EMILIO LUSSU. UN REDUCE ANTIFASCISTA

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1.3 Machiavelli sull’Isola «Tutti e profeti armati vinsono e gli disarmati ruinorno», è l’epigrafe che apre il volume52, accostata a un puntuto componimento di Giuseppe Giusti. Nella Marcia sedimentano le convinzioni che detoneranno in Discussioni sul nostro movimento. Orientamenti, l’articolo del febbraio 1934 che sfascerà la Concentrazione antifascista. Nel suo memoriale del 1933, però Lussu circumnaviga il perimetro, accidentato, di una resa dei conti interna all’antifascismo. Fa un passo indietro, come protagonista e narratore, senza potersi eclissare: in fin dei conti, la focalizzazione del racconto è quella del giovane leader sardista, eroe di guerra che si trova allettato per una commozione cerebrale53 (rimediata in piazza per il colpo alla nuca inferto a tradimento da un gendarme) e freme, mentre i clamori montano fuori dalle finestre dell’ospedale. Forzato all’inazione — come sarà, anni dopo, per l’interminabile convalescenza dalla malattia contratta in prigione —, Lussu scolpisce una frase che è la cifra di tutta la Marcia su Roma e dintorni: «Ho fatto tutta la guerra, ho partecipato a molti combattimenti e ho conosciuto momenti in cui lo spirito oscilla fra la ragione e la follia. Ma il confronto non regge. La tragedia, spesso, non è nel battersi ma nel non potersi battere»54. Infatti, anche se «L’Isola ha sempre seguito in ritardo i progressi della civiltà nazionale»55, la situazione precipita, complice la seconda ora dello squadrismo isolano, orchestrata dal generale Asclepia Gandolfo con la fusione a freddo di parte del PSd’A (Lussu è coinvolto nelle trattative, ma rifiuta «la più inverosimile combinazione»56). Cagliari cade, nemmeno il Natale alle porte promette una tregua. Nel 1922, Lussu ha rivendicato «non abbiamo rotto un vetro in tutta l’Isola. Alla orgia del sangue di cui ci sentivamo ancora intrisi, abbiamo preferito la civile contesa del pensiero»,

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LUSSU E., Marcia su Roma e dintorni, cit., p. 11. Recte: «tutt’i Profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorono»; cfr. MACHIAVELLI N., Il Principe, Torino, Einaudi, 1961, a cura di FIRPO L., p. 20. Il testo è disponibile online: http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_4/t324.pdf (ultimo accesso: settembre 2018). 53 Nonostante sia malridotto, Lussu irride l’ipocrisia di Lissia e del prefetto, quando lo visitano durante il ricovero: «Entrambi avevano un’espressione d’intenso dolore. Se avessi potuto parlare, avrei certamente rivolto loro parole di conforto»; ivi, p. 83. 54 Ivi, p. 98. 55 Ivi, p. 109. 56 LUSSU E., Lettera al Direttorio del P.S.d’A. e delle Federazione combattenti, in «Il Popolo Sardo», 18 febbraio 1923, contenuto in Id., Tutte le opere, vol. 1, cit., p. 71. Per il ruolo di Lussu nella vicenda, cfr. ORTU G.G., Le lusinghe di Mussolini, nell’Introduzione, ivi, pp. XXI-XXVI e SECHI S., Dopoguerra e fascismo in Sardegna, cit., pp. 398-416, in particolare p. 414.

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