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Isole Ionie
Isole Ionie
Reparti della Marina erano dislocati a Cefalonia, a Corfù e a Santa Maura, e presero parte alla resistenza armata condotta nelle due isole dai reparti dell’Esercito. Dopo i tentativi iniziali di inviare rinforzi da Brindisi, il deciso intervento britannico, inteso a impedire l’impiego anche delle poche navi rimaste sotto il diretto controllo italiano, non consentì di rinforzare i presidi delle Isole Ionie. Anche in queste isole la condotta della difesa fu influenzata dalle scarse e non chiare direttive provenienti dal governo italiano che propendevano per la neutralità e non per un deciso attacco alle forze tedesche anche quando il quadro generale avrebbe dovuto consigliare, dopo il comportamento tedesco nelle prime ore del 9 settembre, un’azione più incisiva senza escludere attacchi preventivi, ove le condizioni tattiche e strategiche lo avessero consigliato, per ottenere il pieno controllo della situazione. La completa passività angloamericana, specie nei confronti dell’aviazione tedesca, finì per dare alle forze tedesche un vantaggio decisivo nei confronti di quelle italiane, assolutamente mancanti di copertura aerea e, quindi, alla mercè del nemico anche quando in condizioni di superiorità numerica. Quando la resistenza si fece più attiva e meglio organizzata era ormai troppo tardi, poiché i tedeschi avevano concentrato truppe sufficienti per poter condurre l’azione decisiva. I combattimenti si protrassero per parecchi giorni, con perdite non indifferenti per le due parti. A Cefalonia la resa fu firmata il 22 settembre; a Corfù il 25 settembre, a tarda sera. Immediatamente dopo, in accordo con le direttive date da Hitler e dal suo stato maggiore, iniziarono le azioni di rappresaglia con l’esecuzione sommaria degli ufficiali e, in queste isole, anche dei soldati. La divisione Acqui (generale di divisione Antonio Gandin) subì gravi perdite nei combattimenti e dopo la resa; la stessa sorte subirono i reparti della Marina presenti nelle isole. A Cefalonia cadde sotto il piombo tedesco il capitano di fregata Mario Mastrangelo, comandante di Marina Argostoli, con il capitano del Genio Navale Francesco Castellano. Del personale della Marina, furono fucilati 10 ufficiali su 17, 9 ufficiali dell’Esercito in servizio nelle batterie della Marina su 12 presenti, e 29 sottufficiali e marinai su 200.(63)
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(63) Furono fucilati: ufficiali di Marina: capitano del Genio Navale Francesco Castellano; capitano commissario Luigi Pozzi; sottotenenti C.R.E.M. Leonardo Sammartano, Pietro Viezzoli; sottotenente commissario Enrico Solito; ufficiali di
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Forza* Comando Marina Argostoli (Cefalonia)
Caduti in combattimento o fucilati Dispersi o irreperibili Sorte ignota
ufficiali 29 18 = 1 sottufficiali 68 4 20 1 sottocapi e comuni 172 16 57 3
T o t a l e 269 38 77 5 * Compreso il personale militarizzato 120 caduti e dispersi
Comandante di Marina Corfù era il capitano di fregata Nicola Ostuni. Nell’isola le stragi furono minori; su 28 ufficiali fucilati uno solo era di Marina. Nel corso dei combattimenti per Corfù la torpediniera Sirtori, colpita durante un bombardamento aereo il mattino del 14 settembre, fu portata a incagliare, e fu fatta saltare in aria nell’imminenza della caduta dell’isola. Il 24 mattina la torpediniera Stocco, di scorta a un convoglio diretto a Santi Quaranta, fu dirottata per cercare di contrastare lo sbarco tedesco nella parte settentrionale dell’isola; non trovò tedeschi e diresse per ricongiungersi al convoglio, ma, nel pomeriggio, fu attaccata da una formazione di 12 Stuka e, alle 19:20, affondò con perdite elevate fra l’equipaggio. Altri 3000 uomini, sopravvissuti ai combattimenti e alle stragi di Cefalonia, trovarono la morte il 13 ottobre, mentre venivano trasferiti via mare verso la Grecia su tre navi che saltarono in aria su un campo minato al largo di Capo San Teodoro. Anche il personale catturato a Corfù subì perdite durante il trasferimento via mare in Grecia; in particolare, il 10 ottobre, una nave affondò e solo pochissimi degli imbarcati riuscirono a salvarsi a nuoto; alcuni dei naufraghi furono uccisi dal fuoco dei tedeschi della scorta e altri da quello degli aerei alleati.
artiglieria: capitani: Francesco Cacace, Giacomo Renato Pini, Armando Serafini; tenenti: Francesco De Negri, Emiliano Grattarola, Luigi Seggiaro, Domenico Speranza; sottotenente, assegnato a Marigenimil, Tiziano Speranzini. Sottufficiali: secondi capi cannoniere Mario Manguino, radiotelegrafista Stefano Negro; sottocapo radiotelegrafista Catania; comuni: Gino Bonelli, Aniello De Riggi, Carlo Ferrari, Decimo Fontanesi, Maruzzi, Francesco Mauro, Gustavo Modena, Luigi Plez, Domenico Tommaso. Anche l’altro personale catturato fu trasferito, in tempi successivi, in Grecia.
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