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P RESENTA Z IO NE

70 anni esatti sono trascorsi da quando una potentissima forza anfibia da sbarco anglo -americana si presentò davanti alle coste sud-orientali della Sicilia, la notte del 9 luglio 1943, per intraprende r e quell'assalto alla "Fortezza Europa", pomposa denominazione con cui era definito dalla propaganda nazista il continente europeo, che da circa 4 anni languiva in una durissima occupazione militare sotto il tallone degli eserciti dell'Asse. Quella grande operazione di sbarco, denominata 11 Husky", che a buon diritto si p u ò considerare come uno dei momenti fondamentali di svolta della Seconda Guerra Mondiale, era l'ideale prosecuzione della campagna dell'Africa Settentrionale conclusa due mesi prima e costituì, se si escludono, naturalmente, operazioni perlopiù di commandos accaduti in quel periodo di intermezzo, il primo riuscito tentativo di metter piede su l suolo dell'Europa da parte degli Alleati dopo la sconfitta della Francia e il reimbarco dei propri con tingenti a Dunkerque nel giugno 1940. La Sicilia, pertanto, si ritr ovò ancora una volta sulla linea attiva del fronte : la sua favorevole posizione geografica, da sempre considerata fin dall'antichità altamente strategica perché posta nel bel mezzo del Medi terraneo, come un vero e ideale ponte di congiunzione tra l'Europa e l'Africa, ave va già avuto modo di sperimentare nelle sue città, nei suoi porti, nelle sue infrastrutture, l'offesa della guerra per mezzo di incessanti bombardamenti con immani lutti e distruzioni, ma anche una sempre più stringent e militarizzazione del proprio territorio con l'afflusso crescen te di forze italo-tedesche tali da sconvo lgere quasi del tutto la v ita e le tradizionali abitudini dei pacifici isolani, moltissimi dei quali già in sofferenza per le privazioni patite e in grande s ta to d'ansia per le sorti di tanti congiunti partiti per il conflitto e non ancora tornati a casa.

La nuova fatica del prof. Calogero Carità, per l' appunto1 ci descrive con immediatezza proprio i fatti collegati alla grande operazione anfibia dell'es tate del '43 e incentra l'attenzione, sin dai primi capitoli, sulle vicende che hanno coinvolto la bellissima cittadina rivierasca di Licata, sua città d'origine, la q u a le ebbe la particolare ventura di essere il primo com une siciliano, e quindi italiano, ad essere liberato dall'arrivo degli americani e da loro amministrato nei primi difficilissimi mesi successivi alla conclusione delle operazioni militari.

Una ricerca storica di magistrale bellezza, dunque, di facile approccio e coinvolgimento alla lettura, assolutamen te completa nei dati e nella a bbondante documentazione (anche fotografica) allegata a supporto, ben arricchita da una eccezionale quantità di fa t ti e aneddo ti che, altrimenti, sarebbero rimasti sconosciuti anche alla maggior part e degli appassionati e dei cultori, come lo scrivente, di storie e argomentazioni militari. Una ricerca, si vuo le con forza sottolinearlo, che assume il grande valore di un prezioso contributo alla conservazione della memoria storica del proprio territorio: essa risulta ancora più preziosa perché in Italia, come mai da nessuna parte al di fuori dei confini, tale condivisione e conservazione sono state da sempre trascurate e minacciate dal quasi completo disinteresse delle locali amministrazioni pubbliche, se non anche da parte delle istituzioni nazionali, salvo in sporadiche e svogliate ricorrenze. Per non parlare, poi, della gente comune, quasi del tutto ignara della propria storia, del proprio passato, mentre le nuove generazioni, spesso denunciano uno stato di desolante deserto di conoscenze. Prova ne sia che a Licata - ma il discorso si può estendere quasi in tutta Italia - le tracce di quel memorabile evento siano quasi impercettibili, se non scomparse del tutto: chi vi capitasse, studioso o semplice appassionato, deve faticare enormemente per trovarvi dei riferimenti, dei riscontri visivi, dei resti di quelle vestigia di un passato comunque non tanto lontano nel tempo (compreso quello fascista, quindi) e, molto raramente, riuscire a reperire la pubblicistica specializzata su quel tremendo periodo, qualora si abbia l'esigenza d i un maggior approfondimento. Esagerazione?

Valga, fra i tantissimi che se ne possono fare, un esempioyer comparare con quanto avviene all'estero. Il grazioso borgo di Sainte-Mère-Eglise, nella penisola del Cotentin, pur essendo poco distante dal mare, fu il primo comune liberato della Francia durante le operazioni del D-Day (6 giugno 1944), lo sbarco in Normandia. A Sainte- Mère-Église la battaglia, che vide contrapposti i paracadutisti americani calatisi dal cielo con l'obiettivo di rendere sicure le zone immediatamente retrostanti le spiagge degli sbarchi e la locale guarnigione tedesca, durò pressappoco quanto avvenne a Licata. Eppure, a chi vi si reca in visita, sembra che lo scontro sia appena avvenuto: quasi dappertutto é stata posizionata della cartellonistica esplicativa, targhe e cippi commemorativi si rinvengono in quantità, in alcuni incroci e vie dove sono state lasciate le originali indicazioni stradali sia in tedesco che inglese. E poi, un bel museo a tema ricco di cimeli e altri reperti, la chiesa del paese che riporta esposta su una guglia la riproduzione del paracadute rimastovi impigliato nei momenti iniziali dell'aviosbarco, a ricordo del quale, persino le coloratissime vetrate medievali della chiesa, danneggiate dalla guerra, sono state ricostruite e riproducono dei paracaduti bianchi tra le tessere colorate. Inoltre, con estrema facilità si possono reperire, nelle tante librerie della zona, testi, molti di editori locali, fac-simile di documenti, mappe, etc ... ma anche- sono le dinamiche del merchadising- tanta paccottiglia dedicata (modellini, gadgets vari, distintivi, posters, e via discorrendo). Ben venga, quindi, la lodevole iniziativa del prof. Carita.

Ten. Col. Antonio Palazzo

Ufficiale di collegamento presso il Q.G. del comando USA presso la base Dal Molin di Vicenza