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VARIETÀ
Dottore••e ID lllecUolD& - (B r it. Med. Journal, settembre 18!H).
Circa 50 dott()l·esse esercitano ora la medicina a Londra e ogni dl più acquistano la fiducia del pubblico. parecchie importanti opere di beneficenza sono esclusivamente devoJute a m edichesse. ll nuovo Ospedale per donne a Londra contiene42 letti. Non si è ri sparmittla fatica alcuna perchèesso sia un modello dol gene re. Ogni ammalata paga una piccola somma per le di mantenimeuto, nel 1893 si è avuto cosl un totale dt 112!) sterline. Il numero dei nuovi a· i'malati esterni é stato limitato a 30 al giorno. l letti sono sempre occupa ti e vi sono continuamente 25 a 40 ammalat" che aspeUano per entrare all'ospedale. Nel 1893 si eseguirono 45 operazioni di alla t:hi rurgia con 6 decessi e 105 di chirurgia minore compresovi le amputazioni delle mammelle, cou nessun caso di moi'Le.
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V1 sono a Londra tre dottoresse in oculistica. ll riparto otlalmici del nuovo ospedale fu frequentalo nel 18!13 da 311 pazienti: vi si praticar ono dieci ope razioni (cataratte, irideclomia, enucleaziOni del bulbo, tenolomie) con buoni risul tati.
Le donne in Inghilterra possono i ;zradi e i diplomi nei medesimi Istituti de gli uomini e sono sottoposte ai medesimi obblighi di questi.
Il Oirett:.ore
Ootl. STEFANO RKGt S colon nel lo medico ispettore.
Il Colla.bora.t..OC'O per le. H .a Marina Il .Redattore
D.r TEODORlCO ROSATI D. r RtDOLFO LlVI .llecHco di 16 claut Capitano medico.
Tipo Speciale Di 1febbre
DOMINANTElliBOLOGNA
Comuuicazìontl t•·rwntP medico dottor CRtull o c·e , ""'•h i
:\ ell'aclunn nr.a del giorno 12 luglio di quo;;t'anno, della Sor.ietit moclico-chirurgica di Bologna. il doll. Cado Adelmo llnrelli r iferì.: come, nell'estate clell'a nu o 1890, fr·eiJuentando l'ospedale maggiore. per ragioni d'uflìcio, ehl•e a notare. con sorpresa, il rapido s\ iluppar:;i di febbri a tipo nel per'o nale di assi:;tenza, nei negli operatr e ;;eppe che. co ntemporaneamente. ùnle militare erano pu re pr·esi dalla forma morho.;a 1111Hi tulli !.!l'rnfermieri e che. nelle private abitazioni. delle 'tmde 'wine a IJilPJ.di "Labilimenti. erano stati paretdli c•asi t1i tali frbbri. che nell'anno 1891 il fatto si ript>tì•. ,;ebbene c'on minore difl"usione eù inten'itit, nella med esi ma epoca. ma chE> non era in graùo di din• i\t' il fenomeno si sia verificato negli anni :; ur, ce,sivi, pr•rdu., c1all'an no l 9 1, in poi, non potò seguil"io coll'os\l. t. fra il cadere del gi ugno ed il principio dl'l lug lr o li ri I'Orrente anno quella forma morbosa richiamò l'attenzione del dou. Durelli, ripetendo si. nella sua pratica privata, in parecchi casi. Ed egli cosi ne li quadro si ntoma tol ogico: « 1n parti colar modo non s1 rh mo stra pe« riodo d'incubazione. al più un inde termin:1to malesserP
« ed un insolito lieve di so 1·dioe delle funzioni gastro-ente« rid1t>. La febbre insorge all'improvviso. sor passa talvolta
« 1 si accompag na ad intentissirna cefalea e ad eru- c zione cu tanea, sparsa sn lutto Il co rpo, senza tipo co-
« !:>tante. talora co n forma di ,;emplice eritema diffuso
«(quasi lal'altra invece a forma di orlicar·ia,
« in ogni modo fu gace, scompar endo anche p r ima che cada
« la febbre. Questa dopo ore al massimo rimellc. Co; c stantemenle si associa nn do lore co nt inui•,
« cCime di sbarra alla regi one lombare e dorsale. cui risponde
<< altro vivi ssi mo se nso di dolore a!la region e cpignstrica, « ri cordante il caratteristico dolore \ifoideo dell'ul cera r oe tonda. Si ha co ntempor·aneament e vom ilo e diarrea. qual che
« volla faringo-amigda lite. In tre o quattro giorni la ma-
« latLia passa già in convalescenza ; rimangono un'ostinata « anoressia ed una prostrazione ge nerale di forze. di cu i assai
• «si lagnano gli infermi ».
11 dott. Durelli quindi si domanda rruali siano il momento eLiologico e la natura ùi entità morb o:-;a, ed avendo notato cb e lo di tali febbri avviene costa ntemen te nell'epoca in succede il prosciu:.:amento del ca nale di Reno (ca nal e che ch iama lo smal tiloio delle immondizie dell a ntti1 e suole. a suo dire. trascinare, oltre che i cada ,·eri ùei su ici di , milioni di omic idi) , cbe tali febbr i manifestano, a prefere nza. fra il personale dell'ospedale civil e e de ll 'ospedale mil itare (si t uati. l'u no sulla :-;po nda ·inist ra, l'altro s ulla destra del canale di Reno) e nelle case private delle vie adiacen ti al percorso del ca nale,
1)0\{1\.\'iTE l\ BOLOGNA 131 il dott. Durelli non aveu esitato a rrsolvere, per mezzo di •1ueste lipecia li ci rcostanze. il quesito etiologi co della malallia. ad ahhuiare tale quesi to. continua il dott. Durelli . so pran enn e in quesl' anno la com parsa della stessa fehhr e in 'lnartieri militari , posti in locn litit lontane dal decorso dPI ranale di Reno ..\ tale punto d i stud io , egli non l.• dalo di emettere al cuna conclusio ne si.:ura della nuova for ma morbosa , della quale conviene rontenlarsi di :n·ere design alo il tipo nosologico e i termini di partenza per ulteriori ri cer che. Jl cose riferiva dott. Durelli alla societll nwdìro·rhirurgica di questa città 1ntorno allo speciale tipo d1 fe hhre, Ila lui (1). co rnm. Saggini, aveva fissata la sua a tte nz io ne sop r·a qu esto 1ipo di febbre e ne aveva fatto oggello di specia le stud io. In fatti, nella r elazi one sanitaria dell'anno 1888 , nel piloto rifl ettente le mal attie avu:esi in quell'armala nel pre:'i dio di Bologna. il medi co comm. aggi ni fnceva rilevare che gra n numero tli febhri effimer e si erano avute nei mesi di e::.tate iu quel pre•idio, rna soggiungeva che la loro manifestazione non si ora soltanto limitata al quartiere della Carit it '> occupato dalla u• co mpag nia di :;a nit ir e a ll' os peda le militare, si tua ti ambed ue sul ca nale clr Reno, ma si era estesa anche alle truppe alloggiate in quartieri lontani da q uesto ca nale. Faceva poi notar·e rhe tuli febhri pre.-entavano, per i loro caralleri C'finici, un 1ipn che non aveva riscontro collu piressie che di solito si han nn fr 1 i so ld ati. e ne indicava nel seg uente modo i si n1om i. dre se in tutto non cor r ispondo no all'esposi1.ione falla da l doti . Ourelli, niu no c·ertamente vor·rit dubitare che qu e:-;le fehbri non sieno le mPùe;;ime da lui osservate. c Gli am·
<Wu. Durelli termina poì la sua com un icazione accen nando che il volgo di questa r.ìttit ha bnuezzato tale formn morlu"a col nome di il male della » (cioè dipendente dal pro,riu)!amento del ca nale di Ren o).

Ora io non trovo fuor·1 di luogo ricor·dare che l' osservazi one di questa speciale forma morbosa, per parte della dirt>zìone di militare de l YI corpo d'armata e degli uflidali medi ci del presidio di Bologna. l'isole a molti an ni addif'tro e, 10 se!!ui to ad auto ri zza zi one a vuta, valendomi dei do cumt>nti esistenti presso la dtrezione di sanil it, so no in gr·ado tli co mun icare che, lino dall'anno 1888 , quella di1·ez1one, nell a per:<ooa del suo tito lare , colo nnell o medico (l ) tltUe mediche , serie VII, V.
"' malati hanno per un gio rno o due t[t ral che prodro mo,
4( rnappetenza, cef.llea, spoNi tezza. dolot i
« arli co lari e muscolari, in Laluni :;i epi-
" sl as si e lie'e moçimeoto diarroico . li periodo d'in,·asione
((è ltene pronunciato e comi ucia con un di brivido
« c bru-;;ca di 1empera1ura (40'' e pir't}, che

« mantiene presso che taie per ii. e 313 ore, dopo di rhe l< la fe bb r e rimetle e liniscc:> ttn asi co n es ·a ogni
« fra il :2° e r1 :3o giorno. Durante la fehhre, in alcuni -.j
« rinnova l'epi :;tas si, in altr i si fa più inten sa la cefalea
«ed aumentnno i dolo r·i mu,colari, compaiono in p;trecclti
« eru zion i w tnnee, per lo più con l'aspetto di ntseola. La
« conçalescen1.a è pronta, e la ft•hbre gli arnma lali
« si sen ton o meglio, ma spar·uti ecl inlìaccldti c per· alcuni giornt ,._ Ed a ctuesta des crizione seguiva la considerazione. it Quanto alle cause di dette febb ri
« pare rimarcltentle il fallo che, da più anni. esse coi n" crdono. per la 6' compag nia di sa nita. co n l' e poca in cu i
« si !'llole fare lo ùel canale di Reno, il quale corre
« proprio a ridosso del quartiere della Carità, occupato dall a c predetta compagnra. per cui si t>ropende a crederla dipen« dente dallo svol gimento dei della pulrefazion e, pro« nmicnti da quel ca nale e dalle fogne con esso co muni canti .
• E siccome a Bologna sr fanno anche tutti gli altri t e riparazioni di moltepli ci proprio nell a sia,. gione dal mese ù1 giugno al lu glio . procede nd o c talvolta in tali la,ori ron trualche lentezza, facile è lo .. ammettere che glr stes-;r germi infettivi abbiano potu to «dare origini alle fehbri notate pr·esso a ltri corpi, affollo co n-
<• .simili a quelle ùella compagn1a ùi sanita ».
E negli nnnr suecessivi In clir·ezionc di sanilit, ricevendo co otrihutn di informazioni da tuili uli uffio t:ialr medi ci del presidio. non man cò di continuare lo studio Ji quesle febbri. al lor·o presenlarsi. trovando ogni volla qualche fatto da notare e da o alla et iologia, o al quadro si ntomatologic o della forma mor·bosa , per t·ui io mi trovo iu caso di espome la stor ia, lino all'anno i o cor"l), desum endola dai documenti a quella direzione per.,.er uli. Ma questa storia. ri spetto al numerCl dei cao;J, nou certamente comp leta, rome si sarebbe desid erato, perch è i malati, nelh grande mag!!ioranla, non essP ndo tali curat.i nelle infermerie, non vennero di conseguen7.a. riportat.t OPI Prospetto del moYimenlo d'inferm eria d i co r·po per cu1 non "' poterono conçenientemente enumerare .
SOPI\A UN TIPO S PECIALE Dl FEBBRE
SPECCHIO numer ico dei casi di febbri oerific at is i nelle t t" uppe di p r e8idto in Bol•>(lrta n ei m esi eli giugno t• luglio.
Co Rpi E Re Parti
Antaola::iom Ilei pre.,idio di Bologna t 889,f890lt 89111891 1 1893 t 894
49' re gg. fanteria 307 3i5,342 200 »l» :-ìel settembre 1119:1 cambau gua r ili· g1one.
.,. id . hl. Il n . 8991365 Nel 189:t , vennero dafuur- b erto I (23°) . . . l) l) 171 339 27i Nel settt>m lm• i 8Qt ''enne d i l!Un r-
28° id. id. uagionc 10 lolo· l) ,. 100 435 !(Da.
R egg. cava!l eri a CaLania (22o) 61 41. 57 >) D !'\elsettem l•rc 1891 cambio cavallel'ia Um- gao ue.
3o regg. ar ti g lie ria 45 66 37 55 48 60 au gioue in llologoa.
Brigala Genio 25 29 30 27 3[1 25
Distretto Miillart> . IO Il H 16 14j .{2 G•
Dal la di rezione di l:a nit tt si potè confermare il fat!o annunciato, che de tte feb bri si manifestano an nualm ente all'epoca in cui comin cia lo spurg o del canale di Reno e dell o altre fogne delle ci ttà, cioè dalla seconda quincli cina di giugno , e che cclpiscono, indistinCamente, le truppe alloggiate nei quartieri della ciuà. Ed og ni anno nella relaz ione sanitaria della di1·ezione, il col onn ello medi co comm. Saggini. dichiarava: che vi era alcu n motiv o per mut are l' opinione già emessa che queste febbri siano di naLUI' tl infettiva e che rip etann la loro origin e dall'azione
l'i BOLOGNA
di qualche palogeno. che si durante l'epoca indica ta.

E nel decorso dei vari anni vennero fatte dagli uffi ciali medici dei corpi le seguenti osservazio ni , le quali delinearono sem pre me).dio il quadro dei sintomi della mal attia e anrura più chiarirono il suo momento etiologico. s, rile,·arono i si ntomi notati anche dal dott. llurelli. cioè: il dolore al dor;;o, ai lombi e 1'anoress1:t. la grande prostrazione di forze. nella co nv alescenza. "a si ri scontrò pure che nell'acme della febbre insorgeva, in tal uni, esaltamento nervoso. so tto for ma di deliri?, talvolta furi oso; che frequenti ssima era l'el·nzione coll'aspeuo di roseola sparsa pel corpo e c he non raramente era accompagnaLa, nelle rA. gioni sup eri ori del petto, dalla presenza di numerose vescico le di milia1·e cris tallin a. A quest'ultim o fatto però non si diede .1lruna importan1.a , perclu' venne rit enuto semplicemente come epifenomen o, dip endall'abbond a nte sudore.
come fatto n uovo ecl importnnti:;s imo. si acce rt ò in mol Li l't>si stenzadi lieve tumore d i milza : e si t•o nstato che andarono esenti dalla mala ttia molti che l'avevano so ffcr·ta negli annt precedenti. i osservò pure che avevasi gi usto argomento per un vero periodo prodromi co dell a malatti a, inquantorh è indi,·idui ritornati da lunga licenza o nuovi giu nti al corpo non venivano col piti dal male se non dopo qual che gio rn o e che, an che dopo l'ultimato delle fo gne, la epidemia dur ò per· altri giorni anco r·a. E si potè co nstatare clte durante lo delle fogne di via Mazzini venivano colpi ti i soldati allogg iati al quarti er e (( e che mentre si spurgavano lJUelle di via S. Stefano, nmmalavan si i militar·i del qu artiere « Santa Cri stin<L ».
Hispellv alla cura d i malatt ia. il dott. llurelli crede che vada a guarigione anche lasciata a sr. e con co muni riguardi, ma tulla,·ia dice di avet·e sempre l'icorso al calome la no. al salolo. a ll a fenacetina ed al salicilato di soda co n esito so dd isfacente. Ed anche gli nfticiali medici del presidio si limita rono a prescrivere il rip oso in lcuo e la diela per i colp iti piu leggieri, me n tre nei pi ù inten si n tJi sintomi ri co rsr ro al bisolrato di chinina, salicilalo so· di co , all'antipirina e sommini strarono subito un evacuante intestinal e, che si mostr ò assa i efficace.
reumaticl1t'. ro11 poca differenza, si presentano allo mo,lo. ma sono accompagnate da inten$a cefalea. sensa1.ion1 dolorose ai hulbi oculari. mialgie ed ar tralgi e, i qual1 :-intomi sono tfuelli che caratterizzano la malallia; della febbr e gast r ica sonu noli i sintomi, i quali co nsisto no in br:vidi, anche ripetuti. temperatura alta. pul so frequ ente, fortissima, auLallimeOitJ ncrvo·o. IDSOno io, \'O UlitO. all e volte diarrea o !'tittchezza e durala di i f.(iornt o poco più: l'imbarazzo gastrico o gastro-in testinale è il ,intorn o locale piu frequente ed importante della malattia, al quale alc'uni. come caralteristicn. l'« ìdroa lnbial e }1, \l a, rorue appare facilmente, queste tre piressie hannu "inlomi e decorsi di•rersi da quelli riscontrati nella febl•re rhe stiamo studia ndo, per cui rruesta. tra quell o. non pnti rcr· ne!)sun motivo essere compresa.
Ecl <•ra vole ndo , per mta parte , fare alcune co nsi derazioni sopra qu esto tipo di feuhre, che risulta di,erso da quelli lino atl ora a noi noti e per mezzo di ar ),(o men tazione, arri\'are ad emette re il piu probabile giudizio Intorno alla natura di questa piressia , mi doma nd o: qu al e forma morbMa pu ò essa l' el suo det·orso. pu ò e ssa rappresentare una enimer.t comune: una febbre reumatica o gas tri ca? o per la :. ua etiologia o natura pu ò essere co mpresa fra le febbri d i stagione o fra le autointo:-.si-;azio ni; oppure fra le febbri infettive ?
Per efnmera ordinariame nte intendiamo quel prn ce!"O febbril e caratterizzato da brusca invasione e rapida ele,·azion e di tempe ratura co n lievi oscillazioni giornal iero. rhe dura uno o due e mai sorpassa i tre g iorni; le lehhri

E venendo alle malattie di sta gione. è notorio (come r •rord;l il {)uinz1 o) che la medicina moderna, colle nozi oni del rontagio. dell'infezi one, della specilicila morbosa. aYendo "ro,.,...a la teoria d' Jppocrate dell'origine meteol'i ca della parte delle malattie com uni, il delle maIa lite dette di è andato sempre più d iminut>nd o ed oggt si comprendono io esse :;olo alcun e affezioni rasuperficiali. alle quali si \'Uol e negata qual si asi spocthCIIa. Queste sono nella e;, Liva la diarrea , m tJuella in,ernale la bronchite e l'angina ( l).
L'iùea d1 una infezione dell'orga oi :mw per la riten7. io ne di prodotti in esso formati è antichissin1a, ma a cqui'i tò fol'ma e c·oncetto scien tifiro solo in questi ultimi tempi.
L'autointossicazio ne può veni r e in due modi : t• Per la ritenz ione nell'orgauism o di !iOs tnnz o che di soli to 10 esso si producono , ma però destinate ad essere espulse:
2' Per la produzion e nell'organismo di nuove sostanze o di e c;agerata (!llantità di que ll e esistenti.
Al presente però si tende a serbare la denominazione speciale di autointossicazione ag li stati e processi de l secondo gruppo, cio è alle intossicaziooi autocto ne o autogeneticlle ( 4). L'organismo nostro, ùi chi ara I' Albertoni, è nna oflicina di veleni. Essi hann o ori gi ne da processi di esagerata eù abnorme decomposizione e putrefazione: nel tubo nel parenchima o nel succ o dci tessuti; nelle cavità naturali o patologiche.
E rispetto alla prim a origine ùell'aotointossicazione (prendendo la parola dal Quinr.io) mi limiterò a ricordare r.be \• un fatto dimost rato , da gli studi di \ ignal e Dujard inDeaumetz, che ne l tubo digeren te si formano confinuamente delle toss ine, le quali devono essere eliminate colle feci e colle urine; che nello stesso tubo vi sono dei 'micror gani smi, ordinariam ente entrati cogli alimenti, dei quali alcuni nu occiono alla digestione, al tr i la favoris cono, segregando dia:uas i allo stesso ti tolo degli altri fermen ti. Or avviene ch e per co ndizioni fi siche e chimiche nel tubo di ge r en te si ha una maggiore prod uzione di llne ste to ssin e, che poi non sono completamente eliminate: il succo gas tri co trop po allungato o poco acido non può di strug ge r e i mi crorgani,mi che ve ngon o introdotti cogl i alimenti in mal!gior·e q uanti tà; i residui della digestione non vengono eliminati e ne succede la rouura dell'equilibrio fra la sec rezi one dei fermenti della digestione e il lavor io dei mi crorgani smi favorevoli

UOMIN!NU l" l ;Jt)
alla medesima ; per· cui ne r is ulta diso rd inata la funzio ne dell 'apparecc hi o dil.!erente ( l ) .
Ed allora ne avvengon o fatti mo r·bosi locali e dai sintomi dell 'i mbar-azzo gast rico 0 6 dalla dwrrea, passan o ta lvolta alle fo rm e di febbri viole n te , che attac cano a nche il sis tema ner voso.
. precipu a di ' lu esti di so r·din i è l' in troduzione di Cllll m .'l llanti tà t't'Cessiva. od imp ropri alle forze digerenti. o gu as tr. -
Ma facile l'escl ude re che le nostre febbt·i abbiano perr.hc'• non rrsulta che ' soldati di IJUesti corpi fa llo in ta n ta maggioranza. di cibi impropru alle lOrO forze digerP Ut i 0 "ttas ti OÙ ·n [.[, _ • • r quan r a .. rva , e CIÒ può esse re accad u to per qualcuno ed iu qual che Ppoca non p · ,. . • uo cer lamen ta esser-e avvenuto per tanti presso la nt r cor pi. e molto mello si può amc:he •l .per tan ti . an n i si sia ripetuto co n tanta l l. ed m fo rma schiettamente epidemica.
Ln fatr ca , lo srr apnzzo fisico ed intellett uale il co lpo ,_r sole. so no p ure cause di intossicnzioni che eu go no da/l'i n testrno, ma dai Tari tessuti. an che
-.w., e d rpendo no eia accumu lo di p•·odotti del consu mo e ... .
" t> rato e t uro lt · d.
" . .. . u uarJO ' q uei tessuti . ossia da vera e propria to ..srcemw entlot:ena (2) come. li no dall'anno l 8T d Il' l l <>, venn e . a a tua e colo nnel lo medico '1 ontanari, allora cae por ultimamente , di mos t ra to dal p t·of. Mosso e
• ott. l etella, medico della mar·n
E . l'· . ,... • l a. per .rccu mulo dr questi materiali di r·'d . . d . sul" d. 1 ' uzrone et tes
• o l .. ncomai ne (come Il h. . vo e c •amare li Gautier tf nes ti
I l ) Q I'I \ZlO. - td tpldtrnit .
SOPIIA TIPO SI'ECIALE IH FKBDR&
akuloidi velenosi, che si formano dalle matet·ie aiLuminoidi delle cellule viventi. per dalle ptomaine. che sarebbero veleni cadaYerici) ne insor)!ono veri avvelenamenti, che spesso rimangono sempli ci effimere (1) per la durata. ma talvolta assumono anc.he le parvenze di fehbri gastro-reumatiche gravi ('2) od infeuive.
)t a a queste condiz io ni ed anormali. nell'epoca d'epidemia dellb no stt'l3 febhri. non furono esposti i no ·tri soltlati. come rr:-;u!la dalle relazioni degli nfliciali medici dei corpi. dalle quali anzi :'i è rileYato che si cercò di diminuire il hl\'oro, limi tanilolo alle ore fresche del rnallino, c lasciando lungo tempo al riposo. inutile qui parlare delle intos5icazioni dipendenti dallo sviluppo di sostanze nocive per la decomposizione dei materiali contenut t nelle c;wi tit naturali o patologiche, perchi• le feblu·i in di.;corso. nella grandissima maggioranza. colpirono intli,·idtti r.he si trov:nano in perfetto stato di salute, e pochi furono. dei colpiti nell'ospedale mi l itare. quelli per cui si polrebl1e accampare tale origine.

1\imanl' quindi a vedere :;e ci troviamo da\' anti ad nna forma infettiva. Come :;i sa. le malauie infettive presentano certi r.araueri. l qnalt so no comuni a tulle ocl a mol te di esse, bastano per farle conoscere frn le altre forme morho::.e e permettono di r.On$iderarle come 110 1-(l'Uppo speciale , distinto dalle affezioni co ngeneri.
Questi cara tteri sono ùall o stadio d' iocnbrtzwne. dalla specifìcitit. dal decorso ciclico. dalle curve 1er- dalla refra ttarietà, dalla immuoitit, dalla dill'u-.ione tid ori;.!i ne ( t ). a del che dh luogo a questa infezione che co:;:a po$siamo dire ? Qual che anno addietro, quando ancora il gabinetto di batteriologia di questo ospedale militare non era stato institu ito o completato come al presente , l'illustre pro f. Ti zzo ni , si compiacq ue di fare qualche ricerca bntteriologica sulla malattia 10 parola, prendendo in esam6 il :>aogue dt-gli ammalati , ma non vi trovò, in allora, la presenza di alcun microrganismo.
E r iguardo all ' origi ne merit n di rilevato che le mal uuie infellive non na «co no mai s pontane e od autoctome. ma :di'i ntrodu zione nell' orga•tismo rli ger·m, sper.llll'l, dte lu infettan'> pPr mezzo dei loro veleni, per modo r llt> al prP , ente, tali malattie dalla loro origi ne rice' ' 01111 hH·u dt>linizione. K nel numero di queste malattu•. IJttei germt sono esse r·i iulinitamente piccoli appartenent i al re;.: no vegetale e che si comprendono sotto la di funghi o hnttP r i. Per alcune poche mfetl! ve (mala ri a l'etiologia sarehbe a ri.;et·cat·:'i dt tlrgani;;mi appartenenti forse al regno e,J alla clas.:;e dei protozoidi. fnfì ne per alt r e lau,e (pell ag l·a) prevar reb bP la possibilità che sieno r·ate. non )!i:t dall' ,ntrodulio ne d i uno specitico nrsmo nel corpo umarro. ma sieno do\ ute ad •:on sostanze so no il prodotto di pt ocessi di dccompoo_pu t refazrooe mcoati e mantenuti da nel! amh,P nte esterno dell'uomo(?).
Or t nt>lle fehlwi clte studiamo alluiaruo notato il cara tlere ùell inc ubazione. pet· quanto bl·eve, il dacorso ciclico uen cft L• rapido; l' lllllllllnità, ris contl'!lla in molLi che a vevano sofferto Lale malattia; e, rispetto alla a lUHt t' noto quanto sia stato }!l'ande il numero Ller "' pocu tempo per modo da a ve . 'd . r .. . . . . . . ' rs1 Yere ept em re. n por ,. rrscontrato il lunJor· d' 'l l .· . r 1 mt za, e Je ''. lta "' malattie iufettive e lo Malo ùi rlepres.;ione del :, lslema o d te ·, , · 1 . 1 qu.tst a caralle J·rstica di tal i malauie.
11 1 l.)m:<ttO - ,1/alattit epidellllchr. flii' f• equM II negli (:!) Wornale mtdico R t marina,t8'.JO l nso/a;i,mt t colp11 dt mlort.
,\l a. per questo, non si deve cessare dal pensare che la nostra malauia sia di natura infeuiva, percbè (come osserva il De Gia>.a), fra le malattie infellive, non si comprendono solo quelle che si sa con certezza dipendano da un germe co nosciuto, ma anche quelle che si su ppone, però con gin sto criterio, abbiano La le (lrigine. - E quale criterio più gi usto del nostro, quando nello svolgimento della nostra malattia vi troviamo dei caratteri speciali delle malaLLie infettive e, nella :> ua etiologia, non si sl!opre alcuna delle com uni ca lise delle altre malattie? - A.ggi ungas1 che ' 'i sono altre mala ttie come il morbillo, scarlattina , vajuolo. ecc . , delle quali non an cora s i è potuto conoscere il ge rme specilico, ma, per questo. non vennero escluse dalla delle malattie infettive, anzi ne formano quasi il tipo.
Ed in auesa di nuovi esami che rivelino l'esistenza del ).terme specifico di questa febbre, mi sia lecito fare qualche induzione e di mandare a me stesso: Si potrà questa forma infettiva nllrihuire all'inquinamento dell ' organismo determinato dall"ematozoario del Laveran, oppure (come opinò qualclle ufficiale medico) dal bacillo trovato dal Pfeifer e dal Bruscheuini ecc. nel sang ue dei malati d'influenza, oppure da quello di Eberth 1 è notorio che a Dologna non domina la malaria, per cui non (· il caso di stare a dimostrllre che la nostra febbr e non può essere di natura malarica.
D0VJ X.P1T& IN UOLOG 'lA
Par mi pure si po:>sa escludere, in modo deciso. che tr:tltisi d' infl ue nza , r perché all'epoca dello sviluppo delle nost re febhr i no n t> ra,·i accenno d'epidemia d' influenza o perc h.:• , nell a grande maggioranza dei casi ne mancavano completamen te i f) tH•sto fatto venne ogru anno fatto rimarcare dal co lon· medico comm. Saggini nella relazione sanitaria della òi 'anita, ed j> :.tato trattato e dimostrato, in un pregHole lavoro, dal capitano m&dico cav. Bernardo (1) .
Ma in favore ciel la nn tu ..a tifosa della nostra malattia vi varie circosta nze e criteri di analogia che cercherò òi fa r e rilevare, cominciando dalle localita.
Quest'antica citta di Bologna. per le qualita del !;uolo su cui t\ per il li\ ello della falda d'acqua sotter111 alcuni punti della medesima, per il l'uo 01 fognature e di canalizzaziOne, olTre molte condizioni favorevoli allo s\·iluppo delle malattie infeLLI\·e.
E In Bolognn regna endemico il tifo, in oani tempo dell '· . . 1'\ ao n.o t> Ciascuna annata vi furono tifosi frll i soldati e. del mol·tl, per modo da epidemie , talvolta gravi, dell'anno 189 1, che diede :?.U. casi con :• rnor11.

. Ed è dimostr'ato ch e la for·maclassica dell'ileono.n SI .sempre nella sua integntà, nè (come sr d Paoluccr) ogni volta avviene che nel co mder ve ne siano alcuni, che accennino reCI!»arnente al tifo addominale, e spesso i fenomen. l l'Ile .1p . 1 1anno 1: • novlta che, quantunque prevenuti della por.nnrlìa di IJuesta infezione, che le ha fatto meritare il ---
(Il - Dtllfl t·r l'.whm11o dfl 18!11 G · 1 nome di prot eo dell o malattie, pure non si riesc e subito a farsi nn concetto esulto dE'l morl111 che ci sta dinnanzi ( Ecl il Liehermei:>ter di ce che nell'infezio ne tifosa vi sono dei easi lievi ;;;simi e ciò dipende sia dalla mnggiore o minore quantitil del virus tifoso, sia dalla recettivittL organica individuale, e che dai tifì grav issi mi ai più legg ieri , de corron o tutt e le gradazioni immaginabili, ma a ncora non si cono·ce qua le :-ia il limite più ùa-.so.
1 Ola nPl pl·estdlo di /Jolog ua. durante · ••orna medico del n •· · · <-<trc110 t dflla Il .Hat·1 ua, I R92).
1H SOPR\ 1' '1 TIPO SPKCIAtl' 01 f .SBB RI!.
Ed in base a quest'idee, vengo no ora conside rate come infez ioni tifose alcune form e morbose, hen ch\· lievi, le qnnli di versi medi ci, anche moderni di ,..t ndi, ma fedeli alle tradizioni dei concett i che hanno guidata la medic in a(?), non si pi egal'ono a chia mare ti fo, nun presenta van o il caratle ri sti co dello stnporP, ma le co n:; idet·aronCl co me specia li entità morbose e le chi amarono: l'ebbre !.!astrica. febb re conti n ua , fehbre delle fogne, ft>hbre napoleta na. febb r e tifo-malarica. febbr·e remiuenl e rlitna tica, 6 perlino lo stesso Can tani le chiamò fi·biJI·i t/ ' ignota
ILOti/ 1'<1.
E, per le nostre febbri di Bolo).l na, siamo appunto n t> l periodo per cui pa;;sarono stu di delle piressie che ho ri •'oni:HP e piit ,.prcialmenle !Il q uelle che un te mpo. con ma :,:gio re frettnenza di ora. a '\apol i e delle a ltr e che t utt'ora dom in ano a Massa ua Cl1e cosa non ·i t' dello e sc t·iuo rli q uesta forma mod.Josa ·ì le ripe tu tr o.;;;ervazioni fecero la lu re - 'i poti• constatare che la febbre nopolrtnnu non era una malatti;t infetli\a
Ed ora venendo alle pires"ie dominanti nella Colonia più lO
F:ritrea e pit't specialment e a è noto che furo no emegse le più diverse opin ioni sull a loro etiologia e natura.

1-'urono chiamate febbri rl i matic!te e si creò. in tal modo, nn'entitil morbosa. affatto nuova . dipendente da un t' lemento etio!ogico, ritenuto proprio , di qnella regione: -; i appellarono: frbbri malariclt l', febbri ti{o · nwlariche, febbri tlu calorr.
"a , gradatamente, si co minciò ad emettere l'opini one rlaf' qu elle piressie non plltessero essere che esagerazioni. per frequ cnr.a cd intensità, di quelle che si osserva no nnrh e nei paesi temperati, nei mesi di estate ; che l'a ll a non rrea mai delle febbri tnlle speciali. ma rhe !;olo rnodili ca pilt o meno l'evoluzion e delle ma laLLi e fPblirili; che, in altri termini, non vi so no febb ri climatiche propriamente dette, ma solamente delle fel>bri mocldkate dal clima: giudizio che era stato prima pronun cia to dal Ln,.eran ri$! nardo alle febbri d'Algeria.
ALE Dl m1t1 di quelle fos,ero tnfettive, si raddoppiarono le indagini m1croscopiche e balleriolugichc, ed il medico della R. ma.riua dou. Pasqual e Phbe il vanto di dimostrare infondata l'opinione che Massaua fosse paese di malana, avendo scoperto cùe i felJhricttanti piu rl)muni non presPntavauo l'ematozoario del La\'erau ed essendo riu!)cito ad i,olare. Jl bacillo di EIJcrth, dal sangue. in un caso gravo di ileo-tifo e in un altro di.tifoide leggero, 1:on sintomi del Lutto simi li alle solite piressie dominanti (1).
Ne venne lJUittdl che i magg1ori sostenitori della teoriil malarica dichiararono esplicitamente di au!Jracciare l'opi nione che, s:.lvo poclte cftìmet·e, quelle fe!Jlm debbono tutte essere comprese :lei gruppo di morbi llfici e distinte, secondo il decorso clinico, in fehbre g.tslrica o ttfoide leggera, ileotifo e febbricola tifoide {tifoidea tipo indelìnito) (2).
Ed a questa endemia Lilìca di l\J assaua non venne auri· buita l'origine idrica, più uni \' ersalmente ammessa, ma bensì quella ttllurica, perchò è dello che il suolo di ì\f assaua, natura e permeabile, e ùa secoli inquiuato d,1 materie organiche, olTre tutte le condiz ioni per conse rvar e lungamente i germ 1 tilì ci, i quali so llevati dai ven ti e dalle mosche ;:;ono sugl i alimen ti. e, in tal ruoùo, penetrano nelle vie digerenti (3).
Ed in base alle circostanze sopraccennate ed all'analogia, che appare tra 11ueste morbose e <Juella doro111ante in e5tate a Bologna , rispetto alla loca lità, a!l'epoca di sv iluppo, all'etiologia, ma sopratutto tenendo prestlnte il co ncetto del dell'infezione tifosa e della frequente prese:tza rlell'esantema. curatteristico (ro.w•ola) presentata dalle nostre febbri, che è pur quello che ri sco ntra nel decorso del· r infezione tifosa. sembrami sia co;a ragionevole l'ammetter!' che no,.tra malaltia possa essere una nuov:. forma leggera, che, nel grado. ver rebbe dopo quell e forme definite coi nomi di tifi leggerissimi o 1ii tifi abortivi. Ed anche que ;; ta nuova forma non avrebbe origi ne tellnrica . perchè il bacillo di Erherth, nei letti del Canale di Reno e delle fogne che accolgono e s'i mpregnano delle immondizie delle cac;A e dei rifiuti uman1 e clt>gli animali, deve certamente trovare un mezzo favorevole alla sua conservazione e dilfn,ione. ogni modo la mancanza di questo germe non ci potrà m:u fare ahhanolonare l'opinione che il nostro tipo di fehhre dipe nd a d11 nn agen te specifi co perchè potrebbe darsi che l.t forma dPi la infezione, che nel nostro caso ha molti di <'ontallo con quelle leggi ere del tifo, dipendesse dali aHelenam nto d' 1 . t: 1 un a tro germe ancora sconosciU to.
Ma il fallo elle nel c;angue dei nostri ammalati non si l' tnwato il bacillo di Eberth, ci sa ril l\e mpre un impedimento a pronunci:lre un giudizio assoluto, mr.ncandoci il rriter1n balleriologico, però non si vogl ia tener calcolo elle tante altre forme leggere tifose, in tempi, non sempre hanno manifestata la presenza del germe spP cilico dell'i nfezion e e si sono ch iamate tifose perche nei loro sintomi prevalevano special mente i di avvelenaml'nto del sistema ncrv oc;o.
(t) I'A'CUALE - Glot•nale medico dd n. tltrclto e dtlla R manna t891. - Del tì(o a Mauaua.
(l ) Rao. - Sguardo generale 1ulla palolooia di .tlassaua
(S) RHo. - Sguardo generale sulla patologia di Mau aua
E .co-.j è acca1luto per quella febhre che dicono trarsa.11111 K0 le coste del Mediterraneo, chiamata da alcuni med1c1 inulesi col no · 1 d' .
,., . me spec1a e 1 medtterranea, benchè · r isponda ai caratteri clinici ed anatomici delle febbr·i do-

I!!CIALE DI FEBBRE
minanti a Massaua e meriti quindi d'essere co nsid erala come dovuld ad infezione secondo quanto riferisce il dou. Rh o, medico della H. marina. studi fatti a prima dal Hruce e quindi daii'Hughrs e dal si r·iuscì a scoprir-e nel sangue e nella milza degli ammalaLi di quella febbre la presenza di un microbo speciale che il Bruce chiamò micrococcus melitensis. E di tate microbo inor.ulando nelle scimmie delle cu lture pure, si ottennero tipi febbrili analoghi a quelli dell'uomo.
Secondo I'Hughes il germe di febbre parrebbe mescolatn cogli escrementi umani. come quello della tiroidea e clrt essi, dopo disseccamento s1 diffonùereb!Je nell'almo;;ft:ra per andare a colpire, altn penetrando per le vie respiratorie (1).

sarebbe quindi cosa del tullo fuori della probabilità , se anche nei colpiti dalla febbre che abbiamo descl'illa. SI trova3se un germe del nuovo e speciale. Occorrono però ulteriori sLudi per venire ad una conclusione decisiva intorno alla natura del tipo di febbre soprade,;critta ed a I(Uesto scopo 10arebbe necessaria anche l' indagine batteriologica col succo splenico aLLinto intm ritam. Cou tale mezzo il prof. Lucatello, nella clinica medica di Genova. riu, ci a svelare la presenza del bacillo di Eberth in alcuni ammalati che aiJetti da sempli ce catarro gastt·ico febbrile. Ma qui si presenta la grave que$lione •e, a solo di diagnosi, m 1 senza alcuna necessità per la cura , permesso di praticare la puntura di q nel 'iscere oei no>tri soldati da una rnalauia tanto mite, nella considerazione dte, se un a accidentale compli cazione morbosa sarehbe scusahile nel campo scientifiru, male però si potrebbe mett ere d'accordo colle convenienze ed i diYer!>i interessi , che i medici militari devono. in ogni circosta nza. rispettare e tutelare.
Ed ora ra ccogliendo le vele clo po aYer vagato nel campo delle piressie che hanno maggiore aJlinità colla nost ra, cuncluclerò col dire che, co n tutti i criteri sopraespostL si può razionalmente ammette re che questo tipo di febbre. eh!! si manifesta in Bologna nei mesi di estate, :-ia una forma infelliva, molto probabilmente d'origine tifosa o dipendente da una infezione che ha t(Ualche somiglianza con quella clel Lifo, e che il suo germt> specifico si svolga clal t:anale di Reno e dalle fogne della clltà, quando in e>tale rimangono a secco o se ne effettua lo spurgo.
Ma resta ancora a dimostrarsi il fallo che le malsane esalazioni del Canale di Reno e delle fogne, c:olptscono a preferenza i militari nP.i loro quartieri e, al confronto, poco si diffondano fra la popolazione civile.
. E ciò, a mto parere, perch è i quartieri di questa so no piti esposti all'infezione; alcuni (Cat·itìl, Ospedale mtltlare, si trovano proprio soprà il Canal e d1 Reu •; altri (Sen·i) sono t·acchinsi in mezzo a riti:' t?lgnno il della ventilazione ed aiLrt ancora (Servi. S Homen1 co, S. Salvatore) abbondano di fogne, rhia viche.
. ultime rirevono anclt'e..;se le immondizie dei quar· e cleiiP case private, e la tn:tggior part e dell ':lnno sono asccnUt•, ma nei me-.i tl'estate c:ontluro no. ad iutel'\·alli, l'acqua dei canali di Aposa e Savena (p rovenienti dai torrenti omo nimi) per l'imgazione degli orti vicini e M succede l'improvvisa m.cita delle esalazioni infettanti che 10 esse stavano racchiu se. giustilìrata, inquanlochè la feltbre rappresenta la reazione clell'organismo co nt ro il microrganismo im·asore e la s ua caduta , che nell a ma gg iora nza dei casi, anrhe senza rimedi, aniene dopo 36 ore al massimo, è Il seg no della vittoria riportata dall'organismo o mercè l'alta temperatura s tessa, o mercè i fagociti dalla fehbre eccitati o, con maggiore probaltilità , mercè il potere battericida del sangne. - E prescr ivere gli :wli-termiri equivale, talvolta. a to gliere alla natura la migliore arma con tro l'infezio ne e prolungare In durata della malattia. perchè ne d i,; turhato il suo corso rrgolare Saranno invece indispensabili il riposo, la dieta e gh ordtnari riguardi.

E ques to fallo venne ri co nosciuto siccome cau sa di gran numero delle infe zioni tifose in ce rte cilla ca nalizi e, specialmente dopo le pioggia improvvise, che, nempi end n i tubi co llellori, prodncouo il rigurgito nei ca nali condari, posti in dire Ila co municazio ne colle ca st' (l ).
Si aggiungono poi specia li condizioni cu1 esposti i nostri soldati: rhe so no l'agglomeramento. Il rnefitismo delle ca mer a te e delle scuderie, l'i nsalub ri! :'• ùe1 pav1ment i, per l'accu mularsi, massime Ira gli interstizi. 1r.1 mattone e mattone, di polveri organiche, composte d1 tutti i germi patogeni capitali su l s uolo (2), che sollevandosi fo rmano un'atmosfern viziata. la poi , nel più dei t'asl. diffi cil mente vi ene migliorata per la mancanza della sullici ente ventilazione.
E prima di fin ire, volendo pure fa r cenno della cura di ques ta nostra malattia, che, co me si è veduto, ha un deco rso tanto bene definito , parmi sia proprio il caso di auenersi alla regola di no n fare di più di quello che s i deve . ma seguire la tendenza della natur·a stessa, che è la rnedicatri ce o, se vi è il caso, di aiutarln soltanto con un n ra · zionale cura sintomatica.
Il combattere a priori la febbre parmi sia co3a non
( l ) S TIIUIIPBLL. - Pa tologiG 1puiale 111tdica !'iote ed aggi unt e Ilei pror. P301Uc•a.
(t) QutNzto. - ,!fatallie ed epidemie più (1· equen ti negli es ercìli.
Ed all a profilassi di questa malattia , che costitui sce una l era infe1.io oe !orale , le au torità militari non hanno mezzi per provvedere. Aspettiamo i necessari provvedimeoll dalle autorità rivili, le quali potranno allontana re qna lc uoa delle cause delle malattie che si manifestano nPi no.;tri solda ti . Al tre però, e le piu impo r tanti, sa ranno dif6ci lroente essendo dipendenti dall'attuale sistema di fognatura e di canalizzazione della ritti1. Alle autoritit militari possibile arrestare o diminuir(' la diffusio ne della malatt ia, roll'impertire l' degli individni nelle camerate, co l togliere il di quest') e rlelle scuder ie, col roantenera puliti e di sinfettali i pavimenti, collo di quei locali dei quartieri , che più de ).': li altri si most ran o infetti, opp ure , prendendo il provvedimento più radicale, di abband onare i quartieri st ess i nell't!poca in cui suole co mparire l'epi demi a.
Bologna, novembre 1894. .