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L’accordo navale Cunningham-De Courten
Complessivamente, nel mese di settembre 1943, a Napoli, fra il personale della Marina, persero la vita un ufficiale, un sottufficiale e sei marinai.(77)
L’accordo navale Cunningham-De Courten
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Il 23 settembre il comandante in capo della Mediterranean Fleet, ammiraglio Sir Andrew Cunningham, giunse a Taranto a bordo dell’incrociatore Euryalus, scortato dal cacciatorpediniere H15 e da due torpediniere, ed ebbe un colloquio con l’ammiraglio De Courten. Ad esso partecipò anche il comandante Giuriati, che ne aveva coordinato il documento di lavoro presso il Comando Alleato. Si pervenne a un gentlemen agreement sull’impiego delle navi militari e mercantili italiane, che rimasero sotto comando italiano con la bandiera nazionale. Le modalità di applicazione furono messe a punto dagli ammiragli Da Zara e Power ed entrarono gradatamente in vigore a partire dal 4 ottobre. Gradatamente rientrarono le navi da Malta e da Alessandria d’Egitto; solo le due moderne corazzate furono internate ai Laghi Amari con equipaggi ridotti. La mattina del 6 ottobre partì da Augusta per Taranto una cisterna britannica scortata dalla torpediniera Clio e dalla corvetta Urania; fu la prima
Verzegnassi, i guardiamarina Nazareno Nazzi e Amodio; il capo aiutante di 1a classe Giuseppe Cerrata; il capo aiutante di 3a classe Francesco Cianfrone; i secondi capi Giovanni Amodio, Ferdinando Villella, Raffaele Gabrieli, Antonio Maddalozzo; 4 secondi capo militarizzati (Giuseppe Caiazzo, Nicola Di Matteo, Francesco Stivaia, Giuseppe Comes); i sergenti Carmine Bello, Franco Cuccurese, Alfredo Sabatini e Pasquale Montanaro; i sottocapi Leopoldo Albertario (ferito), Salvatore Andreozzi, Mario Rinaldi, Antonio Volpe, Giuseppe Lieto e il sottocapo militarizzato Giuseppe Caso; i marinai Vincenzo Huober, Carmine Giuliano, Giovanni Comes, Armando Ambri, Orlando Frizzieri, Antonio Di Meglio, Ferdinando Gennarelli, Giuseppe Monaco. Quest’ultimo fu ferito gravemente alla testa presso il Convento dei Sordomuti all’Olivella e decedette all’Ospedale dei Pellegrini il 30 settembre. (77) La documentazione relativa agli episodi narrati si trova presso l’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, archivio post-bellico, B.105-9. Si tratta di documentazione raccolta subito dopo gli eventi. Secondo tali fonti a Napoli, durante gli scontri con i tedeschi, vi furono 152 morti fra i combattenti e 140 fra la popolazione civile; i feriti furono 162. I dati coincidono con quelli riportati da Roberto Battaglia nella sua Storia della Resistenza Italiana, Torino, Einaudi, 1964. Battaglia informa che ha preso i dati da quello che lui considerava la più sicura fonte di notizie sull’insurrezione di Napoli (Antonio Tarsia, animatore della lotta al Vomero, La verità sulle Quattro Giornate di Napoli, Napoli, Stab. Tip. Genovese, 1952). Fra i caduti 19 rimasero ignoti.
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