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1. Introduzione

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Ringrazia menti

Ringrazia menti

Il territorio a cavallo tra Italia e Slovenia è un luogo di confini mobili dall'Unità d1talia a oggi se consideriamo le loro variazioni nel corso del tempo. Dove nel 1900 la monarchia Asburgica regnava quale unico Stato a nord-est del Regno d1talia, oggi s'incontrano quattro diverse repubbliche: Austria, Croazi.a, Italia e Slovenia. Nello stesso ambito territoriale si sono succedute negli ultimi 100 anni formazioni politiche molto varie e di breve durata: Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (1918-1929), Reggenza Italiana del Carnaro (1920), Stato Libero di Fiume (1920-1924), Stato Indipendente Croato (1941-1945), Territorio Libero di Trieste (1947-1954; mai costituitosi) solo per citare le principali alle quali si dovrebbero aggiungere anche le occupazioni militari italiana (1941-1943)3, tedesca (Litorale Adriatico Adriatisches KUstenland) (1943-1945) e alleata (1945-1947 e 1954).

Per quanto riguarda la diplomazia, questo territorio è stato tema di molti documenti: dal Patto di Londra (segreto, 1915) al Trattato di Osimo (1975), i trattati di Rapallo (1920) e di Roma (1924), il Trattato di Pace di Parigi (1947) seguito dal Memorandum d'In~ sa di Londra (1954).

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I suddetti confini, conseguenza di due guerre mondiali, controllati da militari e da finanzieri, per lunghi anni il luogo del confronto tra est e ovest, segno tangibile della Guerra fredda, la cosiddetta 'cortina di ferro da Stettino a Trieste', oggi sembrano surreali, dei confini inesistenti 4 • L'invalicabilità è stata sostituita con la permeabilità, nel linguaggio ufficioso. Si è passati dall'espressione 'posto di blocco' (anni '50-'60) per indicare i controlli lungo le strade che attraversano i confini, al più quotidiano 'valico' o 'zona di transito confina rio'. In un periodo relativamente breve, il confine è diventato luogo di scambio economico, turistico, relazionale anche se barriere interiori sono ancora presenti 5 •

Nell'ambito del più ampio tema delle problematiche storico, geografiche e sociali del confine orientale d'Italia, vi sono luoghi che evidenziano, hanno tramandato e testimoniano quel senso di incompiutezza o di non comp leta risoluzione dei sentimenti locali in una rappresentazione sul territorio accettata se non da tutti, almeno dalla maggioran za. Uno di questi luoghi è il piazza le della Transalp ina a Gorizia o Bohinjska Praga Trg per la parte slovena, prima, e dal 2004 Evrope Trg (piazza Europa)6. Piazzale antistante la vecchia stazione ferroviaria Montesanto che il TdP del 10 febbraio 1947 diede alla Jugoslavia, ogg i Slovenia.

Questa zona della città, a quell'epoca al limite nord-orientale, è stata divisa non solo da un confine di Stato, ma da quella che da più parti era considerata parte della 'Cortina di ferro' tra la NATO e il Patto di Varsavia (anche se la Jugoslavia faceva parte dei cosiddetti Paesi non allineati). Comunque, era una divisione che pesava sulle problematiche di convivenza tra le varie etnie locali. Col tempo, però, l'accostamento con il ben più famoso Muro di Berlino (1961-1989) è andato scemando sia per l'improponibile paragone, sia per la dimostrazione di una volontà di collaborazione, più che di netta divisione.

Il confine deciso dai Quattro grandi (Stati Uniti, Francia, Unione Sovietica e Gran Bretagna) nel 1947 ha avuto una gestione tormentata tanto che solo col Trattato di Osimo del 1975 si poté dire, anche se con molte voci contrastanti, che il problema dei confini italiani a seguito della Il3 Guerra Mondiale fosse stato risolto.

Dopo quasi sessant'anni, nel 2004, la Slovenia, resasi indipendente dopo il cruento conflitto civile nei Balcani degli anni Novanta de l XX sec., è entrata a far parte dell'Unione Europea. L'evento è stato subito percepito come un'occasione per sanare vecchie ferite e tentare di 'riun ificare' una delle ultime città 'divise' create dalla Guerra Fredda: Gorizia italiana e Nova Gorica 7 slovena-ex jugoslava.

Paradossalmente il punto di contatto lungo il confine che ha simboleggiato allo stesso tempo la divisione e l' unione era proprio il termine di confine 57/15 al centro del piazzale della Transalpina, davanti alla stazione Montesanto. La stazione ha festeggiato il suo centenario nel 2006 e con il suo imponente edificio (119x24 m) segna lo skyline della pianura goriziana8 • Questo punto di confine esiste ancora in base a quel principio empirico della Storia che per segnare un confine basta una notte, per el iminarlo ci vogliono secoli o una guerra. Oggi il termine originario è stato spostato pe r far posto a uno che, si può dire, è presente, ma in maniera più discreta, meno incombente : una piastra metallica circolare al centro di un mosaico che porta un messaggio di apertura, di superamento delle vecchie divisioni. Il piazzale è stato reso accessibile al passegg io pedonale sia provenendo dall1talia che dalla Slovenia. Dopo l'entrata della Slovenia nell'Unione Europea il Goriski Muzej9 ha realizzato una sezione museale dedicata al confine goriziano allestita all'interno proprio della stazione Montesanto.

In questo scritto si ripercorreranno le vicende storicocartografiche-topografiche che portarono dalla divisione del piazzale all'odierna sistemazione urbanistica. Si scriverà della recinzione lunga poco più di un chilometro che ha segnato e segna a tutt'oggi il confine tra i valichi di Salcano I e di s. Gabriele. Questo percorso, basato anche su documenti inediti, riguarderà l'entità astratta del confine più che la gente del luogo. Si presenteranno i verbali che delimitarono la linea di confine nel piazzale antistante la stazione e lungo via C. Percoto, la posa e la rimozione del termirte 57/15, come nacque la recinzione ancora oggi presente, quali tipi di termine di confine si usarono, le varie ipotesi di tracciato. Demarcare un confine è un lavoro lungo che richiede precisione e perseveranza sia per fronteggiare le difficoltà del terreno che per concordarlo con l'altra parte: un punto di confine non è la decisione di uno solo, bisogna accordarsi.

Potrà sembrare un arido racconto tecnico, ma in realtà si desidera raccontare come nasce un confine, in che maniera viene reso visibile con tutte le problematiche burocratiche tra le commissioni e quelle operative sul terreno 10 • Disegnare e demarcare un confine è un'attività che di rado ha ampio spazio sui media, per cui il lavoro quasi anonimo di molte persone, anche anni dopo la fine delle ostilità o la firma di un trattato di delimitazione, deve essere conosciuto e apprezzato.

Il confine, in definitiva, è una creazione dell'Uomo e come tale è nella Storia, proviene dalla Storia che va studiata, compresa e tramandata 11 • Si ritiene qui necessario puntualizzare che, per quanto si dirà , col termine confine si intenderà una linea che corre sul terreno dividendo due Stati nell'accezione moderna. Quanto detto risulta necessario quando i termini confine e frontiera, come· nella lingua italiana e francese, sono considerati comunemente sinonimi. Tale situazione linguist.ica non si presenta in altre lingue come nell'inglese o nel tedesco antico12 In realtà, per frontiera si deve intendere una zona dai limiti sfumati ch e cor re lungo il confine-linea con una larghezza variabile. E mi sembra interessante citare l'incipit di un artico lo sul ruolo del confine non solo per quello che si dirà, ma per tutte le dinamiche più o meno cruente che costellano la storia dell'Uomo all'inizio e alla fine di uno scontro bellico 13 :

I confini sono una delle inesistenze cui gli uomini si dedicano con appassionata ferocia probabilmente dal neolitico. I confini non ci sono, almeno non ne ho mai visto uno: ho visto i segni che gli uomini hanno disseminato lungo nnvisibile linea per convincersi che esisteva, cosi come ho visto statue che gli uomini chiamavano dei. Ma non ho mai visto né un dio né un confine. Eppure attorno a questo nulla, come nel sancta sanctorum, il terrore della vacuità spinge a erigere muri, garitte, fili spinati, quasi a convincere tutti, sé stessi per primi, che il confine è sacro come Dio, ha bisogno delle sue chiese, dei suoi riti, delle sue vittime da immolare. Che ce, soprattutto.

In riferimento al s uccitato incipit e al tema del presente lavoro, bisogna osservare che nonostante i titoli dei giornali e i lanci dei media, sp ecie in occasione della cerimonia del 30 aprile 2004 e dell'entrata della Slovenia nel cosiddetto sistema Schengen il 22 dicembre 200714, il termine di confine 57/15 e la linea di confine sono ancora lì. Hanno solo cambiato aspetto, meno appariscente, meno di ostacolo, ma i segni son o lì. La linea di confine una volta tracciata sembra infligge re una ferita al territorio e anche 'curandola' con il tempo della Storia, la cicatrice rimane.

Un giorno, per owie ragioni umane, non vi sarà più nessuno che potrà dire "ho visto". Al loro posto rimarranno i luoghi, ma questi cambiano, e i documenti. E saranno proprio i documenti a essere gli unici testimoni di questi awenimenti per cui devono essere conservati con cura. Uno di questi documenti, o meglio, raccolta di documenti è la cosiddetta Relazione Leoni. Questa è la raccolta di tutti i verbali delle varie commissioni, i verbali di demarcazione dei termini di confine, la descrizione del confine e delle sue vicende storiche che il gen. B. Leoni (all'epoca colonnello) redasse come Capo delegazione italiano alla demarcazione a seguito del TdO . L'importanza di questa Relazione è che rappresenta la fonte ufficiale e diretta del lavoro svolto, base di quello odierno di manutenzione del confine. Nelle mie ricerche ho trovato l'originale della Relazione solo presso la Brigata Alpina Julia a Udine pur non contenendo i verbali di posa dei termini di confine. Questa copia fu donata dalla vedova del generale intorno al 2005 15 , solo due anni prima della mia prima consultazione del dicembre 2007. Nel 1981 il gen. B. Leoni venne a Roma per consegnare due copie della documentazione del confine: una al Ministero degli Affari Esteri e una allo Stato Maggiore Generale, Ufficio Operazioni (3a sezione); nessuna all'IGM poiché non operativo16 • Finora non è stato possibile rintracciare la copia •presso il Ministero degli Affari Esteri. Tanto meno ho trovato la copia presso l'Arch ivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito . Lo stesso col. Droli riferisce che copie dei verbali originali erano date a tutti i partecipanti alle riunioni. Presso la sezione Confini dell1GM a Firenze sono conservati i verbali originali (owiamente!) della posa dei termini e le fotocopie dei verbali delle commissioni. La documentazione all1GM arrivò dallo Stato Maggiore dell'Esercito e che una copia fu consegnata al Ministero degli Affari Esteri tra il 1980 e 1981 17 Pertanto, la Relazione di Udine si dovrebbe forse considerare una copia personale del generale.

Da persona che vive lontano dal luogo studiato, osservo che la piazza al centro della collaborazione tra i due ex schieramenti sembra diventata la periferia non solo di Gorizia, ma anche di

Nova Gorica: prima vi era un limite che creava un immaginario, un mistero come se ci fosse una siepe di leopardiana memoria 18 • Una volta 'sradicata la siepe' ogni immaginazione è stata annientata dalla semplice e quotidiana realtà di poter andare da ll'altra parte con un passo19 • Comunque, Internet permette anche di venire a conoscenza che alcune assoc1az1oni vi svolgono varie manifestazioni, penso, proprio per tenere vivo lo scopo della 'riunificazione' del piazzale.

. Termino questa Introduzione con due precisazioni.

La prima è che non conosco lo sloveno e il serbo-croato. Pertanto, il presente lavoro non può utilizzare, se ce ne fosse, la documentazione della parte al di là del confine. Nello stesso tempo, però, spero che proprio questa lacuna, che non toglie minimamente sostanza a quanto scritto, possa essere in breve tempo co lmata co n un lavoro simile .

La seconda è che si sta parlando di un confine vivo, ancora oggi operativo, per cui tutto quanto riportato in questa monografia vuole essere solo uno studio storico che riporta fatti e documenti senza l'intenzione di essere alla base di un'azione rivendicativa.

2. Il confine orientale d'Italia: un breve excursus

Con confine orientale si designa la linea di divisione tra il territorio italiano a nord-est e quello dell'ex Jugoslavia, oggi Slovenia. Questa linea che corre da nord verso sud attraversa una zona dell'Italia che ha visto sin dalla seconda metà dell'Ottocento, per non andare troppo lontano rispetto all'Unità d'Italia20 , tension i territorial i molto forti che ancora oggi soprawivono in maniere differenti.

Di confine orientale come zona si è parlato e si parla molto 21 , ma della sua nascita sul ter reno, della sua trasposizione fisica attraverso montagne, valli, città, della sua demarcazione come si dice in termine tecnico, si conosce poco se non tra gli addetti a questo tipo di tematiche geo-topografiche22 • Per tale motivo qui d i seguito si riporta uno schematico excursus storico del posizionamento dei termini di confine poiché la demarcazione non ha avuto un iter temporalmente omogeneo .

Il confine terrestre, lungo oggi 223 km, nel 1866 aveva uno sviluppo lineare di 151 km, aumentati a 265 km nel 1920 e ancora incrementati nel 1924 con Fiume a 280 km. Il confine orienta le inizia dal punto triconfinale italo-austriaco-sloveno di monte Forno e termina sulle sponde della baia di s. Bartolomeo (mar Adriatico settentrionale) . A seguito del TdO del 10 novembre 1975 il confine23 venne diviso in tre tratti 24 : a) nord (166 km): il punto di confine su monte Forno (1509 m s.l.m.; 46°31'22 .8"N 13°42'50.8"E25 ) fu delimitato col Trattato di pace di Saint Germain -en-Laye del 10 settembre 1919 (art. 27.2) e confermato sia dal TdR del 12 novemb re 19 20 (art. 1) 26 che dal TdP del 10 febbraio 1947 (art. 3). Il termine sul terreno fu posto in opera nel 1923 a cura di una commissione italo-austriaca, sentite le commissioni italo-jugoslava e austro-jugoslava 27 • Il termine aveva forma cilindrica e riportava le sigle I, ò e SHS. Nel 1938, a seguito dell'Anschluss tedesco, il confine italo-austriaco divenne italo-tedesco per cui su tutti i termini la sigla 6 fu sostituita con la D. Nel 1941, a seguito dell'occupazione tedesca della Jugoslavia, perse la sua caratteristica triconfinale venendo sostituito il 1 ottobre con un termine principale con le sole sigle I e D28 • Nel 1951 fu ripristinato il punto come triconfinale alla presenza di un rappresentante austriaco. Dal 1978 il monte ha cambiato nome dalla parte austriaca (da Gipfel des Ofen a Dreilandereck) e slovena ( da Pec a Tromeja), nomi che richiamano la confluenza nel punto di tre confini, mentre da parte italiana il toponimo è rimasto immutato . Questo luogo è stato uno di quelli scelti per le cerimonie dell'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea il 30 aprile 2004. Nel settembre 2011 il punto triconfinale fu rideterminato con la misura della sua posizione nel sistema WGS84-ETRS89 nell'ambito dell'attività di manutenzione del confine italo-austriaco . Per la particolarità del termine era presente anche una delegazione slovena 29 •

Procedendo verso sud tra monte Forno e monte Termine (13 km) il confine segue quello delimitato col TdR tra il Regno d1talia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni 30 e venne demarcato negli anni 1921-19253 1 • I termin i allora posti in opera furono com pletam ente rivisti nel 1979 a seguito del TdO poiché i dati relativi erano imprecisi.

Da monte Termine al fiume Judrio presso l'abitato di Collobrida, il confine fu stabilito dal TdP, ma dalla sella Robon a Collobrida seg uiva, con alcune variazioni del TdO, il preced ente limite amministrativo tra le provincie di Udine e Gorizia 32 coincidendo col confine stabilito col Trattato di pace di Vienna del 3 ottobre 1866 (art. 4) 33 .

Dal fiume Judrio a dosso Giulio la linea segue il dettato del TdP (art. 3) con modifiche concordate col TdO per risolvere le divergenze ancora presenti.

Poiché, nonostante il dettato dell'art. 5.2 del TdP, nel 1947

Italia e Jugoslavia non riuscirono ad accordarsi per una linea di demarcazione seppur prowisoria, gli Alleati, preoccupati d i dover continuare a lungo l'occupazione della Venezia Giulia mentre dovevano svolgerla nel TLT zona A, il 15 settembre 1947, data dell'entrata in vigore del TdP, decisero d'im perio di demarcare una linea alla quale si sarebbero attestate il giorno successivo le forze italiane e jugoslave. Questa linea d'imperio, spostata nottetempo verso occidente da alcune occupazioni o spostando i picchetti, e demarcata anche con non poche dispute, divenne de facto la linea di demarcazione provvisoria negli anni a seguire. b) centrale (37 km): da dosso Giulio (127 m s.l.m.), considerato punto triconfinale italo-jugoslavo-TLT fino all'ottobre 1954, ma che non fu mai demarcato con un termine, a monte Goli la linea fu delimitata dall'art. 22 del TdP come confine tra la Jugoslavia e il costituendo TLT e confermato dal TdO. Nel 1948 una Commissione jugoalleata demarcò provvisoriamente il confine con 606 tubi metallici alti 1.80 m e cementati nel terreno per la parte della zona A amministrata dagli anglo-americani. Esso non subì variazioni con l'entrata in vigore del TdO divenendo definitivo nel 1979 . c) sud (20 km): da monte Goli al mare (baia di s. Bartolomeo) il confine è quello descritto solo con una cartina e non testualmente nell'Annesso I dal Memorandum d'Intesa di Londra 3 6 del 5 ottobre

Questo tratto fu parzia lm ente demarcato con termini provvisori (pa letti di legno) per una lunghezza di ca. 142.5 km Infatti, 11talia chiese nella riunione dell'S marzo 1949 della Commissione mista prevista dal TdP l'entrata in vigore immediata in maniera da elimina re le indebite occupazion i jugoslave, ma la parte jugoslava si dichiarò incompetente a tale passo rimandando a decisioni di livello governativo . Tra il luglio 1949 e il novembre 1950 i paletti di legno furono sostituiti con 1876 termini in cemento con la redazione del r elativo verba le34 La richiesta italiana di entrata in vigore de l confine fu reiterata, ma la parte jugoslava continuò a non rispondere fino al 17 settembre 1949 ribadendo che l'entrata in vigore dipendeva dalla demarcazione definitiva di tutto il tratto nord fino a dosso Giulio. Viste le difficoltà, verso la fine del 1951 i due governi decisero di sostituire la Commissione militare con una diplomatica, la cui attività, però, non è di facile descrizione per la non verbalizzazione degli incontri. Nel 1972 subentrò una • Commissione di ripr istino per rende re visibile il tratto di confine già demarcato definitivamente . Prima del TdO erano presenti ancora 24 km di divergenze35 • Infine, il tratto nord entrò in vigore solo nel 1979.

1954 ed entrato in vigore il successivo 23 ottobre come confine tra le zone A e B, zone da confondere con le omonime create dalla Linea Morgan quasi nove anni prima, del mai nato TLT. Nel 1956 un'apposita Commissione italo-jugoslava demarcò la linea con termini in muratura con le sigle M.I. e l'an no 1954 dalla parte della Zona A, mentre dalla parte della Zona B vi era la sigla M.S. (Memorandum o Saglasnost,) e l'anno 1954. La prima parte del tracciato da monte Goli alla local ità Crociata sulla SP13 coincideva con la Linea Morgan del 9 giugno 1945, mentre il percorso successivo subì delle variazioni con alcuni tratti rettiline i che piegarono la linea verso il golfo di Trieste 37 • In questo modo il punto al mare della linea di confine terrestre fu spostato di ca. 3 km più a nord di punta Grossa verso Lazzaretto. L'ultimo termine principale 92 è stato costruito su un basamento in muratura alto quasi 120 cm per essere ben visibile anche dal mare ( 45°35'41.0"N 13°43'23.3"E38 ).

Fig. 2.2: Termine di confine tra le zone A e B a seguito della demarcazione del 1956 (fonte: http://triestepatoca.blogspot.it/2015/02 /finanziere-lorenzo -pilat-e-i-valichi-di.htm l; comunicazione per autorizzazione del 17 febbraio 2018).

3. Dal 1944 al Trattato di pace di Parigi {1947)

Ancora in piena Ila Guerra Mondiale, 1 ' 11 agosto 1944 a Bolsena, il maresciallo inglese H. Alexander (1891-1969) incontrò il maresciallo T ito (1892-1980) per concordare l'attestamento delle forze jugoslave a oriente di una linea che, se nza pregiudizi per i confini futuri, correva da Fiume verso nord .

Parallelamente alle trattative tra gli Alleati 39 , in Italia il min istro degli Affari Esteri Bonomi istituì con decreto del 13 settembre 194440 una Commissione Confini in seno al Ministero degli Affari Esteri per iniziare a redigere documenti di studio storico, etnico, giuridico, economico, militare, e proposte tecniche per prepararsi alla definizione dei nuovi confini in quella conferenza di pace che si pensava si sarebbe aperta a breve. Gli allora membri della Commissione furono il sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, il gen. L. Chatrian, il prefetto S. Innocenti, l'amm. L. Rubartelli, il prof. T. Perassi, il capo Ufficio IV Affari Politici dr. G. Barga, i l seg r etari o dell'Uff. 1° Servizio AA.GG. dr. E. Mizzan 41 • In particolare, la Sottocommissione confini Orientali redasse un programma di lavori già il 14 ottobre 194442 dopo la su a prima riunione del 16 settembre 19444 3 •

Il 22- 26 febbraio 1945, a Belgrado, vi fu un secondo incontro sempre tra Tito e Alexander nel quale venne confermata la linea di attestamento convenuta a Bolsena. Nell'aprile 1945 gli ev enti si susseguirono rapidamente a seguito della disfatta delle truppe tedesche per cui quelle jugoslave si adoperano per un'azione repentina che ponesse in essere una situazione di fatto tanto che il 2 maggio le truppe jugoslave entrarono a Gorizia.

Il 9 giugno 1945 Tito, pur protestando accetta l'accordo44 tra il f generale inglese W.O. Morgan (1891-1977) e quello jugoslavo A. Jovanovic (1907-1948) 45 che definì una linea di attestamento (Linea Morgan)46 che all'AMG (Allied Military Governmenf) assegnava Trieste, la ferrovia da Trieste all'Austria via Gorizia, Caporetto, Ta rvisio, Pola e gli ancoraggi sulla costa occidentale dell'Istria. Era sostanzialmente una linea amministrativa a carattere militare utile per assicurare i collegamenti tra l'Austria e la Baviera, con il mare 47 • Nell'ultimo punto del progetto, tuttavia, si precisava che l'accordo aveva natura puramente militare e che, dunque, non pregiudicava le decisioni che in seguito, in sede politica, si sarebbero adottate per una sistemazione definitiva di quei territori. A seguito di tale accordo, tra il 12 e il 15 giugno, le truppe jugoslave lasciarono Trieste e Gorizia48 •

La Linea Morgan si staccava dal vecchio confine del TdR al monte Mangart e correva poi parallela alla strada statale n. 54, dal passo del Predii al Monte Santo di Gorizia, prima sulla riva sinistra della Coritenza e poi del fiume Isonzo. Seguiva, quindi, a debita distanza, la ferrovia Transalpina attraverso la valle del Vipacco e il Carso di Comeno, passando a metà strada tra Sesana e Senosecchia; piegava poi a sud-ovest sui monti Ripido, Castellaro e Goli, tagliava le valli della Rosandra e dell'Ospo e i monti di Muggia, giungendo al mare in corrispondenza della punta Grossa. Negli ambienti diplomatici italiana si era fortemente convint i che il tracciato della Linea Morgan fosse una prova generale della linea definitiva49 :

[...J Linea cosiddetta Morgan non segue alcun cnterio geografico, militare, etnico, economico, storico o amministrativo. Assicura al control lo alleato strada ferrata e rotabile TriesteTolmino, e basta. Rappresenta in sostanza consacrazione pei nove decimi del fatto compiuto di Tito. [ ] In linea generale e per sua norma confidenziale, tenga presente che, nonostante dichiarazioni ufficiali in contrario, vi sono seri motivi preoccupazione che attuale linea demarcazione rappresenti tendenzialmente esperimento di una sistemazione definitiva [ ... ]

Il timore fu tale anche nel gennaio 1946 come espresso dall'ambasciatore a Mosca Quaroni al presidente del Consiglio e ministro degli Esteri De Gasperi50 :

[ ... ] 1. Frontiera orientale. Allo stato attuale delle cose credo faremmo bene a non farci illusioni: il massimo che possiamo sperare è la linea Morgan. [ . .. ]

Il testo dell'accordo venne pubblicato su Il Corriere di Trieste del 12 giugno 19455 1 :

1. The portion of the territory of Venezia Giulia west of the fine on the attached map (2) which includes Trieste, the railways and roads from there to Austria via Gorizia, Caporetto, and Tarvisio, as we/1 as Pola and anchorages on the west coast of Istria wi/1 be under the Command and contro/ of the Supreme Allied . Commander [ ... ]

7. This agreement in no way prejudices or affects the ultimate disposal of the parts of Venezia Giulia west of the fine. Similarly the mi/Jtary occupation and administration by Yugoslavia of the parts of Venezia Giulia east of the fine in no way prejudices or affects the ultimate disposal of that area.

Relativamente alla situazione sul terreno e in base alle rivendicazioni esposte dalla propaganda jugoslava 52 , lo Stato Maggiore dell'Esercito redasse uno studio (80 pp .) per documentare gli argomenti a favore delle rivendicazioni italiane . Gli argomenti addotti erano etnici, geografici, economici, storici e una non ben definita superiore coscienza evoluta. Nello studio vi è anche un capitolo riguardante Gorizia e il suo territorio 53 Con questa situazione sul terreno, dall'agosto al settembre 1945 si svolsero vari incontri tra Alleati e Italia in merito alla futura linea di confine a oriente 54. Nel la Conferenza di Londra (11 settembre -3 ottobre 1945) si propose che Italia e Jugoslavia venissero a esporre il rispettivo punto di vista sulla questione de l confine orientale. Evidenziando le difficoltà di un acco rdo in tempi brevi, il 19 settembre il Consiglio dei Ministri degli esteri dei Quattro nominò una Commissione di esperti per accertare sul posto i dati etnici ed economici di quelle zone. La Commissione era composta da 37 membri e i presidenti delle delegazioni di USA, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica erano, rispettivamente, il consigliere politico della delegazione degli USA al Consiglio dei Ministri degli esteri Ph.E. Mosley, il prof. C.H . Waldoch, il consigliere d'ambasciata J. Wolfrom, il capo del

Dipartimento economico del Commissariato del popolo dell'URSS per gli affari esteri V.S. Gerashchenko. Dell'attività della commissione si ha un diario scritto da uno dei membri sovietici, il prof. S.A. Tokarev dell'Università di Mosca, dottore in scienze storiche ed esperto in questioni etniche 55 • Tra il marzo e l'aprile 1946 gli esperti della Commissione svolsero l'indagine nella Venezia Giulia. In particolare, il sopralluogo nel goriziano si svolse dal 26 al 28 marzo 1946. Tokarev non fu presente il 27 perché rimasto a Trieste a riordinare della documentaz ione. Il testo del diario del professore russo è molto scarno riguardo a dati scientifici, ma si dilunga nella bellezza del paesaggio e sulle visite culturali 56 • In conclusione, prima della riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri a Parigi nella primavera del 1946, la Commissione redasse un rapporto dal quale si riconosceva il carattere prevalentemente italiano della Venezia Giulia, in particolare fu rilevata l'italianità dei territori al di là del fiume Isonzo, nonché una forte maggioranza italiana a Gorizia 57 :

Oggi con la partenza della Commissione internazionale per l'esame della frontiera italo-jugoslava, si inizia un nuovo periodo nella storia della Venezia Giulia in questo agitato dopoguerra. La Commissione, durante quattro settimane di soggiorno nella regione, si è fermata a Trieste pochissimi giornt ha sostato - con base a Pisino - in Istria, è stata a Gorizia e dintorni e durante tre giorni - da Cividale a Tarvisio - ha peregrinato nella parte Nord orientale della provincia di Udine per concludere poi con una punta a Postumia [ . .. ]. L'impressione generale è che questa Commissione ha avuto un compito formale e di semplice informazione, né si crede che dalle casse di materiali (memorie, pubblicaziont carte, il famoso plastico dello Stato Maggiore etc) che ha portato con sé a Londra saprà estrarre più di un rapporto anodino che potrà essere interpretato dalle grandi Potenze alla Conferenza della pace secondo quello che al momento sarà il reciproco rapporto di forze. Nonostante il grande riserbo che ha circondato i lavori della Commissione, si è potuto sapere che, anche da parte russa, si avrebbe l'impressione che comunque Gorizia, Trieste e !7stria occidentale non potranno, per evidenti ragioni etniche, essere assegnate alla Jugoslavia [ ... ]

Il rapporto fu approvato all'unanimità. Per quanto non fosse semplice trovare una linea etnica continua di spartizione, sembrò strano che da una relazione comune uscissero ben quattro linee di delim itazione d iverse 58 !

Il 3 luglio 1946 la Commissione politica territoriale della Conferenza di pace approvò la linea francese 59 come soluzione intermedia tra quella jugoslava e quella Morgan delimitando un confine tra le posizioni dell'esercito alleato e quello jugoslavo al momento dell'armistizio. La descrizione francese del confine, per Gorizia, proponeva 60 :

[ ... ] d) Gorizia. La frontière contournerait la ville de Gorizia, laissant entièrement à l'est le chemin de fer Gorizia -Montespino, mais à l'ouest la route sortant de Gorizia vers Monfalcone et Duino. [ ... ]

In definitiva, si era scelta la linea più funzionale a descrivere lo stato di fatto sul terreno dal punt o di vista dei rapporti di forza fondamentalmente milita re col vantagg io anche di equilibrare il numero delle minoranze che rimanevano nelle due parti 61 • Nel discorso che il presidente del Cons igli o De Gasperi tenne il 10 agosto 1946 a Parigi davanti ai membri della Conferenza di pace non citò Gorizia, focalizzando i problemi territoriali orientali su Trieste.

Sul destino di Gorizia nelle discussioni sul nuovo confine è importante menzionare le proposte di Togl iatti a seguito del suo incontro con Tito nel novembre 194662 :

... ] Ma /'iniziativa del Pci più importante, tesa a scompaginare le decisioni prese a Parigi sul confine orientale italiano, era quella di Togliatti per un accordo tra !1talia e la Jugoslavia da raggiungersi dopo un 'intesa di massima tra lui e Tito. Un paio di giorni dopo, a New York, si sarebbe aperto il nuovo Consiglio dei ministri degli Esteri per l'approvazione definitiva dei trattati di pace (4 novembre - 12 dicembre 1946). Nella sostanza, il viaggio di Togliatti a Belgrado era coerente con la politica sovietica di concedere alla

Jugoslavia spazi di manovra parzialmente autonomi, esterni ai vertici internazionali e alle relazioni tra le quattro potenze/ per cercare di migliorare le sue posizioni attraverso lo strumento dei negoziati bilaterali. I primi contatti tra i due leader comunisti awenivano al/'indomani del propizio awicendamento tra De Gasperi e il socialista Nenni alla guida del Ministero degli Esteri italiano/ e a poco più di un mese dalla firma dell'accordo De Gasperi-Gruber per il pieno riconoscimento dei diritti nazionali della minoranza tedesca in Sud Tirolo [nota 159 Nella conferenza stampa in cui annunciava l'accordo con Karl Gruber De Gasperi parlò di un esempio di "buona volontà e di probità politica/; aggiungendo: "Serva [ ..] ad awalorare le nostre sacrosante rivendicazioni di protezione nazionale per i nuclei minoritari italiani che resteranno in Jugoslavia'~ Cfr. Craveri, De Gasperi cit./ pp. 253-54.] Con questa iniziativa parallela/ Togliatti intendeva dimostrare che le trattative dirette tra !1talia e la Jugoslavia erano effettivamente possibili, e avrebbero consentito addirittura di ottenere Trieste. Anche se è probabile che egli non credesse nella riuscita effettiva della manovra/ almeno a livello di immagine essa avrebbe potuto produrre sul piano interno il "crollo totale di tutta la politica estera di De Gasperi" (secondo l'espressione usata dallo stesso Togliatti a colloquio con Kostylev [nota 160 Aga Rossi, Zaslavsky, Togliatti e Stalin cit./ p. 151. A posteriori, simili concetti sarebbero stati illustrati da Togliatti al diplomatico bulgaro Christo Ivanov in dicembre: Gibjanskit Mosca/ il Pci e la questione di Trieste cit/ p. 125.]). Ma l'aspirazione massima del capo del Pci, condivisa integralmente da Tito e coincidente con gli interessi sovietici, era quella di facilitare le condizioni per il ritiro delle truppe inglesi e americane dal capoluogo giuliano [nota 161 Su questo punto c't:} la concordanza di tutta la storiografia più aggiornata su/l'argomento: cfr. Aga Rossi, Zaslavsky, Togliatti e Stalin cit./ pp. 152-53/ Martinelli, Storia del Partito comunista cit./ p. 141.j. Per la Jugoslavia si trattava infine di un'estrema opportunità per aggiudicarsi la città di Gorizia.

Dapprima ci fu uno scambio di proposte e controproposte (ricostruito nel dettaglio dalla storiografiaJ nel corso del quale Tito cercava prevedibilmente di fissare le basi dell'accordo su/l'ipotesi del condominio mentre Togliatti faceva sua la 'nuova possibilità' delineata da Karde/j in agosto, ma con alcune eccezioni. Esse riguardavano lo statuto della città, rispetto al quale Togliatti non menzionava /'ipotesi di autonomia prevista invece da Karde/j; Il collegamento territoriale tra Trieste e 11talia, contemplato dal leader del Pci ed escluso dal leader sloveno; e l'assunzione della linea francese a confine tra i due Stati, anche se quest'ultimo punto è trattato nella proposta di Togliatti (forse volutamente) in modo abbastanza ambiguo [nota 162 Gibjanskij, Mosca, ,l Pci e la questione di Trieste cit, pp. 122-25. Come si evince dalla documentazione rinvenuta e studiata da Gibjanskij, Togliatti aveva articolato la sua proposta in un piano di sette punti. Il primo prevede va la "cessione all1talia della città di Trieste con la linea ferroviaria e con un corridoio costiero che collegherebbe la dttà col territorio esterno ' ;· il terzo, la "cessione alla Jugoslavia della parte rimanente della Venezia Giulia, ivi inclusa la città di Gorizia. Il confine fra i due Stati dovrebbe rispettare, con l'esclusione della città di Gorizia, la cosiddetta linea francese': Come si vede, da una parte Togliatti circoscriveva il discorso alla ''città di Trieste" e proponeva l'assegnazione alla Jugoslavia della ''parte rimanente della Venezia Giulia ';· dall'altra, contradditoriamente, citava subito dopo la linea francese come confine tra i due Stati.]. In ogni caso, ciò che più conta, la soluzione congiunta e annunciata pubblicamente da Togliatti ricalcava alla fine la proposta di Kardelj: Trieste sotto sovranità italiana in regime di autonomia interna, tutto il resto della Venezia Giulia alla Jugoslavia, Gorizia inclusa. Anche tenendo conto di alcuni aspetti già sottolineati dalla critica ( cruciale quello relativo alla discontinuità territoriale tra Trieste e il resto del Paese, pretesa dagli jugoslavi in coda alle trattative per trasformare la città in un'enclave in territorio jugoslavo [nota 163 Il baratto proposto da Tito non prevedeva la continuità territoriale di Trieste con /1talia perché Monfalcone avrebbe dovuto passare alla Jugoslavia. v'i ha insistito giustamente soprattutto de Leonardis: La questione di Trieste cit., p. 108.}) non può non lasciare sorpresi la sventatezza con cui Togliatti presentò come vantaggiosa per 11talia una soluzione considerata da Tito e Karde/j un ripiego accettabile già quattro mesi prima, ne/l'eventualità in cui non fossero riusciti a far passare il condominio alla conferenza della pace e il Tlt risultasse approvato [ nota 164 Con linguaggio bucolico, Karde/j scriveva a Tito che gli sembrava meglio per la

Jugoslavia avere un "fringuello in tasca" (tutta la Venezia Giulia esclusa Trieste) piuttosto che un "tordo sulla frasca" (il Tlt senza nemmeno Gorizia): Gibjanskij, Mosca, il Pci e la questione di Trieste cit, p. 122.}. Tanto più che anche la documentazione interna testimonia come Togliatti fosse realmente persuaso della spendibilità politica de/l'iniziativa, forse convinto che l'ottenimento di Trieste bastasse di per sé a renderla accettabile all'opinione pubblica italiana [nota 165 Al Cc del novembre successivo a/l'incontro con Tito, Togliatti giustificava la sua iniziativa descrivendola come una manovra volta a dare al Pci un'immagine spregiudicatamente nazionale, in grado di intercettare il consenso dei ceti medio-piccolo borghesi in passato fascisti, per prevenire il crearsi di un ''partito conservatore anticomunista della borghesia'~· Ape, Verbali del Comitato centrale, novembre 1946.].

Non solo. Va rilevato che essa si caratterizzava come una mossa del tutto anomala sul terreno del protocollo diplomatico, intrapresa dai due leader comunisti sulla base della loro comune appartenenza al movimento comunista e senza preawisare formalmente il governo di cui il Pci era parte, ma anzi con il rischio (che appare previsto e ricercato) di comprometterne ulteriormente le posizioni. Questo soprattutto in riferimento a Gorizia, che in un'intervista su 'l'Unità; a illustrazione dei risultati del suo incontro con Tito, era definita da Togliatti ''in prevalenza slava" secondo i dati del Ministero degli Esteri italiano [nota 166 Il maresciallo Tito è disposto a lasciare Trieste all1talia, '!Vnità; 7 novembre 1946.}. Non a caso, il fatto che alla conferenza di New York /Vrss contestasse ufficialmente l'inclusione di Gorizia nei confini della Repubblica fa trapelare il coordinamento tra le componenti del comunismo internazionale, esistente anche in questa occasione [nota 167 de Leonardis, La questione di Trieste cit., p. 107.}.

Senza contare che nella stessa intervista il segretario del Pci bollava come "calunnie" e ''menzogne " le informazioni che arrivavano in Italia circa le ''pretese persecuzioni degli italiani in Jugoslavia'; proprio mentre in Istria veniva lanciata la riforma agraria, che a detta di una studiosa rappresentò il ''momento di maggiore scontro tra la popolazione italiana e i nuovi poteri popolari" [ nota 168 M. Orlié, La creazione del potere popolare in Istria (1943-1948), in Bertucelli, Orlié (a c. di), Una storia balcanica cit 1 pp. 123-51; cit a p. 145.}. Di tutto questo si lamentava De Gasperi in Consiglio dei ministri:

Gorizia è stata del resto riconosciuta in maggioranza italiana di popolazione anche negli accertamenti etnici dei Quattro. Trattative che possono sacrificarla non possono essere impostate. { ..] la Iugoslavia ha occupato Trieste e !1stria militarmente ed ha agito contro di noi col diritto della forza. Non si può negare che gli italiani siano stati maltrattati nella zona istriana così occupata.{ ..] Osserva inoltre che nessuno purtroppo crederà all'estero che Togliatti sia andato a Belgrado senza previo accordo col governo italiano, tanto più che risulta che ne aveva awertito /'on. Nenm: { ..] Non possiamo lasciare accreditare tale impressione. Non basta dire che Togliatti è andato in forma privata. { ..] Stiamo ben attenti che Gorizia può ancora essere compromessa nelle decisioni finali di New York. Non bisogna scivolare su questo terreno. Se ammettessimo che Gorizia è negoziabile potremmo perdere Gorizia perché gli alleati la cederebbero in cambio dell'accettazione del trattato da parte iugoslava in modo che anche Trieste rimarrebbe internazionalizzata. Deve fare delle riserve sulla forma con cui Togliatti ha dato notizia del risultato del suo i ncontro. Egli avrebbe dovuto prima comunicarlo al nostro ministro degli Esteri [nota 169 Verbali del Consiglio dei ministri, seduta del 7 novembre 1946, voi. VII, t II c1t.J.

Alla fine, il Consiglio votava un ordine del giorno che considerava i rricevibile qualsiasi trattativa diretta con la Jugoslavia che avesse come base di partenza la cessione di Gorizia, così mandando a monte qualunque possibilità effettiva di realizzazione del piano. l'ordine era votato anche dai ministri comunisti, ancora una volta in compiuta coerenza con la tattica del 'doppio binario ~ La reazione del governo e dell'opinione pubblica di fronte alla prospettiva di perdere Gorizia stupì i l leader del Pci, il quale ironizzò sulla tendenza della stampa italiana a presentare la città i sontina "come una sacra città italiana, una specie di Mecca del/1talia" [nota 170 Cit. in Aga Rossi, Zaslavsky, Togliatti e Stalin cit1 p. 154.J. [ .]

L'accordo tra i Quattro fu firmato il 12 dicembre, ma la redazione dei testi definitivi continuò per alcune settimane e furo no consegnat i alla nostra ambasci ata a Was hington solo il 16 gennaio 194763 • stazione Montesanto (Fondo MAPRW-BSR-RAF, f . 40A, strisciata 245, fotogramma 3015, anno 1945; su autorizza zione del l'Istituto Centrale per i l Catalogo e la Documentazione - MiBAC © ICCD Aerofototeca Nazionale; ne è vietata la riproduzione e/o duplicazione con qualsiasi mezzo; aut. n. 918 del 23 aprile 2018) .

Si giunse così al 10 febbraio 194764. Dopo un anno e mezzo di trattative il governo ita liano firmò il TdP (90 artt. più 17 allegati d i cu i 5 carte) nel sa lone dell'Orologio di Quai d'Orsay v incolandosi con una success iva ra t ifica da parte dell'Assemblea Costituente 65 che vi fu il 31 luglio 1947 con la L n. 811 del 2 agosto 1947 entrata in vigore il 15 settembre 1947.

Le parti de l TdP che riguardano il confine orientale 66 e, in particolare, la zona di Gorizia sono:

Articolo 3

Le frontiere fra !1talia e la Jugoslavia saranno determinate nel modo seguente: [ J vi) dal Monte Sabotino la linea si prolunga verso su~ taglia il fiume Isonzo (Soca) all'altezza della città di Salcano, che rimane In Jugoslavia e corre immediatamente ad ovest della linea ferroviaria da Canale d1sonzo a Montespino fino ad un punto a circa 750 metri a sud della strada Gorizla-Aisovlzza; vii} allontanandosi dalla ferrovia, la linea quindi piega a sudovest, lasciando alla Jugoslavia la città di San Pietro ed al/1talia l'ospizio e la strada che lo costeggia ed a circa 700 metri dalla stazione di Gorizia - S. Marco, taglia il raccordo ferroviario fra la ferrovia predetta e la ferrovia Sagrado-Cormons, costeggia il Cimitero di Gorizia, che rimane al/1talia [ 67], passa fra la Strada Nazionale n. 55 fra Gorizia e Trieste, che resta in Italia, ed il crocevia alla quota 54, lasciando alla Jugoslavia le città di Vertoiba e Merna, e raggiunge un punto situato approssimativamente alla quota 49; [ ]

Articolo 5

1. Il preciso tracciato di confine delle nuove frontiere fissate negli articoli 2, 3, 4 e 22 del presente Trattato sarà stabilito sul posto dalle Commissioni confinarle composte dei rappresentanti dei due Governi interessatt:

2. Le Commissioni inizieranno i loro lavori immediatamente dopo l'entrata in vigore del presente Trattato e li porteranno a termine al più presto possibile e comunque entro un termine di sei mesi.

3. Qualsiasi questione sulla quale le Commissioni siano incapaci di raggiungere un accordo sarà sottoposta ai quattro Ambasciatori a Roma della Unione Sovietica, del Regno Unito, degli Stati Uniti d'America e della Francia, i quall procedendo nel modo previsto a/l'articolo 86, la risolveranno in modo definitivo, seguendo i metodi che piacerà loro di determinare, ivi compreso, occorrendo, quello della nomina di un terzo Commissario impaaiale.

4. Le spese della Commissione confinaria saranno sopportate in parti eguali dai due Governi interessati.

5. Al fine di determinare sul posto le esatte frontiere fissate dagli articoli 3, 4 e 22, i Commissari avranno facoltà di allontanarsi di mezzo chilometro dalla linea di confine fissata nel presente Trattato per adeguare la frontiera alle condizioni geografiche ed economiche /ocall ma ciò alla condizione che nessun villaggio o città di più di 500 abitantl nessuna ferrovia o strada importante, e nessuna importante sorgente di energia elettrica o d'acqua venga ad essere sottoposta in tal modo ad una sovranità che non sia quella risultante dalle delimitazioni stabilite dal presente Trattato.

Per quanto riguarda Gorizia, la Linea Francese privò la città della stazione settentrionale, mentre la provincia perse circa 1'80% del suo territorio. In verità, Gorizia non ebbe mai il ruolo di città divisa come Berlino poiché la ferrovia, sin dagli ini zi del XX sec., aveva già creato un li mite orienta le all'espansione urbanistica 68 • Il governo italiano s'oppose alla decisione delle forze alleate adducendo la richiesta di mantenere il bac ino economico principale della città, composto dalle due valli dell1sonzo e del Vipacco . Il nuovo confine, invece, si preoccupò di separare il centro urbano a prevalenza italiana dai sobborghi sloveni 69 • Quando l'ex pres idente del Consiglio Bonomi, allora primo delegato italiano, parlò il 2 settembre 1946 alla Commissione politica e territoriale, egli toccò vari punti e su Gorizia disse70 :

3) Si osservava che Gorizia rimane~a tagliata fuori dai suoi centri di rifornimento/ dalle centrali elettriche/ dagli acquedotti, dai sanatori e dai cimiteri. Poiché il confine aveva lo scopo di assicurare alla Jugoslavia le comunicazioni ferroviarie locali tra Aidussina e Piedicolle ed il controllo della linea internazionale Trieste - Vienna/ si proponeva di costruire un raccordo ferroviario/ magari in cooperazione con il governo jugoslavo/ lasciando al/1talia il tratto di territorio tra Aidussina e San Pietro. Tale tracciato era simile a quello proposto dalle linee inglese e americana. [ ... ] alleata lungo via C. Percoto, a sud della stazione Montesanto (Dai tipi compresi nella collana detta donazione LEONI, dal titolo "Delegazione italiana demarcazione confine di stato italo-jugoslavo. Relazione sui lavori di demarcazione e ripristino 1977-1980" (cat. 2790a), c/o la biblioteca del Cdo B. alp. "JULIA" (Autorizzazione n. 1 in data 4 maggio 2018)).

Fig. 3.3: Filo spinato demarca nte la linea d'imperio alleata lungo la strada (oggi slove na) che porta al valico Salcano I (da Rivista Militare, OI, 3, maggio-giugno 1982, foto p. 14 (Il reticolato alleato a Gorizia (foto 1947)); aut. del 15 marzo 2018).

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