Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina Roberto Sconfienza
Abstract:
Key words: italiano
Il presente contributo ha come obiettivo l’illustrazione di un settore di studi archeologici relativamente nuovi, quanto meno nel panorama italiano. L’ambito cronologico di tali ricerche costituisce la motivazione principale per cui queste pagine trovino accoglienza su «Archeologia Postmedievale»; d’altro canto la scelta della denominazione di «archeologia militare» sembra il più consono a qualificare il particolare interesse per contesti e manufatti a destinazione bellica. L’esistenza in ambiente anglosassone di una «battlefield archaeology» e di una «conflict archaeology», nonché di una loro recente teorizzazione scientifica1, conforta l’intenzione di procedere su una strada poco battuta nel nostro paese, che tuttavia prende le mosse dalla semplice constatazione che nell’ambito di ogni archeologia tradizionale, accademicamente riconosciuta, come per esempio la greca, la romana, la medievale, esiste l’opportunità di studiare manufatti, mobili e immobili, oppure interventi umani su specifici territori e siti con finalità bellica o, più in generale, militare. L’aggettivo militare qualifica nel nostro caso tutto ciò che attiene all’ambito strutturale e operativo di forze armate storicamente identificabili ed attive
in luoghi determinati, nella consapevolezza che ogni loro intervento di trasformazione ambientale o di produzione artificiale sia imprescindibilmente legato ai presupposti culturali della civiltà d’appartenenza. Se dunque una possibile definizione dell’archeologia è quella di una disciplina che, secondo una prospettiva storica, studia, data e contestualizza i documenti materiali dell’attività culturale umana2, l’archeologia militare può rappresentare un filone della disciplina che si propone specificamente di studiare e contestualizzare monumenti e documenti derivanti dall’attività di una forza armata o di alcuni suoi esponenti3. La vivace attenzione che negli ultimi anni ha coinvolto l’archeologia postmedievale ha indotto chi scrive a confrontare quelli che erano interessi di studio locale, legati all’architettura militare minore e alla fortificazione campale d’età moderna sui confini fra il regno di Sardegna e il regno di Francia, ai presupposti metodologici ed epistemologici determinati in occasione del fondamentale convegno di Sassari del 19944. In particolare ci è sembrato che, 2 Non è questa la sede per passare in rassegna l’abbondante bibliografia sugli studi e sulla storia della scienza archeologica; si rimanda pertanto a FRANCOVICH, MANACORDA 2000, pp. I-XII e a RENFREW, BAHN 2006, pp. X-XVI, 3-35. 3 La tematica che in questa occasione è affrontata in modo sommario è stata più ampiamente sviluppata in SCONFIENZA 2009, pp. 1-5, dove si tocca anche il problema del rapporto fra archeologia militare e postmedievale. 4 MILANESE 1997a; soprattutto MANNONI 1997; MILANESE 1997b, 1997c.
1 In particolare presso l’Università di Glasgow esiste il «Centre for Battlefield Archaeology», diretto dal dottor Tony Pollard, che pubblica un periodico, il «Journal of Conflict Archaeology», del quale hanno già visto la luce cinque annate, 2005-2009. Per una bibliografia sommaria sulla tematica si vedano FREEMAN, POLLARD 2000; SMITH 2000; THORPE 2003; CARMAN 2005; POLLARD, BANK 2005; SUTHERLAND 2005 con ulteriore bibliografia pregressa, SCOTT, BABITS 2009.
11 Archeologia Postmedievale 13, 2009, pp. 11-95