DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA 1942 PARTE 3

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STAT O MAGGIORE DELL'ESERC IT O UFFICIO STORICO

ODDONE TALPO

DALMAZIA UNA CRONACA PER LA STORIA (1942) Parte 3

Roma 2000


PROPR IETÀ L ETTER;\RI A Tutti i di ritti rise rvat i Vietata anche la riproduzione parziale se nza autorizzazione

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RISTAMPA Roma. 2000

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Stabi! ime-mù Grafi:::<> ~·I il 1t~1r~ • G,!..:w ( 20-16()) dd 2000 l'ubbl. I 000 <h 35S ff.


«Considero i soldati italiani buoni, miti, umani con la nostra gente[. . .]. Riconosco che il nostro sistema di lotta contro di voi non è leale, in quanto colpiamo i vostri a tradimento. La nostra massima per la lotta è: colpire il nemico in tutti i modi e con rutti i mezzi, compiendo ovunque possibili atti di terrorismo e di sabotaggio [. . .j. Riconosco che gli italiani si sono comportati bene nei riguardi del popolo serbo; non possiamo però dimenticare che essi sono gli allea ti degli ustascia croati». (Dichiarazioni del capo comunista $ime Tadìt. Giugno 1942).

«Se voi girate un po' le nostre terre, vedrete che gli intellettuali sono spariti perché uccisi o dagli ustascia o dai partigiani, e se trovate che qualcuno è vivo vuol dire che è stato salvato dagli italiani. Tutti noi qui presenti siamo ancor vivi perché siamo stati salvati dai soldati italiani. La nostra gratitudine sarà eterna>>. (Da un discorso del pope Mom~ilo Djujié - Tenln, 7 dicembre 1942).



INDI CE DELLE CARTINE



Indice delle cartine

Cartina n. 18 - Schizzo della fase 'Alfa' dell'operazione 'Dinara' per la conquista di Prozor

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750

n. 19 - Operazioni partigiane dal 24 al 30 ottobre 1942 cont ro Gracac-Bosansko Grahovo-Velika Popina-Stermizza-Kljake

» 762

n. 20 - Zone del massacro di J elinjak - Sebenico (13 novembre 1942), e della ritorsione su Capocesto (I 6 novembre I 942)

» 1124

n. 21 - Indicazione schematica di un piano d'investimento della città di Tenìn (Knin) da parte dei partigiani (ultima decade novembre 1942)

» 1143

n. 22 - Zona dei combattimenti fra Gracac e Medak sostenuti dalla divisione ' Sassari' dal 25 al 3 1 d icembre 1942

» 1170



INDICE GENERALE


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CAPITOLO V

L'EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE IN CROAZIA

II contrastato avvio della operazione 'Dinara' .........................

Pag.

725

L'incontro Pavelié-Hitler ed il nuovo Governo croato .......

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741

Operazione 'Dinara' - L'impiego dei cetnici nella fase 'Alfa' ............................ .... ...... ...................... ... ........................... ..............

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748

La lettera di Lorkovié e le intese di Zagabria del 15 ottobre 1942 . .. ..... ...... ............................... . .... ...... ............... ..... .... ..... ..............

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754

La fase 'Beta' ed il combattimento di Bosansko Grahovo

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759

L.imitazioni nell'impiego dei cetnici ................. .... .... ...............

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769

Preoccupazioni tedesche per la situazione in Croazia ..........

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775

Iniziative per un Comando unico e riduzione del presidio italiano in Croazia . ............................. ..................

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783

NOTE

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789


Indice generale

DOCUMENTI n.

1 - Relazione del console Vittorio Castellani sulla mancanza di collaborazione da parte croata malgrado gl'impegni assunti con l'Accordo d'Abbazia- P.M. 1O, 17 settembre 1942 .... ......................................... ..... ....

Pag.

817

2 - Riassunto di un colloquio del ministro Rusinovié con il console Vittorio Castellani circa il pericolo rappresentato dai cetnici - Roma, 17 settembre 1942

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821

" . n. 3 - Testo del saluto nvolto dal capo del clero mussulmano al comandante del presidio italiano di Konjic Konjic, 27 settembre 1942 ............................... .................. .

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823

4 - Nota del console Vitto.rio Castellani sull'arresto dei famigliari dell'on. Dobroslav Jevdjevié da parte tedesca e lettera d!el Comando militare germanico di Sarajevo - P.M. 10, 13 ottobre 1942 ............................

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824

5 - Sintesi del colloqui~ fra il gener.3;le Mario Roatta ed il vojvoda Trifunovié-Brcanin - P.M. 10, 10 settembre 1942 ................. ................................. .

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828

n.

n.

n.

n.

6 - Telegramma del maresciallo Ugo Cavallero che annuncia al generale Mario Roatta l'approvazione di Mussolini per l'attuazione dell'operazione 'Dinara' - P .M. 21, 17 settembre 1942 ......... ...................

832

n. 7 - Verbale della riunione fra il Poglavnik, il generale Mario Roatta, ed altri - Zagabria 19 settembre 1942

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833

8 - Appunto del ministro Luca Pietromarchi su contrasti fra il Poglavnik ed il maresciallo Kvaternik - Roma, 21 settembre 1942 ......................................................... ..

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839

n. 9 - Lettera del capitano Radovan Ivanisevié al maggiore Zaharija Ostojié - Senza località e senza data

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840

n. 10 - Appunto sul colloquio tra il Fiibrer ed il Poglavnik - Probabilmente a Rastenburg - Berlino 24 settembre 1942 ..........................................................................................

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842

n.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

n. 11 - Relazione del colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare a Zagabria, su un colloquio con il Poglavnik, che gli annuncia la estromissione del maresciallo Kvaternik dal Governo croato - Zagabria, 5 ottobre 1942 ............................... ..... .................... .

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850

n. 12 - Convenzione tedesco-croata del 5 novembre 1941 per la creazione di un'industria per la bauxite·e l'alluminio - P.M. 9, 18 novembre 1942 ...........................

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853

n. 13 - Appunto del ministero degli affari esteri italiano., su rimostranze per azioni condotte dalle formazioni cetniche alle dipendenze di comandi italiani - Roma, 14 ottobre 1942 ........................................................................ .

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857

n. 14 - Lettera del ministro degli affari esteri di Croazia Lorkovìé al generale Mario Roatta circa la necessità d'uno stretto controllo delle formazioni anticomuniste - Zagabria, 10 ottobre 1942 ..... .......................... ..

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859

n. I 5 - Relazione del console Vittorio Castellani su reazioni suscitate a Zagabria da incidenti provocati da formazioni antipartigiane - P.M. 10, 14 ottobre 1942

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863

n. 16 - Relazione del generale Mario Roatta sulla situazione dei ribelli, dei croati e delle forze italiane - P. M. 10, 11 ottobre 1942 ..................................................................... .

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866

n. 17 - Accordo del 15 ottobre fra il Poglavnik ed il generale Mario Roatta sull'utilizzazione dei cetnici - P .M. 10, 18 ottobre 1942 ........................... ........ ...................... ..

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874

n. 18 - Relazione del maggiore Qberdan Barba sui combattimenti di Bosansko Grahovo' - 29 ottobre 1942 ....

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876

n. 19 - Relazione del colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare italiana a Zagabria circa urì colloquio avuto con il generale Edmund Glaise Horstenau - Zagabria, 21 ottobre 1942 ................................... .

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881

n. 20 - Relazione del colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare italiana a Zagabria, sulla influenza militare germanica ed italiana in Croazia - Zagabria, 27 ottobre 1942 ........................ .... ..... ..... .... ....... .

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886


Indice generale

n. 21 - Relazione del ministro d'Italia a Zagabria, Raffaele Casertano, sulla situazione in Croazia - Zagabria, 28 ottobre 1942 ............................................. ............................

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893

in Croazia - Zagabria, 30 ottobre 1942 .......................

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897

n. 23 - Relazione del generale dei carabinieri, Giuseppe Piéche sulla carente propaganda italiana in Croazia, e su quella tedesca - P .M. 10, 7 ottobre 1942 .............

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906

n. 24 - 'Relazione del colonnello Gian Carlo Re, capo della Missione militare italiana a Zagabria, su una riunione con il ministro croato Lorkovié, il generale tedesco Glaise Horstenau, ed il generale croato Prpié per una azione comune contro i partigiani - Zagabria, 20 novembre 1942 ........................ ································

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914

n. 25 - Sintesi degli argomenti trattati dal generale Mario Roatta nella riunione tenuta a Sussa ai comandanti dipendenti dei Corpi d'armata il 22 novembre 1942

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921

Pag.

931

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937

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944

L'industria del cemento a Spalato ........................

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950

La ricerca ·mineraria e la cantieristica .................. .

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955

L'iniziativa privata ................................................................................... .

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959

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962

Disciplina del lavoro p ortuale .........

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966

I medici militari ed i presìdi sanitari in Dalmazia ................ .

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967

n. 22 - Relazione del dottor Giuseppe Solari Bozzi, dirigente dell'Ufficio Stefani a Zagabria, sulla situazione

CAPITOLO VI

ATTIVITÀ ORGANIZZATIVA DEL GOVERNATORE

A Zara ed a Spalato nell'estate del 1942 ...................... ..

Interventi del Governatore nel settore bancario ed assicurativo ......................... Le industrie di Sebenico - Organizzazione della produzione e del lavoro ... .. ................................................. .

L'U fficio del lavoro - I Consigli provinciali delle Corporazioni


Dalmazia· Una. cronaca per la storia (1942)

Assistenza specialistica: l'autotreno e la motobarca sanitaria ...... .................................................................................................................

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973

Lotta contro la tubercolosi, le infezioni veneree e la malaria ................................................................................................................... .

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975

Gli ospedali ....................................................................................................

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980

I rapporti con il clero cattolico e l'interpretazione del Concordato ...................................................................................... ................... .

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984

Questioni e problemi rimasti in sospeso ... .................. ...... .. ......

»

993

NOTE

»

999

Pag.

1047

DOCUMENTI n. n.

n.

n.

n.

n.

n.

I - Relazione sugli orientamenti politici della popolazione di Spalato - Spalato 2 luglio 1942 ............. ............. 2 - Pro memoria per il Duce del Governatore della Dalmazia sul riordinamento bancario e sulla valorizzazione industriale della Dalmazia annessa - Zara, 29 luglio 1941 ............................................................................ ..

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1058

3 - Relazione del console Giovanni Cesare Maioni sulle condizioni economiche e sulle possibilità industriali della Dalmazia - Zara, 3 I agosto I 909 ...................... ..

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1060

4 - Richiesta di personale sanitario (medici, veterinari, ostetriche) per il Governatorato della Dalmazia, fatta dal Go~ernatore Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 29 novembre 1941 ..

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1066

5 - Nota di Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, circa il personale militare medico in servizio civile nel Governatorato della Dalmazia - Roma, IO novembre 1942

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1068

6 - Richiesta di fondi da parte di Giuseppe Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri per la distribuzione di medicinali alla popolazione delle province annesse - Zara, 7 gennaio 1942 .......................... .

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1070

7 - Lettera di Giuseppe Bastianini alla Presidenza del Consiglio dei ministri circa il dilagare della tubercolosi nella Dalmazia annessa - Zara, 12 settembre 1941 ......................................................................................... ,........ .

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1071


Indice generale

n.

8 - Programma finanziario e tecnico per la lotta antitubercolare in Dalmazia - Zara, probabilmen.t e ottobre/novembre 1942 ................................................................. .

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1073

9 - Programma finanziario e tecnico per la lotta contro le malattie veneree in Dalmazia - Zara, probabilmente ottobre/novembre 1942 .......................................

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1079

n. 10 - Programma tecnico per la campagna antimalarica in Dalmazia - Zara, probabilmente ottobre/novembre 1942 ...................................................................................................

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1088

n. 11 '- Programma finanziario per la lotta antimalarica in Dalmazia - Zara, probabilmente ottobre/novembre 1942 .................................................................................................. .

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1093

n. 12 - Richiesta di Giuseppe Bastianini per assegnazione di fondi per la gestione degli ospedali in Dalmazia Zara, 21 luglio 1942 ................... ................... ......................

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1094

n. 13 - Nota del ministro Ciano per la sistemazione delle giurisdizioni ecclesiastiche in Dalmazia - Zara, 14 luglio 1941 .....................................................................................

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1098

n. 14 - Pagamento a. carico dello Stato delle rette per gli studenti di teologia presso il Seminario Teologico di Zara - Zara, 19 novembre 1942 ...................................... .

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1102

n. 15 - Intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luigi Russo, presso il ministero delle finanze per risolvere la questione del trattamento economico del personale civile distaccato nel Governatorato della Dalmazia - Roma, 3 ottobre 1941 ..........................................................................................

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1106

n. 16 - Richiesta di Bastianini per il riconoscimento del servizio del personale civile in Dalmazia come prestato in zona d'operazioni - Zara, 16 giugno 1942 .......... .

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1109

n. 17 - Lettera del Governatore della Dalmazia sulla situazione in cui operano i funzionari dello Stato in Dalmazia - Zara, 8 gennaio 1943 ................... .................... .

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1111

n. 18 - Relazione del Commissario civile al comune di Blatta (isola di Cùrzola) sulle attività partigiane in quel comune - Blatta, 29 dicembre 1942 ............................. .. .

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1113

n.



CAPITOLO V

L'EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE IN CROAZIA



IL CONTRASTATO AVVIO DELL'OPERAZIONE 'DINARA'

A metà settembre, ancora una volta, le relazioni fra Roma e Zagabria si erano appesantite. Il Governo croato appariva sfuggente e contraddittorio, quasi cercasse di sottrarsi alla collaborazione con l'Italia, mentre le correnti interne palesi ed occulte, richiedevano una sempre più attenta interpretazione.

Durante l'estate, a Zagabria, per iniziativa di esponenti croati originari della Dalmazia - il dottor··Giuseppe Berkovié, il dottor Edo Bulat, il dottor Ivo Bulié - era stata promossa la costituzione d'una 'Legione Dinarica' per coltivare un irredentismo pro Dalmazia croata e svolgere «attività propagandistica e terroristica ai danni dell'Italia» Ol. La 'Legione', agli ordini del capitano ustascia Rudolf Akrap, aveva il non tanto nascosto appoggio del Governo (Berkovié era il presidente del Sabor [parlamento]; Bulié sottosegretario ai lavori pubblici). Il 23 agosto, a mezzo stampa, era stata indetta, con successo, una riunione alla quale prese parte circa un migliaio di giovani, in maggioranza provenienti dalla Dalmazia. Il discorso del capitano Akrap - <<Ì legionari andranno in Dalmazia come liberatori della Patria e scacceranno gli italiani dal mare croato» <2J - fu decisam~nte antitaliano. Inoltre, la foga dovette prendergli la mano della logica, o superare le barriere d'uno suo più riservato convincimento filo-comunista, poiché asserì che «i partigiani sono vittime del terrore italiano» <3>. Intervenne la legazione d'Italia, ed il Governo croato assicurò che la 'Legione Dinarica' non sarebbe stata costituita. L'impegno, formalmente, fu mantenuto: al suo posto sorse la 'Legione Azzurra' <4>, A queste sorprendenti manifestazioni politiche s'intrecciavano comportamenti militari altrettanto sconcertanti. Il 17 settembre, il console Castellani, di collegamento fra il ministero degli affari esteri e Supersloda, avvertiva Palazzo Chigi che, «a quattro mesi di distanza [recte: tre mesi] dalla conclusione degli accordi firmati a Zagabria il 19 giugno u.s., la collaborazione militare italo-croata - almeno per quanto riguarda la 2a e la 3a zona - è praticamente ancora allo stato embrionale. Ogni giorno, da parte croata, si dà prova in questo campo di incapacità e di cattiva volontà» es>. Portava comè esempio l'improvviso ritiro di due battaglioni di domobranci posti a sorveglianza della linea ferroviaria nel tratto Karlovac-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Ogulin - che ha «un'importanza fondamentale non solo per le comunicazioni interne dell'Armata ma, e soprattutto, per il transito internazionale dei rifornimenti bellici» <6> - ordinato dallo Stato Maggiore croato, con la conseguente sospensione del traffico, ed informando il comando italiano solamente a fatto compiuto. Supersloda, per prevenire attacchi e distruzioni lungo la linea non più sorvegliata (fra l'altro, erano rimasti bloccati a Karlovac «varie centinaia di vagoni-cisterna per il trasporto del carburante» <1>) aveva sollecitato dal comando croato l'invio sul posto di. due battaglioni ustascia. I battaglioni lasciarono le rispettive sedi, ma furono avviati verso la Slovenia tedesca, ed anche questa volta senza alcuna comunicazione alle autorità italiane. Roatta, di fronte a tali scorrettezze, richiamò per lettera lo Stato Maggiore croato, avvertendo che «qualora da parte croata si continuasse - nonostante gli impegni assunti - ad impiegare altrove le forze disponibili armate da noi, sarebbero venute a cessare le ragioni e lo scopo della fornitura d'armi ali' esercito croato da parte italiana» es>. Ad ulteriore dimostrazione della mancanza di disciplina e di coordinamento anche fra le stesse forze armate croate, Castellani riferiva che il colonnello Simié aveva intrapreso un'azione contro i partigiani (a Tomislavgrad) senza preavvertire né i propri comandi, né Supersloda. Inoltre, l'appello per l'arruolamento nelle formazioni anticomuniste croate, voluto dalle autorità di Zagabria, era «rimasto pressoché inascoltato; per cui, mentre i volontari ortodossi superano i diecimila, quelli croati sono appena poche centinaia di uomini» <9>. Castellani aveva anche intrattenuto il nuovo commissario generale amministrativo, dottor Nikola Rusinovié (nominato in sostituzione del dottor Vrancié), «richiamando la sua attenzione sul fatto che, nell'attuale fase di s':iluppo dei rapporti italo-croati, la collaborazione militare è il presupposto della collaborazione politica, e che la cattiva volontà dimostrata in questo importantissimo e delicatissimo settore poteva svalutare la portata di tante dichiarazioni fatte{ ... ] dagli uomini responsabili della politica di Zagabria» <10>. Ru~inovié non solamente aveva condiviso le osservazioni del console, ma espresse anche la speranza che «si chiarissero definitivamente quelle che erano le intenzioni e le possibilità croate nel campo militare, in modo da impedire al vecchio Maresciallo [Kvaternik - n.d.a.] di continuare in questo equivoco atteggiamento» <11>. L'ammissione di Rus.inovié era grave, ma serviva a chiarire che avvenimenti o atteggiamenti, il più delle volte quasi incomprensibili per le autorità italiane, erano determinati da esponenti dallo stesso Governo di Zagabria.


L'evolversi della situazione in Croazia

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Nel riferire a Roma, Castellani faceva notare che molto spesso, indipendentemente dalle mene politiche, all'esercito croato mancavano non soltanto la capacità e la buona volontà ma, obiettivamente, anche la possibilità di mantenere gl'impegni, come quello di sostituire i reparti italiani nella seconda zona. Per queste ragioni, escludendo i centri ancora presidiati dalle forze italiane, a Supersloda era «ormai praticamente sfuggito quasi ogni controllo anche nel campo puramente militare ed operativo» del territorio croato. Per di. più - affermava il console - «sia sulle bande anticomuniste cetniche per una ragione[ ... ] sia sulle truppe croate per un'altra, oggi non possiamo fare alcun pieno affidamento». «Per tutto quanto riguarda. la sicurezza della 2 a zona e del litorale dalmata, anche in vista di possibili complicazioni future, dobbiamo far conto unicamente sulle truppe italiane» 02i. Molto probabilmente, l'opinione di Castellani sui cetnici risentiva dell'ambiente di Zagabria, e d'uno scambio di vedute che aveva avuto durante un altro incontro con Rusinovié. Questi lo aveva intrattenuto sulle «attività delle bande anticomuniste ortodosse dell'Erzegovina e sul provocatorio atteggiamento che ~sse avrebbero assunto in questi ultimi tempi>> <13l; in particolare «sulle violenze che queste bande andrebbero commettendo a danno delle popolazioni croate (cattoliche e mussulmane)» <14l. Quasi certamente si riferiva a quanto avvenuto a Foca (in Bosnia) fra il 17 e il 21 agosto, e mai esattamente chiarito per le diverse valutazioni dei comandi italiani, del console d'Italia a Mostar, delle autorità croate, ma tutte differivano da quelle dei cetnici e dei mussulmani. Il console Renato Giardini, il 25 settembre, aveva trasmesso a Roma copia di un proclama-manifesto diffuso dall'onorevole Jevdjevié nella zona di Mostar. Il capo cetnico invitava i mussulmani a collaborare con gli ortodossi, «rinunciando alla tattica specl!lativa di manovrare fra il popolo serbo e croato; ciò in quanto tutte le regioni nelle quali vivono i mussulmani faranno indiscutibilmente ed inviolabilmente parte dello Stato serbo» osJ. Ricordava loro che, per <<i delitti, senza precedenti nella storia, perpetrati [dai mussulmani - n.d.a.] contro il popolo serbo[ ... ], gran parte dei serbi ritengono che mai più in alcuna circostanza potranno condurre vita comune con i mussulmani» <16l. Ma dava loro la possibilità di riscattarsi, iniziando «al più presto l'organizzazione di proprie formazioni armate nazionaliste serbe, che non dovrebbero avere alcuna relazione con noi [cetnici - n.d.a.] ma intraprendere di propria iniziativa la lotta contro gli ustascia sia mussulmani che di altra religione» <111 • Ed allora - assicurava Jevdjevié - il popolo serbo avrebbe riveduto il proprio giudizio.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Jevdjevié arrivava a queste asserzioni dopo aver ammesso che i cetnici avevano attaccato gli ustascia a Foca causando «vittime anche fra la popolazione che era con loro mista» cis), ma giustificava l'azione come un'inevitabile ritorsione per i lutti causati in quella zona dalla 'Legione Nera', composta quasi esclusivamente da ustascia e mussulmani, che in due mesi avevano «ucciso 100 donne e bambini serbi» 0 9l. Per il console i cetnici a Foca avrebbero agito agli ordini di Jevdjevié <20>, e questi spiegava a «modo suo, il bestiale massacro della popolazione non combattente (donne, vecchi e bambini) in prevalenza mussulmana» <21), creando «ai nostri danni una situazione politicamente insostenibile e militarmente, credo, difficile» <22J. Poiché Jevdjevié cercava d'affermare sempre più la propria posizione di capo nazionalista, al solo servizio di re Pietro e del Governo jugoslavo a Londra, per Giardini sembrava «presentarsi la necessità impellente di mettere un tale individuo nell'impossibilità di continuare a nuocere la nostra sicurezza, il nostro prestigio politico e militare, i nostri interessi» <23l. Diversa la posizione del comando del VI Corpo d'armata che, prima ancora del proclama di Jevdjevié e della nota di Giardini, nel Notiziario del 28 agosto aveva ricostruito la dinamica dei fatti. Dopo Io sgombero delle truppe italiane dalla terza zona, il presidio di Foca era stato assunto da un battaglione ustascia composto in prevalenza da mussulmani, e repar·· ti domobranci<24>, Si era trattato di un avvicendamento molto delicato, e sin dai primi di giugno il generale Dalmazzo aveva riferito a Supersloda che il console generale Lusana era riuscito «dopo lungo lavoro per vincere i timori dei principali capi serbi e mussulmani di Kalinovik et Foca [, ] ad ottenere da essi che in occasione imminente arrivo reparti ustascia, si astengano da qualsiasi ostilità e che continueranno cooperazione lotta anticomunista» C25>, I capi cetnici, poco fidandosi degli ustascia, avevano chiesto che sul posto rimanessero almeno due ufficiali italiani «quali rappresentanti et tutori loro diritti et incolumità et coordinatori lotta anticomunista» <26>. Dal canto suo, lo stesso comandante del corpo d'armata doveva coltivare notevoli riserve su quanto poteva succedere nella zona poiché faceva presente a Supersloda che «tutto il lavoro inteso a sfruttare forze anticomuniste et a ottenere così primo ravvicinamento croati a serbi et mussulmani deve trovare comprensione presso autorità croate» <2;>. Ma la comprensione non doveva stare dalla parte di Zagabria se, quattro giorni dopo questo telegramma, Dalmazzo diceva a Roatta di comprendere che «ai signori croati possa dispiacere il deciso successo antibolscevico che stiamo riportando in Erzegovina [,] ma avrei molto preferito che anziché cercare


L 'evolversi della situazione in Croazia

729

oggi pretesti di critica, gli organi croati avessero lealmente lavorato con noi [... ]. Arrestando [,] tentando di far assassinare capi movimento anticomunista [... ] non si aiutano nostri sforzi pacificazione» <28l. Ed avrebbe avuto ragione. Nella notte sul 14 giugno, gli ustascia attaccarono le formazioni anticomuniste di Foca; il giorno successivo, tramite la gendarmeria diffidavano i cetnici a deporre le armi <29>. Il 16 ed il 17 vi furono altri attacchi vicino a Brod (circa 4 km a sud di Foca). Il 3 agosto, di fronte ad una situazione che si era sempre più deteriorata, Roatta stesso intervenne presso il Governo croato e, tramite la missione militare italiana a Zagabria, chiese l'allontaname'nto da Foca del battaglione ustascia, che sarebbe stato sostituito da uno della divisione 'Taurinense' <30>. Dagli inizi di luglio gli ustascia avevano soppresso un centinaio di serbi, e le condizioni degli abitanti non cattolici erano divenute estremamente precarie. Di fronte a questo susseguirsi di assassinii, e non arrivando alcun reparto italiano per la mancata risposta di Zagabria al passo di Roatta, gli abitanti serbi di Foca chiesero protezione alle formazioni cetnico-indipendenti del maggiore Petar Baéovié, che disponeva di oltre tremilacinquecento uomini, e bene armati <31l. Il Baéovié, prima d'intervenire, avrebbe chiesto tramite l'onorevole Jevdjevié l'autorizzazione alle autorità italiane, che opposero un veto assoluto e per prevenire mosse inconsulte e per cercare di placare gli animi, il 9 agosto, inviarono sul posto lo stesso Jevdjevìé accompagnato da un ufficiale italiano <32J. Ma gli ustascia il 14, attaccarono i non lontani paesi di Miljevina e di Pivni, e lo scontro durò tutta la giornata. A questa aggressione risposero le formazioni cetnico-indipendenti di Baéovié. «Sfuggendo dì mano al loro comandante, il 19 agosto, assalirono Foca occupandola, dopo sanguinoso combattimento; il 20 corrente [agosto - n.d.a.] anche (.!stikolina venne attaccata ed occupata; in tali combattimenti caddero circa 1000 ustascia ed un centinaio dì cetnici» <33J. L'eccidio, che coinvolse la popolazione, sarebbe stato de.terminato da un imprpvviso intervento di alcune bande di Mìhajlovié. Questi, fra il 13 ed il i5 agosto era stato segnalato con i suoi uomini nella zona dì Gacko, e quando i cetnìco-indipendenti di Baéovié attaccarono Foca, quelli di Mihajlovié, muovendosi dalla località di Jezero Brobnjak, avrebbero preso alle spalle le forze croate <34l_ Il comando italiano, in un primo momento, non avendo sottomano reparti disponibili, sì affidò alla M. V.A.C. per ristabilire in qualche modo l'ordine. Il 23 agosto giungeva in zona il battaglione alpini 'Aosta'. <35> I fatti di Foca determinarono nuove e reciproche rappresaglie fra serbo-ortodossi, mussulmani, ustascia, anche a Stolac, a Curevo, a Kalìnovik. Al 1° settembre, il comando italiano considerava la situazione instabile.


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Non escludeva che la vicinanza di formazioni cetnico-indipendenti e di ustascia potesse, «da un momento all'altro, degenerare [... ] in 'rivoluzione', con conseguente ripresa di massacri dalle due parti e relativi atti di sabotaggio lungo le vie di comunicazione rotabili e ferroviarie» <36>. Il pericolo era avvertito dalle stesse popolazioni, ed il VI Corpo d'armata segnalava che «notabili serbi [... ] insistono nel prospettare la necessità e l'urgenza di porre sotto controllo italiano i distretti di Sarajevo, Foca, Visegrad e Rogatica, garanti [i notabili - n.d.a.], con la propria vita, [... ] d'ordine e tranquillità la più assoluta, fino al termine del conflitto» <37l . Analogo, ma più articolato, l'orientamento dei mussulmani che pur d'accordo sullo scopo da raggiungere, erano divisi sul metodo da seguire. Da un lato, era notoria la «forte adesione dei mussulmani al partito ustascia, che nella sua forma ideologica non è che un movimento rivoluzionario fascista, e la conferma della decisa volontà [... ] di combattere il comunismo, con le Potenze del!' Asse» <38l; dall'altro, «molti mussulmani militano anche nelle file del partito partigiano» <39>_ Fra questi estremi, la stessa massa intermedia della popolazione mussulmana appariva divisa. Nella zona di Mostar, un gruppo d'intellettuali, guidato dal dottor Ismet Popovac, intendeva costituire formazioni armate mussulmane, e realizzare l'indipendenza della Bosnia-Erzegovina con l'appoggio dei cetnici. Una intesa con i serbo-ortodossi vi era già stata nel mese di maggio, «allorquando più accesa era la lotta contro i partigiani e nel contempo si profilava la possibilità di ritorno di formazioni militari ustascia (arrivo a Mostar del 'battaglione nero' di Francetié)» (40l, In quell'occasione, mussulmani e serbi s'erano accordati «per dimenticare il passato e concludere una politica comune tendente all'indipendenza della Bosnia ed Erzegovina sotto protettorato italiano» <41 J. Il 'Comitato d'azione per l'autonomia della Bosnia-Erzegovina' creato dal Popovac, condensò il proprio programma in una serie di 'deliberazioni', e le diffuse fra la popolazione. «Se i fratelli di Zagabria - diceva una 'deliberazione' - non intendono accettare le nostre richieste, cercheremo la difesa dei nostri interessi presso altre potenze nostre alleate, presso le quali certamente troveremo lo spirito di comprensione per i nostri problemi» <42l. Ma il V! Corpo d'armata faceva notare che, «data la situazione [... ], appare evidente che i capi mussulmani si preoccupano di accentuare il loro atteggiamento anti-croato per dimostrare ai nazionalisti serbi che è infondata l'accusa loro rivolta di tradimento e di connivenza con gli ustascia» <43 >, e nello stesso tempo per ottenere la protezione dell'Italia.


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Il clero mussulmano - almeno quello di Sarajevo - sotto la guida dell' halim Medzilisa, pur avendo come obiettivo l'indipendenza della Bosnia, e svolgendo anch'esso attiva propaganda per la costituzione di formazioni armate, divergeva dalla linea di Popovac, escludendo qualsiasi collaborazione con i cetnici <44>. Di questa corrente doveva far parte la delegazione mussulmana di Konjic che rivolse un indirizzo di benvenuto al comandante italiano del presidio. Dopo aver ringraziato per l'ospitalità offerta dall'Italia al Gran Muftì, il loro capo dichiarò: «non è possibile da parte nostra una schietta e fraterna collaborazione con lo Stato croato», «molti mussulmani anelano a una Bosnia ed una Erzegovina libera dal Regno di Croazi<,t e sotto la protezione di una grande e potente nazione». Ma disse anche: «nego che i mussulmani possano un giorno collaborare con i cetnici» <45 >_ Espressioni inequivocabili, sia nei riguardi dello Stato croato, sia dell'Italia, poiché il capo della delegazione aggiunse: «il popolo mussulmano considera gli italiani. non solo come amici ma come i protettori dell'Islam» C46>.

In quel periodo, il favorevole orientamento verso l'Italia doveva essere diffusamente sentito, se il 7 ottobre, larga parte dei mussulmani di Mostar, assieme alle maggiori autorità civili ed ai rappresentanti dei distretti di Nevesinje, Konjic e Gacko, approvarono una deliberazione nella quale affermavano che «i mussulmani desiderano porsi alla diretta dipendenza delle autorità italiane· per collaborare con esse in modo since~o» C47>. Inoltre, chiedevano che l'elemento mussulmano venisse «organizzato ed armato dalle autorità militari italiane per combattere contro i partigiani» <41ll, esprimendo l'auspicio «che l' Italia prenda sotto la sua protezione i mussulmani della Bosnia e dell'Erzegovina, dato che nel suo Impero vivono altri milioni di mussulmani beneficianti del massimo rispetto e di tutti i diritti civili e politici» C49>. Orientamenti del genere, non potevano non preoccupare le autorità croate, ed a Mostar arrivò il maggiore degli ustascia Vokié con i logornik (federali) Naziv Babié, Aginovié Apis, Hadzimerovié Hasan per costituire, d'intesa con le autorità locali, una commissione mussulmana aì fine di «riunire tutti i correligionari favorevoli al regime croato» cso>. Queste complicate situazioni, e l'orientamento delle formazioni cetniche, dovevano esser noti al dottor Rusinovié, tanto che, durante il colloquio con il console Castellani insistette «sulle pubbliche manifestazioni che continuamente esse [le formazioni cetniche - n.d.a.] farebbero per la restaurazione di una grande Serbia e-per il ritorno dell'ex-re Pietro, sul pericolo rappresentato dal fatto che costoro dispongono ormai di 8.000 fucili (che, egli ritiene, che prima o poi saranno rivolti contro le stesse truppe italiane), ed infine sulla equivoca attività dei principali capi della


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M. V.A.C.» <s1l. Le osservazioni del commissario generale amministrativo, per molta parte, erano obiettive. Inoltre, pur con la trasformazione delle formazioni cetniche in battaglioni, la'rivalsa che gli ortodossi si prendevano su croati, ustascia e mussulmani, quel senso di tracotanza che li pervadeva dopo i successi dell'operazione 'Albia', non potevano non dar da pensare anche agli stessi comandi italiani. A Foca, i cetnici, nonostante la presenza d'un presidio italiano, avevano costituito un proprio ufficio per l'amministrazione del distretto, un proprio ufficio per quella del comune, una propria gendarmeria ed un proprio tribunale (52l, dimostrando la volontà di creare dei territori autonomi. Era un calcolato tentativo, ma evidentemente ad iniziativa dei capi cetnici locali, poiché non fecero alcuna opposizione quando il comando italiano prese direttamente il controllo dei singoli uffici <53>, Era ovvio che di fronte ai sanguinosi fatti di Foca, ed a simili iniziative, il contrasto croato-cetnico si complicasse, ed il comando del VI Corpo d'armata avvertiva che «sotto la falsa apparenza d'una fredda obiettività, le autorità croate[_,.] stanno creando una specie di documentazione, dimostrando come gli A.C. [anticomunisti - n.d.a.] (da essi chiamati ancora cetnici, accomunandoli spesso con i partigiani) siano l'unica causa perturbatrice dell'ordine e della pace pubblica» <54>. Però, vi era anche un'altro aspetto del problema che andava seguìto, cioè «i reiterati tentativi fatti dalle autorità croate per prendere contatto a nostra insaputa con i maggiori esponenti del movimento nazionalista serbo» <55l, Approcci che avevano avuto luogo già a luglio, quando il dottor Rusinovié, allora ministro, si era recato a Mostar, e Lorkovié a Ragusa, per presenziare alla cessione dei poteri civili dai comandi italiani alle autorità croate. In quell'occasione, tutti e due si erano incontrati con i capi ortodossi per concordare un modus vivendi <56>. Successivamente, il commissario generale amministrativo, allora il dottor Vrancié, aveva avuto alcuni colloqui con Jevdjevié a Ragusa <S7>. Ma se Jevdjevié collaborava con i comandi italiani, se teneva contatti con i croati, se coltivava i rapporti con Mihajloviér non trascurava le autorità tedesche, sviluppando il proprio gioco su tutte le caselle della scacchiera balcanica. Ai primi di maggio, il console generale d'Italia a Ragusa segnalava che il capo cetnico si era incontrato con un ufficiale tedesco, tale Gregor Karl (probabilmente un nome di copertura), ma - cosa ancora più sconcertante - «ai successivi colloqui tra lo Jevdjevié e il Gregor Karl avrebbe pure assistito il Commissario croato presso la 2 2 Armata, Vrancib> <5B>. Questi colloqui erano noti allo stesso Governo di Zagabria - che non ne faceva mistero - ed il ministro Casertano, informava Roma che


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«Lorkovié mi ha intrattenuto stamane circa informazioni inviate da Vrancié dopo i suoi colloqui con ex-deputato bosniaco Jevdjevié». Casertano, inoltre, aggiungeva: «Lorkovié mi ha [... ] detto risultargli che un ufficiale tedesco a nome Heinrich è stato segnalato a Ragusa, e che questi avrebbe avuto frequenti contatti con Jevdjevié» <59>, Dal canto suo Rusinovié, ampliando il quadro, aveva avvisato Castellani che Jevdjevié «avrebbe offerto alle autorità tedesche della Bosnia orientale il concorso delle [ .. . ] bande anticomuniste per presidiare la zona d'oltre Orina, i:na che i tedeschi avevano rifiutato» <60>. In ogni modo, Jevdjevié riuscì a concludere un accordo con le autorità militari tedesche. In una ritlnione a Dobropolje, (18 km di carrozzabile a nord di Kalinovik) aveva preso impegno per il «più stretto rispetto della zona tedesca e degli interessi tedeschi» <61 >. Ma già quattro giorni dopo un reparto di cetnici si spostava in territorio controllato dai germanici, sequestrava un gruppo di operai serbi e li portava al di quà della linea di demarcazione, nella zona di Kalinovik t62ì. Ed i tedeschi non sarebbero andati troppo per il sottile. Arrestarono la moglie, la madre, la sorella e la cognata di Jevdjevié, e gli dettero conoscenza del fatto per lettera <63 >. Dopo un'analitica precisazione delle imputazioni a suo carico, gli comunicavano che «la liberazione dei fermati sarà da questo Comando disposta, non appena sarà data adeguata malleveria che la Vostra parola d'onore data il 4/9 [a Dobropolje n.d.a.] sarà da Voi mantenuta relativamente al rispetto degli interessi tedeschi e del territorio d'interesse tedesco» <64l. A parte questi incidenti, l'attività di Jevdjevié - che non poteva non avere l'assenso del vojvoda Trifunovié-Brcanin - cominciò a preoccupare il generale Dalmazzo. Questi, come scriveva Castellani, «nonostante la sua primitiva grande confidenza nei due noti esponenti cetnici, ha ora comunicato_[a Supersloda - n.d.a.J, tra l'altro, che riteneva opportuno allontanare per un po' di tempo il Trifunovié e lo Jevdjevié dall'Erzegovina [.. . ], e dimostrare maggiore energia nel reprimere alcune inammissibili manifestazioni politiche ed alcune violenze delle bande anticomuniste» <65 >. Roatta si fece carico delle preoccupazioni di Dalmazzo, e per allontanare senza scalpore e con un motivo plausibile il vojvoda e l'onorevole Jevdjevié dalle loro zone, li convocò presso il proprio comando per uno scambio d'idee <66>. I due serbi, giunti a Sussa, furono trattenuti con «vari pretesti» per oltre quindici giorni, e se anche richiamati ad un più moderato atteggiamento anticroato, i cosiddetti 'pretesti' si risolsero in una collaborazione italo-cetnica al più alto livello. Il generale Roatta ebbe due colloqui con il vojvoda 161>. Nel primo


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incontro (10 settembre) il comandante di Supersloda - ponendo molte e circostanziate domande - lo fece parlare a lungo sulla situazione dei cetnici, sugli scopi del movimento, sulla dipendenza da Mihajlovié, e le risposte di Trifunovié-Brcanin, meno sull'ultimo punto, non furono reticenti C68>. Ammise d'aver incontrato Mihajlovié, ma asserì di non essere un suo sottoposto, ovviamente tacendo dell'investitura avuta a Pustopolje. Affermò che, personalmente, aveva agli ordini oltre novemila cetnici armati, ed altri cinquantamila pronti ad intervenire non appena avessero ricevuto le armi. Tutti i cetnici intendevano operare e cooperare con le forze italiane sia perché il generale Mihajlovié approvava questa cooperazione, sia perché come serbi, per tradizione, si consideravano amici dell'Italia sin dalla prima guerra mondiale. Adesso, poi, l'esercito italiano aveva salvato «da certa morte in Croazia[ ... ] centinaia di migliaia di ortodossi>> <69', e per di più, alla riconoscenza si aggiungeva il pericolo comunista. Per tutti questi motivi i serbi non potevano non collaborare con l'Italia. Il vojvoda, nel corso del colloquio, parlando del diffuso convincimento esistente fra gli ortodossi «che dopo la vittoria dell'Asse, l'Italia non sarà [... ] contraria ad una Serbia unita che comprenda l'unione almeno dei serbi» <7°l, tentò di coinvolgere Roatta in ammissioni di carattere politico. Il generale, intuendo che il discorso rischiava di farsi compromettente, gli oppose che le autorità militari non potevano prendere alcun impegno politico, e che trattavano con i cetnici unicamente in funzione della comune lotta contro i comunisti. Trifunovié-Brcanin, attenuando la forma, gli rispose diplomaticamente che i cetnici sapevano «benissimo che è così, e che nessuna promessa è stata fatta da parte italiana, militare e civile». Ma, dopo aver aggiunto che non chiedevano affidamenti, espressi o taciti; manifestò «l'intima convinzone che al momento opportuno l'Italia non ci abbandonerà, e perciò, di nostra volontà siamo cogli Italiani» <71 >. Assicurò che i cetnici intendevano rispettare le autorità e le popolazioni croate ed erano pronti a collaborare anche con l'esercito croato, con le formazioni anticomuniste croate o mussulmane, ma non con gli ustascia. Personalmente, si impegnava «di far fucilare, seduta stante, capi e gregari che commettano soprusi e razzie a danno della popolazione» <72>. Il vojvoda dovette fare un'ottima impressione a Roatta poiché, quando si passò all'esame dell'attività delle bande comuniste, e TrifunoviéBrèanin riferi che quattordicimila partigiani si trovavano accentrati tra Prozor-Livno-Tomislavgrad [oggi Duvno] ed era necessario affrontarli quanto prima, il comandante di Supersloda non solamente lo mise al corrente degli studi in corso per l'operazione 'Dinara', ma anche - riporta il verbale della riunione - «si passa a parlare della sua esecuzione» <73 >.


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Così, mentre da parte croata (vedi Rusinovié) ed anche italiana (tesi Castellani) si formulavano riserve sui cetnici, e Roatta stesso al convegno di Ragusa sembrava aver condiviso le preoccupazioni dei croati pur tacitandole, il 10 settembre, con il vojvoda discuteva non solamente l'impiego di queste formazioni in U!11 organico piano militare, ma anche questioni di carattere politico che, in primo luogo, riguardavooo il Governo croato. Per Trifunovié-Brcanin, l'azione contro i partigiani doveva concludersi con un attacco concentrico su Livno; i cetnici andavano impiegati come avanguardie e lungo le dorsali dei monti, mentre i reparti italiani avrebb~ro agito a cavallo delle rotabili. Roatta non sollevò obiezioni, ma osservò che l'operazione avrebbe avuto la sua utilità solamente se fosse stato possibile presidiare durante l'inverno le località tolte ai comunisti, ed assicurare le comunicazioni; a tal fine, le sole forze italiane non bastavano, né gli sembrava possibile far affidamento su quelle croate. «TrifunoviéBrcanin - riporta il verbale - conviene sulla necessità di cui sopra e dubita (fondatamente) che i croati possano destinare a presidio dei centri in parola truppe sufficienti» (74> ma, chiaramente, cercò di prendere la palla al balzo. <<Propone pertanto che detti centri, e le vie di comunicazione, siano assicurati da formazioni cetniche». Forse, comprese di essersi spinto troppo oltre, poiché aggiunse subito che «nelle zone dovrebbero però essere comandi italiani (con piccoli reparti) e - se occorre - reparti croati>>, nonché <<vi sarebbero insediate autorità croate» <75J. La disponibilità del vojvoda appariva quasi incondizionata, pur lasciando trasparire il disegno di voler controllare quelle zone con i propri uomini, forse nella speranza di ricreare altri territori autonomi, dopo il tentativo di Foca. In ogni modo, la frase immediatamente successiva del verbale - «si è concluso da parte del comando italiano che la questione verrà al più presto presa in esame» <76l - fa comprendere che le soluzioni prospettate dal vojvoda non dispiacevano a Roatta anche se non sembravano esser state oggetto d' un particolare approfondimento da parte di Super.sloda. Quest'ipotesi è avvalorata dal fatto che Roatta, dopo il colloquio, inviò al Comando Supremo un pro memoria sulla possibilità d'una comune azione italo-cetnico-croata <77J. Il maresciallo Cavallero, data la delicatezza delle questioni che coinvolgeva, sottopose il problema a Mussolini, ed il 17 settembre telegrafava a Roatta: «Duce approva proposta inoltrata[ .. .] circa attuazione operazione Dinara. Raccomanda tenere sempre presente nèll'impiego dei cetnici pericolo loro eventuali future pretese». Invitava il comandante di Supersloda a prendere accordi anche con Zagabria, «per ottenere adesione at sistema occupazione da attuare nota regione ad operazioni ultimate» (7sJ.


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* * *

Roatta, confortato dal parere di Mussolini, ed avendo assicurata la collaborazio.ne dei cetnici, il 19 s'incontrò con Pavelié, presenti il maresciallo Kvaternik, il dottor Rusinovié, il generale Ivan Prpié, i colonnelli Balenovié e Francetié; da parte italiana i tenenti colonnelli Berri e Domenico Michelotti <79l_ Sull'agenda del colloquio gli argomenti erano molti. Fra i più delicati, gli attriti con lo Stato Maggiore croato, la questione dei cetnici, l'operazione 'Dinara'. Il comandante di Supersloda affrontò subito il problema dei cetnici e dei pericoli connessi. Dopo aver assicurato d'esser «ben deciso ad infrenare eventuali eccessi e manifestazioni anticroate e filo-serbe» <S 0>, fece osservare che «la convenienza di mantenere le formazioni [ ... ] M.V.A.C. a malgrado dei pericoli anzi accennati ed inevitabili inconvenienti, derivava - oltre che dall'indispensabile apporto di forze - dalla necessità di impedirne il passaggio all'avversario» <SIJ . A suo giudizio, il modo più efficace per neutralizzare un eventuale pericolo rappresentato dalla M.V.A.C. era quello di «contrapporvi [... ] una M.V.A.C. non ortodossa», «di non riunire la M. V.A.C. in grosse formazioni o in un unica zona», di «non lasciarla inattiva» <52l, ed assicurò d'aver già dato ordine in proposito ai comandanti dei corpi d'armata. Rese anche noto alla part e croata d'aver convocato il vojvoda Trifunovié-Brcanin, d'avergli parlato a lungo e chiaramente. Fece osservare a Pavelié che il vojvoda aveva notevole influenza sui cetnici, appariva leale con i comandi italiani, tanto da impegnarsi a segnalare capi e gregari che avessero compiuto eccessi contro i croati, e - se necessario - come aveva assicurato senza essere richiesto, di dare egli stesso l' ordine di passarli per le armi <53l. Roatta espose anche la dislocazione e la consistenza delle formazioni cetniche controllate da TrifunoviéBrcanin <84>. Ignoriamo le impressioni che queste notizie provocarono fra i croati; probabilmente rimasero allibiti, e forse perché presi in contropiede, non risulta che abbiano sollevato obiezioni o riserve. Dopo l'esposizione sui cetnici (ch_e Roatta ebbe l'abilità di far accettare giocando d'anticipo), si passò agli altri argomenti. Per migliorare i rapporti fra Supersloda e lo Stato Maggiore croato - «l'Ecc. Roatta rileva che ultimamente ha ricevuto, da diversi enti, comunicazioni non perfettamente concordanti riguardanti lo stesso argomento; il che ha ingenerato confusioni' ed almeno incertezze» <85> - si concordò che le varie questioni tra comandi croati e Supersloda sarebbero state trattate attraverso la missione militare italiana a Zagabria ed il commissario generale militare croato l86l . Fu riconfermato il principio dell'obbligo d'informare tempestiva-


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menie Supersloda ogni qual volta i croati intedevano operare nella terza zona o nei territori immediatamente adiacenti, in modo da mettere i reparti italiani nelle migliori condizioni per intervenire in caso di necessità <51>. Roatta, comprendendo che, dopo le rivelazioni sui contatti con TrifunoviéBrcanin, doveva concedere qualche cosa ai croati, assentì alla dislocazione di cinque battaglioni ustascia e di tre domobranci nella seconda zona, alle dipendenze dei comandi italiani che avrebbero provveduto anche al loro armamento css>. Vennero esaminate le questioni delle compagnie ustaska pripremna, e del nuovo comando per la ferrovia della Lika costituito dai croati, con l'intesa che, operativamente, i reparti destinati a protezione della linea sarebbero stati alle dipendenze di Supersloda <59>,

Da ultimo si affrontò l'argomento dell'operazione 'Dinara' : era prevista per il mese di ottobre, e si sarebbe articolata in due fasi. La prima, fase 'Alfa', in Val Narema per eliminare i ribelli che minacciavano la ferrovia Mostar-Sarajevo e la strada Jablanica-Varkar Vakuf, nonché per dare sicurezza alla zona delle miniere intorno a Mostar, gestite dai tedeschi. Subito dopo avrebbe avuto inizio la fase 'Beta', con l'obiettivo di liberare i territori da Livno a Glamoc, sempre che fosse possibile mantenere, durante l'inverno, un saldo presidio del territorio e dei centri tolti ai comunisti, altrimenti l'operazione avrebbe avuto scarsa utilità <90>, Esposto il piano e gli scopi, Roatta- pur potendo avvalersi del diritto riconosciutogli dagli accordi di Zagabria del 19 giugno d'impiegare e dislocare liberamente le formazioni cetniche nella seconda e nella terza zona <91J - per prevenire malintesi, ed in relazione al telegramma che Cavallero gli aveva inviato con le istruzioni di Mussolini - fece presente a Pavelié che nell'operazione sarebbero state impiegate anche formazioni della M.V.A.C .. Spiegò che il loro apporto era necessario, sia sotto l'aspetto del numero sia per non lasciarle inattive, e nello stesso tempo per allontanarne una parte dall'Erzegovina, dov'erano troppo concentrate <92J. Quindi pose a Pavelié quattro domande: «Intendono le autorità centrali croate concorrere con proprie truppe all'operazione 'Dinara'? - Sono disposte ad ammettere la partecipazione della M.V.A.C . a detta operazione? - In caso affermativo, ritengono di poter disporre delle forze necessarie per l'occupazione dei centri più importanti della zona, al termine dell'operazione? Ove ritengano di non poter disporre di dette forze, ammetterebbero il concorso della M. V.A.e. anche a detta occupazione?» <93 >_ I quesiti erano precisi ed il Poglavnik si riservò di rispondere <94J. Riserva, probabilmente, determinata non tanto dalla delicatezza delle implicazioni o dalla concomitanza d'una operazione congiunta che forze croate


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e tedesche stavano per iniziare nella zona di Varkar Vakuf-Jajce, quanto - e forse prevalentemente - dall'incontro che di lì a qualche giorno avrebbe avuto con Hitler. Pavelié, ovviamente, attribuiva particolare importanza a questa visita, soprattutto per rendersi conto delle intenzioni del Fuhrer nei confronti della Croazia, e capire se realmente doveva rinunciare alla sua personale tendenza filo-italiana, aderendo alla tesi sostenuta dai Kvaterni}c, padre e figlio, che «era giunto il momento di mettersi sotto protettorato tedesco» (95>_ Proprio per questi motivi, alcuni giorni prima aveva avuto un scontro verbale con il maresciallo, e non era da escludere che il diverbio fosse stato risaputo a Berlino C96>. Per di più, il comando italiano per dare sicurezza alle miniere di Mostar, secondo le insistenti richieste dei tedeschi che le gestivano, intendeva impiegare quelle forze cetniche che Hitler sembrava avversare. Ovvio, quindi, che Pavelié subordìnasse qualsiasi decisione all'esito dell'incontro con il Fuhrer. *

* *

Roatta, il 21 settembre, ebbe un altro colloquio con Trifunovié-Brcanin, e gli ribadì - molto probabilmente in riferimento ad osservazioni, riserve, o dubbi, manifestati dai croati durante il colloquio di Zagabria che le forze cetniche potevano cooperare «con le iFF.AA. italiane al solo fine di combattere il comunismo e dare pace e tranquillità alle popolazioni», e che «le FF.AA. [italiane - n.d.a.] non possono seguire i cetnici per altri fini>> (97>. Tornò anche a chiedergli se i suoi uomini dipendessero in qualche modo da Mihajlovié, e se riteneva possibile un loro impiego in zone lontane da quelle abituali «dato che in Erzegovina[ ... ] sono numerose ed esuberanti ai bisogni» (9s>. Il vojvoda, negando ogni dipendenza da Mihajlovié - «è il capo effettivo soltanto della Vecchia Serbia e della Macedonia ed in questo senso agisce d'accordo con il Gen. Nedié, capo del governo serbo» <99> - rispose affermativamente agli altri quesiti, ma pose la condizione che le formazioni cetniche, qualunque fosse la loro zona d'impiego , restassero sempre agli ordini dei rispettivi capi <100>. Alle rinnovate domande di Roatta sull'entità delle forze ai suoi ordini, il vojvoda fornì dati analitici. Sul territorio del V Corpo d'armata, alle sue dipendenze, vi erano tre battaglioni e due compagnie (1.250 uomini), comandante dal tenente colonnello Mihié; nelle zone del XVIII Corpo d'armata, undici battaglioni più due compagnie, per un complesso di 4.300 cetnici, ed altri 6.000 pronti per essere armati. Sul territorio del VI Corpo d'armata, diciassette battaglioni (6.770 armati) agli ordini dell'onorevole Jevdjevié. Da ultimo,' fra il Sangiaccato e la Bosnia orientale, si trovavano


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altri diecimilia armati che, controllati da Jevdjevié e dal maggiore Baéovié, erano pronti a collaborare con i comandi italiani. Nell'insieme, si trattava d'una massa di oltre 28.000 uomini, dei quali più di 12.000 inquadrati in trentun battaglioni e quattro compagnie, che già cooperavano con le forze armate italiane 001>. Parlando dell'operazione 'Dinara', Roatta accennò ad alcuni «motivi per i quali la progettata operazione non può essere ancora decisa, e non può quindi esser stabilito quale concorso debbano dare le formazioni cetniche» <102>. Pèr i 'motivi' (non indicati nel verbale della riunione) si potrebbe pensare alle riserve che Pavelié doveva ancora sciogliere, ma il comandante di Supersloda non poteva sminuire il proprio prestigio ammettendo, davanti ad un serbo, che un'operazione disposta da italiani fosse subordinata a decisioni del Governo croato. Però, mentre Roatta prendeva tempo con il vojvoda, quello stesso giorno avvertiva i comandanti del VI e del XVIII Corpo d'armata che «est necessario intraprendere al più presto (,) et comunque non oltre primissimi ottobre (,) una azione nel triangolo Prozor-Posusje-Mostarn, alla quale avrebbe partecipato la M.V.A.C.. Lasciava, invece, alle decisioni del generale Dalmazzo - ai cui ordini si sarebbe svolta l'operazione - «se riteneva opportuno (,) farvi concorrere truppe croate viciniori)) <104'. Il vojvoda uscì perplesso dal colloquio con Roatta, e si lamentò con il colonnello Car!à, capo dell'Ufficio 'I' di Supersloda, poiché dal precedente incontro «aveva tratto l'impressione che sì sarebbe tempestivamente preordinato quanto era necessario per la nota azione nel termine previsto». Invece, «nella seduta di ieri con l'Eccellenza il Comandante», le cose si erano svolte «in modo che egli [Trifunovié-Brcanin - n.d.a.] è rimasto penosamente impressionato, tanto sulle intenzioni del Comando circa la suddetta azione, quanto - il che più conta - sullo stato d'animo dell'Eccellenza stessa nei riguardi suoi personali e del movimento cetnico» oos,. Fece osservare a Carlà che le domande di Roatta «non potevano non suscitare in lui il sospetto che fosse stata messa in dubbio la lealtà sua e dei cetnici verso gli italiani» <106', e per questi motivi, «pur essendo qui [a Sussa n.d.a.] già da due settimane, egli non potrebbe perciò andarsene prima di aver chiarito ancora una volta ed in modo definitivo le linee fondam('!ntali della collaborazione tra italiani e serbi, nella comune lotta contro il comunismo, con riguardo allo Stato croato» ( l07l. Ribadì la «piena, assoluta, efficace» collaborazione dei cetmc1, purché da parte italiana non venisse limitata la sua opera di tener desto, «con acconcia propaganda, lo spirito nazionalista serbo, che anima i cet-


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nici, senza punte contro i croati, allo scopo di tenere avvinte le masse e di non farle cadere preda dell'attivissima propaganda partigiana». Chiese che si avesse «fiducia cameratesca nell'assoluta lealtà dei cetnici, capi e gregari, e soprattutto di chi dirige il movimento». Domandò che a tutte le formazioni fossero preposti «ufficiali ex-jugoslavi, scelti tra elementi idonei su proposta dei capi», consentendo «la maggior possibile autonomia d'azione ai comandi cetnici per quanto riguarda i loro rapporti interni fra capi e gregari e anche fra capi maggiori e capi minori, sempre nel quadro delle direttive e degli ordini.di operazione ricevuti dal superiore Comando italiano» (ICS)_ Il vojvoda, però, non avrebbe dovuto lamentarsi del risultato dei colloqui: aveva ottenuto da Roatta duemila fucili per i cetnici del Dinara, e mille per le formazioni della Lika; durante il mese di ottobre gli sarebbero stati consegnati altri novemila fucili (seimila per i cetnici della provincia di Lubiana) <109>. Sul piano organizzativo, il colonnello ex-jugoslavo Mihié veniva aggregato al suo Stato Maggiore, ed egli otteneva un lasciapassare di libera circolazione su tutto il territorio presidiato da Supersloda 010>. I dati sulla fornitura delle armi - che non sono riportati nei verbali delle riunioni - se confermano il 'doppio binario' croato-cetnico seguito da Roatta, confermano anche gli stretti contatti che Trifunovié-Bréanin, pur negandoli, manteneva con Mihajlovié. Infatti, la notizia del1a concessione dei fucili venne immediatamente comunicata, per lettera, del capitano Radovan lvanisevié, aiutante maggiore del vojvoda, al maggiore Zaharija Ostojié, aiutante maggiore di Mihajlovié (111l. Il capitano Ivanisevié iniziava la lettera con un tono quasi di stupore: «I risultati della visita del Comandante a Sussak [ = SusaJ sono enormi» <112>, anche se «le condizioni per tutto questo è <lì fermare l'azione [dei cetnici - n.d.a,] contro i croati ed i mussulmani, in quanto essi stanno protestando presso i tedeschi, che nuovamente esercitano pressioni su Roma» <113>. Sottolineava che il «fondamentale interesse della comune causa richiede che noi ora non li attacchiamo, quando siamo in attesa di così tante cose da loro [dagl'italìanì - n.d.a.]» 0 14>, Ivanisevié, probabilmente, temeva che un tale successo potesse venir attribuito a contropartite offerte da Trifunovié-Brcanin al di là delle direttive di Mihajlovié, o che, di fronte a tanta generosità di Roatta, si potesse imputare al vojvoda un asservimento agli interessi italiani. Non a caso, in chiusura della lettera, scriveva: «Sono profondamente sicuro che Voi [maggiore Ostojié - n.d.a.} troverete il modo di risolvere questa grande questione secondo i più alti interessi del nostro popolo. Il vojvoda Brcanin deve in ogni caso essere con Cika Doka


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[nome convenzionale di Mihajlovié - n.d.a.], in quanto altrimenti il danno sarebbe terribile ed irreparabile» <115>. Ma l' ambiguità di questi retroscena, ed il giuoco condotto dai cetnici, non dovettero sfuggire a Roatta poiché il 23 settembre, avvertiva il Comando Supremo che Trifunovié-Brcanin e Jevdjevié non soltanto avevano «rispettivamente ammesso [.. .] che Nedié e Draza Mihajlovié agiscono d'accordo e si mantengono in contatto» <116>, ma che i vari gruppi cetnici - «per quanto i suddetti interlocutori non lo abbiano detto» - avevano in comune alcuni punti ben determinati. «1 - Salvare il popolo serbo (che avrebbe già avuto un milione di vittime) preservandolo da ulteriori perdite massic• cie; 2 - costituire, mantenere in vita ed aumentare le formazioni armate (cetnici), destinate, al momento in cui questo sarà possibile ed opportuno, ad entrare in scena, riunite, agli ordini di Mihajlovié; 3 - in vista dello scopo di cui al 11. 1, e per permettere quanto detto al n. 2, adattarsi intanto alle circostanze ambientali, ossia: collaborazione in Serbia (Nedié) coi tedeschi, ed in Croazia (note informazioni) con gli italiani» <111>. Roatta, indubbiamente, aveva visto e vedeva il giuoco dei cetnici, la strumentalità della loro collaborazione, tuttavia, anche se consapevole degli scopi che perseguivano, non era alieno dall'armare le loro formazioni perché, in relazione agli interessi del momento, quasi certamente valutava preminenti le necessità militari, che assorbi,vano sempre più uomini nella lotta contro i comunisti.

L'INCONTRO PAVELié-HITLER ED IL NUOVO GOVERNO CROATO Mentre a Sussa Trifunovié-Brcanin e Jevdjevié attendevano le decisioni di Roatta, il 23 settembre Pavelié partì da Zagabria a1la volta del Quartier Generale del Ftihrer, àove s'incontrò con Hitler, alla presenza di Ribbentrop, del maresciallo Keitel, dei generali Kasche, ministro di Germania a Zagabria, e di Glaise von Horstenau, Deutscher Generai in Agram. Nei giorni successivi visitò i reparti croati sul Don ed in vicinanza di Stalingrado; sul Mar d'Azov passò in rassegna quattrocento marinai addetti al rastrellamento delle mine, ed in una località non lontana da Majkop (nel Caucaso) gli aviatori. Il 26 pomeriggio rientrò a Zagabria <118). La notizia del viaggio, diramata dal Deutsches Nachrichten Buro <1191 , suscitò fra i croati le supposizioni più disparate: chi diceva che Hitler avesse convocato Pavelié per otten.::re altri soldati da impiegare in Russia; chi


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parlava di modifiche dei confini a favore dell'Italia, o della Germania, oppure dell'Ungheria <120>; chi asseriva che i tedeschi avessero deciso d'allontanare le truppe italiane dalla prima e dalla seconda zona; altri erano certi che le forze croate, sotto controllo germanico avrebbero assunto il presidio delle zone affidate all'Italia (121). Di fronte a questa gamma di supposizioni, il ministro Casertano, dopo il rientro di Pavelié a Zagabria, cercò di ottenere più esatti ragguagli ma inspiegabilmente si trovò di fronte a reticenze ed a risposte contraddittorie. Da Lorkovié, ministro per gli affari esteri, seppe-soltanto che lo scopo principale del viaggio era stato «quello di far prendere contatto al Poglavnik con le forze armate croate impegnate nella guerra contro i sovietici» un>, e che il colloquio con il Fahrer, pur essendosi mantenuto sulle generali, poteva considerarsi positivo. Hitler aveva dimostrato 'molta comprensione' per la situazione della Croazia, esprimendo favorevoli apprezzamenti sul movimento ustascia e sul comportamento del soldato croato in Russia 023>_ Il giorno dopo l'incontro con Lorkovié, Pavelié convocò Casertano «per dargli notizie del suo recente viaggio». «Notizie sostanzialmente negative - disse il Poglavnik, cioè il contrario di quanto asserito da Lorkovié - in quanto [...] nel colloquio col Fùhrer 'non c'è stato niente di concreto'» c124>. Il 12 ottobre, Pavelié parlò nuovamente con Casertano, e questa volta «in modo da apparire soddisfatto» <125>, quasi si fosse «Ìiberato, almeno pel momento, dalle preoccupazloni che aveva negli ultimi mesi per le intenzioni che attribuiva alla Germania nei riguardi della sorte della Croazia» <126J. Si trattava dell'accentuato interesse tedesco per la Bosnia, dell'accresciuta ingerenza del gruppo nazionalsocialista nella vita dello Stato croato, dell'opposizione dei serbi che intendevano ricostituire la Jugoslavia, e «questo pericolo egli fPavelié - n.d.a.J crede oggi di aver scongiurato per le assicurazioni avute dal FOhrer» <121>. Informò il ministro d'Italia della costituzione a Zagabria d'un comando tedesco per le forze germaniche in Croazia, rendendole autonome da quello di Belgrado <128>; riferì che il Fiihrer aveva qualificato i cetnici «un avanzo dell'esercito jugoslavo», sostenendo che «vanno considerati senz'altro come nostri nemici : come tali debbono esser combattuti disarmati e vigilati» 1129>. Sulla situazione interna della Croazia, Hitler gli aveva fatto «comprendere che è opportuno rapidamente ristabilire l'ordine, in vista soprattutto di un tentativo degli avversari dell' Asse per aprire nei Balcani un secondo fronte» <130>. Non vi erano state ulteriori richieste di soldati per il fronte russo, eccetto i necessari complementi per i reparti già sul posto; a nzi il Ftihrer


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s'era dichiarato d'accordo che le formazioni croate in addestramento nei centri tedeschi fossero utilizzate in Croazia. Non aveva neppure domandato altra mano d'opera per le industrie in Germania, dove già lavoravano centomila croati. Sarebbero stati, invece, trasferiti «ventimila Volksdeutsche [minoranza tedesca in Croazia - n.d.a.] [... ], dai territori a sud della Sava, in Germania e nei paesi occupati», e si sarebbe proceduto all'arruolamento di «diecimila uomini, Volksdeutsche dai 17 ai 35 anni [... ], per essere inviati in Germania ed essere Ìnquadrati nelle formazioni SS.» <• 31>. Il Fiihrer, infine, preoccupato per «l'isterilimento delle risorse economiche della Croazia», aveva sottolineato la necessità di «stabilire la più rigorosa disciplina nelle regioni agricole ricche: Slavonia, Sirmio, Bosnia», suggerendo una più accurata organizzazione della distribuzione e del razionamento <132>, Se questi temi avevano costituito gli argomenti più importanti del colloquio - a parte la questione dei Volksdeutsche - bisogna convenire che i risultati dell'incontro erano stati piuttosto scarsi. Ma da un Appunto sul colloquio tra il Fiihrer ed il Poglavnik< 133>, datato Berlino 25 settembre, e consegnato dagli stessi tedeschi alle autorità italiane, l'incontro assumeva un diverso rilìevo. Gli argomenti anche se trattati in modo disordinato (non era stato fissato un ordine dei lavori), riguardavano sei specifici temi: interessi tedeschi in Croazia; problema dei partigiani; questione dei cetnici; armamento ed efficienza delle forze armate croate; comando unico per le operazioni in Croazia contro i comunisti; costituzione a Zagabria d'un comando tedesco per le forze germaniche sul territorio croato. In merito agli interessi tedeschi in Croazia, stando all'appunto, il Filhrer sorprendentemente avrebbe detto che «la Germania non ha un interesse politico in questo spazio»; «egli [Hitler - n.d.a.] preferirebbe di ritirarsi militarmente del tutto dalla Croazia»; «non sarebbe affatto nell'interesse della Germania d'intervenire nella lotta in Croazia»; «il Reich non vi sarebbe interessato politicamente» <134>, Hitler, invece, avrebbe dimostrato vivo interessamento per il controllo della rete ferroviaria, per le importazioni della bauxite e dell'olio croato, nonché per l'invio dei rifornimenti all'Africa-Korps in Libia ed alle forze di stanza a Creta attraverso la Croazia fino ai porti di Atene e Salonicco. Secondo il Fiihrer, la sicurezza delle linee di comunicazione dipendeva dal consolidamento della situazione in Croazia, e lo riteneva possibile soltanto con l'eliminazione dei partigiani. Nello stesso tempo aveva fatto presente che «la Germania sarebbe contenta se del resto ed all'uopo non avesse fa dover mettere a disposizione neanche un soldato, poiché essa non ha ;ovrabbondanza di truppe». Aggiunse, poi, che «se il Poglavnik potesse


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stipulare con l'Italia un accordo che garantisse il transito dei rifornimenti [... ] egli sarebbe assai lieto» 0 35l_ Ma di questi suggerimenti, che coinvolgevano l'Italia, non risulta che Pavelié abbia fatto cenno a Casertano.

In tema di partigiani, Hitler - sempre secondo l'appunto - avrebbe chiesto a Pavelié «come egli si figurasse la liquidazione di questi focolai di disordini», ed il Poglavnik gli avrebbe risposto che erano in corso di costituzione apposite 'brigate da montagna'; «per il resto conta sulla cooperazione italiana per reprimere i rivoltosi». Intervenne il generale Glaise Horstenau facendo riotare che gli italiani impiegavano anche.formazioni cetniche, da loro armate, ed «il Fiihrer osservò che a lui aiutare i cetnici appare pericoloso contro i comunisti poiché questi partigiani serbi rappresenterebbero in ultima analisi l'idea panserba. Ci si tirerebbe così su un serpente che, se ora anche piccolo, un giorno potrebbe pur ·diventare pericoloso» o35>, Quest'argomento, che Hitler aveva lasciato praticamente aperto, venne poi ripreso da Ribbentrop, il quale dapprima definì «pericolosa [... ] la fornitura d'armi ai cetnici», quindi dichiarò che «il pericolo dei cetnici deve essere ad ogni costo eliminato». Infine, quando Pavelié prospettò l'opportunità d'una modifica (non sappiamo in quale senso) della linea di demarcazione fra la zona d'influenza italiana e quella tedesca, Ribbentrop «propose di discutere l'intera questione con il Duce» essendo «assolutamente necessario che lo spazio croato venga protetto anche contro i cetnici» 0 37J_ Pure di questo Pavelié non fece cenno a Casertano. La parte centrale del colloquio riguardò l'armamento e l'efficienza delle truppe croate, ed il Fiihrer si sarebbe dimostrato disponibile ad aiutare la Croazia «con armi risultanti da bottino, qualora l'Italia incontrasse presentemente difficoltà a fornirle». Ma, correttamente, precisò che «di forniture di armi germaniche potrebbe parlarsi [... Jsoltanto se agli italiani ne verrà data prima la conoscenza». Successivamente - il colloquio andava a ruota libera - quando Pavelié accennò alla necessità di armare megHo gli ustascia, Hitler gli avrebbe ancora risposto che «la Germania sarebbe contenta se l'Italia potesse fornire queste armi», consigliando al Poglavnik di accertare «se l'Italia vi fosse disposta>> (138l. Argomenti, anche questi, che Pavelié tacque con il ministro d'Italia. Il Fùhrer, dopo una lunga dissertazione sui vantaggi operativi dei comandi unici, osservò che se «delle divisioni germaniche combattono nello spazio croato assieme ad unità croate, sarebbe consigliabile che il comando sia in mano germanica». Ma, nel prosieguo, attenuò il senso di queste parole, affermando che «a lui praticamente [... ] non riuscirebbe, è vero, molto gradito se [... ] la Germania avesse il comando militare nelle repressioni degli insorti in Croazia, perchè così la Germania verrebbe ad entrare


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in zone che non la riguardano». Considerando, poi, che la Croazia, impiegava nella lotta più uomini dei tedeschi, e che Zagabria avrebbe potuto chiedere il comando di tutte le forze, asserì che «egli [... ] deve perciò dichiarare che la Germania non ambisce in ogni modo tale comando militare» ci 39>. Si trattava d'una questione della massima importanza anche per i croati, ma il Poglavnik nulla comunicò a Casertano. Verso la fine del colloquio, Pavelié propose che le forze armate tedesche di stanza in Croazia fossero svincolate dalla dipendenza dal comando germanico a Belgrado, creandone uno apposito a Zagabria, ed il Fiihrer si dichiarò d'accordo. Se il colloquio si svolse realmente secondo quanto riportato dall'appunto, restano oscure le ragioni per cui Pavelié sia stato tanto reticente con Casertano. Si trattava di orientamenti per larga parte favorevoli all'Italia, nella linea di quella politica che il Poglavnik personalmente avrebbe voluto realizzare. D'altra parte, non è improbabile che l'appunto - redatto dai tedeschi - oltre ad uno scopo d'informazione (o di disinformazione) avesse anche quello di rassicurare (o di rendere meno attenta) Roma sulla politica germanica in Croazia, accentuando frasi ed opinioni del Fiihrer, forse espresse in termini non così impegnativi. A parte queste considerazioni, l'unica cosa ottenuta da Pavelié fu il comando tedesco per le forze germaniche in Croazia, che sarebbe stato costituito ai primi di dicembre. Per il resto, armamenti, comando unico, rafforzamento interno della Croazia, furono temi sui quali Hitler non prese alcun impegno. Pavelié, quindi, era nel giusto asserendo che il colloquio non era stato molto concreto. Ma quasi certamente fu determinante per alcuni avvenimenti immediatamente successivi. Hitler, dichiarando il proprio disinteresse politico per la Croazia, esortando più volte Pavelié a rivolgersi all' Italia ed a Mussolini, non dettando preclusioni nei riguardi dei cetnici nonostante il diverso avviso di Ribbentrop, non chiedendo altri soldati per il fronte russo, né operai per le industrie, lo aveva messo nelle condizioni d'assumere una più precisa linea di condotta, sia in politica interna, sia nei confronti dell'Italia, sia in relazione al problema cetnicoortodosso. È tuttavia strano che Pave!ié, avendo - ancor prima del viaggio in Germania - posto mente ad alcune riforme costituzionali e ad un rimpasto di Governo c140>, non ne abbia parlato al Fiihrer (almeno stando all'appunto). Ma con le decisioni prese fra il 5 ed il 9 ottobre, avrebbe dimostrato che aveva inteso il senso delle parole di Hitler. Il 5 ottobre, il Poglavnik convocò il colonnello Gian Carlo Re, capo della missione militare italiana in Croazia, insieme al reggente della lega-


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zione (probababilmente Casertano era assente), e comunicò loro che il maresciallo Kvaternik, provato dalla recente perdita della moglie e dal troppo lavoro, aveva bisogno d'un periodo di riposo. Perciò, egli stesso assumeva il ministero della difesa ed il comando dell'esercito, «con l'intento di dare una direttiva unica alla organizzazione delle forze armate stesse, e di conferire a questa organizzazione un carattere di maggiore stabilità e concretezza» <14 1>. Il provvedimento, mentre non erano ancora spenti gli echi del viaggio in Germania, destò scalpore nell'opinione pubblica croata, e fu comune la sensazione che l'allontanamento del maresciallo fosse stato concordato con Hitler. Dall"appunto' sul colloquio con il Ftihrer non risulta che la posizione di Kvaternik sia stata discussa; tutt'al più vi si potrebbe ,ravvisare un accenno indiretto quando Pavelié, parlando delle difficoltà che incontrava con i quadri dell'esercito, disse che «gli ufficiali dell'Imperia! Regia Armata [austro-ungarica - n.d.a.] sono troppo vecchi» <142>. Tuttavia va tenuto presente che nell' 'appunto', ad esempio, non appare come tema del colloquio il trasferimento e l'arruolamento dei Volksdeutsche, che ebbe quasi immediata esecuzione 0 43>. Obiettivamente, sembra quasi impossibile che per l'allontanamento di Kvaternik non vi sia stato un assenso da parte tedesca. Si trattava dell'uomo che il 10 aprile 1941, su sollecitazione germanica, aveva proclamato l'indipendenza della Croazia; era stato sempre legato alle autorità militari tedesche; aveva facilitato l'espansione politica ed economica del Reich; era _unito da vincoli di amicizia e di parentela con personalità austriache; era profondamente e culturalmente filogermanico. Aimone di Savoia, re designato di Croazia, nel suo 'punto stimato' <144> del 6 ottobre sulla ·situazione politico-militare della Croazia, cercando di dare una spiegazione all'emarginazione del maresciallo, scriveva: «può darsi che la Germania stessa, riconosciuto menomato il potere di Kvaternik, avendo essa d'altra parte già affermato il suo prestigio e tessuta la sua rete di interessi tedeschi proiettati anche all'avvenire, abbia abbandonato e sacrificato all'opportunità di un consenso politico, quello che era stato un elemento favorevole alla sua espansione». Quindi osservava, «è questo, in ogni caso, un avvenimento che indirettamente viene a giovare all'Italia, in quanto sparisce dal Governo croato e dalla scena politica croata un elemento di fatto non simpatizzante per il nostro Paese, ciò che può produrre vantaggi concreti specialmente se Pavelié dovesse rimanere al Comando delle Forze Armate» 0 45 >_ Il Poglavnik, assunto il comando dell'esercito, nominò capo di Stato Maggiore il generale Ivan Prpié, in sostituzione del generale Vladimir Laxa <146>, che apparteneva alla vecchia scuola asburgica e collaboratore di


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Kvaternik. Ma il rinnovamento non si limitò alle alte gerarchie militari. Con decreto del 10 ottobre, Pavelié ridusse i ministeri da dodici ad otto, sopprimendo quelli della sanità pubblica, delle corporazioni ed assistenza sociale che, insieme al sottosegretariato ai lavori pubblici, divennero direzioni generali del ministero dell'interno. Analogamente, furono trasformati in direzioni generali del ministero dell'economia nazionale i dicasteri dell'industria e commercio, dell'economia rurale, foreste e miniere. Il ministero dell'educazione nazionale cambiò denominazione in quello della 'cultura nazionale', ed oltre alla istruzione propriamente detta avrebbe avuto competenza su quella popolare e sulla stampa e propaganda (141J. Con questa ,riforma, il Governo risultò composto da Pavelié (capo dello Stato e capo del Governo) che assunse il ministero della difesa, e da altri sette ministri (esteri, interno, giustizia e culto, cultura nazionale, finanze, economia nazionale, comunicazioni), oltre ad un sottosegretariato di Stato alla Presidenza del Consiglio. Tutti i ministri prestavano giuramento al Poglavnik, e dovevano «firmare una dichiarazione riguardante la consistenza del loro patrimonio e delle loro famiglie all'atto dell'entrata in carica» ci 4 sJ. Alle dirette dipendenze di Pavelié fu istituito un Consiglio di Stato con il compito di proporre le leggi ed i decreti, e di pronunciarsi sulla loro interpretazione. Il dottor Mirko Puk, già ministro per la giustizia, venne nominato presidente del Consiglio di Stato con il titolo di 'Protonotario dello Stato di Croazia' C149l_ Del precedente Governo rimasero in carica: Mladen Lorkovié, che conservò il ministero degli affari esteri; il dottor Andrjia Artukovié passò dall'interno alla giustizia; Himla Beslagié rimase alle comunicazioni; Vladimir Kosak mantenne il dicastero delle finanze. Furono nominati nuovi ministri: Ante Niksié <150>, magistrato, ex-prefetto di Karlovac, console generale e poi ministro plenipotenziario a Belgrado, che assunse il ministero dell'interno; Josip Balen <15 'l, professore all'università di Zagabria e capo gabinetto di Pavelié, fu destinato all'economia nazionale; Milan Starcevié C152l, direttore dell'Istituto statale per la cultura, divenne ministro per la cultura nazionale. Eugenio Kvaternik fu rimosso dalla carica di capo della polizia, ed al suo posto subentrò un anziano funzionario di carriera, il dottor Ljudevit Zimpermann, che nel lontano 1920 aveva ricoperto la carica di questore di Zagabria. Le decisioni di Pavelié colsero di sorpresa i croati, e l'opinione pubblica fu colpita, in particolare, dall'estromissione dei due Kvate,:nik. Tuttavia persisteva la mancanza di fiducia nel Governo che non governava, e nello Stato che non funzionava l 153l. In Italia, la sorpresa fu quasi analoga, ed il settimanale Relazioni Internazionali, per commentare il rimpasto, si


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arrampicò sui proverbiali specchi. «La decisione del Poglavnik è stata presa dopo matura e attenta considerazione delle nuove esigenze sorte nella politica interna croata. Principale fra esse quella derivante dall'ormai compiuta missione rivoluzionaria del Governo Ustascia (intendendo per missione rivoluzionaria quella che ha per scopo l'abbattimento dei residui del vecchio regime) e della constatata opportunità di passare a una fase di costruzione e di amministrazione» <154l.

OPERAZIONE 'DINARA'

L'IMPIEGO DEI CETNICI NELLA FASE 'ALFA' Tornato Pavelié dall'incontro con il Ftihrer, il Quartier Generale del Poglavnik rispose ai quesiti che Roatta aveva posto nel convegno del 19 settembre. L'Alto comando di Zagabria era d'accordo sul concorso di truppe croate all'operazione ' Dinara' 0 55l ma, non avendo reparti immediatamente disponibili, chiedeva che l'azione fosse rinviata alla metà di ottobre. Faceva sapere che, sul momento, non era in grado di precisare quali e quanti uomini avrebbe potuto impiegare, poiché la massima parte delle forze croate dipendeva dai comandi tedeschi. Negativa la risposta sul concorso dei cetnici; ed analogamente negativa la risposta sull'istituzione di presìdi serbo-ortodossi nelle località tolte ai comunisti; trattandosi di territorio croato, i presidi sarebbero stati assunti da reparti domobranci o ustascia 056l. In ogni modo, il Quartier generale chiedeva d!'esser tenuto al corrente circa le ulteriori decisioni operative, e sulle forze che sarebbero state impiegate, ma nello stesso tempo proponeva d'esaminare la situazione in una conferenza italo-croata. Il generale Roatta, informò il Comando Supremo di queste riserve, osservando che «dato quanto sopra, nella presunzione che comando croato non potrà assicurare efficace presidio zona, et nella convinzione che semplice operazione di va e vieni non conviene, prevedo che non si combinerà nulla» <157ì, anche perché la data del 15 ottobre glì sembrava tardiva in rapporto alle condizioni climatiche della stagione. Tuttavia considerava opportuno dare subito corso al rastrellamento della zona mineraria di Mostar ed all'occupazione di Prozor: invece di costituire «uno degli atti dell'operazione 'Dinara', ne formerà - eventualmente - la prima fase» <158}. Il Comando Supremo, il 2 ottobre, autorizzò Roatta a dare immediato inizio alla 'prima fase', forse anche per controbilanciare sul piano militare e su quello dell'opinione pubblica croata la rioccupazione di Varkar Vakuf, avvenuta il giorno prima ad opera di reparti tedeschi e domobranci.


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11 5 ottobre cominciò la fase 'Alfa', agli ordini del generale Ugo Santovito, che il 23 settembre aveva sostituito nel comando del VI Corpo d'armata il generale Renzo Dalmazzo <159l, Obiettivo dell'azione: eliminare le formazioni partigiane dal triangolo Mostar-Posusje-Prozor; assicurare la regolarità del traffico ferroviario fra Mostar, Bradina, Sarajevo; dare sicurezza al lavoro tedesco nella zona mineraria intorno a Mostar. Mentre a tutto settembre 1942, gl'interventi delle forze armate italiane sul territorio croato - salvo l'operazione 'Trio' - avevano avuto lo scopo preminente, se non esclusivo, di proteggere le popolazioni delle aggressioni degli ustascia o dalla pressione partigiana, l'operazione 'Dinara' fu determinata, quasi ~sclusivamente, dall'interesse germanico allo sfruttamento dei giacimenti di bauxite e di lignite dei bacini di Mostar e Livno.

***

Nel primo volume di questo lavoro (J60J, è stato ricordato che il Governo di Zagabria, il 16 maggio 1941 (due giorni prima della firma dei Patti di Roma), aveva sottoscritto con il negoziatore tedesco Karl Clodius un accordo, che privilegiava il Reich nello sfruttamento delle miniere croate, e riconosceva a favore della Germania l'applicazione della clausola della 'nazione più favorita' . L'accordo non era stato un'improvvisazione del · momento, ma il primo passo d'un più vasto piano tedesco da tempo predisposto. Berlino, sin dagli inizi del 1940, aveva costituito a Vienna la Sudosteuropa Gesellschaft <161' per lo sviluppo degli interessi germanici in Jugoslavia e negli altri Stati della penisola Balcanica. Crollata la Jugoslavia e sorto lo Stato indipendente di Croazia, la penetrazione economico-com. merciaie della Germania, oltre a quella politico-militare, procedette secondo una linea metodicamente studiata ed applicata, che il 5 novembre 1941 aveva portato alla firma della Convenzione relativa alla collaborazione tedesco-croata per la costituzione di una industria di bauxite e di alluminio in Croazia 062>. Le trattative avevano avuto luogo, dal 14 al 18 ottobre 1941, fra il dottor Bergemann per la Germania ed il dottor J osip Cabas per la parte croata, e la 'convenzione' divenne la «cornice per i futuri contratti da concludere fra il Governo croato e le società tedesche incaricate dallo Stato (Governo) tedesco a fondare nuove società tedesco-croate»<163'. Veniva inoltre precisato che il Governo di Zagabria metteva «a disposizione delle nuove società i giacimenti di materia prima, ed in ispecie di bauxite e di carbone, che si trovano in possesso dello Stato, nonché energia idraulica, e le soccorrerà sotto ogni riguardo nell'acquisto dei giacimenti di materie prime indicati» <164' . La produzione e l'esportazione del materiale - fatto salvo il quantitativo per il fabbisogno interno croato - sarebbero state esenti da aggravi fiscali o doganali.


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CARTINA N .

Rapporto: l cm

18

= km 5.000

Operazione ' Dinara' , fase 'Alfa', 5- 10 ottobre I942 - Frecce tratteggiate, forze nazionali Frecce continue, forze cetniche e M. V.A.C.: n. I , colonna 'Miniere' - n. 2, colonna 'Val Drezanka' - n. 3, colonna 'Val Doljanka' - 11. 4, colonna generale Paride Negri - n. 5, raggruppamento M.V.A .C.


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Sulla base di questa convenzione, i giacimenti di bauxite passarono sotto il controllo della I.G. Farbenindustrie A.G. e della Allghemeine Aluminiumindustrie A . G. , tutte e due del Gruppo Hermann Goering. Era prevista la costruzione d'uno stabilimento che, sfruttando le miniere di Mostar e di Livno, avrebbe prodotto 50 mila tonnellate d'alluminio all'anno 065l. Per Zagabria, l'intervento del capitale germanico era un apporto concreto, sia perché la Croazia non aveva impianti per la produzione dell'alluminio, sia perché dal 1940 in poi l'estrazione della bauxite si era ridotta a meno della metà, ed agl'inizi del 1942 erano coltivati soltanto tre giacimenti nel distretto di Mostar, tre in quello di Signo ed uno nella zona di Sarajevo (166) •

I tedeschi attribuivano grande importanza a questa attività estrattiva, tanto da creare - con il lavoro e capitali italiani - il nuovo porto di Ploce, alle foci della Narenta, per l'esportazione in Germania del materiale. Ma i progetti sembravano compromessi dalla crescente attività dei partigiani che, nella prima decade di agosto del 1942, avevano assaltato la «sede direzione tedesca miniere [a Livno - n.d.a.], uccidendo o ferendo 50 ustascia e catturando 11 superstiti tra tedeschi e croati» (161>. Le pressioni tedesche su Roma erano state immediate, e Supersloda, su sollecitazione del Comando Supremo, aveva posto allo studio l'operazione 'Dinara'. (168>

**

*

Il generale Santovito, per lo sviluppo della fase 'Alfa', suddivise le forze in quattro colonne. La colonna 'Minier.e', al comando del generale Fortunato Mauro, era formata da due battaglioni italiani, due della M.V .A.C.; la seconda, 'Val Drefanka' , al comando del tenente dei bersaglieri Francesco Vigiak, comprendeva quattro battaglioni cetnici; la terza, 'Val Doljanka', comandata dal capomanipolo Giorgio Polazzini, era su sei battaglioni, tutti della M.V.A.C.; in fine la quarta, 'Val Rama', formata da truppe italiane e da tre battaglioni cetnici, agli ordini del generale Paride Negri <169l . Le formazioni della M.V.A.C. ammontavano complessivamente a quindici battaglioni, e furono impiegate sfruttando le loro caratteristiche di truppe celeri, leggere, particolarmente adatte ai terreni difficili.(CARTINA N.

18).

Alla colonna del generale Mauro venne affidato il compito di rastrellare la zona ad ovest di Mostar, per dare diretta sicurezza agl'impianti minerari <110l. Al termine del rastrellamento, durato quarantotto ere, 1a colonna 'Miniere' venne sciolta, ed i due battaglioni della M.V.A.C. che ne facevano parte passarono alle dipendenze della colonna 'Val Drefanka'. Intanto gli altri reparti, fra le difficoltà del terreno e l'opposizione dei partigiani- che il giorno 8, in particolare, impegnarono la 'Val Drezanka'


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- convergevano su Prozor. Il paese venne occupato dal II battaglione del 94° fanteria (divisione 'Messina') e dal XXIX battaglione bersaglieri t 171>_ Durante questo ciclo operativo, i partigiani lasciarono sul terreno oltre seicentottanta morti, duecentotrentanove fucili; furono prese quattordici armi automatiche, ottantamila cartucce, ed un archivio completo <112>. Tuttavia, almeno altri duemila partigiani erano riusciti a dileguarsi. Da parte italiana, il peso della fase 'Alfa' era stato sostenuto dai battaglioni della M.V.A.e., con centotrentaquattro morti, trentatré feriti, venticinque dispersi, mentre gli altri reparti non ebbero alcuna perdita. Il generale Santovito, nella relazione a Supersloda, avrebbe posto in evidenza che «per la prima volta i V.A.e. sono stati impiegati - pur sempre inquadrati tatticamente da nostre truppe - ad ampio raggio, in base alle loro caratteristiche di 'celeri'. Alla colonna 'Drezanka', ad esempio, sono stati assegnati per quattro giorni consecutivi obiettivi profondi in media 15 km in linea d'aria [... ]. In combattimento i V.A.e. si sono comportati bene, come era previsto» 0 73>. Ma un'ulteriore impiego a massa delle M.V.A.C. , nonostante la cautela di far operare truppe italiane nei territori abitati da popolazioni croate o mussulmane (come nella zona delle miniere), fu pregiudicato da incidenti e da eccessi. La sera del 5 ottobre, contro la colonna 'Val Drezanka', che si preparava a pernottare nel paese di Dreznica, erano stati sparati dalle case parecchi colpi di fucile. I cetnici misero a ferro e fuoco il paese, e cinquantasei furono i morti fra la popolazione, compresi tredici ortodossi. L'altra colonna della M.V.A.C., la 'Val Doljanka', durante l'avanzata non aveva risparmiato gli abitati dai quali i partigiani opponevano resistenza. Il generale Santovito riconobbe che, malgrado gli ordini impartiti, il modo di combattere dei cetnici «ne rendeva oltremodo difficile il controllo, poiché si diluiscono su amplissime fronti, lavorano per 'infiltrazione', sono celerissimi e quindi rendono praticamente impossibile, nei particolari, il controllo del loro operato e della modalità del rastrellamento» 0 74>. Inoltre, ancor prima dell'inizio della fase 'Alfa', vi erano stati incidenti nella zona di Stolac. Ad Hodbina (circa 20 km in linea d'aria a nordovest di Stolac) era stato necessario l'intervento di truppe italiane per sedare disordini fra gregari della M.V.A.C. e la popolazione; a Crniéi erano state incendiate una trentina di case ed uccisi nove croati; altri villaggi furono dati alle fiamme, e duemila contadini avevano cercato rifugio a Stolac. Il console Castellani, riferendo al ministero degli affari esteri, non escludeva che «alcuni degli episodi di violenza surriferiti siano da attribuirsi, anziché alte formazioni anticomuniste, a bande di razziatori serbi, provenienti dal Montenegro e dal Sangiaccato (zona di No,vi Pazar - n.d.a.],


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che per qualche tempo hanno imperversato in quel settore e parte dei quali fu ieri [1 ° ottobre - n.d.a.J catturata dalle nostre truppe» l 1751 • In realtà, gli eccessi si erano verificati, ed il generale Roatta avrebbe precisato che nella zona di Stolac erano state distrutte trenta case, diciotto persone uccise, tremila i profughi; arrestati una sessantina di razziatori; tre loro capi deferiti al tribunale di guerra t 176l. Anche i capi cetnici presero posizione nei confronti dei responsabili. Il comandante della M. V.A. C. di Nevesinje, l' 11 ottobre, ordinava la fucilazione di alcuni anticomunisti implicati nei fatti di Drezenica. Però, «la pena di morte sarebbe stata successivamente commutata in 50 bastonate, per il fatto che la notizia delle gravi sanzioni aveva prodotto una certa reazione ed un vivo fermento tra gli anticomunisti, alcÙni dei quali avrebbero minacciato di darsi alla montagna» <177l. Mentre era in corso la fase 'Alfa', lo Stato Maggiore croato, comunicò a Supersloda che alla fase 'Beta' avrebbero preso parte i reparti di stanza a Tomislavgrad, ma senza precisarne la consistenza, e Livno, una volta occupata, sarebbe stata presidiata da un battaglione ustascia <118>. Roatta, non sapendo su quali e quante truppe croate avrebbe potuto effettivamente contare, avvertì il generale Spigo, comandante del XVIII Corpo d'armata, ai cui ordini si sarebbe svolta la fase 'Beta', che «qualora Corpamiles croato Sarajevo non ritenesse entro data stabilita [da} V .E. far concorrere truppe da Tomislavgrad at operazione su Livno, quest'ultima dovrà essere egualmente iniziata» 0 79J. La situazione, soprattutto sotto l'aspetto del concorso militare croato, era tutt'altro che chiara, e le recriminazioni sul piano politico da parte di Zagabria erano sempre possibili. Perciò il comandante di Supersloda ritenne necessario incontrarsi a Spalato (12 ottobre) con i generali Spigo e Santovito. Roatta riassunse la genesi dell'operazione 'Dinara' e gli scopi, ricordando che l'avanzata su Livno era stata sollecitata da Roma per le particolari pressioni tedesche. Ora, poi, era necessario dar corso ai piani stabiliti anche per il peso propagandistico che un successo italiano poteva avere, date le contemporanee operazioni tedesco-croate che si stavano svolgendo nella zona di Jajce, (tra Donji Vakuf e Banja Luka) <180>. Vennero analizzati i risultati della fase 'Alfa' e le probabili attuali dislocazioni delle formazioni partigiane. La riunione proseguì il mattino successivo. Mentre era in corso, al generale Roatta pervenne dallo Stato Maggiore croato la comunicazione che alla fase 'Beta' avrebbero preso parte due battaglioni domobranci, e la viva preghiera di «non (dico non) impiegare formazioni cetniche (,) in qualsiasi settore del fronte operativo» (ISl). Quasi nello stesso momento il generale Spigo riceveva un telegramma dal corpo d'armata croato di Sarajevo che «in relazione desiderio non im-


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piego M.V.A.C.», proponeva di prendere parte all'operazione, «in unione colonna VI Corpo d'armata priva M. V.A.C.(,) con due battaglioni da Tomislavgrad e due da Kupres» <182>, senza indicare se domobranci o ustascia. A rendere più confusa la situazione, al generale perveniva anche l'altra notizia che «i cetnici attravero vojvoda Trifunovié rifiutano assolutamente collaborare con ustascia particolarmente per installazione reparti a Livno» <183l. Il problema che si presentava a Roatta - veti incrociati, mancanza di coordinamento fra i comandi croati - non era agevole, ma non dovette affrontarlo poiché gli giunse un urgente invito di Pavelié di recarsi a Zagabria per «esaminare situazione Erzegovina» <184>. Al comandante di Supersloda non restò altro che rinviare l'azione su Livno, già orientativamente fissata per il 15 ottobre, ed in volo si recò a Zagabria <185>, supponendo - ma erroneamente - che il Poglavnik intendesse parlargli degli eccessi della M. V.A.C. durante la fase ' Alfa'.

LA LETTERA DI LORKOVIé E LE INTESE DI ZAGABRIA DEL 15 OTTOBRE 1942 Pavelié, probabilmente, aveva convocato Roatta per una lettera 0 86> che, in quei giorni, il ministro Lorkovié, non soltanto aveva inviato al comandante di Supersloda, ma che era stata anche presentata ufficialmente a Palazzo Chigi dal ministro di Croazia a. Roma, Stijepan Perié. La lettera era pesante, ed il passo della legazione d i Croazia dovette consigliare Pavelié ad interessarsene personalmente, quasi fosse stato posto di fronte ad un fatto compiuto che contraddiceva la sua volontà politica d'un maggior avvicinamento all'Italia, specialmente dopo l'incontro con Hitler e l'estromissione dei due Kvaternlk dal Governo. La lettera di Lorkovié, formalmente corretta, ma tendenziosa nella imprecisione dei dati, esprimeva «la vivissima preoccupazione del Governo di Zagabria per i massacri compiuti dai cetnici, nonché la sua [del governo croato - n.d.a.] precisa intenzione di declinare ogni responsabilità, sia per le conseguenze di detti atti sull'ordine pubblico nell'Erzegovina, sia per le loro ripe~cussioni sull'opinione pubblica nei riguardi dell'Italia» <181>. Lorkovié ricordava a Roatta che, da metà agosto in poi, almeno in quattro occasioni il Governo croato gli aveva chiesto di ritirare le formazioni cetniche dalle zone abitate da croato-cattolici o da mussulmani, di rinviare ai paesi d'origine i capi delle bande anticomuniste provenienti dalla S~rbia e dal Montenegro, di punire i colpevoli di eccessi. Però, nonostante le promesse, nulla era stato fatto. Anzi, aggiungeva Lorkovié, con la fine


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d'agosto e dopo l'operazione 'Albia' «la disciplina nelle file di questi gruppi ha completamente cessato di esistere. Da allora, nella regione orientale delia Erzegovina, dall'altra parte della Narenta, queste bande 'anticomuniste' compiono già da settimane un terrore sanguinoso contro la popolazione croata» <188l. A queste affermazioni faceva seguire una serie di dati, forse volutamente esagerati. Asseriva che «centinaia di croati furono massacrati da questi elementi e migliaia di case inc~ndiate. Sulla riva occidentale della Narenta passarono circa 40.000 fuggiaschi, per salvare unicamente la vita di fronte a queste atrocità dei gruppi anticomunisti» 089>. Ricordava l'incendio di quattro villaggi vicino ad Almissa con il massacro di altre centinaia di I persone, per lo più donne e bambini, e manifestazioni anticroate con sfoggio di vessilli, di fregi e di emblemi serbi.

II ministro sottolineava che il suo Governo, ben conoscendo gli ortodossi, era stato «per molto tempo contrario al riconoscimento legale dei distaccamenti cetnici» <190>, ed aveva acceduto agli accordi di Zagabria del 19 giugno, soltanto a condizione che i cetnici si fossero impegnati «a riconoscere e rispettare la sovranità dello Stato indipendente di Croazia e le sue autorità». «Questo obbligo era la condizione sotto la quale il Go_verno croato» aveva dato «il suo consenso per la formazione di queste bande anticomuniste» <191>. Poiché obblighi e condizioni non erano stati rispettati, Zagabria chiedeva I' «immediato disarmamento» delle formazioni cetniche. In chiusura, il testo della lettera diventava più accomondante. «Spero con convinzione, che vorrete accettare, Eccellenza, nello spirito di larga comprensione che avete sempre dimostrato per il punto di vista croato e nel senso dell'alleanza e della collaborazione dei Nostri due Governi, questo punto di vista del Governo croato, e che vorrete in accordo col Governo croato prendere ampie misure allo scopo di assicurare solidariamente la pace e l'ordine pubblico nella zona litoranea contro le bande ribelli, tanto più che sono in corso d'esecuzione l'organizzazione ed il trasporto sul posto in quelle regioni di formazioni croate>> 0 92J. Era un velato ma preciso richiamo, espresso con diplomazia. Però quel 'tanto più', sia pure formalmente ineccepibile, poteva anche suonare come un evidente 'già che non siete capaci, ora veniamo noi' . La lettera di Lorkovié rispecchiava il 'clima' che gl'incidenti provocati dalle M.V.A.C. avevano determinato a Zagabria, o che da qualcuno erano stati strumentalizzati. Intesi con «vivissima impressione», avevano «fornito alle autorità croate lo spunto per una violenta ripresa della campagna contro le formazioni stesse» l 193l. Il console Castellani, informando Palazzo Chigi dell'agitazione ch e aveva coinvolto i circoli politici della capitale


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croata, parlava di «grida d'allarme», di «lettere personali del Poglavnik, telegrammi del ministro Lorkovié, memoriale del Commissario Gen. Amministrativo aoato, rapporti del capo della nostra missione militare a Zagabria» <194!, ed anche d'un intervento del «Delegato Apostolico, Mons. Marcone, in una conversazione di recente avvenuta a Mostar con il comandante del VI Corpo d'armata» 0 ?5>. Molto probabilmente, l'incontro del Delegato Apostolico con il generale Santovito non era stato altro che la conseguenza d'una iniziativa del vescovo cattolico di Mostar, Petar Cule. Questi, il 27 settembre, accompagnato dal Padre provinciale dei francescani, si era recato dalle locali autorità militari italiane pregando di trasmettere al comandante del VI Corpo d'armata una sua lettera sugli eccessi dei cetnici a Stolac (196>. Ma in essa aveva condensato tante e così gratuite accuse nei confronti del soldato italiano, che provocò l'immediata reazione delle autorità italiane <197)_ Alle proteste dei comandi si associò con tanta convinzione lo stesso gran zupano (prefetto) di Mostar, dottor Petar Zlatar, un ustascia, da ottenere che «il Vescovo chiedesse le sue scuse alle nostre autorità» <198>. Il prelato, tuttavia, non desistette, e pochi giorni dopo compilava una lunga protesta che, per altra via, fece pervenire al ministero degli affari esteri a Roma. Secondo il vescovo, a Dreznica, Rakitno, Goranci, Doljani, (località della fase 'Alfa') «nei giorni 4,5 ,6 ottobre le bande cetniche avrebbero ucciso 150 persone, stuprato 50 donne, devastate 2 chiese in una delle quali è stato anche profanato il SS. Sacramento, rubato bestiame ed averi per più di 1 milione di kune». Per di più, «dalla valle del Narenta sarebbero stati cacciati 15.000 e più cattolici [Lorkovié parlava di 40.000 - n.d.a.], le cui case sono state bruciate. Tre parroci sono stati uccisi nel circondario di Stolac, di cui uno di 83 anni» o99l. Per completare la serie di queste proteste - che nella loro concordanza lasciavano supporre una intesa vanno ricordati i contestuali passi della Santa Sede, del Gran Muftì di Gerusalemme, e dell'ambasciata tedesca <200>. * * *

Per Roatta, indubbiamente, l'incontro con Pavelié non si presentava come uno dei più agevoli, ma il generale doveva sentirsi tranquillo se telegrafava al Comando Supremo che, recandosi a Zagabria, avrebbe cercato di «convincere Poglavnik ammettere concorso cetnici» <20 1J, non solo alla fase 'Beta' ma an_che ad altre operazioni. La sua sicurezza si basava sulla conoscenza della situazione in Croazia, che considera,va travagliata da un «grave stato di marasma morale nella popolazione e nelle forze armate» <202>, come aveva segnalato alcuni giorni prima in un'ampia relazione.


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«La renitenza alle chiamate (con contemporaneo passaggio al 'bosco• dei chiamati) e la resa di interi reparti (talvolta anche_ 'ustascia') senza resistenza, o dopo una resistenza effimera» erano «purtroppo abbastanza comu-ni» <203 >_ L'ultimo di questi episodi aveva coinvolto il «presidio croato di Klijuc che, forte di ben 700 uomini», si era «letteralmente volatilizzato all'appressarsi dei partigiani, e di cui non si sono più avute notizie» c204>. Roatta faceva anche presente che disertori dell;esercito croato combattevano con i partigiani, e che «militari croati non solo di truppa, mantengono collegamento coi ribelli, e forniscono loro notizie suila dislocazione e sugli intendimenti delle forze proprie ed alleate» <205J. Questo complesso di fatti dava a vedere che non si trattava «solo di morale scadente nei militari, ma di uno stato d'animo molto diffuso nelle popolazioni, sia esso filocomunista, o macekiano, o semplicemente genericamente avverso o sfiduciato nei confronti del Governo di Zagabria», per concludere che «il marcio è civile e militare ad un tempo» C206l. In queste condizioni, non ci si doveva stupire se «nella maggior parte della Croazia i ribelli possono fare tutto ciò che vogliono, o presso a poco, contando sul favore delle popolazioni e sulla scarsa efficienza delle forze armate croate» c207 >_ Qualora il colloquio con Pavelié avesse assunto un tono duro, a Roatta non sarebbero mancati argomenti da opporre. Ma non ne ebbe bisogno, anche se l'incontro si s".'olse 1;1.lla presenza di Lorkovié oltre che del sottosegretario Vrancié, del dottor Rusinovié, del generale Prpié. Il Poglavnik apparve «molto moderato e molto obiettivo», tanto che in relazione alla questione delle M. V .A. C., «pur facendo presente [la] delicatissima posizione sua e del suo Governo di fronte all'eccitata opinione pubblica» <208>, dimostrò di «rendersi conto deB'esagerazione di alcuni ambienti interessati nel riferire le violenze cetniche, del significato e dell'importanza del reale apporto della M. V .A. C. nella lotta contro i partigiani e della inopportunità di cambiare ora radicalmente rotta» <209>. Ammise anche «di comprendere benissimo come non si possa parlare di scioglimento delle bande [... ] e di un loro disarmo immediato, perché provvedimenti del genere equivarrebbero a ributtare senz'altro i cetnici nelle braccia dei partigiani, con danni assai più gravi di qualsiasi eccesso» <210>. Era la sconfessione di Lorkovié, completata dalle parole che il Poglavnik rivolse personalmente a Roatta: «Io non ho nulla da rimproverare alle autorità militari italiane. Vi ho pregato di venire a conferire con me solo per cercare insieme il sistema più conveniente per impedire gli eccessi in parola e l'imbaldanzirsi dei cetnici» (211). Di comune accordo venne stabilito che Supersloda avrebbe richiamato energicamente Trifunovié-Brcanin e Jevdjevié, ricordando loro che s'erano


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impegnati a riconoscere la sovranità dello Stato croato, ed obbligandoli ad imporre ai cetnici una severa disciplina. Capi e gregari provenienti dalla Serbia e dal Montenegro sarebbero stati allontanati; le for.mazioni non dovevano esser ulteriormente armate; ridotta la distribuzione delle munizioni; i reparti raccolti in zone prevalentemente abitate da ortodossi, scelte di comune accordo fra comandi italiani e croati l212J. Pavelié, dal canto suo, promise di mettere a disposizione di Roatia tremila domobranci da impiegare ai margini delle zone di raccolta dei cetnici per impedire sconfinamenti, e per opporre loro, in caso di eccessi, truppe regolari croate. Convenne sull'impiego operativo di formazioni delia M.V.A.C. ortodossa anche in caso di azioni congiunte italo-croate, secondo modalità da determinare di volta in volta l213J, In seguito, questo complesso <l'intese sarebbe stato ricordato come gli 'accordi di Zagabria del 15 ottobre'. Pavelié, realisticamente, ammise anche di non poter far assegnamento sulle formazioni anticomuniste cattoliche o mussulmane «quale contrappeso alle cetniche». Ma se l'ammissione era lodevole per la sua chiarezza, preoccupante ne apparve la motivazione: «nella situazione di fatto, il morale e l'atteggiamento delle popolazioni non sono tali da permettere la costituzione di bande sicure» <214>. Il console Castellani, riferendo a Roma l'esito dell'incontro, osservava che «tutta là questione delle formazioni cetniche anticomuniste [... ] è restata pertanto nel campo strettamente militare>>, e «qui si è d'avviso che non convenga consentire a che sia da altri portata nel campo politico (ciò anche in relazione ad eventuali segnalazioni del Delegato Apostolico)» <215>. In altre parole, il PoglaVnik aveva disinnescato il potenziale della lettera di Lorkovié. Roatta, il 31 ottobre, riscontrò la lettera di Lorkovié. Considerava chiuso l'incidente poiché «le questioni che avete prospettato sono già state discusse e definite, in Vostra presenza, nel convegno con il Poglavnik a Zagabria, il 15 corrente». «Quindi, per il presente e l'avvenire, non vi è nulla da aggiungere» <216>. Per il passato, invece, ritenne di rettificare punto per punto quanto Lorkovié aveva asserito circa il comportamento delle formazioni cetniche, e ciò «non per spirito di polemica, che non sarebbe costruttivo [... ] ma unicamente per contribuire all' adeguato apprezzamento delle notizie che Vi furono dalle autorità periferiche, o da privati, trasmesse» <211>. Non negava i fatti, ma li riportava nelle loro reali dimensioni; faceva sapere che le autorità italiane erano decisamente intervenute nei confronti dei responsabili, traendo in arresto «molti 'cetnici', fra i quali anche alcuni comandanti; 166 di essi sono stati internati a Forte Mamula (Cattaro), in attesa di più gravi sanzioni» <218>.


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LA FASE 'BETA' ED IL COMBATTIMENTO DI BOSANSKO GRAHOVO Il generale Santovito, già il giorno successivo al colloquio Roatta-Pavelié, inviava alle divisioni 'Marche', 'Murge', 'Messina', le disposizioni per un più stretto controllo dei cetnici. Ricordava che le formazioni anticomuniste rappresentavano «a tutti gli effetti truppe ai nostri ordini, da noi pagate e vettovagliate, e pertanto la loro azione e qualsiasi altra attività deve scaturire esclusivamente da nostri precisi ordini» <219l. Faceva notare che «i numerosi recenti incidenti)) stavano «a dimostrarre invece che dette formal ioni tendono a fare quello che vogliono e che l'azione dei nostri comandi, non solo di massima non si è opposta a violenze e devastazioni del tutto ingiustificate, ma qualche volta le ha perfino facilitate con inopportuni disarmi degli elementi locali» <220J. In analogia a quanto attuato dalla 'Sassari', il generale Santovito dispose che un ufficiale superiore assumesse la responsabilità dell'organizzazione, dell'armamento, e dell'impiego di queste formazioni. Dovevano venire riunite in quattro gruppi di battaglioni (uno alle dipendenze della 'Marche', uno della 'Messina', e due della 'Murge'). Ciascun gruppo, ed ogni battaglione, era posto sotto il controllo d'un ufficiale italiano. I comandanti dei gruppi avevano l'obbligo di tenere aggiornati i ruolini eliminando, previo disarmo e ritiro della tessera di riconoscimento, i cetnici che davano scarso affidamento per precedenti disciplinari o inettitudine fisica. Ogni battaglione avrebbe mantenuto in armi solamente gli uomini indispensabili per i servizi, «le armi di tutti gli altri e quelle di reparto esuberanti per i servizi di cui sopra» dovevano essere tenute in locali chiusi <221 >. Il generale Santovito stabiliva anche le punizioni: sospensione dei viveri o del soldo da uno a quindici giorni; prigione sino a trenta giorni; espulsione; internamento; deferimento al tribunale militare di guerra; fucilazione <222J. La M. V .A.C. andava impiegata nei servizi informativi; nella vigilanza delle zone intorno ai presidi italiani; per la sicurezza delle linee di comunicazione; in azioni di guerra assieme ai reparti italiani oppure, se isolata, unicamente nei limiti fissati dal comando italiano, ma mai in zone abitate prevalentemente da croati o da mussulmani; non doveva assolutamente controllare i treni ed il traffico stradale (223>. Come conseguenza dell'accordo di Zagabria il concorso delle formazioni cetniche alla fase 'Beta' fu limitato. Con i dieci battaglioni italiani ed i quattro ustascia che vi presero parte, venne impiegato solamente un battaglione della M.V.A .C. , cioè trecentoquaranta uomini <224>, Il generale


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Umberto Spigo, assumendo il comando dell'operazione, ripartì le forze in due raggruppamenti: uno agli ordini del generale Sandro Piazzoni, formato da reparti italiani e dal battaglione della M. V .A.C., articolati su tre colonne ('Verlicca', 'Signo', 'Arzano'); l'altro con quattro battaglioni ustascia, finalmente messi a disposizione dallo Stato Maggiore croato, al comando del colonnello Juraj Francetié, che operarono su due colonne ('Tomislavgrad' e 'Kupres'). Tra il 19 e il 20 ottobre, i reparti si attestarono sulle basi di partenza: le colonne italiane nelle zone di Ponte Panj (vicino a Verlicca), Signo ed Arzano; i battaglioni ustasda in quelle di Tomislavgrad e Kupres <225>. L'azione ebbe inizio il 21, ed immediatamente «i ribelli, allo scopo di arrestare il movimento (... ] attaccarono un pò dovunque, ma sempre con forze robuste, le retrovie» <226>. Questa tattica, in sé abile, non raggiunse lo scopo di distrarre i battaglioni dagli obiettivi assegnati, né rallentò il ritmo d~i rifornimenti e degli sgomberi, poiché contro i partigiani che operavano alle spalle delle colonne, il generale Spigo impiegò aliquote della riserva <221i. Il 22 ottobre, l'avanzata concentrica su Livno procedette sotto una pioggia torrenziale, con decise azioni di rastrellamento nelle retrovie, con un continuo riattamento delle interruzioni stradali, con il superamento di forti resistenze che impegnarono in particolar modo la colonna di sinistra ('Verlicca') cusi. Il 23, tutti i reparti furono coinvolti in duri combattimenti. Gli ustascia, dopo una giornata di scontri, ebbero ragione dell'avversario ed a sera entrarono a Livno. Mentre il generale Paolo Grimaldi, comandante della fanteria della 'Bergamo', assumeva il comando del presidio, l'azione di consolidamento proseguì sia lungo la linea più avanzata, sia nelle retrovie, dove i partigiani avevano tentato d'attaccare il paese di Arzano <229>. Nel corso della fase 'Beta', i partigiani ebbero novecentocinquanta morti, e quarantuno caddero prigionieri. Notevoli anche le perdite italiane: quarantacinque morti, tra i quali cinque ufficiali; centoventi feriti compresi sette ufficiali, e due dispersi; gli ustascia ebbero sedici morti e quattordici feriti; la M. V .A.C. ottantun morti, sessantun feriti e cento dispersi <230l. Se quest'ultima cifra corrisponde alla realtà, i cetnici, su un totale di trecentoquaranta uomini avrebbero avuto duecentoquarantadue fuori combattimento. Ma perdite al 66 per cento non sembrano possibili, a meno che l'elevato numero dei dispersi non sia stato determinato da una defezione in massa, per reazione alla linea di maggior rigore adottata nei loro confronti dai comandi italiani. Indipendentemente dall'entità delle perdite inflitte o subìte l'operazione 'Beta' confermò quanto già era apparso durante la fase 'Alfa': i parti-


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giani non combattevano più secondo l'iniziativa dei singoli capi; ora dimostravano una visione quasi professionale del campo di battaglia, con nuovi criteri tattici. Questa evoluzione, per gran parte, era stata determinata dai rovesci subiti durante la prima metà dell'anno, ed i loro comandi. avevano tratto profitto dalle lezioni. Sul periodico Partizan, dell'agosto 1942, era stato anche pubblicato un articolo (Nuove esperienze e compiti) eh~, partendo dall'esame dei sistemi propri del soldato italia;10, vi contrapponeva alcuni principi, forse in sé elementari, ma validi mll. L'anonimo autore constatava che l'esercito italiano, ora si muoveva, si accantonava ed operava in formazioni più numerose; aveva adottato più efficaci misure· di sicurezza; inaridiva le fonti di sostentamento dei partigiani; nelle' operazioni più impegnative bloccava preventivamente le zone dove avrebbe fatto massa, dominando il terreno con le artiglierie. «L'azione del nostro avversario - scriveva l'autore - è ora, dunque, improntata a maggiore serietà sia nella esecuzione dei suoi attacchi, sia nell'azione delle misure di sicurezza che prima trascurava» <232>, Ora, inoltre, usava «insidiose armi politiche», cioè la propaganda e l'organizzazione della M.V.A.C.. In conclusione, diceva il giornale, «complessivamente il nostro nemico ha raggiunto un notevole rafforzamento della sua organizzazione» c233>. Per farvi fronte, l'autore sosteneva la necessità di procedere «alla formazione di grosse unità mobili d'attacco: battaglioni e brigate», pur «tenendo in piena efficienza i raggruppamenti (odred) locali» <234>, Chiariva che unità mobili, allenate a lunghe marce, capaci di superare grandi distanze, d'orientarsi in terreni sconosciuti, offrivano i maggiori vantaggi. La «capacità di orientamento e di rapido spostamento da un sito all'altro è, al momento attuale, un fattore della massima importanza, e quasi decisivo nella lotta[ ... ], in quanto solo in questo modo potremo sconvolgere i piani del nemico ed infliggergli colpi del tutto inattesi» <235>. I partigiani applicarono rapidamente questi nuovi criteri, e già in ottobre Roatta segnalava al Comando Supremo che i ribelli, negli ultimi tempi, avevano istituito «zone operative, con numerazione coordinata», adottando il «concentramento di formazioni prima piuttosto sparse, e movimenti vasti e collettivi di esse» <236>. Per il comandante di Supersloda, ciò era dovuto all'esistenza di un comando unico, anche se non ancora individuato e localizzato. Però la nuova tattica, che modificava notevolmente l'impiego degli uomini sul terreno, a giudizio di Roatta poteva rappresentare un vantaggio per le forze italiane: l'avversario, che sinora aveva sfruttato al massimo, e bene, la mobilità dei piccoli gruppi per colpire e scomparire, ora, raccogliendosi in formazioni più consistenti, si sarebbe materializzato, «il che - da un lato - potrà anche facilitare la azione repressiva» <237l .


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(scala 1:425.000) Operazioni partigiane - 24-26 ollobre 1942 contro Gracac; 26-28 ,contro Bosansko Grahovo; 28 contro Velika Popina; 30 contro Stermina (vedi asterisco). La linea indica il confine della Dalmazia annessa con lo Stato croato. Quella superiore il limite fra la 2" e la 3• zona del presidio italiano del territorio croato.


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Perduta Livno, (l'avrebbero ripresa ai cro~ti il 15 dicembre) i partigiani non avevano fatto massa per contrastare ulteriori penetrazioni nei territori da loro controllati, ma non si dispersero. Presero, invece, l'iniziativa nel contiguo settore della 'Sassari', lungo un arco di oltre cento chilometri in linea d'aria, e misero in difficoltà la divisione, che riuscì a mantenere le posizioni grazie, soprattutto, alle opere fortificate dei capisaldi. La notte del 24 ottobre, i partigiani attaccarono il presidio di Gracac ed i villaggi circostanti lungo tre direttrici <238>. (CARTINA N. 19). Un battaglione della III brigata della Lika <239> mosse da est, travolgendo le difese dei paesi di Podkokirna e Grab; un secondo, da sud, puntò su Gracac; il. terzo, avanzando a cavallo della rotabile da Bruvno, superata Gracac, si attestò su quota 832, dominando con il fuoco la strada che dalla stazione ferroviaria porta al paese. L'azione dei partigiani, circa millecinquecento uomini, fu simultanea, improvvisa e violenta. «I cetnici cui era affidata la difesa delle posizioni circostanti [a Gracac - n.d.a.] - riporta il diario storico della 'Sassari' - dopo breve combattimento hanno abbandonato tutti i posti» <240>. «I ribelli hanno incendiato caseggiati ortodossi ed il comando cetnico col deposito di munizioni» (24 'l. Alle prime luci del giorno, la pressione aumentò sui capisaldi tenuti dai reparti italiani, e sino al tardo pomeriggio l'intero dispositivo del presidio fu impegnato a contenere gli assalti, mentre altre bande comuniste si rafforzavano su posizioni dominanti. Il Comando della 'Sassari', non appena avvertito dell'attacco, aveva fatto partire da Tenìn il II battaglione del 151 ° fanteria, e pose in allarme il presidio di Zermagna Vrelo, ritenendo probabile una successiva gravitazione dei ribelli sul con fine della Dalmazia italiana l2421 • li 25 ottobre, i comunisti intorno a Gracac, per non esser presi alle spalle con l'arrivo in zona del nuovo battaglione (che dopo breve combattimento aveva riconquistato quota 832 e ristabilite le comunicazioni fra la stazione ed il paese), si disimpegnarono <243 >. In quelle quarantotto ore, la M.V.A.C. aveva avuto tredici morti, trentacinque fra feriti e dispersi; gli abitanti della zona cinque morti, sei feriti e ventotto dispersi; i reparti italiani non subirono perdite. Quelle dei partigiani ascesero a quarantatré morti contati sul terreno. Ripiegando, portarono con sé capi di bestiame, quaranta fucili, quattrocentocinquanta bombe a mano e - bottino forse ancor più prezioso - trentacinque paia di scarpe prese alla M.V.A.C. c244l. Il 26 ottobre, a sera, nella zona di Bosansko Grahovo (circa cinquanta chilometri in linea d'aria ad est-sud-est di Gracac) formazioni comuniste attaccarono simultaneamente i paesi Pecenci, Kesiéi, Obljaj, Sariéi, Luka, Ugaréi, ed «in breve sopraffacevano i cetnici difensori e s'impadronirono


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delle località» (245'. I superstiti della M.V.A.C., e molti contadini in preda al panico, si rifugiarono a Bosansko Grahovo, dove il presidio era già in allarme. Verso le 23, circa cinquemila partigiani, appoggiati da quattro cannoni, due mortai di piccolo calibro, sostenuti dal fuoco di numerose armi automatiche iniziarono l'investimento dei capisaldi <245>, A difesa di Bosansko Grahovo, vi erano un battaglione di fanteria, una compagnia mortai da 81, una batteria da 75/27, e trenta uomini tra servizi e carabinieri, tutti al comando del maggiore Oberdan Barba. Nel paese, si trovavano anche quattrocento cetnici (quelli che si erano posti in salvo), ma su di essi non si poteva fare assegnamento, perché demoralizzati e senza capi in grado di riorganizzarli. I soldati, oltre ai pezzi della batteria ed ai mortai da 81, disponevano di diciotto mortai da 45, nove mitragliatrici pesanti, trentadue mitragliatori. Il volume di fuoco era notevole, ma inadeguato per fermare una massa di cinquemila partigiani se uomini ed armi non fossero stati protetti dalle opere dei capisaldi <247). Il primo attacco venne sferrato verso la mezzanotte e durò due ore; un secondo, alle quattro del mattino; un terzo, il più violento, alle sei. Sostenuti dai due cannoni e dai mortai, i partigiani attaccarono a massa ma, pur creando situazioni pericolose per la difesa, non riuscirono a penetrare fra le opere fortificate. Durante il giorno, il presidio venne tormentato da un costante fuoco di disturbo; «tiratori isolati bene appostati continuavano a battere i punti di obbligato passaggio per impedire il movimento anche agli uomini» <248>. L'attacco riprese con l'oscurità: dalle 21 del 27 ottobre alle ore 6 del 28 vi furono altri quattro assalti, ed ogni volta i . partigiani perfezionarono la tattica per superare i reticolati. Portavano avanti coperte, balle di paglia, tavoloni, uomini con pinze tagliafili. I difensori, pur sostenuti dal fuoco delle armi automatiche, dei mortai, dell'artiglieria, dovettero ricorrere alle bombe a mano <249l. Mentre il presidio di Bosansko Grahovo, privo d'acqua (i partigiani, come prima cosa, avevano fatto saltare l'acquedotto) e senza turni di riposo, resistev~, il comando della 'Sassari', con· una compagnia di fanti tratta dal presidio di Zermagna ed una di camicie nere presa da quello di Dernis (in complesso 300 uomini), con il battaglione domobranci di stanza a Tenìn (190 uomini), alcuni mortai ed una batteria d ' accompagnamento, metteva insieme· quello che il diario storico chiama 'un reggimento di formazione' l250l. Alle ore 18.30 del 27 ottobre questi reparti, al comando del colonnello Giuseppe Chessa, mossero verso Bosansko Grahovo. Dopo una quindicina da chilometri di Tenìn, il reggimento sostenne uno scontro con alcuni nuclei nemici . Per evitare possibili agguati notturni, pernottò sul posto in sosta.protetta. Riprese il movimento alle prime luci del 28 <251> e nella zona di Spiaja, avvistò una formazione di circa quattrocento partigiani che


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ripiegarono senza aprire il fuoco <252>. Nel tardo pomeriggio, la colonna raggiunse Bosansko Grahovo. I comunisti si erano già dileguati. Mentre il colonnello Chessa puntava su Bosansko Grahovo, nella mattinata del 28, duemilacinquecento partigiani (III brigat a della Lika, proveniente dalla zona di Gracac, ed VIII brigata. croata) avevano attaccato ad una quindicina di chilometri ad est di Gracac le località di Velika Popina, Podljut e Vrpolje, tenute dai cetnici che, pur combattendo, dovettero cedere terreno. I comunisti, entrati nei villaggi, incendiarono le case <253l, ma nella serata furono ricacciati con perdite (una sessantina di morti) da formazioni anticomuniste C?.54l_ Queste tre azioni erano state più che altro deJle incursioni, però il comando della 'Sassari', ignorando le intenzioni dei comunisti e non disponendo di riserve, per prevenire una sempre più probabile emergenza nella stessa zona di Tenìn, chiese rinforzi al V Corpo d' armata. La sera del 29 giunse a Tenìn un battaglione di fanteria della divisione 'Re' che, fortunatamente, fu fatto proseguire per Stermizza, circa a metà strada fra Tenìn e Bosansko Grahovo <255>. Vi era appena giunto quando, verso le tre del mattino del 30 ottobre, venne attaccato da un ottocento partigiani, tra i quali parecchie donne '256>. L'azione dei ribelli fu contenuta, ma riuscirono dare alle fiamme alcune abitazioni e cercarono di catturare iì pope Djujié, che si difese strenuamente dentro la propria casa. Con le prime luci del giorno i comunisti si ritirarono incalzati da gruppi di cetnici (257) • Quella stessa notte sul 30, trecento partigiani avevano attaccato anche il villaggio di Kljake (ad un terzo della strada da Dernis a Signo). Gli ottantacinque uomini del presidio, fra gendarmi ed anticomunisti, resistettero sino alle dieci del mattino, poi ripiegarono su Ruzié (verso Dernis). l partigiani, entrati nel paese, fecero saltare il generatore della corrente elettrica della miniera di carbone, si impadronirono di quaranta chilogrammi d'esplosivo e d'un migliaio di capsule per inneschi. Ripiegando, portarono con sé l'ingegnere Ivan Budrié, direttore della miniera, ed il parroco Josip Berkovié <258>. Non sappiamo se questo complesso d'azioni sia stato un diversivo per controbilanciare la perdita di Livno e per vantare propagandisticamente la propria superiorità su italiani e cetnici, oppure se l'azione italiana su Livno abbia prevenuto un più vasto piano, come supposto dal generale Berardi. Il comandante della 'Sassari', nella sua relazione (valutava circa ottomila uomini le forze attaccanti nelle varie fasi di questa complessa operazione) ed in base ad elementi forniti dall'ufficio 'I', esprimeva la convinzione che i comunisti non soltanto si fossero impegnati a massa «per attuare il vecchio piano di occupare Bos. Grahovo, Strmica e poscia con tutte le forze


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riunite di tentare l'occupazione di Tenin», ma che non avessero «ancora desistito da questo piano, il quale a sua volta farebbe parte di un piano molto più vasto e cioè l'occupazione della Dalmazia» (259l _ Per il generale, il combattimento di Bosansko Grahovo, aveva «costituito l'operazione più ponderosa e meglio preparata di quelle svolte nell'ambito della divisione 'Sassari' da che questa è entrata in guerra. Non solo è stata preparata con metodo e con notevoli capacità direttive, ma vi è apparso l'elemento nuovo nella tattica dei partigiani, di un tiro d'artiglieria relativamente denso e diretto con abilità. Inoltre gli attaccanti hanno dato tutti prova di grande coraggio personale confinante col fanatismo» (260l . Gli attacchi, effettuati quasi esclusivamente di notte, con il massimo chiarore lunare, e ricorrendo anche a razzi illuminanti, erano stati sistematicamente preceduti dal tiro di preparazione dei cannoni e dei mortai. Gli uomini avevano dimostrato disciplina e coordinazione; restavano appiattiti dietro gli appigli del terreno o li raggiungevano strisciando, spingendosi fino alle brevi distanze dai capisaldi nel massimo silenzio. Quindi l'assalto improvviso e violento, ma con notevole consumo di munizioni. Da questo quadro e da queste constatazioni, nel generale Berardi sorgeva un inquietante interrogativo: da chi i partigiani fossero istruiti e da chi venissero aiutati. E gli si affacciava «sempre più il sospetto che da Zagabria stessa partano aiuti più o meno clandestini» <26 1l. Esaminando la condotta dei difensori di Bosansko Grahovo, Berardi valutò positivamente il comportamento del soldato italiano, ed ebbe parole di elogio per i domobranci della colonna Chessa, che si erano «portati bene [... ] pur dimostrando una buona dose di impreparazione professionale» <262i. Questa volta, invece, 'miserando' era stato «il comportamento dei cetnici presi dal panico, i loro capi insufficienti a reagire». Tributò un particolare riconoscimento al medico del paese, un russo bianco, da anni in Jugoslavia, Basilio Ivanov che, assieme alla moglie ed alla figlia, si era prodigato «nella cura dei nostri feriti sotto il bombardamento intenso diretto sull'ospedale stesso, mettendo a nostra disposizione anche sue dotazioni di materiale sanitario» <263l. Elo·giò l'azione di comando del maggiore Oberdan Barba, e considerò in particolare l'efficacia delle opere difensive, altrimenti poco meno di settecento uomini non avrebbero potuto reggere l'urto di cinquemila partigiani, ed infliggere loro notevoli perdite. Il Notiziario giornaliero della 'Sassari' ammetteva l'impossibilità di precisare le perdite dei partigiani ma, secondo i calcoli del maggiore Barba «la cifra di cinquecento sembra la più verosimile» ed «il numero dei feriti sarebbe veramente rilevante» <264>, circa settecentocinquanta. Il maggiore basava la valutazione sulle notizie fornite dai


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contadini della zona, che parlavano di morti e feriti «trasportati con carri, mentre molti cadaveri venivano bruciati con la benzina. I feriti gravi uccisi» c265l. Gl'italiani perdettero sedici soldati ed ebbero sessantadue feriti. I cetnici, nell'attacco portato dai partigiani ai paesi intorno a Bosansko Grahovo, avevano lasciato sul terreno quarantasei uomini, oltre a ventidue feriti e sei dispersi, e dentro il presidio altri tredici morti per alcuni proiettili caduti nel paese. I civili ebbero quindici morti ·e sei feriti <266l. Gl'insuccessi di Livno, di Gracac, di Velika Popina, di Bosansko Grahovo influirono negativamente sui comunisti. Si erano mossi nella convinzione che le popolazioni comprese nel territorio della 'Sassari', o per il terrore o per la propaganda, li avrebbero accolti con favore, e che «molti cetnici avrebbero consegnato le armi o addirittura si sarebbero schierati con loro». «Le loro spie ed informatori [... ] avevano garantito che il popolo era con loro e che li attendeva come liberatori» <267>, ma nessuno fece causa comune.

* * * Fra i croati di Tenìn, gli avvenimenti di quei giorni determinarono reazioni contrastanti. Una minoranza, pur mantenendosi riservata, aveva dimostrato apprezzamento per l'opera dei soldati italiani, oltre a commentare favorevolmente «la notizia che, durante le recenti operazioni, il pope [Momcilo Djujié - n.d.a.] ed il maggiore croato Draganié [comandante delle forze croate a Tenìn - n.d.a.] abbiano pranzato assieme alla mensa del presidio di Strmica e poi si siano allontanati assieme nello stesso autocarro» <268>. Per contro la maggioranza, «fra i quali funzionari della prefettura, commercianti e l'elemento giovane maschile e femminile», si era mostrata «tutt'altro che favorevole», e «ciò non tanto per simpatia al movimento partigiano quanto per odio verso di noi [italiani - n.d.a.] e dei cetnici». Questo atteggiamento poteva essere riassunto con una frase che in quei giorni correva molto di frequente: «A noi .croati non resta altro che buttarci dalla parte dei partigiani, perché con Zagabria non si va d'accordo, con i cetnici la va male, e con gli italiani né vivi né morti» <269>. Le ripercussioni fra l'elemento serbo-ortodosso, invece, furono positive e decisamente anticomuniste. «In tal senso - riportava il Notiziario giornaliero della 'Sassari' - giungono continue invocazioni dai più lontani villaggi: dai paesi sperduti del Velebit, da Drng, da Vrlika, capi e gregari vengono alla divisione a chiedere aiuto in armi e munizioni. Tutto fa comprendere come la popolazione voglia vivere tranquilla e come, per mantenere questa tranquillità, sia disposta a combattere. Si nota un risveglio generale: a Knin ieri sono stati armati 70 nuovi volontari [... ]; la zona di Padene che in questi ultimi giorni ha ricevuto 300 fucili, ora ne reclama


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altri 400, Kosovo ha pronti altri 600 volontari; i villaggi ortodossi di Drnis, che sono male armati, ne hanno pronti 1.200» (210>. Conseguentemente il comandante della 'Sassari' considerava di dover «approfittare di queste buone disposizioni per costituire un certo numero di battaglioni riuniti e nelle mani di capi, ufficiali dell'ex-esercito jugoslavo» <271J. Evidentemente, al generale Berardi non erano ancora pervenute le nuove disposizioni di Roatta, oppure - in diverso avviso dal comandante di Supersloda - servendosi del Notiziario intendeva affidare a futura memoria il proprio parere circa l'utilizzazione dei cetnici . Roatta, il 26 ed il 27 ottobre, aveva convocato a Sebenico (quasi a prosecuzione dell'interrotto rapporto di Spalato) i comandanti del VI e del XVIII Corpo d'armata. Innanzitutto della lettura del testo d'una nota del Comando Supremo circa contatti che il commissario generale amministrativo, dottor Rusinovié, avrebbe avuto con Tito <272>. Passò poi, ad altri argomenti. Conclusa la fase 'Beta' dell'operazione 'Dinara', fu deciso che Lìvno sarebbe stata presidiata da due battaglioni ustascia, mantenendo sul posto per una trentina di giorni, un comando italiano con pochissima truppa. La costituzione del presidio di Prozor venne subordinata alla disponibilità d'un battaglione croato (domobranci o ustascia), altrimenti si sarebbe provveduto con formazioni delia M.V.A.C. mussulmana, limitando la presenza italiana al comando e ad alcuni reparti d'appoggio <273 >_ Si parlò dei battaglioni squadristi, convenendo che non era opportuno «insistere troppo sulla questione di questi btg., loro efficienza e possibilità di impiego perché si corre il rischio che essi possano essere sottratti, o restituiti all'autorità civile, senza sostituzioni» t274 l. Circa le minjere di bauxite del bacino di Mostar e per il porto di Ploce, il comandante di Supersloda raccomandò che «dispositivo e provvedimenti adottati siano mantenuti in efficienza anche perché le insistenze delle autorità tedesche (passi dell'ambasciatore tedesco a Roma presso il nostro Governo) sono continue e pressanti nonché ingittstificatamente allarmanti» l275>. In proposito il generale Spigo fece presente che la protezione della miniera di Dravica, molto probabilmente, sarebbe stata assunta «dal .Tevdjevié che avrebbe ai tedeschi chiesto come sola condizione, quella di veder impiegata mano d'opera da lui controllata» <216l . La notizia di contatti fra il capo cetnico ed i germanici non sollevò alcuna sorpresa, né una particolare discussione, confermando - così - che intese e COf!tatti di Jevdjevié con i tedeschi erano noti alle autorità italiane. Anche altri argomenti del rapporto (concorso aereo nelle operazioni, protezione delle ferrovie, comando carabinieri della Dalmazia, difesa costiera) non ebbero specifico rilievo.


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LIMITAZIONI NELL'IMPIEGO DEI CETNICI Dal verbale della riunione, si ha, invece la sensazione che il problema dei cetnici sia stato oggetto di valutazione contrastanti. Si legge, iqfatti, che «l'Eccellenza il Comandante prendendo lo spunto da obiezioni fatte dal Comandante del VI C.d.A. circa le sedi di cp. [compagnia - n.d.a.] pripremna a Gravosa, dove non sarebbe gradita, Metkovié, Ljub'u~ki, nonché da dubbi espressi da autorità croate sopra nostre mire annessionistiche sulla Serbia, nonché sul fatto che al VI C.d.A. viene attribuito atteggiamento filo serbo, ricorda come, in relazione anche agli ordini del Governo [italiano - n.d.a.J si debba affiancare il Governo [croato - n.d.a.J stesso ed appoggiarlo procurando di mantenere fermi gli impegni con esso presi. Pertanto la costituzione delle cp. pripremna va favorita, le bande cetniche vanno infrenate nei noti eccessi, e cosi far sparire le aquile serbe che le formazioni del VI C.d' A. continuerebbero a portare sul berretto» <211>. 0

Però nulla lasciava presagire le disposizioni che, su questo tema, Roatta - solamente due giorni dopo (31 ottobre) - avrebbe fatto pervenire ai due generali ed al comandante del V Corpo d'armata, (non presente al rapporto), «a conferma di quanto ho detto a Sebenico il 27 corrente» <218>. Si trattava di quattro punti, ed i primi tre d'una rigidità non usuale in.Roatta. Con estrema stringatezza, il comandante di Supersloda stabiliva che «le direttive delle Autorità centrali [di Roma - n.d.a.] dettano perfetta e costante collaborazione in tutti i campi con lo Stato croato, aderente all'Asse ed alleato» <219>. Il secondo conteneva una precisazione molto delicata: «Non esistono, parallelamente a dette direttive ufficiali, istruzioni ufficiose o segrete autorizzate, per atteggiamenti o provvedimenti che in vista di future eventualità - si scostino dalla linea di cui sopra» <280>. Quindi - punto terzo - un preciso richiamo: «Ciò posto, non esiste e non può esistere che una sola 'politica'. Atteggiamenti che inducessero a pensare che un determinato Comando, grande o piccolo, fosse per esempio 'filoserbo' mentre altri fossero 'filocroati' non sarebbero tollerati» <281 >. Mentre queste direttive erano inequivoche, la quarta, nonostante la sottolineatura di alcuni verbi fatta da Roatta stesso, appariva più possibilista. «Le M.V.A.C. 'cetniche' hanno i:eso, rendono e potranno rendere in avvenire segnalati servizi. Per questo, e - se non altro - per evitare il loro connubio coi partigiani, non è il caso di 'buttarle a mare'. Però, in vista del pericolo che possono perciò in futuro rappresentare anche per noi, in omaggio alle direttive di cui al n. I ed agli accordi conclusi in proposito col Governo croato, deve essere data piena attuazione ai provvedimenti ordinati da questo Comando, e debbono essere assolutamente evitati ulteriori eccessi da parte delle formazioni in parola» <282>.


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Pensiamo che le ragioni di queste direttive non siano da cercarsi nella diversità d'opinioni manifestate durante il rapporto a Sebenico (il comandante di Supersloda aveva troppo prestigio personale e capacità di risolvere sul momento problemi del genere), poiché non apparivano tali da costringere Roatta al richiamo scritto, collettivo, coinvolgendo il generale Robotti, comandante del V Corpo d'armata, che non aveva partecipato alla riunione. È invece probabile che Roatta, rientrato a Sussa, abbia trovato qualche rilievo da Roma, dove l'orientamento del ministero degli affari esteri sulla linea seguita e da seguire nei confronti dei cetnici divergeva da quella di Supersloda. A fine agosto, Roatta aveva sottoposto al Comando Supremo uno studio in cui illustrava i criteri da adottare nei confronti delle formazioni cetniche, e ne aveva ottenuto l'approvazione <2B3l. Successivamente (11 ottobre), sia pure con alcune riserve, aveva manifestato il proprio punto di vista sull'apporto delle M. V.A.e. cetniche nella lotta contro il comunismo. «Combattono magnificamente (vedi recentissima operazione di Prozor, etc.), ma rappresentano un noto futuro pericolo, e si lasciano andare a volte ad eccessi. Sono note le mie idee ed i miei progetti circa tali bande, che cotesto C.S. [Comando Supremo - n.d.a.J ha appr.ovato. Morale: r:011 aumentarle e servirsene con cautela» <284>, Se cosi scriveva Roatta I' 11 ottobre, tre giorni dopo l'ufficio 'Croazia' del ministero degli affari esteri, a firma Corrado Baldoni, predisponeva un 'appunto' sui cetnici. Baldoni faceva presente che dall'Ufficio di collegamento con Supersloda, dal Governo della Dalmazia, dal consolato di Mostar, erano pervenute «con crescente intensità» segnalazioni su «la seria minaccia insita nell'atteggiamento di indipendenza assunto dalle bande cetniche dell'Erzegovina da noi organizzate e assoldate, nonché gli stretti rapporti dei loro capi con il comando [recte: comandante] ribelle dell'ex-Jugoslavia [Mihajlovié - n.d.a.]» <285>. Ricordava i passi della Santa Sede, del Gran Muftì di Gerusalemme, dell'ambasciata tedesca, della delegazione di Croazia, del ministro Lorkovié e richiamava «l'attenzione [... ] sui gravissimi atti delittuosi compiuti da tali bande a danno delle popolazioni tanto cattoliche che mussulmane>> <286'. Faceva rilevare che «il ministero, pur essendosi reso conto a suo tempo della convenienza che ha indotto il Comando Supremo a contrastare la minar.:cia delle bande comuniste con l'assoldare bande cetniche, tenne più volte a fargli presente, nei mesi scorsi, il proprio punto di vista circa il dubbio atteggiamento di tali bande nei nostri riguardi ed il malumore con cui esse venivano viste dal Governo croato» <287). A conclusione, Baldoni proponeva di «prospettare nuovamente il problema al Comando Supremo in una visione d'insieme», ed aggiungeva che «in tal sensa è stato preparato


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l'unito progetto di telegramma» <258>. Ma, per il momento, l'appunto ed il telegramma non ebbero seguito. Sul primo foglio venne apposta una nota a matita: «Sospeso, d'ordine - 17/X» <289>. La sospensione, quasi certamente, fu determinata dal telegramma con cui il console Castellani, da Zagabria, aveva riferìto sull'esito dell'incontro del 15 ottobre fra Roatta e Pavelié; sul ' cordialissimo colloquio' che aveva avuto luogo; sull'accordo in merito ai cetnici <290>, Ma, dopo due settimane, il ministero degli affari esteri, constatando che l'accordo non aveva avuto esecuzione, dovette riprendere le conclusioni del 'appunto' di Baldoni, e non è da escludere che un richiamo a Roatta sia stato fatto da Mussolini stesso òppure a suo nome. Questo spiegherebbe la durezza del comandante di Supersloda nell'impartire le disposizioni, e l'inusitata urgenz.a con cui Castellani, il 31 ottobre, da Sussa informava Roma delle decisioni prese da Roatta . Nella mattinata ne aveva dato notizia a Palazzo Chigi per telefono, e subito dopo con un telegramma confermava «quanto riferito per telefono stamane». Cioè, diceva Castellani, «mi è stato assicurato aver Supersloda già iniziato esecuzione accordi intercorsi con Poglavnik circa le bande cetniche anticomuniste» <291>. Precisava che le istruzioni sia per sospendere il loro armamento, sia per l'esecuzione degli altri punti concordati a Zagabria, erano già state impartite da Roatta. Faceva, inoltre, sapere che «Supersloda ha energicamente richiamato i Comandanti del V, XVIII e VI Corpo d ' armata» <292>, e sintetizzava i quattro punti di Roatta ed i provvedimenti presi nei confronti dei cetnici. Il generale Santovito (l'obiettore di Roatta a Sebenico) in ossequio delle nuove disposizioni, ed escludendo qualsiasi considerazione di carattere politico o di contingenti situazioni locali, ordinava alle dipendenti divisioni, che «nessuna nuova unità A.C. [anticomunista - n.d.a.J cetnica deve essere formata. Nessuna immissione di altri elementi negli attuali battaglioni dovrà esser fatta. Le eventuali perdite per morti, internamenti, condanne, ecc. non dovranno essere ripianate, fatta eccezione per le necessarie sostituzioni dei capi». «Nessuna ulteriore distribuzione di armi e di munizioni dovrà esser fatta se non autorizzata da questo Comando» <293>. Le disposizioni arrivarono anche al generale Berardi, comandante della 'Sassari', ma egli le applicò con più duttilità, forse anche perché i suoi personali orientamenti collimavano con quelli del diretto superiore, generale Spigo. Questi aveva scritto a Supersloda il 24 ottobre (cioè pochi giorni prima del rapporto di Sebenico e delle disposizioni di Roatta) che «le formazioni M.V.A.C. ortodosse del Corpo d 'armata, che si identificano con quelle del territorio della 'Sassari' ci dimostrano fedeltà e vanno sempre più assumendo veste militare che faciliterà il loro impiego e la loro coman-


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<labilità» c294>. Non nascondeva, però che «hanno i difetti di tutte le formazioni volontarie: poca disciplina, intemperanza in ogni loro manifestazio~ ne, individualismo di troppi capi locali». Tuttavia, pur con i loro difetti, erano ·utili, poiché «hanno costituito un cuscinetto che separa i nostri presìdi dalle forze partigiane [... ]. Tutta la pressione dei ribelli è sostenuta d~lle formazioni M.V.A.C., che compiono un gravoso e continuo servizio di guerra di giorno e di notte, su posizioni montane esposte ai rigori dell'inverno-incipiente ed ai colpi del nemico». Inoltre, «l'opera di tali formazioni ha fatto sì che il territorio della 'Sassari', che fino a poco tempo fa era il più agitato, è ora divenuto il più tranquillo; lo spirito delle popolazioni è sollevato; ognuno può accudire al proprio lavoro in piena libertà; le comunicazioni stradali e ferroviarie sono buone; l'ordine pubblico è soddisfacente-» <295 >. Questa lettera, quasi certamente, era il riscontro ai quesiti posti da Supersloda per consentire a Roattà di dare una motivata risposta ai rilievi di Palazzo Chigi che, premuto dalle autorità croate, insiteva per lo scioglimento ed il disarmo delle M .V.A.C. ortodosse. Infatti, il generale Spigo proseguiva nella relazione scrivendo che, «addiveniire allo scioglimento di tali formazioni, sarebbe indubbiamente un errore perché, anche volendo ammettere che i cetnici rimanessero neutrali nei nostri confronti, sarebbe molto difficile, se non impossibile, coi soli mezzi di cui disponiamo, garantire le condizioni di relativa tranquillità e sicurezza delle quali gode attualmente il territorio. Dubito molto[ ... ] della opportunità di un loro disarmo immediato, come richiesto dal Ministero degli affari Esteri croato col suo foglio n. V.T. 757/42 del 10 corrente [la lettera di Lorkovié a Roatta n.d.a.], anche se in un futuro più o meno prossimo tali formazioni dovessero assumere un atteggiamento ostile nei nostri confronti; cosa che del resto, per mio personale convincimento, metto assai in dubbio» <296>. · Ma gli ordini erano precisi, ed il generale Berardi, in data del 9 novembre, faceva annotare nel diario storico della 'Sassari' che, pur continuando «le domande· dei capi cetnici per avere armi e munizioni allo scopo di poter efficacemente far fronte ai partigiani che ogni giorno aumentano di numero e di armamento, questo comando non può aderire alle richieste sia perché non ha più grosse disponibilità di munizioni Mauser e Lobel che costituiscono l'armamento della M.V.A.C., sia perché direttive riservate delle superiori autorità vietano di dare armi e ordinano di limitare al minimo le cessioni delle munizioni» <291>. Il generale non nascondeva le proprie preoccupazioni di fronte ai nuovi ordini che, se soddisfacevano ~agabria, militarmente 'congelavano' i cetnici, annullando un prezioso lavoro di mesi. Dopo esser stati inquadrati, armati, organizzati in battaglioni, riceven-


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do soldo e razioni, e mentre erano citati negli ordini del giorno per aver dimostrato capacità combattiva e lealtà, nelle migliori delle ipotesi venivano posti in 'quarantena'. Le intese tra comandi italiani e movimento cetnico sembravano avviate ad un inevitabile logoramento. Ma gli effetti di questa evoluzione sarebbero ricaduti sullo stesso soldato italiano, poiché - scriveva Berardi proprio quando «le forze italiane non ricevono complementi che riempiano i molti vuoti creati da combattimenti, malattie e collocamento in congedo ed altre· cause», quando «la forza media dei battaglioni di ftr. [fanteria n.d.a.], si aggira sui 500 uomini scarsi e le deficienze aumentano sempre» <29sJ, si sarebbe dovuto rinunciare all'apporto dei cetnici.

In prospettiva, nell'autunno 1942, le condizioni dei reparti italiani dovevano far riflettere. Oltre al 'congelamento' dei cetnici, si ponevano altri due problemi: il grado di efficienza delle unità italiane (in degrado) e lo scarso rendimento sempre più palese, dell'esercito croato. Su tutto incideva l'andamento negativo delle operazioni sulle altre fronti di guerra. Il ripiegamento da El Alamein e lo sbarco delle forze anglo-americane in Africa settentrionale, avrebbero ben presto fatto sentire il loro peso. È vero che Roatta, verso la metà d'ottobre, aveva rassicurato il Comando Supremo dicendo di considerare 'adeguate' le forze che aveva a disposizione. Ma il termine 'adeguate' doveva essere una espressione più che altro diplomatica poiché, poche righe dopo, chiedeva che la divisione 'Granatieri' non venisse richiamata in Patria, o quanto meno che fosse sostituita. Domandava due battaglioni per la divisione 'Emilia' ; un battaglione mitraglieri per la 'Macerata', più alcuni battaglioni per la protezione delle linee ferroviarie e, per la primavera, altri battaglioni per la difesa delle isole <299J_ Con il problema dei complementi, poneva quello del logorio degli uomini, facendo .presente la necessità di concedere loro «qualche turno di riposo, almeno ai reparti dislocati nei tratti più minacciati. Si tratta di un servizio veramente faticoso, compiuto in continuo stato d'allarme e che protratto per mesi e mesi - logora molto» <300>. Sul soldato, oltre la stanchezza fisica, incideva il limitato numero delle licenze; «un problema essenziale e morale che ha - e più ancora potrebbe avere in seguito, se non convenientemente risolto - una grande influenza sullo stato d'animo dei · reparti» <~ 0 1J.

Il quadro tracciato da Roatta diventava ancor meno favorevole in relazione al ben scarso apporto dell'esercito croato. «Cominciamo col dire - avvertiva il comandante di Supersloda - che in una situazione come quella in atto, che richiederebbe accordo e concentramento perfetti, si sono


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creati due eserciti - 'domobrani' ed 'ustascia' - che diffidano l'uno dell'altro, si fanno la concorrenza, ed uno - l'ustasda - si ritiene, ed in effetti finisce per essere, indipendente dagli alti comandi domobrani» <302>. I croati, nell'intento anche comprensibile di controllare la maggiore estensione del loro territorio, 'disseminavano' i reparti in tanti piccoli distaccamenti, che finivano con il costituire un «magazzino di rifornimento armi e munizioni - e spesso di uomini - per i ribelli>> <303>. Lo Stato Maggiore di Zagabria, oltre a maneggiare «uno strumento di cui non è sempre sicuro, la peggiore situazione per un comandante» <304l, appariva tecnicamente impari al compito sia dal punto di vìsta organizzativo, sia da quello operativo. Per queste ragioni Roatta, di fronte alle richieste di armi da parte del Governo di Zagabria osservava che, per dare efficienza all'esercito croato, c'era bisogno non solamente «di materiale, ma molto più di inquadramento e di morale» <305>_ «In quanto poi all'armamento, da parte nostra, ai reparti croati, - affermava il comandante di Supersloda - sono assolutamente di avviso di procedere con cautela: ossia a limitarci dapprima al programma in corso (alcuni battaglioni domobranci ed ustascia, ed una trentina di compagnie ustaska pripremna) e vedere come si comportano . Armare, eventualmente, in seguito solo i reparti che passino - come i precedenti - ai nostri ordini» <306>. Altrettanto negativo il giudizio circa le formazioni anticomuniste croate, sulle quali «si dovrebbe in teoria poter fare grandissimo assegnamento. Si tratterebbe per esse di difendere il proprio Paese ed il proprio Stato» ·e, nell'ambito dei problemi etnico-politici interni della Croazia, «costituire con esse un efficace contrappeso alle bande 'cetniche'» <307>. Ma ben pochi. croati avevano risposto all'invito di arruolarsi, ed a parere di Roatta non poteva «essere diversamente, quando ci sono tanti renitenti, e quando le stesse truppe regolari sono così poco sicure» c3osJ. Naturale, quindi, che in relazione alle condizioni in cui si trovavano i reparti italiani, a quelle dell'esercito croato, alle difficoltà che l'inverno ormai imminente avrebbe portato, e di fronte all'aumento delle forze comuniste, alla loro nuova tattica, il problema dell'apporto dei cetnici tornasse in primo piano. Supersloda - nonostante gli ordini impartiti da Roatta il 31 ottobre - non avrebbe potuto rinunciare al loro concorso, anche se Palazzo Chigi persisteva nel proprio orientamento. Verso il 10 novembre, al console Castellani, che si trovava a Roma dove era stato chiamato per riferire, pervenne una lettera del coJlega Armando Gabaldoni (il quale Io sostituiva durante l'assenza presso Supersloda). Gli faceva presente d'esser stato sollecitato dal sottocapo di Stato Maggiore di Supersloda, colonnello Giacomo Zanussi, affinché «nel corso delle conversazioni»


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che avrebbe avuto a Roma cercasse di «mettere acqua sul fuoco sulla questione delle bande cetniche A.C. e dei loro comandanti» <309>. Zanussi aveva espresso il timore che un eventuale allontanamento di Jevdjevié e di Baéovié potesse portare «al sicuro passaggio delle bande da essi controllate al Mihajlovié». Perciò, scriveva Gabaldoni, «il Sottocapo di S.M. considera [... ] prudente, almeno per ora, lasciare la questione in sospeso, checché •possano pensare tedeschi e croati» <310l.

PREOCCUPAZIONI TEDESCHE PER LA SITUAZIONE IN CROAZIA Le operazioni di Prozor e di Livno - per gran parte - erano state positive, come positivo era stato l'esito degli scontri sostenuti dalla 'Sassari', e dei combattimenti tedesco-croati nelle zone di Jajce e di Donji Vakuf, ma non avevano portato alcun miglioramento alle condizioni interne della Croazia. Aumentò, invece, la preoccupazione delle autorità tedesche a Zagabria, al punto da manifestare i loro timori ai colleghi italiani. Il ministro di Germania, Kasche, fece presente a Casertano la necessità di coordinare l'azione delle forze armate italiane e tedesche nelle operazioni contro i ribelli. Prospettò l'utilità d'una più stretta collaborazione con lo Stato Maggiore croato per mettere i reparti croati nelle condizioni di affrontare da soli i partigiani. Lasciò trasparire l'opportunità di abolire la linea di demarcazione fra le zone d'influenza tedesca e italiana, consentendo alla Wehrmacht ed alle unità italiane una reciproca libertà di movimento nelle operazioni a largo raggio. Riconobbe l'insufficienza numerica dei reparti germanici in Croazia, ed assicurò il proprio interessamento presso l'Alto Comando germanico. Nel corso del colloquio Kasche manifestò un notevole pessimismo circa la situazione croata, sugli uomini, sul Governo, .e Casertano ne rimase sorpreso poiché, almeno sino a quel momento, il ministro tedesco aveva sempre dimostrato ampia fiducia in Pavelié e nei suoi collaboratori. Pochi giorni dopo (20 ottobre), questa volta il generale Glaise Horstenau si recò presso la missione militare italiana a Zagabria, per un incontro - «del tutto personale e riservato» - con il colonnello Gian Carlo Re, raccomandandogli che del colloquio «non avesse sentore il Ministero degli esteri germanico» C311l. Anche il generale tedesco vedeva la situazione croata in rapido peggioramento; il Governo di Pavelié avversato dalla popolazione; inefficiente l'amministrazione statale; inutili, ma gravide di conseguenze, le violenze degli ustascia. Citava la recente deportazione di seimilacinquecento persone dal circondario di Bjelovar, accusate d'essere ·comu-


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niste, e la «efferata azione repressiva>> condotta nel Sirmio, «apparentemente diretta contro i partigiani, ma in effetti eseguita uccidendo e massacrando popolazioni in gran parte inermi ed innocenti» <312>. Violenze volute e dirette - affermava il generale - dalla 'cricca' del cosiddetto 'Controllo Ustascia' , un organo creato nel 1941 dal Poglavnik, con compiti informativi, di polizia protettiva e di servizio di sicurezza per la tutela del regime <313>. Ma per il modo con cui aveva operato ed operava, era divenuto l'incubo della popolazione. Quella 'cricca', aggiungeva Glaise Horstenau, «se non conta oggi più a capo il giovane Eugenio Kvaternik [... ], è però ancora viva ed attiva, e sfugge a qualsiasi controllo, anche a quello del Capo [Pavelié - n.d.a.]» <314>, Per di più - asseriva sempre il generale - «non si capisce se quest'ultimo non voglia o non possa dominarla» <315>. Non doveva, quindi, sorprendere se la gente, vessata e terrorizzata specialmente nelle campagne, passava ai ribelli_ D'altro Iato, «il malcontento generale, la situazione alimentare difficilissima, la nessuna prospettiva d'un miglioramento» costituivano le premesse per «creare facilmente e a non lunga scadenza uno stato di anarchia nel paese». Di fronte a queste prevedibili conseguenze, il generale sosteneva la necessità che da parte dell'Italia e della Germania si arrivasse quanto prima ad una riconsiderazione della situazione croata, «per le gravi ripercussioni di carattere militare che potrebbero derivarne» <316>. Glaise Horstenau riteneva impellente «porre termine a questo stato di cose [ ...] ed eliminare un pericolo che poteva essere gravissimo [... ], qualunque siano gli sviluppi delle future azioni di guerra e qualunque possa essere il risultato di questa guerra» <3 11>. Anche il recente rimpasto del Governo gli appariva inutile: i ministri mancavano di a.scendente, ed il nuovo capo della polizia non aveva sufficiente autorità. Insisteva sull'urgenza di «un cambiamento ben più profondo[ ... ]. Devono imporlo Italia e Germania di comune accordo, perché [... ] è necessario [ ... ] che il settore croato sia portato all'ordine al più presto» <318>. Ma la soluzione di questi problemi richiedeva decisioni ad altissimo livello, fra Mussolini e Hitler, poiché «soltanto se il Duce imposterà tale problema sarà possibile trovare una linea di condotta comune per portare in Croazia quell'ordine che l'attuale regime non ha saputo e non saprà portare» <319>. Nella sua esposizione, Glaise Horstenau affacciò, sia pure indirettamente, anche la possibilità d'un ritorno di Macek sulla scena politica. Quanto era stato detto, per espressa volontà del generale, doveva restar ammantato di segretezza, e l'insolito - per un tedesco - accenno ad un possibile esito negativo della guerra, non poteva non sollevare interrogativi e perplessità.


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. Mentre Casertano aveva riferito a Roma, senza commenti, il colloquio con Kasche, il colonnello Re tentò di dare una ragione alle parole di Glaise Horstenau. P.iù che altro gli sembravano dettate «dalla nuova situazione creatasi coi recenti cambiamenti nella compagine governativa» a Zagabria, e dal fatto che il rimpasto aveva sottratto «elementi fidati» e «probabilmente posto un alt all'intrigo del generale tedesco negli ambienti politici e militari croati, notoriamente volto a gettare la Croazia nelle braccia del Reich, sottraendola alla nostra influenza» (320l. Valutazioni certamente non nuove né molto perspicaci, ma il colonnello non era in grado di formulare giudizi più pertinenti, poiché ignorava - non avendo ricevuto alcun ri\gguaglio da Roma - il contenuto del colloquio Hitler-Pavelié, e la preminenza che il Fiihrer, almeno a parole, aveva riconosciuto all'Italia. Roma, dopo un mese dal momento in cui aveva ricevuto l'appunto sul colloquio fra il Fiihrer ed il Poglavnik, non aveva ancora informato - e sembra quasi incredibile - né il proprio ministro né il capo della missione militare a Zagabria, mentre i ragionamenti di Kasche e di Glaise Horstenau erano la trasposizione degli orientamenti di Hitler. Lo stesso suggerimento, certamente anomalo se non collegato alle posizioni assunte dal Fiihrer, che fosse Mussolini ad affrontare l'argomento Croazia con Hitler, per Glaise Horstenau era logicamente consequenziale, e la mossa successiva non poteva non spettare all'Italia. Roma, invece, non si mosse, forse temendo un tranello (e ciò può rientrare in una prudente - o incerta - valutazione politica), ma almeno avrebbe dovuto, attraverso i propri rappresentanti a Zagabria, far saggiare l'ambiente germanico, ed accertare sino a qual punto le intenzioni di Hitler fossero sincere. Il colonnello Re, tuttavia, dovette acquisire notizie più aggiornate, poiché alcuni giorni dopo inviava al Comando Supremo un rapporto intitolato: Influenza militare italiana e germanica in Croazia (321 J. Quasi a conferma della ignoranza 'ufficiale' del colloquio Pavelié-Hitler, all'inizio della relazione scriveva che «alcune voci di un possibile prossimo cambiamento nell'indirizzo politico-militare seguito finora da questi Rappresentanti del Reich ver.so la Croazia», lasciavano scorgere la «possibilità che il predetto cambiamento d'indirizzo ci offrirebbe per riaffermare nel campo militare (con rilevanti riflessi anche nel campo politico-economico) quei diritti di preminente interesse sulla Croazia riconosciutici da accordi e trattati» (mJ. Ascriveva questo possibile cambiamento (anche secondo «voci autorevoli - e tra queste quella del generaie Glaise von Horstenau») al fatto che <<il Fiihrer avrebbe riaffermato più volte nel colloquio col capo dello Stato croato il preminente interesse dell'Italia in questo Paese» (323).


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Dopo questa premessa, e prima di formulare alcune proposte per la tutela degl'interessi dell'Italia, il colonnello ricordava che i tedeschi, per assicurarsi il controllo delle forze armate croate erano ricorsi anche alle nostalgie asburgiche dell'alta ufficialità, ed alla rigidità della linea di demarcazione che divideva la Croazia nelle due zone d'influenza; sul piano più strettamente militare i comandi germanici avevano fornito ai croati armi e materiali, ed una costante collaborazione nelle azioni contro i partigiani; s'erano assunti l'addestramento dei reparti ed una divisione croata, con i relativi complementi, era in approntamento nel campo di Stockerau (Austria Inferiore) !324>. Al confronto, osservava il colonnello, ben scarso era stato l'apporto dell' Italia. Una 'Legione croata', istruita a Riva del Garda, era stata aggregata ali' ARM.I.R. (Armata italiana - Russia); ma si trattava di tremilacinquecento uomini, di fronte ai venti-venticinquemila addestrati dai tedeschi. Poco opportuna si era dimostrata la decisione di Supersloda di escludere dalla prima e dalla seconda zona domobranci ed ustascia, poiché quei «motivi di sicurezza della fascia costiera che ci hanno indotto or è un anno a rafforzare il presidio, allontanando le formazioni militari croate - specie ustascia - apportatrici i disordini», avevano «provocato l'ammassamento della maggior parte delle truppe croate nelle stesse regioni ad est della linea di demarcazione, ponendole a contatto e sotto la diretta influenza dei comandi tedeschi» <325 >_ I comandi italiani, di fronte alle violenze degli ustascia, e per dare immediata sicurezza alle popolazioni, avevano preferito (forse anche P,erché meno complicato e di più rapida attuazione) allontanarli. Ora - secondo il colonnello Re - l'evolversi della situazione rendeva evidente il vantaggio che si sarebbe consegu~to, sia pure a più lunga scadenza, prendendo sotto controllo le milizie di Pavelié ed i domobranci, inquadrandoli, istruendoli, disciplinandoli. Così, nell'autunno 1942, al di là ddla linea di demarcazione si trovavano dislocati non meno di novantasei battaglioni croati (cinquanta di domobranci, venti ustascia, sedici 'brigate da montagna') praticamente agli ordini dei tedeschi. Al di qua della linea, solamente una ventina, comprendendovi anche le recentissime trentadue compagnie ustaska pripremna, pari ad otto battaglioni <326>. Circa l'armamento, Ciano, al convegno di Venezia (15-16 dicembre 1941), aveva promesso a Pavelié centomila fucili , ma solamente nella tarda estate del 1942, e dopo insistenti pressioni da parte croata, ne erano stati consegnati diciottomila, e duecento mitragliatrici. È vero che l'Italia era più prodiga della Germania nel favorire visite di esponenti e di ufficiali croati alle istituzioni ed alle installazioni militari in Penisola, o nell' ammettere ai corsi normali e speciali oppure nelle accademie


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ufficiali e sottufficiali croati; ma questi vantaggi non compensavano certamente le altre carenze. Un ulteriore condizionamento al prestigio italiano era determinato dalla linea di demarcazione. Tracciata nell'aprile 1941 per contingenti ragioni d'opportunità operative, i tedeschi l'avevano progressivamente trasformata in un invalicabile confine che escludeva ogni influenza italiana, ed i comandi italiani, da parte loro, avevano risposto con analogo rigore. Così la Croazia, non solamente nel campo militare ma anche in quello politico ed economico, era rimasta divisa in due zone. «Operativamente considerata, tale linea - diceva il colonnello Re - è oggi un assurdo, in quant<!I ci costringe a vedere l'azione ribelle, che si sviluppa sempre più unitaria, sotto due prospettive, e a fronteggiarla separatamente» (327>, Perciò riteneva indispensabile «abolire l'artificiosa separazione» ed «opporre all'unico comando ribelle un comando unicÒ che agisca con azione unitaria». Per Re, il «comando unico [... ] dovrebbe esser affidato all'Italia ed agire in stretto collegamento con lo Stato Maggiore croato e col comando tedesco in Croazia» <32s>. Proposte logiche, e sintetizzabili in poche parole come tutte le cose èvidenti, ma una loro realizzazione sarebbe stata tutt'altro che agevole. Ventiquattro ore dopo l'invio a Roma di questa relazione, Casertano, in una nota al ministero degli affari esteri, commentava positivamente le valutazioni e le proposte del colonnello Re. Anche per il ministro il momento appariva favorevole all'Italia, soprattutto perché «si avverte qui scriveva Casertano - negli ambienti tedeschi e negli ambienti croati [... ] che una direttiva recente è stata data dal Reich, o dal Fi.ihrer stesso, nel senso di riaffermare la preminenza degli interessi italiani nello spazio vitale croato» <329J. Sintomatico quel 'si avverte qui': dimostrava che Palazzo Chigi non aveva ancora inviato al ministro alcuna informazione sull'incontro Hitler-Pavelié. Casertano conveniva sull'opportunità che, «in occasione di nostre conversazioni con la parte tedesca, venisse riesaminata la situazione nell'interesse comune», ed a suo giudizio, Roma ne aveva i titoli, sia perché «l'Italia si trova ad essere garante dell'attuale regime», sia perché a causa della linea di demarcazione, oggi «non può influire praticamente sul Governo [di Pavelié - n.d.a.] per quanto riguarda la situazione di gran parte della Croazia» <33oJ. Ma se il colonnello Re auspicava un comando unico italiano, Casertano andav8 oltre e, ribadendo che l'Italia, per i Patti del 18 maggio 1941, aveva assunto la garanzia della Croazia e del regime ustascia, proponeva di «decisamente controllare: a) la politica interna del Paese (polizia); b) le condizioni di vita delle popolazioni a cominciare da Zaga-


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bria sino alle località minori (gendarmeria); e) la politica militare (Ministero delle Forze armate) per quanto si riferisce alla organizzazione dell'esercito ed all'impiego delle forze nei diversi settori operativi» 0 31l. Il ministro, nella realizzazione di questo progetto - in pratica un protettorato sulla Croazia - vedeva le maggiori difficoltà nel controllo militare del Paese, «per l'onere, forse eccessivo, che verremmo ad assumere>>. In ogni modo la linea di demarcazione andava soppressa, o per lo meno spostata ad est, e così «comprendere in unico settore la Croazia orograficamete più confacente alla guerriglia» <332>, Un vero regalo per Supersloda! Il 2 novembre, anche il capo della Delegazione del Partito fascista in Croazia, consigliere nazionale (deputato) Carlo Balestra di Mottola, spediva da Zagabria una relazione per il Segretario del P.N.F., Aldo Vidussoni l333l. Sostanzialmente ripeteva le valutazioni di Re e di Casertano, ma se ne discostava nelle conclusioni. Non parlava di soppressione della linea di demarcazione, né di controlli politico-amministrativi sul Paese: sosteneva semplicemente di estendere il presidio all'intera Croazia. Queste proposte, che oggi ben possono stupire, in quei momenti avevano la loro validità, poiché la battaglia di El Alamein non era ancora iniziata (cominciò il 4 novembre), e nessuno poteva immaginare che 1'8 novembre gli anglo-americani sarebbero sbarcati nel nord Africa, mutando radicalmente il corso della guerra. Tuttavia sorprende che Casertano e Re (di Carlo Balestra di Mottola, non si hanno altri ragguagli) osservatori informati del fenomeno Croazia, ed indipendentemente da quanto stava per accadere sul fronte libico che non potevano divinare, abbiano concordemente proposto a Roma piani di così vasta portata, obiettivamente al di fuori delle possibilità dell'Italia. L'assunzione del comando unico, i controlli sugli organismi amministrativi e militari dello Stato croato, al caso, sarebbero stati attuabili solamente se l'Italia avesse già avuto una solida influenza nei singoli settori croati, ed avesse goduto di ampio prestigio. Sorprende, ancora, che Casertano e Re non si rendessero conto delle effettive carenze dell'Italia quando, negli stessi giorni, altre persone, certamente meno addentro nei maneggi della politica condotta da tedeschi e da croati, come il giornalista Giuseppe Solari Bozzi ed il generale Giuseppe Piéche, vice-comandante generale dell'Arma dei carabinieri, erano costretti, dalla realtà dei fatti, a riferire a Roma in modo ben diverso. Il direttore dell'Ufficio Stefani nella capitale croata, Giuseppe Solari Bozzi, era autore di un'ampia nota <334> al senatore Manlio Morgagni, presidente dell'Agenzia. Giornalista acuto, libero dai vincoli d'ufficialità, con una visione non condizionata da responsabilità di funzioni o d'incarichi, esaminava la genesi e lo sviluppo della Croazia in relazione agl'interessi


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italiani e tedeschi. Pavelié, nell'aprile 1941, aveva trovato una situazione estremamente difficile. Le attività politiche, quelle economiche e finanziarie erano dominate da «una cricca ebraico-massonica»; diffusa la «ostilità e la diffidenza della cosiddetta 'inteligentia' nei riguardi dei nuovi venuti» <335l; disordine amministrativo e corruzione nella burocrazia; forte la corrente comunista; opinione pubblica filo-inglese ed incerta «tra il cocente ricordo dei vecchi rancori antitaliani [... ] e la realtà [... ] di un'Italia soccoritrice del movimento di liberazione croato» <336>, oltre al risorgere di nostalgie asburgiche. In fine, di fronte «ad una Germania preparatissima, decisa a conquistare, con ogni mezzo, una situazione politico-economica di netta prevalenza», una «Italia che si presentava senza programmi, senza preparazione, senza una schiera di uomini capaci di difendere posizioni ed interessi» <337>. I massacri compiuti dagli ustascia, ben presto - asseriva Solari Bozzi - «tolsero al regime, definitivamente, ogni base morale» <335>, e chiamava in causa lo stesso Pavelié, poiché «era stato lui personalmente ad averli voluti e non già, come ora vorrebbe far credere, il figlio del Maresciallo Kvaternik, Eugenio». «Questo, fu veramente il tragico errore di PaveIié» (339>. Anche se gli si poteva riconoscere il merito d'aver dato al Paese una certa ossatura politico-amministrativa, di aver gettato le basi per buone riforme sociali, d'essersi impegnato ad attuare una specie di piano quinquennale per l'economia rurale, d'aver introdotto riforme scolastiche, d'aver cercato d'incentivare la produzione, e senza considerare gl'insuccessi nel campo commerciale e nell'organizzazione delle forze armate, la sua azione di governo era stata compromessa dalle violenze degli ustascia <340>. Anche se l'Italia, ripeteva il giornalista, si «era presentata in Croazia senza programmi precisi, senza un'attrezzatura organizzativa atta ad affrontare la ben prevedibile e ferratissima organizzazione germanica per la conquista di questo mercato» <341>, il più grave errore di Roma era stato quello di «aver permesso che in uno stesso tempo si facessero due politiche contrastanti: una di amicizia e di collaborazione a Zagabria, un'altra nettamente opposta a questa, condotta dalle nostre autorità militari, di modo che non poche volte ci siamo fatti cogliere con le mani nel sacco, ed abbiamo offerto il fianco a critiche croate che ci era assai difficile smentire seriamente» <342>. Nel campo economico, l'insuccesso italiano era stato completo. «Ci siamo fatti battere in pieno dai nostri amici tedeschi [vedi la Sudosteuropa Gesel/schaft - n.d.a.J, i quali non hanno badato né a spese né a scelte di mezzi». «Non si ha l'idea della aggressività dei tedeschi per contenderci ciò che doveva essere nostro!» <343>. «Essi hanno ormai in mano la Croazia:


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economicamente perché si sono impossessati di quasi tutte le posizioni chiave; militarmente con una occupazione larvata ma operante, non solo attraverso le forze militari, ma soprattutto per mezzo d'un esercito di spioni e di agitatori» c344>. In questo ambiente estremamente difficile, solamente l'opera del ministro Casertano gli appariva apprezzabile: «si è battuto e si batte con tenace resistenza». Inadeguata l'azione della missione militare che aveva «quasi completamente fallito il suo scopo[ ...], quello di organizzare l'esercito croato» c345>. Tuttavia, le nuove direttive di Hitler, l'allontanamento dell'elemento asburgico, ed un possibile rientro di Macek sulla scena politica, sembravano aprire qualche spiraglio per un rinnovato impegno dell'Italia. Ma Solari Bozzi non si lasciava prendere la mano da entusiasmi: era necessario «saper agire»; avere «idee chiare e programmi che diano alle nostre Autorità la possibilità di condurre una politica costante ed armonica» <346); «smascherare [... ] la permanente antitesi tra la buona volontà di Hitler e la prassi dei suo.i organi esecutivi in Croazia» <347>; «evitare, soprattutto, da parte delle nostre autorità militari, azioni o gesti troppo apertamente ostili ai croati» C348>. Pavelié andava sostenuto, ma si doveva «fargli molto chiaramente intendere c/:le direttive future della sua politica dovranno effettivamente essere quelle tracciate dagli Accordi romani [... ], senza voler giocare la parte del furbo che vuol tenere due piedi in una scarpa» <349>, Nello stesso tempo, era necessario allontanare da Zagabria quegli italiani che «incuranti del danno che portano al nostro prestigio, continuano a disonorarci con losche attività speculatrici» CJ50>. La diagnosi di Solari Bozzi, che pur toccava i più importanti aspetti della situazione croata, spendeva poche parole per quel mezzo di lotta e di penetrazione, spesso determinante, che è la propaganda, quasi avesse saputo che di questo argomento se ne era interessato il generale Piéche c351>. Per il vice-comandante generale dei carabinieri, i tedeschi erano stati tempestivi ed efficienti, sopravvanzando di molte lunghezze gl'italiani. Sin dai primi giorni del maggio 1941 avevano diffuso un loro giornale ufficiale, la Deutsche Zeitung in Kroatien. Parallelamente pubblicavano il Rad ( = Il lavoro) per le mase operaie, ed il settimanale Neue Ordnung ("" Ordine Nuovo). Dopo poco tempo avevano assunto il controllo della Casa editrice Europa Ver/ag, che formalmente mantenne una facciiata croata. Istituirono un'agenzia per la distribuzione d'articoli e materiale fotografico . Facevano arrivare dalla Germania diciassette quotidiani e novantuno periodici e riviste, attraverso una rete di comunicazioni che consentiva di distribuirli entro ventiquattro ore dalla pubblicazione. L'Italia, per iniziativa del senatore Morgagni, aveva sùbito aperto a


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Zagabria un ufficio del!' Agenzia Stefani, ma ben presto i tedeschi, attraverso le autorità croate, avevano creato difficoltà contrapponendovi l'agenzia di Stato croata Velebit. Solamente con gennaio del 1942, a Zagabria, venne pubblicato un settimanale italiano in lingua croata, il Preporod ( = · Rinascita), ed anche questa volta i tedeschi s'intromisero, dapprima con pressioni sulla tipografia perché rescindesse il contratto; poi, non essendovi riusciti, inducendo distributori e venditori a boicottare il settimanale. La legazione d'Italia aveva, intanto, istituito l'agenzia Suvremenost ( = Attualità), per la distribuzione gratuita d'articoli e fotografie, ma dopo un buon avvio aveva perduto la presa sulla stampa croata. Per accordi intercqrsi fra i Governi di Roma e di Zagabria, all' Italia era consentito importare dodici quotidiani e sessantadue fra riviste e periodici; in pratica arrivavanq il Corriere della Sera, Il Popolo d'Italia, Il Giornale d'Italia e qualche altro, con un sistematico ritardo di almeno cinque giorni. Scarsissimo l'apporto alla penetrazione culturale del 'Centro Librario' istituito dall'E.N.I.T. (Ente nazionale industrie turistiche); scarso il concorso della missione militare italiana, anche nella divulgazione di notizie sull'andamento delle operazioni; poco producente quello della Delegazione del Partito fascista <352>. Analoga situazione, più o meno, nel campo delle radiotrasmissioni C353l e del cinema <354>, dove i tedeschi, per dinamismo, programmi, tempestività, superavano nettamente gl'italiani. Il generale Piéche segnalava, inoltre, che la propaganda tedesca non solamente esaltava il lavoro, le capacità, le iniziative germaniche, ma ostacolava, contrastava, se non anche denigrava quanto riguardava l'Italia. Per di più, a Zagabria; i tedeschi avevano istituito un apposito 'Ufficio Voci' (l'esercito di 'spioni' e di 'agitatori' di Solari Bozzi), che svolgeva una «subdola attività» ed <di cui compito è quello di diffondere in determinati momenti voci allarmistiche, notizie false o tendenziose, allo scopo di sondare l'opinione pubblica o influenzarla secondo loro mire e propositi» c355>. Ovvio, quindi, che nell'animo di molti croati, ostili per radicato antagonismo verso l'Italia, la propaganda tedesca avesse successo.

INIZIATIVE PER UN COMANDO UNICO E RIDUZIONE DEL PRESIDIO ITALIANO IN CROAZIA Il 6 novembre, anche il console Castellani inviava un rapporto a Roma. Rièpilogava quelli del colonnello Re e di Casertano, ma introduceva un elemento nuovo, cioè il parere di Roatta, che sino a quel momento, pur essendo il più direttamente interessato, non aveva interloquito. Secondo il


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comandande di Supersloda, gli inconvenienti determinati dalla molteplicità dei comandi e dal mancato coordinamento delle iniziative in campo militare, erano gravi. Perciò, «allo stato attuale delle cose» riteneva che il comando unico fosse «l'unica soluzione possibile per tentare di ristabilire quel minimo di ordine interno assolutamente indispensabile per le esigenze belliche dell'Asse» <356>. Non si nascondeva, però, le «gravissime difficoltà, di ordine diverso, che si sarebbero incontrate - e da parte croata e, più ancora, da parte tedesca - sia per addivenire alla decisione di un comando unico interalleato, sia poi per tradurre-in atto questa decisione ed ottenere una reale subordinazione al Comandante Superiore dei comandi tedeschi e croati» <357>. Non conosciamo quali siano state (e se ci siano state) le direttive di Roma· a seguito di questo susseguirsi di relazioni, ma a Zagabria, per iniziativa del ministro di Germania, proseguirono i contatti italo-tedeschi, che furono estesi anche alla parte croata. II 17 novembre, si ebbe un colloquio tra il ministro degli affari esteri Lorkovié, ed i ministri Kasche e Casertano, per esaminare la possibilità d'un più stretto coordinamento nella lotta anticomunista. Si parlò anche del comando unificato, ma non venne presa alcuna decisione, perché i tre rappresentanti si riservarono di sentire i rispettivi Governi. Due giorni dopo, il 19 novembre, Corrado Baldoni addetto all'Ufficio 'Croazia' del ministero degli esteri, sottoponeva a Ciano un 'appunto' che, richiamandosi a «quanto riferito dal Ministro Casertano», prospettava «l'opportunità di concordare d'urgenza con il Comando Supremo la linea da seguire» <35SJ sulla questione del comando unico. A Zagabria, quello stesso 19 novembre, presso il ministero degli affari esteri vi fu una nuova riunione fra Lorkovié, Casertano e Kasche, allargata al generale Glaise Horstenau, al colonnello Re, al generale Ivan Prpié, capo di Stato Maggiore croato . II ministro Lorkovié riepilogò i temi già esaminati il 17, ed espose le necessità dell'esercito croato in armi, munizioni, vestiario, nonché nel campo operativo. Il generale Prpié riferì sulla situazione dei ribelli, valutandoli intorno ai quarantamila armati, ed altrettanti pronti a prendere le armi; esaminò la loro dislocazione, l'armamento e le probabili intenzioni <359J. Lo preoccupava la perdita di Bihaé, avvenuta il 5 novembre, poiché i partigiani, oltre al successo tattico e propagandistico, avevano conseguito un vantaggio strategico, operando la saldatura fra le formazioni della Croazia settentrionale e quelle diella parte centro-meridionale. In questo ampio corridoio, che andava dalla Slovenia all'Erzegovina, il generale vedeva profilarsi alle spalle dello schieramento italiano «l'ossatura di un'ampia testa di sbarco, appoggiata al mare alle regioni di Makarska e di Cerquenizza [recte: Cirquenizza - in cr. Crikvenica, a sud


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di Fiume] e spinta all'interno fino alle zone di Bihaé e Jajce» <360>. Conseguentemente, con l'ingresso delle forze navali americane nel Mediterraneo, la difesa del litorale da parte delle unità italiane e dei pochi reparti croati dislocati nella prima e nella seconda zona, assumeva preminente interesse per Supersloda. Invece le truppe tedesche e la massima parte di quelle croate, non apparivano immediatamente coinvolte, avendo come compito primario la difesa della ferrovia Zagabria-Belgrado, ed il presidio delle zone che interessavano la produzione bellica (miniere) e l'economia della Croazia <361>, Il generale Prpié, quindi, formulò le sue proposte: entro la prima 1 decade di dicembre agire contro le formazioni ribelli attestate nel quadrilatero delimitato dai fiumi Kupa-Sava-Una-Korana; a primavera, condurre un'azione a fondo nel settore centrale della Croazia. Per la prima operazione, chiedeva all'Italia il concorso d'una divisione; alla Germania, la disponibilità delle forze croate attualmente alle dipendenze della 716• divisione tedesca, e la cooperazione dei reparti germanicì <362>. Il colonnello Re apprezzò le valutazioni e le proposte del capo di Stato Maggiore croato, ma riferendo al Comando Supremo osservava che «per ambedue questi cìcli operativi non si è accennato alla questione del comando. È ovvio che per ottenere coordinamento perfetto e risultati concreti e decisivi esso dovrà essere unico. In caso contrario, l'azione si risolverà in rastrellamenti parziali. Lo Stato Maggiore croato ha fatto chiaramente intendere che si rimette per questa questione agli alleati» <363>. Mentre a Zagabria i colloqui avevano luogo senza la presenza d'un ufficiale di Supersloda, il generale Roatta, sin dalle prime notizie dello sbarco anglo-americano in Africa settentrionale, aveva fatto porre allo studio i piani per un nuovo schieramento dell'Armata. Prevedendo di dover cedere qualche divisione per necessità delle altre fronti <364>, considerò varie ipotesi: quella massima, prevedeva la rinuncia a sei o sette divisioni, la minima a due. In ogni caso, il territorio da presidiare sarebbe stato suddiviso in tre schacchieri più ristretti: Slovenia e Fiumano affidati alla difesa del V e dell'XI Corpo d'armata; province di Zara e Spalato con le isole antistanti e qualche breve tratto di litorale croato al XVIII Corpo d'armata; settore Cattaro-Ragusa-Erzegovina al VI Corpo d'armata. In media, la profondità del presidio centrale e meridionale sarebbe stata d'una trentina di chilometri in linea d'aria dal mare; alquanto più ampia in corrispondenza dei territori annessi, in modo da dare sicurezza ai confini della Dalmazia italiana. Con questo schieramento, soprattutto il XVIII ed il V corpo d'armata abbandonavano parte del territorio, ma raccoglievano le forze. Però,


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pur acquistando in efficienza, perdevamo il reciproco contatto sul terreno. Il XVIII restava isolato, a nord, dal V corpo d'armata per l'abbandono delle zone di Gracac e della Lika, ed a sud dal VI per il ritiro dei reparti dal solco della Narenta e dal territorio di Macarsca <365>. Il 17 novembre (giorno del colloquio fra Casertano e Kasche), Roatta era stato convocato a Roma. Al Comando Supremo ebbe due colloqui con il maresciallo Cavallero. Al primo (19 novembre) intervennero i generali Alexander Lòhr e Enno von Rintelen, con i quali Roatta ebbe anche alcuni colloqui privati <366>. Nella mattinata del 20, si recò in udienza da Mussolini, e gli espose la situazione della Croazia. Il Capo del Governo, oltre a promettere l'invio di ventimila complementi per l'Armata, gli disse: «Nel prossimo anno dobbiamo incorporare mezzo milione di uomini» <161>. In questo sintetico accenno, forse va scorto il disegno di mutare la politica militare in Croazia - come adombrato dal colonnello Re - e d'impegnarsi ben più a fondo nell'addestramento delle forze armate croate. Roatta, tornato in sede, il pomeriggio del 22 tenne rapporto ai generali Robotti, Santovito e Spigo, accompagnati da ufficiali dei rispettivi Stati Maggiori <368J. Il comandante di Supersloda espose lo sviluppo degli avvenimenti nel settore mediterraneo (il 13 Tobruk era caduta in mano inglese e la Cirenaica era ormai perduta), che costituivano «lo sfondo di quello che riguarda noi [Supersloda - n.d.a. ]» e «determina il nostro schieramento» <369>. Riteneva evidente che «l'Africa settentrionale costituirà per il nemico un trampolino per attaccare il territorio nazionale con aerei; portare l'offesa in Balcania sotto forma di sbarco previa occupazione di Rodi e di Creta» <370>. Dichiarava d'esser «orientato a dare tutto quanto può occorrere [alla difesa della I\:nisola - n.d.a.] senza pensare un solo istante» <371J. Dapprima Supersloda avrebbe ceduto la divisione 'Granatieri', ed in successione probabilmente la 'Sassari'. In ogni caso i corpi d'armata avrebbero assunto un più ristretto schieramento, «perché ho la convinzione - disse Roatta - che di fronte ad una ulteriore richiesta [di divisioni per la madrepatria - n.d.a.] non basteranno i rattoppi per mantenere l'equilibrio che è al limite. Occorre quindi una variante sostanziale» <372J, ed illustrò lo schieramento dell'Armata secondo il criterio dei tre blocchi. Riferi, senza accennare ai colloqui con i genarali Lòhr e Rintelen, al progetto di riunire le forze italiane, germaniche e croate sotto un unico comando, facendo comprendere che probabilmente sarebbe stato affidato agli italiani. Però, questo nuovo comando - se istituito - avrebbe dovuto, a suo giudizio, costituire un organo permanente, altrimenti non sarebbe stato possibile organizzare la tanto necessaria massa mobile con reparti


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italiani e tedeschi, Jjberati dai servizi di presidio, ai quali avrebbero provveduto le forze croate <373>. Parlò dei cetnici, ed evidentemente le disposizioni emanate neanche venti" giorni prima, di fronte al mutare delle situazioni, erano già in gran parte superate. Per il comandante di Supersoda, le formazioni della M.V.C.A. ortodossa dovevano, ora, venir solaménte trattate «con una certa vigilanza, perclié in caso d'uno sbarco del nemico si metterebbero contro di noi» (374l Da ultimo, in relazione al nuovo e più ristretto schieramento dei corpi d'armata, affrontò il problema dei rapporti con le autorità politiche italiane della•Slovenia e della Dalmazia. A Roma, nell'udienza da Mussolini, aveva parlato di Grazioli, Alto Commissario per la provincia di Lubiana, ed «il Duce ha detto - riferì Roatta - che una quindicina di giorni fa l'avrebbe cacciato via, però, data la situazione attuale, non è bene farlo, perché potrebbe fare brutta impressione». «In ogni modo il Duce ha detto che [Grazioli - n.d.a. ] non conta nulla e che non terrà in nessun conto quanto gli dirà [sul piano militare - n.d.a.]>>. Il comandante di Supersfoda ripeté anche le parole che il Capo del Governo gli aveva personalmente rivolto: «Nel caso ti dovesse infastidire ancora, fammi una lettera ed io gli scriverò direttamente, dicendogli seccamente che, salvo l'amministrazione della Provincia, nel resto non c'entra» <375>, e naturalmente, precisò Roatta ai generali, «la stessa cosa dicesi per quello di Zara» <376>, cioè per Bastianini. Non sembra che Roatta, quando teneva questo rapporto fosse già a conoscenza delle informazioni che il 20 novembre, Casertano aveva inviato a Roma: il ministero deUe forze armate croate avvertiva, su fonti controll;ite dalla polizia, che già verso la fine di ottobre Mosca aveva allertato i partigiani, poiché nei mesi di novembre o di dicembre gli anglo-americani avrebbero lanciato violente offensive contro l'Asse. «Un grosso esercito alleato si abbatterà fulmineamente sulla Spagna di Franco e, congiuntosi coi francesi in rivolta, ristabilirà il vecchio fronte antitedesco. Questo sarà il secondo fronte. Mentre l'Italia sarà impegnata a difendersi in Africa, uno sbarco in Liguria la separerà dalla Germania, costringendola a battersi da sola e capitolare. Altri sbarchi saranno effettuati in Epiro, in Albania ed in Dalmazia. Tutto questo dovrà coincidere con un'azione rivoluzionaria dei partigiani operanti nei Balcani, prima del prossimo Natale» <3m, Mosca, inoltre, incitava i partigiani ad intensificare sabotaggi e propaganda su tutto il territorio croato. Infiltrazioni comuniste già vi erano fra le stesse forze armate croate, ed intorno al IO novembre la polizia aveva arrestato a Zagabria una trentina fra ufficiali e sottufficiali; «questo spiega


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- commentava Casertano - la scarsa resistenza opposta agli attacchi partigiani e le defezioni lamentate» <378>. Trasmissioni radiofoniche clandestine cercavano di convincere le popolazioni che «con l'acuirsi della lotta nel Mediterraneo, anche il fronte balcanico stava per mettersi in movimento, e che il crollo del Governo croato era imminente» <379>. Quasi contemporaneamente, il Servizio informazioni militari (S.l.M.) avvertiva che «da alcuni giorni viene intercettato un 'Bollettino del Comando Superiore dei Partigiani [... ] emesso da una sedicente 'Radio Jugoslavia Indipendente'» (38-0J. Questa propaganda coordinata e finalizzata sembrava aver successo, e per Casertano anche le recenti conquiste comuniste di Bihaé e di Slunj (fra Bihaé e Karlovac), dove i ribelli avevano agevolmente sopraffatto i reparti domobranci, erano in buona parte dovute a questa ripresa dell'attività partigiana. Il ministro, inoltre, faceva osservare che la preparazione psicologica, la tattica della sorpresa, la presenza di formazioni sempre meglio inquadrate ed istruite, la scelta degli obiettivi, rispondevano evidentemente a piani e direttive di un comando centrale, che dimostrava ragguardevole efficienza <381>. In questa informativa non poteva esser trascurata l'incognita dei serbo-ortodossi agli ordini di Mihajlovié. Secondo le stime germaniche, i cetnici dislocati in Serbia, nel Montenegro, nella Bosnia, ammontavano almeno a settantamila uomini, «pronti a cooperare - al momento opportuno - con i partigiani, costituendo la massa di manovra dell'esercito di liberazione» <382>. E Casertano avvertiva, ancora, che negli ambienti croati e tedeschi di Zagabria si faceva sempre più preciso il convincimento della necessità che le forze dell'Asse intraprendessero una decisa operazione «per attaccare e possibilmente frantumare lo schieramento partigiano durante l'inverno, per evitare che la coalizione dell'esercito comunista e di quello dei cetnici possa procurare più seri imbarazzi a primavera» <383>. Questi convincimenti si trasformarono - per iniziativa tedesca nell'operazione 'Weiss', attribuita nella sua concezione ai comandi germanici, ma in effetti non fu altro che il perfezionamento del piano proposto dal generale Prpié durante la riunione di Zagabria. Questa operazione e necessità sopravvenute avrebbero ritardato il nuovo e più ristretto schieramento dei corpi d'armata secondo la 'linea 15 gennaio', (così convenzionalmente chiamata perché il suo completamento doveva avvenire entro quella data) e realizzata soltanto a primavera inoltrata.


NOTE AL CAPITOLO V



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(!) U.S.-S.M.E. - Busta 1049 - Stato Maggiore Esercito - (Foglio senza n . di pro.t. Oggetto: Croazia - Legione Dinarica - Su foglio intestato: Stato Maggiore R. Esercito - Servizio informazioni Militari (S.I.M.) - Pro memoria - Non firmato - 7 settembre 1942). (2) Ibidem.

(3) Ibidem. (4) Ibidem.

(5) M.A.E. - A .S .D. - Jugoslavia 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2 - (Telespresso n. 683 - Riservatissimo - Oggetto: Collaborazione militare croata nella zona d'occupazione - Da Ufficio collegamento del ministero affari esteri con comando Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - Per conoscenza a legazione d'Italia, Zagabria.- P .M. 10, 17 settembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 1 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (6) Ibidem .

(7) Ibidem. (8) Ibidem. (9) Ibidem.

(IO) Ibidem.

li dottor Vjekoslav VRANCIC, alla fine d'agosto 1942, era stato nominato sottosegretario di Stato per l'interno, ed al suo posto, quale commissario generale amministrativo era stato chiamato il dottor Nikola RuS1Nov1C. Questi, dai primi di febbraio dello stesso anno, era stato nominato ' Incaricato d'affari della Croazia presso la Santa Sede', ma il Vaticano non gli aveva riconosciuta la qualifica, consentendogli di mantenere i rapporti con la Santa Sede unicamente a titolo personale . (,1ctes et Documents du Saint Siège relatijs à la Seconde Guerre Mondiale - Voi. 5 - L e Saint Siège et la guerre en Europe, luglio 1941 - ottobre 1942) Documenti: n. 233, pag. 401; n. 224, pag. 411; n. 501, pag. 743 - Roma, Libreria Editrice Vaticana 1969). (! 1) Ibidem.

(12)1bidem. (13) M.A.E. ~ A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Telespresso n . 8/15295 - Segreto·- Oggetto: Attività sospette delle bande anticomuniste dell'Erzegovina e dei loro capi - Da ministero affari esteri, Roma. - Firmato, d'ordine del ministro, Corrado BALDONl - A Governo della Dalmazia, Zara - Roma, 17 settembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 2 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. Ritrasmette il testo d'una relazione dell' Ufficio di collegamento del ministero affari esteri con il Comando Supersloda, a firma del console Vittorio CASTELLANI - P .M. 10, 14 settembre 1942. (14) Ibidem.

(15) M .A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130- Fascicolo I - (Telespresso n. 3030/ 164 - Oggetto: JivDJ!fVIé Dobroslav - Serbo emissario di Londra - Da consolato d'Italia, Mostar - Firmato console Renato GIARDINI - A ministero affari esteri, Roma - A legazione d'Italia, Zagabria - A consolato generale d'Italia, Sarajevo - Mostar, 25 settembre 1942).


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In allegato doveva portare il 'manifesto' diffuso da JEvo1Ev1C, ma risulta mancante. Il testo, però, è stato trovato, nella traduzione italiana, in allegato al Notiziario 11. 505 del VI Corpo d'armata, di data 23 settembre 1942 (U.S.-S.M.E. - Busta 1267). (16) Ibidem - Manifesto di Dobroslav JEVDJ EVIC. (17) Ibidem.

(18) Ibidem. (19) Ibidem. (20) Ibidem - Nota del console Renato GIARDINI. (21) Ibidem. (22) Ibidem. (23) Ibidem. (24) U.S.-S.M.E. - Busta 1265 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario - Paragrafo: «Fo~a» - P.M. 39, 28 agosto 1942).

(25) A.C.S. - Microfilm n. 53 - Serie T. 821 - Fotogramma 131 - (Telescritto n. 4645/1 - Da comando VI Corpo d'armata - Firmato generale Renzo DALMAZZO - A Supersloda P.M. 39, 1° giugno 1942). (26) Ibidem. (27) Ibidem. (28) A.C.S. - Microfilm n. 53 - Serie T. 821 - Fotogramma 114 - (Telescritto n. 4767 Da comando VI Corpo d'armata - Firmato generale Renzo DALMAZZO - A Supersloda - P .M. 39, 4 giugno 1942). (29) A.C.S. - Microfilm n. 53 - Serie T. 821 - Fotogramma 783 - (Telescritto n. 10341/0p. - Da comando VI Corpo d'armata - Firmato generale Renzo lJA LMALZV - A Supersloda P.M. 39, 23 giugno 1942). (30) A.C.S. - Microfilm n. 55 - Serie T. 821 - Fotogramma 512 - Marconigramma n. 16324 - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario ROATIA - A missione militare italiana, Zagabria - P.M. IO, 3 agosto 1942). (31) Vedi n. 24 - Paragrafo: «Fol!a» . Il Notiziario indica quale comandante dei cetnici-indipendenti il maggiore BAXOVIC. In successivi documenti sarà indicato come maggiore Petar BACOvtC ed anche BACv1C. In alcuni documenti del 1943 il cognome viene riportato nella forma di BACEv1C. Riteniamo che la forma corretta del cognome sia BACov1é, anche perché cosi è scritto nel volume The Tria/ o/ Dragoljub-Drata Miha)lovié (Published by the Union o/ the Journalist ' Association della Repubblica Federativa di Jugoslavia, Belgrado 1946). Le formazioni del maggiore BACOVJé consistevano in 3.630 uomini armati di fucile, e disponevano di 41 fucili mitragliatori, 4 mitragliatrici, 8 mortai da 45, e 2 mortai da 81. (32) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario - Paragrafo: «Fofa» - P.M. 39, 27 agosto 1942).


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Nel volume The Tria/ o/ Dragoljub-Draf.a Mihajlovié (Vedi nota 31) è riportato [pag. 91] il seguente telegramma dal 23 agosto 1942, inviato dal maggiore Zaharija 0STOIJé a MIHAJLOV[é: «Ieri ho completato l'azione sino Ustikolina e la catena di Jahorina. Gli ustascia sono stati ba/Iuli. Secondo le informazioni ricevute, i morti sono circa 500 e circa 1000/2000 i mussulmani sgozzati{.. .). La caduta di Foca ha avuto un buon effetto, i mussulmani fuggono in massa a Sarajevo. Ordinato alle truppe di tornare a casa ed io sono da ieri a Kalinovik per risolvere altre questioni con Istvan [maggiore BAéov1é] e ]EVDJEVIC. Ora questi sono soddisfatti». · Da questo telegramma sembra che il massacro di Fo~a sia stato commesso solamente da formazioni di M1HAJLOVIé. Anche nel volume di Matteo J. MILAZZO, The Chetnik Movement and the Yugoslav Resistence (Johns Hopkins University Press - Ba/timore, 1975), a pagina 96 si legge: «MJHAJLOVIC [...} permise ad uno dei suoi più stretti collaboratori, il maggiore

OsroIJC tii lanciare un contrattacco contro i reparti ustascia a Foca, in agosto». Molto probabilmente, gli armati, che il comando del VI Corpo d'armata chiamava 'cetnici-indipendenti' facevano parte delle formazioni di MIHAJLOVIé. Nel volume sul suo processo, sempre a pag. 91, è riportato un telegramma del 4 settembre 1942, a firma del maggiore BACov1é, con cui questi informava MtHAJLOVIé che quattro suoi battaglioni, partiti da Ljubu~ki, avevano raggiunto Podgora e Macarsca sul mare. Lungo la strada avevano bruciato l 7 villaggi, ucciso 900 ustascia, e diversi preti cattolici erano stati scuoiati ('skinned' nella traduzione in inglese) vivi. Ladislaus HORY e Martin BROSZAT, nel loro volume Der Ustascha Staat, a pag. 132, citano la comunicazione dal 25 agosto fatta dal ministro di Germania a Zagabria, Edmund KASCHE, e diretta a Berlino: «Agguerrite bande di cetnici hanno conquistato Foca il 19 agosto. La debole guarnigione croata è stata sopraffatta. A Foca i cetnici hanno ucciso milletrecento persone, compresi donne e bambini». E aggiunge: «Secondo notizie attendibili gli italiani hanno appoggiato i cetnici».

(33) Vedi n. 31. (34) Vedi n. 32. (35) U.S. -S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Supplemento al Notiziario n. 512 - Situazione a fine settembre 1942-XX - P.M. 39, 30 settembre 1942). (36) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando Vl Corpo d'armata - (Supplemento al Notiziario n. 483 - Situazione a fine agosto 1942-XX - Paragrafo. « 2• e 3 • zona» - P .M. 39, I O settembre 1942). (37) Ibidem. (38) Ibidem. Paragrafo: «Orientamento della popolazione mussulmana dell'Erzegovi- · na>>.

(39) Ibidem. (40) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 505 Paragrafo: «Mostar» - Lettera b) - P.M. 39, 23 settembre 1942). - Vedi n. 35. Il dr. Ismet PoPOVAC, era nalO a Konj ic nel 1908. Di professione medico. Risiedeva a Mostar. Durante il Regno di Jugoslavia era stato il capo dei mussulmani dell'Erzegovina. Il 21 agosto 1943 si trovava su un'automobile con il cap. M1LUT1Nov1é e con il cap. SANTlé. La macchina, nei pressi di Dust (Trebinje), venne fermata da un gruppo d i armati. Il POPOVAC fu fatto scendere e venne ucciso. Gli altri due poterono proseguire.


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(41) Ibidem - 'Notiziario'.

(42) Ibidem - 'Notiziario' - Paragrafo: «Mostar» - Lettera e) cd allegata Deliberazione. (43) Ibidem - 'Notiziario' - Paragrafo: «Mostar» - Lettera c). (44) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 506 Paragrafo: «Mostar» - Lettera b) - P.M. 39, 24 settembre 1942). (45) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 513 Allegato: Testo delle dichiarazioni rese dalla Delegazione Mussulmana al Comando Presidio Italiano di Konjic relative a/l'indirizzo politico dei mussulmani della Bosnia ed Erzegovina P.M. 39, 1° settembre 1942). (46) Ibidem.

In allegato: Testo del saluto rivolto il 27 settembre u.s. dal Capo del clero mussulmano di Konjic al Comandante del Presidio italiano di Konjic. VEDI DOCUMENTO N. 3 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (47) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 - Comando Supersloda - (Notiziario A.C. (Affari Civili) - Punto !V: Attività cetnica, mussulmana e M . V.A.C. - Paragrafo: «Mostar» - P. M. IO, 15 novembre 1942). (48) Ibidem.

(49) Ibidem. (50) Ibidem - Punto Il: Comportamento autorità croate - Paragrafo: «Mostar». (5 l}Vedin. 13. (52) Vedi n. 44 - Parte seconda: Dalla 3 • zona - Paragrafo «Fo~a» - Lettera b). (53) Ibidem - Paragrafo: «Fo~a» Lettera c). (54) Vedi n . 36. (55) Ibidem. (56) U.S.-S.M.E. - Busta 1265 - Comando VI Corpo d'armata - (Supplemento al Notiziario n. 451 - Situazione a fine luglio 1942-XX - Paragrafo: «Situazione politica e militare nei territori soggetti alla giurisdizione del Corpo d'armata» - P.M. 39, 31 luglio 1942). (57) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 - Comando Supremo - (Notiziario A. C. [Affari Civili) - P.M. IO, 20ottobre 1942). Vedi anche: Telescritto n. 13916, inviato da Supersloda - A firma generale Mario ROATTA - Al VI Corpo d'armata - P .M. 10, 27 giugno 1942. - «Governo croato[. . ./ habet dimostrato seria intenzione condurre tra/lative con note bande anticomuniste ed aveva dato incarico al colonnello della gendarmeria Bore ed al questore di Mostar, ROKO, di recarsi a Ragusa per sviluppo trattative con bande zona Fota-Kalinovik». (58) M .A. E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 • Busta 131 - Fascicolo I - (Telegramma n. 010 - Segreto - Non diramare - Da Ufficio collegamento con Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri - Gabinetto - Ufficio Croazia - P.M. IO, 3 maggio 1942).


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(59) M.A.E .• A.S.D. • Jugoslavia 1942 · Busta 131 . Fascicolo 1 • (Telegramma n. 521 - Segreto • Non diramare • Da legazione d'Italia, Zagabria . Firmato ministro Raffaele CASERTANO • A ministero affari esteri • Gabinetto • Ufficio Croazia • Zagabria, 6 maggio 1942). (60) Vedi n. 13. (61) M.A.E .. A.S.D.. Jugoslavia 1942 • Busta 132. Fascicolo 4 • (Telespresso n. 784 . Oggetto: Arresto dei congiunti del vojvoda lEVDJEV1é. Da Ufficio collegamento con Super- · sloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI · A ministero affari esteri • Ufficio Croazia · P .M. 10, 13 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 4 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

Po~ta in allegato il foglio senza n. di prot. • Intestato: Comando Germanico, Sarajevo • Firmato, il maggiore, firma illeggibile· A Dobroslav JEVDJEVIé • P. M., senza indicazione di numero, 28 settembre 1942. Il foglio porta in testa: Il Comando tedesco di Sarajevo prega il Comando dei/a divisione 'Murge' di voler consegnare la sottoestesa lettera al signor Dobroslav }EVDJEVIé. Le notizie sulle intese di JEVDJEVIé con i comandi tedeschi sono state rilevate dalla lettera del Comando tedesco di Sarajevo. (62) Ibidem. (63) Ibidem. (64) Ibidem. (65) Vedi n. 13. (66) Ibidem. (67) A.C.S. • Microfilm n. 63 - Serie T . 821 • Fotogrammi 690-693 • (Foglio senza n. di prot. • Porta in testa le seguenti parole: Sunto del colloquio col Vojvoda TR!FUNov1é del 10 setlembre 1942 • Non fi rmato - P.M. 10, Il settembre 1942). VED!DOCUMENTON. s ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

- U.S.-S.M.E. • Busta IT 53 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. - Porta in testa le seguenti parole: Sintesi del colloquio tra l'Eccellenza ROAITA • Il Vojvoda llija TRtFUNOVIC e l'onorevole Dobroslav JEVDJEV!é • Non firmato - P.M. 10, 21 settembre 1942. (68) Ibidem - Microfilm n. 63. (69) Ibidem - Microfilm n. 63 - Punto 4 • Secondo paragrafo. (70) Ibidem· Quarto paragrafo. (71) Ibidem - Punto 4.

(72) Ibidem - Punto 6. (73) Ibidem - Punto 8. (74) Ibidem. Punto 8. (75) Ibidem • Punto 8. (76) Ibidem • Punto 8.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

796

(77) Dal telescritto del 17 settembre 1942 (vedi nota seguen te) inviato dal Capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Ugo CAVALLERO, risulta che il generale ROATTA, il 12 setcembre, aveva inoltralO a Roma un pro memoria sul colloquio con il vojvoda TRIFUNov1C BRCANIN. (78) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 - Comando Supersloda - (Telescritto n. 32614/ 0p. - Da Comando Supremo - Firmato maresciallo Ugo CAVALLERO - A Supersloda - P.M. 21, 17 settembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 6 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO, (79) Sulla riunione di Zagabria esistono tre documenti: - I) A.C.S. - Microfilm n. 52 - Serie T. 821 - Fotogrammi 329-337 - (Foglio senza n. di prot. - Porta in testa le parole: Seduta del 19 settembre /941 [recte.: 1942/, a Zagabria Non firmato - Senza altra in,d icazione). VEDI DOCUMENTO N. 7 ALLEGATO Al. PRESENTE CAPITOLO.

- 2) A.C.S. - Microfilm n. 52 - Serie T. 821 - Fotogrammi 338 - 343 - (Foglio senza n. di prot. - Porta in testa le seguenti parole: Convegno di Zagabria del 19 settembre 1942 Verbale - Non firmato - P.M. 46 [probabilmente errato), 20 settembre 1942). Il documento è più succinto del precedente. -

3) U.S.-S.M.E. - Busta IT 71 - Comando Supersloda - (Foglio n. 19242/3 · Oggetto:

Convegno di Zagabria del 19/ 9/ /942-XX - Da Supersloda - Ufficio operazioni - Firmato, d'ordine, il capo di Stato Maggiore, generale Ettore DE BLASIO -All'Intendenza di Supersloda - All'Ufficio 'I' di"Supersloda - All'Ufficio collegamento con il ministero affari esteri· P.M. 10, 23 settembre 1942). Allegato il: Sunto degli argomenti trattati nel Convegno di Zagabria del 19.9. '42 - XX. Il 'sunto' corrisponde con qualche minima differenza al 'verbale'. (80) Ibidem - n. 3 - Sunto - Punto 1 - Primo paragrafo. (81) Ibidem - n. 3 - Sunto - Punto I - Secondo paragrafo. (82) Ibidem - n. 3 - Sunto - Punto I - Terzo paragrafo. (83) Ibidem - n. I - Punto I. (84) Ibidem.

Le forze agli ordini del vojvoda TRIFUNOVIC-BRCANIN, secondo quanto riferito dal generale ROATTA, sarebbero state: in Erzegovina circa 6.000 uomini; nella zona fra O~tarije e Medak 1.500/2.000; fra Signo e Ora~c 3.500. Il vojvoda, inoltre, avrebbe avuto sotto la propria influenza, al di là della linea di demarcazione 4.000 uomini, oltre i 3.000 armati ag(j ordini di DRENOVIC. (85) Ibidem - n. I - Punto 2. (86) Ibidem - n. I - Punto 2. (87) Ibidem - n. I - Punto 3. (88) Ibidem • n. I • Punto 4: Reparti da impiegare nel territorio ed alle dipendenze di Supersloda.


L'evolversi della situazione in Croazia

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(89) Ibidem - n. 3 - Punto 5: Comando delle linee ferroviarie della Lika. (90) Ibidem - n. 3 - P unto 6: Operazione 'Dinaro'. (91) Ibidem - n. 3 - Ultimo paragrafo. (92) Ibidem - n. 3 - Punto 6: Operazione 'Dinaro'. (93) Ibidem. (94) Ibidem. (95) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di prot. - Intestato: Ministero affari esteri - Al centro la parole: Appunto - Firmato Luca PtETROMARCHj - In alto il timbro: Visto dall'Ecc. il Ministro (Ciano) - Roma, 21 settembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 8 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

(96) Ibidem. (97) U.S.-S.M.E. - Busta IT 7 1 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. -Senza intestazione - Porta il titolo: Sintesi del colloquio tra l'Eccellenza ROATTA, il Vojvoda TRIFU/\OYlé e l'onorevole Dobroslav JEVDJEYlé - Punto 1: Questione politica del movimento cetnico - P.M. 10, 21 settembre 1942). (98) Ibidem - Punto 4: Impiego di formazioni cetniche dalla zona di origine in altre

zone. (99) Ibidem - Punto 3: Dipendenza o meno delle formazioni cattolìco-ortodosse della Bosnia dal gen. Drata MIHAJLOY/é.

(100) Ibidem - Punto 5: Questione del comando delle formazioni cetnìche. (101) Ibidem - Punto 2: Forza attuale delle formazioni cattolico-ortodosse e comandi

relativi. In allegato è riportato uno specchio numerico delle forze con le loro dipendenze e dislocazioni. (102) Ibidem - Punto 6 - Operazione 'Dinaro'. (103) Salvatore Lo1- Le operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia (1941 -1943) - Ed.Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico, Roma, 1978 - Pag. 426 - (Telescritto n . 19135 - Da Supersloda Operazioni - A comandanti VI e XVIII Corpo d'armata - Per conoscenza a Aerotattico Supersloda - Firmato generale Mario RoATIA - P.M. 10, 21 settembre 1942).

(1 04) Ibidem. (105) U.S.-S.M .E. - Busta lT 71 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. Intestato: Ufficio 'I' Comando Supersloda - Porta come titolo: Appunti sulla seduta che ha avuto luogo stamani ad Abbazia fra: il vojvoda TRTFUNOVlé, /'on. JEVDJEné e il giornalista GRDJlé da una parte, e il colonnello CARLÀ dall'altra - Non firmato - P. M. 10, 22 settembre 1942).

(106) Ibidem. ( 107) Ibidem.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

798 (1 08) Ibidem .

(109) Vedi n. 31 - The Tria! of Dragoljub-Draf,a MIHAJLOVlé A pag. 327 è riportata la fotocopia della lettera scritta a mano, in serbo-croato, dal capitano Radovan IVANISEVIé, ed a pag. 442, fra i documenti allegati, la traduzione in lingua inglese della lettera stessa. La lettera è senza data, ma dal contenuto va collocata subito dopo i colloqui di Sussa. VEDI DOCUMENTO N. 9 ALLEGATO Al PRESENTB CAPITOLO. (1 10) Ibidem. (1 11) Ibidem. (1 12) Ibidem. (l 13) Ibidem.

(114) Ibidem. ( 115) Ibidem. (1 16) U .S.-S.M.E. - Busta 1479 - Comando Supremo - (Allegati al d iario storico - Foglio n. 1/ 16474 di prol. - Segreto - Oggetto: Colloquio con capi cetnici - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario ROATTA - A Comando Supremo - P.M. 10, 23 settembrel942).

( 117) lbidem. ( 118) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 132 - Fascicolo 3 - (Telegramma n. 3463 1/P.R. - Urgente - Oggetto: Viaggio del P oGLAVNtK al Fronte orientale - Da ministero affari esteri, Roma - Firmato CAVALLETTI - A Comando Supremo - A Governo della Dalmazia - A ambasciata d'Italia, Berlino - A legazioni d'Italia a Belgrado, Budapest - A prefettura di Fiume - A Ufficio collegamento con Supersloda, Sussa - Roma, 4 ottobre 1942). Ritrasmette il testo della comunicazione dell'incaricato d 'affari a Zagabria, Raffaele CASERTANO, del 28 settembre 1942.

li testo della comunicazione è diviso in due parti: la prima >i riferisce a l colloquio con il ministro degli affari esteri Mladen LoRKov1C; la seconda a quello con il P OGLAVNIK. (1 19) Relazioni Internazionali - Settimanale dell'Istituto per gli studi di politica internazio nale (l.S.P .l.) - Colloqui Hm.ER-PAVELté - Anno 1942 - Milano - Pag. 1077. (120) U.S.-S.M.E. - Busta 1004 • Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: «Tenin» - P.M. 86, 26 settembre 1942). (121) U.S.-S.M.E. - Busta,1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario - Paragrafo: «Mostar» P .M. 39, 1° ottobre 1942). (122) Vedi n. I 18 - Prima parte. (123) Ibidem - Prima parte. (124) Ibidem - Seconda parte. (125) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 132 - Fascicolo 3 - (Telegramma n. 36170/P .R . - Segreto - Oggetto: Incontro PooLA VNIK-FOHRER - Da ministero affari esteri, Roma - Firmato Corrado BALDONI - A Coma ndo Supremo - A Governo della Dalmazia, Zara - A Ambasciata d 'I talia, Belgrado - A Ufficio collegamento con Supersloda, Sussa - A direzione generale A.E. M., Roma - Roma, 15 ottobre 1942.


L'evolversi della situazione in Croazia

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Ritrasmette il testo della comunicazione dell'incaricato d'affari Raffaele CASERTANO • Zagabria, 12 ottobre 1942. (126) Ibidem. (127) Ibidem. (128) Ibidem. (129) Ibidem. (130) Ibid_em. (131) Ibidem. Nel N /Jtiziario mensile Stati esteri n. IO, edito dallo Stato Maggiore esercito, Servizio informazioni militari, Roma 31 ottobre I942 (U .S.-S.M.E. · Busta 1051/A), è scritto che: «per contro, il Governo di Zagabria si è impegnato a richiamare in Patria le minoranze croate esistenti nei territori del Reich e specialmente nella Stiria meridionale». Pag. 106. (132) Ibidem. (133) M.A.E . • A.S.D. • Jugoslavia 1942 • Busta 132 • Fascicolo 3 • (Foglio senza n . di prot. - Senza intestazione - Porta come titolo: Appunto sul colloquio tra il FOHRER ed il POCLAVN!K - Non firmato - Berlino, 25 settembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. IO ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. L'incaricato d'affari, Raffaele CASERTANO, in~una relazione dcll'8 marzo 1943, ri ferendo in merito ad un colloquio avuto con PAvEué, scriverà: «Richiamai allora la chiarezza di alcune affermazioni del FOHRER nelle conversarioni avute col POGLA VNIK in occasione dell'incontro al Quartier Generale del settembre scorso, affermazioni che ci risultano dal verbale consegnatoci a suo tempo da parte tedesca». (M.A.E. - A.S.D. - Jugosla via 1943 - Busta 135 - Fascicolo 2 - Oggetto: Comunicazioni al POGLAVNIK. lnfluenza tedesca - Zagabria, 8 marzo 1943). (134) Ibidem. (135) Ibidem. (136) Ibidem. (137) Ibidem. (138) Ibidem. (139) Ibidem. (140) Vedi n. 118. - Prima parte. (141) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio n. 4718 di prot. - Segreto - Oggetto: Colloquio con il PooLA VNIK ed il maresciallo KvATERNTK missione militare italiana in Croazia - Firmato colonnello Gian Carlo RE - A Comando Supremo - A Stato Maggiore esercito -A Comando Supersloda - Zagabria, 5 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 11 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

Da

(142) Vedi n. 133.


Dalmazia - Una cronaca per fa storia (1942)

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(143) Gian Nicola AMORETTI - La vicenda Italo-Croata nei documenti di Aimone di SA(1941-1943) - Casa editrice 'Ipotesi' - Rapallo, 1979 - In: ' Collana di Fonti e Studi' - A cura della cattedra di storia contemporanea Facoltà di Magistero, Università di Salerno. VOIA

A pag. 113, il re designato, scriveva che il gruppo misto in Croazia si aggi rava sulle 130 000 unità. A seguito di pressioni di Berlino per nu ove conversioni al nazional-socialismo, aveva superato le 200 000 persone. «Ade"sso. con fa prospettiva di liquidare tutto in casa propria e partire alfa ventura, si comincia a verificare una deflazione. A Sarajevo gli elementi croati di razza tedesca, che figuravano di parecchie migliaia, si sono ridotti a 700». (144) Ibidem - 'Punco stimato al 6 ottobre 1942' - Pag. 110. (145) Ibidem - 'Punto stimato al 6 ottobre 1942' - Considera;,ioni - pag. I 15. (146) Relazioni Internazionali (Vedi n. 119) - Anno 1942 - Pag. 1328. li generale Ivan PRr1é, classe 1888, aveva frequentato la scuola di guerra a Vienna. Alla costituzione dello StalO di Croazia era stato nominato comandante della Piazza di Mostar; quindi capo della delegazione croata per la delimitazione dei confini . Non godeva le simpatie del maresciallo KVATERNIK. Amichevolmente disposto verso l'Italia. (U.S.-S.M.E. - Busta 1051/A - Stato Maggiore Esercito - Notiziario mensile Stati esteri, n. 10 - Pag. 104, nota 6) - Roma, 31 ottobre 1942).

(147) Ibidem - Relazioni internazionali. Vedi anche n. 143 - 'Punto stimato al I O novembre 1942' - Pag. I 19. (148) Vedi n. 143. (149) Vedi n. 146 - Relazioni internazionali e Notiziario mensile Stati esteri (pag. 103). (150) Ante NtKSré, nazionalista croato. Al crollo della Jugoslavià era presidente del tribunale di Karlovac. Già seguace di Stefano RAD1é. Nel 1935, assieme al fratello Marian (nell'aprile 1941 capo della polizia a Sebenico), presta giuramento ustascia. Nella casa di N1KS1é , a Karlovac, ebbe luogo l'incont ro fra Filippo ANFuso e PAVELJé nella notte fra il 13 ed il 14 aprile 1941 (Per l'incontro, vedi voi. I di quest'opera, pag. 307 e seg.). Vedi anche n. 143 - 'Punto stimato al I O novembre 1942' - Pag. 119. (151) Josip BALEN, nato a Segna. Sin da giovane militò nelle file del 'partito croato del diritto' di Ante STARCEv1é, dove conobbe e divenne amico di PAVELré. Insegnante ad Osijek. Fece frequenti viaggi in Italia per ragioni di studio, specialmente a Firenze ed a Pisa, mantenendo personali rapporti con i professori DE F1L1PP1S e PAVARI, dell ' Ateneo fiorentino. (152) Mile STARCEv1é, già segretario della società culturale Matica Hrvatska. Direttore della Biblioteca di Zagabria. Durante il regno di Jugoslavia, venne coinvolto nel processo SoLDIN (attentato contro lo Stato). Nel 1932 prese parte all'insurrezione della Lika promossa dal movimento ustascia. Inviato al confino a Lepoglava, per la sua attività politica. Con la creazione dello Stato di Croazia fu nominato capo-divisione al m inistero della pubblica istruzione. Contrario ai Patti di Roma del 18 maggio 1941 ed all'annessione all'Italia di parte della Dalmazia.


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Vedi anche n. 143 - 'Punto stimato al 1° novembre 1942' • Pag. 120. (153) Vedi n. 143 - ' Punto stimato al 1° novembre 1942' - Paragrafo: «Situazione interna croata» - Pag. 122. (154) Vedi n. 146 · Relazioni internazionali. (155) U.S.-S.M.E. - Busta !_479 - Comando Supremo - (Allegati al diario storico -Telescritto a mano n. [9530/0p. di prot. - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario RoATTA - A Comando Supremo - P.M. 10, 27 settembre 1942). (156) Ibidem - Punto a). (157) Ibidem - Punto b). I

(158) Ibidem - Punto c). (159) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario. Paragrafo: «Dalla 2• zona» - P.M. 39, 26 settembre 1942). Sotto il titolo: Ragusa, il. Notiziario riporta quanto segue: «L 'indirizzo di saluto e di ringraziamento rivolto dalle autorità croate di Ragusa all'Eccellenza DALMAZZO in occasione del suo trasferimento, ripetutamente trasmesso dalla radio locale, è stato del seguente tenore: «In questo momento ci è dato sapere della partenza dell'Eccellenza il Generale DALMAZZO, comandante del VI C. d' A., perché incaricato di altro superiore comando. S.E. il Generale DALMAZZO ha fatto soggiorno a Ragusa per molto tempo e con il suo lavoro ha lasciato il miglior ricordo fra noi avend!o dimostrato, in ogni occasione, la sua amicizia e volontà di collaborazione. Il fedelissimo esercito italiano, nella persona del Generale DALMAZZO, ha dimostrato di quanto è capace ed ha, rivelato il valore del suo grande Capo che con il suo lavoro ha fatto molto per il nostro popolo. Il suo gesto di simpatia per l'offerta alle famiglie povere di 100 000 kune ha dimostrato ancora una volta la sua generosità. Salutando l'Eccellenza il Generale DALMAZZO alla sua partenza, noi gli auguriamo la più grande fortuna, con l'aiuto di Dio, per il suo nuovo lavoro; quello che la Patria gli ha assegnato sicura di essere servita con gloria e successo per la grandezza della nuova Europa e per la comune vittoria di tutti i popoli». (160) Vedi volume I della presente opera - Capitolo III - Pag. 380 . Allegato n. 11 - Testo dell'accordo tedesco-croato. (161) Enzo Cou.,orr1 e Teodoro SALA - Le Potenze dell'Asse e la Jugoslavia - FELT.RINELLI Editore - Milano - Pag. 125 e seg. Gli autori scrivono: Da Vienna la Società [Si.idosteuropa Gesellschaft] doveva dirigere un razionale sfruttamento della grande riserva sud-orientale di materie prime e di forza del lavoro; pur nella differenziazione gerarchica dei ruoli politici assegnati ai vari paesi (si veda il caso, ad esempio, dell'Ungheria, della Romania, della Slovacchia, della Croazia), essi comunque erano assoggettati alla realizzazione dei programmi per il Nuovo Ordine europeo e, sul piano più contingente ma meno funzionale, alle esigenze proprie dell'economia bellica tedesca. (162) U.S.-S.M.E. - Busta 1050/A - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/314466 di prot. - Oggetto: Croazia - Costituzione di una industria tedesco-·croata per la bauxite e l'alluminio - Da Stato Maggiore Esercito, Servizio informazioni - Firmato colonnello Edmondo de RENZI • A Comando Supremo· P .M. 9, 18 novembre 1942).


802

Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

In allegato il testo della Convenzione. VEDI DOCUMENTO N. PITOLO.

12 ALLEGATO

AL PRESENTE CA-

(163) Ibidem - Convenzione - Premessa. (164) Ibidem - Convenzione - Punto IV. (165) U.S.-S.M.E. - Busta 1049/A - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/311521 di prot. - Oggetto: Croazia. Produzione della bauxite - Da Stato Maggiore Esercito, Servizio informazioni - Firmato, d'ordine, colonnello Vincenzo PASQUALE - A Comando Supremo. P .M. 9, 11 settembre 1942). Trasmette, in allegato, un pro memoria sulla produzione della bauxite in Croazia, datato 10 agosto 1942, con uno specchio sulle: Società azioniste dell'industria mineraria di bauxite in Croazia, oltre ai dati di produzione di ciascuna miniera dei distretti minerari di Signo, Mostar e Sarajevo, durante gli anni 1940, 1941, 1942 (primo semestre). - U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario - In allegato: La miniera di carbone di Mostar - P .M. 39, 24 settembre 1942).

li bacino minerario di Mostar si estende, rispetto alla città, verso ovest, e comprendeva miniere di bauxite e di carbone. Quella di carbone aveva una potenzialità di 8 milioni di metri cubi e produceva giornalmente (estate 1942) 300 tonnellate di materiale, occupava circa 500 persone, tutte militarizzate, sotto la direzione di ingegneri tedeschi. Il giacimento aveva quattro liveili, ma - a settembre 1942 - l'escavazione avveniva solamente nei due livelli inferiori, poiché il primo ed il secondo erano impraticabili per un incendio dovuto a combustione spontanea, che durava da alcuni mesi. Non essendo riuscito il tentativo di spegnerlo per soffocamento, si era cercato di estinguerlo con l'acqua, ma senza successo, e la reazione dell'acqua con il carbone incandescente aveva determinato abbondante ossido di carbonio, con pericolo di avvelenamento. (166) Ibidem - Pro memoria del IO agosto 1942. (167) U.S.-S.M.E. - Busta 1441 - Comando Supremo - (Diario storico - Scacchiere Croazia - P.M. 21 , 12 agosto 1942). (168) U.S.-S.M.E. - Busta 1480 - Comando Supremo - (Allegati al diario storico - Foglio n. 24014/0p. di prot. - Oggetto: Operazioni di rastrellamento per la sicurezza del bacino minerario di Mostar - Da Comando Supremo, Reparto operazioni, Scacchiere orientale - A Ufficio generale germanico presso il Quartier Generale delle Forze armate italiane [gen. Enno von RINTELEN). - Firmato generale Giovanni MAGLI - P.M. 21, 5 ottobre 1942). (169) U.S.-S.M.E. - Busta 1268 - Comando VI Corpo d'armata - (Foglio n. 17866 di prot. - Segreto - Oggetto: Relazione operazione 'Alfa' - Con quattro allegati - Da comando VI Corpo d'armata - Firmato generale Ugo SANTOVITO - A comando Supersloda - P .M. 39, 9 novembre 1942). L'allegato n. 2 porta l'elenco dei reparti che parteciparono all'operazione:.

Colonna 'Miniere': comandante generale Fortunato MAURO; composta da tre battaglioni di fanteria forniti rispettivamente dalle divisioni 'Murge', 'Marche', 'Bergamo', due battaglioni M.V.A.C., un battaglione ustascia, una batteria da 75/13 della 'Marche', il 2° squadrone carri 'L' San Marco, il 1° plotone autoblindo, su tre blinde, elementi genio della 'Murge'.


L'evolversi della situazione in Croazia

803

Colonna 'Val Drei,anka': comandante tenente dei bersaglieri Francesco Vigiak, composta da quattro battaglioni M.V.A .C. Colonne ' Val Doljanka': comandante capomanipolo Giorgio POLAZZINI, composta da sei battaglioni M.V.A.C. Colonna. ' Val Rama': comandante generale Paride NEGRI; con tre battaglioni di fanteria ed uno armi d'accompagnamento, della divisione 'Messina', il XXIX battaglione bersaglieri, tre battaglioni M.V.A.C., il 2° gruppo d'artiglieria della divisione 'Messina' (meno una batteria), una batteria d'accompagnamento, il 4° squadrone carri 'L' e comando del gruppo 'San Marco', la 3• compagnia lanciafiamme su carri 'L', due plotoni lanciafiamme, un plotone genio pontieri, una batteria da 105/32, elementi marconisti ed artieri. (170) [bidem. (171) Ibidem - Punto IV: Lo svolgimento - Giorno 8. (172) Ibidem - Punto IV: Risultati. (173) Ibidem - Punto IV: Impiego dei M. V.A. C. (174) Ibidem. (175) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2 - (Telespresso n. 727 - Oggetto: Incidenti provocati da formazioni anticomuniste - Da ufficio collegamento del ministero affari esteri con comando Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - P.M. 10, 2 ottobre 1942). (176) U.S.-S.M.E. - Busta 1?60 - Comando Supremo - (Foglio senza n. di prot. - Senza intestazione - Porta come titolo: Sintesi degli argomenti trattati nella riunione del pomeriggio 12 ottobre a Spalato - Il testo è diviso in due parti - La seconda è intitolata Sintesi degli argomenti trattati nella riunione del mattino 13 corrente a Spalato - Non firmato - P.M. 10, 14 ottobre 1942). l dati sono stati rilevati dalla 'seconda parte' - Punto 3 - Lettera c). (177) U.S.-S.M.E. - Busta IT 53 - Comando Supersloda - (Notiziario A.C. [Affari Civili] n. 44 - Parte IV -Attività cetnico-mussulmana - M. V.A.e. - Paragrafo: «Nevesinje» - P .M. 10, 15 novembre 1942). (178) Vedi n. 103 - Pag. 429 - (Telescritto n. 20080 - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario ROATTA - A comandante XVIII Corpo d'armata - Per conoscenza a comandanti VI e V Corpo d'armata- Punto VII - P.M. 10, 9 ottobre 1942). (179) Ibidem - Pag. 431 - (Telescritto n. 20177 - Da Supersloda operazioni - Firmato generale Mario ROATTA - A comandante XVIII Corpo d'armata - Per conoscenza a comandanti V e VI Corpo d'armata - P.M. 10, 9 ottobre 1942). (180) Vedi n. 176. (181) Vedi n. 103 - Pag. 434 - (Telescritto n. 20490 - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario RoATTA - A Comando Supremo - Punto III - P.M. 10, 13 ottobre 1942). (182) U.S.-S.M.E. - Busta IT 71 - Comando Supersloda - (Telescritto n. 10459 - Da comando XVIII Corpo d'armata - Firmato generale Umberto SPIGO -A comando Supersloda - Per conoscenza a comando VI Cor~o d'armata - P .M. 118, 13 ottobre 1942).


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

804 (183) Ibidem.

(184) Vedi n. 181 - Punto IV. (185) Ibidem. (186) M.A.E. - A .S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di prot. - Intestato Ministero affari esteri - Porca al centro: Appunto - Firmato Corrado BAL, DONI - Roma, 14 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 13 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. Ha come allegato il foglio n.V.T. 757/42 di prot. - Intestato: Ministar Van)skih Poslova Nezavisne Dratave Hrvatske (Ministro per gli affari esteri dello Stato Indipendente di Croazia) - Da ministro Mladen LoRKOVIé a generale Mario RoATTA - Zagabria, 10 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 14ALL!,GATO AL PRESENTE CAPITOLO. (187) Ibidem - Appunto. (188) Ibidem - Allegato. (189) Ibidem - Allegato. (190) Ibidem - Allegato. ( 191) Ibidem - Allegato. (192) Ibidem - Allegato. (193) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2- (Foglio n. 787 di prot. - Oggetto: Formazioni cetniche anticomuniste - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - Per conoscenza a legazione d'Italia a Zagabria - P.M. 10, 14 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 15 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (194) Ibidem.

( I95) Ibidem .. Giuseppe Ramiro MARCONE (1882-1952), abate di Montevergine, benedettino. Il 30 luglio 1941 partì da Roma per Zagabria, accompagnato da padre Giuseppe t,..1Asucc1, quale segretario . L'abate MARCONE venne inviato a Zagabria come 'Visitatore Apostolico' e non come, erroneamente, scrive il console CASTELLANI, 'Delegato Apostolico'.

li 22 luglio, monsignor T ARDlNI annotava: «Ante Pavelié è furibondo perché gli si invia un Visitatore Apostolico; [...]egli vuole il riconoscimento da parte della Santa Sede (quale Stato cattolico) e vuole un vero e proprio rappresentante pontificio». (Documento n. 17 Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale - Volume 5 ° (Luglio 1941-ottobre 1942) - Libreria Editrice Vaticana - Roma, 1969). (196) U.S.-S.M.E. - Busta 1268 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario Paragrafo: «Mostar» - P.M. 39, 1° ottobre 1942). (197) Ibidem. (198) Ibidem. (199) M.A.E. - A .S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2 - (Foglio senza n. di prot. - Senza intestazione - Porta come titolo: Dati forniti dal Vescovo di Mostar - Datato - 5 ottobre 1942).


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(200) Vedi n. 186 - Appunto. (201) Vedi n. 181 - Punto IV. (202) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di prot. - Oggetto: Situazione - Da comando Supersloda - Firmato ·generale Mario RoATIA Porta a centro foglio la dicitura: Promemoria n. 20350 per ii Comando Supremo - Paragrafo: «Situazione croata» - P .M. 10, 11 Ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 16 ALLEGATO AL PRESENTE CAPI TOLO. li documento è allegato al telespresso n. 854 - Segretissimo Oggetto: Situazione in Croa-· zia - Da Ufficio collegamento del ministero a ffari esteri con Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - Per conoscenza a incaricato d'affari Raffaele çAsERTANO, Zagabria - P.M. 10, 4 novembre 1942).

In calce al telespresso, CASTELLANI precisava: Tale rapporto mi è stato rimesso perché ne prenda soltanto visione, e non deve risultare che questo ufficio ne ha una copia integrale.

(203) Ibidem - Promemoria 20350 per il Comando Supremo - Paragrafo: «Situazione croata». (204) Vedi n. 193 - Punto V. (205) Vedi n. 202 - Promemoria n. 20350 per il Comando Supremo - Paragrafo: «Situazione croata». (206) Ibidem. (207) Ibidem. (208) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Telegramma per corriere n. 035 - Da ufficio collegamento del ministero affari esteri con comando Supersloda - Firmaio console Vittorio CASTELLANI - Per ministero affari esteri, Roma - Per conoscenza legazione d'Italia, Zagabria - P.M. 10, 16 ottobre 1942). (209) Ibidem. (210) A.C.S. - Microfilm n . 63 - Serie T 821 - Fotogrammi 338-340 - (Foglio n.20800 di prot. - Oggetto : Accordi col POOLAVNIK circa le formazioni M. V.A . C. cetniche - Da comando Supersloda - Firmato generale Mario ROATIA - A Comando Supremo - Punto II - P.M. 10, 18 Ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 17 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (21 1) Ibidem - Punto II. (212) Ibidem - Punto III - Lettere a), b), e). -

Vedi anche n. 208 - Punto II.

(213) Vedi n. 210 - Punti !), 2), 3) e 4). (214) Ibidem - Punto 4). (215) Vedi n. 208. (216) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 54 - Comando Su pm loda - (Foglio n. 16960/A.C. di prot. - Da generale Mario RoATTA - A ministro p ~r gli affari esteri Mladen LORKOVIC - P.M. IO, 31 o ttobre 1942).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) (217) Ibidem. (218) Ibidem.

(219) U.S.-S.M.E. - Busta 1267 - Comando VI Corpo d'armata - (Foglio n. 10474/I di prot. - Oggetto: Formazioni A.C. - Da comando VI Corpo d' armata - Firmato generale Ugo SANTOVITO - A comandi divisione 'Marche', 'Messina', 'Murge' - P.M. 39, 16 ottobre 1942). (220) Ibidem. (221) Ibidem - Punti da I) a 5). (222) Ibidem - Punto 6). (223) Ibidem - Punto 7). Il documento porta in allegato il quadro delle M. V.A.e. ripartito per Gruppi di battaglione: 1° Gruppo - Settore divisione 'Marche' - Sede: Trebinje - V Btg. a Trebinje; VI a Hum; VII a Bileéa; IX a Grab; XI a Stolac -Totale uomini 1 829. 2° Gruppo - Settore divisione 'Messina' - Sede: Ljubu~ki - Btg. dislocato a Ljubu~ki e Pribilovié - Totale 687 uomini.

3 ° Gruppo - Settore divisione ' Murge' - Sede: Nevesinje - III Btg. Nevesinje; IV Nevesinje; X Bosniaco; I Cesim; altro a Ulog - Totale 1 661 uomini. 4 ° Gruppo - Settore divisione 'Murge' - Sede: Kalinovik - Btg. Kalinovik; Btg. Bosanski Urcine; Btg. Miljevina - Totale I 134 uomini . O

Il I Gruppo era composto esclusivamente da serbo-ortodossi; il 2° Gruppo da croati; gli altri due Gruppi da mussulmani e serbo-ortodossi con notevole prevalenza di quest'ultimi. (224) A.C.S. - Microfilm n. 63 - Serie T 821 -. Fotogrammi 56-63 - (Foglio n.11763/0p. di prot. - Segreto - Oggetto: «Operazione 'Beta'» - Da comando XVIII Corpo d'armata Firmato generale Umberro SP1Co - A comando Supersloda - P .M. 118, 2 novembre 1942). (225) Ibidem - Paragrafo 5): «Ripartizione forze». (226) Ibidem - Paragrafo 6): «Svolgimento operazione» - Giorno 2I. (227) Ibidem. (228) Ibidem - Paragrafo 6): «Svolgimento operazione>> - Giorno 22. (229) Ibidem - ·Paragrafo 6). «Svolgimento operazione» - Giorno 23. I quattro battaglioni ustascia erano agli ordini del colonnello Juraj FRANCETié, uno dei migliori ufficiali di PAVELlé, ma pericoloso per i suoi eccessi. Nato nel 1911 a Otocac (Lika), aveva studiato giurisprudenza, ma non si era laureato. Esule per alcuni anni in Italia con PAVELlé. Muore nel dicembre 1942 in un incidente aereo. (230) Ibidem - Specchio delle perdite subite ed inflitte - Allegato alla relazione. (231) U.S.-S.M.E. - Busta 1051 - Stato Maggiore Esercito - (Foglio n. Z/314837 di prot. - Oggetto: Articolo del giornale 'PART!ZAN' - Da Stato Maggiore esercito - Ufficio informazioni militari (S.I.M.) - Firmato, d'ordine, il sottocapo di S.M., colonnello Edmondo DE RENZI - A Stato Maggiore esercito - Ufficio operazioni - A Ufficio 'l' - A Governatorato del Montenegro - A Supersloda - P.M. 9, 28 novembre 1942).


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In allegato traduzione dell'articolo Nuove esperienze e nuovi compiti, pubblicato sul giornale Partizan, dell'agosto 1942 (non è indicato il giorno). (232) Ibidem. (233) Ibidem. (234) Ibidem. (235) Ibidem. (236) Vedi n . 202 - Paragrafo: «Situazione avversaria» - Lettera a) - Punto 1. (237) Ibidem - Paragrafo: «Situazione avversaria» - Lettera c). (238) U .S .-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 26 ottobre 1942). (239) U.S. -S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: «Zermagna» - P.M. 86, 2 novembre 1942). (240) U.S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 24 ottobre 1942). (241) Ibidem. (242) Ibidem. (243) U.S.-S.M.E. - Busta 1006- Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 25 ottobre 1942). (244) U.S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: «Grafac» - P .M . 86, 5 novembre 1942). (245) U.S. -S.M.E. - Busta 1006 - Comando Presidio Bosansko Grahovo - (Foglio senza n. di prot. - Oggetto: Relazione sui combattimenti sostenuti dal Presidio dal 26 al 28 ottobre 1942-XX - Firmato maggiore Oberdan BARBA comandante del Presidio - P.M. 86, 29 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 18 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (246) Ibidem. (247) Ibidem. (248) Ibidem. (249) Ibidem. - U.S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Foglio n.02/3307/0p. di prot. - Oggetto: Relazione attacco a Bos. Grahovo del 27-28 ottobre 1942 - Dati e considerazioni - Da comando divisione 'Sassari' - Firmato generale Paolo BERARDI - Paragrafo 3°: «Azione dei difensori» - P.M. 86, 6 novembre 1942). (250) U.S.-S.M.E. - Busta 1006- Comando divisione 'Sassari' -(Diario storico - P.M. 86, 27 ottobre 1942). (25 I) U.S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 28 ottobre 1942).


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(252) U.S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Notiziario giornaliero Paragrafo: <<Notiziario ribelli» - P .M. 86, 3 novembre I942). (253) Vedi n. 240. (254) Ibidem. (255) U .S.-S.M.E. - Busta 1006 - Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P .M. 86, 29 ottobre 1942). (256) Vedi n. 252 - Paragrafo: «Notiziario ribelli». (257) Ibidem. (258) Vedi n. 239 - Paragrafo: «Dernis». (259) Vedi n. 252. (260) Vedi n. 249. Relazione gen. BERARDI ., Considerazioni. (261) Ibidem - Punto 2). (262) Ibidem - Paragrafo 5°: «Comportamento della popolazione». (263) Ibidem. (264) Vedi n. 252. (265) Vedi n. 245. (266) Vedi n. 252 - Paragrafo: <(Notiziario politico». (267) Ibidem. (268) Vedi n . 239 - Paragrafo: «Notizie sui ribelli». (269) Vedi n. 252 - Paragrafo: «Notiziario politico». (270) Vedi n: 252 - Paragrafo: «Notiziario politico». (271} Vedi n. 252 - Paragrafo: «Notiziario politico». (272) M.A.E. - A.S.D.- Jugoslavia 1942- Busta 130-Fascicolo I - (Foglio senza n. di prot. - Porta il titolo: Rapporto tenuto nei giorni 27 e 28 ottobre 1942-XX in Sebenico ai Comandanti del VI e del XVIII Corpo d'Armata - Punto 1: Contai/i tra il ministro croato RuSf.lVOVIé e il TITO - Non firmato - Senza data). (273) Ibidem - Punto 4) - Costituzione dei presidi di Livno e di Prozor. (274) Ibidem - Punto 5) - Battaglioni squadristi. (275) Ibidem - Punto 8) - Questione delle miniere. (276) Ibidem. (277) Ibidem - Punto 9) - Formazioni cetniche. (278) U.S.-S.M.E. - Busta 1222 - Comando Supersloda - (Foglio n. 21600 di prot. - Segreto - Oggetto: M. V.A.e. - Da generale Mario ROAITA - A comandanti dei V, VI, XVIII Corpo d'armata - P.M. 10, 31 ottobre 1942).


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(279) Ibidem - Punto I. (280) Ibidem - Punto II. (281) Ibidem - Punto III. (282) Ibidem - Punto IV. (283) U.S.-S.M.E. • Busta 1442 • Comando Supremo - Diario Storico. P.M. 21, 27 settembre 1942). (284) Vedi n. 202 • Paragrafo: «Situazione nostra» - Lettera M). (285) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 • Busta 130 • Fascicolo 1 - (Foglio senza n. di prot. - Su carta intestata: Ministero degli affari esteri • Gab. A.P. - Croazia - Al centro la parola: Àppunto • Firmato Corrado BALDONI - Roma, 14 ottobre 1942). (286) Ibidem - Punto 1). (287) Ibidem • Punto 2). (288) Ibidem.

li testo del telegramma che doveva essere allegato ali' Appunto non è stato ritrovato. (289) Ibidem. (290) M.A.E. • A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo l - (Telegramma per corriere n. 035 • Da Ufficio collegamento del ministero degli affari esteri con Supersloda Firmato console Vittorio CASTSLLANI - A ministero affari esteri, Roma· A legazione d'Italia, Zagabria - P.M. 10, 16 ottobre 1942). (291) M.A.E. - A.S.D.• Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Telegramma per corriere n. 036- Da Ufficio collegamento dal ministero affari esteri con Supersloda - Firmato console Vittorio CASTELLANI - A ministero affari esteri, Roma - A legazione d'Italia, Zagabria - P .M. 10, 31 ottobre 1942. (292) Ibidem - Punto 5). (293) U.S.-S.M.E. - Busta IT 54 - Comando VI Corpo d'armata - (Foglio n. 11311/1 di prot. - Oggetto: Formazioni M. V.A.C. • Da generale Ugo SANTOVITO - A comandanti delle divisioni 'Murge', ' Marche', 'Messina' - Per conoscenza: a comandante divisione 'Emilia' , a comandante Carabinieri VI Corpo d 'armata - P.M. 39, 31 ottobre 1942). (294) U.S.-S.M.E. - Busta IT 54 - Comando XVIII Corpo d'armata. (Foglio n. 8166/I di prot.• Segreto - Oggetto: Bande anticomuniste - Da comando XVIII Corpo d'armata Firmato generale Umberto SPtOO - A comando Supersloda • P.M. 118, 24 ottobre 1942). (295) Ibidem. (296) Ibidem. (297) U.S.-S.M.E. • Busta 1004 · Comando divisione 'Sassari' - (Diario storico - P.M. 86, 9 novembre 1942). (298) Ibidem. (299) Vedi n. 202 • Paragrafo: «Situazione nostra» - Lettera G).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) (300) Ibidem - Paragrafo: <<Situazione nostra» - Lettera H . (301) Ibidem - Paragrafo: «Situazione nostra» - Lettera L. (302) Ibidem - Paragrafo: «Situazione croata» - Lettera E. (303) Ibidem. (304) Ibidem. (305) Ibidem - Paragrafo: «Situazione croata» - Lettera F). (306) Ibidem.

(307) Ibidem - Paragrafo: «Situazione nostra» - Lettera M). (308) Ibidem. (309) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavi 1942 - Busta 131 - Fascicolo 2 - (Foglio n. 864 di prot. - Strettamente confidenziale - Da ufficio collegamento del ministero affari esteri con Supersloda - Firmato Armando GABALDONI - Al primo segretario di legazione Vittorio CASTELLANI - P.M. IO, IO novembre 1942). (310) Ibidem. (311) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Foglio n. 4985 di prot. - Segreto - Oggetto: Colloquio col generale GLAISE: situazione in Croazia - Da missione militare italiana in Croazia - Firmato colonnello Gian Carlo RE - Zagabria, 21 ottobrel942). VEDI DOCUMENTO N. 19 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (312) Ibidem. (313) Il Controllo Ustascia era stato costituito con decreto (iN. CCLXVII 1192.2.p.1941) del 16 agosto 1941. Venne sciolto con decreto (N.X-151-D.V.1943) del 21 gennaio 1943 . I compiti del 'controllo' passarono al ministero dell'interno, ed al Comando dei Raggruppamenti del corpo del POGLAVNIK (Vedi Narodne Novine [Gazzetta Ufficiale) 22 gennaio 1943, n. 17). (3 14) Vedi n. 311. (315) Ibid~m. (316) Ibidem. (317) Ibidem. (318) Ibidem. (319) Ibidem. (320) Ibidem - Seconda parte - Lettera b). (321) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Foglio n. 5089 di prot. - Segreto - Oggetto: Influenza militare italiana e germanica in Croazia - Da missione militare italiana in Croazia - Firmato colonnello Gian Carlo RE - A Comando Suprc;mo - Per conoscenza a legazione d'Italia, Zagabria - Zagabria, 27 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N . 20 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.


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La relazione è allegata al telespresso n. 4906, con oggetto: Situazione militare in Croazia. - Dal ministro Raffaele CASERTANO al ministero affari esteri, Roma - Zagabria, 28 ottobre 1942). (322) Ibibem. (323) Ibidem. (324) A.C.S. - Microfilm n. 56 - Serie T 821 - Fotogrammi 10-11 - (Foglio n. 06724/0p. di prot. - Oggetto: L inea di demarcazione italo-tedesca nei territori ex-jugoslavi - Da Comando Superiore FF.AA. Albania - Firmato il Capo di S.M. Generale, Comandante superiore delle FF.AA. Albania, generale Ugo CAVALLERO - A Enti vari - P.M. 22, 28 aprile 1941). La rigidità con cui la linea di demarcazione veniva intesa c.ome invalicabile era comune e ai commidi italiani.ed ai comandi tedeschi. Ai primi di ottobre 1942 il comandante della 718' divisione tedesca aveva consentito al VI Corpo d'armata che reparti cetnici di JEVDJEVIC fossero trasportati oltre la linea per un'azione contro i ribelli. Intervenne il Comando tedesco di Belgrado, che chiese a Supersloda di annullare il movimento poiché: non può esser tolleralo che i cetnici attraversino fa linea di demarcazione verso nord perché scontri con truppe croate e tedesche sarebbero inevitabili (Vedi n. 103 - pag. 428 - Foglio Tgb. n. 2352/42 - Geheim - Firmato maggiore LACHMAN - Capo nucleo di collegamento presso Supersloda).

Il diario storico del Comando Supremo (U.S.-S.M.E. - Busta 1442) sotto la data dell'll ottobre 1942 riporta: [Supersloda) comunica circa richiesta da parte tedesca per l'occupazione

a scopo operativo di Sanski Most, Kfjuc, Sitnica e Mrkonjié Grad al di qua della linea di demarcazione. Esprime [gen. CAVALLERO) parere con.trario a tale autorizzazione. (325) Vedi n. 321. (326) Ibidem - Note I e 2. (327) Ibidem. (328) Ibidem. (329) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio n. 4904/2144 di prot. - Oggetto: Situazione croata. Politica dei controlli - Da legazione d'Italia, Zagabria - Firmato ministro Raffaele CASERTANO - A ministero affari esteri - Zagabria, 28 ottobre 1942). VEDl DOCUMENTO N. 2l ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (330) Ibidem. (331) Ibidem. (332) Ibidem. (333) M.A.E. - A.S.D. - J ugosla via 1942 - Busta 130 - Fascicolo 1 - (Foglio n. 181/R di prot. - Relazione n. 5 - Oggetto: Situazione politica croata - Da Delegazione del Partito Nazionale Fascista in Croazia - Firmato consigliere nazionale Carlo BALESTRA DI MOTTOLA - A Segretario nazionale del P.N.F., Roma - Zagabria, 2 novembre 1942). (334} Archivio Dino GRANDI (Foglio intitolato: Relazione del dirigente l'Ufficio 'Stefani' di Zagabria, dott. G,. SOLARI Bozu, al Presidente dell'Agenzia Firmato Giuseppe SOLARI Bozzi - Zagabria, 30 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 22 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (335) Ibidem


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Dalmazia • Una cronaca per la storia (1942) (336) Ibidem· Paragrafo: «Dopo il crollo della Jugoslavia» • Punto 2). (337) Ibidem • Paragrafo: «Dopo il crollo della Jugoslavia» • Punto 5). (338) Ibidem· Paragrafo: «Dopo il crollo della Jugoslavia» • Punto 7). (339) Ibidem · Paragrafo: «L'opera dell'ustasismo». (340) Ibidem. (341) Ibidem . (342) Ibidem· Paragrafo: <<Italia e Germania in Croazia»· Punto 1). (343) Ibidem· Paragrafo: «Italia e Germania in Croazia» • Punto 2). (344) Ibidem. (345) Ibidem. (346) Ibibem. (347) Ibidem· Paragrafo: «La situazione oggi»· Punto 1) . (348) Ibidem. (349) Ibidem · Paragrafo: «La situazione oggi» • Punto 4). (350) Ibidem· Paragralo: «La situazione oggi» • Punto 5).

(351) Archivio Dino GRANDI · (Foglio senza n. di prot. . Oggetto: Propaganda tedesca ed italiana in Croazia · Dal vicecomandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Giuseppe PrÉCHE · A ministero affari esteri · Paragrafo: «Settore stampa» . P .M. IO, 7 ottobre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 23 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (352) Ibidem · Paragrafo: «Settore Stampa». (353) Ibidem · Paragrafo: «Radio». (354) Ibidem· Paragrafo: «Cinema». (355) Ibidem. (356) M .A.E. · A.S.D. · Jugoslavia 1942 • Busta 130 • Fascicolo I· (Foglio n. 856 di prot. • Segreto • Oggetto: Progetto d'un comando unico delle Forze alleate in Croazia. Da ufficio collegamento del ministero affari esteri con Supersloda • Firmato console Vittorio CASTELLA· Nr · A ministero affari esteri - Per conoscenza: a legazione d'Italia, Zagabria • Paragrafo C • Punto 2 • P.M. 10, 6 novembre 1942). (357) Ibidem · Paragrafo C · Punto 5). (358) M.A.E .• A.S.D .• Jugoslavia 1942 - Busta 130 • Fascicolo I • (Foglio senza n. di prot. • Su carta intestata: Ministero affari esteri · Porta al centro la parola: Appunto . Firmalo Corrado BALDONI · Sul primo foglio, in alto, timbro: Visto dall'Ecc. il Ministro . Nota a matita: Informare Comando Supremo· Roma, 19 novembre 1942). (359) M.A.E. · A.S.D. • Jugoslavia 1942 • Busta 130 • Fascicolo 1 • (Foglio n. 5447 di prot. • Segreto - Oggetto: Situazione militare in Croazia • Da missione militare italiana in Croazia • Firmato colonnello Gian Carlo RE · A Comando Supremo • A comando Supersloda · Punto 2) • Zagabria, 20 novembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. 24 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.


L'evolversi della situazione in Croazia

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(360) Ibidem - Punto 3). (361) Ibidem - Punto 5). (362) Ibidem - Punto 6). (363) Ibidem - Paragrafo: «Osservazioni» - Punto 4). (364) Giacomo ZANUSSI - Guerra e catastrofe d'Italia - Giugno 1940-Giugno 1943 - Casa Editrice Corso - Roma, 1945 - Pag. 281. (365) U.S.-S.M.E. - Busta 1T 72 - Comando Supersloda - (Foglio senza n. di prot. Riservatissimo - Da scrivere a mano - Porta il titolo: Sintesi degli argomenti trattati dall'Ecc. RoAn-A nella riunione tenuta al Comando Superiore (Sussak) il 22 novembre 1942 -Non firmato)! VEDI DOCUMENTO N. 25 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (366) U.S.-S.M.E. - Busta 1442 - «Comando Supremo» - (Diario storico - P.M. 9, 17 novembre 1942). (367) U.S.-S.M.E. - Busta 1442 - «Comando Supremo» - (Diario storico - P .M. 9, 21 novembre 1942). (368) Alla riunione presero parte anche; Intendente di Supersloda, generale Raffaele PELLIGRA; Capo di Stato Maggiore, generale Ettore DE BLASIO; Sottocapo di Stato Maggiore, colonnello Giacomo ZANUSSI; i Capi di Stato Maggiore del V e del XVIll Corpo d'armata, rispettivamente colonnello Clemente PRIMIERI e colonnello Pietro BARBERO; i capi ufficio operazioni di Supersloda e del Vl e XI Corpo d' armata. (369) Vedi n. 365 - Paragrafo: «Situazione generale mediterranea». (370) Ibidem. (371) Ibidem. (372) Ibidem. (373) Ibidem - Paragrafo: <<Croati». (374) Ibidem - Pars1grafo: «.C etnici». (375) Ibidem - Paragrafo: «Autorità civili». (376) Ibidem. (377) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 130 - Fascicolo I - (Telegramma n. 40653/P.R. - Segreto - Senza oggetto - Da ministero affari esteri - Firmato CATTANI - A Comando Supremo - A Governatorati della Dalmazia e del Montenegro - A ambasciata d'Italia a Berlino - A legazioni di Belgrado, Bucarest, Budapest, Sofia - Roma, 24 novembre 1942). (378) Ibidem. Vedi anche; U.S.-S.M.E. - Busta 1041/A - Stato Maggiore Esercito - (Telegramma n. Z/314411 - Da Servizio informazioni esercito (S.I .E.) - Firmato generale Carlo VECCHIARELLI - A addetto militare a Zagabria - P.M. 9, 13 novembre 1942).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) (379) Vedi n. 377. (380) Ibidem.

(381) Ibidem. (382) Ibidem. (383) Ibidem.


DOCUMENTI ALLEGATI

P1 ~- ·

AL CAPITOLO V



Documenti - Allegati al capitolo V

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DOCUMENTO

N. 1

UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO SUPERIORE FF.AA. «SLOVENIA-DALMAZIA» . Riservatissimo

P.M. 10, addl 17 settembre 1942-XX

Telespresso n. 683

Indirizzato a: R. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Gab. A.P. - Ufficio Croazia ROMA

e per conoscenza: R. LEGAZIONE D'ITALIA ZAGABRIA

OooErro: Collaborazione militare croata nella zona di occupazione. A quattro mesi di distanza dalla conclusione degli accordi firmati a Zagabria il 19 giugno u.s., la collaborazione militare italo-croata - almeno per quanto riguarda la 2 a e la 3 a Zona - è praticamente ancora allo stato embrionale. Ogni giorno, da parte croata, si da prova in questo campo di incapacità e di cattiva volontà. Cito, ad esempio, i più recenti episodi . di un certo rilievo: 1°) La sorveglianza e la difesa del tratto ferroviario Karlovac-Ogulin (che

ha un'importanza fondamentale non solo per le comunicazioni interne dell'Armata, ma, e soprattutto, per il transito internazionale dei rifornimenti bellici) erano affidate alle truppe croate. Improvvisamente lo Stato Maggiore croato ha fatto ritirare i due battaglioni preposti alla sorveglianza della linea suddetta, facendo contemporaneamente sospendere il traffico ferroviario; in conseguenza di ciò, varie 'centinaia di vagoni-cisterna per il trasporto di carburante sono rimasti bloccati a Karlovac. Di tale decisione lo Stato Maggiore croato ha dato comunicazione a Supersloda soltanto a fatto compiuto, giustificandola con l'urgente necessità di impiegare i due battaglioni in altro settore. 2°) Due battaglioni ustascia, armati da noi, erano stati destinati - d'accordo tra i due Comandi - a presidiare l'uno Gracac e l'altro Vrhovine; dopo l'improvviso ritiro delle truppe croate incaricate della sorveglianza della ferrovia Ogulin-Karlovac, Supersloda aveva dato ordi-


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

ne che questi due ultimi battaglioni fossero inviati immediatamente in detta zona in sostituzione di quelli ritirati. Lo S.M. croato, invece, senza prevenire nessuno ha richiamato anche i due battaglioni ustascia e li ha mandati ad operare a nord-ovest di Zagabria verso la Slovenia tedesca. 3°) Il Col. Simié, comandante le forze croate nel settore centrale della 2 a zona, ha un bel giorno ini.ziato un'azione in forze contro Tomislavgrad (2a Zona), non solo senza chiedere il preventivo consenso di Supersloda, ma astenendosi anche dall'informarlo menomamente. (Per la verità, bisogna aggiungere che tanto lo Stato Maggiore croato che il Commissario Generale Militare per la Zona costiera Col. Pericié , erano completamente all'oscuro dei movimenti e dell'iniziativa del Simié, o almeno essi così hanno dichiarato). 4°) Conformemente a quanto le autorità politiche e militari croate avevano insistentemente richiesto, Supersloda aveva deciso di costituire, a proprie spese, bande anticomuniste croate (sia cattoliche che mussulmane) che, armate ed inquadrate da noi, avrebbero dovuto partecipare alla campagna contro i partigiani e nel tempo stesso presidiare i villaggi cattolici e mussulmani per difenderli da eventuali atti di violenza dei miliziani cetnici. L'invito rivolto alle popolazioni croate della 2a Zona, anche a nome del Governo croato, di arruolarsi in dette formazioni, è rimasto però pressoché inascoltato; per cui, mentre i volontari ortodossi superano i diecimila, quelli croati sono appena poche centinaia di uomini. Questo Comando Superiore si è visto pertanto costretto a richiamare lo Stato Maggiore croato ad una maggiore osservanza della lettera e dello spirito degli accordi di Zagabria del 19 giugno u.s., senza di che la collaborazione militare italo-croata rimarrebbe assolutamente inoperante, facendo in pari tempo presente che, qualora da parte croata si continuasse - nonostante gli impegni assunti - ad impiegare altrove le forze disponibili armate da noi, sarebbero venute a cessare le ragioni e lo scopo della fornitura di armi ali' esercito croato da parte italiana. Analoghe considerazioni, ho prospettato anch'io, in via confidenziale, al Ministro Rusinovié, richiamando la sua attenzione sul fatto che, nel1'attuale fase di sviluppo dei rapporti italo-croati, la collaborazione militare è il presupposto della collaborazione politica, e che la cattiva volontà dimostrata in questo importantissimo e delicatissimo settore poteva svalutare la portata di tante dichiarazioni fatte nei nostri riguardi dagli uomini responsabili della politica di Zagabria.


Documenti - Allegati al capitolo V

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Il Ministro Rusinovié ha convenuto con me deplorando vivamenze l'incomprensione dello Stato Maggiore croato. A prova del contrasto di vedute che esisterebbe al riguardo tra i militari ed i politici croati, egli mi ha rivelato il seguente episodio: In seguito al passo fatto dal Gen. Roatta circa l'impiego di truppe croate nella 2a Zona, egli aveva avuto ieri !;incarico dal Ministro degli Esteri di comunicare a Supersloda che in settimana sarebbero partiti da Zagabria qualche migliaio di ustascia che Supersloda avrebbe dovuto armare e che avrebbe potuto impiegare come e dove avesse creduto più opportuno. Egli aveva appena fatto tale comunicazione al Gen. Roatta (ricevendon~ assicurazione circa l'armamento di tale truppa), che una telefonata da Zagabria lo pregava di revocare detta comunicazione, essendo intervenuti dei cambiamenti perché 'il Maresciallo non era d'accordo'. Il Rusinovié avrebbe allora risposto che egli si rifiutava di disdirsi alla distanza di poche ore, che non avrebbe fatto al Gen. Roatta alcuna rettifica e che se gli impegni assunti con la sua comunicazione non fossero stati - nella parte sostanziale - integralmente mantenuti, avrebbe rassegnato le dimissioni da Commissario Generale Amministrativo della Zona costiera'. Egli ha concluso augurandosi che nel prossimo incontro del Comandante Superiore con il Poglavnik - (il Gen. Roatta si recherà domani a Zagabria anche per questo) - si chiarissero definitivamente quelle che erano le intenzioni e le possibilità croate nel campo militare, in modo da impedire al vecchio Maresciallo di continuare in questo equivoco atteggiamento. Avendo poi richiamato la sua attenzione sugli scarsissimi risultati ottenuti nell'arruolamento delle formazioni anticomuniste croate ed avendogli ricordato come tali formazioni avrebbero potuto costituire il mezzo più adatto per controbilanciare le bande cetniche e per arginare la eventuale attività extra-legale di queste ultime, il Rusinovié mi ha risposto che - a differenza dei Ministri Lorkovié e Kosak - egli aveva sempre nutrito fondati dubbi circa la possibilità di risultati concreti in questo campo; secondo lui, ciò era dovuto al fatto che le popolazioni rurali croate, per la loro speciale mentalità, avevano una insuperabile avversione per tutte le formazioni irregolari e consideravano tutti gli armati che non indossavano una precisa uniforme come dei veri e propri banditi, a qualunque fazione. appartenessero (!). Egli sperava invece che quando fossero giunte nei vari centri della 2a Zona le compagnie della milizia ausiliaria ustascia, queste avrebbero potuto far opera di proselitismo tra le popolazioni localÌ; dette compagnie dovevano costituire il nucleo intorno a cui si sarebbero potuti


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Dalmazia. Una cronaca per la storia (1942)

formare dei regolari battaglioni di milizia croata anticomunista ai nostri ordini.

*** Alla luce di quanto ho ora riferito - e di molti altri episodi che per brevità tralascio di citare (vedasi ad esempio, il mio telespresso n. 680 del 16 corr.)- non posso tacere alcune conclusioni che mi sembrano scaturire dai fatti sopraesposti, e cioè:

,.

a) Da parte croata manca molto spesso, non solo la capacità e la buona volontà, ma anche la possibilità stessa di mantenere gli impegni assunti e di attuare, anche parzialmente, quella cooperazione militare che era il presupposto degli accordi del giugno scorso e del ritiro delle nostre truppe dalla 3 a Zona. b) Anche nella 2 8 Zona, salvo nei centri materialmente presidiati dalle nostre truppe, ci è ormai praticamente sfuggito quasi ogni controllo, anche nel campo puramente militare ed operativo. c) Sia sulle bande anticomuniste cetniche per una ragione (vedi mio telegramma per corriere del 14 corr. n. 027), sia sulle truppe croate per un'altra, oggi non possiamo fare alcun pieno affidamento; cioè, per tutto quanto riguarda la sicurezza della za Zona e del litorale dalmata, anche in vista di possibili complicazioni future, dobbiamo far conto unicamente sulle truppe italiane di cui dispone al momento la 2 2 Armata. (Vittorio CASTELLANI)


Documenti - Allegati al capitolo V

821 DOCUMENTO

N. 2

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Gabinetto A.P . Croazi<)

Telespresso n. 8/15295-Segreto

Roma, addì 17 settembre 1942 - Anno XX

GOVERNO DELLA DALMAZIA ZARA

OGGETTO:

Attività sospetta delle bande anticomuniste dell'Erzegovina e dei loro capi.

ln via strettamente riservata si comunica quanto ha riferito in data 14 corr. l'Ufficio collegamento con il Comando Superiore FF.AA. SloveniaDalmazia: «Il Ministro Rusinovié, Commissario Generale Amministrativo Croato presso Supersloda, mi ha lungamente intratt.enuto sull'attività delle bande anticomuniste ortodosse dell'Erzegovina e sul provocatorio e pericoloso atteggiamento che esse avrebbero assunto in questi ultimi tempi. Egli, tra l'altro, ha insistito sulle violenze che queste bande andrebbero commettendo a danno delle popolazioni croate (cattoliche e mussulmane), sulle pubbliche manifestazioni che continuamente esse farebbero per la restaurazione di una grande Serbia e per il ritorno dell'ex-Re Pietro, sul pericolo rappresentato dal fatto che costoro dispongono ormai di oltre 8.000 fucili (che egli ritiene che prima o poi saranno rivolti contro le stesse truppe italiane ed infine sulla equivoca attività dei principali capi della M.V.A.C .. In particolare, accennando al Voivoda Jevdjevié, il Ministro Rusinovié mi ha detto risultargli che costui avrebbe offerto alle autorità tedesche della Bosnia Orientale il concorso delle nostre bande anticomuniste per presidiare la zona d'oltre Drina, e che i tedeschi avrebbero rifiutato. (Ciò conferma la notizia dei contatti tra lo Jevdjevié ed agenti germanici, riferita con mio telegramma per corriere dell'll corrente n . 026, pur presentandola in modo completamente diverso. È difficile dire quale sia la versione esatta; ma è certo strano che finora da parte tedesca non sia stata fatta alle competenti autorità militari alcuna comunicazione diretta al riguardo).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Che in questi ultimi tempi l'atteggiamento delle formazioni della M.V.A.C. dell'Erzegovina stia pericolosamente scivolando verso un troppo marcato panserbismo e che dette formazioni rappresentinò un non trascurabile pericolo (vedi mio telespresso 14 luglio n. 440) risulta anche da segnalazioni confidenziali del Comandante del VI C. d'A .. Il Gen. Dalmazzo, infatti, nonostante la sua primitiva grande confidenza nei due noti esponenti cetnici, ha ora comunicato, tra l'altro che riteneva opportuno allontanare per un po' di tempo il Trifunovié e lo Jevdjevié dall'Erzegovina (il primo è già a Sussa, ove sarà trattenuto con vari pretesti, e l'altro è in procinto di raggiungerlo) e di mostrare maggior energia nel reprimere alcune inammissibili manifestazioni politiche ed alcune violenze delle bande anticomuniste. Ho naturalmente risposto al Ministro Rusinovié che, pur senza attribuire eccessiva importanza a manifestazioni isolate e sporadiche di elementi irresponsabili, le autorità militari italiane si rendevano perfettamente conto della limitata fiducia che le formazioni cetniche anticomuniste potevano ispirare dal punto di vista politico e della possibilità anche di un loro cambiamento di fronte; e che pertanto dette autorità avevano preso e continuavano a prendere ogni possibile misura di garanzia atta a fronteggiare tale pericolo, senza per questo rinunciare alla collaborazione militare delle formazioni stesse nella campagna anticomunista, collaborazione che si era finora quasi sempre rivelata notevolmente utile ed efficace; fra l'altro la decisa costituzione di un forte gruppo di bande croate cattoliche e mussulmane avrebbe in ogni modo giovato a bilanciare le forze cetniche locali ed a frenarne le manifestazioni illegali. Comunicato anche a Zagabria». D'ordine del Ministro BALDONI


Documenti -Allegati al capitolo V

823 DOCUMENTO

N. 3

SALUTO RIVOLTO IL 27 SETTEMBRE 1942 DAL CAPO DEL CLERO MUSSULMANO DI KONJIC AL COMANDANTE DEL PRESIDIO ITALIANO DI KONJIC.

«Quale rappresentante di tutti i mussulmani del territorio di Konjic sono venuto a portarvi il benvenuto e ad esprimervi la volontà dei miei uomini di collaborare con voi. Ndi desideriamo ringraziarvi per l'ospitalità offerta dal vostro Duce al nostro grande Muftì. Il popolo mussulmano considera gli italiani non solo come amici ma come i protettori dell'Islam, come gli apportatori di civiltà e di pace. Con voi chiediamo di collaborare per il benessere dei nostri paesi e per la tranquillità delle nostre famiglie. Con voi supereremo qualsiasi difficoltà, se è necessario anche a costo della vita, chiedendo quale ricompensa: pace e giustizia».


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) DOCUMENTO

N. 4

UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO SUPERIORE FF.AA. «SLOVENIA-DALMAZIA» Telespresso n. 784

P.M. 10, addl 13 ottobre 1942-XX

SEGRETO

RIFERIMENTO .

Mio telegramma 2 corr. n. 735/62.

Indirizzato a: R. MINISTERO AFFARI ESTERI Ufficio 'Croazia' ROMA

OaoETTO: Arresto dei congiunti del Voivoda Jevdjevié.

Il Comando tedesco di Sarajevo ha fatto pervenire al Comando della Divisione 'Murge'.l'acclusa lettera diretta al Voivoda Jevdjevié perché fosse rimessa al destinatario. Nel far ciò, sono stati richiesti allo Jevdjevié schiarimenti sui singoli capi d'accusa mossigli dal Comando Germanico. Comunque, fin d'ora Supersloda osserva: 1) Punto 1: l'accusa tedesca non è ben chiara e circostanziata; in ogni modo sembra potersi escludere che elementi dipendenti dallo Jevdjevié si trovassero nel settore indicato oltre la linea di demarcazione. 2) Punto 2: . nella zona di Rogatica non vi sono formazioni M.V.A.C .. Deve trattarsi di bande del maggiore Baéovié; (questi è un capo cetnico indipendente e, per quanto abbia cercato spesso di avvicinarsi a noi e non abbia mai molestato le nostre truppe, non ha nulla a che fare con lo Jevdjevié e con i nostri Comandi). 3) Punto 3: il fatto rimproverato allo Jevdjevié è di scarsa importanza. 4) Punto 4: a Supersloda risulta che effettivamente l'attacco al convoglio è stato effettuato da partigiani; le bande dello Jevdjevìé sono sopraggiunte in un secondo tempo ed hanno anzi potuto recuperare parte del materiale.


Documenti -Allegati al capitolo V

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Dalla lettera del Comando Germanico di Sarajevo risulta poi confermato che: a) tra il Comando stesso e lo Jevdjevié ci sono stati trattative ed accordi, di cui i tedeschi non hanno mai dato notizia a Supersloda; b) il Comando tedesco conosceva' bene che lo J evdjevié era ai nostri ordini diretti; un atto così grave e di tali conseguenze come l'arresto di vicinissimi congiunti dello Jevdjevié, nella migliore delle ipotesi, non doveva aver esecuzione senza prima aver ,consultato Supersloda. (Vittorio CASTELLANI)

Il comando tedesco di Sarajevo prega il comando della divisione 'Murge' di voler consegnare la sottoestesa lettera al signor Dobroslav Jevdjevié COMANDO GERMANICO

Posta Militare 28/9/1942

Sarajevo

Al signor DOBROSLAV JEVDJEVIé

Il Comando tedesco di Sarajevo Vi comunica che sono state arrestate le seguenti persone: 1) JEVDJEVIé Angelika (madre) 2) HOVSKA Danika [ÙanicaJ (sorella) 3) HOVSKA Jaroslava (cognata) 4) SKAKié Zorka (sposa) II motivo dell'arresto trova la sua giustificazione nel Vostro contegno dopo l'abboccamento tenuto il 4/9 a Dobro Polje. Voi avete con la vostra parola d'onore promesso il più stretto rispetto della zona tedesca e degli interessi tedeschi. Questa promessa non è stata da Voi adempiuta. 1) Il giorno 8/9/1942 Voi avete permesso che un reparto cetnico da Voi dipendente, che si spostava dal territorio di interesse italiano lungo la J ahorina, Vhr Praca, aggredisse in località PI. Ravna per la seconda volta un reparto di operai, e che gli operai (serbi) fossero immessi nelle


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

vicinanze di Kalinovik in territorio di interesse italiano (la prima aggressione è avvenuta il 25-26/8/1942). Qui avete fatto fare agli uomini una sosta di 10 giorni in attesa che l'esercito it:iliano li vettovagliasse, per poi condurli di nuovo incorporati in reparto cetnico nel territorio di interesse tedesco e specificatamente nella Romania [recte: Romanija] e sull'altipiano di Devetak con il compito di formare delle bande. Deve presupporsi che Voi avete taciuto o falsamente orientato il Comando dell'esercito italiano sulla presenza di questa compagnia. 2) Il giorno 11/9/ 1942 Voi avete posto in marcia un più forte gruppo di

cetnici sotto il comando di Radivoj Posarié da Foca verso l'altipiano di Devetak e la regione di Rogatica. Per mezzo di questi uomini Voi avete fatto raccontare ai contadini delle vicinanze di Rogatica di aver compiuto (avuto) l'ordine dal comando italiano di occupare i villaggi e le città della Bosnia orientale per poi consegnarli all'esercito italiano. Il Comando tedesco considera tale comportamento come un gioco tendenzioso con solo scopo di condurre l'una contro l'altra le parti degli eserciti alleati a causa degli ostacoli che si infrappongono a tale compagine di uomini. 3) Il giorno 9/9/1942 avete mandato un reparto di cetnici armato nella zona Igman sotto il comando di Mirko Beljo senza preventiva autorizzazione di questo Comando. Per la prima volta avete chiesto al Comando tedesco il consenso che non è stato concesso sotto la data del 15/9 per cui il giorno 16/9 avete fatto ricondurre il reparto in seguito all'ordine dell'esercito tedesco nel territorio di interesse italiano. 4) Il giorno 18/9 è stata fatta partire da Sarajevo alla volta di Kalinovik una autocolonna trasportante vettovaglie per l'esercito croato, autocolonna che è stata assalita poco prima di Dobro Polje. I vostri cetnici hanno dato la colpa ai partigiani. Voi il giorno 4/9 avete assicurato che in tutto il territorio da Voi occupato non vi è più alcun partigiano. Ragione per la quale questo attacco deve esser stato fatto dai vostri cetnici. Questa supposizione è riconfermata dalle dichiarazioni di alcuni soldati croati i quali, durante l'aggressione hanno potuto riconoscere diversi individui appartenenti al reparto di Mirko Beljo con la sola variante che in questa occasione i cetnici portavano sul loro berretto nero la stella sovietica.


Documenti - Allegati al capitolo V

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L'esercito tedesco considera questi avvenimenti come infrazione alla Vostra parola data, ed ha perciò in data 20/9 proceduto al fermo delle suddette persone in qualità di ostaggi. È stato provveduto per l'ordinario alloggiamento e vettovagliamento dei fermati. Ogni tentativo da parte vostra di impiegare la forza costerà la vita agli ostaggi.

La liberazione dei fermati sarà da questo Comando disposta, non appena sarà data adeguata malleveria che la Vostra parola d'onore data il 4/9 sarà da Voi mantenuta relativamente al rispetto degli interessi tedeschi e del tetritorio d'interesse tedesco. IL MAGGIORE (F. to illeggibile)


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (!942) DOCUMENTO

N. 5

COMANDO SUPERIORE DELLE FORZE ARMATE «SLOVENIA-DALMAZIA» 2• ARMATA

SUNTO DEL COLLOQUIO(*) COL VOIVODA TRIFUNOVIC (**) DEL 10 SETTEMBRE '42

1) Non dipende da Draza Mihajlovié. Lo ha incontrato - come noto - il 23 luglio. n Mihajlovié approva che i 'cetnici' del Trifunovié cooperino cogli italiani. 2) Egli, Trifunovié, è il capo militare morale dei 'cetnici' della Croazia, mentre il Jevdjevié, in sottordine a lui, è una specie di capo politico di una parte di essi. 3) Dipendono dal Trifunovié, a suo dire: - 9.200 cetnici armati 6.000 in Erzegovina (VI C.A.) 3.200 nella zona del XVIII C.A. (sono i battaglioni M.V.A.C. ai nostri ordini) - 50.000 cetnici disarmati nelle stesse zone; di cui 6.000 già in breve tempo radunabili, situati nella zona del XVIII C.A. Egli dice di avere inoltre molte influenze sugli ortodossi della Lika (territorio V C.A.), e molti amici anche in Slovenia. È disposto ad aiutarci nel territorio del V C.A. (prendendo contatto col colonnello ex-jugoslavo che vi presiede - ai nostri ordini - alle formazioni M.V.A.C. locali), ed a dare direttive ai suoi amici della Slovenia, per coadiuvarci.

4} I 'cetnici' operano a fianco degli italiani per le seguenti ragioni: si considerano serbi, e - come tali.....:. amici dell'Italia (la Jugoslavia ha avuto atteggiamento antitaliano, perché ha ripudiato in parte la tradizione serba); (*) Del generale Mario Roatta

(..) ìlija Trifunovié - Brcanin.


Documenti -Allegati al capitolo V

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le truppe italiane hanno salvato da certa morte in Croazia centinaia di migliaia di ortodossi; considerano i 'partigiani' come il nemico comune n. 1; sanno che dopo la Vittoria dell'Asse, l'Italia non sarà, per tradizione, contraria ad una Serbia che comprenda la i,tnione almeno dei serbi. Si è risposto a quest'ultimo proposito, che il Comando italiano non prende nessun impegno. Tratta coi 'cetnici' unicamente dal punto di vista della lotta contro i comunisti, escludendo qualsiasi accenno a questioni politiche. Trifunovié risponde: «Sappiamo benissimo che è cosi, e che nessuna promessa è stata fatta da parte italiana, militare o civile. Né chiediamo affidamenti, espressi o taciti, ma abbiamo l'intima convinzione che al momento opportuno l'Italia non ci abbandonerà, e perciò, di nostra volontà siamo con gli Italiani». 5) In omaggio allo scopo comune le formazioni 'cetniche' hanno accettato e confermano di rispettare le autòrità e le popolazioni croate, e di collaborare anche con le forze armate croate. Desiderano però di non essere messi a contatto diretto con formazioni. Ustascia. Sono disposte a collaborare con formazioni M. V.A.e. cattoliche e mussulmane, ed anche a costituire formazioni miste. Sono disposte ad abolire tutti i distintivi ed insegne ex-jugoslave e serbe, ed a tralasciare tutte le manifestazioni serbofile. 6) Trifunovié chiede di poter visitare i battaglioni 'cetnici' specie prima delle operazioni, allo scopo di dare ordini precisi circa il contegno da tenere, e di affiancare talvolta ai comandanti persone di sua fiducia, che ne assicurino l'esecuzione, Si impegna di fare fucilare, seduta stante, capi e gregari che commettano suprusi e razzie a danno della popolazione. 7) Trifunovié propone un'operazione vasta, da iniziare al più présto (dopo la metà di ottobre comincia qua e là la neve) per scacciare i partigiani dalla regione di Prozor-Livno-Tomislavgrad. I 14.000 partigiani (dice lui) esistenti in tale zona costituiscono grave pericolo per la costa, sia per la regione delle miniere di bauxite.


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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (1'942)

Offre la collaborazione di formazioni 'cetniche' per un totale di 7 .500 uomini: 3.000 dall'Erzegovina (lasciandone altrettanti sul posto) 1.500 dalla regione del XVIII C.A. (id.id.)

3.000 dalla regione di Kupres (si tratta di formazioni agli ordini del Drenovié, attualmente cooperanti con le forze croate). Vi si potrebbero aggiungere i 6.000 'cetnici' già presenti nella regione del XVIII C.A., qualora le autorità italiane distribuissero loro subito le armi. 8) Poiché un'operazione del genere è già allo studio presso il Comando

di Armata, si passa a parlare della sua esecuzione. Il Trifunovié propone, come logico e previsto, un'azione convergente, nella quale formazioni 'cetniche', ai nostri ordini, s'intende, agirebbero come avanguardie e come colonne intermedie (operanti per la montagna), mentre le truppe regolari (italiane e croate) agirebbero a cavallo delle rotabili. Si osserva che l'operazione non avrebbe scopo se i centri della regione di cui trattasi non venissero poi saldamente tenuti durante l'inverno, e se non fossero garantite le vie di comunicazione. Le forze italiane disponibili non sono sufficienti allo scopo. Trifunovié conviene sulla necessità di cui sopra e dubita (fondatamente) che. i croati possano destinare a presidio dei centri in parola truppe sufficienti. Propone pert~nto che detti centri e le vie di comunicazione, siano assicurati da formazioni 'cetniche'. Nelle zone dovrebbero però essere comandi italiani (con piccoli reparti) e - se occorre - reparti croati. Vi sarebbero insediate le autorità civili croate. Si è concluso, da parte del comando italiano, che la questione verrà al più presto presa in esame.

Considerazioni A) L'operazione (come è stàto dianzi rilevato) di cui sopra può essere

conveniente, a condizione che venga successivamente presidiata la zona. È difficile che possano provvedervi i croati.


Documenti - Allegati al capitolo V

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Non è sicuro - d'altra parte - che essi ammettano presidi sostanzialmente 'cetnici' (per quanto esista il precedente dell'Alta Erzegovina). Mi riservo di trattare questa parte a voce. B) Il Trifunovié tende ad assumere la figura di comandante di tutti i 'cetnici' della Croazia, passando in primo piano rispetto al Jevdjevié. Non ci conviene di lasciargli assumere altra carica che quella di capo morale (come dice lui). Un comando 'cetnico' elevato darebbe infatti al complesso delle formazioni 'cetniche' un carattere di esercito a sé. C) Il lìrifunovié tende ad aumentare le formazioni cetniche, a regolariz-

zarle (ha detto: «tendiamo a costituire reparti regolari») e - come anzi accennato - a raggrupparle. Non ci conviene seguirlo per questa strada, almeno oltre un certo limite, per ovvie ragioni. Al massimo, si potranno accordare, in vista delle operazioni di Livno etc., i 6.000 u. disponibili nella regione del XVIII C.A. Ma le formazioni riunite, non oltre 'raggruppamenti' di pochi battaglioni, debbono rimanere ai nostri ordini diretti e, salvo nei periodi operativi, essere piuttosto distanti le une dalle altre. D) Si ritiene molto probabile che, finché dura la lotta contro i comunisti, le formazioni in parola mantengano verso le autorità e popolazioni croate l'atteggiamento promesso dal Trifunovié.


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Dalmazia. Una cronaca per la storia (I 942) DOCUMENTO

N. 6

SUPERSLODA Telescritto n. 32614/0p.

17 settembre 1942

DA COMANDO SUPREMO A SUPERSLODA P.M. IO

Duce approva proposta inoltrata con promemoria del 12 corrente circa attuazione operazione Dinara. Raccomanda tenere sempre presente nel!'impiego dei cetnici pericolo loro eventuali future pretese. Prendete accordi con AutoritĂ Zagabria per ottenere adesione at sistema occupazione da attuare nota regione ad operazioni ultimate. Duce concorda circa considerazione su linea condotta da seguire nei riguardi del Voivoda TrifunoviĂŠ. Ugo CAVALLERO


Documenti - Allegati al capitolo V

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DOCUMENTO

N. 7

SEDUTA DEL 19 SETTEMBRE 1941 (recte: 1942) A ZAGABRIA

(Presenti: Poglavnik - Ecc. Generale Roatta·- Maresciallo Kvaternik - Rusinovié - Gen. Prpié - Col. Balenovié - Col. Francetié - Ten. Col. Berni - Ten. Col. Michelotti).

*** L'Ecc. Roatta tratta i seguenti argomenti: 1) Bande cetniche anticomuniste; 2) La Missione Militare Italiana a Zagabria come ente di collegamento fra Supersloda e Forze Armate Croate; 3) Intese oçerative; 4) Battaglioni croati a protezione ferrovie in za e 3a zona - armamento; 5) Reparti milizia ustascia territoriali (pripremna); 6) Comando ferrovie della Lika; 7) Operazione 'Dinara'; 8) Internamento popolazioni durante operazioni.

* * *

1)

Bande cetniche anticomuniste.

L'Ecc. Roatta dichiara: di aver avuto parecchie lagnanze per il contegno delle bande cetniche anticomuniste nei riguardi delle popolazioni croate; di conoscere i pericoli che esse possono rappresentare in quanto combattono oggi i comunisti anche perché ieri li armavano, permettevano loro di vivere e di rinforzarsi, salvo a rivolgersi poi contro di noi, italiani e croati, per la Serbia e per una grande Jugoslavia; di aver dato ordine ai comandi di C.A. di non aumentare le bande e che quelle attuali le tengano impegnate contro i comunisti e non lasciarle senza far niente perché ciò porterebbe ad aumentare i loro propositi filo-serbi;


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di aver ordinato di non permettere alcuna manifestazione anti-croata o filo-serba; di aver concordato a chiamare Trifunovié e di avergli detto che pur riconoscendo che le bande hanno combattuto contro i comunisti noi non possiamo pensare che esse esprimano azioni anti-croate; che ha l'impressione che Trifunovié abbia grande influenza sulle bande e che sia verso di noi leale e alcuni fatti lo comproverebbero (segnalazione alle autorità italiane di cetnici che hanno compiuto massacri e che saranno fucilati; intervento per evitare l'attacco da parte di bande cetniche contro bande mussulmane in formazione); che Trifunovié ha ai suoi ordini morali (ché per l'impiego sono agli ordini di Supersloda) le seguenti bande anticomuniste ortodosse: dell'Erzegovina

: circa 6.000 uomini

della zona fra Ostarije e Medak : 1.500-2.000 uomini della zona fra Sinj e Gracac

: 3.500 uomini

Inoltre egli ha sotto la sua influenza: -

oltre linea demarcazione

: 4.000 uomini che possono essere impiegati a nostro favore; : 3.000 uomini agli ordini di certo Drenovié;

di essere deciso e risoluto a tenere a freno questi cetnici pur non potendo subito liberarsene come vorrebbe fare; di avere d;:tto ordini di favorire la costituzione di formazioni di bande armate, con elementi non ortodossi alle quali darà la piena razione viveri e 30 kune al giorno. 2) La Missione Militare Italiana a Zagabria come ente di collegamento fra

le Forze Armate croate e Supersloda.

L'Ecc. Roatta rileva che ultimamente ha ricevuto, da diversi enti, comunicazioni non perfettamente concordanti riguardanti lo stesso argomento; il che ha ingenerato confusioni od almeno incertezze. Propone perciò che quanto si riferisce alle relazioni fra Forze armate croate e Supersloda sia trattato per il tramite della Missione Militare Italiana a Zagabria.


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Il Poglavnik concorda e dà subito ordine di disporre in merito. L'Ecc. Roatta consiglia altresì che le comunicazioni da autorità militari croate a Supersloda che come detto saranno fatte tramite Missione Militare, pervengano da un unico ente militare croato sia se trattasi di forze ustascia che di domobrani, aviazione, ecc .. 3) Intese operative.

Lo S.M. croato aveva promesso che qualunque operazione delle forze armate croate condotte a cavallo della linea di demarcazione e al di là della . linea stessa (verso la 3a e 2a zona) sarebbe stata preventivamente comunicata a Supersloda.

.

Ciò non è stato ancora mai fatto ed è recente la operazione del colonnello Simié verso Duvno per la quale nessuna comunicazione era stata data. L'Ecc. Roatta ribadisce la necessità di tali preventive segnalazioni sia perché le operazioni condotte in 3 a e 2 a zona spostano i rapporti di forza nella situazione dei ribelli e quindi possono dare delle sorprese alle truppe italiane presidianti, sia perché nel caso sia richiesto il concorso italiano questo non può essere dato se non accuratamente preparato. Il Poglavnik conviene nella questione e fa disporre in conseguenza. 4) Battaglioni croati a difesa della ferrovia.

Eccellenza Roatta: a) prende atto che un battaglione ustascia (del gruppo Simié) è stato inviato ad Imotski con una compagnia a Posusje; b) che i due battaglioni Metzger che dovevano essere a disposizione di Supersloda fin dal loro armamento, per necessità inerenti alla difesa della ferrovia Zagabria-Karlovac, espresse dal Maresciallo Kvaternik, saranno a disposizione di Supersloda il IO ottobre p.v.; c) che il battaglione reclute domobrani attualmente a Karlovac ed Ostarije saranno disponibili per l'impiego alle dipendenze di Supersloda fra otto settimane, necessarie all'addestramento; d) che un battaglione domobrani in costituzione (attualmente il personale si sta raccogliendo nei depositi di Petrinja, Bjelovar, Varazdin) sarà inviato appena completato a Otocac a disposizione di Supersloda;


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e) che un battaglione ustascia di circa 600 uomini fra 15 giorni sarà inviato a Brinje, ove costituirà un altro battaglione e che entrambi saranno alla dipendenza di Supersloda che provvederà nei limiti delle possibilità ad armarli; f)

che un btg. di ustascia, già a Podsused [recte: Posusje], si è recato, pressoché disarmato, a Ljubuski-Mostar per crearvi altri due battaglioni ustascia e che tutti e tre i battaglioni passeranno alla dipendenza di Supersloda, il quale provvederà nei limiti delle possibilità ad armarli;

g) che a Bihaé esistono tre battaglioni ustascia incompleti che potrebbero essere armati, con 200 ustascia che però sono disarmati e che uno di questi battaglioni potrebbe essere inviato, una volta completo di uomini e di armi, nella Lika alle dipendenze di Supersloda.

5) Milizia ustascia territoriale (pripremna).

L'Eccellenza Roatta riferisce che nel convegno di Ragusa era stato concordato di creare 37 compagnie di milizia territoriale di cui: 29 nei distretti di .......... [cosi nel testo]; 4 nel distretto di Mostar; 4 nel distretto di Zagabria. Dette compagnie, di circa 250 uomini ciascuna, saranno armate da Supersloda con fucili e 3 mitragliatrici pesanti.per ciascuna compagnia. Il Poglavnik a sua volta riferisce che le 4 compagnie del distretto di Zagabria non saranno più disponibili in quanto le stesse dovranno andare a Brinje, di cui alla lettera e) del n. 4. Di conseguenza le compagnie si ridurranno a 33.

II Poglavnik riferisce altresì che il col. Servatzy si presenterà quanto prima a Supersloda per riferire in merito alla situazione delle compagnie stesse. 6) L'Ecc. Roatta riferisce di aver avuto notizia di un ordine di massima emanato dallo Stato Maggiore croato secondo il quale si dovrà costituire per il 10 ottobre p.v. un comando delle ferrovie della Lika costituito da personale militare croato e che detto comando dovrebbe dipendere dallo S.M. croato, tramite commissario straordinario militare croato presso·Supersloda, col. Pericié. Inoltre, secondo gli ordini suddetti, dovrebbero di-


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.

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pendere dal Comando ferrovie della Lika anche tutti i reparti croati che pur essendo dislocati nelle località per le quali passa la ferrovia non sono adibiti alla protezione de)la ferrovia. Ecc. Roatta dichiara di non poter accettare questa disposizione e chiede ed ottiene che: il comando ferrovie Lika abbia solamente funzioni disciplinari sui reparti croati a protezione delle ferrovie;

che detto comando dipenda per l'impiego da Supersloda tramite col. Pe\icié; che gli altri reparti croati non addetti alla protezione delle ferrovie e che si trovano sul percorso delle stesse dipendano, come è praticato per tutti gli altri reparti croati dislocati nelle zone presidiate da truppe italiane, da Supersloda tramite col. Pericié. 7) L'Ecc. Roatta riferisce di aver intenzione di effettuare entro il mese di

ottobre due operazioni. di cui: una piccola: nella zona della Valle Narenta, allo scopo di eliminare i ribelli che minacciano la ferrovia Mostar-Sarajevo e la strada Jablanica-Varkar Vakuf; detta operazione sarà effettuata con due gruppi: un gruppo nord da Jablanica punterà a Prozor e D. Vakuf; un gruppo sud con partenza da Mostar, dovrebbe ripulire la zona a cavallo della strada per Imotski-Posusje-Duvno; a operazione ultimata Prozor dovrebbe rimanere presidiata e si dovrebbero rin-· forzare i presidi Duvno-Posusje in modo da dare respiro alla comunicazione Duvno-Imotski. una operazione grande: avente lo scopo di liberare il terreno fra Glamoc e Livno ................ .. ..... .. [così nel testo] e poi poter mantenere fortemente i presìdi della zona stessa. Per queste operazioni l'Ecc. Roatta chiede: che il Governo Croato gli faccia conoscere se intende concorrere all'operazione e con quali forze; se le autorità croate hanno nulla in contrario che Supersloda utilizzi per questa operazione le formazioni anticomuniste; se a operazioni ultimate i presìdi verranno mantenuti solo con forze croate ed in caso non potessero essere tutti mantenuti con forze croate se i croati non hanno nulla in contrario che parte dei presìdi


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stessi vengano presidiati da truppe italiane con concorso delle bande anticomuniste. 8) Internamento popolazioni durante operazioni.

L'Ecc. Roatta riferisce che vi sono popolazioni nelle zone ove si svolgono operazioni militari che chiedono di essere trasferite per non essere coinvolte nelle operazioni stesse e in conseguenza minacciate dai partigiani. Il Governo croato, mentre da un lato vorrebbe trasferirle sotto la sua protezione, ha dichiarato di non avere possibilità di nutrirle. Supersloda, d'altro lato, ha preparato e sta preparando campi di concentramento sufficientemente confortevoli, per l'accoglimento delle suddette popolazioni. Il Governo croato ha ora incaricato il Ministro delle Corporazioni Suié per la definizione della questione. Il Ministro Suié si recherà ad Ogulin e si terrà in contatto con Comando Supersloda e Comando V C.A..


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DOCUMENTO

N. 8.

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI GAB. A.P. -CROAZIA

Visto dall'Ecc. il Ministro

APPUNTO Il Ministro Perié mi ha ieri accennato in via strettamente confidenziale che, qualche tempo fa, avrebbe avuto luogo un drammatico colloquio tra il Poglavnik e i due Kvaternik (il Maresciallo e il Capo della Polizia), i quali avrebbero cercato di persuadere il Poglavnik che era giunto il momento di mettersi sotto il protettorato tedesco. Il Poglavnik è rimasto disgustato di tale iniziativa. È da presumersi che del colloquio e, probabilmente, delle manovre che lo hanno preceduto, sia trapelata qualche notizia nel pubblico di Zagabria e vi abbia determinato delle agitazioni. A dette voci dovrebbe riferirsi il comunicato del Consiglio dei Ministri croato di cui l'accluso telespresso della R. Legazione in Zagabria.

Perié si è mostrato assai preoccupato della situazione interna in Croazia, specialmente in relazione all'avvicinarsi dei movimenti di ribelli alla capitale e a probabili intese tra questi ed elementi di Zagabria. La delicatezza della situazione è data soprattutto dal fatto della scarsezza di truppe per eliminare queste audaci infiltrazioni di ribelli nella Slavonia. L. PIETROMARCHI

· Roma, lì 21 settembre 1942-XX


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DOCUMENTO

N. 9

LETTERA DEL CAPITANO RADO VAN IVANISEVIC (RASA) AL MAGGIORE ZAHAR/JA OSTOJié (ZARE).

Caro Zare, i risultati della visita a Susak qel Comandante sono enormi. I) Sono stati dati 2 000 fucili per il Dinara e I 000 per la Lika (400 per la zona meridionale - Medak, e 600 per la zona settentrionale - Otocac. Comandante della zona meridionale è il generale di Stato Maggiore Radulovié, e della settentrionale il Generale di Stato Maggiore Bjelajaé).

2) Gli è stato sottoposto [a Trifunovié-Brcanin - n.d.a.] un piano per una decisiva battaglia contro i comunisti della Bosnia; la messa in effetto di questo piano inizierà con la cosiddetta 'operazione minore', della quale vi abbiamo già informati. 3) Mihié è stato ufficialmente assegnato anche dagli italiani (dal Generale

Roatta) al vojvoda al quale sono stati rilasciati regolari documenti che lo autorizzano a muoversi liberamente sui territori del V, VI e XVIII Corpo d'armata, cioè su tutto il territorio occupato dagli italiani (Erzegovina, Dalmazia, Lika, parte della Croazia e Slovenia). 4) Da Roma SQno stati messi a disposizione a Lubiana 5 000 fucili per i nostri uomini e la consegna è ora iniziata. Questo è stato ottenuto dal Capitano Kostié secondo gli ordini del vojvoda e con generale soddisfazione di tutti. 5) Durante il mese di ottobre saranno distribuiti a rate 6 000 fucili per il Diriara e 3 000 per la Lika.

Ci rendiamo conto che la condizione per tutto questo è quella di fermare l'azione contro i Croati e Mussulmani, in quanto essi stanno protestando presso la Germania, che sta nuovamente facendo pressioni su Roma. Il fondamentale interesse della nostra comune causa richiede che noi ora non dovremo attaccare, mentre stiamo aspettando cosi tanto da loro [dagli italiani - n.d.a.]. I Mussulmani e gli Ustascia, cioè i Croati, saranno chiamati a render conto prima o poi. Verrà il tempo di chiudere i conti con


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loro, poichĂŠ essi non hanno dove andare; essi devono restare in mano nostra. Credo che voi siate qella mia opinione. Sono profondamente convinto che voi saprete come risolvere questa importante questione secondo i piĂš alti interessi del nostro popolo. Il vojvoda Brcanin in ogni caso deve essere con Cika Doka [MihajloviĂŠ] altrimenti i danni sarebbero terribili ed irreparabili. Saluti dal Vostro

RASA


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DOCUMENTO

N. 1O

APPUNTO SUL COLLOQUIO TRA IL FUHRER ED IL POGLAVNIK IL 23 [recte: 24] SETTEMBRE 1942 Il Fiihrer iniziò il suo dire accennando all'interesse germanico al ristabilimento della calma e dell'ordine in Croazia. Il Reich non vi sarebbe interessato politicamente, bensì, in questi tempi, è interessato alle vie di comunicazione. Esso vorrebbe assicurato il trasporto della bauxite come pure dei prodotti delle zone dell'olio, ed oltre a ciò sapere tutelati i suoi decisivi interessi di transito. Qui si tratterebbe essenzialmente del fronte in Africa Settentrionale, che attraverso le vie di Atene e di Salonicco ed oltre per la via della baia di Suda in Creta riceve i suoi rifornimenti. Se il traffico sulle ferrovie croate, che sono un anello essenziale di queste linee di rifornimento, venisse a mancare sia in seguito di permanenti piccoli perturbamenti, sia a causa di distruzione di grandi oggetti come ponti e simili, ne verrebbe seriamente compromessa la condotta di guerra della Germania e dei suoi Alleati. Che questo è noto agli Inglesi, ed è perciò che essi fanno del tutto nei Balcani per creare da lì delle difficoltà ai rifornimenti per l'Africa Settentrionale. Nel caso di un'interruzione delle ferrovie croate non si potrà pensare a sostituirle con le ferrovie ungheresi, poiché esse occorrono largamente per i trasporti di petrolio, mentre l'Italia abbisogna anche delle ferrovie. croate per i suoi rifornimenti d'olio. Oltre all'interesse che riguarda meramente le linee di comunicazione, la Germania ha tuttavia anche un interesse generale alla stabilizzazione del Regime in Croazia. Se questo Regime riman·esse costantemente labile e non venisse consolidato, vi sarebbe pericolo che un giorno pur potrebbero sorgere mire jugoslave e spinte innanzi da giovani fanatici serbi. Con ciò però la via attraverso i Balcani verrebbe nuovamente sbarrata. Il consolidamento del Regime croato sarebbe il miglior mezzo per evitare la necessità di una nuova lotta per tenere aperta la via dei Balcani. Il Fiihrer sottolineò che la Germania non ha un interesse politico in questo spazio, ma pensa semplicemente di sviluppare in pace le sue relazioni commerciali con la Croazia. Che essa ha interesse a ricevere certi prodotti del suolo del paese, come bauxite ed olio. Per le predette ragioni la Germania desidererebbe di influire in modo tranquillizzante sulle condizioni della Croazia, ed è per questo che ha anche


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preso parte ad azioni di pacificazione. Rincrescevole sarebbe [sic] purtroppo che in molti casi i disordini divamparono nuovamente nel momento in cui le truppe avevano lasciata la rispettiva zona. In parte gli insorti sarebbero rientrati nel paese passando la frontiera dal di fuori. Poiché, come detto, azioni partigiane potrebbero avere gravi ripercussioni sull'Africa Settentrionale, si deve pensare sul come il transito dei rifornimenti nonché il trasporto della bauxite e dell'olio in Croazia possa essere assicurato ad ogni costo. In fondo la Germania sarebbe contenta se, del resto, all'uopo non avesse da dover mettere a disposizione neanche un solo soldato, poiché essa non hcf sovrabbondanza di truppe. Se il Poglavnik potesse stipulare con l'Italia un accordo che garantisse il transito dei rifornimenti per le truppe Germaniche in Grecia, in particolare per la Luftwaffe ivi stazionata, nonché per l' Afrikakorps, egli (il Ftihrer) ne sarebbe assai lieto. Che egli teme tuttavia, la presenza delle truppe germaniche sia per ora ancora necessaria per dare un sostegno ali' Armata croata che sta appena formandosi. Nell'ulteriore corso del colloquio il Poglavnik mostrò a mano [sic] delle carte i focolai dei disordini che attualmente esistono ancora nella Bosnia Orientale, nella Bosnia Occidentale nonché ad oriente della linea di demarcazione nella Fru~ka Gora. Egli fece osservare che nella primavera soltanto presso Doboj dei partigiani serbi avevano creato disordini e che nella Slavonia centrale erano sorte delle difficoltà. Accomodata la situazione nella Bosnia occidentale, i disordini sono però ovunque scemati, ed egli aveva sperato che la situazione si stabilizzasse. Allora però sono entrate nello spazio tra la linea di demarcazione e la 2a zona dal Montenegro delle brigate di partigiani di una forza da 6/8000 uomini. Ad una domanda del Ftihrer il Generalfeldmarshall Keitel mostrò sulla carta i singoli focolai di disordini. Il Ftihrer domandò in seguito al Poglavnik, come egli si figurasse la liquidazione di questi focolai di disordini. Questi rispose che la Croazia sta preparando la formazione di brigate e che pel restQ conta sulla cooperazione italiana per reprimere i rivoltosi. Quando il Generale Glaise-Horstenau al riguardo dichiarava che alle formazioni italiane sono da aggiungere anche èerte truppe Cetnici che sono state armate dagli italiani, il Ftihrer osservò che a lui aiutare i cetnici appare pericoloso, poiché questi partigiani serbi rappresenterebbero in ultima analisi l'idea panserba. Ci si tirerebbe su così un serpente che, se ora anche ancora piccolo, un giorno potrebbe pur diventare pericoloso.


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Che la Germania non si batte nell'Est soltanto per i suoi propri interessi, ma indirettamente per tutta l'Europa, vuole perciò impiegare su questo fronte dell'Est quante unità possibili di altre Nazioni. Che date le difficoltà della Croazia egli preferisce tuttavia mettere a disposizione dei Croati per la repressione del movimento di rivolta nel proprio paese le loro unità previste per il fronte dell'Est. Soltanto un battaglione croato, che alcuni giorni fa è stato impiegato davanti a Stalingrado presso la 100 3 Divisione Cacciatori, deve per il momento rimanere sul posto. Tutte le altre unità croate, che sono pronte ad essere inviate al fronte dell'Est, possono essere nuovamente messe a disposizione della Croazia. Del resto gli Ustascia sarebbero stati invitati ad entrare nella lotta con armi che loro fornirebbero gli italiani. Il Poglavnik osservò al riguardo che gli Ustascia hanno ricevuto purtroppo poche armi, benché la lotta contro i partigiani sia essenzialmente una questione di armi, poiché in una tale lotta l'istruzione moderna delle truppe sarebbe meno importante. Il Fi.ihrer rispose che la Germania potrebbe forse aiutare con armi risultanti da bottino, qualora l'Italia incontrasse presentemente difficoltà a fornirle. Di forniture di armi germaniche potrebbe parlarsi però soltanto se agli Italiani ne verrà data prima conoscenza. II Poglavnik osservò al riguardo che tanto dovranno prender [parte] alle lotte truppe germaniche, perché i Domobranzi, che possono paragonarsi alla Landwehr (Truppe territoriali) germanica, non hanno ancora completata la loro istruzione, di modo che da parte croata potranno impiegarsi unicamente le unità Ustascia. I Domobranzi sarebbero stati richiamati sì tante volte che un po' alla volta non hanno più voglia di essere soldati; il loro morale e la loro istruzione sarebbero cattivi. Essi vengono impiegati soltanto ancora per servizi di sorveglianza, abbisognano all'uopo però di fucili, fucili che poi verrebbero nuovamente a mancare per l' istruzione di nuove truppe. Il Generale Glaise-Horstenau tracciò poi un breve quadro delle Forze Armate della Croazia. D'un lato vi sarebbero gli Ustascia, che si compongono del Partito, della Milizia e delle Truppe Ustascia, paragonabili alle Waffen-SS, e d'altro lato le Forze Armate croate, i Domobranzi, che non solo equivalgono alle forze territoriali ma debbono essere considerati in genere come Armata Croata. Nell'ora del bisogno essi hanno raccolto molti riservisti e formato una specie di Armata provvisoria. Egli (Glaise-Horstenau) preferirebbe tuttavia scegliere un tempo più lento per formare un'Armata. A partire da ottobre sarebbero chiamate le dassi più giovani,


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che verrebbero raccolte in battaglioni di reclute delle Brigate di Montagna. Queste Brigate di Montagna, che hanno dato buona prova nelle lotte della Bosnia Occidentale, formerebbero la colonna del nuovo esercito. Le Brigate di Montagna sarebbero in parte assai buone, ciò in contrasto con i Domobranzi che Glaise-Horstenau indicò come stanchi e male equipaggiati, in parte senza stivali, mantelli e coperte. Grandi difficoltà formerebbe [sic] però la formazione di un Corpo di Ufficiali e Sottufficiali. Il Fiihrer osservò al riguardo essere questa questione di importanza decisiva nella formazione nuova di una Armata. Un'Armata deve essere, rispetto ad istruzione ed a comando, diretta secondo principi uniformi .

Premessa per la riuscita di ogni operazione militare è il comando unico militare. Fintanto però che delle divisioni germaniche combattono nello spazio croato assieme ad unità croate, sarebbe tuttavia forse consigliabile che il comando sia in mano germanica, poiché la Germania con la sua tradizione militare e le sue grandi esperienze è la meglio atta a questo compito. Così si sono visti nell'Est i favorevoli effetti che la cooperazione con unità germaniche esercita anche su unità di truppe straniere. Particolarmente chiari si sono osservati questi effetti presso l'Armata Romena da quando venne inviata la Missione d'Armata Germanica. Per quanto il merito principale della ricostruzione delle forze armate romene spetti al Maresciallo Antonescu, soldato di prima classe che ha compenetrata la nuova armata dei suoi principi, i romeni hanno, già per quanto riguarda la pura istruzione, p. es. solo già nel campo della difesa antiaerea, molto imparato dalle forze armate germaniche. A lui (il Fiihrer) non riuscirebbe, è vero, molto gradito se, per questi motivi la Germania avesse il Comando militare nella repressione di insorti in Croazia, perché così la Germania verrebbe ad entrare in zone che non la riguardano. Inoltre essa di sicuro a lungo andare avrebbe in Croazia meno truppe che non il Poglavnik (,) vuol dire non più di quattro divisioni più le unità SS. Per contro la Croazia avrebbe ventiquattro battaglioni e potrebbe quindi sollevare la questione, perché mai essa stessa non ottenga il comando. Egli (il Fuhrer) deve perciò dichiarare, che la Germania non ambisce in ogni modo tale comando militare. Essa preferirebbe addirittura di ritirarsi militarmente del tutto dalla Croazia e lasciare nel paese solamente ancora del personale ferroviario per garantire i suoi trasporti di transito. Il Poglavnik rispose che finora tutte le azioni si sono svolte sotto comando germanico . Sarebbe desiderabile che così rimanesse anche in avvenire. La Croazia stessa non potrebbe nemmeno pensare ad assumersi questo comando, non possedendo essa che un'Armata improvvisata. Anzi-


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tutto le manca un corpo di Ufficiali. Gli Ufficiali dell'Armata Serba banno una istruzione troppo deficiente e non disciplina. Nella lotta contro i partigiani però è proprio la disciplina che occorre in particolar modo. Gli Ufficiali dell'Imperia! Regia Armata [ex-austro-ungarica - n.d.a.] sono troppo vecchi. Il Fuhrer osservò al riguardo che a lui sembra assolutamente necessario una eccellente istruzione delle truppe, come pure uno sceltissimo giovane corpo di comando. Le Forze Armate germaniche hanno un Corpo di Ufficiali molto giovane. All'età, in cui una volta un Ufficiale diveniva comandante di compagnia, egli comanda oggi un battaglione, ed un Comandante di reggimento·di oggi ha l'età di un Comandante di Battaglione di allora. Inoltre le Forze Armate hanno un eccellente Corpo di Sottufficiali, il quale, dato il modo frazionato della lotta nella guerra moderna, è di particolare importanza. Non la Compagnia ed il Plotone, ma il Gruppo è oggi una importante unità di lotta. I sacrifici, che il Corpo dei Sottufficiali dovette sopportare, date queste circostanze, sono state perciò assai grandi . Ciononostante si riuscì a respingere gli attacchi dei russi, perché nell'esercito germanico anche le più piccole unità sono relativamente guidate bene. Che il Corpo Ufficiali germanico è così giovane si spiega, è vero, con il fatto che la Germania possiede la più giovane Armata. Se il generale Ironside in principio della guerra ha dichiarato che la Germania incontrerà delle difficoltà a causa dei suoi giovani generali, egli si è, come i successi germanici dimostrano, solennemente ingannato. A differenza della Germania, i suoi Alleati, Italia, Romania ed Ungheria, che già nel passato hanno avuto delle Armate, hanno perciò necessariamente un Corpo UfficiaH più anziano, se anche in quanto alla Romania la situazione a questo riguardo è già essenzialmente cambiata. La Germania dovette, in brevissimo tempo, ricostruire la sua Forza Armata da una potenza di 7 Divisioni al momento dell'assunzione del potere ad oltre 120 Divisioni al principio della guerra, ed ha perciò dovuto creare anche un giovanissimo Corpo di Ufficiali. Il Poglavnik poi tornò ancora a parlare dell'Armata croata. Nuove reclute vengono arruolate ed una nuova Armata sarebbe in formazione. Onde poter rilasciare i riservisti, la Croazia dovrà, è vero, avere delle armi per gli Ustascia. Il Fuhrer osservò al riguardo, che la Germania sarebbe contenta, se l'Italia potesse fornire queste armi, ed egli propose al Poglavnik, di accertare egli Poglavnik stesso, se l'Italia vi fosse disposta.


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Il Poglavnik rispose, che l'Italia metterebbe forse a disposizione delle armi soltanto per la seconda zona. Glaise-Horstenau sottolineò la grande mancanza di fucili. La protezione ferroviaria impiega per i suoi compiti i più svariati modelli, mentre per l'istruzione delle reclute vi è mancanza acuta. Per contro mitragliatrici di provenienza jugoslava e ceca (Skoda) esistono in numero sufficiente. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich portò il colloquio ancora una volta sulla fornitura di armi ai cetnici e definì questa misura come pericolosa.

• Il Ministro Kasche foce notare che i trasporti di bauxite al porto d'imbarco situato sulla costa adriatica vengono minacciati dalle nuove sommosse. Il Poglavnik dichiarò al riguardo, che egli, per reprimere questa sommossa, voleva m~ndare degli Ustascia nel Sud, che questo piano però, sul quale si sono svolte trattative con gli Italiani, non ha potuto ancora essere effettuato. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich sottopose al Ftihrer il telegramma da Roma, secondo il quale l'Ambasciatore von Mackensen si è rivolto al R. Governo italiano per la protezione dei nostri interessi concernenti la bauxite a Mostar ed ha avuto corrispondenti promesse, ed il Ministro degli Affari Esteri del Reich sottolineò al riguardo, che il pericolo dei Cetnici deve essere ad ogni costo eliminato. li Poglavnik propose in questo connesso un cambiamento della linea di demarcazione. Continuando il Ministro degli Affari Esteri del Reich propose di discutere l'intera questione con il Duce. Sarebbe assolutamente necessario che lo spazio croato venga protetto anche contro i Cetnici. Il Poglavnik osservò in questo connesso, che vi sarebbero delle infiltrazioni di insorti anche nel Settentrione, di modo che si dovrebbe istituire una protezione speciale per la ferrovia Zagreb-Belgrado. Il Ftihrer sottolineò in questo connesso ancora una volta, che non sarebbe affatto nell'intenzione della Germania di intervenire nella lotta in Croazia. Che egli vede però, che in collaborazione con gli italiani, i Croati con l'aiuto di armi germaniche, debbono reprimere le sommosse. Che egli ripete, che egli può, a questo scopo, mettere a disposizione del Governo croato le truppe croate già formate, ad eccezione di un reggimento il quale


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è impiegato presso la 100a Divisione Cacciatori. La Germania sarebbe poi disposta a formare ed istruire, in sostituzione, un'altra divisione croata, la quale potrebbe poi essere impiegata nella primavera al fronte dell'Est. Egli (il Ftihrer) sarebbe del resto convinto che alla fine le truppe croate domineranno la sommossa.

Il Ministro Kasche accennò di aver appreso da diverse fonti che i cetnici sono segretamente in relazione con Mihajlovié e che essi approfittano dell'attuale situazione soltanto per guadagnare tempo ed allearsi dopo con i Serbi. Inoltre egli attirò l'attenzione sull'attività degli ebrei che sono ancora numerosi nei territori occupati dagli italiani e che fanno giuoco comune con i partigiani. Ad una domanda diretta del Ministro degli Affari Esteri del Reich, se il Poglavnik crede di poter con l'aiuto degli Ustascia ovunque ripristinare l'ordine, il Poglavnik rispose di non avere per questo delle armi; al che il Ftihrer ancora una volta sottolineò che, data questa situazione, è comunque necessario che le armi debbano essere messe a disposizione. Il Fiihrer definì gli Ebrei come i cavi telefonici sotterranei e le teste di riferimento di tutti i movimenti di sommossa e la cui attività deve essere perciò recisa. Il Ministro degli Affari Esteri del Rèich additò l'ordine del Duce nella questione ebraica, del quale l'Ambasciata a Roma è stata informata; evidentemente però quest'ordine finora non è stato trasmesso all'Armata sul luogo. Nell'ulteriore corso del colloquio il Poglavnik propose ancora di non lasciare ulteriormente le truppe germaniche in Croazia sotto il Comando Superiore di Belgrado, ma di sottoporle ad un proprio comando superiore con sede su suolo croato, poiché raggruppando il Comando di Belgrado, sempre ancora si tengono desti ricordi jugoslavi. Il Ftihrer si dichiarò disposto a ciò. Del resto sarebbe anche evidentemente nell'interesse italiano se lo spazio croato venisse pacificato ed il Poglavnik reso forte. L'elemento croato lo si può, nel suo complesso, farselo amico o nemico. Egli (il Ftihrer) spera che si riesca di avere i Croati amici dell'Asse, poiché altrimenti tutta la situazione nei Balcani fino in Grecia potrebbe nuovamente scivolare. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich osservò ancora, che dietro la maggior parte delle difficoltà nei Balcani, in particolare dietro le aspirazioni panserbe stanno - come dappertutto - gli inglesi.


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Poi il colloquio ebbe fine . Dopo il té il Ftihrer si accomiatò dal Poglavnik, dopo che questi gli aveva presentato i signori del suo seguito. Berlino, 25 settembre 1942.


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DOCUMENTO

N. 11

R. MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA N. 4718 - Segreto

Zagabria, Il 5 ottobre 1942

AL COMANDO SUPREMO P.M. 21 ALLO STATO MAGGIORE R. ESERCITO P.M. 9 AL COMANDO SUPERSLODA P.M. 10

OooErro: Colloquio con Poglavnik ed il Maresciallo Kvaternik. Riferimento al telegramma cifrato n. 4716 del 5 corr. Oggi il Poglavnik mi ha convocato con il reggente di questa R. Legazione d'Italia, nel suo ufficio, per le comunicazioni di cui al telegramma in riferimento. 1.

Egli assume il comando delle Forze Armate, con l'intento di dare una direttiva unica alla organizzazione delle forze armate stesse e di conferire a questa organizzazione un carattere di maggiore stabilità e concretezza; nel dirmi ciò il Poglavnik ha accennato alla opera meritoria, ma alquanto confusa, esplicata dal Maresciallo Kvaternik, soggiungendo che il Maresciallo stesso ha ora bisogno di un periodo di riposo. Il Poglavnik ha manifestato anche l'intenzione di ridurre il complesso costituente l'attuale Ministero delle Forze Armate, di snellire gli uffici e di procedere ad alcune eliminazioni. Domattina egli prenderà materialmente possesso, del Comando recandosi nei locali del Mfoistero suddetto e nominerà un generale per il disbrigo di tutte le questioni riguardanti il Ministero stesso ed un generale con funzioni di Capo di Stato Maggiore, che accentrerà tutte le questioni operative. Il Poglavnik ha riaffermato in questa occasione la sua volontà di procedere nella via della fiduciosa collaborazione con le forze armate italiane ·attraverso questa Missione Militare, collaborazione che - ha soggiunto - può trovare ora qualche limitazione dalla situazione contingente generale e in particolare della Croazia, ma che dovrà scaturire spontanea dalle buone relazioni tra gli enti direttivi delle forze armate croate e questa Missione Militare.

2. Circa la imminente costituzione di un Comando delle truppe tedesche in Croazia il Poglavnik ha affermato di avere da tempo fatto pressione


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perché da parte tedesca si addivenisse -a questa soluzione, distaccando completamente le truppe e comandi tedeschi dislocati in Croazia dal Comando militare tedesco in Serbia. Questo perché il Comando Militare tedesco in Serbia, quale comando di corpo di occupazione, adottava anche per la emazia sistemi che intaccavano o per lo meno urtavano il principio di indipendenza dello Stato Croato, ingerendosi spesso oltre misura in questioni di competenza delle autorità croate, nelle zone nelle quali attuava operazioni contro i ribelli, ed assorbendo per l'impiego intiere grandi unità croate, togliendone la disponibilità allo Stato Maggiore croato. • Con la costituz.ione del comando delle truppe tedesche in Croazia, è stata fissata l'intesa che tale comando avrà con lo Stato Maggiore croato relazioni esclusivamente operative, per la lotta contro i ribelli,

concordando di volta in volta con lo Stato Maggiore suddetto le azioni da compiersi, il comandante ed il concorso di truppe croate e tedesche per le azioni stesse. Il Poglavnik ha tenuto a soggiungere che nessuna altra forma di ingerenza militare tedesca nei riguardi delle forze armate croate è prevista, ad eccezione di qualche cessione ai reparti croati di armi e materiali (ad esempio: armi pesanti, telefoni, radio), per aumentare la efficienza bellica. 3. Nel colloquio il Poglavnik ha trattato vari altri argomenti militari di minore importanza, soffermandosi soprattutto: a) truppe inquadrate nelle armate tedesche sul fronte orientale. Egli ha visitato ultimamente il centro di raccolta di dette truppe a Stockerau (Vienna) ove vi sono attualmente 9/10.000 uomini destinati a completare la divisione croata alla fronte orientale. Parte di questi uomini egli intende recuperare per le necessità dell'esercito in Croazia; b) sull'importanza morale dei battaglioni studenti, recentemente costituiti, il cui scopo è quello di dare ai giovani, prima del loro ingresso nelle università, un indirizzo politico-militare, che li preservi dalla propaganda sovversiva che sempre è stata attiva nell'ambiente studentesco fino dai tempi della Jugoslavia. Ora gli studenti, prima di essere ammessi alle università, compiranno un anno di servizio militare, sicché il prossimo anno universitario vedrà chiuse le aule del primo corso e, successivamente, negli anni venturi, si chiuderanno quelle del corso successivo, fino al quarto. Il Poglavnik ha tenuto però a dire che da una prima inchiesta fatta


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

nell'ambiente studentesco, recentemente inquadrato alle armi, è risultato che la percentuale di giovani già minati dalla propaganda comunista è relativamente bassa, non superando il 20/22 per mille (?). 4. Oltre ai mutamenti nell'Alto comando militare ìJ Poglavnik ha comunicato di aver deciso e di voler attuare nei prossimi giorni una riforma nella compagine ministeriale, con lo scopo di concentrare alcuni ministeri, trasformandoli in direzioni generali di un unico ministero (lavori pubblici, sanità, corporazioni, probabilmente nel Ministero dell'Interno; commercio, agricoltura, foreste e miniere, probabilmente in un ministero dell'Economia). Egli ha poi accennato al problema del trasferimento in Germania di un primo nucleo di famiglie del gruppo nazionale tedesco, già deciso ed in corso di attuazione, dicendo che alle 20.000 persone per ora previste nel provvedimento, seguiranno altri gruppi fino ad assorbire quasi il totale del gruppo nazionale stesso, che egli valuta a non più di 130.000 unità. Nella stessa mattinata sono stato ricevuto dal Maresciallo Kvaternik il quale, adducendo motivi di salute e la necessità di curarsi per manifestazioni artritiche, mi ha annunciato la sua imminente partenza per la Slovenia, per un periodo di riposo di quattro settimane. Egli ha espresso il convincimento che, lui assente, le relazioni tra Missione Militare e lo Stato Maggiore croato avrebbero continuato nello spirito di collaborazione e mi ha indicato i generali Stanzer e Prpié quali suoi successori nella trattazione delle questioni ministeriali e operative. Queste indicazioni del Maresciallo Kvaternik coincidono con le comunicazioni del Poglavnik, di cui al nr. 1), salvo la precisazione delle persone che il Poglavnik non ha voluto per ora ancora fare, asserendo chiaramente che non aveva ancora preso le decisioni definitive. IL CAPO MISSIONE Colonnello di Artiglieria S.M. (Giancarlo RE)


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853 DOCUMENTO

N. 12

STATO MAGGIORE R. !ESERCITO SERVIZIO INFORMAZIONI ESERCITO (S.I.E.)

N. Z/314466 di prot.

P.M. 9, li 18 novembre 1942-XXI

AL COMANDO SUPREMO Ufficio economia di guerra POSTA MILITARE 21

OooErro: Croazia . Costituzione di una industria tedesco-croata per la bauxite e l'alluminio. Allegati: uno. Si trasmette, per notizia, copia - pervenuta da fonte fiduciaria - di una convenzione stipulata tra esperti tedeschi e croati per la costituzione di una industria di bauxite ed alluminio in territorio croato. La convenzione, stipulata nel novembnre 1941, ha avuto conclusione solo recentemente con la costituzione di una società a capitale misto germanico-croato per aliquote del 50%. Il gruppo germanico è rappresentato dalla «Vereinigte Aluminium Werke>>, mentre quello croato è rappresentato da capitale statale e bancario.

Risulta che la società ha ottenuto la concessione della bauxite e dei terreni di sfruttamento nella zona di Livno ed in Bosnia. Ulteriori accordi sarebbero in corso tra il governo croato ed il gruppo industriale della «Hansa Leichtmetall» per lo sfruttamento del bacino di Livno . d'ordine IL COLONNELLO in s.S.M. CAPO SERVIZIO (Edmondo de RENZI)


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

CONVENZIONE RELATIVA ALLA COLLABORAZIONE TEDESCO-CROATA PER LA COSTITUZIONE DI UNA INDUSTRIA DI BAUXITE DI ALLUMINIO IN CROAZIA

Contratto base Le consultazioni avute luogo dal 14 al 18 ottobre 1941 a Zagabria circa la collaborazione tedesco-croata per la fondazione di una industria di alluminio e di terra argillosa in Croazia hanno portato all'accordo nelle questioni seguenti: Il governo tedesco ed il governo croato sono convenuti di collaborare alla creazione di un'industria di alluminio e di argilla in base a giacimenti di bauxite e di carbone come pure della energia idraulica. Le seguenti direttive devono servire quale cornice per i futuri contratti da concludere fra il gov<:_rno cr~ato e le società tedesche incaricate dallo Stato (governo) tedesco a fondare delle nuove società tedesco-croate. I.

Esiste unanimità sul fatto che dopo la fondazione delle industrie di alluminio e di argilla sul territorio croato, una parte corrispondente della produzione sarà messa a disposizione per il soddisfacimento completo del fabbisogno interno della Croazia. Inoltre esiste l'unanimità sul fatto che il totale eccedente di produzione rimarrà a disposizione delle nuove società costituende, e cioè in primo luogo per la copertura del fabbisogno germanico. Il governo croato pone uno speciale valore acciocché fino all'inizio della fabbricazione di alluminio e di terra argillosa in Croazia, il fabbisogno di alluminio venga coperto dall'importazione. Il governo germanico esaminerà senza indugi fino a quale limite potrà essere soddisfatto tale desiderio dello Stato croato. La determinazione sarà effettuata nelle trattative delle delegazioni governative tedesco-croate.

II.

Il governo croato avrà cura di mettere a disposizione materiali e stabilimenti per il complessivo delle industrie progettate in prima linea dall'interno. Se ciò non fosse possibile per ragioni tecniche, materiali e temporanee, il governo tedesco si incaricherà di provvedere alla messa a disposizione dei quantitativi di ferro e di acciaio necessari alla costruzione degli impianti e casamenti. Quanto sopra vale anche per i macchinari.


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III. Il governo tedesco provvederà affinché le società incaricate mettano a disposizione i tecnici e le più recenti esperienze per la costruzione, l'arredamento e la messa in opera degli stabilimenti. L'attuazione dei dettagli sarà risolta con l'accordo dello Stato croato e con le società incaricate. Le società impiegheranno ed ammaestreranno negli stabilimenti costruiti, in primo luogo personale croato, in quanto ciò è compatibile col procedimento normale delle industrie. IV. Il governo tedesco autorizzerà le società incaricate di mettere a disposiiione una parte considerevole del capitale necessario alla creazione e all'esercizio dei progettati impianti, e precisamente a disposizione delle nuove società. Inoltre sarà tenuto conto che le società abbiano la possibilità di coprire, mediante prestiti, il loro fabbisogno, il capitale necessario anche sul mercato dei capitali croati. V. Il governo tedesco indurrà le società incaricate di consigliare e soccorrere i servizi nella creazione di colonie e di istituti sociali. VI. Il governo croato me~terà a disposizione delle nuove società i giacimenti di materia prima indicati, ed in ispecie in bauxite e di carbone che si trovano in possesso dello Stato, nonché energia idraulica, e le soccorrerà sotto ogni riguardo nell'acquisto di giacimenti di materia prima indicati. Il governo croato soccorrerà inoltre le nuove società nel caso di un'eventuale fondazione di altre società o affiliazioni, come pure nell'acquisto e nell'appalto di imprese esistenti. VII . Il governo croato esaminerà insieme alle società incaricate, le forze idrauliche che vengono in considerazione per i fini delle nuove società. Esso conferirà alle nuove società su loro proposta, concessioni idrauliche e le appoggerà nell'acquisto di tali concessioni da terze parti. Finché non avrà luogo il proprio compimento di queste costruzioni idrauliche da parte delle nuove società, il governo croato provvederà alla conclusione di contratti a lunga scadenza per il rifornimento della corrente a condizioni convenienti. VIII. Il governo croato permetterà l'esportazione delle quantità d'alluminio e di terra argillosa, che stanno a libera disposizione delle società, senza alcuna restrizione o aggravio. Esso darà il permesso per l'im-


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Dalmazia . Una cronaca per la storia (1942)

portazione di macchine e di materie prime, esenti da dazio e di tasse, per la creazione e lo svolgimento della produzione, finché non sarà possibile il tempestivo rifornimento in Croazia. IX.

Il governo croato, allo scopo della delimitazione tecnica dei territori in questione, costruirà in proprio a proprie spese vie di comunicazione necessarie per le su accennate costruzioni, in quanto queste non sono destinate esclusivamente ai fini della società. Per l'uso delle vie di comunicazione, il governo croato concederà alle società, tenendo conto delle possibilità economiche, agevolazioni tributarie e tariffarie. La costruzione delle ferrovie necessarie è condizionata alle possibilità finanziarie.

X.

11 governo croato accorderà agevolazioni tributarie alle società nuove costituende, per assicurare all'industria di alluminio e di terra argillosa un sano sviluppo economico.

XI.

Il governo croato permetterà l'esportazione di bauxite e di altre materie importanti per la produzione di alluminio senza aggravarla con dazio ed imposte oppure con tasse di esportazione oltre le condizioni attuali. Se si verificasse la necessità di modificare le presenti condizioni, i due governi si consulteranno a vicenda. F.to Dr. Josip CABAS

Zagabria, 5 novembre 1941

F.to BERGEMANN


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N. 13

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI GAB. A .P. - CROAZIA

[Nota a matita]

Sospeso d'ordine 17/X

APPUNTO .

1. Mentre fonti diverse (Ufficio di Collegamento con Supersloda, Gover-

no della Dalmazia, R. Consolato in Mostar) segnalavano a questo Ministero con crescente iµsistenza la seria minaccia insita nell'atteggiamento di indipendenza assunto dalle bande cetniche dell'Erzegovina da noi organizzate e assoldate, nonché gli stretti rapporti dei loro capi con il Comando ribelle della ex-Jugoslavia, la Santa Sede ed il Muftì di Gerusalemme richiamavano negli scorsi giorni la attenzione di questo Ministero sui gravissimi atti delittuosi compiuti da tali bande a danno delle popolazioni tanto cattoliche quanto mussulmane. A ciò si è aggiunto ieri: a) un passo dell'Ambasciata del Reich, che nell'Appunto qui unito (ali. 1), segnala una serie di incidenti provocati dai cetnici nella zona delle miniere di bauxite di Mostar, in cui sono forti interessi germanici; b) un passo del Ministro di Croazia il quale, nel consegnare l'unita copia di una lettera diretta dal Ministro degli Esteri croato· al Generale Roatta (all. 2) [ Vedi Doc. 14], ha fatto presente la vivissima preoccupazione del Governo di Zagabria per i massacri di croati co.mpiuti dai cetnici, nonché la sua precisa intenzione di declinare ogni responsabilità sia per le conseguenze di detti atti sull'ordine pubblico dell'Erzegovina, sia per le loro ripercussioni sull'opinione pubblica croata nei riguardi dell'Italia. Perié ha rilevato altresì il diverso atteggiamento assunto dalle Autorità germaniche che stanno provvedendo al disarmo dei Cetnici dellfi Serbia. Da notare che l'elenco di incidenti nell'Appunto tedesco è sostanzialmente identico all'elenco allegato alla lettera di Lorkovié a Roatta.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

2. II Ministero, pur essendosi reso conto a suo tempo della convenienza che ha indotto il Comando Supremo a contrastare la minaccia delle bande anticomuniste con l'assoldare bande cetniche, tenne più volte a fargli presente, nei mesi scorsi, il proprio punto di vista circa il dubbio atteggiamento di tali bande nei nostri riguardi ed il malumore con cui esse venivano viste dal Governo croato . Negli ultimi giorni esso ha infine segnalato al Comando Supremo i passi compiuti dalla Santa Sede e dal Muftì, attirando tutta la sua attenzione sui gravi fatti lamentati. Sembra tuttavia che.convenga ora prospettare nuovamente il problema al Comando Supremo in una visione d'insieme . In tal senso è stato preparato l'unito progetto di telegramma (all. 3). Circa il passo germanico, l'Ufficio esprime il subordinato avviso che non convenga dare una risposta formale. Ciò non soltanto per riaffermare la preminente posizione dell'Italia in Croazia, e particolarmente nella zona occupata, ma soprattutto per non accreditare presso i Croati l'impressione che le misure, che saranno disposte dal Comando Supremo, si debbano all'interessamento tedesco. È da ricordare che il Poglavnik, parlando con Giustiniani, al ritorno dal suo viaggio al fronte orientale, pretese che il Ftihrer gli avesse espresso le sue preoccupazioni per la situazione in Erzegovina. Preoccupazioni analoghe sono state espresse, e senza dubbio con maggiore fervore, dal Ministro tedesco a Zagabria in parecchie occasioni. BALDONI

Roma, li 14 ottobre 1942-XX


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DOCUMENTO

N. 14

MINISTAR VANJSKIH POSLOVA NEZAVISNE DR:lAVB HRVATSKE ZAGREB

No. V.T. 757/42

Eccellenza, il Ministero degli Affari Esteri dello Stato Indipendente di Croazia ha nell'ultimo tempo ripetutamente attirato l'attenzione del Comando Superiore FF Dalmazia-Slovenia per tramite del Commissario Generale Amministrativo croato sui fatti ostili, che i membri delle cosidette «Bande anticomuniste» consumavano contro la popolazione croata dell'Erzegovina, della Dalmazia e de~la Croazia occidentale. Specialmente fu fatto presente che molti dei capi. di queste «Bande anticomuniste» sono serbi della Serbia o dal Montenegro, spiccati rappresentanti dell'idea della Grande Serbia e nemici dello Stato Indipendente di Croazia e collaboratori notorii del movimento rivoluzionario del ribelle serbo Draza Mihajlovié.

:AA.

Su questi fatti fu attirata dal Poglavnik l'attenzione dell'Eccellenza Vostra in occasione delle Vostre visite a Zagabria il 19 agosto e il 19 settembre, e questi eventi furono nel medesimo senso oggetto delle discussioni che ebbi con l'Eccellenza Vostra in occasione della riunione tenuta a Dubrovnik (Ragusa) il 27 agosto e nella riunione tra l'Eccellenza Vostra e il Sottosegretario di Stato Vrancié a Sussak il 2 ottobre 1942. Da parte croata furono ripetutamente· poste le seguenti richieste: 1) Il ritiro dei gruppi anticomunisti formati da ex-cetnici dalle regioni abitate da croati cattolici o mussulmani. 2) L'eliminazione dei capi delle «Bande anticomuniste» provenienti dalla Serbia e dal Montenegro. 3) La punizione severissima per quei membri delle «Bande anticomuniste>> che si sono resi colpevoli contro la vita, l'avere e l'onore di cittadini croati e contro fa dignità dello Stato croato.


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Ma ad onta di ciò l'attività dei «Gruppi anticomunisti» sul territorio dello Stato Indipendente di Croazia e nelle regioni abitate esclusivamente o nella maggior parte da croati cattolici o mussulmani non solo non è stata fatta cessare, ma è allargata come si vede dal promemoria allegato. Dopo la partecipazione di gruppi anticomunisti ortodossi nell'azione di rastrellamento sulla montagna di Biokovo alla fine d'agosto di quest'anno, la disciplina nelle file di questi gruppi ha completamente cessato di esistere. Da allora nella regione orientale dell'Erzegovina, dalla altra parte della Narenta, queste «bande anticomuniste» compiono già da settimane un terrore sanguinoso contro la popolazione croata, cosicché a centinaia i croati furono massacrati da questi elementi e migliaia di case incendiate. Sulla riva occidentale della Narenta passarono circa 40.000 fuggiaschi, per salvare unicamente la vita di fronte a queste atrocità dei gruppi anticomunisti. Il loro avere fu depredato da queste bande, i loro villaggi nella maggior parte incendiati e loro stessi vivono ora nella più grande miseria e dovevano trovare rifugio persino nelle chiese cattoliche. Verso il I O ottobre bande di cetnici che vennero dalla regione annessa della Dalmazia incendiarono 4 villaggi nei dintorni di omg (Almissa), massacrando parecchie centinaia di persone per lo più donne e bambini . Gravi incidenti avvennero pure da parte delle bande anticomuniste facendo scendere dal treno viaggiatori, membri dell'esercito croato o della milizia ustascia in divisa, e li uccidono sul posto oppure li asportano come loro prigionieri, per martorizzarli e massacrarli più tardi nella maniera più crudele. Appartenenti delle bande anticomuniste dell'Erzegovina presentandosi in massa cantano canzoni oltraggiosissime contro la Croazia e il Poglavnik e si beffano con le loro canzoni anche dell'Italia. Queste bande anticomuniste si servono anche tutt'ora, ad onta delle proibizioni da parte di Supersloda, dei loro vecchi stemmi cetnici. Viaggiano sotto scorta militare italiana nei treni e sui autocarri italiani colla bandiera dei cetnici e con quella di Stato serbo facendo nel centro delle città e dei villaggi croati ovazioni all'ex-Re di Jugoslavia che si trova in esilio a Londra. Sugli autocarri italiani e sui treni che recentemente trasportarono appartenenti alle bande anticomuniste da Mostar e Konjic avevano apposto grandi iscrizioni di «Evviva Re Pietro» e «Evviva la Grande Serbia», mentre sui vagoni ferroviari furono messi i segni di «S.D.Z» (Ferrovie Statali Serbe). I rappresentanti dell'esercito italiano, che accompagnavano queste unità di milizia anticomunista nulla intrapresero per impedire il loro terrore sanguinoso, le offese ed i vilipendi della Croazia e della stessa Italia. Il Governo Croato tenendo conto della ribellione dei cetnici nell'estate


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dell'anno passato, conoscendo precisamente l'elemento cetnik [sic], la sua organizzazione e la sua ideologia come anche la sua indiscutibile dipendenza dal capo della ribellione serba Draza Mihajlovié, era per molto tempo contrario al riconoscimento legale dei distaccamenti cetnici sul territorio dello Stato Indipendente di Croazia. Coll'accordo di Zagabria del 19 giugno u.s. il Governo Croat.o diede il suo consenso che queste unità, che in realtà erano già durante il periodo della rioccupazione della zona litorale organizzate ed armate dalle Autorità militari italiane, si trasformarono in «bande anticomuniste» collo scopo di lotta contro i comunisti. Ma nell'accordo è previsto che queste bande anticomuniste devono riconoscere e rispettare.la sovranità del1o Stato Indipendente di Croazia e le sue autorità, come devono anche rispettare le Autorità militari italiane. Quest'obbligo però era la condizione sotto la quale il Governo croato diede il suo consenso per la formazione di queste bande anticomuniste. Questa condizione però non era stata adempiuta fino ad oggi, mentre al contrario l'organizzazione, l'armamento, l'approvviggionamento e l'assoldamento di questi ex-ribelli cetnici sotto forma di ,<bande anticomuniste» formate da ortodossi non si possono considerare come quelle formazioni previste dall'accordo e si richiede il loro immediato disarmamento. Il Governo Croato considera a base del contegno dimostrato finora da tali «bande anticomuniste» queste come nemici dello Stato croato e della Nazione croata, come organi del movimento rivoluzionario di Draza Mihajlovié ed esponenti del Governo Jugoslavo e londinese e come tali astuti e nascosti nemici dell' Italia. Il governo croato richiama l'attenzione del Governo Italiano sul pericolo che l'esistenza di 30 battaglioni di cetnici serbi con in tutto 10.000 uomini, 400 mitragliatrici leggere e dì circa 70/80 mitragliatrici pesanti nella zona litoranea rappresenta in relazione coi piani nemici per la creazione di un secondo fronte nei Balcani. Questi cetnici, parte integrante dello sconfitto esercito Jugoslavo, aspettano il momento per rivolgere le loro armi anche contro l'Italia. Spero con convinzione, che vorrete ac_cettare, Eccellenza, nello spirito di ·larga comprensione che avete sempre dimostrato per il punto di vista croato e nel senso dell'alleanza e della collaborazione nei Nostri due Governi, questo punto di vista del Governo croato e che vorrete in accordo col Governo croato prendere anche misure allo scopo di assicurare solidariamente la pace e l'ordine pubblico nella zona litoranea contro le bande ribelli, tanto più che sono in corso di esecuzione l'organizzazione ed il trasporto sul posto in quelle regioni di formazioni croate.


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

Gradite, Eccellenza, l'espressione dei miei sentimenti di alta considerazione. LORKOVIé Zagreb, addì 10 ottobre 1942

A Sua Eccellenza il Generale d'Armata Mario Vitez ROATTA Comandante Superiore le Forze Armate Slovenia-Dalmazia


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DOCUMENTO

N. 15

UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA 2a ARMATA N. 787 /Segreto

P.M. IO, lì 14 otiobre 1942-X X

AL R. MINISTERO AFFARI ESTERI

Gab. A P. - Uff. Croazia

ROMA

e, per conoscenza ALLA R. LEGAZIONE

ZAGABRIA

OooErro: Formazioni c,etniche anticomuniste. I vari incidenti provocati nello scorso settembre dalle formazioni cetniche anticomuniste (vedasi, tra l'altro, il mio telespresso 2 corr. n. 727) hanno causato a Zagabria una vivissima apprensione ed hanno fornito alle autorità croate lo spunto per una violenta ripresa della campagna contro le formazioni stesse. Grida di allarme sono piovute in questi gioni a Supersloda: lettere personali del Poglavnik, telegrammi del ministro Lorkovié, memoriali del Commissario Gen.Ammin. croato, rapporti del capo della nostra Missione Militare a Zagabria, ecc .. Di tale stato d'animo si è fatto eco anche il Delegato Apostolico, Mons. Marcane, in una conversazione di recente avuta a Mostar con il Comandante del VI Corpo d'Armata. Nel mettermi al corrente di ciò, il generale Roatta ha cosi riassunto il proprio pensiero circa tale questione:

I) Supersloda si rendeva perfettamente conto della limitata fiducia che le formazioni possono ispirare dal lato politico e non esclude neanche la eventualità che un giorno parte di esse possano, su richiamo del gen. Mihajlovié, schierarsi contro di noi. 2) Tali formazioni però erano sorvegliate e controllate da vicino, mentre erano state prese .tutte le misure precauzionali che la situazione permetteva per prevenire tale pericolo. Anche il loro armamento e munizionamento è fatto in modo che sia pressoché inutilizzabile quando venissero a mancare i rifornimenti da parte nostra. (Circa quest'ultima affermazione mi permetto nutrire qualche dubbio; il progetto infatti di armare i cetnici solo con armi francesi di preda bellica, le cui munizioni sarebbe stato impossibile ai ribelli di procu_rarsi direttamente, non mi risulta che sia stato attuato su


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

larga scala, a causa della scarsa disponibilità di tali armi e del ritardo con cui i magazzini militari procedono al loro invio. Come pure non mi risulta che sia stato attuato il progetto di mantenere presso ogni banda un nostro ufficiale che ne dirigesse e controllasse l'attività - Ved. mio telespresso 14 luglio u.s. n. 440 - ciò, mi è stato detto, non si è potuto fare per mancanza di elementi adatti; temo invece che ciò sia dovuto al fatto che le bande stesse, e soprattutto i capi della organizzazione, male tollererebbero un simile controllo diretto). 3) Comunque, Supersloda era deciso a non sviluppare ulteriormente il numero e la forza delle bande cetniche (che oggi raggruppano dai 10 ai 15 mila uomini) e, a parte alcune formazioni che sono già in corso

di organizzazione e di inquadramento, a non armarne delle nuove. 4) Non riteneva però di poter accedere alla richiesta, avanzata da alcune autorità croate, di procedere al disarmo ed allo scioglimento delle bande stesse, per due ragioni: a) Tale provvedimento, oltre che rappresentare una violazione degli impegni assunti, equivaleva a gettare i cetnici in braccio ai partigiani ed a regalare a questi ultimi parecchie migliaia di uomini organizzati ed agguerriti. b) Le bande cetniche avevano dato e continuavano a dare risultati veramente buoni nella lotta contro i comunisti. Esse erano state ormai impiegate innumerevoli volte e isolatamente e a fianco delle nostre truppe, in zone diverse e in differenti operazioni; e sempre avevano dato prova di spirito guerriero, di disciplina e di capacità. Nella situazione attuale, Supersloda non poteva concedersi il lusso di rinunciare a tale concorso. (Tutto ciò è perfettamente vero. I cetnici si sono dimostrati ottimi soldati, di gran rendimento e per nulla impressionati dalle forti perdite che giornalmente subiscono. Anche recentissimanente, in occasione delle operazioni nella zona di Prozor, si sono battuti magnificamente uccidendo in combattimento oltre 400 partigiani). 5) Concorso tanto più necessario in quanto l'apporto croato alla campagna contro i comunisti era stato finora assai scarso; infatti, nonostante gli impegni assunti dal Governo di Zagabria, il numero e la efficienza delle truppe regolari croate, della milizia ustascia e delle bande cattoliche e musulmane erano stati assai modesti.


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(Senza contare la scarsissima fiducia che si può riporre in tali reparti: dal notiziario infatti, che settimanalmente questo Ufficio redige sulla scorta delle informazioni fornite dai vari servizi di Supersloda e dai rapporti dei Comandi dipendenti, risulta come siano frequenti e numerosi i casi, tra le forze armate croate dislocate nella 2 a e 3 a zona, di renitenza alla leva, di diserzione, di ammutinamento, di passaggio al nemico, ecc. Ultimo episodio è quello del presidio croato di Kljuc che, forte di ben 700 uomini, si è letteralmente volatilizzato all'appressarsi dei partigiani e di cui non si sono più avute notizie. f non meno grave ai fini operativi è l'indisciplina dei comandi croati che male sopportano di combattere agli ordini delle nostre superiori autorità militari e che spesso intraprendono di loro iniziativa operazion~ senza neanche prevenire queste ultime). 6) Naturalmente i competenti comandi militari italiani avrebbero avuto cura di evitare che le bande cetniche soggiornassero in zone abitate da popolaz\oni prevalentemente croate, come pure che si trovassero in vicinanza od a contatto con bande croate o con la milizia ustascia, per non dare l'occasione di conflitti che spesso sono provocati dall'imprudenza o dall'indisciplina di elementi irresponsabili. (Il che si cerca di fare entro i limiti del. possibile). 7) Ogni atto di indisciplina ed ogni violenza commessa dai miliziani cetnici erano stati e sarebbero stati energicamente puniti. Severe misure preventive e repressive erano state adottate al riguardo, specialmente in Erzegovina, dove alcuni capi responsabili dei disordini erano stati passati per le armi. (Effettivamente dopo gli incidenti del settembre il Comando del VI C. d' A. ha dato prova di maggiore energia e pare che essa abbia dato buoni risultati). 8) Nel complesso la situazione non legittimava l'allarme e le prevenzioni dei croati. Supersloda la seguiva con particolare attenzione, rendendosi conto di quanto essa fosse delicata e quali conseguenze poteva avere una crisi. Comunque, allo stato attuale delle cose, non era possibile cambiare politica, senza provocare immediatamente la crisi stessa. Ad analoghi criteri il generale Roatta si è ispirato nel replicare alle varie autorità croate. (VITTORIO CASTELLANI)


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 16

UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO SUPERIORE FF.AA. 'SLOVENIA-DALMAZIA' Telespresso n. 854 - Segretissimo

P.M. 10, li 4 novembre 1942-XXJ

R. MINISTERO AFFARI ESTERI Gab. AP - Uff. Croazia e per conoscenza R. MINISTRO R. CASERTANO OGGETTO:

Situazione militare in Croazia.

Trasmetto copia di un importante pro-memoria redatto dal Generale Roatta per il Comando Supremo in data 11 ottobre u.s. sub. n. 20350 nel quale è riassunta la attuale situazione militare della Croazia e le previsioni che si possono fare circa il presumibile sviluppo della medesima nel prossimo inverno. (Tale rapporto mi è stato rimesso perché ne prendessi soltanto visione, e non deve risultare-che questo Ufficio ne ha una copia integrale).

(Vittorio CASTELLANI)

COMANDO SUPERIORE FF.AA. «SLOVENIA-DALMAZIA» 2• ARMATA

P.M. 10, 11 ottobre 1942-XX

PROMEMORIA N° 20350 PER IL COMANDO SUPREMO POST A MILITARE 21 OGGETTO:

Situazione.

SITUAZIONE AVVERSARIA A) In questi ultimi tempi si sono verificati nel campo ribelle due fatti nuo-

vi: 1) costituzione di 'odred' o zone operative, con numerazione coordinata (impostata evidentemente da un ente di comando unico);


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Documenti - Allegati al capitolo V

2) concentramento di formazioni prima piuttosto sparse, e movimenti vasti e collettivi di esse (altra prova come sopra). B) Gli spostamenti ribelli che più ci interessano sono i seguenti: 1) movimento gruppo 'Tito' dal Montenegro-Erzegovina alla regione

di Prozor-Tomislavgrad-Livno-Glamoc. Succes.sivo tentativo - da noi sventato - di accedere alla costa; pressione su Banja Luka; occupazione di Jaice (rioccupata poi dai tedesco-croati); occupazione partigiana di Kljuc; accenni, sempre più consistenti, ad una nuova trasmigrazione verso la zona di partenza;

2) movimento di formazioni della Lika da est ad ovest della ferrovia di Gospié (donde li ha in questi giorni ricacciate il V C.A.); 3) movimento di formazioni del Gorski Kotar verso est e verso la Kupa; 4) movimento di formazioni croate [recte: comuniste] dalla Croazia verso la Slovenia (contro le quali stanno agendo - come noto forze del V e del XI C.A. agli ordini dell'Ecc. Robotti). È interessante pure la notizia (da accertare) del movimento verso la Slovenia italiana di nuclei provenienti da quella germanica, compresi elementi della Carinzia. Evidente, pertanto, che si tratta di un tentativo di un ente di comando centrale (tuttora non definito e localizzato) per rialzare le sorti della ribellione slovena.

5) Movimenti di notevoli forze (comprese una brigata montenegrina) dalla regione della Petrova Gora-Kordun, a quella ad est di Karlovac con tendenza a proseguire verso Samobor. Questi ultimi spostamenti possono essere collegati con quelli del numero 4), allo scopo di formare nella zona montuosa dei Gorjanci una massa, destinata sia a puntare sulla Slovenia sia su Zagabria. C) Gli spostamenti di cui ai numeri 1- 4 sono stati -

in origine -

tutti

conseguenti a nostre operazioni offensive. Non così nella Croazia non occupata, in cui concentramenti e movimenti ribelli avvengono - in genere - di iniziativa. Comunque siamo di fronte - ripet<> - ad una azione di comando unico, ed all'impiego coordinato di masse notevoli (il che - da un lato - potrà anche facilitare l'azione repressiva).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

SITUAZIONE CROATA D) In Croazia si nota un grave stato di marasma morale nella popolazione e nelle forze armate. La renitenza alle chiamate (con contemporaneo passaggio 'al bosco' dei chiamati) e la resa di interi reparti (talvolta anche ustascia) senza resistenza, o dopo una resistenza effimera, sono fatti purtroppo abbastanza comuni. Ed è frequente la defezione di isolati e di gruppi. Notevole - sotto questo punto di vista - la partecipazione, che considero ormai provata, di disertori croati ai nostri combattimenti di Tanka Gora e di Brod na Kupi. È certo, inoltre, che militari croati, non solo di truppa, mantengono collegamento coi ribelli, e forniscono loro notizie sulla dislocazione e sugli intendimenti delle forze proprie ed alleate. Tutto ciò dimostra che non si tratta solo di morale scadente nei militari, ma di uno stato d' animo molto diffuso nelle popolazioni, sia esso filocomunista, o macekiano, o semplicemente genericamente avverso o sfiduciato nei confronti del Governo di Zagabria. (Il soldato croato in passato ha sempre combattuto bene, e - del resto - combattono bene anche i ribelli, per notevole parte croati anch'essi. Quindi il marcio è civile e militare ad un tempo). Di qui viene buona parte del male: nella maggior parte della Croazia i ribelli possono fare tutto ciò che vogliono, o presso a poco, contando sul favore delle popolazioni, e sulla scarsa efficienza delle forze armate croate. E di Il traggono alimento morale e materiale per rinnovarsi di fronte alle truppe italiane e germaniche, malgrado i colpi incassati. L'altra parte del male - è inutile nasconderlo - viene dal fatto che la Russia bolscevica, bene o male, è ancora in p iedi. E) D'altra parte, il comando croato, pur tenendo conto delle sue gravissime difficoltà (maneggia uno strumento di cui non è sempre sicuro;

la peggiore situazione per un comando), è tecnicamente al disotto dei suoi compiti, sia dal lato organizzativo che da quello dell'impiego. Cominciamo col dire che, in una situazione come quella in atto, che richiederebbe accordo e concentramento perfetti, si sono creati due eserciti - 'domobrani' ed 'ustascia' - che diffidano l'uno dell'altro, si fanno la concorrenza, e di cui uno - l'ustascia - si ritiene, ed in effetti finisce per essere, indil)endente dagli alti comandi 'domobrani' .


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Aggiungasi che, nell'intento comprensibile di controllare tutto il territorio, sì disseminano le forze in una serie di distaccamenti e di stazioni di gendarmeria (non sostenuti da presìdi maggiori, e riserve mobili) che costituiscono praticamente magazzino di rifornimento armi e munizioni - e spesso di uomini - per i ribelli. Infine la reazione alle imprese dell'avversario (Je operazioni di iniziativa esclusivamente croate sono rare) vengono concepite e compiute per lo più inorganicamente e - ciò che è più grave - senza grande convinzione. In oonclusione:

popolazione che non appoggia il governo, e che favorisce, attivamente o passivamente, la ribellione: comando scadente; truppe sovente poco sicure; collaborazione operativa croata complessivamente assai poco redditizia. È possibile che - coll'assunzione del comando delle FF.AA. da parte del Poglavnik, e l' allontanamento di Kvaternik, le cose migliorino; ma, data la 'Stimmung' dei civili e dei militari, il miglioramento non può essere né rapido né sostanziale.

F) Come noto, il Poglavnik e lo S.M. croato, hanno accettato in pieno la proposta che - con autorizzazione di cotesto C.S. - ho fatto, di aumentare in modo tale le truppe croate ai nostri ordini, da poter affidare a loro - in primavera - i compiti statici in 'seconda zona', ed avere così disponibili le truppe italiane per l'azione mobile. Il Governo croato ha però fatto presente che per aumentare le forze alle armi (problema generale, ma strettamente collegato con quello di cui sopra), ha bisogno di materiale bellico vario ed ha chiesto - credo - al Governo italiano una grossa fornitura, o cessione di fucili, ecc.. Senonché, come accennato, non si tratta solo di materiale ma molto più di inquadramento e di morale. Pertanto, a giudicare da come vanno le cose attualmente, pure ammettendo che nelle nostre mani i reparti croati rendono di più, non posso farmi soverchie illusioni sull'apporto che detti reparti ci daranno. Si tratterà certamente di un concorso, che valorizzerò al massimo; ma non vedo ancora che esso ci metta in condizione di 'sterritorializzare' la massa delle nostre truppe.


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

Escludo poi che - guerra durante - le forze armate croate si mettano in grado di provvedere da sole alla sicurezza del loro territorio, permettendo di impiegare altrove - come sarebbe desiderabile - le truppe alleate attualmente dislocate in Croazia. In quanto poi all' armamento, da parte nostra, ai reparti croati, sono assolutamente di avviso di procedere con cautela: ossia limitarci dapprima al programma in corso (alcuni battaglioni domobrani ed ustascia, ed una trentina di compagnie 'ustaska pripremna' e vedere come si comportano. Armare, eventualmente, in seguito solo i reparti che passino - come i precedenti - ai nostri ordini . SITUAZIONE NOSTRA G) Risulta da quanto sopra che durante l'inverno noi dovremo: stare bene attenti a quanto succederà dinnanzi alla zona da noi tenuta; opporci eventualmente a notevoli pressioni dall'interno; intervenire, molto probabilmente, in forze a sostegno della protezione ferroviaria in corrispondenza delle punte avanzate (ferrovie di Zagabria, e di Sarajevo); continuare ad operare nell'interno della nostra zona, per prevenire e rintuzzare effervescenze conseguenti a quanto avverrà al di fuori, o ad infiltrazioni. Giudico le forze disponibili, gli apprestamenti presi e le disposizioni date aderenti alla situazione. P rospetto.però la necessità: che non venga ritirata la divisione Granatieri, o che quanto meno venga sostituita da altra divisione, sia pure 'tipo 1941 '; che vengano inviati i due battaglioni mancanti alla divisione 'Emilia' (già promessi), ed il battaglione mitraglieri alla divisione 'Macerata'; che vengano messi a disposizione alcuni battaglioni per la protezione delle ferrovie; che vengano assegnati, per la primavera (salvo mutamenti nella situazione), alcuni battaglioni per le isole;


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affaccio, infine, la necessità che venga risolto il problema delle licenze. H) Circa la protezione delle ferrovie faccio due considerazioni: 1) vorrei raffittire i nuclei fissi, non solo per irrobustire materialmente la protezione (specie in vista della neve, che ostacola assai la protezione mobile), ma per dare alle linee ferroviarie anche la funzione di compartimentazione tra zona e zona, allo scopo di impedire o - quanto meno - ostacolare i movimenti traversali dei ribelli; 2) ,vorrei poter concedere qualche turno di riposo almeno ai reparti

dislocati nei tratti più minacciati. Si tratta di un servizio veramente faticoso, compiuto in continuo stato di allarme, e che - protratto per mesi e mesi - logora molto. Sapendo le difficoltà esistenti, non chiedo un dato numero di battaglioni. Mi rimetto alle possibilità contingenti. I) Nelle isole, specialmente in quelle meridionali, si vanno manifestando cellule comuniste, passano ribelli dal continente, e sono saltuariamente segnalati sbarchi di emissari nemici. Come noto, per forza di cose, la difesa costiera (che si identifica in gran parte col presidio delle isole) [non] è molto sicura. Ho provveduto ad inviare a Curzola un battaglione del VI C.A., ed appena le nevi limiteranno le possibilità operative in terra ferma, procederò a vasta ripulitura delle principali altre isole, piazzandovi altresi presìdi alquanto maggiori degli attuali. Ma è opportuno che in primavera (epoca in cui detti rinforzi dovranno rientrare alle loro G.U.) la difesa costiera sia stabilmente rinvigorita, mediante reparti provenienti dalla Madre Patria. Anche per questi mi rimetto alle possibilità del momento. L) Circa le licenze si tratta di problema essenzialmente morale, che ha e più ancora potrebbe avere in seguito, se non convenientemente risolto - una grande influenza sullo stato d'animo dei reparti. Questi ultimi sono - come noto - in c:ontinuo movimento operativo dalla prima primavera, e soggetti non solo a duri disagi, ma altresì a perdite, c~e pur essendosi complessivamente molto ridotte, sono tuttavia sensibili. Ciò malgrado, vanno bene, e ne sono contento. Per questo sono di avviso che sia non solo conveniente ma equo di andare loro incontro il più possibile.


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Da/ma.zia - Una cronaca per la storia (1942)

Orbene, un miglioramento nella questione licenze è stato ultimamente apportato, con grande soddisfazione nelle truppe. Ma esso è insufficiente, e secondo me può essere aumentato senza gravi difficoltà. Mi permetto, pertanto, di prospettare la questione in foglio a parte. M) Passo, infine, alla questione delle bande (M.V.A.C.).

Cooperano, come noto, con noi: formazioni 'cetniche'; formazioni slovene; formazioni croate-cattoliche, mussulmane, o miste. Le prime, 'cetniche' combattono magnificamente (vedi le recentissime operazioni di Prozor, etc.), ma rappresentano un noto futuro pericolo, e si lasciano andare a volte ad eccessi. Sono note le mie idee ed i miei propositi circa tali bande, che cotesto C.S. ha approvato. Morale: non aumentarle e servirsene con cautela. Le seconde, slovene, ascese ormai ad oltre 2500 u. combattono bene, ma non sono 'esportabili'. Verranno aumentate nella misura del possibile, tenendo presente la necessità che non assumano caratteristica esclusivamente cattolica, per note evidenti ragioni. Sulle terze, croate, si dovrebbe in teoria poter fare grandissimo assegnamento. Si tratterebbe per esse di difendere il proprio paese ed il proprio Stato; e per noi di costituire con esse un efficace contropeso alle bande 'cetniche'. Ma, per quanto da mesi, io inciti autorità croate e popolazioni a costituire dette bande, il risultato è assai modesto. E come potrebbe, d'altra parte, essere diversamente, quando ci sono tanti renitenti, e. quando le stesse truppe regolari sono così poco sicure? Ragione per cui non dobbiamo farci molte illusioni sull'apporto di quest'ultima categoria di bande, e dobbiamo andare assai cauti nell'armarle. SGUARDO PRECAUZIONALE AL FUTURO N) Malgrado l'indubbio marasma morale delle popolazioni e delle forze

armate croate, non ritengo che esso possa aumentare talmente, da abolire nello Stato croato e nelle sue truppe qualsiasi fprza di resistenza.


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Ammetto, anzi, -- come già accennato - un miglioramento, sia pure lento e non radicale_ Tuttavia non si può escludere categoricamente la prima ipotesi. In vista di essa, non sembrando possibile addivenire alla onerosissima occupazione completa della intera Croazia con tr:uppe italiane e germaniche, ho allo studio (giusta l'istruzione verbale dell'Ecc. il Capo di S.M. Generale), un progetto di occupazione limitata ai principali centri, alle ferrovie di interesse vitale per l'Asse ed alla difesa costiera. IL GENERALE COMANDANTE DESIGNATO D'ARMATA M.ROATTA


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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DOCUMENTO

N. 17

COMANDO SUPERIORE FF.AA. 'SLOVENIA-DALMAZIA' (2• ARMATA)· UFFICIO OPERAZIONI

N. di prot.: 20800

P.M. 10, ll 18 ottobre 1942-XX

AL COMANDO SUPREMO POSTA MILITARE 21

Oooeno: Accordi col Poglavnik circa le formazioni M.V.A.C. 'cetniche'.

Con riferimento ai miei telescritti nn. 2490 del 13/ 10/ 42 e 20660 del 16/10/42, notifico: I) Mi sono incontrato col Poglavnik la mattina del 15 corrente. Erano presenti: Ministro degli esteri Sottosegretario Vrancié Dott. Rusinovié Generale Prpié Colonnello Re. II) Il Poglavnik ammise senz'altro che ci sono esagerazioni nella valutazione degli eccessi commessi dai 'cetnici' in Erzegovina - che parte di tali eccessi sono dovuti alla endemica ostilità fra ortodossi e cattolici, o mussulmani, e non al fatto di essere 'cetnici' riuniti in bande - che le autorità militari italiane sono perfettamente in chiaro sulle tendenze e pericoli delle formazioni in parola, e simili. Concluse: «Io non ho nulla da rimproverare alle autorità militari italiane. Vi ho pregato di venire a conferire con me solo per cercare insieme il sistema più conveniente per impedire gli eccessi in parola e l'imbaldanzirsi dei 'cetnici'». Ha aggiunto di comprendere benissimo come non si possa parlare di scioglimento delle bande in parola, e di un loro disarmo immediato, perché provvedimenti del genere equivarrebbero a ributtare senz'altro i 'cetnici' nelle braccia dei partigiani, con danni assai più gravi di qualsiasi eccesso. III) In conseguenza, è stato, senza discussione, convenuto quanto segue: a) nuova diffida ai capi Trifunovié e Jevdjevié, con minaccia di togliere viveri e soldo alle formazioni i cui gregari compiono eccessi, e - se non bastasse - di provvedimenti più gravi;


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b) allontanamento dei capi e volontari di nazionalità serba o montenegrina; c) non addivenire ad ulteriori distribuzioni di armi; non addivenire alla distribuzione di oggetti di vestiario ed equipaggiamento, tranne copricapi, 1,racciali e distintivi di grado; 'tagliare' le munizioni; passare al graduale disarmo, quando possibile; d) concentrare le formazioni 'cetniche' della Erzegovina ad est della ' linea Ulog-Nevesinje-Stolac-Ravno; e) mettere a mia disposizione 3.000 uomini dell'esercito croato, per costituire presidio in dette località, agli ordini nostri, in modo che ad eventuali nuovi tentativi di eccessi possiamo opporre elementi regolari croati; f)

dislocazione delle formazini 'cetniche' di altre regioni in zone ortodosse, che saranno ulteriormente precisate;

g) ammettere l'impiego operativo di formazioni 'cetniche' anche in altre zone, con modalità da determinare volta a volta. Sono state date, o sono in corso, disposizioni in questo senso ai Comandi di G.U. dipendenti. IV) Il Poglavnik ha esplicitamente affermato che non si può fare alcun assegnamento su formazioni volontarie (M.V.A.C.) croate cattoliche o mussulmane, per costit.uire contrappeso alle 'cetniche', perché, nella situazione di fatto, il morale e l'atteggiamento delle popolazioni non sono tali da permettere la costituzione di bande sicure. Si deve invece aumentare man mano il numero dei reparti ustascia 'pripremna' (sono ora in costituzione - come noto - 32 compagnie) che - per il loro reclutamento ed inquadramento - egli giudica diano affidamento. Queste affermazioni del Capo dello Stato confermano pienamente quanto ho prospettato col mio promemoria nr. 20350 dell' 11/10/42 sul marasma morale della popolazione croata. IL GENERALE COMANDANTE DESIGNATO D'ARMATA M.ROATTA


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 18

COMANDO DEL PRESIDIO DI BOS. GRAHOVO 29 ottobre 1942-X X

OaaErro: Relazione sui combattimenti sostenuti dal Presidio dal 26 al 28 ottobre 1942-XX. La sera del giorno 26, alle ore 22".40, i paesi di Pecenci, Kesiéi, Obljaj, Sariéi, Luka, Ugaréi venivano contemporaneamente e violentemente attaccati da numerosi gruppi di partigiani che, in breve, sopraffacevano i cetnici difensori e si impadronivano delle località. I superstiti si riversavano su Grahovo terrorizzati dalla massa ingente delle forze dei partigiani i quali si spingevano subito sul paese per attaccarlo.

Il presidio, in allarme sin dai primi colpi, si disponeva nelle postazioni per fronteggiare l'attacco. Infatti, alle ore 23, tutti i capisaldi venivano investiti. Le truppe rispondevano al fuoco dell'avversario che, a mano a mano, si faceva più violento. Il nemico, facendo affidamento sulla ingente massa di forze di cui disponeva, valutata come segue: armati circa 5.000 cannoni di calibro diverso (tra cui certamente un obice da 100 mm., un obice da 75, un cannone anticarro da 37) circa 4 -

mortai da 8°1 circa 2 mortai di piccolo calibro numerose mitragliatrici e fucili mitragliatori,

iniziava con violenza l'investimento dei tre capisaldi i quali, benché con poche forze, rispondevano energicamente. Il combattimento continuava sempre accanito mentre, fin dalle ore 24, i partigiani aprivano il fuoco prima con mortai pesanti e, successivamente, con cannoni di calibro diverso che provocavano le prime perdite. Tutte le armi del presidio rispondevano al fuoco avversario sbarrando particolarmente, con tiri 1:5ene aggiustati di cannone e di mortaio, i margini dei capisaldi 'Monte Gradina' ed 'Ospedale' che, data la esiguità delle for-


Documenti - Allegati al capitolo

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ze, pur reagendo con leonino coraggio, correvano il rischio di essere sopraffatti. Alle ore 2 del giorno 27 l'avversario, non essendo riuscito a penetrare in nessuno dei capisaldi, era costretto a ripiegare in posizione coperta, continuando però il tiro con armi automatiche e con i cannoni. Alle ore 4 circa, dopo un silenzio di mezz'ora, il nemico rinnovava un violento fuoco di mortai, cannoni e mitragliatrici e successivamente avanzava contro i tre capisaldi sparando e gridando «Italiani arrendetevi, non vi faremo niente!». T\ile invito veniva accolto col più violento fuoco di mitragliatrici e di tutte le altre armi, che arrestava e respingeva l'attacco. Il fuoco delle mitragliatrici nemiche diminuiva di intensità mentre più fitti e precisi si facevano i tiri dei mortai e dei cannoni che producevano gravi danni alle postazioni di tutti e tre i capisaldi e nell'abitato. Alle ore 6 l'avversario si buttava nuovamente all'attacco gridando: «Avanti; avanti, non abbiate paura di morire, il presidio di Grahovo è morto!» . Fanti, artiglieri e mortieri, fermi sulle posizioni rispondevano violentemente col fuoco di tutte le armi e col lancio di bombe a mano all'avversario che, nonostante la schiacciante superiorità numerica, pur essendo giunto vicino ai reticolati, non riusciva a passare. Alle prime luci dell'alba il nemico, vista l'impossibilità di oltrepassare i reticolati, già in qualche punto danneggiati, ripiegava su posizioni meno battute trascinandosi dietro morti e feriti. Nuclei di armi automatiche e di tiratori isolati bene appostati continuavano a battere i punti di obbligato passaggio per impedire il movimento anche agli uomini isolati. Il combattimento si protraeva così per tutta la giornata. Particolarmente p,reso di mira era il caposaldo 'Ospedale' del quale, con preciso tiro di mortai e di cannoni, venivano centrate parecchie postazioni ed il fabbricato, benché dal capo~aldo 'Grahovo', con intenso fuoco di mortai e cannoni, si cercasse di controbattere l'avversario, favorito da posizioni naturali, perfettamente defilato alla vista ed al tiro. Tutti i collegamenti telefonici, col 'Gradina' e con !"Ospedale', fin dalle prime ore del combattimento erano venuti a mancare. Si riusciva a stento a collegarsi a voce. Alle ore 11 del giorno 27 il caposaldo 'Gradina' riusciva ad inviare un portaordini cetnico col quale domandava urgente invio di rinforzi.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Chiedevo allora ai capi cetnici 30 uomini da inviare, insieme con un ufficiale e 25 fanti della 5 8 compagnia del II btg. 152°, ma questi facevano presente che nessuno dei cetnici si sentiva di raggiungere il caposaldo, anzi, 12 cetnici che alle prime avvisaglie dell'attacco si erano rifugiati sul 'Gradina' dai paesi vicini, con la scusa di rifornirsi di viveri, approfittando della diminuita intensità di fuoco avversario, scendevano in paese dove rimanevano. Visto ciò veniva inviato il solo ufficiale della 5 8 cp. con 25 uomini i quali, protetti dal fuoco delle nostre armi e benché l'avversario ostacolasse col suo fuoco tutti i movimenti da quote dominanti, raggiungevano il caposaldo. Alle ore 13 riuscivo, a mezzo di pattuglie, ad inviare rifornimenti di munizioni al caposaldo 'Ospedale', nonostante la reazione nemica che uccideva due dei quadrupedi rifornitori e ne feriva un terzo, dopo che avevano oltrepassato i reticolati del caposaldo. Le munizioni rimanevano sui muli morti sino all'imbrunire quando i fanti del caposaldo riuscivano a ritirarle. Con varia intensità il combattimento si protraeva per tutto il giorno. Alle ore 21 i partigiani che, durante la giornata, per mezzo di donne che scappavano dai paesi, avevano propalato la voce che nella notte avrebbero preso Grahovo anche a costo di morire tutti, sferravano un primo attacco, sempre accompagnato da violento fuoco di mortai e di cannoni, e con grida ed insulti si portavano sotto alle postazioni, molte delle quali erano già state colpite e danneggiate dal fuoco dell'artiglieria nemica. Anche questa volta la violenta reazione della difesa li costringeva a retrocedere. Il nemico ·continuava a battere con mortai e cannoni il paese e le postazioni e metteva in azione anche cannoni anticarro. Il tiro centrava una postazione di mortai, inquadrava la sezione di artiglieria della chiesa colpendo i muretti di protezione ed il campanile dove era l'osservatorio, colpiva e danneggiava la postazione per fucile mitragliatore davanti alla chiesa e produceva ingenti danni al paese e ai muri congiungenti le postazioni. La sezione di artiglieria della chiesa rilevata la vampa di partenza di due cannoni, alla distanza di circa un chilometro, apriva un violento fuoco di contro-batteria, dopo il quale i due cannoni individuati non si facevano più sentire.


Documenti - Allegati al capitolo V

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Alle 4.30 i partigiani avanzavano di nuovo verso i capisaldi e ancora una volta venivano respinti. Nel ripiegare si udivano distintamente gridare: «Vigliacchi italiani, voi resistete ma noi vi prenderemo lo stesso!)). Alle ore 5 ed alle ore 6 il nemico inferocito dalle perdite subite e deciso a conquistare ad ogni costo il presidio, riuniva le proprie forze e al grido di: «Morte al Fascismo, Viva la libertà» e cantando 'Bandiera Rossa' in italiano, _rinnova con la massima violenza gli attacchi. Le truppe del presidio con animo deciso, reagivano con tutte le armi e particolarmente con lancio di bombe a mano, riuscendo a fermare l'avversario il quale, alle ore 7, visto vano ogni tentativo, ripiegava trascinandosi dietro morti e feriti. Sui costoni circostanti rimanevano gruppi di partigiani con armi automatiche che eseguivano tiri di molestia per tutta la giornata sino a qualche ora prima dell'arrivo della colonna da Tenìn. Segnalo il comportamento degli ufficiali e dei militari di tutte le armi del presidio, i quali, nonostante l'assoluta mancanza di acqua dovuta alla rottura dell'acquedotto eseguita dai partigiani all'inizio dell'attacco, e la superiorità di numero del nemico, hanno risposto con magnifico slancio e leonino coraggio alle esigenze del combattimento. Forza del Presidio

-

II battaglione del 152° ftr. 5 • batteria del 34 ° artiglieria 2• compagnia del XII btg. mortai 81 24" squadra panettieri genio R.T. e fotoelettricisti carabinieri reali

cannoni da 75/27 mortai da 81 mortai da 45 fucili mitragliatori mitragliatrici

-

cetnici

S. Uff. Trup.

24

500

2

92

2

55 18 6 6

Totale -

Ufficiali

677

28

4 4 18 32 9

circa

400


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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Forze nemiche -

armati

-

cannoni da 100 mm. cannoni da 75 cannoni anticarro da 37 mm. mortai da 8 I mortai da 45 numerose mitragliatrici numerosi fucili mitragliatori

5.000

circa

1

I

2 2 4

Perdite subite Ufficiali Nazionali Cetnici

Civili

-

morti feriti

-

morti nei paesi morti nel presidio feriti dispersi

-

morti nei paesi e a Grahovo feriti

Quadrupedi -

morti feriti

Sottuf. e truppa

2

14

2

60

46 13

22 6

15 6

cavalli 2

))

3

muli 2 )) 1

Perdite inflitte Partigiani Partigiani

-

morti feriti

circa circa

500

750

(La popolazione rientrata dai paesi assaliti e devastati dai partigiani informa che morti e feriti venivano trasportati con carri mentre molti cadaveri venivano bruciati con benzina. I feriti gravi, uccisi). IL MAGGIORE COMANDANTE DEL PRESIDIO (Oberdan BARBA)


Documenti -Allegati al capitolo V

881 DOCUMENTO

N. 19

R. MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA N. 4985 S.M. - Segreto

Zagabria, Il 21 ottobre 1942-XX

AL COMANDO SUPREMO e per conoscenza AL R. MINISTRO D'ITALIA

OGGETTO:

P.M. 21

ZAGABRIA

Colloquio col Generale Glaise: situazione in Croazia.

Ho ricevuto ieri una visita del Generale Glaise von Horstenau. Dopo aver premesso che quanto stava per dirmi aveva carattere del tutto personale e riservato, e che egli desiderava che del colloquio non avesse sentore il Ministero degli Esteri germanico, il Glaise entrò senz'altro a trattare l'argomento che lo aveva iJ:?-dotto a venirmi a trovare. Riporto le considerazioni che il Glaise, spontaneamente, o rispondendo ad alcune mie domande, mi ha esposto: In occasione di un prossimo incontro tra il Duce e il Ftihrer - mi disse - egli vedeva necessaria un'intesa tra i due Capi circa la comune linea di condotta da tenere nei riguardi della Croazia, poiché, causa la situazione politica interna, questo Paese rischiava di divenire un serio pericolo per l'Asse nel quadro complessivo della guerra, e in particolare per la sua posizione relativa al teatro d'operazioni decisivo per il conflitto in atto: il Medio Oriente. « Vi espongo come giudico io la situazione - precisò - come vedo cioè principalmente nella regione della quale più mi interesso, quella ad oriente della linea di demarcazione che divide le nostre zone di giurisdizione militare in Croazia. Ma ritengo che le conclusioni che ne traggo possano considerarsi d'indole generale». Il Glaise ha proseguito dichiarando che egli ritiene la situazione interna croata assai grave e suscettibile di ultériore rapido peggioramento qualora da parte italiana e germanica, d'accordo, non si intervenga per porre fine allo stato di cose attuale, che è il prodotto di un anno e mezzo di governo ustascia. Oggi il Governo ustascia è odiato da tutti: qualsiasi buon croato, di qualunque ambiente sociale, si esprime apertamente contro il regime e i suoi metodi. Questi metodi, d'altra parte, non vengono né ab-


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bandonati né modificati: continuano violente le persecuzioni e le vessazioni contro pacifiche popolazioni cittadine e agricole e, con l'apparente scopo di combattere il comunismo, si compiono delitti, frodi e saccheggi in vaste zone del Paese. «È di ieri - portava ad esempio il Glaise - l'arresto, l'imprigionamento e l'avviamento in campi di concentramento di 6500 abitanti del circondario di Bjelovar, in parte ortodossi, sempre sotto l'accusa di comunismo. Una efferata azione repressiva è stata condotta tempo fa nel Sirmio, apparentemente diretta contro i partigiani ma in effetti eseguita incarcerando e massacrando popolazioni in gran parte inermi e innocenti. E così vari altri esempi si potrebbero citare». «Sono autori di tali gesta le bande ustasa, organizzate e dirette da una cricca di facinorosi del cosiddetto 'Controllo ustasa' (egli per fare un nome ha citato il colonnello ustasa Tomié, a suo tempo incaricato delle azioni repressive nel Sirmio), che agisce con insensata ferocia anche per scopi di lucro personale. Tale cricca, se non conta più oggi a capo il giovane Eugenio Kvaternik (ex-direttore della pubblica sicurezza da poco sostituito), è però ancora viva ed attiva, e sfugge a qualsiasi controllo, anche a quello del Capo. Non si capisce se quest'ultimo non voglia o non possa dominarla. Cosi avviene che la popolazione, specie l'agricola, terrorizzata, è spinta dalla disperazione nelle braccia dei ribelli e ne aumenta continuamente le file. Il malcontento generale, la situazione alimentare difficilissima, la nessuna prospettiva di un miglioramento possono creare facilmente e a non lunga scadenza uno stato di anarchia nel paese che deve essere seriamente previsto da Italia f! Germania ed assolutamente evitato per le gravi ripercussioni di carattere militare che potrebbero derivarne. «Noi dobbiamo porre fine a questo stato di cose - ha soggiunto il Glaise - ed eliminare un pericolo che potrà essere gravissimo per i nostri due Paesi, qualunque siano gli sviluppi delle future azioni di guerra e qualunque possa essere il risultato di questa guerra». Il Glaise è poi tornato sull'argomento del prossimo incontro del Duce col Fi.ihrer. « Vi posso assicurare - ha detto - che nella concezione del Fi.ihrer la Croazia è zona di influenza e di interessi riservata all'Italia. Anche recentemente, nell'incontro col Poglavnik, il Ftihrer ha ripetuto ciò al Capo dello Stato croato, soggiungendo che l'attenzione della Germania era troppo attratta e legata dai difficili problemi dell'est e del nord per poter rivolgersi alla regione balcanica. La Croazia interessava La Germania soprattut-'


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to per la sua posizione di transito e collegamento col teatro di guerra nel Mediterraneo orientale». «Data questa premessa - ha proseguito il Glaise - non sarà certamente il Fuhrer a porre ~ul tappeto, in un incontro col Duce, il problema croato. L'iniziativa dovrebbe partire dal Duce, e soltanto se il Duce imposterà tale problema sarà possibile trovare una linea di condotta comune per portare in Croazia quell'ordine che l'attuale regime non ha saputo e non saprà portare». Secondo il Glaise, il Fiihrer vede il regime ust~sa in analogia col regime nazionalsocialista, non attribuendo valore alla diversa origine e al differente s~iluppo dei due movimenti: l'ustasa, che con azione dall'alto verso il basso vuole imporsi, dopo essere divenuto Governo, ad un popolo di razze e religioni diversissime; l'altro, che è sorto e si è sviluppato -allo stesso modo del Fascismo - dal basso verso l'alto, e cioè sulla base e col consenso di ingenti masse compatte. Nello stesso colloquio col Poglavnik, agli accenni fattigli da quest'ultimo sulla difficile situazione interna, il Fi.ihrer rispondeva con parole di fiducia nell'avvenire e con allusioni . ad analoghe difficoltà incontrate dal regime nazionalsocialista. Il Glaise ha poi chiaramente espresso la sicura opinione che anche i recenti mutamenti nella compagine governativa non avranno alcun risultato benefico. Così il mutamento nella Direzione di Polizia. I nuovi ministri sono persone senza ascendente alcuno; il nuovo direttore di polizia, Zimpermann, non ha autorità né può averla, quando la legge gli sottrae ogni facoltà nel campo.politico. «Ci vuole un cambiamento ben più profondo - ha concluso il Glaise e l'eliminazione di ogni causa e soprattutto di ogni elemento di turbolenza. Questo non può fare il Governo al potere. Devono imporlo Italia e Germania di comune accordo, poiché - ha ripetuto - per qualsiasi eventualità futura e qualunque possa essere l'esito del conflitto è necessario per noi e per voi che il settore croato sia ripqrtato all'ordine al più presto». A commento, osservo: a) il colloquio col generale Glaise è stato preceduto di due o tre giorni da un colloquio del Ministro di Germania col Regio Ministro, nel quale il primo ha affermata la necessità di addivenire ad una stretta collaborazione tra Germania ed Italia nei rig\lardi della Croazia e particolarmente nel campo militare. Sembra potersi dedurre che l'incontro di


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Glaise con lo scrivente non sia avvenuto all'insaputa del Ministro di Germania, che forse ama rimanere nell'ombra, ma che con tutta probabilità conosce e approva il punto di vista espresso sulla situazione croata; b) l'esposizione del Glaise in merito a quest'ultima è nera, non però esagerata: in effetti la situazione è grave e va aggravandosi, come ho rappresentato anche ultimamente con rapporto 1700 del 12 settembre, in seguito allo stato di allarme verificatosi tra questa popolazione negli ultimi giorni di agosto; c) mi risulta che Glaise ha avuto in questi giorni un colloquio col Generale Prpié - nuovo capo di S.M. delle forze armate croate - nel quale quest'ultimo ha esaminta in termini molto scuri la situazione interna croata. Molto probabilmente il Prpié ha trattato col Glaise gli stessi argomenti sui quali ebbe ad intrattenere me pure e di cui riferisco con rapporto n. 500 del 21 corrente; d) tra le cause dell'aggravamento è indubbiamente da annoverarsi l'azione repressiva dell'elemento ustafa, violenta, sanguinaria, male indirizzata perché rivolta contro larghe masse - quali gli ortodossi - o insensatamente spinta in zone finora pacifiche che passano alla ribellione per reazione e per difesa dagli eccessi repressivi. Oggi, colla segnalata presenza di nuclei ribelli a nord della linea Zagabria-Bjelovar, non v'è regione croata in cui la rivolta non si faccia sentire. Questo risultato, malgrado gli sforzi compiuti durante più di un anno per domare militarmente il movimento sedizioso, non è da attribuirsi soltanto alla organizzazione e alla propaganda del nemico: è anche reazione interna al malgoverno. e) I recenti mutamenti nella compagine governativa e particolarmente la sostituzione del Dott. Eugenio Kvaternik dovrebbero portare ad un mutamento di indirizzo anche nella politica interna. Il Glaise non fa nessun affidamento su questo fatto nuovo e ritiene la situazione ormai compromessa. Secondo lui occorre un radicale cambiamento non solo d'indirizzo, ma di uomini e particolarmente l'eliminazione della cricca ustas~ - quella formatasi attorno a Eugenio Kvaternik - che ancora spadroneggia e che nessuno è capace di tenere a freno. Questo punto di vista è molto vicino alle voci che si erano sparse a fine agosto sul possibile protettorato germanico sulla Croazia. Tutto fa ritenere molto probabile quanto già espresso nel rapporto qui citato alla lettera b): che l'allarmismo di allora fosse stato provocato da agen-


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ti tedeschi - auspice il Glaise - se non altro per saggiare l'opinione pubblica; f)

Il Glaise, dopo il colloquio avuto con me, ebbe così ad esprimersi con un mio ufficiale: «È assolutamente necessario che ci mettiamo d'accordo per un'azione comune in Croazia. Qualunque debba essere l'esito della guerra - ha nuovamente ripetutto - la Croazia è troppo importante per lasciarla nello stato di disordine in cui è. Se potessi agire io, saprei mettere ordine in cinque minuti: cambierei tutto ... ». Alla domanda: «Macek?» - ha serbato un silenzio significativo.

g) In precedente colloquio, il Glaise si era espresso con lo scrivente in senso non certo ottimistico nei riguardi dei risultati finora raggiunti nell'attuale conflitto. Soprattutto aveva messo in rilievo come egli stesso, inviato a Mosca in missione nel 1940, ne fosse rientrato convinto che il regime sovietico non avrebbe resistito all'urto militare con la Germania, e in tal senso si era espresso con gli elementi politici direttivi del Reich. Egli - e come lui molti altri - non riteneva che la struttura sovietica potesse tener viva una resistenza quale quella incontrata dalle truppe tedesche sul fronte orientale. h) Concludendo: pur ammettendo che la situazione interna croata sia grave, ritengo che il passo del Glaise possa esser anche stato ispirato dalla nuova situazione creatasi coi recenti cambiamenti nella compagine governativa, che hanno sottratto al Glaise elementi fidati ed hanno in linea generale dato un tempo di arresto e probabilmente posto un alt all'intrigo del generale tedesco negli ambienti politico-militari croati, notoriamente volto a gettare la Croazia nella braccia del Reich, sottraendola alla nostra influenza. IL CAPO MISSIONE Colonnello d'Art. Stato Maggiore F. to Giancarlo RE


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DOCUMENTO

N. 20

R. MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA N. 5089 protocollo S.M. - Segreto

Zagabria, Il 27 ottobre 1942-XX

Allegati: n. I. AL COMANDO SUPREMO (3

copie) POSTA MILITARE 21

e; per conoscenza: AL R. MINISTRO D'ITALIA ZAGABRIA

OGGETTO:

Influenza militare italiana e germanica in Croazia. '

Alcune recenti voci di un possibile prossimo cambiamento nell'indirizzo politico-militare seguito finora da questi Rappresentanti del Reich verso la Croazia inducono lo scrivente a rappresentare a cotesto Comando Supremo un breve quadro generale: dell'azione svol~a finora dalla Germania nel campo militare per tentare di affermare una preponderante influenza tedesca nel settore delle forze armate croate; dei fattori che hanno agevolato lo sviluppo di detta azione; delle possibilitĂ che il predetto cambiamento di indirizzo ci offrirebbe per riaffermare nel campo militare (con rilevanti riflessi anche nel campo politico ed economico) quei diritti di preminente interesse sulla Croazia riconosciutici da accordi e trattati. Quanto sopra, e la conclusione che lo scrivente si permette di rappresentare, derivano dalla sensazione personale della situazione nostra in questo Paese e della situazione del Paese stesso in rapporto ai prevedibili ulteriori progressi dell'azione ribelle. Essa ha solo scopo di portare a cotesto Comando Supremo un contributo per il giudizio sulla situazione complessiva in Croazia.


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Da_alcuni sintomi rilevatisi durante questo mese di ottobre, sembra di dover notare la possibilità che la politica militare germanica in Croazia stia avviandosi ad un mutamento sull'indirizzo seguito fino ad ora. È molto probabile che il fatto nuovo consegua dalla visita del Poglavnik al Quartier Generale del Ftihrer, avvenuta _sulla fine del settembre scorso.

Voci autorevoli - e tra esse quella del Generale Glaise von Horstenau segnalata con rapporto n. 4585 del 21 ottobre - hanno riferito che il Ftihrer avrebbe riaffermato più volte nel colloquio col Capo dello Stato Croato il premihente interesse dell'Italia in questo Paese. Sia nel campo politico come in quello militare ed economico, ogni iniziativa riguardante la Croazia doveva scaturire da accordi con l'Italia. Nei riguardi degli interessi militari germanici in Croazia ho riferito, nel rapporto sopracitato, come il Glaise abbia affermato che il sicuro transito di truppe e materiali verso il decisivo teatro d'operazioni del Medio Oriente '-- il che si concreta nella sicurezza della linea ferroviaria Zagabria - Belgrado - costituisce il solo elemento di alto interesse militare per la Germania in Croazia. Questa recentissima affermazione del Glaise - che smentisce tutto il lavoro da lui fino ad oggi compiuto per l'attuazione di un piano ben più ampio, quello di attirare nella sfera d'influenza germanica il C<?mplesso delle forze armate croate, esplicando vera e propria opera di concorrenza con noi - mi fa ritenere che effettivamente qualche nuova direttiva egli preveda di dover prossimamente ricevere. Su due elementi essenziali hanno finora giuocato i tedeschi per penetrare profondamente ne1le forze armate croate: l'ambiente absburgico, dal quale provenivano gli alti capi delle forze armate croate, che, oltre a costituire un ambiente di cameratesche e quindi facili relazioni tra i capi tedeschi e croati, ha soprattutto concorso a porre nel nuovissimo esercito, come base spirituale della tradizione militare, la antica fraternità d'armi croato-tedesca; l'esistenza della linea di demarcazione, che separa le così dette zone di giurisdizione militare italiana e tedesca in Croazia, linea che inizialmente aveva carattere puramente ed esclusivamente operativo, ma che da parte dei Rappresentanti del Reich in Croazia è stata assunta come vero e proprio limite di zone d'influenza nel campo militare, in quello politico ed in quello economico.


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È noto - in merito a questo secondo elemento - come il territorio croato ad est della linea di demarcazione, sia il più popoloso .e il più ricco, così per prodotti del suolo (agricoli e minerari) come per industrie e commerci. L'azione germanica ha avuto quindi modo di esplicarsi, estesa e profonda, sulla massa maggiore e migliore della popolazione croata, avvantaggiandosi fortemente dell'appoggio fornitole dalla forte minoranza etnica tedesca. Nel campo militare, i motivi di sicurezza della fascia costiera che ci hanno indotto or è un anno a rafforzare il presidio, allontanando le formazioni militari croate - specie ustafa - apportatrici di disordine, hanno d'altra parte provocato l'ammassamento della maggior parte delle truppe croate nelle stesse regioni ad est della linea di demarcazione, ponendole a contatto e sotto la diretta influenza dei comandi tedeschi che - per le operazioni contro la ribellione - se ne sono largamente valsi e se ne valgono tuttora.

Questi due fattori, sui quali ha finora puntato l'elemento militare germanico, sembra rischino ora di crollare. L'ambiente absburgico è in fase di disgregazione dopo l'allontanamento del Maresciallo Kvaternik e del vecchio Capo di Stato Maggiore Laxa: riU).angono alcuni esponenti, tra i quali, in sottordine, i più importanti capi ufficio dello Stato Maggiore, ma è sperabile che essi vengano per motivi di età - ulteriormente eliminati; la linea di demarcazione dovrebbe perdere il significato e il valore finora attribuitigli, dopo la chiara e recente riaffermazione del Fi.iher circa la posizione di preminente interesse dell'Italia sulla Croazia intera. Tanto dal punto di vista politico come dal punto di vista militare, si può dunque presumere che il problema dell'influenza italo-germanica in Croazia si trovi _oggi ad una svolta, dalla quale l'Italia potrebbe trarre vantaggi decisivi per il futuro, impostando su basi di maggiore ampiezza quell'influenza su questo Paese riconosciutale formalmente, ma contrastatale finora nella realtà. Poiché oggi questa influenza è tutta in funzione militare, giova mettere in evidenza quali siano i campi nei quali da parte tedesca si è maggiormente lavorato a scopo di affermazione militare in Croazia. A prescindere dallo sfruttamento, cui si è accennato, dell'ambiente absburgico a scopi prevalentemente spirituali, i tedeschi hanno soprattutto: a) compiuto opera di penetrazione nei comandi e nei reparti croati con


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ampia collaborazione tattico-operativa nella regione ad est della linea di demarcazione; addestrativa nella preparazione dei contingenti croati destinati al fronte russo; b) favorito lo sviluppo delle forze armate croate con cessione di armi e materiali in misura notevole (v. specchio allegato, desunto da dati croati aggiornati al 15 ottobre); c) favorita la conoscenza delle istituzioni militari germaniche con visite di esponenti militari croati alle istituzioni stesse e con qualche invito di ufficiali e sottufficiali croati a corsi di scuole in Germania. Si può osservare che da parte italiana l'azione tedesca di cui alla lettera c) è stata non solo controbilanciata ma decisamente superata. In questo campo la collaborazione italo-croata è stata efficace e, come inizio, notevole. Per quanto riguarda la lettera b), e cioè l'apporto italiano nel campo dello sviluppo delle forze armate croate, con cessioni di armi e. materiali, lo specchio allegato rappresenta una evidente superiorità delle prestazioni germaniche nel settore armamento. La collaborazione operativa ed addestr;1tiva di cui alla lettera a) ha trovato coll'Italia minor campo di applicazione che non con la Germania. Occorre qui ricordare quanto si è precedentemente accennato: l'esercito croato è per la massima parte ammassato ad est della linea di demarcazione, e cioè in territorio che è considerato di giurisdizione militare germanica. Si è pertanto sviluppata in tale territorio tra la massa delle forze armate croate e i tedeschi (1) una larga collaborazione operativa che - svoltasi prevalentemente sotto la direzione di questi ultimi - ha fortemente influito, quale affermazione germanica, nel campo militare croato. Analogamente l'apporto croato sul fronte russo - largo relativamente alle possibilità attuali del Paese - ha agevolato fin dal giugno dell'anno

(1) La massa delle forze croate dislocate ad est della linea di demarcazione si può calcolare a 5 comandi di divisione, 50 battaglioni domobrani, 4 brigate da montagna di recente costituzione (16 battaglioni), una ventina di battaglioni ustab. I reparti sono di efficienza e consistenza svariatissima. Le truppe migliori sono costituite dalle brigate da montagna e da alcuni btg. ustafa. I tedeschi hanno nella stessa zona 2 comandi di divisione, 2 divisioni su 2 reggimenti e 12 battaglioni autonomi. Totale 24 btg.


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scorso l'influenza germanica sull'addestramento di un considerevole numero di reparti (2). Da parte italiana, simile collaborazione operativa ed addestrativa, iniziatasi con la costituzione della legione croata inquadrata nell" Armir', ha avuto sviluppi più ristretti e solo i.n questi ultimi due mesi ha preso indirizzo più ampio. Nella zona di giurisdizione militare italiana in Croazia (ad ovest della linea di demarcazione) l'assenza quasi totale di truppe croate - ridotte a meno di una decina di battaglioni di consistenza minima - non ha consentito, fino a poco tempo fa, una concreta azione comune nella lotta contro i ribelli. Soltanto in queste ultime settimane, con l'armamento da parte nostra di un nucleo di forze croate dell'esercito ed ustasa, si è potuta avviare in tale zona una vera e propria forma di collaborazione operativa ed addestrativa insieme (3). E poiché i croati asseriscono che è loro impossibile di cedere reparti già armati dalla zona est della linea di demarcazione alla zona ovest (la nostra), perché ciò importerebbe un alleggerimento di presìdi e di truppe mobili incompatibile con la situazione di sicurezza delle regioni più ricche della Croazia, non si vede in quale altro modo sia possibile sviluppare ulteriormente la collaborazione operativa se non armando noi stessi nuove formazioni e concorrendo al loro addestramento, per potercene poi servire ad alleggerimento dei nostri compiti nella Croazia occidentale. L'esame comparativo dell'azione germanica e italiana nel campo militare croato può consentire di trarre alcune deduzioni circa le possibilità che una situazione nuova, che dovesse scaturire da un nuovo atteggiamento tedesco, può offrirci. (2) Una divisione croata e i suoi complementi, armati ed equipaggiati dai tedeschi, sono stati preparati per l'impiego nel centro tedesco, appositamente attrezzato, di Stockerau. È noto come recentemente il Poglavnik, con visione più realistica, abbia deciso di ridurre fortemente il concorso croato al fronte orientale: si prevede, anzi, che l'attuale contingente verrà ritirato, ma si è lasciata aperta la possibilità di un nuovo concorso nella prossima primavera con l'eventuale impiego di una brigata da montagna croata che durante l'inverno verrà addestrata e preparata nel centro tedesco di Bruck. Si tratta dunque nel complesso di varie migliaia di uomini (si possono calcolare a 20.000), sui quali la Germania ha fatto sentire la sua impronta addestrativa. (3) Con la distribuzione di 18.000 fucili e di circa 20 mitragliatrici, i reparti croati domobrani e ustascia recentemente costituiti o in costituzione nella zona di giurisdizione militare italiana possono valutarsi ad un complesso di 20 battaglioni (ivi comprese le compagnie della milizia ustafa territoriale).


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È evidente da quanto si è detto che, se la nostra influenza militare ha dovuto subire limitazioni, ciò è principalmente da attribuirsi: alla spartizione ideale che la linea di demarcazione ha prodotto in Croazia, impedendoci di far sentire la nostra diretta azione nella zona ove è radunato il 90% delle forze armate Croate, e al significato che a tale .linea di demarcazione si è voluto attribuire da parte tedesca: quello di limite di zona di influenza in ogni campo di attività.

Operativamente considerata, tale linea è oggi un assurdo, in quanto costringe a vedere l'azione ribelle, che si sviluppa sempre più unitaria, sotto due pro~pettive, e a fronteggiarla separatamente. Una soluzione si impone, per frenare e domare con sicurezza una ribellione che si fa ogni giorno più pericolosa, non solo per il giovane Stato ma per la condotta stessa delle operazioni di guerra contro gli anglosassoni. Questa sensazione è ben chiara in autorevoli personalità militari croate e germaniche quali i generali Prpié e Glaise - come ho riferito nei rapporti 4985 e 5000 del 21 ottobre. Ed unica soluzione - a parere dello scrivente - non può essere che quella d'abolire l'artificiosa separazione e di opporre all'unico comando ribelle un comando unico che agisca con azione unitaria. Questo comando unico - sancita la riaffermazione dei nostri preminenti diritti in Croazia - dovrebbe essere affidato all'Italia, ed agire in stretto collegamento con lo Stato Maggiore croato e col Comando tedesco in Croazia, per disporre dell'impiego delle truppe croate e germaniche là dove necessario ai fini operativi, tenuto conto dell'alto interesse tedesco per la tutela della linea di comunicazione della Sava. A parere dello scrivente, la stessa situazione interna croata - così oscuramente vista da alcuni - trarrebbe grande vantaggio da tale comando operativo unico, che potrebbe anche, in nome dei più alti fini bellici preponderanti nel momento attuale - controllare e indirizzare oppqrtunamente quelle manifestazioni della politica interna del Paese che influiscono sulla lotta contro la ribellione. È poi ovvio come l'assunzione da parte italiana di tale alto comando in Croazia porterebbe alla implicita soluzione del problema della nostra affermazionè militare in questo Paese, agevolando notevolmente anche l'azione da svolgere nel campo della organizzazione delle sue forze armate. E non minori vantaggi deriverebbe nel campo politico ed economico .


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La soluzione che si prospetta può trovare opposizioni non lievi da parte croata - probabilmente superabili se la questione è impostata sul piano esclusivamente operativo. La definizione di determinate zone nelle quali le truppe germaniche in Croazia dovrebbero trovare prevalentemente impiego a tutela dei maggiori interessi tedeschi, potrebbe costituire una base per l'accordo con l'Alleato. IL CAPO MISSIONE Colonnello Art. Stato Maggiore (Gian Carlo RE)


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Documenti - Allegati al capitolo V DOCUMENTO

N. 21

R. LEGAZIONE D'ITALIA

N . 4904/2144 di prot.

OGGETTO:

Zagabria, li 28 ottobre 1942-XXI

Situazione croata · Politica dei controlli.

Nel tommentare il rapporto col quale questo R. Addetto Militare riferiva circa il colloquio avuto con il Generale tedesco Glaise von Horstenau (mio n. 2108 del 22 corrente), ho richiamato tra l'altro l'attenzione sull'aggravarsi della situazione in Croazia e sulla opportunità di riesaminare gli aspetti interno e militare. Il pessimismo che manifestano gli ambienti germanici può apparire eccessivo, ma è tuttavia giustificato dall'estendersi della ribellione comunista a tutte le regioni croate e dalla tendenza del movimento insurrezionale a organizzarsi e coordinarsi a fini bellici. Basti ricordare che la zona adiacente a Zagabria ha registrato nelle ultime settimane attacchi e interruzioni notevoli alla linea ferroviaria Belgrado-Zagabria, per non parlare della Zagabria-Karlovac-Fiume, mentre la pressione sulle strade che da Samobor e Karlovac adducono a Zagabria è andata aumentando per il concentramento di nuove forze ribelli nel Kordun e Gorjanci. La pacificazione della Bosnia, annunciata dopo le operazioni dell'estate scorsa e dei primi mesi dell'autunno, non può dirsi consolidata. In Slavonia va accentuandosi l'attività di piccoli nuclei terroristi che bruciano i raccolti e intimidiscono le popolazioni. Questo stato di cose viene dal Comando germanico in Croazia e, in certo senso, anche dal mio collega di Germania, attribuito a due fattori negativi: 1) incapacità del regime a dominare politicamente la situazione e ad attuare la pacificazione. Di qui una tendenza di questi ambienti militari tedeschi contraria al regime di Pavelié, tendenza che vorrebbe sboccare - a più o meno breve scadenza - in un movimento che porti Macek al potere. Si nota un certo lavorio, dovuto a iniziativa personale e non autorizzata, ma che tuttavia, nel nostro interesse, va individuato e attentamente seguito. Quanto a Macek, informazioni attendibili di varia fonte concordano nel rilevare che il suo pensiero è nettamente contra-


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rio al possesso della Dalmazia da parte dell'Italia e all'affermarsi della nostra influenza nel Paese; 2) mancanza di unità nell'azione militare condotta dalle forze armate del1' Asse col concorso di unità croate. Per quanto riguarda. l'aspetto propriamente militare, riferisce in data odierna al Comando Supremo con dati di fatto e con considerazione tecniche questo R. Addetto Militare; a parte rimetto copia del suo rapporto. Dal mio canto osservo: I) Di positivo, la nostra posizione in Croazia è uscita moralmente rafforzata dai mutamenti avvenuti nel Governo e, in particolare, dall'allonta11amento dei maggiori esponenti della mentalità austriaca. Ad essi l'opinione pubblica imputava gli errori commessi nella politica interna e la deficiente organizzazione dell'esercito. Liberatosi da costoro, e accentrate le leve di comando, il Poglavnik viene a trovarsi in condizione di segnare un orientamento deciso verso l'Italia, la quale potrebbe meglio esercitare la sua influenza sotto forma di collaborazione e di controllo; 2) La posizione dell'Italia è anche rafforzata da un elemento nuovo: si avverte qui, negli ambienti tedeschi e negli ambienti croati, sia pure attraverso qualche riluttanza, che una direttiva recente è stata data dal Reich, o dal Filhrer stesso, nel senso di riaffermare la preminenza degli interessi italiani nello spazio vitale croato. Per trarre vantaggio da queste favorevoli circostanze, e rendere concreto il rafforzamento della nostra posizione in Croazia, occorrerebbe possibilmente che, in occasione di nostre conversazioni con la parte tedesca, venisse riesaminata la situazione croata nell'interesse comune, anche in relazione alla condotta della guerra, traendo lo spunto dalle recenti affermazioni del Filhrer nel colloquio avuto con Pavelié. Allò stato attuale i due terzi della Croazia, capitale compresa, sono controllati, e non soltanto militarmente, dai tedeschi. L'Italia si trova ad essere garante dell'attuale regime, ma non può influire praticamente sul Governo per quanto riguarda la situazione di gran parte della Croazia, limitata com'è la sua ingerenza alla sola zona costiera e a un breve tratto del retroterra. Perché la nostra responsabilità di garanti nei confronti della Croazia e del regime di Pavelié abbia come riscontro la possibilità di influire sugli atti di Governo e sulla stessa situazione, dovremmo decisamente controllare:


Documenti -Allegati al capitolo V

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a) la politica interna del paese (polizia); b) le condizioni di vita delle popolazioni, a cominciare da Zagabria sino alle località minori (gendarmeria); c) la politica militare (Ministero delle Forse Armate) per quanto si riferisce alla organizzazione dell'esercito e all'impiego delle forze nei diversi settori operativi. Non mi nascondo che il controllo militare presenta le maggiori difficoltà sia per l'onere, forse eccessivo, che verremo ad assumere per presidiare tutto il Paese (questa considerazione potrebbe cadere qualora la partecipazione di truppe croate di presidio fosse convenientemente utilizzata e via via incrementata), sia nei riguardi della Germania, che forse non vorrà allontanare le sue truppe da alcune regioni, quali il Sirmio e la Slavonia, dove maggiori sono gli interessi di carattere tecnico-economico. A ogni modo, indispensabile sarebbe rimuovere una delle cause per la ribellione, che qui è vera e propria guerriglia, stroncata in una zona, si riaccende in un'altra: gli stessi circoli militari e politici tedeschi, quando lamentano la mancanza di un vero e proprio coordinamento nell'azione delle truppe italiane ·tedesche e croate, riconoscono che l'impedimento maggiore per attuare l'unità d'azione e di lotta è costituito dalla «linea di demarcazione», che artificiosamente viene a porre un inutile confine nel mezzo del territorio croato, assegnando una parte all'Italia e dall'altra alla Germania compiti di repressione e di pacificazione che fino ad oggi non sono, specialmente per il settore che non ci riguarda, neanche parzialmente raggiunti. Questa separazione convenzionale dei territori, adottata per ragioni contingenti al momento del crollo jugoslavo, nuoce agli effetti operativi che, per uno scopo comune, le Potenze vincitrici si sono prefissi, d'accordo col Governo croato, e giova invece alla mobilità delle forze ribelli che passano dall'una all'altra zona, giocando sulla divisione di comando e di azione derivante proprio da quella linea. Essa andrebbe quindi soppressa, o per lo meno spostata verso le zone settentrionali pianeggianti per comprendere in un unico settore la Croazia orograficamente più confacente alla guerriglia, che le forze comuniste conducono da un anno e mezzo in questo Paese. Mentre l'abolizione della «linea di demarcazione» potrebbe contribuire a semplificare la soluzione del problema militare, venendo incontro anche alle esigenze segnalate da parte tedesca, i controlli di polizia e di gendarmeria, qualora assunti e coordinati da persona che abbia prestigio e


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competenza (per esempio, un Generale dell'Arma RR.CC.) ci permetterebbero, a mio avviso, di esercitare una influenza determinante per assicurare la stabilitĂ del regime e iniziare l'opera di normalizzazione nella capitale e alla periferia. Occorrerebbe in tal caso, raggiunta col Reich un'intesa, per cui sembra maturare il momento, dar forma concreta a tali controlli, notificando i termini dell'intesa stessa alla parte croata. CASERTANO AL REGIO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Gabinetto ROMA


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Documenti - Allegati al capitolo V DOCUMENTO

N. 22

RELAZIONE DEL DIRIGENTE L'UFFICIO 'STEFANI' DI ZAGABRIA, DOTI. G. SOLARI BOZZI, AL PRESIDENTE DELLA AGENZIA Zagabria, 30 ottobre 1942-XXI

Ho seguito dal suo nascere e nei suoi sviluppi organizzativi, costituzionali e politici lo Stato Indipendente Croato, ed ho osservato con diligente cura le t orrenti che sono andato individuando, in questo anno e mezzo, nella pubblica opinione e negli ambienti ufficiali, soprattutto quelle che potevano avere particolare significato per l'affermazione dei diritti italiani in Croazia. La sufficiente conoscenza che di uomini e cose di questo settore avevo acquisiti nei lunghi anni di permanenza nella ex-capitale jugoslava, mi ha senza dubbio giovato nel mio studio e nelle mie riflessioni.

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DOPO IL CROLLO DELLA JUGOSLAVIA

Nell'aprile del 1941 il nuovo Regime instaurato da Pavelié si trovò immediatamente a lottare contro una maggioranza più o meno apertamente ostile, sia perché la propaganda svolta dai regimi serbi era riuscita a radicare fra i croati la convinzione che il movimento Ustasa fosse una accolta di elementi assetati di vendetta e 'venduti' all'Italia, sia perché la restaurazione dell'indipendenza croata era avvenuta ad opera delle Potenze totalitarie, verso le quali pronunziatissima era la avversione dei fattori ebraico-massonici fino allora dominanti, sia, in fine, perché la situazione creatasi in Croazia dopo l'accordo Macek-Principe Paolo era stata ormai accettata di buon grado più o meno da tutti. Rimpatriato dopo dodici anni di emigrazione, il Poglavnik, quasi sconosciuto alle masse del suo paese, trovò quindi uno stato di cose che si può riassumere così: 1) Dominio quasi assoluto della cricca ebraico-massonica nella vita politica, economica e finanziaria della Croazia. 2) Ostilità o, perlomeno, profonda diffidenza della così detta 'inteligentia' nei riguardi dei nuovi venuti, le cui file si sapeva che erano formate


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da pochissimi uomini di modeste risorse e da una massa grigia di giovinastri, disoccupati, di falliti e perfino di gente liberata dalle prigioni; e non sempre si trattava di prigionieri politici e di martiri. 3) Disordine amministrativo e corruzione della burocrazia che, sotto i regimi balcanici dei serbi, erano stati favoriti in così larga misura da convertire un paese civile e occidentale come la Croazia in una succursale della putrida e marcia Belgrado. 4) Forti correnti comuniste bene organizzate ed abbastanza diffuse in molte categorie sociali, preparate ad impegnar battaglia contro il loro mortale nemico: u ·stascismo, filiazione del Fascismo e del Nazionalsocialismo. 5) Una opinione pubblica che, nei confronti della guerra contro le potenze demo-plutocratiche, osservava atteggiamenti di simpatie per queste, e non sapeva d'altra parte decidersi tra il cocente ricordo dei vecchi rancori anti-italiani, assai abilmente sfruttati dai serbi, e la realtà che presentava, invece, un'Italia soccorritrice del movimento di liberazione croato promosso dal Poglavnik e, quindi, creditrice di gratitudine. 6) Un pronto risorgere di quella mentalità austriacante che, malgrado i venti anni di Jugoslavia, era tuttavia rimasta sempre viva, anche se necessariamente occultata, nel cuore della vecchia generazione dei burocrati e dei militari. 7) In fine, una Germania preparatissima e decisa a conquistare, con ogni mezzo una situazione politico-economica di netta prevalenza, in contrasto con l'Italia che si presentava senza programmi, senza preparazione, senza una schiera di uomini capaci di difenderne posizioni ed interessi. Queste, in breve, le caratteristiche della vita croata al momento dell'ascesa al potere del regime Ustasa. L'OPERA DELL'USTASCISMO

Come questo regime pensò di modificare una tale situazione? Con quali metodi credette di costruire su nuove basi l'avvenire della Croazia? Quali i fattori determinanti che agirono sulla sua opera di ricostruzione interna e di stabilimento di rapporti con le Potenze dell'Asse? II problema interno fu quello che immediatamente polarizzò tutta l'at. tenzione del Poglavnik e dei suoi collaboratori.


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Molti e pericolosi erano i nemici ed i più aggressivi, senza dubbio, i comunisti, gli ebrei e gli ortodossi. Vincolato dagli schemi del suo programma formulato in emigrazione, il Poglavnik dette subito battaglia contro tali nemici, senza preventivamen-

te calcolare quali potessero essere i mezzi più idonei per renderne innocua una parte, per conquistare un'altra parte e in fine per disperdere il resto. Con sete di sanguinose vendette volle adottare il più drastico sistema, valevole per tutti: lo sterminio. Votandosi totalmente a quest'opera, il regime sembrò quasi voler trascurare iper interi mesi ogni altro problema della vita croata, ritenendo forse che la distruzione completa degli avversari costituisse la premessa necessaria per ogni azione rivolta a ricostruire il paese su basi nuove. Fu così che seguirono i tragici mesi dell'estate 1941 e dell'inverno successivo, durante i quali avvennero stragi inimmaginabili di ebrei, di ortodossi e di comunisti. Non è il caso di insistere su questo ben noto argomento, anche perché tratta fortunatamente di un fosco periodo ormai in gran parte superato. si Però quelle orribili repressioni se ebbero, per effetto di distruggere molti nemici dell'ustasismo, portarono di ~onseguenza che gettando una luce sinistra sui carnefici, tolsero al regime, definitivamente, ogni base morale. gli allontanarono tutta l'opinione pubbliéa, anche quella che avrebbe potuto finire con l'accettare i nuovi venuti se questi avessero dato buona prova di un elementare senso di equità e di saggio governo. Questo fu, veramente, il tragico errore di Pavelié. Lo riconobbe egli stesso, in parte, più tardi, ma ormai c'era poco più da fare. Per un certo tempo sospese i massacri (dico sospese perché era stato lui personalmente ad averli voluti e non già, come ora vorrebbe far credere, il figlio del Maresciallo Quaternik (sic), Eugenio, fino a ieri direttore generale di Polizia) e credette di poter quietare lo sconvolto animo dei superstiti ortodossi creando una Chiesa ortodossa nazionale croata con un Metropolita che ha funzioni di Arcivescovo. Si illuse di poter conquistare le imponenti forze del Partito rurale di Maèek, çontro il quale anche aveva ingaggiato la lotta, ed attrasse alcuni insignificanti elementi di detto partito dando vita ad una antica istituzione croata - il Sabor - pensando di potervi raggruppare le migliori forze nazionali. Compì qualche atto di clemenza verso individui che i tribunali rivoluzionari avevano condannato a morte; ma tutto questo non gli giovò. Aggravò, anzi, la sua posizione, essendo considerati questi altrettanti gesti di debolezza.


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Dopo un quadro così poco incoraggiante dell'attività del regime non vorrei tuttavia si credesse che sia tutta qui e che sia tutta negativa tale attività. Certamente, malgrado gli agitatissimi tempi in cui viviamo, il Po- / glavnik si è sforzato di dare una certa ossatura politico-amministrativa al paese; ha gettato buone basi per riforme sociali (e forse in questo campo la sua opera è stata più appariscente anche se non sempre realizzatrice); ha introdotti metodi e sistemi che garantiscono, un po' sul modello italiano, una armonica collaborazione fra capitale e lavoro sotto il controllo dello Stato; ha elaborato una specie di piano quinquennale per l'economia rurale, che però sembra sia, almeno fin ora, rimasto sulla carta; ha dato impulso ad un aumento di produzione e di distribuzione delle materie prime e dei prodotti; ha introdotto alcune riforme scolastiche, ecc.. Ma neanche in questi campi si è trattato di prove molto brillanti, mentre si può addirittura parlare di insuccesso nel settore della politica commerciale e nel campo della riorganizzazione delle Forze Armate.

ITALIA E GERMANIA IN CROAZIA

La politica internazionale del regime, praticamente circoscritta ai rapporti con Roma e Berlino, è un altro capitolo nel quale neppure si può parlare di successo. Le cause, qui, sono evidentemente di altra natura da quelle che hanno influito sulla politica interna. Accennerò alle essenziali, premettendo che la linea naturale della politica estera dello Stato indipendente croato avrebbe dovuto essere quella di incondizionata e fedele amicizia con l'Italia, e ciò non solo in riconoscenza per tutto l'appoggio prestato dal Duce e dal Governo fascista al movimento di liberazione della Croazia, ma soprattutto perché è l'Italia, e non la Germania, che ha garantito l'indipendenza della Croazia, ed in fine perché tùtto contribuisce ad av~alorare il principio che se noi abbiamo un interesse specifico alla indipendenza ed alla consolidazione di questo Stato, non meno evidente e perentorio è quello della Croazia ad appoggiarsi sulla forza italiana. D'altra parte, i Patti di Roma del maggio 1941, se costituiscono per la Croazia uno strumento di assoluta sicurezza e, attraverso gli accordi economici successivamente stipulati, una premessa di sano sviluppo delle energie economico-nazionali, è ovvio che dovrebbero rappresentare anche per l'Italia vantaggi tangibili e frutti sicuri.


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Noi abbiamo accondisceso ad importanti concessioni per la Dalmazia; anzi, abbiamo fatto veri e propri sacrifici, nella speranza che questi sarebbero stati giustamente apprezzati. Lo sono stati? Ha il Poglavnik corrisposto alle nostre aspettative? E se no, per quali motivi? Fino a che punto giunge la sua responsabilità o scarsa buona volontà? La risposta a questi interrogativi éi porterà purtroppo a constatare che colpe e manchevolezze esistono anche da parte nostra. Noi abbiamo avuto questi gravi torti:

I) esserci presentati in Croazia senza programmi precisi, senza una attrezzatura organizzativa atta ad affrontare la ben prevedibile e ferratissima organizzazione germanica per la conquista di questo mercato; 2) aver permesso che in uno stesso tempo si facessero due politiche contrastanti: una di amicizia e di collaborazione a Zagabria, un'altra nettamente opposta a questa, condotta dalle nostre autorità militari, di modo che non poche volte ci siamo fatti cogliere con le mani nel sacco ed abbiamo offerto il fianco a critiche croate che ci era assai difficile smentire seriamente. Sacrosantamente vero che i croati non hanno rispettato gli impegni assuntisi con i Patti romani, ma allora non è ragionevole concludere che il male è alla radice e cioè nella infelice soluzione data alla questione della Dalmazia? Tale soluzione, infatti, ha scontentato noi e non ha contentato i croati. Una carta geografica è sufficiente a dimostrare l'arbitrarietà dei confini tracciati. Difatti, il primo serio colpo all'amicizia italo-croata fu dato appunto da quei confini. Nel campo economico, ci siamo fatti battere in pieno dai nostri amici tedeschi, i quali non hanno badato né a spese né a scelta di mezzi, pur di accaparrarsi il meglio delle risorse dell'economia di questo paese. La lotta per la conquista anche di posizioni secondarie è stata accanita. Non si ha l'idea della aggressività prepotente dei tedeschi per contenderci ciò che doveva essere nostro I Già, dicono i croati che hanno assistito a questo spettacolo con una certa soddisfazione e che si sono compiaciuti anche di tener bordone ai nostri concorrenti, e che cosa ci possiamo fare noi se i tedeschi sanno agire meglio degli italiani? Torto dei croati è stato quello, certamente, di aver favorito, compiacendosene l'espansione tedesca, di aver tramato con i tedeschi nella diffu-


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sione di una. propaganda a noi ostile, di aver creduto di fare la parte dei furbi in questa competizione, sperando di cavarne vantaggi. Altro fattore che ha leso i nostri interessi in Croazia è stato costituito dalla presenza, in posti di comando, di esponenti delle correnti tedescofile antiitaliane, rappresentate o da personalità e?'-austriache o da dalmati che, con spirito quarantottesco, hanno creduto di poter far risorgere un assurdo irredentismo in funzione antitaliana. Sono stati proprio questi uomini, alcuni dei quali collaboratori molto intimi del Poglavnik, a inceppare nostre iniziative, a rendere inoperanti gli Accordi stipulati con l'Italia, a sbarrarci ovunque il passo con procedimenti a volte anche sleali, che dimostravano deliberata malafede. I tedeschi hanno ampiamente collaborato in quest'opera insidiatrice dei nostri interessi. Ci vorrebbe un capitolo a parte, per elencare le malefatte della propaganda germanica contro di noi, propaganda così nettamente diversa dalla nostra, che si è invece sempre preoccupata di ribadire la saldezza della nostra fedeltà alla politica dell'Asse. Con spregiudicatezza veramente inconcepibile in un alleato di guerra i tedeschi, insomma, ci hanno in questo anno e mezzo così danneggiato in ogni nostro tentativo di affermazione in questo paese e di avvicinamento a questo popolo, da rendere in gran parte sterili i nostri sforzi e senza effetti le nostre iniziative collaboratrici. Essi hanno ormai in mano la Croazia: economicamente, perché si sono impossessati di quasi tutte le posizioni-chiave; militarmente, con una occupazione larvata ma operante, non solo attraverso le forze militari, ma soprattutto per mezzo di un esercito di spioni e di agitatori, rinforzato dai quadri della minoranza, agli ordini delle autorità germaniche. La Legazione tedesca, lo stesso Ministro Kasche (senza parlare del famigeratissimo Generale Glaise von Horstenau) sono i veri responsabili di questa pervicace spregiudicata azione, intesa a scardinare l'Italia dalfa Croazia. È doveroso riconoscere a questo proposito che Casertano si è battuto e si batte con tenace resistenza, pur riuscendo a non scavare abissi con i tedeschi.

Ma Casertano è solo: non ha gente capace di coadiuvarlo; anzi, spesso trova seri inciampi in altre autorità italiane che hanno la velleità di fare una politica propria, mentre in sostanza dimostrano ignoranza di situazioni e spesso perfino incoscienti connivenze con i croati e con i tedeschi.

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La nostra Missione Militare ha quasi completamente fallito il suo scopo, che era quello di organizzare l'esercito croato. Si è occupata di ben altre cose, che nulla avevano a che vedere col fine per il quale era stata istituita. LA SITUAZIONE OGGI

Mi sembra di avere accennato agli aspetti più essenziali della situazione croata e di aver illustrato quelli che più direttamente potevano interessarci c9me italiani. Ma quello che sono venuto dicendo riguarda più il passato che il presente; per meglio dire. qualche elemento nuovo è intervenuto in queste ultime settimane, che può essere considerato suscettibile di modificare in notevole misura ed in senso a noi favorevole questa situazione che finora, un po' per colpa nostra, molto per colpa dei croati e dei tedeschi, non è stata certo troppo brillante. Ho spiegato come una delle principali cause di arresto della nostra azione di penetrazione in Croazia fosse la presenza al potere di elementi tedescofili ed antitaliani. Ora, i più rappresentativi di questi sono stati silurati, in gran parte per merito di Casertano, che con paziente opera di persuasione ha influito sulle decisioni di Pavelié. Il Maresciallo Quaternik (sic), il peggiore nemico nostro, è stato liquidato. Altrettanto è avvenuto per il Capo di S.M. Laxa, per il Ministro della Giustizia Puk, per il Ministro del Commercio Toth e per qualche altro esponente di correnti a noi ostili. Quelli che sono stati chiamati in loro vece, sono persone che o hanno finora dimostrato sentimenti favorevoli a noi o non si sono segnalati per sentimenti ostili a noi. È, insomma, una massa 'lavorabile'. Certo, occorre, prima di tutto, perché si veda un cambiamento sensibile nei nostri riguardi, che il Poglavnik stesso dia ai suoi nuovi collaboratori chiare istruzioni ciFca la necessità della collaborazione più stretta possibile con l'Italia. Noi, da parte nostra, dovremo dare al Poglavnik, qualche concreta prova di volerlo appoggiare con sincero spirito amichevole. Egli si trova, oggi, in una situazione molto delicata. Cerca, con grandi sforzi e tra grandi difficoltà, di normalizzare la vita interna, tentando approcci con le opposizioni.


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Dobbiamo, in questo momento, essergli vicini col nostro consiglio e col nostro aiuto, tanto più che i tedeschi mostrano stanchezza di lui_e lavorano per dargli sgambetto con Macek. L'opportunità ci si presenta, dunque, per fargli toccar con mano da che parte si trovano i veri amici della Croazia. Contemporaneamente quasi alla liquidazione degli elementi a noi ostili, si è avuta, a quanto ho potuto sapere da fonte che poteva saperlo, una

rinnovata conferma da parte del FiihFer· del riconoscimento della Croazia come spazio vitale italiano. Questo è avvenuto durante il recente colloquio Hitler-Pavelié. Abbiamo, dunque, due elementi nuovi importantissimi sui quali fare leva per riprendere quella che dovrebbe essere la nostra naturale funzione in Croazia. No1,1 dobbiamo nasconderci, però, che la dichiarazione ufficiale del Filhrer potrebbe restare ancora una volta lettera morta, qualora noi non provvedessimo subito a smascherare una situazione di fatto intollerabile, e cioè la permanente antitesi tra la buona volontà di Hitler e la prassi dei suoi organi esecutivi in Croazia. Bisogna battere su questo punto. Bisogna sgombrare il terreno di tutti quegli elementi che, in contrasto con le direttive del Filhrer, ostacolano la nostra opera in Croazia. L'occasione di farlo potrebbe presentarsi proprio in occasione dell'incontro che il Duce avrà con Hitler. Successivamente Pavelié si recherà a Roma. Una chiara e franca-discussione dei rapporti italo-croati può portare a frutti preziosissimi. È un'occasione che forse non si pres~nterà mai più, per riprendere in pieno la nostra funzione e ristabilire il nostro prestigio in Croazia.

Ma occorre sapere agire e cioè: 1) dobbiamo avere in mente idee chiare e programmi che diano alle nostre Autorità la possibilità di condurre una politica costante ed armonica; 2) ispirare la nostra azione futura alle necessità di sostituirci in pieno ai tedeschi, in ogni campo, dando prova di sapere anche noi seriamente imporci; 3) evitare, soprattutto da parte delle nostre autorità militari, azioni o gesti troppo apertamente ostili ai croati;

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4) dare al Poglavnik Ia sensazione di avere in noi degli amici provati; ma nello stesso tempo fargli molto chiaramente intendere che le direttive future della sua politica dovranno effettivamente essere quelle tracciate dagli Accordi romani, senza deviazioni o slittamenti pericolosi, senza voler giocare la parte del furbo che vuol tenere due piedi in una scarpa. Dirgli che la collaborazione con noi può e deve essere molto più effettiva, molto più amichevole e che questo è innanzi tutto nell'interesse croato. E se essa dovesse ancora incontrare difficoltà e ostilità nell'opinione pubblica, opportunamente intervenire per modificare falsi concetti e dissipare prevenzioni pericolose. Colpire senza pietà gruppi o Ji}ersone che in Croazia si ostinano ad andare contro corrente, sognando assurdi ritorni, rimpiangendo la Jugoslavia o macchinando, come è nel costume dei Croati, ordendo insidie e lavorando sott'acqua; 5) infine, operare una severa selezione fra gli elementi italiani di Zagabria che, incuranti del danno che portano al nostro prestigio, continuano a disonorarci con losche attività speculatrici. È nell'interesse del nostro Paese, insomma, non solo rinvigorire la nostra azione politica in Croazia, ma anche ristabilirvi il nostro decoro ed il nostro buon nome. Anche questo rientra in un programma di civile espansione. Dott. Giuseppe SOLARI BOZZI


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DOCUMENTO

N. 23

COMANDO GENERALE ARMA DEI CARABINIERI REALI Il Vice Comandante Generale Roma, 1124 marzo 1943-XXI

Eccellenza, come da nostro colloquio di stamani ho l'onore di rimetter Vi copia di tre relazioni fatte al Ministero degli Esteri negli scorsi mesi, aventi per oggetto cose che possono interessarè il Vostro Dicastero. Trattandosi di relazioni mandate in numero di sole tre copie (Esteri, Comando Supremo e Duce) Vi prego vivamente di considerarle come inviate alla Vostra persona in linea del tutto confidenziale. Vogliate gradire, Eccelll!nza, i miei devoti ossequi. Gen. PIÉCHE

Eccellenza POLVERELLI Ministro della cultura popolare ROMA

P.M . IO, li 7 ottobre 1942-XX

AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Gabinetto - A.P. ROMA

OGGETTO:

Propaganda tedesca ed italiana in Croazia.

La propaganda tedesca e quella italiana in Croazia vengono dirette e controllate dalle rispettive Legazioni.

Settore Stampa Fin dalle prime settimane di vita della Croazia, la Germania tracciò un vasto programma di propaganda, acquistò subito il giornale in lingua tede-


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sca Morgenbatt già esistente in regime jugoslavo, cambiandone il titolo in Deutsche Zeitung in Kroatien, che divenne l'organo ufficiale tedesco. Questo giornale, tecnicamente ben fatto e ricco di notizie, ha vasta diffusione. II suo atteggiamento non sempre è amichevole verso l'Italia, motivando di tanto in tanto, da parte della nostra Legazione, qualche lagnanza, specie quando mostrava di ignorare importanti avvenimenti militari a noi favorevoli in Africa. Per questa sua ostilità, in qualche circostanza fu anche necessario farlo richiamare ai doveri della più elementare collaborazione fra alleati, ma, dopo un momentaneo lieve cambiamento di tono, le cose tornarono come prima .

Parallelamente al Deutsche Zeitung in Kroatien è sorto in Zagabria il settimanale Neue Ordnung, giornale di grande formato e di larga diffusione. Questo periodico è una filiazione della importante casa editrice Europa Verlag, che lancia pubblicazioni varie, periodici e libri in croato, in tedesco ed anche in italiano . Questa casa editrice, con sede a Zagabria, per meglio mascherare i suoi obiettivi tiene a passare per croata, mentre è accertato che i tedeschi ne sostengono le spese e ne controllano la gestione, a mezzo di un direttore che è un funzionario della Gestapo. Le imprese editoriali di Europa Verlag sono vaste ed importanti, e da qualche mese ha pure iniziato la pubblicazione di un quindicinale illustrato Alarm. I tedeschi hanno inoltre istituito una agenzia per la distribuzione ai giornali ed ai periodici di articoli e di materiale fotografico. Essa svolge un compito particolarmente importante, con grande .competenza ed evidente utilità, Altra attività della stampa tedesca in Croazia è costituita dalla pubblicazione di un giornale destinato alle masse operaie croate, il RaJ (Lavoro), e di numerosi volumetti posti in vendita a prezzi popolarissimi, i quali hanno lo scopo di divulgare fra il popolo i problemi tecnici e scientifici col fine di illustrare tra i lavoratori i progressi della tecnica e della scienza tedesca. Queste due pubblicazioni sono destinate alle classi operaie croate, oggetto di particolare cura da parte della propaganda tedesca. Realizzatore di queste iniziative è certo Prof. Prestini, elemento di sentimenti tedescofili, nonostante il suo nome italiano. Di costui si dirà più oltre in sede di esame della stampa italiana. La diffusione della cuìtura tedesca viene curata con metodi razionali, che si traducono praticamente in una serie ininterrotta di utilissime iniziative che suscitano nei croati largo interesse. I tedeschi insistono .anche e molto sulle conferenze su argomenti di attualità, che vengono tenute colà


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da personalità di primo piano di ogni categoria: scienziati, professori universita.ri, letterati, poeti, giornalisti, alti ufficiali. E di ogni riunione si hanno sui giornali numerosi resoconti. Lo stesso Ministro Kasche, col pretesto di visitare località abitate da minoranze tedesche, pronuncia discorsi, promuove ed anima iniziative, dà direttive, interviene di persona dovunque vi sia un interesse tedesco, grande o piccolo, da far affermare e far trionfare. Questo affannarsi del Ministro Kasche è una riprova di ciò che risulta per altre vie, e cioè che gli aspetti anti-italiani della propaganda tedesca in Croazia trovano nel Kasche impulso ed ispirazione. Oltre le iniziative locali nate e sviluppatesi a Zagabria e provincia, essi realizzano moltissimo con i quotidiani, le riviste e i periodici tedeschi stampati in Germania e che giornaimente vengono fatti affluire in Croazia. Si tratta di un complesso imponente e di una organizzazione veramente perfetta. Sono diciassette quotidiani e ben novantuno fra periodici e riviste che vengono simultaneamente lanciati in Croazia dalla Germania con tale sincronismo per le edicole e rivendite varie, che i negozi, le vetrine, i ritrovi pubblici ne vengono letteralmente inondate. Nonostante le difficoltà ambientali e le contingenze di guerra che inceppano i traffici, a Zagabria e provincia tutte queste pubblicazioni giungono con puntualità assoluta. Il trasporto è affidato a treni militari, che fanno generalmente capo alla stazione di Maribor. Quivi i giornali vengono caricati su camion civili e direttamente trasportati in poche ore a Zagabria. La distribuzione in città è effettuata a cura della Press Import, agenzia di Stato monopolistica croata, alle cui spese di gestione provvedono nella misura del 33% ciascuna, la Croazia, l'Italia e la Germania e i cui funzionari vengono perciò scelti fra le parti. Con questa organizzazione i giornali tedeschi sono posti in vendita in Croazia il giorno successivo alla loro pubblicazione.

* ** Il nostro esordio in tema di stampa fu colà promettente. Le delusioni vennero in seguito. Appena creato lo Stato Croato si recò a Zagabria il senatore Morgagni, presidente dell'Agenzia Stefani, il quale istituì rapidamente l'agenzia col compito di captare, tradurre in croato e direttamente distribuite a tutti i giornali i servizi del Mondiale senza, si noti bene, pretendere pagamento di sorta. Questa iniziativa piacque ai croati, ma irritò molto i tedeschi che mal tolleravano di esser stati preceduti, essi che in tutto il resto erano giunti prima, accaparrandosi posizioni chiave soprattutto nel campo economico. Seguì quindi un periodo di lotta, durante il quale si


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tentò in tutti modi di far revocare l'autorizzazione data personalmente dal Poglavnik al senatore Morgagni. Si fece capire ai Croati che questa specie di ingerenza deIJa Stefani ledeva il principio della indipendenza croata, e soprattutto gli interessi dell'agenzia ufficiale Velebit. Queste pressioni furono talmente forti ed insistenti che un bel giorno venne improvvisamente una disposizione che stabiliva che l'unica agenzia ufficiale dello Stato era la Velebit. Alle nostre vibrate proteste, non si ebbe il coraggio di ordinare la chiusura della Stefani, che continua così il suo lavoro. Non soddisfatti di ciò, i tedeschi proposero che la Velebit si ergesse a società croata-tedesca con parità di capitale, ma la proposta non fu accet.t ata.

• gennaio 1942, dopo molte incertezze, si poté creare in Zagabria Nel un settimanale nostro in lingua croata che avrebbe poi dovuto diventare quotidiano. Sorse così il Preporod (Risorgimento), che iniziò le sue pubblicazioni sotto l'egida ed il finanziamento dell'Ente Stampa e dell'Ufficio Croato per la Stampa e propaganda. Dal punto di vista tecnico, questo giornale è fatto abbastanza bene. Esso però si vende poco, e finanziariamente va male. Anche qui i tedeschi cercarono di ostacolarci e in un primo momento intimarono alla tipografia (esiste la documentazione) di denunciare il contratto con gli italiani, e non essendo riusciti pagarono successivamente edicole e rivenditori perché lo rifiutassero. Avviene così che su una tiratura di diecimila copie di questo giornale si riesce a vendere meno della metà. · Ad iniziativa della Legazione Italiana e sotto il suo controllo è stata creata l'agenzia Suvremenost (Attualità), che provvede alla distribuzione ai giornali od ai periodici di articoli e di materiale fotografico, analogamente a quanto pratica l'agenzia tedesca di cui sopra. Si è in sostanza voluto dare al Suvremenost il compito di controllare il materiale destinato alla pubblicazione, ma con risultati finora assai modesti. Poco si fa per illuminare l'opinione pubblica su argomenti di viva attualità nel campo della produzione e degli scambi; scarso il concorso della Missione Militare per quanto concerne l'andamento della guerra ed il nostro sforzo bellico, quasi del tutto negativa la collaborazione della Delegazione del P.N.F. e del Fascio di Zagabria. Altra nostra attività nel campo della propaganda è costituita dal 'Centro Librario' che funziona presso l'Ufficio italiano E .N.I.T., col compito di rendere possibile ai lettori croati la conoscenza della nostra produzione libraria, dare consigli ed orientamenti. Il Centro però non effettua vendita diretta di libri. Quando un lettore,


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croato od italiano che sia, ha trovato un volume di suo gradimento, il Centro lo indirizza per l'acquisto ad una certa libreria, che ne è quasi sempre sprovvista. Il Centro, allora, interviene ordinandoli in Italia. Dopo mesi il libro giunge ed il cliente viene avvertito perché provveda al ritiro. Non si poteva immaginare una migliore organizzazione per far passare la voglia di acquistare un libro italiano. Il Centro infatti è un organismo morto, e tale rimarrà fino a quando non sarà affiancato da una libreria italiana ben fornita. Nel campo della diffusione dei giornali italiani regna confusione e manifesta disorganizzazione, che impone la necessità di urgenti autorevoli interventi. Come si è già accennato, la distribuzione dei giornali in Zagabria è affidata all'agenzia Press Import, ente a composizione mista, il cui esponente per l'Italia è il Prof. Prestini, tedescofilo, il quale esercita il suo compito senza entusiasmo, unicamente preoccupato di realizzare il maggior lucro possibile. Egli infatti, parallelamente a questa sua attività, che dovrebbe esser svolta a nostro esclusivo vantaggio, dirige anche il periodico tedesco Rad. Inoltre, è sua l'iniziativa della pubblicazione di volumetti popolari in lingua tedesca aventi lo scopo di diffondere la cultura germanica in Croazia. Dato l'atteggiamento tedesco nei nostri riguardi, non sembra che questo professore sia la persona più indicata per sorvegliare e garantire la distribuzione dei nostri giornali in Croazia. L'Italia come la Germania ha stipulato accordi per la introduzione e diffusione di giornali, riviste, periodici. Ufficialmente dovrebbero entrare in Croazia dodici giornali quotidiani e ben settantadue riviste e periodici. In pratica però è solo possibile avere qualche giornale tra i più importanti ( Corriere della Sera Popolo d'Italia - Giornale d'Italia e talune riviste). Ma anche questi quotidiani non sono affatto ricercati, neppure dagli stessi italiani, poiché giungono a Zagabria con un ritardo sistematico di almeno cinque giorni, ed in provincia anche di nove o dieci giorni, quando cioè la lettura non offre più alcun interesse. Appare assolutamente strano che alcuni nostri giornali con destinazione Zagabria vengono instradati a mezzo ferrovia in Svizzera. Tra questi giornali vi è precisamente il Corriere della Sera, il quale viene prima inviato a Chiasso effettuando un itinerario che a Zagabria nessuno è in grado di precisare. È assurdo pensare che non vi siano rimedi. Basta citare il caso della Gazzetta del Popolo di Torino che, inviando a Zagabria un suo agente, è riuscita ad organizzare le cose in modo che il giornale stesso (50 copie) arriva colà con un solo giorno di ritardo, e viene tutto venduto.

Intanto, persistendo questo grave inconveniente, le edicole della pro-


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vicia hanno già incominciato a segnalare alla Press Import che non occorre più l'invio dei giornali italiani. La situazione cioè tende a peggiorare. Radio

Anche in questo settore"i tedeschi hanno una attrezzatissima organizzazione. La stazione di Zagabria può dirsi obbedisca esclusivamente ai loro ' ordini, appena salvando le apparenze. Noi, dopo lunga inerzia, abbiamo presi accordi con la direzione della stazione affinché nelle emissioni del giornale radio siano diffuse nostre notizie. I tedeschi hanno inoltre dei commentatori propri. Noi nessuno. Eppure non mancano a Zagabria italiani colti che parlano perfettamente il croato. Cinema

Nei migliori cinematografi di Zagabria si proiettano prevalentemente film tedeschi. Particolare diffusione viene data ai documentari relativi agli episodi di guerra, che mettono in evidenza le vittorie della Germania ed il valore dei suoi soldati. Si tratta quasi sempre di documentari recenti, che suscitano vivo interesse tra le masse. Noi dopo lunghissime peripezie e contrattempi siamo riusciti, alla fine del 1941, ad ottenere la gestione di una buona sala cineamtografica. Anche qui il ritornello è sempre quello, i tedeschi tentarono di ostacolarci, senza però riuscirvi. Ma la nostra produzione non è selezionata, e sullo schermo vengono proiettati documentari L.U.C.E. o vecchi o di scarso interesse.

*** Questo il quadro generale della situazione della nostra propaganda in Croazia; situazione che non è in relazione alla nostra asserita posizione ufficiale. Ma ciò che reputo importante ed opportuno porre in chiaro è lo spirito, il clima morale delle due propagande. La nostra si sviluppa seguendo una linea di assoluta correttezza, poiché si occupa e si preoccupa unicamente di illustrare alle masse, ai fini di una sempre più stretta collaborzione, il nostro pensiero e le nostre possibilità in tutti i campi. Nulla è stato mai pensato o fatto che possa lontanamente toccare le suscettibilità dei tedeschi o dei croati. Tono e sostanza della nostra propaganda hanno sempre ribadito saldezza ferrea e indiscutibile della nostra amicizia e fedeltà alla politica dell'Asse. La propaganda tedesca, al contrario, ha mantenuto e mantiene nei nostri riguardi un atteggiamento antagonistico, facilmente visibile nel. si-


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gnificato di numerosi episodi che dimostrano il proposito sistematico di ostacolare ogni nostra iniziativa, di sbarrarci slealmente ovunque il passo, con procedimenti che indicano spregiudicatezza e forse anche meschinità, come il tentare di impedire con mezzi subdoli la stampa di nostri periodici e pagare edicole e strilloni per ostacolarne la vendita e la diffusione; omettere su giornali tedeschi nostri importanti bollettini recanti vittorie italiane in Africa, e poi scusarsi puerilmente adducendo svista o mancanza di spazio; accaparrarsi la priorità su quasi tutte le vetrine dei più importanti negozi per rendere impossibile la esposizione di fotografie italiane comprese quelle del Re imperatore e del Duce. I tedeschi svolgono, poi, a Zagabria subdola attività attraverso un apposito ' Ufficio Voci', il cui compito è quello di diffondere in determinati momenti voci allarmistiche, .notizie false o tendenziose, allo scopo preciso di sondare l'opinione pubblica e influenzarla secondo loro mire e propositi. È recente la voce 'senzazionale' di soldati italiani sorpresi di notte dalla polizia croata mentre trasportavano su di un camion sacchi di monete di rame incettate: si seppe poi che la notizia era assolutamente falsa, e che era stata lanciata in un ritrovo notoriamente frequentato da tedeschi e da elementi della Ghestapo. Ma intanto, molti croati avevano creduto e deplorato ... i predatori o contrabbandieri italiani! È facile intuire gli effetti deleteri di questa subdola propaganda che neutralizza gli effetti della nostra, rendendo sterile ogni nostro tentativo di avvicinamento al popolo croato, al quale i tedeschi ripetono e illustrano, con ostinata tenacia e sempre a fine anti-italiano lo scottante argomento della Dalmazia separata... dalla madre patria. Da quanto detto sembrerebbe opportuno: 1° Fondare un quotidiano italiano in lingua croata, oppure sanare la situazione finanziaria del Preporod, trasformandolo in quotidiano. 2° Risolvere d'urgenza il problema del tempestivo invio dei giornali, interessando l'IRCE ['Istituto per le Relazioni Culturali con l'Estero'n.d.a.] e le 'Messagerie'. 3° Modificare la struttura del Centro Librario. 4 ° Selezionare con maggiore senso di realtà la nostra produzione cinematografica ed i documentari L.U.C.E. ['L'unione per la Cinematografia Educativa': produceva il cine-giornale ufficiale italiano - n.d.a.]. 5° Interessare la Cultura Popolare affinché invii con la massima rapidità materiale originale, abbondante e vario per l'agenzia Suvremenost.


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6° Far presente al Popolo d'Italia e ad altro giornale importante la necessità di creare in Zagabria un importante ufficio per i Balcani. Tramontata Vienna come centro di osservazione politica nei -Balcani, è a Zagabria che deve essere riservata questa importante funzione. 7° Incrementare le iniziative culturali dell'Istituto Italiano di Cultura, inviando a Zagabria personalità illustri nel campo scientifico, artistico e letterario. 8° Pretendere dagli Enti italiani una migliore collaborazione. IL GENERALE PIÉCHE


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DOCUMENTO

N. 24

R. MISSIONE MILITARE ITALIANA IN CROAZIA N. 5447 protocollo S.M. - Segreto

Zagabria, li 20 novembre 1942-XX

Allegati: 1 schizzo. AL COMANDO SUPREMO (2 copie) AL COMANDO SUPERIORE FF.AA. SLOVENIA-DALMAZIA (1 copia)

0GGE1TO:

P .M. 21

P.M. 10

Situazione militare in Croazia.

Presenti il Ministro degli Esteri dott. Lorkovié,. il Ministro d'Italia, il Ministro di Germania, il Capo di S.M. delle FF.AA. croate Generale Prpié, il Generale Glaise von Horstenau e lo scrivente, ha avuto luogo ieri la riunione orientativa di cui al mio telegramma 5410 del 17 corrente. 1) Il Ministro Lorkovié ha riassunto lo scambio di idee avvenuto il giorno prima tra lui e i Ministri di Italia e di Germania.

Ha concluso rappresentando la necessità della Croazia, nell'attuale situazione, di ricevere dagli alleati italiano e germanico ulteriore concorso ed aiuto': nelle operazioni, per fronteggi?.re e debellare la minaccia ribelle già grave e in via di nuovi sviluppi e di più perfezionata organizzazione; nell'apprestamento di nuove unità delle forze armate croate e nella sistemazione di quelle esistenti specie per quanto riguarda armi, munizioni e vestiario. 2) Il Generale Pripié ha esaminato la situazione generale della ribellione, fissando i seguenti punti: a) Forza ribelle armata e operante in Croazia: 40.000 uomini; b) Presumibile forza delle masse che dispongono di armi e che sono attualmente inattive, ma pronte a sollevarsi al momento opportuno: 30-40.000 uomini;


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c) Dislocazione, a grossi blocchi, ed entità singola delle masse ribelli operanti: v. schizzo allegato; d) Armamento delle masse ribelli operanti: 35.000 fucili; 800 fucili mitragliatori; 140 mitragliatrici; 40 mortai; 42 cannoni (21 da campagna, 10 da montagna, 7 obici, 4 antiaerei); 3 carri armati. 3) Prendendo particolarmente in considerazione il punto c) il Generale Prpié ha messo in evidenza: che con la recente conquista di Bihaé e con la susseguente spinta .a nord-ovest e a nord (oltre Una) i ribelli hanno ottenuto la saldatura delle masse settentrionali con quelle centrali e con essa la continuità della zona d'azione dalla Slovenia alla Erzegovina; che nel complesso si va delineando l'ossatura di un'ampia testa di sbarco appoggiata al mare alle regioni di Makarska e di Cirquenizza e spinta nell'interno fino alle zone di Bihaé e Jajce; che nella estremità settentrionale di questo arco si stanno spingendo forti tentacoli verso la Capitale; che questa ramificazione tende evidentemente alla minaccia di Zagabria in concorso con i nuclei ribelli settentrionale e orientale di Varazdin-Koprivnica e Bjelovar. Tali nuclei, per ora di entità limitata ma molto attivi, potranno ulteriormente rafforzarsi per le continue infiltrazioni di elementi in Slavonia dalle regioni a occidente del Sava. 4) Da questo quadro della situazione al giorno d'oggi, il Generale Prpié vede: il crearsi di situazione favorevole ad una eventuale futura azione nemica dal mare, che troverebbe - anche se condotta con forze limitate - nella testa di sbarco già in atto un immediato valido appoggio, e nelle masse ribelli pronte nell'interno allo stato potenziale un fattore di rapido sviluppo, con ripercussioni di grande portata nelle contigue regioni della Serbia e del Montenegro;


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il delinearsi di una minaccia che può divenire grave a non lunga scadenza, contro la Capitale: si va attuando l'accerchiamento ad ampio raggio di Zagabria con l'interruzione, da qualche tempo assai frequente, delle comunicazioni ferroviarie irradianti non solo verso ovest e sud ma anche verso est (Ungheria). 5) Queste due eventualità egli ritiene debbano essere prese in seria considerazione. Occorre esaminare come fronteggiarle fin d'ora.

Le truppe italiane, con pochi elementi croati, sono prevalentemente legate alla fascia costiera, la cui difesa assume oggi preminente interesse. Le truppe tedesche, insieme con la massa delle formazioni croate, assicurano la difesa della linea ferroviaria Zagabria-Zemun - e cioè del collegamento Germania-Sud Oriente - e quella delle zone che interessano la produzione bellica in generale e l'economia del Paese in particolare (Bosnia occidentale e Orientale - Sirmio). Le truppe croate concorrono prevalentemente con le tedesche al compito di cui sopra e difficilmente ne possono essere distolte: formazioni disponibili per operazioni di qualche entità non ve ne sono, per il momento. Lo Stato Maggiore Croato si ripromette di costituirsi per la primavera un nucleo di unità mobili, sfruttando la divisione legionaria attualmente in Russia, la brigata da montagna in addestramento a Bruck sul Leitha e i 9.000 complementi in addestramento al deposito di Stockerau (Germania). Ma per il momento, salvo qualche battaglione da trarre dalla Slavonia, non ha forze disponibili. 6) Ciò considerato, il Generale Prpié ritiene attuabile e necessario: a) procedere subito, prima dell'inverno, contro la massa ribelle tra Kupa - Sava - Una e Korana, sfruttando la ancor debole, perché recente, sua saldatura con la massa centrale ed eliminando la minaccia imminente contro la Capitale; b) agire all'inizio della prossima primavera contro la massa centrale, con le unità mobili che si avranno allora disponibili e con operazioni concordate coi comandi alleati. Per l'operazione di cui al n. a) egli propone di formare al più presto con le poche forze croate disponibili, con quelle - croate - che i tedeschi potranno mettere a disposizione, e possibilmente con altre


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unità germaniche, una massa che dalla regione di Bosanski Novi dovrebbe puntare, lungo l'Una, su Bihaé. Per l'operazione stessa richiede: dall'Italia: un concorso dal fronte del Kupa verso sud, contro le formazioni ribelli del Petrova Gora; dalla Germania: la cessione delle forze croate, di cui si è detto sopra, oggi legate alla 714a divisione (divisione Stahl) nella regione di Prijedor, e il concorso di unità germaniche. Egoca dell'operazione: prima decade di dicembre. 7) Accennando poi nuovamente alla necessità di accordi tra i Comandi italiani, germanico e croato per un programma operativo da attuare nella prossima primavera, il Generale Prpié ha concluso pregando il Generale Glaise e lo scrivente di interessarsi per ottenre soprattutto una urgente adesione alla progettata operazione del dicembre p. v .. Il Generale Glaise e lo scrivente concordano - in linea personale con la visione della situazione esposta dal Prpié (visione già esaminata d'altronde in comune precedentemente); hanno assicurato che avrebbero inoltrato alle rispettive superiori Autorità· i deliberata dello Stato Maggiore croato. 8) Da parte dello scrivente è stato messo in rilievo che: a) la evidente alta importanza della funzione della 2a Armata sulla fascia costiera. specie nell'attuale fase bellica, impone sempre più che da parte dello Stato Maggiore croato vengano poste a disposizione del Comando Supersloda formazioni croate efficienti per alleggerire il compito di presidio e consentire ali' Armata italiana maggiori possibilità di azione sui due fronti: interno verso le masse ribelli gravitanti in terza zona, esterno verso il mare; b) l'attività delle masse ribelli, il loro sviluppo, l'organizzazione e la dislocazione devono e possono essere, meglio seguìti da parte croata, con una migliore organizzazione del servizio informativo. Sui due punti sia il Generale Prpié che il Generale Glaise hanno concordato. Sul punto a) il Generale Prpié ha dichiarato che sarà fatto il possibile per cedere a Supersloda nuove formazioni - oltre quelle già cedute e in via di organizzazione in seconda zona - che dovranno essere da noi armate.


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11 Glaise pure ha ammesso che, qualora la situazione lo consenta, qualche formazione croata, oggi legata alle divisioni tedesche, potrà eventualmente essere posta a disposizione della 2 a Armata. 9) Il Generale Prpié, riprendendo poi gli accenni del Ministro Lorkovié alle forniture di armi e vestiario, ha messo in particolare rilievo la necessità di provvedere a queste ultime con urgenza: parte delle truppe croate è ancora in tela e senza cappotti, malgrado l'imminenza dell'inverno. Circa le armi, non potendo prevedere fin d'ora quali nuove formazioni sarà possibile costituire in futuro, ha chiesto che quei quantitativi d'armi che gli alleati possono mettere a disposizione delle FF.AA. croate siano riuniti in depositi non lontani, in modo che la distribuzione, da effettuarsi al momento opportuno, e cioè di mano in mano che se ne presenta la necessità, non subisca troppi ritardi. 10) Concludendo, lo Stato Maggiore croato: nei riguardi operativi: a) giudica la situazione molto seria, specie per l'organizzazione ribelle in atto alle spalle della 2 3 Armata, in possibile facile collegamento con azioni nemiche dal mare e comunque in corso di ulteriori prossimi sviluppi a settentrione, col sicuro intento di isolare e minacciare la Capitale; b) ritiene assolutamente necessario parare subito quest'ultimo pericolo, che ogni giorno si fa più sensibile, con un'operazione da compiersi tra Kupa - Sava - Una e Korana, nella prima decade di dicembre; c) chiede per tale operazione il concorso italiano dal fronte del Kupa (1 divisione rinforzata) e quello tedesco dalla regione di Bos.Novi; d) propone che con accordi tra gli alleati e in collaborazione con esso Stato Maggiore si esamini fin d'ora un piano operativo da attuare agli inizi della prossima primavera per rompere lo schieramento ribelle alle spalle della 2 3 Armata che costituisce già attualmente per il nemico anglo-sassone, ampia testa di sbarco. Nei riguardi dell'organizzazione delle forze croate: e) chiede agli alleati forniture di armi, quando si presenterà la possibilità di formare nuove unità; f)

chiede soprattutto la pronta fornitura di indumenti.


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Nei particolari riguardi dell'Italia: g) cercherà di porre a disposizione della 2 a Armata nuovi reparti quando la situazione lo consentirà. Nei particolari riguardi della Germania: h) chiede di riavere per primavera la completa disponibilità delle unità al fronte orientale o nei centri di addestramento per il fronte orientale, allo scopo di costituirsi alcune efficienti unità mobili - che mancano del tutto - da impiegare nella lotta. Osservo:

1) la situazione esposta dal Generale Prpié è reale ed è stata giudicata dal

Capo di S.M. croato con visione seria ed equilibrata; 2) l'operazione tra Korana - Kupa - Sava e Una sembra effettivamente

imporsi per parare alla minaccia più immediata e impedire, almeno momentaneamente, all'organizzazione partigiana un ulteriore consolidamento e nuovi successi, che sarebbero particolarmente gravi se ottenuti sull'obiettivo Zagabria; 3) le operazioni di primavera richiederanno stretto accordo tra gli alleati

e preparazione - specie informativa - fin da questo momento; 4) per ambedue questi cicli operativi non si è accennato alla questione del

Comando: è ovvio che, per ottenere coordinamento perfetto e risultati concreti e decisivi, esso dovrà essere unico. In caso contrario, l'azione si risolverà in rastrellamenti parziali. Lo Stato Maggiore croato ha fatto chiaramente intendere che si rimette per questa questione agli Alleati; 5) sulle forze mobili croate, in questo momento c'è effettivamente da fare poco o nullo assegnamento. E pertanto per l'operazione di dicembre occorre valido concorso di forze italiane e germaniche; 6) circa la questione delle forniture di armi e vestiario: a) è da parte nostra in corso una cessione di 10.000 uniformi, che il Comando Supersloda distribuisce ai reparti croati di nuova formazione alle sue dipendenze in seconda zona. Tale cessione dovrebbe avere carattere di urgenza. Inoltre il Ministro Esteri croato ha ricordato recentemente una richiesta di 50.000 uniformi avanzata da tempo. Potrebbe essere esaudita per il 500Jo, con nostro controllo sulla distribuzione estendendola a reparti anche non alla dipendenza di Supersloda;


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b) codesto Comando Supremo, con telegramma 24424 del 25 ottobre, ha messo a disposizione delle FF.AA. croate 23.000 fucili. Il Generale Prpié, in via confidenziale e in contrasto con le continue pressanti richieste del Ministro degli Esteri croato, che continua a ricordare la promessa di Venezia dei 100.000 fucili, mi ha dichiarato che per il momento egli non ha nessuna intenzione di armare nuove formazioQi, che poi non potrebbero essere vestite, vettovagliate ed equipaggiate e soprattutto mancherebbero di quadri. Ha confermato pertanto con me il suo desiderio che queste armi vengano concentrate a portata di immediata distribuziòne (per es. a Sussa presso Intendenza Supersloda) per essere effettivamente consegnata in breve tempo ai croati solo quando se ne presenti la neces.sità. Consegue da quanto sopra che per ora e per imprevedibile periodo di tempo nessun reparto croato di nuova formazione potrà essere inviato alle dipendenze di Supersloda. · 7) Dal complesso della recente discussione, come dai contatti fin ora avuti, mi è parso che il Prpié, attenendosi ad una seria linea di concrete possibilità, tenda decisamente ad abbandonare quell'indirizzo di presuntuosa indipendenza nell'organizzazione e nell'impiego delle forze armate croate che il Maresciallo ... (mancano gli ulteriori fogli)


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Documenti - Allegati al capitolo V DOCUMENTO

N. 25

SINTESI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI DALL'ECC. ROATTA NELLA RIUNIONE TENUTA AL COMANDO SUPERIORE (SUSAK) IL 22 NOVEMBRE 1942.

Riservatissima - Da scrivere a mano Alla riunione hanno partecipato: .. . • • . • . . . • . .. • . . . . . .. . . . . .. [ Cosi nel testo]

L'ECCELLENZA COM.TE DELL'XI CORPO D'ARMATA IL CAPO UFF. OPERAZIONI DELL'Xl CORPO D'ARMATA

Situazione generale mediterranea.

Forma naturalmente lo sfondo di quello che riguarda noi perché determina il nostro schieramento. Situazione del nemico: sbarco anglo-americano in Algeria e Marocco e offensiva ga Armata inglese in Cirenaica. In Algeria: sono sbarcate: la 1 a Armata inglese ed un'armata x americana. In effetti si tratta complessivamente di due divisioni e mezzo (una div. corazzata americana ed una brigata inglese). È stato inoltre effettuato un altro sbarco di piccola entità; circa 1/2 divisione. Nel Marocco: sono sbarcate circa due divisioni

In totale: 5 divisioni: C'è stata qualche resistenza francese. La maggioranza della gente è però d'accordo, compreso l'ammiraglio Darlan. Non è provato che i fran- . cesi marcino insieme, almeno per ora. I francesi della Tunisia, che in primo tempo ci hanno lasciati slbarcare indisturbati, ora fanno causa comune con gli anglo-americani. È da prevedere che anche le altre truppe facciano altrettanto. Nostri provvedimenti a) occupazione della Francia non occupata; b) occupazione della Tunisia.


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Per il provvedimento a), gli italiani hanno occupato: la costa francese dai confini al Rodano e l'immediato retroterra con la 4a Armata (cinque - sei divisioni di cui una tornerà indietro). Atteggiamento francese: del Governo: favorevole; della popolazione: pacifico, ma con molti ostruzionismi. Non si ritiene si addivenga ad un conflitto, ma si prevede che ad un certo momento l'Asse imporrà l'«aut-aut». La Corsica, ove sono sbarcate due divisioni ('Friuli' e 'Livorno'). Adesso ne andrà una terza. /

In Corsica non c'è ostruzionismo, perché la popolazione non ne ha la possibilità, però c'è una riluttanza sorda, sembra che vogliano preparare una mobilitazione occulta. Lavori: salvo che a Tolone ove esistono lavori di fortificazione permanente, altrove non c'è che batteria. Stiamo provvedendo noi, traendo il personale dalla G.a.F. ed impiantando la difesa costiera, sul tipo della nostra, con le truppe andate in posto. Occupazione della Tunisia: è stata effettuata dai tedeschi con una minoranza italiana. Comando ai tedeschi. Le truppe, giunte in parte con aerei ed in parte con piroscafi, hanno occupato Biserta e Tunisi, costituendo una testa di sbarco che include tali località. Sviluppo della testa di sbarco: 50 km circa di figura: 15 km.

Distanza dai due centri

Sono state spinte avanti delle punte sulle strade di Bona e Costantina. Il nemico ha seguito le due strade su due colonne (costiera ed interna) sbucando sull'ala destra e sul centro dello schieramento italo-tedes.co. Colonna nord: una divisione anglo-americana; Colonna sud: una divisione americana. Lo scontro è avvenuto la prima volta il giorno 20 novembre sulla linea avanzata delle punte e gli anglo-americani sono stati respinti.


Documenti - Allegati al capitolo V

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I

A destra della colonna nemica sud non esistono altri elementi avversari. Ciò è provato dal fatto che i nostri elementi avanzati, in tale settore non hanno incontrato nessuno. Dei reparti italo-tedeschi, provenienti dal mare e dall'aria, hanno occupato Sfax e Gabés, facendo piccole teste di sbarco. Una colonna, in ferrovia, da Tunisi, si è diretta a Sousse ed ha fatto una testa di sbarco. Ultimamente alcune truppe della Tripolitania hanno occupato località tra il cqnfine e Gabés. Elementi- partiti da Nalut hanno varcato il confine. Tutto questo schieramento per proteggere il corridoio Tripoli-Tunisi. Dall'altra parte (Cirenaica), i resti delle truppe della Cirenaica ripiega; no protetti da uno sbarramento predisposto lungo la linea El Agheila-Marada, da truppe recentemente venute dall'Italia. Le truppe che costituiscono il fronte di sbarramento sono in totale due divisioni con moltissime artiglierie. I resti delle truppe che ripiegano dal territorio egiziano sono, attualmente, presso a poco alla stessa altezza dello sbarramento. II nemico non ha più commesso l'errore dell'altra volta. Sembra che si faccia seguire dai rifornimenti. Questo sarebbe il motivo per il quale avanza lentamente. Il 21 sera non era ancora giunto a Bengasi. Procede con due elementi di divisioni corazzate sulla strada nord e con gli elementi di una divisione normale sulla strada sud. lì complesso del nostro schieramento dà una buona probabilità di poterlo contenere sia in Tripolitania, che in Tunisia. Concetto base: buttare sullo scacchiere tutte le forze necessarie. Se si perde la Tripolitania, tenere la Tunisia.

Molte forze tedesche stanno affluendo verso la Tunisia. Noi invieremo prima la 'Superga', poi la 'Livorno'.

In ogni modo tutto è possibile, e non è da escludere che la situazione si possa ancora rovesciare. C'è la buona speranza di poter tenere sia la Tripolitania, che la Tunisia, dalla quale si potrà insidiare entrambi i lati dello schieramento avversario. Danno pensiero le otto divisioni francesi del Marrocco e dell'Algeria che sono ben armate.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Naturalmente il fatto nuovo, porta in primo piano il problema della difesa dell'Italia. Sarà contrapposto: un poderoso schieramento aereo offensivo (tedesco); una efficace difesa passiva contraerea. È evidente che l'Africa settentrionale costituirà per il nemico un trampolino per:

attaccare il territorio nazionale con aerei; portare l'offesa in Balcania sotto forma di sbarchi, previa occupazione di Rodi e Creta. In ogni modo è evidente che, per la difesa delle due penisole, occorrono forze. Uno degli Enti che le deve rifornire è l'Armata nostra. Io sono orientato a dare tutto quanto può occorrere senza pensarci un solo istante. Si pensi che in Italia esiste attualmene una sola divisione mobile.

li primo apporto, da parte nostra (Supersloda), sarà costituito da una divisione. È stato ammesso che, anche cedendo questa sola, si assume un altro schieramento. A questo nuovo schieramento sono addivenuto perché ho la convinzione che di fronte ad un'ulteriore richiesta non basteranno i rattoppi per mantenere l'equilibrio che è al limite. Occorre quindi una variante sostanziale. Quindi: il XVIII C.A. darà una divisione (la 'Sassari' o la 'Bergamo') il V. C.A. perde la div. 'Granatieri', senza sostituzione. Coll'allontanamento di queste G.U. si costituiranno tre gruppi di forze: Gruppo nord: XI e V Corpo d'armata.

La Slovenia, la vogliamo tenere, ed anche la ferrovia Belgrado-Zagabria-Lubiana-Postumia.

L 'XI C.A. tiene le sue truppe. Oli verrà restituito il rgt. della 'Macerata' . Acquisterà un btg. di formazione per il servizio di protezione alle ferrovie. Perderà 1'85° btg. cc.nn ..


Documenti - Allegai al capitolo V

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Il V C.A. le sue, meno i reparti .ggiuntivi avuti per la perdita della 'Granatieri'. Mentre si dovrà tenere la ferrovia da Zden6ne a Karlovac, Ogulin e Fiume, il margine esterno del :erritorio di giurisdizione verrà arretrato su una linea che preciserò in Ul promemoria. 11 C.A. perderà la ferrovia da Josipdol a Graèac.

Nella striscia da noi sgomberata, inviteremo ad andare i croati coi battaglioni da destinare alla ferrovia, p.:ù le bande cetniche. Con le truppe risparmiate dalla fer:ovia rinforzeremo quella della ferrovia da tenere e la difesa delle i_sole. Vedremo, poi, se tenere la costa occupando i porti più importanti.

Gruppo centrale: XVIII C.A.

Ridurrà il suo territorio, come da i;recisazioni del promemoria. Anche lì si metteranno presìdi croati. Come f:rrovia rimarrà in esercizio la Spalato-Sebenico e la Spalato-Knin. Da parte nostra la Spalato-Knin-!'vostar. Naturalmente anche qui le isole sa·anno rafforzate.

Gruppo sud: VI C.A.

Che non cambia nulla, né nelh situazione, né nelle forze. Ciò perché: forma un tutt'uno col Montenegro ha molti cetnici da sorvegliare il territorio riveste particolare importanza (Sarajevo, bauxite, ecc.

ecc.). Verrà forse un momento che non ~vremo niente all'interno per difendere solo la costa. Naturalmente ora terremo tutta la ferrovia finché sarà partita la div. 'Sassari'. Poi faremo venire i croati. Non è prevista, allo stato attuale ~elle cose, una nuova sottrazione di forze. Quindi possiamo guardare alla sistemazione con tranquillità. In ogni modo, per non lasciarci sorprendere, cico fin d'ora che, qualora le circostanze portassero a diminuire le forze celi' Armata, si toglierebbe:


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I 0 ) una divisione al XVIII C.A., e precisamente la 'Celere', riducendo ulteriormente la zona da presidiare. 2°) prima una, poi due divisioni al VI C.A. , dando parte del suo territorio ai croati. Non credo che si giungerà a questo. Però occorre prevedere. Escluso che si tolgano forze al V ed all'IX C.A .. Prevedo che al massimo, al massimo, mi possano togliere altre due divisioni, per non ridurre il n. complessivo sotto le 10 divisioni. Se ne togliessero più di due, metterebbero le divisioni superstiti in organico completo di guerra. A questo scopo comunico che hanno ordinato di mandare 20 mila complementi ali' Armata. Non potranno però giungere prima di due mesi.

Croati: esiste l' intenzione di raggruppare tutte le forze sotto un unico comando. Italiano, tedesco, croato, ciò non importa.

Ha avuto luogo una conferenza a Zagabria per compiere azioni unitarie. Noi vogliamo di più. Ci deve essere un comando permanente unico. L'esercito croato dovrebbe essere egualmente distribuito su tutto il territorio e dovrebbe costituire da solo i suoi presidi. Tutte le truppe italiane e tedesche, svincolate dal territorio, dovrebbero costituire un'unica massa mobile, che viva normalmente nei centri in corrispondenza dei principali nodi stradali. Ciò non toglie che parte delle truppe dei territori annessi partecipi alla massa di manovra. Solo la costa sarà presidiata da noi. Per addivénire a questa ripartizione delle forze occorreranno due-tre mesi. Cetnici: trattarli con una certa vigilanza, perché in caso di sbarco del nemico si metterebbero contro di noi.

Durante la mia visita a Roma, ho conferito con un generale d'aviazione tedesco. Era preoccupato per il grosso budello interno che tiene il nemico e proponeva una vasta operazione. Ho risposto: 1°) La situazione non è sostanzialmente diversa da quella dell'anno scorso, in cui presidi croati erano come le «nocciole nel cioccolato» e sono stati eliminati. 2°) Non ho le forze per fare tale azione in modo integrale. 3°) Dov~ndo fare, per carenza di mezzi, delle colonne convergenti, queste non incontrerebbero il nemico e poi ci troveremmo costretti a lasciare nuovamente il territorio in mano al nemico perché nessuno vorrebbe metterci dei presidi.


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Vorrà dire che se dalla fase statica passeranno a quella dinamica uscendo dal loro territorio, gli andremo addosso. Ebrei: Ci facevamo una brutta figura, perché dopo aver assicurato la protezione, li cedevamo ai croati.

Ho avuto il preciso ordine di tenerli nei campi di concentramento e di non più consegnarli. Autorità civili: Alto Commissario per la prov. di Lubiana. Il Duce ha detto che una quindicina di giorni fa l'avrebbe cacciato via; però, data la situazione attuale, non è bene farlo, perché potrebbe fare brutta impressione. In dgni modo il Duce ha detto che non conta nulla e che non terrà in nessun conto quanto gli dirà. «Nel caso ti dovesse infastidire ancora, fammi una lettera ed io gli scriverò direttamente dicendogli seccamente che, salvo l'amministrazione della Provincia, nel resto non c'entra niente» . La stessa cosa dicesi per quello di Zara. ***

Prima di lasciare il C.do dell'Armata, l'Ecc. ha conferito con il Col. Zanussi, il quale ha chiesto se era possibile dislocare a Metlika due btg. della div. 'Lombardia', allo scopo di darle una certa profondità. L'Ecc. ha aderito pienamente. Il Col. Zanussi ha inoltre fatto intravvedere l'eventualità che al C.A. venga tolta una divisione. L'Ecc. ha ordinato uno studio per definire la fisionomia da dare al territorio nel caso tale eventualità dovesse verificarsi (tenere presente la necessità di mantenere la ferrovia Lubiana-Novo MestoMetlika).



CAPITOLO VI

ATTIVITÀ ORGANIZZATIVA DEL GOVERNATORE



A ZARA ED A SPALATO NELL'ESTATE DEL 1942

Nel Governatorato, l'anno scolastico si concluse il 28 giugno con la cerjmonia - rituale per le scuole nella Penisola - del saggio ginnastico alla presenza delle mas.s ime autorità. A Zara, come di consueto, la 'Festa della Gioventù' ebbe luogo al campo sportivo (I)_ A Spalato, la cerimonia si svolse nella palestra coperta della Gioventù italiana del Littorio (G .I.L.) <2J. Anche a Ragusa, quantunque la città non fosse annessa all'Italia, per iniziativa del fascio locale le scolaresche si esibirono di fronte ad un numeroso pubblico, presenti i generali Giuseppe Amico e Davide Dusmet. Durante la manifestazione, il console generale Amedeo Mammalella annunciò la riconquista di Tobruk da parte delle forze italo-tedesche <3>. A Lèsina, il saggio si svolse alla presenza d'un reparto della Gioventù ustascia <4>. A Zara, a Spalato, a Sebenico, fra maggio e giugno s'erano conclusi i corsi dell'Istituto di cultur~ fascista <5>, quelli di lingua e letteratura italiana, di economia domestica, di taglio e cucito, organizzati dai Comandi federali e dal Dopolavoro. Cominciavano le ferie estive, ma non per questo venne meno il contatto degl'insegnanti con gli allievi che, sia pure in altra forma, proseguì attraverso i campi estivi delle organizzazioni giovanili del Partito, le colonie marine, i confronti sportivi. Se nella Penisola queste attività erano ormai collaudate, nella Dalmazia annessa, dopo le improvvisazioni dell'anno precedente, costituivano ancora una novità, ed a seconda degli ambienti e delle tendenze erano viste con favore, con riserva, con diffidenza. Mentre guerriglia, aggressioni, uccisioni, rastrellamenti, caratterizzavano quell'estate, le autorità civili e politiche proseguivano nelle loro attività che, oggi, per larga parte possono anche apparire superflue o velleitarie, ma che in quei momenti davano un senso di normalità, di sicurezza, quasi la guerra fosse un qualcosa di molto lontano, costellata soltanto di vittorie. li Giornale di Dalmazia pubblicato a Zara, Il Popolo di Spalato o Le Bocche di Cattaro davano rilievo all'avanzata delle armate dell'Asse in territorio egiziano (la corsa verso El Alamein), alle spettacolari battaglie sul fronte russo, a quelle dei convogli nell'Atlantico. Nessun cenno invece, salvo la ripresa di qualche scarno comunicato Stefani, su quanto avveniva


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a pochi chilometri di distanza nel retroterra balcanico. Nelle città della costa, specialmente a Zara, dove mancava l'elemento croato interessato a diffondere voci e notizie, si viveva in un mondo tutto proprio. Anche se altri zaratini cadevano in Dalmazia o su altri fronti <6J, il giornale riportava la notizia con poche righe o con scarso rilievo, oppure non le dava. La città sembrava volutamente atona, come se dopo la perdita di Bruno Sorich, del prefetto Vezio Orazi, di Diego Battestin (7), si fosse racchiusa in se stessa per proteggersi dalla realtà. Le cerimonie del 9 maggio, fondazione dell'Impero, ed ancor prima quella del 12 aprile per l'anniversario della redenzione della Dalmazia, poi la Festa dello Statuto, si erano svolte con solennità e partecipazione di popolo; alla Festa degli alberi, celebrata per la prima volta nei comuni annessi, avevano preso parte le scolaresche. In quell'estate, sullo specchio di mare antistante la Riva Nuova, si disputò il III Palio Marinaro es>, contesa fra i sestieri della città. A Spalato, a Sebenico, a Zara, i canottieri si allenavano per i confronti interprovinciali <9>; poi ci sarebbero state le regate veliche, le gare di nuoto, il torneo di pugilato <10J. Frequentatissimi, a Zara, i cinematografi <11>; affollati i caffé all'aperto; irrinunciabile, il passeggio serale alla Riva Nuova.

Zara, tuttavia, aveva perduto larga parte del suo aspetto tradizionale. Con la creazione del Governatorato, con i nuovi uffici, con l'abolizione del vecchio confine, la popolazione si era quasi raddoppiata nello spazio di pochi mesi superando i trentacinquemila abitanti. Altri problemi erano sorti, da quello degli alloggi ai rifornimenti, alle comunicazioni con la Penisola, ormai non più regolari. Anche la consegna della bandiera di combattimento al cacciatorpediniere Mitragliere passò quasi sotto silenzio, salvo un breve trafiletto sulla stampa locale, forse anche perché non c'era stata alcuna cerimonia: la bandiera, con il cofano, venne semplicemente spedita al comandante del caccia che si trovava a Pola <12J. Se a Zara le aggressioni, gli agguati, i fatti di Eso c13> non coinvolgevano la popolazione, maggior rilievo ebbe a Cattaro l'esplosione della polveriera della marina militare, detta 'Le Verighe' 0 4J_ Dei cinque capannoni, tre andarono completamente distrutti per la deflagnrzione di circa duemila tonnellate di proiettili, in parte preda bellica osJ. Il sabotaggio era opera d'una 'trojka' di montenegrini che lavoravano nella polveriera. Arrestati e confessi furono condannati a morte <16>. In via precauzionale, ma politicamente poco opportuna, furono chiusi gli stabilimenti militari 'armi navali' a Lepetane, ed il laboratorio munizioni di Opltovo <11>.


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A Sebenico, dopo gli agguati di luglio e settembre alle maone-traghetnon si erano avuti altri casi particolarmente clamorosi, ma sùbito al to di là del Cherca, e fra Zaton e Capocesto la situazione chiedeva continua attenzione. Spalato apparentemente era tranquilla, anche se nella popolazione croata i fermenti irredentistici tenevano deste speranze ed apprensioni <19' . I nazionalisti 'croati' costituivano il gruppo più numeroso, ma non erano compatti. Vi convivevano simpatizzanti comunisti 1 perché il comunismo era nemico del fascismo; filo-tedeschi, perché consideravano il Reich potenziale antagonista dell'Italia; ammiratori degl'inglesi, perché credevano in una vittoria anglo-americana. Ma questo coacervo era concordemente unitG nell'accusare gn'italiani, «due volte traditori per aver tradito l' Austria[ ... ] nel 1915 e la Croazia ora; perché secondo loro, essendo gli italiani degli alleati e non vincitori d'una guerra, non avrebbero dovuto occupare terre croate o ritenute tali come la Dalmazia» <20>. 18 < l,

Anche un secondo gruppo comprendeva nazionalisti, ma questa volta 'jugoslavi'. Era formato quasi esclusivamente dalle persone più qualificate di Spalato, che auspicavano una rinnovata Jugoslavia sotto la dinastia dei Karadjordjevié. Molti avevano assimilato la cultura italiana e conoscevano l'Italia; altri si dimostravano assertori d'una collaborazione fra una nuova Jugoslavia e Roma, ma più che altro per contrapposizione ai serbi che, secondo loro, si erano venduti alle potenze anglo-sassoni. Però, nelle future intese con l'Italia, nessuno intendeva fare concessioni, pur essendo riconoscenti all'esercito italiano che aveva sottratto la popolazione di Spalato alle vendette degli ustascia, con la rapida occupazione della città nell'aprile dell'anno precedente c21 >. Venivano, poi, i comunisti. Il partito, durante il regno di Jugoslavia, era stato posto al bando, ma i suoi aderenti si erano mimetizzati, in particolare nelle organizzazioni sindacali apparentemente apolitiche. «Ora riportava una 'relazione' allegata al Notiziario del corpo d'armata - le masse operaie sono quelle che erano: sono iscritte al dopolavoro e quanto prima saranno inquadrate nei sindacati fascisti; ma l'opera di bonifica e di rieducazione non è stata ancora compiuta» l22 >. Al movimento aderivano i più svariati elementi per razza, nazionalità, religione, professione, e molti studenti. Ma era difficile individuarli sia per l'ermeticità dell'organizzazione in cellule, sia perché non pochi si erano mescolati fra gli stessi ustascia. In molti casi la bandiera rossa - faceva notare il comando italiano costituiva «un comodo riparo dietro il quale si agitano gli emissari ustasi di Zagabria» t23J, e la propaganda sovversiva era sfruttata anche dal gruppo nazionalista 'croato' per aizzare la gente contro gl'italiani e diffondere il malcontento.


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Seguivano gli ustascia, che a Spalato avevano «pochi aderenti e anche di dubbia fede, perché sono rifiuti di tutti i partiti o ex-comunistif> <241. A causa degli eccidi perpetrati in Croazia il movimento, localmente, non aveva fatto proseliti, anzi si era «alienata la simpatia di chi si era illuso che l'ordine nuovo di Zagabria fosse migliore di quello di Belgrado» <25 >. Gli ustascia, cercando di non perdere terreno o di riguadagnarlo, si erano fatti promotori d'un intensa campagna irredentistica per il ritorno della Dalmazia italiana alla Croazia e per l:t ricostituzione d'un marina da guerra <26>. Aspirazioni che trovavano spontanea rispondenza negli slavi di qualunque tendenza. Da ultimo gl'italiani. E la 'relazione' si soffermava sulle vicissitudini di questa collettività sin da quando, sotto la dominazione asburgica, aveva dovuto lottare, pur senza un'adeguata organizzazione, contro la slavizzazione della Dalmazia voluta da Vienna. La scarsa intesa fra i due podestà italiani, Nicolò Trigari a Zara ed Antonio Bajamonti a Spalato <21>, aveva favorito il gioco dell'Austria. Estromesso Bajamonti, il più combattivo e quindi il più pericoloso, il. 31 ottobre 1880 era stato sciolto d'autorità il consiglio comunale di Spalato. Per le nuove elezioni fu rono manomesse le liste elettorali, si fecero affluire in città i contadini dei dintorni, una nave da guerra si ancorò nel porto, e tutto venne posto in essere dalle autorità austriache per battere g!'italiani. «H nuovo partito che l'Austria organizzò, per non far più rialzare il partito italiano, non potendo dirsi croato, assunse il titolo ibrido di 'partito economico' . Il comune, così, cadde in mano ai croati e l'esodo degli italiani da Spalato [ebbe] nuovo e grande impulso» c2s>.

Le scuole furono slavizzate, introdotta la lingua croata nell'amministrazione pubblica, trasferiti i funzionari ed i maestri italiani, resa difficile la vita a chi restava. Tuttavia, crollata l'Austria, quando nel 1919 le sorti di Spalato erano ancora incerte fra Italia e Jugoslavia, «ben 10.000 persone ebbero il coraggio di firmare un'indirizzo di protesta e di riaffermare la volontà di unirsi alla Madrepatria» <29>, Seguirono vent'anni di dominazione jugoslava, ed altri spalatini per sopravvivere emigrarono in Italia o all'estero. Restarono circa in tremila «a lottare e soffrire per difendere sino all'ultimo gli ultimi sprazzi dell'italianità di Spalato» <30>, affrontando sacrifici d'ogni genere; notevoli, specialmente per coloro che avevano proprietà terriere, colpite dalla riforma agraria. Quando, nel 1919, Belgrado decise di rivedere i rapporti che intercorrevano fra proprietari terrieri e contadini, questi - mentre le procedure d'esproprio erano allo studio - si rifiutarono di corrispondere fitti e canoni. Poi, nelle more delle trattative fra l'Italia e la Jugoslavia susseguenti al


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Trattato di Rapallo, Roma consigliò i proprietari italiani di non aderire alla riforma. Così, per anni, questi connazionali pagarono imposte e tasse allo Stato jugoslavo pur di conservare - almeno nominalmente e secondo le istruzioni del Governo italiano - i loro diritti. Per Roma, una simile situazione, costituiva un punto di forza nelle trattative con Belgrado poiché dimostrava che in Dalmazia estese proprietà erano di cittadini italiani. Questi cittadini apprezzavano il valore politico della posizione assunta dall'Italia, ma non ritraendo alcun utile dai loro beni, quasi tuttì furono costretti a contrarre gravosi prestiti con la Banca Dalmata qi Sconto di Zara <31). Il problema assunse tale rilevanza che il Governo italiano «per poter soccortere in qualche modo tanti disgraziati, impoveriti e a volte spogliati del tutto, sol perché italiani, venne nella determinazione di indennizzare, almeno in parte, quei connazionali che più ingiustamente erano stati trattati, e i reclami dei quali esso aveva, senza alcun risultato, sostenuti presso il governo jugoslavo per un'equa revisione» <32>. Scoppiò il nuovo conflitto, e contrariamente ad ogni aspettativa, «per i Patti di Roma [18 maggio 1941 - n.d.a.], la situazione di questi italiani - riportava la 'relazione' - è peggiorata: perché i debiti sono restati e gli interessi debbono esser pagati; la riforma agraria che ha avuto attuazione nelle terre annesse, non riguarda la maggioranza dei proprietari» di Spalato <m. Infatti, quasi tutti i loro beni si trovavano sulle isole della Brazza, di Lèsina o nell'entroterra, principalmente nella conca di Signo; cioè in zone assegnate alla Croazia. Così, erano «restati alla mercé del Governo di Zagabria». «Detti proprietari: non possono amministrare né seguire i loro beni perché si trovano in uno Stato estero [... ]. L'iniquo confine ha deluso tutti gli italiani di Spalato. Si sentono beffati e umiliati di fronte ai croati» <34J. Per di più, e quasi per assurdo, proprio quando l'Italia era giunta a Spalato, la collettività italiana si sentì discriminata. «Le autorità politiche - si legge ancora - non hanno saputo valorizzare l'elemento italiano locale, anzi lo tengono in disparte. Molti funzionari [venuti dalla Penisola - n.d.a.] anche di grado elevato non sanno rendersi conto che qui ci possono essere degli autentici italiani, dato che sono elementi nati nella regione e hanno cognomi slavi [... ]. Eppure dallo stesso cognome slavo è tanto facile distinguere un italiano da uno slavo» <35>. Osservazione esatta, poiché un cognome come 'Peri eh', comune ad italiani e slavi, i primi lo scrivevano secondo la tradizione veneta la ,'eh' finale; gli slavi, invece, non usavano la 'h' ma ponevano un apice sulla 'c', e scrivevano 'Perié'. Altro elemento distintivo si aveva nei documenti personali. A Spalato, gl'ita!iani durante il regno di Jugoslavia non erano iscritti al comune, ma registrati presso il


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consolato italiano. In tal modo, non avendo alcun documento di legittimazione rilasciato dalle autorità jugoslave, ed essendo possessori del regolare passaporto del Regno, costituivano una collettività di cittadini italiani di pieno diritto, residenti all'estero 0 6>. «L'ignoranza di tali funzionari - proseguiva la 'relazione' - non permette loro di discernere; e anche in buona fede commettono degli errori che lasciano un profondo solco nell'animo degli italiani. Quando si passa poi dai funzionari al personale dell'ordine, all'agente di P .S., si arriva addirittura ad offendere perché non poche volte gli italiani locali si sono sentiti chiamare: 'italiani con la coda' - 'italiani bastardi' . In sintesi, gli italiani di Spalato sono delusi e sfiduciati>> c37>, Non molto più confortante era l'opinione che i croati di Spalato avevano delle autorità italiane. (Per un obiettivo riscontro va tenuto presente che la 'relazione' era stata compilata nel momento del più acceso contrasto fra il generale Armellini ed il Governatore Bastianini). «Nessuno ha più fiducia dell'autorità politica e nessuno la teme. Nessuna simpatia riscuote il prefetto, giudicato uomo impulsivo, che governa a strappi e non secondo una decisa linea di condotta» <33>. In realtà, è difficile stabilire quale sia stata, effettivamente, la figura del prefetto Zerbino poiché, ad esempio, il direttore de' Il Popolo di Spalato, Silvio Maurano, in un libro pubblicato dopo la guerra, parlando di quel periodo, avrebbe scritto che «il prefetto [ ... ] era l'unica perla splendente in mezzo ad una turba di funzionari scadentissimi» <39>. E qualche pagina dopo aggiungeva: «Paolo Zerbino era uomo di rara proibità, scrupoloso quando erano in gioco gli interessi dell'Italia» <40>. Anche sul federale Ferruccio Cappi, i pareri erano discordi, ma in senso inverso; se per il corpo d'armata Cappi riscuoteva «la simpatia degli italiani locali e di qualche elemento croato e jugoslavo» (41 >, Maurano appare più cauto. «Il Partito aveva mandato a Spalato un giovane avvocato romano che non aveva molta esperienza, ma in fondo era un buon ragazzo [... ]. Purtroppo per lui e per la nostra Causa, egli era quasi succube di un tale [... ] che si diceva squadrista pugliese, un tipo arrogante ed ignorante» <42 >. E, quasi per definirne la personalità in un contrasto di luci, Maurano osservava: «lo strano era che gli italiani spalatini ci davano dei gregari di una purezza eccezionale[ ... ]. Magnifici ragazzi, convinti e devoti ammiratori del Duce, pronti a sacrificarsi per la Causa; e qualcuno si sacrificò sul serio» <43 >_ Nella 'relazione' non mancavano appunti critici all'opera di Bastianini, pur senza nominarlo. «Un anno di governo è stato caratterizzato da un succedersi di decreti su decreti, fatti osservare il più delle volte con brutale violenza per 4 o 5 giorni e poi lasciati cadere in oblio. L'autorità politica si è dimostrata incapace di promuovere il benessere cittadino, e d'assicura-


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re l'ordine e la tranqujl)ità nella popolazione e comprendere i bisogni locali e fronteggiarli. La situazione in un anno è naturalmente peggiorata, e non è necessario essere pessimisti per vedere come diventi sempre più difficile. Le stesse autorità fasciste[ .. .] sono persuase del fallimento dell'azione politica della nostra autorità governativa e vedrebbero con soddisfazione il passaggio dei poteri ali ' autorità militare» <44>. Considerando, poi, che i croati di Spalato avevano conosciuto il fascismo solamente attraverso una ventennale propaganda di disinformazione, «le violenze usate, a ragione o a torto, dai fascisti più scalmanati - scriveva il corpo d'armata - hanno reso più difficile la possibilità d'incontrarsi, di ,costituire una comune base d'intesa» <45>, ed era vero. Però non si faceva alcun cenno al fatto che le violenze dei fascisti erano state la diretta - se pur biasimevole - conseguenza di quei morti, di quei feriti, di quegli attentati con cui i croati - comunisti od ustascia che fossero - per mesi avevano insidiato la vita di Spalato, e che le squadre fasciste non li avevano ripagati con altri morti. In mezzo a questo miscuglio di tendenze, di stratificazioni, d'aspirazioni, di discriminazioni, di riserve, che invischiavano e corrodevano ogni attività, il Governatore proseguiva nel suo febbrile impegno, quasi presentisse di non avere un lasso di tempo sufficiente per realizzare l'opera che si era prefissa.

INTERVENTI DEL GOVERNATORE NEL SETTORE BANCARIO ED ASSICURATIVO Bastianini, nei primi mesi affrontò, logicamente, i problemi amministrativi (vedi capitoli VI e VII del primo volume di questo lavoro), ma non trascurò i settori delle attività produttive, e riordinò il sistema bancario, quello assicurativo, incentivò l'industria ed il commercio , diede nuovi ordinamenti a quello del lavoro. Nel più vasto del campo della produzione, le banche ex-jugoslave costituivano un duplice problema: politico, poiché con i finanziamenti influivano sulle attività locali; di diritto internazionale, perché molte avevano le rispettive sedi centrali al di fuori dei confini della Dalmazia italiana. Il Governatore, alcune settimane dopo il suo arrivo a Zara, aveva inviato a Mussolini un pro memoria «sulle conseguenze sfavorevoli anche d'ordine politico, a cui dà luogo il ritardo del riordinamento bancario e della valorizzazione industriale della Dalmazia italiana» <46>. Considerando soprattut-


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to le ripercussioni politiche che l'attiva presenza delle banche ex-jugoslave determinava in Dalmazia, Bastianini segnalava al Capo del Governo che «la propaganda croata, che insiste a ripetere essere l'occupazione italiana delle tre Provincie del tutto provvisoria e destinata ad avere fine molto prossimamente secondo un preteso piano croato-germanico, trova facile accoglimento anche per il fatto che: a) la situazione bancaria in Dalmazia è ancora quella ex-jugoslava. Le quindici banche croate di Spalato sono tutte in piena funzione e non vi è ancora un Istituto Bancario Italiano, eccettuata la Banca d'Italia che, com'è noto, non fa le comuni operazioni bancarie e non agisce da Istituto di credito commerciale ed industriale; b) la situazione industriale è, dal giorno deli'occupazione, nelle mani di un commissario dell' I.R.I. il quale fa dell'ordinaria amministrazione. Nessuno sviluppo è stato dato alle industrie trovate in loco» (47 ). Richiamava l'attenzione di Mussolini anche sul fatto che «tutto questo contrasta fortemente col lavoro già sviluppato dai tedeschi nel territorio croato, a mezzo del quale si è ridata piena attività a quel che esisteva, e si stanno creando potentissimi nuovi stabilimenti» <48>. Era un argomento anche se presentato con tinte alquanto caricate - che a Bastianini serviva per rafforzare i concetti già espressi e subito dopo avvalorati con un'altra asserzione: «se l'Italia non fa niente nelle terre che si è annessa, pensa la totalità dei croati in Dalmazia e fuori, questo vuol dire che gli italiani sanno di dover lasciar presto quella terra che hanno rubato alla Croazia>> <49>. Per ciò chiedeva al Capo del Governo un duplice intervento: presso l'Ispettorato del risparmio e del credito, per sollecitare il riordino bancario; presso l'I.R.I., per consentire anche ai gruppi industriali privati di operare nei territori annessi. Altrimenti «tutto è fermo e tutto langue, mentre il campo bancario continua ad essere riservato all'attività croata» (So) . Ma il pro memoria ottenne scarso effetto, poiché Roma si limitò ad autorizzare alcuni istituti (Banca Nazionale del Lavoro; Banca Dalmata di Sconto, emanazione del Credito Italiano con sede a Zara; Banco di Roma; Banco di Napoli) ad aprire sportelli nei territori annessi, dapprima per le normali operazioni, e dopo alcuni mesi, per conto dell'Istituto italiano dei cambi con l'esterò, anche su divise <51>. Per le banche ex-jugoslave, nessuna direttiva. Ma il loro riordinamento, e quello delle attività produttive più in generale, doveva essere un problema delicato se Bastianini, prima d'intervenire - e fu l'unica volta a quanto risulta - ritenne opportuno (o necessario) parlare direttamente agli interessati, rivolgendo loro un invito ed un monito. Il 7 seitembre 1941, recatosi a Spalato, aveva convocato i locali


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dirigenti degl'istituti di credito, i rappresentanti dell'industria e del commercio, per esaminare come <<il prodursi di una crisi in parte prevedibile, in parte non prevedibile» <52> avesse influito sulla vita economica della città, e se fosse possibile farvi fronte. Per la parte 'prevedibile', il Governatore aveva già preso i relativi provvedimenti; più difficile quella 'non prevedibile', poiché - come si espresse Bastianini con evidente prudenza - era «imputabile a varie cause, in una delle quali [... ] io ho creduto di avere il diritto di rintracciare, in certi casi, un carattere politico, che a mio avviso avrebbe dovuto nettamente esulare, e in ogni caso, non avere ripercussioni sensibili sulla vita economica della città e della provincia)> <53>, Nel comune interesse, e nell'interesse di Spalato stessa, invitò i dirigenti degli istituti di credito ad un impegno concorde, soprattutto perché quello che a molti poteva sembrare un mancato intervento suo e delle autorità di governo, nella realtà era un «esperimento>). E, quasi un monito, aggiunse: «vorrei sperare di poterlo mantenere e confermare» <54l, poiché nessuno lo doveva considerare una dimostrazione di debolezza e questa sua scelta, «potrebbe esser sottoposta a revisione>) <55>. Tratteggiò, quindi, il ruolo e le funzioni della banca nel sistema fascista. «La banca ha grandissima importanza non solo economica ma anche politica e sociale[ .. . ]. La banca ha una funzione molto libera, cioè conserva intere le sue funzioni; ma così come in tutti gli altri campi e stadi dell'attività nazionale, anch'essa è inquadrata in maniera molto precisa e chiara, per cui si sa che l'attività degli Istituti bancari non è che quella di rendere sempre più attiva la vita nazionale e di creare le migliori condizioni possibili alla produzione ed al lavoro» <56>. E di seguito - per chi lo doveva intendere - ricordò che «questa funzione specifica delle banche si avvicina a fini politici importanti, senza bisogno che la banca assuma essa carattere specificatamente politico» r57l, Espresse da ultimo la speranza che, nell'interesse di ciascun istituto, e della città stessa, «la banca a Spalato assuma nettamente le sue specifiche funzioni, non si allontani da queste, e le inquadri nella situazione nuova che si è creata», poiché - altro avvertimento <<non spetta alla banca, né all'industria, né al commercio giudicare la situazione politica in momenti come questi» essi. Però i mesi trascorrevano, e si giunse alla fine del 1941 senza che da Roma fosse arrivata alcuna disposizione. Il 22 dicembre Bastianini, in una relazione, per larga parte riepilogativa dell'attività sin'allora da lui svolta, riferiva a Mussolini d ' essersi costantemente interessato del problema bancario, «anche se per pretese esigenze formalistiche non mi era stato finora data la possibilità d'intervenire nella delicata materia, che ha riflessi politici evidenth> 159>. Probabilmente le 'pretese formalistiche' (di cui ignoriamo


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il contenuto) si riferivano alla legittimità o meno di regolare il settore con ordinanza governatoriale, o non piuttosto per decreto del Capo del Governo, se non anche con una legge. Si trattava d'incidere su sottostanti questioni di diritto internazionale, poiché a Spalato ed a Sebenico come a Cattaro quasi tutte le banche ex-jugoslave erano filiali d'istituti che avevano le rispettive sedi centrali all'estero. Ma, ad un dato momento, Bastianini - come scriveva al Capo del Governo - aveva rotto gli indugi, e verso la fine di novembre, di fronte ad «una situazione di cose che, dal punto di vista interno, mi sembrava intollerabile» C60), con propria ordinanza aveva «stabilito che le aziende esercitanti la raccolta del risparmio dovessero essere sottoposte al controllo del Governo [della Dalmazia - n.d.a.] il quale lo avrebbe esercitato per mezzo della Banca d'Italia» 161 >. Probabilmente quando scriveva queste parole, non doveva essere motivatamente sicuro della' decisione presa, poiché iniziava il successivo periodo con un 'insomma', quasi conclusivo di un lungo dubbio. «Insomma, mi è sembrato indispensabile sottoporre gli Istituti di credito a un controllo sostanzialmente non diverso da quello che si esercita nelle altre provincie del Regno [ ... ] attraverso l'Ispettorato della difesa del risparmio e dell'esercizio del credito» 162>. Infatti, ·sul Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, sotto la data del 27 novembre, era stata pubblicata l'ordinanza n. 52 <63l, praticamente di tre soli articoli, il quarto riguardava la pubblicazione disposta per 'affissione', con l'immediata entrata in vigore. Dopo la delimitazione dell'area di applicazione delle nuove norme (praticamente su tutte le attività del settore del credito e del risparmio), il secondo articolo dettava quelle di merito, ma molto scarne. La Banca d'Italia era autorizzata a compiere ispezioni, che nelle aziende individuali potevano essere estese anche alle attività non bancarie del proprietario, ed in ogni caso chiedere l'esibizione di documenti. D'altro lato, ciascun istituto aveva l'obbligo di trasmettere alla Banca d'Italia le situazioni periodiche ed i bilanci. Il terzo articolo conteneva le norme penali. Evidentemente era un provvedimento d'emergenza, mancando le disposizioni più importanti, come quella sui 'poteri' d'intervento nella gestione degli enti controllati <64>_ A parte queste carenze, quasi a dimostrazione dell'opportunità della decisione presa, Bastianini assicurava il Capo del Governo che sin dal primo momento i risultati erano stati notevoli. «I tre ispettori inviati finora dalla Banca d'Italia hanno accertato irregolarità[ ... ] che hanno indotto la Banca stessa a richiedermi la nomina di speciali Commissari che, senza sostituirsi ai normali organi di amministrazione, esercitassero concretamente la vigilanza sull'attività delle Banche locali» <65>_ Annunciava, forse


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anche per ~aggiare eventuali reazioni di Mussolini, d'aver m preparaL10ne un ulteriore provvedimento «con il quale si nominano i Commissari per i 15 istituti ex-jugoslavi o filiali di Istituti bancari, aventi sede in Croazia>>, ed aggiungeva, quasi senza darvi rilievo, che «per quegli lsututi per i quali era sospetta la nazionalità nemica, ho provveduto al sequestro» C6ol . Ma l'esigenza d'una più organica normativa si manifestò quasi subito. Quando fu necessario procedere allo scioglimento del consiglio d'amministrazione della filiale di Spalato della Banca Serba <61 >, Bastianini non poté richiamarsi all'ordinanza, poiché nulla disponeva, e dovette ripiegare sul regio decreto del 7 giugno 1941, n. 453, che stabiliva i poteri del Governatore, ~ che per la sua genericità poteva servire a tutto. Però il settore nel quale Bastianini intendeva, o doveva, intervenire era troppo delicato per procedere senza una precisa disciplina, ed il 28 febbraio 1942, con un'altra ordinanza, istituì l'Ufficio di Vigilanza per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito, che nel territorio della Dalmazia annessa <68l sostituiva il corrispondente 'Ispettorato', esistente in Penisola, con adattamenti normativi alla situazione del Governatorato. Il nuovo provvedimento, composto da trentasette articoli - dopo la dichiarazione programmatica: «la raccolta del risparmio sotto ogni forma e l'esercizio del credito sono funzioni d'interesse pubblico» <691 - sottoponeva al controllo dell'Ufficio di Vigilanza le aziende operanti nei territori del Governatorato. L'Ufficio, composto esclusivamente da funzionari della Banca d'Italia, aveva sede presso la filiale di Zara della banca stessa. Venjva istituito un 'albo' per la registrazione delle aziende, fil.iali e sedi esistenti nelle tre province dalmate<10>, e qualsiasi informazione era tutelata dal segreto bancario. L'Ufficio aveva facoltà d'emanare istruzioni per la compiiazione e l'unificazione formale dei bilanci e delle relazioni periodiche, di stabilire i limiti dei tassi attivi e passivi, delle provvigioni, delle percentuali minime degli utili da portare a r iserva, del rapporto tra capitale sociale ed investimenti, di quello fra patrimonio netto e passività, di dettare disposizioni per le procedure esecutive e per l'eliminazione o la riduzione degli immobilizzi. Qualsiasi atto che determinasse mutamento della situazione giuridica, economica o patrimoniale dell 'azienda, l'assunzione di nuovi servizi o altro, era sottoposto ad autorizzazione del Governatore. Le norme relative all'amministrazione straordinaria ed alla liquidazione, stabilivano i criteri per la nomina - limitata ad un anno - dei commissari e dei componenti i comitati di vigilanza; precisati i poteri e gli obblighi dei commissari, ed avverso le loro decisioni era previsto il ricorso al Governatore che, sentito l'Ufficio di Vigilanza, decideva inappellabilmente. Il dottor Mario Buttiglione venne nominàto capo dell' Ufficio (7 1>.


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L'ordinanza ebbe immediata applicazione, ed a Spalato otto istituti di credito furono posti sotto amministrazione straordinaria, quattro in liquidazione, ed uno venne chiuso mi. Contemporaneamente, quattro Casse di Risparmio furono poste in liquidazione, una sotto amministrazione straordinaria <73>. Analoghi provvedimenti vennero presi per banche e casse di Sebenico . Cattaro, Cùrzola, Obrovazzo C74>_

••• Bastianini, in quello stesso periodo dispose che «tutti gli enti che nel territorio delle provincie di Zara, Spalato e Cattaro, annesso al Regno, esercitano l'industria assicurativa, sotto qualunque forma e di qualsiasi ramo sono sottoposti al controllo di questo Governo» <1 s>, e l'attività assicurativa veniva riservata «ai soli Enti da Noi a ciò autorizzati» <76J. Al Governatore spettava d'ordinare la trasformazione, la fusione , la liquidazione delle varie agenzie, il trasferimento o la concentrazione dei portafogli, la fissazione delle riserve matematiche e patrimoniali, lo scioglimento degli organi sociali, anche se autorizzati ad operare nella Dalmazia annessa C77 l_ Gli enti non autorizzati, ed in primo luogo quelli con sede centrale a Belgrado (Bastianini considerava la Serbia del Governo del generale Nedié uno Stato nemico, pur essendovi una legazione d'Italia) o in Stati nemici, dovevano cessare l'attività «nel termine e con le modalità che verranno stabiliti a garanzia degli interessi degli assicurati e degli altri aventi diritto» <18>. In base a queste disposizioni furono poste sotto sequestro otto agenzie di compagnie ex-jugoslave, con sede a Belgrado ''9l, nonché quelle del Rpya/ Exchange Assurance e de 'La Nationale', rispettivamente di Londra e di Parigi isoi, ma con l'obbligo per i commissari sequestratari di proseguire nella gestione. I portafogli delle agenzie furono trasferiti all' Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.), alle 'Assicurazioni Generali', ed alla 'Riunione Adriatica di Sicurtà' (R.A.S.), secondo i rami di competenza '81>. Queste società, con le 'Assicurazioni d'Italia', con la 'Fiume', nonché con la società 'Assicurazioni Mutua' e le 'Assicurazioni Slavja', quest'ultima di Lubiana (cioè di una città annessa all'Italia), furono autorizzate ad operare nel territorio del Governatorato <82 l. Analogamente vennero autorizzate le compagnie 'Donau' ed 'Elementar' di Vienna, tramite le loro rappresentanze generali già operanti in Penisola, oltre alla 'Union' di P;:iril:!i (non ne conosciamo la ragione) e la 'Bas/er' di Basilea cs3i_ Alla compagnia 'Croatia', ex-jugoslava, che aveva la sede centrale a Zagabria, cioè in uno Stato amico, fu concesso di proseguire l'attività nelle province dalmate, purché avesse costituita una propria rappresentanza ge-


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nerale nel Governatorato <84l. Successiva111ente furono ammesse ad operare la 'Società Mutua Assicurazioni Enti cooperativi' m>, e la società 'La Pace'. tutte e due di Milano <86l.

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Mentre Bastianini procedeva al riordinamento del credito e delle assicurazioni, Mussolini, con proprio decreto, «per celebrare il ritorno delle terre dalmate in seno alla Patria, e per contribuire validamente al loro potenziamento economico)) aveva istituito, con sede a Zara, la Cassa di Risparmio delle Provincie Dalmate <87l. Il fondo di dotazione (due milioni di lire) era stato costituito con versamenti proporzionali alle rispettive capacità economiche, dalle ottanta Casse di Risparmio della Penisola, e si andava dalle 598.330 lire di Milano alle 1.100 di Littoria (oggi Latina) <88>. Il decreto, che portava la data del 21 febbraio 1942, era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno del 4 marzo, ma solamente settantun giorni dopo cioè il 15 maggio venne riportato nel Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia. Non conosciamo le ragioni di questo ritardo; forse fu dovuto a resistenze di Bastianini che non gradiva in Dalmazia una Cassa sottratta al suo controllo. Infatti, nello statuto della nuova Cassa, era previsto che il presidente ed il vice-presidente fossero nominati con decreto del Capo del Governo; gli altri membri del consiglio d'amministrazione dovevano essere: un consigliere della Federazione nazionale fascista delle Casse di Risparmio, un rappresentante del comune di Zara, tre consiglieri rispettivamente nominati uno da ciascun prefetto delle. province dalmate. Ma Bastianini sovrappose la propria autorità alla stessa competenza di Mussolini ed il ,consiglio d'amministrazione non venne mai nominato. Nello stesso Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia che riportava il decreto istitutivo della Cassa e del relativo statuto, fece pubblicare un proprio decreto con il quale poneva la Cassa sotto amministrazione straordinaria cs9J. È vero che Mussolini aveva emanato il decreto quale 'Duce del Fascismo' e non anche come come 'Capo del Governo', ma sembra assai dubbia la legittimità della soluzione adottata da Bastianini. Il dottor Aldo Mozzi (sostituito il 23 febbraio 1943 dal ragioniere Elio Valentini) fu nominato commissario straordinario. Il ragioniere Osvaldo Jengo diventava presidente del comitato di vigilanza, che aveva quali componenti i dottori Lino Vladovich ed Eugenio Dario Rustia Traine, ambedue di Zara <901 • Con altro decreto, il governatore autorizzava la Cassa ad operare, oltre che a Zara, anche a Sebenico, Spalato, Cattaro, Zaravecchia, Bencovazzo, Traù, Cùrzola e Castelnuovo di Cattaro <91l.


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LE INDUSTRIE Dl SEBENICO ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE E DEL LAVORO Bastianini, nel discorso tenuto a Zara per il primo anniversario della redenz10ne della Dalmazia l 921 , aveva esposto i molteplici problemi organizzativi amministrativi ed economici che gli si erano presentati, alcuni risolti ed altri in via di risoluzione o di studio. Riferendosi a quelli dell'industria, disse che «tali problemi [... ] non potevano non venire considerati nel quadro generale della economia di guerra, nella quale tutta la Nazione è protesa col massimo potenziamento dei mezzi diretti ad ottenere la vittoria; tuttavia non poteva non prescindersi dalla particolare posizione geografica e politica delle terre dalmate che, tributarie fino a ieri del retroterra, dovevano trovare oggi un nuovo orientamento per fronteggiare le difficoltà della nuova situazione» <93 >, L'osservazione era esatta, in quanto - secondo i confini stabiliti con i Patti di Roma - le miniere di carbone, larga parte del potenziale idrico, e quasi tutti i giacimenti delle marne (materia prima per il cemento) erano rimasti in territorio croato, mentre gli stabilimenti si erano venuti a trovare nella zona italiana. Ma l'esattezza dell'osservazione era più teorica che reale, poiché, con il presidio della prima e della seconda zona da parte dell'esercito italiano, la rigidità dei confini era stata superata, e le fabbriche avevano continuato a lavorare le stesse materie prime benché, ora, formalmente importate da un paese straniero. Lo sviluppo industriale della Dalmazia, sin dai tempi dell'Austria-Ungheria, era stato condizionato dalla mancanza di comunicazioni ferroviarie e dalla carenza di capitali. Il professore Lello Gangemi (addetto al Governatorato), in uno studio sull'econommia delle terre annesse scriveva che in Dalmazia «la povertà della terra e lo scarso commercio» non avevano consentito «la creazione di quel risparmio che in altri paesi agricoli è stato il miglior incentivo per lo sviluppo delle industrie» <94>, ed il persistere di queste condizioni aveva inciso sulle possibilità del progresso locale. Ancor sotto l'Austria-Ungheria, nel 1909, il console italiano a Zara, dottor Giovanni Cesare Maioni, aveva informato Roma che, «fatta eccezione di poche plaghe fortunate, Ja Dalmazia si presenta brulla, pietrosa, priva di boschi, battuta terribilmente dai venti del nord, infestata in qualche luogo d~lla malaria, così che appena il 470Jo della sua area totale viene utilizzato agrariamente» <95>, Ma, oltre alla limitata estensione dei terreni produttivi, «la coltivazione del suolo, fatta ancora con vecchi sistemi>>, richiedeva «uno spendimento enorme, ininterrotto di energie ostinate, adattantisi ad un mediocre risultato poiché qualche terreno fornisce appena un prodotto di tre quintali di grano per ettaro» <96>.


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Se nel 1941, la situazione agricola, pur con la riforma agraria voluta da Belgrado, non aveva registrato rilevanti cambiamenti, il settore industriale, fra gl'inizi del secolo e Io scoppio della prima guerra mondiale, si era sviluppato in massima parte per iniziativa e con capitali italiani. Nel 1892, Giuseppe Modrich, in un suo libro sulla Dalmazia, parlando della forza motrice che si sarebbe potuto trarre dalle cascate del fiume Cherca, si dole,·a che solamente una minima parte venisse utilizzata; « tutto il resto si perde, da secoli, infruttuosamente. È una cosa desolante, da\'vero! [... ) Ci sarebbe da tentare le più ardite speculazioni industriali con sicura prospettiva di successo : noi dalmati, non possiamo farlo per mancanza di capitali e spirito d'associazione; e i capitalisti stranieri non ci conoscono» <91>. Non sappiamo a quali 'capitalisti' stranieri si riferisse il Modrich, però è molto probabile che, essendo allora la Dalmazia sotto la sovranità dell'Austria-Ungheria, pensasse ai tedeschi. Ma, diciotto anni dopo, il console Maioni poteva dire che «ciò che le genti dalmate o di altrn paese non seppero fare, venne invece creato dallo slancio e dalla perspicacia di connazionali nostri, tanto che per merito loro è sorta, forte fin'ora e piena di promesse, malgrado l'ostilità del Governo centrale [di Vienna n.d.a.] una industria paesana, che della regione ha utilizzato le risorse più deprezzate ma le più abbondanti, corsi d'acqua, il calcare, la marna schistosa» <981 . Il capitale italiano si era affacciato in Dalmazia con la 'Società veneziana di elettrochimica' , che sfruttando l'ultimo salto del fiume Cherca (presso Scardona) aveva impiantato un modesto ma promettente stabilimento per la produzione del carburo di calcio. L'iniziativa, forse anche per motivi di concorrenza, interessò la 'Società italiana del carburo di calcio' che eseguì un attento studio degli otto salti del Cherca, lungo i suoi cinquantasette chilometri di percorso, per accertare quanta energia poteva essere utilizzata a fini industriali. I risultati furono positivi, tanto che la società rilevò lo stabilimento della 'Elettrochimica' , e si assicurò lo sfruttamento della parte sinistra dell'ultimo salto del Cherca (a Scardona) , derivandone una forza di 7 .000 hp <99>, Però i dirigenti della 'Carburo di calcio' dovevano essere dotati di mentalità imprenditoriale, che operava secondo precisi piani di sviluppo. Valutata la potenza del salto del Cherca a Manoilovaz, nella pane alta del corso, costruirono una centrale elettrica dalla potenza di 24.000 hp, ed attraverso una rete di distribuzione aerea di trentasette chilometri, portarono l'elettricità sino a Sebenico . Qui, in località 'Cernizza' sorse lo stabilimento che negli anni 1908/ 1909, con i suoi trentasette forni, produceva 20.000 tonnellate di carburo di calcio all ' anno. Ed il console Maioni annotava che «la società costruì banchine, strade;


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formò la maestranza; provvide ad ogni stabilimento sussidiario per recipienti, riparazioni, ecc.; fondò insomma sotto la direzione di un'alta intelligenza, l'ingegnere commendator Cairo, una meravigliosa piccola città che attesta splendidamente la forza dell'iniziativa e la serietà degli intendimenti suoi» ciooJ. La società fermò la propria attenzione anche sui salti d'un altro fiume della Dalmazia, il Cetina, che sbocca al mare presso Almissa, a sud di Spalato. Sul Cetina, in località Duare (oggi Zadvarje), costruì una centrale elettrica dalla potenza /di circa 80.000 hp 001 >, all'epoca probabilmente una delle più grandi d'Europa, e la 'Carburo di calcio' con l'intervento della Banca Commerciale Italiana, si trasformò nella S. U .F.I.D., cioè nella 'Società per l'utilizzazione delle forze idrauliche della Dalmazia' . Aveva un capitale di 18 milioni di corone austro-ungariche, e quotò le azioni alla Borsa di Roma sotto la ragione 'S.A.Kerka' <102>. Sotto il regno di Jugoslavia, nel 1928 la società venne rilevata per 180 milioni di franchi francesi dalla 'Fosfati Tunisini', con sede a Parigi, e divenne La Dalmatienne - Société Française des Forces Hydroelettriques de la Dalmatie, pur sempre con partecipazione di capitale italiano attraverso il gruppo 'Terni' <103>. La produzione fu diversificata, e nel 1941 la società, a Sebenico, produceva ferro-manganese, ferro-cromo, silicio-manganese, ed era in fase d'avanzata costruzione un notevole impianto per la produzione di elettrodi di carbone e graffite. A Punta Lunga (Dugi Rat, a 4 km ad ovest di Almissa) aveva potenziato gli stabilimenti per la calcio-cianamide, il carburo di calcio, gli azotati per l'agricoltura, trattando in particolare il calcare locale e quello dell'isola della Brazza <104>; ma questi impianti non sarebbero stati compresi nella Dalmazia annessa con i Patti di Roma. Nel 1931, a Losovazzo (12 km a nord-est di Sebenico) era stata costruita una fabbrica per la produzione dell'alluminio, di proprietà della Aluminijuma A.D.. Il capitale era di 10 milioni di dinari, ripartito fra azionisti croati e tedeschi 005>. Lo stabilimento lavorava la bauxite estratta dalle miniere della non lontana Dernis (circa 25 km), che nel 1941 sarebbe rimasta in territorio croato. Con i suoi cinquantaquattro forni per l'elettrolisi poteva produrre annualmente 4.000 tonnellate di alluminio puro al 99, 7 per cento, e 10 tonnellate al giorno di aJiumina. Gli stabilimenti utilizzavano l'energia idroelettica fornita da La Dalmatienne e da una centrale di proprietà della ditta Antonio Supuk. Nei periodi di magra del Cherca vi supplivano con una propria centrale termica, alimentata dal carbone della miniera di Siverié, anche questa ora rimasta in territorio croato 006>.

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Per Bastianini risolvere i problemi della produzione significava influire positivamente su aspetti politici e sociali di rilevante interesse, sia per l'economia dei nuovi territori, sia per un'ordinato sviluppo delle attività civili. Il Governatore, innanzi tutto, sottopose ad autorizzazione qualsiasi iniziativa nel settore industriale 001), e si riservò la facoltà di dichiarare 'ausiliari' gli stabilimenti che riteneva necessari «alla vita, alla difesa, o all'efficienza della Nazione» <108J. Con la dichiarazione di 'ausiliarietà' le imprese passavano sotto la sorveglianza della sezione dell'Ufficio fabbricazioni di guerra, istìtuita presso il Governo della Dalmazia. All'Ufficio spettava il controllo della produzione e del collocamento dei prodotti;. l'esercizio dei poteri disciplinari sugli organi direttivi e sul personale; il vaglio delle • e dei licenziamenti. Il personale e le maestranze assumevano assunzioni automaticamente la qualifica di 'mobilitati civili' (I09l, con obblighi, doveri e sanzioni conseguenti. Nello stesso Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia che portava l'ordiµanza sulla 'ausiliarietà' 010), venne pubblicato il decreto che dichiarava ' ausiliari' gli stabilimenti de La Dalmatienne e della fabbrica d'alluminio di Losovazzo <111): Ma se Bastianini sottoponeva le due imprese a vincoli ed obblighi, nello stesso tempo autorizzava la fabbrica di Losovazzo ad acquistare macchine, strumenti, apparecchi, ricambi, materiali, in esenzione «da ogni imposta di consumo, e da qualsiasi tributo interno, erariale provinciale o comunale» <112>. Inoltre, ·se per la fornitura di tali beni fosse stato necessario ricorrere al mercato estero, l'importazione era esente da qualsiasi aggravio doganale. Analogamente la bauxite, che proveniva dal territorio croato, fu esentata dal dazio 013). Per di,più le agevolazioni erano retrodatate al 6 aprile 1941 (giorno dell'inizio della campagna di Jugoslavia), sempre che i tributi non fossero stati già corrisposti <114>, Il trattamento era eccezionale, e dal Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia non risulta che altre industrie abbiano goduto degli stessi benefici. Però Bastianini, nel discorso tenuto a Zara, affermò che «per agevolare l'attività dell'industria dalmata» aveva «provveduto ad accordare l'esenzione doganale a molte merci, e per il materiale destinato alle fabbriche di alluminio di Losovazzo, per quello destinato alle fabbriche di Sebenico, 115 ed in fine per i materiali occorrenti per l'efficienza dei Cantieri navali» < J di Spalato. Pur mancando nel Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, un riscontro di queste affermazioni è da ritenere che la dichiarazione di Bastianini corrispondesse al vero. In primo luogo sarebbe stato impolitico applicare un trattamento tanto differenziato fra industrie della stessa zona (sì, alla fabbrica di alluminio; no, a La Dalmatienne) e per di più quando nella


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prima era ancora presente il capitale croato <116>, mentre nell'altra operavano capitali italiani. In secondo luogo non tutti i decreti venivano pubblicati sul Giornale Ufficiale, ed è molto probabile che quello per La Dalmatienne abbia avuto il carattere della riservatezza per non interferire su una operazione finanziaria promossa dall'Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I).

TI 19 settembre 1941, il commissario straordinario per La Dalmatienne, dottor Antonio Solaroli, chiedeva al Governatore che le opere d'ampliamento degli stabilimenti, già dichiarati ausiliari, fossero riconosciute di pubblica utilità 011>. La richiesta era interessante, anche sotto l'aspetto giuridico, poiché - almeno sino a quel momento - nei territori annessi la dichiarazione di pubblica utilità era prevista solamente per 'lavori pubblici straordinari ' 1118>, finanziati con il provvedimento che aveva stanziato i fondi per le opere pubbliche 'straordinarie' in Dalmazia. Invece non era stata ancora estesa la legislazione vigente in Penisola, e tanto meno la legge 25 giugno 1865, n. 2359 sulle espropriazioni per pubblica utilità in relazione ad opere dovute all'iniziativa privata. Bastianini, per non ricorrere alle norme ex-jugoslave sempre in vigore nei territori annessi, risolse la questione con un'ordinanza. Il provvedimento, in pratica d'un solo articolo (il secondo riguardava la pubblicazione per 'affissione' e l'immediata entrata in vigore delle norme), disponeva che «la causa di pubblica utilità, ai fini delle espropriazione di beni immobili, sussiste per le opere la cui esecuzioner è autorizzata per legge, ed è, negli altri casi, riconosciuta e dichiarata con Nostro Decreto» <119>, La competenza a pronunciare gli espropri era demandata ai prefetti, i quali in caso d'urgenza potevano disporre anche l'occupazione temporanea degli immobili da espropiare, «e di tutti quelli occorrenti per l'esecuzione delle opere dichiarate di pubblica utilità» 020>. Nello stesso giorno in cui veniva pubblicata questa ordinanza Bastianini accoglieva la domanda de La Dalmatienne, ritenendola «pienamente giustificata dall'interesse pubblico che si riconnette alla produzione» (121>. Frattanto l'I.R.I., avendo portato a buon punto le intese con il gruppo francese proprietario del pacchetto azionario de La Dalmatienne, presentava domanda al Governatore per essere «autorizzato ad aéquistare 200 mila azioni della Società Anonima La Dalmatienne - Società Francese delle forze idrauliche della Dalmazia» (122>, ed analoga richiesta - a vendere - venne presentata dalla proprietà francese. Le autorizzazioni furono accordate, e l'operazione si concluse attraverso la Banque Française et ltalienne pour l'Amerique du Sud, di Parigi <123>. L'I.R.I., divenuto proprietario del 63 per cento circa delle 321.500 azioni che costituivano il capitale sociale realizzava quel piano che l'Azienda Minerali Metallici Italiani


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(A.M.M.I.), già ai primi di aprile 1941, aveva sottoposto a Mussolini. In un pro memoria sulle Zone minerarie ex-jugoslave di maggiore interesse per l'Italia, elencando i minerali utili all'economia italiana, ì'A.M.M.I. aveva precisato che «per il ferro-cromo ed il silicio-manganesio, non si presentano particolari problemi in quanto, dopo l'occupazione della Dalmazia, La Dalmatienne rientrerà completamente nel patrimonio italiano (la società si trova sotto l'indiretto controllo dell'I.R.I.)>) 0 24>_ L'operazione, però, non sarebbe stata fine a sé stessa, bensì il punto di partenza per un più vasto disegno maturato nell'ambito della commissione economica permanente italo-croata. Poiché La Dalmatienne sfrutta• va i salti d'acqua per larga parte in territorio croato, e «ritenuto che è interesse supremo dell'economia dei predetti territori che l'attività medesima sia potenziata al massimo, sfruttando più che mai possibile l'energia idroelettrica che si ricava e che si potrà ulteriormente ricavare con nuovi impianti dai corsi d'acqua del Kerka e del Cetina» t 125>, la commissione esaminò la possibilità di costituire una società con il 60 per cento di capitali italiani ed il 40 per cento croati. Uno sfruttamento razionale delle forze idrauliche avrebbe consentito la produzione d'energia a basso costo, sarebbe tornato utile alle industrie, avrebbe stimolato nuove iniziative creando altri posti di lavoro. 'Le prospettive erano incoraggianti anche perché nel 1941/42 la produzione dell'energia idroelettrica aveva raggiunto i «kw 90.000, corrispondenti a kwh 350 000, mentre la capacità produttiva a utilizzazione integrale darebbe oltre [...] kw 400.000 corrispondenti a kwh 2.400.000» <126l . Ma l'iniziativa non ebbe seguito: mancò il tempo necessario. Alcuni giorni dopo l'acquisto del pacchetto di maggioranza da parte dell'I.R.I., il commissario straordinario, dottor Antonio Solaroli, fu sostituito dal dottor Federico Nordio. Il decreto di nomina conferiva al nuovo commissario «tutti i poteri degli organi ordinari>), ma per gli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione doveva, di volta in volta, ottenere l'autorizzazione del Governatore <121i. Ad agosto, Nordio chiedeva che il complesso dei terreni dello stabilimento di Sebenico, ed in parte quelli adiacenti, fossero dichiarati 'zona industriale' l128J. Con questa dichiarazione, l'indennità . di occupazione o di esproprio veniva ragguagliata al puro valore venale del terreno considerato come fondo rustico, indipendentemente dalla sua eventuale edificabilità; nella determinazione dell' indennità non si teneva alcun conto dei possibili incrementi di valore dovuti ad opere pubbliche costruite o progettate; i contratti di locazione si consideravano risolti per causa di


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forza maggiore, e le parti non potevano vantare alcun diritto o indennizzo (129l . li complesso dei benefici era notevole, e Bastianini , .«considerata l'importanza che riveste lo stabilimento [... ] ora in crescente sviluppo, anche nei riguardi dell'interesse pubblico e dell'economia nazionale» <130>, accolse la domanda.

L'INDUSTRIA DEL CEMENTO A SPALATO L'altro polo industriale - se così si può dire - della Dalmazia annessa era costituito dai cementifici di Spalato, che avevano sempre lavorato in condizioni particolarmente vantaggiose, sia per la facilità dell'approvvigionamento della materia prima (la marna) sia per la sua qualità. I giacimenti si trovavano (e si trovano) sul fianco del Monte Calvo (Golo Brdo) che racchiude la Baia delle Castella, a poca distanza dagli stabilimenti di produzione, e la marna era di così elevato tenore che non aveva bisogno di alcun trattamento per renderla adatta alla cottura, o per essere esportata sotto forma di greggio <131 >. Sin dal 1870, tre italiani di Spalato, i signori Protasio Gilardi ed i fratelli Marino e Giuseppe Bettiza, sfruttando le cave di Monte Mariano, avevano cominciato a trattare la marna, ma il procedimento della 'Prima fabbrica cemento Portland-Gilardi e Bettiza' (che raggiungerà un capitale di 2 milioni di corone austro-ungariche) era rudimentale. La situazione mutò con l'arrivo a Spalato del dottor Cesare Zamboni, direttore dei cementifici di Alzano Lombardo (Bergamo), di proprietà dei fratelli Pesenti, il quale intuì il valore di quei giacimenti, se sfruttati con tecniche adeguate e con criteri industriali. Nel 1904, insieme con l'ingegnere Emilio Stock di Spalato, fondava la 'Società austro-italiana-Zamboni, Stock e Compagni', che quattro anni dopo si trasformava nella 'Società anomina del cemento Portland dell'Adriatico' (capitale di 4.500.000 di lire, poi elevato a 9.500.000 di lire) con sede a Bergamo, più nota come 'Adria-Portland', sigla che in seguito venne inserita nella ragione sociale. Già l'anno successivo lo stabilimento diretto dal «signor Savo Doimo, suddito austriaco di nazionalità italiana, espertissimo negli affari e molto stimato nel paese>>, «era capace di una produzione di 5.400 vagoni di cemento all'anno, pari a più di mezzo milione di quintali» C1 32>. Con il 1908, in località Maidan (Spalato) sorse un'altra impresa, la 'Spalato - Società anonima del cemento Portland dell'Adriatico' con un proprio porto industriale a Vragnizza (sull'altra costa della penisola ove


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sorge Spalato). Il capitale, 8 milioni di corone austro-ungariche, anche se apparentemente tedesco, era in mani italiane poiché la maggioranza delle azioni era stata sottoscritta, tramite il Credit-Anstalt di Vienna, da italiani sudditi austriaci residenti a Trieste, nell'Istria, in Dalmazia. Il nuovo stabilimento aveva una potenzialità di 20.000 vagoni di cemento all'anno, quasi il quadruplo dell' Adria-Portland. Da ultimo, nella zona della Baia delle Castella, e precisamente a San Caio, entrò in atti'vità la 'Società del cemento Portland-Dalmatia' , promossa dall'industriale triestino Modiano (più noto per le carte da giuoco). Anche questo capitale (5 milioni di corone austro-ungariche). era in prevalenza italiano <133>. Pra il 1918 ed il 1935, l"Adria-Portland' raggiunse una potenzialità di circa 2 milioni di quintali l'anno; la 'Dalmatia' di 1.800.000; la 'Spalato' di 2.500.000; in complesso quasi sei milioni e mezzo di quintali, che davano lavoro a circa tremila operai <134>. Invece la 'Gilardi e Bettiza' nel 1933 aveva cessato la propria attività, mentre era sorta - con sede a Spalato - la società Lavocat & Frères (capitàle francese) che costruì uno stabilimento a Le Piane ( = Ravnico), circa tre chilometri dopo Almissa (sud-est di Spalato), cioè fuori dai territori che nel 1941 sarebbero stati assegnati ali' Italia. Verso la fine degli anni '30, l'industria del cemento entrò progressivamente in crisi, poi aggravata dalla guerra. Bastiarìini valutava che nel .gennaio del 1941, cioè prima della campagna di Jugoslavia, la produzione mensile delle fabbriche di Spalato si aggirasse complessivamente sui 42.000 quintali, con una media annua di mezzo milione. Nel dicembre dello stesso anno vi era stata una consistente ripresa, arrivando a 162.000 quintali-mese, per aumentare ancora nell'anno successivo, grazie ad una più razionale organizzazione del settore <135>.

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Nel settembre 1941, in sostituzione del dottor Carlo Pesenti, che subito dopo la campagna di Jugoslavia era stato nominato commissario straordinario - unico per tutte le società e cementifici di Spalato - subentrò il · consigliere nazionale (deputato) ingegnere Luigi Scarfiotti C136l. Al nuovo commissario Bastianini affidò pieni poteri, compresi quelli eccedenti l'ordinaria amministrazione, e gli riconobbe là facoltà di preporre a ciascuna società persone di fiducia. <131>. L'ingegnere Scarfiotti, oltre ad assumere la responsabilità dell"Adria-Portland', della 'Dalmatia', della 'Spalato', ebbe anche l'incarico di disciplinare e coordinare la bilanciata distribuzione del cemento in rapporto alla produzione di ciascuna società <138>.


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Durante il commissariato dell'ingegnere Scarfiotti, si perfezionò una complessa operazione finanziaria, iniziata nell'agosto 1941, quando l'Istituto Finanziario Italiano (I.F.1.) chiese l'autorizzazione al Governatore per l'acquisto di 49. 500 azioni 'Adria-Porland' di proprietà dei signori Marin Ferié e Guido Romiti <139>_ Bastianini, «ritenuta l'assoluta convenienza di approvare [... ] tale concessione, già del resto preventivamente da esso Governatore autorizzata», l' 11 ottobre I 941 emanò il relativo decreto <140). Il giorno seguente, con altro decreto, accoglieva la domanda con cui l'I.F.I. chiedeva la reintegrazione degli organi statuari, poiché «appartenendo ormai, la maggioranza del capitale sociale ad Ente di nazionalità italiana, che dà pieno affidamento di una gestione conforme agli interessi nazionali», era venuta meno l'esigenza della gestione commissariale<141>. L'ingegnere Scarfiotti fu autoriz1ato a convocare l'assemblea dei soci. i~crivendo all'ordine del giorno anche l'approvazione dei bilanci 1939 e 1940 che erano rimasti in sospeso, la commutazione in lire del valore delle azioni espresse in dinari, e la nomina del consiglio d'amministrazione <142>. L'assemblea ebbe luogo il 12 novembre 1941 <143>_ Approvati i precedenti bilanci, il capitale sociale di 18 milioni di dinari, rappresentato da 90.000 azioni da 200 dinari ciascuna, con il ragguaglio al valore della lira (38 lire = 100 dinari), fu portato a lire 6.840.000 e le azioni a lire 76 <144>. Uscivano dal consiglio d'amministrazione i signori Pietro Blaskovié, segretario generale del Jugoslavenski Savez Industrjia Cementa di Zagabria, Marco Lucié-Rocchi direttore della S.A. Oceania di Sussa (Sufak), il dottor Marino Vuletié e l'ingegnere Nicola Ferié. Al loro posto subentravano l'ingegnere Vittorio Bonade Bottino, il dott. conte Giancarlo Camerana, il marchese Ferrero de Gubernatis, il ragioniere Annibale Viola, tutti da Torino <14s>. Risolto il problema dell" Adria-Portland', a dicembre 1941 il Governatore autorizzava l'I.F.I. ad acquistare il 55 per cento del capitale sociale (17.875 azioni) della società 'Dalmatia' <146>. L'ingegnere Scarfiotti, quale commissario straordinario ancora in carica, convocò l'assemblea dei soci con un ordine del giorno quasi analogo a quello dell"Adria-Portland' <141>. Venne effettuata la commutazione in lire del valore delle azioni, ed il capitale sociale risultò di lire 2.470.000 con il versamento da parte degli azionisti di lire 60,80 per azione 0 43>. In quegli stessi gioni, anche l" Adria-Portland' svalutava il proprio capitale sociale da lire 6.840.000 a lire 5.490.000. e lo integrava con il versamento da parte dei soci di lire 15 per azione <149>. L'operazione, ormai, stava per concludersi. Il 28 aprile 1942, sia la 'Dalmatia' sia l"Adria-Portland' presentavano domanda al Governatore


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per aumentare i rispetti capitali sociali, e per fondersi reciprocamente nella 'S.A. Cementerie Riunite Adria-Dalmatia', con esonero da ogni aggravio fiscale e tributo relativo P 501• Circa l'aumento del capitale, l" Adria-Portland' chiedeva di portare il proprio a 20 milioni di lire, e la 'Dalmatia' a lire 40 milioni. Ambedue avrebbero trasferito a capitale un fondo di riserva previsto dalla legislazione jugoslava per copertura della svalutazione monetaria (lire 760.000 per la 'Adria-Portland', e ~ire 2.470.000 per la 'Dalmatia') con il contestuale aumento gratuito a lire 100 del valore delle azioni di ciascuna società <151 >.

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Per la fusione e l'aumento di capitale era sufficiente un decreto del . Governatore, ma per l'esenzione da tasse e tributi occorreva un'ordinanza, e Bastianini la emanò. Pertanto, «gli atti di fusione delle società commerciali, regolarmente costituite anteriormente alla data di entrata in vigore dell'ordinanza 15 gennaio 1942, n. 68», erano «esenti da imposte», e l'esenzione veniva applicata «ai contemporanei aumenti di capitale deliberati per facilitare le fusioni o concentrazioni ed in occasione di queste» o52>. Pubblicata l'ordinanza il Governatore, «esaminato [ ... ] il programma di sviluppo che si intende dare dalla costituenda società alle industrie di fabbricazione di cemento e affini», e ritenuto che «l'eliminazione del fondo di riserva [ ... ] è pienamente giustificato dalla considerazione che la lira italiana è immune dal pericolo di svalutazione», <<che la più gran parte del residuo aumento di capitale tende a dare al bilancio maggiore sincerità, con l'eliminazione della voce 'debiti di finanziamento' sotto la quale esisteva un vero e proprio capitale sociale non azionario)) <153l, accolse la domanda ed autorizzò le singole operazioni. Il 15 maggio 1942 furono convocate le assemblee straordinarie dell"Adria-Portland' e della 'Dalmatia' con un identico ordine del giorno. Ciascuna assemblea approvò i rispettivi aumenti di capitale, la reciproca fusione, la nuova ragione sociale, lo statuto, e si procedette alla nomina del consiglio di amministrazione 0 54>. Era sorta la 'S.A. Cementerie Riunite Adria-Dalmatia', con capitale sociale di 60 milioni di lire, ed a dirigerla venne chiamato l'ingegnere Stefano Raynaud di Torino <155>. La creazione delle 'Cementerie Riunite' non fu soltanto un'operazion~ finanziaria, ma un potenziamento industriale superiore alla somma aritmetica della produttività delle due precedenti società. Usufruendo dei benefici della dichiarazione di 'zona industriale' (chiesta ed ottenuta), negli stabilimenti già dell" Adria-Portland' fu autorizzata l'installazione di due nuovi forni rotanti da 300 tonnellate di cemento al giorno, in quelli della ex-società 'Dalmatia' la sostituzione di due delle caldaie della centrale termoelettrica con altre di maggior capacità e l'installazione di altre due con turbo-alimenta-


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tori da 2.000 Kw, oltre ad un forno rotante anch'esso da 300 tonnellate di cemento al giorno, a due mulini ventilati, ad un frantoio per il crudo, a due mulini per il carbone e relativi macchinari sussidiari <156). Valutando le necessità del mercato, la produzione venne diversificata. Negli stabilimenti ex-'Adria-Portland' si cominciò a produrre cementoamianto, fu sviiuppata la fabbricazione delle lastre di legno e cemento, venne impiantato un opificio per i sacchi di carta; in quelli della ex-'Dalmatia' si avviò la produzione del cemento fuso e di quello bianco cis7J, Bastianini, il 20 maggio 1942, parlando all'Università di Milano poteva dire che la produzione era notevolmente aumentata «con la completa messa in efficienza dei forni trovati inservibili al momento della nostra occupazione. Si è creato così un grande impianto per la produzione di tubi di cemento bianchi, si è prodotto nuovo materiale da costruzione di maggior resistenza ed elasticità ed a minor costo della 'salonit', ed altri sviluppi del più alto interesse sono iu corso in questa branca industriale» <153J. Ai primi del 1943 le 'Cementerie Riunite' ottenevano in concessione per novantanove anni il diritto di coltivare in proprio un giacimento di marna sito in località San Caio, vicino a Spalato <159' . L'altra fabbrica, la 'S.A. Cementi Portland-Spalato' , aveva portato il proprio capitale a lire 11.400.000 ma, a fine novembre 1942, Bastianini «considerato che la maggioranza delle azioni della predetta società si trova in paesi nemici e che quindi è opportuno, in relazione all'attuale situazione di emergenza, di sottoporre al sequestro la società stessa» 1160>, al posto del commissario straordinario, ingegnere Scarfiotti, nominò sequestratario il dottor Nicola Bottari, però la mutata situazione giuridica della società non incise sulla produttività dell'azienda. Dai bilanci pubblicati sul Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia risulta che, nell'esercizio chiuso al 31 dicembre I 940 l'utile lordo della 'Spalato' era stato di dinari 12.369.390,06, ed il netto di dinari 1.893.755,26, che ragguagliati al valore della lira davano un lordo di 3.272.210, ed un netto di lire 438.361. Il bilancio dell'anno successivo, pur con l'incidenza della campagna di Jugoslavia sulla produttività, portava un utile lordo di lire 4.278. 760,25, e il netto di lire 559.581,92. Durante il 1942 la situazione fu ancor più favorevole: l'utile lordo arrivò a lire 6.127.995,58, quello netto a lire 1.373. 734,87, e gli utili dei tre bilanci vennero riportati a nuovo <161 >.

••• Chi mancò alla ripresa del settore fu la 'Prima Fabbrica Dalmata Cemento Portland-Gilardi e Bettiza', da tempo non più in attività. Nell'a-


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prile 1942 Bastianini accolse la domanda di procedere alla liquidazione del patrimonio sociale poiché - era detto nel decreto - «la liquidazione di tale patrimonio rappresentato da una fabbrica di cemento inattiva, e in condizioni da non poter essere adibita ad utile impiego, non può costituire danno per la produzione» (162J. Scompariva così dalla scena di Spalato e dalla sua vita cittadina non solamente un'industria sorta nel 1870, ma anche quel fulcro di italianità che, durante la dominazione austriaca, aveva sostenuto il podestà Antonio Bajamonti nella sua lotta, e gli autonomisti italiani cqntro gli annessionisti croati.

LA RICERCA MINERARIA E LA CANTIERISTICA Se l'utilizzazione delle forze idrauliche e la lavorazione della marna facevano, ormai, parte delle attività tradizionali dei territori annessi, la ricerca mineraria, invece, fu un'iniziativa quasi totalmente nuova. Dal punto di vista minerario ia Dalmazia non era stata particolarmente favorita dalla natura, ed ancor meno lo erano i territori del Governatorato. Unico minerale promettente appariva la bauxite, oltre a qualche affioramento di lignite nella zona di Sebenico. L'incertezzii dei risultati ed i costi della ricerca richiedevano incentivi per compensare i rischi del capitale. Bastianini affrontò questo settore sostituendo le disposizioni della legislazione mineraria ex-jugoslava con norme più aderenti a quella italiana, poiché sembrava preminente «affermare il principio della demanialità [... ] e, consegu~ntemente rivendicare allo Stato il potere di concessione di ricerche e di sfruttamento delle miniere» <163>. Coerentemente a questa impostazione, il Governatore dispose che «i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazioni di sostanze minerali sotto qualsiasi forma e condizione fisica» potevano esser dati solamente «con Nostro Decreto» <164>. Revocava «le licenze di indagini, le libere indagini, le investiture, le concessioni ed ogni altro diritto di ricerca e di sfruttamento» rilasciati secondo le leggi ex-jugoslave, e chi intendeva proseguire nelle rispettive attività doveva ottenere un nuovo permesso 065l. In merito, Bastianini si riservava ogni discrezionalità, tanto da prevedere la concessione di «un equo compenso», «quando in luogo di questi diritti non si corrisponda alcun permesso o alcuna concessione per coltivazione» <166>. Nel complesso, l'ordinanza di Bastianini ricalcava le norme sulla ricerca mineraria vigenti in Penisola <161>; riaffermava il principio che il concessionario di un diritto di ricerca non doveva impedire, sui terreni a lui concessi, l'attività d'altro ricercatore per un diverso minerale; i proprietari


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dei fondi non potevano opporsi alle ricerche sui loro terreni, ma ave\.ano d iritto di pretendere una cauzione a garanzia di eventuali danni. In caso di disaccordo, la determinazione dell'importo - che in Penisola spettava all'i1rne1rnere capo del distretto minerario, ed in seconda istanza all'autorità giudiziaria - veniva affidato esclusivamente ali' lspettorato delle miniere costituito presso gli uffici del Governatore. I diritti che i singoli dovevano corrispondere per la ricerca erano di due lire per ettaro, di c1114ue nel caso dì sfruttamento o di colvitazione, ed i permessi avevano la durata d ' un a nno, prorogabile. Per evitare imprese avventate, le concessioni per la c0l1 ivazione sarebbero state accordate solamente per giacimenti sufficientemente esplorati, previo accertamento da parte dell'Ispettorato delle miniere . Ma anche in caso di riscontri positivi il ricercatore poteva vedersi negata la concessione, poiché Bastianini si era riservato la facoltà di concederla a chi avesse, «a suo insindacabile giudizio, l'idoneità tecnica ed economica a condurre l' impresa» (168l. Per stimolare la ricerca furono istituiti nremi da 10 mila a 50 mila lire a favore di coloro «i quali se ne rendono meritevoli per serietà d'intenti, per capacità tecnica e per spirito costrutti,<>» <169l . Venne costituita una commissione presieduta dal Segretario generale del Governo della Dalmazia per l'esame ed i pareri sulle varie questioni giuridiche e tecniche ( l70J, ed in quattordici mesi, dal maggio 1942 a tutto luglio 1943 furono concessi quarantadue permessi di ricerca che interessavano complessivamente 41 . 738 ettari di terreno <171 >. Nei territori della Dalmazia annessa erano in esercizio due piccole miniere di carbone, una a Dubravica, vicino a Sebenico (20 tonnellate all'anno), ed una ad Ervenico, a metà strada tra Obrovazzo e Tenìn, oltre a·cave di bauxite, quasi tutte sfruttate dalla Jadranska Primorska Bauxit A .D ., con sede a Spalato . La società mutò la ragione sociale in 'S.A. Bauxiti del Litorale Adriatico', ed ottenne un permesso di ricerca nella zona di Scardona (Sebenico) (1 72>; però, subito dopo, venne posta sotto sequesto essendo stato accertato che il capitale sociale era proprietà di cittadini di paesi nemici l 173l_ La Da/matienne ottenne sei permessi per la ricerca di bauxite fra Scardona e Traù. Anche la 'S.A. Mineraria-Industriale Alluminio' fu autorizzata a ricercare bauxite, lignite e carbone. Si costituirono alcune nuove società: la 'S.A. Adria-Bauxiti', poi 'Bauxiti del!' Adriatico', e con sede a Siverié la 'Associazione Carbonifera Dalmata'. La localita di Siverié in territorio croato, era nota per l'omonima miniera di carbone e per quella di Tepljuh, gestita dalla società 'Monte Promina' che, sin dai tempi del!' Austria-Ungheria, operava con capitali italiani, ed ora si trovava sotto il controllo dell'l.R.I. In tal modo, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale fu presente anche in questo nuovo capitolo dell'economia dalmata.


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Permessi dì ricerca furono concessi alla 'Società Italiana Esercizi Minerari' (S.I.E.M.) di Milano; alla 'S.A. Miniere Adriatiche' (S.A.M.) di Casale Monferrato, che concentrò la propria attività in provincia di Cattaro; alla 'S.A. Miniere Dalmate' di Milano, con sede a Zara, ed alla F.l.A.T. di Torino, che per lo sfruttamento della minera di bauxite di Ervenico entrò in conflitto con preesistenti intere~si tedesc,hi <147>. Durante il regno di Jugoslavia, la Vereinigte A/uminium Werke (V.A. W.) di Berlino aveva rilevato il pacchetto azionario della Bukovica Bauxit di Spalato, proprietaria delia miniera. Nel 1942 i tedeschi fecero presente ai comandi militari italiani che «l'attuazione del programma di costruzioni aeronautiche germaniçhe esige in modo assoluto che venga aumentata al più presto e nella misura massima possibile l'importazione di bauxite, e che a tale proposito da parte germanica si fa assegnazione sul massimo appoggio da parte italiana» ! 175l, chiedendo che la A/uminium Werke fosse posta in condizione di sfruttare la miniera di Ervenico. Il ('ornando Supremo interessò Palazzo Chigi, ma Ciano rispose che la richiesta era «inaccettabile in quanto il Governo della Dalmazia [... j ha già concesso i diritti minerari nel comune di Chistagne-Ervenico alla società FIAT e per essa alla sua affiliata S.A.C.E.M .>><176l. La FIAT aveva, quindi, diritto di proseguire nell'attività estrattiva e, se del caso, nel quadro degli accordi economici italo-tedeschi avrebbe potuto vendere il minerale alla Germania. Bastianini, informato della richiesta di Berlino, evidentemente per tener lontani i tedeschi dalla Dalmazia, drammatizzò la scarsa sicurezza della zona (probabilmente ricordando l'imboscata che era costata la vita al prefetto di Zara, Vezio Orazi), e Ciano, basandosi sulle asserzioni del Governatore, fece rispondere che «la situazione nella zona di Ervenico, a causa dell'attività dei partigiani è tale da escludere per ora la possibilità di una sollecita ripresa dei lavori e da rendere pericolosa non solo la permanenza dei tecnici ma anche una semplice visita di ricognizione. sul luogo» <m>. Nel giugno 1942 venne iscritta nei registri commerciali del Tribunale di Spalato la 'S.A. Commercio carboni-Monte Promina' (capitale sociale 1.500.000 lire), con sede a Trieste e filiale a Spalato. La sua attività non era né di ricerca, né estrattiva, ma limitata al commercio del carbone, dei sottoprodotti e di altri minerali 018>. Va anche ricordata la Dalmazia Bauxit. con sede a Spalato, (gestiva alcune miniere site in territorio croato) <1, 91, che nel novembre 1942 si trasformò nella società a garanzia limitata Bauxiti Dalmatia (capitale 798.000 lire), e nel marzo 1943, con l'apporto di capitali italiani entrò nella 'S.D . .Miniere di Carbone Dubravica', potenziandone la produzione <180).

•••


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L'impegno di Bastianini nel settore industriale comprese anche la cantieristica, già particolarmente sviluppata in Dalmazia. A Spalato nel Jadransko Brodogradiliste (Cantinieri .navali Adriatici) - di proprietà francese - lavoravano circa ottocento operai. Gli impianti, le attrezzature, la qualificazione dei tecnici e degli operai consentivano la costruzione di navi anche di medio tonnellaggio per la marina mercantile e per quella militare. Il cantiere venne ristrutturato in società anonima, con capitale di 5 milioni di lire. Altri cantieri, di minore potenzialità, esistevano a Traù ed a Cùrzola, questi ultimi noti per la robustezza e le qualità nautiche delle imbarcazioni in legno. Inoltre, lungo il litorale e sulle isole, quasi ogni villaggio al mare aveva il proprio 'squero', cioè un impianto per la riparazione, la manutenzione, ed anche per la costruzione di barche da pesca, di natanti minori per persone e merci. Era un'attività a carattere artigianale, ma flo rida, poiché provvedeva alle necessità di una flotta di circa 4.500 imbarcazioni, senza tener conto di quelle iscritte nei porti sotto sovranità croata (1 8 n. Ai 'Cantieri Navali Adriatici' di Spalato venne nominato commissario straordinario, l'ingegnere Ferruccio Smeraldi, e direttore il colonnello Bartoli, i quali dovettero affontare più che i problemi tecnici, quelli dell'affidabilità delle maestranze, compatte nella loro animosità antitaliana. La situazione politica del cantiere era seguita con attenzione dalle autorità civili di Spalato, poiché influiva sull'orientamento della città. Bastianini stesso, nel settembre 1941, aveva visitato quei cantieri e parlato agli operai <1821 • Il prefetto Zerbino ed il federale Ferruccio Cappi vi erano tornati più volte, ed i contatti con le maestranze, specialmente quelli del Federale, talvolta avevano quasi un tono di sfida. «So che tra voi - diceva il federale nella ricorrenza del Natale di Roma del 1942 - ci sono degli uomini che guardano al fascismo con un netto atteggiamento di ostilità. Ritengo inoltre che tra voi ci siano alcuni che sentono ancora decisamente qualche simpatia e qualche attaccamento per le teorie comuniste. lo parlo a tutti: a quelli che indossano la camicia nera, a quelli che non ci conoscono, e a quelli che ci sono ancora nemici» os3J. In ogn modo, il cantiere, dopo la inevitabile flessione della primavera del 1941, aveva ripreso a lavorare, e al 30 giugno 1942 il bilancio ammontava a 21 milioni di lire, con un.fatturato superiore a 9 milioni e mezzo, ed un utile netto di 185.893, 28 <194>. Probabilmente su quest'ultimo risultato, alquanto modesto, dovette incidere un incendio doloso che distrusse alcuni capannoni con un danno di due milioni di lire 0 85>. La cantieristica, aveva una specifica importanza economica, e Bastianini, nella lezione tenuta all 'Università di Mil~no puntualizzò che «il sor-


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gere di altri cantieri per motobarche di piccolo tonnellaggio, di estrema utilità nel momento attuale, è stato particolarmente incoraggiato, ed a Traù in pochi mesi ne è nato uno di grande avvenire, nel quale l'industria milanese è degnamente rappresentata da un nome che è simbolo di vittoriose affermazioni nel mondo: Alfa Romeo>> 086). Per la gestione del cantiere era stata costituita la 'S.A. Cantieri. Navali della Dalmazia', con sede a Roma, ed il 21 aprile 1942 furono inaugurati gli ampliamenti dei preesistenti impianti <187l. A Cùrzola lavoravano parecchi e buoni cantieri, ma in concorrenza fra loro. Per un più coordinato ed efficiente lavoro venne costituita la 'S.A. NAvicurzola - Cantieri Navali di Cùrzola', anch'essa con sede a Roma (capitale 950.000 lire),, che aveva quali procuratori in Dalmazia i signori Doimo Savo e Marin Lemesié 088l. La società iniziò l'attività il 14 gennaio 1942, sotto la guida dell'ingegnere Avogadro <189l . Questi, valutate le concrete possibilità di sviluppo che si offrivano, chiese, per i terreni che il comune di Cùrzola aveva concesso alla società per novanta anni, la dichiarazione di 'zona industriale'. Acquisiti i pareri favorevoli della prefettura di Spalato e del comitato tecnico-amministrativo dell'Ispettorato per le opere pubbliche della Dalmazia, Bastianini emanò il relativo decreto ci 90). Accanto al potenziamento dei mag'giori cantieri, il Governatore sostenne l'attività artigianale degli 'squeri', e per stimolarne l'imprenditorialità si avvalse della legge 8 gennaio 1942, n. 16 che concedeva incentivi per la costruzione di motopescherecci e barche da pesca l 191 l. Per la costruzione e la messa in esercizio di un motopeschereccio atto alla pesca a strascico, con motore da 70 a 120 cavalli-asse, il contributo era di 150.000 lire; per un'imbarcazione con motore da 9 a 25 cavalli, da lire 15.000 a lire 25.000; per una barca senza motore ma predisposta per l'installazione, da lire 5.000 a lire 10.000; per l'acquisto di un motore fra i 5 e i 25 cavalli l'incentivo andava da 8.000 a 15.000 lire c192l.

L'INIZIATIVA PRIVATA

Quasi a conferma delle possibilità d'uno sviluppo economico della Dalmazia italiana, si mosse anche il capitale privato, sia con nuove iniziative, sia sviluppando attività preesistenti. Nell'agosto 1941 a Zara, sorse la 'Società Anonima Stabilimenti Chimici Olii Dalmati ed Affini' (S.C.0.D.A.) per la utilizzazione dei rifiuti e scarti del pesce, delle sanse, delle vinacce, semi oleosi e materie grasse ci 93l. Era una classica industria di guerra, ma di notevole importanza, tanto che Bastianini non soltanto vietò


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l'esportazione dal Governatorato delle sanse e delle altre materie prime, ma dispose che fossero cedute soltanto alla S.C.O.D.A. l 194 l, fissando i prezzi per genere e tipo <195J_ Inoltre, quando il Governatore ritenne «di promuovere e di incoraggiare la cattura dei delfini e di favorirne l'utilizzazione industriale», istituì un premio di cento lire per esemplare catturato; ma se il delfino veniva consegnato alla S.C.0.D.A., il premio era raddoppiato l 196'. A marzo del 1942 lo stabilimento, per l'importanza che aveva assunto, venne dichiarato 'ausiliario' <197J_ Quasi contemporaneamente, sempre a Zara, sorsero le società a garanzia limitata 'Farmochimica Dalmata', per la fabbricazione di prodotti chimico-farmaceutici e specialità medicinali <198>, ed uno stabilimento per la produzione di agglomerati combustibili <199'. La 'S.À. Pesca e Reti Italiane' (S.A.P .R.I.), che dal 1928 lavorava a Zara, e che con i suoi quindici telai meccanici, all'epoca, era uno dei più grandi retifici italiani, ampliò le attrezzature, impiantò una corderia meccanica, installò un'officina ed una falegnameria ed iniziò anche la produzione del pesce conservato, con relativo scatolame ed utilizzazio11e dei sottoprodotti; per le necessità di questi nuovi complessi fu autorizzata ad installare una propria centrale termica <200>. Nello stesso tempo, la ditta Antonio Zerauschek, di fronte alle richieste del mercato ed all'aumento della popolazione di Zara, ampliò Io stabilimento per la fabbrica del ghiaccio <201>. Forse stimolata dall'esempio della S.C.O.D.A., la ditta Paolo Rizzi chiese ed ottenne l'autorizzazione per un impianto di rigenerazione olii minerali esausti, da impiegare negli unti per lubrificazione e per le impregnature dei cartoni impermeabili, oltre a produrre emulsioni bituminose per pavimentazioni stradali. Il Governatore emise anche un ordinanza con cui faceva obbligo di consegnare alla ditta tutti gli olii esausti, comminando in caso contrario la pena dell'arresto sino a sei mesi con l'ammenda da 200 a 3.000 lire l202i. Nel settore meccanico fu concessa l'autorizzazione per la costruzione di telai per biciclette e relativo montaggio <203J, e per l' apertura, a Zaravecchia, d'un officina per la riparazione di macchine e motori <204i. A Zara sorgeva una fabbrica di candele ed affini <2osi, e veniva aperto un laboratorio per la concia delle pelli <206'. Infine, il Giornale di Dalmazia fu autorizzato ad installare una nuova rotativa ad otto pagine, dalla capacità di 26.000 copie all'ora, con calandra, pressa, fresa, laminatoio e motori nuovi l201>. Nei territori annessi alla provincia di Zara ed in quelli di Spalato sorsero nuovi oleifici: a Gradja (Sebenico), a Rogosnizza (Sebenico), a Crapano (Sebenico), a Vodizze (Sebenico), a Nevigiane (sull'isola di Pasmano),


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a Smoquizza sull'isola di Curzola <208>. Questi impianti si attrezzavano con una o due macchine da 120 m/m di diametro. presse idrauliche da trecento atmosfere, relativi motori. A Bibbigne (sud di Zara), il signor Sime Sirinié ampliava il proprio oleificio <209>. A Castel Ab badessa (Baia delle Castella-Spalato) veniva aperto un mulino per la macinazione di cereali, ed a Spalato sorgeva un'azienda per la produzione di lievito da panificazione <210>. La 'S.A. Natro Cellulosa', di Spalato; veniva autorizzata a produrre · sacchi di carta, e la ditta Peter Toneatti ad impiantare, sempre a Spalato, un'officina per la riparazione di motori a scoppio e gruppi elettrogeni <211 >. Al tribunale commerciale di Sebenico venivano iscritte, come nuove ditte, un' azienda per la salagione e lavorazione del pesce, una società in' nome collettivò per trasporto merci via mare con il motoveliero Sant' Eufemia, due nuove cooperative, una di consumo con sede a Zapuntelo (nell'isola di Melàda), ed una fra i pescatori del distretto di Sebenico <212>.

e

Oltre a queste iniziative, promosse da imprenditori locali, vi era anche l'afflusso di capitali dalla Penisola. L'ingegnere Enrico Fabbri, di Trieste, rilevava l' autorizzazione accordata a Matteo Vlahov per l'impianto di due distillatori a Sebenico, e costituiva le 'Distillerie Dalmate' (capitale 200.000 lire) <213>. Sempre a Sebenico la società anonima 'Giulio Meinl' di Trieste (capitale 1.000.000 di lire) apriva una filiale di import-export <214>; la 'S.A. Lavorazione Italiana Pelli' (L.l.P .) di Torino attivava a Spalato una conceria per pelli ovine e caprine <21 5>, e la 'S.A. SIRUS' di Milano otteneva l'autorizzazione per produrre olii essenziali, trattare erbe medicinali e lavorare il fiore di piretro in uno stabilimento a Castelvecchio (Baia delle Castella-Spalato) <216>; la ditta Gaetano Pirovano, di Fiume, rilevava la Jadranska Riba - industria del pesce conservato - di Traù e trasferiva lo stabilimento, ampliandolo, sull'isola di Zirona Grande <211>.

*** Bastianini, parlando a Milano delle attività in corso nel Governatorato, disse che in Dalmazia si lavorava «perché si è incoraggiata in tutti i modi l'iniziativa privata, si sono rigidamente negate le concessioni di esclusività, si è accuratamente evitata ogni forma di parassitismo e non si è permessa l'improvvisazione di cosiddetti industriali in cerca di allattamento dalla mucca statale» <218>. A parte queste considerazioni la risposta data dagli operatori e_conomici, sia dalmati sia della Penisola, dimostrava la fiducia dell' iniziativa privata nel buo? impiego dei capitali che venivano esposti in Dalmazia.


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L'UFFICIO DEL LAVORO I CONSIGLI PROVINCIALI DELLE CORPORAZIONI Affrontando i problemi della produzione, Bastianini non poteva trascurare l'altro aspetto, socialmente e politicamente importante, quello del lavoro. Sin dal primo momento puntò sulla piena occupazione e la situazione ottimale fu raggiunta abbastanza facilmente, se pure con qualche fluttuazione determinata dalle azioni dei partigiani, che pesarono in modo particolare dalla seconda metà del 1942 in poi. Più volte le fabbriche rimasero inattive per danneggiamenti alle linee elettriche, per bombe fatte scoppiare negli stabilimenti, per incendi dolosi, sabotaggi, intimidazioni, assalti alle corriere degli operai. Inevitabilmente queste azioni, nonostante l'impegno del Governatore, incisero sull'economia dei territori annessi. L'8 dicembre 1941, Bastianini, in una lettera al ministero delle corporazioni, faceva presente che, di fronte all'importanza sociale ed economica dell'ordinamento sindacale-corporativo, «non era assolutamente possibile che i territori di recente annessi rimanessero legati ad organi e sistemi del tutto incompatibili col clima storico nel quale l'Italia fascista vive)} <219l. Ma aggiungeva: «d'altra parte, un brusco trapasso all'ordinamento [italiano n.d.a.J avrebbe potuto trovare, più che comprensione, mancanza di preparazione spirituale da parte delle masse» C220l. Perciò aveva creato in Dalmazia «un organismo che attua lo scopo di preparare i presupposti spirituali, economici e giuridici per l'estensione dell'ordinamento italiano, estensione la quale, perciò, dovrà avvenire in un secondo tempo, quando l'assimilazione non sarà più sterile, ma feconda ed efficacemente operante)> <221 l. L'organismo era l'«Ufficio del lavoro per la Dalmazia», istituito, su intervento di Bastianini, dalla Direzione nazionale del P .N.F. che Io autorizzò con Foglio Disposizioni n. 240 del 26 novembre 1941 <222l, L'Ufficio del lavoro· riassumeva in sé le funzioni che nelle altre province del Regno venivano svolte dai sindacati e - articolato in 'sezioni' territoriali, che facevano capo alle Federazioni provinciali dei fasci di combattimento di Zara, Spalato e Cattaro - era alle dirette dipendenze dell'Ispettore del Partito fascista per la Dalmazia (cioè, di Athos Bartolucci, indi di Bastianini). Creata la struttura di base, nel dicembre 1941, il Governatore, anche per un più attento controllo della mano d'opera, introdusse l'obbligo del 'certificato di lavoro', che veniva rilasciato dal podestà o dal commissario civile del luogo di residenza del lavoratore, previa annotazione in apposito registro c223l. Contestualmente, i datori di lavoro furono obbligati ad assu-


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mere solamente gli operai muniti di 'certificato'; tuttavia, in caso di necessità, il podestà oppure il commissario civile potevano autorizzare, in via provvisoria, l'assunzione d'altro persona1e<224>. Dopo alcune settimane, Bastianini, che considerava «il collocamento dei lavoratori [... ] funzione pubblica nell'interesse della produzione nazionale e dello Stato» - istituì, secondo i principi della legislazione italiana, gli «Uffici di collocamento» <225>, Da quel momento, il datore di lavoro doveva chiedere la mano d'opera soltanto numericamente, ma per determinate categorie - stabilite per ciascuna provincia dai prefetti - le richieste potevano essere nominative. Inoltre, i datori di lavoro erano autorizzati ad «assumere direttamente la mano d'opera in tutti quei casi in cui tale assunzione» fosse stata «determinata dalla necessità di evitare danni alle persone o alle materie prime o agli impianti, o di assicurare la continuità dei lavoro» <226>. Alcuni mesi dopo, Bastianini completò la disciplina introducendo l'obbligo di corrispondere le mercedi con la contestuale consegna del prospetto paga <221>. Una volta istituito l'Ufficio del lavoro, i corrispondenti organismi ex-jugoslavi, non avevano più ragione d' essere, e Bastianini dispose lo scioglimento delle federazioni, unioni, associazioni, enti vari ex-jugoslavi che avevano compiti 9i assistenza sindacale <225>, In tal modo l'Ufficio poté svolgere la propria attività sia nel campo strettamente sindacale, sia in quello sociale, senza interferenze, e nel febbraio 1942 aveva già regolato le retribuzioni degli edili ed affini che lavoravano nei territori annessi alla provincia di Zara, e nella provincia di Spalato; dei dipendenti dell'industria e del cemento (Spalato); degli agricoltori della bonifica di Aurana (Zara); della compagnia portuale di Spalato <2291 • La procedura, in relazione alla particolare struttura dell'Ufficio del lavoro, ed alle disposizioni emanate da Bastianinì, non seguiva le norme della legislazione italiana. Ciascuna azienda comunicava alla rispettiva 'sezione' dell'Ufficio la consistenza numerica dei dipendenti, la qualifica ricoperta da ciascuno, la retribuzione corrisposta. In base a questi dati, i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori cercavano un punto d'incontro, categoria per categoria, luogo per luogo. Le conclusioni erano trasmesse all'Ufficio del lavoro che le inoltrava con _una relazione (dove erano esposte le situazioni di fatto e le eventuali modifiche suggerite) al Governatore per l'approvazione <230>. L'attività dell'Ufficio del lavoro fu impegnativa, e Bastianini poteva dire che questo organismo aveva «esteso la sua attività in tutti i settori che l'ordinamento corporativo affida alle organizzazioni sindacali». «Anche nel settore più squisitamente economico esso collabora con le autorità di


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Governo per gli ammassi, la distribuzione, il rifornimento di materie prime e di merci, contribuendo a creare nei produttori e nei commercianti quella coscienza di categoria operante che è una delle caratteristiche fondamentali dell'ordinamento corporativo» l231 >. Assieme all'organizzazione sindacale, il Governatore promosse quella corporativa. A marzo 1942 istituì i Consigli provinciali delle corporazioni, organismo nuovo per le provincie di Spalato e Cattaro l2321 , mentre quello già esistente a Zara estendeva la propria competenza sul territorio annesso alla provincia <233>. I nuovi Consigli furono insediati il 21 aprile 1942, ed a Spalato la cerimonia ebbe luogo nel Palazzo del Governo, con un discorso programmatico del prefetto Zerbino <234l . Dopo aver posto in evidenza che «il Consiglio è l'espressione produttiva della provincia», che «gli operai, i contadini, gli artigiani sono sullo stesso piano dei banchieri, degli industriali, degli agricoltori davanti allo Stato che rappresenta gli interessi del popolo» l235>, definì la funzione economica della città di Spalato come un «insostituibile ponte naturale fra l'occidente e l'oriente immediato e lontano». Il discorso spaziò sui problemi dei singoli settori economici della provincia (agricoltura, pesca, industria, porto, attività marittime) indicando prospettive di fattibilità ed obiettivi c236>. Conseguentemente le preesistenti camere di commercio e dell'industria, <237> nonché quella dell'artigianato <233 > di Spalato cessarono dalle loro funzioni. Le attività ed i singoli patrimoni passarono ai Consigli provinciali nei limiti delle rispettive competenze territoriali c239>, e quello di Spalato fu articolato in quattro 'sezioni': agricola-forestale; industriale; commerciale; marittima l240>. Dopo i Consigli, Bastianini istituì gli Uffici provinciali delle corporazioni, che funzionavano come segreterie dei Consigli, provvedendo alle attività d'ordine esecutivo, ai servizi statistici, all'anagrafe commerciale, ai censimenti <24 n. Così, a metà del 1942, l'organizzazione sindacale-corporativa, attraverso l'Ufficio del lavoro ed i Consigli delle corporazioni diventava la struttura portante per lo sviluppo dell'economia nei territori annessi .

••• Durante il regno di Jugoslavia, il sistema cooperativistico aveva avuto in Dalmazia notevole sviluppo e· strutture assistenziali-mutualistiche di rilievo. Era un'organizzazione necessaria in un ambiente ad economia povera, dove solamente la consociazione dei piccoli agricoltori, dei contadini, degli artigiani, poteva valorizzare il lavoro. «I trecento circa organismi di questo tipo facevano capo a due distinte federazioni la Zadruzna Matica e lo Zadruf.ni Savez, con compiti essenzialmente di controllo e di revisio-


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ne_». «In seguito all'annessione, questi enti - scriveva Bastianini - sono rimasti avulsi dai loro organi centrali, ·e di conseguenza abbandonati a sé stessi e completamente incontrollati» <242l. Ma se il Governatore considerava la loro funzione «importantissima in ragione della economia dei territori annessi e dell'eccessivo frazionamento della proprietà privata, particolarmente nel settore agricolo» <243 l, nello stesso tempo non escludeva che questi enti, per i loro orientamenti politici, potessero esser d'ostacolo al rinnovamento organizzativo della produzione e del lavoro. Perciò, «dopo una integrale ricognizione della situazione esistente», Bastianini istituì «lo strumendo giuridico per la graduale assimilazione delle numerosissime cooperative ~ll'ordinamento italiano» <244l, cioè l'Ente della Cooperazione della Dalmazia <24sl, ma senza sciogliere i corrispondenti enti ex-jugoslavi. All'Ente della cooperazione spettava la rappresentanza, l'assistenza e la tutela di tutt i i preesistenti organismi cooperativi e mutualistid. - «anche se non aderenti» - la promozione del loro sviluppo, il coordinamento dell'azione «in armonia con i superiori interessi del Paese», la vigilanza e lo studio dei relativi problemi (246>. I consorzi economici, gli enti cooperativi, quelli mutualistici, le varie federazioni o unioni ex-jugoslave, avevano l'obbligo di sottoporre al controllo del nuovo ente la propria gestione amministrativa. Dal canto suo, il Governatore si riservava la facoltà di intervenire nei casi d'irregolarità, nominando un commissario al posto degli organi statutari, oppure dichiarandone lo scioglimento «quando gli enti sopraddetti si dimostrino incapaci di cons~guire le finalità cooperative e mutualistiche [.. ] oppure per oltre un anno siano stati inattivi, o inadempienti agli obblighi di legge o statutari» <247l_ A dirigere l'Ente della cooperazione della Dalmazia venne chiamato, quale 'commissario straordinario', il consigliere nazionale Rosario Labadessa, che nel luglio 1943 fu sostituito dal dottor Tullio Botteri <24s>. Nel complesso, il nuovo ed il preesistente sistema cooperativistico ex-jugoslavo si integrarono senza eccessive difficoltà, anche perché Bastianini ritenne opportuno, «pur svuotandole di gran parte delle loro funzioni ed attività, di mantenere in vita le due federazioni cui tutti i consorzi economici si collegano» (l49>, Perciò, pur avendo posto in liquidazione la Zadruzna Matica e lo Zadruf.ni Savez, ne mantenne le strutture; «l'interesse contingente consigliava dì non distruggere la precedente organizzazione, il che necessariamente avrebbe importato una disgregrazione ed un rallentamento nella realizzazione dei compiti istituzionali di questi Enti» <25 oJ. In pratica, il Governatore intervenne in modo piuttosto limitato nei confronti degli enti ex-jugoslavi: sui circa trecento, sciolse undici cooperative, e sei filiali della cooperativa agraria provinciale di Tenìn, per irregolarità o per incapacità


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di conseguire le finalità statutarie <251 >. Per contro, ampliandone i compiti, autorizzò la erezione in 'ente morale' del!' Azienda Agricola Cooperativa di Spalato che assunse la denominazione di 'Consorzio Cooperativo tra le Cooperative di Agricoltori e Pescatori della Dalmazia' <252>.

DISCIPLINA DEL LAVORO PORTUALE A Spalato, oltre alle attività dei cementifici e dei cantieri navali vi era un altro settore che aveva il suo.peso nell'economia della città: il lavoro del porto. Dopo la stasi dell'aprile 1941 a causa delle o,perazioni militari, l'attività si era rapidamente ripresa sia per le necessità delle forze armate italiane, sia per l'approvvigionamento della Dalmazia. Nel gennaio 1942, a Spalato avevano attraccato ottantatré piroscafi, sbarcando 12 mila fra soldati e civili, ed altri dodici con 850.000 tonnellate di merci; erano partiti per la Penisola settantotto piroscafi con 9.700 tonnellate di merci, ed altri venti per i porti di Gravosa e Metcovich con altre migliaia di tonnellate di merce varia <253>, Questo volume di traffico, mediamente, si mantenne costante sino al luglio-agosto 1943. Movimento notevole, che richiedeva un'adeguata organizzazione dei servizi. Bastianini con tre distinte ordinanze, tutte del 21 gennaio I 942 c254 >, pose attività e strutture sotto il diretto controllo del Comandante di porto, e nello stesso tempo soppresse le norme ex-jugoslave sugli imbarchi, sbarchi e trasbordi, istituendo la Direzione del lavoro portuale. Alla Direzione competeva la tenuta dei ruoli dei lavoratori (effettivi ed avventizi), il rilascio delle tessere personali di riconoscimento, il parere sulle domande d'ammissione ai lavori presentate dalle compagnie portuali e dagli imprenditori, l'assegnazione alle singole imprese della mano d'opera necessaria nella giornata, la composizione delle squadre, la determinazione degli ora'ri di lavoro. Il direttore, inoltre, aveva il compito «di risolvere, senza formalità di giudizio, le controversie individuali di lavoro fra lavoratori e fra questi ed i datori di lavoro, in materia di esecuziori'e del lavoro .e di applicazioni di tariffe» <255 >, Avverso le sue decisioni era ammesso ricorso al Comandante di porto, che si pronunciava in via definitiva. Altra competenza del direttore del lavoro era il regolamento delle tariffe per le varie operazioni, e delle paghe degli operai, previo parere della 'sezione' provinciale dell'Ufficio del lavoro. A lato del direttore del lavoro, Bastianini istituì un Comitato consultivo, che veniva inteso per i casi più complessi o delicati c256>.


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Con la nuova organizzazione furono revocate le precedenti éoncessioni ed autorizzazioni, e chi intendeva riprendere la propria attività, tanto le imprese quanto i singoli, doveva presentare domanda alla Direzione del lavoro. I dirigenti delle imprese ed i singoli lavoratori oltre al certificato di cittadinanza italiana o di pertinenza (esser nato da genitori residenti in Dalmazia, o essere ininterrottamente residente da almeno quindici anni), dovevano presentare il certificato penale e quello di buona condotta morale e politica <257>. Il personale addetto alle operazioni d'imbarco, sbarco, trasbordo, ed in genere al movimento merci aveva l'obbligo di essere iscritto alla Com• pagnia portuale, alla quale venne riconosciuta personalità giuridica. Era diretta da un 'console', nominato dal Comandante di porto, udito sempre l'Ufficio del lavoro. AI 'console' spettava l'esecuzione delle disposizioni impartite dalla direzione del lavoro, e sul piano interno curava l'amministrazione della Compagnia e la gestione del patrimonio <255>. Ai primi di luglio del 1943, il Governatore Giunta (che a febbraio aveva sostituito Bastianini), disciplinò il lavoro del porto di Cùrzola <259l . Tenuto conto del minor volume di traffico, ogni potere venne concentrato nelle mani del Comandante di porto. Non venne costituita la direzione del lavoro, né la compagnia portuale. Tuttavia i singoli lavoratori dovevano essere iscritti nei ruoli tenuti dalla capitaneria che rilasciava ai singoli l'apposita tessera di riconoscimento, dopo averne controllato l'idoneità fisica ed i precedenti morali e politici, che dovevano essere 'ottimi'. I MEDICI MILITARI ED I PRESÌDI SANITARI IN DALMAZIA Durante il 1942, il Governatore, oltre agli attriti con l~ autorità militari locali, si trovò in contrasto con il ministero della guerra per una questione, formalmente amministrativa, che riguardava l'organizzazione sanitaria dei territori annessi. Si trattava d'una cinquantina d'ufficiali medici e d'una decina di veterinari che, a richiesta di Bastianini, erano stati distaccati dai rispettivi reparti ed assegnati al Governo della Dalmazia per il servizio nelle condotte mediche. Ma il loro impiego in mansioni civili aveva fatto sorgere un duplice problema: se avessero ancora diritto al trattamento economico da 'mobilitati', e se le loro normali retribuzioni dovessero far carico all'amministrazione militare. Bastianini, appena giunto in Dalmazia (7 giugno 1941), era rimasto impressionato dalla disorganizzata rudimentalità dei servizi .sanitari ex-jugoslavi, e già il 19 dello stesso mese avvertiva la Presidenza del Consiglio


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dei ministri ed il ministero dell'interno che «i comuni delle nuove provincie sono totalmente sforniti di uffici sanitari, di medici condotti, di levatrici, di veterinari, di medicinali da distribuire ai poveri, insomma dei fondamentali elementi attraverso i quali il comune in Italia esercita le sue funzioni igienico-sanitarie e di beneficienza>> (260>, tanto da imporre interventi immediati. A parte l'invio di fondi, domandava assegnazioni di chinino (allora genere di monopolio) «per venire incontro alle numerose popolazioni delle zone malariche circostanti» <251 >, ed in particolare «un congruo numero di medici (almeno una trentina) che possano esercitare nei comuni le funzioni di medico condotto e di ufficiale sanitario» <252>. Di fronte all'urgenza di provvedere, e prima ancora di scrivere a Roma, s'era rivolto al comando del VI Corpo d'armata ottenendo il distacco temporaneo d'una decina d'ufficiali medici di complemento (26·1J. Quasi subito, dal ministero dell'interno ricevette il chinino ed una prima assegnazione di fondi per la lotta antimalarica. Occorsero, invece, alcune settimane per l'arrivo d'un ispettore generale di sanità, di alcuni medici, d'un veterinario e d'una assistente sociale vistatrice <264J. Però, con questo limitato invio di personale, il ministero dimostrava di non essersi reso conto di quello che - in quei momenti - serviva al Governatore: immettere in ciascuno dei comuni annessi persone che, anche attraverso la missione sanitaria, rappresentassero l'Italia e ne affermassero l'immagine. La Presidenza del Consiglio dei ministri chiarì con il ministero della guerra, che già aveva sollevato obiezioni, le ragioni per cui il Governatore s'era rivolto direttamente ai comandi militari, e convenne che ulteriori richieste di personale sanitario sarebbero state inoltrate al ministero stesso <265l. In tal modo, nel novembre 1941, Bastianini poteva scrivere che «con l'assegnazione a questo Governo degli ufficiali medici da parte del Ministero della Guerra [... ] è stato possibile far fronte, sin dall'inizio, in tutti i comuni alle più pressanti necessità dell'assistenza sanitaria», e che «con le successive assegnazioni già in corso sarà possibile assicurare alle dipendenti provincie un'organizzazione sanitaria efficiente» <255>. Frattanto, dal ministero dell'interno gli erano pervenuti i fondi richiesti, e da giugno a novembre 1941 poté erogare per l'assistenza generica in provincia di Zara 1.165.000 lire, per Spalato 1.000.000, per Cattaro lire 200.000<251>. Secondo il programma di Bastianini, gli ufficiali medici ed i veterinari avrebbero dovuto prestare la loro opera alle dipendenze del Governo della Dalmazia solamente sino a quando fosse stato possibile assegnare alle condotte personale civile italiano, una volta completato il controllo politico. professionale dei medici e dei veterinari ex-jugoslavi in servizio <25sJ. Ma, su questo terreno dei controlli e della riorganizzazione, Bastianini procedette


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con una certa prudenza, e solamente a febbraio del 1942 sciolse la 'Camera dei medici, dei veterinari e dei farmacisti' già jugoslava (2o9J_ Quindi, il 10 luglio dettò le norme sulla disciplina dell'esercizio delle professioni sanitarie <270J, istituendo presso l'Ispettorato generale per la sanità pubblica della Dalmazia una commissione straordinaria <27 1> con il compito di accertare che medici, veterinari e farmacisti croati fossero di «condotta in genere specchiatissima ed illibata» <272>, non avessero svolto «attività contraria agli interessi della Nazione>) italiana, e dimostrassero di «essere in grado di servirsi correntemente della lingua italiana scritta e parlata» <273J. Superato questo vaglio, dovevano prestare giuramento - «da leale cittadino italiano» - ,d'adempire scrupolosamente ai doveri professionali, nonché di «rispettare fedelmente i superiori interessi dello Stato fascista» <274>. Per completare questi controlli fu necessario del tempo, ed il prolungato servizio civile dei medici e veterinari militari risollevò le rimostranze del ministero della guerra. La fase d'attrito fra Bastianini e le autorità militari era cominciata nel gennaio 1942, quando il comando territoriale di Bologna comunicò a quello delle 'Truppe Zara' che «personale militare prestante servizio presso questo Governo Dalmazia non può beneficiare trattamento economico eventualmente spettante personale Co~andi stessi se pur predetti fossero parte organica Comandi in parola» <275l. Bastianini si rivolse al ministero della guerra, pregando di risolvere favorevolmente la questione, e nello stesso tempo chiese l'intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri, affiché gli ufficiali «comandati presso Governo Dalmazia possano godere eguale trattamento loro colleghi qui prestanti servizio» <216>. Mise sopratutto in evidenza l'opportunità che i reparti presso i quali i sanitari militari erano in forza, continuassero a liquidare le intere competenze, «dovendosi at ogni costo evitare spiacevole et disagevole discriminazione loro riguardi» <277>_ Ma il ministero della guerra fu di tutt'altro avvviso : «per poter usufruire trattamento economico stabilito per Enti militari non est sufficiente esserci in forza matricolare et amministrativa, ma est condizione indispensabile prestarvi materialmene servizio». Pertanto, «at quanto chiesto da codesto Governatorato non est possibile aderire» <218l . Il Governatore non recedette, e nel discorso tenuto a Zara in occasione del primo annuale della Redenzione della Dalmazia (14 aprile I 942), tornò sui motivi che lo avevano costretto a chiedere la collaborazione degli ufficiali medici . Partendo dalla constatazione che la «salute pubblica è la prima necessità e doveva essere la prima nostra cura» l279l, ricordò d'aver trovato nei territori annessi un'impensabile situazione sanitaria che «mancava completamente di una organizzazione statale, di modo che, tranne


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qualche istituto ospitaliero e qualche 'casa di salute' (enti similari ai nostri uffici d'igiene) non v'era nulla che potesse garantire perifericamente, fra le popolazioni rurali, sia la salute pubblica, sia l'educazione igienica, sia ogni necessaria forma assistenziale» <280>. Di fronte all'urgenza di provvedere, aveva fatto ricorso all'unica soluzione possibile che gli si presentava in quel momento: rivolgersi ai comandi militari. Solamente così era stato possibile istituire, in tempi brevi, le condotte mediche «affidandole ad ufficiali medici, richiesti al Ministero della Guerra», che «avendo anche le funzioni di ufficiali sanitari, si sono adoperati per il miglioramento igienico dell'abitato e del suolo, provocando, attraverso i commissari comunali, dalle Prefetture tutti i provvedimenti intesi a migliorare le condizioni di vita e di igiene delle popolazioni annesse, portando altresì la massima attenzione agli edifici scolastici ed alle collettività scolastiche stesse» <281'. Ma non fece alcun cenno ad una probabile loro sostituzione con medici civili. Qualche settimana dopo, Bastianini, con un'ordinanza <282> regolò (nei comuni annessi) l'assistenza medico-chirurgica ed ostetrica (quest'ultima affidata a diplomate provenienti volontariamente dalla Penisola) <283l. I medici, nelle condotte, oltre ai compiti d'istituto avevano l'obbligo di cooperare per l'esecuzione dei provvedimenti d'igiene e di profilassi nella lotta contro le malattie infettive e sociali, collaborare con l"Opera maternità ed infanzia', disimpegnare il servizio antimalarico e quello della vaccinazione, gestire gli armadi farmaceutici progressivamente istituiti nelle condotte <284>. L'ordinanza precisava che il funzionamento dei servizi «sarà assicurato con personale nazionale, con preferenza per quelli di origine dalmata ed eventualmente con personale statale del passato regime [jugoslavo - n.d.a.] che ne sia ritenuto idoneo e meritevole» <285 >. Quasi certamente il ricorso alle parole 'personale nazionale', senza precisare se civile o meno, e l'uso del futuro 'sarà assicurato' fu meditato per non compromettere la questione dei medici militari. Con tutto ciò, la controversia assunse progressiva rilevanza. A luglio 1942, il ministero della guerra, ribadiva alla Presidenza del Consiglio dei ministri «che la destinazione di ufficiali delle Forze armate presso il Go~ernatore della Dalmazia debba essere del tutto temporanea, per il tempo strettamente necessario alla loro graduale sostituzione con impiegati e funzionari civili» (286>, e subito dopo avvertiva che «la presenza in Dalmazia del personale militare con compiti civili ha fatto sorgere - tra l'altro - spinose questioni di trattamento economico di guerra e riconoscimento di qualifica di mobilitato che - mentre non sono risolvibili in base alle norme vigenti - causano malcontenti che è bene evitare» <281 >. In fine lamentava che il «Governatore della Dalmazia, ben lungi dal provvedere alla sostitu-


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zione del personale militare assegnatogli, continua a fare richieste nominative» <288 >. Nella discussione venne coinvolto il ministero dell'interno (dal quale, allora, dipendeva l'amministrazione della sanità). Mentre il ministero deI!a guerra faceva sentire fa sua protesta presso la Presidenza del Consiglio, quello dell'interno aveva accreditato a ciascuna prefettura del Regno un importo di duecentomila lire per 'i servizi sanitari dipendenti dallo stato di guerra'. Ma - non si sa per quale ragione - aven escluso quelle di Zara, Spalato e Cattaro <259>_ Bastianini reclamò. Senza quei fondi, le prefetture della Dalmazia non erano in grado di liquidare le indennità di missione agli ufficiai i medici, pregiudicando l'assistenza sanitaria, la profilassi delle malattie infettive e la lotta antimalarica (290>. La risposta del ministero fu negativa: quegli oneri dovevano far carico non alle prefetture dalla Dalmazia ma all'amministrazione provinciale di Zara <291> (che provvedeva anche per quelle di Spalato e di Cattaro dove non esisteva l'ente 'provincia'). Per Bastianini era indifferente su quale conto fossero accreditate le somme, purché venissero concesse, e ribatté chiedendo una specifica assegnazione per l'amministrazione provinciale di Zara <292>. Dopo pochi giorni ricevette una nuova risposta negativa. Gli stanziamenti sul bilancio dell'interno non consentivano l'erogazione di altri contr~buti, e gli veniva suggerito di rivolgersi al ministero delle finanze c293l. Il Governatore . ricorse alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla Ragioneria generale dello Stato: se il ministero dell'interno asseriva di non essere in grado di provvedere al pagamento delle missioni del personale sanitario militare, era indispensabile trovare una soluzione, e con urgenza. L'amministrazione provinciale di Zara, con i propri mezzi, non poteva far fronte anche alle spese di Spalato e di Cattaro <294J_ Chiedeva, quindi, a copertura degli oneri per le missioni di cinquantun sanitari milita.ri, uno stanziamento complessivo mensile di ottantamila lire circa, cioè quasi un milione all'anno <295 >_ Intervenne la Ragioneria generale dello Stato, ricordando che nel bilancio del ministero dell'interno esisteva già un fondo di cento milioni di lire per spese sanitarie dipendenti dallo stato di guerra, dove rientravano quelle del Governo della Dalmazia. La diatriba si era allargata: Governo della Dalmazia, Presidenza del Consiglio dei ministri, ministero dell'interno, Ragioneria generale dello Stato, ministero della guerra, ma - evidentemente - erano in troppi a dover decidere, per arrivare ad una soluzione. A novembre, la Presidenza del Consiglio informava Bastianinì d'aver ricevuto dal ministero della guerra l'cle1:co nominativo degli ufficiali medici e dei veterinari (in tutto una


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settantina) in servizio per conto del Governo della Dalmazia, con una nota, in çui veniva fatto presente che «qualora per motivi del tutto estranei all'amministrazione militare, si ritenga necessario che il personale in parola conservi la veste militare», l'unica soluzione possibile, era che ciascuna amministrazione pagasse «sul proprio bilancio il personale che impiega per proprie esigenze, e lo paghi nella misura ritenuta adeguata alle condizioni in cui il servizio viene prestato» <296>. Altrimenti il Governo della Dalmazia doveva decidersi alla sostituzione degli ufficiali con personale civile. *

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Dubitiamo che a novembre I 942, in quella appesantita situazione politico-militare, fosse ancora possibile trovare personale civile disposto a trasferirsi in Dalmazia, e che Bastianini fosse propenso a rinunciare al qualificato lavoro svolto dagli ufficiali medici (alcuni erano stati immessi anche negli ospedali; il direttore di quello civile di Sebenico ed il direttore del dispensario antivenereo a Spalato erano. ufficiali medici) <297J. Abbiamo anche la sensazione - mancando un riscontro documentale- che nell'autunno il Governatore, per non privarsi di questo personale, sia ricorso a pressioni indirette su Roma. Infatti, in questo periodo si colloca un pro memoria riservato del comando dei carabinieri della Dalmazia sul malcontento dei sanitari militari in servizio ci;vile, e si accenna ad un esposto a Mussolini, firmato da cinquantatré ufficiali medici <294>, Se il pro memoria rientrava nei compiti dell'Arma, l'esposto integrava gli estremi d'una protesta - e collettiva - che il codice penale militare di guerra puniva come reato. Per di più era stato inviato a Mussolini, Comandante Supremo, senza seguire la via gerarchia, ma non risulta che vi siano stati richiami o punizioni. Da qui la, supposizione che l'iniziativa sia stata per lo meno autorevolmente protetta, e medici e veterinari continuarono nella loro opera di assistenza. A giugno 1943, il carteggio continuava ancora, ed il Governatore (allora Francesco Giunta) allarmato, ricorreva - anch'egli - alla Presidenza del Consiglio dei ministri, poiché il ministero della guerra, dopo un primo tentativo - rientrato - intendeva nuovamente collocare in congedo gli ufficiali medici con decorrenza 1° luglio. Se il provvedimento fosse stato attuato, telegrafava Giunta, «servizi sanitari et veterinari questo Governatorato risulterebbero gravemente compromessi non essendo possibile, stato attuale, provvedere sostituzione sanitari predetti con personale civile» <299J. Il collocamento in congedo venne prorogato al I O settembre, e subito dopo al 1° gennaio 1944<300>. Ma a quella data il Governo ·della Dalmazia era stato soppresso già da cinque mesi.


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ASSISTENZA SPECIALISTICA: L'AUTOTRENO E LA MOTOBARCA SANITARIA Bastianini, oltre all'assistenza generica, s'era interessato di quella specialistica, problema - anche questo - di non facile soluzione, con una popolazione sparsa in tante piccole località, con comunicazioni tutt'altro che agevoli per il limitato e dissestato sistema viario, dove i contadini, di norma, si spostavano a piedi oppure a dorso d'asino o su carri agricoli. Il servizio d'autocorriera collegava pochissimi centri, e l'automobile - salvo in qualche centro del litorale - costituiva quasi un privilegio. D'altronde, l'impi~nto di centri specialistici appariva conveniente solamente nelle località più popolate, poiché una più vasta ripetitività delle attrezzature avrebbe chiesto un maggior numero di specialisti, determinando la moltiplicazione dei costi. Anche ammettendo che fosse possibile trovare un adeguato numero di specialisti, e costituire una pluralità di centri - oneri a parte di questa assistenza avrebbero usufruito quasi esclusivamente gli abitanti del posto dove il centro fosse sorto. Poiché troppi centri non apparivano convenienti e valutando che, se anche fossero stati realizzabili, larga parte dei potenziali pazienti non ne avrebbe potuto usufruire agevolmente, si ricorse ad un'altra soluzione: portare il medico specialista a domicilio del malato. E fu istituito l'autotreno sanitario <301 >. Formato da due motrici, era completamente attrezzato per l'odontoiatria, l'otorinolaringoiatra, l'oculistica, la radiologia, oltre a disporre d'un impianto cinematografico sonoro. Così si poté più capillarmente «integrare e perfezionare l'opera del medico condotto nella diagnosi e nella cura di determinate malattie; andare incontro ai bisogni sanitari ed igienici delle popolazioni rurali, lontane dai centri urbani ed ospedalieri [... ];indagare sullo stato sanitario della popolazione assistita, e sulle necessità igienico-sanitarie dei comuni visitati; contribuire a creare una coscienza igienica con intensa propaganda» (3o2J. Nell'autotreno prestavano la loro opera anche un tisiologo, un ginecologo, un pediatra ed alcune assistenti sanitarie visitatrici. L'apporto di questo personale femminile, assegnato anche nelle condotte specialmente per la lotta antimalarica, fu prezioso. Bastianini, per agevolarne i compiti, con un'ordinanza assimilò le assitenti sanitarie alle infermiere volontarie della Croce Rossa; in tal modo, per gli spostamenti di servizio, purché in divisa, potevano servirsi dei mezzi militari <3o3i. 11 successo dell'autotreno sanitario fu immediato: nel primo giro in provincia di Zara (27 agosto - 26 settembre 1941), vennero visitate 4.862 persone; in provincia di Spalato, dal 10 ottobre al 5 novembre altre


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2.349 l304>. L'autotreno conti.nuò nella sua missione durante tutto il periodo del Governatorato, e nel Notiziario del VI Corpo d'armata del 6 febbraio 1943, si legge che era «oggetto di ammirazione fra le popolazioni del comune di Castelnuovo [provincia di Cattaro - n.d.a.], le quali ricorrono largamente alle cure loro offerte e dimostrano palesemente la loro gratitudine per l'assistenza ricevuta» <305>. Ma, ,Per le stesse caratteristiche geografiche della Dalmazia, la popolazione delle isole restava esclusa da questo servizio, e si ovviò al divario con la terraferma istituendo una 'motobarca sanitaria' <306>. Attrezzata analogamente all'autotreno, era dotata anche di tende che, montate nei luoghi di approdo, diventavano l'ambulatorio medico-chirurgico. Bastianini, nel discorso del 14 aprile 1942, pose in evidenza che la motobarca, nel primo giro (1 °-29 marzo), aveva inziato la sua funzione assistenziale dalle scuole elementari, «dove tutti i bambini sono stati sottoposti alla visita, rispettivamente del pediatra, dell'oculista, del dentista, del dermatologo e dell'otorinolaringoiatra: tale lavoro veniva eseguito nelle stesse aule scolastiche, con la collaborazione dei maestri locali, ai quali venivano impartite le direttive per la cura dei casi bisognosi, per l'isolamento degli infetti e, contemporaneamente, venivano dettate le norme igieniche generali» <307>. In quel giro furono controllate 2.405 persone, con 8.023 visite specialistiche <308>. Nel 1942, la motobarca, nelle isole annesse alla provincia di Zara, avrebbe effettuato, circa trentamila visite, praticamente controllando non meno di dodici-quindicimila persone. Tuttavia l'abnegazione del personale, l'impiego organizzativo e finanziario (nel _primo anno, fra costi dell'autotreno, della motobarca, del personale, degli oneri di gestione, la spesa si aggirò sui venti milioni di lire) <309>, sarebbero rimasti in gran parte sterili se gli assistiti, dopo le visite, non avessero potuto curarsi con le necessarie medicine. Ma gran parte dei contadini .e degli isolani non erano in grado di acquistarle, non tanto per la scarsa diffusione delle farmacie, quanto per la povertà in cui vivevano. «Questa azione umanitaria - come scrisse Bastianini - non avrebbe raggiunto l'effetto senza l'ausilio della cura gratuita [... ], e pertanto ho disposto la distribuzione dei medicinali e la esecuzione delle ricette mediche» <310>. Conseguentemente stabilì, con ordinanza, che l'assistenza medico-chirurgica e quella ostetrica fossero effettuate «con l'obbligo della cura gratuita dei poveri» <311 >. Mentre si attuavano queste provvidenze, i medici segnalavano una preoccupante diffusione di alcune malattie definite come sociali. (Per meglio comprendere l'impegno finanziario che l'Italia si assunse, le cifre esposte anche di seguito, secondo i dati 1STAT del costo della vita al 1989, vanno moltiplicate per il coefficiente 467. Cioè 1 milione di lire del 1942 equivale 467 milioni attuali).


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LOTTA CONTRO LA TUBERCOLOSI LE INFEZIONI VENEREE E LA MALARIA Sin dai primissimi momenti si era constatato che, nei comuni annessi, l'infezione tubercolare aveva una diffusione ben superiore a quella delle altre province italiane, e Bastianini segnalava a Roma come il male mietesse «annualmente un numero assai elevato di vittime» a causa delle «condizioni igieniche addirittura primitive», della «mancanza di alloggi che abbiano il minimo indispensabile di conforto», degli «agglomerati di persone viventi in condizioni di vita penosissime», dell'«abuso di alcooli», delle «formt: speciali di lavori che favoriscono il sorgere del male>> <312l. La morbilità per tubercolosi aveva preoccupato anche il cessato Governo jugoslavo, e nel 1940, attrave_rso l'Ufficio d'igiene di Spalato, era stato disposto un massiccio controllo delle persone sospette. La percentuale degli infetti, «anche con lesioni in atto» superò «le più pessimistiche previsioni» e, come avrebbe riferito l'ispettore generale per la sanità in Dalmazia, console medico Francesco Adami, le autorità jugoslave, dì fronte alla pesante situazione non avevano saputo o potuto far altro che «fornire i tubercolotici d'una smagliante dichiarazione medica di 'riscontrata tubercolosi', senza menomamente interessarsi di prevenire o curare i soggetti riconosciuti tarati» <313>_ Per combattere la malattia si doveva, quindi, iniziare da zero, o quasi, poiché tutto quello che vi era in Dalmazia, al momento dell'annessione, consisteva in un reparto antitubercolare con trentadue letti ed annesso dispensario a Sebenico; un reparto di ricerca e di accettazione a Spalato; mentre la provincia di Cattaro mancava di qualsiasi attrezzatura <314>. Per affrontare queste carenze, il Governatore prevedeva «opere di bonifica veramente fondamentali e radicali, oltre che provvidenze igieniche» <315>_ Ma, anche realizzandole rapidamente, avrebbero sempr~ richiesto un congruo periodo di tempo. Così Bastianini, «in attesa che l'ordinamento italiano» venisse esteso ai territori annessi con l'istituzione dell'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, e con «l'estensione delle provvidenze che nelle altre provincie del Regno sono attuate dall'Istituto Naz. Fascista della Previdenza Sociale», pose allo studio un complesso d'immediati interventi. Ma - scriveva il Governatore - «questa non è che la soluzione, dirò così, potenziale del problema, accanto alla quale vi è l'aspetto che vorrei chiamare drammatico, cioè l'assistenza di migliaia di ammalati (nel solo dispensario antitubercolare di Spalato sono stati accertati nel 1940 oltre 5.700 casi, dì cui 2.154 di tubercolosi polmonare), ai quali bisogna dare cura e ricetto» <316l. Chiedeva, perciò, lo stanziamento


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d'un milione di lire per il ricovero in Penisola d'un primo gruppo di cento malati <311>. Il ministero dell'interno si assunse l'onere delle spedalizzazioni, e sino all'8 settembre 1943, compresi i malati della provincia di Lubiana, sarebbero stati ricoverati nei sanatori del Regno oltre millecinquecento pazienti, dei quali più d'un migliaio provenienti dalla Dalmazia, con una spesa complessiva di circa ventisei milioni di lire <31sl dell'epoca. Bastianini, a febbraio 1942, istituì il 'Comitato antitubercolare per la Dalmazia', al fine di coordinare ed intensificare i servizi di profilassi e d'assistenza, attraverso i 'Comitati provinciali antitubercolari' creati a Spalato ed a Cattaro, mentre il Consorzio, già esistente a Zara, estendeva la propria attività ai co_muni annessi alla provincia <3 19l, Attraverso queste strutture sarebbe stata sviluppata una rete di dispensari, «cardine e chiave di volta di una razionale attrezzatura antitubercolare»; si sarebbe provveduto ai «ricoveri per il duplice aspetto del recupero degli infermi, e di isolamento, specie nelle forme aperte nell'ambito familiare», alla «istituzione di un preventorio per il sollecito recupero di ragazzi esposti al contagio» <320>. Nella provincia di Zara era prevista l'apertura di due sezioni dispensariali (a Bencovazzo e ad Oltre); in provincia di Spalato, una a Traù ed una a Cùrzola; a Cattaro, dove non era stato trovato alcun presidio sanitario, dalla seconda metà del 1942, furono aperte le sezioni di Teodo e di Castelnuovo <32 n. Secondo le direttive di Bastianini, per affrontare la tubercolosi con 'opere di bonifica fondamentali e radicali', il console medico Adami elaborò un programma, certamente ambizioso, ma se vi fosse stato il tempo necessario per realizzarlo avrebbe debellato la tubercolosi in Dalmazia. Il piano prevedeva; oltre alla costruzione d'un ospedale sanatoriale con mille letti, dotato di ogni attrezzatura, compreso il reparto chirurgia, anche la creazione d'un ospedale specializzato per le localizzazioni extra-polmonari, utilizzando il complesso ospedaliero in avanzata costruzione a Risano (Cattaro) (dono alla sua città d'un emigrante), con duecento posti letto elevabili a quattrocento. Per le forme polmonari croniche aperte, era prevista la costruzione d' un reparto con 100/150 posti letto nella zona di Traù, ed a Castelnuovo di Cattaro un preventorio per i pazienti più giovani esposti al contagio o con infezioni in atto, trasformando la locale casa di riposo dell'ex-gendarmeria jugoslava <322>, Presentando a Roma questo piano, Bastianini chiedeva, per il 1943, uno stanziamento straordinario di 2.900.000 lire per l'istituzione, l'attrezzatura e l'arredamento di quattro dispensari (Oltre, Bencovazzo, Traù, Cattaro) ed un altro milione quale contributo alla lotta antitubercolare nelle province di Spalato e Cattaro . Questi quattro milioni di lire circa,


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costituivano una 'integrazione' del bilancio ordinario, del quale non si sono trovati i dati. Ma, anche senza conoscerne le cifre, e considerando l'ammontare delle somme chieste ad integrazione, oltre a quello degli oneri assunti dal ministero dell'interno per il ricovero in Penisola dei malati più gravi, l'impegno economico-finanziario per la lotta antitubercolare in Dal mazia sarebbe s1ato veramente consistente <323>_ Quello che mancò fu il tempo ed un minimo di sicurezza . Il 30 giugno I 943, il Governatore Francesco Giunta, con proprio decreto, scioglieva il Comitato antitubercolare della Dalmazia ed t tre comitati provinciali, demandando alle prefetture di Zara, Spalato e Cattaro la continuazion.e dei servizi di profilassi e di assistenza, poiché pon era stato possibile «per la contingente situazione politica, seguita all'istituzione dell'Ente, l'attuazione del programma tecnico predisposto» (324J .

*** Un altro settore che richiese immediati interventi, anche in relazione al numero dei militari presenti in Dalmazia, ru quello delle infezioni veneree, particolarmente diffuse nella zona di Spalato. Il Governatore nominò il dottor Francesco Del Guasta (specialista primario dermosifilologo degli Ospedali riuniti di Arezzo) ispettore per la Dalmazia <325 >_ Quindi emanò un'ordinanza sull'obbligo della denuncia delle malattie veneree, prevedendo pene pecuniarie da 300 a 3000 lire nei casi di omissione. Con la stessa ordinanza dispose la profilassi gratuita nei dispensari pubblici, nelle sale anticeltiche, negli ospedali, e per i malati meno abbienti anche le cure a domicilio <1261 • Poiché nel sistema italiano dell'epoca l'esercizio del meretricio non era libero, mentre lo era nell'ex-Jugoslavia, ru disposto il tesseramento delle prostitute, con l'obbligo delle visite settimanali, e vennero concessi alcuni permessi per l'apertura di case di tolleranza <121>. Nel contempo, a Spalato fu aperto un secondo dispensario anticeltico, affidato ad un medico militare, ed a Zara venne potenziato quello preesistente, per far fronte alle necessità dei nuovi comuni annessi alla provincia <328>. Bastianini, inoltrando a Roma la richiesta di fondi per la campagna anticeltica del 1943 (lire 3.459.800 fra spese ordinarie e straordinarie), faceva presente che la «grande diffusione delle forme più gravi impone un intervento immediato, organico e completo per la necessità di individuare ed eliminare con urgenza assoluta i focolai del male». Perciò, la lotta antivenerea, coordinata dall'ispettorato della sanità per la Dalmazia, ed affidata agli uffici sanitari provinciali, si sarebbe svolta secondo un programma tecnico che «contenuto nei limiti dell'assoluto indispensabile» doveva «esser realizzato nei primi mesi del prossimo anno [1943 - n.d.a.J » <329l,


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In premessa al programma veniva posto in evidenza che «al momento dell'annessione della Dalmazia all'Italia, l'organizzazione della profilassi antivenerea dell'ex-Stato jugoslavo [... ] consisteva essenzialmente in due reparti dermoceltici, con annesso dispensario nei maggiori abitati e cioè a Spalato ed a Sebenico» <330J. Per ovviare alle carenze era prevista l'apertura d'un reparto dermoceltico presso l'ospedale civile di Zar~; la ristrutturazione di quello esistente a Sebenico con la creazione di un nuovo dispensario; l'apertura di ambulatori a Bencovazzo ed a Scardona. In provincia di Spalato era programmato il trasferimento del preesistente reparto dermoc~ltico in un padiglione del nuovo ospedale alle Firule, e l'apertura d'un ambulatorio a Traù. Per la zona di Cattaro era previsto un nuovo reparto presso l'ospedale di Risano, non appena fosse stata comp]etata la costruzione; un dispensario a Castelnuovo, e due ambulatori, uno a Cattaro e l'altro a Teodo <331J. In tal modo, ciascuna provincia sarebbe stata posta nelle condizioni di sviluppare un'efficace lotta antivenerea. *

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In questo quadro di risanamento sociale si poneva anche il problema della malaria, diffusa in particolare nei comuni annessi alla provincia di Zara. Il Governatore, non appena delimitate le zone malariche <332J, istituì l"Ente per la lotta antimalarica in Dalmazia' (E.L.A.M.I.D.) c333J, che si valse dell'opera di fiduciari provinciali e comunali, sotto la direzione tecnica del dottor Romano Quadretti. Nel primo anno, la lotta contro l'endemia venne gestita dall"Istituto per le Tre Venezie', ed i risultati furono «sufficientemente lusinghieri», nonostante «l'acerba situazione politica dei territori annessi>> e «la diversità d'idioma, che ha costretto il personale addetto [... ]aduna fatica non lieve». Inoltre non era stato possibile «estendere totalitariamente l'assistenza malarica e di avere dati completi circa l'endemia» a causa della «estenzione in superficie della popolazione, la impraticabilità di molte strade, la mancanza di mezzi celeri di locomozione, e le operazioni di polizia in corso» <334J. Tuttavia furono impiantate otto 'stazioni antimalariche' (Bencovazzo, Nona, Zaravecchia, Zemonico, Timeta [ = Smilcié] , Novegradi, Scardona, Boccagnazzo, Valnera ( = Crno) provviste di ambulatorio, del personale sanitario, e degli operai disinfestatori. Ad ottobre 1942, Bastianini approvò il progetto per la bonifica della zona di Nona e per la sistemazione del tratto inferiore del torrente Migliaccio, secondo gli studi che erano stati compiuti dall"Ente per le Tre Venezie'. «I lavori di questo primo stralcio [spesa prevista, lire 3 milioni n.d.a.] della grandiosa opera che interessa oltre 12.000 ettari di terreno e


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alcune decine di migliaia di abitanti, oggi tutti preda della malaria» <335>, sarebbero stati iniziati ai primi di dicembre. Ai lavoratori, che dalle altre province del Regno si trasferivano in · Dalmazia, fu fatto obbligo di munirsi di apposito documento sanitario, nel quale venivano registrate le manifestazioni malariche. Frattanto, il dispensario di Bencovazzo fu trasformato in stazione sperimentale di studio per la malaria, e divenne centro di raccolta dei campioni di sangue per la ricerca del parassita 1336>. Per ottenere più efficaci risultati nella campagna 1942-1943, durante il perio'do interepidemico vennero indetti corsi tecnico-pratici sia per l'aggiornamento ed il perfezionamento delle assistenti sanitarie visitatrici (che prestavano la loro attività presso il centro di Bencovazzo), sia per la preparazione del nuovo personale, inoltre per addestrare gli operai disinfestatori, abilitandoli anche a compiti d'infermieri generici, in modo da utilizzarli nelle frazioni più lontane e difficilmente raggiungibili dalle assistenti sanitarie. Infine, si ricorse all'opera degli insegnanti elementari che vennero appositamente istruiti. Nel corso della nuova campagna era prevista l' apertura di due stazioni antimalariche in provincia di Spalato, e di tre in quella di Cattaro C337>•• Per un più mirato intervento e per un uso più razionale dei mezzi a disposizione, vennero elaborate le carte 'topomalariche' delle varie zone, riportando in particolare - oltre le strade, i centri abitati, le case sparse - i corsi d'acqua corrente, le plaghe di stagnazione, gli scoli, i focolai larvali, le stazioni di cattura degli anofeli, nonché i casi di malaria rilevati nelle singole località. L'esito della nuova campagna si presentava positivamente per i mezzi a disposizione, il numero delle persone attivate, ed anche perché, «eccettuate le poche vaste zone di Aurana e di Nadino e di qualche piana nella provincia di Cattaro, in cui la bonifica integrale, già iniziata, apporterà il risanamento della popolazione» <33&>, gli altri focolai larvali, in genere, non erano molto estesi ed apparivano facilmente aggredibili. Complessivamente, per la campagna antimalarica 1942-1943 era prevista una spesa di 2.450.500 lire, oltre a 500.000 per l'apertura di due colonie antimalariche, che avrebbero ospitato cinquecento ragazzi delle zone più infette l339>.


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GLI OSPEDALI Contemporaneamente all'organizzazione delle condotte mediche, dell'assistenza generica, di quella specialistica, della lotta contro le malattie sociali, si poneva il problema amministrativo e strutturale degli ospedali ex-jugoslavi: quattro nella provincia di Zara (Bencovazzo, Sebenico, Zaravecchia. Zemonico): uno a Spalato in attività ed uno in costruzione (località Firule): in provincia di Cattaro non esistevano ospedali, eccetto quello di Risano, non ancora completato <340> _ Secondo l'ordinamento jugoslavo, gli ospedali erano enti pubblici ma senza personalità giuridica. Non avendo la capacità di assumere obbligazioni non potevano stabilire e riscuotere le spedalità, né tanto meno possedere ed amministrare patrimoni. Per agire avevano bisogno d'un organismo che, in loro nome e conto, servisse da tramite con i terzi, e questo ente era la Banovina (corrispondente alla regione). Il sistema, come qualsiasi altro, purché funzionasse, poteva esser valido ma «per deplorevole incuria degli organi resposabili, nessuno o quasi pagava le spedalità» <341>. Quest'abitudine all'evasione era dovuta non tanto a scarso senso di responsabilità degli assistiti, quanto alla legislazione sanitaria jugoslava. Socialmente 'avanzata', le spese ospedaliere dei singoli erano a carico d'una molteplicità di enti che, per funzionare, avrebibero dovuto disporre di rigidi ed oculati amministratori. Come principio generale, la legge considerava debitore delle prestazioni ospedaliere l'assistito e, in subordine, «gli altri obbligati>>. Però gli 'obbligati' non erano i familiari del paziente, bensì gli 'uffici per l'assicurazione dei lavoratori', i 'fondi ferroviari sociali', le 'casse mutue', gli altri istituti di previdenza che avevano l'obbligo d'intervenire per i rispettivi assicurati. Analogamente, le spedalità degli ufficiali, dei sottufficiali, della truppa erano a carico dei ministeri della guerra e della marina; quello della politica sociale e della salute popolare provvedeva per gli statali, loro familiari, e per gl'invalidi di guerra; da ultimo, le Banovine per i propri dipendenti <342>. In altre parole, gli obbligati erano enti, casse, organi dello Stato che - come in tutti gli Stati ed in tutte le epoche - non erano certamente i migliori pagatori, mentre per le Banovine, che con il proprio bilanciò approvavano anche quello degli ospedali, il pagamento delle rette per il personale dipendente diventava una partita di giro. D'altra parte, per i non abbienti il sistema jugoslavo ripartiva questi oneri fra diverse amministrazioni , ed anche secondo il tipo di malattia ed il luogo di residenza del paziente. Infatti, le spedalità dei poveri erano pagate «con mezzi statali se l'ammalato è stato curato: I) per malattie


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psichiche; 2) per tubercolosi; 3) per malattie veneree; pure con mezzi statali si pagheranno le competenze ospedaliere per gli ammalati che sono sudditi di uno Stato estero, col quale esista un accordo in materia, e per gli ammalati la cui appartenenza ad un comune non si sia potuto stabilire nel termine di un anno» . Quindi, proseguiva la norma, «con mezzi provinciali si pagheranno le competenze ospedaliere se l'ammalato è stato curato di qualsiasi malattia, ed è appartenente alla Banovina, e con mezzi del comune autonomo di sanità [probabilmente un'istituto simile al 'domicilio di soccorso' - n.d.a.]». Inoltre, «la Banovina e il comune di sanità» erano «tenuti al pagamento delle competenze ospedaliere per la cura di ogni malato, anche se. questi non appartenga alla Banovina e al comune, ma abbia dimorato nella Banovina o nel comune per.cinque anni consecutivi» <343l_ Il problema che si presentò a Bastianini era complesso: se, da un lato, s'intendeva sostituire gradualmente le strutture amministrative ex-jugoslave con gli istituti vigenti in Penisola, dall'altro si doveva provvedere - e sin dal primo momento - alle necessità finanziarie degli ospedali, pur non conoscendo ancora l'analisi dei costi. Nel primo mese del Governatorato (giugno 1941 ), per i quattro ospedali ex-jugoslavi esistenti in provincia di Zara vennero erogate 500.000 lire, ma già con il mese successivo si arrivò a 600.000, e per l'ospedale di Spalato a 150.000 lire l 344l. Bastianini, tenendo conto del tendenziale aumento del costo della vita e di quello ancora indefinito per il riscaldamento invernale prevedeva una spesa annua complessiva - Cattaro inclusa - superiore a 12.000.000 <345l. Per orientarsi, nominò un commissario straordinario con il compito «non soltanto di gestire gli ospedali, ma altresì - come riferiva a Roma - di propormi i provvedimenti che, anche in relazione alla legislazione italiana, egli riterrà più adatti per la soluzione dell'importante problema» <346l. A seguito degli accertamenti, l'onere annuale per l'ospedale di Sebenico risultò di 6.000.000 di lire; per Spalato, compreso il completamento del nuovo ospedale, di 3.600.000; per Zaravecchia 1.200.000; Zemonico 800.000; Bencovazzo, 1.800.000; per l'avanzamento dei lavori del complesso di Risano, 300.000; cioè un totale di 12.680.000 lire. A questo importo si aggiungeva la spesa di 240.000 lire per ispezioni sanitarie ed amministrative, cancelleria, stampati, registri, moduli, indennità ai commissari che frattanto erano nominati per ciasc~n ospedale C347>. Importo notevole, che Bastianini non intendeva far gravare esclusivamente sulle casse del Governatorato. Secondo il suo orientamento, una volta soppressa - come fece - la Banovina, ed eliminate le altre strutture intermedie del sistema jugoslavo, che avevano «l'inconveniente di rendere inerti le energie degli Enti (ospedali da un lato e comuni tenuti al pagamen-


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to delle rette dall'altro) per il recupero di gran parte delle spese incontrate» <34si, i comuni dovevano essere attivati al massimo. Una volta raggiunto un sufficiente grado di funzionaità e di autosufficienza, avrebbero dovuto - con i propri mezzi - non solamente provvedere alle spedalità, con «l'indiscutibile vantaggio di orientare ed avviare 1•attuale ordinamento dei comuni verso quello italiano» <349l, ma anche concorrere direttamente «alla soluzione del grave problema finanziario degli Enti ospedalieri». Intendeva, cioè, che i comuni fossero «stimolati al recupero, nei limiti del possibile, delle spedalità a loro carico da parte dei cittadini tenuti a pagarle», dando in tal modo agli ospedali «la possibilità di realizzare concretamente, attraverso il pagamento delle rette, quanto occorre al loro funzionamento» <350>. Nel presentare alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al ministero dell'interno questo piano di larga massima, il Governatore si dimostrava fiducioso di poter «dare alla materia una disciplina tale che consenta di raggiungere la completa autonomia economica di questo servizio» (3 51>. Nel luglio 1942, «per poter procedere con la maggior sollecitudine alla attuazione pratica e concreta delle proposte fatte [ ... ] per l'organizzazione amministrativa e sanitaria di tutti gli ospedali dei territori annessi» <352>, il Governatore nominò l'ispettore generale per la sanità pubblica in Dalmazia, console medico Francesco Adami, commissario straordinario agli ospedali, con il compito di coordinare l'opera dei commissari preposti ai sei nosocomi. Escludendo di poter attuare un'immediata estensione dell'ordinamento italiano, per le notevoli differenze rispetto a quello ex-jugoslavo, esponeva alla Presidenza del Con:;iglio dei ministri un programma che, suddiviso in tre fasi, prevedeva di realizzare nel corso dei prossimi sei mesi <353>, Nella prima fase, ciascun commissario avrebbe fatto pervenire al console Adami particolareggiate relazioni informative sulle condizioni generali, sulle necessità, sulla ricettività del rispettivo ospedale, distintamente per ogni reparto e specialità; sulla situazione del personale tecnico ed amministrativo; sulle attrezzature, e su ogni altro elemento utile <354>, Nella seconda fase, sarebbero stati determinati i fi ni ed i compiti di ciascun ospedale in relazione alle necessità sanitarie della provincia, ed emanati i provvedimenti più opportuni per adeguarli ai bisogni della pubblica assistenza. Contemporaneamente dovevano essere studiate le modalità per adottare le norme vigenti in Penisola in materia di rette e spedalità - unica fonte d'entrata diretta sulla quale impostare il conto economico delle singole gestioni - poiché gli ospedali in Dalmazia non avevano alcun patrimonio. L' ispettore generale per la sanità, sulla base dei dati raccolti , avrebbe predisposto !e norme-quadro per gli statuti e per i regolamenti


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interni che, in successione di tempo, sarebbero stati adottati da ciascun commissario secondo le caratteristiche dell'ente a lui affidato <355l_ Nel terzo momento, ogni ospedale - eretto in ente morale - avrebbe avuto personalità giuridica, mettendo i commissari in condizioni di stabilire le tariffe per le degenze, per le indagini cliniche, per le cure, affinché «l'ente possa trarre, così come gli ospedali della ·Penisola, i mezzi di vita in via autonoma», «realizzando direttamente, e quindi con maggior possibile interesse, i propri crediti verso i comuni, verso il Governo, verso lo Stato e verso gli enti tenuti al pagamento delle rette», e «stipulando apposite convenzioni che assicurino loro un gettito sicuro di entrate)) <356>. Quin• ospedale avrebbe gestito il proprio bilancio e, raggiunta una di, ciascun efficienza amministrativa e l'equilibrio economico sia pure con integrazioni da parte del Governo della Dalmazia, si sarebbe passati alla gestione ordinaria, nominand~ i consigli d'amministrazione <357>. La prima fase non presentò difficoltà; per le altre due, i sei mesi previsti non furono sufficienti, e si arrivò al luglio 1943. Il 5 di quel mese, il Governatore Giunta informava la Presidenza del Consiglio dei ministri che la «attuazione[ ... ] della seconda e terza fase del programma di sistemazione» erano state, sino allora, rinviate «ad evitare che un brusco passaggio da un sistema all'altro pot.esse paralizzare la vita dei nuovi enti e determinare, nel contempo, ripercussioni sul terreno politico» <35si. Ora, gli sembrava giunto il momento di procedere, e trasmetteva a Roma, per l'esame, il testo d 'un ordinanza che si riprometteva di pubblicare. Ma gli avvenimenti del 25 luglio e dell'8 settembre annullarono i suoi propositi. Mancando il tempo per la realizzazione del piano, la gestione ospedaliera nelle tre province dalmate, il proseguimento dei lavori dei nuovi ospedali di Spalato e di Risano, la ristrutturazione di quello di Sebenico <359l, richiesero sino all'ultimo momento costanti contributi da Roma. Tuttavia, qualche difficoltà si era già presentata nel luglio 1942: dei sei milioni chiesti dal Governatore per il secondo semestre di quell'anno, tre erano stati erogati dal ministero dell'interno e per gli altri tre il ministero delle finanze aveva autorizzato Bastianini a far ricorso alle casse del XVIII Corpo d'armata, che provvide immediatamente <360>. Venne, invece, a mancare il finanziamento per il successivo semestre (1 ° gennaio - 30 giugno I943f La richiesta era stata di cinque milioni di lire, però il ministero dell'interno anche se stanziò soltanto quattro non erogò alcun importo nonostante ripetuti solleciti <361>•. Non avendo fondi a disposizione, e per evitare una crisi (i fornitori non intendevano più praticare il credito), Giunta si rivolse alla Cassa di Risparmio delle province dalmate c362\ che gestiva il servizio di tesoreria per gli ospedali, domandando un'anticipazione di quattro milio-


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ni, garantiti dallo stanziamento iscritto nel bilancio del ministero dell'interno. La Cassa «diede corso ai finanziamenti nella certezza che, come era stato assicurato dal Governo della Dalmazia, essi non sarebbero stati immobilizzati, dato che l'erogazione dei fondi [... ] doveva avvenire entro il mese di settembre 1943» <363>. Ma, anche in questo caso, gli avvenimenti sovvertirono ogni previsione. A fine marzo 1944, la Cassa di Risparmio, dalla sede provvisoria di Venezia, si rivolse al 'ministero' dell'interno, che da Roma si era trasferito a Maderno (Brescia), vantando i propri crediti, ma ignoriamo quale sia stata la conclusione.

I RAPPORTI CON IL CLERO CATTOLICO E L'INTERPRETAZIONE DEL CONCORDATO Il 14 luglio 1941, Ciano aveva inviato ali' ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Bernardo Attolico, una nota di Bastianini sulla Sistemazione delle giurisdizioni ecclesiastiche in Dalmazia <364>. Il Governatore faceva presente che, durante la dominazione austriaca, l'arcivescovado di Zara era stato sede del metropolita, dal quale dipendevano gli altri vescovi della Dalmazia. Con il crollo dell'Austria-Ungheria, e dopo la firma del trattato di Rapallo (12 novembre 1920) che aveva assegnato la città di Zara all'Italia ed il resto della Dalmazia al nuovo Stato dei serbi-croati-sloveni (S.H.S., poi Jugoslavia), la sede metropolitana era rimasta senza vescovi suffraganei. In tal modo al metropolita di Zara era venuta a mancare qualsiasi autorità o primazia sui vescovi di Sebenico, Spalato, Lèsina, Ragusa e Cattaro, che gerarchicamente erano passati alle dirette dipendenze della Santa Sede. Ma, a seguito dei Patti di Roma del 18 maggio 1941, con la parziale annessione della Dalmazia all'Italia, i vescovi di Sebenico, Spalato e Cattaro erano venuti a trovarsi in territorio italiano. Bastianini, di fronte a questa situazione di fatto, riteneva doveroso che l'arcivescovo di Zara fosse reintegrato nell'antica dignità di metropolita, sia per ragioni storiche, sia perché la sede arcivescovile di Zara appariva la più adatta per «esercitare, nelle condizioni migliori , quell'azione di coordinamento e di direzione della vita ecclesiastica che, quale sede del Metropolita, le verrebbe assegnata, sui vescovi suffraganei» <365>, ed il nuovo clero sarebbe stato educato uniformemente nel seminario teologico di Zara. Soluzioni - osservava Bastianini - che avrebbero consentito di dare alla popolazione una guida religiosa secondo criteri uniformi per tutti, come già avveniva nel campo amministrativo e politico. Inoltre, dal punto di vista del prestigio, appariva eviden-


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te l'importanza che avrebbe avuto la presenza della massima autorità religiosa della Dalmazia nella città sede del Governo. Ciano, condividendo le proposte di Bastianini, scriveva ad Attolico che, «a parte le considerazioni di politica interna da lui [Bastianini - n.d.a] accennate, si ravvisa in un rafforzamento ed in un concentramento di autorità nel Metropolita di Zara, uno dèi mezzi più efficaci per esercitare una favorevole influenza su tutte le popolazioni della Dalmazia anche oltre le attuali frontiere, in modo da riprendere quell'azione unificatrice e quella diffusione della nostra civiltà che fu, con gli stessi accorgimenti, perseguita per secoli da Venezia nei predetti territori. Vi prego, perciò, di sostenere, nei moru. che riterrete più convenienti l'opportunità di addivenire alla riforma organizzativa patrocinata dal Governatore della Dalmazia» <366>. Ma non risulta che le proposte abbiano avuto un seguito. Anche se ignoriamo i motivi, possiamo ragionevolmente supporre che la Santa Sede preferisse temporeggiare, in attesa della definitiva sistemazione giuridicopolitica della Dalmazia a guerra finita. A parte questo problema, senz'altro importante, ma più che altro organizzativo, o di prestigio, l'aspetto delicato dei rapporti con il clero cattolico, sia a Spalato, sia a Sebenico che a Cattaro, era costituito dalla inveterata abitudine dei religiosi slavi di prendere viva parte alle vicende politiche. In Dalmazia, la politicizzazione. del clero risaliva ai tempi della dominazione austro-ungarica, quando Vienna - per contrastare le aspirazioni degli autonomisti (italiani) a tutto vantaggio degli annessionisti (croati), che intendevano aggregare la Dalmazia al Regno di Croazia, e così proteggere l'impero asburgico «dai rivoluzionari italiani» (3 67> - si era avvalsa dei religiosi. Scrive Attilio Tamaro nel volume La Vénétie Julienne et la Dalmatie che l'allora governatore austriaco, barone Rodié, s'era servito «dei preti e dei gen·darmi» per snazionalizzare le città ed i paesi della Dalmazia, e «la croce divenne il simbolo del croatismo» <36a>. Ma la passione ed il coinvolgimento politico del clero si manifestò con virulenza nell'ambito stesso del regno dei serbi-croati-sloveni, poi Jugoslavia, quando i serbo-ortodossi (Belgrado) cercarono d'imporsi sui cattolicocroati (Zagabria). Così, l'appartenenza all'una o all'altra chiesa «divenne in breve tempo l'unico elemento di distinzione ufficiale in tal conglomerato etnico-sociale, non essendo giuridicamente [... ] ammissibili altre differenziazioni» <369>, specialmente dopo il colpo di Stato {6 gennaio 1929) di re Alessandro che aveva sciolto tutti i partiti e le organizzazioni politiche. Se durante il regno di Jugoslavia i cattolici s'erano opposti al dispotismo dei serbi, ora, con il sorgere del regno di Croazia, la lotta si manifestava su due fronti: da un lato si acuiva il contrasto fra i croato-cattolici ed i serbo-ortodossi, e dall'altra fra croati, anche se teoricamente alleati,


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ed italiani. Bastianini, sentì subito questa ostilità, e già nell'agosto del 1941, in un discorso radiofonico trasmesso dalla sede dell'E.I.A.R. (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) di Zara, lanciò il proprio monito. «Sia ben chiaro - egli disse - che sotto la bandiera dell'Italia c'è lavoro per tutti, vi è protezione ed assistenza per chi riconosce il potere e le leggi di Roma, vi è tranquillità e benessere per chi compie il proprio dovere di cittadino, ma non vi può essere e non vi sarà mai tolleranza per chiunque si provasse ad impedire con le parole o con la violenza la realizzazione del programma». Ed aggiunse: «Tutto questo sia ben chiaro agli uomini ed alle donne della Dalmazia, sia compreso dagli operai e dai contadini, sia inteso dai ricchi e dai poveri, sia meditato anche nei conventi e nelle parrocchie dove esistesse per avventura ·qualcuno che pensasse di poter impunemente mescolare al sacro ministero religioso, torbide attività di carattere politico» (370> . Era un avvertimento dettato da una situazione certamente particolare, tanto che provocò un diretto intervento della Santa Sede, con la convocazione a Roma, ai primi di settembre 1941, di padre Petar Grabié, provinciale dei frati francescani per la Dalmazia. Il Grabié, già nel mese di giugno si era recato in Vaticano insieme con altri padri dell'Ordine, ed erano stati redarguiti poiché le gerarchie di Roma «non desiderano e non approvano la partecipazione dei frati alle questioni politiche nazionali e soprattutto alle azioni dirette contro i fedeli di altre religioni [principalmente ortodossi - n.d.a.]» <37 1>. Anche nella seconda visita a Roma padre Grabié sarebbe stato «severamente rimproverato per la sua attività politica». «I cardinali stessi avrebbero inoltre soggiunto che non possono accettare questo stato di cose tanto contrario ai principi della Chiesa ed avrebbero concluso la requisitoria dichiarando che i frati francescani, in particolar modo, si devono occupare esclusivamente di questioni religiose e devono per tanto desistere in modo assoluto e definitivo da qualsiasi ingerenza politica» cmi. Ma anche questo richiamo non dovette sortire l'effetto sperato, se ad ottobre il Notiziario del VI Corpo d'armata poneva in rilievo che a Sebenico il clero cattolico si dimostrava sempre più contrario all'Italia, e favoriva un'attiva propaganda croata nettamente irredentista <373>. Pochi giorni dopo, lo stesso Notiziario dedicava ai problemi del clero un paragrafo intitolato: L'azione cattolica nel quadro politico religioso <374>. Ricordava che la chiesa cattolica, sin dalla nascita del Regno dei serbi-croati-sloveni - «popoli affini per razza ma variamente evoluti per contatti con gli Stati che li avevano nelle varie epoche dominati o influenzati» cmi - aveva assunto in Croazia il carattere d'una organizzazione politica e nazionalista in funzione anti-serba. Nel suo interno, si erano manifestate due correnti: una


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moderata detta dei Domajai (=Patrioti) e l'altra dei Krizari (=Crociati). La prima cercava di conseguire una maggior influenza, per i croati e per gli sloveni, nell'ambito dello Stato jugoslavo; la seconda perseguiva la piena indipendenza da Belgrado ed aveva, conseguentemente, costituito il nucleo principale della organizzazione ustascia, si~ dal periodo della clandestinità di questo movimento. «E ciò spiega - precisava il Notiziario - l'attiva partecipazione di numerosi sacerdoti alle violenze ed ai massacri perpetrati in questi ultimi tempi dagli ustascia. L'odio scatenatosi dopo il crollo dell'artificioso regno jugoslavo non era quindi tanto mosso da Spirito di razza, quando dal fattore dominante, ossia quello della religione» <376>. Il gruppo dei Krizari, avvertiva il Notiziario, «rivolge attualmente la sua attività ai danni dell'Italia, considerata come usurpatrice di territori slavi, ed impedimento all'azione di annientamento dei serbi». «A fomentare questo odio ha indubbiamente contribuito in modo nefasto il clero con la sua organizzazione [ ... ] . Una contemporanea esistenza, in luogo , di croati e di serbi non potrà mai venir raggiunta, ove non si restringano i preti nell'ambito della loro missione religiosa» <377>, Sia a Sebenico che a Spalato - molto meno a Cattaro, dov'erano numericamente prevalenti gli ortodossi, i quali sentivano di avere un debito di gratitudine verso l'Italia - il clero cattolico, senza assumere posizioni di rottura, manifestava una costante e sorda opposizione alle autorità politiche italiane. Non sappiamo se debba essere ascritto ad una iniziativa di Bastianini, oppure ad una autonoma decisione del Vaticano, l'invio in Dalmazia, a fine novembre 1941, di padre Domenico Franzè, dell'Ordine dei frati minori francescani, per «compiere una inchiesta sulla attività del clero locale in genere e dei minori francescani in particolare>>tmJ . In dicembre, il corpo d'armata segnalava che il religioso <<avrebbe già inviato a Roma una prima relazione con la quale propone di trasferire in Italia diversi sacerdoti e religiosi che hanno partecipato ad attività politica, in modo particolare nel movimento ustascia» ,37~>. Le proposte di padre Franzè dovettero venir accolte poiché Bastianini, nel febbraio 1942, informava Mussolini che «un certo numero di preti, fra i più riottosi, è stato espulso col consenso dei Vescovi», mentre nei conventi dei salesiani e dei francescani conventuali era in corso un esame delle singole situazioni da parte «di inviati speciali di detti Ordini, per procedere sul luogo ad armonizzare l'at~ività delle Comunità rispettive con la nuova situazione politica della Dalmazia» l380>. Segnalava, inoltre, al Capo del Governo che i seminari di Spalato e di Sebenico erano stati riordinati, anche con la «sostituzione dentro di essi dei sacerdoti insegnanti croati con insegnanti laici delle R. Scuole» l 3s 1i. Ed aggiungeva: «il dott. Franzè, dell'Ordine dei Frati Minori,


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incaricato dal Generale dell'Ordine di esaminare l'atteggiamento dei reli. giosi dell'Ordine in Dalmazia nei nostri confronti, ha preso provvedimenti opportuni, secondando pienamente le mie direttive» c3s2J. Bastianini, inoltre, faceva sapere che «nel complesso, l'atteggiamento del clero cattolico sembra oggi evolversi verso la realtà della nuova situazione politica creatasi in queste terre annesse ed inclinare verso una onesta collaborazione con le nuove direttive» <333J_ Ravvisava un sintomo di questa evoluzione nel fatto ·che monsignor Girolamo Mileta, vescovo cattolico di Sebenico, in occasione della giornata della 'Madre e del Fanciullo' aveva tenuto un discorso in italiano, esaltando i valori umani della protezione dell'infanzia e dell'assistenza alla maternità <334J. Dal canto suo, il vescovo di Spalato, monsignor Quirino Clemente Bonefacié, di ritorno dalla conferenza dei vescovi croati (Zagabria, 17 - 20 novembre 1941) <385>, aveva fatto visita al prefetto di Spalato, e «pur mantenendosi riservato sui risultati di tale convegno», aveva «dichiarato la propria volontà di collaborazione, e promessa la sua fattiva opera in tal senso» <386>. Circa il clero ortodosso, il Governatore informava Mussolini che era in corso il riordinamento della diocesi ortodossa di Sebenico (vescovo Ireneo Djordjevié), e la ricognizione delle varie parrocchie «in relazione alla spinta e alle tendenze politiche dei rispettivi titolari. Con ciò anche la Chiesa Ortodossa verrà messa in linea senza provocare turbamenti di sorta» <3S7J. [n una lettera del 19 novembre 1942, diretta alla Direzione generale del Fondo per il Culto (ministero dell'interno), Bastianini tratteggiava la linea di condotta che aveva seguìto nell'affrontare il problema del clero . Partendo dal principio dell'assimilazione e della italianizzazione della popolazione della Dalmazia, riferiva d'aver posto «ogni cura ai rapporti che strettamente corrono tra attività politica ed attività religiosa, sforzandosi di assicurarsi in un primo tempo, e di conservare poi, sul. clero dalmata quella influenza e quel controllo indispensabili per realizzare, attraverso il rispetto delle reciproche sfere e funzioni, una sincera e proficua collaborazione e l'unità, nelle popolazioni, dell'indirizzo politico-religioso» <388>. Data - e giustamente - l'importanza che «l'azione del clero può avere sul rinnovamento della coscienza politica delle popolazioni annesse, e quanta utilità - se ne venisse assicurato l'indirizzo ai medesimi fini cui tende l'opera di questo Governo - si potrebbe ritrarne, ottenendo il raggiungimento di risultati preziosi» c3s9>, aveva impostato la sua azione su una gamma di provvidenze che and_avano «dal miglioramento delle condizioni e del trattamento economico del clero alla selezione dal punto di vista politico degli·elementi religiosi attivi, dalla sistemazione delle parrocchie alla utiliz-


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zazione dei sacerdoti locali per l'insegnamento religioso in lingua italiana nelle scuole elementari» (3ço>. Uno degli aspetti più importanti, e delicati, di questo complesso problema consisteva nel riordinamento dei seminari, che «costituendo il semenzaio nel quale si forma e [si] costruisce la futura generazione ecclesiastica, vanno considerati in primo piano durante questo periodo preparatorio e formativo della identità di azione e del reciproco affidamento tra gli organi politici ed organi religiosi» <391l. «Così - proseguiva Bastianini mentre, per imprescindibili ragioni politiche, si è dovuta prendere nei confronti del Seminario Teologico di Spalato, la severa misura della soppressione, è stata data tassativa disposizione perché nei seminari minori della Dalmazia - di Sebenico, di Spalato, di Cattaro - siano ammessi soltanto quegli alunni che possiedono i requisiti base per l'acquisto della cittadinanza italiana» <392>, Ed il Governatore precisava che i chierici, per proseguire negli studi superiori, ~dovevano frequentare solamente il seminario teologico di Zara che,. «dopo la chiusura di quello di Spalato, è rimasto l' unico Seminario maggiore della Dalmazia: direttiva questa alla quale ha aderito la Congregazione Pontificia dei Seminari, che ha impartito ordini in tal senso ai Vescovi Dalmati» l393>. Per Bastianini, questa confluenza dei seminaristi della Dalmazia nel seminario di Zara non era soltanto <mna necessità determinata dal fatto storico dell'annessione e dal fatto politico della soppressione del Seminario Teologico di Spalato»; ma costituiva «soprattutto una necessità imposta a questo Governo, dalla preoccupazione [ ... ] di assicurarsi una influenza ed un controllo sulla formazione del clero nei nuovi territori annessi e di infondere nella nuova generazione ecclesiastica quello spirito di sincera ed incondizionata collaborazione, che è ferma intenzione di questo Governo di realizzare» <394>. L'azione politica di Bastianini nei confronti del clero, anche se aveva avuto l'adesione di padre Franzè, e per quanto riguardava il seminario di Spalato l'approvazione della Pontificia Congregazione dei seminari, ebbe ripercussioni in Vaticano, dove le notizie di quanto avveniva in Dalmazia evidentemente giungevano distorte. Il 23 marzo 1942, il Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Borgongini Duca, scriveva al Segretario di Stato, cardinale Maglione, d'essersi interessato riservatamente presso la direzione generale di polizia a Roma, circa «la dolorosa situazione <:reatasi nelle diocesi dalmate in seguito all'arresto di molti sacerdoti ed al pericolo che · continuamente incombe sugli altri pochi rimasti» <395 >_ Queste notizie erano state portate all'attenzione del Vaticano, dal vescovo di Veglia, monsignor Giuseppe Srebrnié (croato), e da quello di Sebenico, monsignor Girolamo Mileta (croato). Ignoriamo i motivi dell'arresto dei singoli sacerdoti, ma le


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ragioni del provvedimento sono intuibili, anche se il Nunzio diceva di aver fatto presente al ministero dell'interno che «ciò è dovuto, quasi sempre a false accuse di vecchi elementi anticlericali» 1396l, probabilmente per lasciare in ombra altre responsabilità. I passi fatti dal Nunzio ebbero successo, e I' 11 aprile poteva informare il cardinale Maglione che «per atto di clemenza, sono stati restituiti all'esercizio del culto tutti 1 sacerdoti che si erano resi passibili di sanzioni di polizia» <397J._ In relazione alla chiusura del seminario teologico di Spalato, intervenne, invece, la legazione del Governo jugoslavo in esilio a Londra (ancora accreditata presso la Santa Sede), che il 14 gennaio 1942 presentò una nota al cardinale Maglione per chiedere l'intervento del Vaticano al fine «di salvare un istituto al quale è legato l'avvenire della religione in quella regione, poiché è provato dall'esperienza che la conservazione della religione dipende in pratica dalla conservazione del clero nazionale» <39si. Affermava che «la ragione che avrebbe indotto le autorità italiane a prendere questo provvedimento è assolutamente stupefacente: per-ché tutti gli alunni del · Seminario sono di lingua e sentimenti croati! Come se potesse esservi qualcosa di diverso in una regione dove - come la Santa Sede non può ignorare - non vi è una sola parrocchia o frazione di parrocchia italiana, salvo la città di Zara, ma anch'essa mista dal punto di vista della lingua» <399>. La Segreteria di Stato rispondeva alla nota il 25 dello stesso mese, assicurando d'essersi interessata, ma «sino a questo momento, tuttavia, i suoi passi non hanno ottenuto l'effetto sperato» <400>_ Ovviamente, nonostante gli interventi di Bastianini, il clero croato non mutò atteggiamento, ed il XVIII Corpo d'armata avvertiva che quello di Spalato, «di sentimenti antifascisti», era «fervente interventista croato e che può essere considerato una quinta colonna». «Sfruttando la nostra assistenza ai serbo-ortodossi aizza la popolazione di Spalato e dintorni contro l'Italia ed il regime» t401 >. · Frattanto, Bastianini aveva informato la Direzione generale per il Culto a Roma, che il vescovo di Cattaro - monsignor Butorac - aveva chiesto che le spese di mantenimento dei chierici della sua diocesi nel seminario teologico di Zara, venissero assunte dal Governo italiano, in applicazione delle disposizioni ex-jugoslave sul trattamento economico del clero, che in Dalmazia erano ancora in vigore <402l. Il Governatore, ritenendo giustificata la richiesta, chiese un apposito stanziamento di fondi per le rette dei seminaristi e per un adeguato funzionamento del seminario teologico di Zara. Giustificava la domanda di maggior contributi con il fatto di aver concesso in uso alla diocesi di Zara, per accogliere i seminaristi della Dalmazia, un


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nuovo edificio. Ma il ministero dell'interno oppose ia mancanza di fondi, e da questo rifiuto si sviluppò una interessante corrispondenza fra il Governatore ed il sottosegretario di Stato al ministero dell'interno, su alcuni aspetti di diritto concordatario. Il sottosegretario, Buffarini Guidi, rispondendo a Bastianini osservava che, per concedere un contributo, era indispensabile conoscere l'ammontare dell'onere, in modo da chiedere al ministero delle finanze nuovi stanziamenti e, nel frattempo, «avviare gli studi per predisporre l'eventuale estensione, con gli opportuni adattamenti del Concordato con la Santa Sede, e della legislazione ecclesiastica nazionale ai nuovi territori aggregati» (403) . • Bastianini, 1'8 gennaio 1943, precisava che le somme occorrenti ammontavano a 250.000 lire annue, ed all'estensione delle norme concordatarie nell'ambito del Governatorato, opponeva che «non sembrerebbe [.. . ] possibile, da un punto di vista strettamente giuridico, una estensione del Concordato del 1929 con gli opportuni adattamenti», poiché «il Concordato è atto di diritto internazionale, per il quale non potrebbe farsi luogo ad una estensione unilaterale, ma occorrerebbe un regolamento bilaterale fra le Alte parti contraenti». Per di più «il Concordato [... ] è documento fondamentale della politica non solo ecclesiastica del Regime e, pertanto, un qualsiasi adattamento o modificazione, a parte la questione che su di esso occorrerebbe l'assenso ·della Santa Sede, creerebbe una incrinatura; che potrebbe sul terreno politico, far dubitare dell'unità spirituale e morale che deve legare i territori annessi alla Madre Patria» <404>. In altre parole, il Governatore non riteneva opportuno che, per la Dalmazia annessa, in materia concordataria si dettassero norme diverse da quelle che nelle altre province della Penisola regolavano i rapporti fra Stato e Chiesa. Ma queste ragioni - in sé giuste - si basavano su un presupposto non immune da critica, poiché Bastianini riteneva «fermamente che il Concordato, quale documento, anzi quale fonte di diritto internazionale» fosse stato «potenzialmente esteso [alla Dalmazia - n.d.a.] con la legge di annessione, e che, pertanto, non occorra un formale provvedimento che ne dichiari l'applicabilità anche ai territori annessi al Regno» <405 >, Questo convincimento si basava sul fatto che per il Governatore «il regime Concordatorio, al pari di tutti gli accordi internazionali» rispondeva «a una esigenza statale che potrebbe chiamarsi totalitaria, in quanto, cioè, si prescinde in esso dai singoli elementi costitutivi dello Stato contraente». «In altri termini - sosteneva Bastianini - gli Accordi Lateranensi non furono stipulati fra l' Italia, nella sua composizione geografica e territoriale di quell'epoca, ma nel suo insieme, cioè come Stato e, quindi, essi continuano


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a spiegare effetto indipendentemènte dai mutamenti territoriali dello Stato italiano» <406>. Ad esemplificazione, Bastianini faceva notare che «lo stesso principio» si applicava «agli altri accordi internazionali, a meno che particolari ragioni dell'accordo non rendano questo inapplicabile, col mutare delle situazioni territoriali dello Stato (es. accordi doganali)» <401>. Ma se il Governatore riteneva che il Concordato, per il solo fatto dell'annessione era già 'potenzialmente' in vigore nella Dalmazia, diverso era il suo parere sulla estensione della «legislazione italiana concordataria; cioè dell'ordinamento interno che ha accolto i princìpi formati sul terreno internazionale» <40s>. A suo giudizio queste norme potevano essere estese nel Governatorato solamente con legge dello Stato, o con una sua ordinanza, ed egli «sia per speditezza di procedura, sia per adattare, quanto più possibile, l'ordinamento [italiano - n.d.a. ] alle esigenze soprattutto politiche locali» avrebbe «preferito la via dell'ordinanza» <409>. Ricordava d'essersi già attenuto a questo criterio sia in materia di matrimonio, da lui regolata <<in conformità della legislazione concordataria vigente nelle altre provincie del Regno» l410J (vedi volume primo della presente opera - pag. 757 e seguenti), sia per quanto concerneva l'insegnamento religioso, tanto che «sul terreno pratico, e presi contatti diretti con i Presuli locali» aveva trovato «soluzioni adeguate, inspirate a contemperare l'esigenza della fede con quella dello Stato» <411 >. Nella replica, Buffarini Guidi condizionò lo stanziamento delle 250.000 lire alla dimostrazione analitica dell'effettivo fabbisogno per poter giustificare di fronte. al ministero delle finanze l'entità della richiesta. Esprimeva, poi, un netto parere contrario alla tesi che il Concordato fosse stato automaticamente esteso alla Dalmazia con il decreto che ne sanciva l'annessione<412l. Faceva osservare che la questione non riguardava solamente la Dalmazia, ma anche gli altri territori ex-jugoslavi (provincia di Lubiana, e zone aggregate a quella del Camara). In secondo luogo, tenendo presente che «il Trattato ed il Concordato con la Santa Sede implicano non soltanto diritti, ma anche obblighi per entrambi le parti» <413>, era evidente che nessuno dei due contraenti poteva accollarli all'altra con un atto unilaterale. · Infine faceva notare che una estensione del Concordato e del Trattato alla Dalmazia, implicava «la definizione e sistemazione, nei territori medesimi, dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato per quanto, soprattutto, concerne la posizione giuridica degli enti ecclesiastici e del clero» <414>_ Questioni, tutte, che non potevano non formare oggetto di trattative e di negoziati con la Santa Sede, «la quale, in caso contrario, potrebbe rifiutarsi di riconoscere la sua contropartita di obblighi» <415>. Ed il problema, anche per


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la cessazione dell'incarico di Bastianini in Dalmazia, non ebbe ulteriore seguito .

QUESTIONI E PROBLEMI RIMASTI IN SOSPESO Fra le molteplici questioni, politiche, amministrative, religiose, che Bastianini affrontò, venendo molto spesso in contrasto con i ministeri a Roma, non va dimenticato il suo interessamento per la tutela dei funzionari e degli impiegati del Governatorato. Già in una lettera del 7 settembre 1941, qiretta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sulle difficoltà economiche del personale statale di Dalmazia, aveva fatto presente il suo «preciso desiderio, che risponde del resto ad un'assoluta necessità di fatto, che qui in Dalmazia, alle mie dipendenze dirette e negli uffici delle varie provincie vengano assunti uomini di indiscusso valore, funzionari animati da entusiasmo e da spirito di sacrificio, quali soltanto una serenità finanziaria e famigliare può farmi riuscire ad ottenere» <416>. Sottolineava che «i compiti che attendono questi funzionari[ ... ] sono, infatti, molteplici, complessi e difficili: le energie lavorative debbono tutte essere impiegate per assolvere degnamente il proprio dovere, per non venir meno alle esigenze dell'ufficio e dei capi; d'onde la necessità di assicurare a questi funzionari quella che io poc'anzi ho chiamato serenità in materia economica e nel campo .famigliare, serenità che può venire soltanto dalla consapevolezza di un'adeguata retribuzione, che permetta di vivere dignitosamente e di mantenere, con decoro scevro da preoccupazioni di carattere finanziario, le persone che ·siano a carico» <417l. Dopo aver indicato i livelli cui erano giunti i prezzi a causa dell'aum_entato costo della vita, della crisi degli alloggi, ed i maggiori disagi, faceva notare che questi dipendenti dello Stato vivevano ed operavano in un «ambiente, che quando non è cattivo e ostile, è apatico, diffidente, ostentatamente inerte e passivo» 1418>, che gravava pesantemente sulla loro situazione. Domandava, perciò, alla Presidenza del Consiglio dei ministri «di voler prendere in benevola considerazione questi miei rilievi, e di voler disporre quelle provvidenze di carattere economico [... ] che riterrà giuste ed opportune» <419>. La Presidenza del Consiglio fece proprie le richieste di Bastianini, ed interessò il ministero delle finanze affinché al personale in servizio nel Governatorato fosse esteso il particolare trattamento in atto per gl'impiegati statali che prestavano servizio in Albania, anche perché, «a voler considerare su un piano paritetico le condizioni del personale in servizio nell 'Albania e nella Dalmazia. una discriminazione sfavorevole per quest'ultimo


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non può non essere opportunamente riesaminata» l4lu,, e provvisoriamente, con una circolare di Mussolini del 6 dicembre 1941, l'indennità di missione, fu aumentata di un quarto <421i. Però, a Bastianini il provvedimento, sembrò insufficiente, ed il 1° giugno 1942 chiese che la maggiorazione fosse portata alla metà, retrodatando il beneficio al l O gennaio 1942, ma ignoriamo l'esito di questo interessamento. Più complesso ed insistente fu !'_intervento del Governatore per ottenere che il servizio dei funzionari ed impiegati civili in Dalmazia fosse riconosciuto «come servizio prestato in zona d'operazioni, con tutte le conseguenze ed i vantaggi, soprattutto morali, che da tale riconoscimento possono derivare» <422i. Bastianini aveva sollevato il problema già nell'ottobre del 1941, e lo riprese, circa otto mesi dopo, cogliendo lo spunto da un provvedimento emanato da Mussolini, per cui i funzionari e gli impiegati dello Stato, venivano considerati 'mobilitati civili'. Il Governatore scrivendo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sottolineava l'importanza di questa qualificazione, che «nel riconoscere l'apporto morale e materiale» della categoria «per l'efficienza totalitaria dello Stato in guerra, esprime chiaramente l'indefettibile unità dello Stato, i cui gregari, militari o civili, sono posti sullo stesso piano nella comune fatica, tesa, sia pure con mezzi e forme diverse, al raggiungimento della vittoria» <423>_ Impostato così il problema, Bastianini sosteneva, «proprio in omaggio a questo alto e nobile concetto politico», l'opportunità della particolare concessione<424>, Giustificava la richiesta osservando che, a differenza di quanto avveniva nelle altre province del Regno, in quelle della Dalmazia i civili ed i militari affrontavano quotidianamente gli stessi rischi, poiché «coloro che tentano [... ] di sovvertire l'ordine costituito, non distinguono, nella loro criminale attività, il soldato o l'ufficiale, dal funzionario civile, che, in divisa o in camicia nera, rappresentano quello Stato ch'essi combattono con le più subdole insidie» <425l. Faceva, notare che il servizio civile, cui era affidata in particolare la riorganizzazione della stessa vita amministrativa, sociale ed economica della Dalmazia, era divenuto <<Un vero e proprio servizio armato che, al pari di quello militare, ha anch'esso, non minori, gli stessi rischi, gli stessi disagi, lo stesso sacrificio di sangue, e concorre, anche su questo fronte, attraverso difficoltà rese forse più gravi dall'insidia, a debellare il pericolo comunista, riaffermando con la propria opera il prestigio e l'autorità dello Stato» <426l. La Presidenza del Consiglio dei ministri, prima di decidere, chiese il parere dei ministeri più direttamente interessati. Mentre quelli dell'interno e delle corporazioni si dichiararono favorevoli, il ministero della guerra si


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pronunciò negativamente. Però Bastianini non si rassegnò; e l' 11 novembre 1942 si rivolgeva personalmente al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Luigi Russo, invocando «ancora maggiormente come scriveva il Governatore - il tuo cortese interessamento su una questione che mi sta così a cuore e che tanta importanza ha per il mio lavoro in Dalmazia» <421>. Evidentemente pensava ad un intervento di Mussolini, poiché in chiusura della lettera si diceva sicuro che il sottosegretario avrebbe fatto «quanto possibile per rappresentare nel modo più opportuno il mio pensiero superiormente» l423 l. Alla lettera univa un pro memoria dove poneva in rilievo che la situazione in Dalmazia impegnava sullo stesso piano civiJi e militari, che il territorio del Governatorato, agli effetti bellici, era 'zona di operazione', che l'azione dei partigiani era rivolta contro tutti, dai prefetti (e ricordava la morte di Vezio Orazi, prefetto di Zara), ai commissari dei tanti comuni, agli insegnanti elementari, ai medici delle condotte. «Fino ad oggi circa venti caduti tra funzionari civili ed agenti di P .S. (pubblica sicurezza - n. d.a.) altri numerosi feriti, testimoniano della fede, dell'ardimento, dell'abnegazione della categoria. Sembra, pertanto, doveroso dare ad essi il legittimo riconoscimento d'aver servito la Patria in momenti e luoghi di pericolo , e di esser stati della Patria veri e propri soldati cittadini in armi e combattenti» <429>. Due settimane dopo, probabilmente a seguito del parere negativo anche del ministero delle finai:ize, scriveva nuovamente a Luigi Russo, dicendo di rendersi conto che <<la Finanza debba, specie in questo momento, fare obiezioni e delle riserve a questo provvedimento, malgrado i suoi modesti riflessi finanziari». «Ma vi sono problemi, caro Russo, e tu lo sai meglio di me, che hanno una portata morale ed ideale così elevata, che gli aspetti economici ne restano addirittura annullati» l43oi. Gli chiedeva se fosse giusto che il prefetto Orazi, caduto nella stessa imboscata in cui aveva perduto la vita il capitano dei carabinieri Bonassisi, fosse considerato 'morto in servizio', mentre il capitano era 'morto in combattimento'. Ma Roma sembrava atona, e Bastianini, il 26 dicembre, riscriveva a Russo sollecitando 'una soluzione rapida'. Ritornava alla carica 1'8 gennaio 1943, trasmettendo al sottosegretario due relazioni, inviate al prefetto di Spalato dal commissario civile del comune di Blatta (isola di Cùrzola) e da quello di Solta, dalle quali appariva lo stato di disagio e di pericolo in cui lavoravano i funzionari periferici. «Eccellenza - scriveva il commissario da Blatta - stiamo vivendo in un momento che bisogna veramente tenere duro! Sono costretto a scrivere dalla stazione dei RR.CC. perché dopo il coprifuoco, in nessun luogo del Paese si è sicuri della propria pelle. Alla vigilia di Natale i partigiani hanno gettato una bomba a mano sulla mia casa[ ... ), a me non impongono simili


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saluti dei partigiani, ma mi dispiace lo spavento di mia moglie e dei miei tre bambini. In risposta gettai pure io dué bombe dalla finestra, e spiando fuori, vidi la via deserta e approfittai dell'occasione per correre alla vicina stazione dei RR.CC. che pure era stata assalita da una raffica di fucileria e molte bombe. Era buio pesto e da un angolo riparato chiamai i carabinieri che subito mi fornirono una buona scorta che accompagnò pure la mia famiglia incolume alla Stazione (Caserma dei carabinieri) ove potevamo pernottare» <431 J. II 19 gennaio, nuova lettera di Bastianini a Russo, questa volta sulla posizione giuridica dei metropolitani e degli agenti di pubblica sicurezza, «perché, è incredibile a dirsi, manca ancora ai predetti qualsiasi riconoscimento di appartenenza alle Forze Armate· dello Stato e l'attribuzione di una effettiva condizione di mobilitati, che ovviamente loro compete per i servizi che rendono e per i pericoli inerenti all'attività che essi svolgono>> <432J. Alla lettera univa copia di un pro memoria che aveva inviato al ministero dell'interno, nel quale elencava le azioni di carattere bellico che avevano visto impegnati agenti di pubblica sicurezza «a fianco di reparti militari, con gli stessi compiti, gli stessi rischi e gli stessi sacrifici di questi ultimi» <433l. Sottoponeva, inoltre, al sottosegretario uno schema di provvedimento, per dare un'adeguata soluzione legislativa al problema. In questo schema Bastianini proponeva di assimilare ai militari dei reparti mobilitati quanti posteriormente al I 8 maggio 1941 si fossero trovati in Dalmazia per almeno sei mesi prestando servizio, anche non di ruolo, nelle amministrazioni dello Stato o di enti ausiliari, o nelle organizzazioni del Partito fascista, oppure esser stati addetti a lavori di pubblica utilità, anche se alle dipendenze d'imprese private. Analogamente assimilava ai militari, indipendentemente dal tempo trascorso in Dalmazia, i caduti e quanti avessero riportato mutilazioni o invalidità anche temporanee per azione partigiana. Ma il problema, che si proiettò nel 1943, non fu mai risolto <434l.

*** L'attività politico-amministrativa del Governatore venne a conoscenza dell'inglesi, anche se in modo generico ed impreciso. Nei primi giorni di dicembre del 1942, una fonte confidenziale faceva pervenir~ all'ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede, sir Godolphin Osborne d'Arcy, una nota circa istruzioni che Bastianini, in data non precisata, avrebbe impartito ai prefetti di Zara, Spalato e Cattaro. L'informatore, nella parte conclusiva faceva apparire una linea di condotta del Governatore fortemente cinica.


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Secondo la fonte ; Bastianini in un rapporto ai prefetti avrebbe detto che «senza una espansione etnica, la nostra espansione politica e militare non avrebbe che un carattere provvisorio», e quanto fosse «superfluo insistere sul fatto che il momento attuale è propizio ad una simile espansione», l435 > ricordando che «noi abbiamo un eccesso di popolazione, e questo eccesso possiamo e dobbiamo riversare in questa regione» C436l. A questo scopo si sarebbe dovuto, prima di tutto, «riassorbire ed in seguito assimilare quanto resterà della popolazione autoctona», poiché «il nostro successo dipende dalla distruzione dei suoi caratteri etnici». E «questa distruzione - avrebbe aggiunto Bastianini - ci è facilitata dalla rivalità distruttiva fra i du(i gruppi nazionali (croati e serbi)» l 431 >. Quindi, il metodo da seguire: «Oggi il nostro unico avversario è la parte cattolica della popolazione ed è questa che conviene istigare contro gli ortodossi». Pertanto, avrebbe concluso, «dobbiamo porre ogni nostra cura perché sia impossibile a ciò che resta dei politicanti, fautori dell'accordo fra serbi e croati , di venire in contatto con il popolo, poiché significherebbe per noi un totale insuccesso» (438) . L'informazione non era molto chiara, né precisa, poiché nella Dalmazia annessa i fautori d'un intesa serbo--croata erano quasi inesistenti. Probabilmente le parole riportate dall'informatore, risentivano dei suoi personali orientamenti, anche perché sembrano attingere, più che altro, alle tesi di Macek, assertore d'una Jugoslavia unita. L'ambasciatore Osborne trasmise l'informazione a Douglas F. Howard, del ministero degli affari esteri a Londra, con un appunto in cui diceva: «L'allegato può essere di qualche interesse. Esso fornisce le idee e le istruzioni di Bastianini, già ambasciatore italiano a Londra ed ora Governatore della Dalmazia, per la colonizzazione ['colonisation', nel testo) della Dalmazia da parte degli italiani. A confronto dei metodi germanici in queste materie, essa è comparativamente umanitaria, poiché la popolazione indigena non sta per essere macellata ['slaughtered', nel testo] ma solamente assorbita; e quest'obiettivo dovrebbe essere raggiunto sfruttando il dissenso fra serbi e croati» <439>. Il Foreing Office trasmise l'informazione all'ambasciatore inglese presso il Governo jugoslavo in esilio a Londra, e Mr. George Rendei la trovò «molto interessante» (ai fini dell'Inghilterra, evidentemente), tanto da proporne l'utilizzazione poiché «sarebbe stata di grande valore propagandisticm> <440>. L'autorizzazione venne concessa, e 1'8 gennaio 1943, il ministero degli affari esteri comunicava al proprio ministro a Berna che «da parte nostra non vi era alcuna obiezione ad usare il documento per


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scopi di propaganda <441>. Certamente, non era p,er mettere in evidenza il carattere 'umanitario' della politica italiana in Dalmazia quanto - ed è ovvio - per far apparire che l'istigazione dei cattolici contro i serbi, secondo le direttive di Bastianini, sarebbe stata la causa dei massacri fra croati ed ortodossi. Disinformazione che, anche nel dopoguerra troverà credito e sostenitori, e non soltanto in Inghilterra.


NOTE AL CAPITOLO VI



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(1) Giornale di Dalmazia - Quotidiano edito a Zara - Cronaca cittadina - Chiusura dell'anno scolastico - Zara, 30 giugno 1942. (2) U.S.-S.M.E. - Busta 1266 - Comando VI Corpo d'armata - (Diario storico - P.M. 39, 28 giugno 1942).

- Il Popolo di Spalato - Quotidiano edito a Spalato - Cronaca cittadina - Spalato, I O luglio 1942. (3) Il Popolo di Spalalo - Quotidiano edito a Spalato - Cronaca cittadina - Spalato, 2 luglio 1942. (4) Ibidem.

(5} Direttore dell'Istituto di cultura fascista di Spalato era il direttore del quotidiano Il Popolo di Spalato, Silvio MAURANO. (Vedi Silvio Maurano - Ricordi di un giornalista fascista - Casa Editrice CESCHlNA, Milano, 1973 - Pag. 299). (6) Durante il 1942 caddero: BENTROVATO Ezio, nato a Zara il 12 settembre 1919 - Sottocapo d i marina - Mediterraneo centrale, 29 giugno 1942. BuA Vincenzo, nato a Zara il 2 gennaio 1921 - Soldato - 38° Reggimento fanteria Fronte russo, 20 agosto 1942. CALMEITA Angelo, nato a Zara il 21 settembre 1921 - Soldato - 54° Reggimento fanteria - Fronte russo, 21 agosto 1942. DENARO (de) Antonio, nato a. Sebenico, residente a Zara - Classe 1911 - Tenente dei bersaglieri - Battaglione bersaglieri 'Zara' - Monte Sopalj (Dalmazia), 24 luglio 1942. JELENKOVICH Alessandro, nato a Zara il 23 gennaio 1920 - Soldato - 3° Reggimento fanteria - Fronte croato, 8 aprile 1942. KERSTICH Giuseppe, nato a Zara il 2 maggio 1910 - Camicia nera - 149• batteria della M .V.S.N. - Fronte croato, 15 ottobre 1942. LINDA Massimo, nato a Zara - Marina mercantile - Caduto il 28 novembre 1942. MARCUZZl Giuseppe, nato a Zara il 2 marzo 1921 - Soldato - 54° Reggimento fanteria - Fronte russo, 20 agosto 1942. MARIN Cristoforo, nato a Sant' Eufemia (Zara) 1'8 aprile 1917 - Sergente maggiore - 52° Reggimento d 'artiglieria - Fronte russo, 29 settembre 1942. MATESSICH Marco, nato a Zara il 25 aprile 1923 - Marinaio - Mediterraneo centrale, 15 giugno 1942. MATULICH Rodolfo, nato a Zara 1'8 gennaio 1898 - Camicia nera - 107' Legione della M.V.S.N. - Fronte croato, 2 luglio 1942. PEROVICH Stefano, nat o a Zara il 7 gennaio 1922 - Soldato - 54° Reggimento fanteria - Fronte russo, 21 agosto 1942. PODUJE Benito, nato a Spalato 1'11 marzo 1923, residente a Zara - Soldato - Fronte russo, 5 ottobre 1942.


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S1MUNOV Antonio, nato a Barcagno (Zara) il 15 luglio 1921 - Caporale - 54° Reggimento fanteria - Fronte russo, 28 novembre 1942. Vmou Bruno, nato a Zara il 22 novembre 1903 - Tenente di vascello - Mediterraneo centrale, 15 giugno 1942. Vo1voo1cH Brunone, nato a Zara il I O marzo 1900- Sergente del genio - Fronte croato, 16 novembre 1942. VUCHICH Nicolò, nato a Borgo Erizzo (Zara) il 12 novembre 1922 - Soldato - 54° Reggimento fanteria - Fronte russo, 23 novembre 1942. Zuzz1 Ettore, nato a Zara il 22 settembre 1919 • Sottocapo di marina - Mediterraneo centrale, 28 novembre 1942. (7) Vedi capitolo II del presente volume. (8) Giornale di Dalmazia • Quotidiano edito a Zara - Cronaca cittadina - Le tradizioni venete in Dalmazia· Le origini del Palio Zaratino - Zara, 23 luglio 1942.

- Ibidem • Cronaca cittadina • Zara marinara celebra il Terzo Palio in una superba cornicie di popolo e di bandiere - Zara, 1° settembre 1942. Il Palio celebrava la 'Santa Entrada' di Venezia a Zara (31 luglio 1409). Agl'inizi aveva avuto caratteristiche affini alla 'giostra dell'anello', e si correva con i cavalli. Negli anni, questa manifestazione fu sostituita da un confronto fra imbarcazioni a remi (una per sestiere), che sopravvisse alla cadula della Repubblica di Venezia (1797) sino al 1818. Venne ripristinata nel 1940, e la competizione era preceduta da una sfilata in costume d'epoca, che muoveva da Piazza dei Signori guidata dal Capitano del Palio. Sostava davanti al Duomo di Sant'Anastasia, dove il Palio veniva benedetto. Il corteo, quindi, raggiungeva il molo della Riva Nuova per il rito dall'alza bandiera ed il giuramento degli equipaggi. Il confronto aveva luogo su un percorso di circa 2.200 metri, fra guzzi a quattro remi con timoniere, intercalato da prove di abilità marinara. Nel 1942 Capitano del Palio era il signor Nicolò BENZONI; capitani dei sestieri: Gianni GRIGILLO (Castello); Antonio CATTICH (Borgo); Giuseppe MARCUZZI (Borgo Erizzo); Nino REATTI (Val de' Ghisi); Ugo DELlCH (Cereria); Vincenzo PAVIN (Puntamica). Il Palio venne vinto dall'armo di Puntamica; quello di Cereria, vincitore del Palio dell'anno precedente, si classificò secondo; seguivano i guzzi di Borgo, Castello, Val de' Ghisi, Borgo Erizzo. (9) Il 13 settembre si svolse la selezione fra gli armi dei canottieri della 'Diadora' (società di Zara), in previsione dei campionati interprovinciali. Domenica 30 si corse il campionato con la partecipazione degli armi di Sebenico e di Spalato, ed i risultati furono: jole a 4 con tim .• Categoria dopolavoristi: I O Zara (RIEDLING, GuccH1A, PETANr, BARTOLI, tim, GOLIA); 2° Sebenico A); 3° Spalato; 4° Sebenico B). - Categoria avanguardisti, (1250 m.): 1° Zara (SALVINI, ROLLI, AQUINI, ALESANI), manca il nominativo del tim.; 2°Spalato .. - Categoria G.U.F. (Universitari): I o Zara (TRAVAGLIANTI, FESTINI, SALVINI, GOL.JA) manca il nominativo del tim. ; 2° Sebenico. - Categoria giovani fascisti: 1° Zara (RUPCICH, STECHER, KISWARDAY, DEL BIANCO); manca il nominativo del tim. ; 2° Spalato; 3° Sebenico.


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Jole a otto con tim.: lo Zara (RIEDLING, GuCCHIA, ZERAUSCHEK, LEONI, DRABENl, CALEB01TA, SVIRCHICH, GLE!CH, tim. GOLIA); 2° Sebenico. Inoltre si corse la rivincìta del Palio Marinaro fra Puntamica e Cereria, e vi parteciparono anche armi di Spalato, Pogliana, Cuclizza. Vinse l' armo di Ceraria. (Vedi Giornale di Dalmazia - Cronaca cittadina - Zara, 22 settembre 1942). (10) Le gare veliche ebbero luogo il 13 settembre sul triangolo antistante la Riva Nuova, fra i timonieri della R. Marina, del Circolo della Vela, del G.U.F. di Zara. Le regate si articolarono su tre prove dei monotipi classe 1929 e classe 1936. Vinse il G.U.F. (timonieri: Demetrio SIMONELLI, Mario VOIVODICH, Emilio GALLESS1; Guido de DENARO, 0STUNICH), seguito dalla R. Marina e dal Circolo della Vela.

Le ga re di nuoto si svolsero nella stessa giornata al Bagno Spiaggia. Demetrio SIMONELLI si aggiudicò i 100 m. rana; Ubaldo TOSTI i 400 m. stile libero; Latino CoLUDROVICH i 100 stile libero; Simeone STIPANOVICH i 100 m. dorso. (Giornale di Dalmazia - Zara, 15 settembre 1942). L'incontro di pugilato eb be luogo il 19 settembre al Campo sportivo, fra le rappresentantive dei Comandi Federali di Zara e Spalato. La squadra di Zara era composta da VALLES (pesi mosca), PITTONI (pesi gallo), MASTROCINQUE (pesi leggeri), ANTONIUTTI (pesi medi) che nelle rispettive categorie incontrarono PROT1é·, KEKEZ, DELIC, TOMIC. Risultò vintitrice la rappresentativa di Zara. (li) I due cinematografi di Zara erano il 'Villoria' e l"lmpero'. I film tenevano il cartellone per due sere. Vi si proiettarono in quell'estate 'L'amore imperfetto' con Willy FRITSCH e Gisela UHLEN; ' li segreto di Villa Paradiso' con Luisa FERIDA; 'Nemici' con Ivan PETROv1cH; 'Fuori da quelle mura' con Dolores COSTELLO; 'Due cuori sotto sequestro' con Armando FALCONI e Maria MERCADA; 'Espiazione' con Melvyn DouoLAs; 'I mariti' con Camilla Pn.orro ed Irma GRAMATICA; 'Verso il sole' con Ingrid BERGMANN; 'Pazza per la musica' con Deanna DURB1N; 'Tentazione' con Elsa DE G10RG1 e Francesco K1ss.

( 12) Giornale di Dalmazia - Quotidiano edito a Zara - Cronaca cittadina - Il Comandante del Mitragliere alle Donne Fasciste di Zara - Zara, 8 ottobre 1942).

(13) Vedi capitolo IV del presente volume. (14) U.S.-S.M.M. - Busta 45 • Fascicolo I · Comando Maridalmazia - (Diario storico · Spalato, 8 luglio 1942). (15) Ibidem.

(16) U.S.-S.M.E. - Busta 1266 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 432 · Paragrafo: «Cattaro» - P .M. 39, 12 luglio 1942).

(17) Vedi n. 14. (18) Vedi capitolo III del presente volume.

{19) U.S.-S.M.E. - Busta 782 · Comando XVIII - Corpo d'armata - (Notiziario - Allegata la relazione Situazione a Spalato - P.M. I 18, 2 luglio 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 1 ALLEGATO Al PRESENTE CAPITOLO. (20) Ibidem.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) (21) Ibidem - Paragrafo: «Nazionalisti jugoslavi». (22) Ibidem - Paragrafo: «Comunisti». (23) Ibidem - Paragrafo: «Comunisti». (24) Ibidem - Paragrafo: «Ustascia». (25) Ibidem - Paragrafo: «Ustascia». (26) Ibidem. : Paragrafo: «Ustascia».

(27) Nicolò TRJGARI (Zara 1828-1902), fu per sei volte consecutive eletto podestà di Zara (dal 23 febbraio 1874 al 31 dicembre 1899). Ottimo amministratore. Nei confronti delle autorità austriache seguì la tattica dell'accomodamento e·della moderazione. Antonio BAJAMONTI (Spalato 1822-1891), podestà di Spalato dal 1860 al 1864 e dal 1865 al 1880, conduceva, invece, una politica di netta opposizione alle autorità austriache. Le diversità della linea di condotta seguite dai due podestà fu causa di contrasti anche nell' interno del partito italiano (autonomisti), e ne indebolì l'azione nei confronti dell'Austria. (28) Vedi n. 19 - Paragrafo: «Italiani>>. (29) Ibidem - Paragrafo: «Italiani». (30) Ibidem - Paragrafo: «Italiani». (31) Ibidem - Paragrafo: «Italiani». Il primo atto della riforma agraria in Jugoslavia fu l'ordinanza ministeriale del 28 febbraio 1919 che dichiarava l'immediato scioglimento di qualsiasi rapporto agrario che potesse configurare coltivazione di fondi altrui. I coltivatori diventavano proprietari dei fondi, le grandi proprietà terriere venivano espropriate, rinviando ad una legge successiva i criteri per l'ammontare degli indennizzi. Il provvedimento, giuridicamente, era illegittimo, in quanto con un atto amministrativo, quale era l'ordinanza ministeriale, si sovvertiva il diritto di proprietà garantito dalla legge austriaca e da quella serba ancora vigenti nel 1919 nei territori passati al Regno S.H.S .. Anche se il diritto alla proprietà venne poi confermato dalla Costituzione dello Stato S.H.S. del 28 giugno 1921, l'ordinanza non fu abrogata ed i contadini continuarono a non corrispondere i canoni ai proprietari. La riforma colpì anche i beni che i proprietari italiani avevano in Dalmazia. Per regolare questo aspetto della riforma, negli Accordi detti di Santa Margherita Ligure, firmati a Roma il 23 ottobre 1923, fra i Governi italiano ed S.H.S., Belgrado riconobbe il diritto dei proprietari ad una adeguata indennità (art. 56-57). L'ammontare e le modalità venivano rinviati ad altro accordo. Con gli Accordi di Nettuno (20 luglio 1925) Belgrado si obbligò ad emanare un'apposita legge entro tre anni dall'entrata in vigore degli Accordi stessi. Gli Accordi di Nettuno entrarono in vigore il 14 novembre 1928, ed il 19 ottobre 1930 il Governo (ora) jugoslavo, emanò la legge per la Liquidazione dei rapporti agrari - Dalmazia, che interessava circa 60 000 ettari di terreno. Il massimo dell'indennizzo previsto era di 10 000 dinari per ettaro se il contadino aveva coltivato il fondo sin da prima dell' 11 gennaio 1878; se dopo tale termine, il massimo era di 20 000 dinari; se il fondo, indipendentemente dal momento in cui si era instaurato il rapport.o colonico, aveva un'estensione inferiore ai 5 ettari, l'indennizzo era di 30 000 dinari per ettaro. L'indennità veniva corrisposta in obbligazioni dello Stato jugoslavo, al 6 per cento.


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Roma consigliò i proprietari di non accettare queste indennità, perché assolutamente d ifformi dalla 'convenzione' stabilita con gli Accordi di Nettuno. A Roma, nel 1936 fu costituita una Commissione per concedere, con fondi messi a disposizione dallo Stato italiano, una quota degli indennizzi che la Jugoslavia avrebbe dovuto pagare, visto lo stato di assoluta necessità in cui si erano venuti a trovare i proprietari italiani. Il 19 maggio 1939, fra l'Italia e la Jugoslavia, fu firmato un nuovo accordo, e Roma convenne che per gli indennizzi si prendesse come base di calcolo l'ammontare previsto nella legge jugoslava del 19 ottobre 1930. Le procedure della liquidazione dovevano essere completate entro il 31 dicembre 1940. (32) Carlo UMILTÀ - Jugoslavia ed Albania - Edizione Garzanti - Milano, 1947 P ag.41.

(33) Vedi n. 19 - Paragrafo: «Italiani». (34) Ibidem - Paragrafo: <<italiani». (35) Ibidem - Paragrafo: «Italiani». (36) Ibidem - Paragrafo: «Italiani>). (37) Ibidem - Paragrafo: «Italiani». (38) Ibidem - Paragrafo: <<Nei riguardi dell'autorità politica». (39) Silvio MAURANO - Ricordi di un giornalista fascista - Casa Editrice CESCH INA Milano, 1973 - Pag. 287 . (40) Ibidem - Pag. 299. (41) Vedi n. 38. (42) Vedi n. 39 - Pag. 288. (43) lbibem. (44) Vedi n. 38 . (45) Vedi n. 41. (46) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione I. 1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12 - (Foglio senza n. di prot. - Riservato - Pro Memoria per il Duce - Su foglio intestato li Governatore della Dalmazia - Non firmato - Zara, 29 ·1uglio 1941). VEDI DOCUMENTO N. 2 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (47) Ibidem . (48) lbibem . (49) Ibidem. (50) lbibem. (51) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 luglio 1942 - Anno II, n. 14 Decreto 28 luglio 1942: Concessione della facoltà alla Banca Dalmata di Sconto di Zara ed

alle sue filiali a commerciare in cambi e divise.


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Con altro decreto di pari data venivano analogamente autorizzate le filiali in Dalmazia della Banca Naaionale del Lavoro, del Banco di Napoli e del Banco di Roma. (52) M .A.E.-A.S.D. - Jugoslavia 194i - Busta 126 - Fascicolo 6- (Foglio n. 5213 d.i prot. - Da Giuseppe BASTIANINI - A.ministro Luca PIETROMARCHI - Zara, 9 settembre 1941). La lettera porta in allegato il testo del discorso tenuto da BASTlANINI ai rappresentanti degii istituti di credito, dell'industria, del commercio, convocati nel Palazzo del Governo (già palazzo della Banovina) a Spalato, il 7 settembre 1941. Per il testo completo del discorso, vedi volume I della presente opera, pag. 729. (53) Ibidem. (54) Ibidem. (55) Ibidem. (56) Ibidem. (57) Ibidem. (58) Ibidem. (59) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13. Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 161 - (Foglio n. 1079/ 10112 di prot. - Su carta intestata// Governatore della Dalmazia - Al centro del primo foglio la parola: Duce! - Firmato Giuseppe BASTIANINI - Paragrafo: «Situazione bancaria» - Zara, 22 dicembre 1941). La relazione, di trenta pagine, è suddivisa nei seguenti paragrafi: Situazione politica Sicurezza ed ordine politico - Tribunale speciale - Materia economica - Situazione bancaria - Approvvigionamenti per la Dalmazia - Lavori pubblici - Ordinamento dei comuni - Inaugurazione anno scolastico. (60) Ibibem - Paragrafo: «Situazione bancaria». (61) Ibibem - Paragrafo: «Situazione bancaria». (62) Ibidem - Paragrafo: «Situazione bancaria». (63) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 30 novembre 1941 - Anno I, n . IO - Ordinanza 27 novembre 1941, n. 52: Sottoposizione al controllo della Banca d'Italia in Zara di tutte·le aziende che raccolgono il risparmio fra il pubblico ed esercitano il credito. (64) Ibidem.

(65) Vedi n. 59 - Paragrafo: «Situazione bancaria». (66) Ibidem - Paragrafo: «Situazione bancaria». (67) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 gennaio 1942 - Anno II, n. I Decreto 11 gennaio 1942: Scioglimento del consiglio di amministrazione della Banca Serba, filiale di Spalato, e conferimento dei poteri di questo al Commissario straordinario. Con lo stesso decreto veniva nominato commissario straordinario il dottor Giuseppe TRIFOGLI. (68) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942 - Anno li, n. 4 Decreto 28 febbraio 1942, n . 89: Costituzione dell'Ufficio di Vigilanza per la difesa del risparmio e l'esercizio del credito: sottoposizione al controllo di detto Ufficio di tutte le aziende di credito operanti nel territorio annesso.


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L'ordinanza era composta di trentasette articoli, divisi in quattro capi: Norme generali . Norme comuni all'amministrazione straordinaria ed alla liquidazione - Norme particolari per l'amministrazione straordinaria - Norme particolari per la liquidazione. (69) Ibidem. (70) Ibidem. Nell'albo, per ogni azienda dovevano esser indicati: la denominazione sociale, la forma giuridica, la data di costituzione, il capitale o il fondo di dotazione, le riserve, le risultanze dell'ultimo bilancio, la sede sociale, quella deUe filiali, gli estremi delle «pubblicazioni richieste dalle leggi vigenti», cioè ex-jugoslave. (71) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942 - Anno II, n. 4 Decreto 23 febbraio 1942: Nomina del Capo dell'Ufficio di Vigilanza per la difesa del rispar-

mio e l'esercizio del credito, e del suo sostituto. Venne nominato capo dell'Ufficio il dottor Mario BUTTIGLIONE, e suo sostituto il ragioniere Osvaldo JENGO. (72) Dal Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, (in seguito indicato come G.U.D.), risultano sciolti i seguenti consigli d'amministrazione: A SPALATO

- Prima Banca Popolare Dalmata - Con decreto 6 marzo 1942 (G. U.D., 15 marzo 1942 · Anno Il, n. 5) venne nominato: Commissario straordinario: dottor Paride De CHIURCO. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Osvaldo JENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D., I 0 /15 marzo 1943 -Anno lll, nn. 5/6) dal rag. Angelo AMOROSI -Membri: rag. Giovanni MARIANI, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., I O /15 marzo 1943 Anno II nn. 5/6) dal sig. Vincenzo VICEDOMINI; dott. Luigi MARAVITA.

- Banca Commerciale Spalatina- Con decreto 15 ottobre 1942.(G. U.D. 15 ottobre 1942 -Anno Il, n. 19) venne nominato: Commissario straordinari.o: sig. Gaddo DAL LAGO. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Angelo AMOROSI - Membri: ing. Ferruccio RIBOLI; sig. Vincenzo FORETICH.

- Banca Cooperativa Economica - Con decreto 30 luglio 1942 (G.U.D., 31 luglio 1942 - Anno Il, n. 14) venne disposta la chiusura. Gli affari furono affidati alla filiale di Spalato della Banca di Credito di Lubiana. - Banca Ipotecaria dello Stato - Con decreto non pubblicato sul G. U.D., in data nonprecisata venne nominato: Commissario straordinario: dottor Francesco Paolo MARI, che con decreto 21 aprile 1942 (G.U.D., 15/30 aprile 1942 - Anno II nn. 7/8) fu nominato commissario di vigj!anza; sostituito con decreto 6 febbraio 1943 (G .. U.D., I O /15 febbraio 1943 -Anno III, nn. 3/4) del dott. Luigi MARAVITA.

- Banca Commerciale Popolare di Spalato • Con decreto 20 dicembre 1941 (non pubblicato sul G. U.D.) venne nominato:


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Commissario straordinario: ragioniere Osvaldo JENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D., 1°/15 marzo 1943-Anno III, nn. 5/6) dal dottor Luigi MARAVITA.

- Banca Serba - Con decreto 12 agosto 1941 (non pubblicato sul (G. U.D.) venne sciolto il consiglio d'amministrazione - Con decreto Il gennaio 1942 (G.U.D., 15 gennaio 1942 Anno II, n. I) venne nominato: Commissario straordinario: dottor Giuseppe TRIFOGLI. Con decreto 6 marzo 1942 (G.U.D., 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5) la Banca fu posta in liquidazione e venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Corrado D'AURIA, sostituito con decreto 20 novembre 1942 ca:u.D., 15 nov./1 ° dic. 1942- Anno Il, nn. 21/22) dal dottor Carmine SCHETTINI. Comitato di vigilanza: presidente, rag. Osvaldo JENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D. I O /15 marzo 1943 - Anno III, n. 5/6) dal rag. Angelo AMOR osi; membri: dott. Giuseppe TRIFOGLI, dott. Emanuele PARACONE, sostituito con decreto 20 luglio 1942, (G. U.D., 31 luglio 1942 - Anno II, n. 14) dal dott. Ferruccio VINCENTELLI, a sua volta sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D., 1°/ 15 marzo 1943 - Anno lii, 1111. 5/6) dal dott. Vincenzo V!CEDOMINI.

- Banca Regionale della Bosnia e dell'Erzegovina - Con decreto 20 dicembre 1941 (non pubblicato sul G. U.D.) venne posta sotto sequestro. Con decreto 6 marzo 1942 (G. U.D., 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5) fu posta in liquidazione, e venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Corrado D' AURIA, sostituito con decreto 20 novembre 1942 (G. U.D., 15 nov./1 ° dic. 1942 - Anno II, nn. 21/22) dal dott. Carmine SCHETTINI. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Osvaldo JENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D., 1°/15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6) dal rag. Angelo AMOROSI; membri: dott. Mansueto BALESTRA, sostituito con decreto IO aprile 1943 (G. U.D., 15 aprile 1943 - Anno III, n. 8) dal rag. Fabio MASSIMI; dott. Emanuele PARACONE, sostituito con decreto IO luglio 1942 {G. U.D., 31 luglio 1942 - Anno 11, n. 14) dal dott. Ferruccio V1NCENTELLI, a sua volta sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., 1°/ 15 marzo 1943 -Anno III, nn. 5/6) dal dott. Vincenzo V1CEDOMINI.

- Monte di Pegno di Spalato - Con decreto non pubblicato sul G. U.D., in data non conosciuta venne nominato: Commissario straordinario: sig. Gaddo DAL LAGO, sostituito con decreto 13 maggio 1942 (G.U.D., 15 maggio 1942 - Anno Il, n. 9) dal sig. Attilio MATIZ, sostituito a sua volta con decreto 20 novembre 1942 (G. U.D., 15 nov./1 • dic. 1942 - Anno II, nn. 21/22) dal sig. Gaddo DAL LAGO, che assunse l'incarico per la seconda volta. Comitato di sorveglianza: presidente, dott. Ferruccio V1NCENTELLI, sostituito con decreto 20 novembre 1942 (G.U.D., 15 nov./1° dic. 1942 - Anno Il, nn. 21/22) dal rag. Angelo AMOROSI; membri: dott. Giuseppe TRIFOGLI, sostituito con decreto 20 novembre 1942 (G.U.D., 15 nov./1° dic. 1942 - Anno Il, nn. 21/22) dal signor Vincenzo FORETICH; dott. Giuseppe GUIDORIZZI.

- Hrvatski Radisa - Consorzio per risparmio, prestiti ed assicurazioni - Con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., I O / 15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6) venne nominato: Commissario liquidatore: avv. Domenico ZANI DETTORI.


Attività organizzativa del Governatore

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Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Angelo AMOROSI; membri: dott. Luigi MARAVITA, dott. Vincenzo YICEOOMINI.

- Zadru f.na Malica - Federazione centrale delle Cooperative, e - Zadru f.ni Savez - Federazione di credito delle Cooperative agricole. Con due decreti del 10 luglio 1942 (G. U.D., 15 luglio 1942-Anno Il, n. 13), per ambedue venne nominato: Commissario straordinario: avv. Francesco LAZZARO. Con due dec reti del 25 luglio 1942 (G.U.D., 31 luglio 1942 - Anno Il, n. 14) per tulle e due fu nominato lo stesso comitato di sorveglianza: presidente: dotl. Francesco V1NCENTELu, sostituito CÒn decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., 1° / 15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6) dal dott. Luigi MARA VITA; membri: dott. Tullio BOTIERI; dott. Paolo DE TuLLIO .

I d ue decreti, nelle rispettive premesse, contenevano la stessa formula: «Ritenuto che la Federazione [... ) nella sua attuale costituzione sociale e patrimoniale, è divenuta incapace di conseguire le finalità cooperative e mutualistiche cui è preposta». (73) Dal Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia (in seguito indicato come G. U.D.) risulta che il Governatore intervenne nei confronti delle seguenti Casse di Risparmio, che svolgevano la loro attività a Spalato:

- Cassa di Risparmio dello Stato Indipendente Croato - Con decreto 6 marzo 1942 (G.U.D., 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5) venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Giacomo D'AQUINO , sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D. , I O 115 marzo 1943 - Anno 111, nn . 5/6) dal sig. Francesco AMA OASI. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Giovan ni MARIANI, sostituito con d ecreto 6 marzo 1943 (G.U.D., 1°/ 15 marzo 1943 - Anno 111, nn. 5/ 6) dal rag. Angelo AMOROS1; membri: rag. Osvaldo JENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., 1115 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/ 6) dal dott. Umberto MORANDI; dott. Luigi MARAVITA.

- Prima Cassa di Risparmio Croata Con decreto 6 marzo 1942 (G. U.D. , 15 marzo 1942 - Anno 11, n. 5) venne nominato: Commissario Uquidatore: sig. Giacomo D'AQUINO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D., I O / 15 marzo 1943 - Anno 111, nn. 5/6) dal sig. Francesco AMADASI. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Giovanni MARIANI, sostituito con decreto 6 .marzo 1943 (G.U. D., 1°/1 5 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/ 6) dal rag. Angelo AMOROSI; membri: dotL. Emanuele PARACONE, sostituito con decreto 20 luglio 1942 (G. U.D., 31 luglio 1942 - Anno II, n. 14) dal dott. Ferruccio VINCENTELLI, a sua volta sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D ., 1°/ 15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6) dal dott. Umberto MoRANm; Mansueto BALESTRA, sostituito con decreto 15 aprile 1943 (G.U.D., 1° maggio 1943 Anno III, n. 9) dal rag. Fabio MASS IMI.

- Cassa di Risparmio Economica di Spalato - Con decreto 6 marzo 1942 (G. U.D., 15 marzo 1942 - Anno li, n. 5) venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Pietro VIo. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Osvaldo J ENGO, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G. U.D. I O /15 marzo 1943, - Anno III nn. 5/6) dal rag. Angelo AMOROSI; membri: rag. Giovanni MARIANI, sostituito con decreto 6 marzo 1943 (G.U.D., 1°/ 15 marzo 1943 Anno 111, nn . 5/6) dal doti. Umberto MORANOI; doti. Luigi MARAVITA.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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- Cassa di Risparmio Cittadina di Spalato - Con decreto non pubblicato sul G. U.D., in data imprecisata venne nominato: Commissario straordinario: sig. Gaddo DAL LAGO, sostituito con decreto 13 maggio 1942 (G.U.D., 15 maggio 1942 -Anno II, n. 9) dal sig. Attilio MATlZ. Comitato di sorveglianza: presidente, dott. Ferruccio V1NCENTELLJ; membri: dott. Giuseppe TRIFOG LI; dott. Giuseppe GUIOORIZZI. Con decreto 15 ottobre 1942 (G. U.D., 15 ottobre 1942 -Anno II, n. 19) la Cassa fu posta in liquidazione, e venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Gaddo DAL LAGO. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Angelo AMOROSI; membri: dott. Giuseppe GUIDORIZZI; sig. Vincenzo FORETICH.'

- Cassa di Risparmio Postale - Con decreto 2 luglo 1942, non pubblicato sul G.U.D., venne nominato: Commissario straordinario, sig. Enrico ANELLI, sostituito con decreto 17 aprile 1943 (G. U.D., l O maggio 1943 - Anno Ili, n. 8) dal rag. Canzio TAODEI, con la qualifica di commissario di vigilanza. Mancano altri dati. (74) Dal Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia (in seguito G. U.D.), risulta che il Governatore intervenne, nelle località appresso indicate, con i seguenti provvedimenti: SEBENICO

- Banca di Credito di Lubiana - Con decreto 30 luglio 1942 (G. U.D., 31 luglio 1942 - Anno II, n. 14) venne disposta la chiusura, e gli affari furono affidati alla filiale cli Spalato della stessa banca. - Cassa di Risparmio Cittadina di Sebenico - Con decreto non pubblicato sul G. U.D.,in data non precisata venne nominato: Commissario straordinario: sig. Guglielmo ALBL, sostituito con decreto 13 maggio 1942 (G.U.D., 15 maggio 1942 - Anno li, n. 9) dal rag. Elio VALENTINI. Comitato di sorveglianza: presidente, dott. Ferruccio VINCENTELLI, sostituito con decreto 13 marzo 1943 (G. U.D., 1° /15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6) dal dott. Umberto Mo. RAND!; membri: avv. Tullio NICOLETTI; dott. Emanuele PARACONE, sostituito con decreto 20 luglio 1942 (G.U.D., 31 luglio 1942 - Anno II, n. 14) dal rag. Armando PANZAROLA. CATTARO

- Banca Adriatico-Danubiana - Con decreto 20 dicembre 1941, non pubblicato sulG. U.D., venne posta sotto sequestro. Con decreto 6 marzo I 942 (G. U.D. 15 marzo 1942 Anno II, n. 5) venne nominato: Commissario liquidatore: sig. Ermanno CARLINI, sostituito con decreto 20 novembre 1942 (G.U.D., 15 nov./1° dic. 1942-Anno II, nn. 21/22) dal sig. Pietro SONETTI. C~mitato di sorveglianza: presidente, rag. Mario ALVITRETI; membri: rag. Leo PULCINI, sostituito con decreto 27 aprile 1942 (G.U.D., 15/30 aprile 1942- Anno li, nn. 7/8) dal rag. Ugo FLORISI; sig. Giuseppe OLMI, sostituito con decreto 27 aprile 1942 (G. U.D., 15/30 aprile 1942 - Anno Il, nn. 7/8) dal sig. Francesco DALFAURO.


Attività organizzativa del Governatore

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- Banca Bocchese di Caaaro - Con decreLo 30 dicembre 1941, non pubblicato sul G. U.D., venne nominato: Commissario straordinario: dott. Leo P ULCINI, sostituito con decreto 20 luglio 1942

(G.U.D., 31 luglio 1942 - Anno 11, n . 14) dal rag . Mario ALVITREfl, con la qualifica di commissario di vigilanza. Posta in liquidazione con decreto 6 febbraio 1943 (G. U.D. I O I 15 febbraio 1943 - Anno lii, nn. 3/4), venne nominato: Commissario liquidatore: dott. Fausto CRESPI. Comitato di sorveglianza: presidente, rag. Mario ALVITRETI; membri: dott. Oreste M1NECI; dott. Giovanni PAVAN. CùRfoLA

- Cassa di Mutuo Credito di Cùrzo/a - Con decreto 22 agosto 1941, non pubblicato sul G. U.D. venne nominato: Commissario straordinario: sig. Giovanni AMBROSINI, sostituito con decreto 28 ottobre J 942 (G. U.D., I O novembre I 942 - Anno Il, n. 20) dal sig. Bartolomeo PORTOLAN, con qualifica di commissario di vigilanza. 0BROVAZZ0

- Cassa di Risparmio Comunale di Obrovazzo - Con decreto 25 febbraio 1943 (G. U.D., I O /15 marzo ,1943 - Anno Ili, nn. 5/6) venne nominato: Commissario liquidatore: dott. Eugenio Dario RusnA TRAINE. Comitalo di sorveglianza: presidente, rag. Elio VALENTINI; membri: i.I commissario protempore al comune di Obrovazzo; il dotl. Vincenzo V1CEDOM1N1. (75) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno II, n. 5 Decreto 12 marzo 1942: Sottoposizione al Governo della Dalmazia di tutti gli enti che eser-

citano l'industria assicurativa nel territorio annesso. - Art. l. (76) Ibidem - Art. I.

(77) Ibidem - Art. 3. (78) Ibidem - Art. 4. (79) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5 Con tre decreti del 28 febbraio I 942 furono sottoposte a sequestro le società d'assicurazione: Jugos/avija, Balkan e Fenix, che avevano le rispettive sedi centrali a Belgrado. Per tutte e tre fu nominato sequestratario il dott. Guido PETRUCCI. Con altri tre decreti di pari data, furono sottoposte a sequestro le società d'assicurazione: Sumadija, Beogradska Zadruga, Srbija che avevano le rispettive sedi centrali a Belgrado. Per tulte e tre venne nominato sequestratario il sig. Napoleone F1uM1. Dal decreto 30 marzo 1942 (Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno I 1, n. 6) si rileva che anche le società Ujedinjeno ed Anker, delle quali mancano allri dati, furono sottoposte a sequestro.


Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

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(80) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno II, n. 5 Ciascuna società venne posta sotto sequestro con decreti del 28 febbraio 1942. (81) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno II, n. 5 Decreto 12 marzo 1942: Trasferimento ed assunzione dei portafogli di enti assicurativi; enti autorizzati all'esercizio dell'industria assicurativa nel territorio annesso. (82) Ibidem - Art. 6, lettera b). (83) Ibidem - Art. 6, lettera b) e c). (84) lbibem • Art. 7. (85) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 agosto 1942 - Anno II, n. 16 Con decreto 22 agosto 1942, la Società Mutua Assicurazioni Enti Cooperativi di Milano fu autorizzata ad esercitare i rami: incendio, furti, infortuni, responsabilità civile, grandine, cristalli . In precedenza, con decreto 2 luglio I 942 (non pubblicato), la società era stata autorizzata ad eserci tare i rami: battelli da pesca e mortalità bestiame. (86) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° agosto 1943 - Anno Il, n. l 5 Decreto 14 luglio 1943: Concefsione de/l'autorizzazione alla S.A . Assicurazioni 'la Pace' in Milano, ad esercitare nei territori annessi, vari rami d'assicurazione elementari.

L'autorizzazione era stata concessa per i rami: incendio, furto, infortuni, responsabilità civile, trasporti, rotture macchine, grandine, eristalii. (87) Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 4 marzo 1942 n . 52 - Decreto del DucE 21 febbraio 1942: Istituzione in Zara della Cassa di Risparmio delle Provincie Dalmate - Statuto dell'Ente. {88) Ibidem.

Lo statuto riporta in allegato: Elenco dei contributi per i/fondo di dotazione della Cassa di Risparmio def/e Provincie Dalmate. Il decreto del Duce venne pubblicato nel Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia 15 maggio 1942 - Anno Il, n. 9 . (89) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 - Anno 11, n. 9 Decreto 13 maggio 1942. (90) Ibidem - An. 2. (91) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 - Anno li, n. 9 Decreto 13 maggio 1942: Autorizzazione alla Cassa di Risparmio delle Provincie Dalmate ad

operare a mezzo di filiali in alcune piazze del territorio annesso. {92) Giornale di Dalmazia - Quotidiano - Edito a Zara - 14 .aprile 1942 n. 88.

Riporta il testo integrale del d iscorso pronunciato a Zara il I2 dello stesso mese dal Governatore Giuseppe BASTJANJNI · Paragrafo: « Industrie e miniere». (93) Ibidem. (94) Dalmazia - Rivista mensile - Anno I, n. doppio 2/3 • Maggio 1943 - Articolo del prof. Lello GANGl:MJ, Possibilità e condizioni di sviluppo de/l'economia dalmata - Paragrafo: «lndustrial>. Pag. 72 e seg.

La rivista Dalmazia, dirella da Alberto G1ovANNIN1, iniziò le pubblicazioni nel marzo 1943 - L'abbonamento annuale era di lire I 000, ed il singolo fascicolo costava lire 100 - La rivista aveva due redazioni, una a Zara {Calle San Zorzi, n. 7) ed una a Roma (Corso Trieste, n. 122) • Veniva stampata a Bologna, nello scabilimen to de// Resto del Carlino .


Attività organizzativa del Governatore

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(95) M.A.E.-A.S.D. - Anno 1909 - Ambasciata di Vienna - Busta 203 - (Foglio n. 892 di prot. • Da regio consolato d'Italia in Zara - Firmato console Giovanni Cesare MAIONI All'ambasciatore d'Italia a Vienna, duca Giuseppe D'AVARNA - Zara, 31 agosto 1909). VEDI DOCUMENTO N. 3 ALLEGATO AL PRESEl'<ì'E CAPITOLO. (96) Ibidem. (97) Giuseppe MODRICH • La Dalmazia romana-veneta e moderna. Note e ricordi di viaggio - Editore L . Roux & c. - Torino, 1892 - Pag. 452. Giuseppe MoDRJCH (1855-1916) nacque a Zara, dove conseguì la maturità classica. Si lau reò a Vienna in lettere e filosofia. Dopo un breve periodo d'insegnamento si dedicò all'attività di pubblicista. Fu in corrispondenza con Edmondo DE AMICIS, e con il gruppo VJEUS· sEux di Firenze. Pubblicò diversi saggi, come: La Repubblica Argentina; La Russia; Gl'inglesi a Suakim; Nella Bulgaria Unita; I conti di Bribir; Le nozze di Cettigne. Croato per convinzione, scrisse sempre in un italiano elegante ed amò la cultura italiana. Dedicò il suo volume sulla Dalmazia a Ruggero BoNOHJ, che dal 1874 al 1876 era stato ministro della Pubblica Istruzione. (98) Vedi n. 95. Probabilmente la prima. centrale elettrica in Dalmazia fu quella costruita nel 1898 a Manoi lovaz, per conto della Società 'Monte Promina' (a capitale italiano per lo sfruttamento delle miniere dell'omonimo monte) dagli ingegneri Giorgio .D'ANDREA GALATTJ e Giuseppe SARTORI, ambedue di Trieste. (99) Ibidem. Giotto DAJNELLI - La Dalmazia - Edito dall'Istituto Geografico DE AOOSTINI - Novara, 1918 • Pag. 22.

E. ZoRZENONI - Relazio11e sommaria delle più importanti industrie di Sebenico - Si tratta di quattro fogli datt iloscritti trovati fra le carte del dottor Mario CACE. (100) Vedi n. 95. Gli otlo salti d'acqua del Cherca, a partire dalle sorgenti, sono: Topolje, Bilu~ié, Ciorié, Manoilovac, Rofojak, Milje~lca, Ro~kislap, Scardona. (101) Il console Giovanni Cesare MA10N1 (Vedi n. 95) parla di 80.000 hp, Giotto DAINELLI (Vedi n. 99) di 60.000 hp. (102) Vedi n. 99 - Giotto D AINELLI. Vedi anche n. 95 - Giovanni Cesare MAIONI. (103) Vedi n. 99 - E . ZORZENONl. (104) Ibidem. (105) U .S.-S.M.E. - Busta 1267 -Comando VI Corpo d'armata - (Monografia geograficomilitare: La Dalmazia e le isole limitrofe - Parte prima · Allegato al diario storico - P .M.39, 15 settembre 1942. (106) Vedi n. 99 - E. ZORZENONI. Nella monografia (vedi n. 105) si precisa che ciascuno dei cinquantaquattro forni, assorbiva circa 130 kw . Per l'energia elettrica la fabbrica d'alluminio riceveva 2.000 kw da La Dalmalienne e 6.000 dalla ditta A. Supuk e Figlio. Aveva anche una propria centrale termoelettrica che produceva 3.000 kw.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

La ditta Antonio Supuk e Figlio aveva costruito una centrale idroelettrica (potenza 3.000 kw a 6.000 volts e 50 periodi) sfruttando nella zona detta Jaruga (Losovazzo) un salto di 24.40 metri del fiume Cherca, che aveva una portata di 28 metri cubi al secondo. La produzione annua era di 30 milioni di kw, dei quali 4 milioni servivano per l'illuminazione di Sebenico; il resto veniva ceduto alla fabbrica d'alluminio. (107) Ordinanza 27 agosto 1941, n. 26 - Sottoposizione ad autorizzazione dei nuovi impianti industriali - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 4 settembre 1941 Supplemento al n. 3 - Anno I). (108) Ordinanza 16 novembre 1941, n. 48 - Dichiarazione dì ausìliarietà di stabilimenti ed aziende necessari alla vita, alla difesa o all'efficienza della Nazione - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 30 novembre 1941 - Anno I, n. IO). (l 09) Ordinanza 13 agosto I 941, n. 23 - Competenza della Sezione del Tribunale della 2 • Armata, con sede in Sebenico. Norme sulla mobilitazione civile di enti e stabilimenti • (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 agosto 1941 - Anno I, n. 3).

Nello stesso Giornale Ufficiale venivano pubblicati sotto la data del 13 maggio 1941 due decreti, uno per gli Enti e stabilimenti mobilitati civilmente nella provincia di Zara, e l'altro per quelli della provincia di Spalato. In provincia di Zara venivano mobilitate la 'Fabbrica d'Alluminio S.A. di Losovazzo'; la 'Società Elettrica di Antonio Supuk'; 'La Dalmatica (ex-La Dalmatienne) Ferro e Leghe; la 'Società Elettrica Karagagnin' di Zaravecchia. In provincia di Spalato: la 'Adria-Portland S.A. Cemento Portland'; la 'Spalato S.A. Cemento Portland'; i 'Cantieri Navali Adriatici'; la 'Sezione Acquedotto e Gas' del comune di Spalato; la 'Società Imprese Elettriche' di Spalato. (llO) Ibidem - Ordinanza 13 agosto 1941, n. 23. Il personale civile dipendente da stabilimenti militari poteva essere 'militarizzato' - Ordinanza 9 agosto 1942, n ..171 - Norme sulla militarizzazione del personale civile di enti militari - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 agosto 1942 - Anno II, n. 15).

La 'militarizzazione' risulta disposta una sola volta (Governatore Francesco GIUNTA) con decreto 15 marzo 1943 - Militarizzazione del personale dell'Ufficio staccato di Artiglieria di Castelnuovo di Cattaro - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1°/15 marzol943 - Anno III, nn. 5/6). Con la 'militarizzazione' il personale civile, equiparato al corrispondente rango e grado militare, era soggetto alle norme della disciplina del codice penale militare di guerra. (Il 1) Vedi n. 109 - Decreto 13 agosto 1941.

(112) Ordinanza 8 settembre 1942, n. 28 - Esenzione dall'imposta di consumo e da ogni tributo interno del macchinario destinato ad essere impiegato nella Fabbrica d'Alluminio di Sebenico; esenzione dai diritti di dogana del macchinario stesso e della bauxite - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° /15 settembre 1941 - Anno I, nn. 4/5). (113) Ibidem - Art. 2.

(114) Ibidem - Art. 3.


Attività organizzativa del Governatore

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(1 15) Vedi n. 92. (116) Vedi n. 99 - E.

Z ORZENONI.

Nella relazione, ZORZ!lNONI precisa che il 70 per cento delle azioni della Fabbrica d'Alluminio era di proprietà dei coniugi IVANKOVté. Il capitale era costituito da 200.000 azioni da lire 160 ciascuna, cioè 3.200.000 lire. (117) Decreto 25 settembre 1941 - Dichiarazione di pubblica utilità di opere edilizie della S.A. La Dalmatienne - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1°/15 ottobre 1941 -Anno I, nn. 6/7). (1 18) Regio decreto 7 novembre 1941, n. 1303 - Norme per l'applicazione della legge 4 setlemb~e 1941-XIX, n. 1034, riguardante l'esecuzione delle opere pubbliche nelle provincie di Lubiana, Fiume, Zara, Spalato, Cattaro - Art. 15 - (Riportato nel Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 dicembre 1941 - Anno I, n. 11). (I I 9) Ordinanza 25 settembre 1941, n. 32 - Espropriazione ed occupazione temporanea di beni immobili - Art. I - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1°/ 15 ottobre 1941 - Anno I, nn. 6/7).

(120) Ibidem - Art. 2. (121) Vedi n. 117. (122) Decreto 20 marzo 1942 - Autorizzazione all'Istituto Ricostruzione Industriale (l.R.l.) all'acquisto di 200.000 azioni della Società La Dalmatienne - (In: Giornale Ufficio del Governo della Dalmazia 31 marzo 1942 - Anno II, n. 6). (123) Decreto 23 marzo 1942 - Autorizzazione alla Banque Française et ltalienne pour l'Amerique du Sud di Parigi alla cessione di 200 mila azioni della società La Dalmatienne all'Istituto Ricostruzione Industriale (l.R.l.) - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno II, n . 6). (124) Enzo CoLOTTI e Teodoro SALA - L e potenze dell'Asse e la Jugoslavia - Saggi e documenti 1941-1943 - FELTRINELLI Editore - Milano, 1974 - pag. 172. (125) Vedi n . 94. (126) Ibidem. (127) Decreto 27 marzo 1942 - Nomina del dottor Federico NORD/O a commissario straordinario de La Dalmatienne e della Fabbrica d'Alluminio di Losovazzo - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno II, n. 6). Decreto 28 maggio 1942 - Estensione dei poteri del commissario straordinario della Soc. La Dalmatienne- (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 maggio 1942-Anno Il, n. 10). Con il secondo decreto, i'I dott. NoRDlO veniva autorizzato a iscrivere ipoteche sul patrimonio immobiliare della società, a garanzia dei mutui chiesti alle banche. (128) Decreto 22 agosto 1942 - Dichiarazione di 'zona industriale' per il complesso dei terreni limitrofi allo stabiiimento de La Dalmatienne, in Sebenico - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 agosto 1942 - Anno II, n. 16).


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942)

(129) Ordinanza 11 luglio 1942, n. 164 - Procedimento di espropriazione per le zone dichiarate industriali - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 luglio 1942 Anno Il, n. 13). (130) Vedi n. 128.

(131) Vedi n. 94.

(132) Vedi n. 95. La ' Adria Portland' era stata costituita il 22 settembre 1906 per atti del notaio Carlo LEIDL di Bergamo. (Vedi: Camillo FUMAGALLI - La Italcementi, orgine e vicende storiche - Edizione Italcementi - Bergamo, 1964 - Volume pubblicato nel centenario della fondazione dell'Italcementi). (133) Dati rilevati dalla relazione del console d'Italia Cesare Giovanni MAIONI (Vedi n. 95); da La Da/ma.zia di Giotto DAINELLI (Vedi n. 99); da La Dalmazia romana-veneta moderna, di Giuseppe MODRICH (Vedi n . 97).

(134) Vedi n. 105. Il l O gennaio 1919, !"Adria Portland', che era già proprietaria delle cementerie di Senigallia, in seguito ad accordi con )"Unione Italiana Cementi' acquistava le cementerie di Bari, di San Giovanni a Teduccio, di Torre del Greco. Successivamente acquistò uno stabilimento di Trebisacce. Per difficoltà sopravvenute il 16 maggio 1928, per atti notaio BoNOMI, cedeva alla 'Società Italiana Cementi' (poi 'Italcementi') tutti gli stabilimenti che aveva in Penisola. Riduceva il capitale sociale da 24.000.000 di lire a 4.500.000 lire, e come unico stabilimento conservava quello di Salona (Spalato). (135) Lezione tenuta da Giuseppe BASTIANINI all'Università di Milano, il 20 maggio 1942. (136) Decreto 4 settembre 1942 - Nomina dell'ing. SCARFIOTTI a commissario straordinario delle Società Cementizie di Spalato • (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, l O /15 ottobre 1942- Anno II, nn. 6/7). ( 137) Ibidem. (138) Ibidem. (139) Decreto 11 ottobre 1941 • Approvazione della cessione all'Istituto Finanziario Industriale di azioni de/là S.A . Cemento Portland dell'Adriatico - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, l O /15 ottobre 1941 - Anno I, nn. 6/7). (140) Ibidem. (141) Decreto 12 ottobre 1941 · Autorizzazione della convocazione in assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti della S.A. Cementi Portland dell'Adriatico - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O I 15 ottobre 1941 - Anno I , nn. 6/7). (142) Ibidem. (143) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, l O /15 ottobre l 941 - Anno I, nn. 6/7 • (Nelle 'Varie' è pubblicato l'avviso della convocazione dell'assemblea generale degli azionisti. L'assemblea ebbe luogo il 12 novembre 1941, alle ore 10, nella sede sociale di Spalato, Riva Costanzo CIANO, n. 3).


Attività organizzativa del Governatore

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(144) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 dicembre 1941 - Anno I, n. 11 (Nelle 'Varie' è pubblicato l'Alto del Tribunale civile di Spalato del 29 novembre 1941-XX, contenente la modificazione della firma sociale della 'Società Anonima Cemento Portland dell'Adriatico-Adria Portland). (145) Decreto 29 aprile 1942 - Approvazione della deliberazione dell'Assemblea della S.A. Adriaportland, Spalato, nella seduta del 18 aprile 1942 - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15/30 aprile 1942 - Anno II, nn. 7/8). (146) Decreto 16 dicembre 1941 - Approvazione della cessione all'/stiiuto Finanziario Industriale di azioni della S.A. Da/malia, Castel San Giorgio, Spalato - (In: Giornale Ufficia/e del Governo della Dalmazia, 31 dicembre 1941 - Anno I, n. 12).

(147), Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15/30 aprile 1942 - Anno 11, nn. 7/8- (Nelle 'Varie' è pubblicato l' avviso di convocazione dell' assemblea straordinaria dei soci della S.A. 'Dalmatia'). (148) Decreto 30 aprile 1942 - Autorizzazione alla S.A . 'Dalmatia' - Castel San Giorgio, di aumentare il capitale sociale e di fondersi con la Società Adriaportland, Spalato - (In: Giornale Ufficia/e del Governo della Dalmazia, 15/30 aprile 1942 - Anno Il, nn. 7 /8). (149) Decreto 30 aprile 1942 - Autorizzazione alla Società Adriaportland, Spalato, di aumentare il capitale sociale e di fondersi con la S.A. Dalmatia, Castel San Giorgio - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dat,nazia, 15/30 aprile 1942 - Anno li, nn. 7/8). (150) Vedi nn. 148 e 149. (151) Ibidem. (152) Ordinanza 30 aprile 1942, n . 124 - Norme per gli arti di fusione di società commerciali per azioni costituite anteriormente al 30 gennaio 1942 - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15130 aprile 1942 - Anno II, nn. 7/8). (153) Vedi nn. 148 e 149. ( 154) Decreto 28 maggio 1942 - Approvazione dello statuto della Soc. Cementerie Riunite Adria-Dalmatia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 maggio 1942-Anno Il, n. IO): (1 55) Decreto 21 aprile 1943 - Sostituzione del Presidente della Sezione industriale del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° maggio 1943 - Anno Ili, n . 9). Dal decreto risulta che l'ingegnere Stefano RAYNAUD, nuovo presidente della 'sezione' , era direttore generale delle Cementerie Riunite Adria-Dalmatia. (156) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 - Anno Il, n. 9 Riporta i seguenti decreti, tutti in data I O maggio 1942:

- Autorizzazione alla S. A. Adriaportland ad ampliare gli impianti della fabbrica di cemento. - Autorizzazione alla S.A. Adriaportland all'ampliamento di impianti industriali. - Autorizzazione alla S.A. Da/malia ad ampliare la centrale termica.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1.942)

-Autorizzazione alla S.A. Dalmatia ad ampliare lafabbr.ica di cemento. - Autorizzazione alla S.A. Dalmatia all'impianto d'un cantiere. - Autorizzazione alla S.A. Dalmatia a impiantare una fabbrica di cemento fuso ed una di cemento bianco. (157) Ibidem. (158) Vedi n. 135. (159) Decreto 14 gennaio 1943 - Concessione mineraria per marna da cemento a San Caio (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 gennaio 1943 - Anno III, n.2). (160) Decreto 29 novembre 1942 - Cessazione della gestione commissariale della S.A. Cementi Portland Spalato: nomina di un sequestratario alla Società - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 nov. -1 ° dic. 1942 - Anno II, nn. 21-22). (161) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 giugno 1943 - Anno lii, n. 12 - (Nelle 'Varie' è pubblicato il bilancio della S.A. Spalato al 31 dicembre 1942).

I bilanci chiusi al 31 dicembre 1940 ed al 31 dicembre 1941 , sono stati pubblicati nelle 'Varie' del Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 giugno 1942 - Anno 11, n. 11. (162) Decreto 17 aprile 1942 - Autorizzazione alla Società Gilardi e Bettiza alla liquidazione • (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15-30 aprile 1942 - Anno II, nn. 7/8).

Il T ribunale commerciale di Spalato, Sezione V, sotto la data del 30 aprile, iscriveva quali liquidatori della società i signori Karlo PFEFERER e Vincenzo BETTIZA (Vedi: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia - 15 maggio 1942 - Anno II, n. 9 . 'Varie'). La ragione sociale venne rilevata dall'ingegnere Marin FERié, che assieme al fratelli Girolamo, Nicolò, Fabiano e Branco, iscrisse presso il Tribunale.di Spala~o la nuova ditta: 'Prima fa]:,brica Dalmata Cemento Portland N. Ferié & Comp.' ·(Nelle' Varie' del Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O novembre 1942 - Anno II, n. 20). (163) Il Giornale di Dalmazia· Quotidiano edito a Zara - Riporta il discorso pronunciato dal Governatore Giuseppe BASTCANINI nella ricorrenza del primo anniversario della redenzione della Dalmazia· Zara, 14 aprile 1942. (164) Ordinanza 15 novembre 1941, n. 47 - Disciplina dei permessi di ricerche e delle concessioni di coltivazioni di sostanze minerali· Art. I · (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 novembre 1941 - Anno I, n. 9). (165) Ibidem· Art. 3. (166) Ibidem - Art. 3. (167) Regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443 - Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere nel Regno - (In: Gau;elta Ufficiale del Regno,21 agosto 1927. n. I 94). {168) Vedi n. 164 - Art. 3. {169) Ordinanza 3 maggio 1942, n. 128 - Istituzione di premi per i ricercatori minerari nel territorio dalmato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942Anno 11, n. 9).


Attività organizzativa del Governatore

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(170) Ordinanza 7 ottobre 1942, n. 183 - Istituzione della Commissione mineraria presso il Governo della Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno Il , n. 19}. La Commissione era composta dal: dott. Carlo Bozzi, segretario generale del Governo della Dalmazia , presidente; dott. Ettore VALERIO; dott. Cesare CHILOSI; ing. Attilio MORErn; ing. P ietro ZuuEvté; seniore Pietro POLVERINI; dot t. Giuseppe GAMBuso; ing. Giovanni Battista DELLA VALLE; ing. Mario G IULIANI ; ing. Raffaele LAURI; dott. Antonio ANDREAZZI; dott. Luigi LAZZARI; rag . Giuseppe BtAGI, segretario. Con decreto 24 maggio 1943 (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I 0 giugno 1943 - Anno III, n. El} furono sostitu.iti il dott. Carlo Bozzi con l'avv. Carlo VILLA SANTA, nuovo segreta_rio generale del Governo della Dalmazia; il dott. Cesare CH1ws1 con l'ing. Francesco BENEA, (171} Dall'esame dei decreti con i quali il Governatore concedeva i permessi di ricerca, abbiamo tratto la seguente sintesi. In questa nota il Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia è indicalo come G. U.D .. I decreti, essendo stati pubblicati per estratto, non hanno il relativo titolo . I permessi furono concessi alle società e per le località appresso indicate. I nomi delle località sono riportati come pubblicati nei decreti; quelli racchiusi tra parentesi indicano: il primo il comune: il secondo la provincia.

S.A. ADRtA-BAuxrrc, di Spalato. Decreto 31 maggio 1942 - G. U.D., 15 giugno 1942- Anno II , n. Il. bauxite a Pacostane (Zaravecchia-Zara) bauxite a Puntadura (Nona-Zara} bauxite a Rogosnizza (Sebenico-Zara)

ha 685 ha I 144 ha 477

Decreto 11 giugno 1942 - G. U.D., 30 giugno 1942 - Anno Il, n. 12. bauxite a Zaton (Sebenico-Zara}

ha I 222

Decreto 8 agosto 1942 - G. U.D., 31 agosto 1942- Anno II, n. 16. bauxite a Monte Velo (Traù-Spalato) bauxite a Zaravecchia (Zaravecchia-Zara) bauxite a Capocesto (Sebenico-Zara}

ha 146 ha I 168 ha 502

Con tre decreti del IO luglio 1943 (In: G. U.D., l O agosto 1943 -Anno III, n . 15} le concessioni per Pacostane, Rogosnizza e Zaton furono prorogate per un anno. S.A. DALMAZIA BAUX!TJ, indi S.A. 8AUX!Tl DALMATE, di Spalato. Decreto 31 maggio 1942 - G. U.D., 15 giugno 1942 -Anno Il, n. Il. bauxite a Monte Zancara (Vallegrande-Spalato) bauxite a Blatta (Blatta-Spalato)

ha ha

469 696

ha

398

Con due decreti del 10 luglio 1943 (In: G. U.D., l O agosto 1943 - Anno III, n. 15} le concessioni di Monte Zancara e di Blatta furono prorogate per un anno. BAUXITI DELL'ADRIATICO a g.l., di Spalato. Decreto 16 giugno 1943 - G. U.D., 15 luglio 1943 - Anno III, n. 14. bauxite a Soncovini (Scardona-Zar a} S.A. FIAT, di T orino.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Decreto 31 maggio 1942 - G. U.D., 15 giugno 1942 - Anno II, n. 15. bauxite a Castel Venier (Novegradi-Zara) fosfati a Zezeli (Chistagne-Zara) bauxite a Ervenico Inferiore (Chistagne-Zara)

ha 600 ha 3 496 ha 2 890

Decreto 1I giugno 1942 - G. U.D., 30 giugno 1942 - Anno II, n. i2. asfalto a Galicci (Traù-Spalato)

ha

265

SOCIETÀ ITALIANA ESERCIZIO MINIERE (S.l.E.M.), di M ilano. Decreto 8 agosto 1942 - G.U.D., 31 agosto 1942-Anno li, n . 16. carbone a San Marco (Scardona-Zara) bauxite a Nonio (Chistagne-Zara) lignite-bauxite a Bossoglina (Traù -Spalato)

ha 277 ha 2 166 ha 801

Decreto 18 giugno 1942 - G. U.D ., I• gennaio 1943 - Anno III, n. 1. bauxite a Cosa (Sebenico-Zara)

ha

606

ASSOCIAZIONE CARBONlf'ERA 'DALMAZIA', di Siverié, indi di Spalato. Decreto 24 dicembre 1942 - G. U.D., 1° gennaio 1943 - Anno III, n. l. bauxite-lignite a Colassio (Chistagne-Zara) ligni te a Parchi (Chistagne-Zara)

ha 2 946 ha 1 564

Decreto 18 giugno 1943 - G. U.D., 15 luglio 1943 -Anno III, n. 14. lignite a Bielanovici (Chistagne-Zara) lignite a Burno (Chistagne-Zara) lignite a Chistagne (Chistagne-Zara)

ha 1 306 ha I 247 ha I 181

S.A. DALMATIENNE, di Spalato . .

Decreto 2 dicembre 1942 - G. U.D., 15 d icembre 1942 - Anno li, n. 23. bauxite bauxite · bauxite bauxite

a a a a

Rich (Sebenico-Zara) Varda (Sebenico-Zara) Golo Brdo (Sebenico-Zara) S. Elia (Traù-Spalato)

ha 220 ha I 067 ha 222 ha 558

Decreto 6 giugno 1943 - G. U.D., 15 luglio 1943 - Anno III, n. 14. bauxite a Cosica (Scardona-Zara)

ha

600

Decreto 18 giugno 1943 - G. U.D., 18 giugno 1943 - Anno Ili, n. 14. bauxite a Madonna di Prisinizza (Traù-Spalato)

ha

312

ha ha

416 864

Decreto 11 giugno 1942 - G. U.D., 30 giugno 1942 - Anno Il, n. 12. bauxite a Porto Rose (Lustizza-Cattaro) bauxite a Zvinie (Castelnuovo-Cattaro)

ha ha

606 688

· Decreto 8 agosto 1942- G. U.D., 31 agosto 1942 - Anno II, n.. 16. bauxite a Petrovici (Lustizza-Cattaro) bauxite a Possedaria (Novegradi-Zara)

ha 865 ha I 668

MINIERE DALMATE, di Milano, con sede a Zara. Decreto 14 giugno 1943 - G. U.D., 15 luglio 1943 - Anno Ili, n. 14. lignite a Madonna Unisié (Scardona-Zara) lignite a Bratisco (Scardona-Zara) MINIERE ADRIATICHE (S.A.M.A.), di Casale Monferrato.


Attività organizzativa del Governatore

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Il permesso di ricerca a Possedaria venne revocato con decr.eto 10 luglio 1943 (In : G. U.D. , I O agosto 1943 • Anno III, n. 15) per inattività della concessionaria. S.A. BAUX!Tl DEI, LITORALE ADRIATICO, di Spalato. Decreto 8 agosto 1942 - G.U.D., 31 agosto 1942 - Anno II, n. 16. lignite a Monce Cucar (Scardona-Zara)

ha

218

Decreto 8 agosto 1942 - G. U.D., 31 agosto 1942 - AI)no II, n. 16. bauxite-lignite a SS. Cosma e Damiano (Novegradi-Zara) bauxiie-carbone a Zelina (Obravazzo-Zara) bauxite-ca rbone \I Carino (Obravazzo-Zara) bauxite-dr bone a Novegradi (Novegradi-Zara) bauxite a S. Caterina (Traù-Spalato)

ha ha ha ha ha

I 839 1 451 I 382 I 817 646

Decreto 24 dicembre 1942 - G. U.D., 1° gennaio 1943 - Anno III, n. l. bauxite a Prestego (Bencovaz.zo-Zara)

ha I 077

S.A. M INERARIA-INDUSTRIALE 'ALLUMINIO', di Spalato.

(172) Decreto 8 agosto 1942, pubblicato per estratto - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 agosto 1942 - Anno II, n. 16). (173) Decreto 28 dicembre 1942 • Sottoposizione a sequestro della S.A. Bauxiti del Litorale Adriatico, Spalato, e nomina del sequestratario - (In Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia l" gennaio 1943 - Anno III, n. I). (174) U.S. -S.M.E . - Busta 1T 48 - Comando Supersloda - (Telegramma n. 36157 - Oggetto: Miniera di Bauxite di Ervenico - Da ministero degli affari esteri - Firmato CIANO - A Comando Supremo - Per conoscenza a Governo della Dalmazia - Roma, 17 ottobre - 1942). (175) Ibidem. (176) Ibidem. La sigla S.A.C.E.M. significa 'Società Anonima Croazia e Montenegro ' . (177) Ibidem.

(178) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 30 giugno 1942 - Anno II, n. 12 (Nelle 'Varie' è ripor tata l'iscrizione al Tribunale commerciale d i Spalato, avvenuta il 3 giugno 1942, della S.A. 'Commissionaria Carboni Monte Promina '. (179) U.S.-S.M.E. - Busta l049- Stato Maggiore Esercito -Servizio infor mazioni- (Foglio n. Z.311521 di prot. - Oggetto: Produzione della bauxite - Da Stato Maggiore Esercito Firmato 'd'ordine' tenente colonnello Vincenzo PASQUALE - A Comando Supremo - P.M. 9, 11 settembre 1942). Le miniere erano quelle di 'Visoka', 'Siroki Brijeg', 'Bosanska Kupa', rispettivamente nei d istretti minerari di Signo ( = Sinj), Mostar, Sarajevo. (180) La Dalmaria Bauxit, il 10 agosto 1942 mutò la ragione sociale in Bauxiti Da/mare,

a garanzia limitata. Socio maggioritario il dott. Marco Giorgio DOMIN1S; minoritario il sig. Oscar GEBHART. La procura commerciale venne rilasciata al sig. Giacomo PAS1NI (Vedi Giornale Ufficiale del Governo defla Dalmazia, I O novembre 1942 - Anno 11, n. 20 - Nelle ' Varie') .


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Dal Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 aprile 1943 - Anno Ili, n. 8, risulta che: Oscar OEBHART, di Spalato; Federico HERR, di Breccia (Como); Marco Giorgio D0M1N1S, di Sebenico; Giovanni BOTTA, di Como, furono nominati amministratori della società. La società Miniere di Carbone 'Dubravica' a responsabilità limitata, costituita nel 1931, iscriveva il 20 novembre 1942, presso il Tribunale di Spalato te seguenti modifiche alte quot e sociali: 'Bauxiti Dalmate' per lire 171.000; signora Chiara GIULIANI in VITALE, da Como, per lire 551.000; signor Oscar OEBHART, di Spalato, pe~ lire 209.000; eredi Casimiro GROCHWAL. SKI per lire 19.000. Il signor Federico H ERR, di Breccia (Como) venne nominato amministratore. (181) Vedi n. 135. (182) Vedi volume I del presente lavoro - La prima vista a Spalato del Governatore Pag. 644 e seguenti. (183) li Popolo di Spalato - Quotidiano - Un discorso del Federale alle maestranze dei Cantieri Navali - Spalato, 22 aprile 1942. (184) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° gennaio 1943 - Anno III, n. I - (In 'Varie', relazione del commissario straordinario sulla gestione del primo esercizio 19411942). {185) U.S. -S.M.E. - Busta 1264 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario - Paragrafo: «Spalato» - P.M. 39, 2 febbraio 1942). L'incendio al Cantiere Navale avvenne il 3 1 gennaio 1942. (186) Vedi n. 135. (187) li Popolo di Spalato - Quotidiano - Cronaca cittadina - Resoconto dell 'inaugurazione dei cantieri di Traù - Spalato, 23 aprile 1942. (188) Decreto 28 settembre 1942 - Autorizzazione alla S.A. Navicurzola di Roma all'iscrizione presso il tribunale civile di Spalato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno Il, n. 19). (189) li Popolo di Spalato - Quotidiano - Cronaca dell'inaugurazione - 14 gennaio 1942. (190) Decreto 9 gennaio 1943 - Dichiarazioni di 'zona industria/e' per il complesso di terreni destinati alla industria della S.A. Navicurzola·di Cùrzola - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 gennaio 1943 - Anno lll, n. 2). (191) Decreto 23 maggio 1942- Concessione di premi di incoraggiamento per la costruzione di motopescherecci ed altre a/lività per lo sviluppo della pesca - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 maggio 1942 - Anno Il, n. 10). (192) Ibidem - Art. I. (193) Decreto 30 agogto 1941 - Concessione dell'autorizzazione per l'impianto industriale della S.C.0.D.A. - (In: Giornale Ufficio/e del Governo della Dalmazio, 1-15 settembre 1941 - Anno I, nn. 4-5). (194) Ordinanza 13 settembre 1941, n. 28 - Divieto di esportazione dei semi oleosi, sanse, morchie, vinacce naturali, residui di distillazione, vinaccioli, rifiuti e scarti di pesce - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1°- 15 setlembre 1941 - Anno I, nn. 4-5).


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(195) Ordinanza 8 novembre 1941, n. 43 - Prezzi di vendita dei generi di cui all'Ordinanza /3 sellembre 1941-XIX, n. 29 - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 novem: bre 1942 - Anno li, n. I). (196) Decreto 11 gennaio 1942 - Concessione di premi per la distruzione di delfini - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 gennaio 1942 -Anno li, n. I). (197) Decreto 27 marzo 1942 • Dichiarazioni di ausiliarietà della Società S.C.O.D.A. in Zara - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno Il, n.2). (198) Decreto 4 ottobre 1941 - Autorizzazione per l'impianto industriale della s.a.g.l. Farmochimicà Dalmata - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1-15 ottobre 1941 - Anno I, nn. 6-7). La società era formata dal signor Alessandro MEDJN e dal dottor Edvino ANDROVJCH. ( 199) Decreto 25 febbraio 1942 - Concessione dell'autorizzazione di un impianto industriale per la fabbricazione di agglomerati combustibili al sig. Alessandro M EDIN in Zara - (ln:Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942- Anno Il, n. 4). (200) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, IS febbraio 1942 - Anno II, n. 3 Porta i seguenti decreti: Decreto 7 febbraio 1942 - Autorizzazione alla S.A.P.R.l. per il funzionamento di uno stabilimento in Zara per la conservazione del pesce, la produzione dello scatolame occorrente e l'utilizzazione dei sottoprodotti. Decreto 7 febbraio 1942 - Autorizzazione alla S.A.P.R .l. per il funzionamento di una corderia meccanica.

- Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, IS marzo 1942 - Anno Il, n. S - Porta i seguenti decreti: Decreto 4 marzo 1942 - Concessione dell'autorizzazione dell'ampiamento di un retificio meccanico alla S.A.P.R.l. di Zara. Decreto 4 marzo 1942 • Concessione dell'autorizzazione di un impianto di un'officina meccanica alla S.A.P.R.l. di Zara. Decreto 4 marzo 1942 - Concessione alla S.A.P.R.l. di Zara per l'impianto di una centrale termoelellrica. La centrale utilizzava due motori diesel a 3 cilindri da 350 hp ciascuno. (201) Decreto 17 novembre 1942-Autorizzazione alla ditta A . Zerauschek di Zara all'ampliamento della fabbrica di ghiaccio di sua proprietà - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, IS nov./1 ° dic. 1942- Anno Il, no. 21/22). La produzione del ghiaccio venne portata da 110 quintali al giorno a 220, e l'autorizzazione comprendeva anche la costruzione d'una cella frigorifera per circa ISO quintali di carne e 250/300 quintali di pesce, nonché d'una ghiacciaia per ìl deposito di 600 quintali di ghiaccio. (202) Ordinanza 3 maggio 1942, n. 129 - Obbligo di raccolta degli o/ii lubrificanti usati, per la rigeneraz:.ione - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalma;;.ia, 15 maggio 1942 Anno 11, n. 9).


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Decreto 8 dicembre 1942 - Concessione dell'autorizzazione di un impianto industria/e per la rigenerazione degli o/ii minerali esausti, e lo sfruttamento dei prodoui, alla ditta Rizzi - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 dicembre 1941 - Anno I, n. 12). (203) Decreto 30 dicembre 1942 - Concessione dell'autorizzazione di impianto industriale per la costruzione e il montaggio di telai per bicicletta, alla ditta Pugliese, di Zara - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 dicembre 1941 - Anno I, n. 12). (204) Decreto 7 ottobre 1942 - Autorizzazione all'ing. Livio Sarto per l'impianto d'una officina meccanica - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 Anno II, n. 19). (205) Decreto 30 luglio 1942 - Autorizzazione alla ditta De Denaro in Zara, all'impianto di uno stabilimento per la produzione di candele e affini - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 agosto 1942 - Anno II, n. 15). (206) Decreto 26 settembre 1942 -Autorizzazione al sig. Luigi Subotich all'impianto di un laboratorio per la concia delle pelli - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno II, n. 19). (207) Decreto 15 marzo 1943 -Autorizzazione all'ampliamento della tipografia del 'Giornale di Dalmazia' di Zara - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° /15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5/6). (208) Decreto 23 marzo 1942 - Autorizzazione all'impiant-0 di un oleificio in Gradja di Sebenico alla diUa Fratelli Kronja - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno 11, n. 6). Decreto 16 giugno 1943 - Autorizzazione all'impianto di un oleificio concessa alla ditta Felice livkovié fu Giovanni da Rogosnizza - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O luglio 1943 - Anno III, n. 13). Sullo stesso Giornale Ufficiale furono pubblicati i seguenti decreti: Decreto 16 giugno 1943 - Autorizzazione all'impianto di un oleificio concessa alla ditta Govié Giuseppe fu Rodolfo da Crapano. Decreto 16 giugno 1943 - Autorizzazione all'impianto di un oleificio concessa alfa ditta F.lli Agostino e Libero Medié da Neviggiane. Decreto 16 giugno 1943 - Autorizzazione all'impianto di un oleificio concessa alla ditta Juritev Barbin Matteo fu Antonio e Jurié Antonio fu Giovanni da Vodizze. Decreto 18 luglio 1943 - Autorizzazione all'impianto di un oleificio alla ditta Petcovich Francesco, da Smoquizza (Comune di Blatta di Cùrzola) - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O agosto 1943 - Anno III, n. 15). (209) Decreto 12 febbraio 1943 - Autorizzazione per l'impianto di una piccola macchina per la pilatura dell'orzo concessa alla ditta Matteo Siriniéfu Giovanni da Scardona - (ln:Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1- 15 febbraio 1943 - Anno III, nn. 3-4). (210) Decreto 12 febbraio 1943 - Autorizzazione all'impianto di un molino concessa alla ditta Grgié Matteo da Castel San Giorgio - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1-15 febbraio 1943 - Anno III, n. 3-4).


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Decreto 22 novembre 1941 - Concessione dell'autorizzazione per l'impianto industriale della Dilla Riboli. (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 30 novembre 1941Anno I, n. 10). (21 ! ) Decreto 8 gennaio I 942 - Concessione dell'autorizzazione dell'impianto di uno stabilimento per la fabbricazione di sacchi di carta alla S.A. 'Natro Cellulosa' di Spalato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 gennaio 1942 - Anno Il, n. 1). Decreto 21 febbraio 1942 - Concessione all'autorizzazione di impianto di un 'officina meccanica in Spalato, alla Ditta Peter Toneatti · (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942 - Anno Il, n. 4). (212) Alle date sottosegnate, risulta che presso il Tribunale commerciale di Sebenico s'iscrissero le seguenti ditte: 20 aptile 1942 - 'Cooperativa di consumo' a responsabilità limitata di Zapuntello - Presidente: Simone DEROKO · (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia [in seguito G.U.D.], 15 maggio 1943 - Anno III, n. 10 - 'Varie'). 20 ottobre 1942 - 'Società in nome collettivo Fain Simeone', per trasporto merci via mare . (In: G. U.D., 15 nov./ 1° dic. 1942 - Anno II, nn. 21/22 - 'Varie,). 23 novembre 1942. 'Azienda della salagione e lavorazione del pesce' - Proprietario: BARICEV Matteo di Marco - (In: G . U.D., I O novembre 1942 - Anno, n. 20 - 'Varie'). 28 gennaio 1943 - 'Cooperativa pescatori distrettuali di Sebenico' - Presidente: Giovanni GRUBISSIC - (In: G. U.D., I O agosto 1943, n. 15 - 'Varie'). (213) Decreto 15 ottobre 1942 - Autorizzazione all'impianto di due alambicchi per la distillazione delle vinacce, di ogni genere di frutta, all'ing. Enrico FABBRI - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O novembre 1942 - Anno 11, n. 20). In data 15 novembre, presso il Tribunale commerciale di Sebenico veniva iscritta la 'Società a garanzia limitata Distillerie Dalmate' (capitale lire 200 000) - Amministratore unico Enrico FABBRI - Direttore tecnico Armando CosurrA - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O gennaio 1943 -Anno III, n. I). (214) In data 17 dicembre 1942, presso il Tribunale commerciale di Sebenico, veniva iscritta la 'Società anonima Giulio Meinl' - Il consiglio d'amministrazione era composto da: Romano V!TAS, dott. Ferruccio BocCASINI, dott. Livio BoCCASINI, sig. Walter PRUNBAUER, tutti da Trieste - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O aprile 1942 - Anno 11, n. 7 - 'Varie'). (215) Decreto 7 ottobre 1942 -Autorizzazione alla S.A. Lavorazione Italiana Pelli (L.l.P.) di Torino all'impianto di una conceria di pelli - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno II, n. 19). (216) Decreto 28 settembre 1942 - Autorizzazione alla Ditta S.A. SIRUS di Milano all'impianto di un'industria di o/ii minerali ed affini - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno II, n. 19). In Dalmazia, il piretro cominciò ad essere utilizzato industrialmente intorno al 1870. Dai suoi fiori, che si distinguono in 'chiusi' (Lissa, C6miso), 'semichiusi' (Isola della Brazza), 'aperti' (Méleda, Stagno) si estrae la ' piretrina' che serve per la preparazione di insetticidi. Nel 1940 la produzione ammontava a 270 tonnellate complessivamente per tutte le località. (Isole del Carnaro, Zara e isole antistanti, 90 tonn.; Spalato e Traù 150 tonn.; Méleda e Càttaro 30 tonn).


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Il Governatore BASTtANtNI autorizzò la Ditta Hamad ad aprire a Traù un molino per la produzione della polvere insetticida da fiori di piretro - Decreto 14 febbraio 1942 - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942- Anno II, n. 6). Con ordinanza IO maggio 1942, n. 133 (Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 - Anno Il, n. 9) fu disciplinata l'esportazione tanto del fiore che della polvere di piretro, sottoponendoli al controllo della Stazione Sperimentale Agraria di Spalato. II Governatore Francesco GtUNTA, con decreto 23 maggio I943, (Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° giugno 1943 - Anno III, n. Il) fissò i prezzi del piretro per la campagna 1943, con la seguente clausola: «Per merce consegnata dopo il 31 luglio ma entro il 30 settembre, riduzione di lit. 2 sui prezzi di cui sopra [da lire 52 a lire 42 al kg a seconda del titolo di piretro] e un ulteriore riduzione di lit. I per merce consegnata dopo il 30 settembre». (217) Decreto 21 febbraio 1942 - Concessione dell'autorizzazione di trasferimento ed ampliamento aZirona Grande degli s(abilimenti di pesce conservato già della ditta 'Jadranska Riba' alla ditta Gaetano Pirovano - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942 - Anno II, n. 4). (218) Vedi n. 135. (219) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anno 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - (Foglio senza n. di prot. - Da Governatore della Dalmazia - A ministero delle corporazioni - Per conoscenza alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 8 dicembre 1941). (220) Ibidem. (221) Ibidem. (222) Ibidem. (223) Ordinanza 27 dicembre 1941 - Disciplina de/l'assunzione dei lavoratori; istituzione àel certificato di lavoro - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 dicembre 1943 • Anno lii, n. 12).

(224) Ibidem - Art. 6. (225) Ordinanza 25 maggio 1942, n. 142 - Disciplina del collocamento dei lavoratori: istituzione negli Uffici di Collocamento - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 maggio 1942 - Anno II, n. 10). (226) Ibidem - Art. 2. (227) Ordinanza 5 ottobre 1942, n. 182 - Obbligo di consegna di un prospetto paga a tutti i lavoratori. {In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 ottobre 1942 - Anno Il, n. 19). (228) Ordinanza 13 febbraio 1942, n. 83 - Scioglimento e liquidazione degli organismi ex-regime aventi scopi di assistenza sindacale ed economica: assorbimento dei compiti da parte dell'Ufficio del Lavoro per la Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazio, 15 febbraio 1942 - Anno II, n. 3). (229) A.C.S. - Presidenza del Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - (Foglio senza n. di prot .• Da Governatore della Dalmazia - A Benito MUSSOLINI - Paragrafo: «Problemi del lavoro» - Zara, 9 febbraio 1942).


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(230) Ordinanza 6 maggio 1942, n. 132 - Regolamentazione delle retribuzioni agli impiegati e operai delle aziende private - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 - Anno ll, n. 9). (231) Vedi n. 163. (232) Ordinanza IO marzo 1942, n. 94 - Istituzione dei Consigli provinciali delle Corporazioni nelle provincie di Spalato e Cattaro - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5). (233) Ordinanza IO marzo 1942, n. 95 - Estensione della competenza del Consiglio provinciale delle Còrporazioni di Zara - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno Il, n. 5). (234).11 Popolo di Spalato - Quotidiano - L'Ecc. il Prefetto ZERBINO traccia le linee dei compiti e dell'attività del Consiglio provinciale delle Corporazioni - Spalato, 22 aprile 1942. (235) Ibidem. (236) Ibidem. (237) Ordinanza 10 marzo 1942, n. 96 - Soppressione della Camera di commercio e dell'industria di Spalato, e attribuzione della competenza ai Consigli provinciali delle Corporazioni di Zara e di Spalato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 marzo 1942 - Anno li, n. 5). (238) Ordinanza 26 ottobre 1942, n. 192 - Soppressione della Camera dell'artigianato di Spalato e attribuzione della competenza ai Consigli provinciali delle Corporazioni di Zara e di Spalato - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O novembre 1942 - Anno II, n. 20). (239) lbibem - Art. 2. (240) Nel Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15-30 aprile 1942 - Anno Il, nn. 7/8, sono pubblicati i seguenti decreti:

Decreto 14 aprile 1942 - Numero, composizione e competenza delle Sezioni del Consiglio provinciale deHe Corporazioni di Spalato. Decreto 14 aprile 1942 - Nomina del vice-presidente, del presidente e dei vice-presidenti delle Sezioni de_/ Consiglio provincia/e delle Corporazioni di Spalato. Da li Popolo di Spalato del 19 aprile 1942, risulta la seguente composizione del Consiglio provinciale delle Corporazioni di Spalat0: SEZIONE AGRICOLA:

Datori di lavoro: FANFOGNA Nino (pres.), VITTURI Feliciano, PARODI Ardito, De MICHIELI V!TTURI dr. Ulrico, DOIMI DI DELUPIS Pietro, SEGVIC Marino (vice-pres.), DUBOKOVIC Giorgio, BOGLICH dott. Luigi. Prestatori d'opera: DRUZEié Vincenzo, LUCAS Giovanni, NEGODIC Giuseppe, D1M1é Vincenzo, KovAC1é Marino. Professionisti ed artisti: TACCONI senatore Antonio, KARAMAN dott. Doimo, SPERAC ing. · Felice.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Assicurazioni e credito: TORRINI comm. Giuseppe (datore lav.), JAREBICA Giuseppe (datore lav.), METERAZZI Emilio (la'l(oratore), PASINOVIé Umberto (lavoratore). Ente della cooperazione: LABADESSA ROSARIO, consigliere nazionale. Ufficio del lavoro: POLVERINI Pietro. SEZIONE INDUSTRIALE:

Datori di lavoro: SCARFIOTTI consigliere nazionale Luigi (pres.), R1eou ing. Ferruccio, PAHOR ing. Giuseppe, NORDIO dr. Federico, ANOELINJ Emilio, LJUBJC dr. Nicolò (vice-pres.), NOVAK ing. Michele, BONAClé ing. Felice, IVANJSEVJC ing. Luigi, FRANCESCHJ Biagio. Prestatori d'opera: BIUK Antonio, CÀVALLARIN Luigi, PIENO Eugenio, FIORENTINI Michele, ADORNIC Antonio, ROSANDIC Spiridione, KUREL Carlo, STEFANINI Bruno. Professionisti ed artist.i: MAURANO comm. Silvio, JABLANOV1C dott. Giuseppe, Ro1C ing. Mirko, GOTOVAC ing. Giuseppe. Assicurazione e credito: V10 cav. Pietro (datore lav.), PAS1Nov1C Umberto (datore lav.), TEDESCHI Milano (lavoratore). Ente della Cooperazione: DE TULLIO dott. Paolo. Ufficio del lavoro: BARO dott. Aldo. SEZIONE COMMERCIALE:

Datori di lavoro: SAVO Giovanni (presid.) VALLE Giovanni, FJORINA Carlo, NANI Giorgio, M1orro Bartolomeo, Mrrnov1C Milan (vice-pres.), Au1Nov1C Francesco, Cuué Giacomo, SJMETA dr. Pietro, CASOLINI Lorenzo, BRAJEVIC Michele, BONACcé Girolamo. Prestatori d'opera: CIASCA Giuseppe, BATTAGLI Pietro, COLOMBO Armando, DALMAS Angelo, HREPIC Giovanni, BALENOVIC Giuseppe, SEJANOVIC Giovanni, PERIC Ilario. Professionisti ed artisti: BARBERIS dott. Angelo, ToNC1C ing. Camillo, BuLIC dott. Mirko.

Assicurazioni e credito: ANSELMI Giovanni (datore lav.), M!RKOvcé Ljubomiro (datore lav.), RE1CH Rodolfo (lavoratore), SALVI Roberto (lavoratore). Ente della Cooperazione: M1us1cH Giuseppe. Ufficio del lavoro: QUARANTA Terzo. SEZIONE MARITIIMA:

Datori di lavoro: ISOLA comm. Alberto (presid.), BONAVIA Aurelio, FORETICH Marino, VRDOLJAK Matteo (vice-pres.), Buué Luka, GATTIN Giacomo, ILlCH Gastone. Prestatori d'opera: AIRALDI Virgilio, FORETICH Vicenzo, BIUK Pietro, RAUNIK Simeone. Professionisti ed artisti: LEMES1CH avv. Giovanni, JusT VERDUS Antonio, KAMBER dott. Paolo, BARTOLUCCI prof. Gianni. Assicurazioni e credito: D' AQUINO Giacomo (datore lav.), IVAN1Sev1C Giovanni (datore lav.), ROMI CH Matteo (lavoratore), KE21C Simone (lavoratore).


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Ente della Cooperazione: BoTTERI dott. Tullio . . Ufficio del Lavoro: ROCCA Ernesto. Il Comitato di Presidenza del Consiglio di Spalato era composto da: Paolo ZERBINO, prefetto , presidente; cons. naz. Ferruccio CAPPI, federale di Spalato; cons. naz. Rosario LABADESSA, vice-presid.; dott. Bruno BONCINA, direttore sezione Ufficio del lavoro, e da tutti i presidenti e vice-presidenti delle quattro sezioni . .

Membri di diritto: ing. Francesco BENEA, ispettore corporativo; dott. Oliviero GALASSO, ispettore agrario; ing. centurione Vittorio BoscHt, comandante Milizia forestale; ing. Nicolò TROILO, capo ufficio Genio civile; dott. Alberto MAGGIORI, veterinario provinciale. - Nel Giornale Ufficiale dei Governo della Dalmazia, 15-30 aprile 1942 - Anno II, nn. 7-8, sono ,pubblicati i seguenti d ecreti: Decreto 10 aprile 1942 • Numero, composizione e competenza delle Sezioni del Consiglio

provinciale di Cattaro. Decreto 28 maggio 1942 - Nomina di componenti del Consiglio provincia/e delle Corpo-

razioni di Cattaro. Furono nominati: ing. Vu.KOVIC Alessandro, fu Antonio, vice-presidente del Consiglio provinciale delle Corporazioni - Dottor JovovIC Ardoje fu Simeone, presidente della Sezione agricola-forestale; ing. Rossi Alfredo fu Antonio, vice-presidente; KAMENAROv1C Ciro fu Natale presidente della Sezione industriale-commerciale-marittima; SAVIN Natale fu Carlo, vice-presidente. (241) Ordinanza 13 maggio 1942, n. 134 - Istituzione degli Uffici provinciali delle Corporazioni di Spalato e Cattaro, ed estensione della competenza territoriale e delle funzioni dell'Ufficio di Zara· (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942 • Anno II, n. 9). (242) A.C .S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Busta • (Foglio senza n . di prot. • Da Governatore della Dalmazia - Alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Al ministero dell'interno - Zara, 28 ottobre 1942). (243) Ibidem. (244) Vedi n. 92 - Paragrafo: «L'assistenza al lavoratori». (245) Ordinanza 27 ottobre 1941, n. 40 • Costituzione dell'Ente della Cooperazione della Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 ottobre 1941 - Anno I, n.8) . (246) Ibidem. (247) Ibidem. (248) Decreto 5 luglio 1943· - Nomina del dott. BOTTERI in sostituzione del dott. LABADESquale commissario straordinario all'Ente della Cooperazione - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 1° agosto 1943 - Anno Il, n . 15). SA

(249) Vedi n . 242. (250) Ibidem.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(251) Il Governatore BASTIANINI, sino al momento della sua sostituzione con l'avv. Francesco GIUNTA (14 febbraio 1943) sciolse le seguenti cooperative:

Consorzio Cooperativo in Spalato - Fu nominato commissario governativo il consigliere nazionale Rosario LABADESSA (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia [In seguito indicato come G. U.D.J, 31 gennaio 1942 - Anno Il, n. 2 - Decreto 31 gennaio 1942). Prima cooperativa per forniture ai pescatori e motopescherecci di Spalato - (In: G. U.D. 15 giugno 1942 - Anno II, n. li - Decreto 23 marzo 1942, non pubblicato). Venne nominato commissario liquidatore il dott. Tullio BoTTERI. Unione defle cooperative per fa pesca in Spalato - (In: G. U.D., 15-30 settembre 1942 Anno II, 17-18 - Decreto 13 maggio 1942, non pubblicato) - Venne nominato commissario liquidatore il dott. Tullio BOTTERI. Cooperativa dei pescatori di Spalato (Ribarska Zadruga) - (In: G. U.D., 15-30 settembre 1942 - An no II, nn. 17-18 - In 'Varie'). Cooperativa Olearia di Zfarino (Uljarska Zadruga) - (In: G. U.D., 15-30 settembre 1942 - Anno Il, nn. 17/18 - In: 'Varie'). Cooperativa Adriatica Peschereccia - (In: G. U.D., 15 dicembre 1942 - Anno II n. 23 Decreto IO dicembre 1942) - Commissario liquidatore: avv. Matteo M1ROSSEV1CH. Cooperativa principale di Consumo di Spalato - (In: G. U.D., I 0 -15 febbraio 1943 -Anno III, nn. 34 - In: ' Varie' - Si richiama al decreto 2 luglio 1942, non pubblicato) - Commissario liquidatore: sig. Ruggero PENZA. Cooperativa Centrale di approvvigionamento per le Cooperative di consumo in Spalato - (In: G.U.D., 1°-15 marzo 1943 - Anno III, nn. 5-6 - In 'Varie' - Si richiama al decreto 8 giugno 1942, non pubblicato) - Commssario liquidatore: sig. Ruggero PENZA). Della Cooperativa Agraria provincia/e di Tenìn, le filiali di: Bencovazzo, San Giorgio di Zemonico, Timeto, Geverske, Chistagne, Obrovazzo - (In: G. U.D., I• maggio 1943 - Anno III, n. 9 - Decreto 26 aprile 1943 - Si richiama al decreto 2 settembre 1942 non pubblicato .. II commissario liquidatore Ubaldo PETAZZI è sostituito dall'avv. Luigi PASINATI). Della Federazione de{{e Cooperative sanitarie di Belgrado, la filiale di Zemonico - (In: G. U.D., I• maggio 1943 - Anno III, n 9 - Decreto 26 aprile 1943 - Anno III, n. 9 - Si richiama al decreto 2 settembre 1942, non pubblicato - Il commissario liquidatore Ubaldo PETAZZI è sostituito dall 'avv. Luigi PASINATI).

Cooperativa di consumo di Bencovazzo - (In; G. U.D., 15 maggio 1943 - Anno III, n.12 - In: 'Varie' - Si richiama al decreto 19 giugno 1942, non pubblicato - Commissario liquidatore: sig. Giulio MORELLI). Cooperativa di consumo dei contadini in Zaravecchia - (In: G. U.D., 1° luglio 1943 - Anno Ili, n. 13 - Decreto 18 giugno 1943 - Si richiama al decreto 7 agosto 1942, non pubblicato - Il commissario liquidatore Giulio MORELLI è sostituito dall'avv. Natale VOLPI). (252) Ordinanza 31 gennaio 1942, n. 78 - Erezione in Ente morale dell'Azienda Agraria Cooperativa di Spalato col nome di: Consorzio Cooperativo tra le cooperative di agricoltori e pescatori de{{o Dalmazio - Soppressione ed incorporazione nel Consorzio del Consiglio provinciale de{{'agricolturo - (In: Giornale Ufficiale del Governo de{{a Dalmazia, 31 gennaio 1942- Anno II, n. 2).


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(253) U.S.-S.M.E. - Busta 1264 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario. Paragrafo: «Movimento nel porto di Spalato»· P.M. 36, 6 febbraio 1942). (254) Il Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 gennaio 1942 • Anno II, n. 2, riporta le seguent1 ordinanze: Ordinanza 21 gennaio 1942, n. 70 • Revoca delle concessioni per l'esercizio di servizi e lavori portuali nel porto di Spalato; disciplina dei servizi di sbarco, imbarco e trasbordo merci. Ordinanza 21 gennaio 1942, n. 71 - Istituzione della Direzione del lavoro portuale nel porto di Spalato. Ordin: mza 21 gennaio 1942, n. 72 - Costituzione nel porto di Spalato della Compagnia di lavoratori portuali. I moli e le banchine del porto di Spalato, propriamente detto, avevano uno sviluppo lineare di I 400 metri; il bacino una superficie di 700 000 metri quadrati. La maggior attività commerciale si svolgeva nel porto di Venezia Piccola ( = Vragnizza) sulla costa settentrionale dalla penisola ove sorge la città. (255) Vedi n. 254- Ordinanza n. 71 - Art. 3. (256) Decreto 25 ,febbraio 1942 • Composizione del Comitato consultivo della Direzione del lavoro portuale di Spalato, istituita con ordinanza 21 gennaio 1942 • XX, n. 71 • (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 28 febbraio 1942. Anno II, n. 4). Furono chiamati a far parte del Comitato, in rappresentanza: del Partito fascista-Aurelio BONA VIA; suppi. Luigi PRASSEL; dell'Ufficio del Lavoro. dott. Bruno BONCINA; suppi. Ernesto ROCCA; della Camera .di commercio e industria - Matteo VRDOLJAK; suppi. Gastone l LICH; degli industriali dell'armamento· Luka Buué; suppi. Hrvoje GRGIC; degli ausiliari del traffico - Giacomo GATIJN; suppi. Demetrio BORUCJNSKY; dei lavoratori portuali • Virgilio AIRALDJ, Biagio DoNJé, Leopoldo SCARE; suppi. Giovanni Battista TASSO, Emilio MAT1é, Antonio RADO$. (257) Vedi n. 254 - Ordinanza n. 71. (258} Ibidem. La compagnia portuale portava il nome di 'Ugo BONACC1', primo spalatino caduto durante il secondo conflitto mondiale. Sottocapo di Marina, mori a Tobruk il 12 giugno 1940. La compagnia era composta da 200 lavoratori, e comprendeva anche un gruppo di portuali fatti venire da Genova· (Vedi Il Popolo di Spalato . Quotidiano - 26 maggio 1942). (259) Ordinanza I O luglio 1943, n. 241 • Disciplina del lavoro nel porto di Cùrzola. (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 luglio 1943 - Anno III, n. 14). (260) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 • Fascicolo 16452 - Sottofascico1o 12 • (Foglio n. 305 di prot. • Lettera di Giuseppe BASTJANJNJ • A Presidenza Consiglio dei ministri - A ministero dell'interno - Zara, 19 giugno 1941). (261) Ibidem. (262) Ibidem.


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(263) Ibidem - BASTIANINI per ottenere i primi medici militari si era rivolto anche al Comando delle Forze armate dell'Albania. (264) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12/1 - Foglio n. 9170 di prot. - Urgente - Da ministero dell'intero - Firmato 'Per il Ministro', illegibile - A Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 23 luglio 1941). (265) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12 - (Foglio n. 587 di prot. - Oggetto: Servizio sanitario Da Giuseppe BASTIANINI - A Presidenza Consiglio dei ministri - A ministero dell'interno , direzione generale della sanità pubblica - Zara, 29 novembre 1941) - VEDI DOCUMENTO N. 4 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

- Giornale di Dalmazia n. 88 - 14 aprile 1942 - (Testo del discorso tenuto a Zara, domenica 12 aprile 1942, nel primo annuale della Redenzione, da Giuseppe BASTJANINJ - Paragrafo: «L'igiene e la sanità». (266) Ibidem - Lettera di Giuseppe BASTIANJNJ. (267) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12 - (Foglio n. 1045 di prot. - Da Giuseppe BASTIANJNJ - A ministero dell'interno, direzione generale dell'amministrazione civile - Al Ministero delle fi. nanze - Per conoscenza a Presiçlenza Consiglio dei ministri - Zara, I O dicembre 1941). (268) Vedi n. 260 e n. 265. (269) Lo scioglimento della Camera dei medici, dei veterinari e dei farmacisti fu disposta con ordinanza 13 febbraio 1942, n. 83: Scioglimento e liquidazione degli organismi ex-regime Liugoslavo - n.d.a.] aventi scopi di assistenza sindacale ed economica: assorbimento dei compiti da parte dell'Ufficio del Lavoro per la Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 febbraio 1942, Anno II, n. 3). (270) Ordinanza 10 luglio 1942, n. 168 • Disciplina dell'esercizio delle professioni sanitarie - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 luglio 1942 - Anno II, n. 13). In relazione alla predetta ordinanza, BASTIAN!Nl, con decreto 13 agosto 1942 (Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15/30 settembre 1942, Anno II, nn. 17/ 18), procedette alla: Nomina dei fiduciari delle Sezioni provinciali per le professioni sanitarie nei territori annessi. Per la provincia di Zara venne nominato il dottor Bernardo DRAOAONA; per quella di Spalato il dottor Carlo Mario CARONNA; per Cattaro, il dottor Giuseppe V1CECONTE, (271) Ibidem - Ordinanza IO luglio 1942, n. 168 - Art. I. (272) Ibidem -. Art. 2, lettera c). (273) Ibidem - Art. 2, lettera e). (274) Ibidem - Art. 4. (275) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941- 1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 59 - (Telegramma 457/02750 - Da Giuseppe BASTIAN1N1 - A Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 21 gennaio 1941). Nel testo riporta in sintesi la comunicazione del Comando territoriale di Bologna, inviata al comando 'Truppe Zara' con dispaccio n. 017/7030/2536 - Bologna, 12 gennaio 1942.


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(276) Ibidem. (277) Ibidem.

(278) A.C.S. · Presidenza Consiglio dei Ministri. Anni 1941- 1943. Posizione 1.1.13. Fascicolo I 6452 · Sotto fascicolo 59 • (Telegramma n. 6875/113 .4.1 • Da ministero della guerra · Fi rmato sottosegretario di Stato, generale Antonio ScvERO · A Governo della Dalmazia . Roma, 7 febbraio 1942). (279) Vedi n. 265 · Giornale di Dalmazia. (280) Ibidem. (28 I ) Ibidem. (282) ,Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 maggio 1942. Anno II, n. 9 . Ordinanza del 2 maggio 1942, n. 126: Assistenza medico-chirurgica nei comuni annessi delle provincie dalmate. (283) Vedi n. 265 · Giornale di Dalmazia. (284) Ibidem. (285) Ved i n. 282. (286) A.C.S. · Presidenza Consiglio dei ministri· Anni 1941-1943 . Posizione 1.1.13 . Fascicolo 16452 · Sottofascicolo 59 · (Foglio n. 43160/78.5.8 di prot. . Da ministero della guerra · Fi rmato sottosegretario di Stato., generale Antonio ScvERO . A Presidenza Consiglio dei ministri· A ministero dell'interno. A ministero delle finanze. Roma, 30 luglio 1942). (287) Ibidem. (288) Ibidem. (289) A.C.S. · Presidenza Consiglio dei Ministri • Anni 1941-1943 . Posizione 1.1.13 . Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 117 . (Foglio n. 20000/3 di prot. • Oggetto: Servizi sanitari dipendenti dallo stato di guerra · Da ministero dell'interno, direzione generale della sanità pubblica· Al Governo della Dalmazia· Roma, 5 settembre 1942). (290) Ibidem.

(291) Ibidem. (292) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei Ministri . Anni 1941- 1943. Posizione 1.1.13 . Fascicolo 16452 · Sottofascicolo 117 · (Foglio n. 20300/2.36.5 di prot. · Oggetto: Compensi straordinari agli ufficiali medici addetti ai serl'izi civili in Dalmazia • Da ministero dell'interno, direzione generale della sanità pubblica· A Governo della Dalmazia· Roma, 24 settembre 1942). Risponde alla nota n. 5311/AS. di prot., probabilmente di pari oggetto, del Governatore della Dalmazia . Zara, 16 settembre 1942. Dal testo della risposta si rileva la richiesta di BASTIANINJ.

(293) Ibidem. (294). A.C.S . . Presidenza Consiglio dei Ministri . Anni 1941 -1943 . Posizione 1.1.13 · Fascicolo 16452 . Sottofascicolo 117 • (Foglio n. 5973/ A.S. di prot. . Oggetto: Servizi sanitari dipendenti dallo stato di guerra. Compensi straordinari agli ufficiali addetti ai servizi sanitari civili in Dalmazia · Da Giuseppe BASTIANINI • A Presidenza Consiglio dei ministri • A ministero delle finanze, Ragioneria generale dello Stato· Zara, 24 ottobre 1942).


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(295) Ibidem. (296)·A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 59 - (Foglio senza n. di prot. - Oggetto: Personale militare in servizio civile presso il Governo della Dalmazia - Da Presidenza Consiglio dei ministri - A Governo della Dalmazia - Roma, IO novembre 1942). VEDI DOCUMENTO N. s ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (297) Commissario all'ospedale civile di Sebenico, fino all'aprile 1943 fu il generale Enrico ARMANDO. (Vedi Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia - Anno III, n. 9 - Decreto 19 aprile 1943). Direttore sanitario dell'ospedale nello stesso periodo, era stato il maggiore medico di Marina, dottor Manlio CACE, nativo di Sebenico. Non si conosce il nominativo del direttore del dispensario antivenereo. (298) Vedi n. 269 - Il pro memoria dei carabinieri, e l'esposto sono ricordati nella nota della Presidenza del Consiglio dei ministri. (299) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 59 - (Telegramma n . 2580 - Urgentissimo - Da Governatore della Dalmazia Francesco G1uNTA - A ministero dell'interno - A Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 16 giugno 1943). (300) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1943 - Posizione I. l.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 59 - (Telegramma n. 138443/13010.5 - Da ministero della guerra - Firmato sottosegretario di Stato, generale Alberto SORICE • A Governo della Dalmazia - A Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 19 giugno 1943). Con questo telegramma venne concessa là prima proroga; con nota del 1° settembre, firma generale SORICE, la seconda proroga.

à

(301) Vedi n. 265 - Giornale di Dalmazia. (302) Carlo Bozzi - Oltre la disfatta • Edizioni Delfino - Milano, 1952 - Appendice: Dalmazia - Pag. 68 e seguenti . Il capitolo è stato ripubblicato in: La Rivista Dalmatica - Edita a Roma dalla Associazione Nazionale Dalmata - Fascicolo n. 4 - Ottobre-Dicembre 1985. (303) Decreto 20 ·gennaio 1942 - Equiparazione delle assistenti sanitarie visitatrici alle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 gennaio 1942 - Anno II, n. 2). (304) Vedi n. 265 - Giornale di Dalmazia. Le visite, in provincia di Zara, secondo le specialità erano state: otorinolaringoiatria 821; pediatria 1010; oculistica 1029; odontoiatria 1148; radiologia 854. In provincia di Spalato: odontoiatria 454; oculistica 640 oltre a 6 operati; otoiatria 428; radiologia 531; pediatria 296. Per il secondo ciclo, vedi Giornale di Dalmazia - Zara, 8 ottobre 1942. (305) U.S.-S.M.E. - Busta provvisoria 10 - Comando VI Corpo d'Armata - (Notiziario - Paragrafo: «Castelnuovo» - P.M. 39, 6 febbraio 1943). (306) Vedi n. 265 - Giornale di Dalmazia· Vedi anche n. 302. (307) Vedi n. 265 - Giornale di Dalmazia.


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(308) Ibidem. Le prestazioni fornite dalla motobarca sanitaria furono: ad Oltre 490 persone con 1590 visite; a Lazzaretto (o scoglio Calogerà) 124 visite; a Pogliana 187 persone con 623 visite; a Cale 526 persone con 2030 visite; a Cuclizza 234 persone con 886 visite; a Sant'Eufemia 270 persone con 932 visite; a Lucorano 256 persone con 868 visite; a Ugliano 318 persone con 970 visite. (309) Vedi n. 303 - Pag. 68 e seguenti.

li costo e la gestione dell'autotreno sanitar io furono di 16 milioni di lire (lire 1942); quelli della motobarca di 4 milioni. (310) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo •16452 - Sottofascicolo 82 - (Foglio n. 66 di prot. - Oggetto: Servizio sanitario-Distribuzione medicinali - Da Giuseppe BASTIANINI - A Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 7 gennaio 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 6 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (3 11) Vedi n. 282 - Art. 1, primo comma. (312) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri· Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 12 - (Foglio n. 5237 di prot. - Senza oggetto - Da Giuseppe BASTIANINI - A Presidenza Consiglio dei ministri - Per conoscenza a ministero dell'interno, direzione generale della sanità pubblica Zara, 12 settembre 1941) - VEDI DOCUMENTO N.; ALLEGATO AL PRESENTE CAP ITOLO. (313) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Oggetto: Programma tecnico

per la lotta antitubercolare in Dalmazia predisposto dal Comitato antitubercolare per la Dalmazia per l'anno 1943 - Firmato ispettore generale medico, dottor Francesco ADAMI - Senza data - Probabilmente ottobre/ novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. s ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (314) Ibidem - A Zara esisteva un dispensario antitubercolare, con una sezione sull'isola di Làgosta, ed un reparto ospedaliero con 50 letti, sufficienti per la originaria provincia. (315) Vedi n. 312. (316) Ibidem . (317) Ibidem. (318) Vedi n. 302 - Pag. 70. (319) Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia - Anno Il, li. 3 - 15 febbraio 1942 - Ordinanza I O febbraio 1942, n. 79 • Istituzione del Comitato antitubercolare della Dalma-

zia. (320) Vedi n. 313. (321) lb[dem. (322) Ibidem. (323) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo I 6452 - Sotto fascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Porta come titolo: Integra-

zione del bilancio di previsione del Comitato Antitubercolare Dalmazia e dei dipendenti Comitati provinciali di Zara, Spalato e Cc:ttaro - Firmato Giuseppe BASTIANINJ - Senza data Probabilmente ottobre/novembre 1942).


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Carlo Bo zzi, nel suo volume (Vedi n. 302) scrive: «L 'impianto dei dispensari, il rifacimento di reparti ospedalieri per tubercolotici a Zara, Sebenico, Spalato e Cattaro, le spese di trasporto dei malati, di propaganda, di personale, si aggirano sui 14 milioni» [lire 1942) - Pag. 70. (324) Decreto 30 giugno 1943 - Scioglimento del Comitato ani itubercolare della Dalmazia: deferimento dei compiti alle prefetture di Zara, Spalato e Cattaro - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, I O luglio 1943 - Anno III, n. 13). (325) Decreto 30 gennaio 1942 - Nomina del dottor DEL GUASTA a ispettore dermosifilopatico per la Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 gennaio 1942 - Anno II, n. 2). (326) Ordinanza 16 marzo 1942, n. 101 - Obbligo di denuncia delle malattie veneree - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 31 marzo 1942 - Anno II, n. 6). (327) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Porta come titolo: Programma tecnico per la lotta antivenerea in Dalmazia predisposto dall'Ispettore di Sanità del Governo della Dalmazia per l 'anno 1943 - Non firmato - Senza data, probabilmente del novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 9 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (328) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione l.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Porta come titolo: Programma finanziario loÙa contro le malattie veneree in Dalmazia - Firmato Giuseppe BASTIANINI - Senza data - Probabilmente novembre 1942). (329) Vedi n. 327. (330) Ibidem. (33 I) Ibidem. (332) Decreto 4 febbraio 1942 - Delimitazione delle zone malariche della provincia di Zara (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 febbraio 1942 - Anno II, n.3). Furono dichiarate 'zone malariche' i comuni di: Nona, Novegradi, Timeto ( = Smilfié), Zemonico, Zaravecchia, Bencovazzo, Obrovazzo, Chistagne, Stancovazzo, Scardona, Stretto, Vodizze. (333) Ordinanza 29 settembre 1942, n. 181 - Istituzione dell'Ente per la Lotta Antimalarica in Dalmazia - (In: Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15/30 settembre 1942 Anno Il, nn. 17/18). Con decreto del 30 settembre 1942 (nello stesso numero del Giornale Ufficiale) l'ispettore generale per la sanità pubblica in Dalmazia, console medico Francesco ADAMI, venne nominato presidente dell'Ente. Con altro decreto, di pari data, fu costituito il Consiglio direttivo dell'Ente, composto da: ing. Vincenzo VENTIMIGLIA, capo dell'ispettorato per le opere pubbliche; dott. Giovanni VETRANO, in rappresentanza del P .N.F.; <lott. Vincenzo CAFFARELLI, dell'ispettorato delle opere pubbliche; dott. Romano QUADRETTI specialista malariologo. Con ordinanza 2 dicembre 1942, n. 199 (Giornale Ufficiale del Governo della Dalmazia, 15 dicembre 1942 - Anno Il, n. 23), venne istituito il posto di direttore tecnico per la lotta antimalarica, che fu assegnato al dottor Romano QUADRETTI (dec reto 2 dicembre 1942), e con altro decreto di pari data furono chiamati a far parte del consiglio dell'Ente il dottor Carlo SPANGA, specialista malariologo, e l'avvocato Antonio ARNERI, presidente del Comitato antimalarico di Zara.


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(334) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolò 16452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Porta come titolo: Servizi antimalarici della Dalmazia-Programma tecnico-Campagna antimalarica per il 1943 - Non firmato - Senza data - Probabilmente ottobre/novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 10 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (335) Ibidem. (336) Ibidem. (337) Ibidem. (338) A.C.S. -Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13- Fascicolo lp,452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Porta come titolo: Programma

finanziario lotta antimalarica in Dalmazia-Finanziamento del bilancio di previsione J O novembre 1942-31 ottobre 1943 - Ente Lotta Antimalarica in Dalmazia - Firmato Giuseppe BASTIANINI - Senza data· Probabilmente ottobre 1942) • VEDI DOCUMENTO N. 11 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO, (339) Ibidem • Capitolo: Lotta antilarvale e antianofelica. (340) A.C.S. • Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 • Posizione l.l.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 43 - (Foglio n. 4172 di prot. - Oggetto: Richiesta assegnazione fondi per la gestione degli ospedali dei territori annessi - Da Giuseppe BASTIANINI - A ministero dell'interno - Al ministero delle finanze - Zara, 21 luglio 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 12 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (341) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei Ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 · Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 43 - (Foglio n. 364/18612 di prot. - Oggetto: Ospedali dalmati • Dal Governatore Francesco GIUNTA - A ministero dell'interno • A ministero delle finanze - A Presidenza Consiglio dei ministri • Zara, S luglio 1943). (342) Ibidem. Riporta per esteso i paragrafi 7, 8, 9, l O della legge jugoslava sugli ospedali. (343) Ibidem. (344) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri • Anni 1941-1 943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 43 • (Foglio n. 4734 di prot. - Senza oggetto. Da Giuseppe BASTIANINI - A Presidenza Consiglio dei ministri - A ministero delle finanze - Zara, 30 agosto 1941). (345) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 • Sottofascicolo 12 - (Foglio n. 1045/S.G. di prot. - Senza oggetto - Da Giuseppe BASTIANINI - A ministero dell'interno - Al ministero delle finanze - Per conoscenza a Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 1° dicembre 1941). (346) Vedi n. 341. (347) Vedi n. 344. (348) Vedi n. 341. (349) Vedi n. 345.


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(350) Ibidem. (351) Ibidem. (352) Ibidem: (353) Vedi n. 341. (354) Ibidem. (355) Ibidem - Punto 1. (356) Ibidem - Punto 2. (357) Ibidem - Punto 3. (358) Vedi n. 341. (359) Per i lavori del nuovo ospedale di Spalato, in località Firule, (insenatura della costa alla periferia orientale del centro urbano) furono spese lire I 500 000 (Vedi n. 302 - pag. 74). Per i lavori dell'ospedale di Risano oltre un milione di lire. Per le migliorie da apportare a quello di Sebenico (il più grande ospedale della Dalmazia, all'epoca il quarto della Jugoslavia, con 700 letti e con una media di 2 300 pazienti all'anno) era prevista una spesa di circa 3 milioni di lire. In base al piano di ristrutturazione generale dell'ospedale di Seben.ico, predisposto dal direttore, maggiore medico di Marina Manlio CACE, il 28 ottobre 1942 veniva inaugurato un primo lotto di lavori: rimessa a nuovo del reparto accettazione, con docce, bagni, deposito vestiario oltre a due camerate con otto letti per l'osservazione. Fu costruito il reparto per i malati esterni, con servizi indipendenti. Il gabinetto radiologico venne trasformato in reparto di radiologia con due gabinetti per la diagnostica e due sale d'attesa. Venne data una nuova sistemazione agli uffici della direzione, ai locali della farmacia. Furono ingrandite la cucina e la lavanderia; installata una nuova cella frigorifera; impiantato un nuovo disinfestatore. Si · creò un locale per l'istologia; furono raggruppate le varie officine; installate le docce nel reparto operai. Fu costruito un deposito per le immondizie e riattato l'inceneritore; adattati alcuni locali ad autorimessa per l'autoambulanza, abolendo le barrelle trainate a mano che sino a quel momento servivano per i soccorsi in città, (Vedi Giornale di Dalmazia - Quotidiano di Zara - Inaugurazione del primo blocco di lavori all'Ospedale civile di Sebenico - Zara, 31 ottobre 1942). (360) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 129 - (Foglio senza n. di prot. - Dalla sede provvisoria della Cassa di risparmio delle Provincie Dalmate - Firmato ragioniere Elio VALENTINI - A ministero dell'interno - Venezia, 31 marzo 1944). (361) Ibidem. (362) Ibidem. (363) Ibidem. (364) M.A.E. - A.S.D. - Jugoslavia 1942 - Busta 126 - Fascicolo 7 - (Telespresso n. 02755 - Oggetto: Sistemazione delle giurisdizioni ecclesiastiche in Dalmazia - Da ministero affari esteri - Firmato CIANO - A ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Bernardo ATTouco - Roma, 14 luglio 1941) - VEDI DOCUMENTO N. 13 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.


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(365) Ibidem. (366) Ibidem. (367) Attilio TAMARO - La Vénétie Julìenne et fa Dalmatie - Tipografia Senato del Regno - Roma, 1919 - Volume III - Capitolo 57, La croatisation et la défense du droit italien - Pag. 518.

li concetto esposto dal Tamaro, come l'autore avverte nella nota è stato ripreso da E1TELBEROER voN EDELBERO R. - Die mittefalterfiche Kunstdenkm.ale Dalmatiens - Vienna 1884 Pag. 26. (368) Ibidem. (369) U.S. - S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 167 Paragrafo: «L'azione cattolica nel quadro politico-religioso» - P.M. 39, 18 ottobre 1941). (370) San Marco! - Quotidiano di Zara - Riporta il testo integrale del discorso radiofonico di 8AST1ANJN1, pronunciato il giorno prima - Zara, 4 agosto 1941. (371) U.S.-S.M.E. - Busta 580 - Comando d'armata - (Notiziario - Paragrafo: «Da fonte fiduciaria» - P.M. 39, 23 giugno 1941).

(372) U.S.-S.M.E. - Busta 583 - Comando VI Corpo d'armata - (Notiziario n. 124 - P.M. 39, 5 settembre 1941). (373) U.S.-S.M.E. - Busta 584 - Comando VI Corpo d'annata - (Notiziario n. 151 Paragrafo: «Sebenico» - P.M. 39, 2 ottobre 1941). (374) Vedi n. 369. (375) Ibidem. (376) ibidem. (377) Ibidem. (378) U.S.-S.M.E. - Busta 585 - Comando VI Corpo d'annata - (Notiziario n. 212 Paragrafo: «Spalato» - P.M. 39, 2 dicembre 1941). (379) Ibidem. (380) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941- 1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 161 - (Da Governatore della Dalmazia - A Benito MUSSOLINI - Paragrafo: «Clero» - Zara, 9 febbraio 1942).

Si tratta di una relazione di ventidue cartelle, suddivisa nei seguenti paragrafi : Situazione politica; Clero; Ebrei; Situazione generale; Sicurezza ed ordine pubblico; Opere pubbliche; Approvvigionamento della Dalmazia; Scuole; Problemi del lavoro; Ordinamento amministrativo. (381) Ibidem. (382) Ibidem. (383) Ibidem. (384) Ibidem.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(385) Ibidem.

Vedi Actes et documents du Saint Siège relatijs à la Seconde Guerre mondiale - Voi. 8° - La Saint Siège et /es Victimes de la Guerre - Janvier 1941-Décembre 1942 - Editrice Libreria Vaticana, Roma, 1974. Il documento n. 216 (pag. 368), intitolato L 'archéveque de Zagreb Stepinac au Pope Pie Xli - Zagabria 3 dicembre 1941, contiene un rapporto sulla Conferenza promossa dall'arci-

vescovo di Zagabria Aloisius STEPINAC. Oltre all'arcivescovo furono presenti i vescovi; Antonio AKSAMOVIC di Djakovo; Quirino Clemente BONEFACIC di Spalato; Michele Pus,c di Lèsina; Vittore Bu R1C di Segna; Giuseppe SREBRNIC di Veglia; Giovanni SIMRAK amministratore apostolico di Crisio. Quale osservatore era presente, l'arcivescovo di Belgrado, Giuseppe U1C1C. Assenti: Giovanni SARIC, arcivescovo di Sarajevo, ed i vescovi Luigi M1s1C di Mostar, Giuseppe GARIN di Banja Luka, Girolamo M1LETA di Sebenico. La Conferenza discusse la questione delle conversioni al cattolicesimo degli ortodossi; i passi fatti e da fare presso il Governo croato a favore degli ebrei e degli sloveni deportati in Germania; le condizioni dei lavoratori ed operai croati che lavoravano nel Reich. (386) Vedi n. 380. (387) Ibidem. (388) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 134 - (Lettera n. 6977/24556 - Da Governo della Dalmazia - Firmato Giuseppe BASTIANINI - A ministero dall'interno, direzione generale del Fondo per il Culto - Zara, 19 novembre 1942) - VEDI DOCUMENTO N. 14 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

Si tratta di una copia dell'originale, poiché il testo è ribattuto su fogli intestati Ministero dell'Interno. (389) Ibidem . (390) Ibidem. (391) Ibidem. (392) Ibidem. (393) Ibidem. (394) Ibidem. (395) Vedi n. 385.

11 documento n. 320, a pag. 472, è intotolato: li Nunzio in Italia BORGONGINI DUCA al Cardinale MAGLTONE- Roma, 23 marzo 1942. (396) Ibidem. (397) Ibidem - Nota n. 2 - Pag. 473. (398) Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerra mondiale - Voi. 4 - La Saint Siège et la Guerre en Europe - Juin 1940-Juin 1941 - Editrice Libreria Vaticana.Roma, 1967.

Il documento n. 224, a pag. 293, intitolato La Secretairerie d 'État à la Legation de Jugoslavia, è datato Vaticano 25 gennaio 1942. Contiene la risposta. della Segreteria di Stato ad una nota del 14 gennaio 1942 della legazione di Jugoslavia presso la Santa Sede - La risposta porta in allegato il testo della nota.


Attività organizzativa del Governatore

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(399) Ibidem. (400) Ibidem. (401) U.S.-S.M.E. - Busta 996 - Comando XVIII Corpo d'armata • (Notiziario n.309 Paragrafo «Spalato» - P.M. 39, 23 dicembre 1942). (402) Vedi n. 388. (403) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 • Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofa:scicolo 134 - (Lettera n. 3557/232-106 - Oggetto: Zara· Seminario teologico • Richiesta di sovvenzioni per adempimento di oneri riguardanti Seminari diocesani di Sebenico, Spalato e Cattaro - Da ministero dell'interno, direzione generale dei Culti Firmato il ministro BuFFARINI GUIDI • Al Governatore della Dalmazia · Roma, 29 dicembre 1942),

I

(404) A.C.S . . Presidenza Consiglio dei ministri· Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 • Fascicolo 16542 - Sottofascicolo 134 • (Lettera n. 37/409 di prot. - Senza oggetto • Dal Governo della Dalmazia - Firmato Giuseppe BASTIANINI - Al ministero dell'interno, direzione generale dei Culti - Zara, 8 gennaio 1943). (405) Ibidem . (406) Ibidem. (407) Ibidem. (408) Ibidem. (409) Ibidem. (410) Ibidem. (411) Ibidem. (412) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 134 • (Lettera n. 3616-232-106 di prot. · Oggetto: Zara • Seminario teologico - Sovvenzione per adempimento di oneri riguardanti i Seminari diocesani di Sebenico, Spalato e Cattaro • Da ministero dell'interno, direzione generale dei Culti • Firmato il ministro BUFFARINI GUIDI - A Governo della Dalmazia - Per conoscenza alla Presidenza Consiglio dei ministri - Roma, 22 gennaio 1943). (413) Ibidem. (414) Ibidem. (415) Ibidem. (416) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 • Posizione 1.1.13 • Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera n. 5080 di prot. - Senza oggetto - Da Giuseppe BASTIANINI - Alla Presidenza Consiglio dei ministri - Zara, 7 settembre 1941). (417) Ibidem. (418) Ibidem.

Circa i prezzi, BASTIANINI scriveva: «Si pensi che il prezzo medio di un pasto in un pub-'· blico locale, di modesta categoria, a Spalato o a Sebenico od altrove, è sulle 30 lire, così come quello d'una stanza d'albergo, non di prima caiegoria, è sulle 40 lire, ed anche più», cioè, ai prezzi 1989, lire 14 010 e 18 680.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

(419) Ibidem. (420) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - P osizione 1.1:13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Letter~ n. 26943 di prot. - Oggetto: Trattamento economico al personale distaccato in Dalmazia - Dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luigi Russo - Al ministero delle finanze - Roma, 3 ottobre 1941) - VEDI DOCUMENTO N. 1S ALLEOATO AL PRESENTE CAPITOLO. (421) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1. 1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera n. 3033 di prot. - Oggetto: IndennitĂ di missione-Circolare del Duce 6 dicembre 1941, n. 259714 - Da Governo della Dalmazia - - Firmato Giuseppe BASTIANINI - Alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Al ministero delle finanze - Zara, I O giugno 1942). (422) A.C. S. - Presidenza ConsiglĂŹo dei ministri - Anni 1914-1 943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera senza n. di prot. e senza oggetto - Dal Governatore della Dalmazia - Alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 16 giugno 1942) VEDI DOCUMENTO N. 16 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO. (423) Ibidem. (424) Ibidem. (425) Ibidem. (426) Ibidem. (427) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - P osizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera senza n. di prot. - Senza oggetto - Con un allegato - Dal G overnatore della Datmazia, Giuseppe BASTIANINI - A Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Roma, 11 novembre 1942). (428) Ibidem. (429) Ibidem - Allegato. (430) A .C.S. -Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941 -1 943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera n. 1304 di prot. - Senza oggetto - Dal Governatore della Dalmazia, Giuseppe BAST!ANtNI - A Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Roma, 24 novembre 1942). (431) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 46 - (Lettera n. 06988 di prot. - Senza oggetto - Con due allegati - Dal Governatore della Dalmazia, Giuseppe BAST!ANINI - A Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 8 gennaio 1943) - VEDI oocuMENTO N. 17 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.

Allegato n. I - Lettera n. 2050 di prot. - Riservatissima - Dal C ommissario civile di Solta - Firmata Antonio GALASSO - Al prefetto di Spalato - C rocote, 29 novembre 1942). Allegato n. 2 - Lettera n. 3508 di prot. - Oggetto: Relazione sulla situazione del Comune di Blatta [isola di Curzola) - Dal Commissario civile al Comune di Blatta - Non firmato - Al prefetto di Spa lato - Blatta, 29 dicembre 1942 - VEDI DOCUMENTO N . 18 ALLEGATO AL PRESENTE CAPITOLO.


AttivitĂ organizzativa del Governatore

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(432) A.C.S. - Presidenza Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 Fascicolo 16542 - Sottofascicolo 61 - (Lettera 11- 07084 di prot. - Senza oggetto - Con due allegati - Dal Governatore della Dalmazia, Giuseppe BASTIANINI - A Luigi Russo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Zara, 19 gennaio 1943).

Allegato n. I - Lettera n. 01371 di prot. - Oggetto: Mobilitazione dei reparti agenti di P.S. in servizio in determinate zone - Dal Governatore della Dalmazia, Giuseppe BASTIANIN I - Al ministrero dell'interno, direzione generale della P.S. - Zara, 16 gennaio 1943.

Allegato n. 2 - Foglio senza alcuna indicazione - Contiene la_puntualizzazione delle condizioni per poter conseguire la qualifica di 'mobilitato'. (433) Ibidem - Allegato n. I.

(434) 'lbidem - Allegato n. 2. Fra le altre iniziative di Bastianini, può esser ricordata quella dell'emissione d'una serie di francobolli celebrativi dell'annessione della Dalmazia all'Italia. La serie comprendeva otto valori per posta ordinaria e due per posta aerea. Il porto normale era gravato da una soprattassa proporzionale secondo i valori, che sarebbe andata a favore del Governatorato (resa p revista circa un milione). L'iniziativa venne approvata da alcuni ministeri, ma fu bocciata da Mussolini. (Vedi A.C.S. - Presidenza del Consiglio dei ministri - Anni 1941-1943 - Posizione 1.1.13 - Fascicolo 16452 - Sottofascicolo 127 - Lettera senza n. di prot. - Oggetto:

Proposte di emissione di francobolli commemorativi dell'annessione della Dalmazia all'Italia - Da ministero delle comunicazioni - A Presidenza del Consiglio dei ministri - Roma, 9 ottobre 1942). Nel fascicolo sono conservati i bozzetti dei vari francobolli. (435) Public Record Office - F.O. 371/33505 - 28752 - Nota n. 8931/92 - ltalian Co/onisation of Da/malia - Da ambasciatore inglese presso la Santa Sede, Godolphin OSBORNE d' Arcy - A. Mr. HOWARD - Roma, 11 dicembre 1942). Allegata informativa, intestata: lnstructions Confidentielle du 'Governeur' de la Dalmatie Bastianini aux PrĂŠfets de certe province. (436) Ibidem - Allegato. (437) Ibidem - Allegato. {438) Ibidem - Allegato. (439) Ibidem - Nota dell'ambasciatore. {440) Public Record Office- F.O. 371/33505 - 28725, Lettera n. prot. S.O. 511 - Foglio intestato: British Embassy to Yugoslavia - Da ambasciatore George RENDEL - A D.F. Ho WARD - Londra, 31 dicembre 1942). (441) Public Record Office - F.O. 371/33505 - 28725 - Nota 11. 91 di prot. - Da ministero affari esteri - A Berna; probabilmente all'ambasciata o ufficio corrispondente di Berna Londra, 8 gennaio 1943).



DOCUMENTI ALLEGATI AL CAPITOLO VI



Documenti - Allegati al capitolo VI

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DOCUMENTO

N. 1

COMANDO XVIII CORPO D'ARMATA Allegato a foglio n. 3626/ 1

P.M. I 18, 2 luglio 1942-XX

SITUAZIONE A SPALATO Popolazione Spalatina

Nella popolazione spalatina si possono distinguere: nazionalisti jugoslavi; comunisti; ustasci; italiani. Nazionalisti croati

L'elemento nazionalista croato costituisce senza dubbio la maggioranza della popolazione. Ne fanno parte persone di tutti i ceti. Ha varie sfumature. Le varie tendenze risentono profondamente della natura del popolo croato il quale, a differenza del serbo, che ha una esatta nozione dello Stato e della nazione, cammina incerto nella politica, brontola, critica, non sa quello che vuole, queUo che vuole essere. Uno dei capi croati mi disse che questa incertezza, questa confusione nell'anima croata pesa come una maledizione di Dio. Di conseguenza è difficile discernere nell'intimo di essi. I nazionalisti croati sono stati nel passato acerrimi nemici degli italiani, lo sono e lo saranno. Nel tempo hanno solo cambiato nome: nell'epoca austriaca: erano nazionalisti [recte: annessionisti] (croati) contro autonomisti (italiani); «pompieri» croati contro «bersaglieri» (italiani) ( 1);

(I) Come è noto l'Austria favoriva la costituzione di associazioni paramilitari, specie quelle di tirator.i. Cosi in Dalmazia vi erano numerose società ginnastiche sia italiane che croate, associazioni pompieristiche (croate), e di bersaglieri (italiane) che vestivano la stessa uniforme dei bersaglieri di Lamarmora.


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nel cessato regime: Sokol, Jugoslavenska Matica (l'Ape jugoslava), Orjuna (organizzazione nazionalista jugoslava), Jadranska Straza (la Guardia dell'Adriatico) contro italiani; attualmente simpatizzanti: per il comunismo, perché nemico del fascismo; per i tedeschi, nella speranza di attrito tra i due alleati; sperano nella vittoria anglosassone e considerano la nostra permanenza transitoria. Conoscono !'Itali~ e le sue istituzioni solo attraverso una quasi secolare propaganda disfattista e di odio. Ci considerano due volte traditori: per aver tradito l'Austria cui si sentono sempre legati (2) nel 1915, e la Croazia ora perché, secondo loro, essendo gli italiani degli alleati e non vincitori di una guerra, non avrebbero dovuto occupare terre croate o ritenute tali come la Dalmazia. Nazionalisti jugoslavi

Vi appartengono gli elementi migliori della città sia di nazionalità serba sia di nazionalità croata. Sebbene nelle loro aspirazioni vi siano delle sfumature, in sostanza sanno quello che vogliono: una Jugoslavia unita sotto la dinastia dei Karagiorgevié [recte: Karadjordjevié] (non pochi però ammettono una federazione ma sempre con i Karagiorgevié). · Numerosi nazionalisti jugoslavi si sono nutriti di cultura italiana e apprezzano il nostro paese. Altri (seguaci di Stojadinovié) erano convinti assertori della necessità della Jugoslavia di collaborare con l'Italia e la Germania.

(2) Il partito austriacante nella Croazia ante guerra mondiale era costituito dai Frankovci (seguaci di certo Frank, emissario dell'Austria). li programma del Frank era quello di costituire con Croazia, Slovenia, Dalmazia ed Istria, un terzo regno (slavo e quindi a scapito della nazionalità italiana) legato all'Austria come lo era quello Ungherese. Il clero militava · nelle file dei Frankovci. I vecchi Frankovci oggi sono per il Pavelié ma pur sempre contro di noi. L'amore per l'Austria è vivo nell'animo dei croati tanto è vero che il governo ustascia ha inteso il bisogno di ripristinare nell'esercito l'uso delle decorazioni e ricompense austriache.


Documenti - Allegati al capitolo VI

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A differenza dei nazionalisti croati, non hanno pretese; affermano di sentirsi come dei naufraghi, vittime della cieca politica del militarismo serbo venduto alle potenze anglosassoni. Ci considerano come degli estranei ma non sono alieni dal collaborare per il bene comune. Sono grati all'esercito che al momento del crollo della Jugoslavia, assicurando sollecitamente l'ordine e la pace nel paese, evitò loro i massacri operati dagli ustascia in altre regioni. Non è però da escludere che la frazione estremista (capitano ex-jugoslavo Tartaglia) lavori ai nostri danni.

Comunisti II movimento comunista a Spalato non è recente. Le masse operaie durante il cessato regime erano raggruppate in tre organismi sindacali in apparenza apolitici, in sostanza corrosi dal peggiore sovversivismo (in Jugoslavia il partito comunista ufficialmente non esisteva). La propaganda sovversiva aveva scatenato l'odio 'al signore' o verso chi era ritenuto tale solo perché non fosse uno straccione. Nelle campagne i contadini salutavano col pugno chiuso e spesso lanciavano grosse pietre contro le auto in transito, provocando danni e feriti a bordo. Nella stessa Spalato le madri temevano di portare i bambini a passeggio in carrozzina (articoli per ·signori!) perché erano fatte oggetto ,di velenosi insulti e minacce. Ora le masse operaie sono quelle che erano, sono iscritte al dopolavoro e quanto prima saranno inquadrate nei sindacati fascisti; ma l'opera di bonifica e di rieducazione non è stata ancora compiuta. È da ritenere quindi che nel ceto operaio le cellule comuniste trovino l'ambiente migliore per vivere e prosperare. Al movimento comunista però oltre agli operai partecipano anche altri elementi, diversi per razza, nazionalità, religione, professione. Studenti e studentesse sono numerosi, la partecipazione dell'elemento studentesco al movimento comunista è di vecchia data e anche durante il cessato regime si ebbero arresti, processi e condanne.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

I comunisti sperano nella vittoria dell'armata rossa per il trionfo della rivoluzione mondiale. Sono organizzati in cellule segrete per cui non è facile individuare gli appartenenti tanto più che autentici comunisti oggi sono ustasci (per es. il decoratore Raimilovié - già comunista - oggi ustascia. Ha una figlia impiegata presso la R. Prefettura. Fa frequenti viaggi a Zagabria e si vanta di ottenere per sé e per gli amici il lasciapassare in soli 4 giorni). La propaganda comunista però serve anche al movimento nazionale croato per aizzare la gente contro di noi ed aumentare il malcontento. La bandiera rossa il più delle volte è un comodo riparo dietro il quale si agitano gli emissari ustascia di Zagabria.

Ustasci

II movimento ustascia nella città di Spalato ha pochi aderenti e anche di dubbia fede perché sono i rifiuti di tutti i partiti o ex-comunisti. Gli elementi più in vista furono già da me segnalati all'Ufficio 'I' del corpo d'armata. II movimento ustascia in un anno di eccidi non solo non ha guadagnato un proselite, ma si è alienata la simpatia di chi si era illuso che l'ordine nuovo di Zagabria fosse migliore di quello di Belgrado. Il governo ustascia, ora sembra avere trovato la via giusta per costituirsi quella base di consensi, senza la quale sarebbe stato travolto appena gli fosse mancato l'appoggio delle baionette italiane e tedesche. Il punt~llo, a mio parere più robusto, è stato trovato nel promuovere, alimentare la propaganda irredentista contro di noi, argomento, purtroppo, caro a tutti i cuori slavi. L'attività ustascia diretta contro di noi oggi si è fatta palese, ma secondo alcuni fin dallo scorso anno i dirigenti ustasci lavoravano occultamente contro di noi. Tale tesi è confermata da voci che ho sentito ripetere da diversi croati che i promotori delle stragi compiute a Spalato lo scorso anno siano a Zagabria e non altrove. Infatti era noto nei circoli ustasci della capitale croata come il contegno delle truppe di occupazione e i provvedimenti delle autorità militari


Documenti - Allegati al capitolo VI

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italiane erano stati tali che tutti i croati, in quell'epoca, sarebbero stati felici di essere sotto la protezione delle nostre armi. In Dalmazia, nei primi mesi dell'occupazione vi era: pace, viveri, divertimenti, mentre in Croazia vi erano solo stragi. Ogni croato soleva ripetere che i nostri soldati avevano trasformato queste terre in un raj (paradiso). Questa propaganda, da nessuno sollecitata, che era solo conseguenza dell'ordine instaurato dalle autorità di occupazione, aveva provocato una emigrazione ~alla Croazia verso il litorale di migliaia di persone che desideravavo solo di vivere all'ombra della nostra bandiera. Questi avvenimenti non potevano lasciare indifferenti i capi del movimento ustascia ed era quindi necessario fare qualcosa per spezzare la corrente di simpatia verso gli italiani ed arrestare così il flusso verso le terre da noi controllate. Ed ecco l'attentato in Corso Italia il giorno 9 novembre alla banda dei 'Cacciatori delle Alpi'. [ Vedi volume I - Pag. 684] L'abisso è aperto: azioni e reazioni lo rendono sempre più profondo. I provvedimenti dell'autorità politica si rivelano inefficaci, accrescono anziché stroncarla l'attività avversaria. Non è la prima volta che in terra di Dalmazia la autorità politica italiana si lasci giocare dall'elemento croato o serbo che sia. A Zara, negli anni 1928-1933 il Console jugoslavo Simié con la sua subdola opera riusciva a sbarazzarsi di tutti gli elementi che gli davano fastidio e ad ostacolare i nostri progetti relativi alla organizzazione della nota cinta difensiva, proprio attraverso la R. Prefettura (Prefetto fascista Vaccari, che l'allora colonnello Messe riuscì infine a far trasferire in Sicilia). Altro argomento sono le rivendicazioni marinare. Secondo il trattato di Roma, la Croazia non dovrebbe avere una marina da guerra. In realtà il governo croato non dispone di navi, ma sono noti i tentativi per concludere [recte: eludere] le clausole del patto. (Costituzione di società per il piccolo cabotaggio e per la navigazione fluviale con personale e capitali molto super:iori alle reali necessità del traffico; mantenimento in servizio di oltre 500 ufficiali della ex-marina da guerra jugoslava; i ruoli


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

del personale navigante sono tenuti dal Ministero della Difesa Nazionale; etc.). La propaganda ustascia ha trasformato le glorie della Repubblica di Ragusa in glorie marinare croate; i servizi che tutt'ora svolgono nel porto di Varna una sessantina ·di marinai croati sono gabellati per grandi gesta, tanto da far cantare nel giorno anniversario della costituzione dello Stato croato, in tutte le piazze dello Stato stesso l'inno Crno More (Mare Nero) in cui sono esaltate le gesta di quello sparuto gruppo, di marinai. Recentemente la propaganda marinara croata ha ricevuto maggiore impulso e l'incentivo è partito ..... da Roma. Infatti tre mesi or sono, il nostro Governo autorizzava allo Stato croato l'uso della bandiera nazionale sulle navi mercantili di tonnellaggio fino a 300 tonnellate. L'avvenimento è stato solennemente festeggiato in tutto lo Stato croato. A Ragusa alla cerimonia dell'alza bandiera ha presenziato il Generale italiano Dusmet accompagnato da altri ufficiali e da un caporale tedesco che sebbene modesto graduato, a differenza della rappresentanza italiana, fu invitato al pranzo ufficiale. II giornale Spremnost, organo della propaganda ustascia si è affrettato a scrivere che quel giorno rimarrà memorabile nella storia del libero Stato croato perché segna il ritorno della bandiera croata nell'Adriatico, il riconoscimento da parte dell'Italia della necessità della Croazia a navigare e l'inizio della lotta per conquistare alla marina croata il posto che merita sui mari del mondo.

Italiani

Fino al 1875 gli italiani della Dalmazia avevano lottato contro la politica slavizzatrice dell'Austria, con coraggio, con fede, ma senza possedere una buona organizzazione. Il conflitto, tra i due podestà italiani, Bajamonti (Spalato) Trigari (Zara) favorì il giuoco dell'Austria la quale volendo farla finita con il Bajamonti (più combattivo e quindi più pericoloso) trovò il pretesto per sciogliere con la forza il comune italiano di Spalato (31 ottobre 1880). Furono slavizzate le · scuole, funzionari e sacerdoti italiani vennero trasferiti altrove e rimpiazzati con slavi. Furono falsate le liste degli industriali [recte: elettori per censo] spalatini, furono concentrati a Spalato gli


DQcumenti - A/fegati al capitolo VI.

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slavi dei dintorni. Con tutto ciò il nuovo partito che l'Austria organizzò, per non far più rialzare il partito italiano, non potendo dirsi croato assunse il titolo ibrido di «partito economico». li comune così cadde in mano ai croati e l'esodo degli italiani da Spalato [ebbe] nuovo e grande impulso. Con tutto ciò, al momento dell'annessione alla Jugoslavia, ben 10 000 persone ebbero il coraggio di firmare un indirizzo di protesta e di riaffermare la volontà di unirsi alla Madre Patria. Nel duro ventennio di dominazione jugoslava, molti emigrarono in Italia o all'estero e solo 3 000 italiani circa restarono sulla breccia a lottare e soffrire per difendere fino all' ultimo, gli ultimi sprazzi dell'italianità di Spalato. Tra gli italiani rimasti, numerosi erano i proprietari di terre. Come è noto l'agricoltura è sviluppata nelle isole e nelle conche di Tenìn, Signo, !moschi. Le terre dei proprietari italiani di Spalato si trovano appunto nelle isole di Brazza e Lèsina e nella conca di Signo . Per 20 anni, per effetto: della riforma agraria jugoslava, [le sentenze] pur non essendo passate in giudicato , i contadini non vollero più corrispondere ai proprietari i relativi canoni; delle pressioni da parte del nostro R. ,Console sui proprietari italiani perché non aderissero alla riforma agraria per non cedere terra italiana a contadini slavi; i proprietari italiani hanno pagato regolarmente le imposte allo Stato jugoslavo senza ricevere nulla. Per fronteggiare tale situazione molte famiglie hanno dovuto contrarre grossi debiti presso la Banca Dalmata di Sconto. (Il nostro Governo per favorire il credito a detti proprietari, attraverso la Banca Nazionale del Lavoro fece stanziare 20 milioni per prestiti ai proprietari stessi). Per il Patto di Roma, la situazione di questi italiani è peggiorata perché: i debiti sono restati e gli interessi debbono essere pagati; la riforma agraria che ha avuto attuazione nelle terre annesse non riguarda la maggioranza dei proprietari spalatini i quali sono restati così alla mercé del Governo di Zagabria.


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Detti proprietari: non possono amministrare, né seguire i loro beni; perché si trovano in uno Stato estero e, per effetto della nota situazione, non possono nemmeno visitare le tombe dei loro cari perché essi riposano all'ombra di quella bandiera croata che da padre in figlio hanno sempre odiata. L'iniquo confine ha deluso tutti gli italiani di Spalato. Si sentono beffati e umiliati di fronte ai croati. L'annessione di Brazza, Lèsina, Signo oltre a realizzare le aspirazioni degli italiani significherebbe restituire l'ordine economico alla zona, perché da secoli Spalato vive con le dette isole e Signo e viceversa. Le autorità politiche non hanno saputo valorizzare l'elemento italiano locale, anzi lo tengono in disparte. Molti funzionari anche di grado elevat~ non sanno rendersi conto che qui ci possono essere degli autentici italiani dato che sono elementi nati nella regione e hanno cognomi slavi, senza pensare che ci sono degli individui con cognomi italianissimi i quali sono invece arrabbiati antitaliani (Tartaglia - Bianchini - Girometta, ecc.). Eppure dallo stesso cognome slavo è tanto facile distinguere un italiano da uno slavo, senza contare che gli italiani di qui erano tutti iscritti al nostro Consolato anziché al Comune, e provvisti di regolare passaporto come tutti i regnicoli che si recano o risiedono all'estero. L'ignoranza di tali funzionari non permette loro di discernere e anche in buona fede commettono degli errori che lasciano un profondo solco nell'animo degli italiani. Quando si passa poi dal funzionario al personale d'ordine, all'agente di P .S., si arriva addirittura ad offendere perché non poche volte gli italiani locali si sono sentiti chiamare 'italiani con la coda' - 'italiani bastardi'. In sintesi, gli italiani di Spalato sono delusi e sfiduciati.


Documenti - Allegati al capitolo VI

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ATTEGGIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Nei riguardi dell'autorità politica Nessuno ha più fiducia nell'autorità politica e nessuno la teme. Nessuna simpatia riscontra la persona del Prefetto, giudicato uomo impulsivo, che governa a strappi e non secondo una decisa linea di condotta. Molte promesse: nessuna mantenuta (la conservazione del M. Manano - ospedale - opere pubbliche - ecc.). Per il carattere delle popolazioni locali è molto meglio dire francamente che non è possibile fare piuttosto che promettere e poi non mantenere. Un complesso di provvedimenti ha irritato la popolazione. 1) La politica annonaria che solo ora ha trovato una giusta via con la distribuzione delle tessere - come si pratica in penisola. 2) La tolleranza del mercato nero. 3) I ripetuti falsi compiuti nel pubblicare dei manifesti o indirizzi a firma di esponenti locali mentre questi ultimi avevano sottoscritto documenti con ben altro contenuto. 4) Decreti di passaggio di servizi pubblici ad imprese della penisola con appena un preavviso di 48 ore e senza alcun indennizzo ai cedenti i quali si sono trovati sul lastrico (per es. la S.A. T. - Società per Trasporti automobilistici nella città di Spalato e dintorni, sostituita dalla SADEM, filiazione della FIAT). 5) Disposizioni circa la circolazione stradale attuate a suon di legnate, mentre nulla era stato predisposto per facilitare l'attuazione . In verità, quel poco che era stato fatto servì a creare solo confusione, perché mentre nel giornale nella parte italiana era scritto che i pedoni dovevano andare a sinistra, nella parte croata e nei cartelli indicatori era.detto il contrario. 6) Ritiro della patente di circolazione a numerosi autisti pubblici senza alcun dichiarato motivo, e conseguente miseria delle rispettive famiglie. In sintesi, un anno di governo è stato caratterizzato da un succedersi di decreti su decreti, fatti osservare il più delle volte con brutale violenza per 4 o 5 giorni, e poi lasciati cadere in oblio .


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

L'autorità politica si è dimostrata incapace di promuovere il benessere . cittadino, ed assicurare l'ordine e la tranquillità nella popolazione e comprendere i bisogni locali e fronteggiarli. La situazione in un anno è naturalmente peggiorata, e non è necessario essere pessimisti per vedere come diventi sempre più difficile. Le stesse autorità fasciste, secondo quanto ebbe a dichiararmi persona molto vicina al Federale (Ispettore Fascista Maliardo) sono persuase del fallimento dell'azione politica della nostra autorità governativa e vedrebbero con soddisfazione il passaggio dei poteri all'autorità militare. Sembra che tanto il Federale, quanto la Fiduciaria federale, dottoressa Penco, in sede di rapporto a Roma, abbiano illustrato nella sua realtà la situazione locale. In tale circostanza sembra che il Segretario del Partito abbia tolto la parola alla fiduciaria e l'abbia invitata a riferire in separata sede. Ugualmente le autorità scolastiche (R. Provveditore agli studi, dott. Soljan) non si sentono sostenute dall'autorità politica nell'opera di educazione delle giovani masse croate. Tra l'altro il prefato R . Provveditore ha dovuto lasciar cadere l'ordine dato circa il saluto romano da parte degli studenti, solo perché l'agitarsi di qualcuno di essi ha preoccupato le locali autorità governative. Conclusione: nessuno ha fiducia nelle autorità politiche; tutti temono il peggio.

Nei riguardi delle autorità Jasciste Tutti gli spalatini, all'infuori degli elementi italiani, hanno conosciuto il fascismo solo attraverso una ventennale propaganda di odio. Le violenze usate, a ragione o a torto, dai fascisti più scalmanati hanno reso più difficile la possibilità di incontrarsi, di costituire una comune base d'intesa. L'elemento locale mal sopporta gli schiaffi, serba meno rancore verso gli esecutori di una grave sanzione di legge che verso gli autori d'individuale violenza. Sopporta, ma in ogni manifestazione è palese l'antipatia per le camicie nere. L'opera assistenziale del Partito non è apprezzata, anzi è considerata con diffidenza per gli scopi di propaganda e di proselitismo che si ripromette.


Documenti - Allegati al capitolo VI

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Il Federale però a differenza del Prefetto, riscuote la simpatia degli italiani locali e di qualche elemento croato e jugoslavo.

Nei riguardi dell'autorità militare Italiani, croati e jugoslavi amanti dell'ordine e rassegnati ad una pacifica convivenza, ricordano con entusiasmo i primi tempi dell'occupazione militare. Ora, con l'aggravarsi della situazione, avvertono sempre più e apertamente lo dichiarano, che vi sono troppe autorità, troppa gente che pretende' dettar legge. In realtà di una situazione politico-militare, col fallimento dell'azione politica (i fatti chiaramente lo dimostrano), non rimane che una soluzione militare che come tale dovrebbe essere affrontata e risolta. In conclusione, il passaggio dei poteri all'autorità militare troverebbe una larga base di consensi in tutti i ceti e in tutti gli strati della popolazione spalatina.

Spalato, 22 giugno 1942-Anno XX p.c.c. IL CAPO UFFICIO 'I' (Maggiore Renato BARSOITI)


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 2

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA RISERVATO

Zara, 29 luglio 1941 - XIX

PRO MEMORIA PER IL DUCE

Mi permetto di attirare l'attenzione del Duce sulle conseguenze sfavorevoli, anche d'ordine politico, a cui dà luogo il ritardo del riordinamento bancario e della valorizzazione industriale della Dalmazia Italiana. La propaganda croata che insiste a ripetere essere l'occupazione italiana delle tre Provincie del tutto provvisoria e destinata ad avere fine molto prossimamente secondo un preteso piano croato-germanico, trova facile accoglimento anche per il fatto che: a) la situazione bancaria in Dalmazia è ancora quella ex-jugoslava. Le quindici banche croate di Spalato sono tutte in piena funzione e non vi è ancora un Istituto Bancario italiano, eccettuata la Banca d ' Italia che, come è noto, non fa le comuni operazioni bancarie e non agisce da Istituto di Credito commerciale e industriale; b) la situazione industriale è, dal giorno dell'occupazione, nelle mani di un Commissario dell'I.R.I. il quale fa dell'ordinaria amministrazione. Nessuno sviluppo è stato dato alle industrie trovate in loco; altre minori come quelle della pietra, del bottame, delle costruzioni natanti, sono da considerare già morte. Per i cementi si va appena ora riprendendo un'attività rimarchevole per il mio personale, ripetuto e diretto intervento. Tutto questo contrasta fortemente col lavoro già sviluppato dai Tedeschi nel territorio croato, a mezzo del quale si è ridata piena attività a quel che esisteva e si stanno creando potentissimi nuovi stabilimenti. Se l'Italia non fa niente nelle terre che si è annessa, pensa la totalità dei Croati in Dalmazia e fuori, questo vuol dire che gli italiani sanno di dover lasciare presto quella terra che hanno rubato alla Croazia. Anche nella situazione economica della Dalmazia, la stasi industriale e finanziaria che noi vi manteniamo ha conseguenze non trascurabili, che aggravano la miseria delle_masse.


Documenti -Allegati al capitolo VI

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Segnalo che un numero rilevantissimo d'ingegneri, prospettori, tecnici, inviati dai gruppi industriali italiani più importanti, si sono succeduti in due mesi in Dalmazia e tutti sembrava avessero trovato possibilità, più o meno grandiose, di sfruttamento delle risorse locali specie nel campo idroelettrico e chimico, ma finora tutto è fermo e tutto langue, mentre il campo bancario continua ad essere riservato all'attività croata. L'alto intervento del DUCE presso l'Ispettorato del Credito servirà ad accelerare il previsto ed indispensabile ordinamento bancario. Per quanto si riferisce all'industria locale ed ai suoi immancabili sviluppi, s<>.mbra chiaro che il regime di esclusione dei gruppi industriali privati, praticamente messo in atto dalJ'I.R.I., sia il meno adatto a dare risultati positivi.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 3

R° CONSOLATO D'ITALIA N. 892

Zara, 31 agosto 1909

Signor Ambasciatore, Facendo seguito al mio rapporto del 18 corr. n . 846, ho l'onore di qui unito trasmettere copia di un rapporto, da me diretto al R. Ministero, sulle condizioni dell'industria italiana in Dalmazia, quali ho potuto osservare nel mio recente viaggio nella regione. Prego l'Eccellenza Vostra di voler gradire gli atti del mio profondo ossequio. MAIONI

A Sua Eccellenza il Duca G. AVARNA Ambasciatore di S.M. VIENNA La maggior risorsa della Dalmazia è attualmente l'agricoltura, quantunque il suolo sia poco fertile. La regione può considerarsi con [recte: come] un prolungamento del Carso, del quale ha i principali caratteri. Vi predominano le forti diseguaglianze di terreno e la roccia calcarea. Fatta eccezione di poche plaghe fortunate, la Dalmazia si presenta brulla, pietrosa, priva di. boschi, battuta terribilmente dai venti del nord, infestata in qualche luogo dalla malaria, così che appena il 470Jo della sua area totale viene utilizzata agrariamente. La coltivazione del suolo, fatta ancora con vecchi sistemi, chiede uno spendimento enorme, ininterrotto di energie ostinate, adattantesi ad un mediocre risultato, poiché qualche terreno fornisce appena un prodotto di tre quintali di grano per ettaro. La filossera ha flagellato i vigneti: su per i dorsi delle colline immensi reticolati di pietre segnano i confini di antiche vigne abbandonate. D'altronde la crisi viticola imperversa qui come altrove tanto che l'industria del vino è diventata poco profittevole.


Documenti - Allegati al capitolo VI

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La coltura dell'olivo, per varie ragioni, non è in Dalmazia sufficientemente remunerativa: l'irregolarità e l'intermittenza della fruttificazione influiscono sinistramente sul bilancio della produzione dell'olio. Tale, in succinto, è lo stato economico-agricolo della regione. E sicco-. me in siffatte condizioni solo i piccoli, ma tenaci sforzi individuali, non trovanti altro impiego, sono capaci di resistenza, così ne è scaturito uno straordinario frazionamento della proprietà, che ha fatto degli otto decimi della popqlazione altrettanti piccoli proprietari di scarsissime particelle di terreno. Cop ciò la vita non è facile per il contadino dalmato, pur temprato alla fatica, forte di fibra (anche forse per una certa selezione naturale, che si opera nella collettività), rozzo, ma buono di indole quando non traviato da colpevoli sobillatori. · Il Governo, checché ne dicano i vari partiti accordantisi, mirabile caso, nel biasimo la sua azione, mette in opera - senza troppo badare, ciò che è male - ogni mezzo di cui dispone per alleviare le condizioni e migliorare le sorti dell'agricoltura, mirando con ciò evidentemente anche ad un fine politico: quindi promuove la costituziol)e di consorzi agricoli, accorda fortissime sovvenzioni a fondo perduto sorpassanti talvolta le ventimila corone, accorda premi di produzione, cede macchine agricole, concimi chimici, bestiame, piante, sementi a metà prezzo. Ma i suoi sforzi, non assecondati dai contadini e tanto meno dalle classi abbienti, si infrangono contro scogli di ogni specie e naufragano nel mare dei tentativi mancati. Forse, dato tale risultato negativo, dovrebbe piuttosto rivolgersi a trasformare in altro senso il lavoro dalmato, favorendo il nascimento di industrie, che nei salti d'acqua formati dai fiumi della regione, avrebbero un potentissimo fattore di sviluppo. Invece, pur lasciando da parte l'abbandono al quale la Dalmazia è stata votata dal punto di vista ferroviario (eccenzion fatta delle linee strategiche), per non urtare gli interessi ungheresi , l'industria non ha ancora trovato nel paese la linfa che ne potrebbe far prosperare il seme. Così che con un felice motto di spirito, un altissimo funzionario della regione ebbe a dire che le sole industrie della Dalmazia sono l'usura e la politica. Se ciò è vero in parte, lo fu però solo fino a pochi anni or sono, poiché ciò che le genti dalmate o di altro paese non seppero fare, venne invece creato dallo slancio e dalla perspicacia di connazionali nostri, tanto che per merito loro è stata, forte fin d'ora e piena di promesse, malgrado l'ostilità del Governo centrale, un'industria paesana, che della regione ha utilizzato le risorse le


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più deprezzate, ma le più abbondanti: i corsi d ' acqua, il calcare, la marna schistosa. Nella rada di Sebenico, sbocca il Kerka, fiume di natura piuttosto torrenzialè, ma ricco nel suo corso verso il mare di fortissimi salti. Una «Società Veneta di Elettricità» aveva stabilito, da tempo all'ultima cascata, detta di Scardona, un piccolo stabilimento per la produzione del carburo di calcio. Fatti eseguire gli studi su tutto il corso e resasi conto della forza che dalle sue acque si poteva trarre, la «Società Italiana del Carburo di Calcio» entrò in trattative la 'Veneta', si fece cedere il suo stabilimento e si assicurò l'utilizzazione della parte sinistra del salto, derivandone una forza di 7 .000 cavalli . Poi a Manoilovaz, nella parte superiore del fiume, stabilì un altro impianto, dal quale ottenne un'altra forza di 24.000 cavalli. Tale energia essa condusse · a Sebenico, attraverso i rocciosi pianori della regione, in riva al mare, in un grandioso stabilimento, dove impiantò trentadue forni elettrici capaci della produzione di 20.000 tonnellate di carburo di calcio all'anno. La Società costruì banchine, strade; formò la maestranza; provvide ad ogni stabilimento sussidiario per recipienti, riparazioni, ecc., fondò insomma sotto la direzione di un'alta intelligenza, l'ingegner commendatore Cairo, una meravigliosa, piccola città che attesta splendidamente la forza dell'iniziativa e la serietà degli intendimenti suoi. Ma ad altra impresa più grandiosa essa attende, lavorandovi tutta possa: quella dello sfruttamento del salto d'acqua, formato da Cetina a Duar [recte: Duare] (Dalmazia centrale), che le fornirà l'enorme forza di 80.000 cavalli e che farà sorgere, in riva al mare, dove tal forza verrà condotta, uno stabilimento doppio di quello di Sebenico. Così si è costituita la «Società per l'utilizzazione delle forze idrauliche della Dalmazia» comunemente denominata «SUFID», con un capitale di 18.000.000 di corone e con azioni quotate anche alla Borsa di Roma sotto il nome 'Kerka'. Ben presto essa rivolgerà la sua attività anche alla produzione della calciocianamide, del solfato d'ammoniaca e di altri prodotti per l'agricoltura, mettendosi fra le primissime marche mondiali. La seconda grande impresa italiana è costituita dalla fabbrica «Adriatica Cemento Portland», appartenente ad una società con 4.000.000 di capitale, avente sede a Bergamo, e due stabilimenti, a Senigallia l'uno, a Salona presso Spalato l'altro. Quest'ultimo è capace di una produzione di 5.400 vagoni di cemento all'anno, pari a più di mezzo milione di quintali. È diretta dal Signor Savo Doimo, suddito austriaco di nazionalità italiana,


Documenti· Allegati al capitolo VI

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espertissimo negli affari e molto stimato nel paese. La crisi imperversante nel cemento in causa della scoperta di giacimenti marnosi in America ha fatto sospendere l'esportazione transoceanica. Ma lo stabilimento, che ha il costo di produzione ridotto al minimo per essere situato in riva al mare e contiguo alle ricchissime cave di sua proprietà, scioltosi dal cartello austriaco cui era legato, continua ciò malgrado la sua produzione e ~ende anzi ad ingrandirsi. In concorrenza all "Adriatica', è di re_cente sorta a Salona stessa un'altra fabbrica di cemento, con capitali in parte tedeschi, forniti dal CreditAnstalt e perciò favorito dal Governo. Ma già le sue spese d'impianto furono oingentissime così come lo sono ora le spese di esercizio, per non trovarsi nelle favorevoli condizioni di sito dello stabilimento italiano: ciò che è uno svantaggio enorme per le merci povere e pesanti, qual è il cemento. Pare si tratti di una speculazione. Nell'interno esiste pure, per quanto di pochissima importanza un'impresa detta «Società Austro-Italiana del carbone del Monte Promina». Ora è passata completamente al capitale tedesco: né fu grave perdita, tanto più che il carbone da essa prodotto è così pieno di materie solforose, che la SUFID, la quale necessita per la confezione del carburo e che avrebbe perciò un enorme vantaggio a servirsene, non può usufruirne. Non va però d'altra parte dimenticata a Metkovich sul Narenta, testa di linea dell'importantissimo tronco ferroviario che da Sarajevo scende al mare, la Ditta Feltrinelli di Milano, che ha stabilito lo sbocco del grande sfruttamento di foreste, che essa fa in Bosnia, provocando con ciò un notevolissimo movimento di navi per il trasporto dei legnami, che giornalmente vengono condotti al mare a decine di vagoni . Così da quanto ho detto, si vede che la poca industria nella regione è quasi esclusivamente rappresentata dal capitale italiano, retta da italiani,

amministrata in realtà da italiani. Di fronte a tale stato di cose qual è il contegno del Governo di Vienna, delle Autorità locali, della popolazione? Come principio generale, è da ammettersi questo: il Governo centrale cerca di ostacolare in ogni modo qualsiasi affermazione in Dalmazia di un'azione italiana, quasi vi vedesse un tentativo di «penetrazione pacifica», contraria ai fini della sua politica ed agli interessi supremi dello Stato, per quanto giovevole agli interessi partirolctri della popolazione. Quanto il sospetto sia infondato, è evident~: ma quanto esso sussista e quanto venisse, per il passato, alimentato da qualche autorità locale, lo provano le


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difficoltà di ogni sorta, gli ostacoli appositamente frapposti a Vienna senza un perché al comm . Cairo, quando egli stava trattando per ottenere quella concessione di forza d'acqua, che pure il Governo non aveva alcuna intenzione di voler sfruttare. Tanto che alla fine il direttore della SUFID dovette decidersi di dare alla Società etichetta austriaca, ponendola sotto la legge austriaca, interessando il capitale austriaco per 6.000.000 di corone in obbligazioni che vennero assunte dal Credit-Anstalt, e dando come garanzia il valore dello stabilimento di Sebenico e degli impianti di Scardona e di Manoilovaz. Così in opposizione all'industria italiana, il Governo sostiene ed appoggia l'infiltrazione dell'elemento industriale tedesco, che anche in Dalmazia sta incalzando da vicino . Così poche settimane or sono, una commissione di ingegneri tedeschi, venuta per studiare l'utilizzazione delle acque del Cetina, dopo il salto concesso alla SUFID era in special modo raccomandata al Capitanato Distrettuale di Spalato perché fosse loro fornita ogni possibile agevolazione. Così ancora, non è molto, l'amministrazione della Marina si asteneva persino dal prendere in considerazione l'offerta fatta dall'«Adriatica» per una fornitura di cemento, messa all'asta senza restrizioni, perché proveniente da Ditta italiana, quantunque la fabbrica sia situata in territorio austriaco. Questi due fatti ho voluto citare come sintomatici, mentre tutta una serie di altri 'atteggiamenti' dell' Amministrazione Centrale, riferitimi da persone degne di fede, stanno ad accertare la linea di condotta assunta da una parte del Governo verso la nostra industria, e dall'altro il caldo e calcolato appoggio che viene dato all'introduzione dell'industria tedesca. In opposizione a tali sistemi, sta invece fortunatamente la condotta della Autorità locali, le quali vedono e constatano quale schietto, insospettabile valore industriale abbia esclusivamente l'impiego del capitale italiano in Dalmazia. Così tanto il comm. Cairo quanto il sig. Savo mi dissero di aver sempre trovato appoggio tanto presso il Governatore quanto presso i Capitanati Distrettuali nelle questioni economiche. In verità, delle Autorità locali, ed in passato (inquantoché l'attuale Governatore Militare, Generale Fanta, si tiene lontano da ogni faccenda politica) soltanto le militari osteggiavano per infondati sospetti lo sviluppo dell'industria italiana nella regione. Ed è notorio, per non citare altro, che all'intromissione del Generale Varesanin, predecessore del Generale Panta, si deve la rescissione imposta al Comune di Cattaro del contratto passato con un'impresa italiana per l'illuminazione della città, perché italiana.


Documenti - Allegati al capitolo V!

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Quanto alla popolazione, si avvera un fenomeno strano. Infatti mentre lo stabilimento di Sebenico non è mal visto dagli abitanti, benché croati, il contrario deve dirsi per l' «Adriatica» di Salona, la quale è pur di gran giovamento al paese, dove lascia annualmente per 600.000 corone di mercedi. Credo che la causa principale sia dovuta alla presenza a Salona di funesti sobillatori, licenziati dallo stabilimento, i quali hanno ingenerato negli abitanti la persuasione che nulla essi devono alla fabbrica per il miglioramento delle loro condizioni, ma che tutto la fabbrica deve invece al paese, perché essa vi trova abbondante materia prima e la mano d'opera. In animi rozzi, già lavorati «da altri mestatori all'odio» contro l'italiano, il ragioriamento attecchisce e conduce al livore contro tutto quanto sa di italiano ed agli scoppi sanguinosi, che di frequente si hanno a deplorare. Certo un'azione energica delle autorità contro i vari responsabili taglierebbe certo il male, colpendolo nella radice: ma le solite ... (... mqnca il foglio conclusivo.. . )


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DOCUMENTO

N. 4

GOVERNO DELLA DALMAZIA N. 587/Xll. C.

Zara, li 29 novembre 1941

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ROMA

e p.c. AL MINISTERO DELL'INTERNO Direz. Gen.le della Sanità Pubblica ROMA

OGGETTO:

Servizio sanitario.

La situazione del personale sanitario (medici, veterinari, ostetriche) della Dalmazia è stata ed è tuttora oggetto di particolare attenzione da parte di questo Governo, sia per indirizzare l'azione dei sanitari alla redenzione igienico-sociale di questa nobilissima terra, sia per la notevole portata politica che a tale azione è connessa. Con l'assegnazione a questo Governo degli ufficiali medici da parte del Ministero della Guerra - giusta il provvedimento disposto da codesta Presidenza - è stato possibile far fronte, sin dall'jnizio in tutti i comuni alle più pressanti necessità dell'assistenza sanitaria; con le successive assegnazioni, già in c9rso, sarà possibile assicurare alle dipendenti provincie un'organizzazione sanitaria effeciente. Tale situazione, se può ritenersi soddisfacente nelle presenti eccezionali contingenze, deve tuttavia considerarsi come provvisoria, tale cioè, da consentire la graduale adozione di provvedimenti intesi a dare un aspetto organico e definitivo all'importante servizio. È invero, da rilevare che in base alle disposizioni impartite da codesta Presidenza con lettera n. 22169/16452 6.1.1.13. del 7 agosto pp. riguardanti le persone di origine dalmata affluenti in Dalmazia, sono già pervenute a questo Governo numerose domande di sanitari che in atto prestano servizio di ruolo in comuni della penisola i quali hanno chiesto di poter rimpatriare per esercitare le professioni nella terra dei loro padri.

Sinora, però , questo Governo, non ha ritenuto di poter esaudire tale aspirazione, sia perché è ancora in corso l'esame della posizione (politica,


Documenti - Allegati al capitolo VI

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professionale, morale) dei sanitari che prestarono servizio nei diversi comuni durante il cessato regime e contin,µano a prestarlo tuttora, sia specialmente per il motivo che non è, per il momento, possibile offrire ai sanitari che hanno chiesto il rimpatrio un posto con i requisiti di quello ricoperto in penisola, almeno per quanto riguarda la stabilità. P oiché ora sta per concludersi l'indagine sop·raindicata circa il personale sanitario del vecchio regime ed in previsione che, per i conseguenti provvedimenti di esonero nei confronti di quei sanitari che non hanno i requisiti richiesti, si avranno numerose vacanze di posti, s'impone la sollecita adqzione di provvedimenti intesi a riportare - tenuto conto dell'eccezionalità del momento - alla normalità il delicato servizio. Sembra perciò equo che le condotte che rimarranno vacanti possano essere affidate per chiamata a quei sanitari (con preferenza a quelli di origine dalmata), i quali hanno chiesto di poter prestare la loro opera in Dalmazia e che gli stessi, purché ricoprano già posti di ruolo in penisola, possano conseguire la stabilità nella condotta loro affidata nelle provincie dalmate, dopo un periodo di servizio della durata massima di sei mesi e senza che debba farsi luogo al concorso. Come provvedimento conseguenziale ne deriva che la corresponsione degli emolumenti spettanti . a detti sanitari, nelle more della sistemazione dell'organizzazione amministrativa comunale e provinciale, dovrà gravare sui fondi all'uopo stanziati dalle Prefetture interessate, e per esse, dal Ministero dell'Interno. Si gradirà conoscere le determinazioni che codesta Presidenza intende adottare. IL GOVERNATORE Giuseppe BASTIANINI


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. 5

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

N. prot. 357/ 16452/59/J.1.!3

Roma, lì 10 novembre 1942-XXJ

AL GOVERNATORATO DELLA DALMAZIA ZARA

OGGETTO:

Personale militare in servizio civile presso il Governo della Dalmazia.

Di seguito alla Presidenziale 8 agosto pp. n. 51755/16452/1.l.13, si comunica che il Ministero della Guerra nel precisare che gli ufficiali aggregati con compiti civili a codesto Governatorato sono circa una settantina, per la massima parte medici e veterinari come risulta dall'unito elenco, ha confermato che la presenza in Dalmazia di personale militare con compiti civili, ha fatto sorgere complicate questioni di trattamento economico di guerra e riconocimento di qualifica di mobilitato che quel Dicastero non può risolvere in base alle norme che regolano la materia.

Lo stesso Ministero della Guerra ha soggiunto che il malcontento dei predetti funzionari che vestono la divisa di ufficiale, più volte rappresentato da codesto Governatorato, segnalato _anche da promemoria riservato dell'Arma dei RR.CC. e recentemente sboccato in un'esposta al DUCE firmato da 53 ufficiali medici, deve essere senz'altro eliminato e che l'amministrazione della guerra non può che aderire al punto di vista della Ragioneria Generale dello Stato e cioè che la destinazione, con compiti civili, di ufficiali delle FF.AA. presso il Governatorato debba essere soltanto temporanea, per il tempo strettamente necessario alla loro sostituzione con impiegati e funzionari civili. Il detto Ministero ha fatto presente - in fine - che qualora per motivi del tutto estranei all'amministrazione militare, si ritenga necessario che il personale in parola conservi la veste militare non vede altra soluzione, per quanto riguarda il trattamento economico, che ciascuna ammini-


Documenti - Allegati al ĂŠapitolo VI

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straziane paghi sul proprio bilancio, il personale che impiega per proprie . esigenze e lo paghi nella misura ritenuta adeguata alle condizioni in cui il servizio viene prestato. Questa Presidenza resta in attesa di sollecite comunicazioni al riguardo. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO Luigi RUSSO


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (1942) DOCUMENTO

N. 6

GOVERNO DELLA DALMAZIA Zara, lì 7 gennaio 1942-XX

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ROMA

OGGETTO:

Servizio sanitario - Distribuzione medicinali.

Lo stato di completo abbandono da ogni assistenza igienico-sanitaria, nel quale ho trovato questi territori, ha imposto l'uso di mezzi eccezionali per inviare i medici verso le popolazioni meno abbienti, quali un autotreno ed una motobarca. L'azione umanitaria non avrebbe raggiunto l'effetto senza l'ausilio della cura gratuita di queste misere popolazioni rurali e, pertanto, ho disposto la distribuzione dei medicinali e la esecuzione delle ricette mediche, provvedendo alla spesa sullo stanziamento assegnatomi con l'art. 2 del R.D. 28 agosto [1941] n. 970. Prego, perciò, di voler disporre l'emissione di un ordine di accreditamento dell'ammontare di lire 100.000. - sul capitolo 431/XV dello stato di previsione dell~ spesa del Ministero delle Finanze, con l'accreditamento telegrafico dell'importo, per l'assistenza sanitaria della popolazione dalmata. IL GOVE~NA TORE Giuseppe BASTIANINI


Documenti - Allegati al capitolo VI

1071 DOCUMENTO

N. 7

GOVERNO DELLA DALMAZIA Prot. n. 5237

12 settembre 1941-XIX

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

e p.c. AL MINISTERO DELL'INTERNO Direzione Generale della Sanità

ROMA

Uno dei problemi che più preoccupano nei territori dalmati annessi all'Italia, è quello del dilagare della tubercolosi polmonare e chirurgica, la quale miete annualmente un numero assai cospicuo di vittime. Le cause sono di vario genere, ma facil mente individuabili: mancanza di alloggi che abbiano il minimo indispensabile di confort; agglomerati di persone viventi in condizioni di vita penosissima; abuso di alcool ricavato da distillatori primitivi; f9rme speciali di lavori che favoriscono il sorgere del male - quali il lavoro nelle fabbriche di cemento e nei cantieri navali. Si impongono al riguardo opere di bonifica veramente fondamentali e radicali, oltre che provvidenze igieniche: a questo fine vado predisponendo una serie di provvedimenti, che, penso, serviranno ad alleviare le tristi condizioni di vita di tanta povera gente. Ma questa non è che la soluzione, dirò così, potenziale del problema, accanto alla quale vi è l'aspetto che vorrei chiamare drammatico, cioè l'assistenza di migliaia di ammalati (nel solo dispensario antitu bercolare di Spalato sono stati accertati nel 1940 oltre 5.700 casi di cui, 2.154 di tubercolosi polmonare), ai quali bisogna dare cura e ricetto, non solo per quello che riguarda la loro personale condizione, ma anche per evitare il fatale contagio. L'Italia, come è noto è all' avanguardia delle Nazioni civili per aver affrontato, e coraggiosamente risolto, con mezzi veramente imponenti e superbi, il problema della tubercolosi. Occorre dare a tanta povera. gente la sensazione dello spirito di comprensione che anima la Nazione verso tanta sventura: a tal fine, in attesa che l'ordinamento italiano venga esteso ai territori annessi con l'istituzione della assicurazione obb ligatoria contro la tubercolosi, e con l' estensione delle provvidenze che nelle altre provincie del Regno sono attuate dall'lsti-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (/942)

tuto Naz. Fascista della Previdenza Sociale, io penso che sia opportuno intervenire prontamente mediante il ricovero, in sanatori o in ospedali sanatoriali del Regno, di ammalati, ai quali la cura potrà indubbiamente giovare. È appena il caso ch'io faccia rilevare tutta l'importanza sociale igienica e politica di questo provvedimento che servirà a saldare, mediante un atto di profonda solidarietà, i cittadini dalmati alla Patria italiana.

Propongo, pertanto, che sia stanziata sul bilancio di questo Governo la somma annua di lire 1.000.000. - (non è assolutamente possibile pensare a contributi da parte di Consorzi provinciali antitubercolari, che non esistono, perché questa organizzazione è sconosciuta nei territori annessi), la quale, prevedendo una spesa annua di ogni ammalato in lire 10.000 servirà al ricovero di cento persone. Di detta somma questo Governo disporrebbe interessando i Prefetti delle provincie perché gli segnalassero i casi più meritevoli di considerazione, e stipulando apposita convenzione con l'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale. Il problema è grave e urgente, e pertanto resto in attesa di un pronto cenno di risposta. IL GOVERNATORE Oiusepp~ BASTIANINI


Documenti - Allegati al capitolo VI-

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DOCUMENTO

N. 8

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA

PROGRAMMA FINANZIARIO LOTTA ANTITUBERCOLARE IN DALMAZIA

Integrazione del bilancio di previsione per l'esercizio 1943 del Comitato Antitubèrcolare Dalmazia e dei dipendenti Comitati Provinciali di Zara, Spalato e Cattaro. Si richiedono due distinte integrazioni. La prima di complessive Lit. 1.040.840 a carattere ordinario e sostitutivo degli oneri accollati alle Amministrazioni Provinciali di Spalato e Cattaro, poiché le suddette Amministrazioni Provinciali rion sono state ancora istituite. Tale somma è determinata dalle seguenti voci: Art. 2 - Contributo ordinario (Lit. 2 per abit.) a carico della.Prov. di Spalato (non costituita) .. ... . . . .. . . . . . .. .. .. . .. . .. .. .. . . . . . . . .

Lit.

220.000

Come sopra per la Prov. di Cattaro ....

»

90.000

Art. 5 - Contributo per la Prov. di Spalato (non costituita) a sensi degli art. 94 e 281 del T.U. Leggi Sanitarie ...... ..

»

56.000

Come sopra per la Prov. di Cattaro ... .

»

37.560

Art. 6 - Rimborso spese per i servizi amministrativi a carico della Prov. di Spalato (non costituita) ............ ........ .

»

20.000

Come sopra per la Prov. di Cattaro ... .

»

20.000

Art. 9 - Integrazione ministedale a favore della Prov. di Spalato (non costituita) ..

>>

357.280

Come sopra per la Prov. di Cattaro ....

»

· 240.000

Totale lire

1.040.840


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

La seconda integrazione di Lit. 2.900.000.- a carattere straordinario rappresenta il necessario finanziamento per la costituzione, l'arredamento e l'attrezzatura tecnica di n. 4 Dispensari Antitubercolari che dovranno sorgere a Oltre e Bencovazzo (Zara), a Traù (Spalato) e a Cattaro. Le somme di cui con la presente si richiede I' integràzione, così come le altre costituenti il bilancio 1943 e provenienti dai contributi di legge a

carico degli enti locali, saranno erogate con le consuete norme amministrative e contabili, previa approvazione del bilancio stesso da parte di questo Governo a cui sarà riservata un'azione tutoria formale e di merito sui principali provvedimenti, compreso il rendiconto annuale da adottarsi dal Presidente del Comitato Antitubercolare Dalmazia e dai dipendenti Comitati Provinciali cui è affidata dall'Ordinanza n. 79 del 1° febbraio 1942-XX (art. 3 e 4) la lotta antitubercolare in Dalmazia. La sovvenzione è richiesta a mente dell'art. 2 della suddetta Ordinanza - ed in relazione dell'art. 7 - l O comma del R.D. 7 giugno 1941, n. 453 - trattandosi di servizio contemplato dall'art. 3, lettera a) del R.D. stesso. Dovendosi intervenire tempestivamente e senza possibilità di rinvii ad affrontare il gravissimo problema della lotta antitubercolare che ha ovvi riflessi sulla salute dei numerosissimi italiani che per dovere d' ufficio ed obblighi militari vivono a contatto delle popolazioni indigene con grave e quotidiano rischio di contagio, è urgente avere a disposizione almeno una anticipazione di lit. 1.000.000 in attesa della regolare assegnazione dei fondi. IL GOVERNATORE Giuseppe BASTIANINI

Allegato

PROGRAMMA TECNICO per la lotta Antitubercolare in Dalmazia predisposto dal Comitato Antitubercolare Dalmazia per l'anno 1943

II problema della lotta alla tubercolosi assume nelle terre italiane della Dalmazia un particolare aspetto di importanza, legato come è da un lato alla diffusione dell'infezione e della malattia tub~rcolare che, per quanto


Documenti - Allegati al capitolo VI

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fino ad ora non sia stato possibile tradurre in attendibili dati statistici, supera di gran lunga i margini registrati in qualsiasi altra provincia del Regno, e dall'altro lato alla ignominiosa trascuratezza dell'ex-regime jugoslavo che ben poc9 per non dire nulla, ha fatto per affronté!-re il problema. Presso il preesistente ufficio d'Igiene di Spalato un reparto antitubercolare di ricerca ed accertamenti, da una generale revisione di tutti gli elementi sospetti, eseguita con buona lena dal reparto stesso, aveva accertato che la percentuale dei tarati, anche con lesioni in atto, superava le più pessimistiche previsioni. Il Governo jugoslavo, allora, si è limitato a fornire i tuaercolotici di una smagliante dichiarazione medica di «riscontrata tubercolosi», senza meramente interessarsi di prevenire o curare i soggetti riconosciuti tarati. Evidentissimo è già il contrasto tra l'attrezzatura della vecchia piccola provincia di Zara e quella dell'esteso territorio ex-jugoslavo dove, oltre al citato dispensario esistente a Spalato non vi era che una sezione dispensariale (più nominale che re~le) a Castelnuovo di Cattaro ed un piccolo inidoneo reparto per tubercolotici nell'ospedale di Sebenico. Nell'affrontare il grave problema della tubercolosi in Dalmazia, il Governo ha dovuto tener conto dell'attrezzatura esistente nella provincia di Zara, che, come s'è detto, era suscettibile di frradiazione benefica anche in un breve raggio dei territori annessi. Esisteva già, difatti a Zara, come in ogni Provincia del Regno, un Consorzio Provinciale Antitubercolare con un dispensario provinciale ben attrezzato, con una sezione dispensariale distaccata a Làgosta, con un reparto ospedaliero di 50 posti letto (complesso assistenziale che poteva essere sufficiente per l'estensione e la popolazione della vecchia provincia di Zara). Nel primo anno di Governo si è provveduto all'istituzione di una sezione dispensariale a Sebenico ed all'adattamento per ricovero di tbc di altri 25 posti-letto nell'ospedale di Sebenico. Su queste basi iniziali (e tenendo conto che l'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, a meno che particolari disposizioni transitorie per questa provincia, non ne regolino diversamente almeno per un anno le prestazioni assicurative assistenziali antitubercolari, non è entrato ancora in funzione per non maturato cumulo di contributi e di tempo), occorreva concretare un piano organico di lotta, di assistenza, di propaganda e di prevenzione antitubercolare capace di assicurare il raggiungimento del fine e di evitare la dispersione dei mezzi a disposizione. All'uopo è stato costi-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

tuito un Comitato Antitubercolare per la Dalmazia al fine di rapidamente affrontare e risolvere il problema della rete dispensariale, cardine-chiave di volta di una razionale attrezzatura antitubercolare, quella dei ricoveri per il duplice aspetto di recupero degli infermi e di isolamento, specie delle forme aperte nell'ambiente familiare, e quello dell'istituzione di un preventorio per il sollecito recupero di ragazzi esposti al contagio.

In linea di massima il piano organizzativo si basa sulla istituzione e sul funzionamento a Spalato ed a Cattaro - come già a Zara - dei Comitati Provinciali Antitubercolari che per la parte tecnica faranno capo ad un Direttore sanitario, il quale è anche direttore del dispensario provinciale. Esaminando questo piano organizzativo si hanno i seguenti quadri illustrativi: PROVINCIA DI ZARA

1 - Dispensario Provinciale Antitubercolare (già esistente) - diretto dal Direttore sanitario del Consorzio. Deve accudire oltre ai bisogni della città di Zara a quelli delle·zone di Nona, Zemonico, Timeto! Novegradi e Selve che per ragioni topografiche e per facilità di comunicazioni possono ad esso far capo. 2 - Sezione Dispensariale di Sebenico (già esistente) - anche per le zone di Zlarino, Scardona, Stretto e Vodizze. 3 - Sezione dispensariale di Bencovazzo (da istituirsi) - anche per le zone di Obrovazzo, Zaravecchia, Stancovazzo e Chistagne. 4 - Sezione dispensariale di Oltre (da istituire) - anche per le isole dell'arcipelago zaratino. PROVINCIA DI SPALATO

1 - Dispensario Provinciale Antitubercolare (già esistente) - diretto dal Direttore del Consorzio oìtie che per i bisogni del capoluogo anche per i centri viciniori fino a Castel Vitturi per il versante settentrionale e fino a Zernovizza per il versante meridionale e per l'isola di Solta. 2 - Sezione dispensariale a Traù (da istituire) - anche per i centri della parte settentrionale della provincia di Spalato e per l'isola di Bua. 3 - Sezione dispensariale a Cùrzola (da istituirsi in un secondo tempo) oltre che per il comune di Cùrzola, per gli altri centri dell'isola e di quelli dell'isola di Lissa.


Documenti - Allegati al capitolo VI

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4 - Passaggio al Consorzio di Spalato per ragioni territoriali e relativo miglior funzionamento della sezione dispensariale di Làgosta. PROVINCIA DI CATIARO I - Dispensario Provinciale Antitubercolare (da istituire) - diretto dal direttore sanitario del Consorzio di Cattaro oltre che per i bisogni del capoluogo anche per i centri della parte centrale della provincia compresi nel triangolo i cui vertici sono: Lustizza, Risano e Cartelle. 2 - Sezione dispensariale di Castelnuovo - oltre che per quel centro anche per i bisogni dei centri viciniori della parte settentrionale della provincia compresi nel triangolo i cui vertici sono: Sutorina, Gruda e Dragali.

3 ~ Sezione dispensariale a Teodo - oltre che per quel centro anche per i bisogni della parte meridionale della provincia con gli estremi da Cartelle a Spizza. Le sezioni di Castelnuovo e Teodo vengono in atto istituite dalla Cassa Umberto I; faranno comunque parte integrale della rete dispensariale diretta dal Consorzio Provinciale di Cattaro . CARRO D'IGEA Data la particolare distribuzione della popolazione in tanti piccoli centri agricoli ed anche a scopo di propaganda potrebbe essere esaminata anche la opportunità di attrezzare un Carro d'Igea fornito del necessario occorrente all'accertamento diagnostico in massa. Esso, perciò andrebbe provveduto, invece del comune impianto radiologico diagnostico, di un impianto radiologico per seriografie. Talché si potrebbe, con spesa unitaria molto ridotta, eseguire con speditezza, l'indagine radiologica in vari gruppi di popolazione rurale salvo inviare gli accertati tbc per l'ulteriore cura o ricovero ai dispensari. II Carro d'Igea avrebbe anche la funzione di collaborare con i medici condotti per la lotta antitubercolare e di facilitare lo studio statistico della malattia. RICOVERI Per ragioni di praticità e di economia occorre attrezzare in un secondo tempo da determinarsi un unico grande ospedale sanatoriale per tutte e tre le provincie che abbia la capacità massima di 1000 posti (allorquando, funzionando in pieno i vari dispensari, si avrà bisogno di un forte numero


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

di posti-letto in rapporto al maggior numero degli assistiti). Tale ospedale sanatoriale dovrebbero esser fornito anche di reparto chirurgico per la chirurgia polmonare oltreché di impianti Roetgen diagnostici e terapeutici, di un reparto maternità per tbc e di un reparto pediatrico. È necessario, poi, l'impianto a parte di un reparto e di un ospedale per tbc extra-polmonare e chirurgico. Si potrebbe, per procedere ad una subitanea attuazione del piano sanatoriale, utilizzare - d'accordo con l'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale - il nuovo ospedale di Risano, i cui fabbricati ultimati devono soltanto attrezzarsi ed hanno una capacità di 200 posti-letto elevabili a 400, salvo, con ulteriori costruzioni, completare a seconda delle necessità la capacità e l'attrezzatura.

In un secondo tempo dovrà pure provvedersi l'istituzione di un reparto per tbc cronici aperti ed irrecuperabili della capacità di l 00-150 postiletto. Si potrebbe per tale scopo utilizzare, trasformandolo, l'attuale sanatorio antimalarico di S. Croce di Traù. Nel piano dei ricoveri va anche esaminata la necessità di costruzione e adeguamento di un preventorio che dovrebbe ospitare i piccoli esposti al contagio o solamente con infezioni tbc. Per la pratica e rapida attuazione si potrebbe utilizzare la Casa di riposo dell'ex-gendarmeria jugoslava di Castelnuovo di Cattaro che per avere un'amena ubicazione con giardino in riva al mare si presta allo scopo previa opportuna sistemazione (in ciò potrebbe venire incontro al Governo la Croce Rossa). Pianta del personale sanitario occorrente per il funzionamento di ogni Consorzio: ... omissis...

L'ISPETTORE GENERALE MEDICO Cons. ADAMI dottor Francesco


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Documenti - Allegati al capitolo VI DOCUMENTO

N, 9

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA

PROGRAMMA FINANZIARIO LOTTA CONTRO LE MALATTIE VENEREE IN DALMAZIA L~ grande diffusione delle forme più gravi impone un intervento immediato, organico e completo, per la necessità di individuare ed eliminare con urgenza assoluta i focolai del male, specialmente in vista delle lunghe permanenze e dei molteplici passaggi di truppe italiane soggette alle infezioni dell'ambiente. Pertanto il programma tecnico di cui alla allegata relazione, contenuto nei limiti dell'assoluto indispensabile, deve essere realizzato nei primi mesi del prossimo anno. In analogia a quanto viene praticato nel Regno, la lotta antivenerea, diretta dall'Ispettorato di Sanità, viene affidata agli uffici sanitari provinciali, e quindi le somme previste per le tre Provincie verranno da questo Governo accreditate alle singole Prefetture ad esclusione delle somme riguardanti le rette di ricovero di ammalati ricoverati d'autorità e delle spese relative all'organizzazione generale. Questo Governo controllerà l'erogazione delle somme per l'impiego delle stesse, coordinando tutta l'azione per il raggiungimento degli scopi prefissi secondo il piano tecnico predisposto, e provvederà alla resa dei conti secondo le norme fissate per l'amministrazione dei fondi assegnati a questo Governo. Poiché, per ovvie ragioni, non si può fare affidamento su alcun cespite locale, si fa richiesta, a sensi dell'art. 7 del R.D. 7 giugno 1941 n. 453, al Ministero delle Finanze perché, tramite la Direzione Generale della Sanità Pubblica del Ministero dell'Interno, voglia finanziare interamente i servizi per la lotta antivenerea la cui spesa, concretata nell'accluso bilancio, viene precisata in Lire 3.459.800 così ripartite: a) Spese ordinarie: 1) di amministrazione . . . . . .. .. .. .. .. . .. . . .. . . . . .. . .. . . . . . Lire 2) per la gestione di n. 8 dispensari antivenerei ...

"

137.000 754.800


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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (194-2)

3) per la gestione di n. 3 reparti dermoceltici, compreso il pagamento delle rette di degenza degli ammalati ricoverati d'autorità ...................... I irt·

->02.000

b) Spese effettive straordinarie: l) per dispensarsi ......................................... .

435.000

2) per reparti dermoceltici, ecc ....................... .

"

1.060.000

3) per imprevisti e fondo di riserva ............ .... . .

"

171.000 3.459.800

IL GOVERNATORE

Allegato

PROGRAMMA TECNICO per la lotta antivenerea in Dalmazia predisposto dall'lspettorato di Sanità del Governo della Dalmazia per l'anno 1943

Al momento dell'annessione della Dalmazia all'Italia, l'organizzazione della profilassi antivenerea dell'ex-Stato jugoslavo che, avendo abolito le case di tolleranza, permetteva l'esercizio libero della prostituzione, consisteva essenzialmente in due reparti dermoceltici, con annesso dispensario antivenereo, nei maggiori centri abitati e cioè a Spalato ed a Sebenico. Il reparto dermoceltico dell'ospedale di Spalato è stato trovato peraltro in condizioni deplorevoli. I locali, assolutamente inadatti, piccoli, poco aerati, non rendevano possibile alcuna separazione per le diverse malattie sia veneree che cutanee, ed il numero dei posti letto risultava insufficiente al punto che i pazienti spesso venivano collocati in materassi a terra oppure due in uno stesso letto. D'altro canto, l'affluenza a questo reparto è stata molto notevole: qualche volta si è dovuto, infatti, dover ricoverare contemporaneamente una trentina di prostitute affette da manifestazioni contagiose in atto di sifilide o di blenorragia.


Documenti -Allegati al capitolo VI

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Per avere un quadro approssimativo dell'andamento delle malattie veneree nella provincia di Spalato, basta riportare i seguenti dati osservati nel 194.I e nel 1942: su una popolazione di 109.052 abitanti (censimento jugoslavo del 31 marzo 1931), si sono avuti nel 1941 n. 300 sifilomi iniziali (M. 190 - F. 110); nel 1942 n. 228 sifilomi iniziali (M. 136 - F. 92). Gli altri dati risultano dal seguente prospetto: Anno

1941 1942

Sifilomi iniziali

Manifest. in atto Second. Terziario

, M.

F.

M.

F.

M.

190 136

110 92

127 83

75 35

7 6

F.

-

Blenorrag.

Ulcera contag.

M.

F.

M.

F.

332 205

268 141

19 15

-

I dati del 1942 comprendono i casi accertati dal mese di gennaio a tutto il mese di settembre. Fra i militari si sono verificati: nel 1941, 62 casi di sifilomi iniziali, e nel 1942, 38 casi; 7 casi di manifestazione secondaria in atto nel 1942, mentre nell'anno precedente nessun caso; 41 casi di blenorragia nel 1941; 75 nel 1942; 5 casi di ulcera venerea nel 1941; 6 nel 1942. I provvedimenti presi per far fronte a tale situazione nella provincia di Spalato, tenendo presente che non risultava possibile trasferire il reparto dermoceltico nei locali piĂš adatti del nuovo ospedale civile da completare, sono stati i seguenti: l) controllo severo della prostituzione e tesseramento delle prostitute; 2) visite periodiche bisettimanali alle tesserate; 3) istituzione di un dispensario antivenereo comunale; 4) istituzione di un centro diagnostico di profilassi antiveneree; 5) permesso di apertura di due case di tolleranza regolarmente controllate . da un medico specialista.

*** Nella provincia di Cattaro non esistevano dispensari antivenerei. La prostituzione era diffusa fra le domestiche e le canzonettiste di passaggio, cosicchĂŠ a Cattaro, a Teodo, a Castelnuovo, sede di reparti della marina militare erano assai frequenti i casi di blenorragia e di sifilide.


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Dalmazia - Una cronaca per fa storia (1942)

Non si sono potuti ra~cogliere dati statistici ufficiali per il decorso anno 1941, perché nessuna notizia in proposito ha lasciato l'amministrazione del passato regime. Sembra, ad ogni modo, che i casi di blenorragia e di sifilide si siano manifestati con una certa frequenza. Si riferiscono, nel seguente prospetto, i dati relativi ai casi accertati dal 1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942: Sifilomi iniziali

Manifestazioni in atto Secondarie Terziarie

M.

F.

M.

F.

M.

18

6

30

3

1

F. -

Blenorragia

Ulcera cont.

M.

F.

M.

F.

126

13

13

-

I predetti dati comprendono anche i casi accertati fra i militari. Anche a Cattaro è stata iniziata subito una vigorosa azione contro l'esercizio libero della prostituzione e si è provveduto al tesseramento delle prostitute ed al loro controllo attraverso visite bisettimanali. Sono state concesse tre licenze di apertura di case di tolleranza; due a Cattaro, una a Castelnuovo. È stato incaricato un medico specialista per l'organizzazione della lotta antivenerea e per le visite specialistiche in tutta la provincia.

* * * Nella provincia di Zara vi è da distinguere il capoluogo ·dai territori annessi. La città di Zara, che possiede da tempo un'organizzazione antivenerea sul tipo di quella esistente in Penisola, con dispensario antivenereo, con una sala celtica annessa all'Ospedale civile, e con una casa di tolleranza regolarmente controllata, ha risentito meno degli altri centri della Dalmazia della diffusione delle malattie veneree. I seguenti dati statistici dimostrano che in rapporto ad una popolazione di 23 .092 abitanti, i sifilomi iniziali durante l'anno-1941 sono stati 8 M., i casi di sifilide secondaria in atto M. l, F.5; quelli di blenorragia 32 di cui 6 donne. Tra i militari delle 'Truppe Zara': 7 casi di sifilide e 37 di blenorragia. Nei primi mesi dell'anno 1942 la frequenza è stata simile a quella dei mesi corrispondenti del 194 I; nei mesi successivi è risultato sino al decorso


Documenti - Allegati al capitolo VI

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settembre, un certo aumento della blenorragia e della sifilide dovuta al maggior movimento dei militari, che però non è tale da preoccupare. Per i territori annessi alla provincia di Zara, i dati statistici relativi all'andamento delle malattie veneree sono forniti essenzialmente dal dispensario di Sebenico (37 .272 abit.). I dati statistici del 1941 riportano 16 casi di sifiloma iniziale, 12 casi di sifilide secondaria con manifestazioni contagiose in atto, e 65 casi di blenorragia. Le cifre del 1942 non tendono a diminuire. Anche in questa città si è provveduto al tesseramento delle donne, alla loro visita bisettimanale, alla concessione di un permesso di riapertura di una casa di tolleranza, che viene regolarmente controllata. È stato assiçurato il miglior funzionamento del dispensario antivenereo annesso all'ospedale. Il reparto dermoceltico dell'Ospedale civile, che attualmente trovasi in locali poco adatti, sarà modificato e rimodernato secondo il quadro generale dei complessi lavori già in via di attuazione presso quell'ospedale.

*** Circa l'andamento delle dermatosi in Dalmazia non si hanno ancora dati precisi. Si può soltanto ritenere, dagli elementi occorsi alla osservazione degli specialisti dell'autotreno sanitario e della motobarca sanitaria, che si riscontrano con discreta frequenza casi di lupus eritematoso nel volto e casi di tigna tricofilica. Ciò che ha richiamato, invece, particolare attenzione è la diffusione della scabbia nelle scuole. Le cifre in proposito vanno dal 3% per le scuole meno colpite fino al 25% per quelle maggiormente colpite. Tale diffusione nelle scuole lascia facilmente intendere quale frequenza debba avere la scabbia in ogni famiglia ed in ogni paese. Sono infatti in corso indagini accurate per gli opportuni accertamenti. Nel complesso si può affermare che la necessità di provvedere ad una adeguata organizzazione della lotta contro le malattie dermoveneree si è fatta palese sin dal primo momento della annessione. Infatti, attraverso un proprio ispettore dermosifilopatico, il Governo ha provveduto alla istituzione dei servizi ritenuti più urgenti, avvalendosi dei mezzi messi a disposizione dal Ministero dell'Interno. Sono state inoltre emanate disposizioni in analogia a quanto previsto in merito dal Testo Unico delle leggi sanitarie del Regno.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Sistemati i vari servizi' sanitari, assicuratane in certo qual modo la efficienza con personale idoneo proveniente dalla Penisola, appare oggi indispensabile provvedere al miglioramento ed al maggior incremento della lotta contro le malattie veneree e cutanee della Dalmazia. Pertanto è stato predisposto il seguente programma organizzativo .

PROVINCIA DI ZARA

L'unico dispensario antivenereo di Zara città, che abbisognava di una migliore attrezzatura è stato fornito di una piccola stanza da bagno con doccia per la cura ambulatoriale degli scabbiosi e la -contemporanea disinfestazione degli abiti. Tali lavori sono stati fatti eseguire dal Comune. In un secondo tempo dovrebbe essere provveduto alla istituzione di un nuovo e più idoneo dispensario adeguato ai bisogni ed al decoro del capoluogo. Presso l'Ospedale civile di Zara non esiste alcuna istituzione specializzata per la lotta contro le malattie veneree. Le prostitute venivano un tempo ricoverate in alcuni locali dell'isolamento, il più delle volte messe insieme a malate di tubercolosi ossea, di tigna, di lupus, di dermatosi varie. La mancanza assoluta di locali adatti e l'impossibilità di ottenere dal Ministero dell'Interno un padiglione Dòcker, per il momento, rese necessario l'isolamento delle prostitute della sala celtica in una corsia ubicata nel padiglione della lavanderia. Naturalmente anche questa soluzione non può essere ammessa: occorre, quindi, provvedere al più presto alla costruzione di un reparto dermoceltico con una corsia uomini, una donne, una sala celtica, due sale di medicazione, un ambulatorio esterno, una sala di direzione, un laboratorio per sierologia, ecc .. Occorrerà provvedere, di conseguenza, alla attrezzatura ed all'arredamento. Per il funzionamento del reparto è indispensabile il seguente personale: un primario dermoceltico; un assistente dermoceltico; due infermieri per il reparto uomini; tre infermiere per il reparto donne e la sala celtica; due suore per il reparto dermovenereo ed una per la sala celtica. Il primario del reparto dermovenereo dovrebbe poi avere la direzione del nuovo dispensario da istituirsi in un secondo tempo presso l'ospedale e funzionante come ambulatorio esterno dell'ospedale stesso. Allo scopo di giungere in tutta la provincia di Zara a stabilire un'organizzazione efficiente sarti bene non trascurare il centro popoloso di Bencovazzo, tanto più che il passato Governo jugoslavo lo aveva completamente lasciato privo di servizi profilattici. Siccome in questo centro uno


Documenti - Allegati al capitolo VI .

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specialista non troverebbe sufficiente lavoro per la propria libera attività professionale, si dovrebbe creare un ambulatorio dermovenereo in appositi locali, ed affidarne la direzione al primario del reparto dermoceltico dell'ospedale di Zara o al direttore del dispensario antivenereo di Zara stessa. Per tale ambulatorio che dovrebbe funzionare due volte la settimana, sono necessari: un locale di 5 stanze da sistemare con opportuni adattamenti; medicinali; attrezzatura ed arredamento adeguati; stampati ed oggetti di cancelleria; ed il seguente personale; una assistente sanitaria visitatrice, una infermiera, un custode. A Sebenico, i locali del reparto dermoceltico e dell'annesso dispensario antivenereo, trovati in condizione non soddisfacente saranno sistemati convenientemente nel quadro dei lavori previsti per quell'ospedale. Sono state prospettate la possibilità e l'utilità di costruire una terrazza al di sopra della sala celtica per ottenere un completo isolamento di queste malate anche durante le ore di passeggiata. Il personale sanitario addetto al reparto comprende un primario dermosifilopatico, un aiuto, un assistente, infermiere ed infermieri. Pure lasciando immutato questo servizio con opportuni miglioramenti, sarà necessario creare a Sebenico un dispensario comunale. Per questo occorrono:

un locale di 5 stanze da sistemare con convenienti adattamenti, medicinali, strumentario, arredamento, stampati ed oggetti di cancelleria. Per il suo funzionamento sono indispensabili: un direttore, una assistente sanitaria visitatrice, un infermiere, un custode. Nella provincia di Zara esiste pure un altro centro interno importante: Scardona, che non può esser dimenticata ai fini della profilassi antivenerea, anche per il fatto che in quella zona esistono industrie con un movimento rilevante di operai. D'altra parte, la permanenza giornaliera di uno specialista a Scardona sarebbe superflua, perché questo centro non offrirebbe possibilità di libero esercizio professionale al sanitario. Per le suddette ragioni è opportuno che a Scardona venga organizzato un ambulatorio antivenereo, funzionante due volte la settimana, e diretto dal primario del reparto celtico dell'ospedale di Sebenico o dal direttore del dispensario antivenereo di Sebenico. Per tale ambulatorio occorrono: un locale di 5 stanze da sistemare con i necessari adattamenti; medicinali, strumentari; arredamento, stampati, cancelleria, ed il seguente personale: una assistente sanitaria visitatrice, un infermiere, un custode.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

PROVINCIA DI SPALATO È delle tre provincie della Dalmazia, quella in cui le malattie veneree si sono presentate in numero più forte e dove si deve, quindi, più energicamente combattere la diffusione. Il vecchio reparto dermoceltico sarà trasferito nei locali del nuovo padiglione ospedaliero e si dovrà provvedere al suo arredamento e alla sua attrezzatura (microscopia necessaria per sierologia, apparecchi vari, ecc.).

Per il funzionamento del reparto sarà necessario il seguente personale: un primario dermoceltico, un aiuto, quattro infermieri, tre suore, un custode. Inoltre sarà opportuno che presso il reparto dermoceltico continui ancora a funzionare un ambulatorio esterno a guisa di dispensario antivenereo. Per questo ambulatorio occorrono una attrezzatura adeguata, medicinali, strumentario, stampati e cancelleria, ed il seguente personale oltre al direttore del reparto dermoceltico: una assistente sanitaria visitatrice, un infermiere. Date le necessità della zona, è bene che a Spalato funzioni anche un altro dispensario antivenereo comunale, e per esso è stato già concesso dal Ministero dell'Interno un contributo di 50.000 lire. Il dispensario già è in funzione con mezzi modesti ed affidato ad un ufficiale medico specialista; ma ad esso occorrono oltre ad una migliore attrezzatura e ad un adeguato arredamento, una assistente sanitaria visitatrice, un infermiere, un custode. Sempre tenendo presenti le necessità di una organizzazione capillare, sarà ben~ approntare un servizio an(ivenereo a Traù. Per la impossibilità di tenere un medico specialista fisso a Traù, come per Bencovazzo e Scardona, sembra opportuno organizzare in questo centro un ambulatorio dermovenereo funzionante due volte la settimana e diretto dal primario o dal direttore del dispensario antivenereo di Spalato.

PROVINCIA DI CATT ARO In questa provincia, in cui non è stata trovata alcuna organizzazione antivenerea, si ritiene opportuno l'impianto di alcuni servizi nei centri più importanti, e precisamente:


Documenti - Allegati al capitolo VI

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a) un reparto dermovenereo presso l'ospedale civile di Risano, attrezzato ed arredato convenientemente. Il personale dovrĂ essere costituito da un primario, un assistente, due suore, quattro infermieri. b) un ambulatorio antiv,enereo a Cattaro ed uno a Teodo. Per il fatto di essere molto vicini potrebbero esser diretti uno dal primario dermosifilopatico di Risano, e l'altro dall'assistente del primario stesso, e funzionare tre volte alla settimana. Per organizzare questi due ambulatori occorrono: due locali di 5 stanze ciascuno con gli adattamenti necessari; attrezzature ed arredamento adegvati; stampati ed oggetti di cancelleria; assistenti sanitarie, infermiere. c) un dispensario antivenereo comunale con la direzione di apposito specialista e con servizio giornaliero a Castelnuovo di Cattaro. Per questo dispensario sono necessari: un locale di 5 stanze con opportuni adattamenti; attrezzatura ed arredamento adeguati; stampati ed oggetti di cancelleria; ed il seguente personale: una assistente sanitaria visitatrice, un infermiere, un custode.

*** Tutta la organizzazione dei servizi di lotta antivenerea ed il controllo del relativo funzionamento faranno capo agli Uffici sanitari provinciali e sarĂ diretta dall'Ispettore Generale di SanitĂ del Governo a mezzo di un apposito Ispettore dermosifilopatico.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

DOCUMENTO

N. lo

SERVIZI ANTIMALARICI DELLA DALMAZIA

Programma tecnico campagna antimalarica per il 1943-XXI

Il problema malarico in Dalmazia - essenzialmente per la provincia di Zara - è da considerarsi grave sia per la notevole diffusione della infezione sia per l'incuria del passato regime. La lotta antimalarica è stata iniziata nel giugno di quest'anno dall'Istituto delle Tre Venezie per incarico del Governo. L'acerba situazione politica nei territori annessi, la diversità d'idioma che ha costretto il personale addetto alla lotta ad una fatica didattica non lieve, l'estensione in superficie della popolazione, la impraticabilità di molte strade, la mancanza di celeri mezzi di locomozione e le operazioni di polizia in corso, non hanno permesso di estendere totalitariamente l'assistenza antimalarica e di avere dati completi circa l'endemia malarica. La lotta effettuata in buona parte della provincia di Zara, verrà ora ·estesa anche alle altre due provincie di Spalato e -di Cattaro, che pur non rivestendo in questo campo un'importanza pari alla suddetta provincia per l'endemia malarica esistente, permetterà di affrontare il problema di risanamento e di bonifica nella sua totalità. I risultati ottenuti nell'attuale stagione epidemica sono stati sufficientemente lusinghieri. L'attuale stagione di lotta antimalarica rappresenta una sicura base di orientamento attraverso i risultati ottenuti nello studio dell'accertamento delle cause malarigene e del rilevamento degli indici endemici. Siccome la scelta e la preparazione del personale costituisce la base fondamentale del successo, si provvederà per la prossima campagna epidemica 1942-1943: a) a tenere durante il periodo interepidemico a Bencovazzo, centro della zona-malarica, un ulteriore corso di perfezionamento e di aggiornamento per le 9 A.S.V. [assistenti sanitarie visistatrici - n.d.a.] attualmente in servizio;


Documenti -Allegati ,al capitolo VI

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b) a preparare, mediante un corso teorico-pratico da tenersi a Bencovazzo, le nuove A.S. V. da assumere; c) a perfezionare, in apposite riunioni, le condizioni degli operai assunti per la campagna antimalarica, in m()do da addestrarli anche nel compito di infermieri generici, allo scoi,o di utilizzarli nelle frazioni più lontane e più difficilmente raggiungibili dalle A.S.V .. 11 lavoro inziato a campagna già in()Jtrata, ha permesso di svolgere la lotta antimalarica solamente nei seguenti otto comuni della provincia di Zara: Bencovazzo - Nona - Zaravecchia - Zemonico - Timeto - Novegradi - Scardoqa - Boccagnazzo - Valnera, nei quali centri sono state impiantate le Stazioni antimalariche con personale sanitario, operai disinfestatori, ambulatorio provvisto di tutto il materiale ~1ecessario. Per criteri di orientamento sull'endemia malarica di tutto il territorio sono stati rilevati gli indici splenici e pai:assitari in tutti questi centri ed in altri della provincia. Dai risultati ottenuti, si è dedotta la necessità di estendere l'assistenza ai seguenti altri comuni: Stacovazzo - Chistagne - Obrovazzo - Vodizze - Stretto - Sebenico (Per i dintorni), per i quali è stato previsto nel bilancio finanziario tutto il J)ersonale e materiale necessario. L'estensione della lotta antimalarica alle altre due provincie sarà attuata con l'impianto di n. 5 Stazioni sanitarie nelle seguenti località: Spalato: 1 - Traù 2 - Mèleda e dintorni di Spalato Cattaro: 3 - Piana di Cartolle 4 - Piana di Kalimani (Teodo) 5 - Zuppa L'assistenza ai malarici veniva. in precedenza praticata al dispensario di Bencovazzo, ove affluivano gli ammalati per il ritiro dei medicamenti, previa o non emoscopia . . Il perfezionato funzionamento delle singole Stazioni antimalariche, il servizio ambulatorio giornaliero in tutti! le altre frazioni, l'aumento del personale, l'utilizzazione degli operai cui saranno affidate funzioni di infermieri, l'a.silio di molte insegnanti elementari per le quali è stato tenuto a Zara un corso sulla malaria, permetteranno nel prossimo anno di estendere capillarmente detta assistenza. Nel bilancio finanziario, inoltre, è !5tata stanziata una somma di 500 mila lire per l'apertura, durante la futura stagione epidemica di n.2 colonie


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

antimalariche, capaci di ricevere n. 500 ragazzi scelti dal malariologo nelle zone più colpite. Cura della malaria li sistema di cura praticato in precedenza era basato quasi esclusivamente sui chinacei ed in parte sugli acridinici, cura incompleta, se si tien conto delle centinaia di gametiferi di ciclo estivo-autunnale e del fatto che la popolazione dalmata cura esclusivamente l'eccesso febbrile e non si preoccupa delle frequenti recidive che va incontro.

Il personale sanitario cercherà di applicare integralmente le disposizioni emanate in merito dal Ministero dell'Interno, Direzione Generale di Sanità, con l'integrare la cura coi chinolinici e colla propaganda continua nelle visite giornaliere e con conferenze tenute dal malariologo nelle scuole e nelle comunità. Durante l'attuale campagna epidemica i medicinali forniti sono stati sufficienti per la quantità messa a disposizione ma non per la qualità essendo mancati i preparati per i bambini: tannato, urchinina, certuna e prodotti coadiuvanti. Periodo interepidemico A - Lotta contro i parassiti malarici. All'inizio del periog.o interepidemico verrà completata e consolidata la cura specifica e coadiuvante dei soggetti che hanno avuto manifestazioni cliniche di malaria acuta durante il periodo epidemico . Nel periodo preepidemico l'assistenza verrà rivolta ai gametieri come i più pericolosi serbatoi per la continuazione della malaria. A tale scopo si completerà lo schedamento dei malarici già iniziato e con particolare assistenza saranno seguiti i gametiferi già riportati su appositi registri divisi per frazioni. I malarici con reperto parassitario negativo saranno trattati con preparati arsenicali e ferrugginosi; quelli positivi con o senza gametociti subiranno un trattamento con italchina, ategrina (gr. O. 30 al giorno per 5-7 giorni) e con chinino (gr. 1,50 pro die, 5-7 giorni) facendo seguire un trattamento di plasmochina (gr. 0,02 per tre giorni) o associando i chinacei e gli acridinici con il certuna nuovo prodotto atossico, secondo le dosi prescritte. L'efficacia delle cure verrà controllata con frequenti esami emoscopici.


Documenti - A/fegati al capitolo VI

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B - Lotta contro gli anofeli vettori. Verrà, in qualche zona maggiormente colpita, praticata a scopo di esperimento, coi disinfestanti a disposizione, dai pochi operai non licenziati perché necessari per la bonifica dei gametiferi. I focolai larvali di maculipennis verranno accertati nel periodo preepidemico per l'inizio tempestivo della disinfestazione con la miscela Vertox.

Gli indici splenici e parassitari, rilevati a scopo di orientamento nel giugno-luglio scorso verranno ripetuti in primavera per riportare i dati su apposite! carte approntate per seguire il decorso dell'azione antimalarica.

Studi sull'anofelismo e carte topomalariche li dispensario di Bencovazzo, che fino a poco tempo fa ha avuto carattere di ambulatorio polivalente, è stato trasformato, con provvedimento governatoriale, in Stazione sperimentale di studio per la malaria in Dalmazia. In questo primo periodo non si è fatto molto in questo campo anche perché l'attività maggiore è st~ta diretta all'assistenza ai malarici.

Pur tuttavia, mediante centinaia di ovo-deposizioni si è cercato di conoscere la specie di insetto vettore malarigeno in Dalmazia che è il maculipennis (messaee tipicus, /a-branchiae) . Lo studio, sotto il controìlo dell'Istituto di Sanità Pubblica, sezione malariologia, verrà completato. Sono stati rilevati gli indici di natalità e mortalità dal 1939 in poi, e si stanno elaborando le apposite carte dimostrative . Nel bilancio finanziario verrà prevista una somma per l'inizio dei rilevamenti, per l'elaborazione delle carte topomalariche che verranno fatte da apposito incaricato del Ministero prima per le zone più malariche, ed in seguito per tutti gli altri territori. Su dette carte con scala 1: 10.000 si riporteranno le strade, i corsi e le raccolte d'acqua a carattere temporaneo e permanente, i centri abitati e le case sparse, i focolai larvali e le stazioni di cattura degli anofeli, nonché i casi di malaria che si verificherrano nei rispettivi settori. Bencovazzo è pure il centro cui affluiscono tutti i preparati di sangue per la ricerca del parassita malarico. Durante l'inverno sarà tenuto alle A.S. V. un breve corso per scegliere tra loro quelle che daranno affidamento per impiantare altri centri di emoscopia presso le Stazioni sanitarie.


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

Lotta antilarvale e antianofelica

Iniziata quest'anno con personale nuovo, istruito con un breve corso pratico tenuto a Bencovazzo, non ha potuto dare dei risultati evidenti sia per l'enorme siccità che ha prosciugato buona parte dei focolai larvali, sia per mancanza di frequente controllo agli operai che hanno ancora bisogno d'essere guidati ed addestrati. Il loro lavoro in Dalmazia potrà avere dei vantaggi enormi nel campo malarico perché, eccettuate le poche vaste zone di Aurana e di Nadino e di qualche piana della provincia di Cattaro in cui la bonifica integrale, già iniziata, apporterà il risanamento alle popolazioni, tutti gli altri focolai larvali sono di piccola entità, aggredibili con la periodica verdizzazione e con la gambusizzazione e con lavoro di piccola bonifica. A questo scopo saranno moltiplicati i vivai di gambusie già esistenti in quasi tutti i comuni. La miscela Vertox è stata largamente impiegata da tutte le Stazioni antimalariche provviste di mescolatori e relativi soffietti. A Fabbriguerra potrà esser avanzata richiesta di petrolina sempre che possa essere concessa ,in questo periodo eccezionale di guerra. La lotta contro le alate si attuò in piccola parte perché solo all'ultimo mese è giunto l'ortocreolo. Necessita l'uso di liquido insetticida che si dovrà prevedere nel bilancio finanziario. Profilassi

Dal 1° maggio al 30 novembre sarà attuata la profilassi medicamentosa controllata: a - degli operai addetti ai lavori di bonifica e delle rispettive famiglie; b - delle collettività infantili (scuole ed asili); c - del personale italiano in Dalmazia; d - dei malarici accertati.

* *

*

Su queste basi fondamentali, il Governo, attraverso i propri organi sanitari , potrà attuare quella organizzazione di lotta antimalarica ritenuta indispensabile per il risanamento dei territori colpiti dalla endemia.


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Documenti - Allegati al capitolo VI . DOCUMENTO

N. 11

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA

PROGRAMMA FINANZIARIO LOTTA ANTIMALARICA IN DALMAZIA

Il bilancio prevede una entrata a carico del Governo di lit. 2.450.500, corrispqndente al totale delle spese, escluse le partite di giro. Al finanziamento suddetto sono chiamati a contribuire sui rispettivi bilanci integrativi ai sensi dell'art.7, 1° comma del R.D. 7 giugno l~l, n. 453: il Ministero dell'Interno per

lit. 1.994.180

Il Ministero dell'Agricoltura e Foreste per

lit.

456.320

Il riparto è concretato ponendo a carico del Ministero dell'Agricoltura e Foreste, oltre ad una quota delle spese di amministrazione e promiscue, gli oneri relativi alla !orta antianofelica, in analogia a quanto praticato in Penisola. La spesa di lit. 456.320 potrà essere finanziata con i fondi messi a disposizione per l'esecuzione in Dalmazia delle opere di bonifica integrale (Legge 12.2.1941 n. 165). Con apposito regolamento da approvarsi con Nostra ordinanza verranno stabilite le funzioni di competenza del Presidente del Consiglio direttivo dell'E.L.A.D. [Ente lotta antimalarica in Dalmazia - n.d.a.], l'organico del personale tecnico sanitario ed amministrativo, con le modalità di assunzione, trattamento economico e mansioni. Verrà disciplinato il servizio di tesoreria, le formalità di erogazione delle spese nei limiti degli stanziamenti dei bilanci annuali che, deliberati dal Consiglio Direttivo, saranno soggetti alla Nostra approvazione. Il conto consuntivo annuale sarà egualmente esaminato ed approvato dal Nostro Governo . IL GOVERNATORE Giuseppe BASTIANINI


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942) DOCUMENTO

N. 12

GOVERNO DELLA DALMAZIA N. di Prot. 4172/XVIII Ag. San.

Zara, li 21 luglio 1942-XX

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ROMA AL MINISTERO DELL'INTERNO Direz. Gen.le Amm.ne Civile ROMA AL MINISTERO DELL'INTERNO Direz. Gen.le Sanità Pubblica ROMA AL MINISTERO DELLE FINANZE Ragioneria Gen.le dello Stato

ROMA

OGGETTO:

Richiesta assegnazione di fondi per la gestione degli ospedali dei territori annessi.

Per poter procedere con la maggiore sollecitudine alla attuazione pratica e concreta delle proposte fatte - e da me in linea di massima approvate - dall'Ispettorato Generale della Sanità Pubblica di questo Governo per la organizzazione amministrativa e sanitaria di tutti gli ospedali dei territori annessi, ho nominato con decreto 7 corr. mese l'Ispettore Generale della Sanità Pubblica, Console Medico Comm. Dott. Adami, Commissario Straordinario degli Ospedali stessi. Tali proposte - esclusa la possibilità di provvedere senz'altro alla estenzione dell'ordinamento ospedaliero italiano per la profonda differenza che lo distingue da quello jugoslavo ancora vigente nei territori annessi - possono riassumersi come segue: 1) Nomina di appositi Commissari Governativi per ciascun ospedale, con l'incarico, in primo e brevissimo tempo, di riferire al Commissario Straordinario, con apposito e dettagliato rapporto, sull'origine ed il fine di ciascun ospedale ìn base agli atti e documenti di fondazione; sulla situazione economica; sull'attività ricettizia, distintamente per ogni reparto o specialità in cui è diviso l'ospedale; suHa situazione del personale sia tecnico


Documenti· Allegati al capitolo VI

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che amministrativo-contabile e su ogni altro elemento che sia ritenuto utile ai fini della nuova organizzazione ospedaliera. 2° Determinazione, in base a tali rapporti, dei fini e dei compiti di ciascun ospedale in relazione alle necessità sanitarie della Provincia e conseguenti proposte di provvidenze necessarie perché il nuovo ospedale possa adempiere al suo nuovo compito. Contemporaneamente, sarà esaminata la possibilità di adattare ai territori annessi, mediante apposita Ordinanza, le disposizioni vigenti in Penisola in materia di ospedalità e ciò perché ogni ospedale abbia una base economica per il suo funzionamento, tenuto conto che la massima parte di essi hanno un patrimonio consistente nella sola sede ospedaliera. Inoltre il Commissario Straordinario per gli Ospedali predisporrà lo schema di statuto e gli schemi dei vari regolamenti (interni ed organici) che dovranno servire di bàse ai Commissari dei singoli ospedali per la compilazione dello statuto e dei regolamenti degli istituti da essi amministrati. 3) Predisposti tali atti, essenziali per potersi addivenire alla erezione in ente morale di ciascun ospedale, i rispettivi Commissari inoltreranno a tal uopo al Commissario Straordinario ·apposita domanda nella quale dovrà indicarsi con quali mezzi si intenda adempiere allo scopo, tenuto conto dello svolgimento che l'istituzione riceverà nell'avvenire, corredata da duplice copia dello statuto e dei regolamenti , nonché del prospetto contenente la situazione patrimoniale dell'ospedale. Il Commissario Straordinario, esaminati gli atti, mi proporrà con suo motivato parere, il riconoscimento giuridico dell'ente. Una volta conferita la personalità giuridica agli ospedali, i rispettivi Commissari verranno invitati a deliberare le tariffe ospedaliere in relazione alla ordinanza emessa in materia di spedalità, perché l'ente possa trarre, così come gli ospedali della Penisola, i mezzi di vita in via autonoma, realizzando direttamente e quindi, con il maggior possibile interesse, i propri crediti verso i comuni, verso il Governo, verso lo Stato e verso gli enti tenuti al pagamento delle rette, stipulando apposite convenzioni che assicurino loro un gettito sicuro di entrate. Approvate le tariffe, i Commissari saranno messi pertanto in grado - ciascuno per il proprio ospedale - di compilare il bilancio preventivo, bilancio le cui fonti di entrata saranno costituite nel caso che l'ente sia privo di patrimonio proprio, esclusivamente dal gettito delle spedalità, che dovrà rappresentare una notevolissima entrata per gli ospedali, entrata


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Dalmazia· Una cronaca per la storia (/942)

che, non coprendo tutte le spese, potrà essere integrata da un contributo governativo. Dopo di che, su proposta del Commissario Straordinario, potrà esaminarsi la possibilità di affidare la gestione di ogni ospedale ad una amministrazione ordinaria. Regolarizzata in tal modo l'esistenza giuridica dei singoli enti, troveranno applicazione nei loro confronti le norme di cui all'Ordinanza 2 aprile 1942-XX, n. 111, istituiva del controllo sugli enti ausiliari dello Stato e sugli enti pubblici di assistenza e beneficienza.

* * * Tale è in sintesi il programma da svolgersi per l'organizzazione degli ospedali dei territori annessi, programma per l'attuazione del quale si prevede occorra un periodo di tempo non inferiore a mesi sei. Per quanto riguarda l'ospedale di Zara ho ritenuto opportuno affidare a quel Prefetto l'organizzazione in stretta collaborazione con il Commissario Straordinario, tenuto conto che anche tale ospedale ha esteso la sua attività ai territori annessi. In proposito mi riservo di riferire con apposito rapporto sui compiti assegnati a tale ospedale e sulle provvidenze necessarie per la realizzazione dei nuovi fini in relazione alla attrezzatura di cui attualmente dispone. Nel frattempo, però, perché gli ospedali dei territori annessi possano funzionare, occorre continuare nell'assegnazione di contributi integrativi, assegnazione che finora è stata fatta tramite l'ufficio Stralcio di Spalato sul Cap. 431/XIV dello stato di previsione della spesa del Ministero delle finanze, nonché, come da comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri (lett. in data 12/3/1942/XX, n. 39899/16452.431-l-13, diretta a questo Governo e per conoscenza al Ministero dell'Interno) sul Cap. 108/bis del bilancio del Ministero dell'Interno, in conseguenza dello stanziamento della somma di L. 2.000.000 disposta dal Ministero delle Finanze. Il predetto Ufficio, però, con il 30 giugno se. è stato soppresso ed ha, quindi da tale data, cessato di concedere agli ospedali i fondi necessari al funzionamento. Pertanto, perché questo Governo possa provvedere alle assegnazioni occorrenti ai singoli ospedali per il loro funzionamento, occorre che vengano stanziati nel bilancio del Ministero dell'Interno i fondi necessari, che,


Documenti - Allegati al capitolo VI

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sulla scorta dei pagamenti effettuati per il passato dall'Ufficio Stralcio, si prevedono per un semestre nella seguente misura:

L. 3.300.000

per l'Ospedale di Sebenico

L. 1.800.000

per l'Ospedale di Spalato

L.

600.000

per l'Ospedale di Zaravecchia

L.

400.000

per l'Ospedale di Zemonico

L.

90.000

L.

150.000

per l'Ospedale di Bencovazzo per l'Ospedale di Risano

L. 6.340.000 Inoltre, occorre un fondo di L. 120.000 sul quale imputare spese che si prevedono necessarie, per lo stesso periodo, per indennità e rimborso spese ai Commissari Governativi dei singoli ospedali, per spese ispezioni sanitarie ed amministrative, studi, relazioni ecc.; per spese varie di amministrazione, (cancelleria - stampati - registri - stampa modelli tipo da adottarsi dagli ospedali ecc.). Ciò stante prego voler disporre che venga messa a disposizione di questo Governo, con stanz;amento sul bilancio del Ministero dell'Interno, giusta accordi precedentemente presi ed in analogia a quanto viene disposto col Cap. 108/bis dell'esercizio 1941-1942, la somma di Lire 6.460.000, prevista necessaria per .la riorganizzazione e funzionamento degli ospedali dei territori annessi per il periodo 1 luglio - 31 dicembre e.a .. Prego, altresì, disporre che tale somma venga corrisposta con ordini di accreditamento a favore dell'ispettore Generale della Sanità Pubblica di questo Governo, da pagarsi telegraficamente per l'importo non inferiore a L. 3.000.000. A tal uopo si rende necessario elevare il limite degli ordini di accreditamento poiché la natura della spesa non consente ritardo nell'assegnazione dei fondi che sarebbe inevitabile se le richieste dovessero essere fatte previa resa dei conti. IL GOVERNATORE Giuseppe BASTIANJNI


Dalmazia · Una cronaca per la storia (1942)

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DOCUMENTO

N. 13

MINISTERO DEGLI AfFARI ESTERI GABINETTOA.P.

Telespresso n. 02755

Roma, 14 luglio 1941 - Anno XIX

R. AMBASCIATA PRESSO LA SANTA SEDE ROMA

OGGETTO:

Sistemazione delle giurisdizioni ecclesiastiche in Dalmazia.

Il Governatore della Dalmazia prospetta quanto segue: «Tra i problemi immediati che l'annessione dei territori della Dalmazia ha posto nel campo politico come in quello giuridico ed amministrativo, ha richiamato in modo particolare la mia attenzione quello, importantissimo, della vita ecclesiastica di queste regioni e, conseguentemente, della organizzazione e definitiva sistemazione di essa nelle dipendenti provincie di Zara, Spalato e Cattaro. La sistemazione attuale delle giurisdizioni ecclesiastiche nel territorio dalmata annesso si presenta nel modo seguente: a) un Arcivescovado a Zara, b) tre Vescovadi, rispettivamente a Sebenico , Spalato e Cattaro. Tra i Vescovadi di Sebenico, Spalato e Cattaro e l'Arcivescovado di Zara manca un rapporto diretto di dipendenza giurisdizionale e gerarchica, manca, in altri termini ai detti Vescovadi l'organo superiore di collegamento e di coordinazione che è l'Arcivescovado metropolitano. Gli svantaggi e gli inconvenienti di tale stato, da se appaiono così evidenti, che non è certo il caso di rilevarli. Gioverà soltanto sottolineare quanta importanza abbia e di quali risultati possa essere feconda - anche, e soprattutto, nel campo politico - la direttiva che alla vita ecclesiastica di questa regione venga assegnata dagli organi religiosi a ciò preposti, i quali, pur senza evadere dalla sfera di azione ad essi dal Concordato fra Chiesa e Stato riservata, hanno il potere di svolgere una concreta e fattiva azione di educazione civile e sociale, oltre che etico-religiosa in senso stretto, delle popolazioni allogene, attuando così la più efficace e provvidenziale collaborazione ai delicati compiti cui io sono assunto.


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Assicurare a questa direttiva un indirizzo unitario - concentrare in un solo organo religioso, il Metropolita - i poteri del comando e di azione intesa questa nel suo lato significato, che attualmente appartengono autonomamente ai singoli vescovi aventi giurisdizione sul territorio della Dalmazia italiana, ecco quanto sarebbe mia intenzione realizzare, sicuro di tendere a un utilissimo risultato. In particolare, la costituzione del Metropolita con potestà sui tre Vescovadi anzidetti assicurerebbe: a) unità di direttive alla vita ecclesiastica delle popolazioni come unità di direttive vi è nel campo della vita politica, giuridica, economica ed amministrativa; b) unità di azione religiosa per tutto il territorio da Zara a Cattaro, a configurazione etnica simile, popolato com'è da italiani e croati, aventi identici interessi e i medesimi problemi di vita alla cui integrale funzione debbono tendere, sia pure attraverso mezzi diversi per scopi diversi, ma affini, l'Autorità religiosa e l'Autorità politica. c) uniforme educazione del giovane Clero, ispirata a sentimenti di religìone e di patria, nell'unico seminario della sede metropolitana. Quanto alla scelta di questa sede è mio avviso che essa non [possa] cadere che su quella di Zara. Questa è, io ritengo, la soluzione più naturale, giustificata sia dai precedenti storici sia dalla posizione geografica sia, infine , da ragioni di indole politica. Dal punto di vista storico, la Chiesa di Zara, di origine apostolica, fu sede vescovile fin dal quarto secolo dopo Cristo; nel 1154, con bolla di Papa Anastasio IV, fu elevata a sede arcivescovile metropolitana, tale restando sia pure attraverso tormentate vicende e numerose modifiche alla sua giurisdizione territoriale, fino alla recente divisione politica della Dalmazia, sancita nel trattato di Rapallo. Cessarono, con essa, i vincoli di dipendenza dei vescovi dalmati da Zara perché quasi tutta la Dalmazia divenne jugoslava, mentre solo Zara restava italiana: e, non essendovi in Dalmazia nessun altro Metropolita, i 'vescovi di Sebenico, Spalato e Cattaro passarono immediatamente alla diretta dipendenza della Santa Sede. Nel 1932 con bolla di Papa Pio XI, venne conservata alla Sede di Zara la dignità Arcivescovile, ai puri effetti formali peraltro, senza alcun contenuto sostanziale - dignità che essa, sola in tutta la regione dalmata - ancora oggi possiede. Ora, dopo la recente annessione all'Italia delle città di Sebenico, Spa-


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Dalmazia - Una cronaca per la storia (1942)

lato e Cattaro sembrerebbe logico restituire all'Arcivescovo di Zara la sua antica dignità metropolitana.

Ma anche dal punto di vista geografico tale soluzione si rivela più delle altre opportuna poiché Zara per la sua posizione più di ogni altra sede appare adatta ad esercitare, nelle condizioni migliori, quell'azione di coordinamento e di direzione della vita ecclesiastica che, quale sede del Metropolita, le verrebbe assegnata sui vescovi suffraganei. Non vanno trascurati gli aspetti politici della soluzione da me propugnata. Prescelta quale sede del Rappresentante del Governo Centrale, Zara appare degna, per la sua millenaria tradizione romana ed apostolica, di essere anche la sede del Capo della chiesa cristiana in Dalmazia; di modo che il binomio Chiesa-Stato, sotto questo aspetto, ancora, omogeneo ed unito, senza sovrapposizioni né sconfinamenti, fianco a fianco procederà, collaborando ed integrandosi simbolo alle genti tutte, e apportatore di civiltà e di elevatezza, di coscienza e di dignità religiosa e politica. Fuori di questa integrale e definitiva sistemazione dell'organizzazione ecclesiastica in Dalmazia, un problema a carattere contingente si presenta dal punto di vista religioso: la ricostituzione, cioè, dell'Arcidiocesi di Zara nei suoi antichi confini territoriali, che furono nella loro quasi totalità mutilati con la bolla di Papa Pio XI che ho innanzi ricordata. Tutta la zona di territorio tra Zara e Sebenico venne, in questa occasione, sottratta alla Arcidiocesi di Zara e - senza essere incorporata ad alcun'altra diocesi affidata in provvisoria amministrazione al Vescovo di Sebenico. Oggi, questa provvisoria amministrazione al Vescovo di Sebenico sul territorio zarantino ex-jugosl~vo appare un non senso, poiché superata dagli avvenimenti recenti e condannata dalla nuova realtà geopolitica e dalle stesse necessità di amministrazione pratica; gli antichi confini dell'Arcidiocesi di Zara vanno perciò ripristinati. Tale soluzione s'impone, per poter sollecitamente iniziare l'educazione del futuro clero della ricostituita Arcidiocesi. Questi rilievi ho esposto perché codesto Ministero ne faccia intanto oggetto di studio e ne tragga elementi per l'adozione di quei provvedimenti che rientrano nella sua competenza».

Questo Ministero concorda pienamente con le proposte del Governatore della Dalmazia. A parte le considerazioni di politica interna da lui accennate, si ravvisa in un rafforzamento ed in un concentramento di autorità nel Metropolita di Zara uno dei mezzi più efficaci per esercitare una favorevole influenza su tutte le popolazioni della Dalmazia anche oltre le


Documenti - Allegati al capitolo VI

llO!

attuali frontiere, in modo da riprendere quell'azione unificatrice e quella diffusione della nostra civiltà che fu, con gli stessi accorgimenti, perseguita per secoli da Venezia nei predetti territori . Vi prego perciò, di sostenere, nei modi che riterrete p"iù convenienti, l'opportunità di addivenire alla riforma orgànizzativa patrocinata dal Governatore della Dalmazia. CIANO


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Dalmazia. Una cronaca per la storia (1942)

D OCUMENTO

N. 14

GOVERNO DELLA DALMAZIA Rag. n. 6977-24556

Zara, li 19· novembre 1942-XXJ

AL MINISTERO DELL'INTERNO Direzione Generale del Fondo per il Culto ROMA

Il Vescovo di Cattaro ha fatto pervenire a questo Governo il desiderio che agli alunni-chierici di quella Diocesi che dovranno frequentare il Seminario Teologico di Zara, venga concesso il pagamento a carico dello Stato delle spese di mantenimento, e ciò anche in base alle disposizioni di legge ex-jugoslave relative al trattamento economico del clero, disposizioni tuttora in vigore nei territori annessi . L'Amministrazione del Seminario Teologico di Zara, a sua volta, si è mostrata interessata alla soluzione del caso, rappresentando la necessità, qualora questo Governo dovesse venire in diverso avviso, di chiedere il rimborso delle dette spese al Vescovo di Cattaro, la cui Diocesi peraltro risulta essere molto povera. Il quesito del Vescovo di Cattaro pone questo Governo di fronte alla necessità di dare una sistemazione integrale e definitiva a questo particolare aspetto, che non è soltanto di carattere finanziario, del problema generale del clero nel territorio annesso. Problema la cui fondamentale importanza, agli effetti della più completa assimilazione ed italianizzazione delle popolazioni dalmate non sfuggì a questo Governo, il quale sin dall'inizio del proprio funzionamento pose ogni cura ai rapporti che strettamente corrono tra attività politica ed attività religiosa, sforzandosi di assicurarsi in un primo tempo, e di conservare poi, sul clero dalmata quella influenza e quel controllo indispensabili per realizzare, attraverso il rispetto delle reciproche sfere e funzion i, una sincera e proficua collaborazione e l'unità nelle popolazioni di indirizzo politico-religioso. Non è, infatti, da porsi in dubbio la influenza che l'azione del clero può avere sul rinnovamento della coscienza politica delle popolazioni annesse e quanta utilità - se ne venisse assicurato l'indirizzo ai medesimi fini cu i tende l'opera di questo Governo - si potrebbe ritrarne,


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ottenendo il raggiungimento di risultati preziosi, la pacificazione degli animi, la maggiore comprensione degli ordinamenti e della civiltà di Roma. In questo ordine di idee trova posto appunto tutto il vasto quadro di azione di questo Governo, che va dal miglioramento delle condizioni e del trattamento economico del clero alla selezione dal punto di vista politico degli elementi religiosi attivi, dalla sistemazione delle parrocchie alla utilizzazione dei sacerdoti locali per l'insegnamento religioso in lingua italiana nelle scuole elementari. Uno, appunto, degli aspetti più importanti e delicati di questo complesso p roblema è indubbiamente quello del riordinamento dei Seminari esistenti nei territori annessi, i quali, costituendo il semenzaio nel quale si forma e costruisce la futura generazione ecclesiastica, vanno considerati in primo piano durante questo periodo preparatorio e formativo della identità di azione e del reciproco affidamento tra gli organi politici ed organi religiosi, e richiedono quindi la massima cura. Così mentre, per imprescindibili ragioni politiche, si è dovuta prendere nei confronti del Seminario Teologico di Spalato, la severa misura della soppressione, è stata data tassativa disposizione perché nei Seminari Minori della Dalmazia - di Sebenico, di Spalato e di Cattaro - siano ammessi soltanto quegli alunni che possiedono i requisiti base per l'acquisto della cittadinanza italiana. Si è disposto anche che gli alunni chierici i quali desiderassero svolgere gli studi di Seminario Superiore siano concentrati tutti nel Seminario Teologico di Zara, il quale, dopo la chiusura di quello di Spalato, è rimasto l'unico Seminario Maggiore della Dalmazia: direttiva questa alla quale ha aderito la Congregazione Pontificia dei Seminari, che ha impartito ordini in tal senso ai Vescovi Dalmati. A tal fine, anzi, si è fra l'altro provveduto alla cessione in uso alla Diocesi di Zara, per il suo Seminario Teologico, di una nuova sede opportunamente adattata e restaurata. Da quanto sopra si è esposto, emerge quindi che la confluenza di tutti i Seminaristi Teologici della Dalmazia al Seminario Teologico di Zara non è soltanto una necessità determinata dal fatto storico dell'annessione e dal fatto politico della soppressione del Seminario Teologico di Spalato, ma è, soprattutto, una necessità imposta a questo Governo dalla preoccupazione, presente sin dall'inizio della sua attività,· di assicurarsi una influenza ed un controllo sulla formazione del clero nei nuovi territori annessi e di infondere nella nuova generazione ecclesiastica quello spirito di sincera ed incondizionata collaborazione, che è ferma intenzione di questo Governo di realizzare. In quest'ordine di idee, rientrano, come si è detto, le precise recenti


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direttive intese a concretare nel Seminario Teologico di Zara la formazione di quanti in queste nuove provincie vorranno svolgere gli studi di Seminario Superiore: ed appare quindi sommamente opportuno, quale logica conseguenza dei nuovi compiti da questo Governo assegnati al detto Seminario, in vista dei fini essenzialmente politici da raggiungere, che l' Amministrazione del Seminario venga adeguatamente sostenuta nei suoi maggiori oneri mediante integrazioni statali. Né sembra, d'altra parte, per giudicare rettamente della soluzione da dare alla questione posta dalla richiesta del Vescovo di Cattaro, che possa prescindersi dal criterio precedentemente adottato, neJla stessa materia, dai Regimi Austriaco e Jugoslavo. Entrambi questi Governi finirono con l'assumere integralmente a proprio carico gli oneri del mantenimento e del funzionamento del Seminario Teologico centrale esistente nel territorio rispettivamente da essi controllato - cioè di quello di Zara in regime Austriaco, e di quello di Spalato in regime Jugoslavo - poiché, evidentemente, da entrambi questi Governi dovette essere ritenuto assorbente, e preminente su qualunque altro, l'interesse politico di accentrare e controllare la formazione delle nuove generazioni ecclesiastiche. Sulla base, pertanto, di questa preesistente ed annosa situazione di fatto, ed in conseguenza dei mutamenti che la recente annessione ha portato alla situazione stessa, accentrando l'onere finanziario dell'educazione clericale di tutto il territorio Dalmato nel Seminario Teologico di Zara, non ritiene questo Governo che si possa esitare a risolvere in senso positivo la questione sottoposta. Non è, infatti, neppure eccepibile che dalla situazione di maggiore onere creatasi per il Seminario di Zara, in conseguenza del fatto di portata nazionale dell'annessione e della misura di natura politica dovutasi adottare nei confronti dell'ex-Seminario Centrale di Spalato, nonché da tutti quegli altri provvedimenti già disposti e realizzati, intesa sempre ad assicurare il raggiungimento di quest'unico fine .di cui si è dianzi ampiamente parlato, possa derivare comunque una lesione degli interessi economici del Clero locale e della normale continuità dell'educazione teologica della nuova generazione. Nel sottoporre quanto sopra al giudizio di codesta Direzione Generale, questo Governo fa vive premure perché - sulla base della sovvenzione annua di cui usufruisce in atto il Seminario di Zara - sia presa in esame la indilazionabile necessità di adeguare l'attuale contributo·ai nuovi riscontrabili oneri cui il seminario stesso è venuto d'un tratto ad essere sobbarcato, e fa riserva di precisare in un secondo tempo la portata degli oneri accollati ai tre Seminari inferiori di Sebenico, di Spalato e di Cattaro in


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conseguenza del riordinamento apportato al loro funzionamento, per la concessione anche in favore di essi di un adeguato finaziamento a carico dello Stato. IL GOVERNATORE BASTIANINI


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DOCUMENTO

N. 15

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEJ MINISTRI Prot. n. 26943

Roma, 3 ottobre 1941-XIX

AL MINISTERO DELLE FINANZE Ragioneria Generale dello Stato ROMA

OGGETTO:

Trattamento economico al personale distaccato in Dalmazia.

Con recente relazione, il Governatore della Dalmazia, dopo di aver segnalato: a) le condizioni di vita del tutto eccezionali che sono venute a determinarsi in quelle tre provincie, dapprima in conseguenza del fatto bellico e della successiva occupazione militare da parte delle nostre FF.AA. e poscia pe~ effetto della sostituzione della moneta nazionale a quella jugoslava, ad un ragguaglio nettamente favorevole a quest'ultima, condizioni di vita che inducono a considerare, con il maggior interessamento, la situazione di disagio economico e morale in cui si trovano i nostri funzionari comandati a prestar servizio in quei territori; b) l'inderogabile necessità di assicurare a tale personale - chiamato ad assolvere compiti molteplici, complessi e difficili - quella serenità in materia econom'ica che può venire soltanto dalla consapevolezza di un'adeguata retribuzione, che permetta loro di vivere dignitosamente e di mantenere, con decoro, scevro da preoccupazioni di carattere finanziario, la propria famiglia; ha fatto presente che tale stato di cose, al quale si ritenne di ovviare con lo speciale trattamento di missione previsto dall'articolo 4 del R.D.L. 21 giugno 1941-XIX, n. 570, speciale trattamento che resta limitato nel tempo fino al 31 dicembre p.v., dev'essere affrontato e risoluto . Al fine di porre in grado il Governo di valutare - in base a dati precisi - la necessità di ulteriori interventi a favore del personale comandato in Dalmazia, il Governatore ha comunicato i seguenti elementi: 1) la difficoltà di approvvigionamento, a causa delle nuove linee di confine che hanno tagliato il litorale dalle località interne che ne erano la


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fonte principale, e che hanno frapposto il mare alle basi di rifornimento; la permanenza di un notevole corpo militare di occupazione e lo spirito di speculazione, che le speciali circostanze hanno risvegliato nella classe mercantile e industriale locale, hanno determinato un aumento del costo della vita che, sotto alcuni aspetti e per taluni indici raggiunge perfino il 400 per cento; 2) il prezzo medio di un pasto in un pubblico locale, di modesta categoria a Spalato o a Sebenico od altrove, è sulle 30 lire, così come quello di una stanza d'albergo, non di prima categoria, è sulle 40 lire e anche più; 3) con pari intensità è aumentato il costo di tutti i generi, alimentari e di conforto, e sono, di conseguenza, aumentate le difficoltà della vita. Molti generi mancano sul mercato per cui l'acquisto deve esser fatto nei vari centri della Penisola, con notevoli aggravi di spese ed altri disagi; 4) a ciò fa d'uopo aggiungere la rarefazione degli alloggi, i cui costi, data l'intensa richiesta e la poca offerta, hanno raggiunto cifre veramente esagerate: il prezzo di una stanza ammobiliata, che sia appena compatibile con la dignità dell'ufficio e della carica si aggira sulle 400 o le 500 lire; 5) nelle località dell'interno la situazione per il personale italiano è ancora peggiore, più critica e più sacrificata: la malaria che ha devastato e devasta quelle regioni - nonostante le pronte ed energiche provvidenze sanitarie adottate - è ancora molto lontana dall'essere domata. I nostri funzionari debbono vivere e vivono in queste zone malate, in questi paesi senza conforto di civiltà e di progresso igienico-sociale, circondati da un ambiente che, quando non è cattivo ed ostile, è apatico, diffidente, ostentatamente inerte e passivo; 6) quasi tutti i funzionari comandati in servizio in Dalmazia lasciano, e sono costretti a farlo, non ultimo per le ragioni di difficoltà di alloggio e di vita, le loro famiglie nei rispettivi comuni di provenienza: tale necessità di staccarsi dagli affetti familiari per una superiore ragione di interesse dell'amministrazione, che non va discussa, ma accettata con disciplina e fervore, deve trovare il suo corrispettivo in una più generosa rimunerazione; 7) tutto il personale - di qualsiasi amministrazione e ufficio assegnato in Dalmazia - compie silenziosamente, con dignitoso spirito di sacrificio e con lena, il proprio dovere: una misura di retribuzione troppo mode-


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sta non può però non influire sul rendimento che da tale personale il Governatore deve attendersi, sulla alacrità, sull'entusiasmo e sulla energia con la quale ciascun funzionario deve assolvere il compito affidatogli. Premesso quanto sopra, il Governatore ha fatto presente che lo speciale trattamento economico consentito a favore del personale in servizio in Albania con la legge 25 luglio 1941-XIX, n. 939, che - tra l'altro - ha carattere permanente, è assai più vantaggioso di quello autorizzato con l'articolo 4 del citato R.D.L . n. 570 del 1941-XIX, mentre le condizioni di vita in Dalmazia sono notevolmente più difficili di quelle dell'Albania, dove l'azione di due anni del Governo Fascista ha già apportato un notevole miglioramento del costo e del tenore di vita. Comunque, anche a voler considerare, su di un piano paritetico le condizioni del personale in servizio nella Albania e nella Dalmazia, una discriminazione sfavorevole. per quest'ultimo non può non essere opportunamente riesaminata. Si richiama sulla richiesta del Governatore della Dalmazia la speciale attenzione di codesto Ministero e si resta in attesa di comunicazioni al riguardo. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

L. RUSSO


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DOCUMENTO

N. 16

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Zara, 16 giugno 1942-XX

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEl MINISTRI

ROMA

Il recente provvedimento del DUCE che, ai sensi e agli effetti della legge sulla disciplina dei cittadini in tempo di guerra, considera mobilitati civilmente i funzionari e gli impiegati dello Stato, nel riconoscere l' apporto morale e materiale che questa categoria dà per la efficienza totalitaria dello Stato in guerra, esprime chiaramente l'indefettibile unità dello Stato, i cui gregari, militari o civili, sono posti sullo stesso piano nella comune fatica, tesa, sia pure con mezzi e forme diverse, al raggiungimento della vittoria.

Proprio in omaggio a questo alto e nobile concetto politico, io mi permetto di rinnovare la proposta già fatta .lo scorso ottobre (nota 19 ottobre u.s., n. 6993), rappresentando l'opportunità che il servizio prestato dai funzionari ed impiegati civili qui in Dalmazia venga considerato come servizio prestato in zona di operazioni con tutte le conseguenze e i vantaggi, soprattutto morali, che da tale riconoscimento possano derivare. Questa mia proposta trova oggi più autorevole conforto nel provvedimento legislativo surrichiamato, e nella situazione locale, che impegna, sullo stesso piano, militari e civili. Coloro che tentano, infatti di sovvertire l'ordine costituito , non distinguono, nella loro criminale attività, il soldato o l'ufficiale, dal funzionario civile, che, in divisa o in camicia nera, rappresentano quello Stato ch'essi combattono con le più subdole insidie. È per questo la lotta contro il potere costituito, che ha assunto, in questi ultimi tempi, aspetti di recrudescenza, non si limita ai soli organi di polizia, che pure hanno dato e danno continuam~nte un contributo notevolissimo di sangue e di eroismo (numerosi gli agenti periti o feriti, non poche, alt resì, le proposte di decorazioni, tra cui anche quella altissima della medaglia d'oro), ma, anche, a tutti i funzionari civili: dai Prefetti, che sono sempre in prima linea a dare la loro parola di incoraggiamento alle popolazioni e ai dipendenti (fulgido esempio di tale abnegazione è l'eroica figura del Prefetto di Zara, caduto nell'adempimento del proprio dovere), ai Commissari ai Comuni sperduti nelle isole o nelle zone di confine, assistiti,


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quando lo sono, da scarsi presìdi, i quali danno continua ed encomiabile opera d'abnegazione, di coraggio, talvolta di sacrificio, per l'affermazione dell'italianità; agli insegnanti elementari, educatori che combattono la loro battaglia non solo ideale ma anche materiale, affiancandosi, in molti casi, agli organi di polizia, esposti all'insidia dei sovvertitori dello Stato, i quali vedono, e non a torto, in questi giovani pionieri, i più pericolosi nemici; ai medici, infine, che, nelle condotte, sull'autotreno o nella motobarca sanitaria, portano incessantemente il conforto della loro opera di civiltà e di bene. Insomma, dovunque è lo Stato fascista, nei suoi organi ed esponenti più umili e più elevati, ivi tenta di affermarsi la bieca e vile azione dei negatori dello Stato stesso. Ecco, dunque, che il servizio civile, a cui precipuamente è affidata la riorganizzazione e la vita stessa amministrativa, sociale ed economica di questa regione, servizio che è in pieno fiorire di attitività, è divenuto anche un vero e proprio servizio armato che, al pari di quello militare, ha anch'esso, non minori, gli stessi rischi, gli stessi disagi, lo stesso sacrificio di sangue, e concorre anche su questo fronte, attraverso difficoltà rese forse più gravi dall'insidia, a debellare il pericolo comunista, riaffermando con la propria opera il prestigio e l'autorità dello Stato. Io sono convinto che risponderà ad assoluta giustizia, e sarà riconoscimento necessario, dare a questo personale l'orgoglio di aver servito la Patria in momenti e luoghi di pericolo, e di esser stato dalla Patria considerato un vero e proprio soldato, cittadino in armi e combattente. BASTIANINI


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Ili I

DOCUMENTO

N. 17

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA Prot. n. 06988

Zara. 8 gennaio 1943-XXI

Caro Russo, ti unisco due brevi relazioni sulla situazione di Blatta (Cùrzola) e dell'isola di Solta inviate da quei Commissari ai due Comuni al Prefetto di Spalato. Altre, del tutto simili, provengono da molte altre località delle due Provinci,e di Spalato e Zara, da Traù, da Castelvecchio, da Vodizze, da Stancovazzo, ecc .. Come constaterai dai due testi anche se la sintassi lascia un poco a desiderare, lo spirito di cui sono animati quei nostri camerati è degno del Duce ed in tutto rispondente ai Suoi ordini. Commissari ai Comuni, medici, maestri elementari , veterinari, fascisti tutti come il Duce li vuole, stanno fermi ai loro posti e non chiedono di venir esonerati. Molti hanno con loro le famiglie e non è infrequente il" caso che marito e moglie si alternino durante la notte e fare la guardia al loro focolare. Tutti hanno preso parte a combattimenti con i partigiani da due a venti volte e per loro non vi sono mai state proposte di ricompense. Se sono caduti, come il Maestro Perego ad Eso Grande e sua Madre, se sono rimasti feriti come vari altri, nessun riconoscimento può esser dato loro perché essi non sono soldati. Accade invece che essi sono più esposti dei soldati perché mentre questi fanno solo qualche puntata nelle località infestate e non vi si fermano che poche ore per cercare i partigiani i quali si guardano bene dal farsi trovare, essi vivono sul posto ed i partigiani li trovano tutte le ore del giorno e della notte. Certo nei regolamenti della guerra non sono previste situazioni come queste che sono assolutamente eccezionali anche in guerra, ma intanto ferrovieri , postelegrafonici, maestri, medici cadono da bravi fascisti nell'esercizio delle lorq funzioni e nessun riconoscimento viene concesso aJia loro memoria, così come non godono di nessun vantaggio di carriera. Per loro, poiché essi dimostrano di essere all'altezza del momento e provano combattendo di essere italiani di Mussolini io ritengo necessario - come ti dissi ultimamente - sottoporre a l Duce, che ha cuore e coscienza ben più vasti dei regolamenti, l'opportunità di un provvedimento speciale. I medici, sono in tutto una cinquantina, pur essendo militari non vengono considerati mobilitati, pur prestando servizio in zona d'operazioni,


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perché esercitano la loro missione agli ordini del!' Autorità civile e non hanno diritto neanche al nastrino della campagna. I Commissari ai Comuni, i maestri elementari, i pochi funzionari dello Stato distaccati in Dalmazia, se cadono al loro posto di lavoro combattendo insieme ai carabinieri e ai soldati, non lasciano alla loro famiglia neanche l'orgoglio dei Caduti per la Patria. Anche gli Ufficiali dell'Esercito e della Milizia, che costituiscono il Tribunale Speciale (una dozzina in tutto) non sono considerati mobilitati perché quel Tribunale dipende dall'Autorità civile. [Come] i loro colleghi del Tribunale Militare si trovano in molti casi più esposti dei soldati. Non ti nascondo che di questo siamo fierissimi. L'atmosfera del pericolo [che] rende tutti i Fascisti in Dalmazia sempre più all'altezza dell'ora che il nostro Paese vive, ci ha rimesso tutti sul piano ideale della Vigilia mussoliniana così che qui si lavora e si combatte in silenzio e non si fanno e non si odono né mugugni, né chiacchiere stolte. Qui arde la vecchia · fiamma e credi che questa non è retorica. Ma io sono certo che il Duce prenderà in considerazione tale speciale situazione e vorrà concedere qualche speciale riconoscimento a coloro che quaggiù servono il Paese da soldati autenticamente combattendo, e vorrà far sparire quelle differenze di regolamento per le quali i loro meriti non hanno un premio né da vivi, né da morti. Essi sono dei soldati e per essi il servizio in Dalmazia non può non venire considerato come una campagna di guerra. Anch'essi debbono avere il diritto del nastrino di guerra, ad essi il Duce, che è il Ministro dell'Interno e della Guerra, deve poter dare, al di sopra dei regolamenti, una medaglia al valore se la meritano; ad essi deve essere riconosciuto in caso d'invalidità o di morte prodotte da azioni partigiane lo stesso diritto dei soldati perché essi civili, fatti soldati dallo spirito della Rivoluzione di Mussolini, dimostrano coi fatti, anche a quelli che non vogliono capire, che quella Rivoluzione è penetrata nei cuori degli italiani. Con i più cordiali saluti. tuo BASTIAN IN!


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N. 18

COMUNE DI BLATTA Prot. n. 3508/ 42

Blaaa, 29 dicembre 1942-XXI

ALL'ECCELLENZA IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI SPALATO

R G.AZIONç. SULLA SITUAZI ONE DEL COMUNE DI BLATT'A.

Eccellenza, stiamo vivendo in un periodo che bisogna veramente tenere duro. Sono costreto a scrivere dalla stazione dei RR.CC. perché dopo il coprifuoco in nessun luogo del Paese si è sicuri della propria pelle. Alla vigilia d i Natale i partigiani hanno gettato una bomba a mano sulla mia casa, danneggiando il tetto per undici tegole, come pure l' armatura, proprio sopra la camera da letto: A me non impongono simili saluti dei partigiani, ma mi dispiace lo spavento di mia moglie e dei miei tre bambini ..

In

risposta gettai pure io due bombe dalla finestra e spiando poi fuori, vidi la via deserta a approfittai dell'occasione per correre alla vicina stazione dei RR.CC., che pure era stata assalita da una raffica di fucileria e molte bombe. Era buio pesto e da un angolo riparato chiamai i carabinieri che subito mi fornirono una buona scorta che accompagnò pure la mia famiglia incolume alla stazione ove potevamo pernottare. Ora incomincio a relazionar Vi su Blatta [ = Blato] e quanto sopra Vi scrissi onde compatire per un momento lo stato d 'animo mio fintanto che saprò la mia famiglia sicura a Cùrzola per dove domani dovrò partire. 1) Mese ottobre - Frazione Smoquizza [ = Smokvica] . I partigiani fermano per la strada l'autocarro con l 'olio per l'ammasso e disperdono per il terreno quindici quintali d'olio. 2) Mese novembre - Frazione Blatta. Taglio di n. 16 pali del telegrafo con blocco della strada con grandi pietre, per evitare eventuali transiti e comunicazioni in occasione della distruzione della fabbrica di sardelle Vallegrande [Vela Luka].

a

3) Spoliarono [sic ] nudi e disarmarono due guardie di finanza nel


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t~atto di strada tra Blatta e Porto Prigradizza [ = Prigradica], asportando uniformi fucili e bombe a mano. 4) Derubarono sulla strada tra Ciara [ = Cara] e Smoquizza l'esattore delle imposte, asportando tutto il denaro, atti d'ufficio e cappotto. 5) Da una casa di Blatta si aperse il fuoco su due soldati italiani, si constatò che era la sede di una cellula comunista, ed i soldati la incendiarono. 6) Attacco di partigiani alla stazione dei RR .CC. di Ciara e distruzione dell'olio dell'ammasso nel magazzino (ql. 4). 7) Dicembre - Uccisione dell'ex-Zar russo . AIJ'ora del coprifuoco si osservarono su tutte le cime dei colli attorno a Blatta e Vallegrande, delle grandi fiammate come se fossero piccoli incendi boschivi; contemporaneamente da tutte le cime si sentirono colpi di fucile e bombe e pallottole che fischiavano per l'aria senza mèta. I soldati del Presidio ebbero ordine di non rispondere al fuoco, ma stare pronti ai loro posti. Nessun altro incidente. 8) Distruzione della linea telegrafica Yallegrande-Blatta, 18 pali tagliati in tre pezzi ciascuno, e 38 pali tagliati sulla linea Blatta-Smoquizza, pure in tre pezzi ciascuno, in occasione della distruzi,o ne dell'Ufficio postale in Vallegrande. 9) Agguato ai due autocarri RR.CC. e R. Guardia di Finanza [,] proprio nel medesimo posto dove in ottobre dispersero vicino a Smoquizza l'olio dell'ammasso [,] con bombe incendiarie, con la triste perdita di IO persone tra carabinieri, guardie di finanza e militi e 5 feriti trasportati a Spalato. 10) Ferirono gravemente una donna di Blatta perchÊ sospettarono fos se nostra confidente, venne ricoverata per ordine del medico all'Ospedale di Blatta. I I) Due notti dopo penetrarono nell'Ospedale e uccisero quella donna con cinque colpi di rivoltella e asportarono dall'ospedale n. 26 teli da tenda militare (ex-jugoslavi). 12) Ci assalirono la vigilia di Natale, d'improvviso piombarono parec. chie bombe sulla stazione CC.RR. accompagnate da una granaiola di fucileria, e contemporaneamente assalirono la mia casa (ricordo in principio di questa lettera). Era buio completo ma dopo pochi minuti di fuoco con il fucile mitragliatore e parecchie bombe lanciate dalle due terrazze della


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stazione, i partigiani se la diedero a gambe, e così potei raggiungere la stazione e trovare benevola ospitalità presso la stazione stessa. 13) Infine ieri si presentarono a mezzanotte in una casa di Blatta e tagliarono i capelli a una ragazza J8enne perché rifiutava di andare al bosco con loro, dove aveva un pretendente. 14) Ci hanno promesso di augurarci un anno novello con migliori auguri che per Natale ... Che minaccia!

Situazione attuale. Le cfrazioni di Smoquizza e Ciara sono abbandonate a se stesse, le stazioni RR.CC. di Ciara e Berna [ = Brna] sono [state] ritirate a Cùrzola; i partigiani per ora spadroneggiano per tutto il territorio del Comune eccet- · tuato il Capoluogo, ove però di notte scorazzano per le strade e disturbano la popolazione. La distribuzione delle schede annonarie l'ho fatta assieme a tre carabinieri che sono da più di un anno qui e ogni singolo individuo ha dovuto presentarsi. Dopo tale distribuzione risultano mancanti o imboscati 44 giovanotti di Blatta, sette giovani di Smoquizza, e 4 da Ciara; per tutto il Comune mancanti 55 individui,. dei quali una ventina già da mesi latitanti coi partigiani in Croazia. Tra i contatti indiretti che posso avere, osservo le singole operazioni dei partigiani che sono per lo meno 150 individui che operano qui, composti di braccianti [del paese di Blatta - n.d.a.J, vallegrandesi, da Zernovo [Zrnovo] (frazione di Cùrzola) e specialmente poi [da] Recistiano [Racisée] (Cùrzola); questi ultimi parlano un dialetto della Bosnia perché da lì provenienti, e i partigiani li adoperano volentieri per contatti con la popolazione di Blatta perché così restano anonimi e creduti come forestieri. Poi sono stati importati parecchi dai dintorni di Makarska e dalle foci della Narenta (circa una ventina); infine Vi informo da fonte sicura che ieri un forte gruppo ha tenuto una specie di manifestazione a Smokvica e hanno tenuto un discorso di propaganda comunista; stanno appena organizzandosi, e ora raccolgono per la Croazia tutti i gendarmi ex-jugoslavi che erano in servizio su quest'isola motivando che, conoscono bene il terreno, e saranno nominati ufficiali della ex-novo istituenda brigata per le isole curzolane. Eccellenza, solo mi rattrista che facciamo di fronte alla popolazione una figura di debolezza; fino oggi da Cùrzola nulla; attendiamo il rastrellamento come un messia, a Blatta siano in tutto circa 60 uomini italiani, ora stiamo in una scuola adattata provvisoriamente a presidio, però guai se arrivassero a gettare delle bombe incendiarie sul tetto, sarebbe la fine di · tutti noi.


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Eccellenza, Vi prego se è nella Vostra possibilità di inviarci nel pomeriggio del 31 dicembre un piccolo nucleo di aeroplani che ci facciano una piccola visita eventualmente volando sopra Blatta, e a Smoquizza e Ciara gettassero un paio di bombe per mostrare a questa gente che abbiamo ancorn forza, naturalmente gettarle alla periferia delle frazioni e per Blatta nel quadrante di libeccio, perché proprio lì sono le sedi dei comunisti, ma badi che sia solo uno spauracchio, perché qui la popolazione è molto paurosa e vigliacca, si mantiene passiva perché teme noi e teme i partigiani; soltanto la gioventù dai 18 ai 25 anni è pericolosa, e giornalmente qualche individuo sbanda dai partigiani. Penso pure levare i viveri a tutti, ma sono ancora indeciso, se ciò non peggiora la situazione. Per le due frazioni non posso effettuare la distribuzione perché sono in mano dei partigiani, Blatta invece è assolutamente nostra di giorno, ma di notte nessun servizio militare può essere effettuato fuori della caserma. Troppo piccolo è il presidio per il capoluogo con oltre 6.000 abitanti agglomerati in un piccolo spazio; ora levando i viveri non vorrei eventualmente ancora aizzare la quieta popolazione contro di noi. Eccellenza, caldamente Vi prego un Vostro gradito ordine in proposito. Sentitamente Vi ringrazio pel Vostro interessamento e Vi assicuro che terremo duro, essendo noi tutti qui molto ben disposti a farlo. IL COMMISSARIO AL COMUNE




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