CONCLUSIONI Delle molte vite di Emilio Lussu la vicenda giellista, al tempo delle pene dell’antifascismo all’estero, è un capitolo emozionante. Le spie del regime lo danno morto a più riprese, lui le smentisce sempre; se la cava da un’infezione grave in anni dove la chirurgia ha ancora una buona dose di brutalità. Esce «miracolato» da una mole quasi biblica di circostanze. Qualche anno fa, era il 2014, la Marina ha scandagliato i fondali del golfo di Olbia e ha scoperto il relitto del «Tripoli»511, il postale affondato da un sottomarino tedesco nel 1918 che ha scatenato i furori all’origine del risentimento sardista. Se è lecito un parallelismo, Lussu, ormai consacrato fra i «classici» della letteratura novecentesca, non va abbandonato nelle profondità del fuoruscitismo per essere recuperato sporadicamente dalla passione di qualche studioso. Il sardo è stato un protagonista di quegli anni terribili; relegarlo nella nomea di autore brillante, ma ideologicamente confusionario, è un’operazione indebita, perché non rende giustizia al propellente che deborda da quella penna: un’inguaribile, impetuosa passione politica. L’innesco della prosa pirotecnica sta lì. Senza Giustizia e Libertà — e senza la malattia che lo costringe a rallentare — non avremmo opere preziose. Essere «macchina da scrivere» ha rappresentato paradossalmente lo stadio intermedio per «morire da uomini», ma rimane tale — utensile da scrivania, cioè arnese di partito — chi non abbevera le sue pagine al sogno di smuovere il presente. In Lussu, l’intelligenza politica incendia i brani migliori e non a caso la pubblicistica giellista sembra uscita, per toni e respiro, da Marcia su Roma e dintorni. Proprio in quell’opera, rivolta al mercato estero, viene messa a punto la flemma inconfondibile cui la critica ha conferito sanzione di classicità. Ma quando ammiriamo quello stile «cristallino e tagliente come un coltello», così lo ha definito Antonio Tabucchi512, non dobbiamo scordarci che è «riflesso dell’azione, nel doppio significato di referto e stimolo» (Isnenghi513), almeno nelle intenzioni di Lussu. L’angoscia d’aver visto franare l’Aventino, nel libro, comunica a stretta distanza con i travagli della Concentrazione antifascista, che rischia di ricalcare il nullismo della secessione parlamentare. Quella cronaca retrospettiva ha frenato la penna, ma gli argini saltano
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Cfr. l’agenzia diffusa nel novembre 2014 dall’«Ansa»: https://goo.gl/ug8jPW (ultimo accesso: settembre 2018). 512 Cit. in LUNZER R., Cavaliere rosso senza macchia e senza paura, cit., p. 314. 513 Cfr. ISNENGHI M., Ritratti critici di contemporanei. Emilio Lussu, cit. p. 300.
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