplomatici proposero che l'ammiraglio Stone, nuovo capo della Commissione alleata, intervenisse presso Bonomi per ottenerne l'assicurazione che, nel caso in cui il processo dovesse esser celebrato, non sarebbe emerso né in sede di accusa né in sede di difesa alcunchè di dannoso per gli Alleati, anche sotto il profilo militare. Sempre nei Diari di guerra del diplomatico inglese, sotto la data del 17 gennaio 1945, è riportato che l'affare Roatta si evolveva in maniera soddisfacente: Bonomi si era detto sicuro che nell'eventuale processo non vi sarebbero state rivelazioni compromettenti per Inglesi e Americani. (3) A risolvere, una volta per tutte, la spinosa questione fu lo stesso Roatta il quale il 4 marzo 1945 fuggì, o fu fatto fuggire, dall'Ospedale militare in cui era ricoverato sotto sorveglianza. Gli Inglesi trassero senza dubbio un grosso sospiro di sollievo. MacMillan annotò, quattro giorni dopo, che nonostante il clamore suscitato dall'avveniment0, il governo italiano sopravvisse, con soddisfazione anche dei comunisti. (4) Nel frattempo era caduta nel nulla l'assurda incriminazione del generale Orlando. L'andamento di quella complicata vicenda induce ad alcune riflessioni, sulle quali ci intratteniamo brevemente. Anzitutto si ricava una chiara indicazione: gli Alleati, lungi dall'essere dei semplici consiglieri, mantenevano ed esercitavano il potere di veto sulle decisioni delle nostre autorità, pur essendo l'Italia con essi cobelligerante.


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Ci riferiamo poi all'attributo di "eccellente" dedicato da MacMillan al nostro SIM. Aggiungiamo che Churchill considerò il servizio segreto italiano il migliore tra quelli operanti nel secondo conflitto mondiale. Perché lo diciamo? Perché purtroppo abbondano gli storiografi nostrani che per partito preso, nei loro testi, si sforzano di demolire i meriti acquisiti dal SIM, e riconosciuti da fonti ben più attendibili. Ma da siffatti Tucidide dei tempi moderni è decisamente preferibile non essere elogiati. Il secondo caso che ci accingiamo a descrivere è la eliminazione del generale Berardi dal vertice del nostro Esercito. Non esistono elementi che consentano di indicare con certezza chi si fece iniziatore di quel provvedimento oltretutto inopportuno e ingeneroso. Ad adottarlo fu, sul piano formale, il ministro della Guerra, naturalmente con l'approvazione collegiale del governo; ma è da escludere che vi fosse estranea la volontà della MMIA. Gli Alleati avevano la facoltà - e ne facevano largo uso - di influenzare ogni deliberazione delle autorità italiane, ora col promuoverla, ora con richiederne la modifica, ora con l'opporvi il veto. E la sostituzione del capo di Stato Maggiore dell'Esercito, proprio mentre lo schieramento in prima linea di Unità italiane diveniva consistente (5) era questione troppo importante perché potessero disinteressarsene. Berardi riusciva poco simpatico, per non dire inviso, a non pochi politici, i quali tuttavia potevano soltanto desiderarne la eliminazione, per attuare la quale dovevano necessariamente ottenere l'imprimatur della MMIA. È credibile che a deciderne l'allontanamento dalla carica siano stati gli Alleati, e che ai nostri uomini di governo, più d'uno dei quali fu sicuramente ben lieto di ottemperare, venne imposto di darvi corso. La sostituzione di Berardi al vertice dell'Esercito si accompagnò, in parallelo, a!Pavvenuto ridimensionamento delle funzioni del Capo di Stato Maggiore Generale. Si volle togliere dalla scena il personaggio che, dopo Messe, avrebbe 'Potuto a buon diritto rivendicare il coordinamento dell'attività operativa dei Gruppi di combattimento, non solo in forza della carica ricoperta, ma anche per l'azione appassionata e concreta svolta per l'approntamento di quelle Unità. È significativo il fatto che a sostituire Berardi fu designato un generale di brigata, Ercole Ronco, il quale essendo per grado o per anzianità di grado inferiore ai comandanti dei Gruppi, non avrebbe potuto pretendere di sovrintenderne l'impiego in combattimento. Berardi fece presente al Ministro quella incongruenza. (6)


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Al generale Ronco si impose di attenersi ad un decreto del 1927, caduto in desuetudine e superato da successive norme, che limitava le competenze del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito a quelle di consigliere del ministro della Guerra "mettendolo in una condizione incredibile e paradossale che non si era mai verificata in tempo di guerra". (7) E l'Italia, allora, in guerra lo era, eccome. Ha scritto Berardi in merito a quella tutto sommato ben triste vicenda: "(. .. ) il maresciallo Messe mi diede appuntamento nel suo ufficio e, dopo di avere accennato a divergenze di vedute tra il ministro e me a proposito dell'organizzazione centrale (8), per incarico del ministro mi comunicò che questi aveva stabilito di diminuire le funzioni del capo di stato maggiore dell'Esercito, che avrebbe investito della carica un generale di brigata, e che io sarei stato destinato al comando militare della Sicilia, resosi vacante (...) Confesso che mi sarebbe sembrato più intonato all'ambiente che il ministro aveva l'onore di presiedere, ed all'aperta amicizia che ci eravamo ricambiata in sei mesi di comune lavoro, se egli stesso mi avesse fatto la comunicazione; con gli occhi negli occhi. La determinazione fu portata, qualche giorno dopo, al Consiglio dei ministri, che ne prese atto e l'approvò come un fatterello di ordinaria amministrazione. La radio e i giornali dissero così: "Il Consiglio dei ministri, ritenendo cessate le funzioni fondamentali per le quali al capo di Stato Maggiore dell'Esercito erano devolute attribuzioni separate e, entro certi limiti, indipendenti dal ministro della Guerra, ha deliberato che il capo di stato maggiore sia alle dipendenze del ministro della Guerra quale suo organo tecnico, ed ha dato mandato al ministro della Guerra di proporre, con criteri di semplificazione, il nuovo ordinamento dell'amministrazione centrale della Guerra. A capo di Stato Maggiore del!' Esercito è stato nominato il generale Ercole Ronco. Al generale Berardi, già capo di Stato Maggiore, è stato affidato il comando delle Forze Armate della Sicilia". A tale dichiarazione avrebbe dovuto seguire, logicamente, un decreto legge che diminuisse la figura del capo di Stato Maggiore dell'Esercito (e anche della Marina e della Aeronautica). Non mi risulta che esso sia stato mai promulgato (.. .)". (9) Berardi nel lasciare la carica diramò un Ordine del Giorno all'Esercito molto dignitoso. (10) Quella fu la versione ufficiale, ma a manovrare il caso erano stati senza dubbio gli Alleati, il cui scopo ben preciso era quello di minimizzare la reale portata del concorso operativo italiano


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ed evitare che ne derivasse un nuovo prestigio al nostro Esercito che avevano dato prova di volere umiliare. Quale ruolo ebbe, in quelle circostanze, il generale Browning? Vi fu sicuramente coinvolto, come capo della MMIA. Sappiamo che, nonostante i pressoché quotidiani contrasti, fra lui e Berardi si erano alla fine instaurate relaziorù di reciproca stima sul piano personale. Quindi, se si adoperò a danno del nostro Capo di Stato Maggiore, lo fece obbedendo ad ordini impartitigli. Da allora in poi la MMIA interferì ancor iù pesantemente che in passato su tutti i problemi riguardanti i nostro Esercito. Ai Gruppi di combattimento vennero diramate direttive britanniche, punti~liose al punto di riuscire mortificanti, sotto la intestazione dello Stato Maggiore dell'Esercito, cosa che Berardi non aveva mai tollerato. (11) Gli ufficiali dei BLU, salvo eccezioni, superarono ogni limite nell'adempimento dei loro compiti. Pretesero di ricevere ogni ordine emanato dai comandanti dei Gruppi ai reparti dipendenti, cosa che i nostri generali, per quieto vivere, fecero. Chi non ingoiò quel rospo fu Utili: scorrendo, sia pure rapidamente, il carteggio del Gruppo "Legnano", non abbiamo mai riscontrato, negli indirizzi, il 52° BLU, né abbiamo rintracciato comunicazioni ad esso dirette. Il silenzio e l?, omissione hanno un significato alterno: remissivo o ironico. E facile capire cosa avesse in mente Utili. L'attività dello Stato Maggiore dell'Esercito, pur ridimensionato nella sua autorità, non per questo fu meno intensa, anche se rivolta, con rassegnazione, a compiti più che altro amministrativi. Ma fu pur sempre meritoria. (12) Tramite l'Alto Commissariato per i pri~ionieri di guerra si fecero numerosi interventi a favore dei nostn militari e civili internati o inquadrati in reparti di lavoratori in altri Paesi. (13) Si dovette provvedere a porre a disposizione degli Alleati nuovi reparti ausiliari. Nel 1945 vennero impiegati con compiti vari, nei servizi logistici del XV Gruppo di armate alleate, ben 195 .000 nostri soldati. , N el mese di marzo 1945 rientrò in patria dalla Balcania la divisione "Garibaldi" che si era ottimamente battuta nelle file dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia - EPLJ. Ma oltre Adriatico, a Ragusa (Dubrovnik) la Unità, d'intesa con lo Stato Maggiore del nostro Esercito, aveva impiantato una base italiana che funzionò per oltre un anno . L'organismo, al quale fu preposto l'allora capitano Angelo Graziani, già comandante le artiglierie della "Garibaldi", aveva lo scopo di recuperare i numerosi nostri connazionali che ancora si trovavano in quei ter-

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ritori, inquadrati in reparti locali, soprattutto di lavoro, ospitati più o meno clandestinamente da famiglie, rinchiusi in campi di prigionia. Graziani lavorò con concretezza e con grande diplomazia, di cui dovette fare sfoggio specialmente quando, nel maggio 1945, scoppiò la grave crisi della Venezia Giulia. Conseguì notevoli risultati, ottenendo il rimpatrio di moltissimi nostri soldati; nel disimpegno del suo compito si adoperò a favore di tutti indistintamente i connaz ionali, avessero essi combattuto nei ranghi dell'EPLJ o contro l'EPLJ. Va sottolineato, accanto alla capacità, l'alto spirito cl!i solidarietà umana dimostrato dal bravo ufficiale. Veniva intanto predisposto l'Ordine di battaglia del nostro Esercito, anche in previsione delle esigenz e che sarebbero sorte una volta liberato l'intero territorio nazionale. Alla data del 15 aprile 1945 questo era lo schema ordinativo delle nostre Unità: - cinque Gruppi di combattimento, d i cui quattro "Cremona", "Friuli", "Folgore" e "Legnano" - impegnati nel1'offensiva in corso, e il "Mantova" tenuto di riserva; - centro addestramento complementi (ex Gruppo "Piceno"); - Comando italiano 212; - truppe italiane in Corsica, in Balcanica, in Medio Oriente; - nove Comandi territoriali: Torino (I), Genova (II), Milano (III), Bolopna (VI), Firenze (VII), Roma (VIII), Bari (IX), Napoli (X), Palermo (XI) (i primi quattro erano naturalmente "in costituzione"). (14) Si erano intanto avviati gli studi per l'assetto post-bellico da conferire al nostro Esercito. I Britannici tentarono di imporre il criterio dell'Esercito di mestiere, ma le nostre autorità militari si pronunziarono contro una tale soluzione. (15) Quel criterio poteva infatti costituire J>optimum in linea astratta, però mal si addiceva al nostro paese appena uscito da una guerra sfortunata, anche se non ingloriosa. Era problematico, per l'Italia, fare assegnamento su un diffuso riaccendersi di entusiasmi per la carriera delle armi, possibile forse dove perduravano lontane tradizioni famigliari. Si poteva quindi correre il rischio di nemmeno coprire, con i volontari, il pur esiguo contingente che ci sarebbe stato concesso. Inoltre era decisamente contrario al carattere italiano, per sua natura irrequieto e animato da una giustificata ambizione, affrontare una carriera che per la assoluta maggioranza prevedeva la permanenza nel grado iniziale, comprensibile in-


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vece per carabinieri, finanzieri e poliziotti che hanno di per se stessi una immagine professionale già ben configurata in partenza. I Britannici, nell'avanzare quelle proposte, ragionavano sulla base della loro secolare esperienza: ma essi potevano contare sull'apporto umano, praticamente inesauribile, dei dominions (in seguito Paesi del Commonwealth). Motivo di soddisfazione per il nostro popolo, o almeno per quella parte di esso che nel disorientamento generale aveva serbato inalterato il culto di determinati valori, furono i successi conseguiti sulla linea del fuoco, con grande slancio e largo sacrificio di sangue dai Gruppi di combattimento, i quali parteciparono alla offensiva che segnò la fine della guerra in Italia. (16) I Comandi alleati riconobbero il valore dimostrato dagli ufficiali e dai soldati italiani in tanti fatti d'arme. (17) Non altrettanto fecero le nostre autorità politiche che si limitarono, in genere, a formulare elogi molto tiepidi. I combattenti delle nostre belle Unità avevano assolto degnamente il loro compito. Obbedendo al proprio costume di veri soldati, rientrarono in punta di P.iedi nella vita civile. Rimasero nei ranghi gli ufficiali ed i sottufficiali in servizio pennanente, alcuni dei quali si dimisero dall'Esercito dopo il referendum istituzionale. I rapporti dello Stato Maggiore dell'Esercito italiano con la MMIA proseguirono fino alla non lieta data del 12 febbraio 1947, quando venne sottoscritto il Trattato di pace tra l'Italia e le Nazioni Unite. Ma la ricostruzione di quel periodo esula dalla presente trattazione. Come pure vi è estranea la rievocazione delle drammatiche vicende del maggio-giugno 1945 in Venezia Giulia, che tanto sangue costarono ai nostri connazionali di Trieste e di quella regione. Finalmente, dopo quaranta anni di incomprensibile oblio ufficiale, nostre autorità hanno deposto fiori sulla lapide che chiude la sinistra foiba di JBasovizza, in cui giacciono - ma dubitiamo che riposino - i resti di tanti Italiani ' trucidati barbaramente dai titini a guerra finita. A questo punto finisce la "storia" delle relazioni tra lo Stato Maggiore del nostro Esercito e la MMIA. Nel descriverla non siamo stati spinti da animosità o da valutazioni preconcette. E proprio a tale propositb riteniamo doveroso insistere su una precisazione. Nell'ambito della MMIA incontrammo l'ostilità di non pochi personaggi, prepotenti e sprezzanti; ma avemmo anche più d'un amico, sia inglese che, soprattutto, americano. Fu l'organismo in se stesso, rigido esecutore - forse talvolta suo malgrado - di inderogabili direttive a rivelarsi, eufemistica-


L' ULTIMO ANNO D I GUERRA: SI ALTERN ANO S0ùl)l$fAZ10 N 1 E AMAREZZE

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mente parlando, poco simpatico. Del resto è destino che il carceriere riesca più antipatico del giudice che ha irrogato la pena. Un fatto è certo: con provvedimenti pesanti, e non di rado assurdi e dannosi alla stessa causa generale degli Alleati, la MMIA rallentò la ripresa dell'Esercito italiano, vanificando gli sforzi di quanti vi si erano votati. Questo sentiamo di potere affermare riferendoci a dati di fatto ben documentati. Più d'una volta abbiamo osservato, e riteniamo di doverlo ribadire, che l'inflessibile ostilità dimostrata in quegli anni nei confronti del nostro Paese ebbe una matrice londinese, di natura soprattutto politica. È illuminante, in proposito, il fatto che riferiamo. Nel maggio 1945, vigendo ancora il regime armistiziale, l'Italia chiese agli Alleati il consenso a dichiarare guerra al Giappone. Il sottosegretario agli esteri britannico, Orme Sargent, sott0pose al suo Ministro un appunto in cui era scritto: «(. . .) il governo italiano vuole la soddisfazione di colpire un'altra volta alle spalle, ora a danno del Giappone. Non vi è motivo per cui dovremmo impedirglielo. Del resto una azione del genere fa parte della loro (degli Italiani) natura (. ..)". Nel documento figura, a margine, questa annotazione: "Sono d'accordo. A.E. (Anthony Eden)". (18) Berardi, nelle sue memorie, ha definito la MMIA una "vecchia signora, grinzosa, sorridente", quasi un personaggio dei romanzi di Agatha Christie. La immagine è forse, letterariamente parlando, infelice, ma veritiera alla luce delle circostanze. D'altra parte non vediamo quale più cortese espressione possa venire dedicata alla MMIA.


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N OTE AL C APITOLO VII (1) Il generale Roatta aveva tra l'altro condotte vittoriosamente la "operazione Trio" (20 aprile - 15 maggio 1942). In proposito cfr.: Loi, S., op. cit., pp. 204-208. (2) Sulle vicende che portarono T ito al potere in Jugoslavia, ibidem, pp. 155-158. (3) Cfr. : MacMillan,

H., op. cit., pp. 645-646, 649-651.

(4) Ibidem, p. 710 e n. 1. (5 ) I Gruppi di combattimento entrarono in linea in ques te date: "Cremona'' 13 gennaio, " Friuli" 12 febbraio, "Folgore" 1° marzo, "Legnano" 16 marzo 1945. Il "Mantova" era in procinto di venire impiegato quando sopraggiunse la fine delle ostili tà.

(6) Cfr. documento n. 72 trascritto in Appendice. (7) Cfr.: Bertinaria, Pierluigi, Il comando dell'Esercito dal 1943 al Patto Atlantico, in Atei del Convegno "Il problema dell'alto comando dell'Esercito ica.liano dal Risorgimento al Patto Atlantico", indetto dalla Società Solferino e S. Martino (S. Martino, 18 e 19 settembre 1972), Ufficio Sterico dello Stato Maggiore Esercite, Roma, 1985, p. 231. (8) Berardi aveva puntualizzate il suo pensiero sulla materia nel fg. 10030, 15 gennaio 1945, riservato personale, indirizzate al ministro della Guerra. L'atto è integralmente riportato in Appendice, documento n. 71 . (9) Cfr.: Berardi, P.,

op. cit., pp. 234-236.

(1 0) C fr. documento n. 73 riportato in extenso in Appendice.

(11) C fr. esemplificativamente documento n. 76 in Appendice. (12) Cfr. al riguardo le disposizioni relative ai militari comibattenti in documente n. 80 in Appendice.

(13) Per il conseguimento di quegli scopi furono interessaci anche il .Ministero degli Esteri e la Croce Rossa Internazionale. Vedansi, al riguardo, i seguenti Atti che figurano in extenso in Appendice, documenti nn. 74, 75, 77, 78, 7 9. (1 4) L'Ordine di battaglia dell'Esercito italiano, alla data del 15 aprile 1945, è riportate estesamente in Appendice, documento n. 81. (15) T ra i più approfonditi scudi sulla riorganizzazione dell'Esercite a guerra conclusa, segnaliamo quelli del generale Quirino Armellini e del generale C arlo De Simone. Il primo venne trasmesso al Ministero della Guerra-Gabinette, e per è onoscenza allo Stato Maggiore Generale e allo Stato .Maggiore dell'Esercito con fg. 2847/07 datato 24 ottebre 1945; il secondo, agli stessi indirizzi, con fg . 10/RP del 27 ottobre 1945 . (1 6) Vedasi il successivo Capitolo IX. O"ni Gruppo di combattimento comprendeva: due rgt. di fanteria, o di truppe speciafl, o misti; un rgt. di artiglieria; un battaglione misto genio; servizi. Ne erano comandanti i generali Primieri ("Cremona"), Scattini ("Friuli"), Morigi ("Folgore"), Utili ("Legnano"), Bologna ("Mant0va"). (17) Una ampia raccolta degli elogi rivolti alle nostre truppe figura in Appendice, documento n. 82, intitolato "Testimonianze". (18) F.0. 3 71 /49756/03120.


CAPITOLO VIII L'AZIONE DELLO STATO MAGGIORE GENERALE DAL SETTEMBRE 1943 AL MAGGIO 1945

Ripercorrendo in ogni sua fase l'azione svolta dallo Stato Maggiore Generale italiano dal settembre 1943 al maggio 1945, intendiamo soprattutto offrire al lettore un punto di riferimento su quanto è stato illustrato nei precedenti capitoli. In questa particolare trattazione saremo costretti, per esigenze di completezza espositiva, a ritornare più d'una volta su circostanze già descritte, ma lo faremo solo per rapidi accenni. La opportunità di affrontare questo specifico tema deriva dal fatto che fu lo Stato Maggiore Generale a proporre agli Anglo-americani i primi piani concreti di una nostra collaborazione nella guerra contro l'ex alleato e nuovo nemico. Lo Stato Maggiore Generale, che fino al 31 luglio 1944 si denominò anche Comando Supremo, aveva alle sue dipendenze tutte le Forze Armate. Abbiamo evidenziato nel capitolo introduttivo che, secondo le direttive del governo, o per meglio dire del primo ministro, maresciallo Badoglio, condusse con un suo rappresentante, il generale Castellano, i negoziati per l'armistizio; non abbiamo taciuto degli equivoci in cui si incorse e degli errori che obiettivamente si commisero - non ha rilievo se giustificabili o meno - nel gestire quel drammatico evento. Abbiamo posto in risalto come il Comando Supremo impartì alle Grandi Unità dell'Esercito da esso direttamente dipenclenti disposizioni tardive e contraddittorie, influendo negativamente anche su quelle, per contro tempestive ed inequivocabili, che lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva trasmesso alle truppe che aveva ai suoi ordini operativi. La conseguenza fu che le nostre Forze Armate, e in particolare quelle terrestri, si trovarono coinvolte in una crisi di sgomento e di sangue senza precedenti nella storia d'Italia. L'azione svolta dallo Stato Maggiore Generale per ottenere una nostra partecipazione su larga scala alla guerra contro la


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Germania fu comunque immediata e ininterrotta. Peccò forse di ottimismo, ma non si può dire che fosse basata su presupposti irrealistici. Se i risultati furono deludenti, ciò dipese non tanto dalla scarsa capacità negoziale dei nostri rappresentanti, quanto dall'animus ostile di marca britannica che ne vanificò gli sforzi e le ~tt~se. Ma su questo specifico tema ci siamo più volte pronunz1at1. La ricostruzione di quella attività è impostata alla stregua di una cronologia discorsiva. La principal e fonte è una relazione con cinquanta allegati che nel febbraio 1946, dopo la conclusione del conflitto, l'allora Capo di Stato Maggiore Generale, Claudio Trezzani, inviò al Ministero degli Affari Esteri che richiedeva dettagliate notizie per preparare, ed utilizzare in chiave politico-diplomatica, un dossier sull'apporto italiano alla guerra di liberazione. (1) In quell'atto si precisa preliminarmente che l'azione dello Stato Maggiore Generale può essere considerat a in tre periodi nel corso dei quali le sue relazioni con gli organismi alleati vennero progressivamente diminuendo di fre quenza e di rappresentatività, e la sua opera finì per identificarsi in una consulenza tecnica nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri, funzio ne istituzionalmente tipica del tempo di pace. Il primo periodo va dalle giornate dell'armistizio al 21 febbraio 1944, e può essere chiamato "di Brindisi", da] nome della città in cui il nostro Stato Maggiore Generale si era insediato dal 10 settembre. Ma ancor prima di abbandonare Roma il Comando Supremo aveva compiuto un atto che, nei suoi propositi, doveva segnare l'avvio di una cooperazio ne inter pares (2) con gli Alleati sul piano strategico. C ome e perchè ciò avvenne? Il 7 settembre era giunto a Roma il generale statunitense T aylor, per definire i particolari del previsto aviosbarco nei pressi della Capitale della divisione Airborne (progetto - come è noto - poi annullato), e per comunicare che l'indomani 8 sarebbe stata diffusa la notizia dell'intervenuto armistizio . Il nostro Stato Maggiore G enerale predispose allora una elaborata memoria diretta ad Eisenhower. In essa si raccomandava di procrastinare l'annunzio dell'armistizio, e si proponeva un piano di impiego delle truppe italiane in concomitanza con le operazioni degli Anglo-americani. Trascriviamo uno stralcio di quella memoria, di cui era latore il generale Francesco Rossi, Sottocapo di Stato Maggiore Generale che partì da Roma il mattino dell'8 settembre:


L'AZIONE OELLO STATO ~11\GGIORE GENERALE ( 1943-1945)

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"Premessa La parte italiana aveva la netta impressione che lo sbarco nella zona Salerno-Napoli avvenisse verso il 12 settembre (3). In conseguenzc1 aveva preso le disposizioni per rafforzare per tale data la difesa della Capitale, e per ricevere e proteggere la divisione aviotrasportata americana. Non è perciò pronta per la data dell'B settembre. Ma, a parte questo, sono intervenute le seguenti circostanze: - considerevole aumento delle forze germaniche a nord e a sud ovest di Roma (divisioni 3'' "Panzer Granadiere" e 2a paracadutisti); - distruzione di depositi munizioni e carburanti causa i bombardamenti aerei; - fortissima diminuzione da parte germanica nei rifornimen ti di carburanti; - afflusso in Toscana, a nord dell'Arno, di due divisioni germaniche (65a e 305a) e di aliquote di due divisioni corazzate ("Hitler" e 24") che erano prima situate ad ovest di La Spezia ed a nord dell'Appennino. In conseguenza, le forze italiane destinate alla difesa della Capitale ed alla protezione della divisione aviotrasportata, si sono trovate a corto di munizioni e di carburanti, e non ancora rinforzate da due divisioni provenienti dal nord, e perciò non nella situazione di assolvere efficacemente i loro compiti, mentre, d'altra parte, le forze tedesche a portata sono più forti di prima". Dopo avere evidenziato le pericolose conseguenze della proclamazione dell'armistizio il giorno 8 (rapida occupazione di Roma da parte germanica e probabile insediamento di un governo fascista; disorientamento nella opinione pubblica e nelle truppe italiane; crisi per le forze americane eventu alm ente aviosbarcate), la memoria così proseguiva: "Allo stato attuale delle cose, la parte italiana considera come la più opportuna la condotta seguente: 1 - Rafforzare, secondo il programma già previsto, ed accumulando proprie scorte di munizioni e carburanti, la difesa della Capitale e la protezione della divisione paracadutisti. 2 - Pubblicare La richiesta di armistizio al momento in cui sia iniziato il secondo grosso sbarco, ed esso abbia già fatto progressi tali da impegnare le truppe germaniche a portata, il che permetterebbe di ridurre al minimo il periodo di tempo in cui le truppe italiane si troverebbero a dover fronteggiare da sole Le truppe germaniche ( .. .). 3 - Questo secondo grosso sbarco dovrebbe avvenire il più


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possibile vicino a Roma, allo scopo di attirare le truppe germaniche situate a portata della Capitale (. ..) e tagliare fuori le truppe tedesche situate a sud (.. .). Si potrebbe anche considerare il caso di una occupazione preventiva dei campi di aviazione della Corsica orientale (Borgo Ghisonaccia). Ma questa operazione preventiva non è semplice (. ..) 4 - Non fare seguire immediatamente l'qrmistizio da atti di ostilità italiani contro le truppe germaniche. E importante infatti che la iniziativa di tali ostilità sia presa, come quasi certamente _ avverrà, dalla parte germanica, perché in questo caso non ci sarebbe la minima incertezza da parte della popolazione e delle truppe nel combattere i Tedeschi. _Si tratterebbe perciò di far arrivare la divisione aviotrasportata solo diverse ore dopo la proclamazione dell'armistizio (.. .) Naturalmente, se (cosa improbabile) la parte germanica non prendesse per prima l'iniziativa delle ostilità, la parte italiana la prenderebbe ugualmente al momento dell'arrivo della divisione in parola. 5 - La data del secondo grosso sbarco e la distanza di tempo dell'arrivo della divisione aviotrasportata dalla proclamazione dell'armistizio, debbono essere chiaramente prestabilite, e comunicate il più presto possibile. 6 - Non è nell'interesse alleato che Roma ed il governo italiano cadano in mano germanica, e che le truppe dell'Italia centrale siano messe fuori causa (.. .)". L'arrivo del generale Rossi con le proposte dilatorie era stato preannunziato al Comando in capo alleato che per tutta risposta_ spedì al maresciallo Badoglio un messaggio di questo perentono tenore: "Mancanza dell'annunzio per radio dell'armistizio alle ore 18.30 di questo pomeriggio sarebbe considerato dal Comandante in capo come mancanza nel mantenere l'impegno solenne già firmato stop. Se annuncio dell'armistizio non venisse fatto all'ora fissata, tutti gli accordi verrebbero a decadere stop. Comandante in capo dichiara che mancato annunzio potrebbe avere conseguenze disastrose per l'avvenire d'Italia". Il resto è noto. Alle 18 dell'8 settembre 1943 Eisenhower comunicò al mondo l'avvenuta conclusione dell'armistizio, e alle 19.30 Badoglio ne diede notizia al popolo italiano, leggendo un messaggio alla radio. Il generale Rossi giunse a destinazione, come suol dirsi, a cose fatte. Abbiamo riportato, sia pure in parte, il testo della memoria perché, prescindendo dalle incongruenze che vi si colgono, cau-


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sate forse dalla agitazione del momento, è rivelatrice di come il nostro Comando Supremo ebbe inizialmente, e la mantenne per un certo periodo, la convinzione di poter perfino interferire nei piani degli Alleati. Castellano aveva senza dubbio riferito che il Comando in capo anglo-americano si era rifiutato di precisare la data degli sbarchi: Bedell Smith gli aveva detto senza mezzi termini che non l'avrebbe rivelata "nemmeno a suo padre". Eppure nella memoria figura la richiesta di esserne "chiaramente" informati. (4) Appena giunto a Brindisi lo Stato Maggiore Generale prese ad intrattenere rapporti col Comando alleato di Algeri, per il tramite della Missione capeggiata da Castellano, ivi insediata col consenso di Eisenhower. (5) I nostri vertici militari guardavano con piena fiducia al Memorandum di Quebec (6), là dove si affermava: "ovunque le forze italiane e gli Italiani combatteranno i T edeschi ( ... ) riceveranno tutto l'aiuto possibile dalle forze delle Nazioni Unite". Non si tenne presente però che quel documento aveva un vizio di origine: non conteneva impegni sottoscritti in sede di negoziati, ma per le circostanze di fatto e di tempo in cui era statO formulato, andava considerato come un test di pressione, mitigato da generici allettamenti unilateralmente espressi. L'l 1 settembre 1943 pervenne dal generale Eisenhower un messaggio destinato a Badoglio, col quale si invitava il nostro Capo del governo ad orientare la nazione ad agire decisamente contro i Tedeschi: "l'intero futuro ed onore dell'Italia - affermava il condottiero americano - -qipendono da ciò che le sue forze armate sono pronte a fare". E evidente che quell'ottimismo di cui i nostri alti Comandi peccarono, fu in buona parte alimentato dalle dichiarazioni degli Alleati simili a quella che abbiamo citate, e che trovavano largo spazio nella stampa anglo· americana dell'epoca. Il 14 settembre si ebbe il primo colloquio con i generali Mason-MacFarlane e Taylor di cui si è detto ampiamente nel Capitolo II. L'indomani fu prospettata ai predetti capi della Missione alleata la necessità di una attiva propaganda anglo-americana che specificasse come l'applicazione delle clausole d'armistizio fosse subordinata al susseguente atteggiamento dell'Italia, e venne contemporaneamente rappresentata la opportunità di costituire nuove Unità con i nostri prigionieri concentrati ancora in Libia e in Tunisia. Nessun risultato positivo ottennero i passi rivolti ad ottenere che da parte alleata si sostenesse lo sforzo delle truppe ita-


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liane impegnate in disperati combattimenti in Balcania e nelle isole Jonie e dell'Egeo; nemmeno fu consentito che ad esse fosser<;> inviati soccorsi dalla madrepatria, salva qualche limitata eccezione. Il generale Ambrosio il 19 settembre chiese che si reagisse, con una efficace contropropaganda, e con una apprezzabile nostra attività operativa, alla propaganda posta in atto dal governo neocostituito al nord da Mussolini, impostata sulla tesi che l'armistizio era stato un vero e proprio "tradimento" nei confronti dei Tedeschi. È del 22 settembre il perentorio ordine di parte alleata che pone termine alla attività del LI Corpo d'Armata. La reazione di Badoglio è immediata, ma vana. Viene successivamente accettata la partecipazione alle operazioni in Italia di un nostro "reggimento rinforzato" da impiegare secondo le decisioni del generale Alexander, comandante del XV Gruppo di Armate alleate_ Il 29 ha luo~o il Convegno di Malta per la firma dell'armisti2}0 ~ungo. L'md_omani,. vie~e consegnato a! g~nerale Bedell Sm1th 11 promemoria sull 1mp1ego delle forze italiane_ Siamo giunti al mese di ottobre. Il 1° il Comando Supremo, male interpretando il senso delle dichiarazioni formulate dagli Alleati a Malta, impartisce disposizioni sull'approntamento di Grandi Unità per le prossime operazioni. (7) Il giorno 5 il Capo di Stato Maggiore Generale, in una nota indirizzata al maresciallo Badoglio, fa il punto sulla situazione ed elenca le ragioni che a suo parere hanno fatto sì che l'apporto morale alla causa degli Alleati sia stato notevole, mentre quello materiale sia da giudicarsi sostanzialmente irrilevante, anzi addirittura passivo. (8) A S. Spirito di Bari ha luogo, il 6 ottobre, il colloquio fra il generale Alexander, il suo capo ufficio operazioni Martin e l'ammiraglio Cunningham da parte alleata, ed il maresciallo Badoglio ed Ambrosio da parte italiana. Ne abbiamo riferito nel Capitolo II. I nostri rappresentati riportano una impres·s ione favorevole sulle intenzioni degli interlocutori, ma non tarderanno a capire di essersi ingannati. Il 9 ottobre perviene da Algeri la risposta alla richiesta di costituire nuove Unità con i nostri prigionieri: questi rimarranno in Africa, e verranno impiegati come lavoratori. Badoglio viene invitato a indirizzare loro un messaggio perché accantonino ogni scrupolo. Il nostro capo del governo ottempera, con


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questo testo: "Nella nuova situazione politico-militare determinatasi per effetto dell'atteggiamento e dell'azione ostile germanica nei riguardi dell'Italia, è nostro intendimento attuare, nei confronti delle nazioni alleate, tutte le possibili forme di collaborazione attiva per cooperare all'obiettivo comune di schiacciare la residua potenza militare tedesca che opprime ancora una buona parte del nostrq paese. E vostro dovere pertanto di aiutare gli Alleati in ogni modo, in tutti i servizi non di combattimento, ma strettamente connessi con lo sforzo bellico, costituendo speciali reparti di servizio e di lavoro al comando degli ufficiali che verranno designati. In tal modo voi darete fin d'ora una efficace collaborazione a quella lotta di redenzione dal secolare nemico che i vostri camerati in armi e le popolazioni stesse conducono in Italia, a fianco delle armate anglo-americane, per la liberazione della Patria". È da annotare un fatto. Il testo sopra trascritto è ripreso dal rapporto redatto dalla Missione Militare in Algeri all'atto del suo scioglimento, mentre è ignorato n~lla relazione inviata nel febbraio 1946 dallo Stato Maggiore Generale al Ministero degli Affari Esteri. Ricopriva allora la più alta carica militare - lo abbiamo riferito - il generale T rezzani, già noto per i suoi studi tattici, autore della famosa "libretta rossa", autentico vangelo d'impiego delle Unità celeri, e capo di Stato Maggiore di Amedeo d'Aosta nella disperata, eroica difesa dell'Africa Orientale. Forse ritenne di dover trascurare quel non esaltante messaggio, e non si può dargli torto. Il 13 ottobre 1943 l'Italia dichiara formalmente guerra alla Germania, aderendo alle forti sollecitazioni degli Alleati, e nella speranza che questi allentino la morsa delle loro resistenze al nostro inserimento nello sforzo bellico comune. Per tutta risposta - aggiungiamo - invero singolare, la-Missione alleata comunica il 17 ottobre le direttive che infliggono un durissimo colpo alle attese italiane. (9) Nuove insistenze per ottenere una larga partecipazione di nostre Unità alle operazioni in corso cadono tutte nel vuoto. La stessa, limitata offerta di un battaglione arditi e di due battaglioni mitraglieri da trasferire dalla Sardegna riceve, tante per cambiare, una risposta negativa. Il 26 ottobre viene interessato il generale Castellano perchè inviti il Comando in capo alleato a riesaminare la questione delle armi che le nostre divisioni ancora in Corsica (dove si erano


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egregiamente battute) dovrebbero lasciare nell'isola prima del passaggio in Sardegna. Si ottiene qualche risultato parziale: le nostre Unità conserveranno i pezzi da 47/32; 3.000 uomini rimarranno in Corsica per la riparazione e la difesa degli aeroporti, e saranno considerati come truppe operanti. Questo è quanto com~nica il generale Castellano. E del 31 ottobre l'appello di Ambrosio al maresciallo Badoglio sul discordante atteggiamento anglo-americano di invitarci, con la propaganda, a combattere, e di ridurre, con i fatti, il nostro apporto al minimo. Secondo il Capo di Stato Maggiore Generale, il nostro governo avrebbe dovuto sostenere il diritto dell'Italia a battersi, indipendentemente degli aiuti materiali degli Alleati, rivolgendosi a chi potesse decidere in merito all'infuori ed al di sopra della Missione e dei Comandi locali_ L'8 novembre il Comando Supremo segnala al generale Eisenhower il riordinamento della Aeronautica italiana e ne indica le possibilità di impiego. Alcuni giorni dopo viene interessata la nostra Missione in Algeri perché venga chiarita la questione dell'approntamento di una divisione operativa consentito da Eisenhower. In pratica: la "Legnano" (tale era l'Unità prescelta dallo Stato Maggiore Esercito) doveva essere impiegata in aggiunta al già autorizzato reggimento rinforzato (leggasi I Raggruppamento Motorizzato) oppure avrebbe dovuto inglobare quest'ultimo repartO? Infatti mentre le disposizioni di Eisenhower confortavano la prima ipotesi, le dichiarazioni di Mason-MacFarlane sembravano imporre la seconda, riduttiva interpretazione. Giunge intanto la notizia che la divisione "Cremona" nel lasciare la Corsica, è stata costretta ad abbandonare il proprio armamento. La relazione a firma Trezzani riporta testualmente:

«L'azione sleoata (evidente eufemismo: N.d.A.) tra il Comando in capo e la Missione Alleata avrà effetti noczvi sull'approntamento dei reparti, in quanto vengono disarmati o tolti mezzi ed equipaggiamento da Unità che il Comando italiano vorrebbe approntare". Il 19 novembre il nostro capo Missione ad Al 0 eri comunica che sono sorte difficoltà in merito all'impiego della divisione "Legnano", la cui preparazione viene pertanto sospesa. Ebbene, lo stesso 0 iorno Badoglio raccomanda a Castellano di insistere presso gli Alleati perché tentino uno sbarco nei pressi di Ostia e trasferiscano a Napoli quattro divisioni italiane dalla


L' AZION E DELLO STATO MAGG IO R.E GENERALE ( 19-13- 1945)

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Sardegna per costituire "una massa idonea allo sfondamento del fronte" . È intanto avvenuto l'avvicendamento di Ambrosia col maresciallo Messe nella carica di Capo di Stato Maggiore generale. La Missione Militare alleata già insediata a Brind isi ha assunto la nuova configurazione di Commissione Alleata di Controllo, capeggiata, per delega di Eisenhower, dal generale britannico Kenyon Joyce. A Brindisi, il 23 novembre, Messe ha un lungo colloquio con Joyce, e l'indomani col ~enerale Taylor, capo di Staro Maggiore della Commissione Alleata. L'azione svolta dal maresciallo Messe è realistica ed è condotta con decisione, ma non è facil e vincere le resistenze degli Alleati, e recuperare quanto essi ci portano via d'autorità in mezzi ed arm i nostre. Questo a dispetto di "tutto l'aiuto possi bile" promesso a Quebec. Ha scritto il maresciallo Messe su quelle vicende che avevano, per certi aspetti, d ell'incredibile: "( .. .) Con freddo, deliberato proposito il vincitore intendeva dunque di ridurre a zero la nostra capacità operativa (... ) Non per questo, nonostante la profonda amarezza per l'umiliante significato di questa decisione, si lasciò scoraggiare la fede dei capi militari i quali vedevano chiaramente la necessità di per-venire ad ogni costo al risultato di concorrere con un apprezzabile contributo alla guerra degli Alleati in Italia." (10) Il nostro Capo di Stato Maggiore Generale, pur nella certezza di essersi espresso, d urante il colloquio del 23, in termini molto chiari, ritiene opportuno di puntualizzare per iscritto gli argomenti trattati . Invia pertanto al Capo della Commissione Alleata d i controllo, il 29, una nota nella quale : - p recisa i suoi intendimenti nei riguardi della completa collaborazione da dare agli Anglo-americani; - segnala i materiali lasciati in Corsica dalle nostre Unità, chiedendone la restituzione; - elenca i materiali di commissariato, e dei servizi di artiglieria e genio, che gli Alleati dovrebbero forn ire perchè siano posti in efficienza le Unità ed i reparti il cui impiego è stato stabilito dal noto promemoria del 17 ottobre; - prospetta le maggiori possibili necessità di quelle previste nel citato promemoria, e fa presente la opportunità di essere in grado di farvi fronte; - accenna al prob lema dei trasporti dalla Sardegna nel continente;


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- manifesta il desiderio di operare un profondo riordinamento dei quadri, sostituendo ufficiali "compromessi" con altri di cui ha già richiesto il rientro dalla prigionia. Messe ha due incontri con Taylor, col quale discute ancora la questione dei materiali. Da Algeri perviene una comunicazione di Castellano: sembra ormai imminente il placet del Comando in capo all'impiego di una divisione, la "Legnano", in aggiunta al I Raggruppamento Motorizzato. Ma è la solita notizia ottimistica, che non ha riscontro nella ben più scoraggiante realtà. L'8 dicembre il I Raggruppamento Motorizzato muove all'attacco di Monte Lungo. L'obiettivo non è conquistato, ma i nostri soldati danno prova di ardimento. La Commissione Alleata con nota in data 15 dicembre inoltra la richiesta di un consistente quantitativo di armi accantonate. nei magazzini della Sardegna e del continente per destinarle ad altro esercito (leggasi: formazioni partigiane di Tito). A rendere più dura quella richiesta, che era poi un ordine tassativo , concorre il fatto che perviene ai nostri Comandi il 17 dicembre, l'indomani del brillante successo conseguito dal I Raggruppamento Motorizzato nella seconda operazione di Monte Lungo. Il maresciallo Messe fa giungere la sua protesta alla Commissione di Controllo, facendo presente come quella decisione comprometta la possibilità di fare fronte perfino ai "compiti minimi" contemplati per l'Esercito italiano nel promemoria del 17 ottobre. Il 23 dicembre 1943 ha luogo a S. Spirito una riunione, alla quale intervengono il generale Eisenhower, Smith, Alexander, Richardson, Joyce, Taylor e Robertson per la parte alleata, il capo del Governo e Messe per l'Italia. In quell'incontro, ampiamente descritto in un Capitolo precedente (11 ), vengono affrontate diverse questioni, riguardanti il composite apporto italiano alle operazioni, e le più urgenti necessità della popolazione civile. Per quel che concerne la partecipazione di nostre truppe alla campagna in corso si ottengono generiche promesse d.ì' "nconsiderazione" . Come sempre, sono Eisenhower e Smith a dimostrarsi sensibili alle istanze italiane. Purtroppo i due alti ufficiali americani sono in procinto di partire per l'Inghilterra, d esignati quali comandante e capo di Stato Maggiore delle forze alleate che verranno impegnate nella of erazione Overlord. Il 1° gennaio 1944 i maresciallo Messe prospetta la opportunità dell'immediato impiego, in linea, della divisione "Nembo", dotandola però di armi automatiche alleate, dal momento


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che vi è carenza di munizioni per quelle di marca italiana di cui è già fornita. Negativa, come è ormai nelle abitudini, perviene la risposta della Commissione alleata, la quale per giunta insiste sull'immediato trasferimento dalla Sardegna ai 1.500 muli da mettere a disposizione delle truppe anglo-americane, schierate di fronte alla linea Gustav, in un terreno accidentato. Eisenhower e Smi th hanno lasciato Algeri con destinazione In~hilterra, ed a sostituirli sono stati designati rispettivamente Wilson, già comandante del Medio Oriente, e Gammell, entrambi britannici. Wilson si dimostrerà in genere sensibile alle istanze italiane (12) ma poco o nulla potrà contro le opposte decisioni concordate dal binomio MacMillan-Alexander e poste in atto dalla Commissione Alleata di Controllo e relative Sottocommissioni per le tre Armi. Un esempio: non solo non migliora, ma viene mortificata la condizione delle truppe italiane che si trovano in Palestina. Si tratta dei reparti della divisione "Cuneo" e di altri minori, che dopo avere combattuto efficacemente contro i Tedeschi a fianco di unità inglesi, sono stati riordinati. Wilson, quando ancora era comandante del Medio Oriente, ne aveva previsto l'impiego operativo, come "cobelligeranti". La Sottocommissione alleata per l'Esercito comunica invece che quei nostri soldati rimarranno in Palestina, con compiti di lavoro, e con la qualifica di "prigionieri cooperatori". Ripetuti interventi del nostro Stato Maggiore Generale perché quella decisione venga ripensata e riveduta non ottengono alcun risultato. Da Algeri, Castellano continua ad informare che gli Alleati dimostrano "l'intenzione di realizzare le nostre aspirazioni". Ma la realtà, alla prova dei fatti, è ben differente. Il maresciallo Messe si rivolge alla Commissione alleata perché le truppe italiane ancora in Corsica vengano considerate come "operanti", secondo quanto era stato stabilito dal Comando in Capo di Algeri, e non siano impiegate, come invece avviene, quali elementi lavoratori alle dipendenze delle autorità francesi. L'8 febbraio 1944 la Commissione alleata anticipa alcune notizie sulle nuove direttive per il nostro Esercito. Queste vengono emanate il giorno 17, da parte della MMIA, nei termini ampiamente ricoraati ed illustrati in un precedente Capitolo. Lo Stato Maggiore Generale, ancora denominato Comando Supremo, si trasferisce a Cava dei Tirreni. Si apre il secondo periodo della sua attività, con inizio il 22 febbraio 1944, e conclu-


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sione il successivo 12 luglio. In quell'arco di tempo le relazioni fra la nostra massima autorità militare e gli Alleati vanno progressivamente diminuendo di frequenza e incisività. Il controllo alleato si rafforza in maniera quasi ossessiva; la decisione sui problemi riguardanti le tre Forze Armate sono decentrate alle competenti Sottocommissioni alleate; rientra da Algeri la nostra Missione militare. L'azione del Comando Supremo cerca pertanto di manifestarsi attraverso gli organi del Governo, con funzione specifica - lo si è già evidenziato - di consulenza tecnica del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il 24 aprile il Capo di Stato Maggiore Generale invia al Capo del governo maresciallo Badoglio una memoria sulla situazione delle Forze Armate italiane a distanza di otto mesi dalla conclusione dell'armistizio con le Nazioni Unite (13). Messe, dopo avere riassunto il lavoro compiuto in ogni campo ed avere sottolineato le difficoltà superate, espone le possibilità obiettive di un'ulteriore intensificazione dello sforzo bellico e le condizioni necessarie per un suo sviluppo col ritmo e l'intensità desiderati. Messe forn isce anche, agli organi del Governo, gli elementi per apprezzare la situazione generale e svolgere una adeguata azione in proposito nel campo sia della politica interna che delle relazioni con le Nazioni Unite. Ricorda pure che nei programmi dei partiti, tutti rappresentati nel secondo Governo Badoglio costituito da alcuni giorni, figura l'impegno di una larga partecipazione italiana alla liberazione del territorio nazionale a fianco degli Alleati. Il Capo di Stato Maggiore Generale ritorna alla carica il 22 maggio (14). Riferisce su alcuni risultati positivi conseguiti come l'aumento a 21.000 uomini della forza della nostra Unità combattente (il Corpo Italiano di Liberazione) - e sollecita a ragion veduta alcuni ministeri ad intervenire presso gli Alleati perché autorizzino l'impiego operativo di tutte le divisioni di cui disponiamo. ' Il 18 giugno 1944 entra in carica il primo Governo Bo nomi. (15) L'indomani Messe indirizza al nuovo Presidente del Consiglio una dettagliata relazione (16) in cui riepiloga la situazione delle Forze Armate italiane e la nostra partecipazione alle operazioni di guerra;· rappresenta ancora i provvedimenti che debbono essere attuati per l'ulteriore potenziamento dello sforzo bellico. Ne trascriviamo, in sintesi, il contenuto: "(. .. ) Si insiste in particolare sulle seguenti questioni comuni alle tre Forze Armate:


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- importanza di un'intensa, energica azione di propaganda che affermi e crei la convinzione assoluta che non si può discutere sugli obblighi militari. Gli organi militari curano la scelta del personale per le unità combattenti in modo da realizzare la mi- . gliore giustizia negli oneri secondo l'età delle varie classi. In tutti aeve però essere radicata la sensazione che al dovere al quale si è chit:'mt:'ti non si può sfuggire senza andare incontro a gravissime sanzioni. L'afflusso dei ·v olontari nel Corpo italiano di Liberazione (meno di un migliaio su 21.000 combattenti) è da augurarsi che abbia ulteriormente ad aumentare, perché contribuirebbe certamente a potenziare il morale dei reparti operanti, portando nelle loro file l'entusiasmo e lo spirito di sacrificio che così Largamente serpeggia ora nel popolo italiano ansioso di ricacciare oltre frontiera il secolare nemico. Nella guerra moderna, satura di mezzi tecnici di non facile impiego, occorre però che all'entusiasmo si unisca un'adeguata preparazione tecnica, essenziale per combattere con probabilità di successo. A tale scopo, su direttive del Comando Supremo, lo Stato Maggiore del!' Esercito ha posto in funzione da tempo un centro addestramento volontari a Vibo Valentia, per realizzare nel più breve tempo l'addestramento dei volontari. (... ) i patrioti che si sono già battuti eroicamente contro La tirranide nazi-fascista, verranno accolti con particolare amore e slancio tra le file dei reparti combattenti (... ); - problema dei prigionieri di guerra che oltre ai riflessi mi. litari è suscettibile di riflessi molto pericolosi anche in altri settori (.. .) - le tre Forze A rmate continueranno a cercare di ottenere dalle corrispondenti autorità alleate tutto quanto è possibile, e con la utilizzazione sapiente di ogni anche piccola risorsa, faranno tutti gli sforzi perché da parte nostra nulla rimanga di intentato per potenziare quella che è la condizione della rinascita del Paese: [! apporto bellico agli Alleati. Ma l'importanza del problema, il concetto strettamente morale del dovere e del dintto degli Italiani di battersi nella più larga misura possibile per cooperare direttamente alla liberazione della Patria, le stesse nostre possibilità di una partecipazione maggiore dell'attuale, specie in personale, richiedono un'azione che solo il Governo, nella sua competenza e responsabilità, può compiere per ottenere il predetto deciso incremento alla nostra partecipazione operativa".


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Il 28 giugno Messe ha un lungo colloquio col generale Alexander, comandante, come più volte detto, del XV Gruppo di Armate. Viene trattata la questione dell'assorbimento dei patrioti nelle formazioni regolari. Si stabilisce che i patrioti riconosciuti come tali vengano avviati ai Centri di affluenza in attività, dopo di che quelli fisicamente e moralmente ritenuti in migliori condizioni saranno assegnati al Corpo Italiano di Liberazione. In merito al potenziamento del nostro sforzo bellico, il generale Alexander esprime un sincero apprezzamento nei confronti del C. I. L. e in particolare della divisione "Nembo", e dichiara di avere chiesto a Washington - sede degli Stati Maggiori Combinati statunitense e inglese - l'autorizzazione a disporre un ulteriore concorso di Unità combattenti italiane. Accenna inoltre alla possibilità di impiegare - sempre se perverrà il consenso da Washington - le aivisioni "Cremona", "Friuli" e "Granatieri" attualmente in Sardegna. Quelle Unità sono in piena efficienza e se equipaggiate ed armate con materiale britannic~ potranno essere inviate in prima linea nel volgere di poche settimane_ -Il 13 luglio 1944 lo Stato Maggiore Generale si trasferisce a Roma. Ha iniziato il terzo periodo della sua attività di guerra, che avrà termine il 1° maggio 1945, con la fine delle operazioni sul territorio italiano. Nel mese di luglio gli Alleati dispongono l'approntamento di due Gruppi di combattimento, aventi la consistenza delle tradizionali divisioni italiane, in aggiunta al Corpo Italiano di Liberazione di cui si prevec].e il frazionamento in due Unirà. Non è un gesto di "comprensione" nei nostri riguardi: di fatto gli Anglo-americani hanno bisogno di un nostro maggiore concorso aovendo distogliere dal fronte italiano diverse divisioni in funzione della operazione Anvil (sbarco nella Francia meridionale). Ma non basta. Gli Alleati si affrettano a disporre che le nuove Unità siano chiamate "gruppi di combattimento" e non divisioni, e ciò per motivi "politici" (sic!). Ed ancora: pretendono che il nostro vertice militare non venga più denominato alternativamente Comando Supremo o Stato Maggiore Generale, ma solamente con la secona.a espressione. Perché? Evidentemente per stroncare, o almeno indebolire in partenza - con quella sottile variante di nomenclatura - la prevedibile quanto logica pretesa di Messe di far operare sotto la sua suida unitaria italiana le nostre forze, la -cui consistenza era vicma a quella di una Armata. Il nostro Capo di Stato Maggiore Generale, per il suo prestigio


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e per la sua grinta, era per gli Alleati (leggasi: gli Inglesi) un interlocutore scomodo. È sintomatico quanto si legge nei Diari di guerra di Harold MacMillan, sotto la data del 29 luglio 1944. Il aiplomatico britannico afferma di ritenere utile che Messe ricopra ancora la più alta carica militare, per evitare "ingerenze politiche" nostrane nella collaborazione da dare agli Alleati. Aggiunge però che a suo avviso Messe non dovrà avere voce in parola nella riorganizzazione moderna dell'esercito italiano! (17). Il 1° agosto 1944 il Comando Supremo è soppresso; permane lo Stato Maggiore Generale, con a capo ancora il maresciallo Messe. Questi il 1° ottobre invia al Presidente del Consiglio una nuova relazione (18) sul contributo prestato dall'Italia alla causa alleata durante il primo anno di cobelligeranza. Nel documento sono posti in evidenza, come fattori frenanti della nostra ripresa, i vincoli e le limitazioni derivanti dalle dure con dizioni di armistizio, e la situazione interna del Paese "normalmente difficile e materialmente fallimentare sotto molti aspetti". Messe ricorda inoltre come il comunicato ufficiale diramato al termine delle conversazioni di Hyde Park fra Roosevelt e Churchill accenni ad una più larga partecipazione italiana alla guerra in atto, ed indichi che i primi provvedimenti da adottare per la ricostruzione della nostra economia dovranno riguardare anzitutto i mezzi militari, onde permettere "all'Italia ed al suo popolo di impiegare ogni risorsa nella lotta per sconfiggere la Germania ed il Giappone". Il Capo di Stato Maggiore Generale trasmette all'onorevole Bonomi, il 31 ottobre, uno studio sulla situazione militare italiana, analizzata nella previsione che da parte alleata ci venga richiesto di intensificare il nostro sforzo bellico, anche sotto il profilo operativo (19). Messe pone in risalto gli inconvenienti, taluni dei quali sono di politica interna (20), che si orpongono ad una maggiore presenza di Unità regolari italiane su fronte di combattimento. Testualmente riferisce: «( ... ) Pur tenendo conto

che realtà ed aspirazioni stanno in piani diversi, si può afferma re che se da parte alleata e nostra si adottassero i provvedimenti necessari, si potrebbe aumentare notevolmente la nostra partecipazione operativa. Il potenziamento delle Forze Armate garantirebbe anche indirettamente l'ordine ·nella Nazione (.. .) Bisogna che il Paese si convinca di questa realtà: si riformerà allora lanaturale atmosfera di simpatia e di affetto di cui le Forze Armate sono sempre state oggetto, e che costituisce in sé, all'ombra delle libertà democratiche, uno dei fattori essenziali di concordia nazionale e di ordine interno".


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A fine novembre il generale Wilson è chiamato a Washington come capo della Missione degli Stati Maggiori congiunti. britannici, succedendo al maresciallo John DilL Il comando delle operazioni nel Mediterraneo è assunto da Alexander, sostituito · nella guida del XV Gruppo di Armate dal generale statunitense Mark Clark. Il 6 gennaio 1945 Messe consegna ad Alexander un appunto sulle principali questioni concernenti l'Esercito italiano e i patrioti. Il nostro Capo di Stato Maggiore Generale prospetta: la necessità di una revisione del sistema di controllo attuato dagli Alleati, nell'interesse di una sempre più efficace collaborazione, e per accrescere il prestigio dei comandi di ogni grado che hanno già dato prove di convinta e leale adesione alla causa comune; - la opportunità di riunire sotto un unico comando italiano tutti i Gruppi di combattimento che si accingono ad entrare in linea; - la esigenza di assorbire nell'esercito i patrioti, mantenendoli riuniti nelle bande di appartenenza, per non disperdere i legami morali stabiliti durante i mesi della guerrig lia, ed inserendo le bande s tesse in Unità regolari. Proseguendo nella sua opera di convincimento e persuasione, il maresciallo Messe fa pervenire al Presidente del Consiglio una nuova memoria, datata 26 gennaio 1945 (21). Dopo avere rilevato che, ove non si riuscisse a conferire una differente veste ai rapporti di cobelligeranza, verrebbe infirmato il successo dei provvedimenti interni disposti dal governo, e sarebbero frustrati i sacrifici ancora richiesti al Paese sul piano operativo, il Capo di Stato Maggiore elenca gli inconvenienti che occorrerebbe rimuovere "per consentire un più elastico e redditizio procedere delle misure di nostra (italiana) competenza". Sarebbe necessario, in concreto: - ottenere l'alleggerimento della presente barda,tura armistiziale e del controllo sancito nelle istruzioni della MMIA; - permettere l'intercambiabilità di elementi tra le u nità combattenti e quelle ausiliarie; - migliorare il trattamento materiale del soldato italiano portandolo ad un livello di eguaglianza con quello di cui godono i soldati alleati. Messe accenna quindi a due fenomeni che si riverberano negativamente nei riguardi della ricostruzione delle Forze Armate italiane. Essi ·sono: - il permanere di un atteggiamento delle Nazioni Unite nei


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riguardi del nostro Paese tale da far seriamente dubitare del successo della nostra politica di cobelligeranza; - l'ostinato rifiuto a restituirci i prigionieri di guerra, o quanto meno a modificarne l'attuale status. Messe sottolinea come sia sorto, e permanga, quello che può definirsi "l'equivoco della cobelligeranza" suscettibile di creare disa~io e sconforto nella coscienza di chi ha creduto nelle promesse ctegli Alleati. Ma a suo avviso non bisogna arrendersi. occorre impegnarsi ancora per accrescere la nostra partecipazione allo sforzo bellico, a patto però che ci venga concesso un diverso regime . "Sarebbe d'altronde impossibile - insiste il nostro Capo di Stato Maggiore Generale - realizzare nuove prestazioni senza che venga alleviato,. anzitutto, l'oppressivo gravame che ostacola ogni libero movimento, frena ogni intelligente iniziativa con l'attrito materiale del controllo meccanico, conferisce all'organismo militare un'apparenza di vita automatica, senza anima. Non si tratta, evidentemente, di abolire il controllo, bensì di trasfarmarlo (.. .)". Nello studio qui in esame Messe auspica il passaggio da un controllo capillare, che· irrigidisce ogni minima articolazione, ad un controllo sugli or&ani centrali e sul comandante, che devono godere della fiducia ctegli Italiani e degli Alleati. «Così soltanto - egli conclude - l'apporto della cobelligeranza potrà, forse, tornare ad assumere valore di spontaneo contributo offerto, a .tit~lo di. riparazione, dal(a Nazione. ita{iana allc:, causa delle Nazioni Unite, spezzando finalmente il circolo vizioso attraverso il quale le posizioni sono state invertite, trasformando quasi l'offerta in tributo e registrando forse al passivo del nostro "conto" le eventuali deficienze, dovute a causa di forza maggiore, rispetto ai programmi liberamente accettati, anziché iscrivere un attivo rispondente alla entità delle prestazioni. Per giungere a questo scopo, indispensabile e necessario, per affrontare ed imporre con convinzione al Paese qualsiasi ulteriore sacrificio, occorre una esplicita adesione di principio da parte dei Governi alleati o, per essi, da parte del Comando Supremo alleato". In quello scritto si legge tutta l'amarezza del maresciallo Messe per gli ostacoli alla nostra larga partecipazione allo sforzo bellico comune, posti in atto, paradossalmente, da chi aveva tutto l'interesse ad agevolarla e potenziarla. Si coglie pure una chiara indicazione di condotta suggerita ai nostri governanti.


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I Gruppi di combattimento si battono con onore sul fronte (22). La guerra volge al termine. Secondo l'impegno espresso nell'insediarsi nell'alta carica, Messe annunzia le sue dimissioni da Capo di Stato Maggiore Generale, ritenendo concluso il suo compito con la cessazione delle ostilità . Il 17 aprile 1945, nella sua visita di congedo, Messe consegna al Presidente del Consio-lio onorevole Bonomi una nuova relazione (23) sul contributo fornito dalle Forze Armate italiane in diciotto mesi di cobelligeranza, pur sottolineando che si tratta di dati incompleti, mancando ancora notizie certe su altri apporti operativi, come ad esempio quello offerto da nostri connazionali nei Balcani. Il leale S0Idat0, l'intrepido ardito nella guerra 1915-1918, l'invitto comandante del Corpo d'Armata speciale in Albania e del CSIR nella lontana Russia, il tenace difensore del ridotto tunisino, l'Uomo che nel novembre 1943 aveva assunto un incarico dal quale sapeva di nulla poter ottenere sul piano personale, ed al quale tutto se stesso si riprometteva di donare per amor di Patria, dava sfogo ai suoi sentimenti con queste parole: (<(. . .) lo sforzo compiuto dalla Nazione, pur cosÏ ingente, non rappresenta quanto l'Italia avrebbe voluto e potuto dare, ma quanto invece le è stato concesso di dare dagli Alleati (.. .). Comunque, i risultati ottenuti sono tali da costituire motivo di orgoglio per la Nazione (.. .) e meritano di essere conosciuti nel mondo, dai cobelligeranti e dai neutrali".


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N OTE AL CAPITOLO VIII (1) La relazione, con 50 allegati, venne trasmessa al Ministero degli Affari Esteri con tg. 333/S del 28 febbraio 1946, a firma dell'allora Capo di Stato Maggiore Generale, Claudio Trezzani. L'atto è custodito nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (2) L'atto è custodito in copia, nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (3) A proposito dell'equivoco sulla data dello sbarco alleato vedasi quanto riferito nel Capitolo I. (4) Sulla giustificata reticenza di Smith ad indicare la data dello sbarco cfr.: Mazzetti, op. cit., p. 142. (5) Sulla composizione della Missione vedasi il Capitolo Il. (6) Il testo del Memorandum di Quebec è riportato integralmente in Appendice, documento n. l. (7) Cfr.: Comando Supremo, fg. 1615/0p, segreto, del 1° ottobre 1943, riportato in extenso in Appendice, documento n. 20.

(8) li cesto del fg . 1720, segreto, del 5 ottobre 1943, è trascritto integralmente in Appendice, documento n. 21. (9) Quell'atto è riportato in extenso in Appendice, documento n. 23. (10) Cfr.: Messe, G., op. cit., n. 2. (11) Vedasi Capitolo III. (12) Wilson aveva auspicato e suggerito un immediato collegamento operativo, nei gior?i dell'armistizio, fra le nostre Unità in Jugoslavia e le formazioni di Draza Mihailov1c. (13) Cfr.: fg. 12603/0p, riservato, del 24 aprile 1944, a firma Messe, diretto al Capo del Governo maresciallo Badoglio. L'atto è custodito, in copia, nell'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (14) Cfr.: fg. 13212/0p, riservato, del 22 maggio 1944, a firma Messe, diretto al Capo del Governo maresciallo Badoglio. Atto in Archivio nell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (15) Secondo MacMillan il secondo governo Badoglio cadde per gli "intrighi" del Conte Sfo rza. Cfr.: MacMillan, H. , op. cit., p. 460. (16) Cfr.: fg. 13800/0p, riservato, del 19 giugno 1944, a firma Messe, diretto al Presidente del Consiglio, onorevole Bonomi. L'ateo è custodito, in copia, nell'Archivio dell' Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (17) Cfr.: MacMillan, H., op. cit., p. 493. (18) Cfr. : fg. 15600/0p., riser-vato, del 1° ottobre 1944, a firma Messe, diretto al


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Presidente del Consiglio. L'atto è custodito, in copia, nell'Archi vio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (19) Cfr.: fg. 15900/ 0p, riservato, del 31 ottobre ·1944, a firma Messe, diretto al Presidente del Consiglio. L'atto è custodito, in copia, nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (20) Messe alludeva all'atteggiamento di una parte della stampa italiana, che minimizzava l'apporto delle nostre Forze Armate allo sforzo bellico alleato. (21) Cfr. : fg. 10287/0p, riservato del 25 gennaio 1945, a firma Messe, diretto al Presidente del Consiglio. L'atto è custodito, in copia, nell' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. (22) Entrarono in linea, nell'ordine, i Gruppi dì combattimento "Cremona", "Friuli", "Folgore", "Legnano". (23) Cfr. : fg . 11137/0p. riservato, del 17 aprile 1945. Quello studio fu inviato anche al Ministero degli Affari Esteri. L'atto è custodito, in copia, nel!'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito.


CAPITOLO IX L'IMPEGNO DELL'ESERCITO ITALIANO NELLA CAMPAGNA 1943-1945

Non intendiamo descrivere nel dettaglio la partecipazione di Unità e reparti dell'Esercito italiano, nel quadro dello sforzo bellico alleato, nella campagna di guerra che insanguinò e devastò molte contrade del nostro paese nei difficili anni 1943-1945. Riteniamo tuttavia che tale partecipazione debba essere ricordata, ancorchè per sommari accenni, sia per completezza espositiva, sia perché essa fu il risultato dei rapporti fra i vertici militari italiani e gli organismi alleati, che costituiscono la tematica di fondo di questo volume. Per una conoscenza approfondita di quelle vicende, rimandiamo al corpus di monografie promosse e edite dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercì to. (1) Anche a proposito di questo capitolo, dobbiamo precisare che saremo in qualche punto ripetitivi, nel senso che riferiremo fatti già narrati in precedenza, quando richiesto da esigenze di organicità rievocativa.

1.

Le reazioni alle aggressioni germaniche

"La guerra continua": questa dichiarazion~ programmaticamente divulgata dal nuovo capo del Governo, maresciallo Badoglio, il 26 luglio 1943, poche ore dopo il colpo di stato che aveva provocato la caduta del regime fascista, fu accolta con un certo scetticismo. Di fatto permise ai Tedeschi di far affluire nella penisola ingenti forze, e di pretendere che venisse ritardato il rimpatrio di numerose nostre Grandi Unità di stanza oltre confine. Le conseguenze, come è ben noto, furono gravissime. In una atmosfera di incertezza - era però nell'aria l'attesa di importanti e decisivi eventi - trascorse il sonnolento mese di


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agosto. L'8 settembre radio Algeri diffuse nel mondo la notizia dell'intervenuto armistizio: per il nostro paese non fu "pace", bensì l'inizio di dure vicissitudini alle quali venne sottoposto per un lungo periodo ancora. L'annunzio dell'armistizio colse la maggior parte delle nostre Forze Armate, già logorate da tre anni di guerra, in piena cns1. È vero che lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva impartito (fg. 111/CT del 10 agosto 1943, memoria 44/0p del 2 settembre e memoria 45/0,p del 6 settembre) precise norme operative per tale difficile evenienza alle Grandi Unità direttamente dipendenti: 8\ sa e 7a Armata dislocate nell'Italia continentale, comando superiore FF.AA. Sardegna, 4a Armata in Provenza, VII C.A. in Corsica, 2a Armata in Slovenia, Croazia e Dalmazia. Il Comando Supremo a sua volta aveva diramato le memorie 1 e 2, datate 6 settembre 1943, che giunsero in ritardo, o non giunsero affatto, alle Grandi 'Unità di sua diretta dipendenza: 9a Armata in Albania, VI C.A. in Erzegovina, XIV C.A. in Montenegro, 11 a Armata nella Grecia continentale e isole, Comando superiore FF.AA. dell'Egeo. Quelle disposizioni, in molti casi, riuscirono di difficile applicazione, perché il tassativo ordine trasmesso per telescrivente (24202/0p dell'8 settembre 1943) dal Comando Supremo agli Stati Maggiori delle tre Forze Armate "non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici", attenuò o spense del tutto in partenza ogni possibilità di successo. Si aggiunga il fatto che venne.a mancare una organica azione di comando perché Governo e Comando Supremo ritenevano - fu equivoco o errore? - che gli Alleati avrebbero an:nunziato l'armistizio il 12 settembre. Fu pertanto vanificato il progetto - accuratamente predisposto dallo Stato Maggiore Esercito - di sbarrare la frontiera del Brennero con cinque divisioni efficienti, da trarre dalle Armate 2a e ga, dislocate rispettivamente in Croazia e nel Veneto. Il generale Gambara, incaricato della esecuzione di quel piano, fu colto dalla notizia dell'armistizio il pomeriggio dell'8 settembre mentre faceva rientro da Roma al suo Comando in Croazia. Gli Alleati, a loro volta, rinunziarono all'aviosbarco previsto nella zona della capitale. · I T edes chi diedero immediato corso alle misure che avevano accuratamente studiato. In molti casi ebbero ragione, con la superiorità di mezzi o con l'inganno, di nostre Unità. Numerosi reparti italiani, piombati all'improvviso nello smarrimento anche per la carenza di ordini precisi, si sfaldarono; altri assaliti mentre erano in trasferimento non furono in grado di ·opporre una va-


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licia resistenza. Ma non è esatto dire che l'Esercito italiano si dissolse tutto "come neve al sole". Non poche Unità reagirono con ferme~za, e a_ltre~tan~o fecero , con impennate di orgoglio, numerosi reparti mmon. A Cefalonia ed a Corfù la divisione "Acqui" si difese strenuamente combattendo finchè rimase priva di munizioni. I superstiti vennero quasi tutti passati per le armi in ottemperanza ad uno spietate ordine di Hitler che lasciò in un primo tempo increduli. i,generali tedeschi destin~t~ri ~i q~ella disp.o~iz_io1:e, L~ bella Umta perse oltre 9.000 uomm1, d1 cm 400 uff1c1ah d1 ogm grado. Non meno decisa fu la resistenza opposta al nuovo nemico a Lero, per ben due mesi, da reparti della divisione "Regina" e dai bravi marinai di quella base navale. In Montenegro le divisioni "Taurinense" e "Venezia" respinsero l'invito minaccioso a collaborare o arrendersi presentato loro dal comando germanico, e costituirono la divisione "Garibaldi", che si distinse negli anni successivi in Balcania nel quadro degli Alleati. Altrettanto fecero la divisione "Emilia", di presidio a Cattaro, le divisioni "Firenze" e "Perugia" di stanza in Albania, la divisione "Pinerolo" ed il reggimento di cavalleria "Aosta" in Grecia. Le Unità della Sardegna pressarono le forze tedesche ivi presenti costringendole ad evacuare l'isola. In Corsica il VII Corpo cl' Ar:mata italiano sostenne con successo aspri combattimenti con le Unità germaniche di occupazione, perdendo 148 ufficiali e 2.796 uomini di truppa. Il generale francese Louchet scrisse che i nostri soldati si erano distinti "per il loro coraggio e per il loro ardore". Le operazioni in quell'isola si conclusero il 4 ottobre 1943, con l'ingresso in Bastia dell'LXXXI battaglione bersaglieri'. . Episodi di pronta reazione alla aggressazione tedesca si ebbero in molte località del nord Italia. Merita di essere ricordata la resistenza opposta da reparti del XVI Corpo cl' Armata e specialmente dagli alpini della divisione "Alpi Graie" nella zona di La Spezia, che consentì alla Squadra navale colà alla fonda di prendere il largo indisturbata. Non vanno dimenticati gli scontri sanguinosi avvenuti a Trieste, nei dintorni di Gorizia, alle porte di Verona, a Milano, Cuneo, Savona, Ascoli. Nelle "quattro giornate" di Napoli si batterono num~ro~i uffi~ia~i e soldati, isolati o in piccoli gruppi, come pure manna1 e av1en. Nelle tragiche, e s,e mpre controverse, vicende che determina-


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rono la "mancata difesa di Roma", una luce di eroismo e di fer mezza la offrì la resistenza opposta alle forze germaniche dalla divisione "Granatieri di Sardegna" e dal reggimento Lancieri di Montebello. Degni di ricordo sono i fatti d'arme di Monterosi e altri, che videro impegnate duramente le divisioni "Re" (2° reggir,ento ), "Piave" e "Ariete". E di quel periodo il nobile sacrificio del vice brigadiere dei Carabinieri Salvo D'Acquisito, il cui gesto verrà rinnovato, nell'agosto 1944 a Fiesole, dai carabinieri La Rocca, Maran<.iola, Sbarretti.

2.

Il I Raggruppamento Motorizzato

Gli Alleati, con le Armate sa e 8\ risalivano lentamente la penisola. I Tedeschi ne rallentavano l'avanzata nel settore dello sbarco di Salerno . Nel mese di ottobre il fronte andò stabilizzandosi sulla linea Gustav, che .correva a nord di Napoli, dal Tirreno all'Adriatico, e che doveva rivelarsi uno dei più aspri scacchieri operativi del secondo conflitto mondiale. Il governo legittimo dell'epoca aveva raggiunto il sud. Nel meridione esistevano le Unità dei Corpi cl' Armata XXXI e IX; si poteva inoltre contare su 9 divisioni mobili dislocate tra Sardegna e Corsica e in 12 Unità costiere: un complesso di 480 .000 uomini. Nei campi del sud era affluito quanto rimaneva della nostra provatissima, eroica aviazione. La quasi t0talità della flotta era all'ancora a Malta ed ai Laghi Amari, nel lontano Egitto. Non era stato superato il disorientamento dell'8 settembre; la condizione morale subiva ancora i riflessi di quella tragedia; la situazione dell'armamento era, se non catastrofica, di certo molto carente. Purtuttavia prese forma, proprio in quei giorni, l'ansia della riscossa. Una riscossa non agevolata, ma rallentata dagl1 Alleati. Una riscossa che prese avvio sulle insanguinate pendici di Monte Lungo. La "storia" del I Ra(Ygruppamento Motorizzato fu molto breve, ma anche molto bella. Si svolse e si esaurì nell'arco di pochi mesi, lasciando però un segno incancellabile nella tradizione dell'Esercito italiano. Quella Unità non era, tecnicamente parlando, una formidabile macchina· di guerra, né possedeva di certo il potenziale di urto e di fuoco di cui disponevano in larga misura i reparti a fianco dei quali fu chiamata ad operare. Com-


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pensando con la forza dello spirito la scarsezza dei mezzi, seppe conseguire successi di prestig10 grazie ai quali venne superata la diffidenza degli Alleati e il nostro Esercito - seppure nelle angustie fastidiose della "cobelligeranza" e del controllo rigoroso e scoraggiante della MMIA - poté inserirsi a testa alta nella dura campagna di guerra combattuta nel territorio nazionale. Il maresciallo Giovanni Messe, rientrato nel novembre 1943 dalla prigionia, appena assunta la carica di Capo di Stato Maggiore Generale, aveva ottenuto che finalmente una Unità italiana fosse impiegata sulla linea del fuoco . Il I Raggruppamento Motorizzato fu lanciato alla conquista di Monte Lungo. Comandato dal generale Vincenzo Dapino, comprendeva: 67° reggimento fanteria, LI battaglione A.U. di complementO dei bersaglieri, V battaglione controcarro, 11° reggimento artiglieria, LI battaglione misto genio, una sezione CC.RR. , servizi. In totale: 5.200 uomini. Il primo attacco alla posizione nemica, condotto 1'8 dicembre 1943, fallì soprattutto per il mancato concorso di fuoco pur assicurato ~agli_ Alleati. ~anti e ~ersaglie:i si er~no _però battut~ con straordmàno coragg10. L'az10ne fu npetuta 11 g10rno 16 e s1 concluse con pieno successo. Il 24 gennaio 1944 il generale Umberto Utili subentrò al generale Dapino nel comando della Unità, che venne riordinata e rinforzata, raggiungendo un organico di circa 10.000 uomini. Il I RaggruppamentO Motorizzato partecipò al secondo ciclo operativo con questo quadro di battaglia: - comandante generale Umberto Utili - capo di Stato Maggiore ten. colonnello Luigi Lombardi comandante le fanterie colonnello Ettore Fucci 68° reggimento fanteria 4° reggimento bersaglieri CLXXXV battaglione "Nembo" battaglione alpini "Piemonte" (dal 18 marzo 1944) IX reparto d'assalto V battaglione controcarro 11 ° reggimento artiglieria 51 ° sezione CC.RR. serv1z1 Utili aveva proposto la trasformazione del V battaglione controcarro in III battaglione del 68° fanteria, senza ottenerne l'autorizzazione. In previsione della ripresa offensiva di primavera, il Comando Alleato ritenne necessario assicurarsi il possesso di


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Monte Marrone, massiccio roccioso e impervio che avrebbe potuto costituire un serio ostacolo alla avanzata verso nord. I Tedeschi, pur non occupandolo con postazioni fisse, lo controlla· vano con l'invio giornaliero di robuste pattuglie. Il 31 marzo gli alpini del battaglione Piemonte si portarono di sorpresa sulla vetta. Il 10 aprile il nemico ne tentò la riconquista, ma venne respinto. · Il 18 aprile il I Raggruppamento Motorizzato cessava di esistere, dando vita al Corpo Italiano di Liberazione. Nei cicli operativi ai quali aveva partecipato, l'Unità aveva subito queste perdite: 93 caduti, 315 feriti, 175 dispersi. 3.

Il Corpo Italiano di Liberazione - CIL

Erede del I Raggruppamento Motorizzato, il CIL ne ebbe per qualche temfo gli identici organici. Nel mese di maggio era stato ultimato i trasferimento, dalla Sardegna nel continente, della divisione paracadutisti "Nembo". Il maresciallo Messe ed il generale Berardi, capo di SMRE, chiesero di portare senza indugio in linea quella Unità, ma gli Alleati acconsentirono soltanto all'imfiego del 184° reggimento, su due battaglioni. I CIL fino al 31 maggio operò nella zona compresa fra le Mainarde e Monte Curvale, alle dipendenze del X Corpo d' Armata britannico. Quel periodo fu contrassegnato da violente azioni di pattuglia e da colpi di mano sulle posizioni di maggiore importanza. Ricordiamo i combattimenti di Monte Mare, in cui si segnalarono i bersaglieri del 4° reggimento che costituiva il grosso della colonna comandata dalla Medaglia d'Oro Ciancabilla, la occupazione di Monte S. Michele, da parte del CLXXXV battaglione Nembo, e_la conquista di Monte Cavallo ad opera degli alpini del battaglione Piemonte e degli arditi del IX reparto d'assalto, appoggiati dal fuoco del IV gruppo dell'l 1°-artiglieria. Gli Alleati autorizzarono l'impiego "provvisorio"' della intera divisione "Nembo", ed il CIL a partire dal mese di giugno assunse la configurazione (anche se non il nome) di un Corpo d'Armata, con questi organici: comandante gen. Umberto Utili capo di Stato Maggiore col. Luigi Lombardi comandante artiglieria gen. Federico Moro quartier generale Divisione "Nembo" gen. Giorgio Morigi • reggimenti 183° e 184° su due battaglioni ciascuno


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• CLXXXIV battaglione guastatori • 184a compagnia motociclisti • 184a compagnia mortai • 184° reggimento artiglieria • 184a compagnia artieri • 184a compagnia collegamenti • serv1z1 I brigata col. Ettore Fucci • 4° reggimento bersaglieri su due battaglioni

• 3° reggimento alpini: battaglioni Piemonte e M. Granero • 185° reparto arditi Nembo • IV Gruppo da 75/13 someggiato

II brigata col. Teodoro Moggi • • • •

68° reggimento fanteria su due battaglioni battaglione di Marina Bafile IX reparto d'assalto V gruppo da 75/13 someggiato

11 ° reggimento artiglieria

LI battaglione misto genio servizi vari dipendenti direttamente dal Comando del CIL Nella bella Unità non esistevano reparti corazzati e di cavalleria, ma molti cavalieri e carristi vi erano inquadrati. Erano presenti anche i marinai, nel menzionato battaglione Bafile, cui si aggiunse il battaglione Grado, dando così corpo al reggimento di marina S. Marco. Il CIL fu messo a disposizione del V Corpo britannico, col quale operò avanzando dalla zona di Lanciano fino al fiume Chienti. Dura e sanguinosa fu la lotta per occupare Guardiagrele, d!)ve il 9 giugno fecero il loro ingresso i fanti del 68° reggimento. La 184a compagnia motociclisti raggiunse 1'11 Sulmona e due giorni dopo l'Aquila; il 15 una pattuglia della I brigata en-


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trava in Teramo. In data 17 giugno il CIL passò alle dipendenze operative del II Corpo polacco. Il 30 di quello stesso mese venivano liberate Tolentino e Macerata. L'avanzata non ebbe soste. L'8 e 9 luglio nostre colonne investirono le fortificazioni avversarie intorno a Filottrano. Furono i paracadutisti a espugnarle e ad occupare la cittadina. "Nembo!" fu il grido d'assalto che si udì echeggiare a lungo sulle posizioni contese, un grido che idealmente si ricollegava a quell'altro, "Folgore!", col quale nel novembre 1942 i nostri fanti del cielo, ad El-Alamein, si erano lanciati al contrassalt0 nel disperato tentativo di respingere un soverchiante nemico. Numerosi erano nelle file della Nembo i reduci della Folgore; molti di essi recavano sull'uniforme i segni del valore e sul corpo quelli delle ferite . Seguì l'attraversamento del fiume Musone. Il 20 luglio venne liberata Jesi; il 1O agostO fu raggiunta Cornaldo, il 20 Pergola e il 28 Urbino. Il CIL si schierò quindi sulla linea del Metauro, di fronte alla Gotica. Il 31 agosto gli Alleati comunicarono che si era deciso di trasferire la Unità in zona di riordinamento: dai suoi organici avrebbero preso vita due nuove Unità, i gruppi di combattimento "Legnano" e "Folgore", cui si sarebbero aggiunti il "Cremona" ed il "Mantova" in fase di addestramento. Il CIL aveva pagate questo tributo di sangue: 350 caduti, circa 750 feriti . 4.

Il Gruppo di combattimento "Cremona"

La Unità nacque dal riordinamento della omonima divisione, che nel settembre 1943 aveva operato in Corsica ed era stata poi trasferita in Sardegna. Il "Cremona" era comandato dal generale Clementè Primieri; vicecomandante era il generale Giacomo Zanussi e capo di Stato Maggiore il colonnello Pederzani. Facevano parte della Unità: i reggimenti di fanteria 21 ° e 22°, il 7° artiglieria, il CXLIV battaglione misto genio, due sezioni CC.RR., la 54a sezione di sanità, il 44° reparto trasporti e rifornimenti, servizi, il 51 ° BLU (reparto di collegamento britannico). Al gruppo furono assegnati di rinforzo alcune unità di artiglieria canadesi: abbiamo già ricordato che il comandante di queste ultime, ten. col. Sterling, fu preposto anche alle artiglierie


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italiane per un certo periodo, con un singolare accorgimento: venne nominato brigadiere generale pro tempore (sic!) per giustificare appunto il fatto che avesse alle sue dipendenze un colonnello italiano. Il "Cremona" fu inviato in linea ancora incompleto di organici nel gennaio 1945, inquadrato nel I Corpo canadese. Il tratto di fronte affidato alla Unità italiana si estendeva dalla ferrovia Alfonsine-Ravenna al mare. Gli ordini degli Alleati furono, per i primi mesi, quelli di esercitare una resistenza passiva. Il 13 gennaio il nemico attaccò la linea appena occupata da due battaglioni del 21 ° fanteria; riuscì a conquistare diversi caposaldi avanzati, subito però ripresi dai nostri reparti. Nei giorni successivi i Tedeschi insistettero nelle loro azioni di disturbo, che estesero al settore del 22° fanteria. Ebbero la meglio su alcuni presìdi minori; quello che difendeva Casal Martini non retrocedette di un palmo, immolandosi sul posto. A fine febbraio il "Cremona'', che temporaneamente inquadrò la brigata partigiana "Mario Gordini", passò alle dipendenze del V Corpo inglese. Il 2 marzo la Unità italiana mosse all'attacco, con due battaglioni, del saliente nemico dal passo di Primaro all'Adriatico. I nostri fanti, superate le prime resistenze, vennero fermati dalla decisa reazione avversaria e dalla presenza di numerosi campi minati che rendevano ardua l'avanzata dei carri assegnati in appoggio. Ripetuta l'indomani, l'azione si concluse con pieno successo . Dal 1O al 13 aprile il "Cremona" prese parte alla operazione "Sonia", contribuendo alla rottura della linea del Senio ed al forzamento del Santerno. Furono liberate Fusignano e Alfonsine, dove entrarono i fanti del 21 ° reggimento, comandato dal col. Musco . La via per Ferrara era aperta. Il Gruppo venne poi schierato fra la 56a divisione inglese (sulla destra) e la brigata "Mario Gordini" e unità di commandos ix:iglesi (sulla sinistra), col compito di conquistare Ariano Polesine. Il 21 ° fanteria attraversò il Po di Volano con mezzi di circostanza e su una passerella gettata dagli abitanti di Massa Fiscaglia, e nel tardo pomeriggio del 23 aprile raggiungeva Ariano. All'alba dell'indomani investì le posizioni tedesche, e dopo averle espugnate costituì una testa di ponte al di là del Po di Goro. L'avanzata del Gruppo non ebbe soste. Fu liberata Adria, venne forzato il ponte di Cavarzere . Infine, tra l'entusiasmo


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della opolazione, fu raggiunta Venezia. I "Cremona" aveva subito queste perdite: 208 caduti, circa 400 feriti. 5.

Il Gruppo di combattimento "Friuli"

Il Gruppo fu l'erede diretto della preesistente, omonima divisione, che nel settembre 1943 aveva combattuto in Corsica, con gravissime perdite. L'8 febbraio 1945 fu schierato in linea, nel settore di Brisighella, sostituendo la divisione polacca "Kresowa" che era inquadrata nell'8a Armata britannica. Questo il suo quadro di battaglia: comandante generale Arturo Scattini, vicecomandante generale Giancarlo Ticchioni, Capo di Stato Maggiore ten. col. Guido Vedovato; reggimenti di fanteria 87° e 88°, 35° reggimento artiglieria, un battaglione misto genio, 26a sezione di sanità, un reparto trasporti e rifornimenti, due Sezioni CC.RR., servizi, 50° BLU. L'impegno del Gruppo fu all'inizio difensivo: si presentava piuttosto difficile perché nel tratto di fronte assegnatogli si profilava un saliente nemico dal quale avrebbe potuto prendere l'avvio una manovra di aggiramento delle Unità alleate schierate ai lati. I Tedeschi avevano concentrato nella zona truppe scelte. Il 12 febbraio venne respinto un attacco avversario all'altezza di Casa Barbanfusa. Nei giorni successivi reparti dell'88° fanteria occuparono q. 92, nei dintorni di Riolo Bagni. Quel caposaldo fu aspramente conteso: venne riconquistato dai Tedeschi il 14 marzo, e ripreso dai nostri quarantott'ore dopo. Alla fine di marzo il generale Hawkesworth, comandante del X Corpo britannico, ordinò al "Friuli" di costituire una testa di ponte oltre il Senio fra Poggio (escluso) e Cuffiano (compreso). L'azione, fallita il 10 aprile per la violentissima reazione del ' nemico, venne ripetuta con successo l'indomani. Il Gruppo avanzò quindi verso il Santerno, concorrendo indirettamente alla occupazione di Imola da parte di truppe polacche. Il 16 aprile i fanti del "Friuli", nonostante la ferma e tenace reazione avversaria, oltrepassarono il Sillaro, costituendo oltre quel corso d'acqua una testa di ponte che i Tedeschi tentarono vanamente di eliminare. Il 18 e il 19 furono investite le posizioni nemiche di Casalecchio dei Conti, mentre sulla sinistra operava, contro il capo-


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saldo germanico di Grizzano, il Gruppo di combattimento "Folgore". Varcato l'Idice, i reparti del "Friuli" puntarono su Bologna, raggiunta alle 8 del 21 aprile. (2) Il 2 maggio si concludevano le operazioni di guerra sul territorio italiano. La bella Unità aveva offerto un contributo di bravura e di sangue, testimoniato da queste cifre: 242 caduti, 657 feriti, 61 dispersi. 6.

Il Gruppo di combattimento "Folgore"

Fu erede di un nome glorioso, inciso a caratteri di sangue e di eroismo nella storia delle ultime battaglie d'Africa; lo componevano reparti che si erano notevolmente distinti nei precedenti cicli operativi della campagna d'Italia. Il Gruppo nasceva quindi depositario di una tradizione recente ma altissima, di cui seppe dimostrarsi ben degno. Costituito il 24 settembre 1944, derivò quasi integralmente i suoi organici dalla divisione "Nembo". Ne era comandante il ~enerale Giorgio Morigi, vice comandante il col. Ezio De Michelis, capo di Stato Maggiore il ten. col. Giovanni De Martino. Inquadrava: reggimento paracadutisti Nembo, reggimento di marina San Marco, reggimento artiglieria Folgore, un battaglione misto genio, una sezione di sanità, un reparto trasporti e rifornimenti, due sezioni CC.RR., 53° BLU. Il "Folgore", posto alle dipendenze del XIII Corro britannico, venne schierato sulle posizioni fra il Senio ed i Santerno nella_ ~otte del 1° marzo 1945. Gli vennero assegnati rinforzi britanmc1. La linea affidata al Gruppo si estendeva per circa 14 chilometri, in un terreno molto accidentato, dal fondo in massima parte argilloso, reso ineguale da numerosi rilievi di altezza modesta ma inframezzati da speroni con dorsali molto ripide, e solcato da diversi corsi d'acqua a regime torrenziale; nel centro, al1'altezza di Tossignano (punto di forza dello schieramento avversario) stavano le posizioni contrapposte di Vena del Gesso, aspro gradino roccioso. In parole brevi, un settore difficile per chi si proponeva di svolgervi azioni offensive, e favorevole invece a chi vi era sistemato a difesa. Nel mese di marzo si ebbe una intensa attività di pattuglie da entrambe le parti. I paracadutisti, per saggiare la capacità di


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reazione del nemico, assalirono di sorpresa le posizioni "i boschi dell'Acqua Santa" e quelle di casa Colonna_ Il 10 aprile l'intero fronte alleato era in movimento. Nuclei esploranti élel "Folgore" accertarono che il nemico si accingeva a sgomberare Tossignano. Fu impartito l'ordine di avanzare, e i reparti del Gruppo, attraversando campi minati, agganciarono le retroguardie nemiche. L'l 1 aprile venne occupata Tossignano. Il 14, dopo aspri combattimenti, furono conquistate le posizioni di Pieve Sant'Andrea, monte Bello, Casalpidio. Il 19 aprile venne espugnato, dai paracadutisti, il caposaldo tedesco di Grizzano. L'indomani il reggimento Nembo raggiunse Matteuzza e Parrocchia di Cappella, mentre il battaglione Caorle, del reggimento San Marco occupava l'abitato di Poggio Ribano. Bologna era ormai vicina, ma un ordine superiore indirizzò il Gr:uppo in altra zona, mentre le ostilità volgevano ormai al termme. Il "Folgore", in due mesi di ininterrotto impiego, aveva subito queste perdite: 164 caduti, 244 feriti, 14 dispersi. · 7.

Il Gruppo di combattimento "Legnano"

Il Gruppo potè a buon diritto considerarsi la Unità "veterana" della guerra di liberazione. La omonima divisione di cui il "Legnano" fu il continuatore in una mutata veste organica, aveva infatti fornito alternativamente i suoi reggimenti di fanteria, 67° e 68°, di versi reparti minori, complementi e quadri, sia al I Rao-gruppamento Motorizzato che al CIL. Ed infine, il suo comando venne assunto dal generale Utili, che aveva guidato quelle due Unità, la prima nel ciclo operativo di Monte Marrone e l'altra nell'avanzata fino alla linea Gotica. Capo di Staco Mao-giore fu il col. Lombardi, poi sostituito dal pari grado Garofoli. Facevano parte del gruppo: 68° reggimento fanteria rinforzato dal IX repartO d'assalto, reggimento speciale su due battaglioni alpini e battaglione bersaglieri "Goito", 11 ° reggimento artiglieria su sei gruppi, L.1 battaglione misto genio, due compagnie mortai e una compagnia controcarro, due sezioni CC.RR., servizi, 52° BLU. Il "Legnano" entrò in linea il 23 marzo 1945, nel settore ddl'ldice, avendo alla sua destra la 10" divisione indiana (8·' Armata) e alb sua sinistra la 91 a divisione statunitensè (Sa Armata), quindi nel delicato punco di saldatura fra le due Grandi Unità al. .


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leate. Il tratto di fronte affidato al Gruppo italiano si estendeva per circa 9 chilometri in un terreno di limitato sviluppo altimetrico, ma dalle caratteristiche morfologiche della montagna: declivi scoscesi, avvallamenti e calanchi profond i, creste sottili, agglomerati rocciosi a pareti verticali. Il nemico, sistemato a difesa sulla linea Poggio Scanno-Monte Armato, dominava l'intera zona a cavallo dell'Idice. All'alba del 10 aprile, in esecuzione di un piano inteso a disorientare l'avversario sui tempi e sulle direttrici della ormai imminente avanzata generale, una compagnia e un plotone del IX reparto d'assalto investirono Parrocchia del Vignale e q. 459. Il o-iorno 16 il "Legnano" mosse con obiettivo Bologna. Gli alpini battaglione "Piemonte" conquistarono il caposaldo nemico di q. 363, i fanti del II/68° le posizioni dei roccioni di Pizzano. Il 20 aprile il battaglione bersaglieri "Goito" espugnò il sistema difensivo di Poggio Scanno e, mentre il battaglione alpino "L'Aquila", il IX reparto d'assalto e i fanti del 68° raggiungevano tutti i loro obiettivi, puntò su Bologna, facendovi il suo ingresso l'indomani alle 9.30. L'impegno del Gruppo si protrasse ancora. Una colonna di formazione raggiunse Brescia il 29 e Bergamo l'indomani; reparti alpini il 2 maggio entravano a Torino. Lo stesso giorno una compagnia del I/68° fanteria ebbe la: meglio su elementi tedeschi in Val di Sabbia. Il ciclo operativo del "Legnano", pur esauritosi nel breve arco di quaranta giorni, era staco contrassegnato da significativi successi. Quesco fu il bilancio delle perdite subite: 55 caduti, 279 feriti.

del

8.

Missioni e servizi speciali

Abbiamo detto che il Comando Supremo italiano·, insediacosi in Puglia dopo l'armistizio, intraprese senza indugio l'opera di ricostruzione delle nostre Forze Armate. In tale quadro si attese anche alla riorganizzazione del Servizio Informazioni Militari - SIM. Quesco in pratica non aveva mai cessato di agire: fin dagli ultimi giorni del settembre 1943 aveva inviato nei territori occupati alcune missioni informative, di collegamento ed operative costituite da uomini di alta specializzazione, sbarcati dal sommergibile Nichelio o aviolanciati, in alcuni casi alla cieca. li SIM, nella nuova strutturazione, venne articolaco in cinque sezioni: offensiva, denominata "Cald erini"; di controspio-


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naggio, chiamata "Bonsignore"; situazione; organizzativa; tecnica. Ognuna di queste sezioni operò in stretto collegamento con i corrispondenti organi inglesi e statunitensi. Nei territori controllati dalle forze germaniche si erano formate numerose bande, che riunivano ufficiali e soldati appartenenti ad Unità dissoltesi durante le convulse giornate post armistizio. Quelle formazioni, cui si aggregarono numerosi civili, erano organizzate in Comandi regionali: con questi stabilirono immediati canali di collegamento agenti del SIM. Il Comando Supremo e Io Stato Maggiore Regio Esercito si proposero di rendere sempre più incisivo il sostegno alle bande di patrioti, e non soltanto a quelle di matrice militare. Al comandante della Special Force N. 1 britannica, che aveva quali compiti specifici l'esecuzione di sabotaggi e l'impianto di reti informative al tergo dello schieramento del nemico, fu fatta presente la disponibilità della Sezione "Calderini". Furono presi anche contatti con le autorità militari statunitensi, e segnatamente con la Sezione G.2 dell'OSS , che si interessava dei problemi concernenti l'Italia ancora occupata. Mentre la collaborazione con gli Americani - i quali intendevano agire, in prevalenza, indipendentemente dalle autorità itàliane e dagli stessi organismi britannici - fu sporadica, molto intensa fu invece quella con la Special Force N. 1. (3) Il piano di azione si basava su questi elementi: missioni di collegamento e operative, missioni speciali, missioni di istruttori per il sabotaggio, predisposizione di campi di ricezione per aviolanci, punti di sbarco, rifornimenti, finanziamento, propaganda. Per le missioni di collegamento e operative, il personale impiegato fu tutto italiano dall'ottobre 1943 all'aprile 1944; in seguito vennero impiegate anche missioni italo- inglesi o soltanto inglesi. In totale le missioni di collegamento ed operative furono 96, di cui 48 italiane, 25 miste, 23 inglesi. Esse richiesero l'impiego di 282 uomini (163 italiani e 119 britannici) dall'elevato grado di preparazione. ' Le missioni speciali, studiate in relazione ad esigenze particolarmente delicate, furono quattro . Alle missioni di istruttori di sabotaggio presero parte 152 uomini, in genere aviolanciati alla cieca. Vennero creati 498 campi per ricezione materiale, e 53 per aviosbarco di uomini. Le bande di patrioti furono rifornite di l. 958 tonnellate di materiale (pistole mitragliatrici, bombe a mano, esplosivi, vestiario, viveri, materiale sanitario, e dall'ottobre 1944 anche armi pesanti).


L' IMPF.GNO DELL' ESERCITO ITALIANO NELLA CAMPAGNA 1943- 1'145

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In questo quadro va rievocata l'attività del 1° reparto speci,ale autonomo della divisione paracadutisti "Nembo", in seguito chiamato Squadrone da ricognizione F, o F Recce nella terminologia alleata. Quel reparto operò in alcune occasioni compatto, e più frequentemente col lancio di missioni isolate. Nelle missioni e nei servizi speciali furono impiegati in prevalenza appartenenti all'Esercito. 9.

Le Unità ausiliarie

Sarebbe errato, oltre che ingiusto, considerare e valutare in termini riduttivi l'apporto che alla guerra combattuta dal 1943 al 1945 sul territorio italiano diedero le Unità ausiliarie del nostro Esercito. Fu un apporto massiccio, che incise in maniera sensibile, e decisamente positiva, nello sviluppo della campagna condotta dagli Alleati. Dopo l'armistizio il XV Gruppo di Armate, comprendente la sa americana e la ga britannica, risalì la penisola schierandosi, nell'ottobre, di fronte alla linea tedesca Gustav. I nuovi Alleati chiesero alle Autorità italiane un supporto imponente di uomini per il funzionamento dei servizi nelle retrovie delle loro Grandi Unità, dotate di una mole di mezzi senza precedenti nella storia militare. Dietro la sa Armata, che operò lungo la fascia tirrenica, inquadrando per un certo periodo il XIII Corpo britannico, fu impiantata la Peninsular Base Section - P.B.S., statunitense, con porto principale Napoli cui si aggiunse in seguito, col procedere dell'avanzata, Livorno; dietro 1'8 3 Armata, operante nel settore adriatico, vennero organizzati distretti britannici, aventi come più importante scalo marittimo Bari, al quale poi si accompagnò Ancona. Già nel dicembre 1943 erano stati impiegati nelle attività dei servizi alleati circa 95.000 militari italiani. Nel ·1944 il loro numero salì a 163.377, con questa ripartizione: 76.664 per lavori di manovalanza e rifornimento, 19.102 in reparti genio, 8.833 autieri, 2.023 meccanici di officina, 9.284 con compiti di difesa contraerea, 25. 914 in servizi di guardia e di polizia militare, 6. 963 in unità salmerie, 14.594 con mansioni diverse. Un ulteriore aumento si verificò nel 1945, allorché venne raggiunta la punta massima di 195 .000 uomini impiegati nelle attività in argomento. Diamo ora qualche breve dettaglio ordinativo. Per corri-


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spandere alle esigenze prospettate dagli Alleati, lo Stato Maggiore R. Esercito procedette alla costituzione di otto grandi Unità "amministrative": quattro mediante la trasformazione di altrettante costiere (205\ 209'1, 210'1, 229a) e quattro ex novo (228\ 230'1, 231 a e Comando italiano 212, quest'ultimo avente una forza che nel 1945 sfiorò i 60.000 uomini). La composizione di quelle Unità era variamente articolata come organici. A cura dell'Ispettorato Truppe Ausiliarie, appositamente istituito dallo Stato Maggiore Regio Esercito, vennero complessivamente creati tredici reggimenti pionieri, cingue reggimenti lavoratori, quarantadue battaglioni servizi, ventisei battaglioni guardie, cinque battaglioni ferrovieri, sette battaglioni portuali, ottantatré compagnie del genio, ottantuno compagnie autieri, trentatre reparti salmerie e portatori, nonché numerose altre unità specialistiche, con non raro interscambio di uomini e di denominazione. L'opera degli "ausiliari" fu oscura ma molto preziosa: usiamo quest'ultimo a~gettivo senza eccezioni di sorta, perché si addice all'intero arco delle attività, dagli "umili" lavori di manovalanza e scarico svolti nei porti all'impegno rischiosissimo dei bravi genieri, che resero inoffensive oltre 500.000 mine, come il fronte si spostava verso nord. Va aggiunto che consistenti nuclei di tre Unità ausiliarie 210\ 228a e Comando 212 - offrirono in più occasioni un contributo anche operativo. Giunti infatti nelle prime linee mentre vi infuriavano combattimenti, i nostri militari non esitarono a parteciparvi distinguendosi per bravura. Sono significative, in proposito, le perdite subite: 744 caduti, 2.252 feriti, 109 dispersi. 10.

Altri apporti

Debbono essere menzionati altri apporti che contribuirono, in maniera diretta o indiretta, allo sforzo bellico degli. Alleati. Per quel che riflette gli aspetti operativi, è da ricordare che un quinto Gruppo di combattiment0, il "Mantova", già costituita, addestrato e completo di organici, non fece in tempo a prendere parte ai combattimenti del 1945 a causa della cessazione delle ostilità. Un sesto Gruppo, il "Piceno", venne trasformato in Centro addestramento complementi, e provvide al ripianamento delle perdite subite dai Gruppi schierati in prima linea. Ed ancora: in Italia operò, inquadrata nel Corpo polacco, la banda patrioti della Maiella, che dipendeva amministrativamente


L'IMPEGNO DELL'ESERCITO ITALIANO NELLA C AMPAGNA 1943-!94S

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e disciplinarmente della 228a divisione ausiliaria; in Balcania combatterono la divisione "Garibaldi", nata dalla fusione delle preesistenti "Venezia" e "Taurinense", la brigata "Italia" e la brigata "Gramsci"; numerosi appartenenti all'Esercito (come pure alle altre Forze Armate) costituirono - lo si è già detto formazioni di resistenza o entrarono in reparti di matrice politica, ricoprendovi anche incarichi di comando ed .organizzativi di rilievo sia in patria che all'estero (4) . A sud della zona di operazioni, garantirono la sicurezza interna le divisioni "Calabria", "Sabauda" e "Aosta", ed i Raggruppamenti alpini "Montegranero" I e II, nonchè unità di Carabinieri e della Guardia di Finanza. L'Esercito, con i suoi uffici tecnici e con reparti di specialisti e di lavoro, diede un formidabile impulso alla ripresa d'ella vita civile e amministrativa nelle regioni progressivamente liberate: rimuovendo migliaia di tonnellate di macerie, riparando edifici, strade, ferrovie, ripristinando ponti e acquedotti, rimettendo in efficienza impianti telegrafici e telefonici, agevolando le comunicazioni fra le varie località. Anche la Marina e la Aeronautica diedero un notevole apporto alla causa degli Alleati ed alla loro condotta di guerra. Non entriamo nei particolari perchè l'argomento esula dalla tematica di questa trattazione, ma ci è doveroso sottolinearne l'importanza .


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NOTE AL CAPITOLO IX (1) Vedasi anche la serie di articoli a firma dell'autore del presente saggio, comparsi su "Quadrante - Rivista delle Forze Armate", negli anni 1983-1985. .

(2) Il vicecomandante del Gruppo, generale Ticchioni, già valoroso combattente nella prima guerra mondiale, e nella seconda in Balcania e in A.S., aveva appena fat to il suo ingresso nella città felsinea quando apprese della morte del figliolo Ludovico. Questi, liceale sedicenne, dopo 1'8 settembre si era aggregato ad una fo rmazione di patrioti operanti nel ferrarese, distinguendosi per ardimento in più occasioni. Catturato, mantenne un contegno fiero e dignitoso, e affrontò con serenità il plotone di esecuzione. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d'Oro al V.M .. La dolorosa notizia, nel raggiungere il generale Ticchioni, ne lacerò il cuore di padre, ma ne inorgo~lì l'animo di soldato. La penna di un De Amicis avrebbe tratto spunto da una tale vicenda per. lasciarci pagine stupende. (3) Gli Alleati apprezzarono l'apporto dato dagli Italiani in quei delicati compiti. In qualche occasione dimostrarono però di volerlo minimizzare, o negare. Lo prova l'episodio che citiamo, astenendoci di proposito dal fare menzione di nomi. Nel rapporto del comandante britannico (considerato un asso dei servizi speciali) di una missione mista, si legge un giudizio positivo nei confronti di due ufficiali italiani, ed ogni sorta di male nei riguardi dell'operatore radio, pure italiano. Afferma pressappoco il capo missione: quel giovane, calabrese, ha tutte le peggiori qualità dell'italiano meridionale; si pone due traguardi - belle donne e bei vestiti - e farebbe di tutto per raggiungerli; la sua sicurezza è terrificante .. Ed ancora: ha perduto spesso i rapporti a causa della sua attività amorosa .. . il suo codice ed il suo decifratore erano lasciati al caso. Non possiamo esimerci dal dire la nostra. Di pessimo gusto è la frecciata contro gli italiani del sud: le ossa di Giustino Fortunato, apostolo del meridionalismo, fremerebbero di sdegno nell'udirla. Circa poi le belle donne ed i bei vestiti chiediamo in quale età, se non a vent'anni, è lecito aspirarvi. Che la "sicurezza terrificante" sia una dote negativa in un agente speciale è tutto da dimostrare. In quanto alla perdita di rapporti ecc., ammesso che ciò sia sistematicamente avvenuto, una buona porzio11e di colpa va addebitata al poco vigile capo missione, nel contesto delle sue responsabilità. Chi scrive queste pagine vorrebbe conoscere quell'allora giovane calabrese, dalla . "sicurezza terrificante", per stringergli vig<;>rosamente la mano. (4) La più esauriente ricostruzione della resistenza militare italiana all'estero figura nel volume di Alfonso Barcolipi, Per la Patria e la Libertà! (Mursia, Milano, 1986).


APPENDICE


SIGLE DEI PRINCIPALI COMANDI ED ENTI AA AAC

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Anglo Americani/e Allied Advisory Council, Comitato Consultivo Alleato (per l'Italia) Allied Control Commission, Commissione Alleata di Controllo Allied Forces Head Quartier, Quartier Generale (Comando in Capo) delle Forze Alleate Allied Government of Occupied Territories, Governo Militare Alleato dei territori occupati Combined Chiefs of Staff, Capi di Stato Maggiore riuniti (anglo-americani) Comité Français de Libérati:on Nationale, Comitato Francese di Liberazione Nazionale Comitato di Liberazione Nazionale Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia Comando Supremo Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia (Tito) Missione Alleata presso il Governo italiano a Brindisi Foreign Office, Ministero degli Esteri britannico Servizio Segreto alleato Military Mission for ltalian Army, Sottocommissione alleata per l'Esercito italiano Office of Strategie Services, Ufficio dei Servizi Strategici (americano) Psychological Warfare Branch, Sezione per la propagancla (stampa) di guerra Politica! Warfare Executive, Sezione per la poli, tica di guerra XV Gruppo di Armate (anglo-americano) , State Department, Dipartimento di Stato, Ministero degli Affari Esteri statunitense Servizio Informazioni Militari (italiano) Stato Maggiore Generale, già Comando Supremo (italiano) Stato Maggiore Regio Esercito Special Operations Executive, Reparto per le operazioni speciali (britannico) Ufficio di guerra (britannico)


ELENCO DEI DOCUMENTI * * * Documento 1 - Memorandum di Quebec Documento 2 - Armistizio corto (Cassi bile, 3 settembre 1943) Documento 3 - Armistizio lungo (Malta, 29 settembre 1943) Documento 4 - Stato Maggiore R. Esercito, Memoria 44/0p, 2 settembre 1943, segreto (sintesi) Documento 5 - Superesercito, marconigramma cifrato n. 11/ 35708, 5 settembre 1943 Documento 6 - Stato Maggiore R. Esercito, Memoria 45/0p, 6 settembre 1943, segreto Documento 7 - Comando Supremo, Promemoria n. 1, 6 settembre 1943, segreto Documento 8 - Comando Supremo, Promemoria n. 2, 6 settembre 1943, riservato personale - segreto Documento 9 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 36415, 8 settembre 194 3, segreto Documento 10 - Comando Supremo, fg. 24202/0p., 8 settembre 1943, segreto Documento 11 - Comando Supremo, fg. 1015 C.S., 11 settembre 1943, segreto Documento 12 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 16/1, 12 settembre 1943, segreto Documento 13 - Comando Supremo, fg. 1104 C.S., 14 settem¡ bre 194 3, segreto Documento 14 - Verbale di riunione tra il Capo di Stato Maggiore Generale e i Generali Mason MacFarlane e Taylor, Brindisi, 14 settembre 1943 Documento 15 - Il Generale Ambrosio al Generale Castellano, tele 1072, seguito 55, 14 settembre 1943, segreto Documento 16 - Comando Supremo, fg. 3, 15 settembre 1943, segreto, avente all'oggetto "ricostituzione G.U." Documento 17 - Comando Supremo, Promemoria, 17 settembre 1943 Documento 18 - R. Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate, Appunti orientativi per l'Ecc. il Capo di Stato Maggiore Generale, 19 settembre 1943, riservato personale


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Documento 19 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 18/mob, 30 settembre 1943, segreto, avente all'oggetto "personale per la ricostituzione G.U." Documento 20 - Comando Supremo, fg. 1615/0p, 1 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "approntamento G.U. per le prossime operazioni Documento 21 - Fg. 1720, segreto, 5 ottobre 1943, dal Capo di Stato Maggiore Generale al Maresciallo Badoglio, capo del Governo Documento 22 - Fg. 103, riservato, 5 ottobre 1943, del Capo del Governo al Generale Ambrosia Documento 23 - Missione Militare Alleata, Promemoria per il Generale Ambrosia, Capo di Stato Maggiore Generale, 17 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "politica riguardante l'impiego delle forze armate italiane" Documento 24 - Promemoria per il Generale Castellano, da Generale Ambrosio, 19 ottobre 194_3 Documento 25 - R. Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate, fo- . 387, 26 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "Intendimenti operativi" Documento 26 - R. Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate, appunto, ottobre 1943, riservato Documento 27 - Missione Italiana di collegamento con il Comando del XV Gruppo Armate A.A., 28 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "Impiego truppe italiane" Documento 28 - Missione Militare Alleata, Promemoria per l'Eccellenza Ambrosia, Capo di Stato Maggiore Generale, 30 ottobre 1943, riservato Documento 29 - R. Missione Militare Italiana pres~o il Comando in Capo delle Forze Alleate, fg. 427, 30 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "Impiego delle FF.AA. italiane" Documento 30 - Comando Supremo, fg. 2457/Op, 31 ottobre 1943, segreto, avente all'oggetto "Impiego truppe italiane" Documento 31 - XV Gruppo di Armate Alleate, fg. A/5 AG/8/ 2/G (Ops), 6 novembre 1943, segretissimo, avente all'oggetto "Missione Militare presso l'Eserciro italiano" Documento 32 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 1980, 12 no-


ELENCO DEI DOCUMENTI ALLEGATI

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vembre 1943, segreto, avente all'oggetto "divisione fanteria Legnano" Documento 33 - Riassunto del colloquio avvenuto tra l'Eccellenza Messe e il Generale Joyce, capo della Commissione Alleata di Controllo, Brindisi, 23 novembre 1943 Documento 34 - Comando Supremo, fg. 3329/0p, 29 novembre 1943, riservato, avente all'oggetto "impiego Forze Armate italiane" Documento 35 - Stato Maggiore R. Esercito, Resoconto della riunione tenuta presso lo S.M.R.E. il 29 novembre 1943 Documento 36 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 2630/0p, 2 dicembre 1943, riservato, avente all'oggetto "missione militare britannica" Documento 37 - R. Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate, fg . 688, 8 dicembre 1943, segreto, avente all'oggetto "intendimenti operativi degli Alleati" Doc14,mento 38 - Commissione Alleata di Controllo, fg. 471, 15 dicembre 1943, segreto Documento 39 - Comando Supremo, fg. 3843/0p, 18 dicembre 1943, segreto, avente all'oggetto "cessione di armi e munizioni" Documento 40 - Comando Supremo, Verbale della riunione tenuta nel pomeriggio del 20 dicembre 1943 in S. Spirito, presso la sede del XV Gruppo Armate anglo americane Documento 41 - Comando Supremo, Appunto, 1 gennaio 1944, segreto, avente all'oggetto "conclusioni circa i provvedimenti a favore del I Raggruppamento motorizzato" Documento 42 - Stato Maggiore R . Esercito, fg. 5566/6.1.2, 3 gennaio 1944, avente all'oggetto "ResponsabilitĂ " Documento 43 - Stato Maggiore R. Esercito, Promemoria, 12 gennaio 1944, personale Documento 44 - Ufficio di collegamento con la Commissione Alleata di Controllo, fg. 0085, 15 gennaio 1944, riservato, avente all'oggetto "appunto per il Comando Supremo" Documento 45 - Comando Supremo, s.n., 16 gennaio 1944, avente all'oggetto "principali enti di collegamento presso gli


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Alleati" Documento 46 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 1/133/Serv, 17 gennaio 1944, segreto> avente all'oggetto "rifornimento truppe Montenegro" Documento 47 - Situazione dell'Esercito italiano, gennaio 1944 Documento 48 - Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo - M.M.I.A., fg. G/6/19, 17 febbraio 1944, segreto Documento 49 - Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo - M.M.I.A., fg. G/6/20, 18 febbraio 1944, avente all'oggetto "divisione Cuneo" Documento 50 - Stato Maggiore Generale, Memoria 19 febbraio 1944, riservato (stralcio) Documento 51 - Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo - M.M.I.A., fg. G/6/1/29, 23 marzo 1944, segreto, avente all'oggetto "direttive per l'Esercito italiano" Documento 52 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 3080/Mob, 27 marzo 1944, personale, avente all'oggetto "direttive per l'Esercito" Documento 53 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 3081/Mob, 27 marzo 1944, personale, avente all'oggetto "direttive per l'Esercito italiano" Documento 54 - Comando Supremo, fg. 12069, 29 marzo 1944, personale indirizzato al gen. Mason - MacFarlane Documento 55 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 2545/0rd, 3 aprile 1944, avente all'oggetto "denominazione G.U. combattente" Documento 56 - Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo - M.M.I.A., fg. G/6/1/35, 6 aprile 1944, segreto, avente all'oggetto "disposizioni per l'E, sercito italiano" Documento 57 - Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo - M.M.I.A., fg. G/6/1/40, 10 aprile 1944, segreto, avente all'oggetto "Quadro di battaglia dell'Esercito italiano" Documento 58 - Stato Maggiore R. Esercito, Verbale della conferenza del giorno 23 aprile 1944, del Capo di S.M.R.E., generale Berardi col generale Browning Documento 59 - State Maggiore R. Esercito, fg. 3161/0rd, 29 aprile 1944, con un allegato _


ELEN CO DEI DOCUMENTI ALLEGATI

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Documento 60 - Fonogramma a mano, da M.M.I.A. a S.M.R.E., n. SD/722, 16 maggio 1944, segreto Documento 61 - Telescritto in partenza, da Superesercito a Comando FF.AA. Campania e Comando Supremo, n. 5328/ Op, 17 maggio 1944 Documento 62 - Fonogramma in arrivo, da Superesercito a Corpo Italiano di Liberazione, n. 5682/0p, 26 maggio 1944 Documento 63 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 6033, 4 giugno 1944, segreto, avente all'oggetto "dipendenza del Corpo Italiano di Liberazione". Documento 64 - Delegazione S.M.R.E. presso XV Gruppo Armate, Q 4517, 4 giugno 1944 Documento 65 - Delegazione "A" dello S.M.R.E ., dal Diario Storico: Premessa e 7 giugno 1944 Documento 66 - Delegazione "A" dello S.M.R.E., fg. 1, 7 giugno 1944, personale Documento 67 - Delegazione "A" dello S.M.R.E., fg. 162/0rd, 25 giugno 1944, personale Documento 68 - Stato Maggiore R. Esercito, Verbale della riunione tenuta presso l'A.C.C. il 23 giugno 1944, segretissimo - riservato personale Documento 69 - Stato Maggiore R. Esercito, Promemoria, 31 luglio 1944, segreto, avente all'oggetto "questioni trattate il 31 luglio 1944'' Documento 70 - Ministero della Guerra, Ordine del Giorno all'Esercito, 1 settembre 1944 Documento 71 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 10030, 15 gennaio 1945, riservato personale, avente all'oggetto "Riforma dell'organismo centrale" Documento 72 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 257, 27 gennaio 1945, riservato personale, avente all'oggetto "Stato Maggiore Regio Esercito" Documento 73 - Stato Maggiore R. Esercito, Ordine del Giorno all'Esercito, febbraio 1945 Documento 74 - Alto Commissario per i Prigionieri di guerra, fg. 600, 26 febbraio 1945, avente all'oggetto "prigionieri di guerra in Germania" Documento 75 - Alto Commissario per i Prigionieri di guerra, fg. 652, 28 febbraio 1945, avente all'oggetto "Intervento della Potenza protettrice per la tutela delle unitĂ lavorative di prigionieri di guerra italiani in Francia" Documento 76 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 1214, 1 marzo


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1945, avente all'oggetto "direttive britanniche" Documento 77 - Alto Commissario per i Prigionieri di guerra, fg. 682, 3 marzo 1945, avente all'oggetto "rimpatrio di militari italiani prigionieri di guerra, divenuti invalidi nella guerra 1914-1918" Documento 78 - Stato Maggiore Generale, fg. 10734, 3 mar'.?,<) 1945, avente all'oggetto "Militari italiani nella Francia Meridionale" Documento 79 - Ministero degli Affari Esteri, telespresso n. 02839/C, 6 marzo 1945, avente all'oggetto "Invio incaricato ¡ C.R.I. in Jugoslavia" Documento 80 - Stato Maggiore R. Esercito, fg. 14000/Mob, 12 marzo 1945, segreto, avente all'oggetto "disposizioni di carattere generale concernenti il personale per le forze italiane di combattimento" Documento 81 - Ordine di battaglia dell'Esercito Italiano (marzo 1945) Documento 82 - Testimonianze


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* * * Documento 1

MEMORANDUM DI QUEBEC (agosto 1943) Le condizioni di armistizio non contemplano l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i Tedeschi. La misura nella quale le condizioni saranno modificate in favore dell'Italia dipenderà dall'entità dell'apporto dato dal Governo e dal popolo italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durante il resto della guerra. Le Nazioni Unite dichiarano tuttavia senza riserve che ovunque le forze italiane e gli Italiani combatteranno i Tedeschi, o distruggeranno l?roprietà tedesche, od ostacoleranno i movimenti tedeschi, essi riceveranno tutto l'aiuto possibile delle forze delle Nazioni Unite. Nel frattempo, se informazioni sul nemico verranno fornite immediatamente e regolarmente, i bombardamenti degli Alleati verranno effettuati, nei limiti del possibile, su obiettivi che influiranno sui movimenti e sulle operazioni delle forze tedesche. La cessazione delle ostilità fra le Nazioni Unite e l'Italia entrerà in vigore a partire dalla data e dall'ora che verranno comunicate dal generale Eisenhower. Il Governo italiano deve impegnarsi a proclamare l'armistizio non appena esso verrà annunciato dal generale Eisenhower e a ordinare alle sue forze e al suo popolo di collaborare da quell'ora con gli Alleati e di resistere ai Tedeschi. · Il Governo italiano deve, al momento dell'armistizio, dare ordine che tutti i prigionieri delle Nazioni Unite in pericolo di cattura da parte dei Tedeschi siano immediatamente rilasciati. Il Governo italiano deve al momento dell'armistizio dare ordini alla flotta italiana e alla maggior parte possibile della Ma!ina mercantile di partire per i porti alleati. Il maggior numero possibile di aerei militari dovrà recarsi in volo alle basi alleate. Qualsiasi nave o aereo in pericolo di cattura da parte dei Tedeschi deve essere distrutto.


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Nel frattempo vi sono molte cose che il maresciallo Badoglio può fare senza che i Tedeschi si accorgano di quello che si sta preparando. La natura precisa e l'entità della sua azione saranno lasciate al suo giudizio, ma si suggeriscono le seguenti linee generali: 1 - resistenza generale passiva in tutto il paese, se quest' ordine può essere trasmesso alle autorità locali senza che i T edeschi lo sappiano; 2 - piccole azioni di sabotaggio in tutto il paese, specialmente delle comunicazioni e degli aeroporti usati dai Tedeschi; 3 - salvaguardia dei prigionieri di guerra alleati. Se la pressione Tedesca per farli consegnare diventasse troppo forte, essi dovrebbero essere rilasciati; 4 - nessuna nave da guerra deve essere lasciata cadere in mano tedesca. Disposizioni dovranno essere date per assicurarsi che tutte queste navi possano salpare per i porti designati dal generale Eisenhower, non appena egli ne darà l'ordine. I sottomarini italiani non devono sospendere le missioni, dato che ciò rivelerebbe al nemico il nostro scopo comune; 5 - nessuna nave mercantile dovrà cadere in mano tedesca. Le navi nei porti del nord dovranno, se possibile, recarsi nei porti a sud della linea Venezia-Livorno . In caso disperato dovrebbero essere affondate . Tutti i piroscafi dovranno tenersi pronti a salpare per i porti designati dal generale Eisenhower; 6 - non si dovrà permettere ai Tedeschi di prendere in mano le difese costiere italiane; 7 - predisporre i piani perché al momento opportuno le unità italiane nei Balcani possano marciare verso la costa, dove potranno essere trasportate in Italia dalle Nazioni Unite.


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Documento 2

ARMISTIZIO CORTO Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal Generale Dwight D. Eisenhower

Comandante in Capo dellè Forze Armate il quale agisce per delega dei Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e nell'interesse delle Nazioni Unite, e sono accettate dal Maresciallo Pietro Badoglio

Capo del Governo italiano 1 - Cessazione immediata di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate italiane. 2 - L'Italia farà ogni sforzo per negare ai Tedeschi tutto ciò che potrebbe essere adoperato contro le Nazioni Unite. 3 - Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite dovranno essere consegnati immediatamente al Comandante io Capo alleato e nessuno di essi potrà ora o in qualsiasi momento essere trasferit0 in Germania. 4 - Trasferimento immediato della flotta italiana e degli aerei italiani in quelle località che saranno designate dal Comandante in Capo alleato, con i dettagli di disarmo che saranno fissati da lui. 5 - Il naviglio mercantile italiano potrà essere requisito dal Comandante in Capo alleato per supplire alle necessità del suo programma militare-navale. 6 - Resa immediata della Corsica e di tutto il territorio italiano, sia delle isole che del continente, agli Alleati, per essere usati come base di operazioni e per altri scopi a seconda delle decisioni degli Alleati. 7 - Garanzia immediata del libero uso da parte degli Alleati di tutti gli aeroporti e porti navali in territorio italiano, senza tener conto dello sviluppo dell'evacuazione del territorio italiano da parte delle forze tedesche. Questi porti ed aeroporti dovranno essere protetti dalle Forze Armate italiane finchè questo compito non sarà assunto dagli Alleati. 8 - Immediato richiamo in Italia delle Forze Armate italiane


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da ogni partecipazione nella guerra in qualsiasi zona m cu1 s1 trovino attualmente impegnate. 9 - Garanzia da parte del Governo italiano che se necessario impiegherà tutte le sue forze disponibili per assicurare la sollecita e precisa esecuzione di tutte le condizioni di armistizio. 1O - Il Comandante in Capo delle Forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi misura che egli ritenga necessaria per la protezione degli interessi delle Forze alleate per la prosecuzione della guerra, e il Governo italiano si impegna a prendere quelle misure amministrative o di altro carattere che potranno essere richieste dal Comandante in Capo, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare alleato in quelle parti del territorio italiano ove egli lo riterrà necessario nell'interesse militare delle Nazioni alleate. 11 - Il Comandante in Capo delle Forze alleate avrà pieno diritto di imporre misure di disarmo, di smobilitazione e d1 smilitarizzazione. 12 - Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziari_o che 1:1talia dovrà impegnarsi ad eseguire saranno trasmesse m segmto. Le condizioni di questo armistizio non saranno rese pubbliche senza l'approvazione del Comandante in Ca.po alleato. Il testo inglese sarà considerato il testo ufficiale.

Per il Maresciallo Pietro Badoglio Capo del Governo Italiano

Per Dwight Eisenhower Generale dell'Esercito degli U.S.A. Comandante in Capo delle Forze Alleate

Giuseppe Castellano Generale di Brigata addetto al Comando Supremo Italiano

Walter B. Smith Maggior Generale dell'Esercito degli U.S.A. Capo di Stato Maggiore

Presenti: On. Harold MacMillan - Ministro Residente britannico presso il Quartier Generale delle Forze Alleate. Robert Murphy - Rappresentante personale del Presidente degli Stati Uniti Royer Dick - Commodoro della Reale Marina Britannica - Capo di Stato Maggiore del Comandante in Capo del Mediterraneo Lowell W. Rooks - Magg. Gen. dell'Esercito degli U.S.A . - Sot-


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tocapo di Stato Maggiore, G-3, presso il Quartier Generale delle Forze Alleate, Franco Montanari - Interprete ufficiale italiano. Brigadiere Kenneth Strong - Sottocapo di Stato Maggiore, G-2 presso il Quartier Generale delle Forze Alleate.


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Documento 3

ARMISTIZIO LUNGO Poiché in seguito ad un armistizio in data 3 settembre 1943, fra i Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, agenti nell'interesse di tutte le Nazioni Unite da una parte e il Governo italiano dall'altra', le ostilità sono state sospese fra l'Italia e le Nazioni Unite in base ad alcune condizioni di carattere militare; e poiché, oltre queste condizioni, era stabilito in detto armistizio che il Governo italiano si impegnava ad eseguire altre condizioni di c~rattere politico, economico e finanziario da trasmettere in seguito; e poiché è opportuno che le condizioni di carattere militare e le suddette condizioni di carattere politico, economico e finanziario siano, senza menomare la validità delle condizioni del suddett? armistizio del 3 settembre 1943, comprese in un atto successivo; le seguenti, insieme con le condizioni dell'armistizio del 3 settembre 1943, sono le condizioni in base a cui i Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, agendo per conto delle Nazioni Unite, sono disposti a sospendere le ostilità contro l'Italia sempre che le loro operazioni militari contro la Germania ed i suoi alleati non siano ostacolate e che l'Italia non aiuti queste Potenze in qualsiasi modo e eseguisca le richieste di questi Governi. Queste condizioni sono state presentate dal Generale Dwight D. Eisenhower, Comandante Supremo delle Forze Alleate, debitamente autorizzato a tale effetto; e sono state accettate senza condizioni dal Maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano, rappresentante il Comando Supremo delle Forze italiane di terra, mare ed aria, e debitamente autorizzato a tale effetto dal Governo italiano. 1 - (A) Le Forze italiane di terra, mare, aria, ovunque si trovino, a questo scopo si arrendono. (B) La partecipazione dell'Italia alla guerra in qualsiasi zona deve cessare immediatamente. Non vi sarà opposizione agli sbarchi, movimenti ed altre operazioni delle forze di terra e aria delle Nazioni Unite. In conformità il Comando Supremo italiano ordinerà la cessazione immediata delle ostilità di qualunque


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genere contro le forze delle Nazioni Unite ed impartirà ordine alle autorità navali, militari e aeronautiche italiane in tutte le zone di guerra di emanare immediatamente le istruzioni opportune ai loro comandi subordinati. (C) Inoltre il Comando Supremo italiano impartirà alle Forze navali, militari ed aeronautiche nonchè alle autorità ed ai funzionari ordini di desistere immediatamente dalla distruzione o dal danneggiamento di qualsiasi proprietà immobiliare o mobiliare, sia pubblica che privata. 2 - Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni relative alla dislocazione ed alla situazione di tutte le forze armate italiane di terra, di mare ed aria, ovunque si trovino, e di tutte le forze degli alleati dell'Italia che si trovano in Italia od in territori occupati dall'Italia; 3 - Il Comando Supremo italiano prenderà tutte le precauzioni necessarie per salvaguardare gli aerodromi, le installazioni portuali e qualsiasi altro impianto contro cattura od attacco da parte di qualsiasi alleato dell'Italia. Il Comando italiano prenderà tutte le disposizioni necessarie per salvaguardare l'ordine pubblico e per usare le forze armate disponibili per assicurare la pronta e precisa esecuzione del presente atto e di tutti i suoi provvedimenti. Fatta eccezione per ,quell'impiego di truppe italiane agli scopi suddetti che potrà essere sanzionato dal Comandante Supremo delle Forze Armate, tutte le altre forze italiane di terra, mare e aria rientreranno e rimarranno in caserma, negli accampamenti o sulle navi in attesa di istruzioni dalle Nazioni Unite per quanto riguarda il loro futuro stato e definitiva destinazione. In via eccezionale, il personale navale si trasferirà in quelle caserme navali che le Nazioni Unite indicheranno. 4 - Le Forze italiane di terra, entro il termine che verrà stabilito dalle Nazioni Unite, si ritireranno da tutti i territori fuori dell'Italia che saranno notificati al Governo italiano dalle Nazioni Unite e si trasferiranno in quelle zone che verranno indicate dalle Nazioni Unite. Questi movimenti delle Forze di terra, mare e aria verranno eseguiti secondo le istruzioni che verranno impartite dalle Nazioni Unite e in conformità degli ordini che verranno da esse emanati. Nello stesso modo, tutti i funzionari italiani lasceranno le zone notificate eccetto coloro ai quali verrà dato il permesso di rimanere da parte delle Nazioni Unite. Coloro ai quali verrà concesso il permesso di rimanere si conformeranno alle istruzioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate. 5 - Nessuna requisizione, appropriazione, od altre misure coercitive potranno essere effettuate dalle Forze di terra, mare


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ed aria e da funzionari italiani nei confronti di persone o proprietà nelle zone specificate nel capoverso n. 4. 6 - La smobilitazione delle Forze italiane di terra, mare ed aria in eccesso del numero che verrà notificato dovrà seguire le norme stabilite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. 7 - Le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto saranno riunite, secondo gli ordini, nei porti che verranno indicati dal Comandante Supremo delle Forze Alleate, ed ogni decisione in merito a dette navi verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate (Annotazione. Se alla data, dell'armistizio, l'intera flotta da guerra italiana sarà stata riunita nei porti alleati, questo articolo avrà il seguente tenore: «le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto rimarranno fino ad ulteriori ordini nei porti dove sono attualmente radunate ed ogni decisione in merito ad esse verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate»). 8 - Gli aeroplani italiani di qualsiasi genere non decolleranno dalla terra, dall'acqua o dalle navi senza previ ordini del Comandante Supremo delle Forze Alleate. 9 - Senza pregiudizio a quanto disposto dagli articoli 14, 15 e 28 (A) e (D) che seguono, a tutte le navi mercantili, da pesca ed altre navi battenti qualsiasi bandiera, a tutti gli aeroplani e i rr;i.ezzi di trasporto interno di qualunque nazionalità in territorio italiano od in territorio occupato dall'Italia od in acque italiane dovrà, in attesa di verifica della loro identità e posizione, essere impedito di partire. 10 - Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni relative ai mezzi navali, militari ed aerei, ad impianti e difese, ai trasporti e mezzi di comunicazione costruiti dall'Italia o dai suoi alleati nel territorio italiano o nelle vicinanze di esso, ai campi di mine od altre ostruzioni ai movimenti per vie di terra, mare od aria, e qualsiasi altra informazione che le Nazioni Unite potranno richiedere in relazione all'uso delle basi italiane o alle operazioni, alla sicurezza o al benessere delle forze ' di terra, mare ed aria delle Nazioni Unite. Le forze e il materiale italiano verranno messi a disposizione delle Nazioni Unite, quando richiesto, per togliere le summenzionate ostruzioni. 11 - Il Governo italiano fornirà subito elenchi indicanti i quantitativi di tutto il materiale da guerra con l'indicazione delle località ove esso si trova. A meno che il Comandante Supremo delle Forze Alleate non decida di farne uso, il materiale da guerra verrà posto in magazzino sotto il controllo che egli potrà stabilire. La destinazione definitiva del materiale da guerra verrà


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decisa dalle Nazioni Unite. 12 - Non dovrà aver luogo alcuna distruzione né danneggiamento, né, fatta eccezione per quanto verrà a'utorizzato o disposto dalle Nazioni Unite, alcuno spostamento di materiale da guerra, radio, radiolocalizzazione, o stazione meteorologica, impianti ferroviari, stradali e portuali od altre installazioni od in via generale di servizi pubblici e privati di proprietà di qualsiasi sorta ovunque si trovino, e la manutenzione necessaria e le riparazioni saranno a carico della Autorità italiane. 13 - La fabbricazione, produzione e costruzione del materiale da guerra, la sua importazione, esportazione e transito, è proibita, fatta eccezione a quanto verrà disposto dalle Nazioni Unite. Il Governo italiano si conformerà a quelle istruzioni che verranno impartite dalle Nazioni Unite per la fabbricazione, produzione e costruzione, e l'importazione, esportazione e transito di materiale da guerra. 14 - (A) Tutte le navi italiane mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni, ovunque si trovino, nonché quelle costruite o completate durante il periodo di validità del presente atto saranno dalle competenti Autorità italiane messe a disposizione, in buono stato d i riparazione e di navigazione, in quei luoghi e per quegli scopi e periodi di tempo che le Nazioni Unite potranno prescrivere. Il trasferimento alla bandiera nemica o neutrale è proibito. Gli equipaggi rimarranno a bordo in attesa di ulteriori istruzioni riguardo al loro ulteriore impiego o licenziamento. Qualunque opzione esistente per il riacquisto o la restituzione b la ripresa in possesso di navi italia,ne o precedentemente italiane che erano state vendute od in altro modo trasferite o noleggiate durante la guerra verrà immediatamente esercitata e le condizioni sopraindicate verranno applicate a tutte le suddette navi e ai loro equipaggi. (B) - Tutti i trasporti interni italiani e tutti gli impianti portuali saranno tenuti a disposizione delle Nazioni Unite per gli usi che esse stabiliranno. 15 - Le navi mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni delle Nazioni Unite, ovunque esse si trovino, in mano degli Italiani (incluse, a tale scopo, quelle di qualsiasi paese che abbia rotto relazioni diplomatiche con l'Italia) a prescindere dal fatto se il titolo di proprietà sia già stato trasferito o meno in seguito a procedura del tribunale delle prede, verranno consegnate alle Nazioni Unite e verranno radunate nei porti che saranno indicati dalle Nazioni Unite, le quali disporranno di esse come crederanno opportuno. Il Governo italiano prenderà le disposizioni


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necessarie per il trasferimento del titolo di proprietà. Tutte le navi mercantili, da pesca od altre imbarcazioni neutrali gestite o controllate dagli Italiani saranno radunate in modo simile in attesa di accordi per la loro sorte definitiva. Qualunque necessaria riparazione alle sopraindicate navi se richiesta sarà eseguita dal Governo italiano a proprie spese. Il GoverJ.?,O italiano prenderà tutte le misure necessarie per assicurare che le navi ed i loro carichi non saranno danneggiati. 16 - Nessun impianto di radio o di comunicazione a lunga distanza od altri mezzi di intercomunicazione a terra o galleggianti, sotto controllo italiano, sia che appartenga all'Italia od altr? Nazione non facente parte delle Nazioni Unite, potrà trasmettere finchè disposizioni per il controllo di questi impianti non saranno state impartite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le Autorità italiane si conformeranno alle disposizioni per il controllo e la censura della stampa e delle altre pubblicazioni, delle rappresentazioni teatrali e cinematografiche, della radiodiffusione e di qualsiasi altro mezzo di intercomunicazione che potrà prescrivere il Comandante Supremo delle Forze Alleate. Il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà a sua discrezione rilevare stazioni radio, cavi od altri mezzi di comunicazione. 17 - Le navi da guerra, ausiliarie, di trasporto e mercantili e altre navi ed aeroplani al servizio delle Nazioni Unite avranno il diritto di usare liberamente le acque territoriali italiane e di sorvolare il territorio italiano. 18 - Le forze delle Nazioni Unite dovranno occupare certe zone del territorio italiano. I territori o le zone in questione verranno notificate di volta in volta dalle Nazioni Unite, e tutte le Forze italiane di terra, mare ed aria si ritireranno da questi territorio o zone in conformità agli ordini emessi dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le disposizioni di questo articolo non pregiudicano quelle dell'art. 4 sopraddetto. Il Comando Supremo italiano garantirà agli Alleati l'uso e l'accesso immediato agli aerodromi e ai porti navali in Italia sotto il suo controllo. 19 - Nei territori o zone cui si riferisce l'art. 18, tutte le installazioni navali, militari ed aeree, tutte le centrali elettriche, le raffinerie, i servizi pubblici, i porti, le installazioni per i trasporti e le comunicazioni, i mezzi ed il materiale e quegli impianti e mezzi e altri depositi che potranno essere richiesti dalle Nazioni Unite saranno messi a disposizione in buone condizioni dalle competenti Autorità italiane con il personale necessario per il loro funzionamento. Il Governo italiano metterà a disposi-


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zione quelle altre risorse o servizi locali che le Nazioni Unite potranno richiedere. 20 - Senza pregiudizio alle disposizioni del presente atto, le Nazioni Unite eserciteranno tutti i diritti di una Potenza occupante nei territori e nelle zone di cui all'art. 18, per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti. Il personale dei servizi amministrativi, giudiziari e fubblici italiani eseguirà le proprie funzioni sotto il controllo de Comandante in Capo Alleato a meno che non venga ·stabilito altrimenti. 21 - In aggiunta ai diritti relativi ai territori italiani occupati descritti negli articoli dal numero 18 al 20, (A) i ·componenti delle forze terrestri, navali ed aeree ed i funzionari delle Nazioni Unite avranno il diritto di passaggio nel territorio italiano non occupato o al di sopra di esso e verrà loro fornita ogni facilitazione e assistenza necessaria per eseguire le loro funzioni. (B) Le Autorità italiane metteranno à disposizione, nel territorio italiano non occupato, tutte le facilitazioni per i trasporti richieste dalle Nazioni Unite, compreso il libero transito per il loro materiale ed i loro rifornimenti di guerra, ed eseguiranno le istruzioni emanate dal Comandante in Capo Alleato relative all'uso ed al controllo degli aeroporti, porti, navigazione, sistemi e mezzi di trasporto terrestre, sistemi di comunicazione, centrali elettriche e servizi pubblici, raffinerie, materiali e altri rifornimenti di carburante' e di elettricità ed i mezzi per produrli, secondo quanto le Nazioni Unite potranno specificare, insieme alle relative facilitazioni er le riparazioni e costruzioni. 22 - Il Governo e i popolo italiano si asterranno da ogni azione a danno degli interessi delle Nazioni Unite ed eseguiranno prontamente ed efficacemente tutti gli ordini delle Nazioni Unite. 23 - Il Governo italiano metterà a disposizione la valuta italiana che le Nazioni Unite domanderanno. Il Governo italiano ritirerà e riscatterà in valuta italiana entro i periodi di tempo e alle condizioni che le Nazioni Unite potranno indicare tutte le disponibilità in territorio italiano delle valute emesse dalle Nazioni Unite durante le operazioni militari o l'occupazione e consegnerà alle Nazioni Unite senza alcuna spesa la valuta ritirata. Il Governo italiano prenderà quelle misure che potranno essere richieste dalle Nazioni Unite per il controllo delle banche e degli affari in territorio italiano, per il controllo dei cambi coll'estero, delle relazioni commerciali e finanziarie coll'estero e per il rego-

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lamento del commercio e della produzione ed eseguirà qualsiasi istruzione emessa dalle Nazioni U nite relativa a dette o a simili materie. 24 - Non vi dovranno essere relazioni finanziarie, commerciali o di altro carattere o trattative con o a favore di paesi in guerra con una delle Nazioni Unite o coi territori occupati da detti paesi o da qualsiasi altro paese straniero, salvo con autorizzazi<;>ne del Comandante in Capo Alleato o di funzionari designati. 25 - (A) Le relazioni con i paesi in guerra con una qualsiasi delle Nazioni Unite, od occupati da uno di detti paesi, saranno interrotte. I funzionari diplomatici, consolari ed altri funzionari italiani e i componenti delle forze terrestri, navali ed aeree italiane accreditati o in missione presso qualsiasi di detti paesi o in qualsiasi altro territorio specificato dalle Nazioni Unite saranno richiamati. I funzionari diplomatici, consolari di detti paesi saranno trattati secondo quanto potrà essere disposto dalle N azioni Unite. (B) Le Nazioni Unite si riservano il diritto di richiedere il ritiro dei funzionari diplomatici e consolari neutrali dal territorio italiano occupato ed a prescrivere ed a stabilire i regolamenti relativi alla procedura circa i metodi di comunicazione fra il Governo italiano e i suoi rappresentanti nei Paesi neutrali e riguardo alle comunicazioni inviate da o destinate ai rappresentanti dei paesi neutrali in territorio italiano. 26 - In attesa di ulteriori ordini, ai sudditi italiani sarà impedito di lasciare il territorio italiano eccetto con l'autorizzazione del Comandante Supremo delle Forze alleate e in nessun caso essi presteranno servizio per conto di qualsiasi paese od in qualsiasi dei territori cui si riferisce l'art. 25 (A), né si recheranno in qualsiasi luogo con l'intenzione di intraprendere lavori per qualsiasi di tali paesi. Coloro che attualmente servono o lavorano in tal modo saranno richiamati secondo le disposizioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate. ' 27 - Il personale e il materiale delle forze militari, navali ed aeree e la marina mercantile, le navi da pesca ed altre imbarcazioni, i velivoli, i veicoli ed altri mezzi di trasporto di qualsiasi paese contro il quale una delle Nazioni Unite conduca le ostilità oppure sia occupato da tale paese, saranno passibili di attacco o cattura dovunque essi si trovino entro o sopra il territorio o le acque italiane. · 28 - (A) Alle navi da guerra, ausiliarie e da trasporto di qualsiasi tale paese o territorio occupato, cui si riferisce l'art. 27,


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che si trovi nei porti e nelle acque italiane od occupate dagli Italiani ed ai velivoli, ai veicoli ed ai mezzi di trasporto di tali paesi entro o sopra il territorio italiano od occupato dagli Italiani sarà, nell'attesa di ulteriori istruzioni, impedito di partire. (B) Al personale militare, navale ed aeronautico e alla popolazione civile di qualsiasi di tali paesi o territorio occupato che si trovi in territorio italiano od occupato dagli Italiani sarà impedit~ d~ partire ed essi saranno internati in attesa di ulteriori 1struz10m. (C) Qualsiasi proprietà in territorio italiano appartenente a qualsiasi tale paese o territorio occupato o ai suoi nazionali sarà sequestrata e tenuta in custodia in attesa di ulteriori istruzioni. (D) Il Governo italiano si conformerà a qualsiasi istruzione data dal Comandante Supremo delle Forze alleate concernente l'internamento, custodia o susseguente disposizione, utilizzazione od impiego di qualsiasi delle sopraddette persone, imbarcazioni, velivoli, materiale o proprietà. 29 - Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reati analoghi, i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino in territorio controllato dal Comando Militare alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnati alle Forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite a questo riguardo verranno osservati. 30 - Tutte le organizzazioni fasciste, compresi tutti i rami della milizia fascista (M.V.S.N.), la polizia segreta (O.V.R.A.) e le organizzazioni della gioventù fascista saranno, se questo non sia stato già fatto, sciolte in conformità alle disposizioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate. Il Governo italiano si conformerà a tutte le ulteriori direttive che le Nazioni Unite potranno dare per l'abolizione delle istituzioni fasciste, il licenziamento ed internamento del personale fascista, il controllo dei fondi fascisti, la soppressione della ideologia e dell'insegnamento fascista. 31 - Tutte le leggi italiane che implicano discriminazioni di razza, colore, fede od opinione politiche saranno, se questo non sia stato già fatto, abrogate e le persone detenute per tali ragioni saranno, secondo gli ordini delle Nazioni Unite, liberate e sciolte da qualsiasi impedimento legale a cui siano state sottomesse. Il Governo italiano adempirà a tutte le ulteriori direttive che il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà dare per l'abrogazione della legislazione fascista e l'eliminazione di qual-


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siasi impedimento o proibizione risultante da essa. 32 - (A) I prigionieri di guerra appartenenti alle forze delle Nazioni Unite o designati da queste e qualsiasi suddito delle Nazioni Unite, compresi i sudditi abissini, confinati, internati, o in qualsiasi altro modo detenuti in territorio italiano od occupato dagli Italiani non saranno trasferiti e saranno immediatamente consegnati ai rappresentanti delle Nazioni Unite o altrimenti trattati come sarà disposto dalle Nazioni Unite. Qualunque trasferimento durante il periodo tra la presentazione e la firma del presente atto sarà consideratO come una violazione delle sue condizioni. (B) Le persone di qualsiasi nazionalità che sono state poste sotto sorveglianza, detenute o condannate (incluse le condanne in contumacia) in conseguenza delle loro relazioni o simpatie colle Nazioni Unite saranno rilasciate in conformità agli ordini delle Nazioni Unite e saranno sciolte da tutti gli impedimenti legali ai quali esse sono state sottomesse. (C) Il Governo italiano prenderà le misure che potranno essere prescritte dalle Nazioni Unite per proteggere le persone e le proprietà dei cittadini stranieri e le proprietà degli Stati e dei cittadini stranieri. 33 - (A) Il Governo italiano adempirà le istruzioni che le Nazioni Unite potranno impartire riguardo alla restituzione, consegna, servizi o pagamenti quale indennizzo e pagamento delle spese di occupazione durante il periodo (di validità) del presente atto . (B) Il Governo italiano consegnerà al Comandante Supremo delle Forze Alleate qualsiasi informazione che possa essere prescritta riguardo alle attività sia in territorio italiano sia fuori di esso appartenenti allo Stato italiano, alla Banca d'Italia, a qualsiasi istituto statale o parastatale italiano od organizzazioni fasciste, o personale domicialiati in territ0rio italiano, e non disporrà né permetterà di disporre di qualsiasi attività fuori del ttrricorio italiano salvo col permesso delle Nazioni Unite. , 34 - Il Governo italiano eseguirà durante il periodo (di validità) del presente atto quelle misure di armamento, smobilitazione e smilitarizzazione che potranno essere prescritte dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. 35 - Il Governo italiano fornirà tutte le informazioni e provvederà tutti i documenti occorrenti alle Nazioni Unite. Sarà proibito distugpere o nascondere archivi, verbali, progetti o qualsiasi altro documento od informazione. 36 - Il Governo italiano prenderà ed. applicherà qualsiasi


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misura, legislativa o di altro genere, che possa essere necessaria per l'esecuzione del presente atto. Le Autorità militari e civili italiane si conformeranno a qualsiasi istruzione emanata dal Comandante Supremo delle Forze Alleate a tale scopo. 37 - Verrà nominata una Commissione di Controllo che rappresenterà le Nazioni Unite, incaricata di regolare ed eseguire il presente atto in base agli ordini e alle direttive generali del Comandante Supremo delle Forze Alleate. 38 - (A) Il termine «Nazioni Unite» nel presente atto comprende il Comandante Supremo delle Forze Alleate, la Commissione di Cont.rollo e qualsiasi altra autorità che le Nazioni Unite possano nommare. (B) Il termine «Comandante Supremo delle Forze Alleate» nel presente atto comprende la Commissione di Controllo e quegli altri ufficiali e rappresentanti che il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà nominare. 39 - Ogni riferimento alle Forze terrestri, navali ed aeree italiane nel presente atto s'intende includere la Milizia fascista e qualsiasi unità militare e paramilitare, formazioni e corpi che potranno essere prescritti dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. 40 - Il termine «materiali di guerra» nel presente atto indica tutto il materiale specificato in quegli elenchi o definizioni che potranno di tanto in tanto essere pubblicati dalla Commissione di Controllo. 41 - Il termine «territorio italiano» comprende tutte le colonie e possedimenti italiani e ai fini del presente atto (ma senza pregiudizio alla questione della sovranità) sarà considerato includere l'Albania. Resta tuttavia stabilite che, eccetto nei casi e nella misura prescritta delle Nazioni Unite, i provvedimenti del presente atto non saranno applicati né riguarderanno l'amministrazione di qualsiasi colonia o possedimento italiano già occupato dalle Nazioni U nite, o i diritti o poteri colà posseduti o esercitati da esse. 42 - Il Governo italiano invierà una delegazione al Quartier Generale della Commissione di Controllo per rappresentare gli interessi italiani e per trasmettere alle competenti Autorità italiane gli ordini della Commissione di Controllo. 43 - Il presente atto entrerà in vigore immediatamente. Rimarrà in forza fino a che sarà sostituito da qualsiasi altro accordo o fino a che non entrerà in vigore il trattate di pace con l'Italia. 44 - Il presente atto può essere denunciato dalle Nazioni


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Unite, con effetto immediato, se gli obblighi italiani di cui al presente atto non sono adempiuti, o, altrimenti, le Nazioni Unite possono punire contravvenzioni dell'atto stesso con misure adatte alle circostanze, quale ad esempio l'estensione delle zo_ne di o~c~pazione militare, od azione aeree, oppure altra azione pun1t1va. Il presente atto è redatto in inglese ed italiano, il testo inglese essendo quello autentico ed in caso di qualsiasi disputa riguardante la sua interpretazione, la decisione deUa Commissione di Controllo prevarrà . Firmato a Malta il giorno 29 settembre 1943 .

Pietro Badoglio Dwight D. Eisenhower Mare sciallo Generale dell'Esercito degli Stati Uniti Capo del Governo Italiano Comandante in Capo Alleato


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Documento 4

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Memoria 44/0p, Segreto, 2 settembre 1943 (Sintesi) Dopo una premessa che confermava come molto probabile un colpo di mano germanico per ristabilire il regime fascista e impossessarsi di tutte le leve di comando militari e civili italiane, detta Memoria riproduceva le prescrizioni del precedente fg 111 C.T. e le ampliava come segue: - interrompere a qualunque costo, anche con attacchi in forza ai reparti germanici di protezione, le ferrovie e le principali rotabili alpine; - agire con grandi unitĂ e raggruppamenti mobili contro le truppe tedesche, specie a cavallo delle linee di comunicazione; .- raggr17ppare. il_ m~ggior q1:1antitativo possibile delle rimanenti truppe m pos1z10m centrali e opportune; - passare ad una azione organizzata d'insieme, non appena chiarita la situazione.

In sostanza le disposizioni predette e gli ordini particolari tendev_ano a realizzare, in un primo tempo, le seguenti misure operative: - azione delle divisioni alpine "Cuneense" e "Tridentina" a cavallo della ferrovia e rotabile del Brennero, per arrecare i maggiori danni possibili e agire sui fianchi delle truppe germaniche che entravano in Italia; - azione della divisione alpina "Pusteria" e della divisione di fanteria "Taro" (rimpatrianti dalla Francia) alle valli Roja e Vermegnana, con compiti analoghi a quelli delle divisioni alpine "Cuneense" e "Tridentina"; - azione del XX raggruppamento alpini sciatori (rimpatriante dalla Francia) ai colli del Moncenisio e del Monginevro e a Bardonecchia per sbarrare le rotabili e interrompere la ferrovia di Modane; - raggruppamento delle divisioni della Slovenia e della Venezia Giulia agli ordini del generale Gambara, che insieme con i partigiani avrebbe dovuto agire contro le truppe germaniche della zona e in transito;


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- dislocazione del XVI C.A. (divisioni "Rovigo" a "Alpi Graie") a La Spezia per difendere la piazza e la flotta; - massa di otto divisioni per la difesa della capitale ("Ariete", "Piave", "Granatieri", "Centauro", "Piacenza", "Sassari", "Lupi" e "Re"); - messa fuori causa di tutti gli elementi germanici isolati; .- concentramento e resistenze locali da parte delle rimanenti truppe .

n. b. La sintesi che precede, molto chiara e circostanziata, è tratta dal volume di Ettore Musco, La verità sull'8 settembre, elencato in Bibliografia.


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Documento 5

DA SUPERESERCITO OPERAZIONI

N . 11/35708 (.) Seguito 11/35418 (.) P.M. 10, lì 5 settembre 1943 ore 14.10 Oggetto: Marconigramma cifrato papa. Al Comando 2a Armata Primo (.) Divisione "Isonzo" sia sganciata da attuali compiti et raccolta al più presto zona Postumia (.) Accordi con ga Armata (.) Secondo (.) Potrà in conseguenza essere senz'altro arretrato schieramento blocco Nord (,) dandone notizia questo comando (.) Territorio sgomberato sia tenuto (,) ove possibile (,) da formazioni at noi fedeli (.) Terzo (.) In conseguenza movimenti di cui sopra et neces sità tenersi pronti concorrere difesa Madre Patria contro minaccia anglo-sassone (,) occorre evitare azioni contro ribelli che intacchino (,) senza corrispondente vantaggio (,) efficienza Grandi Unità e ne intralcino ordinato concentramento (.) Quarto (.) Quanto sopra vale in modo particolare per XVIII Carm che dovrà procedere cessione noti presidi avanzati et predisporsi tatticamente et logisticamente at noti compiti difesa at oltranza Zara - Spalato et Sebenico (.)

Roatta

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Documento 6

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Memoria n. 45/0P. Segreto.

6 settembre 1943

. . . indirizzi omessi PREMESSA

La presente Memoria contiene alcune norme complementari e chiarificatrici di quelle generali già diramate nella Memoria 44, sempre per il caso che le Forze Armate germaniche intraprendano di iniziativa atti di ostilità contro il Governo e le Forze Armate italiane. A. -

COLLEGAMENTI:

- interrompere tutte le comunicazioni telegrafiche tedesche ricavate sulla rete nazionale (spegnimento degli amplificatori, manovra interruttori, isolamento permutatori). (È state incaricato il Generale Nulli, comandante superiore delle telecomunicazioni, di dare istruzioni per la parte tecnica agli enti tecnici direttamente interessati); - difendere ad oltranza le stazioni amplificatrici delle reti nazionali (sociali comprese) e le centrali telefoniche urbane ed interurbane; le stazioni radiotelegrafiche militari e civili; nel caso la difesa venga sopraffatta dovranno essere resi inutilizzabili gli impianti. Occorrendo, rinforzare oculatamente fin da o{a il presidio dei vari organi predetti. B. - BATTERIE CONTRAEREE E RETI DI AVVISTAMENTO

I Germanici hanno dovunque numerose batterie contraeree, che impiegheranno efficacemente contro di noi, ed una estesa rete di avvistament0. Compite dei reparti di qualsiasi Forza Armata dovrà essere quello di fare fuori al più prest0, e dove è


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possibile, tali batterie: predisporre tuttO minutamente.

C. - PRI GlONIERI BRITA NNICI

Impedire che cadano in mano tedesca. Poiché non è possibile difendere efficacemente tutti i campi, nel caso di immediato pericolo che essi ricadan o in mano tedesca, si potranno anche lasciare in libertà i prigionieri bianchi agevolandoli con fornitura di viveri di riserva ed indicazioni di itinerari favorevoli per sfuggire alle truppe germaniche. D. - P OPOLAZIONE ALTO ADIGE

Farà causa comune con i Tedeschi e cercherà di sopraffare i reparti italiani. Pertanto questi nell'assolvimento dei compiti per essi fissati dalla Memoria 44 terranno presente anche la necessità di difendersi dalle offese dirette e subdole che verranno tentate contro di loro d alla predetta popolazione.

E. -

DISTRUZIONI TED ESCHE

I Tedeschi tenderanno probabilmente anche ad effettuare distruzioni specie a cavall o degli itinerari da loro seguiti. Cercare di opporvisi.

f. -

C ONCORSO ALLE AZIONI DELLA MA R INA E DELL'AERONAU-

TICA

Si dovrà aderire, nella massima misura possibile, a rich ieste di concorso della Regia Marina per sue azioni dirette a: 1° - catturare, affondare, od utilizzare u nità navali da guerra e mercantili germanici; 2° - catturare o metter comunque in condizioni di non nuocere reparti della Marina germanica; 3° - porre in istato d1 difesa le basi marittime . Reciprocamente ai vari reparti della R. Marina non impegnati nella esecuzione dei compiti di loro spettanza, potrà essere richiesto tuttO il concorso possibile ai compiti dei reparti del R. Esercito.


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Analogamente si dovrà aderire, nella massima misura possibile, alle richieste di concorso della R. Aeronautica: 1° - per le sue azioni dirette a catturare personale e distruggere materiale di volo e depositi di carburanti e munizioni germanici, su aeroporti totalmente germanici o misti, rinforzando fin d'ora la difesa vicina di questi ultimi allo scopo di aver maggiori forze per le azioni di cui trattasi; 2° . - 1;>er_assicurare il saldo possesso degli aeroporti totalmente 1taliam .

G. -

IMPIEGO GAS DA PARTE GERMA N ICA

Bisogna prevederlo, quindi mettere in efficienza tutti mezzi disponibili di difesa individuale e collettiva. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza e specie in quanto concernono le azioni di concorso della R. Mari_na e 1~ R. Aeronautica richiedono coordinamento e preparazione mmuta.

Dalla presente Memoria, che deve essere restituita al latore, ognuno dei comandanti in indirizzo può prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che terrà gelosamente custoditi sulla propria persona o in cassaforte. La medesima norma vale per i comandanti in sottordine.

Nota . - La formula di cui al comma C del paragrafo 1° della Memoria n. 44 («Attuare misure ordine pubblico Memoria quarantaquattro Supei-esercito» ), è da considerarsi comprensiva anche per l'applicazione della presente Memoria 45.


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Documento 7

COMANDO SUPREMO

Segreto

P.M. 21, lì 6 settembre 1943 Promemoria n. 1

1. -

PREMESSA

La presente Memoria riguarda il caso che forze germaniche intraprendano di iniziativa atti di ostilità armata contro gli organi di Governo e le Forze Annate italiane, in misura e con modalità tali da rendere manifesto che non si tratti di episodi locali, dovuti all'azione di qualche irresponsabile, b ensì di azione collettiva ordinata. Tali atti possono consistere in occupazione di comandi, centrali di collegament0, stazioni ferroviari e, porti, aeroporti, ecc ., interruzione delle trasmissioni, ,disarmo di guardie, accerchiame1~to di reparti ed intimazioni di resa, azioni belliche vere e proprie, ecc. 2. -

S ITU AZIONE DELLE 1:0RZE TERREST RI GERM AN ICI-IE IN ITALIA ALLA DATA D EL 1° SETTEM BRE 1943:

- 44a Divisione e Brigata «D6elha»: Alto Adige-Trentino; - 71" Divisione: sulle ferrovie di Tarvisio, di Piedicolle e di Postumia; · - Blocco nord: Divisioni 76\ 94\ 65\ 305a: fra Savona e Lucca e relativi retroterra. Divisioni «Hitler» e 24a: fra Parma e Bologna; - Blocco centrale: Divisioni 3a motocorazzata (zona del Lago di Bolsena) e 2a paracadutisti (zona di Lido di Roma Nettunia); - Blocco campano: Divisioni 15", 16\ «Goering»: tra Gaeta ed Eboli; - Blocco calabro: Divisioni 26a e 29\ - 1a Divisione paracadutisti: in movimento verso la zona di Matera.


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Vi sono inoltre: i reparti della difesa e.a. e della rete di avvistamento; un distaccamento al Moncenisio; Comando Garda (Gruppo Armate B); Comando Castelli Romani (0.B.S.); basi della Pianura Padana; altre basi varie; aeroporti tedeschi e misti; elementi in Roma (per lo più in civile); in Corsica: Brigata «Reichsfiihrer» ed altri elementi minon; in Sardegna: 90a Divisione ed altri elementi minori. 3. -

AZIONI DEI REPARTI DELL'ESERCITO

A completamentO delle norme generali già diramate da Superesercito (Memoria 44) circa l'impiego delle G .U . si aggiunge quanto segue:

a) Difesa della Capitale. Oltre alle disposizioni già adottate, dovrà in particolare essere assicuratO che tutte le strade adducenti a Roma siano bloccate sino dall'inizio dell'emergenza. b) Rifornimenti. Dovranno essere prese adeguate predisposizioni per assicurare alle truppe i rifornimenti, specie di carburante, per il quale si attraversa una crisi gravissima, J?Oiché evidentemente i depositi non sono costituiti in vista della ipotesi considerata e il servizio ferroviario sarà molto irregolare. sarà probabilmente necessario attuare subito i possibili spostamenti di carburanti dall'Italia settentrionale all'Italia'centrale. e) Collegamenti: - interrompere tutte le comunicazioni telegrafiche tedesche ricavate sulla rete nazionale (spegnimento degli amplificatori, manovra interruttori, isolamento permutat0ri); - difendere ad oltranza le stazioni amplificatrici delle reti nazionali (sociali comprese) e le centrali telefoniche urbane ed interurbane, le stazioni R.T. militari e civili; nel caso la difesa venga sopraffatta dovranno essere resi inutilizzabili gli impianti.


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Occorrendo, rinforzare oculatamente fino da ora il presidio dei vari organi predetti.

d) Batterie controaeree e rete di avvicinamento. I Germanici hanno ovunque numerose batterie controaeree, che impiegherebbero efficacemente contro di noi,- ed una estesa rete di avvistamento. Compito dei reparti di qualsiasi Forza Armata dovrà essere q~ello di far fuor~ al più presto e dove possibile tali batterie: predisporre tutto mmutamente. Inoltre bisognerà ordinare alle nostre batterie contraeree di aprire il fuoco contro aerei tedeschi, e invece non sparare contro gli aerei anglo-americani. e) Prigionieri britannici. Impedire che cadano in mano tedesca. Poiché non è possi bile difendere efficacemente tutti i campi, si potranno anche lasciare in libertà i prigionieri bianchi, trattenendo in ogni modo quelli di colore. Potrà anche essere faci litato l'esodo in Svizzera, o verso l'Italia meridionale, per la costiera adriatica. I prigionieri add etti a lavori potranno anche essere trattenuti, con abito borghese, purché fuori della linea di ritirata dei Tedeschi. Ai prigionieri liberati dovranno, a momento opportuno, essere distribuiti viveri di riserva e date indicazioni sulla direzione da prendere.

f) Popolazione Alto Adige. Farà causa comune con i Tedeschi e cercherà di sopraffare i reparti italiani. Questi dovranno il più possibile essere raggruppati ed opporsi a civili e militari, ma la loro azione sarà forteJll l·11te contrastata; in caso di necessità ripiegheranno a sud, sulla 1 , H Ll di Trento.

g) Distruzioni tedesche. I Tedeschi, lungo la loro linea di ritirata (presumibilmente Napoli-Roma-Firenze-Bologna-Brennero) distruggeranno completamente e letteralmente tutto. Questo bisogna tenerlo presente per togliere possibilmente i depositi più importanti dal loro cammino e cercare di impedire energicamente codeste distruzioni. Particolare attenzione sia posta ai bacini idroelettrici, che saranno certamente oggetto di particolare distruzione.


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4. -

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AZIONI DELLA MARIN A

a) unità navali da guerra e mercantili germaniche debbono essere catturate, o, nella impossibilità, affondate o quanto meno inutilizzate, in qualsiasi porto esse si trovino, da comandi e personale della R . Marina col concorso, ove necessario, di reparti dell'Esercito; b) deve essere assolutamente impedito con qualsiasi mezzo che navi italiane da guerra o mercantili cadano in mano tedesca. Non potendo evitare quanto sopra, le navi dovranno autoaffondarsi; c) reparti della Marina germanica dislocati presso le varie basi: i comandi di Marina, in accordo con quelli dell'Esercito, li cattureranno o comunque li metteranno in condizioni di non nuocere; d) unità da guerra italiane: debbono uscire al più presto in mare tutte quelle comunque in condizioni di navigare, per raggiungere i porti della Sardegna, della Corsica, dell'Elba, oppure di Sebenico e Cattaro; tutte le unità non in condizioni di muovere, oppure che in uno dei porti di rifugio di cui sopra verranno a trovarsi in condizione di cadere in mano germanica, dovranno essere autoaffondate; e) naviglio mercantile italiano: armato ed in condizioni di muovere dovrà al più presto partire per raggiungere porti italiani, dalmati od albanesi a sud del parallelo di Ancona; in Tirreno, a sud di Livorno. Le navi non armate o non in condizioni di muovere dovranno, mediante sabotaggio, essere inutilizzate per lungo tempo; f) impianti logistici, arsenali, bacini di carenaggio, ecc., delle basi navali: debbono essere razionalmente inutilizzati med_iante asportazioni che ne impediscano la rapida rimessa in efficienza; g) basi marittime: dovranno essere poste in istato di difesa onde consentire l'esecuzione dei provvedimenti di cui ai paragrafi precedenti; accordi con i Comandi di G. U . responsabili della difesa delle basi; h) reparti vari della R. Marina: ove non impegnati nella esecuzione dei compiti di cui sopra dovranno concorrere ai compiti dei reparti dell'Esercito, previ precisi accordi fra i Comandi interessati delle due Forze Armate.


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5. -

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AERON AUTIC A:

a) aeroporti totalmente germanici: debbono essere occupati catturando il personale, distruggendo il materiale di volo nonchè i depositi di carburante e munizioni. Qualora non fosse il caso di mantenerne l'occupazione, detti aeroporti dovranno essere inutilizzati. Per far questo occorrono forze, quindi non sarà ovunque possibile di ottemperare all'ordine. Dovrà in ogni modo: - essere data la precedenza agli aeroporti vicini a Roma; - tendere alla completa attuazione dell'ordine di inutilizzaz10ne; b) aeroporti misti: debbono essere occupati catturando il personale e distruggendo il materiale di volo , salvando quando possibile i nostri deposi ti di carburante. Anche in questo caso gli aeroporti che non si ritiene di dovere impiegare saranno inutilizzati. A tal fine , e caso per caso, in relazione alle caratteristiche di ogni aeroporto, dovrà essere fin da ora gradatamente ed oculatamente disposte il rinforzo del personale aeronautico italiano. Previ accordi con l'Esercito dovrà essere pure rinforzata la difesa vicina, allo scopo di avere maggiore forza per l'azione di che trattasi, che dovrà essere studiata e predisposta in ogni particolare; c) aeroporti t0talmente italiani: dovrà essere stabilito il nu mero di aeroporti necessari, con una certa larghezza per le necessità delle forze aeree italiane (tenendo presente che dovranno affluirvi tutte ìe forze aeree efficienti attualmente dislocate oltre mare): per queste basi si dovrà provvedere alla difesa ad oltranza; i rimanenti aeroporti dovranno essere inutilizzati. Dovrà essere mantenuto il saldo possesso, a qualunque costo, degli aeroporti di Cerveteri, Furbara, Centocelle, Guidonia, Urbe; accordi con l'Esercito; d) forze aeree: - caccia: tutti gli apparecchi efficienti dovranno affluire agli aeroporti della Capitale; - bombardamentO, ricogn izione ed assalto: tutti gli apparecchi efficienti dovranno affluire agli aeroporti della Sardegna; e) reparti contro aerei serviti dalla Aeronautica (vedi precedente numero 3 lettera d); f) nessun apparecchio italiano deve cadere in mano tedesca; in caso di impossibilità si provveda alla distruzione;


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g) siano raccolti fin da ora tutti gli elementi relativj alle opere di difesa terrestre predisposte dai germanici nei loro aeroporti. Inoltre dovrà essere tenuto costantemente aggiornato l'elenco degli aerei tedeschi nei vari aeroporti; h) l'attuazione dei predetti ordini richiede immediati e completi accordi con l'Esercito. 6. -

IMPIEGO DA PART E GERMAN ICA

Bisogna prevederlo, quindi mettere in efficienza tutti mezzi disponibili di difesa individuale e collettiva. 7. - Le direttive di cui al presente Promemoria verranno attuate in seguito a diramazione del seguente dispaccio in chiaro diretto ai tre Capi di Stato Maggiore, oppure di iniziativa, qualora i collegamenti siano interrotti e si verifichino le circostanze di cui al numero uno: «Attuate misure di ordine pubblico Promemoria n. 1 - Comando Supremo». Della presente Memoria, che deve essere restituita al lat0re, ogni Capo di Stato Maggiore delle FF.AA. può prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che terrà gelosamente custoditi sulla propria persona o in cassaforte. Gli ordini relativi alla presente Memoria debbono essere impartiti solo verbalmente, norma che vale per tutti i Comandi in sottordine. Le predisposizioni che, per necessità di cose, dovranno prendere gli enti esecutivi devono essere motivate come preparativi per il caso di attacco anglo-americano. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza. Si tenga oen presente che azioni slegate e sporadiche sono di nessun. rendimento, ma che occorre invece coordinamento e . preparaz10ne mmuta. 8. - Riserva di ordini per il Comando Gruppo Armate. Est, Egeo compreso.


DOCU MENTI

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Documento 8

COMANDO SUPREMO

Segreto - Riservato personale

P.M. 21, 6 settembre 1943

Promemoria n. 2

I. -

PREMESSA

Particolari condizioni di ordine generale· possono imporre di deporre le armi indipendentemente dai Tedeschi. L'esperienza recente insegna che questi reagiranno violentemente. Non è neppure escluso che possano commettere atti di violenza, indipendentemente dalla dichiarazione di armistizio, per rovesciare il Governo o altro. Con il presente Promemoria si danno le norme generali da seguirsi dagli scacchieri operativi nella eventualità di cui sopra (armistizio italiano).

Il. - SITUAZ IONE DELLE FORZE GERMANICHE NEG LI SC ACCHIERI CHE INTERESSANO ALLA DATA D E L 1° SETTEMBRE: Erzegovina ........... . Montenegro ......... .. Albania .. .... ........... . Grecia .... ............... . Creta .................... . Rodi ...... ........ ....... .

III. -

1 divisione (più 1 divisione croata); 1 divisione; 3 divisioni (a portata dello scacchiere); 7 divisioni (di cui 1 corazzata); 1 divisione e due brigate; 1 divisione.

C O MPITI PARTICOLARI.

Gruppo Armate Est (VI C.A., XIV C.A., 9a Armata). Concentrate le forze, riducendo gradatamente la occupazione come ritenuto possibile e conveniente, in modo però da garantire, nella situazione peggiore, il possesso dei porti princi-


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pali e specialmente Cattaro e Durazzo.

Egeo. Il Comandante Superiore è libero di assumere verso i Germanici l'atteggiamento che riterrà più conforme alla situazione. Ove però fossero prevedibili atti di forza da parte Germanica, procedere al disarmo immediato delle unità tedesche nell'Arcipelago. Nel momento in cui verrà ordinata la attuazione della presente emergenza, Superegeo cesserà di dipendere dal Comando Gruppo Armate Est e dipenderà direttamente dal Comando Supremo. Grecia e Creta. È lasciata libertà al Comando di Armata e delle truppe di Creta di assumere l'atteggiamento generale in confronto dei Germanici che sarà ritenuto più opportuno, tenendo presente quanto detto in via di massima nei paragrafi seguenti. Dire francamente ai Tedeschi che se non faranno atti di violenza armata le truppe italiane non prenderanno le armi contro di loro e non faranno causa comune né coi ribelli né colle truppe anglo-americane, che eventualmente sbarcassero. Le posizioni di difesa costiera in consegna alle truppe italiane saranno mantenute e difese per un breve periodo di tempo (da fissarsi dai Comandanti) fino alla sostituzione con truppe germaniche, e questo eventualmente anche in deroga agli ordini del Governo centrale, sempre quando, naturalmente, da parte tedesca, non vi siano atti di forza. Riunire al più presto le forze preferibilmente sulle coste in prossimità dei porti. Aviazione. Le nostre forze aeree dovranno immediatamente ràggiungere, a seconda della dislocazione, i campi della Madre Patria, oppure quelli dell'Egeo. Il materiale e gli impianti a terra dovranno essere distrutti: il personale seguirà la sorte di quello dell'Esercito. Marina. I mezzi della Marina da guerra ed i piroscafi dislocati nei vari porti della Grecia e di Creta dovranno rientrare senz'altro in Patria.


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Unità che fossero in procinto di cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi. Il naviglio dislocato nei porti dell'Egeo, rimarrà in posto. Il naviglio in navigazione dirigerà su porti italiani, o dell'Egeo. Il personale seguirà la sorte di quello dell'Esercito. IV. - Indipendentemente da dichiarazione di armistizio o meno, ed in qualsiasi momento tutte le truppe di qualsiasi Forza Armata dovranno reagire immediatamente ed energicamente e senza speciale ordine ad ogni violenza armata germanica e delle popolazioni in modo da evitare di essere disarmate o sopraffatte. V. - Occorre provvedere a rimpatriare (sotto forma di fnvio in licenza od avvicendamento) la maggior quantità possibile di personale non avente compiti strettamente operativi. Inoltre in relazione alla prevedibile attuazione di quanto detto precedentemente, occorre ritoccare l'or~anizzazione logistica per renderla aderente alla nuova possibile emergenza. VI. - Le direttive di cui al presente Promemoria verranno attuate in seguito a diramazione in chiaro del seguente dispaccio diretto al Comando Gruppo Armate Est, al Comando Ila Armata, a Superegeo, oppure di iniziativa qualora i collegamenti siano interrotti e si verifichino le circostanze di cui al n. 1. «Accusate ricevuta del Promemoria n. 2 - Comando Supremo». I Comandi predetti risponderanno telegraficamente: «Ricevuto Promemoria n. 2 - .. ... ..... ... ..... .. .... ... ....... .». L'ordine di attuazione a Creta sarà dato dal Comando 11 a Armata. La direttiva generale di cui al n . IV, ha sempre vigore, indipendentemente da qualsiasi ordine. VII. - Il presente Promemoria viene inviato al Comando Gruppo Armate Est, al Comando 11 a Armata, al Comando FF.AA. Egeo, i quali sono pregati di prendere gli appunti ritenuti indispensabili, che verranno gelosamente custoditi. Il Comando 11 a Armata invierà il Promemoria in visione al Comando Truppe Creta, che lo restituirà al predetto Comando di Armata a mezzo dell'ufficiale latore. Non appena presi gli appunti di cui sopra, il Promemoria dovrà essere distrutto col fuoco.


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G li ordini relativi al presente Promemoria dovranno essere impartiti solo verbalmente, norma che vale per tutti i comandi in sottordine. Le predisposizioni che per necessitĂ di cose dovranno prendere gli enti esecutivi dovranno essere motivate come preparativi per il caso di attacco anglo-americano. Le predisposizioni da prendere sono di assoluta urgenza. Si tenga ben presente che azioni slegate e sporadiche sono di nessun rendimento, ma che occorre invece coordinamentO e preparazione minuta.


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DOCUMENT I

Documento 9 (Stralcio)

S.M.R.E. A mezzo ufficiale N. 36415 di Prot.

P.M. 9, lì 8 settembre 1943

Segreto - Fono a mano. - Comandante l'fr Armata Eccellenza Garibaldi - Comandante 2a Armata Eccellenza Robotti - Comandante Xl C.d'A. Eccellenza Gambara e, per conoscenza, Comando Supremo Ministero Guerra 1. Il Comando Supremo, allo scopo di creare un organismo a sé stante, capace - in determinate circostanze - di assolvere compiti operativi, habet determinato che, al verificarsi di quanto previsto dalla Memoria 44 del 2 settembre, passino at ordmi Eccellenza Gambara:

- G.U. mobili (Comandi di C .A., Divisioni, reparti di rinforzo) delle Armate in indirizzo, ad esclusione dei C.A. XVIII e XXXV; - tutti i rimanenti reparti e comandi dislocati nel territorio ad Est della congiungente Tagli amento - But (con le eccezioni di cui al capo II), nonchè il territorio stesso. Le G.U. in questione si concentreranno tra Isonzo et Meridiano Lubiana, sfruttando finchè possibile la ferrovia (et, se conveniente, la via mare), secondo accordi da prendersi tra za Armata et ga Armata et Ecc. Gambara). II. Restano devolute a comandi delle Armate territorio non pertinente all'Ecc. Gambara):

za

e ga (nel

- difesa delle coste et isole adiacenti ( ... ) - protezione impianti et comunicazioni, mantenimento o. p. et giurisdizione territoriale in genere.


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V. ~ ~o~piti affidatj at ~-~¡ dipendenti da Ecc. Gambara, restano m1z1almente cosi stabil1t1: eliminare' le forze ostili in sito et impedire l'afflusso di nuove; - garantire possesso Lubiana - Gorizia - Udine et, in particolare, dei porti di Fiume e Trieste.

Roatta

'


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DOCUMENTI

Documento 1O

COMANDO SUPREMO Reparto I - Ufficio Operazioni Esercito Scacchiere Orientale N. 24202/0p. Segreto

8 settembre 1943

Superesercito - Supermarina - Superaereo Comando Gruppo Armate Est - Comando 1 Comando Superiore FF.AA. Egeo

r

telescrivente Armata radio

Est diretto at Superesercito - Supermarina - Superaereo A seguito proclama Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso / :/ 1o) 20)

30) 40)

so)

6°) Tutte le truppe di qualsiasi arma dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germ anica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati et sopraffatti / ./ Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici. Generale Ambrosio I ,I 002008


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Documento 11 COMANDO SUPREMO Reparto Operazioni N. 1015 di prot. C.S. Segreto

P.M. 21, 11 settembre 1943

Oggetto: Impiego Forze Armate.

A S.E. il Capo di Stato Maggiore R. Esercito A S.E. il Capo di Stato Maggiore R. Marina A S.E. il Capo di Stato Maggiore R. Aeronautica 1° - I Tedeschi hanno apertamente iniziato le ostilità contro di noi; di conseguenza sono da considerarsi nemici e le Forze Armate debbono decisamente combatterli. 2° - Le unità germaniche occupano in forze l'Italia settentrionale e centrale; un'aliquota è tuttora in Italia meridionale e Sardegna. Occorre pertanto raggruppare le Forz,e a nostra disposizione allo scopo di: - opporsi innanzi tutto ·ad eventuale ulteriore dilagazione delle Forze avversarie; - procedere quindi in cooperazione con le Forze angloamericane all'azione offensiva per la liberazione di tutto il territorio nazionale. 3° - Nella situazione in atto è di particolare importanza garantire l'attuale sede del Governo da eventuali improvvisi colpi di mano.

4° - Prego le Eccellenze in indirizzo volermi comunicare le conseguenti disposizioni di carattere generale che in riì"erito verranno impartite. ,

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosia


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DOCUMENTI

Documento 12 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO R eparto Operazioni

N . 16/ 1 Segreto

12 settembre 1943

Oggetto: Direttive per le operazioni in Puglia.

Al Comando

r

Armata

È indispensabile p rocedere al più presto a chiarire la situazione in Puglia ed a ricacciare verso nord gli elementi germanici (che non debbono razionalmente essere molti) che tuttora vi esistono. A parte la convenienza materiale di tali operazioni, vi è quella morale di fronte agli Anglo-americani, e d1 fronte alle nostre truppe. N on è infatti tollerabile che poche truppe germaniche scorazzino le Puglie e vi si comportino da padrone. A tal fine dispongo : 1° - occorre anzitutto determinare la situazione delle truppe germaniche. Questo non deve essere difficile, per poco clie i Presìdi e le stazioni CC.RR. diano man mano le notizie in loro possesso e si adoperino energicamente per procurarsele. Con questo sistema si deve potere per lo meno stabilire il margine della zona libera.

2° - si proceda poi con urgenza ad organizzare colonne ce-

leri: morociclisti, - truppa autotrasportata, - artiglieria a T.M. o caricata su autocarri. Rivedendo l'impiego dei molti che se ne vedono in giro, non dev'essere difficile radunare una quantità di automezzi. Questo si riferisce agli automezzi di base, uomini ecc. Sono già stati dati ordini dal Comando Supremo per un concorso di tali mezzi (se ne occupa il gen. Mariotti). 3° - Con tali colonne, e nel più breve termine di tempo, si dovrà iniziare una serie di puntate in avanti partendo da Brindisi, da Taranto, o da località intermedie della nota bretella:


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colonne possibilmente convergenti, concorso dell'aviazione, concorso eventuale della Marina (tipo da mare - sbarco a terra - trasporto). 4 ° - Le colonne mantengano il possesso dei punti terminali raggiunti (località importanti - nodi stradali). Vi si asserraglino, prendano alla mano tutte le forze locali o sparse nei dintorni, le riorganizzino, dando loro ordini per la difesa locale. 5° - Poi si continui in avanti, formando fronti virtuali successivi. Il primo ed i successivi possono essere anche lontani, a second~ della presenza e resistenza, o meno, delle forze germaniche. E probabile che con tale sistema si possa spazzare molto più territorio di quanto si creda .. 6° - Occorrerà intanto assicurare la difesa delle due piazze ed interposta bretella, con forze naturalmente minori del complesso di quelle ora in sito o previste (le puntate in avanti corroborano del resto la difesa in posto). Ma occorrerà anche tenere conto che la presenza in Puglia della prima Divisione paracadutisti tedesca, padrona di alcuni campi di aviazione, non esclude che suoi reparti possano essere impiegati secondo i metodi propri della specialità sul rovescio della nota bretella e anche nell'interno del perimetro di difesa delle due piazze. 7° - È necessario prendere alla mano, con tutti gli accorgimenti possibili, i reparti sparsi, dare loro istruzioni semplici, attuabili, utili al complesso. Non dare loro il senso che sono abbandonati e che non funziona più nulla. 8° - Bisogna annervare gli uomini, spiegare loro l'attuale situazione, svegliare negli spiriti uno stato d'animo ostile contro gli antichi alleati che dopo essere trascorsi contro di noi ad intollerabili soprusi e violenze, già mentre combattevan'lo al loro fianco, hanno, dopo l'armistizio, presa l'iniziativa di aperti atti di guerra. Soprattutto intendo che si dissipi al più presto e nel modo più pronto, più energico e più radicale, una atmosfera del tempo di pace che ho dovuto constatare in un grosso presidio e che probabilmente si estende anche a molti altri. A guadagno di tempo, ho direttamente e verbalmente impartite le suddette disposizioni all'Eccellenza il comandante del IX C. d'Armata.

Il Capo di Stato Maggiore Roatta


DOCU MENn

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Documento 13

COMANDO SUPREMO Reparto Operazioni N . 1104/CS/4 di prot. Segreto

P.M. 21, 14 settembre 1943

Oggetto: collaborazione colle truppe alleate. Provvedimenti per fronteggiare sorprese.

All'Ecc. Capo di S .M . R. Esercito All'Ecc. Capo di S.M. R. Marina All'Ecc. Capo di S.M. R. Aeronautica 1 - È da prevedere che prossimamente nostre G. U. verranno a trovarsi per esigenze operative in contatto con unità similari inglesi. In tale ipotesi occorre che i nostri comandanti si presentino subito ai comandanti delle unità inglesi per prendere i necessari accordi allo scopo di cooperare su di un piano di attiva collaborazione. Durante tali contatti bisogna evitare di insistere troppo sulle note nostre deficienze perché, a parte ogni altra considerazione, ciò verrebbe automaticamente a menomare il valore del nostro concorso. Si farà quello che si potrà. Alle reali nostre deficienze occorre far fronte essenzialmente con ripieghi dettati dalla volontà e con l'energia derivante dall'intimo convincimento che è dall'entità della nostra collaborazione che dipenderanno in gran parte le condizioni migliori che verranno fatte al nostro Paese all'atto della pace. Evitare di proporre, per ora, che G.U. alleate operino ai nostri ordini. 2 - Per facilitare gli accordi con gli Inglesi è opportuno che tutte le truppe che sono nella zona e che vi affluiranno dalla Calabria passino agli ordini di un unico comando. Questo prenderà tempestivamente contatto col comando del V C.A. inglese, che sbarcherà presto in Puglia, per agire in piena coordinazione di sforzi. Analogo contatto dovrà essere preso dal comando 7 armata, fermo restando che - salvo ordini in contrario - il C.A. inglese non dipenderà dal comando armata.


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3 - La nostra volontà di combattere sarebbe inesorabilmente frustrata dall'insufficienza o peggio dall'esaurimento delle munizioni. E necessario quindi rastrellare accuratamente le munizioni ovunque dislocate, e dislocarle in depositi ben sistemati e controllati. Occorre, in altre parole, una saggia economia di questa prezioso materiale per evitare di trovarsi a serbatoi vuoti dopo pochi giorni di combattimento. Altro elemento di massima importanza su cui richiamo l'attenzione è l'efficienza delle calzature nelle unità destinate ad operare. Allo scopo di garantire al riguardo una sufficiente disponibilità dispongo che al personale di truppa della R . Marina e della R. Aeronautica sia lasciato un solo paio di calzature. Quelle esuberanti e le scorte dovranno essere passate subito a disposizione dei reparti del R. Esercito. 4 - Occorre predisporre al massimo grado tutte le misure atte ad evitare la possibilità di sorprese nella città di Brindisi. A tale scopo siano adottate misure draconiane: in ogni caserma venga tenuto sempre pronto un picchetto armato. Il mantenimento aell'ordine pubblico in tutta la zona da noi controllata è affidato allo S.M.R.E. In parallelo alle misure di cui sopra occorre instillare in tutti uno spirito di pronta reazione ad ogni tentativo di sorpresa, reprimendo con ogni mezzo quel fenomeno di psicosi pressochè generale diffuso nei reparti, che porta ad assistere inerti alle incursioni di scarsi elementi lanciati a taglieggiare le popolazioni ed a razziare viveri e automezzi. 5 - Gradirò essere informato delle conseguenti disposizioni che verranno impartite dalle Vostre Eccellenze.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio


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Documento 14

VERBALE DI RIUNIONE TRA IL CAPO DI S.M. GENERALE ED I GENERALI MASON-MACF ARLANE E TAYLOR (presenti: S.E. il Ministro della Marina, S.E. il Sottocapo di S.M. Generale, il Gen,erale Capo reparto operazioni) Gen. Mason. Nei riguardi della Marina rappresenta che da parte dell'ammiraglio De Zara è stato espresso il desiderio che sia fatta una emissione radio diretta al popolo italiano in nome della flotta. Ecc. Ambrosio. Prega il Ministro della Marina di rappresentare la cosa al Capo del governo e di reparare direttive per la trasmissione radio. Si riserva di dare a generale Mason una risposta entro le ore 17.

f

Gen. Mason. Comunica che nella zona di Crotone si è verificato un incidente per cui alcuni marinai e militari della nostra difesa sono stati disarmati. Avverte di aver telegrafato al generale Eisenhower pregandolo di dare ordini in proposito. Informa poi che si è verificato un malinteso circa alcuni nostri piroscafi che si trovano in porti spagnoli. Le autorità spagnole hanno disposto servizi di guardia a detti piroscafi per evitare atti di sabotaggio, però non hanno dato al comando alleato la possibilità di prendere contatto con i comandanti delle navi per trasmettere loro le direttive a nome del governo italiano. Amm. De Courten.. Farà in modo di eliminare ogni malinteso. Ecc. Ambrosio. Rappresenta che i Tedeschi si stanno impadronendo delle isole Ionie e Dalmatiche e minacciano la Corsica e l'Elba; nelle isole egee si sono già impadroniti di Rodi e sono in procinto di attaccare Lero. Bisognerebbe reagire subito per impedire che i Tedeschi si impadroniscano di posizioni molto importanti dalle quali sarà in seguito difficile scacciarli. Sarebbe pertanto necessario agire al più presto impiegando unità navali da guerra anglo-americane o italiane. Di questa questione è già


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statO fatto accenno all'ammiraglio Power. Gen. Mason. Ritiene che l'ammiraglio Power avrà certamente comunicato la cosa al generale Eisenhower; ad ogni modo telegraferà egli stesso questa sera. Passando quindi ad esaminare in quale modo le forze italiane disponibili possano collaborare con le forze alleate chiede: - un quadro per quanto possibile completo (dislocazione, forza, armamento, mezzi di trasporto, munizioni) delle grandi unità che si trovano nelle zone ove stanno operando le armate alleate; - notizie sulle grandi unità italiane che si trovano nelle zone occupate dai Tedeschi; . - notizie sulle truppe che si trovano in zone nelle quali non hanno avuto contatto con i Tedeschi e che sono rimaste isolate e senza direttive. Tutte queste notizie serviranno per mettere al corrente della situazione il generale Eisenhower, dopo di che si potrà stabilire un incontro per organizzare il da farsi. Naturalmente deve essere bene evidente che non ci si potrà attendere risultati sensazionali a breve scadenza. Le operazioni sono in corso e continueranno a procedere, ma non si può im~agiJ?-are che Montgomery raggiunga Roma in tre o quattro g10rm. Ecc. Ambrosio. Rispondendo alla prima questione, comunica la situazione delle forze attualmente in Calabria e Puglia (divisione "Mantova" - parzialmente motorizzata - nella zona di Monte Pollino, in corso di trasferimento via mare da Crot0ne a Taranto; divisione "Piceno" - senza automezzi - nella regione Taranto-Brindisi; divisione "Legnano" nella zona di Brindisi meno un reggimento e un gruppo rimasti tra Chieti e Pescara; una divisione costiera che si sta muovendo a sud -est di Brindisi; artiglierie e reparti genio di C.A. ). , Gen. Mason. Dice che a suo parere sarebbe bene che i comandanti delle grandi unità si mettessero a dir,e tto contattO con i comandi alleati in zona. Quasi certamente sarà possibile fornire benzina; meno probabile che si possa disporre di automezzi. Ecc. Ambrosio. Rappresenta che le nostre unità hanno bisogno anche di scarpe. (Gen. Mason dice che saranno fornite). Circa la organizzazione di comando, considerato che a Ta-


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ranto è in corso di sbarco il V C.A. britannico, propone di mettere questo e il IX C.A. italiano alle dipendenze della 7a armata italiana, la quale a sua volta dipenderebbe dal gen. Montgomery.

Gen. Mason. Farà presente la proposta: egli non è autorizzato a prendere decisioni. Ecc. Ambrosia. Osserva che sarebbe opportuno che una divisione del V C.A. sbarcasse a Bari anziché a Taranto. Gen. Mason. Dice che non è facile cambiare all'ultimo momento un progetto che è stato minutamente elaborato. Chiede notizie sulla nostra situazione in fatto di armamento e munizioni. Avverte che non sarà possibile fornirci armamenti moderni. Ecc. Ambrosia. Dato che nel territorio da noi controllato non vi sono arsenali o depositi di munizioni, è necessario far ricercare in Sicilia e in Africa mitragliatrici, cannoni e munizioni italiane. Fa rilevare l'importanza dei numerosi campi di aviazione in Puglia. Gen. Mason. Di questa questione si interesserà particolarmente il generale d'aviazione Foster, il quale interverrà alla riunione che avrà luogo domani 15 alle ore 10.30. Ecc. Ambrosia. Farà intervenire alla riunione anche il generale Sandalli. Gen. Mason. Chiede notizie delle nostre divisioni in Balca111a.

Ecc. Ambrosia. Espone la situazione sulla quale risulta che potrebbero essere ricuperate via mare le divisioni "Cuneo" da Samos ed "Acqui" da Cefalonia. Qualche unità potrà essere forse ricuperata via mare da Venezia; inoltre, unità potranno essere ricuperate dalla Sardegna e dalla Corsica. Gen. Mason. Chiede se si ritiene possibile che qualche unità dislocata nella zona occupata dai Tedeschi passi a combattere a loro fianco. Ecc. Ambrosia. Lo esclude; potrà verificarsi il caso solo per


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qualche reparto di cc.nn. Osserva che nell'attuale situazione sarebbe da tentare una grossa operazione di sbarco nella zona di Ancona per tagliare tutte le comunicazioni ai Tedeschi. Un'operazione del genere risolverebbe in modo radicale la situazione. Chiede poi se sarà possibile avere notizie dalla Balcania tramite elementi dell'Intelligence Service colà dislocati.

Gen. Mason. Rileva che, data la difficoltà di poter fare assegnamento sulle Forze italiane dislocate nella zona controllata dai Tedeschi, la questione più urgente è quella di agire sulle comunicazioni tedesche con atti di sabotaggio. Sulle comunicazioni, continuerà ad agire la R .A.F. con i suoi bombardamenti. E urgente cercare di ristabilire i contatti con l'Italia occupata. Il Comando alleato potrà fornire posti radio. Ecc. Ambrosia. Per l'azione aerea potranno essere fornite indicazioni sulla organizzazione logistica tedesca nella zona di Mantova e del Garda. Precisazioni al riguardo saranno fornite dal generale Roatta. Gen. Mason. Chiede se disponiamo soltanto di radio Bari per trasmettere le direttive del Governo ed informa che a partire eia domani egli disporrà di un posto radio del quale potremo servirci per comunicare con Londra e con Algeri. P:M. 21, 14 settembre 1943.

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Documento 15

Generale Castellano

segreto 1072 Seguito 55

14 settembre 1943

Abbiamo inviato due torpediniere, Corfù seriamente m1nacc1ata. Nulla possibile per Cefalonia dove situazione grave. Segnalate che stante nostra impossibilità agire sul mare per armistizio vitali posizioni strategiche già cadute aut procinto cadere mani tedesche. · Tali sono isole Dalmate, Jonie, Valona, Corsica, Elba. Rappresentate urgenti necessità agire forze navali anche italiane per controllare situazione, ostacolare sbarchi. Ambrosia


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Documento 16

COMANDO SUPREMO N. 3 Segreto

15 settembre 1943 Ricostituzione G. U.

1° - Non avendo la possibilità di produrre munizioni italiane nell'Italia meridionale, non si può determinare il numero di unità da ricostituire, se non si sa quante e quali munizioni si trovino in Libia, Tunisia, Sicilia e Calabria. Prima cosa da fare, perciò, autorizzarci a censire, d'urgenza, tali munizioni e metterle a nostra disposizione. 2° - Lo stesso si chiede per le munizioni ed armi germaniche che si trovino in detti scacchieri, ed in genere per tutto il materiale italo-tedesco ivi rimasto.

3° - Sulla base, grosso modo, determinata dalle suddette disponibilità e dal vestiario ed equipaggiamento esistente nell'Italia meridionale o fornito dagli Anglo-americani, si fisserà il numerò delle unità da ricostituire ed il programma di ricostituzione. 4° - Come personale, ufficiale e truppa, si ritiene conveniente utilizzare specialmente i prigionieri di guerra della Libia e Tunisia, appartenenti (per la truppa) all'Italia centrale e settentrionale . Come ufficiali si desiderano, prima di tutto, quelli di S.M. e quelli in servizio permanente, specie dei ~radi inferiori. Naturalmente, per ragioni morali, si dovrebbero riconsegnare, in una certa proporzione, anche prigionieri di altre regioni o categoria. , 5° - Nello stesso ordine di idee dovrebbero essere messi a nostra disposizione i prigionieri .dell'Italia centrale e settentrionale, esistenti eventualmente in Sicilia e Calabria.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosie


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Documento 17

COMANDO SUPREMO Oggetto: Promemoria. Riser¡vato P .M. 21, lÏ 17 settembre 1943

Al Capo di Stato Maggiore R. Esercito Al Capo di Stato Maggiore R. Marina Al Capo di Stato Maggiore R. Aeronautica L'Eccellenza il Capo di Stato Maggiore Generale desidera presentare al prossimo convegno con gli Anglo-americani un promemoria unico sulle principali questioni interessanti le tre Forze Armate. Si trasmette l'unita bozza con preghiera di volerla restituire in giornata con le eventuali varianti ed aggiunte. ~i _prega pur~ aggiungere quegli altri argomenti che sono ritenuti 1mportant1.

Il Sottocapo di Stato Maggiore Generale


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segue: Documento 17 COMANDO SUPREMO Reparto Operazioni ARGOMEN TI DA TRATTARE N EL CONVEGNO CON IL COMANDO ALLEATO

1) -

S ITUAZIONE FORZE TEDESCHE

Alla data dell'8 settembre, le forze germaniche in Italia e Balcanica erano dislocate come segue (v. carte all. 1 e 2: omesse) a) Italia - un blocco di 8 divisioni nel Settentrione, gravitanti sulla regione ligure e tosco-emiliana; - 2 divisioni fortemente rinforzate nella regione della Capitale; - un blocco di 3 divisioni gravitanti sulla Campania con deboli aliquote nelle Puglie; 2 divisioni nella Calabria; - 1 divisione in Sardegna ed 1 brigata in Corsica.

In totale circa 17 divisioni b) Balcania - Egeo - 9 divisioni in Croazia (comprese 2 div. SS in affluenza nella zona di Zagabria); - 1 divisione in Montenegro; - 3 divisioni attestate al confine orientale dell'Albania; - 6 divisioni in Grecia (di cui 1 corazzata nel Peloponneso) ed altri 6 - 7 Btg. da fortezza equivalenti ad un'altra divisione. ' 1 divisione e mezza a Creta; 1 divisione nella zona di Salonicco; - 1 divisione a Rodi. In totale circa 23 divisioni Nessuna delle G.U. tedesche era vincolata a difesa costiera o ad occupazione territoriale. Tutte le forze erano perciò in condizioni di agire tempestivamente ed a massa sulle direzioni ritenute piÚ opportune.


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2) -

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SITUAZIONE FORZE ITALIANE

Alla data dell'8 settembre le forze italiane in Francia, Italia e Balcania-Egeo (astrazione fatta delle divisioni costiere) erano dislocate come segue (v. carta all. 3: omessa) a) Francia-Italia - 3 divisioni in Francia, in corso di rimpatrio per raggiungere rispettivamente 1 la regione di Roma e 2 il Piemonte; - 2 divisioni nella regione ligure; - 2 divisioni (in corso di ricostituzione, con sole armi portatili), sulla linea di comunicazione del Brennero; - 3 divisioni (in corso di ricostituzione), nella Venezia Giulia-Fiumano; - 1 divisione in Toscana e 6 ( di cui 1 di camicie nere) nella regione attorno alla Capitale; - 1 divisione nella Campania ed 1 nelle Puglie, dove era in arrivo un'altra divisione proveniente dall'Emilia; 1 divisione in Calabria; - 4 divisioni in Sardegna; - 2 divisioni in Corsica. In totale 27 divisioni di cui alcune in corso di ricostituzione b) Balcania - Egeo - 1O divisioni in Croazia - Slovenia; 4 divisioni nel Montenegro - Cattarino; 6 divisioni in Albania; 7 divisioni nella Grecia ed isole Jonie; 1 divisione rinforzata a Creta; 2 divisioni nel Dodecanneso ed isole Egeo occupate. In totale 30 divisioni, tutte ottime ed agguerrite 3) -

SITUAZIONE RECIPROCA DELLE FORZE T EDESCHE ED ITALIANE

La dislocazione delle forze tedesche nell'Italia meridionale era orientata al concetto di opporsi innanzi tutto con forze adeguate allo sbarco - ormai evidente - anglo-americano, ritardando ed ostacolando quanto possibile l'avanzata degli Alleati, salvo a cercare di conseguire un successo radicale se gli eventi bellici lo avessero consentito. Le altre forze erano dislocate con l'evidente intento di agire


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contro le truppe italiane e garantire il pieno controllo di tutta la nostra organizzazione politico-militare. · In tutta la Balcania, ove l'influenza tedesca era anche più invadente che altrove, le nostre truppe erano disseminate in difesa costiera o frazionate per proteggere contro i ribelli le vie di comunicazione e mantenere il possesso dal territorio. Le forze tedesche, come già detto, erano invece raggruppate come unità di manovra, senza alcun vincolo territoriale o di difesa in posto, ed in condizioni quindi di rapidamente far massa contro le forze italiane. Non era possibile da parte nostra modificare un tale schieramento, perché ciò avrebbe suscitato l'opposizione della parte tedesca che accennava già ad evidenti segni di sfiducia e diffidanza nei riguardi del nostro atteggiamento. Ne deriva da quanto sopra che senza una preventiva e tempestiva coordinazione di sforzi con gli Alleati, le nostre truppe così frazionate e dotate di scarso armamento dovevano inevitabilmente essere sommerse prima o poi dalla preo rdinata reazione tedesca che gravava alle loro spalle. 4) - PosSIBILITÀ DELLA

COOPERAZIONE ITA LIA N A

È evidente che se la cooperazione immediata cogli Angloamericani fosse stata predisposta, date le relative condizioni di equilibrio con le forze tedesche in molti settori, si sarebbe potuto affermare in modo definitivo il possesso su numerosi obiettivi di importanza fondamentale per l'ulteriore svolgimento della lotta nel bacino mediterraneo. Tali ad esempio la Corsica, l'Elba, la Piazza di Cattaro, i maggiori porti albanesi (che aprono la via alla Macedonia occupata dai bulgari), le isole Jonie, il Dodecanneso. Nella situazione attuale le possibilità di cooperazione possono essere le seguenti: a) - Popolazione Pressochè all'unanimità di sentimenti ami-tedeschi, dopo la reazione germanica ed i vari proclami lanciatile (v. all. n. 5: omesso) potrà ostacolare notevolmente col suo atteggiamento ostile l'occupazione tedesca, in attesa di esplodere in forme attive ed aperte allorché le armate alleate liberatrici si avvicineranno alle zone in cui risiede. Utilissimo l'apporto che potrà dare nel .c ampo informativo


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e la cooperazione ad atti di sabotaggio che verranno al più presto organizzati ed attuati nelle retrovie delle truppe tedesche, 111 collaborazione con il servizio anglo-americano. b) - Esercito

In relazione alla dislocazione che le truppe avevano alla data di entrata in vigore dell'armistizio si potrà contare su: - una attività Limitata e che tenderà sempre più a ridursi, delle truppe che si trovavano al confine francese, nel territorio italiano controllato dalle forze tedesche ed in Balcania-Egeo. Aliquote delle truppe alpine dislocate in Val d'Adi ge potranno continuare ad esercitare un'efficace azione di guerriglia e sabotaggio a cavallo di tale importantissima linea di comunicazione ted esca. Le unità dislocate in Corsica, Elba, nella Piazza di Cattaro , nelle isole Jonie ed isole dell'Egeo - se tempestivamente appoggiate nella loro azione - potranno ancora svolgere un ruolo di primo ordine al fine della conservazione di posizioni di importanza fondamentale per la prosecuzione della guerra; - un concorso diretto ed immediato da parte del blocco di unità in via di concentramento nelle Puglie (tre divisioni mobili oltre ad alcune G.U. costiere) a cui si aggiungerà, appena ristabilita la situazion e in Sardegna e Corsica, un altro blocco di 5-6 divisioni mobili ed alcune G .U. costiere. Da osservare che le nostre unità della Sardegna, Corsica ed Elba, colla loro azione tendente a mantenere il saldo possesso delle due importanti isole, operano già in pieno nel quadro operativo della cooperazione cogli Alleati. Alle Unità sopracitate potranno ancora aggiungersi - qualora se ne disponga urgentemente il recupero impiesandovi il naviglio e le scorte occo rrenti - forze ragguagliabili ad 1-2 divisioni dalle Bocche di Cattaro, 1 divisione dalle Isole Jonie, 1 divisione dall'Egeo, cotale altre 3-4 divisioni (se, si ripete, saranno consentiti i mezzi per sgomberarle). Si ha quindi un complesso di 10-1 2 divisioni mobili, oltre alle divisioni costiere: le divisioni mobili hanno peraltro pochissimi automezzi. c) - Marina H a daco un esempio di alta disciplina e di compattezza, eseguendo senza eccezione gli ordini derivanti dalle convenzioni di armistizio.


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L'efficacia della sua collaborazione è già viva ed operante perché consente di togliere dallo scacchiere mediterraneo un corrispondente numero o quasi di navi da battaglia, incrociatari e naviglio leggero per scorte, per potenziare altri scacchieri. Spirito e compattezza della Marina Italiana sono elevati: occorre vengano conservati tali impiegando i suoi mezzi in operazioni attive di guerra, sia per scorta convogli, sia per aiutare e mantenere il possesso delle posizioni fondamentali cui si è più sopra accennato. Si fa esplicita richiesta di impiego della Marina Italiana nell'interesse comune della guerra. d) - Aeronautica Se si considera il rapporto fra i velivoli di linea efficienti di cui disponevamo alla data dell'8 settembre e di cui disponiamo ora (220-117) e le perdite subite in tale periodo, si può dedurre che i mezzi aerei hanno seguito nella maggior parte le istruzioni ricevute per il concentramento fuori della zona occupata. L'ahq_uota dei yelivoli tuttora disponibili potrà ancora collaborare efficacemente cogli Alleati - specie con la caccia - alle oRerazioni .in ~orso. specialmente nella protezione dei campi, e c10 per rag10m tecmche.

5) - CON CORSO DA DARE SU BITO AGLI ALLEATI P ER CONSERVARE LE POSIZIONI CHIAVE ANCORA IN N OST RO POSSESSO - Sistema Corsica-Elba. La sua eventuale perdita avrebbe ripercussioni notevolissime, in quanto darebbe ai Tede·schi il pieno controllo del Mar Ligure e di Provenza e le possibilità di sbarco nelle regioni che a tali mari si affacciano sarebbero anriullate. Occorrerebbe rinforzare l'aviazione della Corsica e inviare un paio di battaglioni carri per eliminare rapidamente con tale concorso le forze tedesche affermatesi sulla costa orientale del, l'isola. - Sardegna. Analoga aliquota di rinforzi come per la Corsica. Sbarazzate dalle truppe tedesche le due isole, le forze italiane ivi dislocate si renderanno in parte disponibili per altre operazioni, salvo l'aliquota da lasciare a difesa delle isole stesse.

- Piazza di Cattaro. Per rafforzarne l'occupazione, di grande importanza anche per dare impulso alla ribellione dei paesi jugoslavi, occorre l'invio di un paio di btg. carri armati, di


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rifornim enti e predisporre l'appoggio aereo alle truppe ivi dislocate con unità aeree dei campi delle Puglie.

- Corfù. Il nostro saldo possesso, ci consentirebbe il pieno controllo del Canale di Otranto e la possibilità di sbarcare nel1' Albania meridionale. Occorrerebbero analoghi provvedimenti a quelli accennati per la Piazza di Cattaro. - Cefalonia. Affermandone il possesso ci sarebbe consentito lo sbocco verso Patrasso e Corinto, ravvivando per intanto la ribellione greca. La Marina avrebbe l'importante rada di Argosteli. Occorrerebbero analoghi provvedimenti a quelli indicati per Cattaro e C orfù.

- Lero - I. Egeo. Il mantenimento della base navale di Lero e dell'occupazione nelle altre isole dell'Egeo aprirebbe una grossa falla nel sistema di difesa tedesco verso Salonicco. Occorrerebbe rinforzare con qualche unità leggera navale la base di Lero, rinforzare con qualche btg. l'occupazione delle Cicladi, agire con forze aeree a protezione delle truppe colà dislocate. Nell'attuale situazione, disponendo tempestivamente dei mezzi occorrenti, non dovrebbe presentare serie difficoltà la rioccupazione di Rodi, dato che la divisione tedesca ivi dislocata, composta d i soli 5 btg. motorizzati ed in parte corazzati, non é in condizioni di agire contemporaneamente per la difesa costiera e per la manovra, dovendo inoltre tenere a bada anche le forze italiane che presidiavano l'isola. 6) -

P OSSIBILI LI N EAM EN T I OPERATIVI PER TL FUTURO

Non si conosce il ruolo attribuito allo scacchiere italiano nel piano generale di guerra degli Alleati. Senza dubbio però la totale e rapida eliminazione delle forze tedesche dalla Penisola avrebbe enormi ripercussioni morali e materiali. Pur astraendo dai vantaggi morali connessi alla liberazione del popolo italiano, perché su di essi prevalgono le ragioni puramente bell iche, è da tenere presente la possibilità di sfruttamento da parte tedesca delle industrie a scopo bellico, totalmente concentrate nell'Italia settentrionale. I cantieri navali ddl' Alta Italia rigurgitano di navi da guerra in allestimento e che potranno, in buona parte, essere utilizzabili a non lunga scadenza (pochi mesi), dando la possibilità ai T edeschi di far riapparire in Mediterraneo una vera flo tta da guerra:


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2 navi da battaglia, 1 nave porta aerei, 7 incrociatori (di cui 2 fra ncesi), 3 incrociatori leggeri, 13 cacciatorpediniere. 19 torpediniere, una ventina di corvetrte, 24 motosiluranti, numero imprecisato di sommergibili). ' Inoltre sono nei cantieri numerosissime navi mercantili. Le industrie aeronautiche, pure tutte in settentrione, potranno dare un efficace ausilio alla produzione tedesca. (300 aerei per mese, aumentabili a 400 e forse 500). Quasi tutto il parco ferroviario è nell'Italia settentrionale. Aggiungasi l'importanza del Bacino Padano agli effetti della prosecuzione della guerra, specie per l'impie~o degli aeroporti e per lo sbocco verso le regioni austriaca e slovena, veri talloni d'Achille per la compagine della Germania.

Ciò premesso, si osserva che la conquista della Penisola I taliana non può certamente svolgersi con operazioni esclusivamente terrestri dirette dal Sud al Nord, ma deve invece effettuarsi con successivi sbarchi aggiranti, spinti per quanto possibile nel Nord della Penisola. Nella situazione attuale, ammesso che le operazioni in corso nella zona di Salerno abbiano esito favorevole, occorrerrà in ogni caso agevolarne lo svo lgimento con sbarchi in Adriatico (Bari, Barletta), accelerare la marcia dalla Calabria dell'8a Armata, ed avan zare con il V Corpo d'Armata ino-lese e la r Armata italiana: queste truppe italo-inglesi costituirebbero l'ala "adriatica" dello schieramento, ed assicurerebbero il possesso degli aeroporti e dei porti adriatici, cosa importantissima per l'ulteriore sviluppo delle operazioni. Ciò per raggiungere al più presto, con concorso diretto delle truppe italiane, una posizione adeguata (aJl'incirca sull'allineamento Gaeta-Maiella) che possa coprire convenientemente il territorio occupato e costituire base per l'ulteriore avanzata. Tale posizione, dell'ampiezza in linea d'aria di circ~ 230-240 Km., per quanto appoggiata a solidi rilievi montani, vincolerà non meno di una ventina di divisioni.

7) -

PROPOSTE PER POTENZIARE L'ESERCITO ITALIANO

L'esercito italiano vuole concorrere a fondo all'azione contro i Tedeschi. È necessario perciò che la parte anglo-americana agevoli in tutti i modi la collaborazione italiana. A tale scopo gli Anglo-americani dovrebbero:


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mettere a disposizioni quanto è possibile di armi, materiai i, carri, calzature ed automezzi. Per questi ultimi si conosce l'indisponibilità attuale da parte alleata. Ma occorre tenere presente che i pochi automezzi di cui disponevamo sono stati razziati dai Tedeschi e che ne occorre una certa aliquota per le divisioni italiane perché siano in condizione di operare; concedere -rifornimenti di carburante e rifornimenti viveri per l'Esercito e le J?Opolazioni; - far ricercare in Sicilia ed in Africa cannoni, armi automatiche e munizioni italiane, dato che nel territorio da noi controllato non esistono arsenali e depositi munizioni; - permettere che siano utilizzati, per la costituzione di nuove unità, ufficiali e truppa, specialmente appartenenti all'Italia Settentrionale e Centrale, prigionieri di guerra della Libia e Tunisia, con precedenza per gli ufficiali a quelli di S.M. ed in servizio permanente, specie dei gradi inferiori. - potenziare con forze aeree gli aeroporti italiani già disponibili nelle Puglie, per battere tempestivamente le colonne nemiche in movimento, sostenere l'avanzata verso Nord e la difesa di Cattaro e delle isole Jonie; - affidare alle nostre navi da guerra missioni belliche.

8) -

AZION I AUZ EE

I Tedeschi sono molto sensibili alle offese sulle linee di comunicazione. occorrerà quindi martellare i nodi ferroviari e le opere d'arte importanti delle strade ordinarie. Non si devono più bombardare le nostre città perché non ve n'é necessità .

9)

PROPAGANDA

A prescindere dall'atto formale della dichiarazione di guerra, è positivo che l'Italia si trova in realtà in conflitto con i Tedeschi. La propaganda tedesco-fascista insiste molto sulla capitolazione dell'Ita.lia a condizioni molto dure. Il nuovo governo fascista afferma di volere anche lui la pace, ma a condizioni onorevoli . Questo può far presa sulle popolazioni e sulle truppe. Occorre pertanto che si inizi da parte anglo-americana-italiana una attiva contro propaganda la quale dovrebbe in qualche modo far sapere che le condizioni di pace - data la nuova situazione - potranno essere migliori in relazione al reale apporto della popolazione e dell'Esercito alla vittoria degli Alleati.


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segue: Documento 17

APPUNTO

li 16 settembre 1943 RICHIESTE FATI'E OGGI 16 S ETI'EMBRE DAL SIGNOR GENERALE MARIOTTI ALLA PARTE ANGLOAMERICA N A NELLA RIUNIO NE DELLE ORE 9,30

Carbone fossile (comprese le esigenze 50.000 t0nn . ferroviarie) Carbone vegetale 5.000 tonn. Carburanti-lubrificanti (non determinata la cifra) tutto il possibile al più presto, anche perché gli Alleati vivono attualmente sulle nostre scorte 30.000 tonn. Grano 1.300 tonn. Zucchero 1,200 tonn. Carne 250 tonn. Sahone 1,300 tonn. Sa e


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segue: Documento 17

lì 14 settembre 1943 QUESTIONI CHE SUPERESERCITO RITIENE OPPORTUN O TRATTARE COL COMA N DO ANGLO-AMERIC ANO

1) - A prescindere da dichiarazioni di guerra e simili, è positivo che l'Italia e le sue FF.AA. hanno intrapreso ed intendono proseguire la lotta contro i Tedeschi, per cacciarli dall'Italia. Ne consegue che deve esistere la più stretta collaborazione fra le forze anglo-americane e quelle italiane. 2) - La propaganda tedesco-fascista insiste molto sulla capitolazione dell'Italia, a condizioni molto dure. Il nuovo governo fascista afferma che vuole anche lui la pace, ma a condizioni onorevoli. Questo può fare presa sulle popolazioni e sulle truppe . · Occorre, pertanto, che si inizii, da parte anglo-americanaitaliana, una attiva contropropaganda, la quale dovrebbe in qualche maniera annunciare che le condizioni d'armistizio, data la nuova situazione, non sono definitive. 3) - È necessario non dare il tempo all'avversario tedesco di stabilirsi solidamente in Italia. Questo non è nell'interesse nè degli Anglo-americani, nè degli Italiani, per ovvie ragioni . Perciò occorre operare al più presto, e colle maggiori forze possibili. 4) - L'idea generale di manovra deve essere quella di tagliare il nemico che è in Italia alla sua base, sbarcando forze notevoli preferibilmente sulla costa adriatica, oltre gli Appenini, oppure in Toscana. - Se questo non è possibile, per ragioni materiali, occorre almeno compiere sbarchi a nord di Roma, od in corrispondenza di Roma. - occorre, in altre parole, aggirare il nemico, e tagliargli i rifornimenti. Altrimenti si rischia una lotta frontale, da sud a nord, lunghissima, dura, e che fa il giuoco dell'avversario il quale mira a combattere il più a lungo in Italia per tenere lontana la guerra dal Reich. 5) - In raggio ristretto (Italia meridionale) occorre ripulire dal nemico la Lucania e le Puglie, per dare completa sicurezza ed


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ampio respiro alle basi di Taranto e di Brindisi. Le truppe italiane si portano ora all'altezza delle truppe inglesi che coprono TarantO. Poi bisogna proseguire insieme verso nord. Per questa avanzata occorrono al più presto, sia per sostenere l'azione delle truppe anglo-americane, che per sostenere quella delle truppe italiane, alcuni reparti di carri e camionette. Uno sbarco a Bari, o meglio ancora nel Foggiano, faciliterebbe molto dette operazioni. 6) - L'esercito italiano vuole concorrere a fondo alla azione contro i Tedeschi. È necessario perciò che la parte anglo-americana faciliti in tutti i modi la collaborazione italiana. · Per questo dovrebbe: mettere a disposizione armi e materiali; collaborare al trasporto nella penisola delle divisioni che sono in Sardegna e Corsica, appena che siano liquidate le unità germaniche che ora vi sono; - inviare forze aeree negli aereoporti italiani già liberi e sicuri (alcune forze dovrebbero essere inviate, per esempio, nella penisola salentina, per sostenere la avanzata verso nord già accennata); - permettere che in Sicilia, coi prigionieri o cogli uomini tornati alle loro case, delle classi più giovani, e colle armi catturate, si formino delle unità italiane, da trasportare poi nella penisola; - lasciare liberi colle loro armi, i battaglioni "Nembo", 815° ed 816° A.S. che risultano recentemente circondati nella regione della Sila (Calabria); - affidare alle nostre navi da guerra delle missioni belliche. 7) - Il trapasso dalla guerra a fianco dei Tedeschi, alla guerra contro i Tedeschi è stato rapido e brusco. Ne deriva che molta gente, nei reparti separati gli,yni dagli , altri e nella popolazione, è ancora disorientata." Occorre superare tale disorientamento, non solo mediante un'opera italiana, ma anche mediante un'opera anglo-americana che aimostri a tutti che ormai si collabora. Anche di fronte all'opinione pubblica anglo-americana rappresenta u n successo maggiore il fatto che l'Italia combatta a fianco degli Alleati, che la sua semplice e passiva capitolazione.


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segue: Documento 17 ALTRE

Q UESTIONI DA TRATTARSI CON LA MISSIONE ALLEATA

1) Smetterla con i bombardamenti terroristici delle città (vedi Trani). Lo scopo di terrorizzare le popolazioni, e sconvolgere la vita civile è già stato raggiunto, tanto che si è dovuto chiedere proprio l'armistizio. Quindi non vi è ragione di continuare. Se si vuole distruggere una città, solo perchè ha i Tedeschi, si distruggerà tutta l'Italia. Le vie di comunicazione possono essere battute fuori dalle grandi città . 2) - Collegamento con la Missione. Ogni telegramma è trasmesso e ricevuto tramite Comando Inglese. Ormai sarebbe necessario avere un collegamento diretto e non controllabile. 3) - Data la mentalità inglese è opportuno insistere in primo tempo soltanto sulla liberazione dell'Italia meridionale. In seguito si v~drà. 4) - E necessario insistere molto sulla ricerca di armi, artiglierie e munizioni italiane in Africa e Sicilia, se non resteremo all'asciutto. 5) - L'inquadramento dei prigionieri dovrà appena possibile essere affrontato con nostre armi . Si potrà dire che si cerca di formare G .U . da mettere in linea fra 10-12 mesi; in realtà non avremo truppe idonee al combattimento, ma si potranno impiegare per l'ordine pubblico al momento della pace. 6) - Stante l'andamento delle operazioni in Camfania, sarà opportuno considerare lo sgombero da Brindisi de Sovrano, Capo Governo ecc. per non essere nuovamente presi alla sprovvista. Bisognerebbe chiedere alla Missione dove andare e le modalità dello sgombero .

1el


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Documento 18

R . MISSIONE MILITARE ITALIANA PRESSO IL COMANDO IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE APPUNTI ORIENTATIVI PER L'ECC. IL CAPO DI S.M. GENERALE

Riservato personale Il comando in capo alleato è molto favorevolmente disposto nei nostri riguardi. Le cause di questo stato d'animo hanno avuto origine dal fatto che il comando stesso ha negoziato lui, direttamente con noi, l'armistizio. Essere riuscito a concluderlo è stato per il Gen. Eisenhower di molta soddisfazione, anche perché ha ricevuto sperticati complimenti da Roosevelt e da Churchill. La diffidenza iniziale, dovuta principalmente ad una diffidenza generica contro gli Italiani, al fatto che io non avevo i pieni poteri per firmare e soprattutto agli avvenimenti del tragico 8 corrente, si è certamente man mano dissipata. Ha contribuito in modo sostanziale il gesto della nostra flotta, che è ammirato perché qui tutti si rendono conto come i nostri marinai abbiamo dovuto far forza al prorrio sentimento per disciplina e per fedeltà al Re. Il gesto e i comportamento degli equipaggi hanno suscitato un'ondata di ammirazione che va dal presidente Roosevelt (il quale ha già due volte esaltato la nostra marina) all'ultimo ufficiale alleato. Il rapporto favorevole fatto dal Gen. MacFarlane dopo la sua visita a Brindisi ed i suoi colloqui con i nostri capi hanno aggiunto maggior fiducia in noi. Oggi tutti sono soddisfatti del nostro comportamento anche se per ragioni note, e non per nostra colpa, il contributo alla guerr,a comune è ancora limitato. E evidente il continuo lavoro che l'alto comando alleato fa presso i governi di Londra e di Washington per far risaltare il nostro comportamento e per cercare di giungere al più presto ad una definizione molto onorevole dei nostri rapporti con le N azioni Unite. Ma pur essendo questo lo stato d'animo, è ancora molto


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difficile la cooperazione nel campo militare dato il carattere degli uomini, la indecisione, e la lungaggine burocratica di questi ambienti. Occorre un lavoro paziente e costante di ogni giorno; però ogni giorno si fa un passo avanti. I nostri sostenit0ri sono gli Americani, e per fortuna Eisenhower e il suo capo di S.M. Gen. Smith sono americani. Gli Inglesi ci considerano meno ed hanno minore simpatia: il loro temperamentO freddo, la loro boria fanno sì che i contatti stentino ad entrare in una fase di vera cordialità. Ho però fiducia che a poco a poco anche questa difficoltà sarà in gran parte superata. Appena da qualche giorno sono riuscito ad avere notizie sulle operazioni e sono stato introdotto nella "camera operativa" che è una specie di sacrario, a me, prima, del tutto interdetta. Tuttavia non mi si da una situazione dettagliata e soltanto notizie frammentarie. Sono gelosissimi del segreto militare. Devo erò ammettere che spesso mi hanno chiamato per conoscere i mio parere; qualche mia idea è stata da loro attuata; così l'avanzata di Montgomery verso Potenza e l'incremento agli sbarchi nelle Puglie e a Taranto, che non erano nei loro piani, sono stati effettuati dietro mio suggerimento. Qualche altra, come quella di sbarcare alle spalle dei Tedeschi che si ritiravano dalla Calabria, uno sbarco di commandos a Terracina, l'invio di una divisione paracadutisti a Foggia, sono rimaste lettera morta. Anche su questa collaborazione nel campo operativo, in avvenire si potrà fare di più, specie quando il comando alleato dovrà studiare i piani futuri. Non hanno alcuna idea di manovra; vanno avanti sicuri di vincere per la grande superiorità di mezzi e specialmente per l'assoluta padronanza del cielo. In effetti queste loro possibilità si sono rivelate decisive per il successo. Vinta la battaglia di Salerno e occupato il porto di Napoli, le operazioni avranno una sosta dovuta alla necessità di sbarcare i servizi, cosa che non hanno potuto effettuare sin'ora in misura adeguata data la necessità di mettere a terra le truppe, e la mancanza di porti. Fin da ora insisto perché la sosta sia più breve possibile, cercando di persuaderli che occorre, nella situazione che si creerà dopo la sconfitta delle divisioni tedesche a Salerno, andar avanti e non dar tempo al nemico di scegliere una linea difensiva a sud di Roma. Obiettivo questo che si deve raggiungere, per un cumulo di ragioni politiche e militari, al più presto. Speriamo che si dia ascolto alle mie quotidiane insistenze.

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Gli Alleati riceveranno quanto prima ulteriori potenti rinforzi ~i aviazione; ciò li rende ancora più sicuri per il prossimo avvenire. Tutte le mie comunicazioni con V.E. passano dalla censura alleata che talvolta ha mutilato i miei telegrammi, li ha modificati o addirittura cestinati. Non mi è possibile quindi dire tutto quanto necessario per orientare V.E. Ho richiesto più volte un mezzo di trasmissioni dirette, ma da questo orecchio non vogliono sentire_ Il comando alleato ha voluto che visitassi ad Algeri il Gen. Giraud. Paventavo il colloquio per ragioni ovvie. Esso però si è svolto nella forma più cordiale; il Gen. Giraud mi ha intrattenuto sulle operazioni in corso, mi ha chiesto notizie della Famiglia Reale e del Maresciallo Badoglio, mi ha raccontato un particolare della sua fuga e mi ha intrattenuto sullo sforzo che in atto compie per riorganizzare le divisioni francesi in Africa. Tutto sommato ritengo che questo colloquio abbia avuto lo scopo di un primo contatto ed è probabile che in avvenire io sia ancora chiamato da lui. Sono indotto a credere ciò dal fatto che mi sono state poste due questioni dai generali anglo-americani, questioni che interessano direttamente i Francesi. Mi è stato chiesto di trasportare con i nostri cacciatorpedinieri truppe francesi: ho risposto che per il momento ritenevo la proposta inaccettabile. Inoltre mi hanno rappresentate la opportunità di affidare il comando di tutte le forze in Corsica ad un generale francese: mi sono opposto decisamente_ Questi due argomenti saranno certamente ripresi tra qualche giorno per desiderio e per istigazione del generale Giraud_ La organizzazione del comando in capo è sui generis, con sedi varie ad Algeri, Tunisi, Biserta, Cassibile. Ciò è dovuto al fatto che Algeri, sede centrale, ha migliori possibilità di comunicazioni con Londra e Washington, mentre le necessità operative obbligano ad un funzionamento di comandi più 'avanzati. Sta di fatto che riesce difficilissimo ottenere una risposta ogni volta che si rappresenta qualche questione, perché la persona a cui si parla da un momento all'altro sparisce, vola ad altra sede e non dà nessuna risposta. Li inseguo come posso, spostandomi anch'io da Tunisi a Biserta, da Biserta ad Algeri, ma spesso arrivo in ritardo. Per orientamento futuro di V.E. traccio uno schematico profilo dei maggiori esponenti militari dell'alto comando. - Gen. Eisenhower (Americano): Comandante in capo. È


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un volitivo, energico. Non appare né molto profondamente preparato, né molto intelligente. Ha però risolutezza di carattere e gode di ascendente presso tutti, anche perché è sostenuto dal presidente Roosevelt. È sufficientemente cortese. È decisamente favorevole a noi. - pen. Alexander (Inglese): Comandante del gruppo di armate. E il tipo del sig1!orotto inglese di vecchia maniera. Non lo ritengo intelligente. E un misto di gentilezza e di villania (è la parola che si merita). Come tutti gli inglesi del suo sta,mpo stenta a percepire, riflette più del normale, conclude poco. E individuo che oisogna sopportare e che non riesce gradito. - Gen. Smith (Americano): Capo di S.M. di Eisenhower. È il nostro migliore amico . Intelligente, pronto, risoluto. Ha grande ascendente sia sugli Americani che sugli Inglesi. Comanda realmente e tutti lo temono. Ha vedute larghe. Credo sia il migliore fra tutti. Noi gli dobbiamo molto perchè egli ha smussato molti angoli, ci viene incontro tutte le volte che può, ci sorregge ed ha grande fiducia nella nostra ripresa e nel nostro destino. - Gen. Whiteley (Inglese): Capo di S.M. aggiunto. È im vecchio soldato, che ha fatto molta guerra. Si dà, da buon inglese, arie di superuomo. Non è uno stupido, ma non è quello che presume di essere. Anche lui ci tratta con una certa commiserazione pur essendo, nelle forme, gentile. - Gen. Strong (Inglese): Sottocapo di S.M., dirige il servizio informazioni del comando in capo. È un volpone di razza. Poco sincero. Non dice mai il proprio parere. Capisce l'italiano ma fa finta di non capire. Non ha molta simpatia per noi, però non lo dimostra, e, con l'eterno sorriso sulle labbra, ci fa l'amico. È intelligente e deve essere molto abile. - , Gen. Rookes (Americano): Sottocap!) di S.M. alle operazioni. E un buon uomo, non è un'aquila. E ben disposto verso di noi. Come tutti e forse anche più degli altri non piglia mai delle decisioni e rimanda le questioni di · giorno in giorno. Ma credo faccia ciò perché non sa lì per lì cosa dire. 19 settembre 1943

Il Generale Capo della Missione Castellano


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STATO MAGGIORE R. ESERCITO II Reparto - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione N. 18 mob. di prot. Segreto

30 settembre 1943

Oggetto: Personale per la ricostituzione G. U. Al Comando Supremo

Sede

Dovendosi provvedere alla costituzione di nuove G.U. per l'impiego_a fianco degli Alleati, prese in esame le possibili fonti del personale, ritengo opportuno rappresentare al riguardo quanto segue: 1. - Meglio che non gli sbandati di Puglia o di Balcania, meglio che non gli sbandati siciliani, sarebbe conveniente costituirle con prigionieri di guerra dell'Africa settentrionale. 2. - Tali elementi, in massima parte ottimamente addestrati ed agguerriti dalla lunga campagna africana, conservano in genere l'odio verso i Tedeschi per il trattamento a suo tempo ricevuto. Fra essi troveremmo ottimi ufficiali generali, ottimi ufficiali in s.p.e. ed anche ottimi soldati, che non hanno subìto il collasso morale degli ultimi avvenimenti. 3. - Se tali G.U. fossero costituite sul posto - in Africa settentrionale - lontano dall'influsso deleterio della politica e là dove potrebbero trovare armi, munizioni, possibilità di addestramento, ecc., noi potremmo sicuramente creare G.U. salde da trasportare in Italia al momento dell'impiego fra qualche mese.

4. - In particolare il lavoro di ricostituzione potrebbe essere concentrato inizialmente su quelle G. U. che si sono veramente distinte, quali la "Folgore", l"'Ariete la", la "Trento", ecc. Per tali G. U. e specie per la "Folgore" sussiste ancora viva l'ammirazione e la simpatia dell'ex-nemico - come risulta anche da recenti spontanee dichiarazioni di ufficiali inglesi - talchè la loro ricostituzione potrebbe anche essere agevolata dagli Alleati.


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In considerazione di quanto sopra, propongo che, analogamente a quanto codesto Comando Supremo sta concretando con la parte anglo-americana in merito al recupero dei materiali del1'Africa settentrionale, venga anche studiata la possibilitĂ di provvedere con l'impiego dei materiali stessi e dei prigionieri di guerra ivi dislocati, alla ricostituzione graduale in posto di alcune G.U. Il Capo di Stato Maggiore Roatta


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Documento 20

COMANDO SUPREMO U fficio Operazioni N. 1615/0p di prot. Segreto

1 ottobre 1943

Oggetto: approntamento G.U. per le prossime operazioni.

All'Ecc. Capo di S.M. R . Esercito All'Ecc. Capo di S.M. R. Marina All'Ecc. Capo di S.M. R. Aeronautica 1 - Al convegno di Malta il generale Eisenhower ha dichiarato quanto segue:

· "È molto importante che le truppe italiane concorrano a liberare il territorio italiano. Perciò io sceglierò le divisioni migliori che dovranno essere armate con l'armamento delle meno buone. Le migliori, al momento della battaglia, devono essere perfettamente equipaggiate. Prego perciò il maresciallo Badoglio di scegliere subito le truppe ed iniziare l'organizzazione per armare le migliori. Quelle meno armate o disarmate potranno essere impiegate in compiti territoriali. Noi non possiamo equipaggiare tutto un esercito perchè siamo troppo impegnati. Perciò il maresciallo Badoglio deve riuscire a creare delle divisioni di ''élite' con i propri mezzi. Naturalmente noi aiuteremo, con le enormi quantità di preda bellica che abbiamo, ma non bisogna disperderle dandole a tutti, bensì concentrarle per i migliori. Appena saranno pronte queste divisioni occorre avvertirci, così che noi le ispezioneremo e poi saranno messe in azione".

2 - Il quadro generale del lavoro di riorganizzazione da compiere è il seguente: a) approntamento di unità da impiegarsi alla presa di Roma; b) approntamento di unità da impiegarsi oltre la presa di Roma, nell'avanzata verso nord; c) costituzione di unità di occupazione. L'approntamento delle unità di cui sopra è assolutamente


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urgente e dall'azione di quelle di cui a) e b) si può sperare in una diminuzione delle imposizioni dell'armistizio. 3 - Unità per la presa di Roma (oltre al raggruppamento motorizzato già costituito): divisione "Nembo" e 2 (possibilmente 3) divisioni di fanteria tratte dalla Sardegna-Corsica. Per la divisione "Nembo" ho già impartito disposizioni con foglio 1598 di ieri. Le divisioni di fanteria dovranno essere potenziate quanto più possibile nell'armamento e nella motorizzazione, pur senza essere totalitariamente motorizzate. I reggimenti di artiglieria dovranno essere su 4 gruppi, più, se possioile, uno o due gruppi di artiglieria contraerea, preferibilmente da 90. Per il caso che le divisioni possano essere inquadrate in C.A., si dovranno approntare anche le truppe e servizi di un C.A., di cui mi riservo di l}_ominare a suo tempo il comandante. Faranno parte delle truppe di C.A. i raggruppamenti moto- · rizzati e corazzati già costituiti ed esistenti in Sarde~na-Corsica. Infine si disponga che siano tratte dalla Sardegna tutte le dotazioni di munizioni ed altri materiali, che difetteranno in continente, e necessarie per combattere alle grandi unità che saranno tratte dalla Sardegna-Corsica. Per il maggior potenziamento delle unità, si dovrà fare largo ricorso ai volontari, specie delle province centrali e settentrionali d'Italia e sardi, eliminando tutti gli elementi fisicamente e moralmente non idonei. Appena la Corsica sarà libera da Tedeschi, le truppe e le dotaziom italiane siano trasferite in Sardegna.

4 - Unità per la prosecuzione delle operazioni oltre Roma: Comando del LI C.A. e divisioni "Mantova", "Piceno" e " Legnano" (o per lo meno due). Per la motorizzazione di tali unità si farà quanto sarà possibile. L'essenziale è costituire reparti bene armati ed equipaggiati, con spirito elevato, forte disciplina, utilizzando largamente i volontari da trarsi anche dal campo di riordinamento, e dot~ndo le divisioni del maggior quantitativo possibile di artigliene. Sarà molto opportuno nell'interno di ogni divisione approntare in un primo tempo un raggruppamento del tipo di quello recentemente costituito, sul quale concentrare i mezzi disponibili, per il caso si presenti la necessità di impiegare tale raggruppamento prima ancora che la divisione sia interamente co-


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st1tu1ta. Per la prosecuzione delle operazioni oltre Roma, dovranno essere approntati i btg. alpini, ora in Corsica, adeguatamente muniti di salmerie. Intensificare quanto più possibile l'addestramento delle predette unità, liberandole da servizi di fatica. 5 - Unità di occupazione. - A mano a mano che la occupazione del territorio avviene verso nord, bisognerà presidiare i grandi centri, e principalmente Napoli e Roma. A tale scopo si prestano le divisioni costiere, che dovranno essere riunite e costituite come divisioni d'occupazione, compatibilmente con la necessità della difesa delle coste. Ai presidì delle grandi città dovrà essere posta particolare cura, perché siano sufficientemente solidi per la tutela dell' ordine pubblico. _ Si appronti anche il comando XXXI corpo d'armata.

6 - Gruppi motorizzati, reparti complementi. - Indipendentemente da quanto sopra, e per il caso possano essere utilmente impiegati con le divisioni inglesi, dovranno essere. approntati i gruppi di artiglieria motorizzati di qualsiasi calibro, purché munizionati. Inoltre si dovranno preparare i reparti complementi, per ora, per le divisioni impiegate per la presa di Roma. 7 - La collaborazione della R. Marina si esplicherà prevedibilmente sotto forma di scorta ai nostri convogli, secondo accordi da prendersi col Comando inglese. 8 - Per l'aviazione ho già segnalato la opportunità di rivedere l'intelaiatura esistente e di nunire i reparti in Puglia. Superaereo, in accordo col Comando inglese, stabilirà a suo tempo le possibilità e le modalità della cooperazione aèronautica alla presa di Roma. 9 - Superesercito prenda al più presto contatti con la Missione anglo-americana al fine di dare pratica ed urgente attuazione al recupero di armi di preda bellica, italiane e germaniche, in Sicilia, in Calabria ed in Africa settentrionale. Per l'Africa potrebbe affidarsi la direzione del recupero al generale Castellano. Eventualmente altre necessità inerenti all'equipaggiamento,


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specie invernale, cui non fosse possibile provvedere coi nostn mezzi, mi siano segnalate al più presto. 1O - Infine prego Superesercito di esaminare come potrebbe essere utilizzato il personale (specie volontario) che è ritornato alle proprie case in seguito ai recenti avvenimenti e che man mano si renderà disponibile col progredire della nostra avanzata. Prego comunicarmi quanto verrà disposto in ordine a quanto sopra e quando presumibilmente le unità destinate ad essere impiegare per la presa di Roma potranno essere p ronte.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosie


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Documento 21

COMANDO SUPREMO

All'Eccellenza il Mare sciallo Pietro Badoglio Capo del Governo 1720 Segreto

5 ottobre 1943

1) - A un mese dall'armistizio si osserva che: - dal punto di vista morale il Paese ha sostanzialmente dimostrata la sua ostilità contro i Tedeschi e la sua volontà di fare causa comune con gli Anglo-americani; - dal punto di vista materiale l'apporto alla causa angloamericana è risultato assai scarso. Cause: • governo, rappresentato dal Capo dello Stato, dal Capo del Governo e poche altre persone, relegato all'estremità della Penisola e senza contatti col grosso del Paese; • Capitale e detto grosso in mano tedesca; . • maggi_oranza dell'Esercito liquefattasi di fronte all'offensiva germanica, o spontaneamente; • quasi tutte le regioni e le posizioni importanti fuori d'Italia perdute; • disponibilità di pochissime divisioni, tutte insufficientemente armate, scarse di munizioni e di mezzi di trasporto ed in parte fuori mano; • alcune altre divisioni, o raggruppamenti, in lotta contro i Tedeschi, ma tagliati fuori o impossibilitati a resistere a lungo; • aviazione ridotta al minimo; , • ricostituzione d'un governo fascista, il quale, pur essendo inviso alla maggioranza, per avere alla testa Mussolini, (eliminato da troppo poco tempo), per essere appoggiato dai Tedeschi e per agire là dove il governo legittimo non può ancora fare efficacemente sentire la sua azione, può rimettere in piedi una struttura statale, seguito da tutti coloro che erano e sono interessati alla sua esistenza; • a nostro vantaggio, la Marina, in mano però, di fatto, agli Anglo-americani.


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2) - Ne consegue che nella nuova Società italo-anglo-americana il socio italiano apporta un capitale morale notevole, ma un capitale materiale sostanzialmente passivo. Orbene, non potendo prima di parecchio tempo potenziare il capitale materiale (partecipazione efficiente alla lotta contro la Germania), è indispensabile potenziare al più presto ulteriormente il c,1pitale morale. Diversamente è logico pensare che gli Anglo-americani ci tratteranno come gente sotto tutela, e se noi non ci faremo presto "parte diligente", essi prenderanno tutto in mano.

3) - Il potenziamento del capitale morale sembra effettuabile mediante: a) formazione d'un Governo vero e proprio; b) amministrazione da parte di questo Governo di tutto il terrirorio italiano non occupato dai germanici; c) chiarificazione dell'atteggiamento del Governo di fronte alla Germania; d) vasta e continua presa di contatto con le regioni non ancora liberate. Il rinunciare attualmente a costituire un Governo completo, mentre esiste al completo quello illegale fascista-repubblicano, mi sembra un errore, in quanto può apparire agli occhi degli Alleati come una prova di passività, d'incertezza e come una confessione d'impotenza. 4) - La questione dell'ingerenza anglo-americana nell'amministrazione del terrirorìo _italiano, come ho ~ià rappresentato, va definita senza equivoci. E sostanzialmente dipendente anche dal nostro atteggiamentO militare. 5) - Il Paese è tutt'ora disorientato. Di fronte alla dichiarazione fascista (peraltro non bene accetta dalla massa) che l'armistizio, dovuto a tradimento, non ha valore, e che le cose continuano come prima, sta quanta viene detto dal Governo legale, e cioè che i Tedeschi si sono comportati bestialmente, e che bisogna cacciarli fuori, ma non viene specificato che l'ltaìia è ormai alleata ed associata degli Anglo-americani, e che è in guerra contro la Germania. Così stando le cose, sia dal punto di vista internazionale, sia da quello interno, sembra desiderabile un atteggiamento deciso al riguardo.


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6) - Per la presa di contatto con le regioni non ancora liberate (Propaganda) sono in corso provvedimenti. Molto materiale è stato in realtà preparato, ma hanno sempre difettato, e difettano, i mezzi di trasmissione. 7) - Dal punto di vista militare, bisogna fare un passo avanti a quanto si è detto a Malta. Numerose questioni militari attendono di essere definite e la Missione di collegamento non sembra essere, per lo scopo, la via più adatta. Occorrerà perciò che questo Comando si metta in relazione diretta e permanente collo S.M. del XV Gruppo d'Armate (Generale Alexander), o con altro ente autorizzato a decidere.

Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio

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Documento 22

IL CAPO DEL GOVERNO N. 103 di prot. Riservato

5 ottobre 1943

A S.E. il Generale Vittorio Ambrosio Capo di Stato Maggiore Generale Le questioni esposte dall'E.V. nel foglio 1720 hanno formato oggetto della mia costante meditazione. . Tralascio quelle esposte nei capitoli I e V di detto foglio, essendo esse di completa responsabilità mia e del Capo dello Stato. L'ingerenza anglo-americana nella nostra amministrazione è in via di regolarizzazione. Spero che prossimamente i mezzi di trasmissione per la propaganda funzionino. Approvo che V.E. prenda contatto col comando del XV Gruppo d'Armate per risolvere le questioni di sua competenza. Badoglio

N.d.A.: a fianco del capovero "L'ingerenza .... "figura, nell'originale, un vistoso punto interrogativo. Ambrosia evidentemente non condivideva l'ottimismo di Badoglio.


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Documento 23

MISSIONE MILITARE ALLEATA Apo 512

Segreto

17 ottobre 1943 PROMEMORIA

Per il Generale Ambrosia, Capo di S.M. Generale Oggetto: Politica riguardante l'impiego delle forze armate italiane

1) La Missione militare alleata ha ricevuto dal Comandante in Capo alleato un esposto sulla politica riguardante l'impiego delle forze armate italiane. Non si fa menzione della flotta dato che il suo impiego è stato stabilito in un accordo preceden te. Queste linee generali contemplano l'impiego delle forze armate italiane in tre categorie: come trupf e combattenti; come truppe nelle linee di comunicazione, del a difesa contraerea e della difesa costiera e dei servizi; e come mano d'opera civile mobilitata.

2) Impiego come truppe combattenti. A causa delle difficoltà di comando, di sostentamento e di rinnovo, non è previsto l'impiego su vasta scala d i forze italiane come truppe combattenti. Per ora non ci sono progetti d'impiego di formazioni combattenti a parte la brigata rinforzata ora in attesa di ordini. '

3) Impiego come truppe nelle linee di comunicazione, della difesa contraerea e della difesa costiera e dei servizi. a) Truppe nelle linee di comunicazione (I) Ci sarà aumentato bisogno di truppe in Sicilia ed in Italia per i servizi di guardia, p er la protezione contro sabotaggi e per la sicurezza interna man mano che le truppe alleate avanzano verso il nord.


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Inoltre saranno necessarie in Sardegna alcune precauz10n1 difensive. (II) ~i ritie1~e. che un totale di 10 divisioni sarà necessario per questi compltl. La dislocazione prevista è la seguente: Sardegna: una divisione e 2 divisioni costiere sarde Sicilia: una divisione italiana da campo Italia a sud della linea Napoli Foggia: 3 divisioni Italia a sud deHa linea Pisa Rimini e a nord della linea Napoli Foggia: 3 divisioni. b) Difesa contraerea e costiera . Si desidera i:11piegare su vasta scala unità italiane di difesa contraerea e costiera. È probabile che la difesa contraerea di certe zone sarà affidata agli Italiani ed in altri casi unità italiane saranno impiegate · a rinforzare le difese alleate di porti e simili. c) Unità dei servizi Si ritiene che il nemico ritirandosi distruggerà porti, strade, ferrovie e collegamenti nel modo più vasto. Ciò imporrà un gran peso alle unità del genio e dei collegamenti e richiederà il massimo impiego di mano d'opera italiana specializzata e non specializzata. Inoltre ci sarà un costante bisogno di unità meccaniche di ogm genere. . Conseguentemente è progettato di ritenere tutte le unità specializzate delle forze armate italiane per collaborare con le analoghe truppe alleate .

1) Impiego delle forze aeree italiane E previsto che le forze aeree italiane dovrebbero preferibilmente essere impiegate per sostenere le forze armate italiane e se possibile le forze dei patrioti nei Balcani. Aerei non operativi ed equipaggi compresi aerei da trasporto e da ricognizione marittima saranno impiegati normalmente per sostenere le unità operative dell'aviazione italiana; il di più sarà _im,rie&ato per ,sostenere le oper~z~on_i all_eate. Il personale tecmco Jtaliano sara per quanto possibile 1mp1egato per la riparazione e la manutenzione degli aerei italiani.

5) Smobilitazione Per la smobilitazione di personale non specializzato, attenta considerazione deve essere data ai bisogni dell'agricoltura e delle


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miniere. Si desidererebbe conoscere approssimativamente quanta mano d'opera dovrebbe essere rilasciata dalle FF.AA. per il pieno sviluppo dell'agricoltura e delle miniere in vista di bilanciare i bisogm civili e militari. Un'ulteriore smobilitazione tuttavia non dovrebbe aver luogo a meno che si stabilisca che la situazione del lavoro civile è tale da assicurare un impiego alle truppe smobilitate e che i bisogni dei lavori militari sono coperti.

6) Trasferimento di truppe italiane dalla Sardegna Vi sono approssimativamente 188.000 uomini in Sardegna. Non appena l'imbarco sarà possibile si desidera trasferire nell'Italia _continentale circa 140.000 uomini con un minimo di equipaggiamento. 7) Conclusione Quanto segue riassume le precedenti linee generali applicate alle varie categorie esaminate. a) Specializzati. La precedenza assoluta sarà data all'impiego di specializzati italiani del genio, dei trasporti e dei collegamenti. b) Forze combattenti. Presentemente una brigata rinforzata è riservata per l'impiego di operazioni attive. c) Truppe nelle linee di comunicazione. Probabilmente occorreranno 1O divisioni per i servizi di sicurezza delle linee di comunicazione: tre per la Sardegna, una per le Sicilia e sei per l'Italia a sud di Pisa-Rimini. Tuttavia la scarsità di mano di opera può rendere necessario il ridurre questo numero. d) Difesa contraerea e costiera. Queste unità saranno trattenute . e) Forze aeree italiane. L'aviazione italiana sarà impiegata per sostenere le forze italiane o quelle dei patrioti nei Balcani, per servizi di corriere e per la ricognizione marittima. Gli specialisti dell'aviazione italiana saranno impiegati presso gli aerei italiani e alleati. f) Comando. Le unità italiane saranno lasciate sotto i loro locali Comandanti con controllo operativo rientrante nei rispettivi Comandi alleati. g) Mano d'opera. Unità e prigionieri di guerra non richiesti per i suddetti doveri saranno impiegati in lavori. Un importante scopo di ciò è rendere disponibile la mano d'ol?era necessaria per l'agricoltura e le miniere. Qualche smobilitaz10ne a questo fine può anche diventare necessaria.

Maxwell D. Taylor

Generale di Brigata U.S.A.


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Documento 24

COMANDO SUPREMO

Riservato

lì, 19 ottobre 1943 PROMEMORIA

per il Generale Castellano Le operazioni degli Alleati procedono con una lentezza esasperante. Questo dipende senza dubbio ed anzitutto dal metodo di guerra degli Anglo-americani, che intendono accumulare a pié d'opera mezzi aobondanti per ridurre al minimo le perdite ed assicurare l'avanzata. Certo, se esistessero reparti atti ad operare in montagna, che cadessero sul tergo delle difese tedesche a cavallo delle rotabili, forse l'avanzata sarebbe più spedita. Comunque, se il ritmo dell'avanzata non cambierà, i Tedeschi avranno modo e tempo di distruggere tutto il nostro Paese e di asportarne ogni minima risorsa. Voi ricorderete che la _princi,pale ragione determinante dell'armistizio fu la Vostra affermazione (conseguente certo ad assicurazioni avute dagli Alleati) che almeno la Capitale sarebbe rimasta in crisi pochi giorni prima dell'arrivo delle Armate angloamericane. I pochi giorni sono diventati parecchie settimane, ed ho anche fondate ragioni per ritenere che l'attacco alla linea difensiva Spezia-Rimini, se non connesso con altri fatti bellici ora imprevedibili, non avverrà mai, o avverrà fra molti e molti mesi, richiedendo una imponente massa di mezzi di laboriosa riunione. È certo, per concludere, che il Paese andrà incontro a gravissimi danni e lutti per codesta lenta avanzata alleata, e che è venuta a mancare una delle premesse fondamentali e determinanti dell'armistizio. Non è il caso di rappresentare quanto sopra integralmente al Comando in Capo alleato, ma però converrà non lasciare sfuggire occasione per affermare la superiore convenienza di imprimere alle operazioni un ritmo più serrato. I sacrifici del Paese saranno compensati se ci saranno fatte condizioni di pace onorevoli, ma mentre ci viene richiesto, per


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lo scopo, di collaborare attivamente, non ci vengono per contro forniti né i mezzi né la maniera per tale collaborazione. Anche per questo non lasciate passare occasione per rappresentare la necessità di consentirci di prendere parte più attiva alle operazioni belliche. Ambrosio


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Documento 25 R. MISSIONE MILITARE ITALIANA PRESSO IL COMANDO IN CAPO ALLEATO N. 387 di prot., Segreto doppia busta Algeri lì 26 ottobre 1943 Oggetto: Intendimenti operativi.

Al Comando Supremo Italiano Le operazioni condotte in questo mese dalle armate del generale Alexander e che sono consistite in azioni frontali a brevissimo raggio non hanno soddisfatto il comando alleato il quale si è ora deciso a dare una sveglia al suo dipendente. Non soltanto quelle azioni sono state sterili di risultati, ma hanno dimostrato al nemico che da questa parte non si ha né grande premura, né grande slancio. Ragione per cui i Tedeschi, che forse pensavano di essere costretti ad abbandonare l'Italia centrale, oggi hanno in animo di difenderla, come dimostra l'afflusso di nuove unità verso il sud. È di ieri un telegramma di Eisenhower ad Alexander nel quale è detto che bisogna decidersi ad agire con maggiore risoluzione. Le linee generali delle future operazioni sono le seguenti: attacco su tutto il fronte, ma con maggiore risolutezza alle.ali e specialmente all'ala sinistra, ove l'attacco stesso sarà sussidiato da uno sbarco nei pressi della foce del Garigliano. Q uesto sbarco avrebbe lo scopo più che di prendere il nemico alle spalle, di cadere sulle immediate sue retrovie e disorganizzarle. Si tratterà quindi di poche forze, che probabilmente saranno tratte da quelle già in Italia. Rotto l'attuale fronte difensivo è intenzione di procedere verso il nord con una certa aggressività e giungere quindi alla battaglia per la presa di Roma. Però anziché investire la capitale soltanto da sud, è in progetto uno sbarco in forze fra Roma e Civitavecchia e uno sbarco sulla costa Adriatica nelle vicinanze di Pescara. Debbo logicamente supporre che questo sbarco nel1'Adriatico precederà nel tempo quello nel Tirreno, altrimenti esso non potrebbe far sentire tempestivamente la propria influenza sull'andamento delle operazioni intese a conquistare


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Roma. Ho capito che su tale argomento le idee non sono ancora ben chiare; ma in materia è noto come questi ambienti siano ultrariservati, e quindi può darsi che volutamente non siano stati con me espliciti. · Le notizie sopra riportate mi sono state confidate, nel massimo segreto, con invito formale di non comunicarle a nessuno. Oltre Roma gli Alleati intendono raggiungere una linea topograficamente forte onde resistere alla probabile pressione di Rommel, e dove possibilmente passare l'inverno. Alla mia obbiezione, se non sarà da temere, prima di arrivare a Roma, una controffensiva tedesca, mi è stato risposto che una tale ipotesi non è da escludere e che appunto per questo le operazioni alleate non debbono avere altre soste le quali invoglierebbero il nemico a passare all'offensiva. Il Generale Capo della Missione G. Castellano


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Documento 26 R. MISSIONE MILITARE ITALIANA PRESSO IL COMANDO IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE Riservato APPUNTO

La questione della propaganda assilla gli Alleati. Un po' deriva dalla loro mentalità, specie americana, un po' è dovuto alla necessità di fare quanto è possibile per controbattere la propaganda nemica. Disgraziatamente noi non possiamo usare che la stazione di Bari, la quale è molto debole ed è interferita dai Tedeschi. Molto opportuno l'ultimo messaggio del maresciallo Badoglio che sarà ntrasmesso da tutte le stazioni alleate in lingua italiana. Si fara nno degli estratti in milioni di copie da lanciare con gli aerei in tutta Italia. Ho procurato, finchè ho potuto, elementi; ma essendo la questione della propaganda di molta delicatezza mi sono tenuto sulle _generali. E necessario che radio Bari parli molto, il più possibile, e che sia inviato qui il testo di quanto si dice in modo da diramare le notizie nostre ed i nostri commenti anche con le radio alleate. Ho ottenuto che a seguito delle condizioni di armistizio sia chiarito che l'avvenire d'Italia dipenderà in gran parte dal nostro apporto alla guerra comune. Ho anche fatto modificare quanto in passato era stato detto sulle "vittorie" di Mihailovic nei Balcani, facendo presente che, se questi riporta (recte: riportava) delle "vittorie", lo si deve (recte: doveva) alla valida azione delle nostre truppe. Castellano 20 ottobre 1943


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Documento 27 MISSIONE ITALIANA DI COLLEGAMENTO COL COMANDO DEL XV GRUPPO ARMATE A.A. N ........ di prot. OP. V. Segreto

lì 28 ottobre 1943

Oggetto: Impiego truppe italiane.

Allo S.M.R.E. - Reparto operazioni Ho conferito stamane col generale Martin in argomento ai d_ue uniti dispacci del Q. G. di Eisenhower comunicato alla Miss10ne per conoscenza. Ho avuto l'impressione che i rispettivi punti di vista si fossero tutt'altro che avvicinati. In sintesi: a) per il momento è previsto soltanto l'impiego del raggruppamento Dapino; nel caso che l'esperienza dimostri che si tratta veramente di truppe «buonissime», si potrà pensare a fare entrare in linea anche il raggruppamento da montagna (di cui ho notificato la composizione); è comunque escluso l'impiego di qualcosa di più d'una divisione italiana nel ciclo operativo in corso; la questione potrà essere - se mai - riesaminata più tardi, cioè dopo l'occupazione di Roma, Firenze, ecc.; b) declinata l'offerta del battaglione arditi di cui non hanno bisogno; c) escluso qualunque trasporto di truppe e mezzi dalla Sardegna dovendo il tonnellaggio disponibile avere altra destinazione; d) neppure interessano unità costiere non essendo prevedibile attacchi alle coste nella presente situazione; e) le forze italiane inviate a Napoli sono sufficienti ~ non si vede la necessità di farvi affluire il resto della divisione «Mantova» (come avevo proposto). Nel complesso l'impressione lasciatami dal colloquio non è stata gradevole. Il senso crudo del discorso mi è sembrato il seguente: fate ciò che di volta in volta vi chiediamo senza tentare di estendere il vostro concorso; un atteggiamento collaborativo è per lo meno prematuro e per ora ci infastidisce.

Il Generale di brigata Umberto Utili


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Documento 28 MiSSIONE MILITARE ALLEATA Riservato

30 ottobre 1943 P ROMEMORIA

per l'Eccellenza Ambrosia, Capo di S.M. Generale

In risposta alla Vostra nota del 10 ottobre proponente il trasferimento di un battaglione di arditi dalla Sardegna in Italia, il Comando del XV Gruppo di Armate mi comunica quanto segue: "La linea di condotta è che attualmente nessuna truppa italiana deve essere trasferita dalla Sardegna in Italia essendovi ora in Italia sufficienti truppe per assolvere i compiti che a loro richiederemo fino a che non sarà avvenuta una ulteriore sostanziale avanzata. Recentemente varie proposte sono state fatte di far venire truppe dalla Sardegna e la suddetta linea di condotta si applica a tutte le richieste stesse". Per il Capo Missione Maxwell D. Taylor


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Documento 29 R. MISSIONE MILITARE ITALIANA PRESSO IL COMANDO IN CAPO DELLE FORZE ALLEATE N . 427 di prot. Segreto

Algeri, lì 30 ottobre 1943

Oggetto: Impiego delle FF.AA. italiane Al Comando Supremo (Risp. f. 2170/0p. del 22-10-1943) 1. - Impiego di unità italiane in operazioni belliche. La questione dell'impiego delle FF.AA. italiane a fianco delle Forze alleate costituisce il cardine dell'attività che vado svolgendo nelle sfere militari alleate. Si tratta di cosa delicata, di natura politica e di natura militare. ~ assolutamente necessario procedere per gradi. E chiaro che il Comando in capo non ha fiducia nello spirito combattivo delle nostre truppe, e non aveva alcuna intenzione di impiegarle. I buoni motivi addotti da codesto Comando non hanno avuto alcun risultato; egualmente dicasi dei passi fatti dal maresciallo Badoglio con sua lettera al generale Eisenhower. Finalmente, e mercè il personale interessamento del generale Smith, che ci è sicuramente e sinceramente amico, il generale Eisenhower ha aderito alla costituzione di una divisione da impiegare, nelle migliori condizioni, e per un sicuro successo. Si tratta di un esperimento che deve però riuscire molto bene, altrimenti sarà compromesso il futuro. La divisione deve essere costituita con i seguenti criteri: - formata da elementi sceltissimi, preferibilmente t1<1tti volontari, ivi compresi, eventualmente, dei prigionieri e possibilmente truppe alpine nella maggiore possibile aliquota; - bene inquadrata e benissimo comandata; - idonea ad operare in terreno vario e di media montagna; - potentemente e modernamente armata affinché possa bene affrontare le truppe nemiche. Su tali criteri si dovrebbe ora definire un organico adeguato, tenendo però presente la convenienza di chiedere ìl meno possibile.


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C on la nostra disponibilità di armi siamo in condizioni di fare molto. Ai primi reali successi della divisione, successi che il Comando alleato ritiene debbano essere conseguiti in ogni modo, saranno gli stessi comandi alleati sul fronte che chiederanno altre nostre unità e si potrà entrare così in quella effettiva partecipazione alla guerra che tutti desideriamo. Qui si ritiene che la costituzione della grande unità in parola potrebbe avvenire in 15-20 _giorni, dopo di che si renderebbe nec~ssario un periodo di affiatamento e addestramento di un mese circa. Prima della fine dell'anno la divisione potrebbe così avere il battesimo del fuoco. Sarò a Brindisi lunedì, primo novembre, per trattare a voce la questione e per espresso incarico del generale Smith che, personalmente, tiene molto alla riuscita. Al mio ritorno qui porterò con me le richieste di armi e materiali sicchè si possa suoito iniziarne l'afflusso in Italia. Essendomi giunto all'orecchio che il generale Clark aveva chiesto qualche reggimento di cavalleria francese per l'esplorazione, ho proposto di impiegare nostri reparti esploranti, anche a piedi, i quali potranno svolgere, specie sull'Appennino, un utilissimo servizio. Il generale Smith ha accettato l'idea; si tratta ora di elaborarla in modo che si possa fare una proposta completa al riguardo. 2. - Utilizzazione dei prigionieri

Ho trattato la questione dell'utilizzazione dei prigionieri e si è a buon punto. Intanto il Comando in capo non li considera più tali ed ha provveduto a riunirli in reparto, inquadrati da nostri ufficiali, per cominciare a ridar loro una certa prestanza. In linea di massima perciò il Comando alleato aderisce, e sarebbe conveniente che codesto Comando Supremo concretasse le richieste numeriche di cui al 3° foglio cui rispondo. Per quanto si riferisce alla costituzione di grandi unità vicino alle stesse fonti di produzione bellica, non credo si possa fare molto. A mio avviso è più conveniente ricuperare il ricuperabile da immettere nelle unità di cui già disponiamo e che potrebbero, con l'apporto dei prigionieri, essere ringiovanite inviando in congedo le classi meno giovani ed i militari meno idonei fisica-


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mente. Oltre all'utilizzazione dei prigionieri esiste anche il problema del loro trattamento, che da parte degli Americani è ottimo, meno da parte. degli Inglesi, assolutamente inumano da parte dei Francesi che ne hanno ben 60 mila. Appena ho avuto la notizia di ciò ho interessato il Comando m capo e recentemente ho ribadito la mia preghiera al generale Smith. Questi si era già occupato della questione e mi ha assicurato che in questi giorni il generale Eisenhower ha fatto forti pressioni sui Francesi perchè considerino i nostri prigionieri non più come tali, ma come militari da ordinare in reparti. Si spera anche di ?ttenere, se non subito ma almeno presto, la liberazione di essi. 3 - Unità da trasferire dalla Sardegna

Ho prospettato il programma di cui il f. 2283/0p. di codesto Comando in data 26 corr. ed ho sottolineato la convenienza di sbarcare nei pressi di Roma le truppe destinate alla Capitale. Sarà però difficile ottenere mezzi da sbarco speciali perché quelli di cui dispongono gli Alleati attualmente, saranno appena sufficcienti per le operazioni che essi si propongono di effettuare a nord di Roma. Mi riservo di comunicare quanto avrò potuto ottenere a riguardo. 4 - Impiego della divisione "Nembo".

Mi riprometto di trattare la questione non appena definita quella della costituenda divisione. E ciò perchè, come ho già accennato, è bene procedere per gradi. Il Generale Capo della Castellano

J:1issione


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Documento 30 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni N. 2457/0p. di prot. Segreto

P.M. 151, 31 ottobre 1943

Oggetto: Impiego truppe italiane. A S.E. il Capo del Governo

Nell'atteo-giamento anglo-americano si conferma sempre più la tendenza, da un lato (propaganda) ad invitarci a combattere ed a far dipendere la nostra sorte futura dalla entità del nostro apporto bellico, dall'altro (fatti) a cercare di ridurre al minimo tale apporto. Mentre il Comando in capo alleato ha ammesso l'impiego di una nostra divisione da montagna, magari in più del noto Raggruppamento motorizzato, il gen. Alexander subordina l'impiego di tale divisione alla prova che darà in combattimento il suddetto Raggruppamento ed esclude sin dopo la conquista di Roma, Firenze, ecc. l'impiego di forze superiori alla divisione nonchè il trasporto nella penisola delle truppe dalla Sardegna. Contemporaneamente, alle nostre truppe che devono lasciare la Corsica dopo aver dato il loro efficace concorso alla cacciata dei Tedeschi dall'isola, viene imposto di lasciare ai Francesi il meglio del loro armamento e materiale. Di fronte a tale stato di cose ritengo sia necessario da parte nostra, per rimanere nella realtà: - mettere da parte decisamente ogni relazione tra il nostro contributo bellico ed il trattamento che ci .sarà riservato a fine guerra, sostituendovi il concetto della collaborazione disinteres sata, basata unicamente su concetti morali e su concetti di diritto; - affermare recisamente il nostro diritto e dovere di combattere per liberare il nostro Paese, senza far dipendere la nostra collaborazione operativa dagli aiuti materiali anglo-americani e tanto meno da compens i futuri . Il nostro diritto a combattere, oltrechè su considerazioni morali (impossibilità di assistere da spettatori alla liberazione del nostro Paese), è basato sui fatti seguenti:


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- sarebbe illogico ed antipolitico che da parte degli Angloamericani (fautori della libertà e del diritto) si impedisse agli Italiani di collaborare alla redenzione del loro Paese, quando nel campo opposto si sollecitano in tutti i modi gli Italiani a ricostituire un esercito da far collaborare attivamente coll'oppressore tedesco; - assurdo ostacolare gli Italiani del territorio libero ad esercitare un'attività bellica che viene poi esaltata ed additata ad esempio dagli Alleati per ·i reparti e civili italiani tuttora in azione contro i Germanici nei territori occupati; - assurdo imporre alle truppe regolari di rimanere con le armi al piede quando si accettano volontari (Pavone, ecc.) per combattere nelle file degli Alleati. Si tratta di questione fondamentale e con conseguenze importantissime: «il diritto a batterci, indipendentemente dagli aiuti materiali anglo-americani». Questione quindi di Governo, che ritengo sarebbe opportuno fosse trattata al più presto, all'infuori delle Missioni o Comandi alleati locali, con chi possa decidere. Il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio


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Documento 31 XV GRUPPO DI ARMATE ALLEATE foglio A/5 AG/8/2/G (Ops)

6 novembre 1943

Segretissimo Oggetto: Missione Militare presso l'Esercito Italiano Alla Missione Militare Alleata presso l'Esercito Italiano e, per conoscenza: Allo Scaglione Amministrativo del Distaccamento del Comando in Capo Alla Missione Militare Alleata in Brindisi Alla 5a Armata Alla 8° Armata Al II Distretto Alla Sezione Base Peninsulare I - L'Esercito Italiano è presentemente ordinato in due Comandi: a) truppe delle Puglie, Lucania e Calabria sotto il generale Armata Italiana; Arisio, comandante della b) truppe della Campania sotto il generale Basso, il cui esatto titolo non è stato ancora definito.

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II - In conseguenza di quanto sopra, la Vostra Missione sarà ora denominata "Missione Militare presso l'Esercito Italiano" e tratterà direttamente con entrambi i suddetti Comandi. Voi dovreste informare le competenti Autorità italiane in armonia a ciò. III - Le questioni concernenti l'Esercito italiano saranno trattate con i seguenti Enti: a) XV Gruppo Armate: Politica delle operazioni; organizzazione; questioni locali della zona delle operazioni del XV Gruppo Armate. b) Scaglione Avanzato Amministrativo del Quartiere Generale delle Forze Alleate: Politica amministrativa. c) II Distretto e Sezione Base Peninsulare: tutte le questioni locali nelle rispettive zone di competenza.


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IV - Voi lavorerete nel più stretto collegamento con la Missione Alleata presso il Governo Italiano, a Brindisi, con lo Scaglione Avanzato Amministrativo del Quartiere Generale delle Forze Alleate e - quando necessario - con la Sezione Base Peninsulare e col Quartiere Generale del II Distretto. V - Tutte le richieste per l' impiego o il movimento delle Forze Italiane, o per qualunque altra attività delle Autorità Militari italiane, saranno sottoposte direttamente alla Missione Militare presso l'Esercito Italiano. La Missione p renderà i necessari accordi con le competenti Autorità ·italiane . Le questioni di "impiego" militare saranno riferite al Quartiere Generale del XV Gruppo Armate e q_uelle su materie amministrative allo Scaglione Avanzato Ammmistrativo del Quartiere Generale delle Forze Alleate, dal quale sarà riferito, se necessario, alla Missione Alleata (Brindisi). VI - La sede della Missione Militare presso l'Esercito Italiano sarà situata inizialmente presso il Comando della Armata italiana in Puglia, con un distaccamento nella zona di Napoli. Quest'ultimo tratterà col generale Basso, con la sa Armata, con la Sezione Base Peninsulare e con lo scaglione Avanzato Amministrativo del Quartiere Generale delle Forze Alleate. Se necessario un distaccamento sarà stabilito anche nella zona della ga Armata.

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VII - Le richieste alla Missione Militare presso l'Esercito Italiano da parte delle Forze Aeree dovrebbero essere presentate _attraverso le Armate e il Quartiere Generale del XV Gruppo d'Armate, nel cui territorio le Forze Aeree si trovano. Le richieste relative alle Forze Aeree italiane saranno notificate dalla Missione Militare presso l'Esercito Italiano, alla Sezione Aerea della Missione Alleata (Brindisi) . VIII - La Missione Militare presso l'Esercito Italiano sarà responsabile del coordinamento dei movimenti delle truppe italiane con le competenti autorità alleate.

p. il Mafg . Generale Capo di Stato Maggiore de Comando XV Gruppo Armate Brigadiere Martin


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Documento 32 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO I Rep. - Ufficio Operazioni

lì 12 novembre 1943

N. 1980 di prot. OP. V. Segreto Oggetto: Divisione fanteria «Legnano»

Al Comando Supremo

Sede

Il comando della r armata ha chiesto al comando del 15° gruppo di armate anglo-americane - tramite il 2° distretto - di voler definire una zona di raccolta per la divisione di fanteria «Legnano» in formazione, per completarvi l'organizzazione della G.U. ed il suo addestramento. Il comando del 15° gruppo di armate ha comunicato al1'Alto Comando anglo-americano quanto segue:

COMANDO 15° GRUPPO DI ARMATE Oggetto: Esercito italiano

A .F.H.Q., G.-43

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C.M.P. 15 AG/8653/1/BGS 10 novembre 1943

1. - La seguente è la traduzione di una lettera ricevuta dalla armata italiana.

"Abbiamo ricevuto richiesta dallo S.M.R.E. di riorganizzare la di-visione «Legnano» su nttove basi, rinforzandola con elementi della divisione «Piceno», «Mantova» e altre divisioni che devono giungere dalla Sardegna. Non appena questa nuova divisione sarà formata sarà necessario di provvederle una zona per completarne l'organizzazione e l'istruzione. Favorite prendere accordi con il comando del 2" distretto per ottenere un campo adatto per la sua istruzione"

2. - Questa questione fu trattata con il colonnello Archibald durante una sua visita la settimana scorsa, e si intende che chiare disposizioni al riguardo saranno da voi emanate in breve tempo, al fine che solamente una divisione sia completata.


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Questa deve comprendere il gruppo motorizzato ora con la V armata ed il gruppo alpino in formazione. 3. - È assolutamente necessario che non vi siano richieste di muli per formare le unità italiane, che possano interferire con le richieste per la V e la VII armata .

* **

Da quanto sopra risulta evidente: a) che il comando del 15° gr. armate torna ad insistere perché il nostro concorso sia limitato ad una sola divisione, comprendente il raggruppamento motorizzato e quello da montagna. Ciò è in contrasto con le disposizioni date dal gen. Eisenhower e con gli ordini emanati da codesto Comando Supremo. È necessario che la questione sia chiarita al più presto possibile. Ogni ritardo si ripercuoterebbe dannosamente sull'approntamento della divisione «Legnano»; b) che si insiste da parte anglo-americana per avere salmerie e reparti someggiati anche se ciò torna a scapito dell'efficienza delle unità italiane che ci ripromettiamo di far partecipare attivamente alle operazioni. La richiesta di salmerie, se contenuta nelle proporzioni attuali non incide gravemente sull'approntamento della nuova divisione «Legnano», ma se ampliata, investirebbe l'intero problema della nostra futura partecipazione alle operazioni. La questione, per i suoi riferimenti politici, esula dalla competenza ai questo S_M., il quale, da parte sua, non può non augurarsi che le truppe dell'esercito, nella più larga misura e nella maniera più orgamca e rappresentativa possibile, siano chiamate a concorrere alla liberazione del Paese. Il Capo di Stato Maggiore ff Gen. A . Mariotti


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Documento 33 COLLOQUIO TRA L'ECC. MESSE E IL GENERALE JOYCE (Brindisi, 23 novembre 194 3 - Riassunto) L'Ecc. Messe ha prospettato il suo intendimento che le forze armate diano agli Anglo-americani una collaborazione attiva, schietta e completa, nel campo operativo, nella protezione delle retrovie, ecc. , collaborazione che, in una parola, raggiunga il più alto livello possibile materiale e spirituale. All'uopo occorre potenziare le FF.AA. italiane ed in particolare i reparti dell'Esercita; egli ha assunto la carica di Capo di S.M. Generale prefiggendosi essenzialmente di raggiungere questo scopo appunto per poter dare quella collaborazione appassionata, generosa ed efficace di cui sopra ha fatto cenno. Il potenziamento delle nostre forze armate richiede: 1 -. una epurazione dei q~adri sotto il punto.di vista tecni~o, profess10nale, morale e polmco: questo e preciso ed esclusivo compito del Capo di S.M. Generale che vi provvederà con il concorso delle dipendenti autorità militari. 2 - una disponibilità di viveri, vestiario, equipaggiamento, armamento , quadrupedi, mezzi di trasporto ecc. che non solo rispondono alle necessità della preparazione alla guerra dei reparti ma la cui disponibilità stessa ha un alto riflesso sul morale del personale poiché non vi è nulla che più scoraggi gli uomini quanto il vedersi sprovvisti di ciò che è strettamente necessario per vivere e per combattere. È evidente che si deve prima di tutto sfruttare ogni disponibilità delle terre italiane liberate in modo da alleggerire al massimo il concorso da richiedere alla parte anglo-americana. Perciò richiede: a) - libera disponibilità di tutto il materiale comunque di proprietà delle FF .AA .. italiane esistente nel territorio già liberato (Sicilia compresa); b) - che vengano sospese le richieste per altri scopi di materiali, quadrupedi, automezzi ecc. da parte anglo-americana poiché le continue e forti sottrazioni tolgono ogni possibilità di rimettere in efficienza reparti dell'Esercito anche di modesta entità;


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c) - che vengano restituiti all'Esercito italiano gli ingenti quantitativi di materiali di ogni genere, armi, quadrupedi ed automezzi d ovuti lasciare in C orsica. 3 - Malgrado quanto sopra le deficienze in alcuni campi sono gravi, e le FF .AA. italiane non potranno fare tutto da sole; pertanto sarà necessario che gli Anglo-americani ven~ano incontro alle nostre necessità per forn irci quanto ultenormente ci manca. Il generale Joyce si è dimostrato pienamente convinto di quanto esposto dall'Ecc. Messe ed ha dichiarato che per quanto starà in lui farà il possibile prospettando con en ergia e con chiarezza persuasiva i problemi prospettatigli al Comando in Capo. Egli all'uopo richiede uno specchietto riassuntivo del materiale di ogni genere che ci risulta disponibile n ei vari magazzini dell'Italia liberata (Sicilia, Sardegna e Corsica comprese), e di pertinenza a tutte e tre le FF .AA. L'Ecc. Messe chiede per tutti gli Ufficiali che saranno incaricati del particolare lavoro un lasciapassare per tutto il territorio dell'Italia liberata onde poter visitare i magazzini, depositi ecc. esistenti nelle varie regioni ed accertarne la consistenza. L'Ecc. Messe ricorda che non è ancora pervenuto il nullaosta per la costituzione, l'addestramento e successivo impiego in linea della divisione da montagna «Legnano» e la conseguente autorizzazione con concessione di mezzi di trasporto per trasferi re dalla Sardegna in Continente l'aliquota di m ezzi e materiali di prevista assegnazione alla predetta divisione. Aggiunge che la costituzione di reparti efficienti risponde non solo ad una impellente necessità morale del popolo italiano che vuole e deve concorrere alla cacciata dei Tedeschi dall'Italia, ma anche ad una n ecessità degli Anglo-americani poiché col procedere verso nord occorrerà assicurare la tranqu illità di ordine e la sicurezza delle retrovie; se non vi saranno all'uopo unità italiane disponibili, gli Alleati dovranno distrarre numerose truppe dal fronte o sottrarle ad altri scacchieri operativi . p.c.c.

Il Capitano di Fregata Carlo Cordero d i Montezemolo


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Documento 34 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni N . 3329/0p. All.2 Riservato

P.M. 151, 29 novembre 1943

Oggetto: Impiego Forze Armate italiane.

Al signor Generale Capo della Missione Alleata di Controllo I. - Come ebbi ad affermarvi assumendo la carica di Capo di Stato Maggiore generale, è mio fermo intendimento che le Forze Armate italiane diano alle armate anglo-americane impegnate nella comune lotta contro i Tedeschi, una collaborazione attiva, schietta e completa nel quadro dei compiti stabiliti dal Comandante in capo alleato (vedi promemoria in data 17 ottobre della Missione militare alleata). A tale scopo occorre potenziare le Forze Armate italiane ed in particolare 1 reparti dell'Esercito, essendo ciò condizione indispensabile per poter dare quella completa, appassionata ed efficace collaborazione cui ho fatto cenno sopra. II. - Il potenziamento delle nostre forze armate richiede: 1°. una epurazione dei quadri sotto il punto di vista morale, politico, tecnico e professionale: provveaerò direttamente ad essa con il concorso delle dipendenti autorità militari. Gradirei soltanto di essere agevolato in questo campo accelerando, nei limiti del possibile, il rientro in Patria degli ufficiali in prigionia da me richiesti; 2°. una disponibilità di armamento, equipaggiamento , vestiario, viveri, mezzi di trasporto che risponda alle necessità delle Forze Armate italiane per poter assolvere i compiti ad esse attribuiti dal Comando in capo alleato. Tale disponibilità ha pure un alto riflesso sul morale delle unità, poichè non vi è nulla che più scoraggi gli uomini quanto il vedersi sprovvisti di ciò che è strettamente necessario per vivere e combattere. III. - È vivissima aspirazione mia e dell'Esercito italiano di poter ottenere in avvenire una più larga partecipazione alle ope-


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razioni belliche, sotto la forma dell'azione diretta a fianco delle grandi unità anglo-americane. Ma limitandoci per ora al quadro dell'attuale partecipazione stabilita dal Comando in capo alleato: - un raggruppamento motorizzato cui potrà forse aggiungersi la Div. da montagna «Legnano» per impiego come truppe combattenti; - dieci divisioni per la difesa delle grandi isole e la sicurezza interna, e delle linee di comunicazione fino alla linea PisaRimini; - impi~go su vast_a scal:1 _di UJ?,ità italiane per la difesa contraerea, costiera e per 1 serv1z1 van; è necessario che la disponibilità di mezzi indicata al precedente capoverso sia assicurata per tali truppe allo scopo di disporre di unità efficienti ed idonee ad assolvere i loro compiti. IV. - Evidentemente occorre prima di tutto sfruttare ogni disponibilità di mezzi esistenti nelle terre italiane liberate per alleggerire al massimo il concorso degli Alleati. Ritengo necessario, a tale scopo: - la libera disponibilità di tutto il materiale comunque di proprietà delle FF .AA. italiane esistenti nel territorio liberato Sicilia e Sardegna - (segnalerò al più presto la consistenza di tali magazzini); - che vengano sospese le richieste per altri scopi di armi, materiali, automezzi, quadrupedi da parte dei comandi angloamericani, poichè le continue e forti sottrazioni tolgono ogni possibilità di rimettere in efficienza reparti dell'Esercito anche di modesta entità; - che vengano restituiti all'Esercito italiano gli ingenti quantitativi di materiale d'ogni genere, armi, quadrupedi ed automezzi dovuti lasciare in Corsica alle autorità francesi (v. ali. 1 omesso).

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V. - Malgrado quanto sopra le deficienze in alcuni campi sono così gravi che occorrerà un minimo di concorso diretto da parte degli Alleati per venire incontro alle nostre necessità. Tali richieste, contenute nella misura più stretta possibile, sono indicate nello specchio ali. 2 (omesso). Si precisa che le richieste stesse includono ogni altra precedente aa eccezione di quanto riguardo la divisione da montagna «Legnano» .


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VI. - Le richieste di cui ai nn. IV e V sono strettamente limitate alle necessità delle unità dell'Esercito da impiegare per i compiti riportati nel promemoria della Missione militare alleata del 17 ottobre all'oggetto: Politica riguardante l'impiego delle Forze armate italiane. Tali compiti, come noto, considerano· per ora soltanto il territorio fino alla linea Pisa-Rimini. Occorre però considerare le necessità, forse anche maggiori, a nord di tale linea, per la garanzia delle linee di comunicazione e la sicurezza interna a tergo delle armate alleate che avanzeranno man mano verso nord. Il lavoro di preparazione di unità per tale scopo non è improvvisabile e richiede tempo e mezzi. A mio parere però è inclispensabile ed urgente, nello stesso interesse degli Alleati, per evitare di dover impegnare a suo tempo, in tali compiti, un buon numero di divisioni dell'Esercito operante. L'organizzazione di tali unità, che è all'infuori di quanto previsto dal citato promemoria del 17 ottobre, richiede necessariamente un concorso di mezzi da parte degli Alleati la cui segnalazione verrà però effettuata soltanto in seguito a conforme decisione di codesta Commissione. Gradirei conoscere, in merito, il punto di vista degli Alleati per il necessario orientamento mio e dello Stato Maggiore R. Esercito. VII. - Qualora il Comando alleato entrasse nell'ordine di idee di accettare la nostra più ampia collaborazione nel campo operativo, riterrei oltremodo utile la costituzione di un paio di divisioni con elementi volontari da trarsi dalla massa dei prigionieri di guerra tuttora nell'Africa del Nord. La formazione di tali divisioni dovrebbe avvenire in posto, inquadrandole coi loro vecchi ufficiali; dette unità verrebbero poi trasportate in Italia per l'impiego una volta approntate. Io che ho comandato tali truppe durante la campagna di Tunisia sono perfettamente sicuro che si batterebbero molto bene accanto alle unità anglo-americane contro l'odiato oppressore della nostra Patria. Nell'eventualità sopra considerata, armi e dotazioni necessarie dovrebbero essere fornite dagli Alleati. VIII. - Nel promemoria in data 17 ottobre riguardante l'impiego delle truppe italiane è rrevisto il trasferimento in continente della maggior parte de contingente delle truppe italiane ora in Sardegna.


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Le unità da trasferire sono in definitiva quelle che occorreranno per garantire la sicurezza interna e delle linee di comuni. cazione a nord della linea Napoli-Foggia fino alla linea Pisa-Rimini (3 divisioni oltre a reparti carri ed artiglieria motorizzata che, se non impiegati come già proposta per operazioni belliche attive, serviranno a migliorare l'efficienza delle divisioni destinate a presidio e garanzia delle linee di comunicazione). Il problema del trasporto di tali unità è già stato prospettata alla Missione alleata con f. 2066 op. del 19 ottobre (v. n. 6 detto foglio). Trattandosi di questione di fondamentale importanza e difficile esecuzione, perché connessa alla disponibilità di tonnellaggio, ritengo che dovrebbe essere studiata fin d'ora ed eventualmente attuata gradualmente con mezzi anche limitati per non trovarsi poi nella impossibilità di darvi esecuzione colla necessaria tempestività a momento opportuno . IX. - Vi ho prospettato, signor Generale, le questioni fondamentali che a mio parere occorrerebbe risolvere per darmi la possibilità di fornire agli Alleati quella efficace, completa c;ollaborazione che costituisce obiettivo essenziale della mia azione di comando. Sono profondamente persuaso che la loro soluzione rientri in pieno nel quadro operativo di stretto interesse del Comando alleato per giungere al più presto possibile e colla maggiore economia di forze e di mezzi alla realizzazione del comune scopo: la cacciata dei Tedeschi dall'Italia. · Rimango quindi fiducioso nell'attesa delle decisioni che in merito vorrà prendere il Comando in capo alleato.

Il maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale Giovanni Messe '

N.B. - Al presenteJoglio 3329 del 29 novembre 1943 sono uniti 2 allegati - relativi ai materiali lasc.iati in Corsica e a quelli richiesti agli Alleati - i quali però vengono omessi per brevità. ·


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Documento 35 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Operazioni P.M. 151, 30 Novembre 1943 RESOCONTO DELLA RIUNIONE TENUTA PRESSO LO S.M.R.E. lL 29 NOVEMBRE ALLE ORE 18,30

Presenti: Il Capo di S.M.R.E.: Ecc. Berardi Il Sottocapo di S.M.: Gen. Mariotti Il Capo della Missione Mil. Alleata: Gen. Brig. Duchesne Interpreti: Col. Vicino Pallavicino e T. Col. Moriarty Segretario: T. Col. Pizzonia 1. - Riorganizzazione delle Forze e Difesa Costiera. BERARD1 - Il maresciallo Messe ha esposto al Gen. Joice un programma di riordinamento delle forze italiane sulla base del documento in data 17 ottobre che rappresenta la volontà degli Alleati.

(lettura del documento) È interesse italiano riorganizzare le nostre forze per poter giungere nei territori italiani man mano liberati con un nucleo di forze, che consenta il mantenimento dell'O.P. (ordine pubblico) E interesse alleato che noi riorganizziamo la difesa costiera perchè, nell'eventualità di un tentativo germanico, non ne siano danneggiate anche le forze operanti A.A. (anglo-americane) DucHESNE - chiede idea all'Ecc. Berardi sulla difesa costiera. Egli ne aveva già parlato con l'Ecc. Arisio, Gen. Pelligra e Gen. Dowler, soprattutto per quanto interessava la Calabria. BERARDI - La Calabria è un paese montano e poi non riveste oggi una particolare importanza ai fini della difesa. Importante invece è il territorio pugliese, in ispecie la penisola Salentina, per la presenza dei più importanti porti ed aeroporti ed anche per la sua vicinanza al territorio occupato dal nemico. Duc HESNE - chiede se sono· state studiate anche le possibilità avversarie di sbarco. BERARDI - Non crede ad uno sbarco in forze. È sempre


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possibile però uno sbarco di pochi elementi, col concorso di paracadutisti, con lo scopo di disturbare l'offensiva alleata o di concorrere ad una eventuale offensiva germanica. D uCHESNE - chiede se anche al Comando Supremo si compiono studi su questa necessità di difesa de[le Pu~lie. BERARDI - La questione è stata rappresentata ancne al C.S. Ora il problema è allo studio presso lo S.M. Lo scopo di questa riunione è appunto quello di procedere d'accordo. Noi abbiamo disponibili, oltre le 10 divisioni previste dal noto documento , un certo numero di divisioni costiere: di queste una parte è già impiegata come manovalanza, il resto conviene sia utilizzato per la difesa costiera, anche se non è possibile portarlo allo stesso grado di approntamento delle prime 10 divisioni di occupazione. _ Desidera conoscere il pensiero del Gen. Duchesne per stabilire insieme un programma di utilizzazione di queste forze . DucHESNE - Dice di esse.re un ufficiale di collegamento e quindi non può prendere impegni. BERARDJ - Le cose ora rappresentate - sul.la base di direttive avute dal Maresciallo Messe - sono state anche dette da quest'ultimo al Gen. Joice. Così come è stretto il collegamento fra l'Ecc. Messe e il Gen. Joice, è opportuno sia quello fra lui e il Gen. Duchesne. DucHESNE - Prevede divergenza di opinione in merito alla difesa costiera, in quanto le idee alleate circa le guarnigioni della Puglia non vanno al di là di 12 btg. BERARDl - Crede siano scarsi. DucHESNE - dice che è bene perciò mettersi d'accordo anzitutto su quanto il nemico può fare. BERARDI - Il nemico può scegliere la direzione d'attacco che vuole. Noi abbiamo pochi mezzi, pochi aut0carri, e nello stesso tempo le distanze sono forti. Bisogna costituire dei nuclei di forze importanti in modo da poter parare all'imprevisto dovunque esso si presenti. ' Non si può pensare ad una difesa continua di opere (che non ci sono e poi servono a J?OCO - vedi Sicilia), meglio avere le forze riunite. Lo studio è m corso. Crede che siano necessarie 3 divisioni, da dislocate opportunamente. DucHESNE - L'idea degli Alleati è invece che questi nuclei di forze possano essere rappresentate dalle divisioni alleate in addestramento nella zona. Ha sentito parlare di campi di addestramento nelle monta-


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gne di Potenza. BERARDJ - Queste sarebbero però molto lontane dalla zona di probabile impiego. È sempre ael parere che la difesa costiera sia organizzata come detto prima e cioè: un sistema di avvistamento e tre nuclei forti che devono servire a ributtare in mare il nemico. Fatto il quadro completo delle esigenze previste dal documento del 17 ottobre, e di quelle per la difesa costiera, si tratta di stabilire: 1) se si è d'accordo su questo quadro; 2) una volta d'accordo definire un progetto di riordinamento delle forze. D ucHESNE - Nulla in contrario per quanto riguarda il riordinamento delle 10 divisioni previste dal documento. Per le altre deve sentire il parere del Comandante in Capo. Inoltre fa notare che non rammenta di aver visto nell'accordo originale, fatto fra Comando inglese e Comando Supremo italiano, il paragrafo riguardante la difesa costiera. Chiede se l'Ecc. Berardi conosce - tramite Gen. Castellano - le idee del Gen. Eisenhower. BERARDI - Non ha relazioni col Gen. Castellano, ma solo con il Maresciallo Messe, del quale segue le direttive. D ucHESNE - Sa che si sta preparando qualche cosa in Algeri, circa l'uso delle divisioni costiere: ma non sa di cosa si tratti. Ritiene che sia opportuno prima definire la questione e poi fare il piano di riordinamento. BER.ARDI - È della stessa opinione perché bisogna sapere sempre quello che si vuole. H a la sensazione che fi nora si sia andato un po' a tentoni. D UCHESNE - Concorda. 2. - Disponibilità ed equipaggiamento e richieste degli Alleati

BERARDI - Dice di non aver potuto aderire a molte richieste degli Alleati perch è non vi è ancora un programma preciso sul da fare . H a autorizzato l'invio delle due divisioni costiere in Campania perchè non si poteva fare altrimenti, pur riconoscendo che ciò avrebbe disturbato il programma di riordinamento di queste

G.U. La richiesta dei due gruppi some~giati, ad esempio, danneggia la riorganizzazione delle 1O divis10ni . D ucHESNE - Domani si recherà al Comando XV Gruppo


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Armate e rappresenterà le questioni e farà conoscere le decisioni. BERARDI - Influisce sulle richieste alleate anche la questione disponibilità di vestiario ed equipaggiamento. Per quali esigenze devono essere impiegate le poche serie di' vestiario rimaste in Puglia? È necessario disporre del vestiario esistente·in Sicilia per poter attuare il programma di riordinamento. DucHESNE - Ha già chiesto notizie circa la destinazione del materiale in Sicilia. Gli è stato risposto che i depositi della Sicilia devono servire per le operazioni che gli Alleati svolgeranno in Jugoslavia. BERARDT - Allora bisognerà rinunciare ai nostri programmi a meno che non siano fornite uniformi alleate. DucHESNE - Concorda anche egli che ci vuole necessariamente un programma ben definito, poichè non si può vivere dall'oggi al domani. BERARDI - L'intenzione del Mar. Messe e sua è quella di lavorare con gli Alleati con la massima chiarezza possibile. Crede perciò che sia meglio rimandare tutte le richieste fatte a quando sarà definito il programma. DucHESNE - Farà del suo meglio per venirci incontro.

3. - Gruppi someggiati DucHESNE - Chiede dove sono ora i gruppi someggiati. BERARDI - 3 grupJ?i sono in Sardegna (di questi, due gruppi hanno dovuto lasciare il materiale in Corsica). In Puglia vi è solo il gruppo della «Legnano», e ciò sarebbe contro i patti stabiliti. DucHESNE - Dice che l'idea alleata è proprio quella di prendere il gruppo della «Legnano»; 1'8a Armata sa già che questo gruppo è pronto. Egli farà presente l'inconveniente rappresentato. BERARDI - Si augura che sia possibile ritirare i grup_pi dalla Sardegna, facendo restituire i pezzi rimasti in Corsica. Preferisce che i pezzi italiani siano serviti da artiglieri italiani che combattano con gli Alleati, piuttosto che siano serviti da artigfieri francesi i quali combattono per il loro interesse. Tanto più che oggi in Corsica non vi è bisogno di queste artiglierie. ·

4. - Centri Amministrativi DuCHESNE - Fa presente che le truppe italiane che combattono con l'8a Armata non hanno alcuna organizzazione logi-


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stica alle spalle. Si riferisce alla richiesta degli enti amministrativi per l'Sa Armata. BER.ARDI - Chiede di poter modificare l'organico previsto dagli Alleati perchè non possiamo dare i mezzi di trasporto. . DucttESNE - Dice che l'organico inviato è soltanto un suggerimento. Ad ogni modo i mezzi di trasporto saranno forniti dagli Alleati. Più presto si costituiranno questi centri, meglio è. In quanto al personale, vi sono a Foggia due ufficiali italiani che parlano inglese e si possono ·adoperare: Esclapon e Pellegrini. Anche il ten. Colonna, che era con il generale Dapino, è utile perchè parla bene inglese. Vi sarebbe anche il ten. colonnello Tuzi, già capo di S.M. del raggruppamento motorizzato. BER.ARDI - Molto bene. Nessuna difficoltà per gli ufficiali proposti eccetto che per il ten. colonnello Tuzi.

5. - Battaglioni per servizi di montagna DucttESNE - Prega di riesaminare il problema della cos.tituzione dei battaglioni per servizi da montagna che sono richiesti per il 7 dicembre. BERARDI - Si può accondiscendere, poichè sono soltanto due. Ma la loro costituzione è sempre subordinata alla disponibilità del vestiario. Gli uomini hanno bisogno di giubba, pantaloni, scarpe, pastrano e coperte. Il miglior modo per risolvere il problema è di prenderli dalla Sardegna (dove vi sono 6 btg. alpini) trasportandoli in aereo. Altrimenti bisogna costituirli in Puglia con personale che non è assuefatto alla montagna; e poi la sottrazione di personale inciderebbe sulle disponibilità di lavoratori. Gli alpini sono anche bene inquadrati. DucHESNE - Chiede elenco esatto di tutto quello di cui abbiamo bisogno J?er equipaggiamento di questi uomini. Se andranno bene questi ausiliari ne prenderemo degli altri. In una divisione si è,dovuto impiegare uno dei tre reggimenti per fare dei portatori. E difficile avere aerei per l'aviotrasporto. Ad ogni modo tenterà rivolgersi ad Algeri; se la proposta_, sarà negativa, prega esaminare la possibilità di costituirli in Puglia. BER.ARDI - Sarà fatto, ma non ne garantisce il rendimento. La montagna è una cosa seria, e per vivere e combattere in montagna ci vogliono i montanari. . DucttESNE - Approva: rappresenterà ad Algeri la necessità dell'aviotrasporto.


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6. - Manovalanza Porto Bari

BERARD1 - Anche questa è una questione di vestiario_ Se ci saranno aperti i magazzini della Sicilia tutti i problemi saranno risolti . Fino a quando noi saremo «handicappati» da queste restrizioni non potremo far niente. Non abbiamo scarpe: le poche esistenti sono tutte di misura grande. DucHESNE - Chiede un elenco del materiale di vestiario esistente e vedrà poi di risolvere la questione perchè è necessario assicurare i lavoratori al porto di Bari. Vi sono state delle lamentel~ contro gli avieri perché sono troppo giovani e poco disciplinati. BERARDI - Sarà rappresentato all'Ecc_ Messe. DucHESNE - S.E. Arisio era presente alla riunione tenuta a Bari. Non sa se ha riferito quanto discusso. BERARDI - Crede di si, il Comando Supremo ha chiesto notizie su Bari per prendere dei provvedimenti. DucHESNE - Insiste sulla importanza fondamentale che ha il porto di Bari sui trasporti per le truppe alleate. BERARDI - Si può dare ancora altra gente, ma non c'è come vestirla. La soluzione del problema potrebbe essere resa più facile se si assumesse della mano d'opera civile. DucHESNE - Non c'entra in questa faccenda. L'interessante per lui è avere a Bari 1O mila lavoratori altrimenti le navi non possono essere scaricate. BERARDI - È impossibile mandare gli uomini svestiti_ Chiede autorizzazione usufruire magazzini della Sicilia e che non siano frapposte difficoltà. DucHESNE - Spera che Ecc. Berardi non insista su questo punto di vista, perchè la questione di Bari dà molto da pensare. BERARDI - «Autorizzate _erelevamento vestiario e noi faremo tutto quello che si potrà fare»_ Occorrono a Bari ancora 3.600 uomini circa: saranno dati, ma poi non vi sarà più niente nei magazzini, bisogna 'per forza ricorrere a quelli della Sicilia. DucHESNE - Desidera elenco dei materiali di vestiario ed equipaggiamento che sono in Sicilia. Lo presenterà al Gen. Alexander ed appoggerà la richiesta. · BERARDI - Dice che siamo giunti al limite delle disponibilità e si augura che non vi siano più richieste, perchè non ci sono più uomini. ' I 3_600 uomini per Bari saranno dati entro il 5 dicembre: la richiesta alleata era per il 7.


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Rivolge preghiera personale perchè si eviti che la truppa italiana sia impiegata a scaricare carbone. Si tratta solo di 300 uomini a Brindisi. Ciò è troppo umiliante per dei soldati, per cui fa appello al sentimento di soldato del generale Duchesne. DucHESNE - Promette di provvedere a che lo scarico del carbone sia fatto da civili.


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Documento 36 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Operazioni Prot. n. 2630/0p. V. Riservato

P.M. 151,2 dicembre 1943

Al Comando Supremo

Sede

Oggetto: Missione Militare Britannica Rispondo al fonogramma n. 3238 del 26 novembre u.s. I - Composizione della Missione Militare Britannica: è stata comunicata a Codesto Comando Supremo dalla stessa Missione, con foglio A .SD/2/10 in data 30 novembre u.s. diretto anche a questo Stato Maggiore. Per quanto riguarda il personale di truppa, la Missione ha fatto conoscere che invierà altra comunicazione. Da informazioni verbali risulta che essa dispone di circa 80 fra sottuf~iciali e truppa (Quartier Generale) e di una ventina di automezzi. Presso la Missione trovasi anche la stazione r. t. R 200, già in servizio presso il Comando della r Armata, per il collegamento r. t. col Comando XXXI Corpo d'Armata.

II - I compiti della Missione sono specificaci nel foglio A/ 5 AC/8/2/ (Ops) in data 6 corr. del Comando XV Gruppo Armate anglo-americane. III - Allo scopo di evitare interferenze, ora che il Comando della Armata è sciolto, si rappresenta l'opportunità che la Missione Britannica passi a disposizione di questo S. M.R.E., col quale tratterà sia le questioni riguardanti le truppe già dipendenti d~la Armata, sia quelle riguardanti le FF.AA. della Campama.

r

r

Il Sottocapo di Stato Maggiore Gen. A. Mariotti


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Documento 3 7 R. MISSIONE MILITARE ITALIANA PRESSO IL COMANDO IN CAPO ALLEATO N. 688 di prot. Segreto Oggetto:

Algeri lì 8 dicembre 1943

Intendimenti operativi degli Alleati

Al Comando Supremo Il comando alleate aveva, subito dopo la conquista di Napoli, elaborato un piano operativo che considerava l'attacco da terra del Gruppo d1 Armate di Alexander e lo sbarco contemporaneo sulle coste Tirreniche, nei pressi di Roma, e sulle coste Adriatiche vicino a Pescara. Senonchè gli stati maggiori inglesi ed americani tolsero, ad un certo momento, dal Mediterraneo, molto naviglio da trasporto e quasi tutti i mezzi da sbarco per rimetterli in efficienza in vista della grande offensiva di primavera. Questa sottrazione ha messo in gravi difficoltà il Comando in Capo che ha dovuto rinunciare, non soltanto a quei progetti, ma anche ad inviare altre divisioni in Italia. Il piano operativo quindi ha subito delle modifiche per le quali è rimasta in programma soltanto l'azione da terra. Nella recente conferenza del Cairo, il generale Eisenhower è riuscito ad ottenere un aumento di naviglio e soprattutto di mezzi da sbarco, che però gli sono stati concessi soltanto per un certo periodo di tempo, ossia fino al 15 gennaio p.v., dopo di che 1~ navi dovranno essere inviate in Inghilterra. E stata iniziata subito, da parte del comando in capo, la preparazione dell'operazione anfibia, riprendendo il vecchio progetto che il generale Smith spera di poter mettere a punto prima che scada il termine sopradetto, sebbene la preparazione importi un lavoro molto lungo di per se stesso e ancora più lungo data la lentezza e la metodicità degli ambienti militari alleati. Se sarà possibile questo e se, contemporaneamente, il gene-· rale Alexander avrà raggiunto con la sua ala sinistra Frosinone, l'operazione complessa verrà attuata. È necessario che nel frattempo le truppe siano circa a Frosinone, cioè a non grande di-


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stanza dalla località ove avverrà lo sbarco, per poter effettuare il duplice attacco da terra e dal mare senza dare al nemico la possibilità ed il tempo di parare un colpo dopo l'altro. L'offensiva m atto ha per obiettivo Roma, che non sarà facile raggiungere soltanto con operazioni da terra. . La sa armata incontra molte difficoltà perché ha davanti a sé la maggiore resistenza tedesca; se riuscirà ad averne ragione è probabile che possa giungere a Frosinone perché il generale Clark è meno lento del generale Montgomery. Ho saputo dal generale Smith che recentemente il generale Montgomery ha telegrafato dicendo che le proprie truppe avevano sfondato la posizione di resistenza tedesca e che egli si accingeva a riordinarle per poi muovere su Pescara. Il generale Eisenhower gli ha risposto «prima muovete su Pescara e poi riordinerete le vostre truppe». Quale effetto abbia avuto questo telegramma sul testardo comandante della ga Armata non si sa ancora, ma il fatto spiega molte cose. La deficienza di naviglio in Mediterraneo ha anche prodotto una crisi nei rifornimenti delle popolazioni civili italiane le quali oggi sono in peggiori condizioni di qualche mese fa. Ciò preoccupa il comando alleato a tal punto che è stato deciso di dare, d'ora innanzi, la precedenza ai rifornimenti per le popolazioni sui trasporti operativi. In definitiva è da ritenere che ci sia ancora la volontà di raggiungere presto Roma e che sarà fatto tutto il possibile. Se ciò, per disgrazia, non potesse avvenire entro i termini di cui ho detto sopra andremo fatalmente a primavera quando sarà sferrato il famoso grande attacco contemporaneo su tutti i fronti.

Il Generale Capo della Missione G. Castellano '


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Documento 38 COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO Nella risposta riferirsi al n. 471 Segreto

15 dicembre 194 3

PROMEMORIA

per S.E. il Maresciallo .Messe Capo di S.M. Generale Con riferimento al Vostro foglio 3748/0p del 13 dicembre, ho l'incarico di informare V.E. che le seguenti armi e munizioni debbono subito essere poste a disposizione del Comando in Capo delle Forze Alleate traendole dalle disponibilitĂ italiane nella Penisola e in Sardegna: Mortai da 45 Mortai da 81 Pezzi da 47 /32 Mitragliatrici cal. 8 Mitragliere e.a. da 20 Colpi per mortaio da 45 Colpi per mortaio da 81 Colpi per pezzi da 47/32 Colpi per mitragliatrici cal. 8 Colpi per mitragliere e.a. da 20

800 300 180 1.040 210 160.000 60.000 10.000 4,720.000 230.000

Nel soddisfare tale richiesta, tenere presente che i seguenti quantitativi di armi e munizioni debbono essere tenuti in riserva per i reparti italiani ora assegnati alla 5a Armata e per una divisione il cui impiego è allo studio: Mortai da 45 Mortai da 81 Pezzi da 47/32 Mitragliatrici cal. 8 Mitragliere e.a. da 20 Colpi per mortaio da 45 Bombe g.a. per mortaio da 81 Bombe g.c. per mortaio da 81 Colpi per pezzi da 47/32

128 96 40 72 20 100.000 24.000 8.000 22.400


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Colpi per mitragliatrici cal. 8 Colpi per mitragliere e.a. da 20

506.000 56.000

Mi rendo perfettamente conto del punto di vista di V.E. sulle spiacevoli conseguenze di tale cessione di armamento da parte dell'Esercite Italiano, ed ho fatto presenti al Comando in Capo Alleate le Vostre osservazioni contenute nel citato foglio del .13 dicembre_ La Missione Militare presso l'Esercito Italiano è incaricata di prendere i necessari accordi con lo S.M.R.E. per la cessione dei materiali che si trovano in Italia. Il colonnello Simmons è incaricato dello stesso compito per i materiali che si trovano in Sardegna. Maxwell D. Taylor Brigadiere generale USA


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D ocumento 39 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni N. 3843/0p di prot. Segreto O ggetto:

18 dicembre 1943

cessione di armi e mumz1oni

Al Signor Generale Presidente della Commissione Alleata di controllo Ho già impartito disposizioni allo S.M.R.E. per l'approntamento e la consegna delle armi e munizioni di cui al vostro foglio 471 del 15 dicembre. D esidero tuttavia farvi noto, con tutta franchezza, che l'ordine impartito dal Comando in Capo Alleato costituisce per me una vera e inaspettata delusione. Sono rientrato dalla prigionia col fermo proposito di esplicare tutta la mia opera per rimettere in efficienza le Forze Armate italiane allo scopo essenziale di poter dare la massima collaborazione alle armate anglo-americane, per il raggiungimento del comune obiettivo di scacciare i Tedeschi dalla penisola. Col mio foglio 3329/0p del 29 novembre ho rappresentato la necessità mimme per ottenere tale scopo, e confidavo che il Comando in Capo, nel quadro della cobelligeranza, avrebbe preso in benevola considerazione le inie proposte. Il soddisfacimento dell'attuale richiesta comporterà non solo l'esaurimento delle disponibilità di magazzino nella Penisola e in Sardegna, ma altresì il ritiro delle armi alla quasi totalità dei reparti . Nell'unito specchio (allegato 1 - omesso) sono riportati i dati relativi alla disponibilità nella Penisola e in Sardegna ed alle armi attualmente in distribuzione ai reparti. Risulta così che soddisfatte le richieste del Comando in Capo Alleato e garantita la disponibilità di armi prescritta per il I Raggruppam ento motorizzato e per la divisione «Legnano»: - quasi tutte le unità rimarranno prive di mortai da 45 e da 81;


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- tutte le unità rimarranno prive di mitragliere da 20, per le quali non è possibile soddisfare completamente la richiesta; - 7 divisioni rimarranno prive di p ezzi da 47/32; - rimarranno privi di mitragliatrici da 8 tutti i reparti non indivisionati (battaglioni mitraglieri in difesa costiera, reparti di artiglieria ecc.). Inoltre è da notare che il munizionamento che deve essere riservato p er il I Raggruppamento motorizzato e per la divisione «Legnano» è molto al di sotto delle 20 unifoc delle quali i comandi alleati giustamente prevedono la disponibilità per le unità operanti (allegato 2 - omesso) e che, data la mancanza di stabili~enti di produzione, non hanno alcuna possibilità di reintegrazione. È superfluo che Vi esponga, signor Generale, le ripercussioni morali di simile provvedimento sulle truppe e sui comandanti e la grave delusione e la pessima impressione sul pubblico italiano quando inevitabilmente ne verrà a conoscenza. A parte la grave menomazione di efficienza materiale che ne deriverà . Qualora la situazione che si verrà così a creare dovesse essere decisiva, e comunque permanesse a lungo, ne verrebbe sostanzialmente compromessa la possibilità di fare fronte an che ai compiti minimi previsti per l'Esercito Italiano dal promemoria della Missione Militare Alleata del 17 ottobre, nonchè alle necessità presenti e future dell'ordine pubblico. Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale Giovanni Messe


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Documento 40 C O MANDO SUPREMO Ufficio Operazioni 21 dicembre 1943

Riunione tenuta nel pomeriggio del 20 dicembre 1943 in S. Spirito presso la sede del XV Gruppo Armate anglo-americane Presenti: Parte anglo americana: Gen. Eisenhower, comandante in capo delle Forze alleate Gen. Alexander, comandante del XV gruppo armate Gen. Smith, capo di S.M. del gen. Eisenhower Gen. Richardson, capo di S.M. del gen. Alexander Gen. Joyce, presidente della Commissione alleta di controllo Gen. Taylor, capo di S.M. della Commissione alleata di controllo Gen. Robertson, comandante dello Scaglione amministrativo avanzato del Comando in capo alleato. Parte italiana: Maresc. Badoglio Maresc. Messe. Si è trattata anzitutto la questione della fiducia che gli A nglo-americani devono avere nelle truppe italiane, indipendentemente dalle prove fornite nelle operazioni della Sicilia, ed in relazione invece a quelle date dai nostri soldati nella Grande G uerra, in Tunisia e attualmente sul fronte della 5a armata. La parte anglo-americana, dopo aver fatto l'elogio del comportamento del Raggruppamento motorizzato, riconosce che si aeve ritenere che gli Italiani torneranno a battersi come una volta, pure ammettendo che per questo occorrerà un certo tempo . Comunque, è stata accettata, come questione di principio, una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire. Se ciò non si potrà attuare subito, come desiderabile, si deve alle gravi difficoltà incontrate dagli Anglo-americani per mettere . le truppe italiane in ordine, come ·armamento ed equipaggiamento, data la crisi alleata nei trasporti via mare. La parte anglo-americana vuole provvedere anche all'alimentazione della popolazione civile italiana (confessa che sulla


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entità dei rifornimenti al riguardo erano stati fatti calcoli errati)) oltre a provvedere all'armamento ed altequipaggiamento delle truppe italiane. Gli Alleati ritengono di dover dare la precedenza ai bisogni della popolazione civile.

In sede di precisazione, si è stabilito: - le truppe italiane destinate a combattere devono avere armamento ed equipaggiamento non inferiore a quello anglo-americano: per questo, provvederanno gli Alleati; - le truppe italiane che hanno compito di unità di occupazione, dovranno essere armate ed equipaggiate dalla parte italiana; è previsto il concorso anglo-americano per il vestiario.

Per La manovalanza, gli Alleati forniranno il vestiario (in particolare scarpe) che risulterà mancante alla parte italiana, d?po l'utilizzazione dei materiali italiani attualmente a disposiz10ne. La divisione « Legnano» sarà approntata: e così pure il battaglione arditi richiesto dal gen. Alexander. Sarà mantenuto a numero ed in efficienza il I raggruppamento motorizzato. È accettato il principio di una più larga partecipazione, in seguito, oltre la «Legnano», sempre in relazione alle possibilità dei mezzi di trasporto. È accettata senz'altro la richiesta della libera disponibilità del vestiario ed equipaggiamento della penisola. Per tale materiale, dislocato nei magazzini deLLa Sardegna e della Sicilia, la parte italiana ne chiede la libera disponibilità, proponendo di studiare la possibilità di trasporto con mezzi di piccolo cabotaggio e con l'utilizzazione, per lo sbarco, dei porti secondari. , La parte anglo-americana aderisce di massima, ma si riserva di dare risposta in base allo studio della questione dei trasporti. La parte anglo-americana, ha assoluto bisogno dell'armamento che ha richiesto alla parte italiana perché è necessario aumentare l'armamento dei partigiani jugoslavi, affinché questi possano impegnare il maggior numero possibile di divisioni tedesche . La parte italiana rappresenta però che se le viene sottratto


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l'armamento attualmente disponibile nella penisola, in Sicilia ed il?- Sardegna, non sarà in grado di armare le divisioni di occupazione. La parte anglo-americana comunica che studierà una soluzione della questione che tenga conto delle due necessità: per quanto concerne l'ultima forte richiesta di armi, si riserva di riesaminarla e di deciderla. Sarà destinato un generale alleato per trattare direttamente col Comando Supremo le questioni di armamento e di equipaggiamento. La parte italiana chiede che sia facilitato il rientro in Patria dei prigionieri già richiesti e di quelli che lo saranno. La parte anglo-americana promette di fare al riguardo tutto il possibile.

Impressioni complessive. Animati da maggior comprensione sono ap1;arsi i generali Eisenhower e Smith; quest'ultimo è quello che m sostanza ha trattato i problemi relativi alla parte italiana. Il generale Alexander è sembrato un po' meno accessibile, per quanto, una volta assicurato che saranno soddisfatte alcune sue particolari richieste, si sia associato alle conclusioni, sia pure con un certo sforzo.


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Documento 41 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni

Segreto

1 gennaio 1944 Appunto

Conclusioni, circa i provvedimenti a favore del I Raggruppamento motorizzato, del colloquio del 31 dicembre 1943 tra il maresciallo Messe ed il generale Berardi. 1° - Assegnazione del 68° reggimento fanteria, in sostituzione del 67° reggimento fanteria, attualmente al Raggruppamento, che pur rimanendo in forza al Raggruppamento stesso, verrà ritirato per riordinarsi, rimanendo per l'impiego a disposizione dello S.M.R.E. Si prevede che il 68° fanteria sarà pronto al massimo tra 15 giorni: saranno immessi subito in tale reggimento i 600 complementi già pronti per il Raggruppamento. 2° - Il 13° reggimento bersaglieri, che andrà a far parte del Raggruppament0, e di cui è già stata ordinata la costituzione, sarà su due battaglioni, il LI (già al Raggruppamento) che riceverà i complementi in approntamento (370, di cui 150 già pronti) ed il XXXIII (forza: 700) che dovrà venire dalla Sardegna. 3° - Saranno subito avviati 2 plotoni mortai da 81 di nuova costituzione (raggiungeranno il Raggruppamento con i comple. menti del LI battaglione). 4° - Prevista assegnazione del battaglione arditi «Boschetti», attualmente in Sardegna, .che o sarà impiegato direttamente dal Raggruppamento, o, pur rimanendo in forza al Raggruppamento stesso, sarà impiegato dalla 5a Armata americana. 5° - Assegnazione di 200-250 moschetti automatici, in relazione alla disponibilità di munizionamento. Se il munizionamentO non sarà sufficiente, si farà richiesta di tale numero di moschetti automatici alla parte anglo americana.

p .c.c.

maggiore in s.S.M. Luigi Vismara


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Documento 42 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO N. 5566/6-1 -2 SP/V di prot.

P.M : 151 , 3 gennaio 1944

Oggetto: Responsabilità

Ai Signori Generali Come ho già detto nei colloqui tenuti con voi, intend o che sia chiarito nelle menti di tutti i comandanti - e particolarmente in quelle dei subalterni e dei sottufficiali - il concetto di responsabilità. Particolare cura sia messa nell'imprimere tale concetto negli animi degli allievi aspiranti a qualsiasi grado di comando (scuole, accademie, plotoni d'istruzione di ufficiali e sottufficiali ecc.) R ESPONSABILITÀ

SIGN IFICA

CHE

TL

COMA NDANTE

È

IL

REPARTO CHE EGLI COMANDA .

Pertanto il comandante ha il merito di quanto qualsiasi appartenente al suo reparto faccia di buono e la colpa di quanto faccia di male. Queste concetto sia diffuso con la parola e con l'esemplificazione. Ottimo sistema quello che il comandante la compagnia riunisca quotidianamente gli ufficiali e i graduati e spieghi i casi del giorno in cui il concetto di responsabilità è stato applicabile ed applicato nel senso da me indicato . Altrettanto in grado più elev~to facciano periodicamente i comandanti di battaglione e di reggimento . E per ultimo i comandi di vario ordine stabiliscano chiaramente le responsabilità di ogni comandante e - sia negli elogi (che debbono abbondare), sia nei richiami - si rivolgano anzitutto ai responsabili diretti, evitando l'errore di gravare unicamente sui comandanti di reggimento . Di questi ultimi la responsabilità è chiamata in causa solo quando le responsabilità de1 singoli non siano state chiaramente stabilite o quando una manchevolezza abbia raggiunto proporzioni tali da coinvolgere il sistema di comando del reggimento intero.

Il Capo di Stato Maggiore P. Berardi


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D ocumento 43 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Personale

P.M. 151, lì 12 gennaio 1944 P ROMEMORIA

Per l'Eccellenza De Stefanìs Per sig. gen. Utili, Comandante I Raggruppamento Motorizzato Durante una visita ai complementi approntati dal LI C.A. per il I Raggruppamento Motorizzato l'Eccellenza il Capo di S.M. da quanto gli è stato riferito dagli ufficiali comandanti dei reparti è venuti nella decisione di: - prendere a carico dei militari che ritardano nel rientrare dalla licenza oppure che si allontanano arbitrariamente dai reparti provvedimenti radicali. Per iniziare con qualche esempio ha dato disposizioni per trasferire in Sardegna i bersaglieri Ferrone Giuseppe, Lucchiena Antonio, Notaro Francesco, Summa Antonio i quali sono rientrati vari giorni dopo lo scadere della licenza; - rimandare i non volontari ai reparti di provenienza perchè detti elementi non farebbero altro che portare nei reparti già in linea e pieni di entusiasmo una nota di demoralizzazione; - non fare affidamento sull'elemento locale per i volontari; su 49 provenienti dal centro di Cavallino 20 sono scappati. Si proceda alla loro scelta solo se elementi che diano sicuro affidamento. Inoltre ha portato la sua attenzione su alcuni desideri manifestati da qualche militare: - il Ten. Di Primio già del 6° Bers. in Russia còn l'Ecc. Messe, ha fatto presente che i bersaglieri del XXIX btg., volontari per il raggruppamento, non desiderano rientrare al btg. di provenienza perchè il loro comandante Magg ..... ha loro rivolto all'atto della partenza parole di rammarico e di sdegno; - l'Eccellenza il Capo di S.M. ha interessato la Curia Castrense per provvedere all'assegnazione al LI btg. bersaglieri del padre passionista di Manduria Pomes Fedele; - gli artiglieri hanno manifestato il desiderio di essere incorporati in un'unica btr. - Anche la cp. bersaglieri desidera es-


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sere tenuta tutta unita. Si fa presente quanto sopra affinchè: - si porti a conoscenza degli interessati quanto è stato disposto per venire loro incontro; - si cerchi di eliminare gli inconvenienti rilevati; - si disponga, nei limiti del possibile, per accontentarli tutti nelle richieste fatte.

Il Sottocapo di Stato Maggiore Gen. di Div. A. Mariotti p.c.c. il Colonnello in s.S.M. Capo Ufficio Operazioni Francesco Lella


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Documento 44 UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON LA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO

N. 0085/LP Riservato

15 gennaio 1944

Appunto per il Comando Supremo Si trasmette l'elenco dei nominativi richiesti telefonicamente ieri dal Sig. Maggiore Boscardi: GENERAL SIR H ENRY MAITLAND WrLSON - Commander-inChief Mediterranean Theater, Allied Forces LIEUTENANT GENERAL JACOB D EVERS - Deputy Commanderin-Chief Mediterranean Theater, Allied Forces GENERAL Dw1GHT D. EISENHOWER - Commander-in-Chief, European Theater Allied Forces MAJOR GENERAL W ALTER B. SMITH - Chief of Staff to Commander-in-Chief, European Theater Allied Forces.

Il Capo Ufficio Collegamento Col. Edo Rossi


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Documento 45 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni 16 gennaio 1944

Principali enti di collegamento presso gli Alleati Missione militare italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate:

Generale Colonnello S.M. Capitano Vasc. Capitano freg. Ten.Col. R.A. Ten. Col. Maggiore s.S.M. Capitano S. Tenente

Castellano Pederzani Giuriati Galletti Tioli Gaetani Tessitore Guarrasi Lanza

Missione militare italiana di collegamento con il Comando XV Gruppo Armate:

Colonnello S.M. Maggiore R.A. Capitano

Negroni Ricci Cerulli

Ufficio di collegamento presso Commissione Alleata di Controllo

Colonnello Capitano corv. Maggiore Tenente vasc. Tenente art.

Rossi Edo Lovatelli Campiello Lanfranco Apostolo Vicini - Grottanelli


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Nuclei di collegamento ufficio I:

sa Armata ga Armata

Ten. Col. S.M. Ca~tano S. enente

Di Marco Pezzoli Di Francesco

Ten. Col. S.M.

Esclapon

{ {

Capitano

Pellegrini


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Documento 46 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Servizi - Sezione S.M. N. 1/133/Serv. di prot. Segreto P.M. 151, lì 17 gennaio 1944 Oggetto: Rifornimento truppe Montenegro Al Comando Supremo Ufficio Operazioni - P.M . 151

Questo S.M. ha disposto per l'approntamento di tutti i materiali munizioni e viveri, destinati alle truppe operanti in Montenegro di cui ai fogli 3490-4045-10061-10157/0p. rispettivamente del 3 e 26 dicembre 1943, 3 e 8 corrente. Però, per insufficienza di locali solamente una parte di tali rifornimenti è stata fatta affluire all'aeroporto, mentre i rima-· nenti saranno inviati via via che vengono smaltite le giacenze. Circa il ritmo dei trasporti sta di fatto che dal 28 novembre u.s. ad oggi, solo due velivoli hanno compiuto la missione, uno dei quali recentemente ha trasportato, tra l'altro, 200 Kg. di materiale sanitario e 20 milioni (nel viaggio di ritorno ha portato 13 feriti che sono stati ricoverati all'ospedale di Lecce). Pare che, nel periodo predetto, la mancata effettuazione dei trasporti sia dipesa soprattutto dalle avverse condizioni atmosferiche e, nelle giornate favorevoli al volo, dalla mancanza della scorta che avrebbe dovuto fornire la parte alleata. All'aeroporto attualmente sono pronti numerosi colli contenenti scarpe, indumenti e munizioni per armi portatili, queste ultime però non certo in misura adeguata ai bisogni giacchè per attutire l'urto nella caduta al suolo ed evitare che esse possano deformarsi, vengono prese particolari cautele, consistenti nell'avvolgere negli indumenti un determinato numero di pacchetti di cartucce. Questo espediente non può evidentemente consentire un abbondante rifornimento come sarebbe desiderabile in relazione alle richieste urgenti di cui ai citati fogli 4045 - 10061 - 10157/ Op. Inoltre, allo stato attuale delle cose, non è possibile l'invio


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delle bombe da mortaio da 81 e delle materie liquide, poichè, per poterlo fare, gli aerei dovrebbero atterrare, cosa invece che non sembra prevista. Questo S.M., pur rendendosi conto delle notevoli difficoltà da superare, propone che settimanalmente uno o due apparecchi (del ti_po che ha trasportato i feriti, il quale può atterrare) siano adibiti esclusivamente per il trasporto delle munizioni e altri materiali delicati che non possono essere lanciati.

Il Sottocapo di Stato Maggiore A. Mariotti

p.c.c. il Ten. Col. di S.M. Capo Sezione S.M. A. Checchia


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Documento 4 7 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO SITUAZIONE DELL'ESERCITO ITALIANO (gennaio 1944) Ente

Dislocazione

Forza ufficiali sottuff. e truppa

Comando Supremo Ministero Guerra

Brindisi Lecce

66 290

583 1.080

Stato Maggiore R. Esercito

Lecce Puglia zona Lecce

124 59 572

554 1.467 5.185

Comando generale truppe Campi riordinamento

Comando IX C.A. Truppe Corpi Servizi 209a divisione Difesa contraerea Vigilanza aeroporti e antiparacadutisti

Comando LI C.A. Truppe Corpi Servizi Divisione "Piceno" Divisione "Legnano" Brigata speciale 231 a divisione Base Brindisi 68° fanteria

Comando XXXI C.A. Truppe Corpi Servizi Divisione "Mantova" 211 a divisione 212a divisione Difesa contraerea Difesa antiparacadutisti

Bari Puglia Bari e zona 8a Armata Puglia Puglia

174 1.153 1.807 31.593 425 7.158 199 164

2.767 1.672

Francavilla Puglia Martina Franca/ Fasano Manduria/Gròttaglie prov. Lecce prov. Lecce Brindisi Grottaglie

62 599 573

417 8.364 9.528

233 289 171 41 94

3.939 4.405 2.229 1.358 2.275

Catanzaro Calabria Nicastro/Catanzaro Reggio/Vibo/Locri Cosenza/Castrovillari Crotone/Sila Calabria

194 451 297 235 257 68 16

693 7.207 4.085 2.349 3.027 1.054 178


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segue: Situazione dell'Esercito Italiano (gennaio 1944)

Ence

Dislocazione

Forza ufficiali sottuff. e truppa

Truppe depositi

Calabria

610

5.780

Comando Campania 2r divisione Comando Truppe I brigata motorizzata 21 oa divisione 113° fanteria Difesa contraerea 3\ 4\ sa, .6a compagnia someggiata 7° reggimento montagna e X compagnia someggiata Truppe zona e depositi CC.RR. e Guardia Finanza

Napoli Napoli/Salerno zona Capua zona sa Armata Campania Napoli Napoli zona sa Armata

45 160 49 373 256 127 44 30

272 2.195 1.180 5.046 4.862 2.193 406 1.598

Persano/Capua

111

781

Comando Sardegna Comando truppe Servizi Gruppo Granatieri Gruppo corazzato Divisione "Bari" Divisione "Calabria" Divisione "Cremona" Divisione "Friuli" Divisione "Nembo" 203a divisione 204a divisione 20sa divisione 22sa divisione 226a divisione IV Brigata XXXIII Brigata Difesa contraerea Truppe zona e depositi Gruppi manovalanza

Cagliari Cagliari

Campania Italia continentale

Iglesias Sanluri Paulilatino Sassari Pattada Macomer Sanluri Cagliari Sassari Iglesias Alghero Tempio Pausania Tempio Pausania Arborea

1.200 3.525 323 19.389 192 803 803 317 294 527 524 611 522 355

SÌS 366 528 345 395 329 189 419 1.055 128

764 18.596 8.737 6.764 3_977 12.557 8.845 13.802 13.074 4_877 8.488 6.376 8.177 8.213 7.166 6.738 3.144 3.873 14.714 5.374


297

DOCUMENTI

segue: Situazione dell'Esercito Italiano (gennaio 1944)

Ente

Forza ufficiali sottuff.

Dislocazione

e truppa

CC.RR.

45 30

Guardia Finanza

3.480 1.107

Truppe Sicilia 490 10.732

Divisione "Sabauda"

Corsica, Balcania ecc. Riepilogo forza

mancanza di dati certi ufficiali

sottuff. e truppa

- Italia continentale - Sardegna - Sicilia - ali' estero

10.788 9.102 490 mancanza di dati certi

150.436 174.843 10.732

Totale

20.380

336.011


298

MMIA • SMRE

Documento 48 SOTTOCOMMISSIONE PER L'ESERCITO COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO COMANDO ARRETRATO (M.M.I.A.) Lequile (Lecce) 17 febbraio 1944 Segreto G/6/19

A . S.E. il Maresciallo Messe Capo di Stato Maggiore Generale Eccellenza, in conformità con le istruzioni ricevute dal Comando delle Forze Alleate io scrivo per informarvi delle seguenti modifiche delle direttive per l'esercito italiano:

1) La forza totale delle Forze Armate italiane, comprendenti la Marina, l'Aviazione, l'Esercito ed i Carabinieri, non potrà superare i 500.000 uomini. Tale numero è soggetto ad essere rivisto e ridotto in seguito. 2) Le direttive relative alle razioni viveri ed al vestiario da provvedersi da parte alleata alle Forze Armate italiane, sono esposte nella lettera del Comando Forze Alleate N .AG 499-1 (Italia) GDS-AGM in data 9 gennaio, la quale vi è già stata trasmessa con f 0 n. NEF/MMS in data 19 gennaio . Circa le riserve italiane, quelle catturate in Sicilia sono state destinate ad altri scopi eccettuata una certa esuberanza che vi viene consegnata; quella in Sardegna e nel continente sono a vostra disposizione. 3) Riguardo l'esercito in particolare: a) una divisione deve essere equipaggiata con riserve italiane ' e portata in linea in una data prossima. b) due ulteriori divisioni con compiti di sicurezza interna devono venire dislocate una in Puglia ed una in Calabria. Devono essere equipaggiate come permettono le riserve esistenti e addestrate in vista di un possibile impiego bellico. c) La forza totale delle tre divisioni sopramenzionate non deve superare i 32 .000 u omini. Il Gruppo Dapino e la divisione Nembo devono essere comprese in questo totale. d) La divisione Sabauda deve essere equipaggiata in modo adatto al suo compito di sicurezza interna in Sicilia.


DOCU MENTI

299

e) Il rimanente dell'esercito italiano sarà a disposizione del Comandante in Capo delle Forze Alleate del Mediterraneo Centrale. Questi stabilirà la forza necessaria per la difesa della Sardegna e sul continente per gli scopi di sicurezza interna a nord della linea Napoli-Foggia in relazione alle circostanze. 4) Unisco nell'allegato "A" la lista dei reparti richiesti nell'immediato futuro per l'impiego con gli Alleati. Essi sono in ordine di precedenza per quanto è possibile stabilire con le mutevoli circostanze della guerra. 5) Circa i trasporti marittimi da fornire rimane stabilita una quota mensile di 10.000 uomini. A causa delle recenti diminuzioni dovute alla smobilitazione sul continente e in vista di già annunziate richieste urgenti di mano d'opera e di personale di guardia in campagna, 10 battaglioni sono compresi nell'allegato "A" con preceaenza sulla divisione Nembo. Se si possono trovare sul continente uomini in numero sufficiente per soddisfare le necessità del programma, tali battaglioni possono essere rimandati ad un tempo futuro e correlativamente accelerato il trasferimento della divisione Nembo. 6) Ci sarà una riunione sotto la presidenza del Luogotenente Generale Sir Noel Mason-MacFarlane quando voi avrete avuto il tempo debito di considerare il programma. Se vorrete informarmi quando sarete pronto per tali discussioni, io combinerò la data e la locahtà di essa.

Per il Vice Presidente della Commissione Alleata di Controllo Brigadiere G. Duchesne Sottocommissione per l'Esercito A CC


300

MJvUA - SMRE

Documento 49 SOTTOCOMMISSIONE PER L'ESERCITO COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO COMANDO PRINCIPALE (M-M . I.A.) Leq uile (Lecce) Segreto G/6120

18 febbraio 1944

Oggetto: Divisione Cuneo. A S.E. il Maresciallo Messe Capo di S.M. Generale

Eccellenza 1. - Invio qui copia delle istruzioni ricevute dal Comando delle Forze Alleate: "Come già deciso la Divisione Cuneo sarà trattenuta in Pa:.. lestina ed il personale, eccettuati gli ufficiali in soprannumero, sarà impiegato per quanto possibile come lavoratori e il rimanente organizzato come compagnie del Genio Zappatori nel Medio Oriente. Si concorda che il generale Soldarelli visiti la divisione in Palestina per la durata di soli sette giorni allo scopo di comunicare alla divisione stessa le disposizioni relative al suo impiego. Combinare trasporto diretto dèl generale Soldarelli dall'Italia alla Palestina ed il ritorno immediato dopo sette giorni".

2. - Se darete conferma che il generale Soldarelli è i,mmediatamente disponibile, combinerò il viaggio per via aerea . . G. Duchesne Brigadiere Sottocommissione per l'Esercito Commissione Alleata di Controllo


301

DOCUMENTI

Documento 50

(stralcio) STAT O MAGGIORE GENERALE 19 febbraio 1944

Riservato Memoria

II. - Condizioni sfavorevoli derivanti dalla linea di condotta da parte degli organi alleati Possono sintetizzarsi: - nel persistente regime armistiziale con conseguente rigido controllo non solo di ogni nostra iniziativa ma anche di ogni questione di ordinaria amministrazione; - nell'immutata tendenza a utilizzare il nostro concorso alla lotta comune piĂš attraverso l'impiego in servizi ausiliari che non come combattenti; . - nel trattamento di vitto ed equipaggiamento nettamente inferiore a quello dei militari alleati ; - nella ormai raggiunta e giusta convinzione del nostro soldato che dopo tante prove di sacrificio e piena collaborazione alla causa delle Nazioni Unite, non meritiamo queste persistenti condizioni d'inferioritĂ morale e materiale; - nell'amara constatazione del mancato riconoscimento da parte delle Nazioni Unite di un nuovo "status" ai prisionieri di guerra o meglio della concessione di un graduale loro nmpatrio; - nel rilevare il trattamento scoraggiante (da prigionieri di guerra) che da parte degli organi alleati viene spesso usato ai patrioti che sono costretti a passare le linee per effetto dei rastrellamenti nemici o per altre ragioni; - nell'apprendere dichiarazioni ufficiali nei riguardi del nostro Paese da parte di statisti alleati (quali ad es . quella recente del Ministro Eden alla Camera dei Comuni), cne rinnovano umiliazioni dolorose ed inutili, aumentando il tormento sulle incognite dell'avvenire della Nazione .


302

MMIA- SMRE

Documento 51 SOTTOCOMMISSIONE PER L'ESERCITO COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO COMANDO GENERALE (M.M.I.A.) Lequile (Lecce) Segreto G/6/1129

23 marzo 1944

Oggetto: direttive per l'Esercito italiano A S.E. il Generale Berardi, Capo di S.M.R.E. e, p.c. A S.E. il Maresciallo Messe, Comando Supremo A S.E. il Generale Orlando, Ministro della Guerra Al Generale di Corpo d'Armata Sir Noel Mason-MacFarlane, Al Comando Commissione Alleata di Controllo, Napoli Al Comando Forze Alleate in Italia (per G. S.D.) Eccellenza, 1. Direttive. A conferma della nostra conversazione debbo informarvi che sono state ricevute direttive dai Capi de~li Stati Maggiori Alleati riuniti tendenti a limitare i rifornimenti alleati alle truppe italiane realmente efficienti per la continuazione della guerra. A tale scopo essi richiedono che venga fornita una. lista delle truppe italiane disponibili dalla quale risultino il loro compito e il programma d'impiego. Essi osservano che il fatto che le truppe possano essere utilizzabili non giustifica l'inclusione di esse nell'elenco, e richiedono che sia trasmesso ad essi un quadro di battaglia che dimostri il proposito di impiego, con i seguenti sottotitoli:

Categoria I (A): divisione da combattimento (comprese le truppe non indivisionate). ¡ Categoria I (B): formazioni da impiegare alle dipendenze dello S.M.R.E. per compiti di sicurezza interna nella Penisola, Sicilia e Sardegna. Categoria II: reparti italiani da impiegare alle dipendenze del Comando Forze Alleate in Italia. Categoria II~: personale italiano da impiegare in reparti alleati m1st1


DOCUMENTI

303

Categoria IV: reparti italiani necessari per i servizi dell'Esercito · italiano: compresi tutti i Carabinieri.

2. Organizzazione. Trasmetto negli allegati "A", "B", "C", "D" e "E", lo schema di organizzazione in base alle direttive proposte con i sottotitoli suddetti, compilato in base alle necessità previste fino alla linea Pisa-Rimini. . La categoria I (A) si comprende senza bisogno di spiegazioni.

3. Categoria I (B). Segue le direttive generali per le dieci divisioni di truppe per la difesa delle linee di comunicazione stabilite nel promemoria della Commissione Alleata di Controllo del 17 ottobre, indirizzato al generale Ambrosia. Assegnando la Nembo alla divisione da combattimento, secondo quanto è stato già concordato, ciò porterà ad utilizzare sette delle nove divisioni attualmente in Sardegna, lasciando il più per utilizzarlo al fine di completare la forza delle divisioni esistenti. Vengono indicate cifre approssimative per la difesa antiaerea in Calabria e Sardegna, per le quali si stanno rivedendo le direttive . 4. (a) Categoria II si riferisce ai reparti attualmente sotto il Comando Alleato: oltre quelli da formare secondo il programma trasmesso . con la mia . . G/6/19 del 17 febbraio tenendo conto delle successive correz10m. (b) Per l'impiego in difesa delle linee di comunicazione alleate sotto il controllo alleato sono comprese circa sette reparti per il controllo del traffico stradale, ciascuno di 300 uomini, nella misura di uno per ogni zona dell'Italia continentale, stabilito nell'allegato "C"; e reparti per la vigilanza ferroviaria nella misura di due reparti di 300 uomini ciascuno a sud della linea Napoli-Foggia e due reparti a nord di essa. (c) Il programma per il futuro impiego di truppe italiane sotto il comando alleato è previsto rimanga così come stabilito attualmente; per lo meno fino alla linea Pisa-Rimini.

5. La categoria III è chiara di per sé. 6. (a) La categoria IV deve contenere tutte le unità necessarie per l'amministrazione e i servizi dell'Esercito italiano, nella costituzione specificata nelle categorie I, II, III. I comandi di C.A. necessari per le divisioni adibite alla si-


304

MMIA • SMRE

curezza interna sono stati compresi nella categoria I (B). Ora che le divisioni costiere sono state destinate ad altri lavori si prospetta l'opportunità di fondere i comandi dei C.A. territoriali come il IX e il XXXI con i comandi territoriali adottando una denominazione come, ad esempio, "Comando di Zona": l'allegato C è redatto secondo tale schema. (b) Sarebbe difficile dimostrare che tutto il personale dei distretti e depositi sia effettivamente impiegato per la continuazione dello sforzo bellico. Una completa organizzazione di pace richiede, nell'attuale stadio della guerra, un eccessivo impiego di personale ed occorre perciò escogitare un nuovo sistema. È da prendere in esame la sostituzione dei depositi con uno o _eiù uffici centrali di leva e reparti complementi. Gli uomini richiamati alle armi e le nuove classi che eventualmente saranno chiamate dovranno essere soltanto registrati ai distretti ed immediatamente inviati per l'equipaggiamento e l'addestramento ai reparti nei quali sono destinati a servire. (e) Nell'allegato D figurano i servizi con la loro attuale forza. Si prega di precisare come tali servizi dovrahno essere riordinati fer provvedere alle necessità della Sicilia ed in quale misura i rimanente può essere ridotto per corrispondere allo stretto indispensabile per l'efficace prosecuzione della guerra. (d) Nell'allegato E figurano Carabinieri e Guardie di Finanza con la loro forza attuale. Ulteriore necessità fino alla linea Pisa-Rimini dovrà essere precisata in accordo col Brigadiere Lush della Commissione Alleata di Controllo, a Napoli o col Colonnello Kirk della suddetta Commissione, a Salerno. 7. Nuove classi a) Non si è tenuto conto in questa lettera della chiamata di nuove classi e del problema del loro addestramento. L'attuale situazione è ancora troppo fluida ed incerta e può darsi benissimo · che con l'avanzata verso nord venga recuperato un numero di soldati italiani sufficienti per poter procedere al congedamento dei più vecchi anziché mobilitare altri giovani. 8. Sarò lieto di conoscere il punto di vista di V.E., per comunicarlo al Gen. Mac Parlane. In considerazione del tempo che occorrerà affinchè queste


DOCUMENTI

305

proposte possano giungere ai Capi di S.M. Alleati r:iuniti attraverso gli uffici competenti vi prego di comunicarmi il vostro punto di vista al piĂš presto e se possibile entro il 30 marzo.

Duchesne Generale di Brigata Sottocommissione per l'Esercito della Commissione Alleata di Controllo Allegati: A/E


306

MMIA • SMRE

Allegato A

ESERCITO ITALIANO FINO ALLA LINEA PISA-RIMINI Categoria I (A) Forze operanti a) Divisione da combattimento b) Unità complementi e) Base ferroviaria avanzata

Forza

Note

12.000 2.000 100 forza approssimativa

I (B) Forze alle dipendenze dello S.M.R.E. a) Nella penisola Comando LI C.A. 300) a sud della linea 10.000 N apoli-Foggia; D iv. "Mantava" Div. "Piceno" 10.000 già in posto

Comando (X) C.A . Divisione "(A)" Divisione "(B) " Divisione "(C)" Difesa e .a. della Calabria

300} 10.000 10.000 10.000 500

a nord della linea Napoli-Foggia; attualmente in Sardegna - forza approssimativa; già in posto

300 10.000 10.000

- in formazione - già in posto - attualmente in Sardegna

b) / n Sicilia Comando (Y) C.A. Divisione "Sabauda" Divisione "(D)" e) In Sardegna Comando (Z) C.A. Divisione "(E)" Divisione "(F)" D ivisione " (G)" Difesa e .a.

II

300 } ., . 10.000 . 10 000 g1a m posto 10.000 2.000 - forza approssimativa; già in posto

Forze a disposizione del Comando Armate Alleate in Italia a) Attualmente già impiegate 81 .800 b) Di previsto impiego

Ordine d i baccaglia del 15 marzo 100.900 Lista di preced enza N. 3 meno i reparti già messi a disposizione fino al 15 marzo


307

L>OCUMENTl

III

IV

c) Controllo traffico e vigilanza ferroviaria

2.700 Sotto controllo italiano

Personale di unità miste 7° rgt. art. da montagna } 50° reparto salmerie CSDIC

1.000

Comandi e servizi (per le categorie I, II e III) Organi centrali · Enti territoriali Servizi RR.CC. e R.G.F .

4.470 vedi allegato B 15.000 vedi allegato e 23.400 vedi allegato D 30.000 vedi allegato E - -- -

TOTALE

377.070

compresi RR.CC. eR.G.F.


308

MMIA • SMRE

Allegato B

ORGANI CENTRALI (forza al 1° marzo '44)

Comando Su remo Ministero de a Guerra S.M.R.E Guardia del Corpo di S.M. 1° Raggruppamento Guide

11

Accademia Militare Totali Totale generale

Uff.

Sott. e tr.

Note

72 310 159 18 34

563 1.239 1.086 254 730

Salerno Lecce

-

-

593

3.872 4.465

)>

»

Salerno Guardia agli Organi del Governo Allievi ufficiali (non ancora ricostituita)


309

DOCUMENTI

Allegato C

ENTI TERRITORIALI ESISTENTI AL 1° MARZO (la forza non corrisponde all'attuale) Comandi

Distretti

cerr. (A)

(B)

Campi di transito (C)

Depositi

N ote

(D)

Sardegna

350

660

400

2.640

1A -3B 8 C - 12 D

Sicilia-Calabria

350

660

150

1.320

1 A- 3 B 3 C-6D

Puglie-Lucania

350

1.540

350

2.420

1A -7B 7C-t1D

Campania

350

1.540

150

1.760

1 A- 7 B 3C -8D

1.400

4.400

1.050

8.140

Lazio Abruzzi e Molise Toscana Umbria e Marche Totali Totale generale

Si è calcolato una forza di: 350 uomini per ogni 220 uomini per ogni 50 uomini per ogni 220 uon:uni per ogni

14.990

comando tenitoriale distretto campo di transito deposito


Allegato D

'-"

o

SERVIZI DELL'ESERCITO ITALIANO (forza al 1° Marzo) ZONA

Sardegna

Commissariaco

Sanità

Art.

1600

1000

950

Umbria e

Totale generale

Trasp.

Trasp.

Vet .

autom.

a soma

150

1500

1200

1500

200

330

2100

1400

3600

450

850

200

320

3000

850

200

150

Portuali

600

:::: ,:;:

> V,

::::

8

zona attualmente occupata dal nemico »

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Y650

9700

2250

2300

500

3000

1400

600

Marche

Totali

1250

Ipp. e

nulla attualmente

Sicilia Calabria Puglie Lucania Campania Lazio Abruzzi e Molise Toscana

Genio

23.400


Allegato E RR.CC. e R.G.F. (forza al 1° Marzo '44) R.G.F.

RR.CC.

ZONA Uff.

Uff.

Sottuf. e Tr.

Soctuf. e Tr.

8 Penisola Sardegna Sicilia

194 51 118

10.848 3.105 9.046

111 31 19

4.383 1.049 1.040

Totali

363

22.999

161

6.472

Totale generale

8 :;::

~

29.995

-I.;)


312

MMIA - SMRE

Documento 52 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio ordinamento e mobilitazione - Sezione Mobilitazione N. · 3080/Mob. di prot. Personale

P. 151> 27 marzo 1944

Oggetto: Direttive per l'Esercito

Al Generale Duchesne Capo della Sottocommissione Alleata per l'Esercito Leq uile Allegati: 7 Signor Generale, rispondo al suo G/6/1/29 del 23 c.m. 1) È la prima volta che gli Alleati affrontano totalitariamente il problema della suddivisione delle forze dell'Esercito Italiano col tentativo di un programma completo sia pure a scopo logistico. Sino ad ora c'erano state soltanto richieste sull'entità e sulla utilizzazione delle forze del continente che facevano astrazione dalle esigenze presenti e future delle forze italiane di occupazione del territorio. Il calcolo da farsi è molto semplice: stabilito ciò che occorre per gli interessi italiani e quanto già agisce in un modo o nell'altro nell'interesse degli Alleati, dedurre per differenza dal totale (fissato in 390.000 uomini) ciò che è ancora possibile dare come truppe ausiliarie per gli Alleati. , 2) Il foglio della Missione Alleata ripartisce sostanzialmente i 366.840 uomini a cui oggi approssimativamente assomma l'Esercito italiano in cinque categorie: 1a: combattenti (I-A + III) 2a: di comandi e di occupazione nell'interesse dell'Italia (I B) 3a: ausiliarie già impiegate negli interessi degli Alleati (II a e II c) 4a: ausiliarie da impiegarsi in più in avvenire nell'interesse . degli Alleati (II b)


DOCUMENTI

313

sa: di amministrazione di tutte le precedenti categorie (distretti e depositi; servizi; CC.RR.; R.G. F.) (IV). Delle cinque quantità: - le categorie 1a e 3a sono quelle che sono; - le categorie 2a e sasono state stabilite più o meno arbitrariamente e debbono forma re oggetto di discussione, tenendo conto dei bisogni presenti e dei oisogni futuri; . ~ la categoria 4a è la rimanenza e non può essere fiss ata a pnon. 3) - Il foglio della Missione lascia in bianco le forze interessanti la Sicilia e le altre regioni da liberare sino alla linea Pisa-Rimini, e non tiene conto esatto delle forze occorrenti alla difesa costiera della Sardegna (che il comando A .A. locale intende di tenere) e alle difese controaeree.

4) - per la soluzione del problema occorre anzitutto chiarire le cifre. E ciò che lo S.M. ha fatto con lo specchio- allegato 2 che ripete, riveduto e corretto, lo specchio della Missione (appendice A) ed i cui criteri di compilazione sono stati i seguenti: a) - provvedere sino alla linea Pisa-Rimini i seguenti comandi di C.A.: 1 Sicilia - 1 Sardegna - 1 Puglie - 1 Campania Calabria - 1 Marche Abruzzo - 1 Lazio - 1 Toscana. Totale: i sette già esistenti (XIII - XII - IX - FF .AA. Campania - XXXI

- LI - VII). b) - Le divisioni occorrenti per presidiare l'Italia fino alla linea Pisa-Rimini sono : - 4 Sardegna fino a quando le occorre una difesa costiera (2 costiere - 1 di ftr. - 1 motocorazzata) - 2 Sicilia - l Calabria - 1 Puglia - 1 Campania - 1 Abruzzo - 1 Marche - 1 Lazio - 1 Toscana. 13, invece delle 10 previste dalla Missione.

Esse potrebbero essere: Cremona, Friuli, Bari, Calabria, Granatieri, motocorazzata, Piceno, Mantova, Sabauda, 211 a (per la Calabria), 2osa (per la Sicilia), 203'1 e 204a (Sardegna) .


314

MMIA • SMRE

c) - le cifre della lettera della Missione vanno modificate come segue: - ogni comando di corpo d'armata 400 invece di 300 - ogni divisione è stata calcolata non a 10.000 bensì a 9.000 (sulle cifre della Piceno e Mantova) - si è tenuto conto delle divisioni e truppe, di amministrazione che la Missione ha lasciato in bianco (Sicilia e regioni ancora occupate) perciò esse dovranno già esistere al momento della liberazione, il che non accadrebbe se gli Alleati le impiegassero a modo loro.

5) - Non si può accettare la proposta di riduzione dei distretti e depositi sia perchè le loro funzioni non possono essere soppresse (esse sono chiarite nell'allegato n. 1), e sia perchè la fusione di alcuni distretti e depositi in uno non darebbe guadagno sensibile di personale: infatti non diminuirebbe il totale di uomini da amministrare e pertanto non diminuirebbe la somma di lavoro di scritturazione. Per ognuno dei depositi devesi però calcolare non la forza di 220 ma di 500, tenuto conto della compagnia p.residiaria di cui ognuno ha bisogno.

l

6) - Tirate le somme risulta: - cat. 1a (I A + III) comporta uomini » » - cat. 2a (I B) - cat. 3a (II A + II C) » » - cat. 5a (IV) » »

21.750 133.550 l 74.270 tOta e 359.203 129. 633

Il totale consentito è di

390.000

deduconsi 1a + 2a

+ 3" +

5a

359.203

resta disponibile per la 4a Cat.

30.797

7) - Come si vede il problema è grosso e coinvòlge questioni fondamentali . - Esso non può essere trattato da me· con il Capo della Sottocommissione Alleata per l'Esercito. Ne riferirò al mio Ministro e al Capo di S.M. Generale, proponendone la trattazione col Capo della Commissione Alleata di Controllo.

Il Capo di S.M. dell'Esercito


DOCU MENTI

315

Allegato n. 1 DISTRETTI E DEPOSITI

DISTRETTI. Costituiscono la base matricolare ed amministrativa attraverso la quale i cittadini sono incasellati nell'esercito e nelle altre forze armate. Senza distretti non esiste forza armata organizzata. Loro funzioni essenziali: - operazioni di leva e di chiamata delle classi di leva; - tenuta, controllo, richiamo e smobilitazione delle forze in congedo; - funzioni varie di assistenza alle famiglie dei caduti - prigionieri - dispersi; - compiti secondari di guardie a magazzini - comandi stazione - organi di censura - lavori presidiari. Un distretto ha oggi un carico fino a 150.000 uomini, poichè su 100 che ne aveva l'Italia, ne restano oggi soli 20 e, con Sicilia e territorio fino alla linea Pisa-Rimini, 55. Dato che gran parte dei cittadini sotto una forma o .un'altra oggi è alle armi, il ritmo rallentato di lavoro dei distretti priverebbe migliaia di cittadini dai legami con lo Stato. DEPOSITI. Costituiscono gli enti dove i reggimenti (compresi quelli prigionieri o dispersi) si formano, si amministrano e si smobilitano. I diritti dei cittadini chiamati alle armi figurano attraverso i documenti tenuti dai depositi. Così pure l'amministrazione dei materiali dell'Esercito. · Solo appoggiandosi alla stabile organizzazione dei depositi possono vivere i reggimenti che per eventi di guerra o per volontà degli Alleati vivono sparsi nei paesi e nelle campagne privi di uffici e di magazzini. Come esempio, il dep. 47° rgt. ftr. di Lecce ha costituito 60 enti per complessivi 3 .000 ufficiali e 90.000 militari di truppa. Il rallentarne il ritmo di lavoro significherebbe togliere la possibilità di vita tanto alle truppe che combattono quanto a quelle che lavorano per gli Alleati e creare il caos per tutte.


316

MMIA • SMRE

Allegato n. 2

APPENDICE "A" (modificata) Conteggiato da noi

Conteggiato

18.650 2.000 100

12.000 2.000 100

20.750

14. 100

400 9.000 9.000 400 400 400 9.000 9.000 9.000 9.000 9.000 400 500

300 10.000 10.000

65.500

51. l 00

400 9.000 9.000

300 10.000 10.000

18.400

20.300

400 9.000 9.000 9.000 9.000 8.000

300 10.000 10.000 10.000

44.400

32.300

da A. A.

Differenza

in me.no contegg. da A. A .

I - A) - FORMAZIONI Di COMBATTIMENTO: - divisione combattente - unità complemenci - base avanzata ri fo rnimento Totale I- A)

6.650

I - B) - FORMAZIONI DIPENDENTI DALLOS.M. : a) - nella penisola: - LI corpo d'armata: D ivisione "Mantova" Divisione "Piceno" - comando FF.AA. Campania - comando IX co rpo d 'a rmata • comando XXXI corpo d'armata Div.A Div.B Div. C Div.H Div. I - comando VII co rpo d' annata Difesa e.a. Calab ria Totale b) - in Sicilia: · XII corpo d'armata Divisione "Sabauda" Divisione O Totale

e) - in Sardegna: - XIII corpo d'armata: Divisione E Divisio ne F Divisione G Divisione L Difesa e.a. Totale

d) • TRUPPE DI C.A . (per 7 C.A.) (v. allegato 5) - Artiglieria 350 x 7 · Gemo 400 x 7

-

10.000 10.000 10.000

-

-

300 500

-

2.000

2.450 2.800

--

Totale

5.250

-

Totale I- B)

133 .550

103.700

'

29.850


317

DOCUMENTI

segue Allegato n. 2

Differenza in meno contegg.

Conteggiato da noi

Conteggiato da A. A.

71.570

71.570

100.900

100.900

2.700

2.700

175.170

175.170

1.000

1.000

4.470

4.470

65.)63

15.000

50.163

30.000 30.000

23.400 30.000

6.600

Totale TV

129.633

72.870

56.763

TOTA LE GENERALE (inclusi CC.RR. e R.G .F.)

460.103

366.840

93.263

li) - UNITÀ SOTTO IL COMANDO A .A.: a) attualmente impiegate (v. allegato 3) b) da essere im piegate (v. allegato 4) c) controllo traffico Totale li

III) - PERSONALE IN REPARTI MISTI: 7° rgt. da montagna e 50" cp. salmerie IV)- AMMINISTRAZIONE: - organizzazione centrale (appendice B invariata) - fo rmazioni fisse (terr.) (ali. 6 app. C modificata) - servizi (ali. 7 app. D modificata) - CC.RR. (app. E invariata)

Per il R.E. il Comando Supremo ha stabilito Differenza

390.000 70.1 03

da i\. A.

-


UNITA IMPIEGATE DAGLI AL

--

PC

E L EMENT I

S. M. R. E. Parziali

FF.AA. CAMPANIA - 2103 DIVISIONE (compresa Brigata Speciale) - 2123 DIVISIONE

-22r DIVISIONE

- REPARTI VARI • Reparti genio: 2° raggr. genio ferr. meno I btg. 1.125 XXIII btg. artieri 665 Reparti minori 70 • Reparti sanità: 231 ° - 865° ospedale da campo e 93 3 sez. sanità in transito per Puglia 370

13.085 3.400 3.815

2.230

IX CORPO D'AR1 lATA 1

- 209 3 DIVISIONE

- REPARTI VARI • Reparti genio: T btg. ferr. del 21 ° raf gr. ferr. 820-821-822 op. cc egraf. 810° pi. radio controllo 904a e 905 cp. artieri • Reparti autieri: 101° autorcp. speciale 1000° e 1002° cp. autieri - LAVORATORI 3

6.100

570

l

880

1

1.080

COMANDO MILITARE SARDEGNA - DIFESA AEROPORTI E RADIOLOCALIZ. - LAVO RATO RI (manovalanza e genio)

2.530 21.220

4.170 6.000

CORSICA - TRUPPE ITALIANE IN CORSICA DIFESA CONTRAEREA CONTINENTE - DIFESA e.a. CAMPANIA - DIFESA e.a. IX CORJ)O D'ARMATA TOTALI GENERALI

600 2.520

-


Allegato n . 3

LEATI ALLA DATA D EL 15/ 3/ 1944

)R Z A A . A.

NOTE

Totali I dati del presente specchio non comprendono: - il I raggr. motorizzate - il re.e, ital. 7° art. mont. ingl. - la difesa e.a. del XXXI C.A. - la difesa e.a. Sardegna - la divisione "Sabauda"; perchè questi reparti sono considerati m altri specchi. -

22.530

22.700

29.850

29.675

10.170

10.174

5.900

5.897

3.120

3.124

71.570

71.570

Non comprendono neppure: - la manovalanza del XXXI C.A. - la maggior forza della difesa e.a. della Sardegna (differenza fra i 1O. 800 effettivamente impiegati e i 2.000 considerati dagli Alleati), perchè gli Alleati considerano questi elementi come svincolabili. In effetti, la forza totale impiegata a favore degli Alleati al 15/3/44 è la seguente: - forza del pres. specchio 71.570 - 1 raggr. motorizzato 8.540 - r~p. ital 7° art. montagna 510 - difesa e.a. XXXI C.A. J .000 - manovalanza XXXI C.A. 1.500 - difesa e.a. Sardegna 10.800 - divisione "Sabauda" 10.900 Totale

104.820



DOCUMENTI

319

Allegato n. 4 - Forze richieste dal programma A.A. (serie riveduta)

104.340

- Reparti compresi nel programma e già passati a disposizione degli A .A.:

• XXIII btg. artieri 600 • III btg. ferrovieri 740 • 904a e 905a cp. lavoratori 500 • 921° - 922° - 923° - 924° reparti lavoratori portuali 1600

Totale Reparti che devono essere forniti

3.440 100.900


320

MMTA - SMRE

Allegato n. 5

REGGIMENTI ARTIGLIERIA E COMPAGNIE GENIO DI C.A. Unità che potrebbero essere utilizzate

C.A.

UNITÀ

FORZA

NOTE

1. - ARTIGLIERIA (")

VIII C.A.

7° raggr. art. (1 gr. da 105/28)

!XC.A. FF.AA.

13° raggr. art. (1 gr. da 105/32) 13° raggr. art. (1 gr. da 149/ 19) 13° raggr. are. (1 gr. da 152/37) 13° raggr. art. (1 gr. da 105/28) 14° raggr. art. (LVI gr. da 105/32) 4° raggr. art. (CLXVI gr. da 149/19)

XII C.A. XIII C .A XXXI C.A. LI C.A.

TOTALE

350 350 dal raggr. art. Xlll C.A. )) 350 » 350 » » 350 350 350

.___ 2.450

2. - GENIO ("''') VII C.A. IX C.A. FF.AA. CAMPANIA XII C.A. XIII C.A. XXXI C.A. LI C .A.

32° compagnia marcon. bis una compagnia artieri (0 ) 34° compagnia mista una compagnia artieri (0 )

J29• compagnia collegamenti una compagnia artieri (0 ) 99" compagnia telegraf. una compagnia artieri (0 ) 69" compagnia telegrafisti 32• compagnia marconisti 35• compagnia mista 121" compagnia telegrafisti 91° compagnia telegrafisti 112° compagnia marconisti TOTALE

I

400

l

400

l

400

del geni o LI C.A.

J

400

del genio XIII C.A.

I

400

I

400

I

400

del genio XIII C.A.

'

2.800

(*) Si utilizzano i gruppi oggi esistenti. (''·'') Si utilizzano le cp. genio oggi esistenti, salvo le cp. segnate con (0 ) che sono da cos titu ire.



APPENDICE "

FORMAZIONI FISSE ESISTENTI P Comandi di wna

TA

COMAND I Dl DlSTRE'lTO

Conc.

Cont.

da

da

Conteggiaci dagli

A .A.

1101

A.A.

Differenza in meno eone. dagli

Conteggiaci

da 1101

Conceggiati dagli

A.A.

A.A.

2

I

Sardegna Sicilia Calabria Puglia e Lucania Campania Lazio Abruzzo e Molise Toscana Umbria e J\.f arche

350

-

3

-

3

660 1.980 660

-

-

1.540

7

1.540

1.540

-

1.100

-

-

-

660

3

-

-3

-660

')

350

--

350

-

7

350

-

7

-

-1

3

9

-

-

-

7 5

1.540 1. 100

-5

-

1.980

8

-

3 7

3

400

-

150

350 150

-

-

-

-

5

1.1 00

5

1.1 00

-

-

-

10

2. 200

10

2.200

-

-

-

-

-

6

1.320

6

1.320

-

-

-

20

4.400

55

12.100

35

7.700

21

I.OSO

Or~anizzazìone A .. C.

1.400


Allegato n. 6

:e»

(1nodificata)

~L 1° MARZO E DA COSTITUIRE

,PPE PER BISOGNI

-

DEPOSITI

MILITARI

Differenza 111 meno COlll. dagli

Conceggi:ni da noi

Conttggiati dagli

A.A.

Conteggiati da 1101

A.A.

s

I

6

ISO

-4 -

-

350

-

-

3 4

150 200

-

-

3

8 4 3 7

400 200

4

-

200

7

12

15 14

6

1.320

11

8

200

-

,,

150

3

ISO

-

200

4

200

5

250

s

250

-

41

2.050

20

1.000

2.640

A.P.C.

A.A.

A.A.

A.A.

9

IO

3+6+9

3

8

3.300 3.080 1.760

14 2

660 3.080 440

2.420

14

3.0SO

3

660

1.760

19 15

4.1 80 3.300

11 15

2.-120 3.300

s

1. 760

8

1.760

16

3.520

16

3.520

9

1.9SO

9

1.980

-

-

-

37

8.140

-

-

113

25.%0

81

17.S20

IIS

23.600

118

23.600

(x200)

Totak differènza 111 meno

Differen z.:i in meno com. dagli

8

-

-

O_rgantzz. non COllt. dagli

--

-

com.

dagli

310 5260 90 3 10 2.070 4.600 3.010 5.920 3.550

1.453

1.453

1.-153

26.573


322

MM!A • SMRE

segue Allegato n. 6

RIEPILOGO conteggiato da noi - Compagnie presidiarie - Distretti - Depositi - Tappe per esigenze militari - Comandi di zona - Organizzazione A.P.C. TOTALE

conteggiato dagli A.A.

23.600 12.100 25.960 2.050

4.400 8.140 1.050 1.400

1.453 65.163

Differenza in meno conteggiata dagli A.A.

14.990 50.173

'



SERVIZI DELL'ESEF

REGIONI

SPECII Commissanato

SanitÃ

Artigl.

Gen

1600 330 1400 320

1000 2100 3600 3000

950

125

-

-

450 850

85 20

3650

9700

2250

230

600 250 150 250 100

300 500 300 300 200

300 300 200 250 200

30 30 20 25 20

TOTALI

1350

1600

1250

125,

TOTALI GENERALI

5000

11300

3500

3551

A) Previsti dagli Alleati SARDEGNA CALABRIA PUGLIE LUCANIA CAMPANIA TOTALI

B) Non previsti dagli Alleati SICILIA LAZIO ABRUZZO-MOLISE TOSCANA UMBRIA-MARCHE


Allegato n . 7

\CITO ITALIANO

E DEI SERVIZl 110

Yeterin.

TOTALI PARZIAU Aucom.

Trasp.

Lavoratori ALLEATI S.M.R.E.

porto

;o

150

1500

1200

600

-

-

-

1500

)0

200 150

-

)0

500

3000

,o ,o ,o ,O 10

so so so so so

300 200 100 200 100

o

250

o

750

;o

-

-

8.250 2.430 8.200 4.520

8.250 2.430 8.200 4.520

1400

600

23.400

23.400

-

-

-

-

-

1.850 1.600 1.000 1.300 850

900

-

-

6.600

5300

600

23.400

30.000

200

o o() e

:::: I':!

3


324

MMIA- SMRE

Documento 53 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio ordinamento e mobilitazione - Sezione Mobilitazione N. 3081/Mob. di prot. personale

P.M. 151,27 marzo 1944

Oggetto: Direttive per l'Esercito italiano PROMEMORIA

per il Ministro della Guerra per il Capo di S.M. Generale 1) - È la prima volta che gli Alleati affrontano totalitariamente il problema della suddivisione delle forze dell'Esercito italiano col tentativo di un programma completo sia pure a scopo logistico. Sino ad ora c'erano state soltanto richieste sull'entità e sulla utilizzazione delle forze del continente che facevano astrazione dalle esigenze presenti e future delle forze italiane di occupazione del territorio. Il calcolo da farsi è molto semplice: stabilito ciò che occorre per gli interessi italiani e quanto già agisce in un modo o nell'altro nell'interesse degli Alleati, dedur.re per differenza dal totale (fissato in 390.000 uomini) ciò che si può ancora dare. 2) - Il foglio della missione alleata ripartisce sostanzialmente i 366.840 uomini che oggi costituiscono approsimativamente l'Esercito italiano in cinque categorie: 1a: combattenti (I A + III) 2a: di comando e occupazione nell'interesse dell'Italia (I B) 3a: ausiliarie già impiegate negli interessi degli Alleati (II a e II c) ' 4a: ausiliarie da impiegarsi in più in avvenire nell'interesse degli Alleati (II b) sa: di amministrazione di tutte le precedenti categorie (distretti e depositi - servizi - CC.RR. - R.G.F.) (IV). Delle cinque quantità: - le categorie 1a e 3a sono quelle che sono; - le categorie 2a e sa sono state stabilite più o meno arbitrariamente e debbono formare oggetto di discussione, tenendo conto dei bisogni presenti e dei bisogni futuri;


DOCUMENTl

325

. ~ la categoria 4a è la rimanenza e non può essere fissata a pnon.

3) - Il foglio della missione commette i seguenti errori di calcolo: a) - si attiene alla cifra di 12.000 combattenti altra volta fissata per il corpo italiano di liberazione, mentre essi già attualmente sono 12.500 e diventeranno 18.500 con l'arrivo della "Nembo"; b) - lascia in bianco le forze interessanti Sicilia e le altre regioni da liberare sino alla linea Pisa-Rimini e trascura la previsione delle forze che occorreranno per l'Italia superiore, cui necessita sotto certi riguardi pensare sin d'ora; c) - non tiene conto esatto delle forze occorrenti alla difesa costiera della Sardegna (che il comando A.A. locale intende di tenere) e alle difese contraeree; d) - riporta inesatte talune cifre e talune riporta due volte. 4) - Per la soluzione del problema occorre anzitutto chiarire le cifre. È ciò che lo S.M. ha fatto con lo specchio allegato 2 che ripete, riveduto e corretto, lo specchio della missione appendice A. - I criteri di compilazione sono stati i seguenti: a) prevedere sino alla linea Pisa-Rimini i seguenti comandi di C.A.: 1 Sicilia - 1 Sardegna - 1 Puglie - 1 Campania-Calabria - 1 Marche-Abruzzo - 1 Lazio - 1 Toscana. - Totale i sette già esistenti (XIII - XII - IX - FF.AA. Campania - XXXI - LI - VII) . Mantenere per tutti la denominazione di corpo d'armata territoriale evitando quella suggerita per alcun.i di zona, che crea una differenza inutile e che si confonde con altra istituzione ora superata; b) - le divisioni occorrenti per presidiare l'Italia fino alla linea Pisa-Rimini sono: 4 Sardegna, fino a quando le occorra una difesa costiera (2 costiere - 1 di ftr. - 1 motocorazzata) 2 Sicilia 1 Puglia 1 Calabria 1 Campania 1 Abruzzo 1 Marche 1 Lazio 1 Toscana totale 13, invece delle 10 previste dalla missione.


326

M.MIA - SMRE

Esse potrebbero essere: "Cremona", "Friuli", "Bari", "Calabria", Granatieri, Motocorazzata, "Piceno", "Mantova", "Sabauda", 211 a (per la Calabria), 205a (per la Sicilia), 203a e 204a (Sardegna); c) le divisioni occorrenti per presidiare l'Italia superiore potranno essere: 1 Emilia 1 Piacentino Modenese 1 Liguria 2 Piemonte 1 Lombardia 2 Veneto Totale 8, che corrispondono alle attuali: 1° raggruppamento motorizzato, "Nembo", 209\ 210\ 212\ 227\ 225\ 226\ Divisioni pertanto da mantenersi in vita nei comandi, nella struttura e negli spiriti, anche se per ora e per un tempo indeterminato dovranno essere impiegate quali unità ausiliarie per gli Alleati; d) le cifre della lettera della missione vanno modificate come segue: - ogni comando di corpo d'armata 400 invece di 300. Per raggiungere la cifra di 400 necessita per altro apportare una draconiana riduzione alle cifre attuali, veramente esorbitanti; - ogni divisione è stata calcolata non a 10.000 bensì a 9.000 sulle cifre della "Piceno" e "Mantova". Si potrebbe per altro ridurre fino a 6.000 la divisione di occupazione, con l'intesa di portarla a 9.000 nella eventualità di impiegarla in combattimento. Questo margine può servirci nelle concessioni da accordare agli A.A.; - si è tenuto conto delle divisioni e trupJ?e, di amministrazione, che la missione ha lasciato in bianco (Sicilia· e regioni ancora occupate) perchè esse dovranno già esistere àl riomento della liberazione, il che non accadrebbe se gli Alleati le impiegassero a modo loro. 5) - Non si può accettare la proposta di riduzione dei distretti e depositi sia perchè le loro funzioni non possono essere soppresse (esse sono chiarite nell'allegato N. 1) e sia perchè la fusione di alcuni distretti o depositi in uno non darebbe guadagno sensibile di personale: infatti non diminuirebbe il totale di uomini da amministrare e pertanto non diminuirebbe la somma


327

DOCUMENTI

di lavoro di scritturazione. Per ognuno dei depositi devesi però calcolare non la forza di 220 ma di 500, tenuto conto della compagnia presidiaria di cui ognuno ha bisogno. A questo proposito conviene rilevare che gli Alleati tendono a considerare questa categoria di amministrazione come truppe italiane non realmente utili per il proseguimento della guerra, adduce~~o che tale !a~oro nei loro paesi è 4isimp~gnat_o da personale c1v1le e femmmile. Ne potrebbe denvare 1abolizione della razione militare per detto personale.

6) - Tirate le somme risulta: -

cat. cat. cat. cat.

1a (I-A + Hl) comporta uomini 2a (I-B) comporta uomini . 3a (II-a + II-e) comporta uomin'i 5a (IV) comporta uomini

Totale Il totale consentito è di deduconsi 1a+ 2a + 3a + 5a resta disponibile per 4a

21.750 133.550 74.270 129.633 359.203

390.000 359.203 30.797

7) - Gli argomenti sui quali si può contrattare sono: a) - forza delle divisioni di occupazione, sino ad un minimo di 6.000 uomini; b) - forza dei distretti e depositi del territorio occupato; poichè parte del loro lavoro è oggi assorbito da quelli in vita se ne potrà iniziare il funzionamento con 120 anzichè 220 di personale di scritturazione. 8) - Unisco copia della mia risposta al Generale Duchesne (omissis) . Il Capo di Stato Maggiore


328

MM!A • SMRE

Documento 54 COMANDO SUPREMO Ufficio Operazioni N. 12069/0p. di prot. personale

P.M. 161, 29 marzo 1944

OggettO: Programma di impiego delle forze del R. Esercito Italiano Al Signor Generale Sir Noel Mason -MacFarlane Comando della Commissione Alleata di controllo Mi riferisco al foglio G/6/1/29 in data 23 marzo del Capo della Sottocommissione Esercito contenente il programma d'impiego delle forze del R. Esercito Italiano, ed al foglio N. 3080 in data 27 marzo sull'argomento, indirizzato dal Capo di S.M. dell'Esercito al Generale Duchesne. Ritengo opportuno precisare come segue il mio punto di vista sulla questione: 1°) - Come risulta dal citato foglio G/6/1/29 i Capi degli Stati Maggiori Alleati riuniti chiedono venga fornita una lista delle truppe italiane disponibili dalla quale risultino il loro compite e programma d'impiego ai fini della continuazione della guerra nel quadro della cobelligeranza. A tale scopo il foglio suddette riporta lo schema di organizzazione delle truppe italiane che, nella sua ripartizione in varie categorie, comporta una cifra complessiva di uomini 377.070 comwesi i Reali Carabinieri e la R. Guardia di Finanza. E da tener presente però che viene omessa negli allegati la cifra corrispondente alla forza: - dell'Accademia Militare (allievi e personale istruttore) ' (all. B); - degli enti territoriali fer la Sicilia, Abruzzi e Molise, Toscana, Umbria e Marche (al . C); - dei servizi per le suddette regioni (all. D); - dei Carabimeri Reali e Guardia Finanza occorrenti per le ulteriori necessità fino alla linea Pisa-Rimini. Prescindendo dai particolari che otranno essere stabiliti d'accordo fra il generale Duchesne ed i generale Berardi, ritengo che si tratti di circa altri 50.000 uommi che andrebbero naturalmente in aumentO ai 377.070 già considerati (totale

f


DOCUMENTI

329

427.070). La forza attualmente consentita all'Esercito Italiano per effetto di precedenti direttive (foglio G/6/19 del 17 febbraio) era di 390.000 uomini nell'ambito dei 500.000 complessivamente devoluti alle forze armate italiane. Qualora tali dati di forza massima rimanessero invariati, è ovvio che lo schema di organizzazione proposto col foglio G/6/ 1/29 dovrebbe subire modifiche nel senso di ridurre la prestazione delle truppe dell'Esercito Italiano in talune categorie. Ho considerato necessario chiarire subito questo elemento, essendo esso d'importanza fondamentale ai fini della ulteriore · trattazione della questione. 2°) - La forza della divisione da combattimento (comprese le truppe non indivisionate) è stabilita in 12.000 uomini. Nel precedente foglio G/6/19 era forse più opportunamente previsto che la forza totale della divisione in parola e delle divisioni "Piceno" e "Mantova" non superasse i 32.000 uomini. Ciò consentiva una certa elasticità nei riguardi delle forze combattenti, essendo per ovvie ragioni difficile mantenere rigidamente una cifra per unità operanti. Riterrei _pertanto utile che, al riguardo, fosse confermata la precedente disposizione della forza globale per le tre divisioni in parola, di cui una operante e le ahre due addestrate in vista di un possibile impiego bellico.

3°) - Sono considerate 10 divisioni e 4 comandi di C.A. per le esigenze della sicurezza interna e difesa delle linee di comunicazione fino alla linea Pisa-Rimini. Mentre concordo circa il numero di divisioni previsto per le isole e fino alla linea Napoli-Foggia, ritengo che a nord di tale linea occorrerebbero 5, anzichè 3 divisioni, tenute presenti le e~igenze della Capitale, che da sole assorbono almeno una divis10ne. In sostanza, anzieh è 1O divisioni sono del parere che ne dovrebbero essere previste 12, pur non variando la forza complessiva che verrebbe ridotta in proporzione per le divisioni singole. Circa i comandi di C.A., tenuto conto dell'estensione territoriale e delle necessità della riorganizzazione militare specialmente nel territorio ancora occupato, ritengo che dovrebbero essere utilizzati i 7 comandi ora esistenti, dislocandone: uno in Sardegna, uno in Sicilia, uno nelle Puglie, uno in Campania, uno nel Lazio, uno nelle Marche-Abruzzo ed uno in Toscana. 4°) - Lo schema di organizzazione proposto non tiene


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MMIA - SMRE

conto delle future esigenze, che sono indubbiamente le maggiori, per il territorio situato a nord della linea Pisa-Rimini. Concordo nel ritenere non sia il caso di predisporre già le unità occorrenti per tale territorio (saranno necessarie all'incirca 8-10 divisioni), ma ritengo opportuno disporre fin d'ora, almeno in parte, dell'intelaiatura necessaria, non improvvisabile, per l'organizzazione militare di quelle regioni. A tale scopo potrebbero servire i comandi delle divisioni costiere, da utilizzare intanto per l'inquadramento dei reparti italiani da impiegare alle dipendenze delle Forze Alleate in Italia. 5°) - La proposta di riduzione od abolizione dei distretti e depositi verrebbe a minare alla base tutta l'organizzazione militare italiana, come è chiaramente dimostrato nell'all. 1 al foglio 3080 inviato dal generale Berardi al generale Duchesne. E ciò non potrebbe portare che gravi ripercussioni anche nel quadro del rendimento che le Forze Armate Italiane intendono dare alle Nazioni Alleate _per lo sforzo comune di abbattere la potenza militare germamca. L'entità del personale da impiegare in tale sevizio verrà però ridotta· allo stretto indispensabile. 6°) - Ho considerato necessario esprimere nettamente il mio punto di vista sulla questione in esame, dato che essa assume valore fondamentale nei riguardi dell'efficienza da dare alle Forze del R. Esercito e conseguentemente dall'apporto da dare alle Nazioni Alleate nel quadro dell'attuale cobelligeranza. Le sarò grato se vorrà esprimere al riguardo il suo parere, affinchè i particolari del piano di organizzazione ed impiego possano trovare conclusione negli accordi che prenderanno ulteriormente il generale Duchesne ed il generale Berardi. Quanto sopra, sentito anche il parere del Ministro della Guerra che concorda pienamente.

Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale Giovanni Messe


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Documento 55 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Ordinamento N. 2545/0rd. di prot.,

P.M. 151, 3 aprile 1944

Oggetto: Denominazione G. U. combattente. (Indirizzi omessi)

L'A.C.C. ha comunicato che è stato autorizzato che la nostra G.U. combattente venga chiamata: «CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE»

con decorrenza dal 22 marzo u.s. Costituzione e dipendenze rimangono invariate. Evitare l'uso dell'abbreviazione «C.I.L.».

p. Il Capo di Stato Maggiore Gen. G. B. Oxilia


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Documento 56 SOTTOCOMMISSIONE PER L'ESERCITO ACC COMANDO PRINCIPALE (MMIA) Lequile (Lecce) G/6/1/35 Segreto

6 Aprile 1944

Oggetto: Disposizioni - Esercito Italiano

Al Capo dello Stato Maggiore R. Esercito e, per conoscenza: A S.E. il Maresciallo Messe - Comando Supremo A S.E. il generale Orlando - Ministro della Guerra Al Ten. Generale Sir Noel Mason - MacFarlane - Comando ACC Napoli . Al Comando ACC Napoli (2 copie) Al Con:za_ndo Armate Alleate in Italia - Stato Maggiore - ufficio servizi Al Comando Armate Alleate in Italia - Intendenza Al Comando Presidio Alleato in Sardegna Al Comando Distretto n. 1 Al Comando Avanzato - Sottocommissione per l'Esercito Salerno All'ACC Sottocommissione di Pubblica Sicurezza - Salerno Eccellenza, 1) sono incaricato di informarLa che il numero delle razioni dell'esercito italiano, come sotto specificato, sarà limitata a 341.170 fra tutti i gradi. Da questa cifra 341.170 sono esclusi: a) carabinieri e guardie di finanza in servizio civile (in contrapposizione con quelli inquadrati in reparti del R.E. ), il cui numero delle razioni in continente, in Sicilia e in Sardegna verrà stabilito ogni tanto attraverso discussioni col comando Commissione Alleata di Controllo. b) reparti dell'esercito italiano impiegati per artiglieria contraerea e qualsiasi artiglieria da tosizione costiera in Sicilia e in Sardegna. Parimenti i reparti de R.E. impiegati in Corsica. Entrambe queste categorie sono in esame presso il Comando Forze Alleate che comunicherà a tempo debito le sue disposizioni. 2) Per sua informazione devo dire che è stata inoltrata al Comando Forze Alleate la proposta di aumentare il numero


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massimo autorizzato delle razioni per includere la polizia di pubblica sicurezza e i reparti pompieri. Ove tale proposta venga approvata sarà necessario che il Ministro degli Interni Le fornisca, per includerli nelle situazioni periodiche della forza, i totali autorizzati aventi diritto alle razioni, secondo 1uanto verrà ogni tanto convenuto con la Sottocommissione per a Pubblica Sicurezza dell'ACC. Seguiranno ulteriori informazioni. 3) Allego i particolari autorizzati della cifra totale di cui al paragrafo 1, come segue: Allegato A : Sommario delle principali categorie (341.170) Allegato B: Specificazione delle unità combattenti e di sicurezza interna (11 5.300) Allegato C: Specificazione dell'Amministrazione dell'Esercito italiano. 4) Devo dire che le future situazioni della forza dovrebbero essere compilate in conformità all'allegato A. Seguirà una separata lettera in proposito.

Generale di brigata G. C. Duchesne Sottocommissione per l'Esercito A CC


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Allegato A Segreto

SOMMARIO DELLE PRINCIPALI CATEGORIE (in tutte le cifre sono compresi ufficiali ed altre categorie) Note 1. Divisione combattente (CIL) 2. Unità di sicurezza interna 3. Unità impiegate o da impiegarsi dagli Alleati 4. Amministrazione dello Esercito italiano: a - organizzazione centrale b - enti territoriali c - serv1z1

Totale

14 .100 101.200

Allegato B »

»

180.000

Allegato C

4.470 15.000 26.400

» »

» »

45.870

Totale Esercito Italiano 341.170 di tutti i gradi e categorie. ·

Nota A -

Quanto sopra si riferisce al continente, Sicilia, e Sardegna e comprende solo i RR.CC. che sono parte integrante delle Unità del R.E.


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Allegato B Segreto

UNITÀ C OMBATIENTI E DI SICUREZZA INTERNA I -

CONTINENTE

1 - Divisione combattente (CIL) 14.100 2 - Unità di sicurezza interna Napoli e sud di Napoli: un comando di corpo d'armata una divisione - "Piceno" una divisione - "Mantova" Totale Totale CIL, e Unità di sicurezza interna (Napoli e sud di Napoli) (inclusi i RR.CC. delle Unità del R.E.)

300 10.000 10.000 20.300

34.400

Nota B - Nella forza totale del CIL e delle divisioni "Piceno" e "Mantova" saranno compresi: 1: reparti complementi per le tre Unità; 2: reparti destinati ad essere inclusi nelle tre Unità, dovunque essi si trovino (p.s. in Sardegna). 3: reparti assegnati alle tre Unità. Nota C - Qualora fosse assegnato o destinato ad essere incluso nel CIL personale in eccede~za all'approvato organico, per tale eccedenza verranno ridotte di altrettanto le forze delle Divisioni "Piceno" e "Mantova". Nota D - Gli attuali organici approvati sono i seguenti: Divisione Combattente (CIL) 13.674 9.607 Divisione "Piceno " Divisione "Mantova" 9.415 Reparti complementi 1.404

34.100 Nota E -

Modificazioni a tale organico potranno convenirsi ogni tanto, sempre entro il limite globale della forza.


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Nota F - Il comando di Corpo d'Armata di cui al n. 2 comanderà il CIL quando il CIL non sarà sotto il diretto comando operativo di Unità Alleate. Il -

CONTINENTE

3 - A nord di N apoli: un. comando · Sardegna . . A di C.A. 300 { Attua1mente 111 D ivis10ne 10 .000 D f ... . B a essere tras enti 111 cont1. . . D ivis10ne 10 .000 · 1 · nente come ne 1iesto. Da co. . . C D ivis10ne 10 .000 · · · ora 111 · sar d egna. stltuirsi

Totale delle unità di sicurezza interna in continente, (a nord di Napoli) (inclusi i RR.CC. delle Unità)

Nota G - Organici delle Unità: Comando C.A. Organici attuali approvati delle divisioni (9 .607 cadauna) Reparti complementi

30.300 300

28.821 1.179 30.300

Nota H - Modificazioni a tale organico potranno convenirsi ogni tanto, sempre entro il limite globale della forza.

III -

SICILIA

4. - Comando Divisione Divisione Divisione

XII C.A. Sabauda D E

Totale - Unità di sicurezza interna in Sicilia (Compresi i RR.CC. delle Unità)

Nota J - Organici delle Unità: Comando XII C.A. Organici attuali approvati delle Divisioni (9.607 cadauna)

300 10.000 10.000 10.000

30.300 300

28.821


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DOCUMENTI

Nota K -

Modificazioni a tale organico potranno convemrs1 ogni tanto, sempre entro il limite globale della forza.

Nota L - Divisioni attualmente in Sardegna. Da inviarsi in Sicilia come richiesto. Da costituire ora in Sardegna. IV -

SARDEGNA

5 - un comando di C.A. 300

Divisione F

10.000

Divisione G

10.000

Totale Unità di sicurezza interna in.Sardegna (inclusi i RR.CC. delle Unità)

Nota M -

Nota N

personale attualmente in Sardegna Da costituirsi in Sardegna

20.300

Organici delle Unità: . Comando C.A. Organici approvati attuali delle divisioni (9.607 cad.) Reparti complementi

19.214 786

Totale

20.300

300

Modificazioni a tale organico p'otranno convemrs1 ogni tanto, sempre entro il limite globale della forza.

V - Totali par. I » II » III » IV

34.400 30.300 30.300 20.300 115 .300


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Allegato C

Segreto RIFERIMENTO AL PARAGRAFO 4 DELL'ALLEGATO A (tutti i dati numerici comprendono ufficiali e truppa)

L -

AMMINISTRAZIONE ITALIANA

1 - L'organizzazione amministrativa dell'esercito Italiano, quale risulta da questo allegato, deve essere ogni tanto riesaminata nei particolari allo scopo di effettuare ogni possibile riduzione del personale assegnato agli enti di tale categoria. 2 -

II.

La quota totale delle ra~ioni per l'Amministrazione Italiana è di 45.870; mutamenti della forza degli enti · quali risultano dal presente allegato sono ammessi a domanda, purchè entro il limite di 45.870.

- ORGANIZZAZIONE CENTRALE

3(a) Comando Suùremo (b) Ministero de la Guerra (c) Stato Maggiore Regio Esercito (d) Guardia Reale (e) I Gruppo Guide (f) Regia Accademia Militare (nota O) Totali Totale generale

Ufficiali 72 310 159 18 34 (40)

Truppa 563 1239 1091 254 730 (430)

----

----

593

3877 4470

Nota O - Ufficiali, Comando, Istruttori, Allievi e altro personale, in modo di non superare la forza di 4.P ufficiali 250 allievi e 180 sottufficiali e truppa (totale 470), devono essere compresi negli enti della Amministrazione Italiana, entro la quota totale massima di 45.870. D eve essere dimostrata come forza nella Organizzazione Centrale e detratta dai numeri di forza dei Corpi da cui si attinge. Nota P - Variazioni di forza degli elementi di cui sopra al pa. ragrafo 1 possono stabilirsi di comune accordo ogni tanto , entro i limiti della quota totale.


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III. -

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ENTI TERRITORIALI

4 -

La quota totale della razioni per il personale da impiegarsi negli enti territoriali è di 15.000.

Nota Q - Vi è cOmJ?reso tutto il personale da assegnarsi a tale servizio m Sardegna, Calabria, Puglia/Lucania, Campania. Nota R - Organizzazione e massima forza: Comandi Zona (ciascuno) Distretti (ciascuno) Depositi (ciascuno) Comandi tappa (ciascuno)

350 220 220

so

Nota S - Lo S.M.R.E. designerà: a) la forza di ogni ente b) la sua dislocazione Nota T - Variazioni nella forza e nella dislocazione degli enti di cui alle note R e S potranno stabilirsi di comune accordo ogni tanto, sempre entro il limite della quota totale. Nota U - Enti per altr i territori saranno presi in considerazione come richiesto. IV. -

SERVIZI

5 - La quota totale razioni per il personale da impiegarsi nei servizi è di 26.400.

Nota V - Vi è compreso tutto il personale da assegnarsi a tale servizio in Sicilia, Calabria, Puglia/Lucania, Campania e Sardegna. Nota W - Forza dei servizi e loro dislocazione deve venir stabilita dallo S.M.R.E. Variazioni da convenirsi ogni tanto nei limiti delle raz10m.


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Nota X - I servizi comprendono: Sussistenza Sanità (compresi gli ospedali per i corpi di cui all. B (1) Artiglieria Genio Veterinario e di Rimonta Autotrasporti Trasporti Servizi Portuali Nota Y - Non sono compresi reparti servizi assegnati in organico ai Corpi e alle Divisioni. Nota Z 1) Personale per servizi d'ospedale (suore) può venire incluso nei Servizi.

2) Vi sono compresi tutti gli ospedali per militari di tutte le categorie dell'Esercito Italiano.


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Documento 57 A.e.e. SOTTO COMMISSIONE PER L'ESERCITO COMANDO PRINCIPALE (M.M.I.A.) Lequile (Lecce) 1O aprile 1944

G/6/1/40 Segreto

Oggetto: Quadro di Battaglia dell'Esercito Italiano A S.E. il Maresciallo Messe A S.E. il Generale Orlando - Ministro della Guerra A S.E. il Generale Berardi - Capo di S.M.R.E.

1. Si desidera che venga preparato e presentato a questo Comando, perchè possa regolarsi in conseguenza, un Quadro di Battaglia completo dell'Organizzazione Centrale del1'Esercito Italiano come è indicato nel 1° paragrafo dell'Allegato "C" al foglio di questo Comando n. G/6/1/35 in data 6 aprile 1944.

2. Il Quadro di Battaglia dovrebbe essere tanto dettagliato da potersi determinare il servizio svolto da ogni singolo Ufficiale o soldato, e non deve eccedere il limite totale massimo delle razioni specificato nel foglio già citato. 3. Si prega di provvedere con urgenza. Magg. Generale L. Browning A. C. C. Sottocommissione per l'Esercito

p.c.c. il magg. s. S.M. capo ufficio Renzo Rocca


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Documento 58 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Conferenza del giorno 23 aprile 1944 del Capo di S.M.R.E. Gen. Berardi col Generale Browning Assistono: Sottocapo S.M.R.E. Capo Ufficio O.M. Maggiore Baumann, inglese

BERARDI - Desidero trattare tre questioni: 1) complementi del raggruppamento motorizzato; 2) forza di detto raggruppamento; 3) questione del 120° Fanteria_ 11 1° raggruppamento motorizzato ha attualmente, come forza di fanteria, un reggimento di fanteria (il 68°) e un reggimento di bersaglieri. Occorrono, su per giù, per rinsanguare dette unità circa 600 complementi. I complementi per il 68° sono già in continente, quelli per il rgt. bersaglieri sono in Sardegna. Ho sentito dire che gli A.A. non vogliono concedere l'invio di complementi _perché col prossimo arrivo della «Nembo», il ~orpo Italiano di Liberazione supererà la cifra di 14.000 uomim. Chiedo sia chiarito il pensiero perché il mancato invio dei complementi avrà per conseguenza l'indebolimento della forza ora in linea. BROWNING - Servirebbero per il rimpiazzo dei cadetti? BERARDI - No. Sono due cose diverse: , - una, quella dei cadetti, è un sem~lice rimpiazzo; - l'altra, quella dei complementi, è 11 rimpiazzo delle perdite. lo domando come si fa a tenere i btg. in linea se questi non vengono alimentati con i complementi necessari. Il raggruppamento, che è una piccola divisione, ha 14 Km. di linea e non ha riserve. Il rifornimento uomini è più che urgente. BROWNTNG - Prego, Eccellenza, di dire tutto quello che ha da dire in merito e poi si risponderà.


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BERARDI - Desidero sapere come verrà impiegata la «Nembo» allorchè arriverà. Perchè l'avere ammesso l'arrivo della «Nembo» significa ammettere un aumento di forza del C. I. L., purchè si resti nei limiti dei 34.000 u. previsti per il C.I.L. - «Mantova» e «Piceno». L'aumento dovrebbe andare a detrimento della «Piceno» e della «Mantova». BROWN ING - Crede che V. Ecc. sia al corrente delle cifre proposte dal Generale Alexander ai Capi di S.M. BERARDI - So di una cifra di 14.000, ma mi è stata comunicata come uno studio della sottocommissione e non come una decisione del Generale Alexander, tanto che la questione è stata rimessa a S.E . Messe perché ne tratti col comando alleato.

Alexander ha fatto certe proposte in cui ha limitato a 14. 000 circa la cifra per il C. I. L. La questione della forza è stata divisa in due parti: - una è quella combattente di circa 13.742 (forza del Gen. Utili + «Nembo>>); - l'altra è data dalla differenza di 14.000 - 13.742 = rinforzo ai combattenti. La cifra di 14.000 è stata mandata per l'approvazione ai Capi di S.M. a Washington. In questa non si tiene conto di un btg. di marina e di uno di aviazione e di qualche cosa d'altro che porterebbero ad untotale di circa 20.000 p. C'è per ora da ottenere il benestare per i 14.000 u., poi verrà la discussione per la differenza tra i 14 e i 20 mila. BROWNING -

BERARDI - Ma i comandanti in linea, che fanno la guerra, desiderano ben altro! tanto è vero che hanno chiesto altri 2 btg. alpini! BROWNING - Ma la proposta originale è di 14.000! La differenza tra 14 e 20 mila la sosterrà poi il Generale Alexander. BERARDI - Come mai questa affermazione quando è già deciso che il C.I.L. sarà fornito da Utili + «Nembo» e si è anche parlato di un comando di C.A. che dovrà comandarlo? ~RO\~N ING -

Sono cose che sono state dette prima che io ar-

nvass1. BERARDI -

Non sono cose dette, ma sono cose scritte.


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BRO\X'NING - Io prendo ordini da Alexander. La divisione di combattimento è stata fissata a 14.000 u. Resta perciò in sospeso la differenza fra 14 e 20 mila. BERARDI - Tale differenza sarà discussa dal Maresciallo Messe. Restiamo pure, ora ai 14.000. Occorrono complementi. BROWNING - Ci sono due modi di risolvere la questione della forza: - uno: impiegare l'eccedenza attuale della forza come complementi; - l'altro: organizzare l'eccedenza per altri servizi in attesa di poterla impiegare in linea. BERARDT - Noi non possiamo decidere. La decisione è di competenza delle Ecc. Messe-Alexander. BR0\1VNING - Ho proposto una conferenza col Generale Alexander per decidere l'impiego di quella differenza. BERARDI - Chiedo al Gen. Browning se non ha nulla in contrario a che io esponga il mio parere in tale questione. BROWNING - Prima c'è la questione dei 14.000 u. poi si discuterà il resto e si dovrà andare a Caserta per discutere. Ma è bene non mescolare le due cose perchè la cifra di 14.000 non è stata ancora approvata dai Capi di S.M. BERARDI - Ma ci vuole del tempo, intanto il raggruppamento è in linea ed ha bisogno di complementi, senza dei quali si lagnerà e non potrà assolvere bene il suo compito nell'interesse degli Alleati. BROWNING - Il raggruppamento ora fa parte della 8a Armata e la responsabilità dipende dal generale comandante di Armata. BER.ARDI - Però ogni giorno il Gen. Utili fa un telegramma per rappresentare le sue necessità. , BROWNTNG - Il Generale Alexander ne sarà al corrente. BER.ARDI - Ma no! perchè Alexander non si occupa delle particolarità del rifornimento uomini che toccano invece ai comandanti in posto. BROWNING - Il Generale Utili dipende da un comando inglese e deve rappresentare le cose a quel comando. · BERARDI - Ma si tratta di un rifornimento corrente, automatico quasi, per i complementi ed è strano che si debba seguire una via


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così lunga! BROWNING -

Deve arrivare presto la «Nembo».

BERARDI - Ma la «Nembo» non è per complementi. Essa rappresenta la differenza tra i 14 ed i 20.000 u. BROWNTNG - Il Generale Utili chieda i complementi al suo comandante di C.A. perchè la sottocommissione non è autorizzata a darli. BERARDI - (rivolto al Gen. Oxilia): fare un telegramma a Utili perchè ottemperi. BROWNING - Tanto più che è ancora in discussione la questione della divisione per sicurezza interna. BERARDI - In discussione? Ma domando come posso lavorare se non ho un programma chiaro da seguire! BROWNING - Ritengo sia inutile riscaldarsi, perchè ciò non dipende da noi. BERARDI - Domando quale valore io debba dare alle lettere che la sottocommissione mi ha scritto! BROWNING - Il programma è la base su cui fondare il lavoro (dà un pugno sul tavolo). Tale programma contiene una proposta nei riguardi della forza dell'esercito italiano; in tale proposta si parla di 14.000 u. per la divisione combattente e di circa 180.000 u. per gli A.A. Da queste cifre si deve tirar fuori quello che resta per le divisioni italiane. BAUMANN - Credo di poter dire questo: supponiamo che si concluda nei riguardi dell'esercito italiano sulla base delle proposte. A conclusione avvenuta si vedrà di dove tirar fuori i complementi. BERARDI - Ma questa è una particolarità. Q uello che è essenziale è che voi avete fatto un programma senza tener conto delle nostre possibilità. BROWNING - Io non so nulla. La cosa è partita come una proposta al comando Britannico. BERARDI - Ma a chi mi devo allora rivolgere per sapere! Propongo di fare una riunione di tutti gli interessati, con l'intervento del Maresciallo Messe, in cui si possa discutere e si possa poi camminare tutti sulla stessa strada.


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BAUMANN - Temo ci sia un malinteso: il Gen. Duchesne aveva fatto delle proposte; V.E. ha fatto controproposte; il Gen. Duchesne ha risposto alle controproposte con un programma che è l'attuale. Tale programma è stato appro\Tato da Alexander e inviato ai capi di S.M. B ERARDI - Ma a me nessuno ha detto che il programma doveva essere considerato come definitivo. Tanto è vero che ne ho interessato il Maresciallo Messe! Voi non avete tenuto conto delle nostre necessità (distretti, depositi, ecc.) BROWNING Purtroppo il programma è partito per i capi di S.M. e, allo stato attuale, non si può più fare nulla. Si potrà rivedere la cosa poi con controproposte, quando il programma tornerà, speriamo, accettato. BERARDI - Questa è una parola chiara! (a questo punto diversione semi scherzosa sull'ufficiale di S.M. che fornisce documenti e poi subito tende a ritirarli).

Insomma: bisogna basarsi sulle cifre attuali e non uscire da esse. Scommetto un milione contro uno, che altre proposte, ora, non sarebbero accettate. BROWNING -

B ERARDI - Queste cifre il Generale Alexander le ha già inviate al capi di S. M. alleati? BROWNING -

Si.

BERARDI - Allora protesto di non essere stato consultato prima dell'invio del programma.

Il generale Duchesne ha creduto di fare il vostro interesse proponendo cifre che fossero accettabili. V.E. è stata consultata, tanto è. vero che ha fatto controproposte. BAUMAN -

E allora protesto perchè il programma definitivo non è stato modificato secondo le mie controproposte, e di non essere informato che le controproposte non erano state accettate. Chiedo che non sia fatto nulla prima che le cifre proposte non siano approvate. Mi riferisco al 120° Fanteria il quale dovrebbe dare complementi alla «Mantova» e alla «Piceno» e chiedo che non sia toccato per farne dei lavoratori. B ERARDI -

BROWNING - Credo di poter riassumere la discussione nei seguenti termini: - le cifre proposte sono già partite; protesta di V.E. per-


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ché non è stato tenuto conto delle sue controproposte; - V.E. vuole avere possibilità di fare a suo tempo delle controproposte poichè le cifre fissate sono troppo basse. Si; insisto intanto che non sia compromessa la soluzione. Se mi portate via il 120° Fanteria ciò può compromettere il programma futuro.

BERARDI -

Avremo materia di discussione quando il programma ritornerà approvato:

BROWNING -

BERARDI - Si; ma insisto che non si comprometta il programma in discussione. BRO\'XTNIN G - Terrò presenti le idee di V.E. ed esaminerò la questione col mio S.M.

Ringrazio e confermq il mio desiderio di avere un programma chiaro su cui lavorare· sicuramente.

BERARDI -

Comprendo perfettamente il desiderio di avere un programma fisso, ma le necessità di guerra a volte sconvolgono i programmi. Così insegnavo quando ero professore alla scuola di guerra. BROWNTNG -

BERARDI - (ridendo) Appunto perciò non troverete strano che io sostenga che i programmi organici debbano essere studiati sulla base dei risultati da conseguire, e non solo in base alle razioni da fornire. BROWNING - (scuote il capo) Non avrete la pretesa che io critichi l'operato dei miei superiori.


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Documento 59 STATO MAGGIORE ESERCITO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sez. Ordinamento N. 3161/0rd. di p.rot.

P.M. 151, 29 aprile 1944

Oggetto: Riunione tenuta presso lo S.M.R.E. il giorno 23 aprile 1944.

A S.E. il Maresciallo Giovanni Messe, Capo di S.M. Generale P.M. 151/A e, per conoscenza: A S.E. il gen. di C.A. Taddeo Orlando, Ministro della Guerra P.M. 107 Faccio seguito a quanto riferito col mio foglio 3049/0rd. pari oggetto del 24 aprile e.a. Il generale Browning a seguito della riunione in oggetto mi ha inviato l'unita lettera a conferma del suo pensiero in merito agli argomenti trattati nella riunione stessa. La proposta di cui è cenno nel paragrafo 3 della lettera (foglio 3014/0rd.) formulata prima c1ie avesse luogo la riunione, riguardava i seguenti argomenti: 1° - lasciare a disposizione di questo S.M. il personale degli attuali btg. del 120°, già destinato da questo S.M. a completamento delle divisioni «Mantova» e «Piceno» e voluto invece dagli AA. per compiti lavorativi; 2° - costituire, per i compiti di cui sopra, altri due btg. con personale recuperato da altri reparti e non ancora addestrato ' come il precedente.

Il Capo di Stato Maggiore BERARDT


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DOCUMI::NTI

Annesso al foglio n. 3161 del 29 aprile 1944 SOTTOCOMMISSIONE PER L'ESERCITO A.C.C. G/ 6/ 1/ 43 26 aprile 1944

A S.E. il generale Berardi, Capo di Stato Maggiore Eccellenza, Mi è stata mostrata copia dei verbali della nostra riunione del 23 aprile e desidero fare le seguenti osservazioni al riguardo: « 2° Oggetto - 1° paragrafo». L'imbarco della divisione «Nembo» non significa che vi sia un accordo per aumentare la cifra del C.I.L. oltre 14.000 uomini, cifra che è stata raccomandata dal Comandante Alleato in Capo allo Stato Maggiore Alleato combinato. Nessuna decisione è stata ancora presa o può essere presa fino a che non siano. conosciute le decisioni del Comandante in Capo Alleato.

1. -

2. -

«2° Oggetto - ultimo paragrafo» . La situazione per quanto riguarda la costituzione di reparti per il programma alleato non è in alcun modo cambiata. Tale costituzione di reparti deve continuare come richiesto dal programma alleato. 3. - «3° Oggetto - primo paragrafo, sotto-paragrafo (d) e ultimo paragrafo». · Ho discusso oggi questa questione con i miei collaboratori. La proposta contenuta nel vostro foglio 3014/0rd., ricevuto il 22 aprile, è del tutto soddisfacente e debbo chiedervi di darle immediata esecuzione.

Magg. Gen. BROWNING Sottocommissione per l'Esercito A. C. C.


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Documento 60 FONOGRAMMA A MANO (In arrivo)

Da M.M./.A- at S.M.R.E.

16-5-44

Nr. SD/722 - Alt Segreto - Alt È stato deciso di impiegare provvisoriamente divisione «Nembo» oltre alle truppe attualmente presso raggruppamento motorizzato et in secondo tempo di ritirare tutti reparti per costituzione C.I.L. - Alt Codesto S.M.R.E. non dico non, dovrà provvedere all'approntamento o spostamento di complementi di qualsiasi genere se non dietro disposizioni di questa Sottocommissione - Alt Nessun, dico nessun, reparto nuovo dovrà essere costituito neppure nuovi complementi accantonati, approntati o spostati da codesto S.M.R.E. senza ordine per tramite di questa Sottocommissione - Alt K ERR

Col.


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Documento 61

TELESCRITTO IN PARTENZA P.M. 151 , lì 17 maggio 1944

At Comando FF.AA. Campania. At Comando Supremo. Superesercito - Operazioni nr. 5328/0p. di prot. Alt Destinatario Cofar Campania per conoscenza Comando Supremo Alt Commissione alleata controllo habet comunicato che est stato deciso di impiegare provvisoriamente divisione «Nembo» oltre I raggruppamento motorizzato Alt

Superesercito Operazioni 1200170544


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Documento 62 FONOGRAMMA IN ARRIVO

Da Superesercito a Corpo Italiano di Liberazione N. 5682/0P Alt Seguito accordi fra Comando alleato et Comando Supremo Alt Divisione «Nembo» passa dipendenze C.I.L. Alt Generale Utili assuma temporaneamente comando C.I.L. Alt Firmato Superesercito. Trasmette: serg. A.U.C. De Paoli. Riceve: serg. magg. Celio. Ore 17,15 del 26 maggio 1944.


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Documento 63 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Operazioni N. 6033 di prot. OP. Segreto

P.M. 151, 4 giugno 1944

Oggetto: Dipendenze del Corpo italiano di liberazione.

A S.E. il gen. di C. d'A. Giuseppe De Stefanis. Al Comando IX Corpo d'armata. Al Comando LI C01po d'armata. Al Comando del Corpo italiano di liberazione. Al Comando della zo9a divisione. Al Comando della divisione «Piceno». 1° - Con il passaggio del Corpo italiano di liberazione nel settore del V Corpo d'armata inglese - versante adriatico - le sue dipendenze vengono così stabilite: - dipendenze operative: dal Comando del V Corpo d'armata inglese; - dipendenze disciplinari, logistiche, amministrative ecc.: da questo S.M.R.E. tramite il generale di C. A. De Stefanis, il quale, con pochi elementi del suo attuale comando, si stabilirà dove verrà indicato dal Comando del V C. d 'A. inglese, costituendo una Delegazione dello S.M.R.E. italiano. 2° - La 209a divisione passa alle dipendenze disciplinari e amministrative del gen. De Stefanis.

3° - La divisione "Piceno" passa alle dipendenze del IX Corpo d'Armata. 4 ° - I passaggi di dipendenza elencati nel presente foglio hanno attuazione a datare dall'8 c.m.

5° - Riserva di disposizioni per il Comando del LI Corpo d'Armata.

Il Capo di Stato Maggiore Paolo Berardi


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Documento 64 DELEGAZIONE S.M.R.E. PRESSO XV GRUPPO ARMATE

Q 4517

4 grngno 44

Al Comando AAI (Q) (10)

1. - Durante la scorsa settimana vi sono stati molti rapporti riguardanti l'amministrazione delle FF.AA. Italiane e dei reparti dipendenti dal 5° Corpo. Le opinioni sono state ottenute non solo dai Comandi italiani ma anche dall'8a Armata, dal 10° Corpo, e da alcune "branche" dell' AAI. Oltre agli ufficiali del Comando Inglese, che è stato consultato, hanno preso parte alle discussioni: • il Generale Berardi, Capo di S.M. del Maresciallo Messe; • il Col. Quercia, C.A.O. del Maresciallo Messe; • i Comandanti e gli ufficiali delle divisioni Utili, Nembo e 209°; • il Col. Lombardi della Missione Italiana; • gli ufficiali del G.S.0. e della MMIA. A seguito di queste discussioni è stato tenuto un rapporto finale con il Generale De Stefanis, che è stato nominato comandante Generale delle FF .AA. italiane operanti nella zona del 5° Corpo, ed il Col. Mariottj della MMIA. 2. - Da queste discussioni sono venute alla luce le seguenti deficienze amministrative, già conosciute per esperienza dal C.I.L. quando dipendeva daI1'8a Armata, e sono venute alla luce le medesime difficoltà di minore importanza già riconosciute da questo Corpo da quando ha avuto truppe italiane alle proprie dipendenze. , a~ ~ Vi è stato qua~i ':1n arre~to c~mpleto nel ser':i~io ?i approvv1g1onamento vest1ano, eqmpaggiamento e mumz10m. Per esempio: quando il C.I.L. lasciò l'8a Armata, quantitativi di uniformi estive che erano state richieste sul principio di marzo stavano proprio cominciando ad arrivare in piccole quantità (si è a conoscenza che ulteriori qùantitativi sono in arrivo); del vestiario attualmente ricevuto, il 90% è stato giudicato al momento della consegna inservibile, e ciò è dovuto al fatto che era quasi tutto di misura troppo piccola, misura che già in passato era stata più volte scartata.


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b) I mezzi di trasporto di origine italiana sono in cattive condizioni; gran parte dei pneumatici sono fuori uso, mentre mancano· le parti di ricambio. Ciò non si può ovviare, ma può avere serie conseguenze sul servizio delle officine di cui si fa mensione più sotto. c) Il servizio italiano equivalente al servizio REME inglese è totalmente inadeguato per le unità che attualmente prendono parte alle operazioni, benchè le officine italiane esistenti abbiano fatto del loro meglio cannibalizzando e facendo l'uso migliore delle piccole riserve di materiali di ricambio ancora a disposizione. d) Il numero dei trasporti disponibili nelle Unità è insufficiente per operazioni di movimento; ma questa situazione sta mostrando un graduale miglioramento giacchè vengono fatte delle nuove assegnazioni. e) Le Unità Sanitarie divisionali sono statiche ed organizzate su un numero di gran lunga inferiore a quello delle FF .AA. alleate. Non ci sono enti sanitari come i CCS inglesi e gli ospedali a 200 letti fra le divisioni e gli ospedali base. Le autoambulanze sono poche e male in arnese. C'è stata e c'è ancora mancanza di materiali sanitari. f) L'approvvigionamento di equipaggiamento e carburanti non ha presentato difficoltà da quando è stato provveduto da magazzini alleati. g) Inglesi ed Italiani sono egualmente d'accordo che il presente sistema di richieste attraverso gli enti: Reparti Italiani = Missione Militare Italiana = Corpo Inglese = Comando Armata Britannica = AAI = MMIA = SMRE si è dimostrato assolutamente inattuabile ed è la causa principale del cattivo funzionamento dell'approvvigionamento delle FF .AA. combattenti per quanto riguarda materiali di origine italiana. 3. - Pertanto raccomando caldamente che, per quanto concerne le FF.AA. italiane siano presi i seguenti provvedimenti allo scopo di porre su salda base la loro amministrazione: a) - Un Comando dei servizi arretrati ed una base avanzata dovrebbero essere costituiti sotto il mio comando immediatamente nelle vicinanze del Raggruppamento (5° Corpo). Tale comando sarà responsabile per quanto riguarda i servizi delle FF.AA. italiane nel Corpo eccetto che per i servizi puramente operativi - cioè approvvigionamento giornaliero di munizioni, carburanti, viveri - che saranno trattati direttamente fra il Comando operativo italiano (attualmente il C.I.L.) ed il Comando


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5° Corpo. Ciò è stato accettato dall' AAI è il Maresciallo Messe ha incaricato il Generale De Stefanis come Comandante generale dei servizi arretrati . Si propone che egli stabilisca il suo Comando a Vasto nelle cui vicinanze saranno costituiti dei depositi avanzati italiani; il Comando dei servizi arretrati muoverà avanti immediatamente dietro al Raggruppamento del 5° Corpo non appena l'avanzata progredisce. b) - I depositi avanzati di materiali di origine italiana ed un reparto complementi equivalente ad un C .R.U . dovrebbe essere costituito nella zona di Vasto sotto il comando del gen. De Stefanis. Si raccomanda che in questa base di Vasto vi siano: (i) complementi per tutte le armi equivalenti al quantitativo inglese di 14 giorni di forte consumo. (ii) Tre settimane di provviste di materiali Ordnance e vestiario, basate approssimativamente sul consumo normale inglese, soggette ad una certa modificazione in seguito ad accordi col CIL. (iii) Un mese di provviste di materiali sanitari: da mantenersi come una Sezione staccata Italiana presso il 7° Deposito avanzato materiali sanitari. (iv) Circa tre unità di fuoco di munizioni italiane: si consiglia di mantenere tali unità di fuoco come una sezione staccata del 25 AAD Cupello e dovrebbe essere gestita dal personale inglese aumentato da una piccola sezione munizioni italiane per assistere all'identificazione, ispezione ecc. Tale sezione sarà provvista di macchinari ed utensili necessari .. c) - Ogni richiesta di materiali di origine italiana seguirà la via UTILI (Nembo) - 209a Divisione - 5° Corpo - Comando servizi arretrato italiano; in ogni caso in cui detto comando italiano comunichi la indisponibilità di equipaggiamento saranno fatte distribuzioni solamente se si tratti di materiali di urgente necessità operativa, non appena disponibili da magazzini inglesi. A tale riguardo si consiglia che nei casi in cui certi materiali italiani sono in deficienza la distribuzione alle formazioni italiane nel 5° Corpo e ad altre formazioni italiane dovrà essere dettata dall'AAI allo S.M.R.E., al quale resterà il compito, senza altra ulteriore guida da parte della MMIA, di provvedere alle distribuzioni suddette, giorno/er giorno. A tale riguardo io e il Generale Berardi siamo d'accordo nel considerare che deve essere data priorità ai reparti italiani attualmente combattenti. Se ciò sarà fatto, avrà certamente grande


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effetto nel mantenere ed alzare il morale loro. cl) - Raccomandazioni dettagliate riguardo il servizio d i sanità sono date. In breve, lo scopo di queste proposte è quello di dar modo alle divisioni italiane durante i periodi statici di poter ricoverare ammalati e feriti guaribili nel termine di 10 giorni mentre i casi di malattia di maggior durata (un mese) verranno trattenuti nei reparti medici del 5° Corpo o nel centro di riposo del 5° Corpo; i casi di durata superiore saranno evacuati verso l'Ospedale base italiano di Barletta. e) - Oltre ai quantitativi di munizioni a S. Salvo sotto il controllo del Comando servizi arretrati, due unità di fuoco saranno trattenute sotto il controllo del 5° Corpo presso il Paddington Depot. Quest'ultimo muoverà assieme al F.M.A. quando l'avanzata prosegue. f) - Per quanto riguarda le officine REME nelle formazioni esse sono l'equivalente di leggere LADS (officine) inglesi. Fra queste e le officine basi di Capua e Trepuzzi non vi è nessuna organizzazione di officine. Il Col. Quercia e la Missione Italiana presso il 5° Corpo considerano che non è possibile nrnovere nessuna di queste officine pesanti e che in opni caso saranno piene di lavoro proveniente dall'ovest e dal sud I talia. Pertanto si considera che la miglior soluzione sia in primo luogo di aumentare il numero e di i·inforzare le deboli officine leggere sopra citate, in secon do luogo di affiancare un reparto italiano all'officina inglese di Corpo cl' Armata con quegli attrezzi e quelle parti di ricambio che sono disponibili, e in terzo luogo se rimangono ancora risorse, di costituire l'equivalente di una o più officine di brigata. Appare che il consumo degli attuali automezzi italiani sarà rapido perciò sarà richiesta la continua sostituzion e con automezzi provenienti da risorse alleate. Questa situazione dà forza alla raccomandazione da me fatta nella lettera Q 4517 del 3 giugno 44 per trattenere la 168a Officina inglese per truppe di fanteria sotto il mio Comando. Se questo non sarà approvato vi sarà secondo la mia opinione un completo arresto nei servizi delle officine nel Raggruppamento 5° Corpo d'Armata. 4. - Il Generale De Stefanis ed il Generale Browning sono pienamente d'accordo con quanto da me raccomandato. p. c. c.

Il Capitano Capo Ufficio Enzo Gifuni


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Documento 65 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Delegazione "A" DIARIO STORICO Premessa Il 3 Giugno 1944 alle ore 17 ,30 l'Eccellenza il Generale di C.A. Giuseppe De Stefanis, Comandante il LI C.A. viene convocato a Lecce dal Capo di S.M. dell'Esercito che gli da ordine di partire con pochi ufficiali/er recarsi a Paglieta alla sede del V Corpo d'Armata Inglese e ivi partecipare ad una conferenza con il Generale Allfrey Comandante del V C.A. inglese ed il Generale Browning Capo della M.M.I.A. per accordarsi su nuove modalità per l'organizzazione logistica del C.I.L. e della 209a Divisione. A conferenza ultimata il Generale De Stefanis rimarrà sul posto e prenderà alle dipendenze disciplinari, logistiche e amministrative il C .I.L. e la 209a divisione. Il 4 Giugno alle ore 7 l'Eccellenza De Stefanis con due ufficiali parte da Francavilla Fontana, arrivando a Paglieta alle ore 16,10 dello stesso giorno: dalle ore 21,20 alle ore 0,20 ha luogo il colloquio con i Generali Allfrey e Browning e vengono presi gli accordi di cui sopra. Il 5 Giugno l'Eccellenza De Stefanis con i primi elementi della costituenda Delegazione si istallano a Vasto: giunge il fo glio nr. 6033/0p. data 4 giugno dello S.M.R.E . (allegato nr. 1 omesso) che dà le prime disposizioni per la costituzione della Delegazione. p. il Capo di Stato Maggiore a.p.s. Magg. Giuseppe Buscemi '

7 Giugno, mercoledì

In data odierna per disposizioni dello S.M.R.E . (foglio nr. 4220/0rd. data 7 giugno - allegato nr. 2 omesso) è stata costituita la "Delegazione 'A'" dello S.M.R.E. con gli organici di cui , all'allegato stesso. La Delegazione "A" ha alle proprie dirette dipendenze: - la 198a Sezione CC.RR.;


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la 91 a compagnia telegrafisti; la issa sezione sussistenza; - il LXVIII btg. complementi. . H_a inoltre alle dipendenze logistiche, disciplinari ed ammimstrauve: - il Corpo Italiano di Liberazione; - la 209a divisione di fanteria. Pure in data odierna l'Eccellenza Giuseppe De Stefanis cessa dal comando del LI C.A. ed assume il comando della Delegazione (allegato nr. 3 omesso). Si trasmette al Capo di S.M. dell'Esercito una relazione sulla conferenza che ha avuto luogo il 4 u.s. fra l'Eccellenza De Stefanis ed i Generali Allfrey e Browning (allegato nr. 4 omesso). Si trasmette al Capo di S.M. dell'Esercito un promemoria circa le necessitĂ della Delegazione per la sua costituzione ed il suo funzionamento (allegato nr. S omesso). Condizioni meteorologiche: cielo sereno, atmosfera calma, t.m . 23. p. il Capo di Stato Maggiore a.p.s. Magg. Giuseppe Buscemi


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Documento 66 DELEGAZIONE "A" S.M.R.E. Nr. 1/0rd. di prot. Personale

P.M. 185, lì 7 Giugno 1944

Oggetto: Promemoria per l'Eccellenza Berardi.

Allo Stato Maggiore R. Esercito Segreteria dell'Ecc. il Capo di S.M.R.E. Posta Militare 151 Riferisco su quanto richiestomi con lettera del 4 corrente, per quanto gran parte di ciò che espongo debbo ritenere già noto a cotesto S.M. per le notizie che avrà certo comunicate il colonnello Quercia. Come da ordini sono giunto alle ore 16 del 4 al comando V C.A. inglese (Paglieta) ed alle ore 19.30 ho avuto il primo contatto col generale Allfrey, improntato alla massima cordialità . Dopo avermi presentato i colonnelli brigadieri con gli altri suoi più diretti collaboratori, il generale Allfrey mi ha accompagnato ad assistere ad un concerto bandistico nella piazza del paese, e successivamente a mensa facendomi sedere alla sua destra, mentre il generale Browning gli sedeva di fronte. Dopo la mensa ho partecipato alla prevista riunione che è durata dalle 21,20 alle 0,20. Ad essa, presieduta dal generale Allfrey hanno partecipato il generale Browning, il brigadiere capo dei servizi del C.A. col suo capo di S.M., il colonnello Quercia ed alcuni nostri ufficiali interpreti. Scopo della riunione era l'esaminare e discutere alcune proposte per il miglior funzionamento del C.I.L., contenute in una minuta di lettera - che allego in copia (omesso) - che il generale Allfrey intendeva inviare al Comandante Gruppo Armate. Mi sono trovato d'accordo sul contenuto ed ho contribuito perchè fossero inserite due varianti, accettate sia dal Generale Allfrey che dal generale Browning e precisamente: 1) - ritirare gli automezzi italiani ora impiegati dal C.I.L. p_er usarli nell'interno del Paese e sostituirli con automezzi inglesi.

Ciò per semplificare al massimo il servizio riparazioni che sarebbero effettuate dalle officine inglesi rinforzate da elementi


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specializzati italiani e per dare la possibil ità al C.I. L. di disporre di automezzi veramente efficienti ed in grado di muovere in ogni momento sulle strade esistenti nella zona che sono in pessime condizioni, e~ in quelle, certo in condizioni non migliori, che saranno pross11namente occupate . 2) - Sanzionare l'aumento della forza combattente italiana da 14 mila a circa 20-22 mila uomini, quanta cioè è quella attuale d el C.I.L. Il generale Browning in merito, pur facendo risaltare che la proposta veniva a modificare le proporzioni stabilite per l'Esercito italiano dal C omitato dei Capi di S.M. a Washington, ha concluso che nella situazione attuale è opportuno e conveniente dare la precedenza alle forze combattenti rispetto a quelle dell'interno. Non mi è stata data copia - perchè avente carattere di proposte interne - della lettera definitiva che contiene le varianti suddette; però anche ieri esse mi sono, state confermate e ripetute verbalmente dal Capo di S.M. dei Servizi del V C.A. inglese. Appena note le decisioni in merito al Comando Gruppo Armate, queste mi saranno ufficialmente comunicate. Concludendo: ho trovato non solo nel generale Allfrey, ma in tutti gli ufficiali del suo comando molta cortesia, molta comprensione e la reale intenzione di aiutarci il meglio possibile. Il generale Allfrey aveva disposto perchè fosse approntato anche l'alloggio per me e per i due ufficiali che mi accompagnavano. H a inoltre tenuto a dirmi che posso recarmi a conferire con lui in qualsiasi momento senza preavviso telefonico e che la sua mensa è sempre a mia disposizione. Recatomi a Vasto il mattino seguente, non ho trovato difficoltà di sistemazione perchè, su ordine dello stesso generale Allfrey, la 60a Sub Area mi ha subito messo a disposizione alcune villette, un tempo occupate dal comando del generale Montgomery. Ritengo che tutto quanto sopra, sia di un buon auspicio per l'espletamento del compito affidatomi.

Il Generale Comandante Giuseppe de Stefanis


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Documento 67 DELEGAZIONE "A" STATO MAGGIORE R. ESERCITO Uffitio Ordinamento e Affari Vari Nr. 162/0rd. di Prot. Personale

P.M. 185, lì 25 gmgno 1944

Oggetto: Promemoria per il Generale Oxilia.

Allo Stato Maggiore R. Esercito

I. - Organizzazione della Delegazione.

P.M. 151

· In relazione all'assunzione del comando del settore da parte del II Corpo Polacco l'organizzazione della Base logistica per il C.I.L. deve subire talune varianti che ho concordato in un mio colloquio svoltosi ieri col generale Anders Comandante del II Corpo stesso. Centro di tale organizzazione: Chieti - che il Comandante del II Corpo Polacco ha messo a mia completa disposizione ove trasferirò il comando della Delegazione "A" alla fine di questo mese o primi di luglio. Intorno a Chieti graviteranno: . - officine (esclusa la 39a officina mobile pesante che andrà direttamente nella zona di Teramo); - deposito vestiario; - deposito materiali sanitari; - or~anizzazione ospedaliera arretrata. Nei nguardi dell'organizzazione sanitaria il II Corpo Polacco mi ha comunicato che non rileverà il 50° General Hospital inglese di Vasto, che d'altra parte risulta ormai troppo arretrato rispetto alla nuova dislocazione del C.I.L. La migliore soluzione è 9.uella di rimettere in funzione per il C.l.L. - l'ospedale militare territoriale di Chieti. A tal fine un ospedale da campo del C.I.L. rinforzato funziona già nei locali del predetto ospedale. Ma tale O.C. deve essere svincolato dal compito assunto per potersi trasferire verso nord. Ne consegue la necessità che codesto S.M. invii personale, effetti letterecci ed ogni altro materiale necessario per almeno 200 posti letto in quanto tutto ciò che esisteva è stato asportato dai Tedeschi. Considerare anche l'attrezzatura per interventi chirurgici. Il padiglione italiano del 50° G.H. verrebbe esaurito ed il


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personale ad esso addetto verrebbe trasferito all'O.M. di Chieti. Poichè con il V C.A. inglese è partita anche tutta l'attrezzatura del convalescenziario già predisposto a Vasto, occorre pro_vve_dere anche all'impianto a Chieti di un simile stabilimento samtano. Codesta S.M. è interessato per quanto potrà in merito tenendo presente che si prevede sufficiente un'attrezzatura per 50 ..,. 60 posti. Per quanto ha tratto alle munizioni il deposita di S. Lorenzo (già S. Salvo) verrà soppresso trasferendo le munizioni in quello di Torino di Sangro. Questo rimarrà in detta località fino a che il C.I. L. non sarà rn grado di mettere a disposizione gli autocarri per il trasferimento in zona più avanzata che sarà a nord di Ascoli Piceno. II. - LXVIII Btg. complementi Il LXVIII btg. cpl. per ora rimane a Lebba in attesa di avere dal C.I.L. i mezzi occorrenti per il suo trasferimento nella zona di Chieti. Mi è stata preannunziata l'arrivo in zona del btg. già dislocato a S. Agata dei Goti: dato che è di forza ridotta (17 ufficiali e 250 truppa) lo scioglierò incorporandone gli elementi nel LXVIII btg. cpl. Mi è stato anche preannunziato l'arrivo (pare domani 26) di ) O ufficiali e di un centinaio di militari quali complementi per il C.I.L., provenienti dal C.O.V. di Vibo Valentia. Per il btg. stesso occorre inoltre stabilire chiaramente quale indennità debba essere corrisposta ai militari ch e vi fanno parte: propongo di considerarli come combattenti e corrispondere perciò l'indennità di lire 45. Ciò anche perchè i militari godono della razione tipo A. In tema di cpl. sollecito l'avviamento del LXXI btg. bersaglieri, che risulta già affluito dalla Sardegna e che è indispensabile per nota sostituzione allievi ufficiali e per il completamento degli organici dei btg. esistenti. III. - Btg. alpini "Monte Granero" È attualmente in sosta ad Ortana. Non può essere impiegato in quanto manca di tutti i basti, a suo tempo inviati alla riparazione presso la Direzione di artiglieria di Napoli. Occorre ne sia sollecitata l'urgente restituzione al btg.


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IV. - XXI gruppo salmerie È stato posto dal II Corpo Polacco a disposizione del C.I.L. e si stà trasferendo nella zona di Ascoli Piceno ... Con tale assegnazione il C.I.L. avrà nel complesso circa 3000 quadrupedi. Per assicurarvi il funzionamento del servizio sanitario, propongo che al comando C.l.L. sia assegnato il maggiore veterinario spe Nelli Filoteo quale capo ufficio di ippica e veterinaria (in atto tale ufficio è costituito da un solo capitano di cpl. ). Trattasi di un giovane ufficiale brillante, capace e reduce dalla Russia: . dovrebbe essere nei suoi riguardi annullato subito il trasferimento dalla 209a divisione al XXXI C.A. (per una costituenda infermeria quadrupedi) disposto dall' A.M. G. con dispaccio 2/ 2451/Mov. in data 18 corrente. V . - 209" divisione In esito ad ordine da parte alleata il 522° rgt . ftr. (2 btg. 12 cp. più un btg. speciale) ha già trasferito 2 cp. nel settore tirrenico ed ora deve contrarre le 1O cp. rimaste in 5 (per portarne ciascuna alla forza di 200 uomini circa) che anch'esse dovranno essere impiegate altrove. Non sono riuscito ad accertare quale sarà la nuova zona, in quanto il comando del II Corpo Polacco mi ha indicato quella P0.poli-L'Aquila, mentre il generale Properzj afferma trattarsi della zona tirrenica. Comunque, ultimati questi movimenti, la 209a divisione rimarrà con: - comando 515° rgt. ftr. (senza reparti); - 522° rgt. ftr. (comando, quadri di 5 cp. e btg. speciale); - 541° rgt. ftr. (su 2 btg. di forza assai ridotta); - geni? _divisionale (8 cp.); - serv1z1. In definitiva quindi un complesso molto modesto di reparti, che non giustifica l'esistenza d1 un comando e di un vice comando di divisione e tre comandi di rgt., a meno che ~on si intenda ricostituire i reparti.

VI. - Questioni territoriali Ritengo che avrete certamente presa in esame la riorganizzazione territoriale delle zone recentemente liberate. La cosa non si presenta difficile in quanto quasi ovunque - da i primi accertamenti - mi risulta che distretti e deposi ti sono ancora in possesso di carteggio, schedari, cartoline precetto, ecc. Quindi essi potrebbero essere rimessi (tutti o in parte) in fun-


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zione col proprio antico personale che è di massima presente. Naturalmente ciò è subordinato all'approvazione delle varie commissioni alleate le quali debbono anche stabilire con voi se, in quale quantità e con quale modalità si dovranno far presentare gli uomini atti alle loro caserme. I materiali e le armi invece in massima parte sono state asportate dai Tedeschi o depredati dalla popolazione civile. Tutto quanto sopra è strettamente collegato con la questione della massima importanza e delicatezza: la tenuta a numero dei reparti (in particolare C.I. L.). La recente esperienza della liberazione di Roma e di numerose province conferma quanto da tempo avevo segnalato e cioé che l'attrazione del focolare domestico in una situazione politica-militare nella quale ogni velleità di drastiche sanzioni risulta inoperante ha il sopravvento sul senso del dovere militare e sui personali ~egami affettivi che legano il soldato al suo reparto e al suo supenore. La gente se ne va all'altezza delle proprie case ed è dubbio che ritorni. Col progredire di una campagna fortunata c'è da temere che i reparti , assottigliandosi continuamente, a poco a·poco si dissolvano. Occorre pertanto, a mio avviso che la questione dei complementi sia affrontata senza ritardo ed energicamente, sfruttando un generoso senso di rivolta e di rivalsa di popolazioni tormentate dalle angherie dei Tedeschi, si può probabilmente, ottenere un gettito sufficiente a mantenere presso a poco a numero i reparti. Poichè la questione è delicata e complessa nei rapporti sia col Paese, sia con gli Alleati ed esce nettamente dall'ambito delle mie competenze e delle mie possibilità la segnalo a codesto S.M. con la preghiera più viva di prenderla a cuore. VII. - Il ten. col. Bianchi mi ha comunicato che codesto S.M. non sanzionerà la costituzione di un comando tappa ad Ortona. Per vostra norma Vi comunico che l'impianto di detto comando tappa è stato ordinato dal II Corpo d'Armata Polacco perchè Ortona è testa di linea ferroviaria, che esso funziona dal 22 u. s. con personale che ho tratto dal LXVIII btg. cpl., che per esso si è anche interessato la 60a Sub-Area e che ormai non si può più abolire.


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Unico rimedio passare ad Ortona quello di Termoli (251) che ora non ha piĂš ragioni di esistere.

Il Generale Comandante Giuseppe De Stefanis


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Documento 68 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Operazioni

Riservato Personale - Segretissimo

P .M. 151, 25 luglio 1944

Verbale riunione tenuta presso l' A. C. C. il 23 luglio Oggetto: a_pp~ontamento di due gruppi di combattimento italiani con armamento inglese. Vi partecipano: - l'Ecc. Berardi· - l'Ecc. Oxilia;' - il gen. Santi; - ~l gen. Br~:rwning; ~l col. Ch1avarino; il col. Pallavicina· ~l col. Pisdlej ; ' - ~l ten. col. Sampò; - 11 magg. Baumann.

Gen. Browning: a) ~o.muni~a che il ~enerale Alexan1er_ha richi~sto armi _e matenah 1~gl~s1 per_ costituire due gruppi d1 combattimento (simili alla d1v1s1one .di fanteria italiana), i quali dovrebbero partecipare alle operazioni; b) quanto verrà esposto nel corso della conferenza, rappresenta il punto di vista del Comando in capo alleato in Italia; ·

c) nello studiare l'organico del gruppo di combattime1;1to, sono state t.e nu~e. pres_enti le proposte dello S.M.R.E. relativa~ · mente ad una div1~1one «tipo», alla quale il predetto «gruppo di combattiine.nto» s1 avvicina moltissimo (9.500 u .); . d) è stata p revista la costituzione di due gruppi di combat. timento. Generai~ _B_ro-yning chiede parere Ecc. Berardi circa la scelt_a delle d1vis~o!1~ c~e potrebbero servire allo scopo. Ecc. 1?erard1 elenca le d1v1s1on1 nel seguente ordine: «Cremona», «Fnuli», «Piceno», «Mantova», «Bari», «Granatieri» (questa per ul-


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tima avendo quattro soli battaglioni e personale di classi anziane); e) fattori che dovranno essere considerati: costituzione organica del gruppo di combattimento italiano; tattica conseguente alla costituzione organica; addestramento. La scelta delle zone di concentramento dei due gruppi di combattimento saranno in dipendenza delle possibilità dei trasporti (accennato Lucera per uno dei due gruppi). f) Addestramento: premesso che l'impressione degli Alleati è che la massa dei soldati italiani per fisico e preparazione è su-

periore alla massa degli ufficiali, il generale Browning dice: - la truppa italiana è ottima se ben comandata, ragion per cui gli ufficiali per detti gruppi dovranno essere tra i migliori dell'Esercito (capacità professionale, spirita combattivo, resistenza fisica). Nessun favoritismo ma solo capacità. La resistenza' fisica deve essere tale da reggere a marce di centinaia di chilometri per molti giorni conservando l'attitudine a combattere. Molta insistenza sulla resistenza fisica · e sulla necessità di evitare favoritismi; - a cura di ufficiali inglesi saranno fatti dei corsi ad ufficiali italiani sul nuovo armamento. Alla loro volta gli ufficiali così addestrati, istruiranno gli specialisti ed i minori reparti; - verranno tradotti e distribuiti regolamenti inglesi; - presso ciascun «gruppo di combattimento» sarà distaccato un determinato numero di ufficiali inglesi per eliminare eventuali difficoltà; - col personale trovato a Roma e coi partigiani, si rinforzerà e selezionerà il personale delle attuali divisioni; - se avremo molte armi potremo estendere il prbgetto; - l'ordine di precedenza nell'approntamento dipenderà dai trasporti dalla Sardegna; - il col. Pisdlej sarà incaricato di studiare e risolvere con lo S.M.R.E. tutti i particolari relativi all'approntamento ed addestramento dei due menzionati gruppi di combattimento. Sarà messo a sua disposizione per collegamento con lo S.M.R.E. il col. Secco di S.M. g) Organico ed armamento dei costituendi gruppi di com-


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battimento: risultano dallo specchio alle~ato. Il generale Browning - prima di cluudere la conferenza elogia il comportamento tenuto dalla divisione Nembo in questi ultimi giorni di combattimenti. L'Ecc. Berardi ringrazia a nome dell'Esercito e prega il generale Browning di comunicare tale ringraziamento al generale Alexander.

N.B. - Il gen. Browning consegna, all'inizio della conferenza, una traccia degli argomenti che verranno trattati nel corso della conferenza stessa.


Segreto

PROPOSTA DI ORGAN IZZAZIONE

COMANDO Off. Meccaniche B:m. Genio

CP. Collegamenti

PERSONALE

CP. Artieri

CP. Arcieri

Comando div. . 200

Regg di Ar

Arci~lieria . . . . 1400 Gemo: Art1cn . 400 » Collegam. 300 Fanteria . . . 6300 Autoreparto . . 400 Sanità . . . . 300 Vari Reparti .. 200

4 gruppi da 25 libbre

Torale 9500 44

4

4

4

4

4

4

Pezzi

Pezzi

Reggimento di fanteria

I Ban. Armi di accomp.

CP.

CP.

mortai

cannoni da 6 libbre

Bart.

Batt.


~

Annesso al verbale riunione 23-7-1944 PER UNA PICCOLA DIVISIONE

DIVISIONE Autorepano

Sez.. SanitĂ

I

Carburami Sussistenza Art.

Ospedale da campo

Ospedale da c:impo

MATERIALE

;imenio rciglicria

Grnppo , ., d, 17 J;bb~

GruppO [ ,. d,

40 mm.

1 4

6

4

Pezzi

Pezzi

6

Pezz.i

Pezz.i

I

Batt.

lv1ortai PlAT 220 " da 76 111111 . 30 " da SO mm. 140 Mitragl. . . . . . 500 Moscheui

automatici . . 2500 Fucili . . . . . 4500

Reggimento di fanteria

Batt.

Pezzi da 25 libbre .. .... 32 Pezzi e.e. da 17 libbre . . . . . . 8 Pezzi e.e. da 6 libbre ...... 36 Pezzi e.a. da 40 mm . . . . . . . . 12

B:m. Armi di accomp.

CP.

CP.

morca1

cannoni d:i 6 libbre



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Documento 69

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Operazioni

Segreto

. P.M. 151, 31 luglio 1944 Promemoria

Questioni trattate nella riunione tenuta nell'Ufficio di S. E. il Capo di S. M . la mattina del 31 luglio 1944. · Presenti: gen. Berardi; col. Pisdlej; gen. Santi; col. Chiavarino; col. Pallavicina.

1° - Col. Pisdlej informa che ha preso parte a 2 riunioni presso Comando in capo alleato, il quale è perfettamente d'accordo su quanto è stato fatto finora nei riguardi della organizzazione delle due djvisioni ( «Friuli» e «Cremona»). Occorre ora procedere alacremente nel lavoro ed iniziare al più presto il corso di addestramento per gli istruttori delle due divisioni. In occasione della prossima visita di S.E. Berardi a Benevento, sede del corso istruttori, saranno fissati: data d'inizio del corso ed altri particolari. .· L'Ecc. Berardi fa presente la necessità che il trasferimento degli istruttori a Benevento sia iniziato al più presto .e fissa per il 6 agosto p.v. la data di partenza da Cagliari degli istruttori della «Cremona». Col. Pisdlej è d'accordo ed insiste sull'importanza di trovare uomini capaci di imparare ed insegnare rapidamente e bene. · · · 2° - Organizzazione della «Friuli». - Col. Pisdlej informa che generale Browning è perfettamente d'accordo con la proposta del gen. Berardi di inserire 2 btg. granatieri nella divisione «Friuli». A suo giudizio sarebbe opportuno: mantenere l'attuale inquadramento, ridurre al minimo i granatieri da far partire dalla Sardegna e completare l'organico con patrioti. Questo concetto potrebbe essere adottato per tutta la divisione.


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Gen. Berardi osserva che bisogna allargare subito il reclutamento dei atrioti estendendolo anche alle zone fuori Roma, per es_ , tutto i Lazio e le Marche. Qualora approvato lo S.M.R.E. provvederebbe subito alla pubblicazione d1 manifesti. Col. Pisdlej assicura che ne parlerà subito e comunicherà decisioni_ 3° - Concentramento ed addestramento della «Friuli» e «Cremona». - Col. Pisdlej informa che Comando Supremo alleato sta pensando al trasporto delle due divisioni nella zona di concentramento (S. Giorgio del Sannio) che potrà essere visitata nella gita di domani 1° agosto. Ecc_ Berardi insiste sulla necessità che le divisioni siano addestrate in zona montuosa in relazione al loro prevedibile impiego e ritorna sulla sua proposta: Abruzzo. Col. Pisdlej risponde che ciò sarà tenuto presente e precisa per ora zona di Benevento che si presta per economia di trasporti (vicinanza ai porti di Bari e Napoli) e nella quale sarà svolta l'istruzione individuale; poi altra zona per addestramento tattico. E per quest'ultima sarà tenuta presente la proposta del Gen. Berardi. 4° - Gruppi di combattimento. - Col. Pisdlrj precisa che le divisioni in lmea per ragioni politiche non si potranno chiamare divisioni, ma gruppi di combattimento. Questi dovrebbero essere 6 e cioè: 1° Regg. Mot., «Nembo», «Cremona», «Friuli», «Mantova», «Piceno». Col. Pisdlej soggiunge che non sa come Comando in capo alleato raggrupperà questi. I sistemi potrebbero essere: - o intercalare i gruppi di combattimento italiani fra le divisioni alleate; - o costituire un corpo unico tutto di gruppi italiani; - o adottate un sistema misto; e cioè con parte dei gruppi costituire un corpo italiano; gli altri intercalati fra le divisioni alleate, almeno per i primi tempi. Gen. Berardi fa presente il vivissimo desiderio delle autorità italiane che si adotti il secondo sistema. Se ciò non fo$se possibile sin dall'inizio, almeno si potrebbe ottenere di non disseminare i gruppi di combattimento italiani, ma di ordinarli in raggruppamenti di due o tre gruppi. Successivamente tendere ara~grupparli in un unico corpo italiano al quale affidare in propno un settore del fronte. Questa è la vivissima aspirazione italiana che il Gen. Berardi sottolinea con calde parole. 5° - Truppe delle retrovie. - È intenzione del Comando in capo alleato di rinforzare le truppe delle retrovie con truppe che già lavorano con gli Alleati, rinsanguandole eventualmente con richiamati_ Ciò per facilitare i rifornimenti.

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6° - Divisioni di sicurezza. - Gen. Berardi fa presente che oltre ai gruppi di combattimento in linea ed alle divisioni ausiliarie bisogna tener presente la necessità che vi siano anche divisioni di sicurezza. Col. Pisdlej condivide e precisa che per queste ultime dovrebbero bastare 45.000 uomini, il che consentirebbe di avere ogni divisione sulla forza di 9.500 u . circa e cioè: 5 divisioni su 2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 3 btg.: cioè forza e organico uguali a quello delle divisioni avanzate. Ciò faciliterebbe eventuali trasformazioni organiche e utilizzazione di dette divisioni quali combattenti. 7° - Questioni varie: a) ospedali: gli Alleati hanno bisogno per le truppe italiane di ospedali. Essi darebbero tende ed autoambulanze, il resto del materiale dovrebbe essere fornito da noi. Vedere che possibilità ci sono e riferite alla Commissione alleata; b) biciclette: dovremmo darle noi: vedere le possibilità. Tener presente che occorre agli Alleati avere la garanzia che possiamo provvedere alla sostituzione dei materiali forniti da noi per il periodo di un anno. Altrimenti meglio far venire tutto dalle basi anglo-americane; c) dovremmo fornire: - 3 compagnie trasporti costituite sulla base della 1001 a compagnia (trattasi di cp. autieri). Di queste una esclusivamente per il trasporto materiali, - 3 compagnie genio campali (artieri, braccianti), - il personale per 3 unità di equipaggiamento (lavanderia, bagni, forni per pane), una unità divisibile in tre parti per ricupero materiali; d) gen. Berardi pensa che sarà necessario richiamare specializzati di altre classi se non saranno sufficienti i richiami in corso; e) nei riguardi dei collegamenti col. Pisdlej osserva che ci saranno difficoltà data la diversità di lingua. Sarà questione da esaminare attentamente e che ricµiederà numerosi interpreti. Ad ogni modo presso ogni comando di gruppo di combattimento italiano ci sarà unità di collegamento inglese con propri mezzi di collegamento. Dettagli saranno comunicati in seguito; f) col. Pisdlej informa C. C. ha fatto richiesta che i gruppi di combattimento abbiano le uniformi àlleate; g) a domanda del gen. Berardi, col. Pisdlej risponde che an che il C.l.L. sarà armato con armi alleate. Col. Pisdlej precisa che tutto ciò che ha detto l'intende a titolo informativo: sarà poi precisato un programma per il da farsi. Il gen. Berardi insiste perchè sia fissato questo programma base.


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Documento 70 MINISTERO DELLA GUERRA P.M. 107, li 1° Settembre 1944. ORDINE DEL GIORNO ALL'ESERCITO Il generale Langley Browning, capo della Sottocommissione per l'Esercito, nella riunione plenaria della Commissione Alleata di Controllo, che ha avuto luogo il 24 agosto, ha detto: «Penso che pochi si rendano pienamente conto di come si sia comportato bene l'Esercito Italiano>>. Con il nostro aiuto, è stato organizzato dal caos un Esercito, fin dal principio di oltre 300.000 uomini, con personale recuperato, con generali ex prigioneri di guerra portati dall'Inghilterra ecc. Il Corpo Italiano di Liberazione ha combattuto bene ed ha subito molte perdite. La parte serv-izi e reparti ausiliari ha assolto un compito immenso riparandò vie di comunicazione, lavorando nei porti, ecc. e così permettendo di risparmiare personale alleato. L'Esercito Italiano ha lealmente cooperato quale cobelligerante, praticamente, in silenzio e senza alcun attrito. Vorrei che tutti si rendessero conto di ciò e che l'Esercito Italiano avesse il suo giusto e meritato riconoscimento sia nella stampa sia nel!'animo degli Alleati, per il prezioso contributo dato alla causa alleata».

Ho inviato al generale Browning la seguente lettera: « Le dichiarazioni che Ella ha voluto fare a favare dell' Esercito Italiano, nella grande riunione della A.C.C., hanyto toccato P:ofond~mùente il mio cuore di capo. A nome dell'Esercito la ringrazio. Porterò a conoscenza di tutte le truppe che ho l'onore di comandare il Suo alto riconoscimento che, per la lealtà con la quale è stato espresso, avrà grande ripercussione fra i soldati di tutte le armi, che si sentiranno sempre più spinti a continuare nello sforzo intrapreso, in stretta unione con le valorose Truppe Alleate, verso la immancabile Vittoria che già si delinea radiosa all'orizzonte».

Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati:


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il merito di tale riconoscimento, così caldamente espresso dal generale capo della Sottocommissione per l'Esercito, che segue con intensa passione il nostro duro lavoro quotidiano, va per intero a voi tutti - militari dei reparti combattenti, ausiliari ed addetti alle retrovie - che, consci della gravità dell'ora e della assoluta necessità di tenere alto e rivalorizzare il nome dell'Italia, con mirabile dedizione e devozione alla Patria vi prodigate affrontando pericoli, disagi e fatiche per cacciare l'odioso oppressore. A voi tutti, che il Paese ammira e segue con animo trepidante e commosso, il mio più vivo, affettuoso ringraziamento.

VIVA L'ITALIA. Il Ministro Alessandro Casati


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Documento 71 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO N. 10030/0rd. Riservato personale

Roma, lì 15 gennaio 1945

Oggetto: Riforma dell'organismo centrale. Osservazioni del Capo di S.M.R.E. Promemoria

per S. E. il Ministro della Guerra I) Linee Generali del Progetto 1) Il progetto di riforma che viene preso in esame coincide, nelle sue linee generali , con quello presentato al Ministro della Guerra sotto forma di grafico, nella parte riguardante le attribuzioni degli organi dipendenti dal Ministro: Sot tosegretario militare, Capo di Stato Maggiore, Gabinetto, con le differenze che - nella situazione del momento - esso sostituisce il Sottosegretario militare al Segretario generale, funzionario amministrativo contempla~o invece nel progetto dello Stato Maggiore. Faccio presente la convenienza in determinate eventualità (Ministero militare e assenza di Sottosegretario militare) di ricorrere al Segretario generale che forse, per una funzione prettamente amministrativa quale è il coordinamento delle direzioni generali, sarebbe più idoneo di un sottosegretario politico. Il progetto dello S. M. invece non prevede la fusione delle direzioni generali, che verranno esposte nel seguito, e prevede che le direzioni generali non siano completamente indipendenti dal Capo di S. M . 2) Un punto del progetto richiama in modo particolare, l'attenzione: quello che abbozza la figura del Capo di S.M .. Poiché, mentre a questo vengono riconosciute in pieno e devolute tutte le attribuz10ni di sua spettanza, non risulta chiaramente definito se egli abbia ad essere alla dipendenza assoluta del Mini., stero come direttore generale o come un Capo -di S.M., o se invece, sotto taluni aspetti, debba permanere al lato del Ministro secondo la tradizione risalente all'istituzione della carica. 3) Fra i due progetti presentati al Ministro vi sono due sostanziali punti di accordo. Nei paragrafi che seguono vengono esposte le diversità di


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vedute, e chiariti i punti di vista dello S.M.R.E. sugli argomenti in discussione. II) Ministro e Capo di Stato Ma~giore. Considero grave errore l'abbmamento, in atto nella Marina, delle cariche di Ministro e di Capo di S. M. in una sola persona. A parte la questione dell'assenza di continuità dell'organo tecnico direttivo in caso di cambiamenti politici, ritengo che ministro e Capo di S. M. debbano avere precise responsabilità proprie, politica e amministrativa l'uno, tecnica l'altro, che, a causa dello spontaneo equilib rio che nasce tra la responsabilità di chi ha l'incarico di fornire i mezzi e quella di chi ha l'incarico di impiegarli, evitino deviamenti per l'uno o per l'altro. L'unificazione, avvenuta in regime fascista, ha significato una sola cosa: il desiderio dell'unico di liberarsi da qualsiasi vincolo e di detenere tutto il potere. La conseguenza è stata la caduta nell'arbitrio. Solo un Capo di S.M. con determinate responsabilità è messo in condizioni di prendere posizione di fronte alla politica, quando egli avverta uno squilibrio tra l'opera politico-amministrativa e la preparazione alla guerra.

III) Il Capo di Stato Maggiore. 1) Bisogna evitare il pericolo che il Capo di S. M. sia considerato al rango di un direttore generale. Un direttore generale è un esecutore, ha fi rma limitata a particolari contenuti n elle direttive ricevute e risponde al Ministro, o al Sottosegretario, o al Segretario Generale della sua condotta entro quelle direttive. Vi è invece un campo nel quale il Capo di S. M . è un creatore sino a un certo punto indipendente, o dipendente soltanto dal controllo tecnico a lui superiore del Capo di S. M. Generale: è questo il campo dell'organizzazione dei corpi armati, dell'armamento, dell'addestramento, dei piani di difesa o di attacco, delle informazioni, semprechè rispetti i vincoli amministrativi. In tali materie egli è accettato o rifiutato, ma è libero di decidere. La fiducia in lui dipende dal suo passato, dalle prove che

da. Quando invece i tecnici hanno accettato il compromesso e le responsabilità non sono state ben definite, il paese è stato trascinato all'avventura dei sette teatri d'operazione e alla follia dell'attacco alla Grecia. T utta l'attuale nostra tragedia militare è


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frutto dell'errore fondamentale della confusione delle responsabilità. 2) Io penso che raramente si sia verificata tanta armonia come quella che da 15 mesi a questa parte regna tra Ministero e Stato Maggiore. Ciò derjva dal fatto che mai come ora sono stati rispettati gli anzidetti principii. I quali dunque debbono essere sani. Così stando le cose, conviene curare che la legge scritta non alteri l'applicazione di quei principii e anzi li sancisca. IV) Direzioni Generali. 1) Le direzioni generali fornitrici di mezzi e di personale truppa hanno una funzione amministrativa ed una funzione esecutiva. Quest'ultima rappresenta la logistica dell'Esercito ed è mezzo indispensabile per chi comanda le unità mobilitate dell'Esercito ed accudisce alla loro preparazione. Nel momento attuale, soltanto per ragioni di economia, il capo di S. M. non dispone di una intendenza propria, la quale è costituita dalle direzioni generali in una parte della loro attività, ma per i non facili problemi da risolvere sotto il controllo alleato per la costituzione delle unità di combattimento non è possibile fare a meno di d.irette r~lazi<:mi tra S.M.R.E. e direzioni generali, il che in pratica oggi avviene. Mentre pertanto concordo in pieno nell'istituzione del sottosegretario militare quale coordinatore dell'attività amministrativa delle direzioni generali, faccio presente la convenienza che le anzidette dirette relazioni non solo continuino a sussistere ma siano regolarmente sancite. Tale convenienza è provata dalla necessità che si è sentita nel 193 7 (se non erro) di distaccare presso ogni direzione generale, con funzioni di collegamento, un ufficiale dello S.M.R.E., nei continui contatti tra uffici dello S. M. e direzioni generali, nelle riunioni autorizzate, all'occorrenza, dal ministro, q.ei direttori generali con ufficiali dello S. M. sotto la presidenza o del Capo o del Sottocapo di S. M. 2) Le direzioni generali e gli uffici fornitori del personale ufficiali conviene invece - a parere mio - che siano maneggiate direttamente dal ministro, rappresentando essi le leve del governo giuridico e disciplinare dei quadri e quindi dell'Esercito. Qui entra in pieno gioco la consulenza del Capo di S ...M. come di colui cui spetta di impiegare una parte importantissima di tale personale. Si tratta dunque di questioni da risolversi tra


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Ministro e Capo di S. M.: è complicazione inutile introdurre nell'ingranaggio altre rotelle. Il Mmistro consulterà il Sottosegretario militare sempre quando si tratterà di maneggiare personale che interessi l'organizzazione territoriale. 3) Non vedo la convenienza delle proposte fusioni di talune direzioni generali. Si tratta di materie completamente separate tra di loro e che pertanto richiederanno trattazione separata; si avranno divisioni invece di direzioni generali, ma il personale dell'ufficio non varierà di numer~ salvo che nella persona di un direttore generale invece di due. E in basso, non in alto, che occorre diminuire e snellire se si vogliono riduzioni. In particolare la motorizzazione non ha nulla a che vedere con l'artiglieria, e occorrono specializzazioni distinte per l'una e per l'altra, tenuto conto della particolare importanza da entrambe acquisita negli eserciti moderni. Lo stesso può dirsi, sebbene in grado minore, per i servizi di commissariato e i servizi amministrativi. Il servizio di sanità ed il servizio ippico trovano forse l'unico punto di contatto nelle forniture dei medicinali: ma nessun medico ha mai curato cavalli e raramente veterinari hanno curato uomini. Assolutamente da scartarsi l'idea di affidare il servizio ippico a veterinari. Sarebbe come voler affidare a un medico la leva e truppa. Il servizio ippico è servizio complesso, che richiede una capacità organizzativa di larga veduta, abbracciante tutto lo scibile militare che non è proprietà del tecnico professionista. È noto come la tendenza dei tecnici sia di restrin~ere i problemi al loro campo, non tenendo sufficiente conto delle ripercussioni estranee al loro tecnicismo. Aggiungasi che tentativi del genere sono sempre stati ispirati dagli appartenenti al corpo veterinario, che mal sopportano la dipendenza da ispettori di arma a cavallo, e che considerano come primo passo questa indipendenza per ottenere successivamente per il corpo il grado di generale. Chi scrive ha dovuto sostenere la stessa tesi per lo stesso tentativo attuato nel 1937, quando era capo dell'ufficio ordinamento dello S.M.R.E.

V) Ispettorati d'Arma e Direzioni Superiori Tecniche. La memoria non ne parla. Ritengo che gli ispettori d'arma debbano far parte integrante dello S.M.R.E. a motivo della loro funzione che è, da un late addest.rativa e dall'altro tecnica, onde assicurare che le armi ed i mezzi prodotti per l'esercito rispondano a criteri fissati dal Capo di S. M. per la preparazione e l'impiego di esso. L'appartenenza degli ispett0ri d'arma allo


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S.M.R.E. evita la formazione altra volta verificatasi di organi od uffici che altro non erano se non doppioni degli ispettorati stess1.

Di conseguenza le direzioni superiori tecniche dovrebbero dipendere, per la parte amministrativa dalle direzioni generali, e per la parte esecutiva dagli ispettorati d'armi . In tal guisa la costruzione sarebbe diretta e controllata da colui che deve impiegare le armi e i mezzi (capo di S. M.) e anche qui si realizzerebbe il controllo tra organi amministrativi e organi tecnici. In conclusione la riforma sostanziale dell'organizzazione centrale dell'Esercito è già stata fatta quando si è abolita la divisione S.M. del Gabinetto, e l'ufficio coordinamento, che sottraevano al capo di S.M. la funzione della consulenza e quasi l'intimità col Ministero, costituendo un dannoso doppione (attenzione che questo non risorga attraverso l'ufficio CA). La riforma attuale è secondaria rispetto alla prima, e deve consistere nello snellimento di pesanti e lenti organi ministeriali, in talune unificazioni, nella precisa definizione delle attribuzioni, nel coordinament0 di talune direzioni generali affidate al sottosegretario militare, nel riportare il Gabinetto alle sue funzioni di carattere politico e di controllo finanziario, nell'affidare al solo stato maggiore i compiti degli studi organici, nel togliere di mezzo - in una parola - gli sconfinamenti che erano stati provocati dall'eccessivo accentramento dovuto al regime assoluto.

Il Capo di S.M. dell'Esercito Berardi


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Documento 72 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO N. 257/S/G.A.

P.M. 3800, lì 27 Gennaio 1945

Riservato personale Oggetco: Stato Maggiore Regio Esercito A S.E. il Ministro della Guerra All'atto di lasciare l'attuale incarico per altra destinazione, in merito alle comunicazioni fattemi da V.E., sulla decisione di assegnare l'incarico di Capo di S.M. dell'Esercico ad un Generale di Brigata, decisione derivante da riforma organica dell'organismo centrale, riten~o che sia mio preciso dovere - per il posto che ho occupato - d1 far presenti a V.E. quelle che io ritengo possano essere le conseguenze dell'importante provvedimento. Pur non conoscendo la forma che verrebbe data all'organizzazione centrale dell'Esercico, nè le esatte attribuzioni che verrebbero riservate all'Alto Comando, penso che il provvedimento della diminuzione del grado diminuirebbe altresì il prestigio dell'istituzione, e che provocherebbe una grave ripercussione sulla compagine dell'Esercito in tem.l?o di guerra, e in un momento in cui, faticosamente ricostituitosi attraverso difficoltà materiali e morali di ogni genere, esso sta per inviare in linea talune Unità ad affermare, sui campi di battaglia, la volontà di combattere del popolo italiano . Altri sono l'autorità ed il prestigio di cui può godere, presso Comandi italiani e presso Autorità alleate, un generale che rivesta uno dei massimi gradi della gerarchia, ed altri quelli di un inferiore in grado. Avvenimenti decisivi si susseguono, l'opinione pubblica preme per la costituzione addirittura di un'Armata italiana, l'avvenire può richiedere l'espressione dì autorevoli opì, nioni, di autorevoli opinioni tecniche, la discussione con generali alleati di problemi militari e determinazioni di grande portata, nelle quali sono in gioco, oltre che il prestigio dell'Esercito, il prestigio dell'Italia. In simili eventualità, che possono sorgere anche improvvisamente, non sembra conveniente presentare a capo dell'Esercito, quale tecnico responsabile, un generale non rivestito di uno dei gradi più elevati.


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Nè si può trascurare il confronto con Marina ed Aeronautica, i cui Capi di S.M. sono un Ammiraglio di squadra ed un Generale, di squadra aerea, e che a tali prerogative non rinunciano. L'Esercito, uscito da una crisi tremenda, avente oggi nella ricostruzione della Patria il compito più gravoso, perchè la ricostruzione della Patria è solo ottenibile con la partecipazione alla guerra, l'Esercito, oggi punto di concordia indiscusso di tutte le correnti politiche, l'Esercito in continua evoluzione e non completamente in nostre mani, abbisognevole di profonde riforme d'altra parte già iniziate, ha bisogno di un'autorevole figura di Capo tecnico nel quale creda, dal quale si senta sostenuto, che ne rappresenti la continuità vitale. Come ho già espresso a S.E. in altro mio memoriale, il problema dell'organismo centrale dell'Esercito trova la sua unica soluzione nella coesistenza delle due responsabilità, la politica e la tecnica, che nella parte di competenza specifica siano su di uno stesso piano e godano di pari autorevolezza; l'una derivante dalla espressione degli organi costituzionali, l'altra dal grado e dal prestigio personale guadagnato con tutta una carriera, e ali11:entato dal tacito consenso della massa dei componenti l'Esercito. Dalle libere discussioni tra autorità politica ed autorità tecnica, dal freno che l'una esercita sull'altra non può derivare che bene. Tanto più in un momento come l'attuale in cui non funzionano né consigli militari né parlamenti. Anche se nel presente sussistono le migliori intenzioni di mantenere al decapitato Stato Maggiore le sue attuali attribuzioni, il principio della piena e libera responsabilità del Capo riceve, dal provvedimento, un colpo decisivo e negli effetti, a mal~rado di tutte le buone volontà, lo Stato Maggiore si trasforma m Direzione Generale perchè ne viene a mancare il sostegno morale cui appoggiarsi, sostegno indispensabile per imporre a mentalità italiane la scelta degli armamenti, le forme organiche, le direttive di addestramento, oltre all'intimo orientamento morale senza del quale un Esercito è privo di anima. · I Ministri cambiano, né sappiamo quale uso possa fare un futuro Ministro di uno strumento troppo docile nelle sue mani e privo della intrinseca autorità di imporsi. Solo la salda e garantita struttura permette di evitare le scosse, gfti squilibri. Il defunto regime ha rovinato l'Esercito a forza di scosse e squilibri consentiti da autorità tecniche asservite alla politica. Oggi le colonne dei giornali sono irte di critiche contro le


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alte gerarchie militari, che non hanno saputo parlare e prevalere quando quelle scosse e quegli squilibri venivano inferti alla compagine dell' Esercito. Ed hanno pienamente ragione. H o ritenuto pertanto mio debito di carica, e di onestĂ , far presente il mio pensiero, con tutta la possibile chiarezza e lealtĂ .

Il Capo di S.M. dell'Esercito Paolo Berardi


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Documento 73 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ordine del Giorno all'Esercito Destinato ad altro comando, lascio con oggi la carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che detenevo dal 21 novembre 1943. Le taJ?pe del cammino percorso insieme con voi in questi quattordici mesi sono state: . Corpo Italiano di Liberazione Gruppi di Combattimento Immissione dei Patrioti nell'Esercito. Tappe gloriose che fanno onore all'Italia e che dimostrano al mondo che l'Italia non è una terra di morti. Non so quanti popoli avrebbero saputo, nello stato di rovina e di disorientamento nostro dell'autunno 1943, inviare dopo due mesi un pugno d'uomini, quale era il corpo iniziale, a combattere e a morire per l'affermazione di un proposito, ef poi partecipare a piedi all'inseguimento del nemico aal Sangro a Metauro per il guadagno di una fiducia, eppoi sbocciare nei Grupl?i di Combattimento per la dimostrazione di una vitalità, eppoi assorbire come sangue trasfuso nel suo Esercito, la passione dei Patrioti, per la creazione di una rinnovellata unità nazionale. Dove c'è speranza c'è volontà di vita. L'Italia ha ragione di sperare perchè risorge dalle sue armi e dal sangue dei suoi figli migliori. La constatazione di quanto ha fatto l'Esercito nei quattordici mesi ci permette di dire così. L'opera compiuta si può a buon diritto chiamare avviamento alla rinascita. I Caduti ci indicano la strada non ancora percorsa, e ci ammoniscono a percorrerla. Io che ho avuto l'onore di comandarvi, Voi che a;,,ete avuto la gloria di marciare, raccogliamo il monito e l'esempio, e procediamo fiduciosi nel nostro lavoro. A voi il mio saluto, il mio ringraziamento e il mio augurio per i destini della Patria. Febbraio 1945

Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Paolo. Berardi


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D ocumento 74 L'ALTO COMMISSARIO PER I PRIG ION IERI DI GUERRA N. 600/Po 103 di Prot.

Roma, 26 febb raio 1945

O ggetto: Prigionieri di guerra in Germania Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Al Ministero degli Affari Esteri D .G.A. POL. IX e, per conoscenza: AL Ministero della Guerra - Gabinetto Allo Stato Maggiore Generale Roma Riferimento telespresso 19/01511/ C del Ministero degli Affari Esteri. Questo Alto Commissariato, dai risultati della censura e dall'esame di una lettera pervenuta dal C.I. C. R., ritiene di aver capito il calcolo fatto dai governi anglo-americani per far ascendere ai soli 20.000 o 30.000 gli internati italiani in G ermania che non collaborano con i nazi-fascisti. Detti Governi devono aver computato solo gli ufficiali in s.p.e. ed i funzionari di ruolo, cioè quella categoria di persone che il G overno nazista non ha neanche invitato a collaborare, e cioè di diventare lavoratori civili. Dall'esame della succitata lettera risulta appunto che il numero degli ufficiali e funzionari di carriera si aggira intorno alle 30.000 persone. Questa cifra quindi non comprende i numerosissimi ufficiali di complemento, sottufficiali e soldati che si sono rifiutati di aderire al Governo neo-fascista, che si sono rifiutati di lavorare per i Tedeschi e che per questo loro rifiuto soffrono volontariamente, consapevoli che così fac endo servono alla nos tra causa. Si prega il Ministero degli Affari Esteri di voler segnalare quanto sopra alle Ambasciate di Londra e di Washington perchè i Governi anglo-americani siano invitati a modificare la cifra di


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30.000 aggiungendo a q_uesta altri 170.000 internati che approssimativamente si ha ragione di ritenere abbiano rifiutato di collaborare coi Tedeschi.

l'Alto Commissario F/to illeggibile p.c.c. Yen.Col. Capo Uff Operazioni P. Mellano


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Documento 75 L'ALTO COMMISSARIO PER I PRIGIONIERI DI GUERRA N . 652 Pol/C-29

Roma, 28 febb raio 1945

Oggetto: Intervento della Potenza protettrice per la tutela delle unità lavorative di prigionieri di guerra italiani in Francia. Al Ministero degli Affari Esteri

e, per conoscenza: Allo Stato Maggiore Generale - Uff Operazioni Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Al Ministero della Guerra - Gabinetto -

Roma

Riferimento foglio n. 19/ 02176 del 21 corrente del Ministero degli Esteri. Veramente sembra che, nonostante l'evidenza del permanente diritto che hanno tutti i nostri prigionieri di guerra, cooperatori, e non cooperatori, ad essere tutelati nelle norme protettive della Convenzione di Ginevra, le Autorità Americane si ostinino purtroppo nella pretesa di non consentire ulteriori interventi da parte della Potenza protettrice a favore dei prigionieri di guerra che sono stati riuniti nel territorio degli S. U. in unità di lavoratori, quali cooperatori. E non è dubbio che se l'erroneo orientamento venisse applicato dovunque tali unità si sono costituite, gravemente compromessa potrebbe essere per talune di esse ed in talune località la difesa dei loro interessi. In fondo questi nostri prigionieri di guerra lavoratori vengono privati di una protezione essenziale e sicura e posti in condizioni di inferiorità rispetto a quelli che rimangono nei campi, proprio mentre per la attività che offrono per lo spirito che rivelano meriterebbero ogni maggiore riguardo ed ogni più ampio beneficio. Forse per quanto concerne i prigionieri di guerra che si trovano in mani americane negli S.U. questo inconveniente sarà presto tolto di mezzo p erchè è da ritenere che le Autorità Fede-


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rali Americane non tarderanno a consentire al nostro Ambasciatore l'assunzione diretta anche della tutela degli interessi dei nostri prigionieri di guerra in sostituzione della Potenza protettrice; ma in Francia, da qualunque degli Alleati siano tenuti nostri prigionieri di guerra, molto probabilmente questo stato irregolare è destinato a durare ancora per qualche tempo. Per queste ragioni e poichè si tratta di una questione veramente essenziale non solo per il benessere dei nostri prigionieri di guerra, ma anche per gli interessi politici del nostro Paese, sono di .avviso che pur mentre delle condizioni di vita e dei diritti di quei nostri prigionieri di guerra s'interessano gli ufficiali inviati in Francia con funzioni d1 collegamento, non si trascuri di insistere presso la Potenza protettrice perchè faccia luogo ai suoi interventi legalitari e presso le Autorità Alleate in Francia perchè questo nostro diritto sia riconosciuto e come sempre si è fatto per tutti i prigionieri di guerra e si fa tuttavia per queUi rimasti nei campi di prigionia, il suo esercizio non sia solo autorizzato ma anche favorito secondo lo spirito della Convenzione di Ginevra. In tal senso faccio viva preghiera al Ministero degli Esteri.

L'Alto Commissario F/to illeggibile p.c.c. Il Ten . Col. Capo Uff Operazioni P. Mellano


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Documento 76 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Segreteria del Generale Addetto N. 1214/G.A. di prot.

P.M. 3800, lì 1.3.1945

Oggetto: Direttive britanniche. Ai Comandi dei Gruppi di combattimento (copie 400 per Gruppo) Al Comando Divisione "Piceno" (Centro Addestramento Complementi per Forze Italiane di combattimento) (copie 100)

Loro Sedi

P.M. 92

e, per conoscenza: Ali' Ufficio del 1° Aiutante di Campo Generale di S.A.R. il Luogotenente Generale . del Regno (copie 2) Al Ministero della Guerra - Gabinetto (copie 15) · · Allo Stato Maggiore Generale (copie 5) All'Ispettorato dell'Arma di Artiglieria (copie 2) Alt'Ispettorato dell'Arma del Genio (copie 2) Alt'Ispettorato Truppe Ausiliarie. (copie 2) · Al Comando Territoriale Militare di Napoli (copie 10) Al Comando Militare della Sardegna (copie 5) Al Comando Militare Territoriale di Bari (copie 1O) Al Comando Militare Territoriale di Palermo (copie 10) Al Comando Militare della Calabria (copie 5)

Roma P.M. 3800 P.M. 3800 P.M. 3800 P.M. 3800 P.M. 3800 P.M. 3400 P.M. 75/A P.M. 67 P.M. 72 Catanzaro


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MM!A - SMRE

Al Comando Militare Territoriale di Roma (copie 10) Al Nucleo VI Comando Territoriale (Ufficio stralcio Delegazione "A") (copie 10) Al Comando Delegazione "T" dello S.M.R.E. (copie 10) Al Comando Italiano 212 (copie 15) Al Comando 205a Divisione (copie 5) Al Comando 209a Divisione (copie 25) Al Comando 21 oa Divisione (copie 5) Al Comando 22r Divisione (copie 25) Al Comando 22Er D ivisione (copie 50) Al Comando 230° Divisione (copie 25) Al Comando 23 r Divisione (copie 25) Agli Uffici dello S.M.R.E.

P.M . 3800 P.M. 16 P.M. 179 P.M. 181 P.M . 229 P.M. 185 P.M . 179 P.M. 186 P.M. 16 P.M. 167 Bari Sede

A seguito foglio n° 1161/G.A. di questo S.M.R.E. , data 20.2 e.a. si trasmettono, in pacco a parte, nel numero di copie segnate in indirizzo, le "Direttive britanniche" n. 13 - 20 e 21. Il Generale addetto Giorgio Liuzzi

p .c.c. Il Ten. Col. Capo Uff Operazioni P. Mellano


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Allegato 1 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO DIRETTIVA BRITANNICA Il,

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COMPLEMENTI

(emanata dalla MMIA) 1. L'approntamento, l'alloggiamento, l'addestramento e l'assegnazione dei complementi ai gruppi di combattimento è con:-pito dello S.M.R.E., entro i limiti stabiliti dalla presente direttiva. Qualora lo S.M.R.E. ritenga necessario l'intervento della MMIA per risolvere più rapidamente qualche questione ne può richiedere l'ausilio. Scopo dei complementi è di mantenere i gruppi di combattimento al completo - nei limiti di forza approvati - mediante l'afflusso da tergo di uomini bene addestrati nelle varie armi e specialità. 2. La sede del centro addestramento complementi è Cesano (25 Km. N.O. di Roma). 3. Tutti i complementi per gruppi di combattimento saranno tenuti in forza dal centro addestramento complementi e non potranno superare il 15% della forza autorizzata per le truppe combattenti. 4. Compito del centro addestramento complementi: a) Esame, selezione e smistamento del personale ai vari reparti del centro addestramento: in base alla regione di appartenenza, alle qualità fisiche ed alla specializzazione tecnica i complementi saranno assegnati alle varie armi, specialità e servizi in proporzione adatta a far fronte alle richieste previste. b) Compilazione dei documenti matricolari ed amministrazione dei reparti secondo le prescrizioni dei regolamenti militari italiani. c) Equipaggiamento e vestizione sulla base delle dotazioni approvate per le forze di combattimento. d) Addestramento al combattimento tattico-tecnico e nei servizi generali in conformità delle direttive stabilite dai comandi alleati (per il tramite del direttore alleato dell'ufficio addestramento militare). e) Assegnazione dei complementi ai reparti operanti in con-


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formità delle deficienze segnalate. 5. I comandanti di reparto informeranno settimanalmente il comando del gruppo di combattimento mediante invio di un rapporto situazione della forza. Detto rapporto dev'essere compilato sul prescritto specchio riguardante le deficienze e deve contemplare i dati seguenti: a) caduti o deceduti - data della morte; b) feriti o ammalati - dopo 5 giorni di degenza oppure subito dopo il loro sgombero aalla zona dell'ospedale aa campo del gruppo su formazioni sanitarie arretrate; c) mancanti o assenti - dopo 15 giorni di assenza; d) assegnati in permanenza fuori del reparto - dalla data del1'assegnazione. Non dovranno essere richiesti complementi per sostituire i militari: . . . - m v1agg1 per serv1z10; - assenti per servizio o aggregazione temporanea; - comunque assenti per meno di 15 giorni. 6. I comandi di gruppi di combattimento riuniscono i dati relativi alla forza ed alle deficienze forniti dai rerarti dipendenti e li trasmettono settimanalmente (al sabato) co mezzo più rapido al centro complementi. Copia di dette situazioni dovrà pure essere inviata allo S.M.R.E. e al BLU interessato. In caso di gravi perdite possono essere inviate richieste speciali in qualunque momento. 7. Normalmente il comandante del centro addestramento fornirà i complementi richiesti, nei limiti del possibile, senza ulteriore autorizzazione. Qualora il numero dei complementi disponibili non fosse sufficiente, egli dovrà rivolgersi - tramite il suo ufficiale di collegamento - alla MMIA per le decisioni in merito alle precedenze. 8. Il trasferimento dei complementi ai reparti d'impiego è compito dell'ufficiale di collegamento MMIA pressò il centro addestramento. Detto ufficiale riceverà istruzioni in merito dal comando MMIA. Allo scopo di facilitare questi movimenti potranno essere costituiti, nelle zone avanzate, dei campi di transito. Normalmente per fronteggiare alle richieste previste, verrà as~e~nato ~ettimanalmente un trasporto ferroviario di 200 uomm1 per ciascun gruppo. Al trasporto del personale eccedente sia per ferrovia sia per via ordinaria verrà provveduto volta per volta _in base alle necessità.


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9. Il numero dei complementi in forza presso il centro addestramento sarà indicato settimanalmente su uno specchio che il comandante dal centro stesso invierà allo S.M.R.E. e all'ufficiale di collegamento per l'ulteriore inoltro alla MMIA. D etto specchio costituirà la base per l'arruolamento di altri militari e dovrà contenere i seguenti dati relativi ai complementi: a) forz a autorizzata; b) forza presente; c) dis_ponibili per l'assegnazione; d) affluiti durante la settimana; e) trasferiti durante la settimana. Detto specchio sarà nella forma analoga a quello inviato dai reparti e dai comandi di gruppo per la richiesta di complementi. 10. Il rifornimento di uomini presso il centro addestramento complementi è mansione del Ministero della Guerra il quale previe intese con la MMIA effettuerà i richiami o le chiamate alle armi che si renderanno necessari allo scopo di mantenere i complementi alle cifre autorizzate. Nello studio preventivo di tali necessità si dovrà tener conto delle perdite previste dovute a qualsiasi causa nonchè ai recuperi per rientri dagli ospedali, dalle prigioni o da altre assenze come pure al gettito che i vari distretti possono dare, in modo che la forza possa essere mantenuta al livello stabilito, senza eccedere il limite autorizzato.


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M.MIA - SMRE

Allegato 2

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO DIRETTIVA BRITANNICA

EQUIPAGGIAMENTO

n. 20

(Ordnance)

(emanata dalla M.M.I.A.) omessa

/----/

Allegato 3

STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO DIRETTIVA BRITANNICA

n. 21

R IFORNIMEN TO MUNIZIO N I, CARBURANTI E LUBRIFICAN TI

(emanata dalla M.M.I.A.) omessa

'


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Documento 77 L'ALTO COMMISSARIO PER I PRIGIONIERI DI GUERRA Prot. n. 682/Pol/C-13

3 Marzo 1945

O ggetto: Rimpatrio di militari italiani prigionieri di guerra, divenuti invalidi nella guerra 1914-18 . Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Al Ministero della Guerra Al Ministero della Marina Al Ministero dell'Aeronautica Allo Stato Maggiore Generale

Si invia, per informazione, copia della lettera n. 633/Pol/C13 in data 1-3-1945, relativa al rimpatrio dei militari italiani prigionieri di guerra divenuti invalidi nella guerra 1914-18. p. l'Alto Commissario il Segretario Generale Generale Vincenzo Dapino

p. c. c. Il Ten. Col. Capo Uff Operazioni . P. Mellano


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MMIA • SMRE

Prot. n. 633/Pol/C-13 di proL

Roma, 1° marzo 1945

Oggetto: Rimpatrio di milìtari italiani prigionieri di guerra, divenuti invalidi nella guerra 1914-18.

Al delegato per il Comitato Internazionale della Croce Rossa Via Gregoriana, 28 Roma A S.E. il Ministro d'Italia

Berna

Il Delegato per l'Italia del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha visitato nei primi giorni dell'ottobre 1944 i campi dei nostri prigionieri di guerra e l'Ospedale che formano il gruppo n. 5 d i Y ol (India) ed ha segnalato nella sua relazione, fra l'altro, che la Commissione M edica non ha voluto designare per il rimpatrio con il prossimo convoglio 40 grandi mutilati della guerra 1914-18. Ha soggiunto il Delegato essere suo intendii:n~nt? ~i interporre i suoi uffici a favore di q uesta categoria di png1omen. . Per quanto non sia indicato nella segnalazione il motivo per il quale sarebbe stata rifiutata l'inclusione di q uei nostri prigionieri di guerra nella lista dei rimpatriandi, è da far presumere che ciò sia avvenuto perchè la loro mutilazione risale alla guerra 1914-1 ~ e perchè non avrebbe impedito loro di partecipare alla guerra 111 corso. Si tratta evidentemente però di un motivo che può essere supe~ato e il Delegato spera di poterlo togliere di mezzo con un suo mtervento. Ad ogni modo è da dire che se quei mutilati sono stati fatti prigionieri durante la presente guerra, essi dovranno essere adibiti _a compiti in relazione alle loro limitate possibilità fisiche e in compiti di servizio e specialmente negli uffici, non in funzione ed in attività operative. Quasi tutti i mutilati ed invalidi della prima guerra europea erano infatti applicati a compiti di carattere sedentario se inviati al seguito delle unità operanti. Naturalmente, disfatta dagli eventi bellici e catturata dai vincitori tutta l'organizzazione militare che trovavasi nei territori occupati {Africa Orientale e Settentrionale) anche questi militari sono caduti poi in prigionia ed hanno dovuto seguire la


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sorte dei combattenti veri e propri come essi catturati. Essi però sono pur sempre degli invalidi e non possono, per le loro menomate condizioni fisiche, danneggiare gli interessi della Potenza detentrice relativi alla sicurezza per cui il loro rimpatrio non dovrebbe p reoccupare le Autorità che li detengono più di quanto lo possa quello dei prigionieri di guerra divenuti mvalidi nella guerra in corso. D'altra parte nessuna distinzione è contenuta a questo riguardo nella Convenzione di Ginevra bastando per essa, perchè il rimpatrio diretto possa effettuarsi, che le invalidità previste esistano nei prigionieri all'atto della visita da parte della Commissione Medica Mista. Sembra p ertanto che se queste sono le ragioni per le quali la segnalata esclusione sarebbe stata decisa, sarebbe giusto che il Comitato Internazionale della Croce Rossa si compiacesse di esaminare la questione e con la scrupolosità e sollecitudine che gli sono consu ete volesse inviare alla Commissione Medica Mista i~teres~ata al giudizio le sue istruzioni onde ottenere che il divieto sia revocato. Il provvediIJ,1.ento è tanto più desiderato dal Governo italiano e tanto più urgente in quanto si tratta di militari mutilati nella prima guerra eurorea, ed in questa essendo ora l'Italia cobelligerante, il rifiuto a rimpatrio è dannosissimo al morale dei nostri prigionieri di guerra.

L'Alto Commissario Generale Pietro Gazzera

p. c. c. Il Ten. Col. Capo Uff Operazioni P. Mella.no


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Documento 78 STATO MAGGIORE GENERALE Ufficio Operazioni P.M. 3800, 3 marzo 1945 N. 10734/0p. di prot. Oggetto: Militari italiani nella Francia Meridionale. Seguito f. 10221/0p. del 21 gennaio e.a.

Al Ministero degli Affari Esteri e, per conoscenza: Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Al Ministero della Guerra - Gabinetto All'Alto Commissario per i prigionieri di guerra Ulteriori notizie circa la situazione dei militari in oggetto: 1) - È confermato che il Comando in Capo Alleato ha dato tassativi ordini perchè i campi rimpatriandi alleati non accolgano più militari italiani. Come prima conseguenza di tale ordine 200 nostri militari già raccolti nel campo n. 7 sono stati consegnati alle Autorità francesi che li hanno internati. 2) - Nell'ordine suddetto viene fra l'altro precisato che gli italiani che non vengono catturati con le armi in pugno non devono ess~re considerati come nemici. 3) - L'Autorità francese ha disposto che tutti gli Italiani comunque affluiti in Francia dopo il 1940 siano internati. Sembra che scopo dell'internamento sia quello di effettuare una discriminazione dei nostri connazionali per mettè re in libertà (e rimpatriare appena possibile) coloro per i quali non risultino sussistere particolari motivi richiedenti l'internamento. In conseguenza di quanto sopra molti si danno alla macchia per non sottostare al noto pessimo trattamento dei campi francesi. Il Generale di Brigata Addetto Giuseppe Mancinelli p. c. c. Il Ten. Col. Capo Uff Operazioni P. Mellano


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Documento 79 MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI D.G.A.Pol. IX Telespresso N. 02839/C

6 marzo 1945

O ggetto: Invio incaricato C. R.I. in Jugoslavia. Rif. (1) Telegramma 311/18 del 24 gennaio e telespresso 151 del 19/2. . Presidenza Consiglio dei Ministri Ministero Guerra - Gabinetto Ministero Marina - Gabinetto Ministero Aeronautica - Gabinetto Stato Maggiore Generale Alto Commissariato Prigionieri di Guerra (1) R. Ambasciata Mosca R. Legazione Sofia

Si trasmette per opportuna conoscenza dell'E.V. (S.V.) copia del Memorandum n. 6/633/275 che questo Ministero ha presentato alla Commissione Alleata il 1° corrente per attirare ancora una volta la sua attenzione sulla critica situazione in cui si trovano i militari e civili italiani internati in Jugoslavia e sulla necessità di inviare a Belgrado, in attesa della ripresa delle relazioni diplomatiche con la Jugoslavia, un delegato della C.R.I. incaricato di esaminare quanto potrebbe essere fatto per venire in aiuto di quei nostri connazionali. D'Ordine del Ministro F. to illeggibile Il Ten. Col. C~p~¡ ~ff Operazioni P. Mellano


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N. 6/633/275 APPUNTO PER LA COMMISSIONE ALLEATA

Il Ministero degli Affari Esteri ha già avuto occasione di attirare l'attenzione della Commissione Alleata sulla situazione dei militari italiani già internati dai Tedeschi in Jugoslavia e rimasti sbandati dopo la liberazione della Serbia (v. memorandum 6/ 354/154 del 2 febbraio e.a.). Notizie pervenute in questi giorni, e recate da persone riuscite a rientrare in Italia, descrivono la situazione di quei connazionali come particolar mente penosa. Si tratta di circa 30. 000 persone a cui nessuno provvede. Molte di esse cercano evadere verso la Bulgaria per ricevere assistenza dalla Legazione d'Italia a Sofia. Il Governo Italiano non può abbandonare questi connazionali: esso ha il preciso dovere di interessarsi della loro sorte e di assisterli nei limiti delle sue possibilità. Il Governo Italiano è pertanto venuto nella determinazione di inviare a Belgrado - in attesa della ripresa delle relazioni diplomatiche con la Jugoslavia - un incaricato della Croce Rossa Italiana, affinchè si renda conto sul posto delle necessità dei connazionali suddetti e delle possibilità di venire in loro soccorso. Nel comunicare quanto precede alla C.A. il Ministero dégli Affari Esteri prega urgentemente e caldamente le competenti autorità alleate di voler facilitare il viaggio dell'incaricato di cui trattasi a bordo di un aereo in servizio fra Bari e Belgrado, e ringrazia sino da ora per ogni facilitazione che sarà possibile riservare alla persona indicata e alla missione affidatale. Come noto, in senso analogo il Ministero degli Affari Esteri · ha interessato anche l'Ambasciatore a Mosca. È stato anche segnalato al Ministero degli Affari Esteri che parecchi militari italiani si trovano a Belgrado ammalàti e privi della possibilità di essere convenientemente curati: per questi ultimi il Ministero Affari Esteri sarebbe molto riconoscente se la C.A. volesse esaminare la possibilità di trasportarli a Bari a mezzo degli aerei alleati che si recano a Belgrado per trasporti, e che, a quanto risulta, tornerebbero vuoti. Roma, lì 1° marzo 1945


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Documento 80 STATO MAGGIORE REGIO ESERCITO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Mobilitazione N. 14000/Mob. di prot. Segreto

P.M. 3800, lì 12/3/1945

Oggett0: disposizioni di carattere generale concernenti il personale per le forze italiane di combattimento. .. .. .. . indirizzi omessi .......

I - Premessa 1) Le presenti norme di carattere generale, per la massima parte già note, entrano immediatamente in vigore. Eventuali precedenti disposizioni in contrasto sono abrogate. 2) I comandi in indirizzo ne cureranno, ciascuno per la parte di_ propria competenza, la diramazione e l'attuazione con la massima urgenza. II - Provvista del personale 1) Di norma, e salvo precise disposizioni in contrario specificate caso per caso dalla M.M.I.A. o da questo S.M., tutto il personale (ufficiali, sottufficiali, trupJ?a) destinato ad essere impiegat0 nelle forze italiane di combattimento deve essere preventivamente immesso nel Centro addestramento complementi di Cesano, o transitare attraverso detto Centro prima di essere avviato ai reparti di impiego. 2) Le fonti di personale per le forze italiane di combattimento sono le seguenti: a) richiamati o reclute delle classi e nelle cifre aut0rizzate; b) "volontari per l'Esercito" (ivi esclusi i patrioti), nelle cifre autorizzate e previa accurata selezione; c) militari già facenti parte delle forze italiane di combattimento, che rientrano da luoghi di cura, da licenza di convalescenza o per altre cause che ne hanno provocato il passaggio nella forza assente dei Gruppi di Combattimento od unità di mobilitazione; semprechè idonei ad incondizionato servizio (circolare 12537/Mob. del 13/2);


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d) specializzati da altre fonti, su specifica autorizzazione. Per quanto concerne le fonti di cui alle lettere a), b) e d), gli ordini relativi all'avviamento del personale al Centro addestramento di Cesano (o, in casi eccezionali, direttamente ai reparti) saranno di volta per volta emanati da questo S.M. (o dalle direzioni generali personali ufficiali, e leva sottufficiali e truppa su disposizione dello S.M.) dietro analoga autorizzazione della M.M.I.A. Per il personale di cui alla lettera c) l'avviamento a Cesano avviene, senza che sia necessario specifico ordine, allo scadere del motivo che ha causato l'assenza ed il conseguente passaggio degli interessati nella forza assente. 3) Nessuna altra categoria di personale può essere destinata ed avviata alle forze italiane di combattimento senza specifico ordine. In proposito si rileva che, malgrado gli ordini impart1t1, continuano ad affluire al Centro di Cesano, circa 100 complementi al giorno non autorizzati. In particolare continuano ad avviare personale. - i distretti militari, specie del Molise e dell'Umbria e Abruzzi; - i campi di Trani e di S. Andrea; - gli uffici informazioni e assistenza militari in transito di Napoli e Roma. Si pregano pertanto i comandi interessati di riconfermare il divieto di avviamento a Cesano del personale non specificatamente autorizzato. 4) Sui documenti di viaggio dei drappelli e del personale isolato destinato al Centro addestramento di Cesano ed ai reparti combattenti dovrà essere chiaramente specificata la destinazione. In mancanza di tale annotazione detto personale sarà rin, viato: _a) al reparto di appartenenza, se trattasi di militari già in serv1z10; b) al più vicino campo di affluenza se trattasi di richiamati, reclute, o "volontari per l'Esercito" provenienti da un organo di reclutamento.

5) Secondo le disposizioni attualmente in vigore: a) ai Gruppi di combattimento "Friuli" e "Cremona" possono essere avviati, a cura dei distaccamenti del "Cerseti" a ciò designati, fino ad un massimo di 500 "patrioti volontari" al mese


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(foglio 13222/Mob. del 24/2); b) al Centro addestramento complementi in Cesano non è prevista alcuna affluenza. 6) Anche per i "volontari per l'Esercito" le disposizioni già impartite (telescritti 12895/Mob. del 19/2, 13065/Mob. del 22/2, 13071 Mob. del 22/2; circolare 205059/II del 217/2) sono conformi a quanto qui precisato e cioè gli stessi possono essere destinati alle forze italiane di combattimento solo in seguito a specifico ordine da emanarsi volta per volta. 7) Nei riguardi della scelta del personale si confermano le disposizioni già impartite con circolare 12800/Mob. del 14/2, e concernenti la assoluta necessità che detto personale sia: a) incondizionatamente idoneo dal punto di vista fisico; b) appartenente a classi 1915 o più giovani (salvo eventuali volontari di classi più anziane se autorizzato); . c) moralmente idoneo, penalmente e politicamente non compromesso. III - Segnalazioni "Situazione della forza" e "Movimenti": 1) Sono quelle già in atto, e cioè: a) per i Gruppi di combattimento: specchio "A" formato grande e specchio "C"; b) per le unità ausiliarie dei Gruppi: specchio "A" formato piccolo e specchio "C" ;. c) per il Centro addestramento: - situazione giornaliera affluenze e partenze (foglio 12272/ Mob. del 6/2); . - situazione settimanale specchio "B" in corso di diramazione. 2) In proposito si raccomanda la massima puntualità ed esatezza nella trasmissione delle segnalazioni di cui sopra, su cui si basano tutti i provvedimenti con il ripianamento delle deficienze. Nelle situazioni finora pervenute sono state riscontrate varie irregolarità, fra cui: a) omissione di totali; b) scambio di numeri fra le varie colonne; c) indicazione di deficienza di specializzati in improvviso aumento, senza per altro un apparente motivo; o deficienze che risultano segnalate invariate a malgrado dell'invio dei relativi complementi.


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3) Allo scopo di poter disporre di eventuali esuberanze di specializzatti, in calce all'ultima riga del totale degli specchi mod. A formato grande dovranno essere riportate in rosso le eventuali esuberanze di specializzati. IV - Segnalazione e ripianamento delle "Deficienze": 1) Le segnalazioni delle deficienze sono "di norma" comunicate tramite gli specchi modello A e C per i Gruppi di combattimento e l'unità ausiliarie dei Gruppi. Vengono rilevate dallo specchio B per il Centro addestramento. Richieste di particolare urgenza possono tuttavia essere inviate in ogni momento al Centro addestramento; e per conoscenza al B.L.U.; alla M .M.I.A., allo S.M.R.E., ed alla direzione generale personale ufficiali (per i soli ufficiali). 2) Il ripianamento delle deficienze (comprese quelle degli ufficiali) è compito del Centro addestramento: sulla base dei dati riportati sugli specchi A e C citati e secondo le disposizioni circa le precedenze ed i movimenti impartite dalla M.M.I.A. e da questo S.M. 3) I complementi avviati ai Gruppi ed unità ausiliarie dei Gruppi devono essere, a cura del Centro addestramento, muniti di documenti indicanti la loro «destinazione" e la loro ((specializzazione", da accertare con particolare cura .

4) Di norma, i complementi avviati ai reparti di impiego dal Centro di Cesano devono essere completamente equipaggiati ed addestrati. 5) Il rifornimento del personale occorrente per mantenere a numero il Centro addestramento complementi è compito di questo S.M. in accordo con la M.M.I.A.

6) È fatto divieto ai Gruppi ed alle unità ausiliarie dei Gruppi di reclutare, arruolare o comunque assumere in forza personale non specificamente autorizzato o non proveniente dal Centro addestramento.

V - Forza dei Gruppi ed Unità Ausiliarie:

1) Gruppi in linea od in zona avanzata (attualmente "Friu-

li", "Cremona", "Folgore", "Legnano"): devono avere una forza effettiva comunque non superiore alla / orza organica. Per gli ufficiali tale forza è attualmente di 443 unità (428 or-


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ganici + 2 uff. CC.RR. + 1 generale vicecomandante + 12 uff. interpreti oltre quelli già in organico). Ulteriore aumento di ufficiali, se ritenuto indispensabile ai fini operativi, può essere concesso soltanto su autorizzazione del Comando di armata alleato competente. 2) Gruppi in zona di addestramento ("Mantova"): devono avere una forza effettiva non superiore alla forza organica maggiorata del 5% (10% per i reparti artieri). Come detto sopra, la forza organica per gli ufficiali è di 443 unità. 3) Unità ausiliarie dei Gruppi: devono avere una forza effettiva non superiore alla forza organica. 4) Centro addestramento complementi: a) parte personale permanente: forza effettiva non superiore alla forza organica stabilita, che è attualmente di 318 ufficiali e 2202 sottufficiali e truppa (esclusa scuola autieri, per cui seguiranno disposizioni). Tale forza comporta delle leggere varianti rispetto alla forza organica diramata con le formazioni provvisorie di cui al foglio 10340/0rd. del 26/1, sarà prossimamente confermata. b) parte complementi: forza effettiva (compreso il centro attendato) non superiore a 560 ufficiali e 11250 sottufficiali e truppa. VI - Impiego del personale esuberante 1) V fficiali: a) l'esuberanza, calcolata per ogni arma, corpo e servizio anzichè sull'organico complessivo per quanto concerne i Gruppi, deve essere immediatamente versata al Centro addestramento complementi di Cesano, come già disposto con tele 12950/Mob. del 19/2, foglio 12776/Mob. del 24/2, tele 13672/Mob. del 4/3; b) dei trasferimenti effettuati sarà data comunicazione nominativa alla direzione generale personale ufficiali e numerica, suddivisa per grado ed arma a questo S.M. 2) Sottufficiali e truppa: a) Gruppi "Friuli" e "Cremona": continueranno a tenere in forza il personale esuberante all'organico sino ad assorbimento a seguito aegli inevitabili cali di forza (tele 13672/Mob. del 4/3, riducendo in corrispondenza le richieste di complementi. b) Gruppi "Folgore" e '(Legnano" (tele 13672/Mob. del 4/3):


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- verseranno al Centro addestramento di Cesano l'aliquota eventualmente esuberante del personale delle armi speciali (bersaglieri, alpini, paracadutisti, fanteria di marina), in particolare sottufficiali e graduati istruttori. Ciò allo scopo di consenre la costituzione a Cesano dei reparti complementi speciali; - per il rimanente del personale esuberante si regoleranno come al precedente comma a); · c) Gruppo "Mantova": riceverà disposizioni all'atto del suo trasferimento in zona avanzata; d) unità ausiliarie dei Gruppi: a cura del Gruppo di combattimento o divisione amministrativa, cui le varie unità anzidette sono assegnate od appoggiate, saranno effettuate le eventuali perequazioni fra le unità dello stesso servizio (specie per la sanità, dove si notano esuberanze e deficienze contemporanee). e) dei trasferimenti effettuati sarà data comunicazione nominativa alla direzione generale leva sottufficiali e truppa, e numerica, distinta per arma, a questo S.M. 3) Entro il 25 marzo i Comandi di Gruppo di combattimento mi daranno assicurazione, anche per le unità ausiliarie alle loro dipendenze, di aver dato attuazione alle disposizioni di cui ai precedenti paragrafi 1) e 2). 4) Entro il 26 marzo il Comando del Centro addestramento mi farà conoscere: a) personale (ufficiali, sottufficiali, truppa: distinti per arma, corpo e servizio) versato dai Gruppi ed unità .ausiliarie; b) personale versato (distinto come sopra) che risulta esuberante o non idoneo).

Il Capo di S.M. dell'Esercito Ronco

p. c. c. Il Ten. Col. Capo Uff Operazioni P. Mellano

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Documento 81 ORDINE DI BATTAGLIA DELL'ESERCITO ITALIANO (marzo 1945)

Gruppo di combattimento "Cremona" comandante gen. Clemente Primieri vicecomandante gen. Giacomo Zanussi capo di Stato Maggiore col. Adelmo Pederzani - 21 ° fanteria (su tre battaglioni) - 22° fanteria (su tre battaglioni) - 7° artiglieria (su cinque gruppi) - 114° battaglione misto genio - 54a sezione sanità - 44° reparto trasporti e rifornimenti Forza: ufficiali 469 sottuff. e truppa 8. 775 in linea dal 14 gennaio 194 5

Gruppo di combattimento "Friuli" comandante gen·. Arturo Scattini vicecomandante gen. Giancarlo Ticchioni capo di Stato Maggiore ten . col. Guido Vedovato - 87° fanteria (su tre battaglioni) 88° fanteria (su tre battaglioni) 35° artiglieria (su sei gruppi) 120° battaglione misto genio 26a sezione sanità 20° reparto trasporti e rifornimenti Forza: ufficiali 481 sottuff. e truppa 9.216

In linea dal 5 febbraio 1945

Gruppo di combattimento "Folgore" comandante gen. Giorgio Morigi vicecomandante col. Ezio De Michelis capo di Stato Maggiore ten. col. Giovanni De Martino - reggimento Nembo (su tre battaglioni) reggimento San Marco (su tre battaglioni) 184° artiglieria (su cinque gruppi) 184° battaglione misto genio


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- 184a sezione sanità - 184° rerarto trasporti e rifornimenti Forza: ufficiali 516 sottuff. e truppa 8.911 In linea dal 3 marzo 1945

Gruppo di combattimento "Legnano" comandante gen. Umberto Utili vicecomandante gen. Giovanni Imperiali capo di Stato Maggiore col. Federico Garofali - 68a fanteria (su tre battaglioni) reggimento speciale Legnano • 2 battaglioni alpini • battaglione bersaglieri "Goito" 11 ° artiglieria (su sei gruppi) 51 ° battaglione misto genio 51 a sezione sanità 51 ° reparto trasporti e rifornimenti Forza: ufficiali 478 sottuff. e truppa 9.313 In linea dal 23 marzo 1945

Gruppo di combattimento "Mantova" comandante gen. Guido Bologna vicecomandante gen. Ettore Monacci capo di Stato Maggiore ten. col. Antonio Gualano - 76° fanteria (s\1 tre battaglioni) 114° fanteria (su tre battaglioni) 155° artiglieria (su sei gruppi) 104° battaglione misto genio 104a sezione sanità - 155° rerarto trasporti e rifornimenti Forza: ufficiali 486 sottuff. e truppa 8.522

In addestramento

. Centro addestramento Complementi (Cesano) comandante . gen. Ezio Vagni vicecomandante gen. Enrico Mattioli capo di State Maggiore col. Ludovico Malavasi - reggimento raccolta e smistamento complementi (su tre battaglioni) reggimento complementi fanteria (su tre battaglioni)


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- reggimento complementi misto (su tre battaglioni) scuole varie Campo addestramento attendato (Trevignano) (su tre battaglioni) Distaccamento divisione "Garibaldi" (Viterbo)

Comando Militare Territoriale di Torino (I) (S. Severa) In costituzione Enti dipendenti:

9 Distretti 10 Depositi

Comando Militare Territoriale di Genova (II) (S. Severa) In costituzione Enti dipendenti:

4 Distretti 4 Depositi

Comando Militare Territoriale di Milano (III) (Salerno) comandante vicecomandante capo di Stato Maggiore col. Ottavio Carnevale In costituzione Enti dipendenti:

12 Distretti 5 Depositi

Comando Militare Territoriale di Bologna (VI) (Pesaro) comandante gen. Angelo Cerica vicecomandante capo di Stato Maggiore col. Paolo Petroni In costituzione Enti dipendenti:

1O Distretti

9 Depositi

Comando Militare Territoriale di Firenze (VII) (Firenze)

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comandante vicecomandante capo di Stato Maggiore

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gen. Carlo De Simone gen. Gino Ficalbi col. Carlo Piccinini

Grandi Unità a disposizione delle Armate Alleate: 209a divisione (Perugia) alle dipendenze del Comando I Distretto britannico comandante gen. Roberto Olmi 5 reggimenti pionieri (su due battaglioni) 5 battaglioni sicurezza e guardie 6 compagnie genio 253° gruppo salmerie 802° campo affluenza complementi Forza: circa 16.000 uomini 21 oa divisione (Firenze) servizi di :etrovia e manovalanza alle dipendenze della 5a Ar, mata amencana comandante gen. Giuseppe Cortese 3 reggimenti fanteria 210° reggimento genio (su due battaglioni) reparto combattente 6 reggimenti speciali guardie XX raggruppamento salmerie 1O compagnie genio Forza: circa 12.000 uomini 22fr divisione servizi di retrovia e manovalanza alle dipendenze della ga Armata britannica. comandante gen. Attilio Tomaselli banda patrioti della Maiella reparto combattente 2 reggimenti pionieri 1 battaglione pionieri 5 battaglioni sicurezza e guardie 920° battaglione genio 252° gruppo salmerie Forza: circa 12.500 uomini

r

23 divisione servizi di retrovia e manovalanza alle dipendenze del XIII C.A. britannico


DOCUMENTI

comandante gen. Mario Nannei 4 reggimenti pionieri (su due battaglioni.) 1 battaglione pionieri 1 reggimento guardie (su quattro battaglioni) reparto autonomo speciale "F" 5 compagnie genio XXI gruppo salmerie Forza: circa 13.000 uomini Comando Militare Territoriale di Roma (VIII) (Roma) comandante gen. Mario Soldarelli

Divisione sicurezza interna ÂŤCalabria" (su due brigate e un battaglione genio) Raggruppamento ferrovien (x) (su due gruppi di tre battaglioni l'uno) Raggruppamento aurotrasporti (x) (su tre battaglioni) (x) a disposizione della Commissione Alleata di Controllo C entro addestramento di Frosinone Ufficio Territoriale Sardegna Enti dipendenti: 16 Distretti 19 Depositi Comando Militare Territoriale di Bari (IX) (Bari) comandante gen. Guido Boselli Enti dipendenti: 7 Distretti 9 Depositi RR. Accademie Militari (Lecce) 23<r divisione

a disposizione del Comando III Distretto britannico comandante gen. Lorenzo Vivalda 2 reggimenti pionieri 541 ° fanteria III/522° fanteria 3 battaglioni sicurezza e guardie 6 compagnie genio

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- 804° campo affluenza complementi Forza: circa ..... __ uomini

Comando Militare Territoriale di Napoli (X) (Napoli) .comandante gen. Giuseppe Romano I/60° fanteria di sicurezza interna 10 Distretti Enti dipendenti: 13 Depositi 205a divisione 22r divisione entrambe a disposizione degli Alleati per servizi vari Comando Militare Territoriale di Palermo (XI) (Palermo) comandante gen. Paolo Berardi

Divisione sicurezza interna "Sabauda" (su due brigate e un battaglione genio) Divisione sicurezza interna "Aosta" (su due brigate e un battaglione genio) Raggruppamento Alpini Montegranero I (x) Raggruppamento Alpini Montegranero II (x) (x) ausiliari dei CC.RR. Enti dipendenti: 9 Distretti 3 Depositi Comando Italiano 212 (Napoli) comandante gen. Ernesto Perone Comando I Zona Comando II Zona Comando IV Zona 1O gruppi battaglioni 1 reggimento guardie (su quattro battaglioni) campo affluenza battaglione complementi 6 battaglioni reclute gruppo retrovie e manovalanza della Sezione Base Peninsulare (americana) base logistica Civitavecchia base logistica Piombino base logistica Livorno


DOCUMENTI

Forza:

ufficiali sottuff. e truppa

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2.130 58.507

Altre forze Unità lavoratori e guardie: circa 5.000 uomini alloglotti .............. . Jugoslavia: 3.000 uomini circa inquadrati nella brigata "Italia" in zona Belgrado; numerosi militari, di cui 3 .400 circa nelle isole, impegnati in lavori ed attività operative con i partigiani. Divisione "Garibaldi" - già rientrata in patria. Albania

ancora presenti circa 15.000 militari: 1.200 circa operanti nella unità italiana "Gramsci", altri in vari reparti locali.

Grecia

p~esenti ancora 33 - 35.000 uomini; rimpatriati 6.000 circa.

M. Oriente 7.000 uomini, già appartenenti alle divisioni "Cuneo" e "Regina", dopo avere combattuto contro i Tedeschi aggregati agli Alleati, sono stati trasferiti in Medio Oriente. Le ·locali autorità britanniche li considerano "tecnicamente" come prigionieri di guerra cooperatori.


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Documento 82 TESTIMONIANZE Autorevoli e qualificate pers·onalità delle Forze Alleate riconobbero l'importanza del concorso dell'Esercito italiano (come pure della Marina e della Aeronautica) alle vicende operative del periodo settembre 1943-maggio 1945. Trascriviamo i brani più signific:itivi di alcune delle numerose testimonianze esistenti in proposito. L'organo di stampa del P.W.B. (Psychological Warfare Branch) riportò testualmente:

"... Il comportamento degli ufficiali italiani alla triste casetta rossa di Ce{alonia non appartiene alla Storia: appartiene al Mito. Ad uno ad uno, nobilissimi cavalieri del dovere e dell'onore, essi salirono con sublime serenità il Calvario che ancora li separava dalla gloria". Il generale Walker, comandante della 36a divisione statunitense, così scrisse il 19 dicembre 1943 al generale Dapino, comandante del I Raggruppamento Motorizzato:

" ... l'operazione combinata per la conquista di Monte Lungo, che è stata recentemente condotta a termine, è stata un grande successo ... Nell'adempiere il loro compito operativo le Vo stre truppe hanno agito con grande prontezza e vigore, ed hanno dimostrato una ferrea volontà di battersi con il nemico. Desidero pertanto far pervenire .a Voi, ed attraverso Voi alle Vostre trup' pe, le mie congratulazioni per questo successo" . Il 31 marzo 1944 il generale Clark, comandante la sa Armata americana, scrisse al generale Utili, comandante del I Raggruppamento Motorizzato:

''... Il I Raggruppamento Motorizzato ha materialmente contribuito al successo delle nostre operazioni, ostacolate dalla difficoltà del terreno, dal tempo sfavorevole e da un nemico im-


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placabile. Sono lieto di avere avuto alle mie dipendenze il I Raggruppamento Motorizzato". Da un rapporto del maresciallo britannico Wilson, comandante in capo, nel 1944, delle Forze alleate nello scacchiere del Mediterraneo:

"... La nostra recente esperienza aveva reso ben chiaro che il Corpo italiano di liberazione aveva combattuto bene, e che si poteva contare sulla possibilitĂ che le truppe italiane dessero un contributo considerevole alle forze delle Nazioni Unite". Dal generale Mc Creery, comandante l'8a Armata britannica, al generale Primieri, comandante del Gruppo di combattimento "Cremona":

" ... Sia durante il periodo in cui avete tenuto il fronte che durante i ben progettati ed eseguiti attacchi, avete grandemente contribuito alle recenti vittorie (. ..) Voi e il Vostro comando avete mirabilmente progettato i vostri piani di battaglia, ed i vostri ufficiali e uomini di truppa hanno dimostrato grande valore ed entusiasmo durante l'azione". Da un messaggio che il generale Clark, allora comandante il XV Gruppo Armate, indirizzò nel 1945 al generale Scattini, comandante del Gruppo di combattimento "Friuli":

" ... .Le chiedo di ringraz iare gli ufficiali e gli uomini del suo Gruppo per la collaborazione da loro data durante la campagna. Le vostre azioni a sud della rotabile n. 9 durante l'offensfva finale hanno grandemente contribuito alla disfatta tedesca. E stato un privilegio l'avervi avuti con noi nel XV Gruppo Armate". Il 23 aprile 1945 il generale Hawkesworth, comandante del X Corpo britannico, scrisse al generale Morigi, che comandava il Gruppo di combattimento "Folgore":

" .... Mi pregio porgere le mie congratulazioni personali ai signori ufficiali e soldati di codesto Gruppo per l'azione di combat-


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timento svoltasi nella recente battaglia. La loro prontezza e il loro coraggio sono stati ampiamente dimostrati nei successi locali contro tuppe di prim'ordine, come le divisioni paracadutisti... ". Da un messaggio inviato dal generale Clark, comandante il XV Gruppo Armate, al generale Utili, comandante il Gruppo di combattimento "Legnano", in data 18 maggio 1945:

" .. . la vittoria conseguita dal XV Gruppo Armate in Italia significa soprattutto - a mio avviso - che la devozione alla libertĂ e la convinzione della giusta causa sono sufficienti a fondere efficacemente truppe combattenti e servizi provenienti da tanti diversi paesi e di tanti diversi costumi e lingue (... ) La prego di porgere il mio ringraziamento agli ufficiali e soldati del Gruppo di combattimento "Legnano" per i[ contributo dato alle operazioni". L'ammiraglio Morgan, della Sottocommissione per le Forze Navali, riconobbe i meriti della nostra Marina, e altrettanto fecero i vicemaresciallĂŹ dell'Aria Poster e Buscarlet nei confronti della nostra Aeronautica.


BIBLIOGRAFIA * * *

I ATn DELL'UFFICIO STORICO DELLO STATO MAGGIORE ESERCITO (per i periodi in cui si svolsero gli avvenimenti narrati) Diario Storico del Comando Supremo, poi Stato Maggiore Generale Diario Storico dello Stato Maggiore Regio Esercito Carteggio della R. Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo Alleato Carteggio della R. Missione Militare Italiana presso il Comando del XV Gruppo di Armate alleate Diario Storico del I Raggruppamento Motorizzato Diario Storico del Corpo Italiano di Liberazione Diari Storici dei Gruppi di Combattimento Diari Storici delle Divisioni Ausiliarie Carteggio delle Delegazioni "A" e "T", CERSA e CERSETI Carteggio dei Servizi Speciali e di Reparti vari

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MMIA -SMRE

United States Army in World War 11, Office of the Chief of Military History, Department of Army, Washington, aa.vv.: Strategie Planning for Coalition Warfare 19'43-1944, a cura di Malloff, M., 1959. Th e Mediterranean Theater of Operations. Sicily and Sur render of ltaly, a cura di Garland, A.N. e Smith, H. M., con la collaborazione di Blumenson, M., 1965. Global Logistics and Strategy 1943-1945, a cura di Coarley, R.W., e Leighton R. M., 1965. - Special Studies. Civil Affairs. Soldiers became governors, a cura di Coles, H.L., e Weinberg, A.K. , 1964. ·· War Department, From the Volturno to the Winter Line, American Forces in Action Series, Military lntelligence Division, U.S. War Department, Washington, december 1944. War Department, Fifth Army at the Winter Line (1 5 november 1943 - january 1944), American Forces in Action Series, Military lntelligence Division, U.S. War Department, Washington, june 1945. Woodward, Llewellin, British Foreign Policy in the second World War, H.M.S.O., London, 1962 .

Si ritiene opportuno segnalare, inoltre: la Bibliografia che correda il saggio Il I Raggruppamento Motorizzato, di Giuseppe Conti (Ufficio Storico dello SME, Roma, 1984); la bibliografia ragionata predisposta da Aldo A. Mola per il Convegno Internazionale sul tema "Otto settembre: l'armistizio italiano qµa ranta anni dopo" (Milano, 7-8 settembre 1983), la Bibliografia della seconda guerra mondiale, a cura di Enzo Fasanotti (Ufficio Storico dello SME, Roma, 1980), e infine gli Atti (in corso di pubblicazione) dei quattro Convegni indetti e organizzati dal Comitato Storico "Forze Armate e Guerra di Liberazione", costituito dal Ministero della Difesa ·per l'approfondimento e laricostruzione degli eventi 1943-1945. · ,


INDICE DEI NOMI (si riportano i nomi che figurano nella narrazione, con indicazione delle relative pagine; n. = nota) A AcANFORA, Giovanni, ministro: 59 (n. 13) AcQUARONE, Pietro, ministro della Real Casa: 12, 23, 28 AGR1rocuo, Pompeo, colonnello: 74 AL01s10, Mario, ministro: 84 ALEXANDER, Harold: generale, 10, 30, 35 36, 40, 43, 46, 48, 57, 58, 79, 84, 86, 95, 97, 99, 100, 108, 115, 116, 130, 134, 135, 138, 140 A11.1BROs1o, Vittorio, generale: 12, 14, 22, 23, 35, 38, 40, 43, 44, 45, 47, 50, 52, 59 (n. 2) , 130, 133 AosTA (duca di), Amedeo di Savoia: 131 AMoRoso, Luigi, ministro: 59 (n. 13) ARA:sic10 Ru1 z, Vincenzo, ministro: 93 (n. 8), 113 (n. 28) AR1s10, Mario, generale: 18 ARMELLINI, Quirino, generale: 124 (n. 15) ARTIERI, Giovanni, scrittore: 17, 41 (n. 2) AzzARITI, Gaetano, ministro: 59 (n. 13)

B BADOGLIO, Pietro, maresciallo d'Italia: 11 , 12-14, 15 (n. 13), 17, 23, 25-31, 35-37, 40, 41 (n. 15, 17), 42 (n. 22 e 36), 44, 50-52, 57, 58, 60 (n. 30), 84, 93 (n. 7), 96, 125, 128- 130, 132, 136, 143 (n. 13 , 14, 15) BALDAN'ZA, maresciallo f.: 77 (n. 18) BARTOL1N1, Alfonso, scrittore: 161 BARTOLIN!, Domenico, ministro: 59 (n. 13) BASSO, Antonio, generale: 18 BAUMANN, maggiore: 86, 99 BECH1, Alberto, ten. colonnello: 88 BER.ARDI, Paolo, generale: 49-53, 56, 59 (n. 12) 60 (n. 27), 61, 67-71, 76 (n. 10, 14), 80-91, 93 (n. 9, 14), 97-102, 105-107, 111 (n. 4), 112 (n. 11, 16, 20), 118- 120, 123, 124 (n. 8, 9) 150

BERIO, Alberto, di(Jlomatico: 12 BERTINARIA, Pierluigi, scrittore: 15 (n. 1, 12), 124 (n. 7) BoGOMOLOV, diplomatico: 84 BOLOGNA, Guido, generale: 124 (n. 16) BoNOMI, lvanoc, presidente del Consiglio dei ministri: 96, 108-110, 117, 136, 139, 143 (n. 16) BRIALD1, Camillo, scrittore: 15 (n. 9) BR1VONES1, Bruto, ammiraglio: 89 BR121, Alessandro, ministro: 59 (n. 13) BRos10 , Manlio, ministro: 110 BROWNING, Langley, generale: 48, 8588, 97-100, 103, 105, 106, 120 BussE1T1: 12 BuTCH ER, Harry, ufficiale: 15 (n. 15) 41 (n. 15)

c CADORNA, Luigi, Maresciallo d'Italia: SO, 98, 111 (n. 6) CADORNA, Raffaele, generale: 95, 102, 107, 111 (n. 1) CAMPB ELL, Ronald, diplomatico: 12 CARAND1N1, Niccolò, ministro e diplomatico: 111 (n. 2) CASATI, Agostino, orientalista: 112 (n. 19) CASATI, Alfonso, sottotenente, M. O.: 106 CASATI, Alessandro, ministro: 96, 105107, 110 CASATI, Gabrio, patriota e statista: 'IOS, 112 (n. 19) CASATI, Teresa: 105, 112 (n. 19) CASTELLAKO, Giuseppe, generale: 1214, 22, 23, 28, 30, 33, 34, 41 (n . 17), 49, 107, 125, 129, 131, 132, 134, 135 CERADONA, Francesco, ministro: 93 (n. 8), 111 (n. 2), 113 (n. 28) CEvOLOTTO, Mario, ministro: 113 (n. 28) CHJ\MBERLAIN, A. Nevillc, statista: 117 CHARLES, Noel, diplomatico: 109, 117 CttATRIAN, Luigi, generale: 110


426

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CHEYNE, Joseph, ufficiale: 104, 112 (n. 14) CHIANG Kai-Shek, generalissimo: 54 CHRJSTIE, Agatha, scrittrice: 123 CHURCHILL, Winston, statisra: 6,7, 9, 25, 26, 41 (n. 16) 54, 55, 109, 139 C IANCA, Alberto, ministro: 111 (n. 2) CiANCABJLLA , Fulvio, colonnello M .O., 150 CLARK, Mark, generale: 56, 57, 75, 116, 140 CoNFALONIERl, Federico, patriota: 105, 112 (n. 19) Cm,n1, G iuseppe, scrittore: 42 (n. 21, 27, 32, 37, 39), 60 (n. 25) CoRDERO Lanza di Montezemolo, Giuseppe, colon nello, M .O.: 75, 76 (n. 18) o~APANZANO, Salvatore E. , scrittore: 42 (n. 33, 40, 43), 60 (n. 25), 76 (n. 3), 93 (n. 18), 94 (n. 22), 112 (n. 12, 15, 17) CROCE, Benedetco, filosofo e ministro: 68, 84, 111 (n. 2) CUNNlNGllAM, Andrew, ammiraglio: 10, 35, 130

D D'ACQUISTO, Salvo, M .0.: 148 DAPINO, Vincenzo, generale: 47, 49, 56, 80, 149 DE CouRTEN, Raffaele, ammiraglio : 22, 51, 84, 96, 108, 110 D E GASPERI, Alcide, minis tro: 96, 110, 111 (n. 2) DE MARTINO, Giovanni, ten. colonnello: 155 DE M1CH EL1S, Ezio, colonnello: 155 DE RucGJERO, Guido, m inistro: l 11

E EDEN, Anthony, ministro: 6-10, 98, 109, 123 E ISENHOWER, Dwight D. , generale: 810, 13, 23-31, 33, 34, 37, 41 (n. 15), 43, 44, 48, 54, 55, 57, 58, 60 (n. 29), 97, 128, 129, 132-135

F FERRAù, Amleto, capitano di fregata: 23 Fucc1, Ettore, colonnello: 149, 151

G GABBA, Melchiade, m inistro: 59 (n. l3) GALLI, Carlo, ministro: 59 (n . l3) GAMBARA, Gastone, generale: 14, 146 GAMM ELL, generale, 135 GAROFOLI, Federico, colonnello: 156 GASCOIGNE, diplomatico: 12 G ASPAROTTO, Luigi, m inistro: 110 G1A1v.1BARTOLOME1, Aldo, tenente: 77 (n. 18) GtRAUD, Henri , generale: 98 GJURJJ\TI, Ernesto, capitano di vascello: 23 GRANDI, Dino., uomo politico: 13, 29, 34 G RAZIANI, Angelo, capitano: 120, 121 GRONCHI, Giovanni, ministro: 111 (n. 2), 113 (n. 28) GUARIGLIA, Raffaele, ministro: 12, 59 (n. 13) GuARRASI, Vito, capitano: 23 Guuo, Fausto, ministro: 93 (n. 8), lll (n. 2), 113 (n. 28)

(n. 2) DE SIMONE, Carlo, generale: 124 (n. 15) DE STEFANIS, Giuseppe, generale: 21, 90, 91 D EVERS, Jabok, generale: 58 D1AZ, Armando, Maresciallo d'Italia: 98, 111 (n. 6) DILL, John, Maresciallo di campo: 115, 140 Di NAPOLI, A ttilio, ministro: 93 (n. 8) D1 PRJMIO, Folco, tenente: 64, 76 (n. 6) D 1xoN, Pierson, diplomatico: 37 DuCHESNE, G. C., generale: 48, 52, 69-71 , 76 (n. 14), 79-81, 84, 85

H HA UKESWORTH: 154 H1TLER, Adolf: 11 , 147 HoLMES, Julius, generale: 37 HorKINSON, Henry, diplomatico: 117

J JOYCE, Kenyon, generale: 48, 51, 52, 55, 57, 59 {n. 15), 60 (n. 29), 133, 134 j uNG, colonnello: 27


427

INDICE DEI NOMI

K KESSELRING, Albert, Feldmaresciallo: 29 K1RK, A lexander, diplomatico : 117 KoGAN, Normano, senttore: 15 (n. 8), 111 (n. 3) L LANZA, Galvano, sottotenente: 23 LANZA D'AJETA, Blasco, diplomatico: 12 LA RciccA, Alberto, M .O.: 148 Lo1, Salvatore: 15 (n. 3), 60 (n. 24), 124 (n. 1, 2) LOMBARDI, Luigi, colonnello: 149, 150, 156 LowE, H udson, generale: 85, 93 (n. 10)

M MAcM1LLAN, Harold, d iplomatico: 8, 10, 15 (n . 4, 7, 11), 23, 26, 37, 38, 41 (n . 19), 42 (n. 23, 24, 41), 54, 55, 60 (n. 22, 23, 28), 98, 109, 111 (n. 5), 112 (n. 24), 117, 118, 124 (n. 3), 135, 139, 143 (n. 15, 17) MAGLI, G iovanni , generale: 19 M AKTNS, Roger, diplomatico: 37 MANCINI , Pietro, ministro: 84, 111 (n.

2) MAMNDOLA, Vittorio, M.0 .: 148 MARCHESI, Luigi, maggiore: 4 1 (n. 17) MAR1orr1, Adamo, generale: 76 (n. 14) MARSI-IALL, George, generale: 24 MARTIN, generale: 35, 47, 130 MAsON-MAcFARLANE, N oel, generale: 22, 23, 25-27, 29, 34, 43, 48, 80, 81, 83, 84, 129, 132 MASSA, Gilda: 24 MASSIGLI, Rene, uomo politico: 55 MAZZETTI, Massimo, scrittore: 15 (n. 5, 14), 41 (n. 17) M Essi,, Giovanni, Maresciallo d'Italia: 19, 41 (n. 3), 49-54, 57, 58, 59 (n. 15), 61 , 63 , 69, 71, 79, 80, 82-84, 87, 88 , 90, 95, 97, 98, 118, 133136, 138-142, 143 (n . 10, 13, 14, 16, 18), 144 (n. 19, 20, 21), 150 M 11-1,\ 1Lov1é, Draza, condotciero cetnico: 6, 7, 56, 60 (n. 24), 1'16, 143 (n. 12) Mocci, Teodoro, colo nnello: 151

MoRrARTY, ten. colonnello: 71 M0Rrc1, Giorgio, generale: 89, 124 (n. 16), 150, 155 M ORO, Federico, generale: 150 MuRPHY, Robert, diplomatico: 8, 10, 23, 26, 27, 37, 41 (n. 19), 54, 117 Musco, Ettore, colonnello: 153 MussouN1., Benito: 10, 11, 13, 15 (n. 13), 34, 97, 117, 130

N N EG RONI, Giorgio, colonnello: 49, 64

o 0MODEO, Adolfo, ministro: 93 (n. 8) ORLANDO, Taddeo, generale: 49-51, 61, 80, 82, 84, 90, 96, 116, 117 OSBORNE, Francis, diplomatico: 12 OrroNE, colonnello: 104, 105 OxtLIA, G iambattista, generale: 86, 96, 99,110

p PALERMO, Mario, sottosegretario: 96, 110 PATRUCCO, sergente magg.: 77 (n. 18) PAVELlé, Ante, capo del governo croato: 7 PEDERZANI, Adelmo, colonnello: 23, 152 PESENTI, Antonio, m inistro: 113 (n. 28) PJACENTIN!, Pietro, generale: 96, 110 P1CARD1, Leopoldo, ministro: 59 (n. 12) P1zz10 B1ROLJ, Alessand ro , generale: 6, 7 P1SDLEJ, colonnello: 99-101 PoLI AK.Ov, Leon, scrittore: 15 (n. 3) PRIMI ERI, Clemente, generale: 124 (n. 16), 152

Q Q u 1NT1ERI, Quinto, min istro: 93 (n. 8)

R RADICATI , maresciallo g.: 77 (n. 18) REBER, Samuel, diplomatico: 37 R Ersou, Gustavo, generale: 59 (n. 14) 68 Ri::NNEL, Francis Rodd , generale: 47 R1cc1 , Federico, m inistro: 59 (n. 13)


428

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R1 cHARDSON, generale: 57, 60 (n. 29) R1NALD1, Rinaldo, sottotenente: 77 (n.

18) RoATIA, Mario, generale: 14, 17, 20,

21, 23, 33, 38, 44-47, 50, 52, 116, 117, 124 (n. 1) RoBERTSON, Brian, generale: 57, 60 (n. 29), 134 ROBERTSON, W illiam, maresciallo di campo: 60 (n. 29) RoDINò, Ugo, ministro: 84, 110 ROMANO, Antonio, ministro: 59 (n. 13) ROMMEL, Erwin, Feldmaresciallo: 11, 30 RONCO, E rcole, generale: 118, 119 RoNco, co lonnello, 68 RoosEVELT, Franklin D. , statista: 7-9, 25, 26, 54, 55, 139 RoosEVELT, Theodore, generale: 44 Rossi , Edo, colonnello: 48 Rossi , Francesco, generale: 126, 128 Ru1N1, Meuccio, ministro: 111 (n. 2), 113 (n. 28)

T TARCHIANI, A lberto, m1111stro: 93 (n.

8) TAYL.OR, Maxwell, generale: 22, 39, 48,

57, 60 (n. 29) 126, 129, 133, 134 TEDDER, Arthur, Maresciallo dell'aria:

10 TESSITORE, Edoardo, maggiore: 23 T1cCHION1, Giancarlo, generale: 154,

162 (n. 2) T1ccHION1, Ludovico, M.O., 162 (n. 2) Trou, Giorgio., ten. colonnello: 23 TITO (Broz, Josip): 7, 55, 56, 79, 116,

134 ToGLTATII, Palmiro, ministro: 84, 110, 111 (n. 2) ToLBUKIN, Fyodor lvanovich, Maresciallo: 116 ToRSIELLO, Mario, scrittore: 15 (n. 9) TREZZANI, Claudio, generale: 126, 131,

132, 143 (n. 1) Tu1>1NI, Umberto, ministro: 111 (n. 2) · 113 (n. 28)

s

u

SABILLE, Jacques, scrittore: 15 (n. 3) SALVATORES, Umberto, colonnello: 76 (n. 6) SANDALLT, Renato, generale: 51, 84, 96 SANTI, Alessandro, generale: 99 SANTINI, Felice, maggiore: 76 (n. 18) SA!tAGAT, Giuseppe, ministro: 111 (n.

UMBERTO di Savoia: 17, 23, 84, 96 UTILI, Umberto, generale: 45-47, 49,

53, 59 (n. 8), 63-67, 69, 70, 75, 76 (n. 4, 7), 80, 86, 89, 91, 93 (n. 17), 120, 124 (n. 16), 149, 150, 156

V

2) SARGE1''T, Orme, sottosegretario: 123 SBARRETTI, F ulvio , M.0. : 148 SCA'ITJNl, Arturo, generale: 124 (n.

VATLATI, Vanna, scrittrice: 42 (n. 22) VEDOVATO, Guido, ten. colonnello:

16), 154 Sc1ALOJA, Carlo, ministro: 11O Scocc1MARRO, Mauro, ministro: 113 (n. 28) SFORZA, Carlo, ministro: 29, 84, 93 (n. 8), 109, 111 (n. 2), 143 (n. 15) S1GLIENT1, Stefano, ministro: 111 (n. 2) SMtTH, Bedel Walter, generale: 10, 13, 24, 26, 27, 33, 44, 54, 55, 57, 58, 60 (n. 29), 130, 134, 135 SoLDARELLl, Mario, generale: 90 SoLERI, Marcello, ministro: 111 (n. 2) SoRlCE, Antonio, generale: 59 (n. 13) S1·AuN, Joseph, 55 STERLING, ten. colonnello: 104, 152 STONE, Ellery, ammiraglio: 48 SuBASIC, Ivan, uomo pol itico jugoslavo: 116

Vn-roR10, Emanuele III: 23, 26, 84 VYSHINSKI, Andrei, vice ministro: 55

154

\Y/ WILSON, Henry Maitland, Maresciallo di campo: 9, 48, 58, 115, 135, 140, 143 (n. 12) W1-11TELEY, John , generale: 37

z ZAN1BONI, Tito, alto commissario per l'assistenza ai profughi: 93 (n. 8) ZANuss1 , Giacomo, generale: 12, 13 ,

47, 152


INDICE DELLE LOCALITĂ€

E

A

El-Alamein: 6, 152 Alfonsine: 153 Algeri: 23, 24, 34, 35, 37, 44, 49, 54, 55, 89,101, 130-132, 134-136, 146 Ancona: 159 Anfa (sobborgo di Casablanca): 8 Ariano Polesine: 153 Ascoli: 147 Avellino: 52

B Barcellona: 12 Bari: 71, 72, 159 Bastia: 147 Belgrado: 116 Berna: '12 Bologna: 121, 155-157 Brescia: 157 Brindisi: 18, 22, 25, 34, 37, 48, 50, 51, 55, 69, 71, 72, 116, 126, 129, 133 Brisighella: 154

F

Fasano: 21 Feltre: 11 Ferrara: 153 Fiesole: 148 Filottrano: 152 Firenze: 121 Foggia: 39, 79 Francavilla: 72 Fusignano: 153

G Genova: 121 Goito: 68 Gorizia: 68, 147 Grizzano: 155, 156

H Hyde Park: 139

e Cagliari: 73 Cairo: 54, 55 Caporetto: 50 Carsoli: 41 (n. 1) Casablanca: 7, 8 Casalecchio: 11, 154 Caserta: 104, 117 Cassibile: 13, 26 Catanzaro: 73 Cattaro: 147 Cava dei Tirreni: 135 Cavarzere: 153 Cefalonia: 23, 147 Chienci (fiume): 151 CorfĂš: 147 Cornaldo: 152 Cuffiano: 154 Cuneo: 147

!dice (fiume): 156

J Jagodny: 68 Jesi: 152

L La Maddalena: 89 Lanciano: 151 L'Aquila: 151 La Spezia: 147 Lecce: 72 Lero: 148


MMIA - SMRE

430

Lisbona: 12 Livorno: 159 Londra: 7, 10, 49, 55, 104, 109, 117

M Madrid: 36 Mainarde (montagne): 75, 77 Malta: 26-29, 33, 34, 42 (n. 25), 130, 148 Manduria: 64 Martina Franca: 21 Massa Fissaglia: 159 Metauro (fiume): 152 Milano: 121, 147 Monte Armato: 157 Monte Cavallo: 150 ¡ Monte Curvale: 150 Monte Lungo (Montelungo): 56, 57, 62, 65, 69, 77, 134, 148, 149 Monte Mare: 150 Monte Marrone: 70, 150 Monte S. Michele: 150 Monterosi: 148 Musone (fiume): 152

N Napoli: 39, 62, 73, 79, 121, 127, 148, 149

p Pastrengo: 68 Pergola: 152 Piave (fiume): 68 Pieve S. Andrea: 156 Pisa: 39, 80, 82, 83 Po (fiume): 153 Poggio: 154 Poggio Ribano: 156 Poggio Scanno: 157 Potenza: 62, 121 Primaro (passo): 153

Q

R Ragusa (Dubrovnik): 120 Ravenna: 153 Rimini: 29, 30, 39, 80, 82, 83 Riolo Bagni: 154 Roma: 17, 29, 35, 36, 44, 50, 57, 75, 76, 84, 91, 95, 100, 103, 107, 109, 112 (n. 13), 121, 126-128, 138, 146, 147

s Salerno: 29, 127, 148 Salice Salentino: 64 Sant'Agata dei Goti: 57, 70 Santerno (fiume): 153-155 Santo Spirito di Bari: 35, 130, 134 Senio (fiume): 153-155 Sillaro (fiume): 154 Solferino: 68 Suez: 6

T Takrouna: 68 Tangeri: 12 Taranto: 71 Tarvisio: 11 Teheran: 55 Teramo: 152 Tobru k: 68 Torino: 121, 157 Tossignano: 155, 156 Trieste: 147 Tunisi: lO

u Urbino: 152

' V Vena del Gesso: 155 Venezia: 154 Verona: 154

w Washington: 8, 10, 115, 117, 140

Quebec: 8, 13, 43, 44, 52, 129, 133, 143 (n. 6)



INDICE GENERALE

pag. 3

Prefazione del Capo di S.M. deJl>Esercito CAPITOLO I l

CAPITOLO

II

ANTECEDENTI. CASSTBILE

DA

CASABLANCA

A

V

»

43

»

61

»

79

»

95

SI CONSOLIDA L'APPORTO ITALIANO ALLO SFORZO BELLICO DEGLI ALLEATI. Jl

Corpo italiano di Liberazione. Le direttive per l'Esercito italiano impartite dalla MMIA CAPITOLO VI

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LA RICOSTRUZIONE MORALE E ORDINATIVA DELL'ESERCITO ITALIANO. Il re-

cupero spirituale. Il riordinamento. CAPITOLO

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PRENDE CORPO IL CONCORSO ITALIANO ALLO SFORZO BELLICO, MENTRE SI IRRIGIDISCE IL CONTROLLO ALLEATO. La

Commissione alleata di controllo. La sottocommissione per l'Esercito Italiano - MMIA. Cambio della guardia allo Stato Maggiore Generale e allo Stato Maggiore R. Esercito. CAPITOLO IV

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I PRIMI RAPPORTI CON GLI ANGLO AMERTCANI DOPO L'ARMISTIZIO.

La Missione militare alleata Fatima. La Missione militare italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo. Fra possibilismo e diniego . Una riscossa ostacolata. CAPITO LO III

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TEMPI DURI PER LE GOLARI ITALIANE.

f ORZE

ARMATE RE-

Si costituiscono i Gruppi di combattimento. Compiti e attività dei BLU (British Liaison Units). Si inasprisce il controllo della MMIA .


432

MMIA- SMRE

CAPITOLO VII L'ULTIMO ANNO Dl GUERRA: SI ALTERNANO SODDISFAZIONI E AMAREZZE. fl caso Roatta. Cambio della guardia al vertice del/' Esercito italiano. L'Ordine di battaglia delle truppe nell'aprile 1945. Studi e orientamenti per la organizzazione postbellica dell'Esercito Italiano

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115

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Sigle dei principali comandi ed enti

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Elenco dei documenti

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Documenti

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Bibliografia

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Indici dei nomi

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Indice delle località

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Fotografie

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CAPITOLO VIII L'AZIONE DELLO STATO MAGGIORE GENERALE DAL MAGGIO 1945

SEITEMBRE

1943

AL

CAPITOLO IX L'IMPEGNO DELL'ESERCITO ITALIANO NELLA CAMPAGNA 1943-1945

APPENDICE


GALLERIA FOTOGRAFICA


Maresciallo d'Italia G iovanni MESSE: Capo di Stato Maggiore Generale dal novembre 1943 fino al termine delle operazioni.


Generale Vittorio AMBROSIO: Capo di Scato Maggiore Generale all'epoca dell'arministizio; avvicendato nell'alto incarico dal Maresciallo Messe.

Generale Mario ROATIA: Capo di Stato Maggiore del R. Esercico all'epoca dell'armistizio; sostituito nel novembre 1943 dal generale Berardi.


Generale Paolo BERARDI: Capo di Scaco Maggiore de l R. Ese rcico dal novembre 194 3 al febbraio 1945.

Generale Ercole RONCO: Capo di Stato Maggio re del R. Esercito dal febbraio al luglio 1945.


Gene rale D wight EISENHOWER, statunitense: nel 1943 Comandante in capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo; dal gennaio 1944 Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa.

Generale Bedell Walter SMlTH, statunitense: C apo di Staro Maggiore de l C omando in Capo Alleato ne l Mediterraneo nel 1943 , e successivamente del Comando Supremo Alleato in Europa.


Generale Henry Maitland \XIILSON, inglese: giĂ Comandante del Medio Orience, nel 1944 sosciruĂŹ il generale Eisenhower nel Comando in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo; nel 1945 delegato britannico negli Stati l\faggiori Alleati Ritmici (\X1ashingcon). (in h,isso da sinistra)

Generale Harold ALEXANDER, inglese: comandante del XV Gruppo di Armate Alleate fino al dicembre l 944, quando venne nominato Comandante in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo. Generale .Mark CLARK, statunitense: comandante della 5" Armata americana, e nel 1945 comandante del XV G ru ppo di Armate Alleace..


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I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO. Fanti del 67° reggimento all'attacco di Monte Lungo (8 d icem bre 1943). Alp ini sulle pendici di Mon te Marrone).


CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE. Postazioni di mitragliatrici e di artiglierie.


CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE. Mari nai del battaglione Bafile di vedetta. Paracadutista della divisione "Nembo" in azione a Filottrano (l uglio 1944).


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GRUPPO D I COMBATTIMENTO "CREMONA". Reparti di fanteria , varcato il Po, avanz.ano verso Adria, annidaci su carri armati britannici. Postazione di artiglieria.


GRUPPO DI COMBATTIMEl TO "FRIULI". Fante con armamento inglese. Pam1glia al guado di un corso d'acqua.


GRUPPO DI COMBATTIMENTO "FOLGORE". Il senore operativo. Pattuglia del reggimento Nembo ·Ìn perlustrazione.


GRUPPO DI COMBATTIMENTO "LEGNANO". Il battaglione · bersaglieri Coito entra in Bologna (2'1 aprile 1945).

Paracadutisti dello SQUADRONE F in partenza per una missione di guerra.


Salmerie delle UNITÀ AUSILIARIE avanzano nel fango.


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Firenze. Ponce Bailey gettato sull'Arno da reparti del Genio.


Militari italiani in un campo di internamento in Germania.


Vicebrigadiere CC.RR. Salvo D 'ACQ U ISTO, Medaglia d'oro al valo r militare.

Capitano Giorgio GIORGI, due volte :Medaglia d'oro al valor militare.




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