Sopra. Governo Provvisorio di Bologna: Guardie Nazionali, Guardie d’Onore (in uniforme scura con pennacchio rosso) e pompieri (con elmo). A sinistra. Battaglione Tiragliatori della Guardia Reale Napoletana: Ufficiali in uniforme da marcia e in gran tenuta.
tro armonizzare le operazioni di leva con i sistemi di reclutamento già esistenti nelle varie regioni. Così l’Armata Sarda, che nel gennaio 1860 contava 94 000 uomini, passò a 180 000 con 7 346 Ufficiali, di cui 6 000 circa d’Arma, alla fine di marzo. Nel mese di maggio, poi, la spedizione dei Mille consigliò di chiamare alle armi il resto delle
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classi lombarde del 1830-33 e, in tal modo, a settembre l’Esercito raggiunse complessivamente i 192 000 uomini. In caso di mobilitazione generale la cifra sarebbe salita a 215 000 uomini nelle unità d’impiego, cioè non calcolando i parchi di artiglieria e del genio, il treno, gli organi dei servizi e la giustizia militare. La mobilitazione era stata studiata da un’apposita commissione presieduta dal Generale Cialdini con l’intento di conferire all’Esercito di campagna una struttura più agile (Corpo d’Armata pedina della battaglia) e alla Divisione una maggiore leggerezza (accentramento dei servizi al livello superiore). L’Armata, così rafforzata, si trovò immediatamente sul campo di battaglia in Italia Centrale e in Italia Meridionale, affrontando però due compagini non idonee per testare la nuova realtà: la prima (pontificia) priva di qualsiasi volontà combattiva, la seconda (borbonica), sebbene in fase di riacquisizione del senso del dovere e di attaccamento alla propria bandiera, era provata da una ritirata