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L’inizio del movimento di Resistenza clandestina
corsi(80) (inizialmente tenuti ad Algeri, per una parte del personale reclutato) comprendevano l’addestramento al lancio col paracadute, quello alla voga (per il personale da inviare via mare) e quello al sabotaggio; vi erano, inoltre, corsi particolari per il personale destinato a compiti speciali, per istruttori, per il perfezionamento degli agenti, anti-sabotaggio, per operatori radio telegrafisti, ecc(81) Particolarmente delicato era il problema dei radiotelegrafisti. Grazie all’attività di Boeri, l’O.S.S. di Napoli riuscì a reclutare nove marinai radio telegrafisti che facevano servizio a bordo dei sommergibili italiani inviati a Napoli per fornire elettricità al porto.(82) Dalle loro basi iniziali, stabilite a Napoli, a Brindisi, a Monopoli e Bari, SOE e O.S.S. cominciarono la loro azione di penetrazione nel territorio italiano occupato dai tedeschi. Il S.I.M. fornì direttamente propri uomini e si adoperò per reclutare altro personale fra quello delle Forze Armate.
L’inizio del movimento di Resistenza clandestina
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Nell’Italia occupata dai tedeschi, i militari italiani si allontanarono dai reparti tornando a indossare l’abito civile; per molti, però, si trattò solo di un espediente per non cadere nelle mani delle Forze Armate tedesche poiché, in questo caso, sarebbero stati inviati in Germania come prigionieri o, nel migliore dei casi, come lavoratori più o meno volontari. Certo non mancarono coloro che per scelta politica, per calcolo o, a volte, per necessità, fecero scelte diverse che andarono dall’aderire alla Repubblica Sociale ed entrare a far parte delle sue Forze Armate, all’appoggio ai reparti tedeschi, essendo inquadrati nei reparti ausiliari dell’Esercito (in particolare artiglieria contraerei, genio, unità di supporto varie), all’arruolarsi direttamente nelle Forze Armate tedesche (anche dei corpi speciali quali le SS) indossandone la divisa e giurando fedeltà al Führer e al Reich. La sera stessa dell’8 settembre ebbe inizio quel fenomeno che assunse il nome di Resistenza e che ebbe il suo nucleo iniziale principale proprio negli
(80) I corsi dell’O.S.S. si tenevano a Napoli a Villa Raja e comprendevano l’addestramento all’impiego di ogni tipo d’arma ed esplosivo, alla guida di veicoli, alla topografia, all’impiego come agente speciale, alla radiofonia. (81) I corsi del S.I.M. si tennero, dal novembre 1943 al febbraio 1945, in Puglia in centri denominati Fabbrica, Villa e Villetta. In essi, rispettivamente, vi furono addestrati: 471, 294 e 205 persone. Nel febbraio 1945, i corsi furono spostati in Toscana, nei Centri di Torre Fiorentina, Castagno e Villetta, addestrando, rispettivamente, 91, 31 e 38 persone. (82) Mameli, Onice, Otaria, Pisani, Platino e Vortice.
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ufficiali e nei soldati che si sottrassero al disarmo e alla cattura, cui si unirono, via via, i volontari civili di ogni età e condizione sociale, che agirono perché animati dal sentimento di ribellione contro l’invasore e contro ogni forma di oppressione, più che guidati da convincimenti di ordine politico che assunsero un aspetto preponderante solo successivamente, a 1944 inoltrato. La maggior parte del personale della Marina presente a Roma e Napoli si allontanò dal servizio, e anche quando chiamata dai bandi e dai proclami sempre più perentori delle Forze Armate della RSI, rimase lontana adducendo scuse e trincerandosi dietro i certificati di medici compiacenti che diagnosticavano malattie (spesso vere, ma non invalidanti) e ferite (che non mancavano). Una parte del personale, peraltro, ritenne proprio dovere non solo non collaborare con i tedeschi, ma prendere parte attiva alle azioni che avessero contribuito ad allontanarlo al più presto dal territorio italiano occupato. Così personale della Marina lasciò le città per raggiungere le prime bande che si organizzavano nella Resistenza clandestina armata; altri passarono le linee per combattere nei reparti delle Forze Armate regolari o per portare informazioni. Furono organizzate reti di sostegno al personale che resisteva passivamente fornendo denaro e altri appoggi sia ai militari, sia alle famiglie, quando rimaste in territorio occupato per la partenza, sulle navi, del militare capo-famiglia. Altri ancora parteciparono attivamente all’organizzazione delle bande e delle reti di Resistenza. Nascevano così, man mano, le Brigate “Garibaldi”,(83) le formazioni “Giustizia e Libertà”, il Raggruppamento “Fiamme Verdi”,(84) le Brigate “del Popolo”, le Brigate “Matteotti”, il Gruppo Divisioni alpine “Mauri”, le Brigate “Mazzini”, l’Organizzazione “Otto”, l’Organizzazione “Franchi”, le formazioni partigiane “Autonome”. I militari erano presenti in tutte queste organizzazioni, con maggiore preminenza in quelle che, ispirandosi alla tradizione militare, avevano un dichiarato carattere apartitico quali: “Fiamme Verdi”, “Mauri”, “Brigate del Popolo”, “Franchi”, “Otto”. Una delle prime azioni delle bande fu quella condotta a Boves (Cuneo) dal tenente della Guardia alla frontiera Ignazio Vian. Questi riunì militari della 4a Armata, allontanatisi con le armi, fra cui anche un cannone. Il 19 settembre SS tedesche giunsero in paese e due di esse furono catturate. Intervennero reparti motocorazzati che richiesero il loro rilascio, ne nacque un combattimento e una delle prime vittime fu un marinaio cannoniere appena
(83) Il Comando Generale delle Formazioni Garibaldi fu costituito a Milano ai primi di novembre del 1943. Il comando fu assunto da Luigi Longo. (84) Le Fiamme Verdi si costituirono il 22 novembre 1943.
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giunto da Mentone. Dopo trattative e altri scontri i tedeschi prigionieri furono rilasciati, ma ciò non evitò che le SS uccidessero 32 persone, compresi i mediatori, e radessero al suolo 45 abitazioni. Successivamente Vian si allontanò operando con le Fiamme Verdi. Arrestato per delazione, passò una lunga prigionia a Torino, dove successivamente fu ucciso venendo impiccato a un albero di Corso Vinzaglio. Fin dall’inizio si manifestò un insanabile contrasto fra gli interessi angloamericani e quelli italiani sullo sviluppo delle operazioni belliche in Italia. Fermo restando che le operazioni belliche contro i tedeschi potevano essere condotte solo dai primi, gli italiani intendevano prendervi parte con quanto rimaneva dell’esercito regolare (re e Badoglio) e con le formazioni irregolari di partigiani (partiti politici). Per gli Alleati, Forze Armate italiane e partigiani costituivano un peso e un pericolo politico, per cui cercarono in tutti i modi di ostacolarne l’opera, limitandosi a sfruttarne solo la parte che poteva risultare vantaggiosa ai loro fini: manodopera a basso prezzo (soldati e prigionieri di guerra), informazioni belliche (soldati e partigiani), interruzioni delle linee di comunicazione tedesche (reparti speciali e partigiani). Almeno fino alla presa di Roma, ma anche in seguito, il movimento partigiano fu visto dagli Alleati più come un problema da eliminare che come un aiuto alle operazioni belliche alleate. Nei successivi colloqui con la Commissione di Controllo Alleata, fu chiaro che gli italiani dovevano desistere dalla loro idea di contribuire alle operazioni belliche con un notevole numero di truppe; gli Alleati acconsentirono (27 settembre) alla costituzione, in Puglia, di un unico reparto, denominato I Raggruppamento Motorizzato, formato con reparti prelevati dal neo costituito LI Corpo d’Armata e dalle divisioni Legnano, Piceno e Mantova, della forza di due Reggimenti, oltre a due battaglioni e una sezione Carabinieri.
Continuavano, intanto, i tentativi del personale rimasto nell’Italia centro settentrionale di avvicinarsi al fronte per cercare di attraversare le linee e raggiungere la zona controllata dal governo italiano e continuare a combattere. Il capitano commissario Giovanni Makaus, già impiegato dal S.I.S., l’8 settembre si trovava a Pola, presso la Scuola Sommergibili e fu imbarcato sull’Eridania, di cui già si sono viste le peregrinazioni; giunse con tale nave a Venezia e riuscì a fuggire da bordo, il 20 settembre, travestendosi da rematore di una piccola imbarcazione che aveva portato sotto bordo un carico di verdura. Procuratosi documenti falsi raggiunse Firenze, ove prese contatti con
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