EMILIO LUSSU. UN REDUCE ANTIFASCISTA

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Non è una conclusione a effetto, limata da una penna ormai consapevole75, e neppure scontata, vista la traversata del deserto in corso per l’antifascismo europeo di fronte al consolidamento del regime italiano e ai boati hitleriani (come dirà Rosselli, «con Hitler il fascismo diventa una cosa seria»76) nell’agonizzante Repubblica di Weimar. È il mantra che permea ogni testo degli anni d’esilio: per quanto terreo si mostri il presente, commisurare i suoi clamori a una scala più ampia, oltre il frastuono di fondo, calmerà i cedimenti alla disperazione, instillando l’energia per resistere. L’attesa, questa volta, è diversa dall’ibernazione aventiniana, appesa ai pronunciamenti sibillini della Corona; Lussu centellina gli interventi sugli organi di GL, soppesa le parole per mettere a fuoco un orizzonte insurrezionale concreto. In quel momento, i «profeti» accantoneranno la dottrina, perfezionata dopo i dibattiti sfiancanti che Lussu mal sopporta, e impugneranno le armi, preferibilmente di grosso calibro. La Marcia, in questo senso, può esser letta come la dimostrazione, in anticipo, dei teoremi che inquadrano la militanza giellista, coeva e soprattutto futura.

1.4 Il diciannovismo di Nenni, un parallelismo? Fra i racconti di quell’arco di storia italiana, ripercorso anche nella Marcia, che va dalla conclusione della guerra alla vittoria del primo governo Mussolini (e di riflesso la sconfitta, poco nobile, degli antifascisti), esiste un’opera di Pietro Nenni: Storia di quattro anni, a volte ripubblicata col titolo Il diciannovismo a ripresa della prima (e cruciale) sezione. Scritto in seguito alle dimissioni dalla direzione dell’«Avanti!» del dicembre 1925, viene mandato al macero non appena pronto, nel novembre 192677. Il quadriennio in questione va dal 1919 al 1922. Antonello Mattone ha coniato, per Lussu, l’idea di «ruralismo giacobino»78. In modo analogo, Pietro

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Salvestroni colloca nel passaggio da La Catena alla Marcia la piena maturazione dello scrittore, riscontrando un’evoluzione tecnica, cfr. SALVESTRONI S., Emilio Lussu scrittore, cit., pp. 36-38. 76 L’editoriale di Rosselli, La guerra che torna, appare sul nono numero dei «Quaderni di Giustizia e Libertà», cit. in TRANFAGLIA N., Carlo Rosselli e il sogno di una democrazia sociale moderna, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2010, p. 352. Un paio di edizioni prima, il leader di GL ha analizzato: «Il fascismo dunque ha vinto. La sua storica funzione sembra consista nel determinare la frattura, nel rivelarci, per la sua stessa brutalità e inconsistenza, la precarietà, il fradiciume, delle fondamenta sulle quali abbiamo vissuto finora»; ibidem. 77 Lo racconta la Prefazione all’edizione del 1945, alla quale si farà riferimento: NENNI P., Storia di quattro anni (1919-1922), Roma, Einaudi, 1945, p. IX. 78 Cit. (da MATTONE A., Emilio Lussu dal sardismo al socialismo, Cagliari, 1975, p. 7) in SIRCANA G., Lussu, Emilio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 66, 2006, consultabile online: http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-lussu_(Dizionario-Biografico)/. «Il ruralismo di Lussu è la

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