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L’azione dei Servizi Segreti
civili che attuavano azioni di sabotaggio, di appoggio a ex-prigionieri e piloti anglo-americani abbattuti dietro le linee fu condotta con la consueta brutalità, applicando le disposizioni ricevute dai loro comandi, procedendo a fucilazioni di ostaggi e innocenti in numero proporzionale alle perdite avute.
L’azione dei Servizi Segreti
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Nell’assoluta necessità di reperire informazioni sulla consistenza, la dislocazione, i movimenti delle truppe tedesche, gli Alleati fecero ricorso ai propri servizi segreti (Special Operations Executive, SOE, britannico e Office of Strategic Services, OSS, degli Stati Uniti). Nella difficile situazione brindisina, con mancanza di uomini, di mezzi, di spazio e con le continue interferenze alleate, il S.I.M. fu faticosamente ricostituito; al suo comando fu posto il colonnello Pompeo Agrifoglio, già appartenente al Servizio, caduto prigioniero in Africa e fatto rientrare apposta dagli Alleati dal campo di prigionia negli Stati Uniti dove si trovava. All’interno del S.I.M. fu costituita la 1a Sezione “Calderini”, guidata dal tenente colonnello Giuseppe Massaioli, con compiti “offensivi”; da essa dipendevano: un “Gruppo bande e sabotaggio” (maggiore Antonio Lanfaloni), con compiti di collegamento e rifornimento, e un “Gruppo speciale” (maggiore Luigi Marchesi), con compiti informativi. Date le difficoltà che i due Servizi anglo-americani avevano incontrato in precedenza, tutti e due ritennero opportuno prendere contatto con il S.I.M. per poterne avere l’appoggio, sia in uomini sia in mezzi. Il S.I.M., a sua volta, ritenne conveniente poter disporre dell’appoggio, specie in finanziamenti e mezzi, che la cooperazione con i Servizi alleati assicurava. Comunque, ognuno dei tre servizi continuò a perseguire, principalmente, i propri obiettivi e ognuno fece, innanzitutto, i propri interessi, ciò che a volte causò gravi inconvenienti con ripercussioni anche nel campo primario delle operazioni. Le azioni in appoggio della Resistenza, in fase di iniziale organizzazione, non rientravano nei piani dei servizi alleati. Invece il S.I.M. aveva interesse a che fossero appoggiate le organizzazioni “militari” nate dallo sbandamento dei reparti delle Forze Armate e che costituivano una forte opposizione alla tendenza in atto, nel nascente movimento partigiano italiano che andava assumendo connotazioni sempre più politiche di tipo comunista anti-monarchico. Il reclutamento del personale per i Servizi alleati avvenne direttamente oppure, in particolare per quanto si riferisce al personale militare, attraverso il S.I.M. o, a Napoli, attraverso una organizzazione messa in piedi, ai primi di
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novembre, da Raimondo Craveri, Mondo, genero di Croce, che si definiva Organizzazione Resistenza Italiana (ORI); tale organizzazione raggiunse un accordo con l’O.S.S. in una apposita riunione che si tenne ad Algeri a fine 1943. Fra i primi ad aderire vi fu il sottotenente medico di Marina Enzo Boeri, Giovanni, figlio di un ex deputato antifascista, che all’armistizio si trovava a Napoli. Una volta paracadutato nel Nord Italia, Boeri divenne, dal 12 settembre 1944, il capo del servizio informativo del CVL.(78) I britannici chiesero la collaborazione della Marina italiana per quanto riguardava l’impiego di MAS, VAS e sommergibili per l’avvicinamento alle coste italiane.(79) Inoltre essi cercarono di reclutare personale italiano da impiegare come guide e interpreti. L’azione alleata era orientata in diverse direzioni: - raccolta di informazioni, specie di carattere militare, con impiego di uomini dietro le linee in genere muniti di una radio trasmittente; - condotta di operazioni di distruzione alle linee di comunicazioni stradali e ferroviarie impiegate dalle truppe tedesche; - recupero dei prigionieri alleati lasciati liberi dopo l’armistizio o fuggiti dai campi di prigionia italiani; - recupero di uomini dalla sponda orientale adriatico-ionica; appoggio ai partigiani greci e iugoslavi. Appoggio ai partigiani francesi della costa provenzale. Il mantenimento del controllo della Sardegna e la successiva rapida soluzione positiva della battaglia di Corsica permisero agli Alleati di sfruttare i sorgitori di tali isole per condurre incursioni contro la costa ligure, toscana e laziale, costituendo un grave pericolo per le linee di comunicazione e di rifornimento marittime con la vitale area di combattimento di Cassino. Dalla Sardegna e dalla Corsica fu possibile condurre operazioni per occupare le isole dell’Arcipelago Toscano che fronteggiano la costa italiana, in particolare Montecristo, Capraia e Gorgona, allo scopo di istituirvi posti di osservazione che potessero fornire informazioni sul traffico marittimo costiero e, per Gorgona, anche su quello aereo attorno a Pisa-Livorno. A Napoli, a Brindisi e a Monopoli continuava l’attività di reclutamento e di addestramento di personale italiano da destinare alle missioni oltre le linee. I
(78) C.V.L., Corpo Volontari della Libertà. (79) MAS e VAS erano ritenuti migliori delle similari unità britanniche perché più piccoli, pescavano di meno, e potevano avvicinarsi di più alla costa anche perché dotati di motori silenziati.
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