RIVISTA MILITARE 1870 TOMO I

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RIVISTA

MILITARE IT ALI_i\_N A RACCOLTA MENSILE DI SCIENZA, '.A RTE E

STORIA MILITARI

OELL' ESER CITO I Tt\ LI AN O

Serie III. - Anno XV. Ton10 I .

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' '' VOGl:IERA ,OARL.O

SUCCESSORE G:· CASS'ONE E COM P. TIPOGRAFO DI S. M ,

Firenze, 1870.


DELLO STUDIO DELLA STORIA MILITARE

Propt·ietà iette1·aria.

Che lo studio della storia sia sommamente utile per coloro che possono esser chiamuti a governar popoli o milizie è verità vecchia. Che questo studio sia stato insino ad oggi negletto e posposto ad altri di men certa· utilità nelle scuole in Italia, e solo da pochissimi coltivato con solitario e quasi infecondo l.lmore, non è men vero : e tutti pure lo sanno. Che poi la colpa di ciò debba addossarsi ai governi sospettosi, o ai s/stemi, come suol dirsi, o alla mancanza dei. buoni maestri e dei buon-i libri, · o alla svogliatezza. degli scolari, o vada di viso tra tutti quei malanni ed altri uncoi:_a , e in quali proporzioni, ora a noi poco importa, po ichè non voglia.mo discorrere del passato. Ci basti il fatto i1;rnegabile che la massima parte dei nostri giovani è poverissima di storiche cognizioni di qualche valore; o sa appena appena qualchediecina di fattarelli slegati, o ha la memoria ·impantanata in un guazzabuglio cli nomi o dnte, o s'affida. a quello che ha potuto raccapezzare nei romanzi sto-


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rici, senza. poter distinguere il vero dal falso, la stoffa d~lla frangia . Questa odierna smania di voler cac~rnre a furia a furia nelle teste dei giovani molte cose ir~ p ~c_o tempo, quasi che l'istruzione debba andar di pari- ~asso colla locomozione, e lo studio debba corre:e 11_ palio c ol _ vapore e col telegrafo, quesLa srnama, dico, confensce a mantenere in così infermo st~to_questa parte importantissima d elle morali disciphne. Son po.chi anni che udivamo lame ntare che nelle scuole , militari fosse dato l'ultimo posto alla storia !anto. c~e a fatica le si concedesse qualche ora pe; 1sbadiglrnre sulla falange, la legione, i catafratti il fuoco greco, le mis~ricordie, e forse veder passar~ in nube, come figure d1 lanterna magica, certe sfiaccolate ombre che pretendevano portare i nomi di Gustavo Adolfo, Turenna, Eugenio di Savoia, Federico e Napoleone. Sono vivi . e verdi tuttora certi giovani che non .sap_ev~no darsi pace della ostinazione degli opliti ~ de1 triari a non voler ?edere ai moschettieri quelI angusto carnp~ ove la tirannia dei programmi avea confinato tutto 11 mondò militare da Sesostri a Napoleone III. . ~~p~ quel tempo v'è stato un miglioramento sens1b1J1ss1mo per tale riguardo nei nostri istituti cl'educaz10n_e _m1htare, segnatamente a Modena· e un g_rand1ss1mo passo s'è fatto mercè la provvid; istituz10ne. del_la Scuola super~ore di guerra, per la quale sonos1 gtttate le basi d un largo sistema d. ' t d .. ·1 · · · . 1 s u n ~1 1tan 1~ c_m le scienze morali hanno quel posto 1~portant1ssuno . che loro si conviene, accanto alle scie?~e _matematiche~ na~u!'~li: e tecniche. II perfetto eqmhbno tra le vane disc1plme, quale sarebbe voluto dalla. loro importanza relativa , non s'è ancora ottenuto m tutti i gradi della militare educazione i

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ma siamo sulla buona strada per giungervi. Non tutti però ne sono persuasi. Questi vorrebbero anche maggiore ampiezza di studii storici, economici e giuridici; quelli rimpiangono il vecchio predominio delle scienze positive, e temono di dover vedere la presunzione e il vaniloquio sottentrare alla precisione e alla esattezza; quegli altri , saldi nei loro principii di uornini pratici, lamentano che non diasi il primato assoluto agli studi tecnici e alle pratiche loro. Chi vorrebbe farne le meraviglie? Siamo uornini, italiani, figli del secolo decimonono. Dateci il sole, vorremo la luna; dateci questa , rivarremo il sole o le tenebre. Per non dire che della storia, eccovi alcuno di quei medesimi che poco fa maledicevano ad Alessandro ed . a Cesare perchè loro impedivano di vedere Federigo e Napoleone, che ora satireggia dicendo « Vogliamo « dunque empir le file del nostro esercito di filosofi, « economisti, legislatori e generalissimi. Avremo ca« pitani che , scriveranno bellissime storie, tenenti che « ragioneranno gravemente del passato, del presente « e dello avvenire dell' umanità, sottoten~nti che si « sentiranno fuori del loro posto finchè non siano « ministri di Stato o generali in capo. Speriamo che « saranno in pari tempo ottimi ufficiali di compagnia, « e sapranno legare le ragioni della civiltà dei popoli « con quelle del maneggio d' arme, delle bullette da « scarpe, del gamellino ecc. » E seguita di questo passo fino a .9ire ehe la conseguenza ultima di questo presente · andar di cose sarà che i militari stessi diverranno i più aspri nemici della milizia. Nè crediate siano pochissirni quelli che cosi la pensano, nè che a voi sia lecito dar loro il torto marcio così alla svelta, con una scossa del capo e un sogghigno di compassione. Un certo fon do di vero v'è anche in quella.


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satira, come fo tu tto ciò ch e si matura nei cerveUi umani . E se ben vi pensate, quel vero Io afi'e rrerete presto, e sarete probabilmente condotti a questa sentenza, che p ur deve esservi nota se avete qualche pratica del mondo : cioè, che anche le cose buone . voglionsi usare con retto discernimento e saggia moderazione, semp re mi"~an do ad uno scopo netto. Qm lo scopo è chiaro, è dato dalla necessitù , dalla essenza medesima della milizia : il discernimento e ]a m.oderazi·one s'appartengono ui programmi, ai p rofessori, ai sopravvcglianti, al sistema insomma , per adoperare u na parola che nel com un e uso ha oggi mai valore sacramentale. Ma invero lo studio della storia non è soltan to utile ai pochi che ascenderanno ai più alti uffici della milizia o dello Stato, che in un paese libero mal si potrebbero discernere trn le migliaia dei giovani in quello stadio della vita in cui. si prepara l' avvenire. Quei che primo disse la storia maestra dei popoli, volle dire che lo studio dei fatt.i pu ssa ti e delle loro ragioni sarebbe stato sempre della mnssima utilità per tutti, -perchè l'uoEDo axrebbe cosi imparato da quali principii muovano, a quali. conseguenze conducano, e come tra loro si connettano quegli aV\'enimenti che, tranne qualche dive;·sitil di forma , si riprodur,ono tante volte nella vitn de i popoli ; e come il bene difficilmente si scorgn a prima ginnta , e o passi non \'isto, o dispiaccia; e corno facilmente e fpesso il mulo assuma le sembianze del bene, e s'abbia li amoei e i plausi della gente; e il sorgere e il cadere dei pregiudizi e lo svolgersi dell 'amara vicen da degli e1To1·i e dei disinga nni; e quan ta tranquillità d'animo e tcmper..rnza di giudizi richiedasi nei cittadini à' un Libero Star.o; e tante san tissime veritù , frutt o cleJJa

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esperien za dei secoli, che sono u tilissim e pel governo di se stesso. Popolo colto e saggio è quello ch·e si compone di . uomini colLi e saggi. Non lo è per fermo quc1lo che si lascia prendere all'esca di vieti ingan ni, si esalta o invilisce pe r motivi che alt.re volte furono conosciuti fall aci ricad e in erro ri cbe le storie accennano, spieg;no e condannano. f; un popolo d'ignoranti, sempre bambino, uhe h a bisogno del pedngogo. Il nostro secolo tanto superbo della sua civiltà ce ne mostra più d'uno tra quelli stessi che si credono più capa ci di governars i da sè. Dunque- la utilità pratica dell' insegnamento e dello studio dell a sto6n dipende dallo indirizzo che loro si dà . V'è un modo di insegnare e ' di studiare che porta i giovani a sedere a scranna giud ici e censori di tntti e di tutto: ve n'è un altro che li mantiene modesti di scepoli e conferisce c1d educ.1rli nl vivere ordinato e dignitoso, al tranquillo e moderato rngionare, alla osservanza delle leggi e delle socialì conveni enze. Questo ha per guida prima il dovere; quello il cliritto . Chi ami davvero il suo paese, parmi non debba csitorc a preferire i l p rimo . Laddove si ade mpiano reli~ios11men!e tutti i doveri, tutti i dirilti saranno rispetla!i . Nelle scno1e militnri sopratult o Yorrernmo v<~dere scri tto a lettere d'oro : << lrnparatc ad « obbedire; snpretc comandare .» E se dn tali principii s'informi uncli1? lo insegnamento e lo studio della sto ria in qnelle scuolè , sn lve semp re, s'intende, le st1n tc ragioni della ,·eritù, conie c·!'edinmo che sin nelle scuole nosLre, quei timori che poc'anzi nccennurnrno rimarranno vani. La criLica non s'appiglierà soltanLCI ai rettori dei popoli e degli eserciti, come il fulm ine nllc cime ·sopre1ninenLi, ma seendcrù fino agli infìrni stl'U li


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~ella società e terrà conto de i casi e dei capricci della fortuna; un esercizio di presu nzione ' ma una . . non sarà . co_sc1enz1~sa ~·1cerc~ del vero . Quell e stesse pratiche m!nuLe d1 c1.11 cons1 ste la parte più pesante del mestiere delle armi, invece che invilire ao-Ji occh i del còl to ufficiale, gli appariranno argomentt'necessal'Ì di b ~.ona disciplina, concorrenti dessi pu re, benchè nelle p1~- ~1odeste proporzioni, allo scopo supremo deJJa m1hz1~, quale si è di coord inare quei tanti elemen ti morali e materiali di cui, si compone la forza militante d'u~ paese, per modo che una sola mente possa adoperarli colla massima faci lità, prontezza e sicurezza a conseguire la vittoria. I~ no~ _voglio ora. parlare dell'insegnam ento della stona militare , perchè non pretendo di fare il maestro ai maestri. Ne abbiamo già alcuni che non hanno davvero bi_sogno di guida : al lri di non minor vaglia ci si an nun ziano dalle pagine cli questa Rivista dalle colonne dei nostri giornali militari e dalle pl'o;e della scuola di guerra . A noi eh~ fummo i primi a calcnr questa n.uova _strada, e abbiamo già lascjato il nobil e arringo, s~a Jec~to salutare con qualche compiacjmenlo questo ri~ve?l10 al qunle per parte nos tra abbiamo pur cont~1~u!L? alcun poco. ~!a quello ch'io mi propongo ora SL e d1 esporre semplicemente alcune idee intorno al mod? di_ studi are la storia militare, perch è da tale studio r1tragg~si quel maggior profitto che si può. N?n saranno . idee nuove, ma neppur forse in utili pel g1ov~ne uf0ciale che voglia fo r da sè qualche b uono stud10 stonco. . l\I~ovo dall'ipo_tesi meno favorevole. Suppongo un g1ov_rn e che abbia ap pena appena un' infarinatura di sto na generale a pezzi e bran i, come sono quasi tutti colo_ro ?he fe cero i ~oro stu dii_ elemen tari in quegli anni d1 svago continuo tra il 181.>9 e il 1866. Non

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vorrei spaventarlo ponendogli come condizione inevitabile dì rifar da capo un corso generale di studi storici, o sq uadernandogli dinanzi una lunga lista di libt·i da leggere pe r modo d'intrnduzi one allo studio della storia militare moderna. Non gli direi che per ben capire le cose polili che e guerresche di questi ultimi tempi e trarne utile ammaestramento pei fut uri casi, sia assolutamente necessario di risalire alla guerra d i Troia e venire giù giù toccando Epaminonda, Alessandro, Annibale, Cesare, Carlomagno e via dicendo. Non lo consiglierei per altro a gittarsi di primo lancio su quesla 0 quella guerra di questo pl'esenle secolo, senza dar prima un'occhiata a qualche sommélrio che gli presentasse una breve esposizione bene ragion ata dell e vicende delle istituz ioni e delle arti militari da Federigo lJ in poi, coi necessari appigli alle condizioni sociali, economiche e politich e dei tempi e dei popoli di questo grande periodo storico . Se Io vedessi per esempio, anche dopo fatlo quel primo studio, ferma rsi sulla impresa di Crimea, o s ulla g uerra civile am ericana, o su quella ultima dei ducati dell'Elba, ne Io sconsiglierei , e gli suggerirei come più proficuo per lui lo studio delle nostre guerre italfone dal ·18.f,8 al 1866. Dopo questo, qu ello delle altre guerre europee più recenti. Così in breve tempo verrebbe egli adacquislare. un b uon tesoro di utili cognizioni app lic.abili per la più dritta élÌ casi possibili del presente e del prossimo avvenire , assai meglio che se porlnsse i suoi studi s u ·campi più remoti di tempo e di lu ogo, ove non potrebbe trovare rassom iglianze coll e cose odi erne e nostrane così bene scolpite e calzan ti come quelle che gli offre a dovizia la storia di questi ultimi tempi. Qui mi veggo contro scrittori e maestri r ispettabilissimi i quali sostengono che buoni studi !lon possano


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farsi se non che sulle guerre dei grandi capitnm, sulle guerre classi.che, e accennano invariabilmente Federigo, Napoleone e le guerre della rivoluzione francese. « Che cosa :volete imparare » dicono essi « da « queste recen tissime guerre, che furono piene di « errori? »· Mi par facile e concludente la dsposta che dai tempi presenti a quelli di quei grandi francesi e prussiani v'è una grandissima diversitù . l\fa veniamo più alle strette . Delle mille e mi l!e cose che ci dicono le istorie di quelle cla ssiche guerre, la massi ma parte appartien e oggimai inr.ernmente al passato, o nu lla insegna che le più recenti storie . pur non insegnino in modo più prossimo, e come · suol dirsi più palpùante. La parte veramente utile consiste di pochi massimi fatti da cui eme r·gono i principii sommi della scienza militare. ~fa questi fotti e questi prineipii il nostro giovnne li avrà giù visti sfolgoreggiare cli vivissima luce in quel suo primo studio sommario che già dissi, ove spiccheranno più netti. e s1-1blimi che dal pelago delle storie par ticolari ; e lì ritroverà ad ogni passo , guide fc:de li, nello studio deil.e guerre dei giorni nost r:i, " ripl'ova degli errori che furono cofr1messi, a spiegazioiie e perfino giustificazion e Lalvoìta di idee od ntti ch e i con temporanei chiamarono . spropositi perchè non erano cose di cento anni prim a, a confort.o ancorn delle opinioni di coloro che non seguendo ultra scort:1 che queHa ddla vcritù e della giustizia sanno veòcrn· it bene anch e tramezzo nglì errori , ed hanno jJ coraggio di rnndergli onore. Lo storico st.~sso che r.; !i pa r!Nà, per C$ernpi o, dei nostri fatti clcl rn~.8 sul 91Iincio , gl i 1·amrnen!<~1:ù Cnstigl.ione; ed egl'i irnp<1 rerà ptù dn quel ran·icinnmento die non imparei-ebbe d,J l sempl ice st udio, fosse pul' profondissimo, di quelle c:clehri giornate del l7!J6. Non credo dover più oltre insistere su questa prevalente virtù

DELLA STORIA MlLlTAllE

ammaestrativa del passato prossimo a ·confronto del passato più remoto, che mi par tanto chiara. · Scelto il campo, fa d'uopo procurarsene la perfetta conoscenza. Prima di tutto studiare le condizioni particolari dei tempi, dei popoli, degli uomini , e i loro rapporti tra loro è col mondo circostante, per poterle vedere a luce vera . Quindi tra li sto rici che di quella tale ep0c:a scrissero , sceglier dapprima quello o quelli che più distesamente irattarono dei caratteri e dello stato sociale, economico e politi.co di quei dati popoli, delle loro istituzioni militad, delle qualità degli uomini che ebbero maggior parte nelle cose di quei tempi, delle cagioni di quella tale guerra, dei giudizi che ne furono dati dai contemporanei, che molte volte differiscono molto da ·quelli . che poi ne <lit la storia. Questi dati primi non sempre si trovano nelle storie militari così laro·amente svolti com'è necessario a dio . pingere un' epo.ca, e conviene andarli a cercare m altri volumi che furono scritti per altro scopo che per guerresco ammaestramento. Ciò è ~iù par~icolnr~ mente vero e importante per le guerre d1 questi nostr~ tempi che non furono semplici atti di sovrani e di eserciti come quelle di prj ma, ma ebbero consenso, spinta o contrasto dai popoli, e aiuto o impedim~nto di ragioni economiche, cosicchè si pùò quasi dire che Pluto vi avesse le mani den Lro non meno di l\'Iarte. Cbi , per esempio, volendo studiare la guerra di Germania del ·1866, si contentasse cli leggere le storie pubblicate dagli stati maggiori di Prnssia e d' A.u.stria, sdegnando ricorrere, per la introduzione, ad altra storia più politica che militare, a quella del l\1enzel supponiamo , . si farebbe nella -mente iun quadro senza fondo e male illuminato di fìgme quasi sen za vita. Lo stesso avverrebbe a chi studiasse - la guerra del 48 e 49 sulle grette relazioni officiali, sui libri


DELLO S'l'UDIO

del Pinelli, del!' Ullou, del Grùll , del Will_isen, del Riistow, e simili, senza dare u n' occhiata a)l e storie civili del Farini, del GualLerio, del Ranalli ec'c . Storie complete, come quella del Colletta e quelle del Thiers, sono veri tesori pel militare studioso: ma poch e se . ne contano . Utilissime a ravvivare i fatti sono le llfemo·rie seri tte da persone che ne fu rono attori o spettatori; come q ueÌle di Napoleone e di tanti altri uomi ni d'arme e di Stato dei suoi tempi; ma d~ questi tempi ultimi poche sinora ne sono apparse. Alla conoscenza dei tempi e degli uomini debbesi accompagnare quella dei lu oghi, cioè di tutto q uel tratto di paese ove si svolgono li atti della g uerra che vuolsi studiate . . Prendt1si una carta geografica di q uel paese, sia pLire di piccola scala , purchè sia chiara : quelle, per esempio, degli atlanti di Stieler e Berghaus sono buonissime per questo. A chi abbia già cogni zioni alquan to estese di geografia e b ~1ona memoria, raccom:rnderei la carta mula dell' Europa centrale di Scheda in 4 fogli, la . quale del resto può servir benissimo a chiunque quando abbiasi l'aiuto d'un'altra piccola carta che dia i confini degli Stati e i nomi delle acque, dei monti e dei grossi caseggiati, che in quella sono accennati dalla soìa !et.tera iniziale o dall a prima sillaba. Se ne esamini atten tamente e metodicamente la idrografia e la orografia; cioè si rintrarr:ino le principali linee di impluvio e displuvio e le loro ramificazioni ; poi le linee principali di comunicaz ione, fermando l'oc~chio sui loro nodi e sui passi fluviali e montani. Se quel paese. tocchi in alcuna palte il mare, se ne studierà anche la costiera, e più particolarmente i seni che offrono rifuo·io alle navi e quei punti più sporgenti che 0 d'asi·1o . so1io più adatti agli sbarchi o ponno servir a chi sia padr one del mare. In questo esame le

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p articolarità di quel dato paese e rn el'geranno ad una ad · una, e le città , vi llaggi o castelli che possano avere qualche importanza strategi ca si presente~ ranno quasi da loro stessi sui nodi delle strade, a1 p assi dei fiumi , al piede dei monti , sull'orlo d~lla marina. A questa prima analisi succederà una rapida sintesi di tutti quei carat teri particolari che costituiscono p,~r così dire la fisonomia geografica e str~tegica di quella data regione . Allora s~ s_cor:geranno ch1ar~ le basi e le linee d'operazione e di thfesa delle par ti guerreggianti, si ved rà dove l'arte abbia dov uto aiu~ar la natura o supplirla , si misurerà il valore strategico delle singole fo rtezze e del sistema difen sivo che insieme costituiscono. Seguendo i classici esempi d el Lloyd_ e del~'ui·ciduca Carlo, li stotiei militari dei temp1 nostn presero per costume d i preporre alla narr ~zione d' ~na , guerra la descrizione più o meno part1colaregg~at~ t dei luoghi ove q nella fu combattuta , ed a~cun~ :11 posero g rande amore e ne uscirono con esito feh- ' cissi mo, come il Koch (Mé11ioires de .~fassena) per nominarne uno. Quelle descrizioni sono preziose guide allo studio di cui sto parlando . l\Ia ora ch'e la cartografia ha fatto così grandi progressi, specialmente Germ_ania , e li stati n:iaggi~r~ degli eserci ti si sono messi alla ~esta :]e~h stor1c1 m ilitari , vediamo storie correda!.~ eh bell issime car te dei teatri delfè g uerre, ma pel' compenso prive di quelle tanto utili descriz ioni che ora dissi : In q_uesto caso chi non . abbia giù prima fatto buoni studi geografi.ci , potrà ricorrere a qua!.c?e ·_trattato_ di geogra~~ militare, od anche alle descrmom che rn altre pm antiche storie si trovano dì quegli stessi paesi , tenendo però conto, è quasi su per fluo il elido , delle mutate · condizioni degli Stati, specialmente per quanto con-

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DELLO STUDIO

cerne le linee di comunicazione e le d ifese artificiali. Per le nostre guerre d'Italia siffatti aiuti abbondano: basti rammentare li Studi topografici e strategici su l'Italia dei fratelli Mezzacapo . Procedasi poscia allo studio degli apparecchi di guerra delle due parti. Le modernissime istorie sovrabbondano di particolari intorno a ciò; non così le altre in generale. Fa di mestieri conoscere, come già dissi, le militari istituzioni degl i Stati ch e scendono in campo, e saperne valutare la portata, sia quanto al numero dei vari elementi di potenza offensiva o difensiva di cui questo o q uello poteva disporre allora, sia quanto alle loro quali là, come anche riguardo al tempo che all'uno o all'altro abbisognava per mettersi in buono asootto da guerra : e farne il confronto. Non si dimentichi che l'uomo è il primo primissimo istrumento bellico, che la disciplina è l'arme più potente , la sola poi che possa riparare agli errori dei capi e agli insulti di avversa fortuna ; quindi non diasi esao-erata . l o importanza a numero, d_entr:o certi ragionevoli confini, s'jntende. Nepp ure alle fortezze e alle altre difese artificiali o naturali si assegni soverchio valore, perchè le guerre non si reggono e non si vincono con quelle sole, mn cogli uomini, le mosse e le battaglie, non essendo quelle se non che semplici sussidi i. Poi colla scorta dello storico più giusto veggasi quale veramente fosse la ~omi:na delle forze adoperate dalle due parti, e quale l ordmamento loro, e come fosse ripartito il comando, e se bene o male affidato, se vincolalo sin nell'altissimo grado, e fino a qual segno , e se per ragioni cli sistema, o cli consuetudine, o della indole politica di quella guerra, o del carattere delle persone che tennero il comando delle milizie o ressero in quel tempo gli StaLi. Rammentisi che lunga esperienza ci insegna come 1~ forze effettive di qualunque Stato siano di

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mollo minori delle presuntive quali sono notate negli specchi organici: e noi militari lo sappiamo bene, e non ne ignoriamo i tanti pcrchè. E tengasi con to, come giustizia vuole, delle difficoltà d'ogni sorta che s'in<;ontrarono da questo o da quello in quel primo stadio <lolla guerra, e del mod o di vedere proprio di quei tempi e di quegli uomini, sicchè, per esempio, non si faccia rimprovero d i lentezza o di precipitazione a chi fu impacciato dalla novità dei casi o dalla rigidezza e complicatezza delle istituzioni, o dalla man canza di pratica, o da riguardi politici, o fu spinto e trascinato da impazienze di corte o di piazza. A questo punto fa dì mestieri avere già scelto il libro che deve servir di gu ida, poichè. il sa.Ilare da ques to a quello renderebbe oltremodo faticoso Io studio e produrrebbe confusione. Questa scelta sia regolala dal consiglio dì qualche autorevole persona. Sia preferito, per quanto possibile, lo storico migliore, il più giusto, il più esatto, quello che sappiasi abbia potuto attingere più ampie e sic ure notizie nei due campi, e abbia minore interesse a svisare il vero. Se fosse stato egli medesimo uno dei principali attori dei fatti che racco nta , o per qualsivoglia altro motivo si potesse crederlo più inchinevole ad una parte che all'altra 1 si vada a rilento nell'accordargli piena fede laddove le viste o le passioni partigiane possano aver campo. Verrà poi il correttivo d'un' altra storia scritta da qualcuno della parti;) opposta. E cosl appunto giova fare per lo studio delle guerre più recen ti, per le quali non abbiamo sinora guide miglio1·i di quelle che ci sorn ministnrno le narrazioni compilate dagli stati maggiori delle due parti contl'arie, o qualche scritto di capi u partigiani. l'er la guerra d'Italia e di Germania del 1866, per esNnpio, sarà bene legger prima la relazioae ofCìciale italiana (se pure un giorno vedrà ANNO XV, VOL . J.

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la h1ce !) poi i' nustriaca , poi la prussinna; finchè non sia pubblicata una buona storia compita che su quelle prirnegg( Del resto, ·udfr le due parti è sempre ottima regola, quando non si abbia dinanzi tal giudice cui possìamo affidarci che abbia fotto prima di noi quel processo e ce ne offra i risultati. Tule '.faernmo il Tbi_ers pei tempi napoleonici, se non ar.:essmio veduto a Berlino e a ]rnxelles sorger voci au Lorevol~ a contraddirlo su alcuni punti. }fo ·invero, se a ciò dovessimo badare, lo storico-gui da non verrebbe niai, se non forse quand o 1 figli dei figli di coloro che ebbero parte in cib ch'egli pronde a nnrrnre fossero scesi.nella fossa. Prendasi dunque appu nto di quelle diYersità , e vndasi oltre. Vengono ora i disegpi di guerra (comunemente pfrtnì di campagna) del'le due parti. Si. studino sulla carlè1 : si rappresentino snl1a carta stessD.. o sopra un lucido o all.ro foglio, snl quale .si segn in o in nero le prìncipr1li lin ee jcJrografiche e stn1darie o i luoghi strategicamente pii'.! imp ortanti , e in color ì (per esempio rosso ner l'una parte e azzurro per l' altra) ìe linee d'opcr~zione delle varie nrnsse, coi lo!'O punti cli forn) ata eh(~ serrnino lo staeco tra j l.lOriodi, le fasi, i movi-. o ' menti strategici. Si YaÌutino le dìstun ze, gli intervalli, l'estensione dei fronti d'offesa o di fesa, anche la profondità delle · colonn e e ' il tempo occorrente per lo spiega mento in certi duti cas i, tenendo con to -di quelle topografi che partìcolnritù che assicura rro , agevolano o in ceppano le opet'azioni, e procurando di mettersi allo stesso punto di vista degli autori di quei disegni. Qu esti il· più delle -volte sono esposti dagli storici con brevi parole e corredati d'osservazìoni sul loro merito , ch e non di rado sa·n.no troppo di giudì zi pensati e formulati comodamente a tavolino a fatti compiuti. Talvolta il dìsegno stesso fu accomodato ai fatti che

seO"uirono dall' auf.ore medesimo o da quaich·e suo a,;ico, per aecr~~soergli merito o scemargli biasimo, ponendo Lra le cose previste tali che non era possibile prevedere. Come il cavaliere cui il cavr.llo vince la . mano, e fermatosi, coll'aiuto di Dio, mena vanto della belLa scarrier::iLa fatta. Abbiamo vedu to non · ha guarì far le gran di rnaravio-lie , anche tra i mili tari , perchè la ,,guerra cì el 1866 foss e da noi tin trapresu senza la scorta di un preventivo piano di campagna,, elle supponevasi dovesse ave.r, la forma di una mernorici scrittn, corre<latu forse di disegni e tabelle. Diolti credeLLero e credono ancora che volessimo aradàr nel Veneto alla ,,entura con 200 mila uomini, come Giasone alla coJ1quista del vellod'oro . Oh potenza cl eJJa rnala fortuna l Chi pensèJ a chiedere a Napoleone III il p1:ano cl?: campagna scritto per la guerra felice del 1859? Dove s.ono i piani di campagna scritti per· le memorabi li gue rre di Nnpoleone I e di Fede1·igo Jl? E quanti di quei piani ci mostra la storia che non rimanessero J.euera morta dopo i primi mor.nenti di prova, laceraLi dal cànnone nem ico o gittati da parte come dannosi impacci dai generali mcàesimi cui do veano esser guida'? Sono celebri quelli del ì\iack, del ·weyrother, del Chasteler. Che un generalissimo dica ai capi dell'esercito « iò mi propongo quesLo in~ento : co« minceremo così e così» è cosa ottirna, an zi indispensabile. Sono poC'.he parole da bocca a orecchio, di cui non è necessario rirnanga segno scritto. A voce viva è . più facile intendersi. Ma che quel generalissimo, chenon può ignorare che cosa sia iniziati?Ja e quanto valga in guerra, voglia lasciarsi legare le mani egli stesso, e leo·;irJe ao·Ji altri con uno scriUo, opera forse · di 5 t> 1· qu_alche suo rivale o dipendente, mentre l'esperienza g 1 mostra come siffatti disegni quanto più sono .a ccurat~mente elabora!i e tanto meno s'adattano ai casi ~

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futuri, non possiamo am metterlo senza fargli torto. E poi noi italiani sappiamo più di molli altri che valore abbiano i programmi in generale. Dunque non si meravigli lo studioso della storia militare se non trova sulla prima soglia della guerra quel tale scritto in titolato Piano cli campagna. Supplisce, come dissi, lo storico dicendo « volevasi far questo ». Questo punto dei primi propositi dei capi delle due contrarie parti è dei più interessanti e istruttivi nello studio della storia. Qui giova con sultare altri libri oltre queilo che si è preso per guida, confrontare e pesare le opinioni, vedere sino a qual punto quei tali proge tti d'offesa o difesa rispondessero alle condizioni dei luoghi e dei casi e alle qualità degli uomini. Vedrassi, supponiamo, inopportuna l'audacia, ove fossevi invero molto più da perdere che da guadagnare, o dove le mil izie fossero di gcnt<:! poco agguerrita, molto sensitiva, facile agli scon forti, alle paul'e, alle fughe : o vcdrassi all'opposto miseramente perduto un momento d'oro e sciupato un buon esercito pieno di potenza aggressiva, mettendosi volontariamente a guerra ferma di campeggiamento. Questo è il campo della strategia applicata, ove i principii della scienza appariscono sotto forme sensibili. I fatti che seguono sorgono ad uno ad uno su quel cumpo stesso, che si è giù abbracciato con una prima occhiata, e fanno riprova a quei disegni . Così meglio che in qualunque altro modo s'impara la parte utile della strategia, quella che fu staccata dalla storia e che alla storia pertal modo si restituisce, che potremmo dire lo spirito della storia militare. Le teol'iche delle basi, delle linee e dei fronti d'attacco o di difesa, quelle delle operazioni centrali o avvolgenti si scolpiscono nella mente a caratteri geografici . Si acquista criteC"io strategico anche ienza aver mai studiato em professo la strategia. Basta a

provarlo ampiamente l'esempio dei gr~ndi capitai!i che coltivarono il loro ingegno collo s tud10 delle storie prima che un Bulow, un Jomini, un arci~uca Carlo venissero a gittar le fo ndamenta della sc1enza strategi ca, desumendole dai fatti e portandole sul campo dell e teoriche. Ora cominciano le operazioni. È necessario avere sotto li occhi una buona carta a scala non minore 1

' · del -1-. Ottime quelle al Q"OOOO' Le stone puh600000 ~o blicate in questi ultimi tempi sono generalm~nle corredate di carte del teatro della guerra, le quali, tranne qualche eccezion e, sono poco adattate per farv_i ~u un buono studi o particolareggiato delle op eraz10m, perchè troppo piccole e non di rado non ~olto e~atte e mal disegnate. Vi vogliono carte che mostrmo chiara: com pita, precisa la oro-idrografia, per _q~anto puo in teressare le operazioni logistiche, la pos1Z1one esatta delle città, villaggi e castelli anche di secondo e terz~ ordine e la qualità dell e strade. Mn tali carte non s1 trovano dappertutto e costano un b eJla mon eta . Le nostre biblioteche militari medesime non ne hanno troppe I Pur tuttavia per le guerre_ d'Italia no,n ~ ~it'.ficil e trovare qualche buona carta d1 fa ttura? d _or1gm e au stri aca: per le altre converrà contentarsi d1 quello che si potrà avere. Certamen te a Cata?zaro o a Caltanisetla lo studioso non pot,rà trovare ciò che potrebbe dargl i 'forino o Firenze. Pur si -~otr~b~e ri1:1ediarvi dand o facoW1 alle biblioteche m1htar1 d1 spedire colle -dovute cautele, agli ufficiali che ne facessero ric\iiesta, quei libri e queJle cart~ di cu_i potessero aver bisogno pei loro studi. E quesuone d1 de?aro '· ma qu ello ch e si spende per ]o increm ento del1'1 struzrnne (non sar anno mil ioni I) è dena ro san tamente speso._ Comunque sia, e qualunque possa essere 11 metodo


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DELLA. STORIA MILITARE DELLO STUDIO·

seguito dallo storico che si prende a guida nello èsporre gli atf:ì delle due parti , sarà bene ·segnare a. colori sl'llla carta -o sopra un libcido, come dissi poc'anzi ]!)ei disegni di guerra, le linee di marcia delle cotonne, distinte con segni ,~ic0n0scitivi dr numeri @ lettere,, i luoghi di fermata colla data rispettiva, quelli ove .avvenneFo s.eontri, le p@si:zioni da difesa o da g'uardia (o d'osservazione che d ir si voglPa) le fortezw asseòia~e, i campi di battaglia, a mnn.o a mano c:.he la storia ne fa cenno . Per tal modo, si vedranno svolgere progressivamente te operazionsii" se ne caji)irh lo vssieme nel tempo stesso che se, ne studie:ra:nno i pa.rtiJcolari , l'occhio aiute1rà }a. mente, si gi11ngerà alla fine selll!z.a dovet· torrrn re indietro. di tanto in tanto a rintrncciare .qualehe. filo perduto. Siffatti a:iu.ti grafici rendono insomma più facìle, proficu o, e dikttevole . lo studio .. Ora p9 i che le ·storie parti,colareggiate si stamp~rno per cura degli stati maggiori,, e pe1· conseguenza puossi sfoggiare nella parte grafiica, quaro.to si vuole, sarelbb:e da. dq1siderare ,che sulle carte stesse dei teatt'i di guerrc1 che a quelle storiie si ace:o,mpagnano fossero segnate, come ho detto, · le linee di marcia delie masse. Se c.iò fos:;e· stato fatto, per esempio, nella bella Gpera reeemissirna dello stato maggiore austriaco Oesterreiclts-Kamp/è ùn Jah1•e ,f.866, non ·ci vedremmo costretti a fare sforzi di memoria e di vista per segufr le mosse di questo o quel corp.o sul\.e carte del1a Boem ia e Moravia ed afferrare da momento a momento lo insiem e delle operazioni. Siccome poi io devo stipporre che lo ·studioso uffi,ciale cui rrvolgo. le· mie parole abbia un poco più di buon senso di quei tanti strategisti da caffè o da trattoria che vedono sempre torti ed errori grandi (quando non veggono tradimenti I) daJ!p. parte che non ebbe il merito o la fortuna di vincere , e fanno gravissima

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colpa ai generali del non l.lver sap~,to ind_ovinare a pun tìno ciò che facesse ed .an~he c10 ~he rn t~ndesse fare il nemico, così non m1 dilunghero a dire c~e bisogna diffidare di quei certi giudizii che così !ac1Imente si pronirnziano dopo aver guardato dall ~lto nei due campi, che d icono assurdo quel tale ordme1 inopportu,na quella tal mossa, fallace quel ta!e 3pprezzamento, perchè non rispondevano esattamen te all e vere condizioni delle due parti, quali risultarono d.all~ posteriore perfetta conoscenza dei fatti e tjel~e ragioni loro . Li vpprezzamenti, li ord ini , le mosse rn guerra flagrnnte dipendono in grandissima parte da, quello che si può vedere e sapere del nemico , che e m?lt? ma molto meno di quanto ne vede e ne sa P?t 1~ censore, e subiscon o la influenza della stretta de1 casi e,be !:=Ì affollano e si incalzano rapidi e si present~no spessissimo sotto forme incerte, fugg~v~li e per:m? false. Ogni problema strategico o log.1 st1co,. fioc.he nmane probl~ma, abbonda di incognite,_ di cu~ mal può farsi. un'idea ehi non ha vis:uto qualche s~UJmana · di guena in quella sfera .ove fann~ ca~o le rnformazioni e d'onde muovono i comandi , dn non sa quale virtù malie·na possa avere una notizia erronea o male espressa o~, intesu a rovescio a motivo soltanto della diversa posizione di colui che la dà e ~e)I'~ltr? .che la riceve o la interpreta , come fatti semphcìssun~ sian_o talvolta presentuti sotto asp_etti contrastanti, quali eqmvoci e quanto dannosi possano nascere da certe r~ssom iglian ze di nomi locali che pur .P~sson.o . sfoggll'e al più scrupoloso compilatore · d'ordun scntt1, come un ordine possa esser dato a mpmento opportuno eppur giungere troppo tardi a chi ~eve _esegu~rlo, per motivi indipendenti dalla volontlt d1 cln Io died~ o lo spedì, o smarrirsi per via , o esser franteso. ~agh es~cutori ecc. Il tal corpo soffre un lungo digiuno, il


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tale altro riceve viveri quando avca bisogno di cartucce o. aJl'opposto, quest~ è costretto a fare una lunghissima fermata sotto 11 sole ardente o so tto la pioggia c?~ cade a secchie, quello è malissimo accampato vicin o ad un terreno che pare fo tto apposta per lui, ?ue colon ne si tagliano, i carriaggi d'un corpo fanno mtoppo ad un altro .... È facil e e comod o gittarne tutta la colpa sugli stati maggiori e sui generali, compreso (s'intende I) il generale in capo. i\ia siffatti inconvenienti, molestissimi certamente, che alle milizie i~espert~ della g uerra e a quei severi giudici che già d1ss1 p aiono la fine del mondo, sono accaduti e uccadranno sempre e spesso in tutte le guerre, anche nelle più fe lici, per r agioni semplicissime che, a cercarle bene e guardarle con occhio spossion ato , fanno pietà. Abbiamo veduto, per esempio, nel 1848 un'intera divisione passar sulle armi più di mezza bruttissima nottata per· un allarme che fu probabilmente cagionato da qualche uccello no tturno . I soliti gridatori ~vrebbero ~olontie1:i degradato il generale che toglieva 11 sonno a1 soldati. Nel 1866 trovui un giorno un corpo d'armata intero fermo da alcun e ore sopra una strada di !-econdo ordine. Udii lam enti , accuse ed anche lezi oni . Continuai ad avanzarmi, e dopo avere ollrepassato un a lunga fila di carri appar tenenti ad un altro corpo, trovai guasto un ponti celio che il di prima era in buonissi mo stato : nè seppi che fosse stato cosi r idotto da qualche ufficiale di sto.Lo maggiore o da qualche generale. · Bisogna dunque studiarsi di scern er bene ciò che fu effetto di negligenza di questo o di quello , o di errore non perdonab ile, da ciò che fu opera del caso o conseguen za di apprezzamenti o disposizioni che in quel tale momento erano pienamente ammissibili, o almeno non condann abili. Dei così detti errori di det1

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taglio i più grandi capitani medesimi ne hanno commesso tanti e tanti. Chi si senta inclinato a non vedere altro che asinità laddove lo s torico gli additi un errore, chiuda il libro e dica a se stesso che non è nato per tal fa tta di studi, che a volerne ritrar profi tto ri chiedono mente pacata ed animo moderatissimo . Quante volte colpa che sarebbe gravi ssim a se dovesse rima~ nere sulle spalle di uno o due , divisa invece tra 1 tanti cui ne spetta una parte risulta lievissima, quantunque possano esserne grandi e deplorevoli le conseguen ze I . La parte logistica delle guer re ~ mrnuta~en.te .espost.a nelle storie militari pubb licate rn questi ul t,rrn temp1. Non così nelle più antiche. In generale si può dire ch e prim a troppo si trascuravano i particolari ed oggi coniamo piuttosto verso l' opposto eccesso. La Germ ania ce ne offre già alcuni esempi. Ne deriva confu sione alla mente di chi studia, stanchezza, nausea perfino, e qu el che è p eggio si perdon o i fa tti_ capi tal~ in una nebbia di fo.Ltarelli di importanza mimm a e d1 veriLà molto con testabile. Così non si educa certo l'int elletto alle gr·andi vedute. An che a questo pu ossi adattare l'antico adagio in medio stat virtus. .Di qu ell e istorie che furono scritte e stamp~te mentre l'eco ripeteva ancora il rombo delle bauaghe che narr a no, storie a vapore nelle qu ali hanno m iseramente sciupato il loro ingegno scrit.Lori militari di molta varrlia che portano nomi noti e cari ai cultori di questi nobili studi, non istar ò nemmeno a parlare. Li misi in disparte allorchè ra ccomondai di sceglier guide sicure. Veniamo ai fatti d'arme. Il libro e la carta stra tegica vi hanno con dotto sul limitare di un campo di battaglia. Prima di procedere oltre a vete bisogno di studiar questo campo con pro~sso simile a qu ello che avete


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fatto per lo sLuclio del tealro della guerra. Probabilmen te Io storico sLcs::o ve ne da t'à la pian ta e fors e anche una descrizione: : se no~ricorrerete ad altro libro o a qu:1lche g ran C'Urta toµog rafi cn (come quella del 1

Min cio al 9 16'. , quella degli Stati Sard i a l _ 1 _ ed ,..,. 00 50000 allre simili). Dato un o sguardo geflerale a quel terreno per afferrarne all'ingl'osso i caratteri, cioè dorn siano le maggiori ?l turn e qu nle nspeLLo presen tino, dove ~e bassure p1(1 ampie o più profonde , di che sorta, 111 ~hc quantith e in qual direzione li ost.icoli. principali, ove sorgan o i pi ù grossi caseggia ti, com e corrano Je strnde, ecc., prncctlete all'analisi . Ricercate attentamente la id rografìn : verrete a divi dere il terreno in tante partile orografiche. Esami nate queste a d una ~na in q11ell'ol'dinc che lo andamento delle operaziom p recedenti e la strutlurn de l lerreno medes imo vi s~ggeriscono mig liore . Disti ng uerete le pnrti clom in an L1 dalle dominate, i pendii foeili e uniti chwli erti . b ::, e ro_tll o sc.1 . rosi; vedrete boschi, macchie, campi , prall, _pantan_1. ~eguite poi le strnde principali e le loro ?1ramaz1_on_1: _vedrete come si colleghino, troverete 1 casegg1pt1, h esamin ere te . .Non tn1scu1·ate di misurare le distanze, almeno a vista, tra i punti tatlicam~nle più irnporlunti che il YOSLro occl1io avr~ gih ravvi sai.o. Avrete g iù un'id ea della posizione che deve arnr preso la pt1rte cui gio\"i stare sulle difesé o che vi sia costrntta dallo anela r dei e.isi, e del.l e v.ie d'attucco che do,·eue seguir ]' nlLra . Acquistn to clic abbiale quaJd1,, praLica in si/fotti studi, non anelerete molto lu ngi dal vero con q uei vost ri apprezzam en ti. To rna_tc ora al libro, che vi dirù li intenti e li apparec<·.!11 ~ell_c due parti , li ordini dati, le posiz ioni e le d1re,.,1ont dei singo li co rpi. Le recenti storie tedesche vi condurranno qu i sino al battaglione, aUa

a?

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DE LL.\ STOili.\ 1111LIT.\ll E

divisione, alla compagnia di fanteria, allo squadrone e al plotone di carnllcria , alla sezione e al singolo pezzo d'artiglieria. Aiutate l'occh io e la memoria con segn i grafici di proporzioni bene ada ue alla scala deHa pian ta, se questa non ,,i dia già quei segn i. Esaminate ora la situazione delle due parli, tenendo sempre conto del vern stnto delle cose in quel dato giorno, sia per quanto concerne le informazioni, le supposizion i e i proposili di ques ta o quella parte, sia per cil>. r.he tocca alla infl uenzo. del tcneno , alla polenza delle .armi, al1e t:ondi zioni flsic:he e moral i delle trupp.e qu al i doveano essere pe r eouseguonzn delle µ.recedenti vicende della guerrti. Yi raccomando anche qui somma mod crazio,ne nei giudizi. Pe nsate che se un monte parrà semp re un monte, se un piccolo casale non sarà preso mn i per un<1 citlè't, nè un fiume scambiato con una stn:i da, almeno da clii co manda a qu alche cen linuio d'uonHn i, fiocuè non si Ycnga alle sti-ette una compagn it1 pu ò in ce rti casi parere un batttig-lione, una ' posi zione debolm en te tenuta dal nem ico pub semb rure piena di truppe, o all'opposto. Pensnte che l'ufliciale che porta un ordine i mpo l'tantc può cadere in un fosso o n elle mani di qualrhe clr·npp1~ll o nemico , o esser colpito da una palla ; che uno sbaglio di si rada, in paese ignoto, forse senza l'aiu to <l' un a buona scorta, può p rodune le più gravi conseguenze. R.immentate ciò che avrete letto nel vostro sommario (se pt1l' non abbiate letto alLro) cli Ney a B,1u tzen nel 18 13, di Erlon a Ligny e di Grouchy a Watcd oo nel rnrn. Potrei citat·vi an che altri esempi clre ci tl)ccano più da vicino, e pure non ci dan no d iri tto ad esser troppo severi, non volendo seguii· la COl'rentc di quei che gridano oggi l'osanna e doma ni il crucifige. Ora la battaglia verrà srolgenclosi. Lou lan o da voi ogni idea di piazza d'a rmo. Qui non auetc nè le linee 1


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bene affilate, nè le colonne geometricamente riquadrate, nè i com an di a rigore di regolam ento, nè le mosse automatiche a passo misurato. Abbiate sempre p1·esente alla memoria la tattica particolare degli eserciti combattenti. Un assalto italiano o francese sarà una valanga d' uomini che corrono e gridano: un assalto austriaco sarà un serra serra di gente ammucchiata che li ufficiuli trascinano seco loro : un assalto prl¼ssiano sa rà un fuoco che si avvicina e cresce sino ad un massimo spaven tevole. Rammentatevi ch e non si viene quasi mai a contatto di ferr o, perchè o questi o qu elli voltano le spa lle pri ma. Vedrete riuscire ad un battagli one ciò che non ri usci ad un reggimen to, effetti maravigliosi di sorpresa, mutamenti di sorte repentini quasi inesplicabili. Il caso ha molta parte in questo, ma più assai qu el gran motore di atti sublimi e abietti che è il cuore umano. L'abilità molta o poca dei capi e li aio ti materiali delle ar mi e del terreno s'abbiano il rim,inente. Il merito vero dei capi conviene cerca rlo nella disposizione e nella economia delle forze, nella scelta degli obbie ttivi di di fesa e d'attacco, nella direzione e successione degli assalti, negli atli diversivi e attorn ianti, nella scelta dei mom enti per li attacchj , i contrattacch i, le ritira te, e non tanto nell'esito dei singoli assalti o delle si ngole difese, ove un ottimo capo può vedrrsi fuggire di mano i soldati o troppo riscaldati o inviliti. La maggior parte delle ritirate e degli inseguimenti non è comanclata: com andata è sempre la r accolta dopo un assalto felice o una ritirata, ma invano molte volte. Poi avviene che la s toria scrive a merito di qu esto o quello qualche caso avventuroso, e attribuisce a pensato proposito e ad ordini dati atti che nacqu ero spontanei da un momento all'altro, e forse . non furono avvertiti o capiti nel momento

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che avvennero; e all'opposto dà biasimo ad ~Itri di fatti in cui non ebbero omb ra di colpa . I germi primi di queste falsità possono rintracciarsi in certi rapporti che accomodano e spiegano le vicende delle battaglie come piace meglio a chi li scrive, e in certi ~iscors~ ch e gli eroi del domani conducono a spasso pe1 campi e per le città dopo un fatto d'arme finchè il mondo ne sia pieno. . Nelle storie scritte da alcuno d'una delle due parti cruerreggian ti, le posizioni lasciate da truppe dello. parte ~pposta appal'iscono spesso conqtt:-istate, ed è mi~acolo se l'autore non aggiunge colla baionetta; quelle rnvece da cui si ritirarono truppe della parte su a sarebbero state moltissime volte sgombrate per comando. Vi si trova o.nche facilmente detto che la nostra artiglicn·a costrinse a tacere la nemica. A riscontro lo slorico dell'altra parte dirà molte volte p recisamente l'opposto. Quanto agli atti della _cavalleria, un o ci di_ce che il tnle o i tali squadroni della parte sua rovesciarono il tale o i tali squadroni della parte avversa e li inseguirono fino sotto il fuoco della fanteria , poi si raccolsero indietro; e l'altro spiega a suo modo questo movimento retrogrado d!cen.do che fu ~'effo~t~ di un contr'assalto del tal e o dei tali :.quadrom suoi, 1 quali inseguirono la cavalieri~ nern~ca , ecc. E ~orse tuLt~ · e due hanno ragione, a motivo di quello avv1cendars1 di cariche di cui con siste In tattica di battaglia della cavalleria, che in sostanza è un andare e venire corrispondente appunto al caricare e nl raccogli ersi. A dirlo. in poche parole, bisogna che le abbiano toccate forti davvero per dire che sono stati battuti. ~osl accade di certi fatti d'arme di secondo o ter~o ordme, nei quali, a sentire le due parti, parrebbe che nessuno avesse avute la peggio. Però o l'uno o l'altro


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si ritirn, e non p1,ò n'Cg,n-l0 . (ìnnndo v'imbattete fo ùOtesti <~isseJ'.si, gu;irdate nllo ::;eopo e alle oonsegoenze: avrete m c10 unn gu ida sicura . La bi!nncia deHe perdite, e-h e fo g ià tenuta con ma.no tan to poco sicura d;ii eompilato ri dei fomo~i bollettin1: 9clìn g_r,1 nde arrrwta francese , Of;p;i presio si mette rn pcrkuo equilibrio. Ma il· 1eu.or0 assennato darà poc~, i1n porta1nn ,J qu;ilcbe d:eci.w d'uo mini di più o di nJ1•,00 morti, f0r1t i o p 1ig ionieTJ. IHol :o importante pur tu1 1;1vi:1, per r.agio11e nior·«le, è la distinzione tra i prigionie~·ì :·eri ri e Li i!Je:--i, coin~: .oggi b. si fa d<1gli s:tati rnnggion germnniei. Prirnn la :si faceva ta lvolta, mu -più ·~pesso no . \'u olsi rendere qnes ta giustizia ai tem pi 1wstrj, ehc potendo oggi lutti parla1~e, serivere e sw;·np,n·c} a p:a~er loro_, lo ehe_ non ern quando si pubb1icar;H1f)• que1 fomos1 hollettrni, ed essendo tantoau m: nt:1lo ii 1rnmero cl t q110i chA leggono, -e allargato e aflreHnto tanto lo f>Canibìo Mll e noùzie e delle idee l Yeritll . ' presto v:iene -?1 gél il a; e an(;hc li $Loriei offi-' ,a ciali, che ìo %1rno, sdcg1wno q;ne!le vecc;hie art.i ciarlatanesehe, le qnali oggimai a nulla p"iù serYirebbero elle a togl i(~re il creclit{) .alle opere loro. T1) a l'nliicia1e stucHoso non si contenti ·dt badare a ciò el1c pensarono, dissero o fecero i capi d.e!rli eser- . citi : scenda tra J.e file, raccolga, connetta , m~diti ciò che lo storico dice dello stato interno , df.,lle miltizie deHe dnc parti, del lorn contegno sul cam po di battaglin, delle rngioni mol'ali insomma della vjttoria o della sconfit ta. S-urnnno Lt1h0Jia poche parole, bar!11mi rr.H~mcn tariei, p~rchè ,;i sono YcrW:i purwe11ti che in 1.rn libro, e singolarmente in quei tlib1i eh.e hanno carattere più o meno officiale, non si · osano scriv.eOC'e a_ chiar{ì) inchiostro. Chi pera~tro abbia qualche pratiea d'uomini e di milizia, saprà 1eggere tra le righe

DELLA STOl\lA MILlT,\R E

di quell e pngine rhe furono più torturale cJ.nl1o scrittore angnstiato trn il dire n iJ tacere , e indovinerà. Quel corpo che· mosse 1mito, e poco dopo si trova sparso a pezzi e lmrni per tutto il campo , ' puossi credere che fosse stato o poco o rnn le nclòestrnto o assni mal condotto: ·q11cll'ultro che dopo unn breve difesa o nn fiacco assalto rcl.roccdc, e ' non s'i Yede più nominato tra quei che combattono, potremmo quasi giurare che sin fuggilo a sbarnglio: quel ter:,;o che l!l.sciò nelle rn11ni del nemico la meti1 della sua ge11tE: in un brevi~ cornlrn.ttimC'n to che costò poca fatica e poco sangne nH'nssnlitore e ai difensore , dovette avere ben poca voglia cli combattere ; e v~:, dicendo. Confroptando i fatti d'arnw delle . u1tiri1eguerre con w d · · ant1c.ne, ·1 ' 1 11,'epoca nélpoleomca que1.1 re Il e prn ancilo ae, soltanto, non si puù fare a men o di pro,·are sorpresa nel _ved'e r di,enule tanto p iù rnre le mischie, più brevi e meno os tin ate le difese, ·meno poderosi e stringenti li assahi , tant0 ì)'ÌÙ facili e freauenti le paure e ìi scompig1ì , tanto più ,·aro il ritorn~ al combattimento di trup pa che vi fu gin impegnata e retrocesse, e tnn to minore il DBnwr-o dej morti e feriti e rnaO"aiore . l . t,t, mvece qnel o dei pr-igionie1'i illesi. AlloeàYi balena nella mente l'idea che le odierne milizie s'iano assai meno disciplinate e pugnaci cli quelle di cìnquanta e più anni fa, cioè più facili a s"tlrn en rsi , a ritir-nrsi, n sb an~ dursi , a invilir.f), a dnrsi vinte. E ciiÒ è ·verissimo: ma b. colpa (militarmente parl:rndo) è dei tempi più che degli uomini. Li eserciti strc1gi·andt, e quindi il b~·eve servizio, le guerre rade e corte, questo modo d1 combattere da lontano, spjcciolati e nascosti, consegnenzu. delle armi oggi usate, e li effetti materiali e morali di questo che chiamasi progresso civile, che


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mentre da un lato è venuto aumentando le dolcezze d_ella vfta anche pei meno favoriti dalla fortuna, dall'altro ha rilassato i vincoli di tulle le discipline, doveano ' condurre a questo. Nè ci fermeremo qui! Quando le guerre si succedevano quasi senza stacco, e duravano anni ed anni, mettendo i paesi a fuoco e sangue, e le milizie si componevano di genti rozze e feroci, che la guerra stessa avea cacciato dai campi e dalle città devasta te, condotte da gentiluomiui che fin dalla culla erano assu efatti a considerarsi come devoti alle anni e àlla morte sul campo per l'onore della lorb casata e l'mteresse di questo o q uel principe, armate in modo da dover venire alle prese col nemico e non poter voltargli le spalle senza grave peri'colo, allora il guerreggiare potè parere un bel vivere, e la battnglia una festa . Quando poi s'ebbero soldati au.tomi, con dannati a restare in arme , volentieri o no, la miglior parte della vita loro, educa ti a quella che fu detta religioné della bandiera, e si portarono e si tennero lunghe ore sotto al fuoco col sussidio d' una disciplina di bastonature e fucilazioni, mentre jl parlare di guerra, di morti, di feriLi fu il discorso di tutti i giorni dappertutto, e la vista e le doglie dei mali che là guerra true seco fu rono cose ovvie , il soldato , re di quel tempo, fa tta di necessità virtù, parLe per la forza della disciplina, parte per amor di gloria, e parte per bramosia di un guadagno facile e , copioso come quello che poteano procurargli i saccheggi, amò la guerra, e stette ostinato a dare ericever colpi. Fecero prodigi di valore e di pertinacia i volontari francesi stretti tra le baionette nemiche e la ghigliottina, ed. esaltati dall'idea che le orde feroci dei soldati della tirannide venivano a farli schiavi, a stuprare, sgozzare, bruciare .

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Bfo il pacifico campagnolo dei nostri giorni, il terrazzano , il cittadino, avvezzi a vita molto diversa da quella dei loro padri ed avi , a nzi parecchi assuefatti ad un viver molle e dilettoso, in questi tempi in cui regna sovrano il culto dell'oro e del p iacere, sbl'igliati oramai da ogni vincolo d' obbligo e consuetudine di rispetto al le autorità, in mezzo a un brulicame d'apostoli di vario colore che loro non parlano d'altro che di libertà, e diritti, chiamati a passare qual che unno tra le armi, sotto una disciplina più blanda assai di quella dei tempi napoleonic i, non possono avere i gusti, le idee, i sentimenti dei soldati · d'un tempo. Sospirano al giorno della liberazione, non desiderano la guerra, si rassegnano faci lmente a non aver nome d'eroi. Sanno che la sorte della maggior parte di loro non cambierà d' un punto , sia pace o guerra, si vinca o no : èhe il nernico rispetlerà i campi, li; case, le famiglie loro, e passerà come un ospite; che finjta la guerra non vi saranno nè padroni nè schiavi. E dopo quei pochi anni di vita militare Lor.nano alle loro case, ai loro ozii , alle loro pacifiche occupnzioni, colla speranza {bisogna dirlo, e bisogna compatirli) che la patria non abbia più bisogno del loro braccio. Che fior di solda ti possano essere quando siano richiamati alcuni anni dopo alle bandiere per ragion di g uerra, strappati a un tratto alle famiglie, ai negozi, ai mestieri loro, al dolce far niente, è facile figurarselo, anche chi non co nosca per pratica le odierne milizie. E gente ~siffatta la si conduce ad affrontare la morte non più a masse cerchiate di veterani, ma a sparpaglio per luoghi rotti e coperti, sotto li ordini di uomini che non conosce, molti dei quali sono giovanetti inesperti, contro nemici appiattati, sotto una grandine di cannonate e fucilate che a fatica si . diANNO XY: VOL, I.

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s~i~~ue donde vengano, e spesso senza ritegni sens1b1h. Qual meraviglia allora se veggonsi assalii falliti prima che respinti, difese troppo corte e fiacche, ritirate troppo più lunghe e meno ordinate che nol si vorrebbe, sbanda te, ccc.! In tali condizioni, non bastano mille esercizi di paco ad assi curare la buona riuscita d'un cDmbjamonto di linea in ritirata o d'una r_accolta ~ul campo di battaglia. Non ri mane altro partito a chi comanda ch e fare buona economia Ji forzo, c1~e spenderne. meno che si può negli atti preparati\'i e impiegarn e più che si può negli atti }'.isolutivi. Sian o anche oggetto di studio accurato il colleO'ao me~to e taccor~o degli atti dei singoli corpi e drappelh, e s1 guardi so furono o no presu1hiliti , 0 se pure nacquero per qualche favorevole svohimento di casi, di cui questo o quello sapesse tmr p~1'lito. Nè si trascuri mai di rice,·enre quali provvedimen ti foss~ro p_resi per la sicutczza dei fian chi e del postergo, sia yr1ma ~el_l a .battaglia, sia nel corso di questa . La rng10?0 pr1m1ss1rna della riu scita di quegli nttorniament1 che sono uno degli spedienti più efficaci della tnttica,. si rinvel'I'.\ spesso nello aver negletto O male USé! Lo 1 provvedimenti suggeriti dall'nrtc eolni che f 11 aggirnto. Li in seguimenti e le ri tira te meritano anch'esse la mt1ggiore a ttenzione. Negli alti d'una vano·1rnrdia che s'appiglia al n~mico o lo aggira, o d'una r~troguardia c~1~ eontrasta 11 terreno a pa sso a passo e cnopre la r~ tirata ~· u~ e?rpo .maggiore, l'ufficiale tro\'e1·à preziose lezioni di tattica applicata. In generale lo studio dei piccoli fatti d'arme gli sarà singolv.rmentc profittevole, perchè egli si sentirà più sul suo laddove si combatte con centinai a, di quello ch e sui vas ti campi ove pugnano le diecine di migliaia. E quanto agli

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inseguimenti, se nelle storie delle ultime 1.Yue.rre non gli verr~ !'~tto d_i trovare cl.i l!a parte del vincitore quella aggross1v1~a stringente che comincia subito dopo finita la battaglia e non concede respiro al vinto, di cui l~ stori.a dei tempi napoleonici dù così spcndid i esemp i, r1pens1 a quell e particoln ri condizioni dco·li eserciti odierni che giù dissi, con seguenza in e,-it~bil e delle q_uali è appunto che le forze delle due parti presto si logorano nel co mballere, e t,rn tu elio alla fine il vin~itore stesso viene a trovarsi cosi scomp igliato e sfìnll?, da ~on_ uver _pili nè Yoglia nè possa per quegli sfo rzi ch e ncluedons1 n profittnre subito della vittoria ottenuta. ~~ risene, se la battaglia fu lunga e ostinata, saranno gia state ado perate a rattoppare o rinforzare la fronte, e più spesso a pezzo a pezzo nel co rso del combattimento che a ma~sa nel momento risolutivo, come sol cva adoperarle Napoleone ; oppure saranno tan to lontane eh? la notlo le pre..-enù forse snl campo stesso di battaglw . Non v'è oggimai ufficiale clie non sapp ia com e 1D po tenzn cresciuta delle armi da tiro abbi~ yrodo!lo 11!1 _considerevole aumento della profonùita degli ord1m da battaglio , e quindi della distanz::i. dei riserbi dalla linea o testa combatten te. Negli assedii, mentre si studi eranno lo parti deali ingegneri e flrtiglieri, le condizioni materiali della dife:a e dell 'attacco, li eff,:tti dei cannoni, delle mine , ecc ., non. si dovranno per_ò perder di Yista le truppe . Yeg¾$a st come fos sero disposte per le gunrdie, li assalti, lo difese, e ·come si compo rtassern. Li assedi di Silistriu, di Sebastopoli, d'Ancona, di Gaeta, di Yicksb uro-, 0 di Duppol sono interessantissimi per tale rigtwrdo. Li atti della guerra maritt.ima richiedono anch'essi particolare studio. Per quanta poca cognizione possa avet'si dello cose di mare, non facciano paura quelle


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pagine che ·ne trattano . Chi voglia capire, capirà facilmente quanto basti. La navigazione a vapore ha molto facilitato ai profani lo in tendere siffat te cose. Il soldato di terra capirà i fatti marittimi delle guerre di Crimea, di America, di Danimarca e d' Italia alla prima lettura, e meglio che quelli di Abukir e Trafalg~ar. E anche questo gli sarà profittevole se in quei fatti scruterà la parte dell'uomo più che quella delle macchine. Finalmente daranno materia ad utili studi logistici e amministrallvi le provvidenze fotte dalle due parti pel sos tentamento degli eserciti e per tutti li altri bisorrni materiali nel corso aella guerra, che in alcune rece;ti storie sono minutamente descritte; e li alloggiamenti (dislocazioni) delle truppe per le tregue o armis#:zi e Ie mosse comandate per allargarli o ristringerli , le quali pur devono rispondere a determinati concetti strategici e tattici. Dalle trattative · per le tregue e dai negoziati per la pace si avranno lezioni,. anche queste non superflue, di militare diplomazia. Vi si imparerà praticamente che cosa siano diritto di guerra e diritto delle gen ti. Se mentre si fann o tali studi , non si trascuri anzi . ' s1 cerchi ogni occasione di intrattenersi di quelle cose con persone che già ne abbia no qualche conoscenza, o possano aversi in eoncet.to di buoni giudici in siffatta materia, anche maggiore profitto, più larrro e più durevole,' se ne ricaverà. In quel conversa~e e discutere, le idee si schial'iranno ognor più , i fotti si scolpiranno meglio nella memoria, il criterio verrà raffinandosi , alcune ragioni fallaci cadranno, altre non prima avvertite sfolgorera nno. Sarà come un esame che il giovane ufficiale dal'à a se stesso . E se avrà studiato con amore, e se avrà la fortuna di trovar

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DELLA STORIA MILITARE

buoni ami ci che si adattino ad aiutarlo a quella riprova, che non dovrebbe essere neppure inutile o spiacevole a loro stessi, probabilme~te rimarrà contento dell'esito, e sempre più s'innamorerà di quella sublime maestra degli uomini che coltiva la mente senza empiria di nebbie ed educa il cuore senza inaridirlo.

, CARLO CORSI.

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DOPO LE GRANDI MANOVRE

Sarei presuntuoso se mi volessi arrogare il diri.t~o -di fare degi'i appunti a tanti miei deglli comm1htoni ed ai nostri provetti superiori ; ma cl' allronde se ognuno pensasse esser cosa. più opport~na lo_ s~arsene zitto piuttosto che far conoscere agl~ am1c1 le yroprie impressioni, niuno o ben poco utile_trarrebbero i giovani uffiziali da queste manovre d1 guerra, eseguile certamente con rara intelligenza e con grandissi mo zelo, e con una spesa, qunntunqne non gra_nde relativamente ai risultati otLenui.i, pure non indifferente. Mi lusingo che queste note non abbiano a ferire la suscettìbilitù di nessuno : io le ho scritte da un solo punto di vista, quello dell ' arte nostr~ , ~obilis,sim a in vero, ma pur vaga , abbastanza e d1ffic1le . Se il cnmpiaccnte lettore mi saprà gra~o d~JI~ buona ,intenzione, avrò raggiunto pieno.mente 1l m10 m~ento .

DOPO LE GRANDI MANOVRE(})

COl\SIDERUIONI del colonnello ,P . Valle.

Poco prima che principiassero questi veri simulacri <li campagna, il giornale « L'Esercito » in un suo pregevole articolo, encomiando la bella idea del Ministero di spastoiare l'armata dai vecchi sistemi col dar.e incominciamento ad una era nuova d'istruzione, faceva osservare come sarebbe stata dispiacevole cosa che al termine delle grandi manovre, riepilogando il compiuto , fosse trovato b uono LUtto e che nessun appunto occorresse. Rammentando quell'art.i colo, e ricordando come al mondo cosa perfetta non vi sia , mi venne il pensiero dì riassumere in queste pagine le impressioni ricevute du rante i due periodi di manovre ésegu ite dalle truppe delle divisioni di Parma e Bologna nell'E'rpilia e nel Mugello. ·

I. SeaU modo di regolare le marce.

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(1). Questo lavoro, pervenuto alla Direzione della Rivista sul pri ncipio dÌ ottobre, non si è potuto pubblicar prima d'ora ,per mancanza di spazio.

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I grossi co;:pi tattici non possono attenersi durante una marcia alle di stanze prescritte dal regolamento. Di giorno lè- c1 istanze tra un reggimento _ed un _altro, tra un hauaglione ed un allro , tra le ?rigute di una stessa divisione, potranno con vantagg10 essere accresci uLe . Se il nemico è lontano mi sembra che un a bi·igala possa marciare anche a~ ~n'ora d~ ~istanza dall' altra, i reggimen ti a 500 metri , 1 battaghom anche a ,100 metri. Se il nemico è vicino potranno pur tut-


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DOPO

tavia le brigate, quando una divisione sia obbligata a percorrere la medesima strnda , marciare a n o 600 metri di distanza, i reggimen ti a 200, i battaglioni a 50 metri . Di · nottetempo le dist.anze vogliono essere diminuite di molto; ·credo che in tal caso si debba stare attaccati alle distanze regolamentari, essendo facilissimo smarrire la via, sempre quando non si voglia o non si possa servirsi di una guida. Le distanze normali prescritte dal regolamento, tanto che si marci all'inimico, o che questi sia lontano , inceppano la marcia e le eventuali evoluzioni che si fosse obbligati di fare . Lasciando una certa latitudine alle brigate, ai reggimenti, ai battaglioni nel prendere le distanze, si oUetTà il gran vantaggio di avere sempre unità tattiche compatte, locchè non avviene se i battaglioni che seguono quello che apre la marcfa sono costretti cli affrettare il passo ogni qual volta per una circostanza qualun que la testa volontariamente o involontariamente accelera il movimento. Queste osservazioni mi sono state suggerite dall' esperienza dei fatti, ed amerei davvero che le brigate è le divisioni si slegassero una volta per sempre da quel sistema apprensivo, o direi meglio angoscioso, di non accordare che a malincuore, e assai di rado, una qualche latitudine ai reggim enti ed ai battagli oni nel!' apprezzamento delle distanze durante la marcia. L'avanguardia di una brigata può precedere il grosso o corpo principale di ,J000 ed anche cli '1500 metri. II grosso o· corpo di battaglia,· dovrebbe esser diviso in due parti : grosso propriamente detto , o corpo centrale, e riserva. La riserva è seguita da una retroguardia. I fiancheggiatori vogliono essere di stacca ti a seconda del bisogno eia un membro o dall'altro della brigala. Se la cavalleria precede può essa marciare

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anche a tre o quattro chilometri di intervallo dalla fanteria che segue. L'avanguardia deve essere in grado di sostenere il com battimento per qualche tempo (4); ed il grosso quando giunge sul luogo dcli' azione non vuol essere impiegato tutto in una volta. Quando un reggimento dì cavalleria è destinalo tutto o in gran parte all'avanguardia di una dfrisione, esso la deve precorrere di due o tre ore, ed avrà sempre seco almen o una sezione di pezzi. Il difetto di mantenere distanza troppo breve tra l' avangunrdia e il corpo principale, e di far marciare questo compatto e non diviso in grosso, propriamente detto, ed in ri"serva, esiste sempre nel nostro esercito: forse vi sarà qunlche eccezione, ma non ho avuto occasione di riscontrarla. Da ciò ne risulta un doppio inconveniente : 1° Il corpo principale non ha il tempo materiale per prendere una disposizion e da combattimento se viene avvisalo della presenza del nemico. 2° Nel caso di scontro improvviso, il corpo principnle è presto addosso alla propria avanguardia e lo scopo di questa non è raggiunto.

(1) Perchè l'avanguardia possa sostenere qualche tempo il com ba llimento, è necessario sia spinta avanti a magg iore distanza di quel che si praticava prima dell'adozione del fucile a retrocarica. ·È una necessità matematica, e fasi può provare. li nemico clie, superiore in forze. attacca l'avanguardia, otterrà col nuovo fucile più rapidamente di prima il suo inten to, che è sempre quello di respingere l'avversario che gli sta di fronte. Ora, se l'avanguardia à troppo vicina al corpo di battaglia, questo ò coinvolto nell'azione prima ancora di essersi fallo un criterio adeguato delle circostaozo. Coll'antico fuci le invece i risultati si ottenevano più lentamente, perchè il fuoco avanzando presentava difficoltà di esecuzione che adesso non si riscontrano.


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Una truppa di fanteria disabituata alle marce faticose, deve principare con una marcia relativamente br1!ve, p. e. dai H> ai ~O chilometri, e dovrà percorrere, comprese le brevi fermate e ·il grande alto, non più di tre o tre chilometri e mezzo all'ora . In seguito potrà raggiungere i trenta e più chilometri per tappa, calcolando in media i. chilometri all'ora , comp'rese le fermate (·1). L'uomo che deve portare un peso, quando vuole riposare lo depone : ogniqualvolta la tromba suona la fermata, quando sia avvertito che è per riposare, dovranno i pelottoni t'orinare lungo i lati della strada i fasci senza comando e depo·rre immediatamente gli zaini. Al segnale di porsi nuovamente in marcia i battaglioni riprenderanno gli zaini e si ·porranno in movimento successivamente. Non è conveniente il far prendere contem poraneamente lo zaino ad un reggimento intero e metterlo in marcia simultaneamente. I segnali di tromba vanno ripetuti successivamente e mano a mano che le unità tattiche vedranno giunto il momento di eseguire a loro turno quanto il segnale prescrive . . In pianuru, quando il nemico è Jon tanò, i carri-vi. veri ed i vjvandieri potrann o seguire i rjspettivi reggimenti o battaglioni. Varcando montagne a . ripide salite il carreggio deve mafciare in coda almeno alla brigata. Se il cnrreggio in terreno montagnoso seguisse immediatamente i corpi rispettivi, questi a poco a poco . sarebbero obblign ti a mareiare a distanze sproporzionate gli uni dagli alti·i.

. (1) Tralascio di osservare che in caso di bisogno nna truppa rotta alle fatiche può fore 5 chi lometri all'ora compresi gli a lti, e fors 'anche qualche cosa di più .

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II . A.ccam1,amenti e posizioni, foa·Ì> sceila e

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sicurezza.

Di rado gli accampamenti hanno accoppi.:1to la comodità coll e esigenze della tattica . La loro scelta fu quasi sempre subordinata .ai riguardi che gen~rali e comand,rn1.i soU'ordine dovettero usare verno 1 proprieta!'i . È bene che questo sappiano i giovani uffiziah', onde non si facciano un 1neno esatto criterio circa la scelta dei luoghi per far bivaccare le truppe . I campi vogliono essere scelti per modo che in caso d'alla rme le trupp e trovino avanti a sè delle buone posizioni per disporsi in ordine di combattimento. Uri campo all'atto di sciogliersi presenta sempre de~ disordine: è bene che questo disordine sia coperto dai corpi che si portano avantì. - L'acqua, la paglia e la legna saranno ;:issai vicine al campo, e più specia lmente la prima; - debbono ì campi procurare ~nchc un. co: modo accesso ai carri, perchè non è convemente lasciarli lungo i lati della strada per la quale si marcia .. sarebbe, io credo, cosa utile e tatticamente v'antagg1osa che una divisio.ne si ponessè a campo nell'ord ine nel quale mar-eia : l'avangtwrdia, a due o tre cliilometri di distanza. dal corpo principale, in sito ,antaggioso, con buoni sbocchi sul davan ti e buone linee di ritirata, piazza i su oi avamposti e spinge molto innanzi posti d'avviso di t:avalleria; i posti di fianco e da tercro saranno somministrati dal grosso o dalla riserva 0 a s e,conda del maggiore o minor bisogno. Vi sarà un


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produne delle confusioni, o dare un diverso indirizzo alla manovra in massima prescritta. A Pietramala parve che la divisione che rappresen Lava il nemico invadente la Toscan a, fosse troppo agglomerata e in posizione svantaggiosD : forse sarebbe stata accampata meglio tra Bilostone e Covigliaio; o per lo meno in questi due ultimi luoghi doveva appostarsi l'avanguardia . Debbo però ripetere che nella scelta delle dimore non si ebbe tanto in occhio le convenienze tattiche, quanto le ragion i di comodità e di fac ile servizio, sia p er gli abitanti delle campagne che per le truppe. La Secchia da Rubiera al Ponte Alto di S. Pancrazio nei pressi di Modena, forma una !inca arc uata irregolare, le cui due estremità, dalla strada di Reggio1\Iodena a quella Carpi-Motlena, sorio a diversa distanza dal cen tro . Modena o dalla Osteria della Madonnina, punlo di biforcazione delle due strade. li Ponte Alto è a soli due chilom etri, il ponte sulla Secchia presso Rubiera a 8 chilometri circa dalla Madonnina. La Secchia è di frequente guadabile. La brigata Cavalchini si divise in due parti quasi uguali : la parte maggiore prese posizione a RubieJ'a , la minore a Ponte Allo e alla Madonnina. l\Jinacciati d ambo le parti anzi su tutta la linea, oserei dire che sarebbe slato forse più p rudente mandar poca truppa a Rubiera , e invece raccogl iere a campo il nerbo principale della brigata tra Ponte Alto e la Madonnina, perchè le truppe impegnate a Rubiera correvano il rischio di esser tagliate fuori. Il fatto dimostrò qual pericolo corresse la colonna formata dal 34° fanteria e dal 28° battaglion e bersaglieri, la quale imp egnatasi lungamente nel combattimento procacciò tempo ad un grosso stuolo di nemici di passare a guado la Secchia a Ramo, minacciandole così sul serio la ritirata.

po' d'incomodo pel prel evamento dei viveri , ma un tale incomodo sarà compensato a usura dalla sicurezza dell'accampamento principale. Marciando sopra gra ndi e bu one strade è indispensabile che una parte della cavolleria divisional e fol'mi l'estrema avanguard ia ed in conseguenza gli estremi avamposti. Nel porsi a campo dietro un fiume o torrente che a portata tattica sia in qualche punto guadabile, non è prudenza avvicinare troppo il grosso alla spond a amica: bisognerà collocarlo ad una certa distanza più indi etro là dove i passi del fiume convergono. Nè si dovrà contentarsi di custodire la sponda opposta con semplici pos ti d'avviso: a seconda del terreno si dovrà occupare la riva n~mica con più o meno truppa, spec·ialmen te se in avanti vi sia qualche altro ostacolo di ent·ità. Quando le trUppe della divisione di Bologna ritirandosi da Mod en a presero posizione di etro il Panaro, occuparono con soli posti d'avviso il Tiepido, profondo torrnntello a sponde ripidissime, che attraversa la strada postale modenese al luogo detto Fossalta. Il nemico giunto poco dopo davanti al Panaro se ne impossessò subito: non lo avrebbe fallo, se il Tiepido fosse stato guern ito con forze maggiori. · Prenden do una prima posizione sul Ti epid o i movimenti di fianco dell'avversario per Nizzola e Spilamberto sarebbero stati di molto ritardati e la difesa del Panaro riusciva forse più proficua. l\fa qui occorre osservare a favore della brigata Cavalchini, che, quantunque si conoscesse ben issimo l'importanza del Tiepido, bisognava pe rò lasciare una certa latitudine a chi rappresenta.va il nemico; altrim en ti poteva accadere di dare un combattiment_o in altra località non indicata nel tema : e questo s1 doveva evitare per non variare il concetto regolatore e


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Ma ciò forse fu fatto ad arte;· che se tutto si dovesse disporre secondo i più giusti concetti, non nascerebbero ma i errori ·in questi simulacri di fazio ni guer-resche; ed in tal caso non potendovi esser critica, sarebbe impossibile dar risalto alle più importanti combinnzioni, dell' opportunità delle q,uali non si potreb be giudicure in altro n1odo che mediante j risultati del vero (uoco e delle evoluzioni che desso impon e nl momento . Avendo la divisione Cosenz saputo che il nemico proveniente da Firenze marciava su quattro colonne, il fronte delle quali' abbracciava, nel senso della lunghezza , un gran tratto della Val di Sieve , avrebbe dovuto la medesima , il giorno cbe pa rtì da Pietramala, portarsi bensì fino al Sieve, ma porre il campo sulle ultime colli.ne clie toccano la sponda sinistra di quel torrente, e spingere a San Piero a Sieve soltanto l'avanguardia in seguito della notizia ricevuta che la eolonna centrale, la qunle percorreva la strada delle. Filigare, fosse la più prossima. Or sembra che la divisione accampata a San Piero a Sieve esponesse tl'Oppo le sue linee di ritirata . Anche qui però la scelta della locali.ti\ ove doveva porre le tende la divisione non era riserva ta al generale Cosenz, e S. E. il generale comandante jl I corpo d'esercito che avevn designato i luoghi di soggiorno, era probafolmente stato costre lto da riguardi economici e di convenienza opportuna a derogare du certi principii tattici che, se si fossero rigorosamente osservati,' avrebbero fatto doppiamente protestare le popolazioni. Fu però molto opporLnnamente indica to l' accampamento della divisione nei pressi di Borgo San Lorenzo tra San Donnino e l'Erta sulla 1·iva sinistra de~

torrente.

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III.

Abbiamo veduto col fatto come la tattica di piazza d'armi sparisca all'atto pratico nei terreni montuosi, molto accidentati, intersecati e coperti che jnconLeiamo quasi dappertutto in. Italia. Mai una volta abbiamo potuto eseguire quelle belle e simmetriche evoluzioni di piuzza d'armi; e se una volta sola, sui prati di Anzola, dietro il fosso del ì\fartignone, si è potuto riunire gran parte della brigata Cavalchini, nel momento del combattere_ si dovette di nuovo àisgregarla . Distanze tra battaglioni, d·istanze tra i reggimenti e tra le diverse linee dipendono dal solo terreno. Un battngìione, in un momento dato, ,disterà da -µn altro ~O metri, poco dopo 200 . In pianura coperta si dominerà a stento coll'occhio due o tre battaglioni. Tutto bisogna dirigere colla .carta alla mano , coli' aiuto dell_e informazioni, dei rapporti e del buon odorato

tattico. Con ci<':i non intendo bandire la piazza d'armi: <lessa è necessaria p~r due ragioni . /4 ° Per insegnare a maneggiare quelle parli del nostro meccanismo · tattico che chiamansi peloUone,

compagni·a, sqnadrone, batteria , battaglione, reggimento. 2° Per incarnare nelle trnppe la disciplina della coesione, del contatto , dell 'ubbidienza alla voce ed al comando dei cap i.


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Quantunque in terreno svariato, chi comanda, come ho detto, vede difficilm ente un paio di battaglioni, pure accadrà di sovente che i tre o quattro battaglioni di u n reggimento debbano avanzare in un da to ordine, p . e . .in battagha a linea spiega la o in linea di colonne, i n colonna profond a, in una sola linea, in dne o tre linee, ecc. ; diventa a dunque una necessi tà che ufficiali e truppa co noscano le ·diverse scuole prescr itte dal regolamento d'esercizio; che se anche k distanze spariscono, rimanguno però sempre nel complesso la d isposizione delle diverse frazioni e la relazion e reciproca .fra loro. Due o tre bat.taglioni p . e . che mar ciano all'inimico in parecchie c olònne ad uguale altezza, qua ntunque sieno disran'ti tra loro un d ue o trecento metri e non si vedano, p ure tecnicamente si dirì1 che quei battagl ioni marciano ava nti in battaglia , piegati in colo nne di b attaglione o di co mpagnia . Se io di co ad un maggiore : « p orti avanti il suo b a ttaglione e lo cond uca · « al fuoco o all'attacco )> n on jntenderò coq ciò prescrivere al maggiore il mod o di forma zione ; bensì il comandante potrà muovere il suo battaglione a sec onda delle esigenze del _terreno e della lontananza dal nemico, in battagl'ia , in colonne di compagnia a intervalli irregolari, in colonna o massa di battaglione ; potrà impiegare tre compagnie e serbarne una in r iserva ; potr à stenderne una ed anche due in ordine rado . Questi .dettagli n o~1 si po trebbero inseg nare ipso facto sul terrctio ; bisogna assolutamente impararli in un luogo approp ri ato all' uopo, o-ve tut.l.o si possa veder e e colla voce del comando dirigere. In piazza d'armi si apprenderà a servirsi dei membri o p ezzi di quelle ·g randi macchine da guerra che si chi amano « brigate e divisioni) . Imparato ciò ed abituata la truppa all'ordine; al disordine, natqrale conseguenza

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LE Gl\Al'(Dl MANOVRE

del manovrare in terreni accidentati, si cercherh sempre

di riparare e:oll'abitudine e colla tendenza alla coesione acquistata in piazza d'armi. Questa, sia come la saln de'modelli per lo scolaro che studia fortitlcazione; il terreno .vero surù il teatro della pratica in grande di quanto si è veduto in piccolo. Studiato qualche volla il mode.li.o, bisog nerù poco dopo farne l'applicazione colle varianti richieste dalle diversità dei luoghi . Imparato u stende re una <:a.tena, a formare un a colonna, a spiegarla ed u muoverla, si passer) q uanto prima a farne l'esperimento sul terreno per vederne all'atto pratico la differenza. La tl'oppa abitudine della piazza d'armi ha fatto dimenticare a taluni in queste fazioni eampali le esigenze del terreno, ed altri si sono tro vati impacciati per non aver potu Lo applicare alla lettera la teoria delle piazze d' armi. « Situi o spieghi il r eggimento lungo qu.elle a lture » - « conduca il .reggim ento in seconda lin ea )> ed al tal ba ttaglione : « sloggi il nemi co da quelle cnse )> - « occupi lo sbocco di q u.ella gola )>- <l custodisèa « quel pon te )> - « marc i all'auacco direttamente o « in sostegno di qu ell e tali truppe .» - ovvero« ap« poggi l' a ttacco di q uell'a ltura )> - « mantenga il « contatto col nemico ». E a quella tal co mpagnia: « porti avan ti la compagnia » - « la stenda avanti « o di fi anco » - « copra la r itirata del battaglione » - « occupi o _a ttacchi quella casa » ecc. ecc. Questi semplici ordini del superiore debbono bastare nella nostra , ling ua militare ; l':ìnferior e non dovrebbe aver bisogno d i uheriori spiegazioni; egli deve formarsi immed ia ta mente un concetto dell'operazione ed eseg uirla senza p reci pitazione e con quei dettagli che crede migliori, adotta ndo le formazioni adattate alla. circostanza. Sul terreno nessuno deve fare una doANNO xv, Vo1. I.

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LE GfiANDI MANOVnE

manda inutile al superiore, perchè il tempo è prezioso; altrimenti mostrerebbe di conoscer poco il mestiere. Se ·io ordino ad un pittore il mio ritratto ad olio sopra una tela delle tali dimensioni, son sicuro che l'artìstà non ini domanderà cli certo quali colori ei debba impiegare: questi · sono dettagli di professione. Quel che ho detto vale più specialmente per la fanteria. La cavalleria nei terreni come i nostri non ha p iù, salvo qualche rara eccezione, la parte brillante d'una volta . È però falso, o per lo meno esagerato, il coneetLo che aie.uni si fanno ora della completa decadenza dell.:i. cavalleria. In queste manovre mi sono accorto che se la cavalleria avesse sempre eseguito come in guerra il servizio delle informazioni, qualche partita nemica non avrebbe avu to campo di minacciare i nostri fianchi o la nostra ritirata. Nel nostro paese, specialmente nell'alta e media Italia, vi sono numerose e buone s trade postali, consorziali, comunal i ed anche campestri; vi sono numerosi viottoli mulattieri e molti sentieri ove un cavallo passa beni~simo. L'esercito prima di combattere deve vedere, riconoscere il terreno e le mtenzioni del nemico : la cavalleria sarà l'occhio e la sicurezza dell'esercito e faciliterà ai capi ì concepimenti ta ttici. Tali servigi richiedono attività instancabil e, cognizioni pratiche di topografia per parte degli ufliziali, abnegazjone completa, coraggio a t utta prova. Le ricognizioni di cavalleria avranno di frequente dei brillanti seontei, i quali però non faranno mai obbliare lo scopo . Mi si riferisce p. e. che aila distanza di 5, 6, 8 chilometri l'inimico tenta minacciare il mio fianco o portarsi s11!1a mia linea di ritirata . Ho bisogno di saper subito come stanno le cose, la fanteria non farebbe all'uopo. Ho a disposizione uno squadrone, 112 squadrone di cavalleria , lo spedisco immediata-

mente in ricognizione. Lo squadrone parte, forma il ,s uo ventaglio di esploratori e va diritto al suo scopo: quale incarico più bello? Difficilmente da ora innanzi si avrà occasione di impiegare un reggimento di cavalleria in una carica; ma gli squadroni, vere unità tattiche di quest'arma, avranno di frequente occasione di agire isolatamente, di caricare e sperdere il nemico. Se un reggimento di cavalleria non potrà più cariCf),re, compatto, a fondo , potrà però 1•icevere missioni ugual men Le onorevoli e forse dt una utilità rnaggìore: le spedizionì lontane e n; pi<le sui fianchi ed a tergo del nemico, saranno affidate alla cavalleria. Interessa p . e. dì opernre sulle lontane riserve dell'avversario, guastare una ferrovia alla sue spalle , assaltare un convoglio che dalle piazze di dt-)posito marcia al campo, ci serviremo di uno o due reggimenti di cavalleria cui assegneremo mezza od una batteria leggera l Occorre inseguire il nemico battuto per cogliere i frutti di una vittoria, e noi impiegheremo esclusivamente la cavalleria . Si vede adunque che la vita della. cavalleria sarà anche in avvenire ì·igogliosa. Un comandante di avamposti non potrà fa,re- mai a meno di cavalleria: a due, tre ed anche quattro chi lometri al di là delle sentinelle, dei piccoli posti di fanteria, noi collocheremo i posti d'avviso dì cavall eria. Se questi faranno il loro dovere r echeranno vantaggi rilevantissimi al corpo principale che accampa. Una divisione priva di cavalleria sarebbe evidentemente in condizione critica di fronte ad una divisione nemica provvista dì quest'arma. l\'.Ia l'istruzion~ che deve imparLirsi alla cavalleria non dovrà limitarsi al cavallo: il soldato di cavalleria oltre il saper bene montare a cavallo, dovrà essere istruito nel leggere e scrivere, dovrà conoscer benissimo il servizio d'avamposti e delle esplorazioni, dovrà


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sapersi orizzontare di giorno e di notte, e sopra tutti i terreni. Quattro anni non sono certamente sufficienti per fare un buon soldato di cavalleria come lo esio·ono le presenti congiunture; o per lo men o se ne ;artirebbe precisamente nel momento in cui avr,\ cominciato a prestare ntili servigi. Volete avere una vera e buona cavalleria; fatela stare almeno sei anni sotto ie armi. Nessun uffizi ale in feriore (non parlo · degli uffiziali superiori) dell a fan teria avrà bisogno di saper me$Jio maneggiare le caere topografiche dell'ufficiale :inferiore di cavalleria : qu esti si troverà spessissimo isolato e dovrà giudicare, senza il consiglio di alcuno, del1e strad e e del teneno, dei fiumi , dei torrenti e dei guadi, delle rnontagn e, delle gole e dei passi. La division e Cosenz aveva seco un reggimento di cavalleria e se ne servì moltissimo. Le esplorazioni di ques t'ar'rr1a dovevan o app unto procurare al generale, sulle quattro -colonne nemiche, quelle esatte inform azioni che, dando il tratto alla bilnncia, sulla sceìra del piano tattico gli avrebbero vgc~volnto 1a vittoria. Nelle fazioni camp ali del 19 e 20 settembre in Val di Sjeve le fasi principali ernno combinate, nè si poteva fare diversamente per non complici::re o rendere impossibile il servizio degli è!pprovvigionarnenti ; pure una volta cominciata la manovra , non essendo fissata l'ora in cui <lessa avrebbe dovuto fin ire, potevano presentarsi delle combinazioni tattiche veramente interessan Li . Una volta principiata l'nzione, l'attività delle tre armi delle due parti contendenti aveva tutta ·la lati tudi n0 immaginabile. Or ·a,;venne il giorno ·20 che mentre si combatteva · a Raba ua cont1·0 la colon na proveniente da Vicchio, quella della Cavall ina , tutta o in gran parte, ~vanzand osi sui lerreni posLi a sin istl'a del Sieve giunse rnosservata a Sca.rperia, accennundo cosi di rninaccinrc la divisione Cosenz e di precludere la ritirata a

53 due battaglioni ehe si trovavano fino dal ,19 a guardia di S. Piero a Sieve e de' suoi sbocchi verso il nemico. Borgo San Lorenzo era custodito da po~a truppa, e la comparsa di una tale colonna nei pressi di Borgo San Lorenzo, mentre tre quarti della divisione erano impegnati a Rabatta, avrebbe certamente scompigliato il · piano del generale. Le scorrerie .della cavalleria dovevano rendere assai per tempo ·informato il generale delle intenzioni e delle mosse della colonna della Cavallina e do vevano obbligarla, ingannandola, a maréiare sopra Sun Piero a Sieve. Qui essa avrebbe incontrato una prima e valida resistenza, ed intanto a· Borgo Snn Loren~o si avrebbe avuto tutto il tempo di apprestare le cose. La cavalleria spedita al di là di Cafaggiolo verso Barber.ino doveva inform,ue il comanclnnte di San Piero a Sieve . di ogni movimento del nemico proveniente dalla Cavallina; ma le informazioni furono' imperfette. ImprovvisaQ1ente i due battaglioni a difesa di S. Piero si sentirono. mina cciati quasi alle spalle da forze di molto superiori, mentre la colonna stata battuta il giorno ·in nanzi a Casanuova, scendet1do la riva destra deJ 9)~.ve. cercava f! UI} guado a val]e del ponte di S. ~b~rò'. Così pè< dife tto o per ritardo di informazioni il presjdio di quella terra fu costretto a battere in ritirata senza poter op.p orre resistenza, e si uni ai due battaglioni posti a custodia di Borgo San Lorenzo. La divisione stàva ritiranclpsi da Rabatta, ma non era ancora giunta a disporsi per combattere. I presidii riuniti di San Piero e di Dorgo dovettero prendere in fretta una prima posizione di di fesa contro la colonna che minacciava irrompere. Questa però aveva saputo tenersi bene occulta, e non si sapev.a fino a qual punto fosse giunta. Una ricognizione . di cavalleria ne scoprì la presenza. Uno squadrone di cavalleria nemica caLE GllANDI MANOVRE


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r~c_ò a fondo q_ueslo drappello in ricognizione, la cui rit1ra.ta f~ ~ub1_to. p1:otetta ~la un paio di colpi di cannone, cm ~ ar_t1gher1a nemwa subito ri spose. Qui sarebbe commciato un comba ttimento sul serio mentre Ja divisione andava collocandosi jn pos·izion~ · ma fu dato ordin e di sospendere la fazione per ricominciarla a ore 3 pom. Ho voluto dare contezza di questo episodio per dimostrar~ che se per causa di qualch e drappello di c~vallena la colonn a nemica della Cavallina potè marciare tanto avanti da minacciare la division e Cosenz, fu però la cavall:1:ia che più Lardi n e scoprì la presenza e la posizione, e sventò le minacce. Credo adunque che della cavall eria si debba ancora tenere gran calcolo , e che soltanto si abbia da evitare di impiegarla in massa là dove sarebbe impossibilitata di agire. Artiglieria. Anche in queste finte lolle ho avuto il campo di .persuadermi vieppi ù che la fanteria non deve 1;1ar?ia_re _all'attacco_di una posizione senza che prima 1art1,glier1a le abbia aperta la strada, scuotendo e scompaginan~o la fanteria nemica, la quale, di piede fermo, be~ sJtuata e ben disciplinata, può col fucile a retroeanca trattenere e rigettare l'assalitore ancor guao~? attacch,i _con forze di molto superio1·i a quelle del difensore . E imprudenza somma adunque muovere all'assalto di posizioni senza artiglieria; questa però vuol essere molto bene impiegatfl, deve essere molto ardita e non temeré cli abbandonare una posizione sicura ma un po' troppo lontana per non volersi avventurat'e più avanti. L'artiglieria deve , non solo accompagnare le truppe attaccanti, ma può qualche volta precederle. Dli sono anche di nuovo assicurato di un'altra necessità già conosciuta: una truppa che si difende,

55 quando sia troppo bersa·gl ia la dall'artiglieria deve sbarazzarsene non tanto col farle rispondere dalla propria, ma col mandarle sui fianchi degli arditi e buoni cacciatori, i quali avvicinandosele il più occultamente possib ile le rech eranno tali danni da obbliga rla u ri Lira rsi. Jla quanto ho detto emerge il bisogno di assegnare sempre un a scorta speciale all'artiglieria; e qu esta scorta dovrà essere aLLivissjma quando l'artiglieria s'avanza cli posiz·ione in posizione. Se il terreno lo perm ette sarà utile il formare la scortu di fanteria e cavalleria. L'artiglieria diventa ora l'indivisibile amica e protettri ce della fanteria e della cavallel'ia quando questa verrà impi ega ta in spedizioni lontane. In massima, una fan teria sprovvista di artiglieria non dovrà mai marciare all'nttacco di buone posizioni; resterà invece costantemente sulla difesa. La necessità di ·im pi egrue più di frequente di prima l'artiglieria, e di farla marcfarc e combattere d:;lppertutto ove va la fante.rin, hn fatto pensare come si potre"bbe crea re un'artiglieria leggera, che conservando le buone qualità e l'efficacia del tiro dell'attuale, potesse però con maggiore facilità e rapidità muoversi sui terreni i pit'1 difficili. Il genio itali1rno sempre .creatore ha fatto un tentativo che merita di esser preso in considerazione : voglio dire dell' a1'liglieria ~lattei-Rossi cl}e già tuLLi conosciamo. La mobili tà tatticc1 di questi pezzi è incon·testabile: i pezzi l\Ia ttei hanno superato le maggiori difficoltà, i terreni più erti e disuguali. Mi si dice anche che il tiro sia della stessa efficacia e di maggior portata del sistema attuale. Queste preziose qualità non debbono però ·i ndurre l'uffizi13le d'artiglieria ud innamorarsi tt·oppo d'una buona posizione presa: l'artiglieria sarà LE GRANDI MAN OVRE


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LE GRANùl MANOVRE

aggressiva, deve avanzare sénza tema, quasi contemporaneam ente alle catene de' cacciatori. Non si può credere quale influenza eserciti sul morale del soldato, sia amico o ~nemico, l'~rdito avanzarsi dell'artiglieria.

niera di manovrare, se ne dovrebbero ottenere va~taggi non indifferenti e sicuri. Alla Secchia la brigata Tarditi tenne occupato il nemico da Rubiera al Ponte Alto e lo minacciò in fine molto seriamente col suo passaggio a Ramo. Al Panaro si servì con molla accortezza di questo sistema po·r tando gran parte delle sue forze . sul fianco sinistro della brigata Cavalchini marciando per Nizzola e Spilamb erto. Alla Samoggia e al Martignone .(presso Anzola) impiegò la stessa tattica. In Va 1 di Sieve fu fatta cade.re la difesa della 1a colonna proveniente da Firenze per la strada delle FiJigare, mediante forti dimostra.zioni offensive sui fianchi a Trebbio ·e Monte 1Cacioli. Il giorno' ~O la colonna proveniente dal Val d'Arno per la strada della Cavallina compiva un largo movim'ento di fianco per Barberino e Scarperia, che doveva decidere della giornata. Una sim ile tattic~ richiede però, da parte di colui che la impiega,' delle forze I superiori; sarebbe follia che chi è debole disperdesse ciò che ha in dimostr"azioni di fianco . Colui che in tenda per qualunque siasi ragione starsi sulle difese deve al.tenersi al sistema del concentramento delle forze in posizioni con fianchi possibilmente ,assicurati; con sbocchi davanti e buone linee di ritirata. Il coneentramento della brigata Cavalchini diètro il Martignone a distanza dal nemico fu bene ideato. La brignta potè fronteggiare l'avversario da ogni pa_rte e sarebbe riuscita a batterlo anche se si fosse trattato di, vera guerra. Parimenti vantaggioso fu il concentramento della divisione Cosenz sulle alture di San Giovanni Maggiore a nord di Borgo San Lorenzo nella 2a fase della fazione del 20 settembre. In tale posizione la divisione, trattandosi di vera guerra, avrebbe ancora avuto la probabilità di tentare l'offensiva sfondand o in qualche

.. Tattica combinata. - Ora debbo spender qualche parola sulla tallica combinata, vale a dire intorno al modo di eseguire le operazioni di combattimento intese ad ottenere la vittoria sul nemico. Dato che le due parti contendenti siano eguali per numero di combattenti, per ar,mamento, per disciplina e per valore; avrà certamente la peggio colui che attacca di fronte, ovvèro sia colui che poco apprezzando le dimostrazioni sui fianchi impiega le forze principali ad attaceare di fronte il nemico che oc.c upa una buona posizione. Questa verità matematica perchè basata sulla quantità o intensità del fuoco che sarà sempre maggiore dalla parte che sta ferma e fa fuoco accelerato; che da quella che assale e non fa fuoco o ne fa meno; ha indotto i capì ad adottare il sistema delle grandi dimostrazioni sui fianchi per far cadere la difesa del fronte. La brigata 'l'arditi nel 1° periodo delle man.ovre ha largamente praticato questo sisterna, i di cui risultati non possor!o ancora bene apprezzarsi fino a tanto che il vero fuoco non 'venga a suggellarne il trionfo. Bisogna però convenire che la tattica della brigata Tarditi ha destato più d'una volta delle apprensioni nel campo della brigata opposta : segno questo evidente che se in guerra si saprà accortamente e non sistematicamente adoperare questa ma-


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punto la estesa e sottile linea che formavano le quattro colonne riunite provenienti ça l?irenze, e di cui tre erano già state battute più o meno negli antecedenti combattimenti. Debbo in ultimo fare ancora un'osservazione. La sera del 19, quando la divisione Cosenz mosse ali' attacco degli Olrrii, vi fu un momento assai .critico: il ponte di Borgo San Lorenzo s.i trovò per alcuni minuti molto ingombro di truppe che non retrocedevano nè avanzavano, il nemico accortosene bersagliava quelle truppe colla sua artiglieria piazzata sui versanti delle colline che fronteggiano il ponte. È naturale che il notato inconveniente poteva avere delle serie conseguenze e comprometlere forse l'esito delle operazioni così b ene incominciate. Nel passaggio di un ponte, specialmente se di una certa lunghezza , i battaglioni debbono succedersi ad intel'valli maggiori del prescritto dal regolamento, e passare rapidamente colle armi in bilancia.

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La comunicazione telegrafica passava p~r la fortezza di San Martino, dove stazionava S. M. 11 Re, ed era inoltre stata stabilita tra Firenze, Borgo Sa~ Lor~nz_o e San Piero. Quando le truppe ebbero ordrne d1 ritirarsi da Trebbio, il filo fu tolto conter~p?ranea: mente alle mosse della retroguardia. Se ·s1 grnnge:a a perfezi~nare il telegraf:o d~ campagna e~ .a ser: 1rsene con ardire e sollecJtuclme, oso asseme che se ne ricaveranno incalcolabili vantaggi. Il progetto di S. E. il_ generale d'armat~ com~~n: dante il ,1° corpo d'esercito accennava, se 1 letton 11 rammentano, ad opere di fortificazione passeg?era da erio-ersi a San Piero a Sieve ed al ponte eh Borgo sa~ Lorenzo. Mi lu si ngava di vedere sbozznto qualche opera, ma la mia aspettazione fu delusa._Non è eh~ sia mancato il tempo, ma forse non avevamo la d? tazione prescritta d'is trumenti, o' si volle usare l'lguardi ai proprietari. . . Sarebbe anche statò il caso eh espe!1men~a:·e le cosidette tranchées-abri. I battaglioni collocati alla. Madonnina W periodo} mentre si·combatteva a Rub1er~, avrebbero avuto tempo e te_rreno adattat<? per erigerle. Anche le colline di S. Donnino presso_ Borg~ San Lorenzo si prestavano all'uopo, ed u~a ~mea di tranchées-abri sarebbe stata molto bene mdrnata. O non ci 51 pensò, o non s i credette oppo~tuno _an?o~·~ nè utile l'esperimento. Io non ~o~o amico d1 s1m1h lavori, ma li avrei veduti volont1en per far~ene un più esatto criterio. D~bbo per_ò o~servare che ti trop~o rapido avanzarsi degli assaltton avrebçie me~so : grave imbarazzo i costrultori di trinc~e . E qui ca,; e in acconcio rammentare una esagerazione ne11a quale sono sempre caduti coloro che si dovevano avanzare : l'esagerazione è questa, che .se~1pre procedevano con troppa pÌ·ec·ipitazione; i difensori, ovvero quelle truppe

IV. li Ge,nio.

Le prestaz·ioni del Genio in queste manovre si sono limitate, ch'io sappia, allo stendimento dei fili telegrafici sul campo cli battaglia. Bisogna per- al tro convenire che questo servizio il Genio lo ha prestato eminentemente bene. Nella notte del Hl al 20 settembre in poche ore (credo in quattr'ore) un filo tejegrafico fu steso tra San Piero · a ' Sieve e Trebbio: questo funzionò benissimo durante il combattimento del 19.

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che si dovevano r1t1rarc avevano di rado il tempo materiale di farlo lenLamente, combattendo di posizione ~n posizione. Nella guerra non succede così: un combattimento nel quale impiegammo due ore, suole in gu erra durare il doppio di tem po ed anche di più; la verità era in conseguenza alterata . e naturalmente clovern allora mancare il tempo di alzare trince0 a riparo dei difensori. Anche davanti al Panaro il g iorno 12 si potevano erigere di notte trincee-ripari, ed avr ebbero nel mattino fotto molto comodo.

V. Ca1•re.,_. ·io. ee. 0

I r eggimenti della divisione Cosenz condussero seco in ragione di tre carri per ba ttaglione: totale 12 carri p er reggim ento di quattro battnglioni. La dotazione in tempo di guerra è di 4. carri per battaglione e .2 per lo stato maggiore del reggimenCo . Un tale carr eggio è necessario perchè i battaglioni su l piede di guerra hanno un effettivo presente quasi doppio di quello che avevamo in queste manovre ('!). li carr~-ggio darà sempre molto a pensare , e più adesso che Ja rapidità tattica è quasi duplicata. l\Iolte (1) Qui occorre notare come ora colla nuova organizzazione . del treno il carreggio dei corpi sia stato ridotto in ragione di 3 carrette per battaglione. Io ritengo però che in campagna. le 3 carrette non basteranno so non si modifica il materialo più radicalmente di quel che fu fatto per le attuali.

volte le carrette si troveranno staccate e lontan e dal proprio corpo: bisogn ~rlt ~erciò po~Te g ran cu_ra n~l~ scelta della scorta e d1 clu la dovra comandar e._ 00 n~ r eggimento affiderà il personale eh~ marcia coi ca_rn ad un energico soU'uffiziale, perspJc~cc, attento'. stancabile. L'uffizi ale di stato maggiore che dmge l'andamento di una colonna di carri dovl'it tutto vedere co' propri occhi, non toll~rer~ mai che ,sulle strade si formino due fil e di cam, ne permelte~'a eh~ un carro si fermi e irnpedisca il progredire degli al.tn: Sono cose vecchie ch e tutti sanno, ma che carreLtiet·i e vetturali non vorranno mai. intendere. Quando u~ carro per una combinazione qualunque deve fermarsi. cel'cherà se può entrare in qualche s trada laterale: n el cortile ùi qualche casa pros~ima alla ?trnda : <lovru insomm a con or•n i cura evitare d1 fenrnn'Sl sulle strade, e quando non °possa fare diversamente, si a '.T esterà ben vicino al margine della via , avvertendo 11 carro che segue di passare avanti. . . Il vitto della trnppa si trasporta sm cam; credo che ciò non si potrit mai evitare, percliè il soldato potrà tutt'al più portare nello zaino e nella t~sc~ a pane una o due razioni a secco; e queste raz10_m a secco affidate all'individuo corrono grande pencolo di essere consumate in tempo indebito . . Anche la proposta di una mai:mitta pe1· cuo~ere 1~ ran cio , da portarsi sullo zaino, 10 la ritengo cli assa~ problematica l'iuscita. Fi~il'emo s?mpre c~I ~o,·cr~1 servfre di carri ma col s1sLcma eh carreggio H1 uso e colla tuttica 'moderna giova avvertite che qualche volta il soldato non mangerà , peL· quanta cur~ po~gano i coman dvnti di divisione ad avv!ci~are 1 ~arn,,ive ri ai corpi combattenti . 11 carreggio _e , un J,rnp~dim eoto al comba ttere, rna è una necess1tu dell esercito; saremo ob bligati di mang;are ùi notte per esser

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liberi dal carreggio di giorno, quando si prevede prossima l'azione. E sarà molto difficile se alla sera o nella notte successiva al co mbattimento il soldato potrà ristot·arsi mangiando il rancio. E tutt~ ciò perchè la confezione del medesimo, specialmen te la cottura della carne, richiede un certo tempo ; e non potendo farsi che per terra colle marmitte da campagna, bisogna trar partito della nott~ per esser più tranquilli e sicuri; imperciocchè, avvenendo, se si cuocesse il rancio nel mattino , un improvviso allaeme, si perderebbe il vitto e fors'anco le marmitte. Pensando a queste difficoltà ed ai molti inconvenienti che producono , nacque nel maggiore Inviti l'idea del carro-cucina . Costrutto in Bologna a spese del maggiore , fu preso in consideraz ione dal ~1ìnistero per farne vari esperimenti, l'ultimo e più importante dei quali fu fat to dal 3° reggimento granatieri in queste fazioni campali. I risultati che se ne ottennero furono veramente sorprendenti : l'ordinario può esser preparato a qualunqu e or~, ed il carro che sos tiene i fornelli che lo cuociono può partire ad ogni istante ; il rancio può anche prepararsi strada facendo, ed è anzi in questa sua proprietà preziosa che sta il vantaggio maggiore del carro-cucina. Le salite, le discese e le intemperie non influiscono punto sull'accensione del fuoco e sul liquido contenuto nelle marmitte. Adottando i carri-cucina io credo che si potrà giungere anche a diminuire il carreggio dei corpi, ed a renderlo c~rtamente più robusto dell'at- · tuale , che , quantunque presenti leggerezza, è però molto fragile . Anche la disciplina del carreggio coi carri-cucina sarebbe di molto semplificata.

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CONCLUSIONE. Termino queste '" mie hrévi consider~zioni _col dichiaràre che il sistema di pratica istruz10ne maugurat_o quest'anno dall'attuale Mipistro ~ella guerr~. deve r_1scuotere il plauso sincero di chiunque aml 11 proprio paese e il progresso deJl'arte miJitare ; che non è che in questo modo che s1 potrà grnn~ere_a~ ~vere un esercito veramente istruito nelle esercttaz10m d1 guerra; e che soltanto cosl capi e subalterni potranno acquistare quella pratica, quel colpo d'occhio tattico, q~ell'iniziativa che tanto si raccomandano , e che prima d'ora si acquistavano con sagrifizi gravissimi. Modena, 4 ottobre 1869.


6/S

IL TRENTINO Ml,LITAllE

IL TRH{TINO ~11UTARE ossia

Descrizione to11ografica militare dell'Alta Valle dell'Adige

Il Trentino propriamente detto è costituito da un import~~te gruppo di monti e da vari contrafforti che, staccat1s1 dalle Alpi Rezie, si prolungano al s ud e vanno insensibilmente estinguen dosi nei piani dell a Lombardia e del Veneto . Non vi ha alcun dubbio che questa provincia, tanto sotto l'aspetto idrografico ed orografico , quanto sotto l'aspetto storico ed etnografico, sia pro,'incia essenzialmente italiana, nella quale l'idioma, gli usi, i costumi, gli interessi partecipano affatto del versante della valle drl Po. Ove si volesse stabilire il ~onfine italiano in base a_lla_ eLnografia , è indubitabile che desso avrebbe per lumte quella linea ipotetica che partendo da Egna {Nenmarkt) toccherebbe a destra la cresta del contrafforte che separa la valle dell'Avvisio dal Karneid e sulla sinistra lambendo le vette dei monti della v;lle

di Non, e quindi di Sole, questa separa.no dalla valle dell'Adige e dalla Wintschgau. . È un fal_to che la separazione del Trentino (Welsch Tirol) dal Tirolo propriam ente detto è ben definita dalla lingua st-essa. Che sa abbandoniamo l'ipotetico e poco sicuro mezzo di stabiiire il limite fra due na.zioni per la di ffer1mza ,delle lingue, e ci atteniamo invece al p1;incipio più logico e naturale della teoria dei versnnti, è inn egabile che il confine ito.liano è alle vette, allà gran ca'." tena delle Alpi, cioè al Brenn er e :i Reschcn . E invero se ammettessimo la teoria delle ling ue parlate dagli abitanti di un paese · di confine, ne avverrebbero nella ricostituzione delle frontiere tali e tanti s~onci, che darebbero luogo a non poche contestazioni. Ançhe qui diciamo che la natura provvida e sapiente ha ella stessa costituite le grandi suddivisioni umane per mezzo dei fiumi e montagne. Il Trentino ò un paese quanto mai fe rtile, per qu,mto naturalmènte la natura montuosa ]o consente, perchè gli abitanti SOP.O laboriosi, ottima gente, 0 più che altro buoni patrioti. È da deplorare che questa provincia itali ana sia cosl poco conosciuta , e che stilla stessa akuni ab- · biano delle disposizioni non del tutto favorevoli e per'sino delle ingiuste prevenzioni. , Noi invece non esitia mo di asserire che le popolazioni d.el Trentino sono quanto altre patriottiche, e che farebbero -qualunque sacrifizto onde unirsi al_rimanente àefl'Itali a, .e che ·unite a noi non solo sarebbero un valido aiuto materiale, ma arrecherebbern una radicale modificazione a tutto il nostro sistema di d'ifesa sulle· Alpi . Con ciò 'vogliamo dire che l'Italia non deve perdere di vista lo scopo di riunire a sè, presto o lardi, quella ANNO :XV, VOL. I ..

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IL TRENTI.NO

provincia, cosa desiderala dai Trentini, reclamata dalla. nostra sicurezza, ed alla qùale lo stesso governo austriaco, s_e c?m_prende veramente i propri interessi, dovrebbe di miglior voglia acconciarsi. . Non sarà du~qu_e inutile che ci accingiamo a dare d1 questa provmcia una minuta descrizione, consid:randola ~ot!o il qua~:uplice aspetto orografico-idro.g1afico-stat1st1co e militare, sempre disposti ad accet_tare quelle r ettificazioni, quelle maggiori particolarità che per errore involontario o per dimenticanza potessero occorrere.

l\IILITAI\E

Il corso dell'•dige .

L'Adige divide il Trentino in due parti quasi eguali da nord a sud, e forma la bella, ricca ed am pia valle di quel nome, nella quale fan no capo tutti o quasi tutti i eonfiuenti che costituiscono le alte valli secondarie del Trentino . L' Adige, il secondo dei fiumi ital iani, nasce sul giogo delle Alpi Retiche, dai laghi presso il passo del Reschen, più conosciuto so tto il nome di l\lalserBaide, a H-77 m. su l liveJio del mare . La sua direzione generale è da ponente a levante, da Glurns a Merano. Da questa. ultima città piega verso sud-est fi no a Bolzano, donde piega al sud , ed in quella direzione segue fino alla Chiusa Veneta. La valle superiore è chiamata Valle Venosta (Wintsehgau), per la quale si svolge l'importante strada, per ora abban donata, dello Stelvio. Da Merano a Rovereto è Val d'Adige propriamente detta, pii'.1 oltre viene denominata valle Lagarina. I principali confluenti dell'Adige sono i seguenti: 4° L'Eisack, nella valle del quale corre la ferrovia che passando il Brenner mena in Germania. 2° Il Noce, che attraversa Val di Sole e di Non, valle forse più ricca. ed importante del Trentino, pella quale si sale al giogo del Tonale. 3° L' Avvisio o Feims - Thal, importante corso d'acqua, che scendendo dalla l\larmolada attraversa la bella e ricca valle di Fassa Cavalese e Cembra, percorsa da una buona via rotabile fino a Moena.

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IL TRENTINO

II primo ha origine al Brenner o Monte Pirene : a Brixen, il Bressanone degli Italiani, è ingrossato dal Rienz, ed uniti si gettano nell'Adige a Bolzano. Questi tre corsi d'acqua or ora nominati, cioè dell'Adige, dell' Eisack e del Rienz, hanno origine ai tre grandi varchi della gran catena delle Alpi, che sono Reschen, Brenner e Toblach. · Questa semplice enumerazione dà a vedere quale sia l'importanza militare della città di Bolzano. Il Noce e l'Avvisio hanno una direzione laterale, il primo verso ponente, il secondo verso levan te, e nascono non già dalla g ran catena centrale delle Alpi, ma sibbene da diramazioni secondarie importanti, cioè ·il primo dai monti di Pejo e dal Corno dei Tre Signori, l'altro dalle ghiacciaie delle Marmolade. I confl uenti di second'ordine dell'Adige sono, sulla sinistra sponda: 1° Il Paseyel', che bagna la valle cli detto nome e mette nell'Adige a )Ierano. . 2° Il Leno, che forma hl Vallarsa, traversa Rovereto c confluisce nell'Adige n Sacco. I minori confluenti dell'Adige sulla destra sono : ·1° Il rio Aricnda , che scende dai monti dello stesso nome. 0 ~ Il rio Ram o Mi.inster, che sbocca nel!' Adige a Gliirns. 3° Il rio Trafoi, che scende dal giogo dello Stelvio, percorre ln vall e inospite e selvaggia di quel nome, lambe il fortino detto di Gamagoi, a 25 chilometri dal giogo dello Stelvio, e si getta nell'Adige al di sotto di Prad. 4° Il Lorren te Plima, che percorre l'orrida valle di :1-Iartello, pella quale vi ha un disastroso passo per Pojo (Val di Sole). 5° Il rivo Lana o S. Pancrazio, che bagna la vall e

69 d'Ulten, ove esiste una discreta comunicazione colla valle e collo stabilimento di bagni di nabbi. 6° Finalmente vi sono i due rivi Sorna ed Ariana, che scendono dal Monte Baldo e si getlano neU'Adige, l'uno a Serravalle, ad Avio l'altro. I confluenti minori sulla sinistra son o: 1° Il torrente Carolino o Langthauser, che sbocca nel lago di mezzo, dal quale ha sorgen te primitiva l'Adige. 2° e 3° Due Puni o l\Iatsch, che scendono dalle ghiacciaie del Weisskiigel e si uniscono all'Adige presso Gliirns. 3° Il Silandro, ,i. 0 Lo Schnalz, che scendono arnendue dalle stesse ghiacciaie e seguono le due valli alpine dello stesso nom~. 5° Il rivo di Valle Piana, 6° Il rivo di Tersa, che derivano dagli al ti monti fra Merano e Bolzano. Torren ti senza nessuna importanza. 7° L'Ora, 8° Il Cad ino, torrenti che scendono dai monti fra Bolzano e Trento. Per questa valle passa la via della Giudica ria , come vedremo . 9° Il Fersina, che trae la sua origine dui monti di Fiorozza e mette nell'Adige a due chilometri e mezzo al sud di Trento. 40. Il ri vo · di Calliano, che scende precipitoso dai monti di Folgaria. 11. Il rivo di Ala, che percorre la valle dei Ronchi. Non tutte le valli sopra enunciate han no importanza vuoi militare, vuoi commerciale ; alcune fra esse son o anzi tutto impraticabili, altre hanno un corso assai limitato , e poche presentano comodi passaggi alle valli laterali ed alle opposte. MILITARE


I\IILlTARE

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IL TRENTINO

Il corso dell'Adige dalla sorgente a Mera:o o è velocissimo, a guisa di torrente; quindi, ingrQssato dal Passauer, si rende di già navigabile per zattere. Oltre· Bolzano è navigabile con barche della portata di 4, o 500 centinaia (misura viennese) fino a Trento, ed oltre· anche di doppia portata. La media larghezza dell'Adige dalla sorgente a Glurns è di non più di 3 a 4 metri; da Gli.irns a Merano dai 5 ai 4O metri; da Me rano a Bolzano dai ,1 O ai '.20, da Bo lzano a Salorno dai 20 ai 40, da Salorno a: T:ento dai 40 _agli 80 , . e da Tre.nto alla Chiusa raggrnnge anche 1 100 metri e più. La profondità minima a Trento è di metr.i 2, 21 , 1~ inedia annuale di 4 a 5 metri, e nelle piene del giugno .1827 raggiunse metri 40, 42 , mentre in quella, detrottobre 184-4 raggiunse soltanto metri 9, 48 , in quell a d'agosto 1845 metri 8, 52 di altezza , prèsa dal fondo del letto. Il corso del fiu me è tortuoso, e funeste furono le· conseguenze di questo andamento . Se si Xll?Ie considerare la valle d'Adige sotto il punto di vista militare, non vi ha dubbio che essa è della massima importanza. Difatti essa porg_e, come n_ota~1.mo, tre importanti e fac ili varchi sempre trans1tab1lt sulla , gran catenà delle Alpi, il primo pet Reschen nella valle dell'Inn e del Danubio, il seé:ondo pel Brenner, nuovamente al Danubio nel cuore della 6ermaaia, il teizo pel Toblach alla Dr~va., Questi tre :importanti i)assaggi alpestri hanno nn vertice comune <li riunione a Bolzano. Una n~agnifica strada postàle percorre tulla la ~alle, e seg ue sempre la sponda sinistra del fiume Adio·e fino a Bolzano, mentre invece il corso della fe~rovia qualche volta sta pure sulla , destra sponda. Per una gran parte della valle vi è pure una strada,

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rotabile, ma di minor importanza, sulla sponda destra. Da Bolzano la strada postale percorre la valle dell'lsero, passa nelle gole di l.<'ranzenfeste, e per Sterzing al Brenner, e per la valle della Sill (Vipp Thal) ad Innsbruck. Nella .valle Venosta sbocca sulla postale del Reschen, q~ella che scende dal gitigo dello Stelvio, che è la più alta via rotabile d'Europa· (2800 metri circa). A Brixen si congiunge alla postale del Brenner l'altra pure postale che· scende dal Toblach. 'frento sta all'incontro delle due principali vie rotabili del Trentino , cioè quella della Valle- Sugana o del Brenta , che congiunge Trento a Bassano, e la postale delle Giudicarie, che congiunge Trento a Brescia per 1a valle Sabbia. A Rovereto poi fa nno capo due importantissime vi e rotabili, l'una per la valle del Leno valica i monti Lessini , e mette a Schio e Vicenza, l'altra percorre la profonda e scoscesa valle di Loppio e mena a Riya di Trento. · Le acque dell'Adige raccolgono, come accennammo, tutti. i corsi d'acqua, piccol i o no, del Trentino, .ec.cettnati il Sarca e Brenta e i loro affiuenli. La lunghezza totale del corso dell'Adige , dalla sorgente al confine della -città e p!'ovincia di Verona, è di 200 chilometri. Il mass imo declivio dell'Ad ige è a Gliirns, doverisulta essere dC 5, 80 ogn i '100 metri di lunghezza ; il minore è alle foci del Fersina, che non è che di O, 03 per un eguale tratto . F inalr:nente non lascier.emo passare inosseryata una co1;sidernz ion e utile, sia sotto l'aspetto commerci ale, che sotto la militare, l'iguardo al corso dell'Adige, cioè che le comunicazioni fra una sponda e l'altra


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IL TRENTINO

l\IILITARE

sono assai rare. A questo risultato contribuisce assai

di frontiera, rotabili e pedestri; trovi il suo luogo nella descrizione parziale delle singol~ valli Trentine, pure peF aver un'idea esatta nel complesso delle facili comunicazioni fra il Trentino e il Lombardo-Veneto, dàrerno inan mano qui àppresso una sommaria descrizione di tutti i passi più conosciuti, cominciando dallo Stelvio. 1° Passo dello Stelvio: alto dal livello del mare Sl8H. m~tri, dista da Bormio 21, 95. Congiunge quel borgo con l\lerano ed Innsbruck. Da · Bormio al Colle cinque ore di marcia, dal Colle al forte au·s triaco di Gomagai ore due , per una strada ora quasi . abbandonata. Nell'inverno lo Stelvio si attravérsa colle sole , slitte . 2° Passo di Cividale·: alto 2.600 metri dal livello del mare . È un passo . disastroso, poco usato; comunemente da Bormio al Colle otto ore di marcia. 3° Pas.so del Corno dei Tre Signori: alto 2650. Si rimonta la valle Furva da Bormio sino a Santa Caterina (stabilimento d'acque ferruginose), si sale Val Gavia, che · unisce Bormio con Ponte Legno, l'Adda all'Oglio, e giunto il viandante al Colle dc:)UO, volge à. sinistra , rimonta la montagna fra i ghiacciai del Corno dei Tre Signori, attraversa .quel. Colle e scende per la Valle Bormina e _Val del l\ionte a Pejo nell'alta Valle dì Sole. È sentiero assai aspro e poco frequentato. Da Bormio al Colle sette ore di marcia, dal Colle a Pejo cinque ore. Eguàle sentiero alpestre si può raggiungere da. Ponte . Legno {altà Valle dell'Oglio), rimontando la Valle Mazza e seguendo il sentiero che conduce 'al Colle di Gavia, ove giunto, volgerido a destra si ritrova il sentiero del Corno dei Tre Signori sovra descritto. Da Ponte Legno al Corno cinque ore di marcia.

la eircostanza che la via principale della valle corre sempre sulla sinistra del fiume ed elevata dalle sponde, per cui ·i pochi ponti fissi che s'incontrano sono principalmente ai grandi sb.occhi delle v_alli importanti che or ora abbiamo · menzionato, cioè: . . 1° Il ponte in muratura a Mori, sulla strada che conduce da Rovereto a Riva. Questo venne distrutto nel 1866; ora è un anno fu riedificato. 2° Ponte in. muratura a sei archi, detto di. S. Lor enzo, a Trento. 3° Ponte sull'Adige presso la stazione.di S. Michele. 4- 0 Ponte sull'Adige dopo la stazione di Auer. _ 5° Ponte fn Iegno-sull'AdJge a Boizano. ·· Vi sono poi vari :porti volanti nelle località più frequentate, cioè ad Avio, Ala, Pomarolo, l\Iattàrello, Auer, ed altri ancora più a monte.

Sguardo alla frontiera aUuale. _;_ Strade e sentieri più frequentati che dal Lombardo Veneto mettono nel Trentino. .

Colla cessione del Veneto, il te}ritorio etnologicamente italiano rimasto all'Austria, cioè il Trentino . , ha perduto d'assai della . sua importanza militare, benchè la 'sua configurazione relativamente al Lombardo-Veneto gli lasci tuttora una posizione militare abbastanza ragguardevole e da non disprezzarsi. II Trentino è naturalmente esposto alle facili invasioni, appunto per la . ragione inversa, che desso presenta facili e frequenti sbocchi nel Lombardo-Veneto. Benchè la enumerazione particolareggiata dei passi ,

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IL TRENTl!'\O

MILlTAI\E

4° Passo del Monte Tozzo: importnnte passaggio a!tezza 2420, s~lla sinistra del Tonale. Da Ponte Legn~ s1 sale a Pezzo m Val Mazza, quindi piegando a destra abbandonan?o la strad lx di Gavia, si sale la Val deÌ Toz~o, ed rn quatlro ore al più si giuncre al Colle 5 ' ed rn alt.re tre di marcia a Pejo. È ~en.t1ero molto battuto da carbonai e contrabband1er1: praticabile nell'inverno colle slitte. Può essere fac1lm ~ntc migliorato, princ ipalmente nelle pendenze, che m alcuni siti ::,ono del 20 °10 • 50 Passo del Tonale: altezza metri 19'76. Da Ponte ~egno si sa le tosto per l'erta pendice del 0 nale, che rn qualche località raO'O'iunO'e fino il 15 o 1 • e' però carreggia . b'II e con picr.oli carri oo trninati o o, da buoi. Dal e.olle del Tonale sj scende per una bell issima via r~tab1le a Vermiglio. Qu esta nuova strada ha 6 metri di larghezza, con una pendenza un iform e di 5 0 10 . ~a Po~te Le~no al Tonale si impiegano due ore e mezza d1 marcrn nell'estate e tre e mezza nell'inverno . Il. Colle del .Tonale .ha un fondo molto paludoso, (~ vi st ~r~vano 1mmens1 depositi di torba. . A sm,stra di chi sale al Colle da Ponte Le(J'no si stacca dalla straùa principale un sentiero mul~ttiero che scen?c ne.Ila vali~ opposta sopra Vermjglio, evitando ?li nlto, I fuochi del fortino di Osanna, a tre chilometri da lla fronti era. . 60 Passo di Pisr.ana: è passo di sastroso, al quale si accede. asc~nd en do il torrente Narcanello: mette nel Trentmo, rn Val rresena. 70 Passo alpestre poco frequentalo detto di Avjo che da. Temù (Edolo) ri mon la la valletta di detto nom; e n:iontt e gh iacciai delli; mette nel Trentino. E u~ pa~so da contrabband iere e nulla più, appena conoscrnto m pnese . 8° Passo del 1Iilero. Anche questo passo non è

molto conosciuto; però frequentato dai contrabbandieri. Rimontando da Rino, fra zione di Sonico (Valle dell'Oglio), si pct'corre l'alpestre Vall e Malga, e si giunge alla montagna di Premassone, indi in quella dì Milero, ove è jl passo detto della Forcellina, che mette nel Trentino. Non conviene però inoltrarsi in questi luoghi alpestri senza ottime e ben esperte guide. / 9° Passo di Cima Grisa. Da Cedegolo si ascende pella Valle òi Saviore alla così detta Forcella Rossa, ]a qnale mette direttamente nella piccola Valle di S. Valentino, Valle Giudicaria. Occorrono 10 ore di marcia, di più è un passo disastroso. 10. Passo della Forcellina di Saviore, che da Cedegolo pella valle di detto nome si va ai laghi d'Arno, quin<li pel passo della Forcellina si scende in Ynl di Fu mo, sorgente del Chiese, e per questa a Daone. Occonono 44 ore . 11 . Passo del Re di Castello, poco frequentato, quanLo mai disastroso, il quale da Ceto o Capo di Ponte (Val Comonic:a) conduce pella Valle Pallobia al Colle, e da questo si scende in Yal di Daone (Trentino). Da Capo di Ponte a Oaone H ore di marcia. Vengono quindi i passi alpestri del Rossula, del l\Ionle Boa1.al, del nruffione, ch e tutti conducono per sentieri disastrosi e poco frequentati, meno l'ul timo , in Val Daon e. 11 contrafforte che separa JaValle dell'Oglio da quella. del Chiese, sul quale stanno tulLi i passi su rn en r.ionati, abbandona qui alquanto della sua aspra 0 selvaggia natura, presenta i fianchi prativi, e non son rare le belle foreste, che però sono in via di distruzione perchè avidi spec:ulatori si sono incaricati di abbalterle. Su questo tratto, cioè da Bruffione superiore alla

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MILITAI\E

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H, TRENTINO

Valle del Caffaro ovvero a Rocca d'Anfo, si hanno frequ enti passaggi, e più specialmente il passo del Monte Carè, di Darzo, di Riccomassiroo. Oltre Riccomassimo il Ca.ITaro segue l'aUu::ile confine fra il Trentino e la provincia di Brescia, volge al sud e costituisce la Valle Sabbia. Qui incontriamo il passo del ponte di Lodrone o del Caffaro. La strada che da Brescia per VasLone seguila la sponda occidentale del lago d'Idro e passa il Caffaro, torrente nella Valle Giudi ca ria, è motabilc in tutto il su o corso. · Oltre il fortino detto d' Anfo , a due chilometri a monte è la frontiera. Nella località 01· bra menzionata si erge la cappella di Sant'Antonio, alle folde del Monte Suello. Si distacca la ruotabile per Bagolino, ove poi si hanno numerosi ed importanti sentieri che con duco no al Maniva, Dasdana, Bruffione, Croce Domini, ecc. Ora attraversando il lago d'Idr-o troviamo un esteso · contrafforte, il quale separa la valle detta d' Ampola ossia di Ledro dal versante del lago di Garda e Toscolano. Numerosi sono i sentieri su qu esto contrafforte, i quali uniscono gli otto comuni componenti la Valle Vestina (alta Valle del Toscolano) colla Valle di Ampola, ed il versante del Garda propriamente detto, colla Valle di Ledro. Per essere brevi li accenneremo semplicemente, riservando un cenno più preciso alloraquando percorreremo questn valle. 1° Passo che da Vesto sulla riva orientale del lago d'Idro mette a Bandone. 2° Passo ò sentiero da Bano a Moerna. 3° Passo o sentiero da Hano a Bollone. Vie discrete , però non ruotabili nello stretto senso della parola. Si percorrono con birrocci e buoi. 4° Passo di Monte Vesta.

5° Passo del fiume Toscolano, cioè rimontando questo torrente si va da Toscolano a l\Ioerna in cinque ore di marcia. 6° Passo della Bocca di Paolone, che dal Tignale conduce a Cadria. 7° Passo del Monte Puria. 8° Passo della Rocca dell'Alp o Berlinghera, il quale unisce la Valle Vestina col cnpoluogo del distrelto, Storo. 9° Passo del Colle di J\Iarogna. '10. Passo del Monte Nota. H . Pa sso del l\Ionte Bestane. 12. Passo del Monte Guil. ,1:.L Passo di Pi:egasena. Tutti questi passi sono abbastanza buoni e frequentati; conducono tutti dal versante del Garda nella Valle di Ledro, cioè dall'alta Valle verso ·Tiarno, Bececca e Biacesa. Dopo quest'ultimo passo alpestre incontrjamo il lago di Garda., Yia. conosciuta, della quale faremo cenno parlando della Valle delle Marocche. Ora per conoscere i passi più frequentati che dal Veneto s'uniscono al Tren tino, cioè~alla frontiera orientale, conv iene t1·asportarsi alle sorgenti dcll'Avvisio, e da quelle seguire la frontiera nuovamente fino al lago · di Gardu. Nat.u1·alm cnte qni non enunciamo clte i passi i quali sono in diretta relazione tra i due paesi, e non già quelli meno conosciuLi o che s'incontrano seguendo vie non direftB che attraversano ultre provincie. 4° Passo di Caprile, che pel torrente Livinalongo e passo di Solajol conduce a Gries, nell'alta Valle di Fassa (32 11S P . V. dal livello del mure) . 2° Passo di Fedaja o della l\'Iesola (6558 Pi Y. 2600 metri). Passo molto frequen tato alla sorgente 1

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78 IL TRENTl~O dell' Avvisio. Con questo nom e si chiamano in genere tutti i passaggi che dalla Valle ,di Fassa (alla Valle dell' Avvisio) mettono nella Valle d Agordo. . . . Generalmente poi pt·endono l~ d~nomm?z1one d1 Monti di Fedaja la Valle di FedaJa, lll Fedr:Ja tutte le vicinanze all'origine dell'Avvisio' c_ioè l'ull1mo fondo della bella e ricca alpestre Valle d1 Fassa. . . , . Seguendo la frontiera vcn et~ verso sud trnvia.mo I~ asso frequentato e con med10cre strada rotab1le ?.1 Pellegl'ino, che da Agordo cond_uce a i\Io_en~, .e ~1u · nte congiunge Falcade m Val d1 Il101 con prec1same

t

Moena. . · d ll 40 Passo del Bosco o foresta d1 Panevegg1?, e o . .... clie attraversando il contrafforte ed 11 bosco · , · l Vall az Z.... , detto ed il Bellamonte, condu~e in Va1 d1 'Ir~v1gno o,. e quindi a Predazzo in Val d1 Fassa. Dalla foresta d1 Paneveggio si scende comodamente nella Valle dal Cismone a Primie1·0: . . 50 Passo di Sagron, che pella Valle del ~1s,_ io.fluente del Cordevole (Val d'Agordo) mette a Prm11ero. 60 Passo delle Finest1·e, che da Culagne c~nduc~ a Primiero attraversando il Monte Ramezza, cima d1 monte della Valle di Primiero la quale fa parte delle vette Feltrine. 70 SLrada rotabile pel solo tratto fino a Canal s. Bovo, che da Fonzaso rimontando il Cismone co~duce a Ca.nal s. novo, e da un la\o attravers~ndo 11 contrafforte a Primiero, e seguendo 11 torrente C1_smooe pelle cime e Colle di Lagorei a Cavalese o F1emrne . · (Avvisio, 11860 - 11'1~0). so Passo di Lamon, che da Lamon (Val del C1smone) conduce a Tesino e Val Sugana (1700 P. V. 600 metri). se!l'uendo sempre la frontiera si incontra la postale della° Vall~ Sugana: dessa ha principio al nord-ovest

MILITAI\R

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di Primola.no (Ven e to), tocca Tezze, G-rigne, ecc., ed unisce direttamente Bassano con Trento, cioè la Valle d'Adige colla Valle del Po . Oltre Primolano la frontiera veneta, percorre la cresta dell'esteso contrafforte che separa il versante delle acque che al nord e nord-ovest si gettano nel Brenta o nell'Adige, ed al sud sud-est quelle ch e si scaricano nel Po. Su questo tratto molti sono 1 passaggi alpestri per transitare dal Veneto nella Valle Sugana e Val d'Adige, sia perchè il contrafforte anzidetto n on presenta quell'asprezza che pur hanno le alte montagne, sia perchè molto frequenti sono gli interessi commerciali ed agricoli che legano le une alle altre popolazioni . Senza avere la pretesa cli enumernrli tutti, citeremo solo i più conosciuti per continuare quindi il nostro còmpito . Passo della 11orzella, che da Asiago (Sette Comuni) conduce a Grigno (Val Sugana) . Innumerevoli poi sono i passi che sul contrafforte anzidetto, che dai Sette Comuni menano lungo le p endici meridionali, ovvero attraversano le vette e conducono in Val Sugana , per cui citeremo per essere brevi i principali passaggi che da Asiago mettono nell'alLa Yalle del Bren ta e dell'Adige. 1° Passo del Casotto, che conduce a Levico . 2° Strada rotabile a carri di montagna, che rimontando la Valle <l'Astico (Veneto) atLraversa il contrafforte a] Colle di Lo.varonc, e pella Valle del Centa conduce a Caldonazzo. 3° Passo della Serrada, strada rotabile a carretti da monti, che rimonta la valletta di Posino, attraversa il contrafforte, il passo e Collo anzidetto, e mena a Roveredo pella Valle di Terragnolo. La Valle di Terragnolo è chiusa dal monte detto in


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IL TRENTJNO

paese Costa di Borsola, situata al c?nfine v_eneto, sul quale ha origine il torrente sopracitato. _Vi ha pure su questa Costa di Borsola altro passaggio alpestre, conosciuto appunto con egual nome. La strada postale da Schio a Roveredo pella_Valle d'Arsa (Trentino) e Legre {Veneto). Il punto culrnmante della strada a Colle è det-to Piano delle Fugazze; dess~ sta fra il · Cangio ed il Monte Favelle, su_lla catena dei :Monti di Campo Grosso, sulla quale s1 ha pure un passaggio p·i ù breve che conduce a ~al Arsa. Passo o Colle di Revello o Tre Croci, che pell a Valle dei Rond1i da Recoaro conduce ad Aln. Allo slesso passo mette pure ,un ottimo sentiero, che rimontando la Valle d'Illasi si confonde coll'antecede.nte al Colle Tre Croci. . . Vengono infine i passi min?ri .attra_verso 1 1Uont1 Lessini, che met.tono in cornurncaz10ne 11 Veneto colla Valle La 0 ·arina. . Dalla ~om rn<;1ria. e rapida descrizione cleìle principali comunicazioni rotabil i e pcde~tri più frequentat~, · chiaramen te ed evidentemente si scorge eorne fac1l cosa sia l'invasione simultanea del Trentino su quasi . · . . . tutti i punti dell'estesa frontiera'. Secrueodo dallo · Stelvio la frontiera, s1 mcontrano non ~eno di 12 vie rotabili che dal Lombat·do-Veneto .. menano nel T1;entino propriamenle detto, benchè alcune fra queste siano alquanto disagevoli . Le strade rotabili sono: 1 ° Quella dello Stelvio.; 2° Drl Tonale; 3° Quella dèl Caffaro ; 4° Quella del Borghetto; 5° La ferrovia della valfe d'Adige; 6° Strada mediocremente rotc:ò ile della Valle dei Ronchi;

l\lILITAfiE

8.f

7° Val Arsa; 8° Strada pell,1 Valle di Terragnolo (mediocre assai); 9° Val Folgheria; '10. Strada di Valle Astico e Caldonazzo; 11. Strada della Valle Sugana: 12. Tratlo della strada del Cisrnone. Vi ha inoltre la via del lago, già detta. Oltre a questi grandi mezzi di comunicazione vi sono poi innumerevoli passi cli montagna, dei quali non abbiamo enunciati che i principali, mentre citeremo gli altri descrivendo partitamente ciascuna valle.

Sguardo militare al Trentino. - Antiche fort.i fieazioni. .L l.Wuove fortifieazioui. :-- Uampo trincerato a Trento.

Le facili comunicazioni , la configurazione del Trentino, che di molto si inoltra nella Valle del Po, dominando quasi tu tti i corsi d'acqua che scendono dagli importanti contrafforti che si staccano dalle Alpi Rezie, e percorrono l'ampia Valle del Po, danno a quella provincia un'importanza militare che non pu~ essere sconosciuta , e non lo è infatti dagli attuali suoi dominatori,,

Antiche fortificazioni.

Le fortificazioni che ora irnprendiamo ·s ommaria~enle a degcrivere sono quelle costruttè dopo il ,J 809, cioè alloraquando il Veneto era occupato dall'Austria,. ANNO XV,

Vo1.

I,

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11, TREN'l'IN O 82 per cui l'attacco era tem ibile soltanto dalla frontiera lombarda. Gli sbocchi di quella parte sono pressochè tutti volti a ponente, men o quelli dell a Va lle del Caffaro, e del Garda . . L'Au stria a difesa delle valli vei:so la Lombardi u ha stabililo due lince di fortificazioni , e sono in prima lin ea : a) 11 forte Gomagoi, che difende lo sbocco dello Stelvio . b) Il forte Strino, che difende lo sbocco del Tonale. Ques to a pochi chilometri dalle fronti el'e nostre (3 chilometri ). Dalla casa cantoniera presso il giQgo del Tonale lo si può facilm ente clistrurre con due peìzi ~i grossa portata. e) Forti di Lardaro (Larino, Donzolino e Revegler) che sbarrano la strad a -postale delle Giudicarie. d) Forte cl'Ampola in Yal di Leclro, al vertice della salita della Valle d'Ampola , propriamente addossato agli antichi, ora distrutti, forni fusorii della ditt:1 Glisentì di Brescia, a 2 cllilornetl'i dall'al tura di. Mon te Croce , dal qu ale le nostre artiglierie lo distrussero. Ora non è che un ammasso di roYinc, e non sembra éhe lo si voglia riedificare. La difesa della valle si porterà più ind ietro, eome vedremo in seg·aito . e) Dal sistema dei forti che guu rdan o e difen dono il b go , cio<~: 1° Forte S. 1'icolò, tuttora arm ato, ad oriente di Riva , fra Torbole e quella città . Forte affatto in utile, perchè girabile e dominato dal monte che o-li sta o a n'dosso; 2° Due batterie scoperte a van li il castello di Riva, or disarmate cd eliminate dal sistema di difes a. 3° Batteria del Ponal, ora distrutta affatto. 4° Forte di Nago, sul vertice della Pontara o sa1

~IILITAB R

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li ta di Nago , proprio al li mitare del paese di Nago. Tunorn ann ato . 1 fori.i di seconda linea sono : a) I duf\ fortini dì Buco di Vela o Cad in e, a ~ chilometri da Trento, pr1)priarnenle al crocicchio de!le sLt·adellc eh e mettono a Cadi ne , a SDprn montc ed a Vezzano e Trf"nlo•. b) li forte della Rocchella nllo sboc<:o della Valle del Noce, a 2 chi lometri da Mezzo Lorn bu rdo. Ora è riboccante di poh-ere e materiale. e} li Dos 1'renLo, gl'n n rJtJole ·rncei.0su che sorge· presso Trento , armato di 6 pezzi, ma senza i111portanza militnre. Dovremmo uncorn accennare ai fo rti clJe difendono gli sbo cchi delle alte Alpi Tirolesi, cioè il Franzenfesle ed il Fi.inster-'.Uunie. ma qu esti sorto no affatto dal terreno da noi r iconosciuto ; d'a!trnnde nom sono compresi nel sìst0ma di altacco e difesa del Basso Tirol0, ossia Trentin o. È un fatto che queste fortifi cazion i, prese e considern te tatticamente, in rigll',wdo alla loro importanza mili·tare, corrispondono quasi tutte nllo scopo per eui furono costruue, cioè sba1-rano e di fondon o assa i bene le strade rotnb ili ed il terreno circostant·i, ma non vi ha dubbio però che un corpo di truppa leggera ben conc!oLLo potrebbe giu ngere i1 1 Val d'Adige evitando tutti i forti suooitati . 'Colla cessione òeI Ven eto gran parte ~i qu este fortificazioni sono divenute inutil i affatto, alLre hanno perflll'lo molto della loro importanza. 1

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IL TRENTINO

MILlTAllE ,

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1° Chiudere i passi più importanti verso la frontiera lombardo - veneta; prendendo per guìda nel de-

Progetto di nuove fortificazioni. Dopo una accurata ricognizione ed ispezione militare passata l'anno scorso alle fortificazio ni del Trentino da . una Commissione appositamente costituita , ven ne deciso quanto segue: ' 1° Distrurre le fo1;ti1ìcazioni del lago, perchè ormai non avendo più flottigli a , erano indifensibili. Venne di fatto disarmato il castello di Riva e distruLla colle mine la batteria del Ponal. 2° Abbandonare il forte d'Ampola, distrutto dopo due giorni di difesa . ·3° La Commissione poi ebbe l'incarico dal Governo di elaborare un nuovo progetLo di difesa del Trentino, fac'endo gli studi relativi e conseguenti proposte per nuove fortificazioni. Da quanto si è potuto sapere a suo tempo dei progetti succitati e degli studi fatti, appare essere intenzione del genio militare di formare a Trento e nella bassa Val ·a 'J\dige un vasto campo trincerato, portando la difesa principale attorno alla città , nel ' raggio di 1O chilometri, li mitando la difesa dei passi di montagna nei siti dalla natura indicati. od attuaimente già fortificati. Sarebbe poi riservata la difesa eventuale dei pàssi di montagna a truppe leggere staccate dal grosso del corpo combattente , adottando .all'uopo fortificazioni passeggere costru tte nella circostanza, come fu fatto nel ,J 866 in molte località che menzioneremo appresso. Il concetto dunque che guida il progetto già da tempo presentato al Ministro della guerra a Vienna per le fortificazioni del Trentino sarebbe:

terminare Je località gli ultimi eventi del Trentino. 2° Formare nella Valle d'Adige, e più specialmente a Trento, un vasto campo trincerato capace di contenere un esercito, il quale avr~bbe per sua linea di operazione la ferrovia. del Brenner. Ciò premesso, prima di parlare di questi ultimi progetti, esamineremo una ad una Je nuove fortificazioni che voglionsi costrurre alla frontiera, e ne faremo una preventiva enumerazione e nomenclatura, aggiungendo a quelle anche Je già esistenti, che tutte unite · debbono formare il nuovo sistema di difesa. Nuove fortificaz'ioni progettate alla frontiera, pelle quali già sono fatti- gli studi ed espropriazioni: 1° In Val cl' Ampola (al Monte Plagna), poggio isolato ed elevato 20 o 30 metri al più dal livello della strada, a mezzo cammino fra Bececca e Tiarno, presso allo sbocco della Valle Conzei, ed in prossimità della strada importante di Monte Nota, Tremalzo. 2° In Val Giudicaria dicesi che vogliausi costrurre opere fortificatorie a Storo, ma quello che però è positivo è che le opere di Lardaro vengono ampliate e modificate nel loro tracciato . 3° Ampliazione delle fortificazioni di Buco di Vela, che già erano eseguite in terra nel giugno 1867. 4° In Val d'Adige vuolsi costrurre un sistema di fortificazioni in _relazione a quelle progettate attorno a Trento : cioè fra Serravalle e S. Marco una grandiosa opera, la quale dovrebbe non solo sostituire quelle di Rivoli cedu.te all'Italia, ma difendere lo sbocco della Valle di Loppio. 5° In Val Sugana si fecero studi fra Borgo e Castelnuovo, presso lo sbocco della Valle del Torrente . IIaso, pel quale corrono le ,importanti stradelle di


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MlLlTARE

IL TRENTINO

montagna che pel passo di Lagorei e Calamento pella Valle Cadfoo conducono a Cavalese in Val diFiemme. Invero colà fra Borgo e Castelnuovo vi ha una stretta, dove con grosso dispendio si p uò stabilire una buona di fesa . 6° Pella difesa della VaJle di Ficmme e di tutti i passi che da questa conducono più o meno direttamente in Val d'Adige ed in Val dell'Isero1 fu1·ono fatti degl~ studi nel giugno scorso al Piano di S • PeUegrino, ampia e co1r1oda prateria, che dà passaggio, ed il più frequent~to, nel V~neto, e a Falcade; mentre per difendere il passaggio cl1e daUa Valle di Cismone mette in Val Travignolo, e quindi a l?redazzo in Val di Fiemme , . fu progettata un'opera al Coll e S. Martino, ove !rnvVJ, come sull'anteriore, un ospizfo pei vian~ dant1. Conviene osservare che amenduo questi passi, pella loro elevatezza (2500 m.) non sono praticabili se non che con pe~icolo _trascorsi i primi mesi di estate; in qu~~la . stagione Sl presentano come belle pra terie di foc1hss1mo transito . . Questi passi sono ad ogni modo di una grande importanza, e quei:;ta non è sfu(J'g·ita ao·Ii Austriaci . 1· 5 o ' 1 qua 1 , per essere in caso di me.O'lio difenderli· I o , 1anno pure progettala una nuova slrada militare la q uale partendo da Bolzano, pella Yalle di Karnci<ler · S. Vale.ntino, Welschenhofen (Nova Ilaliaoa), passo di Costulu_nga, ?1ella a Moena io Val di Fiemme, e pella Valle di Trav1gnolo al pa sso cli S. Pellegrino. Questa sarebbe la strada più breve e la più direLLa che verrebbe al nostro confine dall'nllo Tirolo Gli studi er_ano in corso in giugno scorso, come I~ erano quelh delle opere da costruirsi al Colle. 7° Un'altra opera che pur proaeUasi, e che ha molta probabilità d'atLuazione , è q~ella di .una bat-

teria a fortino al Coll e di S. Lugano, cioè al Colle sul quflle la strada postale della Valle di Fiemme passa dalla Valle dell'Avvisio a quella del Torrente, il quale sbocca ad Auer (Ora) in Val d'Adige. Su questo Colle nel lugl io del 1866 venne difatti eretta una balleria, perchè temevasi appu nto che, dopo la presa di Borgo e StTigno per parte delle nostre truppe, noi, come sembrava naturale, avrcssimo tenlula una discesa in Val di Ji'iemme ed Ad ige pella postale dell'Avvisio . La strada della Valle di Calarnento venne pel'corsa in quei giorni da 60 o 70 fuggiasciri austriaci, i quali 28 o 30 ore dopo il combattimento giù trovavansi in Cavalese. Di questa strada e di quesLo passo parleremo più -distesamente in · appresso nel discorrere delle altre va li i. Non sembra che nuove opere vogliansi costrurre nella. Valle di Non e Sole, solo si disco rre di qualche blokaus in ~te ndola e del riattamento della strada di qu el passo. Nemmeno a Molveno, ove giù esistono evidenti traccie di antiche fortificazioni, sembra siavi alcun che d1 deciso . Non sarebbe i:,erò da stupi re che colh erigessero qtrn.lclie opera: il passaggio è molto importante; anzi questa strada, diremmo, è stata quella più batLuta dai corpi a ustriaci nel 1866. Tutto il corpo che si ritirò da lla Valle di Leùro, traversò questa valle con carri grossi e piccoli per recarsi a Trento. Non occorre dire che la strnda era stata preventivamen te riattata. 0l'a è in corso un progello di un nuoYo, migliot"C e più breve tracciato, al quale debbono, ,vol en ti o nolenLi, concorrere i com uni, i quali soni0 ,r ica,lcitranli a tale spesa . Nulla pare ben determinalo pella. difesa dell'alta 1

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IL TRENTINO

VaIIe d'Adige, e sembra piuttosto che tutti gli studi si riducano per ora a proteggere Trento. 8° Ora veniamo al progetto più importante, intendiamo dire alle fortificazioni progetlale nei dintorni di Trento. Queste naturalmente debbono essere costrutte alle gole e agli sbocchi delle grandi strade rotabili che mettono alla ci ttà, n elle località b en determinate come punti di appoggio e difesa, in modo da poter elficacemente difendersi da sè, e r ecare forza al sistema g enerale. Premettiamo qui una descrizione topografica dei dintorni. Trento giace sulla sinistra riva dell'Adige; ad oriente è stretto dalla pendi ce di colline comun emente chiamate le Laste ; a se ttentrione si erge qu ella rupe singolare de tta Dos Trento, anticamente Verrucci, ove sorgeva, dicesi, un castello fabbricato ancorn <lai Reti, amplialo posc'io. dai Romani ni tempi di Ottavio Augu sto . Trento è tutto cinto da alti monti, fra i quali primeggia il ~fonte Bondone, situalo a ponente della città, ad oriente del fiume Sarca, alto dal livello del mare 2230 p.: i culmini principali di questo contrafforte sono il Cornetto, il Dosso d'Abram o ed il Vasone. A nord di Trento sorge il Monte Kalisberg, fra i villaggi di Orzano e Bosco che stanno soprn Civezzano. · Anticamente chiamavasi Argentario . Questo monte è qu ello i cui dolci declivi formano l'altipiano di Civezzano verso oriente, e la corono. di colline dette le Laste presso Trento ad occidente . Ad oriente della ciLLà sorge il Celva, sul fianéo sinistro del Fers ina, a forma piramidale, fra Pergine e Trento ( altezza 987 m.). A piè del Celva, fra il Dosso d·i S. Agata ed il Fersina, vi ha il comune di Povo, e la frazi one del detto, oltre Castello. Dalla posizione di S. Agata si domina Trento, lo sbocco della Valle del Fersina, e si

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batte la strada che da Povo pel Dosso di Povo mette a Costasavina in Val di Pergine. Oltrepassato il Dosso di Povo, la montagna, o meglio il con trafforte che separa il bacino del lago di Caldonazze dall'Adige, si rivolge e segue in direzione dal sud al nord, colla denominazione generale di Monte l\laranza. Il l\lonte di l\Iaranza è comunemente chiamato Montagna di Povo·, e siccome al piede occiden tal~ dello. stesso . giacciono le frazioni di questo comune, ove pnmegg1~ la collinµ Marao za , così quel monte presso Povo e detto Maranza. Il monte poi ha due nomi speciali, coi quali si distinguono due delle sue so mmità : quella a nord è detta Chegul, quella a sud l\farzola, e di Terra-Rossa , pel piovente a mattina verso Pergine. La sua altezza media è di 750 a 800 m. Questo contrafforte, che, diremmo, forma la chio.ve della posizione militare di Trento, scende verso occidente per un declivio boschivo, dolce verso l'Adige, fino all'incontro della via rotabile imperiale della Valle. Il declivio è interrotto da una prominenza detta di S. Rocco, la quale domina e batte la sottostan te strada del Monte, e per di più incrocicch ia i suoi fuochi con la posizione già descritta di S. Agala, e con quella, della quale parleremo, del Dosso Bruno, sulla destra dell'Adige. Verso mezzogiorno i l'tlonti di Terra Rossa si abbassano insensibilmente e formano, r,on l'uguale abbassamento del Monte di Scanupia, il Colle di VigoloVattaro, che unisce col suo mezzo la Yal Sorda e Yal Sugana con qu ella d'Adige per Calceranica e Caldonuzz~. Questa strada, anche rotabile , è importante assai, come quella che evita le stretta imponente di Civezzano, e dà maggior agio ad occupare come posizione milital'e le alture che dominano sia il Dosso di S. Agata, che S. Rocco in Yal d'Adige.


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IL TI\ENTINO

Sulla destrn delJ' Adige, quasi al sud di Tl'ento , si erge elevato il monle Bondone, il quale, in linea qunsi parallela al corso dell'Adige, scpnrn quesLa valle da quella del Sa 1·ca, ma più specialmcnLe dal rio che scorre a Sopramonte. Questo monte si potrebbe quasi <lire che s'in nalza s 11 d'un al Lipiuno elevato di 250 metri dal Jivello dell'Adige, e divide i due versanti, cioè quello orien tnle, ove sta Sardagnn , e quello occiden... tale, ove sorge Sopramonte già detto, i quali si troverebbero perciò in due versanti oppos ti a quasi eguale livello. Sal'dagna, villaggio, come fu detto, sulla costa orientale del Bondone, a ponente della citLà di Trento, è elevato da questa città di 2,i-0 metri circa. I campi di questo villaggio formano un ampio bacino che giace fra una parete verticale e le coste del l\Ionte Grovo, diramazione del Bondouc. Dalla parete quasi verticale si prec ipita 1in piccolo J'i vo che forma una bella cascata ,·erso Trento. Pet· salire a Sa rdagna da Trento conviene passar sollo i cannoni del Dos Trento e percorrere una sali ta mol to rapida, che serve però ai birocci da monte. Un'ora di camm ino da Trento a Sardagoa. Sopramonte, distretto di Yezzano, giace sul fianco occid en tale del Monte Bandone, in una va lleua che mette capo ai forti cli Buco di Vela, nella quale passa una buona e comoda slrad.l}1rotabjle che si stacca dalla irnperiule della. Valle del Sarca, a 100 metri dai forti s uc,;ilati e conduce in un'ora e mezza a Sopramonte da Trnn to. Q11esta è · altresì la s tvada più breve per recarsi alle belle praterie e ai boschi del Bondone. Fra il villaggio cd il dorso del monte , a 100 metri p iù elevata, soL·ge la chiesa di S. Anoa. Questa posizione è bella e domina tu tta la sottostante valle , tutto il bacino dei laghi di Terlago, bai.te pure con ·em1

. verso il 1·',1onte , ove scende cac1a · la stradella ùi mons tagna che meUe i11 comunicazione. Sardagna con oramonLe pel Dosso ùi Grovo o S. Nicolò. p QuesL'uÌtima posizione eL'O. stat~ _occu~a_ta :ortCtr\ent~ dagli Austriaci, i quali con sforzi rnaud1t1 eian? g1u~~1 a collocare in quelln posizione quattro grossi pezzi. La cbinve della posizione sP,mbra esse1~e appunto S. Nicolò od il Dosso di Grovo, dn do:e s! può scen. to pet· S·Hdagna ovvero n11 sc1re alla po< . d ere a T 1en · · , d· s v• •.J o 1• C[U a1·a·1 1 asir.ione che dornino i for tini 1 • i gt 1 ' . "nno O'ronde importanza. tnlltcu, perchè tron de nou h.. 1:> r cmi n battuti e dominali anche dall e alture sdle qua , po;:,t, il vill nggio di Cad ine. , . . , Tra Ravina e Romagna.n o in Val d Adige s1 pLOtende nella volle un promontorio, il quale forma _un altipiano elevato forse 90 metri dal li vello dell' Adtg:, e domina e bal.te ellìcacemente 1~ valle non solo' ma porta i suoi fuoch i allo sbocco della Valle Sorda, presso Maltarello. Ou esto promontorio vi en cbiarnnto sul luogo ~osso BL'~no. Vi si giunge facilmente per una buona vrn i·o~ . R . Ro1r1a(J'nano ovvero pet Labile che unisce avma e . o ' d li V· li comodi sentieri di rnonle che s1 st;.1ccano a a .1 e dei Porci e da Garniga . Il pendio del -:\Ionte B~n??ne , ' sta è poco praticabile, bcnche uornm1 isoc l1e 1o s0Ha a·: Ò e ·Ol'O. lati possano ovunque percorrerlo; e i c1 p , 1 bas ta . . a· . ·~ 'l Abbia1no già detto che poco prima . 1 gi~nge \ ' l\iattarello si stùca dalla grand~ strada l mperrnlc e.ella valle una disereta stradella. da monte, la qu~le ', salendo per .la valle detta SorJa , in poco meno d1 un ora e mezza porta al comune di Vigolo. , a· percorrenza Altra strada più c:omoda, pero 1 una più lunga dell'antecedente, si ~Jiparle_da ?·ento, segue il pendìo del monte, eleva.La 111 media di mo a 120 m.


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dal livello della valle, passa per Villazano, soLLo il Dosso di s_. Rocco, e viene a raggiungere quella di :Mattarello m Val Sorda, a circa 1 · chilometro dal villaggio di Val Sorda. Unite quind.i proseguono per Vigolo. L'abbassamento fra i monti di Térra Rossa e Scanupia forma un comodo colle, sempre transitabile e moltofrequ·entato, fra la ValleSugana e la VaIJe d'Adige. Il pendìo è molto più erto e difficile dal lato di quest'ultima valle che dall'altra. In due ore e mezza sì può comodame~nte da l'!Iatt~rello anda_re a Caldonazw, e quindi in tre quarti dora a Lev1co. Ad un chilometro o meno ancora da Vigolo, fra questo comune e Bosentino, villaggio situato sulla via di monte che serve di comunicazione alle due valli anzidette, si estendono in dolci declivii ampie e belle prateri~, che · appunto sul luogo vengono chiamate_ i Prai, e che occupano la. destra e la sinistra della stradella che conduce a Caldonazzo nonchè Je ultiq1e pendici dello Scanupia e del Monte' Terra Rossa, detto anche Dosso Buo. · Questa comoda posizione militare domina e protegge molto efficacemente questa strada, e riesce ben difficile il forzarla di fronte, se non si tenta di girarla per altra via tra Vigolo e Fulgaria. Da questa sommaria esposizione o descrizione topografica dei dintofoi di Trento, ove furono realmente f~tti st'.1di, progetti ed anche tracciati per 1? uove opere d_1 _fort1ficaz_1one permanente, chia1:o risulta che la posmone tattica d1 Trento è tuttodl in pessime condizioni difensive, dominata ovunque, e perciò non difendibile. Però presa nel suo complesso , considerata come centro della posizione strategica militare sopra descritta, può diventare una buona posizione militare, e

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se è coordinata con un buon sistema di difesa nella valle di froritiera, può essere della massima utilità pei difensori. · Non conviene tralasciare di dire che un sol ponte in muratura, quello di S. Lorenzo, unisce le due sponde del fiume a Trento non solo, ma pel lungo tratto a monte fino a S. Michele, ed a valle sino a l\iori. Facciamo queste considerazioni militari per asserire che, se le operazioni militari contro Trento non sono simul'tanee e regolarmente condotte., sia dal versante orien tale che occidentale , la difesa potrà farsi indipendentemente su una delle due rive del fiume, e l'occupazione militare di una parte sola di Trènto diverrà nulla od assai difficile. Infatti nel 186'6 il generale Kuhn, nella supposizione che il generale· Medici potesse forzare lo stretto di Civezza110, il Dosso di Povo e la Valle Sorda, e penetrare in Val d'Acltge, aveva ordinato che .il ponte di S. Lorenzo fosse distrutto, che sul Dosso di Trento venissero collocati grossi pezzi d'artiglieria, e che si occupasse forte.rnente la gola di S. Vigilio e le alture di Sardagna già descritte. · È ben probabile ohe in queste località il gene rale Kuhn avrebbe potuto fare validR resistenza, ùnpe,<lil'e .il passaggio dell'Adige e l'occupazione di Trento. Ad ogni modo_ alle truppe austt'iache rimaneva sempre la ritirata pella Valle del Sarca a Vezzano e pel Monte Gazza a Molveno, ovvero pei monti di Faeda a Zambana, a Mezzo Lombardo in Val di Non, valle non minacciata. Le grosse artiglierie e i carriaggi per -Coman , lUolina, Molveno, Spor e Mezzo Lombardo.


IL 1'R'ENTINO

Strade rotabili e sentier( princi,pali .che da Trento si dizJartono. Ci.ò premesso, dine-m e> mi a sommaria descrizio ne delle strade e dei sentie6 priocipaW che da "l'reHt·o si dipartono e conducono nelle posizioni miJitari 01~ descritte. Trento, e 'inutile dirlo, giace a11' incontro delle qua.ttro grandi e più 'Ìmpo1:ta11Li arterie del Trentino: cioè òella st radu imperiale della ValJ1c d'Adige, e d1 · qu elle ·cbe percorrono la VaUe Sugana ad oriente e Val Giudicaria a ponente. Ouelle che sernbrano più nti'li a conoscersi sono le sec'"anùarie, e le cìlererno . · ~ 0 Da Trento parte una. strada che fu postnl e fino· al ,1850, prima cioè che si aprisse la nuova attna1e. Quella si eleva rapidi·ssima da principio su per fa col1ìl1'a ad oriente della città; prima di giungere a Civezzano, cioè a tre rntglia da Treqto, si sern1 fra i monti che sorgono . a perpendreolo sulla· strada ed fl torrente Fersina, il quale gli sc:o!'re sulla dest.ra . Non appena oltrepassalo questo stretto, si apre un piano leggermente ondulato,, sulla cui destra s ta i-I Celva gigante, ed in lontananza i ·1agl1i di Caldonazzo, sorge-nte del Brenta. Sulla sinistra sorge. l'altipianodi Civezzano, sulla falda oriemta]e de1 I~.alrsberg. 'Di fronte sta 'Fergirra, su di una co'Hìna la quale cfornina tutta la posizione all"i:nto_mo. . 'Questa strada si pu'ò evi'taTe pa-ssa'ndo parnHela · mente e poco di sopra p'el morrte ·cii Vfl.fa Motrtagna., vi'ftag()"io sitnato sur fianco mefrèliornJ:re del Kalisberg· sop!'tCognola, la quale stradella mette pure pelf pendio del monte a Civezzano.

MILlTAnE

Nel ,f 850 venne aperta una nuova e mugni'fica via postale,' che da Trenlo, come 1a preceden le, scorre parallela al letto del Fersin a, ma alquanto più bassa e quasi sempre lungo il torrente. A due miglia da. TTento .si interna _nella stretta ·del Fersina, e la strada si svolge fra le roccie a destra ed a sinistra eèl i'l torrente . Questa 'Stretta è lunga non meno di un chilometro e mezzo (4500m). Alla riva destra · del torrente Fersina, partendo semp·re da Trento, corre una via carreggiabile 'fino all'altipiano di Povo, da ·dove continua a stento pelle gole di Povo a piè ae'l Celva e mette a 'Roncogno, nel 'bacino orientale del Fer$ina. Da Roncegno si segne per buona · strada a Pergine, s0l la imperiale giò. detta. · Fra questa via principale e la principal e della vulle, mollo e'leva1.o dal Fersina eorre un sentiero praticabile da pedoni, il quale scorre quasi scm,pre paral-:lelo alla slrada principale, distante in media in linea retta non più çlj un chilom etro . Esso si stacca dalla strada principale ad un miglio éla Trento, prima di ·g.iungere a Ponte Alto, dove un bellissimo ponte di pietra mette in co'municaziooe le due colline cli' Povo e Cogn ola a pochi J)assi. dalla strada maestra. :Oa 'frerito anco.ra parte una .discreta via rotabile per carri cla monti, :la quale s'taccanclosi dalla principale a .sinìstra,- poco fuori cli porta Verona, si el eva e conduce a 'Vil1azano e v'i°ile adiacenti; -quin.di, segu-endo il pendio del mo nte , passa dietTo e sotto i1 Dosso d'i S. Rocco, volge a sinislni, sale assai rapidamente e conduce in meno di due ore · e mezzo a Val Sorda, 'ove incontra quella princi.pate della va4ile che mena a Vigolo-Vattaro. ·N·on mane.ano poi nè stradelle, nè 'sentieri su'l pend'ìo


96 IL TRENTINO del Monte Caghul e di Terra Rossa, ma questi sono in generale su fondi privati, e servono più per viab ilità di famiglie che per uso comune. Da Trento sulla destra dell'Adige si partono varie vie rotabili. L'una, appena oltrepassato il ponte di S. Lorenzo, volge a sinistra , e seguendo il piè del monto, sempre in piano, porta a Ravina; ad un chilometro prima di giungere a Pissavacca (Belvedere) un tronco si stacca dall' antecedente, e salendo alquanto porta pure a Ra vina, passando pel villaggio anzidetto. Da Ravfoa la !.lrada detta~ sempre rotabile, segue per Romagnano, elevandosi alqu an to al Dosso Bruno, promontorio già descriLto, ove è designata l'erezione di fortificazioni. Dal Dosso Bruno alcuni sentieri scendono pei boschi al piano. La strada poi rotabile segue per Aldeno al piè dei monti. Non sarà inutile di qui notare che il terreno al piano è .assai paludoso, e per conseguenza assai malsano. Ciò è conseguenza del nuovo alveamento dell' Adige, il quale ha lasciato molte acque stagnanti. Da Garniga una buona via mulattiera conduce in sei ore in Val Cavedine. Altm strada rotabile vi ha sulla destra dell'Adige, e conduce nelle piantagioni di gelsi e viti; ma non è ultimata. Vi ha poi la importante strada della Valle Giudicaria, la quale passa sotto il Dosso Trento, allo stretto di Buco di Vela, ove sLa il forte a tre quarti d'ora da Trento, e per Cadine, Vigolo, Baselga e Vezzano segue per Castel Toblino. Da questa principale due altre se ne staccano , e conducono l'una a Sardagna in un'ora, da Tl'ento,

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MILITARE

un'altra a Sopramonte ·in mezz'ora dal bivio, presso il for·te ùi Buco di Vela. Altra strada rotabile infine, che è d'uopo nccennar -3 pr.r ben conoscere la posizion~ militare. cli Trento, è qu el!a che si stacca ad un chilomet_rn ~1 MaUare~lo, e per Val Sorda mette a Vigolo, e qurndi a Bosentino e Calceranica. Accenneremo ancora alla strada che da Ron cogno va a Pergine, ed a quell a che dal ~ctlo com un e per Costasavina. Susa mette a Calceramca, ore passa la via rotabile per Calclona zzo . .. Premesso questo rapido sguardo topografico_ mili tare dell e varie posizioni importanti clcl Trent1~0, _e piìt specialmente di quelle riconosciute dal ge_ni o militare tiu striaco, non crediamo clisuLile lo nggrnngerc unn. sommaria descrizione di ogni singola localilù, presa semplicemen te sotto l'a spetto tnttico.

Posi:àone 1nilitcire di Tiarno, Bececca e !lfonte Plagna. Tri,lasciamo di accenn are per ora alla posizione di Ampola, perchè, da quanto sembra, verrà abband?nnta, sia perchè troppo avanznla, sia perchè facilmente girabile da molti passi. R affacciamoci «I punto importante. Come ognuno_sa, la valle di Ledro è formala da du e versanti o displuvi i, cioè: quella del torrente ~mpola all'ovest, e quello ciel torrente Ledro all' est; :11 corre unn huonn strada rttabile di recente costruzi one, ln. quale serrn di. comunicazione agli nbitanli della Vall e del Chiese con Riva. Al punto culminante le acque si dividono, quello. del piorente orientale al lago di Garda, quello dclANNO XV, VOL. I.

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IL TRENTINO

MlLITAIIE

l'occidentale al Chiese. Quivi vi ha nn altipiano abbastanza spazioso, ben co!Livato e di un orizzonte abbastanza vasto, relativamente parlando. Vi ha un bel lago ed alcuni paeselli ameni. L'altipiano succitato si estende da Tiarno a l\Iezr.o Lago. Vi fanno pure capo alcuni importanti sentieri che danno accesso pei monti alle valli laterali; e queste sono sulla sinistra: 1° La stradella che percorre la Valle di Conzei, e pella Bocca dell a Gium ella mette a Bondo in 9 o ~O ore di marcia: cioè dalla Valle d'Ampola in Val Giudicaria. 2° I passi di Trat , che mettono in Val di Bai in. Il passo di Saval, che mette sopra i fort i di Lardal'o, passando al culmine del Monte Carret, e Il passo di Pichea, dell'Oro; trarnrsano i monti che separano la Valle Conzo[ dalla Valle d'Albula e mettono a Deva (fabbrica di birra) e quindi a Riva. In med ia occorrono 10 ore per traversare questi passi, ben inteso calcolando il tempo con truppe miste. Infine diremo che i con traffol'ti che a mo' di triangolo formano la valletta di Couzei, sono pressochè ovunque tl'ansitabili, ma conviene provvedersi di buone guide a Tiarno e Bececca. .A destru abbiamo i passi che Lendono dal Monte Nota a Tremalzo, che servono di comunicazione fra il Garda e la Valle di Ledro. Il primo è un comodo e freque ntato passo situato sul confine Lombardo, fru il Monte Darzo e la cima di Pallaer, alt.o 1300 metri sul livello del mare. Il secondo è un comodo passo, che mette però alquanto indietro della posizione di Bececca. Fra Tiarno di Sotto e Bececca , poche centinaia di metri dal primo villaggio, si eleva dal piano una collina, ora boschiva, alta dal livello della strada non

più di 30 mell'i: la sua circonfe'.'en:,;a può essere di 400 metri, e la fol'ma ne è quasi regolare. A Dececca poi, su Ila destra ·della strada che corre pella Valle Couzei, ai piedi dei òionti Vics, ~o rge :111a cappella della di S . .Antonio, la quale dumn.3. efllcar,emenLo ·tutto il vi ll Dggio <letto, lo sbocco della strnda de' Couzei ecl il dosso della posizione di Plagna. In questa posizione gli Austriaci hanno fatto studi, progeLLi , rili evi e fino le e~propriazioni . . Qui si deve portare la ù1fesa della Valle di Arnpola, e finora non è ben deciso se il forte che sta a mezz'ora di marcia più avanti debba o no ricostru irsi . Una posizione eccellente per battere il Jlonte Plagna è la posizione delll\ Cappella, cioè quella della Cap~ pella S. Margl1erita, a 1 GOO. 1~1ctri ~iù a monte, quasi al livellp della elenHa pos1z1one d1 Plngna , che ha per eh più il vantuggio di ~v~rc ti1~i 1:adenti nella valle ed il fronte coperto da alcum ridossi d1 terra. Questa è lu posizione tattica della difesa della Valle d'Arnpola.

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Posi::.ione militare cli :l/olveno e elci Ji'ol'tini.

Oltrepassuto il colle detto Pilz clellc Galline, o_meglio il piccolo contl'affol' le che separa In. '.alle eh Sporreggio, che mette al Noce, dalla Valle d, Molveno, che metto al Sarca, si entra in una stretta va.lle!ta, percorsa <la una di screta strada, riattaLa nel 1866, la quale mena a Molveno. . Molveno, che fol'rna comune con Anùolo, grnce al nord del la(Yo di egu al nome, fra il Monle Gazza ad oriente e M~nte Spiual e le ghiacciaie del Brenta a po-


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IL Tl\EN'l'Ir(O

MILITARE

nen te; dista. da Spor Maggiore seì sole miglia in linea · re tta, che s1 percorrono però a fatica in sei ore .. Il lago è lungo 2 miglia e largo mezzo miglio; occorre una buona ora a traversarlo . Vi sono quattro o cinque barche da pescatore. Sul territorio di questo comune non crescono che pochi cereali. Il clima vi è rigido. Conta al più 420 abitanti. Una buona stradella, com e dicemmo, passa per Mol~eno, prosegue sulla riva destra del lago, e per ~folma n a Ranzo, ov vero a Comun, Stenico, in Val Giudicaria. Questa strada è importante assai, come quella che più dil'ettamente mette in éomunicazione la Valle di Ampola e la Giudicaria colla Valle del Noce e quella dell'alto Adige. , Nel 1866 venne resa perfettamente rotabile, ed ora si vuole a tutti i costi. renderla tale per tutti i carriaggi ed in ogni stagione. A me~à del lago vi ha un promontorio che si protende d1 oltre 40 metri nel lago stesso, e che mostra traccie di robuste fort.ificazioni. Queste dominano efficacemente la strada, sia a monte che a valle, e certo, se venis:ero riattate, difficile sarebbe il progredire per quella via. Converrebbe scegliere alcuna delle vie dei monti, che qui non mancano. A?biamo detto che la Valle di l\Iolveno è costituita a sinistra dal Monte Paganella e Gazza: a diritta dal ntonte Spin al e dalla Bocca di Bl'enta. Il Monte Paganella è situato tra la Valle ' d'Andolo · od alta Valle di Molveno e l'Adige; chiude a nord la Valle di Vezzanò, e si congiunge al sud col l\Ionte Gazza. Questo monte nel distretto di Yezzano ha nelle sue ultime pendici nella parte orientale i villaggi ,di Terlago , Covalo e Lon. Verso la parte occidentale forma la Valle di Molveno. Ra. estese praterie.

A destra sorge altissimo e scosceso il Monte Spinai. Questi alti monti sono· tra il lago di Molveno, il Noce ed il Sarca. 'te cime principali sono la cima Tosa, la Bocca di Brenta, il Monte Cresole, le cime di Ges, il Monte ~!androne, dai quali partono varie diramazioni. Sul versante ovest stanno le belle praterie di Campiglio; al sud le scoscese rupi inaccessibili di Stenico; belle selve all'esL verso Molveno; mentre .al nord si congiunge alla catena del Monte Pallero sopra Spor. Da questa breve descrizione topografica del bacino del lago di Molveno si scorge che, se non mancano strade per YJ:J.rcare il Monte . Gazza, rare sono qu elle sullo Spinal. Il passo più frequentato del Gazza è quello detto Bocca. di S. Gioanni, che da Molveno conduce in sei ore a Vezzano. Da Molveno per Campiglio, dalla malga d'Andolo pella Valle delle Seghe alla Bocca di Brenta un pedone impiega ore sette di marcia. Da Molveno per Vezzan9, con muli pel ~fonte Gazza, ore quattro. · Lo stesso tragitto pee Ranzo, con carri di montagna, ore cinque. Da Molveno ai bagni di Coman a Stenico, con carri, ore quattro. Idem per Mezzo Lombardo, ore sei. Una strada alpestre pella Valle delle Seghe conduce alla Bocca di Brenta, e per quella a Campiglio. t però disastrosa ed occorrono non meno cli ·l Oore di marcia per percorrerla.

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IL TRENTINO

Posizi·one di Sopramonte e Sarclagna . Sul fia nco si nistro del Monte Bondone si apre ,ma valleUa, nella quale giace il vill11ggio di Sopramonte, distrclto di Yezzan o. Conta 1200 abitanti. La valletta succitnta ò cinta all'ést dalle alte cime del Bondone detto , t1l sud dalle cime delle Alpi che formano la valle, t1l nord dalla Vall e di Cadine, all'ovest dall e alture che si elevanq su ll è ultim e pendici della montagna e dt11la Valle del Sarca . Sardagna invece (distrello di Tren to) è situato sulla costa oeientale di Bondone. Co nta 700 abitanti. La posizione di Sardagna e S0pra1!10nte, con Buco di Vela , è quella posizione mili tare che prende nom e dal luogo pr.inc:ipale, cioè di Sopramonte. Il giogo di Bondone, che, come abbiamo visto , si eleva su di un nltip iano , separa i due comuni di S0pramo11te e Sardagna , i quali però sono uniti da una vio. rnulal.liera che passa pel DQsso di Grova, presso la cappella S. Niccolò. Da Soprnmonle a Sardngna ore due e mezza., per truppe . Sopramon te · giace su cli un piano quasi incli nnto, che insensibiÌmenLc n.scende da ogni lato. All'est sale al Monte Bondo ne, al nord-ovest ve!·so le alture della cnppella di S. Anirn, all'ovest verso il Monte Croce. Ebbene , le tre .località suaccennate sòno appunto quelle che gli Austriaci han no deciso di fortificare, pell e qun1i giù fecero gli studi. Precisamente ai piedi ed alle falde del Morite Cro0e e de lfo posizione di S. Anna, passa la strad a imperiale della Giudica1'ia,, la quale per un lungo tratto è bnUuta da arnenclue. ·

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Oltre i laghi di Covelo e Terlago, ai piedi del!' altura di Cadine, ,,i sono molte allure rocciose isolate, avanzi di cataclismi atmosferici , ognuna delle quali ha un nome proprio. Quella fra quei rnnssi grani'tici che predomina per elevatezza è detta il Gnj Dosso. Si propone di abbassarn e il livello. Ben inteso che per raggiungere da Sopramonte le. nuove posizioni si devono costrurre nuove strade. E queste sono già tracciate, od almeno ne sono eseguiti gli studi. Una via abbastanza buona conduce da Sopramonte a Sardagna, passando pella gola di Grovo . Quivi già nel 1866 venne eretta una buona batteria, la · quale ora formerebbe sistema colle fÒrtificazioni di Sopramonte. Da Monte Croce e da S. Anna si scende molto facilmente a Beselga e Vezzano per sentieri da monte. Supponiamo che a mezza costa si intenda costruire un lungo muro a feritoie, pella difesa appunto del pendìo, perchè il forte alto ha al certo .un tiro molto fìc can te. Salire su questa posizione non è cosa così facile, perchè il terreno praticabile è tutto .efficacemente battuto, per cui .non vi ha altro mezzo per superarla che girarla, e ciò si ottiene gettandosi nel l'llonte di Freda e Zambana per Covelo, verso la Val d'Adige. . È certo però che per superare questa gola ·converrà sostenere_non pochi combattimenti. Infine conchiudiamo col dirc:i ehe la posizione di Sopramonte è una posizione formidabile, ma non inespugnabile , e forrna un gran perno nella di fesa di Trento pel lato occidentale, come Civezzano Io è dnlla parte orientale.


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IL TRENTINO

Stretta di Cipezzano, .Monte Cel'Va e S: Aga~a. All'est di Trento, passata la gola di Cantaghel, ove ,il l?ersina si ·infossa fra due rupi, si presenta un semieerchio di colline solcate da piccole valloni clolcernen \e inclin nti verso sud, ove ad un tratto questi colli si rompono in nude roccie verso il Fersina . Sugli ultimi pendii di quelle colline sorge Civezzano , elevato 1'.20 metri dal livello della strada imperiale, .1 tre miglia da Pergine e tre da Trento. Conta 2700 abitanti. Il pendìo sul quale è posto Civezzano è un 'ultim a diramazione del 'Kalisberg. Di fronte a Civezzan o, sulla sinistra del I<'ersina, quasi a perpendicolo si i.nnalza il Celva,. monte roccioso, senza. alberatura, il quale forma la parte destra della stretta der.Fersina detta di Civezzano. Oltrepassata la stretta di Civezzano si entra in un ampio bacino, che è formato da continui straripamenti del torrente Fersina. A 300 metri dallo sbocco della stretta si diparte a sinistra della prin.cipale una buona vi3: rotabile, la quale in poco meno di mezz'ora cond uce al, comune di Civezzano. La strada passa presso una cappella denominata dei SeLLe Dolori e sotto un dolce pendìo del monte che si stacca dal Monte Croce,- elevato dalla strada non più di 70 a 8.0 metri. I due punti suaccennati sono quelli dei quali vennero fatti i rilievi e le espropriazioni. Questo tratto di terreno che' sovrasta alla strada imperiale della Valle Sugana, che batte efficacemente il bacino del Fersina a monte presso Pergine e Roncogno, e domina per

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qualche tratto la stretta di Civezzano, è un'eccellente posizione che soddisfa a molte condizio.ni ess~nz~al~. Ivi si è trovata della buona acqua, ed 1 lavon d1 livello e di stèrro vi snrebbero facili, perchè terra vegetale. . . Sul davanti della · chiesa parrocch iale vuols1 costrurre una batteria di grossi pezzi per battere sul fianco sinistro della posizione tutte le strade che dal Pinè a Civezzano conducono. Questa dovrebbe essere un'opera importonte. , Non saecbbe cli flìeile che per ass:curare meglio la posizione si intendesse costruire pure qualche opera fra Monte Ol'snne e Dosso Penede. Nel ·1866 gli Austriaci col grosso delle forz e avevano per lo appunto occ~pato quell e alture, ed avevano eos!rutla una battena sul piazzale della. parrocchiu. · Per fiancheggiare poi l'opera di Civezzano si vorrebbe costruire quqlche opera sulle fa lde del Celva, e benchè una simil opera fosse decisa in mas.sirna, non pare ancor ben stabilita la localitìi, dipendendo Ja· scelta dal risultato ottenuto dagli scavi dei pozzi per l'acqua. Queste opere sono stabilite per difendere l'ingresso della stretta, ed invero sarà difficile da questa parte il superarli. Pare abbiasi pure deciso di assicurare e ·proteggere lo sbocco della stes~a verso la Valle d'Adige, costruendo sul Dosso di S. Agata un'opera la. quale, oltre ~ quello scopo, avrebbe quello di bah· tere la strada che passa per Povo a Roncogno. Una posizione degna di rimarco pell'aggressore -si è quella che sta fra le colline ove si erge Pergine, e l'altipial)o di Cavezzano; quivi sorge una collina abbastanza isolata, dominante assai la valle, che in paese chiamano Dosso della Roda. Se si potesse occupare quella, e stabilirvi batterie,


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IL 'fRENTlNO

non sarebbe diflìcile intanto. di tentare l'occupaz ione delle alture del Pinet è Monte Orsane, che in questo caso clirengono la chiave della posizione. Strode rotab.ili mancano quas i ntfatto , tranne quella che per Sl~regnano (comune di 200 abitanti) , Nogarè, a sei miglia da Porgine, tre da Civezzano ( 300 abitanti), Baselga di Piné, conduce a Redo!, a sette miglia da Civezzano, in fondo alla valle di Pinet, ove detta strada· cessa di essere rotabile. Qui cessa la coltivazione delle viti. Da Bedol , Piazza e Regnano , ehe formano parte del comune di J>inel, una via mulattiera mette in Cembra, Va lle dell'Avvisio, in quat.t.ro ore di cammino. Sull'altipiano di Ci,·ezzano non mancano strade rotabili, ma sono private e per uso delle çarnpagne.

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.. Pos1'.zione di Dosso Brtmo in Val cl' Adige e S . Bocca.

Da CfllrAnto ri sulta . dalle an teriori relazioni, semb ra che della Valle cli Trento la parte meno difesa sia ancor'.1 la_ ha~.sa Val d'Adige , e elle migl ior consiglio p~r nescire 1.n . una rapich invasione. sarebbe quello d1 penet.rare 111 essa sia dnl lato indifeso del lao-o di Garda per Riva e Loppio, sia dai numerosi pas:ao·o·i che dal Veronese conducono in Val Laganina a Ro~~reto, . e prnseguil'e qu indi le operazioni pel' la grande artena ciel Trentino, o.ssicul'andosi i fianchi coll'occupazione delle alture dominanti adiacenti . Questa osservazione non è sfuggita al genio mili tare austriaco, o meglio alla Commissione di difesa perchè, da qua nto consta, intendono appu nto di tificare la Chiusa . di Serra valle, onde difendere anco

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lo sbocco· della Valle di Loppio e proteggere e premunirsi da un'in~asione da quella parte. . ~fa per completare la difesa di Trento, coordinarla ed assicurare i fianehi e le spalle, convenne al la Commissione stHdial'e se non fosse il c::iso di aggiungere in Vnl d' AdiO'e altre fol'tifìcazioni in prossimità di t) . ll . Trento; e si eonvenne allora di forLificare su a riva destra il Dosso Br uno, fra Romagnano e Ravina, e sulla riva sinistra il monte che si eleva isolalo di fronte, detlo di S. Rocco . Da Trento, come notammo , una buona stradella rolabile conduce lungo la riva destra deìl'Adige a Pissavacca e Ravina. Oltrepassato Ravina -e ìa Valle del Soldato così detta, la strada rotabile monta, passa pella bella posizione del Belvedere, e quindi a~co:·a salend? c9nduce ad un poggio eleva to 11 O metn cuca dal livello dell'Adige, distante un'ora e mezza da Trento, mezza da Ravina. Questo poggio è detto .Dosso Bruno . Da qui parte una stradella buona che conduce in Margone, che éosì chiamasi una villa nascosta nel follo dei boschi del barone Salvaclori. Qui però quella ba term ine. La st1;ada roLDbile gih delta segue pel pendìo del monte e conduce a Romagnano, dal quale dista poco più di venti minu ti. · , . . . 11 pendìo del Dosso è bosch ivo; rnoltt sen.t1en. lo solcano in tuHi i sensi , ed è ovunque prat1cab1le. Questa posizione è dominante assai, })atte efficacemen te Mattarello, lo sboeco della Val Sorda e l'Adige : porta i suoi fianchi verso Trento e fiancheg?ià efficacemente il Dosso di S. Roei:o che le sta d1 fronte . Ouasi di fronte al Do sso Bruno, sulla sinistra dell'Adige si erge, come fu detto, un promontoÙo sul quale sorge ora un castello ed una cappella eletta di S. Rocc~ . Si eleva dal livello dell a strada non più cli 60 metn .


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IL TRENTINO

Lo spazio superiore, l'area, vogliam dire, non è grande. Tutto il declivio del monte è co!Livato a castagni. Il fondo-è di roccia calcarea. Questa posizione è meno dominante, e forse più efficace che quella sul Dosso Bruno . !Ua ad ogni modo amendue si completano a vicenda per lo scopo per cui sarebbero eretti. La ·posizione di Dosso Bruno è facilmente sorpresa, quando si possano mandare alcuni partigiani cli montagna ad occupare Garniga. Da questo comune si hanno molti sentieruzzi che pel fianco del monte, coperto di cedui, conducono in Margone, e da quivi sopra il Dosso Bruno. Eguale sorpresa potrebbe effettuarsi, se si avesse occupalo Sopramonte, pei prati di Bondone. Il Bon- _ clone dunque pella parte destra dell'Adige addi viene la chiave della posizione. Tutte le fortificazioni di Buco di -Vela, di S. Annn, di Monte Croce, S. Niccolò, Dosso Bruno si fanno inutili. Si scende in Val di Adige evitandole tutte. È però naturale il supporre che quelle fo1 ti posizioni militari saranno.validamente difese, e che non sarà se non che dopo grandi sacrifizi, o per altre cause di guerra, che verranno abbandonate. La posizione di S. Rocco invece è dominata da tutto il versante occ_identale del Monte !Uaranza e Terra Rossa, ed è certo che se questa posizione non fosse difesa dalle fortificazioni di Vigoio e Civezzano, · inutile sarebbe quella costrutta sul Monte S. Rocco. 1

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Posizione cli Dosso Buo e Vigolo in Val Sorda. Gli eventi e le opeeazioni eseguite nell'invasione del Trentino per parte della divisione ~Ie~ici. nella Valle Sugana, banno dimostrato che mnl si chfende Trento ed inutili divengono le costose opere della gola di Civezzano e di Buco di Vela, se tutti i principali sbocchi che mettono in Val d'A~ige _d~lla Valle Sugana non sono eflicacemente occupati e valtdamente difesi. Nel 4866 gli Austriaci avevano con forza abbastanz.a importante e con numerosa artiglieria occupato Civezzano e le alture che lo circondano e gli stanno attorno' ma avevano lasciato scoperto il loro fia,nco destro. Ad una diversione mandata dal generale Medici riuscì cli impadronirsi di Vigolo e della $ola di Val Sorda, operazione che aveva resa la ·difesa della sti·etta abbastanza problematica. Vigolo venne occupato d?po CJ\lalc~e . ~forzo_! ne! quale noi ebbimo anche dei morti e fent1. Cos1cche l'occupazione della Valle Sorda e delle -alture che dal Dosso di Povo si sLendono verso Vigolo detto formano, diremmo, 1rna sola posizione militare, le cui var!e pnr.ti devono essere simultaneamente difese, se vuols1 coprir Trento. . Non appena oltrepassato Vigolo la strada , s~mpre mediocremente rotabile, scende verso Bosentmo e Calceranica. A destra è fiancheggiata dal l\lonte Scanupia, a sinistra dalle . alture di s: Caterina , che venaono a finire in praterie verso la strada, con un pendìo ·dolce anzi che no. Dall'alto del colle la strada domina gran parte della strada e della Valle del Fer-


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siaa, e pe1· di pi{1 domina e batte efficacemente tutto il terreno all'intorno. Per cui, tatticamente purlando, è un'eccellente posizione militare . Qui è appunto ove la Commissione per la difesa del Trentino ha 'progettato e fotto gli studi, il tracciato e le espropriar.ioni pella costruzione di un nuovo forte, o meglio di due opere che fru loro si pl'oteggano. Queste disterebbero da Vigolo non più di un chiìometro , e fra cli loro '1300 metri. È natura l conseguenza quella che coll' crèziorie di queste opere la si.rada della da Matlercllo a Bosentino pella Valle Soi·da cleye essere r iattala non solo, ma si deve anche cambiare affatto il tracciato della stessa onde togl'iere nlcune pendenze che sono fuori di ogni limite di tolleranza militare. TuLLo il penclìo, sì di destra che di sinistra, della pos izi one dì Vigolo e Dosso Duo , è praticabile e affatto scoperto . Per ga1·antire o proteggere il fianco destro della posizione, che in q nesto caso è assai difettoso, si è pur progettala un'opera chi usa su una delle somm itù dello Scannpia, verso la sòrgente del Centa, per la qual valle corrono alcuni sentieri abbastanza frequentati e comod i per .Folgaria e Val -d'Astico. ' Nel giiugno scorso la Commissione era stata a S. Sebastiano (q uallro ore da Caìliano, distretto di Rovereto); era pur com parsa al .Santuario dell a ~Iadonna deì Mon te o Madonna delle Grazie . 11 passaggio cli S. Sebastiuno si trova appiè del Cornetto di Folgaria. . ·Questo monte non si eleva che 200 metri dal dorso principale del contratfoete, ove appunto sorge il colle di S. Sebastiano, ed è di faci le salita.

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Posiàone cli S. Li1uano Ùì, Val di Cavcilese .

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La posizione di S. Luguno cd il villaggio di ugual nome fanno parte dell'altro comune di Carano, distretto di Cavalese. Conta ,160 ubitanl.i, sparsi sul colle • e sul pendìo clel monte. - Il villaggio però è situato preei sa mente in fianco alla via che da Egna (Neumarkt} con duce a CaYalese, çla cui dista un'ora e tre quarti di marcia. l1 clima è rigido assai; i campi non producono cbe poche derrate. Vi sono estesi pascoli e prati . H colle è eleYato d;:tl livello del mare ,1200 metri circa . Giace fra il lUon Le Solajol. e le ultime pendici del contrafforte che separa la valle di Fiemme dal torrenle Schwarz (Tirolo Tedesco). Ai piedi del Monte Solajol poi scorre rumoroso il tonente Avvisio, il qirnle <fo.v iando di1 I1a s ua primitiva direzion e, volge a sud-ovest ·e pella Yalle di Cembra rnètte a Lavis in Yal d'Adige . Una buona e nuova vja rotabile si stacca da Egna e va quasi fino aq Auer (Ora); da quivi la strada deua ascende assai rapida pel Cislon , che separa la Valle di Trodena dalla Valle d·i Auer, e ·meLte in poco men cli due ore al colle di S. Lugono . · Bella e pittoresca posizione è il . i\Ionle Cislon, dnl quale si ha una esLesa· veduta sullu Valle d'Aclio·e e o ' si scorgono e si riconoscono perfettam en te i passi p iù frequentati che stunno d i fronte, che dalla Valle d'Adige mettono in Val di Noce . OlLrepassato il Co1le _di S. Lugano, la strada si in-ierna nei boschi di abeti ed in poco men cli tre ore conduce a Cavalese.


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Dalla birreria, o poco discosto, si diparte una buona strada di montDgna, rotabile però, la quale conduce a Trodena, villaggio tedesco. Conviene osservare che in tutLi i villaggi che giacciono sul versante dell'Ad·ige, cioè prima di urrivare al colle S. Lugano, gli abitanti sono d'origine tedesca è ne pal'lano l'idioma , mentre in tutta la Valle dell'Avvisio, da S. Lugano all'estremo limite della Valle stessa, sorio !Laiiani e ne parlano la lingua. La posizione di S. Lugano non ha in sè nien te di speciale, ed entra nel novero cli quelle posizioni militari costitnite dal la co nflg urnzione del terreno . Il colle è assai ristretto; un'unica via lo nilica; i suoi fianchi so no abbastanza pro tetti. Proprio verso la cappella del vil laggio venne coslrutta una batteria di sei pezzi, la quale doveva servire a contrastare il passaggio alle trnppe nostre che gli Au.slrio.ci credevano che fossero per scendere in Val di Fiem me pel passo di Lagorei e Cadino. Le tl'uppe non comparvero, e la batteria venne distrutta. Ora sembra che vogliasi coslrnne un'opera permanente, tanlo più dopo ch e venne deciso di fortificare l'alta Valle dell'Avvisio. A nostro avviso saranno forti.fì cazioni senza gran de imporlar.za, perchè sarebbero più nello scopo di pro-. teggere una ritirata eventuale dell0 truppe che difendono l'alta valle, che di contrastare effettivamente il passo ad una fo rte sco rreria. Comunque sia, sarà sempre un nuovo ostacolo.

Posizi·one di Uiva. - Nuove fort,fica.zioni· a costruirsi.

All' estremità nord del lago giace la cittù detta di Riva, alla quale sovrastano alle nude roccie cl1e· la minacciano continuamente di qualche di~c1stro. Dessa annovera 3000 abitanti nell'interno delle mura, mentre il distretto ne conta ·H,100. · Senza estenderci nella descrizione topografica della località e del le strade che s·i partono da Riva pelle varie direzion i e valli circostanti, ne darenio solo un breve cenno, onde meglio chiarire lo · scopo delle fortificazioni in corso d'esecuzione e di studio. Da Riva si staccano le seguenti vie rotabil i, cio è: 1° Quella della Véllle d'Ampola, che seguendo per un lungo tratto la parte elevata del monte che sovrasta ul lago, pen etra nell a valle del torrente Ponal, e per Biacesa va a Tiarno e quindi a.Storo nella Giudicaria. A difesa di questa strada eranvi due fortificazioni, cioè il fo rte Ponal, or distrutto , e il forte Ampola sotto Tiarno, ora egualmente rovinato. Come fu detto a suo tempo, si è progettato un forte nella località del l\Ionte Plagna, che si eleva ùal piano della valle presso il l1.1go di Tiarno. 2° Strad a- rotabile pel la Giudicaria, pel torrente Varrone. Questa strnda al colle, ossia ai laghi di Tenno, si divide, e seguendo un ramo il tol'rente Lumassone, e l'altrn il Balin, vanno amenclue nel comune cli Banale nella Giud icaria. Questo. strada è ora stata riatta ta, e passa per la località detta di Deva, ove il monte si rinserra .

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ANNO XV, VOL. 1. )

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IL TRENTINO

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Nel tratto poi che percorre il torrente Varrone, si staccano vari sentieri alp estri che mettono tut.ti nella Valle di Couzei e d'Ampola; e sono quelli di Trat, Saval, Pichea, dalla forma cornuta della cresta, dell'Oro. t impossibile ,percorrere questi passi senza guide esperte ed ardite. 3° Strade varie che percorrono la pianura al nord di Riva nella Valle del Sarca, e che conducono tutte più o meno direttam en te ad Areo, da dove pella Valle delle Mar9cche si va alle Sarcbe. 4° Finalmente la strada all'est, che seguendo il lago per tutto il tratto settentrionale va a Torbole da dove per una rapida scesa, detta Pontara di Nago,' e quindi nella Valle di Loppio a Mori , sboccando nella Valle dell'Ad;ge so tto le Lav in e di S. ~!arco , dal qual punto si domi na la sottostante valle. Qu es ta strada è protetta da due forti, cioè di S. Nicolò al piè del Brione, e di Nago , al culmine più elevat~ della salita o Pontara della . · A mezzo della valle, fra i torrenti Varrone e Sarca sorge isolato un colle, coltivato ad olivi e vili che' si protende da nord a sud per una lunghez;a di 2000 metri eirca. È .t.utto perrorribile. Da questa posizione, che ora chi ameremo militare, si domina in modo assoluto lu i.ti gli sbocchi di strada clte da ogni direzionn mettono a Riva. Prima di far cenno d~lle fortificazioni ora in corso di costl'Uzione, conviene premettere che Riva possiede due antiche fortificazioni, cioè il Castello, o Rocca, ora caserma fortificala, ed il Bastione. Di questa Rocca ~i gettarono le fondamenta nel xII secolo, fu ampliata dagli Sca ligeri, accresciUta dai Veneziani. Ha un. vasto cortile, e sul davanti verso il lago due battene scoperte, ora però disarmate . Il Bastione venne costrutto nell'anno •I 124 dal co-

mune di 'Riva. È una vasta e solida torre rotonda, in sasso . Nel 1703 venne minata e distrutta dai Francesi. Ora non esiste che la torre rotonda, che domina a picco la ciLLà, ma più specialmente il lago. Potrebbe essere utilizzata , rna solo per alcune difese ben definite , essendo troppo elevata ed in localitò 1·istretta: 1 Dagli studi che vi furono fatti e dal tracciato che già vi si scorge, sembra che gran diose opere vogliansi costrurre, ed il genio militare intenda chiudere affatto la grnnde apertura che sta fra il i\lonte Baldo e Riva, cioè lo sbocco del Sarca nel lago. Non è cosa faci le, ma il tentarlo vale la spesa, A questo scopo furono fatti i rilievi , il tracciato e le espropriazioni nelle seguenti località: 1° Sul versante merid ionale del Monte Brione, precisamente dove ora sta il forte S. Nicolò, costruiscono una gran caserma fortificata . elevata sull'at~ tuale detto forte, che può avere 500 a 600 metri quadrati d'area. 2° Per dominare poi lo sbocc·o e il corso di tutte le stra.de, rotabili o no , cli pian ura o di collina, che da Arco mettono a Riva, nella località precisa ove ora vi ha la Chiesa detta S. Alessandro , si costruisce un fortino che sarà in comunicazione col forte meridionale sopra.detto , per mezzo di un blokaus sulla vetta del monte. Una via rotabile li unirà amendue. 3° Per difendere e battere le due strade, la rot11bile della Valle di Loppio, e la mulattiera che scende dal Monte Baldo, ove sta ora I' .antico Castello romano detto Penede, si sta innalzando un altro fortino che sarà una dip-endenza naturale di quello ora esistente presso Nago. 4° Infine per chiudere lo sbocco delle due valli 1

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IL TRENTINO MILITARE

di Lumassone e Balin , nella località detta di Deva, ove ora vi_ha una fabbrica di birra, si costruisce una caserma con balleria. Com e dipendenza naturale di qu es to sistema di fortificazioni, come già altre vol_te dicemmo, si fortificano le valli laterali di Loppio, allo sbocco però, ed Ampola, cioè l'una a Serravalle, nella Valle d'Adige, l'altra a Tiarno presso il lago di Ledro al colle isolato del Monte ))lagna.

VOLONTARif INGLESI

·Torino, 1869. f;.

CERESA

llfaggiore nel 24.o reggimento fanteria.

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Di là dalla Manica non c'è leva. J,a così detta tassa del sangue, come la chiamano i filantropi che sono la più rettorica gente del mondo, non si impone. Il sangue, come tante altre cose altrove non cosi spiattellatamente in commercio, costì si vende e si compera. La dicono cosa più dignitosa e sopratutto più liberale. Sarà benissimo. Io qui fo il narratore e non il critico. L'Inghilterra sullodata ha due eserciti, uno militare l'altro civile, ma tutti di · volontarii, provenienti i primi dalle classi infime, i secondi invece proprio tutta gente per ben-e. Eppure non c'è generale che non vòlesse aver sempre a che fare con quelli perchè rappresentano la disciplina, mentre questi alLri, gente per bene come ho detto, rappresentano un'altra cosa, che nel campo morale è di rnolto più elevata, ma nel pratico assai meno comoda. I primi sentono e n1ppresentano principalmente il dovere, e i secondi il diritto. Ciò è naturale perchè


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VOLONTARII

INGLESI

in ultimo quelli sono venduti e questi regalati . E regalate vi sono non pur le persone, ma le as.,ise e le armi, e quasi ogni altra cosa appartenente all'istruzione e ul servizio. Così l'Jnghilterri ha volontarii cli due specie, co-· loro che prendono dei danari e coloro che ne spendono. In Italia tali specie sono tre; e' è quelli che spendono danari, quelli che ne prendono e quelli che se ne prendono. La terza, che è dì vantaggio, non è certo la meno numerosa. L'Inghilterra, come quella che vuole sinceramente la pace, sì prepara sempre alla guerra, attenendosi al sapientissimo para bellwn. È einta dal mare, ma sa benissimo, e chi ha da superlo meglio di lei? che gli è una difesa, ma all'uopo anche una via . Infatti non sempre un esercito ci s'arresta dinanzi. Il mare è il mondo, disse il Garibaldrun giorno nel quale confe1·iva direttamente colle muse senza l'intel'mezzo di nessun secretario particolare. InfaLLi, malgrado il mare, l'Inghilterra lo intraviùe il pericolo ai tempi di Luigi XIV; un secolo più tardi, dopo Campoformio, rimasta sola, tutta sola di fronte :)Ila Francia, essa credette di vederlo mollo più da presso. Non c'era infatti da dormirsela tranqL1ilìa con 260,000 uomini scaglionati sulla Manicu, a forse una giornata di marcia dai punti d'imbarco. D'altra pa~·te essa non aveva neanche la coscienza ben netta in fatto dì provocazioni e presenti e passate. Di molte e fiere punte in Francia ne aveva fatte in altri tempi I una, sebbene non così a fondo, l'aveva essa pure patita nel fianco. Nel 1798 , due anni dopo scoppiata I' insurrezione· irlandese, tre fregate avevuno sbarcati nella baia di Kil lula HOO soldati dai quuli venne presa la ci ttà. Il generale Humbert aveva portato il campione di una merce che non si voleva proprio

ricevere. Si p rin ci piò dall'accrescere l'esercito, ma si comprese che non bastava. Si volle raddoppiare .la flotta e apposta rla. Ma si comprese che non bastava ancora . Qualunque sviluppo dato all'esercito non lo portava neanche a due terzi da quello nemico; qualnn c11Je fosse la forza della flotta, il_ mare restava sempre più forte di lei, pot.eva slogg~arla, rompe1:Ja, finire col lasciare scoperto il paese. S1 fece pertanto e l'una e J'alLra cosa, ma si sentì il b'isogno di una terza. Con un voto ci el Parlamento si esortò i cittadini a fornrnrsi in corpi di vo]ontarii per tutto tI reame . Non 'vi fu classe socia le che noo rispondesse all'appello; il vescovo di Wincester autorizzò il clero dell' Hampshire e sopratutto quello dell'isola di Wight a prendere le armi . In meno di tre settimane si ebbero arruolati ed armati un HS0 ,000 volontarii. Anche in Italia, dirà il lettore; si sarebbe niggiunta una tal cifra a lasciar fare . Certo che sì, ma non alle condizioni fatte dall'Inghil terra, che ammise neJle nuove fa langi come gregarii i soli cittadini noti e rispettabi li, e pretese che gli •..iffìciali avessero almeno cinquanta sterline di rendita e fossero domiciliati nella contea . A questi patti non si metterebbero di certo insieme HiO mila volontarii in Italia. Per giungere a cifr~ simili bisogna tra noi rassegnarsi ad accogliere in massa una spaventevole maggioranza di quei tali volontarii della terza specie di cui è detto più sopru. Nel 1803 la cifra dei volontarii inglesi fu più che doppia. Novantamila picche vennero distribuite ai contadini . Fra le varie anni (c'erano cavalieri· e artigl ieri v?lonta:ii) _si raggiunsero i 350,000. Stupendo ese~11pio d1 patr10tt1smo , se quel che luce fosse Lutto oro. Esquiros molto opportunamente ricorda che il Parlamento aveva pure decretata una leva in massa.

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v VOLONTARI!

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La legge, ~ebbene T'imasta lettera morta, non può a meno d'ave r prodotto i suoi effetti. Non doveva paree vero !) moltissimi di seapolarla arruolandos i volon tarii . · Scott, sebbene zoppo, fo volontario in Inghilterra, come Korner in German ia. Anch'egli compose i suoi versi bellici, ma non riuscì come Ki:irner a farli ca·ntare al sno reggimento. I genera li inglesi dell'epoca dicevano roba da ehiodi dei volontariì. Ma se non è da Jusciarsi troppo accendere dai racco nti dei fac'ili entusiasti, bisogna poi . anche guardarsi dall' 1:H:cettare in tutta la sua crudezza un giudi.zio dettato agli uomini di g_uerra da quel c!-isprczzo misto di dispetto con cui riguardano e -giudicnno di coloro che s'immischiano del loro mestiere. L'Inghilterra crede sempre, o ne fa le viste , di avere salvato se stessa coi f:uoi volon tarii ed è di avviso che quando sia guarentita la loro serietà e fede ltà (su ciò non transige, tanto è vero ch e in Irlanda non li vuole) essi scusin o la leva che essa non vuole ammettere :.1 nesstÌn ùosto . Del resto non si può dire che ~ia una assu rd itù e che proprio ìa cosa non cammini . Cotesto · vecchio popolo d'arc ieri ha voluto diventare di carabi~1ieri . Volere è potere quando s'ha un cervello anglo' sassone.

cità a rovesciarsi. L'istituzione non era neanche al tutto senza precedenti. Sotto Riccardo III ed Enrico VIII erano stati creati due reggimenti , i gçntlemen pensioners e gli yeomen of the gitards, che vennero qualificati quasi una transizione dal sistema degli eserciti accidentali a, quello degli stanziali , e che più d'una transizione è a dirittura un principio. Chiamati collettivamente gentlemen at arms da Guglielmo IV ora figurano nelle grandi occasioni e nelle feste ufficiali, e fanno il servizio della reggia e della torre di Londra . Il volgo li chiama mangiabue (beej'eaters) ed anche bufalini (buffieteers) perchè portano cuoi per appunto di bufalo. Sono i soli che possano traversare Londra a bandiera , spiegata, baionettà in canna e tamburo battente. Questi due reggimenti primogeniti, e i sei o sette tr"a cavalleria e fanteria che risalgono a Carlo II durano tuttora, e de)la remota genealogia se ne tengono assai. Ma se la Francia, nota l'Esquiros che ho sempre soLL'occhio, faceva b.uon viso all'istituzione degli eserciti permanenti, di qua invece la diffidenza popolare fu spinta all'eccesso. Un opuscolo che non sarebbe neanche il più acceso, afferma che un esercito stanziale implica l'idea di schia.vitù, di papismo, di maomettismo, cli paganismo, cli ateismo e cli quanto peg9io v' ha in terra . · Se non che rivelato il male si trovò il rimed io , e dopo votato il mutiny-act, complesso di leggi che assicura alle camere il più completo sindacato sulle cose mil itari, il pubblico sospetto posò , e, l'esercito stanziale .rimase, senza che l'Inghilterra diventasse nè maomettàna, nè p_a gana, nè papista, e sen za autorizzare un solo giorno il sospetto che potesse divenire strumento di attentati alti o bassi contro la libertà.

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I.

In Ingl1ilterrn gli eserciti stanziali datano da Carlo IJ, il quale richiamato dall'esilio pensò a puntellare un trono,' il qua le aveva troppo provata la sua capa-


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VOLONTAl\II

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Vada dunque per l'esercito, dice ora l'Inglese, purchè senza leva. I volatili che non si pigliano dalla slia bisogna ben chiederli alle reti. E così si fa per appunto in Inghilterra dove si allevano e mnntengono quelle famose civette che sono i sott'ufficiali reclutatori, i quali ne dicono e fanno di quelle da arieggiare e superare il sergente dell'Elùir d' a.more. Si parlava molto di guerra , narra ì' Esquiros del quale mi piace qui compendiare alcune pagine, quando un giorno osservai in certo vicolaccio oscuro e sud icio, Charles-street, un viavai di cotes,ti sergenti, i quali, con nastri di diversi colori allo sciacò, facevano mostra . di sè presso taverne fregiate d' emblemi, di iscriz ioni militai·i · e bandiere. De' giovanotti male in arnese e di non bello aspetto chiaccheravano ed enlravano seco loro nelle bettole. Chiesi ad un vic ino: TJ!hat is the matter? r.ii fu risposto: Nulla. Si tratta di proteggere la vecchia Inghilterra . Ecco tuttò. Charles-street è difatti la strada degli arrolamenti; gli alberghi vi sono vere caserme, nelle quali i sergenti alloggiano per un tanto settimanale le loro reclule, ossia, come dice il volgo : i poveri diavoli che hanno accettato lo scelHno di stia maestà. Nel Regno Unilo ci ha nove distrelli di arrolamento, composti di un ufficiale ispettore di stato maggiore, un aiutante, un usciere e un medico mililare. Questi nove distretti stabilili in nove città popolose si ramificano in trenta suddiv isioni, a ciascuna delle quali è addetto un ufficiale subalterno pe r .u n tempo non maggiore d'un biennio ( 1).

Chiunque ha ricevo to denaro da mano addetta al reclutam ento, per legge si considera soldato e ha dritto ad un biglietto d'alloggio. ~fa perchè l'ingaggio sia definitivo, ci vuole inoltre una visita medica e che l'in.dividuo sia a.ttestecl, cioè condotto ad un magistrato il quule gli domanda se persevera nella sua risoluzione. Può dir no e liberarsi restituendo in ventiquattro ore la .somma ricevuta d'i ngaggio, enlistùig money, più venti seellini, mart-money, non che l'ammontare di quanto egli è costato in que' due o tre giorni al governo. Se invece risponde ancora di sì, il magistrato gli fa prestare il giuramento, oath of allegiance; ed eccolo so ldato pet dieci anni ,in fanteria, ovvero per dodici in cavalleria od artiglieria. Chi non si presenta al magistrato ne' primi quattro gio1;ni dopo la recezione del danaro d'ingaggio, è considerato disertore. Il · sergente reclutatore · va stud iato in qualche villaggio lontano dai grandi centri, dove il suo arri,·o fa più chiasso che quello di un reggimento intero in una città. Come le belve sogliono porsi in agguato presso a' ruscelli, cosi egli stabilisce il suo quartier generale nelle taverne; lì aspetta la preda. Gli bisogna un l}olpo d'occhio sicul'o e pronlo, una tal quale, conoscenza degli uomini, una faccia poi a tutte prove. Ne' suoi discorsi egli p,resenta sempre il romanzo della vita militare dalla parte v::iga; cerca di combattere il così dello pregiudizio elle fa temere al.contadino arrolato di esser manda_to làggiù nelle_colonie. Che diavolo? A sentirlo, il soldato britanno gli è un twrista che viaggia per diporto a

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(l} Lo Spectatewr Militaire (tom. xxtt) ribadisce i presenti nMtri giudizii . Il p.iù grave intoppo del governo inglese, egli dice, neli'a quii;tionc della difesa nazionale sta nel sistema dell'nrrolamen to volontario. Se in tempo di pace riesce difficile mettere io~ieme

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quel numero cli soldati di marina e di marinai di cui si ha bisogno, quali sforzi non fa egli d'uopo spiegare in tempo di guerra, per mettere l' c~ercito e 1' armata in condizioni di sufficienza'! Pochi mesi addietro si potean vedere dei battelli a vapore su e giù pel Tamigi, carichi di soldati e marinai, che


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spese del governo. I possedimenti lontani sono paesi di cuccqgna. Caso mai che nelle marcie per le pianure deserte ed aride dell'India egli ammali, .figurarsi! gli è portato in seggiola come una sultana. abbordavano tutti i legni mercantili e davano lettura ai mari mli curiosi delle promesse che il governo della regi na faceva agli equipaggi di quei legni, purchè volessero entrar~ ~ella m~rina reale : 10 sterlini (quasi 250 franchi} erano offerti rn premio ad o"'ni marinaio. Non vi ha che l'esca di un salario più grasso che po·ssa attirare il marinaio della marina comni~rcial_e nella reale. Lo stesso, e forse peggio, avviene per l'esercito d1 terra. Un operaio sarto o calzolaio guadagna ordinariamente quattro scellini al giorno; gli operai carpentieri della maripa guadagnano dai 36 ai 44 franchi per settimana. Dippiù dalle 5. ore del ·pomeriggio durante l'inverno, e dalle 6 durante la state, quegli operai sono padroni di sè. Chi mai potrebbe adunque sottomettersi volontariamente alla disciplina rigorosa del soldato, che non potendo contare che sopra un sc(}llino al giorno, del quale, dedottene le spese di nutri monto, ecc., è ventura se gli rimangono due o tre soldi per l'indispensabile bicchiere di birra? Il sott"uffìciale recluta 1ore non può far buona cerna che 'visitando le osterie e gettando le sue reti fra gli ubbriachi e i fannulloni . Regala di qua lche bicchiere di birra o di whisky, e fa brillare dinnanzi a quelle fantasie riscaldate lii belleae della vita del ·soldato. La vista di qualche sterlina offerta in premio fa il restò; i poveri diavoli intascano il danaro alla presenza di testimoni ; il loro nome è allistato, e non c'è più da disdirsi. Ricorre frequente il caso che taluno fra essi. nello svegliarsi all'indomani, s'accorge appena allora con ispavento d'essere, irrevocabilmente, per dieci anni legato al servizio militnre. Tali sono in generale, almeno nell'isola, i mezzi posti in opera per reclutare J"esercito; solo i premii d' ingaggio variane secondo le circostanze. -In Irlanda, ove la miseria spinge tanta parte della p0polaziono alla disperazione od alla emigrazione, gli ingaggiatori durano minor fatica. Però , siccome le venture di questo genere di reclutamento sono precarie e mutabili col mutare delle circostanze, si creò la milizia allo scopo di svegliare nei giovani la passione delle armi e senza che se ne accorgano attirarli nell'esercito. regolare. Si spora che dopo aver brillato sotto la divisa alle parate, dopo

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I)

Qualche moralista inglese hà riprovato severamente , tutto ciò. Il ge,nerale Codrington ha anzi detto ·alla Camera de' Comuni : Noi allett1:arno al servizio della regina con m.ezzz· che de,qrndano la pro(essfone. Del aver avuto il tempo· di salire in entusiasmo per qualche capo rispettato, sarà per essi meno agevole cosa lo sfuggire a quoste influenze{, Quantunque parecchi reggimenti della milizia sieno stati per tale maniera incorporati nell'.esercìto regolare, non sorsero meu_o in Parlamento, dai ·banchi ove siedono i militari, delle voci chr :o in forse l'utilità 'della milizia come preparazione e Jell ' esercito permanente. E <lacchè solo i naturali ingl,: p,,ssono servire nell'esercito briUanico, il go: verno dura la maggiore pena del mondo, quando una guHrra lo incoglie, a procacciarsi soldati che basti. Or son pochi anni si dovette calare di qualche pollice .la misura della statura e dell'età. Stando alle parole del colonnello Herbert, l'esercito inglese comprende 28,000 uomini che non toccano i vent'anni.

Il mezzo ordinariamente adoprato, in caso di guerra. per ovviare all'insufficienza del sistema di reclutamento . è la creazione di legioni estere. L'Inghilterra non ha mai potuto condurre innanzi delle grandi guerre senza il soccorso degli stranieri. Ma l'organizzazione di queste legioni porta seco dispeuòii enormi che rendono la guerra costosa al!' eccesso, attalchè malgrado le sue ricchezze le guerre le riescono più gravose e rovinose che a nessuna allra potenza. Le guerre contro Napoleone I gravarono lo Stato di un debito di 900 milioni di sterlini (22 miliardi e più di franchi) per il quale il paese deve annualmente pagare un interesse di 31 milioni di sterlini {775 milioni di franchi); esse cagionarono lo stabilimento di una imposta di 7 pence_per ogni lira :iopra tulle le rendite che eccedevano le 60 lire sl<ffline. La gu·erra dì Crimea. elevò ulteriormente il debito pubblico e l'imposta sulla rendita che di già s·orano abbassate. Il costo esagerato dell'esercito inglese in paragone di q\lello degli altri eserciti europei vuol essere at, tribuito specialmente al sistema di reclutamento. Il bila11cio della guerra del 1859 per un esercito di 122,655 soldati somma ad 11,568,060 lire sterline, mentre in Francia il bilancio militare del 1858 per un esercito che superava i 400,000 uomini era idi 324,232,662 franchi, cioè a dire 12,969,306 sterlini.


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YOLONTARII

resto oggi ben pochi si I11sciuno accalappiare dalle tirale dei reclutatori; anzi la diffidenza contro di loro è perfino spin ta. La notizia dell'arrolamento d'un figlinolo è accolta con lacrime nelle casupole più me.sch ine. Essendo materiRlmente la condizione del soldato inglese migliore di quella del contadino, sorprende tJn poco questo orrore per la milizia: 11 reclutamen to è uno de' tratti distintivi dell'esercito inglese. Quegl'isolarii si vantaì1o d'aver soli suputo metter su un esercito senza ingius tizie ed oppressioni ; essi guardano con orrore il sistema francese della leva, che dicono violare la libert.fl individuale e nuocel'e all'industria ed all'agricoltura sottmend o al lavoro tanti giovanotti proprio quando e' cominciano a crearsi una professione ~utile . Gli è perciò che lo StalO, non riconoscendosi il dritto di fare de' soldati, ha dovuto ricorrere a mezz i atti a prornuovere gli. assenti volont.al'ii, il più potente dei quali è una gratificazione detta boJtnty. Il suo ammontare varia coi tempi e le.circostanze. In guerra la richiesta è grande, e il governo cresce la bounty e riduce al rninùnwn la statura . In pace vuol ridurre l'effettivo dell'esercito, e' minora la cifra della gratificazione e inna!za il min1:mitm ·della statura. Nel 1856, prima della pace, pa:gava sette sterline di bounty, l'anno dopo appena due. Il snngue oseilla come In rendita. Tale semplicissima altalE'na ha finora soddisfatto a' bisogni della Gran Brettagna nei momenq più difficili ; nè v'è quindi, almeno a sentirli loro, una ragione al mondo di cambiar sistema. Un Inglese, al quale l' Esquiros foceva osserva re che un simile arrolamento pagato potrebbe talvolta divenire una grave soma per la nazione, gli rispose : Afeglio pagare, che attentare alla dignità dell'uomo . Per sapere in quali stra.ti della popolazione si re-

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cluti l'esercito inglese, conviene riflettere che lo Stato . non può .appellare che al patriottismo, all'inclinazione o al bisogno. Quanto al primo, il pntriottismo, almeno in tempo di pace, gli è di poco aiuto. l i secondo , l'inclinazione ad una vita cli avventure e di pericoli·, .t Inghilterra mille altri migliori mod i Nell'esercito è preclusa a.' grcgarii pér sodd isr ogni speranza ambiziosa. Resta il terzo , il bisogno, il quale, per servirmi delle parole d'un ufficiale inglese, è il vero sergenLe reclutato re. Poch issimi si arrolano per elezione, rnohi lo fanno incalzati da necessità pecuniarie; se non ci fossero ·straccioni, la Gran Brettagna non avrebbe soldati . Il bi,sogno, e solo quando è supreino,· disperato " determina l'Inglese ad alienare la sua indipendenza, Ju sua libertà personale, di cui è tnn!.o sofisticamente geloso. Volontarù sono i soldati inglesi , ma ciò non toglie che sieno proprio i coscrit,ti della fame . Non è la sola bounty che Ii alletta; ma la prospettiva di avere ricovero, vesti, alimenti. La classe med ia non dà soldati: durante la guerra di Crimea i giornali rimproveravano a' garzoni hot- · tegai di nop arro larsi. Risposero: il pat1·iottismo essere una gran bella cosa , ma finchè non venisse lor,o assicurata la possibilità cl-i promozioni per la buona condotta , non' desiderar pimto di farsi compa,gni a quella genìa che s,uole far codazzo ai reclutatori per le strade cli Londra. - La statistica dà su cento trentatrè s~ld~ti, ottantadue agricoltori, quarantuno artigiani, d1ec1 fra bottegai , commessi od esercenti le arti . liberali . E I' infì,'na est.razione dei coscritti vorrebbe anche dir poco ; se l' esperienza non dimostrasse come parecch i siano di già stati pervertiti dalla misElri a, malesuada farnes . Veramente il Wellington pensava : che la peggio canaglia fa i megho soldati;


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VOLONTAlU I

INGJ,ESI

ma gl i è il contrario che è stimato vero oggidì dagli econom1su, dagl i statisti, da' generali illuminati. Nè l'Inghilterra d'oggi è con Wellington. Lungi dal volere un esercito ignorante , essa ha fatto sforzi erculei per disseminare l'istruzione nelle classi misere on de provengono i soldati, e non. senza frutto, clie il livello morale delle milizie s'è per verità innalzato da qu alche anno con quello dellu nazione. !\la la forza delle cose frappone ostacoli non lievi. Poco tempo fa, su trentacinquemi la soldati appartenenti alla fanteria di linea duemila soltanto sapevano leggere, scrivere e · for di conto, ventimila eran del tutlo analfabeti, tredicimila leggevano ma non sapevano scrivere. L'Irlan da, terra classica del pauperismo, è per conseguenza un vivaio di so ldati; parimenti la Scozia , dove per disposizioni militari innate nella razza e favorite dalla conformazione e dalla storia del paese, fino al principio del secolo scorso, tutti furono soldati e pa rteciparono alle contin ue guerre civili ed esterne. Samuele Johnson consigliava a' suoi tempi di non rintuzzare troppo questi spiriti gen erosi e cavallereschi, già l.roppo limitati ne' loro eccessi dalla civiltà. Chiedeva anzi se, data la necessitì1 del valore per conservare gli Stati e servire d'egida alla prosperitlt de' commerci e delle industrie, non co nvenisse di mantenere in alcune remotr provincie quell'ardore eroico de' tem pi antichi che s'infìaccl1isce nelle società col prosperare del lavoro e dell' ccono1uia. Senza dubbio il coraggio personale e la smania d'attaccar brighe non è ancora spirito militare; ma divi ene tale sottoposto alla disciplina ed in formato all'idea del dovere. Infatti, le reclu te scozzesi son delle migliori. Nelr esercito inglese non mancano forestieri. L'Esquiros narra di avere una volta a Woolwich incontrato

un Francese scappato da uno stabilimento de' fratelli della Dottrina Cristiana in Brettagna, il quale aveva finito, in mancanza di meglio, per arrolarsi in lnghilterrn. Si disperava per la mediocrità della sua statura, ch e, a sentirlo, secondo gli usi clell'esc rci.to britanni co doveva precludergli ogni promozione: se almanco avessi, diceva, un piede di pi:ù potrei aspirare fi1_w al graclo cli caporale ocl anche cli sergente. Per fare una seelta migliore e reclutar solda ti in ogni classe della società, converrebbe un po' democratizzarlo l'esercjto, rimuovendo quanto fa ostacolo sociale alle promozioni da sott'uflìziale atl uftìziale. l'\on è che in Inghilterra la legge impedisca ol soldato di diventar uffiziale. V'ha due maniere di commissioni o brevetti: i venali e quelli che la regina conferisce gratu itamente. Ma gli ostacoli sono ne' costumi, nelle consuetudini, nelle disposizioni militari . Durante la guerra di Crimea, quando il paese più si i::ommoveva per !'.esercito, il governo promosse de' sergenti e_ de' caporali che si erano di stinti sul campo. I più rifiutaron o l'avanzamento; i pochissimi che accettarono, ebbero a pentirsene da poi. Il sergente promosso uffiziale si tro,·a in certo modo trasportato in un'altra sfora, fra gentlemcn coi quali non può stare, per cui è condannato all'isolamento da nascita da educaz ione, da gusti, da mezzi pecuniari. Jn q udsto stato di cose il buon senso grossolano del soll' ufficiale preferi sce l' umi le suo graùo ad una promozion e fo nesLa. L'abisso -il quale separa l'esercito in due catego~ie ,è _più profondo che se fosse scavato dalla legge, po1che 11 governo stesso non può colmarlo. Ciò mostra che , in qu esta , come in altre cose non poche, noi siamo più democratici degli Inglesi. Ma 1~ ~n esercito che non viene dalla leva le promoz1om da sott'ufficiale a ufficiale non sono mai abbaANNo xv, VoL.

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s~~n~a rare. I vol~nt~rii, gi_ov:.i ri~eterl o, sono o pat~10t1 , o ~vventurr er1, o d1sperat1. I patrioti, come s è _detto, in pace non vengono, gli avventurieri oramai cercano altrove , e i disperati sono tali novantanove volte su cento per colpa loro, e quindi altrettante volte su cento è meglio per gli al tri e per loro che non s'innalzino. Negli stessi eserci ti di leva in tempo di pace non si va mai abbas tanza a rilento nel promuovere . · Però l'ostacolo ha da essere scie~ti.fico o Lec.: nico finchè si vuole, · ma non leo'ale nè so ciale, diversamente sarebbe ]/l. negazione d~lla società moderna . Un grosso sergente che diventa uffìciale è ùn mu~'atore del quale si fa un per ito, se non proprio un rngegn cre ; ne~ gran salto non ci guadagna quasi mai nessuno, e lui meno degli altri. Del resto il verme della società moderna è l'esagerazione delle aspirazioni, che ben pochi hanno il bu on sens_o . e, la coscienza · di misurare alla stregua delle poss1b1hta e delle attitudini. Da noi i sergenti si agi tano perchè dal loro seno si estraggono pochi u~c~ali; il l?ro grado, dicono, segl1a un alto nella marcia rn a van Li. I luoO'olenenti sono infe lici perchè il loro marca 1rn secondo alto· e' sono in agonia di diventare ca pitnni . I colo nnelli, 'montati su da questa rampa si trovano mortalmente offesi se non si pensa a tutti loro cercando i generali. A forza di avere riguardi, di compatire, di ottemperare, l'anzianitì1 dà il gumbetto al merito oani poslo .è d'usucapione, e arriva un brutto .o·iorno ~ui o Ia nazrnne paga le spese. . Bisogna che la gente abbia pazienza e si faccia il cov_o quando è arriva ta lì dove era ragion evole che arrIVasse . L'arte d'amministrare sta nel renderlo onora to un tal covo e relativamente assai comodo. "Senza

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di ciò, sempre aspirando in avanti s'andrà molto indietro. La coscienza del diritto crea spesso liti e picche: . è sollanto cprnlla del dovere che crea le vere · e sode virtù . Il soldato inglese , cioè il volontario della prima specie, quella che si dà ma non si dona, è assai bene pagnto, nutrito, vestito ed arm ato. Provveduto - a questi bisogni materiali suoi, si pensa pure ai morali, nulla risparmian do per educarlo ed istruirlo il r~1eglio possibile. Ci si pensa tanto e tanto ai suoi diritti da non lasciargli il tempo di occuparsi d'allro che dei suoi doveri. Prestato giurar:qen to, le reclute so no dirette su' depositi od alle guarnigioni. Appena giunte, radono loro i capelli, ·danno J' uniforme ed insegnano l'esercizio. Contemporaneamente si fa fre qu entare ìa scuola del reggimento due ore· per giorno nell'infanterin, una nella cavalleriu. La caserma è. più in Inghilterra che altrove la casa propria, the hame del soldato, non poleodo ne,ssuna truppa in marcia essere .aequarti era tn presso gli abitanti nelle · case privale. Quesl'uso, che durò tìnu al secolo passato, promosse insurrezioni, che, rendend one necessaria l'abolizione, obbligarono il governo a costruire delle caserme ( bal'racks ) disseminate sull_a supe rficie del Regno Unito. I piani furono somministrati dagli in gegneri regii; i lavori eseguiti per conlr.1tto dagli architetti civili. s,;enturatamente molte furono edificate quando la ·scienza della pubblica igiene era bambina. Un'in chiesta rivelò nel ,1858 fatti strazianli, e nel rapporto della Commissione si legge questa frase: La caserma non è che l'anticamera del.lo speclale. Si proposero rimedi molti : il più efficace, ma più costoso, sarebbe di fab bricare nuove caserme o Ì'imaneggiare


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le antiche da capo a fondo. Spesa enorme, alla quale il paese dovrà finire per sobbarcarsi . . Gl'Inglesi hanno per principio che un uomo ben pagato , ben nutrito, ben mantenuto, ne val due. Cosi pensano le imprese indust;·ùili, così il governo. Fra gli Stati d'Europa l'Inghilterra ha in proporzione meno soldati, ma li paga meglio. L'Inghi lterra ha un soldato su ·128 abitanti, la Francia su 95, la Russia su 72, l' Austi·ia su 68, la Prussia s.u 80, la Spagna su ·1·I 9, il Belgio su ·H 5, gli Stati Sardi ne avevano 1 su 1'19, e la Tu rchia 1 su 74 . La media annunle della paga per tutte le armi è in Inghilterra . di 20 sterline e 5 scellini per soldato, 37 sterl ine e 12 scellini pei sott'uffiziali. In Francia è di 9 sterline e ,J O scellini pei soldati, e 21~ pei sott'ufficiali. , l\fa questa paga ha · pur dato luogo a discussioni. . Essa nominalmente ascende ad uno sce11ino al giorno, rna corfvien dedurne l_a ritenuta pel vitto e l'equipaggio, con grave dispetto di molte reclqte , che immaginavano ingenuamente di riscuoter la paga per intero e po i si trovavano deluse. Nonclimen-o, nella lin ea, rimangono sempre al soldato inglese tre pence •in contanti, mentre il francese non percepisce che un qu in dici centesimi, la meU1. Non v'è quindi motivo d'irJ.O'an. o na,r e la recluta quasi con una finzione, che 'altera in alcuni casi la dignità delle relazioni fra lei e lo Stato. · Alfa paga quotidiana il soldato può cumulare sotto il nome di good conduct pay, un soprassoldo' d'un pe:nny o più al giorno, quancJ,o si sia distinto per· buona condotta; in alcuni casi una mancia, beer rnoney, ed una grntificaziom\ fatigue pay, quanclo · veng~ _adopera~o per !_avori pubblici: tutte aggiunte meschine. Q_ue soldati che entrarono per la breccia ne:Jla cit•tà ass~d'iata di Delhi, ricevettero per testa ~

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uno sterlina e sedici scellini; ed il Times biasimò il governo d'essersi mostrato così tacc1"lgno. La pensione offre prospettive più alte a stimolare lo zelo. Carlo II fondò nel 1682 lo spedale di' Chelsea per seicento veterani. Sotto la regina Anna si com in'ciò a dar pensioni agl'invalidi non accolli nello speciale. Nel ·1806 una legge riconobbe il dritto all'assistenza dello Stato in chi avesse servito ventun anno o fosse stato mutilato. Oggi i sovvenuti sono M,000 circa, e costano alla nazione 1,200,000 sterlini an nualmente. TI soldato inglese fa tre pasti al gio.rno: colazione, pranzo e cena, o tè che si voglia dire; ed è fra tutti gli europei quellp che riceve una razione maggiore di vitto animale. Operoso e faticatore, soffre in pace e .serenità ogni privazi'one, ma Io vuole il suo tocco di carne. La carne e il pane sono per lo più somministrati da fornitori; i cuochi, con un sotL' ufficiale, comperano il. rimanente sul mercato. , l\fa se la quantità di viveri (una libbra di pane e tre quarti di libbra di carne al giorno) ammanita al soldato è maggiore in Irighilterra che al trove, la cbc.ina lascia molto a desiderare, e s'è ,visto in Crimea. N,e è colpa forse il sistema dellà divisione ·del lavoro, profondamente radicalo ne' costumi e nel carattere del popolo. Il soldato inglese sa. battersi, è il suo mestiere: ma da lui non bisogna. pretendere che faccia un po' di tutto, come il francese. L'esperienza di Crimea ha 1ferò giovato, e molto . Parecchi distinti ufficiali si sono occupati di rendere il rancio più gradito e svariato, senza gravezza per Terario; e si fanno ripetuti esperimenti al campo di Ald ershot, secondo le idee del éolonn~llo Tulloh e co_n gli apparecchi del capitano Grant, per compiere la conq_uista domestica di una buona cucina, stimata irnportanlissima dagli uomini di guerra inglesi.


VOLONTARI!

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N~l ves~ito ?Ome nel villo il saldalo inglese sla meglio degli alLn . Frno al 1854 vi provvidero prima 0rrli ufficiali, poi i colonnelli, e con abusi infiniti; ora il carico ne incombe al governo, con gran vantaggio per forma e qualità . . Oltre i contratti co' fornitori, il governo ha stabi lito una g1·ande sartoria pet· conto proprio, e nel 4857_ questa ha fabbricato per 7,700 steriin i tanti uniformi in fanteria quanti per conlralto ne sarehber costati rn,700. C'è manifesto ri sparmio: ma l'avvenire deciderà se convenga al governo di sost1luirs1 all'industria privata pet' l'equipaggiamento delle truppe. Per ora si richiede un sistema di forniture che provvegga a tutti i bisogni, intaccando il men che possib ile di ritenute quello scellino quotidiano. Alcuni capi di vestiario dopo un certo tempo divengono proprietà del soldato, ch'è libero di ven~ derli. Senz'entrare in altri e più minuti particolari, dirò che a conti fatti l'esercito inglese è quello ch·e proporzionatamente costa pjù allo Stato; con seguenza dell'arrolamento volontario e del principio ammesso giit sin Jai tempi di Cromwell: Meglio pochi ben trattati e allegri che molti mal teniiti e malcontenti. In Inghilterra (sono sempre i dati dell'Esquiros) ogni soldato costa per onno 52 sterlin i, in Francia 36, in Russia '13 e 5 scellini , in Austria 18 e ,1O scellini in ' Prussia 31, nel Belgio 38, in Turchia ,f O e '13 scellini; negli Sl,1Li Sardi costava 32 sterlini. Nelle Memorie del generale Foy il soldato inglese è rappresentato come un bruto animato eia un coraggio cieco . L'Esquiros nega che tale sia, e dice che o il generale franc ese vide con odio nazionale, o che il carattere dell' ese rcito inglese si è modificalo p'rofond:)mente. Oggi v'è un ispeltor generale delle scuole militari, che risita caserme e guarnigioni, verificando lo stato d' istrnzione ncll' esercito e secondando le

buone _intenzioni del governo per lo sviluppo morale. V1 sono duece nto maestri di scuole militari di quauro classi, pagati da 48 u 150 sterlini annui che in .o~Lr~ lu crano dando lezioni private ai figliuoli degli u~1Z1 al1.' Dalle scuole è f'Scluso l'insegnamento relig1os?, _rn quanto potrebbe ridestare lo spirito di setta, lo si rtduce a' principii generali del Cristianesimo. Non è obbligatorio il frequentarle, e, per esservi ammessi, i sergen ti, caporali e soldati pagan o da 4, ad 8 pence men sili, i figli di truppa da 1 a 2. Altra istituzione recente ed ottima sono Je biblioteclle ed i gabinetti di lettura nelle caserme. L'ispet tor generale delle scuole sceglie per queste bib lioteche i libri ed i pe riodici convenienti alla professione. Per un penny al mese il soldato può passare utilmente quel tempo ~he senza di ciò sciuperebbe chi sa dove . Ciò cl~e più 'manca nelle case rme inglesi (e non pa rr.\ vero m un paese ove lo svil uppo fi sico vien lanto curato) sono gli strumenti e gli esercizi ainnastici. Alcuni ufficiali hanno lentato qua e là di ~iparare a qu~st.a lac una spendendo del loro; . ma non è cosa in cm lo Stato possa ri mettersene alla generosità dei particolari. L'Inghilterra dc'.1, ma pretende anche assai. Da noi non si rifinisce di deplorare ogni tramuto. I giova.n~ di ve!1_t'anni si considerano di già come a~trc_ttan_t1 1mmo.b1h: g!i stessi cambiamenti in meglio d1sprncc10no; ~· va d1 rriale gambe da Pistoja a Firenze, da Salerno a Napoli, da Cefalù a Palermo: una t~aversata del .Mediterran eo o dell'Appennino fa · cacciar~ sos~iri da disgradarne le lamentazioni di Ger,~m1 a .e 1 tristi di Ovid io; ogni terra italian a pare l ~nosp1te Ponto. Quivi gli è tuU'altro; la. vero ra?10ne per la quale l'Ingh ilterra mellc radici in tutti 1 luoghi si è perchè i suoi Inglesi non le mettono

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in nessuno. Essa è stabile pt·oprio percl1è i suoi figli son o mobil i. Pare un giuoco di parole ed è una sentenza pesata. Qualcosa di caratteristico nelle truppe britanniche è la loro, per così dire, ubiquità. L'Inghilterra pre· tende dal suo esercito, in fo ndo poco numeroso , ene rgia senza fine, per coprire gl'immensi possess i disseminati pel globo; e questa condizione impone di ben dure prove ai soldati. Con tante colonie e stabilimenti, l'Iogliilterra è sempre in guen a, anche in temp o cli pace. Ai lavori bellici si aggiungono le navigazioni lunghissim e , le marce e controm.uce in contrade incognite, le lotte co' climi più diversi . Come deve sorridere di Jon tano al soldato la bella patria , il villaggio natlo, il tugurio nel quale lo aspetta una vecchia madre, una sorella amorosa I Ebbene egli torna, rivede quanto ha di caro; ma gli è subito fol' za ripartire per altre e più remote terre. I viaggi, le privazioni, i travagli, i contrasti di temperatura hanno il vantaggio d'indurire il sold ato, quanto e fors e più che l'esercito francese nol fosse dalle guerre di Algeria. In fotto di disciplina non si sch erza davvero. li " re vi nu tre e vi veste, diceva Wellington, voi dovete « fare il vostro dovere. » E clii non lo fa? Colui ci ha poco da stare allegro. Non parlerò delle pene <·.he mantengono la discipli na e sono in vigore anche altrove; ma solo d'una, prop ria della Gran Brettagna e condannata unanimemente dai moralisti, vogli o dire il lash. Il lash, la sferzn, è comminato al soldato inglese per alcuni fatt i grav i, esempligru zia la dise rzion e. Egli per qu el suo vezzo di deridere ciò che più parrebbe dover temere , ha dato il nome di ga tto-a-nove-code , cato·-m·ne-tails, al terribile strum en to. Non è che la flagellazione (floggin:g) sia ne' costumi e nel caraueie

437 inglese : ch è anzi da lungo tem po la nazio ne si rimprovera questo avanzo di barbarie. li duca di Wellington ridu sse a cinquanta il maxùnum d,~· colpi, che prima era di trecento ed un tPmpo era stato fin cli mille. Più recen temente il duca di Cambridge, consentendo all'opinione pubblica commossa da un'esecuzione cru dele, stabilì con un a circolare che l'esercito rimarrebbe diviso in due categorie. La prima, tranne pochissim i casi straoJ'din ari, immune alfott.o da castighi corporal i. La seconda comprende gli uomini aJ_trovc destin ati alle compagn ie di discipli na , e rimane soggetta all'an tico sistema di punizioni; ma l'in tenzione del principe è che si eviti poss1'bilmente di rico rrer·e anche per questi uomini degraclati agli estremi rigori della legge militare . Del resto, con un ann o di buona condotta perseverante e continua, il soldato è riammesso nell a prima categoria. La limitazione del fiogging fu accolta con plauso e come un passo verso l'abolizione totale del nerbo . E si gi ungerà certo ad essa; ma in Inghilterra, specialmente trattandosi di cosa tanto grave qua.I è la disciplina militare, non s'innova con improntitudine un sistema stabilito. I difensori della frusta, almeno com e sistema di transizione, e secondo le norme restrittive dell a circolare del duca di Cambridge, si fondano sopra considerazioni che non possono disconoscersi imp orta nti. L'esercito inglese, dicon o, trovandosi per effetto del reclutamento in condizioni singolari, accogliendo ogni anno un forte conti ngen te di gent e poltrona, turbolen ta e fiera , ha bisogno di operare sovr'essa con mezzi forse deplorevol i, ma necessa ri. Al tri osservano che ad alcuni reati puniti in Ingh ilterra col lash vien e com minata. in Fran cia la fucilazione. Ora, siamo sinceri , per quanto sia una incomoda. I NGLESI


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cosa esseì·e bastonato, è manco peggio dell'essere ammazzato. Ma, e la dignità? - Distinguiamo. La dignità ci va di sotto molto meno che non si pensi .. Nell'esercito austriuco si bastonava, come tutti sanno, eppnre di punto d'onore, gli uffizialj non solo, ma la bassa forz.a altresì, certo n.on difettavano. Un trenta anni fo, io ero educun do alla I. R. Casa militare marittima di Venezia, spe.èie di galera dei piccoli facinoros i, tra i quali . avevo acquistato una non piccola notorietà. Lo stabiliménto occupava un'ala dell'antica caserma· dell'artiglieri a di ·-:.:-rina della Celestia, ed era governata , con id' 1ezzi ultracuporaleschi. Il direttore d'ullora , Jr è brav'uomo del resto, il tenente Bolubanovich, aveva -J'abitudine di mandare. i tre o quattro peggio mobili della pi·elodata sua cusa di educuzione ad assistere a tutte le vergature o legnature che si eseguivano in caserma o in - campo di Marte. Io, che figuravo sempre tra cotesti tre o quattro rompicolli, all' halbrechts, rnarsch, del bravo sergente Fantinato mi portavo sul posto. · Quali erano le impressioni e i giud izi de' miei colleghi e amici duranLe e dopo lo spettacolo? Press'a poco quelli della truppa. Se l'uomo al qual~ venivano somministraLi ì 30, 40 o 150 rimproveri (così _si chiamavano dDgli umoristi di caserma i colpi di bastone) se li porla va con dignHosa freddezza, contentandosi d,i masticare un lembo della manica o della pezzuola, egli ne usciva collu -sLima dei super iori e degli uguali ; se, meglio . ancora che di serietà, faceva mostra di .cinismo o di spirito, rie usciva noD soio stimato, ma ammiralo . Qualche volta l'ufficiale comandànte si pi~ca va e faceva uggiungere un cinque .o dieci rimproveri per pr_oprio_ conto, ma m

ultimo diceva fra sè : bel tipo di soldato costui l Potendo poi averlo alla compagnia, se ne teneva. ~1i J icorda d'un. Foscolo, che dicevano parente di Ugo, conda11nato · per insubordinazione a cinquanta colpi. Era di maggio:, era steso boccone sulla sua panca, ma dalla cintola stàva ben rilevato. Quando entrai col sergente in cortil.e, l'operazione èra cominciata; quella sua attitudine sotto una pioggia di colpi mi rico rdò il Capaneo, e dissi al sergente Fantinato, un po' infarinato di lettere, veda

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La pioggia par che noi maturi.

ì\Ia fattomi accosto lo trovai ben sup eriore al Capaneo. Egli aveva messe nel berretto tante ciriegie quanti erano i colpi ai quali era stato condannato, e a ciascuno intervallo ne mangiava una e si diver, tiva a farne · sgusciare lontano il nocciolo fra i polp-astrelli del pollice e indice I Ned era fisica, ma tutta forza morale la sua: infatti al punto di alzarsi, ringraziare e riportare a posto la pan1;a, il disgraziuto vacillava, e all'indomani, e ancora quindici e più giorni dopo gli era all'ospitale, dove soldati e sou'ufficiali anelavo.no a vederlo e complimentarlo. C'entrava, è vero, un po' di picca, un po' d'amor proprio nazionale; la condanna gli era venuta per avere sciabolati certi cuporali degli ussari che non gli avevano reso il saluto per disprezzo, non di lui ma dell'arma a piede. E certo al Foscolo la cosa fu cagione legittima di gloria q11anl'alLN1 ma i. In più mod esta scala fa suo. era stata ]a tortura di l\Iaccbiavelli e di Calileo. Insomma, vole1'e o non ·volere, egli risultava uomo a tutte prove, e il Fumanelli suo capitano, e il Braindl, se hen mi


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ricorùa, suo tenente, colla sc usa di visitare _l' ospedale, andarono a stringergli la mano pur ess1. Non canto le lodi del bastone io, rna nego che la sua applicazione sia sempre la ne~azion e della dign ità umana . Le ciriegie del canno~iere Fos~olo valgono i cinquanta più bei versi dei Sepolcri ~ d.elle Gra:;ie del suo illu stre pro-zio; e son persuas1ss1mo che egli sia del mio avviso, e prego tutti gli spit·itis~i che sanno far parlare i morti a voler interrogare 11 gran de jonio, e sapermene dire, a loro grand'agio, qualche cosa. . Come le pacche non levano dignità al soldato inglese, così le donne non gli levano fierezza. . L'esercito ' come il clero iu,rlese, è ammogliato. o . Il soldato che vuole t&r moglie non è neppure in obb ligo d'avvertirne i superiori; m.a, s~ la .prende se nza il loro consenso, non è au torizzalo a n ccverla in caserma e perde alcuni favori accordati dai regolamen ti e motivati da' veri servigi che le donn e rendono all'esercito. L'esperi en za ha dimostrato che il soldato ammogliato è di miglior condotta e . salute del celibe. Non tulte le mogli possono vemre alloggiate in caserma ; nè la loro presenza è libera da ogni inconveniente: ma si mostrano opero~e ed indu striose, e la principale occupazione . loro è 11 bucato. In ogni reggimento o guarnigione v'è _una mae~ strint1 , per istruire principalmente le fanc1~lle ed 1 bambini, sti mandosi mezzo opportuno alla rigenerazione del soldato lo svolgere il morale e l'intel ligenza della donna. Quelle mogli che non vivono in caserma ricevono una paga di due pence al giorno. . . l\Ia le mogli dei soldati inglesi vogliono stud1ars~ sul grAn teatro delle avve?ture.~ilitari. No~~ tu_lle s1 concede di accompagnare 1.mar1t1 nelle sped1Z1on1 lontane; anzi solo a circa quattro per ogni cento soldati.

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L'amor coniugale sembra accrescersi nella lotta contro gli ostacol i e le difficoltà delJa vita. Le donne marciano col reggimento, e ad ogn i tappa dimenticano la prnpria stanchezza, per aiutare ed incoraggiare il mari to. Adempio no ali' ulflcio delle suore di carità con virile rassegnazion e ad ogni sofferenza. I generali e colonnelli confessano nei loro rt-1pporti quanto hanno giovato qu este donne eroi che alle tru ppe. L'Esquiros presenta il più vivo quadro dei costumi dell'esercito inglese. Gli è sempre colla sua opera sotl' occhio che ne do contezza al lettore innanzi di occuparmi dei volontari i inglesi della seconda specie. Che cosa sieno gli Inglesi sul c11mpo di battaglia tutto il mondo sa, vediamoli a qu ello delle esercitazi oni. li villaggio di Aldershott è spuntalo c0me un fungo in vicin on za del campo, ed aum enta e im bellisce ad occhio veggente. Già può ùi rsi una città. li campo , p0co lontano, è composto da tugu ri di legno e da gruppi di tende; pare proprio una colonia di antichi Brettoni, qu ale possiamo figurarcela . Quando anni sono i soldati presero possesso di questo suolo nudo, arido, desolato, dovettero fabbricarsi una città di tavole e di tela. Delle baracche in catram ote s'a llin eano in mod o da formar delle strade ; ed albergano ufficiali, so LL'ufficiali e soldati, che vi soffocano d'estate e vi gelano d'inverno. Non tutte le baracche son dormi tori: vi sono bagni pe' solda ti, lavatoi, cuci ne, ospedal i; un ospedale, una biblioteca, una scuoio per gli uomini, un' altra pe' ragazzi, un ufficio postale, un ufficio telegrafico . Vi so no anche le capann e di famiglia ((a11 , 1tt) pe' soldati ammogliati. Il cam po , vide in due parti, sellenlriona le e meridionale, separa te da un canale, sul quale si pratie-ano ese rcizii d'artiglieria. Nel campo settentrionale


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le tende son più numerose dell e baracche. Ogni tenda , in fo rma di tazza rovesciata., ricovera un dodici uomini che dormon sulla p,1glia, co' piedi riuniti intorno al palo ce.ntrale che sostiene l'edifizio e le teste rivol te alla tela, rendendo similitudine dei ì'aggi d' una ruota . li mantello d'ordinanza serve anche da guanciale . 11 raneio cuoce all' aria aperta sopra un fuoco , di bivacco. Ogni parte del ca_mpo ila una chiesa, cioè un gran baraccone di legno per le funzioni religiose. Le c@dizioni sanitarie del campo sono ottime ; e può dirsi che lo scopo propostosi da chi lo formò, cioè J' ea ucazione pratica dei soldati e, degli ufficiali, sia stato racrofonlo. I ventimila uomini che coprono le alture di°A ldershott compongono iì nucleo del miglior ese1·cito che mai possedesse l'Inghilterra. La vita degli ufiìcinli diventa in quell'uspra scuola tutt'altra che nelle caserme: come i sold~1ti, essi abi tano in baracche o sott~ · 1a tenda, ma soli. · Si chiama bloclc l'insi eme di sei cellette in Iep;no, . ciascuna delle quali serve ad· un lu ogotenente; un cap itano ha dritto a due celle ed un uffi ciale superiore occupa tutto un bloclc. Le cel.le son t utte al pian terreno e possono con tener ciascuna un letto di f~rro, un tavolo, una toletta, un cassett.one e due segg10le. Gli ufficiali pranzano insieme in una gran baracc~, mess room hut, di tavole nere con finestre dal cortinaggio rosso. L'ufficiale inglese non saprebbe vivere senza un toilet club nel quale affidare il capo al parrucchiere . V,'ha inoltre ne' due campi un cZ.Ub house mantenuto da sottoscrizion i spontanee e nel quale gli ufficiali leggono, ehiaecherano e giocano al higliardo. Alcuni ufficiali giovani vanno di tempo in tempo a caccia; ma il principàl divertimento è di remigare sul canale. Adlershott giace a trenta miglia da Londra, in mezzo ad una landa selvaggia; si ~, un po''calco-

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lato su codesto isolamento per avvincere gli ufficiali a' loro doveri . · In . Inghilterra vi è. una ma bO cmior distanza fra t,o·)i . . , ·. ' ufficiali ed I sottufficiali e gregarii éhe no n in Francia; ma sarebbe un errore il prender letter:almente la parola aristocrazia, ad operata spessissimo parlando d~ll't~ffìciali~à bri~at~nica . Tranne qualche arma privilegiata, gli ufficiali appartengono in genere allo strato superiore del celo medio, son figliuoli cl'eccles iastici, di negozianti, d'industriali, . di grnndi aoTicoltori, di uomini dediti alle profession i li berali . L'a ristocrazia non è nelle person e, ma nella costituzione dell'esercito, che innnlza una salda barriera fra i comm1·ssioned e non-comm-issionecl officers. Essa fondasi anzi tutto sull' educa~ione e sulla ricchezza. Basta assistere in una caserma alla splendida mensa degli ufficia li per comprendere che i sott'ufficiali. (non-commisst'.oned of!ìcers) debbono non solo essere indifferenti ad una promozione, ma temerla. Ogni cosa v'è grand ioso, c'è da sfidare il duca di Norfolk ?d ·il. barone Rothschild a sfoggia re più di lusso rn cristalleria, vasellame e porcellana, di quello che · s:incontri _ne' tin elli di certi reggimenti. ·Pranzo ottimo , vini squisit i e a profusione. Poi gli ufficiali spendono in cavalli , in cani, in vestiti, non portando divis_a che quando sono di servizio; essi. danno balli nelle caserme, invitandovi il fiore del!' aristocra zia. 9ual. trista figur~ ·farebb e in mezzo a tanto sfoggio l nm1Je. e rozzo sott'uffiziale, costretto a vivere del , soldo di ' alfiere o sottotenente? Ho letto, dice con molto spirito l' Esqu iros, chq quando · un Ragia indiano ce l'aveva· èon qualche gran signore, gli donàva un · elefante bianco. Per ris~e!Lo al gran dono e al gran donatore, bisognava alimentarlo, quel famoso bestione, con dell'orzo scelro Cl


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e le migliori frutta; dopo b.reve tempo, il gran sign ore era costretto a venclere le sue proprietà. Ebbene il sotL' ufficiale inglese ha tutte le ragioni del mondo per considerare il brevetto d'ufficiale che gli venisse conferito come il quissimile di quel dono, in_vero poco .men funesto di quel d'Aiace, e proprio simil e ad un el efante bianco ch e divora le sostanze del padrone. Forse questa divisior,e dell'eserci to inglese ·è deplorevole sotto alcuni aspetti, ma non dal punto di vista militare,. che anzi aggiunge al valore dell'esercito. Avvczzi a riguardare gli ufficiali come essr ri S!1periori, i :;nldati Ii seguono con venerazion e cd entu siasmo ed anossirebbero di non esporsi quante Yoltl' quelli affrontano il pericolo. Nè il valore è ciò che manca al!' ufficialità inglese; cotesti siburiti in patria , divengon_o poi Spartani in campagna. Il democratico colonnello Charras diceva che, saivo il caso di cambiamento profondo nella società inglese, egli riguarderebbe la promozione di gregarii ai gradi su periori come un grave pericolo pel sistemi\ militare britannico. I sott' uffiziali e soldati hanno anch' essi i loro diveitimenti ed in maggior copia degli uffiziali, da taluni de' quali forse vengono tacitamente invidiati. Il villaggio è pieno di stubilirnenti fatti. per loro; ma più d'un soldato rimpianse la dimane i piaceri della vigilia: giacchè l'ubri achezza è la piaga delì' esercito inglese, e il maggior numero di mancanze viene <ln essa . Forse per limitare codesto vizio, s'è cercato, da qualche anno, d'introdurre il gusto delle r(~cite teatrali nei campi e nelle caserme, al campo di Aldershott c'è una baracca capace di fors e cento spettatori, e simile a quelle delle fiere . A Chatham ,i sott'uffiz iali e soldati del genio recitano innanzi all'ufficialità ed ~· notabili del paese. Gli ufficiali stessi .d'artiglieria

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salgono a volte sul palco scenico a Woolwic.h. Certo in patria questo svago non ha cl1 e _un'im portanza secondaria; ma nell e solitudini lontane dove la Gran Brettagna manda guar;nigioni , il passatempo dell'arte dramm atica contribu isce a rialzare e sostenere il morale della truppa . Nè mancano poeti nelle file dell' esercito; per lo più co mpongo no rime d'occasi on e, e cnnz oni che si conservano trcldiz ionalrnente nel reggiment o. Molti ufficiali e rer.en,temente anche qualche .sotL'u fficial e, han no scritto memo rie e descri:1,ioni di viagg i. , · L'eserci to inglese è· essenzialmen te protestante , su centotrn ntami la uom ini. non vi ba che cirra· trentam ila ca ttolici. - Fi_n da tem pi d'O liv iero Goldsmiih si parlava d'invas ione stl'aniera; e q uesti nell e su e lettere cl'un cosmopolita, mette in iscena un · pdgi oniel'o per debi ti. un facchino ed un sol datq che s.i partecipano que' ti mori cI1 e desta in essi lo sbarco più o men probab ile de' Fruncesi : il pr:igionicro teme J) er la libertà, il facchino ha paura deìl e gravezze che ver~ rnnoo · imposte al paese; il soldato trema per la religi one . Forse questa fede nella grandezza deJ la rifo rma angl icaua è stata i rn pre~sa ncll' ese rcito dali a salda mano cli Cromwell. I Francesi del prim o impero avevano scoperto queste armi spiritual i e ce rcarono. di rivolgerle coutro il nem ico dando spesso ba ttaglia, come a 'Waterloo, in giorno di dom en ica. Conoscendo il rispetto degJ'I_ngìesi pel seltiino giorn o, i. generali francesi speravano trarne va ntaggio : ma non vi riuscirono .. Ogni ,volta che le truppe nemiche violarono·gloriosamente -il loro s::ibpto, essi giustificaron o il prover~i o: the better t/ie clay, the better the deacl (migl iore è il gio rno , e più vale il fotto) . Il sefl timento religioso . potrebbe ancora appassi ona re gl'Inglesi in _un a gu.e rra europea. Non essendovi traccia nella nazione di fanaANNO xv, Vor.. I.

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tismo militare, ci vo'leva un altro mo vente. La g loria non sorride al soldato in glese; parlaLegli di dovere e s~rà eroico. L'idea della patria lontana lo segue attraverso le soJitudini del mondo antico e <lei mondo nuovo. Che pensemnno cli noi in highilte?Tct? si chieggoqo su tutti · i campi di battaglia questi uomini che forse non rivedranno mai il suolo natio . . · Gl'Inglesi adoperano nel lingu:iggio famigliare una parola che esprime a dovere la specie e gradazione di cor~ggio propria alla loro . razza. Questo vocabolo, d'origine sassone, è pluck, ed indica sforzo ene rgico , tanto f~sico che rnorale, per rimuovere un ostacolo. È coraggio , ma unito alla fermezza, all'ostinazione anzi, con sapgue freddo e risolutezza che sempre men.ta anzichè rirùettere. · Gli eserciti rrcmici sono ii minimo avversario del so ld.ato inglese , che affrontando tempeste, naufragi, climi micidiali, e deserti, ha da essere bravo contro uomini e cose. Cotesta bravura è per appunto il pluck: valore sottoposto alla riflessione · ed ai doveÌ'e .. C'è tutta fa. romanità del patìentia et virtute. Sorprenderà che non abb'ia fatto· parola del duello; rna . è cosa press' a poeo sconosciuta in Inghilterra ; . le armì che la -Gran Bret" tagna consegna al soldato ' sostengono l' onore ed i ,puntigli della nazio1w e non sono ministre di vendette private. , Più del coraggio, l'Inghiitemi arnrnira il disinteresse · ~he in nalza l'uomo . al di so_pru dell ' amor proprio. Nel 183'7 un tale legò cinquecento sterline all'uomo piu prode del!' eserci Lo inglese; gli esecutori testamentari volevano darli al Well ington, che rifiutò, dicendo conoscer parecchi egualmente prodi, e pregato e ripregato d'indicare un nome, dopo à verci riflettuto più giorni, propose Giacorno Macdon,nell , maggior generale, che aveva comandato nel ·18Hi a Ilougo umon t un

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·posto im portantissimo . 11 generale rispose .c be non discutereb be una decisione che fatta da un tale uomo tanto l'onorava, ma voll e dividel'e eg11 alrnente ln somma con un tnl Fraser, sergente maggiorn ne' Coldstream Gum;cls ·che gli era stato compagno nel pericolo in qu ella memo.randa giornata. _ La grande mortalità de' soldati, relativarùente a quella ~elle a_ltrn classi, commosse dolMosarne11te jl gior'nabsmo mglese, ann i sono. Economicarnerne, un soldato inglese formato costa (;ento stedini; in oralrnente ha ur,,. valore inestirnahile; gravissima è quin di la perdita -del lo Sta_to, q1w n1e volte la inor.te si porLa via un milite. Eppure l'esercito è composto di gente valida', e la mortalità straordinaria non ha luogo soltan to nelle lontane guarnig ion i, ma in pa tria. S'è crc.du lo di trovare la 1·1gione del male nel pessirno stuto delle antiche caserme, nella qualità dc:l nutrimento, nel difetto d'u~ servizio igienic.o ; e s'è cercato di rimediare . l\Ia forse ~ in parte da eagiorw me l'nmqre d'ind ipend ~nza in. nato agl'Inglesi, la melanconia che in essi s'ingenera per JR. perduta Jibel"tù. Due donne si sono illustrale nel riparare alle lacune che esistevano ed esistono tnttavia, sebben diminuite, nel sistema sani tario dell'eserci to bri tannico. L'una , Florence Nightingale, sostituì in CrimeD,. un servizio. attivq ed intelligente ad un caos doloros o, !ac~~clo negli ospedali militari la parte d' angelo di ~a ri to . L'altra, _Errichetta l'lforLineau, un volume sull'igiene del!~ tnippe, ha clato egregi consigli sul ~~z~o da p~·aL1ca_rs1 acc1ò l'Inghiìtena non yerdesse .piu 1 soldati suoi. Il lavoro s'in~1tola: Englancl and her solliticrs. ' · . Ad Aldet·shotL non solo uno p uò farsi un'idea della viLa mi litare inglese in genere; ma · passare in ras.segna nlcuni reggimebti che per 1' origine , gli uni0

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VOLON't;;\.R fI H8 fo rmi od · alcune usanze si distinguono , fra gli altri gli highlanders, ossi:1 montanari scozzesi. Le prime compngnie di highlande1'.s venner:o formale nel 17H> dopo l'ins·urrezione .che s tava per scendere ne lla Gran Brettagna. Portano il berreltin.o a penna, la giubba corta di lana a quadrelli neri , tu rch ini, verdi o rossi,. .il mant,eì!o su lla spalla destrri, il_ kilt, specie di gon. nellinu che scende appen a sino al ginocchio, e le calze allacciate a 'mezza polpa . Più volt.e s'è ten tato di mutare quest'un iforme che s~mb ra poco adatta ai rigidi inverni ed alle torridi estati dell'America settentriona!':) e dell'India; ma indnrno, perch è gli Scozzesi sono auaccatissimi ·all'u nifo rme nazionole. Ndl'ultima guerra in India , mutarono il gonnellino in un paio d i calzoni ' che ' li difendeva dalle zanz::i re e da' tafoni; ma quando si avvicinarono a Cownpoore, chiesero in grazia di riassumere il kilt, asseverando che non saprebbero cornbaLter bene con altre vesti . Altra singolarità della tru ppa scozzese sono i bugp1jJcrs, 0ssia zampogna r-1, che esercitano co' loro strumen ti un p0tere meraviglioso su' figli uoli dell a Caledonja. Nella battugl ia di Qt1ebec, l'anno ,rrno, le truppe scozzesi battevano in ritirata ed il generale si lagnava con un ufficiale della catt.iva condo tta de'soldati : -- « Ge« raie)>- rispose (ufficiale - « uvete malfatto vietand o « di sonar le zampogne; niuna ultra cosa ec:citu del « pari il coraggio de' montanari; ç.nche adesso, po<< trebber.o giovare. » - . « Suonino d unq ue, in nome « d'Iddio I >> - sclamò il generale. E gli zampognari soffiarono l'aria famosa di Cru,inncachadh : a quel suono , . i soldati riformarono i ranghi e torn arono anirnosarne-nte alla carica. A Wate rl oo, uno znmpognaro che ebbe rotta l'otre sonora da una palla non direLLa a caso {chè i l!'r~rncesi avevan notato il potere cli quella . mus ica) si scngliò furiosamente tra le file nemiche e

ING LESI

U.9

non voll e sopravvivere a ciò che addimamlava l'anima del reggimento. Il sovrano è alla testa del!' esercito secondo la costituzion e inglese , ed ha per , rappresen tante il comandante in cupo. Il legame tra l'arnministraziqne mililare cd il governo civile è formato dal ministero della guerra, ch e ha i suoi uflìcii in Pall_ Mail . App~rentcrncn te l'esercito appartiene alla regma; ma m fatti è tutt'altro. La regina uon può tenere- soldati senza il consenso annuo ed espli cito del Parlamento, nè paga re loro uno stell ino senza che il potere legislativo abbia votf}tO i sussidii . Nel secolo scorso i l popolo guardnva , con sospeLto le milizie \ non sapendo se fossero I cosa della nazione o del potere ,esecutivo. ì\Ia ora non vi -ha più dubbio; e lo stesso duca di Carnhri dge d ichiarava in persona innanzi a~ una Comm issione della Camera de' Comuni, richiedersi necessariamente il consenso del ministèro dell'a guerra per qua lunq ue misura importante che co ncerna l'eserci to. Ed il min istro, solo responsabile degli atti del sovrano che n0n può mal fare , si trova sottoposto al Parlam ento che può accordargli o negargli un voto · di fiducia. Il solo giuramento è vincolo seriissimo fra l'esercito ,e la Corona; ma se assicura il capo dello Stato della fedeltà dell' esercito, po n gli dà p,ieni poteri nell'amministra zion e. La regina. regna sull'esercito, come sul paese per J o splendore .del · titolo·, per ·alcune prerogative, sopratutto pet· la fid ucia e l'affezione ; ma se non può nega rsi l'estensione di questa influenza è àgevole pure di ·scorgerne i limiti. L'eserci to inglese · è valida difesa del trono e della nazione, ma non potrebbe diventare strumento di dominazione politica. Nessun paese prem ia più liberalm ente i servigi militari; 'ma più il cerchio ·aegli on ori


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YOLON'J'Al\II

si alla,rga innanzi al soldato inglese. più egli sa che• spingendosi al di là non incontrerebbe che la solitu- . dine, il vuoto e Ja rovina inevitabile. . Quindi nessuna pompa militare nell0 gran eittù e nelle cerimon ie reali. Dopo tre settimane di soggiorno. a Londra, nn forestiere potrnhbe immaginarsi di buona fede che in Inghilterra non vi .sieno soldati. Qualche sentinella innanzi alla reggia e a ,certi monumenti pubblici, e nulla più. I pochi soldati che vanno a spasso, n_on portano armi. Di tempo in tempo qualche rivista ad Hyde Park, cbe non ha per iscopo nè di di"ertire· la popolazione di eccitnre l,'a rdore marz;iale della gioventù. Un solo monum ento in tutta Londra è fortificato ed ha motiv.ato qualche disposizione strategica; è la Zecca. Non si è preveduta che un'insurrezione· di ladri. Jn tempo di pace l'Inghilterra guarda i soldati cqr1 indifferen za, ma se invece è in guerra, tutto cambia. La stampa segue con ansietà le mosse militari; le· donne si affrettano a far co,lleLte _per mandare a soldati j} plum pudding di natale, le camicie di ,ffanella,. tabacco, acquavite, per soccor.i·ere vedove. ed orfani. E se si suppone minacciata l'indipendenza nazionaleanche in te,mpo di pace, 'il .paese non ret1,ocede innanzi a -sacrifici peeuniarì d'alcuna s9rta .. ,Nel 1860 si aument.ò immensamente Ìl bilancio passivo della guerra. FiJ:rnlménte, dopo il danaro, i cittadini offronÒil sangue, ,ed hann.o spontaneamente costituito un altl'~ esercito a.ccanto all'esercito.

JNGLESJ

IL H voloutnrii paganti.

L' esercito regolare rapp resenta in In?hilten·~·la disciplina : quello de' vqlontarii la 9e_voz10ne. Sul co~tinente si sono confusi i volontari con le guat"die riazionali . Sono inveee tutt'altra cosa. La Nazional~ usci in Francia dal medio ceto ~n da' primi gi~r~ 1 oella rivoli.12ionc, a guaren tigia di certe gu~re~trgie fra il popolo è la çorona. I volonta1:ii inglesi s1 formarnno credendo minacciala la, patria. Non fanno là guardia, non pattugliano, non ese1:ci_tano pot~re_o~ u~ficio alcuno sull'ordine e sulla pohzin della città. tu~ esercito di guerriglieri che Dspett'.1 il n1>.m ico. U.n s~thile organnr!1ent0 di forze supp~ne du~ cose: un ~overno potente abbastanza per riposare rnteramente tulla naz ione, ed una nM:ione tanto . con tìd~n_t~ n~~ governo èla non pensarei nen~manc~. alla poss1b1lttà a1 -a busare del dritl.o di portar le arnn. .. - 'v'è qualcosa di intermedio fra . soldati e_ volontar~1: cioè la milizia. La milizia, che s1 recluta hb:eramente come l'esercito' 's erve, soprattutto nelle ·_t:ampa'gne., . alla difesa interna. JI buon ingresso è fissato d~ nr1~ 'legge del ,1852 a se i sterlini; rtla se Ì1oh .ci fossei:ò -reclute sponta.nee i~ nùmt>ro D.deg~a_to, 1~ Stato _µu~ ~icori'ere ad una specie di coscnzrnne fra tutti gh °indiv'idui fra i diciotto ed i 'frentacinc1ué anni. Ma 9~ lù'n()'hissirno tempo lo Stato non ha esercitato ·quésto, diri1to; e si progettano grandi 'riforine riell'istituzi?n~. · Occupiamoci de' volonta'ril profH'f~/!·1~n~~ dett'. .. JÌ. no·ine ha suscitato p~recchie òssèrv·az1om, giacel;ie ve~ 1rainente tutte le i'ruppe ·della ·Gran BrHfogna son com:.


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VOI..QNTAfi!I

JNGI,ESI

poste di volontarii. Ma con questa differenza che nell'esercito regolare i volontarii ricevono d'an:.iro , e nell'esercito. civile ne danno; li sono alleuati dalla lusinga d,' una J'icompensa, qui dul disinteresse e dalla abnegazione. E poi, ·tra veri volontarii non v'è nes- · < ' suna coazione, nè prima nè dopo l'arrolamento. La istituziori e si propone di fare d'ogni uomo un soldato per la difesa de_l p:i ese, e si spera che un tempo sarà onta per un figliuolo d'Albione di .non conoscere il maneggio delle armi. ·Il 23 giugno 1860 ebbe luogo in Hyde Park la gran rivista d1 volontarii. J,' Esqu-iros ne fa una descrizione perfetta. R1>.catomi lì di buon'ora, egl i scrivé, potei gustare l'arrivo de' numerosi reggimenti, non che , lo spettacolo della folla cbe ingrossava . No tai in un gruppo un vecehio di settanta ,e più anni, -che ricordava , con emozione di avere :.issistito li nel medesimo luogo alla rivista d'un altro esercito di volontarii nel 1803, quando aveva quattordici anni appena. Egli descriveva gli uniformi ridicoli e t~ · ~mi antiquate di quelle milizie., improvvisate din · · alle minacce del campo di Boulo(•ne · e· ricorÒa\ h. come la generazione nuova non faeesse che seguire l'esempio degli avi . Difatti questo organament.o de' rifiemen (carabinieri), che sorprese l'Europa . e sembrò quasi una minaccia a molti, non è fenomeno nuovo negli annali inglesi. Più d'una .volLa è stato messo in pratica il pr,ncipio, che fn caso d'invasione straniera ogni uòmo è ·obbligato a prender le armi. ed a far_si soldato per difendere il 'paese. Quando la grande armada spagnuola minacciava le coste della Gran Drettagna, i cittadini si prepar~rono con una leva in' massa a re- ' sping.er·e gl'invasori. Verso la fine del secolo scorso ed il principio del corrente accadde lo stesso. Ed 1l ("I

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terror panico che commosse ann i sono l'atmosfera pacifica dell'Inghilterra è swto il contraccolpo -,delle preoccupazioni che mezzo secolo fa la Francia ca_gionò a' suoi vicini. Le medesime paure suggerirono le stesse difese. .. Nè l'inva sione delle isole britanniche è idea nuova nella storia militare 'di Francia. Al ministero della guerra si conseryano pinnte .e studi relativi all'argomento, che risalgono a' temp i di Ludovico XIV. Nel 1796 una flotta francese comandata dall'ammiraglio De Gal! salpò da Brest per la costa irlandese, por.t.ando a bordo il generale !foche e 15,000 uomini. Era nel dicembre, e solo parte de' legni, contrastati dal mare fortunos•>, raggiunse Bontry-Bay; .e fra que' . legni mancava il vascello montato dall'Hoche. Questi, .:dopo combattuto più giorni con la· tempesta, d~. vette approdare nuovamente in Francia, · dove la rimanente flotta aveva già fotto ritorno senza di lui , non senza aver tentato qualche sbarco. . ·· :Nel 1798, due anni più tardi, scoppiata l'insurrezione irlandese, tre fregate, mentendo bandiera inglese, sbarrarono mille e cento soldati nella baja di Killala, ·sotto il comando dèl generale Humbert, -e s'impossessarono di Killala ·senza qu?si resistenza. Si condussero esemplarmente , ed il vescovò protestante del luogo rendè in un suo giornale pubblicato elogi esirnii a questi nirniri che lo protessero d_Hi furori degl'indigeJ.Ji. Ma le forze sbarcate erano insufficien ti, il luogo d'npprodo ma le scelto, il tempo sbagliato, sendo stato disfatto poco prima il'nucleo prin-cìp'ale dell'insurrezione. Hurnbert lasciò duecento uomini a Killnla cento a Ballina, evacuata dalle truppe ' inglesi; e eon' appena ottocento uomin i seonfisse a Castlebar i'I generale. Lake che gli muoveva incontro ·. con almeno mille ed ottocento uomini tra fant i e ca-


JNGLESI

YOLONTAHII

~ali~ri: dfeci ~a~n6ni ed un obice, prendendogli tut.ta l artighcna . Finalmente, circondato da meglio · che 25,000 uomini, capitan·ati da lord Cornwallis, ao• vette ·arrendersi a aiscrezione dopo un dispe1~ato com· · . battimento. Questa impresa arrischiata cosleroò l'Inghilte'rra: e,.si tern~ 'il peggio, qua?do si vi de ·che un pugno d invasori aveva potuto 1ugare truppe scelte, espugn-are parecchie cittù,. avanzarsi a più di cento e venti miglia inglesi nell'interno del puese, e manten ersi diciassette giorni con le ahni alla rr1ano in un regnb che contava allora meglio cli -150,000 soldàti. Il trattato di Campoform io lasciava ]'·Inghi lterra sofa di fronte alla Francia, che aveva scaglionato u·n esercito di 270,000 uom'ini lungo le coste della Manica ad una giornata_di marcia da' punti d'imbarco. All~ra si' ac. crebbe l'esercito, l'armata, lo milizia; ed inol'tre un voto del Parlam~nto esortò· i cittadini ·a . form'are dei corpi di v0Iontarii ìn tutto il reame. Come s'è ·detto più sopra , non vi fu classe della società ' che non rispondesse all'appello, ed il vescovo tli Winchestèì· aut~~·izzò i) cl~ro deH'Hampshire, e soprattutto quello dell 1sofa d1 Wrght a prender le armi . 1\1a i soli chtadini ·not.i e rispettabili furono ammessi' nella ·nuova fakinge . Dagli ufficial·i si pretese che avessero ulmen o cinquanta sterlini annui di rendilo foodia·ria e erre fosst'.ro do~!cil~at~ nella _contea. Malgrado queste diffidenti restrmom, in meno di tre sctt·irnane ;150,000 volontari erano artolati ed armati; facev;an 'l'esercizio sei ore per settimàna, e chi voleva poteva esigue uno scellino d'inden'nità. Le spese 'flg'u rano 'nel hilàncio del ,179~ .per ·350,000 sterlìni. Sette 'mesi aopo, nel discon:ò d'apertl!ra del Parl·a mento, il :re dicb-iarav'li che: la dirnosh'azione O,i zelo e di vi!Jdrìa /atta,'da ogn'i -classe clelta nazioné -aveva imped1:to al ni1'n1:èo di altua:rè· 0

le vane me minacce. ·tua l'opinione de' generali inglesi eontempo11anei è tutt'altra . Altri, più imparziale, giud·ica che que' battaglioni inesperti e indisciplinati avrebbero opposta po ca 1·esìstenza ai ,Fra·n cesi; ma ehe i-n ·un caso di ritirata ·Sarebbero stati terribili sui loro (:ianchi. Nel ·1803 la cli'chinrazion e Ji gue1:ra fotta dà Bonaparte a:I popolo inglese rianimò lo .zelo che s'era au- . dato iHangui!Jendo . . Novantamila ,picche vennero distribuite ai contadini. I fattori s'impegnarono spontaneamente a sornministral'e uomini, carri e cav·all:i p9r trasportare la truppa sulla. costiera. Vi erano fuochi di segnali sopra ogni coll ina; al minimo all!erta venivano accesi, e tutta l'Inghilterra tumultuava in armi. 4 Pevemey schiere ~di operaì erano pronti a~ ab_battere le cligh_e del mare, sommei:gendo le circostanze. Nelle contee maritiime i deputati-luogotenen,ti facevan , macellare i .cuvalli, che in caso òi sorpresa avrebbero potuto eadere in mano al nimico; segare i veicoli., distruggere le granaglie e il bestiame c,b e non .poteva t.ru sport,arsi, ecc. Secondo il rapporto del ministro della g.uerra dell' iJ1 novembre, i volontarii ascesero a 335,307, cioè: pedoni 297,500, cavalleria .4,600, ?rtiglieria 6,207. Si è avvertito però che probabilmente moltissi.mi si arrolarono ne' voi on, t:arii per isfuggire alla leva in massa decretata -daij Parlamel'lt0. ·l'n Jscozia, Gualtiero Scott · servì come . aiutante in un r.~ggimento di cav.a lleria, quantunque zoppo; lo zelo, l'esauez·za e il cos.tante suo buon- umore in ogai ,più dura pr0va lo resero .popol1a:rissimo :fra' o@tnlnÌJi.tol'li. <.Bisogna ccmsider'are che questa ·1otta conlro t!'n n'imico forrnidab.ile, che si eredeva .incontrare dovunque e _cbe non si mostrava in alcun luogo, ha durato ,pi,ili


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VO!,ONTARlI

! NG LESI

di dieci , anni, senza che piai si rallentasse lo zelo della nazione, per formarsi un'idea adeguata della energia e della perseveranza innate alla razza angl0sassone, Fortunatamente per l'Inghilterra, e fors'anche per la Francia, queste forze non vennero mai messe alla prova. A credere le rnPmor.ie del Bourienne, Napoleone non avrebbe mai seriam ente pensato a sbarcare in Inghilterra; ed in ogni caso era più facile lo sbarcarvi che il poter poi ricevere rinforzi dal mare chiuso dietro gl'invasori dalla flotta inglese, che avrebbe imprigionato l'imperatore nella sua vittoria ('1). Dopo il 1815 de' volon tarii non rimasero che pochi reggimenti di cavalleria nelle contee ngricole. L'organizzazione de' ~arabinieri del ,f 860 ha per sostegno l'opinion liberale, turbata dall'ombra fosca che, secondo i giornali inglesi, il despotismo proietta sopra alcu.ni paesi d'Europa. Hanno per iscop0 d'impedire

che quest'ombra passi là Manica. L'altra volti) invece il popolo si ern mosso pel' odio del giacobinismo, forn entato . e .fav0rit.o dai tory. Quindi, se allora nelle file de' volontarii' figura vano precipuamente negozianti e borghesi , adesso sono costiluite ' da legali' medici, BrListì, commessi. La gioven Lt'.1 accorre sotto le armi e rie mpie i quadri clell'es~rcito civile, mentre gli uomini rnnturi si Lengono in disparte. E ques to è forse dal punto di vista militare un · gran vantaggio pe' carabinieri d'adesso . · Non descriverò la rivista del 23 giugno 1860: dirò solo che fu unn gnÌn festa nazionale , e che valse a rassicurare la naz.ione inglese dalla paura prob1Jbilmente· imm Minarià d'invBsioni stran iere. La dìwane ,, il Daily Telegraph, giorn ale diffusissimo,. apostrofava u1), popolo vicino, sclamnndo :, « Provatevi a venire, « se osate I » Fin dal 185.5 al cune corporazioni avevano proposto

(1) Secondo il Delu1-y, uno dei più arguti giudici delle cose militari inglesi, la posizione del l'Ingh ilterra non fa che peggiorare ogni dì più, e il sistema del r eclutamento si fa di giorno, iu giorno più difOcile e inadeguato . F'inchè la po.: tem:a marillima dell'Ioghilte.rra si mantenne t.ale che nessun Stato potea spe rare di tenerle testa, ,poca vigilanza bastava a tener lontano il ne mico cJalle ·sue costi ere. Oggi.pc1r altro havvi un' altra potenza marittima in grado di misurarsi con una flotta inglese, cd anche di contrastarle il primato, grazie alla più grand e focililit con la qualo può concentrarsL Ora gli Inglesi che cosa potranno opporle nel Canale, ove lo sbarco di un grande esercito. sia di.ventato possiuile? Dall;allra parte dello stre tto non xi .hanno forze che bastino ad una efficace resistenza. L' Inghilterra , da oggi in poL ha perduto il vantaggio della sua posizione isolata ed insulare e si trova pressochè assimilata alla rimaiiento Europa; ossa 'è obbligata a mantenere in forza un esermto che basti a resistere a quelli dello grandi potenze militari_ Quello che essa attualmente ha

no n basta al suo scopo; il suo sistema di recl u tamento non è del resto in caso di fornirle un esercito su flìci ente, , e quando anche le potesse dare il numero d'uomini che le abbisogna, le spese che esso trae seco sono tanto enorm i, che a lungo il paese non. potrebbe sopportarle . Si conosce l' abborrirnento degli J'nglcsi per ogni sistema di r eclutamento che abbia carattere coattivo, e finchè non abb iano U co ltello alla gola non piegheranno. Tu ltavia un esercito permanente reclutato pc'r, mezzo del la coscrizione sarebbe un rea le bisogno de ll'Inghil terra. L'Inghilterra co1nprcnde perfettamen te che la sua flotta non le basta più a difenderlà da un'invasione fra~cosc: uno sbarco operalo contemporaneamente s.u molti pu nti, equivarrebbe ad una conquista. I Francesi non potrebbero mantener piedB sta}?ilmentc nell'Ingh ilterra; ma essi po tre bbero vulnerare per sempTe la sua potenza . ·Solo un nuovo sistema militare . e so'pratLullo la coscrizione potrebbero sal vare l'Inghilterra. ' Del resto si assicura che si pensa davvero di, introdurre la coscrizione por il reclutamento .

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VOLONTAT\.II

dì forrn.a re de' corpi di volontarii. Ma il governo inglese le aveva ringraziale, rispondendo che nu ll a nelle condizioni d'Europa, poteva motivare ' una siffa(t,a mi sura. Due o tre anni dopo gli uomin i di.Sta to mutarono· op inione, imP,ensieriti dai preparativi marittimi ?ella ~ran0ia, dalle fort ificazion i di Cherbou rg, dalla rnvenz1one delle coraiza le, dal lingu ugo·io bell icoso ed aggressivo di .?lcuni opuscoli che foc~ ro chiasso, e da altre circostanze inutili a ricordare . L'Irwhiherra riconobl~e. di es:5ersi troppo affid,,ta ne' vanta;gi della sua posizione geografica. Un rapporto dell a Commissione per la difesa del regno portò un colpo rnor!... tale ad alcune ·vecchie superstizioni dell'oro·oo·l io na0 . Ie; ed 1·1 paese passò da un eccesso °di fiùuc ia z10na in _braccio a confu se e vaghe paure. L'esperienza di Crimea, mostrava che al nemico può o·iovare l'avere o . il rnare per base d'opernzioni.., . Ed un secolo prima si era tenuta per inapprodabile l'isola! Ma uno de' benefizi della libertà di. discussione è il preparare i cittadini a ricevere senza scornLrofa. , ., d 00 mento 1e venta p1u ure. . Si pensò ad aum entare l'eserci to; ma' il sistema di un numeroso esercito permanente è tanto contrario allo sp'ir·ito della . costituzione inglese ed ai costumi, che non poteva raccogliere molti suffragi. Non bi~ogna credere che J.'.1 spesa spaven tasse , giacchè s'è mcontrata q nella enorme per le . fortificazioni ; e del. resto la ùazione ben sapeva che in un modo o nell'altro finirebbe sempre col pagare Ja propria difesa . Il . ~r.incipio del!' i.niziati_va . individuale appli.c,ato alla m1hzia produsse 1 corpi eh volontari, che, secondo lord Elcho, non sono nati dal terror JJanico, ma dalla verg_ogna ·che -prava.vano gl'Inglesi di veclere 'ima gran nazi01.ie co1~.e l'Inghilterra sottoposta alla paura. Parecclne arti della Gran Brettagna si disputano la

IN.G l,ESI

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gloria d'essere state prime a formare de' reggimenti, e parecchi incl iridui vogliono averne av uta la. pl'ima idea. · Il governo non poteva rifiutare tale concorso nel 18159. Il generai.e .Peel , riconoscendo con circolare del 25 maggio l'utilità cli avere i citt,)dini' add est1·ati alla manovra del r,unnone nelle citt,'.t rna rittìme, ed altrove al màneggio d~lla carabina , accettava \ ser-vigi offerti dal paese, richiamando in vigore con apposite modificazioni l'atto di Giorgio III. I suoi successori l' hanno imi.Lato. Pure, malgrado questi incon1ggi amenti, può dirsi che ·il paese solo abbia tutto fatto , sotto gli occhi del governo . La. circolare non · era un appello a,lle armi, ma si limitava a ricon oscere il driÙo che spettava ai cit!.nd ini di difendersi da sè, come ,stimere_bbcro opportuno, contro i pericoh dell'inv'asio,ne straniera . L'organamento cominciò dappertutto con meetings, presieduti da persone influenti, che, riconosciuta la opportunità di costituire .una forza armata., nominavano un comitato esecutivo, incaricato 'di raccogliere sottoscrizioni e tutelare gl'in te ressi civi li e militari della compagnia . Le liste per gli nrrolarnenti comprendevano tre classi : 1a Membri effettivi, che s'impegnavan o. a pagar del loro armi ed uniformi; 1za Riserve, cl1 e prnmeLLevano di mili tarl~ in caso d'invasione; 3a Non effettivi , che sottoscriveva.n o per Ì'.1 pa somma annua. _Ir~ una com pagnia (che non è la più ricca) il Central London Volu.nteer Ri/le Còrps, i doni spontanei, escluse le ciuote de' membri effettivi ,,sono ascesi a 424 sterlini. I clifferen li gruppi di· vo.lontarii son·o posti sotto la sorveglianza del lord luogo tenente dell a contèa , magistrato civile, presso a poco inamovibile, . che ha in parte le attrib~1zioni del nostl'O prefetto. Eglì trasmette 1


mo

YOLONTAnII

al ministro della guerra la domanda ·di a utqri zzazioneche fa il corpo in via di formazione. Secondo l'citlo di Giorgio IH . gli sarebbe spettala la nomina degli uflìcìali; ma invece · sono star.i dovunque eletti dai corn niiliton i , e sanciti poi nel loro grado dal luogotenente e dal ministro. Inoltre i volon ta ri~ p restano giuramento di focleltù . i uni fo rmi reana la nrnagior di(forenza possiNeP-l 0 V V bile da compagnia a compagnia, massime tra' cara. binieri , tanto che alcu ni strategì ha-nno proposto, in caso di guerra, di ado ttare un segnale comune , il badge, per d istinguersi . Mol te compagnie hanno dimenti<.;ato che l'ideale d'u n carabi niere dovrebh'essere , una specie di compromesso fra l'uniform e e l'abito da ca ccia; fu joreèe troppo sacrificalo alla moda ed alla civetteria militare. ]I ministro avrebbe volu to che i vò lonturii fossero artiglieri lu n·g o le coste e nelle città marittime, carabinieri nelle campagne. Ma . le sue istruz ion i non sono statè seguite, ed ognuno ha scelto l'arma che più gli an dava a sa'ngue; e, non vi ha cit.lh in cui non ·si trovino eannonieri e carab in.ieri ,· con grmr prevalenza numerica per questi ullirn i. La cavalleria è poehissima. P~r l'islr.uzione si è r ico rso dapprima ai so_tt'uffi:ziali . e caporali dell 'esetcito; e quasi Lu tti i corpi hanno pagaLe le -lezioni in ragion e di uno scellino o: mezzo scellin o per volontario . Alcuni son' ufliziali hanno però prestata gratuitam en te, l'opera loro . L'esercito dei volontari i ha unn propria ragione di essere. Gli Jno·lesi lo vogliono utile, occorrendo, sul campo di ;:, battaglia; e vogliono fargli imparare quanto si richiede· per questo oggeJ.to. E. quantunque si ritenga che per formare un solda Lo ci vogliano tre ann i, i carabini eri . giovani, educati ed intelligenti, quasi tulli han fat t0,

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INGLESI

rapidi progressi m p·ochi mesi. Ci fu in tulli obbedienza e annegazione. Chi pretendeva ragionare si ebbe da parte degli ,istruttori de' solenni rabbuffi. Lo zelo de' carabinieri non. fu spento dalle èifiìcol-tà; anzi queste stimolarono la pertinacia, ch'è il si1strato del caratt~re inglese e va talvolta sino alla stra.vaganza. Racconta l'Esquiros d'un commesso che viag- ' giava con la sua carabina_, e dovunque giungesse si pre.sentav.a al capitano della compagnia, . chiedendogli di ~unirsi quel giorno a' suoi. Un saeerdote fanatico pei YOlontari, vedendoli una volta rimaner saldi sotto un . grande acquazzone, disse: aquae rJiultae non potuerunt

exti:nguere charitat~m.

. ·

Si temeva che avessero a sorgere gelosie tra so.Jdati e volontari. Al contrario: non solo i sergenti istruttori amano i volontari d'un affetto quasi paterno e vanno superbi d'un successo che bisogna in parte ripetere dall'opera loro; ma gli altri membri anch'essi dell'esercito regolare dimostrano ammirazione e rispetto, pel disinteresse di questi cittadini cge si equipaggiano a proprie spese e spontane<}mente imparano l'esercizio. Pure i volontari ebbero dapprima contro di loro il pregiudizio militare che nega l'efficacia dei cittadini sul campo di battaglia di fronte la truppe regolari. ' Chi s'asteneva dal prender parte all'agitazione cercava di , volgerla- in ridicolo. Un cane venne ucciso da una fueilata d'un volontario; e ne seguì un processo civiÌ e che foce (lel chiasso: sicc'h è per lunga pezza nessun volontario in uniforme passava per le strade senza che i monelìi gli domandassero : Who' s shot the clog? (chi ha ucciso il cane?} I carabinieri af'.f;-ontarono silenziosamente queste innocenti carica ture, éonscii che nulla può farsi senza dissenso o, ANNO XV, VOL. I.

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VOLONTARI!

scherno di molti; e la popolarità da ultim o li ricompensò. Le donne si diclii.arnrono per loro, aprendo sottoscrizioni per rica mar bandiere e comperar trombette d'argento; e presenziando le fes te nelle quali il dono venne offerto. Tutte le classi della società gareggiarono in qu esto: perchè il moto de' volootarii si fonda appunto sull'amor delta famigli a. È per prepararsi a difendere il tetto natio e la palria che gl'Inglesi si addestrano alle armi. In !?rancia si credettero num erosissimi i volonlarii tanto da somigliare ad una sfida; ma gl'Inglesi invece si lamentnno d'averne pochi, e pen suno come aumentarne il numero. La principal cagione che ne limita l'aumento è l'astensione degli operai, non siSVJmaticamente rifiutati, ma impli citam en te esclusi dalle éondizioni materiali dell'istituzione. Dovendo ognuno provvedere all'uniforme, alle armi, all'istruzione cd alle munizioni co' mezzi proprii, i proletari non potevano concorrere ad ingrossar le file de' volontarii; come sotto il regno d'Elisabetta, quando sovrastava la min accia dell'in vasione spagnuola. Tulli comprendono la necessità di far partecipare gli arLigiani al moto. Le pochissime compagnie d'operai si distinguono per la destrezza e l'abilità, come i cannonie ri cd i carabinieri dell'arsenale di Woolwich. Al postulto, il cannone e la ca ra bina sono strum en ti, nè deve sol'prendere c·.he obbed iscano meglio alle mani abituate al lavoro materia.le. Ma come pretendere da' braccianti che se rvissero nelle com pagnie dove l'uniforme è costato talora fino cinquan ta ghinee, e dove annualmente si spendono da cinque a seicento st.erlini pet la banda1 Alcuni proposero che i volontarii cli mezzi pecun iari ristretti fossero vestiti a spese dello Stato ; ma sarebbe stato un assim ilare l'istituzione alla. milizi a, snaturan dol a. Altri pt'oposero sottoscrizioni fra ricchi pet· sovren ire a' bisogni de' po-

·mcr.F.st

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veri; mn gli operai risposero di non voler ricevae l' elemosi·na per adempiere acl im dovere. Non riman eva che di rendere il prezzo dell'unifol'mc accessibile a tult~ le borse , riducendone il prezzo in giusti confìm ed ammettendo il pagamento a rate settimanali. Il governo ha dato gratuitamente dc' fucili e della p~lvere, cosa alla quale non s'era impegnato da principio. Alcuni vorrebbero che gli operai si amal_gainassero col medio ceto nel formare le compagnie; ma. generalmente essi preferiscono organiz7:arsi separatamente fra di loro; seguendo del resto I esempio della classe media, nella quale le diverse professioni hanno . per lo più formato corpi distinti. Se chiunque trascura le sue fnccencl e per imparare n difrniler In ·patria in pericolo merita rispe tto ed nmmit'azione, quanto pi.ù ne mcritnno gl! operai cl_1~ vanno all'esercizio spontaneamente dopo d1ec1 o dod1c1 ore di lavoro! Finora pei·b il moto s'è limitnto fra gli operai cittadini; rimane dubbio SE possa_estender~~ fra crh acrricoltori. Il governo teme che 1 volon tam nell: ca~pagne nocciano allo svil uppo dell ~ .1~iilizia~ giacchè la legge esenta dal servire nella m1~ma tuttt i volontarii in servizio effettivo, ed è tale chiunque fa l'esercizio otto gio rni per quadrimestre ossia ve~t~quattro giorni per anno. Altri crede che le du~ 1st1tuzioni si gioverebbero a vicenda; e the l'organizzare corpi cli volonl!lrii, s,olgerebbe e fomenterebbe nelle carnpDgnc gl'istinti militari. . Alle compagnie d'operai si aggiungono le compagnie di coclelli, ossia alunni, f'l'a i dodici e i sedici anni. In alcune grandi. scuol e, ad Eton college ed a ll'ugby sc_hool, si sono costit11ili de' reggimenti di cadetti fra gli scolori. Questi corpi di cadetti sono i vivai clell' istitu zion e. In Iscozia il nllO\'O sistema di difesa si è saldam ente


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I

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VOLONTARII

INGLESI

radi ca lo. Nell'agosto 1860 ebbe luogo una rivista net parco di llolyrood presso Edimburgo, e 21 mila uomini sfilaron o innanzi la regina. V'erano sul terrenocirca centocinquanta corpi, ripartili in tren tacinque· battagli?ni: uno di cavalleria, sei d' artigliel'ia, uno del gemo e ventisette di carabinieri. , . I~ Ir!anda il governo ha suscitato degli ostacoli all 1st1tuz1one: e senza dubbio è stato savio partito l'impedire che si diffondesse in un paese scisso da profonde contese di religione, e da odii insanabi li e secolari che danno drìtto a temere lo scoppio di moti civi li. lUa fuori d'Irlanda è lecitissimo agl'Irlandesi di fare quel che fan tu tti; e mi basti citarne ad esempio, l' Jr1s/i brigade di Londra. Alla istituzione de' volontarii si riannoda la National ri(le shoott'.ng assodation (associazione nazionale pel tiro alla carabina). Per sapere come si compia l'edu caziooe de' carabinieri, e l'uso che si propona-ono di farne sul campo di battaglia, bisogna trasporfarci alla scu ola di moschetteria ed a' bersagli di Hythe. Il due luglio 1860 ebbe luogo a Wimbledon il primo gran slwoting match. Wimbl edon sorge in mezzo ad una pianura che si este nde a perdita di vista, e presso . una immensa brughiera. Il terreno sul quale aveva luogo il tiro era circondato da una tavola con quattro porte: una per la .regina.; u~a per pedoni, due per le vetture ; s1 pagava uno scellino per l'entrata. V'erano tira~ori ~ssai; moltissimi -volontari d'ogni colore e di ogn t urnforme, con qualche svizzero venuto apposta per con trastare il premio agli Inglesi. Chi con correva pagava una ghinea di buon ingresso. La regina scattò il primo colpo, tirando una cordicella attaccata al gri!letto d'un fucile. l .::i. aara durò parecchi giorni. Vi erano i tirator,: alla ~-ia Sally, come si addimandono popola1·mente·

·,quelli che competono, pagando uno scellin o per colpo; ·il totale de' versamenti si ripartisce in fine della giornata fra quelli che han toccato nel nero . Si era liberi -di sparare in qualsivoglia posizione. Altrove l'emozione degli spettatori era maggiore, trattandosi di vittorie importanti e disputatissime. Le distanze variavano da .500 a 800, 900 e fina nche 1000 metri. Il signor Ross fu proclamato vincitore del concorso ed ebbe in premio una medaglia. L'Inghilterra era un popolo di arcieri ed ora vuol divenire 1ma nazione di carabi nieri. '.tanta erà la fiducia che si aYeva ne' long bow, come arme nazionale, che g!i antich i governi si opposero all'intro. duzione de' primi bersagl i d'armi a fuoco. La carabina, inventata sin dal 1567 da un operaio tedesco, non era divenuta usuale che ne' monti del Tirolo 'e nelle pianu re d'America, dove gl'Inglesi ebbero a farn e un duro esperimento durante la guerra dell 'indipen,denza. Eppure il duca stesso di Wellington rigua~dava l'an ri co fuc il e a pi etra come la miglior a~'me d_a guerra , ;deva all'idea di trusformare i sol da ti i nglesi in carabiniel'i. Non aveva egli forse vinto .a Waterloo con q_uel fu cile pesante e primitivo? Senza la guerra di Crimea forse gl'lngles i non si snrebbero sbrigati ancora di q11ell'ordigno, giacchè Brown Bess -era una specie di personificazione come John Bull. Rppure all'in troduzione della carabina in tutti i reggimenti deve l'Inghilterra d'avere prontamente repress·a l' ultima sedizione indiana. I volontarii non potevano hon àdouare i.m'arme che offre tanti vantaggi, mas. sime per le guerriglie. Una circolare del ministro della ·guerra di_chiara ,che prima di ottenere la sanzione gover1:ativa ogM 'Corpo di' carabinieri debbe avere a sua disposizione l\J D terreno d'almanco trecento metri pel tiro ·a segno,


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VOLJ)NTARil

condizione non sempre facile ad adempirsi, prima, perchè in Inghilterra vi hanno pochi terreni incolti,. ·J?OÌ perchè la vicinanza di un bersaglio è incomod& . e pericolosa, ed in terzo luogo petìchè la oostruzion.e dei te,rrapieni e dei lavori in muratura costano molto. Nondimeno si può prevedere non lontano il te~po incui ogni città, se non forse ogni villacrgio · della Grano . .Brellagna, avrà un tiro a segno pei carabinieri,. ~ome. prima lo ·aveva per gli arcieri. Inoltre il gove_rno ha deciso di 110n accordate munizioni gratmtanrnnte che ai corpi di volontari, due membri de'· q_uali aves~ero rjcevuto per quindici giorni l'istruz10ne tecmca nella scuola di Hythe. , Hythe è ad un miglio dal mare, e prima possedeva1 un porto celebre, uno de' · famosi cinque porti, che furono la culla della marina inglese. Ora gli è disparito, d'a lungo tempo, colmato dalla sàbbia. Tutto il seno. di mare in cui s'apriva è sabbia sterile, con pozzanghere d' acque malsan e. La scuola di moschetteria schdol ot m~.1,sketry, fu istituita dal governo .qualch~ anno dopo, 11 1850 per. insegnare ai soldati l'uso della carabina; ma dopo la creazione de' volontarii si è creduto opportuno di fare che ne profittassero ancor essi. I. volontarii vi passano due settimane, e ne ven. gono almeno due per compagnia, destinati ad insegnare ai compagni ciò che avranno àppreso. L'ins~~namento è orale e. pratico. Il maggior generale Hay l!]segna la parte teoretica. . · . L'insegnamento pratico comincia dall'esercizio dell·e· posizioni, . positi'on drills, che. dura ci.rea una settimana, ed _al quale i dil'ettori deJJa scuola attaccano somma importanza. Quando gli allievi hanno impa.ra~o a ben p~·ender di mira, a tirare al bersaglio sei~. phce ed a misurar bene ,le distanze ad occhio; ven1

INGl,ESI

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gono condotti sulla spiaggia dove si fanno i grandi esercizi. I tiratori passano per tre classi successive, e quelli che han la fortuna di gi ungere alla prima "5parano ad una distt1nza da 700 a 900 metri. Questa istruzione individuale si compie a Hythe coi fuochi di riga e con finte scaramucce. Il concorso di Wimbledon ,e l'istruzione impartita a Hythe han portato ricca messe di frutti. Oggi sfide e gare alla carabina han luogo in tutte le contrade d'Inghilterra., e larghe somme di danaro sono state di stribuite in premio dalla generosità dei privati. Siccome però in guerra non basta di mirar bene, ma bisòcrna saper sostenere il fuoco del nimico, i volono . tari danno anche , delle fin te battaglie tra di loro. Quantunque l'ufficialità de' volontarii non sia ancora all 'altezza delle sue funzioni, quest'esercito civile è il nocciolo d'una gran fo1:za. Pe~ ora sono HS0,000; in tempo dì guerra potrebbero ascendere ·a 550,000, e con una tal difesa la Gran Brettagna non dcYc più temere di nulla. Il colonnello M' :Murds, ispettore gen~rale de' volontarii, dichiarava un anno dopo la fondazione loro ch'egli non esiterebbe a condurli al fuoco in campo aperto, purchè fossero consolidati in battaglioni, chè per ora sono un poco troppo sminuzzati così in compagnie. In caso d'invasione, nessuno pensa a separare l'azione de' carabinieri dai moti d'un esercito regolare. L'opera loro ~ev'essere au siliare. La prima idea era di utilizzarli per coprire le coste, gettando intorno intorqo all'isola , al , primo allarme, un cerchio di ,bersaglieri . Ma ormai, essendo armato tutto il paese, appoggeranno l'esercito, sgombreranno il terreno, scaramucceranno, si getteranno su' fianchi del nimico, taglieranno le strade, insomma opporranno ogni sorta


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YOLONTABII l'NGI.ES!

,d'ostncoli ali' esercito invasore. E forse verrà loro affidata la custodia delle fortezze che sorgono a clifesa de' punti v11lnerahili della costa. In pace p~rò costituiscono una forza distinta dal"l'esercito regolare, e, quantunque legata allo Stato dai vinculi che ~'è_ indicato, affatto indipendente. Essa. po-trebbe defin1rsl: una compagnia d'assicurazione mutua ~ontro. l'i_nvasione straniera. Chiunque fa pime. delI ass?ciaz10ne non solo uon abdica la propria individ~~lllà.' m~ pu_ò liberamente uscirne, avvisando quind1c1 gwrn1 prnna. La ' disciphila non è so rretta che .d~,l senso ?el dovere e dell'amor patrio. Solo in temp·o d1 g~erra 1 carabiBieri sarebbero sottoposti alla legge marz1al,e e trattati come· gli altri soldati: ma, all'ohe àllora, non posso ti o essere mandati fuori paese. Le sponde del rrnire sono il limite estremo dell'azione loro. Questa clau·sola è di tal natura da rassicurare l'Europa sul loto fatto· e darigli il _carattere di una precauzione, anzichè quello di una · minaccia: od una sfida. .

,I

PAOLO

Fx~rnnr.

CEN:NI SULL'ESERCITO RUSSO ( I)

I giudizi cho ordinariamente si fanno dell'esercito russo sono iassài discordi. Taluni dipingono le forze militari dello Zar come ,un volgare spauracchio che si dileguerebbe al primo colpo: -à sentir costoro i soldati sarebbero tozzi, gli ufficiali tanii capi di schiavi, le armi antiquate, la tattica stravoll.a , lo fortezze senza valore, Altri inveèe, per lo più profondi osservatori che stettero molti anoi in Russia, dichiarano la inimerisa potenza militare di quel · vàsiissimo impero degna di tutto il ris-petto·. ,Questa discrèpanza di giudizi non ci parrà pèrò tanto strana sè riflettiamo che trattasi di contrade ~,stese quantd la settima :parte circa della superficie del globo terrestre. abitate tla 75 milioni ·di uomini, le quali forrli~cono gli e:leménti pei' u~o •<esefoit@ ohe dipende daWassoluh1 volontà di un sol uomo. Di · Più se pènsiàiiHi> che là Russia è potenza ed'rinentémettte co11quistatricé; clie il suo esercito è quasi contiouamerlte ocè(tpà'ìo in guerre in~regioni mai sta.te calcate d,i piedè europèo, elio l'estensionè dellè conquiste verso l'Est non ancora ha ilmite , -che ;il ,telegrafo non di rado annunzia la presa di città affatto scohosèiùlé, ci spiegheremo di leggieri come l'immà'gina:ziob'e faccia crèU~r Yère molte cbse elle diéottsi di quell' i.trlpèi'o' fii-

.. (1) Desuiiti dallà· Wehr Zé1tu1ig di Vienfla' e da

altri fo~i

milifari.

;


no .

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CENNI

suu.'ESERCITO RUSSO

voloso, ancorchè tocchino l'inverosimile. Innanzi tutto dichiariamo di non saper precisare il numero delle truppe di cui dispone la Russia, e dubitinmo che lo stesso Zar sappia dire su quanti uomini si estenda il suo assoluto impero. Secondo l'asserzione del ministro d'Austria, l'esercito russo contava nello scorso anno 827350 uomini di truppe 1mqbilizzahili; 410427 uomini di riserva per i presidi, e 229223 uomini di tru ppe irregolari: 'in tutto 14670.00 soldati. È ben vero che questo formidabile esercito trovasi distribuito su di u,n estesissimo territorio o che la penuria di strade ferrate non permetterebbe di concentrarlo rapidamente; ma ciò noì1ostante non è da mettere in dubbio che la Rus$ia può fare scendere sui campi di battaglia europei tali masse di truppa da far iraboccare '1a bilancia in favore di quella causa che si decidesse di sostenere colle armi. · · Dicesi che il governo russo vagheggiava non. ha guarì una nuova organizzazione militare simile alla prussiana, ma nonpertanto i reclutamenti proseguono coli' antico sistema della coscriziqne. Il soldato rimane da 10 a 15 anni nell'eser. cito permanente: indi passa per un determinato tempo alla . riserva ; cosicchè in media serve da 22 a 25 anni. - Codesta durala del servizio varia· secondo i reggimenti o le divisioni. Anticamente il Russo ri maneva soldato per. tutta la vitn, e. ci fu assicura lo che oggid\ non pochi rimpiangono l' abolizione· di tal sistema, allorchè ricevono il congedo che li obbliga tornare' ai' loro focolari. . . · Dopo che la punizione corporale del knut fu abolita, t~anne 11ei soli incorreggibili, il servizio militare cessò di esser.e per la gran parte iiegli arruolati una triste condizione. Al presente il soldato è ben vestito e sufficientemente nutri to; e se· la paga è piccola, si . noti che, le bevanqo sono a bassissimo p~ezzo.• Inoltre il soldato può in certi t.empi dell'anno guadagn.ar,si, qualche cosa lavorando a pro dei privati, la quale concessione . di potersi dedicaro nel suo proprio interesse al lavoro, sicuramente parrà s.t rana a molli. Per farsi un'idea della buona indole <lei soldato russo basterebbe assistere ai ì:nercati, ove i soldati ~ drappelli e senza, . essere guidati da bassi ufficiali' si recano per comperare ,a . carne, la farina e quanto aHro loro occorre per cuocere i legumi che, costìtuiscono la parte principale del rancio. Questi legumi si coltivano negli orti per cura dei reggimenti stessi, ehe n e son? possessori. Gli uomini cbe debbono fare le prov-

viste culinarie al mercato sono estratti a sorte come da poco tempo si costuma nè11· esercito americano . Nè è qtiest.o il solo punto in cui talune istituzioni militari della più libera nazione somigliano a quelle d.ell'assolntismo feudale più radicato. Vi è anzi taluno di coloro che banno studiato l'esercito russo . il quale asserisce che il medesimo si è fatto in certo ·modo democratico . Ma qui è da considerare che le gradazioni dello tendenze democratiche negli eserciti sono affatto re.lative, inquanlochtl ne$suno potrebli°e n.s serire che alcune relazioni .fra l'ufficiale ed il soldato russo siano cos) democratiche, quanto lo sono nell'esercito francese od oggid) nell'àustriaco. L'intelligenza dei con tadini russi è invero alquanto ottusa e poco s,·iluppata, ma possiedono invece molta abilità pei lavori ··a mano, la quale è una benefica conseguenza del non essere loro mai concesso di rimanere oziosi. Il soldato si fa da se stesso i propri stivali, pei quali gli vien fornita la pelle, ed in generale sa adoperare gli strumenti delle varie professioni. Egli intaglia mille forme nel legno o nella pelle, e le connette assieme per .fare oggetti utili fl graziusi, i quali se si espones~e.ro nelle mostre internazionali , ove figurassero i prodotti dell'industria dei soldati, non passerebbero senza premio. OrdinaTiamente i soldati che s'incontrano a ,diporto per le vie o nei vagoni delle ferrovie sono mal vestili, rna devesi considerare cho allora essi indossano quasi snmpre l'ut1iforme· éhe divenne loro proprieti1. dopo che l'ebbero continuamente adoperato per due anni consecutivi. Invece il vestiario migliore si conserva per le speciali occasioni nei magazzini reggimentali. L'aspetto per altro del soldato dimostra forza e buon nutrimento. L'Inglese non .si contenterebbe dei soli 200 grammi di carne al giorno che ricevu il Russo, ma· a costui toccano poi 1200 grammi di pane, una parte del. quale egli baratta volentierì con altri ma.ngiari. La paga del Ru$so è s) tenue da non permettere risparmi. Ma il governo assegna annualmente ai reggimenti di ·c he .comperare libri, oggetti da scriHoio, olio, ed anche g li ordegni per la coltivazione dei terreni di pr.Qprielà della truppa, il ricÒlto-dei quali è a totale beneficio del i.oldato. AdunquH nei soldati russi noi vediamo della gente tolta ad un'esistepza semi-barbara ·e che vedava talvolta nena più sq,1allida miseria, e la vediamo incorporata nella famiglia . del reggimento ove gode di una discreta libertà, e può indu, s~riarsi .col lavoro, semprochè non trovasi ai campi d'istr~iione oçl in servizio armalo. Or questa gente che· rimano per


CÉNNI

anni ed atinl nello stesso luogo di guarnigione, vi prende mo,gliè e trova da camp1re onoratamente ed abbastanza bene la vita, non è poi da stupire che rimpianga talvolta di dover atibandonarè l'esercito o cercare J a sola in regioni poco ospitali il meno di v·ivere. Anche i Polacchi dopo alcuni mesi si .ricon'ciliano col servizi'o militare, dimaoticano la loro lingua e divengono I.lussi in tutta l'estensione del term[ne. Nè ciò déve maraviglial'e, essendo che al presente la popolazione' rurale della Polonia è di\·enuta russa nelle sue abitudini, come persone autorevolissime hanno osservato. E diciamo la popolazione rurale. inquantochè il patriziato polacco, i cittadini eè! anche i proprietari di campagna (là dove ancora esistono) sono contrari affat.to alla dominazione straniera. E qui si noti che mentre _l'Inghilterra seppe cattivarsi l'animo delle classi elevate <lolla società in Irlanda, la Russia invece si è studiata di farlo colla popolazione rurale della Polonia. La: storia farà vedere quali delle due potenze abbia seguito la via migliore nel propTio interesse. · L,i classe dei nobili è neli''esen:iro russo assai numerosa . Ess·a avanza nei gradi con molta celP.T'ità, ma sa sopportare as- / sai !iene le fatich<1. E invero nell'esercito russo non si risparmiano fatiche nè all'ufficiale uè àl soldato. Così non si conta per nulla che la fanteria nelle ultime 3 o 4 ore di una giornata d'esercitazione campale faccia una marcia <li 15 o 20 chilometri prima di giungere nei luoghi d'accantonamento. I rapidi rpovimenti che esngue ·1a fanteria dimostrano forze muscolari non comurii e buoni polmoùi : possiamo assicurare , dice un . testrmone oculare; che un agile pedone dura · molta fatica a . raggiungere una colonna di Russi in n:1arcia, la qua'le lo preceda di soli 70 ad 80 passi. · · Questa fa.clii là di resislerfl a Junghè e ràpidé maréé è al certo ù'I'l pregio grànd.issimo dell'esercito russò. Ricordiamoci infatti èhe Nap0leo11e vinse molle volte per la èelerità colla quale · sapeva ·spingere gli eserciti; il che lo àbililava a~ attaécàre in · pòsit.ioni éd ili mom enti in cui non era punto aspettato. E nena 11ecerì'te guerra civile gli Americani hanno polutò ve' èlere col fatto quanto possa 'peÉate nella bifancia la: facoltà de'l1o truppe di leggere a lunghe e rapide marco_; imperocchè il poter otfe'nere dei grandi vantaggi sul nemico dipende talvolta S'òlo dal ·saper giungere a una data posizione prima di esso·. Ma· quan'do la fatltét'ia non è uia all'e grandi fatiché, ilob. · ptiò guad.ignil.ro rapidamente dellé date posizioni ìmpotrariti;

SULI)ESERCITO

nusso

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o se pure vi arriv11, à così sfinita da. non poter tentar_e il cou:ih'atlimenlo. Attualmente il sistema che si è inaugura to 10 Russia sviluppa gr11ndementé le fon~e del fantaccino, in modo che uomini che da principio si trovav11no affa ticali dopo due cbHomelri di marcia, finisco.no per considerarn come una semplic1;i passeggiala una tappa di 20 chilometri. Parrebbe che gli stivali -alti dei Russi, div<muti costume nazionale nella popolazione e nella lrupp:i, dovessero essere di grande impedimen to alla mobilità ; ma in ciò come in tante altre cose rabito è divenuto · seconda natura. Al pari del soldato austriaco, il russo non mette le calze nelle lt1nghe marce, ma involge il piede in una p~zzuola di lino intrisa di olio . Colla pratica codesta operazione gli torna facile, come il bendaggio ad un chirur"'o, ed egli vi acq\)isla tanta a.bilità che con opportuno ripie"':turc rimedia a tutti i mali che venisse a soffrire il - o piede. , Poco tempo addietro l'esercito russo, privo d"armi a retrocarica. con pochi cannoni rigati, usava ancora l'antica tattica, , pro,cedcva in colonne profonde e si spiegava in ?attaglia a piccola distanza dal nemico. Il combattere in ordme aperto era poco pregiato, e considerato soltanto come mezzo ausiliario per venire poi all'urlo con potenti col?nne. Ma al presente la formazione in battaglia si fa sn due righe, lasciando frequenti intervalli per raccogliere i 'tiratori che con1battono dinanzi al fronte in ordine aperto, i quali mantengono un fuoco vivissimo e si coprono sia colle accidentalità del terreno, sia coricandosi. · Affinchè il soldato non perda le assuefazioni della campagna i Russi da molti anni fanno accampare la trnppa nell'estate. Ne\ 1864 al campo di Kra~noeselo P.resso Pietrobur go erono riùniti da 65000 a 70000 uomini . con 5000 · cavalli e 146 pezzi d'artiglieria. La troppa e.ra ricoverata sotto alcune tende speciali destinate agli accampamenti di qualche durata. Ciascun reggimento di fanteria usa ·spiegare le sue tende in linea retta, formandosi per battaglioni in ordine di colonna sullo due mezze compaanie del centro. Tra una coppia di reggimenti e l'altra si accal));a una batteria a piedi. Le tende dègli ufficiali sono die, . tro a quel le dei soldati : Siccome tutti gli anni le truppe occupano l'istessa località per gli accamp'àmenti, così esistono molte costruzioni di propr ietà dei reggimenti che variano a seconda dei gusti dei comandacti · D'ordinario esse sono .le seguenti :


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r suLL'EsEncnÒ RUSSO

CENNI

. l' Bar~cçhe per gl i uffìçiali superiori e pei capitani, elevatè a spese dei medesimi per abitarvi quando non sono di se.rvizio· 2° Tett~ie aperte nei lçi ti per refottorio della truppa i coi~ alle estremità uno scompartimen to chiuso per la cucina ed uu altro per i rancicri. N~I mezzo vi sono le tavole e le panche per s,edere a mensa. Vt ha una telloia per ciascun hatlao-Jione· 3• L'ospedale od infermeria pel ricovero dei malati abbi~ sognevoli di cure leggere; .4° I f'?rni ~er. la cottura del pane, il cui calore presso alcuni reg?i~entt v'. ene aHresl utilizzato per riscaldare l'acquà necessarta at bagm della truppa e pel' gli ufficiali situati nello slesso cdifì ci o ; 5° La scuderia per i quadrupedi del reggimento; 6° I magazzini, o più indietro il deposito del le munizioni. che è interrato e circondato da uno spalleggianfanto di terra: Presso alcuni corpi esiste inoltre una specie di Clitb deo-li ufficiali. ove ossi pranzano : dippih vi ha una piccola bibli~tec~ un tiro alla pistola, un pianoforte e un bigliardo. O"ni uffì~ ciale può invitarvi a desinare una persona in quel o-io;no de!Ta s,ettimana in cui la musica del reggi monto suona° duran le il pranzo. Codesti edifìci sono separati .dall'atten1lamento da uno spazio alberato che serve per la ginl'iastica. Ne~li acc~1mpam~n ti sono eretti alcuni parapetti cli tcrrl! per esercitare 1 soldatt a sormontarli. Ln corsa ed il salto sono · occupazioni costanti, alle quali si aggiunge l'esercizio d'inerpicarsi su alcuni pali lisci, e il maneggio del hadile e della pala. Per codesta esercitazione il soldato ha un'unif9rmc particolare che 1~on cambi.a neppure allorchè lo Zar visita gli accampamenti. E tale sistema potrebbe utilmente imitarsi anche dalle altre potenze, sembrando oramai poco probabile di poter ri~.olvere il · problema di · procurare un vestiario al soldato che risponda a tulle le esigenze del suo servizio: Se la fanteria russa pone una grande· rupidit.à nei suoi movimenti, anche l'artiglieria, massime quella a cavallo, si distingue · per la celerità e per la precisione .delle sue manovre. Anzi alcuni giungono a dire che la rapidità dei movimenti dell'artin·lieria . . " dine' quasi. eccessiva , sia quando essa avanza per portarsi na.nzi al fronte della fanteria o della cavn ll eria, sia quando si sp1_ega o qu,~udo c~mbiai-'di fronte o va ad occupare una posmonc. l\ra e da riflettere che aMhe quando fossevi abuso di. velocità nel compiere i movimenti durante le esercitazioni , questo abuso non può csscrB che sal utare, avvegnachè sia più

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prob·abi lo che un'artiglieria dinanzi al · nemico mo~leri le mosse troppo rapide, anzi che un'artiglieria, non abituata a m11no-.. vrare con grande velo~ità, acquisti sollo il fuoco la voluta rapidità nei suoi .movimenti. · La mobilità delle artiglierie russe, nouostante il peso enorme· del mat~riale, è da ascriversi a due condizioni diffìcilissime da soddisfare presso le altre potenze , cioè la lunga durata del servizio del soldato o le eccellenti razze · de' cavalli russi . i quali sono forti e leggeri, quanto docili e faci li a condursi.' Termineremo coll'accennare che te esercitazioni negli accampamenti hanno per base generale di rappresentare nel miglior modo possibile la guerra reale ; sicchè, a cominciare dagli esercizi colle minime frazioni dei corpi , si cerca sem-· pre di simulare il servizio di campagna ori il comba ttimento. Nello manovre su vasta scala si lascia libertà ai comandanti 'cti ordinare i dettagli dei combattimenti anche quando sia prestabilito un piano d'azione; sicchè accado talvolla ch·e la truppa destinata ad esser'e soverchiata prende con opportuni movimenti il disopra su quella che si era detto dovesse ries.cire vincitrice nella lotta fin ta. Le esercitazioni poi con corpi numerosi di truppa non si prescrivono secondo determinati concetti. Talvolta delle colonna che trovansi in marcia devono per ordine superiore prendere posizio~10 e fingere un combattlmento. Da Varsavia si fauno escire non di rado delle colonne in guisa da arrecnre veramen;te stupore. Tenteremo darne qui un esempio . La notte è già avanzala. La truppa dorme nelle 'caserme e gli ufficia li trovansi sparsi nei loro alloggi o nelle società, quando inaspettatamente giunge il ioro confidente con l'ordine che il tale o tal altro reggimento si dovrà trovare all'alba deH'indomaoi in un determinato luogo orn riceverà le istruzioni. La r.ugiada copre ancoÌ'a com<1 bianco velo l'erba e ie piante: la coloi;ina arriva Q.l luogci. assegnatole, ove lrova un aiutante avvallo nel suo manttillo. Egli riferisce al comandante del reggimento che il nem ico è atteso da tale o tal altra via. e gli reca l'ordine di fortiOcare la posizione occupata dalla ;ua truppa. I soldati si dispongo.no al lavoro per innalzare le opere di fortificazione, e tutti gli accessi alla posizione sono pro tetti da pezzi d'artiglieria scortati da fanteria. fìinito il faticoso lavoro, e mentre ognuno cerca riposo , inaspettatamente odesi lo strnpito del galoppo di un cavallo ed un'ordinanza arriva a spron battuto con quest'ordine: « L'ala destl'il dell'esercito


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CEN NI SULL'ESERCITO RUSSO

·" essendo stata attaccata da forze preponderanti, la S. V. vi e porterà immanlinente soccorso». La località ove sarebbe l'ala. destra delresercito è lontapa circa 40 chilometri dalla posi-zione che si era términato di 'fortificare: La colonna si rimett~ill marcia, e giunta al suo destino gli si par~ dinnanzi ancora. un aiutante a cavallo coll'ingiunzione: « La truppa farà subito" u.n grand'allo. Il comandante ordinerh la costruzione di una « batteria di 20 pezzi per difendere il passaggio del fi ume. Il < reggimento accamperà durante la notte e riceverà da Var« savia tutto quello che gli potrà occorrere. ,., E così via via.i sft .continua per due o tre giorni, mentre in Varsav~a jguorasi affatto ove sia andato il reggimento. Esercitazioni siffatte diI,l10strano con quanta serietà si coltivi i11 Russia l'arte militaroed il mestiere .del soldato in tempo di pace.

CRONACk POLlTICO-MILITARE

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Il 1869. 14 gennaio 1870.

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Dal 1° gennaio 1859, in cui l'imperatore dei Francesi diresse al ministro austriaèo a Parigi, in occasione del solenne ricevimento del capo d'anno alle Tuilerie, quelle memorande parole che preilunciavano lo scoppio della guerra in 'Italia, l'anno in cui siaìno entrati è il pTimo che appare sull'orizzonte politico senza l'accompagnamento di pronostici bellicosi. Certamente, il 1869 non ha veduto lo scioglimento di tutte le questioni che i trattati del 15 hanno lascialo insolute . nè di quelle tampoco che gli avvenimenti del 1866 hanno suscitato; ma gli è un fat to che mentre· al 1° gennaio 1869 era quasil universale la credenza di una prossima ed imminente guerra europea, al 1° gennaio 1870, per co-ntro, siffatta credenza è quasi universalmente scomparsa. L'ònno 1869 incominciava in mezzo alle preoccupazioni universali per le conseguenze che avrebbero potuto derivare dalla crisi turco-ellenica. Il pericolo che per essa venisse a ridestarsi la questione d'Oriente scompar ve ben presto dinanzi all'efficace inter vento della diplomazia, e segnatamente della diplomazia inglese. I ministri ellenici dopo aver arditamente provocato un ·conflitto, avenno del resto trascurato, fid,lndosi unicamente sui loro protettori di Europa, di addivenire ai piÌl piccoli preparativi per una gueJTa , consumando iU: A NNO

xv, Yor.. t.

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CRONACA

alt1;e spese le somme riscosse con islraordinaric leggi d' imposte. No av venne perlanlo che una nuo va amministrazione non era ancora succeduti\ all'antica , che già il governo e rasi formalmente assoggettato alle domando dolla Conferc•nza di astenersi da ulteriori dimostrazioni ostili co:1tro la Turchia . Priva dell'appoggio delia Grecia, la insurrezione di Creta cessò ben tosto, e la Turchia ebbe la soddisfazione di vedere ristabilita la sua autorità nelle provincie insorte, _se non accresciuta la sua influenza in Europa. La diplomazia europea non adoprossi con minore, efficacia a pre,·enire negli ultimi mesi dell'anno scorso un conflitto tra il sultano e il khedive d'Egitto, come abbiamo accennato neJla nostra cronaca precedente. Non .si può credere che il khedive avrebbe accettato la posizione di un governatore di proYincin, non distinto dagli altri pascià che da un titolo pio eleva lo e dal dir itto di successione er editaria, se l'Inghilterra non gli avesse urgentemente raccomandalo di sottomettersi alla Porta , e se la Francia non si fosse ritìutala di appoggiarlo nella sua politica di resistenza. Frequenti esempi hanno dimostrato che quando la Francia e l'Inghilterra sono d'accordo, nessun attentato è possibile contro l'autorità del sultano. La questione turco-ellenica e la questione turco-egiziana sono state le sole, riel 1869, che minacciarono di provocare un conflitto. Eravi nondimeno rngio1ie di temere in principio dell'anno, sebbene non fosse sorta alcuna causa recente di dissidio. che una guerra potesse scoppiare. be11 presto sul Reno. militare francese e il nuovo Il riordinamento. del , sistema . armamento delle truppe si l:ompievano al momento in cui l'imperatore Napoleone poteYa scrntirsi più specialmente tentato a distogliere la pub biica attenzione dnlla sua politica io terna ; se non che la morte del maresciallo Niel so ttrasse l'imperatore all'influenza del suo più bellicoso consigliere; e per altro•canto, un conflitlo , provocalo alla vigilia del le elezioni gfmerali con- · tro la Germanja del T\ord , sarebbe apparso come uno strata-. gemma troppo apparente per non esser condannato. Era insorta bensì una controversia col Belgio, fondata sul rifiuto lii queslo governo a sancire la cessione di una ferrovia belga a una compagnia francese; ma anche qui il pretesto per unn rimostranza appariva .troppo frivolo ·per servire con:ie una scusa di una seria aggressione , e fa giudicato miglior consiglio il r icorrere ai negoziati diplomatici. Dopo quest'incidente, l'attenzione dell' imperatore fu suffì cientemente assorbita

POLI'l'TCO - hnLITAllE

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·?alle elezioni generali, le qua li costituiron,o l'avvenimento piil .1mportante dell'anno passato. come quelle che furono causa della tras[orma•ziooe quasi completa del governo personale in governo parlamentare. · Le ultime ele_zioni generali, come è noto, avevano nvulo luogo nel giugno 1863; cosic;;M nel giugno 1869 veniva a scaalla durata di ·dere il .termine di. sei anni stabilito per le"ac 00 -una 1eg1slatura. Lo slato di cose era però bt\n diverso nel 1863 da quello che si ·presentav1t nel 1869. Allora, la memoria cl~lla cam,pagn~ d'Italia era tuttavia recente, un imperatore d1 casa d Austria regnava nel Messico all'ombra del vessillo ·francese, e il cronico antagonismo tra In Prussia e l'Austria ,pareva una guarenligia della perma·nente divisione della Ger.mania. Dal 186,1 in poi l'imperatore non ebbe più la fortuna così amica . Il trionfo della causa federale in America obbligollo _a rit'.rar~ 1_0 sue 1tr.uppe dal Messico . Due anni dopo , il :premw eh egh s1 aspettava per la sua neutralità nella ,~uerra -contro l'Austria fu in quella vece raccollo baldanzos:m en te · ,d~l1viltorios? ~inistro del re di Prussia; e poco appresso, il ,-01segl?o d1 riallermare di coneerlo co ll'Austria il · primato con,tinent~le della _Franc!a g·li venne rotto a mezzo dall'improvviso ·sco~p10 della r1volt1z1one spagnuola. L'ardire degl i avverso.rii delhmper,1torc venne naturalm<~nte accrescendosi man mano ,<;hM si accumularono i suoi insuccessi politici, e l'entusiasmo de' suoi aderen ti raffreddossi collo svanire della prospera fort una che lo aveYa suscita to. Un' opposizione parlamentare formossi per la. pri1~a vol ta dopo il ristabilimento dell'impero, e seppe valersi ab1:Jmente franchigie grado grado acqui·state per battere 1nbrecc1a 11 governo persona le. Per C'onciiiarsi l'opinione liberale ovvero. come i nemici affermano . nella ·spera nza di allarmare il celo medio collo spettacolo ctelia violenza e degli eccessi, l'imperatore lasciò libera discussione alla stampa . e Jibem sfogo alle pubblich e riunioni durante il movimento .elettorale; e veramente gli eccessi furo no t.anti e ·~o~ì gravi ?he non solo allarmaron o il ceto medio. mn gli ·1sp1rarono li dubbio clrn l'impero non avesse più forza e autori tà sufficiente p1ir dominarù l'a nnrchil1 . Il risultalo delle ele.zioni generali accrebbe que~li timori. Cli sforzi dei prcfott.i e dei sindaci riuscirono l)ensì a rnccogliere una considerevole maggioranza nei co llegi rurali ; ma nelle grandi citlù, ti ornn-.(Jue le votar.ioni n0n poterono essere neutra liuate ,fa lle orl1it rarie an nessioni elci distretti rurali. forono m,111dali a l Corpo

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POLITICO-MILITARr~

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. CRONACA

. . l egislativo uomini ostili o al sistema amministrativo in vigore r o all'impero s tesso. Succedette in luglio la riunione del Corpo legislativo. L'opposizione forte di 120 memb ri ann u nciò un'inter pe llanza diretta contro il sistema di governo personale, 11 b&stò qµest9 .so lo annu.nzio perchè l'imper atore ac.cordasscpih larg he frai1chigio al Corpo legislativo , assicura ndogli una, influenza pressochè uguale a quella di 0ui godettero le assem· b lee parlameola ri dal 1815 a l 1852. Rassegnato a spogliarsi delle sue prerogative per l'indirizzo. rlella politica interna, non pare ch e l'imperatore volesse rassegnarsi egualmen te ad · abbandonare le rRdini della politica estera. Prima che si riunisse il Corpo legislativo all'epoca sta-bilita pel. 29 novembre, sembra che egli tentasse di. ollenHr e dalla corte rli Pietroburgo ciò che non gli era riuscito di raggiungere nella questi·o ne del Lussemburgo e nei suoi negoziati colla corte di Vienna. Fu in questo senso almeno...e'he fu gene~almente inÌe.r pr1~tato l'invio del generale Fleury come ambasciatore a Pietroburgo. La missione di questo generale aveva: per iscopo, secondo le più aulo revo li versioni, di interrompere i rapporti quasi intimi tra la Russia e la Prussia, isolare quest'ultima potenza, e stringere u n'aJloanza fra l'impero del Nord e l'impero dell'Ovest, a lla qual(;) l'Austria o l'Italia avrebbero potuto essere invitate ad accedere. l\la se l'imperatore ha mai potuto nutrira qua lche i llusione a questo riguardo, essa venne d istrutta ben presto dallo Zar Alessandro il quale, appunto nel m0men\o in cui si supponeva che fosso diminuita la sua simpatia · per l'antico a lleato, m andò al re Guglielmo _ -come narrammo nella cronaca precedente, Ja Gran Croce dell 'Ordine d i S. Giorgio : « come 1rn nuovo atteslato di ,Hniciziaf'ra i d ue monarchi, o un ricordo della g rande epoca in cui i loro eserciti riun iti combatterono per la s tess1 sacrosanta causa. >) I ru mori corsi relativamente a un disarmo generale s'arrestarono così .ad un tratto: si comprende infalli facilm ente che una tale ma teria dev'essere lasciata all'arbitrio spontaneo di· c iascun gover no, non essendo argomento pratico per una; deliberazione internazionale. Questo fu l'u ltimo passo dell'imperatore nella p·olitica estera; giacchè poco dopo, riunito il Corpo legislativo, il ministero pr esieduto dal principe La tour de l' Au vergnc avendo vis to l'impossibilità di rimanere i n carica, ed essendo stato sostituito da un ministero presieduto da Emilio Oliivier, il nuo vo ministro degli affari esteri, il conte Daru , avocò a sè l'indirizzo,

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-<!ella. politica estera, e l'impera to ro acconsentì che ormai tutti i ·negoziali coll'ester o passassero per le mani del suo ministro. ma volle ma ntenere alla direzione della guerra e del la marina due uomini notoriamente devoti all'im pero ed alla di lui persona, il generale Lebmuf e l'arnmir?glio ~igault. . _ In questo nuovo s ta to di cose è fu ort dubbio che la pol1llca. francese sarà i:l'or innanzi intiernmente pacifìca , come fu quella de<>li Orleanesi dal 1830 a l 1848 ; e già un sinto"mo di questo ·uu~vo avviamento ce lo ha porlo il disegno di ridurre il continaente annuo da 100 mila a 75 mila uo mini . Non vuol si c rerlere tu ttavolta che per ciò solo la tra nquillità europea abbia ad essere pe.rfctlame nte sicura; giacchè se i conce tti di guerra sono a bbandonati dal n:.iovo governo frances e, sono cresciuti i pericoli di una rivoluzione. La Francia ha fin ~Jui ? i mostrato -c he se essa sa tro vare il modo di acquistare la liber tà, non ha pera neo dimostrato di saperla conservare: e finch'essa no n. abbia ·dato all'Europa q uesto· esperimento , l'Europa non sarà mm tranquilla; una rivoluzio no iu Francia avrà sempre la sua ri per.,cu,ssione negli altri Stati. Il vecc hio adagio politico:« quando la Francia è con tenta, è pur contenta l'Europa» è vero oggi più che mai , come per con lro quando la Francia è ,turba ta, lo :;ono del pari gli altri Stati. Ora g li eccessi a cui lasciassi trascina'.e da l mao-o-io in poi ·una parte de lla stampa francese, le arrmghe ch/;isuonarono e furono applaudile nello pubbliche riunioni. il si <>nilìcato di non poche e lezioni strettamente socia listiche e :rep;bblicaoe, non permettono cli credere che la tranq~ill!tà -decrli spiri ti sia grandè e perfetta. Il nuovo governo ha d1ch1arato che all'uopo saprebbe essere « la forza>; ma la necessità . essa sola di dover fa ro questa dichbrazione all'indomani òel ristabilimen to del go ve rno parlamentare, d imostra chiaramen te . ,quanto la situazione sia grave, o come potrebbe divenirlo ancor più. Le manifestazioni _e i disordini che hanno a nito luogo. in questi ullimi giorni, in occasione cli un malaug~rato avvonimento, non sone fatte per indurre la sicurezza m Europa· -che la tranq uillità pubblica non sia punto minacciata. A ogni modo, i disegn_i di guerra, come rlice~~mo yocianzi'. sono per ora abbando nati da parte del la Francia, e 1 gov~rnt ,europei possono rivolgere più specialmente la loro attenz1ono. alle questioni del loro assetto· io terno. l.'A-ustri_a non sarà l' ultima potenza a cui il cambiamento di politica in F_i:ancia ?ovfà profittare, sebbene nessun'altra nutri forse maggior de~1d~rJ.Q . ,di una guerra, che ventlicasse la giornata di. Sadowa. ·Nella.prima.


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CRONACA

metà dell'anno trascorso, infatti, i giornali semi-uflìciali diVienna o di Berl ino proséguirono a scambiare tra loro uo linguaggio irritante, e i rapporti Ira il cancelliere auslro-unc,-arese e il ministro prussianq furono tutt'altro che amichev~li. Voolsi però notare che allorqonndo H conte di Beost in un di~corso i~dfri7,zalo ai delegati che rappresen tavano lo sezioni ùrientali ~ occidonlali della monarchia, lasciossi sfu ggire quu l-che allus1one ad un'nlleanza colla Francia, egli stimò subilonecessario di spie~nro che le sne parole non implicavano un senso ostile alla Germania del Nord. Nessuna politica sarebbe· s tata. cor.idan~ata piì1 energicamouto dall'Ungheria di q11olla che avesse rmnovata l'aulica lotta per l'egemonia i11 Germania ; e quanto agli Stati tedeschi dell'impero , non si mostranopunto disposti a seguire il go\'l'rno in un'nlteanza con un'estera potenza contro quelli che appartengono al la medesima. loro razza e parlano il medesimo linguaggio. Non distratta dalle preoccupazioni esterne, l'Austria potrà nel 1870 attonderef alla risoluzione del problema dolla sua rit>rganizzaziooo interna e del rassodamP.nto o perfezionamento del nuovo stato di cose inaugurato n~I 1867. Nell'anno passalo il governo ha dovuto lottare contro i reclami delle vario provincit~ occid~ntali <lell'impe!'o bramose anch'esso di acquistare quella indipendenza che e stata accordata all'Ungheria; la lolla è ben lungi da ll 'a_v:re _c~ssat?, e il nuovo anno è cominciato nppunto con una cr1s1 mrn1ster1nlc provocala da tali richiami e dai di~sidii insorti _nel galJinelto su l modo di risolvere una que~t1one _co~\ dchca la. Altra cagiono di imbarazzo è 5t11 ta per h\.ustria m sullo scorcio del 1869 la promulgazione di una nuo_va l~gge cli cost:rizi one nella Dalmazia : per quasi tre mesi la ribcl l1one armata funes tò il territorio dello Bocche cli Cattaro; interrotl11 dall'inclemenza della stagione essa è forluoatamente _o_ra quasi cessata, dacchè gli insorti non incontrarono ~elle fin1 t1mt' contrade quell'appoggio che spcraYano. Corsero mvero non pochi sospelli che la Jlussia avesse favoreo-"'inlo 00 quella ribelliime, e furono preso per ciò !ra l'Auslria 0' la Turcbia quelle intelligenze a cui accennavamo nella cronaca precedente e che potevano converlirsi in breve in un'·alleanza formalo; ma it vero ~i è che, a porti, la tendenza della politica russa a promuovere·,11 malcontento nei suddili slavi dell'Aus~rra; e d~lla Turchia, non havvi ragione a crndore eho quel}'rnsorrez,one sia .stata istigata o fomentata dalla Russia. Que~ta. po~en2~lavora m defessamente per prepararsi a una guerr a,..

POLITICO - )tlUTARE

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ma pPr tali preparativi essa sente 11 bisogno di una pace ~llmporanea. Il governo imperiale ha ora progettalo uno schema ben elaborato di ferrovie intese a uno scopo militare , per riu., nire cioè la frontiera polacca, ·la Crimea o il Caucaso colle provincie centrali; o siccome tali opere, le quali sono considerale co me necessarie per la difesa, non si possono proseguire che io tempo di pace, è naturale il presumere che per ora non mediti alt:una impresa aggressiva. Le condizioni finanziario dell'impero non sono guari fiorenti, e la prosperità materialo ha trovnto per ora un osta~olo nella grande opera della emancipazion e cloi servi ; sebbene non si voglia dimenti_: care che l'impero stesso ha ricava lo notevoli vantaggi commerciali, e maggiori ancora se nA ripromette, per l'estensione del dominio russo in Asia, ove i barbari despoti di Chivii e d~ Boecara , no n hanno altra scella fra · la sottomessione e il disarmo. La Prussia non ha fallo guari parlare di sè nell'anno scorso. Essa è tutta intenta a consolidare gli acquisti ottenuti nel 1866. e ad assi milarsi i v:irii elementi che compongono la confederazio11n ciel Nord. Mao mano d1e I timori cti una guerra, sul Heno vennero diminuendo , il govern o Yiclo ravvh·o rsi l'opposizione nella carnera prussiana dei deputati, non altrimenti che nel pa rlamento della Confederazione del Nord. r mioistri ebbero così .a snbiro r:pe tuti , macchi i.o nmenrlue le assemblee per importanti questioni di finanza o di amrninislrazione. La frequ ente assenza del presidente del cousiglio { Bismark} per cagione della mal forma sna salute, ha probabilmeoto incoraggiato L'opposizione ad allaccar e i <li lui colleghi meno forti e mono popolari. Ma nissu oa tendenza si è manifeslula ad assalire la sua polit:ca eslern . cho in questi ultimi tempi oon consislelle che in una semplice osservazione. Quanto agli Stati m eridionali della Germania, essi mantengono tutt'ora la lorò provvisoria iodip!)ndenza • e nulla accflmrn che a BPrlioo si nutra il disegno di varcare la linea del Meno. La rivoluziono spagnuola del 1868. dopo quindici mesi di governo prov~·isor io. non è ancor;i a rrivata ad una determinata con clusione. Sul prin cipio dell'anno tumulti repnbblic11ni n &fa l~ga, nolla proyincia di Cadico. o in alcune altre. p:1 rti della Sp1)gna_ roeridion11lc furon9 vigorosamente repressi dal " gene:. raie Cabnller o de fi odas, sollo gli ordini dol ministro dell~ guorra (Prim). Le elezioni generali , che tennero dietro quasi immediatnmente , ma nd11rono 1111..1 Corles una ragguardevQl&


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POLITJCO - MHXl'Anl!

CRONACA

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impolt:nza a frot,1le di bande d'insorti. rifiutò sdegnosamente ·la profferta, e inviò grandi rinforzi di truppe a Cuba per ristabHirvi la tranquillità. Finora la ribellione non è totalmente ·repressa: ma è un fatto che i capi ribelli non riuscironò mai .a tenere il campo contro lo lrnppe spagnuole; cosicchè, l'America la qualt1 sarebbe stata b~m lieta di riconoscere agli insorti ·la qualilil di belligeran ti , si rimnse dal farlo, basandosi sulla considerazione che « la lotta a Cuba non ha mai assunto un -aspetto tale da condurre ad una guerra nel senso di una legge internazionale. o da dimostrare l\ ,sislenza de facto di una organizzazione politica degli insorti basleYole a giustifìcF1re il riconoscimento in essi di parti belligerante. > Questa dichiarazion e ru fotta .nel suo primo messaggio del dicembre scorso dal nuovo presidente della repubblica dogli Stati Uniti, gen•Jrale Crant. il qual(l volle però soggiungere che sebbene si mantenga fed ele a qu,eslo principio unive.rsalmente ammesso, ritiene nullameno che l'America « è essa sola giudice del caso in cui si ahhia da a('cordare, o no, il diritto di bel~ Iigeranle, sia ad un popolo che com batta per scuotere il giogo -di un gon>rno clrn ere.te oppressivo, sia ali ~ nazioni che s!rno in guerra l'una contro l'altra. » È appunto sull'applicazione di questa massima che gli SU1Li Unili d'America dal 18ç6 in poi ·sono in disputc1 continua · coll'Inghilterra . a cui fanno. i.trave colpa di a,·ere nell'u ltima guerra tra i federa li e i confederati riconosciuto in . questi ultimi la qualità di belligeranti, ed essero stata causa per cip <li incalcolabili dilnni àrrecali al commercio americano. del prolungamento della lotta e delle maggiori spese èhe ne dr,rirar.ono. Il predecessore del generale >Grant, Andrea Johoson . in su llo scadere della sua amministra.;;ione aveva presentato al Senato di Washington. per Pssore ratiOcata, · una Convenzione c!lJi era stata firmata tra la Gran Brettagna e gli Stati Uniti nello scopo di porre un termine a questi, vertenza, in termini che parevano soddisfare alla dignità così dell'una , come deli'allra parte. li senato, com'è noto, rifìutò questa Convenzione, ·e. il presidfmte Grant insistè ·rwl suo messaggio, che questa non contenendo .una parola la quale protesti contro la malevolenza dimostrata dalla Gran Bretagna nella lolla che gli Stati Unili dovettero sostenere per affermar e · la loro esistenza , o oltracciò n()n stabilendo nettamente le massime generali e particolari da dove.rsi seguire per l'avvenire in co'Àtroversie· consimili, si rende necessario clie l'accordo fra i due paesi sia. concluso su. aUre , basi. Il , generale Grant non

maggioranza composta dei due partili monarchici , i quali riconfermarono al potere i membri principali <lolla coalizione che aveva detronizzato la regina. Gli Unionisti furono rappresentati nei governo dal maresciallo SAJT11no. il quale ebbe successivamente il titolo di reggente, e dall'ammiraglio Topote, ministro della marina. Il maresciallo Prim. in qualità di capo del partito progressista, tenno il comando dell 'esorC'ito e l'amrninistrazione del ministero della guerra, e come presi/lente del Consiglio fu il cnpo effettivo del governo. Avendo così provveduto all'immediato andamento dei pubblici affari, le Cortes procedettero alla compilazione di una nuova Costituzione, e deliberarono che si dovesse conservare la forma monarchica; ma il compilo più dif/Jcile e importante, quello della scelta del re, fu rimandato a tempo ulteriore per deferenza alla mancanza di accordo che esisteva· a questo riguardo nel ministero. Mentre Serrano o Topete conservavano _ la loro antecedente preferenza .pel duca di Montpensier, Prim ·si opposo energicamente ad ogni candidalo appartenent.c alla casa di Borbone .. I negoziati per l'immediata o ev!lnttrnle unione di tutta la Penisola sotto un solo scettro, per via dell 'elezione del re di Portogallo o di suo padre. don Ferdinando, non condussero ad alcun risu ltato pratico. Uguale insuccesso si ebbero le successive pratiche per indurre il principe Amedeo di Savoia ad accettare la corona. In meno a questo incertezze della situazione, aggiornatesi le Corles. alcùne bande di carlisti tentarono nelln· provincie setten trionali di sommuo,vere. le popolazioni, ma senza esito felice. Alla fine di suttembre i repub~ blicani cominciarono un movimento più formidabile. Parecchi membri delle Cortes si posero alla tesla della ribellione, che fu iu breve soffocata nel sangue. Il maresciallo Prim adoprossi dopo questo tempo a promuovere la candi<latura del <luca di Genova ;' ma anche questa volta i suoi cariali riuscirono infruttuosi. Il trono è tuttora vacante, e il marescia llo Serrano ritiene oggi-ancora la reggeòz,1. · Le insurrezioni carlisle e repubblicane non sono state le sola difficoltà che .la rivoluzione spagnuola abbia dovuto superare col mezzo delle armi; chè all'indomani stesso del suo avvenimento scoppiava una fiera ribellione a Cuba: Il governo degli Stati Uniti d'America si proffer\ d'interporsi. fra gli Spagnuoli ,e. gli ins_orti pe.r v.eder modo di Oniro la lotta senza ulte.riore spargi1nenlo di sangue; ma la Spagna mal ~apÒndo· ~opporlare che si potesse nutrire purE;l un so~pctto della sua

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CRONACA

cre,d~ luttavolla che questo accordo possa essere tentato immed_rntamen~o, e si limita ad esprimere il d,~siderio che non lardi quel g10rno in cui i due governi potranno e addivenire ad uno scioglii:11ento di questa importante quistione, accompagnato da un grnsto apprezzamento di <:iò che è dovuto ai diri _lli, alla ?ignil~ o all'onore di cjascuna con trada, 0 da an.ai ferma deltberaz,one, non solo di rimuovere tutte le causo dt do_gli~n-~o. per il ~assa~o, ma 11ltresì di stabilire la baso di ampi~ pr1nc1p11 10ternaz1onah. che possano impedire futuri dissidii e assicurare una solida e perenne pace e amicizia, > _Q11es ta è la sola quistione in cui l' Inghi lterra trovi$i impigliata ottualmento nelle sue relazioni all'estero; e non è tale certamente da lasciar credere che la sua soluzione sarà affidata, alla pro,·a delle ~rmi. L'Inghilterra trovasi anch'essa io questomomenlo, al pari d,~lle altro potenze europee, ~eriamente occupata della sua si tuazione interirn. L'lrlaocla pro,<'guo ad essere per gli Inglesi la più gra rn difficoltà do superare com";' fu po~ ~oli anni il Lombardo-Vcnelo por l'Austria. I' politici e?lusrn.s11 avcwano creduto che l'aholi?.ioae della Chiesa ufficiale d Ir!and_a avrebbe posto un lormine al ma !contento di questa P?Pola?.100~ .. lo quolla veco questo grande atto di giustizia e d1 sana poht1c~ non rius?\ che ad irritare la parte protestante, e no?. conte_nlo un solo irlandese. La quistione agraria ha olt~a?c'~ suscitai? _rfa par<'cchi mC'si a questa parte tumulli 0 sed1Z1on_1 , p~r cm 11 governo fu obbliga to a spedire una grande quantità d1 truppe per la tutela dell'ordine puhhlico. In mezzo a questo perturoamento degli spiriti i feniani rialzarono il c~po. e_ talo è ancora la loro influenza cho in una recente elezione rn~scì nominato rappresentante di un distretto alla cam,e~a. de, Comuni u?o dei loro capi sostenuto in carcere per d_el~!l1 . li governo s1. seo~e abbasta9za forte per reprimere qualsia~• ~omroossa o r1belltone, ma esso. stesso riconosce .uon p.oters1 sperare un miglioramento nella condizione sociale della l~lao~~1 se non coHa progressirn applicazione dogli opportuni · r1med11.

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. Che se da q.1;1_esle r ~trospeHiv~ c~nsiderazioni politiche pass1a~o ad esaminare 1 progresS1 o 1 cambiamenti ·avvenuti ner 1869 nell'organamen,to degli e.serciti e nei mezzi stessi deUa

POLITICO-i\llLITARR

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guerra, dobbiamo inferirne cho lo convinzioni di Qoa pace eterna, non sieno nulle potenze militari europee abhaslanz~ pr.ofondo, taQto. si sono adoperate, anche nell'anno or trascorso, a continuare in quella via di migliorìe e di perfezionamenti in cui per ispirito di imitazione {che negli inlorossi militari non pare meno contagioso che nelle altre umane bisogna) si sonq messo, gi·audi e, piccole, in questi ultimi tre anni. La Francia ha continuato a studiare nuovo forme tattiche nei eampi di ChaJons e di Sat~onay ed ha dato termine all'arm;i... mento delle sue truppe col fucile Chassepot. Non consta per,~ che siavi stato adottalo il modello per le artiglierie, nè se queste si caricheranno per la bocca o per la culatta, Per compiel)e il sistema di difesa nazionale sancito nel 1868, fu orga~ J;1jzzat11' nell'a-nno scorso la guard ia nazionale mobil~ almeno apparentemente, e ciò cliciamo a disegno, poichè questo. corpo poc,> stimato sin dal suo nascere dai propri concittadini e guardalo con diffidenza dall'esercito, non può avere lii cosr.ienza del proprio valore, nè con tribuire seriamente alla difesa del paese. tranne che sostituendosi alle truppe nel servizio di presidio, e rendendo cos\ queste libere per la istruzione o pel campo. A differenza di parecchie potenze che non ne vogliono pi4, &apore di infanteria marina, la Francia trova, eh.e ques.to cor~.<~ b&, affermato la sua necessità por mezzo di servizi. altrellan.to utili che faticosi, specii1lmeote nello colonie, e n.e aumentò i~ numero delle compagni-O da 130 a 140. Per quanto pensalamente e a rilento si proceda nel R~gn0; Unito a qualsiasi specie di 'riforma, l'anno ora scomparso V,.\- 1:\a veduto, so non compiere . almeno iniziare due import!lDLÌ: cam;biamon li. Riguarda l'uno le relazioni fra il m_inistro dolla guerra e i~ comandante in c.apo dell'esercito, che è attualmente S. A,. R, il, d~~ca di Cambridge, le quali non abbastanza definite por lo pqssato avevano potuto io qualche circostanza produi:re, se n.QQJ 11-na collisione, u.n. altcilo fra le d,ue autorità- cl~o, si cons,iMi;~~. vano l'una dall' alLTa indipendenti. Le rPctproche att11ibuzion~ vennero ora più chioi;amen.te stabHite, ministero e co~an<lo, ç.oncontraH n~.J10, stesso palaz7,o, soppressi gli uffìc~ meno ulilii


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CI\ONACA

l>O J, lTICO-MlI, l"':A RE

e quelli che avevano riscon tro oell' altro , e tutto fa suµporre ·che, grazie a nche alla buona volontà ch e si add imostra da ambedue le parti, il ser vizio potrà d'ora in poi procedere regolarmente, mantenendo la risponsabililà del ministro innanzi al 'Parlamento, senza scemare l'autorità: del comandante in capo, cho vir.ne considerata come condizione indispensabile per mantenore l' ordine, la disciplina e il vero spirito militare nell'esercito., L'altra importante riforma è quella che ha tratto alla rico·stitu1.ione del corpo dei volontari , il quale d'ora in poi verrebbe assoggettato a una più stretta dipendenza dal m inistP-ro dellaguerra , che erogherebbe una somma pel mantenimento e per ,l'armamen to dei medesimi ; i volontari sarebbero in fa coltà di proseguire, o no, in servizio, ma quelli che rimarranno, do" vranno ~on formarsi alle norme di servizio regolare che saranno prescritte. Gii uftìciali brevettati sarebbero sottoposti ad un esame, o comandati per un mese presso un reggimento\ di ·linea, esse ndo pur troppo notorio che l'insuftìcienza degli uffic iali è la parte più debole del sistema cho è in , vigore da dieci"anni. A questa riforma si opina che ve.rrà dietro ben presto il rior-dinamento dell'esercito su basi più conformi alleesigonze odierno di guerra; e in primo lnogo si aspetta che sia posto termine -al sistema tuttora vigente per la promozione degli ufficiali; , che io gran parte dei casi comperano anche oggidì i low gradi ; benchè alcune recenti disposizic,ni limitino questo diritto e provvedano che nessuno possa {acquistare un grado senza essere atto a . disimpegnarne le funzioni. L'Inghilterra avr~ a superare maggiori difficoltà che non gli a ltri eserciti europei in tutte queste riforme, a cagione della sua condi·zione militare affatto specia le . L'esercito i11glese non è destirn1to a fare il . servizio di guarnigiÒne unicamente nel suo territorio . ma deve provvedere alle guarnigioni dell'India e delle . -colonie, essere pronto a intraprendere spedizioni 'contro lontani potentati mezzo barbari , e contemporaneamente avere una natura abbastanza espansiva ed elastica affìnchè la maggior ·parte delle truppe stanziate nel suo territorio possa in breve ·tempo essere sviluppata ad una forza sufficiente per entrare in campagna, sia per la difesa delle sue piazze, sia pèr uno sbarco sul territorio nemico, ·sia infine come ausiliario ad un alleato -continentale. Nessun esercito di altra potenza è chiamato a far fronte a sì moltiplici contingenze su scala così ampi1i; ed è

quindi evidente che i nostri sistemi di ordinamento militare non possono essere c.opiati ser\'ilmentn in lnghi lterra, o cheogni progetto per essere ivi a ttuato dovrà ispirarsi alle contingenze dianzi accennate. . La Prussia pare abbia detto a so stessa che quell' ordinamento che l'aveva falla uscire vittoriosn dalla lotta sanguinosa contro l'Austria era buono da conservare, e infatti più che a introdurYi cambiamenti, essa attese, con es.ilo ossai fel ice, ad estenderlo a tutta la Ger mania confederata. Tuttavia furono com pi lati nuovi regolamenti o specialmente le istruzioni pei comanda_nli superiori. nelle quali si compendiano i r isultati delle ultime esperienze; e si riunirono anche più divisioni e corpi d'eser~ilo per grandi manovre. a taluno delle quali assistette il r e Guglielmo , che si mostrava per la. prima volta. ad nu corpo di truppa dopo l'ultima guerra. Fu invece dedicato la massima cura alla difesa maritlima, poichè il re di Prussia ha deciso di foro della Confederazione del Nord una potenza anche marittima. li porto di Wilhelmshafen, che non sembrava riempiere lo condizioni volute per esser e porto di guerra di prima 0lasse, si sta allargando; Kiel che non doveva essere che porto cli riserva si fa diventare porlo di costrnzione, e si trasfor ma in porto difeso l'isola di Romoè sinora abbandonata . Continuò pure la coslruzione e l'acquisto di navi da g uerra.

b I

Nei tre Stati della Germania meridionale chè non fanno pa1·te del la Confederazione si è disegnata nel 1869 sempre più chiaramente in tre distinte gradazioni la posizione d'ogni singolo governo a fronte dell'unione, e il concetto politico si è· tradotto io atto nelle istituzioni militari . Noi granducato di Badcn, in coi la- maggioranza dei cittadini e persino lo stesso goferno inclinano non solo alla unione colla Prussia, ma alla fusion é nella medesima, il generale prussiano che vi esercita l'ufficio di ministro della guerra ha continualo nell'opera di uniformare le istituzioni del paese alle prussiane, ta lchè non v'ha oramai fra la truppa dei due Stati alcun divario e non manca. che la sanzione del principe al decreto già disegnato che riunirà al 13' corpo dell'esercito germanico la divi~ione badese con la assiana che già ne fa parte.


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POLITICO-MILITARE CRO NACA

trasformazione tale nell'esercito uustria,:o, che coloro che lo avc,·ano conosciuto soltan to avanti la guerra, rivedc.ndolo ora . non erodono di avere dinnanzi le stesse truppe. 111 primo luogo, cosa sinora mai tentala in Austria, poso un argine a tutl~ quelle estranee influenze che avevano sino allora turbato l'azione del ministro responsabile; quindi fece adottare .una leg.g~ sull.a difl'sa del paesu e la organizzazione dell'esercito, . ord.mo l_e. r1,serve nel reO'no uno-arico . armò t11tla la fanteria rl1 fuc1h a 0 r etrocarica, ; iformò ogo i ramo c'i am ministrazione si pu.ò ~ire dalle fondamenta e, puro inlroducendo economie assai r1le~ vanti, trovò modo di migliornro le con.dizioni pecuniarie degl~ ufficiali. Tutti gli avanzi di un sistema ormai condannato dai tempi e ùall'esµer ienza caddero sotto la inuso.rabi~~ su~ man~ . l privilegi dolraristocrazia , i dirilli dei propr1elar~·. dm. regr.menti ali arbitrii dei comandanti, lo viete formahta dei cod1c1, -gli ab~i: nell' amministrazione sparirono in ques~i due ~nni sotto la sua saggia ed energica direzione, e l'esercito austriaco può dirsi. giù a quest'ora aggÙer rito sec.011d~ ~e esigenze dolrepoca e pronto agli eventi. E siccome 11 m1mstro ha ~otuto ottenere cho tutti gli ordinamenti militari fossero votati dallo Delegazioni per un periodo di dieci anni, l'esercito , sccon~o I~ più naturali previsioni. non ha .da .temere . ~er due Ju.,lri gl'. effetti di quella pericolosa combinazione poht1ca, nella quale gh uomini di Stato austriaci hanno creduto di trovare la salvezza dell'Impero : il dualismo.

Nel Wiirtemberg i due partiti quasi si compensano , e ru bons) introdotto noi due ultimi anni il regolamento pr ussiano, ma protestando di conser vare al corpo d'esercito che melle in campo quel regno una assoluta indipendenza. In Baviera fi nalmente, ove il sentimento pubblico è affatto reslìo all'unione, ed è goloso il goyerno della propria autonomia, bonchè non si trascurasse di introdur re notùvoli migliorìe negli ordinamenti militari, si è messo stuclio a non con'fonderli in alcun modo con quelli della Prussia. I Prussiani si lagnano amaramente che i regolamen ti bavaresi non somiglino ai loro più di quelli della stessa Austria , e veclono di mal occhio che in luogo dol fucil e Dreyse, che è il morlello della Confederazione, sia stato adollato in Baviera il fu cile Werder. del qual sistema armano ora i dieci ballaglioni di cacciatori. Giova qui soggiungere che dopo lunga discussione fu deciso dal governo di Monaco di nnirs(°'agli Stati del Nord nella ispezione delle quattro fortezr.e del mezzogiorno della antica Confederazione, ma la disposizione degli animi non sembra ancora tale da incoraggiare le precoci speranze di ·quei giornali del settentrione che vedono in questo fatto un sintomo di un ravvicinamento della Baviera alla Confederazione del Nord. L'immenso disastro di Sadowa, che sorprese tutto il mondo militare, senza escludere gli stessi avversarii dell'Austria, uvea fatto por un momento dubitare che assieme ul prestigio dell'esrrcilo dovesse crollare dalle antiche fondam enta l' impero , che si gloriava di aver la piii salda radice nel suo campo. Ma non altrimenti che fosse avvenuto 60 anni prima appunto al rec,mte nemico doll'Austrio, la Prussia, la quale dopo le inaudite sconfitte di Iena e di Anerstadt oveYa saputo trovare nel patrioUismo del popolo e noi senno dei capi la forza per rialzarsi o prepararsi a nuovi gloriosi destini, si fece sentire dopo Sadowa anche a Vienna il bisogno di un provvido riordinamento doll 'ese·r cito dal quale si aspettava la salvezza. Tullavi:1 si tentennò ancora por tullo il 1867 senza sapersi risolvere a radicali riforme. finchè venne chiamato a dirigere le coso della guorra il tenente maresciallo barone di l(uhn. Nolo e popolare in tutto l'esercito come soldato valoroso, uffiziale assai collo. distinto maestro di arte militare, valente generalo, il barone Kuhn seppe in t irca due anni operare nna

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Forse non meno radicale nè meno completa di quella dell'Austria. è- la riforma che da ciualeh_e anno a questa par t~, senza v~nto e senza chiasso, come suolo. in trodusse In Russia nel suo esercito . Il 1869 fu testimone dolrindofesso laroro fat~o intorno a questo o-randioso edifizio. disegno del generalo M1ljutine, henchi'.l n~n no vedessa porrn l'ulti ma piet1·a .' Int?nlo fu cinto principio ad un 'opera nmimente co lossale , qna le e la raccolta di tulle le- orclinanzc per l'esorcito. che si riferiscono all'amministraziooo, la sanitù , l'istruzione e la giustizia militare. Lu disciplina non ci pordotte nu lla, come temevano moìti della vecchia scuola, per l'abolizione <lei castighi Cùrporal i, e si arferma anzi che l'elemento morale siasi eia allora in poi alzalo di mollo. L'armamento del fantaccino russo fece p11re nel 18G9 un passo decisivo: una gran parto rlei fuci li dell'anticò mo<ll'llo Wintowka fu tmsfc•rmata in fncili a retrocarica second0 il sistema Karlc . che ì• il moòrllo pron•isorio. mentre il ddì-


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CRONACA

niti\'O pare debba ·essere il fucile l:lerdan . del quale furono già armati i !Ja LLagl ioni dei cacciator/. Nu lla fu peranco riìl ll OYato ncll'armanienlo della cavalleria. Le batterie di campagna hanno, tutti pezzi a retrocarica; oggi ancora per metà di bronzo e permetà di acciaio. ma questi pltimi sono destinati at!.essere surrogali dai primi . Cronstadl , i cui forti erano sinora rivestiti in gr11nilo, stà per essere muoit,1 di l11stre oi fer ro per una estensione di parecchi chilometri. Si rinnova in· pari tempo il mater iale del genio; si formano quattro compagnie di telegrafisti militari e si studia l'npp licazion e degli aerostati all'arte della guerra. Le spese indispensabili a queste immense riforine, sommate a quelle che occorrono pel mantenimento ordirrnrio dell'esercito (il quale secondo i fog li mi litari russi consta di "726,000 uomini; mentre la rise1'va ne avrebbe altri 5f,3,000) formano :.ma somma che può dirsi favolosa ai nostri giorni, ove da ogni lato 5i taglia e si r itaglia sulle spese dell'amministrazione militare: 140 milioni di rubli (oltre a 500 milioni di franchi) per· l'anno 1870, cioè quattro milioni io piì1 del preceden te. « Queste spese sono enormi » lo r iconosce lo st~o Invalido R1tsso e soggiunge: « 1.n a per affermare la sua sicurezza è pron tà la · · Russia non solo a rassegnarsi a questi sacrifizi, ma a prepararsi ad altri più ingenti senza che sia mestieri che il governo· faccia appello al di lei patriottismo . » Quale strano confronto. fra queste cifre e queste parolH, e la proposta 'di disarmo di cui doveva essere latore il generale Fleury ! La Danimarca, mentre aspeìla rassegnata la esecuzione ùell'ai'licolo 5°· del trattato di Praga, ha saputo co11.a sua fermezza e co! suo dignitoso contegno amicarsi tutte !le maggiori potenze, e si adoprò anche nell'anno decorso di condurre a termine il suo nuovo ordinamento militare jniziato nel 181)7, che viene decantalo persino dal suo antico ·avversario come uri modello di economia e di senso pratico. Alla chiama ta della nuova leva nella prossima primavera il piccolo esercito danese potrà dirsi già perfettamente ordinato sul nuovo sistema. La fanterià fu armata tutta col fucile Remington, che pare abbia fattobuona pr ova, ed ebbe nuovi e più sempfici abbigliamenti. La popolazione ha fatto buon viso alla recente legge sul servizio militare ed assiste effìcacemenlo l'esercito coi molti corpi di bersaglieri borghesi che vengono educati alle armi per ogni. evenienza per cura del ministro della guerra , senza recare· alcun aggravio ,ill'erario.

Anche nella Svezia e nella Norvegia si è sentita la necessità di mr.Uere il sis tema militare al livello delle esigenze presenti, e pareva difatti in su l principio dell'anno che almeno la Svezi.a vi si accingesse seriamente. Gli inconvenienti dBII' antico sistema, secondo il qua le i soldati erano distribuiti pei caso lari c .pei villaggi si fa cel'a sempre piit eriden1e, tanto a riguardo alla istruzione del soldato, quanto in vista del gTave peso che ne risul ta1•a pei piccoli proprietarii e pei coloni. Mu il gorerno non ebbe l'animo di rinunziare a qne.l!A consnetudin i secolari, e nel suo progetto cli riordinamento manterme per base lo stesso sistema, studiandosi cli correggerne i difetti con molte opportune disposiztoni. Il suo disegno non ebbe nemanco l'onore della discussione alle Camere, e tutto vi continua secondo l'antico metodo. La sola istituziorrn che vi fa progrrsso è quella dei bersaglier i provinciali, pei quali è stabilita una somma rilevante nel bi lancio, e si parla di basare su questa istituzione la difesa del paese. Senonchè a differenza dei bersaglieri danesi che ambiscono di sottGmc ttersi al l'amministrazione mi litare, gli svedesi sono gelosi di considerarsi e di agire all' infuori dell'esercito, e questo dualismo non può che recare anche qui frutti funest i. Tanto l'esercito quanto i bersaglieri sono ora armati coi fucili Remington fabbr icati Lutti nel paese . Meno ancora sembra siasi ottenuto in fatto di progresso militare ne.Ila Norvegia, la quale pe.r antica gelosia rifi uta di aver orrlinamenti comuni colla sua gemella, la Svezia. Appeua si potè ot.t1~nere l'adozione dd lo stesso modello per l'arma men to. Ma persino la islituzione dei bersagliÒri non vi ha potuto alignare, e gli esercizii della truppa si sono fatti anzi in questo ultimo tempo più rari. Pfo tard i della maggior par~e . del le altre potcJ1ze. çµrop eo anr.he la Tnrcbia s_i decise noi 1869. ad un nuovo· e più ragionato ordina men to dolio sue fone; ma di questo, che è tuttora al lo stato di progetto, ci occuperemo più diffusamen te altrove, appena avremo ragione di supporre che sia veramente tradotto in atto. ll campo rii Ilunkiar Skelossi, ove si r iunirono 111 scorsa state le truppe delle scel!c dell'impero ottomano, non offerse in vero un saggio troppo soddisfacente nè della disciplina, uè dell'armamento, nè del grado d'istruzione di quest'esercito.

ANNO XV , VOL . !.

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POLITICO-MlLITARE

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cnONACA

POLITICO-M ILITARE

Rivolgendo lo sguardo fuori d'Europa, non abbiamo alcun avvenimento a segnalare che abbia avuto un'importanza sollo l'aspetto militare, tran ne che la fine della guerra del Brasile o dei suoi alleali col Paraguay. Annunciata lo tante volte ed altrellante disdetta. questa fino par giunta: e se no rallegrerà l'umanità, senza che so ne dolga l'arte militare, che di nulla progredl in questa lolla selvaggia.

Nutriamo fiducia che fra noi, in Ilalia, codesti giurati avversari degli eserciti r egolari, se non convinti, che difOci l cosa è il convincere chi non vuol ascoltare. sieno almeno ridolli ad una insignificante minoranza, e che l'eserci to nostro riesca incolume dalla prova alla quale dovesse essere solloposto adottandosi nuovi piani organici; talchò mantenga lo onorate tradizioni del passato o possa trar frutto dei non , pochi proo-rossi da esso falli nell'anno or decorso, dei quali ci proponi:mo di ra!?io0 nare più diffusamente nella prossima dispensa.

Negli Stati Uniti del settentrione il presidente Crant, non appena assunse il · potore, diè opera a diminuire di mollo le forze militari della Confederazione. I 45 reggimenti di fanteria che erano stati mantenuti dopo la prima riduzione dell 'eserci to appena ristabilita la pace, si riducono man mano a 25, ed è sospeso il r eclutamento si ochè questa fus ione non sia compila. Fu adottalo il fucil o Schoringlìeld per tullo l'esercito. I più r ecenti documenti militari che sono il messaggio del Presiden te, la relaziono del minislro della guerra e ' quella del comandante in capo delle forze, r appresentano le condizioni dell'esercilo sotto uu aspetto più soddisfacente che non lo fosse da parecchi anni. Il segretario di Stato per la g uerra fa ammontare il bilancio del suo dipartimento pel 1870 a 34,531,031 di dollari (circa 183 milioni di franchi); ma soggiunge cho la menoma riduzione che si pensasse ancora <l'introdurre, g li farebbe mancare o l'uno o l'altro indispensabile elemen to del servizio; e il presidente o il comandante in capo si mostrano dello stesso avviso. Si confìda pertanto in quei circoli militari che l'esercito non sarà nuova monte ·messo sossopra dal congresso, e ciò tanto più che fa d'uopo tuttora di usar la massima vigilanza sui confini indiani, uel Arisona, nel Nuovo Messico, in Montana, Silaho od Alasca, come puro in par ecchi dogli Stali_del Sud io cui il fuo co cova tultora sollo le ceneri. J;; ormai riconosciuto da ogni partito, e lo leggiamo ripetuto ogni giorno sui J'ogll i più au torevoli dell 'Unione, che senza l'esercito, in luogo della ricostruzione dell'edificio sociale a cui si tendo, nou si avrebbe io qu ei distretti cho l'anarchia ed il caos: ma varrà questo omaggio, reso alle istituzioni militari eia sinceri repub blicani, a convertire Lutti qucìli che farneticano della soppressione degli eserciti permanenti nei due emisferi 't

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I

RIVIS1'A TECNOLOGlCA

/La ,liwlina..

"RIVISTA TECNOLOGICA A Berlino si fecero esperimenti colla dualina, ioventata re,c~nte~ente dal luogotenente Diltmèr. Codesta sostanza esplo·sJVa viene preparata con la nitro-glicerina: è pih leggera della dinamite e resiste meglio di questa all'influenza della temperatura, e segnatamente del gelo. È meno pericolosa , e costa più della polvere e meno della dinamite. La si dice dieci volte superiore in forza al la polvere, ·<l, secondo l'autore, oltrepasserebbe di un sesto la forza della -0inimite.

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La ,linamite a11plicata sott'acqua.

\ Nello stretlo del Suud, che è il più frequentato dei tre stretti che riuniscono il Cattegat .al Baltico, e propriamente nella sua parte denominata Drogden, ha avuto luogo ultimamente 11n interessante sperimento per abbattere uno scoglio che sollostava di metri 6 col suo culmine al pelo. d'acqua. Tale scoglio aveva da 4m 60 a 6" 20 di lato, e trattavasi di portarne via l" 40 in altezza, per ottenere una profondità d'acqua di 7"' 40 almeno per la liber'a navigazione; mentre la profondità dello stretto non è altrove mai minore di 9"' 40. A tal fine si cominciò per adoperare delle cariche da 25 a 35 chilogrammi di polvere da · mina , e delle altre di dinamite, disposte liberamente sullo scoglio ed ad~se mediante l'elettricità. Il risultato fu ottimo , perchè si ottenne un abbassamento di 2m 32 con circa 200 chilogrammi di dinamite e 100 di polvere da mina. La spesa fu circa di 2000 lire, esclusa:ne quella pei bastimenti che porsero aiuto. Questo esperimento è forse il primo in cui siasi adoprata la dinamilè sott'acqua, adagiandola semplicemente sull'oggetto da frantumare , ed è certo che i risultati sono stati soddisfacenti.

il'u.0,10 CtOUHHU?

t•usso.

Esperimenti interessanti ebbero luogo a Perm, con un can. ·11one di 0" 508 fuso in quella città. I rapporti ufficiali dichiarano che i risultati sono stati molto più soddisfacenti di quelli ottenuti con cannoni americani dello ·stesso calibro. Il cannone ha tirato 314 colpi; il proiettile pesa 508 chilogrammi; la carica di polvere è di circa 59 chilogrammi. Il ·Cannone pesa circa 50802 chilogrammi; il recesso e di 2'" 13.; la velocità iniziale del proiettile è di 3,11 metri p·er secondo, e la forza cli percussione a una distanza di 15 metri è di circa 10000 touuellalé. I giornali ufficiali dicono che questo è il cannone più potente d'Europa.


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RIVISTA

Cot•azze di (erro.

La lotla fra le artiglierie e le lastre di ferro sembra terminata davvero. Cli esperimenti fotti in Prussia, intorno all'effetlo dei grossi cannoni contro lastre di corazza, hanno dimostrato definitivamente che le più forti corazze non potrebbero resistere ai proietti di grosso calibro. ·Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto in Inghilterra. Questo problema sarebbe dunque ·risoluto, ma non già quellodi sapere quali cannoni saranno da preferire, se gli Armstrong o i Krupp.

Ca.1 uioni d'acciaio.

Presso "\Viener Neustadt si è sperimentalo un cannone d' acciaio a retrocarica, del calihro di om 237, uscito dalla fabbrica di Krupp e destinato per la marina. Assicurasi che nel febbraio venturo la nave corazzala Lissa s3rà completamente armata con tali cannoni.

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TECNOJ,OGICA

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-dei quali si colloca una scatola di stagno contenente 56 cartucce. Il meccanismo è ancora un secreto. Gli esperimenti fatti -con quest'arma a Monaco nel luglio dello scorso anno died&ro eccellenti risultati. In 33 secondi si spararono 224 cartucce, che colpirono quasi· tutte il bersaglio alla distanza di 1400 passi. La media dei tiri che imbroccarono a 1000 passi fu di 65 °1,. I giudizi su quest'arma .sono molli e diversi, ma in generale essa è reputata la migliore nel suo genere. In Austria continuarono intanto gli esperimenti comparativi ;fra la mitragliatrice JJiontigny, e il cannone Gatling. Alle prove fatte quest'autunno sulla, lauda del Simmering la mitragliatrice, stando alla relaz,ione della Wehr Zeit·1my, diede beosl un numero maggiore di spari, ma rimase addietro al Gatling sia per la esattezza ·del servizio sia per la giustezza del tiro . .Ad ogni salva della mitrogliatrice, fra i 37 colpi di cui è composta la salva, ve ne furono 6 o 7 che non pnrtirono mentre in 5400 colpi falli èol Gatling non vi furono che due o lre leggeri ·inconvenienti e furono tolti in 15 minu ti secondi. li bersaglio aveva 4 metri di altezza sopra una lunghezza di 34 e alla di-stanza di 1000 passi fece la mitragliatrice in 58 minuti secondi 407 tiri fra cui 213 colpirono; il Gatling in 2 minuti e 10 secondi fece 420 spari e ne colp1rono 282. .Alla distanza poi ·di 600 .passi si ebbe sullo stesso bersaglio dalla mitragliatrice in 7 minuti e 15 secondi 518 spari, e 385 che colpirono, dal Gatling in 1 minuto e 10 secondi 420 spari e 373 colpi buoni. Assicurasi in pari tempo che per conto della Russia siano stati ordinati in America 90 cannoni a rivolta, dei quali 20 saiebbero già arrivati a Pietroburgo. Si p<msa di formare il batiterie di questi cannoni, le quali avrebbero 6 pezzi in vece degli 8 attuali.

1Jlilt•a9liatrici e cannoni a t•ivolt«.

I"agonf!-cucina ,dell'·i ngegnere Basson.

A Berlino si sperirnenla la mitragliatrice Feldl, già adotlata: nell'ese,rcito bavarese. Essa ha 4 canne, del calibro dei fucili da ramparo , e termina in una specie di cassa divisa in quattro cilindri , in ciascuno,

Il ministro della guerra russo, preoccupato d;lle difficoltà ehe incontra l'amministraziooe per nutrire le truppe durante i lunghi viaggi colle ferrorie , e dalla gran perdita di tempo


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RIYIST.\

Lunghozza Larghezza Altezza .

Se,nola, di cat•ne.

l\letri 6, 56 l)

2, 55

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2, 13

Il ministero della guerra austriaco ha deciso di adottare per le sussistenze dell'esercito un nuovo trovato che si dimanda fieisoh-gries (semola di càrne), adoperato nell'esercito sassone ed i cui pregi sono stati riconosciuti. Il ministero ha inviato a Dresda un impiegato delle sussistenze di sua fiducia per istudiare attentamente il processo della fabbricazione di questa semola animale.

Egli ha diviso con un assiEo il vagone in due scomparti-· menti disuguali, dei quali il maggiore, lungo 5" 74, è destinato per la cucina, e l'altro, lungo solamente 0" 80, per magazzino di carbone. Contro l'assitOAòJ.ello scompartimento grande :vi ha una caldaia col suo fornel lo, alta l"' 55 , del diametro, di 0" 65. In ciascuno dei quattro angoli vi è una specie di marrh illa di ferro battnlo, nella quale entra una marmitta di ramo . iri modo da lasciar circolare fra le pareti dei dU'e recipienti il vapore della locomotiva condottovi da un tubo, provvisto di cbiavetla che permette intercettare il vapore dopo, Ja cottura del rancio. Sotto ogni marmitta trovasi un condens&tor e, dal qua le viene espulsa l'acqua per mezzo di un piècolo tubo. La caldaia è munita d'un apparecchio che indica jf livello dell'acqua e la tensione del vapore. Il vagone-cucina è posto immediatamente dopo il tender, dal quale riceve l'acqua per mezzo d'una tromba colloca ta nel picco lo scompartimen to. Una tavola da cucina, lunga 2m 20 ,e larga 0"' 94, le -estremità della quale possono essere ripiegate, .trovasi in mozzo dello spazio libero fra le quallro marmitte. Un fuochista ed un macchinista sorvegliano la caldaia ed il fornello, ma può bastare anch~ un uomo solo. La provvista. del carbone è suftìciente per 6 ore consecutive., Gli esperimenti fatti col . vagone-cucina hanno provato che, ogni marmitta può fornire in meno di 2 ore 200 razioni ben colle, e por conseguenza le 4 marmitte 800 razioni , cioè per· un battaglione intiero sul piede di gUerra. Il r eggimento di 3 battaglioni può avere il rancio in 6 ore,. colla provvigione ordinaria di carbone e cli acqua dei due, serbatoi. :

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TECNOLOGICA

che ha luogo nelle stazioni per distribuire il rancio, ha fatto-' fare delle sperienze col nuovo vagone-cucina. Il signor llasson ha preso un vagone da merci coperto, delle' seguenti dimensioni :

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... RIVISTA

RIVISTA DI GIORNALI

Weh,- Zeitung. (Vienna , novembre e dicembre 1869).

Tribunali d'onore neit' esercito aust1·iaco. li ministero della guerra ha raccolto ultimamente un'apposita Commissione per deliberare se debbansi mantenere oppure .s opprimere i tribunali d'onore. Relatore di tal Commissione era .l'auditore generale di Lenzendorf, Copo della 4• sozioòe del min:stero stesso, il quale esordì .con particolareggiate discussioni sui seguenti punti : , Se si debbano totalmente sopprimere i tribanali d'onore; Se, in caso affermativo, non sia utile sostituire ai medesimi un altro procedimento; , Se pel contrario sia da crearsi una nuova procédura negli affari d'onore degli uffi.ciali; Se debbano mantenersi gli attuali tribunali d'onore, modificandone e migliorandone gli statuti in tutte quelle prescrizioni che in pratica non si sono dimostrate convenienti , ed anzi han dato campo ad arbitrarie interpretazioni e si sono appalesate insufficienti a garantire i dirilli ùegli accusati. Nello svolgimento di codeste tesi risullarono i seguenti syantaggi inerenti agli attuali tribunali d'onore, cioè : 1• Contraddizioni nell'interpretare i principii fondamentali che dovrebbero servire di guida;

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GlOnNALl

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2° Concelli talvolta troppo severi, altre volte troppo larghi sul punto d'l)oore e sul modo in cui può in apparenza od in realtà venire offeso; 3° Leggerezza assai spesso addimostrata nella procedura , e conseguente mancanza del necessario approfondimento della questione; 4· Differenze notevolissime nei verdetti che giudicaroµ-o fatti perfettamente consimili; 5° Influenza esercitata dai superiori sui giudici ; 6° Ratificazioni inconsiderate delle sentenze; 7• La gravis,ima circostanza che non si permette agli ufficiali chiamati dinanzi ai tribunali d'o nore di prendere la loro dimissione, e l'altra non meno grave che non si conce~e l'appello ai giudicabili, ecc., ecc. Le proposte formulate sul proposito furono queste in succinto. Mantenere per ora i tribunali d'onore quali esistono; sottoporre tulle . le .presérizioni dei loro statuti ad un profondo -esame; modificarle e migliorarle, talchò ne risulti bene stabi.Jito il diritto di appello tanto per l'offeso quanto per l'offensore; il permesso di chi edere le dimissioni prima che sia emesso il verdetto, e infine delle buone disposizioni per regolare il duel lo, ccc., ecc. · Codesti tribunali d'onore, così modificati negli statuti ,. avrebbero da rimanere in piedi provvisoriamente fino alla pubblicazione . di un nuovo codice penale militare a norma della costituzione, nel quale s'iscriverebbero lutti i paragrafi relativi alle mancanze contro l'onore e le rispettive pene; dopo di che i tribunali d'onore verrebbero soppr essi. La Commissione, presieduta dal min,istro della guerra, ac- . -·celtò cotali .proposte a maggioranza di voti, ed alljunanimità estemò il desiderio e la speranza che le nuove prescrizioni • siano incluse nel nuovo codice penale militare. La Weh1- Zeitung non dubi ta che queste conclusioni s~rann_o .accolte con piacere dall'esercito. Spera dippiù che sarà dato prontamente mano alla revisione degli attuali statuti dei tribunali d'onore, mercè l'opera -di apposita Commissione di no.mini competenti e tali che la nomina loro s·ia arra della solerzia con cui la CommissionH stessa adempirà H suo mandato.


20i

RIVISTA

Corpo di stato maggiore austriaco.

li comandante del corpo di stato maggiore austriaco ha prescritto che d'ora innanzi gli ufficiali di tale arma, meno i capi di stato maggiore presso i comandi generali e i capi degli uffici tecnici , dovranno presentare ogni anno ·un lavoro sopra argomento di loro elezione. Lo scopo che il predetto generale , si è prefisso sarebbe : 1° Diffondere nell 'esercito il maggior numero possibile di cognizioni in tutti i rami dello sc;ibile militare, pubblicandJ> ì inigliori lavori che saranno presentali. i quali naturalmente saranno il risultato degli studi cui ciascun ufficiale si sarà più specialmente dedicato. 2° Aver modo di conoscere la coltura scientifica di ogni Ùt'fiziale e la materia su lla quale ciascheduno possiede maggiori cognizioni, affìnchè il governo possa giovarsene nelle incumbenze che riflettono i div~rsi rami di servizio del corpo. 8° Trarre profitto dai molli e preziosi materiali esistenti nell'archivio di guerra, ponendoli a disposizione degli ufficiali per gli studi che volessero farvi in relazione coll 'argomento preso a trattare. C•>tali lavori non dovranno affollo stornare gli ufficiali dalle loro oècupazioni ordinarie ; perciò non venne fissato alcun limite di tempo per la presentazione d<lgli scritti. Le materie <~he il generale consiglia preferire sono: I. ,;iugoli rami di senizio del corpo di stato maggiore; Le narr.izioni di campagne, le descrizioni di fatti d'armi e simili; Critiche, considerazioni, paralleli sulle istruzioni militari in Austria e presso le aLLre po1enze.

. Cassa militare di prest-iti in Austria.

Questa cassa , di tori nella dispensa Il suo fond1ttore, essa la somma di

cui abhfomo dato ragguaglio ai nostri Iet~ di oltobro 1869. prospera sempre. l'arcidùc,i' AlberCo. versava ultimamente in L. 25,00:) corne .fondo di ri$é-m•a. ·Due pro-

DI GIORNALI

200

prietari, il signor de Perko eù il conte Sarostan de Slernberg, le hanno donato il primo 25,0)0 lire, e 3,000 il secondo. . ~cri~ono da Parigi alla We!iir Zeit1.1,ng che questa provvida 1st1luz1one della cassa miUtare d'imprestiti austriaca è stata molto lodata nei circoli militari francesi , e che forse, sarà an~he imitata in Francia. li piano sarebbe stato già sottoposto all'1mperatore, il quale insieme al principe ereditario vi si sottoscriverebbero pei primi.

A llgemeine ltlililiir Zeilu11g.

(Del dicembre ).

Telegrafi ottici.

Un distaccamento di segnalatori del telegrafo ottico, che al campo di 'Bruck diede buoni risultati, fu inviato sul teatro dell'insurrezione in Dalmazia per dare alle truppe d'operazione un mezzo cli corrispondenza celere e facile, o per espe.r imentar.e il telegrafo in circostanze così difficili come quelle · che si presentano alle bocche di Cattaro.

;Uililiir Wochenblall,

I ,apitan·i di fante1·ia provvisti di cat1alli in Danimcirca . Al campo d'istruzione di Hald nel Jutland dello scorso autunno , i capitani di . fanteria furono provvisti di cavalli pe~ meglio seguire le frazioni delle loro truppe nelle esercitazioni in ordine aperto, e mantenere il collegamento fra di esse.


206

RIVISTA DI GlO RNALI

Dopo tali manovre pare che il gover no danese si sia deciso di adottare defìoilivamente questo sistema, estendendolo a tutto. ·1a fanteria dell'esercito. E per avere la maggiore economia nell'acquisto dei cavalli, la rimonta si farà con cavalli d'Islanda , che costano poco e sono ,robusti e rotti alle fatiche.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

---~ /lloniteur de I' Ar11iée.

(Del 16 dicembre). Il ministro della guerra francese ha comunicato ai · comandanti generali delle divisioni attive e territoriali un 'istruzione per introdurre delle modificazioni utili nell 'organizzazione delle · confer enze reggimentali. Lo scopo del ministro è di dirigere gli studi ed i lavori degli ufficiali, lasciando maggior libertà alla loro iniziativa, su ar,gomenti pratici dei quali la guerra presenta continuamente .l'applicazione. Questa istruzione del ministro tende a generalizzare l'applicazione del me I.odo segu ilo ·nelle conferenze delle scuole ·tl':artiglieria, che hanno da:to dei 'Vantaggi sor,ii.

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Sttrdll,efestigung oder reine Jllilillirfestung, somie iibe1• die notlnvendigen f/eriinclm•ungen in der. pernuinenten Befestigmig. - Berlino, 1869.

'•

(Città fortificate o fortezze puramente militari? e q.u ali modificazioni occor·r a introduitre ,nella forti{ìcazione permanente).

Coi tipi dei llfilit&rische Bléitter è uscito questo opuscolq , del signor E. di Glasenapp, che tratta la importante 'questione, se oggigiorno sia da abbandonarsi l'uso di fortificar e perrria- . nentemente le grandi città e adottare invece per la difesa degJi Stati delle for tezze puramente rpilitari. L'autore propone inoltre delle modificazioni agli attuali sistemi di for tificazione per manente, onde metterli in grado, di oµporre valida resistenza alle ,moderne artiglierie. Nella seconda parte, della sua operetta l'autor e si ·dilunga a dimostrare tutti gli svantaggi che durante lunghi periodi di pace e durante la guerra arrecano alle p,opolazioni le fortificazioni attorno ai centri abitati, e paragonandoli coi pochi vantaggi che in una guerra lo Stato ritrae da una fortezza, conclude che : « Le città fortificate non dovrebbero esistere « che nelle memorie storiche, e che oggigiorno si richiedono < per r ifugio dell'esercito e per centri principali di deposito e delle posizioni fortificate in cui non esistano cittadini. »


~08

RIVISTA

Siccome per altro tale concetto non si può elTcttuare se non fra molto tempo, e siccome altre circostanze concorrono a lasciar sussistere le esistenti fortezze , così l'autore, nello esporre nella prima parte del suo opilscolo le modificazioni ch'ei crede utili ai moderni sistemi di fortificazione, dice che tali modificazioni sono del pari intese a menomare i danni che le moderne fortificazioni arrecano alle ·cillà . Se non che, a parer nostro, i due sistemi di fro nti e di forti distaccati descritti nell'operetta con sufficiente chiarezza, non tengono affatto conto della preaccènnata consideraziou~ o per lo meno non abbiamo potuto z:ilevare quali degli svantaggi che offrono le attuali fortificazioni attorno alle città vengano coi sistemi nuovi eliminati ; nè l'autore si adopera a dimostrare le sue idee su tal proposito. I principii sui quali il signor Glasenapp basa il tracciato e le disposizioni interne dei suoi fronti e dei forti staccati possiamo riassumerli nei seguenti capi: Il tracciato poligonale ad angoli molto aperti - Tutte le murature coperte con masse di terra contro i tiri di lancio ed in arcata - · Molte casematte per ricoveri, giudiziosamente situate - Nessun ridotto - La cinta principale meno resistente delle opere avanzate e staccate - Il parapetto di 10"' 90 almeno cli spessezza - La linea di fuoco alta 2" 30 sul terrapieno - Tutti i pezzi in barbetta su affusti di ferro - La scarpa del fosso senza muro di rivestimento: la controscarpa rivestita fìno ad una certa altezza - · Fossi molto profondi . (13"' 33) fiancheggiati da caponiere o da gallerie di contro' scarpa opportunamente coperte contro i tiri d'artiglieria Un fosso interno lungo la scarpa interna del terrapieno Poche rampe per salire sul terrapieno. Non si potrebbe dire che i sistemi del sig. Glasenapp siano . perfetti nè che offrano molta novità, ma l'autore può vantarsi -di avere con molla saggezza trattato una difficile questione, che pochi osano sollevare, e di aver fornito agli studiosi di fortificazione un'operetta utile ed interessante, scevra da ogni imitazione dei pedanti sistemi scolasl.ici, nonchè dalle si.rane originalità di taluni che condannano assolutamente la mura.:. tura nella fortificazione , e vi ;vorrebbero sostituire dapertutto il ferro.

..

209

BIBLIOGRAFICA

Storia ,lell'A.t•te 15lilit,n•e

del maggiore cav.

CESARE

RovIGur. -

Modena, 1869.

È uscito alla luce anche il 2• volume di quest'opera accurata è<l importante, ed è annunziata fra pochi giorni la pubblicazione del 3• ed ul!imo volume , la quale attendiamo per poter dare ragguaglio del lavoro ai nostri lettori.


RIVISTA STATISTICA

RIVISTA STATISTlCA I

2H

accumulate nei magazzini salgono alla cifra di 120 milioni di cartucce Chassepot ed 81 milioni pei fucili ridotti. . , Del prestito fatto nel 1868 , 3.2 milioni furono impiegati in opore di fortificazioni. I lavori principali attualmente in esecuzione sono: ingrandimento delle cinte di Lilla, Duukirchen, Lyon, Toulon e Belle Isle, il compimento dei forti dell'Havre, Lyon, Brest, e la costruzione d'altri a Metz, Belfort e Lougres. Si proseguono con grande alacrità i lavori topografici che devono servire di base alla formazione della carta dell'Algeria, alla scala di 1 a 80000. È in corso di pubblicazione la 32• edizione della carta di Francia alla stessa scala. VennE\ pure ultimata la carta d'Europu nel rapporto di 1 a 320000.

FRANCIA.

Sembra che .in Francia la legge sul reclutamento del 1° febbraio 1868 incontri non poche difficoltà nella sua attuazione: il suo meccanismo si dice troppo complicato. . Della classe che doveva andare sotto le armi nel 1868 più di 23120 chiamati si sono fatti surrogare ; . il che dimostra l'avversioné che predomina nelle classi agiate pel servizio militare. Degli individui di leva, che nel 1869 ammontarono a 310280. circa 60000 erano illetterati e 7600 non sapevano che legger~ soltanto. La proporzione degli analfabeti in Francia ammontava nel 1868 al 21 'I,, mentre in Prussia non era che di 3; 94 °( 0 • La guardia nazionale mobile, che sembrava destinata ad essere uno dei più importanti elementi della potenza militare francese, sembra diventata -cosa secondaria. Quadri completi non esistono della medesima che pel contingente, di Parigi, e negli altri 3 primi corpi d'armata è appena in embrione per accoglie-re gli uomini che si chiamassero sotto le armi in caso ' di bisogno. Le modificazioni nei regolamenti di manovra della fanteria e della cavalleria furono poco tempo fa approvate dall'imperatore, ed andranno in attività quanto prima. Anche il riordinamento dell'artiglieria da campo e dei pontonieri è ultimato. Le quattro fabbriche d'armi del governo forniscono giornalmente quasi 1000 fucili Chassepot. Le munizioni di fanteria

STATI UNITf -O'AMERICA,

L'esercito degli Stati Uniti d'America, che pochi anni fa contava pressochè un milione di armati, oggi si trova ridotto alle seguenti proporzioni : 5 reggimenti di artiglieria. id. di cavalleria. 25 id. di fanteria. Un battaglione del genio. Una accademia militare. 10


.. LA POLITICA ITALIANA L'AMMINISTRAZIONE DELLA GUERRA dal 1863 al mar zo 1866.

M:ARTINI CARLO,

l.

Gerente.

Dul giorno in cui fu cost1tmto il Regn o d'Italia (17 marzo 186 1) sino a quello in cui fu firmata in Parigi la Conven zione per lo sp;ombro dei Francesi da Rom a {1 5 setLembre 1864}, il governo e il pa ese furono specialmente dominati dal seguente concetto, : essere cioè impossibile conseguire un ordinamento sicuro e stabile del nuovo Regno sen za risolvere la questione di Rom.i, e senrn l'acquisto della Venezia. A rnggiunge re il primo di ques1.i scopi furono diretti i negoz iati della diplomazia italiana colla Francia; a raggiungere il secondo fu diretta in particolar modo l'opera in<lefessa d0ll'amministrazione della guerra. Dopo Aspromonte (agosto •1862) fu evidente che la questione di Roma doveva rimanere per alcun tempo sospesa; si pensò quindi, dacchè s'era già riusciti a raccogliere e organizzare un esercito abbnslanza rag1

I. I

1

Ai'iNO XV, VOL. I.

14.


LA POLITICA lTALIA!'iA

guardevolc, che potesse c~sere arrivato il. temp? cli adoperarlo a compiere l' nupresa della liberazione della Venezia, il cui esito felic e avrebbe, al postutto, agevolato di molto lo scioglimen to della quistione di Roma. L'insurrezion e scoppinta nel fehhraio 4863 in Polonia, fu il primo avvenimen to che parve presentalf ai nostri uomini di Stato, i quali reggevano allora la. cosa pubblica, l'occasione desiderata per una guerra contro l'Austria. Quando, nella prima metà di api·ile di quell'anno, la Francia, l'Inghilterra e l'Austria s' erano intese a indirizzare collettivamente tre note diverse alla Russia, e avevano invitato l'Italia a seguirne l'esempio, il gabinetto italiano (Minghetti Viscon Li-VenosLa) aveva risposto quasi evasivamente e con tempe1·anza tale che la Russia gliene seppe grndo . Però, nell'agosto successivo, temendo che le tre potenze tenessero un conn-resso per le cose di Polonia, o s'accordassero a muivere guerra alla Russia, senza pi1ì oltre interpellarne l'Italia, fu mandalo il conte Pasolini a Londra e a Parigi perchè vedesse modo che qualunque fosse la. risoluzi one a cui venissero i tre Sto ti, l'Italia non fosse lasciata in disparte, e gli fu soggiunto che sugp;erisse come compenso della nostra . coop~raz!on: a~ una cruerra Io scambio della Venezw. coi Pnnc1pat1 Danubiani, dac(;hè sembrava che la Turchia non repugnasse soverchiamente ad abbandonarli ull' Austria (1) . Il disaccordo che regnava fra le tre potenze sulla. condotta da seguil'si, disaccordo che crebbe ancora in seguito alla proposta dell'imperatore Napoleone di

(1) R. Boxonr: L 'alleam:::a prusslar11a e l'acqv,isto della vene:rta, pag. so.

E 1.'A'.IIMlNlSTI\,\ZJO:'iE DELLA GUERRA

215

riunire un congresso pee definire tutte le questioni pendenti (5 novembre ,1863) , fu la causo. principale, a guanto pare, per cui la miss ione del conte Pn solini non ebbe quel!' esito che il governo si riprometteva . i\la intanto era già scoppiato in Ge1·mania, vel'SO la fine ùi qu est'a nno, un altl'O malumore che covava e mormorava da un pezzo, originato dalla pretesa violazione, per parte della Danimarca, del patto federale. La più elevata persona tra quelle colle quali il conte Pasolini ebbe a discorrere, assegnò l'Italia al dissenso che sarebbe nato tra l'Austria e la Prnssia da quella guerra che avevano pur allora preso a combattere insieme co11tro la Danimarca . lnsino allora. avessimo avu to pnzienza (1). Nell' attesa cli questa occasione, l'amministrazione presieduta dall'onorevole Minghetti credette suo debito non risparmiare alcu na spesa per tenere nllestito un eset·cito numeroso e fornito di tutto l'occorrente, pronto a essere mobilizzato nel momento foyorevole . I fondi cli magazzino dcll' amministrazione della. guerra non essendo stati riconosciuti sufficienli, si fecero in tulla fretta grandi acquisti, a qualunque prezzo ; si conservarono sotto le armi sci cla ssi di 4• categoria invece di cinque, prescritte dalla legge (2), e oltre a queste, nitre due clussi di 2" catego ri a, che stante le condizioni eccezionali del!' esercito e del paese erano state chiamate a prestare servizio nel 1860 e nel 1861. Nel tempo stesso furono preparate le tabelle di mobilizzazione dell'esercito, .e disposto.ne, la forma1

(1) BoNonr: L'allean..::a 1i,·usstama e l'acquisto della Venc.::ia, pag. SI. (2) Ne l 1851> era s tata chiamata sotto le ai·mi la leva di due ann i, e dal lS60 ìn poi si chiamò annualmente la leva dell'anno successivo, così che la leva si tro,,ò sempre in anl1cipazionc di un anno.


L:\ POLITICA. ITALIANA

E L'AMMINlSTHAZlONE DEUA. GUERllA

zione in 7 corpi d'armata e 2,1 divisioni; l'istruzione p ratica delle truppe ri cevette un più vivo irnpulso, .e nulla si omise per invigorirne il morale. Quanto alla forza num erien. dell'esercito, essa era in questo terqpo di 300,000 nomini cirea souo le urrni, cioè HS,000 uffiziali e 280 ,000 di bassa forza (1), formata dai seg1rnnti elementi : 6 cl:Jssi di P cateoo'oria ,1838-39-40-.t1-4'.2 -.¼.3, un migli aio o poco più . di uomini di classi anteriori, le second e categone ,1840-4'1, e fina lmente più di 100,000 uomini di ordinanza, obbligati cioè, per legge, a compiere la ferma di otto anni in scevizio cQntinuato sotto le bandiere. Si avevano in congedo ill imitato 6 classi di 1" caLegol'ia <lui 183'.2 al 1837, 55,000 uomini; e due classi di 2a categoria 11838-39, 18,000 uomini, totale 7;l ,000. Erano ·quindi 360,000 nomini di bassa forza già istruiti e armnti, parte sotto le .:irmi e parte in congedo illimitato e pronti a mareiare alla prima chiamata. Come ciserva., si disponev1-1 delle due seconde cate()'orie del le cllssi '1812-/i,3, 50,000 uomini all' incirca • . ai° quuli in tre o qnattro mesi . sarebbesi potuta dare una snffìcien.te istrnzione per · potere in <:uso di necessiti\ enJrare in cumpagna. 1

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{I) Al 1• fel.Jbr.iio l8o!, erano 288,214, cli cui 6S,050 appartenevano alle antiche provrncie; 45 ,125 alla Lombardia; 11,&18 all'Emilia; 24,393 alle Roma"ne l'Umbria e le lllarcI1e comprese; 18,267 alla Toscana; 90,141 alle P1·o~•in~ie napoletane; 2'1,150 alli1 Sicilia; 5 ,831 ,\Il e provincie venete e pont ificie e a paes i este ri . nue anni prima, nel 1862, in cui la leva non era ancora stata eseguita re· golarmente in tu tte le provincie del nuovo Regno (il che non ebbe luogo che alla 'Hue dell'anno stes~o per effetto della legge 13 luglio JS62), i militari di bassa forza sotlo le armi non erano che 210,6'12, di cui 57,669 appartenevano alle au tic.he provincie; 37,930 alla Lombardi,~; S,941 all'E mili a; 12,123 alle Romagne, Umbria e Marche; l3,2G3 alla Toscana; 66,551 (10,0DO circa provenienti dallo sciolto esercito borbonico e i rimanenti da leve eseguite dal dicembre IS61 al luglio 1862 sull e classi dal JS36 al 41) alle provincie nnpoletane; S,063 alla Sicilia; 6,093 alle provineie venete e pontificie e a 1niesi estel'i.

Quest'esercito era dotnto di 80 batterie di campagna t uue fornite dei loro uomini, dei loro ufficiali e di un ottimo materiale. I ,19 reggimenti di cavalleria, ciàscuno su sei squadrnni , erano tutti forniti dei loro ca-valli. Le condizioni morali de!l' esercito, se non ottime, erano certamente buone; .e se per una parte eran vi ancora tra le file non pochi renitenti di fresco venuti sotto le armi, per altra ·parte dominuYa tuttora l'elemento che aveva avuto la fortuna cli fare le guerre di Crimea e d'Italia, o clie erasi uddestrato sotto la severa disciplina dell'Austria. I quadri erano, in quanto a spiriLo militare, eccel· len ti. I disciolti eserciti, e segnatumente il napoletano e il meridionale, avevano dato un non lieve comingente dì buon i ufficiali. Soltan to, « la soverchia rapidità degli avanzamenti, i meravigliosi voli degli ufficiali emiliani e meridionali, e l'esempio dei volontari avevano scemato ai grad i quel pr-flsLigio ch'è uno dei più potenti argomenti della militare disciplina (4) ». L'istruzione tecnica lascia va ancora non poco a desiderare. « Bnona parte dei nostri quadri, scriveva in cruesto torno di tempo un au t.orernle diario 'militare, sono giovani affatto e, diciamolo pure francamente, sono inesperti. Quando la veri tà non offende alcuno ed è utile, può e devè anzi dirsi: ora non è colpa d'alcuno ed è anzi vil'tù di tutti noi se l'Italia solo da poco tempo si è costituita in nazion e, e se perciò ha un esercito giovane ancoru; la maggior parte di coloro che ora costituiscono i. quadri dei nostri corpi., contribuirono all'opera immortule del nostro rinnovamento, combattendo sotto il cappotto del soldato, o sotto 1~ (1) C. Cons1, maggi.ore di stato maggiore , nel suo studio: Italia, e .1.ustriu, (Rivista, 1Wlitare italia;na, agosto 1862, pag. 152).


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LA POLITICA ITALIANA

E 1,' AMMINIS1'RAZIONE DELLA. GUERRA

camicia <lel volontnrio: ma altra cosa è il combattere, altra il conduere altri uomini al CO!nbattimento;· per la prima basta il coraggio, e gli Italiani tutti non ne difettano cli certo, per la seconda è necessaria l>1. istruzione e la pratica sopratutto, istruzione che no n si acquista altrimenti eh.e urtandosi colle diffìcolLà diverse che presenta la vita reale della guerra, In quale oltre il comhauimento e prima ancora di esso abbraccia i bivacchi e le rnarcie, e non si impara .a marciare e bivaccare che marciando e bivaccando, lungamente (1) ». A fronte di un tale stato di cose san:hbe st<).to certamente un atto di temerità l'intraprendere una guerra contro l'Austria in condizion1 normali; ma qualora questa potenza si ,fosse trova ta impegnata nella loua contro altro suo avversario, l'Italia. poteva credersi abbastanza fo1:tc da tentare l'impresa, tanto più ch e in caso di un rovescio si p'oteva fare assegnamento sull.l Francia (2) . Coloro stessi i qnali per un accurato studio del carattere delle truppe italiane e del. geado cl' istruzione a cui queste erano pervenute in, sullo scorcio del ·1863, erano di opini..one che non convenisse pce allora arrischiarle a guerra. incerta o che richiedesse grandissimo sforzo cli virLù militari, non escludevano che potessero essere adoperate contro l' Auslria, quando questa potenza fosse« .sconvolta da gravi moti in terni, e assalita o almeno min acciata da altre parti (3) ».

Un' altra considerazione di alto 'rilievo consigliava il govern0 italiano a cercare l'occasione cli una guerr~ nel 1864-; . e questa era ch e se per un verso alcune parti del servizio militare sarebbersi col tempo van taggiate, e la forza numerica dell'esercito sarebbesi aumentata, per altro verso non pochi degli elementi sui quali per una fortunata vicenda di casi dovevasi fare maggiore assegnamento, sarebbero andati gradatamente scomparendo per sempre dalle sue file. « Coloro che in buona fede farino al nostro esercito l'appunto cli essere troppo giovane, e invocano perciò conLinu~mente il benefizio del tempo (scriveva in sullo scorcio del 1863 un distinto ufficiale dell'esercì to italiano), si rendano un po' conto coscienziosamente degli effetti della cieco lare ministerìale, in dnta 2·1 dicembre ,1863, sul congedo assoluto delle classi 1831 e 1837 (2" categoria) delle . antiche provincie e 1832 della Lombardia (1 ), e dicano poi se questo fatto che si rinnova o·g ni ' anno in eguale misura, non sia tale da far desiderare che il nostro esercito non invecchi mai. Noi per parte nostra, che, per quanto non li abbiamo sott'occhi, pure conosciamo abbastanza gli stati caratteristici di quelle tre classi, ci sentiamo a piangere il cuore nel vedere così buoni elementi per sempre perduti per il paese, perchè· elementi siffatti non si rimpiflzz'ano più (2) ». Egli è dinanzi a questa preoccupazione che il generale Alessandro Della Rovere, di venerata ricordanza, il quale reggeva in allora il portafoglio della guerra, discutendosi alla Camera dei deputati, nella tornata

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giugno 1863, N. 13S. <lei goveruo francese , che lo consigliava a star pron to a<l ogni occasione, il Ministero italiano tenne, durante l'inve rno dal l863 al 1864, più soldati nelle file c h e il bilancio non gli_avrebbe permesw " · l3o~om, pag. 85. (3j C. CoRsr. D ei ca,ratt1we delle ·m,iUzcie ilalio,ne. (Nuova Antoloyio,, maggio 18611, pag. 83).

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(!) Italia ..llfiìita1·e, 20 (2) « Con intelligenza

(1) Classe 1831 ·3823 uomini· classe 1832, 3281 uomini; classe 1837, 3506. Aggiungendo 5(Yi5 di orclina~za , scomparvero alla fine del 1863, 16,585 uomini: (2) A . 'Rrccr, capitano di stato maggiore, nel s uo stuclio su!l'Ese?'cito itar l'tano 11-ez 1864. (An n,u.a,rio dell'Italia Militare per il 1864, pag. 37).


1

LA POLITICA ITA UANA

E L AMl\llNISTHAZ lONE DELLA GUERRA

del 27 luglio 4863, il progetto di legge sulla leva dei nati nel 11843, aveva, nello scopo di ovviare che almeno le seconde categorie non andassero troppo presto pe1·dute per l'esercito, affacciata l'uti,Jità di una legge la quale stabil isse che le secon de categorie delle classi 1839, 4840, 18/k'I e ',18,12 passassero di prima categoria definitivamente; nel qual modo gran parte degli 80,000 uomini di 2a categoria che allora si avevano e che sarebbersi dileguati in breve, sarebbero rimas ti ancora disponibili per 8, per 9, per 1O e per 1 1 anni. Questo provvedimento cbe avrebbe pesato quasi in tieramente e in modo retroattivo sulle antiche provincie, presentava troppe difficoltà pratiche per essere a ttuato; cionondimeno il fatto solo di essere stato accennato alla Camera dal generale Della Rovere, tuttochè gli sembrasse « forse un po' rivoluzionario» dimostra quanto grnvi fossero per l'avvenire le preoccupazioni dell'amministrazione della guerra . È noto con~e le speranze .del ministero italiano, come già nel 4863 per J'insurrezione polacca, cosi nel 11864 per il confliLLo dano-germanico, andarono pur troppo deluse. La lotta infatti non assunse estese proporzioni, per il rifiuto da parte della Fl'ancia e dell'Inghilterra d'intervenire colle armi in favore della Danimarca; e quanto all'AusLria , non avendo distolto per la g uerra nel Nord una forza maggiore di 301m . uomini, il g ittarsi in questo caso nel quadrilatero sarebbe stata follia; nessun uomo di Sta to o di guerra avrebbe da Lo il suo voto favorevole a una siffaLta impresa, e ciò tanto più <lacchè si aveva ragione di credere che la Prussia avesse gua!'entito all'Austria il possesso delle sue provincie in Italia (1).

.Già. sin dal mese di marzo o di aprile il governo italiano non poteva sperare in un intervento delle potenze occidentali in favore della Danimarca. Il conte Pasolini in un secondo viaggio a Parigi si era accertato che «l'imperatore Napoleone non cr.e deva che tutta la ragione stesse dalla parte della Danimarca; apprezzava, assai più che non si crede, il sentimento popolare che muoveva i Tedeschi; e dell'unità germanica, che nelle mosse della Prussia si poteva scorgere assai lontana,. non era così sgomento ed alieno come ha dovuto mostrarsi, poichè s'è visto l'effetto che essa ha fatto pur so lo abbozzata sulla fantasia francese (1} ,. Quanto all'Inghilterra, dal punto che la Francia non mostravasi inclinata a fare la guerra, mal si poteva presumere che intendesse di intervenire altrimenti che colla sua diplomazia. Pure, anche in questo nuovo stato di cose, non parve al governo italiano consiglio prudente diminuire 'l'effettivo dell' esercito ·sotto le armi, t"emendo che una tale diminuzione potesse essere considerata come una rinuncia temporanea all'impresa della Venezia. Il conte di S. Martino in Senato, e l'onorevole Saracco alla Carnera dei deputMi c:he ard irono, dì fronte all'aggravarsi della situazione finanziaria, raccomandare una q politica di raccoglimento » come quella seguil_a dalla Russia dopo la guerra di Crimea, furono aspramente combattuti dal presidente del Consiglio e condannati severamente dall'opinione pubblica.

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(1) « Nel febbraio, a fine d'ottenere il consenso e il concorso dell'Austria 1Ìell'invasione dello Jutland, il Bismarck a nome del la Prussia le guarenti,

fu detto, per un patto segreto, la possessione delle sue provincie italiane ~ /

e Msunse l'obbligo di difendervela da ogni attacco. Se la cosa fosse vera la diplomazia italiana non riuscì mai a venirne in chiaro; certo, la Prussia era assai in pensiero che, dalla parte d'Jtalia, la front.fora della Vene zia. non fosse per allora minacciata nè anche alla lontana "· BoNom, pag. 81. Veggasi anche il dispa.ccio di Sil' A. Buchanan a lo.r d Russell, in data 12 mal'zo 1864. · (1) BONGHI, pa.g. 83;


' LA POLITICA ITALIANA 222 La permanenza sotto le ai:mi di una classe di 1• categoria in più, e di· due èlassi di 2a -categoria era, del resto, un fotto troppo anormale, perché potesse protrarsi piLI oltre senza eccitare i reclami delle popolazioni. L'onorevole Boggio si assun.se perciò il còm· pito d'interpellare il mini&tro .della gue rra, nellç1 tornata della Camera dei deputati del 6 luglio, in occasione della discussione del progetto di legge per la leva dei nati nel 18H, se non sarebbe stato possibile il rinviare in congedo temporaneo un cerlo riùrnero di que' soldati che servivano da parecchi anni . Giova qui riprodurre la risposta fatta dal ministro della guefra, la quale comp ie il quadro che abbiamo più innanzi abbozzato delle condizioni dello esercito nel 1864:

Lll risposta all'onorevole Boggio ò facile. Nel mandare i soldati allo case loro. si sogliono prescegliere · tra la gento la più provetta, quelli che hanno maggior tempo di servizio. Ora quelli che hanno maggior tempo di servi1.io appartengono alle classi dei provincia li; e quindi non hanno ancora raggiunto il quinto anno di servizio, od appar tengono alla classe d'ordinanza, e di questi ve ne sono che han no dai cinque ai sette anni di servizio. Di quelli nppartenenti alle classi provinciali che sieno vicini ai cinque anni di serviz.io. ve ne sono ben pochi ; la maggior parte appartengono all'antico esercito piemontese, ed. alcuni anche all'esercito lombardo; quio<li si farebbe una piccola diminuzione mandando in congedo i soldati provinciali che hanno oltre i quattro anni di servizio . Alla fine del quinto anno sono mandati in congedo senz'allro. Restano i soldati d'ordinanza; questi o provengono dalle Jev~ annuali o.rdinarie, cho per essere stati promossi sott' ufthiali presero la ferma di ordinanza, e certo non conviene mandarli a casa; oppure appartengono all'esercito borbonico, ed è solo da pochi anni che sono fusi nell' eserci to italiano, dalla fine, cioè, del 1861 , cosicchè solamente adesso contano tre anni di servizio nell'esercito italiano. Da questi abbiamo avuto in prin-

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E L .U U!INJS'rHAZlONE DET,T. A GUEI\RA

cipio mol ti disertori, ma ora cominciano ad abituarsi, e posso dire che sono fusi col resto dell'esercito, ma non mi pare ancora che sia conveniente di mandarli a casa in questo momen to ; credo però che alla fine dell'anno ,e ne potrà mandare a casa una part.o in congedo illimitato. Intanto, alla fine dolio osercita;::ioni campali, nei primi giorni di oUobre. si manderanno a casa le due seconde categorie l l:l40 e 1841 stato · trattenute sotto le armi, o cho formano all'i ncirca. da 36 a 37 mila uomini; alla fine dell'anno andranno in congedo illimitato i 9 mila uomini che hanno compiuto il quinto anno di servi1.io. A quell'epoca, vedrò poi se si potrà accordare il congedo anche alla classe successiva, cioè quella cho avrà compito solo quattro anni di servizio, ma questa cosa è ancora da esaminar bene, e dipenderò anche dalla condizione dogli Stati vicini, perchè sarebbe cosa imprudente il togliere tutto ad un tratto dall'esercito tutti quegli antichi sol da Li che hanno fatto ·parte degli eserciti piemontesi, lombardo, ed anche 1 toscano. · Quello che si potrà faro per diminuire le spese delh1sercito sì farà. Esaminerò se si potranno accordare delle licenze più lunghe delle ordinario un po' agli uni, un po' agli a ltri. e cos\ diminuire l'effettivo sotto le armi: ma più di questo pe1· l'anno

1>ent1wo non si può /'are. Per l'anno ventu ro si è portata ancora nel bilancio straord_inario una somma piuttosto considerevole per tenere 48 mila uomini, mi pare, in soprappiù-della forza stanziata nel bilancio ordinario; ma non se ne può fare a meno, perchè si tratta adesso di formare l'esercito ital-iano ; ~ pet qiwsto è forza tenere i soldati tre e quattro a1'ni sotto le arnvi, acciocchè pren-

dano un po' di amore al servizio, e conside·rino l'esercito 'come ima seconda loro pat1·ia. Gli è per questa rag ione che per il ven turo anno non si potrà diminuire l'effettivo dell'esercito; ma io spero che alla fine del 1865., se le cose saranno tranquille, si potrà entrare nello stato normale, il quale fu già presentato da me nella cifra di 218 o 222 mila uomini, se non erro.

Il ministro della Rovere non ebbe il tempo di attu are, fra le riduzioni annunciate nel surriferito discorso, che quelle reliitive all'invio in congedo illimitato delle seconde calegorie delle classi ·1840, 18H (5 set1


LA POLl'I'IC.\ ITAl,IANA

E r.'AMì\!JNISTI\AZIONE DELLA GUEHIIA

tembre) e della classe di leva del 1837 e an Leriori delle provincie napoletane (16 settembre); giacchè il ~3 dello stesso mese, l'amminis trazione di cui egl~ faceva parte si vide costretta a, rassegnare le sue dimissioni.

altra sede più centrale del regno, accolse favorevolmente l'id ea, reputando che ai danni e agli inconvenienti . inseparabili dalla sua attuazione fossero a gran pezza superiori i vantaggi che se ne sarebbero ritratti. Il trasferimento della capitale aveva oltracciò un pregio singolarissimo agli occhi di quella amministrazione;' giacchè mentre esso portava come conseguenza lo sgombro dei Francesi da Roma in capo a due. anni, pareva connettersi altresì ai diserrni di o una prossima campagna contro l'Austria, provvedendo per siffatta man iera a due grandi interessi italiani ad un tempo. Fu così firmata in Parigi, il 1 fi setternòre, una convenzione in cui la Francia promise cli so-ombrare dal . . b territorio pontificio due ::inni dopo che l'Italia avesseeffettuato il t.rasporto della capitale, e dietro l'impegno assuntosi di gunrdare la frontiera papale da qualsiasi attacco di bando rivoltose . 1:: nolo corne qnesto fu l'ult.irno tentativo politico della amm inistrazion e ~linghetti, e come essa dovette ritirar$i indi a pochi giorni in seguito ai disordini che l'annuncio del trasporto della capitale provocò in Torino. Fu chiamato il generale La i'\Iarmora a costituire la nuova amministrazi one. Il generale La, Marmora era stato fin dal maggio precedente informato in via Nrnichevole dall'onorevole i\iinghetti dei nuovi passi fatti a P:J.rìgi per ottenere lo . sgombrn di Roma; e quando il ministero ver~ava nell'incertezza. sull' indole dell'atto che l'ìmpe~r~tore dei Francesi richiedeva prima di prendere questa risoluzione, il generale, al quale non doveva essere sfuggito che si t.rattava del trasporlo della capitale, pare fosse d'avv iso che questa cosa spettasse a noi il deciderla, sotto il punto di vista dell'utile-

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Il.

Non è nell'indole di questo lavoro il ricercare e lo esporre le cause che produssero la caduta dell'amministrazione !Uìnghetti. Basterà qui l'accennare come essa fosse tratta dalle delusioni subìte nella questione della Venezia a ripigliare i negoziati per lo scioglimento della questione di Iloma rimasti interrotti dopo i casi di Aspromonte. A tale uopo sin dal mese di nrnggio (1864) erano stati tentati nuovi uffici presso l'imperatore Napoleone onde ollenere lo sgombro dell e truppe francesi da Roma, prendendo· per base le proposte messe in campo dal conte di Cavour nell'aprile 186•1. Se non che l'impei·atore, il quale in allora sarebbe stato per avventura disposto a conten tarsi di una semplice transazione diplomatica, nel 1864 non credette dì poter risolversi all'abbandono di Roma senza . che questo fosse preceduto da' un atto, il quale rassicurasse la parte cattolica, influentissima in Francia, del fermo fotendirnento degli Italiani d·i considerare quind'innanzi come la capitale del1a cristianità quella che essi non cessavano di prnclamare la loro capitale naturale. Fu dubbio per alcun tempo ali' amministrazion e Minghetli quale fosse quest' atto -che l'imperatore richiedeva; ma poichè seppe come non sì tra~tasse che del trasporto della capitale in 1

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LA l>OUTlCA lTALIANA

3: L'A MMINISTRAZIONE DELLA GUERRA

del paese, e non dovesse percib formare l'oggetto di discussione internazionale . so·llecitato successivamente e a più ripres~~ di en trare nel gabinetto e as. sumerne anche la presidenza, il generale La Marmora aveva costantemente TiO utato , forse, meno preoccupato del trasporto della cap itale, ch'egli riguard,1va come quistione interna, che delle gravi conseguenze le quali sarebbero scaturite dall'impegno che l'Italia, intendeva assumersi in facc ia all'Europa di nori attaccare e di impedire anche colla forza ogni uttacco che venisse dall'estero contro il terri torio pontificio. Dopo i casi ,di sett_embre il generale La Thlarmora avrebbe mancato a se stesso e al paese se si fosse rifiu tato di prendere le redini della cosa p ubbl ica, per ciò solo che la Convenzione non lo aveva anno·verato tra i suoi fautori. Egli acceuò pertanto il còmpito di formare una nuova arnrninistrnzione, nella quale il porLafogli o della guena fu affidato al generale PeLitti, il quale avevalo già tenuto dal marzo 1862 al dicembre di quell'anno. La situazione, anche facendo astrazione dai malu1nori che la Convenzione aveva eccitato in Piemonte, era gravissima. Già sin dal ,1° dicembre '1863, l'onorevole Sella, ministro delle finanze sotto l'amministrazione Rattazzi, aveva d1chiarato all a Camera che il pareggio delle entrate ordinarie colle spese ordinarie entro i·l 1864 era, · a suo avviso, per l'Italia « questione di vita o di morte, questione di essere o non essere». L'onorevole lHinghetti, succeduto all'onorevole Sella, aveva fatto balenare al Parlamento la speranza del pareggio entro il 1866. Ora alla fine del settembre 1864, nostante il prestito di 700 milioni (legge 1 1 marzo 1863) e i nuovi cespiti d'imposte assicurnti al Tesoro, lo sbilancio ammontava già a 320 milioni; nel 1865 calcolavasi .sarehbe aumentato

di 2·10 milioni circa e nel 1866 di mo milioni per lo meno (-1). L'Italia in vece di realizzare in detts, anno il pareggio tra le entrate e le spese, sarebbe?i trovata per contro con uno sbilancio di 630 milio ni, pur tenuto cont.o delle possibili riduzioni nelle spese e degli aumenti delle imposte. Il trasporto della cap itale, ollrecchè importava già esso. stesso maggiori spese, aveva jooltre quest' inconveniente rispetto a una guerra nel Veneto, di ritardarla cioè per un dato tempo, essendo evidente che non si sarebbe potuto attendere contemporaneamente ai peeparativi di nna guerra e ai preparativi pel trasporto della capitale. L'amministrazione La Marmara risolse pertanto di tenere un'altra via da quella seguila dall' amministrazione precedente; invece cioè di cercare lo • scioglimento della questione fi nan ziaria nell'acquisto della Venezia, essa considerò necessario cli addivenire a quelle economie le quali nel tempo stesso che avrebbero migl iorato la condizione .finanzi-aria del paese, non sarebbero state di ostacolo a intraprendere una guerra, qualora ne fosse sorta una buona occasione. L'amministrazione La Marrnora era d'avviso che una guerra contro l'Austria, libera <li disporre di tu tte le sue forze nel quadl'ilatero, l'Italia non sarebbe stata in grado d'intraprenderla, con probabilità di successo, che in capo a. parecchi anni; e che prima di questo periodo di tempo non convenisse perciò intraprendere una guerra se non nel caso in cui l'Austria si trovasse impegnata in una lolla o contro nemici in terni o contro nemici esterni. A tale uopo sarebbe bastato all'Italia l'essere _in condizione di mobilizzare al mo-

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(1) SELLA, Camera dei Dcptltati, 14 marzo 1865.

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LA POLITICA ITALIA NA

mento di entrare in campagna 240 o 250 mila uominìt inquadrati in 20 divisioni di fanteria e 1 di cavalleria. Come già abbiamo accennato, J' amministrazione· precedente, con disposizioni del 5e16 settembre, aveva lincenzinto le seconde categorie 1840-4 1, della forza complessiva di 35,000 uomini, e la 1a catego.r.ia, classe 1838, p iù i requis iti estensi e parmensi marciati nel 1859, della forza di '11 ,000 uomini. Secondo i disegni accennati dal ministro della Rovere nella tornata della Carnera dei deputati del 6 luglio, essa intendeva di l·icenziare, entro il 1854, una parte dei soldati dell'antico esercito borbonico venuti sotto le ·armi nel 1861, quelìi cioè della classe rn39 marciati nel ·1859', della forza di 10,000 uomini, i qunli, normalmente,_ avrebbero dovuto rimanere al servizio flno a parte del 1861. n nuovo ministro della guerr;:i, generale Pel.ìtti, con disposizioni 1 ° novembre e 1° dicembre l86fi., attuò i provvedìrnenti suespressi, .rimanendocosì diminuitn la forzn dell'effett ivo sotto le nrmi dì 56,000 uomini. Successivamente (~4 e 34 dicembre) furono licenzinti 2'1,500 uomini della . 1• categoria classe !839 e del 184 1 per In Toscann, più i Napoletani marciati nel •1860, che avrebbero dovuto rimanere al servizio fino a parte del •1868; e 3'!00 uomini d'ordinanza che avevano compiuto la loro fe rma. 01tracciò, il ministro PetiLti ridu sse il contingente di 1~ categor ia della classe ;J 84-4, che nel febbraio 11865 doveva venire sollo le armi, da 55[m. a 461m. uomini, cioè, dedotti i volontari e i dispensati; da 5 1[111. a 42[m. ( 1). 1

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(I) Con R. D. 31 ottobre 1865 que~ti \1000 uomini di l"· c:atego1-ia della classe 1S44, che, sotto la denominazione di esubc1·anti al contingente, fu-

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J,' AMM1N1STRAZI0NE

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DELLA GUERRA

~u~Lo somm~to: ~l 31 dicembre ·1864, il generale Petlttl aveva d1mmmto l'effettivo dell'esercito sotto le armi di 301m : uomini in più di quello che il generale De!Ja Rovere aveva disegnato. Qui è alLresì da notare che il ministro Petitti reputava anch'egli comeniente di mantenere sul bilancio st~aordi1~ario del 1865 un numero maggiore d'uomini, prima d1 entrare nello stato normale di un esercito sul piede di pace di 2201m. uomini, secondo le idee espresse dal suo predecessore nella tornata del 6 luglio e concretate poscia nel bilancio presentato pel 4865; sol che mentr~ il ministro Della Rovere prop~n~v~ qu~s~a forza rn più nella cifra di 45[rn. uom1m, .11 m1rnstr_o Petitti riducevala a 40[m., epperciò una differenza m meno di soli 5[m. uomini. A~trettanto l'opinione pubblica, finchè scorge-va probab1l~ la guerra ne' pdmi mesi del 18M, aveva fatto pressione_ ,sul governo pel'chè sping~sse .gli armamenti fino al prn alto grado possibile; altrettanto ora che le probabilità di una guerra erano svanite e ~veva sotto i suoi occhi il quadro dell'enorme sbilancio finanziario, faceva pressione sul governo perchè riduc~sse le sp~se militari al mùiimum possibile; essa esigeva che 1 28 milioni inscritti s ul bilancio straordinario del ·1865 dall'amministrazione Della Rovere pe man_tenere un · eccedenza di 451m. uomini, oltre ali effettivo fissato per il tempo di pace, fossero· assolu tamente radiati. L'opinione pubblica, come avvertiva. in Senato nella t?r~ata del 30 novembre (1864) il presidente del Consiglio, s'ingannava nel credere che la. causa dello sbi1

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l·ono Iasciati ali · ..

mitat,o

l .. · e cas? 01·0, mumt1 di uno speciale foglio di congedo illi-· , passarono po1 a far parte della 2°' categoria. ANNO XV, VOL. J.

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LA POLITICA ITALIANA

lancio finanziat'i·o fosse l'esercito, e che perciò onde arrecarvi rimedio bastasse il sopprimere o diminui re le spese militari. La gravità delle condizioni finanziarie del paese dipendeva assai più « da quella . deplorab ile condiscendenza che si era avuta nell'uno e nell'altro ramo del Parlamento <1d abbandonare le sane regole di · ord ine e cl i economie» per cui su di un bilancio di 500 milioni di entrala se ne spendevano 900. L'osservazione del generale La Marmora era giustissima: ma non è men vero che l'opinione pubblica nella sua grande maggioranza nel 1861-65 ripeteva dal mantenimento dell'esercito armato in vista dell' acqiiisto della Venezia, la causa principalissima del dis-sesto finanziario. Nel mentre però che la maggioranza dell'opinione pubblica trovava che le economie introdotte dall'amministeazione La Marmora non erano sufficienti, non mnncavano parecchi a cui queste parevano soverchie, e tal i che per esse sarebbersi sciupati i buoni effetti della Convenzione, il cui scopo principale, trasportando la capitale a J<'irenze, doveva essere quello di avvicinarci a Venezia anzichè di allontanarcene. In tale opinione concorreva l'onorevole generale Bixio, il quale sin dal 19 novembre, discuternlosi il progetto di legge pel trasporto ' della capitale, iùvitava la Camera a sobbarcarsi a nuove e ingenti spese per crearsi « un sistema di difesa militare solido » giacchè quello esistente sembrava a lui del tutto insufficiente di fronte ai nuovi progressi della fortificazione e della artiglieria. Preoccupato delle economie e riduzioni ordinatesi nei bilanci della guerra e della marina, l'onorevole Bixio muoveva, nella tornata della Camera del 17 dicembre, u n'apposita interpellanza al Ministero intorno a questo grave argomento. I seguenti brani della risposta del presidente del Con1

E L AMMINIS'l'I\AZIO~E DELLA GUERRA

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siglio dimostrera nno quale concetto ·egli si facesse ,dello stato delle <;ose; e quali fossero i propositi della . sua amministrazione. ..... Io non posso à meno di opporre qualche parola all'indifferenza , colla quale l'onorevole Bixio ha trattato la quistione finanziaria in rapporto col nostro armamento sì cli terra chè di mare. L'onorevole Bixio vi .ha portato innanzi degli esempi, vi ha letto un brano della magniuca opflra cli Macaulay, nella quale si legge che in Inghilterra molto volle si è gridato al fallimento, vi si è creduto, e che questo fallimento non si è mai avveralo. Io prego l'onorevole Bixio di r iflettere che i tempi a qu.esto riguardo sono cambiati molto . Gli esempi del secolo scorso non sono più applicabili oggi. Ho già avuto campo nell'altro ramo del Parla mento di dire come sia interam<mto abolito di fallo il sistema che la guerra nutrisco la guerra; per tacere di altri esempi. all'epoca di Federico, e nelle guerre della rivoluzione francese si diceva: la- guer1·e nonrrit la fJUerre, e con questo i governi che spHdivano i soldati non avevano altro pensiero ; ma adesso le condizioni sono mutale, e, come già avvertii in Senato, un grande oratore francese, autore delle memorabili storie della Rivoluzione e doll'Impero francese, diceva l'an no scorso al corpo legislativo: se · volete fare la guerra, preparatevi i mezzi nella calma della pace. _ Noi abbiarno infatti veduto .la guerra di Crimea, dove la Francia e l'Inghilterra hanno speso un milfardo ciascuna, e cr edete voi che sonza tali enormi ·spese s·arebbo riuscita la impresa? L'onorevole Bixio, parlando del disarmo, ha citalo il nome <li Wellington; ma Wellington, se da un lato mostrava la necessità di preparare la difesa dol paese, dall'altro canto non si stancava dal raccomandare tutte le economie possibili. Il disar mo è il passaggio dal piede cli guerra a quel lo di pace : ora tutti sanno che noi eravamo sul piede di paco, poichè il piede di guerra sarebbe stato ben più costoso. questione attuale n?n è dunque del disarmo, ma semplicemente di economia e .d1 pareggio nei bilanci. Ma l'onorevole Bixio va più in li\: egli non rnol sentir parlare di economie; ebbene, io gli dico cho tutti ì grandi capitani,

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J,A POLITTCA l'f ALIA N A

E ,:MDIINISTl\AZlONE DELLA GUEnn A

coloro par ticolarmente che meditarono le piì1 alle imprese, vollero nei loro eserciti l'ordine e l'economia. Taccio poi del primo Napoleone, iÌ quale tanto com o generale in capo, quanlo come sovrano di un grande impero, scendeva nei più minuti dettagli e si mostrava inesorabile nelle regole di amministrazione s't civile clrn militare. La prima cosa per arnr ordine cd economia è la regolar ità e I' oquilil.Jrio dei bilanci. Con questo voi ri alzercLo il vostro credito , e quando avrete bisogno di fondi straordinari li ~roverete (1) .. .. Dunque precisamente perchè forse doHerno avere ancora delle guerre. noi abbiamo indispensabile necessità di economizzare le nostre risorse. Si parla di sactifi1.i. e si pretende che non se ne sieno falli abbastanza. Orn noi abbiamo veduto in r1uesti giorni una gran pro,·a ui patriottismo che di certo avrù colpilo lu tti in Europa; alludo alla gara colla quale municipi e provincie. per tacere dei particolari , si prestarono a far fronte all'anticipazione del l'imposta fondiario, Ora qua li sono i nostri obblighi dopo q11 cslo fotto 1 Dovremo forse dire: giacchè il paese è cM1 ben disposto, git1 allre imposto, altri sacrilìzi ed altre aolicipaziooi? lo nego risolutamente, e dico anzi che a fronte di quest.a dimoslriuiouo noi dobbiamo usare maggiol'i riguar di nlla condizione dei contribuenti (Bene ! Benissimo I ). Così solo potremo riservarci nei casi estremi una preziosa risorsa (Bra'Ois.~'i?no !) . Signori, qui,è la chiave del tesoro; in questa Camera si prendono i ministri; qui si discutono i bilanci; qui è la sorgente di tullo. l\on ci accusiamo a vicenda; tutti siamo responsabili in faccia nlla nazione (Sensazione). lo passo ad un'allra quistione che preoçcupa molto l'onorevole Bixio. lo non lo soguirò sicuramente in tutte le cifre cho egli ha accennalo riguardo alla prima e alla seconda categoria dell'esercito ; quPs lo sa reb be troppo lungo . Dirò soltanto che se difellavamo di soldati negli anni addietro, ora no abbiamo a suffìcionza , poichè, compresi i soldati in congedo, abbiamo 400.000 uomini.

Jn veritù, nell' occo1·rcnza cli una g11()1·ra, at pimto ùi cwi siamo, anzichè dei nwnero dei soldati, io sarei preoccMpato piuttosto del modo col qiiale saranno comandati . E non si creda che io voglia far allusione a nessun generale che sia qui od altrovei Tale quisliono sorge oggi in tutti i paesi, non essendoYi più state lunghe guerre, come, per esempio. cruolle del primo impero francese. È difficile che si rinnori una successione di guerre, come quello della fino del secolo scorso e del principio di questo. Le guerre ora fortunatamente finiscono presto. llla appunto per ciò è piì.1 diffìcile che si possano formare L>uoni capi per maneggiare in campagna eserciti di 200 o 300 mila uomini. Non basta che un generalo sia capace e risoluto: bisogna ancora che egli. abbia la fiducia dei suoi superiori e dei suoi inferiori. Gli stessi famosi marescialli che avova la Francia, i Soult, i ~lacdonald, i Ney, i Marmont, ecc., che tanti prodigi fecero sotto gli ordini immediati cieli' imperatore Napoleone, abbandonali a loro stessi, piit volle fallirono, in llalia specialmente. Quanto alla truppa, si persuada l'onorernle llil.io, che nello stato a cui si,arrro giunti dvbùiamo preoccupa-rei piuttosto della qualità dei soldati che della quantità, o che anche in lompo di paco la quolità del soldato, e dogli ufficiali, pa.rlicolarmente la disciplina e l'istruzione, possono venir costantemente migliorate senza speso eccezionali. Oltre all'esempio dell'esercito subalpino, ne abbiamo un altro nell'esercito francese, il quale, quantunque fosse stato molti anni senza fare grandi guerre, non essendo tali le campagne d'Africa, seppe riportare quelle gra ndi vittorie che tntl.i sappiamo nelle memorabili guerre di Crimea e d'Italia. l'i~li l'onorevole Bixio, che oltre alle istruzioni continue che si fanno nelle guarnigioni, si fanno ogni anno doi campi d'istruzione; certo essi non valgono la guerra, ma non si può fare la guerra per semplice istruzione (Si r-idcJ. L'onorevole Bixio s'inquietava anche un poco per la breve durata del servizio. Disse che si erano rimandati a casa dei soldati che non avevano precisamente i cinque nnni di servizio voluti. A questo riguardo dirò che il meccanismo dell'armata bisogna conoscerlo bene. Perchè si mandano in congedo prima di cinque anni questi soldati? Perchè negli anni addietro si

(I) Kel ij\lO passaggio a Parigi, ai primi di settembl'e del 1864, il generale La ì\farmora aveva avuLo occasione di parlare con più d'w1a delle sommità finanziarie della Francia, ed era si.alo viYamenle impressionato nell'udil'e da esse che se l'Itt1.lia no n si fosse studiata di porre le sue spesf: in armonia colle entrate, non avrebbe pii1 trovato all'estero alcun credito.


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L.l POLlTICA JTALIAl\:A

E L'AMmNISTRAZI ONE DELJ..\ GUERRA

?hiamaron~ sotto le armi troppi coscritti di l' ca tegoria. Prova mcootest~b1le eh~ quando si nsce dalle regole, vi ò poi difficoltà a r1entrarv1 senz:a incom·enienti. . Io sono persuaso che il mio rollega, ministro della guerra, il qualo conosco perfettamente il meccanismo della nostra organizzazione, saprà evitare d'ora innanzi simi li sconcerti. È certo doloroso, per i colonnelli in particolare. il vedere pa1·tiro in congedo soldati islruUi e buoni solt'ufficiali, ed io Io so por prova, che per più di 25 anni mi sono specialmente o?cupato a .formare, ad istruir soldali. Quando veniva questo g1~rno. er a sempro per me giorno di rammarico, cho m i era P.01 compensato dall'interesse che prendevo ai coscrilti che arnva~ano. Però questo rinnovarsi delle classi dà all'esercito quel pregio che sfuggo agli uomini. cioè essere nè troppo 0<riovane nè Lroppo vecchio. ' Croda l'onorevoio Bixio che se è inconveniente aver soldati tro~po gi~van_i, ò .ancbe malo l'a\·erli troppo vecchi. l'iei primi a~m ~be 10 . viaggrnva per esaminare le varie organizzazioni dei d1ve.rs1 paesi, ho trovato dei sistemi afrallo opposti. Mi_ rammento di un esercito che mi aveva particolarménte colpito per l'aspeLto mar ziale dei molli vecchi soldati che stavano nelle file; mi colpiva tanto più il confronto coi nostri giovani soldati, che per servire appena sei mesi non potevan o ~emm~mo prend~re l'aspetto · militare. Ma molti capi di qnelJ e11orc1to . non m1 nascondevano che i loro vecchi sol<laLi, quantt'.nquo d1 bella apparenza, avevano molti difetti. e specialmente diventavano viziosi, svogliati e brontoloni. Passa l~ in un alt ro paese, vidi inconvenienti originali da sistema a llatto oppos to; colà gli ufficiali si lamentavano che i loro .soldati, rimanendo poco sotto le bandiere, neo potevano acqmslare la consistenza militare. Ora fra_questi due sistemi v'è una via di mezzo, ed è quella ~ho scegliemmo noi. di tenere i solda ti per cinque anni. vero e. cho per i sotl'u ffiziali questo termine non basta, e seo to con piacere che il ministro della guerra ba intenzione di mi<rlioO rare I~ condizione dei sott' ufficiali, essendo vantaggioso per l'esercito che i moclesimi si ringaggino (1).

Tenere lungamente i semplici soldati sotto Io armi lrao un grando inconveniente finanziario, come si potrà scorgere dall'esercito borbonico di Napoli che ci, lasciò più di 8000 Yeterani. L'Inghilterra, per il sistema di tenero i soldati con lunga ferma, una voltA ebbe fino a 60 mila veterani . Non si sgomenti l'onorevole 13ixio. so sono stati concessi congedi illimitati a soldati che avrebbero dovuto rimanere ancora tre o quattro mesi sollo le armi, poh.:hè l'anticipazione non è che di pochi m osi, essondo i modesimi rimasti sotto le armi più di qua ttro anni. Bmo. C'è la legge. PRESinBNTR DEL CONSIGLIO. Ila ragione; ma la leggo non obbliga di lonere i soldati sotto le armi per lutto quel tempo pel quale si possono tenere. Quando sono tomato dalla Crimr.a, si ora stabililo di mandare a casa tutta la classe del 1830. Ne feci l'osservazione al conte di Cavour; mi rincresceva, perchè, essendo quella la prima classe che doveva faro i ci nque anni, il licenzia rin prima del tempo avrebbe potuto far credere al paese che la legge dei cinque anni di permanenza sotto le armi non sarebbe stata eseguita.

(lJ. L'~r_t. 160_ della. •.egge sul reclutamento (20 marzo 1854) stabiliva che

gh rn.d1v1dm rn serv1~io provinciale (li anni di ferma) , promossi

sott'uflÌcrn!J , rossc~·o rn obbligo di continuare i l loro servizio sott.o le armi nuchè

avessero compiuti gli 8 aimi del ser vizio d'ordinanza. Eppure, malgrado l'allettamento che sembrava presentare la. promozioue al grado di sott'uf1iciale, fU sempre insufficiente il numero dei militari che si inrlussero a contrarre la ferma di ordinanza. Alla fine del 18&1 ben 2300 sott'ufficiali chiesero il congedo assoluto, sebbene circa 800 appartenessero alle classi di servizio provilwi ale in congedo illimitato. Per l'imediare a un tale stato di cose, il quale prolungandosi avrebbe indebolito la solidità dell'esercilo, il ministro Petitti, conforme a quanto lasciava presentire il gene1·ale La ldarmora in questo suo discorso, presentò al Senato del Regno il 1° febbraio 1865 un progetto di legge intitolato della Affr·atncazione clel servizio militat·<i e del riassolclamtento con rwemio, il quale con alcune altre disposizioni di minor importanza intenrleva appu11to a conservare nei corpi dell'esercito i sott"ufficiali e, caporali delle vecchie classi. n progetto del generale Petitti fu discusso e approvato dal Senato con lievi modificazioni con 76 voti contro 8 nella tornata del 28 aprile 1865; presentalo alla Cam era alla riapertura della sessione nel novembre stesso anno, non vi potè essere discusso e approvato elle alla vigilia della guerra (1° maggio 1866) con 172 voti contro 29. Prima però di lasciare il Ministero il generale Petitti sottopose alla 11rma del Re un Decreto (17 dicemb1·e 1865) col quale vennero attuati alcu.ni provvedimenti atti a guarentire meglio la posizione dei sott'uffiziali e a rialzarne il prestigio.


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LA POLITICA lTALIAl'iA

Nel 1859, quando si richiamarono ·sotto le armi tulle le classi, nessuno mancò all'appello, e la classe del 1830 non si mostrò inferiore alle a ltre. Intanto vi sarà forse qualche modificazione a r oca re a lta forma dei militari, diminuendo il tempo che i soldati passano a casa loro. Quanto alla 2' ca tegoria, di cui si è and1e occupato il generale Bixio, chiedendo perchè non fosse chiamata sotto le armi, µerchè non fosso esercitata, gli dirò. che ciò io non credo possibile nello condizioni attua li. Si poteva nel piccolo Piemonte chiamare questi soldati per 40 giorni, per esercitarli, ma adesso io credo che sarebbe mollo difficile questa istruzione; sarebbe maggiore lo sconcerto. che l'utile che se no ricava. Invece però vorrei trovar modo di farli stare addirittura un anno sollo le armi. Questa però è un'idea da ben ponderare ancora. Se si potessi:) arrivare ad avere i soldati di 1• categoria cinque anni sotto le armi, o rwattro · anni allo caso loro, ciò mi soddisferebbe. Ma ripeto, è idea che va studiata. Ad ogni modo, su questo punto io prego l'onorovole Bixio a non preoccupar si del fatto che si sono m3.ndnti a casa qualche mese prima i soldati del 1839. ...

Nella stessa tornata, l'on orevole Finzi, pur· dichiarando che aveva fiducia nel ministero, avendo manifestato il rammarico che non si proseguisse più a mantenere sotto le armi un esercito così considerevole come quello mantenuto dall'amministrazion e precedente, il presidente del Consiglio rispondeva come segue : L'onorevole Finzi ha fatto censure, perchè si è fitto in capo che noi vogliamo disarmare a fronte dell'Austria minacciosa. l\ta, Dio buono 1 Le pare che io sia un ministro, mi permetta che glielo dica lasciand o la modestia a parte, da venir qui a suggerire di rimaner senza mezzi di difesa di fronte all' Austria? ... Le pare che un ministero, del qualo io mi onoro di essere il presidente, in tonda di rompere o gettar via· la spada d'Italia? No, ne stia pur certo: quello che noi intendiamo è

E 1,'AMMlNISTllAZIONE DELLA GUEfillA

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solo di tenerla nel fodero, ma bene affilata e tagliente, e pronta ad essere sguainata da un mom_ento ali' altro (Segni di assenso). S'inganna l'onorevole Finzi, se credo che noi diminuiamo la forza dell'esercito: no, questa deve crescere, e creseerà per anni ancora finchè non sieno al completo lo vario classi da chiamarsi. Ma fin d'ora, compreso gli uomini che stanno io congedo, abbiamo più di 400 mila uomini. L'Austria in proporziono, cbecchò ne dica l'onorevole Finzi, no ha forse mono di noi. Fnm. Ilo detto che ha 431 mila uomini. . PuEsmtN'rE DEL CoNSIGLlO. S\, ma ora ha fatto molte riduzioni, e noi al presento abbiamo sotto le armi circa 250 mila uomini. D'altra parte i denari che si spendono nelle ferrovie e nelle strade ordinario vanno anco a vantaggio della difesa nazionale. Nè si commova dei renitenti di cui ba parlalo l'onorevole Bixio, giacchò diminuiscono ogni giorno a misura che lo po-· polazioni acquistano maggior fiducia nell' attuale ordino di cose (1). E spariranno iotieramento. ne sono certo .... l\fa rit6roerò alla qnistiooe. Assolutamente non è nostro pensiero di diminuire le nostre forze. Io ripeto che il voler tenere continuamente la spada in mano e brandirla sempre, è una cosa cho s.Lanca il braccio (Si ride). e lo sa il ministro delle finanze se il braccio è affaticato. D' altrondo il vuler essere i soli armati quando lutti disarmano, sa del gradasso; e .... Voci. È da Don Chisciotto. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. S\, da Don Cbisciotte, jo non osava dirlo. L'essenziale per noi si è di a'liere l' a?'mata pronta pel giorno in. cui ne avremo bisogno. !\la, Dio buono ! Non sa l'onorevole preopioante che nel 1859, per considerazioni politiche, abbiamo dovuto aspettare fino all'ultimo a chiamare le classi? Ma sa che la Svizzera, sulla quale contavamo poi cavalli da tiro, ha imposto un dazio <li uscita di 400 lire per cavallo, il che equivaleva ad una proibizione?

(lJ Sulla classe ciel 1842 la. cifra dei renitenti rispetto agli inscritti era. deli'll.5 per O/O. Sulla classe del 18tl3 la cifra non fu più che di 5,8 per O/O.

l>'onde il rapporto fra le renitenze dei due anni come 2 : I.


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U

POLITICA ITALIANA

Ebbene, malgrado tullo ciò, in pochi giorni giunsero le classi, trovammo cavalli e fummo pronti. Del resto, io non credo che l'Austria pensi un'altra volta ad attaccarci. Se vi fu epoca in cui Io poteva fare, fu nel 1860. E nessuno lo sa meglio dell' onorevole f inzi, · cho abita ordinariamen(e vicino al l\Iiocio, e che uon può ignorare quali forze avesse l'Auslria dalla sua parte e quante io no comandassi dalla nostra. Se I' esercito austriaco non ha passato il :Mincio allora, non credo lo voglia passare adesso. Può da rsi che l'Austria cambi sistema; noi però non stiamo ad occhi chiusi, e so ad occhio nudo non ci vedremo abbastanza, ci metteremo g li occhiali rllarità) .. .". Ma, diceva l'onorevole Fiozi, un g iorno o l'altro l'Austria ci piomba addosso, vuol riprendere i possessi perdu ti e la supremazia che aveva in Italia; vuole, in una parola, distruggere l'Italia. Io noi credo; io credo anzi che si comincianéJ in Austria a modificare le antiche idee a nostrn riguardo. lia supposto che l'Austria meditasse realmente la nostra distruzione, saÙbbe allora il caso di una guerra lunga e accanita, e avremmo ragiono e diritto, anzicbè lasciarci smembrare, di fare' ogni sforzo per smembrare noi la monarchia austriaca (Bisci di ap-

provazione). Ora, o signori, giacchè si tratterebbe di una guerra lunga e micidiale, di una guerra di dislruzioue, è dovere degli uomini di Stato di evitarla, di allontanarliJ, almeno per quanto è possibile., Quando poi non si potesse evitare, quando fosse esausto ogni mezzo di concilia7.ione, allora sia pure certo l'onorevole Finzi ohe in quel caso ci troveremo tutti d 1accordo, e sapremo affrontarla animosamente. Intanto, prima di finire, sento la necessità di ripetere ciò che altra volla ho già detto, cioè che mentre il governo è penetrato dal dovere di prepararsi per qualsiasi evento che potesse succedere, sarà esso il giudice della risoluzione da prendersi, nè si lascierà da chicchessia trascinare (Segni di approva-

zione).

_ Conforme al programma generale esposto in questi due discorsi dal presidente del Consiglio, l' amministrazione della guerra, dopo avere assicurato un notevole risparmio sul bilancio del 1865 coli' invio in

E 1,' AMMINlSTnAZI ONE DELLA GUERRA

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congedo illimitato di 30[tn uomini circa, ricercò un'altra .fonte di economie introducendo alcune importanti modificazioni nell'ordinamento dei° Corpi atti.vi dell'esercito (18 dicembre H~M), in guisa tale perb che la somma delle riduzioni lungi dal menomare la forza combattente dell'esercito, cadesse esclusivamente sugli elementi non combattenti e fosse la fed ele attuazione del principio già con gran diligenza osservato nella antica amminis trazione subalpina di <& recidere ogni forza che non fosse strettamente necessaria ai servizi sussidiari, affine di raccogliere tutte le forze vive possibili nell'esercito combattente (1)». lì'urono così sciolti in massim.J organica i depositi di fanteria; fu soP,presso uno dei 6 reggimenti. bersaglieri, el,evando però il numero dei ha.ttnglioni attivi da 36 a !O; furono soppressi i depositi dei reggimenti di cavalleria éome ufficio amministrativo, solo conservando lo squadrone di depo.s ito, che venne riunito al proprio corpo; furono sciolti i depositi di artiglieria; fu sciolto il reggimento, Operai d'artiglieria; furono conservate isolate soltanto 6 delle 9 compagnie che lo componevano, e furono sciolte due compagnie per ciascuno dei due reggimenti da piazza; quanto ai 5 reggimenti da campagna di 15 batterie , ciascuno non subirono modificazioni tranne un leggero aum ento nella forza delle batterie. Furono sciolli i depositi dei d_ue reggimenti zappatori del genio, e soppresse le sott.o-direzionì; furono infine soppresse le compagnie di deposito del corpo del treno, e fu riordinato jl corpo d'amministrazione. Come si scorge, l'innovazione di maggior momento recata nella fan\eria ed anzi in tutto l'esercito, fu lo (1) A. PE'nTTr , Dell'Ammìnistra.zione àel.la, guerra, nel J.864 (Torino 1865,

'.l'ip. Fodratti), pag. 11.


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LA POLl'flCA l'rALIANA

E L'AMMINISTRAZIONE DELLA GUERRA

stabilimento dei quadri sul piede di pace onde mancavano ancora la fanteria, la cavalleria, il treno e il · corpo ~'amministrazi~ne. Questa lacuna era doppiamente mcrescevole, s!'a perchè non permetteva di attuare molte economie che i tempi avrebbero consentito, sia perchè lasci.ava qualche dubbio e oscurith sull' indole delle spese onde è aggravato Jo Stato. Infatti, se le spese sul piede di pace devono essere sopportate dal bilanc·io ordinario e con mezzi ordinari, quelle invece che occorrono sul piede di O'uerra è ben naturale che siano sopportate con mezzt'straor~ dinari. Poichè quindi la precisa distinzione di queste spese è necessaria al la prudente amministrazione delle finanze pubbliche, era anche ornai necessario d.i stabilirne gli elementi. Inoltre, finchè si avevano ì soli quadri sul piede di guerra era dif:Tìcile soprassedere a lungo e regolarmente a certe spese che pel momento non erano al tutto necessarie e segnatamente alla no~ina_ dei graduati d! bas~a forza, ch_e av~va luogo per I addietro come se l esercito fosse m pieno stato di guerra, e alla spesa dei depositi che in tempo di pace era anch'essa superflua_. I depositi infatti instiluiti nell'anti~o esercito subalpino fin dal 1833 venivano soppressi nel •1850 per fo rmare i quarti battaglioni di ciascun reggimento di fanteria, con grandissimo vantaggio dell'erario, cieli' istruzione e della disciplina, nè venivano ricostituiti salvochè, com'era ben natu.rale, in occasione della guerra del 59. Da quest' ora in poi essi erano stati conservati ed anzi ampliati dal R. decreto 24 gennaio '186 1 (Fanti} che ordinava l'esercito sul piede di guerra, e da quello del 23 marzo 1862 (Petittì}, sebbene questi li riducesse di nuovo a minori prop~rzioni; m~ . e1·a. tempo di avvisare alla loro sopp_ress1one definrnva m tempo di pace, <lacchè l'esperienza recente e sicura del •I 859 aveva dimostrato gli.

ottm11 frutti conseguiti dal sistema dell'amica amministrazione {La l\1armora} nell'attua re il passaggio dal piede ~i pace a quello di guerra. Nel proporre ali' approvazione del re le modificazioni sovracennate, il ministro della guerri osservava come esse non potessero essere effettuate senza avere per conseguenza che un certo numero di uffiziali rin'u:rnesse in fuori dei quadri ed ai quali era necessario il provvedere. << Il riferente (così esprimevasi il generalE' Petitti) dopo avere maturatamente studiata la quistione, si formò· la convinzione che male si provvederebbe all'avvenire dell'esercito, specialmente per quanto riguarda i corpi combattenti, col ricorrere 1 al provvedimento dì rnettere in aspettativa, a tei·mini di legge, tanti giovnni uffiziali; d'altra parte il farlo dei veechi sarebbe ingiustizia, e perciò egli propone a V. ~L che gli ufficiali dei corpi ora detti, i quali restano in eecede1na dei quadri, possano essere con-servati in soprannumero nei lorn corpi, portandone fr1tanto la spesa relativa sulla parte straord inaria del bilancio». Il generale Petitti concludeva la sua relaz ione: 11. Il vantaggio che deriverà alla finanza pubblica dal complesso di siffoLte disposizioni sarà abbastanza sensibile onde resti affermato che l'amministrazione della guerra ha fatto quanto era eonciliabi le coi gravi interessi affidati alla stia tutela , per sovvenire alle esigenze econom iche del paese». Il secondo progetto di bilaneio pel 1865 presentato dal generale Petit.1.i '(L. 493,490,102, cioè L. 175,066,832 per spese ordinarie e L. 18,423,270 per spese straordinarie), presentava cli fatti un risparm io considerevole in confronto delle spese incontrale sul bilancio del 1864.. Questo risparmio, non ostante che sullespese straordinarie fosse bilanciata un'eccedenza di

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LA POLI'fICA lTli.!,IAlU

E J,'An1M1N!S1'HAZI0NE DELLA GUERRA

40,000 uomini di bassa foeza sotto le armi, e di 2263

ufficiali rimasti in soprannumero specialmente per la soppressione dei depositi, non che cli 1278 cavalli di truppa (·1) ammontava nientemeno cbe a 6:ì milioni e 1 [2 (2). In confronto al bilancio del 186·1, era una economia di 1104 milioni; di 96 e cl i 57 .in confronto a quelli del 1862 e del 1863. « L'opinione del paese, avvertiva il ministro della guerra nella sua Nota preliminare al bilancio , si è apertamente manifestata contro l'idea del disarnio e fu perciò mio studio cercare con minulH indagine tutte le economie a farsi, pur mantenendo intatto nella sua forza e nella sua saldezza quell'esercito a cui tutti. miriamo con con1piacenza e che tutti riconoscono come strumento essenzialissimo d' unificazione di difesa nazionale>>. Successivamente alla prese11tazione del bilancio pel 1865, la Commissione generale del bilancio nominata dal Parlarnento, ravvisò indispensabili ancora altre economie, le quali essendo state riconosciute di possibile attuazione dal ministro della guerra, il bilancio venne definitivamente adottato in L. 175,666,832 per le spese ordinarie, e in L. 16,739,270 per le spese straordinarie. A rendere possibile questo nuovo risparmio vuole essere menzionata la determinazione presa dal Ministero dì collocare jn aspettativa per 1

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(l) L'ordinamento dell'esercito italiano sul piede di pace, secondo il piano adottato dal genera.le Petitti, si componeva di 195,857 1iouùni di bassa fol'za, di 13,014 1.1/Jiciali di ogni g\·ado e di 24,0lO cavalli di truppa. (2) li bilancio del 1S6-1 essendo stato di 233 milioni, l'economia del · bilancio 1865 sarebbe stata realmente di soli 40 milioni ; m a vuolsi qu·i av vertil'e che pel bilancio del 1864 furono chiesti 22 milion.i G8l,l t.1 lire per crediti supplettivi, cosicchè l'economia del bilancio del 1865, compilat.(l. in guisa da evitare ogni pericolo di maggiori spese, a meno di circostanze impreviste o di ca.si di g uerra, si poteva calcolare di G:1 milioni e 1/S.

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riduzione di corpo un migliaio c'irca di uffiziali dei corpi attivi . Il mantenere più di 2000 uffiziali in sovrannumero era veramente, di fronte alle strettezze dell'erario , un carico troppo gravoso; oltrecchè il servizio stesso non se ne sarebbe vantaggiato, tenendo ·a l servizio tanti ufficiali, i quali non avrebbero avuto nulla o ben poco da fare . Il ministero, tuttochè · da principio fosse stato in massima contrario a collocare in aspettativa gli ufficiali in sovrann11mero, aveva creduto cli dove[' prendere un temperamento a tale riguardo , e si era perciò risolto ad accordare l'aspettativa a un determinato numero di ufficiali, purcliè questi ne avessero fatta domanda, e tenuto cont~ della loro permanenza , in servizio e co11statata istruzione. Riguardo a queste nuove riduzion~ di. spesa nel bilancio del 1865, g iova qui riferire l'avviso espresso dalla Commissione parlamentare nel suo rapporto presentato alla Camera nella tornata del 2·1 febbraio (1): 1

Nella condizione attuale delle nostre finanze, questa diminuzione di spesa era cosa non solamente utile, ma necessaria, e non può mancare di r icèvere la vostra approvazione, quando si possa dimostrare che la fo rza e la solidità dell'esercito non. si erano per essa scemate, poicbè la vostra Commissione ri. tiene, che per quant.o sia nece~sario di diminuire le spese, sacrificando a questo fine tutto quello che non è assolutamente indispensabile al regolare andamento dei servizi pubblici, nessuna economia sarebbe piì.l fa tule di qu.e lla che trnesse seco una diminuzione_ delle forze mii ilari della nazione per i I giorno nel quale dovesse arlopcrarle. Può essere u lilc e per il nostro credilo e per non opprimere di gravezze il paese senza necessità, che la spada si tenga nel fodero, è necessario però e.he essa sia ben custodita, e . che quando si presenti l' occasione

. (l} La solto-commissio_ue per il bilancio della gueri-a era composta. dei deputati Depretis, Fenzi, Fer racciu, R icci G., Brignone, D'Aste.


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B L AMMINISTRAZIONE DELLA GUBRR.\

LA POLlTLCA lTALlANA

possa uscirne rapidamente e ben temperata. E cho talo sia la ferma volontà del paese lo prova il fatto, che I' annunzio di questa economia sulle spese dol ministero della guerra non fu ricevuto con quella soddisfazione che avrebbe prodotto un risparmio di quaranta milioni sopra qualunque altro ramo del bilancio, appunto pcrchè si temè che significasse disarmo contro il qua lo l'opinione del paese si è apertamente manifestnta. come a proposito ricorda il ministro nella sua Nota preliminare. La vostra Commissione si è perciò occupata più particolarmente d'indagare se le misure proposLo potevano recar danno ai nostri ordinamenti militari, ed esser causa che, qualora so no porgesse l'occasione, I' rsercito si trovasse meno forte e meno pronto di quello che potesse esserlo nell'anno decorso, e fu di parere che esse veramente non erano tali da far temere simili conseguenze.

nr.

Mentre per siffatta guisa l' ammi nistrazion e della guerra proncdcva a introdurre nell'ordinamento dell'eserci to le econom ie rc>clamate dalle gravi condizioni finanzia rie del paese, essa non fu meno solerte nel provvedere all'istruzione dell'esercito stesso, e nel ricercare e attuare quei miglioramenti che fossero riconosc:iuti più opportuni e più convenienti. Negli an ni precedenti si erano ìstituit(~ e moltiplicate Je istruzioni d'ogni mani era in ogni arma, per ogni grado e funzione della gerarchia militare. Nel corso del 1865 non venne creata nessuna nuova istituzione,. ma si procurò che venissero più assiduamente e più proficuamente praticate le antiche, migliorandole anche essenzialmente in alcune parti. Infatti e$se erano ancora ben lungi dal rispondere pienamente al concetto 1

che l'amministrazione della guerra se n'era formato, in parte bensì pei gravosi servizi cui le truppe dovevano attendere segnatamente nell e provincie meridionali, per mancanza di locali appropriati, per la scarsità di sott' ufficiali provetti, ma in parte anche per insufficienza o per imperfetta osservanza delle leggi vigenti. L' inconveniente notavasi specialmente nell' istruzione di campagna, nella deviazione delle scuole no rmali dal primo loro istituto, e in ispecie nella scuola del tiro la quale non era. più fatta con quell'impegnc e con quella diligenza che si adoperava nell' antico esercito subalpino. A rimediare a questi inconvenienti fu rivolta tutta l' attenzione dell'amministrazione della guerra nel 1865. L'istruzione di campagna, come la più indispensabile, fu quella altresì che fu l'oggetto di cure nffatto speci ali. Al fine di promuovere e cementare la fusion e dei varii clementi di r.ui si era venuto formando l'esercito, si era pror:urato nel ·1862-63-64, di ri unire ai campi d'istruzi çme il maggior numero possib ile di truppe, istituen <lo nei campi stessi diversi periodi, il primo dei quali doveva necessariamente anticiparsi d'alquanto per lasciar luogo ai presidii successivi; onde avveniva che le truppe chiamate ai primi periodi del campo non aveYano an1to agio di compiere abbastanza bene l'istruzione di piazza d'armi che si sarebbe dovuto condurre a term ine nelle guernigioni. Nel ·1865, essend o ornai cessa to quello scopo per così dire politicomilitare che il governo si proponeva colla formazione di campi straordinariamente numerosi, :l ministro Petitti determinò di circoscriverli allo scopo loro proprio, che è di dare alle truppe quell'istruzione pratica e quell'esperienza della vita di campagna che di rado e molto imperfe ttamente possono ricevere nelle guerANNO XV, lOL.

r.

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LA. POLITICA ITALIANA

nigioni (·1), di chiamarle perciò ai campi solo all'epoca in cui avendo compiuto le istruzioni di gueroigione, possono attendere esclusivamente a quelle di_campagn~, di ridurre quindi i campi ad un solo periodo, destinandovi per conseguenza un numero molto minore di corpi, supplendo all'istruzione degli altri con particolari e brevi d islocamen Li. Secondo le istruzioni ministeriali del 20 aprile (it865) i camp1 dovev.ano principiare per la fanteria al ,1° lu-

(I) Il 1833 fu il primo anno in cui si pensò in Piemonle di sta.bilire. un campo d'istruzione, sol che c\'edevasi allora generalmente che l'essenziale consistesse nell'ei·igere tende o baracche e di spol'J'e simmetricamente le truppe. . Abùiamo sott'oc<;hi su questo proposito una Memoria che 11 generale La Mai·mor,1, allora capitano d'artiglieria, indirizzava al Ministero della guerra, la qualh se fosse oggi stampat,i, dimostrerebbe chfaramente come fin eia quel tempo egli si facesse un esatto concetto dello scopo a ctu devono tende1·e i campi d'istruzione. « AppHcazione e complemento. a tutte le altre istruzioni parziali ad ogni arma (cosi. scriveva il La Marmara nel 1833), un campo d' istruzione è l'unico me7.zo di mantenere e preparare in tempo di pace un'armata per la guerra...... Le armate che regolarmente fanno campi d'istruzione ne sentono un vero e reale vantagg10. Quelle.c_h? li faranno ne se ntiranno bensì il bisogno, ma non ne c;1p11·anno l'ut1hta immensa. se non quando, avendo imparato qualche cosa, vedranno qua~t~ a loro resti da imparare anco1·a. Un campo ha da essere scuola. a. tutti 1 gradi, da.I semplice soldato al generale, nel ri~mpiere ciascuno le Sl\e funzioni nelle varie circostanze che si presenteranno in guerra ..... Indispensabili sono i campi d'istruzione ad un'armata che da mol.o tempo non fece lii guerra; ma non si speri da essi un ut.ile e re~lc vantagg,.o senza una pi·eparaLoria istruzione ed una progressi va cont111uaz10ne d1 quelle militari operazioni che si vorra.nno eseguire. < Chi crede consista un campo ne ll a. simmetrica disposizione delle tende 0 baracche, dalle quali escano col bel tempo le tl·uppe in liell'or~line por ese..,.uire evoluzioni e crederà. che quando queste vengano esegmt,e rcgolar;ente allineate, le truppe sieno esercitate e il generale famoso, non ha che una molto imperfetta idea dell'utilWi dei campi e nessuna della guerra.....». Parlando del servizio della fanteria leggera, il La Marmora osservava: « Il servizio dei cacciatori e truppe legg'iere vol'l'ebbe essere conosciuto e praticato da tutta la nostra infanteria, n_on quello di piazz~d'~rme che ha da servire solo a darne l'idea, l)]a applicarlo ad. ogm spec1e rh terreno. Quest'istruzione vien fatta ammirabilmente nell'armata austriaca non solo dai. cacciatori ma, in Italia, da ttttLa l'infanteria, perfino dai granatieri. ,. Citeremo ancora l'opinione emessa dal La Marmora nella Memoria so-

247 ,glio, per la cavalleria (leggera e Janc'.ieri) e l'artiglieria. al ,1 ° agosto. Però al campo di Somma la cavalleria fu mandata al ,1° di luglio e i campi di S. Maurizio e del Ghiardo, ove dovevano convenire i corpi dest.inati a dar nell'estate il cambio ad alcuni presidi i dell' Italia meridionale, ebbero princ1p10 ulla. metà di maggio; la cavalleria e l'urtiglieria dovevano giungervi. al principio di luglio. A eiascuno dei campi intervennero due brigale di fanteria , uno o due reggimenti E L'A~IM1N 1STRAZTONE DEUA GUE l\RA

vracitata intorno allo scopo da prefiggersi dal comandante del campo nell'ideare le gl'andi manovre : « Dividet e l'armata in due corpi che agiscano strategicamente l'uno contro l'altro mi pare sarebbe di poca o niuna utilHà. Le strategiche combinazioni dipendono da cir<.:ostan7.e che non si possono supporre ..... D'altronde, non sarebbe qua.s i che una scuola ai generali in capo, i quali dovendo agire l'uno contro dell'altro, o si mettel'anno d'accordo o in allora la scuola è finila; Cl non lo saranno, e passeranno dei giorni senza ritrovarsi , e ne staranno molti. altri i11 presenza per dare poi in ulti11J.o una finta battagl'ia, nella quale il cor,1ggio, hl prontezza e l'isoluzione nelle tattiche operazioni non potendo essere calcolati, sarà. dichiarato vincitore i l genel'ale che meritel'ebbe di essere vinto. - Nei campi d'istruzione non si ln11mo già da imparare le strategiche combinazioni; il genio, l'abilH.à, le cognizioni e la conftdenz,i del generale in capo nelle prop1•ie truppe sono a determinarsi dietro alle tan te circostanze, irnpossiùili a supporsi fllori del caso. - Il moclo di queste eseguire, la tattica e la sua applicazione al terreno : ecco quanto si ha da imparare nei campi d'istruzione. - Non voglio ,già niega\·e l'utilità di mettere un corpo in p1·csenza di un altro, le cu i operazic)ni generali s.ieno determinale, per dare una giusta idea delle distanze alle quali si ha da impiegare il fuoco cli fucileria e di artiglier ia e per stimolare anche la perspicacir, dei comandanti parziali a quell'astuzia (ruse) necessaria a profittare d'ogni benché piccolo vantaggio di tempo e di luogo; ma solo qualche volta e quando le altre operazioni tutte furono ultirnat<: a dovere». In un altro suo rajiporto, trasmesso al Mini.stero nel 1843, intorno al campo di Lione, il La :Marmara scriveva: « In generale l'istruzione dei campi francesi non è gea.n cosa, non perchè sieno piccoli, perchè anche in piccolo si può far bene; ma perchè non si suppongono casi di guerra, non si insegna l'applicazione delle varie armi al teneno, non s'impara j} servizio delle truppe leggere, l'artiglieria vieue r·iguai,data come imbarazzante ; perchè, in una. parola, non si fanno che manovre di piazza d'armi; e tanto varrebbe farle nelle guarnigioni ..... Ma il vero <;ampo di istruzione ha l'annata francese in Algeri ». Lo stesso genel'ale, quando visitò poi nel 18(H il campo di Chalons, comandato dal maresciallo MacMahon, fo lieto di constatare i grandi progressi fotti, anche sotto q tiesto rapporto, dall'esercito francese.


LA POLITICA ITALIANA

di cavalleria, uno o due battaglioni di bersaglieri, una o due brigate d'artiglieria, in tutto 20 reggimenti di fanteria, 6 di cavalleria, 6 battaglioni di bersaglieri,. 115 batterie d'artiglieria, oltre ai distaccamenti dei corpi sussid iari del treno e dei zappatori. Al campo di Somma le brigate di fanteria f~rono 4 (1). In tutti i campi la cavalleria intervenne con 4- soli squadroni per reggimento, lasciando le reclute alla sede del corpo. La forza massima delle truppe raccolte ai campi fu di 6,303 uomini' al campo di S. Maurizio, di 7,it65 a quello del Ghiardo, di 7,0'13 a quello di Foiano, di 10,866 a quello di Somma: totale 34,347 uomini. A norma di quanto era stato prescritto dal ministero, l'istruzione fu distinta ai campi di S. Maurizio e del Ghiardo in tre periodi: il 1° destinato a completare le istruzioni di piazza d' armi e del tiro a grandi distanze e di combattimento; il 2° alle applicazioni al terreno delle manovre e delle operazioni secondarie della guerra; il 3° alle marcie-manovre e fazioni bivaccando anche per parecchi giorni fuori dell'accampamento. Ai campi di Foiano e di Somma, le cui truppe dovevano aver compiuto l'istruzione di piazza d'armi, l'istruzione fu distinta nei due soli peTiodi proprii del campo rispondente al 2° e al 3° periodo testè accennati. 1

(lì 138 bat.taglioni di fanteria di stanza nelle provincie meridionali (fra cui 18 battaglioni di bersaglieri e '10 di fanteria appartenenti a reggimenti stanziati nelle altre provincie del Regno) non potarono in questo anno prender parte ad istruzioni di campagna, essendo quasi tutti destinati alla repressione del brigantaggio o del malandrinaggio. Sebbene ·per alcuni rispetti il l.>t'iganta.ggio abbia conferito a suscitare nelle truppe il «cameratismo » e l'amor di corpo, e le a bbia rotte alle fatiche e ai disagi della vita di campagna; andò forse tropp' oltre il maggiot·e Corsi (llivista ilf"i.litare ita,ticvn.a, , a.gosto 1862, pag. 161) nell'asserire che, mili tarmente parlando, doveva. essere una fortuna per l'esercito, e elle alcuni mesi di vita siffatta con buoni successi, costanti o almeno senza notevoli disast.ri , fossero ot~ima cosa pe r assoda re ecl agguerrire le tru.,pe.

E 1,' A111l'IIINISTRAZ10NE DEUA GUERRA

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La cavalleria e l'artiglieria presero parte naturalmente alle istruzioni del 2° periodo, prima sepa ratamente e poi combinale colla fanteria, e quindi a quelle del 3° periodo, non senza intanto attendere alle istruzioni speciali della loro arma. Le applicazioni delle manovre al terreno (2° periodo) procedettero, quanto alle evoluzioni in ordine chiuso, dal battaglione sino alla brigata; e dalla squadra alla compagnia, quanto alle evoluzioni in ordine aperto; non trascurandosi l'impiego dei cacciatori in grosse bande, nè la combinazione dei due ordini chiuso ed aperto in cui r.onsiste la vera ed utile applicazione dell'ordine uperto per la fanteria di linea . Queste esercitazioni furono pri'ma alternate e poi combinate colle operazioni secondarie. Egli è su, questo periodo ·che il Ministero chiamò specialmente l' allenzione dei comandanti dei campi ricordando loro quanto importi « che tutti conoscano bene e praticamente non solo il meccanismo dei mo vimenti, il che si apprende nelle piazze d'armi, ma, ·ciò che più monta, l'impiego razionale di essi secondo il terreno e le circostanze; come pure tutti sappiano senza esitazione e con calma e criterio disimpegnare tutte quelle bperazioni più o meno, ma sempre importanti, che sono di una applicazione giornaliera in campagna. » All'infuori. dell'istruzione sin qui divisata, le truppe vennero esercitate nelle altre istruzioni e servizi che sono di maggior rilievo in ca mpagna; la scuola di cacciatore, della scherma ed altre consimili furono riservate all'istruzione serale. Al campo di S. Maurizio le truppe attendate furono , specialmente esercitate nella guardia. dei campi, nel servizio d' avamposti, nelle sorprese, e più particolarmente n'elle sorprese notturne. Ma principalissima fra tutte queste istruzioni mi-


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T,A POLITICA ITALIANA

nori doveva essere, secondo le intenzioni del Ministero, e fu veramente l'istruzione sul tiro. In tutti i campi fu praticato prima jl tiro al bersaglio a compimento dell'istruzione ancora imperfetta ricevuta nelle guarnigioni, e quindi queHo di combattimento; nei campi di S. Maurizio e di Foiano fu praticato altresl un tiro di concorso. Parecchie osservazioni furono fatte in proposito; la più notevole fu che ai campi di I<'oiano e di Somma si ottennero migliori tiri nei fuQchi simultanei che in quelli di fila, e ciò, a Somma, non ostante che il tiro avesse luogo a distanze eguali. L'errore parve derivare piutLosto da difetto · nell'elevazione dell'arma che non da deviazione laterale e ne fu attribuita la causa al · disturbo che recano al tiratore i vicini, alla manìa di tirar presto, alla difficoltà di ottenere che i solda ti esC'guiscano i fuochi di fila attentamente, i11 silenzio, e senza precipitazione. Infatti al campo di S. Maurizio dove appunto, sotto l'alta direzione del generale Di Pettinengo, si ebbe gran cura perchè il tiro si effettuasse « colla maggior calma ed ordine, senza preoccupazione, senza precipitazione, sì eseguisse una sola lezione per volta 1> si ottenne il r isultato opposto, siccome era da aspettarsi, cioè il tiro individuale riuscì · migliore che il tiro di combauimento. In tutti i campi fu attuato fe licemente il servizio telegrafico e affidato all'arma ciel genio. Al campo di Somma esso fu ordinato in più ampia scala e furono tentati parecchi esperimenti sia col materiale pesante pei fili sospesi fra le stazioni fisse, sia col materiale volante per la trasmissione in movimento. Affinchè le truppe non destin ate ai campi non andassero del tutto prive dell'istruzione di campagna, fu prescritto ai comimdanti di dipartimento nelle provincie dell'Italia superiore e media di veder modo di

E L'All.fMJNISTRAZIOl'iE DELLA GUERRA

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dislocarle per battaglioni, reggimenti od anche brigate di:staccate in luoghi prossimi alle loro stanze ove esercitarsi per un periodo più . o men l_un~o (da 20 ~ 30 giorni) principalmente nelle operaz1om secondarie e nel tiro a grandi distanze. Le truppe furono generalm ente accanto~ate, ma sì proèurò che tutti i battaglioni_ pe~· turno r1n:3anessero qualche tempo (8 , 1O, o 1iS gwrm) attendati. L'istruz·ione versò naturalmente, siccorne era prescritto, sul tiro a grandi distanze, sulle operazion~ secondarie e su manovre applicate al terreno, a cui si aO'giunse talvolta la scuola delle distanze, la scuola o d . di cacciatore e la .scuola d'avamposti. I cornan anh delle divisioni e déi dipartimenti attestarono unanimi i buoni risultati ottenuti (11). Di un altro còmpito dobbiamo ora qui far parola che l'amministrazione della guerra si assunse nel 4865, quello cioè di recare a maggior perfezione il sistema stesso dell' istruzione militare, riempiendo qualcuna lacun a, eliminando qualche superfluità e sopratutto recandovi le modificazioni e aggiunte richieste dalle innovazioni introdotte nella t1:1ttica militare dall'introduzione delle armi rigate. Per questo rispetlo il Ministero si preoccupò principalmente dèll'istruzione della fanteria in cui sta riposto il nerbo dell'esercito, non tra la-sciando però cli attender€: a quella delle altre armi. E quanto· alla fanteria dobbiamo premettere che il Regolam en to d' ·esercizio del 185:z era ann6verato, al momento della sua pubblicazione, fra i miglior·i d'Europa . Esso era stato compilato da uomini non .solo chiari per vaste cognizioni militari, ma pratici, esperti e rotti alla guerra, e in tempi in cui chi presiedeva 1

1

------ - - -- - - - - - - -- - --(I) DI REVEL, Dell' Am,rMn1stra.zione àellaguerranelt865, pag..134.


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LA POLITICA lTAJ.lANA

E L' AMlllINISTRAZIONE DELLA GUERRA

al Dicastero della guerra e ne dettava le traccie e i principii su cui dovevasi basare la sua compilazione, erasi già penetrato della necessilà di dare in tempo di pace agli eserciti quella soda istruzione, nelle evoluzioni, che meglio corrisponda ai casi di guerra, sopprimendo quindi qualsiasi complicato esercizio, per appariscente che fosse, nelle parnte o nelle manovre, e spettacoli di piazza cl'arme, d'impossibile applicazione alla guerra e di nessuna utilità tattica (1). Basti il dire, a merito di questo Regolamento, che le modificazioni arrecate nel 1862 al Regolamento d'esercizio dell' e-

s ercito francese erano conformi ai principii adottati nel Regolamento piemontese del 1852 (1). La pubblicllzione avvenuta in sullo scorcio del 1862 di un n uovo Regolamento d'istruzione per l'esercito a ustriaco, susseguito in sullo scorcio del 1863 da quello di manovra, i quali da giudici competenti vennero anal1zzati e giudicati di grandissimo prégio, aveva indotto l'ammini strazione della guerra a ordinare la versione in itali ano dei detti Regolamenti e a spedirne un numero ragguardevole di esemplari ai comandanti di corpo, onde si formassero un concetto della nuova tattica austriaca. Oltracciò venne nominala una Comm issi.one di ufficiali generali e superiori riunita al campo di Somma sotto la presidenza del generale Giovanni Durando , e la vice-presidenza di S. A. R. il principe Umberto e del generale Ricotti~ collo scopo di rivedere il Regolamento d'esercizio del ~852 (2). Affidando alla Commissione questo incarico, i_l Ministero ne esprimeva il concetto coi seguenti ques iti che proponeva alle deliberazioni della Commissione (D. M. 12 maggio):

(!} Prima ancora che assumesse il portafoglio della guerra, il generale ~a Ma~·mor~ crasi _costantemente preoccupato della necessità di semplificare 11 p1u poss1b1le le manovre e gli esereizi di piazza d'armc e sbandire tutti quei movimenti i quali non avessero un'importanza pratica sui campi di battaglia. Così iD un suo rapporto diretto al Ministero della guerra nel 1831 intorno alle eose da lui osservate in un viao-<>io intrapreso in quell'a nno iu Germania, pai'lando dcll' artiglieria aust1i;ca esponeva come egb non avesse "mai veduto praticarsi veruna contromarcia nè verun fronte a dietro in battaglia od altre inutili evoluzioni immagina te per compltcare i movimenti dell'artiglieria che devono essere de11à P!ù grande semplicità.». Lo stesso annotava rispetto all'artiglieria prussiana: c. I cambiamenti di fronte in battaglia, le cont.romarcie e i fronte a dietro in battaglia sono credute con ragione evoluzioni inser vibili. in campagna, e per questo non si fanno eseguire neppure in tempo di. pace. ,. In un altro suo rapporto del 1843 sul campo francese aLione,i l LaMarmora ebbe occasione di ri.tomat·c su questo stesso a1·0-omento e lo fece con tanto più insistenza in quanto che nell'ese1·cito sal'do dt qt1el t<impo si preferiva ad · una semplice e praLica istruzione quella compassata della piazza d'a rme. « Nella manovra dei 12 batta,glioni (così egli) alla pi·esenza di S. A. R.. il duca ~li Nemours~oltrecehè non si fecero che semplici evoluzioni di piazza d'armi, l movimenti rn.t sembrarono lenti oHremodo, come già lo avevo osservato in altri campi francesi. Ora a che cosa attribuire una tal lentezza nella fanteria francese, quella appunto che durante la guerra molte vittorie e molti vantaggi riportò colla risoluzione o pronte~za dei suoi movi.menti f Gli uffic~ali ~-sott'ufficiali sono però capacissimi e sa1Jno i loro regolamenti a. pun(m?; 1 soldati sono svelti e intelligenti; io non vedo adunqu,e il doversi attr1bmre che al Regolamento d'eserciz io, per il quale si sacrifica tutto il tempo in r ipetizione di comandi, piazzamento di guide e allineamenti senza fine; perdite di tempo che, cosa strana, vennero appunto abbandonate da molte alti:e fanterie, quando la francese immaginò i ntrodurle e ad esse attenersi così strettamente "·

l° Studiare un moòo di combatlirnento intermedio fra l'abuso troppo pericoloso dell'ordine spar so e l'impiego troppo metodico e troppo r igido, in certe circostanze, del le evoluzioni di linea, che trovi la sua applicazione nei terreni l'otti e fra-

(l} Il maresciallo Mac-Mahon, ritornando a Londra nel maggio 1862 da una. gran manovra datasi in suo onore al campo di Aldershott, disse in presenza. di parecehi uffiziali generali inglesi e del generale Di PeLtinengo, il quale aveva assistito anch'egli alla detta manovra: , Le meilleur des réglements e actuels pour l'infantei·ie, et, je dil'ai, le plus avancé, est sans contredit « celui des troupes sard es. On y a apporlé toutes le améliorations possibles, • sans tomber <lans l'exagaration. on doit ce résultat au général La Marmora, e Minist.re de la guerre •. (2) Erano membri di questa Commissione i maggiori generali Di Revel e Ma.zè, i colonnelli Buri e carcllidio; segrelario il maggio1•e Corsi di stato maggio1'e.


I.A POLITICA lTALlANA

stagliati che tanto spesso s' incontrano nel nostro teatro di guena. Questo modo intermedio parrebbe dover essere l'impiego dei cacciatori in grosse bande (modo di combatlimento appena accennalo nell'Istruzione sulle operazioni secondarie e non contemplato punto nei Regolamenti d'esercizi) in cui combinando le quadriglie ed altri nuclei più forti con piccole colonne sf può g iungere sino ad un certo punto a regolarizzare quel disordine, causa di debolezza, che sempre si produce in tali circostanze ed in tali terreni ove ogni altro modo di manovrare torna impossibile. 2° Estendere l'istruzione della scuola di cacciatore al battaglione, limitandola però ai bisogni possibili della fanteria. 3° Formulare le prescriaiùni opporlune sul modo di staccare àalle lince di battaglia e dalle co lonne i 0acciatori occorrenti per coprirle, onde non vi sia esitanza nel farlo a seconda delle vario formazioni io cui può trovarsi la fanteria. 4° Esamiuare se l' altuale Regolamento d' èsercizi svolga sufficientemente la parte che si riferisce all'attacco ed alla difesa, od ove ancora r iempire le lacune esistenti. 5° Ved.ere se sia il caso di stabi lire un modo più celere ~ cauto per la formazione dei quadrati e per la difesa in genere contro la cavalleria, o nel caso affermativo, farne la proposta, estensibile ove occorra alla scuola di compagnia. Le proposte della Commissione vorranno essere formulate a modo di appendice all'atluale Regolamento e perciò redatte in guisa analoga al Regolamento stesso del quale vorranno essere rispet tate le basi è quei particolari che possano essere estensibili alle proposte elaborate datla Commissione. Per tal guisa conservato intatto il .fondo d'istruzione giil diffusa nell'esercito, co ll'appendice proposta non si farà che allargarlo e renderlopiù proficuo applicandolo a nuove formo di combattimento. Coll'opportunità che la Commissione tro vasi riunita, si presentano in altri ordioi d"idee due quesiti che occorre pure di sottoporle provocando i suoi studi su di essi, e sono: 1° Se vi sia modo di alleggerire in qualche parto il peso allualmento portato dal soldato di fanteria. 2° Se vi sia modo dì semplificare i mezzi attualmente prescritti per la ricognizionA degli individui e dei drappelli in campagna, avvegnacchè sia stato osservato che le prescrizio11i ora · in vigore siano troppo complicate e sia perciò utile semplificarle onde renderle meglio praticabili.

E L'AMMINISTRAZIONF. DELLA GUERRA

La Commissione cominciò i suoi lavori addì 7 luglio, ed esaminando i sovrammenzionati q~esiti ne~ loro rapporti colle varie parti del sistema vigente di evoluzioni e manovre, concretò le sue proposte basate su questo concetto fondamentale « che la tanto cresciuta potenza dei fuochi d'artiglieria e di fanteria aggiungendosi nlle particolari condiz1o?i topografìcl!e delle nostre terre d' Ilalia, e la tattica adottata m questi ultimi_ temp~ da q~elli eserciti i~si~~ie coi qu~li o contro dei quali possiamo trovarci p1u probab1lmente a combattere, richiede la massima semplicità, celerità e scioltezza nei nostri ordini e movimenti tattici, che quindi conviene aumentare la frazionabilitù del1a fanteria, dare alla nostra forma di manovra e di combattimento il maggiore grado dì pieghevolezza, e sciogliere quanto più sia possibile quei vincoli, 'che obbligando a posto determinato le parti di un corpo manovrante, lo rendono rigido e male adatto alle tante varietà dei terreni e dei casi che la guerra può presentare.» La Commissione propose anche, in una breve appendice al Regolamento di servizio per le truppe in campagna, un modo molto più semplice ed ovvio di riconoscere gli individui e i drappe)Ji; ma rispetto al modo di alleggerire il peso del soldato di fanteria, essa rappresentò al Ministero che sarebbero occorse lunghe, difficili e anche costose indagini e sperimenti sulle modificazioni onde fosse per avventura ancora suscettivo il corredo del soldato e come perciò non avrebbe potuto occuparsene adeguatamente nei limiti che erano assegnati ai suoi lavori. In . quest'opera la Commissione e Sotto-Commis~ione impiegarono 45 tornate che furono chiuse addì 26 settembre. Gli avvenimenti che sopraggiunsero; per cui, poco più di cinque mesi dopo, si· dovette attendere


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,Li\ POLITICA ITALIANA

E L'AMMINISTRAZIONE DELLA GUERRA

ai preparativi per una campagna che si presentava probabile, impedirono al l\Iinìstero di attuare in sì b~eve spazio di tempo le proposte della Commissione, d1 modo che l'esercito italiano dovette poi intraprendere. la guerra del 1866 coll'antico ReO'olamento d'e. ì, serc1z10 . Q_uesta era, del resto, una eventualità preveduta, e importerà qui riferire quale ne fosse l'aut~~ev~le a~viso dell' ufficiale italiano, il quale aveva pm di_ tutti contribuito a for conoscere e apprezzare I? Itaha la_nuova teoria austriaca, e che per questo titolo specialmente era stato presGelto dal ministro della guerra come segretario della Commissione riunita a Somma. Nell'introduzione ul suo studio suO'li ultim~ progressi della tattica elernentare della fanteria, ecco m qual modo si esprimeva il maggiore Corsi :

qualunque altro : 1° perchè facilmente si adatta alla odierna pratica di guerra; 2' perchò è completato, e corretto anche se vuolsi, da una buona istruzione sulle così dette operazioni secondarie della ou,e rra; 3' perchè è bon noto a tutto l'esercito, e tutti gli urfìciali ne conoscono ogni risorsa. Per queste ragioni, e specialmente per quest'ultima, egli ò per noi, e per ora, migliore d'ogni altro, e deve essere conservato e osserva to come sacro comandamento. Soltanto devesi studiaro quanto più è possibile di svincolarlo dalle pesanti pratiche della piazza d' arme, e dargli tutta quella flessibilità e quella guerresca attitudine di cui è suscetti\'o, che è pur molta, per mezzo della applicazione al terreno e delle frequenti manovre combinale delle varie armi (1).

... . Il pili volgare criterio conduce ad ammettere che nessun sistema tattico, che superate le prove decisive della guerra sia. tuttora iu vigore presso una militare potenza. come la Francia o l'Italia, sia da condannarsi, o debba assolutamente cedere · dinanzi ad un sistema migliore quanto si voglia: e tutti i militari sanno che la capitale differenza di merito tra un sistema ed un altro non p.uò consistere se non che nel rispondere un poco meglio o un poco peggio alla pratica della guerra; ciò che non toglie al sistema tecnicamente meno perfetto l'attitudine a dar la vittoria, testimone la guerra del 1859, nella quale, a detta dogli stessi Francesi, gli Austriaci prevalevano nei tattici artifizi. Artifizi che il cannone e la baionetta sconcer tano e disperdono facilmente, sempre che l'arte dei generali e il valore delle truppe non manchino allo avversario: artifizi che hanno ben poco valore incontro a milizie di forte animo , b""ÌO. . vam, compatte e impetuose, che combattano per un grande principi(), sotto gli ordini di capi abili, vigorosi e sa,,."'iamente audaci. "" A tutte le lodi che potrò fare del presente sistema tattico austriaco io contrappongo dunque fin d' ora questo concetto, ·della verità ·del quale sono più che persuaso. Il nostro presente sistema italiano è buono, a riscontro di

Il maggiore Còrsi aveva ragione. La superiorità della tattica ha un qualche peso incontestabilmente; ma non bisogna anche esagernrla soverchiamente. Gli amminicoli tattici non sono che mezzi, strumenti; possono essere pi·ù o meno perfetti. La cosa principale si è che chi è chiamato a servirsene Io sappia fare; una mano ferma e abile trarrà grandi effettj da strumenti anche imperfetti; invece che uno strumento perfetto sarà inutile in mano di chi non sappia usarlo. l\la naturalmente per valersi a dovere dei mezzi che ci dà un Regolamento d'esercizio, al ségno da modificarl i altresì, se occorre, è necessar.io rendersi ben conto del valore che quelle formazioni hanno in se medesime, e sapere, secondo le circostanze e secondo il terreno, quale sia la formazione migliore; ed è ciò app unto che il maggiore Corsi riconosceva indispensabile negli ufficiali quando insisteva che fosse data a l Regolamento del rn52 tutta quella flessib ilità e quella guerresca attitudine di cui era suscettivo, e che a suo. giudizio era pur molta. (1) Rassegna mensile ùell'Jtalia, Militare, puntata P e 2\ 1864.


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LA POLITJCA ITALIANA

Ciò che non bastò il tempo per attuare per la fanteria di linea, fu però attuato per la fanteria leggera. Secondo intendimenti identici a quelli sovraesposti per la fanteria di linea fu condotto il nuovo ReO'o]amento d'esercizi per l'arma dei bersaglieri a cui attendeva la Commissione istituita nel 1864, e che in via di esperimento fu anzi già praticato nel 18615 per le reclute di quell'arma della leva del ·184.,4. La Commissione infatti aveva posto a fondamento dei suoi studi ~ di rendere la manovra un'immagine viva d~ll'azione in faccia al nemico, preoccupandosi specia lmente dell'influenza che poteva avere nella medesi~1~ lo straordinar~o aumento della portata e della prec1s10ne del tiro ». Ondechè determinò fra le altre cose _di « eliminare tutte quelle forme e quei movimenti che facendo la manovra tarda e compassata non hanno applicazione di sorta in guerra - di far conoscere sommariamente lo scopo e la raO'ione delle formazioni e dei vari movimenti per fac{Ìitarne l'intelligenza e l'esecuzione - di fare spiccare l'importanza del terreno nell'applicazione della manovra - di d.ar norme sull'. esecuzione del fuoco e dell' atLacco alla baio?e.tta. regolarizzando quest'ultimo per quanto è poss1b1le onde non degeneri in furia sfrenata ,. Secondo questi principii, la Com missione riformò il Regolamento che in virtù di antiche tradizioni si o~s~rvava, ~al corp~, in guisa da conservare le preziose ma:ss1me dell illustre fondatore del corpo stesso, Alessandro La J.Uarmora, mettendole in armonia colle nuove condizioni dell'armamento dell'esercito e coi più recenti progressi della tattica militare. Il Regolamento fu poi definitivamente approvato con R. Decreto 18 marzo 1866. Intantocbè si attendeva alla formazione del Reo-ola.mento, il ministro ordinava si intraprendessero studi ed 1

E L'AotMlNlSTI\AZIONE DELLA GUERRA

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esperienze su larga scala per migliorare l'armamento di quel corpo {•1}, al qual fine un battaglione eseguì numerose sperienze di tiro coi quattro modelli seguenti,

(l} Allorquando Alessandro La Marmora, ca.pitano nei graoatieri guardie, proponeva nel gennaio 1821 al Ministero de lla guerra del Re di Sardegna la creazione del corpo dei bersaglier i, proponev,t ,td un tempo una carabina da lui ideata, i cui pregi egli esponeva al Ministero nei term ini seguenti : "' È un fucile che si carica dal calcio, e la palla ne e.sce forzata se.nza che sia d'uopo di porre tanto tempo nel caricarla, come accacle riguardo alla carabina scanalata, principale SllCJ difeLto..... Racchiude ancora il vantaggio di avere colla sua baionetta. eguale forza e lunghezza totale (fucile compreso) del ftlcile piit lungo di mun izione, offrendo ancora dessa il vantaggio col ripiegarsi di diire un punto cl'appoggio all'arma nell'atto di puntare, flcca,nclone la. punta in terra. Può fare 5 colpi peL' rninulo, se maneggiato da un individuo abile {mentre col facile ordioario non ne fa tre); tutto della precisione da pote r ti rare con successo alla distanza di 3 a 400 passi ; a 200 passi la metà dei coJpi devono colph·e per poco che sia abile il bersagliere e può sparare 100 colpi di segllilO senza che faccia bisogno di lavarlo ». Il Ministero della gue rra, con dispaccio 12 ottobre 1831 , incaricò unn. Commissione di ufficiali del R. Corpo di mtiglieria di esaminare la carabina in discorso. Questa Commissione procedette immediatamente all'esan1e, e in data ~ ottobre dello stesso anno espresse l'avviso (;Ile il capilano La ll!armol'a dovesse « venir autoJ·jz.zato a far costrurre una carabina composta delle di verse parti. da esso lui presentate » e che questa dovesse « qui.ndi venir sottoposta a nuovo esame e successiva prova; compiacendosi intanto la Commissione stessa. di dare la dovuta lode allo zelo e alle cognizioni del sig. cav. La Marmora , e specialmente per l'ingegnoso congegno (;he distingue hì sua carabiua dalle altre di simU natura; congegno che consiste in llna Jastricella metallica, la quale scon·e entro un fianco del calcio, e quindi. nella parte inferiore dell::i. testa del cane, per presentare successivamente, e colla sola azione del montare l'arma, una serie di capsule all' Lu'lO del cane Mtdcletto. » venne perciò con dispaccio 26 ottobre 1831 autorizzata la Regia Fabbrica d'Armi di Torino a costrui re la.carabina ideata dal cap. La Marmorn.; costi·utta la quale , l'adunossi il 26 n,ar,o 1S32 la Commissione destinata per esaminarla e prÒèedere ai .successivi esperimenti. Non pare che questi riuscissero favorevoli, poi eh è il cap . .r.a i\farmoea ritirò lo carabina proposta, e rivolse i suoi studi intorno ad altra carabina, che fu poi adottata q'Uauclo si is ti tuì il Corpo clei. Bersaglieri (IS giugno 1836). Questa carabina era a canna. rigata (sistema Delvigne) con calcio a punta, nel grosso del quale era un certo congegno, detto innescatore, cui si affidava. una striscia di cappelletti fulminanti, che nell'ar1nar del cane venivano successivamente a porsi sul caminetto, cosiccllè il bersagliere poteva tirare parecchi colpi di seguito Sénzaclarsi briga di innescar-è. Dopo la guerra di Crilllea, nel 1856, furono soppressi lo spontone e l'innescatore per rendere l'arma più comoda, più se.mplice e più salda.


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LA POLITIC.l l'l'ALIA!U

E L'AMMIN1STRAZIONE DE l,LA GUEIU\A

c1oe: carabina modello Dicvon {1) recata a maggior perfezion e colla denominazione di carabina modello Valdocco proposta dalla fabbrica d' armi di Torino ; carabina inglese~modello Enfield; carabina svizzera federale; carabina ad ago modello prussiano a retrocarica. Esse furono , sperimentate in tutti gli svariati servizi che i bersaglieri sono chiamati a prestare, onde avere un esatto criterio della. loro bontà pei diversi rispetti della giustezza del tiro, del facile buon governo, del facile maneggio e del peso del rispettivo munizionamento . Le esperienze fatte nei mesi di agosto e settembre, sotto la vigilanza del generale Ricotti, dal 17° battaglione bersaglieri, per tal fine distaccato sulla brughiera di · Fagnano presso il campo di Somma, constatarono la inferiorità della carabina ad ago, modello prussiano , in confronto agli allri modelli d'arm e carica ntisi da1la bocca esperimentati; ondech è il Ministero commise per l'a nno seguente alle fabbriche d'armi di Torino e di Brescia la costruzione di 18 mila carabine del modello Valdocco, il quale era stato prescelto dalla Commissi one, tutlochè riman esse ancora indeterminato il calibro e. Ja rigatura, essendo però stabilito che il calibro dovesse essere nei limiti da mill. 112 a mili. 12, 6; al qunle uopo si ordinò che le canne fossero forate al calibro di mill. 12 senza rigarle, aftlochè, determinato completamente il. calibro e la rigatura, potessero poi in breve tempo essere portate al giusto calibro e ultimate. A questo punto, crediamo indispensabile il preve-

nire una osservazione la quale sarà stata fatta per avventura da alcuni lettori, e che del resto formò l' argomento di non lievi appunti da parte di non pochi scrittori di cose militari, dopo I.o strepitoso successo delle armi prussiane nella campagna del 1866. L'osservazione è la seguente : come mai presso di noi. le esperienze riuscirono contrarie al fucile ad agò, e non · si comprese l'immenso vantaggio del tiro celere anche a scapito della precision e del tiro ? La quistione è di gran rilievo, e noi dobbiamo perciò esaminarla con tutta l'accuratezza ed ampiezza che ci è possibile.

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( ! ) Questa. carabina , caricantesi da.Ila bocca, era stata fin dal 1858 proposta e favorevolmente giudicata, in seguito ad esperimenti abbastanza. estesi , perchè venisse destinata per l'armamento dei bersaglieri in sostituzione della loro carabina rigata, modello 1856. Gli avvenimenti del 59-60-61 fece ro sospendere gli studi di armi nuove, attesa la necessità di rapidamente aumentare le armi in seJ'vizio.

1

IV.

Prima di entrare in questa disamina, vuolsi però premettere una considerazione, che al lettore noù sarà certo sfuggita: intendiamo aecennare alla velleità co- · mune in quasi tutti i vinti di attribuire la loro sconfitta non tanto alla superiorità delia tattica dei loro avversari, quanto alle armi più perfett.e che questi possono avere adoperate. . Così abbiamo visto i Russi. attribuire i loro insuc- · cessi ad ·Alma e a Inkermann. nella gtierra di Crimea, alla sllperiorita.del fooco della fanter ia inglese, mentre che di fatto tranne alcuni ·pochi battaglioni armati di l\linié, gli altri erano entrati in campagna senz'altra arma migliore che i vecchi fucili. Così parimenti gli Austriaci attribuirono i loro insuccessi nella campagna del 1859 alla superiorità del cannone rigato francese, mentre che a Melegnano, per esempio, la !oro artiglieria rispose con buon esito al1

·ANNO XV , VoL. l.

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I.A POl,JTICA ITALIANA

l'artiglieria francese, e nell e due giornate di Palestro, come pure a Madonna delle. Scoperte e a S. Martino, la lotta fu impegnata con artiglierie lisce cosl da una parte come dall'altra. . . . Non altrim enti adoperarono gli Austriaci, nel ·1~66, risp etto al fu cile ad ago prussiano, prefe rendo ~1 ?~tribuire la ragione delle loro disfalle alla suycri~nta di quest'arma, anzi che alla migliore o:ga~1zza~10ne e ad un migliore indirizzo delle operazioni dell esercito prussiano. Ora il fu cil e all ago ha eserc itnlo senza fallo una notevole influenza sui risultati e su tutta la condotta della campagna del ,t 8(36, rna non certan~ente un~ influenza cosi grande quale la preLesern I rapport1 austriaci. Secondo i dati che si conoscono finora, il consumo di. munizioni ncll' esercito prussiano fu piccolissimo, più piccolo irnzi di quello che si sarebbe potuto credere. L'esercito prussiano infatti, nella sua totalità contavo. 268 ,000 fucili , di cui 409,000 per la prima armata, compresa quella clell ' Elba; 1 '19,000 per la '.2u ; 40,000 per l'armata del l\leno. Ora pet questi 268,000 fucili non si consumò più di 1,850,000 cartucce, comprendendo anche quelle cl1e si sono perdute e che non si sono adoperate. Quand'anche non si volesse tener conto di queste ulLime, il che non è ~uari ammessibile, giacchè le cartucce dei prigionie1·i e in gran parte quelle dei soldati morti sono effettivamente perdute, rimane sempre comprovalo che il consumo sarebbe stato poco considerevole, non risultando che una media di 7 cartucce per fucile. Il consumo fu maggiore nell'armata del Meno, ove bisogna contare 11 cartucce per arma, il che proviene

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E L AMMJ N ISTllAZ10:'\E DF.LLA GVEnn.\

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sovratutto dalla debolezza relativa di quest'armnt.a, e per conseguente, dall'uso più frequente che bisognò fare delle truppe . Per la 1" e per la 2" armata, la media è ancora più debole che nel primo cnlco]o, giocchè essa non è che di 6 cartu cce. Se si nggiunge che nel fatto d'arme più decisivo, a Sadowa, fu precisamente il fucile ad ago che fo il meno adoperato, sarà fucile il riconoscere che pure ammetten do la superio ri tà in contestabile del fucile a rctrocaricn su quello caricnntesi dalla boccn, $iffatta superioritit non è sufficiente per spiegare le splendide vitLoei e dei Prussiani (1). QuesLa superioritù, ad ogni modo, esisteva.: come mai, pertanto, potè succedere che essa non fosse conoscinta o sufficientemente apprezzata prima del luglio 18(36, e che gli Amer.icani furono i soli che imitarono il sistema prussiano delle armi a retrocnriea? Questo punto merita di essere chia1·ito. Quand o la Pru ssia nel ,J84.0 adottava ·per l'arma- · mento della sua fonterfa il fucile ad ago, a retrocarica, irrnorava essa stessa tutto il partilo che sarebbesi pot~to trarre da quesL' armo. per ciò r.he riguarda la celerità del tiro. La Prussia credette un icamente di avere fabbricato un' arma 1.li precisione migliore di quelle introdotte negli altri eserciLi d'Europa, e offrente maggiori agevolezze per la carica . Quanto all'importanza dei vantaggi. che può procurare in un combattimento un' arma a tiro rapido, essa non se ne fece un pieno concetto se non dopo i risultati ottenuti nella camparrna del 1866, che contribuirono certamente pee una p;rto considerevole al felice esito della medesima. 1

(I) v. RuSTow La, uucrre de 1866 c;i Allemaunc et en Italic. Qualrième panie, pag. !SO ~ seguenti (Geni:vc IS07, Che1·bulic:.: libra.ire).


LA POLITICA. ITALIA NA

Vu infau·i soltanto dopo il 1866 ch e nell 'esercito pru ssiano fu introdotta l' istruz ione sul tiro accelerato; prima di quest'epoca la rapiditù del . tiro, agli occl.1i dei Prussiani, la cedeva per importanza alla pl'ec,sione, t11llocl1 è nr,i combattimenti di Kol ding, FrcclcJ'icia e Jdstet nel 18!8, e nell'a ssalto di Duppel nel 1861 essi avessel'o avuto il mezzo di constotare cl, e la seconda delle dette quolitù vinceva di gru n ìungu la prim a. . . . . La campaO'na del 18&,8-4U ·dei Prussiani contro 1 b . . . . . . Danesi, nella qua le qu esti ult1m1 1'Ilnasero v1uor10s1, non ostante che i loro av,·ersarii fosse ro muniti del fucile ad ago, non era fotta per chiuma re l'attenzione delle altre potenze d'Europa sulla nuova arma adoperala dai Prussiani, sebbene, ~ome .abbiamo or. ora accenn ato, in parecchi combatt1m ent1 la su a azi one potentemen te struggitriee s'i fosse man ifestata in modo abbastan za singolare. · Tulle le potenze miìitar·i d' Europa fecero nondimeno delle esperienze per comprova re la maggiore o minore utili tà del fuci le ad ngo; e lulte preferi rono di con se rvare il proprio armamento ('I), proseguendo però (I) Dalla pregevole memoria pubbticat.a nel 1862 dal lenent.e colonnello federale svizzc1'0, EoMONO FAVRE, intitolata: L'M·mée prtuS'ienne et les manoouvre•· de ColO{lne en 18ìJt, riproduciamo i t1·aUi seguenti come quelli i quali rappi·e~ent:ano fede lmente l'opinione ch e prevaleva in Europa intorno a questo periodo di tempo circa a l fucil e ad ago: « La carica del fucile ad ago (cosi il prementovato uffiziale} si eseguisce con una rapidità tale che si possono $parare cinque colpi per minuto; questa rapiditìt in se stessa è un grande ,·antaggio poichè fornisce in dato momento una 11uanli tà cli ruoco inlln itamen te più g rnnde che quella d i ogni alt1·a truppn. armata di fuci le rigato. Essa è sopratutto preziosa per respingere gli attacchi d~lla cavalleria, l,~ quale prima di raggiungere la fanteria, se H fuoco è ben di retto, sarà messa fuori di combattimento. « Ma l'estt·cma vivacità del t'llQCO deve contribuire a far perd e l'e il sangue freddo alla truppa e perciò dimin11i1·c la giustezza e l'efficacia de l suo tiro. Inoltre quesla speditezza presenta il grande incon veniente che si corre 1·ischio di esaurire in pochi ininuli l'approvvigionamento delle munizioni una truppa abbandonata a se stessa può in un fuoco continuato consumare

E L' AmllC'ilSTIIA ZlONE i>ELLA GUERRA

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gli siudii per l'adozìone di un 'arm a a re~roc~l'ic~. Dal loro canto non poch i ufficiali e armatori pnvat1, seO'natamentc dopo il '1809, fabb ricaro no e proposero ~i rispettivi governi una gl'an quo~itità di m~de~li di armi siffatte; ma nessuna fìn dopo 111866 fu giudicata tnle da nessu n governo da essere appro vata come del proprio esercito. l'arma re/)'olamentare b . Scoppiata la gnerra in Am erica nel ~862, tanto 1 federali quanto i confedernti entrarono 1~ cai:npagna armati dnpprima di carnbine Enfield, canc:rnt1s1 dalla bocca, ma il tempo e la fatica che si richiedevano pel' imprati ch ire le reclute al maneggio dell e a1:mi (1) li indussero a rico rl'ere alle armi a retrocanca. f ra/)'guagli che si ebbero delle faz ioni co mballutesi nel •1864.. constntarono abbastanza ampiamente la supel'iorith di questo sistema su quello caricantesi dnlla

in 10 a 12 minuti e spesso molt.o mate a pl'oposito, tutte le sue cartucce. Perciò i Pr-ussiani noti lasciano mai ; loro tiragliato1·i senza l'immediat:i iìorveglianza di un capo cho li conserva in gruppi per dirigere o mode ramo il fuoco. « Questo inconveniente che saJ'ebbe immenso in una trupp.'l. francese, per esempio , in cui il solda to è sovento abba~d?n~t.o par lungo tempo al solo s uo impulso, ovvero pe1· milizie me M d1sc1pl1nate eh~ la trup~e cli. linea non è così "rande come si potrebbe credere per l'esercito pruss1ano, poich'è io eS$0 re~a uno spirit.o di disciplina cl~e gli perm.elte di profilta1·e dei grandi vantaggi della sua arma, neutralizzandone smo ad un certo punlo i peri co li. •ruLLavia gli ufficiali vrussiani se nto uo v1vameu te ~uesto rischio, come lo provano le riJlessioì1i che bene spesso sfuggono ai loro scrittori. c osì il generale De Hoffmann, nel suo mteressantc r:i,cconto della. battaglia di Lign y, dopo aver parlato della difesa d~ ques~o. v11I~ggwfat.t..~ dalle truppe prussiane , esclama: « Questi combatt1menh m. villaggi, nel quali ciascuno ò a bbandonato a se s tesso, sono mo tto a te merst chille truppo arm ate di 1\tcile acI ago ». (I) Dopo la battaglia di GeUysburg (giugno IS63}~ i fuci li trov~ti ~ul terreno erano caricati nei mocli più strani. In alcwu v'erano pro1eltl senza polvere, in altl'i polvere senza proietti. ln questi unn:cartucc!~ sonastava. all'altra, mentre alla base de l lum iue llo uu pezzo dLc~rta dlhge ntemente calcato chi udeva a ffatto il focone e impedi va l'acce nswne della carica; molli erano caricati e innescati regolarmente colla bacchetta dimenticata nella canna (Journal or the Roval lhlitcct Service !1istltiitton. N°

as J.


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LA POLITICA ITALlANA

bocca. In generale però, gli eserciti regolari ebbern· il torto di credere che poco o nulla si àvesse da imparare dalla guerra d'America; mentrechè sotto molti rispetti e sovraLu Lto per la parte tecni ca ~li molto avrebbero potuto vantaggiarsi. Nella campagna degli Austro-Prussiani contro la Danirnarca, nel 1864, il fucile ad ago non ebbe campo di provare gran fatto la sua efficacia; essa apparve però ben spiceata in un episodio dell'assalto di Dii ppel,. il cui racconto nel Times di Londra doveva produrre e produsse effettivamente una qualehe impressione. Ecco quanto dal campo prussiano, in data di Broaker rn aprile, si scriveva a questo giornale: Come un esempio dcli' effetto do! fucile ad ago , riferirò un breve episodio dell'assalto d'oggi che mi è st:i.to riferito da uno degl i attori di esso, un ufOciale della guardia. Una compa "'nia di questo reggimento inseguendo i Danesi, dopo la loro ; itirata da uno dei forti inferiori, il l° e il 2., r espinse un battagl ione da una cascina che questo occupava. Veggendo la numerica inferiorità della forza cho stava loro di froote, e n~n scorgend?kl_ appogginta, i Daoesi ritornarono alla carica , e pen~ sarono d1 r ioccupare la posizione perd uta, se non che la guardia aprì su di essi un fuoco sì fornridabiJe · che li costrinse· a batt~re nuovament~ in r itirata ; il che sembra confermi l'opimone che buoni soldati armati col fucile ad ag() contana due o. t1·e. volte .tanto . lo ho più ,·olle inter pellato oo-li ufOciali. pru~stant se ess~ ?redono che la facilità di sparare produca il· call1vo effetto .d1 rndurre il soldato a far fuoco troppo rapidoe consumare le sue cartuccie - obbiezione questa che ò. stata fatta bene spesso con tro la detta arma- ma essi rni assicurano del contrario.

· In Fr?ncia,. qu~st_e parv_ero_ esagerazioni; ed è per premumre dai tr1st1 effeUl d1 esse che il 1lfoniteur de l'~r~n~e, ~iario ufficiale del Ministero della guerra, publ>heo nell ottobre 1864 un articolo, le cui idee . con-

E L' AMMIN1STI\Ul0NE DELr, .'.. GUERRA

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formavansi perfettamente con quelle che prev~le:an? in aHora nel!' esercito jtaliano. A cinque anni dr distanza, non sarà di liern interesse il conoscere come la quistione fosse apprezzata in quel tempo. L'articolo era del tenore seguente : L'ultima guerra dello Slesvig-Holsteii1 ha chiamalo l' attenzione sul!' influenza del tiro della fa nteria nella guerra di camµagna. Tirar presto ò una buona cosà : tirar giusto meglio' ancora : tirar presto · e giusto sar ebbe la perfezione. I Prussiani hanno 1a p.retesa di esservi arrivati col m ezzo della loro arma ad ago (zun(lnadel gewehr) , che, rimas ta per 15 anni in una ml'zza oscurità, si è prodotta con gloria nella recente campagna. Fino a questi ultimi tempi sembrava che tutti diflì<lassero di questa arma, giacchè le potenze che ci circondano cambiavano, le une dopo le altre, il loro àrmamento, e nessuna adottava il fucile ad ago. Oggi esiste un cambiamento corripleto, e I' indifferenza h~ ceduto il posto ad una specie di fren esia. Sembra che fiwr-i del loro fuoile cid ago non vi sia salvezza por gli eserciti. Ma questo mostro con cui ci spaventano non è nato ieri: è conosciuto in Francia, in Belgio, in Inghillerra, in Austria, ecc., da lunghi anni; si sono pesate le slle qualità ed i suoi difetti, e la Francia , il P.elgio, l'Inghilterra, l'Austria, ecc. , non l'hanno naturalizzato. Si saranno tutti ingannati, ad eccezione della Prussia 'i No11 vi sarebbe nulla d'impossibile, giacchè la verità non è forzatamente sempre dal lato del numero maggiore; ma fino a perfetta evidenza, ci deve essere permesso di dubitare. La guerra dello Slesvig non ha dato campo a grandi battaglie; è stata una serie di badalucchi e sembra che in alcuni di essi a picoola distanza, la vivacilù del fuoco dei Prussiani abbia dato loro un tal quale vantaggio. Da ciò si è venuto subito a proclamare in Germania che il successo della guerra er'a dovuto -in gran parte all'uso del fucile ad ago . Se lo zundnadetgewehr e la vitto1·ia fossero state dalla parte dei Danesi, l'argomento sarebbe seuza replica; ma quando si considera la cifra e la composizione degli eserciti che furono ;opposti l' uno all'altro, si è tentati ' di credere che il r isultato della guerra non avrebbe cambiato quand'anche il f~cilc ad ago non avesse esistito; e che


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E 1,' AMMINIS'!'l\AZlON E DEJ,I,A GUERRA

LA POLl'l'lGA ITALIANA

· esaltando i suoi effetli, ciascuna delle du"o parti vi ha trovato un mezzo di adulare o di salvare il suo omor proprio. Gli ufficiali prussiani hanno ragion~ di vantare il loro armamento, perchè ottengono un doppio vantaggio, quello di infondere una gran fiducia nei loro $oldati e quello di far nascere il sentimento contrario negli Stati vicini. La è codesta una la tti ca eccel lente; ma lasciamo da banda queste commedie che il patriottismo in?pira e in cui si constatano risultati straordinari : vediamo qual è l'arma che dobbiamo apprezzare. Il fuci le ad ago è un'arma solida, ma pesante. La sua 1rai.ettoria è poco tesa, la sua precisione differisce poco da quella delle nostre armi, a piccolo distanze; a grandi distanze le è inferiore. La sua qualità, che è comune a tuUe le armi a retrocarica, con una cartuccia portante il suo incscameuto, è la ra pidità del tiro, che a quanto pare, raggiunge una media' di 4 colpi al mim_1to in un tiro in linea che non si prolunga troppo lungo tempo. E dunque un'arma che conviene alfa difesa più che all'attacco . Ora, c.ome si può compensare il vantaggio che offre ad un nemico la rapidità del suo tiro? Esisto un mezzo ed è quello di tiraro più giusto cli lui ; perchè l'effetto utile di un' arma constando della celM·ità e della giustezza, un tiro lento può, in dato condizioni, guadagnarla sopra un tiro rapido. . L' in~egnamen to cbe emana dai pochi fatti osservati nella guerra dello Slesvig sem bra ad unque che sia questo: - gli ufficiali debbono adoperare tutti i loro sforzi a svolgere l'istruzione del tiro, affìncilè ogni s oldato ottenga dalla sua arma tutto ' ciò che questa può dare. - Siffatta verità, già comune in Gerniania, debbe diventaTlo del pari in Francia, ove n'oi non ci preoccupiamo sempre abbastanza della giustezza del tiro; e lo diverrà, perchè i capi di corpo non ignorano quanta importanza annette il ministro della guerra a questa parte dell'istruzione.

In ~ruest'ordine di idee perseverò la Francia per tutto 11 ,1865 e durante gran parle del 1866, di modo .che se nell' agosto di quest'anno essa avesse dovuto · entrare in campagna contro i 'Prussiani, come ne fu

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.quisti'one p_e r un istante (4), essa non avrebbe potuto opporre ·al fucile ad ag-o un'arma migliore di quella -ehe l'Italia oppose- al fucil e austriaco nella battaglia qi ·Custoza. L'.Ingh·i lterra comprese assai meglio, sebbene non inLieramente, i vantaggi di cui sarebbe stata suscettiya un'anna a retrocarica, dopo le sperienze fattene in America e nello Slesvig. Con mozioni in Parlamento, con articoli di polso nei giornali, con letture in con-vegni scientifici, l'opinione .pubblica insistette presso il governo perchè la quistione fosse immediatamente stu·èliata e. risolta nel più breve tempo possibile . Nel settembre {186,i ) un ufficiale inglesP,, il quale aveva combaLtuto in America al campo dei confederati, indirizzava al 1Ymes una lettera a questo rignardo, di cui · ,giova r iprodurre alcuni brani : 1

Quando la scienza e la forza brutale vengono allo prese, senza dubhio è sempre la prima che trionfa, perchè gli Iddii non concedono così facilmente la vitloTia ai battaglioni piìl numerosi, come a quelli che sebbene inferiori di numero, sanno triplicarsi o quadruplicarsi spiegando maggiore energia ed intelligenza. Tempo fa io aveva sposato la ~ia fortuna a ·quella degli eserciti confederati, e non ostante lo strepito e il trambusto dell0 battaglie , ho sempre attentamente osservato tutto r.iò che concerne il loro armamento e corredo. Disarmati al principio, o al più provvisti dei < tubi a gas )) 01·dinari, chiamati fuci li, aspèttarono che la vittoria avesse dato loro armi migliori, e in 18 1_nesi GOnquistarono infatti 250 mila carabine, le quali, dal momento che caddero nelle loro mani e con quella pronle.zza che i loro scarsi mezzi e i loro bisogni permettevano, .furono trasformate in altr·ettanle a retrocarica. .. .. Dopo aver la.sciati scorrere dieci anni senza giovarsi di ~lcuna opportuni,tà per promuovere investigazioni ed esperi-

· (I) Veggasi l'opera del VILDORT, 1:<Eu1.wc àe M. de JJ·lsmaii·c1', pag. 523 ·(Paris 1869, Cllarpentier).


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LA. POLITICA l'rALIANA

menti su questo importante soggetto , fina lmente la vergognosa guerra che essi permisero si combattesse GOntro la Danimarca ha d.i moslrato ai tiepidi e neghittosi custodi delle nostre isole I~ super(oi·itii dello carabine a retrocarica e di quella ad ago di Prussia, sebbene g ià da molli anni nelle dense foreste dì America si usassero le une e le allre vantaggiosamen te contro le fiere, e contro gli Indiani armati ·di carabine comuni o dì carabine Sharp a retrocarica. Gli · ultimi sperimenti a )Virnbledon colle carabine Mont-Storm e Hemy dimostrano definitivamente agl i occhi dei nostri inetti comandanti ciò che già da lungo tempo era stato sperimentato e ammesso in America, che cioè 100 · carabine a retrocarica nelle mani di volontari ardimentosi e intelligenti bastereb bero. , per dis_tru_ggere o ~isordinare i più grossi o i più' discip linati ballaghoru costretti 9allo circostanze a traversare 1000 metri di terreno scoperto . Le guerre d'oggigiorno sono il campo ~pportuno per ottenere r isultati positivi, e l'esperienza di una breve ora dinanzi ad unér forza superiore offre rnille occasioni per provare pì<rnamente l'eccellenza delle arrni a retrocarica. L'esperienza della guerra d'America, e le osservazioni da me fatte in molt.issimi episodii di essa, mi hanno dimostrato che l'arma a retrocarica è, per la necessi tà del servizio in o-uerra infinitamente superiore a quella caricantesi per la bocca~·per I~ truppe leggere poi, essa è assolutamente necessaria. Non ho :sent(to mai fare _a ~uest'arma aie.una obbiezione, tranne quella assm heve che richiede per la giornata, invece di 60,' almeno 100 cariche . .

· . i fro?te _di_ queste manifestazioni d~lla pubblica opimone , 11 M1mstero della guerra ingl ese, d'accordo col comandante in capo dell'esercito, nominò una Comissione speciale incaricandola di esaminare la quistione delle armi a retrocarica, ed esprimere il suo parerese convenisse o no di armarne le truppe di S. }I. la Regina. La. ~ommissione, dopo tre ·s edute, let~i e ponderati 1 documenti che le furorio trasmessi e uditi i pareri verhali di vari ufficiali, opinò in -favore, riconoscendo l'opportunità di armare tutta la fanteria con.

E 1,' A!IBIINISTRAZIONE DELLA GUERRA

armì a retrocaricn, facendo però osservare che sarebbe stato necessario trovare un mezzo acconcio pel trasporto della p~·ima riserva di munizioni, destinata ad accompagnare le truppe su qualunque terreno, come parte essenziale del sistema. , Il Ministero pubblicò pertanto una notificazione per armaiuoli od al ti-i a proporre il miglior invitare ri-li o . modo di trasformare le carabine Enfield, allora rn uso nell'esercito, in carabine a retrocaI·ica, purehè il costo non eccedesse 1 lira sterlina per carabina, e il tiro dell'arma modificala non fosse inferiore a quello dell'arma nel suo stato attuale. Il progetto di trasformare· la carabin a Enfield secondo il sistema· a retrocarica non incontrò grande approvazione in Inghilterra : le obbie~ioni principa_li a questo provvedimento sono riassunte m una Memoria letta al club della Royal United Service Instit11 tion, dal luogotenente Walker istruttore a~la sc?ola. d' a1:mi di Fleetwod; della quale citeremo 1 tratti seguenti : Nel tentare in tal modo di trar partilo dalla carabina che abbiamo, il ministro · della guerra Lord de GrHy è spinto senza dubbio anzitutto da motivi di economia, ma nello stesso tempo anche dal desiderio di fornire , a Il' esercito immediatwnente un'arma a r etrocarica, quand'anche imperfetta, mentre si cerca di scoprirne un' altrn che rnc.glio corrisponda allo scopo . Nel rendere g iustizia alle ragioni che lo banno indotto a prendere simili provvedimenti, noi dubitiamo nonostante della loro opportunità . . I ripieghi in fritto d'armi, per quanto buoni essi siano, sono sempre dannosi, come i cacciatori e i tiratori al tersagl io sanno per esperionza; e ancor piì:I, se da essi dipenda l'onore e la salvezza del paese. Le obbiezioni sono gravi e numeros.e. La spe!a della trasformazione dovrà alla fine aggiungersi al costo dello nuove carabine per l'esercito a r etrocarica, cosicchè sotto questo rapporto può ben dirsi che « lo spendere poco è da uomo saggio, e.il molto da paz~o. i>


213-

E 1,' ..lMMIN' ISTRAZIONE DELLA GUERRA

272

I..\ POL!l'ICA ITALIANA

E poi anche nelle circostanze più favorevoli, un Enfiold non

dura più di tre anni; ma in real tà la sua vita, come carabina, è assai breve; cosiccbè noi cercare di adottare un sistema a retrocarica non si fa che « gellar moneta di buon conio dietro vecchie ciarpe. » L' nrma è stata rifiutata da un Comitato di artiglieria; e non può in alcun caso, corno arma da guerra, reggero al confronto di altre poste alla prova nello stesso tempo dal detto Cornit.il lo ... Di più, assai diWcil cosa sarebbe per una sola .lira sterlina di cambiare la carabina in modo loie che si possa far senza della capsula fulminante; e finalmon to, consorvandono il calibro, si sacri Oca uno doi più grandi vantaggi delle armi a retrocarica, quello cioè di potere adoperare un calibro assai piccolo. o trarne giovamento nella maggioro gittata e precisione, senza difficoltà nel caricare, e l'accumulnmen to delle fecci e che ne deriva quando le carabine si caricano dalla bocca.

La Commissione nominata dal governo inglese addivenn e anch' essa aJJ e stesse concl usioni formulate nella Memoria sovraccitata del luogotenente Walker. Dopo avere nei primi tre mesi del 1865 sotLoposti ad esperienze cinqu e modelli cl i armi modificate ravvisa ti come i migliori dei 4-8 statil e presentati , la Commission e espresse il suo avviso che niuna di deLLe armi, ec·cettua ta forse quella del signor Westley-Richards, adempi va, quanto alla prec ision e del tiro, alle cond izion i poste dal )Iinistero. Rimane stabilito defioitivamcmto (così termina il rapporlo della Commissione) che la fanteria verrà armata di carabine a retrocarica. Ciò potrebbe farsi con poca spesa trasformando le armi che già abbiamo, ma tutti sanno ora che il calibro, l'in· clinazione e la forma delle righe degli Eofield non sono i più vantaggiosi in pratica, ed è indubi tato che un'arma a cui si è data una nuova fo rma, non può eguagliare la precisione di un'arma a retrocarica affatto nuova, di calibro più piccolo e a righe più inclinate. Nè il soldato sarà in grado di trasportare quella maggior quantità di munizioni che è ora indispensabile, -quando il calibro dell'arma non fosso diminuito. Se in tali cir-

costanze e malgrado la gravità della spesa. il governo si decidesse ~ fare scelta d'una nuova carabina a retrocarica di pie· colo calibro, appena vedrà uu modello pronto, la Commissione non credo che sia opportuno di por mano ora a questa mo· dificazione sul serio ; ma siccome le armi modificato possono t.,on servire a qualche scopo, o l'esperienza che si acquista i~ una tale trasrormazione può essere di giovamento alla qmstione che mao-oformonle ci occupa, raccomanda cho il signor Sni<lèr (1) siil incornggialo a proseguire i suoi sper1men t·1, as: sicuraodolo nel caso che riuscisse a presentaro il modello d1 un'arma che ollenesse rapprovaziono della Commissione, che ogli riceverà mille fuci li (ossia quanto basti per armare un ba~taglione) per essere mod ificati secondo il s~o m?clello. ~o sviluppo delle operazioni dipenderebbe da l faci le_es_1lo degh ~spo· rimonti che si farebbero colla nuova arma d1 piccolo calibro, dalla probabilit.à della pronta accettazione, e dai rapporti del ba tta o-lione o dei battaglioni a cui lo armi cos\ trasformato sarcbb;ro dislribuite. Vi sono certe circostanze in cu i, nono$(ant~ tulli 0o-li inconrnnienti che accompagnano l'uso simullnneo d 1 armi nolla sua forma primitivo, nrmi trasformale e armi affa tto nuove collo loro diverse mu nizioni, può essere utile di dare mano a questa trasrormaziono dello armi a motiv~ della piccola spesa e del brove tempo richiesto por allesllrle, ~a la Commis~ione non si sente in grado di upp rov3re a questo punto. un simile ripiego.

=

.

In seguito a queste conclu~io ni del!~ Commissione, la quistione dell a trasformaz10ne clegh _En_fìeld te~rn_eun posto secondario nelle preoccupaz1_om _del ì\!m,_stcro ùella o-nerra inglese, il quale l1rn 1toss1 a distribuire, a tit~lo di esperim ento, ad alcun i batto~li oni poche migliaia_ di armi moclifi~alc i? s,ullo _seorc10 d~l ,1866 di o-uisa che ali' epoca m cui I Italia entrò in ' o . . campagna, l'Ingl1ilterra anch' e_ssa s1 trovava m co~dizioni di armamento conforrni a quelle dell a Francw. (ll 11 fucilo Suider, nello esperienze fatte dalla Co~~ssione'. a,·eva o_ttenuti maggiori risultali di tutti gli altri per la rap1d1ta del tiro, ma lll punto di precisione non aveva raggiunto l'Enlleld.


LA POLITICA ITALIANA.

e dell'Italia, non ostante che la posizione eccezionale di questa potenza la obbligasse · ad esse re la rnerrlio ,:, armata d'Eurnpa (1). .' Alla stessa epoca ìa Russia non trovavasi in con.dizioni diverse da quelle delie potenze ora dette e cib malg.rad.o che nell'estate del 1864 j} generale T~dle~en,. di nt?~'no a_ Pietroborgo da un suo vinggio scient1fico-m1htare rn Prussia, avesse espresso nltamente il convincimento che un esercito munito di n:·tni a retrocarica, anche secondo il sistema prussiano, con tutti i suoi difetti era superiore ad un esercito provvisto dei migliori fuci li caricantisi dalla. bocca . .Lo stesso dicasi di tutte le altre potenze di Europa, non_ esclusa l'Austria, la quale avendo fotto la guerra contro la Danimarca, nel ·1864, a fianco della Prussia, sarebbe stata più che altl'a in grado di comprovare fa superiorith del fucile ad ag-o. ~iassumendo: nessuna potenza in Europa, ad eccezione della Prussia, aveva nel 4866 la sua fanteria fornita . di armi a retrocarica; qualcuna di esse, come l' I11gh1lterr~, aveva riconosciuto 1a superiorità di queste armi , ma esitava nncora nell' 11doLLare . un 1

, (1) Ai popoli che hanno eserciti poco numel·osi - come l'Jno·hilterra _ 1 ai·ma a retrocarica è indispensabile; imperoccllè pel moti~•o appunto ,della scarsezza del loro numero, ogni 1wmo dovrebbe in tuu· "'1·1 . t ,·

valer·e per· d·ec· de1.. nenHCl. · · Ne .. qnesto argomento S'attaglia, meno i " all'ecoscon 11 . ,. .,· I . I !lOITUa, .,1.acche se la forza p1•esenle del nostro esercito è stirnata bastant e clna:·o che se fosse armato di carabine a retrocarica, crescendo/ su: effica~ia, potrebbe ~cemar.sene il numero ..... Il duca di Wellington ;~leva tl1re che l~ truppe rngles1, co~1siderando la meccanica abi lità del nostro popolo e l ,i debolezza meccamca del nostro esercito parao-onato con Il' ~:li.e ~randq)oten z~ continentali, dovrebbero essere le :ieglio armi~\~ ~u\opa,:- ma Irnche c1asc1m soldato non sia fornito d'una carabina a 1et1ocauca, ben ideata e ben costrmta, dobbiamo confessare che il llostro esercito, rispetto ~ll'armame-nto, è inferiore a più d'uno tra quelli del ~ont1,~1ente. - Qos1 u WALR!~lt nella sua Lettura sulle armi a retrocaJ·ica, msenla nel Jov,rnal of the Jloyat Unitea Service Institut-ion N° 3S voi. vrn, Londra 1&35. ' '

275 sistema aozichè un altro; altre potenze, come la Francia e l' Italia, ritene,,ano ancora come prefe,ribile la precisione alla celeritù del tiro (1). Quanto ai van Laggi che il tiro accelerato avrebbe potuto arrecare in un combattimento, la Prussia stessa.era ben lungi dal farsene un pieno concetto:, potremmo anzi aggiungere die per questo riguardo la pòtenza militare .la quale ebbe un presentimento di tali vantaggi è stata l'Italia, e ne fa prova l'istituz ione dei ·· tiri di combattimento ai campi d'istruzione (Circolare del Ministero della guerra, in data /:S giugno rnM). · Aggiungeremo ancora c\ie qunnd'nnche il Ministero della guerra in Italia avesse riconosciu.to al principio del 1865 la superiorità delle armi a retrncarica, come E L' A~B1INIS'1'l\AZI0NE DELLA GUEl\l\A

(I) Fi n dal 1857 il Ministero della guerra in Piemonte aveva mandato in Francia, in lnghilterra e nel Belgio un ufficiale d'artiglieria coll'incarico di stu<lia1·e tutti i sistemi d'anni caricantisi da.Jfa culatt,i e dall a bocca favorevolinente conoséiuti; e di piit nel lo stesso anno el'Mi aperto un concorso con premio per la migliore arma da guerra preferibilmente a retroc;arica a tulLi gli itHluscriali <l'armi nazionali ed estm·e. l\fa tLttti gli sfudi e gli sperimenti sulle arm i a retrocarica erano riusciti. oempre .a contrarie conclusioni per !'.esattezza del Uro. Il Corso elementare di studi, co,nrpilato per o,·d'ine del 1l!W1-1stero deUa guer1·a dalla Direzione della R . fabbrica d'armi in Torino nel 1857 ravvisav a i.n dette armi i seguenti difetti. « I difetti delle· armi caricantisi· per la culatta sono: complicazione di mec.canismo, incompatibile col servizio di un'arma da guerra; sfuggita dei gaz più o meno pronunciata, e proveniente dalla faci le chiusura della canna; imbrattamento e degradazione delle parti mobili <li . unione, prodotti dai gaz della carica, che im pedisco110 il movimento dei; pezzi. Questi incon:,enient.i inerenti al sistema e che possono essere atte nuati da meccanismi p1ì1 o meno ingegnosi, fecero rinunciare finora al caricamento della culatta per armi d.1, guerra, dovendo queste pt·esentare una grancie solidità-in tutte le loro parti e la più grande semplicit.à di meccanismo. Solo nel Regno di Prtissia venne adottata un'arma di tal genere, che s"impiegò nella g uerra ( 1848-40) con tro la Danimarca "· (pag. 154). Il giucìizio su quest'arma era esp1·esso nel modo che segue : « Difetu: meccanismo troppo complicato: sCnggila dei gai dal canale clell'ago, elle dà luogo ad un getto verso la faccia rlel tiratore e ad u n pron to imbrattamento del meccanismo intei:no della culatta mobile: complicazione della cartuccia. Il sol vantaggio che om·e questo sistema è un rapido cat'icamento; iua spesso è diminuito dall'alternazione dell'ago o dall'imbi·attamento del suo canale » (pag. 170).


276

LA J>OLI'l'IGA 1TALIANA ECC.

la riconobbe l'Inghilterra, non sarebbe stato in grado di fornire le dette armi alla sua fanteria nella primavera del 4866 come nol fu l'Inghilterra stessa; tredichè sarebbe stato ben difficile, per non dire impossibile, che.nelle condizioni finanziarie in cui versava l'Italia in quel tratto d i tempo, il Parlamento avesse conceduto i fondi. sufficienti a tale uopo (50 a 6·o milioni); tanto più che nè la Francia nè l'Austria.,' nè· altre potenze militari in Europa· avevano creduto utile · o indispensabile l'adottare il fucile prussiano. Noi siamo pétacto qui . d'avviso . coli' onorevole Farini, il qual.e in un suo discorso -alla Camera nella tornata dell'H feb- ' braio 1868, 'in cui sono vivamente censurati gli atti clell'amministrazione della guerra nel - 1865-.66, riconosceva egli stesso che « sa rebbe stato trnppo pretendere che prima della cnmpagna del H366 i r1ostri uomini speciali, i nostri uomini tecnici, . a differenza di quelli .di quasi tutte le alt.re nazion i, avessero quasi,·aivinato per intuito l'eccellenza del fucile prussiano.)>

ol-

LA TE.LEGHA;FIA NELLA ·GUER'RA

CONTINUAZIONE

{Vedi le dispense di gennnio, ottobre e novembre 1869).

1

(Continu_a)

Lu1a1

-

-·--;>•<*-·-

-~

Cn1ALA.

XI.

Dopo quanto abbiamo precedentemente trattato, .sappiamo riconoscere l'andamento secondo il quale può immaginarsi che una spranga magnetica, a somiglianza d' un solenoide, sia percorsa da correnti circolari. Sarà perciò agevole di rendersi ragione del verso in cui avvengono le deviazioni d'un ago magnetico per l'influenza d'una corrente che ,Je passj vicino; e così sarà fac.ile anche di spiegare la not,a regola dell'Amp.è re, che cioè: ·

Ritenendo la cwrente diretta dal polo positivo a.l -negativo , la deviazi·one de.ll' ago avverrà sempre per guisa che il polo, che nell'ago . libero volgesi &l nord, passa a sinistra cl' 'Un osservatore, ·il quale, immag.i ·uaiidos.i' dù.teso sopra i'l filo , girnrdasse l'ago e fosse .percorso dalla corrente dai',piedi verso il capo. Ar<NO XV, VOL, I.

18


~78

i79

LA 'rELEGI\AFIA

NELLA GUEI\l\A

S'intende da ciò che se un conduttore, dopo a-ver passato al disopra dell'ago, si ripieghi e formi un altro ramo al disotto, la direzione della corrente, tanto nella parte superiore quanto nella inferiore, sarà tale- che in entrambi l'effetto sarà di spostare il polo nord dell'ago d~IJa ste,ssa parte; quindi le due . sezioni si sommano e si avrà una deviazione totale maggiore. ·s i comprende poi che se si seguiti a ripiegare il filo, facendolo con giri successivi passare sopra e sotto clell' ago, l'azione deviatrice verrà a moltiplicarsi; cosicchè anche una debole corrente potrà produrr?, una sensibile deviazione dell'ago. Questo adunque è il principio su cui è fondata la costruzione del galvanornctro, il quale, come dicemmo, consiste in un ago magnetico messo a bilico o sospeso nel mezzo d'un telarino verticale su cui è avvolto, in vari giri, un filo metallico isolato, , pel quale si può far passare la corrente. Parendoci questo il luogo di parlare di un aN)arecchio tanto importante nelle esperienze elettro-di_namiche e nell51 telegrafia , faremo un po' di sosta alla successione delle teorie di elettro-rrw.gnetismo, le quali riprenderemo in seguito. I galvanometri non servono solo ad accusare la presenza di una corrente, ma anche a misurarne la intensità; e già precedentemente dicemmo ch!3 erano anzi mo lto indicati per tale uso. La bussola delle tangenti e. quella dei seni sono i due galvanometri che ·servono in ispecial modo a misurare le correnti; _ed · ~eco il principio sul quale queste _bussole sono costrutte. :· In prima sappiamo che ove l'azione deviatrice della corrente non fosse contrariata dall'azione direttrice

della terra, che tende a ricondurre l'ago nel p~ano del meridiano magnetico, avrebbe per effetto d1 far deviare l'ago fino a disporlo in ,direzione normale a (Juella della corrente. Immagini_ar_no eh~ AB . (_fig: 3) rappresenti l'ago nella sua pos1z10ne d1 equ1llbr10 e

Fig. 3.

sia Cc la direzione della corrente. L'azione deviatrice potrù essere rappresen tata da due forze parallel:_F ~, twuali e contrnrie, le quali si farebbero eqmhlmo q~ando avessero condotto l'ago nella posizio~c ~' Il' perpendicolare ad AB; ma tenendo calcolo dell az10nc dirett1·ice della terra, la quale può nuche essere rappresentata da due forze eguali e c?~trarie, para~lele e dirette secondo il piano del mernhano n~agnetwo '. è chiaro che l'ago in una posizione qualunque ab s1 trnverà sollecitato da queste forze, che rappc·t:!senteremo per T T, e dalle du8 precedenti F F; perè!ò la posizione di equilibrio si otteerà quando le risultanti s s , eguali e contrarie, si confonderanno sulla

ì


~80

LA 'l'E&EGRAHA

!\ELLA GUEllll.A

medesima linea nella direzione dell'ago ab . Ora indicando con w la deviazione dell'ago si avrò.

poslZlone d'equilibrio, nel piano del meridiano magnetico, · e che il telarino si pro ietti nella linea C e. Per l'azione della corrente l'ago devierà, e se lo si faccia seguire dal telarino, mobile intorno all'asse O,

· :F = T tang <.ù ;

ed essendo costante T si conchiude che:

L'azione deviatrice della corrente sutl' ago magneti"cò, è pi·oporzionale alla tangente dell'angolo di clevia:àone. Col mezzo del reostata sappiamo come riducendo 1

1

1

1

,1

ad 2 , 3 , 4 ·ecc. la resistenza del circuito, si ha1:1no· correnti d'intensità proporzionali ai numeri 2, 3, 4, ecc. Ora, per mezzo della bussola delle · tangenti,. troveremo che queste in tensitù produrranno ano·oli di deviazioni le cui tangenti saranno proporzio~ali ai numeri stessi; ed ecco in qual modo la bussola delle tangenti sel've come reometro o misuratore delle intensità delle correnti. V'è però da osserva re che la distanza tra l'a(J'o ed il filo cond uttore non è senza influenza per l'a:ion e deviathce, e s'intende facilmente che quanto più l'ago è spostato dal piano in cui giace il filo, tanto meno, per e_ffetto della maggior distanza, sarà l'aziorie devia- ' :trice. Peraltro l'esperienza ba dimostrato che quando l'ago è roolto piccolo per rispettò all·ampiezza del giro .formato dal filo, l'effetto della distanza è trascurabile. f.: per tal motivo che nelle bussole del;le· tangenti l"ago è molto piccolo~ ed il telarìno su cui è avvolto il filo ha un diametr:o non mai minore di 4 a 5 decimetri. Qua.fora il telarino anzichè essere fisso possa farsi rotare seguendo l'ago magnetico, allora rimane inalterata la situaz-ione reciprnca, e per conseguenza è pure annullata l'influenza 'della d·istanza : Si supponga che AB rappresenti l'ago nella su a

Fig. 4.

l'ago seguiterà a deviare fino ad una posizion e- C' e', nella quale sarà raggiunto dal Lelarino. Questa posi zione è quella appunto in cui le risultanti delle forze ,deviatrici F, F e delle direttrici 1', T dovranno farsi equilibrio, venendo a dirigersi secondo la Iunghezza dell'ago ab . In tal caso si avrà: F

= T s·en w.

' Su· questo principio è costrutta la bussola dei seni:, ~ da ciò che dianzi fu accennato la sua proprietà caratteristica è di avere il telarino girevole attorno ad un asse verticale, per seguire la rotazione dell'ago


283

LA 'J'ELEG/l,\l1IA

NELLA GUEl\l\A

fino al punto che l'uno e l'altro coincidano nel medesimo piano, ed allora il seno dell'angolo descritto · dal telarino sarà proporzionale all'intensità della corrente. In questa specie di bussola la intensi tà della corrente può giungere a prochirre dell e deviazioni maO'giori di 90°. Ora è evidente ch e oltre questo limife le indicazioni s.arebbero erronee, perciocchè a cor_,, renti di maggiore intensiti.l corrisponderebbero an{)'oli 0 di deviazioni i cui seni andrebbero decrescendo : I n tal caso suol dirsi che la bussola s'inve'f'te, e per potersene servire converrà diminuire il numero dei giri attorno al telarino. Tuttociò non ha luogo nella bussola delle tanaenti, giacchè in essa: la deviazione di 90° è un limite°urnssimo che non potrà rnggiungersi se non quando la: intensità della corrente fosse così energi_ca da- considerare come trascurabil e o nulla l'azione direttrice della terra. · Un modo da rendere trascurabile l'azione direttrice · della terra si ottiene nel noto galvanomcti'o a sistema astatico del Nobili, nel quale in luogo di un ago se ~~ ne pongon o due, situati l'uno sull'altro parallelamente e coi poli eteronomi volti dalla stessa parte ..Con tale· disposizione le azioni direttrici della terra tendono a produrrè' rotazioni in senso co~trafio, perciò si elid._ono ..l'Ila v'ha dipp!ù: se con Ja regola di Arripères1 notmo le dev1az10ni peodotte . dalla corrente in c~asc?n ago, ci_ accorgeremo che debbono pronun.ziar~1 nel med esnno verso, e perciò saranno cospi~·ant~1 da?do luogo ad un'azione totale più energica. .E poi chiaro che con questa disposizione astatfra essendo annullata l'azione direttrice della terra, e rimanendo libera quella deviatrice della GOl't'ente, gli aghi_ dovranno compiere, qualunque sia · l'intensità

della corrente, la deviazione totale · di 90°. Questo appunto accade quando gli aghi sono .magn_e tizzati . in egual grado; però se non si vuo l rmunziare ad avere un modo di paragonare le intensità delle correnti, si preferisce di non efidere perfettamente l'azione direttrice della tena; e basta perciò che i due aghi abbiano un di verso grado cli magnetizzazione. Nelle · bussole dei seni e delle tangen ti, ed anche nei o·alvanometri ordinari, si ri tiene non esservi errore °sensibjle considerando i grad i di deviazione pro. porzionali alla intensità della corrente, purchè non si ecceda il limite di 20°. Riserbandoci di descrivere più in là i galvanometri adoperati per gli u~i telegrafici , riprendere~o le ~eorie di elettro-magnetismo che per poco abbwmo rnterrotte.

l

XII .

• Sa ppiamo che un solenoide nella sua forma ci può rappresentare una calamitt1 cilindrica vuota. Ora se entro una calamita cosiffa tta s'introduca , lu ngo l'asse, una spranga di fc;ro o d'acciaio, , l'esperienza prova che questa di v-iene magnetizza ta. Pu ò_ dunque pr~~ vedersi che introducendo in un solen oide delle s1m1h spranghe. dovrà verifirarsi lo stesso fenomeno. . L' esperienza di fatto conferma quest'altra analog1a nell'influenza d'una calamita e d'un solenoide; senon chè la magnètizzazion e prodotta dalle corren ti può raggiungere un grado di eneì·gia incomparabilmente maggiore di qu ello che possono dare le cala·


28i mite, sia naturali, sia artificiali, ottenute c~i noti processi magnetici. L'acciaio e_d il f~rro dolce magnetjzzati per via de!le correnti marnfestano ognora il fattu che nel primo lo stato magnetico perdura anche al cessare de llo corrénte, mentre nel secondo svanisce istantaneamente og~_i volta che la coi-rente s'interrompe. Queste calamHe tempora-rie ottenute per influenza qella 1\0rrente si dicono elettro-calamite. L'analogia fra i solenoidi e le calamite ci condusse ali~ ipot~s-i· di_ Ampère, ehe cioè ·lo stato magnetico n:1 corpi consistesse in un determinato orientamento d1 correnti cireolanti intorno alle molecole dei medesimi. Quali argomenti s'abbiano nello stato 1ttuale d~lla scienz~ per spiegare l'origine di questa eondi zione prees_i stent~ nelle .calamite naturali, acquisità nelle_ calamite artificiali; come avvenga che tali effetti apparnno eselusivi a poehe sostanze, ed in grado eminente nel solo ferro; infine come dinamicam ent~ si spieghino _le induzioni sulle sostanze magnetiche, e c?~e tutti quesLi fenomeni conv,ergono in un princ1p10 con quell'altra serie di fenomeni detti diamagnetici, ·sarebbero quistioni cbe ci allontanerebb ero troppo dal nostro obbietto. · La: stupenda concatenazione che unisce le teoriche d·ella: fisica fa sì· che non si possa trattarne una sola senza il concorso di tutte le altrn. Ci si condonerà adunque se in questa monografia su lla elettricità non potem_rno evitare delle lacune, le quab per altro pro.. curammo di ridurre al minimo possibile. Riterremo pertanto come un fatto che l'induzione cosl d'una calamita cilindrica vuota, come d'. un so~ fenoide, sopra una barra di ferro o d'acciaio, sia ca'usa dell'orient.amento delle corrent-i elementari che producono in questa lo stato magnetico. Ma lasciando

l NELLA GUEIIRA

285

;andare l'origine di quest.o fatto , non potremmo fa,re a meno di richiamarci olla mente la importanza che le calamite temporarie hanno n'::)lla pratica, e per convincersi di ciò basta considerare che desse danno il mezzo di creare ttna forza a distanza, che !',i pub a volontà annullare e riproduiTe, o, in altri ter111ini, costituiscono un motore speciale, col q,uale, a qualunque disl/lnza, possiamo produrre un · lavoro col semplicissimo fatto della immissione ed interruzione della corrente in un filo. Come è noto, le elettro-calamite hanno .fonne diverso. V'ha di (f1Ielle ad un solo ramo, le quali sono formate da una semplice spranga di ferro introdotta lungo•l'asse d'un rocchetto di filo metallico bene isolato. li filo può essere avvolto da sinistra a destr._1, cominciando la prima spira al disopra della spranga, ed allora si ha l'elice chiamata clestrorsa; oppure, -cominciando la prima spira al disotto della spranga, e si ha così l'elice · chiamala sinistrorsa. t poi facile riconoscere la p-osizione dei poli magnetici che s'ingenerano nella sbarra; e la regola è .analoga a quella indica"ta· P'er le deviazioni dell'ago magnetico, e così se un osservotore s'immagini disteso sopra una spira in guisa che guardi la sprat1ga e riceva · la corrente dai piedi al ca:po, troverà sempre il polo nord alla sua sinistra. Le elettro-calamite a due rami sono formate da due rocchetti pal'aUeli, i quali sono riuniti in uno dei ior·o capi da una spranga diritta o a ferro di cavallo, la quale ultima d'ordinario forma un pezzo_solo con le due barrE: rivestite dai rocchetti. fo queste elettro-calamite doppie, , se il fHo , dopo a:ver avviluppato uno dei rami, passa ad avvolgersi sull'altro nel medesimo verso, ai due estremi liberi delle barre. si avranno poli dello stesso nome. Invece


l

286

287

LA TEI.EGIIAF'l A

NELLA GUERllA

se si avvolge in verso contrario si avranno poli di nome contrario. V'ha poi .deUe elettro-calamite adoperate in taluni apparati telegrafici, le quali sono bensì a due rami , ma di questi uno è rivestito d·e1 rocchetto e l'altro no. Sono les électro-airnant boiteuw dei Francesi; ed è facil e ·spiegarsi su qual principio sieno costrutte. Infatti abbiasi una eleuro-calamila ad un sol ramo come quella della fig. 5. Se il rocchetto C percors;, dalla corrente si trova situato nel mezzo, i due p~li k B avranno eguale en ergia rnagnetica. Se invece 11 rocchetto s'avvicini ad uno dei poli, crescerà in q,~est?, l'energia magn etica di tanto per quanto dirnmmra nell'altro polo, e la somma delle duE! forze magnetiche rimarrà invariata. Pertanto se la barra possa liberamen te scorrere

fluiscono anche la presenz,a della spranga che li congiunge per eccitare l'energia magnetica dei poli liberi ~ Aclunque questi pezzi cli ferro addizionali non hann o solo ufficio di colleé are le parli del sistema magnetico, ma servono anche ad accrescerne la forza. ]~ a questi pezzi addizionali ai quali si dà il nome di armature fisse, e da quanto abbiamo accennato dovremo ritenere che desse hann o una particolare influenza sulla energia del sisten:a magnetico, Inoltre è da osservare che la forza d'una elettro-calarnita sia che voglia spendersi per sostenere un peso , sia che vogliasi adoperare per produrre un dato movimento, l'effetto non può otten ersi senza l'intermediario di un pezzo di ferro, al quale si dà il nome di armatura mo_ln:te. Nel caso che 'd€bbasi produrre un movimento, questa arrnutura è tenuta discosta dall'elettro-calamita, mercè un peso od una~molla, in modo che sarà attirata mentre passa la corrente, e si allontanerà appena il circuito sarà interrotto, per essere di nuovo attirata se la corrente possa una seconda volta; e così di seguito si otterràI un moto di va e vieni, parallelo od angolare, secondo la disposizione dell'armatura. Anche queste armature esterne influiscono sulla energia magnetica dell'elettro-calnmita. Difatto., per l'influenza di questa ultima l'armatura acquista essa stessa uno stato magnetico più o meno pronunziato, e quindi l'attrazione reciproca tra l'elettro calamita e !'.armatura sarà più o meno energica. È anche constatato dall'esperienza che la forza attrattiva, la quale è massima quando l'armatura,e l'elettro-calamita sonoin centotto, decresce rapidamente ,allorchè èessa il contatto; e così a '.2 millimetri di allontanamento !'.attrazione è presso a poco ·in ragione inversa della semplice distanza; da '.2 a 4- millimetri è sensibil-

L

~~1U i----U·-.. .Jr Fig. 5.

neM'.i~terno . del · rocchetto, da se stessa prenderà. la ,. ·r postz10_ne s1mm~trjca indicota nella figura. Lusciando po1 rnvariata la forma e tutte le altre condizioni del rocchetto, e sostitu endo delle barre di egual diametro, ma di lunghezza crescenti, crescerà anche'., fino_ ad un cert~ _lirnite, l'energia inagnetica . ., Tuttoc10 spiega come 11 ramo spoglio da rocchetto nelle el~ttro - calamite poc'anzi .accennate abbia per ~ffett~ d1 acc~escere l'energia magnetica, ripartendola m gmsa che 11 polo vicinò al rocchetto risulta eccitato al massimo. Nelle elettro-calamite formate da clùe rocchetti in-

1


288

LA TELEGRAFIA

mente in ragione in ve rsa del quadrato della di.stanza. Anche la , forma delle armature ha una certa influenza, e si sa che un'a·rrnatura presentata ai poli. per taglio è ritenuta più fortemente che se sia JDresentata di largo; mentre per · l'attrazione a dista-rr?Ja l'effetto è più energico nel secondo caso. In quanto alle dimensioni delle barre delle ele.tt:rocalamite l'esperienza ba provato che l'energia magnetica cresce in ragione delle radici quadraté dei l0ro diametri; e perciò in prat.ica v'è poco vantaggio ad aumentare la grossezza delle barre. Certamente v'è ancor; a riconoscere altri J~tti sulle influenze a cu i sono soggette le elettro-calamite, per quanto ba relazione alla loro forma ed alle loro dimensioni. Conchiudiamo ehe in generale nella costruzione di esse si hanno presenti alcune norme additate dall'esperienza, e sono le seguenti : ciascun :rarno la parte avvolta nel filo vt dal doppio al quadruplo del diametro della burra : la distanza interna fra i due rami· varia da una volta e mezzo a due volte il diametro istesso. l\:Ia le condizioni di forza di una elettro-calamitai dipendono principalmente dalla lunghezza e grossezza del fìlo dell'elice magnetizzante e dalla intensità della corrente. L'esperienza dimostra che la forza magnetica di una elettro-calamita è proporzionale alla ~ntensi~à della corrente ed al nurnero di giri che fa 11 filo rntorno alla hafra. V'è però da osservare che questa legge è vera finchè. gli strati successivi formati dall'elice in un medesimo rocchetto non si aLlon~aninO' olLrE; un certo limite dalla barra, condizione che si verifica nelie elettro-calamite ben costrutte, e . che si adoperano negl i apparati telegrafici o in altri ,appa-rati elettro-magnetici. Inoltre la legge accen·nata

j

NELLA Gur.mRA

289

ha .un altro lirnite segnato dal massimo grado di magnetizzazione che la barra può comportare . Premesse queste avverLenz,e, dicasi: l l'altezza del rocchetto; R · jJ raggio del cerchio esterno;

r quello del cerchio in-terno; L la lunghezza del filo de.U'elice magnetizzante; d .il diametro del filo; ·N il numero delle spire.

Il numero degli strati dell'elice contenuti nell'ai. . l d . , . R-r tezza de I roccl1etto saru d' e m ciascuno sara - d -

il numer:o delle spire; cosicchè il numero totale dei gm sul rocchetto sarà:

in

N = (R -;;/·) l '

da cui d!--

(R-· r )l N ..:...... .

~

Lo sviluppo del filo essendo eguale a quello d' una spira media moltiplicata pel numero delle spire stesse si avrà - -L = NtR+r) ~ $arà. dunque

,., La quantità .ah.e moltiplica N1, quando riman_ga in. variata la forma dell'elettro-calamita; va considerata


290

29l

l,A TELEGl\AFJA.

NELLA GUERRA

come costante; per brevità la chiameremo A, e così porremo

Questo risultato è importante per ottenere il massimo lavoro in un sistema elettro- magnetico qua" lunque; ma quando vogliasi raggiungere pienamente questo scopo vuolsi avvertire che non bàsta il tener conto soltanto della quant.ltà di forza che può ottenersi da una elettro-calamita, devesi anche far calcolo 9ella rapidità con cui l'effetto di questa forza può prodursi od annullarsi per avere eguale rapidità nel movimento delle armature. Ora è da sapere che al cessare la conent.e in .una elettro-calamita non cessa nel medesimo istante lo stato magnetico, e secondo la qual ità del ferro adoperato per le bari'e rimane un certo grado di magnetismo, che vien chiamato rimanente, il quale è tanto forte quanto più forte sarà stata la magnetizzazione e quanto più il metallo è capace di conservare lo stato magnetico, o, se vogliosi, quanto più grande è in esso la così detta forza coercitiva. Questa forza è noto che ha un valore massimo nell'acciaio e minimo nel ferro dolce. Per le app licazioni dell'ele.ttro-magnetismo è certo condizione . indispensabile che tanto il metallo delle barre quanto quello delle armature mobili sia il più che _è possibile scevro di forza coercitiva. A ciò si perviene sbarazzando il meglio che si possa il ferro di tutte le sostanze estranee, fosforo, carbonio, ecc., riscaldandolo al bianco e martellandolq reiterate volte. _ Con tale processo si ha ferro dolce capace di smagnetizzarsi prontamente. Ma ad onta di ciò · gli effetti del ·1nagnetismo rima-:nente non si possono trascurare nelle applicazioni degli elettro-magneti quando abbiano da servire come motoi:i, irnperciocchè è condizio~e indispensabile che le armature mobili sieno attratte ed abbandonate im-

(t = A N

2

Ciò posto, la nota formola di Ohm dà per un cirne cm·to qua l unque J = ---e:=---nella quale il denomi. nR+r ' natore s1 sa che rappresenta la resis tenza interna più la esterna. In totale indicheremo con R 1 la re~ sistcnza complessiva, e sarà .J = ~e . '

1

Intercàlando l'elettro-calamita nel circuito si dovrà a?·giungere _al denominatore di quest' ultima espress10ne la resistenza del filo del rocchcllo , la quale è L

.

prop9rzionale, ad d2

.

Sarà dunque:

ni

J = R:1. +AN~.

Ora se dicasi F la forza dell'elettro-calamita dov~ndo in virtù del principio enunciato essefe pr~porz10nale al numero dei giri ed all'intensità della corrente, sarà F = J N e quindi

•.

Questa espressione diviene un massimo quando R1 = AN, e da ciò concludiamo che . Il massimo di forza magnetica d'una elettro-cala11~i:a si o~tiene quanc~o la :·esistenza clell' eli"ce magnetiz~a~te ~ -eguale alla resistenza della rimanente parte clel cz:rcuito esterno ed interno. . .

r


293

LA TEl,EGIUFlA

NELLA GUERRA

mediatamente ad ogni imm1ss10ne ed i-nterruzione della corrente, aflìnchè il movimento che deve prodursi sia regolato, ed in ispecial modo quando le armature debbano eseguire de' movimenti rupidi e vibranti. Su tal proposito l'esperienza in segna: 1° Che nell'acciaio il magnetismo rimanente è massimo, n·el fel'ro dolce è minimo. 2° Che adoperand o in luogo della barra un .fascio di fili di ferro di eguale sezione, dimin.uisce la durata del magnetismo rimanente; ma in pari eondizioni , poichè la barra piena ._ riesce di nwggiore energia e di più facile costruzione, è preferibile. Ciò spiega perchè nel noto rocchetto d'induzione del Ruhmkorff, che adoperiamo per accendei'e le mine, dovendo l'elettro-cafomita produrre il mo,vimento vibrante d' un martello leggerissimo, è costrutta con ,u n fascio di fili di -ferro. 3° L'esperienza anche dimostra che quanto ,più rapido sia il distac:co prodotto da una. forza diretta a strappare l'armatura. mobile attratta da una ele~trocalam ita, tanto meno perdura il magnetismo rima~ nente. 4° Finalmente la sostanza di cui è ,formato il rrt' ves·tim ento della barra intorno al quale è avvolto il filo anche influisce sulla durata del magnetismo rimanente. I)ifatto se questo rivestimento è di ram e o di altro metallo, il numero delle voite che l'elettrocalamita può magnetizzarsi e srnagnetiizarsi è minore che ovè il r ivestimento fosse d'avorio, o di cartone, o di qualunqtie altro cattivo condutto!le. Questo fatto si verifica per un effetto d'induzione, di cui qui non è opportuno discorrere. Da ultimo è importante notare eh~ se s'impedisca il c·ontatto diretto tra l'armatura e l'elettro-calamita,

il magn etismo rimanente è minore e rap idamente svanisce. Basta perciò l'interposizione di un pezzetto di carta, e difatto l'esperienza ha mostrato che con questo mezzo un'elettro-calamita, capace di sostenere un peso cli 1100 a 1500 chilogrammi, alla quale corrisp onde un magnetismo rimanente da sostenere un peso di 300 grarnmi, invece sosteneva appena un peso da 17 a 25 grammi. Il magnetismo rimanente non è la sola causa che ritarda il movimento delle armature mobili: v'ha ancora altre cause che cospirano al medesimo effetto, e sono: 1° Il tempo necessario perch è la corrente nello stctto variabile, ch1e segue l'istante dell'immessione, arrivi allo stato di permanenza; 2° Un certo tempo necessario per la magnetizzazione dell'elettro-càlamita. Da ciò risulta che dovendo produrre a certa distanza alcuni movimenti con un apparato elettroma o·oetico è nectssario che tra essi ·corrano intervalli ca p~1cì di esaurire il tempo, per quanto si voglia breve, che risulta in complesso 1° Dalla durata del magnetismo rimanente ; 2° Dalla durata -dello stato variabile,: 3° Dal tempo necessario perchè l'ele ttro-calamita si magnetizzi. Nel discorrere particolarmente dell'uso delle elellrocalamìte nei telegrafi, ci faremo a considerare codesti effetti, i quali debbono mettersi a ·calcolo per farsi nn giusto criterio della maniera più opportuna per effettuare le segnalazioni e le scritture. telegrafiche.

T

1

1

1

:)

ÀNNO XV, VOL, I .

...

19


294-

LA TELEGnAFIA

x.m.·

...

I

NELLA GUERRA

attrarre un'armatura di ferro dolce ad un millimetro di distanza, e ceréhiamo quindi il numero di elernenti di una data pila perchè ufficìi nel modo più' economico. Sappiamo che in un' elettro-cala mita si ha il Ìnasrsimo di forza magnetica quando la resistenza dell'elice magnetizzante è eguale a quella della rimanente parte del circuito interno ed estei'r10. Ne i lunghi cfrcuiti può trascurarsi la resistenza interna della pila, perciò riterremo che la massima forza della nostra elettro-calamita si avrà con un'elice magnetizzante della ·resistenza di 100 chilometri di filo di 4 millimetri. Riterremo le denominazioni adoperate precedentemente , e ci faremo u determinare la lunghezza e .là sezione del filo del rocchetto ed il numero dei giri. Questo filo essendo di rame, e la conducibilit.à di :'Juesto metallo avendo con quella. del fe rro il rnpporto eh 6 : ! , sì n vrà prendendo il 11retro per unità ,

A dimostrare l'utile applicazione che può farsi delle

teoriehe esposte, sia sulla corrente, sia sugli elettro·magneti , non sembraci inopportuno di presentare, come esempio, la soluzione di taluni quesi ti, · nei quali apparirà il modo di servirsi delle formole di Ohm e dei principi i di elettro-magnetismo che precedentemente abbiamo ricordato. È i:1dispensabile perciò di stabilire un lemma, ed è: chè .se un' elett1·0-caìa mita opera per attrazione sopra un'armatura con una forza F, poichè nello stesso tempo nell'armatura destasi per ,influenza una forza magnetica, che esprimererno per f , l'attrazione reciproca tra l'elettro - magnete e l' Brmatura sarù espressa dal prodotto F f. Laonde se l'armatura è di ferro dolce e tale da poter considerare come n ulla la fo rza coercitiva, l'intensità dell'attrnzione magnetica destata per influenzà sarà eguale a quella della elettro-calamita, sarà cioè f = F, e quin di Ì'ì.ntensità della reciproca attrazione sarà F2 • flfo sappiamo che la forza . magnetica di un'ele ttro-calamita è proporzionale al numero dei giri dell'elica magnetizzante · ed all'intensità slella corrente, dunque l'attrazione reciproca tra l'eìettro-calamita e l'armatura di ferro dolce sarà proporzionale al quadrato delle dette quantità.· Ciò premesso, supponiamo, ad esempio, che si debba costruire un'eleLtro-calamita la quale in un circuito di 4 00 eh ilometri clt filo telegrafico di 4 rnilli:me.tri abbia a produrre una forza di ,16 grammi peF

. 295

1

r

1

•100000m : tm : : O, 004 : cl2 X 6

da cui . 600000 d. L = O, 0000,16 ~.

Fra la lunghezza e sezione del .filo, ìl numero dei giri e le dimen sioni del rocchetLo già trovammo le relazioni espresse dalle due seguenti equazioni

..

R--· r N= ~l

· ('I) ,

L

= N (R + rJ ,,e

(2)

Con queste due e la precedente si hanno tre equazioni, .pet cui , quando sieno determinate le quan-


296 IJA. TJ!:bEGRA.FIA tità R, r, l I le. quali dipendono dalla forma della elettro-calamita, rimarranno anche determinate L, d, N1 · ciòè la lunghezza e sezione del filo tlell'elice magne"' tizzante, ed il numero dei giri. In quanto alla forma dicenimo pure che le elettrocalamite in uso negli apparati elettro-magnetici dovevano soddisfare a talune cohdizioni additate dalltl esperienza, in vi;tù delle quali il tipo adottato negli usi déi telegrafi ha d' ordinario il raggio esterno . Il= om 0'18' l' intern'o 1· = om 006' e l'altezza o la somma delle altezze I nel caso delle elettro~calamite doppie l = om ,J 2. Volendo, pel nostro caso , ritenere siffatto tipo , dòpo le debite sòstituzioni nelle tre equazioni precedenti, avremo

L

=20 1sn1 46 , 1

d = om 00023 ,

N = 26000

e cosi rimarrà risolùtà ia prima parte del quesito, ed 'in tutto determinate le parti cl!e debbono comporre l'elettro-calamità. · Passiamo ora a determinare il numero degli elementi della pila, scegliendo p. e. quella alla Marié~ Davy, con l'elemento à grandi dimensioni. Supporremo che un'elettro~calamita, di esperienza., munita d'un'elice magnetizzante della resistenza di 75 chilbrnetd di filo telegrafico di 4 tnillim etri e di 17630 spire, abbia fatto vedere che coti 20 elementi Daniell è capace di ,attrarre ad un millimetro dj distanza un' armatura vincendo una resistenza dì s ,1 grammi., '

NELLA GUERRA

quanto già conosciamo, si ha e::::;: 1, R = 1 chilometro. Perciò, J1itenendo per unità il chilometro e fatte le sostituzioni, si avrà 1

20

J

= 20 + 75 ;= o, ~·1 '

Ora se chiamisi X. l'intensità della corrente nel circuito dell'elettro-calamita da costruire, pi avrà:

d'onde si otterrà X.= O, 06. · In tal modo è determinata·l'intensità della corrente ehe deve fornire la pila Marié-Davy in un circuito èhe avrà una rrsistenza di 100 chilometri di filo Lelegrafico ·da 4 millimetri , più altn 100 chilometri dello stesso filo :,peLtanti alla resistenza dell'elice magnetizzante. Or11 dalla formola di Ohm abbiamo

Jr

n= e-JR·

1

' . J.' 1a Riprendiamo la nota 1ormo

a·1 Ohm, J =

+

;1, Rne

:; 1

e déterminiamo numericamente l'intensità della CO!ç l'ente nel circuito d'esperienza. N~lla, pila Daniell, pei''

Sostituiremo e: unque per r, 200; per J 1 O, 06; e poichè nella pila fifarié-Davysihae _ 1,40, R=0,600 troveremo 0,06 X 200 n = 1 4,0 - O 06 X O 600 = S, SO • ' ' ' Ora un elemento non può frazionarsi; dovremo dunque ritenere che l'effetto richiesto sarà dato da nov.e elementi Marié-Davy.


LA TELEGI\AFIA 298 II. calcòlo che abbiamo fatto regge sulla. supposi-

zione che il circuito fosse perfettamente isolato. Quando ciò non si verificasse e nel circuito fossero delle derivazioni, si potrebbe ricorrere alle formole che già conosciamo per le correnti derivate; se pure, determinato il numero degli elementì della pila, ne! supposto del circuito isolato, non si credssse più spedito di accrescere gradatamente q uesLo numero fino a che l'esperienza conduca al risultato richiesto. Fra·· le molte altre appli cazioni sulle quali potremmo intrattenerci preferiamo la seguente, con la quale porre mo termine alla parte aella nostra esposizione sui · principii dell'elettro-magnetismo. Si · hanoo quattro elettro-calamite da far operare ad uri millimetro di distanza con la forza di ~5 grarnmi per ciascuna, ed è disponibile una pila · 111arié-Da vy di '7 elementi. La resistenza esterna del circuito, perchè la pila dia il massimo lavoro, dovrà essere 'eguale alla resistenza interna, che nel nostro caso sarà di 7 X O, 600 chilo metri, cioè 4,200 chilornètri di _filo telegrafico di 4 millimetri. Ogni elettro-calamita dovrà dunque presentarè una resistenza di 4, 050 chilometri, e la resisLenza dell'intero circuito sarà 2 X &,,'.iWO chilo rn . = 8,400 c.hilom. L'intensità della corrente corrispondente a questa resi;;tenza sarà:.

x

:_ 20 1, 4 _:_ J8,400 - 3 ' 33 •

Perciò la forza di cia,scuna elettro-c:h mita sari1 propor.z·ionale ad N2 X 3,332 . · · Ritornn ndo sul · dato dell'elettro-calamita d' esperienza, che con ·,17630 spire, con l'intensità O, j ,J do-

l

. 299

NELLA GUEP.l\A

[

vuta a 20 elementt Daniell, ci dà 8 1 grammi di forza, s1 avrà: 1

cl'onde

''

N = 62·1.

Ciascu na elt'\Ltro-calarni ta dovrb dunque avere l;i resistenza cli 10150 metri cli filo telegrafièo di 4 milli m. ed nn numero di spire pari a .62.L Trattasi Ol'/1 di determinare la lunghezza e la sezione del filo dell' elice magn etizzante. Sappiamo che le resistenze di due fili di .d~~e~·so metallo sono in ragione direLta della condnc1b1hta e delle sezioni. Il filo dell'elice essendo di rame.si avrà: 1

I • 11050 • • 6 cl2 • O 00.i,.J

da cui

--9

L X O, 004~

=6X

2

'

1000

1

,)9

e<

Con · questa equazione e con le due (4) e (2) che precedentemente furono trovate, si hanno tre equa. zioni fra le quantità l, r, R, N, L, cl. Nel nostro caso N è già nota: rimangono dunque a det•~rl!iioarsi le altre cinque; p~rciò, quando fra ·queste ne siano daLe due, si potranno avere le altre tre . Potrebbero assegnarsi, ad esempio, l ed r, cioè l'altezza della elet.tro~ calamita ed il diametro interno, ed allora le equaz1om daranno i valori cli R, L, cl, che soddisfano alle condizioni dell'enunciato.


300

ao1

ijEL¼A GUER~~

LA 'l'ELEGRAF!A

' .

XIV.

Abbiamo discorso delle mutue azioni attrattive e repulsive delle correnti, cercando di spiegarcele con un fatto di uatura affatto dinamica. Abbiamo altresì considerato i fenomeni dell'elettro-magnetismo fondati sui principii delle mutue azioni delle correnti e sul fatto fondamentale che un · magnete si possa considerare come un solenoide, ossia come un corpo attorno al quale circolino delle correnti. parallele procedenti tutte nel medesimo verso. Y'ha però tra le correnti elettriche talune altre azioni reciproche che costituiscono i fenomeni detti d'induzione clettro-dinami·ca, della quale tratteremo qui di seguito, e saremo quindi condotti a consideraee quell'altra forma d'induzione d~tta r,iagneto,clet.trica: I fatti fondamentali dell'induzione elettro-dinamica sono i seguenti. Si abbiano due circuiti, m n, ab, abbastanza Iunghi, in seno dei quali sia interposto un galvanometro, G, nell'altro una pila, P. Passando la corrente nel circuito ab, n·on si avrà. segno alcuno nel galvanometro; ma se ad un tratto la corrente ab o s'interr~ompa, o diminuisca ct;..inten~ sitb, o s'accresca la distanza fra i due conduttori a ù, '/Jl n, si avrà tosto indizio di una corrente rnomen.: tanea nel filo m n, la quale sarà accuso.ta da una rapida deviaziope galvano~etrica, che ci farà pure conoscere essere la nuova corrente diretta nel verso stesso della prima,

Se invece p.d un traito si chi9da il circuito de)la pila, o si rinforzi l'in_tensità della corrente, o si avv'icinino i due fili, si desterà nel conduttore m 11, una corrente momentanea di yerso contnll·io a quella d~l filo a b.

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· Fi~. 5.

Queste correnti momentanee genen1te per influenia qa una corrent{:l, fuod dèl pl'oprio circµitQ, 1:1i diçono indotte, e vicev~rsa si chiamano iri,q,uocnti i:i:uelle <;l~ Gqi son generate, Essendo condizione necessaria che i due conduttori in cui si vogliono spenirnentare gli effetti dell'induzion.e .sieno in presenza l'uno dell'(lltro per un tratto molto Jungo, invece di operare su Gond utLori ,rettilinei, torna agevolissimo servirsi di rocchetti di lunghi fili, e cosi se iibbiai1;:;i due rocchetti. in uno dei quali sia· lasciato un ,vuoto secondo l'asse da potervi intro.., durre l'altro, çhe pe1 consegµenza avrb. un diametro minore, i fili nelle varie spire si tro-i eranno ravvici~ nati e parç1lleli in tutta la loro lunghezzç1. Ora se uno dei rocchetti pongasi in c0municazione col galvanqmetro e hltro con la pila I introdpcendo rapidamente il rocchetto di minor diametro n~l vqo~o 1

1


302

303

LA TELEGRAFIA

NELLA GUERRA

dell'altro, ·si desterà la corrente indotta in quello dei duè che forma il circuito del galvanometro, ripetendosi il caso dell'avvicinarsi dei conduttorì rettilinei·e paralleli.' Se poi il rocchetto introdotto si estragga rapidamente si avrà del pari la corrente indotta corrispondente al caso dell'allontanarriento·de'i cpnduttori rettilin ei. Quando poi si lasciano i dne rocchetti l'uno nell'altro, è facile intender<i che con l'interrompere o chiudere iì circuito della pilu , o col diminuire od accresce re l'intensità della co,rrente, si ripeteranno gli analoghi effetti osservati nei conduttori rettilinei. ' L però cla notare che qunndo la corrente indotta è generata in un conduttoi~e spirale , com e è quello del rocchetto, mentre il flusso ele ttrico invade progressivamente le varie spire, nascerà una induzione successiva di ciascuna sulle vi cine che seguono, e la somma <l'i queste induzioni parziali contribuirà ad accrescere l'effetto finale. . ·., , L'esperienza prova in fatti che a pari lunghezza si hanno effeLti molto più ene,rgici allorchè il conduttore ~ia navvolLo a .spire che quando sia disteso in linea retta. Prescindendo per ora da questo effetto secondario, le cose fin qui esposte si riassumono nei due fatti fondamentali che, a meglio ricordarli, enuncieremo così:· 4° In ogni conduttore indotto si manifesta wna corrente diretta, ossia dello stesso verso della ùiducente, · se quest'ultùna o cessa o s'allontana , o diminuisce di enerfjia. 2° In ogni concluttore si manifesta una corrente inversa, cio.è cli verso contrario alla ind11,cente qitando quest'1.1,ltùna comùicia, o s'avvicina, o cresce d'energia. Nell' esperienza dei due rocchetti, il minore di essi,

che supporremo messo in comunicazione con ia pila, ci rappresenta appunto uri cilindro eleLtro-dinamico, un solenoide; è dunque naturale il prevedere che, se in luogo di esso s'introduca nel roccheUo indotto una calamita' od una sp·ranga magnetizzata, dovranno altresì produrre le correnti d'induzioni. Questo fatto è pienamente confermato dall'esperienza, e così, se in luogo del rocchetto inducente si adopera un magnete, si vedrò. che , inteodotto rapidarncnte nel rocchetto comunicante col galvanometro, si avranno le: correnti d'induzioni genera te appunto come dovevano aspettarsi, considerando il corpo Iné1gnetico come un ,sisLerna di correnti cjrcolùt'Ì. L'induzione di un corpo magnetico si può anche pro.durre in un modo mediato, e basta ,perciò che cl érilro il rocchetto sia situata un'anima di ferrn dolce, la quale, magnetizzandosi e smagnetizzandosi per l'avvicinamento e l'allontanamento di una calamita permanente, desti alternatamente una corrente ' inversa ed una corrente diretta. Così pure, se nel rocchetto invece di un'anima di ferro siavi un cilindro magnetizzato, basta accrescere o diminuire la forza magnetica mercè l'influenza di una calamita per veder nascere ancora le due correnti indotte. Questi fatti or ora esposti possono formularsi così: Acl ogni. variazione in piu ed in meno della energia magnetica d'un ·corpo magneti'zzato nascono delle correriti indotte, inverse nel primo caso , clirette nel seconclo. Dopo i fatti d'induzione finora accennati, ricordando la teoria amperiana sul magnetismò, siamo in caso di ·prevedere che la terra, la quale già.in altri fenomeni vedemmo operare in modo affatto ànalogo alle calamite, debba . anche essa dar luogo ad induzioni dello


305:

LA '11EI,EGI\AFU

stesso . genere. Faraday in effetto si acoorse che diT sponendo un roccheuo molto lungo parallelamente ~]l'ago .d'inclinazione, in modo da poter giPare in..,. tornq ad un a:sse pe:rpendicolare al pianQ del meri'" diano magnetico, ad ogni semirivoluzione del rocchetto nasceva nel filo una corrente istantanea, precisamente come avviene nella induzione delle calamite. Ricordan do che la analogia tra la terra e le calamite ci' condusse a supporre l'esistenza di correnti circola1ii parallele all'equatorè magnetico, intendiamo ora· come nel le successive rivoluzioni il filo del rocchetto, avvicinandosi ed allontanandosi da tali cor_ renti, debba dar luogo a quelle indotte. Con fo. nota macchina dei professori Palmieri e Linari, denominata batteria magneto-alettro-tellurica, si ottengono in fatti correnti d'induzione della terra di qna considerevole energia, perocchè si può averne la iscoss./l, la scintilla e la decomposizione dell'acqua. Dopo quel tanto che si è accennato è natUPale che nelle correnti d'in~uzione magneto-elettriohe iibbiamo una sorgente di elettricità dinamica oltre quella cJie avevamo con la pila. Ora giova sapere che le correnti indotte e le voltaiche, esaminate nei rapporti fisici, chimici e fisiologici, si l'avvisano onninamente della· medesima natura e differiscono solo in ciò: che le seconde si producono in modo continuo ·mercè il lavoro . del!i'J. pila , men tre Je i}ltre non si possono generare che altemal.amente, Ol'l!. in un vèrso, oria nel"' l' 11Jt1•0. Desse richiedono indispensabilmente un lavoro dinamico per accostare e scostare fra loro le calamite, i. 11QGChetti, i pezzi di ferro magnetizzanti per influenza d11lle ca}11mite, secondo la varia forma di genel'aiOPi ~he le producono; e tutte le macchine magneto-elettrfolie finot•a costr.utte si fondano princi~ palrqen.t~ ;

30ts 1° Sllll'influenza d'una calamita sul fert·o dolce, come nelià macchina di Pixii e di Clarke. 2° Sull'infhiénza d:un'armatura sopra una calamita per111ane1ìte; come nella macchina di Dujardin, 3° Stilla ihfluehza simultanea delle due accennaté reazioni, corha nella macchina di Nollet. . In questi apparati lo stesso movimento che occorre ·a generare le correnti pone in gioco Ùn èommutato1'e, col quDle si. stabiliscono dei contatti, per cui tutte le successive correnti d'induzione, dirci.Le ed in~ verse, escono separate irì due disLi,nti reofori; dì guisa che, chiuso il circuito I si ottiene una col'l'cnte continua. Stante Ia -forza grande delle correnti magnetiche, nelle calamite vigorose, si possono avere correnti di induzioni molto energiche, le quali utilmente sono . . applicate agli usi della pratica. Di fatto è nota una macchina di Nolle.t , cori la qualé si . ha una uorrente forte abbastanza per pro~ durre urta lùce elettrica pari ,a qttellà cli '.200 lampade Garcel, e ci.ò con la sola spesa di un mezzo èa vallo~ .,vapore, cioè 30 centesimi per ora. Furono altresi adoperate le corre:nti d'induzione pei telegrafi. Un esempio è quello costrutto già eia molti anni da Henley, ed è poi·no~o ·quello di Wheat· stone, adoperato per la telegrafia privata in Londra. I fe{lomeni d'induzionè finora descritti non sono i soli che si debbono studiare. Yi ha ancora un'altra specie d'induzione che la corrente · opera nel proprio circuito, dando luogo ad un fenomeno, il quale qui ~ppresso spiegheremo., e che clicesi d'inçlu.zione 1·nterna o induzione d'una corrente sopra se stessa. Abbiasi un circuito 'chiuso con una pila ahbastat za energica; se il circuito non è molto lungo, nel1·om.. pedo si ha una debolissima scintilla; e se u11a per.N:IDLLA.. GtfERIIA

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306

LA TELEGRAFIA

sona faccia parte del circuito tenendo i due capi del filo tra le mani, è necessaria una c·orrente fortissima pe-rchè risenta la ~5cossa. · Invece se il circuito emolto lungo, .nell'atto della rottura si ha una viva scintilla ed una forte commozione; la qual cosa non accade in generale quando si richiuda il circuito. Questa corrente momentanea che si ottiene al momento .che rompasi :il circuito, è diretta nello stesso verso della corrente principale, e la rinforza ed è accotnpagnuta da una fqr te tensione, superiore di molto a g uella . della pila; e se questa corrente momentanea, perdurante dopo l'apertura del circuito, è derivata in un conduttore la terale , produce ciò che dicesi l'estra-

co1'rente. La corrente d'indu;,,ione d.i apertura, o l'estracorrente, è più forte quando a pari lunghezza il filo sia avvolto a spirnle unzichè disteso in linea retta, e ciò non p uò deri vare· senonchè daìl'induzione delle spire sucee~sive, le quali con le loro correnti clan no ,luogo ad indu?.ioni parziali sulle spire vicine , la somma delle qunli contribuisce a_rinforzare l'induiiorie toLale dell'intero circuito, Ciò posto, l'esperienza può ,ordinarsi a questo modo :

Fig. 6. '

Dai poli P pt di una pila (fìg. 6) partono due fili che si uniscono ai due capi del filo del rocchetto B. Da due punti A e C del circuito si diramano due fili che

l

NELLA GUERRA

307

. vanno ad unirsi ai reofori d'un galvanometro. Se immaginfamo che l'indice del galvanometro era allo _zéro prima di chiudere la corrente, chiuso il circuito l'ago avrà deviato per im certo arco. C>éa, se riportisi allo zero e con tfn ostacolo. qualunque si obblighi a rimane1:vi, rompendo il circuito in P o P 1 l'ago dovrebbe restare immobile; invece l'esperienza fa vedere che esso devia accusando una corrente AB.C, la qunlc, malgrado la cessatn azione della pila , pu r tuttavia perdura per qualche istante _ nella direzione indicata dalle freccie, cioè nella medesima direz i.onc della cor-· rente della pila. Ora questa nuova corrente, generata all'interrompere del circuito,' costi tuisce appunto la corrente cli indu:done cli apertura , o l'estracorrente. Quando invece si chiude il circuito, la corrente, . nel percorrere successivamente ciascuna spira s ul rocchetto, opera per induzione sulle vicine, come in un .conduttore .11arallelo, dando origine a correnti indotte che sono di v.e rso contrario alla corrente principale. La somma di esse necessariamente contribuisce a scemare l'intensità della corrente principale; e così spiegasi perchè nell'atio della chiusura la tensione dei due capi del circuì to mostra?i assai debole- e la corrente principale non si stabilisce che dopo un certo tempo, cornechè brevissimo. Per produrre una serìe di correnti indotte è neces~ sario di aprire e chiudere ad intervalli vic·inissirni il circuito in duttore. Uno dei mezzi più semplici è di -intercalare nel circuito della pila e de l rocchetto una ruota sulla cui periferia striscino ' due molle in comun.icazioné ciascuna con uno dei capi del circuito . Se tutta la periferia della ruo ta fosse metallica, nei giri che ad essa s'imprimerebbero si avrebbe il circuilo sempre chiuso; ma se una sola delle molle aìterna-


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LA TEtEGRAFÌ!\

passi sopra delle strisce di maler~a isolal1lc, disposte ad inte1 valli, mentre· l'altra è_ m co_ntatt~ con tinuo con là fascia metallica non mtel'l'otta, e ch iaro r.hc o-irando la ru ota si avrà una serie d'Ìnter1•uzioni n~l circuito, le qualì saranno tanto più ra vvicinate quanto maggiore sarà la veloc-W1 rotatoria. Su questo ptinci pio sono formate le ruote che pel loro uilicio son dette interritttrfri. Jl rinforzo delln corrente nell'atto dell'apertura del cil'(,uito deve necessariamente influire ad accrescere l' effetto de lla induzione esterna di cui preced entemente si è parlato, e produrre un'azione come se la . corrente indu cen te fosse più forte. Hicord,rndo poi che con le elettro-calamite si pos· sono prod urre delle forze magnetiche superiori u quelle delle calamite permanenti, è chiaro .eh~. con esse si nvrà modo di generare delle correnti d mdùzione n1olto cner,1·icl1e in un rocchetto il cui filo sia abbn stan1.,, lungo~ A tnlr. uopo sarà ncessario di provoc::irc et! nnnullare l'effetto magnetico col chiudeL'C ed aprire allert1 òlat11cnlO il circuito; ma in qt1eslo coso In spi1•nlc dell'elettro-calamita opel'ando per induziòhe soprn se stessa e sul rocchetto indotto, gli effeUl si sommn no e possono aversi dell e correnti molto pitì energiche di quelle che si otterrebbero magnetizzanùo e smagn~lizzando il ferro dol?e, anc~1e co n una calam ita tanto vigorosa. da puregg1ai'e la 10.iutensitù nwgneLica dovuta all'eli ce magnetizzante. Jrnrnn rrinin,no un cilindL'O di fert·o dolce, intorno 11! c1uu!c'°' sia avvol.to ùn l ungo filò bénè ìsolato, ì cui due capi vadano a comunicare con la pila . Su questo primo strato del rocchetto. sia avvolto un secondo filo, anche lungo ed isolato in modo da formare un secondo strato sovrapposto al primo, e si lascino fuori tàtnèl1LC

1

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i capi di ques to secon do filo, che saranno i reofori per chiudere il circuito alla corrente indotta. Con questa disposizione, mercè le interruzioni del circuito della pila, l'induzione è prodotta nel filo esterno, sia dalla corrente nell 'eJice magnetizzante, sia _rer _la magnPLizzazione del ferro dolce. Aggiungas1 pot elle ad ogni interruzione del circuito essendovi un rinforzo della corren te principale, a causa dell'in duzione sopra se stessa, tuLti gli effetti si sommnno, e ne risu lta un effetto totale maggiore. Egli è così che il Rhumkorf, dando al ferro dolce ed al rocchetto delle grandi dimensioni ed jsolando il più possibile i fili conduttori, è gi unto ad avere degli apparati d'induzione di una energia sorprendente. . Nei rocchetti Rhu mkorf, come quello che adoperiamo per accendere le mino, la barra di ferro dolce è sostituita da un fascio di grossi fili di ferro, l'elice indutLrice, avvolta in tomo al fascio, è formata con filo di :2 millimetri, che fa da 300 a 400 giri e fo rma u~ ~rimo strato. La spirale indotta è avvolta in guisa da formare uno strato concentrico e sovrapposto al precedente . Le in terruzioni della corrente non sono prodotte con una ruota interruttrice mossa a mano, ma la macchina le attua da se stessa. Un piccolo martell o di ferro dolce chiude il circuito della pila posando sopra una piccola in cudine metallica; ma non sì tosto la corr'ente passa, il fascio centrale si magnetizza, attrae il mnrtellino ed il circuito è rollo. Sparisce in consc~uenza lo stato magnetico del fascio, ed il martellino ri cade e richiude il circuito· cosi . ' ' ripetendosi la stessa vi cenda, si hanno successive e rapidissime interruzioni. In questa macchina il Rhumkorf ha messo a proANJ.'!O

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VoL. 1.

20


... I

LA TELEGRAFIA

fitto tutti gli effetti d'induzipne, dal cui complesso ha ottenuti i prodigiosi risultati che oramài si son resi popolari.

xv. \ I fenomeni d'induzione, di cui precedentemente si è discorso, avremo potuto accorgerci che si rannodano in due fotti capitali, cioè: l'induzipne di una corrente su di un circuito esterno, e quella sopra il proprio circuito , che abbiamo chiamata induzione interna. Quale spiegazione possa darsi · di questi fatti, quale sia la mutua loro relazione, come essi conseguano dalla natura della corrente, secondo la idea che ce ne siamo fatta, . è cip che imprendiamo a trattare in quest'ultima parte del . nostro lavoro, con la quale chiudiamo la esposizione delle teorie che abbiamo stimato di far precedere allo studio tecnico della telegrafia. · .Giova trattare con precedenza della induzione, di cui abbiamo accennato in secondo ltlogo, cioè quella d'una corrente sul suo stesso circuito, o, se vogliasi, dell'induzione interna. Essa consiste essenzialmente nel fatto che, se ' rapidamente interrompasi il circuito, si· manifesta con.temporaneamente un r inforzo nella corrente accompagnato da forte tensione, superiòre a quella della . pila, la quale si sfoga o col salto dell1it scintilla, o , nell'estracorrente, quando l'elettrico sia incanalato in un conduttore addizionale. Qui noi vediamo un fenomeno di cui non possiamo dissimulare la grande l analogia che ha con ciò che

NELLA GUERRA

311

accade in . un tubo in cni corra l'acqua quando bruscamente se ne chiuda l'uscita. In tal caso la forza viva accumul_a~a dall'acqua si scarica contro l'ostaeolo e contro le pareti del tubo, in modo che, se a qu~st9 .~ia . unito un tubo addizionale, una parte del fluido v1 si caccerà con forza; come appunto avviene nell'ariete idraulico, nel quale l'acqua ad oo-ni urto ?• se vegliasi, ad ogni colpo d'ariete, è spin~ a salir; m un _tubo unilo al corpo dell'ariete. Ora q uesto _colpo d'ariete ha luogo sempre che b~uscamente s1 intercetti il flusso dell'acqua od anche d ~n gas qualunque; e non può mancare I)ell'elet. .~neo quando, rompendo il circuito, se ne impedisca istantaneamente l'efflusso . La massa elettrica in moto nel conduttore soffrirà n:ll'~Lto dell'apertura istantanea del circu'ito, il colp; cl ariete, producendo un aumento di tensione 1 che si manifesta, o col salto della scintilla o c~l ·p rodurre l'estracorrente. ' · R_avvis~ndo il fenomeno sotto . questo aspet~o, l'induz1?ne mterna riducesi ad un effetto puramente dinamico, dovuto alla forza viva della corrente che nell'atto dell'arresto evidéntemente non può di;Lruo-0 gere i~ tutto il suo corso la velocità preconcepità. Passiamo ora al secondo fatto, cioè all'induzione esterna. Qui pure, anaJogamente a quanto si disse per ispiegare le mutue attrazioni e repulsioni delle correnti il principio da invocare è il fatto scoperto dal Yen~ turi, cioè che nei fluidi in nrnto diminuiscono Je pressioni laterali,. e producono degli assorbimenti nel mezzo circostante, il quale perciò è richia~ato ver~o la corrente, da . cuJ è aspirato. . Se~uendo siffatte analogie, rappresentino AB ed M N 11 conduttor·e inducente e l'indotto. Le ordinate


LA TELEGRAFIA 312 della prallela A' B' rappresentino la pressione natu~ rale in tutti i punti del primo , quando · il circuito non è ancor chiuso; e le ordinale della parp.llela M' Nr

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' pressione potrà essere rappresentata dalle curve m r • Ora , è evidente che questa pressione diminuita si compensed1 subito per un' aflluenza del fluido · del tronco su0cessivo rN, che liberamente può muoversi nell'interno del filo il quale è buon conduttore; e vi sarà perciò una corrente istantanea diretta da N verso r . Quando al cessare dello stato variabile sarò. esaurita questa fase nei diversi punti del conduttore indotto, evidentemente non vi sarà più disquilibrio nelle pressioni del fluido nelle varie sezioni dei conduttori, e quindi si ristabilirò. l'equilibrio e non si avrò. più alcun segno di corrente indotta. Ma questo nuovo stato di equi! ibrio sarà necessariamente turbato se aprasi il circuito inducente.

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NELLA GUERRA

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Fig. 7 .

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indichino le pressioni tra il fluido naturàle racchiuso nel conduttore M N ed il fluido c·ontenuto nel mezzo interposto lL . ' Non sì tosto .chiudasi il circuito inducente la cor. ... ' rente non p0trà istantan eamente stabilirsi in tutta la · sua lunghezza, ma successivamente ed in tempo bre. vissiri10, dando luogo ad un effetto che già conosciamo, cioè lo stato variabile, che precede quello di. corrente. stabilita. . Ciò posto, a misura che il moto si propaga nelle successive sezioni, ne avverrà una diminuzione nelle pressioni laterali nel tronco giù attuato; cosicchè in un dato istante supporremo che il movimento siasi propagato fino al punto e, e la pressione diminuita nel tronco · precedente potrò. essere rappresentata da una linea a b c. Prendendo le cose in questo istante, è chiaro che la · sce~ata pressione nel . tronco A e darò. luogo ad un'affluenza del fluido contenuto nel mezzo interposto K, in virtù della·.quale diminuirà la pressione naturale nel tronco M' r, di guisa çhe la scemata

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Fig. 8.

Infatti, r,3ppresentando le rette A' B', :w N' le pressioni, mentre ha luogo la corrente, è chi"aro che quapdo questa 's'interrompa, nelle varie sezioni, dovrà successivamente ristabilirsi la pressione tale qual er3. prima di dàr passaggio alla corrente, per modo che, se si suppone che nel tronco A C _sia già av.venuto

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3U..

LA TELEGRAFIA

- questo effetto, la pressio ne in detto tronr,o sarà cresciuta e potrà essere rapprt'sentata dall a lin ea ab c. In. tal caso è chiaro che questo au mf'nto di pressione sarà risentito dal fluido del mezzo interposto e trasmesso al fluido del conduttore M N , sicch è nella parte M r la pressione sarà rappresentata da una curva mr' . Vi sarà dunque un affl usso verso il tronco rN , cio b una corrente istantan ea nello stess'o verso della in duc~nte. P.er vedere ora ciò che accade nel punto d' interruzi one, supponiam o che questo punto sia in C. Sarà ivi appunto che avrà luogo quel colpo d'ariete di cui già abbinmo acce nnato, il quale rend erà più gagliardo l'aumento di pressione nel tratto A C, e qui11di maggiore lo sbilancio di pressione fra i du e tron chi M' r e r N', dando luogo nd una corrente istantanea più forte, che contribuirà nd accresce re l'effe tto totale; e così rimane spiegato perchè la co rrente indotta di apertura sia più energica di quella di chiusura . La spiegazione dn ta dei fenom eni d'induzione ci aprirebbe il passo per trattare qnella parte della scienza dell'ele.ltricilà ch e costituisce l'elettro-statica, la quale per l'ordine logi co fin ora seguito nei libri elementari forma ancora una teorica basata su principii esclusivi ed affatto distinta dalla elettro-dinamica. Ora tra lo stato di tensione e di co rrente , che sono i due modi onde l' elettri co è consideralo nelle due teorich e, havvi una dipendenza necessa ria, perchè si ha sempre tensione quan do è impedita la corrente, e viceversa ogni tensione cessa quando ha luogo la corrente. l\la i limiti che dobbiamo rispettare in questo nostro lavoro non permettono di estenderci in maggiori considerazioni. Quel tanto che abbiamo esposto sull' elettro-dina-

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NELLA CUE'RI\A

-,

mica speriamo debba essere sufficiente per guidarci sicuri al fine che ci prefiggemm~. . . Questo sì: che non abb!?mo r1sparmrnt~ n_ella cedente esposi zione· tuttoc10 che do~eva ?usi pe1 co ordinare i fatti pri ncipali' facend oli denvare da_un principio unico. Lo ritenga chi vuole un_a pur~ 1potesi, non importa: mirando ad_esso_crediamo di ~ver fatto cosa più giovevole e pratica d1 9uello_che ~1 sarebbe ottenuto da unaJesposizione d1 nudi fatti' da un freddo empirism o.

~IC:

CESARE

GuARAscr

Ma ggi ore dol Genio. 1Contin1ta) .


UNA CONFERENZA AL CORPO ZAPPATORI DEL GENIO

'

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UNA CONFERENZA AL

CORPO ZAPPATORI DEL GENIO -

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o"' . . . . .

Il com~ndante il corpo Zappatori dava lettura nello sco_rso clicembre, di una dotta ed elaboÌ·ata dissert~z1one sulle auuali condizioni dell'attacco e della . difesa de lle piazze forti, e specialmente sui lavori di zappa. La _confèrenza tratlando di argomento cosi importante d1 per sè e svil uppato colla luc.idità e finezza che son~ proprie al distinto autore. riuscì per tutti di s~nirn~ mter~sse, onde, _noi crediamo , far cosa gradita ai _nostri compagni nell'eser.cito ·esponendo qùi sommariamente quelle ~ue considerazioni. . . Il c?I_onnell~ Yeroggio cominciò . col far notare la . <l)vers_1ta del~e ~ncumbenze in tempo di pace e di guerra, fra .gh_ufficiali del corpo Zappatori e quelli delle di·rez10~1, me~tr~ q~esti attend~no specialmente a quei ·lavor~ ~he s1 nfer1scono alla difesa delle piazze, ove , qu~Jh rn:ece sono di preferenza chiamati ai lavori ed agli studi che si ri_feriscono all'attacco di esse. È bensl ve_r~ eh~ anche i lavori stessi di zappa posson·o essere ut1hzzat1 con vantaggio dalla difesa nei contrattacchi e

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·nelle riprese offensive, ma questi sono casi particolari che non informano la 1:egola, ond'è ch'egli, insp irato a questo concetto, ritenne opportuno di trattare dei 'lavori di zappa, siccome quelli. che in certo modo caratterizzano la vera offensiva, e pet· di più sono al presente oggetto di vive indagini e di discussioni appo tutti i cultori dell'arte fortifìcatoria. ' E veramente a questo riguardo il soggetto prescelto entra di pie' pari nella tanto dibattuta quistione del predominio fra l' attacco e la difesa, nella quale co. minciò Vauban ad esse'r e campione sommo, seguìto poi, con divers·a for~una e vario ingegno, dagli altri valentissimi Coehorn, Cormont?jgne, Montalambert, Carnot, Chasseloup e molti altri recentissimi, fra cui si distinse il noto còlonnello Brial,mont. Si è appunto coi prendere a discutere qualcuna delle opinioni di questo illustre ufficiale che il nostro colonnello espose 1a prima parte del suo lavo,·o. · Non p.oteva il Bt'ialmont li·ovare certamente oppositore più gentile e più acuto al tempo stesso qel colonnello Veroggio, il quale, a parer nostro, ha vali- ' darn ente confutato il sùo avversario . Dopo che ebbe esposto l' opinione del Drialmont" ' sulla nociva influenzft del Cormontaigne, ehe preso, ' come novello, Aristotele, a supremo modello dell-'arte fortifi èa toria dalla scuola francese, fu causa che s·e ne imm'obilizzasse il progresso: in mezzo ano sviluppo di . tutti gli altri rami delle militari discipline , il nostro autore accennò .al detto dello stesso Brialmont, che l'arte dello · zappatore non saprebbe ormai più essere all' allezza dei temp'i. e che i mezzi di cui dispone sono affatto insufficienti contro la potenza di quelli della -difesa . A questa singolare asserzione, il nostro autore rispose con una finissima osservazione, dicendo che a


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I..

UNA CONFEnENZA

dare una plausibile spiegazione dei motivi che poterono indurre il Brialmont a fare tale confessione , bi. . sognava rltenere, essere egli stato inspirato a consi. ?era~i~ni di_ ordine politico é patriottico, potendo più ~n lm Il desiderio che le difese del Belgio restassero mvulnerabili, anzichè -lo spirito ed il criterio militare. '« Io', direi. soggiunse il. colonnello Veroggio, che se 4:- la colsa così dovesse essere, costituirebbe un fatto « nuovo nella storia delle umane vicende. Io credo « che ,se adesso l'attacco si trovasse decisamente in« feriore a~la ?)fes~, sar\bbe _qu esto ~n !ncentivo agli « fngegnen m1htar1 per fare 1 loro sforzi nel senso di « aumentare e perfP.zionare i mezzi d'attacco . E noi «siamo. tant~ avvezzi a,d ammirare i ,prodotti d~ll'u« m~na rnt~ll1?en~a, che non si dovrebbe dìsperare che « tali sforzi riuscir potessero ad un utile risultato. » E _soggiunse più oltre. « Vedendo, poi un ' SÌ distinto « rngegno, un autore che sl meritamente si è aitratta « la st!ma dei ~ultori clell' arte fortificatoria predire « che rnfruttuos1 sarebbero gli sforzi di chi si accin« gesse a11o studio del perfezionamento dei mezzi di « attac~o, mi farebbe temere, che appunto la di lui « autont~ n?n potesse fare all'arte un po' di quel male « eh~ egli rilevo nell'influenza di Cormontaigne. ~Po1 procedett~ ali' esame parziale degli argomenti ad~ott1 d~ll'uffiz1ale . belga in appoggio di qu ella sua tesi e noi lo seguiremo passo passo. Il Brialmont disse essere il perfezionamento delle armi da fuoco un vantaggio della sola difesa. Il nostro autore s?ose argutamente che il perfezionamento sì del fucile come, d:i cann_oni sarà un van t1,1ggio· per colui che ~e. fara il maggior uso e soggiunse che se, come non e improbabile, si arrivasse a porre nuovamente l'atta,~c~_nte in grado di far uso di queste armi nella p.r~porz10ne della forza di cui dispone, essendo esso

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AL CORPO ZAPPATORI DEL GENlO

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generalmente più numeroso del difensore, in tal caso converrebbe dire .che quel perfezionamento deUe a,rmi da fuoco sia più per avvantaggiare l'attacco che non fa difesa. Egli vede poi giustamente nelle strade ferrate, che il ~Brialrnont consider:a più favorevoli alla difesa che all'attacco, il mezzo di raggiungere questo scopo. Infatti la facilità e la rapidità del trasporto dei ma. teriali dai loro più lontani depositi sul teatro della guerra, la sicurezza di questi. trasporti medesimi che si fanno dietro all'esercito attaccante, l'opportunità di una · stazione vicina alla piazza assediata, per lo sbarco -opportunità questa che si andrà sempre aumentando col!' accrescersi delle ferrovie, specialmente poi per quelle grandi piazze che il Brialmont chiama perni strntegici - sono altrettanti argomenti che militano a favore della tesi assunta dal nostro autore. Così pure egli dimostrò l' insussistenza dell'esempio dal Brialmont citato di· Sebastopoli, ovè la difesa fu sempre preponderante nell'armamento rispetto agli alleati, facendo vedere come questa preponderanza fosse cau. sata dall'aver potuto i Russi per condizioni affatto ecc;ezionali impiegare tutti i cannoni della flotta e dell'immenso arsenale marittimo. Ma ' quante piazze potrebbero avere simile opportunità? · A conferma poi dell'utile impiego della ferrovia, ac- · cennò all'uso fattone nelle guerre del 1859 e del ~ 866, dalle quali si pnò argomentare che il trasporto del. · l'immenso materiale occorrente per un assedio è cosa di ·non grave momento e del tutto possibile. Abbiamo detto che una grande fortezza ~he sia perno strategico si presta per questo impiego d.e lle ferrovie suo danno, ed infatti iJ nostro autore, citando l'esempio della stessa Anversa, mostrò come potessero contro di essa servire lt: tre linee che vi concorrono da Gand,

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UNA CONFERENZA

Malines e Lierre, tut~e più o meno collegute colle ferrovie francesi. Per lo che egli così riassunse: « Parmi « adunque che si possa concludere contrariamente al'« l'idea del Brialmont sull'influenza dell'aumen tato nu({ Ìnero d' artiglieria in una guerra d'assedio, in un ·« paese ove il sistema ferroviario sia talmente svilup« palo corile ormai Io ' si vede nella massima parte ·« dell'Europa . » · Ma il colonnello Brialmont sostiene che anche il .maggìor calibro delle artiglierie sarà un vantaggio esci usivo della difesa . Il nostro autore trova invece che la impossibilità assolu ta fra cu, si è di . tenere sgombra, 9olle leggi sulle servitù militari e colle esi._genze della moderna civilt_à, una zona di terreno cor. ris_p~ndente a tutta la portata delle artiglierie, . ed il fatto che a quella distanza è ben difficile per non dire impossibile che il nemico non trovi una qualche ondulazione di terreno ove collocarsi ed armare le sue batterie al coperto, rendon0 illusorio questo vantaggio. L'idea poi di sgomberare a tempo oppo1:tuno una tale zona di' terreno da tutte le case e dalle piantagioni esistenti che impediscono di batterla liberamente dalla piazza, appare, coll'attuale rapidità delle mosse, una vera utopìa, e l'autore conelude perciò: « Io non potrei « dunque ammettere questo principio che l'aumento « dei calibri sia un vantaggio per la difesa. » ~oi siamo pure dello stesso avviso relativa mente al risultato finale, ma non possiamo questo proposito ornet- . tere di far osservare come l'aumento dei calibri può veram ente profittare in parte alla difesa, in questo senso che colle maggiori p-enetrazioni ì lavori che l'attaccante deve fare per coprirsi vengono ad, accrescersi -straordinariamente e la scelta delle terre dei.parapetti..nella cui qualità pare stia oggidì il segreto della re'

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sistenza; non è iò facol tà dell'assediante, il quale si deve coprire col terreno che .trova . L'attaccante_è per altro compénsa to in qu esto inconveniente dalle nsorse della meccanica e dell'industria di cui egli, a preferenza della difesa, dispone senza limiti. Ritornando al colonnello Veroggio , egli così prosegu ì: « Non starò più esam inando in ·qual modo _il Brial-_ « mont ~ragga vantaggi per la difesa dall'ado~~one_del « metodo cli caricamento per la ,culatta, dallanpi ego « dei razzi di guerra, dal .perfezionarnen_to di alcuni· « sistemi di mina, dall' impiego di rnacchme a Yapore . « per manovre d'acqua, dall'impiego delle macchineelet«· tro-rralvaniché per rischiarare i dintorni della piazza e « des;nare le batterie dell'attacco coi relativi d_eposit~ « e magazzini: Nella massima parte dei concetti da lm « esposti intorno a queste invenzioni io sarei con~orde « alla sua opinione, segnatamente per quanto nflette « l'impiego della luce 'elettrica; perchè di essa mentre « pòtrebbe poco utilmente valersi l' atta.ccante, come· « potrebbe fare con qualche s~~ce~so d1 tutte le -altr~, « verrebbe da essa molto pregrnd1cata la sua posi<< zione finchè, come è stato constatato fin'ora, i carni minamenti ravvicinati sono poco eseguibili di giorno·. « In complesso però tutte queste m}gliorie non yos- · « sono avere quella importanza che valga a decidere ~ la quistione della preminenza della difesa sull' ate tacco . e: ·Ma crederei di poter ancora con fondamento con. g traddire il Brialmont quando ascrive fra i vantaggi· « della difesa l'impiego deila telegrafia elettrica e delle « ferrovie . Rela tivamente alla prima ammesso, come « nessuno può nègarlo, che tanto _il difenso_re cl.ie l'at<t. laccante facciano uso del telegrafo eleLtnco, 11 van« taggio del suo impiego sarà sempre più sensibile .


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UNA CONFERENZA

« per/attaccante che in ragione della sua posizione « avviluppante sarà sempre più disseminato che il di<.:

fensore . L'attaccante nella trasmissione di un ordine

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« di un avviso col telegrafo potrebbe farlo ricapitar; « fin quattro o cin.que ore prima che colla t.rasmis« s_ione di un dispaccio con guida a cavallo, mentre e: per la difesa sarebbe raro che con tal mezzo il pieg0 « non potesse esser ricapitato in un'ora dalla piazza e alle opere avanzate. » · E qui ci si permetta un'osservazione relativamente all'impiego della telegrafia per pàrte sia della difesa che ~ell'~ttacc,o . L'esperienza ctelle recenti campagne ha d1most.rato. c?m_e i fili, sia sospesi sia rampanti, dei t~le~r~~ elett_nc1 sieno esposti a soverchi e frequent1ss1m1 danm quando il terreno ove si 'trovano sia molto esposto ai tiri nemici. . Tale appunto è il caso del t.erreno che circonda i forti o le piazze massime neg!i ultimi periodi dell'atta.eco quando le sue batterie sono molte ed attivissime. Perciò noi riputiamo dovere la difesa valersi quasi esclusivamente dei · telegrafi _s~n:iaforici, i quali oltre · all' essere ·q uasi i nclistrutt1b1h, permettono all' assediato di comunicare' regolarmente co!l' esercito di soccorso od in generale colle _truppE.. am1_che che sono al di fuori . Il telegrafo elett_r1co, ordmano. sarà invece opportunissimo per la corrispondenza dei varii posti ali' interno della cinta prin~i~ale_ e sopra tu~to. poi per l'attacante, il quale al d1 la di un certo hmite nè può liberamente usare cavandone tutti quei vantaggi che offre un' così potente mezzo di comunicazione. Relativ~me~te alle ferrovie, oltre al già detto il colonnel!o ~eroggio fece vedere come per l'assediato sarà ben d1ffic1le per non dire impossibile chè i tronchi di linea compresi fra i suoi forti possano essere conser-

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vati m esercizio dopo l'investimento della piazza, attesochè non pos.s ano mai essere abbast_a nza coperti dalle oper_e stesse. Passò finalmente il nostro autore a trattare delle .asserzioni del Brialmont che dall'impiego delle batterie corazzate abbia da essere, più che d'ogni altra delle già accennate particolarità, avvantaggiata la condizione del difensore di fronte a quella dell'attaccante. e , A « questo proposito, disse il colonnello, io non avrei ~ sicuramerite il capriccio di contraddire il chiaro au- . ( tore e pretendere che l'attaccante possa nella stessa « misura che il difensore _yalersi del ferro e trarne par« tito tale da uguagliare le condizioni delle due parti. In « massim8: le batterie corazzate saranno difficili se non « impossibili ad eseguirsi. sotto il 'fuoco, per cui mentre « il difensore potrà agire rinchiuso nelle sue torri gi« ranti, o coperto di scudi di ferro, altrettanto non « potrà far l'attaccante. !\fa sarà egli vero che non possa -~ quest'ultimo fare alcun uso del ferro? Questa pare « che sia pure l'idea del Brialmont, perchè parlando e: dell'impiego degli scudi di ferro per proteggere !a .« testa di zappa, egli osserv.a che in tal caso il peso « di questi scudi, la. loro forma ed il carrçi sul quale e 'dovrebbero stabilirsi si opporrebbero al loro impiego « nella più parte dei terreni. Io invece mi sforzerò di e addimostrare la possibilità di valersi appunto del 4: ferro per tale ufficio. Non · è che io creda· di avere fin d'ora risolto il prob!f\ma, non ho fatto che lo ·« studio preliminare per esporlo in conferenze spe« rando che col vostro consorzio io possa riuscir nel,« l'intento. I fervid i. ingegni che in ogni grado si ri« scontrano fra di voi, la profondità degli studi dalla « maggior parte fatti, mi rincorano in questo còmpito « e mi sono ar~·a che a qualche cosa riusciremo . ., Con

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non esser vera la superiorità della difesa, e ben a ragione disse I che se l'attacco non manterrà sulla difesa' la superiorità che quasi sernpro ha avuto, conservera almeno un valore equipollente. Nel nostro Manuale dello zappatore, pressochè iclen~ tico al francese, si ha ch e la zappa piena è fondata sulla protezione della testa di zappa _col_ mezzo del gabbio ne foscin ato e che si fa y rogred1_r~ 11 lavoro col metodo deg,li appronfondament1 success1v1 ~elio scavo. Ma ben a proposito il nostro autore_ so~g1unse: che siffatti metodi neO'li assedii o non rrnsc1rono o progr·edirono assai l;ntamente : ba~ter~ che le art.i?lierie della piazza assediata concenti:mo 1 lor~ fuoc_h1 sull_a testa di zappa, per impedire il progredire dei lav_or1. Ed ammesso an che che proceda, come può con s1derarsi coperto il soldato, con un sol metro di altezza di terra soda e pel rimanente da terreno smol:i~O '? Enumera quindi due essenzial i difetti, I~ difficoltà cwè dell'avanzamento pl'odotto dalla poca s1cur~zz~ della testa di zappa, e la debolezza del. profilo d_1 ~rrncea · Difatti il nostro autore disse, che i Francesi n con~bbero a Sebastopoli, ad onta che la difesa f?ss~ pnva di artio-lierie rigate, e risulta dai resocon ti d1 quell'assedio che tale fu la difficoltà d'avanzamento de! la zappa piena, che dovettero novellamente ri_corr~re alla zappa volante. Risultò inoltre che per n med1are al difetto della poca resistenza del profilo, ?o~ette~~ portare l'escavazioM ad .1m 80 e ad onta di ciò, piu volte la trincea venne spianata dalle artiglierie della pi azza. Il Brialmont a tali fatti riferitosi ammette che la zappa volante debba considerarsi come il mezzo esclusivo d'attacco, e quand'essa più non valga, yropone di approfonda.re la trincea m~ggi_ormente d_i quanto prescrivono i l\lanuali, e copnre i lavoratori con un

queste parole che abbiamo citato, il nostro autore pose fin e alla prima parte del suo dire, mostrandone in pari tempo precisamen te lo scopo. Vediamo ora come lo abbia sviluppato nella seconda parte. La 2• parle della conferenza tenu ta dal nostro colonnello , riflette i lavori della zappa pi ena . Noi troviamo inutile l'estenderci per m,rnifestare la grande importanza di siffatti lavori; tutti sanno elle scopo precipuo di un esercito assediante si è quello di espugqare una piazza fortificata nel più breve termine e colle minori perdite possibili. L'uso del gabbione fascinato per proteggere i camminamenti verso di una piazza assediata non è più possibile; si potrebbe forse an che assicurare che non lo erapel passato, giacchè, per esempio, nel 4807 all' assedio di Danzica si ricon obbe essere pochissimo efficace. La ricerca pertanto di un congegno mobile, che protegga la testa di zappa, è cosa di un'importanza somma e molti già si occuparono cli risolvere la quistione. ' Citiamo fra le proposte lo sc:udo di fe rro battuto del maggiore Lovell inglese premiato all'esposizione di Lond ra nel 1862. Il gabbione foscinato in lamiere Jon-es a doppio inviluppo adottalo in Inghilterra. Il mantelletlo cuneiforme corazzato del tenente colonnello del genioaustriaco Caudella - il sistema dei piccoli fornelli di mina combinati col successivo coronam en to degli imbuti - l'impiego di un aratro a vapore colle ruote a pala e fin alrn cn Le quello delle macchine perforatrici già in uso per la costruzione dei LUnnels. Noi ci auguriamo pertanto che il risultato di tale conferenza possa condurre alla desiata soluzione. Da quanto adunque ha esposto il nostro autore nella 1" parte della sua conferen za circa le idee del Drial~ mont in rapporto alla difesa e all'attacco, egli concluse '

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{',ON.F.Js-RISNZA

traversone di terra che dovrebbesi far avanzare col progredire -del lavoro: co_me si scorge, egli rinunzierebbe all'avanzamento per ~pprofondamenti successivi sul quale si ·basa il sistema del gabbiòn fa_séinato. Ciò per l'avanzamento; .ed in qù~nto poi alla poca resistenza del profilo, il Brialmont propone dare ai camminamenti. 1m 50 di profondità· quando le terre Io ac' consentano. Relativamente .:, tale 'tràversone il nostro colonneÌlo acçennò clie- quantunque non richiegga difficoltà di lavoro, ha il difetto çl.el, troppo lento progrèdire della testa di zappa 1 e l'altro poi ancor più grave che essendo formato da terr~no sciolto, non . presenta che un debole riparo. ' · . Accennò alle esperienze fatte dai soppressi reggi. menti Zappatori e a quelle del campo di S. Maurizio nel 1868, ove . si riconobbe. chè ·résistette ancor meno dell'antico gabbione fascinato. In quanto poi alla profondità di 1m 50 il nostro autor~ saggiamente si riportò all'assedi_o di Sebastopoli, ove dai Russi vennero spianati dei tratti di trincea . aventi 1 m 80 di profondità. Che adunque, egli dice, sarebbe .avvenuto delle trincee di 1m 5~ e quando l'ar:~iglieria fosse rigata anzi che liscia? Sembra pèrtabto · non dupbio il concludere che la profondità della trincea debb~esser maggiore di -1-m 80. E. prosegue: t Volendo stabilir qualche cosa intorno a questa « profondità, egli non è a dimenticarsi quanto già sopra « osservammo, che la terra sciolta come si riscontra « nei parapetti di trincea non è capace di fo~mare una « b_uona massa __coprenté. Da ciò ne viene la conse« guenza che la ·pro,fondità dello scavo deve esser tale « che chi pratica la trincea possa esser sempre ripa« rato dai tiri diretti de.Ila terra soda; che cioè la

3~7(( profondi Là. clella tl'incea debba esser eguale all' al« tezza minima di un parapetto per coprire la fan « terìa. A questo avviso è stato condotto il nostro Co« mitato , allorchè si occupò dell'esam e di una 'proposta e del capitano_ dell' arma sig. Derossi OWlvio, allora e appartenente al 2° reggimento ~appatori. Il detto con, sesso riferendosi all'esempio del genio dell'esercito . « austriaco che nel profilo normale della trincea fissò « la profondità dello scavo a ~m OG in terreno piano e ed orizzontale, dichiarò stimare assolutamente ne'i cessario che d'ora i1 1 avanti sia fissato a 2m 00 anche e da noi. » Il sistema di zappa piena ideato dal Brialmont fu respinto dal Comitato del · genio e un tale gitfd.iz'io venne riconfermato dallo stesso Comitato nel ,J 868, / dietro novelle esperienze praticatesi al campo di istruzione. 1iassò in seguito il nostro colonnello a far cenno· del sistema p1~oposto dal capitano del genio sig. Derossi, il quale consiste nel sostituire al traversone una massa di terra portata da un carro scorrevoJe sul fondo della zàppa, e perciò capace di avanzare man mano che progredisce lo scavo di questa. Il Derossi , prop orrebbe di servirsi di uno di quei carri che fanno parte del materiale mobile delle ferrovie che sono privi di sponde e servono al trasporto dei materiali pesanti. Per l' esecuzione imiterebbe il Brialmont che , abbandona jl metodo·degli approfondamenti successivi . dello scavo, dando alla trincea la profondità di 1"' 75: U_na tàle proposta fu es.:i.minata dal Comitato del genio e veniva dal presidente, luogotenente generale conte Menabrea, suggerito di sostituire alla massa di terra una . copertui'a di lastroni di ferro fissata sul cafro in modo che i proiettili potessero rimbalzare a distanza. .!L CORPO J:AP.l'; l.;j:OJJ.I D..E_L GENIO

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UNA CONFERENZA

Il Comitato riconobbe che sarebbe stato conveniente di tener in considerazione la proposta Derossi, tanto ·più che · 1e esperienze necessarie a farsi non sarebbero nè difficili nè costose. ii1a di tali esperienze pare nulla siasi fatto fino ad ora_. 1l nostro autore accennò in seguito alla convenienza di nominare una Commissioné di ufficiali del genio per. siffatte espet·ìenze, onde appu'rare se in pratica si avrebbero i van taggi çhe alcuni si ripromettono , e qualora riescissero infruttuosi i ten tatfri , }a Commissione stessa potrebbe prnporre Ùn più appropriato apparecehio in modo da r~isohere la quist.ione. Continu a Ja sua conferenza il nostro autore coll'accennare un ·recente progetto del colon nello signor ·Gianotti per una nuova maniera di zappa piena fa di cui profondi tà sarebbe 1l m 30 come in quella del Bt·inlmont. Otto lavorato ri sarebbero dispos!i l'un dietro all'altro présso a poco come. nel sistèrna antico, e la . testa di zappa sarebbe coperta da un man telletta di ferro e legno, ovvero da una blinda sconevole corazzata, la quale verrebbe spinta innanzi a misura che può avanzare il lavoro. Pare che il Comitato dell'arma non abbia ancora espresso _ gi udizio alcuno in merito a , tule progètto, r iservandosi forse di emanare le disposizioni per le relative esperienze, modificando però sempre la profondità della trincea col portarla a 2m. Passò per ultimo il noslro autore ad esaminare le diverse parti di quel mantelletto, lamentando in taluna di esse' qualche incon'veniente. ·Chiu se la sna conferenza. il colo nnello sig. Veroggio col proporre un mantelletto di sua invenzione di cui. espose i principii fo ndamentali, senza passare aprec1s1 dettagli che sono tu ttora in via di studio. Non

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potendo noi quindi en trare nella disamitJa di questo nuovo sistema, ci limitiamo a dire che le considerazioni sulle quali il nostro c·olonn ello ha basato j} suo apparecchio las.ciun o sperar bene del suo successo e confidiamo che sieno fatte a tal uopo accurate espe_rienze perchè si possa discutere -con dati pratici e finalmente definire una quistione di tanto interesse. Gennaio 1870. NEGI\I

e

CAPELLI

Ca pita"ni <lcl genio.


l CRONACA POLÌTICÒ•MÌÙTARE

CRONACA POLlTICO-MILITARE

qnella della Prussia è considerata come sommamente dannosa alla Francia; e per ciò appunto osteggiarono tanto la guerra d'Italia del 59 e le annessioni del 60-61 ben pres1:1ntondo che l'unità italiana, tardi o tosto, sarebbe stata seguita daì\'uuità germanica. Il nuovo governo francese sarebbe certamente alieno dall'intraprendere una guerra per. ristabilire lo stato di cose quale era.in Germania alla vigilia della battaglia di Sadowa;. ma non è egualmente certo che, dal punto in cui la 'diplomazia prussiana non mostra sòvorchia premura ad eseguìre l'articolo 5° del trattato di Praga, esso abbia rinunciato ad ogni iniziativa su di un argomento così dellcato e importante. Sieno o no fondati i rumori corsi nei giorni passati intorno ad alcune osservazioni state fatte dal nuovo ministTO degli affari esteri in Francia all'ambasciatore prussiano a Parigi, intorno al h'attato di Praga, 'è però un .fatto che .finchè )'articolo 5· non è eseguito, un piinto ne·ro ,rimane tuttora sospeso sul11orizzonte politico d'Europa.

11 febbraio 1870. ,

Nello cronache precedenti noi abbiamo cercato di porre iu sodo specialmente q11esto fatto : che cioè la trasformazione del governo personale in governo rappresenlali vo, testò anennta in Francia , aveva allontanate le probabilità di una gnel'Ì'a prossima io Europa. Sarebbe però meno giusto il voler infè1:ire da questo stato di cose che la pace sia assicurata in modo permanente o per un periodo cli 'n nni ubbastanza lungo. In l'a tti se sono scomparsi i pericoli di una « diversione ·» all'estero· che potessG essere tenta ta dall' imperatore dei Frnucesi per rialzare il suo prestigio all'interno e assicurare la successione della sua dinastia, non si saprebbe dire lo stesso in termini così assoluti per quanto concerne la possibilità di nuovo co ,u plicaiioni rispetto al1'una o all'altra delle quistioni po litiche che sono tuttora insolute. Finchè la Prussia non avrà risolto in modo sodd isfacente per la Francia il problema della retrocessione dello Slesvig settentrionale alla Danimarca. secondo il tenore dell'articolo 5° del trattato.di I>raga, la guer;·a rirnann sempre una cventualiti,1 sospesa sull'Europa . Cli uomini di stato. i quali reggono. ora i destini della !.<r' ancio, sono tralt~ dai pre~ ceden ti della loro politica , pili assui che non fosse l'imperatore stesso;' ad avversare gli innovamenti sopravvenuti nella Germania del Nord per effetto della guerra del 66, Por essi la ricostituzione delle forzo tedesche sotto·una mano vigorosa come

La Francia prosegue intanto nello sperimento della nuova formu cli governo, che dal 2 gennaio in poi ha cominciato a · funzionare. ta fiducia è ben lungi ancora dal potersi dire pert'ettl e i partiti es: remi non si sono ancora dati per vinti: Ma il nuovo ministero ha operato come se tale fiducia esistesse, e mostrandosi forl o · di essa ha osato guardare risolutamente in faccia ai suoi a\ vorsari . Il successo coronò quest'ardire; e difatti i disordini che si produssero e si rinnovarono a uu mese di distanza in Parjgi, non riuscirono ad altro che ad una emozione passeggera, e la r epressione non ebbe bisogno di manifestare tutta la potenza de' suoi mezzi. Lo difficoltà che ~i opporrebbero al d) d'oggi in Parigi, -al rinnovarsi di quene celebri giornate, di cui abbiamo tanto terribili esempi, sonò certo da attribuirsi , per qualche parte, ali~ previdenti di.sposizioni a cui fu informata per tanti anni l'opera clell'Haussmunn per tutto ciò che riguarda la disposizione çlegli edifizi' e delle contrade della città; ma si deve pur convenire ·c}le attualmenLe le condizioni dello spirito pubblic:o ,non sono , taJi da favoreggiare i tentativi di rivolta. Quello che è risultato , cl1iaro dui disordini che hanno p.vuto luogo a Parigi si è che essi furono soltanto l'opera di pochi, e che l'immènsa maggiora;nza della popolqzione non solo sj mostrò indifferente, O)a contraria. ·


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CRONACA

Oltre ai disordini -di Parigi, provocati da cagioni politiche. aHri disordini ebbero luogo nel mese tcstè decorso per cagioni di ordine economico. Diecimila operai del Creuzot, stabilimento colossale d'industria metallurgica. si misero in isciopero, obbligandovi, colle minaccie, anche quelli de' loro compagni che . avrebbero voluto continuare nel lavoro. A tutelare la libertà di tutti e a prevenire disordini furono spediti su l luogo circa 8000 uomini , la cui sola presenza bastò per assicurare i timidi che si posero al lavoro e che furono poi successivamente imitati da quasi tutti gli altri. Due deputati dell'estrema sinistra presero occasione da questo fatto per accusare il governo di aver fatto intervenire }a.forza armata in una quistione che si dibatteva fra .gli operai e i padroni, e vi ravvisarono una viol~zione · della legge del 1864, in virtù della quale era riconosciuto agli operai il diritto di associarsi. Le risposte del ministro déll'iutern:3 è del presidente del Consiglio furono altrettanto recise che giuste. Essi fecero vedere che l'invio delle truppe era sfato motivato' ed ora giustitìcato dal bisogno appunto di proteggere quella libertà de.I lavoro, di cui gli interpellanti si mosLrarono così ardenti difensori, e che era stata resa illusoria dal fatto della pressione e delle intimidazioni di una parte degli operai sull'altra. Quali non sarebbero state le accuse dell'opposizione contro il governo se questo non avesse presi i provvedimenti necessari per .prev,enire ogni sinistro? Il Corpo legislativo accolse con applausi le . dichiarazioni del ministero. Solita tattica di tutti i tempi o di tuHi i luoghi. Ovunque avvien.e un disordine , il governo è sempre chiamato in colpa nel Parlamento: se non si trovò presente la truppa. alte grida all 'imprevidenza; in caso contrario, l'intervento della truppa era quello che nveva provocali 'i disordini. Un'altra analogia con ciò che avviene in nlt.ri paesi ce la offre ora la Francia in quegli uomini che han·no scritto sulla loro bandiera: guerra all'ordine sociale, alla proprietà, al capitale; essi vedono nell'esercito il più grande ostacolo all'effettuazione dei loro voti, e non v'è mezzo che lascino intentato pur d.j scuotere ,Ie b_asi della disciplina. Nòn sembra però che l'esercito frrincose sia un terreno acconcio alla propagazione delle loro massime, e il ministro della guerra. generale Le Bamf, ha dato prova in ciò di quel rigore e di quella franchezza cho son richieste dalla sua ~posizione. Due soldati del 71• reggimento di linea, éhe avevano assistito, contro il divieto, a una riunione

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politica, furono camhiati di reggimento e mandati in Africa. ,Questa misura aveva già dato lu ogo ad una memorabile discussione (10 gennaio) iu cui il generale Le Bqmf, dopo avere convenuto di questo fatto e palesatine altri di simile natura, dichiarò che egli non solo accettava intiera la responsabilità cli questi provvedimenti, ma che era disposto, in simili circostanze, ad agire anche per l'avvenire nello stesso modo. Essendo poi aperta nei fogli rivoluzionari una sottoscrizione allo scopo cli liberare da l servizio quei due soldati, il ministro del la guerra si rifiutò nonostante a concedere l'esonero. Ciò provocò una seconda interpellanza per parte di un deputato, resosi ornai famoso, e il cui nomo servì di pretesto e di bandiera ai pnrtigiani del disordine . La risposta del generale Le Boeu f fu questa volta non rÌleno fran ca e precisa che la prima: la legge concede bensì l'esonero prima dell'iscrizione sui ruoli; ma una volta arruolato il soldato, non può ottene.re la sua liberazione se non dietro speciale permesso del governo : provvidenza necessaria generalmente poi caso di guerra, e tanto più necessària ora che il partito rivoluzionario potrebbe . sen,za ciò, ott_~ne_re . le!s'a!mente f• esonero dei soldati chP, si mostrassero prn md1sc1phnati. Appoggiato alla, ·lettera della le.gge, il generale Lo ~oeuf dichiarò com'egli avesse creduto nel caso presente valersi dell'autorità che aveva in senso favorevole alla disciplina, e rinnovò la protesta che sempre si sarebbe regolato secondo queste norme. La fermezza dimostrata dal generale Le Boeuf gli valso l'approvazione della Camera, la quale non gli fece pu~e difett~ quando gli fu mossa interpellanza perchè le spese dei funerali celebrati al maresciaJio Regnaud di S.t-Jean d'Angely fossero state poste a carico dello Stato. Il ministro re:e omag?io i? quest' occasione ai meriti del defunto maresciallo, e ncordo specialmente la giornata. di Magenta in cui questi co~ s.oli 4,000 uomini tenne testa- per più ore ad oltre 10,000 Austnam, e conchiuse dicendo che lo Stato, onorando in tal modo la memoria del maresciallo, era sicuro d'interpretare il sentimento dell'esercito e del paese. Dopo la Francia, la Baviera è stata la potenza che nel mese scorso ha richiamato più specialmente su di sè l' attenziono dell'E:uropa. Finchè a Monaco si nutrì il timore che la Francia potesse accumuiare i suoi battaglioni sulla frontiera del Reno, la pros-


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cno'NACA

sioM di una tale minaccia influì sull~ Corti e sulle popolazioni tedesche nel senso òi una sempre più stretta unione, e di un sempre maggiore avvicinamento della Germania del Sud a quel la del Nord. Tali tcmdenze unioniste si facevano sentire più forti dove più possibile era la pressione della minaccia francese, e più immediato il pericolo; dal Badeu, che si trova a contatto, al Wiirtemberg ,' e quindi alla Baviera che si trova più lontana, questa tendenza si va via rendendo meno pronunziata; e ora che quella pressione parve diminuita o scomparsa per la rivoluzione pacifica operatasi in Francia, fn appunto prima la Baviera a manifest,1re apertamente quelle tendenze in senso opposto ali' avvicinamento alla Gerjl'lania del Nord. È fa1ile però il vedere come questa tendenza .al separatismo che si mostra più spiccata in Baviera che non nel Wi.irtemberg e meno ancora nel 'Baden, non si deve soio attribuire alla ·maggiore lontananza dal pericolo. ma bensì anche alla maggiore importanza p·olitica della Baviera stessa e &Ile sue tradizioni, che permettono al Bavarese cli concepire una patriéJ.,, ma speciale, dist.inta clalla gran patria germànica . . Gli è a queste diversi là pi:incipalmentc' che si cjeve attribuire ·se quella Confederazione- della Germania del ..Sud, a cui Ja Prussia dava sul trattato . cli Praga il suo consentimento anticipato, non pot~ mai divenire mia realtà. Riqsciti va;1i i· tentali vi per formarla, non restava alla Baviera chf:l seguire una politicà 9i p~udenza, che tenesse una via di mezzo fra la .complèta sudditanza verso la Prussia, e una posizione di assolulo antagonismo verso di essa i ed era invero la sola politica che seml)rasse savia e possibile fra due fai.ti così opposti, qua.li er,ano d& una .parte i trattati di alleanza offel}siva e difensiva che la Baviera aveva dovuto stringere collu Prussia e ·i rapporti doganali che la l<>gavano alla Confedera1.ione del Nord, dall'altra l'opinione pubblica del paese, avversa in generale ulle tendenze della egemonia prussiana . .Tale infatti fu la politica seguita dal giovane ~'e di Baviera e_ dal. sqo ministro'. il principe HohenlohEL 11 quale aveva dmanz1 a sè l'esemp10 delle calamità che aveva arrecate al paese la polìtica del suo autecessore Van der Pforteri . , Una .simile attitudine del minislerÒ bavarese do;eva ~aturalmente incontrare molta opposizione nel parlito autonomi~ta, assai numeI"oso, il quale non gli teneva conto delle diflìcoJtà della siia po'sizio11e. Finora i pericoli dì una·guorra colla Francia, e Je vìsté illumina te e progressìve del p1;incipe IIohenlohe avo-

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PoLÌ·trcò'-MiLITARE yano reso possibile il · fùn1.ionam~nto deùli.' macchi_I!a: par,la~ meetare; ma essendo spirai.o nell'aulnnno passalo 11 tormmo della legìslatura che sedeva nel 18H6, ed essendos·i p1 ococ_lut~ alln 1rnove elezioni, i duo partiti si trovarono così uguah dL forz:-;, che la Camera non potè nemmeno giungere a capo di coslit:1ire il seggio presidenziale, talchè il ministero dovette scio_. glierla e convocarne un'altra. Come sempre succede in tali casi, il pnrtito d'opposizione, che s'in titola dej patriot~, uscì dallo seéonde elezioni piìt forte aneora che dalle prime, e sebbene esso si componga d'uomini appartenenti a grad~zio~i diversissimo d'opinioni, ha però un punto d'unione' nell'astio verso la Prussia, e nella condanna della politiea del ministero, eh 'esso qualifica come contraria agli interessi del paese. li R.e t ui<>'i nel suo discorso d'apertura accennava a tale condiziono di ~ose, o cercando di t1·anquilJare gli spiriti agitati da due correnti opposte, dichiarava di volersi mantenere fedele ai trattati d'alleanza. stretta colla Ptussia, e nello stesso tempo che esprimeva il desiderio d'una pih str~tta uni_one ri:a tutti gli Stati di nazionalità tedesca, faceva le prù ampie ~ss1curazioni per ciò che riguarda I' autonomia della Bav10.ra. Sembra che tali assicurazio ni non sieno si.alo giudicate sufficienti. poichè tanto la Camera dei deputati quanto quella dei con~iglieri nelle loro risposte di indirizii al _Discorso c~el_ln Corona, esposero un manifeslo biasimo alla pohtica çlel ministero. li ne rimase tanto plù vivamente indispeLlHo. di questa opposizione. in quanto che avevano preso parte a quo! voto ancl\e i Principi del sangue, e rifiutò di accettare l'indirizzo. Dop? ci_ò io scio,,limento della Camera è inevitabile, per quanlo s1 dicesse cl1e l' Hohenloho :stesso avesse offerto al Ile di ritirarsi. Comunque sia pèr risplversì la crisi, è certo questo uno dogli lilli piii importanti di quel gron dramma che sì chiama: l'uniformazione della Germania. Nelle sue dichiarnzio!1i alla Camera , ner difendere il proprio operato, il principe Hobenlohefece la , ~çrnfossione che la. Prtissia non aveva mai chieslo l'entrata deglì Stati del Sud nella Confederazione del Nord,. ma ché essa av~wa lasciato in loro facoltà di vedere se desiderassero l'unione: aggiunse che la Baviera non si sarebbe indotta a fare veruna proposiz'ione in questo senso alla Prussia, se non d'accordo coo·li altri Stati tedeschi, per cui la quislione si riduceva a troo \ . . varo con questi una base comune eh /lZtone. Qu.esti avvenimonti portarono al colmo l'agitaziono che già era ·forte in Baviera.; dell'esercito specialmente si pretende che 1


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CRONACA

sia animato da sentimenti ostili. pronunziatissimi contro tutto ciò che è prussiano; per cui potrebbe anche accadere che il lle si · dovesse alla perline r assegnare a congedare il principe IIohenlohe, per lasciar _passare la momentanea tempesta.

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Qualche cosa di simile, benchò non nello stesso grado di intensità. si verifica pure in Sassonia, dove venne fotta una mo:7.iooe al govern o, perchè si adoperasse presso la Con'feclera-· zione del Nord, onde ottenere nna diminuzione nelle spese federali e soprattutto una r isoltnione tendente al disarmo generale. Questa mozione fu, approvata dal le due Camer e, non ostante l' opposizione dei ministri. Ed agli stessi sen timenti si ispirò altresì il voto dato dalla Camer a dei deputati, con cui si respinse la proposta ciel ministero di sopprimere tutte le Legazioni. Queste due votazioni provano che le consid erazioni di , ec~nomie sono dominate da: considerazioni di ordine politico: in entrambe vediamo prevaler e un sentimento di autonomia e di emarteipazione dall'influenza prussiana. AJ ogni modo questi sintomi della situazione, che rivelano un movimento di r eazione alle tendenze dell'egemonia prus- siana, o se vogliamo , mi ridestarsi del« particolarismo » contro i tentativi di unificazione, mostrano quanto ocula ta e pruden te fosso la condotta tenuta in questi ·ultimi anni dal Bis.mark, il ' quale dovette piuttosto frenare che eccitare i suoi troppo zelanti seguaci, che avrebbero voluto compier e d'un tratto l'opera eh' egli era stato du pprima solo a volere. Era piu'ttosto una attrazione morale quella eh' ei voleva eser citare, anzichè una violenta incor porazione che avreb be compromesso la solidità dell 'edificio. Ed ora che pel manifestarsi negli altri Sta.ti dellà Ger mania (J!rnste tendenze separatiste , il conte di Bismark avrebbe pHl bisogno che mai di poter èontare sul solido appoggio dei Prussiani stessi, sembra invece che· tale appoggio sia per fargli difetto. La Cam'era dei signori ha r espinto la proposta di decretare la proroga della sessione del Parlamento prussiano in occasione dell' apertura del Parlamento federale· fissa ta pel -14 corrente, Si vede da questo che pHr quanti sfo1:zi abbia fatto il Bismark p,er « tedeschizzare » i Prussiani, i Pr ussiani rimangono fedel i al còmpito di voler « prussificar e » i Tedeschi. Invano il Bismark ha creduto dì impedir1) qnel voto con un discorso altrettanto conciliante, quanto inspirato a larghe idee. « l\li spiace di vedere, egli d~sse, come in questo

POLITICO-MILITARE

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« recinto si presentano sempre la Prussia e la Confederazione « del Nord come antagoniste . Una volta per sempre io pro« testo contro l'idea di una rivali tà per nulla· giustificala. li « predornioio dato ai grandi inter essi naziooali non implica per {< nulla l' umiliazione della Prussia. Fu deciso che il Reichstag {< o il Parlamento del Nord non possano sedere simultanea« mente. SB voi credete che questa regola non debba ap« plicarsi che agli altri Stati confederali e non alla Prussia, « per ,la ragione che noi siamo qui in casa nostra; se voi en« trale in questa vh1, allora _i nostri indirizzi si allontaneranno « 'ta lme!l te l'uno dall'altro che forse non ci r itroveremo più» . Queste sagge considerazioni non valsero 1 nd impedire che la Camera rend esse un voto contrario a ciò che il Bismar k proponeva, èd è facile lo scorgere quanto questo spirito esclusivo, da cui si mostra animata la gran maggioranza del Parlamento prussian'o sia fa tto riuttosto per eceitare che per diminuire lo spirito di esclnsivismo elle orn più che mai si fa nuovamente , sentire nei vari Stati della Germania. Se que~te tendenze avranno un' eco a ltrosl nel Parlamen to federale è ciò che ben presto potremo sapere, Questo intanto si è aperto oggi stesso e i telegrammi ci riferiscono i punti sommarii riel" discorso della Corona. HRe Gugìielmo non si è lasciato sfuggire !;occasione di dire una paro la di avvertimento agli Sl..:ti del Sud e in ispecie alla Ilaviera che vorrebbero potersi sottral're agli impegn~stretti colla Prussia nei 1866. « I trattati conchiusi cog·li Stati del Sud (disse il Re « di Prussia} danno alla patria comune la sicurezza e la pro«. speri là; chè il sentimento rlell' unione nazionale e la pnrola << d'onore scambiata fra i Principi tedeschi porgono ai rapporti « fra il Nord e 11 Sud una fermezza che è indipendente dalle « passioni politi.::he » , Nello ste.sso discorso il Re Guglielmo annunciò che l'aumento delle entrate sarà fatto serrire a com pletare_la. marina federale. Egli r allegrossi inoltre del mantenimento rlella pace, e conchiuse dicendo che il convincimento nei governi come nei popoli che I' esercito non è chiamato ad attentare ali' indipendenza altrui, ma solo a .protegge.re quella ciel paese, acquista ogni giorno terreno.

L'Austria prosegue il r imanersi estranea a tutte '1e quistiorii che si dibattono fra la Confederazione del Nord e gli Stati del Suci, ed è tuttà intesa al suo ordinamento interno. Essa ha

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I. 338 dato fio.e tesl~ alla crisi ministeriale che già da quache tempo la travagl iava. Noi abbiamo allravolta accennalo come il ministero cisleilano sifosse scisso io du·e partiti che rappresentavano principii opposti: da un lato il cenlralismo, dall'al.tro il federalismo ; e come gl i avvenimenti di Dalmazia fossero sopravvenuti a rendere pib profo nda .questa scissione e avessero resa impogsibile l'azione comune. Le due parti in cui era scisso il ministero presEJULarono ciascuna all'imperatore il loro memoranclwn, e in questi due documP.uti si può dire riassµnla la gran quistione che agila l'impero austro-ungarico. Entrambi riconoscono senza ambugi e senza velami tutti i pericoli e i mali della presente si luaziono: i l dissidio si mapifesta nei rimedi che si propongono. La maggiorauzà del ministero opinava si dovesse continuare nella stessa via seguita dal 1867 in .qua, respingere le pretese· autonomiste dei Cechi e dei Polacchi, accordando solo qualche riforma ammi~i'>lrativa, e rafforzare la Camera e i l ministero colla riforma eleltorale, colla quale si toglierebbe alle Diete prov.inciali il. diritto di elezione, conferendolo dirottamente ai cittadini. La minoranza pensava invece che si dovesse entrare i11 una vi,a di componimen lo colla Dieta Galliziana e coi Cechi, e a tal uopo proponevç1. si addivenisse a una revisiono della Costituzione, dopò avere sciolto la Camera attuale per convocarne ,un'altra . .D.i fronte a tale sjloazione,. l'impe1:atore si attenne al parere della maggioranw, che è [All' quello che domina nelle alie sfere che lo avvicin:mo·, e incaricò il Hasner, uno dei min istri della maggiorania, di comporre il nuovo ministero; i membri della maggioranza rimasero lu tli al loro posto e soli furono rinnovati i mini.s tri della minoranza in numero di tre: dne dei quali sono nomi nuov i , usci li dagli uffici del ministero, Slrcmayr e Banhahs; l'altro è il lenente marescinllo Wagner, a cyi fu affidato il portafogli_o della difesa del paese, in cambio dell'antico ministro Ttiaffe. Questa q.omina del ·wagner fu molto significativa, come spiegheremo più so llo. ii .ministero così ricomposto riassunse il suo programma nei. tre punti seguenti: Abolizione completa del concordato religioso . - Limitazione dcli' ingerenza del Cancelliere negli affari spettanti al ministero cisleilano. - Concessioni particolnri alla Gallizia soltanto. È mollo clubbiò che un simile programma sia di n~lura da sciogliere in modo soddisfacente gli ardenli pro~ ):>~mi p.el giorno. Es_so nòn è certo quello che.possa spddisfore

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POLI'rICO- MILl'nnE

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le aspirazioni degli e)f~menti non tedeschi della Cisleitania, e nemmaTJ,CO esso uon raccoglie I' adesione di tutto l'elemento tedesco: La _lotta elle s'è posta fra lo diverse nazionalità della Cisleitania da una parte. e il governo dal l'altra è della stessa natura di quella che durò sì lungo Lernpo fra l'Austria e l'Ungheria. Finchè prevalse il sistema del centralismo assoluto, si potè sperare di giungere ali' armonia, coli' eg1111glianza di dipenden,,:a di tulli gli elementi; ma consacratosi una volla il principio del dualismo, era chiaro che questo conduceva diretlamente al :federalismo; nè si sa vede!'e come si possa giungere a capo di una soluzione della quistione, fuorchè con un sistema che faccia dell' Austria uua specie di Svizzera monarchica. Sia che si voglia governare colla libertà, sia che si voglia inaugurare una politica di repressione, la situa7,ioue conduce necessariamente al foderalismo o alla disgregazione. Non è quindi a stupire se il nuovo ministero si trova titullante, e non sa ancora bene a qual parlito appigliarsi, non ostante ch'esso sia il risultato cli una vittoria parlamentare, .e non ostante il programma enunziato, Quasi fosse p(,co de ll'attitudine ostile de)l'elcmonto ceco e dell'elemento polacco, ora anche l'elemento tedesco ha vedu to scoppiare nel suo seno una aperta discordia. Diedero il segno i ·dti putati del Tirolo tedesco, i quali offersero in massa la loro dimissione, dichiarando essere ornai incompatibile colle loro conviu,zioni profondamen te cattoliche il sedere nel Reichsrath e il cooperare ad un sistema di governo che 11011 risr;onde, secondo loro, alle leggi e ai diritti storici del proprio paese. E sebbene il consiglio comunale di Jnnspruck abbia sconf~ssato il proprio deputato per questo passo, è certo che il Tirolo tedesco è dominato dal clei·o, e non può perciò far plauso ad un ministero che scrive sul suo programma l'abolizione completa del Concordato. · L'uscita dell' elemento federale dal ministero era del resto divenuta una nec(:lssità di fron'te all'irritazione pro.dettasi nell'uffizialità dell'esercito ausli'iaco, e a·nche nell'opinione pubblica, pel modo con cui il Taaft'e, ministro della difesa del paese, aveva concluso la pace coi Crivosciani. L,e truppe austriache erano state obbligate, come già vedemmo, dalla · cattiva stagione a sospendere le operazioni, dopo avere approvvigionato i fori.i, stabiliti dei blockaus e prese tutte · 1e precauzioni di sicurezza. L'inclemenza della stagione si foce però sentire anche agli, insorti, e specialmente a quelli della Zuppa, i quali si mo.st,rarono di~posti ad entrare in trattative


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CRONACA

· di ·sommessione. Quesle trattative prese, interrotte e riprese varie volte vennero finalmente concluse alle condizioni <letta te dal generale · Auer.sperg, comandante .Je truppe. Tali condizioni erano: sottomissione incon~izionata; consegna delle armi; ricognizione completa della legge della Landwehr; permesso agli insorti di ritornare alle loro abitazioni, ma colla riserva di ogni misura che prenderebbe il governo in via giudiziaria. U~l atto sovrano di totale amnistia non tardò a confermare la pacificazione degli insorti della Zuppa. Restavano però ancora in armi i Crivosciani, i quali chie· devano bensì essi pure di sottomettersi, ma ponevano avanti condizioni tali cl;.e l'onor militare non trovava accettabili, quali la conservazione delle armi, un'indennità di guerra, un' amnistia incondizionata, ecc. Perciò il generale Auersperg respinse recisamen{e tali pretese, e dichiarò che non avrebbe a.ccettato la loro dedizione, se non a qnell e condizioni stesse di assoluta sommessione, che uvovn imr.oste c1gli altri insorti. Egli pensava, e con lui tutti i militari, che la posizione dei Crivosciani' peggiorandosi di giorno in giorno li aY!'ei)IJo alla fino, e fra non mollo tempo , costret.ti a vçnire 11d tH1:1 sottumissiO'ne intiera, quale egli la voleva e quale era ricbiosta dalla dignità delle armi austriache. Ma cl' un tratto comparve sul luogo il tenente maresciallo Rodich, incaricato. cli condurre egli a termine la pacificazione dei Crivo~ciani, nello stesso tempo che il generale Auersperg conservava il comando delle truppe colà dislocate. Questa misura improvvisa, e che non pareva giustificata dalle circostanze, non mancò di produrre un'impressione generale cli sorpresa o cli diffidenza che si mostrò vivissima nelle fìlt) cieli' esercito. Crebbe poi anche questo sentimento , quando si vide quali fossero i mezzi di cui si valse il tenente maresciallo Rodich per riuscire nell'intento. Giacchè; invece di scegliere come intermediari per le trattative quelli fra gli abitanti che si erano tenuti fedeli durnnte la ribellione, ne incaricò alcuni cittadini di Risano, i.llentre è notorio che da Risano appunto partirono i primi eccitamenti alla rivolto. I Crivosciani in numero cli circa 300 convennero a Knezlac col tenente maresciallo, il quale per convincer!( dei pieni poteri ch'egli ave':a, dove.lte loro mostrare il rescritto sovrano che glieli aveva conferitf: quanto allo pretese che essi ponevano innanzi, egli dfchiarò loro di non potervi accederQ di sua in[ziativa, ma diede loro parola che avrebbe perorato la loro causa presso l'an-

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POLITICO•MILITAH

torità superiore. Seguì dietro a ciò l' atto di paéiOcazione, a cui le truppe -neo furono chiamale ad intervenire: gli insorti · deposero le armi pro (01·ma, giacchè venne loro concesso cli riprenderle; oltre alla piena amnistia ch·e , domanduvano, essi otten nero inoltro di essere libe_ri dalla legge sulla Lanclwéhr, fincliè altrimenti non si provvedesse. Con ciò la pacificazione dei Bocchesi fu perlata a termine. Ma non è a - dire quanto una simile soluzione abbia destato il risentimento nell'uffizialità austriaca, di cui si fecero eco i giornali · militari in termini violentissimi, considerando la. pace di Knozlac come un atto di viltà, iri cui l'Austria .aveva rimesso del suo onore. E tanto più si comprendo questa irritazione, in quanto sembra ·che le istruzioni cinte al mgresciallo Rodich erano di natura esclusivamente diplomatica, o complelamente ignorate al ~inistero della guerra, da cui non si tralasciò mai .fino agli ultimi momenti di dare ordini per 'provvedere alla ripresa dèlle· ostilità; fn proseguito l'iDYio doi blockaus in fcrro, ·furono date comrµissioni per la costruzione di baracche in legno, o per provviste in grande di muuiii on. da bocca. La risponsabilitù cli quell'a tto fu perciò inlieramente1 riversata sul lminislro Taaffe·, dal quale era stato comm·esso al generale Rodic\1 l'incarico. clt condurre a termino la pacificazione. dei ribelli. Quanto al generale, fece veramente stupore ch'egli abbia· consentito a prestarsi a~ un alto che cosl vivamento doveva ferire il sentimento dell'esercito; talchè per giustificarlo si dovette dire che non aveva fatto eh.e obbedire ad un ordine superiore, e che -trovandosi a dover agire in · qualità esclusiyamente diplomatica, non aveva po~uto tener conto delle considerazioni . milila,ri. · · La soluzione della crisi ministeriale venne in buon punto a spargere un balsamo sulla ferita, e ciò in doppio modo; prima perchè la vittoria fu decisa in senso centralista, ed è naturale che !"elemento .milifarc~ non vedosse troppo .:li buon occhio tutle le tençlonze separatiste e federaliste che minacciano la solida costituzione dell'esercito; in secondo luogo, perchò usciva dal ministero il Taatfe, e gli subentrava. come dicemmo, il tenente maresciallo Wagner, cioè quéllo stesso ehe aveva diretto da principio, colle deboli forze di cui disponeva, le operazioni militari in Dalmazia, ~-che era poi stato. richiamato pell'insistenza della minoranza del ministero in seguito appunto ui reclami del partitò federalista, che .Jo accusava di aver favorito l'elemento italiano,' e di esBero stato la causa d~11la • rivona per ANNO XV,

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la malavvisata precipitazione nell'applicare la leggé sulla Landwehr, ed era arrivato al punto ai gratificarlo del tilolo di nuovo Haynau. · Noi, nella qualità di militari, non possiamo ,a meno cli ·sen_tire con piacere che la generosa e cavalleresca ufficialità austriaca abbia provato infine un momento di soddisfazione dopo le dure prove a eui fu. sottoposta duraute i trascorsi mesi, sia per le fatiche di una guerra che non promettevà loro nessuna ricompensa morale, sia per le invettive di cui essa fu l'oggetto da parte della propria stampa, e sia ancora pel modo con cui venne ferita la loro suscettività da quella che essi chiamano la "' indecorosa pace di Knezlac ». Senza presumere di av,énLurare ~ulle loro operazioni militari un giudizio fondato, siamo troppo consapevoli della leo-ger~zz~ , con ~ui la stampa quotidiana condanna chi non pa_rla ogni giorno d1 nuovi trionfi, talchè ci rendiamo perfettamente conto dell'amarezza che essi dovettero provare net vedersi così bersagliali d~lle accuse d'ogni sorta. 13ensl possiam dire che il generale Auersperg era riuscilo · nel suo intento. Suo scopo era l'approvvigionamento dei forti e l'assicurare le comunicazioni di quésti col grosso : e questo scopo era pienamente raggiunto. Ben più: se lo condizioni della stagione avevano costretto le truppe austriache a ridiscendere alla costa vediamo_ però. che le misurè prese dal generale Auersperg fu~ rono tait da ridurre alla soggezione ·i ribelli della Zuppa, ohe si erano mostrati i più energici e intraprendenti. Quanto ai Cri~ "?sciani, più barbari, meno animosi , ma meglio protetti dalle d1fficollà del suolo, non avrebbero tardato anch'essi a seo-uire O JJesempio dei Zuppani, se l' ingerenza dell'autorità civi le non fosse venuta a precipitare la pacificazione con un procedimento che dal punto di vista mililare è certamente inqua!ificabile ma cho alte considerazioni di ordine polilico e di int~resse ge.tie~ale. dinanzi alle quali ogni ordine di cittadini deve fare allo di àbnegazione, potevano far considerare come il piì.1 opportuno nelle circostanze in cui emanarono gli ordini per la sua attuazio.Qe. ' Secondo i 1·apporti ufficiali, le perdite delle truppe austriache in tutti i combattimenti parziali contro i ribelli dal 7 ottobre fino al 30 novembre sarebbero le seguenti : morti 12 u.ffiziali, 72 soldati; feriti 14 uffiziali o 224 ,soldati; dispersi, un ufficiale e 48 soldati.° Ciò sopra un effettivo che saliva al 30 novembre ècorso, a 371! ufficiali e 13,130 sòldati. ·

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L' insurrezione dei Bocchesi parve un istante cho dovesse avere una complicozione maggioro. Quel!' eterna quislione di Oriente è così complessa, così moltiforme che qualunque avvenimento di qualche importanza si avveri nelle regioni delJ!Europa del Sud-Est, fa sempre risorgere gli stessi timori, le stesse,apprensioni. Già accennàmmo nelle cronache antecedenti le relazioni fra l'Aùstria e la Turchia a cui diede luogo l'insurrezione, e il lJisogno di mantenere la sicurezza nei proprii Stati. In seguito alla Co:1Venzione fra i due Stati, la Turchia venne successivamente concentrando truppe sulla frontiera au.striaca e montenegrina, _a tale che il Principe ciel Montenegro, vedendo il suo piccolo Stato stretto tutto. attorno da forze ar. mate austriache o turche, credette scorgere un pericolo alla sua indipendenza e si rivolse perciò al suo naturale pro(eltore, la Russia. Questo ricorso pareva tanto più giustificalo in quanto che i rapporti austriaci facevano abbastanza chiaramente sentire quanto fosse pregiudicievolo ali' azione militare contro i ribelli il rifugio che a questi offeriva il ll[ontenegro, per cui v'era a dubitare che l'Austria si potesJ;e .deèidere ad occupare , questo territorio d'asilo. Il gabinetto russo, cedendo a queste sollecitudini del Principe di Montenegro, non mancò di dirigere nello stesso senso le sue rimostranze alla Porla, concepite però, a quanto dicesi, in termini oltremodo concilianti, e nello stesso tempo si rivolse alle altre potenze per~hè concorressero coi loro consigli presso il Sultano perchè non fosse presa alcuna misura che potesse pur da lontano parere una minaccia alla pace europea. Sembra però che i timori fossero esagerati, poichè non solo _la Porla diede in proposito le più ampie e formali assicurazioni al generalo Jgnatieff, ambasciatore russo a Costantinopoli, ma l'Austria stessa, che dapprima aveva spinto la Turchia a spedir truppe alla frontiera, era poi stata essa la prima a _instare perchè queste truppe non fossero s\ numerose, nè si appressassero di tanto ai conf)ni. 1'ultavia l'ultima parola in tutta questa quistione, a cui diede '- origine I' insurrezione in Dalmazia , non è forse ancora stata ·pronunziala. Molli sono d'avviso che la pace conclusa coi ribelli Uocchesi non sia altro fuorchè una tregua, e che questi nor1 aspellino che la bella stagione per rimettersi in campagna. Se questi timori sieno fondali o no sarebbe difficile il giudicare preventivamente; certo a Vienna la fiducia non è completa, poicnè vediamo che ancora si lasciano sul luogo importanti


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CR01'1ACA 344 forze, ad onta delle grandi difficoltà che si presentano, massime in questa stagio no, per alloggiarle. - Se tali timori avessero ad avvera rsi, v'è certamente ragione di credere che la quistione potreb.bc complicarsi seriamente. Fortunatamente . per la Porta, essa trovasi, in questo momento alm eno, completamente rassicurata dalla parte dell'Egitto. La verten7.a fra il Su ltano e il Khedive, già lo a.ccennammo altra volta, ottenne una soluzione pacifica nel mom ento nppunlo in cui essa parova pi11 elle mai avri·arsi aù un'aperta rottura . Lp pretese innnl;rnto dalla Porta percbè il Khed ive consegnasse le navi corazzato e le nuovo armi a retrocarica. di cui questi aveva ' dato commissiot~c, pa,reva dovessero essore il segnalo del conflilto . Fu perciò non poca la sorpresa , in Europtl, e, diccsi, a Costantinor}oli sopra U11tto, quando s·iutese a dire che il .!{bcd ive acconsontiva al la rimt)ssione che da lui si richieàcva : $O lo egli dorrrnndava cho in cambio di ciò il Sultano pagasse egl i di1·c !tamente il prozzo di commission e dello armi e dei legni corazzati. La 'fo rcllia non voleva da principio fa r luogo allo osigenw del RhNiire. poichè r,artendo dal suo punto di vista non ammetteva !a irigalitù del le ordinazioni fatte da questo suo vassallo; ma essa cedette fina lmente alla pressione délla diplomazia, la qnalo aveva già ottenuto dal Khetlive al cli là di quanto si potesso ragionevolmen te presumere, e a cui s:uva perciò a cuore di non cimentarne pit1 oltre la pazienza, fl di troncare una qaistione già così lunga. Così la Turchia è venuta ad aggravare il su o bilancio ··già riou molto flo rido, di un nuovo cMlito; che ammonia a 1'7 milioni di lire, ma ha potuto ottenere di vedere riconfermati e riconosciufr i -suoi diritti di sovranità s9vra di un vassallo, la cui dipenclenzn si faceva ogni d\ pili problema tica. Sarà que.sto per essa un vero gua'cl agno ? O non piuttosto questa fa cilità del Khedive a condiscendere a tutte le concessioni che da lui si domandavano può far credere che egli si senta così sicuro del fatto suo, che non gli importi d.i aspettare:), tempi più propizi per 11ealizzare eiò che è, e non po.trebbe non essere, il suo costante obbietti vo ''? Può la Porta lusingarsi che questi vincoli coi r1uali ha cercato nuovamente di legare a sè l'Egi tlo siano di tal natura, che sopravvenend o por lei tem pi piò critici , essa possa farvi sic~uro assegnamento, o non è anzi proba bile che al lora appunto questi tornerebbero a sp_czzarsi, e forse defin itivamente? Non sarebbe dunque stato per la Turchia più sàvio consiglio darsi l'apparenza di genorosità, farsi di un in-

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ficio soggetto un forte e sicuro alleat'), concedendo quello che omai le sfugge di mano'? La diplomazia europea in tutte queste quistioni va facendo egregiamente il debito suo.:, essa non ha, come non potrebbe a,•ere, il còmpito di precorrere gli avvenimenti o di preparare. quelle mutazioni territoriali d'Europa, ell e pur tutti prevedono in un avvenire piì1 o meno lontano ; ossa tendo solo ad evi!are i conflitti, a ren'Clore men sentiti gli urti: e quando, ciò 11011 ostante, la pace \'Cnga turbata, rendere più limitala di tem po . e cli luogo la guerra, consecrando allora, ma solo allora, il, fatto compiu to.. La volgare opinione che la diplomazia i10n riesca mai ad impedire una guerra, ha ricovulo' in questi ultimi anni molle s1.n entite da l fatto . . Ciò ammesso però, sarebbe inutile il negare che la Tui'chia, la quale vive e continua a vivere grazie agli sforzi della diplomazia, si trovo. a poco a P,OCO < scacciata . dall' Europa. Gli Stati indipenden ti o mezzo sovrani le stanno tutti ali' ingiro, ed essa non sa rasseguarsi a vedorseli sfuggire di mano hm dopo l'altro, e senza aver la forza di poterli ritrarre a sè, non può nemmeno accett_are di buon animo la situazione che IH vien fatta, e cercare uno scioglimento elle la faccia vivere iu buona armonia con essi. Nello stesso tempo le sue condi.zioni all'intorno sono ben lungi dal far erodere ad un avviamento verso la civiltà. ed alla possibilità di una. rige nerazione. Finora non si vedono che tentativi. Se durante questo lavor'io succede una crisi che la diplomazia non valga ad impodire, si annoderanno insieme tutte le quistioni che finora si so.no assopite pacificamente. Gli è perciò che qualunque complicazione' intervenga, la quale abbia tratto agli affari d' Oriento, preoccupa in sommo grado l'attenzione europeA. Quelli che credono venuto il tempo della pace universale, è parlano di disarmo. non devono certo essersi reso ben COi1lo degli avvenimenti che in un avvenire più o meno vicino ci· apparecchia la quislione d'Oriente. · Lo notizie che ci giungono ,dall'America ci most.rano sempre piu chiaramente quale splendido avven iro si vada coià preparando alla dottrina di Monroo. Una gran tendenza ali'espan~ sione per parte degli Stati Uniti, tcndcina a cui i foUi sembrano ·incaricarsi di fornire sempre maggiore alimento : ècco in poche parole come ci si presenta la si ltùizi oue.


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cnONAGA

NLtllll. cli preciso si pur> rilovare nolla guerra cubana : i ragguagli che si hanno dall'Avana sono in perfetta contraddizione con quelli cho ci manda da Nuova York il Comilalo insurrezionale: ultimamente nncora ò avvenuto un combnllimento , -nel quo le ambidue le parti si attribuiscono Ii\ vittoria. L'unica conclusione che si può trarre da ciò è ·che l'insurrezione continua. E se essa ha potuto sostenere finora. v'ò tutto a c~odere che continuerà a sostenersi sempre più, poichè ornai le simpatie e gli aiuti d'ogni sorta che ricevono gli insorti si fanno sempre pil1 palesi. La quislione cubana form ò l'oggetto dolle pit1 animate discussioni del Congresso degli Stati Unili; ove fu deposta una mozione tendente a dichiarare che : « non si può vedere con « indifferenza un tentativo por parto di qualsiasi potenza ou« ropoa per affermare colla forza delle armi la sua supremazia « sul popolo di una provincia o oofonict amm·icana, il quale « desidera slabiliro la sua indipendenza, e che avverandosi un « conflitto di tal natura, il governo degli Stati Unili ricooo« scer/t come applicabili tutto lo leggi di diritto internazionale « che regolano la condotta dello nazioni verso ìm'insurrezione « o rivoluzione in uno Stato o in un comune facicnle parto « integrale di un impero, di un regno, o di una repubblica> . Gli nlLimi telegrammi constatano infatti che la Cumera dei rnpprosontantì invitò il Comil,alo degli aCl'ari esteri a presentarlo un rapporto sull'opportunità di riconoscere agli insorti cubani il diritto di belligeranti. Contemporaneamente a ciò, sappiamo essere già stipulalo e in via di esecuzione un trattato di annessione della Repubb lica di San Domingo agli Stali Unili, a cui ben si. prevede che non tarderà a tener diolro quella della repubblica di Ila'iti . Gli è questo un avviso abbastanza eloquente ali' indirizzo del governo Spagn uolo. Di piÌl si parlò anche di un progetto di annessione ciel canaclà, posto innanzi come un mezzo di definire le quislio11i pendenti coll'Inghillorra relativamente all 'Alabama. Può certo recare stupore che si pensi di proporre all 'Inghilterra una soiuzion_e che ossa non sarù mai per ,iccet.tare . Ma è pur questo un chwro sintomo della siluaziouc, un indirizzo rlelln direzione dello spirito pubblico. E come questa /generale lcndenza all'ingrandimento avesse bisogno cli esca maggioro, vediamo in questi giorni risollevarsi la quistione americana. Il Messico ci dù ora nuovamente

POLITICO-MILI~ARE

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e forso per la centesima volta lo spettacolo di uh pron1mO'iamiento mil'itare. Sono i generali e le truppe della 3• Divisione, stanziala nei distrolli di San Luis di Potosi e di Queretaro, che questa volta hanno alzalo. la bandiera della rivolta contro l'autorità di Juarez, presiden te della repubblica. Lo prime truppe mandate cont.ro l' insurrezione furono respinte ; si dovette perciò spedir loro rinforzi. Ulteriori nolizio ci apprenderanno se sarà possibile a Juaroz riconfermare la sua autorità, o se invece la rivoluziono riuscirà a prendere in mano il potere. Ma per poco che la crisi si prolunghi, noi possiamo con tutta probabilità attenderci a un intervento degli Stati Unili, provocato forse da uno dei due partiti. Ad ogni modo la strada ò sognata : il governo degli Stati Uniti vi cammina. con passi risoluti; forse non è troppo lontano il gior1)0 in cui tutta l' America ciel Nord sarà riunita in uno Slato solo dallo stretto di Beering all'istmo di Panama.

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Noi mondo mililire, oltre a quello éhe già di sopra si è acconòato, non troviamo gran fallo da spigolare in questo meso. In generale ved i imo che lutti gli Stati si occupano di iatrodune riduzioni nei loro bi lanci militari, tranne cho in Russia , dove si ra·. viso invece un oumento, come già dicemmo nella cronaca antecodente. In Francia però, sebbene anche ivi si fparli di economie e siasi anzi proposto di ridurre il contingente annuo dapprima di 25 miln, e ora di soli 15 mi la uomini, non sembra cho si pensi realmen te a diminuire l'effettivo, e tanto meno a introdurre modificazioni sostanziali noi nuovo organico, temendosi, e bene o ragione, lo conseguenze che derivano da un continuo mutaro e rimutare. Non è del resto davanti ogli attacchi di un partito cho fa appello alla rivoHa, quand'anche si voglia escludere In possibilità di una guerra non lontana sul Reno, che il governo possa pensare a riduzioni e a misuro che scontentino l'esercito. Certo almeno l'attuale ministro della guerra, sebbene non più cos\ tenoco o bellicoso come il Niol , non si mostra inclinovole a nessuna diminuzione. Den è vero che la sua durata sembrava precaria, avendo egli fatto par Lo del ministero antecedente, e quoslo appunto aveva conferito ad accreditare l'ic).ea che si . pensasse a sostituirgli il generale Trochu ; ma


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3!9

CRONACA

P-OLITlCO·MILITAl\E

dietro la ·prova da lui fatta a più riprese in Parlamento la sua posizione !Ombra essersi consolidata, · e d'altra par le 1~ fama in cui è il generale Trochu di nutrire tendenze spiccate all'orleanismo, non pare .di natura da farlo gradire all'imperatore.

_· Il ministro della guerra dell'impero austro-ungarico. generalè Kuhn, prosegue nella sua opera di rinnovazione; l'attivi là da lui spiegata per provvedere del necessario le truppe mobi: lizzate in Dalmazia, gli creò un titolo di merito di più a quelli che già si è saputo-acquistare. · . . Si attendono quanto prima il Regolamento ·d'amministrazione e il sanitario: così pure resta ancora a regolarizzare la qui· stione dei confini militari.

· In Inghilterra, sembra eh~ le buone relazioni fra il ministro ·?olla guerra e il comandaute ae!J 'esercito, quali si speravano 111 conseguenza della definizione delle rispettive loro attribuzioni, non ~ieno per verificarsi. L'elem.'nto militare non pare molto sodd1sfatto del ministro Cardwell, al quale si attribuisce il progelto di pres(~ntare al Parlamento una ulteriore riduzione di 10 mila uomini sull'effettivo attuale che è ofa scarso ai bisogni (150 mila · uomini}; con ciò si diminuirebbe anche la forza dei quadri, e gli ufficiali in soprannumt1ro sarebbero messi a metà stipendio, e si sospenderebbero le nomine deoJi 0 ufficiali dell'accademia militare. La riforma del corpo dei 'volontari sembra pure .incontrare q~alche diflìcollà: u?a delle proposte del ministro era quella di concedere la gratificazione ·di 30 scellini a quei soli volontari ~be dimostrassero una sufficiente capacità, specialmente nel tiro._ Tale proposta avrebbe per effetto di escludere dal corpo quasi un terzo della forza attuale, la quale ammonta fra Inghilterra e Scozia a circa 170,mila uomini. Del resto. le di;cussioni .che si faranno al Par1·amento, testò aperto, ci chiariranno megl10 lo stato della quistione. . In Ungheria il ministro della difesa del paese ha deciso di far adottare alla Landwehr lo stesso armamento coi fucili Werndl che fu adottato per l'oseréito. In conseo-uenza di tale decisione apprendiamo· che quelfa grande sociefà che si è formata per la fabbricazione dei fucili secondo il sistema Werndl e che ha già fondato a Steyer nell'Alta-Austria uno stabili~ mento di_ -primo ord,ine che forma l'ammirazione dei visitatori , e che- è m grado di fornire sino a mille fucili al giorno si è impegnata col ministero ungarico di stabilire una fabbrica di o.rmi a Pest. Allo scopo di avere nelle esercitazioni autunnali uJ~ci_ali istruUi, fu_rono ordinale scuole, da tenersi per gli ufficwh della fanteria, nel capo-luogo di ciascun distretto della Landweh1:, per quelli di cavalleria in Stuhlweissemburg. Sono chiama_ti a_ frequentarle _tanti ufficiali di 'fanteria quanti battagliom esistono nel distretto ; il numero degli uffìciali di cavalJf.lria è determinato dal comandante della rispettiva scuola.

. In Italia si attende con impazienza il :/ marzo per sapere in occasione. della riapertura del Parlamento quello a cui dobbiamo rinunziare, e quello che ancora riterremo del nostro ordinamento militare nel sistema generale di economià che si è prefisso il governo. Ciò che per ora si sa di pre(;j:so ò .solo il prossimo licenziamento della classe del l~,15. Oma1 la' ~I~posizione che da taluni si invoca, della riduz10ne del serv1z10 !!tre soli anni , è quasi verificata di fatto. Intanto· è in corso di distribuzione presso i corpi delle armi a . piedi il nuovo Regolaménto d'ésercizio, nel q_uale, pe~ qua~to se ne può giudicare fin d' .ora, sembra essersi avuto in mira di raggiungere il massimo della semplicità e della e _Pr_aticità ~Quello ch)esso presenta di più . saliente e caratteristico è 11 ·nuovo principio della risponsabilità dell' istruzione, che per o"'ni sin"'ola frazione tattica è imposta al rispettivo comano t) . dante. E il principio che forina l'anima del sistema prussiano e che venne puro adottato dall' Anslria. · ~ difficile però che un tal principio venga a ricevere nella pratica tutta l' applicazione di cui esso_ è suscettivo,_ e possa quindi produrre tutti quoi buoni risultati che se ne r1promottono, se non si modificano .anche sotto l' influenza di questo principio stesso g.li altri regolamenti. Nell'edifizio militare tutto si conca?ena cos\ strettamente che non si può ottenere un funzionamento regol;;i.re se non a ·condiziono d.ell'unità armonica di tutte lo parti. Chi istruisce comanda, o chi comanda \amministra: istruzione disciplina e amministrazione sono tre forme diverse di una st~ssa atlività, e non è possibile consacrare in una sola di esse un principio così capitale qual è quello della iniziativa e della risponsabilità senza consecrarlo altresì nelle altre. 11 comando del 1• dipartimento marittimo è stato trasferito all'arsenale della Spezia e nello stesso tempo ci vien, annunziato dai gforoali che il municipio di Gooova è entrato in tr4lt


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CT\O~ACA POt,ÌTrt'.JO-Ml LITARE

tativo col ministero per acquistare la proprietà del porto lhilitare o dei ca ntieri della Foce. L' olomoo to militare non può certo veòerc di mal occhio unn tale cessione, poicbè nelle condizioni della guot·ra navale ouiorna. la piazzo. di Genova, per ciò che riguarda la difesa dal -lato di mare, costituisco piuttosto un pericolo e una debolezza, ànziohè un elemento di forza. Le condizioni della sicurezza pubblica nelle provincie meridionali hnnno indotto il ministro della guerra e sopprimere il comando in capo dolio truppe per la repressione del brigantaggio, la cui sfera di azione abbracciava le provincie di Terra di Lavoro, Aqui la, Molise, Benevento, Salerno, Avellino e Ba~ silicata; o il generale Pallavicini nel!' annunziare alle truppe da lui dipendenti questa disposizione, rendeva ampia teslimonfonza di lode allo zelo e all'allività di cui tul.li diedero prova in quello lunga, laboriosa e poco splendida, ma tanto più meritoria campagna: o l'esercito e il paese, nell'associarsi al genorale in questo tributo di lodo, non possono a meno di riservarne la parte principale a lui stesso. Ormai il brigantaggio non esisto più: la banda Fuoco, che era l'ultima rimasta sulla broccia dello bande, che si potessero dir , lali, per avere una specie di organizzazione, è distrutta; se Domenico Fuoco è sfuggilo, il suo prestigio però è perduto, e non gli riuscir ebbe facile ricomporre una nuova banda. La disposizione do! ministero era dunque giustificata dal fatto, ed erauo perciò vane le nppronsioni che si sollevarono nelfo provincie meridionali. Inf'atli questn misura non veniva a far altro che a ridonare alle autorità civili lo attribuzioni clrn fì. nora erano concentrate nelle mani dell'elemento militare: dol resto la forza delle truppe rimane la modesima. Cessato il bisogno d'unità di aziono. perchò ero venuto meno il nemico, era n&lurale si rientrasso nello condizioni normali. Corto quello provincie sono ancora lungi dol godere quella sicurezza che rogna in altro; ma ò lecito sperare che l'epoca dol vero brigantaggio sia definitivamente chiusa. E n'era tempo.

RIVISTA TECNOLOGIC~\

Il fuc ile 1n•ns11imao ml ago ,no,liflcato,

. . .· entalo ultimamente a Spandau, di cui i giorIl fucile spe11m non è cho r rlarono come d1. un nuo,,0 fucile. ad aao "' .' . h. ~a i . ~a . , so modificato e perfoz10nalo' rn gmsa ? e I antico fucile D_1 ey . 1· altri nuovi sistemi a retrocnr1ca. . . 1 · \lato non 10fer1ore ag 1 Ò risu a· n nuovo proi ettile oblungo (Lnngb\01), picco o, ~o!r:~:~~a l'.o~ficacia del ti~o e divenuta quasi eguale a quella dei fucili di più piccoldo.ficaal·i?1ornoe. nella costruziono del mecca. · e pu ò una i·mporlante mo 1 e . z ., facilmente maneo-giars1 uismo f~ ~\ _eh~, l'urmo_ può r~~1uè l'ollurat.ore vien~ a chiudersi fare dei lm prn c~len' ~o . pa1·m·1a il movimento por respingiro • e s1 tis con un som.plice A to paro tale mu d'fi 11caz1·one consisto nella gerlt a_v.',n~. di ;~;~1ne parti del fucilo Chassepot al congc~no app icaz1011 , . o . la quale trasformazione non esigo dell·otturatoro prussian ' . Il'· ' può farsi senza alterare il resto do arma . t'ro di Spaodau si è occupala . . forte spesa. e La direzione della scuo1a e1l i . . . . . 1· !timi anni di simili mochficaz1on1' come moll1ssimo ncg 1 u ~ . I ilfiLitiir Zeit1ing-'du\ 12 genna10 decorso. . narra a . . uò adottare tanto fac1lmenlo un Cos) la Prussia' se non p di' fuc1· 11· ad oao che 0 . a del gran numero n~ovo s1_stema, a c-0u:on la sua rinomata tenacità di portare già possiedo ' cerca (per tanto tempo non apprezzala) con poca spesa la sua arma . all'altezza dei più recenti fucili u retrocanca.


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JlffiSTA

T!Cl.'(OLOGICA

Nuo,10 p r oie llile.

Ln Ncuc Freie Presse di Vienna racconta cho il geu. Bormann avrobho costruito un proicUilo che potrelJbl.!si denominare 1n·oùJttilc un'itario, perchù servirebbe a lulli gli usi. Esso sarebb_e oblungo, . cavo o munito nella cavilà da costole sporgenti, fra lo tJuah corrono <lei lubi ci lindrici di piombo: il ,·ano rimanen te è ril'mpito di palle di piombo, e gli interstizi frn q_ues te con pol\'cre da fucilo che sorve per produrre l'esplos1ono . I cilindri cli piombo sono caricali con una composizione incendiaria a succo. Il caricamonlo si fa dal foro (?), nel quale, prima di chiuderlo colla spololta, si adatta , secondo i casi un cilindro a vite per comprimere convenientem ente la carica. Il proi~!ti le , ossia la parte priucipa,le del medesimo, può cos) servire come sh?'apnell inc,mdiario, come shrapnelt semplice, come proiectile vuoto ordinario e corno proiellile incendiario. Naturalmente per lai modo la confezione del muniziona- · mento per l'artiglieria sarebbe assai semplificata. 1

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i contorni degli strati di lontane rocce inaccessibili . Narrasi che con questo istrumen!o si può fare il dis~gno di un bass~rilievo . che stia alla distanza di trecento a cmquecento metri:, con le~ massima precisione , come se l'oggotlo stesso a P?Chl motri dall'occhio ; anzi un po' meglio, <lacchè la defor°:1az10ne prospellica è meno sensibile a misura ~he c:esce ~a distanza. Napoleone III ha fatto eseguire sollo 1 suoi occln ~el!o spe: rienze col teleconografo, ed al presente una comm1ss1one d1 ufOèiali di stato maggioro sta studinnrlo quoslo istrumento per vedere le applicazioni che se no possono fare alla_ topogra~a. Il telccono"'rafo si compone cli un cannocchiale mumlo verso r ocul ar~ di un prisma quacl ro ngola re di cristallo, me_rcò il quale le immagini formale dallu lente ohbi?lli~'a -~i pro1eltnno su di un disco o acquistano delle proporz1om piu o ~eno grnncli secondo che si allontana ?iù o meno_ la ca.rta dal pr1sm~: Por mezzo di un meccanismo s1 scompart1sce l oggo~to ch_o s~ vuol disegnare io un uumnro iodefìn ilo di segme~l1 ve_rl:~al1 orizzontali che partono rln un perno fisso e 10,·ar1a,>1le. 6 Questi segmonli si lrngunrdano ad uno od u~10, senza s~ostaro il perno dell'apparecchio e serbando per lutti la sless~ distanza della carta dal prisma: si disegnano accuratamente I un dopo l'altro, badando di raccordare bono il nuovo segmento c~e.appare sull'orizzonte con q1rnl!o cho si abbandona; o cos) s1_v1eno o. dise"'nnro per parti un intero panorama con un cons1dereo .. volo ingrandimento e con molla prec1s10ne.

Il l e le con'o9t•tifo.,

J,,c sta~ioui teèegt•aflclie •ulle navi,

Questo istrumento, inven tato dal signor Revoil, è una combinazione di due istrumenti ottici comunissimi, cioè la camera lttC'ida ed il cannocchialo. Esso ha per iscopo di ese<Yuiro dei disegni di daU oggetti a grandi distanze ; cosicchè ~otrà essere utile ai topografi, ai militari , agl'ingegneri ed agli idrografi. Gli architetti potranno del pari servirsene per disoo-naro dei dettagli di qualche fabbrica situata a grande distanza°dalla loro tavolett.a ; e così il geologo potrà riprodurre la l'orma e

Si penserebb~ sostituire per le piccolo distanze olio gomene sottomarine, le quali rimangono semp,ro a~b~ndonale a so stesse nel fondo del mare, dello stazioni ma_r~tlu~o col mezzo di navi stabilmente ancorale in_date Jocahta. S1 vorrebb:-ro stabilire queste na'Di-stazioni per ora all'entrata della Mamca, fra le isole SorJincrues ed Ouessant : indi so ne collochorel~horo delle allre all'cnll;ta mericlionalo del canale di S. Giorgi? •. 0 cosl pure verso il largo delle coste sottentrionall e mer1dio-


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RIVISTA TECNOLOGICA

nàll dell'll'I.J.ndn. Le solite gomene elettriche collegherebbero questi legni ai punti più vicini della terra, di sorta che lo navi le qui1 ii si ll'. OVassero a 40 O 50 miglia dalla riva potr<~bbero mettersi in comunicazione telegrafica col continente. Le navistazioni sareJJbero di legno, divise iu più scompartimenti a tenu i.a d'acqua e munite di ancore e di un sistema specialo di catoilO di ferro per assicurare nel più ampio modo la loro stabilità. Ollre di ciò sarebbe.ro largamente provvedute di lutto il mal(;riale opportuno, come cannoni, trombe, apparecchi com- . pleti per se·gnali di giorno e di noUe, parafulmini, ccc. Al pf·csr. nte si stanno studiando altri particolari della costruzione e' dell'equipaggiamento di queste navi, e si vorrebbe trarro partito dal le stesse gomene elettrichH per affidarvi dei galleggianli noi quali sarebbero depositate delle provvigioni per le navi.

.RIVISTA DI GIORNALI

Giornale tlel Genio -lllilita11•e.

N, 9 dell'anno 1869. T1·attato di fortifìccizione poligonale del Brial11iont.

Questo N'!.l!mero contiene una succinta ma accuratissima esposizione del libro del Brialmont, la quale riassume e pone in luce i punti più importanti dell'opera del chiarissimo uffizinle belga . Quest'opera, agitando le più alte questioni della moderna fortificazione ed essendo ricca di preziosi dati <Hii notizie tecniche ordinate con moltissima sapienza, è · da annoverarsi fra i migliori scritti che possegga l'arte milita,ro ai nostri tempi; cosicchè concorrerà non poco al progresso della forti·ficaziono e al trionfo delle nuove idee. « Un'opera di t:-ile na« tura, dice il Gio1·nale del Genio, 11011 è di quelle che si pose sano vantaggiosamente riassumere col darne _alcuni cem1i . e toccando brevemento gli &rgomenti trattati e i principii svolti e nei singoli capitoli; noi non oi proponiamo altro scopo che e di invogliare i -nostri colleghi ad uno studio approfondito ~ del.le importantissime questioni sollevate dall'autore, J rovo< cando· una critica seria e spassionata, che col contrasto delle < idee serva sempre meglio a fare scaturire la luce della ve« rità. » Questo scopo è 11obilissimo, e può dirsi pienamente raggiunto dal cenno di cui parliamo , il quale in certo modo spiana od abbrevia· la via a coloro chlé yolessero studiare tutto il lavoro del Brialmont. •


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MVISTA

DI GIORNALI

N. 10.

N. ll.

Gqllet•ie da niitia con telai di fm·1·0, del c.lonnello austriaco barnne De-Soholl. In queste galterio il rivestimento di tavole fatto nel modo

ord~nario è sostenuto di tratto in tratto da telai dì ferro lai:ninato di forma .gotica, la quale offre il vantaggio che le tavole non essendo orizzontali in alto, ma inclinate, resistono meglio alla· pressione verticale delle terre. Ciascun telaio consla di quattro pezzi , cioè una radice, du e ritti arcuati ed una catena, oltre dello piccole chiavarrle di collegamento. Il giornale riporta il disegno di quest.a galleria alla scala di

·io ,

o

ne descrive mi ni1tamc!nlc i particolari della costruzione. I vantag:;i di queste gallerie sarrbbero : l' Di essere molto resisten,Ù alla spinta dello terre è ~Ile es~losioni v!cin~ ; cosicchè il nemico per abbattere questo gallerie deve 1mp1ogaro delle cariche molto ma"O'iori delle ordinarie. "" 2' Il volu_me occupato dall'armatura, e ·porò lo scavo cho dovrà farsi, è certamente minore ( in parità d.i volu me utilizzabile) di quello delle gallerie cogli ordinari telai òi legno. . 3' I! ·lavoro può progredire facilmente nei· terreni poco resistenti, atteso la rapidità e la semplicità della posa dei telai. In quanto all'inconveniente (li ·dover avere in dotazione un materiale speciale, si noti che anche per le ordinarie "'allerie " con I,.m t era armatura di legno è d'uopo pensare a provvedersi cli apposite travi di· date dimensioni e abbastanza bene squad~ate. Cosicchè qui tratterebbesi di dover fare la provvigione d1 ferro anzichè di legno, il eh<~ sembra abbastanza . com pensato dai vant~ggi che offre il sistema Scholl.

J

Trattato cleUa clife.sa

delle

coste, clel colonnello

31'>7

Sohe/.ihct.

Questo Numero espone i brani piÌl impoi·tanli dell'opera sulla difesa dello coste, del colonnello Scheliha, il quale, essendo stato al sen'izio della Confe.deraziono del Sud durante J'u llima guor,:ra d'America, corno ingegnere-capo del diparti nrnnto del , golfo del- \\lessico, ha « per sè l'autorità di una personale espe« rienza ed il vantaggio della conoscenza dei documenti llffl<< c.iali. )> I brani sono co eredati da due tavole Jitogro.lìche rappresentanti il forte Powell e i particolari di vari sistomi di harr.Jmcnti adorerati dagli Americani per arrestare il cammino del le navi nemiche e trattenerle sotto il fuoco delle bat-· terie da costa. Le considerazioni dello Scheliha, avvalorale da molti esempi e da ll'esa me cl'interessi nIissimi falli osservati durante la guerra , condu rrebbero a queste conclusioni generali, cioè che la di~ fesa delle coste richiede : Delle fo rti Ocazioni capaci di resistere alle o.rliglierie moderne; Dell0. batterie armate in modo da poter forare le corazze delle na\' i, quale ehe sia la loro grossezza; Degli oslaçoli abbasta nza for ti per impedire ai legni a vapore di sottrarsi all'azi one delle ba tterie prima che queste abbiano po tu to tr,1rre a buona portala. L'impiegò del lo murature scoperte dovrebb'essere assolutamcbte proscritto nelle batterie di costa. Un'opera in terra, e specialmente in sabbia , con forie profilo e con opportune trayerse e ri pari alla prova, è sempre da prefer ire, sa lvo a impiegare la muratura solamente per porre al sicuro la balleria da un colpo di mano che potreb be tentare il nemico dalla parte di terra dietro uno sbarco. Ma siccome l'esperienza ba dimostrato che dei pezzi in barbetta , ancorchè protelli da traverse, possono essere, rido tti al sile nzio dai fuochi delle flrtiglierie prevalenti di. una flo tta , così l'autore f>l'Opénrle per l'adozione delle torri di ferro a difesa del le costo, con cannoniere della minima apertura ,possibile , purchè le cor,11,ze abbiano; una spessezza ANNO XV, VoL. I. 23


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l\IVIS'fA

DI GIORNALI

non minore di 0'" 50 (!), e per sopraggiunta dice che il valor difensivo di questo torri a.umenta quando esse siano prolelle da robusti parapetti di terra ,o cli sabbia. Iu quanto alle batterie di costa ordinarie l'autore dice: « Ciò che un'artiglieria ~< in barbetta può fare di più vantaggioso quando la squadra « nemica le apre contro un fuoco concentrato , ò di maschc« rare i su oi pezzi ·con saçchi a terra, e non tirare fin quando « la squadra siasi avvicinata ad una distanza tale c.he si possa « concentrare con probabilità cli successo il fuoco dell'inlora « balleria sulle corazzate più esposte, et! anche in tal caso « nove volte su dieci i cannoni delle navi fi niranno coi ridurre « al silenzio i cannoni della batteria in barbelta. >> L'autore fa grande ussegnamenlo sulle torpedini e sugli ostacoli alla navigazione mercò palificate e sbarramei1 ti , dicendo che le torpedini occupano nella guerra navale lo stesso posto che le mine nelle operazioni di un esercito. Ma egli vuole che gli sbarrumen-li si debbano preparare durante la p1.1ce, perchè « fra la dichiurµzio ne di guerra e il giorno in cui la ffolla « nemica può presentarsi davanti la imboccatura di tm porto « non si ha il tempo necessario per istabilirc dei barramenli « solidi , e lo si può tanto meno quando il lavoro dev'essere « eseguito .sotto la sorveglianza di una squadra ·di blocco. »

tiralo da quattro cavalli bastn per trasportare ttHto il {11ateriale -occorrente per 11na stazione. . Il Gi01"1'1,CLle del Genio riporta il disegno dell'apparcccb10 ed espone tutti i p,:rrlicolari del modo cli adoperarlo.

• N. 15.

Diaslimetro etettrico 1)/Yf' la batte,rie di costei, clei sig. IC1·omho·ut, ca;p'i.tano del genio olandese.

Questo appar1::cchio, esaLtame~te descr.ilto dal gi~rD:ale ed illustrato da varie figure, ha per 1scopo d1valuture rnp1darncnle le distanze dei legni nemici dalle batterie di costa, per poter reo·olare bene i tir i contro cli quelli . . . e 11 principio su cui poggia l'apparecch io è clcmei!tar1ss1m o'. 0 ssendo noto che se in un triangolo si conosce la base. e gl~ angoli adiacenti, si può :;uhito avere la lunghc~zri , degli _alln dne lati. La base del triangolo sarebbe qm la .distanza d1 due pun ti della còstu, che potrebbero e~ser~ la balteria ed u~ pun.lo scelto per le osservazioni , o, se s1 puo,. dne di\ e~se b.iltene. nue cannocchiali. collocati ciascuno su d1 un cerchi~ grad.u~to, come quello del teodol ite, e posti uno Jrnl la battc~1a e, l·a,.tr~ nell'o ltro luogo di osservp.zione, permettono d1 s~gmre con du~ visuali il movimento elci legno' le quali visuali sarnb~ero g~t altri due lati del triangolo . Si tratta ora cli avere 111 cinse.una stazione in piccola scala un triangolo simik o. questo clesc.n~lo: La baso del piccole> triangolo è già indicata da due pu~t1 f1s s'. dell'apparecchio di. ciascuna sta:done, e intorno a questi punl! fissi possono girare due re~oli giil graduati ~econd~. la s.cakt clrn si vuole che abbia il piccolo triangolo. Col mez_zo ~1 un apposito congegno semplicissimo , io cia:c~na b~tterrn si . p~10 trasmettere ad uno cli tali regoli graduati 11 movimento eh~~!azione che fa il cannocchiale intorno ul suo perno, .e cosi il regolo viene a descrivere un angolo orizzontale prec1s~~1ent~ ug~ale a quello descritto dall'asse del cannoccbiale. pur ~l.mgersi sulla nave . Simultaneamente un appurato elettrico trasmetto 1

N. 14.

Telegrafo ottico eia giter1·a - Siste}na del colonnello del genio tW,strùwp ba1·one ll'Ebn01·.

Questo telegrafo consiste in un semplice palo mantonuto verHcalo da un treppiede, il cui collare Jo abbraccia verso la metà della sua altezza. · !.'alfabeto è formato da tre segnali elementari, dati per mezzo di tre dischi di giorno o cli tro fanal i di notte. Le osservazioni si fanno con l'aiuto di cannocch_iali da un ricovero blindato che si cost(uisce in ciascuna stazione. Un solo carro da bagagli


360

I\IVISTA

istantaneamente e rociprocamcmte questo stesso movimento da una hatte>ria all'altra, comunicandolo al secondo reaolo des?rillo, e ~o,,·1 in ciascuna stazione si viene ad avere :uhito il piccolo triangolo simi le al grande di cui si ù parlato. Se Ja se.ila adottata per dcscriwre> i due piccoli triangoli sia cli 1. a 200:>,o, e lo divisioni dei regoli graclml.!i sinno di mezzo millimotro nrnn, gli tirrori di lc1lma dtillc distauzc non potranno eccedere 10 metri in più o iu meno so le osservazioni coi cannocchiali sicno ben fallo .

Dl GIORNALI

361

11.,•my m ~d LVavy Gazetle.

(Londra, dicembre 1869)

Le (e?·rovic dcLlct Russia.

Sulla forza doll'impél'O russo, in rispetto alle altre grandi potenze mililori del continente europeo, il suddello periodico fa le soguenti con:;iderazioni . Oggigiorno gli si udi, lo scienze, le scoperte d'ogni genere sono ta lmente usu!'rniti 1rnlla guerra dalle potenze incivilito d'Europa, che qnella nazione la quale avesse negletto il progresso mntcrialo, o per quabiasi causa non fosso in grado di stare al paro dol io altro unzioni, trovcroLbc necessariamente molto diffico ltà se volesse con •.rna di esse teuturo una lotta. Questo assioma sembra attualmente applicabile olla llussia, percl!è deficien le di qnclle lince ferroriarie che sarebbero assolutamente bisognevoli per Ja difesa delle suo estesissime frontiere e per le operazioni militari contro una o l'altra doHe grandi potenze continentali, non potendosi porre in dubbio che per la ccloriti1 coli.i qua le vanno co11do tle in oggi lo guer re, le strado fcr;·atc più che il danaro e lo altre risorse materiali formano la vera anima doilo guerre moderne. Ora la Russia, b<:lnchò dopo la cam pngua cl i Crimea abbia fallo grautl i progressi d'ogni specie . puro nello sriluppo delle suo reti ferroviarie è rimasta indietro almeno un qu:irto di secolo a confronto delle po tcnzo Yicinc . cd il suo vasto impero è disgregato in guisa chè non sarobho ogc,·olc operare dei concentramenti di truppe con rapidità. Infatti per mancanza di forro vie la Russia nel lo ultime guerre uon potò mai spiegare più della metà clollo sue forze, nù lo fu µo:;sibilc v,dersi di un rapido concentramento per operare con rnntaggio. Conscio cli tale difello, il g11Verno rnsso Jeco negli ultimi dicci annl enormi sJ'oni , o !'icorso ~I mor·cuto eoropeo per procurarsi i milioni OC('Cssari all'impianto di una rete ferroviaria che mettesse il suo rnsto territur·o in condizioni egnali a quello in cui trovansi la Prus,;ia, l',\uslria e la Francia. Oltre ùoi fiui

N. 16.

Esperienze di scoppio contro 1•ù;overi ci prova cli bombci. . Questo _;rumcro contiene l'cstraifo dd 1·crbali sulle spericnze di scoppio contro ricoveri o. µrom, col ciclo in ferro fo lto dai Prussiani a Cosci e ad r:rfurt nel 1868. S\ fatte cspe;ieoze ebbero per iscopo ?i ,•edere il grado di 1esistenza che si può ~tlentlere \lallo guido da f'nrl'Ovie e da a!Lrc spranghe motalhc!te. ,~dopm:atc_ per coprire i ,·ari rico,·(lri e rcndf.:rli alla µrova dei tin Yer!Icah delle moderne artiglierie. T.a que~!iono in YCr!tà non può dirsi che sfo sla[a pie11amentc risolutn, perchè ctascu na bombn, colloca!..1 provcntiramcntc sul la coperlura da sperimont;.,rt•, si facern indi scoppian•. cosicchò mancò l'urlo del proiettile, i_l quale nel fal.lo ù conti;mporauco allo sco ppio o lo precedo cli poco. t\.d og-nt n1odo le cspcricuzo ese,,·ui tc non sono prirn di interesse, slautc i rari criteri "Cneraii che u[i uon1i11i di guerra. si possono formare sulla rosi~tcnza di que;o :u n O\' O gouoro cli copcr~ura nl la prova, il qua le del resto si raccomanda por la sua forza, per la uniformità del materiale ~ .per la facilità cou cui possono arnrc in gran copia le rolate nel momento dol bisogno . L'estratto dei verbal i corredato da dit un couto parti'colarco-n-ioto dc•Yfi effetti . . sei tavole, . oe o el1 ran scoppi, uno per uno, o riepiloga le conseguenze n-enerali che si possono in l'arire da ciascuna serie di tali es.pcri~nzo.

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o4'

I


362

RIVISTA

DI GlOnNALI

strategici, la Russia ha mestieri cli rHeg·are e ,,iemmeglio unificare le lant.e raz7.e eterogenee soggetto allo sceUro c\C'llo Za r. Ma· sehbcno si asi profuso molto denaro, pure essendo le distanze immense e le opere sparse su vastissi mo territorio, la Russia trovasi lnttora molto al disolto della Prussia e dell'Austria, o dovrà r imanere così ilJJcora per molti anni, A conferma cli ciò osserveremo che, mcofre sono numerosissime le linee austriache e le prussiano che dai cen'tri principa li, Berlino , Vienna , Drescln. Praga, Peslb, parto no in ogni direzione verso la frontiera russa, poch issime sono le lince sul territorio russo che dall'inlerno cond ucono alla frontiera occidcnt;1le. Qni,st'arg·omenlo fu ultimamente con molta abilità svollo in due lettere del corrispondente berlinese del Timcs: dalle qual i emergo che, sebbene l'Austria in fatto di linee ferroviarie strategiche sia meno forni ta della Prussia, pure essa trovasi in assai migliori condi7.ioni cho la Hussia , e s'in iialzerà senz'a ltl'O al livello della Prussia stessa tostochò saranno terminate due o tre linee già intrapreso nella parte orientale o . . , meridionale de\JTngheria. In tale stato di cose è evidente che la nussia non potrebbe cercare rii muovere guerra alla Germani:l; ed ecco percbù quPlla potenza prudentemente si schermisce, ad onta del le sue preponderanti forze materiali, di immischiarsi attivamente nelle . faccende europee. , Che la Russia r iconosca. questa sua inferiori là o no sia gran- demente preoccupala si r ileva da un rapporto indirizzato allo - Zar dalle supremi aulorilà mi litari, citalo dal corrispondente del Times . Questo rapporto proYocò un dccN~to imperiale che ordina la costrnzionc di otto linee ferroviarie di .importanza strategica, e vieta_cho siano date concessioni per qualsiasi linea prima che quel le siano in gran parte compiute. Le proposte più salienti del rapporto suaccennato t.cndono anzi tu tto à rimediare al gravo inconveniente che il tratto di frontiera sulla Vistola verso la Polonia trovasi privo di qua lsiasi difesa, ed a rilegare Varsavia con Moscova e Kidf, e qu iudi colla Russia centrale e con la meridionale. Ino ltre il rapporto dimostra l'impor tanza di unire con ferrovie lo forteue ccl i porti del Mar Nero .e del ,\lare cl'Azoff con le ·province interne rlell'impero. fa linea proposta dovrebbe correre da Losovaga lìn presso a Charkoft'; indi dipartirsi in vari rami per Seba5topoli, Feuclosia e Kertch, l'ultima delle quali città fu completamente trasformata in una fortezza cli primo ordino. Altre linee nuove

363

e diversi prolungamenti di lince esistenti sono propugnate ~el rnpporto. che in conclusione dichiara essersi basato _su! prmcipio di rendere il piL1 possibiln~ente brevi le enorrn~d1s!anzo fra le varie parti dell'impero, onde mettere pel' !a pr1~a volta nella storia tutto lo for7.e dello Zar sotto il suo immediato comando. . Naturalmente si è ben lungi dal credere di pronta e facile nltuaziono un sì vosto concetto, dàppoichè molti tratti delle linee proposte hr.nno puramente interesse militare, e non sono quindi atte ad aUirore speculatori che no assu~1~no l_a costruzione e l'esercizio. Noupcrlanto quando la c1vlltù m mo~te parli della Russia avrà seguito nel suo svil_up~o la v!a_ tr~cc,atalo dalle recenti liberali istituzioni del gabmetto d1 P1elroburo·o , e le ricchezze ed il benessere crescenti. delle popol~zioi~ permetteranno loro di fare maggiori sagrifici, la Russrn r,.iuno-erà ad ottenere colle ferrovie una forza da non temere ~nta;onisli in Europa. E ciò tanlo pfo se si considera la mi,dabile e quasi favolosa falange di soldati ben~ agguer_riti che in allora polrobbe fare scendere sul campo d1 battagl ia.

fo~:

I

Gim•nale t&'!lt•ti9Uei•ia dell'esm•cilo i•usso, (N. 12. -

1869).

Esperien;:r; di tir;. fatte in Russia contro itn bersaglio_ del ~ip_o della contzzata inglese l'IIercL1les oon i in cannone di aooiaio {uso, a retroca1·ica, del cfll'ihro d'i 41 polliC'i (lipo Krupp) . Il dello giornale dà alcuni ragguagli sulle esperienze di tiro fatte coll un nuovo pezzo da costa da 11 pollici (0'" 2794) di acciaio fuso, caricabile dalla culatto. Ne diamo qui un sunto. n cannone prima di essere adoperato era slalo assoggettalo nella fabbrica di .Krupp alla prova di 400 colpi con carica. n~rmalo, o fu poi trasportato al poligono di Wolkovv presso Pie-

r


361

DI GIORNALI

RIVISTA

troburgo per provare la sua forza contro corazze di grande solidità. Le esperienze s'iniziavauo nell 'agosto del 1869 contro un bersaglio r appresentante uno dei fia nchi della corazzata inglese l'Jfercu.les. Le parti principali del bersaglio erano 3 piastre in ferro fucinalo, la prima spessa 152 millinrntri, le a!Lre duo 229. Queste erano assicura te ad una parete di Lravi , fra cu i er,:no interposte delle piastre di ferro fucinato, spesse. 25 mi llimetri ' caduna. In complesso: · La grossezza del legno er a' .

, om

9158

La grossezza -del ferro ~ra :.

Piastra superiore . Piastra inferiore .

0'" 2282 0"' 3052

Lu grossezza totale ora :

Parte superiore Parte inferiore . . .

1

l" 144 l'" 221 '

· Il bersaglio era lungo 4m 87, alto 3"' 35. Le piastre erano della fabbrica di Millwall. La descritta corazza dell'Hei·ciiles fJ una dello piì:t formidabili che esistono , ed i proiettili mas$icci di acciaio fuso che nel 1865 le furono lanciati contrn nelie <1sperionze fotte in Inghilterra, con pezzi Armsfrong e con cariche di 20 fino a 27 chilogr. di polvere, non riuscirono a forarla nem meno nelle distanze minime. I proiettili provenienti dalla fabbrica di Krupp consistevano in gr anate scarichù di acciaio fuso , ricoperte di uno strato sottile di piombo e ridotto al peso r egolamen tare di 225 chilogrammi' riempiendole cli sabbia e di limatura di ferro. Si tirò alla distanza di 4Q6•• 70. I colpi tirali furono 5, di cui uno a tulta carica con 37 5 chilogrammi di polvere prismatica, e 4 .con carich~ di 35 ;,hilog. e 29, 50 chilog. , per vedere la potenza del pezzo a distanze diverse, senza aver bisogno di spostarlo nel ogni ·tiro. I risulto ti p1'ovarono , quanto alle dis,Lanze , che i tiri con chilogr., 35, OD di polvere, alla distanza cli 426 metri , hanno la stessa forza ll·i quelli con 37, 5 chil. a l012'" ·col nuovo cannoné·; e che quelli con cariche di chil. 29, 50 a 426 metri fanno

365

o si.esso effetto dei tiri a 1'792 rnotri con la carica di chil. 37, 50 col nnovo cannone. Ecco gli effetti dei tiri : . . Al primo colpo, con una carica di chilog. 37; la piastra di 229 millimetri , colpita nel mezzo, fu traforata: il proiettile passò oltre e cadde sul terreno rimanendo intatto e solamente spogliato del suo involucro cli piombo. Il foro n2lla p!astra, qnasi cilindrico, era di 330 mi ll_imetr i di diametro massimo. Al secondo colpo . sparato cou tìna corica di chilog. 35, 00, il proic1ttile non colpì la corazza che di sim,balzo e di fia nco, e andò in frantu mi lasciando un'impronta di 114 mili. di profondit:i nella piaslra infel'iore spossa 229 mill. Al terzo colpo, lirato ·con la stessa carica, il proietli le colpì fra le due piastre inferiori, perforò tutto il bersaglio o passò oltre, incontrando il teneuo a 53" al di là. ll foro era eguale a qùello del primo colpo. · Al quar to co lpo , sparato con chilog . 29, 50 di polvere, si colpì il bersaglio nell'unione dello piastre di millimetri 152 e mill. 229: il bersaglio fu traforato intiorame1ite: il foro aveva: 338 mili. di diametro, o il proietti le rimase illeso . Nel quinto colpo finalmr!nte, sparato con una carica di c~ilogrammi 29, 50, il proioltilc -colpì la piastra spessa 229 mi)I. verso l'orlo inferiore , o penetrò interamente nel bersaglio senza forarlo. . Alla lìne d,d le esperienze tutto il bersaglio era stato spostato dalla sua posizione priroiti,va e s'i era allonlanato di circa om 152 dal cannone. I criterii che si poterono dedurre eia queste esperienze sulla potenza della bocca da fuoco di cui parlasi furo~o eh~ : . 1° A 168 metri si perforano i fianchi p1·o tC\tt1 da piastre cli 152 e anche di 229 millimetri . 2• A 1067 metri il perforaménlo si eft'e ltua ancora, ma i proiettili conservano minor veloci tà. 3, A 1814 metri si perforan o intieramente solo le corazze di,.152 millimetri, menfro quelle di 229 mill imetri non sono perforate che in parto, rimanendovi il proi(~lto conficcato dentro per tulla la sua lunghezza. Quc~te esperionie dimòstrano la superiorità del cannone in discorso sugli inglesi r igai.i da O.. 3°'1 o 0'' 330 in fer ro battuto. Infine, partonclo dai r isullati suddetti, in cui a 1814 metri i proiettili traforano intieramente le cor azze . o paragonando questi fatti con le esperienza fatte in Prussia-ed in Inghilterra ,


366

ntVISTA Dl GIORN ALI

si ~uò tenero per fermo che la d.15 . pericolosissima per una nnYc , ,, lanza ~· 1280 metri sia che si trovi esposta ·1 l tiro 7',azzato del trpo dello Hercules, di 0'-' 279. ' ee nuovo cannone del calibro . Ecco da ultimo lo dimension i s1ma bocca da fuoco : principali di questa potentisLunghezza totale del cnnnoue . Metri Lunghezza dell'anima senza camo~a . » Lunghezza della camor i • » Diametro doll'anima . - : : · · · )) Peso ~el ~annone col suo appar~c~hi~ eh chiusura Chilog. f>eso del proiettiÌe '. : : »

6, 09

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

3, 99 1, 27 O, 279 27500

225

lllilitiit• Zeitimy.

De l'em11/oi ,tes clrnm.rus ,te fe1• eu, temps ,le y,re,•,•e, - Trad uit do I' allemaocl . - Paris, 1869, Dumaino libraireéditour.

( Vienna, gennaio 1870 ).

f: speciahneu!o notevole un /un . . adottato por le fanterie austriach go_arll~ol? ~ul nuovo fucilo fu cile Wc1·ucl l sia uno d<'I IP mi..,./' _rn cm s1 dimos tra come il armi da fuoco attualmcn1, . o JOn, so _non la prima fra lo , e m uso ne..,.1 1 0 ~0 ·c·t· . . rnccomanda soltnn to un dilli L o ~. 1 1 1 europei. s, docbò il mouello Willburn- eron_ todcllo_ dr carlucco, ossen0 dell'esercito. non a) m soddisfafto l'aspettazione Conchiurle con 1,u~" ·scnsat· . , 1~s1ma osser · · d v:obhe _farsi tesoro anche iu "a11/ , . , -~~z1ono _el,la _qua le dod·art,gheria o Jc Commi~sion1· s , ~s,~1cl1,1 . eh~. c10e, J Comitati · - · _ pcc,a 1 1anno 11 còm p1·1o c1 1. esaminare e non di in ventare J . . , _e:;senc oc1iè sia alt1'0Lt an to mgrns[o . . e1.ie mopp0rtuno cho Ia ' s tes~a .' por~onri -,a d d ir._o o . pa rte. P<1ro che come noli' , , . ~ a un lemp~ giustr1n s1 sin pag·ato nssai Cfl l'O lo Amer.r~a del Nord cosi in Aufon<lamenlalc. scoS!aisi da questa cond iziono

r

Quest'opera tratta a fondo tm argomento importante, sul quale nessun lavoro completo ora stato finora pubblicalo. Essa ù divisa in tre libri. Il primo espone i van taggi che si posson o ricn,·aro in campagna dal!' uso dei l. c:legrarì cloltrit:i e dello ferrorio . li secondo tralla .dollc operazioni di guerra relaliro alle vio fclt'ral1•; il terzo, del l'isli luzionc dei corpi d'ingegneri o d'operai, specialmente addelli alla distruzione e al pronto r istabilimento di qucsli mezzi di comunicazione. L'analisi completa di quest'opera, elio non è ossa. stessa clic un compendio so.s!<'!nzialo, sarebbe un còrnpito quasi impossibile : bisognerebbe copiare lutto. Ci ~imiteremo a trarre da essa alcune osserrav.ioni generali e alcuni rnggllngli scelti fra i più curiosi o i pih istru!Li,·i. I primordi dell'esercizio della prima fcrroria tedesco , quella tli 13urlwois (Boemia) a Linz , risalgono all'autunno del 1828. Lo locomotirn \ i erano tratlP da canti li, su di una lunghezza di 68 chilometri. Tront' anni dopo la Germania possedora 12053 cll ilom. di vere slrade ferralo; alla fìn c del 1863, 18915. Sul principio del 1867 essa presenta,·a 28775 chil. sulla cifra tolale di 66,164 della rete europea. Alla stessa opocn . la lun-


369

DIDL10Gl1AFICA.

368

RlVIS'fA

ghezza delle linae degli Stati Uniti, la quale uon era che di 22 chilomelri, allo stesso pnnto· di pa rtenzn. (1828) loccava la cifra di 260000 chi!. ! L'utilità di queslo nuovo modo di locomoziont'. sollo l'aspcl!o militare, vivamente presenli !a sin dai primi tempi da mol li ufficiali intell igenti, 1:n vivamente conl<:>statn tla quegli oslinali conser vatori che sembrano no.li o falli por comhaLtere e impedire ogni specie di progresso. La guerra d' Italia abballò d'un trullo lu i.te queste obiezioni doUaniente pncrili , o inaugurò, per cos·1 dire, una nuova era militare . Il trasporto del lo truppe francesi nel 1859 ò ancora oggid'1 il miglior model lo dello operazio ni <li questo genero; ò questo un follo nlleslato da tulli gli scriltori prussiuni o anstriuci. i qmlli trallélrono cli que, to arg,Jmen to. In 86 giorui, dal 10 aprilo al 15 luglio, si trasporlnrouo sulla total ità dello lince francesi, 60 1381 uomini o 129227 c,tYalli; di cui 227640 uo:uini e 36357 cnvalli furono dirottamente spediti verso il teatro dello guerra. Lo sf'or;:o più ragguardero lc fu fo.Lto il 2.i aprilo: in dello gioruo, In linea Pnrigi-Lione trasportò essa sola 12148 uomini e 655 cnval li. Questa giga ntesca opPrnzion.e si cornp) senza interruzione della circolazione ordinaria e senza verun accidente. Secondo i calcoli dcli' autore tedesco, il vantaggio relillil'O di culcril.à ottenulo sull'antico sistema <.li toppe, durante il periodo dei movimenti pi!J considerevo li cli trn ppe (20-30 apri lo) può ridursi in cifra al ragguaglio di 6 perì. Questo risultato , snperiorc a tulle le previsioni della teorin, è unico fi no al giorno d'oggi. « Mentre che in Francia il miuislero della guerra o lo stato maggior generalo erano anticipatamente bene informali sui seryizi che poteYano renclcl'O le forrovio, in Austria ~i vinivo. nella più assoluta igoornnza a questo riguardo, o solo la guerra fece cominciaro lln doloroso studio di questa importante quisiione i>. I saggi improvvisati por trasportare, da Vienna o eia Praga, riol'orzi in Italia 1'11rono poco soddisfacent i, por difello di piano anticipalamento eomhioalo, o allosa la insufficienza dol ma ter iale, lo di mensioni troppo ristrette cli un gran numero di stazioni (ioconvenienlo capitale), ali' uso forzato di strade trafficalo da diverse compagnie , alcuno dello ,quali nppartenovano anzi a Slnli clislinli, o non ave vano ancora che un sl)lo binario. Fra i trasporli militari prnssiaoi, fatti nella campagna del 1866. uno dni più ragguardevoli fu qncllo doll'8° cor po, dalla prol'incia del Rono a quella di Sassonia. 30747 soldati, 926 ufOziali , 8576 cavalli, 3215 veicoli a qua ttro rnolc fnro no trn-

sportati dal 9;7 moggio al 3 giugno. Bonchè si fosse adotta~a la direziono per Colonia n !ll indea, e pt'l' conseguenza la dtstanza porcorsa in ferrov ia fosso assai pi~ grnn.d~, I~ dur~t~ del trasporto trorossi ancora a~co.rc1ala .r11 q~a~1 1 Ire quai li, giMchè la marcia direlti\ :1 p1ech ~a .A1~-la-Cl~u_Pel~e a II?llc, avrebbe richieslo 25 giorni nello rrnghol'1 c0Bcl 1z1orn . . No~l ~!timo periodo della guerra. il goyerno auslriaco fece sforzi g1~~liflcati dallo circo~tamc per ripor tare rronlamon le sul Oan 1~~10 Ìa sua armala d'llaiia por le li11eo <lei Sud ,_ dl'i Ti rolo o e.IL u~1ghoria . Parecchie geziooi di questi tronclu presenlara~o .d1f~ ficollii co 11 sidorovoli e di piì.t cli nn genero ; una del le pr1nc1pah era, nel Tirolo, la tr,we1·sala dol l3ron noro fo r mont~ uM luc.uno di 120 chilometri. PoteYasi temere allrcsi eh~ la linea del Sud, la qnalc costeggia !Adriatico per 15 chilometri <la Montofalcoue a Nahrcsina , fosso resa affallo impralicabile su quest~ p~n.~o , Jall'allacco della nostra flolta: mn, fortunatamente per I Au~t11~, la giornata di Lisso. la salrò da questo pèricolo. breYe,. Il trasporlo ùell'armala dcli'.\rciùuca Alberto ?pe1·oss1 1~- u~ in.tervallo di 10 giomi e 16 ore., Qunsla celcr1là.' pe: 11 spetlo, ~ una marcia a pied i, ern a11coro in ragguogl.'? di imo a t1e, risultato considerevole, tcunlo calcolo delle d11flcoltà. . . J yaota""'i del 1rasporto per fcrroYia, sotto il punto d1 v1~la 0 dr.I la con:e rrnzione drl lc trnppe, non possono essorù som~mru!t' contestati. Secondo ;1umerose osperienzc, .ne~(o co~di~ zioni pi ì.1 fa vort,rnli, le perdile delle tr11ppo marcianti a p1cd 1 sa lgono in media a 3 0/0 in tC'mpo freddo o. socco : a. 6 ?IOso~t~ una temperatura ealma e umida. l lullgh1 lrag1Lb, 1 catl1~1 tempi, le si.rade diffici li, le marco nottnrne_, aumenta no la po1cl ila d'uom ini in proporzioni consicl orcvoh o spe:so sp~ve~lnrn!i. Nella lra,·ersata del S. . Gottard?,. che ~ur o. 11 g10r~,'· souwarov lasciò indietro 13 1mla uom1m su 2:, mila! 3 1m a soli erano slaLi uccisi o feriti; il rimnnenlc non av?va polulo sopportare le fotich_c ùclla mnrc.;ia. li nuovo modo d1 trasporlo, cos) parco àella vita dogli uomini corno del loro tempo, non è meno conforme all'interesse dell'umanità che a quello della strategia. , Oltre aliH faci lità cho presenta pel lrasporlo dcli~ trupp.c .sul teatro della guerra e pel loro concen lrameol~ sui punti importanti d'attacco O di difesa, l' uso dcU~ ferro.vi.e trova I~ s_u~ opplicaziooe: per sç ctlire 11oli1.ie, av,:1s_1 e ord 1n~ c?l ~1 •:zz~ d~ telegrafo; per trasportare gli approvng1onament1, 1 .pugw01e11 , i maiali , i feriti . Sollo qucsl'ultimo rapporto specialmente le

1

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OIOLIOGIIAI~lCA

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RLV!S1'A

ferro,·i.• hann o r<'SO nella campagna <lcl 1866 immensi scrrizi . « In tiù ~iorn i circa, 10 mila feriti o malati potc~·ono f'sserc ripar tili s '. 1 :10 ospedali diversi , abbaslnnza lontani dal lonlro della guerra , nei quali fu possibile di _collocarli o curarli ne!~~ con,!izio!li più fa rnror oli.» -,.n a lcune cu·coslaozo, segnal,11.nen1~ nel comhaltirn cnlo di Podol, i Lreni spediti por r~ccoghcre l feriti li r enncro a cercare fin sul campo di ballnglia, e mentre la lolla durava ancor.i . Si potò così , collo stesso mczz.~. for_ni re O rinn ovarn cou una prontezza Gno allora sconoscm ta, 11 m;1\t'rialu d' ambulanza destinato agli uomini pih grave men te fe riti . e sal\'ar<' non pochi giovani che in altri tempi sarebb~r~ p:·riti rwr mancanza cl i soccorsi così al~bo_ndanti . o così ra~1d1. L·u~o fle llC'. f'rrrovie fo il piì.1 utile ausi lumo degli onoreroll larnri del Comitato inlernazionalo. L'nutorc tedesco !la con-statalo che in Francia « l'organizza~ zin; 1e d<'llc ~111zion i è nelle mig liori cond izi9ni possibili , _tan l~ d,ll j•trn!o di vi~ln dello 2pazio quanto dello allro conc_llZl~rn iP.1!1<'~!c dai hi~o~ni del s,?rri:;io mililare. » Lo si.esso s1 d~ca ri,;:w,lJ nl mn!r.rinlc di !raffica . Fu appunto per qucsln dn1~hco su;erio ri li1 da lunga pezza nc(Juistatusi sulle suo grandi linee e sorrallullo su qucl!n <li Pal'igi-Lione-l lcditerranco che questa pulenzn pn;i) con succesw colllplelo esegui-re il trasporto della armala d'llal ia nel 1859. . In un !Ji'1'\'t' capitolo mn i~lrnlti,·o , l'autore tonta . d1 determiinre i lim:ti dei r nntog;;i militari dell'uso delle vtc fen a to. l i 5110 prinr.;ipi,> !'-.indn mc11tc1 ln ;,i è che questo mozzo d1co?1u: nica%ioiw, o!!'gin:;ii i11<lispcn;al.Jilo per l'insieme 1lclle opera':1on~ p;·pparuto,·i~, no n si ad:1tta gunri allo oper azioni ùa comp1c_rs1 iu pr('scnza clc' I n(•mi co. , Si pnò ammoltoro c~mo_rogol'.1, dico 0 ..,.: i, e.ho uo11 si do rranno cnnd 111Te le trup pe 1n lcrr?1·i;1 fi no s~l eampo di hollaglia "· lo nlll'i termimi, «solo fcrr?~-·~ han_no ~: n· iinport,1nza slrotogica c·.c1nsiderovole, la loro ut1l1ta tall1c:a 6 iusig nifkant,' >) . Tull11rnlla q11eslo priucipio vo soggetto ad ~c. · r. 1· ".. ,1·1' 1·~, • t, ..•·,so no cita una ahbaslanzo memor,1h1lc CCZIOI1I, • . . . <l,;,uu L, d..i:lu guerra clel 58, cioò l'esempio dt duo IJ~llaglloni ~rancesi che porcorsfll'O quosi 15 chi lometri in fer rovia f'. e~ tl l' Cl_l'arO più presto in nostro soccor so a '.\!oolebollo. ~la gli e foc~lc 11 comprendere che non si potrebbe adoperare co n _sufficwnte circospezione, in _pres(111za del 1rnmico, lll\ me_1i~o. eh lrasp.o~lo che può andu re facilmente soggc~to allo prnm.1c1d1ah sor.µ1e"c. La dislru1.ione di sezioni di railzvay.s o d1 li nce le~egia~ch~ vuol essere un novera.Lo quind'i nnanzi come uuo dogli spod1ont1 0

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piì.1 nlili a paralizzare lo mosse <lei nemico, segnatamente nel caso d'i1wasione. È cionon<limcno ben evidente che, in questaultima ipotesi sovrattulto, un csr rei to dovrà limitarsi ai lavori slr ellumenle necessari IHJl' ecudere In strada impralicabile , senza ricorrere alla di::tn1ziouo di opl'rc d'u rlo costoso, la quale cagionerebbe un pregiudizio immenso al paC'se . Esso dovrà inoltre cercare di prupa rnre n so stussò pt'ossimi ostacol i nel caso in cui , secondo lo srolgersi degli aHenimr-nli militari , potesse aver bisogno di ris!a bi\iro pronlnmrnto lo sezioni an nullate. L'o llacco delle fono\'i o, sia pe1· distrnggorlo su di una data estensione, sia per assicurar sene la possessione durc,·olf', avrà anch'esso d'ora in poi una grande importanzo. In caso ~omiglian to, o quando si lraLLa di escursioni lonlauo, ii còrnpi to preponderante spe llerà alla cavalleria . L'ullima g nPrra d'A mer ica offt·o, da uua parlo o dall'altra, memorabili esempi di O(lc razioni di questo genL·ro, principolmeulo quella del gon l'ralo unionista Grierso n o del gcnernlo secessionista Slno1't. Lu cooperazione della funler ia sarà per contro molto vantaggiosa, se la spedi1.ione ha uno scopo più vicino o so si opera contro un'armata d'invasione. Por di fendere efficacemou to una ferrovia, non basta fo rtificare e difendere i pun ti importanti, giacchè i proned imenti meg lio combinati non potranno mai impedire, su grandi lince, che uno lung hezza piu o meno grande dollu strada non sia momentaucamenlo occupalo o sconrolta da un uomico audace. « Porsi in grado di ri parare ropidarnente le parli distrutto, tale è il punto capitale di uua difesa di ferrovia, o per ciò, è indispensabile aYore, in un deposito facilm ontc accessibilo, un abbondante riso!'va di ma terialo » . La guerra cl'Am ori ca forni sco anch'essa importanti o.:;ompi di consimili prccaur.ioni, sog natamento da parte del genera le secossionisla J.ee noi comballimenli di Pelorsburg, o ciel generalo Shcrman nella sua g loriosa campagna da Clrn llanoga ad Allanla (l uglio 1864). In gener alo, lo studio di questa lunga lotta . che passassi quasi intierameute · nel disputarsi a vicenda il possesso dello ferrovie, diO'ondo una gran luce sullo peripozio probauili dello g uerre foturo . Le piazzo for li attra\'Crsato dalle ferrovie forniscono ri pari spaziosi e sicuri, indicali in qualche modo naluralmonlo por quuslc r iservo di materiale. Cli incrociamenli di linea, punii strategici della più alla imporlo n7.a, meritano un' <1tlomione speciale. Le stazioni a biforcazione dovranno ud o nquo essere fortificale o coper to ali' uopo eia opero avanzate. Certi pas-

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37'.2

RIVISTA

BIBLIO GRAFICA

saggi importanti, viado lli o tunnels, r eclamano anch'essi disposizioni difensive. 1·auloro cita, come modello di questo genere, quelle del porto di Kollbus sulla Sprea, il cui piano è unito olla sua opera. L'ultimo libro, quello che tratta dolio divisioni militari delle ferrovie , non ò meno istruttivo dei rroccdenli. li primo capito lo riassume la slorio di ·qnesle istituzioni nello ullimc g uerre d'America o cli Germania . Sul principio del 1862, il presidente degli Stati Uniti fu inrcst:to di un potore dillalorio su tutte le .ferrovie e su llo lince LelegraOcho. Questo potere fu ùulogo to al colonnello, promosso poscia generale, Mac-Callum , col tilolo di direttore e sovrintendente militare dei 1·ailwa11s: fu quesrufficialc ell e creò lo divisioni mili tori, composte doli' eletta dogli ingeg neri o dogli operai l'errovinri . Secondo le circostanzo es5i taglia,•ano le lince in mod,) da renderne la ripar;izione difficile, lavoravano, per contro, n rist;ibilirc la circolazione rnpidarnon te e a ogni costo, l'iot'diuavallo il servizio sulle linee invaso i cui impiegali c•rano fuggiti o dorerano essere allontann:li per prudenza. Nella Virginia del !\ord o nel Tenncssro, ove lo vicissitudini dr lla guer l'n furono pilt groudi, ·paroccll ie lince fu rono Lagliatc e r istabilito persino tro ,·olle. Fra lo oper azioni più memorande in questo genero, si cita il rislauramen lo dei viadotti del Rappnhaunock ( lungl10w.1. 2()8 metri), operalo in 19 ore; cli quelli do\ Potomac-Crcck e di Challahochoo, dei qu;ili l'ultimo era lungo 260 metri su di una allezz;i di 30"'. Jl r istabilimonlo cli quest'ultimo ponte, nello spnzio cli 4 giorni o 1/2, ò il lavoro pilt rapido che sia mai stato On qui eseguilo in qualsiasi guerra. Fu sovraltullo nello campagna del 1SG4 che l'istituzione creata e perfezionata da ~Iac-Gallum fc·cc vittoriosa mente le sue prove . Si dovette trasportare in pien paese nemico, a 320 chil. di distanza, l'armata del Tennessee forte di più di 100 mii<\ nomin i, colle sue arligli.erie o co' suoi equi paggi; approvvigionarla, sgombrare i suoi malati e i suoi feriti o rimpiazzarli, il tullo col mezzo della sola linea che il nemico non avesse inticramcnte distru tto, e cho fu bene sposso tagliata dai partigian i. Iu un a so la volta, noi mese di ottobre 1864, costor o aren:mo disll'utlo la strada o lo opere cl' arte su di una lunghezza di 57 chilometri. Treùici gior ni dopo i C01'1lggiosi operai cli Mac-Cal lnm rislabi liÌ'ono affatto la circolazione. Cli attacchi contro questa linea erano così frequenti che tutti i giorni si era obbligati a

far circolare troni speciali di rollami rwreck-train.v, per raccoglioro il materiale distrutto . Nella breve e decisiva c:ampagnn del 1866, lo divisioni militari di ferrovie prussiane f'bbrro ciononostante il tempo di rendere grandi servizi. L'autore fo rnisco ragguagli lt:cnici di un g rande in l.eress1) sul r ia ttn rnonto dello fe rro vie annoveresi o sassoni. riallomeoto cho si opt>rb con una prontezza tanto più meriioria in quanto l'esercito prussiano aveva contro di sè il mal volere dogli operai del paese . L'autore si sludia di dimostrare nel capitolo successivo, uno dei più importnnli dell'opera, l'utilità di un' istitn1.ione permanente di divisioni ferroviar ie durante la pace. Egli prova facilm cnlc cho I' osperien7.a di uo sònizi o cosl difficile o cosl com.plicato non s'impronisa, o invoca su quest'oggetto l'nutorità indiscutibile di Mac-Cnllum. Nel rapporto dello sue operazioni fa tto al Congresso, rapporto cho si devo considerare come un documento capitale su q 11este quislioni, ~lac-Callum con ressa < che tutte lo sue operazioni durante i due primi anni non forono che provo indis pousabili por organizzare la divisione delle ferrovie, per farne una truppa sC'clla, o intraprendere con probabilità di successo I' immensa campagna dAl 186,j ». Non occorre una grande perspicacia por comprendere che per un esercito di fronte a un nemico poderoso e meglio preparato per questo rispcllo di quello che non lo erano gli avversarii dell'Uniooo, la necessità di un lale periodo di addcstramc>nlo per gli operai 4ivisionali di ferrovie potrebbe avere g ravissimi inconvcnicnli, e infiuiro fo rse in modo decisivo sul!' esito della g uerra . Non havvi in ciò, corno si vede, che un' applicazione delle più semplici del principio generalo, cioè che aspellaro il momento stesso della guerra per inculcare a una riunione d'uomini le qualità militari , è un esporsi a grandi diflìcoltà , e bene spesso ad un completo insuccesso. Fra le piò grandi diffìcollà incontrato nel compimento del suo uflìcio, Mnc-Callum ha segnalalo la mancanza di vodnte di insieme nel tracciato o nell' umministrazione delle linee amer icano, e la diversità dei tipi di materiali. L'autore del libro che analizziamo ne conchiude che è urgente, nell'interesso collettivo degli Sta ti tedeschi, di fore scomparire questi rlifo lli che vi esistono puro, sebbono in grado minore. Egli rlesume da questa considerazione un nuovo argomento a pro delle sue diANNO

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visioni ponnauenlì cho applicherebbero tnfti i lori sforzi durante la pace a conservare o n realiz.zare sulle linco tedesche l'unità nella coslruziono o nell"amminislraziono. L'esecuzione di un simi l_o pron-edim,•n lo. presa in un senso troppo assoluto, sarebbe d1ffì c1lmo.nle compatibile coll'a utonomia dei diversi Slali tedeschi . Non si può negare r,ionontlimeno cbo l'applicazione di questo prinripio, ammesso in un certo limito o regclata da trattali, potrebbe nrnre il suo \'Uola"c,io n che l'?nificaziono dei tipi di malArin lC' , preziosa in cast';cc;zionali ~11 d1frs~ comune, ~arob bo con l'onnP, in tempo di paco, ugli mleross1 permaneoL1 dolio popolazic,ni tedoschu. In questa rapida analisi noi non abbiamo potuto accennare cl_1e le considera_zioni generali·; sPnza C'ntrnro nella parlo tcérnca, cho non e la mcuo im po,·tanle , segnatamente circa i D?-olodi piìt sicuri o pih pronti per la disorganizzazione e il r1attamonlo delle vio ferrate, dello opere d'arte e dei tclc"rafi · e circa lo basi di un buon ordinamento delle di\·isioni mi~ l!lari, il lutto avvaloralo da numerosi esempi. In breve questo libro, per la cui compiloziono I' ati loro si ò gio·vato· di rlocum?n'.i i~1.editi o ?i tulio quanto era stato pubb licato prima di lui, e c10 cho d1 meglio è uscilo finora su òi uno de..,.li aro-o0 menti più morite\'Oli degli studi dei militnri istruiti . b

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11It1LIOGI\APIC1

l:\lVISTA

special mento quella clol passaggio dall'ordine di battaglia n quello di quadralo, completano la serio delle assennate proposte con.: tenute i questo interessante lavoro, di uno scrittore militare che non ha guarì si acquista\'a una bella rino manza por un altro suo scritto intitolato: « La tattica colle armi a retrocarica e coi cannoni rigali ».

ANNUNZIO.

È di prossima pubblicazi'one a Neustadt cli Vienna 11n'opera intitolala:

Die Z6!Jll1tge ,let• ll"iet1er-1l'etestii,Uet• /JliliUir-.tfha• ,lemie, von ,let• G,·irauluug der ' Anslall ,l, I, t1ou i

,lt,l~re 1152 nn t,is ,mf •m•ere Tage.

,:ti allùJui dell'Accademia Militare di JVienel'-Neustadt, dalla [ondaz'ione deW istituto , ciod dal 175J sino al giorno d'oggi.

La

ntit)Vti

ltdtiea tlell,i . fm,leria,

Questo è il litolo di un pregevole lavoro che pubhlicavasi ullirna~cnto u Vienna c.o_i tipi Coroidi. In osso l'au tore rigella ~ome d1felto~a la formazione :ielle truppe in linea, propon rodo mvece l'acloz,ooe dell'ordine per colnooe di mozzi plotoni di plo~oni_ formal i s~ qnnllro righe, di mezze compagnie su 2 plo~om, d1 compagnie , e finu lrneutc di balt::rglioni colle compagnie m una sola massa di maggiori o minori proporzion i. Con tale formazione l' ~utore si ripromotto rapidità negli spiegamenti ed accorciamen ti dello colonna di marcia. -Lo idee svolte sulla semplificaziooo di certi movimenti l'abolizione di talune viete formazioni credule finora neces;arie 6

Ne ò au tore il signor luogotenente Giornuni Svoboda , aiutante maggiore di quella Accademia, Il quale da ormai cinque anni ha dedicato tulle lo oro che gli lasciava li bore ~il servizio a questo cli ligenle e penoso lavoro , in cui si è proposto di raccogliere la doscriziono dei servizi e dei meriti o delle vicende di quan ti allievi uscirono da quello stimato istituto cho conta ormai 118 anni di- esistenza. Cbi consideri come l1J. parte, possiam dire, maggiore dei generali che acquistarono celebrilil in Austria, specialmente in questi ullimi tempi, abbia avuto la sua prima educazione ia quella Accademia (citeremo fra gli altri l'attualo ministro della guerra, borone di Kuhn e il suo predecessore di John , o lo stesso generale Ilenedek), converrà con noi che questa pubblicaziono, oltre ali ' inloresse personale che può offrire agli antichi allievi di Neustadt che vi veggono tracciato le vicenda della vita dei loro compagni, o.vrù pur quello universale n tutti


RIVIST.4, D1B.LI'C1GRA1~ICA

l lett?ri <li compendiare la storia militare dell'A11stria ii1 que.. st'ultuno ·· s,toria . s~c_o Jo, n~n e~sendovi siata campaf{na nella cui 51 :on trovi mtrec_c1ato 11 nome di qualche Neitstiidter; ed anche ~tto_questo aspetto, c~me pure per I' esempio e per l' inca,. X: ggiamento nello studio che offre alla gen~razione che sta ora colà educand_os!, ci ~are opera degna di grande encomio e tale da essere imitata m altri Stati. L'opera usci~à completa entro il 1870 in circa 12 fascicoli (di almeno 4 fogh) a 50 kr. V. A. (L. 1 25). . Le do~ande dei soscriltori sarebbero da dirigersr ano stesso , autor~, 11 •qu~!e pr~ga altresl cald11mento per nostro mezzo · ~uegh' antichi ?ll 1~v1 del~a Accac)eqiia di Wienor-Neustadt, che 81. ~r~rnno og_g1dl m Itaha, ed · a1 quali egli per difetto di ind!rizzo no°: si fosse già personalmente diretto, di volergli for~.1;e pe~. vi~ postale co!1 cortese premura quei dati e quoiiè rn o.x:ma~10m che meglio, Villessero per la compilazione del cenno biografico che dovrà riguardarli.

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RIVISTA STATISTICA

ITALIA.

La Ragione Sommaria degli atti dell'amm'inistrazione della 9uerra nel 1869, in capo all' Anmiario ilfilitare per il 187Ò,

porge alcuni ragguagli statistici, dei quali ci sembra opportuno di offrire un succinto conto ai nostri leLtori. NeI suo capo I la Ragione Sommaria rammenta i principali p1·ovvedimenti organici che si attuarono ncll' anno trascorso, come : il riorganamento della casa militare di S. M.; quello che ridusse il corpò moscp.ettieri; una modificazione introdotta nefJiistitnzione delle compagnie di discìplina, per la quale due di q~1elle di pun.izione vennero destinate particolarmente a quei mili Lari che per 1a natura indecorosa della colpa o per la incorreggibi[it~ della condotta fossero giudicati immeritevoli di rientrar mai nei corpi atti.vi <fell'cser.cito; la creazione dei tre comandi generalf di corpo d'esercito e i motivi che la consigliarono; la disposizJone che stabilisce le formazioni normali dello truppe sul piedo slanzfale e sul piede mobile; l'emanazi.one di ·un'istruzione per Ia mobilizzazione del treno mililarc, d'ei fl'asporti o delle ambulanze reggimentali, allo scopo cli facilitare fa mobilizzazione dell'esercito alla occorrenza; ed infine l'isrruzioné che stabm glf attributi, le relazioni di servizio e la

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RIVIST.'\

giurisdizione dei cinque comandanti territoriali di cavalleria. Le quali disposizioni tulle si riscontrano nel Giornale ilfilitan del /869 . Nel capo II è_ dato conto delle cose divisate ed attuate relativamente alla istruzione dell 'esercito. · . E _vi_ si nota come in principio dell'anno 47,244 soldati provmcrnh delle classi 1840, 41 e 42 in congedo il limitato, delle armi di fanteria di linea o dei bersaglieri , siano stati rich iamali sotto le bandiere per ricevervi, entro 15.giorni ,,la necessaria istruzione intorno alle nuove armi a retrocarica ed in.torno al le modificazioni che per l'adottamcn to di quelle dovettero essere introdotte nei Regolamenti tattici. ' Poi vi si tro1·a un cenno intorno ai campi d'istruzione ed alle grandi manovre : al campo a Somma furono in due periodi ~5,000 solda_ti e 3,200 cavall i; a quello a Verona, 15,800 soldati e 1,500 cavalli; a s. ~i!aurizio 3,'768 uom ini e 2,300 cav~Hi; _alle grandi manovre su l Ticino parteciparono due div1s1on1 sotto gli ordin i <Ji S. A. H. il Principe Ereditario : a quelle dell'Ilalia 111edia, sei brigato, sollo gli ordin i di S. E. il genera le CialJini ; ed a 'quello infine tra Mincio e Adi"'e, due 1 divisioni , sotto g,li ordini del luogotenen te geoeral«jl Pi:nell. L'istruzione sul tiro fu attuata con diligenza e quasì per intero da tutti i reggiment.i di foutcria e dai hattaglioni di.bersaglieri; e dal canto . nostro aggiungeremo come ci r isulti che mercè l'eccellente Ist1·uzione. suue· anni e s1J,l f..iro emanata nel febbl'aio 1869 per entrambe le fanterie, si siano avuti risultati di tiro ancor più soddisfacenti di quelli dell'anno passato, che a qualche scrittore straniero parvero incredibili; e speriamo di poterli quanto prima pubbl icare. Al pari delle fantorie, J•a'rtiglieria attuò essa pure la. sua scuolà annuale di tiro in vari poligoni. ' I.a Ragùnw ,<;o-~ima'l'ia tocca al tresì delle disposizioni . ministeriali per l' istruzione invemale delle truppe, e del nuovo Rc~golameùto per le Scuole dei corpi:. quelle intes~ col metodo delle Conferenze e delle le·u11,re milit((!ri a dare il mago'iore impulso agli stu~i militari, 'P- con un metoèo assolu tan;ente pratico e molto razionale ad addestÌ'are il soldato nelle ·cose della tattica elementare e del servizio di campo. Il nuoro Regolamento per le .scuoio dei cor pi fu fa tlo per rendere facili , i programmi delle scuoio stesse più che noi fossero nell'anlico_Regolame·uto , e per unifol'mare quanto era fattibile l'inse-

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STATISTICA

"'namento nelle scuole reggimentali a quello. delle scuole pubbliche di pari gradi od elementari; ciò malgrado è opinio~e ~l~ alcuni che i programmi non siano per anco abbastanza f~c1 l~ e brevi. È quistione che sarà decisa dopo uno o due anm dt esperienza. .. . . .- . . . . 'Accennando. al Regolamento d'eserc1zu e d1 evoluz1om per le arni i a piede ed à. quello per la cavalleria, amen due in, co~·s~ di stampa, la Ragione S0mma1·ia avverte come e parche srns1 mirato ad unifor marli Puno all'altro quanto possibile, come e perchò un unico Regolamento siasi stabilito por e~t.:amb? le. fanter ie, quella di li nea e la leggera, come e perche s1 noli nno che nell'allro Reg·olamcnlo siasi cercalo di faci litare l'adrlestrameo to del soldato e di rendere semplici e sciolte le forma~ zloni, agevoli e spedite le evoluzioni.

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11 capo m ragguaglia intorno alle ammissioni negli isf.ituli militari ed alle usc:He dai medesimi nell'anno 1869. Le scuole divisionali , preparatorie agli esami per la scuola superiore di guerra furono frequentate da 305 uffiziali' (40 capitani, ~8 l_u~gol.enen ti, 217 sottot.). A questi esami si presentarono 199 u LDz1ah, (25 capitani, 31 luogo!. , 148 sottot.), dei quali _vennero ammessi 56 (10 capitani. 13 luogot.? 33 sottotenenti). Attualmente sono alla SC'uola di g·uer 1·a: nel 3° corso, 47 uffiziali (12 capitani , 7 luogot. 28 sotfot.); nel .2• corso .. ~8 uffiziali (7 capitani, 14 luogo!., 3"7 sott9t.}; nel 1• corso, _1 t>G uffiziali nuovi ammessi. Dalla Scuola d'GJ)J) lioazione d' artiglie1·ia e genio mcirono, con buon esito negli esami, 20 soHotenenti per l'artiglieria e .l~ per il genio, quanti cioè vi <;rano nel 2'_ anno , d1 co~·so .. Negli esami di passaggio dal 1° al 2' anno eh corse 44 r111s?1rono, 11 fecero insufficiente prov.a e passarono sotl.otenent.1. nelle armi di linea .. ta· scuola ebbe dalla R. M. Accademia 15 sottotenenti d'artiglieria e 9 del genio. A"li esami cli concorso per l'ammissi one alla R. Jlf. Accadenria ed alla Sc1wta Militare di (antei-ia è O(t'D<tlleria, si presentarono 247 giovani, dei quali: 53 entrarono all'Accademia e 84 alla Scuola. . . . Ne.o-li esami cl i terz'anno o di escita dall 'Accademia riescirono i 28 ~!lievi che componevano il corso. Nogli esami di secondo 'anno o d'uscita dal la Scuola ri escirono e furono promossi sottotenenti 91· su 93 al lievi (62 nelle armi di fa nteria , e ~9 nella cavallerià).


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RIVJS'rA

STA'i'ISTICA

li 31 dicembro 1869 i corsi dei duo istiluti erano così

composti :

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di ginnastica ·o di nuoto per la fanteria di linea e por i bersaglieri, median te un certo numero cli sott'uffìziali, di caporali ed anche di soldati che saranno annualmente destinati alla scuola dai vari corpi di dette armi, per compiervi un tirocinio bioonale. La Scuola normale pei' i Bersaglie1·i obbe per il corso di istr uzioni teorico-pratiche 1869-'70: 13 soLlot., uuovi promossi dalla Scuola militare di fanteria e cavalleria; 45 sergenti, 90 caporali e 90 soldati. La Scuola normala di ca·v atleria: 9 ufilziali subalterni per il corso magistrale di equitazione; 30 soltotenonti nuovi promossi dalla Scuola militare di fan teria o cavalleria; 88 sergenti, 19 caporali e 114 soldati. La Scnola no1·malc del Treno militare, istituita nel 1869, allo scopo di aUivare maggiormonLe e mantenere uniformi l'istruzione e la pratica di servizio del Corpo, ricevette per il corso 1869-70 : 12 ufficiali subalterni, 24 sergenti, 24 caporàli, 24 allievi istruttori o 24 soldati. · Essa ha luogo in Torino alla sede del Comando del Corpo del Treno militare. Un'altra nuova bliluzione dell'anno scorso fu la Scuola speciale per i sott'1tffi ciali, presso la Scuola militare di fanteria e cavalleria in Modena. Essa fu fatta onde procurare ai sott'ufflzial i della linea, a~piranti allo avaozamon to a sottotenente, i mezzi per acquistnl'O sodamente le cognizioni a ciò necessarie. Questi sott'ufuziali . proposti al grado di sottotenento, vi dovranno fare un co:-50 biennale di studi di bello lettere, storia, geografia, matematiche elementari e arte militare. Il numero dei posti è annualmente stabilito dal Ministero della guerra, ed appositi esami di concorso decidono sull'ammissione. La scuola vonne aperta il 1° dicembre e furono ammessi al concorso:

. A~cademia Milita1·e. - 3• corso; 36 allievi: 2• corso; 5.2 al!Jev1; l • corso, 73 allievi; totale 161 allievi. . Scuola.di Fanteria e Ca1Jatle1·ia. - 2° corso ; 61 allievi (48 d1 fa.nteria, l~. di cavalleria); 1° corso; 90 allievi (67 di fanteria 23 d1 cava llerin). ' Nr.l Collegio milita1·e in Napoli si trova,,ano il 31 dicembr 1869; ~01. s- corso, 50 allievi; nel 2°. 68; nel 1• 58 · in tota!~ 176 all1ov1. ' ' . ~a. Sc!tola centrate di ti?'o, scherma, ginnastica e nuoto

1.sl1tu1ta m Parma, con R. Decreto 13 ottobre 1869 a Iu d 11 scuola , 1 d. .r • . • . •, • , ogo e a . . no11:11a o 1 ianter1a, 1mz10 1116 dicembre di dotto anno 1 suoi corsi, o sono così com posti: Corso sitl~e a~·n~i e tiro. - Uffìc'ia li: 80 uflì ziuli suballerni della fantor!a d1 linea (uno per reggimento), 15 dei bors1)0'lieri 0 (3 por rogguneuto). • Cor~o s~ll? ai·mi e ti1·0 . - Sott'tlffiziati: 80 sergenti della fanter1~ <h lmea (uno per reggimento). C01·si pe1· la sche1·1na. - 1• corso : 40 sott'ufficia t·. 2• . 50 solt' 1·n . ,. I Il r I, corso, . u 1cia I e e. a ianteria di linea e dei bersaglieri, 30 caporah e 20 soldati delle stosse armi . C01·so di ginnastica e nuoto : gli stessi dei 2 cor·1· per ~ la scherma. .Islituto di questa novella scuola è : a) Riunire ogni anno, per un corso di 7 ~d 8 m . certo qual nume_ro di uffizia!i subalterni delle fanterie e;~r UJ~ so~e a!11maes.tral1 ~elio istmzioni teoriche o pratiche sulla br1caz1one, r1paraz1one e conservazione delle . J • Il' · armi e su tiro coi: .quo agio e con quella copia di mozzi acconci che i corpi at11v1 . non .possono · ' Gli u ffiziali · avere t u.•t·1 a 1oro disposizione. che s1 avvicenderanno cos} d'anno in anno ali I d. rar · t cl a scuo a a 1m pa• . VI COn ~O O O regolare Od UOiforme i retti principii di C t . 1mportanll istruzioni, gioveranno a generalizzarr1 d 1uos ~ nei corpi cui appartengono. e a assodarli b~ Ri~n~ro altresì ogni anno un certo numero di ser onti di ~antoria d1 linea per ammaestrarli nelle stesse istr . g. rn modo as · ., 1 uz1001, ma . sa, prn e omontare e affatto pratico ond fspec1almente dei capaci istrullori nel buon gover~o doli: .arn~ e nella scuola di puntamento; ,1rm1 c) Formare infine buoni maestri o sotto-maestri di scherma,

r:;_

Un sott'Uffiziale per ciascun reggimento di fanteria di linea. Tre del 1• reggimento bersaglieri o due per ciascuno dogli altri reggimenti bersaglieri. Tro, tra il corpo d'amministrazione e gli altri cor pi ed istituti classificati nell' arma di fan teria. - Jn tullo ~ solt'ufflziali.

i

per 65 posti di fanteria.


382

. RIVISTA

Un ·sott'uffiziale per reggimento di cavalleria.

Due per il Corpo del Treno 1nilitare. · Uno tra i sott'uflìziali di cavalleria degli isti.tuti militari. - In tutto 2.2 sott'uffiziali.

STATISTICA

383

Perdite : 11 uffiziali generali -- 8 uffiziali del Corpo di Sta.lo Maggiore - ·107 uffiziali servizio sedentario - .31 ufficia_h dei Reali Caral5inieri. .,.... 304 delle fanterie - 50 d1 cavalleria - 30 d'Artio-lieria _e 12 del Genio. - In tutto 548, ovverossia 3 '781 O/O. _':: Di questi uffiziali 106 vennero dispensati dal servizio per dimissioni volont_arie; l 'l9 colloc~ti· a r!poso _in se_guito a loro domanda e 39 d'autorità; 29 riformali, l6.~1moss1: 19 rivocati, 133 morti (cioè più ·di 0,9 0/0 della totahta deg(1 u.ffiziali); 7 cancellati dai ruoli . . Il'ichiamati dalla disponibili tà o dall'aspettatii;a: 1 luogotenente generale - 1 maggiore generale - 3 colonnelli~ 3 Juoo-otenenti colonnelli - 19 maggiori - 106 capitarn 125 l~ogotenenti, 66 sottotenenti. - In totale 3,2'1 uffìziali. . Collooa,t'iin disponibilità od 'in aspettativa: 2 luogotenenh colonnelli - 6 coloniielli - 8 luogotenenti colonnel_li - 9 maO'o-iori - 73 capitani - · 108 luogotenenti - 69 sottotenenti. totale 215, cioè 49 meno dei richiamati. Il criterio sommario che da questi dati emerge è che il mo·vùnento fu lentissimo, e lo sarà ancora per altri sei o setto anni : conseguenza inevitabile delle diminuzioni cui l'cse~ci to · va sO""etio a motivo dello esigenz13 economiche del paese, o bisog~~ anche dire ·per 'gli {1ccezionali aumenti d él 186?·

l

in

per 6 post; di cavalleria

.Riuscirono ammessi al Corso : 45 sott'uffiziali- di fanleria . 6 id. di cavalleria. 51 Totale. Nè dobbràmo lasciar di togliere alla Ragione somma1'ia u~a altra_notizia non meno ragguardevole delle precedenti, quella concernente l'ammissione di 613 sott'uf'fiziali, caporuli e soldati dei Tari corpi dell'esercito alle pubbliche scuole normali e magistrali. Con un corso di 9 mesi di studi potranno essi conseguire la patente di maestri per le scuole elementari pubbliche e quindi. servire utilmente da maestri per lo scuole dei caporali o soldati nei corpi dell'esercito; dopo il congedo riusciranno altrettanti preziosi istitutori per lo scuole comunali. Noi _credia_m_o che quest'istituzione, il cui merito ·va in eguali parti al Ministero della Guerra ed a quello per l'Is.lruzione Pubblica, sia per dare eccellenti risultamenti sì per l'uno e sì per l'alt:o scop?, e speriamo · (ji vederla continuata anche negli anm avvenire.

_ 1;

Riguardo la forza dell'esercito la Ragione somma1·ia ci offro i seguenti dati: · Forza sotto le armi il 1• gennaio 1869

Nel capo IV troviamo in una serie di ·5 specchi il . Mottimento degli 'Ufficiali durante il 1869, cio·è gli aumenti , le di~inuzi?ni, le_ promozioni, _I~ perdite, i rièhi~mi dalla aspetta- · tlva e 1 nuovi colloc;amenh m queste posizioni ; ed eccone il sunto: In aumento. - Nessuno. In diminuzione. - l generale d'armata - 3 luoO'otenenti generali - 4 luogotenenti colonnelli - 50 mago'iori .'.'.'... 111 capitani - 110 luogotenenti - 83 sottotenenti: T~tale 362. · P,rom'ozioni: 1 luogotenente generale - 13 maggiori gener~li .- 21 colo~nel~i - 41 luogotenenti colonnelli - 52 magg10r1 - 64 cap1tam - 103 luogotenenti - 166 sottotenenti : !otale. 461, cioè ~.18~ 0/0 degli uJTiziali in servizio ; rapporto, m verità , straordmar1amente piccolo.

Ufficiali 11,359 Truppe~159,531 Totale 170,980

,Forza sotto lo armi il 30 _giugno .

Ufficiali 11,206 Truppe 184,961 Totale 196,167

Forza sollo le armi il 31 dicembre 1859

Ufficiali 11,232 Truppe 147,378 Totale 158,610

.


. i\lVIS'Ì'A

La diminuzione fra ii 30 giugno e l'ulti'mo. dicembre ò llio~ivala principalmente dal congedo della classe rn,14, effettuato· 11 l° ottobre, che scornò la forza di 3.2,000 uomini all'incirca. Nel gennaio scorso però venne sotto le armi la 1• categoria d~lla classe 1848, la qqalo dovo avet ingrossato l'esercito di circa 36,000 uonrini, onde in ora là forza dovrebbe es·sere di 192,000. uomini almeno, tenuto conto dei 1400 uomini della c)asse 1845 dei Zappatori del Genio e del Corpo d'Amministrazwne_ che_ venne~o manda Li iu. congedo illimitato ìl 1• gennaio. E so ti pmno aprile venturo, come è pronunziato dal Giornale mìlitare, il restante della classe 1845 sarà inviato in congedo ' la forza sott~ le _armi si ridurrà a ~61,000 al più: Le forze d1 c111 lo Stato potrebbe disporre sul piede dì guerra sono valutate come segue dalla Ragione sommaria: Uffìziali 14,866 (11,23.2 in servizio effettivo e 3,684 in aspettati va). Truppa 531.576 (Sotto lo armi 147,378. - In congedo l" ' categoria 196,198, .2• categoria 188,000). Totale 546,442 uomini. E qui aggiungeremo noi un dato statistico intorno al movimento degli ospedali militari: Nell'anno passato entrarono neo·li speciali ll3,566 individui, vuol dire quasi il 70 °/, dell'effetti~•o dell'esercito. Morirono negli speclali 1.386 individui. ovvéro 12,. 2 ¼ degli entrati o 8 por 1,000 dell;effetÙvo. Que~ti risul• tali sono favorevoli quanto si possono ·desiderare. 0

In .relazione all'armamento la Ragione sommaria avverte come nel corso del 1869 siasi pressochè terminala la trasformazione a retrocarica dei fucili di fanteria e delle carahilÌe da bersuglieri; iniziata ugual trasformazione pèr i moschetti dei Reali Carabinieri, e provyi~ti cliqueste armi i Zappatori, le compagnie di disciplina e gli istituti militari; alcuni retrcrimenti di 0 .fanteria e qualche battaglione di bersaglieri ebbei~ l'incarico di spe.rimentare armi nuove a retrocarica e di piccolo calibro. Ma, dice la Ragione sormnciria, gli esperimenti eseo-uiti hanrio chiarito li bisogDo di nuovi studi per superare tt~tte le difficoltà che si incontrano nel servizio pratico di queste armi. Si è quindi disposto subito· per estendere le esperienze ad altri moqelli già favorevolmente conosciuti o adottati presso estere pò-

l

STATISTICA

38q

tenze, onde venire . a risolvere siffatto · importante problema in modo vantaggioso ali' esercito ed alla pubblica finanza. Si sono diligentemente continuali gli studi e gli sperimenti, giù iu corso nell'anno prec11deote, intorno alle artiglierie da campagna, da muro e da costa. Venner9 adottali affusti di lamiera di ferro per gli obici da cent. 22. destinati alla difesa delle coste, e definiti gli attrezzi e gl i armamenti relativi a queste bocche eia fuoco. Si misero in corso di studio barche di lamiera di ferro ed altre di lamiera d'acciaio, lo quali, so farannq. buona prova, verranno sostituite con vantaggio alle attl!ali barche cli legno. Un ultimo ragguaglio fornito dalla Ragione somma-1'ia del 1869, è quello intorno al servizio cli pubblica sicurezza cui provvidero le truppe, che a.sceqcle alla vistosa cifra di 4,379,682 giòrnate ; e non deve farne meraviglia chi pensi agli' inOniti drappelli impiegati nella repressione del brigantaggio nel· Napoletano e .de! malandrinaggio iu Sicilia, ed · ai distaccamenti che si clovellere comporre per reprimere i disordini che in alcune provincie avvennero in principio dell'anno, alla prima applicazionA dell'imposta sul macinato. · · Ogni buon militare si domanderà impensierito come un esercito della . piccola forza a cui il nostro è ridotto , possa , con tanta mole di servizio cli pubblica sicurezza, di distaccamenti, scoì·to, guardie, ecc., attendere cònvenienlQmente alla propria istruzione. E questo un problema ·che non si può sperare di risolvere salvo che con una forza 'straordinaria di. buona volontà e di abnegazione per parte degli uffìziali e della truppa, e siccome di queste virtì1 l'esercito italiano ha già dato tante · e chiare prove, abbiamo ficl uci1i che anche questa vo)ta la difficoltà, per quanto grave, sarà superata. ·


386

RIVISTA

STATISTICA ·

conta inoltre 2 sotto-ufficiali che funzionano da ufficiali. I battaglioni di riserva, formati in modo analogo, in tempo di pace non ha11no che i quadri seguenti : un comandante, 4 capitani, ·1 luogotenenti, 4 forieri e 4 sergenti. I battaglioni di rinforzo banno solamen te 1 colonnello, 4 ·comandanti di compagnia e 4 sergenti. L'effettivo di tulla la fanteria, a!la tesla della quale sta un generale .ispettore, è di :

DANIMARCA.

Dopo il 1866 l'esercito dnnese è stato completamente riorganizzato, cd ecco alcuni. rogguagli della sua nuova organizzazioùe, toili da una relazione di un ufficiale danesC'. La Danimarca è divisa in 5 distretti di brigata, ciascuno dei quali si suddivide iÌ1 2 distr.e lli di mezze brigate. J reggfo10nti di fanteria si r eclutano nei distretti di mezze brigate, e i reggimenti di cavalforia in quelli di brigata; la guardia, l'artiglieria ed il genio in tutto il paese. !,a durata del servizio è di 8 anni nell'esercito attivo, dei . quali una patte nella linea e l'allra nella riserva. Terminilla la fertl)a di 8 anni gli uomini passano alla categoria di rinforzo (Vetstéi,rkung) . Annualmente la metà so la della fanteria riceve dei coscritti; l'altra metà richiama i coscritti dell'anno antecedente ( già istruiti e poscia congedati) , per le esercitazioni della durata di 45 giorni. Sono riuniti tutti gli anni in un campo di manovra io battaglioni di linea, l reggimento di cavalleria, 2 batterie ed una · compagnia del genio. L'esercito è. diviso in linea _ed in riserva. Nella fanteria o nell'artiglieria vi sono inoltre dei corpi di rinforzo. La fanteria è compo:ita di 20 batl.tglioni di linea cogli uomini delle ultime cinque classi, di 10 battaglioni di riserva formati dagli uomini in più delle dette classi e dalìo. 3 prime classi. Collo classi più giovani della categoria di rinforzo si form•mo 10 batJaglioni di rinforzo. La metà di ciascuno di questi battaglioni (400 uomiùi) viene riunita p9r 15 giorni annualmente per le esercitazioni, e così pure si riuniscono tutte e tre Io classi più giovani della cate.. goria di rinforzo per la rassegna. I battaglioni sono formati su 4 compagnie. L'effettivo di ogni compagnia è di : l capitano, 4 ufficiali. subalterni ( di cui la metà in tempo di pace è in permesso), l foriere, 4 sorgenti , 9 caporali (che in tempo di pace sono congedati per metil), l trombettiere, l tamburino e 200 soldati. Ogni battaglione

387

20. ballagl. cli linea di 89.2 uoinini ciascuno

1 battaglione della guardia 10 battaglioni di riserva . 11 battaglioni di rinfor~o.

Totale

J

17840 uomini. 924 » 8900 » 9450 ~

37114 uomini.

La cavalleria è compostn di 10 squadroni di linea e di 5 squa'droni di riserva. Due squadro ni di linea ed uno di riserva formano un reggimento. Vi sono quindi 5 reggimenti di cavalleria, i quali in realtà sono soltanto mezzi · reggimrnti. Gli squadroni di linea sono formati dagli uomini delle 4 ullime classi , e quelli di riserva · dagli uomini delle prime 4 classi. La cavalleria non ha squadroni di rinforzo; gli uomini di quella categoria servono per completare gli squadroni di risen'a o per la formazione dei depositi. Un reggimento di caval leria sul piede di gyerra si compone così: l eolonnello, l niutante maggioro, 5 capitani, 5 luogotenenti, 6 sotto tenenti (dei quali la metà i_n tempo di pace è in permesso), 3 forieri, 11 sorgenti, 18 èaporali (per metà congedati in 'tempo di pace) 7 trpmbettieri e 360 soldati. Ogni reggimento ha la sua scuola, presso la quale sono destinati 1 capitano, 2 sotto-uflìciali fun zionanti da uificiali ed 1 foriere . In tempo di guerra da -queste scuole si formano i depositi della cavalleria ed uno squadrone per il servizio di guidé. La forza totale della cavalleria sul piede di guerra è di 2324 uomini (l /15 della fanteria). La cavalleria dipende direttamente dal generale ispettore., - Tutta l'artiglieria sta sotto un generale ispettore. L'artiglieria da campagna conta 9 batterie atlive o 3 batterie di riserva , riparli te in due reggimenti, dei quali il primo ha 6 ballerie attive e 2 batterie di riserva, e l'altro 3 batterie attive cd una di risérva. Ciascuna batteria ha 8 cannoni rigati caricabili dalla


bocca e 167 uomini. L'artiglieria da pinna consta di 6 compagnie aUivo· e di 3 compagnie di rinforzo, la forza delle quali viene fissata secondo il bi!,ogno. Vi sono inoltre c.Jei distaccamenti di personale tecnico. ' · In tem po di paco non esiste un corpo del treno, poichè gli uomini di questo corpo sono ammaestrati presso l'artiglieria. In tempo di guerra quel corpo conta 11 ufficiali, 6 sergenti, H cnporali, 100 vice-caporali, 6 lrombetLieri e 1594 soldati. Il corpo del geoio è composto di 1 battaglione attivo ed 1 cli riserva. Il. battaglione· attivo in tempo di pace ha 4 compag'nie ripartite cos) : 2 compagnie pionieri, 1 compagnia di telegtarìsti ed 1 compngnia di pontonieri. In tempo di guerra si hanno invece 9 compagnie, cioè: 4 compagnie pionieri, 2 compagnie tclegra[Mi, 1 compagnia pontonieri, 1 compagnia pei ponti da sbarco ( Lci-ndungsbriioken compagnia ) ed 1 compagnia del parco. In tu llo 600 uomini. Il battaglione di riserva è di 4 compagn ie in tempo di paee, · per lo più congedate: in tempo di guerra il suo effellivo è di 22 ufficiali, 5 sergenti, 36 caporali e 200 o 300 uomini. Gl'individui del battaglione di riserv·a in campt1gna hanno l'incarico di dirigere le truppe nei lavori di fortirìeuz ionc. Il genio sta sollo un generale ispettore. .Il clistuccamenl0 d'im.fermieri in tempo di guerra consta di 1 capitanu, 2 soLLrJ-uJficiali funzionanti da ufficiali, 5 sergenti o l'i<,17 capora li e soldati. I due . comandi generali hanno la so·rveglianza sulle truppe dai loro. disLn1bti, le quali del resto dipendono direllamente dagli ispctto11i gl,)nel'ali. I sollo tenen ti vengono, nominati dal ministero della guet•r;,1. Gli ufiìeial,i dal grad.o di luogotenente in su sono nominali eia:! Ile. Fino Al grado di capitano .le promozioni si fanno per un, terzo a, scelta e il rimaaeute pe-r anzianità. Nei gt·adi superiori soltao lo a sceLLa. 11iassumendo, l'eftètlil'o clcU-esercito è il seguente;

Esercito att'i,vo· (Linea): Fanteria : 21 baUaglioni . . . . . Cav.alleria : 10 squadroni. . . . . Artiglieria: 9 ballerie e 6 compagnie Gen·io: I battaglione, . , • . . Totale

389

STA'l'ISTICA

RlVlM'A

18750 uomini. 1400 '>

3650

»

600

»

24400 uomini.

Rise?'va. Fanteria: 10 battaglioni . Cavalleria: 5 squadroni . Artìglieria : 3 batterie Genio: 1 batlaglione .

8900 uomini.

Totale

700

»

550

»

300

»

10450 uomini.

Rinforzo. Fanteria : H battaglioni . Artiglieria: 3 compagnie

9450 uomini. 1000 ))

Totale

10450

»

Totale dei combatlenli , circa . Treno, depositi e non combaltonli .

45000 uomini. 19000 »

Totale dell'esercito sul piede di guerra

64000 uomini•

TURCHIA. L'esercito turco è formato : , l° Dall'esercito permanente, che si divide in esercito attiv<1 (Nizam) e riserva (Redif) . 2" Dalle milizie irregola11i. 3° Dai contingenti forniti dagli Stati vassalli. Delle milizie non vale la pena parlarno , poi che traHiasi di truppe irregolari che non si° chiamano che in caso di mobilizzazione , e néin si panno impiegare com-è pre,siclii a causa della loro indisciplinatezza e della tendenza ai ladronecci. Sui contingenti degli Stati vassalli vi è poco dà,.contaro; perchè i governi di- quegli Stati non vedono nelle, eompliea,zioni poli-


390

,

RIVISTA

tiche della Turchia che delle buone occasioni per crearle imbarazzi: oltre di che le truppe che essi forniscono, anzichè essere di aiuto, sono di peso all'esercito turco. L'esercito attivo è diviso in 6 corpi d'armai.a, che reclutano i loro uomini nei sei circondari in cui è divisa . la monarchia. Un corpo d'armata consta di due divisioni di fanteria e una di cavalleria. Una divisione è formata: di due brigate. Il corpo d'armata secondo l'organico normale attuale consta di 6 ~eg: gimentj di fanteria ( 2 di zuavi e 4 di linea a 3 battagho~1 di 8 compagnie l'uno), 6 battaglioni tiragliatori, 4 reggimenti di cavalleria a 6 squadroni l'uno, 1 reggimento di artiglieria a 16 batterie di 6 pezzi caduna. Aggiungasi il corp~ d'amministrazione , una brigata di 2 reggimeg ti di cosacchi formali di volontari cristiani, l'artiglieria da costa, da piazza e di. riserva, 1 brigata di 2 r eggimenti zappatori, la gendarmeria e 2 reggimenti stranieri. Unità tattiche superiori al reggimento in tempo cli pace non esistouo . L'esercito di riserva è pure ripartito in 6 corpi d'armala, od è organizzato come l'esercito attivo. Appartengono alla riserva : l° Tutti gli uomi ni che hanno ullimato il loro servizio nell'esercito attivo. 2• Tu Ili quelli che si sono riscattati dal servizio attivo, sia facend0si surrogare, sia pagando. In tempo di pace la riserva conserva piccoli quadri per poter fare le istruzioni. La durata ciel servizio è di 12 anni, dei quali 5 nell'esercito attivo. 7 nella riserva. Per allri 5 anni si rimane però inscritti ·in una 2' riserva. La liberazione e la surrogazione non sono ammesse che per l'esercito attivo, e se no fa molto uso. La legge cti reclutamento non è però appli.cak1 con uniformità essendovi pei cristiani norme speciali, e così pure in una parte cieli' Arabia, del l{urclistan e della Bosnia. · li contingente annuo è di 20 a 25 mila uomini, d3lratlone le diserzioni. L'e.sercito conta per la parte attiva da 100 a 115 mila uomini con 20 mila cavalli, e por la riserva 130 a 165 mila uomini. Vi sono inoltre i Baschi-Bozuks, specie di volontari cui la Porta ricorse negli ultimi tempi assai di sovente, preferendoli alle milizie perchù più disci plinati. Essa ne armò talvolta fino a 70 mila. · Per quanto si può inferire da un rapporto preseutato ultimamente dal ministro della guerra al Sultano , i concetti. che'

~HATISTIC_.\.

39~

dovrebbero informare la nuova organizzazione dell'esercito turco sarebbero: l° Assicurarsi una r iserva sempre disponibile, riducendo la durata del servizio attivo da 5 a 4 anni. Gli uomini nel 5' anno passerebbero alla r,iscrva. 2• Mantenere al completo il corpo degli ufficiali. Nominare già 'fin dal tempo di pace i capi dei corpi d'armata. Impiantare depositi di armi e di equipaggiamenti. Stabilire dei provvedimenti che procurino una mobilizzazione celere. Formare buoni e solidi quadri della riserva. 3• Creare una specie di leva in massa, protraendo l'obblìgo al servizio di 8 anni dopo che ciascun individuo abbia cessato d'appartenere alla riserva. Una volta che tale organizzazione sia attuata in tutta la sua pienezza, · l'esercito turco potrà avere: l° · In tempi normali 150 mila uomini di esercito attivo, · colle riserve in permesso. · • 2° In caso di disordi1ie all'intorno, 150 mila uomini di esercito attivo e 10 a 50 mila cli riserva. 3° In caso di una iuv~sione straniera, 450 mila uomini tra esercito attivo e riservo. 4• Nel caso di dovere spiegare tutte le forze del paese, 700 mila uomini tra esercito attivò, riserve e leva in massa. La fanteria è armata di fucili caricabili dalla bocca (carabine Enfield): i soli battaglioni ti raglia tori sono forniti di fucili Snyder. Si stanno però trasformando i fucili vecchi per ridurli secondo il sistema Snycler e l{ruke. La cavalleria è armata di sciabole e di pistole, in parte anche di picehe e di moschetti. L'artiglieria, l'arma migliore dell'esercito,· è provvista quasi tutta di cannoni rigati , parte a retrocarica, parte caricabili dalla bocca.


LA POLITICA ITALIANA l'ArfllVHNISTRAZl (H~ E DELLA GUERRA dal 18G3 al marzo i 86 6

llARTINI CARLO,

Gerente~_

n.

V.

11

Se l'Italia non appì·ofittò dell'armamento prussiano, seppe però prnfìttùe della politica prussiana, il che fo per lei di assai maggior mornenL_o di quell o che sarebbe stato l'avere acquistalo alcune migliaia di fucili ad ago . · I primi passi di un'alleanza fra l'Italia e la Prussia risalgono appunto al periodo che abbiamo tratteggiato nel § precedente ('1). L'ordine della narrazione richiede pertanto ch_e qui se ne faccia parola. · (') V. R iv-ista 111ilitare, dispensa di febbraio, png. 213. (1) 11 colonnello FimDIXAND LEcO~ITE riferisce a pag. 50 del 1° volume della sua opera: G'Uerre cle la Pru.sse et de l'ltalle co-ntre l 'Autriche en. 1866 (Paris 1$68, Tanera éditeur) che il conte cli Bismark nella sua gita a Biarritz nell'autunno lS6'1, s'incontrò col generale La Marmara. Siccome da questa asserzione si potrebbe indurre che qualche accordo fu presosin dal 18134, gioverà osservare che un tale incont1·0 non ebbe luogo nè in. quella nè in altra circostanza successiva. ANNO XV, ,VOL . I.

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LA POJ,lTlCA lTAJ, IANA

· Il Ministero ital iano, effettuato nella primavera del ~ 865 il trasporto del la capilale a Firenze, slava nell'ao-oslo preparando le elezioni generali e studiando ad° un tempo una ,serie di nuove economie da intro~ dursi in tutti i pubblici serviz i, alloraquando verso 1 primi di q1Jel mese il ministro cli S. M. il Re di Prussia a Firenze, conte Usedorn, interpellava, a nome del conte cli Bisrnark, il genel'ale La Marmora se n·on sarebbe stato alieno dallo stringere accordi per l'eventualità di una guerra contro l'Aus tri a. Salito al potere, nel settembre del 1862 , dopo essere stato rappresentante della Prussia alla Dieta di Francoforte, e successivamente ambasc iatore a Pietro borgo e da ultimo a Parigi, il _conte_ di Bi~ma~l~ non aveva mai fatto mistero dei suoi sent1ment1 ostili rispetto ali' Austria. Sin dal ·1'2 maggio t809, egl i scriveva da Pietroborgo al conte di Scli leinitz, min istro in allora de~li affari esteri a Berl ino, che tardi o tosto la Prussw. doveva anche a costo di adoperare il ferro e il fiwco uscire dalla posizione viziosa che gli avvenimenti del ,18H> le avevano assegnato nel seno della Confederazione germanica. In una circolare indirizzala alle cort i tedesche il 24 gennaio ,1863, annunciò egli stesso di uvere po~l1i giorni prima significat_o perentoria~nente a!J'~m~asci~tore austriaco a Berlrno, ehe se 1e cond1z10111 delia Prussia in Germania non si fossero vantaggiate, non sarebbe stato impossibile che sorgendo un'eventualità consimile a quella della guerra del 1859, essa facesse causa com•.rne con un nemic'o dell'Austria. Queste minacce , o passarono inosservate o• non fecero gran colpo in Italia; e coloro stess~ i quali ~e giudicarono di lieto augurio, ne furono d1 corto di1

E f,'AMMINISTRAZIONE DEUA GUER.IU

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-smgannati quando in sullo scorcio di quell'anno stesso (·1863) il eonte di Bismark comparve come il più caldo e operoso fautore cli un'alleanza coll'Au stria a danno della Danimarca. Pure il ministro pruss ian o no n aveva , neanco in questa circostanza, rinunciato alla sua politica di ostilità contro l'Austria, giacchè egli non erasi alieato con questa potenza se non ne1ia previsione dei dissrn:;: che non avrebbero mancato di scoppiare, e nella speranza di fornire cosi una prova al suo paese e sovratutto al suo Sovrano della diversità degli interessi e de.lle vedute dei due governi e perciò della impossibi lità di un acco rdo permanente. Quand'anche ciò non risultasse da dichiarazioni fatte dal conte Bismark stesso a dipJomatici itaiiani nel marzo ,J 866, basterebbe a ch iurirlo il seguente aneddoto riferito dal Bongh~. Una sera del gennaio 1864, il ministro prussiano incontrò in un ballo il conte l)e Launay, mfoistro d'It;lia a Berl ino, e tiranclogìi un due dita dì spa da dal fodero: - Questa, gli disse ridendo, è la spada d'Italia. - Al che il ministro nostro rispose : - Appunto; ma voi ne avete voìuto adoperare un'altra. Sì, rispose j1 l3ismark: ma quest'altrn è stata presa a fitto·; e l'Autriche s'ape1·cevra qit'elle tra1JC1itle pour le Roi de Prusse. Al cuni mesi dopo, nel maggio, mentre non era ancor finita la guerra di Danimarca , il conte di Bismark mosse discorso al conte De Luunay di vo ler entrare col governo italiano in negoziati dirctli a concludere un trattaLo commerciale, analogo a quelli che la Pru ssia aveva conchiuso nel ,1862 e nei 1863 coll a Francia e col Belgio, r.olla clau sola che venissero approvati dallo Zollvereùi (associazione doganale) dei vari Stati della Germania. Certo un'entratura che più di questa, per 1


L.\ POLITlC.\ l'l'ALl..\:'li.\ 396 sè e per i suoi effetti, do vesse dispi acere ali' Austria ,. non si poteva pe nsare. li Ministero itali ano (M inghetti, Visconti-Yeno::;ta), il '12 agosto mise il suo inviato in grado cl i avvial'e il negozio, pur dandogli ist ru zione ch e eia parte nos trn si paresse piuttosto cli accondiscend ere al deside rio del mini stro pru ssian o, che non di procurare l' adempimento d' un desideri o nostro, poichè tuttora la più purte degli Sta ti della Germa nia schi vava di riconosce rci. ( E traspal'irn pure in (l ues ta ri serva il sospetto che uel negozi are non s' entrasse <la senno, ma per punzecch iare l' Austria. E nel Yero, la pratica si fe rm ò subito ; appena principia tn fu sospesa ; e nel mini stro itoliano rimn se l'impressione ch e si foss ero presi giuoco di lu i e cli noi (·I). » La vera cagione di tale sospensione vuolsi piuttosto, a nostro avvi so, rin tracci urla in una di quelle che accenna il Jacin i per spi egare qu es to fotto; c.he cioè, all a vigili a o subito dopo la sottoscri zi on e in com une dell a pace colla n ani marca (ehe fu fì rmn ta infa tti al 30 oltobre 1864-), la Prussia non voleva nrreca re al]' Au stria la più lontana ombra di dispiace re, anche sotto l'aspello degli in te ressi comm cl'ciali (2) . QuesLa inLimitù fra le Corli di Vi enna e di Berlino fu però di corta d uratu . li trattato del 30 ottobre aveva stipulato la cessione dei Ducati dell 'llolstein e dello Sl esvig alle due potenze ge rm ani che, le quali avevano dichiarato di amministrarli solo temporaneamente per· riunirli in segui to sotto J'autoriti1 ereditaria :del duca: di Augustenbourg, seartand o così affatto da ogni deliberazi one la Di eta german ica che aveva comandato. l'esecuzione federale contro i Ducati. Dopo la conchiu-

Boxom, L'allean:a p;-ussiana e t'acquisto d~Ua Ve;ie:31a, pa?. 86. (2) Due a•nni cU polftfca.fta.tiana, :\lilano 1869, up. C1velh (3~ edmone), p ag. 135. (! )

E. 1.'.U!~IIXISTn.\ZlO:>ìE DE LL'A Gl.:!Wn..\.

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sio ne de l tra tta to, il governo prn ssian o di ede chi aramente a di ved ere come esso agognasse ad an nettersi i Ducati, e mostrossi pronto a dare un Jnrgo compenso in danaro al governo austriaco (1). Questo che già a mnlin cuore eeas i indolto a fare la guerra, il cui risul talo ben prr.s·entiva sarebbe stato tullo a vantnggio del suo nlleato, si oppose energicamente a ogn i disegno di annessione, e prosrguì a favo rire la causa. del duca cl i Angustenbou rg. La Dieta feder:i le, dal suo canto, ri cusossi di ammettere lo scioglimento clella quis1ione sulla base del tt·attato del 30 ottobre,; eppercib nell a tornata del 5 dicemh l'c, la Bav icrD , la Sasson ia e il Wu r'temberg dichia rarono clrn il Ù!' {inire il dirillo di successione nei dncnti apparteneva nlia Confcdel'nzione. li Bismark rispose risentito e netto il '13 dicemb re clic da questa propos ta « l' ind ipendenza politica della Prnssia sa rebbe sta ta mìnaccinta: e ch'essa dirimpetto ad unn decisione siffattn, presa senza diritto , si sarebbe trovata nel I' ohbligo di ripigliare tntta la sua libertà d' azione , la quale gliel'avrcbbe resa l'u ltrn i violnz ione de i tratla ti , e cli adoperorla a difesa elci suoi diritti . » Otto giorni dopo, l' Austria sepa ra,·a pubblicamente la sua causo da quella della Prussio . ricon oscendo ch e efT'ettivam ente la q1ristione era riservata alla compe tenza della Dieta , e soggi ungendo che « il sangue austriaco n0n era stato ,·ersato pct·chè l'equilib ri o tra le due grand i potenze germaniche fosse rotto dall 'ingra ndimento di una sola di esse. » ln Prussia, imbaldnnzita per l'ascendente che aveYa acquistato in Germania, divenne allora così mi1

(1) v . Hlstoire ' de la camipagne de 1sec, rédigée par la section historique du Corps royal de l'f;tat-ma.ior prussien, sous la direction de S. E. le général DE 1IOLTKB, pt•emière lin·aisou, pag. 2 (Paris, Ubrail'ie militaire J . Dumaine, 186$).


.. LA POLITICA IV,LIAN.\. 398 nacciosa che tutti si chi edevano nei prim i mesi del 48G5 se le due grandi potenze tedesche non sarebbero venu te all e mani. ' Egli è appu nto in questo torno di tempo (maggio del 18155) che il governo prussiano esternò il desiderio di ri pigliare co1l' Italia i negoziati per la conclusione di un traLLato commerciale. Se non che la conùizione nostra di fronte aìla Prussia rispetto a ç;;esto tra ttato el'a muta tu da quello che era nel 1864; giacchè col '1° gennaio 4865 la lega doganale germanica si era ricostituita, e diveniva perciò inevi tabil~ e necessario che la Prussia si assum esse l'obbligo di nell'oziare non più individualmente, ma bensì a nome o e salva la ratifica di tutti gli Sta'ti componenti la lega, g ran parte dei quali per riguardo all'A ustria non avevan o riconosciuto il Regno d'Italia . Il gabinetto itahano (La l\larmora) propose perc iò a se stesso il quesito . se, per avventura, le aumentate difficoltà per conch iudere un trattato di commercio fra l'Italia e lo Zollvercin non fosse ro una circos Lam::a politicamente favorevole per l'Italia, e se non si potessero anzi usufruttarc, onde entrare così in rnnggiori rnpporti d'amicizia coll a Prussia e far gì che da i negoziati relativi uscisse maggiore possibilmente l'antagonismo fra le due potenze germaniche ('I) . Ond'è el1e il Ministero atrrettossi di aderire ali' invito prussiano di riprendere e terminare , negoziati, però alle seguenti cond izioni: 1° per la conclusione cli un trattato commerciale con tutto lo Zollverein, bastare all'Ilalia l'impegno della sola Prussia; 2° ma per l'attuazione del trattato stesso occorrere l'adesione successiva degli altri Stati componenti lo Zollverein e fatta in modo che

E 1,' AMl\IIN IST RAZION R DEI.I.A GUERRA

questa adesione implicasse come necessaria e lli'plo-

mcttica conseguenza il riconoscimento del Begno d'Italia

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JAC!Xl,

pag. 136.

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pe1· parte di tutti gli Stati medesimi. . Dai dispacci del Bismark al governo austnaco e al!e corti german iche , non che dal suo di scorso del 27 maggi? nella Camera di Berlino risulta chiararn en te come 11 mini stro prussiano accogliesse con piacere la pretension e affacciata dal governo italiano, e come non fosse disoi acente di avere un a nuova occasione di mostrare ai Prussiani· quale intoppo si incontrasse a ogni tratto nella Confederazione germanica, quantunque volte si avesse a cond urre a buon .termine un negozialo di qualche importanza. Quanto agli Stati minori della Germanin, dopo aver durato il pi ù che poterono nell' opposizione, dovettero poi cedere alla perfine dinanzi alle manifestazioni dell'opinione pubblica e ai reclami del ceto com mercia le e ind ustria le, fatta eccezione pel' l'Annover e pel Nassau, due Stati che oggi hanno cessato di esistere, e di cui si può dire col .J aeini che « morirono colla magra sotlùisfozione almeno di non essers i contaminati col riconoscimento del Regno d'Italia. » Egli è tre mesi dopo elle que,-ti negoziati erano stati ri pigliati, o quando non ;1vevano an co r~ pre.so un a vv iamento, che il conte di Used om , pe r mcar, co del Bismark, interpellò il governo italiano se sarebbe stato dispos to a fare all'Au stria una guenn in com une coll a Prussia. L'occasione che il gabinetto precedente a\'eva con tanta costa nza e con tanta ansietà ricc.rcata nel 4863 e nel ,f 864-, senza che mai gli riuscisse di affel'rarla, ven iva così ad offrirsi spontaneamente al generale La l\Iarmora, sen ia che egli ne eonesse in trace in. Il tenore della sua risposta ~dl'inviato prussinno non è difficile l'indovinarlo. L'flalio, fìnch è Venezia non riacqui-


40')

LA POLITICA JTAT.!,\NA

E 1,'A~Dl[!\"lS'l'tl.\7.10'.'iE DRLL A GUF. nJU

stava la sua liberLù e in dipendenza, era l'a lleata nuLuraJe e necessari,1 di ogni arversario dell'Au3tr ia. Perciò il genera le La Ma rmara all'inLerpellanza ve rbale rispose, verba lmente del par i, che la Prussin po teva fare assegnamento sulla cooperazione cl ell'ILa lia in una guerra contrn l'A ustria : il gab inetto di Berlino concretasse la sua proposizio ne, e gl i verrebbero imm ediatamente . comunicali gli intendimenti concreti del gabineuo italiano . Nel fare questa dicl1iaroz:one, il generale La ~formora si espresse però in gu isa che nel!' inviato pr ussinno rirnanr.sse ben ferrna J"irnpression e che l'Italia, sebbene fosse lieta di risolvere la quistione della Venezia , oggi piuttosto ebe domani, essn però non r iten eva ì'all eanza colln ·Prnssi a come la soln àncorn della sua sa lvezza; il capo del gab in eLto italiono lasc:iò anzi trnpelarc ebe in gencnde in Jt.ulin, C-ODie del resto in tu~ta Europa, non si prend evano gun.ri sul serio Je minacce della Prussia contro l'Austria. Il quale linguaggio , mentre dal l'un. c-anto dimostrava chiara mente il vHlore che l'Hali1J anneU(~Ya . .:dia sua cooperazione colla Prussia , per un altro ca nto aveva il van taggio di stuzzicare l' urnor·e bellicoso di questa potenza e sp ingerla a passare claile ' minacce agli atti r isolutivi. In questa spernrJJ.a, e prima ancora che si fosse avuto ii tempo di ricevere un riscontro da Berlino , il mi nistro del l.::1guerra, prevenuto dnl gene rale La Marm ora della poss ibilità cli un 'alleanza colla Prussia in vista d'una g uerra contrn I' Ausf.J'i..J., affrettossi a prendere aleuni provvedimenti preliminari i quali agevolassero il còmpito dell'amministrazione nel cnso di mobilizznzione prossima dell'esercito, e rnetLessero 'in grado il coma ndo su premo di risol ve rsi a quel piano di campagna che fosse più opportuno.

Uffìziali cli stato maggiorn e di artiglicrin fu rono perciò incnricn \i di un'esplorazione nelle provincie italiane al lora sog-ge Lte nll'Austri a per raccogliere alcuni dati che dovessero sen·i re ad acquistare un conéetto abbastanza preeiso del tempo di cui l'Austria, partendo dalle sue co ndizioni di armamen to nel!' agosto del 1865, potesse aver di bisogno per operare offensivamente in Ha lia con una forzn reale di ~ ~O mila co~nbatten ti , indipendenteme nte dalle guamigioni delle pinze forti delln s1w front iera ital iana e delle forze occorrenti per h1 sorvegl ianza del litorfle adriatico . Altri .uffì cin! i fnrono rnnndnti nelf(, provinci e austri;:iche d'oltr'Alpi, per prncacciarsi amp ie e part icolareggiate informazioni su tutti quegli apparecchi .che si po teva suppor1·e tenesse in allo per una guerra prossima, e sn tutti i mezzi , principalmente sui mezzi da t.ro.spoi·to ed in ispecie sopra i ferroviari e mnrittirni, di cui potevo di sporre, snll e condizioni del mnteriale da campagna di varia natura, e generalmente di tutti quegl i elementi a cui è subordinata l'azione di un esere iLo in nrnipagna . r u ollracciò ordinat11 un '.:impia ed accurata ticogn izione sull<~ varie zone (fol tealrn probabile dell,1 guerra , proponendosi ,ig!i ufficiali che ne erano stali incaricati le mQlte e diverse even tualità che si do vevano prevedc~re e che dovevano essere materia alle loro r ieel'che, e procurandosi anche il concorso del l\Ii nistel'o dell a m:iri-na, essen docbè l'ann ata di mare fosse naturalmente chiamata a rappresentare nella prossima lotta una parie importantissima e coord inata all'azione dell'esercito . Frn le eventLw li tù ora accennate, il Min istero della g uerra segn1ilb spec ialmente le seg uenti: 1° Operando l'esercito ita liano sì difen sivamen te

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LA POLIT1GA l'fAl.lANA

che offensivamente sul Po e sul 1}finci'o, potrebbe riconoscersi la convenienza di gettare un corpo leggern , regolare o irregolare, sovra il punto più conveniente de.I golfo di Tries te coll a missione di distrugger:e la ferrov ia Trieste-Veron1:1 , che forma la sola arteria strategka a vapore e continua dtll'Austria in nna guerra in Italia; . 2° Operando come sopra, potrebbe adotta rsi il partito di gettare un corpo regolare o irregolare sulla costa istriana o dalmata pe r· produrre una diversione basata sulla presunzione di un movimento più o meno probabil e, secondo le ci rcostanze, delle popolazioni meridionali dell'Impero ; 3° Operando difensivamente sul Po esull' Appenni:no, si potrebbe venti.lare il partito di tentare un' operazione seria sulla costa ori entale dell' Adri:.itico, operazione che per lo svil uppo crescente della nostra navigazione a va pore pres umevasi sarebbe passata ogni dì più nel novero de i fatti possibili . Contemporaneamente, al fine di aver presen ti dati abbastanza precisi sopra tutte le risorse interne del paese che avrebbero potuto avvalorare la noslra azione militare sia in difesa che in atLacco e renderne l'iniziativa più pronta e col rnolLipl icarla in prnporzione della mobilità, l' amministrnzione della guerra in traprese stud i onde procurarsi le più acc urate nozioni e sui cavalli sia da sell a, ,sia da traino , sia da basto, i veicoli da trasporlo di diversa naturn, il materiale mobi le delle fe rrovie, le materie di aJimenrazioni degli uomini e dei cavalli :» e in genere su tnt.ti gli elementi proprii del pa ese che, data l'everilunlità della mob ilizzazione dell'esercito, potessero essere messi a profiuo per ren derla più pronta, più completa e più efficace. Per qu es ti studi si valse altresì il Mini stero della guerra del concorso che gl i prestava lr.rgo e

E 1.' AMMINISTRAZIONE DELLA GUERRA

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volenteroso il mini stro di agricoltura e commercio (Torelli). . Per la mobili zzazion e dell'esercito erasi già nel 186.i., sotto l'amministr:.izione del generale Della Rovere , e sotto la sua direzion e formu lato, com e giii abbiamo a suo lu ogo accen nato, un :.impio e particolareggiato progetto, dove era minutam ente divisalo l'o rdinamento e la forza che doveva ricevere l'esercito combattente, l'ordine di battagli a che esso avrebbe dovuto prendere per entrare in campagna, e tutti i movimenti che per tal fine i corpi avrebbero dovu to fare per ivi recarsi dnlle stanze di pace col còmputo accurato e minuto dei vari mezzi fe rroviarii, mariltimi .ed altri, e del tempo che perciò avrebbe dovuto impiegare. Questi studi furnno ripi·esi nell'agosto 1865, e nello stesso mese il genernle Petitli iniziò prati che preventive colle società .ferroviarie, colle compagnie di navigazione a vapore, e coi ministri dei lavori pubblici e della ,marina (Jacini e Angiolettl Questi e allreuali studi giovarono assai ali' amministrazione della guerra nelle contingenze in cui ebbe poscia a trovarsi nella primavera del 1866; ma quanto alle probabilità di una guerra immediata, esse svanirono non appena furono concepite. Il conte di Bisrnark nu lla rispose alla dom anda falla dal governo italiano per mezzo del conte Usedom di con cretare le sue proposte per, un accordo: che anzi invece di una risposta giunse l' annunzio della Convenzione di Gastein, firmata il H agosto dal Bismark per la Pru ssia e dal conte di Bloome per l' Austria e ratificata dai due Sovrani a Salisburgo il 20 in un convegno amichevole. Con ques ta Convenzione l'Austria cedeva alla Prussia il Ducato di La uenburg per la somma di un milione o mezzo di talleri; e le due com padrone dei Ducati dell' Rlba se ne dividevano prnYvisoriam enle1

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J.A PO LI T ! G.I lTA LUNA

E L' UDlI;";JSlrL\Z!C f, E J)E Ll.A GUEI\l\A

non ta so.,·r·anitù , mn l'arnn;tni:;1razione per inoclo che l'Austria avreblJe go,ernuto solo l'Holstei n, e la Prussia lo Slesvig. La Con venzion e cli Gastein non conteneva nuHa che valesse a sopire in modo <lefìoitivo il dissidio; ma ad un Lempo stesso dimos Lrnva che pel momen to , per lo meno , le cl ne potenze gernianicbe, alla vigi lia così bell icose, cr~nsi rnppr}cifìcate. Al governo italia no non furono pòrti sehfarirnenti di sorta intorno ai motivi che poterono indurre il conte di Bisrn ark a un passo , il qua.le mal s' accordava coìl'ind ole delle proposte che ci 0rano state fotte parecchi giorni prima . Come si seppe poi più tardi, eg li aveva c1·ccluto invero ui primi di ugosto clie la Pr ussia fosse alla vigi lia di un confl itto armato coll'Austria ( 1), ma l'Irnperntorc Francesco Giuseppe e il Re Gugl ielmo <>sseodosi accordati D vicenda un D t1·egua nel la speran za di addivenire più tardi a un cqn o componim en to trD loro, i disegni del mini stro prussiano, ri spetto a!!' lt.ali:i , dovetlero essere r imessi a te mpo più opportuno. B. ileveri\ qui jntanto il constatare quali fos sero in quesLo periodo di tempo gìi intendi1.nen ti del conte di Bismnrk, e qua le fosse l'assegnamento

che egli facesse sulla eooper~1zionc clell'lta lin per attunrli; al quale uopo riferiremo i seguenti brani di un é)rtit'.o lo intorno al!' ese r·cito it,1Ji aoo , cbe .nel settembre de l 118fi5 co ni parve nella f(i:ilnische Zeitung , conosciuta per le sue attinenze col!' ill ustre statista di Berlino : Che l'esercito italia no nel suo com.plesso, nella sua forza attuale, e atte,a la sua com posizione non anc1H\t compatta nelle singole parli, possegga g ià al presente la l'o rza di incominciare da solo e senza altri al leati con pro babilità di successo ona guerra offensiva contro l'Aus tria, e possa conq uis ta re la Venezia, noi noi credia mo. t indubitato che le grandiose fortezze di Verona e Man lora e la città stessa di Venezia diftìcultano shaordinario mcnte il conquis to della parte d'llalia occupata dall' Aostria, e richiedono grandi sacrifici. Se qoindi l'esercito austriaco può, senza esser e molest.ato da altri ncm ic( combattere in Italia e difendere quelle fortezze,. la loro presa dovrebbe per ora essere agli Italiani da soli troppo difficile. Ma altrettanto dffficite sarà per g li Austriaci il riconquistare colle sole loro forze la Lombardia. Re 'Vittorio Emanuele può fin d'ora disporre per una guerra esterna di oltre 300 mila soldati, sotto ogni rapporto eccellenti, e con essi egl i può , per poco c'l1e sieno ben direlli , difendere il suo r egno da ogni straniera invasione. Aggiu ngasi che la flotta italiana è di gran lunga superiore all'austriaca, e perciò può fac ilmente dominare il mare Adriatico, e operare snlle coste dell'Ist1'"ia e eletta Dalmazia clegt-i sbarchi che indebolirebbero sensibilmente la p(ltenza austriaca . Tullo queste circostanze mostrano a sufficienza che il nuovo regno d'Italia, il quale all'in ierno va sempre piit con solidandosi, e ottiene sempre maggiore considerazione all 'estero, smY1 sotto ogni aspetto iin assai p r·czioso alleato per la Prussia. Noi siamo in verità gli ultimi a desiderare una guerra coll'Austria, e la riteniamo anzi per una grande disgrazia. Ma se le ingiustificate pretese dell'Austria nella Germania settentrionale si facessero .innanzi sempre più chiare, se l'intrigo austriaco impedisse che la Prussia,. unica potenza la quale sia in grado di difendere davvero e vigorosamente le nostre coste del ma re del Nord e del Baltico, e che sola poò fare qualche com di du revole e di utile, me tta.

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(1) A Vi enna, a quel che paro, si era decisi a fal'e la gucrl'a anzichè cedere alle pretensioni de l governo prussiano; quindi è i;h r; l'annunzio della convenzione d i Gasteìn produsse colit una pessim11 impres~ionc. « Kon si poteva guari dissimula re a Vienna che si era com1uesso un atto di debolezza, e che si e1·a ceduto a lquan to alla minaccia, e il partito miiitare sovratutto - influentissimo a lla Bu1"{J e col qua le un governo .come que llo clegli Absbourg è pa.riicolarme nte obbligato a procedere cl'accordo - se ne mostrò profondarne t1te umiliato e ferito. Se noi pl'es ti amo fede a informazioni che a bbiamo ogui. ragione di credere esatte, il generale Benedek a vrebbe, ne i prim i momen ti, voluto abbandonare l'esel't:ito , e nou vi sa rebbe r imasto che dopo l' istan za personale del suo augusto sovrano; egli l'ice vette il titolo d i f eicl -zeugmeistei", i.l che, i n circostanze di (!Uella natUJ'll, era ancor più una ))l'OJlleSSà che Un favore». COSÌ JULIAN RLACZ,S:O nel suo studio : La, crise en Allemagne, inserHo nella Revu e ae~ deux moncles del 1° maggio 1S65 (pag. 210).

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LA POLITJCA JTALIA NA

E L'AMMINIST llAZIONE DELLA GUEnnA

ora piede fermo nello Slesvig-Holstein, come non solo per lei, ma anche per noi della Germania settentrionale, è necessario, allora sicuramente non r imane come ultimo, quantunque doloroso mezzo, che cli affidare la finale soluzione alle armi. .~fa in questo caso l'Italia è incondizionata;niente il pvu vrez'ioso alleato per la Pril'Ssia. Nell o stesso punto in cui tuona la prima cannona ta austriaca contro l'eserci to prussiano, più di 300 mila valenti 30ldali italiani, guidati dal coraggioso ioro re, possono enln1re nol:a Venezia, e noi crediamo che in tai caso l'Austria non potrebbe mettere in campo contro di noi masse troppo grosse di truppe. La missione dell'Austria è in Oriente : diriga coli1 i suoi sforzi a german izzare le bocche del Danubio e riconquistarle alla civi ltà, e certo tutti i Prussiani si rallegreranno di cuore che ossa accresca coll'acquisto della Va lacchia e della Moldavia la sua potenza, ma cerchi di occuparsi il mono possibile delle nostre questioni ledoscho, giacchè la sua ingerenza in !)sse vi ha già portato dal tempo della guerra dei trent'anni fino al 1850 con ti nuamente sventura.

Gli avvenimenti che si succedettero nei prnm me.si dell'annq vegnente dimostrarono che i progetti espressi in quest'articolo erano realmente quelli del governo, o meglio, del capo del gabineuo prussiano : escludere, cioè, l'Austria dalla Germania, e dacchè questo la Prussici solei non era in grado di conseguirlo, /'are alleanzct coll'Italia; in guisa tale che, in caso di successo,. l'It,Jlia sarebbe stata debitrice alla Prussia dell'acquisto della Venezia, e la Prussia, dal canto suo, sarebbe stata , debitrice alt' Italia della sua egemonia in Germania. Non è perb men vero che il silenzio conservato dal conte di Bismark rimpetto al governo italiano dopo la Convenzione di Gastein, e l'apparente accordo che regnò fra le Corti di Vienna ~ di Berlino sino quasi alla fine di novembre , dovevm10 lasciare per lo meno il sospetto che gravi difficohù si opponessero all'attuazione dei disegni "del ministro prussiano.

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Se in tale stato cli cose si fosse offerta la possibilitit di compiere l'indipendenza italiana nltrimenti che colle armi , vale a dire mercè accordi diretti coll'Austria, il governo ital iano avrebb' egli dovuto astenersi dal tentare ques ta via? In Hali a co rrevano due opinioni diverse l'iguardo ali' acquisto della Venezia. Gli uni consideravanò quasi come una sventura ottenere la Venezia med iante trattat'ive; l'esercito itali ano, dicevano essi, aveva bisogno di cementare col . sangue i varii elementi. coi quali era venuto man mano costituendosi, senza. ·ai cbe non avrebbe mai formato un tutLo co mpatto, e stretto. cÒn vincoli sacri e indissolubili. Gli altri, pure apprezzando i nobili sentimenti del1' op inione sovra.espressa, riguardavano la quistione della Venezia più come una quistione politica che come milita.re, eppe rciò quando si fosse potuta compiere l'indipèn denza italiana col mezzo di tratta tive diplo maticlrn, avrebbero creduto di fall ire ai doveri del patriott.ismo non tenendo di esse verun conto. ' ll generale La Marmora sebbene, come mi'Jitat'e, si sentisse inclinato · più alla prima che alla seconda di queste opinioni, come uomo politico e capo di governo a.ccostavasi a quest' ultima. Nel suo discorso alla Camera, nella tornata del ·12 ·novembr~ ,186-i, in occasione della discu_ssione sulla Convenzione di settembre, egli aveva espresso l'avviso che se la quistione della Venezia si fosse potuta sciogliere col mezzo dell'e trattative, sarebbe stata una fortuna tanto pei· l'Italia quanto per l'Austt'ia. In una tornata successiva {'17 dicembre) rispondendo all'onorevole Bixio, esprimevasi ancora più risolutari1ent.e ne' seguenti termini:


4,08

J LA POLITiC..\. l'l'AI.JA!'ì ,\

Jo per ò ho visto con piacere che l'onorevo le Bixio. non ostante il suo ardore , ha fotto a ll:une dichiarnzioni opportune , ciot, elle egli non int ende,·a di co nsiglilll'0 alcuna aggn!ssi0nc, e che parlava so lo dal pun to di rista ·del la difesa . Ciò significa che nnc:h 'r,gii capisce che a fa r la guerra bisogna scegliere l'oppo rtunit,\ bisogna che vi CtlUl:Orra no certe condizio ni che permettano d'intraprenckrla con pro babilità di successo; ed in verità io no n posso credere elle l'o norevole Bixio sia poi tanto feroce da opinarn cli dover fo r la guerra anche quando si potesse ottenere il desid erato risullamento senza le enorrr;i spese che essa reca, e sopratutto senza sacrificare migliaia e mio liaia d'uomini. Però le sue parole anelarono ancora al di 1/t d i quelle del depu tato Alfì1:ri d'Evandro, il quale si dimostrava disposto al sacrifìzio di cinquanta mila uo1nioi. ALFIERI D'EYANDno. Se è necessa rio. Lo ha dello p)'ima di mu unche il Conte di Cavour. PnES1DllllTE DEL CoxsIGLJO. Ella citò il Conte C11vo111·. Io Hmmetterò che il Conte di Cavour abb ia po tuto di}' gunlchc cosa di sim.ile ; ma quel che posso assicurare si è che, essendo egli venuto muco sul campo di battaglia due giorni dopo Solferino, quando vido la campagna seminata di cadaveri, e cent(naia d~ carri che trasporlnvano i ferili, la maggior parte dei quah erano rimasti lunga pezza sP.nza essere curali, egli non potea frenare le Jagrime innanzi a quel tremendo spe t11co lo degli effetti d'una battaglia. È presto detto fare ammazzurc 50,000, 100 000 uom ini. Io sento l'emoziono delle battaglie quanto og~i al tro;· ma vi posso affermare che l'i ndomani di una bat-·1aglia si vede un orrendo spettacolo (Bene I). . Eppoi, coloro che parlano cos't indifferentemente d1 sangue, dovrebl:,ero pensare che questi uomini, che ora si vorrel)berocon tanta facilità sacrificare , non sono più quei mercenari che componevano g li eserciti altro volte ; bisogna riflelterc (an'irnandosi) che il sangue che ora si versa sui campi di battag lia è il più puro dèlla nazione (/JNJiVO I benissimo! Applausi!); noi do blliamo usarne bensì, quando è necessario, ma abusarne· giamm·ai (Benissimo I Bene!).

Tali essendo Je opinioni del generale La l\Iarmora,. era naturale che essendogli stato indirizzato nell'ot-

E L'HtMINlSTHAZION B DELLA CtlEl\HA

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tob re del 1865 ( 1), da un ;,lto personaggio, on nobile signore· em il iano · il qu ale aveva non poche aderenze a Vienna, e che lusingavasi di prepnn:ll'vj feìi cernente il terreno pe r· ulterio ri negoziaz ioni, era na turale, d'ico, che si va lt'sse del!' oper::i. del medesimo. « Se si pubbli cassero, scrive il J3onghi, le qui stioni che il negoziante ufficioso pose al go verno italiano, e le istruzioni ehe ques to delle sopra ciaseuna, si ved rebbe chiaro che quegli aveva una c.ognizion e perfetta degli interessi co i quali aveva 1.1 tr;;Htare, e questo si conteni.ava sì d'ottenere la Venezia con accordi anziclrè colle armi, ma a patlo di non retroced ere in neS$Un punt.o dal rimanente programm a del Regn o d'Italia, di non prendere nissun obbligo, ni tro che di pagare il prezzo che si sarebbe con venuto, e di non lasciar meLtere nissun vincolo aJla sua azione politica (2) . ,, Infatti, tra le ahre even tua litù che metteva in campo il negoziatore ufficioso eranvi qu eJJe che l'Austria per adattarsi a cedere il Veneto ci chiedesse qualche di chiarnzione rispetto a Roma, o volesse trarci ad un' a.Ueanza offensiva confro la Prussia; e sia per l'uno che per l'a ltro caso il negoziatore doveva assolutamente e recisamente dichiarare che il governo ital iano non intend eva prei1dere impegni di sorta. Il valore pratico di qu este trattatire non ebbe però 1

1

(l) In questo mese l'A·ustria negoziò un imprestito per far froo(.e al suo enorme sbilancio lìnanziarlo ... u conte di Bisnrnrk (riferisce il KL-tCr.Ko nel suo studio : L a cr·lse en. Alle·nu1,t1n e inserito nella R evue de~;- deux monaes del 1° maggio 1S~5) cet·cò di impedire con tutti i mezzi la riuscila di un affare così vitale per l'Impero, r iusci an zi a impedire che l'i mpresti to fosse quotato alla borsa di Bel'li no: ma cont,empora.neamente fece offrire a Vienna, col mezzo di un celebre banchiere, la sommit attraente di 300 milioni di franchi per la cessione dei Ducati;· L'oJfert~{ fu respi n ta » (pag. 211) . (2) B0Ncn1,L'a llea,n.rapnisslana el'acq1dsto della Vene.r ia, pag. 250. ANNO XV, V OL. I.

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E L'AìlrntINlSTRAZIONE DELLA GUERl\A

LA POLITICA l'l'ALIANA

campo di essere messo alla prova. · 11 negoz iatore ufficioso .italiano incontrò, a quanto pare, buona · accoglienza anche nelle alte sfer.e politiche a Vienna; potè convincersi che l' Austria aveva omai smesso ogni velleità di predominio in Italia, ma· non riuscì egualmente· a vincere due pregiudizi: il primo, che una gran potenza non poteva parere così umilmente ragionevole da cedere un territorio di cui non era più in grado di giovarsi, senza guadagnarne un altro; e il- secondo, che una potenza militare non doveva tollerare una dirninuzione di possesso sen za a vere pril'l)a p1:ovato colle armi che era abbastanza forte da non lasciarsela imporre. · Le pratiche ufficiose de.I governo italiano coll' Austria, quantunque non raggiungessero lo scopo lorn, produssero assai probabilmente quello di ravvicinare la Prussia a noi : poichè il Bismark, « che si vede fornito d'eccellen ti spie da per tutto, non solo ebbe sentore del negoziato -mosso da noi, ma gliene rincrebbe .(·1): >ì Il mi.nistro prussiano adoprossi infatti a . ottenere da . parecchi Stati minoei della Germania il riconoscimento del Regno d'Italia, e ripigliò bruscamente il 1 /5 novembre e concluse con un·a rapidità quasi febbrile il trattato di commercio coll'Italia.

Nonostante che l' amministrazione presieduta dal generale La l\farmora avesse ridotto di 74 milioni le spese .s ul bilancio 11860, il disavanzo di questo presentavasi di 225 e più miljoni; e sul bilancio dél 1866 si pi·evedeva un .disavanzo ancora maggiore, 3'10 mi.lioui circa. In Consiglio dei ministri fu deciso che si facessero ·cori1plessivarnente su tuui i dicasteri dai 48 ai 50 milioni di economie, di cui 15 a 46 su q uello della gu.erra. Per consegu ire queste economie si decise di soppl'imere a!Lresì ·i depositi nei corpi di caYalleria e bersaglieri, come pure · il 7° squadrone nel reggimento guide, che venne così ridotto alle proporzioni degli altri reggimenti; si ordinò lo scioglimento del 3° reggimento del treno; si ridusse di 11O ufnciali il corpo di stato maggiore; si soppre:,se 1 sottotenen te per compagnia nei reggirnenti di fanteria, conservando però qualche- sottotenente all'infuori dei quadri delle compagnie e aumentando qualche luogotenente; 01.:.. tenendo così una riduziori'e complessiva di MO uflì~ ciali subalterni. All' infuori di questa riduzione nei sottotenenti di fanteria, le modificazioni introdoue nell'organa.mento dei corpi attivi {llR . DD. 30 dicembre 1865) non furono del resto nè molte nè gravi, e anzi furono piuttosto continuazione e compimento di. quelle ordinate nell'anno precedente (•1) . Più notevoli fùrono quelle recate nel personale civile, contabile e tecnico. 1

VI.

(1) «Le economie introdotte nei co1,pi attivi dèll'esercito, devo confessarlo, sono quelle a cui io addivenni con maggiore esitanza, ma quando un bilancio subl eccessivamente, come il nostro, una serie di riduzioni che lo limitarono in tulti i ramf di spesa, se pili' si ·vuole ottenere qualche risparmio senza venire ad una riduzione organica, altro mezzo non vi ha che domandai·e a tutte le sue parti umi quota di ciò che è utile, soltanto risp,irmiando il necessario, ed è ques to partito al quale mi sono appi gliato. » - Così il gen. PR'I'I1''I'I nella sua Nota preliminare al 2° progetto di bilancio pel 1865 (30 dic, 1865). ·

Frattanto, noi ci trovavamo nelle·più gravi sLreLLezze finanziarie, e tali senza dubbio da animar ci ben poco a rivolgere la nostra attenzione :a quanto accadesse negli .altri paesi di Europa . (I) BONGJH,

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ib, pag, 257.

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LA POLl'l'lGA ITALIANA

Sulla forza dell'esercito non parve opportuno fare notevoli riduzioni. Questa, dal giugno in po i1 crn venuta diminu end o già sensibilmente; infatti, con determinazioni 19 rnnggio e 25 settembre, erano stati mandati in congedo illimitato per anticipazione i militari del treno della classe i8~,0 e 1841, i napoletani requisiti pe1· le leve del ,1859 e 1860 venuti sotto le armi dnl 11° genna io ,J864 in poi, e i militari di 4a categoria del ,18i-O. Si decise perciò di non accordare il congedo illimitato per anticipnione che ni napoletani della leva 1864 venuti sotto le arrni fino al 31 dicembre 4863. Il totale di tutte queste riduzion i oltrepassava. di poco i 4-0 mila uomini . Realizzati 48 a 50 milioni di economie, il bilancio presuntivo del 66 presentava ancora un disavanzo di più di ·250 milioni. 11 Ministero si decise a presentare al Parlamento nuove leggi la cui attuazione avrebbe portato allri 30 mihoni di econ omi e; ma nnche fatte queste economie il disavanzo restava ancora di ben 235 milioni. N_on cledenclo conveniente cli riconere nl credito pnbblico, giacchè per provvedere ai disavanzi si erano già aumentati gli on eri dello Stato di qua$i H30 milioni in un quinquenn;io·, il Ministero si vide obbligato a chiedere alla Camera nuove leggi di imposta per oltre '180 milioni all'anno. Quale impressione facesse un si ffa tto annuncio in paese, lo si può desumere dai diarii di quel tempo. e dalle discussioni ehe <tbbero luogo in Parlam ento . Riferiremo qui, fra gli altri, alcuni tratti di un discorso dell'onorevole Boggio nella tornata della Camera del .20 dicembre 1865:

E L',urnINlSTR AZIONE DELLA GUERRA

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Forse il paese poteva due o tre anni addie tro subire una -si.mile coudizione cli cose. M anon dimentichiamoci della grande preoccupazione che da oltre un anno è nell'animo di tutti :non dimentichiamoci che da oltr e 1in anno in tiitti i ceti di pe-tsone e nei giornali di q·1nvunque opinione essi sieno non si fa che discon·n·e di economie; non dimen tichiamoci che il Parlamento con taluni suoi voti ed il Ministero promuovendo -od accettando quelle deliberazioni, e recentemente ancora, presentando orson pochi giorni due domande di proroga di due leggi, non dimentichiamoci , dico, che Parla men to e Governo hanno contribuito grandemente ad accrescer e nella coscienza pubblica la convinzione che r:1dicali economie non solamente sono possibili, ma che radicali economie ve.ramon to si vogliono fo re. Perchè l'altro Parlamento diede a q ueslo Ministero faco llà straordinaria per la modificazione delle circoscrizioni giudilliaric e ammiois trat,ve? Quale era il moven te di quella del iberazione? On solo, l'econom ia. lmperocchè non ignorava il Parlamento, non ignoravamo noi cbe sedevamo allora su quegli scann i e che colla parola -e co l voto aiutavamo il successo di quella proposta, non ignoravamo che il solo parlare di circoscriziono,è gettare l'allar,m} tÙJU CJUé!Ul.ilÌl innumer evole d'interessi locali e personali. Ma abbiamo pensalo che la sa lute della patria ò necessità suprema ; abbior..10 pensato che gli interessi locali taCGrcbbero innanzi a questa suprema necessità, e le facoltà furono accordate.

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Do.po a ve.re pàssato in rassegna le eeonomie pos-sibili in alcuni dicasteri, venendo a qu ello della guerrn, l'onorevole Boggio così proseguiva : So quanto l'ar gòmcnto sia grave e delicato; so anzitutto -come offonricrebbe· il sen timento della nazione italiana col ui il quale, fosse anche per la necessità evidente di economie, proponesse o mostrasse desiderio di proporre alcun espediente che potesse indebolire le forze militari dell 'Italia, prima che l'Italia abbia ottenuto il pieno compimento de' suoi destini. Ma so inoltre una cosa di pih; so che l'eser cito è stato ed è il primo fattore dell"unità ital iana; so che una nazione non rimerita mai abba~tanza l'opera che col braccio e col sangue

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...... . Possiamo noi seriamente ed onestamente dire al paese: dammi 181 milioni di nnove imposte, ed io ti offro in c~'mpenso 30 milioni di economie? ...... .

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E L A'.IDIINISTI\AZION E DELLA GUERllA

L.\ POMTlCA IT.\LL\NA

ministro della guerra , che era in allora il compian lo genhralo Dolla Rovere. . In quell'epoca, già vedendosi innanzi a noi _q~el tale ?b1Es_o finnnziario di cui ci pnrlava con una certn res1p1sce~za 11 ministro Se lla l'altro giorno, quando ci diceva che gli sareb~e stato pii.i facile nel 1862 darcì il pareggio di quolio che lo sia nel 1866 il ridurre a soli 100 milioni di disavanzo ..... .. .. domandai al ministro della guerra se non si potesse far~ una sensi bile economia riducendo di alquanto il numero d01 semplici soldati sotto le armi, se cioè non si potesse mandare a casa un corto numero della così detta bassa forz11, lasciando in talli i quadri. . Mi si ri$pose : In principio del 1866 si. potrà man?are 11~ congedo provvisorio od in licenza un _h_uon nu?1cro ~1 soldalt che già abbiano quallro anni di serv1z10. minimo d1 temp~ por ammtiostr·are e fondere nell'eserc!Lo _italiano lo reclute o 1 soldati provenienti dalle diverse provrnc1?. . Passò il resto del 1864. e siamo ginnll oramai al fine del dicembre 1865 senza che rinnovassi la mia propost~ . ì\la ora cte ù così prossimo quel principi o del 1866 che 1~ generale Della Rovero indicava corno l'epoca nella qunle si p_otrebbe, senza scomporre l'esercilo, fare una vistosa ecoaom_1a, credo di non peccare d'indiscrezio_ne, ma anzi essere . logico se dico al minis tro doli a guonn: la pensate anche vo1 come il vostro predecessore? Ila egli dello bono o ma lo? -~e ha detl~ bene, fato, ora cho siamo al principio del 1866, c10 che egh aveva preso impegno di faro per quosrepoca. Se pe: a~vonturo. come amerei credere, già aveste in parte commc1ato n far:): ebbene prosegu ite e vi nnderete benemerito del paese. Ecco in qual mod0 anche sul bilancio della guerra_. _se~za per nu lla disorganizzare h ,sorcito, senza per n~l!a. d1mmu1re lo forze militari dell' llalia, sono, erodo io, poss1b1 ll economie di riguardo.

le prestano i suoi figli pflr farl a lihera ed indipendente ; so ch e dinanzi o. questo obbligo di riconoscenza ogni quisti one di danaro diventa così da poco, e sto poi· dire sordida e vile, che disonora colui che la possa auteporro all'obb.ligo della gratitudin e; queste cose le so, e le sento dentro cli mo, ep~ perciò mi asterrò sempre dal foro proposte le quali potessero anche solo apparentemente aver carallere di una mancanza di riguardo verso ì'csercito; ma, o signori, credo altres·1 che senza per nnlla indebo lire la forza militare della nazione, e senzn mancare ai doveri di riconoscenza e cli riguardo ver~o l'esercito, sono possibili sul bilancio della guerra sensibilissime

economie, sono possibili Le 'Vere economie. E non dissimulo che Io maggio1· parte di quello economie cho per andare dai trenta mi lioni promessi dal Ministero ai cento che io domando, mancherebbero; non dissimulo che la • maggior parto di tali economie è sul bilancio della guerra éhe io credo si possano con prontezza oltonere. Imperocchè non ignoro che sopprimendo le tre Cassazioni, le Università ~ le Sollo-Prefelluro, non avremo un risparmio immediato di grandissimo riguardo, pcrcbè bisognerà pur provvedere a coloro cho sono investiti di questi ufficii, avremo un qualche risparmio immediato per lo spose di ufficio, per lo spese r elative agli impiegati secondarii , poi avremo un'econ omia che grad ualmente crescerà coll"eslinguersi delle pensioni e col trovare una diversa occupazione a quegli impiegali. lla, lo ripeto, in qnelrordine <li falli non potremo guari ripromellerci lo immediato r isp:mnio di 40 o 50 milioni sul bilancio della guerra ; erodo invoco che quando seriamente lo si voglia, u na considerevole economia immediata si potrà ollenero senza debilitare le nostre forze militari . Anzitutto non sarebbe necessario por ciò di toccare ai quadri. Credo inoltro che non sarebbe difQcilo conciliare le economie elle si potrebbero fare sul bilancio della guerra con un qualche maggiore sviluppo dell'armamento nazionale, con qualche maggiore sviluppo della guardia nazionale, sarebbe possibile com.binare insieme questi due elementi in guisa da ottenere le economie, senza scemare i nostri mezzi militari. ... .. Sulla costituzione sull'esercito, poi numero di uomini sollo lo armi non sarebbe possibile un qualche notevole risparmio, senza pregiudizio della nostra po tenza militare ? Nel 1864, al mese di luglio, ho fallo una domanda al signor-

,.

Vi ern non poca esagera zi one in qu esLe censure mosse dall'onorevole Boggio all'ammin isLrazione della guerra; parrebbe anzi che egl! ignor~ss_e come da~ luglio /486i- in po i più di 80 m1_la uom1?1 e:a no_stal1 mandali in congedo illimilato; il suo discorso d11no-


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.1. 1i

I.\ POLITICA 1T \LIAX.\

E r:.uulfNlSTIIAZI ONE DELLA GUEllnA

stra nondi111c11 0 assa i chiarnm enle qua n to grnnde si fos se la preoccupazione pu bbli ca in su ll o sco rcio del 1865 l'is~et:t? ali~ cond izione fi nanzinria del paese, e all a poss1btl Jtù d1 aUua re nuove econ om ie sul bilan cio della g uerra . Arroge che in questo trallo di tempo quasi tutte le _P ?lenze cli ~nropa, per soddisfa re ai reclami dell'op irnon e pubblr cfJ, enrno state cos lrelte anch'esse a ridurre notevolmente le spese militari. In Austria il Min istero della gue rTa aveva p roposto un' economia di 1·1 milion i di fiorini, e sebbene il ministro diclriarasse che aveva così raO'O'iunlo quei 0 limiti che non avrebbe potuto so rpassnre ~ senza porre sossopra I'0rdin a111en 1o dell'eserci to » il Parlamento aveva portala l'eco nom ia a più di 115 milion i di fiorini , chiedendo una riduzion e di 45 mila uomini. li bil ancio dell a guerra che nel t 862 importava 135 milioni, nel 1863 112, nel 486i. 106, nel 1865 era stato ridotto a soli 87, e su l bilan cio presuntivo del 1866 si reclama rono nu ove econom ie ('I ). .

Tn Frnnria , l' Trnpe rnto re aveva Hsp resso nl mini slro fl ella guerra la sua volontì1 di « ricondurre le spese militari a lim iti più ristretti e più in rapporlo col le ren di tè ordinarie dell'Impero » e in data del ,f 5 novembre erasi deciso di elTeUuare una riduzione dei quadri, co n una economia di 63 milioni. In Russia la somma destin ata nlle spese mi litari era stata scem111a di 24. mili oni di rn bli. È vero che in German ia la quistione dei Duca ti rimaneva tLHtora sospesn, e che l'accord o tra In Pruss ia e l'Austria non ern più così in ti mo come nell'agosto dopo firmata la Convenzione di Gnstei n; d'a ltra parte però « le buon e speranze po teva no anche svanire o la lo t'o reicl li zznzione poteva fa rsi aspetta re per mesi e anche per anni; e a chi fosse un po' pt·atico delle ,cose tedesche 110 11 doveva parer fuo ri di luogo il dubb iò cli c così avven isse (1). » Era del resto fu ori dubbio che la Prussia da sola non avrebbe osat o alfron Lare l'Au stria : e che il solo allea to s ul qua le essa potesse conlare per compiero i suo i disegni, era l'llalia. Ora clacchè il conte di Bismark dopo la Convenzione di Gnstein non ci .:n1cva p1u ri cercati , no i dovevamo cred ere o che egli non intendeva più far calcolo sul l'Italia pel compim ento

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(l) Mcl'itano di essei·e ri cordati i seguenti bl'ani del discorso 1wofl'~rito nella Camera dei rappresent.anti di Yi eonMlal dott. Ors rrnA l'elalorn della Commissione pel bilancio della guerl'a (<!maggio 18-0G' . « La éamcraè d'avviso che l'Austria nE'I 1865 non Ila a temer guerra nel ,·cneto e che le pazze scappate non sono un motivo sufficiente cli mantenervi l J5 mila uomini. L'armata_ d'rtalia_è or~~nizza_ta in modo come so si trattasse di g uerr1i grossa 1 m1~·une nt~. l\ on ~1 e pero alc1u,a ragione per questo ap1>arato di forze, ed il contin uar~ 111 esso nello presenti cfrcostanze è un agire dadissonnaLi. Non è necessario d'essere un profondo J.'Olitico per iscorgere che nel 1865 l'Austr(a non è n~inacciata da pericoli di guena. Il ministro stesso ha, al 30_ ~l marzo. ùiclnarato alla Camera che l'Austria non ha da alcun lato nemi ci che pensino di assalil'la. Tutti i gi·andi Stati ri ducono come o<>nun sa, i loro bilanci militari. Le assicurazioni dei g0Te1·ni in s~no ai P;rla~enti ~uo?auo pace e vi trovano eco; da ogni parte si sente il bisogno d1 dun111u1re le spese di guerra. Per certo so si osasse sfidar e l'Austria essa sarebbe in g rndo col suo ese rcito cli sce ndere ne lla lotta contro mezz~ Europa. Le relazioni coll'Italia hanno però subito ullimameute un notevole cambiamento, e l'Austria può ora in Italia procerlere senza piì1 a un disarmo: i pericoli di guena da quella 1>arte sono svaniti. Le dichiara.-

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zioni del generale La Marmora al Parlamento di Torino palesano chiaramente quali sono te intenzioni dell'Italia per l'anno corrent,e. L'Austria non .~arà, la prtm,a, ad attaccarci , h:1. cleUo il presidente ùei m inistri di SCwdeona. Da queste parole e da quelle de l ministro a ustriaco si può dedurre che il tempo per dim inuire te spese ordinarie sia ora giunto. Cbo le parole del generalo La !llarmora non siano parole vane si rileva da ciò che la Sa1·deg1ia, ha diminuito il bilancio della guerra di 25 lllil.ioni di iìorini, cosicchiJ ora non ammonta elle a 77 mili oni di fiorin i. Ancli e la Russia e la Francia si so no poste su questa via, e io credo che in tali circostanze esistano motivi sufficienti per ri mettere le spese straordiuai·io detloitivameuto sul t>iedo di pace ». (I) JAc1x1, pag. lH.


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LA POLITICA l:fALIANA

E L'AMMINISTfiAZIO NE DELLA GUER fiA

de' suoi disegni, o che non credeva il momen to opportuno per mandarli atl effetto.· Questo momento, è vero, poteva so rgere fra breve; ma di fronte alle delusioni nostre del 1863 e del 1864-, ch e ci avevano gi à frutt ato un così enorme sbilancio nella pubblica finanza, il cap o di un governo avrebbe egli operato con saviezza esponen dosi a una nuova delusione nel 1866 (1)? E quando avessimo avuto

questa nuova de-Jusione, quale sarebbe stato il giudizio dell'opinione pubblica intorno alla condotta del l\1inislero? Gli sarebbe egli bastato l'addurre a giustificazione delle non operate riduzioni nell' esercito la speranza che esso riponeva in una guerra? Non era forse a temersi che avendo rifiutato i 15, i 20 milioni di . economi<::, il paese esigesse i 40, .i 50 milioni, e che l'esercito venisse assottigliato per modo da rendergli ben difficile un'impresa di guerra prima di una lunga serie di anni'? È indubitato che nuove eeonornie non si potevano ornai attuare sul bilancio della guerra senza affievolirè alquanto lo spirito di coesi on e dell'esercito .se questo avesse dovuto entrare cli lì a poco in campagna; il num ero di combattenti non ci sarebbe rnan c.a to, ma In. loro qu,alità non poteva a meno di soffrire qualche detrimento. Questo· più che artri comprendeva benissi mo il presidente del Consiglio ; ma ep;li dovevariflettere ad / un tempo alla grave responsabilità : che non attuando le economie sarebbesi addossata se la gu erra non fosse scoppiata nel · 1866, per non dire

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. (l}_Perchè il lettore possa formarsi un giusto · concetto ·della situazione .quale si presenta,<1, agli uomini di stato in questo periodo di tempo, riferiamo i segue nti brani della lettera di MASSI":ll.O D'AZEGLIO agli elettori, pubblicatasi nell'agosto IS65 : « L'Europa ha bisogno e desiderio di tranqu illità. Una gran guerra è· dmH1ue improbabile, do~1:ei dire impossibile. « Le finanze di molti St.ati sono sul pendìo del fallimento. Ogni giorno più l'opinione pubblica ne sta in pensiero ogni giorno p_iù i parlamenti pr endono ardir~ coutro le esagerate spese, ed ogni giorno più per conseguenza, il principio rappresentativo acquista· forza sul suo ve ro terreno, dal quale dil'ige e modera la politica..... , Certe ambizioni dinastico-oligarcllicll~, certe cupidigie tradizio1fali, certe interpretazioni ela.stiche d'onor nazionale, in no.me delle quali sinora l'umani tà i;, stata indotta a versar e tanto sangue e gettar tant'oro, faranno poca impressione sui deput.ati di popoli europei. Essi vo1Tarmo economià, vorranno pagare i debiti onde non essere ùivorati dalle usm·e ; perciò vorranno pace; e salvo casi imprevedibili, per un pezzo pace si avrà.

"' Se il mondo è in pace, l'Italia non può essere in guerra. • E la Venezia rimanù tedesca.i "' E l'impossibile diventerà possibile soltanto per far piacere a noi! E poi, chi ci dice che la sola guerra possa mutare le condizioni della Venezial " Vorrei sperare che a nessuno venisse in capo di accusarmi cl'indi(rerenza in questa quistione ; ma per gli affari pubblici come pei privati guai a cJ\i non sa aspettare , guai a. chi non sa discernere e separare la. realtà dai proprii desideri. « Quello che si guadagna a coltivare illusioni, l'abbiamo vecluto recentemente in Danimarca e in Polonia. "- La loro audacia può paragonarsi a quella che spinse la famos,i carica di Balaclava. Che cosa ne disse chi se n'intende,•a e sapeva che in ogni genere di guerra l'impo rtante, per vincere, non è sapersi far ammazzare presto, ma ammazzare il riemico 1 Disse : « c·est ma,gntfìque mais

l'Austria, in circostanze simili alle presenti, si potrebbe egualmente dire:· c'est magnifl,que rn,a,is ce n'est 2Jas de /(~ poltttque. « Quello che è magnifico, aggiungo _io, è riuscire ;. e

per riuscire, l'essenziale è il non perdere mai nè la mira nè la perseveranza, e il tentare il possibile a tempo debito e l'impossibile mai. Se !il, via breve è chiusa si prenda la lunga, e a questo modo sono sempre riuscite le imprese. utili, vaste, e che richiedevano il lavoro concorde e consecutivo di più generazioni. Così fece il Piemonte dal 49 al 59. "Così s'è formata l'Inghilterra e il suo grande impero coloni ale: cosìsi son foi·mate la Francia, la Spagna e così si fonnerà l'Italia se saprà,, come loro, a.spettare le occasioni, <',0glierle con vigore, e mentre tardano a comparire concentrare in se stessa le propi·ie forze oride riformarsi, r endersi ordinata e potente, e quindi tenuta i n conto nei consigli di .Europa. « Le occasioni dipendono da Dio. Sapersi preparare onde profittam e dipende dall'uomo. « Jl:d ecco ap'punto il lavoro al quale deve tutta dedicarsi in questo, momento l'Italia! Ecco la sua-vera politica! > •

cen'estpais la guerre». · « Lo stesso si deve dire di tutti gli· eroismi illogici. Si possono comprendere nella giovent.ì1 delle università; ma negli uomini fatti, e che· llanno la responsabilità del paese, 110. E a noi cli una ripresa d'armi contro.


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E t'All.lì\IJ N l STfiAZlONE DELl,A GUEi\l\A

LA PO L[TlCA I'l'ALIANA,

che la Ca rn era gli aHeb be dìniegato asso lutamente il suo nppoggìo, tanto essa era compresa e preoccupata delle strettc~zze dell'erario. Non vuolsi però qui dimenticare una considerazione di quv.lche peso in favore di una ulteriore riduzione del!' esercito, ed è che se il conte di Bis~iark non aveva del tutto abbandonati i suoi diseg·ni d1 guerra contro l'Austria, presumevv.si sarebbesi affrettato a riavvicinarsi all'Italia prima che riducesse la sua .forza per modo da renderle impossibile o disagevole una prossima entrata in campagna: Al postuLto, se l'esercito nvrebbe sofferto qualche danno in seguito .alle riduzioni ed economie divenute indispensabili, il presidente del Consigli.o si lusinga va, non senza fon _damento , di far fronte a questo inconveniente assicurando all'Italia ne' futuri negoziati politici una posizione tale che, quand'anche non le arridesse la so1'te delle armi, essa avesse a consegu ire il suo scopo. Per tutte le considerazioni suespresse il generale La Marmora rassegnassi ad attuare nuove economie nelle spese militari, e già nella tornala del 13 dicembre . il ministro Sella ave va dichiaralo alla Cam era che i suoi colleghi della guerra e della marina errinsi im·pegnati a diminuire le somme inscritte ·sui rispettivi bilanci (1) . Pqchi giorn i dopo, il 20 dicembre, il Ministern battuto su di una quistione finanziaria rasseo·nava le dimissioni, e S. M. incaricava il generale La° n1ar-mora medesimo di ricostituire il gabinetto. La crisi si protrasse sino al 34 dicembre, per le gravi diffi-

(1) Il bilancio della guerra presentato in questa tornata alla Camera ltn portava una spesa di L. 186,835,510 : di cui L. 174,789,220 per la parte ordinaria; e L 12,°'16,290 per la parte straordinaria. Con questa spesa il mi,nistero si proponev a di tenere costantemente sotto le armi, durante il 1866, 237,998 uomini, tutto compreso.

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coltà di rinvenire un mini stro della fì.nanza e un ministro della giierra. I11 fo tti il genera le La f,fo rmora non, poteva trovare alc un uomo competente ad ass urn ere il Ministero dell e finanze , che non come prima condizione alla sua acct~lt azione impon esse irnportrinti economie nel hilaneio della g uerrn , per sodd isfare così almeno in pal'Le alla condizione finanziaria che si faceva sempre più grave ('I) . Per nltro canto, niuno· dei genera li dell'esercito che furono interpellati osava assumersi la risponsabilità di portare nuove riduzioni in un bilaneio che nelle sfere·milit.ari giudicavasi già fin soverchiamen te diminuito. l n altre condizioni, il generale La Marrnora avrebbe rassegnato l'incari co di ricostituire l' ammiiiistrazione; nun credette questa volta di doverlo fare, tanto per rag·ioni cli politica interna quanto per ragioni di politica estera; ond 'è che non riuscendo a decidere alcun generale ad acCP.ttare il portafoglio della guerra, telegrafò al generale Pettinengo comandante la divisione militare di Genova, sulla cui devozione personale faceva pieno assegnamento, informandolo che, non ostante il rifiuto da lui precedentemente avu to, avevalo proposto a S. lU. come ministro della guerra, nella certezza che non gli avrebbe più oltre rifiutato il suo appoggio in sì gravi momenti. Il senatore Scialoia, rassicurato sulle nuove economie che sarebbersi introdotte nel bilancio della guerra, accettb il portafoglio delle finan ze , e così ebbe termine la grave crisi min isteriale del dicembre ,t 865 (2). (1) JACIN I , pag. 1<15. (2) Questa preoccupazione in un ministro delle finanze si comprenderà facilmente, ove si ricordi quali fossero le tendenze dell'opinione pubblica· in questo momeni,o non solo in Italia, ma all'estero e sovratutto in Francia. Un sintomo di queste tendenze lo si può ravvisare con certezza nel seguente giudizio che intorno alla nostra .situazione veniva profferito nella


LA POt.JTlCA ITALIANA

E L' AMMINIS'l'HAZlONE DELLA GUERRA

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Si avevano presenti sotto le armi 1160 mila uomini

VII. All' epoca in cui il ge·nerale Pettinengo, cedendo ad un profondo sen"tirnento di abnegnzi one, assumeva l'amministrazione della guerra, la situazione della bassa forza dell'esercito, non tenendo conto nè dei carabinieri reali nè del personale addetto a' servizi sedentari, era la seguente :

Cronaca politica della Rei;1~e des de1~x 1nondes del 31 dicembre 1865. « Noi non conosciamo (scriveva il Forcade) che un solo segreto per rimediare ai mali dell'Italia e questo segreto è politico pl'ima ancora che finanziario. Bisogna cioè diminuire la spesa di 100 milioni, e ripetere quest'economia dal bilancio della guerra. Se due grandi potenze em·opee, la Francia e l'Inghilterra, venissero a dire all'Italia: Noi vi guarentiamo una tregua di dieci anni coll'A11.St1·ia: noi ci impegnamo a non lasciarvi attaccare durante siffatto periodo da questo terribile vicino: vi in.vitiamo quindi a diminuire 100 mila uomini snl vostl'o esercito, perchè possiate raggiuugere alla pertìne il vostro equilibrio finanziario; r-ertamente se una tale offerta fosse loro fatta, gli uomini di stato italiani dovrebbero accettarla immediatamente e cominciare un vero di$armo. Ebbene! Noi ci rivolgiamo ad essi e loro diciamo : Avct.e voi forse bisogno di una assicurazione simile a quella che abbiamo ora supposta perchè voi attendiate ai veri vostri afl'ari e prendiate una risoluzione di salvezza 1 l\Ia la tregua, la pace coll'Austria è la forza delle cose, ò tutto il peso degli interessi europei elle ve là impongono e ve la assicurano, e ciò tanto all'Austria quanto a voi. Voi avete fil•mato or ora lln trattato di commercio collo Zollve rein: ma creclete voi che questa alleanza degli interessi non valga meglio per voi che lo sterile mante nimene.o cli migliaia d'uomini sotto le bandiere 1 In nome di Dio, se volete vivere non vi lasciate invaclerc dalla lebbra della consunzione finanziaria. Sta bene che i popoli, quando hanno da combattere per quistioni supl'eme di liber tà e di esistenza, non rispar_mino nè foro nè il loro sangue. La Francia durante la ii.voluzione, gli Stat.i Uniti ancora ieri hanno dato l'esempio cli queste eroiche prodjgalità che salvano i popoli: ma quando queste crisi supreme sono pa-ssate, non bisogna lasciarsi degradare pigra1uente e Ien.tameute dalla miseria cronicà. Pl'endete aduuque un ·gl'an pm'tito: rompetela coli(} consuetudini del p;tssato, abbiate il coraggio di essere moderni, seguite l'esem pio elle vi danno gU Stati Uniti, e aspettate di essere diventati ricchi pet darvi il lusso di un grande esercito " ·

('1'.20- mila dei quali di fante rin). 45 mila ,appai'tenevano alla classe provinciale del 11841; 33 mila alla classe del 43; iU mila all a classe del 43; 37 mili~ alla classe del 44-; 5 mila alla classe del 45, a classi anteriori ancora sott.o le armi e a :zc categorie di varie classi; 30 .mila uomini alla categoria cli ordinanza. · Prima ancora che il nuovo ministro della guerra assumesse il portafoglio, il Consiglio dei ministri aveva stabilito una riduzioùe . tassativa di 20 milioni sul ililancio della guerra, invece .deÌ'I 5 ·che erano stati proposti dal generale Pet.itti (11); riduzione che fu poscia accettata dal nuovo ministro. Le riduzioni ordinate dnl generale Petitti (30 dicembre 1S65ì portavano già una economia di 9 milioni ; gli altri 7 sarebbersi ven uti man mano attuando nel corso dell'anno. (1) Nel secondo progetto di bilancio pe r il 1866 (30 dicembre _1865). il generale Petitti aveva proposto una somma di L. 177,673,380 ; cioè . ln:e 164,687,110 per la parte ordinaria, e L. 12;086,270 per. l~ p~rte s~raorchnaria; epperciò una differenza in meno, ri spetto al !Sfo, d1 L. l ~,990,2'.19. I,a forza eccedente al piede di pace che nel 1865 era ancora dJ 40 mila uomi ni, 1•idotta nel primo progetto di bilancio per il 1S66 a 20 mila, in questo secondo progetto non era piLt che cli 15 mila : esso _bilan~iava doè una forza di 184,179 uomini (fanteria, cOl'po d' ammunstrazlOne, cacciai.ori franchi, cavalleria e treno, artiglieria e genio). sono degne di considerazione le parole collc1 quali il generale Petitti chiudeva. la prima parte della Nota prelimiilaré al secondo progetto di bilancio. che fu l'ultimo a tto della sua amministrazione: « Un'ultima riflessionè mi piace ancora di aggiungere : il nost.ro esercito, cresciuto fra le mirabili vicende che crearono il Regno italiano, consé1·va tuttora in gran parte il carattere ardito e vivace di queH'epoea avventurosa e non credo di poter essere cont.raddel:to cla alcuno asserendo che è od"idì l'csercilo più mobile che vi sia in Europa., ... S<l il paese avesse a f;;e ulteriori economie sul bilancio della guerra, non ne faccia tali per ora clie 1~rivino il iiost:ro gio,•i.ne ·esercito di una dot_e che ne forma la vera caratteristica; si è a questo concetto che 10 m1 sono sempre in.formato nelle molte riduzioni che ho dovuto fare, parendomi che non potendo avere le tradizioni storiche del'l'uno e la solidità. gerarchica dell'altro dei due eserciti a noi vicini, avesse il nostro a conservare gelosamen.te quell'attitudine all'iniziaUva che trasse dagli avvenimenti in mezzo a cui si sviluppò e si accrebbe».

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4.2J.

LA POUTICA ITALIANA

Essendo indispensabil e~ r,he l'economi,f di :20 milioni 1osse eealizzala immediatament.e, rimanevansi a tro va re altre economie per la sornrna di H milion i. In tale stato di cose non era dubbio che le eco nomie in quistione pote va no soltanto otlt~nersi riducendo In fo rza sollo le armi dn quanto era previ!itO nel bilancio pr·esunt ivo rei ,t8G6 giù pr:esent.a to. Questr, diminuzione potevasi otten.ere o secondo il modo proposto alla Camera clal deputalo Boggio, mandando alle case loro una o clue dell e classi pit'l anziane sot.to le armi, con 4 o 3 anni di servizio soltanto, ovvero, dacchè dal 1860 in poi eransi chia rrwti i soldat.i di leva sotto le armi in anticipazione di un anno, rientrare ora DPllo stato normale e ritnrdare perciò la chiamata della novella classe cl el ,184,5 per il tempo necessario a<l attuare la minore spesa di 11 milioni in discorso. Parve al ministro Pettinengo più conveniente di scegliere il secondo mezzo, in quanto che (n tal modo si lasciava compiere alle classi sotto le armi il tempo, di servizio prescritto e si conserva.vano rnoJti sott.'uffizia li e caporali, fatto troppo importante in un esercito come il nostro « in · cui l' elemento giovane e non ancor fatto alle buone tradizion i militari trornvasi in assai larga misura (·1) » Il ministro della guerra era poi specialmente indotto in questa opinione dal conf,ronto dei seguenti calcol i fotti in tre diverse ipotesi: 1° Non chiamando la classe 11845 per tutto l'anno i Economia risultan te: 1

(!) DI PE.T TINENoo, Relazione si~i pro1;vedimentt dell'Ammiinist1Yi-zionedella, guer"ra dea t • ge1inato a.120 agosto àell'Mv,w 1S66, (Firenze G. Cassone. 1867), pag. 9. ·

42&

E L'.Urn!INJS'.l'llAZI ONE DE.LU GiJEllilA

J I

Per· /Jssegno di Per competenze

,, o

coi·redo

L.

6,000 ,000 7,8 11~1,000 - ----L. 113,8 113,000 })

Tota le

2° Chiamando la classe il 8i-5 al 1° ottobre e con- , temporanenmente licenziando la classe l8.i l: Economia risultan te L, 5,595,000 3° Chiamando la classe 1845 al 1° otto·bre, ma conservando sino alla fin e clell' unno lu classe ,JS-1 1, 1

1

1

L. 4, '103,000.

Dai quali calcoli risultando manifesto come la p!·ima supposizione rispo ndesse al bisogno, il ministro della guerra ado ttava per prima misura di econornia la sospensione della kva che doveva giungere nel febbraio del 11866, è per la quale eransi già fatte tutte le operazioni dell'estr.azion e, per cui all'evenienza non rimaneva che :a compiere le operazioni di visita e di incorporazione irnmed ia La . Eccitalo a fornire spiegazioni su quest'alt.o della sua amministrazione, il generale Peuinengo così si esprimeva alla Camera nella tornata clel :24 febbraio:

La classe 1841 con tiene i soldati più istrutti e maggiormente formati. Alla medesima appartiene la maggior parte deì caporali e un cer to numero di sergenti che non sono d 'ordin anzn . Appartengono a questa classe gran parte degli istruttori; in questa classe trovasi gran parte di tutto q.uello che forma il nerbo della b11ssn forza per tu tte le armi o particolarmente per la fanteria. Rifle ttendo inoltre come se mai in pri mavera la necessità forzasse di riunire in fretta da 100 a 150 mila uomini, l'esercito sarebbe al certo pili forte per virtù militare colta classe Jet 41 anzichè col la nuova leva del 45, la qnalo avrebbe dovuto raggiungere le bandiere al l ' febbraio, io feci ragione che sospendendo la chiah1ata rimaneva in conANNO XV, VOL, I.

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.1 4:26

LA P OLITICA ITALIANA

E 1',umlNISTRAZlONE DELLA GUEf\HA

dizioni di forza più favorevol i. e cho intanto io procurava una eco nomia giornaliera di circa 40 mi la li re .. ... . Ciò foci anche per considerazioni umanitarie. Tutti coloro che si occupano delle statistiche m ililari, tutti coloro che sono iu mezzo ai soldati, sanno che la uuova leva nel primo anno perde da noi circa il 10 per 010 del suo effetti vo, di cui una buona parte per malattie, le quali sono in tanto maggior num ero inquantochè i giovani soldati so oo sogg:clli all'inclem enza della stagione invernale, u ella quale assai più sensibile r iesce il cam biamento di genere di vila , di lavoro, di cibo, e pili di tutto di clima. E tale considerazione io aveva in animo , cioè della convenienza di ritardare la chiamata sotto le armi, ben prima che io avessi l'onore di sede.re su questo bauco, e consigliatami appunto, dacchè era al comando della divisione di Genova, dall'osservare specialmente come si risentissero della differenza di clima, e pagassero largo lr ibu lo allo s pcdalc i nuovi chiamati, massime dello pro vincie m eridionali . Ed io. allo ra ancora io aveva luogo cli osservare com e nel la stagione inver- nate l'istruzione di dettaglio al le recluto ri uscisse non di lullo il profitto Rossi bile e veramente penosa, non per se stessa, ma pel freddo, dal quale la maggior parte dei contadini si r ipara, ed è poco assuefatta a sopportarne così e come tocca al soldato .

settimane del gennaio 1866 egl i è infaui evidente che non si sa t·ebbero mandati in o.spettativa per riduzione di corpo altri mille e più uffic ial i e non si sa rebbero <l iminuiti i cavalli per l'artiglie ria e per la cavalleria. Ma pe r giuclicn re i111pnrzi:1lmen te la silun zione, egli è indispensabile riportarsi al l'epoca in cui tali riduzioni furono fatte (f) ; egli è indispensabile avere sotL'occh io il éruadro dello stnto delle finanze qual e veniva esposto il '.3:2 gennaio alla Camera dal ministro Scialoia, quundo

Ordinata per le consideraz.ioni diansi esposte la sospensione della leva per la classe del 45, e accertata così un'economia di 113 m·ilioni, il .ministro Pettinengo affrettossi a provvedere per la stretta applicazione dei RR. Decreti 30 dicembre 1860, la quale avrebbe importato l'economia di 9 milioni disegnata dal suo predecessore. Una buona parte di questa economia , come già abbiamo dian zi accennato, aveva in vista specialmente la semplificazione dell'amministrazione e il riordinamento dei varii servi zi; ma per alcune parti non poteva a meno di venirne danneggiato l'esercito qualora avesse dovuto repentinamente entrare in campagna. Se questa probabilità si fosse avuta nelle prime

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(1) TI gabinotto italiano (scriveva il Forcade nella ReV'ue des aeuxmoncles del 15 gennaio 1865) sembra d'accordo sul sistema di eiduzioni radicali da int,·odursi nei bilanci della g uerra • della m,1rina. Questi bilanci r iuniti sarebbero, a quan to si dice, portati a um1 cifra di 200 milioni. Ne risulterebbe che l'effettivo dell'esercito italiano (sotto le anni} non so1·passerebbe gran faLLo (proporzionatameutc) quello dell'esere,ito piemontese prima dell'annessione. Se il Gabinetto di Firenze ha realmenl:e adottata questa · risoluzione, non lo si potrebbe abbastanza encomiare. Nulla di più politico e 11er conseguente di p1/t patriotico in realtà che una tale 1·iduzione delle spese miliLari. Il popolo italiano lo capirà facilmente. Un g rande csert;ito, e ogni esercito i~ troppo grande quando assorbe una p:11·te troppo considere vole dei proventi del paese, iv11, grande eser·ctto non, 9,uò essere so;pportcbtO se n on qwzndo lo s·i pu ò adope·rCI/J'e imnwdiatw,nente J)er u -n, d isegno11oiitlco determinato. L'Italia non lla oggi l)isogno ai un grande esercilo nè sotto l'aspeLto offensivo nè sotto l'aspetto dife nsivo. li oii'lcwo infatti che l' ltaiia non J?ibÒ JJen~·M'e a conquist(We in, qibesto r11.or,Mnto colle ai"lni /o, Venezicb : è in egual mocto ev idente che l'Austria non pott·ebbe tentare di tttrbarP- lo sta;tu quo italiano senza ànd,n-e incontro all'ostilità della Francia ed esporsi a più fu nesti pericoli. n buon ·senso, la ragione politica, lo st.ato clell'Europa diviet.ando l'offensiva a ciascuna tli qtieste pt.tenze, peréhè si rovinerebbero esse spensieratamente per mantenere eccedenti di I.ruppe che non sono per loro di 11.lcuna uti lità pratic_a e attuate? I popoli, del par i elle gli individui, non possono ti)re ogni cosa ad m 1 tempo : la difficoltà, il pericolo, o l'interesse del momento i ndicano loro quali c/ìmpHi debbano successivamente eseguire. La difficoltà oggi per l'Italia è la finanza ; il pericolo è la bancarotta ; l'interesse è il pronto r istabilimento del credito nazjonale. In questo momento il nemico per lJtalia non è l'Austriaco, il l;arbato , il Tedesco, è il deficit. È il defici~ che bisogna comb,1,ttere : ot·a non vi ha che un meuo per vincerlo, rinunz iat·e cioè a spese inopportune e inutili » , :Le informazion i particolari che ricE.Veva il ,governo italiano in questo periodo di tempo intomo alle tendenze dell'opinioM pubblica in Francia co11cordavano i~tieramente con quelle che a bbiamo or ora riferite ; tutti consigliavano politica cli raccoglimento, d isarmo, economie, giacchè la 1xi-ce ev..ropea, (a quanto l'Imperatore stesso dichiarava al Corpo legislativo il ~2 geirnaio) ser,ùwa,vu, a.ss1.cv.11·at,. c/a'ppei·tu,tto .

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"' E 1,' AMM1N1ST!\AZ10NE DELLA GUERRA

LA POLITICA ITALIANA

dopo avere accennato che nonostante dal '186-1. alla fine del 1865 si fossero diminuite le spese di ben 150 mi lioni, avevasi ancora un disavanzo annuo cli più di 260 milioni, e che per conseguenza se non si. attuavano immediatamen te nuove e radic;ili economi e, « non ci snrernrno snlvnti dalla voragine che ci stava dinunzi e che si foce va sempre più profonda .... Signori (concludeva lo stesso ministro) siamo giun.ti al punto dove ci troviamo, sol perchè non abbiamo curato di far presto nel ricercare i mezzi per colmare il vuoto: sicchè il governo è stato successÌ\'amente costretto di ricorrere a sempre più gravi operazioni di credito le quali banno allargato il vuoto in modo da diventare voragin e minacciosa. Oggi siamo in ta l fran-· gente che, per uscirne in columi, d è mestieri di abnegélzione e di nrdirnento che quasi dirci prudente audacia. E l'audacia ci sal verù certamente; ma a condizione che ali' audaeia dei propositi si aggiunga la ferma risoluzione d'nttnarli in breve tempo . Oggi, o signori, non si tratta cli fare il meglio che si pnò, si tratta cli (are il più presto possibile (Bravo! Bene!) ». I disegni del Ministero incontrarono la quasi generale apprornzione degli uomini politici, nòn sì però che le economie sul bilnncio della guerra non sem.. bra$Se:o a taluni ancor troppo sottili, e a taluni nitri eccessive. Frn i primi, l'onorevole Valerio, il quale voleva ridotti complessivamente i bilanci della guerra e della marina da: 230 a 180 mjlioni, e ronorevole .Ricciardi · il quale professandosi più di tutti « tenero dell'esercito e della sua solidità » espresse il suo à v.,;iso alla Camera nella tornata del '16 febbraio che si potesse « diminuire considerevolmente i' esercito, otten endo un' economia di più di cento milioni, e ciò conservando le armi speciali, ma licenziando i tre quar~i

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della sodntescn, a sol pa tto cli sostituire nl sistema vigente, il sistema pnissiano (·I}. » Una forte riserva bene ordinata, secondo l'onorevole Bicciardi , ci a Hehbe permesso di ridurre l'esercito a 400 mila soldati. ·« li resto del paese, conchiudeva egli, tutti coloro che non appartenessero all'esercito regolnre, formerebbero un'altra ri serva, alla quale se dessimo una camida rossa e una carabina, e· Garibaldi a duce supremo, in poco d'ora potremmo ruggi'trngere il fine della liberazione della Venezia. " Anche l'onorevole Boggio, il quale colla sua arguta' e viv:J.ce facondia aveva già provocato così rileyanti ,economie s ul bilancio della guerra, era d'avviso che quelle annunziate e in pai'le attuale non fossero ancora sufficienti. Questo splendido oratore, che alcuni mesi dopo imbarcavasi volontario sul ne d'Italici e per la causa della Venezia periva gloriosnmente nella giornala di Li ssa, era ora talmente preoccupato della gravità della situazione finanziaria che ogni altra qu istione, secon.do lui, doveva essere posposta alla medesima. Sono importanti ,1 qui ricorda1·si le parole che (1) A queslo punto il presidente del Consiglio avendo fatto uu lieve sorriso, !'on. Ric;ciiwdi soggiunse ; « Prego l'on. La J\Carmora di nou sorridere. Quantunque io non sia militare al pari di lui, Ilo pure studiata questa quistione quanto possa averla studiata egli stesso r ». L'onorevole Ricciardi si_ era però fermato . n.ei suoi studi all'anno 1860, alla quale epoc11 11 governo prussiano, a ppunto in considerazione dei gravi difetti del sistema raccomandato nel 1866 dal deputato on menzionato, lo aveva rMicalmente cambiato. Infatti, sino al 1860 il st{dato prussian·o non era obbligato che ad un servizio di due anni sotto le armi e tre nella riserva. Il nuovo progetto obbligollo a .se.tte ann i di servizio nell'esercito attivo, di cui tre sotto .le al'mi, riducendo per contro il servizio della landwehr da quattordici a nove. La leva ann ua tu d'un tratto portatii da. 40 m ila a 63 mila uomini, risultandone per conseguenza che in occasione di una mobilizzazione ordinaria, il governo avrebbe agito senza gli uomini della Jandwehr : « On ct·éa ainsi . non une armée nationale, mais une nation milHairc et gouvernable » (V. CnERRUI.IEZ nel suo studio: La F·rtfsse et l'Allemagne, inserito nella Rev·u t des cteux mon,tes del 15 di,cembre 1869) ».

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LA POLITICA ITALIANA

E L AMMIN1STRAZ10NE DELl,A GUERRA

a tale riguardo egli pronunciava alla Camera il 16 febbraio in occasione della discussiorw sull'esercizio prov-visorìo del bilancio:

Imperocchè fin quando la Venezia non sia libera , peserà sempre sopra di noi l'umiliazione di lasciare una par te del territori,) italiano allo straniero; umilinzione tanto più grande qnauto piu forte si va ogni dì facendo l'Italia. Ma la sulibzione della questione veneta dipende evidenternente dalla quest'ione fincinziaria . Assesliamo le nostro finanze, sia rifornilo l'orario, procur iamoci ciò che già Temistocle chiamava il n erbo della guerra, mettiamo in m:glior condiziono il. nostr o bilancio, o il genera le La Marmara non dimenticherà_certo le parole che io a mo credere pru/'et-iche, eia lui pronu nciate a Torino in Parlamento quel g iorno in cui ci diceva : verri!, sprro, il dì nel qt1ale io, lasciando il posto di presidente del Co nsig lio, domanderò al Re una missione presso l'impera lore d'Austria, e se tale missione mi venga concessa, io mi !usi ngo di portargli dinanzi tali argom éoti che lo persuadano che la Venezia deve essere delrltal ia {Br·avo I Bene!) . Ob ! s'1, venga presto questo gior no, ma intanto per affrcllarlo pensiamo, alla finanza , e intauto persuadiarnoei che n ep7Ywre la q1wstione tene la può ora essere il vrimo obbiettivo clelle nostre aspira.zi,on-i, perchè, lo di('.Q ancora una volta, la sua solo7,ioue dipende dalla soluzione della questiono !ìnanziaria. Adunque la qucslione finanziaria è quella che· dom ina lotte hi altr e. Ciò di che è impaziente il paese, è di rndete dato assetto alle finanze.

.... .. Non credo fare iogiuria al patriollismo d'Italia dicendo che in q1testi momenti la preocwpcizione massima e più ,u,rgente è ta prevcciipazione finànzfaria . Ed è naturale. Dal 1848 al 1859 era un·attra Ja prcocct1pazionc di tutti gli Ital iani. Non era allora uu solo Ila liano onesto, il q:rnle avendo un po' di vigore in corpo e un po' di coraggio n ell'animo potesse fo rmare un allro voto fuori quello della libertà 'e dell'indipende nza del la sua pa lria. Dal 1848 a l 1859 questa doveva essere. la preoccupazione principale, esclusiva anzi di ogn i buon Italiano ... .. Ma dopo il 1859, e per non andar per le lunghe , nel febbraio 1866, io quali condizioni ci troviamo? La maggior parte d'Italia è libera e indipendente. La maggior parte , dico, non tulta, pur troppo . Ci mancano due preziosissime parli sue; ci manca Ro ma, la capitalo necessaria d'Italia ... .. · E insieme alla nostra capitale ci manca eziandio Venezia; quella Venezia la quale fra tutte le provincie d'Italia meriterebbe la prima cl i esser libera e felice , percioGchè non è alcun altra che abbia dato più splendide prove di abnegazione e di eroismo (BrlWO ! B1Jne !) ; la eroku Venezia, incrollabile nella sua fede, invitta nella sven tura , indomata nel dolore, la quale ha saputo r esistere con intrepidità e costanza degna di miglior fo r tuna a tullo l'impe lo delle armi tedesche, anche allorquando le stesso schiero ciel Piemonte avevano do vuto raccogliersi impotenti so tto la percossa ciel grande in fortunio di Novara ( -"Mo1;imentiJ. • Ma a Il.orna , a Vnnezia possiamo noi volgere ora in modo pr ecipuo le nostre aspirazioni e i nostri sforzi? · No. Quanto a Roma ce lo vieta la convenzione del 15 settembre che dobbiamo lealmente r ispettare. .. .. ' . Rimane la Venezia. Desidero e spero che non passi giorno, che non passi ora nella quale l'Italia, nella quale ogni leale e buon ita liano rnm pensi a . V~nezia. . . ·

Diametrnlmente contrarie nlle opinioni espresse dall'on. Boggio, furono quelle che ebbe a manifes tare l'on . Fari"ni nella successiva tornata della Camera del 17 febbra io. L'on . Fari ni il quale era s~ato capo del galrinetto militare sotto l'amministrazi one del generale Petitti nel 118-62 e so tto l'amm inistrazione del generale Della Rovere nel ,1863-64. e che copriva ancora nel ,1866 con molta lode il grado di maggiore nel corpo di stato maggiore, aveva più che mol ti altri suoi coll,eghi in Parlamento l' autorità è la dollrinn· necessaria per discorrer"e su l bilancio della guerra e suJl' ordina1


LA POLITICA lTALlAN .\

mento dell'esercito. Ricordando come n0D'li anm an o tecedenti tanto il generale Fanti quanto il generale PeLiLti si fossero accordati nel reputare necessario di mantene re' sotto le armi un effetti"vo di 245 .a 250 mila uomini, l'on. Farini si preoccupava del fatto che la nuova amministrazione si fosse limitata a un effetr.ivo di ,190 a '.200 mila uomini; e com preso della necessità di accrescere anzichè dimin uire la forza del!' esercito in servizio auivo, volle chiamare la pubblica attenzione su questa,. che a lu i pure va, fatale diminuzion e dell a forza nazionale, e proba-bilmente fot·iera di un riavvicinamento diploma ti co coll'Austria. Coi 190 mila uom1n1 circa (così l'onorevole Fllrini) di cui sopra facevo pllro la, potremo noi , se •aggrediti. resislf~re validamente al primo impeto dì una improvvisa irruzione? Somma te, o signori, gli nomini appartenenti alla Casa militare del He e dei Rea li Prin cipi, ai comandi di circondario, ai carabinieri r eal i, ai veteroni od agli invalidi . agli isti tuti mili tari, al corpo della reclusione mi lilare , al corpo d'amministrazio ne : tenete co nto degl i nm m3lati che si hanno in un determ inalo giorno, di queili clrn sono detenuti alle carceri od alla reclusio no mi litHn', di qnelli che son o in al.tesa d i giud izio, di quelli in li cenza strnordinaria , dei Jlon giunti di liceuza con o senza fedi ; sottrnete poi dalla fo rza effìciente <lell 'esercito tutli questi uomini non adoperabili in un determinalo momento, e vedrete che io non esagero asserendo che a 145 o 150 mila ascende la nostra forz a disponibile. Ora se io tengo conto del la dislocnione dell'esercito e dello necessità della sicurezza pub blica nelle v,Jrie provincie, credo di non di lungarmi troppo dal vero affermando che In una settimana non si possono radunare più di 70 mila uomini nella valle del Po. Nè mi si dica che · non saremo aggre,Jiti: r icordiamo che l'Austria ha una r ivincita da prend er e su di noi ; che fatti imprevedi_bili od anche lo sgombro dei Fra ncesi da Roma può offrirg liene il destro : rìeordiamo che delle nostre indi fese fron-

E r,' AMMTNISTIL\ZlONE DELLA G UE I\HA

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tierc noi non possiamo pu r tro ppi) ripetere quello che il ministro austr iaco della guerr::i affermava con sicurez;:a delle fronffo1·e sud-occidentali dell"i mpero. Ma qui io :;<mto domandare : 1,1 classi in congedo ill imi tato -richiamate sotto le ar mi non porteranno l'esercito a 400 mi la uom ini, o le seconde categorie non costituiranno una potente ,riserva di oltre 180 mi-la uomini? Signori ! Le fcrrov io, i telegrAfì , le faci li comunicazioni hanno oggi reso pih facili le mosse degli eserciti, più diffici le il sor·vcglia're il nem ico, più improvvise le guerre. Ora quando il nemico poderoso in armi può da un momento all'Altro piombare su di noi, avremo noi lPmpo di concentrarci, di chiama re le ·nostre classi, le nostro ris<~rvc, di riempire i vuoti nostri quadri? Signori, io credo di affermare un .fatto del quale noi ab.biamo cosc.icnza dicendo che> l'Ita lia , presa nel suo iusiomc, n_on è in fatto di trad izioni mi litari superiore alla Francia, all'Austria, a l Pie.monto. Io confido qunnt'altri mai nel valore e nel palrioltismo degli Ital iani . i\1a quando veggo la Frnncia e l'Austria star po tenti in armi . .. .. . . , . . . . . .. .. , . quando penso che ben 115 mila uomini delle noslre seconde categorie mni furono <'.lddestrati nelle armi ; quando rifletto come da un'invasione nemica possa essere paralizzata l'azione del governo in una .pnrte <lei regno; quando veggo come la configurazione d'ltali~ si opponga, piu che quel la di ogni altro paese, al pronto concen tramento delle truppe , io tomo grnvi danni possano venirne a lla patria nostra so si tagl iano I nervi al nostro giovine eserci to. Signori (con calore) soll eviamoci in nome d'Italia da quest'afa -{:he ci opprime, siamo sobrii in tutte lo spese anche in quelle ,per l'esercito, ma della sobrietà che allena non di quella che" sfibra (Bene '); g ridiamo a l popo lo: lnvorato e pagate; miriamo al compimento d~i nostri destini r icordando che l'esercito, ora fattore di moralità e di tiducrizione nazionale, pagherà largamente un giorno i sagrifìzi che per lui s'incontrano. Solo in quel giorno quando il Ligure e il Ca labrese, combattendo polla patria moriranno insieme, noi acquisteremo coscienza delle nostre forze. e pr enderemo in Europa il posto che ci spelta (Bravo !) . Egli è per queste considerazioni che io ho proposto <Un omendam!)nto il qua le snona a l governo di ch iamare sotto 1e armi la classe di 1e·va 18 15 (Vi·vi segni di avpn'Oazione/. 1


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1

LA POLITICA ITALL\i'i.\

E L A)BII N1STRAZ10NE DELLA GUR RRA

L'on. Farini aveva in questo suo discorso considerata la questi one unicamen te sotto l'aspetto militare, e aveva rogione di notare che nel 1866 noi erava mo assai più deboli che nel '1864,; ma giacchè al 17 febbraio egli non presenlivn come probabile una g uerra prossima, sarebbe stato opportun o l'esaminare se nell e condizioni finanziarie in cui versavamo nel 1866 ci riusciva possibile il mantenere un esercito di 245 a 250 mila uomini. -1'on . Farini consigliava, è vero, che si grid asse al popolo: lavorate e pagate; l'esfp·cito pagherà largamente wi 91:orno i sacrifìzi che per lui si incontrano. Senon chè questo per l'appunto si era gridato al popolo dal i!860 al 1864, nella spe ranza ch e ogni prim avera ci pertosse la guerra contro l'Austria per l'acquisto della Venezia, e con questo In soluzion e della qui sti one finan ziari a; ma ora mai scorgendo che ogni primavera questa probab ilità svaniva, e intanto all e spese militari sovratullo era quasi universalmente atLribuitol'enorme sb ilancio di ogni anno, qu esto popolo avern espresso abbastanza chiaramente nelle elezioni generali de ll 'ottobre 1865 che per lui la qu istione finanziaria era la più urgente a risolvere. La qu estione politica e fina nziaria clie l' on . Fa rini aYevn lasciata da parte o subordinata alla ques tione militare, fu assa i bene tralla ta dall'on . San guin elti nel suo discorso del 20 febb raio, di cui riprodurremo i seguenti tratti:

in tempo di pace; ora io credo che la spesa di218 milioni, sar ebbe non solo ecc<' ssiva, ma impossibile. L'Italia non può spcodPro tanto per l'esercito. I 218 milioni che don eruruo spender<', so dornssimo applicare il criterio dell'onorevole Farini , dove si potrebbero prendere? Diffalli, signori, il nostro allivo aumentò a 662 milioni, le speso inlangihili sono di 443 milion i, non oe r oslaoo che 219 disponiuili por la guerra, per In marina e por gli a ltri ministeri . Ora è egli mai possibile che noi possiamo spendere per l'esercito solo quanto spendo la Francia "I È egli possibile che noi possiamo sµ endere µer l'esercito io tempo di pace, per il solo esercito 218 milioni, quando, detratte le spese intangibili, non ci restano di nello che 219 milioni? Spendendo 218 milioni per la guerra, resta un mi lione per la marina , por gli esteri, per l'intorno, pei lavori pubb lici, per le fìn,mz<', per l'istruzione pubblica . por lutti quanti i servizi. Si potrà andar e innanzi in questo modo? ..... . Quin11i è che, cos\ considerato le coso. io credo cho tanto il min istro Pel.il!i, quilnlo il rni11ist1·0 Pettinengo quando han fatto delle ri duzioni non le han fatt e porchè avessero piacere di diminuire l'esercito, ma perchè Yi erano coslrc lli dalla necessità inesorabile ~olle coso, e questa necessilà pe1·dura lullora, e perciò richierle cho si continuino ancora quelle economie. Laoncl(1 io non sono contrario. non posso clisappru vure. anzi io lodo que llo che hnn fatto i ministri o quello che spero sia tincora por faro l'onorevole Pul tinengo; io non fo loro accusa che abbiano risparmiato le sposo, ma loro ne do lode, o gliela do di g ran cuore, porchè questa economia era altamente ri-olamntci dalla -l'ibera stampa e daUa OJ) inionepubblica , perchè se ho µrosa la parola su questo egli è apµunto perchè temo\'a si chiudesse la pr esento ùiscussiooo senza cho alcuno (e chiunque si fosso sar ebbe più autorevole di me) fosse sorto a fa rsi su questo punto l'inter pr ete della pubblica opinione .. ... .

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...... L'onor evole Farini diceva che l' Italia dovrebbe tenere un esercito mollo più n umeroso della Francia ; e se questa potenza con 37 milioni di abitanti spende per l'esercito 367 mil ioni (questa è la spe~a che risulta dall o stntisticho fran cesi} l'llalia con 2Z milioni dovrejl.Jo spendere ulmcno 218 milioni

Duran te questa discussione, la quale si protrasse dal 16 al 26 febùraio, il presidente del Consiglio prese parecchie volte la parola per chiarire la politi ca del governo ed esporre quale fosst~ il suo co ncetto in ordine alle spese militad. Nella tornala del 16 l'ono1


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LA POLl'l'fCA l'fAl,lANA

revole Ri cciardi avendo espresso il suo avviso che una battaglia perduta su l Mincio sarebbe stata « lo sfasciamento d'Ilalia », il presidente del Consiglio esprimevasi nei termini seguenti: . . .. . . Io non posso ommellere si possa dire ,:;he basti un solo rovescio in una guerra contro l'Austria per distruggere l'unità d'Italia (Bsnissimo 1), io non posso lasciare per un solo istante la Camera e il paese sotto questo impressioni. Se tre o quaUro anni fa si fosse voluto impegnare una guerra, io vi sar ei sta lo contrario, pcrchò nllora la fusione delle varie provincie d'Italia non era ancora consolidai.a; ma al punto in cui siamo, io credo che possiamo sostenere non solo una guerra. mn sopportare anche un rovescio senza pericolo della nostra politica esistenza (Bravo! lJene ') .

Nella tornata de l 2J. febbraio lo stesso presidente del Con·siglio, rispondendo ai vari appunti stati mossi alla sua nmrninistrazion e, così si esp rim eva per ciò che concerneva la quistione della guerra e degli armamenti: .... Diceva l'ooorevole Miceli che bisogna addirittura rom pere l'amicizia e l'alleanza colla Francia per attaccare l'Austria. L'onorevole Miceli crede adnnque che la Francia ci impe-òisca di faro la guerra all'Austria·, che ci tenga pei capell i e ci gridi: non muovete. L'onorevole Miceli è in errore, la Francia non ci ha mai impedito d'attaccare l'Austria. Nondimeno i ministri passali e presenti hanno fatto benissimo a non attaccare l'Austria, perchò le circÒstanze non lo consigliarono, e mi 9iace il constatare che il huon senso fa .prevalere nel pubblico si/fotta opinione. Noi negli anni addietro non eravamo ancora formati, com- · ,patti abbastanza, per arrischiare una simile impresa. E Io stesso buon senso vorrei fosse servii.o di scorta a fare un'altra riflessione: a riflettere cioè, che l'Austria non era in grado di attaccare noi, e non pensava di farlo. Mettendo allora insieme

'E

1,' AMM I N1STNAZ10NE

DELLA GUEHI\A

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queste due riflessioni, che per me erano un'intima conviozione, si sarebbero risparmiati molli mi lioni come ano poi da provarvi in fioe del mio discorso . . . . . . . . . Qualcheduno da l lato sinistro della Camera (non mi rammento piì.1 b<rne chi sia, credo l'onorevole Cairoli) ha parlato di trattaLive col l'Austria, e mi ha domandato se era vero che se ne fossero intrapre~e . Sta di fatto che por cose puramente commercial i, dirò anzi doganali , mi è giun lo un dispaccio da Parigi ed una nota da Vienna, Non si spaventi l'onorevole Ca iroli al sentire cho mi è giunta una comunicazione da Vienna (Jlar·ità), perchè io l'ho ricevuta dal min istro cli Svezia a Vienna, il quale trotta i nostri affari correnti, e che mi ha comun icato le disposizioni recenti del governo austriaco cho desiderava :sapere se noi eravamo disposli a concedergli la reciprocità. Tulle le nostro trattative coll'Austria si riducono a ciò, e noi stiamo adesso esamine.ndo, so per oggetti puramente commerciali si abbia da fa re codesta. concessione all'Austria .... Ora mi permetta la Camera che io tocchi ancora una quislione speciale, quella del disar mo. Io non intendo qui di rispondere a tutte le cose che si sono dette riguardo all'esercito. A quedto risponderà meglio di mP., che ne è pit1 al corrente, il ministro della guerra . Ma io non po teva lasciare, essendo stato tanti a.nui ministro della guerra, ed anche della marina, non potevo,' dico, lasciar· passare senza osservazione tutto quello che sj è detto riguardo al disarmo. Per me è iriconcepibile come una coufusi.one di nomi possa aver avulo un risulla to cos) funesto per lo nostre finanze. Si consiglia da taluno il disarmo, e s1 dice che noi non lovogliamo. Altri dice : guardatevi dall'accettare la politica di raccoglimento, in cui si pone il governo; noi vogliamo (lo si disse ieri) una pace armata. Ebbene tutto questo ò una confusione di nomi che ci costa . molto caro, come lo proverò. Conviene però intendersi bene sul senso vero di queste parole, tanto più che ne verme fatto cenno dagli onorevoli Minghetti e Rattazzi. Signori, tutti gli eserciti bene ordinati hanno un piede dì, guerra e uu piede di pace. La mig!1l)re di tutte le organizza-


,i.38

LA PO LUICA ITALlAl'iA

zion i ò quella che · ò suscettiva cli un pronto e pitl efficace passaggio dal piedo di pace al piede di g uerrn. Ma questo benedetto piede di pace voi non lo pototo calcolare astrattamente (e in questo do rag ione all'onorevole Sanguinetti), ma è necessario tener conto Liollo fin nnze. Nel Piemonte, dove io sono stato per tanti anni min istro della guerra, ho dovuto sostenere delle lotte trem ende . Eravamo in u na posizione forse più difficile cli questa, e credete pure che l'entusiasmo per essere armali era eguale a quello che si ha adesso . Ebbene, ho sostenu to delle l otte con patrioti di $ensi italiani, anzi italianissimi, corno il conte Balbo, per esempio, il quale mi voleva togliere sopra un bilancio di 33 milioni 10 mi lioni a lmeno. Ma, fin d'allora, dopo Novara, n el 1850, si è capito che appun to per potere poi ali' occorrenza sostenere una guerra, bisognava organizzarci sopra il piede di pace, tenendo il debito conto delle condizioni delle finanze. Nel 1861 ho cercato indarno cli far prevalere lo stesse idee. Mi 1:icordo di aver detto, tra le altro cose, che se si procedeva sempre in quel modo, sarebbe v oi venu to 1tn giorno in cui si sa1·ebbe doviuo togliere dall'ese1·cito mwhe il necesswi'io.

E non era una va na paura la mia, poichè vedo ora certi progetti ch e minacciano in certo modo la solidità e la esistenza dell'esercito . Eppcrciò io penso che almeno adesso noi dobbiamo deciderci a spendere per l'esercito quelle somme soltanto che son o compatibili colle nostre fi nanze. E per vedere qua le somma noi possiamo spendere per il nostro esercito, io non -posso a 1110110 che ricorrere al paragone di quello che si faceva nell 'antico Piemon te. Non saprei trovare un altro esempio più . adeg uato al caso nostro. Nel regno subalpi no si spendevano per la guerra e per la ma rina dai 37 ni 38 milioni all'anno. Ora io mi sono sempre eletto che l'Italia ha bisogno di un esercito quadh1plo di quello del Piemonte . Infalli il Piemonte aveva 20 reggimenti , noi no abbiamo 80; il Piemonte aveva 20 ba tterie, noi no abbiamo 80; il Piemonte aveva 10 battaglioni di bersaglieri, noi ne abbiamo 40 e così di seguito. Ebbene se il Piemonte spendeva circa 37 milioni o m ezzo , il quadru plo sarebbe circa 150 milioni. Ammettiamo che le condizioni sono cambiate e che ora ci sono delle spese maggiori. Invece di 150 m ilioni , pania-

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E 1,' AMMIN1STRAZ1 Ol'i.E DELLA GUEfil\A

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mon o 200 ; ma al di là di 200 milioni io erodo che por un piede di pace non si possa anelare. Finora , sig nori, questa cifra s i ò oltrepassata di mollo. Sapete che cosa si è speso'? Sono qur~sti con li dolorosi. Nel 1861 por la guerra si spesero 29'7 milioni , e 59 per la mari na, to tale 356 milioni; sono 156 m ilioni di più dei 200 milioni che io diceva ehP, doveva essore il nostro limitB estremo. Noi 1862 la guer ra spese 290 mil ioni, la ma r ina 8f>, totale, compreso le frazioni, 377; in più dei 200 milioni, 177. Nel 1863 la guerra 250, la marina 78, totale colle frazioni B29; in più di 200, 129 milioni. Nel 1864 la. guerra 256, la marina 66, totale 322; in più dei 200 m ilioni, 122. Nel J.865 la g uerra spose 193, la marina 48, totale colle frazioni 2,12 milioni ; in più dei 200, 42. Se sommate insieme. gli eccedenti di questi cinque anni, sapete che cosa si è speso iu più di quello che potendosi, avrei tenu to fermo?' 627 milioni. Adesso io vi dico: se dei 627 milio ni, 127 si fossero spesi i n cortP. fortificazioni che io ho creduto necessario, o che ho fatto di tutto porchè si facessero, e se si avesse ancora uu 500 milioni in deposito per ciò che può accadere, oh! ali ora , o signor i, sarebbe forse questa una forte tentazione (Movimenti di adesiorw). !o non faccio col pa di ciò che avve nne nè ai ministri, nè a nessu no; so che l'opinione pubblica e.ra tr.Jc cho non vi si poteva r esistere; ed è ap punto per questo che io raccomando a tutti che questa opinione pubblica si r addrizzi, porchè sénza di ciò noi continueremo a baltere una falsa strada·. È inutile parlare di disarmo, di raccogli mento . No : dob biamo stare sul piede di pace; io l'ho detto l'anno passato : nello stato di pace, io stimo do v<~rsi mettere la spada nel fodero. non già buttar la via, dico tenerla nel fodero pro nti ad estrarla. E coloro che m i dicono che siamo ·iu presenza degli Austriaci minacciosi, che noi abbiamo il nemico in casa, r isponderò: chi aveva il nemico piìl vicino di quello che l'avevamo in Piemonte? Noi eravamo in condizione, come l'ho già detto. assai pericolosa; oppure noi siamo passati dal piede cli pace al pi~de di guerrà in pochissimi giorni. Lo dico anche per tranquillare coloro, i quali credono da un momento all' allro che l'Aus tria ci posso minacciare. l~ impossibile che l'Austria ci attacchi senza che noi siamo


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E L .UDIIN1STRAZI0NE DELLA GUERRA

LA POLITICA lT.\LIAN.\

pe-rrottamcn te provenuti. L'Aus tria, o signori, nel suo quadrilatero è mollo forto; ma assai tlebo lo ucl circolo vizioso della sua µolitica s) inloroa che esterna ; io non credo quind i che abbia crrlc rcllcilà, le quali. se mai le a,·essc, l'avrPbbero falla ri volgere con tro !"Ital ia nel 1860, alla qual epoca , io co n soli 25 mila uomin i comnndava in Lombardia. Un dop ulato ha fallouna di.;hiarilzione cho g li ha allirllto molti applnu, i; ha dolio chel'armata ù ratta per la gucrrn e non per la pace; ma non bisogna credere c!le in Lt•mpo di pace non si possa preparare un'armata per la g uerra, ed io dico anzi chEI in tempo di pace · vi sono mol te coso che si posso no pe.rrettamcnto attivare ; lostesso spi rito militare, se è bono organizzuta un'armata, si può mantenere e ran-ivnre in L1;mpç, di pace . . Alcun oratore ha. terminalo il suo discorso invitandoci a guardare gli affreschi che adornano quesl.n salo cd a I.rara& argomento di conco rdia; io, anzichè inv.itarvi a guardore gli affreschi, vi prego di dare uno sguar do alla nostra situazione. Signori, come fu dello da lulli, la posi zione ò grave, e massimeper le nostre finanze, ma io non la credo disperata. Come min istro degli esteri v1iggo cbo J oi g uai e dello clif0colli1 ,·11 ne sono in tulli i paesi : e forse questo è il motiro per cui mi sento pii.I incoraggialo {i.norci. Questo finora (1) spero che melo passerete (llaritù) . Ma io confcsrn sinceramente ch e se laCamer a non prend esse qualche energica o pro nta determinazione. anch'io comincerei a sfiduciarmi (11Juvimenti dive1·si) .

Nella stessa tornata e in quella successiva del 25, febbrai o il generale Pettin engo fece un'esposizionecompleta e ben ragionata de lle condizi oni dell' esercito, e stud iossi specialmente di giustificare la deliberazione presa in principio dell'anno di sospendere la chi amata dell a classe del 1845 sotto le al'mi, ma1

(I)· Allusione alla tempesta con cui la. sinistra accolse le seguenti parolo che il presidente del Cousiglio pronunciava alla Came1·a nella tornata del IO dicembre 1865: « Dichiaro formalmente che /!Ylora, noli bene la.Camera , che finora non è mai venuto in mente al Ministro di proce.de r~ allo scioglimento della Camera».

4.4-1

nifestando ad un tempo il suo divisa mento di chiamare all' epoca dei cu mpi e tenerveli per tre mesi da 25 a 28 mila uomi ni dell e seconde categorie degli ultimi anni, per fo rnire ad essi una sufficiente istruzione individuale e tale du poterli inquad rare all 'evenienza cogli altri già istrntti e form ati. Gi ovcri, qui riprodu rre dal suo discorso del 24 i seguenti hrani, nei quali si ri sponde più particolarmente agl i appunti dcll'o n. Farini intorno ali' in snfficienza della forza mantenuta sollo le armi: Ho sentilo da qual cuno, come il limi te delle nostre forze debba essere in rclnr.ione allo scopo che la nazione si propone, cioò essere io ta le condiziono da potere da un momento all'altro essere pronto a tutte le circoslanze cbo si presentassero contro il nemico naturale d'Italia . Oni, signori, se si crede che l'Austria possa invadere do un momento all'altro le nostre provin cie, in tal caso converrebbe tener sollo le armi tan te forze da averne e su l Mincio e sulla destra del Po, altrettante almeno J i quanto ne stanziano .ne! Quadrilatero; e se di più si credo che i corpi Llell'Auslrin possano essere riuniti tutti all'improvv iso dalle vnrie parli cfol l'impcro nel quadrilatero, allora sar ebbe duopo che noì aVl!Ssimo nelle posizioni sovraindicale allrcLtante forzo d1 quelle che può ri unire l'Austria, indipcndl-\ntcmcnte dallo truppe che dovremmo pur avere nelle altre località. Ma siccome è impossibile che lo concentrazione di truppe supposta abbia luogo a nostra insapu ta, così s<'guondo le norme di dislocazione che pur furono studiate dal mio predecessore, noi pur potremmo accorreni con truppe ri unito ove richiederebbe il bisogno; e potremmo presootnrci sempre con una forza di 200 e più mila uo miui ... .. L'onorevole gonornlo La Marmo1·a ha espresso corno dovesse tenersi infondata la tema, e lo scoramento che ne sarebbe Ja conseguenza considerando le forze di cu i possiamo disporre al momento sollo lo armi. Egli sì riferì al 1850, io cui sebbene sul principio dell'anno l'armata austriaca fosse tutta sul piede di guerra, noi non aveYamo che 48 mila soldati sollo lo ANNO XV, VOL. I. 28


LA I'OLUICA ITHUNA

armi. È vero che ci ha giovato moltissimo l'aiuto francese, e che i 48 portali a 83 mila cogli uomini delle classi in congedo non erano ù1 rapporto delle forze dell'Austria, ma era anche poco il Piemonte verso una potenza che era dieci volte pÌll forte in popolazione, eppure non si sgomentò . Ora s·c noi prendiamo quel numero di 83 mila uomini e li moltiplichiamo per quattro come si .ten ne per norma in lu tto l'ordinamento militare, noi avremo 322 mi la uomini. Ora se noi cled uciamo in proporzione gli ufficiali, avremo appunto una forza uguale ed ami inferiore a quella che ab·· biamo attualmente. E come ho pur già detto ed amo ripetere, anche deducendo 100 mila uomini, ve ne sono sempre 200 mila disponibili senza le seconde categorie (1). I quali 2DO mila uomini m i fornirebbero pur sempre 20 divisioni di 10 mila uomini ciascuna, e 20 divisioni provviste del. necessario, bene armate o ben comanda.te sotto i nostri generali, io ritengo opereranno grandi coso; ed io ritengo per fermo che meglio va lga averne 20 forte m ente organizzale, istrutte e provviste di tu tto o confidenti nei loro capi, che di averne 40 le quali fossero iu meno buone condizioni.

Riassumendo : la situazione alla fine del febbraio 1~66 era in questi termini : La stato delle finanze gravissimo ; Niuna probabilità di guerra imminente o prossima antivedu ta o segnalata da alcuno (1ì. A fronte di ciò: Una imponente mc1ggioranza che voleva risolvere

(lì 1M,S77 sotto le armi e H il ,187 delle sette classi provinciali in congedo illimitato. (1) « Non sono ancora due mes.i (scriveva MrcaEL CREVALIER nella Rcvuc aes aeux monàes del 1° giugno 1S66j l'Europa sembrava in una pace profonda , giacchè nissuno allora considerava come possibile prim,a d'i v.m, zv,ngo intervallo di te'm;Po lo scoppio di v.,na guerra gene1·aze. l•:sisteva bensì. Degli animi una vaga inquietudine, ma questo sent.imento era retrospettivo, e s'applicava allo scandalo che avevit prodotto la guerr:i di Danimarca (pag. 758) » .

l E L'AMMINipTRAZIONE DELI.A GUERRA.

4,i,3

anzitu tto la q uistione finanziaria , come la più urgente e la sola vitale, ed esigeva grosse ed immediate economie sul bilancio della guerra; Una minoranza che dichiara va doversi man tenere sotto le armi un esercito permanente di '.245 a 250 mila uomini, senza preoccuparsi soverchiamente· della strettezza dell'erario, e ciò fino a che si fosse liberata la Venezia; Il governo, infine, il quale riteneva che si potesse far procedere di pari passo la soluzione della quistione finanziaria e il mantenimento di un esercito sufliciente a far fronte alle eventualità di guerra che potessero sorgere da un momento all'altro.

Lu1a1

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CHIALA.


J. DEI PRINCll'II FONDAMENTALI ECC.

445

essere una delle grandi dell e massime forze dalle ,quali ebbe origine e sviluppo l'umano incivilimento. Costretti a lottare contro a numerosi e feroci animali r,he popolavano in ogni luogo la terra, gli antichi abi tutori di cui la scienza in oggi discopre i ·fossili avanzi, stabilivano le loro dimore sui laghi; allora era l'accJua la difesa. Più tardi domata. alcun poco la selvaggia natura e fornitisi d'armi migliori si trasportarono sulla terraferma e fondarono villaggi cingendoli di fossi e di steccati; più villHggi vicini ebbero un luogo di rifugio (clusi·um) maggiormente munito; quindi edificarono città e le chiusero di mura; più tardi ancora fortezze, a mano a muno che le famiglie si unirono in genti, le genti in tribù, le tribù in nazioni, le nazioni in imperi; modificando le rozze ,difese e rèndendole sempre più solide a seconda che le armi dell'offesa s'andavano migliorando. Fosse il villaggio, il clusium o la città che difender si dovesse, tutto si riduceva in qu elle remote età alla difesa diretta, perocchè il villaggio o la città. erano tutto . Quando invece prevalendo in potenza l'una delle piccole nazioni formate dall'unione di più tribù, le nazioni stesse costituirono un impero od una nazionalità nel senso moderno della parola, nacque la difesa indiretta, ovvero sorsero qu elle che noi chiamiamo fortezze destinate, difendendo se stesse, a difender ciò che i Romani dicevano Imperium, ossia quello che con voce · generica nel linguaggio moderno, dovremmo chiamare lo Stato. l\la considerata in se stessa , nel suo scopo primo e nelle sue immediate conseguenze la fortificazione ebbe sempre in mira di contra·stare al nemico il possesso di una determinata località, e nei suoi progressi segui semp-re quelli dell'attacco. Nè poteva accadere altrimenti.

DEI PRINCIPH FONDAMENTALI DELLA

FORTIFICAZIONE PERMANENTE Considerazioni di DOMENICO ASTI Cap. del Genio.

I. L'al'le <lella fortificazione è certamente antica quanto ]'umana società, peTocchè il primo bisogno dell'uomo si è la propria conservazione e pe'r conseguenza la d,ifésa di sè e delle proprie sostanze. È questo un vero incontestabile che non avrebbe bisogno d'alcuna dimostrazione, avendo la propria origine nell'umana natura, e può ben dirsi che il fortificare sia nell'uomo, un istinto, appunto perchè istintivo il bisogno di difesa. La lotta sta nel destino dell'uomo; lo tta, non altro che lotta continua, è la vita, ed era fatale conseguenza di tale destino che l' arte sorgesse a stabilire un equilibrio fra la difesa e l'offesa. E siffat.tamente sono regolate le cose nel mondo morale ché, se con acuto· sguardo scrutiamo le vicende dei secoli raccogliendone i fatti che accennano a cause comuni e codeste· cause ricerchiamo, ci sarà facile discoprire come il bisogno di difesa sia stato e sia tuttora e sia per·

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DEI PnINCIPII FONDAiliENTALI

La necessità di difendersi. è una conseguenza dell'offesa; quanto più questa è potente, tanto più dev'es-· serlo quella, nè se l'una è debole e fiacca fa mesti eri che gli uomini consacrino all'altra sforzi i quali diretti altrove potrebbero essere di maggior utile. La difesa è resistenzn, e come tale sta sempre in proporzione della forza viva che la svilu,ppa, forza viva che è l'offes·a. Troviamo infatti nella storia, considerata sotto l'aspetto mili.tare, questa continua vicenda: s'armò il forte per offendere, il debole per la difesa, e questi tanto fece che ri escì con l'arte a stabilire l'equilibrio fra le due parti, equilibrio il quale era naturalmente vantaggioso del fotto all'attaccato, perocchè raggiungeva, questi lo scopo e lo falliva invece l'assalltore. Perfezionò questi allora le proprie armi ed i proprii ordinamentì, oppose l'industria all'industria e le difese altra volta insuperabili furono debellate. Rotto l'equilib rio, tutto il vantaggio passò naturalmente dal lato della forza viva cioè dell'offesu, ed allora nuovi studi e nuovi sforzi p~ ristabilire il gi usto contrappeso e nuovi progressi per conseguenza nelle difese ai quali successero progressi nell'attacco e via di seguito. Per gli antichi mezzi d'attacco erano le mura e letorri delle città tali ostacoli, che un assedio era operazione di guerra lunga e difficile oltre ogni dire; ma vennero le armi da fuoco e quelle superbe difese più non valsero a guarentire l'assalito: onde questi ingrossò le muraglie, vi addossò de' terrapieni, cambi& le torri in baluardi dapprima , quindi in bastioni, adoperò pur esso il cannone; e la difesa divenne di nuovo capace di opporre tanta resistenza quanta la forza viva dell'attacco colla sua azione ne poteva sviluppare. Divennero le artiglierie più numerose, più semplici e maneggevoli; ebbero maggiore portata e le difese

DELLA. FORTIFICAZIO NE PERMANENTE

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furono di nuovo superate. Sparirono allora gli alti muraglioni; alla sicurezzn contro un attacco di viva forza si opposero i muri di scarpa e dì controscarpa coperti dalla posizion e in terrata e dallo spalto, ed alle offese lontan e delle ,vrtiglierie, parapetti di terra. Quantunque confuse quasi tra di loro, con:ie accade sempre allora quando a fian co di cosa esistente nasce cosa nuova, s'ebbei·o allora la difesa lontana e la vicina, e fu scopo della prima il proteggere in certa qual maniera la seco,nda, obbligando il nemico a lavori lunghi e perigliosì pria ch'ella fosse costretta ad entrare in gioco. Fu questo grandissimo progresso che diede c1Jla difesa un deciso vantaggio s ull' attacco , ma le armi si perfezionarono ancora e per la continua vicenda cui accennammo, l'attacco fu superiore. · A tale studio precisamente in oggi ci troviamo e parte nostra dev'esser quella di ristabilire l'equilibrio. Come? con quali mezzi'/ informandosi a quali principi i? Ecco lo studio. Non è quesla ch e noi tracciammo una storia cli fatti, ma una sintesi storica di principii che gran luce tramanda. Vediamo du essa che lo squilibrio attuale fra l'attacco e la difesa era fatale; perocchè dapprima i progressi nell'arte e nei mezz i di guerra, sono neces~ suriamente vantaggiosi all'assalitore, siccome quelli che da esso sono studiati nello scopo i1ppunto dell'offesa; ma il passato ci è caparra che la difesa a sua volta avrò. il dissopra ovvero s1Jrà in grado di svil uppare una resi stenza uguale alla forza viva del·l' attacco, e impariamo ancora che l'equilibrio fra l'attacco e la difesa non si può altrimenti ristabilire foorcltè adattandosi alle necessitò. sorte dai progressi dall'attacco e ricorrendo appunto agli stessi mezzi di cui si vale l'assalitore.


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DE[ PRINCIPI! l<Ol'iflAMEl'\TALl

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:-a smenLÌl'e, si possa porre quale prin cipio della mo-

II.

• Dicemmo g iù come la distinzione della difesa vicina dalla lontana sia sorta naturalmente e com e da ciò ne sia venu to g ra nde progresso. - Siffatta distinzione fu in evi tabile conseguenza dei perfezionamenti nelle armi da fooco, e se per lo passato fu un. bisogno, è divenuto in oggi per i progressi nuovi e sorprendenti dell'armi stesse un'imperiosa necessità . La dbtinzione fra le due difese fu per lo passato tale che soltanto all'occhio d'attento osservatore si manifesta; in oggi per contro dev'essere piena ed assoluta, e questo progresso nel bisogno prova la bontà della cosa, perocchè soltanto le cose realm ente buone e vere da umili principii _ salgono a gra ndezza, siccorne quelle che non sono pnrto di una mente, ma il risu ltato , di molti studi e di molti sforzi resi concordi dall'unittt di scopo determinato da un vero bisogno, quantunque sembrino e t alvolta sieno discordanti nei mezzi fino a tanto che i mezzi stessi dall'espe ri enza non vengano consacrati. Dacehè lo scopo della fortificazione è di assicurnre al difensore il possesso di un a determinata località,. dacchè il nemico può tentare di occuparla di viva forza o di distrug~ gere da lu ngi gli ostacoli che si oppongono all'occupaz ione, clar,chè i mezzi che se rvono contro l'uno dei due generi d'attacco non valgono èontro l'altro e tale insufficienza diviene sempre maggiore quanto più i mezzi dell'offesa vanno . aumentando, <lacchè la ragione e la storia ci persuadono di tutto quP.stn, crediamo che, senza tema che gli even ti mai ci ab.biano.

derna fortificaz;ione : dovere la difesa lontcma e la vicina essere l'una dall' altrct ben distùite . Facil cosa, mi si dirà, è lo stabilire dei principii, il difficile sta nell'applicarl i. Sia pu re ; ma io son di avviso che sè l'arte della fortificaz'ion e non fece an• offensive ne fecora reali progressi dopo che l'armi eero di così grandi; eiò debbn si attribuire in gran parte al 0 011 aver gl i ingegneri ben chiaro nella mente il princi pio sovrac(:ennalo o per lo meno al non aver su cli esso bastnntemen te meditato. Prend iamo in fa tti ad esame i tentati vi cli quest.i ulti mi anni per rimettere l'equilibrio fra l' offesa e la difesa e vedremo che mentre l'attncco di viva forza è, come dev'esse rlo di s ua natura, quasi stazionario, e per conlro in grandissimo progresso i mezzi di distruzione, mentre per conseguenza ciò che interessa sovrattutto si è di parali zza re l'offesa lontana sviluppando e facendo progredire la lontana difesa, qunsi tutti s'occuparono in vece di ar.crescere la vi cina . Certamente dev'essere questa modificata, ma deve mod ificarsi ri ducendosi alla massima seniplicità; la difesa vicina nella sua essenza è un insieme. d'ostaco li e dacché tali ostacol i più non valgono, devono essere abbandonati; e quand'anche noi nol volessimo, lo sarebb ero certamente a poco a poco per ,la forza stessa delle cose, g iacchè i principii veri sono forzenaturali le quali agiscono indipendentemente dalla umana volontà; con ciò per al tro che, mentre scoperte dall'uomo e fat.te .propri e tali forze possono dare un risultato uti le ed immediato, sconosciute e lasciate a loro stessi~ agiscono con lentezza, sono soggette a perturbazioni è l' utile ottenuto a poco a poco più non si sente. Nata a proteggere la difesa vi cina cont ro al preval ere dei mezzi di distruzione, al nascere


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DEl l'RlNCIJ>ll FONDAnIENTA U

di questi la difesa lontana deve necessariamen te acquistare impo,·tanza sempre maggiore, in una parola deve farsi in oggi un gran passo in quella grande rivoluzion e che si va compiendo a poro a poco nell'arte della guerra, dove seguendo lo sv iluppo storico ved iamo che dai P.iù gran di concetti della strategia agli ultimi particolari dell a taui ca, di pari passo col procedere dell'um ano incivi limento la difesa indiretta si va sostituendo alla diretta . Su quali basi deve fonda rsi lo sviluppo della difesa lontana? A che e com e deve ri dursi la vicina? Ecco i principii che· importa di stabilire a rendere con creto e pratico il pri ncipio generale sovraccennato , e tali pl'in cipii rni sembra risultino chiarì ed incontestati qualora si parta dallo scopo al quale mirano i due generi di difesa. Dicemm o già che la difesa lon tana Ila dalla natura il còmpito di ritardare l'istante nel quale debba entrare in gioco la vicina, locchè vuol dire, che essa deve co n ogn i mezzo (:ontrastare al nem ico il terreno che s·estend e dinnanzi a quell'opcre che furono ~rette a fine di assicura re il possesso della posizion e e che la difesa vicina coi propri ostacol i pone al sicuro da un attacco di viva fo rza . Ora siccome il mezzo più efiicace che l'arte ci sornminisLri pe r ollenere tale risultato , è l' imp iego delle arLiglierie, appare manifesto che la difesa lontana dev'esse re organizzata in modo che si possano stabilire vuntaggi osarn ente solide e potenti ba tterie, le quali distruggendo quelle ch e il nemico tentasse di costruire, auerrando i ripari e le masse coprenti che costu i 'cercasse inn alzare a fine di prendere e guadagnare Leneno , lo pongano nella posizione ollrernodo dim cile di una difesa che improvvisala sotto al tiro del cannon e non può reg-

Dl!l,LA FORTlFICAZlONE PEl\MANENTE

gere al confronto di quella organizzala ed eretta di lunga mano. Grandi batterie poste al sicuro da un attacco di viva forza, ecco in ultima analisi la. moderna fortificazione. Una. tal fo1:mola è forse per se stessa troppo sintetica inquantoch è compendia in se medesima i due· generi di difesa, ma per questo_ ~on ~ ~i eno vera nè meno oppor'luna, perocchè la difesa v1 c111a e la lontana, quantunque distinte, devono essere stretta.mente unite, nè l'u na senza l'altra pu ò r iman ere. L'arte antica non aveva in mira che la difesa vicina, perocchè dall'offesa lontana non aveva a ten~ere: qu ando venn ero le artigli erie, pochi pezzi della difesa bastarono a paralizzare quelli dell'attacco che non val evano ad aprir brecc ia in un sol ido muraglione, ed i mezzi stessi, per consegue nza dell a difesa vic·in a, bastavano a rendere possibil e la lontana . Ma quando ]e arLiglierie crebbero in po_tenzn, i r!vesti1_nen ti d~ scarpa si dovettero interra!'e, gwcchè allr1m ent1 d1strutt1 da lungi più non avrebbero serv ito allorchè il ne_mico si fosse avvicinato: che cosa dovremo fa re ogg1 che i tiri ricurvi demoliscono le muraglie quantunque coperte dalla r,on trosca.rpn e dallo spalto? r.ome porremo al sic uro da ùn atta.eco di viva forza le nostre batterie? SeO'uendo la legge generale del progresso nell'arte della guerra, ossia sostitu endo anche nei limiti della difesa vicina l'indiretta alla diretta. Quando le palle forarono la corazza, il soldato l'abban_don~ e prnsentossi al nem ico armato null'al tro che dLfuc ile, affidando la propria difesa all' agilità delle_ manov~e, al colpo. d'occhio, alla fermezza del proprio braccio; il soldato obbedì ·in ciò alla legge genera le del progresso.


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DEJ,L.\ FOl1.1'1FlC:A7.I0NE PERMANENTE DEI PI\JNC[Pll FONDAMENTALI

Giacchè i muri di sca rpa, an co intetTati, più non resistono, ab_J.rnndoninmoli, ed appoggiamo la difesa vicina contro un attacco di viva forza al!' ardire, alla vigilnnza appoggiata dn un ostacolo che conceda il tempo voluto all'all arme, al quale effetto bastano per esempio una buona controscarpa rivestita alla in modo che il nemico non possa sa ltare nel fosso, e sui passaggi barriere solide e ben disposte . Come si vede, a parte l'azione di respingere la forza colla forza, le disposizioni materiali per la difesa vicina si riducono a poca cosa, l'arte mira alla lontana siccome quella cui è affiditta la parte principale e ad essa pertanto conv ien rivolgnre lo studio.

III.

Erano le antiche fo rtificazion i assoi semplici cli traccia to, un muro rafforzato da torri più o meno ravvicinate l'una all'altra formava la cinta cli una piazza, e ciò bastava, perocchè non avendo a temere lontane offese era il muro un ostacolo :ibbn stanza forte e le torri servivano <·ostantemente sia come r.orpi fiancheggianti che come posti di guardia e nuclei di difesa. Vennero le artiglierie ed il traccialo perdette a poco a poco la pr imitiva semplicità divenendo sempre più co mpl esso man mano che le armi dell'offesa si andavano migliorando. Un tal fatto potrebbe forse far credere a primo aspetto che la complicazione, conseguenza d)llo upparire e del perfezionarsi delle artiglierie, dovesse esser continua ossia avverarsi ora e poi siccome per lo pns~ato, dimodochè gli attuali

grandissimi progl'ess i dell'offesa obbligassero a tracciati comp lessi più che ma i. Sarebbe qu esto un ragi onare concorde nella fo rma ul metodo d;i noi adottato, di ri cavare cioè ùni fattL e dulia loro progressione le JcO'gi dell'arte e le massime per l'avvenire, t) • b ma il fotto di cui è parola vuol essere studiato en a fondo. Noi adottammo il sistema di cercare le leggi dell'arte nel passato, perchè in ogn i cosa fra quel_lo .che è e dev 'essere e ciò che fu, esiste sempre un rnumo leO"ame. E se dallo studi are. nei . fatti le cause loro per o . .. . generalizzarle ed el'igerle rn pr1nc1p1~ venn~ro ~ progress i grandissimi dei giorni nostri rn ogm. scienza, in oO'ni arte in oo-ni industriu, nel mondo fisico come b ' o ' nel mondo mol'ale, non havvi ragione alcuna perche tale processo non sia applicato agli studi mili~a~i, tanto più che non essendo in questi sempre pos~1bile fare esperienze senza esporre lo Stato a ~encoh sp~ventosi, è necessario appoggiarsi all'espenenza altrui: La tendenza a basarsi sul passato esiste in vero ne1 militari, ma generalm en te questo passato non lo si pr_~studia, cd invece di ricavare da esso i mezzi gresso, se ne trae la ragion e per ~sser~ staz1o~am. Ciò deriva <lacchè, o si osservano 1 fatll senza rndagarne le cause, · oppure anche indagando~e. non si sceverano dell'effetto delle forze perturbatr1c1 e dall'inlluenza delle circostanze. Di maniera che si accettano come cause prime quelle che molte volte non sono che cause occasionali, e si stabiliscono principii i quali, ben lungi dall'avere la loro origin~ in che l'ordine di cose studiate ha di comune m Lutti 1 tempi ed in tutti i luoghi, ben lun?i dall'ess~re_l~~gi della natura fisica o morale, sono rnvece prmc1p11 e leggi supposte , o almeno co.ndizionate a casi ec~ezionali, all'infuori delle quah non farebbero che 10-

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DEI PTUNCIPll FONDAMEN'l'ALI

ceppare e ritnrclare ogni progresso. Esaminando attentamente il fatto 'del compliearsi dei tracciati facilmente si scorge · come esso abbia avuto origine dal'l'essere nata a fia nco della vicina la difesa lon'tana, dal non avere raggiunta anco ra le armi dell'offesa quella portata e quella forza distruttiva che hanno in oggi , dimodochè era possibile una difesa successiva non solo di varie opere ravvicinate ma si ancora di varie parti loro . Era la difesa lontana al suo àpparire ben poca cosa, siccome naturalmente doveva accadere, ed anco allorquando crebbe d'importanza e d'efficacia, fino agli ultim i progrnssi delle artiglierie, non fu tale da andare, già lo dicemmo, ben distinta dalla vicirw : inoltre poi l'epiteto di lontana che noi adottammo per dinotare quello che deve essere al g iorno d'oggi, era per l'epoca passata inteso in senso relativo, giacchè ]a portata delle artiglierie obbligava ad aprire la . trincea ad 800 o 1000 metri dalla piflzza e non di più. La difesa vicina aveva conservato gran parte della sua importanza, perocchè non potendo le muragli e interrale e coperte dallo spalto essere demolite da. lontano , conveniva piantare le batterie di breccia sul ciglio della controscarpa, ed un' opera posta innanzi copriva perfettamente que11a che le fosso dietro. Ora in tale stato di cose era ben natu rale che il difensore cercassEi valersi di quanto siffatte circostanze potevan o offrire di vantaggioso, ossia studiasse un tracciato che permettesse di controbattere le batterie di breccia e rendesse possibile la difesa successiva, la quale, vista la piccola estesa d el campo d'azione determinato dalla portata delle artiglierie, non presentava grandi difficoltà. Da ciò a poco a poco il fronte bastionato della scuola francese con la strada coperta, la mezzaluna, il ridotto di . mezzaluna, le piazze d'armi

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sa lienti e rien Lranti, i ridotti di piazze d' armi , le controguarclie, la tanagl ia, i trincerarneuti interni e le tagliate . .Fu q uesto ritenuto , e da molti lo è t,u tt'ora , quanto di più perfetto l'arte abbia prodotto, rna q ualunque potesse essere pel' lo passato il merito intrinseco ta li difese in oggi le cose sono ben m utate. . A quale pro tanto studio d'urtifizii e tanta c~mplicazion f , se la breccia pub essere aperta da lontano dalle istesse batterie dirette a smontare quelle della difesa? e se gli stessi proiettili lanciati contro la mezzal una ponno avere utile . effetto contro il corpo di piazza propriamente detto? Non solo non se ne avrebbe alcu n vantnggio ma sì bene un danno manifesto, giacchè il tracciato della scuola francese è per ec: cellenza esposto ai tiri d'infilata, e cessati i vantaggi eh' esso aveva contro ad un attacco metodico e successivo, rimangono nell'interezza loro tutti gli inconvenienti senza alcun u tile che li bilanci. In oggi la piazza può dirs i debellata alloraquando le artiglierie della difesa sono dalla superiorità di quelle del nemico ridotte al silenzio, perocchè allora il nemico è libero d'avanzarsi, nè gli ostacoli materiati che si fossero eretti, sart>-bbero più in istato capace d'arrestarlo . Deve adunque il tracciato essere regolato i n modo che permetta alle batterie della difesa di mantenersi superiori a quelle dell'a ttaccante per il maggior tempo che sia possibile, nè per ottenere tale risultato v'ha mestieri d'occuparsi de'rn inuti particolari siccome negli anni add ietro credevasi necessario, che anzi il miglior tracciato sarà il più semplice e quello nel quale i particolari si possono regolare a norma delle circostanze . Dicemmo infatti che la moderna fort ificaz ione deve constare d.i grandi batterie poste al sicuro contro ad

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DEJ PJUNCIPll fo'ONDAl\IEN'l'ALl

un attacco di viva forza: or bene che ne avvel'l'ebbe se tal i batterie fossero fisse, immobili in posizioni necessariamen te determinate dalle lin ce di tracciato?' Sarebbero distrutte dal nernico il quale, salvo casi sper,iali che non infirmano per nu ll a 'i l principio generale, concentrando i fuochi sopra di E!SSe avrebbe certamente nna decisa superioritìt, nè Yarrebbe il corazzarle, il porle in c;1semaue od altro, perocchè ricadremmo nel sistema degli ostacoli materiali contrariamente alla legge generale di progresso ed in onta ai risultllti del!' esperienza i quali ci provano che· tali ostacoli sono ben presto superati. A porre l'attaccante nella posizion e critica di una difesa la quale, improvvisata sotto al tiro del cannone non può reggere al confronto di quella organizzata di lunga mano, bisogna che questa abbia il cara ttere · dell'attività ovverosia diventi offesa, Jocchè è quanto dire bisogna sostituire la difesa indiretta alla diretta. La mobilità essendo il primo requisito dell'offesa,. bisogna adunque che le nostr·e batterie si possano trasportare da un luogo all'altro a seconda delle circostanze, e pertanto bisogna che il tracciato sia nell'insieme tale da permettere siffatti trasporti e lasci la massima possibile libertà d'azione. E siccome soltanto le cose semplici le quali mÌl'ano all o scopo finale, senza determinarne l'azione in ogni istHnte ed in ogni evenienza, assi curano la vera e profittevole libertà, così conviene che il traceiato sia ben semplice, a grandi linee, perchè da molti punti sia possibile prendere di mira un punto stesso, e tale da permettere nel1a linea di fuoco quei mutamenti parziali che si giudicassero vantaggiosi sen za che sia necessario di alterare la disposizione generale delle fronti. Deve adunque il tracciato ritornare alla semplicità e ciò è conforme alle leggi genera.li della natura. Sem-

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})ELLA FùllTlFICA7. IONE I>EMIANEN'l'E

pli ce egli era anticamente quando tutto riducevasi alla di'fesa vicina, divenn e complesso allorquando la difesa vicina e la lon tana erano d'importanza pressoehè pari; è fatale che semplice ritorni in oggi che la difesa lontàna eclissa e riduce l'altra secondaria. A semplicità di scopi semplici mezzi.

IV. La necessità di stabilire dei nuclei di difesa, i quali servisse ro d' appoggio e di ridotto alle opere della piazza, fin dalla remota Dntichità fu riconosciuta in tutti i tempi ed in tlltti i luoghi, e ciò sta nell'ordine naturale delle cose, perocchè in ogni opern, qualunque si sia la forza alla quale debba opporre resistenza, l'uomo quasi istintivamen_te intercala alcune parti di maggiore solidità destinate appunto a rafforz.ire le altre ed a far sì che l'opera non crolli tutta insieme. I n uclei di difesa anticamente furono le torri ed esse all'uopo ben servivano, ma allorquando vennero le artigl ierie e si vollero impiegare nella di fesfl., le torri stesse si dovettero . modificare nella forma e ndle dimensioni onde avere e lo spazio e la solidità rich iesta dai nuov i ordigni· di guerra ; s'ebbero allora i baluardi. Contemporaneamente però oltre all a. fo rma ed nll'ampiezza dei nucl ei di djfesa, allo apparire del cannone venne modifìcato necessariarnente il profilo generale delle difese e in- modo tale che mentre prima foci! cosa era difendere direttamente il fondo de l fosso ed il piede delle · muraglie, di poi ciò div enne quasi imp ossibile: conven iva pensare adunque ad ott enere tal risultato con mezzi indiretti e da ciò ANN O XV, VoL . I.

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' DEI PRINCIPII FONDAMENTALI

l'importanza grandìssima delle difese fiancheggianti. o del fiancheggia men to propriamente detto. L'idea prima che naturalmente sorger doveva nella mente degli ingegneri era quella di a/'fìdare il fiancheggia.mento ai nuclei di difesa, sia perchè, anche quando le difese fiancheggianti non erano una assoluta necessità, le torri servivano realmente o poco o molto a .fiancheggiare; sia perchè era logico che tale ufficio fosse proprio di quelle parti cl1e erano capaci di maggior resistenza. Ma le torri ingrandite e mutate in baluardi davano un fiancheggiamento ben lontano dall'essere completo ed efficace tanto quanto il richiedeva il progresso continuo delle armi da fuoco, e però studiassi il modo di rimediare a siffaLto inconveniente. Come si erano applicati a modificare le torri, era naturale che gli ingegneri s'applicassero a modificare i baluardi e così avYenne. La forma semicircolare mutassi in pentagona, e s'ebbero i bastioni, i quali passando per varie fasi arrivarono ad·esseee quali forono adoperati da Cormontaigne, c dagli ingegneri che gli succedettero, e quali si usano generalmente ancora al giorno d'oggi. È innegabile che il bastione con i fianchi perpendicolari alle linee di difesa abbia risoluto geornetricamente il problema del fiancheggiamento, ma siccome accade ben cli soventi che quando gli animi sono occupati da un pensiero dominante si trascurano le allre cose che appaiono o sono realmente meno urgenti o meno necessarie, così mentre studia vasi il fiacheggiamento non si pensò ai nuclei di difesa, e i bastion i ottimamente adatti al primo ufficio mal lo furono a quello dei secondi, inquantochè la loro forma e 'la loro posizione li espongono ad essere atlaccnti per i primi. Infranto erasi adunque uno dei grandi principi i dell'arte, uno di quei principii che l'arLe stessa irnparò

DELLA FORTIFICAZIONE PERMANENTE

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,dalla natura seguendo il naturale istinto dell' uomo, e che si ·r in contrano veri dovunque. Le consco·uenze di tale infrazione non tardarono a farsi sentir:, ma siccome prima apparve l'insuffici.enza del fiancheggiamento, quantunque f~tto da f~och1 pa· ralleli alla lin ea di difesa - insufficienza denvanle da ciò appunto che il corpo fiancheggiante invece d~ essere uno dei nuclei di difesa era una delle paet1 maggiormente esposte- gli ingegner! siyrc.o_ccu pa:ono di quella e ne vennero i veri tracc1at1 pol1gonah che racchiudono in germe la risoluzione del proble.ma. nfa non giunsero finora a sviluppa'.lo per la ragione che invece di cercare la vera e prirna causa del male si pose mente solo alle conseguenze che per le prime ed in modo più evidente s'erano appalesate. Han ragione gli autori dei sistemi poligonali di collocare il corpo fianchegg·iante a mezza fronte, h.an ragione di renderlo indipendente dalla cint~ del!~ piazza, ma senza contare che i_n oggi le capornere 10 muratura sarebbero ben presto demolite, essi rimasero a mezza strada. Non è semplicemente un corpo fiancheggiante che convien collocare alla metlt delle fronti; ma un ve_ro e solido nucleo ~i difesa al quale poi il fiancheggiamento dev'essere affidato . La verità di tale proposizione è una consegu~nza logica di quanto finor dic.emmo, pf>e~cc~è.~ssa !'1ven dica e ristabilisce .uno dei geand1 prmc1pn d,ell ar.te~ ed è il coronamento di un reale pl'ogresso fatto co1 sistem i polrgonali, progresso sconosciuto soltanto perchè incompleto. . . Il tracciato poligonale rappresenta la · nv?!uz10ne dell'ar te, rappresen ta la sostituzione della difesa mdi retLa alla diretta e pertanto è conforme nel concetto alla legge generale dal progresso. Quando il corpo


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DEI PHINCIPII FON OAMENTAJ,l

fiancheggiante sarà divenuto nucleo di difesa, cadranno naturalmente le grandi opposizion i che ai, nuovi sistemi si fanno, perocchè siffatte opposizioni' derivano dal non provvedere essi ad un bisogno sentito generalmente quantunque forse da pochi in modo chia ro e definito. Abbenchè cattivo per la posizione troppo esposta, il bastione nel suo concetto primo è pur sernpre l'avanzo di un nucleo di difesa, offre un terreno sul quale combattere, permette l'erezione di trinceramenti interni e concentra la difesa interna ed esterna in punti deterrninati. Or bene quantunque non si sia pensato mai ad altro che al solo fiacheggiamento (ne sieno prova le torri interne di Vauban che non vennero aclottak} sono appunto i pochi meriti sovraesposti, avanzi e" quasi pallidi ricord i di ciò che il bastione fn in origine, quelli che i segunci del sistema bastiònato oppongono alla nuova scuola; novella prova questa che i grandi principii non si infrangono imp unemente. Che cosa opporranno vlla nuova scuola quando abbia creati dei nuclei di difesa, ma tali da rispondere alle esigenz~ prodotte dai moderni mezzi d'atLacco? Quando gli abbia trasportati dove non poss~no essere attaccati per i priµ1i, in modo che possano realmente servire a proteggere e rafTorzure 'ie parti. deboli, e quando il fiancheggiamento generale delle fronti a tali nuclei sia affidato? Dopo tali considerazioni sembraci che la risoluzione del problema si presenti naturalmente da per se · stessa. Alla mctù delle fronti, che attesa Ja grande portata delle armi attuali potranno avere estensione gn1ndissima, erigiamo a cavaliere della cinta tanti forti chiusi quanti soM le fronti stesse, e diamo a cotali forti un tracciato tale che, mentre assicura ad essi medesimi

DELLA FOfiT1FICAZlONE l'EfiMANENTE

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.un fiancheggiamento intrinseco, permetta ancora di .fiancheggiare i tratti rettilinei della cinta. Diamo ai forti un comando sulle altre opere, fac-ciamo in modo che possano battere la spiè'\nata interna come l'estern a, poniamo in essi le caserme, i rnagaz: . zini, i depositi in genere di materiali, ~d avremo dei veri e potenti nuclei di ~ifesa ~he s~rv1ra~~o d~ 8p.poggi e da ridotti, sem_rhfichera?no. 11 serv1z!o d1 so~veo-lianza, renderanno 111fruttuos1 gh attacchi per s~r.pr:sa, ed in tempi or~inari fac~hteranno la_ custodia: Che diverebbe con c1ò una piazza? Un sistema d1 forti uniti da un trinceramento ben solido, a gran ..comando difeso contro un attacco di viva forza e capace d'esser dovunque armato d'artiglieri~ .. . Ciò è conforme ai principii or ora 8tab1lit1, alle .leggi generali dell'arte del_la guerra che vogliono concentrate le forze e non disperse, al progresso eho so.stituisce la difesa indiretta alla diretta.

V.

Una conseguenza diretta cli quanto dicemi:no per il tracciato si è che gli uomini ed i cannom. quand_o .sono in azione stieno allo scoperto, perocchè 1~poss1.bile riesce di conciliare la mobilità delle batterie colle casa matte, ed il principio della mobilità deriva . ap.punto dal bisogno di sostitu~re le m~novre e. la_d1fe~a .indiretta alla resistenza degh ostacoli materiali, resistenza che le moderne artiglierie vincerebbero ben .facilmente. Le batterie casamatta te sorsero quando l'ostacolo


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DEl I>RINClPII FON DAMEN·1'ALI

eh' esse presenta:vano era sufficiente a rintuzzare ful'tO dei proiettili, qu ando la potenza di questi era tale che non perrn eLteva di starsene ferm i allo scoperto in una determinata posizione e d' altronde 1' altacco non aveva ancora progredi to in modo da rendere necessaria una completa rivoluzione nei mezzi, di_difesa . Furono esse ollora un rea le progresso, e l'arte della fortificazione n'ebbe non piccolo vantaggio, ma il volere in oggi sostenerne l'uso, sarebbe un con trosenso ed uno sconoscere i progressi avvera tisi. Ciò che in oggi devesi cerca re non è o-ià di coprirsi che il coprirsi a nulla varrebbe , n~a di ottener~ il massimo effetto utile offensivo, perocchè si traLta di difendersi offendendo, e però vuolsi avere la massima libertà di azion e, la massima mobilità , il massimo campo di tiro . Ecce~tuato i! ~aso di _batterie destinate ad uno scopodelermmato ed immutab ile, le quali o-eneralm ente si ridu?ano a ben poche, debbono adu~que abbandonarsi le cusamatte, ma se ciò accadé di qu elle desti nate a coprirn pezzi in batteri.i, altrim en ti vanno le cose per le casamatle dette di ricovero. . La poten za straordinaria che hanno in oggi i tiri rn arcata renderebbe impossibile il ten ere una piazza 9ualora_ n?n si pensasse a difend ere dagli effetti loro 1 . rnateriah_ che ,dev?no :ervire alla difesa e la g uar-rng,~ne,' giacche gh um sarebbero distruui o posti fuol'l cl uso e _l'altra _danneggiata fortemente e più che tutto dem~rahzzata rn_ modo da perdere ogni energia. Se conviene avere 11 ·corllggio di arrischiare nel~'azione una batteria e gli uomini che la servono, se 11 ru-,segnarsi a perdita siffatta è non solo ardire ma cura evitareprudenza, clev.onsi per contro con o{)'ni 0 le perdite infruttuose, e pertanto gli uomini ed i ma-

DELLA FORTIFlCAZlONE PERMANEN'l'E

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teriali che stanno fuori dell'azion e devono essere posti al sicuro da ogni offesa. . . A cjuali principii debba informarsi la costruz,_one delle casama lle di ricovero e come debbano es1:1ere disposte, è problema di ben f~cil~ solm.ione qualora s·i ponga men te allo scopo cu~ mirano_ l.e ~as~?1atte stesse ed ai mezzi con 1 q uah può esse, e r~ggrnnto. Devono le casamatte essere alla prova d1 _bom~a'. di facile ar.cesso, servire indifferentemente agli _uormm ed al materiale, essere disposte ad intervalli lung~ tutta la cinta. difensiva ed in maggior num er? nei nuclei di difesa, e collocate sot~o. ai parapetti pe.rocchè sono ivi al sicuro da ogm tuoco . Riassumendo le cose dette finora si possono formulare i seguenti principii gen erali: ,10 La difesa lontana deve essere distinta dalla f l' 11 tracciato deve essere semplice, a grane 1 rn e~, e tale da perm ettere quella <lis~osizion e dell e artiglierie che fosse richi~s_ta clal_le cu'c~sta_nz~. . _ 30 Si devono stab1!1re dei nuclei d1 difesa ed af fìdare ad essi il fianchHggiamcnto . . . . i1.o Devono o·l i uom ini ed i matenah essere npak o . d 11' . rati da oo-ni offesa quando sono fuon e azion e, e durante ;uesta disposti e c_ollocaLi in modo da ottenere. il massimo effe,tto 11L1le. Siff.itti principii ai quali si in~?r~na _la scuola ?ell~ moderna fortificazione sono sem p11c1 e d1 remo quasi evidenti, sicchè la ràgione rim ane persuasa della l~ro verità senza neanco ricorrere ad un processo logico che ne svolo·a gli argomenti; di più essi sono d~ducibili in al t;a guisa' , prendendo ci?è l_e n:osse c!l!'ettamente dalle necessità create dagh odierm mezzi :1el~ l'attacco; ma noi volemmo ricercarli nelle relazioni

Yicina . 20


DE I l'I\INCIPII FONDAnlENTAl.I ECC.

fr_a il pr,ese~te ed il passato, acciocchè coloro i quali d1, quest ultimo • , d' sono idolatri non l'of) pon o·0 ano aJ piogtesso, ne teano che noi infiammati dal,lo . . d' ·e li · · ' spll'l to 1 n?v1 a nn a curiamo le opere degli avi e pretendiamo d1strug~ere d'un tratto il frutto di secoli d'esperienza No, il p~~sato_ deve_ segnarn la strada dell'avvenire; t queS , ·f'essiamo ,· tam at ver·Jta .no1 la nconoscia mo , la, pto a1en e. Ogm ~rors:resso vero e reale si basa sul pass~to, m~, lo ripetia?1o: guai se i falli del passato s1 osservano superficialmente e non si studiano I Oo-ni p~ogresso per quanto dipende dalJ' uomo ne vi:ne distrutto.

IL CAVALLO È UN'ARMA.

I. DOMENICO

Asn

Capitano del Conio.

Non sì tosto l'uomo pervenne a meLLere in sua potestà il cavallo, che in questo nobile animale egli vide un validissimo arnese~ di guerra e come tale, seppe e volle utilizzarne i potenti mezzi onde natura lo aveva così ampiamente ricolmo. - Inesorabili condizioni inerenti alla spede nostra, dalla più · remota antichità insino a noi, tennero sempre gli uomini divisi di razza, di potenza, di bisogni, di idee e quindi facil i all e ire e pronti a gettarsi, armata mano, gli uni sugli altri. Nell'impeto dell'offesa, nell'ardore del .combattimento, negl'inseguimenti ad oltranza, sempre troviamo sul campo il' cavallo impiegato come priflcipalissimo mezzo di azione. - Ma le gesta delle cavallerie e l'eccezionale utilità del cavallo da guerra sono fatti eosì universalmente conosciuti ed accettati, che io reputerei fare cosa oziosa collo insistere su questo punto e passo pertanto ad un altro ordine di idee, che, a mente mia, non sono immeritevoli di essere prese in considerazione, per le attinenze che hanno col moderno problema sulla cavalleria.


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Il, CAVALLO

P_er_ fcr_rno si fu degno di studio o meglio di mara v1gh~ Il modificarsi deJle razze equine italiane alle esigenze di quella dura necessità, che fu e sarà pee lo avvenire la guerra. I cambiamenti rad icali nei metodi e sistemi guerreschi, l'invenzione di nuove arm i, ed il loro progress ivo perfezionarsi, ebbero sempre a pari passo la trasformaziòne del cavallo c!1e si modellava ai nuovi bisogni, dando così ori~ g~n~ a novell i_ stipiti, fornit i di attitudini e forme speciali. - Cosiffatte trasformazioni avvengono quasi senza che ce ne avvediamo; il fauo però non è meno, costante, e_ non si saprebbe porre in dubbio, elle · nella creaz1_one delle nurnerose e diverse razze equine, !a guerra sia stata la prineipale, se non la sola causa impellente. A larghi e rapidi. tratti accennerò all e più seo-nalate trasformazioni ippiche ital iane, all'apparizione nuove razze ed alla loro scomparsa e si vedrà come esse· coincidano colle grn_n Ji epoclie guerresche, e risponda_no_ s~mpr~ a pnrL1colar1 necessitù militari. - Quasi mi_ l1~11terò rn qu~sta memoria a notare un ar,qomcntò, po1c(1e, trattarlo _d1~usarnente sarebbe impresa troppo al ~'. la delle mie forze; ma non pertanto, convinto dell importanza e dell'utilità di c.osiffatte ricerche non mi ri~tarò dal . f~re quanto più mi sarà possibil~, ed i le ttori della Rwista, spero, non mi vorranno giud icare severa.mente.

cli

II.

Andrèbbe gravemente errato chi si fìo·urasse i vetusti ron~ani come nazione equestre for~ita di buoni ed abbondanti ca.valli da guerra . noma conquisto il

467 mondo colle sue poderose fanterie, e se la cavallel'Ìa, parte integrante e necessaria di quelle invitte legioni, si venn e man h1ano moltiplicando e potè giungere a gronde potenza di numero, fu un effetto della posi· zione in cui la traevano le genti equestri che intendeva combaLtere, anzichè un prodotto di intime o fortuite condizioni locali . La cavalleria roman a, sul nascere di qu ella fatale potenza, fu poca e pesante. Il cavallo dall'aratro passò nella legion e e le immagini che ne abbi.imo nelle medaglie di qu ella prima epoca, ce lo rappresentano grave e tarchiato. - Ma tosto la c&valleria si fece leggiera e più numerosa; le guerre contro genti remote ed equestri imponevano maggiore scioltezza, più grande celerità, cd il cavallo per necessità dovei.Le cambiare di tipo e di attitudini. - Non erano sufficienti al proporzionale sviluppo delle fanterie i cavalli ed i cavalieri del paese, ed i Romani reclutarono, la loro cavalleria fra gli alleati e stipendiarono mercenari. La Tracia, la Tessalia fornirono per le prime i loro cavalli ed i loro cavalieri alle legioni; più tardi, ed a loro volta, i N·umidi, gl'Ispani, i Galli, i Germani diedero vistosissimi contingenti ogli eserciti di Roma. Fu lu dura esperienza delle guerre nfrican e che spinse i Romani a moltiplicare e perfezionare la loro cavalleria, e per provare fino a qual punto siano riusciti nel loro intento, mi giovi citare che alla battaglia di Zamo, questa era superiore in numero a quella dei Cartaginesi. Il trem endo programma formulato nel caton ianodelenda Cartago ebbe il suo fatale compimento e per il cavallo· romano una nuova èra ippica prese il suo movimento iniziale. I bassorilievi, le monete di questa epoca testimoniano che il tempo dell'a.o'tico e massiccio cavallo della legi~ne romulea era passato. Dai


1i68

IL CAVALLO

nobil'. tra!li che ,,e:l iamo nelle immagini dei cavalli di questa prima èr~ ippi_ca nazioonle, traspare evidente 13 loro grande d1strnz10ne; il dorso breve e la solida groppa ne attestano la grande potenza muscolare· la fi_nezza_ e Iu_nghe7:za delle estremità e le teste leggii/re, ,e1 lasciano 111dov10are la loro velocità e la squis itezza del temperamento. Risultnti così utili e profondi si dovettero onni-~a'.nent~ al~'abbond~nz~ d_egli elementi ippir.i importati dal!_ Afnca. Qu~1 v1ncnori che tutto quanto sa.p~sse di grande, dr bello, di utile, con inaudito ardimento c~ncentrvvnno in Roma, come avrebbero trascu_rato 1 bel li e rapidi cavalli, poc'anzi cotanto temu ti ed ammfrat.i? - E per tal guisa prese · ori.o-i ne -q~1el ro~usto cavallo romano di stampo caraueristico d1 mezzi potenti, cli superbe andature ed ada-ttat~ pe_rfettamente ai cn r.ri trionfali, alle quadri<Ylie ed alle .esigenze dei cavnlieri di Roma; ed ecco ~Orta una nuova raz~a, dissimile in tutto da quella che qualche secolo addietro era propria di un paese o-uerriero. _ Contro nemici finitimi, prodi fantaccini, 6he combattevano romanamente a cor~a spada, il cnvallo, più che altro, ern un mezzo d1 trasporto, epperciò bastava quello dell'agricollura. ~la nel le luno-he e remote g~e_rre con popoli equestri, dove la mo~ilità e Ja ra.p1cl1tà ernno più efficaci mezzi di azione, la · corta spada romana fu posta a tremende prove da un'altrà ~'.ma potente, ~ quell'arma era il cavallo. - Da quel11s~a1~te ~orna intese con ogni r.ura all'impresa ippica ·e v1 '.1usc1 per qua~t~ le condizioni locali potesse ro con.sentirle. F'.eq_ue~t1 importazioni di tipi oriental i confern:iaron~ 1 rn1gl10~·arnenti iniziati colle guerre puniche, sed rn varie zo~e, ,m Sardegna specialmente, nell'Apulia .e nel. Foro Iuho, sorsero de i veri centri produttori di -cava)h da guena. L'::i sta, l'arco e la carica furono le.

...,

vere cause determinanti dell'apparizione del carnllo romano e cli 1nolti altri gl'uµpi equ ini ital.iani distin tissimi, che si manlenn ero e durarono fiorenti , tìnchè la potenza dell'i mpero non si n!ppe sollo il proprio pe so.

1n. Dalla ·fondazione dei regni ita lo- tedesch i sulle vnste rovine dell'impero, data una nuova èra ippica in Italia; era venuta l'epocn del destriero . , Torme di nomadi cavalieri si ìanciarono dai varchi nlpini sulla penisola; con rDpida successione diverse razze di invasori si disputarono il possesso della immensa preda, e per lunghi anni si combatterono guerre distruggitrici fra Italiani e hnrbari, fra barbari di già installati e barbari nuovi venuti . - Le regioni subalpine ed i terreni adattati lnnghesso i fiumi che vanno all'adriatico., divennero necessn riamente centri di produzione equina. Quegli uomini di guerra facevano troppo conto del cavallo perchè non rivolgessero la loro mente in traccia di località proprie ad allevarne; ed il fatto di Alboino che. nel Friuli lasciò un Conte con scelte fare di uomini ed impiantò razze di cavalli (Balbo·Antonini), prova a suffieienza come il bisogno di assicurarsi gli elementi di rimonta fosse compreso· da quelle schiatte di guerrieri a cavallo. L'nlta statura e le attitudini speciali dei cavallt nordici e le fortunate condizioni di clima e di suol o, nel combattuto bacino del Po avviarono quei tanti gruppi equ.ini, che dovevano terminare colla creazione· degl'alti, pesanti e mqscolosi cavalli delle razze di· Mantova, di Ravenna e cli Ferrara .


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IL CAVALLO

A qu e~ t'epoca e in guerra e nei ginochì marzia li cotanto rn. voga, I~ g ravi arm.ature di fe rro, Ja pesante lancia, 1ascrn e lo spadone costituivuno il corredo _ess.enzi~le di quei guerrieri. Poch i prodi, podero~r, fe rrei, erano in potef1za e negli effetti quello che in epo?he a~teri?ri e~·ano 'in tiere armate leggiere. Dovunque ~n Italia sr vedevano gir gualdane, ferir torneamenti e correr giostre; premi o delle vittori e a rmi e caval_li . .Ed il paese ne produ sse quali appu~to si ?onven1vano a tempi ed uomini di ferro, e nessuno ignora l'~lLo ~redito che pei .cavall i da g uefra e da torneo s1 meritarono coloro che allevav,rno le razze di l\Ian tova, di Ferrarn, dì Pisa, di Urbino. Ugu ali ed ideutici effetti si andavano manifestando in ~u~li_a, ~n Calabri~ ed in Sicilia, contrade che già poss~d1tnc1 d1_numeros1 ed ottim i cavaìli cl i stampo antico,. rrnnovellat1 dalle invasion i dei Saraceni, incominciar?no a produrre il nuovo tipo equ ino colla dominazione 'dei battaglieri Normanni . - So tto o·l i Svevi ma . l .' d o ' specia mente pr~ tar J e per opera degli 1\ngioini, q~clle rn_zze salirono m merital.a rinomanza, e quel~ 1s~essa_1sol_a, dove ora quasi non si tre>vano cavall i md1gem atti a salire e scendere con sella, barda e cavaliera (T urrisi), per gli apprestamenti guerreschi di C~rlo _d'Angiò, che mirava alla conq uista del l'impero b1s_an~~no, p_oteva fornire ci'nquecento polledri destrieri, dei piu belli che se ne trovavano nelle marescallie ' di Sicilia (Palmieri). Q_uelle ~ostre razze, così gius tamente apprezzate a quei temp1, . scornp~rvero Lo talmente; ma anche passaron~ le g10stre, 1 puladi ni e le crociate, ed il fa tto ,1eg:a t1vo ~ sua volta conferma la stretta relazione che Ìu m add~etro fra armi e cavalli. - Evidentemente adunque 11 cavallo italiano di gran taglia, dalle forti membra, dall'incollatura breve ed arcata; dal dorso 1

c orto e largo, dai garre tti di acciaio , deve la propria compu rsa alle HrmaLure di ferro , al la grave lancia (antenna, cerro dei poeti} ed ai combattimenti individuali.

IY. Coll'i nvenzione delìa polvere da guerra giungeva l'ora che doveva imporre le grandi ed essenziali trasformazioni eq nine. I cavalieri antiqui sollevaro no le più aceL'be querim1onie contro la fatale scoperta, mal toll erando che un gregario qualsiasi , da lontano e mezzo nascosto, potesse rovesciarli a terra. La prima volta che in Italia si utilizzò come argomento di guerra la polvere da fuoco, fu, se non eero, allo assed io di Cividale nel Friuli (·133 ·1). Quale influenza eserc itò l'introduzione delle nuove armi sul cavallo da guerra? Per intieri secoli fu quasi nulhi , poichè il recente trovato sui eo.mpi di batt~glia fu ·per assai tempo quasi impotente, e _solo neg_h assedii eominciavu a fare sentire la propna efficacia. I tempi dei grandi colpi corpo a corpo non erano pe-. rànco passati , poichè il perfezionamento del novello arnese da guerra andava di lentissimo passo. Fu dapprincipio un tubo di rame, quindi subito di ferro battuto, strumento poco maneggevole ed estremamente mal sicuro nei suoi effetti. Quindi il cavallo potè dura.re qual era e le razze it~liane di cl~strieri contin uarono q ua e là a mantenersi come se st fosse tutto ra ed esclusivamente ai cavallereschi fendenti ed al galoppo cadenzato. . Fu snl fi nire del secolo xvII che 11 cavallo dovette prestarsi ad importanti trasformazioni, subordinate,


È L"i'i'.\IDL\

li, CA Y.\l, LO

c?m e sern p1'<1, alle es igenze della g11 erra. L'u pplicazion e all'arc;hibugio, del cane a pietra focaia ed il notevo le_ allegge ri mento dell'[lrnia ch e di qu ei giorni andnvas1 ottenendo, di edero il tracollo ,) Il e nostl'e razze equ ine pes:rnti. Lo schi oppo divenne l',Hma delle milizie eu ropee ; le fanterie t.J rn arono ad essere In leva potente delle battagli e e per rigorosa consegu enza il cavallo dove tte uniforma rsi ai nuo vi tempi. Le pesa nti arm atu re ri uscivano più d'impaccio che di valida difesa; la lan cio in resta non ra 0 ·o-iuno·eva più in tempo ·i i! bl:> o 1 ian taccin o a canna spianata; il maestoso e rni surato galoppo era trnncato da una palla che rompeva le ossa al cavallo; ern ndunqu e urgente provvedere alla situazione, ed ogni cura fu rivolta alla produzione di c~valli più leggieri e più maneggevoli. - L'applicazIOn e nl fucil e della baion etta e la capsula fulminant e affr~t~aro~? d?vunque la costituzione dei mod erni tipi< e~urn1 m1htar1, ed rn Italia si riuscì a quel tanto che d1 presente an co ra possediamo nelie nos tre zone di allevamento, al le razze cioè della campagna cli Roma, a quelle del Grossetan o ed alle Calabro-Puglies i. · A' _d_l nostri la lunga g ittata, le rapid e scariche e la preci sione ? elle armi da fuoco, pongono, corn e age~'olm?n te s1 ~omp rende, il cavnllo da guerra in una 1.nsol1ta ed rn1preved uta condizione d'inferioritit difronte alle strapotenti fanterie . Adunqnc tutto è finito pe~ quell'.arma ?he in ogni tempo e dovunque fu cosìcffJ cace, ~ tempi adunque del cavallo sono passati ? Oh ! no sicuramente, e fìnch è l'ardire, la mobilità e l'impeto saranno decisivi fattori di gucrTa, il cavallo, avrà nelle marziali imprese la più brillante delle pa rti. Ali~ ~oluzi_one del nuovo ed arduo problema l'alta: Amn11n1straz1one della guerra in tende con OO'ni cura e sollecitudine ; altre e più importan ti misur~, dil'ette a con servare alla cavalleria le condizioni antiche di

potenza e di pres t1g10 verran no ac1ottnte, ed intanto con sav io ùi\'isa rn enlo, alla precisiune e rapidità dei tiri, si cerca di opporre la celerità e la lenci del cavallo, e Lu tto in duce ad anrn1 ette re rlie nell e future batLnglie la cavD lleri a sarù in grado di rnostrn1·si p.:iri alle esigenze del tempo e se111pre uguale c1 se stessa. Il cavallo ~ tuttora un ·arni a come lo fu per lo ad dietro; i SllOi mezzi sono così potenti e moltiforrn i da permeLLcrgli di soddisfare a q11nlsiasi nostro bisogno, pu rcliè si voglia e si sapp ia convenevolmente porl i in azio ne. L'allenamento del cavnllo sia in avveni rn quello che per le arm i da fuoco furono i g randi perfe::.ionamenti, e senza dubbio i fatt i confermeranno ch e il cavallo è pur sempre 1111'arrna . Appassionate discussion i s11 Jl' avven ire dell n cavalleria si so no di ques ti giorni agitate; sistemi e principii oppost i si vanno dibattendo fra i migliori ufficiali dell'a l"ma e sen to i partigia ni delle moderne teorie preconizzare marce fo rzale, sorprese, cariche a stormo ed in seguim enti ad oltrnnza . - La rag ion e e la fortuna della gue l'ra dirigeranno sicuramen te le fu tu ro im prese in modo che ridon di a rnnto e decoro della nuova cavall eri a ; ma .di t11Lto ciò io nè posso , nè debbo punto preocc uparmi ; veterinario e nulla più, mi limito al ca,·allo, e, conseguente al mio programma, passo ad esa minnre se e come le razze equine del paese, parall elamente alle nuove armi. corri spondano alle esigenze militari.

V. Il cavallo italiano ha degli acerrimi nem1 c1; tra questi primeggia la moda, tirann a rigorosa che imANNO XV, \'QL . I.

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IL CAVALLO

pone le proprie leggi specialm ente agli ufficiali e ne dirige il gusto equestre: Ma essendo questa nn a pura quistione di mezzi pecuniari e di tendenze individuali, quasi non me1·ita di esse re toccata, lasciando al tempo ed alla esperienza il compito di operare la favorevo le reazione in pro del cavallo nazionale . - Che è mai il bello in ippica? Non è q ui il c.iso di cliscntern sul bello conven zi on ale degli artisti e su l bello particolare secondo le norme delle ab_ituJini e della moda; cerchiamo di definire quale sia il bello ippico mi li tare . - Sono certo di non scivolare in qualche grave eresia , sostenendo che il bello nostro è il buono. Chi vorrà chiamare belli i cavalli cosacchi, piccoli, angolosi, dalla groppa cadente, dal collo di cervo, di magrezza apocalittica ? Eppure quei ronzini fecero rimbombare del loro agile galoppo il selciato di Parigi, colà pervenuti attraverso battaglie e marce, che per le mo derne cavallerie, sotto ogni riguardo, costituirono un fatto mei:itevole di alta ammirazione. - Per l'esercito adunque, bel cavallo , vuol dire buon cavallo, atto agli strapazzi, resistente all e privazioni, sobrio ed aggiungerò tosto, abbondante e poco costoso. Ques ta definizione mi Lraecia la via cl~e nel proseguire ques ta memoria io dovrò percorrere, e passo pertan to ad esporre le mie li beri ssime opi nioni sull'argoniento, frutto di convinzioni basate sulla osservazione dei fatti. I prodot.ti ippici della nostra penisola sono abbondantemente dot,ati dei mezzi richiesti per farne utili ed idonei · cavali i di truppa; e certo da e,otesta idea non potrà dissentire l'intelligente ed appassionato uomo di cavallo che giudichi senza il vincolo di preconcette opinioni. -- A che giova ricordare tempi. migliori, a che invidiare agli stranieri i loro ottimi cavall i? ~1iglior consiglio è. per noi atte!_ldere con ogni cura e studio a volgere la situazione, quale si sia, in ,

È UN '.rnMA

nostra presen te e positiva utilitì.1. Non c1 abbnt.Lano le esagerazioni dei pessimi sti e si vedrà chi ai·amente che in quan to a forme, nel attitudini; a resistenz;.i, in una parnla, a bontà., abbiam o nelle nostre rnzze degli utilissimi elementi. · Ravv i in ~tal ia un a molti tud ine di ronzini, decrepiti a setLe anni, che impiegati in mille usi e servizi, stentano la vita sotto le più dure fatiche, in mezzo a con ti nue privazioni e cattivi tra uarnent.i . Egli è a questa sciagurata plebe di equini cu i i detrattori del cavallo indigeno guardano con aria di commiserazione, ed argomentano sulla generale prod uzione, traendone le pi ù sinistre conseguenze. I n om 9ggio alla verità si considerino invece i migl iori prodotti di molti allevatori in grande, e si guardino i corsi di Roma e di Napoli, dove i cavalli esteri non sono che rare ec cezioni, ed apparirà ch ial'issirno che di buoni cnvalli ve ne ha anche in Italia . - Provetti ufficial i di cavalleriél ricordano con vanto il reggimento Lancieri di Aosta , che nella s ua tota lità, nell'anno •184.,5, era rimontato con c1valli del Grossetano; e sostengono di non avere mai conosciuto squadroni in un miglior .com plesso di brio, di forza, di salute. La bontà del cavallo indigeno in rapporto a lìe nuove esigenze della cavalleria, per l'adottato prin èipio dell'allenamento. ora pei· l'appunto viene ad essere collocata sotto un punto di vista maggi ormente vantaggioso. Per farsi un giusto e favorev ole concetto della bontà del nostrn ti po equino come cavallo di lena, bisogna prendere parte all e cacce, che in certe zone del Napoletano e specialmente nell'agro di Roma, sono co tanto in voga. La caccia a cav(\.llo sulle pianure del Foggiano , come la praticnno i dileLtanti di quella provincin , si. risolve in 'un continuo correre al galoppo ed alla carriera nell 'insegui mento di volpi e di lepri, e


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IL CAVALLO

ciò per un'inLiera giornata . I cav11 Jli che si soLlopongono a tali violenti esercizi non hnnno ch e appena mediocre distinz ione, ma sono preparati a tu tto, dal diuturno lavoro nlia sella , sono, a dirla brevemente, allenati; e per meglio ga1,mtire il loro sérvizio e confermarli nella pir.nezza dei loro mezzi , alla vigili a dr.dia caccia non occorre che sommin istrare loro una fo rte razione di avena, obbedeiido così al motto prove rbiaìe italiano che suona - biaùa alta se ra, garnba alla mattina. L'inverno è per i ri cchi cl i Roma e per i fore stieri ag_iati, che v,rnno colà a respìr-are aure più miti , la stagione delle caccie alla volpe . Animose cavalcate si danno convegno ad un punto della campagna per ivi lanciarsi al favorito possa tempo. Siep i, cliiusi, fo ssi, ad ogni momento pongono alla prova cavalli e ca va li eri; la caccia è una serie non interrotta cli cnrieh e. Ebbene, q imi cavalli provenienti dalle razze del paese,. pretto sangue italiano, spiegano lena e sicurezza tale da fornirci un a ben alta idea dei loro mezzi. i\el la partita non mancano mai cavalli esteri, con speciali attitudini e particolarm ente montati da dilettanti stranieri, e questi non fanno che mettere in bella evidenza il cava ll o romano, che in ta le genere ' di servizio regge bravamente al paragone. Là havvi il buon· cavallo italia no militare, resisten te, di gran len a, ed a tutto rigore conveniente alle esigenze delle moderne eavallerie; fra quPi ca vnlli da c~ccia e tipi congeneri dobb iamo reclutare le nostre rimonte e non lasc iare che la privata consumazione sottragga alle file della cavalleria così utili elementi .

I~ UN 'AlìMA

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VI.

Nelle futu re rimonte per la cavalleriu, volendo uti·1izzare convenevolmente le risorse ippiche nazionali, bisognerit avere 1:1Itre no rme direttive. È evidente ehe l'a ttuale sistema di comperare puledri per i depositi di allevamento vorrebbe essere rnodifieato radicalmente. Sistema! mi è useita la grande parola; oggidì è di moda che tutti e su tutto gridino al sistema er roneo, senza troppo preoccuparsi dei mezzi valevoli a modific:are in ben e q uello die si dice di osservare di meno perfetto e di antieconomico. A togliermi di dosso la possibile taccia di vano gridatore di g uai, ·mi fo rò tosto a dire come, a mio credere, si potrebbe fare sì che dai depositi uscissero rimonte veramente proficue alla cavalleria. Sul sistema da segui re in eotali stabi limenti, come sulla loro importanza di.fronte alle armi a cavallo, v'hanno pareri affa tto in opposizione; ma in questa bisogna havvi ch i vede e provvede ccl io mi restringo al mio obbiettivo, ul cava.lloarma, lasciando a cui tocca la difficile quistio11e . Fnre in modo che i privati non abb iano la prerogativa cli sfiorarè la produzione equ ina, lasciandone per i depositi i r i.tìuti, è tutto quan to si può proporre e ehe si debba cercare di ottenere. E per questo effeuo non occorrono misure coercitiYe e restrizioni illiberali al commercio; ma basta allo scopo accrescere il prezzo delle rimonte. L'antica e soli ta media _offerta -dalle commissioni incettatrici è sov1~rch iamente bassa ed i proprietari trovano altrove migliori condizion_i. Perchè non si vorrebbe uscire dalla sconfortante cer-


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4,79

IL CAVAL!,O

tezza di doyere acquistare gìi scarti delle razze? Pare economi11, poichè ci si affaccia sotto l'aspetto di minore spesa presente, rna in ultima analisi è un fatto estremamente contrario al credito cli un' instituzione importante come si è quella dui depositi, all'interesse d~llo Stato ed al benessere dei reggimenti che ricevono rimonte, in gnrn parte, di riuscita affatto problematica . Ne i nuovi acquisti ;:,dunque si esigano maggiori distinzioni e si paghino in modo da · fare alla privata consmnazione una giusta concorrenza. L'adozione di questa misura dovrà infallant.emente provoca.re i più benefici effetti sulla produzione ippica generale, e sui depositi, che rappresenteranno davvero utilissimi centri di rimonta , perfettamente ·in rapporto per quantità alle annuali deficienze per morti e riforme, e specialmente in relazione per qualità alle nuove esigenze della cavalleria chE. ha bisogno di cavalli maggiormente distinti. Per moltissimi pratici di cose ippiche la privata produzione italiana non è in grado di somministrare all'esercito cavalli in numero sufficiente, ammesso che non si abbiano da accettare che soggetti di molta distinzione ed assai promettenti. t azzardoso all'estremo il pi·onunziarsi su questo punto, rnancandoci una statistica sulla quantità e qualità dei prodotti delle nostre razze e non possedendo, per argomentare con sicur~zza, dati p~·ecedenti e posith'.i. Per conto ed espenenza propria, so che il numero dei buoni cavalli indigeni è grande più di quello che non si crede o-eneralmente, ed opino che il nodo della quistione ~ia toudmente riposto nel trovare il mezzo di farli entrar•e .nelle file, e ripeterò pertanto che l'aumento del prezzo pagato agli all evatori ed una maggiore latitudin e alle cu~'lmi_ssioni !ncettatrici, sono da ritenersi come i più efi1cac1 fattori nell'avvenire delle rimonte fatte in paese

ed ali' infuori di ogni appalto con imprenditori. È questa la più logica , facile e radicale modifienzione che si possa introdurre nel sistema dì acquisizione per i depositi di allevamento. Molti paesi stranieri presentano alla nostra ammirazione stabil imenti ippici governativi della più alta importanza. Sono vasti centri di produzione un icamente rivolti a soddisfare i bisogni militari e fun zionano colla massima operosità ed economia. Ragioni di finanza presso di noi furono più potenti del buon volere e della necessità; ed a fare sì che il dolore di non avere ancora potuto instaurare una grande razza equina mil itare governativa fosse meno sensibile, si trnvò negli economisti il principio che dice: Stato non deve farsi prod,uttorc. In qualsiasi ramo, industria od approvvigionamento militare, semprecchè la privata produzioné non sia in grado di soddisfare sicurnrnen te e vantaggiosamente a certe prefisse condizioni, il governo si nssu me il carico di diventare produttore, checchè teorizzino i sapienti del giorno. Epperciò confidenti attendiamo tempi più propizii alle irnprese ippiche e come in vero consigliano il bist>gno e l'interesse, lo S!ato divenlerà, a somiglianza di quanto si opera in A1.1stria, in Prussia ed altrove, pr·oduttore di _cavalli, come lo è di armi . Il governo produrrà non a concorrenza · della priva ta speculazione, ma sì per uso e vantaggio proprio, per insegnamento altrni, e per impiantare su basi solide ed ampie lo stipite del cavallo i1.aliano militare.

lo


480

lL CA V.\1.1,0

VII.

Per q1wnto uomini , cose e tempi s0 rnbnno o realmente siano mutati nell 'atwale perio do rrrilìtare, vi hanno tuttavia abba stnnza fo ndate r:igioni pel' autorizznrr.i ed arn inettere che il cava llo, nelle volute condizioni di preparazione e di imp iego, è pu r sempre una va li dissim a arma. La velocità; la resistenza, la sicu rezza dell'e an dature, la fac ilitù di superare ostacoli, in una pa l'Ola, un rngiona to e meto dico àlle vamento, mettono il cnva l!o in posizione abba sta nza correlativa con le· nrnii odierne e, fa nn o quasi scomparire quella distanza, che quu lche nnno fa si ca lcolava immensa e che si tr·aduccva in probabile inferioritù delle moderne cavallerie in confronto all e armi da fu or.o pe.rfeziona:te. Ma non si tardò a comprendere che anche .il cavall o era snsceuibile di importanti perfe1,ionamenti, e si vide che cdle buone canne si po teva contrapporre ,i:l !JJnon cava.Uo, ed al congegno de!l' a rrna a retl'ocaricci, I.a fon a. r\ella campagna del 'i806 si ebbe qua-si un primo sagg io cli qu ello che la ca valleria, seco ndo i nuovi principii d'istruzione e cli eqni Lazion e, sia in g rado di fare, ed i pratici ùell'ard11n materia citano la condotta degli 'U lan i co nte di Trnn i td la gi ornata di Cu- · stoza, cli cui ebbern nd ammi rare il servizio d' avampos ti fatto in modo inappuntHbile, l'azio ne ardirnentùsa ed ef'6caee attraverso terreni tutt'altro che favorevoli, le carrie re sf1·0n:i te, e In lol'O quasi on nipresenza sul cn mpo · di b11 ttagli:i. Il confronto degli ulan i Tran i con altri reggimenti anstriaci irn pegnnti

481

rn qu ell a occasio ne , pose in evidenza la bon tà del nuovo sistema e la prefe renza ch e ben si merita in paragone dell' antico. L'o ll eva rn ento dei cava lli fin ép.rnsi ai dì nostri ebbe l'ap,parenza cli essere un segre to ingl ese , od alm eno una esclu sivit~t degli ippofili di oltremare.. Il chvulgarsi dei fatti, le prove rnoltiplicnte e gli ottenuti risultati, ma mol to più la necessi Là di farc:J progredire il cava llo di pnri passo colle attuali esigenze mili Lari, dimostrarono che il dar lena non era in ultima analisi arLe di fficil issima, e molto men o specinl ità inglese, e si ri conobbe - fatto importan ti ss im o - che una siffa tta pratica si poteva app licn rn su vasta scala e su cavalli anche di non :.issoluta distinzione di sangue. Da quest.i pt·incipii e dalla loro adoz ione dipende evidentemente l'avvenire del cavvllo, come strumento di guerra e, non ' v' ha dubbio, i l'isultati faranno viemmeglio consLatare che real mente il cavallo è un'arma . Io rni auguro che qualehe egregio conoscitore dell'istoria della cavalleria italiana voglia occuparsi del tema che fin dal prin cipio di questo scr itto bo dich iarato di non valere a trattare conYenevolmente, · qunsi tenendo mi contento di averlo accen nalo . Certo la necessaria correlazione fra armi e ca rnlli verrebbe ad essere luminosamente dimostrata, poi chè la si incontrerebbe sempre e dovunque, e non solo nei pochi period i mili tari elassici da me citati, ma anche in epoche e in fas i di minore i1n portanza . Dalle palafhte lacustri di Lom barcl.i a, abit ate nei tempi preistorici dai nos Lri remo t. i pr.ogenitori, dove insieme alle armi -di pietra e di bronzo tro'Viomo le ossu fossil i del cavallo, insino nl fucile n ri pe ti.zione, armi e cavalli -stanno fro. loro in una fat ale coordinnzione cli rappono: il carnpo dello studio adunquc è in.termina-


48]

IL C.1,.YALLO

bile ed inesausto, ed indagini siffatte, se male non mi oppongo, non dovrebbero riuscire senza. utili ris~lltati, se non nd insegnamento, ulnH'no ud incoraggiamento per i tempi attuali. . . · Importa non esagerarei in male la s1tnaz1onc _della indigena produzione equina, e guardando spasst0natamente nelle nostre razze si dovrà ammettere che anche noi possediamo buoni e bravi cavalli. Si vogli_a -e si sc1ppia farne dei cavalli di tcuppn. In epoche 1111lilari anter iori vedemmo il cavallo modificare forme ed attitudini per mantenersi in costan!e livello colle armi e co i sistem i guerreschi. Presentemente non occorrono nuove e particolari creazioni di lipi ippici, ma basta il sapere convenevolmente usufruire il più caratteristico dei mezzi onde il buon cavallo è dotato, vale a dire la lena, potenza finora quasi non avver·tita e non utilizzata che io rare individua li tà. Non si tratta adu nque di nuova fabbricazione, ma bensl di riduzi·one. Questo fotto, nel caso nostro parl.icolarmen Le , me tte in singolare evidenza il parallel ismo esistente fra armi e cavalli; siarno tuttora al fucile, e tuttora le odierne razze equine bastano alle esigenze ciella guerra; ma il fucile acquista in perfezione, e di nuova perfezione troviamo suscettibile il cavallo ; ed alla rapidità e precisione dei tiri, possinmo opporre la celeritù e la lena ciel cavallo. Veramente adunque il cavcillo è t1,n' arma. li sistema di allenamento che nella nostra cavalleria va ora producendo così buoni risu ltuti con cavalli cli ogni età , razza e distinzione, indubbiamente ne darà altri migliori e più abbondanti, se nei reggimenti si introdnrrnnno scelte rimonte italiane, le di cui attitudini specia li nlle nuove esigenze sono indiscutibili. Presentemente ancora, di fronte nll e condizioni fattegli dalle armi perfezionate, il cavallo italiano è pur sempre

483 un'arma, ed il nostro adagio che dice: chi ha buon cavullo è bene armato, è oggi ancora come lo fu per 1o addietro una gt'ande veri tà. La pra,tica dellci allenamento fu finora troppo esclusivamente regolata da noTme empiriche, ed io ritengo che alcune considerazioni scientifiche dirette ad indagare le cause nel loro modo di operare, e gli effetti nelle loro ultime manifestazioni, dovrebbero notevolmente contribuire a raccomandare il metodo e ad ottenerne proficui e stahili risultati. Perta1;1to tratterò prossimamente il tema or ora enunciato, sorretto da osservazioni di fatto e con il sussidio della fisiologia e dell'igiene veterinaria. È UN'ARMA

G.

CAVIGLIA.


LE BO )!lH l\D E A l.ll\ESCIA

LE BOMBARDE A BRESCIA N :E L 1311.

Giarribauista Ven tu1·i, in una sua Mem oria (,1) !ella 1'8 giugno 18'11'5 all'Istituto di scienze ed arti della Società italiana di Verorn~, fu il primo che esternò l'opinione che nell' assedio di B1jes(:ia fatto da Arrigo VII di Lussemburgo nell'anno 13! ·1. gli assedinti facessero uso di bombarde, appogg iandosi sopra un passo di frate Bartolomeo da Ferrara (2) . Riportavan e la notizia il cav. Omodei (3), e Luigi Lechi nella sua opera Tipografia Bresciana, pag. 14; lo Zambelli (.6) co mp iacevasi afferm arlo, trascegli en dolo fra tanti altri per una naturale carità della patria e l'abate Pietro Bravo (5)

(1) Datl'orìgina e dei prinl'i progressi delle odierne artiglierie.

(2) Polistoro di Frate Bartolomeo da l<'e rrara, dell'Ordine dei Predicatori, in Muu.ront: Rer. ItaL . Script. t. xnv, col. 722. (3) DeUa polvere e primo uso deUe a1·tiglieric. . (4) Delle cliffcrenze politiche tra i popoli antichi e modemi, parte l' : La Gu.er1,a, Mi lano , 1839. (5) Delle Storie JJ1·escùine, voi 1v, pag. l6i, Brescia, 1840.

lo convalida va con un passo del cronista bresc iano Itlalvezzi. Ma il Grassi (·I}, che fa inYenlore della polvere da cannone Bertoldo Schwarti, monaco di Friburgo nell'anno ,1330, e molti altri antori di vaglia ch e rifiutarono l'u so di bocclie da fuoco an teceden temen te alla guerra dei Veneziani nel /4376, fecero dubi ta re :.issai della veritò di qu esto fatto al punto, che il chiarissimo cav. Fecleric.o Odol'ici nel suo bello e studiato lavoro dell e Storie Bresciane (2) anche dopo saputa la scoperta dell' iucontcs tabile documento fiorentino del . ,J 326, e con tutto il suo amor di pa.tria, si fa questa domanda: usarono forse o no per quell'assedio {eroe.e i padri nostri la polvere? ed espone la sua opinione negativa colle seguenti ragioni: · 1° Perchè il buon Bartolomeo, di cui si vanta il passo inconcludente, vissuto dal 1343 al 1390, non poteva dir cose del 13H da lui non ved ute, ed empì quel po' che pur ci narra sotto q uell'anno di gr9sse fanfaluche. 2° Pel'chè tutti sanno che la bombarda non fu la p rima macchina destinata a· ricevere la polvere. 3° Perchè la più antic-a descrizione della bom-· barda non nrriva che al . 4376. 4° Perchè, se la certa- notizia del cannone rìm9nta fino al 1326, quella della bombarda non risale più in là del 1369 : 5° Perchè nulla ne dissero nè il Ferreto, nè il Cermi nate, nè Dino Compagni, nè i l Vescovo Boltrontinense , nè il bresciano Malvezzi . 6° Perchè la tavola. xvu del Codice di Coblenza

(1) Dizionario mil'ilarc ital'iano, alla parola Polvere. (2) Brescia, 1857, vol. v1, pag. 304.


4,86

A Bl\ESCIA NEL

LE BOMBARDE

di-

/311,'

ma

adoperato bombarde .

. Jllla a :11e pre:e vagr~ezza _di contrapporre a ciascuno d1 questi perche, deglr altri. perchè, i · quali avessero un valore equiva~en~e con~rario, e cioè dì provare come tutte le rag1om del s1g. Odorici non siano amm~ssi?i!i, e che, invece di non a·vere, abbiano i Bresciam 111 quel tempo fatto uso di armi da fuoco. Bilanciate le nostre opposte ragioni, vedrà il lettore a favore di chi debba essere accordata la preminenza. Il frate Bartolomeo da Ferrara, dell'ordine dei Predicatori, maestro di Sacra Teologia ed umile abate del Monastero di S. Bartolo, scrisse nel suo Polistore che nel ·13·11 _l'Imperatore Enrico VII di Lussemburg; dopo aver distrutta Cremona « si portò a dì 24 di « aprile con tutto il suo esercito e con molti Lorn« bardi, e andò verso Brescia, credendo fare di Bre« scia, come aveva fatto di Cremona. Ma non g'li venne « fatto, perciocchè i Bresciani erano provveduti di « .r:esistere all'Irnperq._d ore. Ond'egli si mise a campo, « e fece ardere e abbrugiare tutte le fortezze e le biade, << ch'erano fuori delle porte e con mangani e tra« bucehi fortemente, di dì e di notte combattea la « detta città, benchè i Bresciani virilmente e forte« mente si difendevano e con mangani, e con bom-

487

« barcle e con trabucchi e con balestre fac~ano gran « da nno alle genti dell'Imperadore e ogni dì uscivano << fuori alla battaglia. • ~li pare qui di trovare nulla affatto di esagerato, e tutte le storie cli qnell' assed10 raccontano in termini più o meno differenti, ma in sostanze eguali, i fatti dal nostro frat0 esposti, ed in questo la verità storica 9011 mi sembra punto alterata . t vero che il frate visse dal 1343 al -1390; che non poteva essere stato spettatore di un assedio successo nel ·1 311 e perciò asserire sulla sua coscienza che vi fossero le bombarde, come egli racconta; mi sembra anche vero, ch'egli abbia attinto le sue relazioni o da memorie scritte o dalla stessa viva voce di coloro che ricord avano quell'assedio. Ora, in quelle memorie scritte ·in latino, le nuove armi di certo, erano chiamate tormenta bellica, e questo term ine lo usa l'Aretino (1), allorchè racconta che i Fiorentini nel · H .53 conquistarono il castello di Tiza no, che nel 4'.264 il conte Novellò assediò Facchio, ed il suo traduttore lo volta in lingua . volgare col nome di bombarda. Lo usarono pure tutti gli scrittori militari posteriori al 1300; ed ancora Famiano Strnda (2), che seri veva nel 16i7, chiamava tormenta. obsiclionalia i cannoni da batteria e tormentormn sedes le ba tteriE:, e questo termine perciò non poteva equivalere che a quello di bombarda, arma da fuor.o. D'altronde come tl'adurlo diversamente, mentre non si trova usato da nessuno degli scrittori militari antichi, non da Tito Livio, da Polibio, da Vege~io, e che solo verso il tempo del

portante l'epigrafe: flcllurn in rnonte Bali'stariorum e ci.tata ~al. Le chi, non indica con quella fiamma pm ta· I esistenza d'una bombarda, ma a fatica vi si scorge la dilavata immagine di un incendio . 7° _Final mente, perchè le baliste pur esse norni?ava~~r bombarde, ed è perciò forse che il buon frate 1~q~1s1tore od ha pigliato un granchio , e parecchi ne p1gha, od usò la voce bombarda per balista od altra ~rncchina da gitt? s:n za pol~ere, e appoggiato quindi :sopra queste rag1om crede d1 poter dichiarare assolutamente non avere i Bresciani contro Enrico VII di

Lussemburgo, nell'anno

13,111

J (1) H-istQ?~ae [iorentinae di LEONARDO ARETINO. (2) FUUANI STllADAE RO!IUNI, De bello belgico, deca~2•, Romao, MDCXLVII .


4,88

LE 00Ml3AIIDE

primo uso dell e bocche da fuo co è aclopernlo insieme _co' vocaboli mangani, trabucchi e balestre, che erano tulle rnaecbine conosciutissime? Dunque i! torrnenti1,m era un nome nuovo di una macchioH di recè'nle uso, e siccome dopo i mangani, i lrnbucchi e le balestre, non si sa che sien:;ene inventale del le altre foorch è le armi da fuoco, e fra queste le bombarde, così il vocabolo tormentum del buon latino non poteva equivalere assolutamente che a qu ello volgare bombarda (1 ). Di più, perchè qu ell a parola Bombarde, messa dal frate in mezzo ai m.ingani, trabucchi e balestre parlan do dei Bresciani, e non aceennc1ta dalla parte di Arrigo? Perchè è chiaro che le bombard,, cosi ben distinte, non appartenevano al genere di macchin e fino allora usate, perchè Arrigo non ]e àveva e· non le conosceva ancora , e perchè infine, diverse affatto delle prim e, erano una novità, che il frate credette bene segnalare e segnalare in modo indub_bio. Il dubbio, sorgerebbe ct rtamente se il frate ayesse nom inato bomba,rdc e schioppi soltanto, tanto più che il suo racconto non è sincrono; ma e~sendo ricorda te insieme arm i pirobalistiche e nevrobalistiche, ne vien di conseguenza ch'egli ne sapeva bene la differenza, ed app unto per ques.to io ritengo cosa certissima che nel-

{l) Nel perfecl:issimi,,s Calepinus varvu.ç,. comp il alo da Cesaro Calderini sulle traccio, del celebro Dizionario di Ambrogio Calepin,o, prima opera di questo genere che comparvo noi 1502, ma che fu scritta motti anni prima, alla parola Tormenturn, trovo: T01·ment1t1n, ti, ncu, gcn , cri.iciatu.s, s·u.pplicinm, aculeus, Cic. 3 de finibi1,S, Tormento, pena , supplicio, rottura, macchina da guerra per lanciare pietre ed altre ~o.se, .tor~ientiirn m-inus, G. I. artigl ieria minuta, tormentum. milita1·e, .R1c. ne,! 3 d. dell'imi., cap. 6, 'Bombarda., to1·mentum mcmuarium, Vin. archibugio, schioppetto.

A BIIESCTA N m ,

.,.,

I

•13•11

489

l'a8sed io del •I 3H 1 Bresciani si difendessero colle bombarde . Ch e il bu on fra te· Bal'Lolomeo abbia empito quel po' che pu l' ci ha trnm,rndato di g rosse fanfaluche, non è n rn cr:,vigliarsenc, men tre tutt i i cron ist i di qn ei ternpi han na fotto :ik·etlanto cd ancor più, aggiungendovi notiz ie le più !,trn ne , ed incredi bili rrriraeoli. Eì'a il vezzo di quei temp i ch e cominciavano appena ad crnancipnrsi àa qucli'iinorn nirn nella qu ale la po vera Ita li a e ra stnln gettuta da l!' invas ione dei barbari pio vnti in essa da tutte le port i del mon do, e ehe dota ti dì un·a buon a fede estrema , di narrare · ù ~)W straord ina rie e di crederl e, come altresi il perdersi in racconti così triviali da .rnuoverc a riso, qua ndo non sì perda la pazien za per contimrn re la lettura: dell e lor.o pagine. · E quando I.e sue fanfaluche si re~ stringono a quello che dice sulla crudeltà dei Bresciani, che ogni· dì usciva.no fuori alla battaglia e quanti prendevano dell'esercito dell'Imperadore, tutti gli arrostivano e mangiavano, io non troverei motivo di fa rne curico al cronista, il quale, ul pu ri d'ogni altro di quell' epocu , credevu che i solduti ed ogni gen ere di combu t.tenLi fo ssero altrettanti cannibali, che si mangiassero tra nemici e nem ici , e p~r poco che venisse da loro commessa qu alche atrocità era quesLa esagerata fi no all'incredibile. E cotali idee di crudeltà che accompagnavano così di sovente le ~lescrizioni di battaglia è di assedii dei tempi passati, ancora al dl d'oggi non sono intierumente cancella te dalle immaginazioni popolari, e noi ne abbiamo ancoi·a un brutto esempio recentissimo nella inchiesta fallasi dopo la campagna del il 866 sopra pretese crudeltà commesse in danno dei prigionieri. Non pertanto si può dire che il cronista abbia alterata la storia ed asserito che fossero bombarde là dove non erano; ed io crederei ANl'ìO

xv,

V9J, .

r.

31


5,90

LE BOMBARDE

di accordare al buon frate troppo spirito, qualora non ne avesse trovato ricordo col nome di · torme.nturn. Che la bombarda non sia stata la prima macchina destinata a ricevere la polvere, è cosa che ancora resta a decidersi, poichè un denso velo disgl'aziatamentè ricopre la vera origine delle anni da fuoco; però si può ben argomentare diversamente da quello che ha fatto il sig. Odorici in proposito. Vi fu chi sostenne che il nome di Bombarda era dato in principio ad ogni bocca da fuoco in genere, e che perciò con questo nome collettivo. si dovesse intendere ogni sorta di arma grande ·e piccola, portatile o no. Vi fu all'incontro chi disse che le prime armi da fu oco non furono le bombarde prese nel loro vero nome, cioè pezzi di grossa portata, ma bensì li schioppetti, i cannoni a mano e tutte quelle armi di piccola dimensione che andarono poi distinte sotto tanti altri nomi, per la ragione, in se stessa logica, ma non in tutto ammis,sibile, che la scoperta e l'uso doveva essere cominciato dalle piccole armi per ascendere alle grandi. Vi furono perfino ancor quelli che vollero sostenere che il nome di bombarda davasi anche ad armi catabalistiche e nevrobalistiche, e che perciò s'inganna a partito chi crede di trovare una bocca da fuoco sotto quel nome. Ma io rispondo ai primi, non essere vero che tutte le armi da fuoco in principio si chiamassero bombarde, poichè abbiamo e gli schioppetti, ed i vasi ed i cannoni fino e prima anche del 1300. Se il nome di bombarda diventò collettivo in seguito e si estese al punto da esprimere ciò che in giornata equivale al nome di artiglieria, ciò . non toglie che in origine esso fosse usato per dinotare un sol genere di arma.

A BRESCIA NEL

I

13i ~

1

49~

Chi può provare, dico ai secondi, che le bombarde in origine erano soltanto piccole armi? p~rc?è q~est! necessità di dover proprio cominciare dai piccoli t~b1 per salire ai grandi? Se in ordine natural? ~ l~g1eo può stare questo ragionamento, non è pero mtieramente ammissibile nell'ordine di fatto . Quale fu la causa per cui vennero abbandonate le macchine an.tiche: Evidentemente per la forza della polvere maggiore di quella delle corde e dei contrappesi. Ora per questa. forza riconosciuta superiore, le armi da fuoco surro· garono le macchine 'a corda ed a contrappe~i ; le bo~barde presero il posto delle balestre e .dei trabucchi, ed in loro vece gettarono le grosse pietre. col . van: taggio d'una distanza maggiore. Così P?i g\1 sch1opp1 e gli schioppetti, le bombardelle, le spmgarde, ecc., surrogarono le manganelle, le tortore Ile. e quell.e altre piccole macchine colle quali non solo si scaghavan~ pietre mà anche dardi; e ci~ a m~no a mano ?he 1 perfezionamenti nella costruzione C11 que~te armi permettevano una più ampia applicazione d1 ~ss'.'. · Contro le obbiezioni dei terzi, cito Valtur10, il quale chiama Bcdista la bombarda, perchè << Q.uesto . vocabulo di balista è deducto . da parola greca cioè balin che a la latina significa trar. Adonclie .ogni cosa ~h~ tra saxi ouer sagitte si po dimandar balista (·1); )> e d11 un disegno rappresentante una bombarda fermata da coi·de sopra una specie di letto che, tratta una palla: apre la breccia nel muro del vicino castello, ~· perche non succedesse equivoco, egli vi scrisse sopra 10 gros~o carattere Ball'ista. E quanti scrittori seguendo l'esernp1~ del Valturio non avranno detto, descrivendo assedn

(1)

ROBERTO Vurun10,

!I CCCCLXXXUI.

tradotto do Paolo Ramusio, Verona,


/492

e battnglie, nelle lo ro cronache ballista per ùom.barclci e •così defraudati noi di tanti documenti che ci proverebbero l'uso di tali armi fo rse in date anteriori a quelle che conosciamo? .- Inoltre · è tanto fuori di proposito il sostenere che p.e r bombarde fossero ritenute an~he le altre macchine da guerra, che è inu tile rispondervi . Bombardà da Bombos rurnore, scoppio ; nessnna macch ina scoppiava, e perciò bombarda non poteva essere che quella macchina, la qual e mediante 'polvere, scoppiando producesse tuono , cioè una bocca da fuoco. Lo stesso Yallurio che dh quell' originale nome di. ballista all a bombarda perchè getta , confessa ehe puranco si chiamava bombarda, e che questo nome non trova in in nessun scrittore: . <i Ma questo nome di Bombt~rda non ritrovo apreso li ·zaudaci scriptori de ling11,a lat-ina; befwhe a mi para che non absurclamente la impòsitione di questo nome sia tmtta dal sonito. Que cosa altro he bombarda se non una certa bombiza:ti one ardente; ·rnq, non vogho esse quelhii che ·voglia con/irmar con senti1nento mio pertinace et indico la · origùie cle questa dictione la. quale hano tassata incorrnpta li altri doctissùni scriptori a ·cio che non paresse tropo savio ad alcuno .. ... (:1) . » Cile le bombarde poi venissero . dopo i cannoni, perchè la descrizione di esse dalaci dal Redusio ri:monta solo all'anno 1376 , mentre che pei cannon i vi è un docu mento incontestabile <lel 4326, non mi pare buona ragione neppur quesla . Finora tutte le cronache citano. bombarde· e non cannon i; gli antichi autori fanno la bombarda pl'ima arma da fuoco e se disgraziatamente non si è ancora trcfra to un documento anJ

(1) VAI,TURIO , op. cit.

493

LE l.lOMllARDE

teriore al 1326 che elica precisamente Bombardas, si ·deve perciò sostenere che esse sono posteriori, senza ·dare aleu n peso alle cro nache ed agli antichi . scrittori? (1} 1

(1) Espongo qui una mia op1rno11e. Risognorc1bbe ritenere cb e il cronista cli Treviso fosse ben poco al corrente delle cose che accadevano nell a sua palria e ndlo cir convicine cillà, se si vuol interpretare, come finora s'è fotto, lctlor almente le sue parole a proposi to del la bombarda. Ma che? i l Rod usio non . do veva sapere c!l'essc furono adoperale nel 1372 dal Signor di Padora nella gue.rra in sorta coi Veneziani , gu ena descritta da Andrea De Gattari padovano? Ma che? la d istan7.a ·e di luogo e di tempo era tale .da impedir gli di sapere qnel fa tto'? Sarebbe nn fa r onta al buon senso di quf)ll o scriì.tMe, il qnale forse non. ne ha colpa, o bisogna pur lui accusare di negli1;em:a , como si deve accusare di negligenza nell' esporre i fo tti risguardanti il proprio paesff il Biringucci , il quale dissn che le palle di ferro ci fo rono portate da Carlo vm, menirc invece in Ital ia erano usato cla assai tempo prima. Io , penne, l'itengo sia successo ori on equivoco orl una dimen ticanza . Di:vo es,e1·e . stata Jimenticata un~ frase che sig ni1h:assc non l'idea genernle, . ma bensì che si riferisse a! genern delle bom bii rde cbe avevano i Vone7.ian i. Noi sappiamo che ossi Veneziani nel 1380 avevano la Trerisarw o la Veneziana , duo grosst3 bombardo che gettavano pietrn da libbrn Hì5 la prima el40 la seconda, montalH sopra navi da guerra, ben fatto e più. perfette di quante se n 'nra no fìu a llora fabbrica te . Or bone ; queste nuove bombarde, del!c quali sara nno sta to fatte ai! re nel 1376, per la loro forma speciale dovevano essere oggetto cli maravig!ia , ed il I1cldusio foci lmen l.e nvrà voluto di.re, che d~ simi li bombarde ante in I:alia nunq·u am 1'isae et auditae fuerunt, qua.s veneti mirabiliter (abrioa·ri fuerunt. lufatti quel mirabii'iter (abr·i c(J;l'i {11er1int è tanto espressivo éhll mi sol'prendo invero come tìnora non siasi un po' più attentnmcntn analizzato. Non dice il Rednsio che i Ven('ziaoL se- , condo l'opin ione commrn , ricevessero le artiglierie dagli Alemanni e le usa, sero ·per la prima .volta in lla lia ; non dice, che essi le inventassero; ma dice solo che i Vcneziaui fecero mirnlJi lmente f..1bbricare bom!rnrde, cioè bomba rde tali e d'un


LE BOMBARDE

Sappiamo essere le bombarde e non i cannoni_che nel 4216, 1239, 1253, 1261, ~274 e 13H, si usavano insieme ai mangani, alle balestre ed ai trabucchi, ed anzi queste balestre il più delle volte potevano essere bombarde. I nostri cronisti, i nostri antichi storici parlano di bombarde? ebbene adunque, . furono le bombarde, fra le armi da fuoco, le prime inventate, e fra queste, non le bombardelle, nè gli schioppetti, nè altri generi di armi di piècola dimensione, che secondo alcuni pur si chiamavano bombarde, ma be.nsi quelle che per la loro forza sorpassarono in efficacia le grosse macchine da gitto, al punto da prenderne in breve il loro posto .

tal genere, che minutamente descrive, cm

111 Italia antecedentemente non s'erano vedute nè udi te. Con ciò egli non esclude che prima non vi fossero bombarde, anzi mi pae d'interpretare tanto bene l'idea del Reclusio, che sono convintissimo come la sua descrizione cos\ minuta la facesse appuntonon per descrivere un oggetto nuovo, ma per far vedere le differenze che vi erano fra le vecchie bombarde e quelle nuovamente e mirabilmente falle fabbricare dni Veneziani. Era dunque un progresso ch'essi avevano raggiunto, era un perfezionamento ch'essi avevano introdotto nel la fabbricazione e nel getto delle bomparde, non un'arma nuova che avessero, di pianta inventata od esportata eia altra nazione . Fin che si credette essere state le bombarde adoperate per la prima volta dai Veneziani. potevansi interpretare quelle parole del Redusio nei modo col quale si interpretarono e che a prima vista par si presentano. Ma dopo che documenti anteriori hanno· provato che di bombarde ve n 'erano già prima; dopo che negli Annali deccmvirali di Perugia, all' unno 1351, si trovò ricordata Unain bombardam cum ceppo existimatwrn VI f(,ormwrum aurei, ecc., e che DRl 1358 sono ricordati: sachos· p1·o ·retinendo pulw1·em bombardar1i1n., è inuti le il più oltre sostenere che le bombarde risalgono solo al 1376, perchò il< Redusio le descrisse, chiamandole non mai vedute nè udite in Italia.

A BRESCIA NEL

43,j 1 1

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Che nè il Ferreto, nè il Cerrninate, nè Dino Compagni, nè il Vescovo Botronlin ense abbiano nulla detto dell'esistenza delle bombarde a Brescia nel 1311 non è a forn e gr:1:1 caso, ed H silenzio di questi scrittori non può escludere il fatto, poichè il bresciano Malvezzi fornisce da lui solo tanta. materia in argomento da bastare per tutti. . Egli dà questi preziosi dettagli sulle armi adoperate dai Bresciani nell'assedio del 13 1·1 (~) : 1

Cives adversus hostes bellicosa aedificia. miranda con:,tructione levaverun t, quibus

Imperatoris machinas pro,t.ernebantur, nec tantum modo totius exercitus castra insopportabi li quasi devastation~ delebant. sed, et Irnp. tentor1a prosternentes, euodern vehementer vexabant.

I cittadini innalzarono edifici maravigliosi di guerra contro i nemici, coi quali attena vano le macchine dell'Imperatore, nè soltanto distr uggeYano gli accampamenti di tutto l'esercì to con pr esso eh è insopportabil o devastazione, ma anche lo tende imperiali atterrando . le maltrattaYano orr endamente. . "

Vi .ho posto a fianco una traduzione Jetl:rale di questo passo, perchè l'abate Bravo che l'ha r1portat~ nelle sue storie , poeta come era, lo tradusse un po troppo liberamente colle seguenti parole: « ed infatti « gli strumenti di ammirabile costruz~one pe~· . n:ez~~ « dei quali essi aJ)battevano le rnacchrne degli m1m1c1 « erette nelle vicinanze della città, struggevano ad uno « scoppio file intere di quelli, e spingendo corpi di « offesa lun(re più assai che non i mangani e le bai lestrn, fac~vano rabbrividire dalla paura e trepidare « la morte ancora allo stesso Arrigo dentro i guarda« tissimi e prudentemente preparati suoi padiglioni. »

(1) Chronicon Brfa:i.anorwm ab Orig'ine Urbis ad annum

usque 1332, in MuÙT. Rer. Ita.l . Script. , tom . xiv, col. 171.


496

LE IlOMBARDE

Or ben<,:, che si riscontra nelle pa l'Ole del Malvezzi, un cronista riteni1to dai Bresciani di tut.La fede e mo ILo ben am-alo per le sue fedeli memorie ch e ha lascia lo· di quei te111pi? (1) . . · . Un atten to osservatore çhe vogli a prender bene ad esarne quelle parole, non può a meno di 1:invenirvì le bombarde, che il ~Ialvezz i uon avrà osato . con tal no me chiam ate, pcrchè le fonti dnlle qu[JÌÌ attinse la notiz ia, avranno av uto loro origine in quel temp o in cui le armi da fuo co non erario ancora sta~e battezzate, e che si indicavan o solo col mezzo di quelle parol e ·che ne dinotassero in qualche modo o ·Ja forma o gli effetti . · Per sostenern questa mia opinione, ricorro all'An- . :gel ncci , che di q ueste cose se ne inten de assa i bene, il q uale segnalando un ,::erto, ùistrnmentum, scii artifici:um ad projcièndmn bcilotas plombeas, e scorgendo ché . si sarebbe potuto dubitare cbe non fosse un'arma da fuo co , cita molti documen ti italiani e stran ieri per provate che, non una volla ma molte, per nominare . queste nuo,•e armi non si adoperarono ter~nini speciaJi, ma hoosì generici, perchè non sape.vasi ancora <:orne chiamarle. « Dopo aver citato tanti documenti italiani e stra< nieri , egli scrive, nei qual i le nuove armi da fuoco « non avevano un nome proprio, Ìna gen erico sic< com'e - artificium longurn et ingens ad modwm tubae · . « - rnaquinas dc truenos ; - vasa; - pot dc fer ·à'

(1) Malvezzi Jacopo gentiluomo, professorè collegiàto di medicina, chiaro ed illustre filosofo, nel 1412 si ritirò a! lago di Garcln , poichè la peste i nfieriva i n Brescia . Quivi stabill di scrivere la patria sto ria e fu il primo cbe rischiarasse il caos <lolle P1emorie bresciane. Si dilettò pure di poesia. fn età otluage_nariu fu colto da morte repe ntina nell'anno 1440.

A IlRESGiA NEL

4 3•1•I

4..97

« ttaire garros; - tronifm a sagi·t tanclo palloctas; « tonnoifo; - donderb-usmcester ; _:_ chi mi vorrà im« pugnare che lo strurnentmn seu artificiimi ad proj« ciendum batlotas plom,beas, fabbricato d<1 Fra Mar« cello da Gassino, non sia un cannone,. uno schioppo 4< od una bomba-rdella, eioè una vera arma da fuoco? , Pértanto con cludo : se il cas Lcllnn o. di. Gassino non « registrò col nomf: proprio lo struinento od artific io « per la cui fattura pagò il 16 di aprile del 1327 « soldi 72 e den . 7 viennesi a Fra lfal'cell o, ciò av<i venne soltanto o perohè egli iwn ne sapeva. il nome, « o perchè il nuovo strumento non era ancora stato « battezzato » (I ). Così è del Malvezzi; egli ci dice ch e i Bresciani avevDno delle macchine terribili, meravigliose, ma non sa com e chiamarle. Egli ci dice che qssc utterravano q uellc dell'Imperatore e· non soltanto distruggevan o li accnrnpameuti, ma. arrivavnno hen anehe contro le tende ir:nperiali, al punto tal e, come pm· anco dice la storia, che Enrieo VII fu costretto n riti rare a maggior distan'za il campo tuLto, rn:r non, sapend o che erano bombarde, non _dice però che fossero mangani o bales tre (2). (1) ANGnLÙccr, Ricordi e docwnent'i di uomini e trovati italiani , Tori no, 1866, pag. 148. (2) Enrico VI! di I.ussembu rgo, eletLo Imperatore d'Aleinagua ai ~9 no vemb re 1308, medi tò l'occupa:cione dell'Italia, e·nel 1311 varcale le Alpi coo un esercito ·e ntrò da vinci tore in Mil ano, per esservi incoronato re di Lombardia. I suoi nemic:i avevano ascosa l'nnlica corona di ferro che serviva pel' tale cerimonia; egli ne fece cos lruire un'altra di acciaio ed obbligò l' arcive scovo ad incoro narlo nella cnttedrale. Una r ivolta generale scoppiò poco dopo nella Lombardia ; l'Imperatore fa abb r uciare vivo il suo cancelliere Turriani che ne ora c;apo ; sottometto con la forza Crema, Cremona, Lodi, ma solo entra rn Brescia


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I,E DOJ\lBARDK

Ora, come potevansi ottenere questi terribili effetti, se non con macchine speciali, con bombarde alle quali Arrigo non poteva contrapporre di eguali per batterle? come potevasi costringere a ritirarsi più lontano del primo accampsimento un guerriero di tanta orgogli osa potenza?_ Bisognerebbe pur ammettere ch·e Arrigo VII non fosse mai stato alta guerra o che fosse pusillanime troppo per avere tanta paura di quelle macchine guerresche, a meno che queste non fossero state vere bombarde, che tra per il tuono, il fumo, la più lunga gittata e la novità potevano incutere timore anche al più coraggioso dei guerrieri di quell'epoca, cui non fosse mai capitato di sentire quella sonora e terribil e musica. Se Arrigo VII, che con tanta facilità conquistò Cremona, _dovette fermarsi davanti Brescia, e non poter entrarvi che per la mediazione dei Legati Pontificii,

coll'intervento ~el Papa, poichè _que5ta coraggiosamente e per molto tempo gh contrasta l'entrata in città; tratta con estremo rigore le altre città che resistevano ancora, e marcia alla volta di Roma, di cui Roberto re di Napo li gli fa chiudere Je porte. Firenze e le città dello Stato della Chiesa favoreggiavano in secreto Roberto _ Il Papa, il re di Napoli ed i deputati della città foono protestL) della -loro fedeltà. Enrico tullavia è obbl igato d'assediare . Roma; respinto da un lato, negozia coi capi di un t1Itro quartrere, e soltanto in mezzo al tumulto viene incoronato a S. Giovanni Laterano da due cardina li . Egli s'allonlana· tostamcnte da Roma, assedia invano Firenze, mette al ba~do dell'Impero il Re Roberto, che rimane cheto nei suoi Stati e pet·m~tto, .con ut? sentenza non meno barbara che inutile, di a~sassrnare quelli degli abitanti di Firenze e di Lucca ch1:1 persistono nella loro ribellione. Ottiene però 50 galee dai Genovesi e dai Pisani; si procaccia intelligenze nella Puglia e fa levare nuove soldatesche in Germania; ma intanto che si prepara alla conquista di Napoli, muore nel 1313 presso Siena in età di 51 anno.

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À

DRESCIA NEL

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4,99

un qualche grave impedimento debbe aver incontrato, un fatto straordinario al certo, cui egli non era preparato; e cotesto impedimento non poterono per fermo essere ch'e le bombarde, le quali tuonavano dalle mura di Brescia, ed a cui egli non poteva contrapporre che macchine troppo cornun·i, quali erano i trabucchi ed' i mangani. Un assedio ben sostenuto da cittadini, che ad ogni costo vogliono impedire l'entrata dell'inimico, potrà durare -del tempo, e se aiutati da vicini alleati, obbligarlo anche a levare il campo ed andarsene, allorquando massime i loro sforzi uniti _diventino maggiori dei mezzi degli assedianti; ma non mai a pari od inferiori condizioni, od eguali generi di macchine, potranno essi astringerlo ad allontanarsi dal posto già prima preso, poichè se gli assediati bi\ttono ~on vigore e fanno ngire bene le J?r~ macc~me, gh _asse.dianti possono mettere maggiori mezz1 a propria disposizione per contrabbatterle, sia aumentandone il numero, sia piantandole in una zona più vasta da tormentare maggiormente la città. È vero che i Bresciani furono sempre un osso un po' duro da rosicchiare pei loro nemici, e che coloro che si attentarono molestarli anche per poco, n'ebbero a riportare delle memorie non troppo onore:voli: È vero che !(icolò Piccinino dovette sotto le mura d1 Brescia mordersi molte volte le dita, che Gastone di Foix, condannolla ad un terribile saccheggio · per· vendicarsi della troppo lunga difcs?, e che, senza ricordare fatti antichi , gli Austriaci nel 184-9 ebbero a. sostenere 1 O giorni di lotta e gravissime perdite prima di poter entrare nelle fieramente contrastale contrade. È vero che, come dice il Biemmi (Storie Bresciane, tom . 1, pag. 10), non · si può negnre che nel genio e nell'amore del popolo bresciano non ap-


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LE llOMBAHDE

A l3HESCIA NEL

pc~ja una qualche traccia di un non so che cli d·uro di ferreo, di sa.ngwigno, di conformità al clima,; ma pur. troppo vero altresì che quelln difesa dei Bresciani, pel' qu;rnto eroica, non avrebbe poLuto continuare, ed essere così <.faunosa all 'esercito di Arrigo , se non fosse -stata s·u:.:;sidinta da qnclle nuove armi che allora non c:Ìliilmnvansi, ma dovevano essere bombarde, Chè jJ ralote personale, il co1·ap·gio .Ja ::,oforia ' ìa <lifesa . J e::, , aelìa vita, delle sostanze, della patri<1, avrebbero pur d?vuto cadere o presi.o o. tai·di davanti ai potenti mezzi d1 offesn del nen-iieo che la stringeva di assecjio , . foveceforono gli stessi assedian ti che ebbero paura; che soffrirono uno spavento da renderli nel cornbattimen10 più prnpensi n procurarsi la propria difesa clie ac'. offendere, che invece di slringere l'assediò più davvicino porta rono il campo al sito ancor a,J preser:tc vppcllato il 11101-ino dell'Imperatore, E un fonon:ieno, seconJo me, assai strano ed affatto nuovo n,,Jla storia della 6 uerra . , . !1arcel1o a Siracusa aveva di fronte il genio mate. nrntico r.i Archimede, che , più dei soldati di Gerone, tonevnlo dìscosto dalle mura della cittù , e Marce.Ilo riconoscendo di non .Nver macchine capaci di nffrnntai'c le nu ove invenzioni. di Archim ede, e che erano divenu te perciò inu til i. le sue sa mbuche, trovava ne-

i

cessMio di sosp.enderne l'nssedi ci, sostituendovi l'idea d i prendere la cittù a. tradimento , . . . Pcdi: rico 'Barbarossa a Crema inc~ntrèi un ostacolo

ne! eastello mobile costrutto da un ingegnere cremasco , e non pol À q ui ndi aver quella cittù che qunndo trovò

modo di adeseare l'ingegnere a segno di poterlo aver con S(' , e face ndogli dopo costrn ire un nitro castello da opporce a quello dei C!'emaschi. Oi' dunqne, Enrico ehe nulla aveva per con tra bhatterc Ja r.ittà di Brescia , poichè la novitù delle ma c-

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chine faccrngli perclere la testa, risolvette di nspettare ·ed aspeLtnre da lon ta no e fuori di tiro, e così trovò . modo di far persuac!cre, dai Legati Pontificii, i difensori a cedere, perchè inu tile e peggio sareh'l::e stata nel lorv inte1·esse una più lu nga difesa , , Per qu este considerazioni adunque, io ritengo benchiarito chele terribili mncchine hresciane non potevano essere nè mangani, nè trabucchi, bensì bombarde, Non saranno state molte, due forse al più; l'ammetlo; ma · appunto queste sole due, unite alle · altre ci1tixbalistiche furono aU.€: a produrre quei tremendi guasti, da 1;enclere nemmen più sicurn perfino le stesso tende imperjali, le quali generalment.'e si piantano fuori del tiro ordinario delle armi di offesa. fifa non ho a'ncor detto tutto. !ella Chronica de rebus Brixianorum di Elia Capriolo (Rricoie per Aritndum de Arundù) senza nota di anno, trovas·i detto ehè i cittadini traevano nel campo nemico dei sassi colle macchine dette Bricole -- « sed comicientibiis in ipsct castra saxct e machim's q1.ws bricolas appellant » colìe quali gettavano a terra con grandissimo spavento dei soldati i loro padiglioni « efusque tentoria ciim maximo mil?'turn terrore prosternentibu.s. » Ma anche qui, ove le macchine sono c_hiamate briccole e non bombarde, non mi posso persuadere che questo spavento, di cui tutti i cron isti parlano, po- , · tesse essere prodotto da vere briccole o da altre mac.chine usuali di quel tempo. Or che andavano a fare alla. gqerra quei soldati di · Arrigo, se tanto si spaventavano per dei_ sassi lari·ciati da briccole o da mangani, che erano poi altro se non le solite macchine con le · quali s.olevasi ordinariamente combattere? Questo grande spavento è niente affatto naturale;


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LE BOMBARDE

per quanto buone fossero q.uelle macchiile, non potevano tirare che semplici sassi e pietre, ed i sassi appunto dovevano essere famigliari ad un'armata aslledi~nte, p~ichè erano le sole armi da getto, i soli proiettili, dei quah poteva disporre una città .assediata. Ora dunque perchè tanto spaventarsi, se questi sassi scaglia~i,contro di loro non erano accompagnati da qualche, nov1_ta, quale sarebbe ed il tuono ed il fumo, prod?tt1 ?alla polvere_, ~·. queJ che p~ù importa, la magg10r gittata? perche r1t1rars1 davanti a quelle macchine ritenutµ, impossibili a contrabbattersi, e che re1:avan~ loro tanto spavento e da.n no? Perchè, ripeto, tengo pe.r fermo che es~e veramente erano bellicosa aedi/foia miranda constructwne, come dice il Malvezzi, cioè bombarde come le chiama il frate da Ferrara, che ne sapeva bene il nome; macchine nuove e di mirabili effetti, le quali soltanto potevano cum maximo militum terrore abbattere trabacche e padiglioni. , Un ~ltro .frate, ~artolomeo Della Pugliola (1) racconta 1 assed10 d1 Brescia, copiandolo parola per parola dalla . cronaca del frate Bartolomeo da Ferrara , ma non vi nomina le bombarde e dice soltanto ·c he'« i Bresciani virilmente si difendevano, e ,:on mangani e trabucchi e bq,lestre facevano fran danno alla gente dell'Imperadore; » ma costm appunto per la novità delle armi avrà creduto bene di non mentovarle, o perchè nqn le ~onosceva, affatto, o perchè anch'egli come tanti altri non avra creduto che in quell'assedio vi fossero o ~er~hè le a':Tà ritenute una delle specie delle cata: balistiche ed mutili a nominarsi, avendone già abba-

.(l) Historia miscella bononiensis ab anno 111civ usque ad annu_m MC~cxqv auctore p1·aese1·tim, frate Bartolo1iiaeo DellaP11-gliola; lll MuRAT'. Iter. ltal. Script., tom. xvm, col. 323. ·

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A BRESCIA NEL

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stanza ricordate col citare i mangani, i trabucchi e le balestre. D'altronde questo cronista è di pÒca o nessuna importanza, poichè non è pùnto originale, ed i suoi racconti sono quasi tutti, come ho già detto, copiati letteralmente da quelli dell'altro frate, col quale visse quasi contemporaneo. I vincoli del servizio militare, la distanza e tante altre difficoltà non mi hanno permesso di poter vedere la indicata tavola del Codice di Coblenza, epperciò non sono in grado di esternare la mia qualun que siasi opinione su quella dilavata immagine di incendio. Sono dolen.te di questa forzata privazione, ma sono costretto rassegnarmivi, non avendo il potere nè ·di ordinare che mi sia consegnato il tale o tal altro Codice, nè i mezzi di intraprendere viaggi per andare verificare quanto esigerebbe la scienza. Abbiamo veduto che Valturio chiamò ballista una bella e buona bombarda , e perciò cade, senza bisogno di maggiori prove, l'asserzione del chiarissimo Odorici, che il buon frate abbia preso un granchio, e che abbia chiamato bombarda una balestra. È nientemeno che il contrario: Il frate deducendo i dati per la sua cronaca da manoscritti latinj, se avesse trovato baHsta, l'avrebbe al certo tradolto per balestra e non per bombarda, poichè la balestra, macchina da gettar sassi antichissima (da non confondersi colle balestre manuali) era pur anco conosciutissima e non c'era il bisogno che si permettesse a suo talento di cambiarne il nome; ed anzi non nomina ancor egli le balestre? Il frate troyò ben più probabilmente tormenta e con proprietà di vocabolo tradusse bombarde, che il Malvezzi disse bellicosa aedificia miranda constructi'one. Due parole anche per gli incontentabili e per gli increduli. La, scoperta del vaso mantovano, nel quale è fusa

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LE BOMBARDE

1a daw ùel 1322, .data che mai non potrl: esser pos ta ih dubbio, perehè non indsa nò fal sata, è ln niù elo~ qu?ntc risposta che si possn fare sul mio pr~posito. E vero che il chiarissimo Odorici, all orchè serisse k sue Stor ie non sapeva che Yi fosse questo cimelio delle vecchie artiglierie, che il sig. · Angelncci seppe dis tinguere fra le ·tante artigli erie disegnate in ur.a opera del conte d'Arco, unica memoria · che di esso .ci sia ri masta (poicbè la rnp<.1cilà austi'iaea ne lo togli eva ne! ·184-9 in un momento dì deli rante snecheggio , · e fo rse senza conoscerne il pregio archeologico fondevalo per ·r ifare nnovi cnnnon i onde abb attere quella memonrnda rivoluzione' lomba l'dn, il cui obbiettho . era la libertà della patria}: è per questo al éerto all'Odo l'ici man cò una sicura prova,. forse, ·per intieramente modificare !a sua opinione . QueHa sco perta ha· avu to il ·V,rntaggio grande di far r etrocedere di 4 anni la prima datn in contestabile finora conosciuta dell'uso delle. urmi da fu.oéo.in Italia , e perciò rcstel'ebbe la sola distan za di ·1 11 anni dalle bombarde dell'assedio di ·Brescia al vaso mantovano del ·1322. Or domando io: sarebbe egli giusto il su pp~rre che queste armi da fuoco siano comparse improvvisamente bell e e fatte da .. trovarsi nel •1322 e non nel 13H '? Io nol credo. · In qiiei tempi specialmente, nei quali le scoperte che focevansi, da pochi . venivano coltivate, non era · possibile che improvvisamente sorgess·ero belle e compite, senza un lungo e lento progredire ,di prove e contrapprove, di tentativi ora falliti, ora riusciti; ed è perciò che non esito punto a credere che fin dal Hl'16 vi fossero le bombarde, le quali a varii e lunghi intervalli vennero ripl'ese, indi smesse, poi nuovament~ provate, fino a tanto che giunti ad un punto

A DIIESGl:l NE!,

13~ 1

di un uso mjgliore e più giovevole delle macchine catabalistiche, surrogarono queste negli usi di guerra. Ancor per questo si può essere convinti che a Brescia vi fossero nel 13·11 vere bornbarde, bellicosa aedificia rm'randct constructione, cui non da tutti ancora erano col vero nome loro tecnico conosciute, ma che però già agivano con manifesto vantaggio sopra le altre macchine e che per indicarle da coloro che non era~o ' dell'arte vediamo chiamare vasi : « Posmodurn

venerunt ad pontem, et inciserimt dt'ctum pontem, ponentes vasa versus civi·tatem ( 1) • oppure : « Art-ificium longiim et 1·ngens ad modum tuba,e in quo 1:gn-is magne quantitas et frequentes accendibilia ferebantur » (2) o : « Tronum a sagittando palloctas '1> (3) e così via, che 1

sarebbe troppo noioso il più oltre proseguire. . Da quanto ho esposto, mi sembra bastantemente provato e pereiò certissimo che nel 131-1 furono adoperate le bqmbarde dai Bresciani ~ontro Arrigo VII, e che sotto quelle parole di belli'cosa aedifiàa miranda construct1:one si devono scorgere le armi da fuo co. È vero che le notizie del frate Bartolomeo da Ferrar~ e quelle dello stesso ì\falvezzi non sono valide qnahto un inventario od altro documento ufficia le che si potesse produrre, ma è anche vero che allorquando la logica va d'accordo coi fatti, allorquando questi sono tali e tanti da levare ogni dubbio anche al più cavilloso, non si deve poi far tanto gli schifiltosi, ma cedere all'evidenza del raziocinio, qunntunque non appoggiato da una carta legale.

(I, Fragm. Hist. Forojttlie11sis . MURATORI, Rerum !tal. Sctipt , toro. xxiv, col. 1288, nota. (2) ,innales Gennenses. MURAT. Rer . Ital., tom. xv11, coL 1038. (3) Bol'IGI, Bandi facohesi, pagg. 333, 334. .A.1'11'10 XY, VOL . I .

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LE JJOMDAUDE

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1

Guerra : au no l', N• l 0, Napoli, 1860. (2) Lo Stollo. scl'isse sul lo score.io del xy secolo e non nel 1319, cioè proprio quando occaddo il fatto che narra. (1) Dal giornale La

131'1

A Df\ESC[A NEL

Darò termine a questo qu alsiasi lnvoro col citare un passo d'un articolo del dotto napoletano cavaliere Novi (1), il quale con le seguenti ragioni tenta di far scuotere una credenza troppo di leggie ri uccellata, e cioè che le artiglierie non tuonussero in Europa innanzi al 1300, appellandosi a coloro che sanno addentrn nei magisteri della fabbricazione della polvere, del colare bocche da fuoco in bronzo e palle di ferro, d'acconciare le artigl ierie ngli spari, ccc. « Or se i Brescian-i, egli scrive, al dire di fra Barto« !omeo da Ferrara, ostarono con homba l'de nll'orgo« gli osa potemrn di Arrigo VII cli Lussemburgo (1311 ); « se Firenze nel 132u fondeva palle di ferro e cannoni « di metallo, nè l'uno nè l'altro documento parla di « queste offese, siccome novello trovato; nè nuovo « il dice Giorgio Stella, che, per pubblico Decreto, fece « a Genovn le sue storie noi 13Hl (;.>.). « Nè vale il dire col Znmbc!Ji, che Vincen zo di Bel« lovaccnse, Egid io Colonna ed oltri scrittori, i quali « descl'i ssero per rninuto le macchine <la guerra <lel « xm secolo, non avessero ricordato con parole e« spl'esse un istrumento da lanciar palle per mezzo « del fuoco . Perchè costorn poteuero non , conoscere « quanto si faceva secretumente in vicine città; tanto « più che questi primi esperimenti di bombarde, po« tevuno di leggicri confondersi cogli effetti del fuoco > greco, delle bolli ,incendiarie o d'altri fuodi i lavo« rati, che in allora, con trab ucchi e sifoni, ven ivn no « violentemente e con istrepido lancia ti contro l'inimico. « Oltre a ciò, Sisto da Siena (come scrive lo stesso

507

« Zambel1i a pag. 24,9) dice: che il Dellovacense ~or'L « nel 1240; e questa panni troppo remota stagione « per l'inventiva delle artiglie'.'ie; o~cle potevano col « fatto non essere note a q.ue1 tempi. «·Tacciasi p11re che Egidio Co!o_nna scrisse la s~a « opero de Regim1:ne princip1:um pr1m~ :le] 1'285 , e d1« casi. solo, che questo lavoro d'erudizione, non pure « a1largò i confini dell'arte , ma pose in non cale gli « $tessi mezzi di difesa ed offesa del tempo. Così, « mentre i! fuoco greco metteva sgomento ~l va'. o~·e « dei crociati, e terribile bornbi\•a nei camp i, Eg1d10 « ne taceva il nome e 'l'uso. Cosl. del pari io non so ~< pcrchè rlebbasi togìier fede alla narrazione di .fr_a «·Bartolomeo, quondo Albet'lino Mussato e Ferrcto V1«·ccn tino, che pu I' descrissero l'assed io di Brescia, « potettero benissimo iguorare o ~accre. nd _arte J'us~ « fattovi delle bombarde. Spiaccmt rn ciò d1lungarm1 « dalla sentenza <li quel gran ingegno del Prornis; ma « qu~sti argomenti valgono a Sf\'?n~are l' universale « credenza, che or tutto cosp i.ra a riconoscere la na« scita delle artiglierie da fuoco, nel primo lustro del « xiv secolo (1} ». Brosciu, li 15 settembre 1869. QUA.HENG)H CESAnE

Sottotenente in aspettativa.

(1) Il dotlo Napololnno, avuto rignnrdo al le?1~0 in cui scr_isse le snespresse parole, aveva già portnlo la qmst1one del primo uso delle arliglierio d'nn passo avanti ; al presento porò, si può por corto assoriro cho l'uso di osso fu .i ocor nnlf.lrioro al primo lustro del xiv secolo, o le ric~rcho dol signor Angel_~cci o le scoperto cho continuamnnto egli fa . vanno sempre p1u a confermare questa opinione.


r PON TI mLtT..1.nl A CA.'l'ENAnIA

I P(Hfrl MILITARI ACATENARIA ADOTTATI IN INGHILTERR..I:"\,.

(Con due tavole litogrnficho,.

. Se è vero. che la condizione essenziale pel trionfo d1. un esercito è la mobilità, è pure verissimo che tra gl.1. ~sta coli n~tura~i _che possono scemare questa mob1hta non ultimo e 11 passaggio dei fiumi. E non solo dei grandi fiumi, che spesso costituiscono delle linee importantissi me cla doversi prontamen te valicare ma bene ancora de' piccoli corsi d'acqua, dei can;li e dei burroni che, incontrandosi in gran numero in alc~n~ contrade , possono inceppare ,f assai le operaz1om sec~n~larie c'.i un eseecìto, quant! o e::,so npn posseg~a val1d1 mczz'. per superare .cotali ostar.oli. 'I paesi rotti e attraversall da molte acque correnti, rendendo assa~ di~ìr:ili le mano vre, posson o toglie re grandi v&n.tagg1 aa una trup pa, come piombal'e inopinatamente s~l fianco del nemi co o prevenirlo nell'occupazion e d1 qualch e punto importante: possono rendere disastrosa una ritirala quando l'esereito dalla fortuna . delle armi sia stai.o ricacciato s u di un terreno frastagliato dalle acque. E forse un ardito e ottimo piano

509

<li guerra va qualche volta a rompers.i contro i pericoli che v,i sarebbero di nvventurare le proprie forze in terreni .:issai solcati da corsi d'acq ua. Da qui la grande importanza che in tutti i tempi e presso tutti gli eserei:.i si è da to t>llo studio dei ponti militari, il quale si è sempre a rricchito nrnn nrnno coi trovati e con le npplicaz ioni dell a scienza, come ce ne offrono un esempi o gli svnriatissimi sistemi di ponti adoperati nE>Il'ultiina gue rra d'ArneTicn. Se da una parte sono assoi gravi gl'impedimenti di un cserei.Lo, d'altra pnr te è indubitato che sarebbe follia il crede re . cii potel' eseguire il passaggio dei ,fiumi nbb:indonanclosi iii cnnipngna puramente.a quello ch e alc:u ni eli iarn,1 110 il genio della risorsa; quindi vediamo d w da Lwgo tempo i parchi da ponte sono divenutt com pagni insepanibili degl i eserciti e li seguono in tnui i loro movimenti. Ma in quanto si è ai piecoli censi d'acqua difficilmente voi trovate che si voglia sentii· :.i parlure di materiale da ponti, e quasi tu tti p rnlendono che. i eosi.ddNti ponti· occasionali si debbano addirittura ùn~orovvùare in campHgna dal genio militare, come se si trattasse di sonetti a .rime obbligate. Questa generale opiniqn3 si è forse spinla un po' troppo innanzi, sm12a pensare ehe ai soli ingC'gncl'i che banno lunga esperienza dell'arte loro si aspella giudicare quanto sia diverso il delineare dei ponti militari sulla carta dali''eseguirli in campagna, nel bre ve tempo_e coi pochi mezzi che si possono avere in ,guerra. « Fa duopo non es,age« ~are di troppo il par.tito .che si può trarr~ in càm~ e pagna da mezzi ignorati e improvvisati. Se · noi «. crediamo fare un ponte a furia di tagliare àlberi ., ·~ noi andremo più per le lunghe di quel che si tiene·; • im.peroç,chè se,,.il ponte ha da servire al1~eno al I '41 passaggio 'di peOÒnÌ, è pUf IlCCeS~ariQ I ,èhe Sl abbia


510

I l'ONTI l\lILI'l'All.I

« legname sufficientemente squadrato e per conse. « guenza apparecchiato da prima (4 ). » Nell a campagna del rn66 non si mancò fra di noi di prov_veclere le truppe di piccoli' equipaggi da ponte per brevi luci; ed ora vediarno in Inghilterra essersi còrrec(ato l'esercito di un leggerissimo materiale da ponti, non pei grandi fiumi, ma per le corde dì 30· o 40 metri, il quale può bene séguire le colonne volan ti ed essere giltato rapidamente. Intendiamo parlare dei ponti a catenaria di lamine di ferro del sig. Jones, di cui la llivista llfilitare ha già dato un cenno n ella dispensa di agosto ·,1869 (pag . 285 e seg.J. Essi sembrano soddisfare pienamente alle condizioni generali di un buon materiale da pQ_nti occasionali, . le quali furono cosi bene riassunte dall'Ha upt nei ter1mini seguenti: « L' ~lemento per la costruzione dei: « ponti militari occasionali dev'essere semplice, e « l'ordinamento delle parti che lo compongono tale « che soldati inesperti in opere meccaniche possano « intenderne la combinazione e metterne insieme i « pezzi. È mestieri che l'ordine sia così fatto che « tutt'i pezzi della medesima .specie, come corde,., tra(( verse, tiranti e simili, sieno identici in guisa che « presone uno da un mucchio si ada.tti senza osta« coli ove dev'essere collocato e funzioni co:Ìlvene« volmente. Gli elementi debbono andare ordinati in « modo da consentire l'opera sim·ultanea di numerose « braccia, sì che tutte le parti del ponte possano « progredire contemporaneamente nella loro costru« zione. È necessario del pari che ponti di qualsiasi « lunghezza sieno da prima preparati, senza riguardo

(1)

MAnSRLLI.

A CATENARlA

« alle località o alla larghezza del tratto da traver« sare, e si sia certi che rispondano sen z'alterazione « allo scopo quando vengono collocati in opera (4 ). » · I ponti del Jones si avvicinano moltissimo a questo tipo ideale di ponti militari, poi che non co nsistono in altro che in una serie di catene forma te da semplici lam ine cÌi ferro larghe.. 8 centimetri e spesse 1 millimetro, le quali si tendono da una riva all'altra e si arrìdano a robusti travi orizzontali arrotondati nei loro spigoli e sosten uti ciascuno da due pa~afiLLe: Le lamine abbracciano coi loro estremi codesti travi e si ripiegano sopra se stesse, formando come dei cappii, lunghi circa om 90, fermati da semplici chiavarde. Su queste lamine-catene s i adag·iailo le tavole del tavolato, che si tengono ferme col solito ghindamento nè rimane a fare altro che assicurare maggiorm:nte il ponte per mezzo di gomene oblique attaccate ad esso mercè apposite barre (fig. 1, tav. ~) e· affidate a punti fissi sulle rive del fiume . Da ciò si vede che l'elemento di questi ponti è semplicissimo, perchè consiste in tante lamine lunghe 1 m 90, le quali, occupando poco volume, si possono trasportare in apposi te casse. Le lamine si uniscono sopra luogo. l'una: dopo l'altra, per semplice .sovrapposizione con due chiavarde e due madreviti, impiegandovi quante braccia si vuole ; cosicchè di questo sistema ii può ben dire che ~ ogni soldato pùò portar seco il suo « pezzo di ponte, e, giunto sul luogo, darsi coi com« pagni a far sorgere come per incanto belle ed ar« mate le travate ed il tavolato del ponte. » Le operazioni di battere solidamente alcune palafitte, collocare i travi orizzontali di ritenuta sulle due rive e

Il problema militare della · difesa nazionale.

Torino, 1867, pag. 3015.

(1) MA.RSBLLl, Op. cit., pag. 304.


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5·13

A · UTENAIUA

[ PONTI MILl'rART

che dobbiamo alla cortesia del capitano del genio Varzi. Codesta Memoria, in cu i la sobrietà ehe gl'Inglesi sogliono portare nei lorn scritti spicca un po' troppo, non è che , di sette pagine, e consistc-i in una semplice doscrizione dei nove ponti a catenaria sperimentati al poligono cli Chatam negli anni 1863-<34. La Memoria non contiene nessun calcolo sulla resistenza delle lamine nè sulla fer1hezza delle loro unioni, e non addita quali c.;oefficienti numerici abbia adotLat_o l'autore per proporzionare le dimensioni delle sue catene. In una parola lo scritto del sig . .Jones è fedelm.ente compendiato dallo specchio che segue a pag. iH 6-·I 7. Ora siccome trauasi di un sistema nuovo di ponti militari, e siccome noi non siamo famigliari .come gl' Inglesi nelle costruzioni in ferro, così abbiamo provato ad applicare "il calcolo ai ponti del Jones per farci un criterio della loro resistenza, massime in quanto alle uùioni delle lamine consecutive fra di loro, e vedere fino a qual punto e con quali avverten.ze essi si possano adoprare. · La eoincidenza dèi · risultati del calcolo e delle più comuni teorie di meccanica coi dati sperimentali che si trovano' nella Memoria del signor Jones ha fatto crescere ai nostri occhi l' aggiustatezza delle sue idee; di sorta che osiamo pubblicare questo scritto affinchè, se mai i ponti del .Jones trovino fra di noi buona accoglienza, sl fatti studi possano essere proseguiti da altri con .più frutto e con maggwre dottrina·.

tendere il ponte con alcuni paranchi, sono anch'esse della maggiore semplicità nè richiedono armature pesanti. Il tavolato è un elemento costante ne' vari sistemi di ponti e quasi indipendente dalla loro particolare struttura , perchè, qualunque congegnazione si adotti, è chiaro che delle buone tavole sulle impalcate saranno sempre necessarie. Ma anche in questo i ponti del Jones offrono de' parti colari vantaggi, perchè in essi ~ la facoltà di poter avvicinare quanto si vuole le « catene fra .di lpro permetterà adoperar tavole della « minima grossezza compatibile coi carichi che do« vranno transitare sul ponte.-» Anzi per il passaggio della sola fonteria i ponti del Jones hanno il pregio singolare che si può in certo modo far senza del tavolato propriamente detto, çome si vede nella tav. 2\ fig. 1, avendo l'autore sostituito con successo alle tavole delle lunghe stecche o palicciuoli flessibili di legno intrecciati. fra le ·lamine, il che forma un'in tessitul'a come quella dei graticci, sulla q~ale si è veduto che la fanteria marcia benissimo, e forse meglio che sul thvo1ato, perchè le piccole irregolarilù della intessitura ste$sa .dnnno maggiore attriio, eorne fanno i cordoli -che si adoperano nelle rampe . Qnesto ingegnoso espedie.nte dà ai ponti del :Joncs quella leggerezza che co<S~ituisce il loro lato caratteristico. Per le descrilbe ragioni ci è .parso che questi ponti .s ieno una applicazione scien tifica pienamente riu.seita, la quale meriti . di essere studia ta; cosicchè. venutaci alle mani la Memoria del sig . .Jories (•I}, ne abbiamo attentamente letta un'accurata traduzione

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(1) Inserita nel YOI. 13' <Ìell' opera periodica Pa.pers on suù~ jects ecc. o{ the Co-r-ps o[' Rnyat .f[ngin~ers. ,

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514

I PONTI MlLlT.-\.Rl

Particolari <lelln cosCruzione dei ponti del Jones.

§ 1. P er far passare le lamine-catene da una riva all 'altra s i Lende una corda affidandola a pali conficcali su lle due rive. Su codesta co rda si fa scorrere per mezzo di una fune ordinaria una troclea. mobile del dinmetro di om ,1O, la qua le porta attaccata al suo gancio le catene una per volta. Per formare agli estremi delle lamine i cappii che abb racciano i trnvi occorrono delle lamin e più solide ; quindi per semplicità si potrebbero impiegare le stesse lamine ordinarie di un millimetro di grossezza, e fare ciascun cappio con sei od otto lamine sovrapposte e unite fra loro con le solite chiavard e. Collocate in opera le palafitte, i travi come ab , che dicon si di ritenuta {fi g. 2), e le catene, si colloca il trave di tensione t t parallelo al precedente, posto dietro di esso a convenien te distanza e similmente rattenuto da due palafitte o, se è possibile, da grossi alberi, da scogli o altro. I paranchi p, p, p 15ono fermati su questi due travi, e il capo di fun e libero di ciascuno è afferrato dagli uomini quando si esegue la manovra di tendere il ponte onde acquisti quella saetta che si vuole. Teso il ponte, è naturale che il trave di ritenuta ab viene a scostarsi più- o meno dalle sue palafitte m ed n; quindi la necessità d'introdurre fra il trave e le palafitte dei forti cunei di legno e, e, che si battono più o meno, secondo che sarà necessario. Le travi di tensione ed i paranchi 1si debbono impiegare su entrambe le rive, ma per le piccole lùci di pochi metri basterebbe adoprarli su una riva sola.

A CATENARIA

515

Le gomene oblique intese ad impedire le oscillazioni del ponte nel senso della sua larghezza, le quali nascono sia a causa di veni.i impetuosi, sia quando la marcia della tl'uppa prendesse una cadenza regolare, si potrebbero anche fare, per maggiore uniformità di materiale , con le stesse lamine del Jones, che con piccoli paranchi si tendono quanto si vuol e. Ecco frattanto lo specchio dei ponti a catenaria del Jones sperimentati al poligono del genio di Chatam, il quale specchio, come dicevamo, è il riassunto della Memoria dell'inventore.


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ANNOTAZIONI

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48 Ciascuna catena. era fo1·mata con guatti·o ]ami.ne sovrapposte. li tavolato fu fatto con 95 ~Ìole ord1n.arie da pont~ I.e quali furono gln ndate per 4 con le corde comun i. Pri ma e passaggio_ deghuorn1m la saetta del ponte era l"', 37 e dopo il passaggio divenne I.., 70; ma, dice 11 Jones , che tale aumeuto s1 deve alla natura del terreno che era assai cedevole verso le srionde. Il numero massimo di soldati disarmati che gassarono $U questo ppnte a passo ento Jer 4 fu di 70: e il loro peso totale, ri9ortato al Jones. era 4760 chllogr.ammi; il che arebbe 6S.chìlogrammi 'precis'i per in i,•iduo. r travi di ritenuta sulle rJV e erano del drnmetro d1 Om, 10 e della lunghezza di 3m, 96. Ciascuno era sostenuto da 2 sole palafitte di dimension i varie, come si poterono ritrovare.

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Questo ponte fu costJ·uil.o in prosieguo di quello N° ,t cio•: portandolle la corda da 19", 80 a 39ro. <!O . Ciascun;i catena e ra formata con 4 lam ine sovn,pposte. Il num ero massimo di soldati che si fecero transitare sim u lt.aneamcnte sul pon te fu di 51 ; ma sotto questo carico le catene si spe7.?.,u·ono in quclJ;t p:wte cli l\J", SO cl i ponte <:he era s tata, come si è detto , cirrHmtata e cl1e probah1imente ave,•a so/l'erto 1'ie1· la 1·ottura del trave di ritenuta. I 51 soldat.i trovasi notato dal Joncs cbè pesavano 3·108 chilogrammi , il che darebbe sempre per il peso di ciascun soldato 6S chilogrammi. ·

32

Ciascuna catena era formata con 4 lamine sovrapposte. su questo ponte passò un pozzo d'artiglieria col cassone trascinato da 22 uomini, e questo carico era in toLal e d1 chilogramrni 3105. Alcuni cavalli. fra i quali uno assai irrequiet.o, passarono s u questo Bonte mon tati dai loro c:wa llèrì, e la prova fu gra ve in quanto le tavole sottili s'inettevano sotto i loro passi. ,

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Ciascuna catena era formata con 4 lami ne sovrapposte. Non si nsarono le solite gomena di ritenuta nè le tavole del tavolato furono ghindate. Il massimo numero <li uomini disar~rnt.i. che tran~ital'ono s ul ponte pcr4 fu d·i 60 ; e il loro peso, riportato da l Jones, era d1 clnlogramm1 4080; sempre computa ndo 68 chilogr:umm per uomo. Ciascuna catena era formata con 4 lamine sovrapposte. Le otto catene si collocarono in opera in 16 minuti. Ciascuna catena era formata con ,1 lam in e· son·apposte. JI massimo nu~ero d'uomini lì. che passò sul pon te. per ·1 fu di $6 e il loro peso touùe sarebbe di 3808 chilogramrni. Sotto q uesto carico uno dei travi di ritennta del p9nte si spezzò.

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Ciascuna catena era delhi soessezza. di un a sola lmnilia. Il palco dei' ponte non fu fatto colle sol ite Lavole gl1indatè ma in u n modo sveciale, cioè con 166 pal..itti o palicciu,,Ji Jlessibili, i quali furono i1itrecciati colle la1111ne come un gl'aticcio. Oltre della grande leggerezzr.i questa intessitura dava maggiore attrito al piede del soldato, come appunto fanno i eordoli sulle rampe. • Ciascuna catena era formata con 4 lamine sov rapposte. Con uomini piil pratici, dice il Joues, questo ponLe potevasi gittare in 20 minun. · Le catene ave vano aHernat ivament.e tnrn l;i spessez1.a di una lamin::t. e l'alt.ra di due lamine. Le lamine delle catene semplici erano unite coi soli bottoni, e nelle lamrne doRpie l'unione er::i rafforzata con sottiW chiavarde. Invece del tavolato si adopraro110. i ~o iti paleeti dei gabbioni intrecciati. Questo ponte fu adoperato dal pubblico e dal gemo militare per parecellie settimane senza mai soffrir danno. Le persone vi passavano per uno, come richiedeva la larghezza del pou te, e a 12 pe1· volta.

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·I PONTI MILITARI

A CA'l'ENARlA

la precedente fo rmola diviene T _ · _P

I?ormole generali per la resistenza dei pouti militari del .Jones.

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(a)

donde si tra e § 2. Si a A I B (fig. 6) la catenaria formata da uno

dei ponti del Jones, i cui estremi A e B siano fissati allo stesso livello. Supponendo la catenaria uniformemente caricata, chiamiamo : T la tensione dell'ultimo elemento in A,,la quale si esercita secondo la tangente A t; p il peso jntrinseco della catenaria A I B; P il peso uniformemente diffuso su tutta la lunghezza della catenaria; 8 l'angolo di declinazione dalla verticale della tangente alla curva in A; l la corda A I; . f la saetta I F. Abbiamo dalla meccanica che Ja massima tensione della catenaria, ossia quella degli estremi elementi in A ed in B, ha per val<rre

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Le equazioni (a) e (b) sono q u8lle di cui ci servi-remo per applieare il calcolo ai ponti del Jones _ E qui giova osservare che per un ponLe di data luce, raddoppiando, trjplicando ecc. il n-umcro delle catene e facendo rimanere tutti gli altri, elementi gli stessi, da una parte iL valore della tensione T che il pon te potrà sopportare diverrà doppio , triplo, ecc., e d'altra parte il valore di ZJ crescer;i meno rapidamente , perchè il peso del tavolato rimane sempre lo stesso e non aumenta ehe il solo peso delle catene. Adunque jJ carico P che potrà sopportare un ponte a catenaria di data lu ce e di costante saetta crescerà un po' pi.ù rapidamente di quello che cresce il numèro' delle catene del ponte.

T = P+p . 2 cos ò' .

E quando la sRettn I F è molto piccola rispetto alla corda A n, comf! nel cDso dei ponti a catenaria, allora po ten dosi ritenere senza errore sensibile come valor·e di cos 8' '

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§· 3. L'unione dell e lamine consecutive si fa nel

modo seguente. I bottoni b , che fanno corpo con la lami nfl AB (fig. 3) s'i nsinuano ne·i fori b della lamina CD, i qual.i terminano con piccole fend iture reLLilinee contro gli estremi delle q,uali vanno ad ,urtare


620

A C.\TR:>i.\llIA

I PONTI MILITARI

,i b?ttoni quando le lamine si tengono tese. In tale posllura accade che , i fori della famina AB, contrass~gnati r.oi numeri 1 e 2, rispondono precisamente sotto i fori contrassegnati cogli stessi numeri sulla lamina CD : pe,· · questi fori si fanno passnre delle piccole chiavarde che si stringono con i soli.Li dadi. a vite. Così ciascuna lamina viene ad essere unita alla seguente da due chiavarde e da due bottoni . Questi banno il diametro di mezzo pollice inglese, ossia millimetri 42, 7; e, come vedremo chiaramente in seguilo , presentano la giusta resistenza proporzionala a quella delle lamine. Cosicchè le chiavarde non si debbono considerare ~e non come a,w,0 iunte ai bottoni soltanto per una maggior cautela, ~ forse perchè coi so'.i bottoni le unioni sarebbero state poco stabil i. 1

§ 4. Senza voler discutere l'opportunità di a 0rrrri un-

ci

gere o no le -chiavarde ai bottoni , proponìarn o deterrninare rigorosamente il diametro che dovrebbero avere i bottoni o le chiavarde nel caso in cui a due soli di essi, posti in una fila, si volesse affidare la stabilità delle unioni delle lamine consecutive. Im~na?iniamo adunque le due lamine A e B (fìg. 4) unite msieme l'una dopo l'altra, per semplice soprnpposizw ne con du e sole chiavarde. È noto che in tal caso ?Ue sono le resistenze alia rottura per Lrazione da doversi considerare : · 4n La resistenza allo scorrimento di una delle s11perfkie a contatto sulraltra. 2n La resistenza delle chiavarde al taglio :tras~ersale (cisai'llement}. La prima resistenza non ha in verità un valore ~i:.. g.n'ifìc~?Le se non quando si tratta di grossi <.;biodi r1béld1t1 e posti a caldo, perchè essi n(;'I raffreddarsi

s_ " :·i .:;' CtiG l , Ie Ja,1i111c · . nni · ctngn no . i M;co:-e iano e · ''·i t, ·''' u.ic, fortemente pr0rrwtc: !' urrn contro J'allrn ; donde il fo rti ssimq atll'i!o fra k s up_crfìeie q , co nLÙLo . Ma nel (;aso nostro, in c11 i le clt ial'ardc 11011 so no poste cert~rnc.nte ·« caldo, ilrn SO DO Slre1t ti dn Si>fnp] iei ciad·i ,l vrte , non si può con!nr0 per w1 ìb s ull a resistenza d'aLtl'i.'10 fra la lamine, rnn unieamenle sulla resistenza delle c~1 iava rde. fil. tngli '.i trnsversn fe. Per conseg uenza, affinche le umoni abbiano la necessaria resistenza , -basterà dare alle chiavarde . un di ame tro tale che quelle di una stessil unio ne presentino · Lulte insieme una resisteùz,.1 al taglio trasvcr:,nle uguale alla resi~ steo za nllo str-npì'>arnenLo cho pì'ese.nt:1 la lnmina ~1el -h~ogo cklla · perfo:·azion e. In gen? ral_e chinrnando : r

il rngg io dell e chi-nvatdQ ;

-n il numero delie chinrnrcle che

enLrano rn una

. m1 ione ; l la larg\-ie.zza costante della lami na; g. la sua ' grnssezza co~Lan t.~, sai·it n 'it

1'2

.

la somma delk sezioni trasvcrs~li delle chiavarde; e l - 2rn

la larghezza del pieno defla sezione faLL.a nella laniina con un piano passanLe per gli assi dei fori ove vanno le ch iavarde. Cosicch è ìa seziòne perieolosa di ciascunn cntenn , ch0, è quella su cui devesi ·contare, sarà · (l-2r n)g .

Ciò premesso notiamo ehe la 1:esistenza . del ferro alla trazione nel sen so delle fibre · e l<t ,·esislenza al. AMO :XV, Vot. 1.

· 33


522

I PONTl i\UU'l'Al\I

A CATENARIA

taglio · trasversale sono poco diverse fra loro per una, stessa qualità di ferro; perocchè le più recenti esperienze inducono ad ammettere chè la resistenza al taglio trasversale sia, sotto una medesima sezione, i 4{5 di quell a per trazione nel senso delle fibre ('I). Dunque, affinchè le chiavarde presentino , al Caglio ·trasversale la stessa resistenza che la lamina oppone alla trazione, · dovrà essere la somma delle sezioni trasversali di quelle ugunle ai 511:, ossia 1, 215, della sezione · della lamiera nel luogo della perforazione. Laonde il diametro da assegnarsi alle chiavarde sarà dato dall'equazione

i contomi dei fori a contatto con le chiavarde, fa sì

n

1t

r2

=

1, 25 (l -

1

2 r n) g .

523

che le fibre della lamiera più vicine ai fori sieno più tormentate; ma siccome non è mai a temersi il la,ceramento della lamiera nel senso della lunghezza, così è chinro che finchè non si sarann o totalmente · rotti i traui pieni s, s', s", della lamiera A, questa non potrà mai separarsi dalla B. Onde, per non invilupparsi in questioni astruse, si ammette dagli autori che lo sforzo di trazione si ripartisca uniformemente tra le fibre. delle parti piene s, s', s" d·i ciascuna unione; · donde segue' che la resistenza della lamiera nel luogo della perforazione è proporzionale ad

s+s' +s". (e) § 5. Supponiamo che si tratti di unire con 2 chia-

Soàdisfatta questa equazione, avremo 'che tanto fe lamine, nella sezione pericolosa, quanto le chiavarde saranno cimentate ugualmente, come si fa sempre, anche nella costruzione dei ponti di ferro pérmaneriti (2). Laddove se si desse alle chiavarde un raggio maggiore del valore di r tratto dalia . (e), esse acquisterebbero una resistenza esuberante a pura perdita della r esistenza delle lamine , di cui i fori diverrebbero più grandi. E per c,ontrario facendo i raggi delle chiavarde più piccoli del valore di r dato dalla (e), queste per un dato carico sarebbero più , cimentate della lamiera e potrebbero rompersi. È ben vero che la forza f (fig. 4), che tende a separare la lamiera A dalla B, esercitando lé!. sua azione direttamente contro

(1) CURIONI. Resistenza dei mat&'l'iali. Torino, 2° edizione pàg. 126. . (2) :MouNos e PnoNNIER. Traité de la construction des ponts· métalliques, pag. 125-126.

varde in una sola fila due catene consecutive composte èiascuna di 4 lamine sovrapposte come quelle del Jones, le quali hanno, come si è detto, · omo8 di larghezza e om 001 cli grossezza. Avremo

n

= 2; 9 =

O, 004 , l

= O, 08;

quindi l' equazione (e) diverrà

6, 282 ri

= 1, 25 (O, 08 -

4r) X O, 001.;

donde si trae

r= om 00655. Adunque il diametro di ciascuna chiavarda dovrà essere di 13 millimetri; cosicchè per calcolare la ten. sione che può sopportare la proposta catena si deve contare sulla larghezza di 80 -

26

= 54 millim.;

quindi la sezione pericolosa sarà: 54

x

4

= 216 mili. quadrati.


I [>O'.'<T l èi!I LITAnr

:\ CATENAn L.\.

§ 6. Supponiamo orn di volere unire per sovrapposizion~ , con duè ebiavarde, in una sola fila, due . lamine semplici del Jon~·s , avremo:

n = 2; g = O, 001 ; l

=

e la sezione pcric.olosa del la lamiera ( cioè .q ueì iu ·_ 1u cui larghezza è s s' s", fig . 5), sarù; ·

+ +

= 1, 25 {O, 08 - - 4 r)

(l -

X O, 00 1 , 1

itr) g :

quindi per determinare r avren10 l'eq uazione

donde si· trae : r

X 2 r) g

ossia

quindi l'equazione (e) diverrà_: 6, 282 r 2

¼n

{l -

O, 08;

n r) g .

n 1'C i'' = 1, 25 (Z -

= om 0036 .

(cl)

§ 8 . Nel caso di due caLenc forma Le ciascun.i con

Adunque il · diametro di ciasc una chi.warda. dovrà essere di millim. 7, 2. E la sezione pe.ricolosa della lamina - càteno. .sarebbe, ··

lamine· sovrapposte corne quelle del J ones e~ unite con 1ina doppia fila di chiavarde , co,me indica la fig. rs, · abbia mo :

· fk

n

.. · (80--,- iJ4. , 4,) X 11 = 65, 6 mill. _quadrati .

=

4

l -:- O, 08

.(J

= O, 004

e J' equazione (cl) d_iver rù

. . . Supponiamo ora di voler fare l'uòio ne in una altra guisa , cioè con un dop pio Ol'dine di chif).varde (fig. 5) poste a sca echieni., in modo che gli assi .di dua ch iavurde sué.:éessiré a e b di una stessa fila e l'asse della chiavarda intermedia dell'altra fii,ùtiano, seéonao le buone regole, SU Ì verLici cli UJ1. triangolo equilatero. Am mettendo, eo rne si suol fofr dagl i autori, , che lo sforzo di _trnzione sì ripartisca unifor- . memc11te fra tutte .le ch iavarde di entrai11be lè file, è chiaro che nel caso generale, se n è il numero totale d8lle chiavarde disposte su due file, sarà come innanz i la somma. de.Ile loro sezioni cimentaté alln ro lt.ura per taglio trasversale ·

§ 7.

4 X 3, 1141 r ! · . 11, 25 (O, 08-- 4.r) X O, 00,i,

do nd e si ricuvn:

r

== oni 00491

·,

valore che r-iduri·emò p ee se mplicità a r

= om 00!:i .

Aclu nque il diametro cli ciascuna chiavarda clorn\ essere di 10 millimetri. Cosicchè facendo le un ioni con 4 e:hiavarde a scacchiern sn cl ue file, la sezione mi nj nrn della. eate.on sarà: (80 - 20) 4

\

=

240 rriilll metri quadrati.


526

i PONTI MILITARI

Il quale risuHato, confrontato col valore 246 millimetri quadrati trovato al § 5, dimostra che i~ parità di circostanze l'unione con due file di chiavarde, come indica la fig. 5, ,è più vantaggiosa di quella della fig. /4., perchè colla .prima unione la sezione perico. 24-0 Iosa r1snlLa = 1, H dr. quella che con due sole 246 chiavarde . Cosicchè s'inferisce che: te unioni' con 4 chiavcirde a scacchiera, anzicliè c01i 2 sole in una fila, farebbero o.wnenta,re gi circa il ti O la resi'stenzci delle catene del Jones. Ma n on ostante ciò per i ponti militari sarà forse da preferire l'unione con due· sole chiavarde, perchè più semplice e _perchè richiede m inor numero di fori nelle lamine .

§ 9. Dalle cose precedenti segue che per lamine di -data Iarghezzn, da unirsi consecutivamente fra di loro per semplice sovrapposizione, il diametro dell e chiavarde deve a rigore variare secondo la grossezza delle lamine . Ma trattandosi cl i ponti militari, la semplicità richiede che si adotti un diametro costante e tale da porre le chiavarde sempre in buone condizioni, sia che le , lamine si adoperino semplici, sia che la resistenza da. dare al ponte obblighi di .fare ciascuna caten~ con.vari ordini di lamine sovrapposte . :Per lamine come quelle del .lones, di om 08 di larghezza, il diametro delle chiavurde non potr;1 essere al minimò che di 4 3 millimetri (§ 5) , se si vuole che le stesse chiavarde possano servire ugualp iente ben.e per le lamine semplici e pet' quelle soprapposte sino in qu.adruplo ordine . Acl6ttando questo diametro costante di 43 milJimetri , seguirà che q uando le catene sono formate ·di lamin e sempli ci o sovrapposte in ordine doppio o triplo, vi sarà una esuberan za di resisten za nelle chiavarde r ispetto a quella che prescriverebbe la

A CATENARIA

527

·teoria, cioè quella delle singolé catene nel luogo della .perforazjone: ma le chiavarde di un' unica misura tornano a vantaggio della semplicità del materiale. E qui giova notare che i bottoni delle lamine del Jones 'averido il diametro -cli milli metri Hl, 7 , sono con errore trascurabilissimo precisamente come le · vorrebbe la teoria ; cosicchè basterebbero da se sole a. reggere le unioni· come si è detto innanzi (§ 3). ·

Resistenza delle lamine-cafone tlel Joncs.

§ ·1 0. In quanto alla resistenza che debbono avere le lamine-cutene , r icol'diamo che trattandosi di ponti militari temporanei , si può secondo alcuni (1) cimen,tare il ferl'O sino alla metà del coefficiente di rottura; coefficiente che oscilla tra 32 e 4:0 chilog. di trazione p er mili. quad. , secondo la qualità più o meno buona del metallo . Per la lamiera. quesLo coefficiente si avvicina al limite. massimo di 40 chilogr.; anzi po trà bene sorpassarlo nelle lamine sottili ssime come quelle del Jones, attesa la benefica azi0ne del maglio e del laminatoio , che tanto conferisce ad aumentare la tenacità delle fibre del rnetallo. l\fa trattandosi di un sistema n uovo di ponti militari, gioverà andare più cauti appunto per escludere la pòssibilità del più lontano pericolo e far che si tocchi con mano la sicurezza e la soliditi1 dei ponti del Jones . A tal fine notiamo che insigni autori, avendo riguardo al limite di elasticità del ferro (di là

(1) Lezioni s1ii passaggi dei (iurni. Torino, 1864, pag. 77.


5.28

A . CYrEi'iA l\IA

I POl'\'l'I tlIILl'l'AlU

dal rruale le (1uali tù del metallo 1,imangono evidentemente nl't eì'Jl.c) , pì·escri vono che nori si· debba mai raggi\rngero ques lo limite . di elosiic·iL;'i' « anche nel caso di sforzi tr.mporcmci » {I) , onde non si generi nel m e tallo nessun princ ipio cl i suànimellto . fofatti di lù dnf l imi te .di ·e Jnsticitù comincia ad essel'e cimentato _lo . sncrnmonto del m8lalh; pcrocchò gli spostam entl molccoluri crigiomiti .dalle forze e:slcrne di. vengono così granèi dn non polcr.si più le molecole spostate cosLituirc in un no vello stato di equilibrio stabile sotto l'azion e · delle fo-1·zc ste:·~e . .E siccome per il fel'!'o sembrn che il limite di cìasticiià sia di ·;rn ·chilogl'. por milìimelro cp wdr«to , rosì poi.remo ritenere come limite ùc n siÌ UJ'O il cirncr.tnt'C le !amino non più . dei 3[.f. delin resistenza nllo snervnrncnlo. Sicchè adotteremo come coefiicienlc di siçurezz,1 dei p on ti. a catenaria del ,Jon es 0

,J 5

. semplicità di calcolo, -potrehbe ridursi acldiriuurn ul!a cifra· rotonda di 40 ch ilogramrn i per nùll. qnadr. rrattanto essendo i limiti nei quali- si s uole cimentare il fe rro in sbarre nelle costruzioni permanenti di ·5 a s· chil vgr. per niilli m. qnad ., _ si vede che si ,pùò adottare con sicuÌ'ezza il propos to coefficiente di -chilogr. 11 , 25 pr r costruz ioni temp oronee fatte .con lamiere assai so ttili. Del res to se in pratica si volessero <;Ìmentare rrn;no le ìnrnine , noi°! si dovrebbe fare altro che porre in opc,ra tre o quattro catene di · · pii::i· per un clalo pon te; la quale operuz ionè è co sì facile , che vartà il p regio di sobbarcarvisi talvolta per essere maggiormente cetLi della so!iditò del ponte. Anzi è questo il pregio curat!erisL.ico <lel sistema del .To nes , cioè di p13rrnettere con pochissimo lavoro di più dì accrescere quanto si ·vuo le la resistenza dei pon ti.

X O, 75 = il:1, 25 ch ilogr. per rn iJ l. qu ad .

Questo li mite coincide con quello che vorrebbe jl Jones , percti è versò ia flne dt~Jla SUR Meni ori si legge : < il Cèlt·ico dì rottura è cli circa 28 tonnella te « e si può quirn1i ..,caricare senzn. terna il ponte eo~.; « _9 . tonnclluLc. » Ora S8. riteniamo di 35 ch ilogr. pt}l' rn tlJnnetro quadrnto, il coefficiente medio di rottura per trazione del f0t'ro si hn 35 x 9 . 11,1, 25, valore 28 che coincide a cnpcllo col coeffieientc Ddott;to da n~ì_; \: ~ll:ale ciel rc: to , per tener conto dei pi ccoli u1 ~1 c11 e_ 11 passagglo delle truppe semp1·e produce sm ponti,· peJ' abbondare in cauteln e 'per maggiore

a

(1)

W29

.M OL INOS

o

PR01Hi!EJL

Op. cit. ' pag. 4.

(l)a !~ioli a'efaaiwi. ai. JHm!1i mmtSD'll dè§ ofom,§ spel'imentuti tfol genio mu&iitt:wc i~l;;J;le §e a tl~h:,aam ,

§ 1'1. Ponte· N. /. Premesse le cose precedenti , ce rch iamo di sot toporre al calcolo la resistenza del ponte con trassegnato ~elio specchio a pag: 5HH 7 col N. 1, le cui catene, for mate con quad r uplo ordine di lamine sovrap.poste, presentano ciascuna la spessezza di 4 milJi m'etri. Le. chi avarde ndoperale dnl .fones hanno sempre il diametro di om 008, ma i fori nei qu ali entrano i h oLLoni hanno . nella loro parte ro tond a il di ametro d i om ,J 27 ; per conseguenza la sezione pe' ricolosa di ciascuna cate na sn rt't nel nostro caso di 1

(80 - 25, 4) ,} .:__ irn , 4 millim. quad.


530

. E siccome il ponte _ha · 8 catene, cosi la sezione perrn?lo~a _totale sarà d1 2'18, 4 x 8 = 1747 mill. quad. ; q~1~d1 ntenendo il coefficiente di chilog. 11 , 25 per m1ll1m. quadr., avremo che il ponte N. ,1 potrebbe · sopportare con sicurezza la tensione di 1747 X 1'1, 25

=

•19651 chilogl'.

Il peso del ponte, come risulta dallo specchio essendo di 1009 1'163 = 21 72 chilogr., avi·erno '

+

T

=

1965.i .,

l . 19, 50 1

p

=

(= ·1, 70

Questo è dunque il carico uniformemen tç diffuso c?e potrebbe sopportare il ponte N. 1 senza essere cimentato che pe1: ch~Jogr: H, 25 per millirn. quad. delle cate_nc .. Cos1cche , ritenendo col Joncs ·per il peso medio d1 un so ldato disarmato chilogr. 68, sarà 11 numero delle pel'sone che potra nno stare sicut'a4.3ss

6 8-- =

Frattanto se riteniamo di 90 chilogr. jl peso del soldato di fanteria armato , sarà il numero di fanti che potranno transitare simultaneamente sul ponte ,,.1 · A 4 68 8 'I 90

1\ •

=

52 circa. Cosìcchè la fanteria armata

potrà passare sul ponte N._ 1 in du~ ri.ghe; avvertendo però di serbare la distanza d1 circa 1 metr~ tra una fila e l'altra, in guisa che sulla lunghezza d1 circa 39m del ponte non vi sti ano più di 26 file. Difatti, siccome il fante col sacco occupa nella fila om 50, così avremo che :

2172

(ritenendo per valore della saetta del ponte quello che essa prese dopo il transito) . I .,q uali valori sostituiti ·nella eq·uazione (b) danno subito P_= 4688 chilogrammi.

mente sul pon te

531

A CATENARIA

1 PONTI MILITARI

69, risultato che coincide

quasi col num ero massimo di soldo"ti che si fecero passare . per quattro sul - ponte nell~ esperienze di Chatam, e che non fu se non di 70, come rilevasi ·dall o specchio _a pag. 516-if7. Onde le catene del ponte N. 1 furono cimentate col fatto nelle sperien·ze di Cbatarn per eirca chilogr. 1•I, 2,s per rnillirn .. quadrato.

Per le 26 file sarà necessaria la lunghezza di Metri 13 Per i 25 intervalli di 1m l'uno tra le file . » 25 Totale (che risponde quasi alla lunghezz.a del ponte) . Metri 38 In qunnto alla cavalleria, ritenendo di ~90 chilog~. il peso del cavallo con sopra il saldalo d1_cavalleria armato, avrnmo che i solduti a cavallo· che po~ranno simultaneamente si.are sul ponte N. 1 saranno 1

. 4688 590

_

. .

= 8 circa .

E siccome il cavnllo occupa 3 metri di lunghezza, così i soldati dÒvranno sfilare a non meno di 2 metri dì distanza l'un dall'ahro. Difatti ubbiarno

Per gli 8 solda ti a cavallo in una so~u fila Metri 24: Per i 7 intervalli di 2m l'uno 1> H

1

Totale

Metri 38

1


532

A CATENAnlA

I PONTI llHLITARI

§ 12. Secon do alcuni (,1) è prudente· tener conto,

nel calcolare la forza da da re a i ponti rni litnri del caso jn cui i soldati , fe rmand osi inoDinatarn en;c su ~uelli per una ragiorie qualunqn e, ve;.ga no a trnv.arsi rn alcuni momenti am rn ass:~ti g!i uni con t.ro gli fil tri. A t?l fin e ?i parte dal dato che la fa nteria su due righe, CJ!Jando ciascu n sol da to ab bin 11 petto contro lo 7:aino del soldato _ cl1e gli è avàn Li, ;Jroduce· per ogm metr? corrente la pl'essionc cl i Hl,1 c!rilogrnrn mi, · snlla quale si fo ndano i calcoli dello resistr nza · che dovrb avere il po nte. Il ponte N·. 1 è ben lontano dal po ter resistere con sicurezza a. qu es ta u rnssìone perchè clictt·o le cose preceden ti si vede ~iubito eh~ il carico clic esso può sopportare per metro corrente è di soli

4688

39-- =

. .· 120 chil,)grvmrni .

1

1

1

r

i. ,,. ' larrnne . sovrnpposte . I n ta1 caso l'.":.?' ,,!';) In semate Cli zio ne pericoìosa del po nte sarà

216

x

2o

=

5400 rnillirn . quad .

Onde ln tensione che esso potrà con sicurezza sopportare sarà di 5400 X H, 25 .:..... 60750 chilogr.

D'altra part.e si ha dallo specchio che le 8 càtene del' ponte N. ,1 pesavano ,J 009 chilogr.; quindi le 25 catene del I)OSti'O ponte peseranno 25

1009 X

1

8

=

3JJ1:S3 chilogr.

E siccome il tavolato rimane lo stesso di quello del . ponte N. 4, così avremo

. . ~aondc Ì1! praticn sarù duopo o rigorosameJ°lle: inv1g1laI:e che l:J._ fanteria sfìl nndo sul pònte ~ - 1 S ll due righe scrbt co.s ta ntemcn te non meno di 1 metro d~ distanzà da nna fila .i!l'il ltra , oppure si dòvrù de~)lLarn~.n te uu menta_re il nu me ro delle catene del ponte, 1~ g msa cl<~ por]? rn grado di s.ficl are anche la pressione mass1ma eh 42f> chilogrammi per metro corrente che pe1~ azznrdo potesse in qualche momento prodursi. Proviamo adnnque a ridurre a 25 11 numero' delle cat_en~ del ponte N. ,1. Ado ttando il sistema clelle u111on1 delle lamine successive con due sole chia-vnt'dc s1 e :7e~luto che quando qu este hanno il cliam eteo d'.i . 13 m11!1m. sono sufficienti fi nchè le cateec sono for-

(1) Lezioni cit. sul pas,àggio ecc, pag. 6.2.

533

T

=

p

60750,

l . '19, 50

I

(

= 3H13 -1- H6'3 = 4:316 ,11 70;

i quali ialori sostituiti nell'equazione (b) dannop = 116888 . E , questo è il p·eso uniformemente diffuso ·che potrà soppòrtare · il ponte ; quindi il carico per metro corrente potrà essere:

~6888

39

!33 chilogr ..

il. quale es_sendo ·un po' rnaggiore ·cJei carico massimo di !25 chilogr., dimostra che .sul ponte N. 4 fotto .con


534

2o catene, potrebbe s tare s tiva ta quanto si vuole la fanteria su due righe, senza che le lamin e fossero cim entate più dello stabilito coeffici ente di 11, 25 chil. p er millim etro quadrato. De l pari il ponte potrebbe servire per il passa.aofo 0 della cavall e ria stivata su due rigl1e, essendo noto ; he in tal caso questa non produce cli c la pressione di 400 chil. pnr met.1·0 co rre nte . So~o _è da not~re che se si vuole ad ogni costo prem umrs1 co ntro il caso del massimo s tivam en to della fa nteria su l ponte, bisogne rà dare delle considerevoli dimensioni ai travi di ritenuta sulle due rive, segnatnmente quando tra uasi dell a luce massima di 40m. Dippiù le palafiLte dovranno essere solidissimamente infisse nel suolo , il che richiederà delle particolari cure ed un esatto studio del sito ove la riva del fiume sia più salda. Cosi p er la fanteria ammassata sul ponte in du e righe abbiamo or ora veùuLo che deve ritenersi come va]or massimo della tensione acrli estremi del ponte 60750 chilogr. E però ciascuno dei due travi di ritenuta, in quanto allo sforzo da cui è cimentato, si può considerare come un solido lungo 2m40 (qua~l'è la larghezza del ponte) appoggiato ai due estremi e gravato dal peso di 60750 chilogr. uniformemente diffuso sulla sua lunghezza, pe rchè le 25 catene occupando insieme la larghezza di 2 m etri non potrebbero stare in realtà che a qualche centim etro di distanza l'una dall'altra. Questo enorme peso richiede che si studino dei travi di ritenuta di ferro battuto cilindrici e vuoti perc!1~ alla forza uniscano la maggiore leggerezz~ poss1b1le. Infatti nei casi di così forti tensioni non si può più affidarsi ai travi che si potranno avere in campagn!, ma ~ indispe_nsabile p:epararli dietro gli opportum calcoli, e studiar bene 11 modo di dare alle

535

A CATENARIA

I POl'iTl MI LI1'AR[

palafitte una stabilità proporzianata al grande sforzo cui debbono reggel'C. E qui non sarà inu tile riflettere che una volta dato ai ponti el ci Joncs la tensi one che si vuole per mezzo dei paranchi, e fermat i stabi lmente i travi di r itenu ta coi cunei (§ 11) , s i può accrescere quanto si vuole la stabilità di questi travi pe r' mezzo di caten e a ttaccate ad essi e sostenute o da altre palafitte situate molto più indietro su ciascuna ri,·a del fiu me, o da punti fissi ; com e grossi alberi, macigni, ccc . Codeste catene, partendo dai punti interm edi del trave, ne romperebbero la tra tta in varie parti, e così il trave sar ebbe meno cim entato allo spezzamento e più stabil e, perchè, oltec delle sue du e palafitte , contro le quali appoggiano i suoi estremi, avrebbe altri sostegni intermedi. Queste catene o tiranti si potrebbero fare con le s tesse lamine del Jones sovrapposte in più ordini, per dar loro quella resistenza che si vuole, e si potrebbero interrare completamente per lasciar libero il transito sulla riva del fiume. § 13. Ponte N. .2. Questo ponte fu costruito nello stesso luogo e in mod o consimile al precedente, con la stessa saetta , ma con 6 catene e senza ghindare le tavole del tavolato. Al massimo si fecero stare sul ponte 60 uomini, i quali rappresentavano il peso

P

= 60 X 68 = 4080 chilogr.

Passiamo ora a vedere di quanto furono cimentate in questa asperienza le catene del ponte. Dallo specchio si ha

p

= 758 + H 63 = 1921 ;

l=

rn, 50 ; f = '1, 37 .'


58G

1 PO:·l'fI ~111,ITAt\ I

,

K

SostiLuenào ques ti valori nelle,\ equazi one (a} sì trac T = 24564- chil<1gr . .. E

siccome la sezione pc~ i-ico)osa deì pon te N. 2 è.(§ 1•I) 1

· 218, ,f. X 6

=

1310 millim. c.piad·.

1

così la tensione soffe rtu sa rà statà per mi!lirn. qund . di 9. I "6" ..... o 4

-

·,J 3:I O -

, ,16 ,, ,

, 11..6

I ., .,

C 11JOg l.

A<lunq1,1c nelle' ·esper ienze ·di· Chatarn i ùO sold'oti disarmai-i_ch e si fe cero tr·an si!ai·c s ul pon teN. 2 produsser,o nelle ca le11e la !en?ione di chilograinmi •16),6 per mill. quad. i .tensione che è. h.en sì nei limiii della stabilità, ma ·è alquanto mnggiore gel coefli'e'iente 1'! -;2.5 adottato in questo sc1·iuò. · Ecco intanto il risultato del-le esp eri enze di Cbntarn, come le riferisce il ,fon.es nella sun . Mè'mi:il'ia: . « ·u na sez.ion e di 20 ·recl ute ·ror;1wtc· pe1,-· quattro « fece SU qu esto ·ponte quanto pOt~ per farlo . o·scil~ « lare e per romperlo. :Gti uòmini · si mostrnrono in« stancab il'i e le oscill azi oni furono .f,tran di ssìme perchè « rion vi ei·a no le !:>i·omene di nnc~n wc•io .· bV «. Una sèconda sezione ··di 4-0 uomini ed un.a terza <X di 60 pasS(> . dr po'i . sul ponte ·senza produrre incon-. «. venienti. Vi transitò pure un cavallo di ni'tiglieria. ~ Jl collonnello Collinson, che era presente, esternò . « il desiderio che i 60 uomini si soffermassero sul {( ponte, il che fu eseguito. nia dopo qualche. tempo « sette dei nodi ·che fe.i-rnavario i paranchi ai travi di « tensione e due ganc'i dei paranchi stessi si. rup• « pero. Esaminate le. catene si trovò Glie pe1· la scossa « subitanea nata da sì falla rottura; cinqiie lamine cli -

t.

,

53'7

CA 1'ENARIA

« una delle catene si erano spezzate nel punto ove sono « .prati'cati i (on: pel congiungimento. « No n essendo stati adoperati i cunei fra il Lr'a:ve « di ritenu ta e i. suoi ri tti, tì1tto il peso ci mentava « le fu ni dei pa ra nchi; onde all'assenza di t.1li cunei « è da nscriversì l'incidente che toccò al ponte. Ques to « si era espressamente costruito senza tnnte cure per « verificare se focenùo a rnencr · delle co nsuete pre« cau zioni pote1;sero i pon ti in discorso serv ire in cìr« costan ze eccezio nali corne quel le di una truppa che « rapidame nte debhn paf;Sé1 re un fiume . » Ques ti risu ltati clell' esperiEinza non fanno , che conferm are la teoria ; perocc hè la prima rcìttu ra accadde non nelle catene ma nelle funi dei parunchi, e le catene . si rnpp.er-o solo dietro la scossa cagiona LE\ dalla prima ro ttura e si ruppero ap punto nelle sezioni pericolose cioè in quelle indebolite dc1lla perforazione. , •

§ H,. Ponte N. B. Per il p·onte N. 3 non t.roviamo , nella Memoria del signor Jones alcun cel)no cli esperienze eseguite . Questo ponte è precisamente · quello la cui fotografia era all'Esposizione di Parigi del 1867 (1), sotto la quale .fotografi a Jeggcvasi _che ìl peso necessario per rompere il poJJ te e1·a di ch ilogrammi ,J 9303. Onde non snrù ozioso il cerf·are quale coefficiente di rottura per millimetro qu:~dra to risponde a questo peso, per farsi un' idea la più esalta possibile della resistenza dei ponti del Jones e vedere da quali criteri sieno partiti, gl' inglesi ch e sono ~osì famigliari con le costruzioni in ferro. 1

1

(1) Rapport cle la Comrnission rnilitaire sur l'Exposition ·uni-

ve1·.selle, del 1867, pag. 158. ANNO xv, VO L. I..

34 .

J


538

Per il ponte N. 3 si ha dallo specchio

p

= 784 + 1513 = i:297

l

= 15, 24

f=

1; 3 .

Dippiù ritenendo pel peso di rottur~ P = 19303 e sostituendo questi valori _nell' equazio.rie (a) si avrà T

539

A CATENARIA

I PONTI MILITARI

= 6415i chilogrammi.

Adunque ritornando ai dati prec~denti avremo:

= 1728 X H, 25 = ·19440 p = 2297 , l . 1.5, 24 , f T

. 1, 3 .

Introducendo questi valo1;i nella equazione (b) si ricava p &849 chilogr., che è_il peso unifor~em~nte diffuso che il pori.te N., 3 può con la maggior sicurezza sopportare. Laonde ritenendo (·!):

=

E siccome la sezione pericolosa del ponte è (§ 11) 2'18, 4 X 8 · 1747 millim. quadr.,

così il coefficiente di i•òttura per millimetr~ quadrato che si sarà adottato per trovare il cennato peso è

6i152 1747

=

.

36, 72 ch1I.

Il quale risultato risponde per l'appunto al medio coefficiente di rottura del ferro per trazione nel senso delle fibre (§ 10). § ,15. Essendoci occupati del carico di rottura del

ponte N. 3, passiamo a trovare quello che esso pot~·ebbe sos!enere ~enza essere cimentato che pel solito coe.f~c1en_te di chil~gr. ,t ,J, 25 per millim. quad., a_fine di verificare se 11 ponte N. 3 può colf'atto servire al passaggio delle artiglierie da campagna, come è accenn_ato nel rapp_o~'to d~lla Esposizione di Parigi. Ad_ottando lo stamhto diametro di ,t 3 millimetri per le chiavarde, sarà(§ 5) la sezione pericolosa del ponte 216 X 8

= 1728 millim . quad.

che due pariglie bardate coi 1 loro conducenti pesino . Chilog. 2 10,0 Che ciascun carro d'artiglieria » 2200 da. campagna pesi ..

Totale

.

.

Chilog. 4300

. ponte N 3 presenta una giusta resivremo ch e 11 · · r . pa·ssao·gio delle artiglierie da campagna, stenza pe 11 n . . . , solo che si facciano passare i pezzi o l carn uno per voita. . 90 h'l · er In quanto alla fanteria, computando c l ogr. p. . del soldato armato avremo che la marcia il peso me d10 ' . · d .della truppa sul ponte N. 3 dovrebbe regolarsi m mo o . . · · l' 4:zrn - 47 soldaiì che non stessero sul ponte pm e i 90- . ' lta Per· conseguenza la truppa potrà sfilare su per , o • · d' om 85 due sighe serbando un intervallo non mm ore I tra una fila e l'altra. (1) Lezioni siiL passaggio dei fiumi, pag. 62

0

63

·


540

Difatti le 23 file occupano la lnnghezza di ì\Tetr.i ·! 1, 50 I 22 in,tervalli di om 80 fonnnn o . · . )> ·18, 70 1

·~o tale , che è quanto la lunghezza del ponte; Metri, 30, 20 Pee I.a ccivalleria, titenendo di 588 chilogr. il peso totale del cavallo col cavaliere al'màto , si dovrebbe regolare la 111arcia in modo che non stessero sul ponte più di 42.rn 588

=

5U

A CATENAllIA

I PONTI Ml LITAlll

. 7 cavalli per vol tti.

· a trainare un peso maggiore di 500 chilogramn;i,_ basterebbero due carri tirati ciascuno da ,i. cavalli. E se si riflette ch e su di un ponte così fatto possono transitnre benissimo, come si è veduto, le artiglierie da campagna purchè i pezzi sfilino uno alla volta.; la fan teria s u due righe nqn an1massata ma · a distanze npertc non minori di om 85 tra una fila~ l'al_tra ~ e · la cavalleria per uno a distanze non mmor1 d1 1m60 fra un cnvallo e l'altro ; si vede benissimo che l'impedimento di questi due carri da tra sporto du.rebb~ il vantaggio di poler avere , in circa 6 ore un pont_e · di 30 metri di corda per il passaggio delle tre armi.

~:~i,

.:::::;· ·~· .

Per consegu enza i soldati a carnllo -poli·anno sHlare , sicurissirnarn ènte sul pon te N. 3 i n un a fila, a intervaìli non minori di ,1": 60 l' uno dall'altro. Di fa tti abbiamo

§ ~7 . Ponte N . 4. Su questo ponte si fecero pas~ar_eal · massimo nelle sperienie cli Chatam 56 ·SOldn t1 disarmati, i quali rappresenLavnno un peso :

P =MX 68 ·= 3808 chilogr.

Per i 7 soldati a cavall o in una sola riga , i\Ietri ili!, 00 Per 6 intervalli di 1m 65 l'u no . » 9, 90 Totale, quasi qu an to è lungo il pon te, l\'fetri 30, 9.0 § 16. Il Jone?ò riporta uno specchio completo di 1

tutto il material e necessario per nn ponte com e il N. 3, ciòè di 30 me tri di corda e della larghezza di 2,u_40 fatto con 8 catenè, ciascuna di 4 J.1mine sovrapposte. Da tale specchio risu lt~ ch e il peso totale delle . 67'2 lamine, dell e 35:2 chiavarde con le madreviti; del tavolato con tavole spesse om 038 e lunghe ciascuna -2m 70, dei pezzi laterali, de~ paletti di ghindamenlo, delle travi d-i tensione, dei paranchi, dei pali di ancoraggio, delle funi, ecc., è di circa 4000 chilogrammi. Cosicchè volendo traspor(are tutto questo materiale, in modo che ogni quadrupede non abbia

Dallo specchio si ha per il ponte N. 4 ]J=239 + 9 16=1'155, 1

/=Ò,60.

l=9 , 90,

Sostitùendo qu esti valori nell 'equazione ,(a) si ricava T

= 20623 .

E siccome la sezione pel'icolosà del pon t.e N. 4 è (§ 1 ~) 2·18,, X 4

= 873 millim. quad.

cosl la tensione sofferta sarà .5tata pei' rnillirn·. quad. di 20623

873

= 23' 62 chi logr.

.


Adunque nel ponte N. .i le la mine sono state ci-mentate mollo al di là del limite di elasticità e del coefficiente di sicurezza di H, 25 chilogr.; ma sono state cimentate per meno della carica di rottura; ond' è che le catene resistettero benissimo al sopraccarico di 56 soldati . Accadde solo, come diGe i!'Jones, che « sotto quest'ultimo carico il trave di ritenuta di ~ uno deg!i estremi del p·onte a traverso il fosso si ~ spezzò. Si vide però che nella traversa di rinforzo ~ esistevano_larghe screpolature. » § 18. Ponte N. 5. Dice il Jones che è1uesto ponte fu costruito in prosieguo di quello N. 4, cioè riducendo la corda di quest'ultimo da 1gm 80 a 39m 60. Il ponte N. 5 si ruppe sotto- il peso di 51 soldati, cioèdi 51 X 68 = 3468 chilogrammi. Onde _se nell'equazione (a) poniamo P = 3468, il valore di T che se ne caverà dìnoterà la tensione che soffri il ponte nel momento della rottura. Dallo specchio si ha

p

= 506 + rn11 = 1877. 1

z = rn , 80 '

r--

,1

T

= 19:295 chilogrammi.

E sicc_ome la sezione pericolosa del ponte N. 5 è la s_tessa . d1 quella del ponte N. 4, cioè (§ 17) 873 milhmetri quad., così lo sforzo per rnillim. quad . ·sofferto dalle lamine sarà stato di rn295

Ora sotto questa tensione :non si pu,ò ammettere . che delle lamine di ferro di buona qualit_à si debbano rompere; quindi la rottura del ponte dovè accadereper qualche nltra ragione. Difatti le catene si spezza- · rono in quel tratto che aveva servito per il ponte N. t, tratto che probabilmente aveva sofferto, come dice il Jones, per la scossa prodotta dalla rottura del trave di ritenuta uccennata di sopra. § rn. Ponte 1Y. 6. Su questo ponte si fece passare un cannone da campagna tirato da 22 uomini, il quale carico, secondo il Jones, era del peso complessivo di

9. . 873 = 2.... , 10 ~h1logr.

= 3105 chilogr.

P

Dallo specchio si ha per il ponte N. 6

p = itO,i6

+ '1154- = 2800; l = 20, 1 O; . 1= ~'

50.

Sostituendo questi valori nell'equazione (a) si trova

' 31 .

E fatte le sostituzioni si trovu

MS

A CATENARIA

I PONTI MILITARI

T

= 20000 chilogr. .

,

E siccome la sezione pericolosa del . ponte.N. 6 è la stessa di quella del ponte N. 3, ossia(§ H) 1747 millimetri quad., così la tensione sofferta dal ponte N. 6 sarà stata di 20000 1747

= 41

'

45 chilo.gr. per millim. quadr .; .

il quale risultato dimostra che il cannone coi 22 soldati transitarono sul ponte con la massima sicurezza.


-04,4

A CA'l'ENA'.RIA

I PON'l'l MILITARI°

Aclunque nelle sperienze di Cli atam i ponti N. ,1 e N. 6 furono cimentati quasi ugualmente. § 20 . Ponte ) Y. 7. Questo ponte, che è del pari acc ennato nel Rap porto della Com missione mi litare dell'Esposizione di Parig i, avev~ le catene fonnale con un solo Ol'dine di lamine, ma nella file1noria del Jon~s non si parla del1~ esperienze' che vi si eseguirono. Il pon.t~, per la speciale natura del palco, fatto con semplici stecclte di legno inlreC;ciate colle lamine non può. servi~e d~e pel solo passaggio della fan teri,/ Occup1amoc1 . quindi del carico che esso i:,o trebbe so stenere. Adottando le chiavarde del diame tro di ,13 millim?tri, co~-iJ' è detto al § 9, sarò. la larghezza della sezwne pencolosa · per ciascuna, catena .

80 -

26

= 54 millirnetri .

~Ia :si han?o 26 c~ lene, ciasçuna spessa 1 millim., . qmnd1 la sez10ne pencolosa di tutto il ponle sarà : 1

54. X ~ X 26 = '1404: millim. quad . Onde la tensfone clJe il ponte potrò. con sicurezza sopportare sarà T = H,0.4 X H , 25

=

r = 1, 30 ,

P = 687

+ ·100 = 1s1 ;

i quali valori sostituiti nella equazione (b) danno P

= 41531

5415

E questo sarebbe il peso unifornÌe1pen te diffuso che . il ponte può con sicun~zza sopporta ee. Adunque, come innanzi av remo che sul ponte N. 7 potrebbero stare ,1,53,1 cori sicurezza sim ultanearnente = 50 so ld at1;. .

90

· quindi ii passaggio della truppa potrebbe farsi su d uè rio-lrn o ) serhanòo un 'intervallo non minore di om W da una fi la all'altra . Difatti abbiamo : Per le '.25 file di soldati su due rjghe Per i 26, intervalli di om 75 l'uno

Totale

Me tri · rn, 50 » 18, 00 Metri

30, 50

§ :Z I, Se si volesse porre il ponte N. '1 in grado di resistere al massimo carico della fanteria stivata s u di esso su due righe , cioè 4-25 chilogr. per metro corrente, allora.basterà osservare che il peso per metro corrente che può sopportare il pon te N. 7 come fu co'struito è, diet.1;0 i calcoli precedenti,

4531

~

= H,6 cl11·1ogr.

·

15795 chilogr.

DaUo specchio si ha

z = ,rn', 2·i ,

';

.

valore ~he è , circa lu terza · parte del numero {25 ; dunque per lo scopo di cui trattasi basterà triplicare la resistenza del ponte, cioè fare ciascuna catena con un triplo ordine di lamine sovrapposte, perchè allora saremo , certi che la resistenza crescer.à un po'· più del triplo (§ 2) una volta che l'intessitura che tien luogo del palco del ponte rimane la stessa. Ma_anche qui è da notare, come si è detto(§ t2) che per il forte


(.

,

M7

I PONTI l\lILITARl

A CATENARIA

~:;~~fa ~i ;.25 chilograrnm.i per metro corrente è.duopo re ornstamente la resistenza che dovr . porre le travi di ritenuta del p on te. anno op-

cioè potranno sfilare su due righe serbando la distanza dj soli om 50 fra una fila e l'altra. Difatti si ha Per le 14 Per i 13 intervalli di 0 50 l'uno

mètri 7,00 » 6,50

Totale (presso a poco quanto l?- lunghezza del ponte)

metri 13,50

1

Jo § 22. Ponte N. 8. Non si rileva dalla l\Iemoria del ndes se furono falle delle esperienze su questo ponte n O rico eehnon potremo f,are a1tro e1ie ·occuparci del ·. ca-· . e esso potrebl~e sopportare quando si volesse cunen~a~lo per la sohta trazione di 11 2e! ch1·10 . per rmll d , .., grammi 13 ·11·1m.dqlula ., _adottando lo ' stabilito diametro di mi rn1 . e e chiavarde. · Le. 6 catene di q. i1es t o ponte · . essendo formate di 4 Iamrne sovrapposte sa., I · · ' rn a sezwne peric9Iosa totale (80 - 26) X 4 X 6

= ;J296

millim . quad . .

= 1296 X 1'I ,25 = ,14580.

Dallo specchio si ha inoltre p

= 308

X ?B7

01

Del rimanente notiamo che il peso per metro cor..

i6M

rente che il ponte N. 8 può sopportare è ~

.

= 189;

quindi se portiamo a ,14 le catene, cioè se aumen, tiamo cli 8/6 il loro numero; è chiaro(§ 2) che il peso per metro corrente che il ponte potrà sorreggere con sicurezza sarà alquanto maggiore di 118_9 +} 189 =441 ,

Onde avremo T

file

=

1065 ,

l

= 7,00 , f= o,,5.

Sostituiti q uest·I va Ion· nella eq_uazione · (b)· avremo P

=

2654.

E questo è il ~eso umrorrnemente ·e diffuso che può sdopport~re. con sicurezza il ponte· N 8. cruindi i I at1 armati che po t,ranno stare s11nultaneamente . · , ·so sulPonte saranno ·

il quale numero essendo un po' più grande del mas.simo carico di ,i.25 chilogrammi per metro corrente, dimostra che con u. catene il ponte N. 8 potrebbe :r:esistere al carico della fanteria stivata su di esso in ~ue righe. 23. Ponte N. 9. Questo ponte -presenta la particolarità che le catene non sono tutte della stessa grossezza ma sono alternativamente di due lamine sovrapposte e di una sola lamina. Narra il .Jones che questo ponte servì al pubblico e al genio militare pèr parecchie settimane senza soffrire menomamente, ma che le persone, vi passavano 12 per volta. P.er trovare col calcolo lo sforzo a cui fu cimentato il ponte dovremo amm,eUere che la trazio ne si ripartisca egualmente su tutti i punti di ciascuna sezione trasversale del ponte. Adunque riflettendo che il diametro dei bottoni è di oro 0125, avremo secondo §


548

·1 PONTI Mil,f'rA llI

54:9 Ma si è trovato che la sezione pericolosa di questo ponte è d i 8'25 milli rn. quad .; dunque lo sforzo che esso a uà sofferto per mìlli m. quadrato sarà stato di A CATENAnIA

il soli to che 11 la latg11iez·,z," deli a sezione pericol osa di -" ciascu na catena sarù: 80 - 25

= 55 millirn eLri .

4458 . Di - 9ueste catene 5 avendo Ja grossezza di un milli tnelr·o presentan o Jn sezi one dì f55 X •1 >( 5 ._

825

Totale

i550

V

'

o, 40 ch1logr .

Questo valore essendo merio della rnet,Ldel1'assunto coefficiente di sicurezza di chilogt·. •t ·1, 25, djmostra che il ponte N. 9 era in ottime condizioni, e che le persone potevano passarvi benissimo Ilno a 24 per volta.

275 mili . quad.

Le nitre ei oque catene essendo formate ciuscuna di 2 lamine, presentano una sezione doppia , cioè .

=

ì>

.~J>§sei•vazlio!Be suli'umioue delle lamhne-cahme

825 mili. t1uad.

fra di foro.

Dti!Jo specchio si ha P = 225

+ 3.2 = 257 ·,

l

= 9, 90 .

di questo ponte noi~ Ion·,,~. . è indicata dal t ., <;;:, , ~,J.n . i nss um eremo lo stesso valore della freccia del ponte N. 4 che ha la stessa corda, e faremo ( . La i d.freccia

, r = o, 60 . Dippiù notiamo che le ·12 persone che ,transita-

rono snl ponte rnppresenlano il peso P=.68 X 12=8"6chilogr. 1

r

Sostituiti questi val;ri nella (a) avremo· -1' = .+458 eh ilogr.

Se non andiamo errati ci sembra potersi accrescer~ di molto la. r esisten za delle successi ve· unioni delle lamine-cate11e del ,Tones, applicando !a nota proprietà che le! resistenza delle chiodature è in ragione diretta del numero delle sezioni trasversali di ciascun chiodo esposte al tag1io trasversale. Così trattandosi di quattro lamine sovrapposte, le quali il Jones unirebbe consecutivamente com 'è indicato àalla fig. 2 (Tav . 2°}, si noti che la sola sezione 1n n della pi ccola chiavarda è cimentata al tnglio trasversale. Laddove unendo le _ lamine fra di loro com'è accennato nella fig . 3, non una ma sette sezioni come m n dovrebbero rimnner tagliate prima che l'unione potesse dirsi totalmente rotta. Sembra che frÌ pratica questa maniera di unione, che il semplice raziocinio consiglia, non possa in:contrare ostacoli nell'applicazione ai ponti del Jones,


550

perchè, attesa la flessibilità delle ,lamine grosse ,1 millimetro, accade che nell'unione indicata dalla fig. 3, esse, quando sono tese e gravate dal piji piccolo peso, come il semplice tavolato del ponte, finiscono sempre per combaciare fra di loro verso m e verso n (fig. 4), precisamente come se si fosse adottàta l'unione - della fig . 5. · · Laonde conservando aHe chiavarde lo stabilito diam etro di '13 millimetri, la disposizione indicata dalla fig. 4 darebbe alle unioni una resistenza considerevolmente maggiore di quella che abbiamo calcolato innanzt

~onclusionc.

_I ponti del Jones che il Ministero della·guerra britannico, dietro il parere del Comitato del genio, ha adottato per l'esercito potra11no tornare in molti casi di grandissima utilità in guerra, massime alle piccole colonne che debbano eseguire dei rapidi movimenti in terreni attraversati da corsi d'acqua. La teoria così semplice di questi ponti e la facilità di avere oggidì delle ottime lamine di ferro e d'istituire duran te la pace delle sperienze preliminari sulla loro r esistenza e s_ulla fermezza delle loro unioni, renderanno agevole il formarsi un criterio esatto del. grado straordinario di resistenza di cui sono capaci i p onti del Jones. Dei quali non ultimo pregio è quello di trovarsi la tensione prodotta c1ai sopraccarichi ripartita tra varie catene le une indipendenti dalle altre, cosicchè ]a rottura fortuita di una di esse non potrà mai trascinare seco la rov:ina del ponte. Oltre di che l'adoprare il ferro in lamine molto sottili senza cimentarlo

551

A CATENARIA

1 PONTI nUUTA Rl

che per 1O o 1 1 chilogrammi per millimetro quadrato deve inspirare al certo maggior fiducia che se si trattasse di catene ordinarie o di ferro in sbarre. I quali vantaggi uniti alla leggerezza del sistema fanno credere che esso si potrnbbe anche applicare ai ponti di servizio assai alti che spesso occorre fare nelle vaste costruzioni e nei grandi movimenti di terra. Nòn neghiamo che i p on ti a catenaria in generale hanno anch'_essi i loro difetLi, dacchè nessun sistema in di ponti al mondo potrà mai dirsi perfetto, ogni modo non si. deve dimenticare che « avendosi « da attraversare dei profondi burroni le cui scarpe « sieno molto dirupate; dei torrenti impetuosi .... . o « avendosi da ristabilire il passaggio su qualche arco « minato di un ponte assai alto, i ponti sospesi rie« scono grandemente utili e forse i migliori. Dappoichè « le lunghe travi armate che si dovrebbero impiegare « in · questi casi sono certo difficili a collocarsi spe« ditamente in opera a causa del loro peso; laddove « il carattere distintivo dei ponti sospesi è appunto ~ quella leggerezza tanto desiderabiie nei materiali « da guerra >>. 1

ma

B.

DE-BENEDlCTIS

Capitano del genio.


CRONACA PO U'fICO-MlLlTARE

CRONACA POLITICO-MILITARE

14 m a l'ZO I870.

La situazione prosegue a mantenersi pacifica . Le. qms · 1·t0rn· o- [" • . . . , neo I anm scorsi minacciavano prossime complicazioni n,on sono certo ancora definite, ma pel _ .momento non presentono _ m: . carattere d1 tale gravità da dar ragiono. agli « allarm1st1 • to . .» . Tuttavia · è bene tener ct 1·etro al! o svo 1gimen success1~0, d1 queste quis_ti~mi ond<~ non perdere g·li anelli di quel_la catena, la quale ci deve condurre _ tale almeno è 'il senl!~ento gen_~ralo - allo spettacolo di fu ture lotto. Per quanto c10 debba costa,·c a1·. ·'·,uto1· · 1· della . pace un,ver. . . . lu . S~lle._: a1 paladm1 del!'_« anti-mililarismo » non si può a meno d1 r iconoscere ch_e _oggi a ncora, come sempre per l'addietro, la P?tenza che. r!a 11 tono nelle coso militari è pur quella che · come lo da nelle . . politiche. , . La Prussia è ogo·i o quel] "" pote nza, 1o e~,a ie!'l, la . Francia, la quale perciò non è a stupire se abbia s~nt1to cosi m:amente la ripercussione di un fatto che malerialmente colpiva un altro Stato. Noi ab~iamo ve~lut9 di questi giorni 'quale irritazione abbia pr?dot~?. m ~rai~ci_a __ u?a corri~pondenza spedita da Pietroburgo e rnse11ta ne1 Jhlitarise,he ntatte1· di Berlino, ove si afferma,•a che dopo,_la prov~ infelice fatta dalla guardia nazionale mobile e dopo l rntroduz10ne del sistema costituzionale che 1· d Il' , , ·t . . e 1spon0 e e,,erc, o, non esistevano realmente in Europa altre potenze chP

militari che la P-russia e la P.ussia, le quali da sole poLrebbe.r ò resistere a tutta l'Europa collegala . In questo parole, a cui non si doveva attribuire per arventura altro yalore che quello di un apprezzumcnlo per:;onah•, si rollo vedere invece l'ispirazione del genera le Moltko, e la stampo francese ne tolse occasione per rivolgere eccitamenti nl Gorcrno a vokr far s\ da non meritarsi i sarcasmi dei glornali r russin ni. Con tuie disposizione dello spi rito pub bli co si può focilmente prevedere che. le riduzioni nell'esercito !rancese si limiteranno a ben pocn co~a : da 25 mila uomi ni di meno nella cifra cìel contingento ann uo, non si rnnne più a pa rlnre che di soli 10 a 12 mila uomini, o non è l ungi da ogui vcrosimiglian1.a che il risultato dcllr. inter pella nze sulla politica <'Slcra, annunziate per uno dt' i prossimi giorni, nbbia a d inflnit'O sulla YOlazione ·del bilancio del la gu erra in senso favorevo le agli interassi militari. Del resto è fa cile lo scorgere come su questo torre.no l'Imperatore siasi consonato un piede, e come non so no lasciorà: sm uOrni'O co·s·, di leggieri.. u·na circo lare de l Ministero della guorra proscr ive l'iscriziono sui ruoli della riserva d_egl i individui che si trovano in congedo illimitato per avere compiuto il serrizio sollo le armi. È noto come questi militari sieno inscrilli sui ruoli cloi depositi di reclutame nto , ma proseguendo ad essere imm atricolali nei corpi da cui provengono; per cu i, in caso di chiamata, ossi fanno ritorno ni corpi rispotlivi. Como si vede, questa disposizione non altera per nulla lfl forza attua lmente sollo lo armi e neppure quella dell'cffcttiYo to tale. Infìuo, sembra cho stia per pre valere la determinazione di togliere all'Algeria il carallere di colonia m;litare che essa ebbe sin qui. li periodo delle iosuùezioui pare omai che sia terminato e no n si ravvisa più per;colo a che un governo civile sia colà stabil ito . Con tutto ciò l'Alger in prosegue tuttora e proseguirà ancora per un pozzo ad essere un'eccellente scuola pei soldati francesi , giacchò la loro attenzione è sempre tenuta in risveglio dall'apparire di qualche banda che si formi su qualche punto di quoll'immonso territorio. Una di queste apparizioni ebbo luogo testò nella provincia di Oran pér parte di una ban<la di circa 400 cavalieri che, ricoveratisi alcun tempo J'u sui suolo marocchino, aveva nuovamente Yarcata la frontiera e cercava di spingersi verso il nord-est. Alcune colonne di truppe francesi si misero tosto in moto Yerso quella parte, di concerto con altre colonne delle tribù indigene : bastò i · ANNO XV , VOL, I. 35


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CRON.\ CA

POLITICO-llllLITARE

semplice ann unzio di questo movi111ento perchè la banda cercasse nuovamente rifugio al di lù della frontiera. Più gravi falli accaddero nel Senegal, dove le bande di Lat Diour henchò sconOllo poco t.empo prima, si erano rifatte di numero e di ardire sollevando altresì lo tribù fedeli. All 'appressarsi di uua colonna francoso partita da S. Luigi, esse si ritirarono; ma, raggiunte dopo vari giorni di penosa marcia, esse furono battute o disperse; il capo, rimasto quasi solo, dovette cercarn la sua salvezza nell'in terno, lungi d_a lle sue risorse.

-e che la fedorazionc accoglierà corto noi suo seno in un av-

La quistione germanica è quella, come dicemmo, che domina la poIitica europea. li discorso del re Guglielmo all'apertura del Parlamento federale, ùi cui già facemmo cenno nella Cronaca antecedente, aveva già prodotta una profonda impressione pel tono reciso con cui annunciava di voler proseguire nel sistemo. adoltato sinora e svolgerlo anzi in tulla la sua ~slensione. Quale potesse P.Ssero questo sistema, risultava già abbastanza chiaro dagli alti antecedenti. Coi trallali militari, colle convel)zioni doganali, collo riforme legislative ubbracciare la Germania del sud, metterla nella posizione di dovere essa stessa cercare il suo centro di gra,ilà. a Berlino, e con ciò raggiungere due risullati certi, cioè togliure alle potenze estero ogni pretesto d'inlcrvonirc, e ad un tempo anivaro sempre più negli Stati ancora disgiunti il sentimento della solidarietà nazionale: ecco qùello che tutli vedevano essere lo scopo del governo della Conicderaziorn1. Ora poi lo dichiarazioni del Bismark no 11 lasciano più sussistere verun dubbio·al riguardo, e mostrano com' egli cammiui lento mente, ma risolutamente, alla meta prefissa. In occasione della terza lettura di un trattalo col Baden, relativo allo reciprocità giuridica, il Lasker, a nomo di molti deputati del pat'Lito nazionale liberalo, propose che il Parlamento dichiarasse la sua riconoscenza al popolo o al governo badese per lo zelo con cui favoriscono il programma nazionale e manifestasse la speranza di vedere quanto prima. quello stato ammesso in seno alla Confederazione. Come caLogorica era stata la proposta, così categorica fu la risposta del Bismark, colla differenza porò che mentre il Laskor ~urlava c_ome un uomo che non ha una grave responsabilità, tl cancelhero fece prova di tutta l'abi lità di un uomo di stato, che sento i doveri dolla sua alta posiziono. Egli dichiarò che in massima il programma dei nazionali-liborali è pu..e il s•Jo,

venire più o meno lontano gli Stati tedeschi meridionali. Fatta questa dichiarazione, che per la prima volta e in modo ufficialo palesa nettamente lo scopo dRlla politica di Bismark, egli si riserva però la libertà di pronunziare sull'opportunilà di fare questo passo. Anzi questo passo non è la Germania del Nord che devo farlo, bensì la Germania del Sud. li momento a ciò non sembra ancora venuto al cancelliere: se noi Dadon le simpatio per la Confederazione sono vivissimo, così non è del WLirtemberg o tanto mono della Baviera, ove prevalgono tuttora sospelli o difficlenzo elle solo il tempo e una saYia condotta potranno dissipare. Quanto lu ngo debba ossoro quosto periodo, il Bismark non vuole pt·evedere : dovesse anche passare una generazione, che importa? Intanto - soggiungeva egli - i ser'"izi che il Daden rende alla causa federale sono appun to così utili, perchè esso ò fuori dolla confederazione stossa. e cesserebbero il giorno slosso cho vi enlrosse. La natura e i limiti di questa Cronaca non ci consentono di estenderci maggiormonlo su questo discorso del Bismark, di cui tu tte lo frasi hanno un gran valore per se stesso o perchò pronunciato da lui. Amici e nemici sanno ornai a cho allenersi; e quanto allo. Francia, o le conviene accettare il nuovo ordine di cose che viene annunciato per un aYvenir11 più o meno prossimo, ma certo, e permettere quindi cho la linea ciel l\lono non sia più una frontiera, o decidersi nlla guerra.. In quosto ultimo caso la posiziono rispolli\•n della Prussia o della Francia sarebbe quella dell'llalia e dell'Austria prima del 66. La rottura delle ostilità non sarobbo che una quisliono di opportunità. Qual Yalorc potrebbero aYero in una simile contingenza i trullati militari che legano gli Stati elci Sud colla Confederazione dol Nord è cosa elle dipende totalmente dall'atteggiamento della politica dei diversi Stati. La Baviera esce soltanto adesso dalla lunga crisi di cui esponemmo lo cause nella Cronaca anteccùeRto. Il re Luigi noi separarsi dal r rincipe llobenloho non ha dissimulato il dispiacere che ciò gli recava, e ora il ministro scelto a surrogarlo nella persona del conto Bruy non. accenna a volersi regolare dh·orsamento dal suo antecossorc per ciò che riguarda la politica estora. Nell'annunziare tale nomina al Governo federale


557 . posizione doli'escrciLo austriaco non ò punto qnolla cho viene POLlTICO-)tlLlTARE

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CRONACA

di Berlino si-ebbe cura di dichiarare che il Gorerno hanircse ha il rermo proposito <li mantenere la politica nazionale fon data sul trattato di al lean1.a colla Prussia. Una recente disposizione presa dalla Camua assiana , con cui si dichiara risponsabi le il Ministro della guerra , ad onta della costituzione militare imposta dai traltati colla Prussia, è un'altra prova del sentimento antiprussiano che da qualche tempo in qua si fu vivo in qualcho parte della Germania. Il contegno dell'Austria sembra pur sempre eli o sia q1wllo della neutralità. Anzi in quesLi ultimi tempi le relazioni della corte di Vienna con quella. di Berlino sono direnuto assai meno tese che per lo passato. Unieo sintomo eontt'ario sarebbe il viag·gio dell'nrciclnca Alberto a Parigi, dovo l'illus tre Ciglio dell'arciduca Carlo ricerotte un'accoglienza degna dei suoi merili e dell'ospitalità fran cese. Egli visilò tulli g-li stabilimenti miÌilari, assislelte· al!o con fcrcu zc· degli uffìziali, o in suo onore il ministro della guerJ'a diodo un solenne com-ilo. Naturalmente i giorr.ali rollero ravvisare in questo vi,1ggio una missione poli tica il cui scopo non sarebbe cho troppo eviden te: ma la poca armonia di vednlo che esiste fra il Beust e l'Arciduca, e più ancora di questo, il complesso della siluaziono ci pare che non perme llano di accoglioro con troppa facilità simili cougctture. Gli imbnrazzi interni dell'Austria sono ben lungi dall'essere scemali. Le discussion i sugli affori di Dalmazia o le r ecriminazioni per quella che fu delta la capitolazione di ITneztu c occuparono parecchie soclutc ciel l\oichsralh. Lo stato d'assedio a Caltaro fu tolto, e si vanno poco a poco rilirando le truppe; ma quanto alla legge sulla Lat1dwohr lt•stè ancora il tcnon lomarescial lo Wagner, ministro della difesa dol'paes&, dichiann'a che non prevede ancora il momento opportuno por applicarla, poichè tut~e·le liste cli iscrii i_one cenno slate clistruLlo, e pendono ancora lo ll'atlative per venire ad una soluzione amichevole della quistione. Ma mentre da questa parte siffatto guaio accenna a voler finir e, l'opposizione delle va rie nazionalità tende a ingagliardirsi ogni dì più, e non ò cerio ultimo fra gli inconvenienti che questa · agitazione produce quello, che esso ha un immediato contraccolpo nelle fi le stesse doll'esercito. La

netlamcnlo designala alla forza armalu in un regimo costituzionalo, l'asto11sione cioò da tutti i partili, il cui succedersi al potern non rJe1'C por nulla alleruro le basi dell'od ifìzio militare. La co~a in AusLria è beo diversa, e l'esistenza stessa dell'esercito è dirottamento minacciata secondo cho prcrnle l'uno o l'àltro sistema. Cosl moutre da una parle nolammo le simpa tie non dubbio con cui l'uffìzialilà austriaca salutò la soluzione dell'ultima. crisi minislerialo, vediamo d'altra parto roanifestnrsi qua o là tenclen1.e autonomiste che si mostrano in giornali militari dedicali agl i interessi dolio singolo nazioualit/1. L'intogritit e l'unità doll'osrrcito sono cos·1 esposte ad una ben dura prova, e il lievito dello passioni politiche minaccin seriamente non solo la cosliluzione slossa doll'osercilo ma può ùivcnirc fonte di grari danni al paese. D'nllra parte l'attività con cui il ~,linistro della difesa in U,oO"horiu spinge l'urmamcn to o l'islruzion o degli llonved, o la · , lO determinazione presa di dolnre questa Landwehr uoglwrcE,;, a·1 " corpi tecnici, non sono certo di tale nntera da dissipare: i· limori che un giorno o l'.11tro di fronlo all'esercito unico se )?O trovi un altro fornito di tutto l'occorrente e capace di provo~ caro la complela scis5ione delle dno parti della mouarchia austr_eungarica . Le tra ttativo poi' ,ma clefìniziono della quistiono dei con~Ul,i. mililari occupano pure l'opinione pnbhlica e conferiscono a mantenere q11t'IIO sta lo di tensione fra i diversi partiti che già tanto altre quislioni hanno creato. Il governo cisleitano 11?1meltc in massima l'iucorpon,ziono dei Confini alla Croazia, vale a diro la loro cessione al regno ungarico. Restano però a precisaro lo modnlilà con cni si elevo esoguiro questo passaggio e la quota del debito cloll'Unghcl'ia. àln111t·o il Governo tran- , slcitaoo chiedorchbo l'immediata incorponrziooe di tutto· il territorio in (Juestion c. mediante l'assunzione cli nn debito cor- . ~ rispondente all' numonto di territorio, il Governo cislcilano \ aderil'Obho all'immediata incorporazione di quelle parti soltanto, , :ì che "ià Yennorn in ria di esperimento liberale dal regimo mi- , lilar;, r ise1•,,a11dosi por il re.:;lo doi confini militari (ed è In parte . . , più considerevole) a cederli all'Gogberia soltanto nel 1878._ anno.::in cui spira la convenzione finanziaria fra le tlue parL1 del~~l~)-· . . l'imporo. In questo intorv~llo cho il Governo ci:leitano .s! pro- :(;i'>'d curorebbe esso intenderebbe procedere a gradi a gradi alla !._·, •> .trasforma;iono di quei distrelli, evitando così il passaggio re- ;, '.

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558

CRO~ACA.

pentino da una forma di governo ad un'altra così diversa; nello · · stesso tempo sembra che il Governo cisleitano intenda farsi . il tutore delle guarentigie di autonomia che i distretti stessi ·reclama1·0, o quanto ineno assicurarli dalle tendenze troppo livellatrici e unificatrici del magiàrismo. In mezzo a tali di_vergenze l'opera del canc<:1lliere di Beust cerca di condurre una conciliazione che è altamente richiesta dalle condizioni dell'impero, del quale si può dire che dal 66 in poi si trovi in uno stato di conlinua trasformazione e di agitazione febbrile.

I timori che si erano ·sollevati per la quistione montenegrina sì chiarirono esagnrati. 11 concentramento di truppe turche, di cui tanto ,~i ò parlato nei giorni scorsi, si riconobbe ridursi a poca cosa, non degna veramento di richiamare l'attenzione. Una Commissione internazion ale a cui prendono parte i plenipotenziari della Turchia o del Montenegro è ora incaricata di delimitare la frontiera fra i due Stati. L'attacco di una banda montenegrina contro il forte Presika nel distretto di Cattaro ' non ebbe alcuna conseguema, poichò la banda fu respint; e· dispersa e il principo di Montenegro si affrettò a present~re le $ •ae scuso al Governo austriuco, assicurandùlo della pronta pu· :nizione dei colpevoli. ff ministro Lloll/1 guerra uel Belgio si è procurato t~stè, con una cessione di terreni ad una compagnia, i fondi necessari :per completare il gran campo trincerato di Anversa. La sicu.l'ezza del Belgio sta nella sua neutralità: e la guarentigia d al sicurezza esso se l'è cercata nel suo sistema di difesa: o ;veramente si ·può dire che pochi Stati abbiano risolto il prol>lema dell'indipendenza, nazional e in un modo così razionale. Un ben inteso e ricchissimo sistema di. ferrovie dà il mezzo di eoncentrare in breve tempo la fo rza armata del Bel<>'io caleolata, in caso di guerr<1, a circa 100 mila uomini. Il ~u;1to di eoncentramento è Anversa, che per la Schelda comunica col mare, donde possono giungere i soccorsi dell'Inghilterra. Distrutte 'le antiche fortezze, il cui numero sarebbe stato più di danno·,che .di vantaggio, ne furono però conservate ·5 cho formano ~ome una prima linea avanzata attorno ad Anversa. La piazza 'Per se stessa consta cli una cinta a 2 chilometri dall'abitato e {1a una linea di forti a 3 chilometri dalla cinta: una ferrovia mÙiì are corre lungo tutto lo sviluppo della cinta cd un'altra ezìandio

POLITICO-Mll,I'l'Al\E

lungo la linea dei forti. L'ingente spesa di questi lavori veramente colossali fu cau$n che si dovettero sospendere per alcuni anni. Tuttavia il più s' ora fat to. La cinta è completa: questa parte dfllln cittadella sud, costrutta sulla riva destra dcll;i Sçhcid-i , e si mantiene nelle cond izioni di vera cinta dii assedio per i fronli che guardano a sud e a sud-est fino alla strada che da Anver sa va a Tournouth: per questo tr11tto la cinta si compone di 6 fronti a sislema poligonale, di un ehilorrretro ciascuno: indi, piegando verso nord-ovest dove incontra un terreno paludoso e inondabile , ò solo una cinta di sicurezza, pel tratto di ci rca 5 chilometri, e termina alla cittadella nord, posta pur ossa in riva alla Schelda. La linea dei · forti stacca li ha pur ossa duo fronti, com o la cin ta d'assedio; quaUro, cioè gnnrdano a sud, e quattro a sud-est. Dalla Schclda fi110 al forte N. l che si trova sulla strada di Tournou th si ha uo sviluppo cli 15 chilome tri. In simili condizioni la cilladolla del sud, pentagono regolare di fronte bastiona to, non poteva pit1 essere utile che come un ultimo ridotto, poichò trovdsi adclossat.a all'abittil.O; il valore storico o la spesa occorrente per demolirla la avevano salvata finora . Ma ora. in · seguito a quella Convenzione di cui dicemmo, ossa verrà distrutta e si prolu ngherà la cinta Duo alla Schelda. Nello stesso tempo si procederil alla costruzione di due forti staccati sulla sinistra della Schelda, la cui necessità si rendeva evicleo te dalla possibilità che il nemico proveniente da Gand collocils ,e le sue batterie sulla sinistra della Schelda, e sul prolungamento della linea dei fqrti, e prendesse così d'infilata il forte più vicino a l fiume. Un altro for'.e si costruirà pure sulla destra della Schelda, fra la strada di Tournouth e quella cli Breda. È noto come nel disegno di queste oper o di fortificazione prevalsero le idee del Ilrialmont nel cui recente trattato sulla fortificazione poligonale i lettori della Bvvista potranno trovaro in proposito i più ampi ragguagli.

suo

In Ingh ilterra l'opera della riforma militare proseguo a gran passi, e ultimamente in una clelle seduto della Camera dei CO· muni, in occasiono della discu,sione snl hilrrncio della g uerra, il ·ministro Cardwoll espose le sue vedu te in proposito. Lo riduzioni sulle spese sono anche quest'anno mollo considerevoli: il bilancio totale delle spc~o mi iilari per l'esercizio


POLl'flCO-Ml LITAl\E

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CRONACA

1870-ìl fu porlato o oppr(wa lo iu una somma di !ire itaJinne 3:2-1 .375,000 con 111'1 rispal'mio sul pl'ecedente esercizio di oltre a 28 milioni. e di 59 snll'osArcizio 1868-69.

NaturalmM Lo una r id nziono così vistosa non polo"a operarsi senza diminuire la forz::i bilanciala, cd è clfotlivamenle quello che si è fallo, riclucendo la forza dell' cs:'rcilo regolare da 125 mila uomini a 113 mila oltre ad altro misnrc d'ordine org aoit o. Coo tu Ilo ciò il ministro Cardwoll si lusingn non solo di n on river scemato la potenza militare dolla Gran Bretagna, ma altrosì di averla aumentata . Per comprendere questn, che può apparire una contraddizione. è d'uopo por men te all'indiri;,:ro r,o litico ina ugurato dal prrsenle gabinetto por ciò che riguardo il sistcmn delle colonie. Sehhene eia qualche tempo in qua la politica inglese abhia sempro miralo a liber are lo Stato dai gravi carichi cho lo imponeva il sistema protellivo con cui erano rotti i posso<l imcn ti coloniali, sobbone l'idea di concedere a questi una più larga sfera di attribuzioni, e di costituirli in altrettanti Stati p1'l!$S Ochò au tonomi and11ssc guadagnando ogni giorno magg ior terren o, puro Mssuno elci ~linisf.eri 11ntccedcnti aveva ancora tl:\olato i o larga misura l'alluazione di questo teorie; ed era risenato al '.llinist.cro presente, prci;ieduto dall'onor evole Clndstone, I' operare cosl in questo come in altri campi una compiuta riforma. Ormai ò nmmesso in principio che le colonie abbiano a provvedere esse stesso a Ila pr opria difesa, cosicchè tutta la fona armata che è pngata dai sudditi europei t1 i S. M. Britan nica sia pure destinata ali' esclusiva difesa dei _possedimen li europei. . Gli è cos) che mentre le forze r l:'golar i nell'India salivano nel 1868 a 49,650 combattenti, furono r idotto nel 1869 a 34,503, ~ allualmen le non sono piì.1 che 23,561 ne' qu11 li si devono anche com prendere le guernigion i cli Gibilterra, Malta, Bermuda -0 Unlifax Noi Canadà, le forzo regolari non salivano in sul princi pio di quest'anno cbe a soli 2,530 nomini. LCI colonie dal cn nlo loro non domandano cli meglio, e le apprensioni che si or:rn levato da principio por la loro sicurezza sono ora scomparse afl'allo, poichè in luogo dei reggimenti inglesi sorsero e si organizzarono milizie locali, e per un soldato che avevano primn, ora ne hanno dieci. Ad ottato cos) francamente questo principio, e richiamando f)OCO a poco le truppe dalle colonie è agevole concepire come s iasi potuto pensare ad una riduzione dell'eser cito r egolare,

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destinalo omai esclusivamente al servizio dei possedimenti diretti ùella Corona. Difatti al presente si trov(lnO nelle duo grandi isole britanniche circn 86 mila uomini ; di dello esercito (68 battaglioni, 16 reggimenti di carallcria e 105 halter io) a cui aggiuugcndo lo tl'u ppo di riserva, si avl'ehbe un eft'ot.livo di ci rcn llO mila uomini, disponibili por una guerra all'estero, forza che da luogo tempo non si era vista concen trata nei Reali nomillii. Le riduzi oni progettate dal Min istro e accottnlo dalla ~a: mera portano sul numero ùello unità tattiche; i r oggimen ll di Janteria da 12 compagnie furono ridolli a 10, quelli di cavalleria da 8 a 7 squadroni, conservando però i quadri clell'uffizinlilà dello unità disciolte o furono pnro aboliti i battaglioni di dcoosito la cui nrcessità ò ora svanita col richiamo delle trupp~ dall~ colonie ; così ancora vennero portale alcune modificazioni in ciò che concerno i doposili di ar tiglieria. Oltre a ciò l'on . Cardwell oonmerò 1111a serio di disposi1.ioni r olalin, agli uffi1.iali, eh' egli intendo di introdnrro gradua~mente, e il cui scopo ultimo dovrà esser e l'abolizione del s1stC'mn oggi in uso e tanto censurato dclln compra dei brevetti (the purchase S'lJStem ).

.

Un altro doi direlli cho più si rimproverano 'ali' orgamzzazione militare inglese è la diffìcollà di reclutamento o la di!ficoltà che ne conseguo di potoro, in caso di bisogno, anmontorc le filo dell'esercito. E a ques to puro riYolso la sua attenzione il sO"Telario della guerra inglese, e si lusinga di rimediarvi, ma~tonendo come prima la ferma di 12 anni , ma riduceuclo il sor,iizio attivo sotto le armi a 6, riducibili forso in progresso di tempo n soli 3; il rimanente del tempo si pa~scr ehbe nella riserra , coll'obbligo di accorrere alle banchere in caso di una chiomata; por quelli che fosse ro spediti fuori dopo un servizio cli 6 anni si nvrebbo focollà di passar e nella r iser va o di con ti nuiiro il sorrizio 1}ffellirn. L'on. Cnrd well non si dissimula le difficoltà pratiche che incontr a un tal sistema, 111 quale si mostrarono poco favorevoli alcune notabilità mililat'i ; rna egli stesso dicbiora che è solo un esperimento, col quale ha la spernoza di poter allfrare nelle filo un maggior numero di rnlon larii, r eclutandoli da un maggior numero di classi. Egli infine propose e ottonno lo stabilimento di un nuovo e dipartimento di contr ollo • ripromettendosene g randi risultali dal lato economico; annunziò la divisione del territorio in


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CRONACA

tanti distretti mili~ari, a_ cui_ fo ssero assogn11 te le truppe, accen nò ad un ulteriore r1ordrnarnento del )linistero di "Uorra e p~rlò di molti miglioramenti da introdursi nel!' edu~azion~ militare. . Come si. ~edo dal complesso di tutte questo disposizioni, la riforma m11I!are inaugura ta dall'o.n . Carclwell tende a riavvicinare l'esercito inglese all'orgnnizzaziono milita re vigente nelle a~tre potenze europee : e sollo questo riguardo noi possiamo T1t;norla come µn decisivo miglioramento, <lovuto sopratutto al! ~lem~nt~ borghese, ~~ppresontato dal segretario della guerra, dov ecche I elemento rmlt taro è tenero della conser vazione dell'esercito i?glese sullo basi degli esercili merconarii, quali erano in E~ropa nei secoli scorsi. Le ri rorme annunziate dall'on. Cardwell m1r~n_o eviden_tomonte a ciò_: esercito nazionale, adopra to pel servJZ10 esclusivamente uffizia le, numenf.abi le, all'uopo, con ri~erve. La progoltata abol izione del purchase system ci fa altresì 1~trav:edere un rocl~tameoto dogli ufficiali stabilito su basi più razwnah. Io lutto po, trapela la tondonza a unificare e coordinare la for_za_ armata del paese, a distrnggere ((U(~lla barriera che ha es1st1t?. finora iu Inghilterra fra l'elemento· borghese e l'elemenf.o militare. o a creare la possibilità del reclutamento sulla base ~el_l' obb!igo personale. Forse si è ancor lontani da ciò. m~ vi sr è_ ~v1d~mtemente sulla via: l'opinione pubblica in Io~ ghtlt~rra _s1 e già gra;1demeute _modificala al riguardo, 0 pih anco1a st mod1fìcheru sotto l'influenza do l nuovo sistema « _Qu ello_ cli c~1i abbiamo bisogno (si leggeva a tal proposito neÌ Times) _s1 è d1 arnro uoa popoll,zione educata alle armi, che v~nga_'.n sostegno n_ll' escrcit? regolare, in modo da poterne r!em pn e le l~cuno, m caso d1 qualche gravo emergenzo. un sist~ma ch_e ci dòss~ questa possibilità avrebbe, per dippiù, altri grandi vantaggi. Un'educazione militare conferirebbe immensamente ali' educazione generale di una gran parte del nost~o- popolo, e un hreve periodo di servizio metterebbe mollt 111 grado, e :forse sarebbe loro di eccitamento, a pnssare n_elle file del l'esercito regolare, per poi rientrare nella vita civ:le, ? rande1~ente migliorati sia per capacità sia per abitudini d ordine. Es~1 ~os) non avrebbero rliri(to, trattnndosi di sl breve servizio, a r1ch1edcl'o una pensiono e si eviterobbe per tal modo una sorgente consid orevole di spese pcrmonenti. ,. Alle riduzi_oni ~cl bilancio della guerra si accompagnano quelle_ nel_ b1lanc10 della ~arina, il quale fu fissato per questo anno in hre nostre 231,200,000 con economia di circa 19 mi-

POJ.ITICO-MILITARE

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Jioni sull'anno precedente. Anche qui si pari\ dal pénsiero .di rendere mono grave la sposa, senza diminuire l'efficienza della forza, problema difficile che non si risolvo so non con un sistema che procuri una maggioro semplicità, La marina militaro di tutti gli Stati è passala negli anni scorsi por una doppia crise, l'unn dello qua li ha avuto per oggetto di sostituire il sistema ad elica a quello a ruote, l' al!ro di rinnoYare nddirittura il materiale, colla sostituzione delle navi c~razza_le a ~uoll~ lin legno. Questo doppio periodo di trasformaz1one, ID cui ogni giorno portava nuovi cambiamonli, non potò a meno di gravare enormemente sul bilancio degli Stati, cd ora cho le idee si sono già un pc,' meglio formalo, semhra venuto il tempo di introdurre armonia nel sistema, ed economie nello sposo. Il m;nistro della marina inglese dichiarò che quando siano ultimate lo costruzioni nava li ora in corso, la flotta consterà di 31 bastimenti corazznti e di 9 bastimenti a torre, ollro ai molti legni del vecchio materiale non corazzato. Facendo il parallelo di questa forza navale con quella della Francia e con quella degli Stati Uni ti, egli ne conchiudeva alla gi·ande superiorità in favore dell'Illghilterra di fronte a ciascuna delle allrc due potenze. La situazione interna della Spagna non ò cambiata punto. La candidatura di cui oggi si parla maggiormente è quella del duca cli Montpensier ~enza che porò abbia maggior probnbilità Ji riuscila cbe lo altre. Si parla già da alcune sellimano di un nuovo movimento carlista che dove scoppiare a gioroo stabilito: ma il governo moslrn di non temerlo, o tiene lo truppe concentrate in grossi nuclei nei punti più importanti per poter agire con forze superiori ovunque si manircstasse il pericolo. Il maresciallo Prim ha presentalo alle Cortes un progotto di riordinamento dell'csurcito, lo cui basi sarebbero le seguenti: servizio obbligatorio: un contingento annuo di 1• cnlogoria votato dol io Cortcs: gli uomini di l• categoria servirebbero 4 anni sotto le armi. altri 2 nella risona di 1• bando; quelli di 2• categoria costituirebbero la riserva di 2' hando, o servirebbero un anno solo, ma non potrebbero essere chiamnli se non dietro apposita legge . Sarebbero soppresso le gratificazioni. Autorizzala l'affruncaziono, e per conseguenza nmmcssi gli arruolamenti volontari e i riassoldamonti. Il maresciallo J>rim si propone anzi di creare fin d'ora in via di esperimento due battaglioni composti csclusirnmelllc cli volontarii.


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Cl\ONACA

POLlTlCO-MJI,ITAR E

Le notizio di America ci presenta no sempre lo stesso gt·ado d'incertezza. Il combattimento del 1• genn_aio fra Spagnuoli e Cubani inso rti sem bt a abbia fin ito colla ritirata dei prim i, per quanto i r apporti spagnuoli aobiano corcato di velare la verità. L'insurr ezione nel Messico deve certo avere assuuto proporzioni assai graYi, se ne dobbiam giud icare dalla deliberazione del Congresso che accorda a .Tuare:1. i ' pieni poteri ditla· turfoli per 6 mesi..

' comandi territoriali di cavalleria, ed isti tuzione di 42 comandi di presidio. g• Stabilimento della forza normale sul piede cli pace dell'esercito combattente a 129,000 uomini, non compresi gli ul'fiziali. La cifra del bilancio della guerra per il 1811 sarebbe fissala secondo questo pr ogetto in 1~7 milion i di lire circa , vale a dire con una diminuzi one cli circa 18 milioni su lla somma che era sta ta domandala nel bilancio l 8i 0 fra parte ordinaria e straord.inaria. ·Queste rid111.ioni non poss0110 certo lasciare indiffer ente nessuno a cui stia a cuore l'avvenire delle nostre istituzioni militari. Se però tale è la necessità, l'esercito, .ne siam certo, le subiril con rassegnazione, ma non senza esprimore il voto cp.e esse raggiungano veramen te lo scopo a cui mirano, e quosto raggiunto, si ponsi nuo,•amenle /l. dare olla '.orzo armata qu~l giusto sviluppo che la sicurezza e la dignità clol paese richiedono . Sperando migliori giorni pel futuro, riconfortiamoci col!e ~emorie ciel passato, o tributiamo una · parola rii lode e ~1 r1conosconzu al prefolto di Venezia, commendatore. Tore~ll , e al deputato ~Cavriani, i quali ebbero le gener osa idea d1 racco,gliere con privale sottoscrizioni un ca~itale per. pr~cedere .all'esumazione dei cadaveri del campo eh bat.togha cl1 S0lfe r10o e di s. Marlino, o per r accoglierli in apposito luogo, affìnchè le reliquie dei prodi che lasciar ono la vita combatt~nclo per la indipendenza dello patria, e per l'onore de.Ila band1er~ fosser? conservute o consacrate per sempre alla riverrnza dei posteri.

Venendo al le cose nostre ci occorrorebbo far qual che parola <lolla pubblicazione del nuovo Codice Penale v er l'Ese·1·cito, in cui furono introdotte molle e- importanti mod ificazioni al Codice. P,m.ale 1lhtitare dt'I 1859 . Ma. ci asteniamo dallo accennarle, poichè c·iò formerà oggetto di uno studio 5pe.c.iale etio .compa1·irll in questa . lHvista stessa . S0lo ci :piace rilevare il fotto elle la re visiono del Codice antico venne compiul~ collo scopo di coordinarlo co l Codice Penal e Marittimo e col diritto pena le comune : noi ci augùriamo che questa ·buona pratica di armonizzare i diversi ser vizii dello Stato e specialmente i due cos'1 af'fìni della guerra e della marina sia presa d' orinnanzi com e una norma costante di t_utte le disposizioni legisJative.cd amminislr.ative. · Il 7 corren te il Parlamento italiano ha riaperto le su!3 sedute. li gior no 10 il ministro dello finanze ha fatto la sua esposizione finanziaria, B ha annunciato come il Ministero abbia concretalo i suoi disegni d'i economie mi litari principulmcnte sui punti seguen.ti: , l° Riduzione di 20 batterie d'artiglieria , .2 compagnie pontieri e 8 compagnie zappatori; " 2' Riduzione dei- quadri dei bersaglieri di 5 batlaglio~i; 3• Riduzione dì ciascun reggimento di cavalleria a 5 squa' droni, dei quali uno ::!i deposito; 4° Soppr essione dei tre comandi di corpo d'esercito, con sostituzione di tre ispettorati g·onerali; - 5° so,)prcssione cli 5 comandi di divisione, e della città e fortezza di Venezia e Mantova; ' G· So ppres,ione del Comitato superiore delle varie armi e- di qoe.Jli di fanteria e di cavall'lria; 7' fli duzione di qualche comando teFriloriale dell'artiglieria e <lei genio; s• Soppressione dei comanç.li di brigata di fanteria, e de1

~

.

-•


RIVISTA TEGNOLOGlCA

RIVISTA TECNOLOGICA

lmJJieg@ della fotografia pe1•

tlS O

·militare .

. Il signor H. Bude n Pritchart, addetto allo stabilimento fotografico del <li Nrtimento della guerra a Wo.olwich, ha pubblicato n on è mollò un lavoro sulla fotografia milil.are dal quale togliamo alcuni dei rapidi cenni seguenti. Jn America la fotografia fu impiegata per copiare carte e levate topografiche dei paesi occupati dal nemico ; per tracciare piani di battaglia , inlinerarii, ecc .. Più cli 4000 esemplari di , tali fotografie furono Lirati . Oltre al quartier generale principale, ciascun comando di cli visione aveva con sè un fotografo . Quando il g.e uer ale Sherman intraprese quella farnosa spcdi.zionc che portò il · colpo decisivo sull'inimico, tu tti i pfoni le carte riguardanti le strade da percorrer e er ano stati r ipr odotti colla fotografia in numero di 100 copie per ciascheduno. Presentemente s'ill'fpiega in America la folografif.l nel museo di guerra, nell'ufficio delle levate topografiche e n elie misure delle coste. Nel Bel.gio il minis tero della guerra impiega la fotogr~fia sqtto la dipendenza del dipartimento topografico. In Francia s'impiega del pari la fotografia per gli fl!Si militari. I lavori ai esperimento intrapresi coll'apparato fotografico misuratore del La11ssedat e colla tavoletta del Chevalier (1)

e

'

.

(1) Vedi Ro;ppoN ò',e la Com.rmission 1Uilitai?'e selle cte t8G7, pag. 3.2-0 a 325. Pal'is 1868. ,

sur l'Exposition v/11,iver•

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banno dato finora buoni r-isullati. Il ri m pianto Chevalier assicurava di poter e col suo istrumen to, ado perato da due fotografi, indicare anche nottetempo colla più gra nde precì$ione la direzione del fuoco e l'angolo da darsi ai r etletto ri della luce elettrica contro un punto. qualunque, destinato ad. essere attaccato. Egli si proponeva diriger e di notte col suo appar ato il fuoco di più batter ie sopra un dato punto coll'istessa facilità cbe di giorno. Le · proposte del signor Chevalier erano . state a pp1'ezzate dci Napoleon e IIl a segno che già si eran o date 1~ disposizioni necessarie per una serie di esperienze da far si, quando disg raziatamente l'inventore morì. La copia delle ' carte e dei piani si fa in Fran cia in m odo analogo a quello seguito a Sou tha-mpton . Dippih si è ado ttato il sistema di fotografare tutti gli oggelli che costituiscono il corredo militare delle truppe ; e queste fo tografie, munite delle r ispettive descrizioni, 'sono' distrib uite agli ufficiali ed ai capi dei magazzini ; il che farebbe evitare le ordinazioni fallaci e g li sbagli che prima di sovente accade vano. Nei Paesi Bassi esiste a Gr avenhaoy, sotto la dipendenza del J\lin istero della guerra , uno stabilimento fotografico dir etto dal , capitano Van der Beuk. , · · I la'l:ori di fo tograOa procedono ivi su vasta scala , e fr a Paltro si è falla una r accolta di bozzetti di a ttrezzi di ar tig lieria. Si fauno anche car te con la cromolitografia. In Austria l'istituto milita re geograOco fece nel 1866, parte colla fo tografia e parte· colla fotolitografia, una gran quantità · di piani delle più importanti città o for tezze della Pmssia e · della Sassonia . Per qua nto con cerne la Prussia il signor Buden-Pri tchart così si esprime : , « In Prussia ·durante l'àltima campagna n on si adoperò « ufficialmente la fotografia, ma si ha cla fonte sicura che quel ~, Governo immédiatarno nte prima dell'aprirsi delle ostilità r i« corse aì!a iotùgrafia per procurarsi vedute di paesi della « Boemia e di altri punti interessanti D'altronde l'impianto di ~, uni.l slabiìimcnto fotograGco è già deciso ..... » (1).

- ( !) L'Allge·m eine Zeit1J111,g narra che lo stabilimento militare fotografico della Prussia sarà collocato nel nuovo fabbricato dello stato maggiore generale sul1à piazza reale, dove tutto è già pronto. A pian terreno vi s·arà uu laboratorio molto spazioso coi locali accessorii per riprodurre su piastre


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R!VlS'tA

E qui per colmare in cerlo modo una lacuna lnsciata dal pubblicista inglese nella sua ri\'isla fotografica militare, non sappiamo for di meglio che riportare quasi per intero alcuni brani chn r ifl otlono l'Italia , tolli da un arlicolo intitolato : Punto al quale è giunta l'E1.wopa rel«tivamentc allei cartografìet dat 1866 ril 1869; articolo iuserilo nella pregevole Riri3ta intitolala Mitthcitungcn iib(;r Wichtigee1ie Erforschiu1gcn.. . . fascicolo 2' del 16• voi. 1870. « Riassumeodo in hreve le r elazioni parziali dello scorso an~o- sull'a ttività spiegak'l in ordino ai lavori topografici e geodet1c1, le completeremo collo no tizie pervenuteci sui lavori dell'an na ta 1868. « Jl Parlamento avendo accordato nel 1861 due milioni di lire per la costruzione di uua caria topografie;, del r egno, lo stato maggiore italiano diè tosto nrnno ad un amplinmenlo notcvolo del suo uf'lìcio topografico; iniziò i lavori per qnello zone dello qua li maggiormente si difettava di carte; intraprese la costruzione della carta della Sicilia o del continente napoletano. « La triangolazione della Sicilia fu eseguita da l 1862 al 1865 appoggiandola alln misura di una base presso Catania: essa for o\ in totale 900 punii e soddisfece pcwfcllamente alle condizioni di esattezza necessarie per continuare la reto in Africa per la misura dell"arco del meridiano europeo, e por verificar~ an Li che triangolazioni. Nel 1864 la triangolazione doli a Sicilia si osLese fino alla Calabria e si collegò presso Fog00 'ia colla base già misurala nel 1860. « Il lavoro aveva progredito in tal modo che già 1200 ch ilometri q uadrali di terreno trovavansi preparali por lo levate topografiche, poi cho potevasi disporre da 25 a 30 punti per ogni la volclta. « Oltre ,ai lavori di diversa nntura eseg-nili nell'Italiu settentriona le e destina ti a servire di base ai r ilevamr nti speciali è degna di menzione per rannata 1868 la ricognizione eseo-ulta per il collegamento geodetico dell'Italia colla Dalmazia a~traYerso l'Adriatico. « I lavori di rilevamento, malgrado le molloplici interruzioni causale da altri lavori topografici che furono eseguiti per uso milita re, dalla g uerra del 1866 e dal colern del 1867, abbr acdi rame, secondo un nuovo metodo fotografico, le carte dello stato [maggiore generale. Del resto è noto che già da parecclù anni in Prussia sl sogliono fotografare i risultati deJ ie esperienze di tiro.

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TECNOLOGICA

ciarono nel periodo di sc i ann i cioè dal 1862 al 1868, tutta la Sicilin , ossia un'area di 8496 miglia geograOche quadrate. olla scala di 1 : 500 ,O. « Oltre di che si rilevarono separatamente alla scala di 1 : 25000 e di l : 10000 lai une zone di terreno che si reputarono più importanti dal µ11nto di vista militare e geologico. e Tralasceremo di ripetere quanto già si disse per esteso nelle corrispondmno geogrofìche per le annate 1864, 1865 e 1867 e ci occuperemo delle copio fotografìche dei 23 fogli della Sicilia, che abbiamo soll'occhio e che meritano speciale esame. Non sap1·emmo ahbaslanza lodare lo stato maggiore italiano della determinazione presa di r iprodurre cou la fotografia i fogli orig inali; il che ha posto prontamente olla portala di lutti il risultalo dei lavori eseguiti. Devesi però questo segnal;ito vantaggio alla eccellenza di un laboratorio fotografico ben fornito ed impiantato a perfezione,, senza del quale lo stato maggiore italiano non avrebbe potuto sobbarcarsi alla cennata impresa nè fornire cos\ una prova dei grandi servigi che si possono alleudere dal ia fotografia. Por quanto concerne il valore intrinseco dei fogli eseguili vogliamo ammellere che per la natura del suolo in Sicilia e per la sua coltura la scala di l: 50000 si possa ritenere sufficiente; ma in generale è certo che un rilevamento a scala cos\ piccola noo può conferire alla precisione del lavoro. Onde è da sperare che molli tratti di terrbDO saranno rappresentali in più grande scalo. « Duole che in quosli lavori si sia seguilo Io stesso sistema che nello compilazione della ben nota carta degli Stati Sardi di terraferma, cioò d'indicare i diversi coltivali con lettere iniziali anzicbè coi segni convenzionali, privando in tal modo la carta di una delle sue pr oprielà principali qunle si è di dare un'im magine caratteristica del paese (1). Dobbiamo lodare la costruzione esatta dell'ossatura delle alture, o del pari la rappresonlazione del terreno secondo il metodo razionalo delle curve di livello; ma desideriamo vedere col tempo nelle riduzioni rappresentate le monlagnB col metodo do! tratteggio o delle tinte. La riduzione eseguila sino ad ora alla scala di (1) Questo vieto sistema fu già '&>talmè!lte smesso dal nostro Stato maggiore, a segno che in tutte le tavolette relative alle levate topogr• fiche della Capitanata, eseguite nel 1869, le varie coltivazioni dei terreni sono rappresentate dai soliti segni convenzionali disegnati Ìll campagna (Nota àella, Dtre:rtcmt:}.

ANNO XY, VOL. I.

36


5i0

fil \ IST.\

l : 100000 noo appaga questo nostro desid r~rio. essendo cssn

scmplice1:1e?le una ri produzi one fotog rafica a scala r ido!ta, senza variazione alcuna dell'originale. Nondimeno tale riduzione l>astn a convincere che il processo fotoi rafìco seguito. cioò r1u:-lio d_el colonnello Avet. trasporla sul rnme con tanta pt1rfez10ne 11 quadro rido tlo e licn luogo cos) bene dùll' incisione col bulino cho i 22 fogli dolio Sicilia alla scala di 1: 100000 p~swn o considHarsi come un capolavoro di fotografia applicata. · . « Il _hrillanLe risultato ottenuto non può indurci però a scamb1aro 11 suo ,·a lorc tecnico o ~cicnlifico con quello pratico . Infatti nelle rid 11zio ni cos'1 forti come quella dal! ' I: 50000 aln: 100000 ò llC'Cessario, se . si vuo le serharo la chiarez1.a ed nno. giu~ta P:oporzion_e, di rifare il disegno omellendo il superflu o, e di niriare quasi totalmente la scrittura. Nel la,·oro di cu i parliamo non si è fatto ciò, e fa duopo ricorrere spesso alla fon te per clcciforure qu ello che fu deli 11 cato dalla inesorabile prccisionr. dl'llo strumento: e da qui la mancanza assoluta J i quell'effello pronto e complcssi,,o a prima vista, che è tanto desiderabile. Pertan to <1bbiamo ragione cli credere che la vera carta lopogrnlìca d'Ita lia non sn rì1 escgn ila in qucst.o modo, e_ eh~ la pr~senLe edizione non rappresenti che un lavoro pr ovv1sor10 destrnato a riem pire tcmporaacamentP. una lacuna assai 1am en,tala . Come tale noi saluliarno qucslo lavoro con gioia , ~orche usso pro\:a e In g r,mdo allività dei topografi italiani; o li g rande avvenire che è sC'-rhato nlla fotografia . · .: J;; da su pporre altrrs) che In futura carta del!' Hnlia verrà corredata dello quote idrografiche mercè gli sca ndn•:rli ctclla 0 marina, il elio complctcrcbhc pienamente il lavoro. « Speriamo che si vorrà pubblicare prontamente una carta da eseguirsi su quella. del Zannoni che è alla scala di 1: 115600. Quest~ carta giacova da g ran tempo nell'ufficio topog rnfìco di Na poli e fu corredata di un eccellente disegno del terreno con levato a vista cseg1:itc durirnle l'occupazione austriaca da l '1s21 al 1825, ed ultimamente ò sta ta r ettificala dietro diligenti ricognizioni eseguite neg li unni 1868 e 1869. e In quanto allo carte d'insieme si è provveduto con una nuova edrzione della nota carta dell'Italia del Cerri, e si sono fatte varie pubblicazioni speciu li sulla r ete ferroviaria italiana. La carta degli antichi Stati Sardi di terraferma può dirsi pressochè terminata ner sùo carattere chiaro e robusto; e si lavora o.Ilo ampliamento deila carta ·dei detti Stati magnificamente incisa, alla

TEC>'iOLOG ICA

i:>7 1

scala di 1 : 2:50000 clw del"' essl·r e estesa ad Orien te fino ail'A· driati,;o ed a mezzogiorno !:in o a Firenze "· È debito di questa Ricista il far notare che le fotoin cisioni a"II' l: lOOj OO della carta della Sicilia, così come le hn ved ute

l'egregio direllore del pcr;odico tedesco, non furono cl1e uu saggio . un primo esperimento il quale non era destina lo alla pu bblicazione. Gl'inconveuicnli di una rìdu1.ione fologrufìca. dir etta dn Il' 1 : 50000 ali' 1 : 100000 sono mani.fosti; ma non si riprodurranno nei nuoi·i lli,·ori appositamente prepar:1ti per la fotoincisione. Cos) sappiamo cho ratt1'i1 carta cli cui è cennoì cioè (J_uell.i tlollc prnri nl;e na poletane, rcccmtemenlc rllllificata. sul terreno, si sLn or:1 diwgnanrlo oèll'urfi'cio tecnico dello stato m:iggiorn ulla sc.;la di 1: 12.3000 con c:1 rallori e segni speciali in vista appunto della riduzione fotografica da farsene alla scala di l :250000. Si spern elle tale lnvoro possn essere ullimn to fra un anno . Rcplic:1udo ad un' allrn ossr.n·azionc dcli' autor e aggiunger emo cho ahbiamo sc.pu :o r.s.;cr.;i cl,· libcrnto fìn da due anni fa, che nel la earla topos rafìca ddìnitirn dull 'lta lia, dn puhbl ica rsi alla sc:aia di l:lOlOOO le moutagne saranno rapprescn tat'3 col trallcggio . .

L'ingegncro inglese sigaor Jlohe:'lo Wllithcad, dimorante a Fiume ov'è òirctlore di uno stabi limento meccanico, ha inventato una nuora torpedine della formn di un pesce e più particolnrrncntc del pesco spada, la <JUalo ha I' importan tissima proprieli1 di pot,•.r essere lanciala a qualunque profondità sollo il livello ciel mare. Essa si può caricare sia con la polrere da cannone, sia col cotono fulminante, con la dinamite o con la nilrogliccrinn, e la sua esplosione è tale che può mandar e a picco· la pill forte cora1.zata. Quattro punte saglienti, una su davanti, una pur ogni fìanco , ed una verticalmente nella parte superiore della torpedine producono, come il grilletto nel fu-


57~

,, RIVISTA TECNOLOGICA

cile, l'esplosione dell'apparecchio soll'{lcqua quando venga urtata una qualun que cli codesle punte. Questa torpedine si può far e scendere sott'acqua :a quella pro~ fon dità che si vuole, ove giunta essa prende un movimento in senso orizzontale. L·aria compressa è la forza motrice dell'apparecchio. Un corrispondente dello Standard di Londra, il quale trovasi a Fiume ed ha assistito ad alcuni, esperimenti del!' apparecchio di cui parliamo, dice clie la torpedine calata nel mare da un battello, scese ad una profondità di 1"' 80 a 2~40 e fece sott'acqua tre giri attorno al battello ciaséun o di 90 a 130 metri di sviluppo e risalì poscia alla superficie dell'acqua dopo aver esaurita l'aria compressa che conteneva. Essen do le acque del mare a Fiume molto limpide, fu facile poter vedere i movimenti della torpedine alla descritta profondità. L'idea di questa torpedine fu suggerita al signor Whithead dal capitano Luppis antico ufficialo della marina austriaca, ma la prima idea non 1:1 ra nè completa, nè pratica; poi che il capitano Luppis pensava impiegare il vapore· come forza motrice della torpedine. L'inventore presume di potere far muovere la torpedine sott'acqua in qualunque. direzione e con una velocità di 10 nodi all'ora, e darebbe. così un potente mezzo di difesa delle coste e un nuovo ingegno di guerra sul mare.

RI VI STA DI GIOR NALI .' .Il U.yemeine irJUililiii• Z e itung. (2 febbraio 1810).

Concorso di temi a premio nella Svezia. L' Accademia di sèienze m ilitari di Stocolma ha aperto il concorso a p1·em i per lo svolgimento di alcuni temi r iguardan ti Farlo milit.are, fra i quali notiamo i seguenti: • 1• Quale influenza può esercitare sulla tatlica il fucilo a r etrocarica con fuoco accelera to? 2• Qual'è l'ar ma da fuoco che meglio si presta per la cavalleria svedese? 3° Quale sarà il sistema cui la Svezia dovrà dare la prefer enza nel provvedersi cli cannoni rigati di grosso calibro? 4• È talmente cambiata la tallica della fanteria e dell'artiglieria coll 'adozione delle n uove armi da fuo co, da essere conveniente ,oggidl di pr ovvedersi di connoni da battaglione? E se cosl è, quali sono I r equisiti che do vr:rnno avere codesti p ezzi? 5• Jn quali proporzioni dovranno tr ovarsi le batterie colle diverse qualità di m unizioni ? 6• Che cosa r ichiede l'arte della guerra oggidl.dalle truppe del genio di un esercito ? 7• Come dovran no essere costru tto le blinde mobili delle artig lierie da piazza , onde possano bastare in tutte le evenienze?

. •. •,r,


57,f.

DI GIOI\NAI.l

Rn'IS'ì'A

. 8• Quali sono lo artiglierie che meo·Jio conveno-0110 O""'id' ~Il ar?1am~~to di fortificazioni da cost; o di navi ~la. gue~;a; . 9 . Sull importanza delle torpedini . neHa difesa di canal' . 1ntern1. . . . 1 . 10,. c_on qual~ _coucellò . si . dovranno. collegar~ le parole tanto m ,-oga oggrg,orno cli nazione 01·mata? ·. , ll ..o_uale !r~fluehza deve eserci tare il sistema dell'obbligo al servmo nnhtare per tutti _ sulla educazione genere? militare in I lavori~ di çon?ors.o '.lovranuo essere presc.ntati allii ·fi ne di agosto ~8',0, e I m1glrori saranno iJrem iat_i con mednlllie in oro ed m bronzo . · ~

Wehi• Zeiltmg . (Vienna , dicembrn 1869). Stq,tistica dell'ultima

guerra d' Ame1·ica.·

. N~gli Stati <lei Sud dell'Ul.1ione ;\mericanà si è costituita ·una

a_oewlà (~o~tlt~1·n His~orical Sooiety) che al presente pul>blica q_uanto sr r1fer1sce nlhifl1ma guerra americanà, cd ha· comincialo con una relaziont1 del suo segretario dottor Jones sulle p_erdi te che ebbe . l'.escrcito dei coo federali. Da tale rela;:ione risulterebbero le seguenti cifre : Morti

Feriti

Nell'anno 1861

1315

4054

2722

1862

.18582

68359

48300

1.863

11876

51313

71211

22000

70000

80000

53773

193726

202233

Negli anni' 1864 e G5 Totalù ,.

Prig:onieri

575

Trn i morti snno annon!rati nuche quelli che perirono perferite riportale, o se si aggiungono gl' individui morti di nialallio, le pèr clite totali ·dell'eser cito del Sud dal 1861 al 1865 sar ebbero sta1e almeno cli 160000 uomini. · . L'A.1·rn,y and . NaJJy Joiwnat di Nuova-York chiama questa statistica una « chiara ed esplicita confessione per parte dei confederati • e soggiunge che sebbene i generali federali del - Nord siano stati assai ritrosi nel pubblicare i bollettini delle perdite sofferte dal loro eserci to, puro sembra doi•r.rsi amrndtere che queste siano stato ma~giori, e che forse i morti sul campo ed in seguilo a feri te sieno sta ti 96089, ai quali aggiuntine 184831 perili per malattie. si nvrebbe per l' eser cito del Nord un totale di 280!ì20 morti da contrapporre ai 160000 dell'eser cito del Sud. In codeste cifre non sono compresi i casi di morte verificatisi nolle prigioni o fra gl' indivirlui in licenza od in congedo. Dei confederati ne morirono da 3 a ,1000 nolle prigioni del Nord, e dei foderali da 20 a 22000 in quelle del Sud: la differenza cos) gra odo fra colali cifre è da ascriversi alla ferocia od alla brutalilil dei carcer ieri degli Stati del Sud. Adu nque, considerando anche i morti che rimasero sconosciu ti, si può con molta approssimazione r itenere che t·e pt' rditc totali dei conflJdcrati furono di 200000 morti: e quelle dei foderali di 350000. La forte differerna fra cotali perdi te è dipeso specialmeotu d~ che i confeder.1li _èonoscCJvano a passo a passo il terreno, il quale per la sua · natura si presta.a particolarmente alla difesa. · Così nel turitorio· cli h mglcs nella Virginia, la cnva lleri;; e l'artiglieria furono quasi inuti li nll'attaccnntc. e la fonteria non potè manorrarc con facilità. !\!cune ballnglic in quelle contrade consistnller o solo in eslc~i combatti menti nei° boschi , · in cui na turalmento il difensore ha grand i vnotaggi e soffrc poche perd ile. Un egregio uffìzinle dei confederati, il quale colse in una imboscn ta quasi un' intiera h_rig~la di federali, diceva: · . « lo conoscevo a palmo a palmo il terreno suf quale il ne« mico doveva muoversi, perchè prima della g uerra I' (lrnYo « rile.valo per conto di una sociotà fer.rovi1.1.ria , e pi;rò n, i fu « faci le preparare un'imboscflla. , }) In siffatti combattimenti i confederali perdevano pochi uomi ni, e ciò spiega come poterono comhallere contro forze superiori. Ma d'altra parte essi eb bero gravi peplile qnn_ndo si tro varono coi federali in condizioni eguali. I combattimenti di SpollsyJ.vani::l, Freclcricksburg, Cold Harbor e Kenosam offrirono


576

RlYISTA

gli stessi risultali di quelli di GeltysburoFrànklin, Malvern e 0 ' Peachtree Creek. Le perdite dei fed~rali, se furono enormi. venivano in certo mo?o _controbbilanciate dalla cifra pure enorme dei priofonieri falh ai confedçrati, che il dottor Joues calcola ·di 200000 a pari_e i 300~?0 u'or~ini che' si_dichiararono prigionieri nell'ap;ile e noi mag,..,10 1860. Del pari le gravi perdile .che soffrirono i valorosi al'. accanti delle piazze di Donelson , Vièkshurg~ Peters~urg,. e Richmond, fmono compensate dalle numerose guarnigi oni che presero prigioniere dopo sanguinosi combattimenti. All!'i dati_ statistici non privi d'in t~i·essc ,si leggono nel N. 218 ~lei dett~ giornale. Essi sono tolti da l libro << Le guerre marine m America » de l capitano Mul ler. ·. Al prin~ipio della guerra 322 , ufOciali di marina si dichiarar ono per: rl_S~1d. ~ippiù si accettarono 7500 marinai mercantili corn'e' ul~c1ah e oass' ufficiali. 'l'ulta questa gente, fin ita la guei ra, ritorno al suo pacifico lavoro , dopo aYer resi èccellcnti servigi. Al pr!ncipio delle inimi_cizie erano al servizio 7600 marinai sempl!Cl, e .questa Cifra divenne durante la campaona Ori-00 O I la,. " e diven• · ·ora ton. neg 1·I arsenali cli marina, da 4000 che eréino, n_e[.o 170?0,_ ed allrellanti lavoratori erano impiegali nei prini I cant1en a pro della marina da guerra . . Durante. tutta: la campagna si cos tituirono 208 vapori da guerra e s1 comperarono 418 bastimenti, dei qùali 313 a vapore, pe: una somma di circa 98 milioni di lire. Terminatà la guerra s1_ ven~lettero 3,10 dei bastimenti comprati, per il prezzo complessJVo dt circa 29 milioni di lire. Le spese della marina durante tutt.a la guerra ammontarono a circa 3748 ·1· · -di lire. mi 1001 Le spese totali sostenute dai federa li sarebbero ammontate alla favolosa somma di 17 mila ottocento cinquant· T · di lire. a mi 10 m Nella ~uerr~ la . marina catturò 1149 basti men li mercantili del nemico, st1mat1 circa 186 milioni di lire; ne distrusse 335 ?or u~ · valore di 36 mi li(IIli di lire e pih. Molti di questi era 11 ~ mgl0s1 con carico inglese che tentarono di forzare la linea del blocco. Le somme distribuite agli uflìciali ed ai ma1·ioai per ricom.,, pense delle catture furono di circa 105 milioni di lire.

DI GIORNALI

577

(Gennaio 1870).

Le ase1•citazioni szil ti1·0 delle artiglie1·ie da campagna in Aust1·ia. L'autore del!' articolo fa alcuno proposte sulle ese rcitazioni del tiro dei pezzi da campagna, le quali si possono riassumere così. Egli prcmelle l'importanza di tali esercitazioni, essendo l'artiglieria un'arma il cui precipuo scopo deve essere-l'aggiustatezza e l'effìcacia dei fuochi: e tenuto conto della poca quantità di munizioni che si sogliono im piegar .i neg li esercizi al bersaglio, atteséil prezzo elevato di quello e le ristrettezze finanziarie del!o Stato, Pautore insisle sulla importanza del giusto impiego· delle munizioni stesse. La prima condizione, egli dice, cui dovrebbero 50ddisfare le esercitazioni, sarebbe quella di approssimarsi quan to più è pessibile a lla realtà della g uerra; quindi g li oggetti destinali a servire di bersaglio don-ebbero meglio ra~somigliare a quelli che si presentano sul campo di ballaglia. Riconoscendo come indispensabile per le prime esercitazioni l'uso dei persagli ordinarii, I' a utore propone pei tiri a metraglia e con proiettili cavi l'impiego alternalo di diversi bersagli che raffigurino uno o più ballaglioni in colonna, in ordine di bntiaglia , in massa; compagnie con slol'mi in catena e coi rispettivi sostegni, eçc. Vorrebbe l'autore che i tiri a mctraglia e con proiettili cavi si facessero anche contro i bersagli raffiguranti truppe in posizione dietro parapetti; e che inoltre coo vecchi affusli si ra ppresentassero le ar tiglierie nemiche in diverse posizioni e formazioni ed :incho disposte a barbetta dietro ripari. Propono un maggioro sviluppo per le scnole dei sotl'uffìciuli con maggior quantità di munizioni. . Osserva poi che coll' organizzazione attuale i sotto-ufficiali di artiglieria non potranno esscro chiamati che in casi eccezionali a sct·viro i pezzi <la posizione; perciò sono s11per:lluo le esercitazioni di tiro con tali pezzi. Se è giusto, ei ùice, che si richiegga uell 'uffizialo d'artiglieria un' istruzione completa in tutti i scrvi zii cieli' arma, in quanto poi ai sotl 'uffìziali che non servono geueralmonto se non 3 anni, sarebhe giudizioso il limitarsi a far loro apprendere quelle cose sol-


578 .

llIVI~TA DI GlOI\NALl

tarito che possono più abbisognare e per le quali 3 anni non sono di troppo. Col servizio limitato a 3 anni e d'uopo rinunziare all'idea di avere artiglieri perfettamente islruiti in tutti i servizi del!' arma; onde è meglio limitarsi ad insegnare bene l'in?ispensabile. . . Non poten1~0 i reggimenti d' artiglierfo csc•guire og-ni anno tutte le esercitazioni di tiro, _l'autore proporrebbe di far loro studiare dei -quesiti che vorrèbbero asscgn,il i dallo autori Là superiori ,di artiglieria, e sui quali si avesscr.1 a f:,rc delle relazioni da po torsi pubblicare· nel periodico del Comi lato. La fa. tica, ei dice, ed il tempo necessario a ta l. cosa non sarebhero · grandi e le spese per l'erario nulle: e si otterreb b~ il vantaggio di riempire tma lncuiia, di cui le commissioni delle s~erienze sul tiro nò11 si son'O mai occupate, avvicinando così dt un passo la teoria alla pratica. . L'autorn conchiudendo propone di abbandonare per I' nrti· glieria da campagna gli esercizi di costruire certe battèrie che n~n si. e~ig~no che 'durante gli àssedii, cd invece far occupare ·gh arllgher1 nella costruzione di opere in te1:ra. di pnrnpotti, ecc. avendo spccialrnente di mira la prestezza del lavoro o tralasciando ogui sorta 'di spianamenti ' alliocamenti. abbel!irqenti, ecc., por raffigurare anche in queste esercilazioni l'azione reale innanzi al nemico.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Relfl~ione del geue,•,11,le 'Ji'm"re ,;ullt. lemi tleltti cUasse

1847 e sulle vieemle ,lell'e,<;eN!ito ilRliai~o dfll 1° oltobre 18GS <il :i~~ settemln•e 18G~J.

.Nei primi giòrni di questo mese venne pubblicato quel dili"'enle Ia,•oro annuale di statistica nrililarc , ch'è la nclùzi~ne d~l generale .Torre, direlture generale al Ministero dell.a guerra sul1•1 leva dei giovani nnti nel 1847 e intorno alle vicende ~iell'escrcito dal l' 0Lt0bre 1868 al 30 settembre l869. Come §_emp~e abbiam fatto per lo Relazioni degli anni· pr\')Ce: dent.i, trarremo da quest'ultima i principali dati, rislringendoc1 per· quanto ci sarà possibile, a motivo del poco spazio che ci è concesso. · J. Fo,rza sotto ie armi il 50 settembre ,f8G9 . - Dal proem'io della Relazion·o ricaviamo un dato che ci sembra meritevole di nota, ed è che sopra 152,102 u_omini di truppa ch' erano sotto Jé armi il 30 settembre 1869:


581

nIBLIOGRA FICA

580

IUVISTA

34226 uom. cioè!' 8.17 0/Q aveva . meno di 1 anno di servizio. 7.94 1> da ·1 a 2 anni di servizio. 33297 15640 3.73 » » 2 a 3 32103 7.66 -1> » '3 a 4 7569 1.81 » » 4 a 5 » 5 a 6 5503 1.31 » 5578 1 .33 ' » » . 6 a 7 1.13 » » 7 a 8 4751 2483 0.59 » » 8 a 9 2046 0.49 » » 9 a 10 0.'13 » » 10 a 11 1803 7103 1 .70 » più di 11 a nni di servizio (per - -una buona metà veterani e 'invalidi) . 152102 100.00 Di ' questi stessi. 152102 uomi ni sotto le armi : 123098' cioè 80.9g 0/0 erano inscr itti di leva. 11432 7.52 » volontari . 2893 1.91 » s urrogati ordinari. 690 0.46 » surrogati di fratello. 316 0.21 » scambi di nu mero . 4180 2.68 » assoldati a nziani. 746 0.59 » assoldali volontari. 1642 1.09 >> riassenlati . 4544 2 .99 » r iasso ldati con premio. 2561 l.69 ì> servizio sedentar(o. 152102

100.00

. II. La leva della classe 18,i7. - La legge 28 agosto 1868 autor izzando la leva sui nati nel l'anno 184:7, lìssava il contingente di 1• categoria a 40 m ii.a 11om ini. L'flstrazionca sorte cominciò il 5 ottobre e si eser citò su ?44590 inscr itti, d .. dolti i morti, gli imcrilti marittimi, ì sudd iti estilri, i dop pi,1111ente inscritti, e gli inseritli ind ebita menle. L'analogo n ume ro nolla leva anteceden te era s La to di 268929, e qu indi maggio re di 2'1339 uomi ni, cioè pr-e.sso di 1/10 : differ en za considerevole e che la · llela,".ionc spiega ,rammentando · come cause pri ncipali: 1° la carestia che nel 184.6 afflisse la massima par to delle province ·

italiane, onde minor numero di matrimonii e mi nor numoro di nati noi 1847; 2° lo novi tà e commozioni politiche cominciate in quel torno di tr1mpo nella nostra penisola, che distolsero la gioventù dal contrarre matrimonii; ~ le malattie epidemiche che cosl sovente travagliarono le nostre contrade nell'ultimo ventennio; 4• finalmen te il ritardo fra pposto tra l'una e l'altra leva ., Queste due ullime cause non p0ssono aver avuto· nna note,,olo influenza sulla differenza sopravvertila, bensì lo due pri me; e possiamo presagire che si riscontreranno deficienze anche più grandi n.e lle. leve del 1849 o del 1851. Il contingente di 40000 uomini di P categor ia era 17.90 0/0 degli inscritti sullo liste di leva. · li risultato dello operazioni di lova fu il seguente: Cancellali dalle liste d' estrazione Riformafi . . ~ . . . . Esentati . . . . . . . . . Rimandati alla prossima leva Computati nel contingente di P cat. Id . id. di 2• cat. Renitenti . . . . .

6052 cioù 625Hl 62838 15540 39978 51011 10509 -

l

2.470/0 25.58 » 25.69 > 6.35 » 16.34 > 20.88 » 4.30 »

248549

101.61 »

3959

1.61 '>

Restano 244590

100.00 »

Totale Deducendo i renitenti assentali per conto· del contingente di 1• categoria che non figurarono sulle liste d'estrazione - 2632. I renitenti assoIli, assenta ti in conto del contingente di 2• categoria che non figurarono sulle liste d' ostrazione-1327.

Confrontando i per cento ora da ti con quelli corrispon den ti del precedente decennio, possiamo ricavare le seguenti differ enze che meritano nota :

'l


Media

nlll decennio dello timi

Nella classe

100. 00

C~nccllat! dalle listo d'estrazione R1format1 . . . Esentati · · , Rim~ndati ·ali~ [)rossii~a ·10 ,;.t · Contingente di 1• cn too·ol'ia < • _Iù. . di 2• id. ' . . nen, tenll

2.42 22. 89

24. 31 7. 23 19. 17

17. 87 6. 21

R)

j 'Differenze

1836 - 46 1847 - - -1 ___

Sopra insc.rilti .

100.

' 1_ __

oo I

2.42 25. 13 25. 25 6. 35 16. 03

20. 52 4. 30

+0. 10 +2.24

+o. 94

-0. 88 -3.14 +2. 65 -1. 91

. AnaHzz~nclo le procedenti dilfornnze troviamo . . Che 1aumento del 2.21 OIO n . ·. diminuzione di o 88 O'O . '. e 1 numero der riformati o la vida di;posizione. del 186811011 rrmnndali, procedono dalla prov· a quale ha r eso un , " · . . po pm rigorose l e condizioni d'idonei tà ~I 50 . . . e • rv1z10 mrhtaro. eh l' ne li e esenzioni del 0.9 4 010 va .· . · , e aumento 186" che alla ,,, .. I ·. . att11bu1to nl la .lcg<re 24 a<>·osto 0 o roo e esenz1on1 . . . Quanto allo differenze nei pc 1 tegòria o di esso dipendono rr~~~co conlrng~nt~ di 1• ca.i11ovimento nelta(01·~ci dat 1• e.,01 annuali dr leva . - La H I· . , "' . ottoù1·e -f867 al.'H settemb1·e '1869 e azione porge il seguente ragguaglio : .

2•

Id::.

forza dell'esercito il 30 settembre 1868 51~'60 .. (1) 'h uomini A) Aumenti nell'anno.

Contingcr~~!dl'ctlivol:categoria,_classe l847 , ' 32622 2 . Jd. · 5~690 Arruolati volont.,ri 1 Napoletuni dello anti<'.he · Jc~·c ·. · Uomiui avuti dalla marina · 1 Diserlori ricevuti · · 2471 . ·n~nite_ntidi leveanÌec~de~ti .ar;u~laii d~p~ 11 d1scar1co finale, in conte> della clas~e 1848 218

~!

La forza sarebbe arrivata a . 6')2784 uomini. (1) Nella Rivista giuo·no 1S60

583

UIDT.IOGRAFlCA

IHVISTA

Perd'itc aovenu,le nell'anno.

Uomini assegnali alla marina . . . . Conge~ali per fine di ferma . . por l'art. 95 della leggo sul rr.clut. 96 por rassegmt di rimando. . . per afl'rancazi one e causo diverse Uomini di bassa forza collocali a riposo . cancellali dai ruoli Disertori . . Uomini cii bn$sa forza morti . . Uftìzinli <lispc.nsnti <lnl :,;onizio, di messi, 1·irncali, r iformali, mo1'li, ccc...

19-1 55238

Totule perdite

70656

G91 1407 3785

707 609 1269 24<17 3654

655

Onde la forzi!, al 30 scllerubrc ì869 avrebbe dorulo cssc1·e di . . . . . . . . . . 532128 uomini. Mentre invece dalle si tuazioni della forza avute dai Corpi alla dala del 30 settembre predetto risulta di 535032. La differenza di 2904 non è realmente che di 1891 uomini , poichè dei 3645 r enitenti cho si trovavano l'an no scorso nella situazione della forza com 9 a rruolati n conto della classe 1847. soltnnlo 2632 vennero compresi nél contingente o!fettivo di l ' categoria della medesima quali r enitenti ; gli allri 1013 vi furono inscrilli beos\ , ma quali inscrilli di leva. Del r esto la collimazione tra lo situazioni della forza è un' impossibiliti1, e so per coso succede devo dare maggiore diffidenza che non una certa quale differenza. IV. Riassenti e ?'iassotclamenti. Dal 1• ottobre 1868 al 30 soltembre 1869 furono riammessi al riassonto semplice, cioè senza premio e per la ferma d'ò.nni tre :

Sotl'ufficiali Caporali Soldati .

418 35

204

uo~ini. come avrèbbe !nvei·o' do~~T.o "?• fuestad_forzac9mpariyadi 518275 lazwne; questa però avverUva che j)SU ~fre . tetro a, calcoh della Rerealmente che 515'100 6 spiegava. i m at. s 1. uda,z1one della forza non dava uomini. ' o ivi 1 questa di fferenza di 2Sl5

Totale

657


584

nlYISTA

Più della metà appartenevano ai reali carabinieri. Nu~10rosi furo~o i rias~oldati con premio: ed eceo il ragguagho che ne da la Relazione per l'intera annata 1869. vennero ammessi all'assoldamento con premio: ' Nella fanteria di linea Nei bersaglieri . Nella cavalleria. Nell'artiglieria . Nel genio . . . Nel treno militare. Nei carabinieri reali In corpi e stabilimen ti diversi Fanteria real marina Totale

5.85

BIBLIOGRAFICA

Fondi ordinari.

21807000 » 1288000 ))

Proventi Depositi

436 87 59 85 7 10 419

Fond·i straordinm'i. 948597 58 82670 85

Proventi Depositi

20

Totale

8

1131

Dei quali erano :

24126268 43

22755597 58

Totale dei proventi Totale dei depositi

1370670 85 24126268 43

Totale

Sott'uffiziali Caporali ·. Maniscalchi . Musicanti . . Trombettieri. Soldati. .

879

50 1 13 2

186 . J.131

v. Cambi di corpo e promozi oni. Dal 1° ottobre 1868 al 30 settembre J869 ebbero !Ùogo 3268 cambi di corpo di militari di bassa forza, e vi furono particolarmente passaggi alle compagnie ·di disciplina e passaggi al corpo d'amministrazione per tenerlo a numero . Lo promozioni scarseggiarono , · e particolarmente nei sott'uffiziali. Vennero promossi :

Ed aveano:

La ferma d'ordinanza Id.

provinciale

A caporali . . . A caporali forieri .

1033 98 1131

Al 31 dicembre 1869 la situazione della Cassa DJ,ilitare per

le--affrancazioni era la seguente :

'

. .. A. caporali' maggiori. A sergenti . . . A forieri . . ... . . A forieri mag·giori A guardarmi· . Totàle A.NNO XV, VOL , I,

8985 soldati. 441 caporali. 249 caporali forieri. 1600 caporali. 269 sergenti. 34 furieri. 16 sott'uffiziali .

11654

37


BIBLIOGRAFICA

586

Le cause per cui . entrarono alla reclusione 1362 individui . nell'annata furono: ·

RIVISTA

VI. Castighi e pene. Nei sott'uffiziali s'ebbero :

Per reato di diserzione . Id. insubordinazione Id. prevaricazione Id. furto . Per reati diversi • • . . •

311 sospensioni dal grado e 295 retrocessioni a soldato. Nei caporali : 661 retrocessioni .a soldato. L'arma ·ove proporzionalmente le r~trocessioni furono più numerose fu quella dei bersaglieri. . . I~ passati alle compagnie di disciplina furono 1252; gli usciti 1325; la forza delle 12 compag nie, al -30 settembre 1869 era di 2778 uomini. · ' Le cause per le quali -p,J.ssarono alle dette compagnie coloro che ora vi si trovano, furono : , Per essere stati condannati per furto . . . Pe,r .incorreggibile con.dotta . . . . . . . Per matrimonio contratto senza permesso . · Per pederastia . . . . · Per tentativo di stupro . Per camona . . . . Per indelicatezza . Per propositi sovversivi contro le patrie istituzioni . . . . . . . . . . . . Per infermità simulate ond'essere riformati Per vari altri motivi. · Totale

l95ff' ·564 1 45 7

39 58

836 230 26 126 144

In tutta l'annata, sulla totalità dell'esercito; 202 militari fu .. rono cancellati dai ruoli per condanne a pene criminali, cifrà minin1a riscontro al numero dai condannati a pene criminali nello stato civile. Tali sono le principali notizie che abbiamo racimolate nella Relazione del generale Tor:re sulla leva della classe 184-'(. I sei volumi che già si hanno di consimili Relazioni sono un vero tesoro per · coloro che vogliono occuparsi non solo del reclutamento, ma d'ogni ramo dell'ordinamento militare~ e so Ùguali documenti. si avessero per gli allri principali eserciti, e fosse chi ·avesse la pazienza di metterli tutti quanti a riscontro I vedrebl:iesi chiaramente come l'esercito italiano si' Ìrov~ per molti punti in migliori condiziOili degli altri, mal~ grado le riduzioni incessanti. cui è assoggettato- per le esigenze · finanziarie del paese.

vi

55 21 22 2768

Tra .i 1212 passati alle compagnie di punizione nell'anno cui si ~ifer~sce la 1:-elazi?ne, 51 provennero dalla marina, 72 dalle guardie d1 pubbhca SlCurezza, 69 dalle guardie doganali e 1020 dall'esercito. Io generale chi fornisce r elàlivamento un maggior contingente alle compagnie di punizione sono i volontari e poi i surrogati ordinari. I condannati alla r eclusione furono 1728. Ne uscirono per pena scontata od altri motivi 295, e per grazia sovrana 724. Erano alla reclusione il 30 settembre 1869 : 2071 condannati. Anche qui il maggior contingente è fornito dai volontari e dai surrogati ordinari.

IJa Geog1•t1/la esposta com11emliata,neute e dedièat,, alla gioventù dell' ese,•cito italiano dal colonnello cav. Prnrno VALLE. - Modena, 18'70, tip. Cappelli; 1 voi. in-8• di 444 pag. · L. 6.

Il nome del colonnello Piatto Valle è noto ai lettori di questa Rivista, cosicchè , quau'd'anche ci limitiamo ad annunciélre loro questa nuova opera ch'egli ha pubblicato, nondimeno essi · non mancheranno di considerarla come lavoro s~rio é pre, gevole. La Geografia del nostro autore è compilata sulle tracce di quella reputati::isima del francese Th, Lavallée, seguendo il si• ic


lllDLIOGI\APICA

sterna razi-Onale dei bacini e dei versanti; e se aoceuna alle varie parli del mondo e tratta o.bba5lanza estesameole delJo diverso regioni geografiche dell' Europa, entra poi in mug· giori particolari in quanto alla nostra Italia ed alle contrarle finitime. L'opera ò correduta di una utile appondico di notizie geo• grafico-stalisticho intorno allo ~trade ferrate, agli scali marit• timi cd allo linee telogrofictie d'Europa , e dà parecchi pro• spetti comparativi dogli Stati, in rapporto alla superficie, alle colonie, agli eserciti ed alle flotte. Codesti dati, corno lo av• verte l'autore, sono raccolti dall' A.1wiiim·i• di Gotha; o su questo punto non possiamo tacere quanto sarebbe stato piÌl utile o pill conveniente, almeno riguardo agli eserciti, di attin• gore i do.ti a fonti più sicuro; giacchè, senza disconoscere me• noma mente il pregio dell' Atm-anacco di Gotha , non gli possiamo concedere por l'esattezza delle cifre in fatto di statistica militare quell'autorità che paro il colonnello Valle gli abbia &ttribuita. Questa nostra amichevole osservazione dovrebbe provare l'importanza .che diamo olla nuova pubblicazione del colonnello Valle, la quale, non esiliamo a dichiararlo, morita la più favorevole accoglienza nello scuole militari nostro e presso gli urlìciali dell'esercito.

------~-~-La 11,ctlqut! a11pUqué~ au te,•i•a{u., par le major DBW l!LDB ,

V1N -

officiar d'ordonnanco clu Iloi des Beige~. - Bru..

-xollt•s, 1969.

Il primo volume pul>blicato tr.att.a dello sviluppo teorico del servizio di campagna, corredato di numerosi esempi. Doll'in~ troduzione risulta che la seconda parte verserà sulle teorie attinenti alla conformazione dol terreno, sulle ricognizioni spe· ciali ed offensivo, sulle ricognizioni strategiche o sui principii della strategia. Dippiù vi sarà uno studio sulla difesa degli Stati sull'atlacco o difesa dello grandi posizioni fortificate e infine. sulla tattica n,ei combattimenti e nelle battaglie. Frn i concelli principali cho informano questo lavoro, vi ha quello che l'autore sti01a iJ tiro coleru od i cunnoni di grande

portata essere più favorevoli all'offensiva che alla difensivo,. e che l'offensiva ben condotta avrà in generalo un vantaggio sulla difensiva anche in quanto alla parte tattica. In massima' questo lavoro, almeno per lo. ~a.rto già pub?licata è stato trovato pregevolissimo da uomm1 compelenl~, e tale' da meritare di essere raccomandato ai giovani uffic1all. 111 esso trovansi i particolari cli tutte lo operazioni della pie· cola guerra od una guida eccellonlo nelle esorcilazioni di questo genere.

Statislique df!s cl•.e mins ,le (et• i•usse~, par Ilovvi., _DE TRAffCulrnt!, administrateur de la grande S0c1élé des chemms de fcr russes. Janvior, 1869, avoc t.ableaux d'après Ics documents authontiques et carte explicative. - Potersbourg, 1869; 61 pagine in--i•, con u na carta delle strade ferrato l'usse. Gerold, L. 10.

Questo lavoro è un prospetto statistico della rete de!I~ fot'· rovie russC', compilato su documenti ufficiali e_d autenl~c1. La roto ferroviaria russo nogli ultimi anni s, è umphata notevolmento, e da calcoli fatti il suo compimento richiedo ~~ spesa di quasi 5 ·miliardi di lire. li governo dolio ~ar,. ch_e gm foce enormi sa"Tifici per completare le sue comumcaz1on1 ferroviarie, sta contrattando u11 nuovo prestito per lo stesso fine.

01;

1,.,•til.tiscl•es H<imlbu<JI• fi'o• Bim•icl•lmayen ,let• f/en• tilatioii mad lleiztmfJ.

(Afanuale pmtico ver gli avparecchi di ventilazione e ri~cal: damcn to), per DEGBN Lu1GI, - Monaco, 1869; 236 pag. m-8 con 2 tavole. Seidol , L. 5. È un3 eccellente guida non solo per gl'ingegneri ma an~~e per le amministrazioni pubbliche e milit&ri e per gli stab1h~


590

RIVISTA

BIDLIOGRA.FICA

menti P,rivati. ·u lavoro è alla portata di tutti ed è basato principalmente sull'o.pera del generale i.\forin. L'autore ha inserito nel suo libro molte sue importanti osservazioni ed espe~ rienze.

.lii: .{)!~

#Aie Entwichlmag det• 'l'ahtih vota 1 '193 bis Gegenwa,•t,

.eu.-

(I p1·og1·essi della tattica dal 1'193 .fino ai ·gi9_:rni nostri), ,per A. B0Gusuws1n, capitano nel 51" reggimento-di fanteria prussiano. - Berlino, 1869; 193 pagine con una tavola. Gerold, _L. 5,'70. . Si presenta in ·quest'opera un quadro dello sviluppo storico della tattica dal principio delle guerre della Rivoluzione francese fino ai nostri giorni. Ha delle considerazioni speciali sugli avvenimenti delle camp[;\gne del 1859 e del 1866. Il lavoro è pregevole sollo ogÙi rapporto ; è svolto scientificamente, è istruttivo, misurato, imparziale.

Compétadium der .H.,•iegs-Cl•i••urgie nacl, det• neu.o esten Ht•iegs-cl,irurgischen Litell"atu,• tmd nael, eigenenBrfahrungen tms den llt•iegsjaliren 1859, 186.<I, IS6G, (Comptndio di chi1·urgia in g·zw1·ra, appogg'iato aUe più ncenti pubblicazioni in materia e sulla es-pe1·ien;;a fatta nelle campagne del 1859-1864-1866} del dott AUG. GUST. HBRltiU,U(ll', professore all'Università di Praga.- Vienna, 18'70. Guglielmo Bravmtiller, Ìibraio della I. R. Casa; pag. 369 in-8•. L. 7, 50;

Lo scopo che si ò prefisso l'autore è una descrizione concisa della chirurgia in guerra, considerata specialmente dal lato pratico. Questo lavoro è adatto per coloro che vogliono fo poco tempo porsi al corrente di tutto quanto fu pubblicato negli ultiD}i te~pi in fatto di chirurgia militare.

. Zwol( ,Tali'l'f! Noldaterileben in lndien, (Dodici anni di vitam,ilitarenelle Indie}. - Compilai? con materiale raccolto dalla corrispondenza del fu magg10re W. I. L. Hodson. del 1P reggimento europeo fucilieri del Bengala • 'i'raduzione autorizzala del tenente generale sassone barone V. WITZLEBBN. - ,Lipsia, 1870.; 278 pag. in-8•, Gerold, L, 6,35.

L'autore di questo libro è il celebre comandante degli

« Hodson lleiterr, », che attirò su di sè l'ammirazione universale nella sanguinosa insurrezione dei Sepoy nelle Indie (1857-1859}. La corrispondenza del maggiore Hodiwn, ridotta in forma di notizie con grande schiettezza, cçistituisce un'ap~ pend ice pregevolissi~na della storia della dominazione ingle:e neJle Indie dal 1845 al 1858 in generale ed a quella della r1.. volta dei Sepoy in particolare,

La proteetion internai'ionnle cles militaires blessés et nialades en cani11a9ne et l'a.~sistauce volon• tait•es en ea11 de gu.e,..re dans le t•oyatune de Pruue. - Memoria preseuta-ta alla Conferenza interna• zionale dei delegati dalle potenze che aderivano aJla Convenzione di Ginevra ed a quelle delle Società· di soccorso ai . militari feriti ed ammalati tenuta a Berlino dal 22 al 21 aprile 1869; compilata da E. GunLT, dottore di medicina, ecc. - Berlino , 1879. Questa Memoria contiene la storià della Società prussia~a di soccorso ai mjlitari feriti ed ammalati. L'autore fa menzione dolle diverse convenzioni umanitarie che furono stabilità prim~ delle formazione della detta Società, cominciando da quella d1 Bonn ( 12 ottobre 1689 ) tra Federigo III Elettore d_i Bl'an~eburgo ed il conte cl' Asfeld , generalissimo del re ~1 Francia. Segue una serie di particolari sull'operato della Som~tà p~us~ siana nella guerra del 1866, sulle sue risorse attuali, sul suo ordinamento, ecc., ecc.


592

Ì\IYISTA IlIBLIOGI\A.FICA

L'conmni11 11enza riduzione. - Riforme amminist1·atfoe dell'ese1·cito italiano, del luogotenente generale DuçA n1 i\hGNANO. - Fir('lnze, Stabilimento Civelli, 1870.

In . un tempo in .cni non si parla che di economie, e in cui prima_viitima di queste si vorrebbe dà taluni l'esercito, un'opera la quale porti il titolo sopraccennato non può non richiamare · ,·ivamente à sè la pubblica attenzione, quand'anche non fosse dovuta olla penna di un distinto uftìziale generale. Trenta grossi milioni di economia all'anno, senza d:iminuire di un sol uomo l'esercito, è invero una parola magica, che non permette che dinanzi a simile pubblicazione passi distratto nù lo studioso cli cose militari, nè l'uomo di Stato . Poichè come non v' ha oggid\ buon ciUadi11p che non sia inquieto per lo gravi condizioni delle nostre finanze, non ci nascondiamo che non v'ha militare che non sia giustamente preoccupato delle conseguenze che avranno le necessarie economie per la carriera che egli ha abbracciato per predilezione e per amor della patria, ma dalla quale egli si aspetta a buon diritto un onorato sostentamoiùo. Ora appunto perchù svolge un tema per noi così Yitale, e· contiene proposte di tanta importanza, non possiamo dopo appena una fuggevole scorsa di questo scritto, che ci giunge- al momento di mandare alle stampe questa dispensa, portarne quell'equo o misurato giudizio a cui ha diritto, ma per giungere al quale ci sarebbe d'uopo esaminarlo partita-· mente, rintracciare le citazioni, rifare i confronti e verificare le molte cifre di cui è corredato. · Lo segnaliamo intanto allo studio di quanti nell'esercito e nel Parlamento. si occupano della amministrazione della guerra . Esso susciterà indubbiamente, tanto prevediamo, non poche polemiche, come quello che si propone di romper~ con molle delle tradizioni de.I passato per sostituirvi or qualehe proposta propria dell'autore, il piì1 delle volte qualche provvedimento rhc fu in prova in altri eserciti; ma da queste discussioni appunto uscirà, speriamo, più viva la luce che deve illuminarci ri'ello stabilire {come sarebbe ormai tempo) il noetro ordinamento militare; e l'opera del Duca di Mig'nano avrà anch'essa il merito di ·avervi contribuito.

- ···--1,]7\-•

RIV.ISTA STATISTICA

OLANDA. Dal bilancio del ministero do.Ila guena ' olandese per il 1870 si ricavano i seguenti dnli : ' L'effotti;o dell'esercito· olandese nel 1870 (non compr(•so gli ufficiali) sarà : -

1• Di graduati o volontari , , , -.2° Milizie (per complotaro l'effettivo in mancanza rloi volontari) . 3° Coscritti della leva da farsi , Totale . · .

13200 uomini. '1100 10400 80700 nomini.

J.,e prime duo categorie rfmalléono durante tutto il to.mp() del loro servizio sotto lo armi. . Gli individui della t(lrza categoria soltanto da 6 a 12 mos~, cioè: · . Quelli destinati alla fanteria od al battaglione d~l gonio. 10 mesi; . . · Al reggimento ·a· artiglieria da piana e di ponto111er1, 8 mesi; Al treno, 6 mesi; . Alla cavalleria od alla ortiglieria t\a campagna·, 12 mesr.


594

S1'AT1$'f1CA

RIVIS'l'A

I qu~ttro reggimenti di cavalleria (usseri) hanno 2000 cavalli.

II ~·e~g1~1ento d'artiglieria da campagna ed il reggimento di art1gl1eria a cavallo 1000 cavalli. · Nel 1870 non avranno luogo grandi. manovre, ma si faranno occupare nel l'estate e nell'autunno periodicamente i forti delle varie linee di difesa, per abituare lo truppe a stabilirsi in que!J? gpere' per fa11 loro conoscere il terreno circostante ed esermtarle nella difesa di cotali linee. Le quali esercitazioni sono ta~to più importanti, se si riflette che l'Olanda conta non meno d1 121 piazze forti, che in caso di guerra dovrebbero essere occupale. li . t?ta(e del bilancio è .di 74 milioni ,di lire, delle quali circa 7 m1l10~1 e ~ -ezzo , sono destinate alle fortifi cazioni . e poco ~ en~ d1 1 milione e stato chiesto per completare ed ingrandire 11 nuovo forte presso Pannerden, distante solamente una lega dal confine prussiano e situato là dove il Reno entrando in ·01ai1da, si divide in du~ rami. '

STATI UNITI. D'AMERICA.

Toglia!11o dal Rapporto_annuale fallo dal generale Belknap, segretar10 per la guerra , e da quello diretto al dipartimento ~ella ~uerra ~al g~nera_l~ Sherman , comandante in capo delI ~serc1to ·degli Sta li Umli, le seguenti notizie sommarie sulle oondizioni dell'esercito. Questi rapporti sono stati pubblicati nell'A1·my and Navy Jo·zwnal di Nuova York. Il generale Sherman venne temporaneamente, nel settembre dello scorso anno-, incaricato delle .funzioni di segretario per la guerra, attesa la morto del generale Dawling. o si trovava avere interinalmente il portafoglio della guerra appun to nell'epoca in cui soglionsi trasmettere al dipartimento della guerra i rapporti annuali dei vari dipàrtimenti ed uffizi militari . Onde sono di molto peso e meritano speciale attenzione le consideraz~oni che fa il generale Sherman nel suo rapporto.

595

Ci1·oosC1'izione miiitare. l! territorio qegli Stati Uniti è militarmente rip~r!.ito in 12 dipartimenti e 3 distretti mi litari, eia.,. !;Cuno sotto il comando di un generalo. Per avçro un'azione piìl pronta in caso cli bisogno, e per tenere quei tMritorii ohe hanno pre$sochè eguali interessi sollo uno sLe!lsO comando, questi dipartimenti vengono raggruppati o formano quattro divisioni militari, al cui comando sono proposti quattro uffìziali generali. Fm·za dell'ese·tcito. Secondo la legge organica del 28 luglio 1866, modificala da quella doJ,3 marzo 1869, l'esercito si compone ora di: 5 reggimenti di artiglieria; 10 reggimenti di cavalleria; 25 reggimenti di fanteria; 1 battaglione degl'ingegaeri e dei cadetti dell'Accademia Militare. Ogni reggimento di cavalleria e di artiglieria ha : l colonnello ; 1 tenente colonnello; 3 maggiori; 12 compagnie. I reggimenti di fanteria hanno ciascuno: 1 colonnello; 1 luogotenente colonnello ; 1 maggiore; 10 compagnie. L'alluale forza complessiva cieli' esercito è di 52234 uomini ; ma tenendo conto che i soli 2/3 di questa forza sono ef.,. fettivamonte io servizio , si hanno in verità sotto le a11mi 34822 uomini. Secondo il progetto di riorganizzar.ione prescmtato, la foria totale complessiva sarebbe cli soli 42650 uomini, o prend endone i 2/3 si avrebbero sollo le armi 29750 uomini, cifra al disotto della quale, dice il generalo Belkuap , uon sarebbe prudente di a11rivare, avuto riguardo alle. esigenze del servizio ed alla grande estensione del territorio da proteggere.

Ripm·tizione clelle t1·uppe f1·a i vm·i comandi gen<Yrali. Le sono tutte assegnate per reggimenti e per compagnie a ciascun dipartimento ; ma i comandanti delle divisioni post11uppe


597

1\.IVISTA.

STATISTICA

so~o in caso di bisogno rinforzare qualche punto col trasferire le truppe da un dipartimento ad un altro nel territorio del loro comando. Le comya_gn!e d'.ar~iglieria sono in massima parte impiegat~ come arllgher1a dt piazza e stanziano nei forti lun""o la costa da ~astpor_t nel lfaine sino alle bocche del Rio gr~nde e da S. Drngo d1 California ad Alaska. T~t~( i dieci reggimenti di cavalleria sono dislocati e fanno s~rv1m nel To:ras, nel territorio indiano, e nei territorii del Pa~ifico, n_d eccezione di una compagnia che ò a Wnsbington ed e la ~ola tr~1ppa ?i ?nvalleria che sì trovi all'est del Mississipì. I 2o ~egg1ment1 d1 fanteria sono così distribuiti: uno lungo la frontie_ra d~I nord, uno nella Virginia, uno nel i\lississipì, e tre nel d1part1mento del sud. Gli altri 19 re"'o-imenti sono nel Texas, nel territorio indiano, e negli Stati e t:;riloriì dell'ovest.

Il generale Sherman osson•a in proposito della riduzione degli, ufficiali che il limite del collocamento a riposo degli ufficiali di tullo l'esercito fissato al· 7 per cento dalla legge del 3 maggio 1861 non corrisponde agli attuali bisogni, e propone che il Presidente conceda ad un certo numero di ufficiali, o per giustificati motivi, come per ferite riportate in guerra o per otà, di essAre collocai.i a riposo, oppure stabilire come limite una cifra complessiva, per esempio 250. Il numero dei collocati a riposo è di presente 117. Il generale Sherman che oppugna le troppo radicali riduzioni dell'esercito, così si esprimo; « Mentre il paese ò si può diro in pace, uno stato quasi di « guerra ha esistito e continua ad esistere sopra una metà del e suo tenitorio, e le_truppe sono esposte a fatiche, marce, com.« battimenti e pericoli che equivalgono alla guerra. Quolora le « tn1ppo fossero ritirate o molto diminuite noi Texas, noi terc ritorio indiano e nell'Alaska, come lo sono in qualche parto « dei nostri StaU del sud, io credo . che la nuova condizione <t che ne risulterebbe per quei paesi sarebbe l'anarchia.~ Egli mette quindi in rilievo i segnalali servigi resi in talune regioni dagli ufficiali dell'esercito chiamati dalla forza delle circ4lstanze a disimpegnare con ottimi risultali funzioni civili affatto estranee al loro mestiere, e richiama l'attenzione del governo sulla vita di continua abnegazione che fanno gli ufficiali in talune r egioni. L'illustro generale non pretende che sia aumentato lo stipendio degli ufficiali, ma sostiene a spada tratta che non si deboa per nulla pensare a diminuirlo: egli dice che per l' esperienza acquistata nella sua carriera militare ha sempre dovuto riconoscere che gli ufficiali dell'esercito erano assai poveri, e che il diminuirne lo stipendio equivarrebbe a indurli tutt.i. a cambiar carr iera, il che sarebbe esiziale per l'esercito. II generale Shermnn lamenta quella certa intlipendenza che taluni dipartimenti e taluni corpi si sono arrogala p.i-ù por abito che di diritto, ed insiste fortemente perchè tale abuso abbia a cessare. Egli cita a sostegno della sua opinione le conclusioni di una Commissione parlamentare in un rapporto fatto dalla medesima nel mese di febbraio 1869 sugli affori militari. È curioso che l'autonomia del corpo degli ingegneri sembra che maggiormente contrarii il generale! « lo non desidero di comandare il corpo degli ingegneri, « egli dico, nè alcun altro corpo; ma, dal momento che esso « fa parte dell'osercito regolare degli Stati Uniti ; è di somma

Riorgan'i.zzazfon_e. Quando nel 1866 venne stabilito i I piede di P:1co, sr fissnrono 1 quadri per 25 reggimenti. CoJla legge già cital a del 3 marzo 1869 si stabm che non si snrebbcro fatte nuove nomine. promozioni, nù arruolamenti in nessuno dei reggimen ti di fanteria che esistevano fino a che ,il loro numero totale fosse ,ridallo a 25. La ferma veniva ridotta da 3 a 5 anni. Il generale Shofiold, aJJora segreta.rio per la guerra. dichiarò che per ridurre il numero degli ufficiali al nuovo organico dei 25 reggimenti egli si rimelleva al lento procedere delJa morta e delle dimissioni; e che in quanto alla bassa-forza sarebbero stati congedati gli uomini alla fine della loro ferma. Il 10 marzo f~ron~ datH le. dispò~~zioni ct!e dovevano regolare la riorga~1zz_nz1ono, e lu stabilito che 1 colonnelli e gli ufficiali super10r1 sar~bbero stati scelti dal comandante in capo dell' esercito;. i . capit_aoi ed i luogotenenti dai comandanti dei dipartime~h JO ?Ul. dovevano far servizio i nuovi reggimenti. Per gli altri grac.h s1 sarebbero scelti i più anzinni ;purchò avessero le qualità necessarie e fossero presenti in servizio. Il reclutamento, riattivato il 28 di agosto, fornì 1000 nomini por mese, appena sufficienti per sufrogare i congedati nelle· nove gunrnigioni del territorio indiano. Scelti gli uffiziali per i quadri dei 25 reggimenti di fanteria e per gli altri servizi ed amministrazioai mi litari, come il reclutamento, il servizio nel territorio indiano, il dipartimento della guerra, le sussistenze, il corpo dei segnalatori, i vari quartieri genernlL rimaseso in più e furono collocati in aspettativa 156 uffiziali.


598

RIVISTA STATISTICA

impovtanza che i generali comandanti dei dipat1timonti militari (alla cui r esponsabilità sono affidate tutte le qui~tioni e milllal'i nel lCrPitorio del loro comando) abbiano modo di « potersi occupare di questo importantissimo ramo di servizio, « quindi essi dovrebbel'O ricevere rcgola11mcnte i rapporti sullo « stato della difesa nazionale, ecc. eco., senza chiederli come « uno speciale favore o rivolgersi ciascuna volta al Presidente e per averne l'annuenza. )) <

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Difesa delle Coste. Il generale Sherman parla dei forti del litlorale aderendo alle proposte fatte dal Comitato dol genio. Egli trova che si potrebbe armare per prova il forto Wintron n el porto di Boston, conforme all'armamento proposto da quel Comitato, e se, come non ne dubita, tale armamento soddisferà alle condizioni di buona difesa, egli è di credere che debbano cosl armarsi i forti che coprono lo cìllà di maggiore importanza milìlaro come Porlland, Boston, New-York, Philadelphia, Baltimora, New-Orleans es. Francisco. Il generale crede che col cennato armamento dei forti del Httorale nessun eser~ cilo estero tenterà uno sbarco su quelle coste e che il tenta.. tivo di una flotta non ri uscirebbe se non a farla distruggere dai forti; imperocchè, a suo giudizio, nessuna nave dn guerra può rimanere lungo tempo sollo il tiro del oannone amerioano da 20 e tam poco sotto quello da 15 (pollioi) se abilmente ma, novrato (1).

1'1AnTINI CAnto, Gerente.

A1·ti,qlie1·ia. Il generale Sherman encomia mo.lto il rapporto del generale Dyer capo dell'artiglieria, e Io dichiava di sommo interesse por l'oserclto. Tutte le truppe sono ora fornite di armi a retrocarica e continuano a fal'si degli esperimenti da una commissiono di _abili uffiziali sotto la dil'e11,ione del generale Schofleld per tutte le armi portatili. Il generale Sherman opina per la soppr essione e per la ven,. dita cli pa11ecchi arsenali e stabilimenti di artiglieria giudicati superfl ui ; ed insiste por lo stabilimento di grand i a11sonali e de, posili di polvere d& organizzarsi su grande scala io vnrii centri del territorio dello Stato. .

.

(I) Q11e11ti ca1mQl)i Ianqiano u1~ pl'Qietti!EI dE!l pe~o

con una veloci\à inj.ziale di 1900 pjedj Il seçondo. :as s

<li oltre

JOOO Ub!)re

(PDAU.Z-


INDICE DEL TOMO I · · ANNO XV

Gennaio

c.uu,o Const. - Dello studio della ~toria militare . Pag. 6 P. V.4.LLB, Colonnello. - Dopo le grandi manovre. . > 38 G. , CERBSA , lJfaggiore nel 24• reggimento fanteria . - Il Trentino militare, .ossia descrizione topogràfica militare dell'Alta Valle dell'Adige » 64 PAOLO FAMDRI. - Volontari Inglesi , > 117 Cenni sull'esercito russo . . . . > 169 CRONACA POLITICO·MIJ,ITARE . • • • • . . RIVISTA TBCNOJ.OGICA. La dinamite applicata

.

> 177

sott'acqua. - La dualina. - Nuovo cannone russo. - Corazze di ferro. - Cannoni d'acciaio. - MHragliatrici e cannoni a rivolta. - Vagone·cucina dell'ingegnère Basson, - Semola di carne . . . . . , . . . . . » RIVISTA DI GIORNALI. _:. Wehr Zeittmg; Tribunali d'onore nell'esercito austriaco. - Corpo di stato maggiore austriaco. - Cassa militare di prestiti in Austria. Altgemeine Alilitdr Zeitung: Telegratì ottici . - J,fi· Litii.:1· Wochenblatt: I capitani di fanteria provvisti di cavalli in Danimarca. - 1lI0nite1ir de l'A1·mée » RIVISTA BtnLIOGllAPICA, Città fortificate o fortezze puramente militari? e quali modificazioni occorra introdurre nella fortificazione permanente. - Storia dell'arte militare del maggioro cav. Cesare Rol'ighi i> RIVISTA STATISTICA. Francia. - Stati Unili d'America ~

196

202

2(Y/ 210


602

INDICE INDICE

Febbraio LUIGI CHIALA. ~ La .politica italiana e l'amministrazione della guerra dal 1863 al marzo 1866 . . . . Pag. 213 CESARE GuARASCI, 1l! aggiore del Genio. - La telegrafia nella guerra (continitazione) . . . · . . . . . » 277 NEGRI e CAPPELLI, Capitani clet Genio. - Una conferenza al' corpo zappatori df:I genio . . . . . . . » 316 CRONACA ,POL11'1CO- MlLITAltll .

.

.

.

..

.

>>

.

330

flIVISTA TECNOLOGICA. - Il fuci le prussiano ad ago modifi C<!tO. - Nuovo proiettile. - Il t_eleconografo. Lo stazioni telegrafiche sulle navi. . . . • . « 351 RIVISTA DI G10RNAU. - Giornale del Genio Jfil'itare. ;11·my and Na;vy Gazette. - Giornale d' A1·tiglieria deU'esercito rbso. - Jtfiliti;i,1· Zeitung . . • . » 355 RIVISTA BrnLIOGltAFICA . - Do l'emploi des chemias de fcr en temps de guerre. - La nuova la ttica della fanteria. - Annunzio: Gli allievi dell'Accademia llfililaro di Wiener-Ncusladt , dalla fondazi one del!' Isti-tuto, cioè dal 1752 sino al giorno d'oggi . . . » 36'7 1l1v1STA S l'A1'1 STICA . - Italia. - Danimarca. - Turchia » 377

Marzo LUIGI CIBALA. - La politica italiana o l'amministrazione del-la guerra dt)l 1863 al mar1.0 1866 (continiwzione e fine).

.

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. ·.

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.

• ,

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.

. . Pag.

399

DOMENICO ASTI, Capitano del Genio . - Dei principii fondamontali della f'ortiGca i ione permanente . · . . » 444 G. CAVIGLIA. - li cavallo è un'arma . . . » )65 CnSAilll QoAitEN<,m, S,ott9tene1~te .i n _ aspettativa. - Le bombardo a Brescia nel 1311 . . . . . . . . . » 485 B. DE-BENBDIGTIS, Capitano del genio. - I ponti militari fl call'nnria adottati in Inghilterra (con due tavole litogrnfìche)

. . .

• • .

, .

,

.

.

. .

»

508

CRONACA POLIT!CO-MILITAltE . . , . , . , . , · » 550 RIVISTA TECNOI.OGICA., - Impi~go della fo~ografia per uso militare. - Nuova torpedme sottomarma semo,·enle » 566 RIVISTA DI GIORNALI. - Alfgemeine Jfili~éir Zeitit;i,q: S,OJ?-corso di temi a premio nella Svezia. - WeM Zev tung: St_atistica deJl'ultima gue_rr~ ~'America. - Le esercitaz10ni sul tiro delle art1gher1e da campagna in Austria • . . . • . . . . . . . • . » 573

RIVISTA BIBLIOGRAFICA. - Relazione del generale Torre sulla leva della classe 1847 e sulle vicende dell'esercito italiano dall'ottobre 1868 al ?O settembre 186~. - La geografia e,sposta ,compen11atamente o dedicata alla gioventu dell'esercito 1~11!11110 d~l colonnello cav. Pietro Vallo. - La tacl!que appl~quée au terrain, par le major Vandevelde. - Stat1s\Jque des chomins de fer russes, par Hovy~ d~ Tra~ch~re. -Manuale pratico pergli appa~e~ch1 d1 vent1laz1?ne e riscaldamento per De"en Lu1g1. - I progressi della tattica dal 1593 fino al giorni nostri, per A. Iloguslaw:ski. - Compendio.di chir~rgi~ in. g!lerra , appoggiato alle più recenti pubbhcaz1om m m,!ter1a e sulla esperienza fatta nelle campagne del 1809-18641866, del dott. Aug. Gust. Rermann. - D?dicl. anni di vita militare nelle Indie - La protect10n rnternationale dcs militaires blessés et ll).alades en campagne et ·1'assistanco volontairu ,en cas. do guerr.e dans 10 royaume de Prusse. - Economia s~nza. riduzione: Riforme amministrative del!' esercito italiano del luouotenente gen. ·ouca di Mignauo Pag. Rrnsu STATISTic.t - 7 Olanda. - Stati Uniti d'A.morica ~

603

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